All the Roads are Winding

di Kikiletoway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 ***
Capitolo 23: *** Chapter 23 ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Eccomi con una nuova traduzione! Questa volta una traduzione di una storia della magnifica ShirleyAnn66, ecco il link originale della fanfiction: https://archiveofourown.org/works/8737036/chapters/20030488
Questa storia era stata pubblicata nel 2016.
Il canon è quello dei libri di GRRM, e non dello show, quindi man mano incontreremo anche dei personaggi che sono “book only”. Ma, soprattutto, avremo un Jaime molto ossessionato dagli occhioni blu di Brienne, come la sua controparte dei libri.
 
 
 
 
 
 
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“Tu ci credi nelle anime gemelle?”
 
Jaime si lamenta. “Oh, avanti, Brienne! È tardi e stiamo ancora aspettando di eseguire questo cazzo di esperimento! Possiamo parlare più tardi della tua vita amorosa?”
 
Brienne lo guarda male. “Non sto parlando della mia vita amorosa, idiota.”
 
Lei si appoggia allo schienale, strofinandosi la parte superiore del naso.
 
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...”  Lei si mordicchia il labbro inferiore in modo nervoso. “Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
 
Jaime si appoggia allo schienale e la studia attentamente. “Non in ogni universo,” lui risponde, e il viso di Brienne si tinge di delusione.  Lui sorride in modo ampio. “Senti, se davvero c’è un universo per ogni singolo possibile risultato di ogni momento decisivo nella vita di una persona, allora, ovviamente, ci sarebbero universi dove delle persone che stanno insieme in un universo non si incontrano mai in un altro.” Lui piega la testa di lato e la osserva, il viso di Jaime si addolcisce di comprensione. “Ma ci sarebbero anche universi dove tutti noi finiamo insieme all’amore della nostra vita. Chi sono quelle persone, però, sarebbe diverso in relazione all’universo. Tu e Renly—”
 
Brienne fa una smorfia. “Qui non si tratta di me e Renly,” lei lo interrompe, ma è arrossita, un chiaro segno del fatto che sta mentendo. Jaime ridacchia.
 
“Ovvio che no. Senti, è probabile che ci siano degli universi dove Renly non è gay e si innamora di te invece che di Loras. Ma anche se ci sono, noi non possiamo raggiungerli. Siamo bloccati qui dove siamo.”
 
Il viso di Brienne si imposta in una familiare espressione cocciuta. “Se il nostro esperimento ha successo, allora sarà solo una questione di tempo prima che riusciremo a raggiungerli.”
 
Jaime scuote la testa. “Aprire un portale verso un altro universo a livello quantistico è vastamente diverso dal mandare un essere umano in un altro universo. Tu conosci le equazioni anche meglio di me! Ma continua a sognare, Junior. È divertente, se non altro. Siamo pronti?”
 
Brienne lancia un’occhiata al computer e scuote la testa.  “Quasi,” lei risponde.
 
Sono da soli nella sala di controllo dell’acceleratore di particelle, da soli nell’intera struttura, in realtà, e lo saranno per tutta la settimana.  Questo tipo di accesso privato è senza precedenti.
 
Vale la pena essere un Lannister, Jaime pensa compiaciuto. I soldi e la reputazione non falliscono mai.
 
Inoltre, loro e le loro famiglie hanno firmato ogni liberatoria conosciuta all’uomo, così che le persone che gestiscono la struttura possano negare ogni responsabilità se qualcosa dovesse andare storto. Non che succederà, ovviamente, perché hanno preso ogni precauzione per ridurre i rischi.
 
Loro hanno scelto questo specifico acceleratore di particelle situato nel desolato Nord, a causa dell’enorme quantità di energia che può generare, e per la sua abilità nel creare una barriera elettromagnetica intorno e sopra l’intera struttura. Quel campo elettromagnetico proteggerà chiunque si trovi all’esterno della Barriera, se qualcosa dovesse andare storto con gli esperimenti. Quella barriera protettiva è il motivo per cui la struttura si chiama la Barriera, per scherzo, un richiamo alla mitologica Barriera che un tempo proteggeva Westeros in questo stesso punto.
 
Non che la barriera elettromagnetica li aiuterebbe dentro la Barriera.
 
E sì, c’è una remota—davvero remota—possibilità che finiranno per distruggere la struttura e chiunque al suo interno. Il che è la ragione per cui hanno insistito per avere l’intera struttura per loro e hanno sopportato due settimane di allenamento intensivo su tutti i protocolli di sicurezza, prima di essere lasciati da soli. Non che loro siano davvero preoccupati. È molto più probabile che gli esperimenti falliscano nel produrre dei risultati, oppure—e riesce già ad annusare il Premio Samwell per la Fisica—daranno come risultato una prova definitiva ed empirica del multiverso.
 
“Ora siamo pronti?” lui domanda di nuovo e Brienne alza gli occhi al cielo. Gli occhi di Brienne sono l’unica cosa di lei che possano rivendicare della bellezza: blu e senza fondo, acutamente intelligenti e ingenui come quelli di un bambino. Ma al momento, sono infastiditi, e lui le rivolge un sorriso innocente.
 
“Puoi sempre andartene,” lei sbotta. “Perché dovremmo entrambi rischiare la morte per la scienza?”
 
Jaime ride. “E lasciare che tu ti prenda il Premio Samwell tutto da sola? Non se ne parla proprio, Junior, per nessuno dei sette inferi. Starò qui fino alla fine.”
 
L’occhiataccia di Brienne diventa più affilata. “Molto bene, ma smettila di lamentarti! Sei peggio di un bambino in gita!”
 
Il sorriso di Jaime si fa solo più ampio. “Siamo già arrivati?” lui si lamenta con una cantilena acuta e infantile. “Siamo già arrivati? Huh? Huh? Huh?”
 
“Non costringermi ad ucciderti, Jaime,” Brienne sospira, ma un sorriso le strattona gli angoli della bocca, solitamente solenne.
 
“Aw, ti mancherò quando non ci sarò più?”
 
“Se stanotte non faremo saltare in aria questo posto, sarebbe difficile trovare una spiegazione al tuo corpo senza vita.”
 
Jaime si limita a ridere ancora.
 
Brienne alza gli occhi al cielo. Lei getta uno sguardo al computer e si raddrizza di colpo sulla sua sedia. “È pronto.”
 
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Jaime si affretta ad alzarsi subito e a mettersi dietro di lei, scrutando intensamente gli schermi del computer. Lui si trasforma immediatamente dal Jaime che prende in giro al Jaime serio scienziato della fisica, e Brienne gli invidia—di nuovo—la facilità con cui si muove da uno all’altro. Non importa ciò che fa, lei è sempre Brienne quella seria, a disagio nella propria pelle, che prima si struggeva per un uomo gay e che adesso si strugge per un altro uomo che è così fuori dalla sua portata, che Brienne potrebbe guardarlo soltanto con un telescopio Luwin.
 
Lei rischia un’occhiata da sopra la spalla verso Jaime, e si permette di ammirare momentaneamente il viso fin troppo bello di lui. Se questa settimana di esperimenti avrà successo, loro due scriveranno la loro ricerca, accetteranno il loro Premio Samwell, e andranno ognuno per la propria strada. Quando ci pensa su, lei pensa che sia stranamente esaltante il fatto che se avranno successo, i loro nomi saranno indissolubilmente legati nei libri di storia. Un brivido le scende per la schiena, e poi, anche lei, diventa la Brienne seria scienziata di fisica. Le sue reazioni a Jaime Lannister sono destabilizzanti e qualche volta sono dolenti, e lei spesso non le comprende; ma la fisica...la fisica lei la comprende.
 
Brienne si volta lontano dall’uomo irritante, chiedendo, “Sei pronto?”
 
Lui si sporge sopra di lei, così vicino che Brienne riesce a sentire il profumo del suo dopobarba, del suo ammorbidente, e di lui, e improvvisamente lei desidera con tutto il cuore trovare un universo dove lui non esiste e scappare lì.
 
Le mani forti di Jaime afferrano lo schienale della sedia di Brienne.
 
“Pronto,” lui risponde.
 
Lei preme invio.
 
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- In questa fanfiction il rating resterà uguale, non aumenterà. Ma questo non significa affatto che non ci saranno scene di “fiki fiki” in futuro. L’autrice semplicemente scrive degli avvisi ad inizio capitolo quando ci sono le “cose zozze”, che è la stessa cosa che farò io.
 
- In questo primo capitolo abbiamo conosciuto il primo universo, quello dei Brienne e Jaime “Principali”.  Le età dei vari Jaime e Brienne che conosceremo varieranno molto da universo a universo, ci saranno degli universi dove hanno un’enorme differenza d’età, come nella storia canon di GRRM, e altri universi dove sono invece coetanei.
 
- Ho deciso di non tradurre il soprannome che il Jaime Principale dà alla sua Brienne, ovvero “Junior”, perché lo adoro. Ma in teoria la chiama in quel modo perché le dà della matricola haha.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Avviso: un po’ di Jaime/Cersei, solo accennato.
 
Come con le mie altre traduzioni, anche questa è pubblicata in contemporanea su AO3: https://archiveofourown.org/works/37463041/chapters/93492961


 
 
 
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Brienne entra nella camera da letto, la sua pelle è sudata sotto il vestito in cui le sogghignanti dame di corte l’avevano stipata, chiamandolo il suo abito da sposa. Dietro di lei c’è il principe Jaime Lannister, il suo—dèi—il suo nuovo marito.
 
Lui sembra scontento tanto quanto lei lo era stata nel tempio, e ora lei rischia un’occhiata al viso impetuoso di lui—bellissimo, sì, ma la sua rabbia lo rende crudele, e Brienne—nonostante la sua stazza, la sua abilità e il suo aspetto mascolino—trema a quella vista, ricordando improvvisamente tutte le storie che la sua septa le aveva detto su cosa aspettarsi dal letto matrimoniale se suo padre avesse mai trovato qualcuno di abbastanza stupido da accettarla come moglie.
 
Bè, Jaime sembra tutto tranne che stupido, e sono stati costretti in questo matrimonio al fine di forgiare una pace duratura tra il regno delle Terre della Tempesta di suo padre e la Westeros di re Tywin.
 
La guerra tra i loro regni è stata lunga e sanguinosa, con re Selwyn che nei mesi scorsi ha inaspettatamente ereditato il trono delle Terre della Tempesta. Lei stessa porta con sé le cicatrici della guerra, sul viso, sul corpo e nelle parti più tenere del suo cuore. Lei aveva imparato a brandire una spada da bambina e quando la guerra era iniziata, Brienne era partita per unirsi—e in seguito guidare—il suo popolo in battaglia. Lei era stata sul campo di battaglia per diversi anni prima che suo padre diventasse re, e lei, una principessa.
 
Principessa.
 
Quel titolo non si posa bene sulle sue spalle mascoline, ma nemmeno il titolo di ‘regina’, e quello è esattamente ciò che lei diventerà quando re Tywin morirà, e lo sarà due volte quando il proprio padre non ci sarà più. Questo era stato l’accordo pattuito tra re Selwyn e re Tywin: questo matrimonio, eventualmente, unirà i loro regni in uno solo e metterà fine alle guerre una volta per tutte.
 
Gli occhi verdi del principe Jaime sono freddi, e lei quasi li sente ispezionarla dalla cima della testa fino alle punte delle dita dei piedi, fortunatamente nascosti sotto il suo abito da sposa della taglia sbagliata. I termini della pace sono stati concordati e il matrimonio è stato organizzato e celebrato nel giro di pochi giorni, e se le voci sul principe Jaime e la sua sorella gemella, la principessa Cersei, sono vere, allora Brienne capisce perché il matrimonio è stato così precipitoso.
 
La bocca di Jaime si curva in un ghigno.
 
“Smettila di sembrare così terrorizzata, vostra grazia,” lui dice con dell’aspra derisione, “Sto solo aspettando che la folla ciarlante si disperda, e poi ti lascerò a te stessa.” Il suo ghigno adesso ha una lieve traccia di dolore. “C’è un altro letto in cui preferirei entrare.”
 
A Brienne manca il respiro, e lei alza il mento.  “Quindi, le storie sono vere?” lei chiede.
 
Il sorriso di Jaime è crudele. “Mia sorella è la donna più bella del mondo, e io e lei ci amiamo. Certo che le storie sono vere.”
 
“E’ tua sorella!”
 
“Ti ho disgustata?” Jaime domanda con finta dolcezza. “Bene. Tu mi disgusti con la tua stessa esistenza e sono ancora più disgustato dai nostri padri per averci costretti in questo matrimonio.”
 
Il cuore di Brienne le sprofonda in petto per via di quelle parole taglienti, ma lei raddrizza le spalle e alza il mento ancora di più. “Allora va’ da tua sorella, vostra grazia, e prendi il tuo piacere nel suo corpo. Ma sappi che se una relazione del genere andrà avanti, la tua stirpe finirà con te.”
 
Jaime spalanca gli occhi. “Stai minacciando di uccidermi?” lui chiede incredulo.
 
“Certo che no,” Brienne scatta e si domanda dove stesse trovando il coraggio di parlare così bruscamente. Con una spada in mano, lei non avrebbe paura perché potrebbe sconfiggere l’uomo di fronte a sé per dieci volte consecutive—su quello lei non ha dubbi—ma questa è una guerra di parole e una guerra per il suo futuro. I rischi sembrano cento volte più grandi di qualsiasi momento in cui aveva affrontato i nemici sul campo di battaglia.
 
“Quindi, esattamente, cosa stai minacciando?” Jaime ringhia.
 
“Sto dicendo che questo matrimonio rimarrà non consumato e che non ti darò alcun figlio fino a quando continuerai a giacere con tua sorella. E no, prima che tu lo chieda, non riconoscerò mai un qualche figlio che potresti avere con tua sorella, né farò finta che sia mio.”
 
Il viso di Jaime è senza espressioni mentre la fissa.
 
“Anche tu sei l’ultima della tua famiglia,” Jaime dice lentamente. “Sei disposta a lasciare che la tua stessa stirpe si estingua solo per farmi un dispetto?”
 
Il sorriso di Brienne è freddo. “A differenza di te, vostra grazia, io posso avere facilmente un figlio per poi spacciarlo per tuo. È più facile mentire riguardo al padre di un bambino che mentire riguardo la madre.”
 
Gli occhi di Jaime si restringono. “Non ti azzarderesti,” lui ringhia.
 
Lo sguardo di Brienne non vacilla. “Desideri mettermi alla prova?”
 
“E se stanotte io restassi qui e ti portassi a letto? Potrei metterti incinta e poi fuggire tra le braccia di mia sorella.”
 
“Potresti,” Brienne replica con calma, “e sono sorpresa che tu sia abbastanza sveglio da pensarci. Ma io non desidero venire a letto con te tanto quanto tu non desideri venire a letto con me.”
 
“Potrei prenderti con la forza.”
 
Brienne sogghigna a quello. “Potresti provarci,” lei dice, “ma dubito che tua sorella possa farsene qualcosa di te se sarai castrato.”
 
Jaime la incenerisce con lo sguardo.
 
“La principessa Cersei si sposerà—di nuovo—domattina, e lei e il suo nuovo marito se ne andranno via subito dopo,” Brienne ribatte in modo brusco, “ma non sono una donna crudele. Va’ da tua sorella, se ti compiace, ma dille che sarà l’ultima notte che voi due condividerete. Non ho combattuto così duramente per il mio regno per poi essere solo una moglie bistrattata, anche se il mondo mi chiama regina.”
 
“E io non ho combattuto così duramente per il mio regno per poi essere solo un marito bistrattato, anche se il mondo mi chiama re. Io amo mia sorella. Non amerò mai te.”
 
“Non ho bisogno che mi ami,” Brienne sbotta. “Io esigo che tu mi rispetti. Fino a quando non resterai fedele ai voti che hai fatto davanti ai Sette, non ti darò alcun figlio che sia di sangue tuo.”
 
“Come se tu possa trovare qualche uomo che ti scoperebbe,” Jaime sogghigna.
 
“Ci sono molti uomini che si scoperebbero la regina, non importa che aspetto lei abbia,” Brienne sogghigna in risposta. Lei attraversa a grandi passi la camera da letto fino alla porta opposta a quella da dove sono entrati. La apre e trova una cabina armadio che lei spera la conduca nella sua camera da letto privata. Lei si volta per guardare il suo nuovo marito. Non c’è alcun dubbio che lui sia bellissimo e non c’è alcun dubbio che lui non la amerà mai, ma lei otterrà il suo rispetto anche se non avrà nient’altro.
 
“Goditi la sua serata, vostra grazia,” lei conclude con un inchino beffardo, per poi entrare nella cabina armadio, chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Fortunatamente, Brienne ha avuto ragione riguardo la seconda porta. Lei si chiude a chiave dentro la sua camera da letto privata e poi cammina, tremante, verso il letto, lanciandosi sopra di esso.
 
Questo matrimonio è destinato a fallire, lei pensa in preda allo sconforto. Lei prega solo che il bisogno di mantenere la pace tra i loro regni sia abbastanza da tenerla in vita.
 
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Brienne sbatte le palpebre e sta guardando di nuovo gli schermi del computer che mostrano i risultati in tempo reale dell’esperimento ancora in esecuzione. Barcolla a causa di un’improvvisa sensazione di capogiro.
 
Lei vede la sala di controllo, ma vede anche il grezzo soffitto di pietra della sua camera da letto. Il gelo del castello le ha fatto venire la pelle d’oca, e il suo sconforto e la sua paura del futuro con l’uomo che ha sposato le fanno venire voglia di piangere a dirotto.
 
L’uomo che ha sposato—lei si volta di colpo verso Jaime, che si sta ancora sporgendo oltre la sua spalla. Lui sembra stordito tanto quanto lei, gli occhi di Jaime sono spalancati e confusi, e lui apre la bocca—
 
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Il distante ruggito di un motore raggiunge le orecchie di Brienne e lei si raddrizza lentamente da dove sta lavorando nell’orto. Lei guarda verso la sterrata, alzando una mano per proteggere gli occhi dal sole che le picchia in testa. Il tempo è stato secco quanto i sermoni del septon locale, e lei spera di essere in grado di ricavare qualcosa dall’orto per sfamare tutte loro per l’inverno. Se si ferma ad ascoltare con attenzione, riesce a sentire i raccolti avvizzirsi.
 
Il veicolo sembra un’auto, che risplende d’oro sotto la polvere che si sta radunando dietro di essa.
 
“Idiota,” lei borbotta, voltandosi di nuovo verso il suo orto. Se tutto andrà bene, l’idiota non andrà fuori strada fino a quando non sarà molto lontano dalla sua fattoria. Lei aveva dovuto rinunciare al telefono un mese fa e il loro vicino più prossimo è a distanza di due miglia.
 
E poi la macchina—lucente e nuova—svolta nel suo cortile, sputacchiando della ghiaia dietro di sé, e lei si raddrizza di scatto, di nuovo, fissando.
 
Lei conosce solo una persona che fa le curve con quel livello di sconsideratezza. Ma lui se n’era andato molto tempo fa, Brienne ricorda severamente al proprio cuore, che ha iniziato tutto d’un tratto a saltellare.
 
Lei si affretta verso casa sua, dove l’auto si è fermata di colpo.
 
Brienne vede le sue sorelline scorrazzare fuori, e la portiera della macchina si apre. Ne esce fuori un uomo che anche a questa distanza è ancora così bello da toglierle il fiato. Il sole cocente si riflette sui capelli dorati di lui, e lei si ferma sui propri passi. Brienne lo fissa, il suo cuore batte all’impazzata, e non sa se dovrebbe ridere, o piangere, o afferrare il fucile per scacciarlo via dalla sua proprietà.
 
Lui saluta le sorelle di Brienne con un sorriso pigro, e poi si volta per guardare lei, e anche dopo tutto questo tempo, quegli occhi verdi le fanno tramare le ginocchia e mandano delle ondate di calore attraverso il suo corpo. Brienne digrigna i denti e costringe i propri piedi a camminare di nuovo.
 
Il ghigno di lui è divertito, i suoi occhi sono pieni di una familiare vena da presa in giro.
 
“Non sei contenta di vedermi, Spilungona?” lui inizia.
 
“Non quando mi chiami ancora Spilungona,” lei ringhia.  “Che ci fai qui, Jaime?”
 
“E’ questo il modo di salutare il tuo migliore amico quando non lo vedi da cinque anni?”
 
“Oh? Te ne eri andato?” lei chiede con un sarcasmo folgorante.
 
Il suo ghigno diventa una smorfia e adesso i suoi occhi sono supplichevoli. “Dai, Brienne—non fare così.”
 
E in un attimo—proprio come sempre—la rabbia di Brienne si dissolve come la rugiada di prima mattina e tutto quello che resta è la felicità e il sollievo di averlo rivisto. “Sembri in gran forma, Jaime,” lei dice dolcemente.
 
“Tu sembri sudata,” Jaime replica, ma l’irritazione di Brienne è passeggera perché lui la attira in un forte abbraccio e, per un momento—solo per un momento—lei si permette di godersi la sensazione, assente da troppo tempo, delle sue braccia intorno a sé.
 
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La sala di controllo sta roteando, e la stanza sembra così fredda dopo che il calore del sole gli ha picchiato in testa. Lui riesce ancora a sentire la polvere nell’aria, riesce ancora a vedere le scintillanti ondate di calore all’orizzonte, riesce a sentire la felicità e la paura che gli ribolliva nelle viscere nel rivedere Spilungona, la sua migliore amica, per la prima volta dopo anni.
 
Lui guarda gli occhi spalancati di Brienne e barcolla via dalla sedia di lei. Le ginocchia gli cedono e Jaime cade rannicchiato per terra.
 
Ma che—?
 
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“Verrà impiccato tra tre giorni,” il giudice Tarly dice, il labbro superiore gli si alza nel leggero sogghigno che gli sfigura sempre il viso quando parla con lei. “Se vuoi salvargli l’anima, hai bisogno di lavorare in fretta.” Il suo sogghigno si fa più profondo. “Come se tu possa salvare l’anima di qualcuno.”
 
Brienne si limita ad annuire. Le parole di quell’uomo hanno da tempo smesso d’avere qualche potere di toccarla. Tre anni passati a fornire assistenza agli uomini condannati a morte le hanno indurito il cuore di fronte a tante altre offese di quel tipo—e a tante altre cose a parte quello, inoltre. Lei non ha altra scelta se non indurire il cuore contro gli stessi uomini che lei deve sostenere. Non li conosce a lungo, dopo tutto—la giustizia è rapida a Westeros, specialmente quando fornita dal ‘Giudice Impiccatore’ Randyll Tarly. Si dice che lui abbia fatto impiccare il suo stesso figlio perché pensava che il ragazzo avesse abbandonato il suo posto in qualche remota fortezza del nord.
 
Tarly la manda via con un gesto della mano. “Vai. Fa’ il tuo lavoro—anche se è inutile quanto lo sei tu.”
 
Brienne si limita ad inchinarsi e lascia la presenza del giudice.
 
Lei si muove a grandi passi verso l’edificio della prigione che detiene i condannati, e si fa strada in direzione della cella dell’uomo che più di recente è stato condannato a morte dal Giudice Impiccatore. Lei rivolge alla guardia un cenno austero, fermandosi davanti alla porta della cella per lisciarsi le tuniche da septa. Mentre lo fa, lei chiede al Padre di darle forza, chiede alla Vecchia di darle saggezza, e chiede alla Madre di mostrarle il modo migliore per fornire del conforto a quest’uomo, che dovrà camminare verso il patibolo con tutto il coraggio e tutta la dignità che potrebbero ancora vivere dentro di lui.
 
Questo prigioniero non è il suo unico incarico, qui nella più famigerata prigione di Westeros. I condannati al momento sono dieci, ma ci sono tre uomini che verranno impiccati questo pomeriggio. Nei suoi tre anni qui, Brienne non ha mai visto meno di cinque uomini alla volta ad attendere la morte.
 
Ma il suo ruolo, l’Alto Septon le aveva detto chiaramente, non è di mettere in discussione la colpevolezza o lo stato fisico di quegli uomini. Il suo ruolo è di limitarsi a offrire loro aiuto e, dov’è possibile, di guidarli verso la Fede dei Sette—o a qualsiasi dio, davvero—prima della loro morte.
 
Brienne esita davanti alla porta della cella. Lei vuole pregare più a fondo, ma per qualche motivo non riesce a pensare a nient’altro che al fatto che questo lavoro le era stato dato per punirla invece di premiarla. Non era stata mandata qui nemmeno per mettere alla prova la sua fede e la sua devozione. L’Alto Septon non le è amico tanto quanto non lo è il Giudice Impiccatore.
 
Lei non sa per quanto a lungo potrà continuare a farlo, ma chiedere di essere sollevata dall’incarico verrebbe preso come segno di debolezza. Rabbrividisce nel pensare a dove l’Alto Septon potrebbe spedirla dopo, se lei fosse così codarda da scappare da questa prigione.
 
Brienne prende un profondo respiro.
 
Non importa. Lei ha fatto un giuramento di servire qui, e quindi lo farà. Questa è la sua vita fino a quando l’Alto Septon o forse il giudice Tarly la congederanno. Almeno gli uomini che attendono il patibolo hanno bisogno di lei, sia che se ne rendano conto o no.
 
Lei fa un altro cenno alla guardia. Lui apre la porta della cella, e lei oltrepassa la soglia.
 
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Il prigioniero è seduto per terra, le sue mani sono legate al letto a cui è appoggiato. Lui ha la testa abbassata e non la alza nemmeno quando la porta si chiude con un tonfo dietro Brienne.
 
Lei si ferma e osserva l’uomo immobile in silenzio, aspettando che lui prenda conoscenza della sua presenza.
 
Alla fine, il prigioniero, lentamente, alza la sua testa spettinata, i suoi capelli e la sua barba sono lunghi, trasandati e sporchi, eppure a Brienne resta comunque bloccato il fiato in gola quando gli occhi di lui incontrano i suoi.
 
Per gli dèi, lei pensa scioccata, è l’uomo più bello che io abbia mai visto.
 
Gli occhi di lui sono freddi, il suo viso è impassibile mentre la osserva nella penombra della cella, e mentre lei lo guarda negli occhi, le manca il fiato di nuovo. Lei ha visto un’infinità di uomini condannati a morte nei suoi tre anni in questa prigione. Certi uomini avevano implorato di essere risparmiati. Altri uomini l’avevano maledetta, le avevano sputato addosso, e le avevano pianto sulla spalla. Lei aveva visto alcuni uomini essere rassegnati al loro destino, altri avevano lottato contro quel destino, ne erano stati terrorizzati. Ma quest’uomo...quest’uomo...
 
Continuano a fissarsi a vicenda in silenzio.
 
Quest’uomo non ha paura, lei realizza. Quest’uomo non si è ancora arreso.
 
“Sei venuto a dire le tue belle preghiere per la mia anima, septon?” lui infine dice, con una voce strascicata, e Brienne trasalisce un po' nel sentire quella lenta voce profonda e arrogante. Una voce educata, una parte lontana di lei nota, con un tono sprezzante.
 
“Se lo desideri,” lei replica, in modo più calmo di quanto si senta in realtà.
 
Un lento sorriso gli si allarga sul volto. “Per gli dèi, sei una donna!” Lui ridacchia—per davvero, ridacchia— e dice, “Adesso vedo che quelle sono le tuniche di una septa. Le mie scuse. Ho dato per scontato che una prigione maschile avesse un septon.”
 
“Non è la prima volta che è stato fatto uno sbaglio di questo tipo,” Brienne riesce a dire, provando a scrollarsi di dosso la sua strana reazione all’uomo che ha di fronte. “Verrai impiccato tra tre giorni. Sono qui per offrirti tutto il conforto possibile, signor Lannister, e per assolvere qualsiasi siano le tue ultime richieste, che sia in mio potere concederti.”
 
Il sorriso di lui si allarga. “Quindi immagino che quello significhi che non lascerai le porte della mia cella e della prigione aperte per me?”
 
Lei inclina leggermente la testa. “Temo di no,” lei risponde in modo secco. “Sei stato trovato colpevole da una corte di giustizia—”
 
“Dal Giudice Impiccatore, vuoi dire,” lui ribatte, la sua voce è fredda e arrabbiata. “Eri in tribunale quando si è tenuto il mio sedicente processo?”
 
“No,” lei risponde. “non mi è permesso stare in tribunale. Quello è un compito dell’autorità civile, non di quella spirituale.”
 
“Sì, quello l’ho già sentito.” Lui inclina la testa di lato e cambia posizione, le sue catene sferragliano. “Sei venuta qui a pregare per la mia putrida anima dannata?”
 
“Sono venuta qui per offrire tutta l’assistenza che posso darti,” lei replica in modo calmo. Questo lei lo capisce. Molti uomini sono arrabbiati—infuriati—quando lei si presenta a loro. Quale conforto potrebbe offrire una septa quando lo Sconosciuto è così vicino che loro riescono a sentire il suo respiro sul collo?
 
“Ma solo se si segue la Fede dei Sette,” lui afferma con disprezzo.
 
“Se credi in altri dèi, posso aiutarti anche con quelle preghiere, signor Lannister,” Brienne dice.
 
“Date le circostanze, chiamami Jaime.”  Lui scoppia in una risata aspra. “Non abbiamo molto tempo, dopo tutto, per preoccuparci delle formalità.”
 
Lei esita, serra con forza le labbra, e poi dice, “Se mi dici che religione segui, pregherò con te, signor Lannister.”
 
Il sorriso di lui è crudele. “Non mi sorprende che tu faccia la septa qui,” lui replica. “Sei tediosa quanto questa prigione.”
 
Brienne arrossisce leggermente, sorpresa dal fatto che le parole abbiano fatto centro. “Desideri pregare?” lei chiede. “O forse parlare? Civilmente.”
 
Jaime scoppia a ridere in modo brusco. “Credi che dovrei confessarti i miei molti peccati, septa?”
 
Brienne resta impassibile. “Verrai impiccato dal collo fino a quando non sarai morto, signor Lannister. Hai tre giorni prima che quello accada. Come ti riconcilierai con la tua coscienza e con qualsiasi dio tu segua dipende interamente da te. Io vorrei solo aiutarti a trovare qualsiasi pace tu riesca a trovare prima del tuo incontro col patibolo.”
 
“Sei qui per aiutarmi ad accettare il mio fato.” Gli occhi di lui sono freddi mentre la squadra dall’altro in basso. “Dubito che ci riuscirai.”
 
L’espressione di Brienne non cambia. “Di rado ci riesco,” lei dice gentilmente, “ma ciò non significa che non ci provo.”
 
Lui la esamina attentamente, e questa volta finalmente lui sorride, è più gentile. “Suppongo di no, septa.” Lui sospira. “Non voglio pregare,” lui dice, “ma non sono avverso al conversare. Resta. Siediti con me per un po'.”
 
“Come desideri,” Brienne replica, e si sistema sull’unica sedia che c’è nella cella. “Di cosa ti piacerebbe parlare?”
 
Lui scrolla le spalle. “Non mi importa, basta che io non debba immediatamente tornare al silenzio di questa cella.” Lui inclina la testa. “Dimmi il tuo nome e come sei arrivata a fare la septa in una prigione come questa.”
 
“Non è una storia molto interessante,” lei afferma.
 
Lui fa spallucce. “Non deve essere interessante,” lui replica. “Deve solo spezzare il silenzio.”
 
Brienne lo studia in modo attento e poi dice, “Preferirei pregare per te.”
 
Lui ghigna e scrolla le spalle, i suoi occhi sono derisori. “Come desideri.”
 
*/*/*/*/*
 
Il fetore della prigione resta attaccato alle sue narici, mentre Brienne sbatte le palpebre, vedendo ancora una volta la sala di controllo invece della cella umida. Lei fa fatica a focalizzarsi sugli schermi del computer, e vede che l’esperimento è finito. Lei si volta con cautela, sentendosi debole e incerta, e fissa Jaime, che è ancora seduto per terra, guardando lei.
 
Sono sospesi, non si azzardano a muoversi, fino a quando Jaime finalmente esclama senza fiato, “L’esperimento è finito?”
 
“Sì,” lei risponde senza fiato.
 
Lui grugnisce e chiude gli occhi. “Credo di essere impazzito,” lui mormora.
 
“Potrei essere impazzita insieme a te,” Brienne dice, e lui riapre gli occhi per fissarla in silenzio.
 
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- Qui abbiamo conosciuto altri tre universi paralleli:
1) quello del Principe Jaime e della Principessa Brienne, costretti in un matrimonio combinato (per quest’universo l’autrice si è ispirata vagamente all’idea iniziale di GRRM di avere Jaime come “re cattivo” nella sua storia, ne vedremo delle belle…), quest’universo è quello che si collega di più col canon dei libri di GRRM.
2) l’universo di Brienne versione Contadina (che sarebbe l’universo di Jaime e Brienne migliori amici d’infanzia).
3) l’universo di Brienne versione Septa e Jaime versione Prigioniero condannato a morte.
 
 
 


 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


 
 
 
 
 
 
 
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Loro sono, prima di tutto, scienziati.
 
“Non dirmi niente,” Jaime ordina, per poi trascinarsi in piedi. Brienne capisce immediatamente cosa intende, mentre corrono a prendere della carta e delle penne. “Scrivi tutto,” lui dice, spingendole una penna in mano mentre lei gli ficca in mano un quaderno. “Io farò lo stesso, e poi li paragoneremo.”
 
A Brienne gira la testa, ed è difficile concentrarsi, ma Jaime ha ragione: devono essere irreprensibili il più possibile. Le dita le si stringono intorno alla penna e le sembrano l’unica cosa solida in un mondo dov’è stata bombardata da ricordi, pensieri ed emozioni che sono suoi, ma non suoi per davvero.
 
La punta della sua penna resta sospesa sopra il foglio, mentre Jaime praticamente collassa nella sedia accanto a lei. Lui le lancia un’occhiata mentre si infila i suoi occhialoni da vista, e sembra terrorizzato e confuso quanto lei. Stranamente, le dà coraggio. Condividono un sorriso esitante, e con un cenno della testa che lei spera sembri più fiducioso di quanto si senta in realtà, Brienne abbassa lo sguardo sul foglio di fronte a sé e inizia a scrivere.
 
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Brienne finisce di scrivere e guarda verso Jaime quasi con timore, stringendo la penna nella sua mano ancora tremante.
 
“Pronta?” lui chiede mentre finisce di scarabocchiare la sua ultima parola.
 
Lei annuisce e si scambiano i quaderni.
 
Lei sfoglia le note di Jaime e il suo stordimento aumenta. Brienne sente di avere in testa dei diversi fiumi di ricordi, ugualmente turbolenti, e se non sta attenta, finirà per perdere la presa su quei ricordi che lei sa essere i suoi. Ma mentre legge, la paura e la confusione che le si arricciano nello stomaco collidono con una crescente curiosità, e si tramutano in un forte desiderio di sapere, di capire. Lei si sente sia terrificata che euforica da quello che sta leggendo.
 
Tutto è in parallelo con quello che lei ricorda, ma gli eventi sono raccontati dalla prospettiva di Jaime, non dalla propria.
 
Brienne alza la testa e lo fissa. Lui finisce poco dopo e alza lentamente gli occhi per incontrare quelli di lei. Anche nel suo subbuglio emotivo, Brienne resta bloccata dal fatto che lui sembra fin troppo bello per essere reale, nei suoi occhialoni da vista.
 
Jaime si toglie quegli occhiali e si massaggia la parte superiore del naso.  “Per gli dèi,” lui mormora.
 
“Abbiamo davvero viaggiato attraverso degli universi?” Brienne sussurra e lei non sa se vuole che lui le dica che è pazza o se vuole che lui le dica che si sono imbattuti nella più grande scoperta nella storia dell’umanità.
 
Lui scuote la testa. “Sembra che in qualche modo ci siamo connessi ad altri universi, ma viaggiato fisicamente? Poco probabile. Non lo sapremo con sicurezza fino a quando non ricreeremo l’esperimento ottenendo dei risultati simili.”
 
Per un momento, Brienne trema a quel pensiero, ma poi il suo lato scientifico torna alla ribalta. Lei annuisce. “Se in qualche modo abbiamo sperimentato degli altri universi,” lei dice, “pensi che l’effetto sia stato sentito all’infuori della Barriera? Il campo elettromagnetico era alla massima potenza e il sistema d’allarme non ci ha dato alcun avvertimento che stesse fallendo, quindi è probabile che l’effetto sia stato confinato dentro a quest’edificio, ma quello che abbiamo vissuto è stato...senza precedenti.”
 
Jaime scuote la testa, il suo viso è severo. “Dobbiamo scoprirlo prima di eseguire di nuovo l’esperimento. Almeno è già passata la mezzanotte. Con un po’ di fortuna, se qualcosa è stata sentita all’infuori della Barriera, saranno sembrati solo dei sogni molto vividi per la maggior parte delle persone.”
 
Lei aggrotta la fronte, pensando duramente. “Come riusciremo a scoprirlo senza alzare dei sospetti riguardo ciò che è successo stanotte?”
 
“Facendo molta attenzione.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Sono seria, Jaime! Non possiamo eseguire di nuovo l’esperimento senza sapere se il campo elettromagnetico ne ha contenuto gli effetti, e non possiamo andarcene in giro per la cittadina di Castello Nero e chiedere a tutti dei loro sogni! E non abbiamo molto tempo. Avremo l’acceleratore solo per i prossimi sei giorni, e ci vogliono dodici ore piene per far raggiungere la massima potenza all’acceleratore e al campo elettromagnetico.”
 
Jaime le rivolge un sorriso torvo. “Credimi, lo so.” Lui getta uno sguardo all’orologio. “Cazzo,” lui dice, “sono passati solo quaranta minuti da quando abbiamo iniziato l’esperimento?”
 
Brienne lancia un’occhiata all’orologio e annuisce. “E abbiamo passato la maggior parte di quel tempo a scrivere i nostri appunti.”
 
“Scarichiamo i valori memorizzati del computer e andiamocene via di qui, cazzo.” Lui fa una pausa, accigliandosi. “Andiamo a farci un giro in macchina, vediamo se riusciamo a trovare una tavola calda notturna o qualcosa.”
 
Lei sbatte le palpebre. “Perché?”
 
“Così possiamo vedere se siamo ancora nello stesso universo che ricordiamo.”
 
Lei resta a bocca aperta. “È impossibile che abbiamo compromesso il nostro universo in modo così drastico!”
 
“E dovrebbe anche essere impossibile il fatto che abbiamo degli altri ricordi nelle nostre teste!” Jaime digrigna i denti, i muscoli nella sua mascella saltellano. “Al momento, non sappiamo cosa potrebbe essere successo fuori dalla Barriera.” Lui si rilassa con un visibile sforzo. “Cerchiamo solo di...essere preparati. Per qualsiasi cosa.”
 
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Guidano verso la cittadina di Castello Nero, che si trova a due miglia dalla Barriera. Le sue luci brillano all’orizzonte e Jaime prende conforto nella familiarità di quella vista. Dà un’occhiata all’orologio e li guida verso il bar del Cavaliere delle Cipolle.
 
“Pensavo che tu avessi detto che volevi andare in una tavola calda,” Brienne brontola accanto a lui, con scarsa convinzione.
 
“Credo che entrambi abbiamo bisogno di un drink,” lui afferma, “qualcosa di più forte del caffè. Inoltre vogliamo che le persone parlino con noi. Se stanotte è successo qualcosa di strano a un gruppo di persone ubriache, fidati di me: faremo fatica a farli stare zitti.”
 
Viene ripagato con una risatina riluttante e un cenno di assenso.
 
Jaime la segue nel bar, spingendo via fermamente i ricordi estranei, eppure completamente familiari, che gli si fanno sentire nella mente. Lui deve sapere se qualcun altro è stato affetto dal loro esperimento prima di potersi concentrare su quello che è successo a lui e Brienne, e solo allora potrà iniziare, con molta cautela, a esplorare i ricordi e le emozioni che gli stanno affollando il cervello.
 
Il locale è pieno, c’è musica assordante e ci sono delle persone che ondeggiano intorno alla pista da ballo.  Jaime segue Brienne mentre lei si fa strada verso il bancone del bar. Lei prende posto e lui scivola nello sgabello accanto a Brienne. Lui ordina i loro soliti drink e dopo sorride in modo affascinante verso la barista, una giovane donna molto carina di nome Pia, che lui ha già visto lavorare qui in precedenza.
 
“Il posto è piuttosto affollato per quest’ora della notte,” lui inizia, alzando la voce per farsi sentire sopra il baccano.
 
Pia alza un sopracciglio. “E’ più o meno la solita folla,” lei replica mentre piazza davanti a loro i loro drink.
 
“Sono sorpreso,” lui dice con una risatina. “Non pensavo che a Castello Nero ci fosse molto da fare di notte.”
 
Pia gli rivolge uno sguardo fintamente offeso. “C’è molto da fare invece!”
 
“Non come ad Approdo del Re, però, ci scommetto! Sono piuttosto sicuro che non hai mai visto alcune delle stronzate che succedono nella capitale!”
 
Pia alza gli occhi al cielo. “Le persone sono persone,” lei ribatte. “Aggiungici dell’alcol e lo sono ancora di più.”
 
“Oh, andiamo, questo è il gelido Nord,” Jaime la stuzzica, prendendo un sorso dal proprio drink, ignorando il perplesso sguardo torvo di Brienne, di fianco a sé. “E’ mai successo qualcosa di davvero strano e interessante in questa cittadina?”
 
Brienne si strozza un po’ e si affretta a prendere un sorso del suo drink. Gli piacerebbe schiaffeggiarla sul braccio per tenerla buona, ma è troppo occupato ad ammaliare la barista per avere il tempo di farlo. Il braccio di Brienne è salvo anche perché non vuole allertare Pia del fatto che sta cercando informazioni invece di stare semplicemente flirtando.
 
La giovane barista carina spalanca gli occhi e finge di boccheggiare. “Per tua informazione, Edd l’Addolorato ha appena finito di ballare il valzer Meereenese in cima al bar.”
 
Jaime e Brienne si voltano per posare lo sguardo lungo il bar, dove un uomo dall’aspetto cupo è ricurvo, fissando il proprio drink come se custodisse i segreti dell’universo. Universi, Jaime pensa, combattendo contro una risata isterica che gli sta salendo in gola.
 
“Quello lo fa spesso?” Brienne domanda. “Il ballare, intendo.”
 
“Oh, ogni notte,” Pia risponde con un cenno della testa compiaciuto.
 
“Allora non è una cosa davvero inusuale, no?” Brienne dice, rivolgendo a Pia un sorriso timido.
 
Pia sbatte le palpebre e poi sorride. “Non quando la metti così, in effetti,” lei ribatte ridendo.
 
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Jaime fa conversazione con un paio di clienti del bar, incluso il danzante Edd l’Addolorato, e scopre che è stata una notte perfettamente ordinaria nella cittadina di Castello Nero. Lui e Brienne escono dal locale venti minuti dopo, sentendosi in qualche modo più rilassati.
 
Entrano nell’auto e tirano dei sospiri di sollievo.
 
“Domani, chiameremo a casa,” Jaime dice. “Vedremo se qualcuno che si trova più lontano ha vissuto qualcosa di strano.”
 
Brienne annuisce. “E setacceremo i dati. Forse c’è un’altra spiegazione per quello che è successo.”
 
Il sorriso di Jaime è accecante, anche nella debole luce dell’auto. “Ne dubito,” lui replica mentre esce dal parcheggio per dirigersi verso il loro hotel. “Preparati per quel Premio Samwell, Junior!”
 
“Non se non riusciremo a duplicare e stimare i risultati,” Brienne lo avverte.
 
“Bè, adesso sono del tutto sicuro che siamo sempre gli stessi!” Jaime ribatte e ride.
 
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È un sollievo quando Jaime si chiude alle spalle la porta della sua suite d’hotel. Ci si appoggia contro e lascia che le sue spalle crollino, abbassando la testa. Spera di essere riuscito a nascondere a Brienne quanto si senta scosso; non vuole farla preoccupare e lei deve trovarsi in difficoltà tanto quanto lui con gli strascichi di quello che è successo nella Barriera.
 
Troppi ricordi che non sono suoi, troppe emozioni, e lui non ha avuto un’opportunità, non davvero, per metterli in ordine. Da una parte, lui è lo stesso di sempre. Sa lui chi è, quello che gli è successo nella vita, i membri della sua famiglia. Quest’ultimo pensiero gli ricorda del Principe Jaime, la cui lussuria e devozione per la sorella sono molti reali. Ma lui—il Jaime Principale, pensa con un senso di incredulità leggermente vertiginoso—lui ringrazia ogni dio che conosce di non avere una sorella del genere.
 
Si raddrizza e si scosta in modo brusco dai ricordi che adesso gli riempiono la testa. È una combinazione disorientante di ricordi conosciuti e di ricordi alieni—così alieni—. Sono disordinati eppure chiari, e lui è troppo su di giri ed esausto per cercare di districare tutto quello che al momento gli sta correndo per la testa.
 
Jaime si toglie i vestiti e striscia sotto le coperte, chiedendosi cosa gli mostreranno i suoi sogni.
 
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Brienne si scosta dai pensieri, dai ricordi e dalle emozioni che le ruzzolano nella mente. C’è semplicemente troppo da processare e il suo corpo è esausto, anche se la sua mente sta correndo come un criceto su una ruota.
 
Anzi, come quattro criceti, che stanno tutti cercando di vincere una gara senza fine, e le sfugge una risata sofferente.
 
Lei cerca scrupolosamente di smettere di pensare mentre si lava la faccia, e si cambia mettendosi addosso i suoi boxer e la sua t-shirt, piegando in modo preciso i vestiti che aveva indossato, mettendoli via. Scivola sotto le coperte e chiude gli occhi.
 
Lei non vuole esplorare quei pensieri alieni—non ancora, comunque. Perché non sono solo pensieri, sono anche emozioni, e ci sono immagini ed eventi che la fanno tremare, la fanno raggomitolare su se stessa e la fanno fuggire via.
 
Brienne ancora non capisce quello che è successo loro. Forse tutti questi altri ricordi saranno scomparsi domattina.
 
Lei lo spera davvero.
 
Non ha equazioni per ciò che è successo, nessuna formula da usare come guida, e—se gli dèi vogliono—lei non ne avrà bisogno oppure li scoprirà se ne dovesse avere bisogno.
 
La fisica, lei si dice in modo quasi disperato, la fisica lei la capisce.
 
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Fanno dei sogni confusi di un principe in una macchina dorata, di una principessa con addosso le tuniche di una septa, di un prigioniero in catene che guarda una contadina tagliare l’erba del suo giardino.
 
Si svegliano, ancora stanchi e ancora con i ricordi degli Altri: gli altri Jaime, le altre Brienne. Ma adesso c’è una chiarezza che mancava subito dopo la fine dell’esperimento. In qualche modo, gli Altri sono separati in modo più chiaro nelle loro menti, e i loro ricordi personali sono di nuovo trasparenti e nettamente distinti.
 
Si incontrano al solito orario per il loro allenamento mattutino nella palestra dell’hotel.
 
“Stai meglio?” Jaime chiede mentre si fanno strada verso i tapis roulant.
 
Brienne annuisce. “Tu?”
 
“Molto,” lui risponde, e c’è del sollievo palpabile in quella parola. “Sei pronta a farlo di nuovo?”
 
“No. Ma lo farò lo stesso.”
 
“Questa è la mia Junior,” lui dice con un sorriso ampio, per poi accendere il suo tapis roulant. “Pronta a gareggiare?”
 
Lei alza gli occhi al cielo, ma annuisce ancora, facendo partire il proprio tapis roulant.
 
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Più tardi quella stessa mattina, parlano con le loro famiglie e coi loro amici.
 
“Tutto nella norma?” Jaime domanda mentre fa entrare Brienne nella sua suite d’hotel.
 
Lei annuisce. “Tu?”
 
“Va bene quanto può andare quando hai un fratello come Tyrion,” lui risponde seccamente e lei ridacchia. “Hai portato i dati?’
 
Lei annuisce un’altra volta, mettendo il suo computer portatile sul tavolo.
 
Osservano i risultati dell’esperimento, le loro teste sono piegate una vicina all’altra mentre sbirciano allo schermo del laptop di Brienne. Loro bisticciano e dibattono sul significato dei risultati, indicando ogni cosa che prova o smentisce la premessa di fondo del loro esperimento, scarabocchiando in modo eccitato delle equazioni e delle formule sui loro quaderni, che accendono dei litigi ancora più infuocati e altre equazioni e altre formule.
 
Le ore passano felicemente, e quando fanno una pausa e Jaime passeggia fino al bar della suite per prendere qualcosa da bere, lui pensa che il duellare con la mente è la sua terza cosa preferita dopo il sesso e l’allenarsi.
 
“Possiamo ripetere l’esperimento nell’esatto modo in cui lo abbiamo fatto?” Jaime chiede mentre tira fuori dal frigo un paio di bibite analcoliche. “E intendo proprio nell’esatto modo, altrimenti quello che abbiamo vissuto la scorsa notte potrebbe non succedere mai più.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Dovremmo essere in grado di farlo,” lei replica con cautela. Brienne getta un’occhiata al suo orologio. “Adesso? Con le dodici ore che servono per accumulare la massima potenza per entrambi i generatori e il campo elettromagnetico, se iniziassimo adesso...”
 
Jaime scuote la testa. “Ci andremo domani. Anche se sembra che non sia successo nulla all’infuori della Barriera, preferirei comunque eseguire l’esperimento quando il minor numero possibile di persone rischiano di essere vicine alla struttura. Inizieremo di nuovo a mezzogiorno ed eseguiremo l’esperimento intorno a mezzanotte.”
 
Brienne annuisce. “Va bene. Ma portati qualcosa che ti intrattenga questa volta, d'accordo?”
 
Jaime sorride. “Pensavo che quella fossi tu, Junior.” Lui ride e schiva il foglio di quaderno accartocciato che lei gli lancia.
 
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La notte successiva, proprio dopo la mezzanotte, Jaime si siede sulla sedia accanto a quella di Brienne, gli schermi del computer sono di fronte a lui.
 
“Non voglio finire per terra questa volta,” lui dice con un sorriso autoironico. “Quello sembrerebbe brutto nei talk show.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo e poi si morde il labbro. “Come sono per te? I ricordi, intendo.”
 
Jaime fa una pausa, aggrottando la fronte, e poi dice, “Non sono...chiassosi com’erano prima. Sono semplicemente.... Per te?”
 
“Lo stesso,” lei risponde. “E’ solo...quanti altri ricordi pensi che potremo assimilare senza impazzire?”
 
“Ah,” Jaime dice, “quella è una domanda per Tyrion, se riuscissimo a convincerlo ad essere un biologo serio una volta tanto. O forse per Jon Snow—è lui lo psicologo del gruppo.”
 
“Grazie agli dèi, abbiamo almeno qualcuno da poter chiamare,” Brienne mormora. Lei appoggia leggermente le dita sulla tastiera. “Pronto a scoprirlo?”
 
Jaime si sporge in avanti, con gli occhi fissi in quelli di lei. “Pronto.”
 
Lei non distoglie lo sguardo dal suo mentre preme invio.
 
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- Vi vorrei parlare brevemente del recente post che GRRM ha fatto sul suo blog personale. Questo: https://georgerrmartin.com/notablog/2022/03/09/random-updates-and-bits-o-news/
 
Ve ne voglio parlare per vari motivi, in primis perché finalmente accenna qualcosa a Winds of Winter, dopo un silenzio durato quasi un anno. Ha scritto che ci sta lavorando, ma che il 2021 è stato un anno meno produttivo per lui su quel fronte rispetto al 2020, e ve ne avevo già accennato qualcosa nelle note del settimo capitolo di In This Light, vi avevo scritto che temevo che GRRM si fosse un po' arenato riguardo il sesto libro nel 2021, anche a causa dei troppi impegni…apparentemente è stato proprio così.
 
Ha anche aggiornato sui tantissimi altri progetti a cui sta lavorando (troppi, George, sono troppi!), mandando non poche frecciatine a D&D, perché ha infatti scritto di aver acconsentito all’adattamento delle avventure di Dunk e Egg solo dopo che lo sceneggiatore gli ha assicurato che resterà fedele ai libri, e ha anche scritto nel suo post che supervisionerà in prima persona tutti i futuri adattamenti dei suoi lavori per la HBO, per evitare che le storie si discostino dal suo CANON, perché George vuole che il suo canon sia quello rappresentato. E questa era una cosa che ovviamente non aveva potuto più fare per GOT intorno alla quarta stagione, quando D&D avevano delirato con le loro decisioni assurde, riguardo alle loro idee ben diverse da quelle di GRRM, lasciando a GRRM solo la decisione di andarsene da quel progetto del tutto.
 
Il modo in cui la storia dei suoi libri sia stata cambiata e brutalizzata in GOT sembra aver traumatizzato a tal punto il povero GRRM, che adesso sente di dover stare col fiato sul collo ai nuovi sceneggiatori per evitare cose di quel tipo…mamma mia. Noi ci lamentiamo spesso di quanto GOT sia finito in merda, e spesso ci dimentichiamo che GRRM lo ha odiato tanto quanto noi.
 
Ma voglio trashare anche un po' lo stesso GRRM ora, perché non mi piace per niente il modo seccato con cui parla dei fans che gli chiedono sempre di Winds…sai com’è George, se il libro tu lo avessi già pubblicato, non ti saresti dovuto sorbire 11 anni di domande a riguardo…
 
Sembra quasi che parlare del sesto libro gli dia fastidio, come se sia un peso per lui doversi ancora occupare di quello. Cioè, non è mica colpa di noi fans il fatto che siamo ancora in attesa di quel libro, e quindi vogliamo avere aggiornamenti su quel progetto. Sono ben 11 anni che Jaime e Brienne sono in attesa di incontrare Lady Stoneheart…direi che sia anche ora di pubblicare quel dannato libro, George, così potrai star sicuro che nessuno ti farà più domande in merito, se la cosa ti dà tanto fastidio. Ma è solo il mio consiglio…
 
E niente, mi volevo solo sfogare con voi, perché a volte quell’uomo mi fa infuriare.
 
 
- Proprio come nei libri le due cose preferite di Jaime sono il sesso e il duellare con la spada, le due cose preferite del Jaime Principale della fanfic sono il sesso e l’allenarsi in palestra, lol.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Avviso: Jaime/Cersei.  E l’autrice della storia ha scritto anche che le dispiaceva parecchio.
Dispiace anche a me come traduttrice! 😂
 
 
 
 
 
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“E hai semplicemente intenzione di lasciare che lei ti tratti in quel modo?”
 
Jaime combatte contro l’impulso di alzare gli occhi al cielo. “Dobbiamo proprio litigare?” lui invece sospira, appoggiando le mani sulle spalle armoniose della sua dolce sorella. “Abbiamo solo stanotte, poi dovrai sposarti con un altro e partirai per il Nord.”
 
Cersei si allontana bruscamente dalla sua presa e cammina verso il letto. “E di chi è la colpa di quello?”
 
“Di nostro padre,” Jaime risponde in modo fermo, “proprio come è sua la colpa del fatto che sono sposato con quella grossa creatura delle Terre della Tempesta.”
 
Cersei si volta e lo osserva con fare pensieroso, i bellissimi occhi verdi di lei sono freddamente calcolatori. “Non c’è bisogno che tu sia sposato con lei a lungo,” lei dice con finta dolcezza, e lui assottiglia i propri occhi.
 
“Ho bisogno di un erede legittimo,” lui ribatte, “e il regno nel suo complesso ha bisogno di pace.”
 
“E quindi noi veniamo venduti come bestiame ai migliori offerenti!” Cersei dice con amarezza.
 
“Almeno sarai regina una volta che avrai sposato re Eddard. È quello che hai sempre voluto.”
 
Cersei corre verso di lui e si getta tra le sue braccia. “Pensi che mi importi soltanto del titolo?”
 
, Jaime pensa in modo cinico, ma sa che è meglio non pronunciare quella parola ad alta voce. Non che importi, non davvero. Se re Selwyn avesse avuto un figlio invece di una figlia, Cersei si sarebbe dovuta sposare con lui e i due regni sarebbero comunque stati unificati. Ha solo reso più dolce il trattato di pace per loro padre il fatto che i re del Sud saranno chiamati Lannister e non Tarth.
 
“Vieni con me, Jaime,” Cersei supplica, prendendolo alla sprovvista. “Rinuncia alla farsa che è il tuo matrimonio, rifiuta il trono del Sud! Dichiarati disposto a volerti unire alla Guardia Reale di Eddard Stark e accompagnaci a Grande Inverno! Lascia che Tarth abbia il trono del Sud se la cosa importa così tanto alla sua famiglia.”
 
Jaime trattiene un’aspra risata. Cersei non apprezza essere presa in giro, e per fare in modo che il matrimonio di domani si svolga senza intoppi, è meglio che lui la tenga di buon umore.
 
“Sai che quello non lo posso fare, Cersei,” lui replica, avvolgendo le braccia intorno al corpo esile di lei, e portandosela vicino, contro di sé.
 
Lei cerca di allontanarsi, ma lui si limita solo a stringere la presa.
 
“Tu ami il trono più di quanto non ami me,” lei sputa fuori, mentre si dimena contro di lui. “Vuoi soltanto essere re!”
 
“Io voglio la pace,” lui ringhia. “Voglio una fine alle battaglie, al sangue e alla sofferenza del popolino. Se non avesse causato più problemi di quanti non ne avrebbe risolti, ti avrei sposata davanti ai Sette già anni fa, che si fotta il resto del mondo, ma dopo la cerimonia non saremmo sopravvissuti nemmeno cinque minuti, e lo sai. Rinunciare al trono? Scappare via con te a Grande Inverno? Pensi che il Buon Re Eddard Stark tollererebbe il venire cornificato? Tanto meno a causa di una relazione incestuosa?” Lui dà a Cersei un piccolo scossone, e quasi vuole restare, quasi vuole gettare sua sorella sul letto e scoparla fino a farle gridare il suo nome.
 
Gli dèi lo sanno, il suo corpo è desideroso e teso verso di lei…e forse terrebbe Cersei abbastanza calma da far sì che la cerimonia di domani venga ultimata.
 
Ma lui oggi ha fatto dei voti nel Grande Tempio di Baelor, e anche se Jaime non ama quella creatura grossa e brutta che è stato costretto a sposare, si rende conto che non se la sente di rompere quelle promesse così facilmente. Il loro matrimonio non è ciò che lui desidera, e non ha dubbi che entrambi si prenderanno degli amanti col passare degli anni, ma durante la loro notte di nozze?
 
No.
 
Anche se l’unica ragione per cui è riluttante a farlo è perché Tarth è così sicura che lui lo farà. Gli occhi di lei, straordinariamente belli, erano stati pieni di disprezzo quando era scappata via dalla camera da letto di Jaime.
 
“Jaime?” la voce seccata di Cersei solca la sua distrazione. “Mi stai ascoltando?”
 
Lui le rivolge un sorriso dolente. “Stavo immaginando tutte le cose che amerei farti stanotte,” lui dice.
 
Cersei si pavoneggia, e lo ricompensa con un bacio profondo, prima di scivolare via dal suo abbraccio.
 
“Non dovresti restare ancora a lungo,” lei lo stuzzica. “Le mie dame torneranno presto e non possiamo essere scoperti a scopare.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro. “No? Non sei tu quella che pensa che il rinunciare al mio diritto di nascita e seguirti a Grande Inverno non desterebbe i sospetti di nessuno?”
 
Gli occhi di Cersei si assottigliano in due schegge di vetro verdi. “Che vuoi da me, Jaime? Vuoi che io rifiuti questo matrimonio e che resti qui con te?”
 
Il sangue di Jaime si gela. “E negarti il titolo di regina? Ti amo troppo per negarti qualsiasi cosa tu voglia, Cersei.”
 
“Sì, sarò una regina—ma si tratta del Nord, Jaime! È così lontano da te! E dal caldo!”
 
Il corpo di Jaime si contorce leggermente con comprensione. Lui va da Cersei, se la tira gentilmente tra le braccia e la bacia. Jaime capisce le ragioni di suo padre per questo secondo matrimonio; e concorda anche. Ma Cersei è comunque sua sorella, la sua amante, e lui la ama ancora, la vuole ancora, anche dopo tutto quello che lei ha fatto, anche dopo tutto quello che è successo.
 
La bacia di nuovo e la fa stendere sul letto.
 
Domani lei sarà fuori dalla sua portata, lui pensa, ed è sollevato, anche se il suo cuore va a pezzi insieme alla sua volontà di onorare i suoi voti nuziali, appena fatti.
 
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La sala di controllo torna a fuoco. Jaime non è quasi per niente disorientato come lo era stato la prima volta che era successo, e si volta verso Brienne, finendo dritto nello sguardo accusatorio di lei.
 
“Hai passato la notte con lei?” Brienne chiede e, per la prima volta in questo universo, Jaime arrossisce.
 
Lui scrolla le spalle e lei apre la bocca—
 
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Alysanne e Arianne sono affascinate da Jaime quanto Brienne lo era sempre stata. Oh, lei era cresciuta con lui, quindi aveva imparato a ignorare il suo bellissimo viso—il più delle volte. Di tanto in tanto, però, lui riesce ancora a toglierle il fiato. Ovviamente, quando avevano ancora la televisione, succedeva ogni volta che lei si imbatteva in lui che promuoveva il suo ultimo album, in qualche talk show o un altro.
 
Lei evita scrupolosamente la musica di Jaime, anche se è praticamente impossibile visto che la sua famosa hit di successo è letteralmente su ogni stazione radio almeno quattro volte ogni ora. Lei vorrebbe comprare il suo album—lui è il suo migliore amico, alla fine—ma sono soldi che lei farebbe meglio a spendere per il cibo, o mettendoli da parte per comprare alle ragazze dei vestiti nuovi per l’imminente nuovo anno scolastico.
 
Brienne è contenta che Jaime ce l’abbia fatta nel mondo della musica del Sud. Lui è una grande star. Almeno per adesso, lei si dice cupamente, e poi si sente in colpa per il fatto di aver sempre in parte sperato che lui fallisse e tornasse a casa per accontentarsi di lei, che è così familiare.
 
Non che lui l’abbia mai notata, familiare o no—almeno non in quel senso. E Brienne non si era nemmeno resa conto di quello che provava per lui fino a quando non se n’era andato. No, a quei tempi, lei fantasticava su Renly Baratheon, certa che lui fosse l’uomo adatto a lei.  Ma poi Jaime se ne era andato senza neanche dire addio, e il cuore di Brienne si era infranto. E dopo lui non aveva provato a contattarla nemmeno una volta nel corso degli ultimi cinque anni, e la sua assenza era diventata un dolore che lei non era mai riuscita a placare.
 
Non che lei avesse avuto tanto tempo per rimuginarci sopra. Dopo che sua madre era morta dando alla luce Arianne, suo padre era disceso nell’alcolismo, lasciando Brienne ad occuparsi sia di lui che delle ragazze. Jaime tutto quello lo sapeva, ovviamente; Arianne aveva sette anni quando lui se ne era andato, dopo tutto. Quello che lui non sapeva era che nemmeno sei mesi dopo che Jaime era partito per la Music Row di Approdo del Re, Selwyn Tarth si era ubriacato e aveva fatto rotolare il trattore lungo l’unica collina vicino alla loro misera fattoria.
 
Era già morto quando Brienne l’aveva trovato.
 
Da allora, tutta la sua energia era stata incentrata sul tenere le sue sorelle con lei, tenendo un tetto sopra le loro teste, e del cibo sulla loro tavola.
 
Racconta tutto quello a Jaime, in poche parole, mentre sono seduti sopra l’altalena in veranda, dei bicchieri pieni di tè freddo che si sta sciogliendo sono sui tavolini accanto a loro. Il sole sta tramontando ma è comunque brutalmente rovente. Brienne ha mandato le ragazze nell’orto a prendere qualche verdura per cena.
 
“E’ un po’ presto quasi per tutto,” lei spiega a Jaime.
 
“Lo so,” lui replica. “Perché non mi hai detto di tuo padre?”
 
“Perché tu non mi hai detto dov’eri?”
 
Lui aggrotta la fronte. “Avevo detto a Cersei di darti il mio indirizzo!”
 
Brienne sbuffa col naso e alza gli occhi al cielo. “Bè, avresti dovuto sapere che non era una buona idea,” lei ribatte, la sua voce è secca quanto il terreno che li circonda. Non corre assolutamente buon sangue tra Brienne e la sorella di Jaime.
 
Jaime sospira. “Sì, suppongo che avrei dovuto saperlo.”
 
Si dondolano lievemente, in silenzio, e poi Brienne domanda, “Perché sei qui?”
 
“Cersei sta per sposarsi,” Jaime risponde sommessamente.
 
“Lo so,” Brienne dice con gentilezza. “E a te sta bene?”
 
La risata di Jaime è aspra. “No, ma non c’è niente che io possa fare a riguardo.”
 
“Ho sempre pensato che Cersei si sarebbe unita a te ad Approdo del Re, specialmente—” lei si ferma di colpo.
 
“Dopo che ho fatto il botto?” Jaime esclama in modo secco. “L’aveva fatto, per un po’. Le avevo anche trovato un paio di ingaggi, ma sembra proprio che per diventare un cantante di successo ci sia bisogno di lavorare sodo per davvero. Non lavorare sodo come questo—” lui indica le coltivazioni morenti e l’orto in difficoltà “—ma era comunque più lavoro di quanto Cersei fosse disposta a fare.”  Lui sospira e si sgonfia. “Ho sempre pensato che lei avrebbe lasciato questo posto prima di me.”
 
Brienne gli avrebbe potuto dire diversamente; l’aveva anche fatto, prima che lui lasciasse il loro paesino e che lasciasse lei, Brienne, indietro. A Cersei piace essere un grosso pesce in un piccolo stagno; le piace essere l’ape regina. Cersei quello non l’avrebbe avuto in un posto come Approdo del Re.
 
Jaime scuote la testa. “Comunque, Cersei ha bisogno di farsi la propria strada, ed io ho bisogno di farmi la mia. Un cantante è buono solo quanto la sua ultima hit, e io devo fare uscire un nuovo album al più presto, o perderò il mio momento.”
 
“Oh,” Brienne esclama, stupita. “Io sento ancora la tua canzone ovunque.”
 
Jaime fa spallucce. “Per adesso. Ma non ho intenzione di essere famoso solo per una canzone di successo. Al momento sto lavorando coi miei produttori, ascoltando delle demo, cercando di decidere quale sarà la prossima grande hit per me.” Lui prende un sorso di tè ghiacciato. “Vedremo.”
 
“A te piace?” Brienne chiede con cautela.
 
“Lo adoro,” lui risponde prontamente. “Sono bravo, il che ha scioccato da morire mio padre, ovviamente. Lui mi ha diseredato, lo sapevi?”
 
Brienne scuote la testa. Tywin Lannister non è un uomo che si degna di parlare con qualcuno come lei.
 
“Ad ogni modo, ce l’ho fatta da solo, con le mie forze,” Jaime afferma compiaciuto, per poi scrollare le spalle. “Almeno per adesso.”
 
L’altalena in veranda ondeggia gentilmente, il silenzio è rotto solo dal cigolio delle sue catene e dalle voci infantili delle ragazze mentre si chiamano a vicenda nell’orto.
 
“Ti trovo bene, Brienne,” Jaime dice in modo sommesso.
 
Lei sbuffa col naso.
 
“Mi sei mancata,” lui insiste. “E’ bello rivederti.”
 
Brienne prende il suo bicchiere con una mano tremante e fa un sorso, sperando di nascondere la sua reazione alle parole di Jaime. Lei riabbassa il bicchiere. “Anche tu mi sei mancato,” lei ammette, la sua voce è rauca. Brienne si schiarisce la gola. “E’ bello vederti,” lei dice speditamente, “e sono contenta che tu sia tornato, anche se è solo per un paio di giorni.”
 
*/*/*/*/*
 
Il sapore del tè ghiacciato è ancora deliziosamente dolce sulla sua lingua, mentre la sala di controllo torna a fuoco. Jaime si domanda se la sua Brienne—la Brienne Principale—sia altrettanto brava a prepararlo in questo universo, e pensa che deve ricordarsi di chiedere—
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si passa la punta delle dita sulla sua guancia sfregiata, mentre se ne sta in piedi fuori dalla porta della cella di Jaime Lannister. Strano. Lei era stata menomata nemmeno sei mesi dopo l’inizio del suo incarico in questa prigione; un uomo condannato per dei crimini orribili l’aveva attaccata mentre lei lo stava scortando verso il patibolo. Lui aveva voluto un’ultima vittima; un ultimo assaggio di carne umana.
 
Lei trema un po’ a quel ricordo, ma non ci pensava da mesi ormai. Non piangeva per la perdita della sua guancia liscia, nemmeno per la perdita di quel poco che era stato l'aspetto insignificante che aveva avuto la fortuna di avere. Eppure, dal suo incontro ampiamente infruttuoso con l’uomo che marcisce in questa cella, il giorno prima, Brienne si sta vedendo attraverso gli occhi di lui. E rabbrividisce.
 
Assurdo.
 
Lei è una septa, ha fatto giuramento di servire, ha fatto voto di castità. Non ha importanza cosa pensa di lei un criminale condannato.
 
Si passa di nuovo le dita sulle cicatrici, e ricorda a se stessa che l’uomo dietro la porta di questa cella potrà anche essere bellissimo all’apparenza, ma al disotto, lui è un mostro—e un figlio dei Sette—proprio come ogni altro uomo condannato a cui lei aveva dato consiglio negli ultimi tre anni. Quello che lui pensa—o, più che altro, non pensa—di lei non ha nulla a che fare con quello che Brienne, per giuramento, deve garantirgli: assistenza, e un’ultima opportunità di avere pace e salvezza.
 
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La septa si siede, rigida e attenta, sopra l’unica sedia nella cella. Jaime la guarda con attenzione mentre prova a cavarle delle parole di bocca. Per qualcuno che si suppone stia cercando di salvargli l’anima, lei è notevolmente restia a parlare una volta che finisce di dire le sue preghiere.
 
Il silenzio tra di loro si acuisce.
 
“Dimmi che fai qui, septa,” Jaime alla fine dice.
 
“Assisto gli uomini condannati a morte,” lei replica.
 
“Davvero una nobile vocazione,” lui ribatte, sardonico. “Ti sei offerta volontaria per farlo?”
 
La septa esita, e poi dice, lentamente, “L’Alto Septon mi ha assegnata qui.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Davvero? Per quale motivo?”
 
“Non spetta a me mettere in discussione le decisioni dell’Alto Septon.”
 
“Certo che no. Dimmi: lo sa quello che fai qui? Gli scrivi dei resoconti che lui legge quando è ben nascosto nel Grande Tempio ad Approdo del Re? Può davvero capire quello che gli dici? Lui è mai stato in un posto come questo, septa? Lui ha mai guardato un uomo condannato dritto negli occhi, offrendosi di pregare per la sua anima?”
 
La septa sbatte quegli occhi bellissimi ed incredibilmente grandi, ma restano sereni. “Importa davvero se l’abbia fatto o no?” lei chiede. “Il patibolo è solo un modo di incontrare lo Sconociuto; sono sicura che l’Alto Septon abbia fornito del conforto a tante persone che erano perse e spaventate.”
 
Il sorriso di Jaime è affilato come un coltello. “E’ questo ciò che pensi di me? Che sono perso e spaventato?”
 
“Sei qui, no? Hai questo pomeriggio, e due giorni interi, e dopo io camminerò al tuo fianco mentre andrai incontro al tuo destino.”
 
“E le preghiere che reciterai per salvare la mia anima avranno un qualche vero significato? Non vuoi nemmeno dirmi il tuo nome.”
 
La septa sbatte di nuovo le palpebre, e adesso lei sembra incerta, addirittura confusa.
 
Jaime inclina la testa di lato. “Da quanto tempo sei qui?”
 
“Tre anni,” lei risponde.
 
“Nessun altro uomo condannato ti ha mai chiesto il tuo nome?”
 
La septa esita, sbattendo gli occhi come un gufo nella penombra di questa cella marcia. “No,” lei risponde infine, delicatamente, “ma il mio nome non è importante.”
 
“Non sono d’accordo. Mentre il mio tempo si assottiglia e lo Sconosciuto mi si avvicina, ritengo che per me non ci sia niente di più importante del nome dell’unica persona che mi è permesso vedere.” Indica la porta col mento. “La guardia là fuori apre la fessura nella mia porta e ci spinge dentro un vassoio con del cibo tre volte al giorno, ma non dice mai una parola.” Il suo sorriso è breve e senza senso dell’umorismo. “Almeno il Giudice Impiccatore crede nel dare comunque da mangiare agli uomini che condanna. Il secchio per la mia merda presto sarà stracolmo, ma almeno sono grato che le mie catene siano abbastanza lunghe da permettermi di camminare per questa cella per raggiungerlo.” Lui la osserva, improvvisamente pensieroso.
 
“Non pensare di sopraffarmi, signor Lannister,” la septa dice, ancora calma, ma con uno sguardo d’avvertimento sul suo viso sfregiato. “Sono forte esattamente come sembro, e anche se non lo fossi, nessuno in questo posto mi salverebbe.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Sei la septa della prigione.”
 
“E per il Giudice Impiccatore valgo meno della giustizia che deve essere dispensata.”
 
“Sei già stata presa in ostaggio in passato?”
 
“Diverse volte.”
 
“E sei ancora qui.”
 
Per la prima volta dalla loro conoscenza, un leggero sorriso piega la bocca troppo larga della septa. “Sono ancora qui.”
 
Il sorriso di Jaime è più pronunciato e genuino. “Eppure nessuno si è mai preso la briga di chiedere il tuo nome.” Lui scuote la testa e torna lucido, i suoi occhi sono decisi. “Non ti farò del male, septa; hai la mia parola—per quello che vale. Ma vorrei sapere il nome della persona che ha intenzione di salvare la mia anima in così poco tempo.”
 
Lei esita, per poi dire, riluttante, “Brienne. Brienne di Tarth.” La voce di lei è solenne come il suo viso, i suoi bellissimi occhi sono grandi, blu e onesti.
 
Jaime sorride lentamente. “Septa Brienne.” Lui fa un inchino con la testa, quasi come un cavaliere che si inchina a una fanciulla. “Septa Brienne.” Lui annuisce. “Ti ringrazio.”
 
Lei arrossisce, schiarendosi velocemente la gola. “Desideri pregare?” lei domanda.
 
Jaime rilascia un piccolo sospiro. “Visto che sei stata così gentile da dirmi il tuo nome, sì. Per favore, prega per me. Septa Brienne.”
 
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Una persona buona per davvero, Jaime pensa, mentre Septa Brienne chiude la porta della sua cella dietro di sé, qualche tempo più tardi. Lei crede davvero alle enormi stronzate che spara ogni volta che è qui.
 
Questo è un bene, lui pensa mentre appoggia la testa all’indietro e cambia posizione, cercando di trovare del sollievo dalle catene che ha intorno ai polsi e intorno ai piedi. Può lavorare con una persona buona per davvero.
 
Si appisola, la sua mente lavora, e quando si sveglia, lui ha un piano.
 
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Jaime sbatte le palpebre e vede di essere tornato alla Barriera, con i computer di fronte a sé e la sua Brienne accanto a lui.
 
L’esperimento si è concluso ancora una volta, e lui è lieto di non essere nemmeno lontanamente stordito e disorientato come l’altra notte—anche se deve lottare contro l’impulso di grattare ogni parte di sé che riesce a raggiungere, continuando a sentire lo sporco di quella cella di prigione.
 
“Dèi, quel posto puzza,” Brienne dice, arricciando il naso, e massaggiando la sua guancia, che invece non è sfregiata.
 
Adesso lui inizia davvero a grattarsi. “Ho bisogno di una doccia,” lui si lamenta.
 
“Ce n’è una due piani sopra di noi,” Brienne gli fa sapere, allungando già la mano verso la sua penna e il suo quaderno.
 
“Grazie agli dèi,” lui dice, e sfreccia fuori dalla stanza.
 
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- Sì, nell’universo del Principe e della Principessa, Cersei si sta per sposare con Ned Stark…

- Nell'universo di Brienne contadina, Jaime e Cersei non hanno una relazione incestuosa (finalmente), ma hanno un'amicizia fraterna un po' "morbosa", ma nulla di incestuoso.





 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Avviso dell’autrice: Descrizioni di violenza non troppo grafiche, tentativo di stupro, e sangue. Um…situazioni sessuali…più o meno?? Lol
 
 
 
 
 
 
 
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È la sensazione più bizzarra possibile, Jaime pensa mentre, fresco di doccia, scarabocchia le sue note dopo essere tornato nella sala di controllo.
 
Lui sa dov’è, sa qual è la sua vita in questo momento. Non ha dubbi su dove vive e su chi sta aspettando il suo ritorno a casa. Ma adesso sente come se ci siano degli echi sotto la sua vita; altri passati, altri mondi, altre storie, che si intrecciano nella sua mente. Se lui si concentra, riesce a mettere a fuoco una vita alla volta. È quasi come se potesse cancellare il rumore delle altre vite e seguire il filo di una vita dai suoi inizi, per poi seguirlo nella direzione opposta, fino all’ultimo momento che ha vissuto quando stava avvenendo l’esperimento.
 
Lancia un’occhiata a Brienne accanto a sé, che sta scrivendo diligentemente con un intenso cipiglio sul suo viso dall’aspetto semplice.
 
Si sono connessi di nuovo agli stessi universi, lui pensa, e le loro strade sono decisamente confluite in ognuno di loro.
 
Lui la osserva con attenzione, ricordando la sua domanda di un paio di giorni fa.
 
Anime gemelle.
 
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Discutono dei risultati dell’ultimo esperimento fino alle prime ore del mattino, e continuano il loro dibattito il pomeriggio successivo, mentre fanno un pranzo tardivo nella tavola calda locale poco lontana dal loro hotel. Discutono allegramente sulle equazioni e sulle formule, e poi fanno speculazioni su se potranno trovare nei dati i momenti esatti in cui si connettono agli altri universi.
 
Dopo, scende tra di loro un silenzio cordiale mentre mangiano, fino a quando Brienne sbotta, “Adesso ci credi nelle anime gemelle?”
 
Jaime sbuffa col naso per poi prendere un sorso di birra, prima di attaccare di nuovo la propria bistecca.
 
“Quindi...no?” Brienne chiede in modo secco.
 
Jaime deglutisce il suo boccone di cibo. “No,” lui risponde senza mezzi termini.
 
“Allora come te lo spieghi che le nostre controparti sono insieme in ogni universo?”
 
“Stai dicendo che pensi che siamo anime gemelle, Junior?” Jaime dice con finta dolcezza e con un sogghigno derisorio, e Brienne arrossisce di un rosso acceso e scintillante.
 
“Un’anima gemella non è necessariamente romantica, Jaime!”
 
Il ghigno di Jaime si allarga, e adesso è anche un po' crudele oltre che derisorio. “Non ho mai detto che lo sia.”
 
Il calore sul viso di lei aumenta e per un delizioso momento, Brienne pondera di accoltellargli il dorso della mano con la forchetta solo per spazzare via quel ghigno. Si accontenta di accoltellare la bistecca sul proprio piatto, invece.
 
L’espressione di Jaime si addolcisce.
 
“Mi dispiace, Junior,” lui dice, “non dovrei prenderti in giro in questo modo. No, ancora non credo nelle anime gemelle. Pensala in questo modo: io, Jaime Principale, non ho una sorella di nome Cersei, ma in due dei tre universi che abbiamo visto, ne ho una. Ed è anche la mia gemella ogni volta. Ma ciò significa che ci sono due universi dove lei non esiste nella mia vita. Lei è un’anima gemella?”
 
“Il principe Jaime pensa che lei lo sia,” Brienne dice seccamente, facendo una smorfia di disgusto.
 
Anche Jaime fa una smorfia. “Lui è un po’ estremo nella sua devozione, sì, ma quello non cancella il mio punto. Nel cinquanta percento degli universi che abbiamo visto, non c’è nessuna Cersei. Che mi dici della tua famiglia?”
 
Brienne aggrotta la fronte e tasta con cautela i ricordi di ogni Brienne.
 
“Bè,” lei dice lentamente, “se penso solo a Galladon, io ce l’ho qui, ovviamente, e anche Septa Brienne ce l’ha. La principessa Brienne è sopravvissuta a lui, e la Brienne contadina non l’ha mai avuto. Quindi...tre su quattro.”
 
Jaime annuisce. “Quello prova il mio punto. Io ho Tyrion qui, e da nessun’altra parte.”
 
Brienne mastica un altro boccone di cibo pensosamente. “La Brienne contadina e la Septa Brienne sono le uniche due che hanno Alysanne e Arianne.” Lei aggrotta la fronte, poi dice, “Io sono single in ogni universo, però.”
 
Jaime alza un sopracciglio e lei arrossisce.
 
“Il principe Jaime non conta,” lei mormora, con gli occhi sul piatto mentre si taglia un altro pezzo di bistecca.
 
Jaime ridacchia e poi dice, “Bè, io ho Taena, ovviamente, e il principe Jaime ha Cersei.” Lui aggrotta la fronte, pensando, per poi scuotere la testa. “Nessuna relazione a lungo termine negli altri due universi.”
 
Mangiano in silenzio per qualche momento, e poi Brienne dice, “Quindi, perché sembra che noi ci connettiamo solo agli universi dove entrambi esistiamo e le nostre strade si sono incrociate?”
 
Jaime scrolla le spalle. “Di certo non perché è destino! Forse possiamo connetterci a quelle controparti che sono più simili a noi nella personalità o, più probabile, geneticamente. O forse è il semplice fatto che siamo fisicamente insieme durante l’esperimento e quello determina con quali universi ci connettiamo.”
 
“Bè, quell’ultima ipotesi può essere testata abbastanza facilmente,” Brienne dice. “Abbiamo la Barriera per altri tre giorni. Possiamo eseguire una serie di esperimenti più corti con soltanto te nell’edificio, e poi eseguirli una seconda volta con soltanto me.”
 
“Possiamo eseguire degli esperimenti multipli in una notte?” Jaime chiede.
 
Brienne aggrotta la fronte, calcolando mentalmente. “È possibile,” lei dice lentamente. “La barriera elettromagnetica sarà alla massima potenza e il tempo di esecuzione sarà più corto. Dovremo confermare i calcoli, ma se manteniamo il tempo di esecuzione a trenta minuti, allora dovremmo avere bisogno solo di un’ora per tornare alla massima potenza.”
 
Jaime annuisce. “Allora questo è ciò che faremo per le prossime due nottate. Dovremo solo assicurarci di essere abbastanza lontani dalla Barriera così da essere sicuri che la nostra presenza non stia influenzando i risultati.”
 
“Potrebbero anche non esserci dei risultati,” Brienne avverte. “Il tempo d’esecuzione potrebbe essere troppo breve per riuscire a connettersi ad un altro universo.”
 
“Bè, Junior,” Jaime replica, alzando la sua birra come saluto, “non lo sapremo finché non proveremo.”
 
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Jaime canticchia mentre lavora, revisionando ancora una volta i dati che hanno già raccolto, mentre aspetta che la Barriera raggiunga la massima potenza. Un’ora fa, Brienne è tornata al Castello Nero con l’auto, e non tornerà fino a quando lui non le farà sapere che la propria porzione dell’esperimento è terminata.
 
Lui spera che questi esperimenti fatti in solitaria getteranno fuori dalla finestra tutto quello che hanno vissuto in questi ultimi giorni. Bè, non fuori dalla finestra, esattamente; forse è più accurato dire che spera che metterà tutto in prospettiva. Detesta ammetterlo, ma anche lui sta iniziando a chiedersi se ci sia davvero un qualche tipo di destino all’opera.
 
Scuote la testa.
 
È una coincidenza, lui assicura a se stesso tenacemente. Tralasciando il fatto che la dimensione del campione è davvero troppo piccola per utilizzarla per estrapolare, lui è sicuro che loro si connettono a quei particolari universi perché sono stati fisicamente insieme nell’edificio durante gli scorsi esperimenti. Lui è certo che sia perché l’esperimento in qualche modo li costringe a connettersi insieme e non separatamente, e quando torneranno ad Approdo del Re, lui smonterà quel programma per vedere dove potrebbe trovarsi il guasto. Ma di una cosa è sicuro: il motivo per cui sta accadendo non è—affatto—perché lui e Brienne sono ‘anime gemelle’.
 
Un lieve bip gli fa sapere che la Barriera ha raggiunto la massima potenza. Digita i comandi per iniziare a registrare i risultati dell’esperimento, e rivolge un sogghigno allo schermo del computer.
 
“Fa’ del tuo peggio," lui sussurra e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
“Tu ci credi nelle anime gemelle?”
 
Jaime sbatte degli occhi annebbiati, cercando di mettere a fuoco il suo interlocutore. Femmina. Giovane. È una sua impressione, o le groupie diventano sempre più giovani giorno dopo giorno? Un momento di sobrietà terrorizzata lo sciocca mentre osserva intensamente la donna, pregando improvvisamente con ogni fibra del suo essere che lei sia maggiorenne. Con la sua reputazione, nessuno crederebbe mai che lui sia stato troppo ubriaco per accorgersene.
 
Bè.
 
D’altra parte.
 
Forse lo crederebbero.
 
“Tesoro?” la donna tuba, e lui risprofonda nella sua foschia alimentata dall’alcool.
 
“Anime gemelle?” lui biascica, e lascia che la testa gli ricada contro i cuscini del sedile posteriore della limousine. “Non esistono, dolcezza.”
 
“Ma tu canti di loro!”
 
Il sorriso di Jaime è crudele quanto lo può essere quando non riesce a sentirsi la faccia. “Qualsiasi cosa per guadagnare dei soldi, baby.”
 
La ragazza si affloscia stizzita contro il suo sedile, incrociando le braccia contro il suo petto molto abbondante. “E allora questo fine settimana? Non significa niente per te?” Lei sta facendo il broncio e Jaime vede i suoi occhi grandi riempirsi di lacrime, e quello semina più terrore nel suo cuore della paura che lei potrebbe essere non così grande quanto lui credeva.
 
“Certo che sì, tesoro. È stato meraviglioso!” È sicuro di star dicendo la verità; è solo che vorrebbe ricordare dove sono stati e cos’hanno fatto. Fa’ del suo meglio per sorridere col suo sorriso patentato alla Jaime Lannister, che garantisce sempre di fargli arrivare ai piedi delle mutandine volanti sopra il palco, ma non è sicuro di quanto abbia avuto successo perché la ragazza—dèi, donna, lui spera con fervore—adesso lo sta guardando con dei ristretti occhi sospettosi.
 
“Sì?” lei sbotta. “Come mi chiamo?”
 
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La fanno scendere davanti alla sua casa. Anche ubriaco marcio e anche se lui è, bè, Jaime Lannister, Jaime non è così stupido da lasciare una giovane donna tutta sola in una strana parte della città.
 
Non che non sia stato allettante. Lei aveva strillato, urlato e lo aveva maledetto—cose che per lo più aveva già sentito in passato, a giudicare dalla familiarità delle parole—e lui aveva dovuto spiegare in modo non molto gentile che si trovavano nella sua limousine, quando lei aveva cercato di buttarlo fuori dalla macchina. Lei era addirittura saltata fuori dalla limousine, quando erano arrivati a una fila di semafori, e avevano dovuto persuaderla a tornare indietro. Dopo quello, lui si era offerto di sedersi davanti insieme a Bronn, se l’avesse fatta sentire meglio.
 
Lei si era addolcita all’istante, e quello aveva portato a un tentativo alquanto abile di un pompino persuasivo, ma oltre al fatto che era ubriaco, l’ultima cosa di cui ha bisogno è una groupie che pensa che siano anime gemelle solo perché hanno scopato.
 
Almeno, lui suppone che abbiano scopato.
 
È un sollievo quando lei scende dall’auto e la guardano camminare in modo piuttosto sconsolato verso l’enorme casa di periferia, e sparire sul retro. Si allontanano solo quando vedono una luce accendersi all’interno della casa.
 
Jaime appoggia la testa all’indietro contro i cuscini dello schienale con un sospiro, e abbassa il finestrino che si trova tra lui e il suo autista.
 
“A casa, Bran,” lui dice.
 
“Mi chiamo Bronn, sir.”
 
Jaime ridacchia. “Lo so.” Lui sospira.  “Solo...portami a casa,” lui ripete, e nella sua voce c’è una tristezza che sorprende anche lui.
 
Restano fermi davanti a un semaforo verde, in silenzio, fino a quando Jaime sospira di nuovo.
 
“Ho una villa da qualche parte in città, o almeno così mi è stato detto.” Questa volta la sua risatina è amareggiata. “Se non mi è stata rubata anche quella da sotto al naso, ovviamente.”
 
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Quell’edificio è gigantesco, sfarzoso e splendente di luci, e ci sono delle auto parcheggiate ovunque, o almeno così sembra. Sembra che ci siano un centinaio di persone a gironzolare nel giardino davanti casa, e alcuni di loro sono impegnati in un’orgia dietro una fila di siepi decorative, se i movimenti delle loro ombre sono una qualche indicazione.
 
Jaime aggrotta la fronte mentre barcolla fuori dalla macchina, e si volta verso Bronn. “Sei sicuro che questo sia il posto giusto?”
 
“E’ l’unico posto che salta fuori sull’app StarMap,” Bronn replica. “Forse l’hai affittato a qualcuno?”
 
“Forse.” Lancia un’occhiata da sopra la spalla verso l’edificio. “Bè, sono certo che almeno troverò un posto dove passare la notte.” Rivolge a Bronn un sorriso storto. “Vieni a cercarmi domani, sì?”
 
Bronn fa spallucce. “Senz’altro, perché no?” lui risponde, ed entra in macchina, guidando via.
 
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Jaime si sveglia a causa di una vescica dolorosamente piena, di un mal di testa martellante, e del suo telefono che squilla con la sua canzone di successo più famosa. Lui grugnisce e si copre la testa con un cuscino, sospirando con sollievo quando il suo telefono la smette di squillare. Non sa che ore siano, ma c’è della luce nella stanza, quindi è ovviamente troppo presto perché lui sia sveglio, tanto meno per parlare con qualcuno.
 
D'altro canto, ha davvero bisogno di pisciare.
 
Incespica fuori dal letto con gli occhi per lo più chiusi e barcolla fino alla porta. La apre e la oltrepassa, e poi si ferma.
 
C’è qualcosa che non quadra.
 
Apre gli occhi abbastanza da rendersi conto di trovarsi in un corridoio.
 
Merda.
 
Lui spera di non essersi chiuso fuori dalla sua camera d’albergo.
 
Di nuovo.
 
Si volta e con suo grande sollievo, la porta si apre sotto la sua mano. Prova ad aprire l’altra porta presente nella stanza, e sbatte le palpebre verso l’armadio vuoto, senza capire.
 
Che razza di hotel non ha un bagno annesso alla stanza?
 
Il suo cellulare inizia a squillare di nuovo, ma decide che svuotare la sua vescica è molto più urgente.
 
Torna verso la porta e nel corridoio. Se riuscisse a trovare la reception...
 
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Se ne sta fermo in cucina, completamente confuso, quando una paffuta donna di mezz’età entra nella stanza e fa un balzo all’indietro con un piccolo strillo quando lo vede.
 
“Il bagno?” lui implora.
 
Lei indica una porta. “La terza porta a destra.”
 
“Sei un angelo,” lui rilascia il fiato.
 
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Lui barcolla di nuovo verso la cucina, con un flacone di Pycellenol in mano. È contento di vedere che l’angelo è ancora in cucina, anche se adesso lui nota che la sua bocca è arricciata con del disappunto disgustato.
 
“Posso avere dell’acqua?” lui chiede, alzando la bottiglietta di pillole.
 
“Hai intenzione di prendere solo due di quelle?” lei sbotta, anche se allunga la mano verso un bicchiere e glielo riempie.
 
“Per adesso,” lui replica. “Chi lo sa, potrei aver bisogno di altre due di queste tra quattro ore o giù di lì.”
 
Lei sbuffa col naso, incrociando le braccia sopra il suo seno matronale e guardandolo male.
 
“Senti,” lui dice dopo aver essersi scolato l’acqua e il Pycellenol con cautela, “puoi dirmi dove sono?”
 
“Sei in una casa.”
 
Jaime le rivolge un sorriso stanco. “Quello finalmente l’ho capito. Di chi è questa casa?”
 
“Di Jaime Lannister. Il Jaime Lannister. A Lannisport.”
 
“Huh,” lui replica mentre dei ricordi frammentati ritornano: la ragazza; nessun altro posto dove andare; Bronn che lo faceva scendere davanti all’entrata. “Giusto.”
 
L’angelo sbuffa dal naso, il disappunto le trasuda dai pori. “Puoi dormire un po’ fino a quando non starai meglio, ma farai meglio ad andartene prima gli inquilini tornino a casa.”
 
“Inquilini?” lui domanda, e vorrebbe non essere nel ben mezzo dei postumi di una sbronza, così da poter ricordare quando o se gli è stato detto che ha affittato questo posto.
 
Lei annuisce. “Non saranno felici di sapere della festa di ieri notte,” lei dice con esultanza. “Meglio che tu sia fuori di qui prima che siano qui, se ci tieni alla pelle.”
 
Lui annuisce ancora, e pensa che si preoccuperà di tutto questo quando sarà un po' più sobrio.
 
Si volta per andarsene e poi si ferma, aggrottando la fronte. Si volta di nuovo verso l’angelo e dice, “Sai in quale stanza ho dormito?”
 
*/*/*/*/*
 
Ci mettono un po’ di tempo nel cercarla, ma alla fine trovano la stanza—per lo più perché il suo cellulare sta squillando—di nuovo.
 
“Bè,” l’angelo sbuffa dal naso, chiudendo la porta dietro di sé, “almeno sei un fan di quell’uomo.”
 
Jaime sorride in modo ampio e poi fa una smorfia, strisciando nuovamente sotto le coperte. Il suo ultimo pensiero prima di perdere di nuovo conoscenza è che avrebbe dovuto chiedere all’angelo dove si trova il bagno su questo piano.
 
*/*/*/*/*
 
Perfetto, Jaime pensa compiaciuto mentre l’esperimento finisce.
 
Proprio come si aspettava: nessuna Brienne in vista, e —lui testa i ricordi di Jaime versione Megastar— non c’è nemmeno nessuna Brienne nel suo passato.
 
Canticchia la canzone che ha sentito in questo nuovo universo mentre ricostruisce l’attrezzatura e inizia il processo di far tornare i generatori alla massima potenza. Lui manda un messaggio a Brienne per dirle i risultati, e per farle sapere che ha deciso di eseguire un secondo esperimento prima di scambiarsi di posto.
 
Lui sorride in modo ampio mentre si alza e si stiracchia, camminando avanti e indietro lentamente per la sala di controllo.
 
Lui ama avere ragione.
 
*/*/*/*/*
 
Un’ora dopo, i generatori sono pronti. Si sistema sulla sua sedia e preme invio con impazienza.
 
*/*/*/*/*
 
Si sveglia ancora una volta per via del suono della propria voce. Il cellulare si zittisce e poi inizia a squillare di nuovo quasi immediatamente.
 
Lui bestemmia, a bassa voce e in modo creativo, e decide a malincuore che è meglio che veda perché cazzo il suo cellulare continua a fare tutto quel cazzo di rumore.
 
Cerca di afferrare quell’aggeggio fastidioso, e lo guarda aprendo solo un occhio.
 
Trentasette chiamate perse. Lancia un’occhiata all’orologio: sono le dieci.
 
Del mattino.
 
Lui grugnisce e scrolla attraverso i numeri. Un terzo delle chiamate sono da parte del suo agente; un altro terzo sono dal suo manager; e un altro terzo ancora sono da una moltitudine di numeri di telemarketing, che molto probabilmente volevano provare a vendergli delle assicurazioni o volevano truffarlo ottenendo le informazioni della sua carta di credito. Troppo tardi, lui pensa con del divertimento esausto.
 
Ci sono anche dei messaggi, ma fortunatamente sono solo due. Li ha addestrati bene, pensa nel modo più compiaciuto possibile mentre sta ancora combattendo contro una sbornia impetuosa. Ricade sul letto e chiude gli occhi, ma la sua vescica sta di nuovo urlando contro di lui, la sua bocca è più secca del deserto di Dorne, e lui suppone che dovrebbe ascoltare i messaggi in segreteria e forse ricontattare almeno il suo manager. Per scoprire se ha affittato questo posto.
 
Grugnisce e si trascina fuori dal letto, portandosi il cellulare con sé questa volta, giusto nel caso l’angelo sia sparito e non riuscisse mai a trovare la via di ritorno.
 
*/*/*/*/*
 
Lui trova il bagno semplicemente aprendo ogni porta che vede. Trova un paio di altri sbandati dalla festa della notte prima, ancora privi di sensi e in varie fasi di nudità, ma soprattutto, lui trova la benedetta toilette. Si sistema in bagno e ascolta i messaggi. Corti e dritti al punto, da parte del suo agente e dal suo manager: chiamami.
 
Per primo, chiama il suo manager Addam, non solo perché al momento è seduto sul gabinetto e parlare con Tyrion—suo fratello oltre che il suo commercialista—mentre lo fa lo lascerebbe esposto a ogni tipo di cose sbagliate…e pessime battute, se Tyrion si rendesse conto di dov’è.
 
Inoltre, Addam dovrebbe sapere se ha affittato questo posto, e se l’ha fatto, bè...
 
Jaime fa una smorfia e si massaggia la parte superiore del naso. Si spera che Taena abbia lasciato abbastanza soldi sulle sue carte di credito da permettergli di trovare una cazzo di camera d’albergo per la notte. O può raccomandarsi alla clemenza dei suoi inquilini e offrirsi di cantare per vitto e alloggio.
 
Addam risponde. “Finalmente! Dove cazzo sei?”
 
“A casa mia,” Jaime ringhia, la sua voce è rauca.
 
C’è silenzio dall’altra parte della linea. “A casa tua?”
 
“Dèi, dimmi che sono ancora il proprietario di questo posto e che non ho appena passato la notte in una casa di proprietà di qualcun altro!”
 
“Casa, casa, casa,” Addam borbotta per poi gridare, “oh! Quel posto! Di un paio di anni fa?”
 
“Suppongo di sì,” Jaime risponde. “Ne hai comprata più di una?”
 
“Nel corso degli anni, sì. Ma quella lì—aspetta, adesso la ricordo! L’avevo presa per una canzone! Apparteneva a un famoso mago o a un maestro o qualcosa del genere. Nessuno la voleva quando era finita sul mercato, ma si spera che adesso abbia raddoppiato il suo valore.”
 
“Un’ottima cosa,” Jaime gracchia. “Almeno ho ancora della merda da vendere.”
 
“Già, senti. Ti stavo chiamando per farti sapere che Taena ha lasciato il paese. Era su un aereo per Myr lo stesso giorno che era scomparsa insieme a tutti i tuoi soldi.”
 
“Certo che lo era,” Jaime replica in modo secco. “Lei si muove svelta quando deve.”
 
“L’abbiamo mancata per un pelo, davvero,” Addam aggiunge cupamente.
 
“Se solo mi fossi reso conto cinque minuti prima di quello che stava facendo, huh?”
 
“Già,” Addam sospira.
 
Terminano la loro chiamata e Jaime finisce col gabinetto, per poi rivolgere lo sguardo alla doccia. Si domanda se potrebbe convincere con delle moine l’angelo in cucina a fargli il bucato...o a mostrargli dov’è la lavanderia.
 
Dopo impreca e chiama di nuovo Addam.
 
“Due volte in un giorno solo?” Addam lo prende in giro quando risponde al cellulare.
 
“Sì, sì,” Jaime dice. “Hai affittato la casa a qualcuno?”
 
“Dèi, no!” Addam replica. “Ricordavo a malapena che tu possedessi quel posto!”
 
*/*/*/*/*
 
Lui convince l’angelo in cucina—ha scoperto che lei si chiama Nan—a vedere se lei riesce a trovare dei vestiti che lui possa indossare. Lui ha dei bagagli in auto, quando o se Bronn deciderà mai di ripresentarsi, ma fino ad allora...a giudicare dall’odore, è sicuro di aver indossato gli stessi vestiti da quando è venuto a sapere di quello che aveva fatto Taena...il che, per quanto ne sa, è stato diverso giorni fa ormai.
 
Si è appena fatto la doccia e si è appena rasato, con un asciugamano allentato intorno ai fianchi, mentre si rilassa nel salotto in cui Nan lo ha spinto con un’occhiataccia di disapprovazione, quando finalmente lui chiama Tyrion.
 
Tiene il cellulare lontano dall’orecchio mentre le imprecazioni di suo fratello strillano da esso verso di lui. Con cautela, si porta il telefono vicino quando sembra che finalmente sia rimasto senza fiato.
 
“Che cosa ho fatto?” lui chiede, rassegnato.
 
Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto! Che cosa non hai fatto? Quella camera d’albergo ci costerà una fortuna da far riparare! Doveva proprio essere la fottuta suite nell’attico?”
 
Jaime aggrotta la fronte, cercando di ricordare un qualche albergo nell’ultimo paio di giorni, per poi scuotere la testa. “Mi sa che allora dovremo dar loro i miei due prossimi assegni di diritti d’autore, huh?”
 
Tyrion si ferma. “Non costerà così tanto,” lui mormora. “Ringrazia gli dèi che il pubblico ti ama ancora, Jaime, oppure saresti in prigione o peggio!”
 
Jaime fa una smorfia. “Lo so,” lui ribatte. “Hey, questa casa che possiedo a Lannisport?”
 
“Che vuoi sapere?”
 
“L’ho affittata a qualcuno?”
 
Tyrion scoppia in quella che Jaime presume dovrebbe essere una risata e lui riesce a sentire il rumore dell’incresparsi di una carta oltre il cellulare e poi un rumore effervescente quando gli antiacidi colpiscono l’acqua. “Dèi, no! Con la tua reputazione, chi cazzo la vorrebbe?”
 
“Anch’io ti voglio bene, Tyrion,” lui brontola, e poi alza lo sguardo quando una porta si apre e una donna fa irruzione. Lei si ferma sui suoi passi quando lo vede, gli occhi le si spalancano, la mascella le inizia a scendere lentamente. Dietro di lei, Nan ha un aspetto giustamente compiaciuto, ma il suo aspetto si trasforma in confusione perplessa quando la donna non dice nulla.
 
“Huh,” Jaime dice a Tyrion, “Credo che il mio occupatore abusivo sia appena arrivato.”
 
“Oh, ma che cazzo,” lui lo sente borbottare mentre Jaime disconnette la chiamata.
 
Si appoggia all’indietro sul divano, allargando le braccia ad ogni lato e osservando per bene l’intrusa. C’è una sensazione fugace di riconoscimento inorridito, ma anche uno come lui si ricorderebbe se l’avesse già vista in passato.
 
Questa donna è...enorme. Più alta di lui, e lui da scalzo è alto un metro e ottanta. È anche più massiccia di lui, piatta come una tavola e con una faccia che può essere gentilmente descritta come ‘un viso con molto carattere’. La bocca eccessivamente carnosa di lei è spalancata, e Jaime quasi si aspetta di vederla iniziare a sbavare da un momento all’altro.
 
Lui alza un sopracciglio.
 
“Sei una dei famigerati inquilini di cui l’angelo mi aveva avvertito?” lui chiede.
 
Quello fa richiudere di scatto la bocca della donna. Lei aggrotta la fronte. “Angelo?” Lei volge i suoi occhi sorpresi, e davvero piuttosto carini, su Nan, che le rivolge una scrollata di spalle perplessa.
 
“Non fare la modesta, angelo,” Jaime dice, e pensa che si sta godendo questa situazione fin troppo, considerando che sta ancora combattendo contro la regina dei draghi di tutti i dopo-sbornia.
 
L’occhiataccia della donna gigante diventa piena di accuse, e Nan sputacchia un tentativo di negazione offesa. Jaime decide di essere d’aiuto.
 
“Lei mi ha mostrato un posto dove pisciare, mi ha dato dell’acqua, mi ha aiutato a trovare la mia stanza, e mi troverà anche dei vestiti, non è così, angelo?”
 
Nan arrossisce di un rosso scuro e profondo, mentre sembra notare per la prima volta che lui è senza vestiti.
 
Jaime rilascia un sospiro deluso. “Bè, potresti almeno gettare i miei attuali vestiti nella lavatrice e poi nell’asciugatrice? Lo farei io stesso, ma sono leggermente indisposto.” Aguzzando la vista, rivolge lo sguardo alla donna alta, che sembra espandersi secondo dopo secondo. Lui si chiede pigramente se lei finirà per esplodere fisicamente prima di poterlo fare verbalmente.
 
“Stai violando una proprietà privata!” lei alla fine strilla, e lui trasalisce.
 
“Veramente, più che altro sei tu che stai violando una proprietà privata.”
 
“Questa è casa mia!”
 
“No, dolcezza, questa è casa mia.”
 
Sia Nan e sia la sua inquilina senza nome sbattono le palpebre e lo fissano.
 
“Vuoi dire che tu sei—?” Nan si interrompe, con l’aspetto di qualcuno che sta per svenire.
 
Jaime rivolge loro un sorrisetto storto. “Certo che lo sono.”
 
“Voglio un qualche documento,” la gigantessa sbotta, il suo viso insignificante viene deturpato da un cipiglio.
 
“Bè, sfortunatamente, il mio portafoglio è nel mio altro asciugamano. Suppongo che tu non sia una fan?”
 
Lei arrossisce. “Queste sono le Terre dell’Ovest. Avevamo un imitatore di Jaime Lannister all’ultima festa a cui ho partecipato.”
 
“Tu vai alle feste?”
 
Lei lo guarda male, per poi dire a fatica, “Ci stavo lavorando.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Senza offesa, dolcezza, ma non mi sembri quel tipo di ragazza.”
 
Jaime quasi si aspetta dei laser blu sparare dagli occhi di lei, che sono davvero molto belli.
 
“Sono una fornitrice di catering!”
 
“Davvero? Quindi come fa una fornitrice di catering a guadagnare abbastanza da pagare l’affitto per un posto come questo?”
 
“Forse sono una chef di fama mondiale, non ci hai pensato?”
 
Lui inclina la testa in accordo. “Forse lo sei. Come ti chiami? Forse ho sentito parlare di te.”
 
“Poco probabile,” lei sogghigna, “e non sono affari tuoi! Nan, chiama la polizia.”
 
“Stanno già arrivando, signora.”
 
“Oh, bene,” Jaime dice. “Spero che sia qualcuno che conosco.” Lui rivolge loro il suo ghigno brevettato alla Jaime Lannister. “Vedete, sono stato arrestato così tante vote,” lui aggiunge utilmente.
 
“Sei molto sicuro di te per essere un tizio con niente addosso a parte un asciugamano,” la gigantessa ringhia.
 
Jaime scrolla le spalle. “Io sono Jaime Lannister. Non c’è nulla sotto questo asciugamano che il mondo non abbia già visto...che io lo volessi o no.”
 
“La polizia sta arrivando,” la donna insiste, e lui alza un sopracciglio.
 
“Stanno arrivando? Davvero? Entrambi sappiamo che non hai mai affittato questa casa. Ho appena finito di chiederlo sia al mio manager che al mio commercialista e credimi, se c’è qualcuno che saprebbe che sto facendo dei soldi, sarebbero loro.”
 
Il viso arrossato della donna impallidisce lentamente.
 
“Senti,” Jaime sospira, “per quanto questo sia stato divertente, ho dei postumi post-sbronza assurdi, sembro aver perso la maggior parte della scorsa settimana insieme a un casino dei miei soldi, e davvero non sono un cattivo ragazzo una volta che mi si conosce. Perciò, dimmi chi sei, perché stai occupando abusivamente casa mia—anche se non te ne faccio una colpa; è davvero molto bella se passi sopra la verniciatura pacchiana—e perché c’era un’orgia in corso quando sono arrivato la notte scorsa.”
 
“Org—Nan!”
 
Nan alza le mani in segno di finta resa. “Non guardare me, Brienne! Io devo solo ripulire tutto dopo quelle merdate.”
 
Lei dov’è?
 
“Ancora addormentata da qualche parte. Non sapevo nemmeno da dove fosse saltato fuori questo qui, fino a quando non mi ha sorpresa in cucina.”
 
Questo qui sta ancora aspettando delle risposte.”
 
Dev’esserci qualcosa nel suo tono di voce, perché loro due si scambiano delle occhiate improvvisamente nervose, e la donna—Brienne—si volta verso di lui e sospira.
 
“Il mio nome è Brienne Tarth, e hai ragione. Noi stiamo occupando abusivamente questo posto.”
 
“Chi è ‘noi’? Oppure Nan è alle mie dipendenze invece che alle tue?”
 
Nan gli rivolge uno sguardo che avrebbe dovuto ucciderlo sul colpo. “Io lavoro per Brienne,” lei dice in modo altezzoso.
 
“E l’altra ‘lei’? Una tua amica? Una tua parente? Tua moglie?”
 
“E’ la mia socia d’affari,” Brienne ringhia. “Io sono davvero una fornitrice di catering e questa casa se ne stava tutta vuota proprio quando noi ci siamo trovate improvvisamente senza casa.” Lei scrolla le spalle e si sgonfia. “Sembrava una buona idea a quel tempo,” lei borbotta.
 
“Fino a quando non ho deciso di imbucarmi in un’orgia.”
 
Lei chiude gli occhi e annuisce.
 
“Chi è che ha fatto partire l’orgia? Credo che lei mi piacerà.”
 
“Ovviamente,” Brienne replica acidamente. “Si tratta della mia socia d’affari, Nymeria Sand.”
 
“Meraviglioso.” Jaime sorride, ma anche lui si accorge che c’è un qualcosa di spinoso nel modo in cui l’ha detto. “Tornerò a letto e dormirò fino a riprendermi dai postumi della sbronza, anche se potrebbero volerci degli anni. Siete le benvenute a restare fino a quando non risolveremo tutto.” Lui si alza e il sorriso gli diventa beffardo quando gli occhi di Brienne scendono, senza volere, a guardarlo sistemarsi l’asciugamano. “E se avete davvero chiamato la polizia, fareste meglio a richiamarli.” Lui prende il proprio cellulare si dirige a passo lento verso la porta, per poi fermarsi e voltarsi verso Nan con la fronte aggrottata. “Ti ricordi in quale camera stavo?”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime diventa di nuovo conscio della sala di controllo, e scatta in piedi, facendo cadere la sedia all’indietro, mentre quello che ha appena vissuto gli affonda nella sua—quella del Jaime Principale—mente.
 
No, lui pensa quasi in modo disperato, noNon avrebbe dovuto trovare un’altra Brienne!
 
Si ferma, cercando di tenere il suo respiro sotto controllo. Stringe la postazione di comando e abbassa la testa, prendendo dei profondi e lenti respiri.
 
Quando si sente più calmo, imposta velocemente i generatori per farli tornare lentamente alla loro potenza massima. Poi manda un messaggio a Brienne per farle sapere che è arrivato il suo turno nella struttura.
 
Si agita sul posto senza sosta, la sua mente corre mentre guarda i generatori fino a quando non è sicuro che Brienne sia in procinto di arrivare tra qualche minuto. A quel punto, lascia la struttura come se tutti i demoni dei sette inferi gli stiano alle calcagna.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne oltrepassa l’auto di Jaime sulla lunga strada tortuosa verso la Barriera. Lei aggrotta la fronte perchè sembra che lui stia guidando in modo addirittura più veloce del normale e, per un momento, lei prova un barlume di preoccupazione che lui possa volare giù dalla strada stretta.
 
Poi lei si ricorda che lui è Jaime Lannister e che lui vive una vita fortunata.
 
Lei entra nella sala di controllo e si sistema davanti al computer. Inizia a revisionare i dati dell’esperimento di Jaime mentre aspetta che i generatori tornino alla massima potenza.
 
Lavora quasi in modo cupo, una parte della sua mente sta cercando di capire le equazioni che potrebbero spiegare cosa hanno vissuto negli ultimi giorni, mentre si domanda se troverà un universo dove Jaime Lannister non è nella vita di Brienne Tarth.
 
C’è un bip metallico e lei si raddrizza nella sua sedia.
 
E’ il momento.
 
Lei esita perché, anche se odia ammetterlo a se stessa, il pensiero di un universo dove la sua controparte non conosce Jaime la fa sentire...sola. È sciocco, lei lo sa. Non può mancarti una cosa che non hai mai conosciuto, e la Brienne che lei troverà non avrà alcun modo di sapere di Jaime. È probabile che lei abbia qualcun altro che la destabilizza, che le fa ribollire il sangue e che fa cantare il suo corpo, anche se lui non lo saprà mai.
 
Lei scuote la testa. Se c’è una Brienne da essere trovata in questo prossimo universo, lei non apprezzerebbe la pietà tanto quanto non l’apprezza lei stessa.
 
Brienne sorride un po’ amaramente e preme invio.
 
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Brienne dà ai bambini più grandi il compito di pattugliare il perimetro dell’accampamento mentre lei si avventura nelle rovine della città.
 
Sa che dovrebbe portare con sé un paio dei ragazzi più grandi—in tanti è più sicuro—ma questo è un viaggio rapido per cercare dei libri di riferimento e per recuperare alcune parti di quello che lei prega i Sette sarà un mulino ad acqua, e non vuole mettere i bambini di fronte a più rischi del necessario. Inoltre, la zona rurale è stata relativamente stabile per l’ultimo paio di mesi, e lei spera che ciò significhi che il peggio è passato—ma non è pronta a metterci la mano sul fuoco. Si era già fidata troppo in passato, lei pensa amaramente, e i suoi sogni sono ancora infestati da quei poveri corpi distrutti, dopo che la Montagna aveva finito con loro.
 
Il peggio è sapere che lui è ancora là fuori, da qualche parte, coi suoi uomini, con la sua crudeltà e coi suoi...appetiti. Lei rifugge da quei ricordi. La bile, come sempre quando pensa a quel periodo, le sta già risalendo in gola, e loro non hanno così tanto cibo da permetterle di sprecarlo vomitandolo di nuovo.
 
Scaccia via i ricordi e si avvicina di più alla città. L’accampamento non è troppo lontano, e lei si domanda ogni giorno se loro debbano mettere più distanza tra il loro accampamento e i resti di Approdo del Re. Ma i bambini hanno già perso troppo; non se la sente proprio di costringerli ad abbandonare l’unica casa che rimane loro.
 
Sbircia da un boschetto d’alberi nella periferia della città. Ha un quarto di miglio da percorrere prima di trovarsi nelle vere e proprie strade della città, e solo perché non riesce a vedere nulla al momento, quello non significa che non ci siano delle persone appostate nelle case oscure e nelle strade silenziose. Si chiede dove siano andati la Montagna e i suoi uomini, e rabbrividisce al pensiero di imbattersi di nuovo in loro.
 
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Brienne entra nella città alle prime luci dell’alba, ed è nel mezzo delle strade rovinate quando il raschiare di uno stivale contro l’asfalto la fa voltare di colpo, pistola a portata di mano. Lei sbircia nelle ombre degli edifici bruciati.
 
“Fatti vedere!” lei urla. La pistola è stabile tra le sue mani, e una parte distante di lei si meraviglia di quanto sia cambiata dalla timida aiuto-insegnante che era stata solo due anni fa.
 
“Brienne?” un uomo chiede, incredulo, e Brienne si ferma, scrutando intensamente le ombre dove lui è nascosto.
 
“Esci fuori dove posso vederti!” lei ordina.
 
L’uomo esce fuori dall’oscurità, snello e con capelli castani, un po’ più basso del metro e novanta di Brienne, il suo viso ordinario è oscurato da una spessa barba non proprio pulita. Nonostante ciò, lei lo riconosce abbastanza facilmente.
 
Hyle?
 
Lui le rivolge un ampio sorriso mentre annuisce con entusiasmo. “Brienne Tarth,” lui esordisce. “Avrei dovuto sapere che se qualcuno doveva sopravvivere all’abisso infernale in cui siamo precipitati, saresti stata tu.” Lui le rivolge uno sguardo di valutazione, e poi annuisce soddisfatto.
 
Per un momento, Brienne è accecata dalla rabbia. Anche adesso, anche dopo che il mondo è finito, anche dopo che la maggior parte di quegli uomini beffardi sono probabilmente già morti da un pezzo, lei si ricorda della scommessa, dell’inganno, dell’umiliazione devastante. Dovrebbe essere molto meno che importante al momento, fronteggiando l’uomo che aveva vinto la scommessa, ma c’è qualcosa nell’entusiasmo di lui, nel suo aspettarsi che lei sarebbe stata felice di vederlo—
 
“Chi altri c’è con te?” lei ringhia e lui sbatte le palpebre, sembrando sorpreso.
 
“Li conosci tutti,” lui risponde, rassicurante, continuando a sorridere, “sono vecchi amici. Owen Inchfield, Mark Mullendore, Ronnet Connington.” 
 
“Amici tuoi, non miei,” Brienne replica freddamente. “Che ne è stato degli altri?” Ce n’erano stati così tanti in quella camera da letto quella notte, avevano completamente circondato il letto. Lei ancora non sa come sia riuscita non solo a sopravvivere a tutto quello, ma anche a continuare ad andare avanti a testa alta.
 
Lui improvvisamente sembra triste. “Gli altri…non lo so.”
 
“Morti,” Brienne dice in tono piatto, senza sentire alcun dolore per la perdita di quella folla derisoria: Farrow, Ambrose e Bushy; Raymond Nayland e Will la Cicogna. Harry Sawyer. Robin Potter. Se lei aveva pensato a qualsiasi di loro durante gli ultimi due anni, era per sperare che fossero morti nel modo più doloroso possibile, come era successo a tanti altri. E invece, ecco qui Hyle Hunt insieme a tre di quei bastardi che erano rimasti in piedi attorto al letto dove lei aveva perso la sua verginità, e tutti loro avevano riso mentre Hyle prendeva i loro soldi.
 
Lei calpesta quei ricordi per farli tornare nella scatola che ci aveva costruito intorno, e combatte contro l’impulso di alzare la pistola e sparare dritto ad Hyle, per poi trovare gli altri e fare lo stesso anche a loro. Nessuno la denuncerebbe per quello, dopo tutto; nessuno lo noterebbe nemmeno.
 
Ma quello perché il mondo non è com’era un tempo, e proprio perché il mondo non è com’era un tempo, con cautela, lei abbassa la pistola, anche se non la rimette nella custodia.
 
Hanno bisogno di ogni persona sana e ragionevolmente affidabile che riescono a trovare, e lei è l’unica adulta in un accampamento pieno di bambini—anche se Jon Snow e Robb Stark resterebbero offesi da quella descrizione. Ma hanno solo quindici anni e, anche se lei sa che è impossibile, lei vorrebbe che loro avessero ancora un po’ d’infanzia, anche adesso.
 
Brienne osserva Hyle minuziosamente. Lei non vuole credere che lui e gli altri si siano trasformati in dei mostri omicidi come la Montagna e i suoi uomini, ma solo gli dèi sanno cosa li abbia fatti diventare il nuovo mondo.
 
Ma lei è da sola con loro nel cuore di una città distrutta, e lei può sia prenderli con sé come alleati apparenti…o semplicemente loro la seguiranno e cercheranno di entrare con la forza nel loro accampamento, comunque.
 
“Hai del cibo?” lei sbotta, restringendo gli occhi quando Hyle sorride come se avesse vinto qualcosa.
 
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Gli occhi di Brienne sono pieni di lacrime mentre la sala di controllo torna ad essere a fuoco.
 
Questo finora è il peggiore, lei pensa mentre sbatte le palpebre in modo rapido per farli asciugare. Così tanta morte, così tanta distruzione, così tanto orrore…e niente Jaime. Si morde il labbro, trattenendo un singhiozzo.
 
Non vuole tornare in quell’universo, e non soltanto per le umiliazioni inflitte a quella Brienne dagli uomini che ha trovato nelle rovine di Approdo del Re. Tutta Westeros si trova in rovina; ogni giorno che riescono a sopravvivere è un buon giorno; i ricordi…dèi, i ricordi 
 
E non c’è alcun Jaime, e la voragine di solitudine di quella Brienne è quasi fisicamente dolorosa.
 
Prende un profondo respiro tremante.
 
Lei è una scienziata, lei non è quella Brienne, e lei ha un lavoro da svolgere.
 
Fa partire i generatori della struttura per farli tornare alla loro massima potenza, poi si allontana per andare a lavarsi il viso e calmarsi un po’.
 
Quando la Barriera è pronta per il prossimo turno dell’esperimento, lo è anche lei.
 
Lei prende un profondo respiro e preme invio.
 
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Passano una notte guardinga nelle rovine, dopo che lei si barrica in un cubicolo con la sua pistola a portata di mano.
 
Di mattina, lei manda Hyle e i suoi amici a trovare o costruire un carretto o qualcosa di simile, che possano riempire con materiali recuperati e che possano trascinare con loro quando torneranno all’accampamento. Non che lei abbia intenzione di dir loro dove si trova l’accampamento, e ha tutta l’intenzione di camminare dietro di loro, con la pistola in mano per tutto il tragitto. Lei spera di essere eccessivamente cauta, perché anche se loro riuscissero a dedurre la posizione dell’accampamento e la uccidessero nel tragitto, Robb, Jon e gli altri li vedrebbero prima che loro riescano a trovare l’accampamento vero e proprio, e tutti gli altri bambini sanno che qualche volta devono fare ciò che è necessario fare.
 
Non sarebbe la prima volta.
 
Brienne ignora i ricordi e si dirige verso quello che resta della Fortezza Rossa. Spera che la biblioteca del maestro sia ancora lì e che i libri siano ancora intatti. Hanno un’intera città che possono frugare per cercare dei materiali, ma non significherà niente se non sapranno che farsene di tutte quelle cose.
 
Mentre Brienne si fa strada, cautamente, attraverso le strade deserte, lei continua a sentire dei deboli suoni dietro di sé. Potrebbe trattarsi di animali, ma sospetta che Hyle o uno degli altri la stiano seguendo. Ma ogni volta che si gira all’indietro, con la pistola in mano, per guardare dietro di sé, non c’è nessuno. Comunque, le viene la pelle d’oca, e non rinfodera la pistola mentre sale sulla Collina di Aegon.
 
Lei ottiene facilmente l’accesso al cortile del castello in rovina, ma l’entrata verso i bassifondi è bloccata da dei rotti massi rossi che sono caduti dalle mura. Esamina le macerie e pensa di riuscire a crearsi un tragitto se spostasse anche solo due o tre dei massi più grossi.
 
Brienne rinfodera la sua pistola—e quello, lei realizza troppo tardi—è il suo sbaglio.
 
Sono su di lei in un attimo, tre uomini contro cui lei aveva già combattuto in passato, un qualcosa di cui si rende conto nel mezzo di pugni, calci, morsi e mentre il dolore dei loro colpi le arriva contro la carne, mentre le si rompe il naso e del sangue ne sgorga fuori, strozzandola. Loro le dicono cosa hanno intenzione di farle, con dei dettagli crudi e luridi, e le minacce aggiungono della velocità agli arti di Brienne, mentre blocca disperatamente ogni tentativo di sfilarle la pistola dalla custodia. Manda un uomo—Timeon—a ruzzolare lontano, mentre calcia via un altro—Shagwell—, e lo zigomo del terzo—di Pyg—si rompe con una frattura gratificante sotto al pugno destro di Brienne.
 
E dopo, Shagwell le salta sulla schiena e la prende a pugni sulle orecchie, e lei strilla a causa di quell’agonia. Riesce finalmente a strapparlo via da sé, ma sia Timeon che Pyg stanno avanzando con dei sorrisi maniacali—ma poi tre colpi di pistola si fanno strada in rapida successione attraverso la Fortezza Rossa, e i suoi tre aggressori cadono senza vita ai suoi piedi.
 
Gli echi sembrano durare un’eternità, e il conseguente silenzio rende tutto surreale, come se lei sia nel bel mezzo di un sogno. Brienne fissa i corpi, a bocca aperta, mentre il naso le continua a sanguinare e le sue ferite continuano a farle male. Tre contro una, lei pensa in modo vertiginoso, ondeggiando un po', desiderando di poter semplicemente svenire in un beato oblio. Tre contro una...e adesso sono morti e lei non sa se i suoi salvatori saranno peggio di quello che ha appena affrontato.
 
E poi lui sbuca fuori dalle ombre gettate da dei cumuli di mura cadute del castello, e lei spalanca piano sia la mascella che gli occhi.
 
Lui è alto, quasi alto quanto lei, con degli spettinati capelli dorati che gli sfiorano le spalle. La sua spessa barba dorata non riesce a nascondere la mera bellezza mascolina, il potere e l’arroganza che lui sprigiona con ogni passo che fa. Brienne è presa da un vertiginoso momento di riconoscimento sollevato, che non ha per niente senso, ma è passeggero ed è quasi sicuramente causato dai colpi che le sono stati inferti in testa. Lui le si aggira intorno come una qualche dorata bestia da preda, e lei lo guarda con diffidenza, come un topo che guarda un gatto, abbassando la mano per farla aleggiare sopra la sua pistola.
 
Lui ispeziona i corpi, usando la punta del suo stivale per spingerli in modo quasi delicato, per poi rivolgere la sua attenzione a lei.
 
“Non dovresti andartene in giro da sola,” lui ringhia.
 
Brienne si pulisce il sangue da sotto al naso e dice, “So badare a me stessa.” Anche se lei sa quanto quello suoni ridicolo date le circostanze.
 
Lui alza un sopracciglio. “Non mi sembrava così da dove ero seduto.”
 
Lei arrossisce. “Mi hanno sorpresa,” lei borbotta.
 
“Sì, l’ho notato,” l’uomo replica seccamente, e poi la squadra dall’alto in basso e scuote la testa. “Stiamo vivendo davvero in tempi disperati se tu sei il meglio che hanno potuto trovare.”
 
Lo sgomento di Brienne si trasforma in rabbia.
 
“Fottiti,” lei ringhia. “Lo stupro resta comunque stupro, anche se il mondo è finito.”
 
Lui le rivolge uno sguardo sorpreso e divertito. “Sono d’accordo. Perché credi che io li abbia sparati?”
 
Lei stringe i denti. “Chi sei?”
 
Il suo sorriso è amaro. “Un tempo ero Jaime Lannister. E tu chi cazzo sei?”
 
Quel nome è familiare e lei aggrotta la fronte. Alcuni dei bambini all’accampamento hanno il cognome Lannister, ma non è per quello che quel nome le sta strattonando la memoria. “Jaime Lannister...perché conosco quel nome?”
 
Lui scrolla le spalle. “Nei giorni Prima, ero famoso per aver ucciso il Re Folle di Westeros.” Le rivolge un sorriso amaro. “Non che quello abbia aiutato. Alla fine siamo tutti bruciati comunque.”
 
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Brienne sbatte le palpebre, e sta di nuovo guardando gli schermi del computer e non le rovine di Approdo del Re.

Sta tremando, ma non sa dire se sia per l’orrore di ciò che ha visto, o per il mero sollievo che anche questa Brienne abbia incontrato il suo Jaime. Lei geme e affonda il viso tra le mani mentre le implicazioni le corrono per la mente.
 
Non ha idea di come dare questa notizia al suo Jaime, e non sa nemmeno cosa lui penserà del fatto che l’universo che lei ha trovato da sola ha una versione di lui, mentre quello che lui ha trovato non ha una versione di lei.
 
Si strofina le mani sul viso e si dice di nuovo che lei è una scienziata, che qui si tratta di fisica, e che c’è una spiegazione a tutto.
 
Invia un messaggio a Jaime per fargli sapere che lei ha finito, poi inizia a spegnere la Barriera.
 
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- Scusatemi davvero tanto se questo nuovo capitolo si è fatto attendere, ma tradurlo è stata un’impresa, e sono stata anche molto molto molto impegnata. Ma il prossimo non dovrebbe farsi attendere tanto.
 
-Abbiamo conosciuto altri due universi paralleli:
 
1) l’universo di Jaime versione Megastar e Brienne versione “fornitrice di catering” (poi capirete perché ho messo le virgolette, lol), che è un universo davvero spassoso, credetemi.
 
2) e poi l’universo post-apocalittico con Jaime e Brienne sopravvissuti alla fine del mondo, che prenderà il soprannome di universo “Mad Jon”, perché ispirato alla nostra saga di film “Mad Max”, che nell’universo degli Jaime e Brienne Principali di questa fanfiction è una saga di film che invece si chiama appunto “Mad Jon”.
 
 
 
- Sì…il Jaime Principale sta insieme a Taena… Taena! Lol. La coppia che non ti aspetti.
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***








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Brienne si acciglia mentre guarda gli indicatori della Barriera spegnersi. Lei deve ammettere che mandare un semplice messaggio a Jaime dicendogli che lei aveva finito era...da codardi. Lei esita ancora per qualche minuto, per poi borbottare delle imprecazioni sotto voce mentre digita il numero di Jaime.
 
“Sì?”
 
Brienne si acciglia ancora di più. “Sembri stressato,” lei dice. “Va tutto bene?”
 
“Va tutto alla grande,” lui ringhia. “Com’è andata?”
 
“Um...”
 
“Brienne?” E adesso c’è della preoccupazione nel suo tono di voce. “Che è successo?”
 
“E’ un universo brutale,” lei mormora. “Te ne parlerò dopo.”
 
“Ma mi hai chiamato per dirmi qualcosa adesso.”
 
Lei prende un profondo respiro, per poi sbottare, “Ho incontrato un altro Jaime. O meglio, quella Brienne ha incontrato un altro Jaime.”
 
Non c’è altro se non del silenzio persistente, e Brienne si mordicchia il labbro inferiore mentre aspetta la sua reazione.
 
“Cazzo,” lui alla fine sussurra, e lei sussulta.
 
“Bè,” lei dice il più vivacemente possibile, “almeno nel tuo esperimento—”
 
“Anch’io ho incontrato una Brienne.”
 
Il mondo sembra affluire verso di lei e lontano da lei allo stesso tempo.
 
“Oh.” La voce di Brienne sembra molto piccola.
 
Il silenzio aleggia tra di loro fino a quando Jaime non sospira. “Vuoi che io torni alla Barriera? Per aiutarti a spegnere tutto?”
 
“No,” lei risponde. “Non ci vorrà molto.”
 
“Va bene; ti aspetterò nell’atrio dell’hotel.”
 
“Va bene,” lei dice, e grugnisce mentre chiude la chiamata.
 
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Jaime si alza quando Brienne entra nell’atrio, limitandosi a sollevare le piccole e piatte bottiglie di whiskey che ha in mano e alzando un sopracciglio. Lei sbatte le palpebre e annuisce.
 
Lui la segue nella camera d’albergo di Brienne, appoggia il whiskey sul comodino per poi gettarsi in modo drammatico lungo uno dei letti matrimoniali—quello con le coperte e il cuscino disfatti; è probabile che lei ci abbia fatto un pisolino sopra mentre aspettava che lui finisse i suoi esperimenti.
 
Brienne aggrotta la fronte. “Seriamente?” lei dice.
 
“Stiamo vedendo solo quegli universi dove abbiamo delle controparti,” Jaime inizia, la sua voce è ovattata. “Non importa se siamo da soli nell’edificio quando eseguiamo l’esperimento; gli unici universi che vediamo sono quelli dove entrambi esistiamo e dove le nostre strade si sono incrociate.” Lui le annusa il cuscino. “Il tuo shampoo ha un buon odore,” aggiunge distrattamente, mentre rotola sulla schiena e si mette a sedere.
 
Brienne arrossisce un po’. “L’ho preso dallo scaffale,” lei sbotta, “e non abbiamo eseguito l’esperimento abbastanza volte da poter trarre quella conclusione. Forse è solo che non abbiamo cambiato le frequenze di abbastanza corde per allontanarci a sufficienza. Forse siamo ancora troppo vicini al nostro stesso universo che le differenze negli eventi della vita non sono abbastanza evidenti.”
 
Jaime apre il whiskey e prende un sorso dalla piatta bottiglia. Fa una smorfia a causa del bruciore, e la porge a lei.
 
Brienne esita, ma Jaime può quasi vederle la mente lavorare mentre lei decide che se c’era mai stato un tempo nella sua vita dove un paio di sorsi di qualcosa sarebbero stati davvero una buona cosa, questo è uno di quei momenti. Lei si siede sul letto opposto, prende la bottiglia e deglutisce un piccolo sorso. Jaime ridacchia quando lei fa una smorfia, tossisce e si strozza per via del liquore aspro.
 
“Abbiamo un mondo che pare sia ancora fermo al periodo medievale,” Jaime dice, “un altro è fermo al 19º secolo, a giudicare dai vestiti e dal sistema di giustizia, e due che sono relativamente equivalenti al nostro tempo moderno. Com’era l’universo che hai trovato tu?”
 
Lei si muove di poco, a disagio. “C’è stato un completo collasso sociale,” lei mormora. “Pensa ai film della saga Mad Jon.”
 
Il divertimento di Jaime scompare e lui rifugge dal pensare a ciò che quella Brienne—e quel Jaime—devono aver passato. Lui dice, la sua voce è tesa, “Vuoi ancora insistere che le differenze non sono notevoli?”
 
Brienne aggrotta la fronte e dopo prende un altro sorsetto di whiskey, per poi ridargli la bottiglia.
 
“Intendevo tra noi e le nostre controparti.”
 
Lui si acciglia. “Intendi che le nostre curve di probabilità sono ancora troppo simili?” Jaime sembra scettico. Lui scuote la testa. “Non è possibile che le nostre strade si incrocino in tutti questi universi diversi. Non è possibile! Per tutti gli dèi—in un sistema casuale, avremmo dovuto trovare almeno un universo dove non ci siamo mai incontrati e non ci incontreremo mai”
 
Gli occhi blu e senza fondo di Brienne sono improvvisamente pieni di dolore. “E’ davvero così brutto?” lei domanda. “Noi che ci incontriamo in ogni universo? Avermi nella tua vita è davvero così brutto?”
 
Jaime si sente immediatamente rimpicciolito fino ad essere alto solo cinque centimetri sotto il peso di quegli occhi delusi. Lui si passa una mano sul viso e sospira. “Non si tratta di te, Brienne! Non si tratta di noi! E’ che...” Lui aggrotta la fronte, cercando di pensare a come dire quello che vuole dire. “Il fatto che le nostre controparti si incontrino in ogni universo anche quando noi dovremmo star trovando degli universi casuali—degli universi dove non ci incontriamo mai; degli universi dove uno di noi due non è mai esistito; degli universi dove ci siamo incontrati e siamo andati ognuno per la propria strada—il fatto che noi non stiamo trovando questi altri universi mi sa tanto di...”
 
“Anime gemelle.”
 
Lui scuote la testa. “Non mi piace l’idea del destino. Del fato. Abbiamo il libero arbitrio, in qualsiasi universo ci troviamo, e dire che noi—qualunque Jaime; qualunque Brienne—pensare che noi siamo destinati a essere nella vita l’uno dell’altra...è solo che...” Jaime rabbrividisce mentre prende un altro sorso più grosso di whiskey, quasi apprezzando il bruciare causato dal liquore, prima di passare di nuovo la bottiglia a Brienne. “E’ solo che sembra...sbagliato.”
 
“Bè,” Brienne dice con attenzione, “forse non è predestinazione. Forse è dell’azione spettrale a distanza. Un intreccio; osservazione che determina il risultato.” Brienne alza un sopracciglio mentre lei stessa prende un sorso di whiskey e gli ripassa la bottiglia.
 
Lui la esamina con attenzione, ed è divertito e rallegrato, nonostante la sua agitazione, a causa dell’espressione compiaciuta sul viso di Brienne. Almeno è meglio dell’espressione ferita e accusatoria che era stata lì qualche momento prima. Inoltre l’ipotesi di Brienne è...intrigante.
 
“Lo sai che amo quando parli di fisica,” lui fa le fusa con un sorriso malizioso, alzando e abbassando le sopracciglia, sperando di scacciare via l’ultimo accenno di dolore persistente nei suoi occhi col suo stuzzicarla. “Dimmi di più.”
 
Brienne arrossisce mentre alza gli occhi al cielo e scuote la testa, un sorriso le incurva la bocca. Quello è meglio, lui pensa.
 
Brienne spiega, “L’atto dell’osservazione determina il risultato, giusto? Almeno quella è la teoria. Noi vediamo solo gli universi dove un Jaime ha incontrato una Brienne perché loro sono quelli che stanno eseguendo gli esperimenti. Se avessimo avuto—non lo so—Tyrion e Jon a eseguire gli esperimenti, loro si connetterebbero solo agli universi dove le loro strade si incrociano. E così via.”
 
“Ma allora perché troviamo comunque le nostre strade ad incrociarsi anche quando siamo da soli?”
 
“Perché, che ci piaccia oppure no, le nostre strade si sono incrociate nel nostro universo. Non possiamo...disincrociarle, nemmeno se lo volessimo.”
 
Jaime pondera l’idea, prendendo un altro sorso dalla bottiglia prima di ridarla a lei.
 
“Non male,” lui mormora, “non male per niente, Junior.” Lui la guarda mentre lei gli sorride prendendo un altro sorso di whiskey. “Ma andiamo—lo sai che ti piace il fatto che le nostre strade si sono incrociate.”
 
Brienne tossisce un po’. “Certi giorni meno di altri,” lei replica in modo secco, porgendogli la bottiglia.
 
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La testa le sta scoppiando, quando Brienne incontra Jaime per il loro allenamento mattutino. L’unica cosa che lo salva è che lui sembra a pezzi tanto quanto lei.
 
“Credo seriamente di odiarti,” lei borbotta mentre si incamminano verso i tapis roulants.
 
“Non riesco a sentirti sopra il gruppo rock che mi sta suonando nella testa,” lui ringhia. “Niente gara di corsa oggi.”
 
Lei grugnisce piano al pensiero. “Camminerò.”
 
“Pure io. Almeno fino a quando non dovrò vomitare.”
 
A quello, lei non riesce ad evitare di ridacchiare un po’.
 
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La colazione è un toast asciutto e del succo d’arancia, ma concordano nel sentirsi più umani quando si riuniscono nella suite d’hotel di Jaime.
 
“Quindi...adesso che facciamo?” Brienne sospira. La testa le sta ancora scoppiando, ma almeno il Pycellenol ha un po' smorzato il fastidio.
 
“Non so te, Junior, ma non posso gestire degli altri ricordi in testa—almeno non adesso.” Lui aggrotta la fronte. “E’ che è strano pensare che c’è un qualche universo che non ho visto.”
 
Brienne annuisce. “Mi sento allo stesso modo,” lei mormora. “Ma comunque non posso gestire altri ricordi al momento.”
 
Jaime annuisce. “Dobbiamo analizzare i dati; dobbiamo vedere se possiamo determinare quando ci connettiamo a quale universo, e vedere se potremo personalizzare la nostra prossima serie di esperimenti così da poterci connettere a quegli universi a nostro piacimento.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Non sono certa...ci connettiamo mentre scorriamo tra di loro, cambiando le esistenti corde di frequenze in uno spazio chiuso—”
 
“Sì, ma dobbiamo ‘scorrere tra di loro’, o possiamo cambiare tutte le corde delle frequenze in una volta sola fino alla combinazione necessaria?”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Come il digitare la combinazione di una cassaforte,” lei sussurra.
 
Jaime sorride in modo ampio. “Esattamente come il digitare la combinazione di una cassaforte.”
 
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Loro hanno la Barriera per altri due giorni, così approfittano dei suoi potenti computer per revisionare i dati che hanno raccolto, e per eseguire delle simulazioni degli esperimenti proposti da Jaime. Sono cautamente ottimisti quando nessuna delle simulazioni causa un catastrofico cedimento della Barriera e di tutto ciò che è al suo interno o intorno.
 
Ritornano ad analizzare i risultati dei loro esperimenti, battibeccando riguardo nuove formule e nuove equazioni, e iniziando il processo di definizione dei parametri dei nuovi esperimenti che eseguiranno una volta che rimedieranno dell’altro tempo con l’acceleratore.
 
“Non preoccuparti, Junior,” Jaime dice con un sogghigno. “Ricorda, i soldi Lannister stanno finanziando questi esperimenti. Ritorneremo qui molto presto.”
 
Brienne aggrotta la fronte, combattuta. Da un lato, lei vuole ottenere dell’altro tempo con l’acceleratore il prima possibile e, si spera, riconnettersi di nuovo a quegli stessi universi, ma lei sa anche che ci sono altre importanti ricerche fatte da altri scienziati che loro due andrebbero ad interrompere.
 
Jaime le guarda il volto e ridacchia. “Se riuscissimo a capire come connetterci ad ogni universo a nostro piacimento, allora potremo condividere il nostro tempo alla Barriera con degli altri scienziati. Loro possono averla durante il giorno, e noi possiamo averla di notte.”
 
“Non funzionerà,” lei dice mestamente, “abbiamo comunque bisogno degli generatori alla massima potenza, e per quello ci vogliono dodici ore.”
 
“Ma saranno parzialmente a quella potenza se anche degli altri scienziati useranno la Barriera,” Jaime replica, per poi sospirare. “Riusciremo a trovare una soluzione che possa alleggerirti la coscienza, Brienne.”
 
Lei si imbroncia leggermente. “Gli altri progetti di ricerca non sono finanziati da delle persone ricche come te, Jaime.”
 
“Lo so,” lui dice. “Se prometto di donare dei soldi a tuo nome per aiutare a costruire un altro acceleratore di particelle da qualche parte nel mondo, potrebbe aiutare?”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Non essere ridicolo,” lei mormora.
 
Jaime sorride in modo ampio. “Pensala in questo modo: se davvero non potremo condividere, allora faremo ritardare gli altri esperimenti solo di una settimana alla volta—tutt’al più. Non fermeremo questi esperimenti per sempre.”
 
“Lo so.”
 
“Ti senti comunque in colpa,” lui dice, rassegnato.
 
Lei scrolla le spalle. “Un po’.”
 
“Ma, si spera, che tu non ti senta così in colpa da rifiutarti di continuare gli esperimenti?”
 
Lei gli lancia un’occhiata con la coda dell’occhio. “No, non mi sento così tanto in colpa,” lei ammette a malincuore, schiaffeggiandogli la spalla quando lui ride.
 
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Nonostante la loro impazienza di continuare il loro lavoro, sono entrambi pronti ad allontanarsi dal Castello Nero e, una volta tanto, Brienne non ha remore nell’approfittare dei soldi Lannister. Lei accetta un posto nel jet privato Lannister che Jaime ha chiamato, e arrivano ad Approdo del Re all’una del mattino, con dodici ore d’anticipo di quanto fosse inizialmente pianificato.
 
Brienne sfreccia via prima che Jaime possa offrirle un passaggio a casa. Lo lascia salutandolo con la mano e con una promessa di chiamarlo presto. L’ondata di sollievo che lei prova quando è finalmente tornata nella sua piccola casa, con la porta chiusa a chiave in modo sicuro dietro di sé, le fa sentire le gambe molli, e lei si affloscia contro la porta.
 
La casa le sembra fredda e vuota col suo cane ancora alla pensione per cani; lei andrà a prendere Pod domani come da programmato. Ma per adesso, lei è soltanto grata di essere sola per mettere in rassegna i suoi pensieri...e i pensieri di altre quattro Brienne.
 
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Jaime restringe gli occhi mentre il taxi accosta accanto alla casa isolata che lui condivide con Taena.
 
C’è un SUV nero nel vialetto d’ingresso, super pompato, e se non si sbaglia, appartiene a uno di quegli inutili Kettleblack che sono nello staff dell’università. Come facciano quei tipi a tenersi stretti i loro lavori...
 
“Hai intenzione di scendere, amico?” l’autista del taxi dice, e Jaime sobbalza ritornando alla realtà.
 
“Sì,” lui replica lentamente, “ma...aspettami. Credo che potrei andarmene di nuovo quasi subito.”
 
L’autista del taxi scrolla le spalle e parcheggia l’auto. “Tanto i dragoni sono tuoi, amico,” lui commenta con una voce strascicata, sistemandosi contro il suo sedile per aspettare.
 
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Jaime entra in modo silenzioso in casa, spegnendo l’allarme, per poi usare la luce della torcia del suo cellulare per scansionare il soggiorno nell’incerta speranza che qualcuno stia dormendo sul divano.
 
Subito dopo, inizia a salire le scale con cautela, e controlla entrambe le stanze per gli ospiti prima di arrivare, infine, davanti alla porta della camera da letto principale.
 
Lui prende un profondo respiro, poi apre la porta senza far rumore, e accende la luce.
 
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Non resta per ascoltare le spiegazioni o la sfuriata. Si limita ad afferrare il suo beauty case di riserva da dove è nascosto in bagno, ed esce fuori dalla casa.
 
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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Avviso: Minacce di stupro. Tenete a mente…il principe Jaime peggiorerà prima di migliorare. E, ovviamente, linguaggio scurrile canonico.
 
 
 
 

 
 
 
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Tyrion riempie Jaime e l’autista del taxi—Jaime crede che il suo nome sia Jorah—col più pregiato whiskey del Nord, e ascolta la storia di Jaime. Non è fino al loro quinto drink che Jaime dice, con del sospetto da ubriaco, “Non sei sorpreso. Lo sapevi?”
 
Tyrion sospira e gli rivolge uno sguardo fermo. “Lo sospettavo.”
 
“Perché non mi avevi detto niente?”
 
“Mi avresti creduto? Taena ti aveva fatto restare cieco per tutto il tempo che siete stati insieme. Dubito che i miei sospetti—e nessuna prova—lo avrebbe cambiato.”
 
Jaime scuote la testa. “Suppongo di no,” lui dice sbiascicando, e prende un altro drink.
 
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Ad un certo punto, Jorah e Tyrion iniziano a condividere storie sulle donne che hanno amato e che hanno perso, e l’ultimo ricordo che Jaime ha di quella nottata è l’aver ascoltato Jorah spiegare come e perché sia finito in prigione. L’ultimo pensiero di Jaime è che ha davvero bisogno di fare più domande ai suoi tassisti prima di invitarli a bere con lui.
 
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Il mattino dopo, col russare ubriaco di Tyrion e Jorah che gli perforano le orecchie, Jaime scruta il suo cellulare con degli occhi a malapena funzionali, e invia un messaggio a Brienne dicendole che lui andrà alle Isole dell’Estate per un paio di giorni, e poi si riaccomoda nel suo posto sul jet privato Lannister e prega che atterrino prima che lui debba vomitare.
 
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Brienne non è sorpresa quando Jaime sparisce tempestivamente con Taena verso le Isole dell’Estate per diversi giorni. Ad essere onesti, è un po' un sollievo. Lei usa quel tempo libero per rassicurare Pod—un piccolo cane dall’incerto pedigree che un giorno l’aveva seguita a casa—che lei è tornata e sarà così per un po' di tempo. Continua anche ad analizzare i dati che hanno raccolto, perfezionando le loro nuove equazioni, e mandando delle e-mail a tutti i colleghi che conosce che potrebbero aver prenotato del tempo alla Barriera, cercando di chiedere dei favori e facendo dei magheggi in vecchio stile, per fare in modo che loro ottengano più tempo alla Barriera il più presto possibile.
 
Di sera, lei pensa con dell’invidia malinconica a Jaime e Taena che si rilassano sulle spiagge delle Isole dell’Estate. Ogni notte si permette un momento per desiderare di essere lei quella insieme a Jaime, e se ne permette un altro per desiderare di essere bella quanto Taena, prima di scrollarsi di dosso la sua malinconia. Essere gelosa di Taena è come essere gelosa della luna, e desiderare Jaime è anche più inutile. Lei sospira, accarezzando distrattamente Pod, e inizia a lavorare alla sua prossima e-mail.
 
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“Mi hai convocata, oh, padrone,” Brienne dice sarcasticamente mentre entra nell’ufficio di Jaime, un paio di giorni più tardi.
 
Lui le getta un’occhiata e lei sbatte leggermente le palpebre quando nota la totale mancanza d’umorismo negli occhi di Jaime. Lei guarda con più attenzione e vede che anche se è abbronzato, lui sembra stanco e teso.
 
“Ho fatto un po’ di calcoli,” Jaime dice, togliendosi gli occhiali da lettura e strofinando la parte superiore del naso. “Possiamo saltare da un universo all’altro cambiando, contemporaneamente, tutte le corde di frequenza necessarie, invece di doverli ravvivare, diciamo così. Se facessimo in quel modo, potremo raggiungere ogni universo immediatamente. Potrebbe anche dare come risultato una connessione più lunga a quell’universo, se riuscissimo a mantenere la combinazione di frequenze.”
 
Brienne alza un sopracciglio, si sfila la borsa, per poi ricadere sulla sedia davanti la scrivania di Jaime. “Quanto più lunga?”
 
“Di almeno cinque secondi.”
 
Lei spalanca gli occhi. “Quello spingerebbe i limiti della Barriera e della sua barriera elettromagnetica in modo estremo,” lei dice.
 
Jaime le fa segno di unirsi a lui dietro la sua scrivania. Lui si rimette gli occhiali sul naso, mentre lei si sporge oltre la sua spalla, sbirciando le equazioni sullo schermo del suo computer.
 
“Mantenere le frequenze per cinque secondi è spingere al massimo le capacità della Barriera, concordo, ma possiamo connetterci a diversi universi—o allo stesso universo per diverse volte—in una sola notte.”
 
“Faremo esplodere i generatori! O la barriera elettromagnetica!”
 
“Non se lasciamo come minimo mezz’ora di inattività tra...gli impulsi, suppongo che possiamo chiamarli così.”
 
Lei si acciglia mentre sbircia le equazioni, le labbra le si muovono leggermente nella sua concentrazione. Lei scuote la testa mentre si raddrizza, la mano le si poggia sul retro della sedia d’ufficio di Jaime. “E’ pericoloso,” lei dice.
 
“Non più pericoloso del ciclo originale di esperimenti, e adesso che sappiamo che possiamo connetterci ad altri universi—adesso che sappiamo che possiamo vederli—dobbiamo spingere i limiti per imparare tutto il possibile.”
 
Brienne scuote la testa. “E’ pericoloso,” lei ripete testardamente, “e possibilmente sconsiderato.”
 
“Sconsiderato,” lui sbuffa col naso. “Ho controllato le equazioni per tre volte e ho già eseguito due simulazioni. La Barriera e la barriera elettromagnetica sono ancora in piedi dopo entrambe le simulazioni. Non c’è nulla di sconsiderato a riguardo.”
 
“Bè, controllerò le formule per quattro volte consecutive ed eseguirò delle mie simulazioni, ti ringrazio tanto.”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Ovviamente,” lui replica in modo secco.
 
“Di certo non possiamo fare niente riguardo all’eseguire dei nuovi test tanto presto,” lei afferma, e adesso la sua bocca si piega verso il basso quasi in un broncio. “Ho implorato, contrattato e minacciato chiunque io conosca. Nessuno è disposto a muoversi. Non potremo avere del tempo alla Barriera per mesi.”
 
“Ah, quello.”
 
Lei restringe lo sguardo. “Non dirmi che hai saltato di nuovo la fila.”
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “Non preoccuparti, Junior—puoi ancora dormire sonni tranquilli la notte. Non abbiamo di nuovo saltato la fila. Tuttavia, il prossimo mese ci sono dei giorni dove la struttura non ha degli esperimenti in programma di sera e durante la notte. Possiamo usarla allora.”
 
Lei si acciglia. “I generatori—”
 
“Saranno già a una potenza parziale, o quasi una potenza massima, prima della fine della giornata di esperimenti. Anche se fossero solo a metà potenza verso le sei del pomeriggio, ciò significherebbe che potremo lo stesso eseguire i nostri esperimenti a mezzanotte. Con una mezz’ora di tempo tra gli impulsi, potremo visitare tutti i cinque universi ogni notte che saremo lì. A meno che per te non sia troppo sconsiderato, ovviamente.”
 
Brienne lo osserva con un cipiglio sospettoso. “Controllerò le equazioni ed eseguirò delle mie simulazioni,” lei ripete.
 
“Non mi aspetterei niente di meno.”
 
“E voglio parlare col direttore della Barriera io stessa.”
 
Jaime emette un profondo sospiro ironico e scuote la testa. “Dobbiamo davvero lavorare sui tuoi problemi di fiducia—”
 
“Chiudi il becco,” lei sbotta, arrossendo di un rosso scuro, anche se gli schiaffeggia la spalla.
 
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Tornano con facilità alla loro solita routine: incontrarsi quasi tutte le mattine per allenarsi prima di andare nei loro uffici o nel loro laboratorio per continuare ad analizzare i dati, bisticciare riguardo le loro teorie e le loro equazioni, e discutere riguardo il modo migliore di identificare l’esatta combinazione di corde di frequenze per ogni universo che hanno trovato.
 
“So che ne abbiamo pensato come a una combinazione di una cassaforte,” Jaime dice un tardo pomeriggio, “ma forse invece dovremmo chiamarlo indirizzo.”
 
“Bè,” Brienne replica distrattamente, aggrottando la fronte verso il proprio laptop, “se le frequenze sono giuste, allora suppongo che sia davvero un indirizzo.”
 
“E se le frequenze fossero sbagliate?”
 
Lei alza lo sguardo e gli rivolge un mezzo sorriso, “Allora suppongo che in quel caso troveremmo un universo differente.”
 
Lui ridacchia un po’ sentendo quello, voltandosi di nuovo verso il proprio laptop. Jaime è ben consapevole che i deliziosi occhi di Brienne hanno un barlume di preoccupazione mentre lei lo guarda. Ha beccato della confusione perplessa sul viso di Brienne sin da quando lui è tornato dalle Isole dell’Estate. Jaime sa che dovrebbe dirle di Taena, prima che lei lo scopra da qualcun altro—quasi sicuramente da Tyrion, perché suo fratello di solito tiene un segreto solo per il tempo esatto che gli ci vuole per digitare il numero di un cellulare. Il fatto che Tyrion non abbia ancora detto nulla a Brienne è un piccolo miracolo, per quanto riguarda Jaime.
 
Lui emette un sospiro silenzioso. Sa perché non vuole dirlo a Brienne: perché quello che è successo con Taena è troppo simile a ciò che è successo al Jaime dell’universo che Brienne non ha ancora visto. La fine della sua relazione con Taena, qui nell’universo Principale, lo fa sentire...a disagio, anche se il modo esatto e il motivo esatto non è un qualcosa che ha ancora capito. O che vuole esprimere a parole.
 
Lancia un’occhiata a Brienne, che si sta di nuovo accigliando verso il suo laptop.
 
Prima loro riusciranno a tornare alla Barriera per continuare i loro esperimenti, meglio è.
 
*/*/*/*/*
 
Tre settimane dopo che avevano lasciato Castello Nero, loro due si incontrano sull’aereo privato Lannister per tornare alla Barriera. Brienne si sente in colpa per aver riportato Pod di nuovo alla pensione per cani così presto, anche se sa che lì si occupano bene di lui. Comunque, l’espressione dagli occhi tristi sul suo viso peloso, quella mattina, persiste fino a quando Jaime alla fine dice, “Dovresti portarlo la prossima volta.”
 
Brienne trasalisce e sbatte le palpebre guardandolo. “Che cosa?”
 
“Quel tuo bastardino che sembra un ratto. Portalo la prossima volta. Stiamo volando su un aereo privato, e possiamo farlo correre per la Barriera mentre stiamo lavorando.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Non sembra un ratto, e quello sbilancerebbe gli esperimenti.”
 
Jaime sorride in modo ampio, il primo vero sorriso che lei crede di aver visto da quando erano tornati ad Approdo del Re quasi un mese prima.
 
“Sempre una scienziata,” lui mormora. “Okay, allora può correre per la mia suite d’albergo mentre stiamo lavorando.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Sta bene,” lei borbotta, sentendosi un po’ ridicola per il fatto che lui riesce a vedere che lei sente nostalgia del proprio cane e non, per dire, di un fidanzato. Dovrebbe davvero provare ad uscire di nuovo con dei ragazzi.
 
Forse.
 
“Bè,” Jaime dice, “l’opzione c’è.”
 
“Bè...grazie,” lei replica, per poi rivolgergli un sorriso quasi timido. “Seriamente. Grazie. Se dovremo fare avanti e indietro più spesso, allora potrei accettare quell’offerta. Ma fino a quel momento, Pod sta bene nella pensione per cani.”
 
“Ma tu stai bene col fatto che lui sta nella pensione per cani? Non voglio che la tua preoccupazione per il tuo bastardino che sembra un ratto interferisca col nostro lavoro.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Non sembra un ratto, e smettila di fare il coglione.”
 
Jaime ride e le fa l’occhiolino. “Ti ho tirato su di morale però, non è così?”
 
Lei alza di nuovo gli occhi al cielo, ma è segretamente compiaciuta del fatto che lui finalmente sembri più felice rispetto all’ultimo paio di settimane, anche se è a scapito suo. “Possiamo lavorare, per favore?”
 
“Certamente, mia lady,” lui dice, derisorio, aprendo il suo laptop.
 
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Gli altri fisici rivolgono loro degli sguardi di valutazione, mentre lasciano la sala di controllo della Barriera. Jaime si limita a sogghignare verso di loro, per poi controllare tutti i video di sicurezza per assicurarsi che lui e Brienne siano davvero da soli nella struttura. Nessuno di loro due è disposto a esporre agli esperimenti una persona ignara—e non vogliono imbattersi inavvertitamente in un altro universo. Non ancora, comunque.
 
I generatori sono quasi alla massima potenza quando arrivano, e quindi i generatori sono pronti quando finiscono di caricare il loro programma sui computer della Barriera.
 
Scansionano la struttura e i terreni intorno, un’ultima volta, e dopo Jaime sistema una sedia accanto a Brienne e le rivolge un sorriso peccaminoso.
 
“Sei pronta, Junior?” lui chiede.
 
Lei alza gli occhi al cielo.
 
“Pronta,” lei risponde, e preme invio.
 
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Brienne si agita a disagio, questo vestito le sta anche peggio addosso del suo cosiddetto abito da sposa del giorno prima. Lei si blocca immediatamente quando scorge il cipiglio d’avvertimento sul viso di suo padre, anche se si sente ancora più goffa e sgraziata mentre se ne sta in piedi accanto alla sua bellissima cognata, stando di fronte al suo—dèi—ugualmente bellissimo marito, il principe Jaime, mentre fanno da testimoni al matrimonio della principessa Cersei col re Eddard Stark del Nord. Quando re Ned appoggia il suo mantello sopra le spalle di Cersei, l’ultimo elemento della tregua che i re avevano negoziato è completo.
 
Brienne prende il braccio del principe Jaime e segue la coppia appena sposata fuori dal Grande Tempio, provando a non pensare a dove il suo nuovo marito era stato la notte prima—e provando a non notare il dolore e la rabbia che lottano per il predominio nello sguardo di lui, mentre lui guarda sua sorella.
 
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Il banchetto del matrimonio è abbastanza piacevole, Brienne pensa, sorseggiando delicatamente il proprio vino. Si sforza a non incurvare le spalle, ricordando il precetto di Septa Roelle di stare seduta dritta e composta, nonostante lei fosse una bambina inguardabile. Ma sono gli anni che ha passato come Lord Comandante sui campi di battaglia che le raddrizzano le spalle e le fanno alzare il mento, nonostante il suo viso sfregiato e nonostante quanto lei sembri ridicola in questo maledetto vestito. Brienne aveva dovuto guadagnarsi il comando del campo di battaglia, lei ricorda a se stessa, contro quelli che non detenevano alcun amore per lei, né allora né adesso. Ma ora lei è abituata a comandare, è abituata a tenere le vite degli uomini nelle sue mani, è abituata all’essere cercata per ordini e per una guida, e questo, lei dice a se stessa fermamente, non è diverso.
 
Nessuno le parla. Il principe Jaime siede alla sua destra, e alla destra di lui c’è la sua cara sorella, che è seduta di fianco al suo nuovo marito. Non c’è nessuno alla sinistra di Brienne, e suo padre, re Selwyn, è seduto alla destra di re Tywin, mentre re Eddard è alla sinistra di re Tywin. C’è un’incantevole giovane ragazza alla destra di re Selwyn, e Brienne sa che se la giovane donna sarà disposta, suo padre non avrà tempo per nessun altro nei prossimi giorni.
 
Lei si intrattiene osservando le famiglie nobili nella Sala Grande, ricordando a se stessa le loro alleanze e l’ampiezza delle armate che possono ancora mettere sul campo di battaglia, anche dopo tutti questi anni di guerra. Lei è vagamente consapevole del fatto che il principe Jaime sta sussurrando delle cose a sua sorella, il tono dei loro sussurri sta diventando progressivamente più animato. Brienne lancia loro uno sguardo e nota Cersei mettere il broncio mentre si volta verso re Eddard, mentre Jaime si gira per fulminare con lo sguardo Brienne. Brienne si acciglia, chiedendosi cosa lei possa aver mai fatto per far sì che lui la guardasse male in quel modo.
 
Jaime sembra in procinto di parlarle per la prima volta da quando si sono seduti al tavolo, ma re Tywin lo batte sul tempo.
 
“Re Eddard,” re Tywin inizia, mandando via il giovane messaggero che gli aveva sussurrato nell’orecchio, “ho appena ricevuto notizie che fuori ha iniziato ad imperversare una tempesta di fine inverno. Anche se so che non sei estraneo a questo tipo di intemperia, la mia dolce figliola è molto più delicata. Chiedo che tu e la tua nuova sposa rimaniate ad Approdo del Re fino a quando la tempesta non sarà passata.”
 
Brienne sente Jaime trattenere il respiro in modo brusco, mentre sente il proprio sangue lascarle il viso.
 
Re Eddard si alza e si inchina. “Accetto il tuo invito, vostra grazia,” lui dice, i suoi occhi grigi sono solenni. “E’ anche un bene; improvvisamente, non mi sento molto bene, e vorrei chiedere il tuo permesso per ritirarmi con la mia nuova sposa nei nostri appartamenti.”
 
La folla presente lancia dei fischi di incitamento a quelle parole, ma Brienne vede il colorito verdognolo della pelle di re Eddard. Lei si rende conto che lui non ha detto altro se non la verità, e che non sta semplicemente accelerando l’arrivo di se stesso e di sua moglie nel letto matrimoniale. Forse lui è contento di essere sposato con la principessa Cersei tanto quanto lei, Brienne, è contenta di essere sposata col principe Jaime.
 
E Cersei rimarrà ad Approdo del Re per diversi giorni in più.
 
Brienne afferra la sua coppa di vino e prende un sorso profondo.
 
“Che stai facendo?”
 
Lei trasalisce, facendosi colare del vino lungo il mento e spruzzandone un po’ sulla manica del suo vestito. “Io-io-io-io sto bevendo del vino,” lei balbetta, sentendosi subito un’idiota.
 
Lui le afferra la coppa da mano. “Quanto ne hai bevuto?”
 
“Non sono ubriaca, vostra grazia, e mi infastidisce che tu pensi che lo sia,” lei sibila, guardandosi intorno per vedere se qualcuno sta prestando attenzione, ma sono tutti concentrati su re Eddard e Cersei, ora diventata regina, mentre escono dalla Sala Grande. Brienne si volta di nuovo verso Jaime e barcolla, improvvisamente frastornata.
 
Il sorriso di Jaime è crudele mentre chiama delle serve. “Aiutatemi con la principessa,” lui ordina.
 
“Non ho bisogno—” Brienne dice, e il mondo diventa nero.
 
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Brienne prova a muoversi e scopre che le sue braccia e le sue gambe sono bloccate. Lei va nel panico, ricordando uno squarcio al suo viso, il cavallo che cadeva in basso e sopra di lei, il peso della bestia su di sé, intrappolandola con lei che non era in grado di muoversi. Non c’è alcun dolore, quindi non deve essersi rotta niente, ma non è in grado di alzarsi, di alzare le braccia per difendersi nel campo di battaglia—
 
Brienne apre gli occhi con un grido ed è confusa nel vedere un soffitto fatto di pietra sopra di sé. Lei ha freddo, lei pensa, e non riesce a muoversi e, per un momento angosciante, si chiede se il cavallo le abbia spezzato la spina dorsale. Grida di nuovo e prova a mettersi a sedere, e solo allora si rende conto di non essere paralizzata, ma di essere legata a un letto, nuda e a gambe divaricate.
 
Lei fa girare il suo sguardo in preda al panico per la stanza, fino a quando non si posa su Jaime, che è seduto sopra una sedia di fianco a un tavolo, con una coppa di vino accanto a sé, i suoi occhi verdi sono freddi mentre la guarda senza espressione.
 
Le ci vuole un momento per capire ciò che sta succedendo, e dopo lei grugnisce mentre riabbassa la testa sul letto e chiude gli occhi. Ha un altro momento di puro terrore dove teme che Jaime si sia semplicemente preso quello di cui ha bisogno dal suo corpo, ma lei si costringe a calmarsi abbastanza da fare un’analisi del proprio corpo. Non c’è alcun dolore lancinante in mezzo alle sue gambe, il dolore che Septa Roelle le aveva assicurato essere il peggior dolore all’infuori di quello del parto, per una donna innaturale come lei. La realizzazione che Jaime non l’ha ancora violentata le fa sciogliere di sollievo tutti gli arti.
 
Lei deglutisce e solo a quel punto si accorge di essere assetata.
 
Brienne apre di nuovo gli occhi e, con tutta la calma di cui è capace, rivolge lo sguardo all’uomo seduto, che la sta guardando con un’espressione impossibile da decifrare.
 
Lei deglutisce di nuovo e dice, “Vino?”
 
Lui si alza senza dire una parola e le fa gocciolare del vino in bocca. Lei lo manda giù e tossisce, e dopo se lo lecca da labbra, lui si volta bruscamente, il mantello gli vortica, per poi riappoggiare la coppa sul tavolo accanto a sé. Lui riprende posto con grazia, e Brienne ha il desiderio infantile che la sedia gli si rompa da sotto il sedere per farlo cadere per terra senza tante cerimonie. Ma la sedia regge e, dopo un momento, lui rialza lo sguardo fino a quello di Brienne.
 
“Il banchetto del matrimonio?” lei dice con voce roca. “Hai drogato il vino?”
 
Lui scrolla le spalle con fare disinvolto.
 
Si fissano per un altro lungo momento taciturno, e Brienne realizza con sorpresa di non essere nemmeno arrabbiata. Lei aveva ferito il suo orgoglio, aveva minacciato di cornificarlo e di mettere i figli di un altro uomo sul trono del Sud. Nessun uomo potrebbe ascoltare quel genere di minacce, fare niente, e continuare a chiamarsi uomo. Figuriamoci il Principe del Reame, l’erede al trono. Quello che lui fa con sua sorella potrà anche essere un abominio agli occhi degli dèi, ma lui sarà comunque Re un giorno, con tutto l’orgoglio e l’arroganza che quel tipo di futuro alimenta in un uomo.
 
“Perché non mi hai ancora stuprata?” lei domanda.
 
Lui alza un sopracciglio. “Chi ti dice che io non l’abbia fatto?” lui replica in modo fintamente dolce.
 
Brienne spalanca gli occhi e la paura impenna di nuovo in lei—ma no. Continua a non esserci alcuna traccia di quell’infinito dolore che la sua septa le aveva descritto.
 
“Ma...non mi fa male,” lei sbotta, e ora sono gli occhi di lui che si spalancano.
 
“Bè,” lui dice lentamente, “il dolore è momentaneo, così mi è stato detto. Non che importi. Hai ragione, vostra grazia: non ti ho stuprata mentre dormivi. Questa—” lui sventola una mano elegante, indicando il corpo nudo di Brienne sdraiato impudicamente sul letto, e lei arrossisce “—è una semplice dimostrazione di quanto potere tu abbia esattamente in questo matrimonio.”
 
Brienne lo fulmina con lo sguardo, mentre gli ultimi rimasugli della droga le si diradano dalla mente. “Potrai anche avere una piccola dose di potere fisico su di me, vostra grazia, ma quello non è l’unico potere che c’è in questo matrimonio.”
 
“Se proverai a far passare il figlio di un altro uomo come mio, ti farò tagliare la testa,” Jaime dice dolcemente, il che rende solo la minaccia più terrificante.
 
“Se continuerai a scoparti tua sorella, io farò tagliare la tua di testa—e non intendo quella sulle tue spalle.”
 
Quello lo prende alla sprovvista, e le labbra di lui si contraggono verso un sorriso, prima che lui se ne renda conto e si trattenga. “Quindi qualcosa riguardo l’anatomia maschile la conosci,” lui le dice stuzzicandola.
 
“Ero un Lord Comandante alla guida di un esercito,” lei grugnisce come risposta. “Ovviamente conosco qualcosa dell’anatomia maschile.”
 
“Ma apparentemente non sai nulla di quella femminile,” lui replica pensieroso, e gli occhi gli luccicano.
 
Lui si alza e passeggia verso di lei, e Brienne si costringe a non raggomitolarsi lontano da lui. Però lei si tira indietro quando lui allunga una mano, ma lui si limita solo a liberare una delle mani di lei, e ad allontanarsi dal letto. Lui ritorna sulla sua sedia, mentre lei si slega velocemente, avvolgendo la coperta intorno al suo corpo nudo.
 
Lui dice, “Non ho alcun desiderio di scopare una donna svenuta, sia che lei abbia minacciato di cornificarmi e di castrarmi o no. Ma voglio che arriviamo ad un qualche tipo di tregua.”
 
“Tregua?” lei praticamente sputa fuori. “Mi hai drogata, mi hai strappato i vestiti di dosso, mi hai legata al mio letto, hai minacciato di stuprarmi!”
 
“E tu hai minacciato di cancellare la mia stirpe dall’esistenza!” Lui si sporge in avanti, i suoi occhi verdi brillano. “Avresti dovuto imparare una cosa dall’avermi affrontato sul campo di battaglia, vostra grazia: sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di vincere.”
 
Brienne rotola giù dal letto, avvolta nella coperta. Lei cammina fino al tavolo e fulmina con lo sguardo l’uomo irritante e bellissimo.
 
“Anch’io,” lei ringhia, indicando il vino. “Anche quello è drogato? O è qualcosa con cui posso dissetarmi?”
 
Lui sogghigna mentre versa un po’ di vino e lo beve. “Soddisfatta?”
 
“Per adesso,” lei ribatte, versandosi una piccola quantità di vino e bevendolo velocemente, per poi versarsene un po' di più, mentre studia Jaime con attenzione. “Una tregua,” lei dice.
 
“Che ci piaccia o meno, adesso siamo marito e moglie, e quando sarà il momento, dovremo essere il re e la regina di Westeros. I nostri padri hanno combinato questo matrimonio così che il reame potesse avere pace. Desideri davvero farlo a pezzi ancora di più?”
 
“Se io avessi voluto continuare la guerra, avrei rifiutato il matrimonio,” Brienne replica.
 
Jaime annuisce. “Avrei fatto lo stesso. Ho accettato perché il popolo ha bisogno di pace. Hanno bisogno di un re e di una regina che come minimo lavorino insieme, se non altro.”
 
Brienne prende un sorso quasi delicato dal proprio vino. “Una tregua,” lei ripete, pensierosa. “Forse sono disposta a trovare un accordo.”
 
Lui alza un sopracciglio e, anche lui, si versa un altro bicchiere di vino e lo sorseggia. “Un accordo.”
 
“Ti darò gli eredi di cui hai bisogno, vostra grazia, per il bene del reame. Due figli maschi.”
 
Lui sogghigna. “E non la smetterai di provare fino a quando non mi avrai dato due figli maschi, è questo l’accordo?”
 
Il sogghigno di risposta di Brienne è quasi cinico quanto quello di lui. “Ciò dipende da quanto a lungo desidererai rispettare la tua parte dell’accordo.”
 
“E quale sarebbe la mia parte dell’accordo?”
 
Brienne si sporge verso di lui, sapendo che la sua stazza e le cicatrici sul proprio viso sono abbastanza da intimidire anche il principe Jaime—anche se, bisogna dargliene atto, lui non si muove.
 
“Fino a quando ti scoperai me, non ti scoperai né tua sorella né nessun’altra donna. Tu non hai intenzione di sopportare di essere tenuto per le palle e di essere cornificato; quindi perché dovresti pensare che io invece abbia intenzione di sopportarlo?”
 
Jaime sbuffa leggermente col naso. “Adesso ti ho vista nuda, principessa. Non sei un uomo. Non puoi essere tenuta per le palle.”
 
“Non farò finta di chiudere un occhio e guardare altrove riguardo le tue scappatelle, vostra grazia,” lei sbotta. “Vuoi degli eredi che siano di sangue tuo? Quello è il mio accordo. Fai il tuo dovere, e restami fedele fino a quando ci saranno abbastanza eredi per il trono del Sud, e potrai stare sicuro che i bambini saranno tuoi.”
 
“Mi chiedi di rinunciare a mia sorella per te?” Jaime la sbeffeggia.
 
“Ti chiedo di ritardare la soddisfazione dei tuoi desideri egoisti per il bene del reame,” lei ringhia. “Con un po’ di fortuna, dovrei rimanere incinta molto presto e darti due figli maschi entro due anni. E a quel punto, vostra grazia, saremo entrambi liberi di perseguire la nostra felicità.”
 
Jaime la valuta con attenzione. “Sono d’accordo,” lui dice lentamente.
 
Lei si raddrizza. “Mi dai la tua parola?”
 
“Giuro che da questo momento, fino a quando non mi avrai dato due figli maschi, onorerò i nostri voti matrimoniali e ti resterò fedele.”
 
Lei annuisce. “Accetto il tuo giuramento. Ovviamente sarà più facile per te mantenerlo, una volta che la tua cara sorella sarà al Nord.”
 
“La tempesta sta già scemando,” lui dice con leggerezza. “Lei e il suo nuovo marito probabilmente partiranno domattina.”
 
Brienne annuisce di nuovo. “Bene.”
 
Jaime ghigna e alza un sopracciglio, i suoi occhi vagano in basso lungo tutta la lunghezza del corpo di Brienne, e poi risalgono fino ad incontrare il suo sguardo. “Dovremmo farlo adesso il nostro dovere?”
 
Lei lo fulmina con lo sguardo, le sue guance si stanno surriscaldando. “Vattene.”
 
Lui ride e se ne va.
 
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Brienne sta bruciando di rabbia e d'umiliazione. Si volta verso Jaime, che la sta fissando con gli occhi spalancati.
 
“Sei un fottuto bastardo,” Brienne sibila.
 
Jaime sbatte le palpebre e alza le mani in un gesto placante. “Non ho fatto niente,” lui dice.
 
“Mi hai drogata! Mi hai strappato i vestiti di dosso! Mi hai legata al letto!” Lei sta strillando verso la fine del suo sfogo, e Jaime fa una smorfia e si agita a disagio.
 
“Sì, bè, in caso tu l’abbia dimenticato: quella non eri tu proprio come quello non ero io. Devi ricordarti in quale universo ti trovi, Brienne.”
 
Brienne si ferma, sbattendo le palpebre come un gufo. Lei si costringe ad accettare la verità di ciò che lui sta dicendo.
 
“Io...sì. Hai ragione.” Lei prende un profondo respiro, cercando di calmarsi.
 
Si quietano in un silenzio imbarazzato, e a quel punto Jaime dice, “Quindi...ce l’hai davvero quel gruppetto di lentiggini a forma di leone sul tuo fianco destro?”
 
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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Avviso dell'autrice: Um…descrizioni non-grafiche di conseguenze di una lotta, quindi ci saranno menzioni di sangue e lividi. Tutto qui, tranne forse per delle parolacce.
 
 
 
 






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Jaime si aspettava lo strillo d’indignazione di Brienne e lei che sfrecciava fuori dalla sala di controllo infuriata. Ma almeno quello gli permette di avere del tempo e della privacy per potersi sistemare nei suoi jeans improvvisamente troppo stretti.
 
Questi non sono i suoi ricordi, lui lo sa, e quello che il principe Jaime ha fatto alla principessa Brienne è—all’apparenza—riprovevole. Ma lui non riesce a togliersi dalla testa la visione di tutta quella pelle vellutata. Una pelle piena di lentiggini, sì, ma le lentiggini sono come delle stelle nere contro un cielo pallido e—
 
Si ferma bruscamente e grugnisce, poggiando la testa tra le mani.
 
Quelli sono i ricordi del principe Jaime, lui si dice, sono i pensieri del principe Jaime, sono le reazioni del principe Jaime, non sono le sue. Lui aveva Taena e la ama, e l’oscura bellezza di Taena è distante anni luce dalle spalle ampie di Brienne, dalla sua pelle chiara e da tutte quelle dannate lentiggini.
 
Si passa le mani sul viso e scuote la testa.
 
Forse continuare questi esperimenti non è la grande idea che sembrava ad Approdo del Re.
 
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Brienne ritorna, ancora arrabbiata e imbarazzata, ma più composta.
 
Lei si siede sulla propria sedia e lancia un’occhiata all’orologio. “E’ passata mezz’ora,” lei dice, senza incontrare per davvero lo sguardo di Jaime.
 
Lui annuisce, anche lui evita il contatto visivo diretto, e si schiarisce la gola. “Vuoi connetterti di nuovo allo stesso universo, o vuoi provare qualcuno degli altri?”
 
Lei arrossisce. “Credo che dovremmo assicurarci di avere gli ‘indirizzi’ esatti per tutti gli universi,” lei mormora, osservando le proprie mani ferme sulla tastiera. “Possiamo parlare degli universi con cui vogliamo riconnetterci domani. Abbiamo ancora altre due notti.”
 
“Giusto,” Jaime replica, sollevato. “Giusto.” Anche lui lancia uno sguardo all’orologio. “Pronta?”
 
Lei lo guarda con la coda dell’occhio. “Pronta,” lei dice, e preme invio.
 
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Restano seduti sull’altalena in un silenzio tranquillo, e Brienne, in quei momenti di serenità, si sente di essere tornata indietro nel tempo, e che adesso il tempo sia sospeso. È come se Jaime non se ne sia mai andato e, forse, se lei guardasse abbastanza a lungo verso l’orizzonte, vedrebbe suo padre tornare a casa per cena.
 
Lei sbatte le palpebre scacciando via quel pensiero nostalgico, mentre le ragazze corrono verso il portico, portando con loro i tesori del giardino per farglieli ispezionare. Ci sono delle piccole patate novelle, delle cipolle, dei ravanelli e abbastanza lattuga da riempire anche lo stomaco senza fondo di Jaime, anche se Brienne non dovesse trovare altro da servirgli.
 
Jaime sorride alle ragazze. “Ottimo lavoro, signorinelle,” lui dice, e Alysanne arrossisce. Brienne trattiene un sorriso e un sospiro. Alysanne ha quattordici anni, è bella quanto la loro madre, ma è timida quanto Brienne, e Brienne spera con tutto il cuore di essere in grado di guidare le sue sorelle attraverso i pericoli riguardo i ragazzi e l’amore, e spera che loro siano molto più fortunate di quanto non lo sia stata lei.
 
Le ragazze portano le verdure in cucina, e Brienne pensa pigramente che ha bisogno di vedere che tipo di pasto può creare che non faccia insospettire Jaime. C’è ancora della carne nel congelatore, da quando avevano macellato lo scorso autunno; quello, insieme alle verdure—
 
“Vieni al matrimonio con me,” Jaime dice di colpo, facendola trasalire.
 
Lei boccheggia e poi ride. “Sei matto. Se vuoi davvero far vedere a tuo padre quanto successo stai avendo, dovresti portare al matrimonio una qualche bellissima donna famosa. Devi averne conosciuta qualcuna nei tuoi viaggi degli ultimi anni.”
 
Jaime geme infastidito. “Potrei, ma in quel caso dovrebbe essere una paparazzata organizzata—è così che funzionano quelle ‘uscite’, sai.”
 
“Bè, lo sai che evito le telecamere,” Brienne replica seccamente.
 
“Lo ricordo. Dai su. Non farò finta che sarà divertente, ma potremo ubriacarci insieme, e forse potremo anche ballare un po’.”
 
Brienne arrossisce. L’ultima volta che lei era stata a una festa, era stata trattata come la reginetta del ballo, fino a quando non aveva scoperto che tutti gli uomini che la stavano implorando di ballare e che le stavano offrendo da bere, avevano scommesso dei soldi per vedere chi di loro sarebbe riuscito a convincerla ad andare in macchina con loro per poter fare sesso con lei. Da allora, è stata raramente in paese, e di sicuro non andrà mai più a una festa.
 
“Io—io non voglio ballare,” lei borbotta.
 
“Ah, quindi verrai con me?” il sorriso di Jaime è troppo sicuro di sé.
 
“No—”
 
“Dai! Non puoi sul serio volere che io soffra da solo!”
 
“Non ho nulla da mettermi!” E quella, almeno, è la nuda e cruda verità. Non era stata in grado di comprare dei vestiti nuovi dalla morte di suo padre, e anche se è discretamente abile con ago e filo, tutti i suoi sforzi erano andati a fare in modo che le sue sorelle potessero indossare dei bei vestiti, e nel mantenere i propri pantaloni e le proprie maglie rammendate.
 
“Senti,” Jaime dice, “visto che ti sto chiedendo di farlo come favore verso di me, sarei onorato se tu mi permettessi di comprarti un vestito.” Lui alza una mano quando lei apre la bocca per protestare oltraggiata. “Puoi donarlo in beneficienza il giorno dopo il matrimonio, o puoi trasformarlo in fodere per cuscini, o in tende, o in qualcos’altro. Non mi importa. Non te lo sto offrendo come carità; è una cosa puramente egoista. Non voglio guardare Cersei sposare quel buffone senza un’amica al mio fianco e...” Lui sospira. “Ammettiamolo: una donna famosa random non capirebbe mai.”
 
Mentre lei sì, Brienne pensa, rassegnata. Dopo tutto, lei era cresciuta con Jaime e Cersei, i Dorati Gemelli Lannister, e lei conosce tutti i segreti di Jaime. Sa che il suo rapporto con la sorella è stretto ma teso, ed estremamente competitivo. Sono gemelli, sì, e si vogliono bene, ma Jaime è così diverso da Cersei, che Brienne non riesce a capire come abbiano potuto condividere un utero. E poi c’è loro padre...
 
Brienne nasconde un sospiro.
 
Lei perderà in questa discussione con Jaime, proprio come aveva perso in ogni discussione che aveva mai avuto con quell’uomo dannato, dal momento in cui Jaime le aveva rivolto una singola occhiata il loro primo giorno di scuola e l’aveva prontamente dichiarata la sua migliore amica. Migliori amici, ed era stato glorioso e irritante, e lei aveva vent’anni prima che lui si rendesse davvero conto—solo per una volta—che lei fosse una ragazza. Sfortunatamente, era anche il giorno che lui aveva scoperto che Brienne si struggeva per Renly Baratheon, e in cui lui l’aveva fatta risvegliare dai suoi sogni ad occhi aperti ridendo sguaiatamente per la completa cecità di Brienne riguardo la sessualità di Renly. Si erano scambiati delle parole dure e arrabbiate, e lei era andata via infuriata, con le lacrime agli occhi, ma non era stato davvero molto peggio degli altri litigi che avevano avuto nel corso degli anni...solo che questa volta, una settimana più tardi, lui se n’era andato senza nemmeno parlarle di nuovo.
 
E sei mesi dopo quello, lei aveva perso suo padre, e qualsiasi idea stupida lei poteva aver avuto riguardo il seguire Jaime ad Approdo del Re, esigendo una spiegazione, erano andate perse insieme a lui.
 
Lei sbatte le palpebre, scacciando quei ricordi, e guarda Jaime. “Saremo fortunati a trovare un vestito che mi entri,” lei dice. “Il matrimonio è questo fine settimana, non è così?”
 
Jaime sogghigna mentre sorseggia il suo tè ghiacciato, i suoi occhi verdi luccicano. “Non fare troppe domande, Spilungona, e lascia fare tutto a me.”
 
Per un momento lei lo guarda male, irritata dall’atteggiamento sprezzante di Jaime, e sentendo come se improvvisamente ci sia un abisso grosso quanto il Mare Stretto tra di loro. Non importa se le sembra di averlo visto solo ieri, lui se n’era andato senza nemmeno dirle addio, sono passati cinque anni, e ora lui è una stella nascente mentre lei sta cercando di tenere insieme le cose con la punta delle sue unghie, passando troppe notti insonni a preoccuparsi che le ragazze le verranno portate via, se le cose peggioreranno ancora di più.
 
Scaccia via quei pensieri. Jaime la sta guardando con un’espressione vispa e in attesa, e lei pensa che qualsiasi cosa lui comprerà, ovunque la comprerà, lei sarà in grado di riutilizzarlo per le ragazze, in qualche modo.
 
Brienne sospira e annuisce, accigliandosi di fronte al sorriso trionfante di lui.
 
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“Bè,” Jaime dice con del sollievo, “non è stato così male.”
 
Brienne scuote la testa. “Hai lo stesso una sorella pazza.”
 
“Hey, dai!” Lui sorride in modo ampio, e poi ride. “Inoltre, lei non è mia sorella! Grazie agli dèi,” lui mormora, frugando tra i ricordi del Jaime cantante del sud, e facendo una smorfia a quello che trova.
 
Brienne geme irritata. “Devo davvero ricordarmi in che universo mi trovo.”
 
“Credo che ci abitueremo. Eventualmente.”
 
Brienne annuisce, accigliandosi in modo pensieroso. “Hai notato qualcosa di strano?”
 
“Oltre a tutti questi altri ricordi nella mia testa?”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Sono seria. Hai notato che in entrambi gli universi, abbiamo ripreso da dove avevamo interrotto?”
 
Jaime aggrotta le sopracciglia. “Ora che lo menzioni...”
 
“Questi universi procedono solo quando ci connettiamo con loro?”
 
“Ne dubito,” Jaime dice lentamente.
 
“L’osservazione determina il risultato—”
 
Jaime alza le mani e la ferma. “Abbiamo visto solo due universi su cinque. Aspettiamo e vediamo che ci mostreranno gli altri prima di iniziare a ipotizzare. Forse il tempo si muove semplicemente in maniera diversa in ogni universo.”
 
“Quindi anche se sono passate tre settimane qui, non è passato alcun tempo in quegli universi?” La voce di Brienne è estremamente scettica.
 
Jaime scrolla le spalle. “Possibile.” Getta un’occhiata all’orologio e si alza. “Vado a fare quattro passi. Vuoi del caffè o qualcos’altro?”
 
“Oh. Certo,” lei risponde, distratta. Lei sta già scarabocchiando sul suo quaderno prima che lui lasci la stanza.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime torna con due caffè e si posiziona accanto a lei. Lui alza un sopracciglio verso le pagine di equazioni e di teoremi.
 
“Non risolvere i problemi degli universi senza di me,” lui dice con un sorriso da presa in giro. “Voglio un pezzo di quel premio Samwell, sai.”
 
“Mi assicurerò di ringraziarti nel mio discorso d’accettazione del premio,” Brienne ribatte, continuando a scrivere senza sosta.
 
“Lo apprezzerei molto,” lui dice con una risata, “specialmente perché è già passata mezz’ora.”
 
A quello, lei alza lo sguardo, sbattendo le palpebre verso l’orologio come un gufo. “Oh,” lei esclama.
 
“Prima prenditi un sorso di caffè,” Jaime dice.
 
Brienne gli rivolge un sorriso di gratitudine, sorseggia il suo caffè e poi lo mette da parte. Lei gli rivolge uno sguardo d’aspettativa, con le sopracciglia alzate. Jaime sorseggia il proprio caffè, per poi riappoggiarlo sul tavolo, e poi annuisce.
 
Lei preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si ferma fuori dalla porta della cella, dicendo una breve preghiera alla Madre, implorandola di darle forza.
 
Ieri era toccato a tre uomini, lei pensa, disperata, e oggi è già toccato ad altri tre. Per la prima volta nei suoi anni passati alla prigione, ci sono solo quattro uomini ad attendere l’esecuzione. Tre di loro verranno impiccati domani, e il giorno dopo, toccherà all’uomo sconcertante che la attende all’altro lato di questa porta, e poi non resteranno più uomini in queste celle nere.
 
Lei dovrebbe essere grata per quel riposo, tranne per il fatto che sa che non durerà a lungo. Le era stato detto che il giudice Randyll Tarly aveva sospeso la corte di giustizia su ordine del re; lei è vagamente sorpresa che il Giudice Impiccatore si sia scomodato ad obbedire anche solo per un giorno.
 
Ma quello non è affar suo. La sua priorità ora è l’uomo dall’altra parte della porta, e quale conforto lei potrà fornirgli nei suoi ultimi due giorni di vita.
 
*/*/*/*/*
 
“Credi in un qualche dio, signor Lannister?”
 
Il sorriso di lui è come un coltello.
 
“Credo in molti dèi, septa, e in nessuno. Ho visto troppe cose, ho fatto troppe cose per poter credere che ci sia un qualche dio che veglia su tutti noi, guidando le nostre azioni, proteggendoci dal pericolo. Se quello fosse vero, mi troverei mai in questa cella di prigione?”
 
“Hai ucciso un uomo, signor Lannister. Se desideri salvare la tua anima immortale, devi ammettere la tua colpa e implorare perdono a qualsiasi dio tu segua.”
 
“Quale vorresti che io rivendicassi, septa? La Fede dei Sette? O forse preferiresti che ti dicessi che seguo il Dio dai Mille Volti; quello sarebbe meglio? Non credo che il Dio dai Mille Volti mi giudicherebbe nello stesso modo severo del Giudice Impiccatore. O forse dovrei rivendicare un’adorazione al Dio Abissale, se quel fiume là fuori fosse dell’acqua salata invece che dolce, per poter pregare che anch’io possa tornare in vita più duro e più forte. O forse dovrei convertirmi alla Snowianità, chiederti di battezzarmi in quello stesso fiume, anche solo così che io possa andare al patibolo con lo sporco di questa cella lavato via dalla mia pelle.”
 
Brienne non si permette di reagire alle sue parole. Aveva sentito di peggio durante i suoi anni qui, supportando gli uomini condannati nei loro ultimi giorni o nelle loro ultime ore, prima che venissero guidati verso il patibolo.
 
Si accorge che il signor Lannister la sta guardando con degli occhi verdi intensamente curiosi.
 
“Hai sentito di peggio?” lui chiede e lei sbatte le palpebre. Lui sorride. “Non giocare mai a poker, septa, perderesti la tua tunica da septa in soli due turni.” Il suo sorriso si affievolisce. “Niente più preghiere. Niente più discorsi sugli dèi e la loro misericordia inesistente. Parla con me invece. Hai sentito di peggio?”
 
Lui vuole parlare, lei pensa, sentendosi appesantita a causa del peso dei sei uomini che sono morti questa settimana. Lei quello lo può fare, e forse parlando, riuscirà a guidarlo verso una salvezza che possa andargli bene.
 
“Sì, signor Lannister, ho sentito di peggio.”
 
“E hai vissuto di peggio?” Lei si acciglia e lui la indica con la testa. “Il tuo naso. Suppongo che te lo sia rotto qui?”
 
Lei arrossisce mentre la mano le vola a coprirle il naso storto dallo sguardo di lui. “Non era stata la prima volta,” lei ammette con riluttanza.
 
Lui alza un sopracciglio. “Dimmi di più,” lui dice in modo accattivante.
 
Lei combatte contro l’impulso di fuggire via dalla cella, di lasciare quell’uomo sciagurato a bruciare nei sette inferi, ma lei non è una codarda. Ha fatto giuramento di fornirgli assistenza e di accompagnarlo al patibolo quando sarà il momento, e lei deve guidarlo verso il perdono divino, per quanto la sua miserabile vita e la sua anima lo permettano.
 
“Se condivido questa storia, mi risponderai onestamente riguardo quale dio segui?”
 
Lui la valuta con attenzione e poi scrolla le spalle, le catene gli tintinnano. “Sì, septa, ti risponderò onestamente. Ma voglio sentire tutte le storie di come ha fatto il tuo naso ad avere una forma così deliziosa.”
 
Lei stringe i denti, e poi ricorda a se stessa che è una donna dei Sette e che il giudizio degli uomini non ha alcun significato per lei, e si costringe a rilassarsi.
 
“Le storie non sono molto interessanti,” lei dice, “ma te le racconterò.” Lei si sistema meglio sulla sua sedia, cercando di mettersi più comoda. “Mio fratello Galladon mi ha rotto il naso quando eravamo bambini. Stavamo lottando e ci eravamo dimenticati che stavamo solo giocando. Ci siamo entrambi arrabbiati, e lui mi ha rotto il naso con un colpo troppo forte.”
 
Il signor Lannister sorride leggermente. “E tu che gli hai rotto di suo?”
 
Lei abbassa lo sguardo verso il pavimento della cella. “Gli ho rotto un dito...eravamo entrambi molto arrabbiati.”
 
“Hai mai lottato ancora contro di lui?”
 
“Oh, sì,” lei risponde con un sorriso affettuoso. “Lui è l’unico maschio di quattro figli, ed io sono quasi alta e massiccia quanto lui, e quindi sono abbastanza forte da potermi battere con lui come si deve. Le nostre sorelle hanno preso da nostra madre—sono graziose e delicate, la loro forza è nascosta dentro di loro.”
 
“A differenza tua? Dove la tua forza è tutta all’esterno sotto gli occhi del mondo intero?”
 
Brienne gli rivolge uno sguardo calmo. “Gli dèi ci creano così come siamo per una ragione,” lei replica. “Suppongo che una delle mie ragioni fosse per fare in modo che mio fratello non diventasse così troppo sicuro di sé, altrimenti si sarebbe sempre comportato come uno stronzo.”
 
Quello fa sì che l’uomo sporco, ma tuttavia bellissimo, rimanga a bocca aperta, per poi scoppiare a ridere. “Ah, septa! Sei umana dopo tutto!”
 
Il sorriso di lei è sottile.
 
“Quante volte ti sei rotta il naso?” lui domanda.
 
“Tre,” lei risponde.
 
“Ah. Quindi, la seconda volta?”
 
“Qui, in questa prigione,” lei spiega. “Il primo uomo che ho scortato al patibolo non voleva andarci. Pensava di potermi prendere in ostaggio.”
 
Il signor Lannister alza un sopracciglio. “Te? Deve essere stato un gigante!”
 
“Lo era—ed era brutale. Non ho dubbi che la mia fine sarebbe stata...spiacevole.”
 
“Le altre guardie ti hanno salvata?”
 
“Mi sono salvata da sola,” Brienne replica con un debole sorriso. “Tenere in riga un fratello testardo mi ha fatto apprendere alcuni...trucchetti interessanti riguardo a quando si viene attaccati. Quell’uomo mi ha rotto il naso, ma io gli ho rotto una gamba. È stato impiccato il giorno dopo.”
 
C’è un rinnovato rispetto negli occhi del signor Lannister. “E la terza volta?”
 
Lei si tocca il naso, per poi passarsi le dita lungo la pelle contorta della sua guancia. “Un altro prigioniero, uno che era più animale che uomo. Ero malata, indebolita dalla febbre, ma tuttavia ero determinata a fare il mio dovere. Mi faceva pena e non desideravo che lui affrontasse il cammino verso il patibolo da solo.” Lei rabbrividisce. “È stato...orribile.”
 
Lui assottiglia gli occhi. “La tua guancia. I suoi denti?”
 
Lei annuisce. “Il suo ultimo pasto è stata la mia carne.” Lei trema. “Una giovane guardia, Gendry Waters, lo ha ucciso. Gli ha sparato in testa mentre lui mi teneva bloccata per terra e—” Lei si ferma di colpo, scacciando via i ricordi dalla mente.
 
Restano seduti in silenzio per un lungo momento, e poi il signor Lannister dice, “Non seguo alcun dio.”
 
Lei sbatte le palpebre e aggrotta la fronte.
 
“Non ho mai seguito nessun dio. Non sono mai stato battezzato in una fede, né ho mai ricevuto la benedizione di un qualche dio.” Il suo sorriso è triste. “Dovrai pregare più ardentemente di quanto tu non abbia mai pregato prima d’ora, septa, se vuoi sperare di ottenere della misericordia per la mia anima.”
 
*/*/*/*/*
 
Gli occhi di Brienne sono pieni di lacrime quando guarda Jaime.
 
“Non credo di poter tornare in quell’universo,” lei dice.
 
Jaime alza un sopracciglio. “Perché no?”
 
Lei arrossisce. “Non voglio vedere il Jaime prigioniero venire impiccato.”
 
La mano di Jaime trema mentre prende un sorso di caffè. “Nemmeno io voglio vedere il Jaime prigioniero venire impiccato,” lui ribatte, “soprattutto perché ho paura di scoprire cosa accadrebbe se la mia controparte morisse mentre siamo connessi.”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Oh, dèi,” lei dice senza fiato, “non ci avevo pensato.”
 
“Non credo che potrei fisicamente morire, visto che dubito che siamo in grado di poter fisicamente influire sulle nostre controparti—”
 
“Ma se potessimo influenzare le loro menti?”
 
Lui fa una pausa e sbatte le palpebre. “Che cosa?”
 
“Mentre ero connessa alla Brienne dell’universo Mad Jon, quando aveva visto il suo Jaime per la prima volta, lei aveva provato un attimo di riconoscimento. E se quello fosse successo perché c’ero io con lei?”
 
Jaime si appoggia all’indietro contro la sua sedia, cullando il suo caffè. “Stai suggerendo che dovremmo provare ad influenzare le nostre controparti? Vedere se riusciamo a piantare dei pensieri nelle loro menti?”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Io...no. Quello non è etico.”
 
“Bè, non sono sicuro che ciò che stiamo facendo al momento sia etico, invece.”
 
Lei tamburella le dita sulla scrivania in modo irrequieto. “Ma dobbiamo fare del nostro meglio per non influenzarli.”
 
“Concordo,” Jaime dice, “ed è per questo che non ho intenzione di dirti cosa sta frullando nella testa del Jaime prigioniero, al momento.”
 
Lei sbatte le palpebre, e poi i suoi occhi si restringono. “Che sta pianificando?” lei domanda in modo minaccioso.
 
Jaime ride. “Non provare ad influenzare Septa Brienne!”
 
“Non lo farò...ma lui che sta pianificando?”
 
Lui sorride in modo ampio e prende un altro sorso di caffè.
 
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Escono per andare a sgranchirsi le gambe, per usare i bagni, e anche solo per uscire dalla sala di controllo per un paio di minuti.
 
“Adesso dove andiamo?” Jaime chiede mentre tornano e si sistemano sulle loro sedie.
 
“Da Jaime versione Megastar?” Brienne replica. Lei si morde il labbro. “Più a lungo potremo evitare l’universo Mad Jon, meglio è.”
 
Jaime la studia con attenzione. “Va bene,” lui dice, la sua voce è gentile. “Pronta?”
 
Lei annuisce, e preme invio.
 
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Brienne guarda male Nymeria Sand, che è in pessimo stato dopo essere stata risvegliata da dove stava dormendo in mezzo a due uomini incredibilmente attraenti che Brienne è sicura abbiano più plastica nelle loro facce di una bambola Sansa. È impossibile che possano sembrare così perfetti senza un aiutino del chirurgo.
 
“Stavo lavorando,” Nymeria grugnisce, passandosi le mani sul viso.
 
“Uh-huh. Non so che tipo d’attività pensi che io stia gestendo qui—”
 
“Senti, stavo facendo ciò che mi avevi chiesto. Ho organizzato una festa, ho fatto radunare lì tutte le persone che dovevamo vedere insieme, e ho lasciato che la natura facesse il suo corso. È solo che...mi è sfuggita un po’ di mano.”
 
“Almeno hai scattato le foto di cui avevamo bisogno?”
 
“Avevo piazzato delle videocamere ovunque, Brienne. Sono sicura che abbiamo ottenuto qualcosa.”
 
Brienne si pizzica la parte superiore del naso. “Sai, normalmente ci limitiamo a seguire le persone in giro fino a quando non li becchiamo coi pantaloni calati per scattare la nostra foto vincente. Di solito non li invitiamo ad un’orgia!”
 
Nymeria scrolla le spalle. “Senti, li avevamo seguiti in giro per delle intere settimane, e niente. Sapevano che c’era qualcosa sotto—e non sto facendo alcun doppio senso! Se finalmente si sono abbassati i pantaloni qui, allora abbiamo lo scatto vincente che stavamo aspettando. E se non l’hanno fatto, bè...” Il sorriso di Nymeria è maliziosamente soddisfatto. “È stato comunque molto divertente.”
 
Brienne combatte contro l’impulso di urlare e di scoppiare a piangere. “Ed è per questo che non otteniamo mai casi che non siano queste foto sconce e viscide!” lei invece replica, facendo una smorfia al tono piagnucoloso nella sua voce.
 
Nymeria fa spallucce. “Hey, non posso farci niente se non vuoi divertirti un po’ con questo tipo di cose. Voglio dire, guardiamo in faccia la realtà, Brienne: non sei così brava come detective. Questi sono gli unici tipi di casi che otterrai mai, almeno potresti trarne un po' di divertimento.”
 
Brienne stringe i denti, desiderando più di ogni altra cosa di poter dire a Nymeria che è licenziata, ma non può. Anche se detesta ammetterlo, lei ha ragione: Brienne sta ancora cercando di far decollare la sua agenzia investigativa, e questi sono gli unici casi che otterrà al momento…ma Brienne ancora non digerisce di dover seguire della gente in giro aspettando di beccarli con i pantaloni abbassati...o con le gonne alzate.
 
“Ma delle orge, Nym,” Brienne geme infastidita, “e proprio quando il padrone di casa è tornato?”
 
Nymeria si raddrizza di scatto. “Jaime Lannister è qui?”
 
Brienne grugnisce e si copre gli occhi. “Puoi almeno lasciare che si svegli prima di scopartelo?”
 
*/*/*/*/*
 
Quella sera, Brienne guarda Jaime respingere i determinati tentativi di flirt di Nymeria con dell’esperta disinvoltura, e deve ammettere a malincuore di essere impressionata. D’altro canto, lui è Jaime Lannister; probabilmente deve respingere le avance di venti persone al giorno.
 
Lei gli rivolge un’altra occhiata, ricordandosi di che aspetto avesse con niente addosso a parte un asciugamano.
 
Facciamo trenta persone al giorno.
 
Almeno è grata del fatto che Nymeria stia mantenendo la loro storia di copertura di essere delle fornitrici di catering—e lei in realtà lo è, almeno fino a quando la sua agenzia investigativa non sarà decollata, ma non sa se entrambi i suoi lavori andranno meglio o peggio una volta che le storie riguardo l’orgia inizieranno a circolare.
 
Si accorge che Jaime le ha chiesto qualcosa.
 
“Scusami,” lei dice, arrossendo, “ero distratta. Che cos’hai detto?”
 
“Ho detto, ce l’avete un altro posto dove vivere, vero?” Jaime domanda.
 
“Certo,” Brienne replica di scatto, un po’ troppo velocemente, e Jaime restringe lo sguardo.
 
“Sei una pessima bugiarda,” lui ribatte, e sospira, massaggiandosi la tempia. “Senti, come ho già detto prima, non sono davvero un cattivo ragazzo una volta che mi si conosce, e so com’è trovarsi in una situazione disperata. Inoltre Nan è stata davvero la mia salvezza questa mattina. Questa casa è enorme, e non ho mica ventisette figli che hanno bisogno di letti. Voglio dire, potrei avere ventisette figli, ma nessuno di loro si è ancora fatto vivo richiedendo un test di paternità. Quindi potete restare fino a quando non avrete trovato un altro posto dove vivere.”
 
Brienne restringe lo sguardo. “Perché?” lei brontola, per poi lanciare un’occhiata alla sua socia d’affari e assottigliare le labbra. “Oh, dèi, ero uscita dalla stanza solo per dieci minuti! Non dirmi che tu—”
 
Nymeria la guarda male di rimando. “Io la do in giro per la semplice gioia di farlo, Brienne, non perché sto cercando di ottenere qualcosa in cambio.” Lei rivolge a Jaime uno sguardo di valutazione. “A parte il piacere, ovviamente,” lei dice in modo seducente.
 
Lui alza un sopracciglio. “Devo chiudere a chiave la porta della mia stanza?” lui chiede, e Nymeria scrolla le spalle.
 
“Non vado dove non sono voluta,” lei risponde.
 
“Al momento stai vivendo a casa mia senza permesso,” Jaime dice seccamente. “Direi che la tua affermazione non è esattamente corretta.”
 
“Ti ringrazio,” Brienne si intromette subito, afferrando il braccio di Nymeria e trascinandola verso la porta. “Apprezziamo la tua generosità, e inizieremo a cercare fin da subito un posto dove vivere.”
 
Lei lo ascolta ridacchiare, mentre sbatte la porta del soggiorno alle loro spalle.
 
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“Le cose si stavano facendo interessanti!” Nym protesta mentre Brienne la trascina di nuovo verso le stanze che stanno usando.
 
“Per amore degli dèi, Nymeria! Siamo fortunate che non abbia chiamato la polizia contro di noi! Limitati solo a...comportarti come si deve fino a quando non avremo trovato un altro posto dove vivere!”
 
“Non ho intenzione di andare di nuovo a vivere con te, Brienne. Smorzi sempre tutto il divertimento.”
 
“Non ti stavo invitando a vivere con me, Nymeria! Una volta sola è stata decisamente, decisamente, decisamente più che abbastanza!”
 
Nym sbuffa col naso. “Sei fortunata che ti voglio bene.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Sei riuscita a recuperare tutte le videocamere?”
 
“Lavoro, lavoro, lavoro,” Nym ribatte, “e sì. Sono in camera tua.”
 
Brienne fa una smorfia. “Grazie,” lei borbotta. “Avrò bisogno di farmi una doccia dopo aver guardato i video.”
 
“Non cancellare niente,” Nym dice mentre Brienne cammina verso la porta. “Se non altro, potremmo avere del materiale da ricatto lì. Ieri notte, c’erano dei nomi grossi alla festa; ci saresti davvero dovuta essere.”
 
“Dèi,” Brienne mormora, pregando di avere la forza.
 
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Il mattino dopo, Jaime si sente fortunatamente più umano, anche se è ancora fottuto tanto quanto prima che iniziasse a sbronzarsi. Addam e Tyrion stanno arrivando con altre cattive notizie, ne è sicuro, ma la polizia arriva prima di loro.
 
Lui sospira mentre i due uomini entrano nel suo soggiorno e gli rivolgono degli sguardi freddi e trivellanti da poliziotti esperti, non facilmente in soggezione di fronte a una star.
 
“Si tratta della suite nell’attico?” Jaime chiede. “Credevo che l’albergo fosse d’accordo nel non voler sporgere denuncia.” Era stato l’unico pezzo di buone notizie che Tyrion gli aveva messaggiato la notte prima.
 
I poliziotti alzano le sopracciglia e si scambiano un’occhiata.  “No, signor Lannister,” quello più anziano dice. La sua voce è profonda, rilassante e baritonale, e Jaime si chiede pigramente se quell’uomo facesse delle narrazioni per i documentari sulla fauna selvatica nel suo tempo libero. “Questo riguarda Pia Peckledon. Meglio nota come Jazz.”
 
Jaime aggrotta la fronte e poi scrolla le spalle. “Quel nome non mi fa venire nessuno in mente,” lui replica lentamente. “Che aspetto ha questa donna?”
 
“È strano che tu non la ricordi, signor Lannister, considerando che ti eri rintanato con lei per quasi quattro giorni in quella suite che hai distrutto.”
 
La realizzazione lo colpisce. “Lei ha tipo venti—venticinque anni? Con grandi occhi marroni, lunghi capelli biondi? Con tette e culo da urlo?” I poliziotti lo fissano in modo impassibile. “Il suo nome è Jazz? Huh. Pensereste che me lo sarei ricordato un nome così.” Un leggero brivido gli scende lungo la schiena quando i due agenti di polizia continuano ad osservarlo in silenzio. “Oh, dèi,” lui dice, “lei ha almeno vent’anni, vero? Vi prego ditemi che è maggiorenne!” Dèi, quanto tempo dovrà scontare in galera?
 
“La sua età è l’ultima delle tue preoccupazioni,” dice il più giovane dei due, alto e con degli occhi color nocciola. “Siamo dei detective della squadra omicidi. Pia Peckledon è stata ritrovata morta ieri pomeriggio.”
 
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Jaime incontra gli occhi accusatori di Brienne.
 
“Che c’è?” lui domanda.
 
“Non mi hai mai detto in che tipo di festa il Jaime versione Megastar era capitato!”
 
Lui sogghigna. “Le tue sensibilità da lady sono state oltraggiate, Junior?”
 
Lei arrossisce e si copre il viso con le mani. “Dèi,” lei geme infastidita. “Le cose continuano solo a peggiorare e peggiorare.”
 
“Credi che sia brutto per te—io sono appena diventato un sospettato in un caso d’omicidio!”
 
Brienne lo guarda male da sopra la punta delle sue dita. “Capisci che intendo?”
 
Jaime ride. “Sì, capisco che intendi. Comunque...Nymeria Sand mi sembra uno spasso.”
 
Lei grugnisce e si copre di nuovo il viso.
 
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Passano i successivi trenta minuti scrivendo le loro osservazioni, evitando scrupolosamente di guardarsi negli occhi.
 
Alla fine, Jaime riappoggia la penna, spinge via il suo quaderno e sospira. “Non so te, ma avrò bisogno di un drink quando avremo finito qui.”
 
“Sia tu che io,” Brienne mormora, riabbassando la propria penna. Lei appoggia la mano alla tastiera ed esita.
 
“Non dobbiamo farlo per forza,” Jaime dice, appoggiando la mano sopra quella di Brienne. “Se non desideri riconnetterti con questo universo, possiamo semplicemente abbandonarlo.”
 
Lei deglutisce pesantemente. “No,” lei replica. “non voglio alterare i dati.” Lei gli rivolge un sorriso teso. “O andare a cercare un altro universo che potrebbe rivelarsi anche peggiore di questo qui.”
 
La presa di Jaime sulle sue dita si fa più stretta. “Sei sicura? Posso anche farlo da solo. Puoi tornare a Castello Nero—”
 
Brienne scuote la testa furiosamente. “No. Sto bene.” Lei prende un profondo respiro. “Non sono davvero io. Devo solo ricordarmi quello.”
 
Lui la scruta intensamente negli occhi, per poi annuire. “Va bene.”
 
Brienne gli rivolge un lieve sorriso, muove la mano così da potergli stringere le dita come segno di gratitudine, e preme invio.
 
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Brienne fissa Jaime con degli occhi spalancati, anche se il sangue continua a scorrerle dal naso rotto.
 
“Tu sei quel Jaime Lannister?” lei chiede flebilmente, per poi finalmente alzare una mano al viso per arrestare il sangue.
 
Il sorriso di lui è sottile. “Un tempo lo ero,” lui risponde. “Solo gli dèi sanno cosa sono adesso.” Lui aggrotta la fronte. “Che ci fai qui?”
 
“Sono qui per i libri,” lei replica, per poi raschiare e sputare il sangue che le aveva riempito la bocca.
 
Jaime getta un’occhiata dietro di lei, verso ciò che un tempo erano i bassifondi della Fortezza Rossa. “Libri?”
 
“Nello specifico i libri del gran maestro.” La voce di Brienne è nasale e pesante, il viso le si sta gonfiando e si sta riempiendo di lividi a causa del pestaggio che ha subito per mano dei tre uomini che adesso giacciono morti ai suoi piedi. “Specialmente i libri che hanno a che fare col costruire delle cose.”
 
Jaime la fissa incredulo. “Costruire delle cose? Pensi di poter ricostruire qualcosa con una qualche probabilità di successo in questo mondo dimenticato dagli dèi?”
 
Brienne sputa di nuovo. Il sangue sta finalmente rallentando. “Quali altre scelte abbiamo?” lei domanda. Brienne si volta per guardare il percorso bloccato dei bassifondi, e poi si rigira per guardare lui, attraverso degli occhi lividi e gonfi. “Hai intenzione di aiutare oppure no?”
 
 
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Questa donna è matta, Jaime pensa mentre la aiuta a liberare un passaggio verso i bassifondi, per poi seguirla dentro. E’ matta, ma determinata. Lui decide che è più sicuro aiutarla rispetto al cercare di impedirglielo.
 
Inoltre...non è che lui ha qualcos’altro da fare.
 
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Hyle Hunt e i suoi tre amici sono affidabili tanto quanto lui, e Jaime non sa a cosa Brienne—è riuscito a farsi dire il suo nome quando stavano rovistando nella biblioteca del gran maestro—sta pensando, quando lei gli fa sapere che ha intenzione di portare gli uomini con sé nel suo accampamento nella foresta, alle periferie della città.
 
Lui decide che la lascerà al suo destino domattina. L’ha già salvata una volta dallo stupro; se lei è abbastanza stupida da andare da qualche parte con quegli uomini, bè...lui è meravigliato che sia sopravvissuta così a lungo se questo è un esempio delle sue brillanti decisioni.
 
Lui la guarda barricarsi in un piccolo anfratto, con la pistola a portata di mano, e poi lui ci stende davanti il proprio sacco a pelo. Si avvolge nella sua coperta logora, voltando la schiena ai suoi accompagnatori, anche lui con la pistola a portata di mano, e ascolta i quattro uomini parlare a voce bassa.
 
“Lei ha detto di essere l’unica adulta,” ascolta uno di loro dire. “Non abbiamo bisogno di accollarci addosso un mucchio di mocciosi del cazzo!”
 
“Sì, ma lei ha detto che ci sono una ventina di loro. Devono esserci delle ragazze lì—e dei bambini già cresciuti.”
 
Bambini? Jaime pensa. Venti di loro? Dèi, quella donna è stupida tanto quanto è brutta. Lui fa nota mentale di andarsene prima del sorgere del sole, e si rilassa in un leggero dormiveglia che non è un vero e proprio sonno.
 
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Lasciano la citta il giorno dopo, Hunt e i suoi amici trascinano delle slitte piene di qualsiasi cosa siano riusciti a recuperare, inclusi i libri che Jaime ha aiutato Brienne a portare via dalla Fortezza Rossa. Loro camminano in avanti, mentre Brienne e Jaime restano in coda, con Brienne che abbaia delle indicazioni quando necessario.
 
Jaime le lancia un’occhiata e alza un sopracciglio.
 
“Pensi davvero che darei le spalle a questa gente?” lei borbotta, e per la prima volta dall’Evento, Jaime ride.
 
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L’accampamento è sorprendentemente ben nascosto, considerando che si trova in un’ampia radura e che include un buon numero di baracche e un enorme orto. Ma è virtualmente impossibile da vedere mentre si vaga in mezzo alla fitta foresta non lontana da Approdo del Re, e visto che non c’è stato alcun traffico aereo sin dall’Evento, è più sicuro di quanto Jaime avrebbe osato sperare.
 
Vengono inoltre accolti, a circa mezzo miglio di distanza dall’entrata dell’accampamento, da quattro adolescenti: Robb e Jon, Dany e Margaery, che puntano delle pistole contro di loro fino a quando Brienne non li convince di non essere stata fatta prigioniera, e che stava davvero guidando cinque uomini adulti nel loro rifugio sicuro.
 
Lui si volta indietro, ispezionando il piccolo insediamento, mentre Jon rilascia un fischio perforante. Sente il frusciare mentre i bambini strisciano fuori, con cautela, dai loro nascondigli, iniziando a camminare verso di loro. Si volta di nuovo per guardare i bambini, sia maschi che femmine che variano d’età dall’essere degli adolescenti fino a quasi dei bebè, alcuni di loro sono chiaramente fratelli e—
 
Il suo cuore perde un colpo mentre fissa i tre bambini dai capelli dorati che lo stanno fissando con dei cipigli sconcertati.
 
“Dèi,” lui dice senza voce. “Joff? Myrcella? Tommen?”
 
“Papà?” Myrcella replica. “Papà!”
 
E dopo, lui è in ginocchio davanti a loro, tirandoseli addosso, stringendoli a sé più forte che può, non riuscendo a credere che siano tra le sue braccia.
 
E per la prima volta dall’Evento, Jaime Lannister piange.
 
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Jaime lascia i suoi figli a dormire serenamente nella loro baracca e va a trovare Brienne. Lei è seduta accanto a un piccolo falò, da sola. Ad Hyle e gli altri è stata data una baracca tutta per loro, e ai bambini più grandi è stato dato il compito di tenerli d’occhio.
 
“Non avresti dovuto portarli qui,” lui mormora mentre si accomoda dall’altra parte del fuoco.
 
“Quanti altri sopravvissuti hai trovato, Jaime? Non siamo stupidi. Siamo prudenti; siamo già stati traditi in passato e abbiamo imparato da quello.” Lei sospira. “Avrei preferito lasciarli a marcire ad Approdo del Re, ma non sono rimaste così tante persone a Westeros da permetterci di abbandonarci a vicenda.”
 
“E’ così che sei finita qui? Un’unica donna adulta e venti bambini nascosti in una foresta?”
 
Lei si agita un po’ sotto lo sguardo freddo di Jaime, ma non distoglie il suo sguardo. “Quali altre scelte abbiamo se vogliamo sopravvivere?” Lei scuote leggermente la testa. “Comunque, immagino che Robb, Margaery, Jon, Dany e Jeyne Westerling non apprezzerebbero venire chiamati dei bambini, specialmente dopo gli ultimi due anni.”
 
“Forse no,” lui ribatte. Jaime passa lo sguardo sulla radura. “Te la sei cavata meglio di quanto avrei potuto aspettarmi,” lui ammette a malincuore, “ma siete ancora vulnerabili.”
 
“Guarda le città,” lei replica in modo piatto. “Anche loro si sono rivelate vulnerabili.”
 
La bocca incupita di Jaime si rilassa quasi in un sorriso. “Vero,” lui concede. “E adesso hai anche cinque uomini adulti, e alcuni di loro non vedevano una donna o una ragazza da due anni.”
 
Lo sguardo di Brienne non vacilla. “Già,” lei dice, “e castrerò il primo uomo che sfiorerà anche solo con un dito una delle bambine.”
 
“Ma non te?”
 
Il sorriso di lei è freddo. “Se non darò il mio consenso, allora sì.”
 
“Ah,” lui espira, e il sorriso di Jaime è crudele. “Stai sperando di avere una possibilità con uno di loro, ora che sei una delle poche donne adulte rimaste a Westeros?”
 
Lei si alza di scatto, il viso le brucia di rabbia. “Fottiti,” lei ringhia. “Dovresti essere grato che non ti abbiamo ammazzato per le tue armi.”
 
La leggera risatina di Jaime la segue mentre lei si dirige a grandi passi verso la propria baracca.
 
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Lui non sa perché la sta punzecchiando così tanto, tranne per il fatto che lei finirà per morire, Jaime pensa cupamente, dopo che Brienne scompare nella sua baracca.
 
Si allontana dal fuoco per camminare lungo il perimetro della radura. Lei finirà per morire, e porterà con sé tutti questi bambini. Lei è troppo fiduciosa, e quello è fatale in questa nuova Westeros. Oh, Prima dell’Evento, Hyle Hunt e i suoi compari erano probabilmente delle persone abbastanza decenti, ma quello era più di due anni fa. Due anni di lotte per la sopravvivenza dopo l’Evento, due anni del dover accettare il fatto che tutte le persone che amavi non ci sono più e sei da solo.
 
Lui si ferma sui suoi passi e chiude gli occhi, faticando a respirare sotto il peso del dolore che non sembra mai alleggerirsi.
 
Suo padre, sua madre. Tyrion.
 
Cersei.
 
La dolce Cersei, vulnerabile e fragile. La vita insieme a lei non era mai stata facile, ma lui l’aveva amata comunque. Era la sua cugina di secondo grado, erano cresciuti insieme, uniti quasi come fratello e sorella, e lui aveva sempre saputo com’era fatta. Non si sarebbero mai dovuti innamorare; non si sarebbero mai dovuti sposare; non avrebbero mai dovuto avere dei figli, ma era stato solo dopo la nascita di Tommen che Jaime si era reso conto di quanto mentalmente instabile e fragile lei fosse in realtà. Lui è certo che lei non abbia mai davvero compreso cosa aveva tentato di fare ai bambini.
 
Ma dèi—una parte di lui l’aveva amata ancora, anche dopo il loro divorzio. E quando lei prendeva le sue medicine, stava...bene. Non era la sua imprevedibile Cersei, che tanto lo eccitatava, no, ma era una Cersei meno pericolosa—meno pericolosa per se stessa e per i loro figli.
 
E poi l’Evento gliel’aveva portata via, e—lui aveva creduto—gli aveva portato via anche i loro bambini.
 
Lui si trovava a Meereen quando era accaduto l’Evento, stava combattendo in un conflitto causato da dei motivi che lui nemmeno si ricorda. I bambini erano ad Approdo del Re insieme ai suoi genitori, frequentavano la scuola privata, mentre Cersei...bè, Cersei si trovava di nuovo nell’ospedale psichiatrico di Maegor, dopo che aveva smesso di prendere le sue medicine quando lui era partito per la guerra. Tyrion si trovava nelle Isole dell’Estate, e Jaime aveva sempre sperato che Tyrion fosse in un qualche bordello a cielo aperto, venerando il dio delle tette e del vino, quando l’Evento era avvenuto.
 
Jaime prega che siano tutti morti velocemente, soprattutto Cersei. Il pensiero di lei che vagava in questo mondo devastato, fragile e bellissima...
 
Lui rabbrividisce scacciando quel pensiero.
 
Gli ci erano voluti due anni, ma alla fine aveva lasciato Meereen per tornare ad Approdo del Re. Non perché avesse una qualche speranza di trovare qualcuno vivo, tanto meno la sua famiglia, ma perché non aveva nessun altro posto dove andare. I peccati del passato possono gettare delle lunghe ombre, anche dopo la fine del mondo.
 
Jaime si era diretto verso Approdo del Re con una qualche vaga idea di trovare la casa di suo padre e forse suicidarsi lì, su quelle rotte fondamenta. Ma alla fine, non ci era riuscito. Forse una parte di sé sentiva che lui non meritasse una fine così veloce e indolore, quando lui non sapeva come Cersei fosse morta, o i suoi bambini, o il resto della sua famiglia.
 
E adesso eccolo lì: in un insediamento nascosto, gestito da una goffa donzella enorme, un insediamento nascosto pieno di bambini...inclusi i propri.
 
Lui sospira mentre torna verso le baracche e verso il fuoco.
 
Non lo sa cos’ha fatto per essere così fortunato da meritarsi di essere riunito ai suoi figli, ma adesso lui è qui, con loro, e ovunque loro siano, ci sarà anche lui.
 
qualcuno deve aiutare quella donna fin troppo fiduciosa a proteggere tutti questi bambini da quelle vipere che lei ha appena fatto entrare dalla porta.
 
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Jaime sbatte le palpebre verso Brienne, e si accorge di star ancora stringendo la mano di lei.
 
“Dèi,” lui grugnisce.
 
Lei è pallida, le sue lentiggini sono in risalto sul suo volto pallido. “Te l’avevo detto che era brutale,” lei dice.
 
Lui scuote la testa e si appoggia contro lo schienale della sua sedia. “Dèi,” lui ripete, passandosi una mano tra i capelli. “Iniziamo a spegnere i generatori e la barriera elettromagnetica,” lui dice, la sua voce è severa. “Ne ho avuto più che abbastanza per stanotte.”
 
Brienne si limita ad annuire.
 
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- Il fatto che i vari Jaime che incontriamo abbiano tutti un soprannome bello pronto per la loro Brienne, deriva dal fatto che il primo a trovare soprannomi buffi alla sua Brienne è il Jaime originario vero, ovvero quello di GRRM, lol, come l’iconico “donzella/wench”. E forse avrei dovuto anche puntualizzarvi prima che tutti gli Jaime che vedrete avranno tutte e due le mani. In questa fanfiction Jaime ha avuto fortuna, lol.
 
- La Snowianità è una religione d’invenzione dell’autrice, che si ispira alla cristianità del nostro mondo reale. Nell’universo della Septa e del Prigioniero, Jon Snow è morto e resuscitato per salvare il mondo dagli Estranei, e quindi ha ispirato una nuova religione che venera la sua figura. Adoro l’autrice.
 
- La bambola “Sansa” accennata nell’universo di Jaime versione Megastar e Brienne versione investigatrice privata/fornitrice di catering, è ovviamente la loro versione della bambola di “Barbie” del nostro universo reale, lol. Adoro l’autrice, parte 2.
 
- Non so se magari a qualcuno/a di voi manchino le mie “curiosità” strambe o i miei scleri di fine capitolo, che ero solita mettere sotto le mie passate traduzioni. In futuro vi scriverò alcune di quelle note più spesso, senz’altro, ma nel frattempo, vi lascio un “anticipo”, una chicca.
 
Io ho sempre sospettato fortemente che D&D non abbiano mai letto la saga di libri di GRRM, non per intero comunque, e che avessero un qualche team che leggesse i libri e che desse loro dei “riassunti”, a cui quei due si ispiravano vagamente per le sceneggiature di GOT. Una conferma di ciò l’ho avuta nel 2015, quando durante un’intervista dove erano presenti anche gli attori che interpretavano Jon Snow e Samwell Tarly (che poverini erano super cringiatissimi), D&D avevano dimostrato di non avere la più minima idea del fatto che nei libri di GRRM, Sam avesse dei capitoli POV…non sapevano dell’esistenza dei capitoli di Sam…
 
Nonostante nei capitoli di Sam accadano cose molto importanti, come intere lotte contro gli Estranei, il piano di Sam di far eleggere Jon Snow come Lord Comandante dei Guardiani della Notte (ben diverso nei libri rispetto alla serie tv), e addirittura Sam che mi si imbatte in Arya a Braavos. Se degli sceneggiatori pagati non so quanti milioni di dollari per “adattare” dei libri, non conoscono nemmeno una cosa del genere riguardo i libri su cui, si suppone, stessero lavorando…capite che eravamo spacciati sin dall’inizio.
 
E poi ci meravigliamo che quei due non avessero capito niente dei personaggi di Jaime e Brienne dei libri originali…
 
Ecco a voi il video di quel meraviglioso e indimenticabile momento cringe, dove i “cari” D&D sfoderano tutta la loro ignoranza sui libri del povero GRRM: https://melrosing.tumblr.com/post/659513597409542144/salttothesea-main-david-benioff-march-2015
 
In breve, in quell’intervista, si vede una fan chiedere a quei due imbecilli “Quale personaggio che nei libri di GRRM non ha dei capitoli POV, voi avreste voluto che invece avesse dei capitoli come POV?” E D&D rispondono che avrebbero dato dei POV a Sam…e l’attore che interpretava Sam fa invece gentilmente notare che il suo personaggio ce li ha eccome i capitoli POV nei libri, cosa che anche Kit Harington sapeva. Avrebbero potuto dire qualsiasi altro nome, davvero…avrebbero potuto dire Robb Stark, Ditocorto, Stannis, che sono tutti personaggi senza POV…ma no, dovevano far vedere a tutti di essere dei pigri incompetenti. Avrebbero dovuto conoscere i libri che stavano adattando come se fossero stati scritti da loro stessi, e invece…
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***












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Si separano appena arrivano in albergo, con la promessa di incontrarsi alle dieci per il loro solito allenamento.
 
Brienne è sollevata di mettersi alle spalle la porta chiusa della sua camera, e fa qualcosa che fa raramente: fa razzia del minibar, scolandosi le due bottiglie fin troppo piccole di Arbor dorato che trova all’interno. Contempla le altri piccole bottigliette, per poi decidere con riluttanza di averne avuto abbastanza. Conoscendo Jaime, lei avrà bisogno di avere con sé tutto il proprio acume, quando si rincontreranno di mattina.
 
Il vino la aiuterà a dormire, lei si dice mentre finisce di prepararsi per mettersi a letto. Almeno quello è qualcosa, lei pensa, e spegne la luce.
 
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Jaime si fa beffe di quello con cui l’albergo aveva rifornito il minibar, aprendo invece la bottiglia del whiskey del Nord che aveva preso dall’aereo. Dopo tutto, suo padre si rifornisce solo del meglio, e Jaime aveva sospettato che avrebbe avuto bisogno di qualcosa di forte prima che questo viaggio alla Barriera fosse terminato.
 
È solo che non si era aspettato che ne avrebbe avuto bisogno già la prima notte.
 
Lui sospira mentre beve, sperando che lo aiuti a dormire. Quell’ultimo universo...dèi...lui trema e tracanna ciò che resta del whiskey. Se ne versa un altro bicchiere, e poi si prepara per mettersi a letto.
 
Accende la televisione e la fissa senza guardare niente di ciò che c’è sullo schermo.
 
Forse dovrebbero scartare tutti questi dannati universi così da poter continuare a cercarne degli altri, magari degli altri che siano meno...inquietanti.
 
Finisce il suo drink e spegne la luce.
 
Domattina lo suggerirà a Brienne.
 
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Non iniziano a parlare di lavoro fino a quando non hanno già terminato di allenarsi, si sono fatti la doccia, e si sono rincontrati nella suite di Jaime per pranzo.
 
“Abbiamo una scelta, Junior,” Jaime dice, sgranocchiando un pezzo di toast. “Possiamo continuare con questi universi, o possiamo vedere se possiamo connetterci con degli altri.”
 
Brienne scuote immediatamente la testa. “Non credo di poter gestire degli altri flussi di ricordi.”
 
“Bè, potremo prenderci una pausa per un paio di mesi; i ricordi potrebbero sbiadire nel tempo. Potrebbe comunque volerci tutto quel tempo prima che potremo tornare alla Barriera.”
 
Sul viso di lei compaiono un’espressione cocciuta e un broncio ostinato, e Jaime sospira.
 
“Non guardarmi in quel modo, Junior! Se tu puoi gestire questi universi, allora posso gestirli anch’io. Volevo solo fare quell’offerta.”
 
Lei gli rivolge uno sguardo leggermente trionfante. “Posso gestire questi universi,” lei dichiara con della spavalderia ovviamente falsa.
 
Lui alza un sopracciglio e lei fa una smorfia.
 
“Preferisco continuare con gli universi che già conosciamo,” lei mormora, “almeno per ora.”
 
“Bè, questo non lo posso contestare,” lui dice, finendo di spalmare della marmellata sul suo toast.
 
“Quindi, come vuoi approcciare il resto del nostro tempo qui?” Brienne chiede, masticando un pezzo di bacon.
 
Jaime sospira. “Bè, credo che abbiamo bisogno di passare più tempo connessi ad ogni universo.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Che stai sperando di scoprire?”
 
“Non penso che loro esistano perché li stiamo osservando; penso che possiamo processare solo una certa quantità di informazioni ogni volta che ci connettiamo con loro, e per qualche ragione—probabilmente cognitiva—non possiamo...saltare il tempo.”
 
Lei aggrotta la fronte. “Perché no?”
 
“Non lo so. La mia teoria è che se saltassimo il tempo, causerebbe una dissonanza cognitiva che potrebbe danneggiarci psicologicamente o emotivamente.”
 
Brienne alza un sopracciglio. “Delle limitazioni biologiche e psicologiche piuttosto che limitazioni di tempo e di fisica?”
 
“Esattamente. Penso che se riuscissimo a mantenere ripetutamente la nostra connessione con ogni universo, vedremmo che il tempo va avanti in ognuno degli universi, e probabilmente a ritmi diversi.” Lui prende un altro morso di toast e lo mastica con un’espressione pensierosa. “O forse sto solo sparando delle stronzate,” lui dice scrollando le spalle.
 
Brienne scuote la testa. “Non sono sicura di voler passare molto tempo in alcuni di quegli universi.”
 
Jaime fa una smorfia. “A dirti la verità—nemmeno io. Ma a meno che non siamo disposti a cercare degli universi differenti, questi sono gli unici che abbiamo al momento.” Lui alza un sopracciglio.
 
“Non ho cambiato idea,” Brienne replica.
 
Jaime fa spallucce. “Allora non abbiamo altra scelta,” lui ribatte, divorando l’ultimo pezzo di toast.
 
“E’ solo che...potremmo morire, Jaime.”
 
Gli occhi di Jaime sono seri mentre la guarda. “Le nostre controparti potrebbero morire,” lui dice dolcemente. “Mi rifiuto di credere che se quello accadesse, significhi che moriremo anche noi.”
 
“Ma Jaime...se stiamo trovando solo quegli universi dove siamo insieme perché siamo insieme qui...e se in uno di quegli universi, uno di noi morisse...”
 
Lui scuote la testa. “Noi non moriremo, Brienne,” lui afferma. “Voglio dire, sì che moriremo, ma non a breve.”
 
“Quell’universo dove sono una septa—”
 
“Possiamo visitare quello lì per primo, se ti fa sentire meglio,” Jaime dice. “Se non altro, scopriremo tra non molto cosa succede quando la nostra controparte muore mentre siamo connessi con loro.”
 
Brienne trasalisce. “Allora, dovresti restare qui, a Castello Nero. Posso andarci da sola e farti sapere che succede.”
 
Jaime scuote la testa. “E far sì che tu mi dia del codardo nella piccola parte del discorso di ringraziamento per il premio Samwell che ti consentirò di leggere? Mai!”
 
Le labbra di Brienne si contraggono verso un sorriso, ma poi lei restringe gli occhi. “Che sta pianificando il Jaime prigioniero?”
 
Lui scuote la testa e sogghigna. “Abbiamo già concordato che non proveremo ad influenzare le nostre controparti.”
 
“Bè, allora non ci sarebbe nulla di male nel dirmelo!”
 
“Non voglio che influenzi Septa Brienne in modo inconscio!” Jaime ride. “Dovremo solo riconnetterci con quell’universo e vedere che succede.”
 
Brienne aggrotta le sopracciglia. “Va bene,” lei borbotta.
 
Jaime le rivolge un sorriso beato, e sorseggia il suo caffè.
 
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I generatori sono quasi alla massima potenza quando arrivano alla Barriera, e sono pronti ad iniziare i loro esperimenti entro un’ora, dopo che tutte le altre persone hanno lasciato la struttura.
 
Si accomodano sulle loro sedie nella sala di controllo, e Brienne prepara i computer prima di voltarsi verso Jaime.
 
“Sei sicuro di non voler andare a Castello Nero?” lei chiede, preoccupata.
 
Lui le rivolge un sorriso, i suoi occhi verdi brillano. “Sono sicuro,” lui risponde e, per un attimo, lei resta incantata dalla sua bellezza. Brienne si concede un secondo per invidiare Taena, per poi scacciare via quel momento.
 
“Bè,” lei dice, “avremo mezz’ora di tempo tra i vari impulsi, quindi se cambierai idea...”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Inizia l’esperimento, Junior, e fidati di me.”
 
Brienne gli rivolge un piccolo sorriso mentre lei preme invio.
 
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Brienne scava nell’affermazione del signor Lannister di non aver mai seguito alcun dio.
 
“Devi avere per lo meno seguito gli Antichi Dèi,” lei alla fine dice, in modo incerto.
 
“No, i miei nonni erano seguaci della Fede dei Sette,” lui replica, spensieratamente. “I miei genitori erano molto più scettici.”
 
Lei resta senza parole. Nei suoi tre anni passati in questa prigione, non aveva mai incontrato un altro uomo che sosteneva di non seguire nessun dio. Anche la creatura mezza selvaggia che le aveva morso la faccia aveva affermato di seguire la Fede dei Sette, proprio come lo aveva affermato il gigante che le aveva solo rotto il naso.
 
Lei fissa l’uomo in silenzio.
 
Lui cambia posizione a disagio, il rumore delle sue manette e delle sue catene è assordante nel silenzio della cella.
 
“Adesso mi lascerai ad affrontare il mio fato da solo, septa?” lui dice con voce strascicata.
 
“Io…”  lei si mordicchia il labbro, incerta su cosa dire.
 
Lui la guarda, con occhi grandi, calmi e cristallini.
 
“Eppure non hai paura,” lei continua.
 
“Non ho mai avuto paura della morte, septa. Non la voglio accogliere a braccia aperta; non la desidero...ma non ne ho paura.” La bocca di lui si piega in un sorriso che è quasi nascosto dalla sua barba arruffata. “Potresti dire che è stata mia amica tanto quanto è stata mia nemica. Ma se, nei prossimi due giorni, mi troverai un dio da venerare dove la morte non è una punizione, ma una benedizione, considererò di convertirmi.” Il suo sorriso diventa più stuzzicante. “Ma solo se me lo chiederai gentilmente. Brienne.”
 
Per sua sorpresa, lei arrossisce per il modo in cui lui dice il suo nome, per poi ricordare severamente a se stessa che lei è una septa, e che Jaime Lannister non è il primo uomo condannato che tenta di corteggiarla nella speranza che lei lo aiuterà a scappare. In tempi disperati si fanno cose disperate, lei si dice cupamente, e molti degli uomini che lei aveva consigliato erano stati davvero disperati.
 
Ma Jaime Lannister non sembra nemmeno disperato.
 
“Non so come darti consiglio,” lei alla fine dice.
 
L’espressione di lui diventa malinconica. “Niente più preghiere,” lui replica. “Niente più chiacchiere sugli dèi e il perdono—per adesso. Non ti chiederò di andare contro il tuo addestramento, septa. Ma vorrei chiederti di limitarti a parlare con me.” Lui cambia di nuovo posizione, le catene gli sferragliano.
 
Lei lo sta osservando con attenzione, e si ritrova a domandarsi cosa, esattamente, lui stia davvero pensando.
 
“Ho altri tre uomini che verranno impiccati domattina,” lei dice lentamente.
 
“Andrai a passare la loro ultima notte insieme a loro, pregando per le loro anime?” lui chiede, e sembra onestamente curioso.
 
Lei pensa a quegli uomini: uno stupratore che non starebbe nemmeno in prigione se non avesse ucciso la ragazza davanti a dei testimoni; un mostro di uomo che aveva ucciso molte persone dopo averle inseguite coi suoi cani; un giovane uomo della Valle che aveva gettato la persona sbagliata dalla Porta della Luna—o almeno è quello che lui sostiene. Quel giovane uomo è l’unico per cui lei prova della vera pietà. C’è qualcosa di strano nel modo in cui lui pensa, e lei non crede che lui comprenda appieno il fato che lo attende domattina. Qualche ora fa, il giudice Randyll Tarly si era limitato a congedarla, quando lei aveva cercato di portarlo alla sua attenzione, quando gli aveva ricordato dei nuovi decreti del giovane re.
 
Lei scuote la testa. “Nessuno di loro desidera sentirmi recitare delle preghiere per loro, stanotte,” lei risponde.
 
“E così sei qui, con me.”
 
“Se vuoi che io me ne vada—”
 
No!
 
Lei sbatte le palpebre sentendo la nota quasi disperata nella sua voce. Lei lo scruta più attentamente, desiderando che i suoi tratti non siano così oscurati dai suoi capelli lunghi e dalla debole luce nella cella.
 
“No,” lui ripete, in modo più calmo. “Credo che il silenzio in questa cella sia peggio del sapere che il patibolo mi attende.”  Lui le lancia un’occhiata e poi guarda altrove. “Ascolterò addirittura le tue preghiere, septa, se mi parlerai anche di altre cose.”
 
“Io...non c’è molto altro di cui io possa parlarti.”
 
Lui sorride. “Hai un fratello testardo e due sorelle che, non ho alcun dubbio, sono testarde quanto te e tuo fratello. Quello è un inizio.”
 
Lei esita, e si meraviglia della parte di lei che le sta praticamente gridando di lasciarlo—adesso—prima che sia troppo tardi. Di lasciarlo a crogiolarsi nel suo senso di colpa e di non tornare fino a quando non sarà giunto il momento di scortarlo verso il patibolo. Perché se lei resta...se lei resta...
 
Se lei resta, le cose cambieranno per sempre.
 
Il signor Lannister piega la testa di lato mentre la guarda, i suoi occhi sono indagatori. “Brienne?”
 
Lei deglutisce pesantemente, e dice, “Sono cresciuta su un’isola. Le sue acque oceaniche sono così blu, che è conosciuta come l’Isola degli Zaffiri, anche se i suoi terreni sono così verdi, che dovrebbe essere invece chiamata l’Isola degli Smeraldi.”
 
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Brienne sbatte le palpebre e guarda Jaime. Jaime sta aggrottando la fronte e la sta guardando con un cipiglio perplesso.
 
“Che c’è?” lei chiede, sulla difensiva.
 
“Stai cercando di influenzare Septa Brienne?” lui domanda, accusatorio.
 
Lei spalanca gli occhi. “Non in modo conscio,” lei risponde. “Stai cercando di influenzare il Jaime prigioniero?”
 
“Niente affatto,” lui sbotta, per poi fissarla intensamente, il cipiglio sul viso di lui si fa più profondo.
 
Lei aggrotta la fronte. “C’è qualcosa che non va?”
 
Lui scuote la testa. “Io...io non sono sicuro,” lui replica lentamente, per poi scuotere di nuovo la testa. “Niente.” Lui si alza. “Vado a sgranchirmi le gambe. Vuoi qualcosa?”
 
“Caffè,” lei risponde, ancora confusa dall’espressione sul viso di Jaime. Lui annuisce e lei aggrotta la fronte, mentre lui lascia la stanza come se i piedi gli andassero a fuoco.
 
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Jaime torna dopo qualche minuto con due tazze di caffè per tutti e due. Brienne alza lo sguardo con un breve sorriso di ringraziamento, prima di tornare a scrivere i suoi appunti.
 
Lui si appoggia all’indietro, sorseggiando il proprio caffè. Lui dovrebbe star prendendo dei propri appunti, lo sa, ma per ora è contento di limitarsi a stare seduto e guardare Brienne.
 
Lui aggrotta le sopracciglia.
 
Il Jaime prigioniero ha ragione, lui pensa, irritato. Brienne ha davvero degli occhi gentili e straordinariamente belli, e nella penombra della cella, lei ha una presenza e una bellezza che gli tolgono il fiato.
 
Che tolgono il fiato al Jaime prigioniero, lui ricorda rapidamente a se stesso.
 
Brienne gli getta uno sguardo e poi guarda l’orologio. “Ci siamo quasi,” lei lo informa, abbassando la sua penna.
 
Lui annuisce, e si sente una merda per il modo incerto con cui lei gli sorride.
 
Jaime si raddrizza sulla sua sedia. “Mi dispiace, Brienne. È solo che...” Lui sospira. “E’ solo che sto trovando difficile scacciare i pensieri del Jaime prigioniero dalla mia mente.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Vuoi tornare a Castello Nero?”
 
“No, no, adesso sto bene.” Lui le sorride col suo sorriso più ammaliante. “Davvero.”
 
Il cipiglio di lei non si attenua. “Forse dovresti semplicemente dirmi cosa sta pianificando il Jaime prigioniero...”
 
Lui ride. “Bel tentativo, Brienne.”
 
Lei scrolla le spalle. “Dovevo provare,” lei ribatte, sorridendo in modo ampio mentre preme invio.
 
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“Hai sempre voluto essere una septa?”
 
La voce di Jaime è piena di sonno, e Brienne sobbalza leggermente. Lui era stato in silenzio per così a lungo, che lei credeva che lui si fosse rifugiato in quel dolce oblio. A dire la verità, anche lei si era appisolata un po’.
 
“Io...”
 
“Niente bugie, Brienne,” lui dice, e adesso c’è un filo di divertimento nella sua voce. “Puoi condividerli i tuoi segreti. A chi potrei mai raccontarli?”
 
A chi potrebbe mai raccontarli, davvero, lei pensa tristemente e, non per la prima volta, desidera che ci sia una qualche altra opzione oltre alla morte per gli uomini di questa prigione. Non che il giudice Tarly sarebbe d’accordo. Nel corso degli ultimi anni, lei aveva cercato di persuadere il Giudice Impiccatore ad essere più misericordioso; Brienne sospetta che lui impiccherebbe anche lei, se riuscisse a pensare a una ragione per farlo. Al momento, lui sta solo aspettando una scusa per costringerla ad abbandonare la sua pozione di septa qui. Certe volte, lei si domanda se non sta sperando di dargliene una.
 
“Brienne?” Jaime la chiama, e lei trasalisce leggermente. Le sembra molto tardi, e lei si chiede quanto ci vorrà prima che albeggi. Lei dovrebbe andarsene, si dice. Dovrebbe andarsene e andare a riposarsi un po’, così da poter scortare i prossimi tre uomini fino al patibolo.
 
“No,” lei risponde piano, “no, non ho sempre voluto essere una septa.”
 
Jaime sembra sorpreso. “No? E allora come mai lo sei diventata?”
 
“Non c’era nient’altro,” lei replica, in parole povere. “Ero stata promessa in sposa tre volte, e dopo che l’ultima volta era stata...infruttuosa, le mie opzioni erano limitate. I miei genitori avrebbero amato farmi rimanere a casa, ma non potevo semplicemente vivere della loro carità e poi dipendere dalla benevolenza di mio fratello dopo la morte dei nostri genitori.”
 
“Avresti potuto rispondere a un annuncio ‘cercasi moglie’; saresti potuta andare alla frontiera nordica.”
 
“Non riuscivo a immaginarmi sposare un uomo che non avevo mai visto. Inoltre dubito che sarei stata accolta a braccia aperte una volta che mi avessero vista.”
 
Jaime ridacchia. “Ho sentito che i Bruti vogliono donne forti, septa. Forse saresti stata accolta meglio di quanto pensi.”
 
“E pertanto destinata al lavorare sodo, destinata al letto del parto, e a nient’altro.”
 
“E quindi hai deciso di diventare una septa?” Lo scetticismo di lui la fa trasalire.
 
“Era l’unica opzione disponibile per me,” lei spiega, e anche se tenta di mantenere il suo tono neutrale, Brienne capisce, dal modo in cui lui la guarda, che lui ha colto la tristezza che si cela sotto quelle parole.
 
“Ma ci credi davvero? Alla Fede dei Sette?”
 
“Io ci credo davvero,” lei afferma in modo deciso. “Diventare una septa potrà non essere stato il mio percorso di vita preferito, ma l’ho camminato con gioia.”
 
“C’è il perdono nella Fede dei Sette per uno come me?”
 
“In ogni religione c’è il perdono per uno come te,” lei replica con gentilezza.
 
“Ma nessun perdono nel reame degli uomini.”
 
Lei esita. “Se intendi sapere se la tua sentenza sarà cambiata in qualcos’altro che non sia la morte, allora la risposta è no.”
 
Lui le rivolge un sorriso stanco. “Anche se avevo un buon motivo per fare ciò che ho fatto?”
 
Lei gli rivolge uno sguardo triste. “Non c’è molto spazio per la misericordia nelle nostre leggi,” lei ribatte lentamente. “Tu hai ucciso un uomo, e non importa quale fosse la ragione, quello viene punito con l’impiccagione.”
 
“E il Giudice Impiccatore ama elargire quella sentenza.”
 
“E’ la legge.”
 
“C’è la legge, poi c’è la misericordia, e poi c’è la giustizia. Dimmi, septa, che sentenze pronunceresti per gli uomini in questa prigione, se fossi tu il giudice?”
 
“Non sono il giudice,” lei risponde. “Non pronuncio nessuna sentenza, né vorrei farlo. Sono qui per alleviare la tua anima così che tu possa andare incontro al tuo destino con una coscienza pulita, e con una qualche sembianza di rimorso e di dignità. Sono qui per assisterti nel dire qualsiasi preghiera tu desideri recitare, a qualsiasi dio tu veneri. Non sono qui per pronunciare dell’ulteriore giudizio verso di te—o verso la tua sentenza.”
 
Il mezzo sorriso di lui è sottile e affilato. “Pensi davvero che le preghiere salveranno le nostre anime?”
 
“E’ l’unica cosa che abbiamo,” lei replica, in modo calmo. “Mi hai detto che non sei mai stato introdotto a una qualche fede. Com’è possibile? I tuoi genitori in cosa credevano?”
 
“I miei genitori credevano nel nome della nostra famiglia e a nient’altro,” lui risponde, e ora il suo sorriso è un po' più rilassato. “Se credevano in una qualche religione, non me l’hanno mai imposta...e non me ne hanno mai parlato.”
 
“Quello lo trovo difficile da credere,” Brienne dice incerta.
 
Jaime scrolla le spalle, cambiando posizione nelle sue catene. “Non mi importa se mi credi o no, septa. È la verità, e che tu ci creda o no, quello non cambia. Non ho mai dato la mia fede a un qualche dio.” Lui si ferma e si acciglia, fissando nel vuoto.
 
“Hai soltanto questa notte e domani prima di dover affrontare il patibolo,” Brienne dice nel modo più gentile possibile. “Forse dovresti riconsiderarlo.”
 
Il sorriso di Jaime è dolceamaro. “Forse dovrei.”
 
*/*/*/*/*
 
“Dove sei cresciuto, signor Lannister?”
 
Brienne non lo sa quanto tempo è passato. Il tempo non ha alcun significato nella penombra della cella, seduta sulla sua sedia scomoda, ma fuori dalla singola piccola finestra in alto nel muro, il cielo è scuro.
 
Il signor Lannister prende un brusco respiro, come se lei lo avesse fatto risvegliare di colpo.
 
“Mi dispiace,” lei dice. “Stavi dormendo.”
 
“Dormo raramente qui,” lui replica, “e il mio nome è Jaime. Brienne.”
 
“Signor Lannister—”
 
Lui ridacchia, in modo lento, profondo e rauco. “Sono cresciuto nelle Terre dell’Ovest,” lui spiega.
 
“Lannister,” lei mormora, “Lannister. Sei imparentato coi Lannister di Castel Granito?” Lei aggrotta la fronte. “Sei imparentato col giovane re?”
 
Lui ridacchia un’altra volta. “Vengo da un ramo distante della famiglia. Pensi che persino il Giudice Impiccatore mi avrebbe condannato a morte se fossi un parente stretto del giovane re? O peggio: un parente stretto di Tyrion Lannister, il Primo Cavaliere del re?”
 
“Probabilmente,” lei risponde in modo secco.
 
I denti di lui lampeggiano in un sorriso. “Bè, allora si guadagna il suo soprannome onestamente. Che è più di quello che si può dire riguardo molta gente in questo mondo pazzo.” Lui si ferma, distogliendo lo sguardo, accigliandosi un po’. “Sono lontanamente imparentato anche con la famiglia reale. Sono cresciuto a Lannisport, all’ombra di Castel Granito. Lì, le acque sono così piene di navi, che se sono mai state blu, era molto prima che io nascessi.”
 
“Come sei finito qui?” Lei intende qui, nella più famigerata prigione di Westeros, nei meandri delle Terre dei Fiumi, arroccato sul bordo del Tridente. In questa prigione, anche la misericordia del giovane re è accettata solo se il Giudice Impiccatore concorda con essa…e lui di rado concorda con essa, non importa quanti nuovi decreti il giovane re possa emettere.
 
Lei pensa al giovane uomo dalla Valle, che non capisce appieno cosa gli sta per succedere. Lei pensa agli stupratori a cui Randyll Tarly permette di camminare liberi. Almeno l’uomo coi cani merita di morire, lei pensa, ed è sconvolta dal rancore nel proprio cuore.
 
Il signor Lannister cambia di nuovo posizione, le sue catene tintinnano quando scrolla le spalle. “Ho fermato un uomo dallo stuprare una ragazza. Sfortunatamente, l’ho ucciso invece di mutilarlo soltanto, e mi ritrovo qui seduto.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Il giovane re ha emesso un editto che dice che chiunque uccida una persona per fermare un crimine deve essere risparmiato dal patibolo.”
 
“Il giovane re non è qui, non è così?” Il sorriso del signor Lannister è freddo e amaro. “Mi domando, che ne penserebbe il giovane re di questa prigione?”
 
“Lui ci pensa abbastanza,” Brienne replica. “Esiste ancora, non è così? E anche il Giudice Impiccatore esiste ancora insieme ad essa.”
 
Jaime la valuta con attenzione. “Già,” lui mormora. “E tu come ci sei finita qui?”
 
Lei sbatte le palpebre e distoglie lo sguardo.
 
“Septa Brienne?” lui chiede, stuzzicandola un po’. “Hai un segreto?”
 
Lei stringe le labbra e lancia un’occhiata alla porta della cella. Non sono mai davvero da soli, ma stanotte la guardia fuori è Gendry Waters, lo stesso uomo che una volta le aveva salvato la vita quando nessun’altra guardia era stata disposta ad agire. Lei non si fida un granché di lui—ma ciò che l’ha portata in questa prigione non è affatto un segreto.
 
“No,” lei dice, mantenendo la voce bassa. “Non un segreto.” Lei cambia posizione sulla sedia scomoda e sospira. “Quando sono diventata septa, ero stata mandata ad Approdo del Re. Mio padre ha una certa levatura sociale nel regno, ed era stato deciso che mi sarei unita all’ordine che serve l’Alto Septon in persona. Ero giovane ed idealista, ed ero fervida nel mio desiderio di servire sia i Sette che il popolo del regno. Il giovane re era appena asceso al trono e aveva già iniziato ad avviare delle riforme, che io supportavo con tutto il cuore. Io...avevo dimenticato quale fosse il mio posto, e avevo iniziato a implementare i decreti del re senza aspettare che l’Alto Septon accettasse quei decreti.”
 
Lei si ricorda la rabbia dell’Alto Septon, il…richiamo al fatto che i suoi voti di obbedire all’Alto Septon avevano la precedenza sugli ordini del re.
 
“E quindi sei stata mandata qui, per insegnarti una lezione?”
 
“Avevo fatto giuramento di obbedirlo,” lei si limita a dire.
 
Gli occhi del signor Lannister sono affilati e indagatori. “Che ti ha fatto, Brienne?” lui domanda, il suo tono di voce è basso e pericoloso.
 
Il sorriso di Brienne è esile, ma in ogni caso, sa che lei non è in grado di nasconderne la tristezza. “Ho fatto i miei voti davanti ai Sette,” è tutto ciò che lei risponde.
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “E l’Alto Septon non è il tipo che perdona o dimentica dei voti infranti, vero?”
 
Lei getta di nuovo uno sguardo alla porta, per poi incontrare con calma il suo sguardo. “No, signor Lannister. Non è il tipo.”
 
*/*/*/*/*
 
Brienne cade in un mezzo dormiveglia, la testa le ciondola, il mento le si è appoggiato al petto. La parte di lei che è ancora semi sveglia pensa che dovrebbe andarsene nei suoi appartamenti e prendere quel poco di riposo che può. Due dei tre uomini non le infesteranno i sogni domani, ma quel ragazzo dalla Valle...
 
“Brienne?”
 
Lei si sveglia di colpo.
 
“Signor Lannister.”
 
Lui ridacchia, un po’ assonnato. “Ho appena sognato di venir trascinato per tutti i sette inferi mentre urlavo in agonia. Adesso credo di essere pronto a sentire di nuovo quello che hai da raccontarmi sugli dèi.”
 
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Il signor Lannister le fa a sua volta delle domande su ogni religione e ogni dio, fino a quando, alla fine, mentre l’oscurità fuori dalla piccola finestra, in alto sul muro della cella, si schiarisce lentamente per diventare alba, lui le chiede della nuova religione a Westeros: la Snowianità.
 
“Gli Snowisti venerano Jon Snow,” lei gli racconta, con la voce piena di sonno. “Loro credono che lui sia morto e che sia stato fatto risorgere per proteggerci dalla minaccia degli Estranei. Quando la Seconda Guerra per l’Alba era terminata, e l’ultimo degli Estranei era stato distrutto, il ghiaccio che gli Estranei avevano usato per coprire il mondo si era sciolto. Gli oceani si erano scongelati e i fiumi scorrevano di nuovo liberi e rapidi. È per questo che i seguaci di Jon Snow vengono battezzati nei fiumi che scorrono veloci.”
 
Gli occhi di Jaime sono pensierosi. “Come implori il perdono in una religione del genere?” lui domanda.
 
“Proprio come in tutte le altre. Preghi Jon Snow per ottenere il suo perdono e la sua misericordia. Lui si era sacrificato per tutta l’umanità nella Seconda Guerra per l’Alba. I seguaci credono che se preghi abbastanza intensamente, Jon Snow ti concederà la sua misericordia, e quindi anche tu risorgerai.”
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “In base a come sia la tua vita, quella potrebbe non essere una benedizione.”
 
Il sorriso di Brienne è involontario. “Quella è davvero una giusta osservazione.” Lei lo osserva con attenzione. “Continui a farmi domande sulla Snowianità. È questa la fede che ti sta chiamando a sé nella tua ora del bisogno?”
 
Jaime sospira. “Sì, anche se non capisco il perché.”
 
“La fede non è qualcosa che si può sempre capire,” Brienne dice gentilmente. “La fede, qualche volta, è seguire dove sei attirato.”
 
Lui sorride, i suoi occhi sono pieni di calore. “E se vieni attirato da una persona invece che da una fede?”
 
“E’ di questo che la Snowianità tratta,” lei risponde. “E’ l’unica religione al mondo che sappiamo con certezza avere una figura storica alla base.”
 
“Jon Snow era reale?” Jaime domanda, sorpreso.
 
“C’è dell’evidenza che ci fosse davvero un uomo di nome Jon Snow, sì, e che era stato ucciso alla Barriera, prima del suo crollo. Il resto...bè, nessuno sa davvero quanto delle storie sulla Seconda Guerra per l’Alba fosse reale e quanto sia semplicemente leggenda e mito. Gli Estranei? I draghi? La magia?”
 
“Non credi nella magia, Brienne?” Jaime chiede, la sua voce è un basso brontolio.
 
Lei sbatte le palpebre guardandolo. “Solo nella magia della fede,” lei dice pudicamente, ignorando il piccolo brivido che le scorre lungo la schiena quando lui pronuncia il suo nome.
 
Lui ridacchia. “Bè, quello è un tipo di magia.”
 
“Vorresti che ti insegnassi le preghiere della Snowianità?”
 
Lui la valuta con attenzione, e lei si domanda cosa gli stia passando per la mente, per far sì che lui la guardi in quel modo.
 
“Per favore,” lui dice, con una voce rauca. “Non ho tanto altro tempo a disposizione per implorare il perdono di qualche dio.”
 
No, Brienne pensa, mentre inizia ad intonare una preghiera, e il cielo continua a schiarirsi all’esterno. Gli restano soltanto un giorno e una notte prima che lui dovrà camminare verso il patibolo, e la voce di Brienne vacilla un po', mentre un’acuta ondata di dolore la sommerga a quel pensiero.
 
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Brienne se ne va quando la finestra mostra che il sole è completamente sorto.
 
“Tornerai stanotte?” il signor Lannister chiede e, per la prima volta, c’è un filo di preoccupazione nella sua voce.
 
Lei sbatte le palpebre come un gufo guardandolo, la porta della cella è aperta e la nuova guardia—Ronnet Connington—sta aspettando in modo impaziente con un’espressione sgarbata sul volto. Lei annuisce, per poi andarsene, rivolgendo alla guardia uno sguardo altezzoso, mentre lo oltrepassa a grandi passi.
 
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Lei non prova alcuna pietà per l’uomo che usava i suoi cani sulle sue vittime. Sente solo un minimo di pietà per lo stupratore.
 
Ma il ragazzo dalla Valle...
 
Quando è tutto finito, lei scappa nella sua camera da letto.
 
Lei cerca di pregare, ma tutto quello che fa è piangere a dirotto.
 
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Brienne guarda Jaime, con le lacrime negli occhi.

Il viso di Jaime è torvo quando la fissa di rimando.
 
“Che è successo?” lui vuole sapere.
 
Lei glielo spiega, per poi dire, “So cosa sta pianificando il Jaime prigioniero.”
 
“E lei lo sa?”
 
Lei tira un po’ su col naso e afferra un fazzoletto. Si pulisce il naso e dice, “Non provare ad influenzare il Jaime prigioniero.”
 
L’espressione di lui si rilassa leggermente. “Non lo farò.”
 
Brienne si asciuga gli occhi, e dice, “Non ho comunque intenzione di dirtelo.”
 
Ora lui sorride. “Bella mossa, Junior,” lui commenta, ed apre le braccia.
 
Lei esita, ma poi gli si avvicina. Appoggia la testa sulla spalla di Jaime, mentre le sue braccia le si chiudono intorno, e lei, insieme alla Septa Brienne, piange per quel povero ragazzo confuso.
 
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“Pronta?” Jaime chiede quando Brienne ritorna dal bagno. Il viso di lei brilla di un rosso accesso, a causa delle lacrime che aveva sfregato via.
 
Lei annuisce mentre si siede.
 
Lui le stringe la mano gentilmente, e preme invio.
 
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Quella sera, Brienne è composta come sempre quando arriva alla porta della cella del signor Lannister. Lei sa che ci sono delle ombre nei suoi occhi, ma nessuna delle altre guardie lo nota. Il signor Lannister le rivolge uno sguardo attento quando lei si sistema di nuovo sulla sedia.
 
“È stato brutto?” lui chiede.
 
“L’ultimo,” lei replica, con gli occhi rivolti alle proprie mani piegate elegantemente. “Era solo un ragazzino, e anche lento di comprendonio, per giunta.”
 
“Credevo che il giovane re avesse decretato delle nuove leggi che proibissero l’esecuzione di quelli lenti di comprendonio?”
 
Brienne mantiene lo sguardo sulle proprie mani: grosse, lentigginose e mascoline, ma inutili come quelle di un bambino. “Forse quell’informazione non ha ancora raggiunto il giudice Tarly.”
 
Il silenzio accoglie le sue parole, e dura fino a quando lei alla fine rialza lo sguardo su quello di lui.
 
“Sono riusciti a spezzarti, Brienne?” lui domanda dolcemente.
 
Lei lo fissa senza sbattere le palpebre, e sente una vampata di calore insorgere sulle sue guance. “No,” lei risponde.
 
Lei lancia un’occhiata alla porta della cella, e si trattiene dal far fuoriuscire le parole che vuole dire: vorrebbe raccontargli delle lettere che aveva scritto all’Alto Septon, solo per poi avere quel santo uomo punirla ancora di più per avere osato mettere in discussione il giudice Tarly. Lei vorrebbe raccontargli dei messaggi che aveva mandato—in maniera anonima—ad ogni membro del concilio ristretto, al Primo Cavaliere del re, raccontando loro delle condizioni della prigione, di come i decreti del giovane re venissero ignorati. Lei vorrebbe raccontargli di ogni singolo litigio che aveva mai avuto col giudice Tarly, ogni obiezione che lei aveva mai espresso, ogni minima gentilezza che lei dava ai prigionieri, ogni momento in cui lei era riuscita ad opporsi al Giudice Impiccatore, non importa se in modo minimo.
 
Solo che è stato tutto inutile. I suoi sforzi non hanno mai salvato una singola vita, e i suoi messaggi sono stati ignorati.
 
“No,” lei ripete. “Non sono loro ad avermi spezzata.” No, gli uomini come Randyll Tarly e l’Alto Septon non potevano spezzarla, ma quegli uomini vicini al giovane re, quegli uomini che hanno ignorato le sue suppliche…
 
Lei incontra il suo sguardo con un proprio sguardo fermo. “Vorresti che ti raccontassi altre cose riguardo la Snowianità?”
 
Gli occhi di lui sono indagatori, e lei trattiene il respiro.
 
“Sì,” lui risponde lentamente, “sì. Per favore.”
 
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Lei gli parla, ancora, di quella religione, e lui le fa delle domande approfondite e intelligenti.
 
“Hai pensato a lungo a questa cosa,” lei dice, mentre il cielo si fa scuro fuori dalla sua piccola finestra.
 
“Non c’è nient’altro da fare in questa cella, a parte pensare e dormire,” lui replica con un sorriso accennato.
 
“Almeno tu hai riflettuto sul fato della tua anima immortale. Quello è più di quanto altri non abbiano fatto.”
 
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Discutono di teologia. Anche adesso, mentre le ore della sua vita si assottigliano sempre di più, il signor Lannister sfida le sue convinzioni e tutto ciò che lei ritiene sacro. O forse sono le ore della vita di Brienne che si stanno assottigliando sempre di più.
 
Nella penombra della cella, lei trova di non riuscire a capire la differenza.
 
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Si sono assopiti; lui sul letto, nelle sue catene; lei sulla sua sedia scomoda, quando lui si sveglia di colpo, con le catene che sferragliano. Anche lei si sveglia, annaspando in modo nitido.
 
Lui sbatte le palpebre verso di lei in modo stanco, e pensa che c’è una dignità e che c'è una presenza in lei. Lui non si era aspettato di trovare qualcuno come lei in questo posto. Una persona buona, gentile e una vera devota. Lei sbatte in modo assonnato quei suoi occhi splendidi, e lui pensa che in questa luce, lei è quasi bellissima, che sia una septa o no.
 
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Parlano per un altro po’ di tempo, e poi Jaime dice, “Verrò impiccato domattina?”
 
“Un’ora dopo l’alba,” Brienne replica.
 
“Allora, se vuoi salvarmi l’anima, devi farlo ora.”
 
Lei lo fissa, senza sbattere quegli occhi blu e senza fondo. “Sì,” lei dice, e lui si chiede cosa lei stia pensando.
 
“Desidero convertirmi alla Snowianità,” lui dichiara, rivolgendole un mezzo sorriso.
 
“Anche solo così che tu possa lavare via lo sporco di questa cella dalla tua pelle prima di essere impiccato?” lei domanda.
 
Lui ridacchia. “Se riuscirai a convincere la mia guardia a darmi abbastanza acqua per poterlo fare.”
 
Lei piega la testa di lato, il suo sguardo è deciso mentre si alza e cammina verso la porta.
 
“Hyle,” lei dice quando la guardia apre la porta. “Trova un’altra guardia. Porteremo il prigioniero al fiume per il suo battesimo.”
 
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Septa Brienne li guida verso il fiume, blaterando delle preghiere. Jaime tiene la testa chinata, in una posizione di penitenza, i lunghi capelli gli nascondono il viso, e si domanda cosa sappia Septa Brienne, e cosa lei stia pianificando. Lei non è una sciocca. È devota, innocente e ingenua, sì, ma non una sciocca, e dei suoi tre accompagnatori, lei è quella che lo preoccupa di più.
 
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Brienne guida al fiume l’uomo condannato, intonando delle preghiere per tutto il tempo. Mentre prega, lei si chiede cosa, esattamente, Jaime Lannister stia pianificando di fare. Lei ha visto molti uomini penitenti negli anni che ha passato alla prigione, assistendo gli uomini condannati a morte, e se c’è una cosa che sa è che Jaime Lannister non ha intenzione di convertirsi alla Snowianità, o alla Fede dei Sette, o a qualcuna delle altre fedi che ci sono al mondo. Il bagliore nei suoi occhi è ancora troppo peccaminoso, troppo subdolo, troppo provocatorio, anche dopo due notti insonni e con morte che lo attende tra poche ore.
 
Lui non è un uomo che ha paura di morire.
 
A quel pensiero, lei inciampa leggermente, e le due guardie che li stanno scortando sghignazzano per la sua goffaggine. Neppure le sue tuniche da septa riescono a proteggerla dalla loro derisione. La rabbia di Brienne si infiamma subito, per poi affievolirsi con la stessa velocità.
 
“Stai bene, Septa Brienne?” Jaime mormora, e lei gli rivolge lo sguardo, annuendo velocemente con la testa.
 
Lui sorride in modo ampio. “Bene. Detesterei vederti infortunata prima che tu mi abbia salvato l’anima.”
 
“Anch’io.”
 
Una delle guardie dà un forte spintone a Jaime e, questa volta, sono i piedi di lui a scivolare, e lui urla di dolore mentre cade in ginocchio sulle rocce taglienti, il rumore delle sue catene e delle sue manette è fragoroso nella notte tranquilla.
 
“Hyle,” lei sbotta, bruscamente, affrettandosi per aiutare Jaime a rialzarsi in piedi.
 
“Grazie, septa,” lui dice e, per un attimo, lei non sembra poter distogliere lo sguardo dai suoi occhi verde smeraldo.
 
“Hai intenzione di lasciare che il suo bel faccino ti distragga, septa?” le grida la seconda guardia, e Brienne si allontana di tutta fretta.
 
Lei si volta verso chi aveva parlato, rivolgendogli uno sguardo fisso. “Pregherò anche per te, signor Connington,” lei afferma, continuando a guidarli verso il fiume.
 
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Finalmente, arrivano al fiume, rallentati dalle ginocchia graffiate e ferite di Jaime.
 
Septa Brienne ordina alle guardie di togliergli le manette, e poi lo guida verso il fiume.
 
“Non sono una sacerdotessa Snowista,” lei gli ricorda mentre sono in piedi nell’acqua, che arriva fino alle loro cosce, le guardie stanno osservando con circospezione dagli argini del fiume, con delle pistole a portata di mano.
 
“Lo so,” lui replica, “ma basta che conosci le parole...quello dovrebbe essere sufficiente.”
 
“Non si tratta delle parole, signor Lannister,” Brienne dice, “si tratta di quello a cui credi davvero nel tuo cuore.”
 
Credo che sembri una dea in questa luce, lui pensa, ma si limita a dire, “Sì, septa.” Lui abbassa la voce. “Non mi aspettavo di incontrarti. Brienne.”
 
Lei spalanca gli occhi, e lui pensa che sono gli occhi più belli che abbia mai visto.
 
“Nemmeno io mi aspettavo di incontrarti,” lei replica, la sua voce è molto bassa, così che le guardie non possano sentire. “Jaime.”
 
Lui sorride e, anche nell’oscurità, può vedere che lei arrossisce. Lei distoglie lo sguardo, e poi inizia a recitare le preghiere, le punte delle dita di lei si appoggiano leggermente sulla fronte di Jaime, poi gli scendono sul petto, toccando ogni punto dove il salvatore, Jon Snow, era stato accoltellato prima di risorgere per salvare tutti da un antico male.
 
Lei finisce la preghiera, e a quel punto arriva il momento della verità.
 
I loro sguardi si incontrano nella luce della luna, e Jaime sa che lei dovrebbe abbassarlo nell’acqua. Se lei dovesse abbassarlo—
 
Lei gli dà un forte spintone dalle spalle, e lui si rilassa, lasciandosi cadere all’indietro nell’acqua—e dopo lui è sott’acqua e sta scalciando e scivolando via il più velocemente che può.
 
Torna in superficie per prendere fiato, e sente le grida delle guardie, la voce eccitata di Brienne, e scende di nuovo sott’acqua col rumore di uno sparo che gli fischia nelle orecchie.
 
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Jaime si è già quasi alzato dalla sua sedia, le sue mani stanno stringendo con forza il braccio di Brienne, prima di rendersi conto di essere ritornato nella sala di controllo.
 
“Dèi,” lui grugnisce, ricadendo sulla sedia.
 
“Puoi lasciarmi andare, Jaime,” Brienne dice.
 
Lui realizza che le sta ancora stringendo il braccio.
 
“Stai bene?” lui domanda, la sua presa si fa più stretta. “Voglio dire...sì, stai bene, ma anche—lei sta bene?”
 
Brienne appoggia la mano su quella di Jaime.
 
“Lei sta bene. Te lo giuro.”
 
“Grazie agli dèi,” lui grugnisce, attirandola a sé in un abbraccio.
 
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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***











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Jaime la stringe forte e, per un momento, Brienne si permette semplicemente di rilassarsi nel suo abbraccio.
 
Il cuore di Brienne sta ancora battendo all’impazzata per le azioni di Septa Brienne: spingere il suo Jaime nel fiume invece di abbassarlo sott’acqua. Lei sta ancora tremando per via delle grida delle guardie e per i rumori delle loro pistole mentre sparavano nel fiume.
 
Lei ha un pensiero improvviso, e si allontana di colpo.
 
“E tu—voglio dire, e lui—sta bene?” lei chiede.
 
Jaime annuisce. “Sì—sì, anche lui sta bene—te lo giuro.”
 
Brienne si affloscia dal sollievo, e quasi vuole gettarsi di nuovo tra le braccia di Jaime, ma ci ripensa.
 
Lei si accascia di nuovo sulla propria sedia, rivolgendogli un sorriso scosso.
 
“Bè, il Jaime prigioniero è riuscito ad evitare il cappio,” lei dice.
 
Jaime sbatte le palpebre, poi annuisce e si risiede, allontanandosi da lei. Brienne ha uno sprazzo di rammarico, ma poi scaccia via quella sensazione.
 
Jaime si passa le mani tra i capelli, si sta visibilmente rimettendo in sesto, per poi rivolgerle il suo sorrisetto abituale. “L’avevi davvero dubitato?”
 
Lei alza gli occhi al cielo, grata per il fatto che entrambi si stiano calmando. “Anche tu l’avevi dubitato,” lei ribatte.
 
“Ah,” lui mormora, “davvero? Io ho la massima fiducia nelle mie controparti.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Che c’è che non mi stai dicendo?”
 
Il sorriso di Jaime diventa compiaciuto. “Dovremo semplicemente rivisitare quell’universo così che tu possa scoprirlo.”
 
“Dèi, non stanotte!” lei dice, rabbrividendo al ricordo di quella fetida cella umida. “Adesso sono io quella che ha bisogno di una doccia!”
 
“Sia tu che io,” Jaime borbotta.
 
Brienne lancia un’occhiata all’orologio e ai computer. “Bè, abbiamo circa venti minuti prima di ritornare alla massima potenza—e sono seria, Jaime. Davvero non voglio riconnettermi con quell’universo stanotte.”
 
“Va bene,” Jaime dice. “Qual è il prossimo che vuoi provare?”
 
Lei aggrotta la fronte. “Abbiamo soltanto stanotte e domani,” lei mormora, “e adesso non voglio avere a che fare col principe Jaime o con l’universo Mad Jon—non dopo quello che abbiamo appena affrontato.”
 
Jaime le fa un cenno mesto col capo, concordando.
 
“Che ne dici dell’universo della Brienne contadina?” Brienne chiede mentre si alza in piedi. “Stanno solo per andare a un matrimonio. Quello sembra abbastanza innocuo.”
 
“Per poi finire la nottata con Jaime versione Megastar? Quello lascia sia il principe e la principessa, che l’universo Mad Jon, per domani. Sei sicura che potrai sopportare entrambi quegli universi in una notte sola?”
 
Brienne cammina verso la porta, accigliandosi. “Saremo in grado di avere dei tempi di inattività più lunghi tra quegli universi se ne avremo bisogno,” lei replica.
 
“Ottima osservazione,” lui dice. “Va bene—abbiamo il nostro piano. Dove stai andando?”
 
“A farmi una doccia. Dico sul serio: sento il bisogno di togliermi il fetore di quella cella dalla pelle.”
 
Jaime fa una smorfia. “Anch’io,” lui farfuglia. “Andrò quando sarai tornata.”
 
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Una volta che la porta viene chiusa in modo sicuro contro l’ampia schiena di Brienne, Jaime rilascia un sospiro di sollievo.
 
Jaime si appoggia all’indietro contro la sua sedia, chiude gli occhi e, per un attimo, lui è di nuovo col Jaime prigioniero, e col terrore che aveva provato al rumore degli spari, e senza sapere se Septa Brienne fosse viva o morta.
 
Credo che sembri una dea in questa luce.
 
E lo era sembrata davvero.
 
Jaime grugnisce e riapre gli occhi.
 
Tre giorni, lui ricorda a se stesso. Quei due si conoscono solo da tre giorni.
 
Anime gemelle.
 
Lui grugnisce di nuovo, affondando il viso tra le mani.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime si sente più se stesso quando torna dalla sua doccia.
 
Brienne gli getta un’occhiata, finisce di scrivere le proprie annotazioni, per poi abbassare la penna e sorridere.
 
“Pronto?” lei domanda.
 
Lui si siede e annuisce, e Brienne preme invio.
 
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Il giorno dopo, Jaime arriva con una scatola con dentro un vestito, e due scatole con dentro delle scarpe.
 
“Ah, ah, ah,” lui dice, allontanando gentilmente Alysanne e Arianne. “Dev’essere una sorpresa anche per voi.” Porge la scatola col vestito a Brienne. “Vattelo a provare,” lui richiede.
 
Brienne gli rivolge un sospiro stanco, e prova ad ignorare gli sguardi eccitati delle ragazze. “Sono accaldata e sudata, Jaime—”
 
“Allora vatti a fare una doccia e vallo a provare. Il matrimonio è domani, Spilungona, e devo assicurarmi di aver preso le misure giuste.”
 
Lei alza gli occhi al cielo mentre afferra la scatola e si allontana a grandi passi.
 
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Il vestito è blu e, lei ammette a malincuore, le fa risaltare gli occhi. È tagliato in un modo che dà l’illusione che lei abbia un girovita e che abbia un vero e proprio seno, e la gonna drappeggia proprio sopra le sue ginocchia.
 
Non lo ammetterà mai a Jaime...ma lei ama quel vestito.
 
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Le ragazze spalancano gli occhi e la bocca, mentre gli occhi di Jaime luccicano mentre rilascia un basso fischio d’approvazione.
 
“Chiudi il becco,” lei borbotta, arrossendo furiosamente.
 
“Ho sempre pensato che ti saresti ripulita bene,” Jaime dice, ridacchiando. “Adesso, le scarpe.”
 
“Scarpe?”
 
“Bè, non puoi indossare i tuoi stivali da lavoro con quel vestito,” Jaime replica, porgendole le due scatole di scarpe.
 
Le sue sorelle le si accalcano attorno mentre lei apre ogni scatola, facendo ooh e aah quando i tesori all’interno vengono rivelati. Un paio di graziose scarpe basse, e un paio di scarpe sexy coi tacchi alti, entrambi in un blu che si abbina al vestito.
 
“Non ero sicuro se tu sapessi come portare i tacchi alti,” Jaime spiega, “e non voglio che barcolli come un puledrino appena nato.”
 
Brienne lo guarda male, lancia un’occhiata alle sue sorelle, e si infila ai piedi le scarpe col tacco. Lei getta i suoi capelli umidi oltre la spalla, preme le sue labbra troppo grosse in un broncio da modella, e—per la gioia delle sue sorelle—sfila per il soggiorno muovendo i fianchi in modo esagerato. Lei ruota per trovarsi di faccia a Jaime, la gonna le si gonfia, e gli rivolge un’occhiataccia di sfida.
 
Jaime alza le mani come segno di resa, e gli occhi gli brillano mentre ride. “Va bene, va bene—abbi pietà, Spilungona!” Lui sorride mentre il suo sguardo vaga per tutto il corpo di Brienne. “Cavolo, ho buon gusto,” lui commenta compiaciuto, mentre si muove a passo lento verso di lei. Lui la prende gentilmente per le spalle e la gira verso la porta della sua camera da letto. “Ora, vai a toglierti tutto prima di farmi venire un infarto.”
 
Lei fa un passo avanti, per poi fermarsi, accigliandosi verso di lui da sopra la spalla. “Un infarto?”
 
“Sei una calamita per lo sporco, Spilungona—lo sei sempre stata—e non vuoi sapere quanto ho dovuto pagare per quel vestito,” lui ribatte, allontanandola.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime è già mezzo ubriaco prima ancora che inizi il banchetto, e Brienne sospira, sapendo che avrà le mani occupate a gestire il suo migliore amico ubriaco. Lui è impegnato nelle sue mansioni per la festa del matrimonio, ma la scorsa notte le aveva detto che almeno lui è soltanto uno degli invitati d’onore e non il testimone.
 
Uno dei sette invitati d’onore, Brienne si meraviglia, mentre guarda il corteo nuziale entrare in sala. Sette. E, visto che Cersei è Cersei, e visto che Rhaegar è Rhaegar, e visto il fatto che entrambi si stanno comportando come se questa sia un’incoronazione invece di un matrimonio, gli invitati d’onore vengono scherzosamente chiamati la Guardia Reale durante gli infiniti discorsi, per via delle loro giacche bianche come la neve.
 
Brienne sorseggia il suo drink con grazia, e durante il pasto—e tra le frequenti visite di Jaime per mormorarle nell’orecchio una qualche nuova osservazione sarcasticamente cinica—lei fa conversazione coi commensali che le sono accanto, tutte persone che lei conosce. Mentre lei non era stata ufficialmente invitata al matrimonio, la maggior parte del paese invece lo era stata, e ci sono solamente un paio di persone che Brienne non riconosce. Sfortunatamente, la massa di persone include Hyle Hunt e la sua allegra combriccola di stronzi—quelli che avevano partecipato a quella ignobile scommessa l’ultima volta che Brienne si era avventurata in un evento sociale come questo. Lei ignora scrupolosamente i loro sguardi, i loro sussurri e la loro risata sguaiata, che sa essere diretti a lei.
 
Bè, lei può evitarli, almeno, perché quasi tutta la cittadina è venuta al matrimonio, e qui c’è un numero sufficiente di persone che vogliono sinceramente parlarle. Tywin Lannister possiede la banca più grossa della città, dopo tutto, e fa affari praticamente con tutti—e probabilmente questo è il matrimonio più sontuoso che la cittadina abbia mai visto. O che vedrà mai più.
 
Brienne sa che non era stata ufficialmente invitata solo perché Cersei ha sempre detestato il fatto che Jaime avesse trattato Brienne come la sua sorella preferita pressoché per tutta la sua vita—e Cersei non è mai stata una persona a cui piace stare al secondo posto negli affetti di qualcuno, per alcuna ragione. Brienne non aveva dubbi che Jaime avrebbe dovuto eventualmente lasciare il paesino anche solo per trovare finalmente una fidanzata che Cersei non sarebbe stata in grado di far fuggire via in meno di un’ora dopo averla incontrata.
 
All’improvviso, Brienne si ricorda di quella ragazza del liceo—Mel? Melisandre? No, Melara, è così che si chiamava—e del modo in cui Cersei l’aveva trattata. Melara si era trasferita l’estate successiva, e Brienne aveva sempre segretamente sospettato che Cersei fosse stata parte del motivo della partenza di quella famiglia.
 
Brienne scuote la testa e si rifocalizza sulla coppia felice. Lei presta particolare attenzione a Rhaegar Targaryen. Lo aveva visto solo un paio di volte. Lui era arrivato in paese non molto dopo che Cersei era tornata dal breve periodo di tempo che aveva passato ad Approdo del Re. C’era da aspettarselo che avrebbero gravitato l’uno verso l’altra—specialmente in un paesino come il loro: piccolo e coeso, dove tutti conoscono tutti e non succede mai nulla di emozionante.
 
Rhaegar è abbastanza bello, Brienne suppone: capelli argentati e occhi viola, ossa delicate e tratti sensibili. Lui è snello e alto, anche se non alto quanto Brienne, e le spalle di Brienne sono probabilmente ampie il doppio delle sue. A giudicare dai commenti sussurrati di Jaime, Rhaegar è anche già lo schiavo di Cersei, e soddisfa ogni suo capriccio—come se lei avrebbe potuto mai accontentarsi di qualcosa di meno.
 
Brienne prova a fare in modo che i suoi occhi non vaghino su Jaime, ma non riesce ad evitarlo. I capelli di lui sono di un oro brunito, quasi luminosi quanto quelli della sposa, e le spalle gli appaiono incredibilmente ampie nella sua giaccia bianca. Quel look gli dona, e lei desidererebbe essere piccola e delicata e adatta a dei pesanti sospiri ansimanti, perché è proprio così che si sente dentro di sé.
 
Le damigelle sono, ovviamente, tutte bellissime, anche se non bellissime quanto Cersei. Naturalmente, questo è il giorno della sposa, Brienne pensa, e lei è quella che deve brillare più di tutte.
 
Il suo sguardo torna verso Jaime. Lui nota che Brienne lo sta fissando ed alza il suo bicchiere di vino come cenno di saluto, facendole un occhiolino. Lei aggrotta la fronte mentre sente una fitta d’eccitazione fremerle lungo la schiena. Jaime alza un sopracciglio in modo interrogativo, e lei scuote la testa, facendo tornare la sua attenzione ai suoi compagni di tavolo.
 
Improvvisamente, lei realizza che questa potrebbe essere stata la decisione peggiore della sua vita.
 
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“Perché lei lo sta guardando in modo così corrucciato?”
 
Brienne guarda il suo Jaime con occhi spalancati e inorriditi, imprecando silenziosamente mentre sente il rossore strisciare sulle sue guance.
 
“E’ solo che lei è a disagio,” lei mormora, voltandogli le spalle.
 
“Tutto qui?”
 
Brienne arrossisce ancora di più di fronte al suo scetticismo. Lei salta in piedi e si affretta verso la porta. “Non provare ad influenzare il Jaime cantante,” lei lo rimprovera mentre lo fa. “Ha già stuzzicato quella povera ragazza a sufficienza.”
 
“Dove stai andando?”
 
Lei gli rivolge un’occhiataccia, sentendo la risata nel tono di voce di Jaime. “In bagno,” lei sbotta, scappando via.
 
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Brienne torna con del caffè e degli snack dal distributore automatico in cucina, ma ha sincronizzato bene il suo ritorno.
 
Ha a malapena il tempo di sedersi prima che Jaime le rivolga uno sguardo interrogativo, con le dita sulla tastiera.
 
Lei appoggia tutto in basso e annuisce.
 
Jaime preme invio.
 
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Lei è morta.
 
Deve essere morta, lei decide, perché questo può soltanto essere un qualche dolce e seducente inferno in cui è caduta come punizione per…qualcosa. Qualcosa che aveva fatto in una vita precedente, perché, per tutti i sette inferi, lei di certo non ha fatto nulla in questa vita per meritarsi questa tortura.
 
In passato, lei aveva ballato con Jaime una volta o due, ovviamente. Lui si era sempre assicurato di ballare con lei ai balli della scuola, anche quando lui portava con sé una ragazza. Ma stasera…
 
La mano di lui cambia leggermente posizione sulla zona inferiore della schiena di Brienne, e a lei tremano le ginocchia.
 
Letteralmente.
 
Le tremano.
 
Perché? Lei si domanda in modo quasi disperato. Dopo che era stato via cinque anni, perché lei prova ancora queste cose?
 
Forse è perché lui era stato via così a lungo, e lei non aveva mai del tutto capito esattamente che effetto lui avesse su di lei quando era qui. Forse è perché lui è cresciuto mentre era via, proprio come ha fatto lei. Forse è perché si è tolto la giacca e la cravatta, e la camicia gli si è aperta tanto da rivelare le linee marcate del suo collo, e tutto quello che lei vuole fare è sporgersi in avanti e mordicchiare—
 
Di colpo, Jaime li fa vorticare in tondo fino a quando lei non è stordita e sta ridendo, chiedendogli di fermarsi.
 
“Sei fortunato che mi sono tolta quelle dannate scarpe,” lei gli dice quando finalmente si ferma.
 
“In primo luogo, sei tu ad aver insistito nel volerle indossare.”
 
“Sei tu ad avermi detto che non ci sarei riuscita!”
 
Jaime ride e si tira Brienne un po’ più vicino. “Mi sei davvero mancata, Spilungona,” lui dice.
 
Lei arrossisce, e spera che le sue guance siano ancora così rosse per via del girare che lui non lo noterà.
 
“Sto iniziando a chiedermi se mi sei mancato,” lei borbotta. Lui si limita a ridere e a farla vorticare di nuovo.
 
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Brienne torna in soggiorno con una birra in entrambe le mani. Lei non aveva avuto una birra in frigo da quando suo padre era morto, pensa mentre si sistema accanto a Jaime, spaparanzato comodamente sul divano, e ricorda a se stessa di tenere Jaime fuori dalla cucina. Se lui vedesse quanto sono vuoti il suo frigo e le sue dispense...
 
Lei gli rivolge un sorriso veloce mentre brindano con le loro bottiglie e prendono un sorso.
 
“Bè,” lui dice con un sospiro, “Sono contento che sia finito.”
 
“Tutto ciò che resta sono le lacrime, huh?”
 
Lui alza un sopracciglio. “Il tuo supporto e la tua comprensione sono travolgenti, Spilungona.”
 
Lei sbuffa col naso. “Mi sono messa un vestito e sono andata al matrimonio di una donna che non mi piace solo perché mi hai implorato,” lei dice seccamente. “Credo di averlo già superato il test di supporto e comprensione da migliore amica.”
 
Lui le rivolge un lento sorriso pigro che la fa fermare di colpo. Lei sbatte le palpebre rapidamente e distoglie lo sguardo.
 
“Ho dovuto praticamente costringerti a venire sulla pista da ballo,” lui dice. “Un tempo amavi ballare. Che è successo dopo che me ne sono andato?”
 
Brienne gli getta di scatto un’occhiata sorpresa, chiedendosi se qualcuno gli avesse raccontato quello che era successo. Ma non c’è nessuno sguardo consapevole nei suoi occhi. Lei fa tornare la sua attenzione alla bottiglia di birra che tiene in mano, facendo spallucce. “Mio padre è morto,” lei replica, “e quando mi sono avventurata di nuovo nel mondo, bè...c’è stato...un incidente.” Lei aggrotta le sopracciglia mentre sfilaccia l’etichetta della bottiglia. “È stato tanto tempo fa, Jaime. Non vale la pena discuterne.”
 
Lui resta in silenzio così a lungo che lei corre il rischio di lanciargli un’altra occhiata. C’è della rabbia che ribolle negli occhi verdi di Jaime, e lei sbatte un po' le palpebre nel vederla.
 
“Sono stati quello stronzo di Hunt e i suoi amichetti, non è così?” Jaime ringhia. “Li ho visti che ti guardavano e ridevano.”
 
“Modera i termini; non voglio che le ragazze sentano parolacce! E non importa chi è stato.”
 
“Certo che importa se ti impedisce di fare qualcosa che un tempo ti piaceva!”
 
“E poi non sono affari tuoi, Jaime! Te ne sei andato, ricordi?”
 
“Ho lasciato questo posto,” lui sbotta. “Ho lasciato la presenza soffocante di mio padre, e la gelosia meschina di Cersei. Non ho mai voluto lasciare te!”
 
Brienne scatta in piedi. “E invece è proprio ciò che hai fatto.”  Lei sbatte la bottiglia di birra sul tavolino da caffè. “E’ tardi e devo svegliarmi tra un paio d’ore per fare le faccende domestiche. Adesso dovresti andare a casa.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro. “Casa? Casa mia è lontana leghe da questo posto.” Gli occhi gli brillano. “Inoltre, sono troppo ubriaco per guidare.”
 
Lei alza gli occhi al cielo; lui aveva smesso di bere ore fa e non ha preso più di due sorsi della sua birra.
 
“D’accordo,” lei ringhia.
 
Brienne cammina con passi pesanti fino all’armadio, trascina fuori una coperta e la getta sul divano.
 
“Forse dovrei svegliarti quando sarà l’ora di fare le faccende domestiche,” lei sbotta. “Per ricordarti di cosa è reale e cosa no.”
 
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Per rispetto al fatto che ci sono delle ragazzine in casa, Jaime si toglie soltanto la cintura e i calzini, e dorme coi vestiti addosso.
 
O ci prova.
 
La mente gli turbina troppo, e anche dopo che finisce la sua birra e quella di Brienne, ancora non riesce a rilassarsi abbastanza da dormire. È troppo confuso dalla bionda bruttina e goffa—che aveva un aspetto fantastico in quel vestito blu e quei tacchi—che sta dormendo nella camera da letto in fondo al corridoio.
 
Lei un tempo gli diceva ogni cosa, e il fatto che lei non si fidi più di lui gli dà fastidio—soprattutto dopo che lui le aveva dato lo spazio che lei voleva quando se ne era andato.
 
Lui sospira e rotola giù dal divano.
 
Forse un’altra birra è quello che ci vuole.
 
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Jaime apre il frigorifero e sbatte le palpebre guardando gli scaffali scarsamente ripieni. La birra che lui ha comprato sembra strana in tutto quello spazio vuoto. Si acciglia mentre richiude il frigo. Lancia un’occhiata da sopra la spalla per assicurarsi di non avere svegliato nessuno, e poi inizia ad aprire le porte del freezer e, alla fine, delle credenze.
 
Hanno le cose essenziali, lui scopre, ma non ci sono lussi, e anche le cose essenziali sono spoglie. Almeno c’è della carne nel freezer e ci sono delle verdure nell’orto, e Jaime si domanda quanto siano vicine a perdere tutto.
 
Facendo attenzione, richiude l’ultima credenza, e cammina quietamente per tornare al suo letto sul divano. Non sa se è arrabbiato con Brienne per non avergli detto quanto se la stanno passando male, o se è arrabbiato con se stesso per non averlo chiesto, ed anche più arrabbiato per non essere stato qui per lei, sia che lei lo volesse lì o no.
 
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Jaime convince facilmente le ragazze ad essere le sue complici volenterose. Sono piccole e lui non pensa che abbiano molte opportunità di infrangere le regole di loro sorella. Non appena le convince del piano, lui infastidisce allegramente Brienne fino a quando lei praticamente gli ordina di portare le ragazze in paese. Alysanne e Arianne sono in macchina a ridere con lui, mentre lui sfreccia fuori dalla fattoria.
 
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Jaime sa che Brienne non lo ringrazierà per aver fatto la spesa, ma spera che tenendo Alysanne e Arianne in mezzo a loro, lei non riuscirà ad avvicinarsi abbastanza da rompergli qualche arto.
 
Dall’espressione sul viso di Brienne e dall’occhiataccia che gli rivolge, forse lui ha calcolato male la vastità della rabbia di lei.
 
“Cos’è tutto questo?” lei domanda in modo piatto, mentre le ragazze appoggiano le ultime buste sul tavolo e iniziano a svuotarle.
 
“A te che sembra?” lui chiede spensieratamente, rivolgendole un sorriso blando. “Ho passato più tempo qui che a casa dei miei genitori, e se dovrò mangiare quello che c’è in questa casa, voglio assicurarmi che il cibo che mi dai sia all’altezza dei miei standard esigenti.”
 
“I tuoi standard esig—un tempo ti mangiavi torte di fango, Jaime!”
 
“Solo quando le preparavi tu, milady,” lui dice mentre le prende la mano e ne bacia il dorso giocosamente. “Di solito quando ero troppo spaventato da te per dirti di no.”
 
Brienne arrossisce di un rosso scuro mentre strattona via la mano dalla presa di Jaime. “Sei ancora un idiota,” lei borbotta.
 
Lui torna serio. “Forse.” Lui la osserva con attenzione, e poi dice, “Possiamo lasciare le ragazze a mettere a posto la spesa mentre noi andiamo a fare quattro passi?”
 
Il rossore di Brienne si fa più scuro, ma prima che lei possa parlare, Alysanne e Arianne li esortano a gran voce ad andare e a lasciare che loro si occupino delle varie cose. Jaime sa che è perché vogliono mangiare di nascosto un paio di barrette di cioccolato prima di cena, ma è disposto ad accettare il loro aiuto. Dopo tutto, lui le aveva corrotte col cioccolato.
 
Brienne brontola mentre afferra la sua felpa, spinge i piedi nelle sue scarpe da ginnastica consumate, e si allontana a gran passi, precedendolo.
 
Lui tiene il passo con lei con facilità fino a quando arrivano al bordo del torrente nel pascolo, e Jaime nasconde un sorriso quando lei lo guida automaticamente al loro vecchio posto. Brienne si ferma, avvolge le braccia intorno al proprio addome, e poi si volta per guardarlo male.
 
“Ieri notte hai frugato in cucina, non è così?” Il tono tradito di Brienne è quasi divertente.
 
“Sì,” lui risponde. “Come hanno fatto le cose a peggiorare così tanto per te, Brienne?”
 
Lei si acciglia e, per un istante, Jaime pensa seriamente che lei lo spingerà nel ruscello fangoso. E poi lei si volta in modo brusco, le spalle le si incurvano quando avvolge le braccia intorno a sé in modo ancora più stretto.
 
“Mio padre aveva smesso di prestare attenzione alla fattoria durante i suoi ultimi anni di vita,” lei borbotta.
 
“Lo ricordo,” Jaime mormora. Selwyn Tarth era un buon padre, un brav’uomo, ma era disceso nella disperazione e in un crescente alcolismo dopo che sua moglie morì nel dare alla luce Arianne. Ma Jaime non si aspettava che l’uomo sarebbe caduto così in basso da lasciare le sue figlie con l’acqua alla gola.
 
“Ho fatto ciò che potevo mentre era ancora in vita,” lei spiega, e Jaime annuisce. Lui sa quanto duramente lei aveva lavorato. “Le cose erano...tollerabili. Sembrava addirittura che lui stesse iniziando a tenere sotto controllo il suo bere.” Lei rilascia un sospiro. “Un paio di mesi dopo che te ne andasti, lui ha ipotecato la fattoria, è sparito per andare a sbronzarsi enormemente, e quando è tornato, ha prontamente fatto rotolare il trattore giù per la collina.” Lei gli getta un’occhiata da sopra la spalla, per poi voltarsi di nuovo. “Nessuna assicurazione sulla vita.”
 
“Perché ha ipotecato il posto?”
 
Brienne scrolla leggermente le spalle. “Per pagarsi la sbronzata, per quanto ne so,” lei replica amaramente. “Non ho mai visto quei soldi, ma di certo sono in debito dei pagamenti.”
 
C’è un freddo e strano presentimento alla bocca dello stomaco di Jaime. “Chi detiene il mutuo?”
 
Lei gli lancia uno sguardo pieno di pietà da sopra la spalla. “Secondo te?”
 
Jaime chiude gli occhi e fa una smorfia. Suo padre. Ovviamente.
 
E poi lui si acciglia. Riapre gli occhi e fissa la nuca di Brienne.
 
“Perché mio padre avrebbe acconsentito a prestare dei soldi a tuo padre?” lui chiede. “Mio padre sapeva com’era fatto tuo padre. Non è diventato ricco gettando via i soldi.” Il suo cipiglio si fa più profondo. “E di quanti soldi stiamo parlando?”
 
Brienne si gira di nuovo per guardarlo male, ma non dice nulla in difesa del proprio padre. Lei sa che quello che Jaime ha detto è vero.
 
“Trecentomila dragoni,” lei farfuglia, e Jaime spalanca la bocca.
 
“E non hai nessuna idea di dove siano andati quei soldi?” lui domanda incredulo.
 
No! Non c’era nulla nei conti di mio padre, e secondo i registri della banca, non ha mai ripagato una qualche somma del mutuo...anche se è morto quasi subito dopo aver ottenuto il prestito.”
 
“Non è possibile che abbia speso ben trecentomila dragoni in una sbronza, Brienne!”
 
Brienne si massaggia la fronte e sospira. “So che sembra impossibile da credere...ma non riesco a trovare dove siano finiti i soldi, Jaime! Dèi, se ne fossero rimasti un po’...tu non hai idea...”  Lei si volta di colpo di schiena, e Jaime si rende conto che lei sta lottando contro le lacrime.
 
“Brienne,” lui dice dolcemente, toccandole la spalla in modo incerto. Lei si scrolla via la sua mano e lui esita per un momento, prima di avvicinarsi e avvolgerle la braccia intorno. Lei si irrigidisce, ma non prova a scappare, così lui lo prende per un buon segno. La fa voltare con gentilezza, e la attira a sé in un abbraccio. Lei se ne resta ferma, rigida e inflessibile tra le sue braccia.
 
“Mi dispiace, Brienne,” lui le sussurra nell’orecchio. “Mi dispiace di non esserci stato per te.”
 
Le sue parole sembrano spezzare qualcosa dentro di lei, perché le spalle di Brienne iniziano a tremare, e dopo lei lo stringe forte, affondando il viso nel collo di Jaime, mentre singhiozza.
 
Lui la tiene stretta e la lascia piangere, e riflette sul fatto che c’è qualcosa di davvero strano nella sua storia, ma cavolo se riesce a pensare a cosa sia.
 
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Jaime sospira. “Le Brienne sembrano proprio non avere tregua,” lui commenta.
 
Brienne annuisce.
 
Lui sembra pensieroso e apre la bocca.
 
“Non chiederlo nemmeno,” lei ringhia.
 
“D’accordo,” lui replica, afferrando la sua tazza di caffè.
 
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Aspettano in silenzio che passi la mezz’ora di tempo, e si scambiano soltanto uno sguardo interrogativo e un cenno con la testa, prima che Jaime prema di nuovo invio.
 
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Il giorno dopo, Jaime sta ancora ponderando la storia di Brienne, mentre finisce il suo allenamento nell’unica palestra del paesino.
 
Sta usando la sua maglietta per asciugarsi il sudore dal viso, quando entra nello spogliatoio.
 
“Lannister!”
 
Si volta e si acciglia quando vede Ronnet Connington il Rosso approcciarlo con un sorriso ancora più viscido del solito sulla sua faccia. Jaime si guarda intorno e nasconde una smorfia quando si rende conto che sono da soli nello spogliatoio.
 
“È bello rivederti, amico,” Ronnet dice mentre Jaime gli stringe la mano protesa.
 
Sentendo quello, Jaime alza un sopracciglio. Lui e Ronnet non erano mai stati particolarmente in buoni rapporti prima che lui se ne andasse, e si erano a malapena scambiati due parole al matrimonio. D’altra parte, Jaime è famoso al momento, e quello fa sì che chiunque lui abbia mai incontrato voglia essere il suo migliore amico.
 
“Tua sorella ha organizzato una gran bella festa sabato scorso,” Ronnet continua, “anche se non so cosa le fosse venuto in mente per decidere di far vestire tutti gli invitati d’onore in bianco—se tu avessi avuto dei capelli un po' più lunghi, avrebbero potuto scambiarti per la sposa!” Ronnet ride fragorosamente alla sua stessa battuta, mentre Jaime finge di sorridere anche se stringe i denti.
 
“Ti ho visto ballare insieme alla nostra gigantessa locale,” Ronnet dice. Si sporge in avanti e abbassa il tono di voce, “Ho sentito che c’è ancora una borsa di dragoni d’oro in palio se sei riuscito a scopartela quella notte. Anche se non è molto leale se hai vinto, visto che vi conoscete da quando eravate bambini.”
 
Jaime sa che Ronnet sta parlando in una lingua che conosce, ma non sembra trovare un senso a quello che l’altro uomo sta dicendo.
 
Ronnet riconosce la sua confusione, e un’espressione preoccupata si insinua sulla sua stupida faccia. “Ti ho visto parlare con Hunt alla festa. Credevo che ti avesse dato tutte le informazioni sulla scommessa, soprattutto visto che dopo avevi iniziato a ballare con quella vacca pelosa—”
 
Il pugno di Jaime atterra sulla mascella di Connington con uno scricchiolio appagante. Connington finisce steso per terra, il sangue gli sgorga dal labbro rotto. Jaime si china su di lui e sibila, “Il suo nome è Brienne, testa di cazzo, e se qualcuno te lo domanda, sei scivolato nella doccia.” Si raddrizza e sogghigna guardando l’altro uomo. “Sii solo grato che ti sei solamente rotto il labbro.”
 
 
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“Perché non mi hai detto quello che avevano fatto quegli stronzi?”
 
La rabbia di Jaime è terrificante perché la sua voce è così strettamente controllata, quasi stretta come i suoi pugni, le nocche gli stanno diventando bianche.
 
“Perché è stato tanto tempo fa,” lei sbotta, “e non sono affari tuoi.”
 
Avevano fatto una scommessa! Avevano fatto una scommessa su chi sarebbe riuscito a convincerti a scopare con lui!”
 
“Sì, lo so—ero lì,” lei replica in modo secco. “Non li perdonerò mai per quello. Ma è tutto finito.”
 
“Perché non me l’hai detto?”
 
“Non eri qui, Jaime! Te ne sei andato, ricordi? Cazzo, eri sparito nella Music Row di Approdo del Re, cercando di farti un nome nel mondo della musica! E non mi hai mai chiamato, non mi hai mai scritto! Per quanto ne sapessi, potevi essere morto in un fosso da qualche parte!”
 
“Avevo detto a Cersei di dirti dov’ero!”
 
“Perché non mi hai detto tu dov’eri, Jaime? Te ne sei andato...e basta.” In un attimo, tutta la rabbia di Brienne le defluisce dal corpo. “Te ne sei andato e basta,” lei ripete, “mentre dovevamo essere migliori amici.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Pensavo che fosse quello che volevi!”
 
“Perché avresti dovuto pensarlo?”
 
Jaime flette i muscoli della mascella, per poi dire, lentamente, “Mio padre mi aveva detto che eri molto arrabbiata. È per questo che non mi hai mai detto addio.”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Non ero arrabbiata,” lei dice. “Voglio dire, ce l’avevo con te dopo la nostra ultima litigata, ma non sono mai stata arrabbiata per il fatto che te ne eri andato. L’ho sempre saputo che non eri fatto per un posto come questo. L’ho sempre saputo che te ne saresti andato e ti saresti fatto strada da qualche altra parte, e che avresti anche avuto successo.” Lei aggrotta le sopracciglia. “E come avrei potuto dirti addio? Te n’eri andato senza dirmi niente a riguardo.”
 
Ora è il turno di Jaime di spalancare gli occhi. “Ma che cazzo stai dicendo? Ti ho lasciato messaggio dopo messaggio dopo messaggio!”
 
Si fissano a vicenda in silenzio.
 
“I nostri padri?” Brienne alla fine sussurra.
 
“Chi altri può essere stato?” lui sospira. Si passa una mano tra i capelli. “Sapevo che avrei dovuto rintracciarti, ma mio padre mi disse che tu eri stata irremovibile sul fatto che dovevo lasciarti in pace. Tuo padre mi disse che col tempo ti saresti calmata.”
 
“Perché avrebbero fatto una cosa del genere?” Brienne domanda, la sua voce è debole.
 
Jaime sospira. “Mio padre? Bè, chi lo sa perché mio padre fa qualsiasi cosa, davvero. Tuo padre?” Sospira di nuovo. “Sapeva che avevo intenzione di chiederti di venire con me.”
 
Lei spalanca la bocca. “Venire con te?”
 
Lui annuisce. “Volevo che partissimo per quest’avventura insieme. Nemmeno tu sei fatta per un posto come questo, sai, solo che sembra che non riesci ad uscirne.”
 
Lei ride nel sentire quello. “Non sono destinata a nient’altro, Jaime,” lei ribatte, senza riuscire a fermare l’amarezza che traspare. “Sono grossa e brutta, una forte contadinotta. Il mio destino è quello di lavorare la terra e crescere le mie sorelle, e non ho alcun dubbio che finirò per morire in quel campo laggiù, proprio come mio padre—sempre se non perderò la fattoria prima di quello.”
 
Lui la schernisce. “Potresti andare ovunque, Brienne, potresti essere chiunque tu voglia, se solo riuscissi ad avere tregua.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, per poi addolcirsi. “Volevi davvero che io venissi con te?”
 
“Dovevamo conquistare il mondo insieme, ricordi? Non è quello che fanno i migliori amici?”
 
“E mio padre ha aiutato a sabotarlo?”
 
“Sembra proprio di sì,” Jaime replica e sospira. “Non odiarlo,” lui dice con gentilezza. “Lo sai che riusciva a malapena a sopravvivere giorno per giorno. Aveva perso tua madre. Non riusciva a sopportare di perdere anche te.”
 
“Non riesco ad odiarlo,” lei borbotta, sbattendo rapidamente le palpebre per fermare una calda ondata di lacrime, “ma non è così semplice.” E non lo è. I sentimenti che lei prova per suo padre sono complicati, un misto tra pietà, affetto e rabbia, e tutti reclamano la sua attenzione. Lui era lentamente andato in frantumi per anni, e poi era morto e l’aveva lasciata a raccogliere i pezzi. Non importa che non fosse intenzionale—lei ha passato gli ultimi anni a gestire la sua rabbia e la sua delusione, cercando di non macchiare i ricordi di Alysanne e Arianne.
 
“Non è così semplice,” lei sussurra un’altra volta.
 
“Allora, ti prego, non odiare me,” Jaime dice. “Credevo che volessi che ti stessi lontano.”
 
“Mai,” lei replica, per poi rendersi conto di ciò che ha detto, e arrossendo.
 
“Bene,” lui dice, sorridendo lentamente, “perché sono tornato nella tua vita, Brienne, e questa volta non ti sbarazzerai di me tanto facilmente.”
 
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L’ultimo giorno di Jaime a casa, Jaime e Brienne passeggiano verso il loro posto accanto al torrente. Il cuore di Brienne le fa male per il fatto che lui sta per andarsene, e non sa se lo rivedrà di nuovo.
 
“Almeno questa volta ci chiameremo, e ci manderemo delle e-mail e dei messaggi,” lui dice spintonandole la spalla con la propria.
 
“Giusto,” lei replica, spintonandolo di rimando. “Solo che io posso fare tutto quello solo in biblioteca.”
 
“Giusto,” lui ribatte e sospira. “Comunque...sempre meglio di niente.”
 
Lei annuisce, e fissa l’acqua che si muove pigramente.
 
Ancora niente pioggia, una parte distante della sua mente pensa, e lei si chiede se riuscirà ad ottenere abbastanza cose dai campi da racimolare i soldi per pagare la prossima rata del mutuo. Non può vendere dell’altro bestiame se vuole ancora avere della carne per l’inverno, e—
 
“Perché tu e le ragazze non venite per una visita?”
 
Brienne gli rivolge uno sguardo stupito. “Una visita? Ad Approdo del Re?”
 
“No, alla Barriera. Ma certo, ad Approdo del Re! È dove vivo, dopo tutto!”
 
“Jaime, sai che posso a malapena permettermi di mandare le ragazze a scuola. Come potrei farle andare ad Approdo del Re?”
 
“Offro io.” Lui scrolla le spalle quando vede l’impostatura cocciuta dei tratti di Brienne. “O te li posso prestare.”
 
“Fantastico. Come se io avessi bisogno di altri debiti.”
 
“Bè, vedi, è questo il punto: ci ho pensato—”
 
“Sempre pericoloso,” lei borbotta.
 
“Ha, ha,” lui dice. “Sono serio. Ci ho pensato, e mentre voglio che tu e le ragazze veniate per una visita e vi lasciate tutte le preoccupazioni alle spalle per una settimana, voglio anche darti l’opportunità di fare delle ricerche in città.”
 
“Che tipo di ricerche?”
 
“Tuo padre si è preso un mutuo di trecentomila dragoni sulla vostra fattoria. Dove sono finiti quei soldi?”
 
Lei sembra scettica, ma anche intrigata in modo riluttante. “E pensi che potremo scoprire qualcosa in città?”
 
Lui fa spallucce. “Bè, col cazzo che troveremo qualcosa qui, soprattutto se è mio padre che ti ha derubato del tuo futuro.”
 
Brienne sospira e scuote la testa. “L’unico che mi ha derubata è stato mio padre, Jaime, non il tuo.”
 
“Hai detto tu stessa che era andato via per un paio di settimane.”
 
“Se li è bevuti tutti quei soldi,” lei dice in tono piatto.
 
“O li ha investiti.”
 
Lei sbatte le palpebre. “Sono passati cinque anni. Qualcuno avrebbe già dovuto cercare di mettersi in contatto con lui a questo punto, trovando me invece.”
 
Jaime la osserva con attenzione. “Cos’è che ti fa più paura, Brienne? Scoprire per certo che tuo padre ha sperperato tutti quei soldi in alcol e feste—o scoprire che non l’ha fatto?”
 
Lei arrossisce. “Se io non lo so,” lei replica lentamente, “allora non sto mentendo alle ragazze quando mi chiedono cos’è successo.”
 
“Ma potresti saperlo. Non pensi di doverlo alle tue sorelle il togliere quell’ombra d’incertezza? Oppure vuoi che anche loro passino il resto delle loro vite a chiederselo, proprio come te?”
 
“Voglio che ricordino nostro padre con rispetto. Loro non capiscono per davvero quanto le cose si fossero fatte difficili, e vorrei che rimanesse così.”
 
“Nascondendo la verità? Questa non è la Brienne che conosco.”
 
“La Brienne che conoscevi appartiene a un passato di cinque anni fa, Jaime.”
 
Jaime le appoggia le mani sulle spalle. “Non ci credo,” lui dice con gentilezza. “Sei ancora coraggiosa, onesta e più forte di chiunque io conosca. Tranne che per quest’unica cosa. Devi conoscere la verità, Brienne, oppure non riuscirai mai ad andare avanti, e non ci riusciranno nemmeno le tue sorelle.” Le dà un piccolo scossone. “Lascia che ti aiuti a farlo. Lascia che io sia il migliore amico che avrei dovuto essere quando avevi bisogno di me.”
 
“Jaime...”
 
“Dai,” la ricatta, sporgendosi in avanti. “Le ragazze si divertiranno alla grande.”
 
“Questo è un colpo basso!”
 
“Ho mai giocato in modo pulito con te, Spilungona?”
 
Lei sbuffa col naso.
 
“Dai,” la implora dolcemente, rivolgendole i suoi migliori occhi da cucciolo.
 
Lei grugnisce e accetta.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime guarda Brienne con un sospiro sollevato.
 
“Non è stato così male,” lui dice.
 
“Meglio di quanto mi aspettassi,” lei concorda, per poi alzarsi e stiracchiarsi. “E non ho bisogno di una doccia.”
 
Lui sorride in modo ampio. “No, ma mi farebbe comodo un drink.”
 
*/*/*/*/*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Finalmente, almeno nell’universo di Brienne contadina, Cersei è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: sposare Rhaegar, lol. Congratulazioni, matta!
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***











*/*/*/*/*
 
Jaime e Brienne fanno a turni per sgranchirsi le gambe, riprendendosi dalla loro ultima serie di esperimenti. Jaime finisce in cucina, osservando quello che c’è in offerta nei distributori automatici, senza alcuna soddisfazione. Avrebbe davvero bisogno di un drink, lui pensa cupamente, anche se l’universo della Brienne contadina in realtà è quasi…piacevole.
 
In primo luogo, il Jaime cantante ha soltanto venticinque anni, e lui, malinconicamente, desidererebbe davvero essere ancora così giovane in quest’universo. In secondo luogo, anche se quelle controparti stanno affrontando delle loro difficoltà, la posta in gioco non è nemmeno lontanamente alta come negli altri universi. È davvero l’universo che è più simile a questo qui, almeno in tal senso.
 
Lui fa una smorfia a quel pensiero. Si ricorda la reazione del Jaime cantante nel vedere la Brienne contadina pavoneggiarsi per il soggiorno in quel vestito blu e in quei tacchi alti che le mettevano in risalto le sue gambe sorprendentemente belle. La Brienne contadina era sembrata incredibilmente sexy per essere una donna così notevolmente poco attraente. E ballare con lei…
 
Il suo cazzo si risveglia a quel ricordo, proprio come era accaduto in quel momento al Jaime cantante. Jaime chiude gli occhi e fa una smorfia.
 
È successo solo in due universi su cinque, lui si rassicura. E qui, nell’universo Principale, lui non è attratto per niente da Junior. Lui ama Taena; è ancora devastato dal suo tradimento, e una parte di lui quasi spera che possano trovare un modo di tornare insieme. Lui non prova assolutamente nulla per Junior, a parte del rispetto per la sua conoscenza della fisica e per la sua abilità a stare al passo con lui durante i loro allenamenti.
 
E lei è divertente, goffa, timida e irritante, e lei gli piace davvero tanto.
 
Lui si acciglia, mentre finalmente si decide a prendere una bibita analcolica e si avvicina a quel distributore automatico.
 
Brienne gli piace come collega, come persona e come amica. Ma lui non è attratto da lei. Quella stessa idea è ridicola.
 
La bottiglia fuoriesce dal distributore con un tonfo, e lui l’afferra. Si incammina per tornare nella sala di controllo, ancora accigliato.
 
Brienne alza lo sguardo quando lui entra. Lei sbatte quegli occhi incredibili, gli sorride, e Jaime si ferma.
 
Lui non è attratto da lei.
 
Per niente.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si acciglia quando Jaime esita sull’uscio.
 
“Vuoi che per stanotte ci fermiamo?” lei domanda, improvvisamente preoccupata. “Possiamo sempre continuarlo domani.”
 
Lui aggrotta la fronte. “Cosa? No. Perché vuoi suggerire una cosa del genere?”
 
“Sembri…strano.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Mi risentirei di quella descrizione se non sapessi di essere un gran bel fusto.”
 
Lei distoglie velocemente lo sguardo, perché ‘gran bel fusto’ è riduttivo nel fare giustizia come descrizione dell’aspetto di Jaime. Lei si ricorda le gambe molli e le sospiranti reazioni interne della Brienne contadina, nel vedere il Jaime cantante con addosso la sua giacca bianca, e prova a non morire di vergogna.
 
Si costringe a raddrizzare le spalle e a rivolgergli un sogghigno. “Bè, qualsiasi cosa ti aiuti a dormire la notte,” lei dice.
 
Lui sorride in modo ampio mentre scivola sulla sedia accanto a lei.
 
“Basta,” lui ribatte. “Siamo pronti per il Jaime versione Megastar?”
 
Lei annuisce, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
"Sono Tyrion Lannister, il commercialista del signor Lannister. E sono suo fratello, con mio sommo orrore." Tyrion stringe la mano di entrambi gli agenti di polizia, e poi si sistema sulla sedia accanto a Jaime. Tyrion lancia uno sguardo lungo la tetra sala per gli interrogatori. "Adoro il tema carcerario che avete in questo posto."
 
L’agente più vecchio, Morgan, assottiglia lo sguardo. "Ho sentito parlare di te," lui dice, voltando il suo oscuro sguardo su Jaime. "Hai chiamato il tuo commercialista?"
 
Jaime scrolla le spalle. "Stava già venendo a casa mia, e sapevo che si sarebbe arrabbiato se al suo arrivo non ci fossi stato."
 
Tyrion alza gli occhi al cielo. "Sono anche un avvocato," lui ribatte.
 
"Un avvocato del mondo dello spettacolo, specializzato in accordi sui diritti d’autore," Morgan replica in modo secco.
 
Tyrion gli rivolge un sorriso accennato, i suoi occhi di colori diversi sono pensierosi. "Sono lusingato che tu abbia sentito parlare di me," lui afferma. "Hai ragione; ma sono comunque un avvocato." Lancia un’occhiata a Jaime. "Spero che tu abbia tenuto la bocca chiusa fino a quando non sono arrivato," lui dice.
 
Jaime se ne sta stravaccato sulla sua sedia, chiedendosi se questa fosse solo un’allucinazione molto vivida causata da un’intossicazione alcolica. "Non è difficile da fare, visto che ricordo a malapena la scorsa settimana."
 
"Lo staff dell’albergo ti aveva sentito litigare—a gran voce--con Pia Peckledon, anche conosciuta come Jazz, nella suite nell’attico," dice Karl, l’agente più giovane. "C’è stato detto che hai distrutto la suite durante quel litigio."
 
"Okay," Jaime replica, sentendosi impotente.
 
"Ti ricordi su cosa avevate litigato?"
 
"Non ricordo di aver distrutto la stanza, figuriamoci il litigio."
 
Gli occhi di Morgan sono scaltri. "Che ti ricordi?"
 
Tyrion si mette in mezzo, "Vorrei parlare da solo col mio cliente prima che lui risponda a quello."
 
Jaime alza gli occhi al cielo e respinge le preoccupazioni di Tyrion. "Lo dico già da adesso, di certo non ricordo di aver fatto qualcosa di violento a quella ragazza, e so di non averla uccisa. L’abbiamo fatta scendere a casa sua..." Lui fa una pausa, corrugando il viso in modo pensieroso. "Va bene," lui borbotta, massaggiandosi la fronte, “oggi mi avete portato qui per interrogarmi; ieri, ho incontrato le mie occupatric—ehm—le mie inquiline; la notte prima c’è stata l’orgia--"
 
"Orgia?" Tyrion esclama. "E non mi hai mai chiamato?"
 
"Nessuno di voi due sembra comprendere la serietà di questa situazione," Morgan ringhia, e il filo d’acciaio nella sua profonda voce baritonale fa riacquistare subito la serietà ai fratelli Lannister.
 
"La notte dell’orgia è stata la notte che abbiamo accompagnato Jazz a casa sua," Jaime spiega. "E fidatevi, noi comprendiamo la serietà della situazione."
 
"E’ un meccanismo di difesa," Tyrion mormora mentre tira fuori una compressa antiacido. "Hai intenzione di berla quell’acqua, Jaime?"
 
Jaime scuote la testa e Tyrion la prende. Lui lancia uno sguardo alle espressioni sui visi dei due agenti di polizia, e sorride.
 
"Jaime vi darà volontariamente un campione del suo DNA," lui dice mentre lascia cadere la compressa antiacido nell’acqua. "E le sue impronte digitali e qualsiasi altra cosa di cui voi abbiate bisogno."
 
Karl assottiglia lo sguardo. "Sembri molto sicuro del fatto che tuo fratello non abbia nulla da nascondere."
 
Tyrion scoppia in una risata severa. "Mio fratello ha moltissime cose che dovrebbe nascondere…è solo che non l’ha mai fatto." Lui tracanna la miscela schiumosa.
 
L’espressione di Karl è piena d’incredulità sdegnosa. Si volta verso Jaime. "Così, la notte dell’orgia..." lui inizia.
 
"Sì," Jaime continua. "Dunque, quello è stato due notti fa, se non ho perso altri giorni. Abbiamo avuto un litigio in macchina; ad un certo punto, lei è saltata fuori e abbiamo dovuto convincerla a rientrare, e poi l’abbiamo accompagnata e fatta scendere davanti a una casa in periferia. Ci siamo anche assicurati che si accendesse una luce all’interno prima di andarcene."
 
Lui scrolla le spalle davanti all’evidente incredulità dei poliziotti.
 
"Sentite, sono un coglione, va bene? Sono una rock star, sono ricco, famoso ed edonista, e quello comporta un sacco di vantaggi, se capite che intendo. Quando sono in pausa tra una fidanzata e l’altra, non ho problemi a prendere quello che mi viene offerto volentieri, e mi ricordo a malapena i loro nomi o le loro facce la mattina dopo. Sono un coglione, ma non uno stronzo. Non l’avrei mai semplicemente scaricata da qualche parte senza pensare a se fosse un posto sicuro per una donna, soprattutto una donna sola e di notte! Era molto tardi quando l’abbiamo fatta scendere, e--"
 
Lui si ferma, improvvisamente affranto.
 
"E guardate cosa le è comunque successo." Si acciglia. "Che cosa le è successo? Voglio dire...è stata--? No. Non voglio davvero saperlo." Si passa le mani sul viso e grugnisce.
 
"Sentite," Jaime dice, "avevo scoperto che quella che diventerà la mia ex fidanzata appena la rivedrò mai, mi aveva svuotato i conti in banca e aveva provato a vendere la maggior parte dei miei beni. Quella rivelazione era stata...avvilente, per usare un eufemismo. Avevo deciso di affogare i miei dispiaceri su quel briciolo di credito relativamente piccolo che lei non era riuscita a prendersi prima che io incappassi in quello che stava facendo. Quello è stato...che giorno è oggi?"
 
"Lunedì," Karl dice lentamente, con una voce strascicata.
 
"Giusto. Lunedì. Quindi avrei scoperto di Taena…lo scorso lunedì?”
 
Tyrion annuisce.
 
Jaime continua, “Lo scorso lunedì, ero a Sin City. Avevo appena finito un mese di concerti ai Giardini Acquatici di Lancia del Sole. Lancia del Sole è un brutto posto per scoprire di essere al verde; è un gran posto per affogare i tuoi dispiaceri a riguardo. Sabato--o, suppongo nelle prime ore di domenica mattina—abbiamo lasciato la ragazza--Jazz—a casa sua, qui ad Approdo del Re. Quello che è successo in mezzo a quelle cose..." Lui fa spallucce. “Voi sapete più di me.”
 
"Ti ricordi quando e dove hai conosciuto Jazz?"
 
Jaime si acciglia, pensando, per poi scuotere la testa. "Non per certo. I giorni si confondono quando ti sbronzi in modo pesante, sapete." Lui osserva le facce impassibili dei due agenti di polizia. "O forse non lo sapete." Si acciglia, fissando il vuoto. "Ricordo di essermi diretto verso il casinò una volta che mi ero reso conto di quello che Taena aveva fatto, e avevo iniziato ad ordinare dei drink. E poi...ricordo...un letto. Delle voci. I campanellini e i fischi delle slot machine. Il sapore di un qualche alcolico davvero scadente. Ma il primo vero ricordo che ho è nel retro della macchina, quando stavamo arrivando qui, ad Approdo del Re." Si acciglia. "Avete parlato con Bronn? Almeno lui potrebbe ricordarsi dove abbiamo fatto scendere la ragazza."
 
"Bronn Stokeworth? Il tuo autista?"
 
"E’ l’unico Bronn che conosco, mi pare."
 
"Non siamo riusciti ancora a rintracciarlo."
 
Jaime aggrotta la fronte. "Bè, sapeva che mi ci sarebbero voluti un paio di giorni per riprendermi. Forse ha colto l’occasione per prendersi una piccola vacanza. Dèi, spero che mi abbia lasciato i miei vestiti prima di svignarsela."
 
*/*/*/*/*
 
I poliziotti lo lasciano andare con del disprezzo malcelato, e lui e Tyrion trovano Addam che li sta aspettando nel caos della sala comune.
 
“La notizia è già uscita,” Addam dice in tono piatto.
 
“Dèi,” Jaime geme infastidito mentre si dirigono verso le porte. “Quanto ci vorrà prima che i varysazzi arrivino qui?”
 
Addam gli rivolge uno sguardo pieno di pietà, e apre la porta rivelando un muro di rumore, luci lampeggianti e microfoni.
 
*/*/*/*/*
 
“Brienne! Brienne!
 
Brienne sussulta leggermente mentre Nymeria irrompe nella sua camera da letto, interrompendo la revisione che Brienne sta facendo del video della notte dell’orgia.
 
“Devi guardare fuori dalla finestra!” Nymeria dice, i suoi occhi scuri sono spalancati.
 
Brienne si acciglia. “Perchè?”
 
“Perchè ci stanno invadendo!”
 
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Brienne è con Nymeria e Nan, sbirciando in modo discreto da una finestra di una delle camere da letto del piano di sopra.
 
“Dèi,” Brienne borbotta, “chi se l’aspettava che in città ci fossero così tanti dannati varysazzi?”
 
“Hai davvero bisogno di guardare più spesso le cerimonie di premiazione,” Nym replica.
 
Si alzano, guardando la folla vorticante.
 
“Non lavorano tutti per le riviste scandalistiche da due soldi,” Brienne dice. “Guardate: c’è il WNN; il Metalupo News; la WBC, e…quello laggiù è il furgone del PB Channel di Petyr Baelish?”
 
Nym e Nan scrutano più da vicino.
 
“Lo è!” Nan risponde. “Che ci fa qui un canale porno?”
 
Nym replica, “Bè, il sex tape di Jaime Lannister che era stato fatto trapelare è il video porno di una celebrità più scaricato del PB Channel, ma sì. Sono in ritardo di un paio di giorni per filmare la festa dell’altra notte.”
 
Nan alza gli occhi al cielo. “Tu e le tue orge, Nymeria,” lei sbuffa col naso.
 
“Dovresti provare qualche volta, Nan, potrebbe piacerti.”
 
Nan la guarda male e Brienne le zittisce.
 
“Dov’è Jaime?” lei chiede. “Forse sono tutti qui perché sanno che è in residenza.”
 
“È tutto il giorno che non lo vedo,” Nym risponde.
 
“Se n’è andato via questa mattina insieme a un paio di ragazzi,” Nan fa sapere. “Non so se è già tornato a casa.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Bè, non può essere a causa del video,” lei borbotta, “a meno che…” Lei si volta lentamente, fissando Nymeria con orrore. “Non hai detto a nessuno che c’erano delle videocamere piazzate ovunque, vero?”
 
Nymeria alza gli occhi al cielo. “Mi credi davvero così stupida?”
 
Brienne tira un sospiro di sollievo. “Allora sono certa che questo non sia a causa nostra.”
 
Sbirciano un’altra volta da dietro le tende, e Brienne vede un’auto che sta avanzando attraverso la calca di corpi. I fotografi, i cameramen e quegli uomini e quelle donne che stringono in mano microfoni e registratori brulicano intorno all’auto come un esercito di formiche che cerca di divorare un pezzo di torta.
 
Dopo un momento, le porte dell’auto che sono più vicine alla palazzina vengono aperte con forza. Un uomo dai capelli rossi scende fuori, iniziando a spingersi attraverso la folla. È seguito da un nano e, in ultimo, da Jaime. Mentre faticano a farsi strada attraverso la massa di gente e verso la porta della palazzina, Brienne ha un pensiero improvviso.
 
Lei si volta di colpo verso Nan. “La porta è chiusa a chiave?”
 
“Certo.”
 
Le tre donne si fissano a vicenda per un istante, per poi scattare e correre per le scale.
 
*/*/*/*/*
 
I volti degli uomini sono cupi mentre spiegano brevemente alle donne cosa fosse successo per fare in modo che tutti i mass madia del mondo discendessero sulla villetta come un’orda di locuste.
 
Sono in salotto e Jaime se ne sta spaparanzato sul divano, con un drink molto forte in mano.
 
“Sei sicuro che dovresti berlo quello?” Brienne dice con un cenno di disapprovo.
 
Jaime le rivolge uno sguardo incredulo, per poi spostare lentamente il suo sguardo giù per il corpo di Brienne e dopo di nuovo su. Si volta pigramente verso Tyrion.
 
“Lei non mi sembra nostra madre.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Non ti voglio fare una predica contro l’alcol,” lei sbotta. “E’ solo che sembra che il bere sia ciò che in primis ti ha fatto finire in questo guaio.”
 
“In realtà, Taena Merryweather che mi ha svuotato il conto in banca è ciò che mi ha fatto finire in questo guaio.”
 
Nymeria boccheggia. “Vuoi dire che quei pettegolezzi sulle riviste sono veri?”
 
Jaime fa spallucce. “Bè, prima o poi dovevano pur indovinare qualcosa.”
 
Brienne si acciglia, e apre la bocca, ma prima che lei possa parlare, Nymeria dice, “Bè, credo che dovresti ingaggiare un detective privato e fare una tua indagine personale.”
 
Brienne si strozza e si volta verso di lei. “Nym. No.”
 
“Brienne. Sì.”
 
Jaime si scambia degli sguardi con Addam e Tyrion, poi guarda di nuovo Brienne, dicendo con voce strascicata, “Ne deduco che non sei davvero una fornitrice di catering.”
 
Brienne lancia un’occhiataccia a Nymeria. “Io sono una fornitrice di catering.”
 
Nymeria alza gli occhi al cielo. “Ed è per questo che gli unici clienti che hai sono quelli che ti chiedono di scattare delle foto sconce.”
 
Le sopracciglia di Jaime si alzano fino all’attaccatura dei suoi capelli, e dopo si volta verso Addam e Tyrion. “Potrei avere un po’ di tempo da solo insieme alla nostra…qualunque diamine di cosa lei sia?”
 
Addam e Tyrion si alzano in piedi. Una Nan scontenta e Nymeria, alla fine, accettano di andarsene quando Brienne alza gli occhi al cielo e fa un cenno verso di loro.
 
“Raccontami dell’altro riguardo queste foto sconce,” lei sente Tyrion dire mentre la porta si chiude dietro di loro.
 
Lei fissa Jaime, che la sta fissando coi suoi occhi verdi, freddi e duri come il vetro.
 
"Così,” lui dice con voce strascicata, “sei un’investigatrice privata. Che guarda caso sta occupando abusivamente casa mia proprio quando la mia compagna se l’è svignata con tutti i miei soldi.”
 
Lei spalanca gli occhi. “Cosa?” lei replica senza capire, e poi, “no, no, no! Io non la conosco nemmeno la tua—la tua compagna! Io sono una fornitrice di catering! È solo che sono anche un’investigatrice privata...anche se sono un miserabile fallimento in quel lavoro. Gli unici lavori che sono stata in grado di ottenere sono quelli dove devo pedinare dei coniugi infedeli per poter scattare delle foto scabrose che possano essere usate in tribunale."
 
“E me lo spieghi come ci sei finita qui?”
 
Brienne sospira. “Bè, non è che la mia attività di catering stia andando così tanto bene,” lei mormora. “E’ difficile trovare dei clienti per entrambe le attività. E gli affitti dei nostri appartamenti e della sede aziendale erano aumentati di nuovo, ed eravamo disperate.”
 
“E avete deciso di usare proprio casa mia?”
 
Lei scrolla le spalle. “Se ne stava qui, praticamente vuota. Nessuno veniva mai qui, a parte un’azienda di manutenzione per il giardino una volta a settimana, e un servizio di pulizia una volta al mese.”
 
Jaime assottiglia lo sguardo. “E come facevi a sapere quelle cose?”
 
Lei alza gli occhi al cielo e si appoggia delicatamente sul bordo del bracciolo della poltrona. “Sono una detective. Me n’ero resa conto da sola,” lei replica in modo secco e poi fa spallucce. “E Nymeria mi aveva detto che su uno di quei siti di gossip online girava voce che tu fossi così ricco da possedere una villetta che non avevi nemmeno mai visto.” Lei gli rivolge un mezzo sorriso. “Sembra che le riviste abbiano indovinato ben due cose.”
 
L'espressione di Jaime si addolcisce e la sua bocca si contrae in un sorriso.
 
“Va bene,” lui dice.
 
Brienne si muove per alzarsi.
 
“Dove stai andando?”
 
“A recuperare gli altri.”
 
Lui alza un sopracciglio. “Non abbiamo ancora finito.”
 
Brienne sprofonda di nuovo sulla poltrona.
 
"Sei brava come detective?" lui domanda.
 
Brienne si rizza indispettita, ma poi si ricorda che lui la sta lasciando vivere a casa sua senza farle pagare l’affitto, fino a quando lei non troverà un appartamento che potrà permettersi, quando lui avrebbe potuto benissimo farla finire in galera a calci nel sedere.
 
"Sì,” lei risponde. “Sono competente, testarda, e non mi fermo fino a quando non ho fatto ciò che ho promesso di fare."
 
"Bene. Voglio che tu scopra chi ha ucciso Pia Peckledon. E che lo riveli pubblicamente. Anche la mia carriera non sopravvivrà a lungo all’essere sospettato di un omicidio."
 
Brienne aggrotta la fronte, confusa, e poi spalanca lentamente la bocca. "Non ho mai investigato un caso d’omicidio prima d’ora!" lei balbetta.
 
"Quello non è un problema; io non sono mai stato sospettato d’essere un assassino prima d’ora." Lui sogghigna col suo ghigno caratteristico, e malgrado lei non volesse, e malgrado la gravità della situazione, le tremano le ginocchia. "Siamo sulla stessa barca, Gambe."
 
Lei sbatte le palpebre. "Gambe?" lei sputacchia. "Questo non è un qualche film noir, Jaime! Questo non è divertente!"
 
Jaime si sporge in avanti, i suoi occhi verdi gli luccicano. "Bè, di certo non è divertente per la povera Pia—o meglio, Jazz. Ma sono più rilassato perché ho un vantaggio rispetto a chiunque altro."
 
Brienne ha quasi paura a chiedere. "E quale sarebbe?"
 
"So di non averlo fatto." Lui sorride e si appoggia all’indietro. "Non sono così ingenuo da pensare che solo perché sono innocente ciò significhi che sono a posto, e anche se quei due poliziotti mi sembrano decenti, non voglio affidare la mia vita e la mia reputazione a un paio di piedipiatti sottopagati."
 
"Quindi...ti affideresti a un’investigatrice privata che non ha fatto altro oltre lo scattare delle foto sconce per dei casi di divorzio?" lei chiede in modo scettico.
 
"Lo hai detto tu stessa: sei testarda e vai sempre fino in fondo riguardo le tue promesse." Poi, lui scrolla le spalle. “Inoltre, non posso permettermi di ingaggiare qualcun altro al momento—almeno fino a quando non arriverà il mio prossimo assegno per i diritti d’autore. Tu, almeno, puoi farlo per avere un posto gratis dove vivere per te e le tue amiche.”
 
Brienne spalanca di nuovo la bocca, e dopo assottiglia lo sguardo. "E se trovassi delle prove che hai ucciso davvero quella povera ragazza?"
 
"Se tu dovessi trovare delle prove che mostrano senza ombra di dubbio che ho ammazzato quella povera ragazza, allora mi costituirò." Lui si sporge di nuovo in avanti, i suoi occhi penetrano in quelli di Brienne.  "Ma non l’ho fatto."
 
Brienne è ipnotizzata, inchiodata alla poltrona dal suo sguardo deciso. Lei deglutisce e dice, "Se—se io dovessi accettare il lavoro, seguirò ovunque portino le prove, non importa quale strada sia.”
 
Questa volta, il sorriso di Jaime è lento, ed è anche più sexy dal vivo di quanto non sia nei suoi video musicali. "E’ tutto ciò che chiedo," lui replica in modo accattivante.
 
*/*/*/*/*
 
“Bene,” Jaime dice mentre la sala di controllo torna a fuoco.
 
Brienne lo fissa, assottigliando lo sguardo. “Lui è davvero innocente?”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Abbiamo concordato che non avremmo condiviso i pensieri più intimi delle nostre controparti, così da non influenzarli involontariamente.”
 
Brienne sbuffa col naso. “Comunque dubito che possiamo influenzarli.”
 
“Ah. Ci hai provato?”
 
Brienne arrossisce. “No!” Lei aggrotta la fronte. “Non sei preoccupato?”
 
“No, ma sento di aver bisogno di popcorn.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime trova dei popcorn per il microonde negli scaffali della cucina, e ne porta un sacchetto nella sala di controllo, insieme a dei fazzoletti per pulirsi le mani. Saranno pronti per quando saranno in attesa che i generatori tornino alla massima potenza dopo il prossimo turno d’esecuzione dell’esperimento. Saranno ancora caldi perché, dopo tutto, gli esperimenti durano solo cinque secondi.
 
La dissonanza tra il lasso di tempo che passa negli altri universi e il lasso di tempo che passa qui nel suo, gli fa girare la testa. Un’altra cosa che dovrà risolvere quando torneranno ad Approdo del Re, lui decide, mentre rientra nella sala di controllo e appoggia i popcorn sopra un tavolo.
 
Si siede accanto a Brienne.
 
Dovrebbe solo essere grato di star pensando di nuovo alla scienza invece di domandarsi se la Brienne Principale sarebbe bella tanto quanto Septa Brienne nella luce della luna, o domandarsi se le gambe della Brienne Principale sarebbero belle quanto quelle della Brienne contadina se lui la dovesse mai vedere con addosso un vestito e dei tacchi alti.
 
Lui sorride e il suo cenno d’assenso è quasi sollevato, quando Brienne gli lancia un’occhiata per vedere se lui fosse pronto al prossimo turno dell’esperimento.
 
Lei preme invio.
 
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Morgan e Karl fissano Brienne con dei volti inespressivi.
 
“Un’investigatrice privata,” Morgan alla fine dice, con una voce piatta.
 
Brienne si schiarisce la gola e alza il mento verso l’alto. “Sì,” lei ribatte in modo fermo. “Il signor Lannister mi ha chiesto di indagare sul caso, a suo favore.”
 
“Lui non si fida che noi, dei membri rispettabili delle Cappe Dorate, possiamo fare il nostro lavoro?” Karl sbotta.
 
“Lui non mi ha detto la sua opinione sulle Cappe Dorate,” Brienne dice velocemente, “né mi ha nemmeno detto i suoi motivi per aver ingaggiato un’investigatrice. Sono qui solo per fare un lavoro.”
 
“Bè, non ti daremo accesso al fascicolo di un’investigazione in corso, visto che lavori per il sospettato principale!”
 
“Non mi aspetto che lo facciate, ma potete almeno darmi alcune informazioni.” Lei tira fuori un taccuino e una penna, e alza un sopracciglio.
 
L’espressione imperturbabile di Morgan si addolcisce leggermente, dopo lui getta uno sguardo a Karl e scrolla le spalle.
 
“Ti daremo ciò che possiamo,” Morgan dice.
 
Brienne annuisce. “Che è successo alla signorina Peckledon?”
 
“E’ stata strangolata. A giudicare dai lividi intorno al suo collo è stato usato un qualche tipo di corda—una corda spessa due centimetri o due centimetri e mezzo.”
 
“Dov’è stato trovato il corpo?”
 
“Nel soggiorno del suo appartamento, nella Approdo del Re antica.”
 
Brienne si acciglia. “Indirizzo?”
 
Morgan le dà l’indirizzo, e poi dice, “Non ti sarà permesso entrare. La scientifica sta ancora passando al setaccio il posto.”
 
“Chi ha scoperto il corpo?”
 
“La sua coinquilina, Hildy Bracken, è tornata a casa intorno alle dieci di mattina e l’ha trovata.”
 
Brienne annuisce mentre scarabocchia il nome. “Jazz è stata uccisa nell’appartamento?”
 
“Sembra proprio di sì,” Karl replica, “ma la scientifica non l’ha ancora confermato.”
 
“Ora del decesso?”
 
“Il medico legale stima che sia tra le 3:00 e le 5:00 di domenica mattina. Quella fascia oraria potrebbe cambiare una volta che l’autopsia sarà completata.”
 
Brienne aggrotta la fronte mentre prende un appunto. “Che sapete dei movimenti di Jazz prima di quello?” lei chiede.
 
Karl sogghigna. “Dici di essere una detective; scoprilo da sola.”
 
*/*/*/*/*
 
“L’hai ingaggiata?” Tyrion dice con tono piatto. “Per davvero.”
 
Jaime scrolla le spalle. È spaparanzato sul divano del salotto della sua villetta. “Vuoi lasciare fare tutto alle Cappe Dorate?”
 
“Le Cappe Dorate sono addestrate a fare questo tipo di cosa. Se non ci sono delle prove che ti collegano al crimine…”
 
Jaime alza gli occhi al cielo. “Sei davvero così ingenuo?”
 
Tyrion fa una smorfia. “No.” Lancia un’occhiata a Addam. “I promoter stanno già cancellando i concerti?”
 
Addam fa spallucce. “Più che altro stanno mandando dei moniti prudenti, dicendo che i piani potrebbero andare in fumo per vari ‘motivi’. Non stanno dicendo che è perché Jaime è un sospettato in un’indagine per omicidio, ma…”
 
“Bè, non puoi dar loro torto,” Jaime borbotta, “se non altro perché potrei essere in prigione per quando arriveranno le date dei concerti.”
 
“Sono degli idioti,” Tyrion ringhia. “Ogni edificio in cui sei prenotato per i prossimi quattro mesi è tutto esaurito.”
 
Jaime alza gli occhi al cielo. “Non è difficile da fare quando gli edifici possono ospitare solo poche migliaia di persone.”
 
Tyrion passeggia fino al bar e inizia a preparare dei drink. “Odiavi esibirti in quegli enormi stadi,” lui ribatte.
 
Jaime fa una smorfia. “Lo odio ancora.”
 
“E di certo non ti mancano i tuoi giorni da Sterminatore di Re, vero?” Addam domanda.
 
Jaime trasalisce. “Era un tale stupido soprannome,” lui mormora, “e adesso Robert Baratheon è il re del Rock ’n’ Roll. Perché lui non viene chiamato lo Sterminatore di Re?”
 
Addam sbuffa col naso e accetta un bicchiere da Tyrion. “Perché non era lui il cantante rock, giovane ed eccessivamente bello, che aveva scalzato dalle classifiche Aerys Targaryen per la prima volta in interi decenni.”
 
“Ho brillato forte,” Jaime mormora, unendosi a loro al bar, “e mi sono spento in fretta.”
 
“Oh, dèi,” Tyrion geme infastidito, “non iniziare di nuovo con quelle stronzate! Sei stato sotto i riflettori per quindici anni! Gli assegni dei tuoi diritti d’autore sono più guadagni dell’intero reddito di alcune delle Città Libere! Il pubblico ama te e le tue pagliacciate più di quanto non ami la famiglia reale!”
 
Jaime si passa le mani sul viso. “E sono cinque anni che non rilascio un nuovo album, e non ho un’etichetta discografica da più tempo ancora.”
 
“E di chi è la colpa?”
 
“Mia. Lo so.” Jaime si accascia sul bar. “E’ solo che sono stanco di cantare le solite vecchie canzoni.”
 
“Bè, puoi cambiare anche quello,” Tyrion dice.
 
“Ammesso che riuscirò a restare fuori di galera, naturalmente.”
 
“Bè,” Addam replica, “se ti sei stancato della musica, ho ricevuto una chiamata che mi chiedeva se tu fossi interessato a fare un film.”
 
Jaime si acciglia. “Un film?” Si rallegra. “Vuoi dire fare la colonna sonora?”
 
“No, no—si chiedevano se tu fossi interessato a recitare.”
 
“Recitare? Non sono un attore!”
 
“Come provato dai tuoi video musicali,” Tyrion borbotta e Jaime alza gli occhi al cielo.
 
“I miei pluripremiati video musicali,” lui controbatte.
 
“E’ soltanto un piccolo film indipendente,” Addam spiega. “Tutto ciò che offrono è una percentuale dei profitti, a posteriore…se ci fossero dei profitti, ovviamente. Ma conosco lo sceneggiatore. Podrick Payne. Un bravo ragazzo. Nel copione c’è un piccolo ruolo di cameo, quindi è probabile che sia quella la parte che ha in mente per te.” Addam scrolla le spalle. “Se stai cercando qualcosa di diverso…”
 
Jaime alza gli occhi al cielo.
 
“Ti darò il copione,” Addam dice, rassegnato. “In quel modo potrò almeno dire al ragazzo che lo stai valutando, per poi rifiutarlo con gentilezza.”
 
“E’ solo che ho altre cose per la testa,” Jaime replica in modo secco.
 
“Bè, non sei ancora stato arrestato,” Tyrion dice vivacemente, “e la tua vecchia casa discografica non è disposta a darti in anticipo il tuo prossimo pagamento per i diritti d’autore ora che questo scandalo è finito sui notiziari.”
 
“Non è uno scandalo, Tyrion,” Jaime mormora. “Una ragazza è stata assassinata. Una ragazza vera.”
 
Per un momento, Tyrion sembra vergognarsi. “Lo so,” lui borbotta. “Lei ha una qualche famiglia, che tu sappia?”
 
“Me la ricordo a malapena,” Jaime sospira. “Sono sicuro che i notiziari e le riviste avranno tutti i dettagli sulla sua vita e la sua famiglia.”
 
“E tu non vuoi leggerle quelle storie?”
 
“Qualcuno di voi due le ha lette?”
 
Tyrion e Addam si scambiano un’occhiata.
 
“Un paio,” Addam risponde, “ma le storie che ho letto non avevano ancora molti dettagli su di lei. Stavano tutti salivando sul fatto che eri stato nominato come una persona d’interesse in un caso d’omicidio.”
 
Jaime sospira. “Povera ragazza,” lui replica. Scuote la testa. “Lei mi aveva chiesto se io credessi nelle anime gemelle,” lui mormora, “e adesso per lei è troppo tardi per trovarne una.” Lancia uno sguardo ai suoi amici, e dice, “Ricordate: siamo dei coglioni, ma non siamo degli stronzi. Non dimentichiamoci che Jazz Peckledon era una persona vera. Ogni dichiarazione che facciamo ai media ha bisogno di tenere lei in primo piano. Quello che le è successo non dovrebbe essere messo in ombra dal mio essere una celebrità.”
 
Tyrion sbuffa col naso. “Buona fortuna con quello,” lui borbotta.
 
“I media faranno quello che fanno sempre,” Jaime dice. “Mentre questo è ciò che faremo noi.”
 
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Brienne si fa strada attraverso i varysazzi che adesso se ne stanno accampati ai bordi della proprietà, invece che sui gradini all’entrata della villetta. Il personale addetto alla sicurezza che fa da guardia al vialetto d’ingresso, le lancia un’occhiata attraverso il finestrino e la fa passare con un cenno della mano.
 
Lei entra in tutta fretta nella villetta, chiamando Nan e Nymeria.
 
Anche gli uomini escono dal salotto, mentre Nan e Nymeria le vanno incontro nell’atrio.
 
“Perché sei così eccitata?” Nymeria domanda.
 
Brienne getta lo sguardo su ognuno, rivolgendo loro un sorriso torvo. “Ho bisogno degli occhi di tutti.” Lei si volta verso Nymeria. “Vai a prendere tutte le chiavette USB della notte dell’orgia. Sono nella mia camera da letto.” Tyrion solleva di scatto la testa e Brienne alza gli occhi al cielo. “Non eccitarti troppo,” lei ordina, “cercheremo tuo fratello.”
 
Tyrion arriccia il viso, facendo una smorfia. “Ew.”
 
“L’ora del decesso è stimata tra le tre e le cinque di domenica mattina. Nym aveva piazzato delle videocamere dappertutto in questa casa, grazie al caso a cui stiamo lavorando. Dobbiamo trovare qualsiasi filmato possibile di Jaime, e vedere a che ora è arrivato qui—e se è andato via di nuovo.”
 
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Brienne si arrende nel cercare di tenere Nymeria e Tyrion concentrati in modo appropriato, mentre guardano i filmati andando avanti alla massima velocità. Brienne rivolge a Jaime uno sguardo scandalizzato quando quei due iniziano ad incitare e fare commenti riguardo la performance di una coppia in una delle camere da letto.
 
Jaime scrolla le spalle. “Pensavi davvero che io fossi l’unico in famiglia ad essere così?” lui le mormora.
 
“Lo speravo,” lei borbotta.
 
“Ah, piccola dolce figlia dell’estate…”
 
Lei alza gli occhi al cielo e scuote la testa, poi fa tornare la sua attenzione al proprio computer.
 
“Ah,” lei dice, sporgendosi più vicina allo schermo.
 
Jaime le si avvicina, scrutando lo schermo del computer, con la testa piegata vicino a quella di Brienne.
 
Loro osservano in silenzio mentre la lunga limousine nera si ferma davanti all’ingresso e Jaime e Bronn ne scendono, parlando l’uno con l’altro, e poi Bronn risale in macchina e se ne va.
 
Brienne mette in pausa il video e guarda l’orario segnato.
 
“Bingo,” lei dice. “Due e mezza del mattino.”
 
“Troppo vicino alle tre per poter stare tranquilli,” Jaime mormora.
 
“Ma dovrebbe essere abbastanza per del dubbio fondato, specialmente se potremo provare che non te ne sei andato di nuovo.”
 
“E ammesso che l’orario della videocamera sia accurato.”
 
Brienne sbatte le palpebre guardandolo. “Anche quello.”
 
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“Bè, grazie agli dèi la festa era stata filmata,” Jaime dice, allungando la mano per afferrare i popcorn.
 
Brienne si acciglia mentre imposta i generatori per farli salire di nuovo di potenza per l’ultima sessione d’esperimento della serata.
 
“Puoi almeno dirmi se il Jaime versione Megastar ha partecipato all’orgia?”
 
Jaime tossisce e le offre i popcorn. “Perché lo vuoi sapere?”
 
“Perché così almeno sarò preparata a vederlo nel video, anche se la povera Brienne investigatrice privata non lo è.”
 
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Sgranocchiano i popcorn e scrivono le proprie annotazioni, e poi, quando i generatori sono tornati alla massima potenza, Jaime preme invio quasi con entusiasmo.
 
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Per il sommo sollievo di Brienne, il tempo che Jaime aveva passato alla festa era stato innocuo: era arrivato, aveva vagato tra la folla—la cui maggior parte era troppo…impegnata in altre attività per notare che Il Jaime Lannister si trovava nella stanza—e poi si era diretto al piano di sopra. Aveva aperto delle porte fino a quando non aveva trovato una camera da letto vuota, ed era sparito lì dentro per il resto della nottata, e anche quello era stato immortalato nel video.
 
“Stai diventando vecchio, fratellone,” Tyrion commenta.
 
“Hey! Non puoi biasimarmi per il fatto che ero troppo fatto per potermi fare qualcuno! Dopo tutto, mi ero sbronzato per giorni!”
 
“Lo so. Eri incoerente ogni volta che avevamo parlato.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Avevamo parlato?”
 
Tyrion alza gli occhi al cielo. “Non sono sorpreso che non te lo ricordi. Eri davvero andato.”
 
“Se sapevi che era messo così male, perché non eri andato a Lancia del Sole a recuperarlo?” Brienne chiede.
 
“Oh, togliti quel cipiglio di disapprovazione dalla faccia,” Tyrion dice. “Non riuscivamo a trovarlo quel bastardo.”
 
Jaime aggrotta le sopracciglia. “Bronn—”
 
“Ti eri sbarazzato di Bronn quasi subito.” Tyrion fa una pausa, aggrottando la fronte. “Quei poliziotti hanno detto che ti eri rintanato nella suite nell’attico per quattro giorni insieme a Jazz Peckledon…ma quello non può essere del tutto esatto. L’hotel aveva giurato che tu non eri lì; Bronn era salito nella suite, ed era vuota a parte per delle bottiglie vuote di liquore sparse in giro per il posto.”
 
“Erano state usate delle droghe?” Nymeria domanda.
 
“Bè, quello spiegherebbe il blackout totale,” Jaime dice, “ma se ci sono state davvero, non sarebbe stato per una mia scelta consapevole. La mia preferenza è l’alcol; ho sempre evitato qualsiasi altra sostanza.”
 
Le tre donne alzano delle sopracciglia scettiche.
 
Jaime ride. “Sentite, anche quando avevo diciassette anni, quando avevo fatto il botto, sapevo che se fossi andato per quella strada, mi avrebbe distrutto prima ancora di cominciare. Mi piace far festa, mi piace bere, ma non sono un alcolizzato. Chiedetelo a chiunque abbia mai lavorato con me: una sbronza di questa portata è rara, nonostante quello che le riviste e i siti di gossip vorrebbero farvi credere.”
 
“Intendi dire che non sei così tanto scatenato quanto la genti pensi?” Nymeria chiede, delusa.
 
Jaime scrolla le spalle. “Le persone credono a ciò che vogliono credere.” Il suo sorriso improvviso è peccaminoso. “E non si sbagliano del tutto.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Anche se tutto ciò è affascinante,” lei dice compitamente, “dobbiamo portare questo filmato alle Cappe Dorate.”
 
Jaime annuisce e rivolge verso di lei il suo sorriso peccaminoso. “Ma guardati,” lui parla. “La tua prima indagine per omicidio, e mi hai scagionato in meno di un giorno.”
 
“Ma non ho risolto l’omicidio,” lei ribatte, “e quello è ciò che ho promesso di fare.”
 
Lei arrossisce quando tutti la fissano increduli.
 
“Io prendo le mie promesse molto seriamente,” lei borbotta, distogliendo lo sguardo.
 
*/*/*/*/*
 
Morgan e Karl sono scettici, e ci vogliono molte spiegazioni prima che loro lascino perdere quell’argomento. Brienne sospetta che sia stato il civettare non molto velato di Nymeria con Karl ad aiutare a convincere quell’uomo della verità della storia. Morgan e Nan sembrano adocchiarsi a vicenda con un simile livello d’interesse.
 
Brienne trattiene un sospiro, e poi ripete a se stessa che almeno sanno portare a termine le cose.
 
*/*/*/*/*
 
Il giorno dopo, il capo delle Cappe Dorate fa una dichiarazione pubblica, rimuovendo Jaime Lannister come sospettato dell’omicidio di Pia ‘Jazz’ Peckledon. Brienne e Nymeria trovano lo scatto vincente di cui avevano bisogno per il loro precedente cliente, e Brienne fornisce l’estratto del video, prendendo il pagamento con una sensazione di disgusto sollevato.
 
Jaime tiene una conferenza stampa improvvisata coi varysazzi e i giornalisti ancora accampati fuori da casa sua, e nomina pubblicamente Brienne Tarth come l’investigatrice privata che ha scoperto le prove che lo scagionavano dai sospetti. Con cautela, lui non menziona che era stato possibile perché Nymeria aveva registrato una festa che si era tramutata in un’orgia. Quella notte c’erano state davvero molte persone ricche e potenti, e alcune di loro sarebbero estremamente scontente di scoprire che ci potrebbero essere dei video compromettenti delle loro attività.
 
Brienne si perde la conferenza stampa; ha un lavoro come fornitrice di catering, e lei e Nan sono in cucina, e poi alla festa a servire il cibo. È tardi quando finalmente tornano alla villetta, e lei striscia nel letto, grata, per dormire.
 
*/*/*/*/*
 
“Brienne.”
 
Brienne grugnisce e si alza le coperte sopra la testa.
 
“Brienne!”
 
“Nym,” lei borbotta senza emergere dal suo comodo bozzolo, “è meglio che la casa sia in fiamme.”
 
“Ancora meglio. Stamattina abbiamo appuntamento con una potenziale cliente. La collana di diamanti di Lyanna Baratheon è stata rubata un paio di giorni fa, e lei vuole ingaggiarti per scoprire chi è stato.”
 
Brienne abbassa le coperte e sbatte le palpebre in modo assonnato verso la sua amica. “Lyanna Baratheon? Come fa a conoscermi?”
 
Nymeria alza gli occhi al cielo. “Devi davvero iniziare a capire il potere della celebrità,” lei dice. “Jaime ti ha nominata come la persona che l’ha scagionato. Da quel momento, il telefono non ha più smesso di squillare.”
 
*/*/*/*/*
 
Quella sera, Jaime alza lo sguardo quando Brienne entra nel soggiorno.
 
“Donna impegnata,” lui dice con un sorriso pigro.
 
Brienne annuisce. “Io…abbiamo tre nuovi clienti, e verso il fine settimana abbiamo altri appuntamenti con diversi potenziali clienti.” Lei lo guarda con degli occhi frastornati e davvero molto incantevoli. “Perché hai menzionato il mio nome nella conferenza stampa?”
 
Jaime scrolla le spalle. “Cerco di dare credito dove il credito è dovuto, Gambe. Mi hai scagionato come sospettato, anche se era per pura fortuna che Nymeria fosse qui e stesse riprendendo quella festa.” Lui si alza e passeggia verso la porta. “Comunque. Fortuna o no, ero in debito con te…e un Lannister ripaga sempre i propri debiti.”
 
*/*/*/*/*
 
“Bè,” Brienne dice con sorpresa, “è finita bene.”
 
Jaime sorride in modo ampio. “Proprio così.”
 
Lui si alza e si stiracchia, per poi risedersi di nuovo per aiutare Brienne ad iniziare il processo di spegnimento della Barriera.
 
“Non sarà così domani,” Brienne commenta sommessamente.
 
Jaime si ferma, le rivolge uno sguardo indagatore, e dopo annuisce.
 
“Lo so. Ma non dobbiamo tornare per forza in quegli universi se le cose si fanno davvero brutte.”
 
Brienne si mordicchia il labbro, e lui sa che lei sta pensando agli effetti che quello avrebbe sull’integrità dei dati che hanno già raccolto come risultato di quegli esperimenti.
 
Lui appoggia la mano su quella di lei, facendola sobbalzare.
 
“Ascoltami, Junior,” lui inizia, e lei sbatte le palpebre guardandolo. Lui si sporge verso di lei, e dice, in modo lento e fermo, “Non dobbiamo continuare con quegli universi se le cose si fanno davvero brutte. Possiamo trovare degli altri universi, o iniziare l’esperimento da capo se proprio dovremo farlo.” Lui la fissa intensamente. “Va bene?”
 
Brienne si mordicchia il labbro inferiore e annuisce.
 
*/*/*/*/*








Nota dell’autrice: Morgan e Karl sono stati chiamati col nome degli attori che ho messo nelle loro parti: Morgan Freeman e Karl Urban. Tecnicamente, sono dei personaggi originali, ma una ricerca su “A Wiki of Ice and Fire” ha rivelato i due seguenti personaggi:
 
“Morgan è una guardia della Casa Baratheon di Roccia del Drago e un uomo della regina. È un ubriacone senza speranza.”
 
“Karl, soprannominato Karl Piededuro, è un sovrintendente dei Guardiani della Notte.”
 
Dire che Morgan e Karl sono dei personaggi del canon è un po' barare…ma lo accetto. ;P
 
 





- I “varysazzi” dell’universo di Jaime Megastar/Brienne investigatrice privata sono, ovviamente, la loro versione dei nostri paparazzi. E sì, in quell’universo il Jaime Megastar ha trovato anche lui un nomignolo per la sua Brienne…“Gambe”…
 
- Vi pubblico questo capitolo un po' in anticipo per festeggiare il fatto che GRRM abbia parlato sul suo Not A Blog di star lavorando su dei capitoli di Jaime e Brienne per Winds. È un evento più unico che raro, infatti il caro George non ha mai praticamente parlato di progressi sui loro capitoli, se non molti anni fa dove disse “In Winds Brienne e Jaime avranno modo di conoscersi meglio”, ad un certo punto sembrava dare aggiornamenti su tutti gli altri personaggi a parte loro, lol.
 





 

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


Avviso: In questo capitolo troveremo del linguaggio scurrile canonico e…dei brutti caratteracci, possiamo chiamarli così. Alcuni momenti da disturbo post-traumatico da stress. Piccoli accenni Jaime/Cersei…più o meno. 
Oh, e ci sarà del sesso. Non sarà super esplicito, ma comunque ci saranno delle descrizioni. Questo è un universo dark, quindi leggete responsabilmente.
 
 
 
 


 
 
 
*/*/*/*/*
 
La sera dopo, Jaime e Brienne sono silenziosi mentre aspettano che i generatori della Barriera raggiungano la massima potenza.
 
La loro giornata è stata di routine: il loro solito allenamento, poi la colazione, per poi riunirsi nella suite di Jaime per analizzare i dati e per discutere di equazioni e teorie. Evitano scrupolosamente qualsiasi discorso su quello che hanno riscontrato la notte scorsa, o sui due universi che devono ancora essere rivisitati.
 
Il principe e la principessa, e poi l’universo Mad Jon. Jaime fa una smorfia. Entrambi gli universi avranno le loro dosi di difficoltà.
 
Jaime lancia un’occhiata al livello di potenza dei generatori e dopo allunga la mano verso il suo zaino. Scava al suo interno e ne tira fuori la bottiglia di whiskey del Nord che aveva preso dal jet privato Lannister, e la appoggia sopra la scrivania con un tonfo deciso.
 
“Jaime,” Brienne lo sgrida. “Non si possono bere alcolici qui.”
 
“Queste sono circostanze inusuali,” Jaime dice in modo fermo mentre tira fuori due bicchierini. Lui le getta un’occhiata e scrolla le spalle, mentre appoggia i bicchierini accanto alla bottiglia. “Solo se ne avremo bisogno.”
 
Brienne apre la bocca e poi la richiude, e Jaime sa che lei sta ricordando come sono quegli ultimi due universi.
 
“D’accordo,” lei replica con riluttanza.
 
Il computer fa un bip metallico per indicare che i generatori hanno raggiunto la massima potenza.
 
Loro spalancano gli occhi, per poi lanciare uno sguardo alla bottiglia, prima di guardarsi a vicenda.
 
“Stai bene?” Jaime chiede.
 
Brienne esita e dopo annuisce. “Sto bene,” lei risponde, e preme invio.
 
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Cersei vola da lui appena Jaime chiude la porta.
 
"Jaime," lei implora, le sue mani gli stringono le spalle, le braccia, il collo, "devi convincere nostro padre a farmi rimanere qui! Quel babbeo che mi ha fatto sposare si è già ripreso, e sta blaterando di nuovo sul voler tornare al Nord!"
 
Jaime la allontana gentilmente dal suo corpo. "La messa a letto non è stata di tuo gradimento, cara sorella?"
 
Lei gli tira uno schiaffo, il palmo di Cersei è sferzante contro la sua guancia.
 
"Non fare lo stronzo," lei sbotta. "Lo sai che ho preso delle precauzioni per assicurarmi che non ci sarebbe stata nessuna messa a letto!" Lei si addolcisce. "Lo sai che non riesco a sopportare di avere qualcuno che non sia tu tra le mie braccia," lei dice, graziosamente quasi quanto una qualche vergine.
 
"E’ per questo che hai cercato di uccidere il re del Nord mentre era seduto al suo stesso banchetto nuziale, seduto ad un tavolo Lannister? È per questo che hai cercato di uccidere la mia nuova sposa allo stesso tempo? Vuoi che questa guerra infernale continui per sempre?"
 
Il bellissimo viso di Cersei si contorce, diventando qualcosa di brutto. "Qualcuno doveva fare qualcosa, e tu non stavi facendo niente—come al solito! Noi non siamo bestiame, Jaime, non siamo animali che possono essere comprati e venduti ai migliori offerenti!"
 
"Noi siamo stati comprati e venduti per garantire la pace! Se io non avessi ordinato che re Eddard venisse spurgato—e se la principessa Brienne avesse finito il suo vino—adesso saremmo entrambi nelle celle nere!"
 
"Nostro padre non l’avrebbe mai permesso!"
 
"Nostro padre vuole la pace! Proprio come me! Proprio come re Eddard e re Selwyn! Proprio come la principessa Brienne e i nobili che siedono nella nostra Sala Grande; proprio come la ragazza che ti lava le lenzuola e il ragazzo che spala la merda nelle nostre stalle! Proprio come chiunque a parte te, a quanto pare! Se il tuo piano avesse avuto successo, nostro padre ci avrebbe giustiziati entrambi, avrebbe sposato la prima ragazza che gli fosse stata offerta, e ci avrebbe rimpiazzati con dei figli che sarebbero meno penosamente stupidi!" Lui afferra le spalle di Cersei, scuotendola un’unica volta, con forza. "Per amore dei Sette," lui ringhia, "usa quel poco di cervello che gli dèi ti hanno dato! Lascia che il re viva! Vai al Nord come regina! Sfornagli un lupetto o due, e poi sbarazzati di lui se la cosa ti compiace tanto!"
 
La rilascia con una spinta sprezzante.
 
"E che mi dici di te, caro fratello?" Gli occhi di Cersei sono freddi, le sue labbra sono beffarde. "Ti sbarazzerai di quella vacca che ti sei sposato una volta che lei avrà partorito una cucciolata o due di tuoi leoncini? Quella…creatura…è davvero chi desideri avere come tua regina? Come madre dei tuoi figli?"
 
Jaime le si avvicina, imponendosi sulla sua gemella con la sua altezza e la sua stazza. "La principessa Brienne è mia moglie," lui ringhia, "il che significa che lei è mia e posso farci quello che mi pare. Lei è mia! Ho preso l’iniziativa di assicurarmi che lei desse la colpa a me e non te per ciò che è successo, ma ieri notte hai davvero esagerato, Cersei. Non farlo mai più."
 
Cersei non indietreggia. "Bada a come parli con me, Jaime," lei dice in modo fintamente dolce. “Ricordati chi sono e cos’ho fatto. Ricordati a chi appartieni. Ricordati chi è la tua legittima regina.”
 
Negli occhi di lei c’è un’insensibilità che gli manda un brivido lungo la schiena.
 
Lui si raddrizza e fa un passo indietro. C’è quasi un trionfo sadistico sul viso di sua sorella, e gli ci vuole tutta la forza di volontà che possiede per non stringere le mani a pugno. Prende un profondo respiro e si domanda, ancora una volta, come si possa amare così tanto qualcuno e come si possa odiarlo così tanto allo stesso tempo.
 
Si chiede come abbia fatto ad essere cieco così a lungo.
 
"La carrozza ti sta aspettando," lui dice a denti stretti, voltandosi. "Indossa degli abiti pesanti; odierei sentire che ti sei presa il raffreddore nel tragitto verso Nord."
 
*/*/*/*/*
 
Cersei è andata via da diversi giorni quando Jaime va a cercare Brienne, trovandola nel fango ghiacciato del cortile di pratica ad allenarsi con Sandor Clegane. Clegane è abile, più grosso di Brienne e quindi più forte, ma Brienne è più veloce, più rapida e semplicemente migliore, e Jaime non riesce ad evitare di concederle del rispetto riluttante e dell’ammirazione, per quella stessa forza e quella stessa abilità che un tempo aveva maledetto in un campo di battaglia insanguinato.
 
Jaime si cela nelle ombre dell’armeria fino a quando, alla fine, Brienne disarma Clegane, e quei due si tolgono i loro elmi. Brienne sta sorridendo in modo ampio, e anche Sandor ha qualcosa sul suo viso che potrebbe essere considerato un sorriso, quando Brienne gli dà una pacca sulla spalla.
 
"Ottima sfida, ser," lei dice, cercando di riprendere fiato, il sudore le fa rimanere i suoi capelli pagliosi appiccicati alla fronte e contro il collo.
 
"Un giorno vincerò, Lord Comandante," Clegane replica con la sua voce rauca.
 
Brienne ride, e Jaime assottiglia lo sguardo a quel suono. Lui credeva che quella donna non sapesse come ridere.
 
"Non dubito che lo farai," Brienne ribatte, il suo sorriso fa in modo che la sottile cicatrice irregolare sulla sua guancia sinistra le si torca e balli. "Nessuno vince ogni battaglia."
 
Jaime assottiglia lo sguardo ancora di più quando si rende conto che Sandor Clegane—Sandor Clegane—sta, sì, sta davvero sorridendo, mentre dice, "Allora, ci vediamo domani, Lord Comandante?"
 
"Sì," lei risponde, "ci vediamo domani."
 
Si voltano verso l’armeria e entrambi si fermano bruscamente quando Jaime si fa avanti dal vano della porta ed entra nel cortile di pratica. I loro sorrisi si congelano e svaniscono. Gli occhi di Jaime guizzano da una Brienne guardinga a un Sandor adesso impassibile, e poi di nuovo verso Brienne.
 
"Mi domandavo dove te ne fossi andata di tutta fretta stamattina, vostra grazia," Jaime dice, il suo tono di voce è liscio come la seta.
 
Brienne alza un sopracciglio. "Se tu mi ascoltassi quando ti parlo, vostra grazia, sapresti che vengo sempre qui dopo aver fatto colazione.”
 
Gli occhi di Jaime sono freddi quando volge la sua attenzione su Clegane. "Sei il compagno d’allenamento preferito di mia moglie, ser?"
 
"Già," Clegane risponde con voce rauca. "Sono uno dei pochi che sono abbastanza forti per lei. Vostra grazia."
 
Jaime restringe lo sguardo a causa dell’insolenza di quell’uomo, prima di congedarlo con un netto movimento della testa.
 
L’ira di Jaime aumenta quando, invece di lasciarli soli immediatamente, Clegane rivolge a Brienne uno sguardo indagatore. Lei gli fa un piccolo cenno d’assenso con la testa. Clegane rivolge di scatto uno sguardo sprezzante a Jaime, offrendo poi uno scarno inchino a entrambi, per poi andarsene via a grandi passi.
 
Jaime aspetta fino a quando Clegane si è allontanato abbastanza, prima di voltarsi verso Brienne.
 
"Hai trovato l’uomo che userai per cornificarmi?"
 
Lei spalanca la bocca, e dopo gli occhi di Brienne brillano di rabbia. “Tu li hai già disonorati i voti che mi hai fatto in questo matrimonio, vostra grazia.”
 
"Da allora ti ho dato la mia parola—"
 
"La tua parola," Brienne sbuffa col naso e lo oltrepassa a grandi falcate. "La tua parola evaporerà come neve in primavera quando vedrai...lei di nuovo. L’unica speranza che hai di onorare il giuramento che mi hai fatto è di restare lontano da lei fino a quando non ti avrò dato gli eredi che ti ho promesso."
 
"E se non lo farai?"
 
Lei si gira di scatto e lo trucida con lo sguardo e, per un istante, Jaime si chiede se lei proverà ad ucciderlo con la spada da torneo che ha in mano. Dall’espressione sul viso di Brienne, è probabile che lei ci riesca.
 
"Perché mi hai cercato, Jaime?" lei quasi sputa fuori.
 
"Abbiamo ricevuto dei visitatori da Dorne. Il principe Oberyn Martell, la sua consorte, Ellaria Sand, e sua nipote, la principessa Arianne Martell, sono arrivati per porgere i loro ossequi, dopo aver ricevuto notizia del nostro matrimonio."
 
L’occhiataccia di Brienne si trasforma in sconforto. "Splendido," lei grugnisce.
 
*/*/*/*/*
 
Oberyn Martell e la sua consorte trasudano sesso da tutti i pori, e Jaime non è sicuro di se si senta più a disagio col modo in cui loro guardano la principessa Brienne, col modo in cui guardano lui, o col modo in cui guardano loro due insieme. Forse dovrebbe consigliare alla principessa Brienne di mettere delle fortificazioni in più contro la porta della sua camera da letto, mentre il principe ed Ellaria sono ad Approdo del Re.
 
Nota di nuovo gli sguardi interessati di Oberyn ed Ellaria verso di lui.
 
Forse anche lui dovrebbe fare la stessa cosa.
 
Il principe Oberyn e la sua consorte, insieme a sua nipote, Arianne, sono ormai a corte da diversi giorni; hanno detto tutte le parole esatte di congratulazioni, e hanno espresso del rammarico palesemente falso di essere arrivati troppo tardi per estendere i loro migliori auguri anche a re Eddard e alla sua nuova regina. Considerando che il principe Oberyn una volta aveva giurato che avrebbe ucciso la regina Cersei a mani nude appena avrebbe di nuovo posato gli occhi su di lei, Jaime è, a malincuore, impressionato dalla recitazione di quell’uomo—e dal proprio autocontrollo.
 
Per un istante, Jaime vede, ancora una volta, i tratti della povera Elia Martell contorti in agonia anche nella morte. La sua morte e il conseguente matrimonio di Cersei con l’ultimo dei Targaryen sono alcune delle cose che hanno portato alla guerra più lunga e sanguinosa nella storia di Westeros.
 
Senza dimenticare l’improvvisa e inspiegabile passione di Rhaegar per Lyanna Stark, che aveva preso chiunque di sorpresa. Chi si immaginava che un tale rammollito d’uomo sapesse cosa fosse la passione?
 
Jaime sorseggia il suo vino e si domanda se re Eddard avesse preso a cuore il suo ammonimento e si fosse preso un assaggiatore. Peggio per lui, se non l’ha fatto. Anche se forse il re del Nord dovrebbe essere cauto riguardo il contingente di uomini Lannister, guidati da Ser Gregor Clegane, che erano stati mandati come regalo per la regina.
 
Lui guarda mentre il principe Oberyn sposta le sue attenzioni sulla principessa Brienne, facendola rimanere imbarazzata e senza parole con una sola frase, senza dubbio arguta. Anche se—Jaime assottiglia lo sguardo—sembra esserci un barlume di divertimento sul viso in fiamme di Brienne.
 
Gli occhi di Brienne guizzano verso di lui, e lei si blocca, come un coniglio davanti a un serpente. Lei ha davvero degli occhi bellissimi, lui pensa, ma sono blu, non sono il verde che lui ha giurato così tante volte di amare fino alla morte. Ha aiutato a mandare via Cersei; lui si chiede se quello lo liberi da quella promessa. Si chiede cosa accadrebbe se implorasse l’Alto Septon di dargli un parere su quella questione.
 
Non riesce a fermare la piega amara delle sue labbra a quel pensiero.
 
Così tante macchie sulla sua anima, così tante cose che ha fatto…così tante cose che non è riuscito a fare, tutto in nome dell’amore. Sarebbe fortunato se l’Alto Septon si limitasse solo a staccargli la testa senza prima torturarlo.
 
E nonostante tutto, lui pensa mentre continua a tenere lo sguardo di Brienne, una parte di lui ama ancora la sua cara sorella. Si strugge ancora per lei, per la ragazza che era stata, per la ragazza che lui credeva che lei fosse.
 
Era stato sollevato nel vedere Cersei andarsene, ma Brienne ha ragione: lui non sarebbe mai riuscito a resistere a sua sorella, se lei fosse qui. Sa che ha bisogno di andare a letto con sua moglie, ma Cersei non è ancora abbastanza lontana.
 
Non ci sarà nessuna messa a letto stanotte, lui pensa, la propria espressione diventa più fredda mentre fissa sua moglie. Brienne spalanca gli occhi, e lui si vergogna di non riuscire ad essere più gentile con lei. E poi si arrabbia perché si vergogna, e volta bruscamente il viso da un’altra parte.
 
Non si volta più a guardarla.
 
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“Il principe Jaime è uno stronzo,” Brienne dice in tono piatto. “Perché mi stava—la stava—guardando male in quel modo?”
 
Jaime esita. "Non può evitare di amare chi ama," lui infine replica, e fa una smorfia a causa di quanto le sue parole sembrino fiacche.
 
"E lui deve davvero essere così tanto crudele?"
 
Jaime sospira. “È complicato."
 
Lei alza gli occhi al cielo. "E’ sempre complicato," lei grugnisce.
 
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Brienne sta ancora ribollendo di rabbia quando i generatori tornano alla massima potenza.
 
“Hai bisogno di un drink?” Jaime domanda mentre si risistemano sulle loro sedie.
 
Lei gli lancia un’occhiataccia.
 
“No. Tu?”
 
Lui alza un sopracciglio. “Non ancora,” lui risponde, e preme invio.
 
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"Dove sono le tue dame di compagnia?" Re Selwyn chiede.
 
Brienne alza lo sguardo dal libro che sta leggendo, e sbatte le palpebre alla sua domanda.
 
Lui è stravaccato sulla sua sedia, con a fianco una caraffa di idromele. Lui dice che non si è ancora abituato così tanto al suo status regale da rinunciare all’idromele, per bere vino tutto il tempo. I suoi occhi, così simili a quelli di Brienne, la stanno osservando con scaltra intelligenza.
 
"Non ho bisogno di dame di compagnia," lei ribatte, abbassando il libro. "Non sono una lady."
 
Selwyn grugnisce qualcosa che potrebbe essere stato del divertimento. "Potrai non essere una lady, ma sei una principessa, e la prossima regina di una Westeros del Sud finalmente riunita. Re Tywin non vivrà per sempre—nemmeno io. E nei prossimi giorni partirò per tornare a Tarth, e tu resterai qui da sola, coi Lannister. Hai bisogno di iniziare a circondarti di una corte di cui ti puoi fidare...o almeno di una corte che saprai come manipolare.”
 
Brienne lo fissa inorridita. “Non ho alcun desiderio di giocare a tali giochetti, padre!”
 
“Non hai altra scelta, bambina mia. O impari a giocare al gioco o è il gioco che gioca con te. Sarai la regina, e non puoi scegliere di far finta di poter ignorare tutto ciò.”
 
*/*/*/*/*
 
Qualche giorno dopo, re Selwyn parte per le Terre della Tempesta. Il suo congedo formale prende luogo nella Sala Grande, con tutto il cerimoniale adatto a un re.
 
Brienne si congeda da lui in forma privata nel freddo ventoso del cortile di pratica della Fortezza Rossa. Re Selwyn si sbarazza della sua postura regale per avvolgere le braccia intorno a Brienne, abbracciandola nel modo più stretto possibile. È strano, lei pensa, affondandogli contro. Lui è un po’ più basso di lei, ma quando la abbraccia in questo modo, lei non è altro se non una piccola bambina che crede ancora che suo padre sia abbastanza potente da affrontare il mondo intero.
 
Lui la rilascia e lei nota con sorpresa che gli occhi di suo padre sono pieni di lacrime. Lui sbatte le palpebre rapidamente, e si schiarisce la gola.
 
“Sei l’unica figlia che gli dèi mi hanno concesso d’avere con la mia amata moglie, la tua bellissima madre,” lui dice, con voce arcigna. “Hai i miei occhi e i miei spiacevoli denti.” Lui sorride in modo ampio, mostrando i denti storti, e lei ride. “Potrai aver preso da me in quegli aspetti, ma assomigli a tua madre, e—guerriera o no; Lord Comandante o no—hai la sua anima gentile e il suo cuore tenero. Sei la mia unica figlia, e non riuscivo a sopportare di guardarti morire sul campo di battaglia, il che è l’unica ragione per cui ho accettato i termini di questa tregua.” Lui allunga la mano e le accarezza la guancia, il pollice traccia con gentilezza la cicatrice lasciatale da una spada in una qualche battaglia o un’altra. “E se riuscirai a vincere la tua guerra nel letto del parto quando arriverà il tuo momento di affrontarlo, bè. Quello sta agli dèi. Ma ho più speranza che sopravvivrai in quella situazione rispetto a se avessimo continuato quella maledetta guerra inutile.”
 
Selwyn si gira quando Jaime si incammina verso di loro per augurare un viaggio sicuro a suo suocero, in modo più personale.
 
“Questa è la mia unica figlia,” Selwyn dice quando Jaime finisce di parlare. La voce di Selwyn sta diventando di nuovo arcigna, i suoi occhi penetrano in quelli di Jaime. “La lascio nelle tue mani. La lascio sotto la tua protezione.”
 
“Padre,” Brienne si intromette, gentilmente, sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime dagli occhi, “guardami. Non ho bisogno della protezione di nessun uomo.”
 
“Dovrei comunque chiederlo a mio genero.”
 
Jaime si inchina, profondamente. “Hai la mia parola,” lui dice.
 
E con quello, re Selwyn Tarth la abbraccia un’ultima volta, per poi montare a cavallo e cavalcare via dalla Fortezza Rossa.
 
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Nei giorni che seguono, nel mezzo dell’intrattenere—o forse tenere alla larga—gli emissari da Dorne, Brienne pensa alle parole di suo padre riguardo le sue dame di compagnia. Che a lei piaccia o meno, lui ha ragione. Anche se lei non sarà mai la regina che il popolo si aspettava o voleva, lei ha comunque il dovere di essere una buona regina, e un modo di fare ciò è rafforzando le alleanze della sua famiglia con le famiglie di nobili fedeli al trono del Sud.
 
Inoltre, il preoccuparsi su chi dovrebbe essere la prima ad essere invitata nella sua cerchia ristretta la distrae dal preoccuparsi sul suo matrimonio. Lei e Jaime non hanno ancora consumato la loro unione, ma lei è più che disposta a rimandarlo il più a lungo possibile. Jaime è un uomo bellissimo—Brienne quello non lo può negare—e lei sa che altre donne trovano piacere nel letto matrimoniale. Ma per una donna innaturale come lei—così grossa e massiccia, brutta e mascolina…
 
Brienne non è estranea al dolore: lei era stata tagliata da delle spade, si era rotta delle ossa, era rimasta intrappolata sotto al grosso peso del suo morente cavallo da guerra. Certe volte lei si sveglia, gridando, con l’odore del sangue nelle sue narici e con gli strilli dei feriti nelle orecchie…eppure lei rabbrividisce lo stesso pensando a quello che dovrà affrontare nel letto matrimoniale. Septa Roelle le aveva sempre insegnato che il dolore che una donna come Brienne prova è peggio del dolore peggiore che chiunque possa immaginare. Se solo Brienne fosse un tipo diverso di donna, Septa Roelle direbbe, e lei emette un sospiro triste, con gli occhi pieni di lacrime.
 
Brienne si aggrappa a un unico barlume di speranza: che sarà abbastanza fortunata da restare subito incinta, e quindi scappare dall’agonia del letto matrimoniale entro un paio di anni.
 
Ammesso che una donna come lei possa addirittura restare incinta.
 
Ma quelle sono preoccupazioni per un altro giorno, lei pensa cupamente. Brienne, sfortunatamente, ha bisogno di radunare intorno a sé una corte di dame.
 
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Per diversi giorni, Brienne valuta attentamente le famiglie nobili superstiti e le loro figlie, e poi decide con riluttanza di aver bisogno di rivolgersi a Jaime per avere un suo consiglio. Non è che lei si fidi di lui, o che la tensione tra di loro si sia alleggerita in modo significativo.
 
È solo che lei non ha nessun altro a cui può chiedere un consiglio.
 
Brienne lo invita a cavalcare con lei fuori dalle mura della città, e lei sospetta che lui abbia accettato per pura sorpresa.
 
“Dame di compagnia?” lui domanda, aggrottando le sopracciglia confuso, una volta che lei gli spiega il suo dilemma.
 
“Visto che le mie competenze da guerriera e da Lord Comandante non sono più necessarie, ho bisogno di costruire dei rapporti con le casate al di fuori delle Terre della Tempesta.”
 
“E mi hai chiesto di venire a cavalcare con te perché...?”
 
“Quali casate dobbiamo placare, vostra grazia? Quali casate dobbiamo minacciare in modo sottile? Sono più abituata a risolvere i miei problemi con una spada e con un esercito, ma adesso sembra che il mio destino sia di imparare a usare le armi di una donna in modo da rafforzare la stretta dei nostri figli sul trono del Sud.”
 
C’è un lampo di divertimento sul viso di Jaime, per via dell’atteggiamento insoddisfatto e del tono contrariato di Brienne, e lei non riesce ad evitare di sorridere un po' in risposta. Lei sa che si sta comportando in modo ridicolo.
 
“Non ho nessun altro che possa consigliarmi, vostra grazia,” lei dice, “e il mio ruolo è di supportare te tanto quanto di supportare i nostri figli.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Adesso anche quello è parte del nostro accordo?” lui replica in modo secco.
 
Brienne gli rivolge un’occhiataccia altezzosa. “Era l’accordo che abbiamo fatto quando abbiamo detto i nostri voti nuziali nel Gran Tempio,” lei dice, per poi addolcirsi. “Sono stanca della guerra come chiunque altro.”
 
Cavalcano in un silenzio sorprendentemente confortevole per dei lunghi minuti, e Brienne inizia a rilassarsi. Cautamente, lei si permette di sperare che quest’unione possa in realtà diventare...cordiale. Lei non è bella, anche se gli uomini e le donne la chiamano in quel modo con volti beffardi, ma lei ha altri punti di forza che porta in questo matrimonio.
 
"Sono una forte Lord Comandante," lei dice all’improvviso, e Jaime sobbalza leggermente, voltandosi con una faccia sorpresa verso di lei. Brienne continua, "Ho alle mie spalle la seconda armata più grossa del continente e, alla morte di mio padre—sperando che avvenga in un futuro molto lontano—i suoi alfieri giureranno fedeltà a me."
 
La bocca solitamente austera di Jaime si contrae verso un sorriso. "Anch’io sono un forte Lord Comandante. Ho alle mie spalle l’armata più grossa del continente e, alla morte di mio padre—sperando che avvenga in un futuro molto lontano—sarò re. I tuoi alfieri giureranno fedeltà a me invece."
 
Brienne blocca l’impulso di farlo cadere dal suo cavallo con un colpo del braccio. Gli farebbe bene se il suo culo arrogante atterrasse nel fango.
 
Lei stringe i denti, e dice, "Il Nord è sempre stato in buoni rapporti con le Terre della Tempesta, proprio come Dorne."
 
"Io ho l’Altopiano, le Terre dell’Ovest, le Terre della Corona e le Terre dei Fiumi," lui replica, annoiato, e lei lo osserva sospettosamente. Lui sta parlando in modo quasi troppo annoiato.
 
"Io non ho gli uomini di ferro," lei ribatte lentamente.
 
"Nemmeno io," lui replica.
 
"E nemmeno li voglio," loro dicono insieme, per poi fermarsi e condividere uno sguardo cautamente divertito.
 
Le spalle di Brienne si rilassano un po' di più.
 
"Sembri determinata ad ampliare la dote che tuo padre ti aveva elargito," Jaime commenta.
 
Brienne replica, "Nonostante gli sfortunati inizi della nostra unione e le minacce che ci siamo fatti a vicenda—"
 
"Stai includendo il mio drogarti e legarti nuda al letto tra gli 'sfortunati inizi', o con le 'minacce'?"
 
Lei arrossisce di un profondo rosso scuro. "Con le minacce, ovviamente," lei risponde rigidamente.
 
"Ovviamente." Lui distoglie lo sguardo, la bocca gli si inarca di nuovo in un sorriso. "Quindi, nonostante il recente passato...?"
 
Lei si schiarisce la gola. "Sì. Nonostante il recente passato, voglio che il nostro matrimonio sia...tollerabile. Per entrambi. E porto dei punti di forza a questa unione che penso porteranno dei vantaggi al reame, una volta che i nostri due regni si uniranno in uno."
 
"Ah," lui dice piano, "per cui l’armata, gli alfieri, e le alleanze con gli altri regni."
 
Lei annuisce e distoglie lo sguardo, sentendosi una sciocca. Dopo tutto, non è niente che lui non sapesse già.
 
Cavalcano di nuovo in silenzio, e poi Jaime parla, "Non sono piccoli, questi punti di forza che citi, e non sono stato gentile con te quanto forse ti meriti."
 
Lei sbatte degli occhi sorpresi guardandolo.
 
"Sei molto giovane, non è così?" lui continua.
 
"Ho già ventitré anni, vostra grazia," lei risponde, sulla difensiva, "e gli ultimi tre li ho passati guidando gli uomini in battaglia. Non sono così tanto piccola!"
 
Lui ridacchia, in modo dolce e basso. Sembra non esserci alcuna presa in giro in quella risata, anche se sembra arrugginita, e pare sorprendere anche Jaime. "Io ne ho trentasei, vostra grazia," e adesso c’è della presa in giro in quel titolo, "e sono stato sui campi di battaglia da quando ne avevo sedici. Cioè per vent’anni. Quasi più a lungo di quanto tu sia stata al mondo. Sei praticamente una bambina."
 
Brienne aggrotta la fronte, per poi sbottare, "Com’è che non ti eri già sposato?"
 
Jaime scrolla le spalle. "Cersei," lui risponde, semplicemente, e qualcosa dentro di lei avvizzisce. "Anche se adesso sono disposto a fare il mio dovere quando vorrai invitarmi nel tuo letto, sarai la prima donna che avrò mai toccato oltre Cersei. In gioventù, ero ancora più risoluto nella mia devozione a lei. E..." lui si interrompe, accigliandosi.
 
Brienne cavalca in silenzio, in attesa, fino a quando alla fine Jaime sospira.
 
"Ero stato promesso in matrimonio tre volte, in passato,” lui rivela.
 
Brienne gli rivolge uno sguardo sorpreso. "Oh?"
 
"Diciamo solo che sono stato...sfortunato."
 
Lei aggrotta la fronte. "Anche loro hanno scoperto di Cersei, e hanno rotto i fidanzamenti?"
 
"Sono tutte morte prima che potessimo sposarci," lui risponde in tono piatto.
 
"Oh," lei ripete, sentendo quello, "oh. Mi dispiace."
 
"Anche a me era dispiaciuto," Jaime sospira. "Melara era una cosina graziosa, delicata e docile. Lei sarebbe stata una moglie deliziosa, anche se chissà se sarebbe sopravvissuta al letto del parto…bè. Non siamo mai arrivati a quello. Anche Lysa era una ragazza adorabile, timida e silenziosa, ma con dei capelli rossi che promettevano del fuoco sotto quella placida superficie. Margaery era solo una bambina, aveva sedici anni, era carina e dolce, ma credo che avesse la ferrea volontà di sua nonna, ben nascosta da occhi indiscreti."
 
"E’ un peccato che nessuna di loro sia sopravvissuta abbastanza da sposarti e forse darti l’erede che tuo padre desidera."
 
"L’erede che anch’io desidero, vostra grazia. Non pensare che non mi importi niente di quello."
 
Brienne deglutisce pesantemente. "Non lo penso," lei replica sottovoce.
 
"Bene. La vera forza che porti a questa unione, Brienne, è qualsiasi forza si nasconda nel tuo ventre. Ho bisogno di eredi sani e forti. Eredi legittimi. Questo è ciò di cui il reame ha bisogno, non le tue armate o le tue alleanze."
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si acciglia guardando Jaime.
 
"Seriamente,” lei dice, “Il principe Jaime è un enorme stronzo."
 
Jaime sbatte le palpebre. "Ma ha anche ragione."
 
"E’ comunque uno stronzo," lei ringhia, uscendo a grandi passi dalla sala di controllo.
 
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Lei ritorna con del caffè, e loro scrivono le loro annotazioni in silenzio, fino a quando il computer non fa bip, facendo sapere loro che i generatori hanno raggiunto la massima potenza.
 
Abbassano le loro penne e si scambiano un’occhiata.
 
“Pronto?” Brienne chiede con un sospiro rassegnato.
 
“Pronto,” lui risponde, e preme invio.
 
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Brienne manda dei corvi a un piccolo gruppo di nobildonne, invitandole a corte, e un mese dopo il loro arrivo, il principe Oberyn e Ellaria annunciano che torneranno a Dorne. La principessa Arianne, con somma sorpresa di Brienne, implora graziosamente di poter restare un po' più tempo, e Oberyn acconsente. Due giorni dopo, Oberyn e Ellaria lasciano Approdo del Re con molte proteste di rammarico e con gratitudine.
 
Brienne è in piedi di fianco a Jaime mentre i loro ospiti se ne vanno.
 
La principessa Arianne si volta verso di lei. “Voglio bene a mio zio,” lei dice, “ma è un po' invadente, non è vero?”
 
Brienne sbatte le palpebre. “Il principe è molto affascinante,” lei replica.
 
“Ma mai affascinante quanto il tuo principe,” Arianne dice, rivolgendo a Jaime un sorriso sornione e malizioso.
 
Brienne arrossisce e Arianne ride.
 
“Vorresti unirti a me per una cavalcata, vostra grazia?” Arianne chiede, passando lo sguardo da Jaime a Brienne e poi di nuovo. “Mi va bene uno qualsiasi di voi due, vostre grazie,” lei dice, e adesso il suo sorriso è peccaminoso.
 
Jaime alza un sopracciglio, mentre Brienne sente una stretta allo stomaco.
 
“Sì,” Brienne risponde, a voce troppo alta, e si schiarisce la gola. “Sì, mi piacerebbe venire a fare una cavalcata. Ma prima di andare, vorrei scambiare una parola in privato con mio marito.”
 
“Certamente,” Arianne replica. “Ci incontriamo presso le stalle?”
 
Brienne annuisce.
 
Loro guardano l’incantevole giovane donna scomparire in direzione delle stalle, e dopo Jaime dice, “Di cosa desideri parlare?”
 
Brienne sobbalza un po’, e si chiede quale follia abbia preso possesso di lei. Ma lei non può negare che sia giunto il momento.
 
Lei raddrizza le spalle e si volta per guardarlo.
 
“Siamo sposati da due mesi,” lei inizia.
 
“Lo so.”
 
Lei si acciglia, per poi dire, “Abbiamo fatto un patto. Tu hai rispettato la tua parte dell’accordo, per ora. E prima noi…” Lei si ferma, deglutendo pesantemente, il suo viso è in fiamme mentre guarda disperatamente nella direzione in cui Arianne è scomparsa. Lei si schiarisce di nuovo la gola e dice, “Prima noi…noi…”
 
“Scopiamo?” Jaime replica con voce strascicata.
 
Brienne sente come se la pelle del suo viso stia andando letteralmente a fuoco. “Sì,” lei dice. “Prima noi…facciamo quello, prima il nostro accordo sarà completo e tu sarai libero di…di…fare quello che ti pare.” Lei non riesce ad evitare di lanciare di nuovo un’occhiata in direzione di Arianne, prima di incontrare un’altra volta il suo sguardo.
 
Gli occhi di Jaime sono pieni di un divertimento impuro. “Mi stai invitando nel tuo letto, Brienne?” lui domanda con una voce accattivante.
 
“Quando sarai pronto a unirti a me nel mio letto, vostra grazia, non ti dirò di no.”
 
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Quella notte, Brienne è sotto le coperte, allungandosi per smorzare la lanterna, quando Jaime apre la loro porta comunicante ed entra nella stanza, facendola sobbalzare.
 
Lei si congela quando lo vede, e pensa che in qualche modo lui riesce a sembrare magnifico anche quando è ricoperto da una pretenziosa vestaglia broccata, ricamata con degli estrosi leoni e dei soli.
 
Lei boccheggia e lui sogghigna.
 
"Hai promesso di fare il tuo dovere," lui dice con voce accattivante, mentre si muove verso il letto.
 
Brienne deglutisce, tutti gli orribili avvertimenti che Septa Roelle le aveva dato le si affollano nel cervello, e lei ha un improvviso impulso di balzare via dal letto e scappare per mettersi in salvo.
 
Ma lei è un Lord Comandante, si dice fermamente. Lei aveva incrociato la spada con questo stesso uomo in un campo di battaglia insanguinato. Di sicuro, il dolore femminile che dovrà essere il suo destino in camera da letto, non potrà essere peggio del morso di una spada o di un colpo di una mano guantata.
 
E lei non è una codarda. Lei lo...sopporterà.
 
Brienne annuisce. "Sì, vostra grazia," lei dice, e Jaime scoppia in un’aspra risata crudele, e si sfila la vestaglia.
 
Lei deglutisce alla vista del suo corpo nudo, alla vista del suo cazzo, che sporge dal suo corpo.
 
Lei era stata il Lord Comandante di un esercito per tre anni; il corpo nudo maschile non è più una sorpresa per lei—ma non era mai stata così vicina a un uomo nudo, figuriamoci uno così ben formato come Jaime. Lui è leggermente più basso di lei, ma ha delle spalle ampie, ha dei fianchi stretti, con un petto e un busto ben definiti, e delle braccia che si increspano con dei muscoli ad ogni movimento mentre lui tira indietro la coperta e scivola nel letto accanto a lei.
 
Brienne deglutisce di nuovo, mentre lui ride nel vedere i suoi occhi spalancati e terrificati, e lei leviga velocemente la propria espressione, si stende sul letto e aspetta, con gli fissi sul soffitto sopra di lei e le mani strette a pugni ai suoi fianchi.
 
Dopo un lungo momento dove nessuno di loro due si muove, lei si ricorda quello che un cavaliere le aveva detto anni fa, e chiede, "Andrebbe meglio se spegnessi la lanterna?"
 
"Non lo so, Brienne," Jaime risponde, "andrebbe meglio?"
 
Lei prova a lanciargli un’occhiata, e lo trova a guardarla con un’espressione afflitta e quasi sconcertata.
 
"Sì?" lei replica. "Tu—non dovresti guardarmi in faccia, in quel modo, e mi è stato detto che tutte le donne sono uguali nel buio."
 
"Lo trovo difficile da credere," lui dice in tono secco, e lei arrossisce quando si ricorda l’ampio seno di Cersei, in confronto ai piccoli cumuli di carne di Brienne. Lei non potrebbe mai venire scambiata per una donna bella, nemmeno al buio.
 
Comunque...è meglio al buio; le nasconderà le lacrime se lei dovesse trovare il dolore insopportabile.
 
Lei si risolleva e soffia velocemente sulla lanterna, facendo piombare la stanza nella penombra, illuminata solo dal fuoco del camino.
 
Brienne si ristende, fissa il suo sguardo di nuovo sul soffitto, e dice, "Sono pronta."
 
La risatina di Jaime è bassa e roca, e colpisce le terminazioni nervose di Brienne, facendola tremare. "Sei ben lontana dall’essere pronta," lui le dice con fare peccaminoso, e dopo lui incombe sopra di lei e, prima che lei si renda conto di cosa lui intende fare, lui la sta baciando.
 
Brienne non si era aspettata dei baci, e sussulta al tocco della bocca di Jaime contro la sua.  Lui intreccia le dita nei capelli di Brienne per tenerla ferma, e poi la sua bocca è dura ed esigente contro quella di Brienne, e il primo tocco della lingua di Jaime contro le sue labbra la fanno boccheggiare. Lui si approfitta della sua sorpresa per assalirle la bocca con la lingua, e lei resta bloccata dallo shock.
 
Jaime alza la testa e, anche nella penombra, lui è bellissimo mentre la folgora con lo sguardo, gli occhi gli luccicano.
 
"Non sei mai stata baciata?" lui ringhia.
 
"Io—una volta Ser Owen Inchfield mi ha rubato un bacio," lei balbetta. “L’ho spinto nel fuoco dell’accampamento."
 
Jaime sorride in modo ampio. "Non deve essere stato un bacio molto buono," lui replica.
 
"Era stato inteso come uno scherzo crudele," lei spiega con tono piatto.
 
"Questo potrà essere crudele perché è qualcosa che nessuno di noi due desiderava fare, ma questo non è uno scherzo. Tu sei mia moglie, la mia futura regina, e devo portarti a letto."
 
"Lo so. Ho detto che sono pronta."
 
"Forse, ma desidero prepararti per il mio cazzo, non soltanto per fare il tuo dovere."
 
Lei arrossisce e si acciglia. "Non capisco."
 
Jaime sospira, e le dà un bacio sorprendentemente gentile. "Lo so," lui replica. "La prima volta è la peggiore, così mi è stato detto, ma farò del mio meglio per renderlo il meno doloroso possibile per te."
 
"Il dolore nel letto matrimoniale è il destino di una donna come me," Brienne intona, recitando le lezioni che Septa Roelle le aveva dato. "Dovrò sopportarlo."
 
A quello, lui si rialza di poco, accigliandosi, per poi scuotere la testa. "Abbiamo già perso troppo tempo a parlare," lui sospira e la bacia di nuovo.
 
Quello che segue è confusionario e rivelatorio. Jaime scalcia via le coperte e le strattona via la camicia da notte dal corpo, lasciandola spoglia quanto lui. È solo l’oscurità della stanza che le permette di mantenere una qualche sembianza di dignità. Brienne trova il baciarsi davvero...bello, una volta che ci si abitua, solo per poi venire sconvolta di nuovo quando la mano di Jaime le stringe uno dei suoi scarni seni e le sue dita giocano col suo capezzolo. Ma quello non è sorprendente come quando lui mette la bocca sull’altro capezzolo e succhia. Lei si inarca contro di lui, per poi scusarsi, ma lui si limita solo a ridere e a baciarla per zittirla, per poi tornare al suo seno.
 
Lei si è appena iniziata ad abituare a quel tipo di attenzioni, quando lui fa scivolare la sua mano appiattita lungo il busto di Brienne, sopra il suo stomaco, per intrecciare le dita nel pelo folto in mezzo alle cosce di Brienne, prima di scendere ancora più in basso.
 
Lei strilla e lo spinge via.
 
"Tu non dovresti—che stai facendo?"
 
"Ti sto preparando per me," lui risponde, esasperatamente calmo.
 
"Non capisco!" lei quasi urla. "Solo...fallo e basta!"
 
"Lo farò—ma devi lasciarmi fare quello che devo fare."
 
Lei sta vibrando a causa della tensione. Lei vorrebbe prenderlo a pugni; lei vorrebbe correre via. Ma Brienne ha dato la sua parola; gli ha detto che l’avrebbe accettato quando si sarebbe unito a lei nel suo letto.
 
Lei si ristende in modo riluttante, e lui ride.
 
Brienne sussulta quando le dita di Jaime vanno di nuovo in mezzo alle sue cosce, e lei prende un brusco respiro sibilante mentre le dita di Jaime esplorano quelle parti segrete di lei che solo Brienne ha mai toccato, e anche in quel caso, solo con un asciugamano tenuto fermamente tra le sue dita e la sua carne.
 
Lei è tesa; rigida quanto una spada, ed è imbarazzata a causa del liquido che lei riesce a sentire iniziare a raggrupparsi tra le sue cosce, facilitando lo scivolare delle dita di lui contro di lei.
 
"Questo ti piace?" lui chiede, la sua voce è grezza e roca. "Quello che sto facendo?"
 
Che domanda strana, lei pensa, e dopo lui spinge con cautela un dito dentro di lei, e Brienne sussulta.
 
"Brienne? Ho bisogno che mi dici se ti sto facendo male."
 
"Il dolore è inevitabile," lei borbotta. "Septa Roelle mi ha raccontato tutto di quello che una donna come me può aspettarsi dal letto matrimoniale."
 
Le dita di Jaime smettono di muoversi, e lei vede che lui la sta guardando aggrottando le sopracciglia.
 
"Forse hai ragione," lui dice lentamente. "Forse dobbiamo sbrigarci il più in fretta possibile con questa prima messa a letto, così che le tue paure verginali possano essere messe a tacere."
 
Prima che Brienne possa rispondere, lui la sta baciando di nuovo e le sue dita la stanno accarezzando in mezzo alle cosce con più insistenza, e con suo sollievo sorpreso, Brienne trova che nulla di tutto ciò sia sgradevole. Forse è addirittura piacevole, anche se il liquido che sta continuando a raggrupparsi in mezzo alle sue gambe la sta imbarazzando.
 
Lei si congela di nuovo quando Jaime si muove sopra di lei, posizionandosi in mezzo alle sue cosce. Brienne sente il suo membro alla propria entrata, e lei si irrigidisce ancora di più mentre lui si spinge dentro, lentamente.
 
C’è un breve momento di pressione quando Jaime entra dentro di lei, ma ogni dolore è momentaneo, e poi lui si blocca. Brienne aggrotta la fronte guardandolo, sentendosi...piena...ma lei non prova dolore. Lei si domanda quando dovrebbe iniziare l’agonia che Septa Roelle le aveva promesso che avrebbe provato.
 
E dopo Jaime inizia a muoversi, e questo, almeno, lei lo capisce dall’aver visto i suoi soldati insieme alle loro baldracche d’accampamento, e dagli animali che aveva visto accoppiarsi.
 
Jaime le alza le gambe, avvolgendosele intorno ai fianchi, e dopo inizia a spingersi dentro di lei con un ritmo costante, e anche questo è...bello. Di certo non è doloroso, ed è davvero...bè...bello. A Brienne piace molto la sensazione del peso del corpo di Jaime sopra il suo, mentre lui si spinge in lei. Le spinte di Jaime si fanno più veloci, e lei si ritrova ad alzare i propri fianchi per andargli incontro, sperando che a lui non dia fastidio. Lui accelera ancora di più, e a quel punto inizia a muoversi in modo frenetico dentro di lei, con un ritmo rotto, fino a quando si spinge in lei un’ultima volta e si blocca, tremandole contro, ansimando, prima di rilassarsi lentamente sopra di lei.
 
Brienne aggrotta la fronte fissando il soffitto, mentre il peso di Jaime la preme contro il materasso. Lei si rende conto che le sue mani stanno stringendo il lenzuolo sotto di sé, e lei si rilassa, raddrizzando le dita. Non è sicura di cosa dovrebbe fare mentre Jaime riprende fiato, quindi resta ferma il più possibile, provando a dare un senso a quello che ha appena vissuto.
 
Avrà molte cose a cui pensare quando Jaime lascerà il suo letto.
 
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Brienne si volta per fissare Jaime, arrossisce di una tonalità di rosso che lui non aveva mai visto prima, poi farfuglia quello che potrebbe essere stato uno scusarsi, prima di sfrecciare via dalla stanza.
 
Jaime la lascia andare, sentendo del rossore anche sulle proprie guance, ma è difficile da dire se sia per imbarazzo o per eccitazione. Il suo cazzo è duro e teso contro i suoi jeans, e lui grugnisce, coprendosi il viso con le mani.
 
Lui si era preoccupato di poter morire mentre era connesso a una sua controparte in un altro universo. Non aveva pensato a come il suo corpo avrebbe reagito alla sua controparte che si scopava qualcuno. Che si scopava Brienne, perché di sicuro non aveva reagito così quando il principe Jaime si era scopato Cersei, cazzo!
 
Questa...
 
Lui grugnisce mentre cambia posizione sulla sua sedia.
 
Questa è una complicazione.
 
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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


Avviso dell’autrice: Questo qui è, come sapete, un altro universo molto dark. Ci saranno delle descrizioni/discussioni non grafiche di violenza, sangue, stupri/tentati stupri, morte di bambini; menzioni di suicidio e semplicemente...di cose orribili in generale. Linguaggio scurrile canonico. Scene sessuali, quasi per niente esplicite, ma senz’altro accennate.
 
 
Nota della traduttrice: Perdonate il ritardo di questo aggiornamento, ma tra il fatto che questo capitolo è lungo quanto l’attesa per The Winds of Winter e il fatto che sono in piena sessione estiva, l’ho potuto tradurre come una lumachina haha. Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
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Il corpo di Jaime si è fortunatamente calmato quando Brienne ritorna nella sala di controllo. Lei è ancora tutta rossa, e gli rivolge un breve sguardo furtivo prima di guardare ovunque tranne che a lui. Lei affonda sulla propria sedia, allontanandola di diversi centimetri da lui.
 
Lui si schiarisce la gola. “I generatori hanno raggiunto la massima potenza circa dieci minuti fa,” lui borbotta, allontanando anche lui la sedia da quella di lei.
 
Lei gli rivolge un piccolo cenno d’assenso, le mani di Brienne sono occupate col suo quaderno, la sua penna, con la sua tazza di caffè e con la tastiera.
 
Jaime sospira—rumorosamente—e lei sobbalza, rischiando un’altra occhiata verso di lui.
 
“Non eravamo noi,” lui dice mentre allunga la mano verso il whiskey e i due bicchierini.
 
“Lo so,” lei borbotta.
 
“E’ comunque...imbarazzante, giusto?” lui chiede.
 
Quello fa in modo che lei alzi gli occhi al cielo, guardandolo. “Tu credi?”
 
Jaime sogghigna mentre riempie ogni bicchierino, e ne mette uno di fronte a lei. Lei lo adocchia con sospetto.
 
“Ancora un ultimo universo da affrontare,” lui dice, appoggiando la bottiglia e prendendo in mano il proprio bicchierino. “Forse dovremmo solo brindare al fatto che il principe e la principessa sono arrivati al punto dove sono disposti a scoparsi a vicenda invece di uccidersi a vicenda.”
 
Brienne arrossisce, ma avvolge la mano intorno al suo bicchierino.
 
Jaime alza il suo in un brindisi, e, a suo credito, Brienne fa lo stesso e lo guarda fisso negli occhi per la prima volta da quando è tornata nella sala di controllo. Si scolano i loro drink e sbattono i loro bicchierini di nuovo sulla scrivania.
 
“D’accordo,” Jaime dice, rimettendo il tappo sulla bottiglia. “Un ultimo universo da affrontare.” Lui le rivolge un piccolo sorriso. “Pronta?”
 
Lei annuisce.
 
“Almeno sappiamo che non faranno sesso in questo qui,” lui aggiunge, e preme invio.
 
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L’accampamento nella foresta è più sicuro di quanto Jaime si fosse aspettato inizialmente. Dopo diverse altre serate passate a pattugliare il perimetro, lui sa che c’è una struttura simile a un recinto nascosta nella linea degli alberi. Un’ulteriore ispezione mostra che non è proprio una barriera, ma è più che altro un sistema di preallarme, e Jaime apprende dai suoi figli che ci sono delle azioni specifiche da intraprendere per ognuno, se qualcosa dovesse fare breccia nel perimetro.
 
Diversi giorni più tardi, uno sferragliamento ovattato si fa sentire per la radura, e i bambini più piccoli smettono immediatamente di fare quello che stanno facendo e corrono in modo frenetico verso gli alberi dietro le baracche. Si arrampicano su delle scale di corda, nelle case sugli alberi nascoste in alto nei rami, mentre i ragazzi più grandi afferrano le loro pistole.
 
Jaime corre verso Brienne. “Dov’è stata fatta la breccia?” lui domanda.
 
Lei gli rivolge uno sguardo distratto coi suoi occhi bellissimi, e con un cipiglio sul viso. “Al lato nord,” lei ringhia mentre guida Robb, Jon, Gendry e Margaery in quella direzione, con Jaime che trotta dietro di loro.
 
“Dove sono Hunt e gli altri?” Robb chiede.
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Sono fuori a caccia. Probabilmente sono loro ad aver fatto breccia nel perimetro,” lei replica seccamente.
 
Non trovano degli umani; invece, c’è una famiglia di cinghiali selvatici che sta annusando l’erba al lato nord della radura. Gli occhi di Brienne si illuminano, e loro iniziano a sparare, sbarazzandosi del maggior numero possibile di animali, prima che il resto sparisca di nuovo nella foresta.
 
Passano il resto della giornata riparando la recinzione, macellando gli animali e, quando tornano, Brienne dà a Hunt e i suoi amici il compito di preparare gli affumicatoi, così che la carne possa essere stagionata e preservata.
 
Ci sono già una cantina e diversi grossi barili di alluminio che usano come cisterne. Non riescono a contenere molta acqua, ma è abbastanza da farli andare avanti per diversi giorni se non riescono a raggiungere il fiume. Gendry gli dice che stanno pensando di costruire una vera e propria cisterna sotterranea, se riusciranno a trovare un modo di fare un qualche cemento per sigillarla.
 
A malincuore, Jaime è impressionato dalla determinazione di Brienne nel voler costruire un insediamento permanente in questa radura, e dal modo in cui lei riesce a mantenere tutti questi ragazzini—venti di loro che variano d’età dagli otto anni ai sedici—abbastanza focalizzati e motivati da continuare a lavorare e ad andare avanti.
 
Forse lei non morirà tanto velocemente quanto lui si aspettava.
 
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Jaime sente la maggior parte della storia da Joffrey, Myrcella e Tommen: la gita scolastica a Harrenhal; l’Evento che era successo mentre stavano facendo un tour delle celle della prigione del castello; la successiva decisione di fare ritorno ad Approdo del Re, con lo scopo di riunire i bambini con le loro famiglie dove fosse stato possibile. Ma c’è qualcosa che i bambini si rifiutano di raccontargli, qualcosa che fa in modo che Tommen si chiuda in se stesso e si rifugga in un qualche posto dentro di se’.
 
Jaime si unisce a Brienne nel suo giro di pattuglia, sollevando l’argomento.
 
Lei si acciglia e dice, “Ho commesso degli errori, e delle persone hanno perso la vita.”
 
Jaime replica, “Credo che quello sia successo nella maggior parte dei casi in questo coraggioso nuovo mondo in cui viviamo.”
 
“Non prendermi in giro.”
 
“Non lo sto facendo, ma addirittura Joff si rifiuta di dirmi come sei finita ad essere l’unica adulta responsabile per venti bambini. Non può essere iniziato in quel modo.”
 
Brienne sta camminando a grandi passi adesso, accelerando. Lui tiene il passo facilmente.
 
Brienne gli lancia uno sguardo con la coda dell’occhio e stringe i denti, per poi dire, “Eravamo rimasti bloccati ad Harrenhal. L’intera scuola era lì—”
 
“Avevi un figlio a scuola?” Jaime chiede, una comprensione nauseante gli fa torcere le budella al pensiero che Brienne potrebbe aver perso un figlio ad un certo punto di questi ultimi due anni. Lui conosce quella sensazione.
 
Quella domanda fa scoppiare Brienne in una risata sorpresa e aspra. “Ma guardami, Jaime. Ovviamente non avevo un figlio a scuola! Ero amica di Catelyn Stark. La scuola aveva bisogno di più accompagnatori visto che stavano portando tutti gli studenti ad Harrenhal in gita scolastica. Avevano un bisogno disperato di più corpi, così Catelyn mi aveva chiesto di aiutare, e avevo accettato.”
 
“Ah,” lui mormora. I suoi figli si erano trasferiti alla migliore scuola di Approdo del Re quando erano andati a vivere coi suoi genitori, dopo che Cersei era tornata nell’istituto psichiatrico di Maegor. Quello ero successo quando lui era stato mandato in guerra. Non aveva mai nemmeno visto la scuola.
 
“Era il cinquecentesimo anniversario della Conquista dei Targaryen,” Brienne dice, quasi a se stessa. “Harrenhal stava mettendo in scena la Caduta di Harrenhal.” Lei gli lancia un’occhiata e scrolla le spalle. “E’ per questo che la scuola aveva deciso di fare quella gita.”
 
Jaime alza un sopracciglio mentre annuisce, ricordando queste cose dalle sue videochiamate settimanali ai suoi figli a casa.
 
“Un tema davvero piuttosto tetro per i bambini più piccoli.”
 
“I bambini più piccoli stavano facendo un tour del castello durante la messa in scena.”
 
“Non è molto meglio, davvero,” Jaime borbotta.
 
Brienne gli rivolge un sorriso sorprendentemente dolce, per poi dire, “Vero. Ad ogni modo, eravamo nei sotterranei quando se n’era andata via la corrente. Ci avevamo messo...non so quanto tempo a renderci conto che la corrente non sarebbe tornata e che dovevamo trovare la via d’uscita al buio. Grazie agli dèi avevamo ancora un paio di persone che fumavano!”
 
Jaime si acciglia. “I vostri cellulari avrebbero dovuto restare protetti contro l’impulso elettromagnetico—”
 
“E’ un sito storico nazionale...o almeno lo era. Avevamo dovuto lasciare i dispositivi elettronici all’entrata.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Anche gli adolescenti?” lui domanda, scettico.
 
Il sorriso di Brienne è quasi divertito. “Anche gli adolescenti—oppure avrebbero dovuto aspettare sull’autobus.” Lei scuote la testa. “E anche se non fosse stato così, non avevamo alcun adolescente con noi; stavano guardando la messa in scena della Caduta di Harrenhal. Comunque, abbiamo perso l’Evento, anche se tutti ci hanno detto di come il cielo fosse diventato rosso come il sangue, e che poi la corrente e tutte le cose elettroniche si erano spente. I cellulari, i computer, le auto—niente funzionava. Nessuno aveva capito quanto le cose fossero sbagliate fino a quando, diversi giorni dopo, la corrente elettrica non era ancora tornata e il cibo aveva iniziato a scarseggiare.”
 
“Quando avevate deciso di cercare di tornare ad Approdo del Re?”
 
“Un paio di giorni dopo quello, quando c’era ancora abbastanza cibo che potevamo portare con noi. C’era…” Lei esita, mordendosi il labbro inferiore. “C’era un gruppo di uomini che aveva deciso di provare a tornare, come noi. Guidati dall’uomo più grosso che io avessi mai visto.” Lei fa una smorfia. “Avevamo visto soltanto la sua forza; avremmo dovuto vedere quello che c’era nei suoi occhi.”
 
“Chi sono queste persone che erano con te?”
 
“C’erano otto di noi, otto donne. Io. Elia Targaryen, Catelyn Stark, Lysa Arryn, Maege Mormont, Briony Hill. Alyssa Frey. Alerie Tyrell. C’erano sette uomini: Joss. Raff. Dunsen. Chiswyck. Eggon. Un uomo che avevo sempre e solo sentito venir chiamato Lingua di Merda, il che non era ben visto dalle madri. E Gregor Clegane, anche conosciuto come la Montagna.”
 
Jaime prende un busco respiro sibilante.
 
Brienne assottiglia lo sguardo. “Hai sentito parlare di lui.”
 
“Di loro,” lui mormora. “Sono stato nelle Terre dei Fiumi.”
 
“Ci sono delle notizie recenti su di loro?”
 
“Oh, sì. E la loro banda è cresciuta.” Lui sospira. “Ma gli Uomini della Montagna hanno della competizione: loro insieme ai Guitti Sanguinari e alla Fratellanza senza Vessilli si sono divisi in modo non ufficiale le Terre dei Fiumi tra di loro. Cosa faranno quando finiranno gli innocenti da terrorizzare nessuno lo sa.”
 
Brienne si massaggia la fronte e si acciglia. “Avevo sperato…” Lei scuote la testa e prende un respiro profondo. “Eravamo otto donne, sette uomini e trenta bambini. Gli altri insegnanti e accompagnatori avevano deciso di restare ad Harrenhal col resto dei bambini. Avevano tentato di fermarci, così eravamo sgattaiolati via nel bel mezzo della notte insieme ai bambini che volevano venire con noi, e a quelli che non avevano un parente come accompagnatore.
 
“Avevamo iniziato a camminare sulla Strada del Re, ma l’avevamo lasciata in fretta—persino così poco dopo l’Evento, non era già più sicura ormai. Eravamo rimasti dentro la foresta in parallelo con la Strada del Re e, oh, più o meno quando eravamo a metà strada verso Approdo del Re, eravamo incappati in una piccola fattoria. Era già stata abbandonata, e avevamo deciso di riposarci per un paio di giorni. Avevo preso con me i bambini più grandi ed eravamo andati a piazzare delle trappole.”
 
Lei fa una pausa, la sofferenza distorce i suoi tratti sfregiati. “Non le avrei mai dovute lasciare da sole,” lei mormora. “Avevamo sentito le grida e le urla durante il tragitto di ritorno. Quando eravamo arrivati, la Montagna stava stuprando Elia...era ricoperto dal sangue dei suoi figli, i loro poveri cadaveri spezzati erano stesi accanto a lei...e lui stava ridendo.”
 
La mano di Brienne si stringe intorno alla presa della sua pistola.
 
“Lingua di Merda lo stava incitando. Gli altri stavano stuprando il resto delle donne.” Lei fa una smorfia. “Lingua di Merda stava gridando qualcosa su come voleva essere il prossimo ad avere Elia perché aveva ucciso la sua donna troppo in fretta solo per farla stare zitta.” Le nocche della sua mano diventano bianche. “Povera Lysa,” lei sussurra. E poi, a voce più alta, “Avevano barricato i bambini in casa. Ringrazio gli dèi ogni giorno per il fatto che non avevano iniziato con loro, e che avevo portato con me tutte le ragazze più grandi.”
 
Camminano in silenzio, e poi Jaime chiede, “Che è successo dopo?”
 
Brienne fa spallucce. “Io...avevo dato di matto. Fortunatamente, eravamo tornati nel cortile accanto al fienile e tutti erano troppo occupati per notarci. C’era una—una—spranga o qualcosa del genere appoggiata contro il fienile e...l’avevo afferrata...e...” Lei sbatte le palpebre rapidamente, stringendo le labbra. “Alla fine, si era scoperto che la sua lingua non era fatta davvero di merda; solo di sangue, circondata da denti.”
 
La faccia di Brienne è tirata, ma Jaime non riesce a dire se sia per rabbia, per dolore, per orrore o per nausea, o per tutte quelle cose insieme.
 
Lei continua, “La testa della Montagna era piena di cemento, o almeno era così che mi era sembrata quando l’avevo colpita.”
 
Jaime prende un brusco respiro. “Tu avevi fatto cosa?”
 
Brienne scrolla le spalle. “Dovevo strapparlo di dosso ad Elia.”
 
Camminano in silenzio attraverso gli alberi, controllando la recinzione improvvisata nascosta da un cespuglio, assicurandosi che il grezzo sistema di preallarme che hanno creato sia ancora al suo posto.
 
Lavorano in silenzio fino a quando Brienne alla fine dice, “E’ tutto sfocato dopo quello. Era stata la prima volta che avevo mai ucciso un uomo; la prima volta che avevo mai sparato con una pistola.”
 
“Tutte le altre donne erano state uccise?” lui domanda.
 
Lei scuote la testa. “Lingua di Merda aveva ucciso Lysa quasi subito, ma quando noi avevamo attaccato, la maggior parte delle donne sopravvissute aveva iniziato a reagire. Dopo, Gendry aveva fatto uscire dalla casa il resto dei bambini e bè…li avevamo scacciati piuttosto velocemente per via della forza numerica, e grazie al fatto che eravamo riusciti a tenere le loro pistole fuori dalle loro mani. Ma gli Uomini della Montagna avevano ucciso altre tre donne e Raff aveva ammazzato Maege Mormont. Almeno lei era riuscita ad ucciderlo e a portarlo con sé. E poi eravamo rimasti da soli. Avevamo seppellito i nostri morti, eravamo ripartiti per Approdo del Re, e avevamo imparato a fare la guardia e a fare qualsiasi cosa per proteggere noi stessi.
 
“Ma Elia...Elia si era suicidata quasi subito dopo. Lei non riusciva...i suoi bambini...” Brienne scuote la testa. “Briony Hill era rimasta incinta, ma qualcosa era andato storto. Abbiamo perso sia lei che il bambino. Abbiamo perso Alyssa e Alerie la prima volta che abbiamo esplorato Approdo del Re e…” La sua mano va alla sua guancia sfregiata. “Gendry era riuscito a salvarmi, ma era troppo tardi per le altre. E Catelyn...Catelyn è morta durante il primo inverno a causa di quella che era probabilmente una polmonite, insieme a cinque dei bambini.”
 
“E dopo c’eri solo tu.”
 
“E dopo c’ero solo io.”
 
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Brienne sbatte le palpebre furiosamente, gli schermi del computer diventano delle sfocate macchie di luce a causa delle lacrime nei suoi occhi.
 
“Brienne,” Jaime dice, la sua voce è dolce, preoccupata, confortante.
 
Lei scuote la testa, e poi si copre il viso con le mani. Fa fatica a tenere a bada le proprie emozioni, fino a quando Jaime le appoggia timidamente una mano sulla spalla, e lei si spezza.
 
Jaime le guida la testa sulla propria spalla e la lascia piangere.
 
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“Possiamo fermarci,” Jaime dice.
 
I generatori sono arrivati alla massima potenza da almeno trenta minuti, ma Brienne non è stata in grado di dirgli di essere pronta a tornare in quell’universo. È già esausta, si sente come se gli occhi le siano pieni di sabbia, ha le narici otturate, e sa che la sua pelle è ancora chiazzata dalle lacrime.
 
“Sono serio,” Jaime continua. “Quest’universo...” Lui scuote la testa. “Non abbiamo bisogno di quest’universo, questo lo sai. Possiamo chiudere tutto e tornare a Castello Nero, ubriacarci fino a star male, e poi possiamo salire sul mio aereo domani e non tornare mai più. Ammesso che i postumi della sbronza non ci uccidano, ovviamente.”
 
Brienne solleva leggermente le labbra. “Sei davvero disposto a rinunciare al Premio Samwell?”
 
“Bè...tu puoi anche non tornare. A quel punto, potrò rivendicare il premio tutto da solo.”
 
Quello fa in modo di farla quasi sorridere.
 
“Non ho intenzione di lasciarti accaparrare tutta la gloria,” lei replica, anche se non riesce a raggiungere il suo solito livello di sarcasmo.
 
Il sorriso di Jaime è lento, i suoi occhi sono caldi, e Brienne viene colpita da un lampo di ricordi, la sensazione delle labbra del principe Jaime premute in modo famelico contro quelle della principessa Brienne.
 
“Questa è la mia Junior,” Jaime dice, e quei ricordi si dissipano velocemente quanto si sono formati.
 
Jaime fa un gesto verso la bottiglia di whiskey, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
 
Lei scuote la testa. “Per adesso sto a posto,” lei afferma. “Potranno anche essere passati dei giorni nell’universo Mad Jon, ma è stato solo quanto? Un’ora o giù di lì qui, e dobbiamo guidare per tornare a Castello Nero.” Lei si acciglia. “Ma tienila a portata di mano.”
 
Lui annuisce, le stringe le dita in modo confortante, e preme invio.
 
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Brienne si guarda intorno nel loro insediamento, e si permette un momento di orgoglio cauto e di ottimismo. Lei desidera ancora poter spostare la sua banda di bambini di nuovo in città, dentro delle vere case invece che nelle baracche grossolane che hanno messo in piedi, ma visto il mondo in cui adesso vivono, non se la sono cavata così male.
 
Hanno creato una recinzione perimetrale, hanno sistemato un sistema di preallarme; hanno costruito delle case sugli alberi nascoste in alto sui rami dietro le baracche, così che i bambini più piccoli potessero avere una possibilità di nascondersi in relativa sicurezza se l’insediamento venisse attaccato. Pattugliano il perimetro giornalmente, e le loro battute di caccia giornaliere fuori dalla radura sono delle spedizioni di ricognizione oltre che delle ricerche di cibo.
 
Brienne rifugge dai ricordi di quei primi mesi dopo l’Evento: le conseguenze di ciò che avevano fatto gli Uomini della Montagna, l’arrivo ad Approdo del Re, l’aver trovato la radura, e la fatica per tenere tutti uniti, al sicuro e vivi. Lei è grata che ora siano giunti al punto dove possono provare a fare di questo posto una casa.
 
Ma è solo una questione di tempo prima che siano scoperti da un’altra banda itinerante di fuorilegge, e prima o poi le munizioni per le loro pistole finiranno. Hanno anche bisogno di fare un altro viaggio ad Approdo del Re prima che arrivi l’inverno, per cercare materiali e per perlustrare le biblioteche che si stanno ancora sgretolando in città per ottenere altri libri utili. Il mulino ad acqua sta venendo su bene: piccolo, che si adatta alla dimensione del fiume in quel punto, eppure che permetta loro di macinare facilmente e velocemente quel poco di grano che possono aggiungere alle loro scorte di cibo per l’inverno e, eventualmente, lei spera, per macinare altri semi ed erbe.
 
Hyle Hunt e Mark Mullendore escono fuori dalla capanna che si sono costruiti. Hunt la vede e le rivolge quello che sembra quasi un sorriso ammiccante. Brienne alza gli occhi al cielo e si volta da un’altra parte, ma non prima di aver visto Margaery Tyrell rimbalzare verso Mullendore, trascinandolo lontano da Hyle con un sorriso vincente.
 
Brienne nasconde un sospiro. I ragazzi più grandi hanno sedici anni, quasi diciassette, e Margaery non è la prima che sta iniziando a pensare all’amore e al sesso. Brienne vede il modo in cui Robb Stark e Jeyne Westerling si guardano, e Jon Snow e Ygritte la Bruta sono stati visti più di una volta con delle macchie violacee sui loro colli.
 
Lei aveva avuto una conversazione franca con quei ragazzini che adesso sono adolescenti, anche se le sue guance erano praticamente incandescenti dall’imbarazzo. Comunque: è meglio che tutti loro comprendano i rischi, soprattutto perché lei non può fermarli. Lei sta facendo crescere una piccola coltivazione di tanaceto accanto alla sua baracca, e ha ancora la scorta di tè della luna dello scorso anno, per quando le ragazze possano volerlo e per quando ne avranno bisogno. Brienne si ricorda Briony Hill e rabbrividisce.
 
Per quanto riguarda i cinque uomini adulti, bè, lei aveva ripetuto loro che le dispiacerebbe castrarli e quindi rimuovere quella che potrebbe essere della futura diversità necessaria per il patrimonio genetico, ma lei lo avrebbe fatto comunque se loro si fossero azzardati a toccare anche solo con un dito una delle ragazzine più giovani, o una delle ragazze più grandi senza il loro consenso.
 
Jaime aveva riso e poi si era voltato verso gli altri uomini dicendo loro che l’avrebbe aiutata con gioia.
 
Lei sospira.
 
Jaime.
 
Lui è nella radura, a petto nudo nel caldo sole di tarda primavera, spaccando la legna. Brienne prova a guardarlo senza apparire come se lo stia guardando. Lui oscilla l’ascia, i muscoli della schiena gli si muovono fluidamente sotto la pelle, e un brivido le scende lungo la schiena, facendole tremare gli arti.
 
Lei è una sciocca, Brienne si dice cupamente mentre lui guida l’ascia nel ceppo che stanno usando per tagliare la legna e raccoglie i tronchetti tagliati. Lei lo osserva mentre lui li porta nel capanno che stanno progressivamente riempiendo, e poi lei alza lo sguardo verso il sole cocente che sta ardendo nel luminoso cielo blu.
 
Potrà anche essere tarda primavera, con l’estate che deve ancora prendere posto...ma l’inverno sta arrivando.
 
Brienne si volta verso il suo mucchio di bambini, mentre Tommen si unisce a loro in modo riluttante.
 
"D’accordo," lei inizia, "siamo pronti per andare a controllare e risistemare le trappole?"
 
Arya annuisce con una testa piena di nodi, e Brienne nota distrattamente che dovrà di nuovo rasare a zero i capelli della ragazza perché adesso non riuscirebbero più a passarci un pettine. Sansa e Tommen sembrano entrambi un po’ nauseati al pensiero di conigli morti. Brienne vorrebbe poter mettere quei due esclusivamente a svolgere altri compiti, ma se si trovassero mai separati dal gruppo, avrebbero bisogno di sapere come sopravvivere, e quello include il sistemare le trappole e lo scuoiare i conigli.
 
Myrcella sembra rassegnata a quel compito, mentre Bran e Lyanna sembrano entrambi impazienti quanto Arya. Per quanto riguarda Joffrey...Brienne getta uno sguardo al cupo ragazzo dai capelli dorati, nascondendo un brivido di disgusto. Certe volte lui sembra ricavare fin troppo piacere nel vedere quei poveri corpicini pelosi nelle trappole, e lei ha quasi paura di voltargli le spalle o di lasciare i bambini più piccoli da soli con lui.
 
Lei lancia un’occhiata verso il capanno giusto in tempo per vedere Jaime uscirne e guardare verso la loro direzione. Lui alza una mano per salutare, lei ricambia quel saluto in maniera impacciata, per poi guidare i bambini verso l’uscita. Quando arrivano lì, lei gli getta uno sguardo da sopra la spalla, trovando Jaime a fissare tutti loro. I loro occhi si incontrano e, per un istante, lei sente di essere schiacciata al suolo dallo sguardo di lui...e dopo lei si volta e guida i bambini nella foresta.
 
Non ha senso struggersi per qualcosa che lei non avrà mai, Brienne si dice fermamente. E probabilmente lui a letto sarebbe scarso quanto Hyle, comunque.
 
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Dopo diversi giorni molto caldi, Brienne dice a Margaery e Jeyne Westerling che ha intenzione di andare al laghetto, e scivola via dalla radura.
 
Il laghetto è una parte del fiume dove le rive sono molto distanti e l’acqua è tranquilla. L’acqua arriva a toccare il torace di Brienne nel suo punto più profondo, e il fondo è pieno di rocce lisce e di sabbia. Qualche volta lei porta i bambini qui per insegnare loro a nuotare e per permettere loro di essere semplicemente dei bambini. Ma tutti sanno che se lei va al laghetto da sola, allora è perché vuole passare del tempo con se stessa.
 
Brienne si spoglia, lasciando i suoi vestiti sulla sponda scoscesa del fiume, e mette piede nell’acqua, il sole è caldo sulla sua pelle. Si abbassa sotto la superficie e nuota per un po’, per poi galleggiare di schiena. Lei alza lo sguardo fissando il limpido cielo blu fino a quando gli occhi non le bruciano, poi li chiude e sogna di essere tornata a Tarth. Dietro le sue palpebre, lei lascia l’acqua e si veste con abiti diversi, e dopo ritorna a Evenfall Hall dove saluta suo padre, che le sorride col suo ampio sorriso e le dice che lei ha quasi fatto tardi per cena.
 
Gli occhi le formicolano a causa delle lacrime, che lei scaccia sbattendo le palpebre. A quel punto, si rialza per poi rilasciare uno strillo d’indignazione quando si rende conto di non essere più sola. Lei incrocia istintivamente le braccia sul suo misero seno, abbassandosi fino a quando l’acqua non le arriva al mento.
 
Jaime!” lei sputa fuori in modo arrabbiato. “Che ci fai qui?”
 
“Margaery mi ha detto che eri al laghetto.” Lui si guarda intorno e dopo le rivolge un sogghigno. “Me lo stavi nascondendo. Chi lo sapeva che avevamo una vasca tutta per noi?”
 
Lui si sfila la maglietta e poi alza un sopracciglio. “Non ti dispiace se la condividiamo?”
 
Brienne si morde il labbro e poi scuote la testa. Lei potrebbe facilmente spezzarlo in due se necessario, lei pensa, ma sa che lui non la toccherà. Inoltre, lei non sa perché, ma si fida davvero di lui.
 
Comunque…lei osserva con occhi guardinghi mentre Jaime si toglie i vestiti sulla riva del fiume.
 
Lui è magro, come tutti loro, ma nonostante ciò, lui è bellissimo. Metà cadavere, lei pensa, frivola, e metà dio, e lei non sa se dovrebbe ridere, piangere o arrabbiarsi per il fatto che ci è voluta la fine del mondo e l’essere l’unica femmina adulta in vista per far sì che un uomo del genere la notasse.
 
Lei blocca quel pensiero.
 
Lui non è qui perché vuole scoparla, Brienne ricorda a se stessa. Si ricorda di Hyle e gli altri. E—lei sbircia—il cazzo di Jaime è moscio. Lui non sta entrando in acqua perché è eccitato da lei. Lui ha semplicemente...bisogno di farsi un bagno.
 
Brienne distoglie lo sguardo mentre Jaime entra nel laghetto e nuota verso di lei, ritornando in superficie al suo fianco. Lei gli rivolge un’occhiataccia funesta quando lui scuote i suoi capelli bagnati allontanandoli dal suo viso, e le rivolge un sorriso accennato. Il sorriso di Jaime si fa più ampio per via dell’espressione di Brienne, prima di abbassarsi sotto la superficie, prendendo due manciate di sabbia dal fondo. Ne passa una a lei ed inizia ad usare l’altra per strofinarsi il petto.
 
Lui scrolla le spalle. “Non è buona come il sapone, ma ci si arrangia.”
 
A quello, lei sbuffa un po’ col naso.
 
"Te la sei cavata bene, Brienne," lui dice dopo un momento di pesante silenzio. "L’accampamento è sicuro e ben nascosto. Ma sai che non sarete al sicuro qui per sempre."
 
"Lo so," lei replica. "Continuo a sperare..." lei si ferma, mordendosi il labbro inferiore, per poi fare spallucce. "Sei l’unico genitore che abbiamo trovato."
 
Jaime smette di strofinarsi e fissa la sabbia bagnata che ha sul palmo della mano.
 
"Non avevo nessun altro posto dove andare," lui alla fine dice. "Non credevo che fossero vivi."
 
Lei esita e poi chiede, "Tu lo sai cos’è successo?"
 
Lui scuote la testa. "Anch’io ero sottoterra quanto l’Evento era accaduto, stavo sgombrando un rifugio pieno di insorti, sperando di non venire ammazzato nel farlo. Dei testimoni oculari mi dissero che tutto il cielo era in fiamme. La gente a Meereen credeva che fosse la Cometa Rossa."
 
"Ma allora come—perché—?" lei scuote la testa. "L’impatto di una cometa avrebbe dovuto bruciare il mondo intero."
 
Lui sospira. "Non lo so. Nessuno lo sa. Tutto ciò che sappiamo è che si era spenta la corrente e che siamo morti a poco a poco."
 
"Non qui," lei dice, la sua voce è tetra. "Qui siamo morti a passi da gigante. Ci avevamo messo sei settimane nel tragitto da Harrenhal. Approdo del Re era già deserta, tranne che per le bande di pazzi vagabondi." La mano le si alza verso la sua guancia devastata.
 
Lo avevano chiamato Mordente, lei pensa, rabbrividendo.
 
Brienne si rende conto che Jaime la sta guardando con un’espressione peculiare sul viso, e lei scaccia via i propri ricordi. Quegli uomini, almeno, sono morti, grazie a Gendry e gli altri.
 
"Pensi che dovremmo lasciare questo posto?" lei domanda.
 
"Potresti non avere altra scelta, specialmente se delle persone come la Montagna ti dovessero trovare di nuovo. Ci sono altri insediamenti, anche se i più vicini che ho trovato solo dall’altra parte delle Acque Nere. Alcuni vorrai evitarli ad ogni costo, ma altri—bè, avere delle reti di scambio e dell’accesso a più risorse è sempre un bene, e c’è forza nei numeri."
 
Lei si acciglia ed è improvvisamente colpita dall’assurdità dell’avere questa conversazione mentre sono in piedi nudi in una piscina fluviale. Ma il mondo non è più divertente e lei ha la vita di venti bambini nelle sue mani.
 
"Quanto sono lontani gli insediamenti che potrebbero essere ospitali?" lei chiede.
 
Lui scrolla le spalle e, anche magro com’è, le sue spalle sono ampie, muscoli ben definiti si increspano sotto la liscia superficie della sua pelle. Lei distoglie bruscamente lo sguardo ed inizia a strofinarsi sulle spalle la sua manciata di sabbia, che sta diminuendo rapidamente.
 
Jaime risponde, "C’è n’è uno a due giorni di distanza da qui, forse tre."
 
Lei aggrotta la fronte. "Dovrei andare a mettermi in contatto con loro? Sondare il terreno?"
 
Jaime la guarda con un mezzo sorriso sul suo volto bellissimo. "E lasciare i bambini da soli per così tanto tempo?"
 
Il cipiglio di Brienne si fa più profondo. "Non posso portare venti bambini in territorio ostile. So che siamo vulnerabili, ma sono comunque più al sicuro qui che lì fuori. Posso sempre lasciare te e Hyle e gli altri con loro. O forse potrei portarvi tutti con me e lasciare i ragazzi più grandi a occuparsi dei più piccoli. Sono intelligenti, rigorosi, e la maggior parte dei bambini hanno imparato a difendersi da soli negli ultimi due anni."
 
"La maggior parte?"
 
"Rickon e Tommen sono ancora così piccoli," lei sospira. "Non ce la faccio a mettergli delle pistole in mano così presto."
 
"Suppongo di no," lui mormora. Lui si strofina il braccio pigramente con ciò che è rimasto della sua manciata di sabbia, accigliandosi sovrappensiero. Lui dice, "Ti fidi di Hunt e i suoi amichetti?”
 
"No," lei risponde prontamente.
 
“Ti fidi di me?”
 
La bocca di Brienne si alza leggermente. “Dove ti trovi in questo momento?” lei domanda seccamente. “E per favore, nota che sei ancora vivo e tutto intero.”
 
Lui sorride lentamente. “Quindi sì?”
 
Lei arrossisce e annuisce.
 
“Posso portare Hunt e i suoi amichetti in quest’altro insediamento. Agire come tuo emissario. Vedere che gente è.”
 
Brienne alza un sopracciglio. “Assicurandoti che Hunt e gli altri non ci tradiscano?”
 
Jaime scrolla le spalle. "Forse riuscirò a lasciarli lì."
 
Lei si ravviva a quel pensiero, ma poi si sgonfia. "E che importa? Se quest’altro insediamento fosse disposto ad accettare tutti questi bambini, allora torneremmo di nuovo a stare con Hyle e i suoi amici."
 
"Con altre persone a tenerli d’occhio," Jaime dice. "Hai sei dei ragazzi più grandi ad aiutare, e molti degli altri sono preparati a combattere, ma se quegli uomini lavorassero insieme..."
 
Brienne si acciglia. "Lo so," lei sbotta, “ci siamo già passati.” Lei si addolcisce. "Io non li voglio qui proprio come non ce li vuoi tu—e come non li vogliono gli altri bambini. Ma siamo rimasti così pochi, non possiamo semplicemente cacciarli dall’accampamento. O almeno abbiamo bisogno di una motivazione migliore del 'sono viscidi'."
 
Jaime quasi sorride a quello. "Sfortunatamente, lo capisco. Quindi, li porterò con me e li incoraggerò a rimanere all’insediamento." Lui alza un sopracciglio. “Andremo tra una settimana o giù di lì. Dipende da come reagiranno i miei figli alla notizia che me vado di nuovo.”
 
Brienne annuisce e il silenzio discende tra di loro, rotto solo da Jaime che scivola un’altra volta sott’acqua, ritornando con altre due manciate di sabbia, così che possano finire di lavarsi.
 
Non è fino a quando non stanno tornando verso la sponda del fiume che Brienne nota che se n’è stata dritta in piedi nell’acqua mentre finivano di lavarsi. Mentre si asciugano e si rivestono, lei è scioccata nel rendersi conto che non si sente per niente imbarazzata per il fatto che Jaime ha visto il suo corpo nudo. Brienne gli lancia un’occhiata da sopra la spalla, scuotendo la testa mentalmente.
 
Ovviamente, lui non la sta mica guardando. 
 
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Jaime e Brienne sbattono le palpebre, e poi si guardano a vicenda con la coda dell’occhio.
 
Brienne fa una smorfia, scuote la testa, allungando una mano verso la bottiglia di whiskey.
 
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Passano la successiva mezz’ora facendo a turni per lasciare la sala di controllo e passeggiare per i corridoi della struttura. Quando i generatori sono alla massima potenza, mettono di nuovo della distanza tra le loro sedie, e dopo Jaime preme invio.
 
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Onestamente, Brienne non capisce perché si fida istintivamente di Jaime Lannister così completamente...solo che lo fa. Quando si preoccupa troppo di quella questione, finisce col dirsi che lui le aveva salvato la vita alla Fortezza Rossa e che quello è abbastanza. O forse è perché lui si è unito a lei nel laghetto del fiume diverse altre volte nelle ultime due settimane, e non ha mai notato nemmeno una volta che lei era nuda quanto lui.
 
Lei vorrebbe poter dire lo stesso per sé. Di notte i suoi sogni sono ormai pieni di immagini del corpo nudo di Jaime, e lei si sveglia, desiderando qualcosa che si era rifiutata di permettersi anche solo di pensare da quando Hunt e i suoi amici l’avevano completamente umiliata. Se lei fosse una donna più desiderabile, avrebbe già implorato Jaime di scoparla. Anche adesso, alla fine del mondo, lei sa che lui le scoppierebbe a ridere in faccia.
 
Brienne è imbarazzata dall’intensità della sua lussuria per quell’uomo, è preoccupata che lui possa notarlo, ma di notte, al sicuro nella privacy della propria baracca, lei si dice che non importa. Jaime non saprà mai che nel buio della notte lei sogna di lui mentre le mani le scivolano in mezzo alle cosce per alleviare la brama che le vibra attraverso. Al momento, c’è così poco piacere nel mondo, lei pensa. Brienne si immagina Jaime pesante sopra di sé che si muove dentro di lei, mentre lei muove le sue dita, e lei pensa che non ci sia nulla di male in tutto questo.
 
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Jaime sogna gli ettari di pelle piena di lentiggini di Brienne e i suoi meravigliosi occhi blu, il suo piccolo seno che si adatterebbe perfettamente ai palmi delle sue mani, il folto pelo biondo che custodisce il dolce calore che lui sa essere nascosto in mezzo alle cosce di Brienne, e si sveglia, duro, dolorante e teso a causa della lussuria.
 
Si stende di schiena, provando a non grugnire per la frustrazione. I bambini stanno dormendo nella stessa stanza, il loro soffice russare riempie il poco spazio. Senza far rumore, rotola via dalle sue coperte ed esce fuori, lasciando che l’aria della tarda primavera gli raffreddi il corpo.
 
C’è del movimento nelle ombre dietro le baracche, e lui vede Ygritte e Robb iniziare il loro turno di guardia. Passeggia fino al falò comunitario e trova Hyle Hunt seduto accanto ai tizzoni puntati, con una coppa in mano.
 
Hunt gli lancia un’occhiata, poi abbassa la mano e gli mostra una bottiglia di whiskey, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
 
Jaime la prende in considerazione, ma poi scuote la testa, sedendosi non molto distante dall’altro uomo. Lui avrebbe preferito avere il falò tutto per sé, per pensare a Brienne e chiedersi cosa di lei lo attirasse tanto; lei è così diversa da Cersei…e forse è proprio quella la ragione. Lui riflette su quale sarebbe il modo migliore di attirarsi Brienne più vicino senza farla spaventare e farla allontanare. Lei è così fottutamente coraggiosa e onorevole, ma è anche giustamente cauta. Dopo tutto quello che lei ha visto…
 
“Ci sono davvero degli altri insediamenti là fuori?” Hunt chiede, allontanando di colpo Jaime dai suoi pensieri.
 
Jaime annuisce.
 
“Vicini?”
 
“Quello a cui andremo è quello più vicino che conosco. Dista tre o quattro giorni da qui, dall’altra parte delle Acque Nere.” Lui si acciglia. “Davvero non ne avete trovato nessuno?”
 
“Eravamo rimasti dentro Approdo del Re. C’erano molte risorse, dopo tutto. Riparo. Cibo. Pistole. Munizioni.” Lui fa una smorfia. “Dovevamo stare attenti, ovviamente, ma comunque. Era una vita piuttosto semplice, in molti modi, soprattutto paragonata a questo posto.”
 
“Allora perché siete qui?”
 
Hunt scrolla le spalle. “Per le donne,” lui risponde.
 
Jaime restringe lo sguardo. “Le ragazze hanno solo sedici anni.”
 
“Sedici anni era l’età del consenso, Prima,” Hunt gli ricorda, e Jaime si acciglia. Hunt vede la sua espressione e ride.
 
“Non preoccuparti; credo che la maggior parte delle ragazze più grandi siano già impegnate, e di certo non sono interessato ad aspettare che le altre crescano.”
 
Jaime si raddrizza.
 
Hunt ride di nuovo. “Non è quello che intendevo! Voglio dire, io, personalmente, sto puntando la nostra Grossa Brienne. In tempo di guerra ogni buco è trincea, giusto? E lei ha fatto veramente un ottimo lavoro con questo insediamento. Lei di sicuro sarà quella al comando per i prossimi anni. Una donna con dell’influenza e del potere, anche se è solo in questo insediamento e solo su dei bambini…bè, quello fa al caso mio.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Non vuoi starci tu stesso al potere?”
 
Hunt fa l’occhiolino. “Un passo alla volta, Lannister. Un passo alla volta.” Il suo sorriso diventa da presa in giro. “Tu lo sai com’è lo strafare nella lotta verso la vetta. Hai ucciso il re e pensavi che avresti ottenuto il trono di spade, non è così?”
 
Il viso di Jaime è freddo e senza espressioni. “Se ti dicessi di no, mi crederesti?”
 
Hunt ride, facendo un gesto noncurante con la mano. “E adesso a chi dovrebbe importare? L’intera famiglia reale è comunque probabilmente tutta morta, e a nessuno importa più se hai sparato alla schiena di Aerys Targaryen o no.”
 
“A te sembra importare.”
 
“Bè, non possiamo far finta che non sei lo Sterminatore di Re.” Lui getta uno sguardo alla baracca di Brienne. “Lei lo sa chi sei?”
 
“Certo che lo sa.”
 
“Ah, bene,” Hunt replica, prendendo un sorso di whiskey.
 
“Perchè bene?”
 
“Significa che non sei competizione…ammesso in primis che tu riesca a fartelo venire abbastanza duro da scopartela.”
 
“Ma di che cazzo stai blaterando?” Jaime ringhia.
 
Hunt alza gli occhi al cielo. “Brienne non è l’anima più clemente al mondo, e lei non si abbasserebbe mai a scoparti, anche se tu riuscissi a tenerlo duro abbastanza a lungo da compiere quel lavoretto.” Gli si sporge più vicino. “Senti, io voglio una donna. Qualsiasi donna mi va bene, e se dovrò accontentarmi di Brienne, bè…al momento è piuttosto buio di notte. Voglio dire, sono riuscito a scoparmela una volta; sono sicuro di poterlo fare di nuovo.”
 
Jaime fissa l’altro uomo con un tipo di fascino inorridito, e riesce a fermare l’impulso di spingere la sua stupida faccia compiaciuta nel fuoco solo ricordando a se stesso che hanno bisogno di diversità nel patrimonio genetico.
 
Si agguanta all’unica cosa che ha un qualche senso e che non lo fa infuriare nella stessa misura delle altre cose. “Tu e Brienne?”
 
“Una volta. Prima.” Hunt ride. “I ragazzi ed io, avevamo una—” Lui si blocca quando vede l’espressione sul viso di Jaime. Lui sbatte le palpebre e bofonchia, “Ci conoscevamo ai tempi dell’università. Non ha funzionato.”
 
Jaime alza un sopracciglio e pensa di aver bisogno di chiedere a Brienne cos’è successo davvero con Hunt, la prossima volta che saranno soli. Non riesce a credere che lei si fosse presa una sbandata per un tale idiota…anche se forse lui non lo era stato in modo così ovvio, Prima.
 
“Quindi ora credi di poterla convincere a riprenderti?” Jaime domanda.
 
Hunt ridacchia. “Bè, guardiamo in faccia la realtà: lei di certo non avrà nessun altro, vero?”
 
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Diversi giorni dopo, gli uomini sono pronti ad andarsene. Jaime si prende Brienne da parte e, ancora una volta, ripetono la lista delle cose che Brienne è disposta a scambiare con quest’altro insediamento, e di quali scorte hanno più bisogno.
 
“Ortaggi, o semi di ortaggi per la prossima primavera,” lei dice. “Frutta o piante per la prossima primavera. Munizioni, ovviamente, o una ricetta per la polvere da sparo. Però non abbiamo molto da scambiare. Un po' di carne affumicata e…” lei si acciglia, pensando. “Tè della luna, suppongo.”
 
Lui alza un sopracciglio. “Ma non vuoi chiedere di unirti a loro?”
 
Brienne si mordicchia il labbro inferiore, i suoi occhi sono grandi, blu, e preoccupati. Quella combinazione gli va dritta al cazzo, e lui le si avvicina un po' di più.
 
“Vediamo che tipo di persone sono,” lei alla fine risponde, rivolgendogli uno sguardo impotente dai suoi occhi magnifici. “Devo proteggere i bambini.”
 
Di tutta risposta, lui le afferra le guance e la bacia, e poi la bacia di nuovo per via dell’adorabile squittio di sorpresa per il primo. Il terzo bacio è perché lei non lo ha ancora preso a pugni e nemmeno gli ha rotto le braccia, e il quarto…il quarto è perché lui non riesce a resistere e viene premiato dalle labbra di Brienne che si ammorbidiscono e si aprono, permettendo alle loro lingue di danzare l’una con l’altra.
 
Jaime se l’è appena attirata stretta a sé, quando sente Hunt gridare il suo nome. Lui si allontana controvoglia.
 
“Dobbiamo andare,” lui dice, la sua voce è roca.
 
Lei lo sta fissando, con gli occhi spalancati e frastornati, le sue labbra carnose sono gonfie e rosse.
 
“Accompagnaci all’uscita,” lui mormora, e lei annuisce, ancora incapace di parlare.
 
Non la bacia di nuovo, ma la guarda da sopra la spalla mentre si allontanano, e imprime nella sua memoria l’immagine che lei che lo fissa, ancora stordita, coi suoi figli in piedi accanto a lei.
 
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Di giorno, lei non ha tempo di pensare ai baci di Jaime, ma di notte, da sola nella sua baracca…
 
Brienne si permette di sognare.
 
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Jaime e gli altri ritornano diverse settimane più tardi, e quando lo fanno, hanno quattro donne con loro.
 
Le donne sono sorelle. Sono Dorniane, e Brienne pensa che siano alcune delle donne più belle che lei abbia mai visto. Loro spiegano che sono delle emissarie dall’Insediamento Martell, e sono venute per negoziare con il Villaggio di Brienne. Anche lei riesce a sentire le lettere maiuscole quando usano quelle parole.
 
Obara Sand è la più grande, ed è l’ovvia leader del piccolo gruppo, e sembra aver attirato l’attenzione di Owen Inchfield. Nymeria ha la pelle scura, è sensuale, ed è perennemente divertita mentre Ronnet Connington il Rosso le sbava dietro. Mark Mullendore sembra rapito dalla più piccola del gruppo, Sarella, il che non va giù a Margaery, e Tyene è rimasta accanto a Jaime da quando è arrivata. Nel frattempo, Robb, Jon e Gendry stanno osservando interessati tutte le donne, con gli occhi fuori dalle orbite, anche se Jeyne Westerling e Ygritte guardano in cagnesco Robb e Jon, e Arya, che ha appena undici anni, dà addirittura un calcio nello stinco a Gendry, per poi correre via, quando lei lo nota fissare le sorelle Sand troppo a lungo.
 
Brienne guarda le varie dinamiche cambiare e roteare, e il cuore le sprofonda nello stomaco. Queste donne sono ovviamente delle sopravvissute pericolose, resilienti e piene di risorse, un vantaggio per qualsiasi gruppo che lotta per sopravvivere…ma Brienne ha un insediamento pieno di adolescenti traumatizzati che stanno appena iniziando ad esplorare le loro sessualità.
 
Questo sarà un incubo.
 
Lei vede l’espressione divertita di Jaime quando Tyene gli dice qualcosa, avvicinando la sua testa dorata a quella di lui.
 
Questo sarà un fottuto incubo.
 
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Le sorelle Sand sono molto interessate al tè della luna, e spiegano a Brienne che l’Insediamento Martell è cresciuto fino ad ospitare diverse centinaia di persone. Hanno bisogno della loro terra per far crescere il cibo e non sono riuscite a trovare abbastanza tanaceto selvatico da fornire del tè della luna a ogni donna, se desiderano usarlo.
 
Ispezionano il rigoglioso orto di tanaceto di Brienne e concordano con entusiasmo di scambiare ortaggi e semi per del tè della luna. Restano anche affascinate da quello che è stato fatto nell’insediamento, anche se Brienne e i bambini stanno attenti a non rivelare le loro misure di sicurezza.
 
Le giornate si susseguono velocemente, perché se Brienne non è con una delle sorelle Sand, è con un’altra, e nel mezzo di fare trattative commerciali, di intrattenere le loro ospiti, e di gestire l’insediamento, l’unico tempo in cui è da sola è quando torna nella sua baracca per dormire.
 
Eventualmente, Brienne finalizza un accordo con Obara, e concordano che lei sarebbe stata in grado di fornire un anno di scorte di tè della luna per quindici donne in autunno. Brienne accetta anche di espandere il suo orto di tanaceto e, il prossimo autunno, si spera che sarà in grado di fornire tè della luna per tutte le donne nell’Insediamento Martell, oltre che per le ragazze del proprio insediamento.
 
Per quanto riguarda Jaime, lui non ha fatto alcun tentativo di beccarla da sola o di baciarla di nuovo, e lei è ferita da quello, anche se in realtà lo comprende. I suoi figli si sono incollati a lui da quando è tornato, e le poche volte in cui non era stato coi suoi figli, Tyene era stata lì vicino a lui. Tyene è bella da perdere il fiato, quasi eterea, e Brienne non può dare a Jaime la colpa di esserne affascinato, anche se le fa male al cuore. Lei cerca di rassegnarsi al fatto che Jaime e i suoi figli torneranno all’Insediamento Martell insieme alle sorelle Sand, e giura di salutarli con un sorriso in faccia.
 
Ad aggiungersi alla tensione di Brienne c’è Hyle Hunt, che lei certe volte pensa stia cercando davvero di flirtare con lei. È fastidioso, ma ad essere onesti, lei non gli presta abbastanza attenzione da esserne sicura.
 
Più o meno dopo una settimana dal ritorno degli uomini insieme alle sorelle Sand, le donne in visita sono fuori a caccia coi bambini più grandi, il tempo è gloriosamente caldo, e Brienne si ritrova sola per davvero per la prima volta dal loro arrivo.
 
Passare un po’ di tempo in acqua potrebbe essere ciò di cui ha bisogno, Brienne decide, e si dilegua verso il laghetto.
 
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Jaime nota Brienne che si allontana, e dopo essersi spiegato ai suoi figli, la segue al laghetto. Lei è già in acqua, con la schiena rivolta a lui, mentre lui esce fuori dagli alberi. Lui osserva i muscoli di Brienne muoversi sotto la pelle della sua schiena, mentre si strofina lavandosi.
 
Lui scuote la testa per schiarirla, e la chiama, "Brienne."
 
Lei si congela e dopo volta la testa in modo cauto da sopra la spalla. Gli occhi di lei sono spalancati e stupiti.
 
"Che c’è?" lei chiede.
 
Lui sogghigna mentre scrolla le spalle, iniziando a sbottonarsi la maglia. "Volevo solo farti sapere che ero qui," lui replica.
 
Lei si abbassa fino a quando non è coperta fino al collo mentre si volta per guardarlo a bocca aperta, per poi rivoltarsi un’altra volta di schiena quando le mani gli scendono ai pantaloni. Probabilmente è una buona cosa, lui pensa, perché lui è già duro e dolorante, desideroso di scoparsela, ma Brienne ha bisogno di capire che lui non la stava evitando dal suo ritorno.
 
"Che stai facendo?" lei riesce a squittire.
 
"Mi sto unendo a te per un bagno," lui risponde mentre entra nell’acqua. Lui scivola verso di lei e si alza, c’è un luccichio malizioso negli occhi di Jaime mentre le fissa la nuca. “Non è la prima volta che ci facciamo il bagno insieme.”
 
Anche le spalle di Brienne arrossiscono, lui scopre, e per qualche motivo quello lo compiace. Lui si domanda se sarà in grado di persuaderla almeno a baciarlo di nuovo, se non altro. Non che ci sia un qualche posto che sembri abbastanza comodo per farla stendere ed esplorare tutte quelle lentiggini. Inoltre, con Tyene Sand che gli si era incollata al fianco come una cozza durante l’ultima settimana o giù di lì, sarà fortunato se riuscirà a persuadere Brienne a non annegarlo.
 
“Sei davvero così codarda che non vuoi nemmeno guardarmi?” lui domanda, e a quello lei si volta di scatto, alzandosi a piena altezza.
 
Lui lotta per tenere lo sguardo dritto in quello di lei, anche se non vuole fare altro se non fare il pieno guardando tutto il suo corpo. Gli occhi di Brienne sono enormi, vulnerabili e bellissimi, e lei non distoglie lo sguardo, anche se lui non ha dubbi che le ci stia volendo ogni briciola del suo considerabile coraggio per non farlo. Ci sono una diffidenza e una tristezza negli occhi di lei che Jaime spera sarà in grado di alleggerire presto.
 
“Ciao,” lui dice dolcemente.
 
Lei sbatte le palpebre, un cipiglio confuso le arriccia la fronte.
 
“È stato estremamente difficile beccarti da sola, e tra il lavoro, i miei figli e il determinato corteggiamento di Tyene Sand, nemmeno io ho davvero avuto un momento per me stesso.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, appoggiando le mani sui fianchi. “L’ho visto quanto stavi soffrendo,” lei ribatte seccamente.
 
Il sorriso di Jaime è lento e peccaminoso. “Stavi guardando?”
 
Lei arrossisce ancora, e gli ci vuole tutta la sua forza di volontà per non abbassare lo sguardo sul petto nudo di Brienne per vedere se anche il suo seno arrossisce. Con un po’ di fortuna, eventualmente gli sarà permesso di guardare quanto vuole.
 
Jaime racconta, “La prima volta che ho incontrato Tyene le ho detto che non sono disponibile. Lei dice che le piacciono le sfide.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Non dispon…?” Lei spalanca gli occhi.
 
“Ah, te lo ricordi,” lui fa le fusa, mettendo una mano incerta sulla spalla di Brienne. La sente tremare al suo tocco, e le si avvicina. “Io so di ricordarlo,” lui mormora, premendo con gentilezza le labbra contro quelle di lei.
 
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Lei è morta.
 
Deve essere morta; è l’unica ragione per cui sognerebbe di essere avvolta dalle forti braccia di Jaime mentre si baciano come se da quello dipendessero le loro vite. E sono nudi, nel laghetto, e lui se l’è attirata a sé come se volesse assorbirla nelle sue stesse ossa e dèi dèi dèi il suo cazzo è duro ed è premuto contro di lei ed è quasi quasi quasi dove lei lo desidera disperatamente.
 
Lei gli aggancia una gamba sopra il fianco, e il suo altro piede le scivola e, con uno strillo stridente, lei cade, portandoselo con sé sott’acqua.
 
Si dimenano tornando in superficie, tossendo, strozzandosi e sputando acqua.
 
Brienne sta bruciando per l’imbarazzo, pensando di aver rovinato la sua unica occasione di fare forse del sesso con un uomo che non lo sta facendo per vincere una scommessa, e poi Jaime inizia a ridere mentre le avvolge le braccia intorno.
 
“Siamo ridicoli,” lui dice, affondando il viso nel collo di Brienne, mentre scuote le spalle dall’ilarità. Lei si fa più piccola dall’imbarazzo, ma dopo spalanca gli occhi quando Jaime dice, “Solamente io proverei a scoparti per la prima volta mentre siamo in piedi in un laghetto pieno di rocce scivolose!”
 
Il divertimento di Jaime è contagioso, e lei inizia a ridacchiare, e dopo entrambi sono a piegarsi in due dal ridere, aggrappandosi l’uno all’altra mentre cercano di non scivolare di nuovo. Nel mezzo di tutto quello, lei registra tre cose: lui ha detto 'prima volta'; le mani di Jaime le stanno accarezzando la schiena, giù fino al sedere, e lui se la sta tirando stretta a sé ancora una volta; e il suo cazzo è ancora duro ed è ancora soltanto quasi dove lei lo desidera disperatamente più di ogni altra cosa.
 
 
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Si fanno strada verso la riva del fiume dove hanno lasciato i loro vestiti, stanno ancora ridendo nel mezzo di profondi baci infuocati, inciampando, scivolando e quasi finendo di nuovo sott’acqua più di una volta. Quando finalmente lasciano il laghetto, stendono i loro vestiti per terra come coperta improvvisata, e Jaime la fa stendere giù dolcemente, come se lei fosse una qualche ragazza bellissima; come se questo stesse accadendo Prima, e non ci fosse nulla di cui avere paura o di cui preoccuparsi.
 
Quando lui si unisce a lei, le loro gambe si aggrovigliano, le loro mani accarezzano, le loro bocche assaporano e strattonano, facendosi annaspare, scalciare e dimenare a vicenda; quando finalmente lui la pressa in basso ed entra dentro di lei, Brienne si permette di far finta di essere bellissima, arrendendosi a quel momento e a lui.
 
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Jaime e Brienne sono di nuovo nella sala di controllo, e Jaime sente il sangue affluirgli in testa, i loro respiri pesanti gli raschiano nelle orecchie.
 
Lui guarda lentamente Brienne e lei lo fissa di rimando. Il glorioso blu dei suoi occhi è quasi interamente inghiottito dalle sue pupille dilatate. Lui vede il rossore sulle guance di lei, vede le sue labbra carnose leggermente spalancate e lui si sporge verso di lei—
 
—e Brienne salta in piedi, la sedia ruota per la stanza, e si affretta verso la porta.
 
Quando è da solo, Jaime abbassa delicatamente la testa sulla scrivania.
 
Un’altra cazzo di erezione, lui pensa, e per metà grugnisce, per metà ride.
 
Fortunatamente, l’intensità dei ricordi sta già iniziando a scemare, anche se il suo corpo non ha ancora afferrato il messaggio. Lui grugnisce di nuovo e si domanda quanto Brienne sarebbe rimasta imbarazzata se lui fosse venuto insieme al Jaime dell’universo Mad Jon.
 
Quel pensiero gli va dritto al cazzo, facendolo diventare ancora più duro e, lentamente, lui sbatte—colpisce—la testa—cranio—contro la scrivania, disperatamente—avidamente—furiosamente pensando a qualsiasi cosa che possa fargli tornare il corpo sotto controllo.
 
Scorre le equazioni che lui e Brienne avevano sviluppato per questi esperimenti…e poi si ricorda gli occhi luccicanti di lei, e quella piccola linea carinissima che le appare nel mezzo della fronte quando lei si acciglia mentre loro dibattono appassionatamente—ardentemente—furiosamente della teoria delle stringhe e della fisica quantistica.
 
Non sta aiutando, lui pensa.
 
Lui si immagina dei gattini. Gattini soffici e innocenti. Gattini. Gatti. Anche conosciuti come Mici. Micia. E quella della Brienne dell’universo Mad Jon era stata calda e stretta e—
 
Non sta aiutando.
 
Lui pensa al viso ampio della sua Brienne, ai suoi denti storti, alle sue lentiggini—e quegli occhi blu, così blu, e si domanda se lei lo guarderebbe con così tanta sorpresa come la principessa Brienne aveva guardato il principe, o nel modo in cui la Brienne dell’universo Mad Jon aveva guardato il Jaime dell’universo Mad Jon. Si chiede se la sua Brienne farebbe gli stessi suoni; quegli stessi piccoli ansimi quando lui le aveva preso il capezzolo in bocca—
 
Di sicuro non sta aiutando.
 
Si chiede se Brienne è in bagno in questo momento, spruzzandosi dell’acqua fredda in faccia, o se ha fatto scivolare la mano nei pantaloni, con le dita che le accarezzano—
 
Di sicuro non sta fottutamente aiutando!
 
Tyrion. Sì, Tyrion! Quella disallineata faccia maliziosa è sufficiente a far ammosciare qualsiasi cazzo. Ma Tyrion è un biologo, e Jaime riesce già sentirlo spiegare allegramente che l’eccitazione di Jaime è semplicemente una reazione naturale agli stimoli e, diamine, anche il cazzo di Tyrion è pronto sull’attenti, e lui lo sta sentendo solamente raccontato.
 
Questa conversazione immaginaria rende Jaime furioso, e si immagina di prendere a pugni il ghigno malizioso sul viso di Tyrion, e quella è l’immagine che finalmente fa alleggerire leggermente la tensione nel suo corpo.
 
Tyrion è suo fratello. Gli vuole bene. L’idea di prenderlo a pugni solo perché anche lui è eccitato dal corpo di Brienne—
 
Stringe le mani. Il corpo della Brienne dell’universo Mad Jon, lui ricorda a se stesso, non della sua Brienne, e suo fratello non è nemmeno qui e, per gli dèi, Tyrion non vedrà mai il corpo di nessuna Brienne oppure gliela farà pagare cara!
 
A quei pensieri, riprende fiato e rilassa i pugni lentamente.
 
Brienne è la sua collega, lui pensa, la sua dolce Junior, ed è una delle migliori scienziate di fisica con cui ha avuto il piacere—privilegio—di lavorare. Lei non deve subire delle mancanze di rispetto—non da lui; non da nessuno.
 
E con quel pensiero, la sua eccitazione finalmente si allevia, anche se il suo cazzo si contrae di nuovo quando la porta si apre e Brienne rientra nella sala di controllo, le guance di lei sono ancora arrossate, ma ha il mento alzato verso l’alto.
 
“Ho bisogno di un drink,” lei annuncia a gran voce, incontrando il suo sguardo con dell’evidente sforzo. “Anzi di tanti.”
 
“Dèi, sì,” lui dice, e inizia le procedure per lo spegnimento della struttura.
 
*/*/*/*/*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice: BWAhahahahahaha!!
 


Nota della traduttrice: Io non c’entro niente! Non odiatemi!
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


Avviso dell’autrice: Linguaggio scurrile canonico. Un botto di parolacce.
 
 
 
 



*/*/*/*/*
 
Guidano verso Castello Nero in un silenzio teso, solo per poi scoprire che tutti i bar del posto sono già chiusi.
 
"Vuoi provare a cercare un locale notturno?" Jaime chiede, quasi sperando che lei concordi.
 
Lei fa una smorfia. "Ho bisogno di un drink, non di farmi pompare le orecchie."
 
Per gli dèi, non dire 'pompare', lui pensa mentre le mani gli si stringono sul volante.
 
Le cose erano state un po’ imbarazzanti da quando avevano spento la struttura, ma non è nulla che lui non possa gestire. Anzi, Jaime aveva iniziato a pensare che le cose stessero tornando alla normalità, mentre camminavano per salire in macchina e lui usciva dal parcheggio—e dopo Brienne si era passata nervosamente i palmi delle mani su e giù per l’intera lunghezza delle sue cosce lunghe e super toniche—e Jaime all’improvviso si era ricordato di come si era sentito ad avere quelle gambe senza fine avvolte intorno ai fianchi degli altri Jaime, e la sua eccitazione intensa ed immediata gli aveva fatto stringere i denti così tanto che quasi si era aspettato di sentire la sua mascella spezzarsi. Il suo corpo non si è calmato di una virgola durante il breve tragitto in auto. La mente gli vacilla dall’assurdità di tutto quello, anche se lui è così completamente conscio della donna accanto a sé—ogni movimento, ogni espressione, ogni volta che lei si mordicchia quel labbro inferiore seducentemente carnoso—lui è stupito di non averli già fatti finire in un fosso con la macchina. Lo stesso fatto che sta usando una frase come 'seducentemente carnoso'—ma esiste una roba del genere?—gli fa venire voglia di sbattere—sfondare—dannati dèi—di dare una botta—ohdèi!—di fare in modo che la sua fronte entri in contatto ripetutamente col volante con molta forza.
 
Dei drink.
 
Lui ha bisogno di dei drink.
 
Di tanti drink.
 
Preferibilmente nella sicurezza di un locale notturno, con molte persone a distrarlo.
 
Ha un’improvvisa immagine mentale di lui e Brienne nella semioscurità di un club, dove la musica è pulsante—dèi—martellante—fottutidèi—palpitante—dèifottutimerdadèidannati!—dove le percussioni e il basso fanno...delle...cose, e lui crede onestamente che finirà per morire letteralmente di frustrazione sessuale da un momento all’altro.
 
"Jaime?"
 
Lui sobbalza, lanciandole uno sguardo fulmineo. "Scusa," lui borbotta, e poi si schiarisce la gola. "Scusa. Sto solo pensando a dove potremmo prenderci un drink, se anche i locali notturni sono chiusi."
 
"Bè, abbiamo ancora quello che rimane del whiskey."
 
"Andiamo in camera mia o in camera tua?" lui chiede, per poi fare una smorfia. "Scusa."
 
Lei è tutta rossa e lui finirà per morire, così Jaime distoglie bruscamente lo sguardo.
 
"No, no," lei dice frettolosamente. "E’ tutto okay. E se invece noi...rinunciassimo al drink e andassimo direttamente a letto—voglio dire...andassimo direttamente a dormire."
 
"Buona idea," lui mormora, anche se, se Jaime non fosse così teso, sarebbe compiaciuto del fatto che almeno anche lei sta avendo qualche problema con le sue parole.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime parcheggia l’auto, e camminano in un silenzio teso verso l’albergo, la bottiglia di whiskey oscilla con disinvoltura in mano a Jaime. Camminando a grandi passi accanto a lui, Brienne è fortemente conscia della grazia disinvolta di Jaime, di ogni linea delle sue gambe e delle sue spalle mentre lui si muove, di ogni contrazione nella forma soda del suo sedere, che è fin troppo chiaramente delineato in quei jeans aderenti in modo peccaminoso, e lei prova disperatamente a non ricordare quanto prepotentemente belli gli altri Jaime erano sembrati quando erano stati nudi come quando erano appena nati.
 
Entrano nell’ascensore e il silenzio tra di loro si assottiglia. Brienne ascolta i loro respiri, rapidi e accelerati, nota la tensione nelle spalle di Jaime, mentre lui lancia degli sguardi infuocati in direzione di Brienne, e per un folle momento lei si immagina di spingerlo contro il muro dell’ascensore, per scoprire se i baci del suo Jaime sono intossicanti come quelli del Jaime dell’universo Mad Jon, oppure se sono inaspettatamente dolci come quelli del principe Jaime.
 
Lei riesce quasi a sentire gli scatti dei bottoni della camicia di Jaime mentre volano via quando lei gliela strappa, può quasi sentire il suo petto muscoloso sotto i palmi delle proprie mani, mentre lei gli divora avidamente la bocca—Brienne deglutisce e si rende conto che lo sta fissando…e lui la sta fissando di rimando, con occhi spalancati, oscuri e ardenti.
 
Lei oscilla verso di lui, pensando che non sarà in grado di fermarsi se lui non la smetterà di guardarla in quel modo, al diavolo Taena.
 
È il pensiero della dolce metà di Jaime che la fa raddrizzare in modo brusco, facendole premere la schiena contro il muro dell’ascensore, stringendo la ringhiera alle sue spalle, e fissando lo sguardo sui numeri dei piani che cambiano in modo fin troppo lento. Lei sta praticamente ansimando, sta quasi piagnucolando, ma non le importa nemmeno. Lei stringe ancora di più la presa sulla ringhiera, e prega ogni dio a cui riesce a pensare che le porte dell’ascensore si aprano prima che il suo autocontrollo si spezzi.
 
Come per rispondere alla sua preghiera, l’ascensore indica con un bip metallico l’arrivo al piano di Brienne. Le porte si aprono lentamente e in un unico rapido movimento, lei afferra il whiskey dalla mano di Jaime e si precipita verso la propria stanza.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne sbatte la porta dietro di sé, appoggiandoci la schiena contro, e si domanda se sarà la prima donna nella storia a morire in modo confermato a causa di un’autocombustione spontanea.
 
Lei barcolla su gambe tremanti fino a collassare sul letto. Toglie il tappo al whiskey, prende un piccolo sorso, e prova a convincere il proprio corpo a darsi una calmata.
 
È impossibile farlo quando il suo Jaime l’aveva guardata come...come…
 
Lei chiude gli occhi e grugnisce.
 
Lo sguardo negli occhi del suo Jaime era stato anche più intenso dello sguardo negli occhi del Jaime dell’universo Mad Jon. Mentre il principe Jaime era stato gentile e c’era stato un grado di passione lì, non era nulla paragonato agli sforzi del Jaime dell’universo Mad Jon. Lei riesce ancora a sentire le dita di lui che le stringevano i fianchi, la sua bocca sul suo seno, il suo cazzo—
 
Brienne si alza a sedere di colpo, il calore le pizzica le terminazioni nervose per tutto il corpo.
 
E gli occhi del suo Jaime le avevano promesso qualcosa di addirittura meglio, anche solo perché si sarebbe trattato di lei.
 
Lei comincia a sudare, e prende velocemente un altro sorso di whiskey.
 
Una doccia, lei pensa disperatamente. Sì. Una doccia. La doccia più fredda che riuscirà a sopportare.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime si appoggia contro il muro della doccia e lascia che l’acqua fredda scorra su di lui.
 
Avrebbe potuto prendersi cura del suo cazzo dolorante in un altro modo, suppone; adesso ha una gran quantità di ricordi e di immagini per far sì che le cose vadano in fretta, ma per qualche motivo, quella stessa idea gli sembra…sbagliata. Ma dèi—dèi—se dovessero tornare in quegli universi e ci fossero delle altre scopate, bè…è molto probabile che, ad un certo punto, lui raggiungerà l’orgasmo insieme alla sua controparte, e quello è semplicemente qualcosa che lui non crede che la sua Brienne—la Brienne Principale—apprezzerebbe…anche se, considerando il modo in cui lei lo aveva guardato in ascensore…
 
Lui per metà ride, per metà grugnisce, mentre si posiziona meglio sotto i ghiacciati flussi d’acqua.
 
Tutto questo è così totalmente ridicolo, ed è così diverso da qualunque cosa lui si aspettava che sarebbe accaduto quando aveva accettato di lavorare con Brienne su questi esperimenti. Inoltre, lui è uno scienziato di fisica, per amore degli dèi! Non aveva mai pensato che avrebbe mai dovuto avvertire una collega donna che durante un esperimento lui avrebbe potuto avere un vero e proprio orgasmo invece di uno metaforico!
 
Questo porta a un livello totalmente inappropriato l’essere eccitato dalla scienza.
 
Appoggia la sua fronte ancora accaldata contro il vetro della doccia e lascia che l’acqua fredda faccia il suo lavoro.
 
*/*/*/*/*
 
Il mattino dopo le cose sono più facili, anche se concordano di rinunciare al loro solito allenamento insieme, preferendo fare le valigie e arrivare in aeroporto.
 
Il volo di ritorno verso Approdo del Re è cordiale, anche se un po’ freddo e imbarazzante, ma si concentrano sul lavorare ai dati sui loro portatili, e quando atterrano, si sorridono, si salutano e vanno ognuno per la propria strada.
 
Brienne va a prendere Pod alla pensione per cani, ed entra in casa con un sospiro di sollievo.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime entra in casa di Tyrion trovando suo fratello e una qualche donna castana dalle gambe lunghe a scopare sul divano.
 
Sospira e si dirige verso il seminterrato, pensando di avere davvero bisogno di trovarsi una casa.
 
*/*/*/*/*
 
Il giorno dopo, Jaime e Brienne si messaggiano, concordando di prendere un paio di giorni di pausa, e fanno dei piani per incontrarsi al laboratorio dopo quello.
 
Jaime è sollevato, ma sa che le cose finiranno per rimanere imbarazzanti fino a quando lui e Brienne non parleranno di cosa hanno vissuto, e delle loro reazioni fisiche ad esso. Quella conversazione sarà quasi imbarazzante quanto le ultime ore.
 
Comunque…sono dei professionisti, per amore dei Sette, e sono amici. Possono gestire un po’ di stimolazione sessuale senza che sia strano.
 
Bè.
 
Senza che sia strano tutto il tempo, comunque.
 
Inoltre, lui sa che torneranno in quegli universi—in un modo o nell’altro, e il più presto possibile, anche se dovesse essere costretto a lanciare la metà del patrimonio Lannister a qualsiasi scienziato si trovi sulla loro strada—e hanno bisogno di imparare come affrontare questa situazione se dovesse succedere di nuovo.
 
Lui è anche piuttosto arrabbiato per il fatto che l’eccitazione per le loro scoperte scientifiche sia stata messa in secondo piano da un’eccitazione di tutt’altro genere. Un’eccitazione che è semplicemente—come aveva detto a se stesso quando erano alla Barriera—una risposta fisiologica perfettamente naturale agli stimoli. Non è personale.
 
Oltretutto, lui vuole fare il secchione con Brienne, la sua partner in tutto questo, riguardo tutto quello che hanno scoperto e vissuto, ma si erano a malapena guardati a vicenda sull’aereo, o in aeroporto quando si erano salutati. Quello lo fa imbestialire.
 
La porta si apre e lui alza lo sguardo vedendo Tyrion entrare incespicando, con un’altra donna castana e dalle gambe lunghe al suo braccio.
 
Tyrion alza un sopracciglio e Jaime si limita ad emettere un sospiro mesto, e a dire, “Stavo per uscire.”
 
*/*/*/*/*
 
Dopo aver messaggiato con Jaime, Brienne va nella palestra che usa quando Jaime non può raggiungerla per il loro solito allenamento, e poi si ferma per compare una bottiglia del whiskey che gli aveva rubato l’altra notte.
 
Lei boccheggia vedendo il prezzo, e si accontenta di una marca molto più economica, che il commesso le assicura essere comunque piuttosto buona. Lei compra anche della birra per la prima volta dopo anni, per lo più perché aveva avuto un sapore sorprendentemente buono nell’universo della Brienne contadina.
 
Lei torna a casa, armeggia un po’ in giro, porta Pod a fare una passeggiata, e dopo lavora un po’, mandando delle e-mail a dei colleghi e parlando con altri, leggendo delle nuove ricerche, iniziando a guardare svogliatamente i dati che hanno prodotto durante quest’ultima serie di esperimenti. Ma è agitata e non riesce a concentrarsi, e davvero...questo è anche l’esperimento di Jaime, e dovrebbero star lavorando ai dati insieme, discutendo del significato di tutto ciò.
 
È per questo che in primo luogo lei aveva accettato di lavorare con lui a questi esperimenti, dopo tutto. Lui è arrogante e qualche volta è fin troppo impertinente, ma lei non può negare che lui la fa lavorare sodo, e la fa riflettere per motivare ogni teoria ed ogni equazione in un modo in cui nessun altro le aveva mai fatto fare.
 
E...lui lo rende...divertente.
 
È solo che non è giusto che abbiano permesso che quello che accade alle loro controparti abbia avuto un impatto su come lavorano insieme, o con come si comportano l’uno con l’altra. Inoltre, non è personale: è solo una naturale reazione fisica ai ricordi che hanno nei loro cervelli quando tornano nel loro universo. È sicura che non ne sarebbero così tanto…affetti se il sesso non fosse successo proprio quando quegli specifici esperimenti stavano terminando, facendoli tornare immediatamente a loro stessi nella sala di controllo.
 
Brienne si acciglia guardando Pod, che la guarda coi suoi struggenti occhi marroni, scodinzolando in modo speranzoso con la sua coda disordinata.
 
“Questo è ridicolo,” lei dice in modo fermo. “Siamo dei professionisti, e anche se di certo io ho dei sentimenti che vanno oltre quello, lui di sicuro non ce li ha, e siamo riusciti a lavorare insieme abbastanza bene fino ad ora.”
 
Si acciglia, picchiettando un piede per terra, per poi annuire. “Va’ a prendere il tuo guinzaglio,” lei ordina.
 
Pod rilascia un guaito felice, correndo verso dove il suo guinzaglio è conservato, portandoglielo, e adesso sta scodinzolando impetuosamente.
 
Brienne infila il whiskey e un paio di bottiglie di birra nel suo zaino, aggancia il guinzaglio sul collare di Pod, e dopo cammina a grandi passi verso la porta, con uno scopo ben preciso.
 
Lei strattona la porta, aprendola, e rilascia un proprio guaito—un guaito sorpreso.
 
Jaime è sorpreso tanto quanto lei, a giudicare dalla sua postura bloccata. La mano di lui è ancora mezza alzata verso il campanello.
 
Si fissano a bocca aperta fino a quando Jaime dice, “Oh. Stai uscendo.”
 
“Stavo venendo a vedere te.”
 
Jaime sorride lentamente. “Ed è per questo che siamo un’ottima squadra, Junior: le grandi menti pensano davvero allo stesso modo.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime è armato con una propria bottiglia di whiskey e con una confezione di birra. Portano Pod a fare una passeggiata veloce intorno al quartiere, perché nemmeno Jaime riesce a deludere quel cucciolo impaziente. Quando tornano, si sistemano sul divano con due bicchierini e con due bicchieri leggermente più grandi, appoggiati al tavolino da caffè davanti a loro. Jaime versa del whiskey nei bicchierini mentre Brienne riempie di birra gli altri bicchieri.
 
Jaime alza il proprio bicchierino, dicendo, “Dobbiamo avere una conversazione schietta e onesta riguardo il bisonte nella stanza.”
 
Lei prende in mano il suo bicchierino e annuisce. “Il grosso bisonte nella stanza.”
 
Jaime sorride in modo ampio. “Sono lusingato,” lui dice con fare accattivante, e lei arrossisce anche se alza gli occhi al cielo.
 
“Non così tanto grosso,” lei borbotta, e lui scoppia a ridere.
 
“Ecco, questa è la Junior che mi piace vedere,” lui replica, facendo tintinnare il suo bicchiere contro quello di lei in un brindisi, e scolandosi il suo whiskey.
 
*/*/*/*/*
 
Nonostante le loro intenzioni, evitano il bisonte nella stanza, preferendo invece bere e parlare di tutto e di più, tranne che di quello di cui hanno bisogno di discutere.
 
Brienne non lo sa per quanto a lungo restano seduti lì, discutendo del matrimonio di Cersei nell’universo di Jaime cantante/Brienne contadina, o litigando riguardo a se devono spingere i limiti della Barriera ancora di più, cercando di estendere il loro tempo di connessione ad ogni universo ancora più a lungo, o guardando Pod provare ad ottenere la loro attenzione, scodinzolando in estasi quando gli grattano le orecchie o la pancia. Tutto quello che lei sa è che fuori è ormai buio da un po’, hanno finito il whiskey di Jaime e la maggior parte della birra, e la stanza è piacevolmente offuscata.
 
"Senti," Jaime dice, in modo piuttosto sciatto, e lei è sollevata nel vedere che la birra e il whiskey stanno facendo effetto anche su di lui.
 
Sono spaparanzati socievolmente sul divano, Pod sta russando in modo beato tra di loro, e la stanza si inclina in maniera allarmante quando Brienne volta la testa verso Jaime.
 
Lei si pentirà di tutto questo domattina. Se ne pente sempre. Ma sin da quando si sono ritrovati coi ricordi di versioni differenti di loro stessi, il bere sembra essere il modo più logico di vedersela con...con...
 
Getta un’occhiata al viso ubriaco di Jaime, e lui è ancora bellissimo anche se il suo volto è fiacco e i suoi occhi sono vitrei.
 
Il modo più logico di vedersela con tutto.
 
E tutto significa tutto.
 
"Brienne?"
 
Lei sbatte le palpebre nella foschia alcolica, e si acciglia. "Che c’è?"
 
"Senti...se le cose continueranno ad andare in quel modo in quegli universi, sono preoccupato che uno di questi giorni finirò per…ehm…mettere in imbarazzo me stesso—e te. Sai che i ricordi sono...intensi, soprattutto quando torniamo inizialmente al nostro stesso universo."
 
"Lo so," lei farfuglia, sentendo il proprio corpo accaldarsi. Si ricorda l’ultima corsa in ascensore e arrossisce ancora di più.
 
Jaime chiude gli occhi e sospira, la testa gli ciondola. "Dovrò pensare a qualcosa."
 
"Pannoloni," lei mormora.
 
"Cosa?"
 
"Pannoloni. Dovrebbero catturare qualsiasi...um...espulsioni involontarie di fluidi, senza mostrare niente."
 
Jaime la sta fissando come se lei stesse parlando in una lingua diversa.
 
Huh.
 
La lingua.
 
"Come facciamo a capirli?" lei sbotta.
 
"Cosa? I pannoloni?"
 
"No!" e lei inizia a ridacchiare.
 
Lui sorride in modo ampio, gli occhi gli cascano in modo assonnato mentre la guarda. "Bene, perché penso che i pannoloni siano piuttosto intuitivi."
 
Lei si chiude la bocca con le mani mentre ridacchia ancora di più.
 
"Sei ubriaco, Jaime," lei dice, per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
 
"Anche tu," lui borbotta, la voce gli si affievolisce. Lei gli lancia un’occhiata e la risata le si spegne, e vede che lui ha gli occhi chiusi, e che il suo respiro è profondo e costante.
 
Brienne scuote la testa mentre si costringe a rimettersi in piedi barcollando. Si incammina verso il suo armadio a muro, tornando con una coperta.
 
"Non lo reggi proprio l’alcol," lei sussurra con affetto, mentre gli avvolge la coperta intorno.
 
Jaime le afferra la mano con la velocità della luce, e il sorriso di lui è malizioso e ubriaco sebbene sia anche assonnato. "Un pochettino lo reggo," lui sussurra, facendole l’occhiolino. "Pannoloni?"
 
Lei annuisce silenziosamente, e Jaime le stringe la mano, prima di lasciarla andare.
 
Lui continua, “Sarebbe comunque imbarazzante se dovessi gridare il tuo nome."
 
"Bè, probabilmente anch’io griderei il tuo," lei replica, e viene premiata dagli occhi di Jaime che si spalancano di colpo. "Che c’è?" lei chiede mentre si raddrizza, ondeggiando un po'. "Credi che gli orgasmi siano solo per gli uomini?"
 
Lei si volta e barcolla lungo il corridoio fino alla sua camera da letto, con Pod che la segue, e crede di aver sentito Jaime imprecare mentre si chiude la porta di camera sua alle spalle.
 
*/*/*/*/*
 
Lui non si disturba neanche a togliersi i vestiti di dosso prima di entrare sotto il getto della doccia fredda, molto fredda.
 
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Brienne decide di non fare domande quando trova la massa accartocciata e fradicia di vestiti sul pavimento della sua doccia, il mattino seguente. Si limita a lanciare un paio dei propri pantaloni da tuta all’uomo deliziosamente spettinato, palesemente nudo e magnificamente infuriante, mettendo i vestiti di Jaime in lavatrice.
 
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Lei quasi non gli offre una maglietta.
 
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"Probabilmente dovresti chiamare Taena," lei dice mentre prepara la colazione. Lo stomaco le si contorce al pensiero della bellissima donna dagli occhi scuri, ma non riesce a dire se sia per senso di colpa o per gelosia. "Si starà chiedendo dove sei."
 
"Taena?"
 
Lei si volta, accigliandosi a causa del tono perplesso di Jaime. "La donna con cui vivi?" lei ribatte. "Andiamo, Jaime, nemmeno tu puoi spingere così tanto la cosa del professore svampito!"
 
Jaime sembra onestamente confuso, ma dopo la sua espressione si schiarisce. "Giusto. Non te l’ho ancora detto."
 
"Non mi hai ancora detto cosa?"
 
"Ho beccato Taena a scoparsi un Kettleblack."
 
Brienne spalanca lentamente sia gli occhi che la bocca. Jaime alza un sopracciglio mentre sorseggia il proprio caffè.
 
Un milione di pensieri vola per la testa di Brienne, e quello su cui si focalizza è, "Quale di loro?"
 
"Importa davvero? Sono tutti uguali."
 
"E sono tutti inutili," loro dicono insieme, e Brienne si morde il labbro inferiore per impedirsi di ridere. Non è davvero divertente.
 
"Mi dispiace," lei dice, e lo pensa davvero. "Quando è successo?"
 
"Quando eravamo tornati da Castello Nero per la prima volta. Ho scoperto che tornare a casa in anticipo può essere davvero illuminante."
 
"Quindi...quando eri andato alle Isole dell’Estate...?"
 
"Eravamo io, Tyrion e l’autista dei taxi che mi aveva portato a casa. Si era scoperto che anche lui era stato sfortunato in amore."
 
Lei aggrotta la fronte. "Perché non me l’avevi detto?"
 
"Perché faceva male," lui risponde, distogliendo lo sguardo. "E non volevo che fosse vero. Ed era troppo simile—sia nel tempo sia riguardo la persona—a quello che era successo al Jaime versione Megastar. E..."  Lui le lancia un’occhiata e le rivolge una scrollata di spalle impotente. "E’ complicato."
 
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Dopo la colazione, portano Pod a fare una lunga passeggiata, poi tornano a casa di Brienne, e lei tira fuori i dati sul proprio computer. Jaime le si siede vicino, mentre scrutano intensamente lo schermo, discutendo di ogni schema e di ogni anomalia che vedono.
 
Il sole sta tramontando e Pod se ne sta seduto, con un aspetto speranzoso, accanto alla porta, quando fanno una pausa, e dopo averlo portato a fare un’altra passeggiata, tornano e Brienne prepara la cena.
 
“Pensi che abbiamo bisogno di altri dati?” Brienne chiede quando si siedono a tavola per mangiare.
 
Jaime alza un sopracciglio. “Tu no?”
 
“Sì,” lei replica, “se non altro per…” Lei si mordicchia il labbro inferiore, per poi fare spallucce. "Si tratta di scienza? O si tratta di magia?"
 
"Una qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia,” Jaime afferma con un ampio sorriso. “Ma sul serio, Brienne: prima le anime gemelle, adesso la magia? Sta’ attenta o ti revocheremo la tua licenza da scienziata.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. "Tu conosci le vecchie leggende tanto quanto me, Jaime," lei persiste, "e si dice che Castello Nero sia stato costruito sulle fondamenta del Castello Nero originale che era stato distrutto verso la fine dell’Era della Magia."
 
Jaime sbuffa col naso. "L’Era della Magia—ma per favore."
 
"Stammi a sentire! Se ci fosse qualcosa di vero su quelle storie? Non sulla magia, ovviamente—quello è ridicolo, concordo. Ma forse siamo in grado di vedere quegli universi alla Barriera perché la—la barriera tra gli universi è più sottile o perché sono più vicini, o qualcosa del genere."
 
Jaime sembra pensieroso. "L’unico modo di testare quella teoria sarebbe di ripetere l’esperimento in altre sedi, e vedere se otteniamo dei risultati diversi."
 
Il sorriso di Brienne è lento, e Jaime spalanca gli occhi. "Hai già prenotato un’altra struttura, non è così?"
 
Lei annuisce, compiaciuta. "La struttura di Meereen ha un giorno libero in calendario, tra due settimane."
 
Jaime emette un sospiro melodrammatico per poi sorridere in modo ampio. "Ottimo lavoro, Junior. E non abbiamo nemmeno dovuto corrompere qualcuno."
 
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- Nello scorso capitolo, quello sull’universo Mad Jon, abbiamo visto come personaggi anche Jon Snow e Ygritte, ma solo successivamente all’aver pubblicato già quel capitolo, mi era venuta in mente una curiosità sui loro personaggi da raccontarvi.
 
Nei libri, una cosa che può spesso sfuggire ai lettori è che ad uccidere Ygritte…probabilmente è stato lo stesso Jon, senza ovviamente volerlo. GRRM non dà mai una risposta a chi sia stato ad ucciderla, e lo stesso Jon non vuole dare un nome a quella persona, ma forse perché teme la risposta…Infatti poco prima del ritrovamento di Ygritte in fin di vita, colpita da una freccia, Jon aveva sparato con delle frecce verso i Bruti, ed era anzi stato l’unico in quella zona a ricaricarsi di frecce. L’unico. È una cosa tipica di GRRM far solo intendere che Jon abbia ucciso la sua amata, senza nemmeno mostrarlo per certo.
 
Ovviamente, in GOT non c’era stato niente di quello, ma era stato Olly a far fuori Ygritte. Mamma mia, che mal di testa il personaggio di Olly…Effettivamente basta pensare ai personaggi originali inventati da D&D per GOT per giudicare il loro “talento”, come appunto questo Olly.
 
Olly aveva visto la sua famiglia venire sterminata da dei Bruti, quindi ha combattuto contro i Bruti e ha fatto fuori Ygritte (che gli aveva ucciso il padre), e quando poi Jon aveva formato un’alleanza proprio con i Bruti, Olly si era sentito tradito e aveva accettato di aiutare ad ammazzare Jon…
 
Il problema è che non si capiva cosa cavolo D&D volevano che gli spettatori provassero per Olly, cioè, alla fine, Olly aveva ragione in tutto quello che ha fatto. Per la miseria i Bruti gli hanno brutalizzato la famiglia (perdonate il gioco di parole), gli Stark hanno fatto partire una guerra per molto meno (solo perché Ned fu arrestato). Volevano che i fans simpatizzassero con Olly o che lo detestassero? Non si capiva per niente. Però di certo il modo in cui avevano mostrato Jon che ammazzava Olly (che in tutto questo, ricordiamolo, era un ragazzino!) faceva apparire Jon come l’eroe che si era sbarazzato di uno stronzo infame che aveva di sicuro torto…
 
Quindi era tutto assolutamente fuori contesto! È chiaro che, con il personaggio di Olly, D&D volevano mostrare un personaggio che per loro era “grigio”…ma non li sanno scrivere haha. Olly era un personaggio che tutti i torti non li aveva, altro che “grigio”, c’aveva ragione, ma che è stato ammazzato come fosse un cane. Se Olly avesse fatto fuori qualche Bolton invece di Jon e Ygritte, per gli stessi esatti motivi, nessuno avrebbe mai anche solo lontanamente pensato che fosse dalla parte del torto lol. Ma se l’era presa con dei “fan favorite”, e quindi doveva essere per forza lui lo stronzo di turno, a prescindere…okaaaay.
 
D&D avrebbero dovuto lasciar scrivere i personaggi “grigi” solo al buon GRRM, che con gente come Jaime e Theon ha fatto capolavori. Altro che creare personaggi che non avevano un senso d’esistere…
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***








*/*/*/*/*
 
Il sole è accecante, l’aria è calda, ed è un esotico miscuglio di secchezza ed umidità quando Jaime e Brienne, insieme a Pod, scendono dal jet privato Lannister all’aeroporto internazionale di Meereen. Si fanno strada attraverso la dogana, e Jaime è divertito dalla fervente curiosità di Brienne, mentre guidano nel cuore della città.
 
"Prima volta?" lui domanda.
 
Lei annuisce, allungando il collo in un tentativo di cogliere ogni singolo centimetro dell’architettura colorata della città. "Tarth è piuttosto vicina geograficamente, ma è solo che non siamo venuti mai ad Essos."
 
"Ah," Jaime replica con un ampio sorriso, "e adesso sappiamo qual è il vero motivo per cui hai scelto l’acceleratore di particelle di Meereen per la nostra prossima serie di esperimenti."
 
Lei alza gli occhi al cielo. "E’ anche l’unico altro acceleratore di particelle al mondo che ha una barriera elettromagnetica, e i loro generatori sono potenti quanto quelli alla Barriera all'87.5%."
 
Jaime ride. Hanno eseguito delle simulazioni durante le ultime due settimane, e hanno determinato che possono raggiungere un universo, mantenere la connessione per cinque secondi, e poi aspettare per un’ora che i generatori si ricarichino dopo ogni 'impulso'.
 
Pod guaisce in modo triste dall’interno del suo trasportino, e Brienne si gira per guardarlo, per poi dire a Jaime, "Avrei potuto lasciarlo alla pensione per cani, sai."
 
"Dèi," Jaime si lamenta, "avevate entrambi un aspetto così patetico a quel pensiero, non riuscivo a sopportarlo.”
 
Brienne arrossisce leggermente, e Jaime ammira la scia di colore sulle sue guance, per poi distogliere velocemente lo sguardo, nascondendo una smorfia. Anche dopo due settimane, lui si ritrova ancora a notare delle cose che non avrebbe mai notato prima che il principe Jaime e il Jaime dell’universo Mad Jon si scopassero le loro Brienne.
 
Jaime scaccia via quei pensieri.
 
"Inoltre,” lui continua, con un tono di voce leggero e da presa in giro, “è piccolo. Non ci darà fastidio, e potrà correre per la mia suite mentre saremo alla struttura. Faremo il check-in in hotel e dopo andremo in spiaggia. Faremo fare una bella corsa a questo bastardino che sembra un ratto, prima di doverlo lasciare da solo, stanotte."
 
Brienne annuisce, per poi borbottare, “Non sembra un ratto.”
 
“Ma certo che sembra un ratto—non è così, Pod?”
 
Pod guaisce e Jaime ride.
 
*/*/*/*/*
 
La spiaggia è piena di turisti di Westeros che si stanno cuocendo nel sole ardente. Jaime e Brienne restano vicini alla riva del mare, lanciando un pezzo di legno a Pod per farglielo rincorrere, e correndo in suo soccorso quando viene travolto da un’onda anomala. Jaime ammira la vista di Brienne con addosso dei pantaloncini, osservandole le gambe in modo discreto, gambe forti, muscolose e piene di lentiggini, mentre lui le passeggia accanto. Di tanto in tanto, lui crede di beccarla a lanciare delle occhiate alle sue gambe. Jaime quasi inizia a pavoneggiarsi, ma riesce a trattenersi.
 
Se la stanno cavando meglio, lui pensa, e le cose torneranno alla normalità se lui non fotterà—...se non complicherà le cose. Supereranno questa persistente…qualsiasi cosa sia, e quando torneranno alla Barriera sarà come se nulla sia successo. Ma sono passate solo due settimane dalla loro ultima serie di esperimenti, e Jaime è contento che visiteranno solamente l’universo di Jaime versione Megastar/Brienne investigatrice privata durante le poche ore che passeranno qui a Meereen. Almeno sa che quei due non scoperanno a breve.
 
D'altro canto...si è già sbagliato in passato.
 
Jaime lancia il legnetto a Pod e poi getta uno sguardo a Brienne, che sta camminando di fianco a lui in silenzio, con un cipiglio pensieroso sul viso.
 
"D’accordo," lui inizia con un sospiro, "ti stavi divertendo un paio di minuti fa. A che stai pensando?"
 
Lei mantiene lo sguardo sui propri piedi mentre dice, "Ti preoccupi mai dell’etica di quello che stiamo facendo?"
 
Jaime aggrotta la fronte. "L’etica?"
 
"Sì. Ci stiamo connettendo con le nostre controparti; stiamo vivendo quello che loro stanno vivendo; quando torniamo abbiamo i loro ricordi e i loro pensieri nelle nostre menti. Tutto a loro insaputa. Come può essere giusto?" Il cipiglio di Brienne si fa più profondo, mentre lei getta il bastoncino a Pod per farglielo rincorrere.
 
"Non è qualcosa che avevamo previsto," Jaime replica, "e stiamo solo osservando; non stiamo tentando di influenzarli. Dubito fortemente che potremmo influenzarli, anche se ci provassimo."
 
"Sia che possiamo influenzarli o no," Brienne dice tenacemente, "ci stiamo comunque connettendo alle nostre controparti a loro insaputa e senza il loro consenso."
 
"Bè, non possiamo esattamente chiedere il permesso di unirci a loro per un po’! E non siamo stati noi a chiedere che questo accadesse."
 
"Ma continuiamo a tornarci! E che faremo quando arriverà il momento di pubblicare i risultati, Jaime? Cosa pensi che accadrà quando tutto il resto del mondo si renderà conto che è probabile che anche loro potranno connettersi con altri universi e vivere delle vite diverse?" Lei fa una smorfia. "Che succederà quando persone come Petyr Baelish, quel commerciante di carne umana, quel bastardo che pensa che 'la gente vuole solo i reality tv squallidi’, si renderanno conto che potrebbero sfruttare questa cosa per far soldi?"
 
"Siamo degli scienziati, Brienne. Non dovremmo preoccuparci di cosa verrà fatto con le scoperte che facciamo; il nostro scopo è di espandere la conoscenza e il vissuto umano."
 
"Come fai a dire una cosa del genere? Come puoi abdicare la responsabilità in quel modo?"
 
"Brienne," Jaime dice, e sospira. "Se non lo divulgassimo noi, lo farà qualcun altro."
 
"E quello lo rende accettabile?"
 
"Lo rende...inevitabile." Jaime si passa una mano sul viso, per poi sospirare un’altra volta, mentre lancia il legnetto a Pod per farlo scorrazzare. "Senti, per un momento, ignora il fatto che ci stiamo connettendo con le nostre controparti."
 
Lei sbuffa dal naso.
 
"Ascolta! Ignora per un attimo tutto quello che abbiamo vissuto. Fai finta che la nostra possibilità di connetterci alle nostre controparti non sia mai avvenuta. Cosa credevi che sarebbe successo quando avremmo provato le nostre teorie? Cosa credevi che sarebbe successo quando avremmo provato che esistono degli altri universi e che possiamo trovarli e connetterci con loro?"
 
Brienne aggrotta la fronte. "E’ solo a livello quantistico," lei replica sulla difensiva.
 
"Sì. E proprio com’è successo in ogni altro tempo della storia umana, l’attrattiva di nuove terre da esplorare e da conquistare sarebbe irresistibile. Anche se noi non ci stessimo connettendo in questo modo, qualcuno scoprirebbe un modo di connettersi oltre il livello quantistico. Qualcuno troverebbe un modo di aprire una porta verso altri universi che potremmo fisicamente attraversare a nostro piacimento."
 
"Potrebbero volerci secoli per una cosa così, Jaime. Credo che sia più probabile, considerando quello che abbiamo scoperto, che qualcuno troverà un modo che non solo ci permetterebbe di connetterci alle nostre controparti, ma anche di controllarle."
 
"Per quale scopo?"
 
"Pensane uno!" Brienne grida, alzando le braccia esasperatamente. Pod fa cadere il suo bastoncino, abbaiando con entusiasmo, e lei si piega per calmare il cagnolino. Dopo un momento, lei alza lo sguardo su di lui, gli occhi di Brienne scintillano come zaffiri nel sole luminoso. "Persone che sono infelici della propria vita qui e che vogliono una seconda possibilità. Persone che vogliono solo vivere delle esperienze diverse, incluso il sesso, senza che quello influenzi le loro vite ‘vere’. Persone che..." Lei deglutisce. "Persone che vogliono fare cose orribili ad altre persone solo per divertimento, e senza delle conseguenze nelle loro vite 'vere'.”
 
Jaime la fissa, e pensa che lei abbia un aspetto fervido e innocente come quello di un bambino.
 
"Che vuoi fare?" lui alla fine domanda, sottovoce.
 
Brienne si mordicchia il labbro inferiore, poi sospira e distoglie lo sguardo. "Non lo so," lei mormora. Lei si rialza, con Pod tra le braccia.
 
"Vuoi vedere se possiamo controllare le nostre controparti?" Jaime persiste. "Vedere se possiamo...non lo so...convincerli a mangiare un sandwich al burro d’arachidi anche se in realtà ne vogliono uno al prosciutto?"
 
Quello fa in modo che un sorriso inizi a prendere vita sulle labbra carnose di Brienne. "Credevo che non volessimo influenzarli."
 
"Bè, se sei preoccupata che sarebbe facile controllarli, dovremmo testare quell’ipotesi invece di preoccuparcene soltanto."
 
"Ma è etico?"
 
Jaime allunga una mano per grattare Pod sotto al mento. "Probabilmente no, ma abbiamo fatto del nostro meglio per essere strettamente degli osservatori, non dei partecipanti attivi, e abbiamo deliberatamente cercato di evitare di influenzare le nostre controparti. Per alleviare almeno alcune delle tue preoccupazioni, forse dovremmo provare a controllarli. Se potremo convincerli a mangiare qualcosa che non vogliono mangiare, allora avremo di nuovo questa conversazione." Lui le lancia un’altra occhiata e, per un momento, si domanda se finirà per annegare nel blu degli occhi di Brienne, più profondi dell’oceano che hanno di fronte. "Se al momento siamo colpevoli di qualcosa, Brienne, è semplicemente di essercene stati a guardare mentre le nostre controparti vivevano le loro vite."
 
"Credo che quello si chiami stalking," lei dice in tono secco, e lui le sorride in modo ampio.
 
"Bè, allora forse prima di annunciare le nostre scoperte al mondo, avremo bisogno di chiedere ai nostri politici di fare delle nuove leggi."
 
Con riluttanza, Brienne sorride.
 
*/*/*/*/*
 
La struttura di Meereen si trova a venti miglia entroterra dalla città, e non è nemmeno lontanamente nuova e sfavillante come la Barriera. Quello probabilmente ha a che fare col deterioramento causato dall’ambiente desertico, più che con l’età dell’edificio e col suo programma di manutenzione, ed è comunque una macchina potente. Non hanno bisogno di molto allenamento per gestire da soli la struttura, ma gli altri scienziati di fisica sono parecchio curiosi quando quella sera lasciano la struttura a malincuore.
 
Jaime controlla le telecamere e fa una passeggiata in giro per confermare che tutti gli altri siano andati via. Torna con del caffè e dei popcorn.
 
Brienne inarca un sopracciglio e lui scrolla le spalle.
 
"Si tratta di Jaime versione Megastar," lui dice. "Se non altro lui è divertente."
 
Brienne alza gli occhi al cielo mentre scuote la testa. "Sandwich al burro d’arachidi?" lei chiede conferma.
 
Jaime annuisce mentre sgranocchia una manciata di popcorn.
 
Lei aspetta che lui finisca, e poi preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne entra dalla porta d’ingresso venendo accolta dal suono di una triste musica di pianoforte che scivola via da quella che adesso chiamano la sala da musica. Si trova dall’altra parte del corridoio dal soggiorno in cui Jaime era stato seduto quando Brienne l’aveva conosciuto, ed era già munita del pianoforte a mezza coda che lui sta attualmente suonando.
 
Lei si ferma per ascoltare.
 
La musica è bellissima e fuoriesce dalle dita di Jaime nel modo in cui i dolcetti fuoriescono da quelle di Nan, o nel modo in cui delle parole flirtanti fuoriescono dalla bocca di Nymeria quando vuole ammaliare qualcuno ad entrare nel suo letto.
 
Brienne si ferma sulla soglia e lo guarda.
 
Jaime sta suonando con gli occhi chiusi, ondeggia mentre le sue dita si muovono, la sofferenza gli contorce i bellissimi tratti del viso. La canzone è già familiare; lui ci sta lavorando già da due settimane, insieme a diverse altre canzoni, fin da quando Brienne lo aveva scagionato dalle accuse, e lui aveva permesso loro di restare nella sua villetta proprio come aveva promesso. I varysazzi che si stanno ancora nascondendo negli alberi intorno alla casa, qualche volta sono difficili da sopportare, ma loro hanno deciso, per fortuna, di ignorarla. In pochi in realtà si sono resi conto che è lei l’investigatrice privata responsabile di aver scagionato il nome di Jaime Lannister dalle accuse e di avergli salvato la reputazione...per quello che vale.
 
Bè. Almeno per quanto riguarda la sua reputazione ritratta dai giornali scandalistici in cerca di sensazionalismi. Con infinita delusione di Nymeria, non ci sono state per niente feste trasgressive, nessuna scappatella scandalosa con delle groupie, minorenni e non. Niente droghe. Quasi niente rock’n’roll. Lui ha fatto qualche concerto e sta venendo sommerso da altre date—è tornato alla normalità, Addam le assicura—ma sembra che tutti lo stiano osservando come se si aspettino che la diga si possa rompere da un momento all’altro.
 
Jaime apre gli occhi e fissa Brienne senza guardarla per davvero, prima che lei venga registrata dal suo subconscio. Lui smette di suonare e inarca un sopracciglio con fare interrogativo.
 
Loro due non sono esattamente amici, ma sono giunti a un’intesa confortevole a vicenda, ragion per cui lei adesso esita riguardo quello che deve fare.
 
Il sopracciglio gli si alza ancora di più mentre lei lo fissa in silenzio.
 
"Ho bisogno che vai a una festa," lei sbotta.
 
Gli ci vuole un momento per assimilare le parole di Brienne, ma dopo lui sogghigna.
 
"Una festa in particolare," lui replica con voce strascicata, "oppure andremo a bussare a tutte le porte fino a quando non ne troveremo una?"
 
Brienne sospira ed entra nella stanza. "Ho una cliente. Olenna Tyrell."
 
Jaime rilascia un basso fischio. "Dei Tyrell di Alto Giardino? La seconda famiglia più ricca al mondo?"
 
Lei annuisce mentre affonda sulla poltrona più vicina al piano. "Qualcuno sta minacciando di rapire sua nipote, e di farlo proprio davanti a tutti a questa festa. Lei vuole che io veda che riesco a scoprire.”
 
Jaime la fissa per un lungo momento, in silenzio, il suo viso non mostra espressioni.
 
"Bè,” lui finalmente replica, con voce strascicata, “a parte il fatto che quella è la cosa più stupida che io abbia mai sentito un criminale fare, perché lei ha bisogno di te? Lei ha un team di sicurezza che sembra uscito fuori da un film, per amore degli dèi!" Lui si ferma e sbatte le palpebre. "Oh, aspetta..."
 
Brienne annuisce. "Esattamente. Lei pensa che probabilmente si tratta di qualcuno del suo stesso team, così vuole coinvolgere un’esterna. Nemmeno sua nipote saprà perché siamo lì."
 
"E come ti dovrei aiutare con tutto questo? E in primo luogo, perché dovrei volerlo fare?"
 
"Perchè tu mi devi—"
 
"Ti sto dando un posto dove vivere, senza farti pagare l’affitto!"
 
Brienne sventola via quelle parole. "E che hai fatto per me ultimamente? Una ragazza deve comunque mangiare!"
 
"Io pago anche per tutto il cibo in questo posto!"
 
"Allora, una ragazza deve avere dei propri soldi da poter spendere."
 
"Sono io che ti ho consigliata al mondo intero ad una conferenza stampa, così che tu potessi guadagnarti dei soldi da poter spendere!"
 
Brienne alza gli occhi al cielo. "Senti, tutto quello di cui ho bisogno è che mi accompagni alla festa, ti incolli al fianco di Margaery Tyrell, e mentre tu sarai al centro dell’attenzione, io scomparirò e andrò in avanscoperta.”
 
"E non puoi proprio andarci da sola?"
 
"Se andassi da sola darei subito nell’occhio!"
 
Lui assottiglia lo sguardo. "Questa non è una festa per scambisti, vero?"
 
"Per scamb—no! Almeno…non credo. Ma si tratta di una cosa estremamente formale dove ci si aspetta che le persone abbiano un accompagnatore. O almeno così mi ha detto Olenna."  Brienne aggrotta la fronte. "Ho bisogno di un partner."
 
"Portati Nymeria."
 
"Oh dèi—e lasciarla libera di agire in mezzo a una folla di persone ignare, schifosamente ricche e probabilmente arrapate? In quel caso potrebbe anche non iniziare come una festa per scambisti, ma finirebbe in quel modo in meno di un’ora se Nym facesse a modo suo!"
 
"Lei tende a ravvivare le cose," Jaime dice con un ampio sorriso. “Comunque lei dov’è? Ieri notte stranamente non ho dovuto trascinare la credenza davanti alla porta della mia camera da letto.”
 
"Si sta abbronzando sulle spiagge di Lys,” Brienne borbotta, con un’espressione acida.
 
Jaime scrolla le spalle e fa tornare la sua attenzione al pianoforte. “Bè, non è un mio problema se non puoi fare affidamento sulla tua socia d’affari.”
 
“Io posso fare affidamento su di lei! Quando è qui. Ora, hai intenzione di venire con me alla festa?”
 
Jaime scuote la testa, le sue mani si muovono senza sforzo sui tasti del piano. "Non ci penso proprio. Sto scrivendo, nel caso tu non l’abbia notato, e ho delle cose migliori da fare col mio tempo invece di accompagnarti a una qualche noiosa festa del cazzo!"
 
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Anche con un broncio che gli deturpa i tratti del viso, Jaime è bellissimo in modo devastante con addosso il suo smoking, mentre se ne sta seduto accanto a Brienne nel retro della limousine a noleggio.
 
Brienne alza gli occhi al cielo di fronte alla faccia imbronciata di Jaime, e alza il muro per la privacy tra loro e l’autista della compagnia di limousine.
 
"D’accordo," Brienne inizia in modo brusco, mentre Jaime fissa volutamente fuori dalla finestra. Lui tira su col naso e si rifiuta di girare la testa verso di lei.
 
“Sei proprio un bambino,” lei mormora, e vede la bocca di Jaime piegarsi in un ghigno.
 
Brienne scuote la testa, per poi iniziare a pizzicare nervosamente il suo vestito fin troppo scialbo, che è la cosa che si avvicina di più a un abito da festa formale nel suo armadio scarno. Lei si schiarisce la gola e dice, "Va bene, senti: se qualcuno te lo domanda, sono una tua lontana cugina che viene da fuori città."
 
Quello fa in modo che lui finalmente la guardi, con un sopracciglio inarcato. "Non la mia ragazza?"
 
Brienne alza gli occhi al cielo. "Sono un po’ al di sotto dei tuoi soliti standard—almeno di quelli che hai da sobrio. Vogliamo che le persone trovino credibile il fatto che siamo a questa festa insieme."
 
"Così, siamo imparentati. Siamo imparentati dal lato di mia madre o da quello di mio padre?"
 
Brienne aggrotta la fronte. "Non ha importanza."
 
"Sei la mia cugina di terzo grado che viene dalla piccola cittadina Culo Dolorante, a mezzo miglio a nord della Barriera, popolazione di ventisette persone e mezza?"
 
"Jaime..."
 
"Sei qui per la tua prima visita alla capitale, e ti sto mostrando com’è vivere con l’elettricità, con dell’acqua corrente e con un televisore?"
 
Brienne sbuffa, combattendo contro l’impulso di ridere. "Qualsiasi cosa ti aiuti a recitare bene la tua parte," lei ribatte.
 
"Aw, andiamo, Brienne! Almeno rendi la storia interessante! Altrimenti finirò per ubriacarmi mentre tu andrai a fare...qualsiasi cosa dovrai fare, e finirò per vuotare il sacco alla giovane donna nubile che mi sarà più vicina in quel momento."
 
"Credo che sia proprio quello che ti ha fatto finire nei guai la scorsa volta," Brienne replica in modo secco, per poi fare una smorfia.
 
Il caso di Pia 'Jazz' Peckledon è ancora irrisolto e, con grande e aspro disappunto di Morgan e Karl, è stato già considerato un caso irrisolto dal Lord Comandante delle Cappe Dorate. A peggiorare le cose, Bronn Stokeworth non si è più visto dalla notte dell’omicidio, e adesso viene considerato il sospettato principale, qualcosa che Jaime si rifiuta con veemenza di accettare.
 
Il mezzo sorriso di Jaime viene immediatamente spazzato via. "Già. Hai ragione," lui farfuglia, voltandosi e tornando a fissare fuori dalla finestra.
 
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"Bè, quello è stato indelicato," Jaime commenta.
 
Brienne alza gli occhi al cielo. "Oh, come se il Jaime versione Megastar non le abbia mai detto niente di indelicato!"
 
"Sì, ma lui è un ricco stronzo presuntuoso. Lei che scusa ha?" Jaime si butta dei popcorn in bocca e sogghigna.
 
Brienne si limita solo a brontolare, lanciandogli un pezzo di popcorn.
 
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Scrivono le loro annotazioni, si sgranchiscono le gambe, per poi parlare distrattamente di qualsiasi cosa abbiano in mente: le ultime partite delle loro squadre preferite; l’ultima ricerca; se il Dr. Jeor Mormont, quell’orso gigante d’uomo che aveva fatto passare a Brienne un periodo così duro durante il suo dottorato, andrà mai in pensione; le ultime notizie da Tarth; le ultime notizie da Castel Granito, gli ultimi gossip in facoltà.
 
Jaime è soddisfatto. Sono tornati alla normalità, e gli piace.
 
I computer rilasciano un lieve segnale acustico che li informa che i generatori sono tornati di nuovo alla massima potenza.
 
“Bè,” Jaime dice mentre si stiracchia e si risiede sulla sua sedia, “almeno sappiamo che non c’è niente di speciale nella Barriera.”
 
Brienne si imbroncia leggermente mentre annuisce.
 
“Spiacente, Junior: niente magia.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. "Hai provato a fare in modo che il Jaime versione Megastar brami un sandwich al burro d’arachidi?" lei chiede mentre si raddrizza sulla propria sedia, rigirandosi verso i computer.
 
"Per quanto mi è possibile, considerando che non ho una vera e propria percezione di me quando siamo connessi alle nostre controparti."
 
Brienne sbatte quei suoi occhi straordinari. "Ottima osservazione," lei mormora.
 
Lui sorride in modo ampio. "Dovremmo cantilenare 'bu-rro-d’ara-chidi' mentre premo invio?"
 
Brienne alza gli occhi al cielo, per poi dire, riluttante, "Forse."
 
"Facciamolo. Pensa a come sembrerà esilarante sui filmati di sicurezza.”
 
Lei arrossisce, per poi scuotere la testa in segno di finta resa, prima di annuire.
 
Iniziano a cantilenare solennemente, e Jaime deve sforzarsi per non scoppiare a ridere a causa del fervore di Brienne.
 
Lei è così adorabile, lui pensa, e preme invio.
 
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Lei è così adorabile, Jaime pensa mentre guarda Brienne osservare discretamente, a bocca aperta, la famigerata villa Tyrell. Questo posto è anche più sfarzoso della propria villa, ma è decisamente molto più raffinato. Il che è da aspettarselo, ovviamente; i Tyrell sono altolocati per quanto riguarda i loro soldi di famiglia.
 
La matriarca attuale, Olenna Tyrell, è in linea di ricezione, accogliendo gli ospiti. Lei sembra arcaica quanto il suo nome di famiglia, ma i suoi occhi sono affilati quanto la sua rinomata lingua. Sua nipote, Margaery, è in piedi accanto a lei, un’incantevole giovane donna con gli occhi da cerbiatta, ma Jaime vede la stessa intelligenza affilata celata nei suoi occhi, dolci solo all’apparenza, e nel suo sorriso gentile. Il sorriso di Margaery diventa civettuolo quando lei lo riconosce, e lei rivolge a malapena un’occhiata a Brienne.
 
"Brienne Tarth," Jaime ascolta Brienne dire quando si presenta a Margaery. "Sono qui con Jaime perchè sono sua—"
 
"La mia ragazza," lui dice a voce alta, facendo sobbalzare chiunque intorno a loro. Brienne si volta e lo guarda male. "La mia ragazza reticente," lui concede con un sorriso ammaliante verso Margaery. Lui si sporge in avanti. "Lei preferisce definirsi la mia 'scopamica'," lui sussurra con tono cospirativo.
 
Jaime osserva con un divertimento quasi diabolico mentre Brienne arrossisce di colpo, diventando di un rosso acceso e intenso.
 
"Non sono la tua ragazza!" lei ringhia a denti stretti.
 
"Stiamo partecipando allo stesso evento insieme, e non siamo imparentati. È molto simile ad un appuntamento dal mio punto di vista."
 
"Significa che sei di nuovo impegnato?" Margaery chiede, con un broncio accattivante. “Di già?”
 
"No!" Brienne esplode. "E se non stai attento, Jaime, mi assicurerò che non riuscirai ad apparire di nuovo in pubblico per settimane!"
 
Il sorriso di Jaime è peccaminoso. "Promesse, promesse."
 
Brienne diventa di un rosso ancora più acceso, prima di borbottare verso Margaery quello che potrebbe essere stato uno scusarsi, allontanandosi a grandi passi.
 
Margaery si volta verso Jaime con un’espressione piena d’interesse. "Sembra che tu sia rimasto senza ragazza per stasera."
 
Jaime le rivolge il suo sorriso più affascinante. "Sembra proprio così."
 
Margaery lo prende a braccetto, rivolgendogli un sorriso compiaciuto, mentre se lo porta accanto a sé.
 
Jaime si guarda intorno e intravede l’ampia schiena di Brienne mentre lei si incammina tra la folla. Lui spera che sia abbastanza sveglia da usare tutto questo come scusa al fine di scivolare via dalla sala. Se lei è davvero sveglia, riuscirà a far colare una lacrima o due dai suoi occhi bellissimi per distrarre chiunque possa imbattersi in lei, una volta che sarà fuori dal salone.
 
Lui si volta di nuovo verso Margaery, unendosi a lei nell’accogliere il prossimo gruppo di ospiti.
 
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Brienne non sa se è contenta o no che Jaime si sia attaccato a Margaery. Lei gli aveva detto di trovare un modo di incollarsi al suo fianco e di essere una distrazione. Se non altro, la sua presenza costante accanto alla giovane donna dovrebbe scoraggiare chiunque stia minacciando la ragazza dal tentare di fare qualcosa …se questa persona ha davvero intenzione di fare qualcosa. Minacciare di voler rapire qualcuno da una festa è una cosa molto strana—e Jaime ha ragione—è una cosa stupida da fare. Lei sospetta che sia un elaborato scherzo, ma innocuo.
 
Comunque, è stata ingaggiata per fare un lavoro, e lei intende farlo al meglio delle sue abilità.
 
Prende dei sorsi dal suo bicchiere di champagne, chiacchiera educatamente con le persone che le sono intorno, si avvicina all’estremità della sala e, finalmente, scivola fuori attraverso una delle porte del salone, dirigendosi verso il retro della villa.
 
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Brienne non è molto sicura di quello che sta cercando, ma Olenna le aveva chiesto di perlustrare la casa. Lei scorre da stanza a stanza, fa una perquisizione frettolosa in tutte le stanze della servitù, incluse le stanze delle due guardie del corpo di Olenna: Erryk e Arryk Redwyne. Questo è il team di sicurezza che secondo Jaime sembrava uscito dritto da un film, e lui ha ragione. Sono dei gemelli omozigoti, con dei capelli rossi e dei baffi, sono addirittura più alti di Brienne, muscolosi, belli—e impegnati nel salone insieme a tutti gli ospiti.
 
Brienne rovista velocemente nei loro comodini e nei loro armadi, e trova uno zaino pieno di vestiti sopra il letto di uno dei due, insieme a un biglietto aereo per quella stessa notte in direzione di un resort sulla spiaggia, estremamente costoso, a Myr, a nome di Arryk Redwyne. Brienne aggrotta la fronte perché, grazie a Nymeria, lei conosce quel particolare resort. Accoglie esclusivamente coppie, e solo coppie estremamente ricche, per giunta.
 
Lei si sta affrettando a tornare nel salone quando sente una familiare voce maschile in una delle stanze per cui sta passando, seguita da una leggera risata femminile. Brienne fa una smorfia per poi continuare a camminare, ma poi si ferma quando viene colpita da un pensiero malefico.
 
Chi la fa la aspetti, dopo tutto.
 
Lei cammina in punta di piedi fino alla porta socchiusa e sbircia all’interno.
 
Jaime appare irresistibilmente bello e Brienne deve ammettere che quell’uomo sa come indossare uno smoking. I capelli di Jaime splendono d’oro nella fioca luce della lampada, e il suo sorriso è quasi affettuosamente stuzzicante quando lui abbassa lo sguardo su Margaery, che gli sta parecchio vicino, i palmi delle mani di Margaery sono appoggiate all’ampio petto di lui, mentre lei gli sorride timidamente.
 
“Sono certo che non sarò d’aiuto alla tua reputazione,” Jaime sta dicendo mentre appoggia le mani sopra quelle di lei.
 
Margaery ridacchia. “Non sono interessata a nient’altro che non sia un po’ di divertimento,” lei replica con tono seducente.
 
Il sorriso di Jaime vacilla.
 
“Ho avuto fin troppo divertimento ultimamente,” Jaime ribatte sobriamente, e Brienne sa che lui sta pensando ancora una volta a Jazz Peckledon. “Inoltre, sono anche arrivato a questa festa con un’accompagnatrice.”
 
“Che è sparita. Probabilmente se n’è tornata a casa sua.” Margaery aggrotta la fronte. “Non capisco perché mia nonna l’abbia invitata; lei era ovviamente fuori posto. Quel vestito orribile…”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Lei non ha avuto molto tempo libero per poter andare in giro a comprare abiti di lusso,” lui controbatte in modo secco.
 
“Bè, a chi importa, davvero? Lei ti ha abbandonato al tuo destino,” Margaery dice sporgendosi verso di lui, alzando la bocca verso quella di Jaime. “Chi lo trova se lo piglia…”
 
Quello è il mio segnale, Brienne pensa quasi gongolante, e irrompe nella stanza, gridando, “CHE COSA CREDETE DI FARE?”
 
La coppia si allontana di scatto con aria colpevole, proprio come se lei fosse davvero la ragazza di Jaime.
 
Dopo il caos immediato, si fissano a vicenda in un silenzio di ghiaccio, e dopo Jaime grugnisce, portandosi una mano al cuore. “Dèi! Mi hai fatto quasi venire un infarto!”
 
Margaery la sta guardando male. “Che ci fai in questa parte della casa?” lei sbotta.
 
“Ero andata a fare una passeggiata, lontana dalla folla. Immagina la mia sorpresa nel trovarti qui insieme al mio ‘ragazzo’.”
 
Jaime sogghigna. “Mi sembra di capire che sei pronta ad andartene?”
 
Brienne gli rivolge un’occhiataccia altezzosa. “Dovremmo congedarci dalla padrona di casa.”
 
Jaime si avvicina a Margaery e Brienne alza gli occhi al cielo.
 
Intendevo Olenna.”
 
Il sorriso di Jaime può solo essere descritto come un ghigno compiaciuto da stronzetto.
 
“Che sta succedendo qui?”
 
Brienne si volta e vede uno dei gemelli Redwyne sulla soglia, e sembra furioso. La sua espressione diventa omicida quando nota quanto Jaime sia vicino a Margaery.
 
“Arryk,” Margaery dice, facendo subito un passo verso di lui, “non è come credi!”
 
“No?” Arryk ringhia mentre supera Brienne, si precipita verso la coppia e dà un pugno a Jaime dritto in faccia, prima che chiunque altro possa rendersi conto di ciò che intendeva fare.
 
Margaery urla mentre Jaime incespica all’indietro, e Brienne afferra il braccio di Arryk prima che possa sferrargli un altro pugno.
 
Di riflesso, Arryk cerca di dare un pugno a Brienne, ma lei schiva il colpo.
 
“Attento!” lei grida mentre Margaery gli urla di fermarsi.
 
Arryk si ferma e la guarda male. “Per gli dèi, sei una donna!”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Perspicace,” lei ribatte seccamente. “Ora capisco perché lavori nella sicurezza.”
 
Lui assottiglia lo sguardo e le si avvicina con fare minaccioso.
 
Brienne lo trucida con lo sguardo, ma poi sbatte le palpebre quando Jaime è all’improvviso davanti a lei, fissando la guardia del corpo in cagnesco.
 
“Non possiamo discuterne tutti insieme in modo calmo e razionale?” Jaime ringhia.
 
“Non credo che quel tono aiuterà,” Brienne borbotta.
 
Arryk si prepara a sferrare un altro pugno, ma Margaery balza davanti a Jaime.
 
“Arryk! No! Parliamone!”
 
“Quello è Jaime fottuto Lannister,” Arryk ringhia. “Lui non si limita mai ‘solo a parlare’!”
 
“Non credere a tutto quello che leggi,” Jaime dice. “Io parlo tutto il tempo.”
 
“È vero,” Brienne si intromette, sporgendosi da sopra le ampie spalle di Jaime per guardare male Arryk. “Lui non si sta mai zitto. Fidati di me.”
 
Jaime le lancia un’occhiata da sopra la spalla, e solo in quel momento lei si rende conto di quanto siano vicini.
 
“Grazie,” lui dice seccamente.
 
Brienne arrossisce. “Quando vuoi.”
 
Arryk sposta la sua occhiataccia su Margaery. “Che ci facevi qui dentro insieme a lui? Credevo—” lui smette di colpo di parlare.
 
“Ah,” Brienne dice. “Tu e Margaery?”
 
Margaery lancia un’occhiata a loro due da sopra la spalla, piena di vergogna, e scrolla le spalle.
 
Jaime emette un finto sospiro. “Ed io che credevo che avessimo un vero legame.”
 
“Tu sei Jaime fottuto Lannister. Pensi che mi sarei lasciata sfuggire quell’opportunità?” Lei getta uno sguardo a Arryk, facendo spallucce. “Scusa, tesoro.”
 
Brienne si acciglia. “Voi due avevate intenzione di andare fuori città stanotte?”
 
Margaery si volta e le rivolge uno sguardo perplesso. “Sì. Andremo a Myr per una piccola vacanza.”
 
“Ad insaputa di tua nonna?”
 
“Non gliel’ho detto, no, ma lei non tiene d’occhio tutto quello che faccio,” lei risponde. Adesso è il turno di Margaery di accigliarsi. “Perché ti importa? E come lo sapevi?”
 
Brienne si volta con un’espressione sospettosa verso Arryk, che la sta osservando con occhi freddi e fulgidi. Lei dice, “Stavi pianificando di lasciare la nota di riscatto stanotte, o hai un complice che si sarebbe occupato di quella parte restando qui?”
 
“Non so di cosa stai parlando,” lui replica freddamente.
 
“E’ piuttosto stupido minacciare in anticipo di voler rapire la ragazza,” Jaime commenta lentamente, massaggiandosi la mascella.
 
“Rapire?” Margaery sbotta.
 
“Minacciare?” Arryk chiede.
 
Jaime e Brienne si scambiano uno sguardo perplesso.
 
“Chi altri sa cosa stavi pianificando?” Brienne domanda lentamente.
 
“Parli del viaggio a Myr?” Margaery chiede, confusa.
 
“No, sto parlando del vero piano di Arryk, che era di portarti a Myr, per poi portarti probabilmente da qualche parte lontana dal resort per una 'fuga romantica', dicendo a tua nonna che eri stata rapita così da poterle estorcere un riscatto.”
 
Lo sguardo di Arryk è impassibile. “Sei pazza,” lui sputa fuori. “Perché dovrei fare una cosa del genere?”
 
“Avidità?” Jaime risponde con leggerezza. “Non può essere tanto facile lavorare come guardia del corpo per una vecchia bisbetica.”
 
“Mi risento di quella descrizione, anche se ci somiglio.”
 
Tutti loro si voltano verso la porta, trovandosi davanti Olenna Tyrell, con un aspetto regale, e col gemello di Arryk in piedi alle sue spalle.
 
Margaery rivolge ad Arryk uno sguardo tradito. “E’ vero? Avevi intenzione di far finta che ero stata rapita?”
 
Arryk guarda dappertutto, tranne che a lei.
 
“È vero,” lei dice senza fiato, le spalle le si afflosciano.
 
“Avrebbe potuto anche funzionare,” Olenna commenta, “ma perché hai voluto mandare quelle minacce sul rapirla da questa stessa festa?”
 
Margaery si volta verso sua nonna con un’espressione sorpresa, per poi guardare male Arryk.
 
“Non l’ho fatto!” lui risponde.
 
“No, l’ho fatto io,” Erryk dice, e il suo gemello lo trafigge con lo sguardo.
 
“Mi hai tradito?” Arryk ringhia.
 
Erryk sospira e si volta verso gli altri. “Arryk mi aveva detto cosa stava pianificando di fare, e niente di quello che avevo detto stava funzionando nel fargli cambiare idea. Avevo sperato che se la signora Tyrell avesse ricevuto delle minacce, lei avrebbe chiesto a noi di aiutarla, e che quello avrebbe fermato questo piano insensato di mio fratello e,” lui si volta per guardare male Arryk, “avremmo potuto tenerci i nostri dannati lavori!”
 
“Bè, non puoi biasimarmi per averci provato,” Arryk mormora. “Avremmo potuto ritirarci entrambi,”
 
“Perché quello non sarebbe stato per niente sospetto,” Jaime aggiunge in modo secco. Arryk fa un passo avanti con fare minaccioso, ma viene fermato da suo fratello.
 
Olenna sbuffa rumorosamente col naso, divertita, e dice, “Per quanto sia stato illuminante, non so se sono più irritata per il fatto che mi sto perdendo la mia stessa festa, o per il fatto che mi sono persa il vedere Jaime fottuto Lannister venire preso a pugni.”  Lei sorride in modo sottile per poi voltarsi verso Brienne. “Ti ringrazio, signorina Tarth. Sei stata di grande aiuto. Ora, sembra proprio che questa sia una questione di famiglia, quindi devo darti la buonanotte. A breve ti sarà inviato un assegno.”
 
Brienne sbatte le palpebre e Jaime aggrotta la fronte, ma quando lui apre la bocca, Olenna lo anticipa.
 
“Questi due idioti sono dei miei lontani cugini,” lei spiega seccamente. “Sfortunatamente, sono piuttosto affezionata alla loro madre. Confido che potrò contare sulla vostra discrezione su questa questione?”
 
“Ovviamente,” Brienne risponde, e dopo afferra Jaime per il braccio e lo trascina via dalla stanza.
 
*/*/*/*/*
 
“Bè, quelli sono due delle guardie del corpo più stupide che io abbia mai visto,” Jaime dice.
 
Brienne fa una smorfia mentre imposta i generatori per farli tornare alla massima potenza. Lei si appoggia all’indietro contro la sua sedia e replica, “Non posso darti torto.”
 
“Quindi, hai cercato di fare in modo che la Brienne investigatrice privata brami del burro d’arachidi?”
 
“Bè, per quanto mi è possibile, considerando che non ho una vera e propria percezione di me. Per ora, nessuna brama.”
 
“Nemmeno per me,” Jaime dice, per poi accigliarsi un po’, prima di scuotere la testa.
 
Brienne si ricorda l’espressione sul viso del Jaime versione Megastar quando lei aveva fatto irruzione nella stanza, e non riesce a trattenersi: inizia a sghignazzare.
 
“Che c’è?” lui domanda.
 
“Avresti—avresti dovuto vedere la tua faccia quando ho sorpreso te e Margaery!”
 
Jaime fa una smorfia mentre ride, massaggiandosi la mascella. “Quella guardia del corpo aveva un pugno niente male.”
 
“Quello è stata una sorpresa,” Brienne dice.
 
“E lo dici a me!”
 
Brienne inizia a ridacchiare.
 
“Te l’ho detto che il Jaime versione Megastar è divertente,” Jaime commenta, e ride.
 
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“Un’ultima volta?” Jaime chiede.
 
Brienne annuisce. “E spingi davvero la cosa del burro d’arachidi questa volta,” lei dice.
 
“Puoi scommetterci,” lui replica, e preme invio.
 
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Brienne se ne sta in piedi al bancone della cucina, preparando dei sandwich al roast beef. Jaime è seduto a tavola, con del ghiaccio premuto contro la mascella.
 
“Sarà meglio per te che quel pazzo non abbia danneggiato questa faccia in modo permanente,” Jaime borbotta.
 
“Oh, ti prego,” Brienne sospira. “Ti stai lamentando da un’ora!”
 
“Hey!” Jaime dice, puntando un dito verso il proprio viso. “Questa faccia è la mia macchina per far soldi! E ho bisogno di fare più soldi possibili per compensare a quelli che Taena è riuscita a rubarmi.”
 
Brienne sbuffa col naso mentre porta i piatti in tavola. Lei ha ancora addosso il suo vestito sciatto, ma si è tolta le scarpe. Jaime è ancora nel suo smoking, tranne che per la giacca e la cravatta, e di nascosto lei ammira l’ampiezza delle sue spalle nella camicia bianca.
 
“Cosa?” Jaime domanda mentre lei gli mette davanti un piatto e si siede a tavola accanto a lui. “Che significa quello sbuffo?”
 
“Non è la tua faccia ad essere la tua macchina per far soldi,” lei risponde, alzando gli occhi al cielo. “E’ il tuo talento! La tua voce, le tue canzoni, la tua presenza scenica.”
 
Jaime sbatte le palpebre. “Vacci piano, Gambe, o inizierò a pensare che potresti essere una mia fan.”
 
Brienne arrossisce, per poi scrollare le spalle e prendere in mano il suo sandwich. “Sono una donna che ha più o meno la tua età. Ovviamente avevo dei tuoi poster in camera da letto! Tu eri la rock star della nostra generazione.”
 
Lei prende un morso e gli sorride mentre mastica.
 
“Robert Baratheon non sarebbe molto d’accordo con la tua affermazione,” Jaime ribatte seccamente, posando il ghiaccio e prendendo in mano il proprio sandwich. Il lato sinistro della sua faccia è gonfio e pieno di lividi.
 
Brienne scrolla le spalle. “Robert Baratheon è bravo, lo ammetto, ma si è davvero lasciato andare in questi ultimi anni.” Lei prende un altro morso del suo sandwich.
 
“Succede,” Jaime mormora, prende un morso dal proprio sandwich con attenzione, trasalendo per il dolore alla sua mascella.
 
Brienne dice, “Hai intenzione di fare quel film di cui Addam ti ha parlato?”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “E tu come fai a saperlo?”
 
“Sono un’investigatrice privata, Jaime.”
 
Jaime alza gli occhi al cielo e lei sorride in modo ampio.
 
“L’altro giorno ho visto il copione in soggiorno, con sopra il post-it di Addam.”
 
“Sì?” lui commenta, osservandola con un sopracciglio alzato.
 
Lei annuisce. “Ho letto il copione. È una storiella simpatica. Eccentrica, imprevedibile, divertente. Credo che dovresti farlo.”
 
Lui ridacchia. “Non sono un attore.”
 
“Hai fatto davvero un buon lavoro nei tuoi video musicali. Inoltre, dovresti essere una rock star in un ruolo di cameo che dura tipo quindici secondi. Non è come se dovessi recitare davvero.” Lei fa spallucce. “Potrebbe piacerti.”
 
Lui è silenzioso mentre la fissa. Lei gli lancia un’occhiata e si acciglia per via dello strano sguardo nei suoi occhi.
 
Lui sbatte le palpebre, per poi ghignare mentre allunga scrupolosamente una mano e usa il suo pollice per pulire l’angolo della bocca di Brienne.
 
“Mostarda,” lui dice dolcemente, prima di leccarsi il pollice per ripulirlo. “Credi che dovrei fare questo film, sì?”
 
Brienne sbatte le palpebre, spiazzata per via di come il tocco del suo pollice sembri averle bruciato la pelle.
 
Lei deglutisce, e riesce solo a replicare, “Già.”
 
Jaime sorride lentamente. “Va bene,” lui dice, “lo farò.”
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si volta, rivolgendo dei sorpresi occhi blu in sua direzione.
 
“Il...il Jaime versione Megastar ha appena flirtato con la Brienne investigatrice privata?” lei chiede lentamente.
 
Jaime si appoggia allo schienale della sua sedia e sospira. “Non sono più nemmeno sorpreso.”
 
*/*/*/*/*
 
 
 
 
 
 
 
 
 




- Noterete spesso, o magari l’avete già notato, che i vari Jaime e Brienne che vediamo a volte si esprimono usando le stesse frasi, o hanno gli stessi pensieri (ad esempio la Brienne contadina e la Brienne dell’universo Mad Jon che pensano entrambe la seguente frase “Lei è morta. Deve essere morta…”). È tutto fatto di proposito, ovviamente. Perché alla fine…si tratta sempre delle stesse persone, non importa in che epoca vivano o cosa facciano nella vita. Si tratta sempre di Jaime e Brienne.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***












*/*/*/*/*
 
Spengono la struttura e tornano a Meereen in un silenzio pensieroso. Brienne segue Jaime nella sua suite, dove viene accolta da un Pod in estasi. L’ispido corpicino del suo cane è di conforto quando lei se lo stringe contro il petto in un abbraccio.
 
Jaime prende due birre dal minibar e gliene porge una, prima di camminare pigramente fino ad uno dei divani, collassandoci sopra con un grugnito.
 
Brienne si siede sull’altro divano e sospira, mentre Pod si rannicchia sul suo bacino.
 
"Vorrei tanto che avessimo trovato almeno un universo dove le cose sono semplici," lei dice con tono malinconico.
 
Jaime inarca un sopracciglio. "Che vuoi dire? L’universo di Jaime versione Megastar è piuttosto semplice."
 
"Bè, era stato sospettato di un omicidio, un omicidio che ancora non è stato risolto.”
 
“La Brienne investigatrice privata l’ha scagionato dalle accuse.”
 
“E’ questo che intendo dire! In ogni universo che abbiamo visto, c’è stata una crisi o un’altra. Sembra essere quello a far avvicinare le nostre controparti. Anche la Brienne contadina e il Jaime cantante non sarebbero tornati l’uno nella vita dell’altro se la sorella di lui non si fosse sposata, e se lui non avesse scoperto che la Brienne contadina è sul punto di perdere ogni cosa. Non può esserci un universo dove...non lo so...loro due semplicemente si incontrano e si piacciono?"
 
Jaime sorride lentamente, i suoi occhi verdi luccicano. "Vuoi dire come questo qui?"
 
Lei arrossisce. "Non intendevo—"
 
"Pensaci, Junior: io non sono stato accusato di un omicidio; il mondo non è finito; non siamo in un matrimonio combinato; non sono un qualche cantante di successo mentre tu stai cercando di tenere del cibo in tavola per te e le tue sorelle; non sono un prigioniero condannato a morte e tu non sei una septa che sta cercando di salvarmi l’anima. Qui, siamo soltanto due scienziati che vivono delle vite ordinarie, mentre tentiamo di svelare i segreti dell’universo. E sì, stiamo vivendo qualcosa di straordinario, ma non la chiamerei una crisi, e ci siamo conosciuti molto prima che tutto questo accadesse.”
 
Lei lo fissa sbattendo lentamente le palpebre. "Sì," lei replica debolmente, "sì, suppongo che tu abbia ragione."
 
Ovviamente, Brienne pensa con amarezza, uno degli universi dove lei non ha assolutamente nessuna possibilità con Jaime è anche quello dove lei sa che alcune delle sue controparti hanno avuto delle esperienze ben diverse con lui.
 
Gli dèi esistono davvero, e adorano decisamente giocare a dadi con l’universo.
 
Lei alza lo sguardo, trovando Jaime a fissarla con un luccichio pensieroso negli occhi.
 
"Bè,” lei sbotta, “non significa niente. Intendo il Jaime versione Megastar che flirta con la Brienne investigatrice privata. Non significa che sono anime gemelle o una cosa del genere."
 
"Bè, quello è un sollievo," Jaime dice con voce strascicata, "soprattutto perché ancora non credo nelle anime gemelle."
 
"Nemmeno io," Brienne mormora, prendendo un lungo sorso della sua birra. Lei abbassa la bottiglia e replica, accigliandosi, "Sai, penso che i nostri esperimenti in realtà stiano provando che le anime gemelle non esistono."
 
Jaime si congela, la sua bottiglia di birra si ferma a mezz’aria nel tragitto verso le sue labbra. Lui sbatte le palpebre come un gufo, per poi chiedere, "Come...come l’hai capito?"
 
Brienne scrolla le spalle. "Voglio dire, sì, le loro strade si sono incrociate in tutti gli universi, ma le nostre controparti non sono esattamente...non è amore, Jaime."
 
Jaime assottiglia lo sguardo. "Non sei tu che mi hai detto che le anime gemelle non sono necessariamente romantiche?"
 
"Sì, l’ho fatto, e sono ancora della stessa opinione. Ma solo perché le strade delle nostre controparti si sono sempre incrociate non significa che siano anime gemelle. Anzi..." lei aggrotta la fronte e prende un sorso di birra, "direi che nessuno di loro siano anime gemelle."
 
Jaime inarca un sopracciglio e si appoggia all’indietro contro il divano. "Nessuno di loro? Quello me lo devi spiegare."
 
"Una parte dell’essere anime gemelle non è solo che si sono incontrati, ma che vogliono restare insieme—e che lo faranno. Il Jaime prigioniero e Septa Brienne non si rivedranno mai più. Lui è un prigioniero evaso che perderà la vita se verrà mai catturato. E per lo più si conoscono solo da tre giorni! Non è che..." lei esita per poi scuotere la testa. "Ad ogni modo, hanno chiuso."
 
Jaime apre la bocca, ma poi sembra ripensarci, richiudendola senza dire niente.
 
Brienne continua, "Il principe e la principessa sono sposati l’una con altro contro il loro volere, e in pratica sono dei colleghi di lavoro che fanno sesso perché fa parte delle loro mansioni professionali."
 
Jaime sghignazza. "Come gli attori porno?"
 
"Con molto meno entusiasmo fasullo," Brienne ribatte in modo secco. "Faranno il loro dovere fino a quando la principessa Brienne non avrà dato abbastanza eredi al principe Jaime, e poi si limiteranno a...lavorare insieme come re e regina. Se loro non fossero costretti a stare insieme, non ci starebbero. Quello non rientra nella definizione di anime gemelle."
 
Le labbra di Jaime si curvano in un leggero sorriso. "D’accordo," lui replica, "ma che mi dici dell’universo Mad Jon? Lì l’entusiasmo era piuttosto reale."
 
"Per ora," lei concede, "ma guardiamo in faccia la realtà: il loro mondo è finito e potrebbero morire da un momento all’altro. Inoltre, non è che durerà a lungo. Voglio dire, la Brienne dell’universo Mad Jon non è davvero l’ultima donna al mondo! Tyene Sand è davvero splendida ed è ovviamente interessata al Jaime dell’universo Mad Jon. È solo una questione di tempo prima che lui decida di accettare la sua offerta. Quindi, di nuovo: non sono anime gemelle."
 
"Ma in quel caso, stai basando la tua conclusione su delle informazioni, non sull’evidenza. Quello non è un approccio molto scientifico. Che mi dici di Brienne contadina e Jaime cantante?"
 
Brienne sbuffa col naso. "Oh, per favore! Si conoscono da tutta la loro vita! Sono migliori amici, sì, ma lui era sparito per cinque anni e se sua sorella non si fosse sposata, non sarebbe nemmeno tornato. Inoltre, se non è successo nulla tra di loro in passato, non succederà di certo ora. E non dimentichiamolo: la Brienne contadina in pratica è una madre single, visto che sta crescendo le sue sorelle, e il Jaime cantante è una stella emergente della musica del sud! Lui non ha né il tempo né il desiderio di accollarsi delle bambine!"
 
"Non quando potrebbe diventare il Jaime versione Megastar?"
 
"Esatto! E, ovviamente, Il Jaime Megastar flirta con chiunque gli cammini davanti, quindi non è che il fatto che abbia flirtato con la Brienne investigatrice privata significhi qualcosa, è solamente...la sua natura. Voglio dire, era pronto a finire a letto con Margaery Tyrell solo un paio di ore prima di togliere la mostarda dal viso della Brienne investigatrice privata in cucina! Inoltre, lui è una rock star edonista che probabilmente ha fatto più sesso in una settimana sola di quanto la maggior parte delle persone faccia durante tutta la loro vita! La Brienne investigatrice privata ha una mentalità e delle esperienze ben diverse riguardo il sesso. Davvero, lui sembra molto più adatto per Nymeria." Brienne prende un altro sorso di birra e dopo annuisce. "Vedi? Nessuno di loro sono anime gemelle."
 
Lui la fissa per dei lunghi istanti, il viso di Jaime è così privo d’espressioni, che lei inizia a preoccuparsi che non le crederà.
 
"Giusto," lui alla fine dice, e il sollievo la inonda mentre lui si beve la sua birra.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime ferma la macchina davanti casa di Brienne e si volta a guardarla.
 
"Ci vediamo domani," lui dice.
 
Brienne annuisce. “Abbiamo molti dati da analizzare,” lei replica scendendo dall’auto.
 
Lui sorride mentre lei apre il sedile posteriore per recuperare la sua piccola valigia e Pod nel suo trasportino.
 
"Giusto," Jaime dice, “dobbiamo davvero concentrarci sui dati.”
 
Lei si ferma, rivolgendogli un cipiglio confuso per poi richiudere la portiera della macchina. Jaime la guarda mentre lei sale sul marciapiede verso casa sua. Brienne apre la porta di casa e dopo si volta, salutando Jaime con la mano, che alza la propria mano in segno di saluto e poi guida via.
 
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Con grande stupore di Jaime, Tyrion è da solo quando Jaime entra in casa.
 
“Ti sei goduto il tuo tempo al sole?” Tyrion domanda.
 
“È stato...illuminante,” Jaime risponde. “Scusa il gioco di parole.”
 
Tyrion sorride in modo ampio, ma poi torna serio. “Bè, sono contento che te la sei spassata.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Che è successo?”
 
“Ha chiamato Taena. Vuole che la richiami.”
 
Jaime si acciglia. “Taena? Non il suo avvocato?”
 
Tyrion scrolla le spalle. “È stata lei in persona. Lei ha detto che non riusciva a raggiungerti sul tuo cellulare. Le ho detto che ti avrei dato il messaggio.”
 
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Taena implora di incontrarlo il giorno dopo, a casa. Lui accetta a malincuore, chiedendosi cosa stia pianificando quella donna.
 
Tyrion sembra semplicemente rassegnato quando Jaime glielo racconta.
 
Jaime si acciglia. “Perché mi stai guardando in quel modo?”
 
“Preferisco non dirlo, specialmente perché Taena sarà di nuovo nel tuo letto prima della fine della giornata, domani.”
 
Jaime spalanca la bocca. “Non è vero!”
 
Tyrion alza gli occhi al cielo. “Hai sempre perdonato a quella donna tutto ciò che ha mai fatto. Lo ammetto, questo è il periodo di tempo più lungo che avete mai passato separati, ma credo che quello sia più merito di Brienne che tuo.”
 
Jaime spalanca gli occhi con un panico improvviso. “Brienne? Perché Brienne? Che cos’ha fatto?”
 
Tyrion sbuffa col naso. “Intendi dire oltre a tenere la tua mente distratta con tutti questi esperimenti che state facendo?”
 
“Oh. Giusto. Gli esperimenti.”
 
Tyrion restringe gli occhi e poi li spalanca. “Oh, miei dèi!”
 
“Oh miei dèi, cosa?” Jaime chiede, tentando di usare un tono innocente, ma anche lui sa che sembra sulla difensiva.
 
Tyrion inizia a ridacchiare. “Lo ammetto, ho avuto dei sospetti in passato—passi più tempo insieme a lei che con chiunque altro, e poi ci sono tutti i vostri allenamenti in palestra, e il lavorare fino a tardi, e il vedervi per guardare in TV le vostre squadre preferite e i film—ma non ho mai creduto che avrei visto il giorno in cui ti saresti lasciato Taena alle spalle!”
 
“Io non—io amo ancora Taena!”
 
“Forse una parte di te la ama ancora,” Tyrion replica con un ampio sorriso, “ma per la prima volta da anni, ho speranza che il resto di te abbia voltato pagina.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime si incontra con Brienne per il loro allenamento mattutino, ritrovandosi ad osservare le lunghe gambe di lei mentre corrono sui tapis roulant. Con suo grande disappunto, non riesce a vedere molto attraverso i larghi pantaloni da tuta di Brienne, e dopo Jaime si domanda quando lui sia diventato un tale maniaco.
 
Successivamente, fanno colazione prima di andare nei loro studi nell’università per lavorare. Sono nel bel mezzo di una discussione riguardo il confronto dei dati tra Meereen e la Barriera, quando il cellulare di Jaime squilla.
 
Jaime lancia un’occhiata all’ora, e dopo impreca prima di affannarsi nel prendere in mano il cellulare.
 
Lui guarda Brienne e si sente...in colpa.
 
“Sì,” lui dice rispondendo al telefono, con lo sguardo ancora bloccato in quello di Brienne.
 
“Dove sei, Jaime? Ti sto aspettando da trenta minuti!”
 
“Giusto,” lui sospira, distogliendo finalmente lo sguardo da Brienne, mentre si pizzica la parte superiore del naso. “Scusami, Taena. Siamo rimasti presi dai nostri esperimenti e ho perso la cognizione del tempo.”
 
“E ti chiedi pure cosa sia andato storto,” Taena ringhia.
 
“Posso andarmene adesso—”
 
Ma sta parlando all’aria.
 
Lui fissa il suo cellulare per un lungo momento, e poi lancia uno sguardo a Brienne, che lo sta osservando con comprensione, in modo imbarazzato.
 
Jaime sospira. “Dovevo incontrarla a casa mezz’ora fa.” Lui scrolla le spalle. “Mi sono dimenticato.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Ti sei dimenticato? Non è da te.”
 
Lui si acciglia abbassando lo sguardo sul proprio cellulare. Brienne ha ragione. Jaime sa che deve accettare la propria parte di colpe nel fallimento della sua relazione con Taena—lui tende a perdersi nel suo lavoro; forse avrebbe dovuto essere più di supporto per lei; avrebbe dovuto passare più tempo con lei; l’avrebbe dovuta ascoltare di più—ma nonostante quello che Taena ha appena detto, questa è la prima volta che lui si è davvero dimenticato che lei lo stava aspettando...e lui non riesce a provare più di quello che proverebbe per chiunque altro a cui avrebbe potuto dare involontariamente buca per un incontro.
 
A quel pensiero il suo cipiglio si fa più profondo. Sono passate solo sei settimane da quando aveva colto in flagrante Taena e il suo Kettleblack...e Jaime non è nemmeno più arrabbiato ormai. Triste, sì, ma non arrabbiato, e...
 
Lancia un’occhiata a Brienne, che lo sta osservando come se si aspettasse che lui inizi a lanciare cose in aria, o ad imprecare, o a piangere a dirotto, o qualcosa.
 
Gli fa venire voglia di ridere, perché tutto quello che lui sente davvero è il sollievo.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime è sorpreso quando Brienne non appare soddisfatta, quando quella sera lui glielo spiega. Se ne stanno stravaccati sul divano di Brienne, bevendo un caffè, dopo aver portato Pod a fare una lunga passeggiata e dopo aver cenato.
 
“Jaime, non è da te,” lei ripete.
 
Lui scrolla le spalle. “Le persone si dimenticano le cose a volte.”
 
“Non voglio dire questo. Voglio dire...se c’è una cosa che so di te sin dal primo giorno che ci siamo conosciuti è che sei innamorato di Taena. Sei sempre stato devoto a lei, mollando tutto in modo da darle ogni cosa che ti chiedeva. Questo...il dimenticarti che dovevi incontrarla? Quello è...”
 
Lui si acciglia. “Quello è cosa?”
 
“Quello è qualcosa che avrebbe potuto fare il Jaime versione Megastar,” lei sussurra.
 
“Il Jaime Megastar non si è mai dimenticato niente quando si trattava della sua Taena,” lui sbotta. “Era devoto a quella donna—perché pensi che si sia sbronzato in quel mondo quando lei l’ha mollato? Non lasciarti ingannare dalla sua reputazione.”
 
“Giusto,” lei borbotta, “scusa.”
 
Jaime sospira, passandosi le mani sul viso.
 
“Non sto improvvisamente iniziando a comportarmi con qualcuno degli altri Jaime,” lui dice dolcemente, “proprio come tu non ti stai comportando come le altre Brienne.”
 
“Non stavo—”
 
“Invece sì. Lo capisco, Brienne. Abbiamo nelle nostre teste tutti questi altri ricordi ed emozioni, e in passato siamo rimasti toccati dalle cose che sono successe negli altri universi. Hai un buon motivo per preoccuparti, perché ovviamente dobbiamo stare attenti a non perdere di vista chi siamo noi.”
 
Lei lo sta fissando, con degli occhi spalancati e oscurati dalla preoccupazione.
 
“So chi sono, Brienne,” lui dice fermamente. “So quello che provo, ed è diverso da quello che provano gli altri Jaime.” Lui si sporge verso di lei, con lo sguardo fisso sul viso di lei. “Tu stai avendo problemi?”
 
Brienne sbatte quegli occhi straordinari e dopo scuote la testa. “So chi sono,” lei quasi sussurra, per poi distogliere lo sguardo.
 
Restano seduti in silenzio fino a quando Brienne dice, con esitazione, “Sembri aver accettato quello che è successo con Taena molto velocemente...”
 
“Bè, per quello darò la colpa agli altri universi,” lui replica.
 
Quello gli fa guadagnare un altro sguardo da parte di Brienne, seppur accompagnato da un cipiglio.
 
Lui sorride in modo ampio. “In queste ultime settimane abbiamo vissuto cinque altre vite—e sia nell’universo del principe e della principessa, sia in quello Mad Jon si è trattato di un paio di mesi! So che sono passate solo sei settimane qui, ma...” Scuote la testa. “Mi sembra che sia passato molto più tempo invece.”
 
“Forse questi universi ci stanno facendo invecchiare in anticipo, eh?”
 
Jaime ride. “Si potrebbe dire così!”
 
*/*/*/*/*
 
Tyrion sta guardando un qualche film d’azione rumoroso quando Jaime finalmente torna a casa. Rivolge a Jaime uno sguardo sorpreso.
 
“Non mi aspettavo che saresti tornato a prendere le tue cose prima di domani,” lui afferma.
 
Jaime aggrotta la fronte, confuso, e poi scuote la testa.
 
“Non vado da nessuna parte,” Jaime replica mentre vaga verso la cucina. Afferra una delle proprie birre e dopo si unisce a suo fratello sul divano.
 
Appoggia i piedi sul tavolino da caffè, accigliandosi nel vedere le esplosioni sullo schermo a cui il protagonista e il suo interesse amoroso riescono miracolosamente a scappare per poter correre via e mettersi in salvo. Prende un lungo sorso di birra, chiedendosi quanto ci vorrà prima che la curiosità di Tyrion prenda il sopravvento.
 
Con sua somma sorpresa, Tyrion resiste fino allo stacco pubblicitario prima di chiedere, infine, “Che è successo con Taena?”
 
“Mi sono dimenticato che dovevo incontrarla.”
 
La testa di Tyrion si gira a guardarlo così velocemente che Jaime quasi si aspetta di vedergliela volare via dalle spalle.
 
“Ti sei dimenticato?” Tyrion praticamente squittisce. “Ti sei dimenticato Taena?”
 
Jaime fa spallucce. “Stavamo discutendo di fisica. Ho perso la cognizione del tempo, e Taena ha deciso che non sarebbe stata clemente.”
 
“Ah,” Tyrion dice, fissandolo come se non lo avesse mai visto prima. “Non so se quello è stato deliberato o no...ma, devo ammetterlo, sono felice che per un altro giorno sei ancora libero.”
 
Jaime alza gli occhi al cielo. “Chiudi il becco,” lui ribatte blandamente, “sto cercando di vedere un film.”
 
*/*/*/*/*
 
I giorni scorrono veloci, pieni di fisica e di dati, di equazioni e di Brienne. Jaime passa il suo tempo analizzando i dati, stuzzicando la sua Junior, e rimuginando sulle preoccupazioni di Brienne sul fatto che lui potrebbe perdere la cognizione di quale sia un Jaime e quale sia l’altro.
 
Possiede i ricordi e le emozioni di tutti gli altri Jaime, sì, ma lui sa esattamente chi è. Sa esattamente cosa sente e cosa pensa. Davvero.
 
Sa qual è la sua storia, la sua relazione con Taena, il suo legame con Tyrion, il suo rapporto complicato con suo padre che, a sua volta, complica il suo rapporto con sua madre. Sa esattamente chi è, e da dove viene.
 
Conosce ogni scelta che ha fatto per arrivare a dov’è ora. Si ricorda il giorno che Brienne era entrata dalla porta. Alta, mascolina, con un viso che poteva essere definito insignificante se si voleva essere gentili. Le sue lentiggini avevano delle lentiggini, per amore degli dèi. Il dottor Mormont si stava comportando da orso ancora più del solito, fino a quando Jaime non era intervenuto e vi aveva messo fine. Persino allora lei aveva balbettato, incespicando con le parole, fino a quando Jaime aveva osato prendere in giro l’integrità della ricerca di Brienne e a quel punto gli occhi di lei avevano brillato e le sue parole avevano iniziato a fluire, e alla fine di quel primo incontro, lui era impaziente di lavorare con lei per scoprire l’evidenza empirica del multiverso.
 
Se solo avesse saputo quello che sa adesso...
 
Ma chi sta prendendo in giro? Lui farebbe la stessa identica dannata decisione. Non si sarebbe perso nemmeno un minuto del suo tempo insieme a Brienne, per nulla al mondo.
 
Jaime alza lo sguardo quando Brienne entra in soggiorno con una ciotola di popcorn e un paio di bottiglie di bevande analcoliche. Lui sorride mentre lei gli si siede accanto, e fanno partire il film, con Pod steso in mezzo a loro, ancora scodinzolante.
 
Lui sa chi è, Jaime pensa mentre lei lo guarda. Lui annega negli occhi di Brienne, che sono davvero stupendi, non importa in che universo si trovino. Lei gli rivolge uno sguardo perplesso, prima di far tornare la propria attenzione ai titoli di testa dell’ultimo film d’azione che non hanno avuto tempo di andare a vedere al cinema.
 
Lui sa chi è, e, si rende conto con della sorpresa, lui sa ciò che vuole.
 
Ora deve solo capire come ottenerlo.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne è a casa di Tyrion, per una volta Jaime ha insistito nel voler cucinare per lei, quando la curiosità di Tyrion alla fine ha la meglio su di lui.
 
“Ma che sono tutti questi esperimenti che state facendo?” lui domanda.
 
Jaime e Brienne si scambiano uno sguardo, e dopo Jaime risponde, “Stiamo cercando di trovare dell’evidenza empirica per provare che viviamo in un multiverso.”
 
Tyrion alza gli occhi al cielo. “Quello lo so da un paio di anni ormai,” lui ribatte seccamente. “Voi due non riuscite a stare nella stessa stanza senza iniziare a discutere della teoria delle stringhe, delle dimensioni multiple e bla bla bla. Ma in queste ultime settimane siete corsi in modo frenetico prima alla Barriera e poi a Meereen, e siete stati praticamente inseparabili fin dalla vostra prima serie di esperimenti. Che sta succedendo?”
 
Brienne sembra afflitta, mentre Jaime risponde, con molta cautela, “Stiamo facendo dei progressi, sì.”
 
Le sopracciglia di Tyrion si alzano fino all’attaccatura dei capelli. “Va bene, non ditemelo,” lui sbuffa facendo il finto offeso.
 
“Mi dispiace, Tyrion,” Brienne dice in fretta, “è solo che...bè. Lo sai come vanno le cose in questo tipo di mondo in cui viviamo, dov’è tutta una questione di ‘pubblica per primo o muori’.”
 
“Capisco,” Tyrion replica con un sospiro. “Ma ricordate: non sono uno scienziato di fisica; sono un biologo—non sarei mica in grado di capire abbastanza cose della vostra scienza da potervi rubare l’idea.”
 
Brienne spalanca gli occhi con quella che sembra un’improvvisa ispirazione. “Tyrion—conosci qualcuno che sia un neuroscienziato?”
 
Tyrion sbatte le palpebre. “Cosa?”
 
Jaime si acciglia. “Brienne? A che stai pensando?”
 
Brienne lo guarda, gli occhi le brillano come degli zaffiri. “Scansioni celebrali, Jaime.”
 
I suoi stessi occhi si spalancano, proprio come la sua bocca, lentamente.
 
“Brillante,” Jaime sussurra.
 
“Se qualcuno non inizia a dirmi cosa c’è di così fottutamente brillante nelle scansioni celebrali, non sarò responsabile delle mie azioni,” Tyrion ringhia, facendo ridere Jaime.
 
“Dovremmo dirglielo?” Jaime chiede a Brienne.
 
Lei si mordicchia il labbro inferiore e a Jaime resta bloccato il fiato in gola. Lui si sporge verso di lei, ma riesce a trattenersi. Con suo sollievo—e delusione—Brienne non lo nota.
 
“Forse dovremmo dirglielo,” lei dice lentamente.
 
“Quando volete,” Tyrion ribatte in modo secco.
 
“Questo ti sembrerà folle,” Jaime lo avverte.
 
“Mettetemi alla prova.”
 
Brienne prende un profondo respiro e inizia a parlare.
 
*/*/*/*/*
 
All’inizio Tyrion è incredulo, e poi è intrigato. Lui argomenta, cerca di convincerli, tenta di corromperli, ma Jaime e Brienne rifiutano categoricamente di portarlo alla Barriera con loro. Lui alla fine rinuncia, ma accetta di aiutarli lo stesso.
 
Grazie alle conoscenze di Tyrion, trovano qualcuno disposto a prestare loro dell’attrezzatura di scansione celebrale portatile e ad insegnare loro come usarla. Tyrion ride—parecchio—quando li vede con addosso i loro caschi elettrodici, ma li aiuta comunque ad esercitarsi con l’attrezzatura e a determinare le loro scansioni di base.
 
E posta le foto online.
 
“Pensate davvero che queste scansioni mostreranno qualcosa?” Tyrion chiede.
 
Jaime e Brienne si scambiano dei sorrisi, facendo spallucce.
 
“Non lo sapremo finché non proveremo,” Jaime replica. “Alla fine la scienza non è proprio questo?”
 
*/*/*/*/*
 
Sette settimane dopo il loro ritorno da Meereen, Jaime e Brienne, con un Pod sconsolato chiuso nel suo trasportino, arrivano a Castello Nero.
 
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Capitolo 17
*** Chapter 17 ***


Avviso: Descrizioni non grafiche di violenza e di un tentativo di stupro. Menzioni di ferite fisiche e di sangue.
 
 
 
 
 
 
 
*/*/*/*/*
 
Jaime passa il telecomando della TV a Brienne e collassa accanto a lei sul divano, urtandole la spalla con la propria. Brienne cambia leggermente posizione. Il senso dello spazio personale di Jaime è sempre stato meno definito del suo, ma lei sta iniziando a chiedersi se sia davvero così inconscio come sembra.
 
Non che Brienne l’avesse davvero notato prima di ieri sera. Erano a casa di Tyrion, facendo dei piani dell’ultimo minuto, e Jaime aveva fatto la stessa identica cosa, lasciandosi cadere sul divano accanto a lei, con la spalla che toccava la sua. Lei aveva preso la birra che Jaime le aveva offerto, e poi si era voltata giusto in tempo per beccare Tyrion nascondere un sorriso consapevole dietro la propria birra.
 
Il che, ovviamente, lo rende colpa di Tyrion il fatto che lei sia improvvisamente iper-consapevole di quanto Jaime le stia vicino, di come la spalla di lui stia sfiorando leggermente la sua, di come lei si immagina che il calore della coscia muscolosa di Jaime stia balzando oltre il poco spazio tra di loro e stia riscaldando il tessuto dei jeans della propria gamba.
 
Jaime le lancia uno sguardo con la coda dell’occhio e ghigna.
 
“Non sei interessata alla TV stasera?” e Brienne giura che lui le sta praticamente facendo le fusa. Un rossore le si arrampica sopra le spalle, sopra il collo e fino alle guance.
 
Brienne si schiarisce la gola. “Sono solo nervosa,” lei replica, e Jaime sorride in modo ampio, cambiando posizione così da poterla guardare pienamente.
 
“Per cosa sei nervosa?” lui chiede, e lei alza gli occhi al cielo per il modo in cui lui la sta stuzzicando, anche se il rossore le si fa più scuro.
 
“Sono nervosa per le scansioni celebrali di domani.”
 
Adesso lui sembra sorpreso, e forse un po’ deluso.
 
“Le scansioni celebrali?”
 
Lei annuisce. “Sono nervosa riguardo quello che potrebbero mostrare...o non mostrare. E se i nostri universi più...violenti avranno un impatto.”
 
“Sono sicuro che lo avranno,” lui replica in modo calmo, “ma ricorda, nel nostro mondo siamo connessi agli universi solo per cinque secondi. La nostra attrezzatura attuale potrebbe anche non cogliere niente.
 
“Vero,” lei sospira e si acciglia, spostando la sua attenzione sulla televisione e accendendola. Pod salta sul divano, rannicchiandosi all’altro lato di Brienne, e lei lo accarezza distrattamente.
 
“Che stai pensando?” Jaime mormora.
 
Lei gli lancia un’occhiata, e gli occhi di Jaime sono caldi anche se ha un’espressione mesta.
 
“Iniziamo con l’universo di Jaime prigioniero/Septa Brienne,” lei dice.
 
Lui inarca un sopracciglio. “Perché?”
 
“Perché hanno preso strade diverse.”
 
Il sopracciglio di Jaime si inarca ancora di più. “E?”
 
“E in questo modo potremo stabilire una linea di base per quando le nostre controparti sono lontane, paragonata alla nostra linea di base qui, e paragonata agli altri universi dove le nostre controparti sono insieme o dove sono insieme per adesso ma alla fine si divideranno.”
 
Il viso di Jaime diventa senza espressione, anche se—Brienne restringe lo sguardo con del sospetto—lei sospetta che lui stia ridendo di lei dietro la sua blanda facciata.
 
“In quel caso, non sono sicuro che importi con quale universo iniziamo?” lui mormora.
 
“Va bene,” lei sbotta, “è perché è l’unico dove le nostre controparti non sono insieme. Non dovremo preoccuparci del sesso.”
 
“Almeno l’una con l’altro,” Jaime concorda.
 
Brienne arrossisce di nuovo. “Giusto,” lei borbotta.
 
Jaime scrolla le spalle, voltandosi verso la televisione.
 
“Mi va bene iniziare con l’universo di Prigioniero/Septa. Avremo la Barriera solo per cinque notti e dopo non c’è più spazio libero in calendario per sei mesi—e non so te, ma ho usato qualsiasi favore i miei colleghi mi dovevano per poter ottenere i prossimi cinque giorni.”
 
“Anch’io,” Brienne borbotta.
 
“Dobbiamo fare in modo che conti.”
 
Brienne annuisce. “Bè, speriamo che le scansioni celebrali provino che ci succede qualcosa di fisico,” lei mormora, cambiando senza sosta i canali in TV.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne prende posto sulla propria sedia con molta cautela, stando attenta a mantenere dritti e sciolti i fili che collegano il suo casco elettrodico all’attrezzatura da scansione celebrale.
 
Jaime le getta un’occhiata e lei lo guarda in cagnesco, perché anche se lui ha addosso un proprio casco, disseminato di elettrodi e di cavi connessi alla sua attrezzatura da scansione celebrale, lui sembra...
 
Va bene, sembra ridicolo—Brienne trattiene l’impulso di scoppiare a ridere—ma lui sembra comunque anche innegabilmente bello.
 
Jaime le rivolge uno sguardo altezzoso. “Quest’è l’ultima moda da Essos,” lui dice con uno sbuffo dal naso, e adesso lei ride davvero.
 
“L’ho vista un po’ di quell’alta moda,” Brienne replica con un ampio sorriso. “Quasi ti credo.”
 
Jaime sorride e le fa l’occhiolino. “Incominciamo, Junior.”
 
Lei annuisce e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Hyle Hunt e Ronnet Connington la scortano negli alloggi del giudice Randyll Tarly, dove lo svegliano e lo informano che il prigioniero che doveva essere impiccato quella mattina è fuggito.
 
Il Giudice Impiccatore manda immediatamente delle squadre di ricerca, per poi far tornare la sua attenzione a lei. Gli occhi di lui sono freddamente trionfanti.
 
“Frustatela. Venti sferzate. E dopo portatela ad Approdo del Re. Lasciate che l’Alto Septon emetta l’ultima sentenza.” Lui passa lo sguardo su di lei dalla testa ai piedi, con le labbra attorcigliate dal disgusto. “Non mi importa che altro farete con lei, basta che io non debba vederla mai più e che sia ancora viva quando la consegnerete al Gran Tempio.”
 
*/*/*/*/*
 
Ronnet Connington la spoglia delle sue tuniche da septa con del piacere perverso, e dopo le strappa la camicia, lasciandola a petto nudo. Lui ride in modo derisorio per via del suo seno piccolo, e dopo le frusta la schiena nuda lui stesso. Lei gli dà le urla e le grida che lui pare apprezzare, mentre la frusta le morde la carne.
 
Subito dopo, Hunt prova a violentarla, imprecando mentre armeggia coi pantaloni di Brienne. Lei suppone che lui credesse che sarebbe stata indebolita dal dolore delle frustate, o forse lui ha preso le sue lacrime come un segno del suo spirito spezzato. Lei gli rompe immediatamente un braccio e il naso, e Brienne spera sinceramente che lui piscerà sangue almeno per una settimana mentre gli affonda un ginocchio contro l’inguine, lasciandolo a contorcersi in agonia sul pavimento.
 
Quello le fa guadagnare un pestaggio, ma almeno Connington non ha alcun desiderio di stuprarla. Lui le dice che è troppo brutta per lui, e lei gli ride in faccia all’idea che un insulto del genere possa davvero importarle. A quello, lui la guarda male, ma le altre due guardie che l’hanno tenuta immobile mentre Connington la prendeva a pugni ormai l’hanno già liberata. Anche uno come Connington non è così stupido da attaccarla senza aiuto, anche se Brienne è piena di lividi, sanguinante e dolorante.
 
“Non hai mai meritato di indossare quelle tuniche da septa,” Connington sputa fuori, per poi fare un cenno con la testa alle altre guardie. “Portatela sul calesse. Ce ne andiamo.”
 
*/*/*/*/*
 
Nemmeno due ore dopo che Jaime Lannister era riuscito a scappare via per non finire sulla forca, Brienne—sanguinante e dolorante, con addosso la camicia sporca di qualcun altro—è lei stessa una prigioniera, ed è in tragitto verso Approdo del Re.
 
*/*/*/*/*
 
Connington spedisce un telegramma all’Alto Septon dalla prima cittadina in cui si fermano. Continuano il loro viaggio e, quando finalmente si fermano per la notte, le strappano di dosso le tuniche da septa e la rinchiudono in una stanza dell’unica locanda della cittadina.
 
Lei trascina quello che può di fronte alla porta, per prevenire—o almeno rallentare—che le altre due guardie la raggiungano, se dovessero mettersi in testa di lavorare insieme per stuprarla.
 
Una volta che ha messo la sua porta il più possibile al sicuro, lei inizia a ripulire, cautamente e dolorosamente, le ferite che riesce a raggiungere, tremando a causa dell’aria fredda della stanza contro la sua carne nuda. Una volta che si è ripulita, pulisce via più che può la sporcizia e il sangue dalla sua camicia presa in prestito, prima che lei, ancora con le sue braghe addosso, scivoli con attenzione sotto le coperte sul letto. Sente un vago senso di colpa per le macchie di sangue che lascerà sulle lenzuola a causa delle ferite sulla sua schiena nuda.
 
L’intenso dolore causato dai lividi e dai tagli, aggravato dallo scomodo viaggio sul calesse, insieme al suo non fidarsi delle sue guardie, fanno sì che lei non riesca a dormire se non a singhiozzi, svegliandosi ad ogni rumore. Quando finalmente il sole sorge, lei è indolenzita e assonnata, e il suo corpo è dolorante.
 
Brienne si veste indossando la sua camicia ancora umida, e dopo sposta la mobilia che aveva usato per bloccare la porta, provando a girare la maniglia. Con sua sorpresa, si apre facilmente, ed è perplessa mentre zoppica dalla stanza e giù per le scale. Brienne sbircia nel salone principale, con un viso gonfio e pieno di lividi, cercando i suoi carcerieri. Il proprietario della locanda la scorge e si affretta verso di lei, con un cipiglio sul suo viso paffuto.
 
“Dove sono gli uomini che erano con me la scorsa notte?” lei chiede mentre il proprietario la guida verso l’ingresso.
 
L’uomo tira fuori due telegrammi dalla buca per le lettere, e glieli porge mentre replica, “I tuoi accompagnatori se ne sono già andati.”
 
Lui osserva nervosamente la stazza di Brienne e il suo volto gonfio e pieno di lividi, mentre Brienne prende i telegrammi dalla sua mano con un’aria perplessa.
 
“Se ne sono andati?”
 
“E’ successo qualcosa in prigione,” lui dice. “Ieri notte è arrivato un telegramma sul tardi, intimando loro di ritornare immediatamente.” Lui si lecca le labbra, sporgendosi più vicino. “Pare che i prigionieri siano in rivolta.” Lui sta parlando a voce bassa, e Brienne pensa che nemmeno l’essere a un giorno di distanza dalla prigione sia abbastanza lontano dall’essere fuori dalla portata del Giudice Impiccatore.
 
“Ed io?” lei domanda in modo assente.
 
Il proprietario fa spallucce, ma poi indica con la testa i telegrammi. “Il primo era indirizzato ai tuoi accompagnatori, ma se ne sono andati, quindi...”
 
Brienne guarda il primo telegramma. Viene dall’Alto Septon, e diceva a Connington che l’Alto Septon spogliava lei, Septa Brienne Tarth, delle sue tuniche da septa e della sua vocazione, e che lei non era più la benvenuta ad Approdo del Re, né nel Gran Tempio di Baelor, e soprattutto né alla sua presenza. Finisce con lui che diceva alle sue guardie di 'fare con lei quello che volevano'.
 
Un brivido le scende lungo la spina dorsale.
 
“Quando è arrivato questo telegramma?” lei domanda.
 
“Un’ora dopo che i tuoi accompagnatori se n’erano andati, milady.”
 
Lei sbatte le palpebre a quel titolo, un qualcosa che non aveva sentito diretto a lei da quando aveva lasciato Tarth per diventare una septa. Brienne presume che sia un qualcosa che il proprietario usa per tutte le donne con un accento educato...fino a quando non legge il secondo telegramma. Lei alza lo sguardo verso l’uomo.
 
“Quello lì è arrivato un paio di minuti prima che tu scendessi al piano di sotto,” lui spiega, torcendosi le mani nervosamente.
 
Le stesse mani di Brienne tremano mentre lei rilegge quelle parole.
 
“Oggi ti verrà mandato del denaro. Stop. Torna a casa. Stop. Tuo padre.”
 
Le ci vuole tutta la sua forza di volontà per aspettare di essere tornata nella sua camera prima di lasciar cadere le lacrime.
 
*/*/*/*/*
 
Spogliata della sua vocazione e della sua posizione, Brienne torna a Tarth. Sua madre e le sue sorelle piangono per via della sua orribile cicatrice, del suo naso rotto altre due volte, e del suo viso e della sua schiena ancora in via di guarigione. Suo padre e suo fratello digrignano i denti, i loro occhi blu di Tarth luccicano con della rabbia omicida, anche se suo padre le dice che è successo qualcosa in prigione, e che qualcuno lì gli aveva spedito un telegramma dicendogli dove lei fosse, il che era stato il modo in cui lui aveva saputo dove trovarla. Lui le racconta anche che il Giudice Impiccatore dovrebbe, ormai, essere ad Approdo del Re, rispondendo direttamente al giovane re delle sue azioni.
 
Brienne non chiede di cosa esattamente il Giudice Impiccatore dovrà rispondere.
 
Non chiede di Jaime.
 
Non vuole saperlo.
 
*/*/*/*/*
 
I giorni passano, il corpo di Brienne guarisce e, lentamente, con cautela, lei si rilassa nella sicurezza e nell’amore della sua famiglia. Suo padre prova e fallisce nel nascondere il suo entusiasmo per il fatto che lei non sia più legata ad un celibe ordine di septe. Diverse settimane dopo il suo arrivo a casa, lui le dice che non aveva mai creduto che lei avrebbe potuto essere davvero felice con quella vita.
 
Lo era stata, però, lei si dice mentre cammina per l’isola, o almeno felice per quanto aveva diritto di essere. Non importava cosa facesse il Giudice Impiccatore, non importava cosa avesse previsto l’Alto Septon, lei era stata utile come septa che assisteva i condannati. Come minimo, non era stata più un peso per i suoi genitori e per suo fratello e le sue sorelle.
 
Se non fosse stato per Jaime Lannister...se lei non lo avesse aiutato a scappare...
 
Brienne avrebbe continuato ad esistere in quella prigione infernale fino a quando non avessero finalmente avuto successo nello spezzarla.
 
Non sa se dovrebbe essere grata a Jaime o se dovrebbe odiarlo per averle sconvolto la vita, per essere stato semplicemente quell’uomo dalla voce smielata, bello anche sotto i suoi capelli arruffati, i suoi stracci e lo sporco.
 
Non che tutto quello importi davvero. Lei gli aveva dato l’opportunità di cui lui aveva bisogno. Lui l’aveva presa, e Brienne non lo vedrà mai più.
 
*/*/*/*/*
 
Durante le sue giornate, Brienne si ritrova a pregare per la sicurezza di Jaime e che gli uomini del giudice Tarly non l’abbiano mai trovato. Prega anche più fervidamente sia per l’anima di Jaime sia per la propria.
 
Ma di notte, nei suoi sogni, lei sente la voce profonda e smielata di Jaime che le dice cose che non ha mai pronunciato. Nei suoi sogni, lui le dice che non era fatta per essere una septa, che lei è una donna come tutte le altre, che era destinata al tocco di un uomo. Nei suoi sogni, la voce di lui le accarezza la pelle, lasciando al suo passaggio del fuoco e del desiderio dolente. Brienne ha solo una comprensione vaga di quello che sta bramando, ma ha ascoltato abbastanza confessioni per sapere che i piaceri della carne sono davvero delle forti tentazioni, e che ciò che Hyle Hunt aveva tentato di farle è una perversione di quell’atto. Tuttavia, ciò che le parole del Jaime dei sogni fanno al suo corpo deve di sicuro arrivare direttamente da uno dei Sette Inferi, per essere in grado di infiammarla in quel modo.
 
Quando si sveglia, ricoperta di sudore e col suo corpo che bramava qualcosa che lei non avrà mai, Brienne prega ancora più fervidamente di dimenticare la voce di Jaime.
 
*/*/*/*/*
 
Tre mesi dopo la fuga di Jaime, un ragazzino corre verso di lei, piazzandosi sul suo passaggio mentre Brienne passeggiava per Evenfall Town, costringendola a fermarsi sui suoi passi.
 
Brienne rivolge al ragazzino un sorriso interrogativo.
 
"L’uomo mi ha chiesto di darti questa," il bambino dice di colpo, porgendole un pezzo di carta piegato a metà, sigillato con della cera.
 
"Oh?" Brienne replica, sorpresa, mentre prende la lettera. "Che uomo?"
 
Il bambino scrolla le spalle, allungando una mano verso di lei. Brienne prende una moneta di rame, lasciandola cadere nella mano sporca, e dopo, perplessa, osserva il ragazzino correre via. Lei scuote la testa con un piccolo sorriso sul volto, mentre riporta la sua attenzione alla lettera. Forse è una lettera da parte dell’Alto Septon, lei pensa per un terrorizzante momento, ma la carta non è nemmeno lontanamente abbastanza raffinata per poterlo essere, e la cera che tiene unita la carta è stata impressa con un’impronta digitale e non con un sigillo.
 
Un contadinotto che ha bisogno di aiuto, lei decide, e che è abbastanza disperato da implorarlo addirittura ad una septa in disgrazia.
 
Rompe il sigillo e legge:
 
Brienne,
 
Trovo che non riesco a chiamarti septa, forse perché avevo smesso di vederti come una septa durante quelle due lunghe notti in cui avevi cercato di salvare la mia anima. O forse è per via del modo in cui splendevi mentre eri illuminata dalla luce della luna.
 
Spero che tu non sia afflitta per la perdita delle tue tuniche da septa o per la perdita della tua posizione, offrendo delle ultime parole di conforto agli uomini condannati in quella prigione infernale. Penso che troverai che la vita sulla tua Isola degli Zaffiri faccia più al caso tuo. Non perderti d’animo, Brienne: l’amore e l’avventura ti aspettano ancora; dovrai solo riconoscerli quando ti troveranno.
 
La lettera è senza firma, non che ne abbia bisogno. Lei la accartoccia in mano, per poi ristenderla di tutta fretta e ripiegarla con grazia. Le mani le tremano mentre se la mette in tasca, facendo attenzione, affrettandosi a tornare nelle sue stanze ad Evenfall Hall.
 
La rilegge, mordicchiandosi il labbro inferiore. Non sa che pensare. La lettera porta la data del giorno dopo la fuga di Jaime, e Brienne si domanda come lui sapesse, già allora, che lei stava tornando a casa. Si domanda chi fosse l’uomo che aveva detto al bambino di consegnarle la lettera.
 
Per un attimo, il cuore le scalpita all’idea che Jaime possa essere a Tarth, prima di scacciare quel pensiero. Lui non avrebbe alcun motivo di essere a Tarth, e non potrebbe azzardarsi ad avvicinarsi a lei, perché—nonostante tutto—lei sarebbe obbligata dall’onore a denunciarlo e consegnarlo a suo padre.
 
Brienne appiattisce la lettera, passando un dito sopra le parole.
 
Come faceva a sapere che lei non è più una septa? Come faceva a sapere che era tornata a casa a Tarth?
 
Può fidarsi di questa lettera? Può fidarsi del fatto che sia vera, scritta dalla mano di Jaime, e che non sia un qualche scherzo crudele di qualcuno che aveva saputo una versione della storia? Hyle Hunt era lì quella notte al fiume, come lo era Ronnet Connington. Nessuno dei due uomini ha motivo di essere gentile con lei.
 
Eppure...
 
Che male c’è se lei crede che questa lettera sia davvero da parte di Jaime? Nessuno ha bisogno di sapere che Brienne si strugge per un uomo che ha conosciuto solamente per tre o quattro giorni, un uomo che era stato condannato all’impiccagione.
 
Sarebbe divertente se non fosse così patetico.
 
Lei ripiega la lettera con attenzione, e la nasconde tra la sua biancheria.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si volta verso Jaime con un cipiglio.
 
“Qual era il senso di quella lettera?” lei sbotta.
 
Jaime spalanca gli occhi e poi li assottiglia. “Quanto tempo è passato per te?” lui chiede.
 
Lei si acciglia. “Tre mesi.”
 
Jaime si rilassa. “Anche per me,” lui afferma, per poi accigliarsi di nuovo. “Quale delle lettere?”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Quale delle lettere? Quante ne hai mandate?”
 
“Le ha mandate il Jaime prigioniero—e non te lo dico!”
 
Lei lo guarda male. “Quella datata il giorno dopo la fuga del Jaime prigioniero.”
 
Jaime sembra sorpreso. “Bè, ci ha messo più tempo del previsto ad arrivare,” lui borbotta.
 
Brienne restringe lo sguardo. “Che sta combinando il Jaime prigioniero? Lui dov’è?”
 
Jaime le rivolge un sorriso blando—o almeno per quanto possa essere blando quando lui ha la testa ricoperta da un casco di plastica e dagli elettrodi. “E’ occupato,” lui risponde. “Ora ricarica i generatori, Junior, e mentre aspettiamo daremo un’occhiata alle scansioni celebrali.”
 
Brienne brontola, ma obbedisce. Mentre lavora, lei sente il grugnito sorpreso di Jaime accanto a sé.
 
Lei gli rivolge lo sguardo, trovandolo ad accigliarsi verso i valori memorizzati dal computer sulla sua macchina di scansione celebrale.
 
“Che c’è?” lei domanda.
 
Jaime sospira. “Bè, la scansione prova che qualcosa sta accadendo,” lui risponde, “ma avremo bisogno di lasciare che qualcun altro ci dica cosa sia.”
 
Lei aggrotta la fronte e si avvicina con la sedia a quella di Jaime, stando attenta a non tirare i fili che fuoriescono dal proprio casco tempestato di elettrodi.
 
Brienne si sporge oltre la spalla di Jaime, scrutando lo schermo del computer minuziosamente.
 
Vede la lettura di base dei dati di Jaime, e poi...
 
Lei mormora, “E’ come...”
 
“Come tre mesi di onde celebrali registrate in cinque secondi?”
 
“...sì...”
 
*/*/*/*/*
 
Anche la scansione celebrale di Brienne rivela gli stessi risultati.
 
Scrivono le loro annotazioni, parlano delle scansioni celebrali, e quando il computer fa sapere loro con un suono metallico che i generatori sono tornati alla massima potenza, riabbassano le loro penne quasi con impazienza, allontanando i loro laptop.
 
“Pronta, Junior?” Jaime chiede.
 
Lei annuisce, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Nei giorni dopo aver ricevuto la lettera, Brienne si ritrova a ricordare ogni momento che avevano passato insieme, ogni cosa su cui avevano parlato. Si ricorda che lui le aveva raccontato di aver ucciso un uomo mentre fermava uno stupro.
 
Brienne sa che il giudice Tarly crede che lei sia una sciocca, che Jaime l’aveva ingannata allo scopo di poter scappare...ma lei aveva dato a Jaime la sua opportunità perché gli aveva creduto.
 
Lei non riesce a pentirsi della sua decisione, anche se la sua coscienza le sussurra nell’orecchio: che mi dici degli altri uomini? Che mi dici di tutti quegli altri uomini con cui avevi pregato, che ti avevano detto di essere innocenti? Che mi dici di tutti quegli altri uomini che avevi scortato al patibolo, pregando per le loro anime ad ogni passo?
 
Brienne va al tempio ogni giorno per pregare, domandandosi dove sia Jaime, adesso.
 
Si domanda come imparerà a convivere con la propria coscienza.
 
*/*/*/*/*
 
Ogni tanto lei tira fuori la lettera dal cassetto, leggendo le parole e sentendo la voce profonda di Jaime a pronunciarle. Con malinconia, lei spera davvero che l’abbia mandata lui. Dà un po' di colore alle sue giornate sbiadite, seppur piene di impegni.
 
Brienne non è infelice. Le erano mancati suo padre e sua madre, le sue sorelle e suo fratello. Le era mancata Tarth e le sue giornate lente e splendidamente tranquille.
 
Ma lei è alla deriva, cercando di capire che ruolo ha adesso. Cercando di trovare uno scopo.
 
Alysanne sta per sposarsi, e Galladon sta corteggiando Shireen Baratheon, nipote del Governatore Reale delle Terre della Tempesta, Steffon Baratheon. Galladon prende in giro Brienne senza pietà, anche se a volte lei lo becca a lanciare delle occhiatacce alla cicatrice sul suo viso, con della sofferenza severa negli occhi.
 
Lei lo porta alla spiaggia sotto Evenfall Hall, la stessa spiaggia dove avevano giocato così tanto da bambini. Mentre passeggiano lungo la sabbia, Brienne gli racconta di come ha ottenuto la cicatrice sul viso, e gli assicura che l’uomo è morto.
 
“Quello non mi fa sentire meglio,” Galladon ringhia come risposta. “Per prima cosa, non avresti dovuto trovarti in una situazione del genere. E se ti ci fossi trovata, avrei dovuto essere io quello a proteggerti.”
 
“Tu mi hai protetta, Galladon,” lei ribatte. “Mi hai insegnato a combattere, e quello mi ha salvato la vita più volte di quanto riesca a ricordare.” Lei risparmia un pensiero fugace per Hyle Hunt. Brienne spera davvero di essere riuscita a castrarlo, per poi mandare una preghiera al Padre, implorando perdono per i suoi pensieri crudeli.
 
“Quello non mi fa sentire meglio, cara sorella,” Galladon dice.
 
“Guardami,” lei replica con un sorriso. “Posso difendermi da sola.” Si tocca la sua guancia devastata e fa una smorfia. “Anche se nel farlo rimango un po’ ammaccata e sfregiata.”
 
Galladon si volta verso di lei, afferrandole le spalle. “Per me sarai sempre quella ragazzina ingenua e dagli occhi spalancati che mi faceva rigare dritto, anche se mi volevi bene senz’ombra di dubbio. Sei la mia sorellina, e non avrei mai dovuto permetterti di partire per Approdo del Re.”
 
Brienne lo stringe in un forte abbraccio. “Come se avresti davvero potuto fermarmi,” lei gli sussurra nell’orecchio, e lui ride.
 
“Sono contento che sei tornata, Brienne,” lui dice mentre la abbraccia, stringendola a sé. “Sono contento che adesso sei al sicuro.”
 
*/*/*/*/*
 
I giorni passano.
 
Arrivano notizie dalla terra ferma tramite navi e tramite telegrammi: il giovane re ha iniziato a punire quelli che nel suo regno si rifiutano di seguire i suoi nuovi decreti. Girano delle voci per le strade e nelle taverne, nei bagni pubblici e nei mercati, che parlano di rivolte, di soldati e di battaglie, e si vocifera che l’uomo chiamato lo Sterminatore di Re, esiliato quindici anni fa e poi dimenticato, sia ritornato a Westeros.
 
Lo Sterminatore di Re è tornato, dicono le voci, e sta cavalcando per i Sette Regni per far valere gli editti di suo nipote.
 
Una sera, il padre di Brienne ne parla durante una loro cena.
 
“Ho ricevuto un telegramma da Approdo del Re,” lui dice mentre demolisce metodicamente il cibo sul proprio piatto. “Le voci sono vere. Lo Sterminatore di Re è tornato.”
 
Brienne si acciglia. “Dov’era stato?” lei chiede.
 
Lei ricorda vagamente le storie, di come lo Sterminatore di Re avesse sparato al re dritto nella schiena, dando il trono alla figlia del re, la principessa Shaena. Il fratello dello Sterminatore di Re, Tyrion, era sposato con la nuova regina, ed ora è il Primo Cavaliere del suo giovane figlio, che è salito al trono dopo che la regina è morta di parto quattro anni fa. Il giovane re ha solo tredici anni, ma è, a detta di tutti, un ragazzo di buon cuore consigliato da uomini di buon cuore.
 
Tranne quando si tratta della prigione del giudice Randyll Tarly, Brienne pensa, per poi scacciare la propria amarezza.
 
Suo padre scrolla le spalle, con gli occhi fissi sul suo piatto mentre continua a mangiare. “Chi lo sa? Essos, o Dorne, o le Isole dell’Estate, o forse anche a nord della Barriera. Non ha importanza: adesso è tornato.” Lui mastica un pezzo di carne, per poi continuare, “Dicono che suo fratello lo abbia mandato a chiamare, implorando il suo aiuto.”
 
“Sembri compiaciuto,” Arianne commenta.
 
“Lo sono,” Selwyn replica. “Il re è giovane, sì, ma i suoi decreti sono stati ragionevoli e pragmatici, vantaggiosi per lo più per il popolino del reame. Quelli che si oppongono ai decreti lo fanno perché sentono che il loro potere e il loro patrimonio stanno venendo indeboliti, e non capiscono che i nuovi decreti offrono più opportunità di quanto non possano comprendere.” Selwyn alza lo sguardo dal suo piatto e guarda Brienne. “L’Alto Septon è stato rimosso dalla sua posizione.”
 
Brienne fa ricadere il coltello e la forchetta sul tavolo, con del frastuono. “Cosa? Il giovane re non ha l’autorità—”
 
“Il giovane re ha degli amici nel Credo, coloro che desiderano vedere delle riforme nella religione per migliorare il modo in cui tratta il popolino che finge di servire.” Il sorriso di Selwyn è sottile. “C’è un nuovo Alto Septon, uno che è stato posto dai septon e dalle septe che sono discesi ad Approdo del Re su richiesta del giovane re, per prendere quella specifica decisione.”
 
“Andrai ad Approdo del Re per supplicare di riavere la tua posizione di septa?” Alysanne chiede a Brienne.
 
Tutti gli occhi si rivolgono a Brienne.
 
Potrebbe farlo, lei realizza. Potrebbe partire per Approdo del Re, implorare il nuovo Alto Septon di poter ritornare al suo ordine, implorando di poter essere mandata a dare assistenza al popolino, come aveva sempre sperato.
 
Ma poi si ricorda le parole scritte nella lettera che aveva ricevuto settimane fa:
 
Non perderti d’animo. L’amore e l’avventura ti aspettano ancora; dovrai solo riconoscerli quando ti troveranno.
 
Brienne sbatte le palpebre e guarda la sua famiglia.
 
Lei sa che Jaime non stava parlando di se stesso, sa che lui non avrebbe pensato che lei avrebbe potuto credere che lui potesse intendere se stesso.
 
Eppure, lei crede comunque a quelle parole.
 
“No,” Brienne risponde, a voce molto bassa, e dopo, con voce più alta, “no.”
 
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Brienne sbatte le palpebre verso gli schermi del computer e si volta verso Jaime.
 
“Sei lo Sterminatore di Re?” lei sbotta.
 
Lui inarca un sopracciglio. “Quanto tempo è passato per te?” lui domanda in modo vago.
 
Lei si acciglia, pensando. “Quattro settimane.”
 
Jaime annuisce. “Anche per me,” lui replica, scribacchiando delle annotazioni.
 
“Che sta combinando il Jaime prigioniero? Dov’è? Lui è davvero lo Sterminatore di Re, non è così?”
 
Jaime alza lo sguardo su di lei e sogghigna.
 
“Ricarica i generatori, Junior,” lui dice, per poi piegare la testa di lato, il suo sorriso è affettuosamente da presa in giro. “E hai un aspetto assolutamente adorabile con quel brutto casco in testa e quel cipiglio sulla faccia.”
 
“Chiudi il becco,” lei borbotta, arrossendo mentre si volta via.
 
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Le scansioni celebrali mostrano di nuovo dell’intensa attività per i cinque secondi in cui sono stati connessi con l’altro universo, e Jaime annuisce con soddisfazione.
 
“Bè, questo dovrebbe almeno provare che succede davvero qualcosa di fisiologico,” lui dice.
 
Brienne scuote la testa. “Quando renderemo pubblico tutto questo...”
 
Jaime le rivolge uno sguardo mesto. “Sembra che non siamo in grado di influenzare o controllare le nostre controparti,” lui ribatte. “E’ già qualcosa.”
 
Brienne si acciglia e annuisce.
 
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Lavorano in silenzio, per lo più perché Jaime continua a rifiutarsi di dire a Brienne una qualsiasi cosa riguardo ciò che il Jaime prigioniero sta facendo dalla sua fuga, dicendole solo che è stato impegnato. Lui non conferma nemmeno che il Jaime prigioniero sia lo Sterminatore di Re.
 
“Visto che non possiamo influenzare o controllare le nostre controparti,” lei tenta di persuaderlo, “allora puoi dirmelo.”
 
Il computer fa bip e Jaime sorride in modo ampio.
 
“Voglio che tu sia sorpresa,” lui mormora, e preme invio.
 
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Un paio di settimane più tardi, sua madre le propone, con esitazione, di combinarle un matrimonio, e Brienne, sorprendendo anche se stessa, le promette di considerarlo. Lei passeggia per Evenfall Town, rimuginando su quell’idea. Lei ha bisogno di fare qualcosa, soprattutto adesso che ha rifiutato la possibilità di tornare ad essere una septa. Due giorni fa, Galladon ha annunciato il suo fidanzamento con Shireen Baratheon, ed entrambe le famiglie sono soddisfatte dell’unione. Lei potrebbe, Brienne suppone, restare e avere un ruolo da septa, anche senza averne il titolo, per i futuri figli di suo fratello.
 
Certi giorni, lei non è molto sicura di rimpiangere per davvero di essere stata spogliata delle sue vesti di septa. Il tempo che aveva passato nel Credo non era stato…gradevole. Eppure ha bisogno di fare qualcosa della sua vita…ma il matrimonio? Con le sue forme mascoline e il suo viso brutto e sfregiato?
 
Si ricorda il sorriso di scherno sulla faccia di Hyle Hunt quando aveva provato a violentarla in prigione. Pensa ai suoi tre fidanzamenti falliti, di cui l’ultimo l’aveva spinta al Credo e a una vita di servizio devoto.
 
Ma poi si ricorda Jaime Lannister e il calore che lui le aveva provocato nel basso ventre semplicemente col modo in cui l’aveva guardata e col suo tono di voce. Lui l’aveva fatto per manipolarla, sì; l’aveva fatto semplicemente per vincere la propria libertà, vero. Ma le aveva anche mostrato che lei ha ancora le voglie di una donna, i desideri di una donna, nonostante il suo corpo mascolino e il suo viso brutto.
 
Ma può Brienne—o sua madre—trovare un uomo disposto a passare sopra le sue mancanze, e che riesca anche ad infiammarle del calore nel basso ventre?
 
Sfiora con le dita la cicatrice sulla sua guancia, crucciandosi.
 
Poco probabile, lei pensa, voltandosi per tornare ad Evenfall Hall.
 
Non riesce a fare più di una dozzina di passi prima che una sporca teppistella le si piazzi sul cammino.
 
"Lady Brienne?" lei chiede, porgendole un pezzo di carta piegato in due e sigillato con della cera. "Ho una lettera per te."
 
*/*/*/*/*
 
Questa volta Brienne aspetta fino a quando non è al sicuro nella sua stanza prima di rompere il sigillo. Vuole mantenere la deliziosa speranza che le sta solleticando lo stomaco, perché lei sa che non può essere di nuovo da parte di Jaime.
 
Ma lei sa che non può essere così, e che è più probabile che sia qualcuno che vuole mendicare la benevolenza di suo padre. Se questa persona è così disperata da mandarle una lettera, allora deve scoprire di cosa si tratta e fare il possibile per aiutare.
 
Brienne sospira e la apre.
 
Il cuore le salta in gola quando riconosce immediatamente la scrittura. Vede che è datata due settimane dopo la fuga di Jaime, mentre esamina le parole con impazienza:
 
Brienne,
 
Spero che ti stia godendo il tuo tempo sulla tua Isola degli Zaffiri. Sembri essere fatta per camminare lungo delle spiagge solitarie, illuminata dalla luce del sole mentre le onde ti bagnano i piedi.
 
So cosa ti hanno fatto il Giudice Impiccatore e i suoi uomini. Puoi starne certa, la pagheranno. Me ne occuperò io. Personalmente.
 
Riposati. Guarisci. Concediti lo stesso perdono che hai offerto agli uomini che hai consigliato mentre lavoravi in quella prigione; concediti la stessa comprensione che hai offerto a me.
 
L’amore e l’avventura possono ancora essere tuoi, Brienne. Devi soltanto essere paziente e avere fede.
 
*/*/*/*/*
 
Nelle settimane successive, arrivano altre lettere. Ognuna di loro porta una data più vicina al giorno corrente, e le dicono piccoli frammenti delle sorti del giudice Tarly (“si sta godendo l’ospitalità del giovane re, nel fondo delle celle nere della Fortezza Rossa”), Hyle Hunt (“è stato mandato alla Barriera; non è un destino gentile”) e Ronnet Connington (“gli è stata rotta la mascella quando ha cercato di scappare dalla custodia degli uomini del giovane re.”)
 
Le lettere sono tutte brevi. Mancano tutti i dettagli che Brienne desidera ardentemente, e omettono nello spiegare dove, esattamente, Jaime sia, o come abbia fatto a sapere le informazioni che condivide con lei. L’unica consolazione che Brienne può davvero trarne è che lui è al sicuro...o almeno lo era tre settimane fa, ovvero la data dell’ultima lettera che lei ha ricevuto.
 
Sua madre nota la sua distrazione.
 
“Hai intenzione di raccontarmi?” lei domanda in un primo pomeriggio, mentre passeggiano lungo la spiaggia davanti ad Evenfall Hall.
 
Brienne arrossisce, accarezzandosi nervosamente la guancia sfregiata.
 
“Si tratta di un uomo, di quello sono sicura,” sua madre le dice con un sorriso gentile, e il rossore di Brienne si fa più scuro. “Forse l’uomo che era scappato dalla tua custodia?”
 
“Come—? Perché dovresti pensarlo?”
 
Sua madre si ferma e la guarda, con degli occhi dolci. Lei allunga la mano, accarezzando la guancia sfigurata di Brienne.
 
“Per due motivi. Il primo, è che hai un cuore dolce, Brienne, ma sei una delle persone più forti che io conosca. Quell’uomo non sarebbe mai riuscito a convincerti a portarlo al fiume se i tuoi sentimenti non ti avessero accecata.”
 
“Non ero accecata, Madre. Sapevo quello che intendeva fare.”
 
Sua madre sorride. “Ciò conferma il mio punto,” lei dice.
 
Brienne aggrotta la fronte. “Hai detto che ci sono due motivi. Qual è il secondo?”
 
“Ah.” Sua madre si mette una mano nella tasca del vestito, tirandone fuori una lettera sigillata dalla cera. La porge a Brienne con un sorriso agrodolce. “Ho un messaggio per te.”
 
Brienne fissa il pezzo di carta in mano a sua madre per un lungo istante, chiedendosi se tutte le altre lettere fossero una farsa a fin di bene orchestrata da sua madre.
 
“Prendila,” sua madre dice sommessamente, “e abbi fede.”
 
Brienne allunga una mano tremante e prende la lettera. Sua madre si alza sulle punte dei piedi, baciando Brienne sulla guancia, prima di voltarsi ed allontanarsi.
 
Brienne prende un profondo respiro e rompe il sigillo.
 
Porta la data di oggi e c’è scritta solo una parola:
 
Voltati.
 
Le manca il fiato, e non sa se sia il sangue o le onde dell’oceano che le fa rombare le orecchie. Barcolla un po’, ma poi raddrizza la schiena, e si volta.
 
I capelli dorati di lui luccicano nel sole. La sua lunga barba è sparita, rimpiazzata da una barbetta di pochi giorni, e a Brienne manca il fiato nel vedere quanto bello sia davvero quando i suoi tratti non sono nascosti da dei capelli lunghi e da una folta barba sporca. Lui ha addosso un’armatura dorata blasonata col leone ruggente della Casa Lannister. Ha, in tutto e per tutto, l’aspetto del lord che, è piuttosto ovvio, lui sia in realtà, e non ha nulla dello sporco criminale condannato a morte che era stato in quella prigione.
 
Lui inizia a camminare verso di lei, il mantello color cremisi gli svolazza dietro le spalle, e una parte distante di Brienne si chiede come mai lui sia vestito in modo così formale per un incontro sulla spiaggia.
 
Quel pensiero sembra risvegliarle i muscoli, e Brienne inizia a camminare verso di lui con esitazione.
 
Si fermano quando sono ad un paio di metri di distanza, studiandosi a vicenda in silenzio.
 
Alla fine, Brienne domanda, "Perché sei qui?" Lei sta tremando anche se la brezza che viene dall’oceano è calda.
 
Jaime piega la testa di lato, i suoi occhi sono divertiti, e quello, lei nota con un qualcosa che sembra sollievo, non è cambiato.
 
"Credevo che saresti stata curiosa,” lui risponde.
 
"Curiosa," lei ripete lentamente. "Curiosa."
 
"O che almeno ti sarebbe piaciuto sapere che sono ancora vivo, septa."
 
Brienne sussulta leggermente a quel titolo. "Non sono più una septa."
 
"Lo so," lui replica in modo sommesso.
 
Brienne annuisce. Certo che lui lo sa; lo aveva menzionato molte volte nelle lettere che lei ha ricevuto. A meno che—
 
"Mi hai mandato delle lettere?" lei sbotta.
 
Lui inarca un sopracciglio, rivolgendole un ghigno sbilenco. "Hai aiutato così tanti prigionieri a scappare da non riuscire a stabilire quale ti stia scrivendo?"
 
Brienne arrossisce. "Mi sono stati fatti troppi scherzi crudeli, signor Lannister, per poter supporre certe cose."
 
"Signor Lannister," lui replica dolcemente, ridendo.
 
"Perché sei qui?" lei chiede ancora.
 
"Sono qui per te, Brienne," lui risponde. "Non sei più una septa."
 
Lei assottiglia lo sguardo. "No. Ma tu sei ancora un uomo voluto." *
 
Il sorriso di Jaime è maliziosamente stuzzicante, e Brienne arrossisce.
 
"Voluto dalla legge," lei chiarisce in fretta.
 
Il sorriso di Jaime si fa più ampio. "Non più," lui dice. "Mi è stato concesso il pieno perdono dalla corona."
 
Lei si acciglia. "Cosa? Perché il giovane re dovrebbe graziarti?"
 
Lui scrolla le spalle. “Era stato lo stesso concilio ristretto a mandarmi in quella prigione ad investigare. Oltre ad un costante flusso di lettere che descrivevano quelle che loro speravano fossero delle inverosimili condizioni della prigione, il Giudice Impiccatore stava giustiziando fin troppi uomini che guarda caso erano sostenitori del giovane re. Il Giudice Impiccatore era anche fin troppo riluttante ad implementare i decreti del giovane re.”
 
Brienne impallidisce. "Intendi dire...quegli uomini erano tutti innocenti?" lei sussurra, sentendosi sul punto di vomitare.
 
"Non tutti gli uomini impiccati negli ultimi tre anni erano amici del giovane re; il Giudice Impiccatore occasionalmente infliggeva la giustizia adeguata. Ma gli altri? Innocenti del crimine per cui sono stati impiccati, sì, ma quello non li rende innocenti. Erano colpevoli per davvero di almeno qualcosa, non temere.”
 
Brienne si acciglia. "E tu? Di cosa sei davvero colpevole?"
 
"Ho ucciso per davvero il precedente re Targaryen," lui risponde in modo calmo, "ma visto che le mie azioni hanno messo sul trono di spade l’attuale regime, a nessuno sembra importare più di tanto."
 
Brienne prende un respiro sibilante. “Tu sei lo Sterminatore di Re? Lo zio del giovane re?”
 
Jaime fa un profondo inchino, per quanto gli permetta l’armatura dorata di cui è ricoperto. “Al tuo servizio, mia lady. Sono anche il Lord di Castel Granito e il Governatore Reale delle Terre dell’Ovest.” Il sorriso di Jaime è tagliente e quasi amareggiato. “Mio padre è morto due mesi prima che io diventassi ospite della tua prigione.”
 
Brienne sbatte le palpebre, e l’espressione di Jaime si addolcisce.
 
“Non capisco,” lei sussurra.
 
“Non sono mai stato davvero esiliato,” Jaime spiega. “Re Aerys II era pazzo e meritava di morire…per svariate ragioni…ma era meglio per tutte le persone coinvolte se io non fossi un membro visibile della corte della nuova regina. Ero andato al Nord, oltre la Barriera, e avevo passato del tempo ad Essos e nelle Isole dell’Estate. Sono ritornato in modo permanente quando sono stato informato che mio padre stava morendo, combinato a un appello da parte del mio caro fratellino di ritornare ad Approdo del Re per aiutarlo a stanare quelli che stavano resistendo e possibilmente complottando una ribellione contro il giovane re.” Lui sorride. “Un piccolo gruppo di miei uomini erano accampati nei pressi della prigione. Anche se tu non mi avessi portato al fiume, i miei uomini stavano assistendo ad ogni esecuzione, aspettando il mio turno sul patibolo. Loro mi avrebbero liberato a prescindere.”
 
Brienne spalanca gli occhi, per poi restringerli. “Quindi abbiamo rischiato le nostre vite per niente?” lei sbotta.
 
“Abbiamo rischiato le nostre vite così che meno persone si facessero male se fossi riuscito a scappare per conto mio.” Lui si acciglia. “Non mi aspettavo che il Giudice Impiccatore ordinasse una punizione del genere. Eri già andata via quando avevamo fatto irruzione nella prigione.”
 
Brienne si ricorda il morso della frusta e trasalisce. “Già,” è tutto quello che lei dice, scuotendo la testa. “Perché sei qui?” lei domanda un’altra volta.
 
"Te l’ho detto: sono qui per te. Ho mandato un telegramma prima di lasciare la terraferma, chiedendo la tua mano a tuo padre per poterti sposare."
 
Brienne spalanca la bocca. "Perché avresti dovuto fare una cosa così folle?" lei farfuglia.
 
Jaime allunga una mano, toccandole il braccio in modo incerto. Lei sussulta, ma non si sposta. Il sorriso di Jaime è incerto quanto il suo tocco, mentre fa scivolare le sue dita lungo il braccio di Brienne, verso il basso, prendendole la mano delicatamente, intrecciando le loro dita.
 
"Per molte ragioni," lui dice dolcemente. "Perché hai i modi più gentili. Perché hai gli occhi più belli del mondo. Perché ti ho rovinato la vita e ti devo un debito."
 
A quello, lei cerca di strattonare via la propria mano, ma lui si limita solo a stringere la sua presa.
 
"Perché sei destinata a cose più grandi dell’essere una septa che serve gli uomini condannati a morte nella prigione più famigerata di Westeros."
 
Adesso lei strattona via davvero la propria mano, voltandosi. Ma Brienne fa solo due passi prima che lui dica, "E perché ti amo."
 
Lei si ferma di colpo, smettendo di respirare, mentre Jaime chiude lo spazio tra di loro.
 
Il respiro di Jaime le stuzzica l’orecchio, facendola rabbrividire, mentre lui aggiunge dolcemente, "Credevo che le mie lettere lo avessero reso ovvio?"
 
Lei prende un rapido respiro, mentre scuote piano la testa, ma si rifiuta di voltarsi e di guardarlo.
 
"Non sarà una vita facile," Jaime continua. "Mio padre non era un uomo gentile, e ha danneggiato molte delle relazioni della Casa Lannister con le altre casate di Westeros, e con quelle nelle Terre dell'Ovest. Westeros è senza pace, con la nobiltà che resiste alle riforme del giovane re, e ciò significa che Approdo del Re è un covo di vipere pieno di tradimenti e menzogne. Ma il giovane re è un bravo ragazzino, e credo che crescendo sarà un buon re, se lo terremo circondato da brave persone."
 
"Un matrimonio politico?" lei si costringe a dire, con un nodo alla gola.
 
"Eventualmente gli troveremo una moglie adeguata, ne sono sicuro, ma dopo tutto ha soltanto tredici anni. C’è tempo."
 
Adesso, lei si gira di nuovo verso di lui. "Intendevo per te, idiota!"
 
Jaime sorride in modo ampio. "E’ questo il modo in cui parla una septa?" lui dice con fare seducente, e la bacia.
 
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Quando smettono di baciarsi sulla spiaggia, lui le ripete di amarla, e lei ricambia quelle parole, e Brienne si ritrova ad accettare di sposarlo prima che il suo buon senso potesse riaffermarsi.
 
Sua madre e le sue sorelle sono in estasi, mentre suo padre e suo fratello sono sospettosi. Si portano via Jaime per una conversazione privata, e l’impostatura dura dei loro tratti le manda un brivido lungo la spina dorsale.
 
Brienne non avrebbe dovuto preoccuparsi: l’unico danno che riesce a vedere, la mattina dopo, è tre uomini con dei feroci postumi post-sbornia.
 
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Nonostante i migliori tentativi della famiglia di Brienne, Jaime trova numerose opportunità di farla sgattaiolare via in posti nascosti dove la bacia senza fiato, sussurrandole nell’orecchio quanto la ama.
 
Si sposano nel tempio di Evenfall Hall una settimana dopo l’arrivo di Jaime. Lo fanno così in fretta sia perché Jaime ha bisogno di tornare ad Approdo del Re il prima possibile, e sia perché, suo padre afferma seccamente con un’aguzza occhiataccia verso Jaime, è evidente che la consumazione sia in gara con il matrimonio, e Selwyn è determinato a far sì che il matrimonio vinca e avvenga per primo. Il viso di Brienne si accende di imbarazzo, mentre Jaime si limita a sogghignare, e scrolla le spalle concordando mestamente.
 
Passano la loro notte di nozze in una speciale camera da letto nuziale, decorata graziosamente da sua madre e dalle sue sorelle, e lontana dalle stanze della sua famiglia per dar loro privacy. Lì, Jaime la tratta con gentilezza, la esplora con attenzione, incoraggiando le proprie timide esplorazioni di lui.
 
Dopo, lui le si accoccola intorno, le dice che è bellissima e che la ama, e, proprio come aveva fatto in prigione: lei gli crede.
 
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* Qui il gioco di parole si perde un po' in traduzione. Infatti nella versione originale Brienne dice “You’re still a wanted man”. Un “wanted man” è letteralmente un “ricercato” dalla legge, ma si può anche intenderlo nel significato di “uomo voluto, desiderato” nel senso romantico e sessuale del termine. Brienne intendeva chiaramente dire “Sei ancora un ricercato”, ma Jaime aveva colto subito la palla al balzo per sogghignare per il fatto che Bri lo avesse definito un uomo desiderato, lol.
Nel testo l’ho dovuto tradurre come ho fatto per rendere al meglio il doppio senso.
 
 
 
- Questo era il finale dell’universo septa/prigioniero! Ora vi lascerò le note dell’autrice, dove lei ha spiegato le sue idee ed ispirazioni per questo universo.
 
 
Nota dell’autrice: Prigioniero/Septa:
 
Theme Song: Testify di Alan Doyle
   Take me down to the river, Preacher, take me by the hand
   Take me down to the river, mend the soul of a broken man
   Drown me in forgiveness, wash these bloody hands of mine,
   Take me down to one last river, Lord,
   Let me testify.
 
Quest’universo è stato ispirato dal video musicale e dal testo di quella canzone. Questo era uno dei miei universi più ‘tranquilli’, visto che Jaime/Brienne si innamorano mentre sono seduti insieme in una cella di prigione, semplicemente parlando tra di loro, e tutto questo mentre ognuno dei due è sulla soglia di qualcosa che stava per cambiare le loro vite.
 
Nella mia bozza iniziale, il Jaime prigioniero era esattamente quello che sembrava: un criminale condannato a morte che scappa dal carcere. A quel punto lui avrebbe convinto Septa Brienne a scappare via insieme a lui...ed è lì che la storia aveva vacillato, perché mi aveva riportato ad un quesito su cui mi ritrovo sempre a riflettere quando si tratta di storie AU: fino a quanto in là puoi spingere un personaggio canon prima che diventi semplicemente un altro personaggio con lo stesso nome?
 
Onestamente, non riuscivo a conciliare il senso dell’onore e del dovere di Brienne, con lo scappare via insieme a un delinquente già condannato.
 
Ovviamente, quest’universo è finito con quello che è uno dei momenti più romantici possibili e immaginabili (con un vero e proprio cavaliere dall’armatura dorata—OMG) quindi non sono tanto pentita di questi cambiamenti!!
 
 
 
 
 
 
 
 
Note della traduttrice:
 
- La principessa Shaena, che Tyrion si è sposato nell’universo del Prigioniero/Septa, non è altri se non la versione Targaryen di Shae, lol.
 
Parlando un po' di Shae e di Tyrion, vi avevo già accennato nelle note di “In This Light” che nello show la loro storia era stata super romanticizzata (E Tyrion era sempre stato scritto in modo più positivo rispetto ai libri, mentre Jaime l’esatto contrario).
 
Nello specifico questo ha causato anche delle differenze nella prima notte di nozze tra Tyrion e Sansa nello show, rispetto ai libri. Perché nello show Tyrion voleva consumare le sue nozze con Sansa solo un minimo, ma era sia preoccupato per la giovane età di lei, sia in pena all’idea di ferire Shae e all’idea di tradirla, quindi non ha sfiorato la sua giovane sposa nemmeno con un dito…
 
Tutto ciò ovviamente non c’era nei libri. Tyrion voleva consumare eccome le nozze con Sansa. Se ne fregava del fatto che lei avesse solo 13 anni, e non gli fregava minimamente di Shae. Infatti, nei libri, Tyrion arriva a stendersi a letto con Sansa e a palparla (e poverina…lei era mezza terrorizzata), e si ferma solamente perché nota che Sansa non lo desiderava…ma il motivo per cui si ferma non è perché sa di star mettendo Sansa a disagio, si ferma solo perché gli dà fastidio che Sansa non lo voglia. È tutta una questione di ego. Non gli piace sentirsi non desiderato. Gli dà fastidio il disgusto sul viso di Sansa.
Inoltre, nello show Tyrion non ha mai toccato altre donne dopo la morte di Shae. Nei libri invece non è così.
 
 
 


 

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Capitolo 18
*** Chapter 18 ***


- Mi scuso per l’attesa a cui vi ho costretti/e per avere questo capitolo. Spero che sia di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate <3

 
 
 
 
 
 
 
 
*/*/*/*/*
 
Brienne sbatte le palpebre verso gli schermi del computer di fronte a sé, e poi, lentamente e con esitazione, si volta per guardare Jaime.
 
Lui la sta osservando con del cauto divertimento. Si fissano a vicenda in silenzio, fino a quando Jaime non incarca, infine, un sopracciglio.
 
“Non sono più nemmeno sorpresa,” Brienne borbotta, abbassando lentamente la testa sulle proprie braccia.
 
*/*/*/*/*
 
Chiudono la struttura e dopo guidano per tornare a Castello Nero in un silenzio teso, ma tuttavia ancora stranamente socievole. Brienne è colpita dal fatto che Jaime non abbia detto nulla di stuzzicante o provocatorio, e lei lo osserva con sospetto mentre entrano nella suite di Jaime in hotel, venendo accolti da un Pod assonato, ma felicissimo.
 
“Vuoi un drink?” Jaime chiede mentre si incammina verso il bar.
 
“Dèi, sì,” lei geme lamentandosi e collassando sul divano. Pod le balza sul bacino, girando in tondo per tre volte prima di raggomitolarsi su se stesso e tornare a dormire. Brienne lo accarezza distrattamente, mentre prova ad evitare di osservare Jaime aprire una bottiglia di vino e versarne un po' in due bicchieri.
 
Lei inarca un sopracciglio mentre prende il bicchiere che lui le offre. “Vino?”
 
Jaime scrolla le spalle. “L’altro ieri hai detto che ti piace questa marca,” lui ribatte.
 
Brienne si acciglia. “Rosa di Alto Giardino?” lei chiede.
 
Jaime annuisce. “Non l’ho mai provato, e visto che non credo che stavolta abbiamo bisogno di ubriacarci fino a stare male, ho pensato che sarebbe stato un bel cambiamento.” Lui prende posto sul divano, accanto a lei, rivolgendole un sorriso stuzzicante. “E poi, abbiamo un matrimonio a cui brindare.”
 
Brienne grugnisce, arrossendo, e prende un veloce sorso di vino. Il sapore è buono proprio come lo ricordava.
 
Jaime ne prende un sorso, considerandolo attentamente. Lui la guarda e dice, “E’ incantevole,” e Brienne si sente catturata dallo sguardo nei suoi occhi verdi, proprio come una mosca nell’ambra.
 
Queste ultime settimane sono state così strane, lei pensa mentre si fissano. Jaime era stata una presenza costante a casa di Brienne mentre si preparavano per quest’ultima serie di esperimenti. Lui le aveva portato il suo cibo preferito; l’aveva portata nella casa che lui ancora condivide con Tyrion; l’aveva convinta ad andare al cinema un paio di sere fa, e le aveva anche portato dei fiori—dei fiori blu che si abbinavano ai suoi occhi, lui le aveva detto con un sogghigno stuzzicante—il giorno prima che partissero per Castello Nero. Brienne aveva alzato al cielo quegli stessi occhi a causa del suo stuzzicarla, e non gli aveva detto che nessuno le aveva mai regalato dei fiori in passato. Quei boccioli carini e delicati al momento sono pressati in un pesante manuale di fisica nella sua libreria, al sicuro.
 
E adesso lui ha comprato del vino che lei aveva accennato casualmente, solo una volta, commentando che le piaceva...
 
“Che sta succedendo?” Brienne sussurra, e Jaime sbatte le palpebre.
 
“Qui? O negli altri universi?”
 
“Qui.”
 
Gli occhi di Jaime si fanno più scuri. “Tu che vuoi che succeda?”
 
Brienne arrossisce. “Questo non sei tu, Jaime,” lei riesce a dire, e lui abbassa il suo sguardo sulle proprie mani, scostandosi leggermente da lei.
 
“Pensi che le mie controparti mi stiano influenzando?”
 
“Penso che abbiamo appena visto una coppia di nostre controparti innamorarsi—”
 
“Erano già innamorati,” lui dice.
 
Lei alza gli occhi al cielo per quell’interruzione, continuando, “Va bene. Abbiamo appena visto le nostre controparti ammettere di essere innamorati. Si sono addirittura sposati, per amore degli dèi! E sappiamo come gli effetti degli universi possano persistere anche quando la connessione finisce.”
 
Jaime la guarda di nuovo, accigliandosi. “E allora? Pensi che qualsiasi cosa accada qui, tra di noi, sia solo un residuo degli altri universi?”
 
“Anche solo il fatto che stiamo avendo questa conversazione è bizzarro!”
 
Pod trasalisce a causa del tono alto della voce di Brienne, alzando la sua testolina, drizzando le orecchie. Lei gli appoggia una mano calmante sulla schiena, e lui si rilassa.
 
“Perché?” Jaime domanda.
 
“Perché fino a un paio di mesi fa eri follemente innamorato di Taena!”
 
Si guardano male in un improvviso silenzio teso, fino a quando Brienne non si rende conto di ciò che ha appena detto.
 
Lei arrossisce. “N—n—non che—che—che—”
 
“Non l’ho presa nel senso sbagliato,” Jaime dice, “e hai ragione. Non è passato tanto tempo da quando io e Taena ci siamo separati.”
 
“L’hai amata per tanto tempo,” Brienne mormora, distogliendo fortunatamente lo sguardo, “e lei è bellissima.”
 
“Sì, l’ho fatto, e sì, lo è,” Jaime replica in modo calmo. Lui le rivolge un sorriso sottile. “Forse hai ragione. Gli avvocati hanno appena iniziato e potrebbero volerci degli anni per arrivare ad un accordo tra me e lei.”
 
“E chi lo sa,” Brienne borbotta, “forse troverete un modo per tornare insieme.”
 
Lei prende il rischio di lanciare un’occhiata verso Jaime, trovandolo a guardarla con un’espressione incredula, ma “Chi lo sa?” è tutto quello che lui replica.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime richiude la porta dopo che Brienne se ne va portando in braccio un Pod assonnato, e dopo lui appoggia la sua fronte incandescente contro la porta, ringhiando per la frustrazione.
 
Lui lo comprende. Davvero.
 
Ma la convinzione di Brienne che ogni cambiamento nella loro relazione debba senz’altro essere a causa degli altri universi, gli fa venire voglia di sbattere delle cose contro un muro.
 
O forse dovrebbe semplicemente sbattere lei contro un muro, per mostrarle esattamente quanto si stia sbagliando.
 
Jaime torna in soggiorno e si versa quel poco di vino rimasto—e quel vino è davvero molto buono—nel suo bicchiere, accigliandosi. O forse lui deve soltanto essere paziente. Questa sarà la fine degli esperimenti per un lungo periodo, e forse più a lungo staranno lontani dagli altri universi, e più sarà probabile che lei accetti che le cose stanno davvero cambiando tra di loro, qui, nel loro universo.
 
Lui lo comprende. Lei ha bisogno di sapere che tutto questo è reale e che non si tratta di semplici echi degli altri universi.
 
Jaime sorseggia il suo vino mentre spegne le luci, vagando verso la camera da letto.
 
Deve avere pazienza.
 
Peccato che non sia esattamente la sua dote migliore.
 
*/*/*/*/*
 
Sono già a metà del loro solito allenamento mattutino prima che Jaime veda le spalle di Brienne rilassarsi, riuscendo a farle lanciare delle frecciatine di rimando, col solito umorismo pungente di Brienne.
 
A pranzo, si concentrano sugli esperimenti di quella notte.
 
“Quale universo?” lui chiede, appoggiandosi allo schienale della sua sedia e sorseggiando il suo caffè.
 
Brienne aggrotta la fronte mentre spalma del burro sul suo toast, e Jaime riesce quasi a vedere le rotelle girarle in testa, mentre lei prova a decidere in quale universo sia meno probabile che le loro controparti finiscano a letto insieme.
 
“Quello della Brienne contadina,” lei risponde. “Quello lì sembra piuttosto innocuo...giusto?”
 
Jaime nasconde la sua espressione dietro un altro sorso di caffè. “Per me va bene,” lui replica, rivolgendole un sorriso blando.
 
*/*/*/*/*
 
Si siedono nella sala di controllo con le loro teste avvolte ancora una volta dai caschi di lattice costellati di elettrodi.
 
“Grazie agli dèi nessun altro ci sta vedendo in questo stato,” Brienne mormora.
 
“Hai un aspetto assolutamente affascinante,” Jaime dice distrattamente, mantenendo lo sguardo sullo schermo, mentre digita le impostazioni per la prima esecuzione del loro esperimento.
 
“Chiudi il becco,” lei borbotta.
 
Lui si volta, rivolgendole un sorriso da presa in giro. “Pronta, Junior?”
 
Lei lo guarda male, e lui si concede un momento per ammirare gli straordinari occhi di Brienne.
 
“Sì,” Brienne ringhia.
 
Lui le fa un occhiolino, e preme invio.
 
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Brienne chiede ai suoi vicini di casa, i Payne, di badare alla fattoria mentre lei e le sue sorelle sono via, e, a suo malgrado, due settimane dopo, vengono accolte all’aeroporto internazionale di Approdo del Re da un uomo anonimo con addosso un’uniforme da autista. Vengono portate in auto in un quartiere benestante, e la macchina si ferma davanti a una villa a tre piani relativamente modesta. Brienne guida le sue sorelle attraverso la porta principale, e si fermano nel luminoso e ampio ingresso, mentre l’autista porta dentro i loro bagagli.
 
Nemmeno la casa di Tywin Lannister è così grande, lei pensa, e di certo non è così splendente e nuova di zecca.
 
Lei sobbalza un po’ quando si apre una porta verso la fine del corridoio e Jaime ne esce fuori, seguito da un uomo alto e distinto, che ha quasi la stessa età di suo padre. Lo sconosciuto è bello, con capelli color sabbia ingrigiti alle tempie, ancora in forma, con ampie spalle e con una certa aria di serena dignità intorno a lui.
 
“L’album sarà rilasciato tra due settimane,” l’uomo sta dicendo, “e la prima tappa del tour di concerti inizierà lo stesso giorno. Quindici città in ventuno giorni.”
 
Jaime sta annuendo ma i suoi occhi sono su di lei e le sue sorelle, il viso gli si illumina con un ampio sorriso.
 
“Sarò pronto, Arthur,” Jaime replica, “ma quello è tra due settimane. Oggi ho delle ospiti.” Prende in braccio a turno sia Alysanne che Arianne stringendole in un abbraccio, e poi si volta verso Brienne, con gli occhi che gli luccicando mentre attira anche lei in un forte abbraccio. “Forse Brienne sarà il mio portafortuna, e l’album debutterà in prima posizione.”
 
Arthur assente leggermente sottovoce, i suoi occhi sono pensierosi mentre osserva Brienne e le sue sorelle. “Forse,” lui dice.
 
“Oh, non preoccuparti così tanto, Arthur. Questo non è il mio primo disco, lo sai.”
 
Arthur scuote la testa, con un sorriso affettuosamente divertito sulla faccia. “No, è il tuo secondo, e desidererei tanto essere di nuovo giovane e sicuro quanto te.” Si volta di nuovo verso Brienne e le sue sorelle. “Non vuoi presentarmi alle tue ospiti?”
 
“Arthur, questa è Brienne Tarth, e le sue sorelle, Alysanne e Arianne. Mie signore: Arthur Dayne, il mio produttore e proprietario della mia etichetta discografica, la Dayne Records.”
 
Il sorriso di Arthur è genuinamente lieto mentre stringe la mano a tutte loro. “Ah! Avevo pensato che tu avessi un’aria familiare. Tuo padre ed io siamo vecchi amici, anche se ormai sono parecchi anni che non lo vedo.”
 
Brienne apre la bocca, ma prima che lei possa parlare, Arthur guarda il proprio orologio e scuote la testa.
 
“Devo andare.” Lui guarda Jaime. “Sono contento che sei pronto per il rilascio di Udite il mio Ruggito, ma io ho ancora della pubblicità da organizzare. Ti chiamo io.” Si incammina verso la porta, la apre, per poi voltarsi di nuovo verso di loro con un sorriso ammaliante. “È stato un piacere conoscervi signorine. Per favore, portate i miei saluti a vostro padre.”
 
C’è un silenzio imbarazzante dopo che la porta si richiude dietro Arthur.
 
“Mi dispiace,” Jaime dice.
 
“Non esserlo,” Brienne lo interrompe speditamente con una veloce occhiata alle sue sorelle. “È ovvio che non lo sa.” Brienne inizia a guardarsi intorno in modo molto plateale. “La tua casa è bellissima.”
 
Jaime sorride in modo ampio. “Grazie. Vieni, te la mostro.”
 
Una giovane donna pullula fuori da un’altra stanza con un sorriso accogliente, e lo stomaco di Brienne si congela con sconforto.
 
“Questa è Pia Peckledon,” Jaime spiega. “Pia e suo marito, Jos, si prendono cura di me e di questo posto quando io non ci sono.” Lui si volta verso Pia con un sorriso. “Per favore chiedi a Jos di portare i bagagli nelle camere per gli ospiti che abbiamo riservato alle signorine. Io le porterò a fare un giro per la casa.”
 
“Sì, ser,” Pia replica.
 
Brienne è così stordita dal sollievo, che quasi non si accorge di quando Jaime le avvolge un braccio intorno alla vita e la fa girare verso la parte posteriore della casa.
 
“Venite, ragazze,” lui dice, con l’altro braccio intorno alle sue sorelle, “inizieremo dalla sala prove. È dove proviamo e scriviamo la nostra musica.”
 
*/*/*/*/*
 
La casa è enorme e bellissima, e alle ragazze sono state date delle camere da letto al terzo piano, mentre Brienne è al secondo piano, in una stanza arredata in modo squisito, con un proprio bagno privato e una porta che conduce alla camera da letto di Jaime.
 
“Non preoccuparti, Spilungona, è saldamente chiusa,” Jaime afferma facendole l’occhiolino, e porgendole la chiave.
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Oh, ti prego.”
 
Lui inarca un sopracciglio, con un luccichio stuzzicante negli occhi. “Quindi posso tenermi la chiave? Forse anche usarla?”
 
“Sei proprio un idiota, Jaime,” lei borbotta, prendendogli la chiave da mano.
 
Jaime ride mentre si incammina verso la porta. “Scendi di sotto in salotto quando sei pronta.”
 
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Brienne entra in una stanza arredata finemente con divani, poltrone e uno scintillante bar cromato.
 
“Che vorresti da bere?” Jaime chiede, alzandosi da uno dei divani e camminando verso il bar.
 
Lei esita, sentendosi in imbarazzo, il che è semplicemente...strano. Questo è Jaime, e lei non si è mai sentita in imbarazzo con lui in passato.
 
“Che alcolici hai?” lei domanda.
 
Il sorriso di Jaime è malizioso. “Un po’ di tutto, davvero. Che ne dici di un po' di Delizia di Myr?”
 
Lei assottiglia lo sguardo. “Quello non è un drink!”
 
Lui ride. “E’ un vino. Di Myr, come il nome suggerisce.”
 
Brienne arrossisce. “Oh,” lei borbotta.
 
“A dirti la verità, non ho idea di se sia buono o no, ma è qualcosa di diverso dalla birra.”
 
“Oh? Sei troppo superiore per la birra qui ad Approdo del Re?”
 
Lui abbassa lo sguardo, le ciglia gli appaiono incredibilmente lunghe e spesse contro le guance. “Qualcosa di nuovo per un nuovo posto,” lui dice con leggerezza, ma ha la voce tesa, e Brienne viene immediatamente consumata dal senso di colpa.
 
“Mi dispiace,” lei replica, impotente. “Non volevo insinuare niente.”
 
Lui rialza lo sguardo su di lei. “Lo so.”
 
Jaime le si avvicina e le porge un bicchiere di vino.
 
“Perché tutto questo sembra così strano?” lei chiede mentre prende il bicchiere.
 
Il sorriso di Jaime è dolceamaro. “Perché quando me n’ero andato, ero solo un ragazzo in un’auto malconcia, e quando sono tornato a casa, sembravo ancora quello stesso ragazzo, solo in un’auto migliore.”
 
Brienne aggrotta la fronte, gettando uno sguardo intorno a sé alla stanza accogliente. “Ma qui sei sempre Jaime, solo in una casa graziosa,” lei ribatte.
 
Il sorriso di Jaime è lento e dolce. “Grazie, Spilungona.” Lui la guida verso uno dei divani e ci si siedono sopra. Jaime alza il suo bicchiere per un brindisi. “Benvenuta a casa mia,” lui dice.
 
Lei alza il proprio bicchiere con un cenno imbarazzato della testa, ed entrambi sorseggiano il loro vino.
 
La reazione di Jaime è immediata. Lui fa una smorfia e commenta, “Non c’è assolutamente niente di delizioso in questa roba!”
 
Brienne, che sta ancora lottando contro quel sapore estremamente dolce, annuisce.
 
I loro sguardi si incrociano e all’improvviso scoppiano a ridere come se fossero ancora ragazzini, quando sgattaiolavano nella cantina del padre di Jaime, e in un attimo, l’imbarazzo svanisce.
 
*/*/*/*/*
 
“Dove sono le ragazze?” Jaime chiede dopo aver rimpiazzato quel vino chiamato impropriamente Delizia di Myr con della birra.
 
“Probabilmente stanno ancora esplorando quella tua sala giochi,” lei replica in modo secco. “Non vedono un computer da più di un anno.”
 
Jaime scuote la testa. “E quello ci riporta al perché sei qui.”
 
“Sono qui per una vacanza,” Brienne dice fermamente. “Non scopriremo mai cos’ha fatto mio padre con quei soldi.”
 
“Trecentomila dragoni d’oro non spariscono così dal nulla senza lasciare traccia!”
 
Brienne si appoggia allo schienale e sospira. “D’accordo. Da dove iniziamo?”
 
“Bè, nel dubbio, meglio iniziare dal meglio,” Jaime dice sorridendo. “Ho ingaggiato lo studio di Baelish e Varys. Sono i migliori investigatori privati di Westeros. Se loro non riusciranno a scoprire dov’era andato tuo padre e che ne ha fatto di quei soldi, bè, nessuno ci riuscirà mai.”
 
Lei spalanca gli occhi. “Hai ingaggiato—?”
 
Jaime alza una mano per fermare le sue proteste. “Senti, puoi considerarlo un prestito, o puoi semplicemente considerarlo un favore, va bene? Ma in caso tu non l’abbia notato, ho un album campione di vendite. Adesso ho un paio di dragoni d’oro in più nelle mie tasche, quindi lasciami fare questo per te.”
 
Lei lo guarda storto, ma si placa. Jaime ha ragione, lei pensa. Hanno bisogno di risposte, anche se le risposte dovessero solo confermare quello che lei già sa. E questo è Jaime. Lui lo farebbe lo stesso comunque.
 
“Va bene,” lei mormora, prendendo un sorso di birra.
 
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La settimana passa fin troppo in fretta.
 
Jaime le porta a visitare tutte le mete turistiche della città storica, incluso un tour della Fortezza Rossa, visto che la famiglia reale non è nella residenza. Passano una giornata in spiaggia sulla Baia della Acque Nere, dove prende in giro Brienne riguardo al non aver indossato un bikini, fino a quando lei non lo insegue in acqua, e dopo lottano fino a quando lei riesce finalmente a sommergerlo. Lui li porta alla sua etichetta discografica per un tour dello studio di registrazione e per un’anteprima della copertina del suo nuovo album.
 
Brienne osserva la copertina. È il viso di Jaime, un primo piano, e il fotografo lo ha fatto apparire ancora più impossibilmente bello di quanto non sia in carne ed ossa, gli occhi verdi di lui fissano in avanti con uno sguardo intenso, attirando gli spettatori. Le parole ‘Udite il mio Ruggito’ sono incise in alto con delle lettere dorate e rosse.
 
“Arthur crede che questo qui potrebbe addirittura vendere più del mio primo album,” lui rivela, e Brienne riesce a vedere la sua trepidazione nervosa. “Verrà rilasciato tra dieci giorni, quindi suppongo che staremo a vedere.”
 
“Andrà alla grande,” lei dice.
 
“Sì?”
 
Il sorriso di Brienne è triste. “Te l’ho già detto in passato: sei sempre stato destinato a delle cose più grandi.”
 
“Brienne...”
 
Lei fa un rapido passo indietro per allontanarsi. “Anche la copertina è accattivante,” lei conclude, voltandosi via.
 
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Lui le porta a una prova del suo nuovo show per il suo tour imminente, e Brienne e le sue sorelle hanno il privilegio di guardare un concerto dal vivo messo in scena solo per loro.
 
“E’ davvero bravo,” Arianne commenta mentre aspettano che Jaime finisca le prove coi membri della band.
 
“Per essere un vecchio,” Alysanne aggiunge, e Brienne le copre la bocca con la mano, voltandosi per nascondere la propria risata. *
 
*/*/*/*/*
 
Fin troppo presto è la loro ultima notte, e Jaime e Brienne sono di nuovo da soli in salotto. Le ragazze sono di sopra, presumibilmente addormentate, ma Brienne gli dice che sospetta che si stiano godendo le ultime ore che possono passare al computer e con le varie console di gioco nella sala giochi.
 
“Dovrei salire per costringerle a mettersi a letto, ma non me la sento di rattristarle,” lei dice.
 
Jaime le passa una birra e si siede sul divano opposto a lei.
 
“Domani torni a casa,” lui inizia dopo un momento di silenzio agevole.
 
“Lo so,” lei replica in modo secco. “Ho i biglietti aerei in borsa.”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Da chi hai preso la tua boccaccia saccente?”
 
“Lascia che ti racconti del mio migliore amico d’infanzia...”
 
Jaime sorride, e l’improvviso rossore sulle guance di Brienne gli fa vorticare del calore nello stomaco e gli fa scattare il cazzo, seguita da un’improvvisa fitta di disperazione. Questa visita è stata grandiosa, ma lui non è riuscito ad ottenere quanto aveva sperato.
 
“Non abbiamo avuto molto tempo da soli,” lui dice.
 
Lei alza un sopracciglio, ma Brienne distoglie lo sguardo dal suo.
 
“Adesso siamo soli,” lei borbotta, per poi guardarlo in modo brusco. “Hai avuto notizie dagli investigatori privati?”
 
Lui si acciglia. “Cosa? No.”
 
“Oh,” lei replica. “Pensavo che fosse per quello che volevi che passassimo del tempo da soli.”
 
Jaime scuote la testa con un sospiro. “Volevo che passassimo del tempo da soli così da poterci conoscere di nuovo.”
 
Brienne sbatte le palpebre. “Non capisco che vuoi dire.”
 
Jaime si sporge in avanti. “Hai vissuto cinque anni molto difficili, Brienne. Voglio saperne di più. Voglio rimediare per il fatto che non c’ero quando avevi bisogno di me.”
 
“Jaime…”
 
“E voglio che torniamo a far parte l’una della vita dell’altro.”
 
“Lo so. È per questo che sono qui.”
 
“No! Voglio dire...” Jaime si passa una mano sul viso. Non sa come farlo, come farle sapere che lui vuole che siano più che semplici migliori amici. Lui è piuttosto sicuro che è quello che vorrebbe anche lei, ma come si può oltrepassare quella linea senza perdere tutto ciò che hanno? Jaime guarda gli occhi bellissimi ma cauti di Brienne, guarda quelle ingenue profondità blu, e mormora, “Dèi, sono una merda in queste cose.”
 
Bè, lui si dice, gli dèi odiano i codardi. Jaime abbassa con un tonfo la propria birra sul tavolino, alzandosi in piedi. “Alzati.”
 
“Cosa? Perché?”
 
“Solo...fidati di me, va bene? Alzati.”
 
Lei poggia la propria birra sul tavolino e si alza.
 
“Vieni qui.”
 
Brienne gli si avvicina con circospezione. “E’ meglio che tu non stia pianificando di farmi il solletico,” lei lo avverte. “Ho smesso di cascare in quel trabocchetto quando avevamo dieci anni.”
 
Jaime sbuffa dal naso. “Ne avevamo almeno quindici prima che tu lo capissi,” lui ribatte. Jaime le si avvicina e lei si acciglia.
 
“Che stai facendo?”
 
Jaime sospira. “Non lasciarmi lividi in faccia,” lui dice, per poi poggiare le mani sulle guance di Brienne e premendo la sua bocca contro quella di lei.
 
*/*/*/*/*
 
Lei è morta.
 
Quella è l’unica ragione per cui le labbra di Jaime sarebbero appoggiate alle sue in questo modo—calde, morbide, e che la persuadono con gentilezza—
 
Lui pone fine al bacio, e lei riapre gli occhi per fissarlo. Brienne sa che lei deve avere un aspetto ridicolo con la sua espressione stupefatta e la sua bocca spalancata.
 
Jaime le rivolge un mezzo sorriso, i suoi occhi verdi sono scuri. “Posso farlo di nuovo?”
 
Morta, lei pensa, anche se annuisce leggermente.
 
Questa volta, non c’è niente di gentile a riguardo. Invece è rovente, profondo ed esigente, e lei gli si aggrappa addosso in modo disperato, baciandolo di rimando con tutta la brama che aveva provato per lui quando lui non c’era.
 
Decisamente morta.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne sbatte le palpebre quando l’esperimento termina ed è immediatamente di nuovo nella sala di controllo della Barriera insieme a Jaime.
 
Lei si tocca automaticamente le labbra, sentendo ancora i baci del Jaime cantante.
 
Si volta verso Jaime, e lui la sta fissando con occhi sgranati, il verde è quasi inghiottito dalle sue pupille. Lui sta afferrando il bordo della scrivania, col respiro veloce.
 
Si fissano a vicenda in un silenzio elettrico, e per un folle attimo Brienne desidera ardentemente allungarsi verso di lui, per riprendere da dove avevano lasciato le loro controparti. La soddisfazione indiretta durerà soltanto fino a un certo punto, lei pensa con una disperazione affranta, e Brienne può sopportare la tentazione solo fino a un certo punto prima di—
 
Jaime sbatte le palpebre e distoglie lo sguardo.
 
“Potrei avere bisogno di ripensare a quell’idea dei pannoloni,” lui dice con voce tesa.
 
Brienne spalanca la bocca, e Jaime le lancia un’occhiata con un sogghigno mestamente sofferente, e all’improvviso stanno ridendo entrambi, e ridono fino a quando non hanno delle lacrime che scendono lungo le loro guance.
 
*/*/*/*/*
 
Gli generatori sono quasi di nuovo alla massima potenza prima che riescano finalmente a tenere sotto controllo le loro ultime risatine.
 
“Dèi,” Jaime dice con un sospiro, passandosi le mani sul viso, “Ho paura di sapere cosa troveremo quando torneremo in quell’universo.”
 
Brienne sghignazza leggermente, per poi tornare seria. “E’ per questo che...la scorsa notte...”
 
Jaime alza una mano. “Non c’è bisogno di spiegare, Brienne,” lui la interrompe, “Lo capisco. Davvero.” Lui abbassa lo sguardo sulla penna che tiene in mano e scrolla le spalle. “Forse hai ragione. Tutto ciò che potrei star pensando o provando è quasi sicuramente solo un eco dagli altri universi.” Jaime le lancia un’occhiata per valutare la sua reazione ed è soddisfatto nel vedere sul viso di Brienne un breve attimo di quello che lui spera sia delusione.
 
Lui si raddrizza con un sogghigno quando i generatori raggiungono la massima potenza.
 
“Bè,” lui dice, “speriamo che io riesca a farmi una doccia fredda alla fine di questo prossimo esperimento.”
 
Brienne arrossisce, per poi alzare il mento e rivolgergli un proprio sogghigno. “Sia tu che io,” lei conclude, e preme invio.
 
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Lei potrà anche essere morta, ma se lo è, è in uno dei sette paradisi.
 
Jaime è disteso sotto di lei sopra il divano, ed ha le braccia avvolte intorno a lei, stringendola forte. Brienne aveva interrotto il baciarsi; era troppo travolgente e troppo confusionario, ma questo...
 
Bè, anche questo è travolgente e confusionario, ma lei non si era accorta di quanto fosse bello essere semplicemente stretti...anche se ci sono ancora tante cose a cui pensare prima di—
 
“Smettila di pensare troppo,” Jaime mormora, la voce gli rimbomba nel petto, che si trova sotto di lei, e lui le passa una mano sulla schiena.
 
Brienne alza la testa e lancia un’occhiataccia al viso di lui che è compiaciuto e soddisfatto, e fin troppo bello. “E mi biasimi? Questo—cos’è questo?”
 
“Si tratta solo di due persone che stanno facendo il passo successivo nella loro relazione.”
 
“E’ così improvviso, Jaime!’
 
Sentendo quello, Jaime ride, prima di premere un bacio prolungato sulla bocca di lei. “Ci stavamo soltanto dirigendo a questo punto da tutta una vita, Spilungona, ma hai ragione: è così improvviso.”
 
Lei grugnisce e gli fa il solletico sotto le costole, e prima di accorgersene, sono nel mezzo di una lotta di solletico che finisce con entrambi che cadono sul pavimento, in un concentrato di risate, e con Jaime che adesso è sopra di lei.
 
Lui la guarda con un sorriso, gli occhi verdi gli brillano di felicità. “Non preoccuparti, Spilungona, troveremo un modo, proprio come abbiamo trovato un modo per ogni altra cosa.”
 
“Jaime—”
 
Lui ferma le parole di Brienne con un bacio. “Non preoccuparti ho detto,” lui sussurra. “Ora, dovremmo andare a letto—nei nostri letti separati!—prima che io mi dimentichi che dobbiamo fare le cose con calma.”  Lui fa per alzarsi, ma si acciglia guardandola con un pensiero improvviso. “Sei ancora vergine?” lui domanda.
 
Il volto di Brienne brucia d’imbarazzo. “Perché?”
 
Il lento sorriso di Jaime è malizioso mentre lui ruota lentamente i fianchi contro di lei, e lei sente il suo—
 
Dèi, Brienne finirà per scoppiare letteralmente in fiamme ad ogni momento.
 
“Bè,” lui dice con voce strascicata e con un’altra lenta e sensuale rotazione dei suoi fianchi, “mi dice come approcciare la nostra prima volta.”
 
Lei gli schiaffeggia la spalla, per poi lenire quel piccolo dolore. “Stai dando per scontato un botto di cose, non pensi?”
 
Jaime ride guardandola. “Non mi hai preso a pugni in faccia e non mi hai rotto un qualche arto.” Lui le dà un bacio veloce. “Anche solo quello mi dà una piccola speranza che ci sarà una prima volta.”
 
*/*/*/*/*
 
Quella notte i sogni di Brienne sono un miscuglio di incubi ed immagini erotiche, e si sveglia alle tre di mattina accaldata e desiderosa di lui.
 
Lui è dall’altra parte della porta, il corpo bramante di Brienne le sussurra, ed hai la chiave.
 
Lei si mette a sedere ma poi si ferma. È che la situazione è così complicata: una fattoria in fallimento, due ragazzine da crescere, una nascente carriera di cantante e la risultante fama che inghiottirebbe lei e le sue sorelle per poi risputarle fuori.
 
Si ristende.
 
La situazione è troppo complicata. Qualsiasi cosa questo sia...non durerebbe. È meglio non iniziare nemmeno.
 
Brienne glielo dirà in mattinata.
 
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La decisione di Brienne si dissolve come rugiada alle luci del sole quando si trova di fronte il sorriso radioso di Jaime e il suo ovvio piacere nel vederla. Quando se ne vanno, lui abbraccia le sue sorelle per salutarle con del vero dispiacere, e dopo la bacia—con dell’ovvio entusiasmo—quando sono in piedi sui gradini dell’ingresso, in piena vista delle sue sorelle, di Pia e Jos, dell’uomo che guida la limousine, e di chiunque altro potrebbe star guardando.
 
Quando lui alla fine la lascia andare, le ci vuole tutta la sua forza di volontà per voltarsi e salire in macchina.
 
Tutte e tre lo salutano con la mano in modo frenetico mentre l’auto le allontana dalla villa, e dopo Brienne si prepara per le domande delle sue sorelle.
 
Con sua sorpresa, loro non sembrano per niente sorprese, ma solo tristi di doversi lasciare alle spalle Jaime, Pia e Jos, i computer, la sala giochi e tutte le comodità di Approdo del Re.
 
“Non vi state domandando perché Jaime mi ha baciata?” Brienne chiede timidamente quando arrivano in aeroporto.
 
Alysanne e Arianne si scambiano uno sguardo perplesso, per poi scuotere entrambe la testa.
 
“Quindi non siete sorprese?” Brienne preme per sapere.
 
Entrambe scuotono di nuovo la testa. “Ho sempre saputo che Jaime ti si voleva fare,” Alysanne dice dandosi un’aria da ragazza di mondo.
 
Alysanne! Hai solo quattordici anni!”
 
Lei scrolla le spalle per poi rivolgere un sorriso dolce a Brienne. “A casa, lui ti guardava come se tu fossi la perfezione fatta persona, perciò non sono sicura del perché tu sia sorpresa.”
 
Brienne arrossisce, attenuandosi in un silenzio imbarazzato, mentre le sue sorelle chiacchierano con entusiasmo di tutto quello che hanno visto e fatto ad Approdo del Re.
 
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Nei giorni successivi lei ha difficoltà a prendere in mano le responsabilità della fattoria, anche se il caldo si è finalmente attenuato, e ha anche piovuto nella settimana in cui Brienne e le sue sorelle non ci sono state.
 
Pod ha fatto davvero un buon lavoro nel prendersi cura del bestiame, e Brienne gli dà la t-shirt che gli hanno portato da Approdo del Re, che lui accetta arrossendo e con dei ringraziamenti balbettati mentre lancia delle occhiate ad Alysanne con un qualcosa che si avvicina all’incanto. Lui ha più o meno la stessa età di sua sorella, e Brienne alza mentalmente un sopracciglio mentre li osserva. Quei due sono ancora troppo piccoli, lei pensa, ma forse tra un anno o due...
 
Brienne sospira, facendo tornando i suoi pensieri a cosa deve fare per mettere da parte la somma necessaria per pagare la prossima rata sulla fattoria.
 
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Quel fine settimana, Brienne e le sue sorelle vanno in biblioteca, facendo login negli account delle loro e-mail prima che le ragazze scorrazzino via verso gli scaffali e la sala giochi. Per quanto riguarda Brienne, il cuore le sobbalza quando trova ad aspettarla diverse e-mail di Jaime.
 
Mentre le legge, non riesce a tenere lontano un sorriso dalle sue labbra e del rossore dalle sue guance.
 
Gli risponde, anche se le sue parole non sono nemmeno lontanamente infuocate come quelle di Jaime, e lei rifiuta l’offerta di Jaime di comprare a tutte loro dei cellulari così che lui possa chiamarle. Gli augura buona fortuna per il suo nuovo tour e per il rilascio di Udite il mio Ruggito, visto che entrambe le cose partiranno l’indomani, e gli domanda se ha sentito qualcosa da Baelish e Varys.
 
Sulla via di ritorno alla fattoria, Brienne cammina al settimo cielo e con le stelle negli occhi, con le e-mail di Jaime stampate e riposte con cura nella sua borsa.
 
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Le loro vite tornano alla solita routine di duro lavoro ogni giorno, e l’ultima giornata di ogni fine settimana, Brienne e le sue sorelle vanno a piedi in città fino alla biblioteca. Ad attenderla ci sono sempre diverse e-mail di Jaime, di cui almeno una la implora di permettergli di comprare dei cellulari per lei e le sue sorelle.
 
Brienne rifiuta ogni volta, e spera di star diventando più brava nel dirgli quanto lui le manchi. Lei stampa le e-mail di Jaime, condividendo quello che può con le sue sorelle e tenendo il resto per il suo cuore.
 
Lui è impegnato con le prime tappe del suo tour di concerti, e Brienne cerca ogni fine settimana delle notizie e delle recensioni. Lei impara che la stella di Jaime si sta alzando sempre più velocemente e brilla più che mai. E’ così orgogliosa e felice per lui, anche se sa che più lui diventerà famoso, più sarà improbabile che lei abbia un qualche ruolo nel suo futuro.
 
Durante i suoi momenti peggiori, al sicuro nella sua camera da letto, Brienne piange un po’ a quel pensiero, ma una notte, mentre si asciuga le lacrime dagli occhi, decide che la prossima volta che si vedranno lei correrà il rischio. Si ricorda i baci di Jaime, la sensazione delle sue braccia intorno a lei e la forza del petto muscoloso di lui sotto le proprie mani. Lei correrà il rischio, perché se ne pentirebbe per sempre se non lo facesse…e perché qualsiasi cosa ci sia tra lei e Jaime è destinata ad appassire e morire nella calda luce della celebrità. Almeno potrà allontanarsi con dei ricordi migliori di quello che è riuscita a collezionare fino ad ora.
 
Poco più di due settimane dopo il suo ritorno da Approdo del Re, Brienne va dal suo medico e ha una conversazione lunga ed imbarazzante su quale sia il miglior metodo contraccettivo per lei, domandandosi se avrà mai l’opportunità di usarlo.
 
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Quel fine settimana le e-mail sono più o meno le solite: storie su quello che Jaime fa in tour, di quanto lui voglia sentire la sua voce, di quanto lui non veda l’ora di vederla e baciarla di nuovo.
 
La sua ultima e-mail, però, è intitolata semplicemente “Chiamami” e nel corpo della e-mail c’è il numero di cellulare di Jaime, insieme a degli orari in cui lui sarà libero quella settimana successiva.
 
Il giorno dopo lei lascia le sue sorelle a casa da sole per andare in paese a cercare un telefono.
 
“Brienne,” lui sussurra, e la felicità che gli scalda la voce le manda dei brividi lungo la schiena.
 
Lei si morde il labbro, guardando intorno al tutt’altro che privato telefono pubblico della biblioteca, sperando che nessuno le domandi perché è così rossa.
 
“Jaime,” lei dice, ed è quasi un grugnito di brama.
 
“Dèi, mi sei mancata,” lui le mormora nell’orecchio.
 
“Anche—anche tu mi sei mancato.”
 
“Bene. Credo che dovresti permettermi di comprarti un cellulare.” Il tono di voce di Jaime è basso e rauco, scivolando allusivamente sulle terminazioni nervose di Brienne. “Potremmo parlare ogni notte. In privato.”
 
“Jaime—”
 
“Che stai indossando?”
 
Brienne scoppia a ridere. “Smettila,” lei replica. “Sono in biblioteca e la tua e-mail mi aveva fatto intendere che fosse urgente che io mi mettessi in contatto con te. Se mi dici che era solo per fare in modo che tu potessi stuzzicarmi in tempo reale—”
 
La risata di Jaime è quasi peccaminosa. “Bè, quello era senz’altro parte della ragione, non lo nascondo. Ma purtroppo, no. Ho ricevuto una chiamata da Petyr Baelish. Sono pronti a darci il loro resoconto.”
 
È come essere immersa nell’acqua gelata. “Resoconto.”
 
“Già,” Jaime dice. “Puoi trovare qualcuno che si prenda cura delle ragazze per un paio di giorni? Sarò di nuovo ad Approdo del Re per questo fine settimana, ma poi dovrò partire di nuovo tre giorni dopo per le prossime date del tour.”
 
Brienne aggrotta la fronte, pensando ai suoi vicini di casa. “Posso mettere Pod ad occuparsi del bestiame,” lei borbotta, “e Selyse Baratheon mi deve un favore.”
 
“Dèi, non infliggere Selyse a quelle povere ragazze!”
 
Brienne ride. “Selyse è a posto,” lei ribatte, “e le ragazze sono amiche di Shireen, quindi non è che non conoscono Selyse.”
 
“Bè, sono le tue sorelle,” Jaime commenta, “anche se forse dovrai portare a casa tua dei souvenir davvero speciali per farti perdonare. Ad ogni modo, troverò qualcuno che provveda a farti arrivare ad Approdo del Re.”
 
“Va bene,” lei dice, con lo stomaco annodato dalla paura per quello che gli investigatori privati potrebbero aver scoperto.
 
“E Brienne...”
 
“Sì?”
 
“Non vedo l’ora di rivederti.”
 
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Jaime guarda Brienne e inarca un sopracciglio.
 
“Credi che avrai bisogno di quel pannolone?” lei chiede, inarcando un proprio sopracciglio.
 
Lei ha un aspetto ridicolo con in testa quel casco in lattice da cui fuoriescono elettrodi e fili, e tutto ciò che lui vuole fare è sporgersi in avanti per baciarla fino a farle perdere i sensi. Distrattamente, lui si chiede cosa farebbe quell’azione ai risultati delle loro scansioni celebrali.
 
Jaime si accontenta di farle un sorriso beffardo. “Speriamo di no, ma lo sai cosa finiranno per fare quei due, vero?”
 
Lei grugnisce, coprendosi la faccia con le mani.
 
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Trenta minuti dopo, il computer fa un bip che li informa che i generatori sono tornati alla massima potenza.
 
Jaime guarda Brienne e dice, “Non devi restare per forza, sai. Se sei troppo imbarazzata, posso aspettare fino a quando non sarai fuori dalla barriera elettromagnetica, e posso eseguire l’esperimento per conto mio.”
 
Lei sbatte quei suoi occhi straordinari, replicando, “Alterando i dati? Mai.”
 
Jaime le rivolge un lento sorriso. “D’accordo, Junior, ma non dire che non ti ho dato scelta.”
 
Lei alza gli occhi al cielo e preme invio.
 
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Brienne diventa sempre più nervosa più si avvicina ad Approdo del Re. Una volta che la limousine si ferma davanti alla villa di Jaime, i palmi delle mani le stanno sudando e non sa le ginocchia saranno in grado di mantenerla in piedi abbastanza da farla entrare in casa.
 
Ma lei ha affrontato così tante cose negli ultimi cinque anni, e questo è Jaime.
 
Brienne scende dalla macchina con in mano la sua valigia e, facendo un profondo respiro, si incammina verso la casa.
 
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Jaime apre la porta e l’espressione sul viso di lui quando la tira gentilmente dentro, e tra le sue braccia, le fa svanire tutte le paure come neve in primavera.
 
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Quando sono nel letto di Jaime e lui si sta muovendo dentro di lei, l’ultimo pensiero coerente di Brienne è che non sa perché fosse così spaventata.
 
Finalmente, lei è a casa.
 
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Brienne ha la testa appoggiata sul petto di Jaime e gli sta praticamente facendo le fusa, mentre la mano di lui le accarezza pigramente la sua schiena nuda. Non sa se si sia mai sentita così fisicamente rilassata prima d’ora.
 
“Abbiamo un appuntamento con Petyr Baelish domani mattina,” Jaime mormora, per poi sbadigliare.
 
“Hmm.”
 
La risatina di lui le rimbomba contro l’orecchio. “Stai dormendo?”
 
“Hmmm...no.”
 
“Bene.” Lui fissa il soffitto, il braccio di Jaime le si stringe intorno ancora di più. “Possiamo parlare di noi?”
 
Brienne si blocca, per poi alzare la testa per fissarlo.
 
“Che c’è da dire?” lei chiede.
 
Il sorriso di Jaime è tirato e sembra quasi nervoso. “Non fare la finta tonta, Brienne,” lui ribatte.
 
Brienne sospira. “Non so se ci sia un ‘noi’,” lei replica. Riabbassa la testa sul petto di Jaime, ascoltando il battito fin troppo rapido di lui contro il suo orecchio. “Non posso chiederti di farti carico di una fattoria in fallimento e di crescere due ragazzine. Quello rovinerebbe la tua immagine nel mondo della musica.” Improvvisamente, lei sbuffa una risatina sofferente. “Io rovinerei la tua immagine nel mondo della musica. Non sono il tipo di donna che un uomo come te dovrebbe avere al suo fianco nel mezzo di una vita sotto i riflettori.”
 
“Non ci sono uomini come me, Brienne, ci sono solo io—ed io avrò qualsiasi cazzo di donna che vorrò al mio fianco, e chiunque non sia d’accordo può andare a farsi fottere.”
 
Lei si mette a sedere, fissandolo per via della rabbia nella sua voce.
 
Jaime la guarda male e continua, “Io ti trovo assolutamente e straordinariamente bella—l’ho sempre fatto—ed è per questo che ero così arrabbiato quando avevo scoperto che ti eri innamorata di quel coglione di Renly fottuto Baratheon! So anche che quello stupido stronzo di Connington e i suoi amichetti hanno distrutto la tua autostima quando non c’ero, e la prossima volta che li vedrò, li prenderò a calci in culo fino al prossimo secolo, lo giuro sugli dèi!”
 
Lei spalanca la bocca mentre lui sorride, con un sorriso fulgido e tagliente come un coltello.
 
“D’altro canto,” lui aggiunge, la sua voce è un sussurro pericoloso, “non mi hai detto l’unica cosa che mi allontanerebbe da questo letto.”
 
Lei si acciglia. “Quale sarebbe?”
 
“Non mi hai detto che non sei innamorata di me.”
 
Un lento rossore le si insinua sulle guance. “Tu non mi hai detto di esserlo!” lei balbetta, sentendosi improvvisamente ridicola per il fatto di stare avendo questa conversazione mentre i loro corpi nudi sono ancora pressati l’uno all’altro.
 
“Certo che lo sono, Brienne.” Lui le accarezza la schiena con le mani, fino ai fianchi, attirandola a sé per un bacio. “Certo che lo sono,” lui ripete, più dolcemente, e la bacia di nuovo. “Dèi, ti amo,” lui grugnisce, “e non so come ho resistito a stare lontano da te così a lungo.”
 
Brienne si inarca contro di lui, stringendolo a se’, e quando lui allontana la bocca dalla sua per iniziare a baciarle il collo e farle dei succhiotti, lei può soltanto gemere, “Ti amo,” ad ogni bacio.
 
E dopo non parlano più.
 
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Jaime tiene la porta aperta per Brienne mentre entrano negli uffici di Baelish e Varys. Petyr Baelish stringe le loro mani e Jaime lo esamina, trovando l’uomo gracile e con la faccia da furetto abbastanza gradevole, anche se Jaime non è sicuro di fidarsi di lui del tutto.
 
Comunque.
 
E’ metà del miglior duo di investigatori privati di Westeros, e si spera che quella reputazione non sia sbagliata.
 
“Congratulazioni per il tuo nuovo album, signor Lannister,” Petyr dice, e c’è una certa dose di ossequiosità nel suo sorriso che fa irritare Jaime.
 
“Ti ringrazio,” è tutto ciò che gli risponde. Jaime sa che Udite il mio Ruggito ha debuttato alla posizione numero uno delle classifiche, le recensioni sono state positive, il tour Udite il mio Ruggito ha fatto sold out in tutte le location, e Arthur si è mostrato cautamente soddisfatto ogni volta che hanno parlato. Ma non ha ancora saputo i dettagli. È stato troppo incentrato nel tour e nei pensieri su Brienne per chiedere quante copie sono state vendute fino ad ora.
 
“Tutti dicono che questo è l’album che ti farà sfondare,” Petyr continua. “Potresti addirittura battere il record di Aerys Targaryen per il maggior numero di album venduto nel minor lasso di tempo.”
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “Ne dubito,” lui replica, per poi lanciare un’occhiata a Brienne prima di voltarsi di nuovo verso Petyr. “Hai delle novità per noi?”
 
“Sì,” Petyr risponde, immediatamente professionale, mentre tira fuori un documento e mettendoglielo davanti. “Siamo riusciti a rintracciare i movimenti di Selwyn Tarth quattro anni e mezzo fa, durante il periodo di tempo in cui era stato lontano dalla vostra cittadina.”
 
“Dov’era andato?” Brienne domanda, quasi tremando mentre si sporge in avanti, con i suoi occhi magnifici fissi sul volto di Petyr Baelish.
 
“Era venuto qui. Ad Approdo del Re.”
 
“E hai rintracciato i soldi?”
 
“Oh, sì, signorina Tarth.” Lui le rivolge un sorriso sottile. “Erano stati trasferiti alla Dayne Records.”
 
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Arthur Dayne li accoglie sulla soglia del suo ufficio, stringendo le loro mani e facendoli accomodare su delle sedie di fronte alla sua scrivania.
 
“Sembravi molto misterioso al telefono, Jaime,” lui inizia con un sorriso perplesso.
 
“Conoscevi mio padre,” Brienne dice, e Jaime riesce a vedere quanto sono tesi i muscoli delle spalle di lei.
 
“Sì, io—”  Arthur sbatte le palpebre, preso alla sprovvista. “Conoscevo?”
 
“Mio padre è morto in un incidente agricolo quattro anni e mezzo fa,” Brienne spiega.
 
“Dèi, mi dispiace. Non ne avevo idea.”
 
“Quell’uomo aveva investito trecentomila dragoni nella tua etichetta discografica, e poi non avevi più avuto notizie di lui. Non ti era parso strano?” Brienne domanda, con voce tesa.
 
Arthur fa spallucce. “Non davvero. Gli mandavo dei report trimestrali e avevo semplicemente dato per scontato che non avesse domande da fare. L’accordo avrà scadenza solo tra sei mesi, dopo tutto, quindi non mi ero mai davvero aspettato che mi avrebbe contattato prima di allora.” Il sorriso di Arthur è impeccabile e professionale. “E’ per questo che è un socio silenzioso.” Il sorriso svanisce. “Era.”
 
“Dove gli mandavi i report trimestrali?” Brienne gli chiede con sospetto.
 
Arthur tira fuori il suo tablet e ci digita sopra, per poi scarabocchiare qualcosa su un pezzo di carta, porgendolo a Brienne.  “Tieni.”
 
Brienne lo prende con un cipiglio, e a quel punto Jaime chiede, “Perché tu?”
 
Arthur incarca un sopracciglio. “Scusa?”
 
“Perché lui aveva scelto di investire su di te?”
 
“Lui non aveva scelto me, Jaime,” Arthur risponde con una risatina. “Aveva scelto te. Lui ha aiutato a finanziare la tua carriera musicale.”
 
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La storia, una volta spiegata, è abbastanza semplice.
 
Poco meno di cinque anni fa, Selwyn Tarth era arrivato sull’uscio del suo vecchio amico. Arthur non lo vedeva da anni, ma aveva lo stesso aspetto di sempre, anche se c’era delle tristezza depositatasi pesantemente sulle spalle di Selwyn.
 
Aveva una proposta per Arthur: questo ragazzo che lui conosceva, Jaime Lannister, si trovava da qualche parte ad Approdo del Re, cercando di farcela nel mondo della musica. Selwyn aveva chiesto ad Arthur di andare a trovare questo ragazzo e di dargli un ascolto.
 
Così lui l’aveva fatto.
 
“Suonavi per strada nell’angolo di Drogon e Balerion, ricordi?” Dayne dici con un mezzo sorriso.
 
Jaime annuisce. “E vivevo nella mia macchina,” lui racconta a Brienne.
 
Arthur continua, “Anche allora, potevo vedere che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale.” Si appoggia allo schienale della sua sedia e sorride. “Diedi a Jaime il mio biglietto da visita; gli dissi di venire da me l’indomani mattina. Poi tornai da Selwyn e gli dissi che avevamo un accordo.”
 
Brienne sbatte le palpebre mentre passa lo sguardo da Arthur a Jaime e poi di nuovo. “Che tipo di accordo? Esattamente?”
 
“Trecentomila dragoni per il quindici percento dei profitti dal primo contratto discografico di Jaime. Quello include profitti dalle vendite dei dischi, dai concerti, dalle apparizioni pubbliche, etc., etc., etc. In pratica, qualsiasi profitto da una qualsiasi cosa che lui fa e che rientra nel nostro contratto con lui, Selwyn—o tu, adesso, suppongo—ne ottiene il quindici percento.”
 
“Aspetta un attimo,” Jaime dice, assottigliando lo sguardo. “Io prendo solo il dieci percento!”
 
“Abbiamo fatto un totale investimento iniziale di più di due milioni di dragoni per gli ultimi quattro anni e mezzo del tuo lavoro, Jaime. Il quindici percento è la porzione di Selwyn di quell’investimento iniziale di due milioni di dragoni.” Lui scrolla le spalle e sorride in modo ampio. “Benvenuto nel mondo della musica.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Quindi, di quanti soldi stiamo parlando?”
 
“Bè,” Dayne replica, “è un po’ troppo presto per dirlo con certezza. Abbiamo rilasciato due album sotto l’attuale contratto, e Jaime è nel mezzo del suo secondo tour importante. E oggi abbiamo anche ricevuto i primi resoconti di vendita di Udite il mio Ruggito, e...” Lui emette un sospiro, rivolgendo a Jaime un’espressione triste.
 
Jaime spalanca gli occhi. “Oh, dèi,” lui grugnisce, “è stato un fiasco.”
 
L’espressione di Arthur si fa ancora più triste. “Un fiasco...bè potresti dire che...è stato proprio il contrario. È andato una bomba. Ha già venduto quasi due milioni di copie, e sono passate solo quattro settimane.”
 
Le loro bocche si spalancano lentamente.
 
“Milioni, Brienne,” Arthur dice, con gli occhi che gli brillano. “La tua porzione del contratto vale milioni.”
 
 
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Il tratto di spiaggia sulle Acque Nere è deserto, e si siedono sulla sabbia, appoggiando i menti sulle loro ginocchia.
 
“Perché ha fatto una cosa del genere?” Brienne sussurra.
 
Jaime si limita a scuotere la testa. “Forse si sentiva in colpa per averti tenuto con lui. Forse...forse lui aveva sperato che se io ce l’avessi fatta, allora...” Lui sospira.
 
“Allora ce l’avrei fatta anch’io, anche se non nel modo in cui tu avevi sperato.”
 
Jaime si gira e le rivolge un sorriso dolceamaro. “Lui ti voleva bene, lo sai. Voleva bene a tutte voi.”
 
Brienne chiude gli occhi, incapace di guardarlo. “Lo so,” lei sussurra.
 
 
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Il giorno dopo, Jaime la saluta con un bacio, in modo riluttante.
 
“Vorrei che tu potessi venire con me,” lui le mormora nell’orecchio.
 
“Devo tornare a casa,” lei sussurra di rimando. “Le ragazze hanno bisogno di me.”
 
“Lo so.” Lui la bacia di nuovo, per poi dire con un sorriso, “Adesso mi permetterai di comprarvi dei cellulari? Potrai ripagarmi tra sei mesi.”
 
“Jaime…”
 
“Dai,” lui la stuzzica, “non dimenticarlo: alla fine di tutto sarai più ricca di me.”
 
Lei sbuffa col naso. “Farai altri album, Jaime, ed io non avrò una percentuale in quelli lì.”
 
“No?” Lui inarca un sopracciglio. “Bè, penso che finirai per avere una percentuale del cinquanta percento in tutto quello che farò. Se lo vorrai.” **
 
Lei arrossisce, e lui ride e la bacia.
 
“Non stare troppo a tuo agio senza di me,” Jaime le mormora nell’orecchio.
 
“Non lo farò,” lei sospira. “Ti amo, Jaime.”
 
“Anch’io ti amo,” lui replica, “e una volta che il tour sarà terminato, penseremo a tutto il resto. Le ragazze potranno volere restare nella fattoria fino a quando non avranno finito la scuola, e quello mi sta bene. Potrebbe essere un buon posto per noi, che potremo usare per scappare dai riflettori.”
 
Brienne gli rivolge un sorriso incredulo. “Davvero?”
 
“Davvero.” Lui se la porta più vicino. “Basta che stiamo insieme. Giusto?”
 
Lei sorride lentamente. “Giusto.”
 
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* Il Jaime cantante ha solo 25 anni, ma siccome Alysanne ne ha 14, per lei Jaime è un “vecchio”. Lol.
 
** Sì, lì Jaime stava “velatamente” facendo intendere che vuole sposare Brienne dicendo che lei potrebbe un giorno avere il cinquanta percento dei beni di Jaime. Adoro.
 
 
 
 
 
- Piccola curiosità che mi è venuta in mente grazie alla mia ossessione per House of the Dragon. Non è dimostrato con certezza ma… praticamente tutta la dinastia Targaryen è….bastarda. Tutti i Targ millantano di discendere da Aegon il Conquistatore, e bla bla bla…ma in realtà non è vero, in modo piuttosto palese. Infatti è quasi del tutto ovvio che il buon Aegon I fosse sterile, lol.
 
Vi spiego. Aegon il Conquistatore era sposato con le sue due sorelle: Visenya, che lui sposò per dovere e che fu la prima cavalcatrice di Vhagar (e da cui quasi sicuramente deriva la cattiveria malata di alcuni Targ successivi…hanno preso tutto dalla zietta Visenya, lol), e Rhaenys, che Aegon sposò perché la amava profondamente.
 
Il fatto è che, per moltiiiiiissimi anni, ‘ste due sorelle/mogli non rimasero incinte, nonostante Aegon passasse quasi tutte le sue notti con Rhaenys e qualcuna con Visenya. Ma ad un certo punto, dopo più di un decennio di matrimonio…Rhaenys rimase incinta, si ebbe il tanto desiderato erede di Aegon. Il problema è…che quando Aegon passava le notti con Visenya, Rhaenys passava le notti in compagnia di suoi “””amici””” musicisti. E infatti, crescendo, il bambino di Rhaenys presentò uno spiccato amore per la musica…ma guarda un po', come gli “””amichetti””” della mamma.
 
Ebbene, è da quel bambino bastardo che discendono tutti i Targaryen conosciuti, inclusi Jon Snow e Dany. Il suo nome era Aenys. E salì al trono dopo Aegon. Aegon ne era solo lo zio, non il padre, essendo Aegon palesemente sterile (per questo Rhaenys si rivolse ad altri uomini pur di avere un erede), ma ovviamente il buon Aegon non sospettava minimamente di avere le corna, e non ebbe mai modo di capire che Aenys non fosse davvero suo figlio.
 
Ma anche Visenya, successivamente, rimase incinta, pur di provare ad avere un qualche erede con cui usurpare il trono al figlio di Rhaenys…ma Visenya usò la magia nera per farlo, non un qualche amante. E infatti, dal suo grembo uscì fuori una specie di anticristo assetato di potere, che divenne l’esempio lampante della figura dello “Zio crudele che vuole rubare il trono al nipotino”, ovvero Maegor, che combinò una guerra terribile contro i figli di Aenys, che ammazzò brutalmente due dei suoi nipotini eredi al trono, e che ebbe un regno macchiato di sangue. Grazie agli dèi, quando crepò salì sul trono un altro dei suoi nipotini buoni figli di Aenys, ovvero Jaehaerys I…che sarebbe il nonno di Viserys I e Daemon di HOTD, per intenderci. Il figlio bastardo di Rhaenys spacciato per figlio di Aegon il Conquistatore era il bisnonno di Viserys e Daemon. (E parlando di bastardi...il capostipite della casata Baratheon era il fratellino bastardo di Aegon il Conquistatore, non scordiamolo, lol).
 
 
 
 
 
- Questo era il finale dell’universo cantante/contadina! Ora vi lascerò le note dell’autrice, dove lei ha spiegato le sue idee ed ispirazioni per questo universo.

 
Nota dell’autrice: Cantante/Contadina aka Migliori amici:
 
Theme Song:  Long Time Gone delle Dixie Chicks
   Been a long time gone
   No, I ain’t hoed a row since I don’t know when
   Long time gone
   And it ain’t coming back again
 
Quest’universo mi è venuto in mente perché volevo mettere Jaime/Brienne in un universo davvero ordinario. Alla fine si è rivelato essere un po’ meno ordinario di quanto avessi originariamente pianificato—LOL—ma era iniziato dall’idea di esplorare chi sarebbero e come si comporterebbero l’una con l’altro se stessero semplicemente vivendo delle vite ordinarie.
 
Questo è uno dei miei universi ‘tranquilli’, dove non c’è molto dramma e non ci sono molte cose che potrebbero potenzialmente andare molto molto male. Era stato davvero inteso per essere uno “slice-of-life”…ma alla fine sono comunque finiti per essere dei milionari—LOL.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Chapter 19 ***








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C’è un lungo momento di silenzio dopo la fine dell’esperimento. Jaime e Brienne si guardano a vicenda con la coda dell’occhio, per poi ignorarsi scrupolosamente, mentre scrivono le loro annotazioni e controllano le letture delle loro scansioni celebrali.
 
“Bè,” Jaime alla fine dice, con lo sguardo fisso fermamente sullo schermo del suo computer portatile, “Forse avrò bisogno di rivalutare la mia opinione sulle anime gemelle.”
 
Con la coda dell’occhio, può vedere Brienne allontanarsi da lui, lentamente.
 
“Questi esperimenti ti stanno decisamente facendo perdere la testa,” lei borbotta.
 
Lui ridacchia, voltandosi verso di lei per guardarla. “Un bravo scienziato corregge le proprie teorie basandosi su nuove prove. Ormai abbiamo due universi in cui le nostre controparti si sono innamorate e lo hanno ammesso reciprocamente. Ne abbiamo altri due dove stanno facendo sesso, anche se ‘l’amore’ non è esattamente parte dell’equazione.”
 
“Bè, il Jaime versione Megastar non si innamorerà mai della Brienne investigatrice privata. Lei è troppo...noiosa.”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “E’ un’investigatrice privata. Quanto noiosa potrà mai essere?”
 
“Non intendevo questo! Voglio dire che è noiosa in—in—altri modi.”
 
“Vuoi dire sessualmente?” Jaime ride mentre Brienne arrossisce di un rosso scuro e acceso. Lui lancia un’occhiata all’orologio. “Abbiamo il tempo di eseguire altri tre esperimenti stanotte, se vuoi testare la tua teoria.”
 
Brienne lo guarda male.
 
“E inoltre,” lui continua, facendo una smorfia, “se adesso andassimo nell’universo Megastar, avremmo una notte in più per gli universi Mad Jon e Principe/Principessa. Nel caso avessimo bisogno di avere del tempo di riposo nel mezzo.”
 
Brienne si acciglia mentre considera l’idea. Nessuno dei due è impaziente di tornare negli ultimi due universi. Alla fine, lei annuisce.
 
“Va bene,” lei conclude. “Almeno non rischiamo di farci male nell’universo Megastar/Investigatrice privata.”
 
Jaime aggrotta la fronte, massaggiandosi la mascella. “Parla per te. Quel tipo aveva un pugno niente male.”
 
*/*/*/*/*
 
Si tolgono i caschi da testa abbastanza a lungo da andare in bagno, per poi tornare con del caffè e, nel caso di Jaime, con dei popcorn.
 
“Popcorn e Jaime Megastar. Sembra essere adatto,” lui dice scrollando le spalle, mentre si accomoda sulla sua sedia.
 
Brienne alza gli occhi al cielo e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
“E’ proprio un bell’occhio nero,” Tyrion dice con un’aria da esperto.
 
“Il livido è sulla mia mascella,” Jaime ribatte. “Sono piuttosto sicuro che gli occhi neri ti vengano quando vieni preso a pugni nell’occhio.”
 
Tyrion liquida le parole di Jaime con un gesto disinvolto della mano, mentre gli fa strada verso il salotto. “Chi se ne frega,” Tyrion commenta, gettandosi sul divano con un sonoro grugnito.
 
“Oh, dèi,” Jaime sospira. “Non si tratta mai di buone notizie quando fai quello eccessivamente drammatico.”
 
“Le riviste e i social media stanno tutti dando addosso alla tua ragazza della scorsa notte.”
 
“Ragazza. Ragazza?”
 
“La non esattamente bella ma certamente indimenticabile Brienne Tarth. Al gala annuale di beneficenza di Olenna Tyrell? Spero che tu non abbia donato nulla di più oltre il tuo fascino e umorismo.”
 
Jaime si tocca con cautela il livido indolenzito sulla mascella. “Solamente il mio orgoglio,” replica tristemente.
 
“Dèi, non dirmi che ci hai provato con Brienne!”
 
“No,” Jaime ribatte, ma ci era andato vicino. Però non riesce proprio a dire perché. Lei di certo non è bella, e lui sospetta che a letto lei sia avventurosa quanto la sua vecchia septa—anche se lui ha sentito dire che non si sa mai con le septe. Ma la scorsa notte, seduti al tavolo della cucina, Jaime l’aveva guardata e...
 
Forse è per via degli occhi, lui pensa. Meravigliosamente blu, calmi ed ingenui, e lei lo aveva guardato come se lo vedesse davvero. Lui, e non Il Jaime Lannister. Il che è stupido, ovviamente. Quella donna lo conosce a malapena.
 
Solo che...
 
Ci sono così poche persone che lo guardano in quel modo, senza nessun apparente secondo fine. Tyrion. Addam. Bronn...quando è in giro.
 
Il che gli fa ricordare.
 
“Hai avuto qualche contatto con Bronn?”
 
Tyrion scuote la testa e Jaime si acciglia.
 
“Non è mai passato così tanto tempo senza che lui si facesse sentire in qualche modo,” Jaime borbotta.
 
“Bè, hai tipo un detective privato tutto per te che vive a casa tua. Puoi mandarla ad indagare.”
 
“Bronn non lo apprezzerebbe...lo farò.”
 
Tyrion sghignazza.
 
“Davvero i social media mi stanno prendendo per il culo per essere uscito con Brienne?” Jaime domanda mentre torna verso i divani con dei drink tra le mani.
 
Tyrion sbuffa col naso. “Stanno prendendo per il culo Brienne, vuoi dire,” lui replica seccamente, prendendo il bicchiere che Jaime gli sta porgendo. Osserva l’intruglio lattiginoso con uno sguardo cinico. “E per la cronaca: ancora non sopporto—e non lo sopporterò mai—il fatto che lavorare per te significhi che non posso più ubriacarmi prima di mezzogiorno.”
 
“Sei tu quello che si preoccupa troppo,” Jaime ribatte scrollando le spalle, sedendosi sul divano opposto. “Ma non sei venuto qui soltanto per dirmi che i social media sono crudeli come sempre.”
 
“Bè, ogni tipo di pubblicità è della buona pubblicità.” Tyrion sorseggia il suo drink e fa una smorfia, per poi dire, “E’ vero che hai detto ad Addam che avresti accettato la parte in quel film?”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “Addam ha l’abitudine di mentirti per caso?”
 
“Non bisogna mai fidarsi di nessuno, Jaime. Dovresti già saperlo ormai.”
 
“Ah. Quindi sei stato tu a rubarmi i soldi?”
 
“Assolutamente—un punto percentuale alla volta.”
 
Jaime sghignazza nel proprio drink, replicando, “Sì, farò il film. Addam arriverà qui a momenti, una volta che avrà superato lo shock.”
 
“Che cosa ti ha fatto cambiare idea?”
 
Jaime scrolla le spalle. “E’ una comparsata di quindici secondi, e non mi sono trovato davanti a una telecamera dai tempi del mio ultimo video musicale, che è stato quando? Cinque anni fa? Di più? Inoltre, Brienne ha detto che la sceneggiatura è buona.”
 
Il silenzio che accoglie le sue parole è assordante.
 
Lui alza lo sguardo, trovando Tyrion che lo sta fissando con un’espressione pensierosa.
 
“Che c’è?”
 
Tyrion scuote la testa lentamente. “Niente,” lui risponde, ma Jaime lo vede nascondere un sorriso dietro il suo bicchiere.
 
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Brienne arriva nello stesso momento in cui arriva anche Addam. Si riuniscono tutti in salotto e Jaime li accoglie mentre è impegnato a respingere le domande da presa in giro di Addam sulla sua faccia contusa.
 
“E’ stata colpa di Brienne,” Jaime spiega, cercando di apparire il più lamentoso e vulnerabile possibile.
 
Brienne sbuffa col naso. “Ci stavi provando con la ragazza di un altro uomo,” lei ribatte.
 
“Cosa che lui non doveva vedere,” lui borbotta.
 
Addam e Tyrion si scambiano un’occhiata per poi ridere. “Bè, sono felice di sapere che sei sempre il solito Jaime,” Addam dice.
 
Jaime fa spallucce. “Hai parlato con lo sceneggiatore?”
 
“Podrick Payne? Sì. E’ al settimo cielo per il fatto che hai accettato di fare il film.”
 
La testa di Brienne scatta di lato per guardarlo, e Jaime sbatte le palpebre mentre il sorriso raggiante di lei illumina la stanza.
 
“Hai intenzione di farlo?” lei chiede.
 
Jaime scrolla le spalle. “Te l’ho detto che l’avrei fatto. Inoltre, una comparsata non mi impiegherà molto tempo.”
 
“Già...” Addam inizia, “a proposito...”
 
Jaime assottiglia lo sguardo. “A proposito…cosa?”
 
Addam cambia posizione, a disagio, “C’è stato un piccolo malinteso nella mia prima conversazione con Pod.”
 
Jaime assottiglia lo sguardo ancora di più. “Oh?”
 
“Già...lui ti vuole come protagonista.”
 
“Protagonista! Protagonista! Non so recitare!”
 
Brienne sembra stupita, ma poi si fa pensierosa. “Oh,” lei dice sottovoce, “Ti ci vedo.”
 
Jaime la trucida con lo sguardo. “Ma sei matta? Ho appena detto che non so recitare!”
 
Tyrion sbuffa col naso. “Sei un attore migliore di quanto vuoi ammettere,” ribatte seccamente. “Non saresti sopravvissuto così a lungo sotto i riflettori se non lo fossi.”
 
“E potresti prendere delle lezioni,” Brienne aggiunge utilmente.
 
“Inoltre, è un film low-budget, il tipo di film che viene rilasciato solo come dvd. Nessuno lo guarderà mai,” Addam dice. “Diamine, non può nemmeno permettersi di pagarti! Ti vuole offrire il 10% del guadagno finale, il che significa che lavorerai gratis.”
 
“Perfetto per imparare come recitare,” Tyrion conclude.
 
Jaime si pizzica la parte superiore del naso, chiudendo gli occhi. “Siete tutti degli idioti,” borbotta, “e sarete voi a rimborsare questo povero ragazzo quando rovinerò il suo film.”
 
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Jaime guarda male Brienne dopo che gli altri se ne vanno.
 
“Non riesco a credere che tu mi abbia convinto a farlo,” lui grugnisce.
 
Brienne sbatte le palpebre. “Aspetta un attimo! Tutto ciò che avevo detto era che mi piaceva il copione!”
 
Lui sbuffa con naso. “Ecco che ricominci, adulatrice,” mormora, venendo ripagato dalla risata di Brienne.
 
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Le due settimane successive passano in un susseguirsi confuso—e per fortuna...o sfortunatamente—la confusione non è dovuta ad un eccesso di alcol e donne.
 
Jaime firma il contratto per fare il film e dopo, finalmente, si siede e legge il copione—chiedendosi cosa cazzo stesse pensando. Brienne ha ragione: la sceneggiatura è eccentrica, imprevedibile e divertente, una commedia romantica che non è né stucchevolmente dolce né un tentativo goffo di comicità imbarazzante. Piuttosto malinconicamente, si ritrova a sperare che il protagonista maschile si innamori dell’amica goffa della protagonista femminile, anche solo perché l’amica goffa è un personaggio più interessante. Ma vabbè. Del resto, lui che ne sa di film, di commedie romantiche o di donne?
 
Accetta il consiglio di Brienne e inizia a cercare un insegnante di recitazione. Jaime sta ancora attendendo il pagamento trimestrale dei diritti d’autore, quindi non può ancora ingaggiare nessuno, ma vuole avere già qualcuno in programma per quando avrà di nuovo dei soldi. Oltre l’insegnante di recitazione, avrà bisogno di ripagare Tyrion e Addam—anche se sa che prima si prenderanno i loro stipendi e quello che lui deve loro per queste ultime settimane. Ma soprattutto, finalmente lui potrà pagare Brienne per farla concentrare nel trovare Bronn e nell’investigare su chi ha ucciso Jazz Peckledon. Il caso, lui sa, si è già raffreddato per le Cappe Dorate—o forse l’investigazione è in stallo perché Bronn è scomparso, e di certo lui aveva avuto il tempo di commettere il crimine.
 
Jaime non sa dove sia andato Bronn, anche se ha il vago sospetto che non gli piacerà la risposta quando la scoprirà. Ma c’è una cosa che lui sa: Bronn non avrebbe mai ucciso quella povera ragazza.
 
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Nelle due settimane successive alla festa di Olenna Tyrell, Jaime studia il copione, scrive delle canzoni, stuzzica Brienne e Nan, e anche Nymeria, quando è nei paraggi. Si vede con Tyrion e Addam ogni giorno, esplora e riorganizza casa sua, e scrive ancora più canzoni. Non era così creativo da anni, ed Addam sta già organizzando tutto per fargli registrare un nuovo album e farglielo rilasciare sotto la sua stessa etichetta discografica.
 
Anche se dovesse essere un fiasco, non gli importerebbe, lui pensa una sera, con loro sei seduti al tavolo della sala da pranzo. Stanno mangiando il cibo delizioso di Brienne e Nan, parlando di niente in particolare, e Jaime all’improvviso si rende conto che lui è davvero…quasi…felice.
 
Anche se qualche volta si strugge per Taena e per la vita che credeva di essersi costruito insieme a lei.
 
Anche se si domanda dove sia Bronn.
 
E anche se desidera sapere chi ha ucciso Jazz Peckledon.
 
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Le giornate passano in un susseguirsi confuso per Brienne. È più occupata di quanto non sia mai stata, sia col suo lavoro di investigatrice privata e sia con la sua compagnia di catering. Non è sicura di riuscire a tenere il passo con tutto, ma senza la compagnia di catering, Nan non avrebbe un lavoro.
 
Adesso i casi sono più variegati, e a lei piacciono. Solo che lei vorrebbe fare di più per il bene comune invece di lavorare soltanto per i ricchi e i famosi.
 
Ed è per questo che, quando il Lord Comandante della Guardia Reale, Barristan Selmy in persona, le chiede di incontrarlo, non si lascia sfuggire l’occasione.
 
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Brienne entra nell’ufficio di Barristan Selmy e gli rivolge quello che lei spera sia un sorriso freddo e professionale.
 
“Signorina Tarth,” lui esordisce, stringendole la mano.
 
“Lord Comandante,” lei replica, sedendosi nel posto che lui le indica.
 
“Ho sentito molte cose positive su di te, signorina Tarth. Hai fatto del lavoro eccezionale—e discreto—per alcuni miei amici.”
 
“Oh?” lei risponde con un sorriso educato, e il Lord Comandante Selmy sorride in modo ampio.
 
“Vedo che gli aneddoti sulla tua discrezione non sono stati esagerati.”
 
Lei arrossisce un po' per il complimento, per poi chiedere, “Che posso fare per te, Lord Comandante?”
 
“Ho bisogno del tuo aiuto per effettuare una ricognizione in un posto e installarci alcune cimici d’ascolto.”
 
Brienne lo fissa, col viso inespressivo.
 
Barristan sorride di nuovo, appoggiandosi allo schienale della sua sedia. “Hai mai sentito parlare di Beric Dondarrion?”
 
“Certo.  È il criminale più famoso di Westeros, dopotutto.”
 
“Già. Il capo della Fratellanza senza Vessilli—o la Mafia, come preferiamo chiamarli. Si approfittano dei deboli e dei vulnerabili mentre fanno finta di proteggerli.”
 
Brienne sorride leggermente nel sentire il disgusto nella voce dell’uomo più maturo. “Che vuoi che faccia?”
 
“Il ristorante preferito di Beric Dondarrion è quello di Lady Stoneheart.”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Il ristorante più esclusivo di Approdo del Re?”
 
“Sì. Bisogna essere una celebrità di fama mondiale, o un membro della famiglia reale o di una delle grandi casate per poter anche solo arrivare a meno di un metro di distanza dalla porta d’ingresso.”
 
Lei inarca un sopracciglio. “Tu sei nobile, Lord Comandante, e sei benestante di nascita.”
 
“Ma non sono un membro di una grande casata. Ma soprattutto, sono anche Lord Comandante, come sottolineato anche da te. Io e il resto della mia Guardia Reale siamo celebri quanto la stessa famiglia reale. Entrarci è pressoché impossibile, ed entrarci abbastanza spesso da installare dei dispositivi di sorveglianza è assolutamente impossibile.”
 
“E tu pensi che io possa oltrepassare le porte d’ingresso? Non sono una celebrità e non sono parte di una delle grandi casate.”
 
Barristan Selmy sorride lentamente. “Hai degli amici piuttosto celebri e un amico in particolare davvero molto celebre. Mi è stato riferito da fonti attendibili che Lady Stoneheart farebbe quasi…hmm…di tutto pur di fare in modo che lui si presenti da lei. Sono certo che scoprirai che le porte di quel ristorante si apriranno molto più facilmente per te rispetto a me o alla mia Guardia Reale.”
 
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Jaime sembra sospettoso appena Brienne entra nella sala musica portando un dono.
 
Lui osserva la cremosa mousse al cioccolato nella delicata coppa di cristallo, con sospetto e con lussuria in egual misura, e domanda, “Che cosa vuoi?”
 
“Non posso semplicemente fare un dolcetto e condividerlo con te?” Brienne chiede, appoggiando la ciotola sul pianoforte.
 
“No.”
 
Brienne scrolla le spalle. “Va bene, la mangerò da sola,” lei ribatte, allungando una mano verso la ciotola.
 
Lui gliela strappa velocemente da mano. “Non ho detto che potevi portarla via! È solo che so che vuoi qualcosa.”
 
“Ho bisogno del tuo aiuto per entrare nel ristorante più esclusivo in città.”
 
“Quello di Lady Stoneheart? Ah! Mai!” Jaime si lecca le labbra quando Brienne gli porge un cucchiaino da dessert. “E poi perché ci vuoi andare? Il tuo cibo è migliore.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Ho un caso.”
 
“Che tipo di caso?”
 
“Non posso dirtelo.”
 
Jaime la osserva con sospetto mentre si infila in bocca una cucchiaiata di quella mousse peccaminosamente buona. Lui chiude gli occhi e geme un po’, e Brienne ha una visione improvvisa e selvaggia sull’usare la mousse al cioccolato per fare delle cose che non le avevano mai sfiorato la mente, fino a quel preciso momento.
 
Lei deglutisce leggermente, desiderando di avere anche solo la metà dell’autostima disinibita di Nymeria. Non che Jaime accetterebbe mai la sua offerta, ovviamente…ma comunque…
 
“Quindi, tutto ciò che dovrei fare è farci entrare nel ristorante?”
 
La voce di Jaime la fa tornare alla realtà. Lui la sta fissando sogghignando, mentre si lecca un po’ di cioccolato dal labbro superiore, e Brienne deve trattenere un proprio gemito.
 
Lei distoglie lo sguardo e annuisce.
 
Jaime alza un sopracciglio. “E se dicessi di no?”
 
“Perché dovresti dire di no?”
 
“A parte il fatto che Lady Stoneheart adorerebbe impiccarmi al primo albero più vicino, l’essere un detective privato è una cosa tua, non mia. Ho da fare le mie cose.”
 
“Oh, andiamo—ti eri divertito l’ultima volta!”
 
“Certo. Fino a quando il mio mento non era caduto sul pugno di quel tizio.”
 
“Sei davvero così codardo?”
 
Jaime agita il cucchiaino da dessert verso di lei come segno d’avvertimento. “Bel tentativo. Non funzionerà.”
 
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Jaime se ne sta seduto, con le braccia incrociate sopra il suo petto ampio, mettendo il broncio, mentre la macchina si allontana dalla villa.
 
“Onestamente, non so perché accetto di fare queste cose,” lui borbotta.
 
Brienne si sistema la gonna dello stesso vestito sciatto che aveva indossato alla festa di Olenna Tyrell, rivolgendogli un sorriso compiaciuto.
 
“Non fare la faccia compiaciuta,” Jaime ringhia. “Usare la mia stessa debolezza contro di me. È scorretto.”
 
Lei non riesce ad evitarlo: sghignazza. “Essere un cioccolato-dipendente è un peso che dovrai semplicemente imparare a sopportare.”
 
Lui sbuffa col naso, per poi voltarsi verso di lei con un cipiglio.
 
“Questo è l’unico vestito che possiedi?”
 
Lei arrossisce leggermente. “L’unico che ho che sia vagamente accettabile per un ristorante del genere.”
 
“A malapena. Quand’è stata l’ultima volta che hai avuto abbastanza soldi per poter andare a fare shopping di vestiti, Brienne?”
 
Lei arrossisce un po’. “Non sono molto appassionata di shopping,” lei borbotta. “In caso tu non l’avessi notato, non sono esattamente il tipo di persona che può fare da manichino.”
 
Jaime sembra preso alla sprovvista. “Ma sei seria? Sei esattamente il tipo di persona che può fare da manichino!”
 
Brienne gli rivolge un’occhiataccia incredula. “Di che stai blaterando?” lei sbotta.
 
“Quanto sei alta? Un metro e novanta?”
 
“Sì.”
 
“Sei in gran forma—non hai un grammo di grasso, anche se fai dei dolci al cioccolato irresistibili e peccaminosamente deliziosi.” Lui piega la testa di lato, studiandola in modo critico. “Hai delle buone linee.”
 
“Buone linee? Ma che sono, un cavallo?”
 
Jaime ride. “Una purosangue.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo, anche se un caldo rossore le infiamma le guance.
 
“Non sei convenzionalmente bella, no,” Jaime continua, e le parole sono dei piccoli pugni contro il cuore di Brienne, “ma di certo hai della presenza. Quello che voglio dire, Brienne, è che penso che saresti abbastanza notevole se avessi uno stilista personale che ti vestisse e ti facesse capelli e trucco.”
 
“Giusto,” lei replica, con voce piatta. “Non vado bene così come sono?”
 
Jaime alza le mani in segno di finta resa. “Hey, non sto parlando del tuo aspetto in una semplice giornata normale, che è perfettamente buono, tra l’altro, anche se non riesco a capire come tu faccia a trovare dei pantaloni abbastanza lunghi per quelle tue gambe senza fine. E qualsiasi cosa ti renda felice e ti metta a tuo agio è ciò che dovresti indossare. Ma sto parlando di momenti come questo, quando stiamo per entrare in un ristorante o in un qualche altro evento pubblico—come la festa di Olenna Tyrell—e saremo sottoposti ai bagliori dei varysazzi, e ai tabloid e i social media, e nessuna di queste cose sono particolarmente gentili. Ora, di nuovo: se questo vestito che stai indossando è qualcosa che ti piace e che ti fa sentire bene, allora quello è un conto. Ma se non è in grado di darti la sicurezza di affrontare quel branco di sputasentenze, allora è tempo di pensare a una strategia diversa.”
 
Brienne ha gli occhi spalancati quando Jaime finisce di parlare.
 
“Mi stai...mi stai dando un consiglio?” lei infine chiede.
 
Lui fa una smorfia. “Lo so. Non dovresti stare ad ascoltare Jaime fottuto Lannister.” Lui lancia un’occhiata fuori dal finestrino, mentre l’auto si ferma piano. Brienne vede che i varysazzi stanno già brulicando verso la limousine. Jaime si volta a guardarla, con un luccichio cinico nei suoi occhi verdi. “Ma ricorda: sono stato una celebrità da quando avevo diciassette anni. Potrei avere imparato una cosa o due nel corso del tempo.”
 
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Brienne sbatte le palpebre quando torna in sé nella sala di controllo.
 
“Lui ha ragione, sai,” Jaime dice, e lei si acciglia guardandolo.
 
“Riguardo cosa?”
 
“Che saresti davvero notevole se avessi uno stilista ad aiutarti.”
 
Lei alza il mento e lo guarda male. “Sono pienamente soddisfatta del mio aspetto, grazie tante.”
 
Jaime sorride in modo ampio. “Bè, di sicuro hai delle gran belle gambe. Dovresti indossare dei pantaloncini corti più spesso.”
 
Brienne arrossisce. “Piantala,” lei dice, con una nota di avvertimento nella sua voce.
 
Lui alza le mani in segno di resa, iniziando a ricaricare i generatori alla massima potenza.
 
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“Bè,” Brienne dice, quando il computer rilascia un lieve suono metallico trenta minuti dopo, “almeno non sei stato ancora preso a pugni.”
 
“E noi non ci siamo né baciati né siamo finiti a letto insieme,” Jaime replica amabilmente.
 
Brienne arrossisce.
 
“Anche quello,” lei mormora, premendo invio di tutta fretta.
 
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- Piccola curiosità che mi è venuta in mente traducendo, anche perché mi pare di non avervene mai parlato prima.
 
Ma lo sapete che Tyrion, Jaime e Cersei hanno una sorella bastarda?
 
Si tratta di Merei, una prostituta del bordello di Alayaya ad Approdo. E sì, si tratta di personaggi che compaiono solo nei libri.
 
Veniamo introdotti al personaggio di Merei nel primo libro, in un POV di Tyrion (se non erro), e ci viene fatto intuire che si tratta di una figlia bastarda di Tywin da vari indizi. Il primo indizio è che Tyrion crede che Merei sia la fotocopia esatta di Cersei, quando Cersei aveva 18 anni, cioè l’età di Merei. Infatti Merei ha capelli dorati, occhi verdi, è molto bella, insomma ha il tipico aspetto Lannister. E inoltre è stata concepita in un periodo di tempo in cui effettivamente Tywin era ad Approdo del Re a fare da Primo Cavaliere al Re Folle (anche se si dimise non molto tempo dopo, quando il Re Folle fece entrare Jaime nella Guardia Reale, facendo arrabbiare Tywin non poco).
 
Sappiamo da altri capitoli di Tyrion che Varys gli aveva rivelato che un Primo Cavaliere, in passato, aveva infatti fatto costruire un tunnel segreto che portasse dalle camere del Primo Cavaliere dritto dritto fino al bordello di Alayaya, così da potere andare a mignotte (scusate il francesismo) in segreto.
 
Varys cerca anche di far capire a Tyrion, con varie frecciatine, che la persona che aveva fatto costruire quel tunnel segreto era stato proprio Tywin…ma siccome il Tyrion dei libri è vagamente meno intelligente di quello di GOT, Tyrion non arriva mai a capire che il padre andasse segretamente a mignotte. Tyrion era infatti convinto che suo padre fosse troppo rigido e troppo legato al ricordo della defunta moglie per avere certe “voglie”. Si sbagliava. Merei ne è la prova (come lo è la roba tra Tywin e Shae).
 
E Tyrion quasi se la stava per portare a letto, non sapendo fosse la sorella lol. Ma per fortuna non lo fa…grazie al cielo. GRRM ha questo brutto vizio di scrivere ‘ste scene dove la gente quasi tromba con parenti che non sa di avere, come Gendry quasi sedotto dalla sorellastra, Bella…
 
Merei era la figlia dell’uomo più ricco di Westeros…era la sorella della regina, ma è sempre vissuta in miseria, nata e cresciuta in un bordello, prostituendosi come sua madre prima di lei, non avendo mai conosciuto nessun’altra vita all’infuori di quel bordello. Mentre i suoi parenti sguazzavano nell’oro. Porella.
 
Parlando di bastardi Lannister, si parla spesso di Lanna come di una presunta figlia bastarda di Tyrion, avuta da lui insieme a Tysha nei libri. Secondo me Lanna non è la bastarda di Tyrion, ma è la bastarda di un qualche altro Lannister, molto probabilmente di Gerion Lannister (quindi Lanna sarebbe la cugina di Tyrion, Cersei e Jaime).
 
Perché penso ciò? Perché credo proprio che Tyrion sia sterile in realtà...Pensateci. Tyrion è andato a letto con così tante donne da fare invidia quasi a Robert Baratheon. Ma non ci risulta abbia bastardi…è strano. Robert ne aveva circa una quindicina di bastardi, se non di più (non ricordo il numero preciso), quindi è strano che Tyrion non abbia mai ingravidato "ufficialmente" nessuna pulzella. È vero che lui è un nano, e a Westeros quella viene vista come una cosa grave, e magari le prostitute con cui era stato non volevano rischiare di avere figli nani e forse quindi prendevano il tè della luna dopo. Ma Tyrion non è un nano qualsiasi…è un Lannister. Pieno di soldi…Mah.
 
Questa della sterilità di Tyrion resta ovviamente solo una teoria, al momento.
 


 

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Capitolo 20
*** Chapter 20 ***


 
 
 
 
 
 
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Entrare nel ristorante di Lady Stoneheart è come entrare dritti dritti in un documentario sul chi è chi ad Approdo del Re. Il ramo Targaryen dei ‘re della recitazione’ sta tenendo banco in un angolino: Daenerys e i suoi fratelli, Rhaegar e Viserys, insieme alle loro svariate dolci metà del momento.
 
Nell’angolino opposto c’è l’ex ‘Re dei Film’, Robert Baratheon e con lui sua moglie, Lyanna, insieme a loro figlio, Jon. Brienne alza mentalmente un sopracciglio, però, quando nota il modo in cui Lyanna e Rhaegar si lanciano degli sguardi furtivi quando credono che nessuno stia guardando.
 
Ad un terzo tavolo ci sono Olenna Tyrell, suo figlio e tutti i suoi nipoti, mentre i Manderly del Nord—dei produttori e registi molto potenti conosciuti per il loro estro melodrammatico, per le loro trame labirintiche e per le loro tematiche oscure—sono al tavolo a fianco di quello dei Tyrell.
 
Nell’angolo più distante dalla porta d’ingresso, ma con ancora una buona visuale su di essa, c’è Beric Dondarrion con intorno a sé diversi uomini dall’aspetto serio. Il più serio di tutti è seduto alla destra di Beric, e Brienne lo riconosce come Edric Dayne. Edric rivolge loro una fredda occhiata di valutazione, prima di liquidarli distogliendo lo sguardo.
 
Ci sono diversi altri tavoli, pieni di altre celebrità di fama mondiale, sia di teatro che del grande schermo, e lì, nel posto d’onore al centro del ristorante, con un’ottima visuale di tutti gli altri tavoli, c’è Petyr Baelish, proprietario del PB Channel e il più conosciuto dispensatore di pornografia a Westeros, e accanto a lui c’è sua moglie, Catelyn, meglio conosciuta come Lady Stoneheart e proprietaria di questo ristorante.
 
“Cazzo,” Jaime dice attraverso un sorriso smagliante e a denti stretti, mentre vengono accompagnati al loro tavolo, “Ho sperato che lei non ci fosse. Potrei aver bisogno di un assaggiatore stasera.”
 
Brienne si acciglia. “Perché?”
 
“Catelyn Baelish mi odia.”
 
“Non ti odiano tutti?”
 
Il sorriso di Jaime è sottile, mentre le regge la sedia per farla accomodare.  Gli occhi di Jaime brillano con una qualche emozione che Brienne non riesce a decifrare, mentre anche lui prende posto di fronte a lei.
 
“No,” lui replica mentre accetta il menu fornito in modo discreto, “tutti gli altri sono infastiditi da me, ma quella donna mi odia per davvero.”
 
Brienne aspetta prima che la bella cameriera finisca di spiegare loro quali sono le specialità della serata, e che dopo prenda le ordinazioni per i loro drink per poi scivolare via con grazia, prima di chiedere, “Perché?”
 
Jaime le spara un cipiglio perplesso, per poi inarcare un sopracciglio quando riconosce l’onesta confusione sul viso di Brienne.
 
“Hai vissuto fuori dal mondo per tutta la tua vita, non è così?” lui commenta.
 
Lei arrossisce, ma dopo alza gli occhi al cielo. “Dimmelo e basta.”
 
Jaime apre la bocca per poi appoggiarsi all’indietro quando la cameriera torna con le loro bevande, prima di scivolare via di nuovo in modo discreto.
 
Lui si appoggia coi gomiti sul tavolo, intrecciando le mani di fronte a sé. “Hai almeno sentito parlare di Lysa Tully?”
 
“Ovviamente,” Brienne sbotta. Lysa Tully era stata la rockstar femminile più famosa durante il primo anno di college di Brienne. Lysa era stata giovane, bella, estremamente talentuosa e tragicamente piena di difetti. Era esplosa nel panorama musicale col suo album di debutto sovversivo e ribelle dal titolo Famiglia, Dovere, Onore, che era stata la colonna sonora di ogni giovane ragazza che stesse cercando di trovare il proprio percorso di vita, pur lottando contro famiglia e pressioni della società.
 
Jaime annuisce. “Allora saprai che è la sorella minore della proprietaria di questo posto, Catelyn Tully Baelish, anche conosciuta come la famosa rockstar, Lady Stoneheart.”
 
Brienne annuisce con uno scatto secco della testa, mentre tamburella sul menu con un dito.
 
Jaime continua, “Bene. Allora probabilmente saprai anche che Lysa ed io avevamo avuto una storiella molto breve. Davvero molto breve.”
 
Brienne aggrotta la fronte. Ai tempi non aveva prestato attenzione ai pettegolezzi sulle celebrità, proprio come non lo fa tuttora. Non le è mai importato della vita privata delle celebrità di cui apprezza il lavoro; lei vuole soltanto godersi il loro lavoro. In realtà, meno sa, e più lei riesce ad apprezzare l’arte che creano.
 
Jaime inarca un sopracciglio e scuote la testa. “Questa città ti mangerà viva,” lui aggiunge.
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Quindi, qual è la storia?”
 
Jaime sospira, apparendo improvvisamente triste. “Lysa aveva un talento eccezionale—quasi accecante—ma mi aveva detto di sentirsi soffocare dall’ombra della sua sorella maggiore, che aveva già sfondato un paio di anni prima. E Lysa era...fragile. Quando l’avevo incontrata, lei era all’apice del successo, ma era anche una tossicodipendente ormai fuori controllo. Avevamo avuto una storiella e—per la cronaca—la sua fine era stata decisa da entrambi...se davvero si può definire fine visto che, in primo luogo, a malapena si può dire che stavamo insieme. Onestamente, era stata tipo un’avventura di una notte prolungata per due settimane. Ad ogni modo, malgrado quello che le riviste avevano affermato, non ho causato io i ricoveri di Lysa Tully in riabilitazione, o il suo successivo crollo psicologico. Ma non potrai mai convincere la sua cara sorella di quello.”
 
Brienne si acciglia. “Quindi, in pratica, Catelyn Baelish pensa che tu abbia fatto impazzire sua sorella?”
 
Jaime si ferma, riflettendo, per poi scrollare le spalle e rispondere, “Sì.”
 
Brienne lancia un’occhiata alla bellissima donna dai capelli ramati seduta al tavolo centrale. Lady Stoneheart li sta guardando con degli occhi blu gelidi e pieni d’odio.
 
“Bè,” Brienne borbotta, “Lysa Tully è stata internata a Nido dell'Aquila per gli ultimi dieci anni. Non ha mostrato segni di miglioramento?”
 
Jaime scrolla un’altra volta le spalle. “Non ne ho idea,” lui risponde. “Te l’ho detto: la scappatella era stata breve—era durata al massimo un paio di settimane. Non è come se ci piacessimo più di tanto. Ci eravamo divertiti e poi eravamo andati ognuno per la sua strada. Credo che lei iniziò il suo primo periodo in riabilitazione un mese o due dopo, il che è il motivo per cui iniziarono a girare quelle voci. Io ero nel mezzo del mio tour ‘Jaime Lannister vi manda i suoi saluti’ quando lei aveva toccato il fondo.”
 
Brienne aggrotta la fronte, le tornano in mente dei vaghi ricordi di pettegolezzi sulle celebrità. “Ho sentito che avevi indirizzato molte di quelle canzoni a Lysa Tully,” lei dice lentamente. “Ricordo che dei miei amici parlarono di come le canzoni di quell’album avessero aiutato a mandare Lysa Tully fuori di testa.”
 
Jaime sospira. “Non sono sicuro di dove sia partito quel pettegolezzo, ma di certo non è vero. L’intero album è davvero pieno di rabbia, mirato a mio padre e all’industria discografica, visto che entrambe quelle cose sanno come fregare grandiosamente le persone. Inoltre, era stato tutto scritto e registrato almeno sei mesi prima che io addirittura conoscessi Lysa. E poi non è il tipo di album che indirizzerei verso una persona fragile quanto lo era Lysa a quel tempo.” Le rivolge un sorriso sottile. “Sono un coglione. Non sono uno stronzo.”
 
“Ma hai appena detto che avevi indirizzato molte di quelle canzoni a tuo padre.”
 
La risatina di Jaime è freddamente priva d’umorismo mentre prende in mano il suo vino. “Posso chiamare mio padre molte cose—e credimi, l’ho fatto!—ma non l’ho mai considerato ‘fragile’, nemmeno una volta.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime potrà anche essere nient’altro se non una rock star edonistica ed egocentrica, ma ciò non vuol dire che lui sia un completo idiota.
 
Nel momento stesso in cui aveva visto Beric Dondarrion nel ristorante, aveva capito il bersaglio del caso misterioso di Brienne. Mentre la serata prosegue, lui le racconta altro riguardo i propri trascorsi con Lady Stoneheart e suo marito, Petyr Baelish—il bastardo che fece la sua fortuna rubando il video del cazzo nudo di Jaime—il tutto mentre Jaime mantiene un sorriso affascinante sulle sue labbra, con la rabbia che gli scintilla negli occhi.
 
Quando la porterà a casa, lui riflette, le dirà senza mezzi termini cosa pensa del fatto che si sia lasciata trascinare in qualcosa che abbia a che fare con la Fratellanza senza Vessilli. La Mafia è pericolosa, e qualsiasi cosa lei stia combinando deve finire prima che qualcuno se ne accorga.
 
Jaime si sporge sul tavolo dopo che la cameriera serve i loro antipasti.
 
“Va bene,” lui mormora, rivolgendole il suo sorriso più affascinante, a beneficio dei loro osservatori, “dimmi che stai cercando di fare.”
 
Brienne sbatte i suoi grandi occhi bellissimi, e per un attimo lui viene distratto nel guardare un rossore insinuarsi sulle guance di lei.
 
“Non posso dirtelo,” lei borbotta.
 
“Bè, non riuscirai ad avvicinarti a quel tavolo nell’angolo da sola,” lui ribatte.
 
Il rossore di Brienne si fa più scuro e, anche se lui non lo credeva possibile, gli occhi di lei sono ancora più belli quando brillano di rabbia. “E tu credi di poterci riuscire?”
 
“Sta’ a guardare,” lui replica con un ghigno, facendole un occhiolino mentre alza il suo bicchiere di vino.
 
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È piuttosto probabile che Brienne gli abbia finalmente detto quale sia il suo incarico solo per impedirgli di farsi una passeggiatina proprio verso il tavolo in questione, mandando tutto all’aria. Lei gli spiega il suo obiettivo—piazzare un dispositivo d’intercettazione da qualche parte sul solito tavolo di Beric Dondarrion—e Jaime è impressionato dal modo in cui Brienne si assicura che nessuno nel ristorante possa vedere bene la sua bocca mentre lei gli parla. Lui dubita che qualcuno sappia leggere il labiale così bene, o che qualcuno stia davvero prestando loro così tanta attenzione, ma comunque. È una precauzione che prova che Brienne pensa in anticipo, allo scopo di identificare i potenziali rischi, per poi agire al fine di mitigarli.
 
Jaime vorrebbe proprio avere quella stessa inclinazione. Gli avrebbe salvato molto imbarazzo nel corso degli anni...per non parlare di tutti i suoi soldi.
 
Per un attimo, il ricordo di Taena lo taglia in profondità, e sente la mancanza di lei e della vita che credeva avessero insieme con ogni fibra del suo essere.
 
Si guarda intorno nel ristorante fino a quando il suo sguardo non si scontra, nuovamente, con quello freddo e arrabbiato di Lady Stoneheart. Lui incontra quell’occhiataccia in modo fermo, per poi inarcare un sopracciglio, alzando il suo bicchiere di vino in segno di saluto, venendo ripagato dalle labbra di Catelyn che si piegano in un sogghigno mentre lei fa tornare la propria attenzione di nuovo a suo marito.
 
Jaime guarda un’altra volta Brienne e sospira.
 
“Se ti scoprono, ti uccideranno,” lui afferma.
 
“Non mi farò scoprire,” lei replica.
 
Lui scuote la testa. “Ti farò arrivare a quel tavolo,” lui dice. “Il resto spetta a te.”
 
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Stanno aspettando il dessert quando Jaime decide che è arrivato il momento. Beric e i suoi uomini sono già ai loro caffè post-cena, e Jaime si sporge verso Brienne dicendo, “Credo che ora sia un buon momento per iniziare a lavorarci la gente in sala. Hai quell’aggeggio nella tua borsa?”
 
Lei si acciglia, annuendo.
 
“Ti converrebbe andare in bagno a preparare quell’aggeggio.”
 
Brienne sbatte le palpebre, e lui si domanda come lei potrebbe mai riuscire ad ingannare degli uomini pericolosi come Beric e i suoi soldati con degli occhi così innocenti. E poi lei sbatte di nuovo le palpebre, e gli rivolge un sorriso imbarazzato dicendogli, “Torno subito.”
 
Lei si alza dalla sedia, dispiegando tutta la sua altezza, e Jaime ammira il modo in cui il sedere di Brienne ondeggia sotto quel vestito decisamente poco lusinghiero mentre lei si incammina verso il bagno, prima di spostare il proprio sguardo, incontrando lo sguardo incredulo di Edric Dayne. Sorride in modo ampio verso quell’uomo, che ha la grazia di apparire imbarazzato nell’essere stato beccato a fissare. Jaime afferra il proprio bicchiere di vino e si incammina a passo lento verso il tavolo dell’altro uomo.
 
“Jaime Lannister,” inizia, porgendo la mano ad Edric. “Scusa se interrompo la tua cena, ma...per caso sei un Dayne?”
 
Edric scambia uno sguardo perplesso con Beric, prima di allungare lentamente la mano per stringere quella di Jaime. “Edric Dayne,” lui si presenta.
 
“Il…figlio di Ser Arthur Dayne?”
 
Edric assottiglia lo sguardo. “Nipote. Conoscevi mio zio?”
 
Jaime ridacchia. “Ci siamo incrociati un paio di volte o due, sì,” lui risponde. Lancia un’occhiata da sopra la spalla, trovando Petyr Baelish e Lady Stoneheart che lo fissano con degli occhi taglienti e vigili. Li indica con la testa e dice, con la voce leggermente più alta così che le sue parole possano arrivare chiaramente a chiunque nel ristorante, “Ser Arthur mi aveva fatto una predica senza fine dopo che Petyr Baelish acquistò—illegalmente, vorrei aggiungere—quel famoso sex tape che ha usato per costruire la sua impresa pornografica.”
 
Petyr sorride lentamente. “Mi hai fatto guadagnare una fortuna,” lui replica, alzando il suo bicchiere come segno di saluto, mentre Lady Stoneheart si volta bruscamente, dando la schiena a Jaime.
 
Jaime alza il proprio bicchiere in segno di finto saluto, facendo poi tornare la sua attenzione ad Edric. “Dimmi, tuo zio era così moralista coi membri della sua famiglia o ero stato solo io il fortunato?”
 
Edric lo fissa, inespressivo.
 
Jaime fa una smorfia, dicendo, “Le mie parole ti hanno offeso? Mi dispiace. Era il tuo zio preferito? O forse eri il suo nipote preferito e quindi non ti aveva mai fatto una predica, neppure una volta.” Guarda prima Beric e poi di nuovo Edric. “Nonostante la compagnia di cui ti circondi.”
 
Beric e i suoi uomini si raddrizzano sulle loro sedie. “E quello che significa?” Edric ringhia.
 
“Oh, per favore,” Jaime dice, domandandosi quanto ci metterà Brienne a tornare dal bagno delle donne. “Te lo dico da uomo che proprio come voi non ha una reputazione molto stellare, so come ci si sente ad avere degli amici e dei parenti che seguono una strada diversa, ma che ci vogliono bene lo stesso. Ho ricevuto un bel po’ di prediche, ma solo due da parte di Ser Arthur.” Sorseggia il suo vino con un’aria pensierosa. “O erano tre? Ad ogni modo, le prime due erano decisamente le più memorabili!” Rivolge ad Edric e agli altri un affascinante sorriso autoironico, mentre vede Brienne tornare finalmente dal bagno delle donne. “Non intendevo mancare di rispetto alla memoria di tuo zio,” lui aggiunge. “Io e lui potremmo avere avuto i nostri scontri, ma era un brav’uomo. Vederti mi ha riportato in mente tanti ricordi...alcuni dei quali vorrei poter dimenticare!”
 
Guarda Brienne fermarsi accanto a lui con un sorriso, lanciando sguardi curiosi prima a lui, poi agli uomini al tavolo, per poi tornare a lui. Jaime le porge una mano e, dopo un momento d’esitazione e un sorriso timido, lei appoggia delicatamente la propria mano sulla sua. Lui riesce a sentire la piccola cimice d’ascolto che si pressa contro la sua mano, mentre si volta verso il tavolo.
 
“Questa è la mia amica, Brienne Tarth.” Fa tornare il suo sguardo su Brienne. “Stavo giusto chiedendo a questo gentiluomo se fosse imparentato con Ser Arthur Dayne.”
 
Brienne si acciglia. “Il vecchio comandante delle Cappe Dorate?” lei domanda.
 
“Sì,” Edric risponde. “E tu sei un’investigatrice privata.”
 
“Già,” lei replica. “Sono sorpresa che tu abbia sentito parlare di me.”
 
Beric ridacchia e parla per la prima volta. “Hai scagionato Il Jaime Lannister da un’accusa di omicidio. Chiunque ha sentito parlare di te. Forse ho bisogno di ingaggiarti per farti lavorare per me.” Lui si alza, porgendole la mano.
 
Brienne districa la propria mano da quella di Jaime, lasciandogli la piccola cimice attaccata al palmo della sua mano. Lei stringe la mano di Beric con tutta l’aria di timido piacere.
 
Il sorriso di Beric non cambia mentre mantiene la sua presa sulla mano di lei. “Per favore, unitevi a noi per un caffè post cena.”
 
“Oh, no,” lei replica, scuotendo la testa e arrossendo, anche se non prova a liberare la sua mano dalla stretta di Beric. “Non vogliamo disturbare!”
 
Il sorriso di Beric è accogliente, ma i suoi occhi sono guardinghi, e Jaime vede le dita dell’uomo stringersi di più intorno alla mano di Brienne.
 
“No, no,” Beric dice con voce melliflua, “abbiamo finito col nostro lavoro, e non capita tutti i giorni l’opportunità di parlare con il Jaime Lannister.” Sposta i suoi freddi occhi esaminatori su Jaime. “Non ti ho mai visto in questo ristorante prima d’ora.”
 
“Probabilmente perché non sono mai stato qui prima d’ora,” Jaime ribatte con un sorriso mentre lancia un’occhiata voluta alle mani ancora unite di Beric e Brienne. Il sorriso di Jaime è blando mentre guarda di nuovo Lady Stoneheart, prima di incontrare un’altra volta lo sguardo di Beric. “Sono sicuro che non devo spiegare il perché.”
 
“Eppure, eccoti qui,” Beric dice con finta dolcezza.
 
Jaime scrolla le spalle. “Se tu la smettessi di toccare la mia ragazza, potremmo sederci, e sarei più che felice di spiegare perché siamo qui,” replica, con una nota tagliente nella sua voce.
 
Il sorriso di Beric è derisorio quando finalmente lascia andare la mano di Brienne. “La tua ragazza?” lui chiede. “Davvero?”
 
Jaime sposta la sedia di Brienne per farla accomodare, per poi alzare la mano di lei fino alle proprie labbra. Posa un soffice bacio sulle nocche di lei, mentre fa tornare di nuovo la cimice nella mano di Brienne.
 
“Davvero,” lui risponde con tono fermo a Beric, e dopo prende in prestito una sedia da un tavolo vicino, piazzandola tra Brienne e Beric.
 
“Sai che Brienne è un’investigatrice privata, ma lo sai che è anche una fornitrice di catering?” lui continua mentre si siede. “Potrò essere di parte, ma penso che lei sia la migliore chef di Approdo del Re. Sfortunatamente, lei continua ad insistere che il miglior chef lavori qui, da Lady Stoneheart. Ho scommesso che si sbagliava, e che non avrei gradito il cibo di qui neanche lontanamente quanto gradisco il suo. Sfortunatamente, l’unico modo di dare un vincitore alla scommessa era di venire a mangiare qui per davvero.” Emette un sospiro sofferente. “A dire il vero, credo che lei volesse soltanto mangiare qualcosa che non ha cucinato da sola.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Oh, per favore,” lei borbotta.
 
Jaime si sporge più vicino a Beric con fare cospiratorio. “Lei mi ha corrotto. Con la mousse al cioccolato più peccaminosamente deliziosa che io abbia mai avuto il piacere di provare. E’ stato brillante però, davvero. Chi mai sospetterebbe che qualcuno potrebbe mai scommettere contro di sé solo per uscire un po' di casa?”
 
Brienne gli tocca la spalla, così lui le lancia un’occhiata da sopra la spalla.
 
“Bè, la mia mousse non reggerà il confronto con quella servita qui.” Lei guarda il loro tavolo da sopra la spalla, e Jaime vede la cameriera avvicinarsi coi loro dessert. Brienne si volta di nuovo verso questo tavolo. “Possiamo tornare al nostro tavolo oppure—”
 
“No, no,” Beric la interrompe all’istante, facendo segno alla cameriera di avvicinarsi. “Per favore, restate. Non ci dispiace che finiate la vostra cena insieme a noi.”
 
“Grazie,” Brienne replica con un sorriso, rilassandosi di nuovo sulla sua sedia.
 
Jaime inarca un sopracciglio verso di lei, Brienne gli rivolge un sorriso dolce e un cenno d’assenso col capo e, per un attimo, lui si dimentica che sono seduti con l’uomo più pericoloso di Westeros.
 
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Jaime si getta a faccia in giù sul divano del salotto, dicendo, “Non accettare mai più un caso come quello, Brienne! Hai una qualche idea di ciò che Beric Dondarrion e i suoi uomini ci avrebbero fatto se si fossero accorti di quello che stavamo facendo?”
 
“Bè, speriamo che non se ne siano accorti,” lei ribatte, sollevando il mento con fare spavaldo.
 
Lui si risiede, lanciandole un’occhiataccia. “Bè, speriamo anche che non trovino quella cimice per almeno qualche mese, così che non possano più avere un qualche chiaro sospetto su chi l’avesse piazzata.”
 
Lei si butta a sedere sul divano opposto, con le braccia incrociate contro il petto con aria di sfida, fissandolo male.
 
“Oh, non mettere il broncio,” lui ringhia.
 
Brienne boccheggia. “Io non metto il broncio!”
 
“Invece sì! Ad ogni modo, come mai hai accettato un incarico così folle?”
 
Brienne arrossisce. “Volevo semplicemente lavorare su un caso che avrebbe aiutato qualcuno che non fosse la solita gente ricca e famosa,” lei mormora.
 
Jaime sospira. “Non so come rispondere a quello,” lui borbotta, “se non per dire che non ti aiuterò mai più! Non mi importa quante mousse al cioccolato mi farai!”
 
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Due settimane dopo, Brienne entra nella sala di musica portando con se’ una fetta di cheesecake al cioccolato fondente.
 
A Jaime basta lanciarle un’occhiata per dire, “No. Assolutamente no.”
 
“Dai, Jaime,” lei ribatte, sventolandogli lentamente il piatto davanti. “Devo lavorare come sicurezza a una festa di Lady Tarly e ho bisogno di una copertura.”
 
“Bè, non sono esattamente uno dal basso profilo.”
 
“Esattamente ciò di cui ho bisogno.”
 
“Hai appena detto che hai bisogno di una copertura!”
 
“Non hai mai sentito parlare di qualcosa chiamato ‘sventola il cane’?”
 
“E’ un qualche codice segreto da investigatrice privata per il sesso perverso?”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “No! Si tratta di fare in modo che l’attenzione di tutti sia rivolta in un unico punto, mentre fai quello che hai bisogno di fare da qualche altra parte.”
 
“Bè, la loro attenzione sarà di certo rivolta a me. La famiglia Tarly è composta solamente da persone oltremodo rispettabili; non sono esattamente il loro solito invitato tipo!”
 
“Senti, voglio solo che tu e Nym ci andiate insieme, e mentre tutti gli occhi saranno puntati su di voi, farò la mia ricognizione.”
 
“Diamine, no!”
 
“Non vuoi farlo?”
 
“Non con Nymeria, questo è certo! Non ho bisogno di avere altri arresti per nudità pubblica sulla mia fedina penale!”
 
Brienne si ferma, sbattendo le palpebre. “E quanti ne hai?”
 
“Nessuno! E voglio che rimanga così!”
 
“Oh, andiamo!” Lei gli ondeggia in modo seducente la cheesecake al cioccolato davanti agli occhi.
 
“Hah! No. Non lo farò.”
 
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Jaime si chiede come faccia a finire in queste situazioni, mentre la polizia arriva ad arrestare i due ladri che lui e Brienne avevano trovato a tentare di scassinare la cassaforte di Lord Tarly.
 
“Ti avevo detto di no,” si lamenta con Brienne sulla strada verso casa. “Mi avevo ascoltato dirti di no. So che mi avevi sentito dirti di no. Come cazzo sono finito ad andarci con te?”
 
Brienne sbatte quegli ingenui occhi blu, rispondendo, “Magari sono soltanto molto convincente.”
 
“No—mi avevi promesso che mi avresti fatto altre due di quelle cheesecake al cioccolato peccaminosamente deliziose.”
 
“Quello è essere convincente, non è così?”
 
“Bè, questa è stata l’ultima volta, Gambe, lo giuro! Il mio cuore non può reggere altre merdate del genere.”
 
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Mentre Jaime rincorre Brienne, che sta rincorrendo un omuncolo filiforme che tiene stretta in mano la collana di diamanti di Lady Hornwood, Jaime si domanda quando ‘l’ultima volta’ arriverà mai davvero.
 
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“Almeno ti ha colpito in testa,” Brienne gli dice più o meno una settimana dopo, mentre lo aiuta a sedersi su una sedia in cucina. L’uomo sospettato di aver rubato un dipinto inestimabile dal Museo d’Arte di Westeros era stato estremamente difficile da sopraffare, e Jaime ancora non sa come quello stronzo gli sia giunto alle spalle.
 
Jaime rivolge uno sguardo interrogativo a Brienne, per poi fare una smorfia mentre lei gli appoggia un impacco di ghiaccio sul gonfio bernoccolo che ha dietro la testa.
 
“La tua testa è dura quanto le mura di un castello,” lei dice con fare premuroso, e dopo gli sorride.
 
Lui per metà ride e per metà grugnisce, stringendo i denti contro il dolore.
 
“Gambe,” lui ringhia, “sei solo fortunata che inizierò a girare il film tra un mese e non ora.”
 
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“Grazie agli dèi,” Jaime grugnisce a Tyrion. “I pagamenti dei diritti d’autore sono arrivati giusto in tempo. Inoltre le riprese del film inizieranno tra due settimane. Quello dovrebbe salvarmi.”
 
“Ancora non sai recitare.”
 
“Sì, ma almeno non verrò preso a pugni da dei criminali.”
 
“Basta che la smetti di farti male alla faccia,” Tyrion commenta con una scrollata di spalla annoiata. “Non vuoi dei danni permanenti che spezzino i cuori di tutti i tuoi fans urlanti.”
 
“Anch’io ti voglio bene, Tyrion,” Jaime ringhia, alzando gli occhi al cielo.
 
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Brienne osserva Jaime con del sospetto quando lui entra a passo lento nel salotto, seguito da una donna dai capelli rossi che si ferma vedendola, rivolgendole uno sguardo incredulo.
 
“Gambe,” Jaime dice vivacemente, “Mi piacerebbe farti conoscere Senelle. L’ho ingaggiata come tua stilista personale per un paio di giorni.”
 
Brienne è sorpresa dalla rabbia e dal senso d’offesa che impenna dentro di lei.
 
Che cosa?
 
Jaime alza una mano. “Prima che tu ti senta insultata, ascoltami per un secondo.”
 
Lei lo trafigge con lo sguardo, ma poi si ricorda che un paio di settimane prima gli stava pulendo dei tagli e dei lividi che lui aveva ricevuto solo perché aveva accettato di aiutarla in un caso. Brienne si placa, incrociando con forza le braccia sopra al petto.
 
“Sono arrivati i miei pagamenti per i diritti d’autore,” Jaime dice speditamente.
 
Brienne si acciglia. “E quello che c’entra con questa faccenda?”
 
“Significa che sono di nuovo pieno di soldi, e voglio ingaggiarti per far sì che tu ti concentra sul trovare l’assassino di Jazz Peckledon. E se nel farlo tu riuscissi a trovare anche Bronn, è ancora meglio.”
 
Il cipiglio di Brienne si fa solo più accentuato. “E Senelle?”
 
“I suoi servizi sono parte del mio pagamento per te.” Lui scuote la testa. “Seriamente, Gambe, se dovrai venire avvistata a queste feste di celebrità, mescolandoti in mezzo a dei potenziali clienti, hai bisogno di vestirti nel modo necessario, altrimenti finirai solo per continuare a venire messa alla gogna sui social media.”
 
“Non mi importa di quello che degli sconosciuti dicono di me su Internet,” lei sbuffa.
 
“Sfortunatamente, in questa sottocultura delle celebrità, a molti di loro importa. Inoltre, non potrai fare il tuo lavoro se non riuscirai ad amalgamarti.”
 
“Non me ne importa,” Brienne sbotta. “Non ho bisogno di una stilista personale, e non la userò.”
 
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Brienne se ne sta in piedi, rigida e a disagio, mentre Senelle la esamina attentamente.
 
“Jaime ha ragione,” Senelle alla fine sentenzia, “hai delle buone linee.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo.
 
“Fidati di me, Brienne,” Senelle dice con un sorriso, “Sono qui solamente per aiutarti. Ti organizzerò diversi outfit e ti insegnerò alcuni trucchi sul make-up che ti faranno apparire stupenda, indipendentemente da dove andrai o cosa farai.”
 
Brienne si limita solo a chiudere gli occhi e a grugnire.
 
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Una settimana più tardi, Brienne, Nan e Nymeria sono in piedi davanti alle scale dell’ingresso, guardando mentre la limousine, con Jaime nel sedile posteriore insieme al suo nuovo insegnante di recitazione, se ne va. Lui sta partendo per Roccia del Drago per iniziare a lavorare al film, e Brienne non riesce ad evitare di sentire una stretta al cuore, presa dalla solitudine e dalla nostalgia, quando la macchina svolta l’angolo e sparisce dalla sua visuale.
 
“Sarai troppo occupata per sentire la sua mancanza,” Nymeria dice speditamente.
 
“Non mi mancherebbe comunque,” Brienne ribatte, ma anche lei riesce a sentire la nota sconsolata nella sua voce.
 
Nan sbuffa col naso.
 
Brienne si volta, rivolgendo loro un sorriso determinato. “Lasciamo perdere Jaime. Abbiamo un omicidio da risolvere, quindi diamoci da fare.”
 
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Brienne sbatte le palpebre e si volta a guardare Jaime.
 
Jaime scuote la testa, per poi rivolgerle semplicemente un sogghigno, offrendole i popcorn.
 
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“Mi racconterai quello che il Jaime Megastar combinerà sul set del film?” Brienne chiede pigramente mentre scrive le sue annotazioni, aspettando che i generatori raggiungano di nuovo la massima potenza.
 
Jaime sghignazza. “Mi racconterai quello che combinerà la Brienne investigatrice privata?”
 
Lei gli rivolge un’occhiataccia sprezzante. “Assolutamente no! Forse avrà un’avventura amorosa con qualcuno.”
 
Jaime incarca un sopracciglio. “Davvero? È quello che lei sta pianificando?”
 
Brienne si sgonfia. “No. Ma potrebbe accadere!”
 
Il computer fa bip e Jaime sorride in modo ampio.
 
“Assolutamente,” lui replica facendo un cenno d’assenso col capo, e preme invio.
 
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- Piccolo avvisuccio: il prossimo capitolo è ENORME. Davvero. È lunghissimo. È uno dei capitoli più lunghi che io abbia mai dovuto tradurre (tipo una quarantina di pagine di Word), quindi potrei metterci un pochino di tempo in più a tradurlo. Ma ne varrà la pena…ve lo assicuro. Cercherò comunque di pubblicarlo il prima possibile.
 
 
 
 
 
 
- Volevo menzionarvi questo post che il buon GRRM pubblicò sul suo blog personale lo scorso luglio (uno dei tanti post per creare hype per HOTD), nel caso non l’aveste mai letto, perché è molto interessante. Ecco il post in questione:
https://georgerrmartin.com/notablog/2022/07/08/a-winter-garden/
 
E’ interessante perché oltre a ripetere cose di cui io stessa vi ho parlato in passato, lui parla in modo molto aperto, rispetto a prima, di GOT. E anzi dissa apertamente alcune delle scelte che D&D hanno fatto per GOT. Il nostro caro GRRM in questo post percula anche apertamente il modo in cui Euron era stato scritto nello show, dicendo a chiare lettere che quel tizio non c’entrava un tubo col SUO Euron.
Nel post parla del fatto che ci saranno enormi differenze nel suo finale. Che alcuni personaggi morti nella serie sopravviveranno nei libri, mentre altri che sono sopravvissuti alla serie moriranno invece nei libri. Che il fatto di avere nella trama personaggi come Victarion Greyjoy, Arianne Martell, Areo Hotah, Jon Connington, Aeron Damphair, Lady Stoneheart, ecc., renderà ovviamente molto diversa la storia dei libri da quella dello show, perché questi personaggi e il modo in cui si rapporteranno agli altri conosciuti nella serie, è destinato per forza di cose a creare sviluppi diversi.
 
E nel post (e anche in altri post successivi) ha menzionato che per alcuni personaggi lui non ha manco ancora pensato ad un finale, su altri personaggi ha cambiato idea nel corso del tempo riguardo il loro finale, e su altri ancora è invece riuscito a trovare un finale perfetto solo di recente.
 
Nel post ci dice anche questo, sintesi perfetta di quello che sta combinando:
 
“I have been at work in my winter garden.   Things are growing… and changing, as does happen with us gardeners.   Things twist, things change, new ideas come to me (thank you, muse), old ideas prove unworkable, I write, I rewrite, I restructure, I rip everything apart and rewrite again, I go through doors that lead nowhere, and doors that open on marvels.”
 
In un altro post aveva anche menzionato che ha ormai scritto il 75% di Winds, quindi avvalorando le parole di quel ragazzo, conoscente dei suoi editori, di cui vi parlai in passato.
 
Speriamo di poter leggere questo benedetto libro entro l’anno prossimo, dai!
 
 
 

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Capitolo 21
*** Chapter 21 ***


Avvisi dell’autrice: linguaggio scurrile canonico (anche se non molto). Discussioni di omicidi e violenza. Menzione di droghe. Situazioni sessuali. Nulla di troppo esplicito, però, almeno non credo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Karl e Morgan stringono la mano di Brienne e le fanno cenno di prendere posto davanti alle loro scrivanie.
 
“Il caso di Jazz Peckledon si è raffreddato,” Brienne inizia speditamente, “e Jaime Lannister mi ha ingaggiata per indagare.”
 
“Certo che si è raffreddato: il nostro unico sospettato è sparito,” Karl replica, arricciando amaramente le labbra.
 
“Avete una qualche idea di dove sia andato?”
 
“Pensiamo che Jaime Lannister lo sappia, ma che non stia parlando per proteggere se stesso e il suo amico.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Jaime non ha un movente per aver ucciso quella ragazza. Che credete? Che una settimana persa nel sesso e alimentata dall’alcol gli avrebbe distrutto la reputazione?”
 
Morgan sorride un po’. “Era arrabbiato riguardo Taena, e se l’è presa con Pia. Non sarebbe il primo. Non sarà l’ultimo.”
 
“Quindi, credete che abbia fatto tornare Bronn da lei per ucciderla? Quello non quadra con la vostra teoria.”
 
“C’è solo una differenza di mezz’ora tra la presunta ora del decesso e l’arrivo di Jaime alla festa. Per quel che ne sappiamo, la ragazza poteva essere morta nel retro di quella limousine.”
 
Brienne sospira. “Quindi non avete trovato la casa dove avevano lasciato Jazz?”
 
“Abbiamo interrogato tutti i suoi amici. Nessuno di loro vive in una casa; nessuno si è fatto avanti dicendo di averla vista quella notte. Con la sparizione di Bronn Stokeworth, non c’è modo di comprovare la versione di Jaime.”
 
“Almeno avete trovato la limousine?”
 
“È stata abbandonata all’aeroporto internazionale. Era stata lasciata lì un’ora dopo che Jaime era arrivato alla casa. A parte il DNA di Jaime e Jazz nel retro, non c’è nulla che colleghi la macchina al crimine.”
 
Brienne tamburella le dita sul tavolo pensosamente, accigliandosi.
 
“Perché avete pensato a questa vostra teoria riguardo il crimine?” lei chiede. “Credevo che foste convinti che Jaime non poteva essere coinvolto.”
 
Karl e Morgan si scambiamo un’occhiata, e poi Morgan scrolla le spalle con una malinconica resa.
 
“Il caso si è raffreddato,” lui dice a Karl, “e abbiamo altri casi. Forse lei può fare qualche progresso.”
 
“Lei vive col sospettato principale!”
 
Morgan scuote la testa, aprendo il fascicolo che ha davanti.
 
“Ti stai chiedendo perché non abbiamo del tutto escluso Jaime Lannister? Ecco perché.”
 
Lui le mostra la foto di una bellissima donna dall’apparenza sgargiante, dagli occhi neri, dalla carnagione scura e con dei tinti capelli biondi.
 
“Taena Merryweather,” Morgan afferma.
 
Lui tira fuori un’altra foto, appoggiandola accanto alla prima, e il cuore di Brienne smette di battere per un secondo. Lei sta guardando un’altra bellissima donna dagli occhi neri, dalla carnagione scura, con dei tinti capelli biondi, ma dall’apparenza leggermente meno sgargiante.
 
“Pia ‘Jazz’ Peckledon,” lei sussurra.
 
*/*/*/*/*
 
Le danno le copie dei resoconti e delle deposizioni dei testimoni, insieme all’autopsia e alle foto della scena del crimine.
 
Brienne le porta a casa, e lei e Nym fissano ogni pagina e ogni dettaglio.
 
Brienne posa l’ultima pagina e sospira.
 
Nym inarca un sopracciglio.
 
“Non ci sono segni di lotta,” Brienne dice lentamente, un cipiglio le fa arricciare il centro della fronte.
 
“L’esame tossicologico mostra un livello di alcol nel sangue di .13,” Nym aggiunge. “Ci sono anche tracce di cocaina e di ecstasy nel suo organismo. Quindi lei era incapacitata, sì, ma non dovrebbe essere stata al punto di perdere conoscenza.”
 
Il cipiglio di Brienne si acuisce. “Aveva anche mangiato non molto prima di morire: un cheeseburger, delle patatine fritte, una bibita analcolica e un qualche tipo di dolce al cioccolato, possibilmente un brownie.”
 
“E quindi? Stai suggerendo che era stata drogata attraverso il cibo?”
 
Brienne sospira e scuote la testa. “Non lo so. Ma so che in circolazione ci sono delle droghe che non durano a lungo nel corpo umano.” Aggrotta la fronte, tamburellando di nuovo con le dita sulla superficie del tavolo mentre osserva le foto della scena del crimine. “Voglio dire…ti aspetteresti che ci sia un qualche tipo di colluttazione mentre vieni strangolata a morte.”
 
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Karl e Morgan accettano con riluttanza di chiedere alla scientifica di eseguire degli esami sul contenuto gastrico di Jazz, anche se le fanno capire che credono che probabilmente sarà una perdita di tempo.
 
“Jaime è un uomo grosso,” Karl dice, “e Jazz pesava solamente 50 kg. Lui avrebbe potuto facilmente soggiogarla. Lo stesso vale per Bronn.”
 
Brienne annuisce. “Vero. Ma eseguiamo comunque gli esami.”
 
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“Che facciamo nel frattempo?” Nym le chiede mentre tornano a casa in auto, e Brienne le rivolge un sorriso.
 
“Se prometti di non distruggere quel posto, ti piacerebbe un viaggetto a Lancia del Sole?”
 
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Sin City—Lancia del Sole—è anche più sopra le righe di quanto Brienne si aspettasse. Quello che lei non si aspettava era di rimanere effettivamente affascinata e divertita da tutto ciò. Sì, c’è il gioco d’azzardo, l’alcol gratis e la prostituzione legale, ma ci sono anche luci brillanti, intrattenimento e un divertimento sornione e consapevole per la pura follia di avere costruito, in primo luogo, un posto del genere nel bel mezzo del deserto.
 
Comunque, lei ha un lavoro da svolgere e, dopo una giornata passata a godersi il panorama, Brienne trascina una Nymeria infastidita via dal Miglior Piccolo Bordello di Dorne, e la mette al lavoro.
 
“Ho rintracciato l’impiegato dell’albergo che sostiene di aver sentito Jaime litigare con Jazz durante la loro settimana perduta,” Brienne spiega, “ma non vuole dirmi nient’altro. Forse tu riuscirai ad ottenere più informazioni da lui.”
 
Nym si limita a sbuffare col naso e a fissare fuori dal finestrino, con le braccia incrociate strettamente sopra il petto.
 
“Oh, andiamo, Nym! Potrai farti una vacanza una volta che avremo finito!”
 
Nym si rifiuta di guardarla mentre ringhia, “Le gemelle Fowler sono le puttane più richieste di Lancia del Sole. Ero stata semplicemente fortunata che avessero avuto una cancellazione nella loro agenda. Non avrò un’altra opportunità con loro fino al prossimo anno!”
 
Brienne sospira. “Allora prenditi una vacanza il prossimo anno. Quest’anno lavoreremo.”
 
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L’impiegato dell’albergo è giovane, bello e, anche in una città famosa per le sue donne stupende, lui viene facilmente abbagliato dal carisma e dalla sicurezza di Nymeria. Brienne sarebbe quasi gelosa della sua amica se non sapesse che è inutile quanto essere gelosi del sole.
 
Comunque, a Nymeria ci vuole più tempo del previsto prima che lui finalmente dica loro che aveva ascoltato il litigio fuori dalla porta della suite nell’attico mentre stava consegnando il servizio in camera. Quando era stato fatto entrare nella suite, però, Jaime era già di nuovo svenuto in camera da letto. Lui non aveva mai davvero visto Jaime.
 
Brienne si acciglia. “Sai per caso quando era stata distrutta la stanza?”
 
“Lo stesso giorno che se ne andarono,” lui risponde prontamente. “Il signor Lannister delirava in modo incoerente, come un matto. Il suo autista e la sua ragazza avevano dovuto praticamente portarlo loro fino alla macchina.”
 
Brienne prende nota e chiede, “L’autista era stato presente tutto il tempo?”
 
Lui scuote la testa. “Si era fatto vivo solo il giorno che ne se erano andati via.” Si acciglia. “Credo che avesse detto qualcosa su come li avesse cercati per giorni interi.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Ma il signor Lannister e la signorina Peckledon non erano stati nella suite nell’attico per tutta la settimana?”
 
“Oh, no. Si erano fatti vivi solo la notte prima che se n’erano andati. Erano rimasti qui soltanto per una notte.”
 
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Brienne scorre sul suo tablet i file dei documenti scannerizzati del caso, con un profondo cipiglio sul viso.
 
“Cos’è che ti turba?” Nym domanda mentre sfoglia pigramente il libro dell’albergo sulle attrazioni, i tour e gli spettacoli di Lancia del Sole.
 
“Ogni deposizione dei testimoni in questo file dice che Jaime e Jazz erano rimasti nella suite nell’attico per una settimana.”
 
“E allora?”
 
“E allora adesso abbiamo uno dei testimoni che ha cambiato la sua versione.”
 
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Brienne chiama Tyrion.
 
“La settimana perduta di Jaime,” lei inizia. “Com’è cominciata?”
 
Tyrion per metà grugnisce e per metà ride. “Vorrei poterlo dimenticare anch’io,” lui replica. “Com’è cominciata...bè, era iniziata con Jaime che mi aveva chiamato per dirmi che sospettava che ci fosse qualcosa che non andava coi suoi conti bancari e che Taena era coinvolta.”
 
“E lui come l’aveva capito?”
 
“Nonostante le apparenze, Jaime in realtà presta attenzione alle cose. Qualche volta. Quando gli viene voglia. Con ciò voglio dire che, a caso, ogni tanto controlla i suoi conti, rilegge i suoi contratti, esamina i pagamenti ricevuti in passato riguardo i suoi diritti d’autore. Mette in discussione i dettagli del mio fatturato, quel bastardo.”
 
Brienne sghignazza leggermente, dicendo, “Quindi aveva avuto uno di quei momenti?”
 
“Già. E i suoi conti bancari erano quasi completamente vuoti, e la maggior parte dei suoi investimenti erano spariti.”
 
“Ma quello com’è possibile?” Brienne chiede bruscamente. “Almeno per quanto riguarda gli investimenti. Quello non avrebbe fatto in modo che qualcuno notasse qualcosa? E quei tipi di attività non sarebbero dovuti passare per te o Addam?”
 
“L’indagine della Guardia Reale è ancora in corso, e sta venendo diretta dal Lord Comandante Barristan Selmy in persona.”
 
“Capito,” Brienne dice dopo un momento di confusione. “Si occupano della sicurezza personale della famiglia reale, ma anche di investigazioni sul crimine organizzato, di contraffazione e di frode finanziaria.”
 
“Esattamente.”
 
“Va bene,” Brienne replica, “il come sia successo sta venendo ancora investigato. Ma tornando alla settimana perduta di Jaime: ti aveva telefonato per dirti che era stato derubato. E dopo?”
 
“Mi aveva detto che sospettava di Taena. Addam ed io andammo immediatamente dalla Guardia Reale e loro erano stati in grado di confermare subito quel pezzo della storia. Sfortunatamente, Taena si era già volatilizzata nel nulla. Avevo informato Jaime e lui aveva deciso di andare ad affogare i suoi dispiaceri, sparendo prontamente dalla circolazione.”
 
“E non eri riuscito a trovarlo per giorni interi, giusto?”
 
“Giusto. Voglio dire, avevamo parlato per telefono—o meglio, io avevo parlato mentre lui aveva grugnito e biascicato. Solo gli dèi sanno cosa stesse veramente capendo di quelle conversazioni. Ma dove lui fosse, fisicamente...lo sanno solo gli dèi.”
 
“Quindi lui non era rimasto nella suite nell’attico per tutta la settimana?”
 
“No. E non mi sto basando soltanto sulla parola di Bronn. Avevo chiamato anche l’albergo, diverse volte. Mi avevano detto che la suite era vuota.” Tyrion sospira. “Jaime aveva comunque trovato il modo di distruggerla, però.”
 
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“Quindi, stavano mentendo a Tyrion o alla polizia?” Nymeria chiede.
 
“E in primo luogo, perché mentire?” Brienne replica con un cipiglio perplesso. Rivolge a Nym uno sguardo pensieroso. “Credi di riuscire a convincere delle persone a parlare senza necessariamente finire a letto con loro? E senza che loro si rendano conto che stanno venendo interrogati per un motivo?”
 
Nymeria inarca un sopracciglio. “Bè, mi piacciono le sfide.”
 
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A Nymeria ci vogliono tre giorni, ma alla fine lei ottiene delle informazioni che si rifiuta di condividere con Brienne fino a quando non sono tornate sane e salve ad Approdo del Re.
 
“Okay, ora mi stai spaventando,” Brienne dice con una smorfia perplessa, mentre Nym la guida in una locanda piena di baccano e rumori di piatti.
 
Io mi sto spaventando,” Nymeria ribatte, guardandosi attorno. Lei si avvicina. “Ognuno dei testimoni mi ha raccontato una versione diversa da quello che hanno detto alla polizia.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Non capisco. Perché dovrebbero farlo?”
 
“Jazz aveva detto loro di raccontare a chiunque lo chiedesse che lei e Jaime erano stati dentro la suite nell’attico per tutto il tempo. C’era del denaro coinvolto.”
 
Brienne si acciglia. “E il fatto che quella ragazza è stata uccisa non aveva spinto nessuno di loro a dire la verità?”
 
Nymeria allarga le braccia e fa spallucce. “C’è del sospetto che Jazz fosse in qualche modo connessa alla Fratellanza senza Vessilli, o forse ai Guitti Sanguinari. Imbatterti in una di queste organizzazioni criminali, specialmente a Sin City, può farti ammazzare.”
 
“Ma...perché...” Brienne si interrompe, corrugandosi.
 
Nym la osserva, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
 
Brienne si guarda intorno per la locanda, avvicinandosi a Nym. “Catelyn Baelish, anche conosciuta come Lady Stoneheart, odia a morte Jaime. E lei conosce Beric Dondarrion.”
 
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“Quella è la cosa più ridicola che io abbia mai sentito,” Jaime dice in modo piatto.
 
Brienne trasalisce. “Lo hai detto tu stesso, Lady Stoneheart ti odia visceralmente.”
 
“E’ così, ma pensare che lei potrebbe aver avuto qualcosa a che fare con la mia settimana perduta è ridicolo. Perché avrebbe dovuto scomodarsi? Per vendetta? Quanto tempo è passato? Dieci anni da quando Lysa Tully ha avuto il suo crollo psicologico? Catelyn avrebbe potuto approfittarsi di così tanti miei passi falsi...questo non ha senso.”
 
“Non sono nemmeno sicura che lei sia coinvolta,” Brienne replica con un sospiro. “E’ solo...strano che a Lancia del Sole ci siano persone che credono che Jazz avesse collegamenti con la Mafia.”
 
“Chiunque viva a Sin City ha collegamenti con la Mafia,” Jaime ribatte in modo piatto. “Senti,” dice con un sospiro, “Non ho alcun dubbio che Lady Stoneheart mi investirebbe volentieri con un rullo compressore se mi vedesse per strada di fronte a lei. Ma addirittura—cosa? Arrivare ad ingaggiare una ragazza che mi portasse a sbronzarmi fino a perdere i sensi? Proprio nel mio momento di maggior debolezza? E lei come ne sarebbe stata al corrente poi?”
 
Brienne rimane in silenzio e dopo sente Jaime prendere un brusco respiro.
 
“Taena?”
 
“Non lo so, Jaime,” Brienne risponde con gentilezza. “Sto solo valutando delle possibilità in questo momento.”
 
Lui emette un sospiro e, anche senza poterlo guardare, Brienne se lo immagina a pizzicarsi la parte superiore del naso, e un improvviso desiderio di vedere il viso bellissimo di Jaime quasi la fa piegare in due dalla brama.
 
“Che vuoi fare?” lui chiede sottovoce.
 
“Penso di dover andare a Myr.”
 
“Penso di dover andarci insieme a te.”
 
“Credi che sia una buona idea?” lei domanda, con lo stomaco che le sprofonda.
 
“Mi auguro che rimanendo sorpresa da me, Taena ci rivelerà qualcosa più facilmente.”
 
Brienne sospira. “Forse,” lei replica. “Ci andremo una volta che finiranno le riprese.”
 
“Non dureranno ancora a lungo. Ancora altre quattro settimane, più o meno.”
 
“Come sta venendo il film?”
 
“Pod è un tale novellino che sento che dovrei prosciugarlo per bene. D’altronde, io non ho mai recitato prima d’ora, quindi tutti pensano lo stesso di me. Ma...sì. È stato...divertente.”
 
“Sembri incerto,” lei commenta, con un filo di divertimento nella sua voce.
 
“Mi sto divertendo, e sto lavorando sodo, e tutti dicono che sto facendo un buon lavoro. È solo che...”
 
Brienne aspetta, chiedendosi se lui stia sentendo la mancanza della sua sala di musica, di Tyrion e Addam, o se stia semplicemente trovando il recitare più impegnativo di quanto si aspettasse.
 
“Mi manchi,” lui dice, la sua voce è bassa e roca. *
 
Lei ci mette un attimo ad assorbire le parole di Jaime, arrossendo, per poi dirsi con severità che a lui non manca lei; Jaime intende dire che sente la mancanza di tutti loro.
 
“A te manca solamente il cibo fatto in casa,” lei ribatte, ma c’è della tensione nella sua voce che spera che Jaime non noti.
 
“Anche quello,” lui replica, ridacchiando. “Raccontami che altro è successo. Come hai fatto a tenere sotto controllo Nymeria a Sin City abbastanza a lungo da riuscire a combinare qualcosa?”
 
“Le ho promesso che potrà tornare al Miglior Piccolo Bordello di Dorne la prossima volta che le gemelle Fowler avranno uno spazio libero nella loro fitta agenda.”
 
Jaime rilascia un basso fischio. “Paghi Nym decisamente troppo se si può permettere di comprarsi quelle due signorine!”
 
Brienne si acciglia. “E tu quello lo sai...come?”
 
“Sono mie fan,” lui replica. Il tono di voce di Jaime è così autocompiaciuto che lei vorrebbe poter allungare una mano attraverso il telefono per schiaffeggiarlo. “Ovviamente stavo insieme a Taena quando erano venute ad incontrarmi nel backstage, quindi non avevo accettato le loro offerte. Adesso ne sono abbastanza dispiaciuto.”
 
Brienne sbuffa una morbida risatina, e dopo c’è del silenzio gradevole fino a quando lei alla fine non dice, sottovoce, “Forse è meglio che io riattacchi ora, avrai da fare.”
 
“No, no, non ho nessuna fretta. Parla con un me un altro po’.”
 
Brienne esita, per poi dire, quasi timidamente, “D’accordo. Di cosa vuoi parlare?”
 
La risatina di Jaime le rimbomba lungo le terminazioni nervose.
 
“Non lo so,” lui mormora.  “Vediamo un po’...che stai indossando?”
 
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Con gran sorpresa di Brienne, Jaime la chiama quasi ogni sera. Qualche volta le chiede informazioni su ciò che lei ha scoperto riguardo il caso, ma per lo più le chiede della sua giornata, di come le sembri Senelle, condividendo delle storie su quello che sta accadendo sul set del film. Più di una volta Brienne ha riagganciato rimanendo sorpresa nel rendersi conto che fosse passata un’ora.
 
Nymeria e Nan iniziano a lanciarle dei sornioni sguardi di intesa, che lei ignora con tutta la dignità che riesce a mettere insieme.
 
Per quanto riguarda Senelle, lei, rimanendo fedele alla parola data, ha incrementato il guardaroba effettivamente scarso di Brienne con diversi outfit degni del bagliore delle fotocamere, e Brienne ha anche fatto pratica con le tecniche di trucco che Senelle le ha insegnato, sotto gli occhi vigili di Nym e Nan. Quando segue i suggerimenti di Senelle, anche Brienne può ammettere che ha un aspetto...migliore. O per lo meno più presentabile di quando aveva da indossare solo un unico vestito sciatto.
 
In modo piuttosto infantile, Brienne spera che a Jaime piacciano quei cambiamenti quanto piacciono a lei, ma poi resta inorridita dal fatto che desidera l’approvazione di Jaime, e dice a Nym che sente quasi di dover restituire la sua tessera d’adesione al Club delle Femministe.
 
Nym si limita solo a sghignazzare, replicando, “Ti converrebbe mettere una scorta di preservativi in camera tua.”
 
Brienne arrossisce. “Non essere ridicola! Jaime non—”
 
“E chi ha parlato di Jaime?” Nym la interrompe, ridendo.
 
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Jaime è sorpreso di come si senta mentre entra dentro la sua villa, fermandosi all’ingresso. Si guarda intorno e prende un profondo respiro.
 
Si sente...si sente...
 
Lui si sente a casa, e non ricorda di aver provato questa sensazione sin da quando aveva lasciato Castel Granito per intraprendere una carriera nella musica. Lascia cadere il suo bagaglio sul pavimento e vaga verso la sala musica. Sorride, passando le mani sul pianoforte.
 
Aveva vissuto dentro degli alberghi da quando aveva diciassette anni. Ha avuto soldi, sì, ma mai nulla di tangibile che lui potesse indicare come suo. Aveva sempre pensato di non averne bisogno.
 
Chi poteva immaginare che ci si sentisse così?
 
Jaime alza lo sguardo quando una dea bionda, alta e dalle gambe lunghe, entra dalla porta. Lei ha addosso dei jeans blu e una t-shirt, con capelli leggermente arruffati, è a piedi nudi ed ha un cipiglio sulla faccia.
 
E proprio come l’edificio, anche lei lo fa sentire a casa.
 
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“Sei tornato a casa in anticipo,” Brienne inizia e Jaime sorride.
 
“Le riprese si sono concluse un po’ prima del previsto. Stanno ancora lavorando sugli esterni e su altre riprese, ma hanno terminato con gli attori.” Fa una smorfia. “Oppure mi hanno mandato a casa in anticipo così da potermi tagliare dal film.”
 
“Tagliarti? Sei il protagonista!”
 
Lui scrolla le spalle. “Forse ricominceranno da zero.”
 
Lei alza gli occhi al cielo e si avvicina al pianoforte. “Bè, sono felice che sei tornato. Quando vuoi partire per Myr?”
 
Jaime fa spallucce. “Tra un paio di giorni. Almeno lasciami prima fare il bucato.”
 
Brienne sbuffa col naso. “Come se te lo facessi tu da solo il bucato.”
 
“Lascia che prima il mio Angelo mi faccia il bucato, allora,” lui ribatte con una risata. Fa una pausa, rivolgendole un sorriso caloroso. “È bello rivederti, Brienne.”
 
Lei abbassa lo sguardo e arrossisce. “Avresti dovuto darmi un piccolo preavviso. Ti avrei sorpreso con un nuovo outfit e coi consigli sul trucco che Senelle mi ha insegnato.”
 
“Sei perfetta così come sei,” lui dice, per poi sedersi repentinamente al piano, così da non perdere il controllo e fare qualcosa che probabilmente lo farebbe finire con un altro livido sulla mascella.
 
Senza contare un ego ferito.
 
Brienne, per fortuna, si limita ad alzare gli occhi al cielo. “Onestamente, Jaime, riesci mai a non flirtare?”
 
Lui ghigna. “Evidentemente no.”
 
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Dopo cena quella sera, Brienne e Nymeria portano Jaime nel loro studio per parlare dei prossimi passi da fare e di cosa aspettarsi quando arriveranno a Myr e troveranno Taena.
 
“Non ti lascerò rimanere solo con lei,” Brienne lo avverte.
 
Lui sbuffa col naso. “Pensi davvero che le farei qualcosa?”
 
“No, ma non voglio che lei sia in grado di dire che invece l’hai fatto. Fra me e Nym, dovremmo essere in grado di tenerti d’occhio in qualsiasi momento.”
 
Lui spalanca gli occhi in un’espressione di finto orrore. “In qualsiasi momento? Quel letto sarà piuttosto affollato.”
 
“A me va bene,” Nymeria replica allegramente, facendo l’occhiolino.
 
Brienne si copre gli occhi e grugnisce, “Perché proprio a me?”
 
“Sei semplicemente fortunata, evidentemente,” Nym risponde. Jaime sghignazza, consapevolmente, per poi strillare quando entrambe Brienne e Nymeria gli colpiscono le spalle.
 
“Smettila di fare pensieri sconci,” Nym lo rimprovera.
 
“Da che pulpito viene la predica!”
 
“Possiamo concentrarci?” Brienne chiede con un sospiro.
 
Anche Jaime sospira. “Mi dispiace, Brienne. Sto solo cercando di distrarmi dal fatto che la mia settimana perduta non sia stata semplicemente una meritata sbronza dopo aver scoperto che l’amore della mia vita mi aveva fregato e mi aveva rubato quasi tutto ciò che possedevo.”
 
“E’ soltanto una teoria,” Brienne gli ricorda, “anche se è supportata dal fatto che i tuoi ricordi si fermano all’inizio di quel weekend. In tutta franchezza, sei famoso per i tuoi modi da festaiolo sempre a far serate, quindi il fatto che non riesci a ricordare molto dopo aver conosciuto Jazz nel casinò è sospetto.”
 
“Credi che io sia stato drogato?”
 
“Più del solito, sì.”
 
Jaime rilascia un fischio. “Bè, quello spiegherebbe un sacco di cose,” lui commenta, con le spalle che gli si afflosciano. Passa lo sguardo da Brienne a Nymeria e poi di nuovo. “Contrariamente alla mia reputazione, non faccio uso di droghe di alcun tipo. Tendo ad avere reazioni avverse. Chiedetelo al mio dottore; non può nemmeno prescrivermi un antidolorifico senza avere un’equipe medica pronta e in attesa. In compenso, l’alcol va giù bene, e anche se mi ero sbronzato pesantemente, ci sarebbe voluto più di un paio di semplici drink per farmi perdere i sensi.”
 
“Quindi, se sei stato drogato, è molto probabile che ci sia stata un’emergenza medica di qualche tipo?” Brienne incalza. “Un maestro, o un’infermiera, o qualcun altro deve essere stato chiamato per vedere come stavi?”
 
Jaime scrolla le spalle. “O forse erano rimasti comodamente seduti a vedere se sarei morto o no. Forse dovevo morire, se è stata Taena a pianificarlo. Chi lo sa?”
 
“Lei aveva già tutti i tuoi soldi,” Nymeria ribatte.
 
“Lei era la principale beneficiaria del mio testamento, quando stavamo insieme. Addam, Tyrion e Bronn avrebbero tutti ricevuto una porzione, come anche un paio di organizzazioni benefiche, ma la maggior parte sarebbe andata a Taena. Quella è stata, ovviamente, la prima cosa che ho modificato non appena sono tornato sobrio.” Jaime scrolla le spalle quanto nota i loro sguardi increduli. “Credevo che lei amasse me e non i miei soldi. Ed ora scopro che forse ha cercato di uccidermi.”
 
Brienne scuote la testa, accigliandosi. “Quello non ha senso. Se avesse tentato di ucciderti per ottenere l’eredità, allora in primo luogo non c’era bisogno che lei rubasse tutti i tuoi soldi. Ti avrebbe ucciso e basta.”
 
Jaime sbatte le palpebre, colpito. “Hai ragione,” lui dice. “Ma in questo caso...allora chiunque avesse ingaggiato Jazz, o non le ha detto della mia reazione alle droghe, o...”
 
“O non lo sapeva.”
 
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L’aria a Myr è calda e afosa. L’albergo in cui fanno check-in è elegante e di classe, e Brienne inarca un sopracciglio vedendo la grandezza della suite nell’attico.
 
“Saremmo dovuti rimanere in stanze separate,” lei commenta blandamente.
 
Jaime sbuffa leggermente col naso. “Non ha importanza. Le riviste affermeranno comunque che stiamo tutti scopando, quindi tanto vale goderci le comodità della suite.”
 
Brienne si acciglia, ma non può davvero controbattere, più che altro perché è vero.
 
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Il mattino dopo, arrivano con l’auto fino all’incantevole e recondita villa a ridosso della spiaggia, che ora appartiene a Taena Merryweather, secondo ciò che le fonti di Brienne le hanno detto.
 
Comprata coi soldi rubati a Jaime, però.
 
“Pensi che ci lascerà entrare?” Nymeria chiede con gran interesse mentre camminano verso la porta.
 
Jaime replica, “Non mi importa se ci fa entrare o no, basta che lei parli con noi.”
 
Brienne si acciglia. “Cosa?”
 
Jaime fa spallucce. “Può parlare con noi all’esterno, se vuole.”
 
Nym sghignazza. “Basta che funzioni.”
 
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Vengono accolti da una donna di mezz’età dalla faccia acida, che rastrella Jaime con gli occhi per poi sbuffare col naso e affrettarsi per trovare la sua datrice di lavoro. Jaime è troppo teso per prestare troppa attenzione. Non sa se Taena parlerà davvero con loro o se finirà per chiamare la polizia e farli buttare fuori. Non ha idea di come reagirà nel vedere la sua ex per la prima volta da quando lei gli aveva rubato da sotto il naso quasi tutto ciò che possedeva. Onestamente, lui non sa cosa sarebbe peggio: vederla...o non vederla.
 
Lancia un’occhiata a Brienne e la vede stringere i muscoli della mascella, e si rende conto che lei è tesa tanto quanto lui. Gli occhi di Brienne incontrano i suoi e lei gli rivolge un sorriso d’incoraggiamento, e per un attimo, lui trova conforto nelle profondità degli occhi di lei, ormai familiari ma comunque sempre straordinari.
 
“Dèi, voi due dovreste prendervi una camera,” Nym borbotta, dal suo lato opposto, in modo abbastanza basso così che solo lui la possa sentire.
 
Lo so, lui pensa proprio mentre la porta si apre e Taena—gloriosamente bella, splendidamente infida Taena—grida il suo nome e si getta, singhiozzando, tra le sue braccia.
 
Lui barcolla all’indietro, le braccia la stringono in modo automatico per ristabilizzarsi.
 
“Oh, grazie agli dèi sei qui!” lei gli piange contro la spalla, per poi rialzare la testa e baciarlo.
 
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Jaime si chiede seriamente se sia finito in un universo alternativo. Taena gli si sta aggrappando addosso come se lui l’avesse esiliata in questa lussuosa villa sulla costa di Myr per qualche affronto immaginario, e come se ora sia tornato per riaccettarla tra le sue braccia spalancate. Le lacrime di lei si riasciugano in fretta, e lei liquida Brienne con un semplice movimento degli occhi, ma scruta invece Nymeria in modo sospetto.
 
Taena dice, “Andiamo da qualche parte a parlare, Jaime. Le tue...amiche possono aspettare accanto alla piscina e farò in modo che la signora Westerling servi loro degli stuzzichini.”
 
Jaime vede il cipiglio di Brienne e deve trattenere l’impulso di ridere, anche mentre cerca di capire a che gioco stia giocando Taena.
 
“Dove vado io, vengono anche loro,” Jaime replica, allontanando fermamente Taena da sé. “Non c’è niente di cui potremmo parlare che loro non possano ascoltare.”
 
Un lampo di irritazione confusa attraversa il volto di Taena mentre lei mette il broncio.
 
“Non mi hai mai detto di no prima d’ora,” lei dice.
 
“Non mi hai mai rubato tutti i miei soldi prima d’ora,” lui ribatte seccamente.
 
Gli occhi di Taena si spalancano, riempiendosi di lacrime. “E’ per questo che sei qui? Solo per i soldi?”
 
Lei improvvisamente si getta contro il petto di Jaime e si aggrappa a lui quasi in modo disperato. “Mi dispiace così tanto, Jaime! Non avrei mai dovuto fare quello che ho fatto! Non mi sono resa conto di quanto davvero ti amassi fino a quando non ho rovinato tutto!” Lei rialza il viso, con gli occhi che lo implorano. “Ti prego—dimmi che non è troppo tardi. Dimmi che in qualche modo potrai perdonarmi e potremo ricominciare da zero.” Lei inizia a piangere a dirotto. “Ti prego, dimmi che mi ami ancora!”
 
Ora Jaime è sicuro di trovarsi in un universo alternativo. O meglio, lui spera di esserci, perché Taena gli sta facendo rendere conto di quanto lui sia stato davvero stupido quando stavano insieme, se lei pensa davvero che lui sarebbe tornato con lei dopo quello che lei gli ha fatto.
 
Eppure...
 
L’espressione di Jaime si addolcisce mentre fissa intensamente gli occhi scuri di lei, e dopo lui si porta gentilmente la donna in lacrime più vicino, racchiudendola in un caldo abbraccio confortevole. Lui evita di guardare Brienne anche quando passa una mano calmante lungo la schiena di Taena, appoggiandosi con la guancia sulla testa di Taena.
 
“Che c’è che non va, tesoro?” lui le mormora contro i capelli, ignorando il rumore di quello che lui è sicuro sia Brienne che digrigna i denti. “Che è successo?” Lui posa un bacio leggero sulla cima della testa di Taena. “A me puoi dirlo. Lo sai che ti perdonerei qualsiasi cosa. Ti amo così tanto.”
 
Sembra proprio che adesso le spalle di Taena siano scosse da dei veri singhiozzi.
 
Jaime continua a fare dei suoni calmanti, fino a quando finalmente Taena non dice, “Lui—lui—lui—i soldi sono spariti, Jaime!” La voce di Taena è piena di lacrime. “Quel fottuto bastardo me li ha rubati da sotto al naso!”
 
Lui sbatte le palpebre e, alla fine, si azzarda ad incontrare gli occhi di Brienne e di Nymeria. Si sente sia compiaciuto, sia in colpa che gli occhi di Brienne gli stiano sparando delle fiamme blu, ma allo stesso tempo riesce a vedere la confusione sul viso di lei.
 
“Chi è ‘lui’?” Jaime domanda, la sua mano sta ancora massaggiando la schiena di Taena in modo calmante.
 
Quello la fa singhiozzare ancora più forte e Jaime non riesce ad evitare di alzare gli occhi al cielo. Brienne coglie quell’azione, e gli stessi occhi di lei, insieme alla sua bocca, si spalancano. Lui le fa un occhiolino, per poi tornare a confortare la sua ex.
 
Finalmente, le lacrime di Taena rallentano, e Jaime le chiede di nuovo, “Chi è ‘lui’?”
 
Taena esita, allontanandosi leggermente per scrutargli il volto. “Mi perdonerai davvero ogni cosa? Tornerai a stare con me?”
 
Lui le sorride. “Ma certo, piccola.” Con delicatezza, lui le asciuga le lacrime dalle guance. “Chi è ‘lui’?”
 
Taena tira su col naso, guardandolo con occhi struggenti ed espressivi. “Bronn.”
 
Jaime spalanca la bocca. “Bronn?
 
Lei annuisce in modo frenetico. “È comparso qui più o meno una settimana dopo il mio arrivo. Ha detto che voleva seguire i soldi, soprattutto visto che tu non potevi più pagarlo.” Per un attimo lei sembra sentirsi in colpa. “Scusa, tesoro!”
 
Jaime scrolla le spalle. “Adesso quello non importa. Bronn è venuto qui?”
 
“Sì! E...non posso spiegarlo se non per dire che mi mancavi tantissimo, e che lui era un promemoria di tempi migliori e.. bè...”
 
“Siete finiti a letto insieme,” Jaime dice. “E poi?”
 
“E poi...ieri…sono andata a fare shopping e le mie carte di credito non funzionavano e non riuscivo a prelevare i soldi dalla banca. Sono tornata a casa e ho trovato una lettera da parte di Bronn.”
 
Jaime è sicuro che la propria faccia si sia paralizzata a causa dell’incredulità e dello stordimento che prova. “E che diceva la lettera?”
 
“Che si era divertito, ma che aveva intenzione di andare alla Baia degli Schiavisti, e quando ho controllato i miei conti bancari, era tutto sparito! Ho passato tutta la notte nel panico!” Lei gli rivolge un lento sorriso. “Il fatto che oggi sei venuto qui—è un segno degli dèi che dice che siamo destinati a stare insieme.”
 
Jaime scuote la testa in modo stordito, per poi replicare, “Oh, è senza dubbio un segno degli dèi.” Appoggia le mani sulle spalle di Taena, rivolgendole un sorriso infatuato. “Adesso tutto andrà bene, piccola.” Lancia uno sguardo a Brienne e Nymeria, ed entrambe lo stanno fissando con vari livelli di incredulità e di disgusto sui loro volti, per poi voltarsi di nuovo verso Taena. “Ascolta però, le mie amiche hanno bisogno di sapere di Jazz.”
 
Taena sembra onestamente confusa. “Jazz? La musica?”
 
“Forse la conosci come Pia,” Brienne dice speditamente. “Pia Peckledon.”
 
Taena spalanca gli occhi, ma poi scuote velocemente la testa. “Mai sentita nominare.”
 
Jaime inarca un sopracciglio, fissando Taena dritto negli occhi.
 
“No?” lui chiede dolcemente.
 
“No.”
 
Lui ghigna lentamente. “La conoscevi—o avevi sentito parlare di lei. Riesco a leggertelo in faccia.”
 
Taena arrossisce, accigliandosi. “Sembra che tu mi stia accusando di qualcosa.”
 
“Stiamo solo cercando di avere delle informazioni,” Brienne afferma in tono brusco. “Abbiamo ragione di credere che tu conoscessi Pia ‘Jazz’ Peckledon e che l’avessi ingaggiata per, ehm, distrarre Jaime mentre te ne scappavi in un posto che non avesse un accordo di estradizione con Westeros.”
 
Taena rastrella Brienne con lo sguardo, una smorfia derisoria le distorce le labbra. “Chi è questa creatura, Jaime?”
 
“E’ un’investigatrice privata che ho ingaggiato per risolvere l’omicidio di Jazz.”
 
Taena annaspa. “Omicidio?
 
Nymeria alza un sopracciglio. “Trovo difficile da credere che tu non sapessi che Jaime è stato un sospettato in un’indagine per omicidio. O cosa? Sei arrivata qui e non hai mai cercato su internet per vedere che stesse combinando Jaime?”
 
Taena assottiglia lo sguardo. “No, non l’ho fatto,” lei sbotta. “Ero troppo occupata a cercare di trovare un posto dove vivere!”
 
“D’accordo,” Brienne dice in modo secco. “Parlaci di Jazz.”
 
“L’ho già detto: non so niente di lei!”
 
Brienne sospira. “La polizia sta cercando di ottenere un mandato per avere accesso all’estratto conto e ai tabulati telefonici di Jazz. Sarà meglio per te che tu ci dica adesso qual è il tuo collegamento a quella povera ragazza, piuttosto che farlo quando avranno trovato qualcosa che la colleghi a te.”
 
Taena volta il suo sguardo furioso verso Brienne, per poi rivolgere a Jaime uno sguardo supplichevole.
 
Lui le rivolge un sorriso rassicurante. “Ricorda: ti perdonerò qualsiasi cosa, Taena. Ricorda quanto ti amo.”
 
C’è un lampo di trionfo sul viso di Taena, e poi lei replica, “Cat credeva che sarebbe stata una buona idea, tenerti distratto per un paio di giorni mentre mi preparavo a partire per Myr.”
 
Jaime si acciglia. “Cat?”
 
“Catelyn Baelish. È stata lei a mettermi in contatto con Jazz.”
 
Jaime e Brienne si fissano a vicenda in silenzio, sotto shock.
 
“Come faceva Cat a conoscere Jazz?” Nymeria chiede.
 
Taena fa spallucce. “Jazz era una Coniglietta di Baelish.”
 
“Quando hai conosciuto Catelyn?” Jaime domanda lentamente.
 
Taena scrolla le spalle con noncuranza. “Ormai è un po’ che la conosco. Tu non c’eri mai, e finivo per imbattermi in lei nei locali e nei ristoranti in città.”
 
“Ovviamente,” lui replica debolmente. “E lei sapeva quello che stavi pianificando di fare? Intendo il rubare i soldi.”
 
Taena annuisce, per poi scivolargli più vicino. “Lei mi ha aiutato a farlo, soprattutto quando si trattava di dover trasferire gli investimenti.” Lei fa scivolare le sue mani sul petto e lungo le spalle di Jaime. “Mi dispiace, tesoro. Mi sentivo sola, ed ero convinta che tu mi tradissi scopando in giro quando girovagavi per il paese facendo i tuoi concerti.”
 
Jaime poggia le mani sopra quelle di Taena, per poi guardare Brienne e Nymeria. “Qualche altra domanda?” lui chiede.
 
Brienne domanda a Taena, “Che cos’hai dato a Catelyn per averti aiutata?”
 
Taena si acciglia. “Niente. A lei piaccio. Lei credeva che io mi trovassi in una brutta situazione e voleva semplicemente aiutarmi a fuggirne.” Si volta di nuovo verso Jaime. “Ma ora riesco a vedere che si sbagliava.” Lei si alza in punta di piedi per premere un lungo bacio sulle labbra di Jaime, alzando poi lo sguardo su di lui con un sorriso. “Quando vuoi tornare a Westeros?”
 
“Domani.”
 
Taena ride. “Oh, tesoro, ormai dovresti saperlo! Avrò bisogno di molto più tempo per fare le valigie!”
 
Jaime toglie gentilmente le mani di Taena dal proprio corpo, allontanandosi da lei.
 
“Non c’è alcun bisogno che tu faccia le valigie, Taena. Non verrai con noi,” le dice. “Mai.”
 
Lei spalanca occhi e bocca. “Che cosa? Hai appena detto che mi avresti perdonata! Hai appena detto che mi ami! Hai appena detto che saresti tornato a stare con me!”
 
Jaime scrolla le spalle. “Stavo mentendo.” Lui guarda Brienne, sorridendo in modo ampio. “Sembra che quelle lezioni di recitazione siano servite a qualcosa, in fin dei conti.”
 
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Tornano in albergo in un silenzio pensieroso, ma Jaime nota, con sommo divertimento e con speranza, che Brienne gli spara degli sguardi assassini per tutto il tragitto fino all’ hotel. Una volta tornati nella suite nell’attico, discutono brevemente di ciò che hanno scoperto, e dopo Brienne va nella sua camera da letto per telefonare a Morgan e Karl, per metterli a lavorare sulle ultime piste.
 
Una volta soli, Nymeria guarda Jaime e chiede, “Che ne dici se andassimo al bar a farci un paio di drink?”
 
Jaime inarca un sopracciglio mentre osserva il luccichio d’avvertimento negli occhi di Nym.
 
“Certo,” lui risponde, domandandosi in che merda di guaio si sia cacciato adesso.
 
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Sono al loro terzo shot di Fuoco di Myr, un liquore che sa di paradiso e che ti prende a calci come un uro, quando Jaime chiede, “Come vi siete conosciute tu e Brienne?”
 
Nym sghignazza. “Ti ci è voluto più di quanto pensassi per menzionare Brienne.”
 
Jaime ghigna e scrolla le spalle. “Lei è stata una parte piuttosto importante della mia vita per questi ultimi mesi...e ho dei lividi che lo provano!”
 
Nym ridacchia. “E’ molto persuasiva quando vuole esserlo,” lei dice con affetto. Si volta per guardarlo. “Hai fatto un ottimo lavoro con Taena oggi. L’hai presa in giro magistralmente.”
 
Jaime fa spallucce. “E’ più che giusto. Lei mi ha preso in giro magistralmente per tutto il tempo che siamo stati insieme, credo.” Lui scuote la testa. “Dopo un po' è difficile sapere cos’è vero e cosa no.”
 
Nym annuisce, sporgendosi in avanti, gli occhi scuri di lei fissano intensamente i suoi. “Brienne è vera al cento percento, amico mio, e la proteggerò ad ogni costo.”
 
Lui inarca un sopracciglio. “Facendo orge a casa mia?”
 
“Hey, lei non c’era, io stavo lavorando a un caso, e la festa mi era sfuggita di mano. Avevamo ottenuto le foto di cui il cliente aveva bisogno ed è questo ciò che conta. Per non parlare del fatto che ti avevamo salvato il culo dal venir arrestato per omicidio.”
 
“Lo ricordo.”
 
“Bene. Voglio che ti ricorda anche questo: se farai qualcosa—qualsiasi cosa—per ferire deliberatamente Brienne, ti sfonderò di botte così forte che non ti riprenderai per sei mesi.” Lei sorride in modo dolce. “Siamo d’accordo?”
 
Jaime sbatte le palpebre come un gufo, per poi scrollare le spalle. “Siamo d’accordo.”
 
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“Dovremmo andare alla Baia degli Schiavisti?” Brienne chiede quando fanno colazione, la mattina dopo.
 
I suoi due compagni la fissano con degli occhi iniettati di sangue, e Jaime replica, “Ho in programma di restare qui e di pregare di morire. Non mi importa di cosa decidiate voi due.”
 
Nymeria si limita semplicemente ad abbassare la testa sul tavolo, grugnendo sommessamente.
 
“Bè, dobbiamo ancora parlare con Bronn,” Brienne dice bruscamente. “Forse dovrei andarci da sola.”
 
“Considerando che non sappiamo se Bronn sia addirittura ancora nelle vicinanze della Baia degli Schiavisti, quello potrebbe solo essere una perdita di tempo,” Jaime ribatte, e lei si domanda se lui stia parlando in modo così attento perché vuole essere cauto o perché sta tentando di pensare nonostante i suoi giganteschi postumi post-sbronza.
 
Brienne si acciglia. “Bè, dobbiamo ancora escluderlo dalla lista dei sospettati, e tu non vuoi riavere i tuoi soldi?”
 
“Voglio escluderlo dai sospettati anch’io, ma voglio anche tornare ad Approdo del Re per parlare con Lady Stoneheart. Taena probabilmente le ha già detto che siamo venuti qui. Continuo a non credere che lei abbia ucciso Jazz, ma proprio come con Bronn, abbiamo bisogno prima di escludere l’ipotesi.”
 
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Alla fine, tornano tutti a Westeros e mandano Morgan e Karl a scovare la posizione di Bronn—o almeno a scoprire con quale nome sta viaggiando. In cambio, i due detective danno a Brienne delle copie dell’estratto conto e dei tabulati telefonici di Jazz.
 
“Perché non ci avevate detto che Jazz era una Coniglietta di Baelish?” Brienne chiede. “Nelle annotazioni che mi avete dato non viene mai menzionato. E come ha fatto un’informazione del genere a non raggiungere i media?”
 
Karl scrolla le spalle. “La sua famiglia ci ha chiesto di essere il più discreti possibile. Inoltre, in base ai dati del caso che conoscevamo ai tempi, non era rilevante.”
 
“In altre parole, avevate i paraocchi.”
 
Il sorriso di Karl è sottile. “Andavamo dove ci portavano le prove. Non c’era motivo di credere che il suo lavoro come Coniglietta di Baelish avesse una qualche connessione con la sua morte.”
 
Morgan aggiunge, “E per quanto riguarda il come abbia fatto quella info a non raggiungere i media, bè...” Lui fa spallucce. “Erano più concentrati sul fatto che Il Jaime Lannister fosse un sospettato in un’indagine per omicidio più che sulla vittima. Insomma, la storia è velocemente sparita dalla scena pubblica una volta che Jaime è stato pubblicamente escluso come sospettato.”
 
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Quella notte, il viso di Jaime è cupo quando Brienne racconta a lui e agli altri quello che le due Cappe Dorate le hanno detto.
 
“Non è giusto,” Jaime mormora.
 
“Lo so,” Brienne replica.
 
Jaime aggrotta la fronte, tamburellando con le dita sul bracciolo del divano.
 
“Forse hai bisogno di renderlo pubblico,” Addam dice.
 
“Renderlo pubblico?” Brienne domanda con un cipiglio. “Cosa?”
 
Jaime risponde rapidamente, “Il fatto che ti ho ingaggiata per indagare sul crimine. Non credo che sia una buona idea.” Le rivolge un sorriso sottile. “Inoltre, non abbiamo tempo per parlarne ora. Adesso dobbiamo andare a parlare con una certa lady.”
 
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Ogni tavolo da Lady Stoneheart è pieno, e Jaime vede Beric Dondarrion seduto allo stesso tavolo che aveva usato l’ultima volta che Jaime e Brienne erano qui. E nel mezzo della sala, nel posto d’onore e con una visuale chiara di tutti i tavoli, ci sono Lady Stoneheart e Petyr Baelish.
 
La caposala si piazza di fronte a loro con un sorriso professionale. “Mi dispiace, non facciamo entrare nessuno senza una prenotazione.”
 
Il sorriso di Jaime è professionale allo stesso modo. “Oh, non rimarremo a lungo,” lui replica, oltrepassando gentilmente la giovane donna e guidando Brienne verso il tavolo al centro.
 
Gli occhi blu di Catelyn Baelish sono come frammenti di vetro, mentre loro si fermano lì davanti.
 
Petyr dice, “Che sorpresa, Lannister.”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “Forse per te.” Si volta verso Catelyn. “Immagino che Taena ti abbia chiamato per avvertirti che saremmo venuti a parlare con te.”
 
“Taena è una ragazza splendida,” Catelyn ribatte. “Non te la meritavi.”
 
“Quindi, siccome non la meritavo, le hai attivamente avvelenato la mente per metterla contro di me?”
 
“Non ci era voluto molto. Taena era già sospettosa.”
 
“E Jazz?”
 
Catelyn si acciglia. “Jazz?”
 
“Jazz Peckledon.” Brienne dice, con gli occhi che penetrano in quelli di Petyr Baelish. “Una delle tue Conigliette.”
 
Petyr fa spallucce. “Ci sono centinaia di Conigliette di Baelish. Credi onestamente che io me ne ricordi ognuna? Inoltre, dopo un po', si somigliano tutte.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Ovviamente,” lei commenta in modo secco. “Ma non hai nemmeno riconosciuto il nome dopo che la ragazza era stata uccisa?”
 
“Certo che l’ho riconosciuto. L’ho subito detto alla polizia che lei era una delle mie Conigliette. Solo che non sono sicuro del perché sia rilevante.”
 
Jaime non ha tolto gli occhi di dosso a Lady Stoneheart. “È rilevante perché tu, Catelyn, avevi ingaggiato quella ragazza per incontrarmi a Lancia del Sole, e per tenermi ‘distratto’ mentre Taena se ne scappava con tutti i miei soldi.”
 
Catelyn sbuffa dal naso. “Non essere ridicolo. Perché avrei dovuto farlo?”
 
“Perché mi incolpi di qualcosa di cui non ho mai avuto la colpa. Non ho causato io il crollo psicologico di Lysa.”
 
“Sei un fottuto bastardo bugiardo,” lei sibila. “Lei ti amava!”
 
“Lei mi conosceva a malapena! Avevamo scopato per due settimane ed era finita lì! Questo bisogno ossessivo che hai di dover dare la colpa a qualcun altro per quella tragedia ricade su di te, e solo su di te! Soltanto che, questa volta, una ragazza innocente ha dovuto pagare il prezzo più caro! L’hai uccisa tu, non è vero?”
 
“Sei pazzo!”
 
Petyr balza in piedi. “Ma è assurdo!”
 
Beric Dondarrion e Edric Dayne si affrettano ad avvicinarsi, e Jaime è ben consapevole che chiunque nel ristorante adesso li sta osservando avidamente.
 
Brienne gli poggia una mano rassicurante sull’avambraccio. “Non puoi andare in giro a lanciare delle accuse, Jaime. Non ci sono prove che Lady Stoneheart abbia mai incontrato Pia Peckledon.”
 
Jaime la incenerisce con lo sguardo. “Da che parte stai?”
 
“Da quella di Jazz,” Brienne replica senza indugio, e Jaime si sgonfia.
 
“Hai ragione,” lui dice, voltandosi di nuovo verso le quattro persone che lo stanno guardando male. Prende un profondo respiro. “Mi dispiace.”
 
L’espressione di Lady Stoneheart diventa trionfante. “Taena ha ragione; è vero che non hai le palle.”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “Perché ne so abbastanza da non accusare qualcuno di un crimine senza avere prove? Vorrei soltanto che tu fossi abbastanza intelligente da fare lo stesso.”
 
“Piantala,” Brienne sbotta. “Lascia che parli io.” Lei si volta di nuovo verso la loro platea, dicendo, “Per favore. Potrei sedermi?” Si guarda intorno per il ristorante. “Penso che abbiamo dato spettacolo a sufficienza, non è vero?”
 
Lady Stoneheart la osserva in modo pensieroso, per poi rispondere, “Tu puoi accomodarti. Lui può andarsene.”
 
Jaime la guarda male, ma prima che lui possa parlare, Brienne dice, “Va bene.” Si gira verso di lui. “Va’ ad aspettarmi in macchina. Per favore.”
 
“Brienne—”
 
“Me ne occupo io. Vai e basta!”
 
Lui brontola, ma poi alza le mani in segno di resa quando Edric Dayne fa un passo minaccioso verso di loro.
 
“Va bene. Me ne vado. Ma avrai solo mezz’ora di tempo, dopo rientrerò per venirti a prendere.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Vai.”
 
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Brienne prende posto al tavolo di Lady Stoneheart mentre tutti quanti sono distratti nel guardare Jaime uscire dal ristorante in modo arrabbiato, con Beric Dondarrion e Edric Dayne che lo seguono. Avvicina la sedia al tavolo, per poi strofinare i palmi delle mani sui pantaloni, voltandosi a guardare l’uscita di Jaime dal ristorante. La sua paura finalmente si affievolisce quando non vede né Beric né Edric uscire per davvero dal ristorante.
 
Si volta nuovamente verso i proprietari del posto, riluttanti, rivolgendo loro un sorriso di scuse.
 
“Mi dispiace. Lui è un po’...arrabbiato.”
 
Lady Stoneheart alza gli occhi al cielo. “Dovrei forse dispiacermi per lui?”
 
“No. Ma spero che ti dispiaccia per Jazz Peckledon.” Beric e Edric si uniscono a loro, e Brienne toglie le mani da sotto al tavolo, piegandole di fronte a sé mentre si sporge verso Lady Stoneheart. “Sappiamo che hai aiutato Taena Merryweather a rubare i soldi di Jaime,” lei afferma.
 
“Se lo dici tu.”
 
“Non lo dico io; lo dice Taena. Oh, non ho alcun dubbio che sia stata un’idea di Taena e che tu abbia solo colto al volo l’opportunità di farla pagare a Jaime. A nessuno di noi importa più di quello, ormai. Tuttavia, Taena ti aveva anche chiesto di aiutarla ad organizzare un modo per distrarre Jaime mentre lei fuggiva via.”
 
“E allora?”
 
“E allora—sei stata tu a suggerire Jazz. In realtà, sei stata tu a mettere in contatto le due. I tabulati telefonici lo provano.”
 
Lady Stoneheart assottiglia lo sguardo. “Ripeto: e allora?”
 
“E allora, la ragazza è finita ammazzata dopo che Jaime l’ha riportata ad Approdo del Re.”
 
“Un fatto davvero spiacevole, ma non ho idea di cosa abbia a che fare con me.”
 
“Il fatto che non ti sei mai fatta avanti con la polizia per rivelare la tua parte nell’incontro di Jazz con Jaime è già sospetto di per sé. C’è anche il fatto che Jazz molto probabilmente aveva drogato Jaime per assicurarsi che lui sarebbe stato fuori dai giochi per un po'. Visto che non c’era modo di sapere quando o se Jaime avrebbe scoperto le attività di Taena, ciò significa che Jazz era stata mandata a Lancia del Sole con le istruzioni di drogarlo e nasconderlo da qualche parte. Quello è un rapimento. Sfortunatamente, Jaime è anche severamente allergico ai narcotici. E se la persona che aveva dato quegli ordini a Jazz sapeva dell’allergia di Jaime, allora quello è tentato omicidio.”
 
Gli occhi di Lady Stoneheart sono freddi e irremovibili. “Non so di cosa stai parlando.”
 
“Tanto per farmi due risate,” Petyr dice, “quale sarebbe la tua teoria? Perché sei qui?”
 
Brienne gli lancia un’occhiata, per poi osservare gli altri uomini dallo sguardo glaciale, prima di far tornare la sua attenzione su Lady Stoneheart. Lei piega la testa di lato, mentre si chiede se ci sia un qualche sentimento umano dietro la facciata di ghiaccio della donna.
 
Brienne dice, “Credo che tu abbia aspettato un’opportunità di distruggere Jaime Lannister per gli ultimi dieci anni. Gli dai la colpa per la tragica vita di tua sorella. Poi Taena era entrata nella tua orbita. Lei era scontenta in modo evidente e facilmente manipolabile, e tu avevi subito colto l’occasione di ottenere la tua vendetta. Avevi convinto Taena che Jaime stesse per rompere con lei, lasciandola senza un soldo, e l’avevi aiutata a rubare i soldi di Jaime e a nasconderli in una banca a Myr. Poi avevi suggerito di usare Jazz per togliervi dai piedi Jaime mentre Taena scappava a Myr. Solo che tu avevi anche mandato Jazz a Lancia del Sole con un qualche tipo di droga, e sospetto che tu sapessi dell’allergia di Jaime. Credo che tu volessi che Jazz non solo lo rapisse, ma che lo uccidesse anche. Quando Jaime l’ha riportata a casa quella notte, Jazz ti ha chiamato per andarla a prendere; i tabulati telefonici dovrebbero provarlo. L’hai portata a casa e l’hai strangolata, forse perché aveva fallito nella sua missione, o forse perché ti eri resa conto che lei sapeva troppo e avrebbe potuto implicarti in tutta quella faccenda, soprattutto se Jaime avesse mai iniziato a ricordare quello che era successo davvero.”
 
C’è un cupo silenzio quando Brienne finisce di parlare. Lei fissa in modo calmo Lady Stoneheart, e dopo la donna inizia a ridere. Alla sua risata si uniscono quelle degli altri tre uomini al tavolo.
 
“Sei una sciocca,” Lady Stoneheart ribatte. “Ho fatto come mi hai chiesto e ti sono stata ad ascoltare. Adesso vattene.”
 
Brienne abbassa la testa, spingendosi via dal tavolo con imbarazzo. Si gira per andarsene, ma Lady Stoneheart chiama il suo nome.
 
Brienne si volta verso di lei, rivolgendole uno sguardo interrogativo.
 
“Spero che tu ti renda conto che ti distruggerò la carriera, grazie a queste ridicole accuse.” Il sorriso di Lady Stoneheart è crudele. “Spero che penserai che ne sia valsa la pena quando ti farò finire a vivere per strada.”
 
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Brienne chiude la portiera della limousine con un sospiro di sollievo e, con un sorriso riconoscente, prede il bicchiere di vino che Jaime le porge.
 
“Ha chiamato Morgan,” Jaime dice. “La cimice lavora in modo perfetto. Riescono a sentire tutto.”
 
Brienne alza il proprio bicchiere facendolo tintinnare contro quello di Jaime in un brindisi. “Speriamo che siano dei chiacchieroni.”
 
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Lo sono.
 
Due giorni dopo, guardano in televisione Lady Stoneheart venire portata via in manette, dovendo affrontare orde di flash e di giornalisti che le urlano contro le loro domande.
 
“Pensi davvero che lei stessa abbia strangolato quella ragazza?” Tyrion chiede.
 
Brienne fa una smorfia. “Non mi sorprenderebbe affatto. Sarebbe stato un gioco da ragazzi drogare il cibo di Jazz per poi strangolarla una volta che era incapacitata.”
 
Nymeria scuote la testa. “E’ una cosa così...crudele.”
 
“Ho guardato dritto negli occhi di quella donna,” Brienne replica sommessamente. “Penso che sia morta dentro.”
 
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Restano intrappolati in un altro uragano mediatico dopo l’arresto di Lady Stoneheart, anche se Jaime insiste sul fatto che devono fare del loro meglio per vivere nel modo più normale possibile.
 
Con riluttanza, la aiuta coi suoi casi quando lei lo corrompe abbastanza bene coi dolci, e una sera, mentre stanno cenando tutti insieme, lui la invita a partecipare a un’anteprima cinematografica da tappeto rosso.
 
“Perché io?” lei chiede con un cipiglio.
 
“Perché anche se sono molto affezionato alla protagonista femminile di questo film, credo che sarà una noia mortale. So che posso contare su di te sul darmi delle gomitate per svegliarmi se dovessi iniziare a russare.”
 
“Non puoi contare su Tyrion per quello?”
 
“Oh, certo, ma prima di svegliarmi, mi farebbe dei video e li posterebbe sul web.”
 
“Sì, lo farei,” Tyrion replica, annuendo. Si appoggia allo schienale della sua sedia, massaggiandosi lo stomaco. “Non so se sia a causa del cibo che tu e Nan cucinate, o se sia per via del fatto che Jaime si sta comportando relativamente bene, ma è da giorni che non prendo degli antiacidi.”
 
Jaime rivolge a suo fratello un maligno sorriso da presa in giro. “E’ un buon momento per far sapere a te e ad Addam che Nymeria ed io abbiamo scatenato una rissa da bar a Myr? Proprio oggi ho ricevuto il conto dei danni da ripagare.”
 
“Oh dèi,” Tyrion sospira, abbassando la testa sul tavolo.
 
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Brienne si prepara nervosamente per la prima del film. È la prima volta che svelerà il nuovo look che Senelle ha creato per lei. Entrando nella stanza di Nymeria, le chiede, “Che ne pensi?”
 
Nymeria fischietta, in modo basso e lungo. “Quasi mi dispiace che ti voglio bene come a una sorella, Brienne. Sei stupenda! Ed estremamente scopabile.”
 
Brienne arrossisce, anche se alza gli occhi al cielo con dell’esasperazione piena d’affetto. Dà un’altra occhiata all’immagine nello specchio: il vestito color pesca pallida le aderisce addosso, rivelando nuove curve create da un magico reggiseno nuovo. La gonna ha uno spacco a metà coscia, che le espone la gamba destra con ogni passo, e lei appare imponente in un paio di tacchi delicati di otto centimetri.
 
Si morde il labbro inferiore in modo nervoso. “Bè, potrei sempre indossare delle scarpe basse se Jaime non dovesse apprezzare l’essere così tanto più basso,” lei borbotta.
 
Nymeria sghignazza leggermente. “Andiamo a vedere lui cosa dice.”
 
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Jaime è in piedi al bar del salotto, alto e bellissimo con addosso uno smoking nero. Lui si volta per guardarla entrare nella stanza, e Brienne viene ripagata col vedere Jaime spalancare gli occhi, occhi che diventano così infuocati da bruciarle quasi la carne, mentre lui assorbe appieno la trasformazione di Brienne.
 
Lui sorride lentamente. “Te l’ho detto che hai delle buone linee.”
 
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Quando il clamore mediatico passa velocemente al prossimo grande scandalo, Jaime decide che è giunto il momento per spingere gentilmente—o non così gentilmente—i limiti del suo rapporto con Brienne. Anche se sono stati fuori regolarmente dall’arresto di Lady Stoneheart, tranne che per la prima del film, sono usciti insieme solo per via di un qualche caso.
 
Jaime è contento che Brienne stia iniziando ad essere più a suo agio nell’usare le tecniche che le ha insegnato Senelle, e lei ha un aspetto splendido quando lo fa, ma lui la preferisce in questo modo, lui pensa mentre le porge un caffè e si accomoda sul divano davanti a quello dove lei è seduta. Lei sta indossando dei jeans sciatti e una maglietta, tenendo i piedi nudi piegati e nascosti sotto di sé. Ha un aspetto fresco, senza trucco, i suoi occhi grandi sono più belli che mai, e lei sembra fin troppo onesta per essere una che lavora come investigatrice privata.
 
“Sto lavorando sul mio primo nuovo album e tour dagli ultimi cinque anni,” lui dice, continuando la conversazione che hanno iniziato a cena. “Non so se sono emozionato o terrorizzato.”
 
“Perché terrorizzato?”
 
“Dopo un po’, nessuno vuole ascoltare del materiale nuovo. Vogliono solo i ricordi.”
 
“E se dovesse fallire?” lei domanda.
 
Lui scrolla le spalle. “Fallisce. E se le mie muse ispiratrici lo permetteranno, ci proverò di nuovo.” Le rivolge un mezzo sorriso. “Ho sentito che il film sta venendo fuori veramente bene.”
 
“È grandioso! Quando sarà rilasciato?”
 
“Più o meno tra due mesi.”
 
Lei spalanca la bocca. “Così presto?”
 
“Bè, non è un film dal grande budget. Credo che la colonna sonora sia semplicemente Pod che canticchia delle melodie. Ad ogni modo, mi ha chiamato per dire che è riuscito ad organizzare una distribuzione limitata nei cinema—circa un centinaio di sale o giù di lì—e poi finirà dritto in dvd. Una delle sale è qui, se ti piacerebbe andarci.”
 
Brienne sorride in modo ampio. “Certo che mi piacerebbe andarci!”
 
“Bene. Non credo che sarei in grado di guardare me stesso sul grande schermo senza avere del supporto morale. E dell’alcol.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, ridacchiando.
 
Adesso o mai più, Jaime decide, sporgendosi in avanti, col suo famoso sogghigno fermamente al suo posto.
 
“Ascolta, Brienne…che ne dici se andassimo a cena domani sera?” lui propone. “C’è questo nuovo ristorante che ha appena aperto nella Approdo del Re antica. Cucina nordica.”
 
Lei gli rivolge uno sguardo perplesso. “Cena?” Si acciglia. “Non abbiamo un caso.”
 
“Ti sto chiedendo di uscire fuori a cena,” lui dice lentamente, come se stesse parlando a un bambino particolarmente testardo. “Questo non ha nulla a che fare con un caso.”
 
Lei assottiglia lo sguardo. “Se non c’è nessun caso, perché vuoi uscire fuori a cena?”
 
Il suo sogghigno si allarga in un ampio sorriso. “E’ un appuntamento, Brienne! Ti sto chiedendo di uscire con me per un appuntamento! Hai presente—cena. Ballare insieme. Pomiciare nel retro della limousine mentre torniamo a casa—”
 
Brienne arrossisce, scattando in piedi. “Smettila di prendermi in giro,” lei sbotta. “Credevo che fossimo amici!” Lei si volta, uscendo a passo arrabbiato dalla stanza.
 
Jaime fa una smorfia quando la porta sbatte dietro l’ampia schiena di Brienne, per poi appoggiarsi allo schienale del divano con un sospiro.
 
Questo sarà più difficile di quanto pensasse.
 
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Lui chiede un favore e, un paio di giorni più tardi, Brienne è nel retro della sua limousine, con addosso un piccolo vestitino nero che lascia esposte le sue gambe kilometriche fino a metà coscia. Lo diverte e lo eccita in egual modo vederla tentare di abbassare la gonna inutilmente.
 
Questo vestito, Jaime?” lei si lamenta. “Seriamente? Come farò ad uscire dalla limousine senza sbatterla in faccia al mondo intero?”
 
Lui si raddrizza di colpo. “Sei senza mutandine, Brienne?” lui domanda in modo speranzoso.
 
Brienne arrossisce, trafiggendolo con lo sguardo. “Certo che no, idiota!” lei ringhia, e lui le rivolge un broncio che gli fa guadagnare uno schiaffo sulla spalla. “Idiota,” lei grugnisce, ma c’è un sorriso riluttante che le tira gli angoli della bocca.
 
“Posso chiedere a Lewys di fermarsi in un posto discreto,” lui dice, “e sarò lieto di guardarti far pratica nell’uscire dalla limousine, e ti farò sapere se la stai sbattendo in faccia a qualcuno.”
 
“Per favore non costringermi a prenderti a pugni,” lei sospira. “Abbiamo bisogno che il tuo bellissimo viso sia riconoscibile quando arriveremo al ristorante.”
 
Lui sorride in modo ampio, sporgendosi in avanti. “Pensi che io sia bellissimo?” le sussurra nell’orecchio con fare dolce.
 
Il rossore di Brienne si intensifica, e poi lei lo guarda, quegli stupendi occhi blu si assottigliano con dell’improvviso sospetto.
 
“Ma che ti prende?” lei ringhia. “Siamo nel mezzo di un appostamento, ricordi?”
 
“Lo ricordo,” lui ribatte, “ma quello non vuol dire che non possiamo divertirci, vero?”
 
Gli occhi di Brienne si assottigliano ancora di più. “L’importante è non dimenticarci che stiamo lavorando, Jaime.”
 
Lui lascia che i suoi occhi viaggino dal viso di Brienne fino al suo lungo petto tonico e poi giù verso le sue gambe ancora più lunghe e ancora più toniche, per poi tornare di nuovo al suo viso.
 
“Non lo dimenticherò,” lui replica, sogghignando verso il viso in fiamme di Brienne, e crede di riuscire a sentirla digrignare i denti. Lewys ferma la macchina delicatamente. “Siamo arrivati,” lui dice e, proprio come aveva programmato, la macchina viene circondata da un’orda di varysazzi, che scattano foto come se le loro vite dipendano da quello. Chi lo sa, lui pensa mentre scivola fuori dall’auto per poi posizionarsi in modo da permettere a Brienne di uscirne con un minimo di decoro, forse le loro vite dipendono davvero da quello.
 
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Nel corso delle settimane successive, Jaime usa ogni possibile idea ingegnosa che gli frulli nella testa per convincere Brienne ad uscire con lui quando non stanno lavorando insieme a un caso. Affiancando a ciò delle serate intime a casa, quando riesce a baccarla da sola senza Nym, o Nan, o Tyrion, o Addam intorno, lui pensa di stare finalmente facendo dei progressi.
 
Le occhiatacce di Brienne non sono più così sospettose quando la invita ad uscire anche senza avere un caso. Ovviamente, lui continua ad essere il suo complice quando lei ha un caso e ha bisogno di qualcuno che la aiuti ad entrare in un qualche posto o di qualcuno che le guardi le spalle, e se quello che lei gli offre per corromperlo è abbastanza cioccolatoso.
 
Poi, un paio di giorni prima dell’uscita del suo film, Jaime invita Brienne fuori a cena, chiedendole di indossare il suo piccolo vestitino nero preferito, che mettono in mostra le gambe senza fine di Brienne.
 
Lei si acciglia. “Qual è l’occasione?” lei domanda.
 
“Oltre al fatto che abbiamo la casa tutta per noi per un paio di giorni?”
 
Ed è così: Nan è andata a Nord per visitare dei parenti, mentre Nymeria è andata a Braavos per seguire una nuova pista sul nascondiglio di Bronn. Jaime un po’ si domanda se Nym ritornerà o se farà a Bronn ciò che Bronn ha fatto a Taena. Quel pensiero lo diverte più di quanto probabilmente dovrebbe.
 
“Sì,” Brienne risponde, riportandolo al presente, “oltre al fatto che abbiamo la casa tutta per noi.”
 
“C’è da festeggiare,” lui spiega. “Oggi abbiamo finito l’ultima traccia del mio nuovo album.”
 
Il viso di Brienne si illumina con un ampio sorriso. “Ma è meraviglioso!”
 
“Oltretutto il film uscirà dopodomani. Questa potrebbe essere l’ultima volta che potrò mostrare la mia faccia in pubblico.”
 
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Brienne si domanda perché continua a torturarsi così. Lei è un’idiota, Brienne pensa mentre finiscono con calma i loro caffè post-cena, decidendo infine che è ora di tornare a casa. Le mani di Jaime sono calde mentre le stendono il suo scialle sulle spalle, e lei prova a non tremare al suo tocco.
 
Lei è una dannata idiota. Fin da quando lui l’aveva presa in giro—crudelmente presa in giro—sull’uscire insieme per un appuntamento, lei stava morendo di una morte lenta causata da migliaia di tagli. Non aiuta il fatto che Jaime sia un cascamorto che flirta compulsivamente, ma certe volte...certe volte lei si chiede se ci sia qualcosa di più dietro le sue prese in giro.
 
Sempre più spesso, lei ha iniziato a domandarsi cosa farebbe Jaime se lei dovesse prendere sul serio uno dei suoi commenti stuzzicanti. Il più delle volte lei sa che lui si limiterebbe a correre via il più velocemente possibile dalla vita di Brienne, ma certe volte...certe volte...certe volte quello che si immagina le fa ardere il corpo e la fa struggere dal desiderio. Brienne vibra un po’ dal desiderio anche solo a pensarlo.
 
Lei allontana velocemente quei pensieri mentre salgono sulla limousine. Jaime dice a Lewys di riportarli a casa, alzando poi la parete per la privacy tra loro e il loro autista.
 
Jaime si volta per osservarla, inarcando un sopracciglio mentre la guarda. Lei si chiede se lui riesca a leggerle sul viso i suoi pensieri, e Brienne arrossisce.
 
“La cena è stata deliziosa,” lei sbotta. “Grazie.”
 
“Sono contento che ti sia piaciuta,” lui replica allegramente, e a lei manca il fiato quando lui le si avvicina leggermente. Lei sente che stasera il suo autocontrollo è appeso a un filo sottile che sta diventando ancora più sottile. Il fatto che non c’è nessun altro in casa non ha per niente aiutato durante gli scorsi giorni, e Jaime sembra provare piacere nel passeggiare per casa con addosso jeans aderenti e magliette che si avvinghiano al suo petto ben definito, e dèi
 
“Ti ho detto che questa era un’uscita fuori per festeggiare l’ultimazione del mio nuovo album, che verrà rilasciato sotto la mia propria etichetta discografica,” Jaime dice, strappandola via dai suoi pensieri.
 
Lei aggrotta la fronte. “Sì?”
 
“Bè…non ti ho detto proprio tutto.”
 
Brienne sente un’improvvisa fitta d’ansia, e spalanca gli occhi.
 
“Oh?”
 
“L’album è intitolato Pretty Pia, e il cento percento dei profitti andrà alla Fondazione Jeyne Poole, in nome di Pia ‘Jazz’ Peckledon. La Fondazione è un’organizzazione attivista la cui missione è di invocare giustizia per quelle vittime del crimine che non vengono considerate o che vengono trascurate dal sistema giudiziario e dai media. La giustizia dovrebbe essere per tutti, giusto? Non è quello a cui dovremmo aspirare? Auspicabilmente, l’album venderà abbastanza da fare in modo di mantenerli operativi ancora per qualche anno.”
 
Lui le rivolge un ampio sorriso dopo aver finito di parlare, ma sotto la facciata compiaciuta di Jaime, Brienne vede uno sguardo piuttosto ansioso nei suoi occhi, e si rende conto che Jaime sta sperando nella sua approvazione. C’è un qualcosa di assurdamente attraente e di stranamente dolce in tutto ciò, e il fatto che lui desideri l’approvazione di Brienne fa in modo che qualcosa scatti dentro di lei, e all’improvviso a lei non importa se farà la figura dell’idiota—
 
—lei gli si lancia addosso.
 
Lui non se lo aspettava, e ricade all’indietro sotto il peso di Brienne, sbattendo la testa contro la portiera della limousine. Il movimento improvviso li fa ruzzolare dai loro sedili, facendoli finire raggomitolati per terra.
 
“Oh, dèi,” lei dice, mentre si stende goffamente sopra di lui. “Oh dèi,” lei dice di nuovo, quando lui fa una smorfia toccandosi il retro della testa.
 
“Oh, dèi,” lei dice per una terza volta e, se non stesse morendo per l’imbarazzo, scoppierebbe letteralmente a piangere perché dannati dèi, non è nemmeno riuscita ad ottenere un singolo buon bacio da quella figuraccia.
 
Brienne inizia ad allontanarsi, per tornare nel suo sedile, pensando alla svelta che gli dirà che la macchina ha sbandato e lei è semplicemente...caduta..sulle labbra di Jaime...e dèi, lei spera di riuscire a trovare un buco in cui strisciare per non uscirne mai più—
 
—e le braccia di Jaime si stringono intorno a lei, e sembra che una delle mani di Jaime le stia fermamente afferrando il sedere, tenendola ferma contro di lui.
 
“Stavi provando a baciarmi?” lui chiede, e lei arrossisce così intensamente che sa che il proprio viso starà brillando nella penombra della limousine mentre oltrepassano le luci stradali. Brienne si morde il labbro e distoglie lo sguardo, mentre annuisce velocemente.
 
La mano di Jaime si stringe sul sedere di Brienne, mentre la sua altra mano si appoggia sulla nuca di lei per spingerla in basso verso di sé, e dopo lui la bacia e, questa volta, non ci sono dubbi.
 
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Le calze di Brienne sono a brandelli, le mutandine le sono state gettate via, e le dita di Jaime stanno facendo...cose...cose fantastiche, meravigliose…alla carne sensibile in mezzo alle sue gambe che le stanno facendo vedere delle scintille dietro le sue palpebre chiuse, quando all’improvviso Jaime si ferma, rialzando la bocca dal collo di Brienne, e guardandosi intorno, sbattendo degli occhi confusi.
 
Lei si acciglia, mentre muove i fianchi contro la mano di Jaime, tentando di convincerlo a tornare a fare quello che stava facendo.
 
“Credo che la macchina si sia fermata,” Jaime dice, anche se la premia facendo scivolare il pollice contro il bocciolo sensibile nascosto tra le gambe di Brienne.
 
Lei richiude gli occhi di colpo a quella sensazione, un basso gemito le fuoriesce dalla gola mentre si muove di nuovo contro di lui—ma poi lei capisce le parole di Jaime.
 
Brienne riapre gli occhi. “Si è fermata?”
 
Lui annuisce, guardandola con un ghigno sofferente ma compiaciuto.
 
Jaime fa scivolare ancora il suo pollice contro di lei, chiedendo, “Qui? O in casa?”
 
Le ci vuole un momento per comprendere cosa le stia chiedendo. È tentata di rispondergli di farlo qui, nella limousine, ma il fatto che ci sia qualcuno dall’altra parte del divisorio, che molto probabilmente sa esattamente cosa stanno facendo qui dietro, è ciò che la fa decidere.
 
“In casa,” lei risponde con voce stridula, per poi piagnucolare—letteralmente piagnucolare—quando Jaime rimuove lentamente e in modo riluttante le sue mani dal corpo di Brienne.
 
“Dèi,” lui grugnisce, “Continua a pensarla così.”
 
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Si affrettano a trovare i pezzi dei vestiti che si sono strappati di dosso a vicenda, e solo allora Brienne si rende conto che la camicia di Jaime non ha più i bottoni. Le calze e le mutandine di Brienne sono irreparabilmente rovinate, e lei avvolge nel suo scialle i resti di quello che riesce a trovare. Jaime si mette addosso la propria giacca, lei infila di nuovo i piedi nelle sue décolleté, e lui le rivolge uno sguardo ardente con occhi oscurati dalla lussuria.
 
“E’ meglio che tu abbia le chiavi pronte,” lui ringhia, “oppure finirò per scoparti davanti alla porta.”
 
Per un attimo, Brienne considera seriamente quell’idea, per poi cercare le proprie chiavi.
 
“Forse la prossima volta,” lei ribatte, per poi fiondarsi fuori dall’auto.
 
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Lasciano una scia di vestiti—o di pezzi di vestiti—dalla porta d’ingresso e su per le scale fino alla camera da letto di Brienne, dove ricadono, nudi, sul suo letto.
 
C’è una pausa momentanea quando hanno la realizzazione inorridita che hanno lasciato qualsiasi preservativo stessero portando con loro da qualche parte lungo il tragitto verso la camera da letto.
 
Brienne alza lo sguardo su di lui, ansimando, chiedendosi seriamente se sopravvivrebbero al tempo che impiegherebbero a trovare di nuovo i pantaloni di Jaime.
 
“Nym probabilmente ne ha qualcuno,” lei dice.
 
“Vuoi davvero correre il rischio di mettere le mani nei suoi comodini?”
 
Condividono un altro sguardo inorridito, e poi Jaime dice, “Dovrei averne alcuni nella mia camera da letto.”
 
“Ma è così lontano!”
 
“Sei porte,” lui ribatte. “Credi di riuscire a farcela?”
 
“Dèi, spero di sì,” lei risponde.
 
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Sopravvivono al viaggio verso la camera da letto di Jaime—ma è stata dura.
 
Lui trova una scatola di preservativi con un grido trionfante, e Brienne dice, “Grazie agli dèi,” e lo spinge sul letto.
 
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Più tardi, col suo corpo esausto e appagato, Brienne guarda Jaime dormire e riflette sul fatto che non ha mai avuto un orgasmo così facilmente in passato—e non ha mai avuto un orgasmo così potente prima d’ora—e lei non farà mai più del sesso così grandioso.
 
Le avventure di una notte sono solo quello, lei pensa con malinconia, per poi spingere via la tristezza.
 
Niente rimpianti, lei si dice con fermezza, mentre chiude gli occhi e scivola nel sonno. Niente rimpianti e niente aspettative.
 
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Jaime lancia un’occhiata al viso di lei, il mattino dopo, entrando in salotto, ed inarca un sopracciglio. “Il caffè è pronto?” lui domanda.
 
Lei annuisce, standosene in piedi in modo goffo al centro della stanza, torcendosi le mani.
 
“Ti stai pentendo della scorsa notte?” Jaime chiede con grande interesse, passeggiando verso il bar.
 
“No, no—è stato…grandioso. Come ben sai. Ma è solo…non devi—farmi il discorso del ‘non chiamarmi tu, ti chiamo io’. So che non sono la donna per te, Jaime,” Brienne sbotta.
 
“No?” lui dice. La voce di Jaime è leggera e divertita, e lei si acciglia per il fatto che a lui sembri non importare nemmeno.
 
La fa arrabbiare, anche se quello prova che ha ragione nel fermare questa follia prima che possa andare avanti...anche se la sua libido la sta implorando di farle avere anche solo un’altra notte nel letto di Jaime. È probabile che lei non verrà scopata mai più, senza contare che non verrà scopata mai più così bene, e quel pensiero la fa quasi piangere.
 
Si rende conto che Jaime ha detto qualcosa, e lei ritorna al presente.
 
Lui le sta sorridendo in modo ampio. “Ti ho chiesto se ti andrebbe qualcosa di più forte da bere invece del caffè.”
 
Lei arrossisce. “No,” lei sbotta. “Sto cercando di dirti che quello che è successo la scorsa notte—”
 
Lui ride. “‘Quello che è successo’? Vuoi dire uno degli esempi di sesso più strepitoso che io abbia mai avuto il piacere di provare?”
 
Lei trema a causa del modo rauco in cui lui pronuncia la parola piacere, per poi scuotere la testa, schiarendosela.
 
“La scorsa notte è stata uno sbaglio, e lo sai,” Brienne sbotta.
 
“Non è stata di certo uno sbaglio,” lui dice in modo fintamente dolce, “ma dimmi perché insisti tanto col fatto che lo sia?”
 
“Perché io non ho storie di una notte, Jaime!” lei si spezza, alzando le braccia in aria e iniziando a camminare avanti e indietro. “Non sono una delle tue groupie! Io non faccio sesso solo ai fini di fare sesso, e quello è tutto ciò che mi puoi offrire!”
 
Lui sorseggia il suo caffè, i suoi occhi verdi brillano per le risate, anche se la sta osservando con attenzione.
 
“Non ti ho offerto ancora niente,” lui afferma.
 
Brienne arrossisce. “E’ proprio questo il punto,” lei borbotta.
 
“Bè, il tuo punto è un po’ fallace. Avrei preferito avere questa conversazione tra qualche settimana, una volta che ti sarai abituata un po’ di più all’essere in una relazione sotto i riflettori, ma sembri essere completamente incapace di permetterti di divertirti un po', quindi suppongo che faremmo meglio ad avere questa conversazione adesso.”
 
Lei si sta accigliando, confusa. “Più abituata all’essere in una relazione sotto i ri—noi non stiamo insieme, Jaime!”
 
Lui sospira. “Certo che stiamo insieme, mia dolce piccola figlia dell’estate! È solo che non te ne sei accorta!”
 
“Noi abbiamo lavorato!”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Tu stavi lavorando; Io stavo avendo una relazione! E se avessi prestato più attenzione ai social media e ai siti di gossip da quattro soldi, allora sapresti che per quanto riguarda l’opinione pubblica, tu sei stata la mia ragazza da mesi ormai!”
 
Lei annaspa guardandolo. “È assurdo!”
 
Lui scrolla le spalle. “Ma è vero, comunque.”
 
“Io non sono—tu sei—questo è un qualche scherzo di cattivo gusto, non è così? Mi stai solo prendendo in giro!”
 
Jaime posa la tazzina del caffè e si allontana dal bar. “Ti sto prendendo in giro,” lui concorda amabilmente, “perché sei divertente tanto quanto sei affascinante.”
 
Lei resta ipnotizzata quando lui le si avvicina, appoggiandole le mani sulle spalle.
 
Il sorriso di Jaime è autoironico. “Mi rendo conto che non sono l’uomo più facile al mondo con cui essere in una relazione, ma speravo che almeno saremmo prima arrivati al punto in cui ti saresti accorta che stiamo insieme prima di rompere con me.”
 
Brienne si sente sul punto di svenire, la mente le va a raffica mentre rammenta le scorse settimane. Tutte quelle cene, e le prime dei film, e l’andare a fare shopping per negozi, e quella gita al parco—il museo—i locali notturni—
 
“Oh miei dèi,” lei soffia fuori, affondando sul divano.
 
“Ah,” lui replica con gioia, posandosi accanto a lei.
 
“Perché non me l’hai detto?”
 
“Io te l’avevo detto! Ti avevo anche chiesto di uscire con me per un appuntamento, ricordi? Non volevi credermi.”
 
Brienne lo ascolta a malapena, mentre scuote lentamente la propria testa. “Ma perché?” lei alla fine chiede.
 
“Perché sei meravigliosa,” lui risponde semplicemente, “e sono stato affascinato da quelle gambe da sempre. Tu sei una buona influenza su di me, mi fai desiderare di essere un uomo migliore, anche se preferirei se tu la smettessi di farmi finire preso a pugni un giorno sì e uno no. Comunque. Che c’è da non amare?”
 
Lei sbatte le palpebre e arrossisce.
 
“Oh, non mi aspetto che tu mi creda,” lui continua, “e non mi aspetto che anche tu sia innamorata di me. Voglio soltanto una possibilità di mostrarti che anch’io sono una cosa buona per te, proprio come tu sei una cosa buona per me.”
 
“Jaime...” Lei non sembra nemmeno se stessa, la sua voce è debole e sospirata, come se lei sia un qualche fiore delicato di donna invece della donna che è in realtà.
 
“Quindi, che ne dici, Brienne?” lui domanda, la voce di Jaime è un basso brontolio. “Vorresti uscire insieme a me per un appuntamento? Domani uscirà un nuovo film al cinema che potrebbe piacerti. Ho sentito dire che il protagonista maschile ha davvero molto talento.”
 
Quello la fa sbuffare dal naso e le fa alzare gli occhi al cielo. “Ed è anche molto modesto,” lei replica in modo secco.
 
Jaime scrolla le spalle e sogghigna. “Che ne dici?”
 
Brienne lo fissa, per poi arrossire mentre sorride lentamente. “Va bene,” lei risponde flebilmente.
 
Viene premiata con un veloce bacio, che è seguito da un bacio più lungo e più profondo, che è seguito da una pomiciata quasi disperata, che la porta a trovarsi nuda come quando è venuta al mondo, a cavalcioni sopra Jaime sul divano, cavalcandolo verso un orgasmo che si rivela essere anche migliore di quello che aveva provato la notte prima.
 
Mentre se ne stanno stesi insieme sul divano, col sudore che si raffredda sulla loro pelle, col corpo di Brienne che ancora vibra dalla soddisfazione, crogiolandosi nella sensazione delle dita di Jaime che le accarezzano spalla e schiena, Jaime ridacchia.
 
“Te l’ho detto che sarei stato una cosa buona per te,” lui mormora.
 
Brienne ridacchia. “E lo sei,” lei replica, chiudendo gli occhi.
 
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* Ahimè, questa parte era praticamente intraducibile, per colpa del fatto (che io a volte odio a morte) che in inglese il secondo pronome singolare (tu) e plurale (voi) è lo stesso: Il fottuto “you”.
 
Lì Jaime dice “I miss you”, intendendo dire a Brienne un bel “Mi manchi”, ma Brienne si autoconvince che lui intendesse semplicemente dire “Mi mancate (tutti voi)”. Visto che “I miss you” si può intendere in entrambi i modi.
 
 
 
 
 
 
 
- Questo era il finale dell’universo Megastar/Investigatrice privata! Ora vi lascerò le note dell’autrice, dove lei ha spiegato le sue idee ed ispirazioni per questo universo.

 
Nota dell’autrice: Megastar/Investigatrice privata:
 
Theme Song:  Life’s Been Good di Joe Walsh
   I have a mansion but forget the price
   Ain’t never been there, they tell me it’s nice
   I live in hotels, tear out the walls
   I have accountants pay for it all
   They say I’m crazy but I have a good time
   I’m just looking for clues at the scene of the crime
   Life’s been good to me so far
 
Questo è l’universo che ha dato inizio a tutto.
 
Questa storia era la mia premessa originale per NaNo (NdT. Il National Novel Writing Month è una competizione letteraria a cui l’autrice voleva partecipare all’epoca scrivendo questa storia con personaggi originali, prima di decidere invece di farla diventare una fanfiction su Jaime e Brienne), che doveva essere la mia versione del vecchio trope “una celebrità vuole in realtà essere un detective, quindi costringe un investigatore privato/poliziotto/quello che volete, ad averlo come aiutante”. Il mio colpo di scena doveva essere che la celebrità in questione si divertiva fin troppo come celebrità per voler fare delle stupide stronzate da detective—LOL—e proprio come quello show televisivo, l’A-team, aveva gag ricorrenti del tipo “come faranno a tirare fuori Murdock dall’ospedale psichiatrico questa settimana?” e “come faranno a far salire B.A. Baracus su un aereo questa settimana?”, la gag ricorrente della mia storia doveva essere “lei come farà a convincerlo ad aiutarla questa settimana??”
 
In realtà avevo scelto Melissa McCarthy per il ruolo dell’investigatrice privata (perché lei è così carina e ADORABILE quando non fa la voce stridula), ma non credo di essere mai riuscita a scegliere un attore per il ruolo del Megastar.
 
Ad ogni modo, grazie Jaime e Brienne, per avermi completamente fatto deragliare il progetto!!  LOL
 
Questo universo mi piace così tanto perché è divertimento fuori di testa (almeno per me, comunque), partendo da Jaime che si risveglia dalla sua nuba alcolica nel retro della limousine, passando per le avventure sessuali fuori controllo di Nymeria, fino all’uso del cioccolato da parte di Brienne per ottenere ciò che vuole...quest’universo mi fa ridere (...non che io sia di parte o altro...*cough*)
 
Credo di aver incanalato Tony Stark più che un Jaime Lannister dissoluto, ma spero che ne sia comunque valsa la pena- LOL.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Curiosità varie:
 
-  Mi ha fatto molto sorridere il tradurre tutta la situazione tra Jaime, Lysa e Cat in questo capitolo, considerando che nei libri Tywin voleva che Jaime sposasse Lysa, ma quando Jaime fu mandato a Delta delle Acque da ragazzino per conoscere la sua potenziale futura sposa, il nostro leone rimase più colpito da Cat, invece che da Lysa, perché considerava Cat una ragazza peperina con del fuoco dentro, e aveva riflettuto sul fatto che non gli sarebbe dispiaciuto sposarla. Purtroppo per Jaime, Cat era stata già promessa in moglie agli Stark, lol.
 
 
- È stato confermato che la HBO ha in programma un adattamento delle avventure di Duncan e Egg!!!! Yeeeey, l’ennesima storia di GRRM che adatteranno col culo, evviva!!!! Anche perché è stato confermato che la sceneggiatrice è la stessa che ha scritto uno degli episodi peggiori e più demenziali della prima stagione di HOTD, ma vabbè.
 
Ovviamente per noi fan di Jaime e Brienne, la storia di Duncan è molto importante, essendo lui l’antenato di Brienne, che si innamorò della bisnonna di Jaime (Rohanne), vivendo insieme molte situazioni analoghe a quelle dei nostri Braime. La loro storia è un vero e proprio omaggio di GRRM ai nostri amati.
Ma, ironicamente, potrebbero essere solo i loro nipotini, ovvero Jaime e Brienne ad avere il lieto fine che invece ai loro antenati non è spettato.
 
Vi spiego perché.
 
Dunk, l'antenato della nostra Brienne....lui ha avuto una morte tragica, morendo in un incendio stupidissimo a Sala dell’Estate per salvare Egg da se stesso, in pratica...ma ci sta, perché a differenza di Brienne, Dunk aveva avuto una vita bellissima e senza sofferenze, aveva pure avuto la fortuna di essere bello, infatti le avventure di Dunk e Egg è una delle saghe di libri più leggeri che GRRM abbia mai scritto...quindi per Dunk il finale tragico ci stava bene, perché non aveva avuto una vita tragica....mentre per Brienne è il contrario, ha avuto una vita che è tragica a livelli allucinanti fin dall'infanzia, quindi, di conseguenza, il suo finale non può esserlo, altrimenti sarà stato tutto inutile con lei, sarebbe una partenza nella sofferenza e una fine nella sofferenza...una roba senza senso alla D&D.
 
Le novelle su Dunk e Egg sono proprio leggere e divertenti. È praticamente il viaggio che Brienne fa nel quarto libro insieme a Pod, ma senza traumi e con problematiche molto più goliardiche invece che tetre e tragiche, lol.



Gli unici "problemi" che Dunk ha sono il fatto di comportarsi come il cavaliere perfetto, ma di non essere mai stato fatto cavaliere ufficialmente (proprio come la stessa Brienne in pratica, questo è un problema condiviso da entrambi) e Dunk è proprio costretto a mentire a riguardo, e poi c'è il problema del fatto che Dunk non è nobile. Tutto qui...sono gli unici scazzi che ha mai avuto nella vita.



Il problema di Dunk non nobile in realtà ha avuto molto peso proprio con la relazione con Rohanne. Rohanne e Dunk hanno un botto di cose in comune con Jaime e Brienne, partendo dalla differenza d'età (Rohanne è più grande di Dunk), e dal fatto che Rohanne quando incontra Dunk per la prima volta ha già alle spalle vari matrimoni e vari figli (tutti i figli e i mariti erano già morti a quel punto però), mentre Dunk era ancora vergine, ed era quindi anche intimorito dal modo piuttosto evidente in cui Rohanne gli faceva delle avances, perché, essendo Dunk molto bello, Rohanne ci prova quasi subito con lui, nonostante fossero praticamente nemici: Dunk era in una situazione un po' alla Brienne insieme a Cat contro Jaime, perché Dunk serviva un tizio che aveva fatto partire una faida contro Rohanne (per motivi futili, nulla di serio, è tutto leggero qui), e quindi Dunk aveva dovuto combattere, rappresentando il suo signore, contro il guerriero scelto da Rohanne, e in mezzo a battibecchi vari, Rohanne e Dunk avevano perso la testa l'uno per l'altra...ma il loro problema è un altro. Il problema è proprio che Dunk non è nobile mentre Rohanne invece sì.
Rohanne, essendo la bisnonna di Jaime...era infoiata di sesso. Voleva tanto vedere se Dunk fosse grosso ovunque, visto che era così alto... 


Nella storia di Dunk e Rohanne, c'è una scena di parallelismo con quella in cui Jaime consegna Giuramento a Brienne. Perché ad un certo punto Rohanne dà dei regali a Dunk quando lui deve andarsene (e lei gli regala anche un cavallo, come Jaime aveva fatto con Brienne lol). In quella scena Dunk nota anche quanto gli occhi di Rohanne siano belli, proprio come Jaime lo aveva fatto con Brienne.

Dunk aveva deciso di andarsene perché Rohanne, per sopravvivenza personale, si era vista costretta a sposare il tizio che Dunk serviva, e Dunk si era sentito tradito. Ma Rohanne gli dice, praticamente chiaro e tondo, che lei in realtà voleva sposarsi proprio con Dunk, che lei aveva sognato tutta la vita un uomo proprio come lui, che Dunk era esattamente l'uomo che aveva sempre voluto sposare, ma che lui aveva solo un difetto...non era nobile, e quindi lei non poteva sposarlo. Ma lei gli propone anche altro, in un disperato tentativo di tenerlo con sé...gli propone di restare lì come suo amante. Ma Dunk rifiuta, perché non potrebbe mai condividere Rohanne con un altro. Prima di andarsene però...limonano duro.

Lo sto scrivendo perché è super importante l'esito di questa scena paragonato a quello della scena parallela di Jaime e Brienne. Nella scena di Dunk e Rohanne...Rohanne fa una proposta a Dunk, e lui rifiuta. Nella scena di Jaime e Brienne, Jaime fa una proposta a Brienne (cioè di cercare Sansa per far riavere l'onore a Jaime), e lei...accetta, accetta anche tutti i regali che Jaime le ha fatto, tra spada, armatura, oro, cavallo...mentre Dunk aveva invece rifiutato i regali di Rohanne.

Questo è un punto che molti nel fandom usano per considerare come andrà avanti la storia di Jaime e Brienne, perché sappiamo che col fatto che Dunk ha detto no a Rohanne, lui in seguto aveva avuto una vita...solitaria, nella Guardia Reale, fino a morire con Egg (sì, prima di quello Dunk aveva figliato parecchio, se si è arrivati a Brienne, a quanto pare, ma ancora non si sa come hahah), mentre Brienne ha detto di sì a Jaime...che fa sperare che il lieto fine che non è toccato ai poveri Dunk e Rohanne, toccherà proprio a loro due invece, sposandosi, stando insieme, figliando, anche perché Jaime e Brienne non hanno un problema che invece avevano i loro antenati...per loro fortuna, sia Jaime sia Brienne sono entrambi nobili (e nel mondo di GRRM...non può essere un caso), lol.
 
Brienne era partita come membro di una guardia reale, mentre Dunk non era partito così, ma ci era finito…e poi è morto, come un pirla.
 
 
 
 

 

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Capitolo 22
*** Chapter 22 ***


Avvisi dell’autrice: Linguaggio scurrile canonico. Un botto di imprecazioni in questo capitolo. La parola stupro? Questo è un universo dark; accadono cose macabre o si discute di cose macabre. Per favore, leggete responsabilmente.
 
 
 
 
 
 
 
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“Non ho bisogno di una doccia fredda,” Jaime dice mentre si strappa il casco da testa e sfreccia verso la porta, “Ho bisogno di fottuta borsa per il ghiaccio infilata nei pantaloni!”
 
Brienne non sa se ridere o piangere, mentre abbassa lentamente la testa sulla scrivania. Invece si accontenta di un lungo e basso gemito frustrato, prima che anche lei si rimuova il casco, dirigendosi verso la propria doccia fredda, di cui ha disperatamente bisogno.
 
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“Lo sai qual è la cosa più triste?” Jaime le chiede una volta che sono tornati nella sala di controllo, spegnendo la Barriera per ciò che resta della nottata.
 
Brienne si acciglia e scuote la testa.
 
“Ho troppe aspettative di cui devo essere all’altezza,” lui brontola.
 
“Cosa?”
 
“Pensaci! Il Jaime Megastar è, bè, una megastar, e affronta regolarmente del pericolo con e per la Brienne Investigatrice Privata. Il Jaime Cantante ha aiutato la Brienne Contadina a trovare la fortuna che suo padre le aveva lasciato, e il Jaime Prigioniero aveva chiesto a Septa Brienne di sposarlo mentre era letteralmente vestito in un’armatura dorata! Voglio dire...qualsiasi cosa potrei pensare per far colpo su una ragazza nel nostro universo non sarà niente in confronto.”
 
Brienne distoglie velocemente lo sguardo, tenendosi occupata controllando lo stato del download dei dati sul suo portatile. “Bè,” lei replica con un sorriso determinato, “potresti sempre prenderti il merito, senza dire alla ragazza dove hai preso l’idea.”
 
Jaime apre la bocca e poi la richiude. “Giusto,” lui mormora, rivoltandosi verso il proprio portatile.
 
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Brienne sa di aver ferito Jaime col suo rifiuto di ammettere che c’è una possibilità che qualcosa stia accadendo tra loro due qui, nel loro universo.
 
Lei vuole ammetterlo. Vuole fidarsi di lui nello stesso modo in cui Septa Brienne si era fidata del Jaime Prigioniero. Lei vuole essere abbastanza coraggiosa da cogliere l’occasione, nello stesso modo in cui la Brienne Contadina era stata abbastanza coraggiosa da cogliere l’occasione col Jaime Cantante. Lei vuole essere abbastanza forte da afferrare ciò che vuole e al diavolo le conseguenze, come la Brienne Investigatrice Privata.
 
Ma nessuna di quelle Brienne sono lei, e lei non può essere sicura che qualsiasi cosa Jaime possa star provando o pensando qui, in quest’universo, non sia semplicemente un misto di echi dagli altri universi.
 
Lei guarda Jaime con la coda dell’occhio mentre lui guida per portarli via da Castello Nero. Lui è fin troppo bello per lei, Brienne pensa, e sono passati solo pochi mesi dalla sua rottura con Taena...e lui aveva rotto con Taena diverse volte da quando Brienne l’aveva conosciuto, e aveva sempre finito per riprendersela.
 
Lei chiude gli occhi contro l’ondata di ricordi non suoi, voltando la testa per guardare fuori dal finestrino dell’auto, verso la notte buia.
 
Non è coraggiosa quanto loro, lei pensa, sgonfiandosi. Non può semplicemente cogliere l’occasione e sperare che tutto andrà bene. Lei preferirebbe avere Jaime nella sua vita—in qualche modo—invece di perderlo quando gli echi degli altri universi svaniranno.
 
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Jaime chiude la porta con un sospiro mentre Brienne riporta un Pod assonnato nella propria camera. È tardi, e Jaime è esausto, ma non riesce ad evitare di meditare sulla Questione Brienne mentre si prepara per mettersi a letto.
 
Almeno non ha bisogno di farsi una doccia, lui pensa mestamente mentre si toglie i vestiti e scivola sotto le coperte. Le docce fredde vanno benissimo, ma riesce a pensare a dei modi decisamente migliori di alleviare la frustrazione sessuale che sa che entrambi provano quando tornano dagli altri universi…il che non è l’unica ragione per cui esiste in primo luogo una Questione Brienne su cui meditare, ovviamente…ma comunque.
 
Scivola nel sonno, avvolto da piacevoli fantasie miste ai ricordi degli altri Jaime. Il Jaime Megastar ha certamente avuto più varietà nelle sue esperienze rispetto a tutto il resto degli altri Jaime, anche se la prima notte di nozze del Jaime Prigioniero era stata intensa tanto quanto le altre esperienze di uno qualsiasi degli altri Jaime insieme alle loro Brienne.
 
Spalanca gli occhi, accigliandosi nell’oscurità.
 
Forse è questo che sta facendo trattenere la sua Brienne. Forse lui non è l’unico che ha delle aspettative con cui competere.
 
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Jaime sta ancora meditando sulla questione, quando Brienne arriva per un pranzo tardivo nella sua suite nell’attico, dove dà furtivamente uno stuzzichino o due a Pod dal proprio piatto. Brienne lo guarda male e lo rimprovera quando lo becca, ma lui si limita a rivolgerle il suo sguardo più innocente, mentre dà di nascosto un altro boccone di pollo al piccolo bastardino che sembra un ratto.
 
Brienne rilascia un sospiro di sopportazione e Jaime ride—venendo improvvisamente colpito dalla realizzazione che questo è soltanto loro. Questo: il piccolo bastardino che sembra un ratto e il pranzare e questo momento.
 
Lui sorride lentamente e gli occhi di Brienne si spalancano per poi offuscarsi, mentre lei arrossisce mantenendo il suo sguardo.
 
Il sorriso di Jaime si allarga.
 
Lui crede di avere una vaga idea di ciò che è talvolta noto come un ‘piano’.
 
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“Quale universo?” lui domanda mentre lei guida, riportandoli alla Barriera.
 
Brienne grugnisce. “Sono entrambi orrendi,” lei borbotta.
 
“Vero. Vuoi eliminarli dall’esperimento?”
 
Lei si acciglia, riflettendo, per poi scuotere la testa. “No. Siamo arrivati fino a questo punto. Inoltre, questa sarà l’ultima serie di esperimenti per molto tempo, e forse quando finalmente riusciremo a tornare alla Barriera, saremo alla ricerca di altri universi differenti per la nostra prossima serie di esperimenti.”
 
“Forse.” Jaime le lancia un’occhiata con quel luccichio stuzzicante negli occhi, che era stato lì sin dal loro pranzo. “Hai una preferenza su quale universo visitare nel prossimo esperimento?”
 
Lei scuote la testa. “E tu?”
 
“Dèi, no!”  Lui si acciglia, per poi dire, “D’accordo,” iniziando a scavarsi in tasca. Ne tira fuori un dragone d’oro, affermando, “Testa, è per l’universo Mad Jon; croce, è per il Principe e la Principessa.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo, ma annuisce.
 
Lui lancia la moneta in aria, la afferra e se la sbatte sul dorso della mano. Jaime guarda la moneta e dice. “Testa.”
 
Brienne fa una smorfia. “E vada per l’universo Mad Jon,” lei borbotta.
 
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Jaime avvicina un po’ di più la sua sedia a quella di Brienne, appoggiando la propria mano su quella di lei. Lei sobbalza, ma non si allontana.
 
Jaime si sporge in avanti, scrutando gli occhi di lei, che sembrano ancora più grandi e ancora più belli quando Brienne indossa quel ridicolo casco punteggiato. Lui riesce a vedere che lei è tesa e diffidente.
 
“Sei sicura che vuoi farlo?” le chiede.
 
Lei sbatte le palpebre, rispondendo, “No. Ma siamo scienziati, Jaime. Facciamolo comunque.”
 
Lui sorride, le stringe la mano per darle conforto, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne è rilassata, appagata, il sole la riscalda sulla sua pelle nuda. Ma non è nemmeno lontanamente paragonabile al modo in cui la stanno scaldando il peso del braccio di Jaime e la gamba di lui sopra di lei, tenendola vicino a sé. Lui sta sonnecchiando, il respiro di Jaime le stuzzica il collo e la spalla, e lei dice fortemente a se stessa di ricordarsi ogni tocco, ogni sensazione, per imprimere questo momento nella sua memoria. Lei chiude gli occhi, lasciandosi trasportare, e le sembra quasi come se il mondo distrutto che si trova a poca distanza da questo laghetto non esista.
 
Lei si era permessa di sognare nell’oscura privacy della sua piccola baracca, e la realtà ha superato tutti i suoi sogni...per certi aspetti. Lui è bellissimo e molto...lei si morde il labbro per impedirsi di ridere...entusiasta. Ci sono delle lievi ombre sui fianchi di Brienne lasciate dalle mani di Jaime; ci sono delle ombre più scure lasciate dalle labbra di lui sul collo e sul seno di lei. Quello su cui i suoi sogni sorvolavano, però, sono i marchi che lui le lascerà sul cuore. Sono quelli i marchi che la preoccupano di più.
 
Quando lui la lascerà...e lui la lascerà...
 
Lei si ricorda di Hyle che prendeva i soldi da quella folla di ragazzi che stava intorno al letto. Si ricorda l’umiliazione, il nero pozzo di disperazione in cui era discesa, e la sua determinazione nel non lasciarli vincere, che era tutto quello che poteva usare per strisciarne di nuovo fuori.
 
Brienne spinge via quei ricordi. È stato tanto tempo fa se si parla di esperienze vissute, anche se non a livello temporale. Il mondo è cambiato per sempre e ci sono, sorprendentemente, delle cose peggiori. Spera che riusciranno a convincere Hyle e i suoi amici a tornare all’Insediamento Martell insieme alle sorelle Sand, e per quanto riguarda Jaime...
 
Lei stringe con forza le labbra.
 
Forse Brienne riuscirà a convincerlo a restare...ma lui ha tre figli che hanno la priorità. Se dovesse decidere che sarebbero più al sicuro nell’Insediamento Martell...bè...lei non potrebbe implorarlo di rimanere. La sicurezza e il benessere dei bambini sono la priorità per tutti loro.
 
Jaime si muove, passando la mano sul petto di Brienne fino al fianco di lei. Brienne chiude gli occhi a quella sensazione.
 
“Riesco a sentirti pensare,” le mormora nell’orecchio e, a quello, lei riapre gli occhi, allungando il collo per guardarlo male.
 
“Mi sto rilassando,” lei replica.
 
“I tuoi muscoli sono tesi, e credo che tu non sia riuscita a sonnecchiare nemmeno un po’, vero?” Lui alza la testa, sorridendo, mentre continua ad accarezzare l’intera lunghezza del corpo di Brienne, in modo lungo e lento.
 
Lei sbatte le palpebre. “Stavi dormendo, Jaime,” lei ribatte, arrossendo leggermente mentre si ammorbidisce sotto il tocco di lui. “Come faresti a saperlo?”
 
“Ho imparato l’arte del sonnecchiare senza dormire,” lui replica con un occhiolino, sporgendosi per baciarla.
 
Lei si rilassa contro di lui, pensando che dovrebbero rivestirsi e tornare dagli altri; il cuore le si spezzerà ancora di più quando lui se ne andrà se lo rifacessero un’altra volta; Brienne non dovrebbe essere così distratta, anche se è stato solo per un paio d’ore, perché il mondo è troppo pericoloso per lasciarle abbassare la guardia per troppo tempo; potrebbero non resistere per un altro inverno, e il salvare i bambini dovrebbe essere il suo unico obiettivo.
 
Jaime se la tira stretta a sé, le mani di lui sono calde e minuziose, i baci di lui sono profondi e famelici. Lei va incontro a quella fame con la propria, e crede che potrà essere perdonata per il fatto di volere tutto questo, di voler cogliere qualsiasi momento di felicità riesca a trovare, non importa quanto sia fugace. Il mondo è finito, lei pensa mentre le carezze delle mani di Jaime diventano più esigenti, facendola annaspare e inarcare contro di lui, e se non c’è alcuna felicità da trovare, allora perché disturbarsi tanto a sopravvivere?
 
*/*/*/*
 
Quando tornano, ad Hyle basta una sola occhiata verso di loro per far sì che la sua espressione diventi fragorosamente sprezzante. Lui si volta verso Jaime, schernendolo, “Così mi hai rubato l’dea, non è vero?”
 
Jaime si acciglia, ma prima che possa replicare, Brienne chiede, “Che idea?”
 
Hyle replica, con occhi duri come la pietra, “Non te l’ha detto? L’Insediamento Martell non lo vuole fare entrare. Nessuno vuole lo Sterminatore di Re.”
 
Brienne assottiglia lo sguardo. “Quello che c’entra con la ‘tua idea’? Qual è la ‘tua idea’?”
 
Hyle ride, in modo ostile e arrabbiato. “Bè, scoparti in modo da controllarti, ovviamente. E tu sei proprio abbastanza stupida da cascarci! Ti sei scordata che lui è lo Sterminatore di Re? Pensi che non ti ucciderà una volta che non avrà più bisogno di te?”
 
Brienne boccheggia e Jaime si infuria. Fa un passo verso Hyle, digrignando i denti dalla rabbia, ma poi si ferma sui suoi passi quando Brienne inizia a ridere.
 
Jaime si volta a fissarla, scioccato dal fatto che dopo tutto quello che era accaduto negli anni dopo l’Evento, questo sia stato ciò che finalmente l’ha spezzata.
 
Brienne sta ridendo così forte che delle vere e proprie lacrime le stanno scendendo lungo le guance. Lei si ferma, guardando Hunt con occhi increduli, per poi scoppiare di nuovo a ridere a crepapelle. Si tiene lo stomaco con le mani mentre si piega in due dalle risate.
 
Tutti le altre persone nella radura—i bambini che non sono in perlustrazione, le sorelle Sand, e gli amici di Hunt—si affrettano verso di loro, e Jaime non sa se dovrebbe prendere a pugni l’espressione ugualmente confusa via dal volto di Hunt, o se dovrebbe gettare le braccia intorno a Brienne, dicendole che sarebbe andato tutto bene.
 
Finalmente, Brienne si ferma, cercando di riprendere fiato, alzando di nuovo lo sguardo su Hunt, gli occhi di Brienne nuotano in un mare di lacrime causate dalle risate.
 
Quella era la tua idea?” lei riesce finalmente a dire. “Credevi che tutto ciò che dovevi fare per controllarmi era scoparmi? Tu?” Lei inizia di nuovo a ridacchiare e si tappa la bocca con una mano, faticando nel cercare di controllarsi. “Oh, dèi—credevi davvero di star flirtando con me, non è così?” E lei inizia a ridere in modo irrefrenabile un’altra volta.
 
“Brienne?” Jaime dice, procedendo con cautela. Per un attimo, ha un improvviso duro ricordo di Cersei, del modo in cui si era comportata quella notte in cui lui era tornato a casa e l’aveva trovata a mettere dell’antighiaccio nel cibo dei bambini. Anche lei stava ridendo, quella volta, prima di iniziare ad urlare.
 
Jaime scruta intensamente Brienne.
 
No, lui pensa, non c’è quel vuoto assoluto che aveva visto negli occhi di Cersei quella notte. Brienne sembra solo…genuinamente divertita...e quello è ancora più disorientante.
 
Brienne riesce finalmente a controllarsi, e si raddrizza, asciugandosi gli occhi.
 
“Hyle,” lei inizia, quasi in modo gentile, “sei così fottutamente stupido, che sono tentata di castrarti anche solo per assicurarmi che tu non possa trasmettere quella stupidità a dei poveri bambini ignari.”
 
Hyle sputacchia e Brienne scuote la testa, alzando una mano.
 
“Mi avevate umiliata,” lei continua, e adesso la sua voce è fredda anche se Brienne ha ancora un sorriso in faccia. “Tu e tuoi amichetti. Mi avevate trattata come un gioco, come qualcosa da usare e rompere per il vostro divertimento, e poi mi avevate gettata via come spazzatura.”
 
Jaime emette un rumoroso respiro sibilante, abbassando la mano verso la propria pistola. Brienne gli lancia un’occhiata.
 
“Oh, non si era trattato di stupro, Jaime—era una scommessa da ragazzi di confraternita su chi di loro sarebbe riuscito a ‘sedurmi’ abbastanza da permettergli di...com’è che tu e i ragazzi avevate detto quella notte, quando ti stavano dando i soldi? Ah, già: ‘sverginarmi’.”
 
La mente di Jaime è in un turbinio di pensieri. “Gli stavano dando i soldi?”
 
Brienne fa un gesto noncurante a quelle sue parole. “Ti racconterò tutto più tardi.” Lei si volta di nuovo verso Hyle e i suoi amici. “L’unico motivo per cui ciascuno di voi è ancora vivo è perché c’è già stata abbastanza morte, e se la razza umana dovrà sopravvivere, dobbiamo smetterla di ammazzarci a vicenda. Ma solo perché vi ho permesso di restare qui non significa che io abbia dimenticato—o perdonato—quello che tutti voi avete fatto.”
 
Hyle sogghigna. “Ti stai rivoltando contro di noi solo perché lo Sterminatore di Re ti ha scopata. Lui l’ha fatto soltanto per convincerti a permettergli di farlo rimanere qui. Nessun altro è abbastanza stupido da averlo, non importa quanto lui se li scopi.” Lo sguardo di Hyle va a Tyene Sand e poi torna su Brienne, il suo sogghigno si accentua.
 
Brienne inarca un sopracciglio. “Non è per quello che mi ha scopata.”
 
La tensione nel petto di Jaime si alleggerisce leggermente.
 
“Non lo sapevi che ti avevo scopata per soldi,” Hyle ribatte.
 
“Bè, quello fa di te una puttana, Hyle, ma per quanto riguarda Jaime, bè, lui lo sapeva già che sarebbe il benvenuto qui, se dovesse scegliere di restare. Proprio come lo eri tu, proprio come lo sono tutti i bambini. Anche le nostre ospiti dall’Insediamento Martell sono le benvenute ad unirsi a noi, se lo desiderano.” Lei lancia uno sguardo a Tyene e dopo a Jaime.
 
“Sul serio?” Jaime commenta. “Pensi ancora...?” Lui sospira, alzando gli occhi al cielo.
 
Brienne gli sfodera un’occhiataccia accigliata, per poi far tornare la sua attenzione ad Hyle. “Non sono più la ragazza che conoscevi diverse vite fa.” Lei sorride leggermente. “E nemmeno allora ero così facilmente controllabile, non importa ciò che tu e i tuoi compagnucci di confraternita pensavate.”  Lei piega la testa di lato, esaminando attentamente Hyle e i suoi amichetti.
 
“Ne eri davvero convinto, non è così?” lei chiede, con le labbra che le iniziano di nuovo a contrarsi, così lei le stringe con fermezza. Brienne si schiarisce la gola, continuando, “Eri davvero convinto che io sarei stata, cosa? Abbastanza disperata da accontentarmi di te? Non sei davvero l’ultimo uomo al mondo, e anche se lo fossi, non ti prenderei lo stesso.” Lei scuote la testa. “Credo che sia meglio che tu e i tuoi amici torniate all’Insediamento Martell quando le mie ospiti saranno pronte ad andarsene.” Lei lancia un’occhiata alle sorelle Sand, che la stanno fissando con diversi gradi di rispetto e sorpresa. “Se vi vorranno, ovviamente.”
 
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Nei giorni successivi, è sorprendentemente difficile beccare Brienne da sola. O forse non è così sorprendente, Jaime pensa tristemente. Brienne lo aveva guardato a malapena dal suo scontro con Hunt e i suoi amichetti.
 
Bè, almeno sembra che Tyene abbia rinunciato al suo corteggiamento ostinato, quindi è già qualcosa.
 
Non che Jaime non sia altrettanto occupato. Pattuglia il perimetro, insegna ai bambini delle tecniche di sopravvivenza, passa del tempo coi suoi figli, e pensa a Brienne.
 
Sa che le altre persone di quest’insediamento non lo capiscono. Lui stesso non è sicuro di capirlo. Brienne non è qualcuna che si potrebbe definire bella. Lei ha la faccia sfregiata, ha il seno piccolo, è più alta di lui e lui è alto un metro e novanta, e lei probabilmente potrebbe spezzarlo in lui se lo volesse. È diversa da Cersei—bellissima, fragile, instabile Cersei—in ogni aspetto possibile...e forse questo è parte di ciò che lo attrae di Brienne.
 
Quando guarda Brienne negli occhi, non vede altro che onestà sotto la sua diffidenza e la sua rabbia. Quando le parla, sente la forza che sta alla base delle sue convinzioni e il suo desiderio di proteggere i bambini. L’inferno in cui sono sprofondati potrà averla segnata, ma non l’ha spezzata, e quello fa in modo che lui voglia proteggerla ancora di più.
 
Forse Jaime non ha bisogno di capire cosa lo attrae di lei, o il perché. Forse ha soltanto bisogno di accettarlo così com’è.
 
Si siede accanto al falò collettivo e la osserva con occhi cupi, mentre lei mostra un’altra volta ai bambini più piccoli come legare una trappola, ispezionando i loro sforzi. Il sole le splende nei suoi capelli color paglia, facendoglieli luccicare nella luce.
 
E lui vuole disperatamente scoparsela—o almeno stringerla tra le braccia—un’altra volta, anche se dovrebbe essere una cosa scontata. Almeno lo dovrebbe essere per lei.
 
Lancia un’occhiata ad Hunt, che è seduto al lato opposto del falò, e Jaime non riesce ad evitare di ghignare alla vista del viso gonfio e pieno di lividi dell’altro uomo. Hunt e i suoi amici lo avevano approcciato negli ultimi giorni, separatamente e insieme, cercando di fargli ammettere che lui è interessato a Brienne solo perché vuole il controllo dell’insediamento e dei bambini. Dopo tutto, lui un tempo aveva ucciso un Re in un tentativo non riuscito di conquistare il trono, a detta loro.
 
Lui si era limitato a deriderli e ad allontanarsi ogni volta che si imbatteva in loro...tranne una volta. Hyle Hunt aveva commesso l’errore di azzardarsi a chiedere se Jaime avesse chiuso gli occhi e avesse immaginato un’altra donna mentre si scopava Brienne, come aveva fatto Hunt. Il pugno di Jaime aveva rotto il naso di quel bastardo con uno scricchiolio appagante.
 
Jaime non vede l’ora che Hunt e i suoi compari se ne vadano.
 
Jaime osserva Brienne sorridere ai bambini per poi allontanarsi vero la sua propria baracca. Lui si rialza senza nemmeno guardare i suoi compagni, e si affretta a seguirla.
 
Forse riuscirà a convincerla almeno a parlargli; per farsi almeno dire se lei crede alle accuse di Hunt oppure no.
 
Lui bussa.
 
C’è un momento di silenzio e poi Brienne apre la porta.
 
Lei lo fissa in silenzio, il suo viso non ha espressione, i suoi bellissimi occhi blu sono guardinghi.
 
“È vero che l’Insediamento Martell Town non vuole farmi entrare,” lui inizia, “ma ciò non ha nulla a che fare con quello che è successo al laghetto.”
 
Brienne sbatte le palpebre, e Jaime si domanda cosa risponderebbe lei se lui le dicesse che tutto ciò che vuole è rimanere qui, con lei, e affogare nei suoi occhi blu.
 
Lui continua, “Non ho intenzione di degnare le accuse di Hunt di una smentita, ma se vuoi che io me ne vada, me ne andrò. Non me andrò molto lontano perché ho bisogno di rimanere vicino ai miei figli, ma potrei vivere fuori dall’insediamento se è questo che desideri.”
 
Lei si acciglia, piegando la testa di lato. “Perché dovrei volerlo?”
 
Lui aggrotta la fronte. “Mi stavi evitando.”
 
“Bè, ero imbarazzata dall’idea che tutti potessero capire quello che abbiamo fatto anche solo guardandoci.”
 
Jaime inarca un sopracciglio. “Davvero. Tutto qui?”
 
Brienne arrossisce. “Bè…” lei abbassa lo sguardo, sposandosi sul posto in modo imbarazzato. “Mi sono venute le mestruazioni,” lei borbotta.
 
Jaime si acciglia. “E quindi?”
 
Il rossore di Brienne si intensifica. “E…bè…sai…”
 
Il cipiglio di Jaime si acuisce. “Pensi che si tratti solo di sesso?”
 
Lei rivolge una breve occhiata al viso di Jaime, prima di distogliere nuovamente lo sguardo.
 
“E’ così,” lui si dà una risposta, il proprio cipiglio svanisce.
 
“Bè, che altro c’è?” lei mormora.
 
Jaime si morde il labbro per evitare di ridere. “Bè il sesso è certamente importante,” lui replica, con una voce così solenne che lei finalmente lo guarda abbastanza da rivolgergli un’occhiataccia sospettosa. “Era passato molto tempo dall’ultima volta che l’avevo fatto,” lui aggiunge, facendo spallucce. “Ma non ti ho scopata soltanto perché volevo scoparti...anche se volevo davvero davvero davvero farlo, in caso tu non l’avessi notato. Ma questo...quello che sta succedendo tra noi due...è anche alimentato dal tuo coraggio, dalla tua forza, dalla tua determinazione, dal tuo ottimismo, dal modo in cui hai fatto tutto il possibile per proteggere i bambini che si trovano sotto la tua responsabilità, dal modo in cui non ti fai abbattere da nessuno e da un milione di altre cose che non ho il tempo di descriverti perché ci metterei una vita intera, e tutto questo fa in modo che io voglia scoparti di nuovo fino a quando non griderai il mio nome.”
 
A quello, Brienne rialza di scatto la testa, gli occhi le si spalancano e le diventano più scuri. Lei volta la testa velocemente per guardarsi intorno.
 
“Jaime! Non si può mai sapere chi potrebbe stare ascoltando!”
 
Jaime scrolla le spalle, sporgendosi più vicino a lei. “Lasciali ascoltare. Diremo ai bambini più piccoli che ti sto facendo il solletico senza pietà.”
 
Lei sbatte le palpebre, e poi un sorriso riluttante le piega le labbra.
 
Lui sorride mentre un po’ della sua tensione si scioglie. “Avevi creduto a quello che aveva detto Hunt?”
 
A quello, lei sbuffa leggermente dal naso. “Non credo a niente di quello che dice Hyle,” lei risponde in modo secco. “Come avevo detto a lui, non era necessario che tu mi scopassi per rimanere qui, ed entrambi lo sapevamo prima di quella giornata al laghetto.”
 
“E allora perché mi stavi evitando?”
 
Brienne scrolla le spalle. “Tyene è bellissima.”
 
“Sì, lo è,” lui ribatte, “ma lei non è te.”
 
“Non c’è niente di speciale in me.”
 
“Lascia che a deciderlo sia io, va bene?”
 
Lei si acciglia.
 
Lui si sporge ancora più vicino, mormorando, con voce bassa e peccaminosa, “Fammi entrare e ti farò vedere quanto sei speciale.”
 
Brienne si lecca le labbra, e lui quasi grugnisce. “Come—come—ho detto prima, ho il ciclo.”
 
Jaime allunga una mano e le accarezza la guancia. “Non sto parlando di sesso,” lui dice, “anche se non sono contrario ad una rovente sessione di pomiciate, se ti va.” Lui sorride. “Hai delle mestruazioni dolorose? Hai bisogno di un massaggio alla schiena o qualcosa del genere?”
 
Lei boccheggia guardandolo. “Un massaggio alla schiena?”
 
Lui scrolla le spalle. “Cersei era solita avere delle mestruazioni molto dolorose. Un massaggio alla schiena sembrava aiutare.”
 
“Non...non ho mai ricevuto un massaggio alla schiena,” Brienne replica con dell’interesse crescente.
 
“Allora fammi entrare.”
 
Brienne sorride lentamente, facendosi da parte per lasciarlo passare.
 
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Un paio di giorni più tardi, le sorelle Sand se ne vanno, portando con loro Hyle, i suoi compari e Margaery Tyrell. Brienne non è sorpresa; Margaery è invaghita di Mark Mullendore e, anche se avevano tentato di convincerla a restare, lei è determinata a rimanere con l’uomo che dice di amare.
 
La vita è un po’ più difficile adesso che Margaery e gli altri li hanno lasciati, con solamente cinque sedicenni e due adulti rimasti a proteggere gli altri. Comunque, la vita è abbastanza tranquilla e forse anche...Brienne osa a malapena pensare a quella parola: felice.
 
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La tarda primavera si trasforma in un’estate piena di lunghe giornate calde e asciutte, e Brienne è grata che si siano stabiliti così vicini al fiume. Finiscono finalmente il mulino ad acqua e lei e Gendry, Robb e Ygritte vanno ad Approdo del Re a frugare per trovare dei tubi e delle grondaie. Quando tornano, Gendry, Edric e Mya rattoppano un sistema d’irrigazione improvvisato così da poter innaffiare le loro coltivazioni fin troppo misere giorno dopo giorno passati senza pioggia. Le giornate non hanno fine mentre il calore e il sole fanno seccare gli alberi che li circondano.
 
Brienne e Jaime ripetono in continuazione ai bambini quanto ci sia bisogno di fare attenzione al loro falò collettivo, del dover controllare sempre che non ci siano scintille o del fatto che devono assicurarsi che il fuoco sia quasi spento o completamente spento prima che si ritirino nelle loro baracche per dormire. Jon Snow e Jeyne Westerling lavorano coi bambini più piccoli per costruire delle zattere che possono tenere pronte sulla sponda del fiume, mentre Jaime addestra tutti loro—anche Rickon e Tommen—sulle procedure di evacuazione.
 
“Almeno il fiume è relativamente calmo da qui alla Baia,” Jaime mormora un pomeriggio, mentre è fuori a cacciare insieme a Brienne.
 
Lei annuisce. “E’ comunque profondo in alcune zone.” Lei scuote la testa, sospirando. “Aveva piovuto di più lo scorso anno.”
 
Jaime ghigna guardandola. “Non puoi controllare ogni cosa, Brienne. E tu e i piccoli avete fatto dell’enorme progresso in soli due anni. Più di quanto non abbiano fatto altri.” Lui fa una smorfia per poi scuotere la testa. “Avete costruito dei ripari, stabilito e mantenuto un perimetro protettivo. State coltivando, raccogliendo e conservando del cibo per l’inverno. Avete acqua, e siete abbastanza vicini a ciò che resta di una città per poter rovistare e cercare quello di cui avete bisogno quando ne avete bisogno.”
 
“Ma non basterà, vero? Non saremo in grado di restare qui, non è così?”
 
Jaime esita. “Potremmo,” lui risponde, facendo spallucce. “E’ solo che non mi piace non avere un campo visivo.”
 
“Nessuno riuscirà a trovarci, se non saremo noi a mostrar loro dove siamo.”
 
“Non è del tutto vero ormai. Hyle Hunt e i suoi compari non hanno più alcun motivo per proteggerci. L’Insediamento Martell è abbastanza amichevole al momento...ma se a loro iniziassero a scarseggiare le risorse, sapendo bene che noi le abbiamo? Che faremmo in quel caso?”
 
Lui si guarda intorno, verso gli alberi e la sterpaglia. “Siamo nascosti; ma lo è anche chiunque altro possa venire a cercarci.”
 
“Quindi che stai suggerendo?” lei ringhia.
 
Jaime sospira, massaggiandosi la tempia. “Voglio un qualche posto alto, così da farci avere un campo visivo in tutte le direzioni. Un qualche posto che potremmo rinforzare con cibo e acqua, armi e munizioni. Un qualche posto dove potremmo resistere a un assedio, se ne dovessimo avere bisogno.”
 
Brienne si ferma e si volta a fissarlo. “Vuoi un castello,” lei afferma in tono piatto.
 
Lui fa un sorrisetto. “Voglio un castello.”
 
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La sala di controllo torna a fuoco, e Brienne si volta verso Jaime con un cipiglio.
 
“Come cazzo faranno a mantenere un castello con due adulti e diciannove bambini?” lei ringhia.
 
Jaime alza le mani in finta resa. “Non chiederlo a me, Brienne! Chiedilo al Jaime dell’universo Mad Jon!”
 
“Tu hai i suoi ricordi!”
 
“E tu conosci le regole: non ci scambiamo informazioni su quello che le nostre controparti sanno.”
 
“Lui li farà finire tutti ammazzati!”
 
Jaime sospira, sporgendosi più vicino. “Quell’universo li farà finire tutti ammazzati.”
 
Brienne sbatte le palpebre e ringhia, e Jaime non riesce ad evitare di ridacchiare.
 
“Abbi un po’ di fede nella Brienne dell’universo Mad Jon,” lui dice, “e negli altri. Sono riusciti a sopravvivere fino ad ora, sai.”
 
Lei si placa, borbottando sottovoce quelle che Jaime è certo siano imprecazioni.
 
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Il computer fa bip e si preparano con della cupa determinazione.
 
Una volta che sono pronti per l’esperimento, Brienne lo guarda male, ringhiando, “Odio questo fottuto universo,” e preme invio.
 
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--- Piccolo momento “pubblicità”. Ho iniziato a tradurre una fanfiction su HOTD qualche settimana fa. Non mi sarei mai aspettata di tradurre quel tipo di storia….ma eccoci qui. Me ne sono troppo innamorata.
So che alcuni di voi già l’avevano notato, visto che ho improvvisamente trovato alcuni di quelli che seguono o recensiscono o hanno tra le preferite questa ff anche a mettere tra le preferite/seguite/o a recensire anche quella storia, quindi grazie del supporto <3
 
Vi lascio il link, se vi andasse di dare un’occhiata ad una storia davvero unica e inspiegabile, lol: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4053153


 
 
 
--- Traducendo, mi è venuta in mente una piccola curiosità random (lo ammetto mi è venuta in mente in base all’ultimo capitolo della ff su HOTD che ho tradotto, cioè il quarto…chi sa, sa.)
 
A volte questa cosa può sfuggire ai lettori, ma è piuttosto ovvio che Oberyn stesse avvelenando Tywin poco prima della morte di entrambi, nei libri. Ne abbiamo chiari indizi, anche per via di alcune battutine di Oberyn.
 
Oberyn è infatti esperto di veleni, e Tywin mostrava i sintomi di un determinato veleno prima di morire per mano di Tyrion. Un veleno che causa una morte lenta, chiudendo stomaco e intestino alla vittima, e che poteva apparire naturale.
 
Anche il fatto che Tyrion lo avesse trovato in bagno era possibilmente collegabile alla sensazione di dover andare a tutti i costi in bagno che un certo veleno riesce a causare. Il veleno in questione si chiama ‘Sangue di Vedova’.
 
Quindi sì, Tywin sarebbe morto comunque, indipendentemente da Tyrion.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Chapter 23 ***


Avviso dell’autrice: Probabilmente ormai già sapete che non scrivo cose troppo grafiche, ma questo è solo un promemoria che qui ci troviamo in un universo dark; accadono cose macabre o si discute di cose macabre. Per favore, leggete responsabilmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
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Il più alto complesso di uffici di Approdo del Re, la Torre Baratheron, è stata esposta a due anni di accumulo di polvere nel proprio atrio. Anche i ribelli erano stati qui, ad un certo punto, durante la caduta di Approdo del Re. Brienne riesce a vedere dove le mura sono sfregiate da segni di bruciature di fuochi spenti da tempo. Lei si domanda cosa sia successo qui, come si siano spenti i fuochi. Per un attimo, riesce a vedere le urlanti folle inferocite, e si chiede se qui ci fosse stato qualcuno a cercare di fermarle. Si chiede se sotto le macerie risiedano le ossa di qualcuno che aveva semplicemente provato a frenare la follia.
 
Lei si domanda come sia stato trovarsi in quegli uffici costosi immediatamente dopo l’Evento. Dovrà essere stato irritante all’inizio...tutt’al più...dopo che la corrente se n’era andata. Forse sarà stato un po’ allarmante una volta che si erano resi conto che dovevano far evacuare l’edificio camminando per una tromba di scale nera come la pece. Forse un paio di loro avevano delle torce che funzionavano ancora...forse.
 
Si domanda per quanto a lungo le persone avevano aspettato prima di decidere di andarsene. Si domanda come si erano sentiti nel fare quella lenta e lunga discesa lungo quella tromba di scale buia, il sollievo quando avevano raggiunto la strada...per poi accorgersi che nemmeno i veicoli funzionavano. Si domanda—
 
“Smettila,” Jaime mormora, e lei si volta, sbattendo le palpebre.
 
“Non pensarci,” lui aggiunge, con della gentilezza che si cela dietro la cruda sofferenza nel suo sguardo. “Non immaginarlo.”
 
“Come...?”
 
Il mezzo sorriso di Jaime è triste. “Cersei era internata nell’istituto psichiatrico di Maegor. Certe volte è come un incubo ad occhi aperti quando ci penso troppo.”
 
“Mi dispiace.”
 
“Già. Anche a me.” Lui distoglie lo sguardo. “Troviamo delle scale.”
 
*/*/*/*/*
 
Accendono le loro lanterne e salgono, attentamente e lentamente, verso il piano più alto, e da lì trovano l’accesso per uscire fuori sul tetto, trovandosi nel calore e sotto il sole.
 
“Grazie agli dèi sono solo venti piani,” Jaime si lamenta.
 
“E’ comunque dannatamente alto,” Brienne borbotta.
 
“Scendere sarà più facile.”
 
Camminano fino al bordo e Brienne scansiona ciò che può vedere della città, mentre Jaime scruta col binocolo la Collina di Visenya.
 
Lei si volta lentamente, camminando verso il margine nord dell’edificio. C’è la Collina di Rhaenys, dove i resti del Palazzo di Rhaegar sono ancora in piedi. Ai piedi della Collina c’è Fondo delle Pulci—rinnovato in un quartiere di shopping alla moda—ora nient’altro che rovine bruciate.
 
“Ci sono persone che vivono nelle rovine del Gran Tempio,” Jaime le grida.
 
Brienne si acciglia. “E’ su una collina, facilmente rinforzabile. Ha senso.”
 
“E c’è della terra disponibile per delle coltivazioni, e vedo che le coltivazioni stanno crescendo. Sembra che abbiano anche degli animali. Vedo dei recinti.”
 
A Brienne viene improvvisamente l’acquolina in bocca. “Bestiame?” lei chiede in modo speranzoso. Le piacerebbe tanto assaporare di nuovo della carne di manzo.
 
Il sorriso di Jaime è fugace. “Forse. Non vedo niente nelle aree recintate. Forse gli animali che avevano sono morti.”
 
Brienne si sgonfia. “Forse.”
 
Lui si unisce a lei sul lato nord del tetto, alzando i binocoli per scrutare la Collina di Rhaenys e le macerie del palazzo argentato di Re Rhaegar, che lui aveva costruito dopo la morte del Re Folle. Anche adesso, le parti del palazzo che non erano state annerite dal fuoco risplendono ancora sotto i raggi del sole.
 
Jaime dice, “Non stavi per niente esagerando quando mi hai detto che Approdo del Re era stata bruciata.”
 
“No,” lei replica, con voce morbida. “Mi stupisce che così tanto della città sia rimasto intatto.” Lei sospira. “Ovviamente, i danni peggiori sono stati intorno al Palazzo. Quando le persone vogliono risposte, si rivolgono al Re.”
 
Jaime abbassa i binocoli e la guarda. “Hai mai parlato ad altri sopravvissuti?”
 
“Oh, sì,” lei risponde, “avevamo visto molti sfollati nel tragitto verso Approdo del Re, anche se cercavamo di tenere i bambini al sicuro, lontani da occhi esterni. C’erano quasi un milione di persone in città, dopo tutto, e la maggior parte di loro stava cercando di capire dove andare e cosa fare.” Lei fa una smorfia. “Non so cosa accadde al Re. Per quanto ne so, lui potrebbe essere ancora lì, vivendo nel suo Palazzo distrutto e cercando di ricostruire il mondo.”
 
Jaime sbuffa col naso. “Forse Re Rhaegar potrebbe sorprendermi per una volta,” lui borbotta mentre riporta ancora una volta i binocoli ai propri occhi. “Ma tutte quelle persone…dèi…”
 
“Non immaginarlo,” Brienne dice quietamente. “Sono certa che era stato lo stesso a Meereen, o in qualsiasi altra città.”
 
“Forse,” lui replica, con un viso cupo. “Non è una consolazione.”
 
“No.”
 
Restano in silenzio fino a quando Jaime non dice, infine, “Credo che ci siano delle persone anche nel Palazzo. O almeno c’erano. Riesco a vedere quelli che sembrano dei fuochi da campo.”
 
Brienne annuisce, mentre si incamminano verso il bordo est del tetto, fissando la Fortezza Rossa.
 
“Che buffo,” lei mormora. Jaime inarca un sopracciglio e lei scrolla le spalle. “Il Palazzo di Rhaegar è distrutto ma la Fortezza Rossa è ancora in piedi.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro, scrutando ancora una volta coi binocoli. “Da qualche parte, riesco a sentire la risata del Re Folle.”
 
*/*/*/*/*
 
Passano la notte sul tetto. L’aria è calda anche dopo che il sole è tramontato, cercando segni di vita nei resti della città mentre i fulmini illuminano l’orizzonte.
 
Anche adesso, Brienne pensa, c’è un qualche tipo di aspra bellezza in tutto ciò mentre vedono, qua e là, uno sprazzo di luce che prova che ci sono ancora dei sopravvissuti tra le rovine.
 
“Dormi un po’,” Jaime dice infine. “Farò io il primo turno di guardia.”
 
Brienne annuisce, dandogli il bacio della buonanotte.
 
*/*/*/*/*
 
“Potremmo difendere questo posto?” Brienne chiede la mattina dopo mentre mangiano la loro colazione di maiale affumicato, focaccia e acqua.
 
Jaime scrolla le spalle. “Potremmo difendere qualsiasi posto,” lui risponde. “La domanda più importante è per quanto a lungo l’edificio resterà in piedi.”
 
Brienne si acciglia. “Centinaia di anni,” lei replica.
 
“Davvero?” Jaime scuote la testa con un sospiro frustrato. “Volevo usare questo posto come nostro castello, ma senza un sistema di climatizzazione per far circolare l’aria, avremo bisogno di rimuovere almeno un pannello di vetro da qualunque piano occuperemo.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “E’ un sistema chiuso, sì, ma passerebbero anni prima di soffocare in quell’edificio!”
 
Jaime grugnisce dalla frustrazione. “Non ne so abbastanza di come sono stati costruiti i grattacieli per sapere se ci sarebbe o no abbastanza aria fresca ad infiltrarsi nell’edificio, anche senza un sistema di climatizzazione—ma poi non abbiamo nemmeno un modo di preservare la struttura. Se le finestre dovessero indebolirsi e cadere, non c’è nulla che potremmo fare a riguardo, eccetto sigillare gli spazi vuoti. E anche se potremmo usare il tetto come giardino, non è abbastanza spazio per far crescere abbastanza cibo da sostenere una popolazione in crescita, su qualsiasi lasso di tempo.”
 
Brienne alza le mani in segno di resa. “Questo posto è stata una tua idea!”
 
Jaime sospira. “Lo so.” Lui si alza in piedi, vagando verso il bordo est, accigliandosi verso la Fortezza Rossa. “Dèi. L’ultimo posto che vorrei chiamare casa nostra è la Fortezza Rossa,” lui mormora.
 
Brienne si acciglia. “Lo so che ha un sacco di brutti ricordi per te—”
 
“Lo sai?” Lui si volta e la guarda male, con occhi freddi e arrabbiati. “Non hai una cazzo di idea di tutti i ricordi che quell’ammasso di pietre rappresenta per me!”
 
Brienne sbatte le palpebre, presa alla sprovvista, per poi dire quietamente, “No. Non ce l’ho. Ma so che non possiamo permettere che quei ricordi ci tengano in ostaggio.” Lei si tocca la propria guancia sfregiata. “Dobbiamo andare avanti.”
 
Jaime sembra ricoprirsi immediatamente di vergogna. “Brienne—”
 
“Va tutto bene,” lei dice, rivolgendogli un mezzo sorriso. “Davvero. Ma tu volevi un castello e quello—” lei fa cenno verso la Fortezza Rossa— “è l’unico che vedo.”
 
*/*/*/*/*
 
Si incamminano verso la Fortezza Rossa dove loro passano un paio di giorni a ispezionare vari edifici del castello e a dormire in cima alla spessa muraglia che protegge il castello. Fanno a turno nel fare la guardia e osservare, aspettando di vedere se qualcuno sbuchi fuori da un qualche angolo segreto della Fortezza Rossa. Verso la fine del terzo giorno, determinano che oltre a loro due non c’è nessun’altra persona lì...tranne che per le ossa degli uomini che avevano attaccato Brienne il giorno in cui aveva conosciuto Jaime, i cui resti possono ancora essere visti ai piedi dell’uccelleria del maestro.
 
Prendono le ossa e le gettano giù dalle mura est, per poi esplorare cautamente la Fortezza Rossa con un occhio di valutazione. Ci sono dei giardini spaziosi, anche se incolti, dentro le mura del castello, e scoprono che l’antico e pesante ponte levatoio può ancora essere alzato e abbassato usando delle catene e delle pulegge.
 
“Mi meraviglio che funzioni ancora,” Jaime borbotta mentre lo rialza, e lei annuisce. “E’ passato quanto? Dieci anni da quando Re Rhaegar ha abbandonato questo posto?”
 
“Più o meno, sì,” lei risponde, rabbrividendo. Nonostante le proprie parole coraggiose sul tetto della Torre Baratheon, la Fortezza Rossa simboleggia la follia sanguinaria di Re Aerys II. Fin troppe persone erano passate attraverso questo ingresso solo per poi svanire dietro queste imponenti mura rossa; c’erano fin troppe storie sussurrate sulle atrocità commesse nel nome del Re Folle.
 
Lei rabbrividisce di nuovo.
 
Re Rhaegar aveva provato a ripartire da zero costruendo un palazzo, non un castello, sulla Collina di Rhaenys, e la maggior parte delle persone faceva del suo meglio per far finta che la Fortezza Rossa non esistesse, specialmente dopo che il Fortino di Maegor era stato convertito nell’istituto psichiatrico di Maegor. Brienne suppone che non dovrebbe essere sorpresa dal fatto che nessuno dei sopravvissuti di Approdo del Re abbia scelto di vivere qui.
 
Lei lancia un’occhiata a Jaime. “Pensi davvero che saremmo più al sicuro qui?”
 
Jaime sospira. “Non lo so,” lui risponde, “ma qui avremmo mura e un ponte levatoio, e potremmo vedere cosa viene verso di noi…fino ad un certo punto, comunque. Nella foresta, siamo nascosti, ma lo è anche chiunque altro, e siamo fin troppo vulnerabili agli animali e alla natura.”
 
“Abbiamo diciannove ragazzini. Sarebbe praticamente impossibile difendere questo posto.”
 
Jaime le rivolge un cupo cenno col capo.
 
“Vero. Ma non possiamo rimanere nella foresta. E c’è dell’altro, a seconda di quanto a lungo termine vogliamo pianificare.”
 
Brienne gli rivolge un cipiglio perplesso.
 
“L’accampamento è sul fiume, leggermente a valle da dove il fiume dell’Occhio degli Dèi incontra il fiume delle Rapide Nere. Entrambi sono stati arginati quasi cent’anni fa. Adesso nessuno sta curando quelle dighe.”
 
Lei prende un brusco respiro sibilante. “Quant’acqua c’è ancora nelle riserve?”
 
“Abbastanza da spazzare via qualsiasi cosa sul proprio cammino fino alla Baia delle Acque Nere, non importa quale diga si rompa.”
 
“Ma ci vorrebbero almeno un centinaio di anni prima che una delle dighe si guasti. Vero?”
 
Jaime le rivolge un sorriso sardonico. “Vero. O potrebbe accadere domani.”
 
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Si fanno strada sulle mura della Fortezza Rossa, camminando per osservare a sud e attraverso la foce della Baia delle Acque Nere.
 
“L’insediamento Martell dista un giorno a piedi in quella direzione,” Jaime dice, indicando.
 
Brienne strizza gli occhi, e immagina di poter vedere, molto debolmente, delle piccole colonne di fumo che serpeggiano verso il cielo, anche se forse è soltanto un’illusione. Almeno sa che loro sono un qualche tipo di alleato, a differenza dei sopravvissuti sconosciuti che vivono qui ad Approdo del Re.
 
Passeggiano sulle mura per guardare verso ovest, verso il loro stesso insediamento. Jaime si porta i binocoli agli occhi, per poi ringhiare un’imprecazione. Lui li spinge verso Brienne, e lei osserva attraverso quei binocoli con un cipiglio perplesso.
 
Ma poi, lei lo vede e si congela con orrore, con la sua mano che stringe con forza il braccio di Jaime.
 
Lì, all’orizzonte, nelle profondità della foresta—
 
Fuoco,” lei sussurra.
 
*/*/*/*/*
 
Loro due ci impiegano solamente un giorno e mezzo a tornare all’insediamento, alternando tra il correre e il camminare, e dormendo solo per un paio di ore prima di riprendere a muoversi. Mescolato all’odore dell’estate che avvizzisce sotto al calore del sole c’è il fumo, e Jaime si chiede quanta strada abbia fatto il fuoco se riescono già a sentirne l’odore. Il vento si è spostato nella notte, e lui crede che ormai sia dietro le fiamme. La paura lo attanaglia in un modo in cui non credeva fosse ancora possibile dopo l’Evento e dopo tutto quello che era accaduto da allora.
 
Quando raggiungono l’insediamento, il fumo sta diventando più denso in maniera costante, e Jaime immagina di riuscire a sentire il fuoco mentre consuma tutto nel proprio tragitto verso di loro.
 
Trovano la maggior parte dei ragazzini più piccoli accalcati nell’insediamento, ma i cinque più grandi e Bran non ci sono.
 
“Stanno provando a vedere da dove sta arrivando il fumo,” Sansa spiega. “Si sono portati Bran perché è il migliore ad arrampicarsi sugli alberi.”
 
Jaime lancia un’occhiata a Brienne.
 
“Dovremmo prepararci ad evacuare da un momento all’altro,” lui dice.
 
Lei annuisce, con un’espressione cupa ma determinata.
 
Sanno cosa può succedere con gli incendi forestali. Nelle giornate Prima, lui aveva visto i video delle evacuazioni delle terre dei fiumi, con le persone che riuscivano a malapena a scappare in vita attraverso mura di fiamme. Se il vento dovesse continuare in questa direzione, o dovesse diventare più forte, spingendo le fiamme in avanti ancora più velocemente e mandando delle scintille a volare ancora più lontano...
 
Brienne sbatte le mani. “Va bene. Ci siamo già esercitati. Sansa, Joffrey—prendete due bambini a testa e iniziate a caricare più cibo che potete sulle zattere. Mya, Edric—prendete il resto dei ragazzini e iniziate ad impacchettare il necessario via dalle baracche.” Lei si volta verso Jaime. “Vai con Sansa e Joffrey. Io andrò con gli altri.”
 
Jaime annuisce. “Quello che non potremo portare con noi lo metteremo nel deposito sotterraneo e nella cisterna.”
 
Mentre spinge i ragazzini ad affrettarsi, lui ascolta Brienne dire al proprio gruppo di bambini, “Useremo delle coperte per impacchettare tutto. Avanti su, rendiamolo un gioco.”
 
A quello, Jaime si volta verso di lei e grida, “Cazzo, ti amo Brienne Tarth!”
 
Lei si gira di scatto, guardandolo a bocca aperta. Lui sorride in modo ampio e la saluta, per poi rivoltarsi e sbrigarsi a seguire il proprio mucchio di ragazzini.
 
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Quando il resto dei ragazzi torna, il fumo si è addensato in modo piuttosto ovvio, e Brienne immagina di riuscire a sentire lo scoppiettio delle fiamme anche se gli altri le assicurano che il fuoco è ancora molto distante.
 
“Ma si sta dirigendo in questa direzione,” Jon dice con un’espressione cupa, “e si muove in fretta.”
 
Brienne alza lo sguardo verso il cielo. Sta scendendo la notte, e il fuoco non dorme mai. Lei guarda Jaime, che le rivolge un cupo cenno col capo.
 
“Ce ne andremo stasera,” lei afferma. “Gettate qualunque altra cosa speriate di salvare nel deposito sotterraneo, poi lanceremo le zattere e ce ne andremo.”
 
Fanno tutto in breve tempo, e lei li guida al fiume dove lei e Jaime fanno salire i ragazzini sulle zattere, lanciando una zattera dopo un’altra prima che giunga infine il momento per loro due di salire sulla loro zattera.
 
Lei vorrebbe guardare indietro, per ricordare questo posto sicuro che si erano ritagliati per loro stessi: le baracche, la cisterna, il deposito sotterraneo, il mulino ad acqua. Lei vorrebbe piangere nel lasciare tutto, nel portare via ai bambini, per l’ennesima volta, l’illusione di stabilità e sicurezza.
 
Ma non c’è tempo per un tale lusso. Il fumo sempre più denso fa in modo che l’oscurità scenda ancora più velocemente. Lei lancia uno sguardo a Jaime e sale sulla zattera, e lui li spinge via dalla riva e nel mezzo del fiume, e dopo vengono presi dalla corrente e tutto ciò che possono fare è aggrapparsi forte e lasciare che il fiume li porti dove può.
 
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La notte è scesa già da un pezzo quando fuoriescono dalla foresta, e Brienne è inondata dal sollievo quando finalmente fanno arenare le loro zattere, tirando a terra sia le zattere e sia i ragazzini. Non sono ancora al sicuro, ma Approdo del Re adesso dista meno di una giornata a piedi, e almeno lì c’è la promessa di un riparo.
 
Jaime cammina fino al punto dove lei è occupata ad accendere un piccolo falò, mentre i ragazzi preparano i loro giacigli per la notte.
 
“Lo sai che non abbiamo altra scelta, vero?” lei chiede, alzando lo sguardo su di lui. “Abbiamo bisogno della Fortezza Rossa.”
 
Lui annuisce. “Lo so. Non c’è alcuna garanzia che quest’incendio non arrivi a raggiungere anche Approdo del Re. La Fortezza Rossa è fatta di pietra, è sopra un’alta collina, ed è effettivamente un castello funzionante. Potrebbe essere il posto più sicuro in città.” Lui si acciglia. “Ma noi non saremo i soli a saperlo. Se l’incendio raggiungerà Approdo del Re, non saremo gli unici a cercare un posto sicuro.”
 
Brienne si siede sui propri talloni, rivolgendogli uno sguardo fermo. “Lo so,” lei replica, “ma non abbiamo altra scelta.”
 
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Smontano le zattere e utilizzano quei materiali per costruire delle slitte, facendo poi a turni nel trascinarle verso la città. Raggiungono le Arene da Torneo e si fermano per la notte. Quando la notte scende ancora una volta, riescono a vedere nel cielo il bagliore del fuoco dietro di loro, mentre consuma in maniera costante ciò che si trova davanti, avvicinandosi sempre di più.
 
Una volta che la maggior parte dei ragazzini si è addormentata e Robb e Gendry sono a fare la guardia, Brienne si incammina lungo il tragitto da cui sono arrivati, fissando quel bagliore rosso-arancio. Il vento è aumentato, e anche se sta alimentando e guidando il fuoco, almeno aiuta a fare in modo che qui il fumo rimanga una sottile nebbia.
 
Jaime arriva quietamente al suo fianco, avvolgendole un braccio intorno alla vita.
 
“Ci stavamo costruendo una casa,” lei sussurra.
 
“Lo so,” lui le sussurra nell’orecchio, attirandola più vicino a sé. “Dovremo semplicemente costruircene una nuova.”
 
Brienne si volta verso di lui, avvolgendogli le proprie braccia intorno e affondando il viso nel collo di Jaime.
 
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Più tardi, dopo che hanno terminato il proprio turno di guardia, potendo finalmente stendersi sul loro giaciglio improvvisato, Brienne si accoccola più vicina a Jaime, sussurrando, “Hai detto che mi ami.”
 
“L’ho fatto.”
 
“Perché l’hai detto?”
 
“Perché è vero.”
 
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Brienne sbatte le palpebre mentre la sala di controllo torna nel suo campo visivo.
 
“Bè,” Jaime inizia, e lei volta il proprio sguardo frastornato verso di lui, “non puoi dire che questi universi sono noiosi.”
 
Brienne gli rivolge un lieve sorriso mentre si toglie il proprio casco, “Riesco ancora a sentire l’odore e il sapore di quel fumo,” lei dice con una smorfia. Si alza in piedi. “So che non è reale nel nostro universo, ma ho bisogno di andare a farmi una doccia.”
 
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Brienne è in piedi sotto l’acqua che scorre, e sospira. L'ennesimo Jaime che dice all'ennesima Brienne che la ama. Lei non sa cosa significhi. Non vuole pensarci. Non ancora, comunque. Non adesso.
 
Lei alza la testa e lascia che l’acqua le scorra addosso, sciacquando via il ricordo dell’acre fumo che le riveste pelle e vestiti.
 
Un’altra visita all’universo Mad Jon, lei pensa, e dopo sarà la volta dell’universo del Principe e della Principessa, e dopo...
 
Lei chiude il rubinetto, asciugando l’acqua dal proprio viso.
 
E dopo tornerà alla sua vita.
 
Non è sicura di se sentirsi sollevata o delusa a quel pensiero.
 
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Jaime le lancia un’occhiata e inarca un sopracciglio mentre lei finisce di rimettersi il casco, assicurandosi che l’attrezzatura per le scansioni celebrali sia accesa e stia registrando.
 
“Pronta?” lui domanda.
 
Lei prende un profondo respiro e annuisce. “Pronta,” risponde, e preme invio.
 
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È Brienne quella a guidarli mentre girovagano per le strade di Approdo del Re, e il retro del collo di Jaime gli si drizza ad ogni passo del tragitto.
 
Loro passano quasi quattro giorni e quattro notti nella Fortezza Rossa senza vedere alcun segno di sopravvissuti dentro le sue mura, ma il castello è enorme. Comunque, lui suppone che se ci sono davvero delle persone che si nascondono in profondità in quelle mura, molto presto si faranno vedere. Spera solo che saranno in grado di sopravvivere se sarà così.
 
Jaime richiude il ponte levatoio dietro di loro con del sollievo, e segue gli altri verso il cuore del castello. Trova i ragazzini rannicchiati in un gruppetto accanto al tempio.
 
Jaime appoggia per terra le redini della propria slitta e va a stare di fianco a Brienne. Insieme, si voltano lentamente e si guardano intorno. Lo sguardo di Jaime scivola verso i resti dell’istituto psichiatrico di Maegor—un tempo conosciuto come il Fortino di Maegor. Le sue mura sono cadute in macerie, annerite da segni di bruciatura. Da quel che sembra, è stato usato un qualche tipo di bomba per distruggerlo. La prima volta che l’aveva visto—il giorno in cui aveva salvato Brienne da quelli che sarebbero diventati i suoi stupratori—lui si era domandato se quell’edificio fosse stato distrutto dai suoi ex residenti.
 
Ad esempio Cersei.
 
Lui allontana quel pensiero, voltandosi a guardare le mura ancora in piedi della sala del trono. Per un attimo riesce a sentire la voce del Re Folle riecheggiare da quelle mure.
 
Ci sono troppi cazzo di fantasmi in questo posto, lui pensa, rivoltandosi.
 
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Allestiscono i loro spazi abitativi nella torre delle Spade Bianche, per lo più perché la sua singola entrata è facilmente barricabile, non ci sono finestre vicino al suolo, e la scala a chiocciola implica che se degli eventuali aggressori dovessero riuscire ad irrompere dalla porta, dovrebbero salire le scale uno alla volta.
 
“Ovviamente, ciò significa che anche noi dovremo scendere uno per volta,” Jaime mormora, e Brienne lo zittisce.
 
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Non impiegano molto tempo nel sistemarsi e, quella notte, dopo essere tornati dal loro turno di guardia, Brienne ammette a Jaime che le sembra quasi decadente dormire di nuovo in un vero letto, anche se è un po' polveroso.
 
Il sorriso di Jaime è peccaminoso quando rotola sopra di lei. “Bè, io, per una volta tanto, ho intenzione di godermi il fatto di avere una camera da letto completamente privata,” lui dice con voce sensuale, e la bacia.
 
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Con cautela, esplorano gli edifici ancora intatti del castello, e Brienne e Jaime salgono sopra le mura diverse volte al giorno per controllare il fuoco. L’aria si sta riempiendo un’altra volta di denso fumo che si aggrappa ai loro vestiti e ostruisce i loro polmoni, e Brienne è preoccupata dal respiro sempre più affannoso e dalla tosse secca di Dickon Tarly. Lei gli ha detto di rimanere all’interno il più possibile, con le finestre chiuse, e spera che sia abbastanza.
 
Ogni sera il fuoco si avvicina, e lei pensa che possa essere avanzato a sufficienza da aver distrutto il loro piccolo insediamento, il loro mulino ad acqua, la loro fossa per il focolare e le loro case. Brienne sospira.
 
“Siamo vivi,” Jaime dice, avvolgendole un braccio intorno. “I ragazzi sono vivi. Abbiamo cibo, riparo e una qualche piccola misura di sicurezza. Se siamo fortunati, tutto quello che abbiamo messo nel deposito sotterraneo sarà ancora lì quando il fuoco si sarà spento e le ceneri si saranno raffreddate abbastanza da permetterci di tornare.”
 
Lei sospira. “Lo so. È solo che...sono stanca dell’incertezza.”
 
“Bè, adesso siamo in un castello, mia lady.” Jaime replica, portandosi la mano di Brienne alla bocca e posando un bacio sulle sue nocche. Le rivolge un sogghigno. “Non c’è niente di più sicuro.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, ma non riesce ad evitare di sorridergli di rimando. “Ricordati solo che i castelli crollano, mio lord, se non si sta attenti.”
 
Jaime la bacia. “Allora staremo attenti.”
 
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Quella notte, il vento aumenta, ululando a raffiche intorno alla torre delle Spade Bianche e, di mattina, le pianure tra la foresta e Approdo del Re stanno bruciando.
 
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Escono in gruppi di quattro per andare a frugare nel più alto numero possibile di case, il più velocemente possibile.
 
Ed è così che trovano i loro primi sopravvissuti.
 
Tre bambini sporchi e dall’aspetto vagamente selvatico, il più grande non avrà più di tredici o quattordici anni. Lommy, questo è il nome con cui si fa chiamare, mentre il bambino insieme a lui è Frittella, e la bambina silenziosa che si sta aggrappando alla mano di Frittella si chiama Donnola. Sembra che la piccola non abbia più di cinque anni, e Brienne pensa che sia un miracolo che sia ancora viva.
 
Brienne sposta il suo sguardo dai tre ragazzini a Jaime, che ha l’aspetto di un bambino che sta presentando tre gattini affamati alla propria madre, implorandola di permettergli di tenerli.
 
Qualcosa dentro di lei cede.
 
“Cazzo, ti amo Jaime Lannister,” lei dice con un sospiro rassegnato, e viene ripagata dagli occhi di Jaime che si illuminano mentre un sorriso gli si allarga sul volto.
 
Brienne si volta verso i nuovi bambini. “Va bene. Adesso vi aiuteremo a sistemarvi.”
 
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“La prossima volta, potresti trovare degli adulti?” lei dice quella notte nella loro camera da letto, con la testa appoggiata sopra il petto di Jaime.
 
La risatina di Jaime le rimbomba sotto l’orecchio.
 
“Vedrò cosa posso fare.”
 
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Sono degli adulti a trovare loro invece.
 
Quattro di loro. Due coppie: tre uomini e una donna, e dopo delle negoziazioni mutualmente caute, con delle pistole a portata di mano da entrambi i lati, raggiungono un accordo ancora più cauto. I nuovi arrivati si sistemano nella torre del Primo Cavaliere, le loro scarne scorte di cibo vengono aggiunte a ciò che era stato portato dalla foresta, e i loro corpi, di cui avevano disperatamente bisogno, vengono messi a lavoro a fare la guardia al castello.
 
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Il fuoco si avvicina ancora di più fino a quando non raggiunge infine la periferia della città in rovine. Mentre un edificio dopo l’altro inizia ad ardere e bruciare, un numero sempre più alto di persone che si erano aggrappate alla sopravvivenza nelle case e negli scantinati oscuri, avanzano furtivamente verso la Fortezza Rossa, supplicando di ottenere salvezza dalle fiamme. Un giorno, un gruppo composto da quattordici persone—a cavallo—si avvicina all’entrata del castello.
 
Jaime e Brienne corrono per andar loro incontro, con le pistole a portata di mano.
 
“Per gli dèi,” il capogruppo dice, un uomo alto, dai capelli rossi e magro, “Jaime fottuto Lannister.”
 
Jaime spalanca gli occhi. “Addam? Addam Marbrand?”
 
Lo sconosciuto ride. “Ciò che resta di lui, già.” Il suo sorriso è sincero, anche se i suoi occhi sono guardinghi. “Come ci sei finito qui?”
 
“Nello stesso modo in cui ci sei finito tu: per caso.” Jaime passa lo sguardo sull’accozzaglia di persone dietro Addam. “Cavalli?
 
Addam annuisce quasi con orgoglio. “Siano ringraziati gli dèi per gli allevatori amatoriali, Jaime. Ci sono un paio di mandrie di cavalli che al momento corrono selvaggi nelle terre dei fiumi...se quegli stronzi la smettessero mai di ammazzarli.”
 
“Quali stronzi?” Brienne chiede bruscamente.
 
Addam le rivolge uno sguardo di valutazione. “Scegli un gruppo. Gli uomini della Montagna; la Fratellanza senza Vessilli; i Guitti Sanguinari. Stanno facendo tutti del loro meglio per distruggere le terre dei fiumi e tutto ciò che c’è dentro.” Lui allunga il collo per alzare lo sguardo sulle imponenti mura della Fortezza Rossa. “Arriveranno qui, eventualmente, quando avranno finito di dilettarsi altrove.”
 
“Lo sappiamo,” Jaime ribatte, ordinando che il ponte levatoio venga alzato.
 
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“Come faremo a sfamare tutti?” Brienne domanda mentre camminano lungo le mura. Ha finalmente iniziato a piovere, smorzando le ceneri della foresta bruciata, e rallentando la diffusione del fuoco all’interno delle mura della città.
 
Jaime fa un gesto verso la Baia delle Acque Nere e verso l’oceano più in là. “Credi che riusciremo a trovare qualche barca?”
 
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Imparano a cavalcare, costringendosi a continuare anche qualche i loro corpi sono doloranti, e certi giorni riescono a malapena a risalire per le scale della torre delle Spade Bianche fino al loro letto.
 
Jaime guida Addam e diverse altre persone di nuovo al loro insediamento per recuperare qualsiasi cosa sia sopravvissuta nel loro deposito sotterraneo e nella loro cisterna, e Addam gli dice che hanno trovato del bestiame che vaga libero accanto a ciò che rimane di Rosby.
 
“E chi lo sa cosa potremmo trovare nell’Altopiano,” Jaime dice a Brienne nella privacy del loro letto, la notte che tornano dall’aver radunato una mezza dozzina di bestiame, portandolo alla Fortezza Rossa. “Stiamo discutendo sull’andare in una missione di ricognizione in primavera.”
 
Lei rotola sdraiandosi sul proprio fianco, guardandolo, gli occhi di Brienne sono luminosi nella luce della luna che splende attraverso la finestra. “Verrò con te,” lei replica.
 
Jaime allunga una mano e le accarezza una guancia gentilmente. “Hanno bisogno di te qui,” lui ribatte con dolcezza. “Sei tu quella a tenere in piedi tutto questo.”
 
Anche nel buio, Jaime riesce a vedere che lei arrossisce. “No, non sono io. Sei tu.”
 
“Io sono lo Sterminatore di Re. Le persone hanno paura di me e ciò fa in modo che mi obbediscano—ma loro si fidano di te.”
 
“Allora hanno bisogno di entrambi.”
 
Jaime se la porta vicino, affondando il viso nel collo di lei. “Ti prego non chiedermi di governare,” lui le sussurra sulla sua pelle calda.
 
Le braccia di Brienne sono forti e sicure mentre lei lo stringe. “Stai già governando, Jaime,” lei gli sussurra nell’orecchio, “e se tu puoi rischiare la tua vita cavalcando per chissà quanto tempo, finendo in chissà che tipo di pericolo, allora io posso venire con te per assicurarmi che tu torni qui tutto intero.”
 
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La cosa peggiore, Jaime pensa, è che lei ha ragione. Mentre la loro popolazione continua a crescere lentamente, lui e Brienne passano sempre più tempo a fare da giudici in dispute minori, a dare ordini alla gente, a lavorare con tutti per assicurarsi che ci sia abbastanza cibo per l’inverno e assicurandosi che nessuno dentro la Fortezza Rossa sia un pericolo per qualcun altro. Sono addirittura diventati diplomatici, stabilendo dei contatti con altri due insediamenti sulla Collina di Rhaenys e sulla Collina di Visenya, prima della loro missione a Rosby.
 
I sopravvissuti che arrivano alla Fortezza Rossa variano da persone disperate e mezze morte di fame che si avvicinano all’entrata senza troppa speranza, e a cui ormai non importa letteralmente più se vivono o muoiono, fino a persone che hanno iniziato a sentire delle voci che dicevano che si può trovare un posto sicuro dietro quelle spesse mura rosse.
 
Il loro insediamento è composto da quasi cento persone ora, anche se più della metà di loro ha meno di vent’anni. Con gli altri due insediamenti, ci sono meno di trecento persone in una città che un tempo era la casa di un milione di anime.
 
Certi giorni, quando pensa a dove si trova e a cosa sta facendo, Jaime non sa davvero se dovrebbe ridere o piangere.
 
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“Devi richiedere un Grande Concilio,” Addam gli dice. L’aria è diventata fredda, portando con sé il fresco dell’inverno.
 
“Lo sai che non è il caso,” Jaime replica con un cipiglio.
 
“Abbiamo ottantatré persone adesso qui, Jaime, e tutti loro si affidano a te e Brienne per il comando. Al momento, sono ancora disposti a seguirvi, ma dobbiamo renderlo ufficiale. Dobbiamo dichiarare qualcuno come Re prima che qualcun altro decida semplicemente di prendersi il Trono con la forza.”
 
Jaime scuote la testa. “Sono lo Sterminatore di Re, ricordi? Non un Re...ma supporterò Brienne come Regina.” Scuote di nuovo la testa. “Non che le piacerebbe.”
 
“Entrambi state già svolgendo quel lavoro,” Addam dice. “Dobbiamo soltanto renderlo reale.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Le parlerò io.”
 
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La notte prima del Grande Concilio, lui porta Brienne nella sala del trono, più per del proprio supporto morale che perché voglia davvero vedere quel trono.
 
Camminano a passo svelto per tutta la sala, con le loro lanterne ben alzate, e sono quasi ai piedi della pedana quando Jaime vede che quell’orribile cazzo di sedia è ancora lì. Re Rhaegar aveva davvero deciso di distanziarsi da qualunque cosa avesse a che fare col proprio padre.
 
Si fermano ai piedi degli scalini, fissando quella mostruosità. Un tempo era intimidatorio, Jaime pensa, ma adesso è soltanto...niente di più se non uno spreco di buone spade.
 
“L’ho ucciso qui, sai,” lui parla, e la sua voce sembra smorzata dal silenzio, dalla penombra e dalla polvere.
 
“Lo so,” lei replica.
 
“La versione ufficiale è che l’avevo ucciso per legittima difesa dopo che mi aveva attaccato.”
 
“Lo so. C’erano delle teorie del complotto che dicevano che avevi cercato di usurpare il trono per te stesso. Ma il vero motivo per cui eri stato condannato dall’opinione pubblica era perché facevi parte della sua Guardia Reale. Il tuo lavoro era di morire per il re, se ce ne fosse stato bisogno. La maggior parte delle persone credeva che avresti dovuto permettergli di ucciderti.”
 
Il sorriso di Jaime è dolceamaro.
 
“Le persone hanno sempre avuto una visione romanticizzata della Guardia Reale, me incluso. Delle donne e degli uomini altamente qualificati con addosso dei completi scuri e degli occhiali da sole, disposti a prendere una pallottola in petto per difendere la famiglia reale.” Lui fissa il trono di spade con un sorriso storto. “Ero molto orgoglioso, sai. Ero la persona più giovane che fosse mai stata accettata nella Guardia Reale, ed era entusiasmante e preoccupante ricevere un così grande onore, essere al fianco del Re ovunque lui andasse. Sarei morto con gioia per lui. All’inizio.
 
“Nessuno mi aveva avvertito di quanto pazzo fosse davvero Re Aerys. Nessuno mi aveva avvertito di ciò che faceva a sua moglie, o ai suoi nemici, o di quanto fosse paranoico.” Si volta, guardando deliberatamente dritto negli occhi di Brienne. “Non è stata legittima difesa.”
 
Brienne non dice niente, si limita solo a fissarlo.
 
“Lui stava diventando sempre più paranoico. I suoi nemici politici stavano quietamente...scomparendo. Per fortuna, non mi ha mai chiesto di far qualcosa in tal senso, ma non si fidava di me. Vedi, io ero stato ad Essos, e lui era sempre più convinto che Essos stesse tramando di attaccarlo. Non Westeros—ma lui. Personalmente.” Jaime scrolla le spalle. “Potrebbe non aver avuto del tutto torto a riguardo, almeno. Se lui si fosse fidato della sua Guardia Reale, o se la Guardia Reale non avesse guardato altrove mentre lui commetteva i suoi crimini peggiori, o se il suo inutile figlio si fosse fatto crescere un paio di palle e avesse preso dei provvedimenti per deporre suo padre prima che le cose sfuggissero così tanto di mano...” Lui scuote la testa. “Adesso non importa. Aerys aveva deciso che Essos stesse tramando contro di lui, e peggio: Essos aveva piazzato dei traditori per tutta Westeros—ma soprattutto nella stessa Approdo del Re. Lui stava venendo attaccato…ma lui aveva i codici di lancio dell’arsenale nucleare di Westeros.”
 
Brienne prende un brusco respiro.
 
“Bruciateli tutti, aveva detto. Penso che lui credesse nella mitologia della famiglia Targaryen, credeva che sarebbe risorto dalle ceneri come un vero drago.”
 
“Stava per bombardare il suo stesso regno?”
 
Le labbra di Jaime si piegano in un sorriso amaro. “Ho provato ad arrestarlo. Non è andata bene.”
 
“Quindi, in un certo senso è stata legittima difesa.”
 
Jaime sbuffa qualcosa che avrebbe potuto essere una risata. “Non provare a trovare delle scuse,” lui dice, scuotendo la testa. “Lui non mi aveva attaccato. Gli avevo sparato piuttosto...deliberatamente. Era...più facile.”
 
Lui si volta e la guarda.
 
“Ti meriti un uomo migliore ad amarti, Brienne.”
 
Brienne lo guarda nella luce fioca delle loro lanterne, gli occhi di lei sono enormi e luminosi, calmi, e quasi belli quanto lei. Le labbra di Brienne si piegano in un lieve sorriso, prima di sporgersi in avanti e baciarlo con gentilezza.
 
“Tu sei un brav’uomo, Jaime Lannister, e sei l’unico uomo che voglio che mi ami,” lei sussurra, per poi spingersi tra le braccia di lui e baciarlo un’altra volta.
 
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Per la sorpresa di nessuno—tranne forse che per la loro—il Grande Concilio nomina ufficialmente Jaime e Brienne il Re e la Regina della Fortezza Rossa. Loro accettano quell’onore con riluttanza, e dopo celebrano con un piccolo banchetto, nominano ufficialmente il loro concilio ristretto, e la vita torna immediatamente alla loro nuova normalità.
 
Quella notte, Jaime sghignazza mentre aiuta con entusiasmo Brienne a togliersi i vestiti.
 
“Che c’è di così divertente?” lei chiede.
 
“Speravo di essere conosciuto come il Consorte della Regina invece che come Re,” Jaime risponde.
 
Lei si acciglia. “Perchè?”
 
Il sorriso di Jaime è peccaminoso mentre la fa stendere sul letto. “Perché essere un Consorte sembra davvero sexy,” lui replica, e la bacia.
 
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Con questo capitolo si chiude l'universo Mad Jon, ecco la nota dell'autrice dove spiega le idee dietro questo universo:

Mad Jon aka Post-apocalisse:
 
 
Theme Song:  Pompeii dei Bastille
 
 
   But if you close your eyes
   Does it almost feel like
   Nothing changed at all?
   And if you close your eyes
   Does it almost feel like
   You’ve been here before?
   How am I gonna be an optimist about this?
   How am I gonna be an optimist about this?
 
 
Le fanfiction post-apocalittiche sono tra le mie preferite, e non ho potuto resistere nel mettere Jaime/Brienne in quel tipo di contesto per vedere dove mi avrebbe condotta. :)
 
Quest’universo doveva concentrarsi di più sul fatto che stanno cercando di capeggiare e proteggere un insediamento pieno di bambini (senza che diventasse un qualcosa di simile a “Il signore delle mosche”). Era previsto che la psicopatia di Joffrey entrasse in gioco, e che morissero più bambini (incluso Joffrey). Senza contare che la Montagna e i suoi uomini sarebbero dovuti riapparire.
 
Voglio dire…è una fanfiction post-apocalittica…le cose brutte succedono…
 
 
 
 
 
- Note varie e random della traduttrice:
 
 
 
--- Una delle cose che più mi fanno incavolare, riguardo GOT, è il fatto che D&D abbiano appioppato a Jaime la frase “Non si può scegliere chi si ama”. Una frase che in realtà le persone che avevano visto solo lo show, senza leggere i libri, adoravano quando veniva associata a Jaime e Brienne…purtroppo…ma quella frase è come ogni altra cosa scritta da D&D, ovvero superficialmente “fica” ma profondamente stupida, soprattutto se si pensa al Jaime dei libri e il vero percorso che GRRM sta facendo con lui. Visto che quella frase è l’esatto opposto del modo di pensare del Jaime dei libri. Mi spiego.
 
Pensiamo a come si chiudono i capitoli di Jaime del terzo libro, proprio il libro dove ha vissuto il suo avvicinamento a Brienne. Lì Jaime aveva appena chiuso la sua relazione malata con Cersei, aveva regalato “Giuramento” a Brienne, e aveva scritto sul Libro Bianco del suo viaggio con la Donzella che tanto lo aveva salvato…E lui in quel momento si ritrova a pensare che, finalmente, a quel punto della sua vita, lui poteva SCEGLIERE di fare quello che voleva. Perché il suo personaggio nei libri è esattamente questo…un qualcuno che SCEGLIE costantemente da che parte stare, che azioni compiere…sia malvagie (Bran) che buone (qualsiasi cosa in relazione a Brienne), ma soprattutto sceglie liberamente chi amare.
 
Non c’è nulla di bello nel pensare che non ci sia scelta nel chi si ama. È una cosa così malata. È descrivere l’amore come una prigione. Jaime ha sempre scelto invece, nei libri. Prima aveva scelto Cersei, poi aveva scelto di bruciare la lettera della sorella e abbandonarla al suo destino, e aveva SCELTO di seguire Brienne nel quinto libro.
 
Si può SCEGLIERE chi amare. E se la persona che amavi ti tratta di merda, ti tradisce e ti usa solo, si può scegliere di troncare. Come Jaime ha fatto nei libri.
 
 
 
--- Altra lamentela riguardo GOT…il fatto che trovo orribile che abbiano mostrato Brienne come una tizia rozza che dice sempre parolacce, quando nei libri non è per niente così! Nei libri la cosa più sboccata che quella ragazza avrà mai detto sarà stato “Sei un mostro” a Jaime. Vi ricordo che caratterialmente lei è sempre ispirata alla Bella della ‘Bella e la Bestia’…vi pare che Belle si alzerebbe mai in piedi a dire “Devo andare a pisciare?”…. Ah giusto, Brienne amava essere un cavaliere, quindi deve per forza essere un rozzo maschiaccio stereotipato, secondo D&D…
 
Altra lamentela…per colpa di GOT questa cosa è stata spesso fraintesa nel fandom, ma Brienne, se potesse, indosserebbe vestiti femminili più spesso, eh! Lei non è che si veste da uomo perché odia gli abiti femminili (come infatti mostrato da GRRM nel terzo libro, con lei che indossava senza problemi il bellissimo abito blu che Jaime le aveva commissionato). Lo sapete perché indossa per lo più abiti maschili? Perché sono gli unici che in genere le entrano!!!
 
Lei è molto ma molto più alta e massiccia delle altre lady di Westeros, ed è davvero difficile che lei possa trovare degli abiti femminili che le stiano comodi, a meno che non le siano fatti su misura come l’abito blu. Il problema è che anche a Tarth lei non è che aveva dalla sua parte una servitù gentile che rimediava a questi suoi “problemi”, ma aveva una Septa psicopatica che l’abusava psicologicamente, facendola costantemente sentire sbagliata in tutto, e un padre che era più occupato con le sue amanti.
 
Brienne è stata presa in giro tutta la vita per il suo aspetto, fin da bambina, cosa che l’ha segnata, anche riguardo i vestiti che non le entravano. Ad un certo punto penso sia crollata, scegliendo semplicemente di evitare di cercare abiti femminili che le entrassero, con la paura di correre sempre il rischio che la reazione nell’indossarli fossero le sempre presenti risate di scherno, come al ballo in cui aveva danzato con Renly.
 
 
--- Nel corso del tempo molte persone mi hanno scritto (anche in privato) di quanto adorassero leggere i miei scleri riguardo i milioni di errori commessi da D&D con l’adattamento di GOT.
Apparentemente le mie critiche viscerali vi divertivano molto, e ne sono tanto felice, quindi…siete pronti/e a vedermi fare la stessa cosa anche con HOTD? Lol.  Dal prossimo capitolo le mie note saranno condite da vari scleri contro gli sceneggiatori di HOTD, e fidatevi che non serve aver visto lo show per comprenderle.
E alcune cose avranno proprio a che fare anche con Jaime e Brienne (E Cersei)…perché non so se vi ricordate, ma molto tempo fa scrissi in una qualche nota (credo di ‘In this Light’) che un personaggio della lore dei libri di GRRM aveva un botto di cose in comune con Jaime…e quel personaggio è proprio un personaggio di HOTD, quindi ora ve ne posso parlare meglio…
Son curiosa però…secondo voi di chi sto parlando?...
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Chapter 24 ***


Avvisi dell’autrice: linguaggio scurrile canonico. Situazioni sessuali, anche se nulla di grafico. Riferimenti passati a Jaime/Cersei. Mmm...Il principe Jaime è un idiota??
 
--- Finora vi ho sempre spiegato i piccoli motivi che mi hanno spinta a tradurre le storie Braime che ho tradotto, e quello di questa fic in particolare è proprio questo…l’universo del Principe e della Principessa. È un capolavoro assoluto la sottotrama di questo universo in particolare, e avrete modo di godervelo anche voi coi prossimi capitoli!
 
 
 






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Jaime, Brienne nota con sollievo, è esterrefatto tanto quanto lei. Si fissano in un silenzio sbalordito, e poi lui dice, “Re? Di nuovo?”
 
Brienne annuisce, ammutolita da quello che è successo.
 
Jaime si acciglia con aria pensierosa, mentre si toglie il casco da testa e si scompiglia i capelli. Lui ha un aspetto insopportabilmente sexy, e Brienne distoglie velocemente lo sguardo, mentre si toglie il proprio casco dal capo.
 
“Bè,” lui dice scrollando le spalle, “Credo che non dovrei essere sorpreso.”
 
Lei inarca un sopracciglio con fare interrogativo.
 
Lui sogghigna. “Sono Jaime fottuto Lannister; Sono sempre stato eccezionale.”
 
“Oh, per amore degli Dèi,” Brienne borbotta, alzando gli occhi al cielo.
 
Jaime ride, per poi lanciare un’occhiata all’orologio. “Quindi, che vuoi fare? Stanotte abbiamo abbastanza tempo da poter eseguire gli ultimi tre esperimenti. Vuoi che finiamo tutto stanotte?”
 
Lei si acciglia. “Finendo due giorni in anticipo?”
 
Lui fa spallucce. “E’ solo un’idea. Potremmo passare un paio di giorni qui, fare un po' i turisti prima di tornare a casa. Oppure potremmo affittare una macchina e fare una vera e propria vacanza. Andare alle rovine di Grande Inverno, o al Forte Orientale? Portare il tuo piccolo bastardino che sembra un ratto in un’altra spiaggia e vedere se lui lì se la cava meglio rispetto a Meereen?”
 
“Non sembra un ratto,” lei borbotta in modo automatico e, con sua sorpresa, si ritrova a considerare sul serio quella proposta.
 
Jaime le sbircia il viso e sorride in modo ampio. “Sei tentata!”
 
“Oh, chiudi il becco,” lei ringhia. “E’ solo che ho sempre voluto vedere Grande Inverno.”
 
“Anch’io. Potremmo renderla una vera e propria gita. Andare a Grande Inverno, fare un salto al Moat Cailin, fare zig zag verso le Torri, per poi fermarci a Delta delle Acque e Harrenhal, prima di dirigerci verso casa ad Approdo del Re.”
 
Brienne stringe gli occhi con sospetto.
 
“Perché?” lei chiede.
 
Jaime scrolla le spalle. “Abbiamo fatto dell’ottimo lavoro qui, per questi ultimi mesi. Davvero dell’ottimo lavoro. Le nostre vite cambieranno per sempre quando torneremo a casa. Analizzando i dati, scrivendo la nostra ricerca—”
 
“Dibattendo dell’etica.”
 
Lui sorriso in modo ampio. “Dibattendo dell’etica, tra le tante altre cose. Ho anche bisogno di trovarmi una casa quando torneremo—la vita sessuale di Tyrion mi farà diventare cieco.”
 
Brienne spalanca gli occhi e Jaime scoppia a ridere.
 
“Non perché mi ci masturbo sopra, Junior! È solo che non mi piace vedere mio fratello nudo.”
 
Lei sorride lentamente. “Quello è un sollievo, considerando la tendenza del principe Jaime a tenere quel genere di cose in famiglia.”
 
Jaime grugnisce, coprendosi il viso con le mani, e Brienne ride di lui.
 
Lui sospira e le sorride. “Quindi, che ne dici?” le chiede. Jaime le si sporge più vicino, abbassando la voce in un miagolio seducente. “Terminiamo stanotte e poi ci diamo alla pazza gioia per tutta la prossima settimana? Inoltre, sai cosa? Sarebbe un qualcosa che riguarda solo noi. Nessuno degli altri Jaime e Brienne sono stati a Grande Inverno insieme.”
 
Brienne lo fissa, ipnotizzata dal barlume stuzzicante negli occhi di Jaime, e lei annuisce prima ancora di rendersi conto di cosa sta facendo.
 
 
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Mentre attendono che i generatori raggiungano di nuovo la massima potenza, passano il tempo facendo dei piani.
 
“Qui avremo finito intorno alle tre del mattino,” Jaime dice allegramente. “Domani possiamo recuperare il sonno perso, per poi passare del tempo a Castello Nero, e il giorno dopo possiamo dirigerci a Grande Inverno.”
 
Brienne si ritrova a concordare ancora una volta—perché, lei si rassicura velocemente, sarà comunque stanca domani, ed è un lungo tragitto in macchina il viaggio verso Grande Inverno.
 
Il computer rilascia un bip, e Brienne guarda Jaime, che si è messo di nuovo in testa il suo casco.
 
“Sei preoccupato riguardo quello che succederà in questo universo?” lei gli domanda di colpo.
 
Jaime scuote la testa. “Finora è andato tutto bene, Brienne. Non c’è motivo di credere che in quest’universo non filerà tutto liscio.”
 
Brienne si acciglia. “Suppongo sia così...”
 
Jaime sorride in modo ampio. “Fidati di me,” lui replica, e preme invio.
 
 
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Nelle due settimane successive, Brienne e Jaime entrano con cautela in una nuova routine. È abbastanza piacevole, Brienne pensa mentre va a fare una cavalcata fuori le mura della città, comodamente rivestita della sua armatura, con una spada allacciata al fianco.
 
Ogni mattina, Brienne si allena con Sandor Clegane nel cortile d’addestramento e, quando è tempo, Jaime va da lei e la scorta nei loro appartamenti, così da potersi cambiare i vestiti prima di presenziare alle udienze di Re Tywin nella sala del trono. Lì loro, insieme al Re, ascoltano le istanze sia dei nobili che del popolino. Loro guardano e ascoltano mentre Re Tywin pronuncia le sentenze e in seguito discutono delle decisioni del Re e delle ragioni per esse. Quando il Re li congeda dalla sua presenza, vanno ad occuparsi dei propri affari separatamente, Jaime dai suoi soldati e Brienne ad incontrarsi coi castellani della Fortezza Rossa e di Approdo del Re. Quando finisce con loro, lei passa i suoi tardi pomeriggi insieme alle nobildonne che sono arrivate alla sua corte, facendo del suo meglio per costruire delle alleanze politiche con le donne e le loro famiglie per il suo caro marito e suo suocero.
 
Brienne prende i propri doveri molto seriamente. Lei potrà non essere bella, si dice cupamente, ma lei sarà una buona Regina, anche se preferirebbe cavalcare insieme a Jaime per ispezionare l’esercito.
 
L’unica concessione riguardo la sua carriera precedente come il Lord Comandante più di successo che aveva avuto suo padre, sono i suoi allenamenti con la spada insieme a Sandor Clegane nelle prime ore della mattinata. Lei si sente davvero se stessa solo quando è nel cortile d’addestramento, con l’armatura addosso e una spada in mano, ed è determinata a non perdere il legame che aveva con la spada e col Lord Comandante che era stata un tempo. Lei tormenta Jaime con domande riguardo l’esercito quando si incontrano di nuovo nei loro appartamenti per prepararsi per cenare nella sala grande, dove si siedono al tavolo rialzato, ognuno a un lato del padre di Jaime.
 
Ogni notte, immancabilmente, Jaime le fa visita nella sua camera da letto. Lei spegne la lanterna così che lui possa fare il suo dovere, prima che lui la lasci da sola per farla dormire in pace.
 
Brienne è ancora confusa sul perché il dolore di cui Septa Roelle le aveva parlato non si è ancora verificato. Lei è grata, ma ogni notte è tesa e diffidente, incapace di rilassarsi mentre Jaime la bacia e la tocca in modi che stanno diventando più familiari, ma che sono ancora...strani. Vuole credere che l’agonia che Septa Roelle le aveva assicurato fosse il destino di donne come lei non le capiterà mai...ma non riesce del tutto a lasciarsi andare e fidarsi. 
 
Mentre lei fa voltare la sua cavalla verso la città, permettendole di passeggiare, Brienne ammette a se stessa che vuole fidarsi. Si sente quasi debole quando Jaime scivola sotto le coperte con lei, e quando la tocca...è quasi piacevole, anche se lei esita ad usare quella parola per descrivere le strane sensazioni che le crescono dentro quando Jaime le tocca il seno, la schiena o quando la tocca in mezzo alle gambe. La bocca di Jaime sul suo seno le manda degli affilati bagliori che le sembrano come dei lampi per tutto il suo corpo, e—
 
Bruscamente, lei sprona il proprio cavallo ad andare al galoppo, cercando di correre via dai propri pensieri.
 
Lei deve sbagliarsi, dopo tutto, si dice mentre il cavallo vola sopra il terreno. Non c’è alcun piacere nel letto coniugale, e anche se ci fosse, non è per le donne come lei.
 
Glielo aveva detto Septa Roelle.
 
 
*/*/*/*/*
 
 
Jaime compie il suo dovere verso Brienne e, con sua sorpresa, si sente assurdamente in colpa quando lascia il letto di lei ogni notte. Un po’ di quella colpa è perché c’è ancora una parte di lui che si sente come se stesse tradendo Cersei, soprattutto perché lui è sorprendentemente eccitato dal corpo della sua cara moglie, e non ha mai avuto bisogno di far finta di star scopando un’altra donna. Ma in verità, la maggior parte della sua colpa è causata dal fatto che si sente di star trattando Brienne solo come un corpo da usare.
 
Brienne, da parte sua, tollera le sue attenzioni, ma non mostra alcun piacere nel riceverle. Lui sembra prepararla abbastanza da renderlo confortevole, anche se non esattamente piacevole, per lei, ma ogni notte, quando inizia a toccarla, è quasi come se la stesse toccando per la prima volta. Lei sembra sia spaventata che confusa, fredda e inflessibile, e quello, a sua volta, gli fa pensare che deve sbrigarsi a finire il prima possibile per alleviare il disagio di Brienne.
 
Jaime si acciglia, mentre il suo cavallo galoppa facendo ritorno dalla città, dopo la sua visita ai cortili dell’esercito.
 
Forse lui non è l’unico a essere confuso.
 
Si ricorda che Brienne era rimasta gravemente ferita in una delle ultime battaglie della guerra. Forse lei aveva sbattuto la testa e alcune parti della sua memoria non funzionano più correttamente. Forse lei semplicemente non riesce a ricordarsi come funzioni lo scopare da una notte a quella successiva. Jaime aveva conosciuto abbastanza soldati anziani da sapere che questo tipo di cose non sono rare—riescono a ricordare ogni dettaglio di una battaglia avvenuta dieci anni prima, eppure non riescono a ricordare come allacciarsi i pantaloni.
 
Ma lui dubita che questa teoria sia vera. La principessa Brienne è abbastanza brillante in tutto il resto. Non è brava con le parole, sì, e non arriverà mai a vincere una battaglia d’ingegno, è vero, ma lei è brillante, disposta ad imparare e non ha paura di dire ciò che pensa quando ha qualcosa da dire, anche quando deve sostenere la propria causa davanti al padre di Jaime, il Re. Lei è anche abbastanza forte con la spada da tener testa a Sandor Clegane e vincere. Lui aveva osservato i loro allenamenti mattutini, e Clegane non ci va leggero con lei. Ovviamente, Jaime non è sorpreso dalle abilità di Brienne. Lui stesso aveva incrociato la spada con lei su un campo di battaglia insanguinato, e se avessero avuto modo di combattere fino alla fine...bè, in tutta onestà lui non sa dire chi di loro due sarebbe ancora vivo.
 
Quando raggiunge la Porta degli Dèi, lui fa rallentare il proprio cavallo, e si guarda intorno mentre si fa strada dentro Approdo del Re senza davvero far caso a ciò che lo circonda.
 
Sono bloccati in un’altra battaglia, lui teme, ma una battaglia che lui non capisce o non sa come combattere. O forse si tratta semplicemente del fatto che lei non lo desidera. Lui aveva sentito dire che il letto coniugale può essere freddo e senza amore, e forse questo sarà anche il loro destino.
 
Non che importi—e non sa perché si sente deluso a quel pensiero. Questo è un matrimonio politico dopo tutto, non un matrimonio d’amore, e lui e Brienne hanno stipulato un proprio accordo, oltre alla pace che i loro padri avevano forgiato intrappolando i loro figli in questa farsa di matrimonio.
 
Bè, prima metterà incinta quella donna, prima lui avrà gli eredi di cui ha bisogno, e poi entrambi saranno liberi.
 
Due figli maschi, lui si ripete mentre cavalca entrando nella Fortezza Rossa, due figli maschi e poi basta.
 
 
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Due figli maschi, Brienne si ripete, due figli maschi e poi basta. Uno per lui; uno per lei.
 
Lei osserva dalle mura della Fortezza Rossa mentre Jaime si avvicina alle porte del castello, e sente una stretta intorno al cuore.
 
Se solo...
 
Lei si ferma.
 
Non ha senso desiderare cose che non avverranno mai, lei si dice cupamente. Il cuore di Jaime appartiene a un’altra donna—non importa che quella donna sia sua sorella—e non c’è nulla che Brienne possa fare per cambiarlo.
 
Il letto coniugale non è il doloroso calvario che Septa Roelle le aveva assicurato fosse, e quel fatto da solo la confonde ancora. Lei è ancora più confusa e sorpresa dal conforto che trova quando il corpo di Jaime è contro il suo e accanto a lei nel letto. Forse...forse quando avrà dato a Jaime gli eredi che lui necessita, Brienne sarà in grado di trovare un altro uomo che lei troverà ugualmente caldo e confortevole.
 
Osserva mentre Jaime cavalca attraverso le porte del castello sparendo nella Fortezza Rossa, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 
 
I pensieri di Brienne non sono altro se non una favoletta da commedianti che si racconta per alleviare il proprio cuore sofferente.
 
Indipendentemente dalle minacce che aveva fatto a suo marito, lei non avrebbe mai permesso a un altro uomo di toccarla. Aveva fatto dei voti davanti ai Sette. Lei non infrangerà il suo giuramento.
 
E a dire il vero, non vuole che nessuno oltre Jaime la tocchi.
 
E perché si senta così per un uomo che a malapena trova il coraggio di prendere atto della sua presenza, che le scivola nel letto al buio e la possiede parlandole a malapena...
 
Stringe con forza il parapetto delle mura del castello, le nocche le diventano bianche.
 
Lei è una stupida, si dice con amarezza. Avrebbe dovuto rifiutare questo patto matrimoniale, continuando a combattere fino a quando non fosse morta sul campo di battaglia. È l’unico posto in cui era davvero appartenuta, e si sarebbe dovuta lasciare morire lì.
 
Lei è una stupida, si ripete di nuovo mentre drizza le spalle e si dirige verso la sua camera da letto.
 
Lei ha fatto dei voti e ha dei doveri che deve compiere. Si aspettano la sua presenza nella Sala Grande e deve andare a prepararsi.
 
 
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Le settimane successive sono sempre più strane per Brienne.
 
Jaime si unisce a lei nel suo letto ogni notte, e lei ha quasi iniziato a fidarsi del fatto che il dolore e l’agonia che Septa Roelle le aveva descritto non arriveranno mai. Se non altro, il tocco di Jaime sta diventando sempre di più qualcosa che a lei…piace, proprio come sta iniziando sempre di più a godersi il tempo che passano insieme di sera, quando parlano di cosa hanno fatto durante il giorno mentre erano divisi, e parlano di cose che sperano di migliorare una volta che Jaime si siederà sul trono di spade a pieno titolo.
 
Lei non capisce perché sta imparando a godersi il tempo che passa col suo caro marito. Non capisce perché le piacciono il modo in cui lui conversa o le osservazioni di Jaime riguardo i vari eventi del giorno, o anche i commenti pungenti che lui fa verso persone che anche a lei non piacciono. 
 
Lei non capisce.
 
Lei non capisce perché quello che le era stato detto di aspettarsi dal letto coniugale non sta avvenendo, e mentre i giorni diventano settimane, diventa sempre più disperata dalla voglia di ricevere risposte su quel mistero, almeno. Sarebbe piuttosto facile trovare certe risposte, se solo avesse intorno una donna di cui possa fidarsi abbastanza da chiedere.
 
Brienne riflette sulla sua corte di dame e decide che l’unica con cui può confidarsi è Arianne Martell. La principessa di Dorne non è vergine, a differenza delle altre ragazze nobili che la circondano. Brienne si rende conto che è rischioso fidarsi di lei, ma comunque, la principessa non è meno o più affidabile delle sue altre dame.
 
Brienne invita Arianne ad unirsi a lei per una cavalcata e per tutto il tempo che camminano tranquillamente tenendo per le briglie i loro cavalli per le strade di Approdo del Re, Brienne si chiede come potrà sollevare le domande di cui ha bisogno di risposta con una donna così bella e sicura di sé.
 
È solo dopo che hanno galoppato ben lontano dalla città che Brienne decide che è giunto il momento.
 
“Vostra grazia,” lei dice dopo che fanno tornare i loro cavalli a muoversi a passo più lento, “Sono sicura che tu ti stia chiedendo perché oggi ti ho chiesto di venire con me.”
 
Il sorriso di Arianne è leggermente da presa in giro. “Me lo stavo chiedendo, sì,” lei replica e, per un attimo, Brienne tentenna. Non c’è alcun modo di avere questa conversazione senza sentirsi umiliata, lei pensa, triste. Ma se non corre questo rischio, allora non c’è speranza che lei possa mai capire perché le sue esperienze nel letto coniugale sono...piacevoli invece delle strazianti sofferenze che le avevano assicurato sarebbe stato il suo fato.
 
Brienne si acciglia, abbassando lo sguardo sulle sue mani troppo grosse, stringendo con sicurezza le redini del proprio cavallo, ripetendosi fermamente di non essere una codarda.
 
“Tu non sei vergine,” lei dice tutto d’un colpo.
 
Arianne spalanca gli occhi. “Quello è un requisito per essere una lady della tua corte?” lei domanda, e sembra sinceramente preoccupata.
 
Brienne rivolge il suo cipiglio all’incantevole principessa. “Cosa? No. E’ solo che...sei l’unica delle mie dame che sospetto non sia vergine, e...e...ho delle domande.”
 
L’espressione confusa di Arianne si schiarisce. “Sullo scopare?”
 
Brienne arrossisce annuendo e distogliendo lo sguardo, non volendo vedere la derisione sul viso di Arianne.
 
“Il tuo caro marito—”
 
“Non è una donna, e io ho delle domande a cui solo un’altra donna potrebbe rispondere...e non ho nessuna madre o sorella che possano aiutarmi.”
 
Arianne continua a cavalcare in un silenzio pensieroso. “Allora chiedi, vostra grazia, e farò del mio meglio per rispondere,” lei afferma, e la sua voce è gentile.
 
Brienne prende un profondo respiro e inizia a parlare.
 
 
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Ciò che segue è sia la conversazione più imbarazzante della sua vita e sia la più illuminante.
 
Lei è certa che il suo viso infiammato possa essere visto per tutta Approdo del Re, ed è sia incredula e sia stranamente affascinata da quello che Arianne le sta dicendo. Brienne si aggrappa con del sollievo quasi disperato alle rassicurazioni sicure di Arianne che Septa Roelle si era sbagliata nei suoi insegnamenti.
 
Brienne ringrazia la principessa di Dorne quando si dividono al loro ritorno nella Fortezza Rossa, e Arianne dice, “Sono davvero onorata che tu abbia chiesto il mio consiglio, vostra grazia.” Il suo sorriso sembra sincero mentre aggiunge, “Manterrò la nostra conversazione nella massima riservatezza.”
 
Il sorriso di Brienne è timido. “Grazie...Arianne.”
 
Il sorriso di Arianne si allarga ancora di più, prima che lei le faccia una riverenza, andandosene.
 
Brienne si dirige verso la propria camera da letto con un cipiglio pensieroso sul viso.
 
Ha molte cose a cui pensare prima che Jaime visiti il suo letto, stanotte.
 
 
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Jaime inarca un sopracciglio quando Brienne entra nella propria camera da letto. Lei ha un cipiglio pensieroso sul viso, e sobbalza quando nota che lui è lì ad attenderla.
 
“Vostra grazia,” lei dice, sorpresa.
 
“Stavo iniziando a preoccuparmi, vostra grazia,” lui replica, pronunciando quel titolo con una nota da presa in giro. “In mattinata sei andata a cavalcare insieme alla principessa di Dorne, eppure stai tornando solo adesso.”
 
Lei sbatte quegli occhi magnifici, e arrossisce mentre lo fissa.
 
Lui nasconde un sospiro. Aveva avuto ragione a preoccuparsi quando aveva scoperto che Brienne aveva concesso ad Arianne un’udienza privata. Lei era un Lord Comandante, ma resta ammutolita dalle domande più semplici. Lei riesce a proteggersi da un’aggressione fisica, ma è come una neonata lasciata nei boschi quando si tratta delle macchinazioni delle famiglie di nobili che li circondano.
 
“Sì,” lei replica, i suoi occhi sono spalancati e affascinati mentre lo fissa.
 
Questo è intrigante, Jaime pensa, e si domanda cosa potrebbe mai fare in modo che la sua verginale moglie—anche se lei non è più vergine—lo guardi in quel modo. Vede sia della paura e sia dell’interesse intrigato sull’ampio viso sfregiato di Brienne.
 
Si rialza e si incammina lentamente verso di lei.
 
“Di cosa hai parlato con la principessa di Dorne?” lui sussurra con fare seducente.
 
Brienne non indietreggia mentre lui le si avvicina, anche se gli occhi di lei sembrano spalancarsi ancora di più. 
 
“Abbiamo parlato di cose che sono d’interesse solo a me e a lei,” Brienne replica con finta calma, e lui sorride in modo ampio.
 
“Allora perché stai arrossendo, Brienne?”
 
Lei si morde il labbro mentre lo fissa, e lo sguardo di Jaime cade sulla bocca carnosa di Brienne. Il suo cazzo prende vita, e lui si domanda se lei sarà mai pronta ad imparare ad usare la bocca per altre cose oltre il semplice baciarlo.
 
Quel pensiero lo eccita più di quanto si aspettasse, e lui si volta bruscamente, dandole la schiena.
 
“Mia madre è morta quando ero molto piccola,” Brienne dice di colpo, e lui le lancia un’occhiata da sopra la spalla, con sorpresa. “C’erano...avevo...” Lei passa il peso da un piede all’altro, a disagio, ma il suo sguardo non vacilla mai. “C’erano delle cose che mi erano state dette che...si sono rivelate false. Avevo bisogno di capire.”
 
Jaime si gira di nuovo verso di lei e si acciglia. “E non potevi chiedere a me?”
 
“Tu non sei una donna, vostra grazia.”
 
Quello lo prende alla sprovvista, ma poi sorride leggermente. “Vero.” Lui la osserva minuziosamente. “Hai avuto risposta alle tue domande?”
 
Lei arrossisce diventando ancora più rossa, annuendo in modo frenetico, ma poi si acciglia. “Perché sei qui nella mia camera da letto?”
 
Jaime scrolla le spalle. “Il mio pomeriggio non è stato pieno di impegni come avevo originariamente programmato,” lui risponde con noncuranza. “Avevo pensato che ti sarebbe piaciuto cavalcare con me fino a un piccolo laghetto a diverse miglia dalla città. Passare un pò di tempo via dall’aria fetida dei leccapiedi che cercano di ottenere il nostro favore. Solo che tu non eri da nessuna parte e Lady Megga mi ha detto che te n’eri andata via insieme alla principessa Arianne. In verità, quando sei entrata ero appena arrivato qui per vedere se fossi tornata.”
 
“Oh,” lei dice, e Jaime si chiede se ha sentito davvero una nota di delusione nella sua voce o se invece se l’è solo immaginato. Anche se non vuole esaminare troppo il perché stia sperando che lei sia delusa.
 
“‘Adesso è troppo tardi per quello, ma forse c’è ancora del tempo per l’altra cosa che avevo sperato di fare questo pomeriggio,” lui dice lentamente, e Brienne spalanca gli occhi quando riconosce l’espressione sul viso di Jaime.
 
“Alla luce del giorno?”
 
Lui scrolla le spalle mentre si avvicina lentamente alla porta che collega la stanza al corridoio, chiudendola a chiave.
 
“Jaime...” lei dice debolmente, ma Jaime non riesce a decifrare se lei stia protestando o cedendo.
 
Non si volta per guardarla di nuovo fino a quando non ha chiuso a chiave anche la porta che connette la camera da letto di Brienne con l’armadio a muro che separa le loro camere.
 
Le guance di Brienne sono del tutto rosse, e i suoi occhi sono più scuri ma diffidenti. Lui le si avvicina e inizia a slacciarle il farsetto.
 
“E’ giorno,” lei sussurra, con voce rauca.
 
Jaime fa spallucce. “Non ci dissolveremo se stiamo insieme nudi di giorno,” lui mormora.
 
“Ma tu...tu non sarai in grado di...di...” Lei arrossisce di un rosso ancora più infuocato, ma non tenta minimamente di fermarlo, mentre lui finisce di toglierle il farsetto. Jaime lo getta via, per poi iniziare a slacciarle la tunica, e lei inizia a mordersi di nuovo quel labbro deliziosamente carnoso.
 
Lui scrolla le spalle. “Allora scopriremo di cosa sono capace durante il giorno,” mormora mentre fa scivolare le mani sotto la tunica di Brienne, aprendo i palmi sopra la sua pelle calda e morbida, e poi lui la bacia.
 
 
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I giorni successivi sono sia rivelatori e sia confusionari per Jaime.
 
Brienne è ancora timida a letto, spegne sempre le lanterne ansiosamente quando lui arriva accanto al suo letto, ma lei non è per niente fredda e inflessibile com’era stata per le prime settimane. Adesso lei lo tocca—con cautela, quasi in modo casto, è vero, ma in qualche modo le dita callose di Brienne che gli accarezzano timidamente la schiena gli accendono un fuoco dentro. Non è lo stesso fuoco che Cersei ha sempre acceso, ma è comunque un fuoco.
 
Non ha alcun senso, lui pensa un pomeriggio quando le udienze a corte hanno termine, e lui e Brienne vanno ad occuparsi dei loro doveri separati.
 
Jaime si acciglia mentre entra a passo svelto e con intento nelle stalle, e quasi si scontra con Arianne Martell quando svolta un angolo.
 
“Ti chiedo perdono, vostra grazia,” lui dice.
 
Arianne gli fa una riverenza aggraziata e poi sorride. “Non mi sono fatta niente, vostra grazia. Spero di non aver impropriamente interrotto la tua giornata.” Il sorriso di lei diventa da presa in giro.  “Sembri proprio un uomo in missione.”
 
“Mi sto dirigendo ai cortili d’addestramento dell’esercito,” lui mormora.
 
“Allora non ti farò perdere altro tempo,” lei replica, inchinandosi per un’altra riverenza, sorpassandolo con grazia.
 
Jaime fa un passo avanti per poi fermarsi di colpo e voltarsi verso di lei. “Principessa Arianne!”
 
Lei si gira. “Sì, principe Jaime?” Il sorriso di Arianne è civettuolo, gli occhi le brillano, e lui nasconde un sospiro. Si domanda se la tendenza di Arianne a flirtare ad ogni opportunità sia perché Arianne è Dorniana o perché è una Martell.
 
Jaime ignora i propri pensieri e dice, “Di che avete parlato tu e la mia cara moglie mentre eravate da sole?”
 
La risata di Arianne è dolce e leggera. “Non siamo mai davvero da soli, vostra grazia, non ad Approdo del Re. Non devi temere che io stia corrompendo la tua innocente moglie.”
 
“Dubito che potresti,” lui dice con una scrollata di spalle malinconica.
 
“Anch’io dubito che potrei,” lei replica. Arianne gli si avvicina. “Perché me lo chiedi?”
 
“La principessa Brienne è...diversa, ora, rispetto a com’era prima,” lui risponde lentamente. “Non so di cosa avete parlato, ma qualsiasi cosa sia stata ha aiutato ad alleviare le sue paure...”
 
Il sorriso di Arianne è quasi gentile. “Ho giurato di tenere per me i suoi segreti, vostra grazia. Non ho intenzione di condividerli, nemmeno con te.”
 
Jaime è sorpreso da quanto si senta abbattuto. “Ah. Non ti chiederò d’infrangere la tua promessa.” Lui si inchina. “Buona giornata, vostra grazia.”
 
Questa volta è lei che chiama il suo nome dopo che lui si volta.
 
“Non ho intenzione di rompere la parola data alla tua cara moglie,” Arianne afferma, “ma ti dirò questo: lei non ha avuto una madre che le desse consiglio su qual è il fato di una donna nella vita. La sua vecchia septa era disinformata o era stata deliberatamente crudele con lei, e le esperienze della principessa Brienne non l’avevano preparata a ciò che accade in un letto coniugale, o, sospetto, non l’avevano preparata a te.”
 
Jaime si ricorda alcune delle cose che Brienne aveva detto durante la loro prima volta. “Credo di capire,” lui replica, lentamente. Le rivolge un profondo inchino. “Ti ringrazio, vostra grazia, e ti ringrazio per essere una vera amica nei riguardi della mia cara moglie. Non dimenticherò la tua gentilezza.”
 
Arianne sorride. “È facile essere gentile con la principessa Brienne,” lei dice, “ma comunque non c’è di che.”
 
 
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Durante i giorni successivi, Jaime va a cercare deliberatamente Brienne ogni volta che può, anche se non riesce a spiegare, nemmeno a se stesso, perché lui desideri migliorare ancora di più le cose tra di loro.
 
Alla fine, Jaime riesce a portarla a cavalcare fino al laghetto che aveva menzionato, ad un paio di leghe dalla città. Lì, lui le toglie e vestiti e si prende il suo tempo nello scoparla sul terreno morbido della sponda, guardandola dritto negli occhi mentre lo fa. Dopo, nuotano e parlano del più e del meno: i loro cibi preferiti (granchio per Brienne; uro arrostito per Jaime) e il loro cibo meno preferito (stufato di qualsiasi tipo; hanno entrambi passato troppi anni a mangiarlo ogni giorno negli accampamenti militari); lo stato delle scorte di cibo di Approdo del Re e il bisogno di fornire più cibo al popolino del regno; il continuo disarmo dell’esercito e le difficoltà dei veterani che finalmente tornano alla vita civile senza però trovare una casa, delle famiglie o dei lavori.
 
Nuotano pigramente e, per qualche ragione, lo soddisfa vedere che lei è al proprio agio in acqua tanto quanto lo è con un’armatura addosso. Lo soddisfa ancora di più che il suo stuzzicarla lievemente le faccia apparire un sorriso timido sulle labbra, e lui non riesce ad evitare di baciarla per quello.
 
Se la scopa di nuovo, ancora più lentamente, ancora più scrupolosamente, e i dolci sospiri, miagolii e ansiti di Brienne gli infiammano il sangue in un modo che non si aspettava.
 
C’è qualcosa di quasi trascendentale in tutto questo, in questo pomeriggio infinito lontani dalla città e sospesi nella luce del sole. Alla fine, quando Jaime raggiunge l’apice, con le braccia e le gambe di Brienne strette con forza intorno a lui, tenendolo al sicuro, tutto ciò che lui riesce a pensare è .
 
Si rilassa lentamente, strofinando il viso contro il collo di Brienne.
 
, lui pensa di nuovo, in modo assonnato, sentendosi caldo, soddisfatto, al sicuro, sì, abbiamo fatto un figlio.
 
 
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Jaime è insopportabilmente compiaciuto mentre si rivestono, un’impresa che dura più del solito perché si ferma per baciarla in ogni momento.
 
Brienne non si oppone; in realtà, a lei piace parecchio. Non crede di aver vissuto il grande piacere che Arianne le aveva descritto, ma non le importa. Lei non riesce a smettere di sorridere mentre finalmente, in modo riluttante, terminano di vestirsi e tornano ad Approdo del Re.
 
 
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Stanno ancora sorridendo mentre entrano nella Sala Grande per presenziare alla cena con Re Tywin.
 
Arianne inarca un sopracciglio quando scorge il viso luminoso di Brienne, e Brienne arrossisce furiosamente mentre prende il suo consueto posto alla sinistra di Tywin, mentre Jaime prende posto al lato destro del proprio padre.
 
Lei vorrebbe che Jaime le fosse accanto invece di dover intrattenere l’uomo seduto accanto a lei a sinistra.
 
Il sorriso di Brienne vacilla leggermente quando lui si presenta come Maestro Luwin, arrivato quel pomeriggio da Grande Inverno. Lei non vuole pensare a Cersei dopo aver passato un pomeriggio così incantevole insieme a Jaime. Comunque, la Regina del Nord è molto lontana, e Brienne sa che Cersei è stata ben lontana anche dai pensieri di Jaime questo pomeriggio e, per adesso, quello basta.
 
Brienne intrattiene una conversazione educata con Maestro Luwin, ma poi, mentre l’ultima portata viene rimossa dai domestici, Re Tywin si alza in piedi e il silenzio ricade immediatamente nella Sala Grande.
 
Tywin prende il proprio calice di vino in mano e dice, “Stasera Maestro Luwin è il nostro onoratissimo ospite, qui al nostro tavolo. Lui è il Maestro personale di Re Eddard Stark, ed ha viaggiato per la lunga distanza da Grande Inverno a qui per portarci delle notizie.” Lui innalza il proprio calice. “Vi invito a bere per celebrare e in segno di ringraziamento, perché la mia cara figlia Cersei, la Regina del Nord, aspetta un figlio!”
 
Brienne sbianca completamente, costringendosi a sorridere mentre tutti gridano di gioia, pronti per un brindisi. E dopo beve il proprio vino quando tutti gli altri lo fanno.
 
Una volta terminato il brindisi, lei si volta verso Maestro Luwin. “Queste sono delle notizie meravigliose,” lei dice. “Quando dovrebbe nascere il bambino?”
 
“Tra quattro mesi, vostra grazia, forse cinque. La Regina non mi ha permesso di esaminarla per bene per determinarlo con certezza.”
 
Brienne mantiene il sorriso sul suo volto con grande sforzo. “Quattro o cinque mesi?”
 
Maestro Luwin annuisce, l’espressione dell’anziano uomo è orgogliosa e compiaciuta. “Il Re Eddard è un uomo virile, vostra grazia. La Regina mi ha assicurato che il Re l’ha messa incinta durante la loro prima notte di nozze.”
 
 
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Note varie della traduttrice:
 
 
 
 
--- Eccomi qua, come promesso tempo fa, a distruggere un po' HOTD, come ho fatto anche con GOT. Parità!
 
Non serve neppure che abbiate guardato per forza HOTD, perché è un discorso che c’entrerà, ovviamente anche con Jaime/Brienne e la nostra Cersei, alla fine. Però ovviamente vi parlerò di cose che contengono SPOILER!
 
Gli sceneggiatori di HOTD sono stati spesso imbarazzanti, ma davvero. Avevano tra le mani un progetto super interessante, ma quello che ne è venuto fuori è stato un gran bel mix di mancate opportunità.
 
Avendo letto il libro Fire & Blood, da cui è appunto tratto HOTD, vedere il massacro fatto nello show è stato per me un bel viale nei ricordi del massacro fatto dei libri di ASOIAF con GOT. Non impareranno mai. (E’ passato un po' di tempo dalla mia lettura di quel libro, quindi se notate incongruenze, fatemelo sapere senza problemi).
 
Parto con un presupposto. Leggendo il libro non mi ero trovata a schierarmi, ovviamente, con nessuna delle due fazioni, né coi Neri né coi Verdi, perché erano entrambe due fazioni fuori di testa, che compivano robe assurde. Guardando lo show??? Bè, con mio sommo sgomento, mi sono ritrovata a “simpatizzare” di più coi Verdi, addirittura, per un singolo motivo…ma come cazzo hanno scritto i personaggi???? Nello specifico…per quale cazzo di motivo hanno aggiunto 300 mila cose negative riguardo i Verdi che nei libri non esistevano minimamente, mentre la stragrande maggioranza dei crimini e degli abomini commessi nei libri dai Neri invece nello show sono magicamente spariti? MA CHE È STA CAFONATA? Ho capito che gli sceneggiatori sono di parte, ma a tratti era ridicolo…e apprezzerò molto spiegarvene ogni sfaccettatura nei miei piccoli angoli di curiosità.
 
Cioè, molto spesso mi sono ritrovata a dover simpatizzare con Alicent, ALICENT, che nei libri mi stava sul culo, solo perché il modo in cui la ridicolizzavano a volte, rispetto al modo in cui cancellavano di pari passo i crimini di Rhaenyra era assurdo.
 
Il problema principale è che volevano a tutti i costi impuntarsi sull’avere Rhaenyra come protagonista della serie, rendendola qualcuno da idolatrare…il problema è….che Rhaenyra nei libri è tipo la versione più stupida di Cersei!!! E non scherzo minimamente. Prima dell’esistenza di HOTD, tutto il fandom dei libri infatti scherzosamente si riferiva a Rhaenyra proprio come alla “prima Cersei esistita a Westeros”. Immaginatevi se D&D avessero reso Cersei la protagonista buona di GOT, dopo aver deciso di adattare i libri. Questo è HOTD in sintesi. Follia.
 
Per passare al parlarvi del triangolo amoroso alla Cersei/Jaime/Brienne, vi devo proprio illustrare il perché Rhaenyra non sia nient’altro che Cersei sotto falso nome.
 
In primo luogo, Rhaenyra nei libri è davvero stupida tanto quanto lo è Cersei nei libri. Era scappata da Approdo del Re, lasciando quindi ai Verdi la possibilità di farsi importanti alleati lì, e ha continuato per anni e anni a non stringere alleanze politiche importanti, standosene a Roccia del Drago senza fare mosse politiche, perché nei libri lei era sempre stata politicamente pigra e stupida. Avrebbe dovuto essere il braccio destro di suo padre durante gli ultimi anni della vita di Viserys, per prepararsi a regnare, invece non aveva lo scazzo di farlo. Anche quando la guerra era cominciata aveva fatto errori dopo errori, atto di codardia dopo atto di codardia, e al confronto le strategie di guerra dei Verdi erano da veterani. Anche il suo fratellino Daeron le cagava in testa riguardo a coraggio e abilità in guerra (non per niente era stato soprannominato dal fandom il “Jon Snow” dei Verdi).
 
Non era minimante interessata al popolino di Approdo del Re, fosse stato per Rhaenyra potevano benissimo schiattare di fame tutti. Infatti, durante il periodo in cui Rhaenyra ha effettivamente regnato, dopo la fuga di Aegon II, tutto il popolo la odiava! Non la riconoscevano come regina, anzi, volevano che tornasse sul trono l’unica regina che il popolo amava: Helaena, che durante il suo regno era sempre stata generosa e buona col popolino, molto spesso convincendo anche suo marito/fratello Aegon a fare riforme che potessero giovare ai meno abbienti. Non per questo proprio dopo il tragico suicidio di Helaena, Approdo del Re era insorta, ribellandosi a Rhaenyra, dandole la colpa della morte dell’unica regina che volevano davvero, la mia amata Helaena.
 
Gli sceneggiatori hanno rimarcato che il motivo principale per cui la gente non voleva che Rhaenyra stesse sul trono era per mera misoginia…Non proprio in realtà. La misoginia ha avuto peso, senz’altro. Una donna sul trono avrebbe avuto purtroppo più difficoltà nell’essere accettata. Il problema di Rheanyra è che, non importa se fosse stata uomo o donna, era proprio l’ultima persona che doveva sedersi sul trono di spade, proprio perché era stupida! E inoltre, nonostante quest’ossessione degli sceneggiatori dello show di farla apparire come questa grande icona femminista, vi posso assicurare che Rhaenyra era tutto fuorchè quello. Anzi, ogni volta che aveva avuto la possibilità di fare qualcosa di positivo per aiutare la posizione delle donne nobili…cagava in testa a tutte, privandole di cose che spettavano loro di diritto (di questa roba ve ne parlerò poi, nello specifico!).
 
Ha avuto tre figli bastardi con un uomo che non era suo marito, e questo è un chiaro riferimento proprio alla stessa Cersei, soprattutto perché anche i tre figli di Rhaenyra sono morti tutti malissimo, uno dopo l’altro, ed entrambe hanno dato il nome Joffrey a uno dei bambini. Le situazioni tra Cersei e Rhaenyra riguardo i loro figli illegittimi è un po' diversa. Cersei era sposata (nei libri) con un ubriacone che la tradiva, maltrattava, stuprava, e un po' ho goduto che lo avesse cornificato e gli avesse fatto rendere eredi dei bastardi, lo ammetto. Rhaenyra era sposata con un suo cugino gay, con cui però andava d’accordo. La cosa che accomuna entrambi i matrimoni? Che Cersei e Rhaenyra poi avessero successivamente ucciso i propri consorti!
 
Perché nei libri Rhaenyra lo ha ucciso veramente Laenor, eh! E anche il povero Qarl, dopo averlo pagato per ammazzare il proprio amante. Infatti l’omicidio di Laenor nei libri avviene in modo totalmente diverso, davanti a tanta gente, e il drago di Laenor, essendo appunto rimasto senza padrone, viene poi rivendicato dal fratellastro bastardo di Laenor, Addam.
 
Gli stessi sceneggiatori hanno ammesso che questo cambiamento che hanno fatto nella trama riguardo la morte di Laenor avrebbe potuto dividere il fandom. Io, ad esempio, l’ho detestato questo cambiamento. È solo l’ennesimo tentativo di ripulire l’immagine di Rhaenyra, mostrandola per il personaggio che non è. Almeno per le cose scritte da GRRM.
 
E perché Rhaenyra aveva ucciso Laenor? Perché non gli serviva più, e perché voleva stare con Daemon, che è da quando Rhaenyra aveva 14 anni che le faceva il lavaggio del cervello per farla innamorare e avere più potere. Nei libri ogni cosa riguardo quei due è super creepy. Daemon, fin da quando Rhaenyra era piccola, vulnerabile e malleabile l’aveva intortata di brutto. Il vero e proprio “groomer” per eccellenza. (Comunque mi fa tanto ridere che per via di un paio di scene dove Rhaenyra si coccolava e abbracciava Lucerys, ci si è fatti l’idea che sia la top mamma del regno, ma nessuno pensa mai che nei libri quella pazza ha ammazzato l’uomo che i suoi bastardelli credevano fosse loro padre, traumatizzandoli, mentre nello show ha fatto credere ai suoi bastardelli che l’uomo che credevano fosse loro padre fosse morto male, finito incenerito, traumatizzandoli…sì sì, ma è un’ottima madre, certo…quanto la Cesira dei libri, lol).
 
Inoltre, un altro cambiamento fatto nello show per mostrare Rhaenyra un minimo più competente era quando hanno detto che lei e Laenor avevano tentato per un po' a cercare di avere un erede, ma senza successo...ma MAI NELLA VITA STA COSA C’E’ STATA NEI LIBRI! Vi posso assicurare che nei libri Rhaenyra e Laenor non hanno MAI consumato il loro matrimonio! Infatti, Jace era nato appena 9 mesi dopo il matrimonio di Laenor e Rhaenyra, nei libri, quindi Rhaenyra non aveva nemmeno ancora finito di dire “Lo voglio” a Laenor che si era già infilata Harwin Strong nel letto, concependo Jace.
Qualsiasi coppia intelligente avrebbe cercato almeno di concepirlo un erede, visto l’importanza che ha la stabilità del regno per la famiglia reale, ma Laenor e Rhaenyra non ci hanno mai nemmeno provato!
 
E non venitemi a dire che il fatto che Laenor fosse gay rendeva le cose complicate, perché Laenor non è mica il primo omosessuale che si trova in una situazione del genere a Westeros! Ovviamente non sto parlando del mondo reale, dove nessuno dovrebbe mai costringere nessun altro, gay o meno, a fare sesso con qualcuno. Ma stiamo parlando di Westeros e della classe nobile, o addirittura regnante (e quindi quella più privilegiata e che ogni tanto scatena l’inferno sui poveri cittadini innocenti di Westeros, che si ritrovano in guerre folli e con le pezze al culo), a cui spettano dei doveri ben precisi.
 
Basta pensare al buon Renly, o almeno alla sua mitica versione dei libri, che nonostante fosse fieramente gay e pazzo d’amore per il mitico Loras, non aveva alcun problema a pensare di avere eventualmente un erede con Margaery che potesse stabilizzare la propria posizione, se avesse ottenuto il trono. O basta pensare a una dei miei Targaryen preferiti nella storia di Fire&Blood…Rhaena Targaryen (non la figlia di Daemon, sorella di Baela, ma quella originale, la figlia di Aenys e Alyssa).
 
Rhaena era praticamente apertamente lesbica, e ha vissuto amori quasi iconici direi, con varie dame, ma si era sposata per dovere col proprio fratello, con cui aveva un rapporto d’amicizia ma nulla di più. Gli ha dato dei figli, perché era appunto un loro dovere, ma con la promessa che poi avrebbero avuto modo di avere ognuno degli amori liberi (poi vabbè si era intromesso quello psicopatico di loro zio Maegor e il resto è storia).
 
Ma Laenor e Rhaenyra no. Gli unici scemi che manco c’hanno provato a fare degli eredi legittimi che quindi aiutassero l’ascesa al trono di Rhaenyra. Lei ha preferito avere dei bastardi, rovinandosi la reputazione, e mettendo una proverbiale spada di Damocle su quei poveri ragazzini che ovviamente non sarebbero mai stati al sicuro, avendo un aspetto così CHIARAMENTE diverso da quello di entrambe le persone che “avrebbero” dovuto essere i loro genitori. Jace, Luke e Joffrey sarebbero stati sempre in pericolo, ma non solo per via dei Verdi, ma qualsiasi altro gruppo di nobili sarebbe potuto insorgere all’idea di avere sul trono un ovvio bastardo come Jace, magari organizzando una ribellione, chiedendo l’aiuto dei “dragon seeds” per avere dalla loro parte dei draghi che contrastassero i draghi della famiglia di Rhaenyra.
 
Una delle critiche più frequenti che Cersei riceveva era proprio sul fatto che avendo dei bastardi, aveva messo in pericolo la vita di quei bambini innocenti, se si fosse scoperta la verità, ma stranamente non vedo critiche del genere verso Rhaenyra, nonostante anche lei avesse messo in pericolo Jace, Luke e Joffrey con le sue scelte cretine. Alla fine, quello che avevano commesso Rhaenyra e Cersei, avendo figli regali bastardi, ma spacciandoli come legittimi, era tradimento contro la corona, eh!
 
Almeno Cersei era stata più intelligente e si era fatta ingravidare da qualcuno che somigliava a lei! Rhaenyra avrebbe potuto fare lo stesso se fosse stata un minimo più intelligente. Ma invece Rhaenyra no, aveva pensato che avere dei figli con un uomo che non somigliava per niente né a lei e né a suo marito sarebbe stata una mossa super intelligente, e che nessuno l'avrebbe notato... Avrebbe potuto stipulare un patto con Daemon, facendosi ingravidare da lui col consenso di Laena (che di sicuro avrebbe chiuso un occhio pur di aiutare il matrimonio del fratello), se proprio non voleva andare a letto con Laenor. Che poi, la cosa divertente, è che Rhaenyra successivamente si è sposata con Daemon avendo dei figli legittimi…che con la giusta rivolta avrebbero potuto mettere i bastoni tra le ruote ai suoi figli bastardelli. Cioè, in un mondo senza Danza dei Draghi, e con un Aegon III che si considera più legittimato di suo fratello Jace ad avere il trono per via di non essere bastardo, sarebbe scoppiata una guerra fratricida assurda, soprattutto se Daemon avesse istigato il proprio figlio a questa guerra, proprio per vedere un proprio figlio sul trono, invece che il figlio di Harwin.
 
Parlando del mitico (e super sexy) Harwin, anche lui collega Rhaenyra a Cersei…Come, vi chiedete? Bè, con la Danza dei Draghi e la morte di Larys, il cognome Strong è sparito! Tutta quella famiglia si era estinta! E come risalta fuori quel cognome, almeno nei libri? Bè, grazie a Cersei! Infatti nei libri la versione zombie della Montagna, riceve un nome da Cersei…Ser Robert Strong! Viene chiamato Robert da Cersei come perculata nei confronti del suo odiato defunto marito, e prende il cognome Strong proprio come probabile riferimento ad Harwin Strong, visto che Harwin era una sorta di protettore di Rhaenyra, allo stesso modo in cui la Montagna protegge e difende Cersei. E Cersei chiaramente sembra rivedersi molto in Rhaenyra…
 
Altra similitudine infatti è che Cersei è ossessionata dalla vicenda della profezia del Valonqar, che le dice che sarà uccisa dal suo fratellino….indovinate com’è morta Rhaenyra? Esatto! Uccisa dal suo fratellino Aegon! Mai fidarsi di un fratellino ubriacone, a quanto pare. Poi, proprio come Cersei, più la guerra va avanti e più Rhaenyra diventa paranoica, e proprio come Cersei, Rhaenyra aveva iniziato ad ingrassare, perdendo la sua bellezza. Sta cosa palesemente non ci sarà nello show, perché gli sceneggiatori non hanno mai le palle di “imbruttire” le loro protagoniste. Patetici.
 
Per non parlare del fatto che Rhaenyra, almeno nel libro, aveva chiamato il primo figlio avuto da Daemon col nome di “Aegon”, proprio come dispetto nei confronti di Alicent e del suo primogenito. Cosa non mostrata minimamente nello show. Ma credetemi, questi dispetti tra le due fazioni erano ricorrenti e stronzi nei libri, i Neri non erano le povere vittime che subivano umiliazioni, come voluto mostrare. Rhaenyra con quell’azione voleva proprio dire “solo il mio Aegon vale, il tuo non è niente”.
 
Per il momento mi fermo qui, ma fidatevi, siamo solo all’inizio. Ma con queste prime basi vi riuscirà più facile comprendere il triangolo amoroso alla Brienne/Jaime/Cersei, di cui vi parlerò!
 
TO BE CONTINUED…
 
 
 
 

 

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