Illicit Affairs

di LadyOfMischief
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** And I still talk to you ***
Capitolo 2: *** I can't be what you want me to be ***
Capitolo 3: *** At least I'm trying ***
Capitolo 4: *** Invisible String ***
Capitolo 5: *** I won't give in ***
Capitolo 6: *** This ritual's habitual ***
Capitolo 7: *** I don't wanna fight, not tonight ***
Capitolo 8: *** The only one who knows me ***
Capitolo 9: *** Compromises ***
Capitolo 10: *** Just some twisted dream ***
Capitolo 11: *** Choices ***



Capitolo 1
*** And I still talk to you ***


Premessa: Questa mini-one shot è la controparte dal punto di vista di Rey di "Incomplete", che ho già pubblicato tempo fa, ma non è necessario leggerla



 

L'unica nota positiva dell'essere stati costantemente in fuga dopo Crait era il fatto che Rey fosse stata troppo preoccupata a seminare TIE per poter pensare ad altro. La permanenza su Ryloth era stata breve e il Primo Ordine li aveva trovati, da allora la Resistenza si era data alla fuga e si erano fermati soltanto due volte per fare rifornimento. Dopo la battaglia che c'era stata su Crait tutto ciò che era rimasto della Resistenza erano soltanto i presenti a bordo del Falcon e nessun luogo era sembrato sicuro, finché non avevano trovato la luna di Ajan Kloss.
Si erano stabiliti lì da qualche giorno, Rey aveva contribuito più che poteva ad allestire la base pur di tenere la propria mente occupata pur di non pensare a lui, se l'avesse fatto avrebbe soltanto riaperto una ferita ancora fresca. L'ultima volta che aveva visto Ben l'aveva guardato con indifferenza e gli aveva letteralmente chiuso una porta in faccia, non avrebbe voluto ammetterlo, ma quel gesto forse aveva fatto più male a lei che a lui.
Soltanto in quel momento, da sola a bordo a Falcon dopo aver effettuato delle riparazioni, si soffermò a pensare che quella connessione non sarebbe dovuta avvenire, Snoke era morto e se il legame tra le loro menti fosse stato realmente opera sua si sarebbe dovuto spezzare con la sua morte. Era stata tutta una bugia e Rey ancora non capiva se fosse sollevata o meno da quella consapevolezza, non capiva neppure se fosse arrabbiata con Ben, semplicemente delusa dal suo comportamento o entrambe le cose.
Rey aveva rischiato tutto andando da lui, cosa le era saltato in mente? Non si pentiva di ciò che aveva fatto, ma si sentiva una stupida per aver creduto anche solo per un istante che gli avrebbe fatto cambiare idea, in fondo se non ci era riuscito suo padre perché ci sarebbe dovuta riuscire lei? Era convinta che qualcosa fosse cambiato tra loro quando Ben le aveva assicurato che non fosse sola, l'aveva soltanto presa in giro o era stata lei a fraintendere?
Rimuginarci su non aveva senso ormai, lei gli aveva dato fiducia e lui l'aveva delusa, non erano mai stati davvero alleati e Rey doveva dimenticare quello che era successo e andare avanti. Quasi come se la Forza volesse metterla alla prova avvertì la familiare sensazione che precedeva le loro connessioni, era come toccare un filo scoperto che le dava la scossa e allo stesso tempo una senso di sicurezza. Era consapevole che Ben fosse alle sue spalle, ma non si voltò, se l'avesse semplicemente ignorato fino a quando la connessione non si fosse interrotta forse anche lui l'avrebbe fatto. Non era pronta né a vederlo né a rivolgerli la parola, non avevano niente più da dirsi, o forse il problema era che avevano fin troppo da dirsi e perciò commise l'errore di voltarsi.
Quasi si aspettava di vederlo di nuovo con la maschera e invece fu sorpresa di vederlo con una semplice maglietta nera e dei pantaloni neri, non poteva vedere l'ambiente in cui si trovava, ma suppose che si trovasse nei propri alloggi. Si impose di non lasciar trasparire il suo stupore e di riservargli nuovamente l'indifferenza con cui l'aveva trattato l'ultima volta in cui si erano visti.
“Rey...” la voce di Ben era quasi un sussurro e aveva lo stesso sguardo perso che le aveva rivolto durante l'ultima connessione.
“Non ho tempo per questo” disse lei con freddezza, non voleva incoraggiarlo più di quanto non stesse facendo già.
“Mi dispiace” le disse semplicemente lui, dopo tutto quello che aveva fatto aveva persino la faccia tosta di scusarsi e Rey non capiva neppure per cosa si stesse scusando.
“Ti dispiace per cosa di preciso?” ma lui non rispose e lei stava cominciando a perdere la pazienza “Allora?”
“Per ciò che ti ho detto” rispose Ben alla fine, Rey avrebbe voluto ribattere che non era per quello che avrebbe dovuto scusarsi perché – nonostante la pessima scelta di parole – lei aveva capito cosa volesse intedere, o forse anche in quel caso aveva semplicemente frainteso, ma la connessione si interruppe e Rey si trovò nuovamente da sola a bordo del vecchio mercantile.

 



Spazio Autrice:

 

Eccomi con un altro delirio su questa coppia (scusatemi) e ammetto con molta onestà che questa mini-one shot non era programmata per oggi, in quanto prima di una raccolta, ma non ho resistito e ho cominciato a scriverla di getto.
A differenza delle long, questa raccolta di one shot e possibili flashfic ambientante dopo The Last Jedi sarà concentrata soltanto tra le connessioni (o ufficialmente noti come Force Bond) ed evenutali incontri tra Rey e Ben per esplorare il loro rapporto, perciò la guerra farà soltanto da sfondo.
Detto ciò se leggerete questa raccolta preparatevi a tanto angst e sentimentalismi, con un pizzico di slow burn.

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Capitolo 2
*** I can't be what you want me to be ***


Ben Solo si sentiva in conflitto con se stesso più che mai da quando aveva assunto il ruolo di Leader Supremo e ad essere onesto neppure sapeva chi fosse in quel momento. Non era più Kylo Ren, apprendista di Snoke e la sua marionetta, ma non era neppure tornato ad essere Ben Solo, figlio di eroi della Ribellione e allievo del leggendario Luke Skywalker. In entrambi i casi era stato schiacciato dal peso di numerose aspettative nei suoi confronti, tutti si erano aspettati qualcosa sia da Ben Solo che da Kylo Ren. Dunque, chi era davvero?
Non aveva una risposta a quella domanda, ma sapeva per certo che agli occhi dei suoi sottoposti non poteva apparire debole o dar segno di quel conflitto interiore che lo tormentava incessantemente, al contrario doveva mostrarsi forte e autoritario. Al Primo Ordine serviva un Leader deciso, dal pugno fermo e che fosse temuto, perché quello era l'unico modo per assicurarsi lealtà e rispetto.
A tale scopo aveva deciso di far riforgiare la maschera che aveva distrutto settimane prima, era più facile incutere timore se nessuno fosse in grado di vedere la sua espressione o captare qualunque emozione nel suo tono di voce e, per quanto fosse determinato a lasciar morire il passato, quel passo indietro era necessario. Ci aveva riflettuto a lungo prima di prendere quella decisione, anzi, forse ci aveva riflettuto fin troppo perché aveva avuto altro per la testa.
Erano trascorsi un paio di giorni dall'ultima volta in cui la Forza l'aveva connesso con Rey per la prima volta dopo settimane, settimane in cui si era chiesto se lei stesse bene e si era sentito incompleto. La verità era che lei stesse più che bene, non stava soffrendo per lui o per il modo in cui le loro strade si fossero apparentemente divise, e Ben l'aveva capito dallo sguardo indifferente che gli aveva rivolto, accompagnato da quel suo tono freddo. Quando la connessione era terminata aveva provato emozioni contrastanti tra loro, aveva provato sollievo nel vedere che Rey stesse bene, ma allo stesso tempo aveva provato dolore per la freddezza con cui l'aveva trattato e anche rabbia perché si era reso conto che anche lei – come tutti gli altri – avesse avuto delle aspettative nei suoi confronti.
Da quel momento in poi aveva deciso che non valesse più la pena darsi tanto tormento per qualcuno che l'aveva abbandonato perché non aveva soddisfatto le sue aspettative, se la Forza li avesse connessi ancora una volta l'avrebbe trattata con la stessa indefferenza che Rey gli aveva riservato. Si sentiva uno stupido per aver pensato anche solo per un istante che lei avesse rischiato ogni cosa presentandosi a bordo della Supremacy perché gli importasse di lui, Rey era andata lì soltanto a causa della visione che entrambi avevano avuto quando le loro mani si erano sfiorate, convinta che si sarebbe avverata. Si era aspettata che da un momento all'altro Ben si lasciasse alle spalle gli ultimi sette anni della sua vita, come se l'oscurità non l'avesse mai reclamato, come se il tradimento di suo zio non fosse mai avvenuto e le torture di Snoke non fossero mai esistite, tutto per aiutarla a salvare la Resistenza – che certamente non l'avrebbe mai accolto –
Il turboascensore lo condusse ai livelli più reconditi della Steadfast, dove risiedevano i Cavalieri di Ren, che con la loro presenza rendevano tutti più inquieti, e l'alchimista Albrekh, che fungeva anche da fabbro. Quando si era unito a loro aveva sentito tanto parlare del symeong che aveva forgiato le armi che brandivano i Cavalieri, si diceva che un tempo servisse i Sith e che anni dopo la sua strada si fosse incrociata con quella di Ren. Qualunque fossero le origini di quella creatura a lui poco importava fintantoché svolgesse bene il proprio lavoro, ragion per cui poche ore prima gli avesse consegnato i frammenti della maschera e adesso stava andando personalmente a ritirare il lavoro finito.
Percorse il candido corridoio che conduceva alla fucina di Albrekh, più avanzava più l'odore pungente del metallo fuso cominciava a riempire l'aria e dalla sala d'addestramento Ben poteva udire il clangore delle armi che si scontravano a mezz'aria. Un tempo anche lui si univa agli allenamenti dei Cavalieri, ma da quando aveva assunto il comando del Primo Ordine non l'aveva più fatto perché era stato troppo impegnato in riunioni con gli ufficiali e a discutere animatamente con il Generale Hux, che sembrava sempre dimenticare quale fosse il suo posto.
Giunto alla fine del corridoio Ben varcò la porta che conduceva alla fucina del fabbro, l'aria era impregnata dall'odore del metallo fuso e c'era una cappa di calore opprimente, che però stava già scemando. Su un tavolo tondo al centro della stanza c'era quanto aveva commissionato ad Albrekh e la prima cosa che gli saltò all'occhio furono le venature rosso vivo nei punti in cui i frammenti erano stati saldati insieme. Il symeong era in piedi accanto al tavolo, ma non disse nulla, era una creatura piuttosto silenziosa e nelle occasioni in cui Ben si era trovato in sua presenza non l'aveva mai sentito proferir parola. Si avvicinò al tavolo e prese la maschera per osservarla meglio, nonostante lo stato in cui l'aveva ridotta l'alchimista aveva svolto un buon lavoro e se non avesse saputo che quelle venature rosse fossero dovute alle saldature avrebbe pensato che fossero decorative.
“Hai fatto un ottimo lavoro” disse alla creatura, che si limitò a rivolgergli un cenno col capo prima di sparire tra gli scaffali su cui erano stipati vari oggetti in beskar, durasteel e altri metalli.
Ben lasciò la fucina con la maschera tra le mani – non ne aveva bisogno al momento ed era ancora calda – e ripercorse il corridoio per raggiungere il turboascensore. Entrò nell'ascensore e selezionò come destinazione i suoi alloggi, che si trovavano molti livelli più in alto, poi premette il pulsante per chiudere le porte.
Non appena le porte si chiusero provò una sensazione che aveva imparato a riconoscere, era un senso di familiarità e allo stesso tempo come una scarica elettrica che gli pervadeva il corpo, la Forza adorava giocargli brutti tiri e sceglieva sempre il momento meno adatto. Ma esiste davvero un momento adatto? si chiese, quelle connessioni sfuggivano al suo controllo e, per quanto ne sapeva, anche a quello di Rey.
Rey apparve al suo fianco qualche istante dopo, ma lui si sforzò di ignorarla e non rivolgerle neppure uno sguardo, se si fossero ignorati a vicenda forse la connessione si sarebbe interrotta. Tuttavia averla accanto in quel momento lo riportò con la mente a quel giorno, quando entrambi si trovavano nel turboascensore della Supremacy e Rey gli aveva promesso di aiutarlo, con lo sguardo colmo di speranza. Era stato quello il momento in cui aveva deciso che avrebbe tradito Snoke, per lei, convinto che sarebbe stata Rey a stare dalla sua parte perché era ciò che aveva visto nella sua visione. Chiaramente quella visione si era presa gioco di entrambi, mostrandogli due versioni completamente opposte e che non potevano coesistere, o forse aveva semplicemente mostrato ad entrambi ciò che più desideravano.
“Sembra che tu sia tornato alle vecchie abitudini” disse Rey di colpo, ma neppure questa volta Ben si voltò “Che ne è stato del lasciar morire il passato?” nella sua voce c'era un pizzico di ironia pungente. Perché gli stava rivolgendo la parola? L'ultima volta aveva finto di non notare la sua presenza ed era stata scostante – non lui che si fosse aspettato un trattamento diverso –
“Non sono affari che ti riguardano” le rispose senza neppure riflettere e le parole gli erano uscite dalla bocca ancor prima che se ne rendesse conto, ancora una volta la sua impulsività l'aveva tradito.
“No, ma bisogna sempre cercare di conoscere e comprendere il proprio nemico” ribatté secca.
“E cosa speri di comprendere?” le chiese voltandosi verso di lei, indossava ancora lo stesso completo bianco, ma questa volta aveva i capelli sciolti – proprio come quel giorno – e un'espressione impassibile stampata sul volto.
“Con chi ho a che fare, per esempio” rispose Rey “Chi ho davanti in questo momento? Ben Solo o Kylo Ren?” chiese con una calma che lo fece soltanto innervosire, l'idea che lei potesse aver percepito il suo conflitto interiore non gli piaceva affatto perché lo faceva sentire vulnerabile.
“Che differenza farebbe saperlo?” chiese lui di rimando.
“Per Ben Solo c'è ancora speranza...” rispose lei quasi in un sussurro.
“Ti sbagli, il ragazzo che volevi riportare indietro ad ogni costo non esiste più da tempo, non tornerà più e qualunque cosa tu abbia visto era solo un'illusione” replicò lui con freddezza, a qualunque gioco Rey stesse giocando non avrebbe funzionato e prima l'avesse capito, meglio sarebbe stato per entrambi.
Rey stava per replicare quando la connessione cessò di colpo, questa volta era durata qualche secondo di più e la sua teoria si era rivelata sbagliata: ignorarsi non l'avrebbe interrotta.

 


Spazio autrice:
Come inziare una nuova settimana? Aggiornando questa raccolta!
Man mano che i force bond si prolungheranno anche le one shots saranno più lunghe (più angst per tutti!), e questi due proprio non ce la fanno a ignorarsi in silenzio.

 

Un piccolo ringraziamento a SolosHeart che mi supporta sempre, anche quando c'è di mezzo l'angst.

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Capitolo 3
*** At least I'm trying ***


Rey se ne stava seduta a gambe incrociate su una delle brandine del Falcon, la cabina che occupava era ormai diventato il proprio alloggio poiché l'idea di dormire in un'area condivisa con persone che conosceva soltanto da qualche settimana la faceva sentire a disagio. Aveva trascorso tutta la sua vita da sola, le uniche interazioni sociali a cui era abituata era contrattare con Unkar Plutt per le porzioni alimentari e litigi occasionali con altri cercarottami – talvolta sfociati in scontri –
Poggiato sulle gambe c'era uno degli antichi testi dei Jedi, prelevato durante la sua permanenza ad Ahch-To, e si ritrovò a leggere per la terza volta consecutiva un passaggio che riguardava la cura tramite la Forza. Le sembrava l'unica soluzione più adeguata per riparare il cristallo spezzato, aveva sfogliato quel libro per giorni alla ricerca di informazioni sui cristalli di kyber e le aveva persino trovate, tuttavia non vi era alcuna menzione di cristalli danneggiati.
Tecnicamente i cristalli non erano esseri viventi, ma aveva appreso che avevano una sorta di coscienza e che essi reagivano a coloro a cui erano destinati, perciò non erano completamente oggetti inanimati. Rey non aveva alcuna intenzione di arrendersi o lasciarsi abbattere da quell'ostacolo, in fondo non aveva molte opzioni tra cui scegliere perché non era a conoscenza di altri luoghi in cui poter reperire un nuovo cristallo da inserire nella spada, che aveva già riparato in parte. Da sempre era caparbia, una caratteristica che però l'aveva portata a comettere degli errori da quando aveva lasciato Jakku, alcuni anche di recente.
Inevitabilmente la mente di Rey si soffermò sulla sua ultima connessione con Ben, o forse era il di caso riferirsi a lui nuovamente come Kylo Ren? Il suo repentino cambio d'atteggiamento nei suoi confronti l'aveva confusa, il fatto che non avesse neppure risposto alla domanda che gli aveva rivolto non aveva fatto altro che confermare ciò che aveva percepito: in lui c'era ancora conflitto.
La prima volta che la Forza li aveva connessi dopo Crait era stata impassibile e fredda, sforzandosi di ignorarlo, ma poi lui si era scusato e tanto era bastato a farle riaccendere una scintilla di speranza, forse non era troppo tardi per fargli aprire gli occhi e fargli ritrovare la propria via. Rey non sapeva neppure perché le importasse così tanto, certo averlo dalla loro parte avrebbe potuto ribaltare le sorti della guerra civile che stava dilaniando la galassia, tuttavia sentiva che quella non fosse l'unica ragione per cui si fosse ostinata a volerlo aiutare. Forse era la sua bontà a spingerla a farlo, forse il fatto che cercasse sempre di vedere del buono in chiunque o semplicemente perché stava cercando di attribuire uno scopo al loro legame. Cosa li aveva legati se non era stato Snoke? E a quale scopo?
Per questo motivo quando la Forza li aveva connessi nuovamente la settimana precedente aveva tentato di far breccia nel muro che Ben – l'unico modo in cui al momento riusciva a rifersi a lui – aveva innalzato attorno a se stesso anziché ignorarlo e trattarlo con freddezza, illudendosi che fosse disposto ad avere un dialogo civile con lei. Invece era stato lui ad ignorarla, a risponderle in maniera distaccata e brusca, esattamente come aveva fatto lei durante la prima connessione. Forse era il caso di lasciar perdere definitivamente e rivolgere la propria attenzione ai problemi a cui poteva porre rimedio, come il cristallo spezzato.

Rey era più sicura che fosse in grado di ripararlo, o forse si stava soltanto illudendo e si stava appigliando a una vana speranza ancora una volta, ma non aveva altro al momento. Tutto stava andando per il verso sbagliato, la Resistenza faticava a trovare degli alleati, erano a corti di risorse e mezzi adeguati per poter tenere testa al Primo Ordine – che invece continuava ad ingraziarsi la lealtà di molti sistemi – e avevano subito fin troppe perdite.
La cura tramite la Forza era un processo in apparenza semplice, ma comportava anche un minimo rischio poiché il principio di base era trasferire una piccola quantità della propria forza vitale all'essere vivente che si desiderava curare. Rey sperava di poter applicare lo stesso principio al cristallo, se era dotato di una coscienza forse era abbastanza per classificarlo tra gli esseri viventi e avrebbe funzionato, ma doveva comunque prestare attenzione alla quantità di forza vitale da trasferire. Non aveva mai fatto niente del genere, non con lo scarso addestramento teorico che aveva ricevuto da Luke, e le sembrava di brancolare nel buio senza un maestro o qualcuno che la guidasse. Si era rivolta anche al Generale Organa, ma sfortunatamente la donna le aveva rivelato che pur essendo in grado di sfruttare la Forza in alcune occasioni non aveva mai ricevuto alcun addestramento, la sua vita era sempre stata la politica e perciò aveva fatto a meno dell'addestramento da Jedi.
Rey era sempre stata indipendente e non aveva mai avuto bisogno di nessuno per cavarsela, ma in questo caso si trattava di qualcosa che ancora non comprendeva a pieno e sapeva perfettamente quanto fosse facile addentrarsi nel Lato Oscuro. Ma non era rimasto più nessuno che potesse aiutarla, tanto che i ribelli avevano cominciato a riferirsi a lei come “l'ultima Jedi” e aveva l'impressione che si aspettassero qualcosa da lei, così come se l'aspettavano da Luke prima che si sacrificasse. E se avesse deluso tutti? E se non fosse stata all'altezza?
La ragazza scosse il capo, non era il momento di lasciarsi sopraffare da tali pensieri, doveva svuotare la propria mente e concentrarsi unicamente sul cristallo che teneva stretto nella mano sinistra. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e si concentrò sul trasferire una piccola parte della propria forza vitale nei frammenti del cristallo. Immaginò il processo nella sua mente, come lo scorrere di un fiume, tuttavia Rey non riusciva a capire se stesse funzionando o meno perché non avvertiva nulla di insolito, avrebbe dovuto provare stanchezza o il processo non era così sfiancante come sembrava?
Attese qualche istante, poi riaprì gli occhi e il palmo della mano, con sua grande delusione vide il cristallo esattamente nello stato stato di prima, cos'aveva sbagliato? Forse non si era concentrata abbastanza, forse aveva trasferito troppa poca energia e per questo il cristallo non si era risanato. Doveva riprovare, dopotutto era un esperimento che nessuno aveva mai tentato prima di quel momento, e se qualcuno ci fosse già riuscito in precedenza non era mai stato riportato nei testi.
Rey richiuse gli occhi e ripeté il processo, ma ancora una volta non avvertì nulla di diverso, eppure non si arrese e continuò a riprovare ripetutamente. Doveva funzionare, in un modo o nell'altro ci sarebbe riuscita, anche a costo di trascorrere tutta la notte a provare o a cercare una soluzione tra le pagine di quegli antichi testi, di cui non comprendeva neppure alcune sezioni perché erano scritte in un linguaggio che non conosceva.
Si accorse di star stringendo i frammenti del cristallo troppo forte soltanto quando avvertì una fitta di dolore al palmo della mano e allentò immediatamente la presa, ma provò ulteriormente un'ultima volta. Questa volta Rey avvertì qualcosa, purtroppo però non era ciò che si aspettava perché riconobbe all'istante quella sensazione familiare che precedeva le connessioni con Ben.
Non sapeva cos'aspettarsi da quella connessione, la cosa migliore sarebbe stata ignorarsi finché non fosse cessata, e questa volta non avrebbe commesso ancora una volta l'errore di rivolgergli la parola. Incurante del fatto che avesse una mano sanguinante rimase esattamente dov'era, senza neppure aprire gli occhi, forse sarebbe stato più facile ignorare qualcuno che non poteva vedere. Rey era consapevole che fosse un atteggiamento immaturo da parte di entrambi, né lei né Ben avevano alcun controllo su quello strano legame e le connessioni avvenivano più o meno regolarmente, ma cos'era ad innescarle?
Pur avendo gli occhi chiusi Rey avvertì la presenza di Ben nella stanza con lei, o per essere più precisa accanto a lei. Le loro spalle si sfioravano a malapena, ma proprio com'era già accaduto su Ahch-To non era soltanto un'illusione, era come se lui fosse fisicamente lì e non dall'altra parte della galassia.
Nella stanza c'era un silenzio tale che Rey riusciva a sentire i loro respiri, stavolta però nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere e poteva percepire la determinazione di Ben nell'ignorarla. Le sue emozioni erano così forti che Rey le percepì attraverso il loro legame, quasi fossero le proprie, e quella che spiccava tra tutte era la sofferenza, anche se lui cercava di celarla con la rabbia e l'odio. L'ultima volta che l'aveva visto si era ostinato a dirle che di Ben Solo non restava più nulla, ma non era altro che una bugia che raccontava più a se stesso che a lei. Ma quella sofferenza che percepiva in quel momento era la stessa che aveva visto quando lei era stata nella sua mente, la stessa che aveva percepito quando le aveva detto che non era sola e la stessa che aveva percepito nel turboascensore quando si era presentata da lui a bordo della Supremacy.
Quella sofferenza non faceva altro che alimentare il conflitto interiore di Ben, insieme a una profonda solitudine, che Rey conosceva fin troppo bene perché era la stessa che provava anche lei quotidianamente, pur essendo circondata da altre persone. Era stata quella solitudine a farli avvicinare, ad incoraggiarli a mostrarsi vulnerabili e che aveva fatto capire a Rey quanto loro due fossero simili.
No, neppure questo l'avrebbe fatta cedere questa volta, Ben aveva rifiutato il suo aiuto, aveva preso la sua decisione e nonostante tutto lei non percepiva alcun rimorso da parte sua. La causa di quella sofferenza e solitudine era soltanto lui, non era stata lei a deluderlo né ad abbandonarlo, lei aveva soltanto agito di conseguenza.
Una mano guantata le prese delicatamente la mano con cui stringeva ancora i frammenti – adesso sporchi del suo stesso sangue – facendola sussultare poiché non si aspettava alcun contatto fisico. A quel punto Rey aprì gli occhi, Ben era seduto accanto a lei, con la sua solita tenuta nera e la spada laser appesa alla cintura. Abbassò lo sguardo sulle loro mani, Ben le stava tenendo la mano con una delicatezza che non avrebbe mai associato a lui e con la stessa delicatezza le fece aprire la mano, rivelando i frammenti macchiati di rosso vivo e due tagli abbastanza profondi proprio al centro del palmo. Le ferite non avevano un bell'aspetto e il flusso di sangue non si era ancora fermato, tanto che alcune gocce le erano colate sul pantalone bianco.
"Cosa stai facendo?" chiese lei brusca, di colpo infastidita da quel contatto fisico.
"Non è forse ovvio?" replicò lui leggermente seccato, quel comportamento non faceva altro che confonderla e allo stesso tempo innervosire, a che gioco stava giocando? Prima le aveva chiesto scusa, poi l'aveva ignorata e trattata con freddezza, adesso invece sembrava quasi che gli importasse qualcosa di lei, o quantomeno si stava mostrando curioso nei suoi confronti.
Rey provò a ritrarre la mano, ma Ben le prese il polso con l'altra mano per impedirglielo.

"Non ho bisogno del tuo aiuto" ribatté lei "Come tu non hai bisogno del mio" aggiunse, provò a ritrarre nuovamente la mano, ma la presa di Ben era più forte.
"Lo so" si limitò a rispondere, ignorando le sue proteste, e le lasciò il polso con delicatezza, tutta quella calma apparente da parte sua cominciava a farla sentire irrequieta.
Ben le tolse i frammenti del cristallo dalla mano e li gettò a terra con noncuranza, poi esaminò meglio le ferite, cosa non facile se prima non le avesse ripulite. Tuttavia Rey non replicò, sapeva che discutere con lui era completamente inutile perché era testardo almeno quanto lei e perciò lo lasciò fare.
Trattenne a stento una smorfia di dolore quando Ben toccò le ferite con la punta delle dita per controllare che non vi fossero schegge, dove aveva imparato ad esaminare le ferite? Poi fece qualcosa che lasciò perplessa, lasciò la sua mano e si sfilò un guanto, prima di riprenderle la mano. Posò l'altra mano sul palmo di Rey, che trasalì a quel contatto, ma non fu per il dolore causato dalle ferite bensì per quel contatto che le risultò tremendamente familiare e confortevole.
Ben chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, proprio come aveva fatto lei fino a poco prima, quando aveva provato a risanare il cristallo spezzato e allora comprese ciò che stava facendo: voleva curarla usando la Forza.
Rey sapeva che, però, avrebbe fallito perché quell'abilità era una prerogativa del Lato Chiaro della Forza, soltanto i Jedi un tempo la studiavano e la praticavano, ma stando ai testi era poi stata bandita perché troppo pericolosa, troppo sconsiderata e veniva utilizzata anche per scopi ritenuti contro il codice dei Jedi.
Una sensazione di calore si propagò dal punto in cui c'erano le ferite, il dolore si attenuò poco a poco e Rey poté sentire chiaramente la pelle risanarsi. Percepì una parte della forza vitale di Ben scorrere in lei, non era come l'aveva immaginato nella propria mente, più che lo scorrere di un fiume era pura energia che scorreva tra loro.
Rey si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, non provava più dolore e ormai sapeva che le ferite si fossero rimarginate completamente. Quando anche Ben ne fu consapevole riaprì gli occhi, mantenendo però lo sguardo sulle loro mani.
"È impossibile… come hai fatto?" chiese d'istinto Rey, lei aveva provato più e più volte ad eseguire quel processo, fallendo miseramente.
"Non lo so" ammise lui con onestà, con lei era sempre stato onesto, anche quando avrebbe potuto mentirle per ottenere ciò che voleva.
La connessione si interruppe improvvisamente, un attimo prima Ben era lì e quello dopo era svanito, come se non fosse mai stato lì. Adesso Rey poteva vedere chiaramente la pelle liscia e completamente risanata, nonostante il palmo fosse ancora sporco di sangue. Non era rimasta neppure la cicatrice e se Rey non avesse visto con i propri occhi le ferite non avrebbe mai detto che fossero state lì.
Come aveva fatto Ben a curarla? Chiaramente non era un'abilità del Lato Oscuro, altrimenti la sua reazione sarebbe stata diversa, e perciò aveva agito d'istinto. Era stato forse il loro strano legame ad avergli permesso di curarla senza neppure sapere cosa stesse facendo?
A confonderla ancora di più, però, era stato il suo atteggiamento, Ben si era comportato come se la connessione in ascensore non fosse mai avvenuta e non si fossero ignorati fino a quando lui non aveva notato che fosse ferita. Erano nemici, eppure momenti come quello le facevano dubitare del rapporto che c'era tra loro, e in parte sapeva che dipendesse anche da lei. Sarebbe stato tutto estremamente più facile se si fossero semplicemente odiati, ma per quanto Rey si sforzasse di disprezzarlo, di non pensare a lui ed essere arrabbiata con lui, non riusciva a odiarlo.
Rey lanciò uno sguardo ai frammenti sul pavimento, cos'era andato storto? Forse si era illusa, i cristalli non si potevano risanare in quel modo e lei aveva riposto ancora una volta fin troppe speranze in qualcosa di improbabile.

 


Spazio Autrice:

Questa settimana ho deciso di tornare con la raccolta anziché la long, questi due continuano a mandarsi in crisi a vicenda perché non sanno neppure loro cosa vogliono.
Vi anticipo già che nella prossima one-shot chiarirò un punto che qui ho lasciato volutamente in sospeso (e penso sia già intuibile quale)

 

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Capitolo 4
*** Invisible String ***


La connessione si era interrotta ancor prima che Ben potesse metabolizzare quanto accaduto, ritrovandosi nuovamente seduto sul proprio letto nei suoi alloggi.
Questa volta era stato completamente diverso dalle altre, questa volta aveva visto chiaramente dove si trovasse Rey ed era un luogo che avrebbe preferito non rivedere mai più in vita sua. Aveva riconosciuto immediatamente le pareti familiari e, allo stesso tempo, estranee del Millenium Falcon, nonostante non vi avesse messo più piede da quando aveva poco più di dieci anni.
Ritrovarsi a bordo del vecchio mercantile aveva suscitato in Ben emozioni contrastanti, odiava quella nave più di ogni altra cosa perché gli ricordava tutte le volte in cui aveva visto Han Solo partire e lasciare lui e Leia da soli per settimane. Tuttavia aveva provato anche un senso di nostalgia, riportandogli alla mente le rare occasioni in cui Han l'aveva portato a bordo del Falcon e lo faceva sedere al suo posto per giocare a fare il pilota.
Più cercava di distaccarsi dal proprio passato, più questo sembrava tormentarlo per ricordargli da dove venisse e chi fosse davvero, qualcuno che ormai Ben si ripeteva non esistesse più. Credeva fermamente in ciò che aveva detto a Rey dopo lo scontro con le guardie nella sala del trono, era tempo che il passato morisse per non commettere gli stessi errori e per farlo doveva cominciare proprio da se stesso.
A complicare le cose, però, c'era il legame che, come un filo invisibile, univa lui e Rey e anziché indebolirsi sembrava soltanto rafforzarsi. Per quanto Ben si sforzasse di ignorarla, o viceversa, c'era sempre qualcosa che li spingeva a fare esattamente l'opposto, come se fossero due magneti attratti l'uno dall'altra.
Si sentiva uno stupido per aver ceduto anche questa volta, quando la connessione l'aveva fatto materializzare sulla brandina accanto a Rey si era imposto di non rivolgerle neppure uno sguardo e perciò aveva rivolto la sua attenzione altrove. Sulle prime era stato facile, lei se ne stava semplicemente seduta a gambe incrociate e sembrava stesse meditando, ma Ben aveva percepito che in realtà anche Rey lo stesse ignorando fingendo di meditare. Era consapevole che entrambi si stessere comportando come dei ragazzini immaturi, a cosa sarebbe servito parlare dopo quello che era successo tra loro? Entrambi avevano punti di vista completamente opposti e che non potevano coesistere, Rey gli avrebbe sempre rammentato chi credeva che fosse – in fondo lei non lo conosceva davvero – e non avrebbe mollato la presa tanto facilmente, avrebbe continuato a cercare di convincerlo a stare dalla sua parte e quella della Resistenza.
Quando si era presentata a bordo della Supremacy gli aveva detto che era lì per aiutarlo e per un istante Ben le aveva creduto, aveva creduto a quello sguardo colmo di speranza che gli aveva rivolto. Forse era stato proprio quello il suo errore, credere che Rey fosse andata lì soltanto per lui e non perché avesse anche un secondo fine, come aveva potuto pensare una cosa tanto ridicola? Non erano amici e non erano alleati, perché mai Rey avrebbe voluto aiutarlo a liberarsi dalla presa di Snoke se non per dare un vantaggio alla Resistenza? Come aveva potuto fraintendere le sue intenzioni? Qualunque cosa provasse nei suoi confronti – qualcosa che Ben ancora non riusciva a decifrare – aveva offuscato il suo giudizio e gli aveva fatto abbassare la guardia.
Questa volta, però, era stata la preoccupazione a farlo cedere e infrangere quel tacito accordo di ignorarsi a vicenda, che chiaramente non funzionava. Nel rivolgere la propria attenzione al volume dall'aria antica, che Rey teneva poggiato sulle gambe, aveva notato del sangue colarle sui pantaloni e il suo primo istinto era stato quello di sollevare lo sguardo sulla mano con cui stava stringendo qualcosa. Ben non era sicuro se lei fosse consapevole che qualunque cosa stesse stringendo l'aveva ferita, o se semplicemente stesse sopportando il dolore pur di ignorarlo, ma non era riuscito a sopprimere l'istinto di prenderle la mano con delicatezza per accertarsi che la ferita non fosse troppo profonda. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma la verità era che, per ragioni che non comprendeva, una parte di sé – quella che stava tentando di soffocare – soffriva nel vederla stare male.
Ben non era rimasto affatto sorpreso nello scoprire che ciò che aveva ferito Rey fosse il cristallo della spada che avevano distrutto, caparbia com'era se l'era aspettato che avrebbe provato a riparare al danno fatto. Qualunque cosa avesse provato per rimettere insieme i frammenti del cristallo non aveva funzionato perché aveva percepito la sua frustrazione e delusione, per quanto ne sapeva lui non esisteva alcun modo per riparare un cristallo. Rey si era mostrata infastidita da quel contatto fisico e gli aveva risposto in maniera scontrosa – e ne aveva tutto il diritto – ma Ben l'aveva ignorata e si era concentrato sulle ferite. La vista della mano insaguinata di Rey gli aveva riportato alla mente un ricordo lontano, quando anche lui si era trovato in una situazione simile e si era ferito la mano con il proprio cristallo durante il processo che l'aveva trasformato da blu a rosso. Nel suo caso, tuttavia, era successo qualcosa di insolito e il cristallo si era ricoperto di crepe, diventando instabile al punto tale che aveva dovuto apportare delle modifiche alla spada laser per impedire l'accumulo di energia.
Per esperienza Ben sapeva come trattare quel tipo di ferite e, dopo aver raccolto i frammenti dalla sua mano, la prima cosa che si era premurato di fare era stata controllare che non vi fosse alcuna scheggia. Alla fine Rey aveva smesso di opporre resistenza, non che lui le avesse lasciato altra scelta, e aveva cercato di mascherare il proprio dolore quando lui aveva cominciato a tastare le ferite alla ricerca di schegge.
Da lì le cose avevano preso una piega strana – più strana del solito – e, quasi come se fosse stato guidato da una vocina nella propria testa, Ben si era sfilato un guanto e aveva posato la propria mano su quella di Rey per curarla. Ancora non riusciva a spiegarsi il perché di quel gesto o perché fosse stato più che certo di poterla curare, non aveva mai sentito parlare di un abilità del genere e, di certo, non apparteneva al Lato Oscuro.
Il Lato Oscuro feriva, distruggeva, infliggeva dolore e uccideva, non dava sollievo o curava e neppure Snoke gli aveva mai insegnato nulla del genere. La sensazione che aveva provato curandola era qualcosa che Ben non aveva mai provato prima di quel momento, aveva sentito chiaramente una minuscola parte della propria forza vitale scorrere tra loro e poco a poco aveva percepito le ferite risanarsi. Il tutto era avvenuto senza che facesse il minimo sforzo o che si rendesse conto di ciò che stava facendo, il suo unico pensiero era stato quello di volerla aiutare e aveva agito in maniera automatica.
Quando Rey, stupita e confusa quanto lui, gli aveva chiesto come fosse riuscito a curarla le aveva risposto con onestà, ammettendo di non saperlo. Non era mai riuscito a mentirle e fin dal loro primo incontro era sempre stato onesto con lei perché sperava di guadagnarsi la sua fiducia, adesso Ben sospettava che forse quel suo desiderio di fiducia da parte sua fosse dovuto al loro legame. E se fosse stata quella la ragione per cui si preoccupava per lei? Se fosse stata quella la ragione per cui si sentiva attratto da lei e non riusciva ad ignorarla neppure volendo? Non era la prima volta che si chiedeva se quell'affetto, curiosità o qualunque cosa fosse quel sentimento che provava nei suoi confronti fosse una manipolazione, ma non aveva ancora trovato una risposta a quella domanda.
Anche se quel legame non era opera di Snoke, era comunque qualcosa che nessuno dei due riusciva a controllare e andava contro il loro volere, qualcosa si era risvegliato nel momento in cui si erano incontrati. Il suo maestro – e aguzzino – l'aveva capito prima di loro e l'aveva sfruttato a proprio vantaggio mentendo, consapevole che una tale menzogna avrebbe ferito entrambi e con la speranza di metterli l'uno contro l'altra. Ma neppure quello aveva fatto cambiare idea a Ben, che aveva già pianificato di tradire Snoke per proteggerla nel momento in cui Rey si era presentata a bordo, e il suo maestro se n'era reso conto. Ma quella non era stata l'unica cosa di cui si era reso conto e Ben lo realizzò soltanto in quell'istante: Snoke aveva capito che Rey fosse la sua debolezza e per questo l'aveva torturata sotto il suo sguardo, per poi ordinargli di ucciderla sapendo che quel gesto l'avrebbe distrutto.
Quello che era appena successo non era altro che l'ennesima prova che lo confermava, aveva ucciso il suo maestro per lei, le aveva offerto l'intera galassia e adesso senza neppure sapere come aveva attinto a un potere a cui soltanto uno Jedi avrebbe potuto avere accesso, per la prima volta dopo anni aveva fatto uso nuovamente del Lato Chiaro della Forza. E allora capì, il richiamo alla luce che aveva avvertito il giorno in cui aveva conosciuto Rey era dovuto proprio a lei, era a causa sua se si stava riavvicinando a qualcosa a cui aveva voltato le spalle da tempo.
Al Primo Ordine serviva un leader forte, saggio, deciso e migliore di Snoke, che aveva seguito le orme dell'Imperatore e commettendo i suoi stessi errori, ma per essere il Leader Supremo di cui il Primo Ordine aveva bisgono Ben non poteva permettersi in alcun modo di avere una debolezza. La situazione sarebbe soltanto potuta peggiorare con la frequenza con cui quelle connessioni si stavano verificando, più la Forza lo connetteva a Rey più i suoi pensieri si soffermavano su di lei – soprattutto nelle notti insonni – e sentiva la mancanza di una parte di sé. Come poteva sentire la mancanza di qualcuno che non era mai stato realmente al suo fianco e per cui non sapeva neppure cosa provasse?
Era tempo di lasciar andare qualunque fantasia ridicola che l'aveva spinto a chiederle di governare insieme, Rey non avrebbe mai compreso il suo punto di vista, non avrebbe mai cambiato idea e in nessuna circostanza avrebbero potuto essere alleati. Si era illuso che insieme avrebbero potuto dar vita a qualcosa di nuovo, di lasciare che le rispettive fazioni si distruggessero tra loro, ma adesso Ben si rendeva conto che non era possibile. Tuttavia poteva dar vita a un nuovo ordine anche senza Rey, sfruttando la sua posizione da Leader Supremo, il Primo Ordine poteva diventare qualcosa di diverso dall'Impero, poteva essere qualcosa di migliore, più efficiente e duraturo. Se a qualcuno tra gli ufficiali e i generali non fosse andata bene quella nuova linea di condotta avrebbe anche potuto disertare, fuggire nell'Orlo Esterno o persino unirsi alla Resistenza, a Ben non importava perché avrebbe fatto in modo di guadagnarsi la lealtà della galassia. Avrebbe fatto in modo che i singoli capi di stato scegliessero liberamente di far parte dei territori sotto la giurisdizione del Primo Ordine e, a quel punto, la Resistenza si sarebbe estinta senza alcuna guerra perché non ci sarebbe stato più alcun “nemico” da cui liberare la galassia.
Ben sospirò e si alzò dal proprio letto per recuperare la maschera dal tavolino dall'altra parte opposta della stanza, aveva molto di cui occuparsi e intendeva concentrarsi su un problema alla volta. Soltanto in quel momento si rese conto di avere ancora la mano sporca del sangue di Rey e di non avere con sé il guanto che si era sfilato. L'aveva dimenticato a bordo del Falcon? Era possibile lasciare fisicamente un oggetto in un luogo in cui non era stato davvero? Fino a quel momento sia lui che Rey erano riusciti soltanto ad avere contatti fisici senza poter interferire con l'ambiente circostante o oggetti, qualcosa però stava cambiando.
Si sfilò l'altro guanto e si diresse al bagno salendo i tre gradini che conducevano lì, le luci bianche si accesero automaticamente non appena varcò la soglia, riflettendosi sul pavimento nero lucido. Era tutto così diverso dal Falcon, che era persino più trasandato di quanto ricordasse, e non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile che da bambino ammirasse tanto quel pezzo di ferraglia.
Mentre si sciacquava le mani i suoi pensieri si soffermarono nuovamente sul quel filo invisibile che lo univa a Rey, quel legame rientrava nella lista dei problemi da risolvere. Non sapeva quali fossero i suoi limiti e se adesso era possibile anche “passarsi” degli oggetti attraverso esso Ben non sapeva cosa aspettarsi in futuro, cosa gli garantiva che Rey non ne avesse approfittato per ottenere informazioni sul Primo Ordine? Per quanto lei non sembrasse quel tipo di persona, e per quanto Ben avrebbe voluto fidarsi di lei, era un'ipotesi da non escludere, in fondo non era stata proprio Rey a dire che bisognava sempre conoscere il proprio nemico? Lui avrebbe potuto fare lo stesso e sfruttare quelle connessioni per scoprire dove si stesse nascondendo la Resistenza, ma se doveva essere onesto non gli importava più di tanto perché presto o tardi sarebbero comunque usciti allo scoperto cercando di reclutare e facendo una delle loro bravate per contrastare il Primo Ordine. Inoltre Ben non voleva correre alcun rischio, Rey non era di certo ingenua e se avesse capito che stesse sfruttando il loro legame per spiare la Resistenza l'avrebbe rivelato a tutti, a quel punto a cosa sarebbe servito? Si sarebbero spostati ancora una volta e sarebbe stato tutto inutile.
No, quella non era la soluzione al suo problema, anzi avrebbe soltanto portato ad altri problemi e, oltretutto, avrebbe destato sospetto tra i generali il fatto che lui disponesse di informazioni del genere. La sua repentina ascesa al potere non gli aveva fatto guadagnare la simpatia di coloro che già non nutrivano alcuna fiducia nei suoi confronti e lo disprezzavano, se avesse dato ordini basandosi su informazioni di cui non poteva rivelare la fonte avrebbe soltanto peggiorato la situazione. E se Ben avesse rivelato la fonte delle sue informazioni avrebbe generato ancora più sfiducia nei suoi confronti, a partire dal Generale Hux che l'avrebbe accusato di avere contatti con il nemico e allo stesso tempo avrebbe messo ulteriormente in pericolo Rey – su cui aveva già fatto ricadere la colpa dell'omicidio di Snoke –
Come ci sono finito in questa situazione? Si chiese mentre si asciugava le mani, fino a molte settimane prima era tutto più facile, o almeno così gli era sembrato negli ultimi sette anni. Adesso, però, era come se si fosse risvegliato da un sogno – o meglio, un incubo –ad occhi aperti e si stesse rendendo conto della realtà dei fatti soltanto in quel momento. In quegli anni non era stato altro che una marionetta, di cui Snoke aveva manovrato i fili, aveva eseguito ciecamente ordini che il più delle volte detestava e aveva sempre dovuto rendere conto al proprio maestro per qualunque cosa. Soltanto in quel momento realizzò che uccidendo il suo maestro non aveva soltanto salvato la vita a Rey, ma aveva anche reciso i fili con cui Snoke l'aveva controllato e da allora non aveva più udito alcuna voce sussurrare nella propria mente.
Fu allora che Ben capì cosa doveva fare: doveva recidere quel legame per liberarsi dalla sua debolezza, proprio come si era liberato dall'influenza di Snoke, perché era pienamente consapevole del fatto che tenesse a Rey più di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere e che vederla lo faceva soltanto stare male. Avrebbe fatto un favore ad entrambi se avesse trovato un modo per spezzare il legame, ma per poterlo fare doveva prima comprendere la sua natura e ciò significava fare esattamente l'opposto di quanto si era appena prefissato. Ben doveva parlare e collaborare con Rey per scoprire l'origine del loro legame perché lei era l'unica a disporre dei mezzi da cui cominciare quella ricerca. Aveva riconosciuto il libro che lei aveva con sé a bordo del Falcon ed era uno degli antichi testi Jedi che lui e Luke avevano cercato per anni, quando viaggiavano alla ricerca di reliquie appartenute ai Jedi.
Soddisfatto di aver trovato una soluzione teorica al suo problema Ben tornò in camera da letto e recuperò la maschera dal tavolino, era giunto il momento di occuparsi di problemi a cui sapeva di poter concretamente porre rimedio e per cui aveva già una soluzione.


 

Spazio Autrice:

A questo giro ci facciamo una passeggiata tra i pensieri di Ben, con alcuni riferimenti ad eventi canonici, come il processo dele “bleeding” del cristallo (il motivo per cui la lama della sua spada è intabile) e i viaggi che zio e nipote facevano prima che tutto precipitasse.

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Capitolo 5
*** I won't give in ***


L'ennesima giornata alla ricerca di alleati si era rivelata ancora una volta inconcludente, da quando la Resistenza aveva emesso una richiesta di soccorso su Crait quasi due mesi prima – alla quale nessuno aveva risposto – il Generale Organa aveva deciso di tentare a cercare personalmente i suddetti alleati. Aveva fornito a diverse squadre una lista di nomi e sistemi, quelli in cui si presumeva si trovassero le persone indicate, ma fino a quel momento non avevano avuto alcuna fortuna. Era come se quelle persone fossero sparite nel nulla, senza lasciare alcuna traccia, e ogni volta che provavano a chiedere informazioni alle persone del posto queste dichiaravano di non sapere niente o li mandavano via spaventati.
Quel giorno la squadra di cui faceva parte anche Rey – insieme a Finn, Poe e Rose – era stata su Taris alla ricerca di alcuni vecchi amici del Generale Organa, ma anche in quel caso non avevano avuto fortuna. Avevano vagato per ore per i vicoli dell'immensa città, sovrappopolata, inquinata in ogni modo possibile e che ricopriva l'intero pianeta, alla ricerca di una coppia di ex-senatori che si erano ritirati dopo la caduta dell'Impero.
Rey non era mai stata in una città, tantomeno una così immensa da estendersi su tutta la superficie del pianeta, ed era rimasta abbastanza delusa da ciò che aveva visto perché non si aspettava di vedere edifici in decadimento, strade sporche e dall'odore ripugnante e viandanti ricoperti di stracci. La situazione non era così diversa da Jakku, anzi da un certo punto di vista era persino più grave a causa della sovrappopolazione, e la parte peggiore era avere la consapevolezza che la Nuova Repubblica non avesse fatto nulla per migliorare quelle condizioni e aveva abbandonato Taris a se stessa. La verità taciuta dalla gran parte delle persone era che alla Nuova Repubblica non era mai importato granché dell'Orlo Esterno, altrimenti anche su Jakku le cose sarebbero andate diversamente, ed era per quel motivo per cui a nessuno lì importava più di tanto della Resistenza o del Primo Ordine perché non avrebbe fatto alcuna differenza se avesse prevalso l'una o l'altra fazione.
Taris era un posto insolito per due ex-senatori, chi avrebbe mai scelto volontariamente uno stile di vita del genere? Non si poteva neppure definire vita, ma sopravvivenza e per delle persone provenienti da un ambiente agiato quello era il posto più inospitale della galassia. Tuttavia il Generale Organa era più che certa che i suoi amici fossero lì, l'ultima volta che li aveva contattati risiedevano ancora su Taris e aveva fornito alla squadra le coordinate da cui proveniva l'ultimo messaggio che le avevano mandato.
Tutto ciò che Rey e il suo gruppo avevano trovato era stato un appartamento impolverato in pessime condizioni, con tanto di porta in metallo arrugginito e una finestra rotta, al terzo piano di un edificio. L'appartamento era vuoto, fatta eccezione per l'arredamento rovinato, e non avevano trovato alcun indizio che lasciasse intuire che qualcuno avesse vissuto lì. Poe aveva suggerito di chiedere agli altri inquilini del palazzo, determinato a non mollare tanto facilmente, e perciò si erano ritrovati a bussare alle porte dei vicini. Alcuni di loro non si erano neppure presi la briga di aprire, altri invece non appena avevano udito i nomi di Keiran Lang e Hiram Veruna avevano richiuso la porta con aria spaventata o scuotendo la testa.
Qualunque cosa fosse successa i vicini ne erano al corrente, ma avevano troppa paura di parlare temendo le probabili conseguenze e il gruppo aveva lasciato l'edificio più scoraggiato che mai. Con la vana speranza di scoprire qualcosa avevano vagato per quel quartiere e chiesto in giro, mostrando un'ologramma della coppia composta da un umano e un twi'lek, senza ottenere alcun risultato.
Nessuno aveva osato dire ad alta voce ciò che tutti ormai sospettavano da tempo: dietro quelle sparizioni c'era la mano del Primo Ordine. Quel pensiero tormentava Rey da giorni, una parte di lei si rifiutava di credere che fossero arrivati a tanto, o meglio che lui fosse arrivato tanto, e perciò aveva trascorso tutto il tempo del viaggio di ritorno in silenzio. Non aveva voglia di parlare di quella faccenda, se doveva essere onesta non sapeva cosa pensare poiché di quegli alleati non avevano notizie da quando erano stati su Crait e perciò dovevano essere già spariti. Che differenza avrebbe fatto sapere che Ben non era direttamente responsabile per quelle sparizioni? E anche se fosse stato un ordine impartito da Snoke la situazione non sarebbe cambiata, quelle persone erano ancora tenute prigioniere da qualche parte e non avevano alcun indizio sul dove cominciare a cercare.
Quando erano tornati alla base era già sera e avevano fatto rapporto al Generale Organa senza tralasciare alcun dettaglio, la donna aveva ascoltato tutto in silenzio seduta dietro la scrivania nella sala che fungeva da ufficio a bordo della Tantive IV. Il Generale aveva mantenuto la sua solita compostezza, era la terza volta in quella settimana che una delle squadre tornasse ad Ajan Kloss a mani vuote e riportando gli stessi dettagli, che li avevano aiutati a ricostruire lo schema dietro quelle sparizioni.
In tutti i luoghi in cui erano stati – che facevano parte di territori neutrali – avevano trovato appartamenti e rifugi completamente abbandonati e svuotati meticolosamente di qualunque cosa avrebbe potuto indicare che fossero stati occupati. Metà dei nomi presenti sulla lista erano spariti, ma il Generale non aveva alcuna intenzione di rassegnarsi e li aveva congedati incoraggiandoli a proseguire le ricerche, con la speranza di riuscire a trovare qualunque cosa potesse condurli dagli alleati che stavano cercando.

 

*****

Subito dopo aver cenato Rey si ritirò per tornare al Falcon, dichiarando che fosse stanca dopo tante ore di viaggio, ma era soltanto una scusa.
Dall'ultima volta in cui aveva visto Ben aveva trascorso ogni sera, e anche qualche notte senza chiudere occhio, a cercare risposte negli antichi testi dei Jedi. Perché Ben era riuscito a curarla con così tanta facilità e lei non ne era in grado? Rey ci aveva provato più volte dopo quell'episodio, ma aveva fallito di nuovo e perciò aveva accantonato temporaneamente l'idea di riparare il cristallo.
La sua attenzione al momento era rivolta ad altro, a qualcosa che era successo durante quella connessione e di cui si era resa conto soltanto quando si era alzata dalla brandina per andare a ripulirsi la mano insanguinata: il guanto che Ben si era sfilato era ancora lì.

Rey non si era mai soffermata a pensare a quali fossero i limiti del loro legame, che sembrava solidificarsi sempre di più, e per questo si era prefissata di cercare risposte nei libri che aveva “preso in prestito” su Ahch-To. Cos'era cambiato rispetto alle prime connessioni? Ricordava che le prime tre volte né lei né Ben fossero in grado di vedere l'ambiente in cui si trovava l'altro e non potevano neppure sfiorarsi, fino a quando lei non gli aveva teso la mano senza rifletterci troppo perché in quel momento l'unica certezza di cui aveva avuto bisogno era sapere che lui fosse lì e non soltanto un'illusione. Era stato forse quel gesto a rafforzare il loro legame?
Rey doveva saperne di più, se potevano passarsi anche oggetti o interferire con ciò che li circondava allora poteva non esserci un limite fisico a quello che accadeva durante le connessioni. In apparenza l'unico limite era il tempo, dal momento che non avevano mai a disposizione più di una manciata di minuti, e il fatto che non avessero alcun tipo di controllo.
Una volta raggiunta la radura in cui si trovava il Falcon Rey abbassò la rampa della nave e vi salì a bordo, consapevole di essere completamente sola perché Chewbecca preferiva dormire all'aria aperta. Si diresse alla cabina che occupava di solito, che ormai era diventata la sua stanza, per prendere il libro che stava attualmente studiando e una coperta, in una sera così limpida sarebbe stato uno spreco trascorrere ore ed ore chiusa nella sua stanza e perciò aveva intenzione di sistemarsi accanto alla rampa.
Rey custodiva i libri in uno scompartimento nel pavimento che si trovava sotto la sua brandina, era l'unico luogo che aveva ritenuto più sicuro da qualunque cosa potesse rovinarli, quindi dovette inginocchiarsi per spostare la grata e recuperare il Rammaghon. Il volume era rilegato in pelle rossa e il dorso era ricavato dal legno dell'albero in cui erano stati custoditi i libri per secoli, in quelle pagine erano racchiuse informazioni riguardo la Forza e le sue ipotetiche origini. Era lo stesso libro da cui Rey aveva appreso che un tempo i Jedi si avvalessero della facoltà di curare sfruttando la Forza, perciò aveva deciso di cominciare da lì le sue ricerche sul legame.
Tenendo il libro sottobraccio prese la coperta dalla brandina e lasciò la stanza, serate limpide – e poco umide – erano una rarità ad Ajan Kloss e a Rey piaceva l'aria fresca che c'era in quelle occasioni. Si sedette in prossimità della rampa con la schiena contro la fredda parete di metallo, con le ginocchia piegate per potervi poggiare il libro e si sistemò la coperta intorno alle spalle, quasi fosse uno scialle. Volse lo sguardo al cielo scuro sgombro dalle nuvole, illuminato dalla luce della luna e punteggiato di stelle, a volte Rey faticava a credere che proprio tra quelle stelle così splendenti ci fossero così tanti popoli che pativano ogni sorta di sofferenza, come la miseria a cui aveva assistito su Taris.
Sospirando Rey aprì il libro, non c'era nulla che al momento potesse fare concretamente per aiutare coloro in difficoltà e rimuginarci su non l'avrebbe aiutata a concentrarsi sul contenuto delle pagine, scritte in varie lingue. Non fu difficile ritrovare il punto esatto in cui si era fermata l'ultima volta, per qualche strana ragione non era riuscita a disfarsi del guanto di Ben e l'aveva conservato proprio tra le pagine del libro, usandolo come un segnalibro. Avrebbe potuto sbarazzarsene in qualunque momento senza che nessuno la vedesse, ci aveva provato, eppure qualcosa l'aveva trattenuta dal farlo. Forse era stata la sua vecchia abitudine da cercarottami di non gettare via mai nulla – ad eccezione di ciò che era danneggiato permanentemente – ma Rey sapeva che stava soltanto mentendo a se stessa e che, con molta probabilità, l'avesse conservato per una questione affettiva.
Per quanto assurdo potesse sembrare nutriva una sorta di affetto nei confronti di Ben, non riusciva ad odiarlo come avrebbe voluto – nonostante la mandasse fuori di testa con i suoi atteggiamenti – ed era ancora convinta di poterlo aiutare. Proprio come lei si sentiva tremendamente solo, schiacciato dal peso delle aspettative, che anche lei stava cominciando ad avvertire sulle proprie spalle, e quando era stata nella sua mente vi aveva scorto molta paura mista a un senso di abbandono. Forse tutto ciò di cui Ben aveva bisogno era una persona con cui confidarsi, che lo ascoltasse e potesse capirlo, e Rey credeva di poter essere la persona giusta perché comprendeva il suo stato d'animo.
Se solo fosse così facile disse tra sé e sé, a complicare tutto era il fatto che lui respingesse il suo aiuto, convinto che fosse troppo tardi per sistemare le cose, e stesse ancora perseguendo lo scopo di governare la galassia con il Primo Ordine. Rey sapeva che il potere non era ciò che gli interessava davvero, altrimenti non le avrebbe chiesto di lasciarsi le rispettive fazioni alle spalle subito dopo lo scontro con le guardie, e se fosse stata lei a spingerlo a prendere quella strada rifiutando la sua proposta? Eppure in cuor suo sapeva di aver fatto la cosa giusta per il bene della Resistenza, se non l'avesse fatto sarebbero stati catturati tutti o sarebbero morti.
Senza neppure rifletterci si ritrovò a sfiorare il guanto con la punta delle dita, ricordando il tocco delicato di Ben e quella strana sensazione che aveva provato quando l'aveva curata, chiedendosi ancora una volta come e perché l'avesse fatto.
Che tempismo pensò Rey quando avvertì la consueta sensazione che anticipava le connessioni, ormai ci stava facendo l'abitudine e non sapeva se essere sollevata o spaventata all'idea di abituarsi ad essere legata al nemico. Questa volta, però, non l'avrebbe ignorato perché era chiaro che non funzionasse e, soprattutto, non aveva più voglia di farlo perché non era quello il modo giusto di aiutarlo.
Chiedere a Ben come avesse fatto a curarla era inutile, le aveva già detto che non sapeva come ci fosse riuscito, ma c'erano molte altre cose che avrebbe potuto chiedergli o di cui parlare e quella era l'occasione perfetta per farlo. Certo le probabilità che le rispondesse erano piuttosto basse, però tentare non le costava nulla e non era nella sua natura arrendersi tanto facilmente.
Ben apparve in piedi proprio davanti a lei, guardandosi intorno con aria smarrita, a giudicare dall'aspetto doveva essersi svegliato da poco perché aveva ancora i capelli scompigliati, indossava una semplice maglietta nera e dei pantaloni dello stesso colore, inoltre aveva l'aria di chi avesse dormito male. Soltanto qualche istante dopo le rivolse la propria attenzione, come se in quel momento avesse notato la sua presenza, abbassando lo sguardo su di lei.
“Riesci a vedere dove mi trovo?” gli chiese incuriosita e sollevando lo sguardo su di lui, non era mai successo in precedenza, ma Rey ormai non era più sicura di nulla
“Sei a bordo di quel vecchio pezzo di ferraglia” le ripose lui impassibile, confermando che potesse vedere l'ambiente circostante “E tu riesci a vedere dove mi trovo io?” le chiese di rimando.
“No, vedo solo te” rispose ripetendo le stesse parole che le aveva rivolto Ben durante la loro prima connessione, perché lui riusciva a vedere dove si trovasse e lei no? Quello era l'ennesima evoluzione del loro legame a cui non sapeva attribuire una risposta.
Ben si sedette sul pavimento, poggiandosi con la schiena contro la parete opposta, cogliendola di sorpresa, come se fosse a casa propria e soltanto in un secondo momento Rey realizzò che un tempo forse era stato proprio così.
“Stai ancora studiando?” chiese lui indicando il libro “Qualunque cosa tu stia cercando non funzionerà, i cristalli non si possono risanare”
“Tu stesso non sai come hai fatto a curarmi, non sapevi neppure che fosse possibile, vero?” replicò lei, soltanto perché lui non era a conoscenza di qualcosa non voleva dire necessariamente che non fosse possibile.
“No, non lo sapevo” ammise Ben con sincerità “Ma non funzionerà, i cristalli non sono persone”
“Troverò un modo” dichiarò Rey “Con o senza il tuo aiuto” aggiunse.
“Credi che sia qui per aiutarti?”
“Vuoi una riposta sincera? Non so cosa pensare di te” ribatté richiudendo il libro di scatto “Perché mi hai aiutata l'ultima volta?” quella domanda parve coglierlo alla sprovvista, come se neppure lui sapesse il perché del suo gesto.
“Preferivi forse che ti lasciassi sanguinare?” quella però non era una risposta e Rey stava cominciando a perdere la pazienza, era consapevole del fatto che non sarebbe stato facile aiutarlo, ma lui le rendeva il compito ancora più difficile.
“No...suppongo di doverti ringraziare” rispose lei.
“Puoi anche risparmiartelo, non sono qui per la tua gratitudine o per mia volontà” replicò lui seccato.
“Possiamo tornare ad ignorarci se preferisci” gli disse stringedosi di più la coperta sulle spalle, con il calare della notte le temperature tendevano ad abbassarsi drasticamente anche quando non c'era umidità.
“Lo sai anche tu che non ha mai funzionato” disse Ben con una nota di sarcasmo “C'è qualcosa di cui vorrei parlarti” aggiunse e questa volta fu lei ad essere colta alla sprovvista, di cosa voleva parlarle? Di qualunque cosa si trattasse Rey percepiva una certa agitazione da parte sua, probabilmente temendo la sua reazione, il che non faceva presagire nulla di positivo.
“Ti ascolto”
“Non possiamo andare avanti in questo modo” cominciò a dirle “Non abbiamo il controllo di queste connessioni, non conosciamo la natura di questo legame né quali siano i suoi limiti e credo che sia giunto il momento di saperne di più” di certo non poteva essere una coincidenza che proprio nel momento in cui lei aveva cominciato ad indagare sul loro legame lui le proponesse di fare la stessa cosa, era forse un altro “effetto collaterale” del legame? Se anche fosse stato quello il caso non poteva negare di sentirsi sollevata, per un attimo aveva temuto che stesse per dirle qualcosa di tremendo o che l'avrebbe fatta arrabbiare.
“Sai è strano che tu mi chieda questo” ammise Rey, accennando un sorriso “Perché è proprio ciò che sto facendo, se ci fosse un modo per imparare a control-”
“Imparare a controllarlo? Rey non è questo che voglio” la interruppe Ben, smorzando il suo entusiasmo e non di poco.
“Non capisco...cos'è che vuoi allora?” chiese cercando di mascherare la sua delusione, pur essendo consapevole che lui l'avrebbe percepita comunque.
“Voglio saperne di più perché voglio spezzare questo legame” confessò Ben distogliendo lo sguardo da lei “Credo sia la cosa migliore per entrambi”
“Oh, e così adesso t'importa di cosa sia meglio per me? È davvero premuroso da parte tua!” replicò Rey pungente, cosa ne sapeva di lui cosa fosse meglio per lei? Recidere il loro legame certamente non avrebbe risolto i suoi problemi né avrebbe posto fine alla guerra o aiutato la Resistenza.
“Sai anche tu che è così, perché te la stai prendendo così tanto?” la calma con cui le aveva rivolto quella domanda servì soltanto a farla spazientire di più e non ebbe il tempo di formulare neppure una riposta credibile perché la connessione si interruppe.
Rey fu grata per quell'improvvisa interruzione e trasse un sospiro di sollievo, non sapeva cos'avrebbe risposto a Ben se la connessione non fosse terminata e non era sicura che lui le avrebbe creduto. La verità era che nemmeno lei sapeva perché la stesse prendendo in quel modo, avrebbe dovuto provare sollievo nel sapere che forse c'era la possibilità di porre fine a quelle connessioni incontrollate e sapeva che quella fosse la cosa giusta da fare. Lei e Ben si trovavano su fronti opposti di una guerra che andava avanti da anni, essere legati complicava soltanto le cose perché un giorno uno dei due avrebbe dovuto fermare l'altro – probabilmente sul campo di battaglia – per far prevalere la propria fazione, inoltre c'era sempre il rischio che qualcuno potesse scoprirli. Forse Ben aveva ragione e lo stava facendo davvero anche per il suo bene, ma, allo stesso tempo, l'idea di non rivederlo più in un contesto che non fosse la guerra la faceva stare male.

 



 

Spazio Autrice:

Eccezionalmente torno con un nuovo capitolo di questa storia in cui mando in frantumi ogni speranza di Rey, anche se Ben è stato onesto con lei.
I due senatori menzionati li ho inventati, Taris invece proviene direttamente dal videogioco Knights of The Old Republic, che non fa parte del canone ufficiale, ma il pianeta è stato poi re-inserito nel canone.

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Capitolo 6
*** This ritual's habitual ***


 

La riunione che aveva coinvolto i generali e alcuni ufficiali si era appena conclusa in maniera a dir poco disastrosa, ma era un'eventualità a cui Ben si era preparato. I cambiamenti che stava apportando lentamente alla linea di condotta del Primo Ordine non erano visti di buon occhio da tutti, che si aspettavano di continuare ad operare nello stesso modo in cui avevano fatto sotto la guida di Snoke. In particolar modo il malcontento - neppure troppo velato - proveniva dal Generale Hux e dal Generale Pryde, ancora troppo attaccati alle ideologie dell'Impero, che speravano fossero portate avanti dal Primo Ordine.
La riunione era cominciata male, con la notizia di diserzione da parte di un'intera divisione di assaltatori durante una battaglia, avvenuta due giorni prima, e di cui se n'erano perse le tracce a Batuu. Stando al rapporto che aveva presentato l'ufficiale presente sul posto, la divisione aveva preso il controllo del trasporto con cui erano arrivati ed erano fuggiti, localizzare il trasporto non era stato un problema, ma quando si erano recati a Batuu non avevano trovato alcuna traccia degli assaltatori. L'ipotesi più plausibile era che avessero abbandonato il trasporto, poiché era stato rinvenuto nei pressi dell'avamposto della Guglia Nera, e che avessero successivamente rubato una nave per lasciare il sistema.
A giudicare dallo sguardo furente che Hux aveva rivolto all'ufficiale Ben aveva intuito che il generale ne fosse già al corrente e avesse taciuto a riguardo di proposito, probabilmente sperando di riuscire ad occuparsene prima che si venisse a sapere. Dopotutto era sua la responsabilità delle truppe, dopo la morte del Capitano Phasma si era assunto personalmente la responsabilità  delle operazioni militari, appellandosi al fatto che il suo defunto padre avesse creato il programma d'addestramento attuale. 
Ben aveva colto l'occasione per dare al Generale Hux la notizia che lo aveva mandato su tutte le furie: il programma d'indottrinamento sarebbe cessato nel giro di qualche settimana per ritornare all'utilizzo di cloni, com'era stato fatto durante la Guerra dei Cloni. Non era stata una decisione che Ben aveva preso alla leggera, e ci aveva riflettuto su per giorni prima di giungere a quella conclusione. Aveva valutato i pro e i contro di quel cambio di direzione drastico, il costo sarebbe stato decisamente più elevato rispetto al semplice sostentamento delle truppe, ma i tempi sarebbero stati più rapidi. Inoltre aveva sempre detestato il metodo di "reclutamento" dei soldati, che non differiva così tanto da quello adottato dai Jedi in passato. Strappare via bambini alle famiglie e plagiare le loro menti per renderli obbedienti era troppo, neppure l'Impero era arrivato a tanto, e non era quella il modo giusto per ottenere consenso e lealtà dalla galassia.
Il resto dei presenti aveva accolto la notizia in silenzio, ma Ben aveva percepito dubbio e confusione, perché a parte Hux nessun altro aveva il coraggio di contraddire o criticare le sue decisioni. La scenata a dir poco drammatica del Generale Hux, e la relativa uscita furibonda dalla sala riunioni aveva costretto Ben a porre fine a quella riunione in anticipo. Per quanto il Generale dalla chioma ramata lo facesse innervosire con i suoi atteggiamenti altezzosi, e i continui tentativi di scavalcare l'autorità del proprio Leader, era ancora una valida risorsa di cui Ben aveva bisogno. Oggettivamente Hux era un bravo stratega e, anche se gli costava ammetterlo, era decisamente più diplomatico di lui in situazioni che potevano offrire dei vantaggi al Primo Ordine.
A Ben occorreva che il Generale Hux rigasse dritto ed eseguisse i propri ordini senza metterli in dubbio, gli ufficiali e gli altri generali nutrivano una grande stima nei suoi confronti e perciò la sua obbedienza sarebbe stata d'esempio. Per tale motivo aveva posto fine alla riunione in anticipo, sapeva che le ulteriori comunicazioni che aveva da fare avrebbero soltanto reso la situazione più tesa. I cambiamenti richiedevano tempo e dovevano avvenire in maniera progressiva, chiudere il programma d'addestramento era un buon punto di partenza e rimettere in moto la produzione dei cloni non sarebbe stato facile. 
L'Impero, qualche anno dopo la sua creazione, aveva fatto chiudere ogni struttura di clonazione che aveva finanziato su Kamino, i cui abitanti erano sempre stati in disparte in ambito politico. Da allora i kaminoani erano diventati ancora più riservati e si erano isolati dal resto della comunità galattica, tanto che in molti credevano si fossero estinti. Per poter riallacciare i rapporti commerciali e politici con i kaminoani bisognava offrire loro qualcosa che nessun altro avrebbe potuto fornirgli e Ben sapeva esattamente cosa, in fin dei conti erano un popolo che credeva nella scienza più qualunque altra cosa e offrire loro l'accesso a tecnologie più avanzate e costose avrebbe certamente attirato la loro attenzione.
Ben aveva delegato il Generale Vykaar di occuparsi delle trattative con il Primo Ministro di Kamino e di tenerlo aggiornato a riguardo, il giovane aveva accettato l'incarico con un certo stupore, dal momento che era stato promosso poco prima della morte di Snoke, e con un certo timore gli aveva assicurato che non avrebbe fallito. 
 

****
 

La sala riunioni si era completamente svuotata, lasciando Ben da solo con i suoi pensieri e con nuove preoccupazioni. Quante altre insubordinazioni gli aveva tenuto nascosto il Generale Hux? Quanti ufficiali non condividevano la nuova linea di condotta che Ben si stava impegnando di adottare? Certo aveva soltanto fatto qualche piccolo cambiamento all'interno del Primo Ordine, ma non si sarebbe limitato a quello. L'Impero e la Nuova Repubblica avevano entrambi commesso degli errori, tagliando fuori e abbandonando a se stessi interi sistemi o settori - generalmente i più poveri - perché non rientravano nei loro interessi. Il Primo Ordine non avrebbe abbandonato nessuno sotto la sua guida, non avrebbe commesso lo stesso errore delle generazioni precedenti e non avrebbe neppure portato avanti l'ideologia di Snoke.
Il fatto che la Resistenza al momento fosse impegnata a riorganizzarsi e a reclutare potenziali nuovi alleati era un vantaggio, ma allo stesso tempo uno svantaggio. Il conflitto tra le due fazioni era temporaneamente in una fase di una tregua non dichiarata, il che aveva concesso alle forze del Primo Ordine di impiegare le proprie risorse altrove - e per scopi più pacifici - anziché dare la caccia ai ribelli. Tuttavia la nuova propaganda adottata dalla Resistenza per convincere quante più persone a supportare la propria causa rendeva più difficile riabilitare l'organizzazione agli occhi della galassia, ormai si era sparsa la voce che tra le fila dei ribelli ci fosse una Jedi e questi ultimi facevano leva proprio su questo. I Jedi erano da sempre un simbolo di speranza per la galassia, ignara del fatto che fossero tutt'altro che perfetti e pacifici, e tanto bastava a convincere coloro ancora credevano a quel mito ad appoggiare ciecamente la Resistenza. 
Sulle prime Ben aveva fatto fatica a crederci, sua madre non sarebbe mai ricorsa a una strategia del genere o si stava, forse, sbagliando? L'ultima volta che aveva visto sua madre aveva soltanto dieci anni, e la loro interazione più recente si era limitata ad una semplice percezione attraverso la Forza, perciò poteva davvero affermare di conoscere così bene Leia? Negli ultimi sette anni della sua vita Ben si era sforzato di non rivolgere alcun pensiero ai suoi genitori, ma tutto era cambiato nel giorno in cui aveva rivisto suo padre e, spinto dalla convinzione di dover dimostrare qualcosa al suo maestro, l'aveva ucciso. Quel gesto aveva soltanto alimentato il suo conflitto interiore e continuava a tormentare i suoi incubi - nelle rare occasioni in cui riusciva a dormire - facendogli rivivere all'infinito quel momento. Quel gesto era la ragione per cui aveva  scelto di non far fuoco sull'incrociatore a bordo del quale stava viaggiando sua madre mesi prima, il senso di colpa per aver ucciso Han era riuscito ad impedirgli di commettere nuovamente lo stesso imperdonabile errore. 
Ma adesso Ben non poteva fare a meno di chiedersi se la donna a cui aveva salvato la vita fosse la stessa madre che ricordava o se fosse diventata una leader calcolatrice, al punto tale da far leva sulla presenza di Rey tra i ribelli per convincere le persone a stare dalla loro parte. 
La sua scelta di recidere il loro legame avrebbe dovuto garantire anche la sicurezza di Rey, meno persone fossero state al corrente della sua identità e più sarebbe stata al sicuro, in particolare dal Primo Ordine, ma adesso la voce si era sparsa fin troppo e non ci sarebbe voluto molto prima che tutti scoprissero chi fosse. Il Generale Hux al momento era l'unico già al corrente del fatto che la cercarottami e la Jedi che, in teoria, aveva ucciso Snoke fossero la stessa persona e Ben si era assicurato che nessun altro lo scoprisse. Aveva comunicato personalmente - e con discrezione - che il precedente Leader Supremo era stato ucciso da un'allieva di Luke Skywalker dopo un lungo scontro da cui lui ne era uscito, sfortunatamente, sconfitto insieme alle guardie. Quella bugia era stata un azzardo, chi avrebbe mai creduto che una sola ragazza avesse tenuto testa a otto guardie, l'allievo di Snoke e Snoke stesso? Ma del resto gli ufficiali avevano già visto di cosa fosse capace Ben, che aveva ricevuto lo stesso addestramento da Jedi, e pertanto non era stato così difficile convincerli. 
La consueta sensazione che precedeva le connessioni interruppe quel flusso di pensieri, quel giorno Ben non era dell'umore adatto per sostenere una conversazione con Rey, ma non c'era nulla che potesse fare per impedire alla Forza di connetterli. Per uno strano scherzo del destino, o della Forza, Rey si apparve seduta sul bordo del tavolo che si trovava al centro della sala riunioni. La ragazza si guardò intorno confusa, segno che riuscisse a vedere l'ambiente in cui si trovava, non che ci fosse molto da guardare dopotutto. La sala riunioni era una semplice stanza a pianta rettangolare con pareti metalliche nere, il pavimento lucido nero, il soffitto del medesimo colore e un'unica finestra alle spalle di Ben. 
"Non ho tempo per le chiacchiere" le disse con freddezza, cosa che risultò più facile con la maschera - che ormai rimuoveva soltanto nei propri alloggi - 
"E credi che io ne abbia?" replicò lei senza neppure degnarlo di uno sguardo, continuava semplicemente ad osservare quella stanza spoglia e a starsene seduta sul tavolo.
"Immagino che essere l'ultima Jedi rimasta in tutta la galassia impieghi il tuo tempo" 
"Suppongo che lo stesso si possa dire di te, hai una galassia da sottomettere e governare" il tono di Rey non lasciava trasparire alcuna ironia, anzi percepì persino una punta di rabbia nei suoi confronti e lui non ne capiva il motivo. La loro ultima connessione risaliva alla settimana precedente ed erano riusciti ad avere una conversazione piuttosto civile. 
"È questo che pensi stia facendo? Dovresti sapere meglio di chiunque altro cosa voglio davvero" tuttavia neppure lui era troppo convinto di ciò che aveva appena detto.
"Dovrei? Mi avevi chiesto di lasciar morire ogni cosa per riportare ordine...insieme" Rey sembrò esitare un momento, poi scese dal tavolo e si avvicinò finché non si trovò a pochi centimetri da lui, tanto che Ben per un istante dimenticò che a separarli era mezza galassia "Eppure eccoti qui a guidare ciò che volevi lasciarti alle spalle"
"Cosa ti aspettavi? Che tornassi con te da Leia, dopo ciò che ho fatto, come se nulla fosse? Non credevo fossi tanto ingenua" ribatté mantenendo quel briciolo di calma che gli era rimasto dopo la riunione.
"Forse hai ragione, sono ingenua, ma soltanto perché ho creduto che tu potessi fare la scelta giusta" 
"La scelta che tu ritenevi giusta" precisò Ben "A te importava solo salvare la Resistenza, è stata l'unica ragione per cui sei venuta da me" quelle parole gli uscirono dalla bocca senza neppure rendersene conto, ma era esattamente il modo in cui si era sentito per giorni dopo quello che era successo nella sala del trono.
Rey indietreggiò di qualche passo per mettere un minimo di distanza tra loro, quasi fosse inorridita da ciò che le aveva appena detto, e forse era meglio così in fondo, allontanarla sarebbe stato più facile se lei l'avesse odiato. 
"Pensi questo di me? Mi sono rivolta a te quando ne avevo più bisogno, mi sono fidata di te, ho abbandonato la mia missione per venire da te e pensi davvero che io volessi solo usarti? Allora non mi conosci affatto" gli disse Rey amareggiata e prestando molta attenzione a mascherare le sue emozioni, stava migliorando notevolmente nell'innalzare barriere mentali nonostante il suo scarso addestramento. 
"No, e tu non conosci me" mentì Ben, o almeno era in parte in menzogna, perché Rey era l'unica persona che gli sembrava di conoscere persino meglio di se stesso. Rey era la persona più forte e coraggiosa che avesse conosciuto, era altruista e, soprattutto, era ottimista, ma era stato proprio il suo altruismo a spingerla a mettere la Resistenza al primo posto. Perciò come poteva essere sicuro che lei non avesse provato ad usarlo inconsciamente credendo di star facendo la cosa giusta per tutti? 
"Sai, forse hai ragione dopotutto… spezzare il nostro legame è la cosa migliore per entrambi" quelle furono le ultime parole che gli rivolse Rey prima che la connessione si interrompesse bruscamente, lasciando Ben a fissare il punto vuoto in cui poco prima si trovava lei. Questa volta, però, Ben sospettava che quell'interruzione non fosse stata causale, sembrava quasi che fosse stata lei a troncarla volontariamente - proprio come aveva fatto su Crait - per terminare quella conversazione.
Non si pentiva di averle detto ciò che pensava, anzi, gli sembrava di essersi tolto un peso, ma allora perché provava una sensazione opprimente che sembrava volergli togliere il respiro? Perché l'idea di averla potenzialmente ferita lo faceva stare male? Stava ottenendo esattamente ciò che voleva, la stava allontanando ed era riuscito a convincerla che recidere il legame fosse la soluzione ai loro problemi, eppure Ben non si sentiva così vittorioso o soddisfatto per l'esito di quell'incontro. 


 

 

Spazio autrice:

Lo so, sono sparita per un bel po' sia con questa raccolta che con Second Chances, ma è stato periodo abbastanza no per la scrittura. Conto di aggiornare quanto prima anche la long, nel frattempo ritorno con le crisi da (non) ex di Rey e Ben, con un nell'aggiornamento anche sulla situazione politica. 

 

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Capitolo 7
*** I don't wanna fight, not tonight ***


 

Rey continuava a rigirarsi sulla brandina, faticando a trovare una posizione comoda e a prendere sonno. Non era la prima volta che le capitava, aveva sempre avuto problemi a dormire fin da quando ne aveva memoria a causa delle visioni – che fino a poco tempo prima definiva sogni – e, in aggiunta a questo, non si era ancora abituata a dormire su una superficie morbida.
A tenerla sveglia ultimamente, però, erano i suoi pensieri che indugiavano sulla sua recente conversazione con Ben, o forse era più appropriato definirla “discussione”, e in particolare sull'accusa che le aveva rivolto.
"A te importava solo salvare la Resistenza, è stata l'unica ragione per cui sei venuta da me" quelle parole l'avevano ferita più di quanto avesse dato a vedere e continuavano a riecheggiarle nella mente ogni volta che provava a riposare. Rey era consapevole di non essere perfetta o priva di difetti, ma ingannare le persone e usarle non era nella sua natura, come aveva potuto Ben accusarla di una cosa simile? Era stata onesta da subito nei suoi confronti, forse anche fin troppo, nonostante il tipo di rapporto tra loro. Così com'era stata onesta quando si era confidata con lui sull'isola e gli aveva assicurato che nemmeno lui fosse solo, davvero quelle parole non avevano avuto alcun significato per Ben? Non era stato qualcosa che lei aveva detto alla leggera e gliel'aveva dimostrato rischiando tutto, o forse era soltanto una bugia che continuava a raccontare a entrambi?
La ragazza si girò nuovamente sulla brandina, che cigolò leggermente, ritrovandosi a fissare il soffitto metallico della cabina scarsamente illuminata dalle luci da sostituire, a seguito di danno subito dal Falcon molte ore prima mentre cercava di seminare una squadriglia di caccia TIE. L'energia a bordo era al minimo e la nave non avrebbe volato fino a quando non avessero effettuato le dovute riparazioni, che Rey aveva cominciato quel giorno stesso, purtroppo, però, non aveva potuto portarle al termine perché le mancavano i pezzi di ricambio adeguati. Lavorare le aveva tenuto la mente occupata, tuttavia evitare di pensare alla questione del legame da spezzare non avrebbe risolto il problema né l'avrebbe fatto sparire. Adesso anche lei era sicura che la cosa migliore per entrambi fosse recidere il loro legame, ogni volta che si vedevano non facevano altro che ferirsi verbalmente a vicenda e si allontanavano sempre di più anziché avvicinarsi come lei sperava.
Qualunque alleanza ci fosse stata, o fosse stata sul punto di nascere tra loro era stata una vana illusione e aveva avuto vita breve, Rey era stata convinta del contrario fino a quel momento e non aveva mai voluto prendere in considerazione l'idea che quell'alleanza fosse stata di pura convenienza. Un pensiero oscuro si fece largo nella sua mente, e se fosse stata una manipolazione da parte di Ben fin dall'inizio? Lui continuava ad accusarla di aver cercato di usarlo, ma se in realtà fosse stato il contrario e fosse stato lui a usarla?
Rey aveva dato per scontato di poterlo aiutare e che lui volesse salvarsi, anche prima della visione che l'aveva spinta a raggiungerlo, soltanto perché avevano condiviso un momento di vulnerabilità e soltanto in quel momento si rese conto che era stato proprio quello il suo errore.
“Tu non sei sola” era stata quella semplice frase a spingerla a credere che per Ben ci fosse ancora speranza e che non la vedesse come una nemica, tuttavia adesso si chiedeva se non l'avesse detto soltanto per farle abbassare ulteriormente la guardia. Lei aveva creduto a quelle parole, che erano sembrate così sincere e di conforto, e di conseguenza aveva creduto che Ben non fosse completamente in balìa dell'oscurità.
La visione che aveva avuto quando si erano sfiorati le mani aveva alimentato questa sua convinzione, aveva visto chiaramente Ben combattere al proprio fianco contro le guardie pretoriane e aveva erroneamente immaginato che si trattasse della sua redenzione. Luke l'aveva avvisata che le cose non sarebbero andate come sperava e lei non gli aveva dato ascolto, aveva agito impulsivamente senza riflettere sulle possibili conseguenze, e se Luke avesse intuito che Ben la stesse manipolando? Rey aveva troppe domande per la testa e si sentiva confusa come mai lo era stata, aveva bisogno di rivalutare tutto ciò che era successo tra lei e Ben, a partire da quel maledetto giorno.
Sospirò e chiuse gli occhi ripensando al momento in cui era giunta a bordo della Supremacy, rischiando di essere eliminata a vista o di essere catturata, ma era mai stata davvero in pericolo? Il fatto che ci fosse stato Ben ad attenderla nell'hangar era un dettaglio a cui non aveva dato troppo peso, del resto potevano sempre percepire l'uno la presenza dell'altra quando si trovavano nello stesso luogo, anche durante le connessioni. Ripensandoci, tuttavia, poteva essere un indizio che Ben fosse stato al corrente del suo arrivo perché era esattamente ciò che voleva ed era bastato poco a spingerla a fare il suo gioco.
Quando Rey si era trovata da sola con lui nel turboascensore aveva percepito il suo conflitto, ma allora non sapeva ancora che Ben fosse in grado di mascherare i suoi reali pensieri e il suo stato d'animo, l'aveva scoperto soltanto quando lui aveva usato quel trucchetto con Snoke, facendogli credere che avrebbe eseguito il suo ordine e l'avrebbe uccisa. Era possibile che avesse fatto lo stesso con lei, facendole credere di star combattendo una lotta interiore tra luce e oscurità, quando in realtà aveva già fatto la sua scelta.
“Quando arriverà il momento ti convertirai tu. Sarai dalla mia parte” Ben glielo aveva detto esplicitamente e lei era stata così ostinata – e stupida – da ignorarlo, con la speranza che potesse fare una scelta diversa e rinunciare a quell'idea. La verità era sempre stata davanti ai propri occhi e Rey si era rifiutata di vederla, Ben aveva avuto l'intenzione di chiederle di stare dalla sua parte fin dal principio e non l'avrebbe mai ascoltata. L'aveva condotta da Snoke come diversivo, probabilmente sapendo che il suo maestro le avrebbe fatto del male e gli avrebbe chiesto di ucciderla come prova della sua lealtà, l'occasione perfetta per sbarazzarsi del proprio aguzzino e, allo stesso tempo, diventarne il successore.
Ben le aveva salvato la vita soltanto per il proprio tornaconto, consapevole che da solo non avrebbe mai potuto affrontare le otto guardie contemporaneamente, e non perché avesse cambiato idea. Era successo tutto così rapidamente che Rey non aveva avuto il tempo di soffermarsi a riflettere sulle motivazioni di quel tradimento, in quel momento l'unica cosa a cui era riuscita a pensare era uscire viva da quella situazione insieme a Ben. La vittoria era durata pochi istanti, lei gli aveva chiesto di salvare la flotta ribelle e lui non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea, così Rey si rese conto di un altro errore che aveva commesso. La prima cosa che aveva fatto dopo aver combattuto fianco a fianco era stata chiedergli di aiutare la Resistenza, dando esattamente l'impressione di essere andata da lui soltanto per quella ragione.
Ben poteva averla manipolata o meno, ma ai suoi occhi anche lei aveva fatto la stessa cosa con quella richiesta e nulla avrebbe potuto giustificarla, in quel momento Rey aveva completamente messo da parte il motivo principale per cui fosse andata lì e aveva messo la Resistenza al primo posto. Era ciò che facevano gli eroi, mettere gli altri al primo posto, ma lei non era un'eroina e aveva messo solamente i ribelli al primo posto, dimenticando la persona a cui aveva promesso aiuto.
Per tutto quel tempo Rey non aveva fatto altro che ripetersi di aver rischiato tutto e fatto il possibile per Ben, la realtà dei fatti non era quella però e se ne stava rendendo conto adesso. Avevano sbagliato entrambi, ma per lei era stato più facile provare rancore nei confronti di Ben e far ricadere interamente la colpa su di lui, proprio come aveva fatto Luke incolpandolo della distruzione dell'accademia.
Settimane dopo la battaglia di Crait la Forza aveva deciso di connetterli nuovamente e lui si era scusato per ciò che le aveva detto, ma se quelle scuse fossero state anche perché l'aveva manipolata?
No, non poteva andare avanti con quei dubbi e non ne poteva più di quella situazione tra loro, doveva parlare con Ben – e di persona – prima di spezzare definitivamente il legame. Voleva chiudere la questione, ma non senza conoscere tutta la verità perché altrimenti non sarebbe mai riuscita ad andare avanti del tutto, inoltre sarebbe stato più facile rassegnarsi all'idea che loro sarebbero sempre stati nemici.
Rey non voleva illudersi ancora una volta, c'erano buone probabilità che Ben rifiutasse quell'incontro, ma non avrebbe potuto evitarla per sempre perché non avevano alcun controllo sulle connessioni, anche se l'ultima volta lei era riuscita a interromperla volontariamente. La prima volta era successo a Crait, in maniera quasi incosciente e aveva creduto fosse soltanto un caso che la connessione si fosse interrotta nel momento in cui aveva chiuso la rampa del Falcon. E il fatto che lei fosse riuscita a troncare la connessione, semplicemente immaginando di trovarsi nuovamente da sola nel bel mezzo della giungla di Ajan Kloss, non significava che anche Ben ne fosse in grado.
Un rumore riscosse Rey dai propri pensieri, che scattò a sedere e si guardò intorno alla ricerca della fonte di quel rumore, non era così insolito trovare qualche porg a bordo del Falcon, alcuni avevano nidificato tra i fili e compartimenti della nave ed erano rimasti lì quando lei e Chewbecca avevano lasciato Ahch-To. Non dovette sforzarsi più di tanto poiché nella semi-oscurità Rey scorse una figura alta e scura davanti alla porta della cabina, da quanto tempo era lì? Era stata così assorta dai suoi pensieri che non aveva percepito la connessione ed era la prima volta che le capitava una cosa del genere, che si stesse abituando a quella sensazione – tanto da non farci più caso – o che fosse il loro legame a solidificasi non era un buon segno.
Il rumore era stato provocato dal meccanismo della porta, che Rey chiudeva ogni volta prima di andare a letto e che adesso era aperta.
“Non me ne andrei in giro se fossi in te” dichiarò Rey, non era la sola a preferire il Falcon come alloggio per la notte e non era sicura del fatto che Chewbecca stesse già dormendo, nonostante fosse tardi.
La prima volta che la Forza aveva connesso lei e Ben nessuno dei due era riuscito a vedere dove si trovasse l'altro e Luke non aveva neppure visto o percepito suo nipote, tuttavia qualche giorno dopo era riuscito a vederlo insieme a lei, perciò cosa le garantiva che nessun altro l'avrebbe visto? Inoltre le era stato riferito dell'avvistamento di Luke a Crait, pur trattandosi soltanto di una proiezione tramite la Forza, per quanto ne sapeva le sue connessioni con Ben non erano troppo diverse dalle proiezioni e nei testi non aveva ancora trovato nulla riguardante legami come il loro.
“Sei sveglia quindi” fu il commento impassibile di Ben, voltandosi appena verso di lei, il fatto che non stesse indossando né la maschera né il mantello le suggerì che anche lui si trovasse nel proprio alloggio.
“Lo sai che non dormo bene” replicò lei con altrettanta impassibilità, il fatto che lui conoscesse più cose di lei che i suoi amici avrebbe dovuto metterla a disagio o infastidirla, eppure non era così.
Ben la ignorò completamente, come se non l'avesse sentita e – ignorando il suo avvertimento – uscì dalla cabina. I suoi passi non emisero alcun rumore sul pavimento metallico e Rey trasse involontariamente un sospiro di sollievo, almeno non c'era alcun pericolo che il rumore dei passi attirasse l'attenzione di Chewbecca, che riusciva sempre a distinguere quelli di chiunque. C'era pur sempre la remota possibilità che il wookiee non si trovasse nella propria cabina e che vedesse Ben aggirarsi a bordo come se nulla fosse, un incontro tra i due era l'ultima cosa di cui ci fosse bisogno in quel momento.
La soluzione migliore sarebbe stata troncare immediatamente la connessione, tuttavia quella era l'occasione perfetta per chiedergli di incontrarsi di persona – senza alcun limite di tempo a interromperli – e non poteva lasciarsela sfuggire.
Rey s'infilò alla svelta gli stivaletti e si avvolse la coperta intorno alle spalle, dato che la scarsa quantità di energia rendeva impossibile utilizzare anche il sistema di riscaldamento e l'umidità della giungla tendeva ad aumentare al calare della sera, poi uscì dal proprio alloggio. Attraversò il corridoio immerso nel buio per raggiungere l'area comune, ormai conosceva ogni angolo di quella nave che avrebbe saputo orientarsi a occhi chiusi, quello era l'unico luogo in cui si sentisse a casa e che le trasmettesse un senso di familiarità che non aveva mai provato in nessun altro posto.
A volte le sembrava quasi surreale che un tempo anche per Ben fosse stato un luogo familiare e anche se lui si sforzava di non darlo a vedere, Rey lo sapeva che trovarsi lì – dopo chissà quanti anni – gli risvegliava vecchi ricordi. Per quanto complicato fosse il loro rapporto e, per quanto potesse arrabbiarsi con lui o discutere, lei non riusciva a odiarlo come avrebbe dovuto ma provava soltanto compassione nei suoi confronti.
L'area comune era avvolta nel silenzio ed era a malapena illuminata, di Ben non vi era alcuna traccia e a meno che non fosse interessato alla stiva, c'era soltanto un posto in cui poteva essersi rintanato.

Rey trovò Ben nella cabina di pilotaggio, la luce proveniente dall'esterno lo faceva apparire quasi come un fantasma pallido, in netto contrasto con l'abbigliamento scuro e la chioma corvina. In quel momento stava occupando il posto accanto a quello che un tempo occupava Han, intento a rigirarsi la catenina con i dadi dorati di suo padre tra le mani con aria smarrita. Non era la prima volta che lo vedeva in quello stato, era già successo quando la Forza li aveva connessi su Crait e lui le aveva rivolto uno sguardo sofferente, mentre lei aveva reagito con indifferenza.
Istintivamente Rey si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla, con sua sorpresa lui non la respinse, ma ciò che la sorprese di più, però, fu il fatto che Ben posò la propria mano sulla sua. Quel contatto così spontaneo le suscitò un senso di conforto e sicurezza, facendola sentire completamente a suo agio proprio com'era successo sull'isola. Era qualcosa che andava contro ogni logica, Rey non riusciva a sentirsi in quel modo neppure con Finn, che era il suo migliore amico e cercava sempre di farla integrare tra i suoi amici Poe e Rose, ma tra loro lei si sentiva sempre di troppo.
Rey sussultò leggermente quando Ben ritrasse la propria mano di colpo, come se si fosse appena reso conto di dove l'aveva poggiata.
“Sei venuta a farmi da guardia?” non c'era né sarcasmo né ironia nel suo tono, soltanto la stessa impassibilità che le aveva rivolto quando lei aveva notato la sua presenza.
“Sono qui per parlare” gli rispose lei mentre prendeva posto sul sedile accanto al suo.
“Cosa ti fa credere che io abbia voglia di parlare con te?” ribatté Ben, che non la degnò neppure di uno sguardo e continuò a giocherellare con la catenina.
“Bene, allora parlerò io e tu ascolterai ciò che ho da dire”
“A volte dimentico che tu sei testarda e non accetti un no come risposta”
“Che strano, conosco qualcuno che è esattamente così” replicò lei sarcastica.
Quando Ben finalmente sollevò lo sguardo su di lei, Rey scorse quello che sembrava l'accenno di un sorriso, o forse fu soltanto una sua impressione dovuta alla scarsa illuminazione, ma in ogni caso era riuscita a ottenere la sua attenzione.
“Ti ascolto” fu tutto ciò che le disse.
“Voglio vederti di persona” andò dritta al punto lei, girarci intorno non aveva alcun senso e preferiva sempre essere diretta con le persone, senza tirarla per le lunghe “È la mia unica condizione prima di spezzare il nostro legame”
“Qualunque cosa tu voglia dirmi puoi dirmela anche ora, non c'è bisogno di incontrarci” nonostante Rey si aspettava una risposta del genere non poté negare di essere delusa, ma non si sarebbe arresa così facilmente.
“Lo sai anche tu che le nostre connessioni non durano a lungo, voglio parlare con te senza interruzioni”
“Io e te ci siamo già detti tutto, di cosa dovremmo parlare?” neppure Ben sembrava molto convinto delle sue stesse parole, la verità era che loro non si erano mai chiariti su tutto quello che era successo e ogni volta che la Forza li aveva connessi entrambi avevano cercato di far prevalere soltanto il proprio punto di vista senza davvero ascoltare l'altro.
“Di cos'è successo davvero quel giorno nella sala del trono, Ben le cose non sono andate come pensi tu”
“Nemmeno come pensi tu...ho percepito i tuoi pensieri prima” ammise lui con una nota di vergogna nel proprio tono di voce, Rey capì che non l'aveva fatto intenzionalmente e che fosse stato a causa del loro legame.
“Allora sai che entrambi meritiamo delle risposte sincere, potremmo non avere altre occasioni...dopo” una volta spezzato il legame non si sarebbero mai più rivisti in un contesto che non riguardasse la guerra ancora in atto, nonostante il Primo Ordine si fosse ingraziato la lealtà di alcuni sistemi, altri continuavano a non fidarsi e a supportare la Resistenza.
“Sei proprio sicura di volerlo? Le riposte potrebbero non essere quelle che ti aspetti”
“Che tu mi creda o no, io non mi aspetto nulla da te, voglio soltanto chiarire” ammise Rey, quella risposta parve cogliere Ben di sorpresa perché smise di rigirarsi la catenina tra le mani.
“Tutti si aspettano sempre qualcosa da me, persino la mia famiglia ha sempre avuto aspettative su di me” le confidò lui, in quel momento si stava mostrando vulnerabile con lei e le aveva appena confidato qualcosa che, probabilmente, aveva trattenuto a lungo. Rey comprendeva in parte come ci si sentisse, tutti si aspettavano che lei facesse da portavoce della Resistenza e che fosse lei a porre fine a ogni cosa, pensando davvero che bastasse una spada laser a riportare la pace nella galassia.
“Io no, anche se non ti fidi di me” la reazione di Ben la colse alla sprovvista poiché rimise la catenina al proprio posto e le prese entrambe le mani tra le sue.
“Ti sbagli, nonostante tutto, io mi fido di te”
“E io di te” non aveva alcun senso negarlo, ogni dubbio nei suoi confronti era sparito durante la loro conversazione e l'istinto le diceva che poteva fidarsi di lui, se c'era una cosa che non aveva mai tradito Rey e su cui poteva contare era proprio il suo istinto.
Forse non era troppo tardi per cambiare le cose, insieme avrebbero potuto trovare un terreno comune per sistemare ogni cosa senza scontri e senza ulteriori perdite, forse era quello il motivo per cui la Forza continuava a connetterli. Il loro legame doveva pur avere uno scopo, e se fosse stato proprio quello?
Rey si ritrovò a stringere il nulla con le proprie mani, la connessione si era interrotta così rapidamente che né lei né Ben erano riusciti a rendersene conto e per la prima volta da quando avevano cominciato a comunicare in quel modo desiderò che fosse durata qualche secondo in più.

 



Spazio Autrice:

Sono tornata anche con questa raccolta e con una classica chiacchierata notturna, per una volta niente discussioni o accuse, quelle potranno riservarsele per il futuro (o forse no 👀).

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Capitolo 8
*** The only one who knows me ***


Ben continuava a ripensare all'ultima volta in cui la Forza l'aveva connesso a Rey, tre giorni prima per l'esattezza, non sapeva neppure quando aveva cominciato a contare i giorni tra una connessione e l'altra, eppure inconsciamente l'aveva fatto.
Quei tre giorni gli erano sembrate tre settimane, il tempo sembrava aver rallentato il proprio corso e non era riuscito a rivolgere la sua completa attenzione ai propri doveri, tanto che neppure ricordava cosa gli avesse riferito il Generale Hux il giorno precedente. Ben era pienamente consapevole del fatto che non stesse adempiendo al suo ruolo di Leader Supremo come avrebbe dovuto e che le sue ideologie andavano contro quelle del suo predecessore, cosa che non andava a genio a parecchi degli ufficiali, ancora convinti che l'unica soluzione per riportare ordine nella galassia fosse sottometterla con la guerra.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato l'accordo concluso proprio tre giorni prima con i clonatori di Kamino, la notizia – chiaramente – non era stata accolta con piacere da tutti e in particolar modo dal Generale Hux, che aveva parlato di "oltraggio alla memoria e al duro lavoro" di suo padre Brendol Hux; il Generale Pryde si era apertamente schierato dalla parte del collega più giovane poiché aveva lavorato personalmente col suo defunto padre e nutriva ancora un gran rispetto nei suoi confronti.
Non tutti i generali, però, erano dello stesso parere e questo aveva trasformato la riunione in un acceso dibattito tra coloro che supportavano il Generale Hux e coloro che, invece, appoggiavano Ben; a quel punto lui aveva esaurito la propria pazienza e istintivamente aveva attivato la propria spada laser, un semplice gesto che era bastato a incutere timore e porre fine alla discussione, oltre che a quell'incontro. Non era fiero di essere ricorso a un metodo del genere, non voleva essere più temuto dai suoi sottoposti, voleva guadagnarsi il loro rispetto e la loro fiducia, ma l'istinto aveva preso il sopravvento.
Portare ordine e pace nella galassia non era un'impresa facile, questo lo aveva sempre saputo, eppure si stava rivelando persino più difficile di quanto avesse immaginato e per la prima volta si era ritrovato a comprendere sua madre, alle difficoltà che anche lei aveva dovuto affrontare nel perseguire il suo stesso obiettivo. Snoke gli aveva rinfacciato in più occasioni quanto fosse simile a suo padre, ma soltanto di recente Ben si era reso conto di avere anche qualcosa in comune da sua madre.
Era stato poco dopo l'incontro con gli ufficiali che la Forza aveva deciso di farsi beffe di lui ancora una volta, cogliendolo in un momento in cui non aveva né la voglia né la forza mentale per tollerare un'altra discussione, consapevole del fatto che in un modo o nell'altro lui e Rey avrebbero cominciato a discutere.
Ben era stato sollevato nel constatare che Rey stesse dormendo, o almeno così aveva creduto in un primo momento, perché trovarsi nuovamente a bordo del Millennium Falcon aveva risvegliato in lui un profondo senso di nostalgia, com'era possibile che un luogo tanto familiare risultasse allo stesso tempo tanto estraneo? Forse era stato proprio ciò a spingerlo ad avventurarsi fuori dalla cabina occupata da Rey, oltre al desiderio di volersi allontanare da lei per evitare l’ennesimo battibecco.
Per anni si era ripetuto di essersi lasciato il proprio passato alle spalle, tuttavia soltanto in quel momento si era reso conto che quella fosse soltanto una bugia che raccontava a se stesso, pur di non fare i conti con la vita da cui era fuggito e persino suo padre l’aveva capito quando – dopo diciannove anni – l’aveva rivisto. Han gli aveva detto che non era troppo tardi, che Kylo Ren non aveva prevalso su Ben Solo e che l’avrebbe aiutato in qualunque modo a porre fine al proprio conflitto interiore. 
Il suo rimorso più grande era proprio l’aver ucciso suo padre, convinto che quel gesto avrebbe distrutto tutto ciò che restava del vecchio se stesso e perché sapeva che, se non l’avesse fatto, Snoke avrebbe comunque ucciso Han per punirlo per la propria debolezza; spinto da quel rimorso Ben si era diretto nel posto che preferiva da bambino, chiedendosi quanto fosse cambiato dall’ultima volta in cui c’era stato.
La cabina di pilotaggio – così come il resto della nave – non era cambiata affatto, forse era soltanto un po’ più ordinata e pulita, ma ogni altra cosa era rimasta invariata e persino la catenina coi dadi portafortuna di suo padre erano appesi al solito posto. Quando era piccolo Han gli aveva spiegato che quei dadi erano il suo portafortuna perché ogni volta che li aveva con sé riusciva sempre a tirarsi fuori da guai, una spiegazione che a suo tempo aveva affascinato Ben. Senza neppure rifletterci troppo – e senza alcun motivo preciso – li aveva presi e aveva occupato il sedile accanto a quello di suo padre, proprio come aveva sempre desiderato fin da piccolo.
Forse in un’altra vita avrebbe davvero potuto accompagnarlo nei suoi viaggi, diventare un pilota eccezionale come lui e magari un giorno ereditare il Falcon o avere una nave tutta sua, ma in quella vita tutto ciò non sarebbe mai stato possibile e la colpa era unicamente sua. Quella era una delle ragioni per cui non sarebbe mai potuto tornare da sua madre, nemmeno se l’avesse voluto, con quale coraggio l'avrebbe guardata negli occhi dopo ciò che aveva fatto? Nessuno dei due avrebbe potuto fingere che nulla fosse mai successo e le cose non sarebbero mai tornate come prima.
C'erano cose a cui Ben non avrebbe mai potuto porre rimedio, anche se lo desiderava con tutto se stesso, a partire dalla scelta fatta quel maledetto giorno alla Base Starkiller, quando aveva avuto l'occasione di fare la scelta migliore per se stesso. Probabilmente Ben avrebbe trascorso tutto il tempo a rimuginare sulle proprie scelte, se non fosse stato per l'arrivo di Rey, che senza alcun bisogno di parole gli aveva dato conforto. Era bastato un semplice gesto da parte sua, quella mano posata sulla sua spalla, a rasserenarlo e a fargli capire che non fosse completamente solo.
L'idea che Rey potesse essere l'unica a capirlo – forse conoscerlo persino meglio di se stesso – e farlo sentire bene lo terrorizzava più di quanto fosse disposto ad ammettere, perché inevitabilmente tutte le persone a cui teneva finivano col farsi male o peggio. Per questo doveva allontanarla in ogni modo possibile, in un primo momento era anche riuscito a risponderle con indifferenza, ma lei era ostinata quanto lui e neppure dirle esplicitamente che non aveva voglia di parlare era servito.
La richiesta di un incontro da parte di Rey lo aveva colto alla sprovvista, dal momento che ogni volta che la Forza li connetteva cominciavano ad accusarsi o a dirsi cose sgradevoli, eppure lei aveva posto quell'unica condizione prima di spezzare definitivamente il legame che li univa. Non si erano forse detti già tutto?
“Ben le cose non sono andate come pensi tu” gli aveva detto Rey e soltanto allora si era reso conto che lui non le aveva mai dato realmente la possibilità di spiegarsi, ogni volta che lei ci aveva provato lui l'aveva ingiustamente accusata o non le aveva creduto, ostinandosi a credere che si fosse soltanto presa gioco di lui. E lei aveva fatto altrettanto con lui, forse aveva ragione e avevano bisogno di chiarire di persona una volta per tutte, quante altre occasioni avrebbero avuto in futuro se fossero realmente riusciti a recidere il loro legame? E così Ben aveva acconsentito, incerto su cosa si aspettasse Rey, delle scuse forse? O forse si aspettava che lui ammettesse di averla manipolata?
“Che tu mi creda o no, io non mi aspetto nulla da te, voglio soltanto chiarire” quelle parole l'avevano colpito ed erano quelle a cui non aveva smesso di pensare negli ultimi tre giorni perché per la prima volta qualcuno non aveva alcuna aspettativa su di lui, Rey voleva soltanto ascoltare ciò che aveva da dire ed era disposta a credergli. Erano bastate proprio quelle parole sincere a fargli abbassare completamente le proprie difese e spingerlo a confidarle qualcosa che non aveva mai detto a nessuno, togliendosi un peso che si era portato dentro per anni. E per quanto strano potesse suonare Ben si fidava di Rey, sapeva che ciò che gli aveva detto era sincero, e aveva sentito il bisogno di confessarglielo.
Che senso aveva fingere il contrario? Se dovevano chiarirsi dovevano essere completamente onesti l'uno con l'altra.
Il tempo, però, non era stato dalla loro parte e aveva bruscamente interrotto quel momento, Ben non se n'era nemmeno reso conto in un primo momento, realizzando solo qualche secondo dopo di essere nuovamente in camera sua. Per la prima l'interruzione della connessione gli aveva lasciato un senso di vuoto e di solitudine, facendogli desiderare che fosse durata di più.
Quella sensazione non lo aveva abbandonato nei giorni a seguire, la sua mente continuava a indugiare su quella conversazione lasciata in sospeso, al modo in cui aveva cercato un contatto fisico con Rey quando le aveva preso le mani tra le sue, come se avesse avuto bisogno di darle una prova concreta che fosse realmente lì con lei, nonostante si trovassero a migliaia di parsec di distanza. 
Era strano pensare che due persone fisicamente così lontane potessero essere anche così vicine ed era ancora più strano pensare che facessero parte di due fazioni opposte, non solo da un punto di vista ideologico, ma anche nella Forza. Lato Oscuro e Lato Chiaro erano in costante conflitto tra loro, cercando di prevalere l’uno sull’altro e di annientarlo, era stato così per secoli, eppure per loro era diverso. Si erano feriti con le parole, ma quando entrambi avevano avuto l’occasione di uccidere l’altro non erano riusciti a farlo, anzi, avevano scelto di non farlo.
Ben non conosceva le reali motivazioni per cui Rey non aveva posto fine alla sua vita, anche se poteva dedurre che avesse deciso di risparmiarlo perché aveva ancora un briciolo di speranza per lui, tuttavia conosceva le proprie di motivazioni e non era stato disposto ad ammetterle fino a quel momento. Se voleva essere onesto con Rey doveva cominciare a esserlo prima con sé stesso, e la verità era che lui teneva sinceramente a Rey, anche se non avrebbe dovuto e non sapeva definire cosa fosse per lui. Erano alleati? Decisamente no. Erano amici? No, neppure quel termine si avvicinava anche solo lontanamente al loro rapporto complicato, così come non si potevano definire nemici o rivali. Si erano confidati su cose che non avevano mai detto a nessun altro e si erano dati conforto, ironicamente per Ben era lei l’unica persona ad esserci quando non aveva nessun altro. 
Forse non esisteva un termine adeguato per definire cosa fossero, ma a lui non importava, voleva soltanto il bene di Rey e se ciò significava far dividere le loro strade, allora l’avrebbe fatto perché non voleva più farla soffrire e non voleva che le accadesse qualcosa per causa sua. A complicare le cose c’era il fattore del non poter controllare le connessioni, perciò il loro incontro di persona non sarebbe stato un addio definitivo e ciò avrebbe reso tutto più difficile, più avrebbero continuato a vedersi dopo quell’incontro – anche solo per pochi minuti – e più sarebbe stato difficile separarsi. Rey aveva posto una condizione, lui poteva fare altrettanto e porre come unica condizione di spezzare il legame proprio il giorno in cui si sarebbero incontrati, rendendo le cose più facili.
Consapevole del fatto che non sarebbe riuscito a chiudere occhio – come gli capitava la maggior parte delle volte – Ben accese la luce e si alzò dal letto per poi dirigersi verso l’unica grande finestra dei suoi alloggi, la Steadfast era in viaggio verso Corellia e, visto che non c’era alcuna fretta, ci sarebbero volute almeno altre quattro ore standard senza sfruttare l’iperguida. Il motivo ufficiale di quel viaggio erano gli affari, i cantieri navali principali si trovavano lì e c’erano degli accordi da ridefinire, ma quello non era l’unico motivo e Ben aveva preferito tenere quel dettaglio per sé. Curiosando tra i file personali di Snoke aveva trovato qualcosa che l’aveva lasciato piuttosto interdetto e di cui il suo predecessore l’aveva tenuto all’oscuro: figure pubbliche e alte cariche condannate a scontare anni di lavoro proprio in quei cantieri. Il motivo di tale condanna era in apparenza il loro supporto alla causa dei ribelli, ma non c’erano prove sufficienti né c’era stato alcun processo, quelle persone erano state condannate sulla base di semplici sospetti senza avere alcuna possibilità di dimostrarsi innocenti. Non era quello il modo di portare stabilità e ordine nella galassia, usare gli stessi metodi adottati dall’Impero non era la soluzione giusta, ma bisognava ispirare fiducia e guadagnarsela concretamente.
L’intenzione di Ben era di far rilasciare i prigionieri – poiché di questo si trattava – e assicurarsi che facessero ritorno alle proprie residenze in modo sicuro, consapevole che un atto di tale portata avrebbe suscitato dissenso tra gli ufficiali più estremisti. Avrebbero messo in discussione la sua lealtà e i suoi metodi, mentre Hux l’avrebbe sicuramente accusato di favoreggiare la Resistenza per ragioni personali e di andare contro ogni cosa fatta fino a quel momento dal suo predecessore, a cui molti erano ancora fedeli nonostante fosse morto, ma quale altra scelta aveva? E per quanto Ben volesse evitare di dare ai membri del Primo Ordine ulteriori motivazioni di sfiducia nei suoi confronti, non poteva certamente restarsene impassibile dinnanzi a tale ingiustizia e preferiva tradire coloro che guidava, anziché tradire la galassia a cui voleva restituire stabilità.
In quel momento si rese conto di come si fosse sentita Rey quando lui l’aveva messa in condizione di dover scegliere e comprese il perché lei aveva deciso di salvare la flotta anziché restare con lui, la vita di innocenti non valeva meno dei loro desideri o della loro reputazione. Aveva fatto la scelta più giusta – seppur avesse esitato per un istante – e aveva messo da parte qualunque altra motivazione l’avesse condotta da lui, consapevole che quella scelta li avrebbe divisi. Fare la scelta giusta non sempre equivaleva a fare la scelta più facile, se solo se ne fosse reso conto prima le cose sarebbero state completamente diverse, avrebbe scelto di risparmiare la vita a suo padre e di seguirlo, ma era stato troppo codardo per farlo. 
Ben non riteneva di essere stato codardo, però, quando aveva deciso di non seguire Rey perché se l’avesse fatto Hux avrebbe preso il posto di Snoke, sotto la sua guida il Primo Ordine sarebbe diventato persino peggiore dell’Impero e la Resistenza non avrebbe avuto scampo. Non era stata una decisione ponderata, aveva agito d’impulso in un momento di confusione e shock, non avendo ancora pienamente realizzato ciò che aveva appena fatto, ma a mente lucida poteva affermare di non essere pentito di quella scelta.  
In un modo indiretto aveva contribuito alla sopravvivenza della Resistenza dopo la battaglia di Crait, ritenendo opportuno concentrarsi sulla politica e gli affari anziché dar la caccia ai ribelli, come gli avevano suggerito Hux e Pryde. Ben era stanco di morte e distruzione, era consapevole che alcuni sistemi stessero appoggiando la Resistenza, tuttavia, eliminare la fazione opposta con la violenza a quali risultati positivi avrebbe portato? Agli occhi della galassia i ribelli sarebbero stati degli eroi morti combattendo per una giusta causa, inoltre avrebbe significato far del male alle uniche due persone a cui teneva. 
Forse, dopotutto, era davvero un traditore e le accuse che gli avrebbero rivolto non sarebbero state poi così false, ma tutto ciò che voleva era porre fine a tutta quella storia nel modo più pacifico per entrambe le parti. Non sarebbe stato facile e avrebbe dovuto prendere decisioni importanti, che sapeva non sarebbero state accettate di buon grado da tutti, tuttavia Ben sapeva di avere il supporto di un paio di ufficiali e, forse, con il tempo altri avrebbero seguito il loro esempio. Il tempo era un fattore fondamentale, i problemi non si potevano far sparire o risolvere da un giorno all’altro e la bravata commessa da Hux quando aveva distrutto l’intero sistema di Hosnian – e con esso la Nuova Repubblica – aveva soltanto portato ad altro caos, a cui non c’era alcun rimedio perché nulla avrebbe compensato a quel genere di distruzione.
Qualcosa di caldo gli sfiorò la mano sinistra, Ben non ebbe neppure bisogno di abbassare lo sguardo o di voltarsi per capire che si trattasse della mano di Rey e che lei stesse cercando di stringergli la mano.
“Sei così concentrato a contare le stelle che non ti eri accorto della mia presenza?” quella domanda rivolta con leggerezza e ironia lo distolse dai propri pensieri, risollevandogli immediatamente l’umore. Rey, tuttavia, non si sbagliava perché per la prima volta Ben non si era reso conto dell’imminente connessione e, di conseguenza, della sua presenza.
“Adesso dovrò ricominciare da capo” rispose con altrettanta ironia, sorprendendo persino se stesso poiché non era solito scherzare o essere ironico.
“Così potremmo contarle insieme” fu la risposta di Rey “O potremmo finire la nostra conversazione interrotta” aggiunse con serietà.
Quella era l’occasione perfetta per dirle che voleva incontrarla di persona soltanto quando avrebbero potuto recidere il loro legame, eppure Ben non riusciva neppure a guardarla e trovare le parole adatte per dirglielo. Avevano fatto un piccolo passo avanti l’ultima volta, riuscendo a conversare senza discutere e senza ferirsi verbalmente, ma con la sua richiesta avrebbe potuto fare dieci passi indietro e tornare al punto di partenza.
Ben si fece coraggio e si voltò verso Rey, che stava a sua volta osservando le stelle che risplendevano nell’oscurità dello spazio, indossava il solito completo bianco, ma questa volta aveva anche una giacca scura a maniche lunghe – di qualche taglia più grande – e leggermente consunta dall’aria vagamente familiare. Sembrava così serena e a suo agio in quel momento, quasi si trovasse in compagnia di un amico e non di qualcuno che l’aveva trattata in modo scorretto. 
“Rey...a proposito della nostra conversazione…” cominciò a dirle, anche lei si voltò e a Ben non sfuggì la delusione nel suo sguardo.
“Hai cambiato idea? È questo che stai per dirmi?” gli chiese con calma.
“No, non ho cambiato idea, anch'io ho bisogno di vederti di persona...un’ultima volta”
“Un’ultima volta? Non capisco”
“Vorrei che ci incontrassimo soltanto quando sapremo come spezzare il nostro legame, sarà più facile per entrambi” grazie al loro legame Ben percepì il sollievo di Rey, ma anche rassegnazione.
“Non per me...per me non sarà mai facile” ammise lei, quell’affermazione lo lasciò senza parole, nonostante Rey avesse ribadito più volte che non aveva mai cercato di usarlo “Non siamo costretti a farlo”
“Perché ti interessa così tanto mantenere il nostro legame?”
“E tu perché ti ostini così tanto a volerlo spezzare?” la domanda di Rey era più che legittima, non molto tempo prima le aveva detto che fosse la scelta migliore per entrambi, ma non le aveva mai rivelato il vero motivo e forse era arrivato il momento per farlo.
“Voglio essere sincero con te” le disse posandole delicatamente le mani sulle spalle “Lo faccio per proteggerti”
“Da che cosa? Ben, nessuno sa di…” per un attimo Rey esitò e abbassò il proprio sguardo “questo” 
“Ma qualcuno potrebbe scoprirlo, io non voglio metterti in pericolo”
“So badare a me stessa” gli rammentò Rey, sollevando nuovamente lo sguardo su di lui.
“Lo so” sapeva fin troppo bene che Rey fosse in grado di tenere testa a chiunque e di difendersi, l’aveva sperimentato in prima persona, tuttavia era meglio non abbassare la guardia, se coloro che non si fidavano di lui avessero scoperto la verità – a partire dalle circostanze della morte di Snoke – non avrebbero esitato a farle del male o ucciderla.
Per un attimo calò il silenzio ed entrambi rimasero a guardarsi, Ben non l’aveva mai notato prima, ma gli occhi di Rey non erano esattamente castani, avevano anche delle sfumature di verde che gli ricordavano la foresta. Alcune ciocche di capelli le sfuggivano dalla sua solita acconciatura, incorniciandole il volto, e lui non poté fare a meno di pensare quanto fosse bella. Ben scacciò rapidamente quel pensiero, il loro legame permetteva a entrambi di percepire le loro emozioni, ma non c’era da escludere che potesse estendersi anche ai pensieri e sarebbe stato piuttosto inappropriato se Rey avesse percepito quel pensiero in particolare. Cosa gli era preso? Non era la prima volta che si trovava così vicino a lei, non era la prima volta che si scambiavano degli sguardi in silenzio eppure questa volta sembrava diverso e quella vicinanza tra loro gli sembrava improvvisamente fuori luogo.
“Non hai risposto alla mia domanda” le disse Ben di colpo, togliendo le mani dalle spalle di Rey e distogliendo il proprio sguardo dal suo. “Perché ti interessa così tanto mantenere il nostro legame?” le chiese nuovamente.
“È la mia unica certezza...io non voglio sentirmi di nuovo sola” confessò lei sentirle pronunciare quelle parole faceva male perché Ben fino a quel momento aveva dato per scontato che Rey avesse degli amici che non la facessero mai sentire sola e le stessero accanto nel momento del bisogno, forse, però, non era così.
“E i tuoi amici?”
“Ci sono cose che loro non possono capire, tu invece sì” questa volta Rey gli prese la mano e intrecciò le proprie dita con le sue “Forse siamo più simili di quanto pensi”
Prima che Ben potesse replicare, o anche soltanto metabolizzare ciò che lei gli aveva appena detto, la connessione cessò, separandoli ancora una volta. 





Spazio Autrice: 

Pian piano anche Ben sta cominciando a capirle certe cose, continuare a negarlo sarebbe stato come esibire un cartello con su scritto “Clown Supremo” (cosa che avrebbe fatto piacere a un certo generale) e neppure Rey sembra avere intenzione di negarlo ancora.
Divagazioni deliranti a parte, sono tornata con questa raccolta perché sto preparando un capitolo speciale di Second Chances che pubblicherò per Natale e colgo l’occasione per ringraziare chi lascia sempre una recensione 💖

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Capitolo 9
*** Compromises ***


La partenza repentina del Generale Organa aveva sollevato numerose domande tra le fila della Resistenza poiché quest’ultima aveva non aveva condiviso la destinazione del viaggio neppure a chi aveva i gradi più alti e aveva espresso la richiesta che ad accompagnarla fosse soltanto Rey. Era ormai noto che lei fosse un’abile pilota, ma raramente le venivano affidati incarichi per le proprie capacità e la maggior parte dei ribelli la riduceva soltanto al suo ‘ruolo’ di Jedi, alcuni di loro la trattavano quasi come se fosse una creatura mitologica piuttosto che come una persona comune, cosa che la faceva sempre sentire a disagio. Cosa si aspettavano che facesse? Che andasse a cercare Kylo Ren – di cui soltanto lei e Finn conoscevano la vera identità – e lo uccidesse per far tornare tutto com’era prima? La verità, almeno dal punto di vista di Rey, era che neppure prima le cose fossero tanto meglio rispetto alla situazione politica attuale, lei l’aveva sperimentato sulla propria pelle e l’aveva visto qualche settimana prima a Taris. C’era ancora povertà, sfruttamento e schiavitù nella galassia, in particolar modo nell’Orlo Esterno, ma nessuno aveva mai fatto nulla di concreto per cambiare le cose, nemmeno la Nuova Repubblica. Forse era quella la ragione per cui in quell’angolo della galassia la politica non faceva alcuna differenza tra Nuova Repubblica e Primo Ordine, in ogni caso le persone erano abbandonate a se stesse o alla mercé di esseri come Unkar Plutt, che non si faceva scrupoli con nessuno.
Rey non aveva mai avuto interesse per questioni politiche, ma aveva una vaga idea di ciò che c’era stato prima e nulla sembrava cambiato da allora, non per chi viveva in posti come Jakku o Taris, perciò non poteva biasimare coloro che non appoggiavano né l’una né l’altra fazione. Cos’aveva da offrire la Resistenza? Non poteva mettere in piedi da un momento all’altro un’altra Repubblica, non era rimasto più nessun senatore o rappresentante – a parte il Generale Organa – perché quasi tutti erano morti con la distruzione di Hosnian Prime e altri erano spariti nel nulla. Se anche fossero riusciti a localizzare, cosa che stavano provando a fare da settimane, e liberare le persone scomparse cosa avrebbero potuto fare? Le risorse erano limitate, non erano abbastanza per formare un governo nuovo – uno migliore – e per dare stabilità alla galassia, ricostruire dove i conflitti avevano distrutto e migliorare le condizioni nei luoghi che i precedenti governi avevano trascurato. A malincuore, però, Rey aveva constatato che non era quella la priorità della Resistenza perché in fin dei conti non era altro che un’organizzazione militare e, in quanto tale, era stata fondata con l’unico obiettivo contrastare l’ascesa del Primo Ordine.
Beh, peccato che le cose fossero andate diversamente e che quel conflitto fosse andato avanti per anni, ma adesso si poteva davvero definire tale? Da quando Snoke era stato ucciso qualcosa era cambiato e Rey sapeva che se il Primo Ordine aveva smesso di braccarli era soltanto perché Ben aveva dato l’ordine di non farlo, ma agli occhi dei ribelli quella sorta di tregua non era altro che una strategia per fare in modo che abbassassero la guardia per poi distruggerli quando sarebbero stati più vulnerabili. Il Generale Organa non aveva mai espresso il proprio parere a riguardo e neppure Rey l’aveva mai fatto perché dubitava che fosse quella la reale motivazione, tuttavia dar voce a quel pensiero avrebbe potuto destare qualche sospetto nei suoi confronti e, quindi, se le chiedevano la sua opinione in merito la sua risposta era sempre “Kylo Ren è una persona imprevedibile”. Non era del tutto una bugia, Ben aveva dato prova di essere imprevedibile ma non necessariamente in maniera negativa, se lei era ancora viva era soltanto grazie al suo essere stato imprevedibile e aver ucciso il suo maestro anziché fare quanto gli aveva ordinato; Rey avrebbe dovuto raccontare com’erano andate davvero le cose quel giorno, eppure non l’aveva ancora fatto perché era consapevole che – in un certo senso – aveva tradito la Resistenza abbandonando la propria missione per andare dal nemico. Non era nemmeno riuscita a dirlo al Generale Organa, le avrebbe soltanto dato un dispiacere raccontandole che suo figlio aveva scelto di restare dove fosse, anche se adesso lei sapeva il perché visto che era stato lui stesso a confessarglielo.

“Cosa ti aspettavi? Che tornassi con te da Leia, dopo ciò che ho fatto, come se nulla fosse?”

Era quella la ragione principale per cui Ben non era andato via con lei, era convinto che sua madre non l’avrebbe accettato né perdonato per le sue azioni, ma in realtà nessuno poteva sapere cosa passasse per la testa dell’ex senatrice perché trascorreva la maggior parte del tempo da sola e non parlava mai della propria vita privata. Da quel punto di vista avevano qualcosa in comune poiché anche lei si stava comportando nello stesso modo, trascorrendo quasi tutto il tempo libero a studiare i testi dei Jedi o semplicemente da sola per fare pratica con la Forza, dal momento che aveva mai ricevuto un vero e proprio addestramento, e quelle abilità potevano essere utili in numerose situazioni. Quella non era, tuttavia, l’unica ragione per cui tendeva ad emarginarsi, Rey aveva trascorso tutta la sua vita da sola e ormai era così abituata alla solitudine che faceva fatica a stare tra tante persone, che fondamentalmente la vedevano soltanto come l’ultima Jedi rimasta in tutta la galassia.
C’erano dei momenti in cui avrebbe voluto precisare che lei non era una Jedi, neppure si poteva definire un’apprendista visto che non aveva alcuna guida o maestro, e che lei non era la soluzione loro problemi perché la situazione in cui si trovavano non si poteva certamente risolvere con dei colpi di spada laser o sollevando qualche roccia. Forse Ben non si era sbagliato così tanto quando le aveva detto che era giunto il tempo di lasciar morire tutto ciò che apparteneva al passato, entrambe le parti erano ancora troppo legate alle vecchie ideologie e la storia di stava ripetendo anziché andare avanti, commettendo ancora una volta gli stessi errori e facendone pagare il prezzo alla nuova generazione.
Questa volta le cose non si sarebbero risolte con una guerra, provocando soltanto altra morte e distruzione, era il momento di spezzare quel circolo vizioso e trovare altre vie per porre fine al caos che dilagava nella galassia. E se fosse stato proprio quello il ruolo di Rey in tutto ciò? La Forza aveva messo in moto gli eventi che l’avevano messa su quel cammino e adesso non poteva tornare indietro. 
Rey aveva sperato – e creduto – che Luke avrebbe potuto aiutarla a capire quale fosse il suo ruolo in quella vicenda che, apparentemente, non la riguardava, ma nel breve periodo di tempo trascorso con lui aveva capito di essersi sbagliata; così come si era sbagliato Ben quando le aveva detto che lei non avesse alcun ruolo in quella storia cominciata anni prima e che coinvolgeva principalmente la sua famiglia. Adesso stava cominciando a capirlo da sola, lei era l’unica a poter fare da mediatrice tra le due parti e ad avere i mezzi per farlo, forse il legame tra lei e Ben esisteva proprio per quello scopo e recidendolo avrebbero soltanto sprecato l’unica possibilità di porre fine a quella situazione in maniera pacifica, tuttavia quella non era la sola ragione.

“Perché ti interessa così tanto mantenere il nostro legame?” 

“È la mia unica certezza...io non voglio sentirmi di nuovo sola”

“E i tuoi amici?”

“Ci sono cose che loro non possono capire, tu invece sì” 


Rey si sentiva in colpa per ciò che aveva detto perché i suoi amici ci provavano a farla sentire parte del gruppo, includendola nelle loro conversazioni, ma quasi sempre sfociavano in aneddoti della loro infanzia, adolescenza o che riguardavano le loro famiglie, persino Finn aveva qualcosa da raccontare visto che era cresciuto con altri bambini come lui e che aveva considerato come fratelli e sorelle. Lei, invece, non aveva molto da raccontare e si limitava ad ascoltare perché le sue giornate erano sempre state tutte uguali; non aveva mai avuto amici o conoscenti, i cerca-rottami tendevano tutti a starsene per conto proprio perché non si fidavano di nessuno e, anzi, spesso discutevano, si aggredivano o si rubavano i componenti a vicenda pur di assicurarsi un pasto.
C’erano stati giorni in cui lei aveva patito la fame perché i pezzi recuperati dai vari relitti erano in pessime condizioni o non avevano alcun valore per uno scambio, ma il pensiero che i suoi genitori potessero tornare un giorno era l’unica cosa che l'aveva spinta ad andare avanti. Col passare degli anni Rey aveva capito che i suoi genitori non sarebbero più tornati, tuttavia aveva rifiutato di accettarlo e aveva continuato a illudersi del contrario perché aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi per sopravvivere.
Quando ascoltava Rose e Poe raccontare storie riguardanti le rispettive famiglie, o Finn quando raccontava di come lui e gli altri bambini si aiutassero a vicenda durante l’addestramento, Rey nutriva un briciolo d’invidia nei loro confronti perché nonostante le difficoltà almeno avevano avuto qualcuno accanto. Era qualcosa di cui si vergognava profondamente ed era quasi certa che tra amici non dovesse esserci alcuna forma d’invidia, avrebbe dovuto essere sollevata nel sapere che almeno loro non avessero mai provato la sua stessa solitudine, ma una parte di sé riusciva soltanto a pensare che proprio per questo motivo non avrebbero mai potuto capirla. Ben, invece, era l’unico in grado di farlo perché aveva percepito in lui la stessa solitudine che provava lei, mista a un senso di abbandono. Dal punto di vista di un bambino essere spedito dal proprio zio era comunque una forma di abbandono da parte dei genitori, soprattutto se lo zio era al tempo stesso un maestro e, pertanto, doveva trattare tutti gli allievi allo stesso modo, anche il suo stesso nipote.
Essere abbandonati dai propri genitori, seppur per ragioni completamente diverse, in preda alla solitudine e bramando affetto era un tipo di dolore che non poteva essere compreso da chi non l’aveva mai vissuto, era un tipo di dolore che portava a chiedersi cosa ci fosse di così sbagliato in se stessi per meritarsi quella sorte. C’era stato un periodo, intorno ai dieci o undici anni, in cui Rey si era chiesta cosa ci fosse che non andasse in lei e che potesse aver spinto i genitori ad abbandonarla, ma neppure col passare del tempo non aveva mai trovato una risposta a quella domanda e adesso sapeva perché: ai suoi genitori importava più dell’alcool che di lei.
Quando Ben le aveva rivelato la verità su di loro l’aveva accettata senza dubitare delle sue parole, che erano state soltanto la conferma di ciò che aveva sempre saputo e aveva sempre rinnegato prima di quel momento, ora, però, non ne aveva più la necessità. Certo, lui non gliel’aveva detto in maniera delicata, era stato diretto e aveva fatto una pessima scelta di parole nel cercare di dirle che per lui non era una nessuno venuta dal nulla, ma era stato proprio ciò di cui lei aveva bisogno per chiudere definitivamente con quel capitolo della propria vita e andare avanti. A volte, una verità detta in maniera brutale era l’unico modo per spronare una persona a reagire alle difficoltà e a prendere in mano la propria vita perché crescere significava anche questo.
Nel giro di qualche mese Rey sentiva di essere cambiata – cresciuta – in positivo e di aver acquisito una maggiore consapevolezza di chi fosse davvero, di cosa fosse capace e di quanto valesse; non era più una semplice cerca-rottami che lottava per la propria sopravvivenza, per alcuni rappresentava un simbolo di speranza, ma non era soltanto quello, era qualcuno che avrebbe potuto concretamente fare la differenza in quella vicenda. Avrebbe agito a modo suo, come aveva sempre fatto, e se qualcuno non fosse stato d’accordo avrebbe agito da sola, esattamente come aveva fatto quando aveva lasciato l’isola. 
Da dove poteva cominciare? Non poteva parlare a nome di nessuna delle due parti interessate, non senza prima sapere se sarebbero state disposte all’ascolto e al dialogo.
Quel breve viaggio con il Generale Organa poteva essere una buona occasione per sondare il terreno e capire se quella via fosse davvero possibile, senza, però, rivelarle tutta la verità perché non si sentiva ancora pronta a farlo e perché voleva procedere a piccoli passi. Il tempo era fondamentale per mettere in atto la sua idea, soprattutto perché sapeva che non sarebbe stato facile convincere Ben, che era la persona più testarda che avesse mai conosciuto, così come non sarebbe stato facile convincere la Resistenza, neppure se avesse avuto l’appoggio del Generale Organa.
Rey non si sarebbe arresa tanto facilmente, quante altre persone dovevano perdere la vita in nome di vecchi ideali o per qualcosa in cui, magari, nemmeno credevano? Finn ne era l’esempio vivente, l’orrore della guerra l’aveva colpito così nel profondo da farlo andare contro il condizionamento mentale e scegliere di non uccidere per qualcosa in cui non credeva, ma forse non era stato l’unico. Quanti assaltatori avevano ucciso i ribelli, dimenticando che non si erano uniti al Primo Ordine di propria volontà? Si poteva definire ‘nemico’ qualcuno che non aveva la minima idea di cosa stesse facendo o per cosa stesse combattendo? 
Quanti ufficiali e piloti si erano uniti volontariamente al Primo Ordine sulla base di false promesse di pace, ordine e pari opportunità per tutti gli abitanti della galassia? 
Nessuno tra i membri della Resistenza sembrava mai porsi quelle domande né le poneva ad alta voce ad altri, la maggior parte di loro ragionava soltanto in termini di alleati e nemici, ma se c’era una cosa che Rey aveva imparato era che un nemico poteva diventare un alleato inaspettato.

*****
 
Le coordinate fornite dal Generale Organa non erano sconosciute a Rey, era già stata a Taris qualche settimana prima e quel posto era abbastanza difficile da dimenticare, un’immensa ed unica città, che un tempo doveva essere stata molto bella, ridotta alla miseria e allo squallore.
La prima volta che era stata lì non vi aveva trovato alleati o simpatizzanti della Resistenza né gli ex senatori che cercavano, ma soltanto persone che cercavano di sopravvivere con ciò che avevano, cos’era cambiato in così poco tempo per spingere il Generale ad andare in quel luogo di persona?
Il viaggio a bordo del Falcon – tornato quasi come nuovo dopo le riparazioni – era stato abbastanza breve, il Generale Organa aveva preferito viaggiare a bordo del vecchio mercantile nonostante fossero soltanto loro due e Rey comprendeva il perché, quella nave era tutto ciò che le restava di Han. Non c’era stato modo di dialogare granché durante il viaggio e Rey si era limitata soprattutto ad ascoltare gli ultimi aggiornamenti sulla loro situazione attuale, che andava sempre più a migliorare poiché Poe e un gruppetto di altri piloti erano riusciti a mettere le mani su vecchi ala-x risalenti ai tempi dell’Alleanza Ribelle. Erano piuttosto malandati ma chiunque avesse un minimo di competenze meccaniche – inclusa Rey – ci stava lavorando su per renderli nuovamente funzionanti, anche se in cuor suo non trovava così entusiasmante l’idea di riorganizzarsi e raggruppare risorse per un possibile, e futuro, attacco alla flotta del Primo Ordine. Sarebbe stato soltanto un ulteriore massacro tra le due fazioni, altre vite perse e uno spreco di risorse poiché la Resistenza era in gran svantaggio numerico, con a malapena duecento ribelli ancora vivi.
Il piano di Rey, se così si poteva definire, doveva riuscire a ogni costo e non solo per il bene di tutti, ma anche perché una parte di sé – quella che ancora non comprendeva fino in fondo – temeva per l’incolumità di Ben, un pensiero alquanto ridicolo considerando che lui aveva anni di addestramento alle spalle. Nel caso in cui la Resistenza fosse riuscita a portare a buon fine un attacco contro la flotta, e distruggerla, ci sarebbe stata una minima possibilità di fuga per lui, ma se i ribelli avessero perseguito una strada diversa avrebbero mandato lei stessa a catturarlo, o peggio. In quel caso Rey non era del tutto sicura che sarebbe riuscita a eseguire gli ordini, se anche le avessero ordinato di catturarlo per poi deciderne la sentenza sarebbe stata comunque una condanna a morte assicurata, in fondo non era un segreto tra i ribelli che quasi tutti lo volessero morto perché neppure conoscevano la sua vera identità.
Saperlo avrebbe fatto una differenza? Per rispetto e affetto del Generale Organa sarebbero stati più clementi?
Quei pensieri, tuttavia, non erano di alcun aiuto e lei doveva focalizzarsi sul presente affinché quelle ipotesi non si tramutassero in realtà, o almeno provarci perché al momento non aveva altre opzioni.
Il sole stava cominciando a calare, se non fosse stato per l’inquinamento atmosferico il tramonto sarebbe stato bello da vedere, ma la luce filtrava a malapena dalla spessa coltre di nebbia perenne che avvolgeva Taris e sembrava più sera che tardo pomeriggio. 

“Dove siamo dirette Generale?” Rey ancora non era a conoscenza del motivo per cui fossero lì né aveva alcuna idea di dove andare.

“Da vecchi amici, conosci già la strada” rispose la donna, accennando un sorriso gentile.

“Ma...allora non sono mai stati rapiti?” chiese lei confusa ma allo stesso tempo sollevata “Non capisco”

“È per questo che siamo qui, ho ricevuto un messaggio da parte loro e vogliono parlare di persona” quella faccenda sembrava alquanto strana, erano spariti per settimane – o forse mesi – e adesso erano riapparsi dal nulla “Per quanto possa essere inaspettato, sono sicura che la loro spiegazione chiarirà ogni cosa” aggiunse il Generale, a volte Rey dimenticava che, pur non avendo mai avuto un addestramento da Jedi, anche lei era in grado di avvalersi della Forza e captare i pensieri altrui.
Taris era un vero e proprio labirinto di strade, settori e livelli, ma grazie ai collegamenti tramite ponti, ascensori e piattaforme era possibile spostarsi più rapidamente. Dalla piattaforma di atterraggio su cui si trovava il Falcon era possibile accedere a due ascensori, uno per i livelli inferiori – e più poveri – della città e uno per i livelli intermedi – quelli più malfamati – ma, fortunatamente, gli ex senatori che stavano cercando abitavano nel livello superiore della città, che, nonostante fosse misero, offriva qualche speranza in più di sopravvivenza. Rey non sapeva molto di quel luogo, da quel poco che era riuscita ad intuire durante la sua visita precedente era abbastanza chiaro, però, che nei livelli intermedi fossero i sindacati criminali a farla da padrone e che non esistesse alcun governo lì, ma che ogni livello sembrasse avere le proprie regole.
Quell’immensa città era il caos più totale, abbandonata a se stessa e sull’orlo del collasso, era il risultato della negligenza di coloro che avevano governato per anni e non avevano mai fatto nulla per cambiare le cose. A giudicare dal modo in cui il Generale Organa si stava guardando intorno, sembrava che lei sapesse già delle condizioni in cui si trovava Taris e che ne fosse profondamente amareggiata.

“La Nuova Repubblica doveva essere migliore di così” commentò la donna mentre osservava un edificio basso con le finestre sbarrate da pannelli di metallo arrugginito “Abbiamo fallito”

“Perché nessuno ha mai fatto niente per queste persone?” era una domanda che Rey aveva tenuto per sé a lungo, Taris era soltanto uno dei tanti luoghi dove la Nuova Repubblica non era mai esistita e voleva sapere il perché, cos’aveva spinto i politici a scegliere di abbandonare intere popolazioni alla miseria o schiavitù?

“Sai, quando avevo più o meno la tua età me lo chiedevo sempre anch’io e col tempo sono giunta alla conclusione che soltanto a pochi di noi importava davvero di migliorare la galassia, di renderla un posto sicuro e prosperoso per i nostri...figli” dal modo in cui il Generale aveva indugiato sulla parola ‘figli’ era chiaro che per un attimo avesse pensato a Ben.

“E non vi hanno permesso di farlo?” chiese Rey confusa, a volte provava imbarazzo per non essere così informata riguardo la politica e come funzionasse davvero “Non potevate agire da soli?”

“Temo che non funzioni così in democrazia” rispose la donna, che cercava di tenere il suo stesso passo “Senza il voto e l’appoggio della maggioranza non eravamo autorizzati ad agire né a ricevere i fondi per farlo, la priorità è stata data ai sistemi che hanno sempre fatto parte della Repubblica, anche prima dell’Impero. Agire di propria iniziativa quando il Senato si rifiutava di ascoltare e di intervenire portava sempre a delle conseguenze, alcuni di noi non erano pronti ad affrontarle, ma altri sì” 

“Immagino che lei fosse una di loro” commentò Rey, adesso aveva un’idea più o meno chiara di come fossero andate le cose e non era affatto positiva “È così che è nata la Resistenza? Nessuno ha cercato di fermare il Primo Ordine?” quella domanda era un azzardo considerando le questioni personali del Generale in quella storia, eppure quest’ultima non sembrò turbata o infastidita dalla domanda che le era stata posta.

“Non si può fermare qualcosa di cui non si crede l’esistenza” fu la risposta del Generale “Avevo cercato di avvertire il Senato, avevo agito di mia iniziativa e con le mie risorse avevo fornito delle prove, ma non hanno mai voluto darmi ascolto”

Il racconto dell’ex senatrice si dimostrò più lungo e intricato del previsto, tuttavia alleggerì il tragitto da percorrere per raggiungere l’appartamento e si rivelò illuminante per Rey, che non aveva mai avuto ben chiare le dinamiche di quel conflitto. L’ex senatrice le raccontò della sua missione non autorizzata dal Senato, che inizialmente prevedeva soltanto un’indagine riguardo una banda criminale e che alla fine l’aveva messa sulle tracce di un’organizzazione imperialista che agiva per conto del Primo Ordine, di cui nessuno sospettava neppure l’esistenza. La sua credibilità era stata messa ancora di più in dubbio a causa della rivelazione dell’identità del suo vero padre, avvenuta opportunamente proprio in quel periodo.
Rey apprese che il Generale Organa non aveva mai detto a nessuno – neppure a suo figlio – che lei e suo fratello fossero i figli di Darth Vader, temendo proprio ciò che era accaduto e perché, in fin dei conti, erano stati la regina Breha e suo marito Bail Organa i suoi genitori. Rey avrebbe voluto chiederle perché l’avesse tenuto nascosto persino a Ben, che alla fine l’aveva scoperto ugualmente e, probabilmente, in maniera distorta, ma preferì non toccare quel tasto.  
La Resistenza era nata a seguito di quella missione, all’inizio era soltanto un piccolo gruppo, composto da coloro che avevano preso parte alla missione, col passare del tempo – e con l’ascesa del Primo Ordine – era diventata una vera e propria organizzazione militare indipendente dalla Nuova Repubblica, che si ostinava a sottovalutare la minaccia.
Per chi viveva nei posti dimenticati dalla Nuova Repubblica tutto ciò era una realtà distante, che non li toccava personalmente e di cui non preoccuparsi affatto poiché avevano già i loro problemi, era stato così anche per Rey, che ne aveva sentito soltanto parlare in modo vago.
Il sole era quasi calato del tutto quando le due raggiunsero il palazzo malandato in cui vivevano gli amici dell’ex senatrice e le strade erano quasi completamente deserte, più che una metropoli sovrappopolata Taris sembrava una metropoli fantasma.

“Proprio il posto in cui si rintanerebbero” commentò la donna osservando il palazzo, tuttavia Rey non capì se fosse una cosa negativa o positiva.

“Cosa intende?”

“Keiran e Hiram non hanno mai amato il lusso, anche quando c’era l’Impero hanno sempre devoluto tutti i loro crediti ai rispettivi popoli e vissuto nella povertà”

“Perché hanno abbandonato la politica allora?” la curiosità di Rey era tanta e non poteva fare a meno di fare domande, anche a costo di risultare una bambina o petulante.

“Loro sono stati i primi a rendersi conto che la Nuova Repubblica sarebbe stata esattamente come la precedente e che avrebbe commesso gli stessi errori, forse avrei dovuto dargli ascolto” 

“Forse non è troppo tardi per sistemare le cose” fu l’unico commento di Rey, poi premette il pulsante che permetteva alle doppie porte di metallo di aprirsi. Le porte si aprirono con un cigolio che echeggiò nel silenzio del vicolo desolato, annunciando così il loro arrivo, non più così discreto.

L’appartamento era facilmente riconoscibile dalla porta arrugginita poiché era l’unico del pianerottolo a non averla in legno marcio o di scarti di diversi metalli fusi insieme in modo piuttosto raffazzonato; Rey era in procinto di bussare alla porta quando questa si aprì, rivelando un twi’lek poco più alto di lei e dalla carnagione arancione chiaro.
Il twi’lek squadrò prima lei con aria confusa, poi il Generale Organa e soltanto allora esibì un sorriso, a cui mancava qualche dente.

“Leia, da quanto tempo! Non sei cambiata affatto!” esclamò il twi’lek.

“Nemmeno tu, è un piacere rivederti” per la prima volta, dopo settimane, Rey vide l’ex-senatrice assumere un’espressione serena e rilassata.

“Ti stavamo aspettando, anche se credevo che saresti venuta con Han” il fatto che il twi’lek non fosse a conoscenza della morte di Han Solo la diceva lunga, la notizia si era diffusa abbastanza rapidamente tramite Maz e chiunque lo conoscesse ne era stato informato.

“Abbiamo molto di cui parlare” si limitò a dire la diretta interessata, senza scomporsi affatto e mantenendo la stessa espressione, una cosa che faceva spesso per mascherare le proprie emozioni.

L’interno dell’appartamento – ovviamente – non era cambiato dall’ultima volta in cui Rey c’era stata, fatta eccezione per la finestra che era stata ‘riparata’ con del nastro isolante nei punti in cui il vetro presentava delle crepe, una soluzione che non sarebbe durata troppo a lungo, tuttavia adesso che l’ambiente era pulito aveva un aspetto più accogliente. L’ex senatore che le aveva accolte sembrava stare piuttosto bene, anche se la casacca beige e i pantaloni marroni che indossava sembravano stargli un po’ troppo larghi, ma ciò poteva anche dipendere dallo stile di vita che conduceva e non un indizio che fosse stato prigioniero.
Il twi’lek fece loro cenno di prendere posto su uno dei due divanetti scoloriti, che avevano comunque un aspetto comodo, per poi prendere posto su quello opposto. Tra i due divanetti c’era un tavolino basso in metallo, in più punti il metallo si era scurito e gli spigoli erano un po’ ammaccati.

“Keiran arriverà a momenti, sta preparando qualcosa di caldo da bere” annunciò il twi’lek “Allora, dov’è Han? E suppongo che la ragazza sia la vostra seconda figlia”

“Ehm...io non sono la loro figlia” si affrettò a dire Rey in preda all’imbarazzo per quella supposizione, per qualche ragione l’idea che qualcuno potesse pensare che fosse la sorella minore di Ben la imbarazzava.

“Ti sei perso molte cose Hiram, io e Han abbiamo avuto soltanto un figlio” rispose la donna restando vaga.

“Perdonate il malinteso, a volte vivere qui è come vivere scollegati dal resto della galassia”

In quel momento l’altro ex-senatore fece il suo ingresso nel soggiorno, portando un vassoio con dei bicchieri fumanti, un tempismo per cui Rey fu grata perché la conversazione stava sfociando in argomenti che il Generale Organa preferiva tenere per sé. L’uomo dalla folta chioma argentea e la carnagione candida come la neve doveva avere all’incirca sessant’anni, anche lui era piuttosto magro ed era più alto del twi’lek, apparendo quasi come una figura spettrale. 

“Servitevi pure” annunciò poggiando il vassoio sul tavolo e prendendo poi posto sul divano “Se ricordo bene ti piacciono le tisane” aggiunse rivolgendosi alla donna.

“Hai davvero un’ottima memoria Keiran” commentò lei rivolgendogli un sorriso.

“Ogni tanto torna utile, se non avessi ricordato il tuo codice per contattarti ora non saresti qui”

“A dire il vero vi ho cercati anch’io, ma sembravate spariti nel nulla, ho temuto il peggio” confessò l’ex-senatrice.

“Beh...in un certo senso non ti sbagliavi” intervenne il twi’lek “È successo prima della distruzione di Hosnian Prime”

“Cosa di preciso?”

“Non lo sapevi? Chiunque fosse sospettato di simpatizzare o avere contatti con la Resistenza era stato arrestato dal Primo Ordine” rispose l’umano, confermando le ipotesi dei ribelli.

“Scusate l’intromissione, ma allora chi vi ha fatti fuggire?” chiese Rey dopo aver preso un sorso di tisana “Non siamo mai riusciti a localizzare nessuna prigione del Primo Ordine”

“Questo perché non esistono, i prigionieri vengono trasferiti nei cantieri e nelle armerie per lavorare, senza neppure avere la possibilità di dimostrarsi innocenti. Noi siamo finiti in un cantiere navale su Corellia, nella periferia della capitale, ma non siamo fuggiti...siamo stati liberati dal nuovo Leader Supremo” a Rey per poco non andò di traverso la tisana per quelle parole, mentre il Generale Organa non reagì affatto, quasi fosse rimasta paralizzata da quella rivelazione. Neppure Rey si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da parte di Ben, nonostante lui fosse stato piuttosto chiaro che non intendeva seguire le orme di Snoke, e in cuor suo provò gioia nel sapere che avesse fatto la cosa giusta di propria iniziativa. 

“Lo so che può sembrare assurdo, ma è andata proprio così e ha fatto in modo che ognuno ritornasse a casa” disse il twi’lek per interrompere il breve silenzio che era calato.

“Perché pensate che l’abbia fatto?” domandò l’ex-senatrice riponendo il bicchiere mezzo vuoto sul vassoio, a Rey non sfuggì il lieve tremore alla mano e anche se cercava di non darlo a vedere era abbastanza scossa da quella notizia.

“Oh, in realtà è stato molto esplicito” replicò l’altro “Ritiene che abbiamo avuto un trattamento ingiusto e che tutti meritino la possibilità di scegliere da che parte stare”

“E ha anche offerto l’opportunità di far pare del nuovo governo che sta creando, senza escludere nessun pianeta” aggiunse l’umano “Non è ciò per cui ci siamo sempre battuti anche noi? Che nessuno fosse escluso e abbandonato” 

“Dunque l’ha fatto con secondo fine” affermò il Generale mantenendo un tono impassibile, tuttavia Rey poté percepire il sollievo della donna e anche una nota d’orgoglio nei confronti di suo figlio, che da quel punto di vista le somigliava molto. Sia madre che figlio stavano perseguendo lo stesso obiettivo, un motivo in più per cui valeva la pena di trovare un compromesso da entrambe le parti e agire per il bene comune.

“Non è andata così, nessuno è stato costretto ad accettare in cambio della libertà” 

“Ma io e Keiran stiamo pensando di accettare” aggiunse il twi’lek  posando il suo bicchiere vuoto sul vassoio “Queste persone non hanno avuto qualcuno che li rappresentasse per troppo tempo, è da quando siamo arrivati qui trent’anni fa che sono i sindacati criminali a dettare legge e con l’appoggio di questo nuovo governo potremmo cambiare le cose in meglio qui”

“Comprendo il vostro punto di vista, la Nuova Repubblica ha commesso degli errori, ma davvero siete disposti a schierarvi dalla parte di coloro che l’hanno distrutta e di chi vi ha tenuti prigionieri?” replicò la donna con una nota di rammarico nel proprio tono di voce.

“A volte bisogna scendere a compromessi per ottenere dei risultati, non dimenticheremo tutto ciò che il Primo Ordine ha fatto, ma sappiamo anche che il nuovo Leader Supremo non è come il suo predecessore” 

“Credete che sia davvero possibile costruire qualcosa di positivo insieme?” Rey colse quell’opportunità – fornita involontariamente dalla coppia – per cercare di capire cosa ne pensasse il Generale.

“Io credo di sì, questa volta abbiamo a che fare con qualcuno abbastanza ragionevole e che non sembra agire spinto dalla sete di potere” rispose l’umano, Rey dovette sopprimere una risatina perché ‘ragionevole’ era l’ultimo aggettivo con cui avrebbe descritto Ben, ma evidentemente si mostrava testardo soltanto con lei.

“Non vorrei sembrare di parte, ma lo credo anch’io” intervenne il twi’lek “Questa non è più una guerra, possiamo tentare una via diplomatica e pacifica”

“Vorrei avere il vostro stesso ottimismo, purtroppo la diplomazia non è servita a nulla negli ultimi sette anni e dubito possa farlo ora che non c’è più la Nuova Repubblica” affermò il Generale “Tuttavia non posso costringervi ad appoggiare la Resistenza o cambiare idea, posso soltanto accettare la vostra decisione e sperare che abbiate ragione”





Spazio Autrice:

Scusate se non ho aggiornato per tutto questo tempo né questa storia né l’altra, è stato un periodo decisamente pessimo per me (e lo è ancora) e non me la sono sentita di scrivere fino a qualche giorno fa.
Questo è soltanto un capitolo di passaggio (lo so, avevo etichettato questa storia come raccolta, ma credo funzioni meglio come long) per ritornare a pubblicare e per una volta non ho seguito il canone per quanto riguarda la situazione politica di Taris.
La missione di cui parla Leia invece l’ho ripresa direttamente dal romanzo canonico Bloodline, ambientato sei anni prima de “Il Risveglio della Forza” e che vi consiglio se volete approfondire l’argomento.

P.S. Ho provato ad aggiungere spazi tra i dialoghi per facilitare la lettura da ogni dispositivo, ma se risulta troppo caotico provvederò a eliminarli

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Capitolo 10
*** Just some twisted dream ***


L'oscurità fitta che avvolgeva ogni cosa rendeva difficile capire in che luogo si trovasse, l'unica fonte di luce proveniva dall'oggetto a forma piramidale, incastonato in un monolite nero e lucido, che emetteva un sinistro bagliore rosso dall'interno: un holocron dei Sith.
Ben aveva visto una raffigurazione di quell'oggetto in uno dei testi che aveva trovato ed esaminato con Luke, quando era soltanto un ragazzino e aveva avuto la fortuna di accompagnare il proprio maestro nelle sue spedizioni, alla ricerca di antiche reliquie dei Jedi. Aveva anche visto una raffigurazione della controparte dell'artefatto, un cubo azzurro di dimensioni più o meno simili, ma entrambi avevano la stessa funzione di custodire informazioni e, in alcuni, casi antiche conoscenze.
Tese una mano per sfiorare l'holocron senza neppure rendersene conto, quasi contro la propria volontà e attratto dall'oggetto, incerto di cosa fare; nonostante indossasse i guanti percepì un lieve calore non appena posò le dita sulla superficie di vetro rosso e il bagliore proveniente dall'interno s'intensificò.
L'ambiente mutò e Ben si ritrovò in quella che sembrava essere a tutti gli effetti un'ampia caverna dal soffitto alto, il pavimento roccioso presentava numerose fenditure da cui provenivano dei lampi azzurrognoli, quasi ci fosse un cielo in tempesta sotto la superficie. La caverna era vuota, fatta eccezione per un imponente trono – anch'esso di roccia – adornato da lunghi spuntoni che ricordavano vagamente dei fulmini pietrificati, o forse quella somiglianza era soltanto frutto della sua immaginazione. Nella semioscurità e nel silenzio dell'immensa sala del trono sembrava non esserci nessun altro a parte lui, eppure aveva la sensazione di essere osservato e di non essere solo, qualcosa di oscuro si celava tra le ombre e attendeva soltanto di uscire allo scoperto.
Seguendo il proprio istinto Ben attivò la propria spada laser, o almeno così sembrava in apparenza poiché la lama - ancora instabile - non era più rossa bensì di un'accesa tonalità di viola. Era un colore abbastanza raro, a detta di Luke, ogni cristallo assumeva un colore diverso in base alla natura del proprio possessore, il che significava blu o verde nella maggior parte dei casi per i Jedi – data la loro natura pacifica – e rosso per i Sith poiché simboleggiava la corruzione del cristallo. La scarsa diffusione di quel colore non aveva permesso di attribuire un significato preciso né un'affiliazione precisa, perciò non seppe come interpretare quell'insolita mutazione del proprio cristallo o cosa l'avesse provocata.
Un lampo proveniente dal sottosuolo illuminò meglio la sala completamente spoglia, adesso sul trono era apparsa una figura tremendamente familiare e che gli fece raggelare il sangue nelle vene, la creatura che occupava quel seggio non poteva essere realmente lì perché Ben ricordava chiaramente di averla uccisa. La risata malevola di Snoke echeggiò nella sala, una risata inconfondibile, che l’aveva tormentato per anni e che sperava di non dover sentire mai più in vita sua.

“Ti avevo avvisato che io non posso essere tradito, mio giovane e stolto apprendista” dichiarò divertito Snoke, una cosa del genere non poteva assolutamente essere plausibile, la spada laser aveva tranciato di netto il suo ex maestro e nessuno poteva sopravvivere a una ferita di tale portata, nemmeno il più potente dei Sith. 
Ben avrebbe voluto ribattere che non era reale, che era soltanto un’illusione creata dal Lato Oscuro, che contaminava quel luogo di cui neppure conosceva il nome o l’ubicazione, ma lo shock di ritrovarsi nuovamente al cospetto del suo aguzzino gli impedì di formulare una risposta. Non importava se si trattasse di un’illusione o se fosse reale, la paura aveva preso il sopravvento e non lasciava spazio alla razionalità.

“Sei soltanto un sentimentale come tuo nonno, avrei dovuto prevederlo, voi Skywalker siete così prevedibili dopotutto” lo schernì la creatura “Hai lasciato che la tua compassione per l’apprendista Jedi ti rendesse debole, forse ho sbagliato a creare la connessione tra voi”

“Tu menti” ribatté Ben, quasi stupito dal fatto che fosse riuscito a trovare la forza di rispondere “Il Lato Oscuro non può creare nulla, può soltanto distruggere” quella era una delle prime lezioni che gli aveva impartito Snoke quando l’aveva accolto come suo allievo e se quello che aveva davanti era davvero il suo ex maestro avrebbe dovuto ricordarlo. 

“Oh, allora hai imparato qualcosa di utile dalle mie lezioni” replicò con sarcasmo l’altro “Tuttavia hai dimenticato che esistono altri modi per creare qualcosa in maniera indiretta, sono stato io a indebolire le tue difese mentali per permettere alla ragazza di scrutare nella tua mente e vedere le tue paure. Vi siete volontariamente insidiati l’uno nella mente dell’altra, inconsapevoli delle conseguenze, ed è stato questo a innescare una connessione tra voi, io ho soltanto facilitato le cose” se anche quella fosse stata la verità, Ben ancora non capiva il motivo per cui Snoke avesse fatto una cosa del genere, o forse non voleva ammetterlo.

“E cosa ci hai guadagnato? Ti ha condotto alla morte” gli rammentò Ben, cercando di non lasciar trasparire alcuna emozione, se l’avesse fatto il suo ex maestro l’avrebbe usato contro di lui. 
La risposta a quella domanda non arrivò mai perché la scena mutò nuovamente, Ben si trovava proprio ai piedi del trono e per la prima volta poté scorgere meglio la sagoma che vi era seduta. Snoke era decisamente diverso da come l’aveva sempre visto, a partire dalla carnagione che non era più rosea, ma era bianca-grigiastra e sembrava invecchiato di molti anni, tanto che la sua pelle ricordava quasi una pagina di quei vecchi tomi che Ben aveva rinvenuto con Luke durante uno dei loro viaggi. Per la prima volta Snoke mostrava un tratto distintivo dei Sith, i suoi occhi erano di un giallo così brillante che spiccavano nella semioscurità della caverna, ma la cosa più raccapricciante era – senza ombra di dubbio – la sua costituzione pressoché scheletrica. La creatura che aveva di fronte era, in apparenza, più morta che viva e qualunque cosa fosse non poteva essere il suo ex maestro, nonostante avesse la stessa voce e i suoi ricordi. 
Ben distolse lo sguardo dall’essere e soltanto allora notò la presenza dei Cavalieri di Ren disposti ai due lati del trono – tre per ogni lato – con le armi alla mano, pronti a qualunque evenienza. Coloro che aveva guidato, che l’avevano accompagnato in missioni pericolose e avevano combattuto al suo fianco l’avevano tradito esattamente come lui aveva tradito il loro precedente leader.
Un altro dettaglio che era sfuggito alla sua attenzione era il fatto di essere ammanettato e che la catena a cui erano attaccate le manette spuntavano direttamente dal pavimento, perciò non avrebbe mai potuto tentare una fuga, non senza prima spezzare la catena. 

“Credevi davvero che ti fossero fedeli?” tuonò la creatura riferendosi ai Cavalieri “Dopo che tu hai ucciso il loro maestro [1] e ne hai preso il posto? Sei soltanto un disperato che sottrae il potere agli altri e non sa cosa farsene, adesso è giunto il momento di sottrarre qualcosa anche a te” Snoke rise divertito e, eseguendo un tacito ordine, due dei Cavalieri si allontanarono dalla propria posizione sparendo tra le ombre scure della sala. 
Qualche istante dopo Ben udì il suono dei loro passi, accompagnati dai passi zoppicanti di qualcun altro, e quando le tre figure emersero dall’oscurità fu come ricevere una pugnalata al cuore: la terza persona era Rey. Anche lei era stata ammanettata, ma quello, forse, era l’ultimo dei suoi problemi poiché presentava varie ferite e alcune sembravano piuttosto recenti, come il taglio che aveva sulla fronte o quello al ginocchio, che stava ancora sanguinando – macchiandole i pantaloni bianchi – e che era il motivo per cui zoppicava. Il braccio destro non sembrava essere messo tanto meglio, le fasce che indossava sempre erano lacerate in vari punti e macchiate di sangue, così come la fascia all’altezza della spalla, ormai impregnata di sangue secco.
L’acconciatura sempre ordinata di Rey era quasi disfatta del tutto, alcune ciocche di capelli sfuggite dagli chignon le incorniciavano il volto e per la prima volta da quando la conosceva gli sembrò indifesa, anche se cercava di non darlo a vedere. Non lo degnò di uno sguardo, neppure quando i due Cavalieri la spinsero senza alcuna delicatezza ai piedi del trono, a pochi centimetri di distanza da Ben.

“Sapete perché i Jedi rinnegano ogni forma di attaccamento?” chiese Snoke retoricamente “L’attaccamento è la più grande fonte di debolezza che possa esistere e può diventare un’arma molto potente nelle mani dei nemici, i Jedi l’hanno imparato a proprie spese e hanno imparato a fare a meno di questa patetica debolezza” 

“Lasciala andare, lei non c’entra in questa storia” Ben trovò a malapena il coraggio di pronunciare quelle parole e non gli importava di apparire vulnerabile o terrorizzato, Rey non doveva pagare per qualcosa che aveva fatto lui.

“Sei stato tu a coinvolgerla in questa storia, avresti dovuto lasciarla nella foresta in cui l’hai trovata” replicò la creatura sul trono “Sei stato tu a metterla su questo sentiero, sei stato tu a conquistarti la sua fiducia, a darle false speranze e ad abbandonarla come hanno fatto tutti gli altri, pertanto sarai tu la causa della sua morte” Ben non ricordava di aver fatto nessuna di quelle cose, a parte portarla con sé al posto del droide che il suo maestro gli aveva ordinato di recuperare, ed era sempre stato chiaro e onesto con Rey, perciò quali false speranze le aveva dato? E quando l’aveva abbandonata? Lui non l’avrebbe mai fatto.

“No... non è possibile” mormorò Ben, quelle erano soltanto bugie e Rey non era così stupida da crederci.

“Lo pensavo anch’io” intervenne lei, finalmente incontrando il suo sguardo “Ma è esattamente ciò che hai fatto, come ho potuto fidarmi di te? Mi hai rovinato la vita dal giorno in cui ti ho incontrato” il disprezzo nello sguardo di Rey fece più male di qualunque ferita potesse infliggergli con la spada laser.

“Rey, mi conosci... non ti farei mai una cosa del genere” 

“L’hai fatto il giorno in cui hai deciso di spezzare il nostro legame” replicò lei con freddezza, distogliendo lo sguardo da lui, quasi fosse disgustata dalla sua presenza, e probabilmente lo era davvero.
Ben aveva deluso l’ennesima persona a cui teneva, allontanandola pensando di proteggerla da se stesso perché chiunque gli stesse accanto andava sempre incontro a un triste destino, come suo padre e persino Luke. Il fatto che Rey fosse lì, tuttavia, significava che aveva fallito e allontanarla aveva soltanto avuto l’effetto opposto, l’aveva lasciata da sola e non c’era stato per proteggerla da chi aveva intenzione di usarla soltanto per far del male a lui.

“Le persone che ti stanno a cuore sono destinate a morire a causa tua e non puoi impedirlo” Snoke era genuinamente divertito da tutta quella situazione e un sorriso sadico – privo di denti – si fece strada sul suo volto scheletrico. Con un gesto della mano la catena si staccò dalle manette e cadde a terra con un tonfo, uno dei Cavalieri si fece avanti e consegnò a Ben la sua spada laser, che si ritrovò ad afferrarla contro la propria volontà.
Ben era abituato alle voci nella propria testa, agli incubi e persino a essere colpito da fulmini ogni volta che deludeva il suo maestro, ma non era mai stato controllato – mentalmente e fisicamente – ed era una sensazione orrenda. La cosa più spaventosa era stata la facilità e la rapidità con cui Snoke ci fosse riuscito, per Ben era stato naturale e istintivo afferrare la spada che gli era stata offerta, senza neppure rendersi conto che quell’istinto non fosse stato suo.
Il pensiero di attivare la spada laser e riservare a Rey lo stesso trattamento che aveva riservato a suo padre gli attraversò la mente, un pensiero che non gli apparteneva in alcun modo e che tentò di scacciare. In quel luogo spettrale era il Lato Oscuro a dominare su ogni cosa e, di conseguenza, chiunque ne fosse seguace era più potente, eppure Ben non si sentiva forte o in grado di resistere al controllo di Snoke. 
“Hai soltanto ritardato la fine della Jedi, sarebbe dovuta morire il giorno in cui hai provato a tradirmi”
Opporsi era del tutto inutile, lui era troppo debole per poter resistere all’impulso di puntare la spada contro Rey, che nonostante tutto non tentò di reagire in alcun modo né mostrò paura, dopotutto dove sarebbe mai potuta fuggire disarmata e con le mani legate?

“Mi dispiace Rey...” fu l’unica cosa che riuscì a dirle Ben, in procinto di attivare la spada laser.

“Io mi fidavo di te” replicò lei glaciale, ma le lacrime tradirono le sue emozioni.

“Siete così patetici” disse Snoke con disgusto “Liberati della tua debolezza” 

Bastò quel semplice ordine a spingere Ben ad attivare la spada, senza riuscire a opporsi, e bastò un attimo fugace a porre fine alla vita dell’unica persona che avesse mai visto il vero Ben Solo, anche quando lui stesso non era stato in grado di vederlo.




Ben si svegliò di soprassalto ansimante, con il battito accelerato e, nonostante il freddo dello spazio, con la maglietta appiccicata al corpo a causa del sudore. Il suo primo istinto fu quello di richiamare a sé la sua spada laser e attivarla nel momento stesso in cui l'oggetto finì tra le sue mani, la luce rossa della lama illuminò la stanza in modo sinistro e in una maniera fin troppo simile all'holocron che aveva visto in sogno, o meglio, visione.
Un movimento nei pressi del bagno catturò la sua attenzione, forse era soltanto la sua immaginazione che gli stava giocando un brutto scherzo e la luce emessa dalla lama contribuiva a ciò, tuttavia si alzò di scatto per verificare da vicino.

“Sono soltanto io!” esclamò una voce femminile che conosceva fin troppo bene, la spada laser era a pochi centimetri dal volto di Rey, che se ne stava immobile proprio davanti alla porta del bagno.
Nel vederla lì Ben provò un'ondata di sollievo, soprattutto dopo ciò che aveva visto in quella visione, fin troppo vivida per trattarsi di un semplice incubo che aveva preso vita dalle sue peggiori paure. Si concesse qualche secondo per osservarla, Rey non aveva alcuna ferita, la sua solita acconciatura era perfettamente in ordine e i suoi vestiti non erano macchiati del suo stesso sangue né lacerati come nella visione: Rey stava bene ed era tutto ciò che contava.

“Ben, che succede?” la domanda di Rey, che aveva un'espressione più preoccupata che confusa, lo riportò con i piedi per terra e in quel momento si rese conto che la spada si trovava ancora pericolosamente vicina al viso di Rey. Fece qualche passo indietro e abbassò l'arma, assicurandosi di trovarsi a debita distanza da lei, l'ultima cosa che voleva era farle del male con la stessa arma che l'aveva uccisa in quella visione, con cui lui l'aveva uccisa. Poco importava che fosse stato Snoke a controllare le sue azioni, poco importava che lui non fosse riuscito a opporsi e a impedirsi di attivare quella dannata lama, era stato lui a porre fine alla vita di Rey così come aveva fatto con suo padre.
Adesso che era certo che lei stesse bene non riusciva nemmeno più a guardarla senza provare vergogna e sensi di colpa, la sua mente rievocava lo sguardo colmo di disprezzo che lei gli aveva rivolto nella visione, quando l'aveva accusato di averle rovinato la vita e, probabilmente, era più che vero.
“Sei stato tu a coinvolgerla in questa storia” le parole di Snoke riecheggiarono nella sua mente, accompagnate dalla sua risata sinistra, e in cuor suo sapeva che, per una volta, il suo defunto maestro avesse detto la verità.
Se avesse lasciato andare Rey nella foresta forse le cose sarebbero andate diversamente, forse lei avrebbe comunque scoperto le proprie abilità dormienti, forse la Resistenza avrebbe comunque distrutto la base Starkiller, ma almeno non ci sarebbe mai stato alcun legame e lei sarebbe stata soltanto una nemica qualunque.
Rey, testarda com'era, si avvicinò a lui e lentamente posò una mano sulla sua, quella con cui stava impugnando la propria spada laser, Ben sussultò lievemente a quel contatto, ma non ritrasse la mano.

“Puoi fidarti di me, che cosa succede?” gli chiese nuovamente, questa volta con dolcezza, come se si stesse rivolgendo a un bambino impaurito, una cosa non troppo diversa dalla realtà perché Ben era terrorizzato e sconvolto da ciò che aveva visto.
Era sempre stato onesto con lei, fin dal primo momento, eppure questa volta non aveva il coraggio di dirle la verità perché non sapeva neppure lui di preciso cosa avesse visto davvero e non c'era un modo delicato per dirle che sarebbe morta a causa sua. Le visioni non erano mai affidabili del tutto, il futuro era in costante movimento e spesso le visioni avevano un significato nascosto, interpretarle era possibile, ma in quel momento lui non era abbastanza lucido o razionale da poterlo fare.

“Soltanto un incubo” mentì senza mai incrociare il suo sguardo, se l'avesse fatto non sarebbe mai riuscito a dirle quella bugia.

“Ti va di parlarne?”

“Ci sono abituato...ho incubi fin da quando ero un bambino” spiegò lui, non aveva mai confidato quel dettaglio a nessuno che non fosse di famiglia, neppure ai propri compagni al tempio di Luke, confidarsi con Rey, però, era così facile.

“Non sei costretto a tenerti tutto dentro, ma capisco se non vuoi parlarne” gli disse lei con calma, per un attimo Ben valutò seriamente l’ipotesi di raccontarle ciò che aveva visto, forse l’avrebbe aiutato a capire, tuttavia c’erano dei dettagli che non si sentiva pronto a condividere.

“Perché sei così comprensiva con me?” 

“Perché…” Rey esitò qualche secondo, forse incerta sulla risposta da dare “So cosa significa sentirsi soli e non avere nessuno che possa capirti, è stato così per tutta la mia vita” 

“Forse hai ragione, siamo più simili di quanto possa sembrare” Ben trovò il coraggio di sollevare il proprio sguardo nel ricordarle quello che gli aveva detto l'ultima volta in cui si erano visti, qualcosa a cui aveva pensato spesso nei giorni successivi a quella connessione.

“Lo siamo” sussurrò Rey, anche se non c’era alcun rischio che qualcun altro potesse sentirla.
Non era stata soltanto la solitudine ad avvicinarli, ma anche il bisogno di essere compresi e il conforto che, per motivi che ancora sfuggivano alla sua comprensione, riuscivano a trovare l'uno nell'altra. La semplice presenza di Rey lo rassicurava e gli faceva provare sollievo perché sapeva che lei, nonostante le loro discussioni, era l'unica persona con cui potesse essere se stesso e confidarsi. Lei era l'unica persona di cui riusciva a fidarsi e che, a sua volta, aveva deciso di dargli la propria fiducia, anche se lui non la meritava.
Ben non aveva una parola per definire ciò che erano, ma dopo la visione che aveva avuto era più che sicuro che non volesse perderla e pensò che, forse, fosse egoista da parte sua volere che lei facesse parte della sua vita in qualunque modo. La verità, di cui non si era reso conto prima, era che – con o senza legame – Rey sarebbe comunque stata in pericolo in quanto Jedi e membro della Resistenza, la verità era che Ben aveva insistito per allontanarla perché aveva paura di affezionarsi.
“Le persone che ti stanno a cuore sono destinate a morire a causa tua e non puoi impedirlo” Ben avrebbe voluto che quelle parole non avessero alcun peso, che fossero soltanto il frutto di una visione contorta, eppure l’avevano colpito nel profondo perché sentiva che fossero vere. Le voci nella sua testa gli avevano sempre detto che lui fosse pericoloso, che chiunque gli fosse stato accanto avrebbe finito col farsi male o sarebbe morto e lui ci aveva creduto quando queste cose avevano cominciato ad avverarsi; i suoi genitori l’avevano mandato via perché non riusciva a controllare la Forza e provocava incidenti domestici, gli allievi di Luke erano morti a causa sua, aveva ucciso suo padre e messo a rischio la vita di sua madre.
Erano queste le ragioni per cui aveva paura di legarsi a qualcuno, ma ormai era troppo tardi perché per uno scherzo del destino era letteralmente legato a Rey e, nonostante ci avesse provato, non era riuscito a fare a meno di provare un sincero interesse nei suoi confronti.
Nella stanza era piombato il silenzio quasi assoluto, fatta eccezione per il crepitio della spada laser, e Ben temeva che parlare di quell’incubo avrebbe soltanto rovinato quegli attimi di quiete, perciò decise che l’avrebbe fatto in un altro momento. Per una volta voleva soltanto apprezzare la compagnia di Rey senza parlare dei loro problemi, di politica o del resto della galassia.

“Grazie per la fiducia che hai in me, anche se non la merito” le disse d’un tratto, avrebbe dovuto dirglielo quella notte a bordo del Falcon, quando contro ogni aspettativa entrambi avevano ammesso di fidarsi l’uno dell’altra.

“Ti sbagli” replicò lei con fermezza “Avresti potuto uccidermi e non l’hai fatto, come potresti non meritarti la mia fiducia?” 

Una volta Ben le aveva detto che fosse un’ingenua, ma si sbagliava e, a dirla tutta, non l’aveva mai pensato davvero perché lei non era ingenua, aveva buon cuore e vedeva il meglio nelle persone, persino in lui. Se avesse potuto tornare indietro si sarebbe rimangiato quelle parole immediatamente, almeno, però, era ancora in tempo per scusarsi e intendeva farlo subito.

“Mi dispiace di averti dato dell’ingenua l’ultima volta che abbiamo discusso, non lo pensavo davvero”

“Lo so, a volte diciamo cose che non pensiamo davvero” 

“Questa non è una giustificazione valida” la contraddisse lui “Ho sbagliato con te” questa volta Ben si rese conto in anticipo dell’interruzione della connessione perché non riusciva più a sentire il calore della mano di Rey sulla sua, come se lei non fosse lì, eppure quando la vide svanire sotto il suo sguardo ci rimase ugualmente male.





Spazio Autrice:
Sì, sono stata un tantino cattiva con Ben, ma si sa, le visioni non sempre si avverano o sono da prendere alla lettera 👀

Note:
[1] Ben ha ucciso il leader dei Cavalieri di Ren (che si chiamava, appunto, Ren) dopo che quest'ultimo ha ucciso gli allievi di Luke, incluso il suo unico amico.

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Capitolo 11
*** Choices ***


Rey non aveva la minima idea di cosa fare o come comportarsi dopo la sua ultima connessione con Ben, avvenuta soltanto il giorno prima, o la notte prima, a seconda del punto di vista. Si era prefissata di parlargli della sua idea di tentare un negoziato pacifico tra le loro fazioni prima che fosse troppo tardi, ma quando la Forza li aveva connessi, e aveva visto in che stato fosse, le sue priorità erano cambiate.
Non aveva mai visto Ben così terrorizzato, neppure al cospetto di Snoke, né aveva mai percepito in lui così tanto sconforto, confusione e smarrimento, anche se non era la prima volta in cui l'aveva visto vulnerabile. Tuttavia, questa volta era stato diverso e Rey aveva notato che ci fosse qualcosa di insolito nel suo comportamento, a partire dal fatto che le avesse puntato contro la spada laser senza nemmeno rendersi conto che si trattasse di lei, inoltre era abbastanza certa che lui le avesse mentito riguardo l'aver avuto un incubo. L'aveva intuito dal suo essere evasivo e, ormai, lo conosceva abbastanza bene da sapere che c'era qualcosa che non andava.
Se c’era una qualità di Ben che l’aveva colpita sin da subito era la sua sincerità, avrebbe potuto mentirle con facilità in diverse occasioni, eppure non l’aveva mai fatto e aveva sempre scelto di dirle la verità; il fatto che questa volta le avesse mentito – dicendole che si era trattato soltanto di un incubo – la preoccupava, qualunque cosa Ben avesse visto, o percepito, doveva averlo scosso parecchio se non era riuscito neppure a confidarsi con lei. Rey, però, aveva preferito non fargli pressione affinché parlasse, in fondo spettava soltanto a lui decidere se e quando farlo, in ogni caso lei ci sarebbe stata per lui e l'avrebbe ascoltato senza giudicarlo.

Perché sei così comprensiva con me?”

“Perché...so cosa significa sentirsi soli e non avere nessuno che possa capirti, è stato così per tutta la mia vita”

A volte Rey non riusciva a fare a meno di chiedersi se Ben sarebbe finito comunque sulla cattiva strada se avesse avuto soltanto più comprensione da parte dei genitori e meno aspettative da soddisfare, lui stesso le aveva confidato che persino la sua famiglia gli aveva scaricato addosso quel peso, anche se Ben non era sceso nei dettagli, così come successivamente Snoke si era aspettato una sorta di nuovo Darth Vader. Anche se lei dubitava che Han, Leia e Luke l’avessero fatto in cattiva fede, o forse non se n’erano neppure resi conto, ciò non cambiava il modo in cui Ben doveva essersi sentito per gran parte della sua vita e che l’aveva portato a fare scelte sbagliate.
Rey stava appena cominciando a sperimentare cosa significasse sopportare il peso delle aspettative degli altri e non riusciva a immaginare come potesse essere stato per lui in tutti quegli anni, con il costante timore di deludere coloro che speravano grandi cose per lui. Il problema era proprio quello, nessuno gli aveva mai chiesto cosa volesse per se stesso e, in un certo senso, anche lei aveva fatto lo stesso quando gli aveva chiesto di salvare la flotta ribelle. E adesso si rendeva conto di star facendo altrettanto per quanto riguardava il loro legame, Ben aveva espresso esplicitamente la volontà di volersene sbarazzare – convinto di poterla proteggere – e lei non aveva fatto altro che rifiutare di accettare quella decisione, soltanto per puro egoismo. Ben era l’unica persona con cui poteva essere se stessa e che la vedeva per ciò che era, non come il simbolo della speranza, l’ultima degli Jedi o un’eroina – come spesso la definiva Rose Tico – che faceva sempre la cosa giusta, perché la realtà dei fatti era ben diversa.
La cosa giusta da fare nella sua situazione sarebbe stata dire la verità circa la morte di Snoke e ciò implicava rivelare anche l’esistenza del legame tra lei e Ben, incluso il fatto che esistesse ancora e che si stesse consolidando sempre di più. La cosa giusta da fare sarebbe stata impegnarsi per trovare un modo per spezzare quel legame e rispettare la scelta di Ben, anche se fino a quel momento non aveva avuto troppa fortuna. Avrebbe continuato ad esaminare i vecchi testi dei Jedi, ma nel frattempo avrebbe anche sfruttato quel tempo per trovare un punto d'incontro tra le rispettive fazioni e arrivare ad un compromesso per il bene della galassia.

Rey si sentiva più confusa che mai e neppure vagare senza alcuna meta nella foresta la stava aiutando a schiarirsi le idee, anzi stava soltanto alimentando il suo senso di smarrimento. Si sentiva in conflitto con se stessa e, ad essere onesta, non era certamente la prima, nonostante l'avesse negato a lungo. La prima volta era stata quando si era ritrovata a dover scegliere tra accettare la proposta di Ben e voltargli le spalle per salvare la Resistenza, per un attimo era stata sul punto di cedere e soltanto quando aveva teso la sua mano verso quella di Ben si era resa conto che non poteva fare una scelta del genere, tradendo la fiducia di coloro che l'avevano accolta e avevano riposto fiducia in lei. Così facendo, tuttavia, aveva tradito la fiducia di Ben, dandogli motivo di credere che non le importasse di lui.
Sembrava che qualunque fosse la sua scelta ci sarebbe stato inevitabilmente qualcuno da deludere, nonostante lei provasse a fare la cosa giusta per tutti e forse era proprio questo il problema: Rey faceva la scelta che riteneva più giusta per gli altri, ma non per se stessa. Era stata una scelta altruista – quella di non vendere BB-8 – a mettere in moto gli eventi che l'avevano condotta a quel preciso istante, ma se avesse fatto la medesima scelta che avevano fatto i suoi genitori, probabilmente si sarebbe trovata ancora a Jakku con cibo sufficiente per almeno un anno e non sarebbe mai stata coinvolta in un conflitto che non l'aveva mai toccata personalmente.
Se avesse fatto la scelta più egoista le sue abilità dormienti non sarebbero mai emerse, e il peso di essere l'ultima Jedi rimasta in tutta la galassia non sarebbe ricaduto su di lei; Rey scosse il capo, come se quel gesto potesse scacciare quei pensieri che sembravano appartenere a qualcun altro, ma nel profondo sapeva che erano soltanto suoi e se ne vergognava.
Non si pentiva delle proprie scelte, aveva contribuito a salvare delle vite e se la Resistenza non era stata annientata su Crait era merito suo, rintracciando i superstiti per portarli via da lì prima che fosse troppo tardi. Nel farlo, però, i ribelli avevano visto in lei una sorta di successore del leggendario Luke Skywalker, il Jedi che era stato in grado di far redimere Darth Vader e aveva salvato la galassia. Forse il vecchio maestro non si era sbagliato così tanto quando le aveva detto che i Jedi erano da sempre mistificati ed etichettati come eroi leggendari.
Rey non aveva salvato i ribelli perché desiderava essere eroina o perché era il suo dovere da Jedi, aveva semplicemente fatto ciò che chiunque altro avrebbe fatto al suo posto, eppure quel gesto così naturale era stato fatto passare per un atto eroico, forse per un disperato bisogno di avere qualcuno in cui credere e riporre le proprie speranze. Era grata a quelle persone per averla accolta tra loro, ma non poteva fare a meno di chiedersi se l'avrebbero vista – e trattata – nello stesso modo se non fosse stata in grado di servirsi della Forza.
E quando avrebbero saputo cos'aveva in mente, avrebbero continuato a trattarla nello stesso modo? Avrebbero compreso il suo punto di vista? Sapeva che non sarebbe stato facile da accettare, dopotutto si trattava pur sempre di scendere a patti con il Primo Ordine e i ribelli avevano regioni valide per non farlo. E Ben? Lui avrebbe compreso? Non era un segreto che lui avrebbe preferito vedere le due fazioni annientarsi tra loro, ma adesso le circostanze erano diverse.
Rey non si era resa conto di aver camminato così tanto e di essersi lasciata la foresta alle spalle, in realtà non era neppure sicura della direzione intrapresa, sapeva soltanto che non era mai stata nei pressi del fiume che stava osservando. Tutta l'acqua che veniva utilizzata all'accampamento proveniva da un torrente non troppo lontano e non da quel fiume, lei lo sapeva bene perché spesso se ne occupava personalmente, pur di godere di qualche attimo di silenzio e tranquillità. In una giornata soleggiata come quella l'acqua cristallina sembrava quasi splendere, si avvicinò alla sponda e si accovacciò per sfiorarne la superficie, affascinata dalle increspature causate dalla brezza leggera; a volte ancora si stupiva del fatto che in natura ci fosse tutta quell’acqua, così come la vegetazione rigogliosa, e spesso si ritrovava ad osservare quasi incantata quei semplici elementi. Se qualcuno le avesse chiesto quale fosse il suo colore preferito avrebbe risposto – senza alcun dubbio – che era il verde, in qualsiasi sua sfumatura, proprio come le foglie degli alberi e se qualcuno le avesse chiesto quale fosse l’elemento che preferisse di più avrebbe detto che era l’acqua, rinfrescante e fonte di vita.
Erano, forse, pensieri infantili i suoi, nessuno le aveva mai chiesto niente del genere perché c’erano cose più importanti a cui pensare e, comunque, la natura non era certamente una novità per tutti gli altri, da quel punto di vista Rey si sentiva ancora una bambina che non aveva mai visto nient’altro che le infinite distese di sabbia di Jakku. Chiuse gli occhi e si concesse qualche attimo di quiete, lasciandosi accarezzare il volto dalla brezza e inspirando l’odore del terriccio bagnato; poteva percepire chiaramente le forme di vita presenti nell’ambiente circostante, così come poteva percepire la fine di ogni cosa che avrebbe lasciato il posto ad altra vita, in perfetto equilibrio come ogni altra cosa sarebbe dovuta essere e in quel momento le parve quasi di udire le parole che Luke le aveva rivolto durante la sua prima lezione:

Equilibrio. Potente è la luce, potente è l’oscurità”

In natura l’equilibrio esisteva proprio perché c’era la coesistenza di elementi opposti, senza la vita non ci sarebbe stata la morte e senza la morte non ci sarebbe stata la vita, così come senza il giorno non ci sarebbe stata la notte e viceversa. E se fosse stato così anche per il Lato Chiaro e il Lato Oscuro? L’uno non poteva esistere senza l’altro e andavano sempre di pari passo.
La sensazione che anticipava sempre le connessioni la investì in pieno, ormai Rey ci aveva fatto l’abitudine e fu sollevata nel sapere che nel giro di qualche secondo avrebbe visto Ben, che avrebbe potuto accertarsi che stesse bene e parlargli. Riaprì gli occhi e si rialzò passandosi la mano bagnata sui pantaloni per asciugarla, formando una chiazza sul tessuto candido, ma non ci badò troppo e si guardò intorno cercando Ben con lo sguardo. Non era mai riuscita a capire la logica secondo cui, a volte, era lei a vedere il luogo in cui si trovava lui e altre volte era l’esatto contrario, l’unica cosa di cui era certa era che, nel primo caso, l’ambiente che la circondava tendeva a sbiadire man mano per poi essere sostituito dal luogo in cui si trovava Ben.
Ben apparve all’ombra di un grande albero, che si trovava alla sua destra, e a giudicare dal suo abbigliamento – una semplice maglietta nera a maniche corte, i soliti pantaloni neri e gli stivali – dai capelli in disordine e la spada laser ancora in mano, doveva appena aver finito di allenarsi. Rey si ritrovò a fissarlo, soffermandosi più di quanto avrebbe voluto sulle braccia muscolose lasciate scoperte, rammentando di colpo la volta in cui l’aveva visto senza la maglietta e distolse rapidamente lo sguardo in preda all'imbarazzo. Che le era preso? Perché d’un tratto si sentiva imbarazzata in sua presenza né riusciva a distogliere lo sguardo per guardarlo negli occhi?

“Come stai? " gli chiese lei finalmente.

“Io ti ho quasi fatto del male e mi chiedi come sto? Dovrei essere io a chiedertelo”

"È stato un incidente"

"E quanti altri incidenti dovranno capitare prima che ti faccia male davvero?” ribatté Ben alzando leggermente la voce.

"Ma di cosa stai parlando?"

"Avrei potuto ucciderti... È pericoloso avere a che fare con me" a qualunque cosa stesse alludendo Ben era chiaro che avesse a che fare con ciò che aveva visto nel suo incubo. Rey si sedette all'ombra dell'albero e lo invitò con un cenno del capo a prendere posto accanto a lei. Ben accettò quel silenzioso invito e si sedette accanto a lei, che gli strinse la mano per calmarlo, un gesto che Rey aveva notato funzionare sempre.

“Non era un incubo….era una visione” confessò “C'era un trono, era in una caverna oscura…e c'era anche Snoke”

“Snoke?” Rey sgranò gli occhi dalla confusione, aveva visto personalmente il cadavere tagliato in due del vecchio Leader Supremo, ed era piuttosto ovvio che nessuno potesse sopravvivere a una cosa del genere, neppure chi seguiva le vie del Lato Oscuro della Forza.

“Sono sicuro che fosse lui…ha detto una cosa che riguarda il nostro legame e credo che questa volta non stesse mentendo...non è stato lui a crearlo, siamo stati noi”
Rey si prese qualche istante per metabolizzare quell’informazione, nonostante avesse sempre sospettato che non potesse essere stato lui l’artefice di una cosa così pura, persino quando ne era stata irritata le prime volte non l’aveva mai percepita come qualcosa di oscuro e malvagio. Adesso comprendeva il perché e ne fu sollevata, qualunque cosa si fosse innescata tra loro non era stata opera di qualcun altro, era stato qualcosa di spontaneo.

“Ma come abbiamo fatto?” c'erano ancora molti aspetti della Forza che Rey non conosceva, nonostante si stesse impegnando per apprendere quanto più poteva dagli antichi testi.

“Io sono stato nella tua mente quando ti ho chiesto della mappa e tu nella mia, è così che abbiamo creato involontariamente il legame, Snoke ha soltanto fatto in modo che non fallissimo”

“Quindi aveva previsto ciò che sarebbe accaduto, ma perché voleva questa connessione tra noi?” se quel legame era stato il risultato delle loro azioni perché Snoke non l’aveva impedito? Cosa sperava di guadagnarci?

“Non ne ho idea” ammise Ben “Il mio maestro non mi diceva ogni cosa, poteva avere diverse ragioni per volerlo, ma non è questo che conta adesso”

“Si tratta della tua visione?”

“Eravamo entrambi suoi prigionieri...mi dicevi che ti avevo abbandonata il giorno in cui abbiamo spezzato il nostro legame e lui mi ha obbligato a…” Ben abbassò il proprio sguardo sulle loro mani intrecciate e sfilò bruscamente la sua da quella di Rey “Mi ha obbligato a ucciderti e io non ho potuto fare nulla per impedirlo” quella rivelazione fu come una pugnalata al cuore, nonostante sapesse per esperienza che le visioni non erano sempre destinate ad avverarsi, ma scoprire che c’era la minima possibilità che Snoke potesse essere ancora in circolazione, e che Ben potesse ucciderla su suo ordine, era troppo da sopportare.

“No, no...tu non lo faresti mai, no” si ritrovò a farfugliare, forse più nel tentativo di convincere se stessa che lui “No, Ben...tu sei in grado di resistergli”

“Non questa volta...era lui a controllarmi...non sono stato forte abbastanza”

Rey scosse il capo, non poteva, no, non voleva, credere che quella visione tanto orrenda si sarebbe potuta avverare, eppure c'era un dettaglio specifico che non lasciava alcun dubbio: in quel futuro avevano spezzato il loro legame. E non era forse ciò che stavano cercando di fare? Se ci fossero riusciti le loro strade si sarebbero separate…
Ben l'avrebbe abbandonata come avevano fatto i suoi genitori, poco importava se lo avrebbe fatto per proteggerla, e non sarebbero più stati in grado di parlare liberamente senza che le rispettive fazioni lo sapessero. Rey avrebbe perso l'unica persona che sembrava in grado di comprenderla, avrebbe perso l'unica persona con cui poteva permettersi di essere se stessa e, se la visione era accurata, non sarebbe servito a niente perché sarebbe stata comunque in pericolo.
E se fosse stata proprio quella scelta che avrebbe messo in moto gli eventi che conducevano a quel futuro? E se Snoke, o ciò che restava di lui, avesse potuto sfruttare a suo favore il fatto che non sarebbero stati più legati e avrebbero potuto più comunicare a distanza? C'era, però, da considerare anche l'altra faccia della medaglia, Snoke avrebbe potuto usare il legame contro di loro, come aveva già provato a fare una volta, perciò quale altra scelta restava affinché quella visione non si avverasse? Con o senza legame sarebbe stata sempre in pericolo semplicemente perché Ben sembrava tenere a lei.
Per la prima volta Rey non vedeva alcuna via d'uscita ed era terrorizzata, adesso riusciva a capire come si fosse sentito Ben la notte prima e perché fosse certo che quella visione si sarebbe avverata.

“È soltanto colpa mia” disse di colpo Ben, infrangendo il silenzio che era calato tra loro.

“Troveremo una soluzione, non so come, ma la troveremo” Rey gli prese nuovamente la mano e gliela strinse con delicatezza, questa volta, però, per tranquillizzare se stessa.

“Insieme”

“Insieme” ripeté lei annuendo.



 

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