Primavera (e tutto rinasce) di M a k o (/viewuser.php?uid=1152781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Light green ***
Capitolo 2: *** Strawberry ***
Capitolo 3: *** Smell of wet earth ***
Capitolo 4: *** Take a walk ***
Capitolo 5: *** Having a picnic ***
Capitolo 6: *** Colorful post-it ***
Capitolo 7: *** Rebirth ***
Capitolo 1 *** Light green ***
DataSpring1
• Salve a tutti.
Torno con una nuova Raccolta dedicata interamente alla mia più
grande OTP, l'ennesima iniziativa che ho ideato perché si sa,
Ryoken e Yusaku mi ispirano sempre a livelli esponenziali, so...
• A differenza della Datastorm AU Week
dell'anno scorso, qui mi sono “evoluta” [?], dato che ho
anche creato un account Twitter nel quale pubblico tutti i prompt e le
iniziative legate a questa ship – vi lascio il post riguardante
l'iniziativa che potete consultare cliccando QUI.
• Questa volta si tratta della Datastorm Week 2022: Spring Edition e da oggi fino a domenica la Raccolta sarà aggiornata con una nuova One Shot ogni giorno.
Vi lascio con lo specchietto e vi informo anche che a fine OS ci saranno delle N.d.A.
Buona lettura!
Day 1: Light green
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life
Note: Modern!AU & Coffee Shop!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Lievissimi accenni a tematiche delicate
The right season
1
La
primavera era finalmente tornata e di questo Ryoken ne era ben
consapevole. Mancava poco, davvero poco, e quella stagione
dall'acconciatura sbarazzina e il carattere un po' ribelle
(prima il sole e poi la pioggia, poi di nuovo il sole e poi di nuovo la pioggia)
avrebbe fatto il suo
frizzante ingresso nella Sala delle Stagioni, invitando il Signor
Inverno a cederle il trono dal quale avrebbe rimosso frettolosamente i
rimasugli di neve e ghiaccio prima di adagiarvisi sopra con le gambe
incrociate.
La primavera sapeva essere
maldestra, poiché portava con sé un lungo velo intessuto
di polline e allergie, ma fortunatamente Ryoken era esente da tutto
ciò e poteva godersi i prati fioriti senza correre alcun rischio.
La primavera stava tornando, Ryoken lo sentiva. E ne era certo anche perché gli occhi di Yusaku avevano ricominciato a brillare un po' di più.
2
Gli occhi di Yusaku erano
color verde chiaro, una sfumatura che Ryoken aveva sempre associato a
un meraviglioso prato primaverile.
Yusaku, per lui, era la primavera
(la sua bellissima primavera),
era la Wisteria che
tornava a impreziosire il gazebo nel giardino di casa sua, era la
voglia di iniziare mille progetti nuovi e portarli a termine tutti
quanti.
Yusaku era il verde chiaro
della speranza che era entrata nella sua vita con impeto e al contempo
dolcezza; un rarissimo fiore profumato e dai colori particolari; il suo
incantevole inno all'amore e alla vita...
(solo che Yusaku non se ne era mai reso conto).
3
Yusaku lavorava alla caffetteria Cyberse
ed era l'unico motivo per il quale Ryoken continuava a recarsi
lì e ordinare sempre un caffè macchiato nonostante il
locale fosse situato in un punto della città alquanto distante
dall'università che frequentava. Si era innamorato di Yusaku
semplicemente perdendosi nel verde chiaro dei suoi occhi e per lui, lo
aveva giurato, sarebbe stato disposto a colmare qualsiasi tipo di
distanza.
C'era solo un piccolo
(enorme)
dettaglio che increspava i
pensieri romantici di Ryoken con le nuvole nere dell'esitazione e delle
incertezze: la diffidenza di Yusaku
(un immenso ginepraio dal quale Ryoken non era ancora riuscito a uscire).
4
Yusaku Fujiki era un
ragazzo alquanto schivo, il che era un abnorme paradosso visto e
considerato che lavorava in una caffetteria e si trovava sempre a
stretto contatto coi clienti tra ordinazioni, bevande da preparare e
tavoli da servire. Il fatto era che – Ryoken lo aveva notato fin
troppo bene – Yusaku era talmente grazioso
che la gente nemmeno si accorgeva di quella patina di noia e diffidenza
che lo rivestiva da capo a piedi e a quanto pareva ne aveva
approfittato per creare un muro sempre più spesso tra la sua
persona e il mondo esterno.
(Era
come se Yusaku avesse paura di fidarsi del prossimo, come se un terrore
atavico lo divorasse dall'interno al solo pensiero di stringere dei
nuovi legami con qualcuno).
Ryoken lo aveva ormai
capito ed era anche quello il motivo per il quale, per mesi interi, non
si era fatto avanti con Yusaku, nonostante fosse ben conscio e sicuro
dei sentimenti che provava nei confronti del giovane cameriere: non era
affatto intenzionato rovinare tutto quanto a causa di uno sciocco
errore di calcolo; se si fosse posto nei suoi confronti nella
maniera sbagliata, si sarebbe giocato l'unica possibilità che
aveva con lui.
Perché aveva notato
anche questo: Yusaku non era solito concedere una seconda occasione a
chiunque ed era estremamente arduo riuscire a conquistarsi la sua
fiducia.
(Era
il fiore più bello, raro e prezioso che Ryoken avesse mai visto.
Ma per potersi avvicinare a lui doveva prima di tutto superare una
serie infinita di prove intricate e pazientare il più possibile).
Ryoken aveva intuito che
il modo migliore per instaurare un bel rapporto con Yusaku fosse quello
di non fargli pesare il lavoro che stava svolgendo: nessuna richiesta
bizzarra o irrealizzabile, nessuna lamentela, nessun segnale che
qualcosa non andasse poiché andava sempre tutto bene,
perché Yusaku svolgeva sempre un lavoro eccellente anche quando
era assonnato o lento nei movimenti o quando controllava più di
una volta l'ordinazione perché la deconcentrazione la spazzava
via dalla sua memoria facendo restare in piedi solo rimasugli di
pensieri neri come la pece e dolorosi come il morso di un serpente
velenoso.
Yusaku non si era mai confidato con lui e non gli aveva mai raccontato qualcosa riguardo la sua
(torbida e solitaria)
vita, ma a Ryoken era
bastato perdersi nel suo sguardo durante le asettiche e avvilenti
giornate invernali per comprendere che quegli occhi verde chiaro erano
completamente soggiogati dal freddo, dalle giornate troppo corte e da
un sole talmente cereo che non scaldava le membra neanche pregandolo in
lingue sconosciute e antiche.
Yusaku era vittima del
gelo, dei nuvoloni neri carichi di pioggia, di sensazioni negative che
non avrebbe mai voluto provare e di cui desiderava solo liberarsi
(come
una dama e quel corsetto troppo stretto che le mozzava il respiro nello
stesso, identico ballo della vita dal quale nessuno può
sfuggire).
(E cielo, Ryoken avrebbe voluto tanto ballare con lui senza che Yusaku provasse alcun tipo di oppressione o forzatura).
(Desiderava solo che quel ragazzo potesse godere di tutte e quattro le stagioni).
5
Quel giorno, come di
consueto, Ryoken ordinò un normalissimo caffè macchiato.
Con lo scorrere inesorabile delle settimane aveva notato come Yusaku
non fosse propriamente indifferente alla sua presenza, cosa che lo
aveva sinceramente rincuorato e al contempo lo aveva portato a
conferire un valore aggiunto all'unica possibilità che avrebbe
avuto con lui.
Yusaku tendeva a perdere
il controllo per una microscopica frazione di secondo quando Ryoken gli
sorrideva e lo ringraziava per il caffè. Le gote si
imporporavano di un dolcissimo
(quanto lascivo)
rossore e un riverbero di
sfuggente eccitazione illuminava quei meravigliosi occhi verde chiaro,
conferendo loro un'aura magnetica e alquanto intrigante.
Solo e soltanto per un
attimo, Yusaku metteva in luce una parte della propria essenza che con
ogni probabilità non aveva mai rivelato a qualcuno:
l'eccezionale essere umano nella sua incommensurabile genuinità,
un dono prezioso riservato a pochi eletti.
(Ryoken agognava essere uno di quelli).
(E forse, un po' troppo egoisticamente, agognava essere l'unico).
6
A Ryoken non era sfuggito affatto come con l'inizio della primavera
(un semplicissimo accenno della bella stagione, una conferma che ancora si faceva attendere)
Yusaku si fosse
riappropriato di una voglia di vivere e di godersi l'esistenza che nel
corso del gelido inverno si rintanava sotto uno spesso manto di candida
neve
(bellissima ma, al contempo, asettica e spietata).
Non gli erano affatto sfuggiti tutti quei particolari
(l'irritabilità,
la sonnolenza, la spossatezza, le dimenticanze continue, la testa
perennemente tra le nuvole, il desiderio viscerale che l'ennesima
giornata lavorativa finisse il prima possibile)
che lo avevano condotto
alla constatazione di quanto l'emotività di Yusaku fosse messa a
dura prova nel periodo in cui le ore di luce duravano troppo poco e le
tenebre, algide e fameliche, dominavano incontrastate la
quotidianità di chiunque.
Ryoken aveva deciso di
aspettarlo perché fin dal primo momento in cui si era perso in
quegli occhi verde chiaro aveva capito che ne sarebbe valsa la pena,
l'attesa, ogni cosa.
Ed era arrivato,
finalmente: il loro momento, unico e personale, di incasellarsi in un
punto preciso nella vastità dell'universo che apparteneva solo e
soltanto a loro.
Ryoken lo vedeva e, più di ogni altra cosa, lo sentiva:
percepiva quei meravigliosi occhi verdi puntati su di sé,
avvertiva l'emozione pizzicare ogni cellula del corpo e l'adrenalina
scorrere nelle vene alla velocità di una pulsar.
Nel momento in cui Yusaku
si avvicinò al tavolino in cui Ryoken era solito sedersi quasi
tutti i giorni da quando aveva iniziato a frequentare la caffetteria Cyberse, la primavera
(la stagione giusta)
sbocciò per entrambi.
7
«Ecco il tuo caffè macchiato».
«Ti ringrazio, Yusaku».
Il prato verde chiaro che
Yusaku aveva al posto degli occhi si illuminò e Ryoken fu
completamente travolto da tutto quell'incanto. Poi quello stesso
riverbero brillò anche di genuina sorpresa, rendendolo ancora
più bello e prezioso.
«Come conosci...?» Yusaku bloccò sul nascere la
propria domanda, sbuffando divertito e arrossendo appena.
(Con
ogni probabilità non si era ancora abituato al cartellino sul
quale aveva scritto il proprio nome con caratteri sottili, a tratti
sbrigativi, attaccato all'elegante divisa da cameriere che indossava
tutti i giorni).
(Era così che Ryoken aveva scoperto il suo nome, ma in tutte
quelle settimane non lo aveva mai pronunciato).
(Non durante l'inverno, quando tutto era ancora avvolto dall'asettico manto bianco dell'incertezza).
«Giusto, questo»
disse mentre indicava il cartellino con l'indice della mano destra.
Portò lo sguardo a vagare da una parte all'altra del locale,
constatando poi di potersi concedere qualche piccolo attimo di quiete
prima di tornare al lavoro.
«Il caffè... lo offre la casa» sussurrò,
mordendosi poi il labbro inferiore per una frazione di secondo. Questa
volta fu il turno di Ryoken di essere colto alla sprovvista, difatti
non poté impedire alle gote di velarsi di un tenue rosa e
all'epidermide di pizzicare appena.
Riacquistò subito
tutto il contegno perduto e, schiarendosi la voce, domandò:
«Grazie. A cosa lo devo?»
Yusaku fece spallucce, incurvando le labbra in un dolce e genuino sorriso
(nessuno strascico di noia o irritazione ne increspava i lineamenti delicati).
«Diciamo che fa sempre piacere sapere che ci sono clienti tanto
affezionati...» celiò, e a Ryoken non sfuggì il
fatto che più la conversazione proseguiva, più Yusaku
stava prendendo confidenza
(e cielo, era bellissimo).
«Buono a sapersi, ne sono onorato». E mentre
pronunciava quelle parole, avvertì l'aroma del caffè
macchiato stuzzicargli le narici... o forse era il profumo di Yusaku a
inebriargli i sensi.
Yusaku si sedette di fronte a lui, occupando quel posto libero che per settimane intere era stato troppo vuoto.
Poggiò i gomiti sul tavolino e intrecciò le mani,
posandovi poi il mento. Lo guardò in un modo che lasciava
trapelare tutte le migliori intenzioni del mondo di instaurare un legame
(qualcosa di bello e duraturo, un filo rosso spesso e al contempo delicato).
(Un'attrazione reciproca che finalmente aveva modo di esplodere come
una supernova e rilasciare la propria scia incandescente nell'universo).
Fu proprio in quel momento, mentre i loro sguardi entravano in collisione creando un interessante
(e alquanto raro)
incastro tra cielo e terra, che si innamorarono perdutamente l'uno dell'altro:
Ryoken di Yusaku e dei suoi meravigliosi occhi verde chiaro che tanto
rievocavano un prato primaverile in attesa di adornarsi di migliaia di
fiori profumati; Yusaku di un ragazzo del quale ancora ignorava il nome
ma di cui già conosceva a memoria ogni battito di ciglia e le
sfumature brillanti di quegli occhi che per lui, così succube
del tempo maligno celato dietro il mantello dell'inverno che gli
attanagliava l'anima per mesi interi, erano senza ombra di dubbio quel
cielo terso e immacolato che aveva cercato per tanto, tantissimo tempo.
L'infruttuosità dei
suoi sforzi disperati l'aveva portato a chiudersi ancora di più
in se stesso, impedendo alla luce della vita di penetrare
l'armatura che lo proteggereva da tutto il male del mondo
(e dall'inverno bastardo),
confinandolo sempre più in una solitudine maligna e spietata.
Ma ora sentiva che finalmente qualcuno sarebbe rimasto al suo fianco
nonostante tutto, anche dopo un lungo vagare nelle tenebre dell'inverno.
Così Yusaku
trovò per la prima volta il coraggio non solo di inoltrarsi nel
bosco, ma anche di avanzare, addentandosi al punto tale che
difficilmente sarebbe tornato indietro – e di questo ormai non
gli importava più perché voleva anche rischiare di
perdersi, se necessario.
Il suo sorriso si fece
ancora più luminoso. «Purtroppo a differenza tua non ho
avuto modo di leggere il tuo nome su alcun cartellino...» disse,
senza mai interrompere il contatto visivo – lo stesso che nel
corso del gelido inverno tentava sempre di rifuggire.
Ryoken stette al gioco,
felice di poter finalmente constatare di essere sulla stessa lunghezza
d'onda di Yusaku e di condividere il suo stesso, intimo desiderio.
Bevve un sorso di caffè e subito dopo tornò ad ammirare
quel meraviglioso ragazzo seduto di fronte a lui.
«Ho il badge universitario, se ti può interessare».
(Gli occhi di Yusaku scintillarono).
(Non era necessario aggiungere altro).
8
«Ryoken Kogami». Yusaku era intento a osservare il badge
con estrema attenzione quando a Ryoken mancava solo un sorso per finire il suo caffè macchiato
(e non gli sfuggì certo quel “che bel nome” in bilico tra il sussurro e la mezza voce).
«Aspetta...» Yusaku aggrottò la fronte e
quell'espressione tanto corrucciata che gli rimodellò il viso
per pochi istanti fu davvero buffa. «Qui c'è scritto “Facoltà di Ingegneria Informatica”»
proseguì poi, indicando un punto preciso del badge azzurrino.
«É lontana da qui... o meglio, di certo non si trova
dietro l'angolo, ecco...»
A quelle parole tanto impacciate e incerte, Ryoken non poté fare a meno di sorridere.
«È vero, ma tu ti trovi qui».
(E il caffè del Cyberse non mi dispiace nemmeno, ma questo non ha importanza).
E allora Yusaku capì e fu proprio in quel momento che i suoi occhi si riempiono di vita.
Perché aveva finalmente compreso di essere importante per
qualcuno. Perché l'inverno se n'era andato, scacciato via
dall'esuberanza della primavera. Perché il prato verde chiaro
dei suoi occhi aveva incontrato il cielo azzurro delle iridi di Ryoken.
(«Finisco il turno tra venti minuti»).
(«Ti aspetto»).
Perché la stagione giusta era finalmente arrivata.
Per entrambi.
N.d.A.
♦ Spero di averlo reso bene nel corso della OS, ma nel caso non
fosse così, ve lo dico qui – e vi chiedo pure scusa per
essermi, eventualmente, spiegata male: in questa storia Yusaku è
meteoropatico ed è
fortemente soggetto a questa condizione nel mese invernale, che lo
porta a essere molto più irritabile e stanco e spossato del
normale.
Vi è anche un lievissimo accenno alla depressione meteoropatica, che è quella di cui soffro io e quindi niente, sguazzo in un oceano che conosco molto bene.
♦ In questa storia non sono scesa nei dettagli, ma sappiate che
Yusaku sta meglio non solo perché è tornata la primavera,
ma anche perché è evidente che abbia deciso di intraprendere
un percorso di psicoterapia che lo aiuterà a superare questa
condizione – perché sì, fortunatamente si
può affrontare e curare.
♦ Non volevo soffermarmi troppo sulla parte negativa di questa condizione perché tanto (SPOILER) ci penserà il terzo giorno della Week a questo, almeno qui godiamoci la rinascita che la primavera porta con sé ~
Grazie per essere arrivati fino a qui.
M a k o
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Capitolo 2 *** Strawberry ***
DataSpring2
• As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.
• Questo è stato
uno dei due prompt che mi ha fatto più dannare perché, ve
lo giuro, non sapevo proprio cosa scrivere.
Tralasciando il fatto che 1) sono stata io a scegliere i prompt e 2) come si fa a perdersi in una parola tanto semplice come “fragola”, aYuto.
• Comunque devo dire che
alla fine il risultato mi piace (!) e credo che sia anche un po'
più originale rispetto a tutte le declinazioni che un prompt
tanto semplice potrebbe avere – ma questa è solo la mia
opinione personale e voi siete liberissimi di dissentire.
Vi lascio con lo specchietto e vi auguro buona lettura!
Day 2: Strawberry
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern!AU, POV Yusaku
Strawberry Vodka
1
Yusaku
non era mai stato un grande amante delle feste, ma per una volta non
poté negare a se stesso di essersi divertito e di essersi goduto
la serata. Aveva fatto bene a dare ascolto alla richiesta di Ryoken, il
quale non aveva neanche dovuto insistere più di quel tanto per
convincerlo a prendere parte alla serata a casa di Sora: glielo aveva
chiesto in maniera esplicita solo una volta, distruggendo pian piano
ogni sua resistenza semplicemente sbattendo le ciglia e guardandolo
come solo lui sapeva fare
(una dolce malizia che non sfociava mai nella volgarità).
Era incredibile come Yusei
– nonché il suo migliore amico che conosceva da una vita
– dovesse sempre sudare sette camicie per convincerlo, mentre
invece a Ryoken fosse bastato così poco – e si conoscevano
e frequentavano da molto meno tempo.
(Una
differenza in realtà c'era, ed era profonda come un meraviglioso
abisso nel quale, anziché regnare le tenebre, risplendeva una
luce che portava a un mondo completamente nuovo e paradisiaco, isolato
dall'inquinamento dell'uomo e da tutto il dolore che provava il pianeta
Terra: Ryoken era la prima persona per la quale Yusaku avesse mai
provato dei sentimenti romantici e a rendere tutto ancora più
incredibile e speciale forse era proprio il fatto che i suoi sentimenti
fossero completamente ricambiati anche dall'altra parte).
Yusaku era sempre stato un
ragazzo alquanto schivo e apparentemente anche molto distaccato nei
confronti delle emozioni tipicamente umane quali l'amore o la palese
manifestazione di affetto nei confronti del prossimo; questo non
significava certo che fosse una persona apatica e anaffettiva,
semplicemente era molto più introverso rispetto agli altri ed
era assai raro che si lasciasse andare a effusioni o calorosi sorrisi
in pubblico nonostante fosse lampante quanto tenesse ai suoi amici,
Yusei in particolare.
Poi era arrivato Ryoken, e
Yusaku si era ritrovato con l'intera esistenza sottosopra: era
incredibile come, nel giro di poco tempo, fosse passato da esternazioni
d'affetto tanto sporadiche a una magnifica costante che si era
aggrappata alla sua cassa toracica e che aveva reso quel luogo dove
batte il cuore molto più confortevole e accogliente.
Yusaku sorrideva molto
più spesso, non era più tanto annoiato dalla vita e si
sforzava di avviare per primo delle conversazioni e di portarle avanti
– e soprattutto di concluderle in maniera positiva.
Questi erano solo alcuni
dei tanti benefici che l'arrivo di Ryoken nella sua vita aveva portato
con sé e per questo Yusaku non gliene sarebbe mai stato
abbastanza riconoscente.
Ryoken era stato in grado
di andare oltre l'apparenza e di scorgere un piccolo lumicino pulsante
di vita celato dietro quella scorza spessa e dura come l'acciaio.
Ryoken l'aveva sgretolata pian piano con tanta calma e pazienza
(e amore, soprattutto tanto amore)
e alla fine Yusaku aveva
ceduto nel modo più bello possibile, scoprendo quanto
incantevole potesse essere quel sentimento che non avrebbe mai creduto
di provare nei confronti di qualcuno.
Sorrise mentre tutti quei
pensieri soffusi gli sfioravano la mente con garbo. Era intento a
camminare accanto a Ryoken in quella notte di metà aprile,
un'altra giornata dal clima traballante.
Era quel periodo dell'anno in cui la
primavera danzava allegra di giorno sulle note di una canzone frizzante
e al contempo calorosa, mentre di notte era come se ancora cedesse il
proprio trono all'inverno, visto e considerato quanto le temperature
precipitassero quando il sole si coricava oltre l'orizzonte e la luna
cominciava la propria ronda notturna, intenta a osservare
l'umanità che a modo proprio non dormiva mai.
2
Fu proprio un piccolissimo
accenno di tremore nel corpo di Yusaku a catturare l'attenzione di
Ryoken, il quale si tolse il cappotto grigio chiaro e lo poggiò
sulle sue spalle tremebonde.
«Non è necessario» tentò di protestare
Yusaku, anche se invano. Sapeva infatti quanto Ryoken fosse apprensivo
nei suoi confronti, motivo per il quale un gesto del genere avrebbe
anche dovuto aspettarselo.
«Ma stai tremando» puntualizzò infatti Ryoken che,
rimasto solo con la maglietta a maniche lunghe anch'essa color grigio
chiaro, sembrava quasi una visione onirica illuminata dal placido
candore della luna fissa in un cielo morbido come il velluto.
«Sì, però... tu non hai freddo?»
domandò Yusaku, battendo un poco i denti a causa di un brivido
che, beffardo, gli aveva percorso la schiena.
Ryoken sorrise dolcemente,
avvicinandosi di nuovo a lui. «Grazie per il pensiero, ma... tu
ne hai più bisogno» disse, prima di poggiare le labbra
sulle sue, coinvolgendole in un bacio dapprima molto delicato e poi,
con estrema sorpresa proprio di Ryoken, alquanto audace e passionale.
(Ricollegare
i pezzi non sarebbe stata un'impresa ardua, ma in quel momento, mentre
avvertiva Yusaku prendere sempre più il sopravvento sulla sua
bocca, non poté fare a meno di stupirsi e deliziarsi nel modo
più genuino possibile).
3
Se i suoi amici lo
avessero visto in quel momento, sicuramente avrebbero strabuzzato gli
occhi al punto tale da spingerli oltre il limite consentito nella
rappresentazione massima e perfetta della goliardia cartoonesca.
Dopotutto era un caso più unico che raro poter assistere a una
scena del genere: Yusaku si era lasciato completamente andare e stava
baciando Ryoken con un tale impeto e una tale passione impressa
sottopelle che sarebbe stata quasi in grado di ustionare la nana gialla
in quel momento dormiente.
Non capiva più
nulla e questo era a causa delle labbra di Ryoken che gli avevano fatto
scoprire un sapore del quale ora non poteva più fare a meno: era
dolce, morbido, fresco, con un finale fruttato
(fragola, quello era l'aroma della fragola)
e mentre si beava di quel
contatto paradisiaco Yusaku rammentò che, poco prima di lasciare
la festa, Ryoken aveva bevuto qualcosa, ma non si era interessato a
scoprirne l'identità poiché conscio che quello fosse uno
dei pochissimi bicchieri contenenti una bevanda alcolica che il suo
ragazzo avesse sorseggiato nel corso della serata.
Si stava lentamente e
inesorabilmente sciogliendo sempre più; quel contatto era
qualcosa che non aveva mai sperimentato prima, un punto d'incontro
così intimo che non avrebbe mai pensato potesse essere tanto
coinvolgente. Non era certo la prima volta che lui e Ryoken si
baciavano con tanta passione, ma era altresì vero che erano
momenti speciali che sbocciavano e splendevano solo tra le mura
domestiche e mai in pubblico, dove chiunque avrebbe potuto volgere lo
sguardo su di loro e osservarli per attimi interminabili.
Fortuna volle che in quel
momento fossero soli mentre percorrevano la strada che conduceva a casa
di Ryoken, ma restava comunque il fatto che Yusaku si fosse
particolarmente lasciato andare in un luogo pubblico
(sorprendente
come un giocatore di carte che vince all'ultimo dopo aver fatto credere
all'avversario di essere stato in svantaggio nel corso di tutto il duello).
Yusaku cercava
costantemente la lingua di Ryoken, la trovava e si beava del suo
sapore, sprofondando sempre più in un abisso di piacere e
desiderio. Era incredibile come solo pochi sorsi di alcool fossero in
grado di mandarlo in estasi – e il fatto era che in realtà
lui non aveva neanche bevuto, stava solo assaporando le labbra di
Ryoken umettate dal sapore dolce e sensuale della fragola.
Se la necessità di
incamerare ossigeno non si fosse fatta improvvisamente impellente, con
ogni probabilità Yusaku avrebbe continuato a baciare
(a divorare)
Ryoken per tutta la notte
lì, in quella stradina carezzata con garbo dalla luna e dalle stelle che
parevano piccole gocce di vernice bianca sul velluto nero.
Yusaku era ubriaco.
Ubriaco di Ryoken, ubriaco di quel sapore che aveva fatto scattare
qualcosa dentro di lui, una piccola scheggia di elettricità che
aveva portato il suo corpo a vibrare da capo a piedi, facendolo pulsare
e ardere di passione.
«Wow...» sussurrò Ryoken dopo aver ripreso un attimo
fiato. «Che ti è preso?» domandò senza fare
proprio nulla per celare la sorpresa che trapelava dal suo sguardo.
Le gote di Yusaku si
imporporarono un poco. «No, è che...» tentò
di giustificarsi senza però il minimo successo. Distolse lo
sguardo e deglutì un po' a fatica.
«Niente, non so nemmeno io cosa mi sia preso...»
mormorò, rendendosi conto solo in quell'istante di ciò
che era accaduto.
«Cosa hai bevuto poco prima che lasciassimo la festa?»
chiese, tentando di incastrare i pezzi tra loro in quel mosaico dalle
sfumature di audacia e imbarazzo.
«Vodka alla fragola» rispose Ryoken, prima di incurvare le
labbra in un sorriso malizioso. «A saperlo prima avrei potuto
comprare una vaschetta di fragole da mangiare una volta tornati a
casa... quantomeno ho la panna in frigo» concluse con un'alzatina
di spalle che voleva lasciare intendere molte cose per nulla innocenti.
«Ryoken!» esclamò Yusaku, ormai completamente fagocitato dall'imbarazzo
(le gote erano ridotte a un ammasso di carne bruciata).
«Eddai Yusaku, non ti va di giocare con la panna?»
rincarò la dose Ryoken, che ci aveva preso gusto a punzecchiare
il suo ragazzo.
«Solo se te la posso spiaccicare in faccia».
«Mi stai forse dichiarando guerra?»
«Chissà...»
Alla fine si lasciarono andare a una risata leggera e, dopo aver intrecciato le dita delle loro mani, ripresero a camminare.
La loro storia si stava riempendo di sfumature meravigliose.
Ed era solo l'inizio.
4
«Ryoken?»
«Dimmi».
«... ce l'hai davvero la panna in frigo?»
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Capitolo 3 *** Smell of wet earth ***
DataSpring3
• As
always, cliccando QUI
avrete modo di consultare i prompt della Week.
•
Come ho già accennato nel Day 1, qui nel Day 3 affronto in
maniera un po' più dettagliata la questione della meteoropatia e
ciò che essa comporta.
Questa è (inutile dirlo) una tra le One Shot che
più ho amato scrivere; c'è davvero tanto, tanto,
tanto di me.
La parte che
manca è una persona come Ryoken che comprende ciò
che stai provando e non ti accusa di non fare una cippa dalla mattina
alla sera, ma non si può pretendere tutto nella vita.
• A
ogni modo, spero che questo scritto sia di vostro gradimento.
È un po' come se aveste in mano il mio cuore e la mia
emotività – e solo con un'altra storia mi sono
esposta così tanto, ovvero con A
Mark On My Soul.
Buona lettura!
Day 3: Smell
of wet earth
Rating:
Giallo
Generi:
Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo
Note:
Modern!AU, POV Ryoken
Avvertimenti:
Accenni a tematiche delicate
After Rain
1
Era
una giornata particolarmente pesante. Nonostante avesse smesso di
piovere da circa un'ora, le nuvole erano nuovamente cariche di pioggia
e talmente nere che, in confronto, una notte senza stelle era solo un
pallido riflesso lontano e disperso in un'altra galassia.
Il
cielo era affamato: il suo stomaco non faceva altro che gorgogliare
come una belva feroce a digiuno da troppi giorni, desiderosa di
affondare le zanne nella giugulare di una grossa preda.
A
Ryoken in realtà delle condizioni atmosferiche non importava
chissà quanto; ciò che gli premeva di
più era avere la certezza che Yusaku, durante la tempesta,
(perché stava per arrivare una vera e propria tempesta)
sarebbe stato bene.
Poi
tutto il resto poteva anche scomparire o essere sommerso dall'acqua
gelida, non gli interessava neanche un po'.
In
quel momento desiderò ardentemente che magie surreali come
il teletrasporto esistessero per davvero: così facendo, a
quell'ora si sarebbe trovato già a casa da Yusaku
anziché davanti a un semaforo rosso che proprio non ne
voleva sapere di brillare nuovamente di verde. Avrebbe già
fatto ritorno tra quelle quattro mura tanto confortevoli
(e lo erano soprattutto perché le condivideva con Yusaku)
e
si sarebbe beato dei suoi abbracci, dei suoi baci, della sua voce,
della sua presenza.
(Di tutto. Si sarebbe
beato di tutto, ogni cosa, ogni più piccolo atomo della sua
essenza).
Ryoken
non era una persona impaziente, spesso e volentieri era proprio colui
che ascoltava il prossimo senza stancarsi mai, oppure era in grado di
sostenere discussioni infinite che sembravano non portare da nessuna
parte senza che il suo savoir-faire si imbrattasse della negatività che certe
parole potevano portare con sé.
Ma
in quel momento i suoi nervi erano messi a dura prova: se il semaforo
non fosse tornato verde nel giro di tre secondi, avrebbe sicuramente
imprecato.
2
Alla
fine non aveva imprecato, ma aveva comunque morsicato forte il labbro
inferiore per impedire che parole poco garbate uscissero dalla sua
bocca. Aveva dovuto attendere un tempo fin troppo dilatato e prolisso
prima che il verde tornasse a risplendere qualche metro più
su, ma alla fine aveva potuto riprendere il tragitto che di
lì a poco lo avrebbe condotto a casa.
Quando
giunse dinanzi la propria abitazione, aveva da poco cominciato a
piovere. Le goccioline d'acqua parevano piccole, timide, a tratti anche
spaventate, così infime e blande che creavano più
un senso di fastidio anziché rassegnazione al fatto che in
quella giornata di primavera non ci si potesse godere il pomeriggio
all'aperto e ci si dovesse rintanare in casa.
Quando
Ryoken si chiuse la porta alle spalle, fortunatamente per nulla
fradicio e solo un poco infreddolito, fu accolto da Yusaku che con ogni
probabilità
(anzi, ne era certo)
si
era svegliato proprio in quel momento, si stava pigramente
stropicciando gli occhi e tentava invano di trattenere gli sbadigli
dovuti a un risveglio improvviso e del tutto concitato.
I
capelli erano arruffati e la tuta comoda che indossava era spiegazzata
in più punti, segno che doveva aver riposato o sul divano
oppure tentando di trovare una posizione comoda sulla poltrona. Il solo
realizzare che molto probabilmente si era sentito così
stanco da non avere neanche la forza di salire le scale per raggiungere
la camera da letto e coricarsi sotto le coperte confortanti fece
scricchiolare qualcosa nei meandri del cuore di Ryoken, un singulto di
dispiacere che si diramò lungo tutte le vene e le arterie.
«Bentornato...» lo salutò Yusaku con lo
sguardo spento e abbassato e un tono di voce talmente sottile da
risultare quasi inudibile
(come se un laccio si fosse stretto forte attorno alle corde vocali,
spezzandole a metà).
Ryoken
percepì immediatamente qualcosa che tra quelle quattro mura
non era affatto il benvenuto: il senso di colpa che Yusaku stava
provando per essersi concesso delle ore di sonno che dovevano essere invece
impiegate nello studio e nelle faccende domestiche o in qualsiasi altra
attività ritenuta utile in quella società che non
dormiva mai.
Perché secondo la logica generale di chi non era
emotivamente sottomesso dalle condizioni atmosferiche, non sarebbe
stata certo un po' di
pioggia a impedire il corretto funzionamento degli
ingranaggi del cervello, e quindi la sovrabbondanza di melatonina non
aveva senso di esistere né di intaccare la buona
volontà di un individuo nello svolgere il proprio dovere.
«Ti ringrazio» rispose Ryoken con un sorriso e
imprimendo nel tono di voce tutte le proprie intenzioni di non far
pesare ulteriormente la situazione a Yusaku. Sapeva che chiedergli come
fosse andata la giornata non sarebbe stata la mossa migliore da
compiere in quel momento: era conscio del fatto che il peso che Yusaku
portava sulle spalle
(e soprattutto dentro la testa)
sarebbe
aumentato ancora di più, affossandolo ulteriormente.
Motivo
per il quale decise di puntare su qualcosa che nella sua
semplicità e innocenza avrebbe fatto rilassare entrambi.
«Allora, cosa vuoi mangiare questa sera a cena?»
domandò infatti, cercando di stemperare meglio che
poté la situazione.
Yusaku
si irrigidì e sussultò, stringendo le mani a
pugno.
«Perdonami...» sussurrò, come se
parlando a voce più alta rischiasse di risvegliare
un'entità pericolosa e maligna. «Immagino sarai
stanco dopo tutte quelle ore di lavoro... e magari desideravi solo
tornare a casa e rilassarti, e invece... invece non sono stato in
grado di combinare nulla, nemmeno di preparare la cena...»
In
quel momento Ryoken si diede mentalmente dell'imbecille: aveva
completamente rimosso il fatto che quel giorno spettasse a Yusaku
preparare la cena. Con quella domanda, Ryoken sperava di risollevare un
po' il morale di Yusaku, coinvolgendolo in un'attività
domestica e intima che permettesse loro di dialogare e accorciare
sempre più le distanze.
(Ryoken non negava certo che nel corso della preparazione della cena
non gli sarebbe dispiaciuto compiere qualche romanticheria nei
confronti di Yusaku, come ad esempio cingergli i fianchi e baciargli
dolcemente il collo mentre attendevano che l'acqua bollisse oppure
assaporare la dolcezza delle sue labbra che avrebbe sostituito
qualsiasi tipo di sapore che Yusaku voleva fargli assaggiare per
constatare o meno se la cottura e la consistenza degli spaghetti di
riso o qualsiasi altro formato di pasta andasse bene).
Fu
in quel momento che tornò a udire anche tutti i rumori
provenienti dal mondo esterno, il quale era vessato nuovamente dalle
intemperie più iraconde. Le gocce di pioggia che si
infrangevano contro la loro dimora parevano incattivite da una forza
maligna e antica, un potere negativo che altro non faceva se non
annichilire ancora di più Yusaku, quasi volesse amputargli
qualsiasi tipo di emozione senza prima averlo anestetizzato.
«Yusaku...»
«Ci ho provato, davvero... ci ho provato con tutte le mie
forze, ma è stato inutile» proseguì Yusaku, che
aveva iniziato a tremare. Alzò lo sguardo su Ryoken e i loro
occhi si incontrarono per la prima volta dopo ore
(e no, non era quello il
modo in cui Ryoken li ricordava quella mattina, quando l'aveva salutato
con un bacio prima di andare al lavoro).
«Volevo fare tante cose, oggi, come ad esempio ricominciare a
studiare per recuperare gli esami che ho lasciato indietro oppure
sistemare un po' la casa, soprattutto il salotto nel caso nel fine
settimana dovessimo avere ospiti, e poi oggi era il mio turno di
preparare la cena ma non sono riuscito a fare niente perché
da quando il cielo si è adombrato la prima volta e ha
iniziato a piovere, mi sono sentito così stanco,
così spossato e... e ora mi sento così inutile
perché in tutte queste ore non sono mai riuscito a reagire,
ho dormito ma mi sento quasi più stanco di prima. Ti chiedo
scusa...»
Era
come se Yusaku stesse per sparire da un momento all'altro
dal gran che il suo fisico era indebolito ed estenuato. Come se stesse
per essere inghiottito da un gigantesco buco nero fatto di nuvole
cariche di acqua asettica e lacerante.
Si
lasciò sfuggire un piccolo singulto e poi portò la mano
davanti la bocca, abbassando nuovamente lo sguardo nel tentativo
disperato di non permettere alle lacrime di fuoriuscire, a differenza della
pioggia che vessava il mondo esterno senza porsi problema alcuno. Era
un pianto caldo e salato, un vero e proprio oceano di dolore e amarezza.
«Ehi» Ryoken si avvicinò a lui,
scostandogli con garbo la mano davanti la bocca, per poi abbracciarlo
con amorevole dolcezza. «Tu non hai colpe,»
sussurrò, cercando di sorreggerlo in ogni modo possibile e
immaginabile, «hai
fatto del tuo meglio. E va bene così».
Gli
prese il volto tra le mani con garbo e poi con altrettanta delicatezza
poggiò le labbra sulle sue, coinvolgendolo in un bacio dal
sapore dell'empatia e della comprensione.
Yusaku
iniziò pian piano a rilassarsi, a cedere a qualcosa di bello
e a perdere poco per volta la rigidità nei muscoli. Alla
fine si lasciò andare completamente, trovando anche la
sfrontatezza di approfondire quel contatto che si fece ancora
più audace e al contempo intimo.
«Ricordati sempre...» sussurrò Ryoken
una volta terminato il bacio, «...
che dopo tanta pioggia avremo sempre la fortuna di respirare il profumo
della terra bagnata» concluse Yusaku al posto
suo, che ormai conosceva quel detto a memoria
(erano sempre quelle le parole che Ryoken gli sussurrava per farlo
stare meglio quando il malessere fisico ed emotivo lo torturava
lentamente durante giornate tanto avverse).
«Esattamente». Ryoken sorrise e Yusaku sorrise con
lui.
«Cuciniamo la cena insieme?» propose poi,
baciandolo sulla fronte.
Il
sorriso di Yusaku si addolcí ancora di più.
«Volentieri».
3
Accadde
mentre Ryoken stava lavando i piatti e Yusaku li stava asciugando.
Cessò di piovere gradualmente, come se le ultime gocce
versate fossero delle ritardatarie croniche che si erano ricordate solo
all'ultimo di dover cadere in un punto imprecisato del mondo.
Tutto
si quietò, e mentre la pioggia si lasciava andare ai suoi
ultimi sospiri e lamenti, sia Ryoken che Yusaku si asciugarono le mani
per poi dirigersi verso la finestra in salotto e aprirla senza
più temere che delle gocce gelide e maldestre potessero
intrufolarsi in casa.
Nel
momento in cui l'aria fredda e pungente gli solleticò le
gote, Yusaku rabbrividì appena. Fu così che
Ryoken lo abbracciò da dietro in modo tale da scaldarlo e
stargli accanto, lasciando andare via tutta la pesantezza e il dolore
di quella giornata.
Il
profumo della terra bagnata punzecchiò loro le narici nel
giro di pochi istanti, sostituendosi con garbo all'aria asettica che
danzava intorno a loro
(una carezza amorevole e
confortante che si opponeva a tutta la durezza del mondo).
Ryoken
sciolse l'abbraccio per permettere a Yusaku di respirare a pieni
polmoni il profumo della terra bagnata, un effluvio dalle infinite
sfumature di vita.
(Così come il
terreno riacquistava la propria fertilità, allo stesso modo
gli occhi verdi di Yusaku si riappropriavano di quel baluginio di forza
in grado di non farlo cadere).
Tutto,
nell'universo, stava per ritrovare il proprio equilibrio.
4
«Come stai?» domandò Ryoken mentre
chiudeva la finestra.
Yusaku
si ridestò dall'intorpidimento che gli avvolgeva le membra
ogniqualvolta respirava l'effluvio della terra bagnata.
«Ora va molto meglio» rispose, iniziando a spostare
il peso corporeo da un piede all'altro. Si morse il labbro inferiore,
arrossendo appena. «Solo che... ecco... mi abbracci?»
(Ne ho bisogno).
Ryoken
si lasciò andare a un sorriso pregno d'amore.
«Tutto il tempo che desideri» disse, prima di
stringere forte Yusaku a sé.
5
«Ti
amo, lo sai?»
«Lo
so. E ti amo anch'io. E giuro che non sarò più un
peso–»
«Non
dirlo neanche per scherzo. Non sei un peso. Potranno esserci altri
mille temporali, ma...»
«...
ma alla fine avremo sempre modo di respirare il profumo della terra
bagnata».
«Sempre».
«Sempre».
(Per
sempre).
|
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Capitolo 4 *** Take a walk ***
DataSpring4
• As
always, cliccando QUI
avrete modo di consultare i prompt della Week.
•
Questa One Shot mi ha dato parecchio filo da torcere, perché
mi sono resa conto solo alla fine di quanto il prompt sia marginale e
di quanto abbia cercato, forse un po' goffamente, di colmare questa
lacuna non solo col titolo, ma anche con il senso generale dello
scritto in sé.
•
In ogni caso mi piace, la trovo molto carina.
Sicuramente non uno tra i miei lavori migliori, ma mi soddisfa comunque.
Spero sia lo stesso anche per voi, buona lettura!
Day 4: Take
a walk
Rating:
Giallo
Generi:
Fluff, Introspettivo, Slice of Life
Note:
Modern!AU, POV Ryoken
In small steps
1
Quel
giorno Den City era particolarmente vivibile. Forse
perché, dopo i gelidi mesi invernali, si era finalmente
liberata di strati e strati e strati di neve e polvere, tornando a
splendere e a fare l'amore con la primavera.
Per
la prima volta dopo tanto tempo, indossare abiti più leggeri
non era visto come un rischio: quel giorno faceva effettivamente caldo,
come se un frammento d'estate avesse fatto una capatina in quel
pomeriggio di maggio, inebriando l'aria coi suoi sospiri passionali.
Ryoken
era indeciso sul da farsi: solitamente, quando lui e Yusaku si
incontravano per stare un po' insieme, sapeva sempre come comportarsi
nei suoi confronti per farlo sentire apprezzato e a proprio agio.
(Continuava ancora a
corteggiarlo come se fosse il primo giorno).
(Era impossibile fare altrimenti poiché ogni volta che lo
vedeva, Ryoken si innamorava nuovamente di lui).
Quella
volta, però, era stato Yusaku a proporgli di uscire insieme e non solo
per fare una passeggiata, ma anche per visitare qualche negozio e bere
qualcosa di fresco prima di salutarsi e tornare a casa. Non che a
Ryoken non avesse fatto piacere, anzi,
era l'esatto opposto, dato che non sapeva neanche più dove
contenere tutta la sua contentezza: Yusaku aveva esplicitamente detto
che voleva trascorrere il pomeriggio in sua compagnia, l'iniziativa era partita proprio da lui
che solitamente era tanto chiuso e lasciava sempre che fosse Ryoken a
proporre e organizzare le uscite.
La
proposta di Yusaku si era intrufolata in quella giornata tanto placida
svolazzando come una farfalla bellissima e variopinta che portava con
sé la lunga scia della sorpresa e dell'emozione.
Ryoken
era stato preso talmente tanto alla sprovvista che aveva quasi
dimenticato il modo in cui era solito comportarsi e atteggiarsi quando
lui e Yusaku uscivano insieme – non erano ancora una coppia a
tutti gli effetti, ma con l'inizio della primavera la loro
frequentazione si era fatta più assidua.
Non
a caso non aveva ancora cercato la sua mano per stringerla con garbo
durante la passeggiata, ma non perché non lo volesse,
bensì perché si era tutto un tratto incuriosito:
voleva scoprire quale sarebbe stata la prossima mossa da parte di
Yusaku perché, ne era certo, il
(quasi suo)
ragazzo
aveva in mente anche dell'altro per quel pomeriggio che stava
diventando speciale sempre più, passo dopo passo.
2
Yusaku
pareva alquanto teso. Ryoken se n'era accorto non solo
perché ormai lo conosceva fin troppo bene, ma anche
perché era come se stesse respirando la sua stessa aria
pregna di vibrazioni ricche di grandi aspettative e desiderio di
portarle a compimento.
Pareva
quasi come se Yusaku non volesse sprecare
in alcun modo quell'occasione tanto bella e speciale che aveva creato
lui stesso, un piccolo spiraglio di luce che diradava sempre
più le tenebre.
(Quella era una giornata
decisamente troppo calda e preziosa per dedicarla ai libri universitari
e agli appunti scritti in maniera celere sui fogli quadrettati).
(Era, invece, la giornata ideale per provare a lasciarsi andare e
mostrare una parte della propria persona che ancora non era riuscita a
emergere).
Se
fosse stato per Ryoken, avrebbe fatto in modo e maniera che una sola
rotazione della Terra intorno al proprio asse durasse altre mille ore
in più solo per far capire a Yusaku che il tempo era dalla
sua parte, che non doveva crucciarsi tanto se non fosse riuscito nel
suo intento al primo tentativo, che ce ne sarebbero stati tantissimi
altri, che ci sarebbe stato sempre per lui perché era felice
di potergli stare accanto.
Per
un solo attimo provò il desiderio irrefrenabile di
interrompere la loro passeggiata e di pararsi davanti a Yusaku per
potergli dire tutto quanto e di esternare tutto l'orgoglio che provava
nei suoi confronti, ma sapeva che non era ancora il momento giusto,
che doveva aspettare.
E
lo avrebbe fatto volentieri.
3
Avvertì
la mano di Yusaku sfiorare la sua una volta usciti dal negozio di
abbigliamento che Yusaku stesso aveva consigliato – e cavolo,
aveva buon gusto.
Tenevano
entrambi un grazioso sacchettino in mano contenente una t-shirt dai
colori chiari per Yusaku e una giacca elegante per Ryoken, mentre le
mani libere stavano pian piano intrecciando le dita tra loro.
Era
tutto bellissimo e perfetto e lo era perché era stato
proprio Yusaku a fare la prima mossa. Ryoken aveva agognato poterlo
prendere per mano per tutto il pomeriggio, ma aveva realizzato che
quella volta sarebbe stato Yusaku a farsi avanti per primo e che quindi
era giusto aspettarlo.
Così,
nel momento in cui le loro dita si trovarono e intrecciarono, ecco che
tutto ritrovò il proprio equilibrio e la città si
fece ancora più accogliente e luminosa.
Non
avevano parlato molto nel corso di quel pomeriggio, Yusaku tendeva a
essere di poche parole, senza contare che quel giorno aveva deciso di
fare tutto lui e Ryoken non voleva infierire
(gli aveva lasciato i propri spazi e aveva goduto della sua
compagnia anche nel corso di tutti quei minuti dilatati in cui le loro
corde vocali non avevano vibrato e le loro voci non erano risuonate
nell'aria).
Chissà
a che cosa stava pensando Yusaku in quel momento; forse stava scavando
a fondo nella sua mente, alla ricerca delle frasi giuste da
pronunciare. Quel pomeriggio era quasi giunto al termine e Ryoken
avrebbe voluto che durasse tante altre ore
(come volava il tempo quando si camminava accanto alla persona giusta)
e
poter bearsi della presenza di Yusaku un altro po'.
Fu
come se Yusaku gli avesse letto nel pensiero, dato che quasi in un
sussurro gli domandò: «Ti va di bere qualcosa prima di tornare a casa?»
Ryoken
acconsentì senza farselo ripetere due volte.
4
Il
milkshake alla vaniglia era buono – e fresco. Soprattutto
fresco.
Ryoken
non poteva fare a meno di guardare Yusaku e di constatare quanto il
milkshake alla fragola che aveva acquistato si intonasse perfettamente
alle ciocche rosa perse tra il blu dei suoi capelli.
(I ragazzini delle medie l'avrebbero definito
“aesthetic”, nel loro strano quanto interessante
gergo giovanile).
«Quanto sono andato male da uno a dieci?»
domandò Yusaku di punto in bianco prima di tornare a
sorseggiare il suo milkshake come se avesse posto una domanda qualsiasi.
Ryoken
strabuzzò gli occhi e per un attimo ebbe il timore che
l'ultimo sorso di milkshake gli fosse andato di traverso.
Tossì
appena, riconquistando subito dopo tutta la sua compostezza.
«In che senso, scusa?» domandò senza
smettere di fissare il volto di Yusaku.
«Nel senso... di provare a fare il primo passo. A proporre
un'uscita al posto tuo, a essere più spontaneo e anche
affettuoso come lo sei tu con me. Seriamente, Ryoken, vuoi davvero
continuare a frequentarmi?»
«Certo che voglio» rispose subito Ryoken, in quanto
per quella domanda conosceva ormai la risposta a memoria. «E
comunque... non voglio che tu cambi, almeno non in maniera forzata. Tu mi piaci così come
sei... ma ammetto che oggi ti ho trovato particolarmente
adorabile, eri così impacciato che avrei trascorso le ore a
baciarti».
Vedere
le gote di Yusaku imporporarsi di rosso fu un piccolo evento che mise a
dura prova l'autocontrollo di Ryoken.
(Sempre. Avrebbe voluto baciarlo sempre).
«A me non sarebbe dispiaciuto...»
borbottò Yusaku, rendendosi conto solo un istante dopo
dell'affermazione evasa dalla sua bocca. Ma anziché
arrossire ulteriormente, incurvò le labbra in un
sorrisetto furbo.
Avvicinò
il volto a quello di Ryoken e gli sfiorò le labbra con le
proprie. «Fragola e vaniglia sembrano proprio una bella
combinazione...» sussurrò ancora, prima di
baciarlo.
Chiusero
entrambi gli occhi, seduti all'ombra di quella panchina situata in un
punto imprecisato dell'immenso parco cittadino e si lasciarono andare a
quel miscuglio conosciuto da tutti ma, al contempo, dolce e buonissimo,
del quale non ci si stancava mai.
Forse
non era stato l'appuntamento perfetto e Yusaku aveva ancora tanta
strada da fare per aprirsi completamente al mondo.
Ma
un po' alla volta, a
piccoli passi, ce l'avrebbe fatta.
Ryoken
ne era certo.
(Sarebbe sempre stato
accanto a lui, dalla sua parte).
5
«Ti bacerei per ore
intere».
«Anch'io...
per altre mille ore, senza stancarmi mai».
|
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Capitolo 5 *** Having a picnic ***
DataSpring5
•
As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i
prompt della Week.
• Credo che verso l'infinito e oltre
sia la risposta che darei se mi chiedessero quanto abbia amato
sviluppare questo prompt su una scala da 1 a 10.
È
semplicissimo, davvero, ma nel suo piccolo credo che sia uno tra gli
scritti più graziosi che abbia mai pubblicato.
• Ho fatto i
compiti e mi sono informata a dovere sull'hanami e tutta la meraviglia
che porta con sé, quindi in questa storia ci saranno i
frutti delle mie tre paginette di appunti – più o
meno, ho preferito puntare sulla semplicità proprio
perché non ho mai scritto nulla a riguardo e non volevo
strafare.
• Senza
neanche saperlo, questo prompt me lo sono servito su un piatto
d'argento: come si fa a non associare all'hanami un prompt
come Having a picnic,
dove in Giappone è proprio tradizione organizzarsi per un
picnic in compagnia in occasione della fioritura dei ciliegi?
• Ero
indecisa se inserire o meno un piccolo glossario alla fine con la
traduzione/spiegazione dei termini giapponesi presenti nel testo; ho deciso di non farlo perché in più occasioni li
“spiego” già nel corso della storia, ma
se preferite che aggiunga qualcosa a fine storia fatemi sapere che ci
metto un attimo a modificare.
Vi auguro buona
lettura!
Day 5: Having a
picnic
Rating: Giallo
Generi: Fluff,
Introspettivo, Romantico
Note: Modern!AU, POV
Yusaku
Hanami
1
Rosa.
Non poteva essere che quella la parola da associare a tutto
ciò che in quel momento lo stava circondando con grazia ed
eleganza, quasi con una sconosciuta e immensa fragilità.
(Rosa. Un'infinita
distesa profumata di petali di sakura, le pietanze riposte con cura nel
bentō decorato – ovviamente – di rosa per
l'occasione, l'hanami-sake che Ryoken tanto adorava in netto contrasto
con il succo di frutta e le bevande più leggere che
prediligeva Yusaku... era tutto così bello e genuino).
(E ovviamente era tutto rosa).
Il
profumo dei petali dei sakura
gli solleticava le narici, inebriandogli i sensi. Yusaku doveva essere
onesto: fino al precedente hanami
avvenuto la primavera addietro, non ci aveva mai fatto caso. Forse
perché non si era mai trovato in compagnia di Ryoken,
bensì della caoticità del suo gruppo di amici,
ragazzi simpatici e gentili ma anche tanto chiacchieroni e amabilmente
imbranati.
Sì,
doveva essere proprio così: gli anni addietro era stato
troppo impegnato a impedire a Yuma di divorare tutti gli onigiri e a Judai
di fare altrettanto con le pietanze fritte, a Yuya di non far esplodere
qualcosa in uno dei suoi giochi di prestigio improvvisati sul momento,
a Yuto e Yugo di non scannarsi vivi per dei semplici battibecchi e a
Kaito e Ryoga di non fare altrettanto, anche se tutti erano ormai a conoscenza del fatto che tendessero a cambiare radicalmente atteggiamento quando si trovavano da soli, nella loro intimità più unica che rara.
Come
se ciò non bastasse, Yusei – nonché il
suo migliore amico – e tutto il resto del gruppo non
è che facessero chissà quanto per calmare le
acque; anzi, parevano divertirsi un mondo alla vista di un picnic che
partiva anche abbastanza tranquillo per poi andare in autocombustione a
causa della troppa vivacità e anche qualche schiamazzo da
parte di alcuni ragazzini troppo esagitati.
Insomma,
durante il picnic annuale dedicato all'hanami Yusaku aveva
il suo bel da fare, e alla fine tendeva sempre a dimenticare quanto
quella tradizione millenaria fosse in parte dedicata anche alla
riflessione personale, cosa che Ryoken finalmente gli stava concedendo
di fare.
Certo,
aveva solo un'ora prima che un enorme uragano si abbattesse sul parco e
lo colpisse in pieno – il suo gruppo di amici sarebbe
arrivato in un secondo momento –, ma per quella volta poteva
bastare.
(Era tutto assolutamente perfetto).
2
Per
celebrare l'hanami
non vi erano dei veri e propri rituali da seguire; anche solo stare in
compagnia a mangiare e bere qualcosa di rosa che rievocasse i fiori e
le ciliegie andava bene, e forse era proprio per questo che quei
momenti erano tanto speciali, perché erano attimi di
condivisione in cui non ci si preoccupava di nulla – amici
troppo affamati ed esagitati a parte.
Mentre
una pioggia di petali danzava intorno a lui, Yusaku chiuse gli occhi,
lasciandosi trasportare da quell'incantevole profumo e dai sospiri del
vento tiepido.
Frattanto,
Ryoken lo stringeva a sé e con garbo gli carezzava i capelli.
(Sì, era davvero tutto perfetto).
3
Forse
aveva dormito. Forse si era lasciato troppo andare ed
era sprofondato nel mondo dei sogni senza rendersene conto.
Quando
riaprì gli occhi, però, constatò che
fossero trascorsi neanche cinque minuti.
«Come è andata la tua riflessione sulla
vita?» gli domandò Ryoken una volta che Yusaku si
staccò da lui per stiracchiarsi un po'.
«Ho solo sonnecchiato per qualche minuto» ammise un
po' imbarazzato. «Credo che ne avrò bisogno, visto
ciò che dovrò affrontare dopo...»
tentò di fare una battuta e si rilassò un poco
quando sentì Ryoken ridacchiare.
«Sono davvero così tremendi i tuoi
amici?»
«Sì, anche se non lo intendo in senso negativo.
Diciamo che… sono il mio esatto opposto, ecco. Soprattutto
quando si tratta di stare all'aperto e in un luogo pubblico».
Ryoken
parve rimuginarci un attimo su e poi rispose: «Tu sei una
persona molto riservata».
«Per l'appunto» puntualizzò Yusaku.
«Loro non sanno nemmeno quale sia il significato della parola
riservatezza».
Fu
lì che il ridacchiare di Ryoken si trasformò in una
vera e propria ilarità genuina e contagiosa, tanto che alla
fine anche Yusaku si ritrovò a incurvare le labbra insieme
a lui.
«Però voglio loro troppo bene... sono gli amici
più cari che ho» proseguì infine,
lasciandosi sfuggire un sorriso pregno di dolcezza.
«Un motivo in più per volerli conoscere. Da come
me li hai descritti, sembrano tutti delle bravissime persone».
«Lo sono, te lo posso assicurare».
Ryoken
sorrise e Yusaku avrebbe voluto sprofondare nell'incurvatura di quelle
labbra.
«Sono felice che tu mi abbia invitato a festeggiare l'hanami con te e i
tuoi amici. Dopotutto ci frequentiamo relativamente da poco e... beh,
mi fa molto piacere».
(Cos'era lo spettacolo
al quale Yusaku stava assistendo? Era qualcosa di assolutamente non
preventivato, dato che era conscio che quel giorno sarebbe stato
circondato dal colore rosa, sì, ma di certo non avrebbe mai
pensato che anche le gote di Ryoken potessero velarsi di quella tenue sfumatura, rendendo i lineamenti del suo volto ancora più
attraenti).
(Solitamente era Ryoken quello più intraprendente tra i
due... ma dopotutto stavano ancora imparando a conoscersi, anche se quel lato
più delicato della sua persona lo amò fin da subito).
(Gli era bastato poco. Con Ryoken bastava sempre poco).
(E lui non gli bastava mai).
«Figurati. Anzi, sono io che ringrazio te per aver accettato
l'invito. Poter trascorrere del tempo con te è sempre
piacevole e... insomma, lo sai che mi trovo bene in tua compagnia e che
mi piaci molto, quindi...»
Si
stava incartando nelle sue stesse parole impacciate ma, al contempo,
candide e sincere. Per sua fortuna, il pensiero legato alla piccola
sorpresa che aveva preparato per Ryoken bussò timido alle
porte della sua mente, portandolo a tirare un sospiro di sollievo
interiore.
«Ti ho preparato una sorpresa...»
sussurrò, avvicinandosi a uno dei sacchetti che aveva
portato con sé per quel pomeriggio soleggiato ormai
inoltrato verso la sera.
Sperava
solo di non sprofondare altrove per la troppa agitazione che proprio in
quel momento aveva ben pensato di farsi beffe di lui…
4
L'hanami bentō che
Yusaku aveva preparato era davvero grazioso – Ryoken glielo
aveva ripetuto un'infinità di volte per tutto il tempo e aveva
lodato anche le sue doti culinarie.
Era
un hanami bentō
un po' più piccolo rispetto agli altri e assolutamente
perfetto per due persone che non volevano strafare col cibo prima
dell'arrivo degli amici.
Al
suo interno vi erano due sakura
onigiri – per quell'occasione speciale, le
polpettine di riso tendevano al rosa e avevano un sapore floreale
grazie alla presenza dei boccioli di ciliegio salati –, del karaage –
Yusaku sperava solo di non aver esagerato con la frittura del pollo
– e due hanami
dango come piccoli dessert – i cinque gnocchetti
colorati e ben allineati nello spiedo di bambù riflettevano
la luce grazie alla salsa di soia dolce che li rivestiva.
Non
era la prima volta che Yusaku cucinava per qualcuno, anzi, solitamente
nel corso degli hanami
precedenti era stato proprio lui a preparare i bentō decorati per
l'occasione
(e aveva un vero e
proprio esercito da sfamare)
solo
non aveva mai cucinato per la persona con la quale si stava
frequentando negli ultimi mesi, motivo il quale i suoi amici
sì, conoscevano già la sua cucina e la
apprezzavano, Ryoken invece era stato fino a quel giorno un gigantesco punto interrogativo.
Sentirlo
complimentarsi con lui lo rese davvero felice e amato. E in quel
momento, mentre Ryoken lo ringraziava per la sorpresa con un delicato
bacio sulle labbra, Yusaku pensò che la coperta blu usata
per il picnic non fosse poi così grande, nonostante
mancassero ancora tante persone all'appello.
C'erano
loro due. Solo e soltanto loro due, e per il momento, prima dell'arrivo dell'uragano amicizia,
andava bene così.
|
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Capitolo 6 *** Colorful post-it ***
DataSpring6
•
As always, cliccando QUI
avrete modo di consultare tutti i prompt della Week.
• Questo è un altro di quei prompt che nella sua
semplicità mi ha dato un sacco di filo da torcere.
• Alla fine però il risultato mi soddisfa molto e
spero sia lo stesso anche per voi.
La storia è molto semplice, ma credo che in fondo sia anche
tanto graziosa... come sempre siete liberi di dissentire se non siete
d'accordo.
Vi auguro buona lettura!
Day 6:
Colorful post-it
Rating:
Giallo
Generi:
Angst (lieve), Introspettivo, Sentimentale
Note:
Modern!AU, POV Yusaku
I
love you
in
all the colors
of
the world
1
Yusaku
era talmente abituato a scrivere sui post-it che pareva quasi ne avesse
sviluppato una vera e propria passione, al punto tale che provasse
gusto nel collezionarli. In realtà non era affatto
così, semplicemente li trovava utili e, una volta portata a
termine la mansione scritta su uno dei foglietti, poteva liberare la
superficie del frigo per attaccarne un altro ancora e così
via, mettendo in bella mostra ogni sua più piccola briciola
di pensiero su ciò che doveva fare tra commissioni, studio e
altre attività.
Il
fatto di essere colui che nella coppia studiava ancora lo faceva quasi
sentire più ragazzino
rispetto a Ryoken, il quale già lavorava e aveva impegni
diversi ai quali dedicarsi. Forse fu proprio per questo che a un certo
punto Yusaku si era reso conto che tutti i suoi post-it fossero del
medesimo colore, ovvero giallo standard
(mai un cambiamento,
niente di niente)
in
un tentativo inconscio di mostrarsi una persona seria agli
occhi del suo ragazzo.
Non
sapeva nemmeno perché tendesse ad atteggiarsi in quel modo,
sapeva solo che non vedeva l'ora di laurearsi e di dire addio a quella
strana abitudine che aveva di tappezzare la superficie del frigo con
tutti quei foglietti gialli che riassumevano con poche parole quello
che doveva fare nel corso della giornata e le pagine che era
intenzionato a studiare nell'arco di due o tre ore mattutine.
Per
questo, quando una sera Ryoken tornò a casa con una
confezione di post-it tutti colorati, Yusaku in un primo momento si
sentì un po' spaesato.
(«Ho visto che
li avevi quasi finiti e ho pensato di acquistarli prima di tornare a
casa. Possono andare bene anche questi? Quelli monocromatici non
c'erano...»)
(Yusaku non aveva potuto fare a meno di sorridere a quel gesto tanto
gentile da parte di Ryoken. Aveva sempre considerato i post-it come
qualcosa di “suo”, senza però escludere
Ryoken in maniera negativa, bensì pensando, nel modo
più ingenuo possibile, che non ci desse tanta importanza.
Evidentemente non era così: Ryoken doveva averli letti tutti
quanti, dal primo all'ultimo, da un semplice promemoria che ricordava a
Yusaku di comprare alcuni ingredienti essenziali per il pranzo o la
cena agli argomenti universitari che avrebbe studiato e ripassato nel
corso della settimana).
(Ed era come se li avesse fatti propri, come se facessero parte anche
di lui. Era una sensazione meravigliosamente bella).
(«Vanno benissimo anche questi, ti ringrazio»).
(Tutto iniziò da lì).
2
Yusaku
doveva essere onesto: l'idea dei post-it colorati non era
affatto male, anzi, era sicuramente molto più facile e
intuitiva rispetto ai pezzettini di carta tutti del medesimo colore. In
questo modo aveva l'opportunità di attribuire una tipologia
di attività a ogni colore e il suo piano settimanale
risultava molto più ordinato e rendeva la sua grafia sottile
e sbrigativa decisamente più graziosa.
Con
una cosa tanto semplice, Ryoken era riuscito a migliorare tutto quanto.
Yusaku lo amava anche per questo: perché anche nei
più piccoli gesti, Ryoken sapeva mostrargli l'amore nelle
sue infinite sfumature.
E
quei post-it colorati resero ancora più vivace la loro casa
allo stesso modo in cui la primavera stemperò col suo
frizzante arrivo le cupe giornate invernali.
(O forse si trattava
solo di una pallida illusione…)
3
Erano
trascorse diverse settimane da quando Yusaku aveva iniziato a usare i
post-it che Ryoken gli aveva regalato e se non fosse stato per quelli e
il sostegno del suo compagno, con ogni probabilità sarebbe
crollato sotto ogni punto di vista.
Si
stava impegnando tantissimo all'università, al punto tale
che le sue giornate avevano assunto un ritmo ancora più
severo e serrato, tanto che lui e Ryoken non trascorrevano
più tantissimo tempo insieme e la cosa lo stava
interiormente distruggendo. Sapeva che si trattava solo di un periodo,
che prima o poi tutta quella pesantezza sarebbe scemata, cedendo il
posto a una quotidianità molto più morbida e
delicata, ma in quella pesantezza ci era ormai talmente dentro che erano
infinite le notti trascorse insonne ad affogare i propri pensieri
nell'ansia che quel periodo non sarebbe mai passato, che sarebbe sempre
rimasto accanto a lui, appollaiato come un avvoltoio affamato sulle sue
gracili spalle.
Come
se tutto ciò non bastasse, anche Ryoken era molto impegnato
col lavoro e ogni ora che trascorrevano separati era una pugnalata al
cuore per entrambi.
(Era come se per loro la
primavera fosse scappata via, sfaldandosi pian piano tra le mani come
un foglio di carta ormai incenerito).
(O forse, peggio ancora, non era mai arrivata).
4
Quel
giorno Yusaku si svegliò con gli occhi lucidi. La primavera
indorava il mondo esterno, ma era come se faticasse ad avvicinarsi a
lui e questo lo rendeva molto irritabile e spossato – senza
contare che la sera addietro lui e Ryoken avevano perfino discusso e
questo gli aveva spezzato il cuore.
Stava
andando tutto a rotoli, non ce la faceva più. E forse fu
proprio per questo che, una volta entrato in cucina e aver puntato gli
occhi sul frigo, in un primo momento provò solo e soltanto
una sensazione: quella di panico.
5
C'erano
diversi post-it non
suoi attaccati al frigo. E quella grafia elegante
l'avrebbe riconosciuta fra tutte: era quella di Ryoken.
Cielo,
forse a causa della discussione che avevano avuto la sera addietro
Ryoken aveva deciso di
(andarsene per sempre)
prendersi
una pausa e lo aveva avvisato in quel modo, con uno strano tipo di
lettera di addio?
No,
non era da lui... eppure Ryoken gli aveva comunque scritto qualcosa.
Così,
dopo aver compreso in quale ordine leggere ogni post-it colorato,
Yusaku iniziò, letteralmente con il cuore in gola.
6
Yusaku,
mi dispiace molto per quanto accaduto ieri sera, ho esagerato e non
avrei dovuto alzare la voce con te.
Ho
riflettuto sulle tue parole e alla fine ho capito che hai ragione tu:
ultimamente sto lavorando troppo e questo non mi farà
sicuramente del bene.
Se
mi permetti di usare le tue stesse parole, credo che anche tu in
quest'ultimo periodo ti stia affaticando troppo con lo studio.
Credo
che abbiamo entrambi bisogno di staccare la spina, anche solo per un
giorno, e di tornare a respirare... insieme.
Fatti
trovare pronto questa sera alle otto, andremo a cena fuori.
Ti
ricordi il ristorante italiano dove siamo stati al nostro primo
appuntamento?
Ti
va di andare lì?
Scusami
ancora per essere stato brusco con te, ieri sera.
Ricordati
che ti amo e che in questo periodo tanto difficile ho sentito la tua
mancanza.
Non
vedo l'ora di abbracciarti forte questa sera.
Ryoken
P.S.:
Non credo che con così poco preavviso mi daranno il giorno
libero per domani, ma fortunatamente il week-end è
vicino… ti va di andare al mare?
7
Yusaku
non si era reso conto che stava piangendo.
In
ogni caso, fortunatamente, le sue erano lacrime di gioia.
«Ti amo anch'io» sussurrò, prima di
aprire il frigo per recuperare del succo di frutta e fare colazione.
(Così,
finalmente, un piccolo spiraglio di primavera entrò anche in
quella casa che aveva un disperato bisogno di riempirsi nuovamente di
amore).
(Sarebbe andato tutto bene).
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Capitolo 7 *** Rebirth ***
DataSpring7
• As
always, cliccando QUI
avrete modo di consultare i prompt della Week.
•
Questa One Shot è il motivo per il quale la Raccolta
è a rating arancione, anche se alla fine l'erotismo
è molto velato e non c'è nulla di
chissà quanto esplicito – ma per sicurezza ho
preferito alzare il rating generale della Raccolta proprio per
quest'ultima One Shot, che non si sa mai.
•
È stata davvero una bellissima avventura e vi ringrazio di
cuore per essere arrivati fino a qui.
Ryoken e Yusaku sono davvero tanto importanti per me e spero con tutta
me stessa che l'amore sconfinato che provo per questa ship sia
trasparito nel corso delle One Shot.
Vi auguro buona lettura e vi saluto, alla prossima iniziativa!
Day 6:
Rebirth
Rating:
Arancione
Generi:
Introspettivo, Romantico, Slice of Life
Note:
Modern!AU, Lime (molto velato), POV Yusaku
Rebirth
(together)
1
Quando
Yusaku aprì gli occhi sul mondo, si rese conto che il nuovo
giorno era ancora tutto da scoprire. Si era alzato particolarmente
presto rispetto alle altre mattine, ma non era affatto un problema,
anzi, colse quell'avvenimento come una bellissima
opportunità.
La
luce del sole che dalla finestra si intrufolava nella camera da letto
indorava quelle quattro mura con l'immensità del mondo
esterno, impreziosendola sempre più istante dopo istante.
Era
una bella giornata, di quelle che solo la primavera inoltrata era in
grado di offrire, quella primavera con le spalle e le gote arrossate
per essere stata troppo tempo sotto al sole, quella che indossava una
corona di fiori esotici e sconosciuti e un vestito verde brillante,
come un prato rigeneratosi dopo il gelido inverno
(proprio come gli occhi
di Yusaku).
2
Tentò
di liberarsi, anche se a malincuore, dall'abbraccio di Ryoken, ma con
scarsissimi risultati. In tutta onestà, non gli sarebbe
nemmeno dispiaciuto rimanere lì in quel rifugio
confortevole, ma era altresì vero che da diverso tempo ormai
era sempre e solo Ryoken a svegliarsi prima e preparare la colazione
– senza contare che amava letteralmente viziare Yusaku,
difatti ogni mattina gli portava la colazione a letto.
Quel
giorno, però, dato che era stato proprio Yusaku a svegliarsi
per primo e accogliere tutte le incredibili opportunità che
un semplicissimo gesto come quello portava con sé, era
intenzionato più che mai a preparare la colazione e iniziare
pian piano a ricambiare tutto l'amore sconfinato che Ryoken aveva
sempre manifestato nei suoi confronti con quei piccoli gesti che
rendevano la loro quotidianità ancora più
incantevole.
(... poi però i ricordi infuocati di quanto avevano vissuto
e condiviso poche ore addietro si insinuarono con irruenza nella sua
mente, incendiando ogni parete e inviando pulsioni alquanto lascive al
basso ventre).
(E cielo, ricordare tutto in una volta ciò che era capitato
quella notte bastò a mandare in tilt sia il suo corpo che la
sua emotività).
3
Quella
notte lui e Ryoken avevano fatto l'amore dopo diverso tempo in cui non
erano stati in grado di concedersi un po' di sana intimità.
Non perché la passione fosse scemata, anzi, era l'esatto
opposto, dato che avrebbero seriamente rischiato di esplodere da un
momento all'altro se non fossero riusciti a unire nuovamente i loro
corpi in una cosa sola. Era più una questione di tempo
libero, quello che a entrambi mancava alquanto nell'ultimo periodo.
Yusaku
ricordava a memoria ogni gemito che Ryoken era riuscito a far evadere
dalla sua bocca, ogni più acuto e indecente suono che le sue
corde vocali avevano fatto vibrare, l'epidermide che bruciava di
passione a contatto con il corpo aitante di Ryoken e il sollievo e la
gioia e la pura emozione che aveva provato nel momento in cui Ryoken
era entrato dentro di lui.
(Yusaku lo avrebbe
accolto sempre).
(In ogni universo possibile, in ogni epoca e in ogni stagione).
(Sempre).
Ogni
volta che faceva l'amore con Ryoken, Yusaku si sentiva rinascere, e la
primavera sbocciava nel suo petto anche nei mesi più rigidi.
Ryoken era il motivo per il quale Yusaku era stato in grado di
sopraffare tutto il dolore e la negatività che per anni
interi avevano avvolto la sua vita con un lungo e spesso manto nero
come una notte senza stelle – era dunque impossibile
orientarsi, difatti Yusaku aveva vagato nell'oscurità per
tantissimo tempo, arrivando a credere che mai ne sarebbe uscito.
Ryoken
era stato in grado di portare la luce in quel vicolo cieco dal quale
Yusaku non trovava una via di fuga, l'aveva salvato dai suoi demoni
interiori e gli aveva fatto comprendere che chiunque, nel mondo, era
degno di amare e di essere amato.
Per
un attimo Yusaku ebbe quasi la sensazione che il cuore gli stesse per
esplodere nel petto a causa delle intense emozioni che stava provando
nel rammentare tutto ciò – proprio lui che, prima
di incontrare Ryoken, non avrebbe mai pensato di provare qualcosa di
diverso rispetto al dolore, la tristezza e l'apatia.
Per
questo motivo desiderò ardentemente poter sgattaiolare in
cucina e preparare subito la colazione; anche se era un piccolo gesto
come tanti, era comunque un buon punto di partenza per iniziare a
ringraziare Ryoken di tutto quello che aveva fatto e che continuava a
fare per lui.
(Uno dei tanti modi per
dirgli “ti amo”).
4
«Dove pensi di andare?»
Yusaku
sussultò vistosamente nel momento in cui la voce di Ryoken
vibrò nelle sue orecchie. Era fermamente convinto che stesse
ancora dormendo, motivo per il quale, dopo essersi liberato un po' a
fatica dal suo abbraccio, credette di avere finalmente la via libera.
(Povero illuso).
Sospirò,
trattenendo a stento qualche gemito quando avvertì le labbra
bollenti di Ryoken posarsi con garbo e dolcezza sulla sua pelle
ipersensibile, tracciando un sentiero che partiva dal collo e giungeva
infine alla spalla sinistra. Erano entrambi completamente esposti, dato
che poche ore addietro di certo non avevano pensato di indossare
quantomeno l'intimo prima di addormentarsi stretti nel loro caldo
abbraccio.
Il petto di Ryoken aderiva perfettamente contro la schiena di Yusaku,
creando un punto tra le loro pelli a contatto che bruciava
più del nucleo collassato di una supernova. Erano
palesi quali fossero le sue intenzioni – e Yusaku, sotto
sotto, le condivideva pure.
«Ryoken, abbiamo fatto l'amore questa notte...»
«E perché non rifarlo anche ora?»
Yusaku
non ebbe tempo di replicare, poiché Ryoken prese il
controllo della situazione.
Ancora una volta si
ritrovò intrappolato tra le sue braccia.
Ancora una volta le
labbra di Ryoken catturarono le sue, coinvolgendole in un bacio
profondo e passionale.
Ancora una volta i
loro corpi aderirono perfettamente, creando quell'incastro
(quell'incanto)
unico
e perfetto che apparteneva a loro e a loro soltanto.
Yusaku
era impossibilitato a muoversi, il peso più bello del mondo
(quello di Ryoken)
gravava
sul suo corpo e gli risultava impensabile alzarsi dal letto per recarsi
in cucina a preparare la colazione.
Eppure,
nonostante tutto, non si era mai sentito così libero come in quel
momento.
(Così rinato).
5
Nonostante
fossero trascorse poche ore dall'ultima volta che avevano fatto
l'amore, per Yusaku era come se il tempo si fosse dilatato talmente
tanto da risultare difficile da quantificare.
(E Ryoken gli mancava, gli mancava davvero tanto).
(Aveva bisogno di sentirlo accanto a sé, dentro di
sé, di unire i loro corpi al ritmo di un solo battito
cardiaco).
Il
modo in cui Ryoken lo toccava e lo baciava era unico nel suo genere;
delicato e passionale al tempo stesso, conosceva il corpo di Yusaku
ormai a memoria dal gran che lo aveva ammirato, carezzato, fatto suo e
saggiato la dolcezza della pelle con la bocca.
Yusaku
fremette quando le labbra e la lingua di Ryoken scivolarono lungo la
sua intimità e si sentì sciogliere quando Ryoken
entrò in lui, unendo i loro corpi in un'entità
unica.
(E si sentì
rinascere a ogni spinta, a ogni affondo, a ogni gemito mal trattenuto).
(Era tutto così prezioso, di una bellezza rara e
inestimabile).
Non
esisteva altro se non loro due, ancora una volta uniti, pronti a
rivivere insieme.
6
Yusaku
avrebbe potuto chiudere gli occhi e addormentarsi nuovamente tra le
braccia di Ryoken. L'orgasmo li aveva sconquassati da capo a piedi e le
lenzuola e le pareti della camera da letto si erano impregnate ancora
una volta di ciò che erano stati durante quel momento tanto
intimo e importante.
«Yusaku» lo chiamò Ryoken mentre gli
carezzava i capelli con garbo.
«Mh...» borbottò in risposta, con gli
occhi socchiusi e i muscoli completamente squagliati.
«Vado a preparare io la colazione, okay?»
«Mh... mh».
Evidentemente
Ryoken era in grado di comprendere e decifrare quel linguaggio
sconosciuto, visto e considerato che sorrise divertito e, dopo avergli
baciato una tempia, si alzò dal letto per dirigersi in
cucina a preparare il caffè e i pancake.
Yusaku
avrebbe voluto controbattere dicendo che quel giorno voleva cucinare
lui la colazione ma, dopo quanto accaduto, si sentiva talmente appagato
che decise di farsi viziare
un altro giorno in più.
L'indomani
mattina, però, sarebbe stato il suo turno.
Per Ryoken questo e altro.
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