Swan Queen

di janerizzoli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno di natale ***
Capitolo 2: *** Cofessioni e piccolo disastri ***
Capitolo 3: *** Addio ***
Capitolo 4: *** La mia forza inarrestabile ***
Capitolo 5: *** La lettera ***
Capitolo 6: *** L'amore della mia famiglia ***
Capitolo 7: *** San Valentino ***
Capitolo 8: *** Rivelazione ***
Capitolo 9: *** Lettera a mio figlio ***
Capitolo 10: *** Un compleanno da ricordare ***
Capitolo 11: *** inedito ***
Capitolo 12: *** Lavaggio auto ***
Capitolo 13: *** Nacondino ***
Capitolo 14: *** trovata ***
Capitolo 15: *** luna piena ***
Capitolo 16: *** Ti racconto una storia ***
Capitolo 17: *** gita al lago ***
Capitolo 18: *** L'aeroporto ***
Capitolo 19: *** L'appuntamento ***
Capitolo 20: *** la magia fa brutti scherzi ***
Capitolo 21: *** Scherzo alla radio ***
Capitolo 22: *** Io ti troverò sempre ***
Capitolo 23: *** So chi è lei ***



Capitolo 1
*** Il giorno di natale ***


 

Era natale, giorno che Emma odiava, perché non ne aveva mai passato uno decente, aveva smesso di credere a babbo natale a quattro anni, per lei era solo una stupida perdita di tempo.
Regina dal canto suo lo festeggiava solo da quando c'era Henry ma non l'aveva mai capito.
La grande famiglia Charming quell'anno aveva organizzato il        “ Babbo natale segreto” per fare qualcosa di nuovo; avevano invitato tutta la famiglia, cosa che comprendeva anche Regina.
Si erano riuniti da Granny's per fare la “pesca” per decidere chi avrebbe fatto il regali a chi.

“ Bene adesso metteremo tutti i nomi in questo cappello, a turno ne pescheremo uno a testa”

Urlò Mary Margaret
Tutti si misero in fila, Emma era rimasta in disparte e Regina se ne accorse.

“ Miss Swan non va a pescare un nome?”

“ Non mi interessa”

“ Non le piace il natale?”

“ No”

“ Come mai?”

“ Ho smesso di credere a babbo natale tanto tempo fa, quando avevo quattro anni, fu l'unico anno che quasi passai il natale in una famiglia, chiesi un...non importa non l'ho mai ricevuto.”

“ Mi spiace perché è un vecchietto tanto simpatico”

“ Babbo natale esiste?”

Regina trattenne a stento una risata rispondendo poi alla ragazza.

“ Disse la figlia di Biancaneve che sta parlando con la regina cattiva”

“ Si...ma...”

“ Non lo so se esiste, volevo solo farla sorridere, probabilmente esiste come esistiamo noi”

Emma era rimasta di sasso, Regina voleva farla ridere?

“ Grazie, forse hai ragione devo sorridere un po”

“ Così mi piace, miss Swan, neanche io ho mai festeggiato il natale, ho iniziato con Henry, e sinceramente mi piace vederlo felice quando scarta i regali”

“ Hey, mancate solo voi due che aspettate?”

Le due donne si avvicinarono e pescarono ognuna un foglietto, lo lessero e se lo misero in tasca.

I giorni passarono e finalmente arrivò la vigilia di natale, per la serata e il cenone erano stati invitati tutti, Regina chiamò dicendo che era a letto con la febbre, che le dispiaceva ma proprio non ce la faceva; la serata si rivelò più divertente del previsto alla fine arrivò la mezzanotte e con essa i regali, il babbo natale segreto ebbe successo tranne che per Emma perché a quanto pare il suo babbo natale segreto era Regina.

“ Emma mi spiace”

“ Non fa niente, anche perché, ironia della sorte io sono il babbo natale di Regina, glielo darò domani”

“ Ma è natale tutti meritano un dono”

“ Non ti preoccupare Mary Margaret”

Emma sminuiva la cosa ma come le succedeva da bambina ci era rimasta male.
La festa finì e tutti se ne tornarono a casa.
Tutti tranne Emma che cammina cammina, si ritrovò davanti a casa di Regina, guardò e vide le luci ancora accese e una figura che andava avanti e indietro davanti alla finestra.

( Ma non si sentiva male?)

Un moto di rabbia le corse dentro, prese il vialetto e bussò alla porta.
La mora le aprì.

“ Non eri malata? O mi odi talmente tanto  da non volermi regalare neanche un paio di orrendi calzini?”

“ Speravo passassi stasera”

La risposta spiazzò la bionda.

“ Perché?”

“ Perché volevo darti il mio regalo lontano da occhi indiscreti”

“ Allora me lo hai fatto il regalo?”

“ Certo, non è stato facile ma spero ti piaccia, vieni prego entra”

Emma entrò, la casa era tutta addobbata a natale.

“ Vieni andiamo in salotto”

Le due si incamminarono.
Regina si fermò all'improvviso voltandosi verso Emma.

“ Che c'è?”

Chiese la bionda.

Non vi fu risposta, Regina le si avvicinò e l'abbracciò stretta.

“ Regina cosa fai?”

“ Ti do il regalo che volevi a quattro anni”

Ad Emma tornò alla memoria quel natale, la lettera che scrisse a babbo natale.

Caro babbo natale, quest'anno non voglio regali costosi, giocattoli o bambole, vorrei una famiglia, vorrei che questa famiglia mi tenesse con se, anzi no, una cosa la vorrei, un abbraccio, vorrei un abbraccio la mattina di natale mentre fuori dalla finestra scende la neve.
Tanti saluti Emma.

Ma purtroppo le cose non andarono in quel modo pochi giorni prima del natale Emma tornò in istituto e nessuno l'abbracciò il giorno di natale.

“ Come fai a saperlo?”

“ Ho fatto delle ricerche”

“ Ma nessuno lo sa”

Le due si allontanarono.

“ Non sapevo cosa regalarti così ho fatto un' incantesimo, volevo sapere cos'era quello che volevi il natale in cui hai smesso di credere a babbo natale, volevo renderti felice”

“ Regina...io...”

Il silenzio cadde tra le due.
Ma non ci fu bisogno di dire più nulla, Emma con un rapido gesto abbracciò Regina, che dopo lo smarrimento iniziale ricambiò il gesto.

“ Grazie, grazie hai reso questo natale il più bello, hai realizzato il mio desiderio, hai realizzato tutti i miei desideri”

“ Tutti?”

“ Si,  l'abbraccio delle persone che amo, una famiglia che mi vuole bene”

Emma affondò il viso nel collo della mora.

“ Posso stare ancora un po così? Mi piace...mi...mi fa stare bene”

Regina sorrise.

“ Certo Emma, ci puoi stare tutto il tempo che vuoi e...lo puoi fare tutte le volte che vuoi”

“ Davvero?”

“ Davvero”

“ E non mi incenerirai con una palla di fuoco?”

Regina rise.

“ No, non lo farò”

“ Grazie”

“ Di nulla, buon natale Emma”

La bionda si scostò.

“ Ora però il mio di regalo sembrerà sciocco.”

“Sei tu il mio babbo natale segreto?”

“ Si, è strano il destino”

Regina sorrise.

“ Non sono un paio di calzini orrendi, vero?”

Emma scoppiò a ridere.

“ No, non lo sono”

“ Bene anche perché il regalo me lo hai già fatto”

“ Cosa?”

“ Ti ho fatta ridere, è da tanto che non lo facevi”

“ Io...io...è che ...ho un problema che...”

“ Un problema? Me ne vuoi parlare?”

La ragazza sospirò.

“ Non adesso”

“ Ok, allora dov'è il mio regalo”

Emma prese dalla tasca della sua giacca una piccola busta, la osservò per un attimo poi la porse a Regina.

“ Ecco, questo è il mio regalo, buon natale Regina”

La mora prese la busta e la aprì, all'interno c'era una piccola foto tutta nera o almeno in gran parte.

“ Ma questa è...”

“ La prima ecografia di Henry, l'ho tenuta sempre con me, per ricordarmi di lui, ma ora voglio darla a te perché è grazie a te che Henry è cresciuto bene”

La mora non rispondeva.

“ Ecco lo sapevo non ti piace vero?”

“ Al contrario è il regalo più bello che abbia mai ricevuto”

Una lacrima scese sul volto della donna.

“ Grazie Emma”

“ Be pensavo che....”

Emma fu colta di sorpresa, Regina l'abbracciò stringendola forte, ancora una volta, e questa cosa la faceva  sentiva  bene.

Si staccarono appena.
Regina aveva le lacrime agli occhi.

“ Regina stai bene?”

“ Si, finalmente dopo tanti anni sto bene”

“ Visto, ti avevo promesso un lieto fine e io mantengo sempre le promesse”

“ Si, tu le mantieni sempre”

I loro occhi erano incollati, per alcuni minuti non dissero nulla poi Emma alzò lo sguardo e notò qualcosa , proprio sopra di loro era appeso del vischio, Regina seguì lo sguardo della bionda e anche lei si rese conto della cosa.
I loro occhi ancora una volta si incontrarono ma non furono i soli, anche le loro labbra si incontrarono in modo delicato e dolce, poi si separarono.
Fuori dalla finestra piccoli fiocchi bianchi cadevano leggeri, le due donne si avvicinarono per osservare meglio lo spettacolo, le loro dita intrecciate.

“ Buon natale Regina”

“ Buon natale Miss Swan”

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Capitolo 2
*** Cofessioni e piccolo disastri ***


~~

Regina era come al solito nel suo ufficio, la moltitudine di scartoffie che quel giorno meritavano la sua attenzione era davvero infinita.

( Non riuscirò a finire in tempo per la cena)

Pensò.
Così decise di chiamare Henry e dirgli di andare a mangiare dai nonni, stava parlando con suo figlio quando la irritante voce di Emma subentrò a quella del figlio.

“ Non ti preoccupare ci penso io”

E riagganciò.

Emma era davvero irritante, madre biologica di Henry, riapparsa dal nulla completa di famiglia invadente. Emma aveva avuto Henry appena diciottenne, lo aveva dato in adozione per garantirgli un futuro migliore, per poi ritrovare la sua famiglia da cui era stata portata via alla nascita, avevano deciso di trasferirsi tutti a Storybrooke, dove lei era il sindaco e viveva con il piccolo Henry. Poi la scoperta, casuale, che Henry era il figlio dato in adozione, insomma una serie di eventi che avevano dell'incredibile.
La sua vita era cambiata da giorno alla notte nel giro di tre anni.
 Aveva ancora molto lavoro da fare e se non voleva passare la notte in ufficio doveva continuare e non preoccuparsi per Henry in fondo sapeva che era in buone mani.
Passarono altre tre ore, erano ormai le 20:45, quando sentì bussare alla porta, si domandò chi potesse essere, la sua assistente era andata a casa da un pezzo, probabilmente era Henry.

“ Avanti”

Dalla porta entrò un uomo con dei fiori in mano, che richiuse la porta alle sue spalle.

“ Ciao Regina”

“ Ancora lei? Le ho già detto che non mi interessa”

“ Non è vero lo so”

“ Ascolti signor Hood, si fidi, LEI non è il mio tipo”

“ Ah si? E quale sarebbe il tuo tipo”

“ Non lei”

“ Allora dammi una buona ragione perché io non la trovo, tu sei sola, io sono solo, sono un bell'uomo con un buon lavoro e una buona reputazione, voglio proprio sapere quale buona ragione hai per non accettare un mio invito a cena”

Regina era esasperata e quella sfuriata a fine di una lunga giornata le fece perdere il controllo, facendole dire la prima cosa che le venne in mente per troncare definitivamente le speranze dell'uomo.

“ Sono gay!”

L'uomo era rimasto di sasso, ma non era il solo, una bionda curiosa ascoltava in silenzio da dietro la porta, pronta ad intervenire se le cose si fossero messe male.

“ C...cosa?”

“ Si e ho anche una fidanzata, contento ora?”

“ Non ci credo”

“ Questo non è un mio problema”

“ E chi sarebbe la fortunata?”

“ Non le è dato saperlo”

“ Lo voglio sapere!”

In quel momento la porta dell'ufficio si aprì.

“ Ciao amore ti ho portato la cen...oh non pensavo ci fosse qualcuno”

I due la guardarono perplessi, soprattutto Regina.

“ Non mi dire che è lei?”

Emma intanto si era portata al fianco di Regina.

“ Mi scusi lei chi è?”

“ Io sono quello che non crede neanche per un istante che te e lei siate fidanzate”

Regina non sapeva cosa fare, poi guardando Emma capì che dovevano continuare la recita.

“ Ok, l'ha scoperto, volevamo tenerlo per noi ancora per un po ma va bene così”

“ Regina mi vuoi dire chi è e cosa ci fa a quest'ora nel tuo ufficio?”

“ Non è nessuno e stava per andarsene”

“ Non prendermi in giro lo sanno tutti che non vi potete vedere”

“ Forse prima, ma adesso non più, ho visto quanto questa donna sia capace di amare, ho guardato oltre quel muro e ho visto un bellissimo giardino, un bellissimo giardino segreto e me ne sono innamorata”

Emma pronunciò quelle parole con una tale convinzione che alle orecchie di Regina sembrarono quasi vere, rimase impietrita a fissarla e fu come se la vedesse per la prima volta.

“ Io non crederò mai a questa storia, non finché non mi darete una prova valida”

“ Noi non ti dobbiamo dare proprio niente”

Regina non aveva ancora proferito parola, era ancora assorta nei suoi pensieri dopo quello che aveva detto Emma ma una frase la fece tornare in se.

“ Allora baciatevi!”

“ COSA?”

Emma arrossì di colpo, non aveva pensato a questa possibilità, aveva agito d'impulso come faceva sempre.

“ Io non bacio le persone per dimostrare qualcosa a qualcuno!”

Intervenne finalmente Regina.

“ Come volevasi dimostrare state fingendo”

Emma si riprese dal momento di imbarazzo, prese un bel respiro e disse.

“ Dai Regina se è questo che vuole diamoglielo così ce lo leviamo dai piedi”

La mora non credeva alle proprie orecchie.

“ Ma...”

Emma la fissava negli occhi avvicinandosi sempre di più.
Le prese il viso tra le mani e con immensa delicatezza posò le labbra sulle sue, molto delicatamente, doveva essere un bacio finto ma dopo un attimo divenne qualcosa di più, poi si staccarono arrossendo entrambe.

“ Contento ora?”

“ Ok vi siete baciate ma ancora non ci credo, vi terrò d' occhio non me la date a bere voi due”

Dicendo queste parole uscì sbattendo la porta, e lasciando le due donne da sole in visibile imbarazzo.

“ Regina io...”

“ Grazie”

La bionda la guardò stranita.

“ Ma...”

“ Non eri tenuta a farlo, so badare a benissimo a me stessa, ma grazie comunque”

“ Lo so che sai badare a te stessa ma avvolte bisogna lasciarsi aiutare”

“ E ora cosa facciamo, ci terrà d'occhio di sicuro”

“ Continueremo la recita fino a che non si sarà stancato”

“ Anche in pubblico?”

Regina era titubante a questa ipotesi.

“ Solo in sua presenza, e non dovremo certo saltarci a dosso, basterà non litigare e...che ne so tenerci per mano, penso che basti”

“ Uh...certo...speriamo si stanchi presto”

“ Perché non sei felice di essere la mia ragazza?”

Disse Emma con un filo di ironia.

“ Certo era il mio sogno segreto avere una ragazza invadente e casinista come te a proposito che ci fai qui a quest'ora?”

La bionda si ricordò all'improvviso perché era li e arrossì.

“ Io...io...be ti ho portato la cena...pensavo che magari eri stanca e non ti andava di cucinare e non volevo che...insomma...”

“ Mi hai portato la cena?”

“ Si, un'insalata di pollo, cotto alla piastra, senza grassi, olio e sale a parte e un'acqua minerale a temperatura ambiente come prendi sempre da Granny's”

Regina rimase visibilmente colpita, Emma conosceva alla perfezione i suoi gusti, si era preoccupata per lei, si era preoccupata che non rimanesse senza cena.

“ Grazie”

Disse prendendo la busta che la bionda le stava porgendo.

“ Allora io vado, ti lascio mangiare in pace”

La ragazza fece per andarsene.

“ Aspetta! Ti va di rimanere per farmi compagnia?”

“ Voi che rimanga?”

Regina arrossì lievemente.

“ Be in caso tornasse il sig. Hood”

Emma sorrise, sapeva benissimo che stava mentendo, tornò indietro e si mise a sedere sulla sedia davanti alla scrivania.

****************************************************************

Le settimane passavano, avevano detto in famiglia cosa era successo in modo da non creare allarmismi inutili, all'inizio non ne erano molto convinti ma poi avevano accettato, in giro iniziavano le prime voci, dopo tutto non potevano dire in giro che fingevano altrimenti Hood avrebbe potuto scoprirlo.
Emma aveva iniziato a andare a cena da Regina  prima due- tre volte la settimana poi tutte le sere spesso restava anche a dormire, facevano colazione insieme da Granny's preoccupandosi di tenersi per mano quando intravedevano l'uomo, Emma portava il pranzo a Regina, Regina portava il pranzo a Emma.
Con il passare del tempo la cosa iniziava a essere sempre più naturale per le due donne, era diventata ormai una routine.
Fu una sera che avevano deciso di cenare tutti insieme da Granny's che le cose cambiarono.
Ruby ormai esasperata dalla cosa o meglio dal non sapere della cosa decise di chiedere spiegazioni a Emma, dopo tutto aveva resistito più di un anno da quando se ne era accorta.

“ Ciao Emma, buona sera sindaco Mills, siete sole ?”

“ No Ruby stiamo aspettando i miei genitori e Henry, possiamo accomodarci intanto?”

“ Ma certo”

Le seguì al tavolo.
Le due donne si sedettero vicine nonostante il tanto spazio e questo fu in momento in cui Ruby decise di agire.

“ Allora mi volete spiegare cosa succede? “

“ Che cosa intendi Ruby?”

“ Voi due state insieme non è vero?”

Le due donne arrossirono per un istante.

“ Lo sapevo, state insieme, da non credere avevo notato dei cambiamenti ma...WOW”

“ Ruby, Ruby calmati non è come pensi è una lunga storia”

“ Si certo, raccontamela”

Disse sedendosi davanti a loro.

“ Non sono affari suoi cameriera”

Ruby la ignorò.

“ Ok Ruby ti racconterò tutto ma è un segreto e non deve saperlo nessuno”

“ Che state insieme?”

“ No, io e Regina facciamo finta di stare insieme perché c'è un uomo che la importuna, lei per levarselo di mezzo ha detto che è fidanzata con me “

“ E chi è quest'uomo?”

Emma si accorse in quel momento che non aveva mai saputo il nome dell'uomo.

“ E' Hood, Robin Hood, è una specie di avvocato-eroe, difende le persone che non possono permettersi un avvocato a parcella piena,  cerca di rubare ai ricchi per dare ai poveri più o meno”

“ Hood? Robin Hood? Lo stesso Robin Hood che si è trasferito circa sei mesi fa a Boston per seguire la sua vecchi fiamma, Marion mi pare che si chiami, che si è rifatta viva dopo sei anni con figlio al seguito”

Le due donne erano rimaste senza parole, non si erano accorte di nulla, avevano continuato la loro recita senza accorgersi che l'uomo non le osservava più.
Passarono la serata quasi tutta in silenzio, rispondendo solo occasionalmente alle domande che gli venivano fatte.

****************************************************************

“ Henry va di sopra e lavati i denti che arrivo subito”

Disse Regina al figlio per poi girarsi verso Emma che aveva insistito per accompagnarli a casa.

“ Bene allora la nostra recita finisce qui, miss Swan”

Si accorse che dire quella frase gli aveva fatto sentire come un vuoto dentro, ma poi perché.

“ Già...”

La bionda dondolava avanti e indietro sui talloni.

“ ...allora io vado...è stata una bella serata dovremmo farne altre anche se ora è finito tutto...”

“ Si dovremmo...”

“ Bene allora buonanotte”

In un riflesso involontario Emma dette un bacio sulla guancia a Regina.

“ Oh scusa, l'abitudine”

“ Non fa niente, buona notte anche a te”

La bionda, ancora titubante, si voltò e iniziò a percorrere il vialetto.
Regina si portò la mano alla guancia, dove ancora sentiva il calore delle labbra della donna che si stava allontanando da lei.
In quel momento realizzo che non ci sarebbero più state carezze, baci sulla guancia, sarebbero tornate a essere solo conoscenti, e questo pensiero le fece venire le lacrime agli occhi, si rese conto che non voleva, si rese conto che voleva quella chiassosa bionda nella sua vita, perché quella chiassosa bionda in quell'anno le aveva reso la vita molto più bella.
Ma Emma provava la stessa cosa?
Se le rivelava i suoi sentimenti e a lei non interessava come sarebbe stata la sua vita dopo?
Fanc...o non voleva perdere quello che per un anno era stato il suo lieto fine, iniziò a correre, vide il giubbotto rosso non molto lontano, per fare più veloce si tolse le scarpe e corse, corse , corse con tutta la forza e il fiato che aveva, abbracciò  Emma per le spalle, da dietro stringendola forte.

“ Non voglio”

La bionda rimase un attimo stranita.

“Non voglio che tutto finisca, non voglio che te ne vai, non voglio che te ne vai dalla mia vita”

Lo disse piangendo.
Emma si voltò verso l'altra donna, che la fissava con le lacrime che le solcavano il volto.

“Regina”

L'altra abbassò la testa.

“ Lo so, lo so scusa, sono solo una stupida è solo che in quest' anno sono stata davvero bene e credo che...ma capisco che per te non è lo stesso me ne farò una ragione scusami...”

Emma le prese il viso tra le mani alzandolo per farsi guardare.

“ Non voglio”

Il cuore della mora si ruppe.

“ Anche io non voglio che finisca, anche io ho passato l'anno più bello della mia vita, sono stata male tutta la sera sapendo che alla fine ti avrei salutata per sempre, Regina Mills credo proprio di essermi innamorata di te”

Detto questo la baciò, con passione, con dolcezza...con amore.

“ Emma Swan anche io credo di essermi innamorata di te”

“ Sai da quella sera nel tuo ufficio ho sperato ogni giorno che Robin ci chiedesse ancora di baciarci perché è da quella sera che ne avevo voglia matta”

Regina sorrise, e si appoggiò al petto della bionda, ascoltava il suo cuore battere era il suono più bello che avesse mai sentito.
Emma la scostò un poco da se.

“ Regina ma come mai sei così bassa?”

Dicendo queste parole le osservò i piedi, notando che la donna era a piedi nudi.

“ Per correre più velocemente mi sono tolta i tacchi”

Rispose Regina arrossendo lievemente, si perché una volta le aveva detto che per nulla al mondo si sarebbe fatta vedere in giro senza i suoi amati tacchi.
Emma sorrise e con un veloce gesto la prese in braccio.

“ Mia regina mi permette di scortarla fino alla sua reggia?”

“ Certo mio principe o meglio mia principessa”

Si avviarono verso casa, verso la loro casa...e vissero per sempre felici e contente.

 

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Capitolo 3
*** Addio ***


~~

“E' un cancro al seno, mi spiace, purtroppo è in fase terminale le metastasi sono troppo estese la sua prospettiva di vita non va oltre i tre mesi”

Queste furono le parole che il medico disse ad Emma, la ragazza fissava il vuoto senza proferire parola, fino a quando non sentì un calore stringere la sua mano, alzò lo sguardo li accanto a lei c'era Regina, sua moglie, la sua giovane moglie, sposata neanche un' anno prima, come poteva il destino essere così beffardo, si erano trovate, perse, rincorse per anni poi finalmente il coraggio di dare un nome hai loro sentimenti, il breve fidanzamento e lo splendido matrimonio che la mora sognava e che meritava, e ora finiva tutto così, con una diagnosi che non lasciava speranza.


QUATTRO MESI DOPO.

Le restava poco, il suo corpo una volta forte e atletico era consumato e fragile, quasi non la riconosceva, ormai erano due giorni che non si svegliava, Regina sapeva che non rimaneva molto tempo così non la lasciava un attimo, lei sarebbe rimasta accanto alla donna che amava e che l'amava perché glielo aveva ripetuto ogni giorno fino a che ne aveva avuto la forza.
Le prese la mano.

“  Immaginavo la vecchiaia su una veranda da qualche parte, il reciproco conforto, compagne per la vita. Ma la vita ha i suoi imprevisti”

Un bip fisso e lungo fece capire a Regina che tutto era finito.

********************************************************************************

Il funerale era stato lungo così come la sua giornata non vedeva l'ora di andare a letto, in quel letto vuoto dove fino a poco prima c'era sua moglie, ancora una volta si ritrovava sola.

Mi hai lasciata sola, sei una bugiarda avevi promesso che saremmo state insieme per sempre e invece te ne sei andata, mi manchi così tanto che a volte fa quasi male.

Voleva farsi una tisana per allentare la tensione così mise l'acqua sul fuoco poi fece per prendere la tazza, accanto alla sua c'era quella di Emma, quella a forma di cigno che le aveva regalato per il suo compleanno, quella che custodiva gelosamente neanche fosse fatta d'oro, solo perché era il suo primo regalo, la prese e si accorse che al suo interno c'era un bigliettino.

Ciao amore, immagino che ti stia preparando una tisana o del tè attenta a non scottarti. Ti amo Emma.

Regina pianse Emma continuava a preoccuparsi per lei.
Il giorno dopo fra le sue scarpe un' altro bigliettino.

Buon giorno amore, spero che tu abbia passato una bella nottata.
Un bacio, Emma.

Questa volta Regina sorrise.
I giorni passavano e i bigliettini continuavano a uscire da ogni parte, chissà quando Emma gli aveva nascosti, certo in quella casa erano mesi che quasi non ci metteva piede.

Ciao cara questo è l'abito che più adoro vederti indossare, sei bellissima il rosso è decisamente il colore che ti sta meglio. Ti amo , Emma.

Ciao, come stai oggi, spero bene, corri sempre? Spero di si ti rilassava molto ed eri stupenda quando rientravi a casa tutta spettinata. Ti amo tanto, Emma.

Quasi per un anno Regina continuò a trovare bigliettini nei posti più impensati e ogni volta sembrava che Emma li avesse scritti in quel preciso istante come se sapesse cosa provava lei, e lo sapeva benissimo perché la conosceva più di chiunque altro, lei era sua moglie, e la conosceva e l'amava e anche se non c'era più aveva mantenuto la sua promessa, quella di prendersi cura di lei.

 

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Capitolo 4
*** La mia forza inarrestabile ***


~~LA MIA FORZA INARRESTABILE

Regina e Henry erano seduti al solito tavolino, ogni domenica facevano colazione nel solito bar, al solito posto, sempre con due brioche calde alla crema, un cappuccino tiepido e un succo alla pesca, era il loro rito da sempre, era uno stacco dalla settimana appena trascorsa e un buon augurio per quella che doveva arrivare.
Di solito mentre Henry divorava la sua brioche Regina leggeva tranquillamente il giornale, ma non quella mattina, Henry era entrato nella fase del “ perché”, del “voglio sapere tutto”, il bambino di cinque anni era molto sveglio e ogni cosa che incontrava o vedeva lo rendeva curioso del suo funzionamento o utilizzo, così faceva a Regina ogni tipo di domanda possibile che gli veniva in mente, su qualsiasi argomento esistente al mondo, da cose  tipo perché gli uccelli volano a cose molto complesse tipo come fa a funzionare un motore a reazione di un F16, e fu proprio una di queste domande a far scattare la serie di eventi che nessuno degli interessati avrebbe mai pensato potesse succedere.
Per quanto Regina fosse una donna molto colta e informata su tutto, non sempre riusciva a dare delle risposte che al figlio andassero bene,infatti la domanda che il bambino gli fece a brucia pelo mentre addentava la sua brioche la spiazzò al quanto.

“ Mamma, cosa succede se una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile?”

A quella domanda Regina rimase interdetta, come faceva Henry a soli cinque  anni a porre una domanda così difficile?
E dove le aveva sentite?
Chiudendo il giornale si voltò verso il figlio.

“ Henry, caro, dove hai sentito una cosa del genere?”

“ Ieri sera alla Tv, in un film, volevo sapere cosa succedeva ma era l'ora di andare a letto e mi hai fatto spegnere la Tv”

In quel momento Regina quasi si maledisse per non avergli fatto vedere la tv fino a tardi.
Prese un bel respiro e disse.

“ Non lo so Henry cosa succede, probabilmente sbattono insieme”

“ Si, ma cosa succede dopo?”

Regina non sapeva cosa aggiungere, non immaginava che al tavolo accanto al loro, una bionda curiosa gli ascoltava da quando si erano seduti, sorridendo a ogni domanda che il bambino faceva alla madre e rimanendo piacevolmente sorpresa dalle risposte che essa gli dava, ma visto che a quella domanda non riusciva a dare una risposta decise di intervenire.

“ Non succede niente!”

I due al tavolo si voltarono verso la direzione da cui arrivava la voce, trovandosi davanti ad una ragazza che li guardava sorridendo.

“ Ah si? Quindi lei sa cosa succede se si incontrano queste due forze?”

La ragazza sorrise ancora e si voltò meglio verso i due.

“ Si, vedi caro, non può succedere niente in quanto non possono esistere nello stesso universo, per quanto ogni cosa abbia il suo opposto che la attrae; se in un universo esistesse una forza che non può mai essere fermata, non potrebbe esistere anche qualcosa che non può essere mosso, capito?”

Il piccolo ci pensò un attimo.

“ Capito!”

“ A si?”

Domandò la madre.

“ Si, la signorina è stata molto brava”

“ Grazie ragazzino, comunque io sono Emma piacere”

Porse la mano al piccolo che la strinse.

“ Io sono Henry piacere mio”

“ Oh ma che ometto ben educato”

“ Grazie”

“ Dai Henry dobbiamo andare”

“ Mamma la signorina può venire con noi ho tante altre domande”

“ Non credo che la signorina abbia tempo “

“ Oh, io ho tutto il tempo del mondo, non  ho niente da fare oggi”

La mora la fulminò con lo sguardo, cosa che alla bionda non parve importare.
La ragazza non sapeva bene cosa stesse facendo sapeva solo che in quel momento non voleva far andare via quei due.

“ Emma?”

“ Si?”

“ Come si fa il verde?”

“ Il colore verde dici?”

“ Si, all'asilo una maestra ha detto che i colori sono solo tre”

“ In effetti ci sono tre colori detti “primari”, sono il blu, il rosso e il giallo, da essi si possono fare tutti gli altri, il verde si fa unendo il giallo con il blu”

“ E il nero ?”

“ Il nero, come il bianco si può dire che non  sono colori”

“ Perché?”

“ Per via della luce, il bianco è la luce cioè l'unione di tutti i colori, il nero al contrario è il buoi cioè la totale assenza di tutti i colori”

“ Quindi il nero è brutto? No perché è il colore preferito di mamma.”

“ Il nero non è brutto, c'è chi crede che il colore nero serva a proteggersi dal male perché lo assorbe e non lo fa arrivare fino a noi”

La mora che camminava pochi passi indietro rispetto ai due ascoltava attentamente ognuna delle loro parole.
Il bambino ad un tratto si fermò.

“ Io sono arrivato, questa è casa mia”

Emma alzò lo sguardo e davanti a lei si ergeva un'enorme villa bianca.

“ Dai Henry saluta la signorina “

“ Ciao Emma mi è piaciuto tanto parlare con te”

“ Anche a me, ragazzino”

“ Arrivederci miss...Emma”

Regina le porse la mano.

“ Arrivederci....non so il suo nome”

“Mi scusi, sono stata davvero maleducata il mio nome è Regina, Regina Mills”

“ Allora piacere di conoscerla Regina Mills”

Madre e figlio si avviarono lungo il vialetto di casa e la bionda rimase per un attimo a guardarli erano davvero bellissimi qualcosa in loro le piaceva, le piaceva davvero molto.

****************************************************************************************

Passarono alcuni giorni e i due erano al supermercato a fare un po di spesa.

“ Henry cosa c'è?”

Il bambino era immobile a fissare il pavimento.

“ Mamma di cosa è fatta l'ombra?”

“ L'ombra, tesoro, sei tu che ti frapponi tra la luce e il suolo”

“ Ho capito”

“ Ciao ragazzino, ancora a porre domande a tua madre?”

Henry alzò la testa.

“ EMMA!”

Disse correndogli incontro.

“ Come stai curiosone?”

“ Bene grazie, sono a fare un po di spesa con la mamma”

Nel frattempo Regina si era avvicinata a loro.

“ Buona sera miss Emma”

“ Buona sera a lei signora Mills”

“ Anche lei a fare provviste?”

“ In un certo senso, mi sono resa conto che non avevo nulla per cena ma come una sciocca, per fare presto, sono uscita con pochi soldi, sto decidendo se prendere un trancio di pizza o un panino”

“ Vieni a cena da noi, ho ancora tante domande”

“ Ragazzino non credo che tua madre voglia estranei in casa”

“  Ma noi siamo soli e anche tu, così ci facciamo compagnia”

“ Henry come fai a sapere che sono sola?”

“ Perché se avessi qualcuno che ti aspetta a casa non prenderesti solo un panino”

Emma rimase per un attimo incerta.

“ Henry non essere maleducato”

“ No, no, ha ragione, sono sola ma sono rimasta stupita dal ragionamento logico che ha fatto, sei davvero intelligente ragazzino”

Il bambino arrossì al complimento.

“ Signora Mills Henry ha del potenziale il ragazzo”

“ Lo so, è davvero un bambino speciale”

“ Mamma allora Emma può venire a mangiare da noi?”

La mora ci pensò un attimo.
Poi sospirò.

“ Miss Emma vuole venire a cena da noi?”

Ad Emma si illuminò un sorriso sul volto.

“ Davvero?”

“ Se vuole si, anche perché sono giorni che Henry parla di lei, così risponderà a qualche domanda al mio posto”

“ Allora accetto”

“ Evviva!”

I tre pagarono e uscirono dal supermercato lungo la strada Henry tartassò Emma con centinaia di domande, tutte le quali ebbero una risposta.

“ Emma cos'è l'arcobaleno?”

“ L'arcobaleno si basa su due fenomeni, uno si chiama rifrazione e l'altro riflessione, cioè un raggio del sole, batte contro una goccia d'acqua sospesa nell'aria, e si divide,  nei colori che noi vediamo, ti ricordi quando ti ho detto del bianco? La luce è bianca ma fatta di tutti i colori”

“ Accidenti forte”

“ Si la natura è molto forte”

“ E allora perché il cielo è tutto azzurro?”

“Il cielo che vediamo azzurro, in realtà dovrebbe essere viola, ma il nostro occhio lo percepisce come azzurro, colpa del sole e dell'atmosfera”

“ Il sole è bello ma perché è giallo?”

“ Il sole non è giallo ma bianco, come dicevo prima la luce  passa attraverso l'atmosfera che trasforma il bianco in giallo”

********************************************************************************

Le domande si susseguirono per tutta la cena, Emma adorava rispondere al bambino e giocare con lui, la serata passò veloce e arrivò l'ora di andare a letto.

“ Mamma mi può mettere a letto Emma?”

“ Henry...”

“ Lo faccio volentieri”

Emma si sedette accanto a lui sul letto e gli rimboccò le coperte.

“ Ora dormi ragazzino che domani ci sono tante domande a cui dare una risposta”

“ Emma domani ci sarai?”

“ Non credo”

“ E quando allora?”

“ Non te lo so dire vedremo va bene?”

Il bambino annuì.

“ Buona notte”

“ Buona notte Emma”

“ Buona notte Henry”

“ Buona notte mamma”

La donna uscì dalla stanza, Regina chiuse la porta alle sue spalle.

“ Giornata pesante?”

Domandò la mora.

“ Insomma ho studiato tutto il giorno in biblioteca, poi Henry e ora un'ora e mezza per tornare a casa, perché dubito che ci sia un autobus a quest'ora”

“ Perché? Dove abita?”

“ Dall'altra parte della città”

“ Ma me lo poteva dire l'avrei riaccompagnata a casa”

“ Non importa, Henry era così contento che non ho avuto il coraggio di fermarlo”

“ Le chiamerò un taxi non voglio che vada in giro da sola a quest'ora”

“ Non ho i soldi per pagarlo, non si preoccupi so badare a me stessa da...da sempre direi, farò due passi”

Dette queste parole un tuono squarciò il silenzio, le due si affacciarono alla finestra, fuori imperversava un vero e proprio temporale.

“ Lei non va da nessuna parte con questo tempo”

“ Ma...”

“ Lei dormirà qui, le preparo la stanza degli ospiti”

“ Non vorrei disturbare”

“ Non si preoccupi,e poi mi ha fatto piacere parlare con un adulto, era tanto che non succedeva, mi devo sdebitare con lei”

“In effetti anche se Henry è davvero sveglio e intelligente è pur sempre un bambino ”

“ Lei le piace davvero tanto, è da quando è venuto a mancare suo padre un anno fa che non si avvicinava così ad un adulto, loro due passavano ore a parlare dei perché del mondo, questa sera, per un attimo ho rivisto l' Henry di un anno fa”

“ Mi spiace per la sua perdita signora Mills, non immaginavo, deve essere stato un duro colpo per lei e il bambino”

“ Si lo è stato, Daniel e Henry erano molto legati è stato difficile per lui, quel giorno, prima di uscire mio marito gli promise che sarebbero andati al Luna Park insieme ma lui non tornò mai, un' ubriaco al volante investì la sua auto, morì sul colpo, da quel  giorno Henry non  c'è più voluto andare al Luna Park, diceva che ci sarebbe andato solo con il suo papà”

Le lacrime scorrevano sul volto della donna, Emma istintivamente la strinse fra le braccia, gesto fin troppo intimo ma nessuna delle due parve farci caso, Regina dette fondo a tutte le lacrime che aveva trattenuto per un anno intero.

“ Mi scusi, non so cosa mi è preso non ho mai parlato di lui dopo l'incidente”

“ Non si preoccupi, pianga , pianga e si liberi di quel dolore, non dobbiamo vergognarci di sembrare deboli, perché sa, ci vuole tanta forza per piangere”

“ E' molto gentile i suoi genitori devono essere molto fieri di lei”

“ Non credo visto che mi hanno abbandonata sul ciglio della strada appena nata”

“ Oh, mi dispiace non volevo”

“ Lasci stare l'ho superato da tempo, si vede che non sono nata per avere una famiglia”

“ Perché dice cosi?”

“ Tutte le famiglie che mi hanno preso con loro mi hanno poi rispedita indietro per un motivo o per un' altro si vede che non gli piacevo”

“ Vuol dire che non capivano nulla, come si fa a non volerle bene?”

La bionda a quell'affermazione rimase un attimo incerta anche perché le due erano ancora abbracciate, si staccarono imbarazzate.

“ Cioè volevo dire sembra davvero una brava persona”

“ Grazie”

Le due si sorrisero.

“Forse è l'ora di andare a letto.”

“ Credo di si”

La notte passò tranquilla, anche se le due dormirono poco, al mattino si ritrovarono tutti in cucina.

“ Emma allora ci sei!”

“ Si ragazzino, ieri sera pioveva e la mamma mi ha fatto dormire qui”

“ Che bello! Senti, pensavo, ti va di andare al Luna Park insieme?”

Regina quasi si strozzo con il caffè e Emma rimase a bocca aperta, fissando prima Henry e poi Regina.

“ Io, te e la mamma ti va?”

“ Io...no so...la mamma che dice?”

“ Henry davvero vuoi andare al Luna Park?”

“ Si”

“ Va bene allora se la signorina Emma vuole ci andremo domenica”

“ Emma verrai?”

“ Va bene ragazzino, andremo al Luna Park”

Emma dopo colazione si avviò verso la porta.

“ Non so come ringraziarla per la colazione e per avermi ospitata troverò un modo per sdebitarmi”

“ Lo ha già fatto rendendo felice Henry”

La bionda la osservò.

“ Senta...non so se...ma...tenga questo è il mio numero di telefono per qualsiasi cosa mi chiami pure”

Regina prese il foglietto.

“ Ok grazie”

Le due si divisero ma in entrambe iniziò a scatenarsi un senso di vuoto non appena la porta le separò.
La sera Emma se ne stava sul letto a ripassare letteratura quando il telefono suonò.

“ Pronto?”

“ Sono Regina”

“ Regina cosa c'è? Henry sta bene?”

“ Si, si, sta bene volevo solo...ecco non so se ha tempo ma pensavo se...insomma se avesse voglia di parlare un po...con me”

La bionda rimase stupita ma al contempo felice.

“ Certo che ho voglia”

Le due donne parlarono del più e del meno fino a notte tarda, era come se si conoscessero da sempre.

La domenica successiva andarono al Luna Park passarono una giornata intera ridendo e scherzando, cosa che da tempo non succedeva a nessuno dei tre.

UN ANNO DOPO

Regina e Henry erano seduti al solito tavolino, come ogni domenica facevano colazione nel solito bar, al solito posto, sempre con due brioche calde alla crema, un cappuccino tiepido e un succo alla pesca, il loro rito da sempre, lo stacco dalla settimana appena trascorsa e un buon augurio per quella che doveva arrivare ma da qualche mese si era unita a loro una bionda curiosa.

“ Mamma passiamo al parco dopo voglio vedere se ci sono i miei amici”

“ Certo Henry”

“ Emma mi spingerai sull' altalena?”

“ Con piacere ragazzino arriverai fino al cielo tanto ti spingerò forte”

Mentre si avviavano verso i giardini Regina prese la mano di Emma.

“ Lo sai, esattamente un' anno fa una forza inarrestabile ha salvato un' oggetto inamovibile”

“ Ti ricordi ancora quella domanda?”

“ Non la scorderò mai più”

Le due si sorrisero.

“ Emma tu quale delle due forze pensi che esista?”

“ E' facile quella inarrestabile”

“ E come fai ad esserne così certa?”

“ Perché quella forza inarrestabile è l' amore per te”

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Capitolo 5
*** La lettera ***


~~LA LETTERA


Regina aprì la busta che aveva trovato nella cassetta delle lettere, nel mezzo alle bollette, era una busta non affrancata, non riportava nessun mittente solo un Per Regina.
La aprì e iniziò a leggere.

Si dice che abbiamo poco tempo ma questo non è affatto vero, la verità è che ne sprechiamo molto, ti ho osservata in questi anni e ho visto, ho rivisto la Regina che mi salvò quando ero bambina quindi ora ascolta il mio consiglio.
Innamorati di una persona che al mattino ti chiede come stai, che ti da il buon giorno e non si dimentica che ci sei, che quando apre gli occhi sei il primo pensiero...perché per lei la cosa più importante è che tu stia bene. Innamorati di una persona che ti bacia all'improvviso, senza un motivo, per avere ogni volta l'emozione di un amore che sorprende. Qualcuno che usa gli abbracci invece delle parole quando sei triste, e che, invece dei consigli usa il battito del suo cuore per calmarti.  So che c'è una persona così nella tua vita, non avere più paura di essere felice, corri, prenditi il lieto fine che tanto hai aspettato. M.M.

In quel momento Regina capì tutto, e nella sua mente passarono migliaia di immagini, Emma che ogni mattina correva a salutarla chiedendogli per prima cosa se aveva passato una bella notata, se aveva dormito bene, che le ordinava la colazione in modo che non dovesse aspettare, che la accompagnava in ufficio quando pioveva, quando era freddo, quando era bel tempo, Emma che la baciava sulle guance a natale, per il suo compleanno o quando se ne andava così per farle un dispetto, diceva, Emma che l'abbracciava quando era triste o giù di corda che la teneva stretta senza dire una parola per tutto il tempo di cui ne aveva bisogno e si rese conto che in quell'abbraccio lei ci stava bene.
Allora corse, corse più veloce che poteva fino alla stazione di polizia dove Emma era intenta a firmare qualche scartoffia, la ragazza non fece in tempo a dire nulla che Regina la baciò, piano con delicatezza in un attimo che fu eterno poi si staccarono ma solo di poco.

“ Perché?”

“ Perché qualcuno mi ha fatto capire che stavo solo perdendo tempo”

 

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Capitolo 6
*** L'amore della mia famiglia ***


~~La madre di Regina era andata a far visita alla figlia come al solito senza avvisare.

“ Prego madre entra pure”

“ Regina dovresti tenere di più a casa tua, il giardino è pieno di giocattoli sparsi ovunque, in casa non è da meno e vedo anche quegli orrendi stivali di tua moglie gettati così nel mezzo del salotto per non parlare della giacca, non ti ho insegnato a tenere così una casa”

“ Madre non giudicare la mia casa”

“ Perché non dovrei? Sei il sindaco di questa città, non che figlia dell'ex sindaco, sei una persona importante dovresti dare l'esempio, ti ricordi come era questa casa quando ero io il sindaco?”

“ Certo che me la ricordo, madre”

“ Buona sera Cora”

Disse Emma entrando in salotto con il piccolo Henry in braccio.

“ E allora perché lasci che questa sconsiderata la riduca in questo modo?”

Emma era abituata alle uscite di Cora, non le era mai andata a giù che sua figlia avesse sposato lei, non tanto perché era una donna quanto perché non la considerava all'altezza della figlia.

“ Perché? Vuoi davvero che te lo dica? “

“ Certo”

“ Ok, per prima cosa non offendere mai più la donna che amo, lei non è una sconsiderata, è lo sceriffo non che madre di mio figlio, per seconda cosa questa casa va benissimo così perché qui, ora c'è quello che non c'è mai stato per tutta la mia infanzia”

“ E che cosa sarebbe, Hai una casa a dir poco spaventosa!”

“Avrò anche una casa in disordine ma è piena di tutto ciò che non era la nostra, madre”

“ E di cosa? Caos, giocattoli, schiamazzi o disordine”

 “ Si madre è piena di tutte queste cose, ma c'è una differenza tra me e te, tu lo chiami caos io lo chiamo amore”

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Capitolo 7
*** San Valentino ***


~~

“ Tesoro tu e Regina non uscite per San Valentino?”

“ No mamma, non usciamo”

“ E forse successo qualcosa? Siete forse in crisi?”

“ No mamma, non è successo niente e non siamo in crisi”

“ Allora perché non uscite come tutte le coppie per festeggiare?”

“ Festeggiare cosa?”

“ Ma l'amore, il vostro amore”

“ Ne abbiamo parlato e non ci interessa”
.
.
.
.
UNA SETTIMANA PRIMA

Emma rientrando a casa come ogni sera trova Regina in cucina appresta a preparare la cena.

“ Ciao Emma, un attimo è quasi pronto, sono un po in ritardo, sono tornata tardi da lavoro”

Emma abbracciandola da dietro le bacia il collo.

“ Non importa, fai con calma, anzi c'è qualcosa che posso fare?”

Regina si volta ancora stretta tra le braccia della sua neo fidanzata, le lascia un leggero bacio sulle labbra.

“ No, ho già fatto”

“ Sai che sei bellissima?”

“ Anche dopo una lunga giornata di lavoro?”

“ Hai miei occhi sei sempre bellissima”

La mora la baciò di nuovo.

“ Grazie”

Emma si scostò un pochino.

“ Tieni questo è per te”

Le porse un piccolo pacchettino.

“ Per me? E cosa festeggiamo?”

“ Niente, l'ho solo vista e ho pensato a te, non ho bisogno di una scusa per fare un regalo alla persona che amo”

Regina aprì il pacchettino, all'interno c'era una bellissima sciarpa di seta rossa.

“ Ma è bellissima, grazie Emma”

“ A proposito di feste, tra una settimana è San Valentino, cosa vuoi fare?”

“ Niente”

“ Come niente?”

“ Non  mi interessa”

“ Non vuoi che festeggiamo?”

“ Come hai detto tu non c'è bisogno di una scusa per dire a una persona che la ami”

“ Si ma tutti festeggeranno”

“ Noi non siamo tutti, tu ti prendi cura di me tutti i giorni, San Valentino  è per quelle persone che non hanno abbastanza immaginazione per essere romantiche il resto dell'anno”
.
.
.
PRESENTE

“ Ma perché non vi interessa?”

“ Mamma, io amo Regina, la amo ogni singolo giorno dell'anno, la amo ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, passerò San Valentino a casa con la persona che amo, sedute fianco a fianco, parlando, bevendo cioccolata calda e guardando un film non credi che questo sia il miglior modo di festeggiare l'amore?”

Mary Margaret ci pensò un attimo su.

“ Hai ragione Emma, mi sono fatta prendere la mano, scusami”

“ Qualcuno mi ha detto che San Valentino  è per quelle persone che non hanno abbastanza immaginazione per essere romantiche il resto dell'anno”

“ Questa persona deve avere davvero un gran cuore”

“ Si, ha davvero un gran cuore, il cuore più bello che abbia mai visto”

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Capitolo 8
*** Rivelazione ***


~~Una figura, di rosso vestita, correva per le strade vuote di Storybrooke.
Non c'era tempo, ne aveva già perso molto, e non ne voleva più perdere.
Correva, l'aria fredda le bucava la gola, e le faceva lacrimare gli occhi.
Ad un tratto in lontananza la vide, la grande villa bianca, le luci erano spente, era logico erano le tre del mattino.
Emma aveva camminato per Storybrooke per più di sette ore cercando di assimilare quello che le era successo.
Era arrivata al confine e poi era tornata indietro e aveva capito.
Percorse il vialetto e con decisione iniziò a bussare alla porta, una luce si accese al piano superiore, passarono alcuni minuti poi la porta si aprì.

“ Emma?  Cosa ci fai qui dopo quello che è successo?

“ Sono venuta qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile.”

Un sorriso apparve sulle sue labbra.

“ Allora perché sei scappata, mi sono spaventata”

“ Ho avuto paura, era tutto troppo bello per essere vero, ma ora sono qui e non ti lascerò mai più, se tu mi vuoi ancora nella tua vita”

“ Certo che ti voglio ancora nella mia vita, anche perché non riesco a vedere una vita senza di te”

La bionda la strinse forte.

“ Non ti lascerò mai più”

“ E' una minaccia, Swan?”

“ Meglio è una promessa”

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Capitolo 9
*** Lettera a mio figlio ***


~~Ciao Henry, sono la tua mamma, se stai leggendo questa lettera io non ci sono più, devi sapere che quando ho saputo di aspettarti è stata la notizia più bella della mia vita, io e tua madre avevamo tentato a lungo ma era sempre andato tutto storto poi sei arrivato tu, un puntino sul monitor, un battito, un battito forte, ma la vita è strana spesso dà spesso toglie.
Devi sapere che sono malata, per curarmi avrei rischiato di perderti e non facendolo ti perderò lo stesso ma so che tu diventerai un uomo forte e gentile perciò non ho paura.
 Sai Henry io ero una di quelle persone...convinta di non essere mai abbastanza per gli altri, sempre la riserva...sempre la seconda scelta...sempre in disparte...poi un giorno si avvicinò a me una persona...e mi disse...Tu credi di non essere mai abbastanza per gli altri...ma ti sei mai chiesta se gli altri...sono abbastanza per te?
Quella persona era tua madre Emma, che mi è sempre stata accanto, dalle retta perché sa cosa è meglio per te, sii sempre corretto e rendimi fiera, lo so che lo farai.
Ogni sera prima di dormire fino a che ne avrò le forze ti bacerò sulla fronte e ti sussurrerò che ti amo e anche quando non ci sarò più continuerò a farlo.
Perché tu sei il mio piccolo miracolo.
Tu sei il mio piccolo principe e so che diventerai un magnifico adulto.

Henry ripose la lettera sulla scrivania, come faceva ogni volta.

“ Dott. Swan-Mills l'attendono in sala operatoria”

Come ogni volta prima di operare Henry rileggeva la lettera di sua madre,
anche se aveva ormai più di cinquant'anni quella lettera lo aiutava perché sapeva che non era solo nella sala operatoria del reparto di oncologia del più rinomato ospedale di New York, era il primario, sorridendo percorse le corsie ricordando le parole di sua madre Emma.
“ Non sarai mai  solo perché con te ci sarà il più bell'angelo custode dell'universo, a proteggerti e a vegliare su di te.

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Capitolo 10
*** Un compleanno da ricordare ***


~~Era il primo compleanno che Emma passava con la sua vera famiglia, il primo senza mostri, il primo da poter festeggiare, sua madre aveva deciso di organizzarle una festa a sorpresa, Regina non ne era per niente sicura che fosse una buona idea ma non era riuscita a far desistere la donna , avevano deciso tutti di far finta di dimenticarsi il compleanno di Emma.  Tutti le dettero buca e Emma si sentì di nuovo la bimba sperduta che era stata per tutta la sua vita. La sera, mentre tutti l'aspettavano a casa per gridarle “ Sorpresa” lei decise di non tornarci a casa, guidò fino al confine, fermò l'auto e si sedette davanti a quella linea sull'asfalto, tutti aspettavano, passò un'ora, poi due, quando capirono che non sarebbe tornata si sentirono in colpa, solo una persona aveva capito tutto, Regina non era andata alla festa ma aveva seguito la bionda da lontano.

“ Ehi solitaria”

Emma si voltò.

“ Non dovresti essere alla festa?”

“ Quale festa?”

“ Quella a sorpresa che avevo assolutamente sconsigliato a tua madre”

“ Mia madre mi ha organizzato una festa a sorpresa?”

La mora si sedette accanto a lei.

“ Si, il tuo super potere non ha funzionato? Si erano messi tutti d'accordo per far finta di scordarsi il tuo compleanno”

“ Oh, capisco e tu non volevi?”

“ No”

“ Perché?”

Regina si sistemò meglio accanto a Emma.

“ Attenta così ti sporcherai il vestito”

Si preoccupò la bionda.

“ So come ci si sente”

“ Non capisco”

“ Volevi sapere perché non volevo che tua madre ti organizzasse una festa a sorpresa?”

Emma annuì.

“ Perché so come ci si sente quando si dimenticano di te”

“ Lo sai? Ma eri la regina?”

“ Ero la regina cattiva, tutti avevano paura di me, della mia reazione”

“ Nemmeno quando eri piccola?”

“ Mia madre reputava i compleanni cose inutili, solo il potere andava festeggiato”

“ Non hai mai festeggiato un compleanno?”

“ Qualcuno ma ero sempre da sola”

“ E' per questo che sei venuta a cercarmi?”

“ Si, ho pensato che magari....io...non so...magari avevi bisogno di qualcuno con cui parlare”

Emma la guardò intensamente senza proferire parola.

“ Ma forse mi sbagliavo, forse vuoi rimanere da sola”

Fece per alzarsi, ma la mano di Emma la fermò.

“ Non voglio stare sola”

Regina sorrise e si mise di nuovo a terra.

“ Regina?”

“ Si?”

“ Grazie”

“ Di nulla”

Le due rimasero per un po sedute l'una accanto all'altra in silenzio, fino a quando il cellulare di Emma non suonò.
La bionda guardò lo schermo, era sua madre.

“ Non rispondi? Saranno preoccupati per te”

“ Non ne ho voglia, loro non...”

“ Non?”

“ Loro non sono te”

“ In che senso?”

“ So che mi vogliono bene, e che si impegnano ma non mi capiscono, non sanno quello che ho passato, ci mettono tutto l'impegno possibile ma non mi capiscono, tu invece... la nostra vita è stata un'eterna lotta fin dal giorno in cui siamo nate, nessuno ci ha mai amato veramente, i nostri amori se ne sono andati, siamo state isolate e...per quanto ci provino David e Mary Margaret non sanno cosa si prova a essere soli”

Regina l'ascoltava in silenzio.

“ Con te invece è più facile, hai passato quello che ho passato io, e poi questo fatto della magia, che non riesco a controllare, ho paura di fare del male a qualcuno, tu ci sei passata, loro no”

“ Vuoi che ti insegni a usare la magia?”

“ Lo faresti?”

“ Nel nostro mondo è meglio saperla usare, dai fammi vedere qualcosa”

“ Cosa?”

“ Crea una sfera di energia”

“ Non so come fare”

“ Metti la mano così e concentrati”

Regina gli mostrò come fare, la bionda fece lo stesso ma a lei non venne fuori nulla.

“ Aspetta”

Regina si spostò leggermente appoggiando una mano alla spalla di Emma, in quel momento una sfera azzurra si manifestò sulla mano della bionda.

“ Brava vedi che ci riesci”

“ Io...io...ma come?”

“ La magia trae energia dai nostri sentimenti, a cosa hai pensato quando è apparsa la sfera?”

Emma arrossì di colpo abbassando la testa.

“ Cosa c'è Swan? Il lupo ti ha mangiato la lingua? Deve essere stato un sentimento forte, venuto direttamente dal cuore, visto che la sfera è apparsa velocemente, molto grande e luminosa”

Emma ancora non proferiva parola e il rosso diventava sempre più acceso.

“ Non posso insegnarti a controllare la magia se non mi dici cosa senti, a cosa hai pensato?”

“ A te”

“ Come?”

“ Ho pensato...ho pensato che...che...”

“ Emma”

“ Ho pensato che mi piace quando mi sfiori e che vorrei che lo facessi più spesso!”

Regina rimase immobile, osservava il volto della donna accanto a lei, era rosso quasi come il suo giacchetto, il suo respiro era molto veloce e i suoi occhi non la ricambiavano.

“Emma...tu vuoi...”

“ Lascia stare Regina, fai finta di nulla, ci sono abituata e lascia stare anche questa cosa della magia non fa per me, l'unica cosa in cui sono stata brava in tutta la mia vita è stato scappare e sopravvivere quindi non ti preoccupare per me supererò anche questa”

Emma fece per alzarsi.

“ Aspetta”

Disse Regina.
La bionda la guardò.

“ Dammi la mano per favore”

Emma era riluttante a questa cosa ma lo fece.
Regina le prese la mano, la sfiorò, la accarezzò.

“ Emma, io ti piaccio?”

La ragazza rimase alquanto spiazzata.

“ Certo....che mi piaci”

“ Come?”

Chiese Regina continuando ad accarezzare la mano di Emma.
La ragazza restava in silenzio.

“ Io ti amo”

La mano di Regina si fermò proprio sopra il tatuaggio.

“ Ecco ora lo sai”

“ Ma sono la regina cattiva, quella che ti ha tolto all'affetto dei tuoi cari, colei che non si merita un lieto fine”

“ Regina, io ti amo non per quello che sei o per quello che eri, ma per chi sono io quando sono con te. Io ti amo non solo per ciò che tu hai fatto di te stessa, ma per ciò che tu stai facendo per me.
Io ti amo per la parte di me che riesci a tirare fuori”*

“ E chi sei quando sei con me?”

“ Sono Emma, non la salvatrice, non la figlia perduta, non la madre di Henry o lo sceriffo, sono semplicemente Emma”

Regina ascoltava in silenzio, Emma la guardava, non sembrava tubata dalle parole appena sentite anzi era tranquilla assorta nei suoi pensieri.
Emma si sporse appena.

“ Regina....”

La frase si chiuse li, le labbra della mora si unirono alle sue, erano morbide e dolci, poi si staccarono.

“ Che significa?”

“ Che ti amo anche io, sciocca”

“ Davvero?”

Un sorriso apparve sul volto preoccupato di Emma.

“ Davvero”

“ E' il più bel regalo di compleanno che potessi ricevere, il mio desiderio si è avverato”

Disse tirando fuori una candelina dalla tasca.

“ Che avevi chiesto?”

“ Il mio lieto fine, e il mio lieto fine sei tu Regina ne sono sicura”

La mora sorrise.

“ Dai andiamo saranno preoccupati per te”

Si alzarono e fecero qualche passo verso la macchina.

“ Ah, Emma”

“ Si?”

“ Lo so che non sono più la regina cattiva, ma lo posso dire io a tua madre di noi?”

Emma rise, baciandola e stringendola forte.

“ Certo che lo può fare sua maestà”

 

 

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Capitolo 11
*** inedito ***


~~Questa one shot mi è venuta in mente quando ho sentito questa canzone della Pausini, che io adoro, quindi spero non me ne voglia, perché secondo me è stupenda, rivedevo la loro storia.
Prima antagoniste, gli opposti che alla fine si completano, il loro stravolgere i propri mondi per poi cambiare, volersi bene, aiutarsi, crescendo insieme giorno dopo giorno.

Regina: Dal primo istante che ti ho vista fuori dalla porta di casa mia, ho saputo che saresti stata la mia spina nel fianco e anche la mia salvezza.

(Non ho con te misura, né termini di paragone ancora, perché non c'è natura, per me nessuna forma così pura.)

Emma: Anche per me è stato lo stesso, eri così bella, elegante, raffinata.

(Fuori dall'ordine del quotidiano convivere, su un' altro  piano tu sei.)

Regina: Tu sei tutto ciò che io non sono e al contempo siamo così simili.

 (Tu sei l'esatto opposto di me.)

Emma: Il tuo abbraccio, quel giorno, quando ti ho mostrato l'anello mi ha scaldato il cuore.

 (Per questo è splendido, L'abbraccio corrisposto che c'è, è un mondo inedito.)

Regina: Non avevo mai avuto a che fare con qualcuno come te, era dai tempi in cui davo la caccia a tua madre che non mi divertivo così tanto, la mia vita era ferma ormai da troppo tempo.

(Non ho in me memoria di nessun altro che abbia la tua storia, con te non c'è più noia, non cerco più nessuna scorciatoia.)

Emma : Quando sto con te so di poter fare tutto, con te al mio fianco so di essere invincibile perché noi siamo invincibili.

(Tu cambi l'orbita alla mia consueta ansietà che soffocava e mi rendeva schiava.
Tu sei l'esatto opposto di me per questo è splendido.)

Regina: Anche per me quell'abbraccio è stato qualcosa di unico e nuovo.

 (L'abbraccio corrisposto che c'è è così inedito.)

Emma: Mi mancava qualcosa, qualcosa a cui avevo rinunciato ormai...

 (Sei nel canto che non c'era e adesso c'è...)

Regina: Lo so che detto da me è ironico, ma sei apparsa d'incanto davanti a me e hai cambiato la mia vita per sempre.

 (Sei d'incanto chi non c'era e adesso c'è...il mio battesimo di un' altro vivere.)

Emma: Con te al mio fianco non ho paura di nulla, per te posso affrontare draghi, mostri alati e di ghiaccio, per te andrei anche all'inferno.

(Con te non ho più paura.)

Regina: Non ho più bisogno di fingere.

 (E' un volo libero.)

Emma : Piano piano abbiamo imparato a volerci bene, a guardarci le spalle.

 (L'affetto che matura.)

Regina: Nel modo più puro che c'è, conoscendo le nostre paure e aiutandoci a superarle.

(In modo autentico.)

Emma: Tu sei il mio opposto e non credere a chi dice che è sbagliato, l'amore non è mai sbagliato.

(TU SEI L'ESATTO OPPOSTO DI ME...
            E QUESTO E' SPLENDISO...
           NON C'E' NIENTE FUORI POSTO PERCHE'.)

Regina: Con te la mia vita è stata molto più frenetica è vero, ma nessuno mai nella mia vita mi ha dato quello che mi hai dato tu...la fiducia.

(Fuori dall'ordine..
del quotidiano...
su un' altro piano tu sei perché...)

Emma / Regina: D'ora in poi tutto sarà nuovo, tutto sarà vivo, tutto per noi sarà INEDITO.

(E' UN MONDO INEDITO!)

 

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Capitolo 12
*** Lavaggio auto ***


~~
Il maggiolini giallo si fermò proprio davanti alla grande villa bianca, Henry corse fuori abbracciando la madre.

“ Dai mamma andiamo”

“ Ehy ragazzino quanta fretta”

“ Oggi andremo a vedere il museo dei dinosauri non voglio arrivare in ritardi”

“ Tranquillo non arriveremo in ritardo, fammi almeno salutare Regina”

La donna era rimasta sulla porta di casa.
Emma le si avvicinò.

“ Buon giorno Regina”

“ Buon giorno Emma, grazie per essere venuta con così poco preavviso ma è sorto un problema davvero grosso e devo controllare alcuni fogli di bilancio”

“ Nessun problema, spero solo che non sia nulla di grave”

“ Solo la solita lungaggine burocratica”

Il suono del clacson fece voltare le due.

“ E' meglio che vada o Henry mi distruggerà l'auto”

“ Si è meglio e faresti anche bene a darle una lavata a quella trappola gialla”

“ In effetti ne avrebbe bisogno”

“ Se voi la puoi lavare qui, nel mio vialetto, quando hai portato Henry a scuola”

“ Davvero?”

“ Mi devo sdebitare con te in qualche modo”

“ Be, grazie allora”

Le due si salutarono, Emma accompagnò il figlio alla gita poi tornò a casa di Regina, e iniziò a pulire il suo maggiolino, l'interno era forse messo peggio dell'esterno tanto che le ci volle più di un'ora per pulire tutto poi prese il tubo di gomma e aprì l'acqua, con non poco olio di gomito e di sapone riuscì a far brillare di nuovo la carrozzeria.
Regina si era avvicinata alla finestra, voleva staccare un attimo da quei fogli, i suoi occhi furono catturati dalla figura snella e tonica dell'altra madre di suo figlio, quei pantaloni veramente troppo attillati e la canotta bianca che esaltava gli addominali erano ipnotici, le braccia muscolose e quel ciuffo che le cadeva davanti agli occhi le fecero sentire uno strano movimento dentro, quando iniziò a pensare come sarebbe stato accarezzare quei muscoli si riscosse.
Certo fra lei e Emma le cose erano cambiate ormai, da acerrime nemiche in lotta per il figlio a amiche che si aiutavano nel momento del bisogno, tutto nel giro di poco tempo, tutto perché lei si era ammalata, niente di grave, ma all'inizio si era pensato al peggio e la giovane bionda non aveva esitato un attimo a starle accanto anche quando stava veramente male.
In quell'istante si era resa conto di una cosa, Emma le era sempre vicina, ogni volta che aveva un problema Emma era li per aiutarla a risolverlo, solo ora si era resa conto di quanto Emma fosse importante nella sua vita.
Decise di preparargli una limonata.
Le arrivò alle spalle proprio nel momento in cui la bionda stava per sciacquare l'auto.

“ Emma vuoi...”

La bionda si spaventò lasciando andare il tubo, così un getto di acqua fredda la colpì in pieno inzuppandola dalla testa ai piedi.

“ Accidenti!”

“ Scusami non volevo  spaventarti”

“ Non fa niente è che ora sono fradicia”

“ Dai vieni ti presto dei vestiti altrimenti ti ammalarti”

Le due rientrarono in casa, salirono fino alla camera di Regina.

“ Credo di avere una tuta da qualche parte”

“ Non stare a confonderti, mi asciugo un attimo e via”

Proprio in quel momento le scappò uno starnuto.

“ Certo come no, non ci pensare neanche”

Disse voltandosi.

“ Non ti voglio vedere con quei vestiti addosso, spogliati immediatamente”

Solo dopo Regina si accorse che la frase poteva essere leggermente maliziosa e la faccia della bionda le confermò la cosa.
Non ebbe il modo di dire altro che Emma si tolse la canotta, Regina la osservò arrossendo.

“ Che c'è sindaco non mi dirà che si vergogna?”

“ Io...io...certo che no”

Appoggiò i vestiti sul letto e fece per andarsene, quando Emma la prese per un braccio.

“ Aspetta”

Le due si guardarono.

“ Grazie”

“ E di cosa è solo una tuta”

“ No Regina grazie per tutto, per esserti presa cura di Henry, per averli dato la famiglia che io non ho mai avuto e che non potevo essere, per avermi lasciato vedere Henry anche quando facevo la stronza, mi sono resa conto che non ti ho mai ringraziata”

La mora era sorpresa da quella dichiarazione.

“ E ora ti prendi persino cura di me”

“ Emma, io ti dovrei ringraziare per essermi stata accanto durante la malattia, nessuno voleva farlo, anzi mi sono sempre chiesta perché lo hai fatto, potevi avere Henry tutto per te”

Emma la guardò sorpresa.

“ E' semplice, sei sua madre, sei importante per lui e sinceramente anche per me”

Emma lasciò scivolare le dita lungo il braccio di Regina fino alla mano dove intrecciò le sue dita con quelle di lei.

“ Sei molto importante per me”

Disse ancora non alzando mai il viso.
A questo punto Regina con la mano libera alzò il viso dell'altra donna per poterla finalmente guardare negli occhi.
In quel verde brillante vide qualcosa che non vedeva da molto tempo, qualcosa che aveva visto solo in altri occhi, negli occhi di suo marito,Daniel, molti anni prima, la mattina dell'incidente, l'ultima volta che lo vide, negli occhi di Emma c'era la stessa luce.

“ Emma io...”

“ Lo so, lo so, sono una sciocca, è solo che quando sto con te e Henry mi sento finalmente a casa, ma non importa, fa finta che non ti abbia detto nulla, ora vado devi finire il tuo lavoro”

Lasciò la presa su Regina, agguantò la tuta e si avviò verso la porta, un freddo intenso si diramò dalla mano di Regina fino al suo cuore, si rese conto che non doveva lasciarla andare via.

“ Emma aspetta!”

Le corse dietro, abbracciandola.

“ Non andare, non andare per favore, sono stanca di combattere da sola, sono stanca di portare quest'armatura è troppo pesante per me”

“ Regina...”

“ Ti prego, sei la mia salvatrice”

Emma la strinse tra le braccia, forte, più forte che poteva.

“ Regina mi permetterai di fare una cosa che è tanto tempo che voglio fare?”

“ Cosa vuoi fare?”

La bionda tirò fuori dalla tasca una fotografia e gliela mostrò, raffigurava Regina con un fazzoletto che le fasciava la testa, era pallida e sciupata ma che sorrideva felice con Henry una volta che erano andati tutti insieme a fare un pic-nic.

“ Voglio fare in modo che questo sorriso torni sul tuo volto e voglio che non lo lasci mai più, da quel giorno ho giurato a me stessa che avrei fatto di tutto perché quel sorriso tornasse”

“ Emma...ecco perché...”

“ Sapevo che potevo fare ben poco, non sono certo alla tua altezza, ma ho sempre cercato di fare del mio meglio ma...ora...forse...posso fare di più”

“ Emma, ti prometto che finché tu starai al mio fianco io non smetterò mai di sorridere”

A Emma si illuminò il volto, si avvicinò piano alle labbra di Regina, erano morbide, lo aveva sempre immaginato ma dal vero erano ancora meglio.
Non si lasciarono più, il destino le aveva fatte incontrare e aveva dato a Regina una seconda possibilità che non potevano e volevano sprecare.

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Capitolo 13
*** Nacondino ***


~~Ricordo che c'era una bambina che non giocava mai con noi, se ne stava sempre in disparte giocava sempre da sola con il suo cigno di pezza, io la guardavo, aveva lo sguardo triste, chiesi agli altri bambini chi fosse e loro mi dissero che si chiamava Emma era appena stata adottata da una giovane coppia, i Nolan, non la facevano giocare con loro perché la reputavano strana.
Non so ma c'era qualcosa in lei che mi attraeva forse erano i suoi lunghi capelli biondi ondulati, i suoi occhi azzurri così tristi o il suo stringersi forte a quel suo pupazzo, un giorno decisi di parlarle.

“ Ciao come ti chiami?”

Lei alzò il viso, nel suo sguardo un misto fra incredulità e paura.

“ Io?”

“ Si, tu come ti chiami? Io sono Regina”

“ Mi chiamo Emma”

“ Piacere di conoscerti Emma, mi piace  molto il tuo cigno”

“ Lui è mio amico, il mio unico amico era con me quando mi hanno trovata”

“ Come ti hanno trovata?”

“ I miei genitori mi hanno abbandonata, sono stata in istituto fino a pochi mesi fa quando Mary Margaret e David mi hanno adottata ma non ci vorrà molto sono sicura che mi riporteranno indietro come hanno fatto tutti io non piaccio alle persone sono cattiva”

“ Perché credi di essere cattiva?”

“ Perché se neanche i miei veri genitori mi hanno voluta devo essere davvero cattiva”

“ Non credo, nessuno nasce cattivo, e poi a me tu piaci”

“ Davvero?”

“ Davvero!”

Passammo insieme molte ore a parlare e a giocare, giorno dopo giorno fino a quando lei mi propose un gioco nuovo.

“ Regina ti va di giocare a nascondino?”

Ci pensai un attimo.

“ Si, ma se ti trovo ti bacio”

“ Ok “

Io chiusi gli occhi e iniziai a contare mentre Emma si allontanava la sua voce mi chiamò

“ Regina?”

 Mi guardò sorridendo.

“ Se non mi trovi sono dietro la porta”

E corse via.
Gli anni passarono, dieci, venti.
Ormai sono adulta e vivo nella grande villa che era dei miei genitori, ho un grande giardino, una splendida Mercedes e un lavoro importante, sono diventata il sindaco della mia città,  non passa momento senza che io ripensi a quel giorno, a quel gioco.
Molto spesso devo fare il doppio lavoro per andare a prendere i documenti che lo sceriffo non riesce mai a farmi avere in tempo.
Questo pomeriggio non è diverso ma  sulla scrivania al posto dei documenti trovo un biglietto.

“ Buona sera Sig. Sindaco le va di giocare a nascondino?”

Sorrisi.

“ Si ma se la trovo la bacio sceriffo”

Dissi a voce alta.

“ Ok, sig. sindaco ma se non mi trova sono dietro la porta”

 

 

 

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Capitolo 14
*** trovata ***


~~
“ LOLA, LOLA DOVE TI SEI CACCIATA?”

(Accidenti ma dove è andata? Lola non è da te scappare così.)

Bip...Bip Bip...

(Ma cosa?)

Mess:
Buona sera, se sta cercando la sua cagnolina è qui con me, siamo davanti al laghetto proprio sotto il salice, la aspettiamo.

(Meno male qualcuno l'ha trovata, strano però che si sia fatta avvicinare di solito è così diffidente.)


************************************************************

“ Lola!”

Al sentir pronunciare il suo nome la cagnolina dal folto pelo marrone alzò la testa.

“ Lola ma che ti è preso?”

Anche la giovane ragazza intenta ad accarezzarla alzò lo sguardo verso la direzione da cui proveniva la voce.

“ Buona sera, sono la padrona di Lola, grazie per averla trovata”

“ Buona sera a lei e non mi ringrazi è Lola che ha trovato me”

“ In che senso?”

“ Io ero seduta qui a leggere e lei è arrivata sistemandosi sulle mie gambe e addormentandosi”

“ Davvero? Che strano, non è da lei, di solito non si fa mai avvicinare da nessuno ne tanto meno è lei ad avvicinarsi “

“ Si vede che gli piaccio”

Disse la ragazza alzandosi.

“ Piacere io mi chiamo Emma”

“ Piacere Emma, Regina e lei come avrai capito è Lola”

“ E' davvero bellissima”

Disse accarezzandole il muso.

“ Lei deve essere davvero speciale, Lola ha paura di tutti”

“ Come mai?”

“ E' stata maltrattata da piccola, l'ho trovata legata a una catena, era ferita e  moribonda, è salva per miracolo, sono la prima persona che ha visto quando ha riaperto gli occhi e da quel giorno si fa avvicinare solo da me”

“ Povera Lola, le persone sanno essere così crudeli”

In quell'istante la cagnolina si alzò sulle zampe posteriori andando ad abbracciare la giovane, leccandole poi il volto.

“ Lola dai fai la brava, non dare fastidio alla signorina”

“ Non mi da nessun fastidio, anzi”

La mora sorrise a quella scena.

“ Senta ha da fare adesso?”

Chiese la bionda.

“ Chi io?”

“ Si, ha un momento o deve scappare?”

“ Non ho nulla da fare, perché?”

“ Le va un caffè? Così posso stare ancora un po con Lola”
La mora ci pensò un attimo su.

(Che diamine a Lola piaceva quella ragazza e infondo anche a lei.)

“ Ok accetto”

“ Forte! Andiamo”

Le tre si incamminarono verso un locale poco fuori il parco.
Si sedettero ai tavolini fuori dal locale.
Lola continuava a scodinzolare e giocare con la giovane ragazza.
Ordinarono un caffè e una cioccolata calda.

“ E' sorprendente come piaccia a Lola”

“ Probabilmente è perché ci capiamo”

“ Cosa intende?”

“ Anche io sono stata abbandonata, non ho mai conosciuto la mia vera famiglia e nessuno è mai arrivato a salvarmi, almeno in questo Lola è stata fortunata a trovare lei”

“ Mi spiace”

“ Acqua passata”

“ Sa gli animali sentono se una persona è buona o cattiva e visto come si comporta Lola lei deve essere davvero una brava persona”

“ Grazie”

“ Sa ha un che di familiare ci siamo forse già incontrate? Che fa nella vita?”

“ Sono una detective della omicidi”

“ Wow, lavoro pericoloso”

“ A volte, ma ho fatto una promessa una volta e in un modo o nell'altro la voglio mantenere”

“ Che promessa? Se posso chiedere”

La ragazza ci pensò un attimo, osservando la donna davanti a lei.

“ Molti anni fa feci una promessa a una persona, mi disse che la madre la costringeva ad essere ciò che non era, la conoscevo da pochi minuti ma era come se la conoscessi da sempre, le promisi che l'avrei sempre protetta, che qualunque cosa fosse successa io non avrei mai permesso a nessuno di farle del male, le promisi che le avrei dato il suo lieto fine, ma la vita ci ha separate non l'ho più rivista perché, mi dissero, si era trasferita e così non ho potuto mantenere la mia promessa, la cosa buffa e che non conoscevo neanche il suo nome, sapevo solo che sua madre era una persona potente, così cerco di dare giustizia a più persone possibile”

La donna davanti a lei aveva gli occhi spalancati, sul suo volto un'espressione di puro stupore.

“ Che c'è non si sente bene?”

“ Vivevi a Storybrooke”

“ Come fa a saperlo?”

“ Non dubitare mai di te, proveranno a dirti chi sei per tutta la vita. Tu reclama il tuo spazio e dimostra chi sei davvero. Se vuoi che ti guardino diversamente, datti da fare. Se vuoi che le cose cambino, devi riuscire a cambiarle tu stessa, perché al mondo non esistono fate Madrine”

“ Oh mio Dio!”

“ Tu eri tu quella ragazza?”

“ Tu sei...”

Il suo sguardo cadde sul labbro superiore della mora davanti a lei.

“ Il tuo labbro...quella cicatrice è...”

“ Si, è la ferita che curasti”

“ Ti è rimasta la cicatrice mi spiace”

“ Non dispiacerti grazie a te  e a questa cicatrice mi sono salvata”

“ Cosa?”

“ Tu hai mantenuto la promessa, tu mi hai salvata, le tue parole mi hanno fatto credere in me stessa, nessuno mi ha più messo le mani a dosso o mi ha detto cosa fare”
.
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15 anni dopo

“ Addio Lola, e grazie, grazie di tutto”

Regina salutò così per l'ultima volta Lola.

“ Come stai?”

“ Mi mancherà”

“ Lo so mancherà anche a me, era davvero un' essere speciale”

“ Si, grazie a lei ho trovato il mio lieto fine, voi due siete le mie salvatrici”

“ Ha avuto una splendida e lunga vita, è stata felice, grazie a te”

“ Non la dimenticherò mai”

“Non lo farai,non lo faremo, lei resterà per sempre nei nostri cuori.”

“ Adesso andiamo a casa”

Si scambiarono un bacio, avevano perso una parte importante della loro vita, ma il suo ricordo sarebbe rimasto per sempre nei loro cuori, dopo tutto era stata lei a farle incontrare, a farle unire, a farle innamorare.

 

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Capitolo 15
*** luna piena ***


~~Info: quelli fra parentesi sono pensieri, non espressi ad alta voce.

Stavo guidando, era notte, avevo deciso di trasferirmi, di lasciare alle spalle il mio passato e di cambiare completamente vita, nel cielo una splendida luna piena rischiarava la strada davanti a me.
Fu un attimo e davanti ai fari della mia auto vidi due piccole luci scintillanti, illuminato meglio, un lupo dal folto pelo dorato mi osservava nel bel mezzo della strada.
Frenai, ma l'asfalto umido della notte non mi aiutò, per non colpire l'animale sterzai bruscamente perdendo il controllo dell'auto e finendo chi sa dove perdendo i sensi, infatti i miei ricordi finiscono li, negli occhi del lupo, poi il buio.
Mi svegliai la mattina dopo, in un letto d'ospedale avevo una fasciatura al braccio destro e un cerotto in fronte.
Feci per muovermi ma qualcosa di pesante era appoggiato al mio fianco, guardai meglio, una donna dai biondi capelli dormiva appoggiata al mio letto, e a me, il mio movimento la svegliò, con poca raffinatezza si stiracchiò sbadigliando sonoramente un “auuuuuuuuu” poi mi guardò.

“ Buon giorno”

Mi disse.
Io non risposi per la sorpresa.

“ Mi presento, mi chiamo Emma Swan, sono lo sceriffo di questa città, sono io che ti ho trovata e portata qui, sei stata molto fortunata lo sai?”

“ Io non ricordo nulla”

“ Sei finita fuori strada”

“ Giusto il lupo!”

“ Lo immaginavo, visto che i tuoi esami del sangue non davano esito positivo all'alcol o droghe”

“ Un lupo mi ha attraversato la strada e per non colpirlo ho sterzato”

“ Qui i lupi sono molto...popolari diciamo così”

“ In che senso?”

“ Ce ne sono molti, devi stare attenta”

“ A proposito dove mi trovo?”

“ Sei a Storybrooke, ridente cittadina del Maine”

Rimasi in silenzio.

“ Vado a chiamare il dottore”

La donna si allontanò sparendo dietro la porta.

( Storybrooke, non l'ho mai sentita, deve essere una piccola città di periferia)

Lo sceriffo e il dottore entrarono nella stanza.

“ Bene vedo che si è svegliata, come si sente?”

“ Direi bene anche se un po confusa”

“ Le è andata bene che lo sceriffo passasse vicino al confine, qui le notti sono molto fredde avrebbe rischiato molto”

“ Quando posso ripartire?”

“ Non prima di un mese almeno, voglio controllare che tutto vada bene, si deve riposare”

“ CHE COSA?”

“ Mi spiace sig. Mills ma è per il suo bene”

“ Come fa a sapere il mio nome?”

“ Dopo averla soccorsa ho controllato i suoi documenti”

Rispose lo sceriffo.

“ Allora ha capito bene cosa le ho detto?”

“ Ok dottore troverò un hotel”

“ A quello ci penso io, da Granny'e hanno delle bellissime camere”

“ Grazie sceriffo”

“ Dovere”

I due uscirono dalla stanza lasciando però la porta semi aperta.

“ Dottore ha notato anche lei la somiglianza vero? Che sia lei?”

Non riuscii a sentire altro, di chi stavano parlando? Lo avrei scoperto di li a poco.

********************************************************************************

“Venga signora Mills l'aiuto io”

“Grazie sceriffo ma non ce né bisogno, ce la faccio anche da sola”

“ No davvero, lei è convalescente e non può fare sforzi, lasci fare a me”

“ Grazie, ma non mi dia del lei, più o meno abbiamo la stessa età”

( si PIU' o meno)

“ ok, come vuol...come vuoi, ma allora anche tu mi devi chiamare Emma”

“ Va bene Emma”

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I giorni passavano e io mi sentivo sempre meglio tanto da non capire come mai dovessi rimanere per un mese intero, non che avessi altro da fare, avevo lasciato lavoro, casa, fidanzato in pratica tutta la mia vecchia vita perché sentivo che qualcosa non andava, avevo 28 anni e non mi sentivo a casa da nessuna parte.

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Storybrooke è davvero una cittadina eccentrica, ci sono solo due locali Granny's dove poter mangiare e il Rabbit Hole per uscire la sera, tutto qui, sembra perfetto, ogni giorno è uguale come congelato nel tempo, ma...inizia a piacermi...non so, lo trovo familiare, piacevole, c'è solo questo problema dei lupi che ululano costantemente tutta la notte.

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“ Buon giorno Regina”

Alzai la testa.

“ Buon giorno Emma, sei di servizio oggi?”

“ No, oggi tocca al mio vice sono venuta a fare colazione”

“ Se non hai altri impegni ti va di farmi compagnia?”

“ Con piacere”

La bionda si sedette al tavolo ordinando del caffè.

“ Come ti trovi a Storybrooke?”

“ Diciamo che non ci sono abituata, vengo da New York, qui è molto diverso”

“ Si immagino ti devi annoiare molto”

“ No, non direi, certo è molto più tranquillo ma mi piace”

“ Eri in vacanza?”

“ In un certo senso...”

“ Cioè?”

“ Come posso spiegare...me ne dovevo andare, sto cercando un posto che possa chiamare casa”

“ Ti mancava qualcosa?”

“ Si, non so cosa ma sento che li non era il mio posto”

“ Capisco, e qui come ti trovi?”

“ Bene, mi sento tranquilla, mi fa stare bene”

“ Ne sono felice, ti va se ti porto un po i giro per Storybrooke?”

“ Non vorrei disturbarti se è il tuo giorno libero avrai di certo tante cose da fare”

“ Non ho niente da fare e mi farebbe piacere mostrarti la mia città”

“ Allora accetto”

“ Ti porterò alla spiaggia, in questo periodo è bellissima”


*******************************************************************************

Arrivammo alla spiaggia, la vista era magnifica, camminammo per non so quanto tempo fino ad arrivare ad un promontorio.
Lo osservai.
In alto, spiccava una statua.

“ Cos'è quella?”

“ E' la nostra leggenda”

“ Cioè?”

“ Si narra che molti anni fa, una strega malvagia abbia fatto un sortilegio su Storybrooke, condannando gli abitanti a vagare per i boschi sotto forma di lupi, la targa recita *di giorno in un modo di notte in un' altro, questa è la norma, finché non riceverai il primo bacio d'amore allora dell'amore avrai la forma*. Però una bambina venne risparmiata facendola uscire dal confine prime che venisse scagliato il maleficio, lei tornerà compiuti 28 anni, spezzerà la maledizione liberando Storybrooke e libererà gli abitanti condannati dal maleficio”

“ Wow! che storia, è per il fatto che ci sono molti lupi”

“ Credo di si”

La giornata passò serena ma non riuscivo a togliermi dalla mente quella leggenda.

***********************************************************
Era quasi passato il mese e io sarei dovuta ripartire ma poi volevo davvero ripartire?
Avevo fatto amicizia con molte persone, con Emma soprattutto, passavamo molto tempo insieme, lei era premurosa, e gentile mi sorpresi di come aspettavo con ansia di incontrarla.
Mentre facevo la mia solita passeggiata notai che la biblioteca era aperta, entrai e al bancone intenta a sistemare i libri c'era un a ragazza.

“ Buongiorno”

“ Buongiorno io sono Belle cosa posso fare per lei?”

“ Vorrei dare un'occhiata se possibile”

“ Ma certo se ha bisogno di auto mi chiami”

Mi allontanai, volevo sapere di più di quella cittadina, cercai ma trovai ben poco sulla storia di Storybrooke, fino a quando non incappai in un libro molto vecchio.

“ C'era una volta”

Non potei fare a meno di leggerlo, al suo interno varie storie, una di esse mi colpì.

( C'era una volta una strega...)

La storia era molto simile alla leggenda che mi aveva narrato Emma.

( ...tanti e tanti anni fa viveva in un piccolo villaggio una ragazza, figlia del mugnaio, lei sognava di diventare potente, tentò in tutti i modi di cambiare il suo destino fino ad usare la magia, ma la magia ha sempre un prezzo, era si diventata potente ma anche molto malvagia, per ottenere tale potere rinunciò al suo cuore che chiuse in uno scrigno lontano da lei, la donna ebbe una figlia ma quando il marito capì che quella bambina sarebbe sempre stata infelice con una madre del genere la portò via, la strega impazzì di rabbia scatenando la sua ira sul villaggio, cercava la bambina ovunque ma la gente proteggeva lei e l'uomo, quando capì che non sarebbe mai riuscita a trovarla lanciò un sortilegio sugli abitanti, nessuno aveva il potere di fronteggiarla ma c'è sempre una scappatoia, una fata disse al padre della bimba, che lei avrebbe indebolito il sortilegio, non più per sempre condannati a vivere sotto forma di lupi ma solo la notte, avrebbero mantenuto la memoria  in forma umana  ma che solo la bambina avrebbe potuto spezzare il sortilegio, doveva allontanarla e al compimento dei suoi 28 anni sarebbe tornata e avrebbe salvato tutti.
Ma la strega aveva capito ciò che voleva fare la fata, lanciò il sortilegio portando il villaggio in un mondo senza magia pensando così di impedire alla bambina di salvare tutti, la bimba fu allontanata, da sola nel mondo per 28 anni, le ultime parole di suo padre prima di morire furono TI VOGLIO BENE RE...

Purtroppo la pagina era strappata e non riuscii a leggere altro, quando uscii dalla biblioteca era già buio, camminai, camminai e mi ritrovai per un sentiero nel bosco, non ho idea di come ci arrivai e tanto meno avevo idea di come tornare a Storybrooke la luna piena davanti a me illuminava la strada, in lontananza il rumore delle onde, ad un tratto sentii un rumore alle mie spalle, mi voltai e un grande lupo dal pelo dorato mi si avvicinava minaccioso.
Corsi più che potevo e mi ritrovai sul promontorio davanti alla statua che avevo visto qualche giorno prima, il lupo era ancora dietro di me, caddi a terra, non avevo via d'uscita e nessuna arma, il lupo si avvicinava minaccioso, chiusi gli occhi appoggiandomi alla statua, il lupo attacco, il peso del suo corpo su di me poi il silenzio, riaprii gli occhi aspettandomi di trovare il muso del lupo a pochi centimetri dal mio collo e invece vidi una cascata di capelli biondi, gli alzai il viso ed era Emma, il respiro affannato gli occhi color oro poi si accasciò a terra, il mio primo pensiero fu quello di scappare così mi allontanai da lei ma poi mi fermai, mi voltai e vidi che c'era di nuovo il lupo, qualcosa mi disse di avvicinarmi lo toccai e una luce bianca lo avvolte trasformandolo ancora una volta in Emma, era nuda così la coprii con il mio soprabito e lei aprì gli occhi.

“ Cosa è successo?”

“ Questo me lo devi dire te”

“ Non ricordo”

Alzò lo sguardo sgranando gli occhi.

“ Ma è notte?”

“ Si è notte”

“ Ma com'è possibile se io sono umana”

“ Ti sei trasformata quando ti ho toccata o meglio quando ho toccato il lupo”

Alle nostre spalle una serie di ululati interruppe la nostra conversazione.

“ Andiamo non possiamo rimanere qui”

“ E dove andiamo?”

“ Qua vicino c'è una vecchia villa abbandonata, andremo li”

Camminammo nel bosco, in silenzio, Emma appoggiata a me.
Entrammo nella villa, feci sedere Emma su di un vecchio divano e mi allontanai, subito la ragazza tornò ad essere un lupo che mi osservava con occhi tristi.
Tornai indietro accarezzandole il muso e ancora una volta tornò Emma.

“ Allora avevo ragione sei tu”

“ Sono io, chi?”

“ La bambina che ci avrebbe salvato”

“ Parli della leggenda?”

“ Tu sei la bambina che spezzerà la maledizione salvandoci tutti”

“ Io, io non credo”

“ Hai salvato me, il tuo tocco mi ha fatta tornare umana”

I suoi occhi dorati mi guardavano tristi.

“ Mi hai spaventata”

“ Scusami non volevo, è che quando siamo lupi non abbiamo ricordi delle nostre vite umane”

“ Ma tu non mi hai fatto del male”

“ Non avrei mai potuto, quando il lupo stava per morderti sono riuscita a controllarlo, non avrei mai permesso a nessuno di fare del male alla persona che am...”

Si zittì di colpo.

“ Emma? Tu?”

Eravamo vicinissime, i suoi occhi, nella semi oscurità brillavano dorati.

“ Io...io...ti amo, ti amo dal primo momento che ti ho vista in quella macchina”

Il mio cervello andò in tilt a quelle parole, una forza invisibile mi attraeva a lei, chiusi le distanze fra noi e la baciai, le sue labbra erano morbide ci staccammo solo quando dovemmo respirare.
Una luce si emano da Emma e i suoi occhi tornarono all'azzurro di sempre.

“ Cos'è successo?”

“ Credo che tu abbia spezzato la mia maledizione”

“ Ma come?”

La bionda sorrise.

“ Con la magia più potente di tutte, il Vero Amore”

Tornammo in città, era ancora buio, andammo a casa di Emma e ci addormentammo abbracciate nel suo letto.
Il mattino successivo andammo a controllare, tutto Storybrooke era in festa, quando la maledizione è stata spezzatale persone si erano ritrovate nel bosco, di notte, consapevoli che erano libere.

“ Andiamo il tuo compito non è finito”

Emma mi portò ancora alla statua.

“ Che devo fare?”

“ Prendi il cuore”

“ Il cuore?”

Emma mi indicò una nicchia, ne estrassi un cofanetto, al suo interno un cuore brillava.

“ Andiamo”

“ Non così in fretta”

Una voce ci fece voltare.

“ Regina, sei tornata”

“ E tu chi sei? Come conosci il mio nome?”

“ Lo conosco perché te l'ho dato io”

Spalancai la bocca.

“ Si cara sono tua madre e anche la strega che ha condannato tutti”

“ Perché lo hai fatto?”

“ Perché ti avevano portata via da me, perché questa insulsa donnetta accanto a te mi ha tradita aiutando tuo padre a rapirti e a portarti lontano”

“ Emma è vero?”

“ Si è vero, tuo padre mi chiese di aiutarlo a salvarti perché aveva capito cosa voleva tua madre da te e non poteva sopportare che tu vivessi la tua vita nella malvagità, quando fu colpito a morte da tua madre mi disse di portarti alla grande quercia e visto che lui non poteva essere con te sarei dovuta andare io, ma quando arrivammo alla quercia feci giusto in tempo a  mettere te dentro, io fui colpita dalla maledizione e non potei venire con te”

Rimasi a bocca aperta a quella spiegazione.

“ Ma ora figlia mia sei tornata, speravo non lo facessi perché mi toccherà ucciderti”

“ NO, tu non le farai del male”

Disse Emma mettendosi fra me e mia madre.

“ Ne sei proprio sicura?”

Con un gesto della mano scaraventò lontano Emma, per poi avvicinarsi a me.

“ Mi hai mai amata?”

Dissi con le lacrime agli occhi.

“ Oh, cara, l'amore è una debolezza te lo avrei insegnato, eri solo lo strumento che mi avrebbe portato al potere supremo”

E con un gesto veloce mi strappò il cuore dal petto.
Dentro di me si spezzò qualcosa, odio, rabbia, delusione presero il sopravvento e afferrai il cuore che era dentro il cofanetto, lo strinsi forte nelle mie mani e la donna davanti a me si accasciò dolorante lasciando andare il mio cuore.

“AAAAAAHHH”

Lo stringevo sempre più forte.
Poi una mano si posò sulla mia.

“ No Regina non è così che deve andare, se la uccidi diventerai come lei”

A quel tocco mi calmai e allentai un po la presa.
Raccolsi il mio cuore e gli guardai, il suo era totalmente oscuro, li guardai e capii, unii i due cuori, cedetti a lei un po della mia luce prendendomi in cambio un po della sua oscurità, dopo tutto nessuno è solo buono o solo cattivo, mi avvicinai a lei e sperando funzionasse le rimisi a posto il cuore.
Lei mi guardò, non era però più lo sguardo di prima ora c'era... amore.

“ Regina....tu...”

“ Vorrei tanto avere l'opportunità di conoscere mia madre anche se lei mi odia”

“ Oh Regina io non ti odio, non ero io a parlare, era l'oscurità, era da talmente tanto tempo che non avevo il cuore da essermi dimenticata come si ama, lo provai per un attimo quando ti misi al mondo, lo provai anche se non avevo il cuore nel petto”

“ Allora...mi vuoi bene?”

“ Più della mia stessa vita figlia mia”

Mi abbracciò, piangendo.

“ Vieni ti rimetto a posto il tuo”

Con un gesto il mio cuore fu a posto.

“ Andiamo a casa, mamma”

************************************************************

Passarono alcuni giorni, non fu facile convincere gli abitanti di Storybrooke che mia madre non era più la strega malvagia di un tempo, la guardavano con sospetto, Emma li convinse, sono sicura che non la perdoneranno a breve ma con il tempo, forse, le daranno una seconda possibilità.

*******************************************************************************

“ Emma c'è una cosa che ho sempre voluto chiederti”

“ Dimmi”

Mi rispose Emma mentre si sedeva accanto a me sul divano.

“ Ma tu in realtà quanti anni hai?”

“ Ahahahah sono molto più vecchia di quello che sembra”

“ Questo l'ho capito, ma di quanto?”

“ Avevo trent'anni prima del sortilegio, quando tua madre lo scagliò e ci trasportò a Storybrooke il tempo venne congelato, abbiamo aspettato ventotto anni che tu arrivassi, quindi io in realtà ho cinquantotto anni...cinquantotto anni oggi”

“ Cosa? E' il tuo compleanno? Me lo dovevi dire, ti avrei comprato un regalo”

“ Dovevi pensare solo a tua madre, hai vissuto tutta la tua vita senza conoscerla e non volevo distrarti da lei”

“ Ma...”

“ E poi mi hai già fatto il regalo più bello di tutti”

“ E quale?”

“ Tu, il fatto che ricambi i mie sentimenti è il regalo più bello che mi potessi fare, ventotto anni fa, quando ti avevo tra le braccia, prima di metterti nella quercia magica, mi sembrasti la bambina più bella del mondo, sentivo con te un legame unico, quando ti ho vista per la prima volta in quell'auto ho provato di nuovo la stessa sensazione, senza sapere ancora chi tu fossi”

La guardai, nei suoi occhi c'era dolcezza, sincerità, c'era amore, c'era...casa.

“ Prometto che non ti lascerò mai più, invecchieremo insieme”

La baciai.

“ Anche se tu parti avvantaggiata”

Risi, una sberla mi colpì il braccio.

“ Scherzavo”

“ Io no, sono molto suscettibile sulla mia età”

Disse Emma, scoppiando poi a ridere.

“ Dovrei ringraziare tua madre per aver lanciato il sortilegio”

“ Perché, ti ha costretta a vivere una vita a metà, ferma nel tempo”

“ Ma mi ha dato te, la persona più stupenda che esista in tutti i regni”

Finalmente ero a casa, avevo una madre che stavo imparando a conoscere e che con il cuore nel petto non era poi così male, una persona che mi amava e che io sentivo di amare davvero, e un lavoro che non avrei mai pensato, infatti gli abitanti di Storybrooke mi elessero sindaco, io ed Emma adottammo un bel bambino che chiamammo Henry in onore di mio padre.
Avevo una famiglia...avevo il mio lieto fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Ti racconto una storia ***


~~“Onna mi acconti ancoa la faola della pincipessa spedua?”

“ Ancora? Ma non ti è venuta a noia?”

“ No onna, mi iace olto”

“ Va bene tesoro”

La bambina si sistemò sotto le coperte.

“ C'era una volta una principessa molto sola, non aveva nessuno al mondo, si sentiva sperduta, ma il giorno del suo ventottesimo compleanno un piccolo principe bussò alla sua porta, le chiese di seguirla, di fidarsi di lui che l'avrebbe riportata a casa, e che solo lei poteva ridare il lieto fine a tutti, spezzando il sortilegio che una regina cattiva aveva lanciato su tutti gli abitanti, la principessa non credeva alle parole del piccolo principe ma lo seguì lo stesso.
Il viaggio fu lungo ma alla fine arrivarono ad un grande castello tutto bianco, la porta si aprì e la regina corse in contro al piccolo principe, la principessa e la regina non andarono subito d'accordo, ma lavorarono insieme, aiutandosi sempre, la regina cambiò, tornò la bella persona che era prima del sortilegio e la principessa la vide cambiare giorno dopo giorno e si innamorò e così fece anche la regina perché...C'è un momento in cui guardi una persona e capisci di aver trovato il tuo posto. Non è questione di chimica, non è istinto: è Amore.
E' guardarsi e capire di essersi sempre cercati”

“ Amoe è la agia più otente i utte”

“ Brava tesoro, segui sempre il tuo cuore perché lui sa dove andare prima ancora che lo sappia tu”

“ Ai onnina, vi oglio anto, anto, anto ene non orrei mai che a mia amia osse iversa”

“ Oh tesoro anche noi ti vogliamo molto bene adesso però dormi che domani devi andare a scuola”

Un lieve bussare le fece voltare.

“ Mamma!”

“ Cora Eva Swan-Mlls vedo che ancora non stai dormendo”

“ Hope non fare la strega perfida che ne abbiamo già una in famiglia, le ho raccontato una storia della buona notte”

“ Lasciami indovinare, la principessa sperduta, non è vero?”

“ Onna Gina!”

“ Sono venuta a salutarti, io e nonna Emma andiamo a casa”

Dicendo queste parole la baciò sulla fronte.
Anche Emma fece altrettanto.

“ Buona notte tesoro”

“ Otte mamma”

“ Buona notte principessa”

“ Otte onne”

Poco dopo aver chiuso la porta della sua stanza, la bambina, di poco più di tre anni, riapparve nel corridoio correndo incontro alle tre donne, abbracciando poi le due più anziane.

“ Ono elice che zio Henry ti abbia iportata a asa onna Emma e ono elice che onna Gina ia il tuo ieto ine”

Poi corse di nuovo in camera sua lasciando le due donne immobili.

“ Quella bambina ha capito tutto”

“ Si, è molto più sveglia di quanto pensiamo”

“ Mamme che vi ha detto Cora?”

“ Niente tesoro voleva solo salutarci ancora”

Sulla porta di casa si salutarono di nuovo.

“ Ciao mamme”

“ Ciao Hope, salutaci Gideon”

“ Lo farò”

La porta si chiuse e le due donne ormai non più giovani si avviarono lungo la strada, i loro capelli argentati brillavano sotto la luce della luna, abbracciate si sostenevano a vicenda come ormai accadeva da molti anni.

“ Mia regina le va un gelato?”

“ Certo che mi va, mia salvatrice”
.
.
.
.
.
* ciao a tutti la storia è il sequel se così si può chiamare di una mia long “ Tutto per una ragione” .

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** gita al lago ***


~~Era una splendida domenica di inizio luglio, stranamente non c'erano streghe, mostri alati o parenti malvagi da combattere, sembrava una splendida occasione per fare una gita di famiglia.

Emma bussò alla porta della grande villa, pochi secondi dopo la porta si aprì.

“ Ciao ragazzino”

“ Ciao mà, che ci fai qui così presto?”

“ Volevo chiedervi se vi andava di fare una gita al lago”

“ Sarebbe fantastico”

Entrarono in casa, Regina era intenta a preparare la colazione.

“ Buon giorno Regina”

“ Buon giorno Emma, come mai qui è successo qualcosa?”

“ Non è successo niente, volevo solo chiedervi se vi andava di fare una gita di famiglia giù al lago”

“ Una gita?”

“ Si, coperta, panini, sole, passeremo il tempo giocando e pescando, che dici ti va?”

La mora ci pensò un attimo su.

“ Ok, ma prima facciamo colazione”

Regina posò un piatto in più sul bancone, succedeva ormai molto spesso che la bionda si fermasse a fare colazione e pranzo e cena insomma erano più le volte che era il quella casa che in casa sua.

“ Ah, Regina, vestiti comoda, i tailleur non stanno bene in riva al lago”

“ ah ah ah spiritosa, da qualche parte dovrei avere un paio di jeans”

Dopo poco più di un'ora partirono, il viaggio fu breve, scelsero un posto un po più isolato dove nessuno gli avrebbe dato fastidio.
Sistemarono la coperta per terra.

“ Mamma posso andare in riva al lago?”

“ Si ma stai attento”

“ Ok, mamma”

Le due donne si sedettero sulla coperta.

“ Credevo che ci fossero anche i tuoi avevi detto che era una gita di famiglia”

La bionda al suo fianco abbassò lo sguardo arrossendo lievemente.

“ Infatti è una gita di famiglia...la nostra famiglia”

Regina la osservò.

“ Per te, noi tre siamo una famiglia?”

Chiese stupita.

“ Si...cioè...abbiamo un figlio insieme...cioè...io...ci considero una famiglia”

La mora non rispose.
Emma sentendo silenzio si voltò a guardarla.

“ Se per te non è così va bene...scusa..io...insomma...”

“ Grazie”

A quel “ grazie” Emma fermò il suo sproloquio.

“ Di cosa?”

“ Di considerarmi parte della tua famiglia”

“ Tecnicamente lo sei, saresti mia nonna non che madre di mio figlio...”

Disse gettandosi distesa sulla coperta massaggiandosi le tempie.

“ Il nostro albero genealogico mi farà impazzire”

La mattinata passò spensierata ma al momento di pranzare qualcosa andò storto.

“ Ok dov'è il frigo con i panini?”

“ Lo dovevi prendere tu Emma”

“ No, io avevo detto a Henry di prenderlo che io finivo di sistemare il resto della roba”

Le due donne si voltarono verso il ragazzino.

“ Credo di averlo dimenticato a casa”

“ Perfetto e cosa mangiamo ora?”

“ Ho visto un piccolo ristorante lungo la strada, dall'altra parte del lago, potremmo andare li”

“ Ok, allora andiamo”

Il pranzo passò tranquillo, Henry giocava con le anatre del lago poco distante da loro.

“Accidenti mi deve aver punta qualche animale”

 Emma mostrò la mano a Regina, una grossa bolla si stava formando sul suo dorso.
La mora prese la mano nelle sua, accarezzando il punto ferito.

“ Sembra la puntura di un ragno, se vuoi la guarisco subito con la magia”

Una voce le interruppe.

“ Il pranzo è stato di vostro gradimento”

Chiese il proprietario del piccolo ristorante mentre porgeva loro i due caffè e il gelato che avevano ordinato.

“ Si era tutto ottimo”

“ Bene ne sono felice, fa sempre piacere vedere una bella coppia felice ed affiatata, avete davvero un bellissimo bambino”

Le due non fecero in tempo a replicare che l'uomo si era già allontanato richiamato da una signora ad un' altro tavolo.

“ Ci ha preso per una coppia?”

“ Pare di si”

Solo allora si resero conto che le loro mani erano ancora unite e che Regina accarezzava ancora il dorso della mano di Emma.
Le due cambiarono discorso imbarazzate.

“ Vieni Henry è arrivato il gelato”

Il bambino arrivò correndo.

“ Che facciamo dopo aver mangiato?”

“ Ti insegno a pescare”

“ Davvero?”

“ Si, e faremo una gara a chi pesca il pesce più grosso”

*********************************************************

Tornarono alla spiaggia.

“Dai mamma andiamo”

“ Eccomi, eccomi”

L'ora successiva Emma insegnò a Henry come si sistema la lenza, come si mette l'esca e come si fa stancare il pesce per recuperarlo.
Regina voleva leggere un bel libro ma passò più tempo a osservare i due che ridevano e scherzavano che leggere le pagine del suo libro, almeno fino a quando non si addormentò.
Delle goccioline sul volto le fecero aprire gli occhi, al suo fianco Emma si stava strizzando i capelli.

“ Che è successo?”

“ Sono caduta nel lago”

“ Davvero?”

“ Si, davvero e non ridere”

“ Non...sto...ridendo...”

“ E quello come lo chiami?”

“ Si è vero sto ridendo è troppo divertente”

“ Meno male che sotto ho il costume”

In un attimo si tolse la canottiera e i jeans, si infilò dei pantaloncini corti anch'essi molto aderenti.

“ Vuoi provare a pescare?”

“ Io?”

“ Si, scommetto che nella foresta incantata non hai mai pescato”

“ Ero la regina perchè avrei dovuto pescare?”

“ Infatti questo è un buon momento per provare”

“ Non credo di esserne capace”

“ Prova che ti costa?”

“ Dai mamma prova è divertente”

“ Ok ma non ridete”

Tutti e due fecero giuramento.

“ Allora, Regina, per prima cosa l'esca”

“ Io quel coso non lo tocco”

“ Non ne avevo dubbi, lo metterò io”

“ Poi porti dietro le tue spalle la canna, tenendo la lenza ferma con il dito, dai un bel colpo e lasci la lenza”

Emma mostrò a Regina come fare poi tirò di nuovo la lenza a riva.

“ Ora tocca a te”

Regina prese titubante la canna, fece un primo tentativo, un secondo e poi un terzo.

“ Vedi non ci riesco”

“ Aspetta ti mostro come ti devi mettere”

Emma le si posizionò alle spalle, abbracciandola, posando le mani sulle sue.

“ Le devi tenere così”

Il volto di Emma vicinissimo al suo, poteva sentire il suo profumo, non se lo sapeva spiegare ma le piaceva quella sensazione.
Emma la tirò a se per portare indietro la canna, Regina si appoggiò del tutto contro la bionda, non aveva capito nulla di quello che l'altra le stava dicendo voleva solo che quel contatto non finisse.
La lenza cadde nell'acqua.

“ Hai visto non era difficile”

“ No, non lo era”

Emma adesso posava le mani sui fianchi di Regina, continuando a starle alle spalle, nessuna delle due voleva staccarsi.
Passò poi al ventre abbracciandola definitivamente, Regina posò una delle sue su quelle della bionda.

“ Stai bene?”

Chiese Emma.

“ Molto”

Regina posò la testa su quella di Emma.
Rimasero in silenzio per molto tempo, non servivano parole, era tutto perfetto.

Fu Emma a romper il silenzio.

“ Sei bellissima”

La mora si voltò tra le sue braccia.

“ Grazie”

“ Regina?”

“ Si?”

“ Ti posso baciare?”

Un sorriso nacque sul volto della mora che chiuse le distanze fra le loro labbra.

“ Ti amo”

“ Ti amo anche io”

“ Perché ci abbiamo messo così tanto?”

“ Perché sono una stupida, non mi sono mai data la possibilità di essere felice”

“ Allora siamo in due”

“ Il proprietario del ristorante ci aveva visto giusto”

“ Eravamo noi che non riuscivamo a vedere”

Ancora una volta si baciarono.
Un tonfo fece spaventare Regina che spalancò gli occhi e si rese conto che era sulla coperta e che era stato tutto solo un sogno.

“ Accidenti, meno male che sotto ho il costume”

La mora si voltò di scatto, erano le stese parole del sogno.

“ Che hai fatto?”

“ Sono scivolata nel lago”

“ Tu...sei?...”

“ Si lo so sono la solita goffa Emma”

“No non è questo quello che volevo dire?”

“ E che volevi dire allora?”

“ Ti sei fatta male?”

Emma sorrise.

“ No non ti preoccupare”

Emma si rialzò andando verso Henry.
Regina ci pensò un attimo su poi anche lei si alzò correndo verso i due”

“ Emma ti va di insegnarmi a pescare?”

 

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Capitolo 18
*** L'aeroporto ***


~~Sembrava un giorno come tutti gli altri, Regina come suo solito era in aeroporto, il suo lavoro la costringeva a girare molto per il paese.
Aveva appena fatto il check in, nel voltarsi inavvertitamente urtò contro la sacca di una giovane che era proprio dietro di lei.

“ Per l'amor del cielo stia attenta a dove mette questa cosa logora”

“ Veramente è lei che dovrebbe stare attenta, visto che è lei che mi ha urtata”

“ Se lei non fosse stata nel mezzo non sarebbe successo”

Dicendo questo la mora sparì oltre l'enorme folla che aspettava di partire.
Dopo il check in l'aspettava il controllo bagagli mentre era intenta a recuperare tutti i suoi oggetti il metal detector accanto al suo suonò.
Notò che era proprio la ragazza di prima ad averlo fatto suonare, la stessa ragazza passò al poliziotto un tesserini.

“ Capitano Swan, prego passi pure”

( Capitano? Quella giovane era un Capitano?)

Pensò la mora, che la osservò sparire verso il gate.
Era presto e l'idea di un caffè non le dispiaceva, si diresse al bar ordinò un caffè, lo pagò e lo prese ma ancora una volta nel voltarsi urtò qualcuno, facendogli cadere la bevanda bollente addosso non che su se stessa.

“ Non è possibile ancora lei tra i piedi”

“ Noooo, ma si figuri, non si scusi è colpa mia”

Disse sarcasticamente la bionda.

“ Certo che è colpa sua che ci faceva dietro le mie spalle”

“ Quello che ci faceva lei, volevo un caffè, e in effetti l'ho avuto”

“Guardi ora dovrò andare a cambiarmi”

La bionda fece per rispondere ma Regina se ne era già andata.
Per fortuna era previdente e nel bagaglio a mano metteva sempre uno o due cambi, non che tutto il necessario per una perfetta toilette.
Una volta finito si diresse verso il suo gate.
La sala era stracolma, in lontananza vide che proprio al suo imbarco c'era anche quella odiosa ragazza, sbuffo e si avvicinò ma non molto, era insolitamente curiosa, c'era qualcosa in quella donna che la spingeva ad osservarla, era snella, con lunghi capelli biondi che le ricadevano lungo le spalle, il trucco era leggero quasi inesistente teneva in mano un libro, con un po di fatica riuscì a leggere il titolo “ Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.

( Ma è un libro per bambini)

Pensò.
Mentre rimuginava su queste cose un bambino le si avvicinò e iniziò a parlare con lei, gli chiedeva del libro, gli disse che si annoiava e se gli poteva leggere la storia, la ragazza sorrise.

“ Certo che posso ma solo con il permesso dei tuoi genitori”

Poco dopo una giovane donna in evidente stato interessante si avvicinò.

“ Neal, non dare fastidio alla signora, lo perdoni è che si annoia c'è troppa gente e come vede io non posso fare molte cose per fargli passare il tempo”

“ Non si preoccupi non mi stava infastidendo, voleva solo che gli leggessi la storia, se mi dite dove siete seduti mi metto vicino a voi e gliela leggo”

“ Non abbiamo un posto a sedere c'è troppa gente”

“ Come? Nessuno l'ha fatta sedere? Ma in che mondo viviamo? Prego si metta qui al mio posto”

“ Oh no, non vorrei mai....”

Non fece in tempo che la bionda si era già alzata per farle posto.

“ Davvero?”

“ Davvero, io mi metterò qui seduta e leggerò la storia a Neal”

Dicendo questo si mise seduta.

“ Io mi chiamo Emma Swan piacere di conoscerla”

“ Mary Margaret Blanchard piacere mio”

Passò circa un'ora e molti dei voli partirono lasciando alcuni posti vuoti, uno si liberò proprio accanto alle due, Regina neanche sapendo per quale motivo si sedette in quello proprio alle spalle della bionda, la ascoltava leggere la storia al bambino e rimase stupita da quanta passione ci metteva, poco dopo fu chiamato il volo della giovane donna e del bambino che si alzarono e salutarono la ragazza.

“ Non vorrà tirarmi un'altra tazza di caffè addosso vero?”

La mora era sorpresa, come faceva a sapere che era li non si era mai voltata.
La ragazza si girò mettendosi a sedere dove prima cera Mary Margaret.

“ Come faceva a sapere che ero qui?”

“ L'ho riconosciuta dal profumo”

“Dal mio profumo? E come fa ha dei super poteri?”

“ Ahahahah non ho dei super poteri, anzi si uno ce l'ho ma non è questo”

“ E allora come ha fatto?”

“ Qualche tempo fa sono rimasta per alcuni mesi senza l'uso della vista così tutti gli altri sensi si sono acuiti”

“ Non poteva vedere?”

“ No ero completamente al buoi, potevo fare affidamento solo agli altri sensi così ho riconosciuto il suo profumo, devo dire che è molto buono”

“ Gra...grazie...”

La ragazza le sorrideva e uno strano impulso la spinse a scusarsi con lei, cosa che Regina Mills non faceva mai.

“ Mi scusi se sono stata sgarbata prima”

“ Nessun problema ho passato di peggio, un caffè non è niente”

Ora la mora era curiosa, aveva perso la vista, aveva passato di peggio.
La ragazza si rimise a leggere.

“ Perchè legge un libro per bambini?”

“ Non è un libro per bambini, anzi forse dovrebbero essere gli adulti a leggerlo”

“ E di cosa parla questo capolavoro?”

“ E' la storia di una gabbianella che volava felice insieme al suo stormo, ad un tratto si tuffa nel mare, ma un'ondata di petroli la ricopre, raccolte le sue ultime forze riesce a raggiungere un balcone, dove abita un grosso gatto di nome Zorba, la gabbianella è sfinita e Zorba cerca di aiutarla ma la poveretta è in fin di vita e affida a lui il suo uovo dopo avergli chiesto di mantenere tre promesse: Covare l'uovo, Avere cura del pulcino che sarebbe nato, Insegnargli a volare. Zorba promette di prendersi cura del piccolo, la gabbianella dopo aver deposto l'uovo spira, Zorba cova l'uovo, dopo un po dall'uovo esce una gabbianella che venne chiamata Fortunata, Zorba l'alleva e la protegge ma i problemi iniziano quando deve insegnarle a volare, così la porta in cima ad un campanile e le dice che deve seguire il suo istinto all'inizio la gabbianella ha paura ma poi apre le ali e spicca il volo verso il mare salutando Zorba.
Sull'orlo dell'abisso ha capito la cosa più importante- miagolò Zorba, e cosa ha capito- chiese l'umano, che vola solo chi osa farlo- miagolò zorba.
Morale della favola due animali così diversi e nella realtà tanto avversi sono riusciti ad aiutarsi e ad amarsi. E' molto facile accettare e amare chi è uguale a noi. Ma è difficile far entrare nel cuore chi uguale non è.”

“ Gli adulti non hanno tempo per leggere queste fesserie”

“ Fesserie?”

“ Si, fesserie la vita vera è dura e non esiste il lieto fine”

“ Si sbaglia, io l'ho visto, nonostante quello che ho passato ho visto che il bene esiste e continuerò a crederci”

“ Ma cosa vuole aver visto lei, è troppo giovane”

“ Ho visto tante cose”

“ Ma mi faccia il piacere”

“ Senta non voglio litigare”

All'improvviso delle urla attirarono la loro attenzione e con esse una serie di spari molto, molto vicini.
Poi il boato, forte che fece tremare tutto, il fumo denso impregnava l'aria, e ancora urla di gente disperata.
Regina aprì gli occhi non sapeva dove si trovava, era per terra, ma non sapeva come ci era arrivata, sentiva sopra di lei una pressione che le impediva di respirare bene così iniziò a tossire.

“ Tranquilla, ne usciremo”

Una voce a lei famigliare le stava parlando, quando riuscì ad inquadrare l'individuo notò che era la bionda che la teneva sotto di se, e con attenzione controllava ciò che aveva intorno.

“ Dai andiamo dobbiamo uscire di qui”

La prese per un braccio e la trascino dietro un muro, sempre tenendola ben protetta.

“ Cos'è successo?”

“ Credo sia un attentato”

“ Cosa?”

“ Ora dobbiamo solo riuscire a scappare”

“ Ma come facciamo?”

“ Dobbiamo arrivare alle uscite di sicurezza, ce né una circa trenta metri più in giù per fortuna, al mio segnale seguimi”

La ragazza guardò ancora dietro l'angolo.

“ Pronta?”

L'altra annuì.

“ Andiamo!”

Corsero l'ungo il muro attente a non farsi vedere e arrivarono alle uscite di sicurezza.

“ Dai entra”

Fece cenno la bionda, ma con la coda dell'occhio vide qualcosa che la sconvolse, rintanata dietro una colonna c'era Mary Margaret con il piccolo Neal.

“ Devo andare a prenderli”

“ Cosa? NO!”

“ Mi ascolti bene, ora lei entra li dentro, io vado li prenderli e torno qui, so come fare, è il mio lavoro, vada”

Non fece in tempo a dire altro che la bionda si era già allontanata, non aveva la minima idea di quanto tempo era passato ma la porta si aprì di nuovo e per un attimo il suo cuore si fermò, ricominciò solo quando vide dei lunghi capelli biondi uscire dalla porta.

“ Dai andiamo, dobbiamo uscire”

Emma aiutò Regina ad alzarsi, la bionda teneva in braccio Neal e con l'altra sosteneva la giovane mamma, scesero un paio di piani quando Mary Margaret si piegò su se stessa.

“ Mio Dio si sono rotte le acque, non è possibile è troppo presto mancano ancora due mesi”

“ Dobbiamo uscire subito di qui”

La donna cadde ancora a terra.

“ Sta per nascere lo sento”

“ Ascoltami io adesso vado a cercare aiuto, ma torno subito, ok”

Poi voltandosi verso Regina le disse.

“ Per favore si prenda cura del bambino, deve essere molto spaventato”

La mora annuì e prese in braccio il piccolo.

“ Che succede alla mia mamma?”

“ Niente è solo che il tuo fratellino vuole nascere un po prima del previsto”

“ Sorellina”

“ Come?”

“ Sorellina, la mamma ha detto che avrei avuto una sorellina”

La mora sorrise.

“ Che bello, e tu sarai un ottimo fratello maggiore, perchè sei coraggioso, sai anche io ho un bambino, si chiama Henry e adesso stavo proprio andando da lui”

“ Henry può giocare con me?”

“ Certo che può giocare con te”

La bionda tornò.

“ Non ho trovato nessuno, ma ho trovato l'infermeria dobbiamo portarla li”

Così dicendo l'aiutò ad alzarsi e con molta attenzione la portò in infermeria , adagiandola sulla lettiga, dopo di che si assicurò di chiudere bene la porta.

“ Dobbiamo chiamare aiuto, qualcuno ha un telefono?”

Tutti scossero la testa, allora si guardarono attorno su di una scrivania c'era un telefono, Emma corse a prenderlo.

“ Funziona!”

Digitò il numero.

“ Come temevo è occupato”

Riagganciò e compose un'altro numero molto più lungo.

“ Sono il capitano dei marines Emma Swan, chiamo dall'aeroporto di Boston, c'è stato un attentato ho con me tre civili, di cui una donna in stato di gravidanza, siamo nell' infermeria sotto l'imbarco alla donna le si sono rotte le acque necessita subito di intervento....benissimo”

“ Tranquilla arrivano i soccorsi”

La tensione era palpabile ma sembrava che la bambina non avesse più tanta fretta di nascere, dopo circa un'ora o poco più un bussare alla porta le fece trasalire.

“ Capitano Swan è qui?”

“ Si siamo qui ora apro la porta”

Entrarono due militari e con essi i paramedici per controllare la donna.

“ Cos'è successo?”

Chiese Emma.

“ E' stato un'attentato ma a quanto pare da gente poco pratica, purtroppo ci sono molte vittime, siete stati fortunati”

“ Già, l'attentarore?”

“ Erano due, uno si è fatto saltare al controllo l'altro che sparava lo hanno freddato le guardie”

Tutti vennero trasportati all'ospedale per i controlli, nella sala d'aspetto Regina si avvicinò a Emma.

“ Ciao”

“ Ciao, sta bene?”

“ Si sto bene grazie...grazie a lei”

“ Ne sono felice, ha chiamato a casa per far sapere che sta bene? Perchè altrimenti posso usare i miei canali”

“ Si,si ho già chiamato, lei ha chiamato?”

“ Io non ho nessuno da avvertire”

“ Nessuno?”

“ No”

“E ora dove andrà? Non deve stare sola dopo tutto questo”

“ Ci sono già passata, non è un problema, dopo ogni missione torno sempre a casa da sola”

“Giusto lei è...un marines vero? “

“ Si, sono capitano dei marines”

“ E' per questo che mi diceva che ha visto di tutto”

“ Ho visto molto orrore, cose che per molti esistono solo negli incubi peggiori, ma come le ho detto ho anche visto del bene”

“ Ha perso la vista in una missione?”

“ Non ho perso la vista, mi hanno catturata e per tre mesi sono rimasta chiusa al buio in uno scantinato fino a che non sono stata liberata”

La mora aveva le lacrime agli occhi.

“ Scusi, scusi davvero per il mio comportamento sono stata davvero una stronza e lei mi ha salvata”

Dicendo questo abbracciò la bionda, atto veramente alieno per Regina, lei abbracciava solo suo figlio.

“ Non si preoccupi”

“ Ma perchè, perché mi ha salvata?”

“ E' mio preciso dovere difendere le persone e poi lei non so ha qualcosa di speciale”

“ Qualcosa di speciale?”

“ Si ha qualcosa negli occhi che brilla, lo vuole tenere nascosto ma c'è”

La mora sorrise.

“ Senta sig.ra....non so il suo nome”

“ Regina, Regina Mills e può darmi del tu”

“ Senti Regina...quando saremo uscite di qui...io...io se non sbaglio ti devo un caffè”

Emma era in evidente imbarazzo tutta la sicurezza del Marines era sparita.

“ Ne sarei davvero felice”
.
.
.
.
.
.
UN ANNO DOPO

“Regina ecco questo è per te”

“ Per cosa?”

“ Un'anno fa ci fu l'attentato che ci ha fatte incontrare”

“ Cos'è?”

“ Aprilo”

La mora aprì il regalo, all'interno c'era un libro.

“ Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”

“ Pensavo che forse...”

“ E' bellissimo”

La mora lo aprì all'interno una frase scritta da Emma.

 

Due animali così diversi e nella realtà tanto avversi sono riusciti ad aiutarsi e ad amarsi. E' molto facile accettare e amare chi è uguale a noi. Ma è difficile far entrare nel cuore chi uguale non è.

“ Proprio come noi”

“ Proprio come loro, tu Emma mi hai salvata, mi hai protetta e mi hai insegnato a volare”

Dicendo questo la baciò stringendosi nel suo abbraccio.

“ Sull'orlo dell'abisso ho capito la cosa più importante, che vola solo chi osa farlo”

Fine

In memoria di tutte le vittime di attentati, ogni persona aveva una storia che non potrà mai essere raccontata, ma finché ci sarà qualcuno che crede nella pace il male non potrà mai vincere.

 

 

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Capitolo 19
*** L'appuntamento ***


~~“ Sabato sera ti va di prendere un aperitivo con me? Poi andiamo a cena e in discoteca e visto che abiti lontano dormirai da me”

“ Ma non voglio disturbare”

“ Non disturbi altrimenti non ti avrei invitato, allora accetti?”

“ Molto volentieri”

“ Ottimo, allora a sabato”

Regina ed Emma si conoscevano da qualche mese, si erano incontrate in palestra, tra loro era scattato subito qualcosa, probabilmente era tutto merito della bionda in quanto Regina ci metteva molto a prendere confidenza con le presone,  aveva sempre dovuto combattere da sola e questo l'aveva sempre più isolata, aveva dovuto imparare a difendersi sia fisicamente che emotivamente ma con Emma era stato subito facile, lei era socievole, solare, allegra era tutto quello che lei non era e infatti continuava a chiedersi cosa ci vedesse in lei.

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“ Ciao, è da molto che aspetti?”

Chiese Emma.

“ No tranquilla sono appena arrivata”

“ Cosa prendi?”

“ Del vino bianco, grazie”

Emma si allontanò un attimo per ordinare le bevute.

“ Ecco a te”

“ Grazie, che hai in mente per stasera, non mi hai voluto dire nulla”

“ E' una sorpresa, ti fidi di me?”

Regina bevve un sorso di vino.

“ Mi fido”

Le due passarono un'oretta a parlare poi si diressero verso il ristorante, il locale era semplice senza grandi pretese.

“ Non lasciarti ingannare dall'aspetto fanno il pesce migliore di tutta la città”

Le due ordinarono iniziando a parlare del più e del meno, delle loro vite, di quello che gli piaceva e non piaceva volevano conoscersi meglio infondo a parte qualche parola in palestra non sapevano molto delle loro vite.
Scoprirono di avere molte cose in comune.
Guardavano gli stessi film, amavano gli stessi sport erano molto diverse ma le loro vite infondo erano molto simili.
Emma con la scusa di non sentire bene quello che diceva Regina si era spostata accanto a lei e non perdeva occasione per sfiorarla, con le braccia e con le gambe, l'altra non pareva farci caso ma il fatto che non si allontanasse incoraggiava la bionda.
Finita la cena si diressero verso un locale per fare quattro salti.
Regina non era molto propensa a ballare e per un po riuscì ad evitarlo con la scusa di voler bere qualcosa poi però l'esuberanza di Emma ebbe il sopravvento, la trascinò letteralmente sulla pista dove iniziarono a ballare.
Emma era scatenata invece a Regina ci vollero  un paio di canzoni per prendere il via ma poi si lasciò anche lei contagiare dal ritmo.
All'improvviso la musica calò e iniziò un lento, Regina fece per allontanarsi ma Emma la prese per un braccio trascinandola a se per poi stringerla forte.
La mora all'inizio rimase stranita ma poi anche lei posò le mani sulla schiena di Emma che sentì rilassarsi sotto il suo tocco, un leggero sorriso le apparve sulle labbra.
Emma girò la testa nell'incavo del collo di Regina sussurrandogli all'orecchio.

“ Sai sto bene tra le tue braccia, mi sento protetta era da tanto che volevo farlo”

Alla mora fece molto piacere perché anche lei stava bene in quell'abbraccio.

“ Anche io sto bene qui con te”

La musica finì ma le due non si staccarono, solo dopo molto tempo decisero che era giunta l'ora di tornare a casa.
Nel tragitto per tornare a casa iniziò a piovere.
Arrivarono a casa di Emma bagnate fradice.

“ Per fortuna abito vicino altrimenti avremmo rischiato di prenderci un malanno”

“ In effetti se avessi dovuto tornare a casa sarebbe stato davvero un problema”

“ Dai spogliati e fai una doccia calda non si sa mai”

“ Ma...”

“ Nessun ma, forza che dopo la faccio io”

Dopo la doccia le due si ritrovarono in salotto, nonostante fossero le tre passate nessuna delle due aveva sonno.

“ Che ne dici se ci vediamo un film?”

“ Ok”

Emma si avvicinò alla libreria che conteneva una sfilza di dvd, li osservò tutti poi il suo sguardo si posò su di uno di loro.

“ Questo lo hai mai visto?”

Passò il dvd alla mora.

“ Serendipity, quando l'amore è magia, no, non l'ho mai visto”

Regina girò la scatola sul retro per leggere la trama.

“ Due che si incontrano per caso ma che sono destinati ad amarsi, sembra carino”

“ Perfetto allora aggiudicato”

Si misero sedute sul divano e il film partì, tutto era tranquillo, il film scorreva bene e nessuna delle due aveva proferito parola fino a quando Emma non iniziò a stiracchiarsi posando poi il suo braccio sulle spalle di Regina, la mora da prima guardò la mano poi si voltò verso Emma che imbarazzata la tolse portandosela in grembo.
Regina sorrise a quella sua faccia buffa da bambina beccata sul fatto, si spostò passando il suo braccio dietro la schiena della bionda tirandola poi a se.
Emma, che non si aspettava un gesto di quel genere la guardò per un attimo.

“ Va bene, Emma, va bene”

La ragazza sorrise e si appoggiò all'altra che la strinse a se.

“ E comunque, Emma,  potevi fare di meglio per abbracciarmi”

Emma rise.

“ Lo so, è che avevo paura”

“ Paura?”

“ Non sapevo come avresti reagito, dopo tutto ci conosciamo da poco”

“ Credevi che ti avrei allontanata?”

“ Non voglio perdere la tua amicizia, sto bene con te”

Regina baciò la testa di Emma.

“ Tranquilla”

Il film finì e le due andarono in camera da letto, entrarono sotto le coperte.

“ Posso?”

Chiese Emma.

“ Certo”

La bionda si accucciò tra le braccia dell'altra, perché, anche se era la più esuberante delle due e sembrava poter spaccare il mondo in realtà non cercava altro che sicurezza e l'altra con la sua calma e dolcezza era tutto ciò che cercava; appoggiò la testa sul suo petto ascoltando il battito del suo cuore.

“ E ora che facciamo?”

Chiese Emma.

“ Andiamo avanti giorno per giorno e vediamo quello che succede, quello che proviamo, quello che vogliamo un giorno alla volta”

Passarono alcuni minuti in silenzio.

“ Regina?”

“ Si?”

“ Perché ti alleni tanto?”

“ Perché devo poter proteggere me stessa ma soprattutto devo poter proteggere le persone che amo”

Emma sorrise sentendo stringersi ancora di più a quelle parole.

“ Buonanotte Emma, a domani”

“ Buonanotte Regina”

La luce si spense, rimasero così fino al giorno dopo, abbracciate, ognuna confortata dal calore dell'altra.

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Capitolo 20
*** la magia fa brutti scherzi ***


~~“ Emma concentrati su quello che fai”

“ Tranquilla Regina so quello che faccio”

“ Ne dubito molto”

Emma aggiunse ancora del liquido alla pozione.

“ Perfetto, secondo i miei calcoli questa pozione dovrebbe farmi vedere il mondo con gli occhi di un uomo, così forse capirò cosa gira nella testa a Hook e cosa vuole da me”

(So io cosa gira nella testa a capitan mascara, o meglio in un' altro posto)

“ Sicura di volerla bere?”

“ Sicura”

Detto questo Emma trangugiò il liquido, passò un minuto, due, tre niente.

“ Regina, come mai non succede nulla?”

“ Avrai sbagliato qualcosa”

“ Ma io ho seguito attentamente le istruzioni”

“ Probabilmente avrà un effetto ritardato, vai a casa e guarda cosa succede”

“ Ok farò come dici tu”

“ Sarebbe la prima volta”

“ Spiritosa”

Il mattino successivo, la porta di casa Mills venne letteralmente presa di mira da una serie di colpi più che dal bussare umano.

“ Arrivo, arrivo un attimo”

Regina aprì la porta.

“ Si, mi dica, come posso aiutarla?”

“ Regina sono io”

“ Io chi?”

Davanti a Regina c'era un uomo, un bel uomo, fisico asciutto, capelli biondi e occhi azzurro mare.
Le parole della mora le morirono in gola quando osservò meglio quegli occhi.

“ Emma?”

“Si”

“ Ma cosa hai combinato?”

“ Stamani mi sono svegliata così”

“ Ma sei un uomo”

“ Già, e a quanto pare anche ben dotato”

“ Emma non mi pare il momento di scherzare”

“ Non sto scherzando, dopo lo shock iniziale, sono dovuta andare in bagno per forza e devo dire che...”

“ Basta, basta, non dire altro, dai entra”

Emma entrò, passando davanti a Regina.

“ Andiamo in salotto”

Regina nel tragitto verso il salotto non pote  non osservare l'uomo davanti a lei e un piccolo movimento si agitò in lei, Emma era una bella donna ma la sua versione maschile non era da meno.

“ Regina cosa posso fare non posso mica andare dai miei così, cosa gli dico?”

“ Che da oggi hanno un figlio maschio?”

“ Non scherzare è una tragedia”

“ Ok, ok fammi dare un'occhiata”

Regina si avvicinò ad Emma, la maglietta attillata metteva in risalto i muscoli del petto per un attimo Regina indugiò.

“ Allora?”

“ Aspetta fammi vedere”

La donna controllò lo stato dell'incantesimo.

“ Ho una notizia buona e una cattiva quale vuoi sentire per prima”

“ Quella buona”

“ L'incantesimo non è permanente”

“ O grazie al cielo, e quella cattiva?”

“ Non è permanente ma non può essere rotto si esaurirà da solo nel giro di una settimana ”

“ COSA? Una settimana? E come faccio?”

“ Dì che sei malata”

“ Si certo, così mia madre mi vorrà vedere e curare”

“ Digli la verità”

“ E cosa gli dovrei dire che volevo sapere come ragiona un uomo?”

“ Allora fai come vuoi”

“ Gli dirò che mentre mi insegnavi la magia ho sbagliato un incantesimo e fino a che non svanirà l'effetto non posso farmi vedere in giro, più o meno è la verità”

“ Più o meno”

“ Ma non posso andare a casa mia”

“ Puoi rimanere qui, così almeno valuterò lo stato dell'incantesimo”

“ Davvero posso rimanere qui?”

“ Si ma non mettere in disordine la mia casa, ti preparo la stanza degli ospiti”

“ Grazie Regina, ma a Henry cosa diciamo?”

“ A lui se vuoi puoi dirgli la verità è molto più sveglio dei tuoi o di capitan mascara”

“ Non chiamarlo così”

“ E' un capitano?”

“ Si”

“ Ha il mascara?”

“ Emmm, si”

“ Visto, capitan mascara”


Emma si trasferì da Regina i primi giorni passarono tranquilli ma Emma sembrava cambiare di giorno in giorno, stava sempre più vicina a Regina la sfiorava ogni volta che poteva la aiutava nei lavori più pesanti, più passavano i giorni e più era attratta da lei, solo che non se ne rendeva conto, a Regina queste piccole attenzioni non dispiacevano pensava che fossero un effetto dell'incantesimo una volta esaurito sarebbe tornato tutto normale per il momento si godeva il tutto.
Una sera però accadde un piccolo incidente.
Emma si era versata addosso la cioccolata calda che stava bevendo e aveva deciso di farsi una doccia per ripulirsi, mentre stava per uscire dalla doccia Regina aprì la porta pensando che non ci fosse nessuno, le due si bloccarono, si fissarono per alcuni istanti solo che non tutto rimase immobile, qualcosa dal basso si alzò attirando l'attenzione della mora che abbassò lo sguardo per poi scappare imbarazzata.
Emma dopo essersi ripresa guardò anche lei in basso e capì che forse Regina gli faceva un po troppo effetto.
La bionda si vestì e scese giù in cucina dove Regina stava preparando la cena, entro anche lei imbarazzata.

“ Regina...io....scusami dovevo avvertirti”

“ Si dovevi”

“ E' solo che...non so....ha fatto tutto lui”

“ Probabilmente è una normale reazione maschile”

“...forse...anche se...”

“ Anche se cosa?”

Emma si avvicinò a  Regina.

“ Non so se è colpa di questo corpo ma...voglio baciarti!”

“ Cosa?”

“ Sento il bisogno di baciarti, di stringerti, di proteggerti, voglio svegliarmi con te la mattina e voglio prendermi cura di te”

“ Ma Emm...”

La frase fu interrotta dalle labbra di Emma, poggiate delicatamente su quelle di Regina.
Si staccarono guardandosi negli occhi.
Regina sapeva che probabilmente era un effetto dell'incantesimo, la parte maschile aveva preso il sopravvento su Emma e che probabilmente una volta finito l'effetto si sarebbero pentite di questo ma qualcosa in lei la spinse ad andare avanti, afferrò la maglia di Emma e la tirò a se baciandola con passione, Emma la prese tra le braccia e salirono fino alla camera da letto dove passarono la notte a fare l'amore.
Il mattino però aveva una sorpresa in serbo per loro.
Quando Regina aprì gli occhi si trovò abbracciata ad una snella figura dai lunghi capelli biondi e dalla pelle morbida, capì che l'effetto dell'incantesimo era svanito e che adesso avrebbero dovuto fare i conti con le loro azioni.
Fece per muoversi ma facendo così svegliò Emma.

“ Buon giorno”

Disse baciandola.

“ E' di questo che ti parlavo ieri sera, svegliarmi con te accanto è quello che ho sempre sognato”

“ Emma sei tornata normale”

La donna solo allora notò che in effetti il tono della sua voce era tornato femminile.

“ Finalmente l'effetto è finito”

“ Emma davvero pensi ancora quello che hai detto ieri sera?”

“ Si, certo, voglio passare il resto della mia vita con te ma forse sei tu che non vuoi, forse era solo la mia controparte maschile ad attrarti”

Regina rimase in silenzio.

“ Lo sapevo, ma forse posso fare un incantesimo più potente che mi trasformi definitivamente in un uomo e così potrei restare al tuo fianco e renderti felice e...”

Regina fermò la bionda con un bacio.

“ Non voglio”

“ Ma...”

“ Non voglio la tua parte maschile io voglio te”

“ Davvero?”

“ Non ce ne siamo mai rese conto ma tu da quando ci siamo incontrate hai sempre fatto quello che hai detto, mi hai sempre protetta e ti sei sempre presa cura di me e adesso mi sono resa conto che non ero attratta dal te uomo ma ero attratta da te, anche io voglio passere il resto della mia vita con te”

Ad Emma apparve un sorriso brillante sul volto.

“ Davvero?”

“ Davvero, e sai una cosa?”

La bionda scosse la testa.

“ Io ti preferisco così”

 

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Capitolo 21
*** Scherzo alla radio ***


~~La radio che ascoltava sempre Regina aveva da poco iniziato una sessione di scherzi telefonici e a Regina era venuto in mente di farlo a Emma così contattò la redazione e il giorno fissato chiamarono Emma per farle lo scherzo, Regina aveva avvertito amici e conoscenti in modo che potessero ascoltare lo scherzo.

“ Pronto?”

“ Si, buongiorno sono Ruby del servizio clienti di Ralazon Prime la chiamo per il pagamento del pacco è lei  Emma Swan, titolare della carta di credito con numero finale 30059?”

“ Quale pacco?”

“ Le spiego, la signora Mills ha ordinato una borsa del valore 1230 dollari ma visto che il valore supera i mille dollari e che la carta da lei fornita non è a suo nome ma a nome di Emma Swan l'azienda per tutelarsi e tutelare i clienti o possibili clienti si informa per avviare o no il pagamento in caso di furto della carta”

“ Capisco, Regina Mills è mia moglie e lei mi dice che ha ordinato una borsa da 1230 dollari?”

“ Si, che faccio approvo il pagamento?”

“.....”

“ Pronto? Sig.ra Swan è ancora in linea?”

( A questo punto tutti si aspettano una reazione di sconcerto oppure di rabbia da parte di Emma o per lo meno era la reazione di tutti i titolari delle carte)

“ Si, si sono ancora qui”

“ Bene allora approvo?”

“ Va bene può approvare il pagamento”

“ Come? Ne è sicura?”

“ Si, si ne sono sicura, senta mia moglie si prende cura di me ogni giorno, si fa in quattro, non si risparmia mai, quando torno a casa la sera trovo sempre la cena pronta nonostante anche lei lavori quasi dieci ore al giorno, so di non essere abbastanza per lei, di non essere alla sua altezza, e se potessi le regalerei anche la luna o l'intero sistema solare e se quella borsa le piace e la rende felice chi sono io per dire di no dopo tutto quello che lei fa per me senza chiedere nulla in cambio, quindi si approvo il pagamento”

“.....”

“ Pronto mi ha sentita?”

“ Si ho sentito è che non mi aspettavo questa reazione”

“ E che reazione si aspettava?”

“ No, niente e che di solito i consorti bloccano tutti il pagamento”

“ E fanno male perchè probabilmente non si rendono conto del tesoro inestimabile che hanno, e che tutti i soldi del mondo non potranno mai ripagare quello che ti può dare la persona che amiamo, i soldi non possono essere paragonati al l'abbraccio , al calore che ti può infondere il tuo vero amore perchè questo è quello che Regina è per me, lei è il mio vero amore e sono io una stupida perchè glielo dovrei dire ogni giorno, in ogni attimo che la mia vita senza di lei non ha nessun significato lei è tutto quello di cui ho bisogno nella vita quindi proceda subito al pagamento perchè stasera quando torno a casa voglio vedere il sorriso su quelle labbra, quel sorriso per cui darei la vita e che è la mia vita”

“ Bè sig.ra Swan lei mi ha davvero stupita c'è qui una persona che vorrebbe parlarle”

“ Emma”

( Era Regina che stava piangendo)

“ Emma, amore”

“ Regina?”

“ Si Emma sono io, non è vero che non sei alla mia altezza, non è vero che non sei abbastanza per me, io non lo sono per te tu sei stupenda e ringrazio Dio ogni giorno per averti incontrata”

“ Regina mi spieghi cosa sta succedendo?”

“ Succede che ti volevo fare uno scherzo”

“ Uno scherzo?”

“ Si sei su RSB, li avevo chiamati per farti uo scherzo a telefono ma tu....tu...tu sei magnifica e io ti amo tanto”

“ Dai Regina non piangere”

“ Regina hai davvero una moglie fantastica vi auguro il meglio”

“ Grazie Ruby”

…..........................

“ Be cari ascoltatori spero che prendiate spunto da Emma e che non diate per scontato le persone che avete accanto ma adesso andiamo avanti con gli scherzi.........”

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Capitolo 22
*** Io ti troverò sempre ***


~~“REGINA....REGINA... ma dove si sarà cacciata?”

“ Secondo me è al mausoleo”

“ Proviamo a vedere”

MM fece per aprire la porta ma un'onda di energia la spinse indietro.

“ Stai bene?”

“ Si, Regina è certamente qua dentro”

“ Ora provo io”

“ No! Emma ti farai male, ha incantato la porta, non vuole vedere nessuno”

“ Io non sono nessuno”

I suoi genitori non fecero a tempo a dire altro che Emma era già alla porta, titubante per un attimo afferrò la maniglia, pronta per un'eventuale onda d'urto, attese ma non successe nulla si voltò verso i suoi genitori anch'essi stupefatti, girò la maniglia e la porta si aprì.
Entrò richiudendosi la porta alle spalle, scese la lunga scalinata, in fondo ad essa nella sua stanza trovò Regina, seduta a terra con lo sguardo perso nel vuoto.

“ Regina?”

La mora alzò lo sguardo.

“ Come hai fatto ad entrare, ho incantato la porta”

“ Non lo so, ha bloccato i miei genitori ma non me”

“Strano comunque cosa ci fai qui?”

“ Come cosa ci faccio qui? Sei scappata via, eri sconvolta, siamo preoccupati per te...io sono preoccupata per te”

“ Non dovresti, come hai sentito io sono cattiva, non importa quello che faccio agli occhi degli altri  rimarrò sempre la regina cattiva”

“ Hai detto bene agli occhi degli altri non hai miei”

Regina a quell'affermazione si voltò finalmente verso Emma.

“ Cosa hai detto?”

“Ho detto che per me non sei la regina cattiva”

“ Solo perché non mi hai mai vista in quelle vesti”

“ Esatto, io ho visto solo Regina, la donna che ha cresciuto mio figlio”

“ Emma tu non sai quello che dici, tutta Storybrooke mi odia, li ho salvati decine di volte ma non è mai abbastanza, forse hanno ragione sono una persona cattiva e non cambierò mai”

Emma a quella frase non ci vide più.

“ ORA BASTA!”

Prese Regina per le spalle e la sollevò da terra.

“ Adesso ascoltami bene, ciò che conta non è la propria storia ma ciò che decidi di essere.
Tu non se una persona cattiva, sei una persona a cui sono successe cose cattive*.
Io non so come eri nella Foresta Incantata e neanche lo voglio sapere perché tu non sei più quella persona, hai combattuto al mio fianco mi hai salvata più volte cosa che non credo che una persona cattiva avrebbe fatto, tu non sei la regina cattiva, quella era un'altra donna, tu sei la donna che ha cresciuto Henry con amore, sei la donna che ha vinto molte battaglie, sei la donna che am.....”

Emma si zittì di colpo, consapevole di quello che stava per dire, consapevole di quello che finalmente aveva realizzato.

“ Emma ....”

Per alcuni minuti nessuna delle due parlò.

“ Io...io...”

“ Emma che cosa volevi dire?”

Il cuore di Regina batteva all'impazzata, forse, forse Emma poteva provare quello che lei provava per la bionda; Regina era terrorizzata e felice allo stesso tempo.

“ Emma per favore parla”

La ragazza si allontanò ma non di molto.

“ Regina io...”

Anche il suo cuore batteva forte quasi da uscirle dal petto.

“ Regina io...io...io TI AMO!”

La mora quasi non credeva alle proprie orecchie.

“ Ecco l'ho detto, io ti amo, ti amo da morire, ti amo dal primo momento in cui ti ho vista ma fa  finta di niente voglio solo dirti che...”

Non fece in tempo a finire la frase che le sue labbra furono occupate in ben altra cosa, una luce viola e dorata le avvolse turbinando intorno a loro poi tutto tornò silenzio.
Le due si staccarono quel tanto che bastava per poter respirare.

“ Regina ma...”

“ Si Emma, anche io ti amo, non credevo che potessi ricambiare il mio sentimento”

“ Regina...”

“ La profezia si è avverata la regina cattiva è stata sconfitta dalla Salvatrice ma in un modo che non mi aspettavo proprio”

“ Che cosa vuoi dire Regina?”

“ Adesso ho capito perchè sei potuta entrare, pensavo fosse per via della tua magia ma invece era per il tuo amore, quando ho incantato la porta ero davvero arrabbiata e delusa e nel mio cuore volevo davvero che qualcuno mi amasse anche solo per un istante, la regina cattiva era li pronta ad esplodere fino a che tu non l'hai sconfitta”

“ Ma io non ho sconfitto nessuno, non ho combattuto nessuno”

“ Emma adesso ho capito quale era l'unico modo per sconfiggere la regina cattiva”

“ E qual è?”

“ L'unico modo per sconfigge la regina cattiva era amarla “

“ Regina...quindi lei non c'è più?”

“ Oh no, lei è ancora li perchè lei è parte di me come il Signore Oscuro è parte di te ma adesso non ha più paura di non essere amata, non ha più rabbia dentro di se e tutto questo grazie a una bionda cocciuta e irritante”

Mentre pronunciava quelle parole i suoi occhi si riempirono di lacrime, Emma con il dorso della mano le tolse.

“ Regina ti prometto che non piangerai più perchè io farò in modo che nulla più ti faccia del male”

“ Emma grazie di avermi trovata”

“ Io ti troverò sempre.”

 


* piccola citazione per chi la riconoscesse.

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Capitolo 23
*** So chi è lei ***


Regina era seduta sul bordo del letto e osservava quel volto davanti a lei, quel volto una volta liscio e levigato ora era cosparso di rughe ma anche se invecchiata in quel volto c'era ancora la sua Emma.

Con delicatezza lo accarezzò.

Quel tocco fece svegliare la donna davanti a lei.

 

“ Ciao, Emma”

 

La donna la osservò per un lungo momento.

 

“ Chi sei?”

 

“ Sono tua moglie”

 

Ogni volta si ripeteva la stessa scena, “ chi sei?”.

Emma era affetta da Alzheimer, erano ormai alcuni anni che non riconosceva più Regina ma lei ogni giorno si prendeva cura di lei, nella casa di riposo dove ormai vivevano, dopo tutto anche lei era anziana e non poteva curare adeguatamente la moglie da sola.

Le loro ex posizioni sociali, il fatto di essere state il sindaco e lo sceriffo della loro città fecero in modo che le lasciassero vivere insieme i loro ultimi anni.

 

“ Sai Emma, le rose nel nostro giardino sono sbocciate e Henry e Ella hanno deciso di comprare una casa sul mare”

 

Mentre la diceva queste cose, l'aiutava a fare colazione poi a vestirsi e insieme facevano lunghe passeggiate nel grande giardino.

 

“ Henry?”

 

“ Si, Henry, nostro figlio”

 

“ Ma Henry è un bambino”

 

“ No, Emma, Henry è cresciuto, è padre e noi siamo nonne di una splendida bambina di nome Lucy ”

 

“Nonne?”

 

“ Si, nonne”

 

“ Nonne?, Ma tu chi sei?”

 

Regina sapeva che non era colpa di Emma ma ogni volta che le chiedeva chi era il suo cuore si spezzava, ri voleva la sua Emma indietro, ri voleva i suoi abbracci, i suoi baci e persino le sue sciocchezze fatte senza pensare.

 

Le giornate passavano così tutte uguali, giorno dopo giorno.

La loro vita ormai era questa, un loop infinito di richiami alla memoria da parte di una moglie che nonostante non ci fossero speranze continuava ad amare quella che per un'intera vita era stata la sua luce, il suo faro, la sua stella guida e che ora, piombata in un'oscurità sempre più fitta aveva bisogno di lei.

 

Anche quel giorno era iniziato come tutto gli altri, mentre Regina era intenta a vestire l'amore della sua vita una giovane infermiera le venne in aiuto.

 

“ Posso aiutarla?”

 

“ Grazie cara, le mie mani non sono più quelle di una volta”

 

Mentre la vestivano Emma continuava a domandare “ chi sei?” a Regina e quest'ultima continuava a risponderle con dolcezza e pazienza.

 

La giovane le guardava poi prese coraggio e chiese.

 

“ Posso farle una domanda?”

 

“ Certo cara, dimmi pure”

 

“ Perché continua ogni giorno a rispondere alle sue domande, a prendersi cura di lei lo sa benissimo che dopo pochi minuti dimenticherà ancora chi è, dovrebbe uscire e godersi un po' la vita in tranquillità”

 

Regina la guardò e poi le sorrise.

 

“ Vedi cara, io e Emma, mia moglie, abbiamo passato insieme più di mezzo secolo, ci siamo rincorse per anni negando il sentimento che ci univa quando poi lo abbiamo accettato abbiamo passato insieme gli anni migliori della nostra vita, non riuscirei a concepire la mia vita senza di lei al mio fianco, lei si è sempre presa cura di me e ora è il mio turno”

 

La ragazza ancora non capiva.

 

“ Ma non sa nemmeno chi è lei, non la riconosce più da anni ormai”

 

“ E' vero, non sa perché mi prendo cura di lei e nemmeno chi sono io ma io so chi è lei e finché avrò un solo respiro in me lo vivrò con lei e per lei, l'unico vero amore della mia vita”

 

 

 

Quella sera erano coricate come sempre l'una accanto all'altra, Regina leggeva un libro e Emma purtroppo immersa in quel suo mondo oscuro fino a che una voce ruppe il silenzio.

 

“ Regina?”

 

Gli occhi della donna si spalancarono voltandosi verso la fonte da dove veniva la voce.

Regina vide sua moglie voltata verso di lei, gli occhi brillanti come non accadeva da tempo, un sorriso sincero e rassicurante sul suo volto.

 

“ Emma?”

 

La donna dai lunghi capelli bianchi si avvicinò e abbracciò la moglie poggiando la testa sul suo petto.

 

“ Ti amo, ti ho sempre amata, non è mai passato un giorno senza che tu fossi nel mio cuore fin dal primo giorno in cui ti ho vista e ti amerò per sempre”

 

Alzò la testa e posò un dolce bacio sulle labbra della moglie per poi di nuovo lasciarsi cullare dal suono del suo cuore.

 

Regina aveva le lacrime agli occhi, la sua Emma era tornata per poco ma era tornata da lei.

La baciò sulla testa.

 

“ Ti amo anche io”

 

Spense la luce e si addormentò abbracciata al suo unico amore.

 

.

.

.

.

“ Regina? Regina svegliati è ora di andare”

 

La donna non capiva, andare? Andare dove?

Aprì gli occhi.

Davanti a lei c'era Emma che la fissava sorridendo, il volto contornato da lunghi capelli dorati e quel suo inconfondibile giubbotto di pelle rosso.

 

“ Vieni amore andiamo”

 

Le porse la mano.

Regina non capiva ma prese la sua mano che l'aiutò ad alzarsi.

 

“ E' ora di andare”

 

“ Andare dove?”

 

“ Dov'è il nostro posto e dove vivremo per sempre”

 

A quel punto si incamminarono lungo il corridoio la donna si rese conto che non sentiva più alcun acciacco dovuto all'età si guardò le mani erano giovani e lisce.

Allora capì ma non ebbe paura perché al suo fianco c'era Emma come c'era sempre stata la strinse più forte.

 

“Emma”

 

La bionda si voltò verso di lei.

 

“ Si?”

 

“ Mi sei mancata”

 

“ Anche tu”

 

E la baciò un bacio che mancava da tempo ma che aveva sempre lo stesso sapore.

 

“ Hai paura?”

 

“ Con te al mio fianco non ho mai avuto paura”

 

“ Allora andiamo”

 

“ Si”

 

Si presero per mano e si incamminarono verso una piccola casetta in un grande prato fiorito dove c'era solo pace e tranquillità e dove avrebbero passato l'eternità ad amarsi come solo due anime affini possono fare.

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