“Deve essere per forza una coincidenza” insistette Olivia, portandosi una mano alla fronte e facendo avanti e indietro.
“E se non lo fosse?” domandò Fin, avvicinandosi alla lavagna con appese le foto delle prove e indicandole una ad una “Abbiamo una ragazza trovata in un vicolo, con i bottoni aperti, un uomo chino su di lei e, guarda caso, abbiamo un biglietto da visita di Barba che, guarda di nuovo il caso, vive in quella zona”
“E secondo te è così stupido da andare a fare cose simili e perdere i suoi biglietti da visita?” chiese retoricamente Olivia, sospirando.
Sembrava il tipico caso di stupro, ma con l’aggiunta che era un loro amico e collaboratore che stava per finire in mezzo.
La prova? Il biglietto da visita.
Ovviamente non era una prova schiacciante, ma finché non riuscivano a parlare con la ragazza era l’unica pista su cui potevano lavorare.
Poteva benissimo essere che la ragazza era una cliente di Barba e che per qualche strana coincidenza era lì nelle zone.
Sì ma...che ci faceva lontano da casa a quell’ora di notte?
Olivia sospirò di nuovo.
Si erano divisi i compiti, Amanda e Carisi erano fissi in ospedale in attesa del risveglio della ragazza mentre lei e Fin erano addetti alle scartoffie.
Avevano cercato di darsi da fare il più possibile, ma non avevano trovato parenti della ragazza e questo li aveva lasciati spiazzati.
Non era nuovo scoprire che le vittime erano sole e senza legami perciò, di conseguenza, dovevano attendere il suo risveglio.
“Hanno poi detto nulla sui tabulati telefonici?” domandò Fin.
“Dovrebbero arrivare a momenti” disse Olivia e, detto fatto, i tabulati giunsero velocemente.
Li prese Fin ed iniziò subito a leggere.
Il suo sguardo si rabbuiò e, con un sospiro, li passò ad Olivia “Dai un’occhiata”
Olivia lo fece, iniziò a scorrere uno per uno i numeri che apparivano.
A parte un paio di numeri intestati a due donne, gli altri erano un alternarsi tra chiamate in entrata da un telefonino usa e getta più chiamate sia in entrata che in uscita ad un numero fin troppo conosciuto da Olivia.
“Che cosa intendi fare?” domandò Fin, ben sapendo quanto Olivia ci tenesse alla sua cerchia di amici e quanto faticasse ad immaginarli in ruoli diversi da quelli che conosce.
“Attendiamo cosa dicono Carisi e Rollins” disse
“Lo sai che con le prove che abbiamo possiamo già muoverci, vero?” le ricordò Fin.
“Lo so ma...preferisco avere un’ulteriore conferma” rispose “Per ora mi limito ad andare a parlare con lui e speriamo di sbrogliare prima la faccenda”
-E speriamo che abbia un alibi di ferro- pensò, mentre prendeva la giacca ed usciva dalla stanza.
Fin la capì e non disse più nulla, tornando alla sua scrivania e mettendosi a sistemare le ultime scartoffie.
“Non la sta prendendo bene” commentò Cragen
“Cosa glielo fa pensare?” domandò sarcastico Fin, senza alzare minimamente lo sguardo.
*****
“Sai, credo che parlerò con Stacy della reception e le chiedo se hanno la carta fedeltà” commentò Amanda, mentre sorseggiava il caffè preso dal distributore automatico “Siamo sempre qui, ormai”
“Non hai tutti i torti” confermò Carisi “E se arrivi a dieci visite ti danno un bisturi in omaggio”
Amanda ridacchiò, emettendo poi un lungo sospiro.
Nella sua mente c’erano le classiche domande che ci si pone in situazioni come quelle:
Perché?
Come mai proprio lei?
Sarà stato un parente, un amico o un fidanzato/marito?
Erano domande scontate a cui avrebbero saputo rispondere solo se la ragazza si svegliava e collaborava.
Ma la domanda che la opprimeva era la stessa che si stava facendo Carisi e, sicuramente, anche Olivia e Fin.
Nel frattempo, il cellulare di Amanda trillò, segno che era arrivato un messaggio.
Era Olivia e le aveva mandato cosa avevano scoperto tramite i tabulati telefonici.
“Sta andando a parlare con Barba” disse Amanda “Secondo te è vero?” domandò, mentre Dominick alzava le spalle.
“Finché non parliamo con lei non lo sapremo mai”
Amanda sospirò “Allora speriamo che collabori” commentò “Non ci credo che è stato lui”
“Beh, innocente fino a prova contraria” disse Carisi, facendo annuire Rollins.
Ovviamente erano entrambi consapevoli che, se mai fosse stato Barba, dovevano agire come avrebbero fatto con qualunque sospettato.
Dentro di loro erano sicuri dell’innocenza del procuratore, anche perché era talmente pratico di casi di stupro che sarebbe riuscito a commettere il delitto perfetto senza lasciare tracce.
Attesero altri due minuti poi, finalmente, una delle infermiere li raggiunse.
“Detective” richiamò la loro attenzione “Si è svegliata”
“Sta bene?” domandò subito la Rollins
“Possiamo parlarle?” chiese invece Carisi.
L’infermiera annuì e si affrettò a dire ai due detective il quadro generale della paziente “Ha dei lividi all’altezza delle cosce, sulle braccia e sulle gambe” spiegò “Hai delle escoriazioni sulla parte alta della schiena e sulla testa, chiunque sia stato ha fatto...i suoi comodi direttamente nel vicolo e ad ogni colpo lei sbatteva contro al muro”
Amanda e Carisi rabbrividirono.
Come si poteva fare una cosa simile?
Ormai quella domanda se la ponevano ogni volta e mai avevano ottenuto una risposta.
La gente era impazzita nonché sadica.
“Volevamo fare il kit stupro, visti i tipici segni dell’atto” aggiunse l’infermiera “Ma si rifiuta e non possiamo agire senza il suo consenso”
Spiegò, anche, che chiunque fosse stato doveva aver utilizzato il preservativo perché non vi era traccia di liquido seminale né sugli abiti né su di lei.
Promise di fare avere al più presto copia dei referti medici.
Amanda annuì e ringraziò, per poi entrare con Carisi nella stanza della ragazza.
Allison stava osservando il soffitto e non appena li vide entrare spostò lo sguardo dalla parte opposta.
Amanda sentì una morsa al cuore.
Era una ragazza così giovane e, nonostante avesse ventidue anni, non sembrava nemmeno maggiorenne.
Una preda perfetta per chi ha tendenze allo stupro e al dominio.
Allison aveva capito che erano detective e non aveva per nulla voglia di parlare con loro.
Non voleva essere riempita di domande.
“Allison?” Amanda cercò di richiamare la sua attenzione.
Seppur riluttante, la ragazza capì che, se non si voltava ad ascoltare, sarebbero rimasti lì fermi ad attendere che lei si degnasse di guardarli.
Tutto ciò che voleva era uscire da lì, andarsene via e scomparire dalla faccia della terra.
Fece un profondo respiro e si voltò lentamente.
I suoi occhi erano rossi per il troppo piangere e attorno alle sue labbra vi erano segni evidenti di chi aveva cercato di baciarla contro il suo volere.
Allison cercava di guardare i due detective con aria di sfida, ma tutto sembrava meno che una ragazza coraggiosa e impavida.
Era un pulcino spaventato che cercava un appiglio per non lasciarsi andare alla disperazione.
“Ciao” salutò Amanda con tono dolce, cercando di farle capire che loro erano dalla sua parte “Io sono il detective Rollins e lui è il detective Carisi”
Allison si morse le labbra, ma gemette perché le facevano male.
Amanda e Sonny si scambiarono un’occhiata, non voleva collaborare e si capiva lontano un miglio che stava cercando di non imprecare contro di loro.
“Allison…” Carisi si avvicinò di un passo “Vogliamo aiutarti” la rassicurò “Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto per arrivare a prendere chi ti ha fatto questo”
Allison chiuse gli occhi, stava pensando.
“E se non volessi aiutarvi?” chiese con un tono di voce simile, per l’appunto, ad un pigolio “Se non volessi che la persona che mi ha fatto questo venisse presa?”
Amanda strabuzzò gli occhi mentre nella sua mente, nonché in quella di Carisi, l’idea dell’unico attuale sospettato si stava facendo più ovvia.
Allison si sentiva sporca, sentiva di essere stata lei la causa scatenante di tutto quel trambusto e non voleva avere ulteriori problemi.
Doveva assolutamente trovare una soluzione “Ascolta, tesoro” Amanda le fece un piccolo sorriso “Non vogliamo forzarti, ma abbiamo bisogno di capire” spiegò “Se tu ci dici chi è stato o ci dici cosa ricordi, noi possiamo risalire al colpevole”
Allison scosse la testa “No, non servirebbe”
“Non dire così” cercò ancora di rassicurarla Amanda “Non vogliamo che accada di nuovo qualcosa, né a te né ad altre vittime” ma Allison non sembrava per nulla tranquilla.
“Allison” Carisi prese la parola “Dicci solo quello che ricordi” disse lasciando così ad Allison la possibilità di dire quello che voleva.
Allison sentì gli occhi inumidirsi e non riuscì a trattenere le lacrime, che scesero copiose lungo il suo volto, facendole bruciare le ferite.
“Voglio andare a casa” disse, cercando di trattenere un singhiozzo.
Le teorie che si stavano facendo largo nelle menti di Amanda a Dominick erano fra le più disparate e, decisamente, Allison non li stava aiutando.
“Approposito di casa…” Amanda deglutì “C’è qualcuno della tua famiglia che possiamo contattare?”
Allison, a quella domanda, iniziò a tremare e guardò Amanda come se avesse appena bestemmiato “No!” si affrettò a dire “No, nessuno”
Questo fece capire ai due detective che Allison conosceva molto bene chi l’aveva ridotta in quello stato.
Era un famigliare? Da come aveva risposto era probabile, ma se non lo diceva apertamente non potevano provarlo.
Oppure era così spaventata che non voleva far sapere alla sua famiglia cosa era accaduto e, quindi, il carnefice era tutt’altra persona.
“Allison, ascolta, non vogliamo farti pressione” si scusò Carisi “Non vogliamo tormentarti, ma tu ci devi aiutare” la guardò negli occhi “Tu sei l’unica che può dirci come sono andate le cose” le disse “Se non parli, siamo costretti a chiederti di fare il kit stupro”
Amanda rimase di sasso, ma capì che era una tattica di Sonny per farla parlare.
Decise di dargli man forte per vedere fin dove riuscivano ad arrivare “In più ci sono già dei sospetti” disse Rollins “E ciò che dirai ci serve per capire se possiamo incriminarlo oppure no”
Allison sgranò gli occhi terrorizzata “Chi è?” domandò “Chi avete preso?”
Amanda e Carisi si guardarono, forse stava per cedere ma dovevano andarci cauti.
“In realtà non lo abbiamo ancora preso” ammise Carisi “Stavamo aspettando il tuo risveglio per avere qualche risposta”
Allison capì che non avevano in mano niente e che quella loro affermazione era solo un bluff per farla parlare.
No, non avrebbe detto una parola.
“Allison, ti prego, devi aiutarci” implorò Amanda “Dicci solo se conosci la persona che ti ha fatto questo?”
“Anche se ve lo dicessi non servirebbe a niente” rispose secca “Fatelo pure il kit stupro, ma non troverete nulla”
Era spaventata e...difendeva chi le aveva fatto del male.
Chiunque stesse coprendo non solo lo conosceva, ma le metteva paura e...doveva essere molto potente.
Il pavimento sotto ai piedi di Amanda e Carisi si sgretolò e le teorie sembravano concretizzarsi anche senza bisogno che lei dicesse apertamente il nome dello stupratore.
Non avevano scelta, dovevano andare avanti con le prove che avevano e attendere il kit stupro dell’ospedale.
Non potevano forzarla, non in quel modo e nemmeno in quel luogo.
Carisi si frugò nella tasca della giacca e porse ad Allison il suo biglietto da visita “Allison, qualunque cosa ti serva puoi chiamarmi, capito?” la ragazza annuì e, dopo aver capito che la conversazione era finita, volse lo sguardo altrove e scoppiò di nuovo a piangere.
Uscirono dalla stanza e si avviarono verso l’ascensore.
“Il fatto che sappia chi l’ha ridotta in quel modo non significa che sia proprio lui” commentò Sonny “Non abbiamo prove concrete”
“Con i tabulati e il biglietto da visita sulla scena del crimine?” domandò Amanda “Detesto ammetterlo ma...sono sufficienti per cominciare”
*****
TOC TOC
Olivia bussò alla porta e sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno sbirciare dallo spioncino.
“Olivia” Barba si sorprese nel vederla, ma sorrise e le fece cenno di accomodarsi “Che sorpresa vederti a quest’ora”
Era quasi pronto per uscire, gli mancava solo la giacca e la sua preziosa ventiquattro ore.
Olivia si sforzò di sorridere “Passavo di qua…”
“Mmh…” Barba la guardò poco convinto “Sei troppo lontana dal distretto e persino da casa tua” Barba incrociò le braccia “Avanti, sputa il rospo”
“Sono qui per chiederti dove eri stanotte” disse Olivia, arrivando subito al dunque.
Era meglio non girarci troppo intorno, altrimenti non né sarebbero più usciti.
Barba, infatti, si sorprese “Prego?”
“Stanotte c’è stato uno stupro qui vicino”
Barba sgranò gli occhi “Ammetto di aver sentito la sirena di un’ambulanza” disse “Ma pensavo fosse la signora Bristol del palazzo a fianco, ultimamente sta sempre male” rispose.
Olivia sperò vivamente che Barba fosse estraneo alla faccenda e che non si sia veramente accorto che era successo qualcosa nel suo quartiere.
Dopotutto erano a Manhatta e che accadesse qualcosa nel cuore della notte era praticamente scontato, tanto che persino gli abitanti della zona se ne disinteressavano ad un certo punto.
Provò a scendere nei particolari, sfruttando il taccuino che si portava sempre appresso.
“Stanotte, hanno violentato una ragazza di ventidue anni qui vicino, l’hanno trovata due ragazzi, il suo nome è Allison Foley” spiegò Olivia, mentre lo sguardo del procuratore Barba stava diventando bianco cadaverico.
“Allison…” il mormorio dell’uomo non sfuggì ad Olivia la quale iniziò a pregare che non fosse implicato.
“La conosci?” domandò Olivia e Barba annuì “Ma come…?”
“E’ una storia lunga” tagliò corto lui “Devo vederla, dove si trova?” fece per superare Olivia, ignorando che non gli avesse nemmeno detto dove cercarla, ma lei lo bloccò.
“Ma che…?”
“Mi spiace ma...non posso permetterti di andare da lei” Olivia si sentiva mortificata e tutto voleva tranne che fare una cosa del genere.
“Cosa?” Barba era scioccato “Perché?”
Olivia si morse le labbra “Tu...ecco…”
“Sono un sospettato” concluse lui per la detective, che annuì “Olivia, ti prego, dimmi che vuoi scherzare”
Olivia scosse la testa “Credimi, vorrei che fosse uno scherzo” disse “Sono venuta qui solo per avere alcune conferme e...per dirti di non lasciare la città”
“Mi prendi in giro?” domandò di nuovo lui mentre Olivia preferì mantenere il distacco professionale.
“Ascolta, finché non parla non ci sono problemi” si affrettò ad aggiungere Olivia “Ho trovato corretto avvisarti perché abbiamo trovato il tuo biglietto sulla scena del crimine ed anche parecchie chiamate al suo cellulare”
“E questo fa di me un sospettato?” domandò Barba, portandosi una mano al volto “Olivia, mi conosci, queste cose mi fanno ribrezzo al solo pensiero, non mi sognerei mai di fare una cosa del genere, specialmente a lei”
“Quindi la conosci molto bene” Olivia sottolineo la parola molto, facendo innervosire ancora di più Barba.
“Cos’è? Un interrogatorio?” domandò lui sarcastico.
Olivia scosse la testa “No, ma voglio capire e voglio aiutarti” sospirò, era una dura battaglia “Dimmi solo dove eri ieri sera e stanotte” la risposta già la sapeva, ma le serviva lo stesso la conferma.
“Sul serio?” Barba si spazientì, ma non aveva scelta che collaborare “Ero a casa, da solo, come sempre e intorno alla una sono andato a dormire e non mi sono svegliato prima di questa mattina”
Sì, era decisamente la routine tipica del procuratore.
Ora bisognava solo attendere la conferma di Allison.
“Un’ultima cosa” Olivia si morse le labbra “Come conosci Allison?”
La risposta che Barba voleva dare era non sono affari tuoi, ma sapeva che sarebbe stata la rabbia a parlare.
Lui non aveva nulla da nascondere perciò, seppur riluttante, rispose “Ci frequentiamo”
Olivia sgranò gli occhi ed un mezzo sorriso meravigliato solcò le sue labbra dando spazio alla parte amichevole della detective “Questo è...meraviglioso”
“Parla la detective oppure l’essere umano?” domandò pungente Barba, che ancora era infuriato per essere stato messo fra i sospettati.
Olivia capì che non era né il momento né il luogo e tornò al distacco professionale.
“Stiamo aspettando che si svegli” disse “Cercherò di tenerti aggiornato” e se ne andò.
Dopo che Barba ebbe chiuso la porta, Olivia poté udire un grido di rabbia ed un pugno ben assestato su qualche mobile.
Questo non era un interrogatorio, ma se lo fosse stato...Barba non si stava aiutando.
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