Primavera (e tutto rinasce)

di M a k o
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Light green ***
Capitolo 2: *** Strawberry ***
Capitolo 3: *** Smell of wet earth ***
Capitolo 4: *** Take a walk ***
Capitolo 5: *** Having a picnic ***
Capitolo 6: *** Colorful post-it ***
Capitolo 7: *** Rebirth ***



Capitolo 1
*** Light green ***


DataSpring1 Salve a tutti.
Torno con una nuova Raccolta dedicata interamente alla mia più grande OTP, l'ennesima iniziativa che ho ideato perché si sa, Ryoken e Yusaku mi ispirano sempre a livelli esponenziali, so...

A differenza della Datastorm AU Week dell'anno scorso, qui mi sono “evoluta” [?], dato che ho anche creato un account Twitter nel quale pubblico tutti i prompt e le iniziative legate a questa ship – vi lascio il post riguardante l'iniziativa che potete consultare cliccando QUI.

Questa volta si tratta della Datastorm Week 2022: Spring Edition e da oggi fino a domenica la Raccolta sarà aggiornata con una nuova One Shot ogni giorno.
Vi lascio con lo specchietto e vi informo anche che a fine OS ci saranno delle N.d.A.
Buona lettura!



Day 1: Light green
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life
Note: Modern!AU & Coffee Shop!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Lievissimi accenni a tematiche delicate



The right season



1

La primavera era finalmente tornata e di questo Ryoken ne era ben consapevole. Mancava poco, davvero poco, e quella stagione dall'acconciatura sbarazzina e il carattere un po' ribelle
    (prima il sole e poi la pioggia, poi di nuovo il sole e poi di nuovo la pioggia)
avrebbe fatto il suo frizzante ingresso nella Sala delle Stagioni, invitando il Signor Inverno a cederle il trono dal quale avrebbe rimosso frettolosamente i rimasugli di neve e ghiaccio prima di adagiarvisi sopra con le gambe incrociate.
La primavera sapeva essere maldestra, poiché portava con sé un lungo velo intessuto di polline e allergie, ma fortunatamente Ryoken era esente da tutto ciò e poteva godersi i prati fioriti senza correre alcun rischio.
La primavera stava tornando, Ryoken lo sentiva. E ne era certo anche perché gli occhi di Yusaku avevano ricominciato a brillare un po' di più.


2

Gli occhi di Yusaku erano color verde chiaro, una sfumatura che Ryoken aveva sempre associato a un meraviglioso prato primaverile.
Yusaku, per lui, era la primavera
    (la sua bellissima primavera),
era la Wisteria che tornava a impreziosire il gazebo nel giardino di casa sua, era la voglia di iniziare mille progetti nuovi e portarli a termine tutti quanti.
Yusaku era il verde chiaro della speranza che era entrata nella sua vita con impeto e al contempo dolcezza; un rarissimo fiore profumato e dai colori particolari; il suo incantevole inno all'amore e alla vita...
    (solo che Yusaku non se ne era mai reso conto).


3

Yusaku lavorava alla caffetteria Cyberse ed era l'unico motivo per il quale Ryoken continuava a recarsi lì e ordinare sempre un caffè macchiato nonostante il locale fosse situato in un punto della città alquanto distante dall'università che frequentava. Si era innamorato di Yusaku semplicemente perdendosi nel verde chiaro dei suoi occhi e per lui, lo aveva giurato, sarebbe stato disposto a colmare qualsiasi tipo di distanza.
C'era solo un piccolo
    (enorme)
dettaglio che increspava i pensieri romantici di Ryoken con le nuvole nere dell'esitazione e delle incertezze: la diffidenza di Yusaku
    (un immenso ginepraio dal quale Ryoken non era ancora riuscito a uscire).


4

Yusaku Fujiki era un ragazzo alquanto schivo, il che era un abnorme paradosso visto e considerato che lavorava in una caffetteria e si trovava sempre a stretto contatto coi clienti tra ordinazioni, bevande da preparare e tavoli da servire. Il fatto era che – Ryoken lo aveva notato fin troppo bene – Yusaku era talmente grazioso che la gente nemmeno si accorgeva di quella patina di noia e diffidenza che lo rivestiva da capo a piedi e a quanto pareva ne aveva approfittato per creare un muro sempre più spesso tra la sua persona e il mondo esterno.
    (Era come se Yusaku avesse paura di fidarsi del prossimo, come se un terrore atavico lo divorasse dall'interno al solo pensiero di stringere dei nuovi legami con qualcuno).
Ryoken lo aveva ormai capito ed era anche quello il motivo per il quale, per mesi interi, non si era fatto avanti con Yusaku, nonostante fosse ben conscio e sicuro dei sentimenti che provava nei confronti del giovane cameriere: non era affatto intenzionato rovinare tutto quanto a causa di uno sciocco errore di calcolo; se si fosse posto nei suoi confronti nella maniera sbagliata, si sarebbe giocato l'unica possibilità che aveva con lui.
Perché aveva notato anche questo: Yusaku non era solito concedere una seconda occasione a chiunque ed era estremamente arduo riuscire a conquistarsi la sua fiducia.
    (Era il fiore più bello, raro e prezioso che Ryoken avesse mai visto. Ma per potersi avvicinare a lui doveva prima di tutto superare una serie infinita di prove intricate e pazientare il più possibile).
Ryoken aveva intuito che il modo migliore per instaurare un bel rapporto con Yusaku fosse quello di non fargli pesare il lavoro che stava svolgendo: nessuna richiesta bizzarra o irrealizzabile, nessuna lamentela, nessun segnale che qualcosa non andasse poiché andava sempre tutto bene, perché Yusaku svolgeva sempre un lavoro eccellente anche quando era assonnato o lento nei movimenti o quando controllava più di una volta l'ordinazione perché la deconcentrazione la spazzava via dalla sua memoria facendo restare in piedi solo rimasugli di pensieri neri come la pece e dolorosi come il morso di un serpente velenoso.
Yusaku non si era mai confidato con lui e non gli aveva mai raccontato qualcosa riguardo la sua
    (torbida e solitaria)
vita, ma a Ryoken era bastato perdersi nel suo sguardo durante le asettiche e avvilenti giornate invernali per comprendere che quegli occhi verde chiaro erano completamente soggiogati dal freddo, dalle giornate troppo corte e da un sole talmente cereo che non scaldava le membra neanche pregandolo in lingue sconosciute e antiche.
Yusaku era vittima del gelo, dei nuvoloni neri carichi di pioggia, di sensazioni negative che non avrebbe mai voluto provare e di cui desiderava solo liberarsi
    (come una dama e quel corsetto troppo stretto che le mozzava il respiro nello stesso, identico ballo della vita dal quale nessuno può sfuggire).
    (E cielo, Ryoken avrebbe voluto tanto ballare con lui senza che Yusaku provasse alcun tipo di oppressione o forzatura).
    (Desiderava solo che quel ragazzo potesse godere di tutte e quattro le stagioni).


5

Quel giorno, come di consueto, Ryoken ordinò un normalissimo caffè macchiato. Con lo scorrere inesorabile delle settimane aveva notato come Yusaku non fosse propriamente indifferente alla sua presenza, cosa che lo aveva sinceramente rincuorato e al contempo lo aveva portato a conferire un valore aggiunto all'unica possibilità che avrebbe avuto con lui.
Yusaku tendeva a perdere il controllo per una microscopica frazione di secondo quando Ryoken gli sorrideva e lo ringraziava per il caffè. Le gote si imporporavano di un dolcissimo
    (quanto lascivo)
rossore e un riverbero di sfuggente eccitazione illuminava quei meravigliosi occhi verde chiaro, conferendo loro un'aura magnetica e alquanto intrigante.
Solo e soltanto per un attimo, Yusaku metteva in luce una parte della propria essenza che con ogni probabilità non aveva mai rivelato a qualcuno: l'eccezionale essere umano nella sua incommensurabile genuinità, un dono prezioso riservato a pochi eletti.
    (Ryoken agognava essere uno di quelli).
    (E forse, un po' troppo egoisticamente, agognava essere l'unico).


6

A Ryoken non era sfuggito affatto come con l'inizio della primavera
    (un semplicissimo accenno della bella stagione, una conferma che ancora si faceva attendere)
Yusaku si fosse riappropriato di una voglia di vivere e di godersi l'esistenza che nel corso del gelido inverno si rintanava sotto uno spesso manto di candida neve
    (bellissima ma, al contempo, asettica e spietata).
Non gli erano affatto sfuggiti tutti quei particolari
    (l'irritabilità, la sonnolenza, la spossatezza, le dimenticanze continue, la testa perennemente tra le nuvole, il desiderio viscerale che l'ennesima giornata lavorativa finisse il prima possibile)
che lo avevano condotto alla constatazione di quanto l'emotività di Yusaku fosse messa a dura prova nel periodo in cui le ore di luce duravano troppo poco e le tenebre, algide e fameliche, dominavano incontrastate la quotidianità di chiunque.
Ryoken aveva deciso di aspettarlo perché fin dal primo momento in cui si era perso in quegli occhi verde chiaro aveva capito che ne sarebbe valsa la pena, l'attesa, ogni cosa.
Ed era arrivato, finalmente: il loro momento, unico e personale, di incasellarsi in un punto preciso nella vastità dell'universo che apparteneva solo e soltanto a loro.
Ryoken lo vedeva e, più di ogni altra cosa, lo sentiva: percepiva quei meravigliosi occhi verdi puntati su di sé, avvertiva l'emozione pizzicare ogni cellula del corpo e l'adrenalina scorrere nelle vene alla velocità di una pulsar.
Nel momento in cui Yusaku si avvicinò al tavolino in cui Ryoken era solito sedersi quasi tutti i giorni da quando aveva iniziato a frequentare la caffetteria Cyberse, la primavera
    (la stagione giusta)
sbocciò per entrambi.


7

    «Ecco il tuo caffè macchiato».
    «Ti ringrazio, Yusaku».
Il prato verde chiaro che Yusaku aveva al posto degli occhi si illuminò e Ryoken fu completamente travolto da tutto quell'incanto. Poi quello stesso riverbero brillò anche di genuina sorpresa, rendendolo ancora più bello e prezioso.
    «Come conosci...?» Yusaku bloccò sul nascere la propria domanda, sbuffando divertito e arrossendo appena.
    (Con ogni probabilità non si era ancora abituato al cartellino sul quale aveva scritto il proprio nome con caratteri sottili, a tratti sbrigativi, attaccato all'elegante divisa da cameriere che indossava tutti i giorni).
    (Era così che Ryoken aveva scoperto il suo nome, ma in tutte quelle settimane non lo aveva mai pronunciato).
    (Non durante l'inverno, quando tutto era ancora avvolto dall'asettico manto bianco dell'incertezza).
    «Giusto, questo» disse mentre indicava il cartellino con l'indice della mano destra. Portò lo sguardo a vagare da una parte all'altra del locale, constatando poi di potersi concedere qualche piccolo attimo di quiete prima di tornare al lavoro.
    «Il caffè... lo offre la casa» sussurrò, mordendosi poi il labbro inferiore per una frazione di secondo. Questa volta fu il turno di Ryoken di essere colto alla sprovvista, difatti non poté impedire alle gote di velarsi di un tenue rosa e all'epidermide di pizzicare appena.
Riacquistò subito tutto il contegno perduto e, schiarendosi la voce, domandò: «Grazie. A cosa lo devo?»
Yusaku fece spallucce, incurvando le labbra in un dolce e genuino sorriso
    (nessuno strascico di noia o irritazione ne increspava i lineamenti delicati).
    «Diciamo che fa sempre piacere sapere che ci sono clienti tanto affezionati...» celiò, e a Ryoken non sfuggì il fatto che più la conversazione proseguiva, più Yusaku stava prendendo confidenza
    (e cielo, era bellissimo).
    «Buono a sapersi, ne sono onorato». E mentre pronunciava quelle parole, avvertì l'aroma del caffè macchiato stuzzicargli le narici... o forse era il profumo di Yusaku a inebriargli i sensi.
Yusaku si sedette di fronte a lui, occupando quel posto libero che per settimane intere era stato troppo vuoto. Poggiò i gomiti sul tavolino e intrecciò le mani, posandovi poi il mento. Lo guardò in un modo che lasciava trapelare tutte le migliori intenzioni del mondo di instaurare un legame
    (qualcosa di bello e duraturo, un filo rosso spesso e al contempo delicato).
    (Un'attrazione reciproca che finalmente aveva modo di esplodere come una supernova e rilasciare la propria scia incandescente nell'universo).
Fu proprio in quel momento, mentre i loro sguardi entravano in collisione creando un interessante
    (e alquanto raro)
incastro tra cielo e terra, che si innamorarono perdutamente l'uno dell'altro: Ryoken di Yusaku e dei suoi meravigliosi occhi verde chiaro che tanto rievocavano un prato primaverile in attesa di adornarsi di migliaia di fiori profumati; Yusaku di un ragazzo del quale ancora ignorava il nome ma di cui già conosceva a memoria ogni battito di ciglia e le sfumature brillanti di quegli occhi che per lui, così succube del tempo maligno celato dietro il mantello dell'inverno che gli attanagliava l'anima per mesi interi, erano senza ombra di dubbio quel cielo terso e immacolato che aveva cercato per tanto, tantissimo tempo.
L'infruttuosità dei suoi sforzi disperati l'aveva portato a chiudersi ancora di più in se stesso, impedendo alla luce della vita di penetrare l'armatura che lo proteggereva da tutto il male del mondo
    (e dall'inverno bastardo),
confinandolo sempre più in una solitudine maligna e spietata.
Ma ora sentiva che finalmente qualcuno sarebbe rimasto al suo fianco nonostante tutto, anche dopo un lungo vagare nelle tenebre dell'inverno.

Così Yusaku trovò per la prima volta il coraggio non solo di inoltrarsi nel bosco, ma anche di avanzare, addentandosi al punto tale che difficilmente sarebbe tornato indietro – e di questo ormai non gli importava più perché voleva anche rischiare di perdersi, se necessario.
Il suo sorriso si fece ancora più luminoso. «Purtroppo a differenza tua non ho avuto modo di leggere il tuo nome su alcun cartellino...» disse, senza mai interrompere il contatto visivo – lo stesso che nel corso del gelido inverno tentava sempre di rifuggire.
Ryoken stette al gioco, felice di poter finalmente constatare di essere sulla stessa lunghezza d'onda di Yusaku e di condividere il suo stesso, intimo desiderio. Bevve un sorso di caffè e subito dopo tornò ad ammirare quel meraviglioso ragazzo seduto di fronte a lui.
    «Ho il badge universitario, se ti può interessare».
    (Gli occhi di Yusaku scintillarono).
    (Non era necessario aggiungere altro).


8

    «Ryoken Kogami». Yusaku era intento a osservare il badge con estrema attenzione quando a Ryoken mancava solo un sorso per finire il suo caffè macchiato
    (e non gli sfuggì certo quel “che bel nome” in bilico tra il sussurro e la mezza voce).
    «Aspetta...» Yusaku aggrottò la fronte e quell'espressione tanto corrucciata che gli rimodellò il viso per pochi istanti fu davvero buffa. «Qui c'è scritto “Facoltà di Ingegneria Informatica”» proseguì poi, indicando un punto preciso del badge azzurrino. «É lontana da qui... o meglio, di certo non si trova dietro l'angolo, ecco...»
A quelle parole tanto impacciate e incerte, Ryoken non poté fare a meno di sorridere.
    «È vero, ma tu ti trovi qui».
    (E il caffè del Cyberse non mi dispiace nemmeno, ma questo non ha importanza).
E allora Yusaku capì e fu proprio in quel momento che i suoi occhi si riempiono di vita. Perché aveva finalmente compreso di essere importante per qualcuno. Perché l'inverno se n'era andato, scacciato via dall'esuberanza della primavera. Perché il prato verde chiaro dei suoi occhi aveva incontrato il cielo azzurro delle iridi di Ryoken.
    («Finisco il turno tra venti minuti»).
    («Ti aspetto»).
Perché la stagione giusta era finalmente arrivata.
Per entrambi.



N.d.A.

♦ Spero di averlo reso bene nel corso della OS, ma nel caso non fosse così, ve lo dico qui – e vi chiedo pure scusa per essermi, eventualmente, spiegata male: in questa storia Yusaku è meteoropatico ed è fortemente soggetto a questa condizione nel mese invernale, che lo porta a essere molto più irritabile e stanco e spossato del normale.
Vi è anche un lievissimo accenno alla depressione meteoropatica, che è quella di cui soffro io e quindi niente, sguazzo in un oceano che conosco molto bene.

♦ In questa storia non sono scesa nei dettagli, ma sappiate che Yusaku sta meglio non solo perché è tornata la primavera, ma anche perché è evidente che abbia deciso di intraprendere un percorso di psicoterapia che lo aiuterà a superare questa condizione – perché sì, fortunatamente si può affrontare e curare.

♦ Non volevo soffermarmi troppo sulla parte negativa di questa condizione perché tanto (SPOILER) ci penserà il terzo giorno della Week a questo, almeno qui godiamoci la rinascita che la primavera porta con sé ~
Grazie per essere arrivati fino a qui.

M a k o

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Capitolo 2
*** Strawberry ***


DataSpring2 As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.

Questo è stato uno dei due prompt che mi ha fatto più dannare perché, ve lo giuro, non sapevo proprio cosa scrivere.
Tralasciando il fatto che 1) sono stata io a scegliere i prompt e 2) come si fa a perdersi in una parola tanto semplice come “fragola”, aYuto.

Comunque devo dire che alla fine il risultato mi piace (!) e credo che sia anche un po' più originale rispetto a tutte le declinazioni che un prompt tanto semplice potrebbe avere – ma questa è solo la mia opinione personale e voi siete liberissimi di dissentire.
Vi lascio con lo specchietto e vi auguro buona lettura!



Day 2: Strawberry
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern!AU, POV Yusaku



Strawberry Vodka



1

Yusaku non era mai stato un grande amante delle feste, ma per una volta non poté negare a se stesso di essersi divertito e di essersi goduto la serata. Aveva fatto bene a dare ascolto alla richiesta di Ryoken, il quale non aveva neanche dovuto insistere più di quel tanto per convincerlo a prendere parte alla serata a casa di Sora: glielo aveva chiesto in maniera esplicita solo una volta, distruggendo pian piano ogni sua resistenza semplicemente sbattendo le ciglia e guardandolo come solo lui sapeva fare
    (una dolce malizia che non sfociava mai nella volgarità).
Era incredibile come Yusei – nonché il suo migliore amico che conosceva da una vita – dovesse sempre sudare sette camicie per convincerlo, mentre invece a Ryoken fosse bastato così poco – e si conoscevano e frequentavano da molto meno tempo.
    (Una differenza in realtà c'era, ed era profonda come un meraviglioso abisso nel quale, anziché regnare le tenebre, risplendeva una luce che portava a un mondo completamente nuovo e paradisiaco, isolato dall'inquinamento dell'uomo e da tutto il dolore che provava il pianeta Terra: Ryoken era la prima persona per la quale Yusaku avesse mai provato dei sentimenti romantici e a rendere tutto ancora più incredibile e speciale forse era proprio il fatto che i suoi sentimenti fossero completamente ricambiati anche dall'altra parte).
Yusaku era sempre stato un ragazzo alquanto schivo e apparentemente anche molto distaccato nei confronti delle emozioni tipicamente umane quali l'amore o la palese manifestazione di affetto nei confronti del prossimo; questo non significava certo che fosse una persona apatica e anaffettiva, semplicemente era molto più introverso rispetto agli altri ed era assai raro che si lasciasse andare a effusioni o calorosi sorrisi in pubblico nonostante fosse lampante quanto tenesse ai suoi amici, Yusei in particolare.
Poi era arrivato Ryoken, e Yusaku si era ritrovato con l'intera esistenza sottosopra: era incredibile come, nel giro di poco tempo, fosse passato da esternazioni d'affetto tanto sporadiche a una magnifica costante che si era aggrappata alla sua cassa toracica e che aveva reso quel luogo dove batte il cuore molto più confortevole e accogliente.
Yusaku sorrideva molto più spesso, non era più tanto annoiato dalla vita e si sforzava di avviare per primo delle conversazioni e di portarle avanti – e soprattutto di concluderle in maniera positiva.
Questi erano solo alcuni dei tanti benefici che l'arrivo di Ryoken nella sua vita aveva portato con sé e per questo Yusaku non gliene sarebbe mai stato abbastanza riconoscente.
Ryoken era stato in grado di andare oltre l'apparenza e di scorgere un piccolo lumicino pulsante di vita celato dietro quella scorza spessa e dura come l'acciaio. Ryoken l'aveva sgretolata pian piano con tanta calma e pazienza
    (e amore, soprattutto tanto amore)
e alla fine Yusaku aveva ceduto nel modo più bello possibile, scoprendo quanto incantevole potesse essere quel sentimento che non avrebbe mai creduto di provare nei confronti di qualcuno.
Sorrise mentre tutti quei pensieri soffusi gli sfioravano la mente con garbo. Era intento a camminare accanto a Ryoken in quella notte di metà aprile, un'altra giornata dal clima traballante.
Era quel periodo dell'anno in cui la primavera danzava allegra di giorno sulle note di una canzone frizzante e al contempo calorosa, mentre di notte era come se ancora cedesse il proprio trono all'inverno, visto e considerato quanto le temperature precipitassero quando il sole si coricava oltre l'orizzonte e la luna cominciava la propria ronda notturna, intenta a osservare l'umanità che a modo proprio non dormiva mai.


2

Fu proprio un piccolissimo accenno di tremore nel corpo di Yusaku a catturare l'attenzione di Ryoken, il quale si tolse il cappotto grigio chiaro e lo poggiò sulle sue spalle tremebonde.
    «Non è necessario» tentò di protestare Yusaku, anche se invano. Sapeva infatti quanto Ryoken fosse apprensivo nei suoi confronti, motivo per il quale un gesto del genere avrebbe anche dovuto aspettarselo.
    «Ma stai tremando» puntualizzò infatti Ryoken che, rimasto solo con la maglietta a maniche lunghe anch'essa color grigio chiaro, sembrava quasi una visione onirica illuminata dal placido candore della luna fissa in un cielo morbido come il velluto.
    «Sì, però... tu non hai freddo?» domandò Yusaku, battendo un poco i denti a causa di un brivido che, beffardo, gli aveva percorso la schiena.
Ryoken sorrise dolcemente, avvicinandosi di nuovo a lui. «Grazie per il pensiero, ma... tu ne hai più bisogno» disse, prima di poggiare le labbra sulle sue, coinvolgendole in un bacio dapprima molto delicato e poi, con estrema sorpresa proprio di Ryoken, alquanto audace e passionale.
    (Ricollegare i pezzi non sarebbe stata un'impresa ardua, ma in quel momento, mentre avvertiva Yusaku prendere sempre più il sopravvento sulla sua bocca, non poté fare a meno di stupirsi e deliziarsi nel modo più genuino possibile).


3

Se i suoi amici lo avessero visto in quel momento, sicuramente avrebbero strabuzzato gli occhi al punto tale da spingerli oltre il limite consentito nella rappresentazione massima e perfetta della goliardia cartoonesca. Dopotutto era un caso più unico che raro poter assistere a una scena del genere: Yusaku si era lasciato completamente andare e stava baciando Ryoken con un tale impeto e una tale passione impressa sottopelle che sarebbe stata quasi in grado di ustionare la nana gialla in quel momento dormiente.
Non capiva più nulla e questo era a causa delle labbra di Ryoken che gli avevano fatto scoprire un sapore del quale ora non poteva più fare a meno: era dolce, morbido, fresco, con un finale fruttato
    (fragola, quello era l'aroma della fragola)
e mentre si beava di quel contatto paradisiaco Yusaku rammentò che, poco prima di lasciare la festa, Ryoken aveva bevuto qualcosa, ma non si era interessato a scoprirne l'identità poiché conscio che quello fosse uno dei pochissimi bicchieri contenenti una bevanda alcolica che il suo ragazzo avesse sorseggiato nel corso della serata.
Si stava lentamente e inesorabilmente sciogliendo sempre più; quel contatto era qualcosa che non aveva mai sperimentato prima, un punto d'incontro così intimo che non avrebbe mai pensato potesse essere tanto coinvolgente. Non era certo la prima volta che lui e Ryoken si baciavano con tanta passione, ma era altresì vero che erano momenti speciali che sbocciavano e splendevano solo tra le mura domestiche e mai in pubblico, dove chiunque avrebbe potuto volgere lo sguardo su di loro e osservarli per attimi interminabili.
Fortuna volle che in quel momento fossero soli mentre percorrevano la strada che conduceva a casa di Ryoken, ma restava comunque il fatto che Yusaku si fosse particolarmente lasciato andare in un luogo pubblico
    (sorprendente come un giocatore di carte che vince all'ultimo dopo aver fatto credere all'avversario di essere stato in svantaggio nel corso di tutto il duello).
Yusaku cercava costantemente la lingua di Ryoken, la trovava e si beava del suo sapore, sprofondando sempre più in un abisso di piacere e desiderio. Era incredibile come solo pochi sorsi di alcool fossero in grado di mandarlo in estasi – e il fatto era che in realtà lui non aveva neanche bevuto, stava solo assaporando le labbra di Ryoken umettate dal sapore dolce e sensuale della fragola.
Se la necessità di incamerare ossigeno non si fosse fatta improvvisamente impellente, con ogni probabilità Yusaku avrebbe continuato a baciare
    (a divorare)
Ryoken per tutta la notte lì, in quella stradina carezzata con garbo dalla luna e dalle stelle che parevano piccole gocce di vernice bianca sul velluto nero.
Yusaku era ubriaco. Ubriaco di Ryoken, ubriaco di quel sapore che aveva fatto scattare qualcosa dentro di lui, una piccola scheggia di elettricità che aveva portato il suo corpo a vibrare da capo a piedi, facendolo pulsare e ardere di passione.
    «Wow...» sussurrò Ryoken dopo aver ripreso un attimo fiato. «Che ti è preso?» domandò senza fare proprio nulla per celare la sorpresa che trapelava dal suo sguardo.
Le gote di Yusaku si imporporarono un poco. «No, è che...» tentò di giustificarsi senza però il minimo successo. Distolse lo sguardo e deglutì un po' a fatica.
    «Niente, non so nemmeno io cosa mi sia preso...» mormorò, rendendosi conto solo in quell'istante di ciò che era accaduto.
    «Cosa hai bevuto poco prima che lasciassimo la festa?» chiese, tentando di incastrare i pezzi tra loro in quel mosaico dalle sfumature di audacia e imbarazzo.
    «Vodka alla fragola» rispose Ryoken, prima di incurvare le labbra in un sorriso malizioso. «A saperlo prima avrei potuto comprare una vaschetta di fragole da mangiare una volta tornati a casa... quantomeno ho la panna in frigo» concluse con un'alzatina di spalle che voleva lasciare intendere molte cose per nulla innocenti.
    «Ryoken!» esclamò Yusaku, ormai completamente fagocitato dall'imbarazzo
    (le gote erano ridotte a un ammasso di carne bruciata).
    «Eddai Yusaku, non ti va di giocare con la panna?» rincarò la dose Ryoken, che ci aveva preso gusto a punzecchiare il suo ragazzo.
    «Solo se te la posso spiaccicare in faccia».
    «Mi stai forse dichiarando guerra?»
    «Chissà...»
Alla fine si lasciarono andare a una risata leggera e, dopo aver intrecciato le dita delle loro mani, ripresero a camminare.
La loro storia si stava riempendo di sfumature meravigliose.
Ed era solo l'inizio.


4

«Ryoken?»
«Dimmi».
«... ce l'hai davvero la panna in frigo?»

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Capitolo 3
*** Smell of wet earth ***


DataSpring3 As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.

Come ho già accennato nel Day 1, qui nel Day 3 affronto in maniera un po' più dettagliata la questione della meteoropatia e ciò che essa comporta.
Questa è (inutile dirlo) una tra le One Shot che più ho amato scrivere; c'è davvero tanto, tanto, tanto di me.
La parte che manca è una persona come Ryoken che comprende ciò che stai provando e non ti accusa di non fare una cippa dalla mattina alla sera, ma non si può pretendere tutto nella vita.

A ogni modo, spero che questo scritto sia di vostro gradimento.
È un po' come se aveste in mano il mio cuore e la mia emotività – e solo con un'altra storia mi sono esposta così tanto, ovvero con A Mark On My Soul.
Buona lettura!



Day 3: Smell of wet earth
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo
Note: Modern!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Accenni a tematiche delicate



After Rain



1

Era una giornata particolarmente pesante. Nonostante avesse smesso di piovere da circa un'ora, le nuvole erano nuovamente cariche di pioggia e talmente nere che, in confronto, una notte senza stelle era solo un pallido riflesso lontano e disperso in un'altra galassia.
Il cielo era affamato: il suo stomaco non faceva altro che gorgogliare come una belva feroce a digiuno da troppi giorni, desiderosa di affondare le zanne nella giugulare di una grossa preda.
A Ryoken in realtà delle condizioni atmosferiche non importava chissà quanto; ciò che gli premeva di più era avere la certezza che Yusaku, durante la tempesta,
    (perché stava per arrivare una vera e propria tempesta)
sarebbe stato bene.

Poi tutto il resto poteva anche scomparire o essere sommerso dall'acqua gelida, non gli interessava neanche un po'.
In quel momento desiderò ardentemente che magie surreali come il teletrasporto esistessero per davvero: così facendo, a quell'ora si sarebbe trovato già a casa da Yusaku anziché davanti a un semaforo rosso che proprio non ne voleva sapere di brillare nuovamente di verde. Avrebbe già fatto ritorno tra quelle quattro mura tanto confortevoli
    (e lo erano soprattutto perché le condivideva con Yusaku)
e si sarebbe beato dei suoi abbracci, dei suoi baci, della sua voce, della sua presenza.
    (Di tutto. Si sarebbe beato di tutto, ogni cosa, ogni più piccolo atomo della sua essenza).
Ryoken non era una persona impaziente, spesso e volentieri era proprio colui che ascoltava il prossimo senza stancarsi mai, oppure era in grado di sostenere discussioni infinite che sembravano non portare da nessuna parte senza che il suo savoir-faire si imbrattasse della negatività che certe parole potevano portare con sé.
Ma in quel momento i suoi nervi erano messi a dura prova: se il semaforo non fosse tornato verde nel giro di tre secondi, avrebbe sicuramente imprecato.


2

Alla fine non aveva imprecato, ma aveva comunque morsicato forte il labbro inferiore per impedire che parole poco garbate uscissero dalla sua bocca. Aveva dovuto attendere un tempo fin troppo dilatato e prolisso prima che il verde tornasse a risplendere qualche metro più su, ma alla fine aveva potuto riprendere il tragitto che di lì a poco lo avrebbe condotto a casa.
Quando giunse dinanzi la propria abitazione, aveva da poco cominciato a piovere. Le goccioline d'acqua parevano piccole, timide, a tratti anche spaventate, così infime e blande che creavano più un senso di fastidio anziché rassegnazione al fatto che in quella giornata di primavera non ci si potesse godere il pomeriggio all'aperto e ci si dovesse rintanare in casa.
Quando Ryoken si chiuse la porta alle spalle, fortunatamente per nulla fradicio e solo un poco infreddolito, fu accolto da Yusaku che con ogni probabilità
    (anzi, ne era certo)
si era svegliato proprio in quel momento, si stava pigramente stropicciando gli occhi e tentava invano di trattenere gli sbadigli dovuti a un risveglio improvviso e del tutto concitato.
I capelli erano arruffati e la tuta comoda che indossava era spiegazzata in più punti, segno che doveva aver riposato o sul divano oppure tentando di trovare una posizione comoda sulla poltrona. Il solo realizzare che molto probabilmente si era sentito così stanco da non avere neanche la forza di salire le scale per raggiungere la camera da letto e coricarsi sotto le coperte confortanti fece scricchiolare qualcosa nei meandri del cuore di Ryoken, un singulto di dispiacere che si diramò lungo tutte le vene e le arterie.
    «Bentornato...» lo salutò Yusaku con lo sguardo spento e abbassato e un tono di voce talmente sottile da risultare quasi inudibile
    (come se un laccio si fosse stretto forte attorno alle corde vocali, spezzandole a metà).
Ryoken percepì immediatamente qualcosa che tra quelle quattro mura non era affatto il benvenuto: il senso di colpa che Yusaku stava provando per essersi concesso delle ore di sonno che dovevano essere invece impiegate nello studio e nelle faccende domestiche o in qualsiasi altra attività ritenuta utile in quella società che non dormiva mai.
Perché secondo la logica generale di chi non era emotivamente sottomesso dalle condizioni atmosferiche, non sarebbe stata certo un po' di pioggia a impedire il corretto funzionamento degli ingranaggi del cervello, e quindi la sovrabbondanza di melatonina non aveva senso di esistere né di intaccare la buona volontà di un individuo nello svolgere il proprio dovere.

    «Ti ringrazio» rispose Ryoken con un sorriso e imprimendo nel tono di voce tutte le proprie intenzioni di non far pesare ulteriormente la situazione a Yusaku. Sapeva che chiedergli come fosse andata la giornata non sarebbe stata la mossa migliore da compiere in quel momento: era conscio del fatto che il peso che Yusaku portava sulle spalle
    (e soprattutto dentro la testa)
sarebbe aumentato ancora di più, affossandolo ulteriormente.
Motivo per il quale decise di puntare su qualcosa che nella sua semplicità e innocenza avrebbe fatto rilassare entrambi.
    «Allora, cosa vuoi mangiare questa sera a cena?» domandò infatti, cercando di stemperare meglio che poté la situazione.
Yusaku si irrigidì e sussultò, stringendo le mani a pugno.
    «Perdonami...» sussurrò, come se parlando a voce più alta rischiasse di risvegliare un'entità pericolosa e maligna. «Immagino sarai stanco dopo tutte quelle ore di lavoro... e magari desideravi solo tornare a casa e rilassarti, e invece... invece non sono stato in grado di combinare nulla, nemmeno di preparare la cena...»
In quel momento Ryoken si diede mentalmente dell'imbecille: aveva completamente rimosso il fatto che quel giorno spettasse a Yusaku preparare la cena. Con quella domanda, Ryoken sperava di risollevare un po' il morale di Yusaku, coinvolgendolo in un'attività domestica e intima che permettesse loro di dialogare e accorciare sempre più le distanze.
    (Ryoken non negava certo che nel corso della preparazione della cena non gli sarebbe dispiaciuto compiere qualche romanticheria nei confronti di Yusaku, come ad esempio cingergli i fianchi e baciargli dolcemente il collo mentre attendevano che l'acqua bollisse oppure assaporare la dolcezza delle sue labbra che avrebbe sostituito qualsiasi tipo di sapore che Yusaku voleva fargli assaggiare per constatare o meno se la cottura e la consistenza degli spaghetti di riso o qualsiasi altro formato di pasta andasse bene).
Fu in quel momento che tornò a udire anche tutti i rumori provenienti dal mondo esterno, il quale era vessato nuovamente dalle intemperie più iraconde. Le gocce di pioggia che si infrangevano contro la loro dimora parevano incattivite da una forza maligna e antica, un potere negativo che altro non faceva se non annichilire ancora di più Yusaku, quasi volesse amputargli qualsiasi tipo di emozione senza prima averlo anestetizzato.
    «Yusaku...»
    «Ci ho provato, davvero... ci ho provato con tutte le mie forze, ma è stato inutile» proseguì Yusaku, che aveva iniziato a tremare. Alzò lo sguardo su Ryoken e i loro occhi si incontrarono per la prima volta dopo ore
    (e no, non era quello il modo in cui Ryoken li ricordava quella mattina, quando l'aveva salutato con un bacio prima di andare al lavoro).
    «Volevo fare tante cose, oggi, come ad esempio ricominciare a studiare per recuperare gli esami che ho lasciato indietro oppure sistemare un po' la casa, soprattutto il salotto nel caso nel fine settimana dovessimo avere ospiti, e poi oggi era il mio turno di preparare la cena ma non sono riuscito a fare niente perché da quando il cielo si è adombrato la prima volta e ha iniziato a piovere, mi sono sentito così stanco, così spossato e... e ora mi sento così inutile perché in tutte queste ore non sono mai riuscito a reagire, ho dormito ma mi sento quasi più stanco di prima. Ti chiedo scusa...»
Era come se Yusaku stesse per sparire da un momento all'altro dal gran che il suo fisico era indebolito ed estenuato. Come se stesse per essere inghiottito da un gigantesco buco nero fatto di nuvole cariche di acqua asettica e lacerante.
Si lasciò sfuggire un piccolo singulto e poi portò la mano davanti la bocca, abbassando nuovamente lo sguardo nel tentativo disperato di non permettere alle lacrime di fuoriuscire, a differenza della pioggia che vessava il mondo esterno senza porsi problema alcuno. Era un pianto caldo e salato, un vero e proprio oceano di dolore e amarezza.
    «Ehi» Ryoken si avvicinò a lui, scostandogli con garbo la mano davanti la bocca, per poi abbracciarlo con amorevole dolcezza. «Tu non hai colpe,» sussurrò, cercando di sorreggerlo in ogni modo possibile e immaginabile, «hai fatto del tuo meglio. E va bene così».
Gli prese il volto tra le mani con garbo e poi con altrettanta delicatezza poggiò le labbra sulle sue, coinvolgendolo in un bacio dal sapore dell'empatia e della comprensione.
Yusaku iniziò pian piano a rilassarsi, a cedere a qualcosa di bello e a perdere poco per volta la rigidità nei muscoli. Alla fine si lasciò andare completamente, trovando anche la sfrontatezza di approfondire quel contatto che si fece ancora più audace e al contempo intimo.
    «Ricordati sempre...» sussurrò Ryoken una volta terminato il bacio, «... che dopo tanta pioggia avremo sempre la fortuna di respirare il profumo della terra bagnata» concluse Yusaku al posto suo, che ormai conosceva quel detto a memoria
    (erano sempre quelle le parole che Ryoken gli sussurrava per farlo stare meglio quando il malessere fisico ed emotivo lo torturava lentamente durante giornate tanto avverse).
    «Esattamente». Ryoken sorrise e Yusaku sorrise con lui.
    «Cuciniamo la cena insieme?» propose poi, baciandolo sulla fronte.
Il sorriso di Yusaku si addolcí ancora di più. «Volentieri».


3

Accadde mentre Ryoken stava lavando i piatti e Yusaku li stava asciugando. Cessò di piovere gradualmente, come se le ultime gocce versate fossero delle ritardatarie croniche che si erano ricordate solo all'ultimo di dover cadere in un punto imprecisato del mondo.
Tutto si quietò, e mentre la pioggia si lasciava andare ai suoi ultimi sospiri e lamenti, sia Ryoken che Yusaku si asciugarono le mani per poi dirigersi verso la finestra in salotto e aprirla senza più temere che delle gocce gelide e maldestre potessero intrufolarsi in casa.
Nel momento in cui l'aria fredda e pungente gli solleticò le gote, Yusaku rabbrividì appena. Fu così che Ryoken lo abbracciò da dietro in modo tale da scaldarlo e stargli accanto, lasciando andare via tutta la pesantezza e il dolore di quella giornata.
Il profumo della terra bagnata punzecchiò loro le narici nel giro di pochi istanti, sostituendosi con garbo all'aria asettica che danzava intorno a loro
    (una carezza amorevole e confortante che si opponeva a tutta la durezza del mondo).
Ryoken sciolse l'abbraccio per permettere a Yusaku di respirare a pieni polmoni il profumo della terra bagnata, un effluvio dalle infinite sfumature di vita.
    (Così come il terreno riacquistava la propria fertilità, allo stesso modo gli occhi verdi di Yusaku si riappropriavano di quel baluginio di forza in grado di non farlo cadere).
Tutto, nell'universo, stava per ritrovare il proprio equilibrio.


4

    «Come stai?» domandò Ryoken mentre chiudeva la finestra.
Yusaku si ridestò dall'intorpidimento che gli avvolgeva le membra ogniqualvolta respirava l'effluvio della terra bagnata.
    «Ora va molto meglio» rispose, iniziando a spostare il peso corporeo da un piede all'altro. Si morse il labbro inferiore, arrossendo appena. «Solo che... ecco... mi abbracci?»
    (Ne ho bisogno).
Ryoken si lasciò andare a un sorriso pregno d'amore. «Tutto il tempo che desideri» disse, prima di stringere forte Yusaku a sé.


5

«Ti amo, lo sai?»
«Lo so. E ti amo anch'io. E giuro che non sarò più un peso–»
«Non dirlo neanche per scherzo. Non sei un peso. Potranno esserci altri mille temporali, ma...»
«... ma alla fine avremo sempre modo di respirare il profumo della terra bagnata».
«Sempre».
«Sempre».
(Per sempre).

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Capitolo 4
*** Take a walk ***


DataSpring4 As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.

Questa One Shot mi ha dato parecchio filo da torcere, perché mi sono resa conto solo alla fine di quanto il prompt sia marginale e di quanto abbia cercato, forse un po' goffamente, di colmare questa lacuna non solo col titolo, ma anche con il senso generale dello scritto in sé.

In ogni caso mi piace, la trovo molto carina.
Sicuramente non uno tra i miei lavori migliori, ma mi soddisfa comunque.
Spero sia lo stesso anche per voi, buona lettura!



Day 4: Take a walk
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Slice of Life
Note: Modern!AU, POV Ryoken



In small steps



1

Quel giorno Den City era particolarmente vivibile. Forse perché, dopo i gelidi mesi invernali, si era finalmente liberata di strati e strati e strati di neve e polvere, tornando a splendere e a fare l'amore con la primavera.
Per la prima volta dopo tanto tempo, indossare abiti più leggeri non era visto come un rischio: quel giorno faceva effettivamente caldo, come se un frammento d'estate avesse fatto una capatina in quel pomeriggio di maggio, inebriando l'aria coi suoi sospiri passionali.
Ryoken era indeciso sul da farsi: solitamente, quando lui e Yusaku si incontravano per stare un po' insieme, sapeva sempre come comportarsi nei suoi confronti per farlo sentire apprezzato e a proprio agio.
    (Continuava ancora a corteggiarlo come se fosse il primo giorno).
    (Era impossibile fare altrimenti poiché ogni volta che lo vedeva, Ryoken si innamorava nuovamente di lui).
Quella volta, però, era stato Yusaku a proporgli di uscire insieme e non solo per fare una passeggiata, ma anche per visitare qualche negozio e bere qualcosa di fresco prima di salutarsi e tornare a casa. Non che a Ryoken non avesse fatto piacere, anzi, era l'esatto opposto, dato che non sapeva neanche più dove contenere tutta la sua contentezza: Yusaku aveva esplicitamente detto che voleva trascorrere il pomeriggio in sua compagnia, l'iniziativa era partita proprio da lui che solitamente era tanto chiuso e lasciava sempre che fosse Ryoken a proporre e organizzare le uscite.
La proposta di Yusaku si era intrufolata in quella giornata tanto placida svolazzando come una farfalla bellissima e variopinta che portava con sé la lunga scia della sorpresa e dell'emozione.
Ryoken era stato preso talmente tanto alla sprovvista che aveva quasi dimenticato il modo in cui era solito comportarsi e atteggiarsi quando lui e Yusaku uscivano insieme – non erano ancora una coppia a tutti gli effetti, ma con l'inizio della primavera la loro frequentazione si era fatta più assidua.
Non a caso non aveva ancora cercato la sua mano per stringerla con garbo durante la passeggiata, ma non perché non lo volesse, bensì perché si era tutto un tratto incuriosito: voleva scoprire quale sarebbe stata la prossima mossa da parte di Yusaku perché, ne era certo, il
    (quasi suo)
ragazzo aveva in mente anche dell'altro per quel pomeriggio che stava diventando speciale sempre più, passo dopo passo.


2

Yusaku pareva alquanto teso. Ryoken se n'era accorto non solo perché ormai lo conosceva fin troppo bene, ma anche perché era come se stesse respirando la sua stessa aria pregna di vibrazioni ricche di grandi aspettative e desiderio di portarle a compimento.
Pareva quasi come se Yusaku non volesse sprecare in alcun modo quell'occasione tanto bella e speciale che aveva creato lui stesso, un piccolo spiraglio di luce che diradava sempre più le tenebre.
    (Quella era una giornata decisamente troppo calda e preziosa per dedicarla ai libri universitari e agli appunti scritti in maniera celere sui fogli quadrettati).
    (Era, invece, la giornata ideale per provare a lasciarsi andare e mostrare una parte della propria persona che ancora non era riuscita a emergere).
Se fosse stato per Ryoken, avrebbe fatto in modo e maniera che una sola rotazione della Terra intorno al proprio asse durasse altre mille ore in più solo per far capire a Yusaku che il tempo era dalla sua parte, che non doveva crucciarsi tanto se non fosse riuscito nel suo intento al primo tentativo, che ce ne sarebbero stati tantissimi altri, che ci sarebbe stato sempre per lui perché era felice di potergli stare accanto.
Per un solo attimo provò il desiderio irrefrenabile di interrompere la loro passeggiata e di pararsi davanti a Yusaku per potergli dire tutto quanto e di esternare tutto l'orgoglio che provava nei suoi confronti, ma sapeva che non era ancora il momento giusto, che doveva aspettare.
E lo avrebbe fatto volentieri.


3

Avvertì la mano di Yusaku sfiorare la sua una volta usciti dal negozio di abbigliamento che Yusaku stesso aveva consigliato – e cavolo, aveva buon gusto.
Tenevano entrambi un grazioso sacchettino in mano contenente una t-shirt dai colori chiari per Yusaku e una giacca elegante per Ryoken, mentre le mani libere stavano pian piano intrecciando le dita tra loro.
Era tutto bellissimo e perfetto e lo era perché era stato proprio Yusaku a fare la prima mossa. Ryoken aveva agognato poterlo prendere per mano per tutto il pomeriggio, ma aveva realizzato che quella volta sarebbe stato Yusaku a farsi avanti per primo e che quindi era giusto aspettarlo.
Così, nel momento in cui le loro dita si trovarono e intrecciarono, ecco che tutto ritrovò il proprio equilibrio e la città si fece ancora più accogliente e luminosa.
Non avevano parlato molto nel corso di quel pomeriggio, Yusaku tendeva a essere di poche parole, senza contare che quel giorno aveva deciso di fare tutto lui e Ryoken non voleva infierire
    (gli aveva lasciato i propri spazi e aveva goduto della sua compagnia anche nel corso di tutti quei minuti dilatati in cui le loro corde vocali non avevano vibrato e le loro voci non erano risuonate nell'aria).
Chissà a che cosa stava pensando Yusaku in quel momento; forse stava scavando a fondo nella sua mente, alla ricerca delle frasi giuste da pronunciare. Quel pomeriggio era quasi giunto al termine e Ryoken avrebbe voluto che durasse tante altre ore
    (come volava il tempo quando si camminava accanto alla persona giusta)
e poter bearsi della presenza di Yusaku un altro po'.
Fu come se Yusaku gli avesse letto nel pensiero, dato che quasi in un sussurro gli domandò: «Ti va di bere qualcosa prima di tornare a casa?»
Ryoken acconsentì senza farselo ripetere due volte.


4

Il milkshake alla vaniglia era buono – e fresco. Soprattutto fresco.
Ryoken non poteva fare a meno di guardare Yusaku e di constatare quanto il milkshake alla fragola che aveva acquistato si intonasse perfettamente alle ciocche rosa perse tra il blu dei suoi capelli.
    (I ragazzini delle medie l'avrebbero definito “aesthetic”, nel loro strano quanto interessante gergo giovanile).
    «Quanto sono andato male da uno a dieci?» domandò Yusaku di punto in bianco prima di tornare a sorseggiare il suo milkshake come se avesse posto una domanda qualsiasi.
Ryoken strabuzzò gli occhi e per un attimo ebbe il timore che l'ultimo sorso di milkshake gli fosse andato di traverso.
Tossì appena, riconquistando subito dopo tutta la sua compostezza. «In che senso, scusa?» domandò senza smettere di fissare il volto di Yusaku.
    «Nel senso... di provare a fare il primo passo. A proporre un'uscita al posto tuo, a essere più spontaneo e anche affettuoso come lo sei tu con me. Seriamente, Ryoken, vuoi davvero continuare a frequentarmi?»
    «Certo che voglio» rispose subito Ryoken, in quanto per quella domanda conosceva ormai la risposta a memoria. «E comunque... non voglio che tu cambi, almeno non in maniera forzata. Tu mi piaci così come sei... ma ammetto che oggi ti ho trovato particolarmente adorabile, eri così impacciato che avrei trascorso le ore a baciarti».
Vedere le gote di Yusaku imporporarsi di rosso fu un piccolo evento che mise a dura prova l'autocontrollo di Ryoken.
    (Sempre. Avrebbe voluto baciarlo sempre).
    «A me non sarebbe dispiaciuto...» borbottò Yusaku, rendendosi conto solo un istante dopo dell'affermazione evasa dalla sua bocca. Ma anziché arrossire ulteriormente, incurvò le labbra in un sorrisetto furbo.
Avvicinò il volto a quello di Ryoken e gli sfiorò le labbra con le proprie. «Fragola e vaniglia sembrano proprio una bella combinazione...» sussurrò ancora, prima di baciarlo.
Chiusero entrambi gli occhi, seduti all'ombra di quella panchina situata in un punto imprecisato dell'immenso parco cittadino e si lasciarono andare a quel miscuglio conosciuto da tutti ma, al contempo, dolce e buonissimo, del quale non ci si stancava mai.
Forse non era stato l'appuntamento perfetto e Yusaku aveva ancora tanta strada da fare per aprirsi completamente al mondo.
Ma un po' alla volta, a piccoli passi, ce l'avrebbe fatta.
Ryoken ne era certo.
    (Sarebbe sempre stato accanto a lui, dalla sua parte).


5

«Ti bacerei per ore intere».
«Anch'io... per altre mille ore, senza stancarmi mai».

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Capitolo 5
*** Having a picnic ***


DataSpring5 • As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.

• Credo che verso l'infinito e oltre sia la risposta che darei se mi chiedessero quanto abbia amato sviluppare questo prompt su una scala da 1 a 10.
È semplicissimo, davvero, ma nel suo piccolo credo che sia uno tra gli scritti più graziosi che abbia mai pubblicato.

• Ho fatto i compiti e mi sono informata a dovere sull'hanami e tutta la meraviglia che porta con sé, quindi in questa storia ci saranno i frutti delle mie tre paginette di appunti – più o meno, ho preferito puntare sulla semplicità proprio perché non ho mai scritto nulla a riguardo e non volevo strafare.

• Senza neanche saperlo, questo prompt me lo sono servito su un piatto d'argento: come si fa a non associare all'hanami un prompt come Having a picnic, dove in Giappone è proprio tradizione organizzarsi per un picnic in compagnia in occasione della fioritura dei ciliegi?

• Ero indecisa se inserire o meno un piccolo glossario alla fine con la traduzione/spiegazione dei termini giapponesi presenti nel testo; ho deciso di non farlo perché in più occasioni li “spiego” già nel corso della storia, ma se preferite che aggiunga qualcosa a fine storia fatemi sapere che ci metto un attimo a modificare.
Vi auguro buona lettura!



Day 5: Having a picnic
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Romantico
Note: Modern!AU, POV Yusaku



Hanami



1

Rosa. Non poteva essere che quella la parola da associare a tutto ciò che in quel momento lo stava circondando con grazia ed eleganza, quasi con una sconosciuta e immensa fragilità.
    (Rosa. Un'infinita distesa profumata di petali di sakura, le pietanze riposte con cura nel bentō decorato – ovviamente – di rosa per l'occasione, l'hanami-sake che Ryoken tanto adorava in netto contrasto con il succo di frutta e le bevande più leggere che prediligeva Yusaku... era tutto così bello e genuino).
    (E ovviamente era tutto rosa).
Il profumo dei petali dei sakura gli solleticava le narici, inebriandogli i sensi. Yusaku doveva essere onesto: fino al precedente hanami avvenuto la primavera addietro, non ci aveva mai fatto caso. Forse perché non si era mai trovato in compagnia di Ryoken, bensì della caoticità del suo gruppo di amici, ragazzi simpatici e gentili ma anche tanto chiacchieroni e amabilmente imbranati.
Sì, doveva essere proprio così: gli anni addietro era stato troppo impegnato a impedire a Yuma di divorare tutti gli onigiri e a Judai di fare altrettanto con le pietanze fritte, a Yuya di non far esplodere qualcosa in uno dei suoi giochi di prestigio improvvisati sul momento, a Yuto e Yugo di non scannarsi vivi per dei semplici battibecchi e a Kaito e Ryoga di non fare altrettanto, anche se tutti erano ormai a conoscenza del fatto che tendessero a cambiare radicalmente atteggiamento quando si trovavano da soli, nella loro intimità più unica che rara.
Come se ciò non bastasse, Yusei – nonché il suo migliore amico – e tutto il resto del gruppo non è che facessero chissà quanto per calmare le acque; anzi, parevano divertirsi un mondo alla vista di un picnic che partiva anche abbastanza tranquillo per poi andare in autocombustione a causa della troppa vivacità e anche qualche schiamazzo da parte di alcuni ragazzini troppo esagitati.
Insomma, durante il picnic annuale dedicato all'hanami Yusaku aveva il suo bel da fare, e alla fine tendeva sempre a dimenticare quanto quella tradizione millenaria fosse in parte dedicata anche alla riflessione personale, cosa che Ryoken finalmente gli stava concedendo di fare.
Certo, aveva solo un'ora prima che un enorme uragano si abbattesse sul parco e lo colpisse in pieno – il suo gruppo di amici sarebbe arrivato in un secondo momento –, ma per quella volta poteva bastare.
    (Era tutto assolutamente perfetto).


2

Per celebrare l'hanami non vi erano dei veri e propri rituali da seguire; anche solo stare in compagnia a mangiare e bere qualcosa di rosa che rievocasse i fiori e le ciliegie andava bene, e forse era proprio per questo che quei momenti erano tanto speciali, perché erano attimi di condivisione in cui non ci si preoccupava di nulla – amici troppo affamati ed esagitati a parte.
Mentre una pioggia di petali danzava intorno a lui, Yusaku chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quell'incantevole profumo e dai sospiri del vento tiepido.
Frattanto, Ryoken lo stringeva a sé e con garbo gli carezzava i capelli.
    (Sì, era davvero tutto perfetto).


3

Forse aveva dormito. Forse si era lasciato troppo andare ed era sprofondato nel mondo dei sogni senza rendersene conto.
Quando riaprì gli occhi, però, constatò che fossero trascorsi neanche cinque minuti.
    «Come è andata la tua riflessione sulla vita?» gli domandò Ryoken una volta che Yusaku si staccò da lui per stiracchiarsi un po'.
    «Ho solo sonnecchiato per qualche minuto» ammise un po' imbarazzato. «Credo che ne avrò bisogno, visto ciò che dovrò affrontare dopo...» tentò di fare una battuta e si rilassò un poco quando sentì Ryoken ridacchiare.
    «Sono davvero così tremendi i tuoi amici?»
    «Sì, anche se non lo intendo in senso negativo. Diciamo che… sono il mio esatto opposto, ecco. Soprattutto quando si tratta di stare all'aperto e in un luogo pubblico».
Ryoken parve rimuginarci un attimo su e poi rispose: «Tu sei una persona molto riservata».
    «Per l'appunto» puntualizzò Yusaku. «Loro non sanno nemmeno quale sia il significato della parola riservatezza».
Fu lì che il ridacchiare di Ryoken si trasformò in una vera e propria ilarità genuina e contagiosa, tanto che alla fine anche Yusaku si ritrovò a incurvare le labbra insieme a  lui.
    «Però voglio loro troppo bene... sono gli amici più cari che ho» proseguì infine, lasciandosi sfuggire un sorriso pregno di dolcezza.
    «Un motivo in più per volerli conoscere. Da come me li hai descritti, sembrano tutti delle bravissime persone».
    «Lo sono, te lo posso assicurare».
Ryoken sorrise e Yusaku avrebbe voluto sprofondare nell'incurvatura di quelle labbra.
    «Sono felice che tu mi abbia invitato a festeggiare l'hanami con te e i tuoi amici. Dopotutto ci frequentiamo relativamente da poco e... beh, mi fa molto piacere».
    (Cos'era lo spettacolo al quale Yusaku stava assistendo? Era qualcosa di assolutamente non preventivato, dato che era conscio che quel giorno sarebbe stato circondato dal colore rosa, sì, ma di certo non avrebbe mai pensato che anche le gote di Ryoken potessero velarsi di quella tenue sfumatura, rendendo i lineamenti del suo volto ancora più attraenti).
    (Solitamente era Ryoken quello più intraprendente tra i due... ma dopotutto stavano ancora imparando a conoscersi, anche se quel lato più delicato della sua persona lo amò fin da subito).
    (Gli era bastato poco. Con Ryoken bastava sempre poco).
    (E lui non gli bastava mai).
    «Figurati. Anzi, sono io che ringrazio te per aver accettato l'invito. Poter trascorrere del tempo con te è sempre piacevole e... insomma, lo sai che mi trovo bene in tua compagnia e che mi piaci molto, quindi...»
Si stava incartando nelle sue stesse parole impacciate ma, al contempo, candide e sincere. Per sua fortuna, il pensiero legato alla piccola sorpresa che aveva preparato per Ryoken bussò timido alle porte della sua mente, portandolo a tirare un sospiro di sollievo interiore.
    «Ti ho preparato una sorpresa...» sussurrò, avvicinandosi a uno dei sacchetti che aveva portato con sé per quel pomeriggio soleggiato ormai inoltrato verso la sera.
Sperava solo di non sprofondare altrove per la troppa agitazione che proprio in quel momento aveva ben pensato di farsi beffe di lui…


4

L'hanami bentō che Yusaku aveva preparato era davvero grazioso – Ryoken glielo aveva ripetuto un'infinità di volte per tutto il tempo e aveva lodato anche le sue doti culinarie.
Era un hanami bentō un po' più piccolo rispetto agli altri e assolutamente perfetto per due persone che non volevano strafare col cibo prima dell'arrivo degli amici.
Al suo interno vi erano due sakura onigiri – per quell'occasione speciale, le polpettine di riso tendevano al rosa e avevano un sapore floreale grazie alla presenza dei boccioli di ciliegio salati –, del karaage – Yusaku sperava solo di non aver esagerato con la frittura del pollo – e due hanami dango come piccoli dessert – i cinque gnocchetti colorati e ben allineati nello spiedo di bambù riflettevano la luce grazie alla salsa di soia dolce che li rivestiva.
Non era la prima volta che Yusaku cucinava per qualcuno, anzi, solitamente nel corso degli hanami precedenti era stato proprio lui a preparare i bentō decorati per l'occasione
    (e aveva un vero e proprio esercito da sfamare)
solo non aveva mai cucinato per la persona con la quale si stava frequentando negli ultimi mesi, motivo il quale i suoi amici sì, conoscevano già la sua cucina e la apprezzavano, Ryoken invece era stato fino a quel giorno un gigantesco punto interrogativo.
Sentirlo complimentarsi con lui lo rese davvero felice e amato. E in quel momento, mentre Ryoken lo ringraziava per la sorpresa con un delicato bacio sulle labbra, Yusaku pensò che la coperta blu usata per il picnic non fosse poi così grande, nonostante mancassero ancora tante persone all'appello.
C'erano loro due. Solo e soltanto loro due, e per il momento, prima dell'arrivo dell'uragano amicizia, andava bene così.

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Capitolo 6
*** Colorful post-it ***


DataSpring6 • As always, cliccando QUI avrete modo di consultare tutti i prompt della Week.

• Questo è un altro di quei prompt che nella sua semplicità mi ha dato un sacco di filo da torcere.

• Alla fine però il risultato mi soddisfa molto e spero sia lo stesso anche per voi.
La storia è molto semplice, ma credo che in fondo sia anche tanto graziosa... come sempre siete liberi di dissentire se non siete d'accordo.
Vi auguro buona lettura!



Day 6: Colorful post-it
Rating: Giallo
Generi: Angst (lieve), Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern!AU, POV Yusaku



I love you
in all the colors
of the world




1

Yusaku era talmente abituato a scrivere sui post-it che pareva quasi ne avesse sviluppato una vera e propria passione, al punto tale che provasse gusto nel collezionarli. In realtà non era affatto così, semplicemente li trovava utili e, una volta portata a termine la mansione scritta su uno dei foglietti, poteva liberare la superficie del frigo per attaccarne un altro ancora e così via, mettendo in bella mostra ogni sua più piccola briciola di pensiero su ciò che doveva fare tra commissioni, studio e altre attività.
Il fatto di essere colui che nella coppia studiava ancora lo faceva quasi sentire più ragazzino rispetto a Ryoken, il quale già lavorava e aveva impegni diversi ai quali dedicarsi. Forse fu proprio per questo che a un certo punto Yusaku si era reso conto che tutti i suoi post-it fossero del medesimo colore, ovvero giallo standard
    (mai un cambiamento, niente di niente)
in un tentativo inconscio di mostrarsi una persona seria agli occhi del suo ragazzo.
Non sapeva nemmeno perché tendesse ad atteggiarsi in quel modo, sapeva solo che non vedeva l'ora di laurearsi e di dire addio a quella strana abitudine che aveva di tappezzare la superficie del frigo con tutti quei foglietti gialli che riassumevano con poche parole quello che doveva fare nel corso della giornata e le pagine che era intenzionato a studiare nell'arco di due o tre ore mattutine.
Per questo, quando una sera Ryoken tornò a casa con una confezione di post-it tutti colorati, Yusaku in un primo momento si sentì un po' spaesato.
    («Ho visto che li avevi quasi finiti e ho pensato di acquistarli prima di tornare a casa. Possono andare bene anche questi? Quelli monocromatici non c'erano...»)
    (Yusaku non aveva potuto fare a meno di sorridere a quel gesto tanto gentile da parte di Ryoken. Aveva sempre considerato i post-it come qualcosa di “suo”, senza però escludere Ryoken in maniera negativa, bensì pensando, nel modo più ingenuo possibile, che non ci desse tanta importanza. Evidentemente non era così: Ryoken doveva averli letti tutti quanti, dal primo all'ultimo, da un semplice promemoria che ricordava a Yusaku di comprare alcuni ingredienti essenziali per il pranzo o la cena agli argomenti universitari che avrebbe studiato e ripassato nel corso della settimana).
    (Ed era come se li avesse fatti propri, come se facessero parte anche di lui. Era una sensazione meravigliosamente bella).
    («Vanno benissimo anche questi, ti ringrazio»).
    (Tutto iniziò da lì).


2

Yusaku doveva essere onesto: l'idea dei post-it colorati non era affatto male, anzi, era sicuramente molto più facile e intuitiva rispetto ai pezzettini di carta tutti del medesimo colore. In questo modo aveva l'opportunità di attribuire una tipologia di attività a ogni colore e il suo piano settimanale risultava molto più ordinato e rendeva la sua grafia sottile e sbrigativa decisamente più graziosa.
Con una cosa tanto semplice, Ryoken era riuscito a migliorare tutto quanto. Yusaku lo amava anche per questo: perché anche nei più piccoli gesti, Ryoken sapeva mostrargli l'amore nelle sue infinite sfumature.
E quei post-it colorati resero ancora più vivace la loro casa allo stesso modo in cui la primavera stemperò col suo frizzante arrivo le cupe giornate invernali.
    (O forse si trattava solo di una pallida illusione…)


3

Erano trascorse diverse settimane da quando Yusaku aveva iniziato a usare i post-it che Ryoken gli aveva regalato e se non fosse stato per quelli e il sostegno del suo compagno, con ogni probabilità sarebbe crollato sotto ogni punto di vista.
Si stava impegnando tantissimo all'università, al punto tale che le sue giornate avevano assunto un ritmo ancora più severo e serrato, tanto che lui e Ryoken non trascorrevano più tantissimo tempo insieme e la cosa lo stava interiormente distruggendo. Sapeva che si trattava solo di un periodo, che prima o poi tutta quella pesantezza sarebbe scemata, cedendo il posto a una quotidianità molto più morbida e delicata, ma in quella pesantezza ci era ormai talmente dentro che erano infinite le notti trascorse insonne ad affogare i propri pensieri nell'ansia che quel periodo non sarebbe mai passato, che sarebbe sempre rimasto accanto a lui, appollaiato come un avvoltoio affamato sulle sue gracili spalle.
Come se tutto ciò non bastasse, anche Ryoken era molto impegnato col lavoro e ogni ora che trascorrevano separati era una pugnalata al cuore per entrambi.
    (Era come se per loro la primavera fosse scappata via, sfaldandosi pian piano tra le mani come un foglio di carta ormai incenerito).
    (O forse, peggio ancora, non era mai arrivata).


4

Quel giorno Yusaku si svegliò con gli occhi lucidi. La primavera indorava il mondo esterno, ma era come se faticasse ad avvicinarsi a lui e questo lo rendeva molto irritabile e spossato – senza contare che la sera addietro lui e Ryoken avevano perfino discusso e questo gli aveva spezzato il cuore.
Stava andando tutto a rotoli, non ce la faceva più. E forse fu proprio per questo che, una volta entrato in cucina e aver puntato gli occhi sul frigo, in un primo momento provò solo e soltanto una sensazione: quella di panico.


5

C'erano diversi post-it non suoi attaccati al frigo. E quella grafia elegante l'avrebbe riconosciuta fra tutte: era quella di Ryoken.
Cielo, forse a causa della discussione che avevano avuto la sera addietro Ryoken aveva deciso di
    (andarsene per sempre)
prendersi una pausa e lo aveva avvisato in quel modo, con uno strano tipo di lettera di addio?
No, non era da lui... eppure Ryoken gli aveva comunque scritto qualcosa.
Così, dopo aver compreso in quale ordine leggere ogni post-it colorato, Yusaku iniziò, letteralmente con il cuore in gola.


6

Yusaku, mi dispiace molto per quanto accaduto ieri sera, ho esagerato e non avrei dovuto alzare la voce con te.


Ho riflettuto sulle tue parole e alla fine ho capito che hai ragione tu: ultimamente sto lavorando troppo e questo non mi farà sicuramente del bene.


Se mi permetti di usare le tue stesse parole, credo che anche tu in quest'ultimo periodo ti stia affaticando troppo con lo studio.


Credo che abbiamo entrambi bisogno di staccare la spina, anche solo per un giorno, e di tornare a respirare... insieme.


Fatti trovare pronto questa sera alle otto, andremo a cena fuori.
Ti ricordi il ristorante italiano dove siamo stati al nostro primo appuntamento?
Ti va di andare lì?


Scusami ancora per essere stato brusco con te, ieri sera.
Ricordati che ti amo e che in questo periodo tanto difficile ho sentito la tua mancanza.
Non vedo l'ora di abbracciarti forte questa sera.
Ryoken


P.S.: Non credo che con così poco preavviso mi daranno il giorno libero per domani, ma fortunatamente il week-end è vicino… ti va di andare al mare?


7

Yusaku non si era reso conto che stava piangendo.
In ogni caso, fortunatamente, le sue erano lacrime di gioia.
    «Ti amo anch'io» sussurrò, prima di aprire il frigo per recuperare del succo di frutta e fare colazione.
    (Così, finalmente, un piccolo spiraglio di primavera entrò anche in quella casa che aveva un disperato bisogno di riempirsi nuovamente di amore).
    (Sarebbe andato tutto bene).

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Capitolo 7
*** Rebirth ***


DataSpring7 As always, cliccando QUI avrete modo di consultare i prompt della Week.

Questa One Shot è il motivo per il quale la Raccolta è a rating arancione, anche se alla fine l'erotismo è molto velato e non c'è nulla di chissà quanto esplicito – ma per sicurezza ho preferito alzare il rating generale della Raccolta proprio per quest'ultima One Shot, che non si sa mai.

È stata davvero una bellissima avventura e vi ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.
Ryoken e Yusaku sono davvero tanto importanti per me e spero con tutta me stessa che l'amore sconfinato che provo per questa ship sia trasparito nel corso delle One Shot.
Vi auguro buona lettura e vi saluto, alla prossima iniziativa!



Day 6: Rebirth
Rating: Arancione
Generi: Introspettivo, Romantico, Slice of Life
Note: Modern!AU, Lime (molto velato), POV Yusaku



Rebirth
(together)




1

Quando Yusaku aprì gli occhi sul mondo, si rese conto che il nuovo giorno era ancora tutto da scoprire. Si era alzato particolarmente presto rispetto alle altre mattine, ma non era affatto un problema, anzi, colse quell'avvenimento come una bellissima opportunità.
La luce del sole che dalla finestra si intrufolava nella camera da letto indorava quelle quattro mura con l'immensità del mondo esterno, impreziosendola sempre più istante dopo istante.
Era una bella giornata, di quelle che solo la primavera inoltrata era in grado di offrire, quella primavera con le spalle e le gote arrossate per essere stata troppo tempo sotto al sole, quella che indossava una corona di fiori esotici e sconosciuti e un vestito verde brillante, come un prato rigeneratosi dopo il gelido inverno
    (proprio come gli occhi di Yusaku).


2

Tentò di liberarsi, anche se a malincuore, dall'abbraccio di Ryoken, ma con scarsissimi risultati. In tutta onestà, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto rimanere lì in quel rifugio confortevole, ma era altresì vero che da diverso tempo ormai era sempre e solo Ryoken a svegliarsi prima e preparare la colazione – senza contare che amava letteralmente viziare Yusaku, difatti ogni mattina gli portava la colazione a letto.
Quel giorno, però, dato che era stato proprio Yusaku a svegliarsi per primo e accogliere tutte le incredibili opportunità che un semplicissimo gesto come quello portava con sé, era intenzionato più che mai a preparare la colazione e iniziare pian piano a ricambiare tutto l'amore sconfinato che Ryoken aveva sempre manifestato nei suoi confronti con quei piccoli gesti che rendevano la loro quotidianità ancora più incantevole.
    (... poi però i ricordi infuocati di quanto avevano vissuto e condiviso poche ore addietro si insinuarono con irruenza nella sua mente, incendiando ogni parete e inviando pulsioni alquanto lascive al basso ventre).
    (E cielo, ricordare tutto in una volta ciò che era capitato quella notte bastò a mandare in tilt sia il suo corpo che la sua emotività).


3

Quella notte lui e Ryoken avevano fatto l'amore dopo diverso tempo in cui non erano stati in grado di concedersi un po' di sana intimità. Non perché la passione fosse scemata, anzi, era l'esatto opposto, dato che avrebbero seriamente rischiato di esplodere da un momento all'altro se non fossero riusciti a unire nuovamente i loro corpi in una cosa sola. Era più una questione di tempo libero, quello che a entrambi mancava alquanto nell'ultimo periodo.
Yusaku ricordava a memoria ogni gemito che Ryoken era riuscito a far evadere dalla sua bocca, ogni più acuto e indecente suono che le sue corde vocali avevano fatto vibrare, l'epidermide che bruciava di passione a contatto con il corpo aitante di Ryoken e il sollievo e la gioia e la pura emozione che aveva provato nel momento in cui Ryoken era entrato dentro di lui.
    (Yusaku lo avrebbe accolto sempre).
    (In ogni universo possibile, in ogni epoca e in ogni stagione).
    (Sempre).
Ogni volta che faceva l'amore con Ryoken, Yusaku si sentiva rinascere, e la primavera sbocciava nel suo petto anche nei mesi più rigidi. Ryoken era il motivo per il quale Yusaku era stato in grado di sopraffare tutto il dolore e la negatività che per anni interi avevano avvolto la sua vita con un lungo e spesso manto nero come una notte senza stelle – era dunque impossibile orientarsi, difatti Yusaku aveva vagato nell'oscurità per tantissimo tempo, arrivando a credere che mai ne sarebbe uscito.
Ryoken era stato in grado di portare la luce in quel vicolo cieco dal quale Yusaku non trovava una via di fuga, l'aveva salvato dai suoi demoni interiori e gli aveva fatto comprendere che chiunque, nel mondo, era degno di amare e di essere amato.
Per un attimo Yusaku ebbe quasi la sensazione che il cuore gli stesse per esplodere nel petto a causa delle intense emozioni che stava provando nel rammentare tutto ciò – proprio lui che, prima di incontrare Ryoken, non avrebbe mai pensato di provare qualcosa di diverso rispetto al dolore, la tristezza e l'apatia.
Per questo motivo desiderò ardentemente poter sgattaiolare in cucina e preparare subito la colazione; anche se era un piccolo gesto come tanti, era comunque un buon punto di partenza per iniziare a ringraziare Ryoken di tutto quello che aveva fatto e che continuava a fare per lui.
    (Uno dei tanti modi per dirgli “ti amo”).


4

    «Dove pensi di andare?»
Yusaku sussultò vistosamente nel momento in cui la voce di Ryoken vibrò nelle sue orecchie. Era fermamente convinto che stesse ancora dormendo, motivo per il quale, dopo essersi liberato un po' a fatica dal suo abbraccio, credette di avere finalmente la via libera.
    (Povero illuso).
Sospirò, trattenendo a stento qualche gemito quando avvertì le labbra bollenti di Ryoken posarsi con garbo e dolcezza sulla sua pelle ipersensibile, tracciando un sentiero che partiva dal collo e giungeva infine alla spalla sinistra. Erano entrambi completamente esposti, dato che poche ore addietro di certo non avevano pensato di indossare quantomeno l'intimo prima di addormentarsi stretti nel loro caldo abbraccio.
Il petto di Ryoken aderiva perfettamente contro la schiena di Yusaku, creando un punto tra le loro pelli a contatto che bruciava più del nucleo collassato di una supernova.
Erano palesi quali fossero le sue intenzioni – e Yusaku, sotto sotto, le condivideva pure.
    «Ryoken, abbiamo fatto l'amore questa notte...»
    «E perché non rifarlo anche ora?»
Yusaku non ebbe tempo di replicare, poiché Ryoken prese il controllo della situazione.
Ancora una volta si ritrovò intrappolato tra le sue braccia.
Ancora una volta le labbra di Ryoken catturarono le sue, coinvolgendole in un bacio profondo e passionale.
Ancora una volta i loro corpi aderirono perfettamente, creando quell'incastro
    (quell'incanto)
unico e perfetto che apparteneva a loro e a loro soltanto.
Yusaku era impossibilitato a muoversi, il peso più bello del mondo
    (quello di Ryoken)
gravava sul suo corpo e gli risultava impensabile alzarsi dal letto per recarsi in cucina a preparare la colazione.
Eppure, nonostante tutto, non si era mai sentito così libero come in quel momento.
    (Così rinato).


5

Nonostante fossero trascorse poche ore dall'ultima volta che avevano fatto l'amore, per Yusaku era come se il tempo si fosse dilatato talmente tanto da risultare difficile da quantificare.
    (E Ryoken gli mancava, gli mancava davvero tanto).
    (Aveva bisogno di sentirlo accanto a sé, dentro di sé, di unire i loro corpi al ritmo di un solo battito cardiaco).
Il modo in cui Ryoken lo toccava e lo baciava era unico nel suo genere; delicato e passionale al tempo stesso, conosceva il corpo di Yusaku ormai a memoria dal gran che lo aveva ammirato, carezzato, fatto suo e saggiato la dolcezza della pelle con la bocca.
Yusaku fremette quando le labbra e la lingua di Ryoken scivolarono lungo la sua intimità e si sentì sciogliere quando Ryoken entrò in lui, unendo i loro corpi in un'entità unica.
    (E si sentì rinascere a ogni spinta, a ogni affondo, a ogni gemito mal trattenuto).
    (Era tutto così prezioso, di una bellezza rara e inestimabile).
Non esisteva altro se non loro due, ancora una volta uniti, pronti a rivivere insieme.


6

Yusaku avrebbe potuto chiudere gli occhi e addormentarsi nuovamente tra le braccia di Ryoken. L'orgasmo li aveva sconquassati da capo a piedi e le lenzuola e le pareti della camera da letto si erano impregnate ancora una volta di ciò che erano stati durante quel momento tanto intimo e importante.
    «Yusaku» lo chiamò Ryoken mentre gli carezzava i capelli con garbo.
    «Mh...» borbottò in risposta, con gli occhi socchiusi e i muscoli completamente squagliati.
    «Vado a preparare io la colazione, okay?»
    «Mh... mh».
Evidentemente Ryoken era in grado di comprendere e decifrare quel linguaggio sconosciuto, visto e considerato che sorrise divertito e, dopo avergli baciato una tempia, si alzò dal letto per dirigersi in cucina a preparare il caffè e i pancake.
Yusaku avrebbe voluto controbattere dicendo che quel giorno voleva cucinare lui la colazione ma, dopo quanto accaduto, si sentiva talmente appagato che decise di farsi viziare un altro giorno in più.
L'indomani mattina, però, sarebbe stato il suo turno.
Per Ryoken questo e altro.

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