I'll see you in Hell

di Blue Wolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** dedica ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** dedica ***


A Jonathan,
Per avermi fatto riscoprire
Il piacere della lettura

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
Show me some hope, show me some light
Cause I’ve got nothing left in me tonight

Show me some hope, God it’s so cold
Throw me a lifeline
ANASTACIA, Lifeline
 
Pandora:
Guardavo nel vuoto. Da qualche secondo o forse da secoli. Non lo sapevo e non mi importava. Mi sentivo morta, eppure il mio cuore batteva ancora.
Quello di Evan no.
Ancora una volta, quelle immagini mi invasero la testa.
Chi è stato? Dimmelo!” urlò Evan voltandosi di scatto. Dexter sospirò e si sedette, come se volesse raccontare una lunga storia, invece disse solo “Jack”.
E lui apparve, dal nulla, come se fosse stato evocato. Ma io non ebbi quasi il tempo di vederlo, perché la mia visuale fu subito oscurata.
“Evan, no!” urlai, ma fu inutile. Le falene sono gli animali con l’udito più sviluppato in assoluto, ma lo sciame non mi diede ascolto.
Finalmente, dopo un tempo che parve infinito, la nube di insetti si dissolse, rivelando il mio incubo peggiore: Jack stava in piedi, immobile e illeso, con in mano la Spada di Sale, macchiata di sangue.
 
Dei colpi alla porta mi riscossero all’improvviso: “avanti”.
Era il comandante delle ombre, un vecchio guardiano, morto in battaglia, che aveva scelto di guidare il mio esercito di demoni.
“perdonatemi, mia regina” disse inchinandosi, “lo abbiamo preso”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
All too familiar so why are we back here again?
Tell me you know how it feels to be killing a friend
Screaming in silence, there’s no way of saving myself
If there’s no redemption, I’ll see you in Hell
ANASTACIA, Lifeline
 Jack:
Sentii un urlo e mi voltai di scatto, lasciando cadere la Spada di Sale. Pandora era inginocchiata per terra e si teneva la testa con le mani. Provai ad avvicinarmi a lei, ma un’onda di energia mi investì in pieno, scaraventandomi lontano. Sbattei le palpebre confuso e fu allora che me ne accorsi. Travolto dall’onda, il palazzo di sabbia stava diventando… vetro.
 
Mi fecero inginocchiare e mi tolsero il cappuccio. Mi trovavo in una sala interamente fatta di vetro, dal cui tetto scendevano delle stalattiti dalla forma a spirale, che riflettevano la pallida luce del sole. I mobili della sala erano in ebano con intarsi d’oro e alle finestre c’erano pesanti tende di velluto nero. Davanti a me c’era una scalinata i cui gradini si stringevano a poco a poco e alla cui sommità c’era un enorme trono, anche lui un tempo era di sabbia, ma con l’effetto dell’elettricità si era trasformato.
Su di esso era seduta una ragazza. Indossava un abito nero e morbido, lungo fino ai piedi, che le fasciava il corpo alla perfezione: aveva un profondo scollo a V e dei ricami in oro su tutto il corpetto, le maniche erano ampie e lunghe, mentre la gonna cadeva morbida lungo i fianchi. I capelli erano lunghi e neri e le arrivavano sotto i seni, finendo in boccoli leggermente accennati. Mi mancò il respiro: se non fosse stato per gli occhi color topazio, avrei detto di avere davanti a me la mia Alice.
Pandora era molto cambiata dall’ultima volta che l’avevo vista, tre anni prima; tempo e dolore avevano trasfigurato il suo viso, rendendone i lineamenti più duri e marcati. Il lato oscuro era tornato in lei.
Dopo la morte di Evan si era rifugiata nel Regno delle Ombre, dove loro l’avevano incoronata Regina e da allora mi dava la caccia, in cerca di vendetta. Io mi ero nascosto il più a lungo possibile nel mondo umano, ma, uccidendo Evan, avevo perso i poteri, e alla fine ero stato scoperto. Dopotutto, sapevo che era questione di tempo: gli angeli non si possono uccidere tra loro e restare impuniti. E così avevo perso i miei poteri ed ero stato condannato ad una immortalità senza senso e senza fine. Ma a Pandora questo non bastava.
Ed ora ero lì, in ginocchio davanti alla donna che amavo e che avevo distrutto, in attesa della fatale sentenza.
 
Pandora:
Avevo riflettuto a lungo su ciò che avrei fatto una volta catturato Jack. Troppo a lungo. E alla fine la rabbia era cominciata a scemare. Come diceva sempre Allen c’erano tre fasi emotive durante una separazione: la tristezza era durata pochi mesi, poi era arrivata la rabbia, che aveva distrutto quel poco di umanità che mi era rimasta dentro. Ma nel momento in cui avevo saputo della cattura di Jack su di me si era abbattuta un’altra terribile consapevolezza.
Stavo passando alla terza fase: il nulla. L’apatia più totale.
Ogni fase era peggiore della precedente, malgrado durante ognuna di esse non credevo di poter stare peggio. E l’apatia era decisamente la peggiore. Mi schiacciava e mi opprimeva ogni giorno, fino a farmi mancare l’aria e soffocarmi… fino a farmi sentire morta dentro.
Ma ora Jack era lì davanti.

 
Jack:
“Ciao Jack” disse senza sorridere “seguimi, per favore”. Scese dal trono e mi condusse per una serie di corridoi ampi e ben illuminati. Camminava lentamente e in silenzio, e cercai di guardarmi intorno spaesato. Non vidi stanze né porte, ma immaginavo che comparissero al bisogno. Era un immenso susseguirsi di scale e corridoi tutti uguali. Ad un certo punto però qualcosa attirò la mia attenzione. In fondo a un corridoio, appesi a una delle pareti di vetro, c’erano due oggetti: il violino di Evan e sotto di esso la Spada di Sale, ancora incrostata del suo sangue.  Di fronte una doppia porta, sulla quale erano incise due lettere, anch’esse in oro: “JH”.
Pandora la aprì e mi precedette all’interno. Eravamo in un salottino elegantemente arredato. Era una stanza piccola e accogliente, con un’ampia finestra e una porta aperta sulla parete opposta che dava su una camera da letto. I mobili, a differenza del resto della casa, erano in legno bianco, e le tende alle finestre erano azzurre. Al centro della stanza c’erano un divano e due poltroncine, anch’essi di velluto azzurro e, tra loro, un tavolino apparecchiato per il tè.
Pandora si sedette e mi fece cenno di imitarla, poi versò la bevanda calda in due tazze e me ne offrì una. “Sai perché sei qui?” esordì lei, dopo un lungo momento di silenzio.
“Per morire, no?” risposi, senza osare guardarla negli occhi.
“No. Sei qui per Lucy.”
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo. Mi sentivo confuso, non sapevo dove fosse finita mia figlia dopo la mia fuga, avevo confidato nel fatto che Pandora se ne sarebbe presa cura o quantomeno che non l’avrebbe usata contro di me, ma in quel momento temetti il peggio.
“Lei è qui e sta bene.” disse, quasi leggendo i miei pensieri. “Ike se ne sta prendendo cura e le sta insegnando a controllare i suoi poteri. Tuttavia, è molto infelice e le manchi terribilmente.”
 
Pandora:
Attesi che lui reagisse alla cosa, ma non lo fece. Era palesemente sorpreso dalle mie parole, e lo capivo. Ma alla fine sentivo che era la scelta giusta. Non per me, non per lui. Per Lucy.  Ricordavo il dolore provato quando mio padre si era scordato di me, dopo che il “terremoto-Evan” si era abbattuto su Folklore. E non volevo che la mia rabbia fosse la causa di tale sofferenza per la figlia di Alice.
“Le diremo che eri dovuto partire per lavoro, che sei andato a vivere lontano, ma che ora sei riuscito a tornare. Non saprà mai che suo padre è un assassino. Almeno finché non sarà abbastanza grande.”
Finalmente Jack alzò lo sguardo sorpreso. “Grazie.” disse in un sussurro.
“Tu resterai qui; questi” aggiunsi indicando la stanza “saranno i tuoi appartamenti. Non potrai mai più lasciare il palazzo” feci una piccola pausa, “vedrai Lucinda una volta a settimana” conclusi alzandomi. “Addio Jack”. Mi voltai e me ne andai, lasciandolo li, confuso e sorpreso.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
And I find it kind of funny, I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you, I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very
Mad world

TEARS OF FEARS, Mad World
 
 
Jack:
Sono in un teatro. Gli spettatori prendono posto in platea e sui palchi e così faccio anch’io. Sono nel palco numero cinque. Guardo il biglietto “Opera Populaire, Paris 1870”
In quel momento il sipario si alza e rimango abbagliato: sul palco c’è Pandora. Indossa uno splendido abito bianco, dalla gonna ampia e lunga. Ha i capelli ricci e decorati da forcine di diamanti a forma di fiore. Sembra una principessa. L’orchestra inizia a suonare e lei comincia a cantare. È un’aria dolce e malinconica, quasi straziante, ma la sua voce è meravigliosa, angelica.
 
Think of me, think of me fondly, when we’ve said goodbye
Remember me once in a while, please, promise me you’ll try
when you find that once again you long to take your heart back and be free if you ever find a moment spare a thought for me”
 
Trattengo il respiro: anche se lei non mi guarda, so che la canzone è dedicata a me.
 
we never said, our love was evergreen or as unchanging as the sea but if you can still remember stop and think of me
think of all the things we’ve shared and seen
don’t think about the way things might have been
think of me, think of me waking silent and resigned imagine me trying too hard to put you from my mind recall those days, look back on all those times
think of the things we’ll never do
there will never be a day when I won’t think of you”*
 
Venni svegliato da dei colpi alla porta. Mi alzai e andai ad aprire.
Davanti a me c’era un eccentrico Ike Sparks, vestito con abiti dai colori sgargianti.
“buongiorno”, disse sorridendo “preparati: è ora di vedere tua figlia”
cinque minuti dopo eravamo già sulle scale. Ike mi condusse al piano superiore, negli appartamenti esattamente sopra i miei. Entrò e subito si sentì una voce acuta e squillante gridare “nonno!”. Una bambina di circa dieci anni entrò correndo nella stanza, ma, arrivata davanti a noi, si fermò di colpo e alzò lo sguardo su di me “papà?”
“sono io, piccolina. Sono tornato” e, senza darmi il tempo di muovermi, la piccola Lucy mi saltò in braccio, stringendomi forte. Fu il momento più bello della mia vita.
Passammo la giornata in giardino, ad inventare storie e mangiare marmellata di fragole. E così passammo anche le settimane e i mesi successivi. Ogni giorno attendevo con ansia il momento in cui avrei rivisto la piccola Lucy.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Heart beats fast, colors and promises.
How to be brave?
How can I love when I’m afraid to fall?
but watching you stand alone
All of my doubt
suddenly goes away somehow…
One step closer
CHRISTINA PERRI, A Thousand Years
 
Pandora:
Mi svegliai sentendo delle urla. Provenivano dal giardino, così aprii la finestra e mi affacciai. Era pomeriggio inoltrato e il sole stava calando pigramente dietro le montagne. Le foglie sugli alberi cominciavano a tingersi di giallo e di rosso, segno che, anche nel Regno delle Ombre, stava finendo l’estate.
Cercai la fonte delle grida e finalmente la vidi: la piccola Lucinda era in piedi sul bordo della fontana, giocava a fare l’equilibrista lanciando gridolini di gioia e spavento, mentre Jack le teneva la mano.
“guarda papà” disse ad un certo punto Lucy indicando per aria “una farfalla!”
“quella non è una farfalla, piccola mia” rispose lui, pacato “è una falena”
trattenni il respiro, cercando di ricacciare indietro le lacrime, ma, proprio in quel momento, la piccola Lucy fece un salto, provando ad afferrare l’insetto e cadde in acqua, inzuppandosi dalla testa ai piedi. Jack si alzò di scatto, preoccupato, ma, constatando che la piccola era illesa, scoppiò a ridere. Lei però, sentendosi presa in giro, mise il broncio e cominciò a schizzarlo con l’acqua della fontana. A quella scena, malgrado tutto, non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
E Jack si voltò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
But it’s time to face the truth
I will never be with you
JAMES BLUNT, You’re Beautiful
 
 Jack:
Mi voltai di scatto sentendo la sua voce. Pandora era affacciata alla finestra e si teneva la pancia dalle risate. Era bello vederla così, dopo tanto tempo.
Rimasi a fissarla come un ebete, bagnato dalla testa ai piedi e senza riuscire a distogliere lo sguardo, mentre la piccola peste che mi aveva conciato in quel modo sguazzava felice nella fontana.
Poi accadde. Pandora incrociò il mio sguardo e si fermò di colpo. Io non mi mossi, non sapendo cosa fare. Desideravo chiederle di unirsi a noi, prenderla in braccio e immergermi con lei nella fontana, baciandole le labbra senza smettere mai. Desideravo affondare la testa tra i suoi capelli e sentirne il profumo, dirle che la amavo e bearmi dei suoi sorrisi, ma non lo feci. Sapevo di aver perso quel treno da tanto tempo. Sapevo di aver perso lei.
Restammo così, fermi, a guardarci in silenzio per un lungo istante, poi, molto lentamente, Pandora inclinò il capo e sorrise. Provai a ricambiare il sorriso, ma lei era già sparita dietro le pesanti tende di velluto rosso.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse
requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
CATULLO, Carme 85
Pandora: 
Perché avevo sorriso? Non riuscivo a capire, ma non riuscivo nemmeno a smettere di ripensare a Jack che giocava sereno con Lucy e che mi fissava impalato e fradicio.
Jack era un mostro. Aveva ucciso Evan. Aveva ucciso una parte di me. Eppure…
sciocchezze. Non potevo provare qualcosa per lui. Era illogico, irrazionale e totalmente privo di senso, ma non riuscivo a smettere di pensare al suo sorriso.
Sciocchezze. Scacciai quell’immagine dalla mente. Non lo avrei mai perdonato, decisi risoluta.
 
E così passai settembre e ottobre a cercare di evitarlo, combattuta tra l’odio, la rabbia, il dolore e dei sentimenti a cui nemmeno volevo dare un nome. Poi venne Halloween.
“Pan, Pan!” disse Lucy, saltellando intorno al tavolo della colazione, mentre mangiava biscotti “cve favviamo pev alloueen?”
“eh?” chiesi assorta dai miei pensieri
“Halloween! Halloween!”
“sì piccolina ho capito. Stasera faremo una festa in costume. Intaglieremo le zucche, ci travestiremo e balleremo mangiando caramelle”
“siii… può venire anche papà? Per favooore” disse facendo gli occhioni da gatto con gli stivali.
“va bene” mi arresi, arruffandole i capelli. Mangiai un biscotto, affidai Lucy ad Ike e andai a cercare qualcosa da mettere.
 
“Basta! Non ho niente da mettermi! Non ci vado!” sbottai imitando il Grinch.
Scesi di sotto spazientita e andai a controllare i preparativi per la serata. Ovviamente Lucy era già nel salone che aiutava i nonni con le decorazioni.
“sei un angelo, Pan” disse mio fratello Fanny entrando nella stanza
“siiii un angelo” disse la piccolina saltellando. E io capii.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
My life is brilliant, my love is pure
I saw an angel, of that I’m sure
JAMES BLUNT, You’re Beautiful
 
Jack:
Indossai il mio completo scuro, la maschera, i guanti di pelle e il mantello. Quella mattina un cameriere aveva bussato alla mia porta, recapitandomi un biglietto in una busta bianca.
Alle otto nel salone. In maschera.
Il biglietto non era firmato, ma non ce n’era bisogno. Dopotutto era Halloween, e probabilmente la piccola Lucy aveva insistito per festeggiare.
Ero nervoso ed impaziente. Non avevo più parlato con Pandora da quando mi aveva detto addio e non sapevo nemmeno se ci sarebbe stata quella sera, ma, malgrado questo, speravo davvero di rivederla. Feci un respiro profondo e scesi nel salone.
La stanza era stata decorata con zucche e ragnatele e l’unica fonte di luce proveniva da delle candele che fluttuavano in aria. Gli ospiti, che arrivavano a poco a poco, si stavano dividendo in gruppetti e chiacchieravano sommessamente.
Mi guardai intorno: conoscevo, o meglio riuscivo a riconoscere, soltanto gli Sparks.
Poi vidi una figura alta ed imponente venirmi incontro. Dexter indossava uno sgargiante completo arancione, con un assurdo papillon a forma di pipistrello. Vederlo conciato in quel modo mi fece abbozzare un sorriso. Stavo per avvicinarmi a lui, quando il portone della sala si aprì e i presenti si voltarono all’unisono.
In cima alle scale comparve Lucy; indossava un vestitino rosa dalla gonna ampia e corta fino alle ginocchia. Dalla schiena le partiva un paio di ali lilla e in testa portava una coroncina di fiori. Scese lentamente, con fare solenne, come una principessa, ma, fatto l’ultimo gradino, non riuscì più a trattenersi e corse verso di me. Mi saltò in braccio ed ebbi giusto il tempo di prenderla che un’altra figura comparve in cima alle scale, lasciandomi senza fiato.
Indossava un abito lungo di seta bianca, dal corpetto a cuore e senza maniche. Al collo portava un chocker di pizzo, anch’esso bianco. La gonna lunga e morbida sfumava lentamente al rosa pastello.
I capelli neri e lunghi fino ai fianchi erano sciolti e terminavano con delle punte boccolose. In testa portava un cerchietto bianco e luminoso. Un’aureola.
Scese lentamente sorridendo, e si avvicinò ai suoi genitori. In quel momento partì la musica e una coppia di eccentrici seelie si fece avanti per aprire le danze.
Mi spostai, per permettere alle coppie di danzare, ma Lucy, ancora in braccio a me, mi disse: “balliamo, papà?”
“certo tesoro” la misi a terra, le presi le mani, e cominciammo a ballare. Dopo due brani di seguito, Ike si avvicinò e chiese educatamente: “posso avere l’onore del prossimo ballo?”
così dovetti cedere la mia dama e mi sedetti in un angolo del salone. Poco dopo però vidi Pandora venire verso di me. Si sedette in silenzio sulla sedia accanto alla mia, sorridendo.
“sono felice che tu sia venuto” disse alla fine sorseggiando del vino. Stavo per rispondere quando si affrettò a precisare “per Lucy”. Annuii.
Tra di noi calò un muro di pesante silenzio. Quando si sta bene con una persona le parole non servono e i silenzi non portano imbarazzo, ma quella magia era andata perduta.
“è felice adesso” disse lei a un certo punto, con lo sguardo rivolto a mia figlia. “è solo merito tuo, e non ti sarò mai abbastanza grato per questo”. Sorrise e il muro tornò tra noi.
Feci un respiro profondo. Non ero mai stato un codardo, ma in quel momento, malgrado fossi seduto, sentivo che le mie ginocchia erano sul punto di cedere.
Buttati Jack. Ora o mai più.
“balliamo, solo per stasera, come facevamo una volta” chiesi in un sussurro, porgendole la mano.
E lei, sorprendentemente, accettò.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
I found myself in Woderland
get back on my feet again
AVRIL LAVIGNE, Underground
 Pandora:
“balliamo, solo per stasera, come facevamo una volta” chiese, quasi in una supplica, porgendomi la mano. Alzai lo sguardo su Jack, ora in piedi davanti a me, e incrociai i suoi splendidi occhi azzurri. Erano talmente limpidi e profondi che avrei potuto perdermici dentro, ma c’era anche qualcos’altro. Lo sguardo era velato dal dolore e dal tormento, gli occhi erano cerchiati da profondi segni scuri, la fronte segnata dalle rughe dello stress. E mi vidi in lui. Capii che, almeno in questo, eravamo uguali. Io avevo perso Evan e lui aveva perso … me.
Era tempo di cominciare a reagire, o quantomeno di provarci. Era tempo di fare il primo passo verso una nuova vita. Così accettai.
 
Danzammo tutta la notte, l’una tra le braccia dell’altro, senza parlare. Non ce n’era mai stato bisogno tra noi.
Quando la festa finì accompagnai Lucy a letto e tornai di sotto. Jack era da solo nel salone, dove era apparso un enorme pianoforte a coda. Era seduto dandomi le spalle e suonava una melodia dolce e malinconica che non conoscevo. Senza interromperlo, mi misi accanto allo strumento e, solo allora, notai che stava piangendo.
Quando il brano finì, lui mi sorrise triste e si asciugò l’ultima lacrima.
“perdonami, me ne vado subito” disse alzandosi.
Non risposi, ma sentii una fitta al cuore e capii che non era quello che volevo.
“che cos’era?” chiesi accennando al pianoforte.
Lui si fermò sorpreso e rispose “un brano di un compositore francese, si chiama Claire de Lune”
“era bellissima” sorrise e si inchinò.
“buonanotte Pandora”
“buonanotte Jack”

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
Just gonna stand there and watch me burn
Well that's alright, because I like the way it hurts
Just gonna stand there and hear me cry
Well that's alright, because I love the way you lie

EMINEM ft. RIHANNA, Love the way you lie
 
Pandora:
Quella notte non riuscii a dormire. Per la prima volta da tanto tempo mi sentivo bene, mi sentivo viva. E questo era un male.
Non volevo credere che fosse merito di Jack, o meglio, non volevo accettarlo.
Non riuscivo a credere di provare qualcosa per lui, per l’assassino di Evan. Mi sentivo viva, eppure faceva male.
 
L’amore fa male pensai mentre mi rigiravo tra le lenzuola. Ti toglie il fiato. È come se qualcuno tenesse una mano intorno al tuo cuore e gli impedisse di battere e pompare il sangue.
l’amore fa male, uccide e distrugge tutto ciò che tocca.
Brucia e frantuma tutte le tue cellule.
Platone aveva ragione: l’amore è un demone
 
Era l’alba e il sole stava nuovamente facendo capolino all’orizzonte. Una luce fioca e rosata illuminava l’oscurità.
Mi alzai, avvolsi un lenzuolo intorno al corpo e uscii sulla terrazza a guardare quello spettacolo.
l’amore fa male pensai ancora una volta mentre al rosa si sostituiva il roso e ad esso si sostituivano il giallo del sole e l’azzurro del cielo.
Ma forse, forse ne vale la pena.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
When you’re gone
The pieces of my heart are missin’ you
When you’re gone
The face I came to know is missin’, too

I miss you
AVRIL LAVIGNE, When you’re gone
 
Jack:
Com’era venuto Halloween, venne Natale e la neve cominciò a cadere leggera e a ricoprire il suolo.
Aprii gli occhi e trovai davanti a me una bambina dagli occhi blu e i capelli neri che saltava impaziente sul letto.
“buon giorno papà! Buon Natale!” disse senza smettere di saltare.
“ho una cosa per te” esclamò fermandosi di colpo “dalla mamma”
E improvvisamente ero sveglio.
Le sorrisi e presi la busta che mi stava porgendo con un sorriso.
“piccolina, vai dal nonno ora” dissi “ci deviamo più tardi”.
Lucy annuì, mi diede un bacio e saltellò via.
Posai la busta sul comodino e andai a fare una doccia. Fredda.
 
Uscito dalla doccia mi vestii e aprii la busta: in cortile tra 20 minuti.
Guardai l’orologio e cominciai a correre.
Quando uscii in cortile la neve mi arrivava alle caviglie. Trovai Pandora inginocchiata davanti a una quercia e lentamente mi avvicinai a lei. Sul tronco dell’albero c’era un’incisione: “Evan Sandman, 25/12/1886 - 14/02/2018”
 
Malgrado il corpo si fosse dissolto, l’albero era una lapide. In quel momento capii: oggi sarebbe stato il suo compleanno.
Vidi Pandora posare sulle radici un fiore: era una rosa rossa, con un fiocco di raso nero intorno allo stelo, poi lei si alzò e si asciugò gli occhi.
“Pandora, io…” provai a dire.
“non ci provare” mi bloccò lei. “Non osare scusarti Jack”. Disse e se ne andò.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
I can be tough, I can be strong
But with you, it's not like that at all
There's a girl that gives a shit behind this wall
You just walk through it
AVRIL LAVIGNE, Wish you were here
 
Jack:
La mattina del 31 dicembre mi svegliai sentendo un rumore strano. Accesi la luce e mi guardai intorno. Una piccola busta di carta era stata fatta scivolare sotto la mia porta. Mi alzai di scatto e la raccolsi: era un invito per la festa di quella sera. Nervoso scesi di sotto. Dopo Halloween mi era stato concesso di utilizzare il pianoforte e vi passavo intere giornate.
La sala della musica era come al solito deserta. Le pareti di vetro riflettevano la luce dorata di un lampadario di cristallo, e le tende erano di velluto rosso.
La stanza era di forma rettangolare e la parete di fondo, trasparente, si affacciava sulla montagna innevata dietro al castello. La vista era mozzafiato e trasmetteva insieme un senso di pace e inquietudine. Davanti alla parete trasparente c'era un enorme pianoforte a coda bianco. Mi avvicinai e mi sedetti sullo sgabello.
Aprii lo strumento ed esitai. Mi sentivo emozionato, nervoso e impaziente. Non vedevo l'ora che arrivasse quella sera e contemporaneamente avevo paura. Paura di fare o dire la cosa sbagliata, paura di rivedere l'odio e il disprezzo nel suo sguardo... speravo che la musica schiarisse i miei pensieri e mi affidai ad essa.
Mi sentivo estremamente nervoso e così decisi di iniziare da un brano complicato, che richiedeva una precisione matematica e una concentrazione assoluta: Il volo del Calabrone. Le dita cominciarono a scorrere sui tasti prima piano, poi con sempre maggiore intensità. E mentre correvano veloci sentivo i muscoli e la tensione allentarsi.
Suonai brani di difficoltà sempre minore, e, a poco a poco, cominciai a sentire sciogliersi il nodo allo stomaco. Passai dal Notturno di Chopin a Le Onde di Einaudi e continuai così fino a sera. Avevo appena concluso la ninnananna di Carter Burwell che l'orologio suonò le sette. Era il momento di prepararsi.
Chiusi lo strumento, mi alzai e mi avviai sulle scale di vetro, lì però di nuovo il nodo allo stomaco si strinse.
Comunque fosse andata ero certo che non avrei mai dimenticato quella sera.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 
I found Heaven on earth
You are my last, my first
And then I hear this voice inside
Ave Maria
BEYONCÉ, Ave Maria
 
Pandora:
La pesante porta si aprì e mi trovai in cima alla scalinata che dava sulla sala da ballo, già piena. Era una stanza enorme, di forma circolare, sovrastata da una gigantesca cupola di vetro, attraverso la quale si vedeva il cielo stellato. Sulla parete, lungo tutta la circonferenza, era stata ricavata una fila di palchi, dove, di lì a poco, di sarebbe posizionata l'orchestra.
Raccolsi la lunga gonna del mio vestito rosso e sorridendo cominciai la discesa, sentendo gli occhi di tutti i presenti su di me.

Mia madre e mio padre, con in braccio la piccola Lucy, mi vennero incontro per farmi gli auguri, seguiti da Allen e dai miei fratelli.
Dopo un po' vidi il direttore d'orchestra, uno di loro, entrare nella sala e farmi un cenno. Annuii e lui sparì dietro le porte, poi sentii dall'altra stanza il primo violino dare il là e l'orchestra accordarsi su di esso. Entrarono e presero posto. La struttura circolare della stanza faceva sì che i suoni dei singoli strumenti si sarebbero fusi, creando una melodia che ci avrebbe avvolto tutti noi nel suo confortante abbraccio.

Alzai lo sguardo e Lo vidi venire verso di me, titubante. Non avrei mai immaginato di vedere Jack insicuro per qualcosa. Si avvicinò e mi sorrise. Come sempre, il suo volto si illuminò e rimasi senza fiato.
"È troppo azzardato sperare di poter danzare di nuovo con te?" Chiese guardandomi. Senza rispondere gli presi la mano e ci dirigemmo al centro della pista, sotto gli occhi stupiti di tutti.
Jack si inchinò e mi cinse la vita, sfiorandomi appena la schiena nuda e cominciammo a danzare.
E non smettemmo più, finché l'orologio non ripartì da zero e l'ultimo degli invitati non se ne fu andato. Stavo per congedarmi e augurargli la buona notte, quando lui mi trattenne la mano. "Soltanto un altro" chiese sorridendo e non riuscii a rifiutare.
La musica era dolce e lenta. Stranamente tra le braccia di Jack mi sentivo bene, al sicuro e mi concessi di abbattere le barriere.
Lo guardai negli occhi ed ebbi il primo: ero in piedi sull'erba grigia, accanto a Emily.
Eravamo appena usciti dal Market andato in fiamme ed era lì.
Era il momento in cui, per la prima volta, mi ero ricordata di lui.
Lo avevo rivisto nella mia stanza, quando nelle notti più buie vegliava su di me.
E fu così che lo rividi. Lo vidi nella mia camera la notte e nei corridoi della scuola il mio primo giorno a Folklore.
Lo vidi dietro ad Allen, il giorno in cui ci eravamo conosciuti, e seduto in fondo al locale di Skillet quando io ed Evan andavamo ad indagare.
Lo vidi in casa degli Sparks e in quella di mia nonna, quando, senza ricordarmi di lui ero andata a vivere con Evan.
E poi lo vidi attraversare il portale e tornare con me nella casa del pianista. Nella sua casa.
Lo vidi mentre, impotente, riviveva con me gli orrori del passato... infine lo vidi in ginocchio sull'erba in lacrime, mentre Evan uccideva Alice.
Era sempre stato con me, invisibile ma pronto a intervenire, a proteggermi anche da me stessa.


Jack:
Staccai la mano dalla sua spalla e il flusso di ricordi si interruppe. La guardai negli occhi e li trovai pieni di lacrime.
Si strinse a me e finalmente io mi sentii completo. Poi la sentii sussurrare: "portami con te Jack"
 
Pandora:
È vero, pensai, Jack è un assassino. Ma chi di noi non lo è?
Evan aveva ucciso Alice e Jack aveva ucciso Evan. Era un po' una chiusura del cerchio.
E forse, pensai mentre io e Jack ci avvicinavamo al portale mano nella mano, forse tutto questo, dalla morte di Amelia fino a quel momento, era parte del disegno divino, parte del piano di Dio per compiere la più grande delle opere.
La redenzione di Lucifero.
 

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