Inseguito dal destino

di Sadele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri e parole ***
Capitolo 2: *** incontri ***



Capitolo 1
*** Pensieri e parole ***


Cap. 1

Seduto sulla panchina del parco guardavo il cielo stellato, quante volte lo avevo fatto in questi anni.

Osservare le stelle mi faceva pensare a casa, mi sentivo più vicino a quel fazzoletto di terra, tra la foresta e il mare, dove avevo lasciato la mia vecchia vita: la mia famiglia, i miei fratelli il mio branco.

Avevo fatto una scelta molto difficile lo ammetto ma mai e poi mai sarei tornato sui miei passi.

So di aver deluso le persone a me più care, ma quella era l'unica soluzione per me.

Avevo sempre creduto di essere padrone di me stesso, non sarei mai e poi mai diventato schiavo di un sortilegio, non avrei permesso ad una stupida leggenda di manipolare la mia vita, soprattutto prendendosi gioco di me in tal modo.

Mio padre mi aveva supplicato di non partire, scappare dal destino non sarebbe servito, non mi sarei liberato comunque di quel legame. Non so se il mio vecchio avesse ragione, sta di fatto che anche se avevo tenuto fede alla mia scelta, ed ero libero, portavo con me il peso di ogni mia azione, la sensazione opprimente che ogni tanto mi afferrava alla gola impedendomi di respirare. Il laccio dell'imprinting lo chiamavano, uno strano potere un legame indissolubile che una volta provato non ti lasciava più.

Qui mi trovavo bene, non era casa ma mi ci ero abituato, c'erano sufficienti boschi per dare sfogo alla mia seconda natura e allo stesso tempo potevo condurre una vita normale.

Avevo trovato un lavoro con cui riuscivo a pagare la stanza in cui abitavo: lavoravo al bar dell'università di Toronto.

Durante il giorno era una normale mensa per studenti, la sera diventava un pub dove spesso si suonava musica dal vivo o si organizzavano feste.

La mia serata preferita era il Karaoke, a seconda di chi saliva sul palco c'era da scompisciarsi dal ridere.

Ormai ero assunto in quella bettola da quasi otto anni, ricordo bene il giorno in cui incontrai Jerry, il proprietario. Ero in città da pochi mesi, dormivo nel bosco e di giorno gironzolavo in cerca di qualche lavoro, mi andava bene tutto anche la consegna dei giornali.

Jerry aveva una pizzeria e cercava un ragazzo per l'asporto, inutile dire che ero stato il più veloce tra tutti quelli che aveva provato, così mi guadagnai il posto. Gli raccontai che me ne ero andato da casa per motivi di cuore, il che in parte era la verità, ovviamente avevo evitato i particolari più sanguinolenti. Jerry era un tipo discreto, non faceva troppe domande per questo ho pensato che saremmo andati d'accordo.

Siccome aveva da poco avuto una figlia, e non riusciva a chiudere il locale mi offrì di farlo al posto suo e in cambio mi permise di dormire nel retro.

Accettai di buon grado e quel retrobottega divenne casa mia.

Qualche tempo dopo gli capitò l'occasione di rilevare il bar dell'università e mi propose di diventare suo socio.

Ogni tanto sentivo il mio vecchio per sapere come stava e per dargli mie notizie. So che per lui è stata dura accettare la mia partenza, l'ho fatto soffrire molto ma non avevo alternative, dovevo troncare quel legame prima di restarne intrappolato.

Ho saputo che poco dopo la mia fuga anche loro se ne sono andati, ogni tanto lei torna a trovare Charlie, ma io non ho mai voluto sapere nulla, ho preso la mia decisione e intendo mantenerle fede.

Ho promesso che nessuno le avrebbe fatto del male ma di più non potevo proprio fare, c'è un limite per tutto e il mio era stato superato da un pezzo.

 

“Ehi J. Sei arrivato finalmente!” “non sono in ritardo..” “no ma tra mezzora arriva quella ragazza per il colloquio, sai quella studentessa del primo anno che cerca un lavoretto serale?” “Uh... si giusto, Vanessa mi pare.” “Bravo, ecco mi devi fare un favore... devi vederla tu, io devo scappare a casa”. “oh ma dai, lo sai che non sono bravo in queste cose, sarà la solita sfigata che non ha niente di meglio da fare la sera...!” “può darsi... tu la vedi e guardi se sa portare un vassoio, non è difficile. E mi raccomando non provarci... marpione che non sei altro”! “ non è mica colpa mia se piaccio!! Risposi ridendo. Sapevo bene a cosa si riferiva, avevo avuto una breve storia con l'ultima cameriera, ovviamente finita di merda per colpa mia. Il risultato è stato che ci siamo trovati con una dipendente di meno.

Da quando era caduto vittima della stregoneria, non volevo più impegnarmi con nessuna, non mi sentivo libero, e un qualunque legame che durasse più di una notte mi faceva sentire inadeguato e fuori posto. Così in genere troncavo prima che la situazione sfuggisse di mano.

Andai a cambiarmi, misi la maglietta d'ordinanza ed ero pronto per una nuova serata.

I primi clienti erano arrivati, Odrey stava servendo ai tavoli, il suo turno sarebbe terminato alle ventuno, poi sarei rimasto solo. “Capo, vuoi che mi fermi a darti una mano?” Odrey era sempre gentile e disponibile, “no tranquilla non ce n'è bisogno... Me la cavo!”risposi con un sorriso.

Presi il cellulare e notai che c'erano tre chiamate senza risposta, tutte da parte di mia sorella. Non avevo nessuna voglia di sorbirmi le solite menate così risposi con un messaggio J: “sono al pub ci sentiamo domani” e ributtai il telefono in fondo al bancone.

“Ehm ehm, scusa sei tu Jerry?”

Una voce cristallina mi raggiunse alle spalle, mi voltai e la vidi, porca vacca, era bellissima, rimasi a guardarla imbambolato come un cretino per un tempo che mi sembrò interminabile, scrollai la testa come per scacciare via le mosche. “No, io sono il suo socio chi lo cerca?”.

 

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Capitolo 2
*** incontri ***


“avevo un colloquio....” “oh certo sei Vanessa giusto?” “si” disse. “ok, Jerry ha avuto un contrattempo, farai il colloquio con me”.

Era di una bellezza particolare, decisamente fuori dal comune, alta slanciata, con un paio di gambe chilometriche, aveva i capelli di uno strano colore, sicuramente erano tinti perchè un colore simile non l'avevo mai visto, ma quello che mi colpì maggiormente furono gli occhi, un intenso color cioccolato al latte, solo due persone li avevano di quel colore; una era morta e l'altra doveva essere una bambina di 10 anni.

Rimasi imbambolato a guardarla, non mi era mai successo prima, con nessuna ragazza, chissà forse quegli occhi mi avevano suggestionato.

 

Le cameriere erano vestite come la mascotte del campus, un castoro blu.

Mi voltai a guardare Odrey nella sua divisa, rolley, pantaloncini super attillati con una coda da castoro attaccata su sedere e la maglietta con lo stemma della squadra del college, il tutto corredato da cerchietto con orecchie di peluches. Insomma una castorina sexy.

Vanessa seguì il mio sguardo e disse: “ ma bisogna servire ai tavoli conciate così?”

“così come...? sui pattini, col culo di fuori e quella ridicola coda?” dissi ironico. Lei mi guardò inarcando un sopracciglio, “be si” dissi serio “con quale parte del look hai dei problemi?” chiesi.

“Ammesso e non concesso che io accetti di mostrare il mio lato B a tutti, resta il problema di quelle trappole ai piedi, non credo di riuscire a metterle.” “be fanno parte della divisa, se non sai usarli potrebbe essere un problema” dissi sorridendo. Non so perchè ma quella ragazzina mi piaceva, era ironica e sapeva prendersi in giro, “ohh certo lo credo bene... non penso che ai clienti faccia piacere ricevere le birre sulla testa!” disse.

“mi dispiace ragazzina, ma non credo...” non riuscii a finire la frase, “no ti prego dammi una possibilità, ho bisogno di questo lavoro” mi supplicò. “Non so quanto pensi di guadagnare, ma non credo che ci pagheresti gli studi”. “Non importa, devo dimostrare ai miei che sono indipendente e che posso farcela da sola, capisci..?”

Se lo capivo..? certo che sì, me ne ero andato di casa a 17 anni. “si diciamo che ti capisco più di quanto immagini, senti ti prendo una divisa e facciamo una prova ok?” così dicendo andai nel retro, presi una divisa pulita e dei pattini e glieli porsi. “puoi cambiarti li dentro”.

Quando uscì ci rimasi secco, aveva un corpo da urlo... “scusa, non riesco ad attaccare la coda” disse un po' in imbarazzo, la feci voltare e gliela attaccai sul sedere, cazzo se era sodo.

“ok ora provo a fare qualche passo” si staccò dal bancone e provò a muovere le gambe ma l'equilibrio andò a farsi fottere e si ritrovò con il culo per terra.

“Ecco a cosa serve la coda!!” disse con un sorriso.

“Dai ti aiuto, sembri un castoro ubriaco”. Si rimise in piedi e poi perse di nuovo l'equilibrio, iniziò una serie di movimenti avanti e indietro con i piedi fino ad aggrapparsi con le braccia al mio collo.

“senti, io così non posso farti avvicinare ai clienti” lo sguardo con cui mi folgorò mi convinse a dirle ciò che non mi sarebbe mai venuto in mente per nessun'altra. “Facciamo così, ti do tre giorni se impari il posto è tuo”.

Era ancora aggrappata al mio collo quando mi sorrise, “grazie, però potresti portarmi dalla sedia così libero il castoro dalle trappole?”

Mi ero davvero cacciato in un casino, non solo le avevo dato una speranza ma mi ero anche offerto di aiutarla a trovare qualcuno che le potesse dare lezioni.

“Ma sei impazzito?” la voce del mio socio arrivò forte e chiara dal telefono, “e dai Jerry che ti costa, se torna e sa pattinare meglio per noi, in caso contrario non abbiamo perso nulla..”

“che cos'ha di speciale? Ne vale davvero la pena?”

Rimasi in silenzio, ne valeva davvero la pena?

“Qualcosa mi dice che non ce ne pentiremo” risposi.

 

Passai il resto della serata a chiedermi cosa avesse di così speciale quella ragazza e perchè dovevo sentirmi così turbato, era la prima volta dopo dieci anni che la ragione e l'istinto non andavano nella stessa direzione, e quella sensazione non mi piaceva per niente.

Per fortuna la serata si concluse velocemente e una volta chiuso il locale mi avviai verso casa.

Una strana sensazione mi attanagliava la gola, mi sentivo come un cappio al collo e così presi la direzione del bosco.

Correre nella foresta mi era sempre piaciuto, mi faceva sentire libero e leggero, ma soprattutto non pensavo.

Questa volta però qualcosa non andò come al solito, una scia dolciastra colpì il mio naso, non ne sentivo una da quando...be da quando me ne ero andato.

-Merda – pensai,e adesso che cazzo faccio? Se mi trovo davanti un succhiasangue non so se sarò in grado di sconfiggerlo, sono solo e fuori allenamento.

L'istinto mi spinse a seguire la pista, maledetto istinto da lupo... era veloce, troppo, e ben presto mi seminò.

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