I quattro lati del triangolo

di jarmione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Jay, sei un idiota” fu la frase che risuonò da parte di un ragazzo moro, mentre svoltava nel vicolo insieme al suo amico.

Stavano scherzando fra loro e dovevano essere anche un po’ allegri, segno che la bottiglia di birra che avevano fra le mani non era la prima che si stavano bevendo.

Avranno avuto si e no vent’anni ed era chiaro che avevano fatto le ore piccole.

Jay alzò le spalle, mostrando sempre un enorme sorriso “Sarò anche un idiota, ma quella tipa ci stava alla grande”

“E tu dovevi rovinare tutto con le tue solite battutacce?” il moro si mise una mano sulla fronte “Amico, devi farti curare”

“Senti chi parla” ribatté Jay, mentre si sistemava il colletto della felpa e cercava di coprirsi al meglio.

Erano le due del mattino e faceva parecchio freddo.

Risero ancora per un po’, cercando di non fare troppo chiasso per non svegliare le persone che dormivano nei palazzi lì vicino, poi decisero che era ora di tornare ognuno a casa propria.

Fecero per salutarsi, ma vennero interrotti da un suono metallico proveniente da un vicolo lì vicino.

Era il rumore di un bidone della spazzatura che cadeva, ma a giudicare dal rumore pesante che aveva emesso sembrava che qualcuno ci fosse caduto sopra.

“Che cosa è stato?” domandò Jay

“Probabilmente qualche gatto rimbambito che non ha preso bene la mira” rispose il moro, ma Jay non sembrava per nulla convinto.

Camminò lentamente, tenendosi pronto alla fuga in caso di necessità.

“Denny, li senti anche tu?” domandò Jay al suo amico, facendogli capire che era meglio se ascoltava.

Denny ci provò e, in effetti, qualcosa la sentiva.

Erano come dei gemiti molto flebili mescolati con dei shh da parte di qualcun altro.

Jay arrivò all’inizio del vicolo per primo e sgranò gli occhi quando riuscì a vedere la scena.

C’era una figura scura, con tanto di passa montagna in faccia, china su qualcuno.

Uomo o donna, non riusciva a capirlo, si vedevano solo le gambe coperte da jeans neri e un paio di converse.

Chiunque fosse e qualunque cosa stesse accadendo, Jay pensò che era suo dovere di cittadino intervenire.

“Ehi!” esclamò, facendo sussultare la figura scura.

Jay capì che si trattava di un uomo e, per quel poco che riuscì a vedere mentre si avvicinava, era un bianco.

L’uomo si alzò, facendo cadere dalle mani tutto quello che aveva e iniziando a correre dalla parte opposta del vicolo.

“Ehi, fermo!” gridò ancora Jay tentando di seguirlo, ma con poco successo visto che era un po’ allegro e iniziava a barcollare.

“Cristo santo, Jay!” Denny richiamò la sua attenzione “E’ una ragazza”

Stesa per terra, accanto ai bidoni, c’era una giovane ragazza.

I capelli biondi erano spettinati e, la sua felpa e la sua camicia sbottonate e i pantaloni slacciati.

Le mutandine erano state spostate ma era difficile per i due ragazzi capire se stava per farle del male o se aveva già provveduto.

La bocca era coperta con del nastro adesivo trasparente e si intravedevano dei tagli sulle labbra.

La sua borsa ed i suoi effetti personali erano sparsi per terra e nessuno dei due osò toccarli per non contaminare la scena del crimine.

Jay si affrettò a prendere il telefono e chiamò il 911 mentre Denny si assicurava che la ragazza non peggiorasse.

 

*****

 

Amanda arrivò di corsa sulla scena del crimine, dopo essere stata obbligata a parcheggiare l’auto ad un isolato di distanza.

Il luogo si era riempito di poliziotti, c’era l’ambulanza, c’erano curiosi e persino dei giornalisti.

-Ma questi non dormono mai?- pensò la bionda, mentre si affrettava a mostrare il distintivo per raggiungere Olivia e Sonny che erano già lì.

“Olivia” Amanda si avvicinò velocemente “Scusa, non c’era un posto” si scusò “Che cosa abbiamo?”

“Ragazza bianca, sui vent’anni circa, l’hanno trovata due ragazzi” Olivia indicò Jay e Denny, che stavano parlando con Carisi.

Nel frattempo, i paramedici stavano portando la ragazza sull’ambulanza e le avevano tolto lentamente il nastro adesivo trasparente e dato a quelli della scientifica.

Amanda la osservò incuriosita, era sicura di averla già vista da qualche parte, specie nei pressi del tribunale.

“Amanda?” Olivia richiamò la sua attenzione.

“Mi sembra di conoscerla” rispose la Rollins “Di vista, ovviamente” specificò “L’ho vista spesso nella zona del tribunale”

Olivia la osservò meglio “In effetti, anche a me sembra di averla già vista” ma non poteva confermarlo con certezza

Vedevano così tante persone bazzicare nella zona tribunale, specie i giurati, che era difficile per loro ricordare ogni singolo volto con sicurezza.

E poi, i giovani del quel periodo, andavano in giro vestiti quasi uguali e si assomigliavano tutti.

Olivia scosse la testa e tornò a pensare al caso che avevano davanti.

Carisi stava finendo di parlare con i due ragazzi e poi raggiunse Olivia e Amanda.

“Allora?” chiese Olivia, mentre Sonny leggeva gli appunti sul suo taccuino.

“A parte avermi detto che la mia cravatta verde fa sciogliere gli occhi, i due non hanno visto granché” rispose “Hanno sentito rumori nel vicolo ed hanno intravisto questo tizio con il passa montagna, bianco e che stava chino sulla ragazza” spiegò “Appena li ha visti è scappato via”

Amanda osservò nel vicolo, dove la scientifica stava già lavorando e raccogliendo più prove possibili.

Escludendo la luce artificiale portata dagli agenti per lavorare, il vicolo non possedeva nessuna fonte luminosa e la poca presente derivava da un lampione dall’altra parte della strada.

Non era decisamente sufficiente per notare particolari sottili, ma solo per vedere a grandi linee qualcosa.

Sicuramente non avrebbero mai potuto descrivere la corporatura del tizio o aggiungere dettagli diversi da quelli citati a Carisi.

Amanda detestava quei tipo di vicoli in quanto erano spesso e volentieri utilizzati da gente malfamata e che commetteva reati come quelli subiti dalla ragazza ritrovata.

Sospirò e si riprese dai suoi pensieri quando vide una donna della scientifica avvicinarsi a loro.

“Scoperto qualcosa?” chiese Olivia e la donna annuì.

“Il suo nome è Allison Foley, ventidue anni e vive al 97 di Walker Street” rispose la donna, dando i documenti di identitò ad Olivia e facendo venire un colpo ad Amanda.

“Walker Street?” domandò la bionda “E’ cinque isolati dal tribunale”

“E noi siamo nella contea Kings a Manhattan” constatò Olivia mentre, nella sua mente, uno strano pensiero iniziò a farsi strada.

Erano nella stessa zona dove abitava il procuratore Barba e, visto tutto il trambusto che c’era, le sembrava strano che si fosse presentato sulla scena dove la vittima, probabilmente, sarebbe stata difesa proprio da lui.

Probabilmente stava già dormendo e, visto il suo lavoro, era talmente cotto da non aver sentito neanche l’ambulanza che arrivava.

Sì, doveva essere decisamente così.

Ma le cose non sempre vanno come si vorrebbe e, di fatti, la donna della scientifica porse ad Olivia un’altra bustina di plastica delle prove.

Era un biglietto da visita.

“Chiunque sia stato non ha rubato nulla, ma abbiamo trovato questo e…” sospirò “Credo possa essere molto utile”

Olivia sentì le braccia cadere, mentre Amanda e Carisi ringraziarono la donna e lasciarono che tornasse al suo lavoro.

“Olivia, che cosa è?” domandò Carisi.

“Qualcosa che spero sia solo una coincidenza”

 

Rafael Barba

Assistente procuratore distrettuale

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Deve essere per forza una coincidenza” insistette Olivia, portandosi una mano alla fronte e facendo avanti e indietro.

“E se non lo fosse?” domandò Fin, avvicinandosi alla lavagna con appese le foto delle prove e indicandole una ad una “Abbiamo una ragazza trovata in un vicolo, con i bottoni aperti, un uomo chino su di lei e, guarda caso, abbiamo un biglietto da visita di Barba che, guarda di nuovo il caso, vive in quella zona”

“E secondo te è così stupido da andare a fare cose simili e perdere i suoi biglietti da visita?” chiese retoricamente Olivia, sospirando.

Sembrava il tipico caso di stupro, ma con l’aggiunta che era un loro amico e collaboratore che stava per finire in mezzo.

La prova? Il biglietto da visita.

Ovviamente non era una prova schiacciante, ma finché non riuscivano a parlare con la ragazza era l’unica pista su cui potevano lavorare.

Poteva benissimo essere che la ragazza era una cliente di Barba e che per qualche strana coincidenza era lì nelle zone.

Sì ma...che ci faceva lontano da casa a quell’ora di notte?

Olivia sospirò di nuovo.

Si erano divisi i compiti, Amanda e Carisi erano fissi in ospedale in attesa del risveglio della ragazza mentre lei e Fin erano addetti alle scartoffie.

Avevano cercato di darsi da fare il più possibile, ma non avevano trovato parenti della ragazza e questo li aveva lasciati spiazzati.

Non era nuovo scoprire che le vittime erano sole e senza legami perciò, di conseguenza, dovevano attendere il suo risveglio.

“Hanno poi detto nulla sui tabulati telefonici?” domandò Fin.

“Dovrebbero arrivare a momenti” disse Olivia e, detto fatto, i tabulati giunsero velocemente.

Li prese Fin ed iniziò subito a leggere.

Il suo sguardo si rabbuiò e, con un sospiro, li passò ad Olivia “Dai un’occhiata”

Olivia lo fece, iniziò a scorrere uno per uno i numeri che apparivano.

A parte un paio di numeri intestati a due donne, gli altri erano un alternarsi tra chiamate in entrata da un telefonino usa e getta più chiamate sia in entrata che in uscita ad un numero fin troppo conosciuto da Olivia.

“Che cosa intendi fare?” domandò Fin, ben sapendo quanto Olivia ci tenesse alla sua cerchia di amici e quanto faticasse ad immaginarli in ruoli diversi da quelli che conosce.

“Attendiamo cosa dicono Carisi e Rollins” disse

“Lo sai che con le prove che abbiamo possiamo già muoverci, vero?” le ricordò Fin.

“Lo so ma...preferisco avere un’ulteriore conferma” rispose “Per ora mi limito ad andare a parlare con lui e speriamo di sbrogliare prima la faccenda”

-E speriamo che abbia un alibi di ferro- pensò, mentre prendeva la giacca ed usciva dalla stanza.

Fin la capì e non disse più nulla, tornando alla sua scrivania e mettendosi a sistemare le ultime scartoffie.

“Non la sta prendendo bene” commentò Cragen

“Cosa glielo fa pensare?” domandò sarcastico Fin, senza alzare minimamente lo sguardo.

 

*****

 

“Sai, credo che parlerò con Stacy della reception e le chiedo se hanno la carta fedeltà” commentò Amanda, mentre sorseggiava il caffè preso dal distributore automatico “Siamo sempre qui, ormai”

“Non hai tutti i torti” confermò Carisi “E se arrivi a dieci visite ti danno un bisturi in omaggio”

Amanda ridacchiò, emettendo poi un lungo sospiro.

Nella sua mente c’erano le classiche domande che ci si pone in situazioni come quelle:

Perché?

Come mai proprio lei?

Sarà stato un parente, un amico o un fidanzato/marito?

Erano domande scontate a cui avrebbero saputo rispondere solo se la ragazza si svegliava e collaborava.

Ma la domanda che la opprimeva era la stessa che si stava facendo Carisi e, sicuramente, anche Olivia e Fin.

Nel frattempo, il cellulare di Amanda trillò, segno che era arrivato un messaggio.

Era Olivia e le aveva mandato cosa avevano scoperto tramite i tabulati telefonici.

“Sta andando a parlare con Barba” disse Amanda “Secondo te è vero?” domandò, mentre Dominick alzava le spalle.

“Finché non parliamo con lei non lo sapremo mai”

Amanda sospirò “Allora speriamo che collabori” commentò “Non ci credo che è stato lui”
“Beh, innocente fino a prova contraria” disse Carisi, facendo annuire Rollins.

Ovviamente erano entrambi consapevoli che, se mai fosse stato Barba, dovevano agire come avrebbero fatto con qualunque sospettato.

Dentro di loro erano sicuri dell’innocenza del procuratore, anche perché era talmente pratico di casi di stupro che sarebbe riuscito a commettere il delitto perfetto senza lasciare tracce.

Attesero altri due minuti poi, finalmente, una delle infermiere li raggiunse.

“Detective” richiamò la loro attenzione “Si è svegliata”

“Sta bene?” domandò subito la Rollins

“Possiamo parlarle?” chiese invece Carisi.

L’infermiera annuì e si affrettò a dire ai due detective il quadro generale della paziente “Ha dei lividi all’altezza delle cosce, sulle braccia e sulle gambe” spiegò “Hai delle escoriazioni sulla parte alta della schiena e sulla testa, chiunque sia stato ha fatto...i suoi comodi direttamente nel vicolo e ad ogni colpo lei sbatteva contro al muro”

Amanda e Carisi rabbrividirono.

Come si poteva fare una cosa simile?

Ormai quella domanda se la ponevano ogni volta e mai avevano ottenuto una risposta.

La gente era impazzita nonché sadica.

“Volevamo fare il kit stupro, visti i tipici segni dell’atto” aggiunse l’infermiera “Ma si rifiuta e non possiamo agire senza il suo consenso”

Spiegò, anche, che chiunque fosse stato doveva aver utilizzato il preservativo perché non vi era traccia di liquido seminale né sugli abiti né su di lei.

Promise di fare avere al più presto copia dei referti medici.

Amanda annuì e ringraziò, per poi entrare con Carisi nella stanza della ragazza.

Allison stava osservando il soffitto e non appena li vide entrare spostò lo sguardo dalla parte opposta.

Amanda sentì una morsa al cuore.

Era una ragazza così giovane e, nonostante avesse ventidue anni, non sembrava nemmeno maggiorenne.

Una preda perfetta per chi ha tendenze allo stupro e al dominio.

Allison aveva capito che erano detective e non aveva per nulla voglia di parlare con loro.

Non voleva essere riempita di domande.

“Allison?” Amanda cercò di richiamare la sua attenzione.

Seppur riluttante, la ragazza capì che, se non si voltava ad ascoltare, sarebbero rimasti lì fermi ad attendere che lei si degnasse di guardarli.

Tutto ciò che voleva era uscire da lì, andarsene via e scomparire dalla faccia della terra.

Fece un profondo respiro e si voltò lentamente.

I suoi occhi erano rossi per il troppo piangere e attorno alle sue labbra vi erano segni evidenti di chi aveva cercato di baciarla contro il suo volere.

Allison cercava di guardare i due detective con aria di sfida, ma tutto sembrava meno che una ragazza coraggiosa e impavida.

Era un pulcino spaventato che cercava un appiglio per non lasciarsi andare alla disperazione.

“Ciao” salutò Amanda con tono dolce, cercando di farle capire che loro erano dalla sua parte “Io sono il detective Rollins e lui è il detective Carisi”

Allison si morse le labbra, ma gemette perché le facevano male.

Amanda e Sonny si scambiarono un’occhiata, non voleva collaborare e si capiva lontano un miglio che stava cercando di non imprecare contro di loro.

“Allison…” Carisi si avvicinò di un passo “Vogliamo aiutarti” la rassicurò “Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto per arrivare a prendere chi ti ha fatto questo”

Allison chiuse gli occhi, stava pensando.

“E se non volessi aiutarvi?” chiese con un tono di voce simile, per l’appunto, ad un pigolio “Se non volessi che la persona che mi ha fatto questo venisse presa?”

Amanda strabuzzò gli occhi mentre nella sua mente, nonché in quella di Carisi, l’idea dell’unico attuale sospettato si stava facendo più ovvia.

Allison si sentiva sporca, sentiva di essere stata lei la causa scatenante di tutto quel trambusto e non voleva avere ulteriori problemi.

Doveva assolutamente trovare una soluzione “Ascolta, tesoro” Amanda le fece un piccolo sorriso “Non vogliamo forzarti, ma abbiamo bisogno di capire” spiegò “Se tu ci dici chi è stato o ci dici cosa ricordi, noi possiamo risalire al colpevole”

Allison scosse la testa “No, non servirebbe”

“Non dire così” cercò ancora di rassicurarla Amanda “Non vogliamo che accada di nuovo qualcosa, né a te né ad altre vittime” ma Allison non sembrava per nulla tranquilla.

“Allison” Carisi prese la parola “Dicci solo quello che ricordi” disse lasciando così ad Allison la possibilità di dire quello che voleva.

Allison sentì gli occhi inumidirsi e non riuscì a trattenere le lacrime, che scesero copiose lungo il suo volto, facendole bruciare le ferite.

“Voglio andare a casa” disse, cercando di trattenere un singhiozzo.

Le teorie che si stavano facendo largo nelle menti di Amanda a Dominick erano fra le più disparate e, decisamente, Allison non li stava aiutando.

“Approposito di casa…” Amanda deglutì “C’è qualcuno della tua famiglia che possiamo contattare?”

Allison, a quella domanda, iniziò a tremare e guardò Amanda come se avesse appena bestemmiato “No!” si affrettò a dire “No, nessuno”

Questo fece capire ai due detective che Allison conosceva molto bene chi l’aveva ridotta in quello stato.

Era un famigliare? Da come aveva risposto era probabile, ma se non lo diceva apertamente non potevano provarlo.

Oppure era così spaventata che non voleva far sapere alla sua famiglia cosa era accaduto e, quindi, il carnefice era tutt’altra persona.

“Allison, ascolta, non vogliamo farti pressione” si scusò Carisi “Non vogliamo tormentarti, ma tu ci devi aiutare” la guardò negli occhi “Tu sei l’unica che può dirci come sono andate le cose” le disse “Se non parli, siamo costretti a chiederti di fare il kit stupro”

Amanda rimase di sasso, ma capì che era una tattica di Sonny per farla parlare.

Decise di dargli man forte per vedere fin dove riuscivano ad arrivare “In più ci sono già dei sospetti” disse Rollins “E ciò che dirai ci serve per capire se possiamo incriminarlo oppure no”

Allison sgranò gli occhi terrorizzata “Chi è?” domandò “Chi avete preso?”

Amanda e Carisi si guardarono, forse stava per cedere ma dovevano andarci cauti.

“In realtà non lo abbiamo ancora preso” ammise Carisi “Stavamo aspettando il tuo risveglio per avere qualche risposta”

Allison capì che non avevano in mano niente e che quella loro affermazione era solo un bluff per farla parlare.

No, non avrebbe detto una parola.

“Allison, ti prego, devi aiutarci” implorò Amanda “Dicci solo se conosci la persona che ti ha fatto questo?”

“Anche se ve lo dicessi non servirebbe a niente” rispose secca “Fatelo pure il kit stupro, ma non troverete nulla”

Era spaventata e...difendeva chi le aveva fatto del male.

Chiunque stesse coprendo non solo lo conosceva, ma le metteva paura e...doveva essere molto potente.

Il pavimento sotto ai piedi di Amanda e Carisi si sgretolò e le teorie sembravano concretizzarsi anche senza bisogno che lei dicesse apertamente il nome dello stupratore.

Non avevano scelta, dovevano andare avanti con le prove che avevano e attendere il kit stupro dell’ospedale.

Non potevano forzarla, non in quel modo e nemmeno in quel luogo.

Carisi si frugò nella tasca della giacca e porse ad Allison il suo biglietto da visita “Allison, qualunque cosa ti serva puoi chiamarmi, capito?” la ragazza annuì e, dopo aver capito che la conversazione era finita, volse lo sguardo altrove e scoppiò di nuovo a piangere.

Uscirono dalla stanza e si avviarono verso l’ascensore.

“Il fatto che sappia chi l’ha ridotta in quel modo non significa che sia proprio lui” commentò Sonny “Non abbiamo prove concrete”

“Con i tabulati e il biglietto da visita sulla scena del crimine?” domandò Amanda “Detesto ammetterlo ma...sono sufficienti per cominciare”

 

*****

 

TOC TOC

Olivia bussò alla porta e sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno sbirciare dallo spioncino.

“Olivia” Barba si sorprese nel vederla, ma sorrise e le fece cenno di accomodarsi “Che sorpresa vederti a quest’ora”

Era quasi pronto per uscire, gli mancava solo la giacca e la sua preziosa ventiquattro ore.

Olivia si sforzò di sorridere “Passavo di qua…”
“Mmh…” Barba la guardò poco convinto “Sei troppo lontana dal distretto e persino da casa tua” Barba incrociò le braccia “Avanti, sputa il rospo”

“Sono qui per chiederti dove eri stanotte” disse Olivia, arrivando subito al dunque.

Era meglio non girarci troppo intorno, altrimenti non né sarebbero più usciti.

Barba, infatti, si sorprese “Prego?”

“Stanotte c’è stato uno stupro qui vicino”

Barba sgranò gli occhi “Ammetto di aver sentito la sirena di un’ambulanza” disse “Ma pensavo fosse la signora Bristol del palazzo a fianco, ultimamente sta sempre male” rispose.

Olivia sperò vivamente che Barba fosse estraneo alla faccenda e che non si sia veramente accorto che era successo qualcosa nel suo quartiere.

Dopotutto erano a Manhatta e che accadesse qualcosa nel cuore della notte era praticamente scontato, tanto che persino gli abitanti della zona se ne disinteressavano ad un certo punto.

Provò a scendere nei particolari, sfruttando il taccuino che si portava sempre appresso.

“Stanotte, hanno violentato una ragazza di ventidue anni qui vicino, l’hanno trovata due ragazzi, il suo nome è Allison Foley” spiegò Olivia, mentre lo sguardo del procuratore Barba stava diventando bianco cadaverico.

“Allison…” il mormorio dell’uomo non sfuggì ad Olivia la quale iniziò a pregare che non fosse implicato.

“La conosci?” domandò Olivia e Barba annuì “Ma come…?”

“E’ una storia lunga” tagliò corto lui “Devo vederla, dove si trova?” fece per superare Olivia, ignorando che non gli avesse nemmeno detto dove cercarla, ma lei lo bloccò.

“Ma che…?”

“Mi spiace ma...non posso permetterti di andare da lei” Olivia si sentiva mortificata e tutto voleva tranne che fare una cosa del genere.

“Cosa?” Barba era scioccato “Perché?”

Olivia si morse le labbra “Tu...ecco…”

“Sono un sospettato” concluse lui per la detective, che annuì “Olivia, ti prego, dimmi che vuoi scherzare”

Olivia scosse la testa “Credimi, vorrei che fosse uno scherzo” disse “Sono venuta qui solo per avere alcune conferme e...per dirti di non lasciare la città”

“Mi prendi in giro?” domandò di nuovo lui mentre Olivia preferì mantenere il distacco professionale.

“Ascolta, finché non parla non ci sono problemi” si affrettò ad aggiungere Olivia “Ho trovato corretto avvisarti perché abbiamo trovato il tuo biglietto sulla scena del crimine ed anche parecchie chiamate al suo cellulare”

“E questo fa di me un sospettato?” domandò Barba, portandosi una mano al volto “Olivia, mi conosci, queste cose mi fanno ribrezzo al solo pensiero, non mi sognerei mai di fare una cosa del genere, specialmente a lei”

“Quindi la conosci molto bene” Olivia sottolineo la parola molto, facendo innervosire ancora di più Barba.

“Cos’è? Un interrogatorio?” domandò lui sarcastico.

Olivia scosse la testa “No, ma voglio capire e voglio aiutarti” sospirò, era una dura battaglia “Dimmi solo dove eri ieri sera e stanotte” la risposta già la sapeva, ma le serviva lo stesso la conferma.

“Sul serio?” Barba si spazientì, ma non aveva scelta che collaborare “Ero a casa, da solo, come sempre e intorno alla una sono andato a dormire e non mi sono svegliato prima di questa mattina”

Sì, era decisamente la routine tipica del procuratore.

Ora bisognava solo attendere la conferma di Allison.

“Un’ultima cosa” Olivia si morse le labbra “Come conosci Allison?”

La risposta che Barba voleva dare era non sono affari tuoi, ma sapeva che sarebbe stata la rabbia a parlare.

Lui non aveva nulla da nascondere perciò, seppur riluttante, rispose “Ci frequentiamo”

Olivia sgranò gli occhi ed un mezzo sorriso meravigliato solcò le sue labbra dando spazio alla parte amichevole della detective “Questo è...meraviglioso”

“Parla la detective oppure l’essere umano?” domandò pungente Barba, che ancora era infuriato per essere stato messo fra i sospettati.

Olivia capì che non era né il momento né il luogo e tornò al distacco professionale.

“Stiamo aspettando che si svegli” disse “Cercherò di tenerti aggiornato” e se ne andò.

Dopo che Barba ebbe chiuso la porta, Olivia poté udire un grido di rabbia ed un pugno ben assestato su qualche mobile.

Questo non era un interrogatorio, ma se lo fosse stato...Barba non si stava aiutando.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


“Ma come è possibile che abbiamo rallentato così tanto?” domandò Fin, guardando la lavagna e notando che non vi erano nuove prove o altro “Sono tutti così intasati?”

“Purtroppo ci sono i server che vanno a rilento” rispose Carisi “Il nuovo aggiornamento li ha mandati in palla”

“Se chiedo a Juan del baracchino degli hotdog sono sicuro che saprebbe fare di meglio” ribatté Fin.

Nel frattempo, Amanda stava discutendo al telefono con le compagnie telefoniche mentre Olivia stava facendo delle ricerche negli archivi di New York per rintracciare eventuali famigliari della ragazza.

La bionda finì per prima e, dopo essere passata accanto alla stampante comune e aver recuperato dei fogli, si avvicinò alla lavagna e li appese.

“Finalmente qualche novità” disse Fin raggiungendola.

Anche Carisi si avvicinò.

“Sono riuscita a controllare chiamate e messaggi delle ultime due settimane” spiegò “Il numero usa e getta risulta che era abilitato solo a chiamare e non a ricevere e si è fatto sentire solo negli ultimi quattro giorni” indicò un totale di venti chiamate suddivise nei quattro giorni appena passati, compreso quello dello stupro “Poco dopo le conversazioni, di venti/trenta secondi l’una, avvenute con questo numero veniva immediatamente chiamato il numero di Barba e le conversazioni duravano decisamente di più”

Fin teneva le braccia incrociate e osservava bene i tabulati ottenuti.

Decisamente non poteva essere stato il procuratore: che senso aveva chiamare la vittima con un numero usa e getta ben sapendo che il bersaglio ti avrebbe richiamato?

Il punto era sempre lo stesso, se Allison non parlava loro non potevano toglierlo dai sospettati.

“Di chi sono gli altri numeri?” chiese Carisi, giusto per togliersi la curiosità.

Amanda indicò due chiamate, una fatta da Allison e una ricevuta.

Erano di due ragazze amiche di Allison e di cui ci sono una miriade di messaggi, segno che preferivano chattare piuttosto che chiamarsi, ma nulla di compromettente.

Poi c’erano altri due numeri, ma erano per lo più chat e poche chiamate ed entrambi risalenti alla settimana precedente.

Uno apparteneva ad un certo Adam Foley e l’altro a Stanley Hale.

Con il primo vi era una sola chiamata ed il resto erano tutti messaggi mentre con l’altro erano per lo più messaggi e qualche chiamata sporadica.

Entrambe le chat erano parecchio confidenziali.

“Adam Foley? Sarà un parente” constatò Carisi, notando il cognome e venendo raggiunto da Olivia.

“Adam Foley è il fratello maggiore di Allison” la donna porse al detective un foglio con dei dati “I loro genitori sono morti in un incidente d’auto vent’anni fa e Adam si è preso carico della sorella con ordine del tribunale” rispose “Lavora come corriere per la Jet Transport e si trova fuori dallo stato per lavoro da due settimane, ho chiamato l’azienda che ha provveduto a richiamarlo, vista la situazione”

“Ma scusa, quanti anni avrebbe questo tipo?” domandò Fin, faticando ad immaginare l’età.

“Quaranta” rispose Olivia, facendo sgranare gli occhi a Fin.

“Quando l’ha presa in carico ne aveva appena venti” aggiunse Olivia.

“E’ una scelta coraggiosa” constatò Cragen, che nel frattempo li aveva raggiunti “Non è da tutti assumersi una responsabilità del genere”

“E di Hale che cosa abbiamo?” chiese Amanda, ricevendo un altro foglio da parte di Olivia

“Stanley Hale, è un architetto ed il suo studio si trova sulla Kenmar Street” spiegò Olivia “Risulta che è partito ieri mattina per affari fuori città e al momento non è raggiungibile”

Altra cosa che tutti notarono fu che il nome di Hale era segnato nella rubrica del telefono di Allison come Zio Stan.

“Sbaglio o non risultano gradi di parentela fra i due?” domandò Fin

“Noah ti chiama Zio Fin, la cosa è uguale” commentò Amanda, prendendo ad esempio il figlio di Olivia, che li considera tutti zii nonostante non ci fosse il grado di parentela.

Olivia annuì “Però lei ha un motivo un po’ più giustificato” Porse l’ultimo foglio a Fin il quale non riuscì a nascondere il suo stupore.

“Adam Foley e Stanley Hale sono sposati?”

“Uh, caso interessante” commentò Cragen sospirando, mentre il suo cellulare trillava in segno che era arrivato un messaggio “Ci sono novità sul kit stupro fatto da Allison”

Tutti si avvicinarono per ascoltare.

“Negativo” disse, porgendo il suo cellulare ad Olivia.

“Ci sono segni di penetrazione ma non risultano residui di liquido seminale, deve aver usato il preservativo” commentò la detective “In più tutti i segni riportati su Allison non hanno impronte di alcun genere”

“Detto così sembra che ci sia stato un rapporto consensuale e che qualcuno sia giunto dopo per farle del male” disse Carisi

“Io direi che chiunque sia stato doveva essere un professionista” disse Amanda “Da quello che so, la scientifica non ha trovato impronte di scarpe o qualcosa di perso da parte dello stupratore”

“Sembrerebbe il crimine perfetto” commentò Cragen, voltandosi poi verso Olivia “Lui che ha detto?” chiese, riferendosi all’unico sospettato che avevano.

“Purtroppo la conosce molto bene” disse sommessamente Olivia “Ha ammesso che si frequentano ma...non ha detto altro”
“Le piacciono giovani” ridacchiò Fin, cercando di smorzare un po’ la tensione “Buon gustaio”

Amanda cercò di non ridere.

“Rimane il fatto che, senza le registrazioni delle telefonate, non possiamo escluderlo a tutti gli effetti” Commentò Carisi “Ed Allison non si è ancora fatta sentire”

A quel punto si voltarono tutti verso Cragen, sperando che il loro superiore avesse un’idea per sbrogliare la situazione.

Cragen ci rifletté, ma c’era solo una soluzione.

Stando a quello che Barba ha detto ad Olivia su di lui e su Allison, se volevano farlo parlare avevano ben poche scelte

“C’è solo un modo per farla parlare” disse “Andate a prenderlo”

 

*****

 

Rafael Barba aveva appena concluso un’udienza vinta ancora prima di partire.

Eppure non aveva l’aria soddisfatta, anzi tutt’altro.

Aveva lo sguardo basso, cupo e le sue mani si muovevano freneticamente ed il respiro era irregolare.

Era talmente agitato che, per un istante, aveva rischiato di mandare a monte la sua arringa facendo cadere la giuria nella scelta sbagliata.

Avrebbe voluto vedere Allison, infrangere tutte le regole e cercarla, ma il suo lato da procuratore lo aveva obbligato a stare fermo e non infierire nelle indagini in corso.

Era brutto essere considerato un sospettato e sentirsi come tale nonostante non abbia fatto assolutamente nulla e fosse innocente per davvero.

Se avesse potuto urlare ed esprimere tutta la rabbia che aveva, mezza New York sarebbe crollata seduta stante sotto le sue vibrazioni vocali.

Non appena fuori dal tribunale, ancora sugli scalini, si fermò e respirò a pieni polmoni l’aria fresca, sperando che lo aiutasse a calmarsi e placare il sangue che sentiva ribollirgli nel cervello.

Ma non era affatto semplice, specie se due figure a lui ben conosciute si stavano avvicinando.

Erano lì per lui, quello era sicuro.

Viste le premesse del mattino, decise di mantenere anche lui il distacco professionale e li guardò salutandoli con un cenno del capo.

“Detective Carisi, Benson” li guardò dritti negli occhi “Posso esservi utile?”

Olivia rimase in disparte e Barba realizzò che non erano lì per dargli aggiornamenti sullo stato di salute di Allison.

Carisi, mantenendo la discrezione più totale, fece spuntare appena le manette che aveva in tasca.

“Vi prego, state scherzando” mormorò Barba, mentre Dominick abbassava lo sguardo.

Olivia, a quel punto, si avvicinò “Non le useremo, ma non rendere il nostro lavoro più difficile di quanto già non lo sia”

Barba strinse la ventiquattro ore e trattenne tutte le imprecazioni che minacciavano di uscire.

Olivia e Carisi furono, comunque, il più cauti possibile e si misero al suo fianco facendo in modo da farli apparire come se fossero tre colleghi/amici che stavano discutendo di qualche caso.

Sapevano che non avrebbe opposto resistenza e non se la sentivano di ammanettarlo come un pregiudicato davanti a tutti.

Per quanto Barba fosse loro grato per questa avvedutezza, non poté non sentirsi sprofondare.

Il terreno sotto i suoi piedi sembrava che lo stesse risucchiando e già vedeva la sua carriera finita.

Sperò vivamente che quell’equivoco venisse velocemente confutato e che Allison si decidesse a parlare per tirarlo fuori da quella situazione.

Pregò, ancora, che tutto quel caos fosse solo uno scherzo di pessimo gusto.

Purtroppo, però, capì che non era affatto una burla perché Carisi, il cui sangue freddo era superiore a quello di Olivia, iniziò ad elencargli i suoi diritti.

 

*****

 

Il procuratore Barba era seduto nella sala interrogatori.

Nessuno era ancora andato a parlare con lui e le scartoffie dell’arresto erano state compilate lentamente e con ben poca voglia.

I quattro detective si scambiavano delle occhiate degne di una partita a poker.

Sembravano camminare su un filo talmente sottile che a breve si sarebbe spezzato.

Cragen arrivò ad immaginare che, prima o poi, avrebbero tirato a sorte per decidere chi doveva entrare e parlare con lui.

Era la loro tattica per avere una confessione, ma più passava il tempo più non sapevano che scuse inventare per non entrare in quella stanza e iniziare un interrogatorio.

Nel momento stesso che avevano fatto salire Barba nell’auto, avevano mandato un messaggio ad Allison per comunicarle che avevano trovato un sospettato.

Erano stati vaghi, non avevano fatto nomi, ma erano sicuri che a breve sarebbe arrivata.

Solo che quel “breve” si era allargato a quaranta minuti abbondanti e, secondo la legge, avrebbero già dovuto iniziare l’interrogatorio.

In più, se entro un paio di ore dall’arresto nessuno parlava con lui e nessuno veniva a scagionarlo o incriminarlo, avrebbero dovuto rilasciarlo per mancanza di prove.

Barba non era stupido, sapeva che stavano prendendo tempo per vedere se Allison parlava, ma iniziava a perdere le speranze.

Le stesse speranze che stavano esaurendo fra il gruppo dei detective.

“Io ho esaurito le idee” disse Carisi, rompendo il silenzio e cercando di giungere ad una soluzione “Io e Olivia lo abbiamo portato qui, perciò tocca a voi due”

“Tante grazie, amico” Sbuffò Fin, alzandosi in piedi “Va bene, ci parlo io, ma uno di voi deve seguirmi”

Sembravano come dei bambini che discutevano su chi doveva fare cosa, scendendo persino a compromessi.

“Vengo io” si offrì Amanda, alzandosi e raggiungendo Fin.

Fecero per andare verso la sala degli interrogatori, ma un trambusto nella zona ascensore li fece bloccare.

“Cavolo” commentò Fin “Decidiamo chi deve muoversi e succede il finimondo”

“Fatemi passare!” esclamò una ben famigliare a Carisi e Amanda “Vi prego, devo parlare con detective Carisi”

L’interessato si alzò e andò verso l’ingresso “Tranquilli, ci penso io” disse Dominick, avvicinandosi ai due poliziotti di guardia.

Era arrivata Allison, finalmente.

Era stata dimessa...o si era auto dimessa.

Visti i segni che aveva in volto, sarebbe stato meglio se fosse rimasta lì ancora una giornata, ma vista la situazione era un bene che fosse lì.

Ora il caso poteva prendere una piega diversa.

“Ho ricevuto il messaggio della detective Rollins” mostrò il suo telefono ed il messaggio mandato da Amanda, tremando visibilmente “Lo avete preso davvero?”

Non sembrava per nulla sollevata, anzi...era terrorizzata.

“Purtroppo le prove in nostro possesso ci hanno permesso di farlo” rispose Carisi.

“E che prove avete?” domandò Allison “Io non ho fatto nomi e il kit stupro so che è risultato negativo!”

Cragen, che aveva sentito il trambusto, uscì dal suo ufficio e si avvicinò a Carisi per aiutarlo “Signorina Foley, noi stiamo solo facendo il nostro lavoro” le disse, cercando di mantenere un tono calmo “Se lei potesse dirci qualcosa di più in merito a questa situazione noi sapremo se la persona arrestata è quella giusta oppure no”

“Oh, quindi avete arrestato una persona che non sapete nemmeno se è collegata con me” incrociò le braccia e scosse la testa “Fate sul serio?”

“Allison, ascoltami” Olivia provò a tamponare “Ci siamo basati sulle prove in nostro possesso e sono state sufficienti per farci restringere il campo”

Allison iniziò a tremare ancora di più e dal suo volto iniziarono a sgorgare lacrime, che scesero copiose lungo tutto il suo volto.

Nonostante ciò, cercò di mantenere la sua posizione, deglutì e cercò di non balbettare mentre domandava “Chi avete preso?”

Tutti i detective si guardarono e Olivia prese di nuovo in mano le redini “Il procuratore Rafael Barba”

Allison sgranò gli occhi, il suo stomaco si rivoltò e si paralizzò, divenendo pallida.

Per un attimo, Olivia credette che stesse per svenire.

“Allison?” la donna cercò di richiamare la sua attenzione “Allison, tesoro, guardami”

Ma Allison non la guardava.

“N-n…” non riusciva a parlare e nemmeno a respirare.

“Portatemi dell’acqua” ordinò Olivia e Fin corse subito al distributore “Allison…” Olivia la fece sedere e poi prese una sedia mettendosi al suo fianco.

Fin arrivò subito dopo con un bicchiere di acqua fresca e lo porse ad Allison, che bevve con mano tremante e gocciolando per terra.

Lentamente riuscì a riprendersi e respirare normalmente.

Dopo aver fatto dei profondi respiri, sotto lo sguardo attento della detective Benson, Allison si sentì in grado di parlare.

“Non è lui” mormorò guardando negli occhi Olivia “Non è stato lui”

Olivia notò la sincerità negli occhi di Allison e si voltò verso gli altri, che annuirono.

“Al rilascio ci penso io” disse subito Fin.

“Io vado a parlarci” aggiunse Carisi, andando immediatamente nella sala degli interrogatori dove avevano messo il procuratore ad attendere.

“Guardo se la stanzetta si è liberata” si offrì Amanda, andando a controllare se la stanza che usavano per parlare con le vittime era libera e utilizzabile.

Olivia rimase da sola con Allison e le rivolse un piccolo sorriso “Sei sicura di questo, Allison?”

La ragazza annuì “Più che sicura”

Olivia fu grata ad Allison per aver parlato e aver detto la verità, ma questo non toglieva il fatto che c’era uno stupratore a piede libero in giro per la città.

“Prenderemo atto di questo ma…” Olivia sospirò “Tu sai che aiutandoci a scagionare il procuratore Barba, dovrai dirci qualcosa di più?”

Allison sgranò gli occhi e la guardò, scuotendo la testa “No” disse “La prego detective, non mi faccia parlare”

“Ascolta, Allison” Olivia fece richiamo a tutta la sua proverbiale pazienza ed empatia “So benissimo come ti senti e quanto è difficile, ma...se tu non ci dai maggior indizi, noi saremo costretti a trattenere il procuratore e le carte che il mio collega compilerà saremo obbligati a stracciarle”

Allison scosse di nuovo la testa “No, vi prego, Rafael non centra niente, ma non fatemi parlare”

Olivia ebbe l’ennesima conferma che tra lui e la ragazza vi era una relazione e questo non era decisamente di aiuto.

“Ed io ti credo” rispose sinceramente Benson “Ma abbiamo bisogno di una conferma maggiore”

“Se parlo mi farà ancora del male”

“Non finché ci sarò io” la rassicurò Olivia.

Allison teneva lo sguardo basso e cercava un modo per sviare la questione, ma non aveva nessuna idea.

Capì che l’unico modo per uscirne, aiutando così Rafael, era dire tutto ciò che sapeva.

“O-ok” mormorò, pentendosi amaramente di averlo detto “Ma parlerò solo dopo che avrete rilasciato Rafael”

Olivia sospirò di sollievo e annuì, con l’approvazione di Cragen, che era rimasto ad ascoltare.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Allison era seduta nella stanzetta, si teneva la testa fra le mani e stava pensando ad un modo per parlare senza fare nomi.

La situazione era già difficile senza che lei si mettesse a peggiorarla.

Da quando si era svegliata in ospedale, aveva un senso di ansia misto a paura perenne che le attanagliava lo stomaco.

Si sentiva sporca, stupida, tutta quella situazione era colpa sua e non vi era più alcun modo di rimediare.

Ed ora, pur di aiutare Rafael, si era introdotta nella centrale di polizia.

Ringraziò la Benson per averle permesso di averlo vicino mentre parlava, non sarebbe riuscita senza di lui.

Ma quanto ci voleva prima che fosse davvero lì?

Perché tardavano?

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si era resa conto che la porta della stanza si era aperta e due occhi scuri la stavano fissando preoccupati.

“Allison…”

La giovane sembrò ridestarsi e alzò lo sguardo, notando che l’espressione del suo interlocutore aveva subito un cambiamento drastico.

Da preoccupata, era diventata terrorizzata.

Allison si era appena pentita di aver richiesto la sua presenza e nascose il suo volto con le mani.

Barba si rese conto di essersi lasciato trasportare dalle emozioni del momento e subito si scusò, sedendosi vicino a lei e cingendole le spalle come se volesse proteggerla.

“Scusami” mormorò lui mentre Allison emise un sospiro di sollievo e lo strinse di conseguenza.

Olivia, che era entrata insieme a Barba, sorrideva appena ed era lieta che il suo amico non centrasse nulla.

Nonostante questo, il caso era ancora aperto e in alto mare.

La detective sospirò e chiuse la porta, sedendosi su una sedia davanti al divano dove erano seduti gli altri due.

Attese, aveva chiesto a Barba di aiutarla in quanto fra i due c’era più confidenza di quanta ce ne fosse con Olivia.

Sperava davvero che riuscisse a farla sciogliere.

“Allison…” Barba le accarezzò il volto “Qualunque cosa dirai ci sarà di grande aiuto”

Allison lo guardò implorante, come se cercasse da parte sua il sostegno per tacere e non per parlare.

Ma Barba scosse la testa e le fece capire che lui sarebbe rimasto con lei, qualunque cosa fosse accaduta.

Nella mente di Allison, però, un solo pensiero si era fatto strada e fu il primo che esternò “Non dovresti più stare con me” disse.

Rafael la guardò senza capire “Non dirlo neanche per scherzo”

“Allison” intervenne Olivia “Sappiamo cosa provi, ti senti sporca e credi che sia colpa tua, ma non lo è e non lo sarà mai”

“Come può esserne sicura?” domandò Allison, indicandosi il volto “Mi guardi. Me lo sono cercato, ho provocato io”

“No, assolutamente no” la rassicurò Olivia “Tu non hai provocato nulla”

“Se mi permetti, Allison” Barba deglutì “Non ispiri botte quando...provochi….capisci?” arrossì, facendo sorridere sia la ragazza che Olivia, ma era un modo per farle capire che lei non aveva decisamente fatto nulla.

Conosceva Allison da abbastanza tempo per confermare pienamente che quando lei lo provocava lui cedeva alle sue avance e finivano sempre con il fare l’amore.

Aveva piena fiducia in lei.

Anche se era giovane e piena di voglia di vivere e divertirsi, sapeva che mai e poi mai lo avrebbe tradito e, di conseguenza, non avrebbe mai provocato qualcun altro.

Chiunque fosse stato l’avrebbe pagata cara.

Aveva un’idea sul colpevole, ma preferì tacere in attesa di avere maggiori dettagli.

Allison prese un profondo respiro e capì che, volente o nolente, doveva dire qualcosa.

“L’altra sera, dopo aver ricevuto l’ennesima chiamata dal numero sconosciuto, ho capito che non potevo restare a casa, lui stava arrivando” disse “Così mi sono vestita e sono uscita con l’intenzione di andare da Rafael” si voltò a guardarlo “Non volevo farti finire nei guai, te lo giuro, volevo solo vederti e...sentirmi al sicuro” abbassò lo sguardo “Ma ho sbagliato tutto e sei finito nei guai per colpa mia e del mio stupido orgoglio”

Per aiutare al meglio Rafael e ben sapendo che, prima o poi, glielo avrebbero chiesto, Allison spiegò che il biglietto da visita di Barba lo aveva ricevuto tre anni prima, quando si era rivolta a lui per questioni universitarie.

Doveva svolgere delle ricerche su casi di omicidio e l’università, lei era nel settore di criminologia, l’aveva indirizzata dal procuratore Barba il quale, seppur un po’ riluttante, aveva accettato.

Allison aveva iniziato a seguire, come pubblico in tribunale, i casi di omicidio e preso più appunti che poteva.

Visto che, rispetto ad altri studenti che Barba aveva seguito, lei aveva fatto ben poche domande ed i suoi ragionamenti erano stati di grande aiuto, a volte, per sbrogliare il caso.

Stava di fatto che, una parola tira l’altra, aveva iniziato a frequentarsi con regolarità anche al di fuori dell’ambito lavorativo e/o universitario.

Fra i due si era creato un legame solido.

Spiegò che la loro relazione era piaciuta sin da subito al fratello maggiore, tanto che più di una volta aveva provato ad invitare Barba a cena a casa loro ma non erano ancora riusciti ad organizzare niente.

Però si erano visti e fra i due c’era un buon rapporto.

Il fratello, lavorando per la Jet Transport, era sempre in giro per lavoro, ma stava via al massimo un paio di giorni.

Era la prima volta che si allontanava per così tanto tempo ed era proprio in contemporanea a questa sua uscita che erano iniziati i problemi.

“Quali problemi, Allison?” chiese Olivia.

“Appena Adam è uscito di casa, l’aria sembrava essere già più irrespirabile” spiegò “Avevo sempre paura e, infatti, poco dopo sono iniziate le chiamate”

La descrizione era inconcludente.

Barba cercò di intervenire, per quanto possibile “In effetti la vedevo parecchio scossa, ma pensavo che lo fosse per via degli esami e ho cercato di esserle di supporto” si morse le labbra “Se avessi saputo che era preludio di tutto questo…”

“Purtroppo non abbiamo una sfera che ci da queste illuminazioni” ammise Olivia “Ma abbiamo qualche elemento in più rispetto a prima”

Ad Allison si inumidirono gli occhi.

“Sei stata bravissima Allison, ora, però, per poter definitivamente concludere questa situazione, devi dirci il nome di chi ti ha fatto questo”

“L-lui è…” fece per parlare ma la porta della stanzetta si spalancò ed una donna, vestita con tailleur rosso cremisi ed i capelli ben acconciati, fece il suo ingresso.

Osservò esterrefatta la scena che le si presentò davanti.

“Buon Dio, volete scherzare?” disse la donna, mentre Olivia e Barba si alzarono in piedi.

“Dana Leslie?” Barba si stupì di vederla lì.

“Scusa, Olivia” si scusò Fin, apparendo dietro alla donna.

“Avete un sospettato e lo fate stare nella stessa stanza con la vittima?” la donna si avvicinò ad Allison “Dovrei denunciarvi tutti quanti!” sbottò.

“Chi ti manda?” domandò Barba

“Non sono affari che la riguardano, procuratore Barba” rispose la donna.

In quel momento entrò anche Cragen “Avvocato Leslie”

“Capitano” sorrise appena la donna, tornando subito seria “Abbiamo letteralmente violato ogni regola qui” disse.

“A quale pro dite questo?” domandò il capitano.

“Mi prendete per stupida?” fu la risposta della donna “Pensate che non lo sappia che non è ancora ufficialmente rilasciato?” indicò Barba “E’ il vostro sospettato e lo fate stare con la vittima?”

Olivia cercò di intervenire “La signorina Foley ha già dichiarato che il procuratore Barba…”

“Dichiarato?” la zittì Dana “Dove? Quando? Durante una conversazione amichevole?”

Per quanto detestassero ammetterlo, Allison non stava davvero facendo una deposizione.

Olivia, con l’appoggio di Cragen e vista la situazione, voleva prima sentire la vittima e metterla a suo agio e poi farle fare la deposizione vera e propria.

Stavano agendo contro le regole, ma era a fin di bene ed erano sicuri che nulla sarebbe accaduto.

E invece no, ecco che spuntava l’avvocato Dana Leslie che gli metteva i bastoni fra le ruote.

“Forza” Dana allungò una mano verso Allison, facendole cenno di seguirla “Andiamo”

Allison non sapeva che fare e spostò lo sguardo da Olivia al capitano Cragen, per poi volgerlo al procuratore.

Dai loro volti cupi, capì che non aveva scelta e dovette seguirla.

Tentò, comunque di parlare “P-però io non ho…”

“Non importa” tagliò corto la donna “Qualunque cosa dirai non sarà tenuta in considerazione senza una vera deposizione, perciò non aggiungere altro”

Allison si zittì e lasciò che Dana la condusse fuori.

“Oh, un’ultima cosa” l’avvocato Leslie si fermò e porse a Barba un fascicolo color azzurro “Questo è per lei”

Barba lo prese “Allison non è una sospettata” disse “E non mi pare abbia chiesto un avvocato, chi ti manda?” domandò bruscamente.

“Mi manda il signor Hale” rispose altrettante bruscamente la donna “Se volete scusarmi…” con un cenno del capo si congedò.

Nel giro di qualche secondo anche Amanda e Carisi raggiunsero gli altri nello stanzino.

“Ma che è successo?” domandò Dominck

“Quello era l’avvocato Leslie?

Cragen annuì “Purtroppo sì” poi si voltò verso Olivia e Barba “Pensate anche voi quello che penso io?”

Olivia annuì “Il signor Hale era impossibile raggiungerlo telefonicamente”

“In più, Allison ci ha parlato solo del fratello e non ha mai nominato Hale” aggiunse Barba.

“Lo avrà reperito il marito” azzardò Amanda “Dopotutto lui è stato avvisato, avrà provato a contattare Hale e lo ha beccato”

“Può darsi, ma questo non spiega il perché abbia mandato un avvocato a prendere la ragazza” disse Fin “Per di più non l’ha nemmeno fatta parlare”

“Io ho qualche nuovo sospetto” disse Carisi

“Io ce l’ho da un pezzo” si accodò Barba, prendendo il fascicolo ottenuto dalla Leslie.

Per qualche secondo calò il silenzio, mentre lo sguardo di Barba si faceva sempre più sconfitto.

“Che cosa dice?” Domandò Olivia.

“Una mozione per sollevarmi dal caso” spiegò “Non voglio che sia io a difendere Allison ad un eventuale processo, anche se dovessi essere completamente scagionato”

L’arresto era stato svolto con un motivo preciso, ma in realtà non vi erano prove concrete contro di lui.

Decisero che lo avrebbero rilasciato per mancanza di prove e poi avrebbero ricominciato da capo.

Firmate le ultime carte, Rafael Barba prese i suoi effetti personali e se ne andò dall’edificio evitando di imprecare e dire apertamente cosa stava pensando.

“Dobbiamo ricominciare da capo” sospirò Amanda.

“Beh, volendo vedere abbiamo già qualche indizio in più” disse Carisi “Da quello che ho capito ha parlato solo del fratello ma non del marito di lui, come se avesse voluto evitare di nominarlo”

“Solo perché non parli di una persona non significa che sia sospetta” lo corresse Fin

“Se una persona non è reperibile in nessun modo, non viene nominata in un discorso e spunta fuori mandandomi un avvocato senza preavviso, io qualche domanda me la pongo” commentò Amanda “Che poi, come faceva a sapere che Allison era qui?”

La domanda di Amanda fu un campanello di allarme per tutto il resto del gruppo.

“Dobbiamo rivedere la scena” disse Olivia “Fin, tu verrai con me”

Fin annuì, presero le rispettive giacche ed uscirono.

Se volevano giungere ad una conclusione dovevano ripartire da zero.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


La scena del crimine era ancora sbarrata dal nastro della polizia, ma era evidente che qualcuno ci fosse passato in mezzo per poter buttare la spazzatura all’interno dei bidoni.

Questo fece parecchio irritare Olivia, che aveva molto da ridire sull’utilizzo del solo nastro giallo nero come protezione.

C’erano anche due poliziotti, ma sembravano più interessati a parlare del risultato della partita che a sorvegliare la scena del crimine, non per niente era già stata contaminata.

Meno male che avevano recuperato praticamente tutto la sera prima.

“Non hanno un minimo di rispetto” si lasciò sfuggire la detective, mentre Fin si limitava ad annuire.

“Ho sentito qualcuno alla centrale che giurava di aver visto qualcuno farsi i selfie” disse lui, facendo sgranare gli occhi ad Olivia.

“Prego?”

“Oh sì” commentò sarcastico Fin “Va di moda farsi fotografare vicino ad una scena del crimine è un modo come un altro per dire: hanno commesso un crimine, io c’ero e sono ancora vivo per raccontarlo

Olivia rabbrividì.

Come potevano le persone arrivare a pensare una cosa del genere?

E perché insisteva a farsi domande e stupirsi di certe cose?

Preferì non pensarsi, sospirò e si mise a controllare nuovamente il vicolo.

Sapevano che chiunque fosse l’aggressore, era vestito interamente di nero, con il passa montagna e che era un bianco.

Non era molto su cui basarsi...era niente su cui basarsi.

Sapevano che era uomo, ma a New York c’erano più di quattro milioni di uomini ed il campo restava molto ampio.

Per restringerlo un poco avrebbero dovuto limitarsi alla zona accanto a dove abitava Allison e quella dove abitava il procuratore, ma restavano sempre troppi.

Qualunque indizio sarebbe stato utile, ma non riuscivano a trovarne.

Accanto ai bidoni c’era fango, pattume sparso ovunque e vi erano anche chiari segni che qualcuno di lì era passato.

Olivia provò ad osservare meglio, ma erano segni lasciati da Allison.

Osservò il sangue della ragazza sul muro, ma niente.

Nessuna impronta, niente di niente.

“Olivia, vieni a vedere” la chiamò Fin, che era andato più avanti nel vicolo.

Il detective indicava del fango che formava una striscia sull’asfalto “Ha rischiato di inciampare” disse.

L’aggressore, nel fuggire, deve aver preso in pieno del fango e rischiato di scivolare.

Però qualcosa non tornava “Dov’è l’impronta finale e tutte le le altre? domandò Olivia, facendo avvicinare anche Fin.

Dopo aver osservato bene, Fin annuì e tirò fuori il cellulare e scattò subito una fotografia come prova.

La striscia finiva ma non vi erano i segni della suola delle scarpe e le impronte successive erano inesistenti.

Erano solo dei contorni infangati che andavano avanti per circa tre metri, poi finiva il vicolo.

Olivia provò ad immaginare la scena e simulò un ipotetico scenario.

“Allora, io sono l’aggressore e vengo scoperto” disse la donna, indicando il punto dove si trovava Allison e dove si trovavano i due ragazzi che lo avevano visto.

“Scappo, ma non guardò dove metto i piedi e così…” mise il piede sul punto dove iniziava la striscia di fango e trascinò il piede “...finisco su del fango, ma non cado e riprendo la corsa più veloce che posso”

Giunta in fondo alla striscia tolse subito il piede e poté notare che, nonostante avesse fatto una simulazione molto veloce, l’impronta era rimasta.

“Come diavolo ha fatto?” mormorò la donna, andando dall’altra parte del vicolo.

Si ritrovarono in una strada di sole abitazioni, non c’era neanche un negozio per sbaglio.

L’assenza di negozi mescolata ai palazzi troppo vecchi e, sicuramente, non amministrati, a cosa portava?

All’assenza totale di telecamere per tutta la strada, di cui un estremo a vicolo cieco.

L’unica telecamera presente era sullo stradone principale ma non puntava verso di loro.

“Questo è un vero professionista” commentò Fin “E non ci aiuta a trovare il vero colpevole” sottolineò bene le ultime due parole, facendo riferimento al procuratore.

Tutti lasciano sempre un segno, un oggetto o un’impronta, mentre qui non vi era l’ombra di uno sgarro.

Rafael Barba aveva lavorato a tanti processi di omicidio e stupro, tanto che era giunto lui stesso ad immaginare gli scenari ed ipotizzare un modo diverso in cui l’aggressore avrebbe potuto agire.

Questo lo rendeva il criminale perfetto.

Ma Olivia scosse la testa “No” rispose a Fin “Allison sa benissimo chi è stato e sappiamo che non è Barba” altrimenti, Allison non lo avrebbe mai abbracciato e non gli sarebbe stata vicina durante la conversazione.

Non essendoci altro, tornarono verso la macchina.

“Sappiamo che Allison conosce il suo aggressore” disse Fin, cercando di fare un riepilogo “Sappiamo che non ha lasciato tracce in giro e che volava invece che camminare, visto che non ci sono impronte” sospirò “Cosa ho dimenticato?”

“Allison ci ha parlato solo del fratello, ma non ha nominato il marito di quest’ultimo, Stanley Hale” rispose Olivia “E da quanto ne sappiamo non solo è irreperibile, ma non è nemmeno in città”

“Però ha mandato un avvocato per recuperare la ragazza?” Fin era perplesso “Perché qualcosa non mi torna?” il detective aprì la portiera e salì in auto.

“Solo a te?” domandò Olivia, sedendosi dalla parte del passeggero.

“Che facciamo?”

“Torniamo in centrale” disse Olivia, assumendo uno sguardo pensoso.

Aveva qualcosa in mente, ma non era il momento di parlarne.

Fin obbedì, mise e moto ritornarono alla centrale.

 

*****

 

Seduta alla sua scrivania, Amanda continuava a rimuginare sull’accaduto.

Da Rafael Barba, i sospetti si erano già spostati su Stanley Hale ma tutto senza prove concrete in mano.

Solo parole di una ragazza spaventata e pensieri confutati da cose tipo: Il fratello di Allison sarà riuscito a reperirlo e glielo avrà detto.

Questo avrebbe spiegato il perché della presenza di Dana Leslie ma non il “come faceva a sapere che eravamo tutti qui?”

Lei e Carisi ne avevano parlato a lungo ed avevano coinvolto anche Cragen.

Una spiegazione plausibile poteva benissimo essere che Dana era stata contattata da Hale e l’ordine era quello di andare in centrale per parlare con loro.

Magari nemmeno sapeva di trovare Allison lì e, quando l’ha vista, ha fatto festa.

Troppi erano i punti di domanda e pochissime le risposte normali che potevano dare.

Ebbero una piccola speranza quando videro Fin e Olivia tornare.

“Scoperto qualcosa?” domandò subito Amanda, che non vedeva l’ora di avere qualcosa di nuovo su cui sbattere la testa.

“Sì, che è un genio del crimine” rispose sarcastico Fin, aggiornando lei e Carisi sull’ultima scoperta.

Ovviamente, fra le tante domande, vi era anche: chi è quell’idiota che non mette una telecamera puntata in una via come quella?

Ma la risposta si trovava al New York Marble Cemetery, essendo ormai deceduto chi aveva creato il sistema di telecamere di quella zona.

Avevano, comunque, un’altra pista da seguire e da aggiungere all’elenco di cose sospette a carico di Stanley Hale.

Questa volta, però, volevano agire diversamente e rispettare al meglio tutte le regole e i protocolli.

Fecero il punto della situazione.

Per prima cosa avevano l’irreperibilità dell’interessato, Carisi aveva tentato nuovamente di chiamarlo ma senza successo, poi avevano un avvocato spuntato dal nulla e inviato proprio da Hale ed infine una scena del crimine senza telecamere e senza impronte lasciate in giro.

L’idea era quella di tracciare le celle del cellulare ma, prima di fare ciò, avrebbero dovuto parlare con lui e vedere quale era il suo alibi.

Poi avrebbero dovuto parlare anche con il fratello di Allison, Adam, per verificare anche il suo solo per sicurezza, anche se sapevano che non era implicato in quella storia.

Avrebbero agito appena ottenuti tutti i consensi.

Non potevano permettersi errori stavolta.

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