Ils ne savent rien de nous di Sel Dolce (/viewuser.php?uid=146675)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici - Epilogo ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici - Epilogo alternativo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
– L'inizio di tutto
Stiles
era sdraiata sul suo letto con tra le mani un fumetto di Batman, la
prima edizione del primo volume, lo stava riponendo con cura nella
sua busta protettrice dopo averlo letto, la copertina gialla decorata
con le figure di Batman e Robin appesi a delle corde che si
guardavano e quel volume valeva più di trecentomila dollari,
un vero tesoro. Le dita affusolate compivano movimenti precisi e
maniacali, sicuri di non rovinare quello che lei credeva il
capolavoro migliore di tutti i tempi – per quanto riguarda i
fumetti, perché il miglior film era Star Wars – dopo
aver chiuso la sicura ed essersi assicurata che fosse tutto nella
norma lo posò tra gli altri albi. Riprese a respirare
normalmente sapendo la sua preziosa collezione al sicuro e, non
curandosi di raccogliere i suoi vestiti da terra, si diresse in bagno
per dedicarsi un lungo bagno di riflessione pre–scuola, un
altro anno noioso e monotono l'aspettava e non si poteva dire
entusiasta. Lydia Martin sicuramente l'avrebbe derisa per il suo
usuale taglio di capelli e per il suo modo di vestire, aveva un serio
problema con le camice a quadri secondo la Stilinski, e se pensava
che pure il suo ogni presente e possente fidanzato Jackson agli
allenamenti di lacrosse l'avrebbe massacrata a suon di spallate le
passava proprio la voglia di mettere piede alla Beacon Hills High
School.
Si
immerse nell'acqua calda sentendo i muscoli rilassarsi, lanciò
un breve sguardo al suo corpo che a scuola veniva definito grasso, ma
Scott – il suo migliore amico – le diceva che era
perfetta. Sinceramente poco le importava, magra o grassa nessuno
sembrava abbastanza tenace da passare troppo tempo con lei a causa
della sua lingua lunga. Era uno dei suoi più grandi problemi,
parlava senza freni e questo spaventava le persone che trovandosi
davanti ad una persona schietta che diceva tutto quello che le
passava per la testa rendeva la situazione imbarazzante. Alcune volte
pure suo padre la evitava per non sentire le sue chiacchiere e a lei
stava bene, non poteva pretendere troppo, si considerava fortunata ad
avere anche un solo amico.
Allungò
la mano per accendere la radio, ma non partì nessuna musica,
nessuna hit dell'estate 2011 come Shimbalaiè di Maria Gadù
o Someone like you di Adele che le si poteva ascoltare in qualsiasi
negozio dotato di un impianto stereo, bensì partirono svariati
suoni di interferenza e poi finalmente Stiles riuscì a
connettersi alla radio della polizia. Ascoltò distrattamente
la voce dell'agente richiamare una pattuglia per un controllo nel
quartiere sud di Beacon Hills per una denuncia di rumori molesti.
Dischiuse
le labbra rosse e buttò la testa all'indietro posando il collo
sul bordo della vasca cercando di non pensare a nulla, cosa
praticamente impossibile. I lividi sulle braccia erano violacei e
risaltavano sulla pelle candida, tutti causati durante l'allentamento
di quella mattina con Scott. Non l'aveva ferita lui, era
semplicemente caduta a terra molte volte colpendo il terreno
principalmente con le braccia.
Poi
una comunicazione dell'agente attirò la sua attenzione e non
poté fare a meno di saltare letteralmente fuori dalla vasca
per asciugarsi e vestirsi nel minor tempo possibile perché
doveva correre e avvisarlo. In meno di due minuti stava indossando la
sua magliette blu dei Beatles con sopra una camicia a quadri e dei
flared jeans, sulla testa teneva un asciugamano per tamponare i
capelli ancora umidi e con una mano cercava di chiamare Scott, stava
scorrendo la rubrica perché puntualmente si scordava di
mettere il suo numero tra le chiamate rapide. Sentì suo padre
uscire di casa, sicuramente stava raggiungendo gli altri. Infilò
le scarpe saltellando giù per le scale e cavolo se era
difficile, rischiò di far cadere la foto della madre appesa al
muro.
Si
sfregò un'ultima volta i capelli e buttò l'asciugamano
sull'appendiabiti e afferrò le chiavi di casa e della Jeep, la
sua Roscoe. Quando fu in strada accese la radio per sintonizzarsi
nuovamente alla radio della polizia, giusto in tempo per sentir dire
al padre la posizione precisa in cui si trovavano e Stiles maledì
Scott in quanto non le rispondeva al cellulare.
Arrivò
davanti alla casa del suo migliore amico solo cinque minuti più
tardi e non stava più nella pelle, dovevano sbrigarsi se non
volevano perdersi il divertimento. Scese dalla Jeep assicurandosi che
fosse ben parcheggiata per evitare che qualcuno potesse graffiarla e
poi corse alla volta della casa di Scott. Timorosa di trovare Melissa
in casa fece la cose che le parse più ovvia: si arrampicò
fino a raggiungere il piano superiore.
Camminò
attentamente fino alla finestra del suo migliore amico, quando si
affacciò per vedere cosa diavolo stava combinando per non
rispondere al telefono cellulare trovò sfortunatamente la
stanza vuota. Arrabbiata fece per tonare indietro per tornarsene alla
macchina ed andare da sola per l'avventura che aspettava loro, ma si
distrasse quanto per farla scivolare e quando pensò di
sfracellarsi al suolo venne salvata dal suo stesso piede incastratosi
nell'edera che la fece penzolare.
Peccato
che invece di morire per il possibile schianto morì di
crepacuore vedendo Scott brandire una mazza da baseball contro di
lei. Dopo una breve sessione di urli con tanto di eccessiva
gesticolazione con le braccia fu il ragazzo a prendere parola.
«
Stiles! Che cavolo fai qui? » domandò cercando di tenere
ferma la mazza tra le mani. Sembrava più spaventato di lei.
«
Tu non rispondevi al telefono! » si giustificò la
ragazza con gli occhi velati da lacrime, ancora non si era ripresa
del tutto « Che ci fai con quella? » chiese poi indicando
l'arma dell'amico.
Scott
guardò la mazza tra le mani con un mezzo sorriso «
Credevo che fossi un ladro. » rispose e Stiles desiderò
ardentemente picchiarlo, perché da un ladro si andava con un
coltello – affilato, preferibilmente – e non con un pezzo
di legno.
«
Un ladro? Ma che...? D'accordo ora devi starmi bene a sentire: mio
padre se n'è andato venti minuti fa, stanno richiamando tutti
gli agenti federali del distretto di Beacon e anche la polizia. »
disse la Stilinski, voleva tenerlo un po' sulle spine non dicendogli
tutto. Non ci volle molto per ricevere un incitamento a continuare.
«
Hanno trovato un corpo nel bosco. » annunciò prima di
tirarsi su per sciogliere il piede dall'incastro creato con l'edera e
elegante quanto un gatto atterrò sull'erba del giardino
dell'amico.
«
Cioè un morto? » domandò stupidamente Scott.
«
No, il corpo di un vivo. » rispose in un primo momento «
Sì, stupido, un cadavere! » aggiunse subito
riservandogli uno sguardo che sembrava chiedergli se fosse veramente
così sciocco. Con un salto entrò nel portico e si
sistemò meglio davanti a lui.
«
Un omicidio? » chiese il ragazzo guardandola estasiato,
interessato quanto lei alla faccenda che si stava svolgendo giusto a
pochi chilometri da loro.
«
Non si sa ancora. » ammise « So che era una ragazza, di
circa vent'anni. » raccontò le informazioni che aveva
appreso sintonizzandosi alla radio della polizia.
«
Ma se hanno trovato il corpo allora che stanno cercando? »
Scott la guardò confuso mentre scattava con un gesto delle
braccia ed un sorriso le si allargava sul volto.
«
Qui viene il bello: ne hanno trovato solo metà. »
confessò eccitata, pensando che sarebbero stati loro a
trovarlo, aveva già un'idea su dove iniziare la loro ricerca.
Scott aveva spalancato gli occhi a quella notizia e sorrideva –
non per la morte della ragazza, ovviamente – e stava
ringraziando il cielo che sua madre era al lavoro.
«
Andiamo. » disse semplicemente Stiles, contenta di avere un
amico che la seguiva in ogni pazzia.
Angolo
me:
Salve,
popolo di Efp!
Sono
tornata dopo mesi di innatività con questa fanfiction che ho
ritrovato in una cartella dispersa, scritta nel lontano 2014 quando
la terza stagione si era appena conclusa.
Allora,
praticamente questa è una riscrittura della suddetta terza
stagione con una Fem!Stiles, i capitoli seguiranno principalmente gli
avvenimenti degli episodi con qualche aggiunta di Sterek qua e là.
Non
ho altro da dire, non so con quanta continuità aggiornerò
perché devo decisamente corregere alcune cose, ma spero che il
prologo vi piaccia.
Alla
prossima,
Sel
|
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Capitolo 2 *** Capitolo uno ***
Capitolo
uno
Stiles si sentiva una persona orribile e la voglia di
vomitare era tanta, si tratteneva giusto perché era
all'interno della sua Roscoe – l'amata Jeep – e non
voleva dare a vedere al suo compagno di viaggio quanto stesse in
realtà male.
Picchiettò nervosamente le dita contro il volante
quando si fermarono al semaforo rosso, un nodo alla gola le impediva
di parlare e lei era una persona logorroica, sentiva il bisogno di
pronunciare come minimo una parola ogni due minuti. Si guardò
la mano diventata ossuta, non erano più come le aveva giusto
due anni prima, erano piene di ferite e segni, tutti grazie alle
ultime avventure e per la sua insana idea di prendere a pugni un
licantropo finendo per essere l'unica a farsi male. Cercò di
non pensarci e buttò un'occhiata allo specchietto retrovisore
mentre si sistemava una ciocca di capelli sulla spalla ributtandola
dietro. Scott l'aveva convinta a farsi crescere i capelli e ora le
arrivavano fino al fondo schiena ed era fastidioso, soprattutto dopo
aver passato otto anni della propria vita portandoli corti come un
maschio.
Si morse il labbro mentre premeva sull'acceleratore allo
scatto del verde, il suo cuore martellava forte nel petto senza un
apparente motivo perché alla fine dei conti non era lei quella
che stava per fare qualcosa di indelebile nel vero senso della
parola. Pensava che ormai non potesse più stupirsi, il suo
migliore amico era un lupo mannaro, quella che era l'ex ragazza del
sopracitato era una cacciatrice seguita dalla sua migliore amica
io–sono–immune–al–morso, il primo
ragazzo oltre a Scott che le stava quasi simpatico era un lupo
mannaro e la città in cui viveva era costellata di cadaveri.
Decisamente non si aspettava quello per la sua adolescenza, voleva
solo essere più brava nel lacrosse e meno iperattiva.
Svoltò a destra seguendo le indicazioni che si
era scritta a mano su un foglio in quanto non aveva preso il
navigatore ed entrambi gli occupanti dell'abitacolo avevano lasciato
i cellulari a casa per non essere rintracciati e Stiles temeva che
suo padre potesse ucciderla per questa cosa.
La radio era accesa ma nessuno dei due la stava
ascoltando e per motivi ben diversi. Stiles era così tentata
di tornare indietro a Beacon Hills, quella cittadina a più di
due ore da casa solo le metteva ansia. Da quando sapeva del mondo
sovrannaturale era come diventata paranoica, vedeva nemici ovunque e
non perché solitamente quelli sembravano trovare lei, ma per
il semplice fatto che vedeva continuamente ombre durante l'ultimo
periodo specialmente quando era sola. Suo padre aveva talmente tanti
turni in centrale che sentiva come se stesse vivendo da sola e una
casa vuota creava sempre un po' di paura, anche al minimo rumore del
vento.
Nonostante questo pensava di essere in grado di aiutare
un amico, perché lei era una ragazza forte pronta a morire per
salvare qualcuno che amava, ma quello era anche peggio. Si fermò
davanti all'insegna a neon blu che recitava "Tattoo" e tirò
un sospiro sofferente cercando di impietosire l'amico.
« Stiles, non cambierò idea. » le
disse abbassando il volume della radio, aveva un sorriso che andava
da un orecchio all'altro e lo sguardo più luminoso che Stiles
gli aveva visto negli ultimi mesi dopo la rottura con Allison e si
sentì un po' in colpa per volergli rovinare quel momento.
« Pensaci bene, Scott, quella cosa rimarrà
per sempre sulla tua pelle, anche quando sarai un vecchietto con la
pelle tutta cadente. Un brutto spettacolo. » disse la castana
storcendo il naso immaginando uno Scott anziano con la pelle delle
braccia cadenti ed il tatuaggio penzolare insieme ad essa. Ew,
orribile.
Gli prese le mani tra le proprie e sbatté le
ciglia lunghe mettendo su un tenero broncio sperando che funzionasse
come con il padre, ma non fu così in quanto il ragazzo se la
tirò addosso facendole sbattere il fianco contro il cambio
dell'auto per abbracciarla.
« Grazie per avermi accompagnato. » le
sussurrò nell'orecchio e Stiles semplicemente crollò.
Sapeva che non poteva resistere alla sua voce tenera e squillante. Si
staccò bruscamente mentre il ragazzo rideva « Se svengo
è colpa tua. » gli disse semplicemente prima di scendere
dall'automobile chiudendo con cura lo sportello, negli ultimi tempi
aveva preso decisamente troppe botte.
Entrarono accompagnati dal tipico tintinnio, all'interno
vi era solo il proprietario e Stiles gemette dolorante. In meno di
due minuti Scott era seduto con la manica sinistra alzata pronto a
farmi marchiare per l'eternità. Svogliava l'album con alcuni
esempi e non resisté a fargli vedere quello che sembrava un
Kanima, sarebbe stato un ottimo ricordo degli eventi dell'anno
precedente.
Il cuore le saltò in gola quando vide il piccolo
ago perforare ripetutamente la pelle del suo migliore amico, non
riuscì a resistere e svenne.
Chiuse lo sportello della sua Jeep con troppa forza,
dopo essersi posizionata per bene sul sedile si portò alla
testa il sacchetto di ghiaccio che il tatuatore le aveva dato dopo
aver sbattuto la testa contro il pavimento. Lei aveva ringraziato e
consigliato caldamente di rivestire il parquet di materassini.
« Stai bene? » domandò a Scott
guardandolo con un occhio mezzo chiuso dal dolore, aveva notato la
sua espressione strana.
« No, brucia. » rispose guardandosi
apprensivo il braccio e le regalò l'ennesima occasione per
sfoggiare il suo sarcasmo « Certo la tua pelle sarà
stata infilzata perlomeno... centomila volte da... un ago... »
disse cercando di non ricordare quel poco che aveva visto.
« Sì, ma non mi dovrei sentire così.
» continuava a guardarsi il braccio e Stiles ripose sul
cruscotto la sacca di ghiaccio ormai inutile per la sua povera testa.
Il licantropo gemette di dolore « Non dovrei affatto sentirmi
cosi! Devo togliere la fasciatura. » e nonostante le numerose
preghiere della ragazza si tolse la fasciatura rivelando il tatuaggio
che si rimarginava facendo tornare la pelle di Scott pulita come
avrebbe dovuto essere sempre « È... è guarito. »
affermò l'ovvio con espressione sconsolata, ottanta dollari
buttati al vento.
« Dha, evviva, lo odiavo. » ammise la
ragazza mettendo in moto l'automobile, l'espressione disgustata e si
sentiva veramente meglio adesso che il suo migliore amico era senza
tutto quel inchiostro, quando incontrò lo sguardo di Scott non
poté fare a meno di mormorare un « Scusa. » in
parte non sincero.
Partì alla volta di Beacon Hills in completo
silenzio, cosa strana per lei, ma non sapeva come consolare il suo
migliore amico che sembrava molto triste per la perdita. Guardò
ad intervalli di due minuti nello specchietto retrovisore, la strada
davanti e dietro di lei completamente libera e completamente buia se
non per i fanali dell'auto. Le lunga dita scivolavano sul volante e
attese che fosse Scott a parlare per primo, dopotutto sapeva cosa
voleva dire per lui quel tatuaggio.
« Ti sei sentita con Derek quest'estate? »
le domandò facendola sbandare e fortuna volle che nessuno
stesse ancora percorrendo la loro stessa strada. Le guance di Stiles
si colorarono di un rosso accesso « No, quell'idiota non ha
risposto ad un solo messaggio. » rispose piena di rabbia «
Ho così tanto da imparare sui licantropi, solo lui può
aiutarmi con le sue conoscenze. » aggiunse ricordando di quante
domande gli aveva inviato che lui aveva palesemente ignorato dato che
a Scott aveva scritto un paio di volte per far sapere loro che era
vivo insieme ad Isaac.
« Potevi chiedere a Peter. » disse Scott
guardandola curioso di sapere perché non aveva optato per un
piano B, solitamente niente riusciva a fermarla dall'ottenere quello
che voleva. Le guance erano ancora rosse, ma di una tonalità
inferiore a quella precedente, il suo cuore si era calmato.
« Scherzi, Peter? Vuoi vedermi morire sotto i suoi
artigli? » domandò aggrottando la fronte, anche il
diretto interessato era andato personalmente da lei – cioè
si era intrufolato nella sua camera – per chiederle se voleva
sapere qualcosa sulla loro natura e Stiles lo aveva malamente
cacciato via dalla sua camera, ma la cosa che aveva fatto realmente
smuovere Peter era stato il ringhio proveniente dalla boscaglia
dietro casa sua e Stiles immaginava fosse stato Scott.
« Non ti torcerebbe un capello, secondo me gli
piaci. » disse il McCall alzando leggermente le spalle, alla
radio passava "Girls just want to have fun" di Cyndi
Lauper, la ragazza ignorò il commento dell'amico cominciando a
canticchiare.
Era passata più di un'ora di viaggio e la Luna
era alta nel cielo, la ragazza aveva sonno, ma arrivati al semaforo
sembrò riprendere vita: nella macchina affianco alla sua
c'erano Allison e Lydia, il destino voleva farli incontrare per forza
a quei due e lei voleva solo aiutare.
Ignorando le preghiere di Scott – come lui aveva
fatto con le sue – abbassò il finestrino per urlare un
cordiale « Hey! » che venne ignorato in quanto la Martin
sgommò passando con il rosso « Sai, forse non ci hanno
visti. » mugugnò annuendo con la testa, i lunghi capelli
castani che continuavano a sfuggire alla presa dell'elastico.
Quando partì per tornare finalmente a casa e
farsi una bella dormita per prepararsi al primo giorno di scuola
Scott la implorò di fare qualcosa purché Allison non
pensasse che la stessero pedinando e Stiles, spazientita
all'inverosimile, inchiodò guardandolo come per sfidarlo a
dire una sola parola sulla sua scelta di azione. Peccato che anche le
ragazze si fermarono più avanti e Stiles voleva urlare dalla
rabbia, se Allison voleva parlare a Scott poteva anche aspettare il
giorno successivo dato che dieci secondi prima erano scappate.
Il rumore del vetro che si infrangeva e le urla delle
ragazze fecero scattare i due che corsero verso l'automobile appena
colpita da un cervo. Stiles si precipitò da Lydia lasciando a
Scott la sua ex ragazza. Le toccò le spalle chiedendole se
fosse ferita anche se non vedeva nessuna traccia di sangue, dopo aver
sentito Allison sentire di star bene la rossa sbottò «
Be' io non sto bene! Sono completamente nel panico, come ha fatto a
venirci addosso? Ho visto i suoi occhi prima che ci venisse contro,
era come se... come se fosse impazzito. » raccontò con
voce tremante, le mani strette al petto all'altezza del cuore. Stiles
la osservò preoccupato, nonostante tutto aveva instaurato un
rapporto di amicizia con Lydia anche se non aveva scordato tutte le
cose negative che le aveva detto nel corso degli anni e per essersi
alleata con Jackson per rovinarle la vita.
L'aria si fece più pesante quando Scott disse che
il cervo era terrorizzato, Stiles scosse leggermente il capo, quello
era solo il primo segnale, se lo sentiva.
La
ragazza si svegliò decisamente con il piede sbagliato quella
mattina, alla fine era riuscita a dormire per un paio di ore, ma
nulla di più. Dopo essersi fatta una breve doccia e aver
indossato i vestiti per il primo giorno di scuola – jeans
larghi, una maglia verde con sopra una camicia a quadri – ed
essersi tenuta i capelli in una coda alta, si posizionò
davanti al laptop per fare delle ricerche. Sentì suo padre
svegliarsi per prepararsi a sua volta per il turno in centrale e
lasciando perdere per un attimo il pc scese a preparargli la
colazione come una brava figlia.
Prese una banana e la tagliò a rondelle
accompagnandola con delle fragole, vicino aggiunse delle fette
biscottate integrali ricoperte di un sottile – sottilissimo –
strato di marmellata all'albicocca. Mentre posava il piatto sul
tavolo entrò il padre già in uniforme e il sorriso che
aveva luminoso in volto si spense alla vista della sua colazione.
« Non potevi dormire un'altra mezz'ora? » le
domandò senza darle il buongiorno, un tenero broncio ad
incorniciargli il viso mentre la figlia lo guardava divertita.
Quell'estate senza pericoli sovrannaturali era tornata molto attenta
alla dieta del padre che aveva perso cinque chili. Lo incitò
con lo sguardo a sedersi e lo sceriffo sconsolato obbedì
cominciando a stuzzicare con la forchetta un pezzo di fragola.
« Non potrei avere un po' di uova invece della
frutta? » domandò speranzoso nella generosità
della figlia, ma ricevette solamente un "no" secco detto
senza un briciolo di pietà.
« Tu non mangi? » le chiese allora severo
vedendola salire le scale senza prendersi niente, la guardò
con un sopracciglio alzato e l'espressione preoccupata « No,
papà, non ho fame. » rispose la ragazza alzando appena
le spalle, si morse il labbro inferiore sapendo che stava per
arrivare l'usuale discorso di quei mesi.
« Stiles » incominciò il padre con
voce addolorata « è da un po' che salti i pasti, va
tutto bene?. » disse toccandosi il ponte del naso con l'indice
ed il pollice, la ragazza continuava a cucinare ogni singolo pasto
della giornata ma da qualche settimana aveva perso l'appetito.
« Papà » sospirò Stiles ancora
sulle scale « è che non ho fame, sai, stress pre scuola.
» ammise ricominciando a salire le scale, appuntò
l'ennesima bugia detta al padre. Non era certo colpa sua se l'ansia
le chiudeva lo stomaco, da quando Deaton a metà luglio le
aveva detto che secondo lui dopo un periodo di pace si alternava –
per forza – un periodo burrascoso lei era andata semplicemente
nel panico, perdendo la fame ed il sonno, occupando il tempo facendo
ricerche su ricerche per tenersi pronta in qualsiasi evenienza.
Tornò a sedersi alla sua scrivania ricominciando
la ricerca, si perse in tutti quei dati che non si accorse del tempo
che passava, fu suo padre a tirarla letteralmente via dal laptop
facendola cadere a terra dopo averla trascinata per la sedia.
Salì brontolando su Roscoe, buttò lo zaino
sul sedile del passeggero e per un attimo valutò l'idea di
andare a piedi, non era abbastanza lucida per guidare ma quando vide
l'ora abbandonò l'idea e mise in moto.
Arrivò alla Beacon Hills High School in meno di
venti minuti, giusto in tempo per incontrarsi con Scott che aveva
appena parcheggiato la sua motocicletta.
« Vuoi chiedere aiuto a Derek, perché,
perché? » domandò mentre percorrevano il
corridoio, la voce irritata.
« Ha la Triskele tatuata sulla schiena, quindi
dovrà esserci per forza un modo per non guarire. »
rispose Scott con fare ovvio, ancora non aveva abbandonato l'idea di
farsi il tatuaggio e Stiles desiderò ardentemente che Derek lo
prendesse a calci sbattendolo fuori da casa sua.
« D'accordo, sì, ma non sarà già
troppo occupato? » domandò fermandosi davanti alle foto
di Erica e Boyd per l'annuncio della loro scomparsa, Stiles dovette
ammettere di sentire un po' la mancanza della licantropa, alla fine
era l'unica compagnia femminile che poteva avere durante le missioni,
anche se non le aveva perdonato il fatto di averla stordita e poi
buttata in un cassonetto della spazzatura.
Sentirono la voce del preside precedente a Gerard
provenire dall'ufficio lì vicino e i due ragazzi si
affacciarono giusto per vedere l'uomo brandire la spada con cui il
vecchio Argent aveva tagliato in due un povero Omega giusto l'estate
prima.
« Via, via, via! » incitò pensando
che fosse meglio per tutti allontanarsi da lì e Scott non
oppose resistenza. Filarono via e Stiles si distaccò dal suo
migliore amico per raggiungere le ragazze dopo che Allison le aveva
fatto un cenno con la mano.
« Matricole, tanti tanti giovani. » disse
Lydia guardando maliziosa i giovani che si avventuravano per i
corridoi « Sono fin troppo giovani. Hanno quattordici anni. »
rispose l'Argent riponendo nell'armadietto alcuni libri «
Concordo. » aggiunse Stiles fermandosi a guardare anche lei, ma
non vedeva nessuno che potesse piacerle e sicuramente nessuno
guardava lei, stregati dalla bellezza di Lydia.
« Ah! Alcuni sono molto maturi. » cercò
di farle ragionare la rossa « Sai è bello anche essere
single, puoi concentrarti su te stessa per diventare una persona
migliore. » disse Allison e Stiles si sentì a disagio
perché rimaneva pur sempre l'ex del suo migliore amico e
sentirla elogiare così il suo status da single le faceva
pensare che il suo Scott avesse poche possibilità di tornare
insieme alla ragazza.
Lydia rise « Allison, ti voglio bene, quindi se
hai bisogno di fingere che stiamo parlando di me mentre, in realtà,
stiamo parlando di te, per me va bene. » disse ignorando Stiles
che sembrava voler ribattere « Ma io non voglio un fidanzato,
io voglio una distrazione. » aggiunse continuando a guardare il
corridoio « Non voglio rimanere nel club della castità
come Stiles. » rise offendendo la ragazza che rispose con un
sonoro "hey! Non ho scelto io di essere ignorata dall'intera
popolazione maschile." perché certamente non era colpa
sua se era l'unica sedicenne vergine della scuola, anche lei provava
il desiderio di sperimentare il sesso.
L'attenzione delle tre ragazze venne catturata da due
ragazzi con in mano dei caschi che camminavano per il corridoio come
se ne fossero i padroni, Stiles storse il naso infastidita dal loro
comportamento, erano lì da solo dodici secondi e la Stilinski
sentiva di odiarli.
« Fratelli? » domandò Allison
assottigliando gli occhi per vederli meglio « Gemelli. »
rispose Lydia con voce rauca, era chiaro che le piacevano e Stiles la
guardò scettica. Non era una ragazza difficile, lei, ma quei
due erano palesemente sproporzionati e l'unica cosa decente che
possedevano erano i muscoli. Quando furono a pochi centimetri da loro
uno dei due fece l'occhiolino e Stiles immaginò fosse per
Lydia, sbuffò sentendo una strana sensazione nascere, quei due
non promettevano nulla di buono.
Quando entrarono in classe Stiles corse ad accaparrarsi
il posto alla sinistra di Scott per potergli raccontare di quei due
strani ragazzi, ma il ragazzo non la filò troppo preso ad
osservare la nuca di Allison che si era ritrovata costretta a sedersi
proprio davanti a lui. Scosse leggermente la testa decidendo di
tenersi per sé quello che aveva sentito agli armadietti, non
voleva avere a che fare con un lupo triste, soprattutto con la Luna
Piena in avvicinamento.
Tutti i cellulari presero a suonare e mentre leggevano
quello strano messaggio entrò una nuova professoressa che
Stiles trovò carina, forse era davvero omosessuale.
L’orizzonte era sbarrato da un nero banco di
nuvole e quell’acqua, scorrendo scura sotto un cielo coperto,
sembrava condurre dentro al cuore di un’immensa tenebra.
Così recitava il messaggio e Stiles riconobbe
subito che fosse un pezzo tratto da "Cuore di tenebra" di
Joseph Conrad. La professoressa li avvisò che fosse l'ultimo
periodo del libro che avrebbero letto e anche l'ultimo messaggio
ricevuto, incitandoli a spegnere i cellulari. Stiles inarcò un
sopracciglio chiedendosi come avesse fatto ad avere i numeri di
cellulare di tutti gli studenti, soprattutto se era appena arrivata
nella città.
Decise di non pensarci e ascoltò attentamente la
nuova insegnate – la signorina Blake – mentre ordinava
loro di leggere il primo brano del libro e poi fare l'analisi. Una
passeggiata, insomma.
Dopo neppure mezz'ora vide Scott andarsene chiamato per
chissà quale motivo e sentiva la voglia di corrergli dietro,
ma la sua attenzione fu catturata dalla fasciatura alla caviglia di
Lydia.
« Hey, Lydia, ti sei ferita durante l'incidente? »
domandò indicando il cerotto con la penna, eppure non
ricordava di averla vista sanguinare la sera prima.
« No, Prada mia ha morsa. » rispose alzando
gli occhi al cielo, alcune volte la rossa non riusciva a capire la
Stilinski, trovava fastidioso il modo con cui si preoccupava,
teoricamente avrebbe dovuto odiarla per tutti gli anni di Inferno che
le aveva fatto passare insieme a Jackson.
« Il tuo cane? » chiese Stiles per poi
accorgersi di aver fatto una domanda degna di Scott.
« No, la mia borsa firmata. Certo, il mio cane. »
disse scocciata la ragazza cercando di tornare sulla sua analisi del
testo, ma la figlia dello sceriffo sembrava intenzionata a non
mollare.
« E ti aveva mai morsa prima d'ora? » chiese
mentre nella sua testa iniziavano a mettersi al loro posto i tasselli
di quello che sembrava un puzzle. Forse stava per capire cosa
accadeva in città.
Lydia negò con la testa, le labbra serrate e lo
sguardo sul foglio « Hey, e se fosse successo lo stesso con il
cervo? Gli animali si comportano in modo strano prima di un terremoto
o qualcos'altro. » disse angosciata.
« Che vorrebbe dire? Che ci sarà un
terremoto? » chiese Lydia sfottendola leggermente « O
qualcos'altro... è che forse sta per succedere qualcosa,
qualcosa di brutto. » rispose la castana seriamente preoccupata
e la Martin pensò di aver leggermente esagerato, infondo non
poteva nemmeno immaginare quanto potesse essere diventata paranoica
quella ragazza dopo aver affrontato diverse creature sovrannaturali
mettendo più volte a rischio la propria vita.
« Sono solo un cervo ed un cane, aspettiamo, il
proverbio dice: non c'è due senza... » e mentre cercava
di tranquillizzarla un corvo si schiantò contro la finestra
dell'aula facendola sobbalzare spaventata, la macchia di sangue
spiccava sulla superficie. Tutti guardarono verso la finestra e
l'aria improvvisamente si fece più pesante: un intero stormo
di corvi si stava dirigendo verso la scuola gracchiando. La signorina
Blake posò il gesso alla lavagna per avvicinarsi a guardare
quello strano spettacolo, lanciò uno sguardo indietro alla
classe, ma la calma venutasi a creare venne spezzata da un altro
corvo che si abbatteva contro la finestra. Ne seguirono altri fino a
rompere il vetro e a Stiles venne da ridere, perché due anni
quando si erano nascosti da Peter rifugiandosi a scuola non avevano
provato a rompere una finestra credendola indistruttibile, mentre
adesso dei semplici uccelli la stavano buttando giù come se
fosse carta.
« State giù, tutti! » urlò la
professoressa quando ormai il panico regnava sovrano nella classe.
Ogni singolo individuo nella stanza corse a mettersi al riparo per
non farsi beccare da quei corvi impazziti, mentre Stiles spostava
malamente il suo banco e poi quello di Lydia, gettandosi su di lei
per proteggerla. Scott le aveva ripetuto diverse volte di soffrire
della sindrome da supereroe e quella era l'ennesima dimostrazione. Si
lasciò beccare dagli uccelli mentre cercava di riparare il più
possibile la ragazza, lanciò anche un'occhiata ad Allison
trovandola accovacciata sotto il banco con le braccia sulla testa per
difendersi. Strinse con maggior intensità le braccia intorno
al corpo esile di Lydia mentre un corvo le beccava la guancia, un
altro sembrava essersi incastrato tra i lunghi capelli e Stiles pensò
che appena sarebbe uscita da quella situazione sarebbe corsa dal
primo parrucchiere per farsi tagliare tutto.
La tortura durò diversi minuti, tra le urla e il
gracchiare dei corvi. La ragazza chiuse gli occhi impaurita vedendo
un corvo troppo vicino, non voleva perdere la vista a soli sedici
anni. Poi ci fu solamente silenzio, non si udì nemmeno lo
sbattere delle ali. Stiles si staccò da Lydia e controllò
che non si fosse fatta male, sospirò contenta vedendola senza
un graffio, poi puntellandosi con i gomiti su di un banco si tirò
su per controllare la situazione. La classe era ricoperta da piume
nere e sangue.
Giocò distrattamente con il cellulare mentre la
polizia e i paramedici si occupavano della situazione, suo padre
appena l'aveva vista con la guancia praticamente scorticata aveva
dato leggermente di matto mettendola un po' in imbarazzo davanti ai
suoi compagni di scuola. Era stata la prima ad essere curata dato che
era quella messa peggio e lo sceriffo l'aveva rimproverata
severamente per non essersi messa al riparo, ma i suoi occhi
brillarono d'orgoglio quando Lydia gli spiegò che non l'aveva
fatto per proteggere lei.
Guardò la Blake e notò la sua espressione
persa e spaventata, si alzò cautamente sincerandosi che il
padre non la stesse guardando « Professoressa, sta bene? »
chiese quando le fu vicino, poi notò un altro dettaglio e non
poté resistere dall'allungare una mano per toglierle una piuma
dai capelli mentre lei si ritraeva spaventata. Tornò a sedersi
e guardò il cellulare indecisa se chiamare o meno Scott per
raccontargli l'accaduto. Vide il padre avvicinarsi al signor Argent
che parlava con la figlia ed iniziò a sudare freddo, Chris
l'avrebbe uccisa, lo sapeva!
Quando finirono di parlare – e dopo aver ricevuto
un'occhiataccia dall'uomo – Stiles allargò le braccia al
padre nella muta domanda "Dovevi per forza mettermi in mezzo?"
ma non venne poi tanto presa in considerazione dato che lo sceriffo
la sorpassò per andare a parlare con un collega.
Quando riuscì a scappare dalle grinfie di un
medico che si ostinava a dirle che avrebbe fatto meglio a parlare con
uno psicologo per controllare il suo stato mentale, chiamò
Scott, ma come al solito il ragazzo aveva fretta e le disse di
raggiungerlo da Derek. Prima era un continuo "sono con Allison"
ora invece la metteva da parte per quel lupo burbero che ne avrebbe
sentite da parte sua, tutti quei messaggi senza risposta le
bruciavano l'orgoglio. Sarebbe andata al rudere Hale e gliene avrebbe
dette quattro a quel asociale.
« Dove credi di andare? » la voce di Chris
Argent la bloccò sul posto, a pochi passi dalla sua Jeep,
aveva paura che come Gerard potesse picchiarla, sentì la
guancia bruciare proprio dove il vecchio l'aveva colpita fino a farla
sanguinare. Si riscosse dandosi della stupida, Chris era un padre
premuroso, non avrebbe mai fatto del male ad una figlia perché
– sicuramente – non voleva che Allison subisse lo stesso
trattamento.
« Da Scott. » rispose decidendo che la
sincerità era la cosa migliore in quel momento, mentire ad un
cacciatore non era la mossa migliore da fare, aveva imparato
chiaramente la lezione e non voleva ripeterla.
« Ho detto a tuo padre che ti portavo a casa, la
scuola non è sicura adesso. » disse l'uomo allungando
una mano per posarla sulla spalla, ma Stiles si ritrasse di scatto
con sguardo dispiaciuto, ma doveva assolutamente andare nella
riserva.
Chris la guardò scettico, un sopracciglio
inarcato in un modo che alla ragazza ricordava quello di Derek. Si
scusò svariate volte mentre indietreggiava fino alla Jeep,
perché apprezzava sinceramente il fatto che l'Argent volesse
portarla a casa perché sapevano bene entrambi che quegli
eventi avevano a che fare con il sovrannaturale.
L'uomo la lasciò andare, ormai aveva capito che
con Stiles non c'era niente da fare, e si girò per tornare da
sua figlia e Lydia che lo aspettavano sedute in macchina. Si girò
un'ultima volta vedendo la ragazzina saltare a bordo della sua auto e
infilare frettolosamente la chiave nella toppa per accendere il
motore.
Si sarebbe cacciata nei guai, lo sapeva.
Stiles entrò nel rudere senza bussare, afferrò
direttamente il pomello e spalancò la porta facendo sussultare
Scott che concentrato nella conversazione con Derek non l'aveva
sentita arrivare.
La Stilinski si fiondò a controllare Isaac, gli
toccò una mano per controllare la sua temperatura ma lei aveva
le mani congelate. Sentì un ringhio sommesso e capì
immediatamente da chi proveniva « Calmati, non ti porto via il
tuo unico Beta. » gracchiò acida, in qualche modo
doveva vendicarsi. Posò lo zaino vicino al tavolo e ne
estrasse una coperta che era passata a prendere a casa sotto ordine
di Scott, perché dubitava che quel misero lenzuolo d'ospedale
potesse tenerlo abbastanza al caldo. Lo sistemò con cura
prendendosi anche un momento per carezzare i capelli del biondo che
sembrava dormire beatamente.
« Cos'hai fatto alla faccia? » domandò
il lupo di nascita facendosi vicino e Stiles non si mosse lasciandosi
toccare dalle mani grandi e calde dell'uomo che le ispezionavano il
viso, l'espressione un concentrato di preoccupazione e rassegnazione.
« Mi hanno beccato dei corvi, ma sto bene. »
rispose sorridendo appena, non voleva farsi vedere debole, poteva
sopportare tutto perché era come il bambù: si piegava
al vento, ma non si spezzava. Si allontanò leggermente
permettendo a Scott di abbracciarla, le mani corsero ad aggrapparsi
alla sua giacca di jeans.
« Scusami se non c'ero. » le sussurrò
realmente dispiaciuto, non era mai stato in grado di difenderla, la
metteva continuamente in pericolo e ne soffriva, era la sua migliore
amica e voleva vederla sorridere, vivere come qualsiasi adolescente e
non sempre preoccupata o sporca di sangue. Odiava quella vita che le
stava regalando e tutto per colpa di Peter.
« Non fa niente, Lydia ed Allison stanno bene,
stiamo tutti bene. » disse la ragazza prendendogli il viso tra
le mani e Derek credette che stesse per baciarlo, ma la visione venne
vista in modo incestuoso, quei due erano praticamente fratelli,
vivevano in simbiosi da troppi anni.
« Anche loro sono state beccate? » domandò
Scott mentre accompagnava Stiles a sedersi sul malridotto divano nel
soggiorno degli Hale, la ragazza sorrise debolmente per quel gesto,
Scott riusciva sempre a capirla.
« No, tranquillo, Lydia l'ho protetta con il mio
corpo mentre Allison è riuscita a ripararsi per bene. »
spiegò giocherellando con i bottoni della camicia a quadri,
sentendosi un po' in colpa per non essere riuscita a mettere lei al
sicuro anche la ex ragazza del suo migliore amico. Intravide in un
pezzo di specchio la sua immagine e quasi si vergognò per come
erano messi i suoi capelli, i corvi glieli avevano tirati per bene,
poteva passare tranquillamente per Baba Jaga, la strega più
famosa della mitologia slava.
« Certo » sentì Derek sbuffare
arrabbiato « tu devi per forza fare l'eroe, meglio difendere
Lydia che te stessa. » disse avvicinandosi al divano con fare
minaccioso. L'uomo non capiva la ragazza, la trovava tanto
intelligente quanto stupida e non la sopportava, ma doveva comunque
vederla perché senza Stiles non c'era Scott e adesso lui aveva
bisogno di più persone possibili per trovare Erica e Boyd.
« Lei ne aveva più bisogno. » rispose
con una scrollata di spalle, ricevendo solo la prima reazione
violenta dell'uomo. Quest'ultimo la prese per il colletto della
camicia tirandola in piedi, all'altezza del suo viso, le zanne
scoperte.
« Anche tu hai bisogno di protezione, dannazione,
non guarisci subito se vieni ferita! » urlò e per un
attimo sentì l'odore di zenzero di Stiles macchiarsi di
tristezza e lui ne era la causa. La lasciò andare digrignando
i denti, riusciva sempre a farlo sentire in colpa in qualche modo e
lui non voleva sentirsi così.
Calò il silenzio, durò quel poco per far
capire a tutti che dovevano calmarsi perché non serviva a
nulla innervosirsi, quello che era stato fatto non poteva essere
cambiato a meno che non esistessero i viaggi nel tempo, ormai non si
stupiva più di niente la ragazza. Stiles si allontanò
per tornare vicino ad Isaac con l'obbiettivo di prendere il suo zaino
ed andarsene perché non ce la faceva più nel sentirsi
dire da tutti quello che doveva fare e ogni volta sorbirsi una
sgridata degno di tale nome. La facevano sentire sbagliata e
desiderosa di andarsene da Beacon Hills.
La casa venne riempita dall'odore delle emozioni di
Stiles, ma Derek sospettò che Scott nemmeno sapeva percepirle
e così fu l'unico a sentire quello che la ragazza provava
realmente. Le si avvicinò veloce bloccandola nell'atto di
chinarsi per prendere la sua roba, la mano stretta intorno al suo
magro polso che quasi non riconosceva. Si ricordava di una ragazza in
carne quando si erano conosciuti, mentre ora la vedeva esageratamente
magra e con la pelle più pallida del solito costellata dalla
solita serie di deliziosi nei e la guancia completamente rovinata.
Si guardarono negli occhi sfidandosi, lo facevano
sempre, e chi dicesse che il silenzio non era un metodo di
comunicazione sbagliava di grosso. Spesso i loro silenzi dicevano
anche troppo, parlava del loro rapporto
ti–odio–ma–ti–salvo–perché–infondo–sono–buono.
« Rimani. » le ordinò sicuro che
chiederlo non sarebbe servito a nulla se non a ridicolizzarsi. Le
lasciò il polso accorgendosi di averle lasciato un livido che
si faceva velocemente violaceo.
Stiles guardò Scott che sembrava volerla seguire,
ma sapeva che moriva dalla voglia di farsi fare quel tatuaggio e il
suo unico modo era quello di farsi aiutare da Derek. Si lasciò
cadere nuovamente sul divano incrociando le gambe sopra di esso, le
braccia incrociate al petto ed il labbro inferiore leggermente
all'infuori. Guardò Scott incitandolo di darsi una mossa a
chiedere quello che voleva, così da poter tornare a casa e
controllarsi allo specchio la guancia che iniziava a bruciarle.
Dieci minuti dopo Scott era seduto su una sedia di
fortuna e Derek teneva una fiamma ossidrica tra le mani, stava
spiegando il significato delle due fasce quando l'uomo prese a
giocare con la fiamma azionandola e spegnendola a suo piacimento e
Stiles vedendo la fiamma non ce la fece.
« Oddio, basta, io vi aspetto fuori! »
sbottò alzandosi dal divano quasi correndo fuori dalla porta,
ma la mano di Derek la bloccò posizionandosi proprio nel mezzo
del suo petto e se non fosse semplicemente Derek si sarebbe
sentita oltraggiata e violata.
« Tu lo devi tenere. » le disse spingendola
verso il suo migliore amico e Stiles rise di cuore perché era
assurdo. Nonostante ciò si mise dietro Scott e posò le
mani sulle sue spalle per cercare di tenerlo fermo mormorando una
serie di "Adesso svengo." e "Dio, che schifo."
prima che le urla di Scott potessero coprire qualsiasi altra sua
frase. Il giovane svenne quando ormai il tatuaggio era finito
lasciando il tempo a Stiles e Derek di parlare.
« Siediti. » le ordinò con il suo
fare da Alpha e la ragazza pur di non dargli soddisfazioni rimase in
piedi dietro la sedia, sfidandolo per l'ennesima volta a dirle
qualcosa. Sapeva che con uno Scott svenuto aveva poche possibilità
di salvarsi se il mannaro per nascita avrebbe deciso di sbranarla, ma
le piaceva rischiare, forse anche troppo.
Sorrise impertinente sentendolo ruggire tra i denti,
adorava farlo arrivare al limite, e si sentiva in qualche modo
potente per uscirne sempre illesa. Umana, indifesa, alquanto
sprovvista di spirito di sopravvivenza, e completamente integra dopo
due anni passati tra guai sovrannaturali. Potente o con una grande
fortuna, dipendeva dai punti di vista.
« Da quando non mangi? » la domanda la fece
sobbalzare, sorpresa che anche Derek si preoccupasse o che la stesse
semplicemente stuzzicando con domande scomode come quella. La
Stilinski odiava il fatto che l'Alpha sapesse sempre quale domande
fare per infastidirla.
« Non sono affari tuoi, Derek. » rispose
sulla difensiva, d'un tratto si sentì ancora più
vulnerabile di quanto lo era stata nelle ultime settimane, lo sguardo
dell'uomo su di lei la faceva sentire nuda perché non si stava
limitando a guardarla, ma la stava vedendo.
« Il branco è famiglia, è affare
mio, ragazzina. » rispose ripetendo le parole di sua madre
Talia, fin da piccolo gli aveva insegnato che qualsiasi persona
facesse parte del branco andava ascoltata ed aiutata e per quanto gli
dispiacesse ammettere Stiles e Scott facevano parte del suo branco
anche se lo negavano.
Stiles lo guardò sorpresa spalancando gli occhi,
le iridi color whisky si illuminarono di una luce che Derek non seppe
interpretare, ma vide perfettamente il piccolo sorriso che decorava
il viso pieno della ragazza. Stiles si sporse in avanti e Derek ebbe
la paura che volesse abbracciarlo, non voleva certo permetterle di
fare una cosa del genere, preferiva mantenere le distanze.
Sentì le dita fredde dell'adolescente sfiorargli
la mano « Non devi preoccuparti per me, sto bene. » disse
seriamente, la voce dura, non voleva essere un peso per qualcuno,
nessuno doveva pensare a lei.
« Non stai bene, Stiles, scommetto che non dormi
abbastanza, hai delle terribili occhiaie. » le disse sicuro che
non si sarebbe offesa per quel commento, lei non era come le altre
ragazze e questo lo rincuorava in parte perché una ragazza che
tiene al suo aspetto poteva essere piuttosto inutile durante uno
scontro. Gli piaceva Stiles, aveva dei valori come la fedeltà
e la sincerità che apprezzava oltre ogni cosa, ma il suo
spirito di autoconservazione era quasi inesistente e lo costringeva
ad avere un occhio di riguardo per lei ogniqualvolta incontravano una
creatura pericolosa.
« Derek. » sbottò la ragazza
allontanandosi dalla poltrona dove giaceva ancora svenuto il suo
migliore amico. Arrivò fino ad Isaac per poi tornare indietro
mangiucchiandosi le unghie, le scarpe da tennis strusciavano sul
pavimento polveroso alzandone un po'.
L'uomo arrestò la sua camminata afferrandola per
le spalle, gli occhi rossi quanto il fuoco « Scott non si
sveglierà presto, dormi anche tu. » le ordinò
obbligandola a stendersi sul divano « Chiudi gli occhi o te li
chiuderò io stesso. » minacciò notandola
contraria alla sua idea.
« Se Isaac si sveglia... » cominciò
lei lanciando un'occhiata all'amico ancora placidamente addormentato
sul tavolo, ma la mano di Derek la costrinse a tornare a guardare il
soffitto bruciato con un « Dormi. » annesso e Stiles si
lasciò andare, si sentiva più al sicuro in quel
momento, se qualcuno l'avrebbe attaccata aveva tre – okay, due
dato che Isaac era in una specie di coma – mannari che
l'avrebbero difesa.
Chiuse gli occhi vedendo per ultima cosa gli occhi verdi
di Derek e sorrise perché lei e Scott erano famiglia.
« Lasciala stare o ti do un pugno! »
« Non sto facendo niente di male! »
« Smettila di toccarle la guancia! »
« Derek mi ha detto di svegliarla! »
« Invece io dico che deve dormire un altro po'! »
« Fatela finita, voi due, ormai si è
svegliata. »
Stiles si stirò allungando le braccia verso
l'alto facendo alzare leggermente la maglia verde scoprendo il ventre
pallido macchiato di nei. Strinse le mani a pugno per passarle sopra
gli occhi che si ostinavano a rimanere chiusi, si sentiva come se
avesse dormito molte ore, ma probabilmente ne era passata appena una.
Si tirò a sedere borbottando scontenta per essere stata
strappata al mondo dei sogni, per una volta che non stava avendo
incubi!
Scott la tirò in piedi abbracciandola ridendo
contento e Stiles immaginò fosse semplicemente felice per il
tatuaggio finalmente permanente sulla sua pelle. Sorrise anche lei
godendo del tepore emanato dal corpo dell'amico, allacciò le
braccia dietro il suo collo lasciandosi trascinare per la stanza
tenendo ancora gli occhi chiusi.
« Se ti dico una cosa non ti arrabbi? » le
chiese sussurrandole nell'orecchio, ma sicuramente gli altri due
licantropi avevano sentito, e lei si limitò ad annuire contro
la sua spalla « Sono le undici di sera passate. ».
Stiles d'un tratto era completamente sveglia e lanciò
un'imprecazione seguita dalla sua mano che correva verso la tasca per
prendere il telefono cellulare. Suo padre l'avrebbe uccisa senza
pensarci due volte completando il lavoro dei corvi. La tasca, però
era vuota e per un attimo temette di averlo perso proprio a scuola,
la paura che qualcuno potesse leggere certi messaggi credendola pazza
non la rincuorava.
« Ho già chiamato io tuo padre. » le
disse Scott prendendola per un braccio prima che potesse scattare
verso lo zaino per controllarlo, aveva un sorriso incerto, pronto a
sentire una sfuriata e quando quest'ultima stava per cominciare venne
prontamente salvato dall'Alpha.
« La cena è pronta. » disse attirando
l'attenzione della ragazza che si soffermò a guardare il
salotto. Fuori era buio pesto e una brezza fredda entrava dalle
finestre rotte congelando l'aria, per terra c'erano molte candele e
alcune anche sul tavolo, dove si trovavano anche quattro pizze.
Guardò affamata i cartoni di pizza, ma doveva tornare da suo
padre ed evitargli di riempirsi di cibo spazzatura temendo che avesse
scoperto dove nascondeva la Nutella.
« Voi mangiate, io me ne torno a casa mia,
sicuramente senza di me mio padre avrà mangiato qualche cibo
da fast food. » disse guardando male il suo migliore amico che
sapeva perfettamente che era lei che si occupava di cucinare a casa e
che senza di lei il padre avrebbe ripiegato su hamburger e patatine
fritte, il biglietto d'andata contro un altro infarto. Scott
alzò le mani davanti al petto come per difendersi e Stiles
desiderò avere la superforza per dargli un calcio senza farsi
male.
« Dai, non fare la preziosa, sono quasi morto,
potresti concedermi una cena in tua compagnia. » rise Isaac
sollevandola da terra per impedirle di scappare e la ragazza iniziò
a scalciare per liberarsi, si stava sentendo in trappola e sapeva
anche di chi era la colpa. Guardò arrabbiata il mannaro di
nascita come a chiedergli spiegazione di quel parziale rapimento e
facendogli intendere che non poteva obbligarla a rimanere se non
voleva. Era completamente in ansia e non aveva tempo per mangiare –
nonostante la fame – o dormire perché prima risolveva il
problema prima tutto sarebbe tornato normale.
Sbuffò incrociando le braccia al petto,
aspettando di essere messa a terra, con in mente il piano di iniziare
a correre il più velocemente possibile appena toccato il
pavimento e rifugiarsi nella Jeep per tornarsene a casa dove si
sarebbe lasciata sgridare dal padre e poi sarebbe corsa in camera per
usare il laptop.
« Non fare così, Stiles, vogliamo solo
cenare insieme. » cercò di rabbonirla Scott ricevendo un
piccolo ringhio dalla ragazza, a forza di stare con licantropi anche
lei aveva iniziato ad esprimersi tramite suoni animaleschi.
Isaac ad un cenno di Derek la lasciò andare, ma
non dove l'aveva sollevata, bensì sulla sedia davanti alla
pizza farcita con insalata e gamberi, la sua preferita e Stiles ci
avrebbe scommesso tutto l'oro del mondo che era stato Scott ad
ordinarla perché dubitava che Isaac e Derek conoscessero i
suoi gusti.
« Non ho fame. » disse muovendo appena il
piatto lontano da lei con la punta dell'indice, il mento alto e fiero
a sfidare Derek che la guardava digrignando i denti. Il profumo del
cibo le invase le narici in modo piacevole e dovette veramente
sforzarsi pur di non darla vinta al lupo.
« Mangia. » le ordinò infatti, le
mani strette sullo schienale della piccola sedia di legno che
leggermente scricchiolava sotto la pressione delle dita dell'uomo.
Odiava essere contraddetto, lo sapevano tutti e per questo evitavano
di farlo, tutti tranne Stiles.
« No. » rispose testardamente la ragazza
nascondendo le mani sotto la camicia toccandosi i fianchi morbidi.
« Non costringermi ad imboccarti. » ringhiò
Derek e appena fece un passo verso la ragazza incontrò il
corpo di Scott che le stava facendo da scudo, le braccia allungate
verso l'esterno per occupare più spazio ed evitargli di
passare ai lati del suo corpo.
« Ha detto di no. » disse con voce
leggermente roca di rabbia e Stiles si preoccupò perché
sapeva che uno scontro avrebbe ridotto male il suo amico, ora che
Derek era un Alpha i suoi colpi erano più potenti e le ferite
inferte ci avrebbero messo di più a guarire. Il panico si
impossessò di lei, sapeva che Scott non ci avrebbe pensato due
volte a difenderla, soprattutto quando si parlava di quell'antipatico
che per zio aveva uno psicopatico.
« Fatela finita. » la voce di Isaac attirò
l'attenzione di tutti « Non lo sentite pure voi? » chiese
annusando l'aria, era un odore strano che la casa non aveva mai
avuto, principalmente odorava solo di bruciato ed erba. Derek lo
percepì perfettamente, erano le emozioni di Stiles, era triste
e preoccupata.
« Io non sento niente. » rispose Scott non
prestando la dovuta attenzione e l'Alpha provò la forte voglia
di sbattersi una mano sulla faccia, non lo aveva istruito poi così
tanto bene come credeva.
Stiles si guardò intorno spaesata, ma quando
avvertì il suo migliore amico ricominciare la discussione con
l'uomo non poté rimanere in silenzio « Okay, mangio, ma
voi fate i bravi cuccioli e non litigate. » disse ponendo fine
a quella discussione dove tutti ne uscirono sorridenti e Derek
particolarmente soddisfatto.
Tagliò una piccola fetta triangolare e arricciò
il naso per dare l'impressione che fosse stava veramente obbligata a
mangiare e guardò di sottecchi il licantropo per nascita
sperando di vederlo intento a mangiare la sua, di pizza, ma lo trovò
a fissarla e con un cenno della testa la incitò a portarsi il
pezzo alla bocca. Stiles fece una smorfia e addentò il cibo
sentendo chiaramente l'insalata e un piccolo gambero tra i denti. Era
da tanto che non mangiava la pizza, ma non stava provando il piacere
che di solito l'accompagnava.
Isaac e Scott la guardarono preoccupata alzarsi con una
mano sopra la bocca mentre cercava di non vomitare, non sapevano cosa
fare e il giovane dai capelli scuri si sentì profondamente
inutile nel vedere la sua migliore amica stare male e non poterla
aiutare. Fortunatamente intervenne Derek che aiutò Stiles a
calmarsi e fermare il senso di nausea senza farle rimettere quel poco
che aveva mangiato, Scott lo guardò ammirato ed invidioso, da
una parte era felice che come Alpha si stesse occupando di loro e
Beacon Hills, ma non voleva vederlo troppo vicino a Stiles perché
insieme finivano sempre nei guai.
« È tutto okay, calmati. » le
ripeteva ritmicamente carezzandole la schiena e la ragazza si sentì
vulnerabile. Non voleva che la vedessero così, odiava
mostrarsi debole e lo stava facendo da quando era entrata in quel
vecchio rudere. Non riusciva a mandare niente giù senza
sentire il senso di nausea invaderla, e aveva fame, tanta alla fine
dei conti ma non riusciva a mangiare. Si accigliò preoccupata,
forse doveva seriamente andare da un medico a farsi vedere, poteva
finire in anoressia se continuava così, solo pochi mesi e si
sarebbe ritrovata pelle ed ossa senza nemmeno accorgersene e lei
amava i suoi chili di troppo.
« Niente è okay. » gracchiò
guardando tutti di sottecchi mentre si muoveva lentamente per
raggiungere il suo zaino « Io me ne torno a casa, scusatemi. »
aggiunse stringendosi nella camicia per combattere il freddo serale,
avrebbe preso con piacere la coperta che aveva lasciato sul divano,
ma non le sembrava il caso di privare Derek e Isaac di quello, in
quella casa non avevano nulla per riparasi dal freddo.
« Vengo con te. » scattò Scott
evitando che gli altri due provassero a farla desistere, le circondò
le spalle con un braccio come a voler marchiare il territorio e Derek
lo trovò ridicolo, ma non disse nulla.
Quando si avvicinarono alla porta il licantropo si fermò
annusandone l'odore di vernice. Prima che Derek potesse fermarlo
iniziò a graffiare il legno fino a scoprire un disegno che non
prometteva nulla di buono.
« Un branco di Alpha è arrivato a Beacon
Hills, cercano me. » fu costretto a confessare Derek lasciando
nei due ragazzi un senso di inquietudine, i problemi sembravano non
essere finiti e Stiles iniziava a capire la ragione dei comportamenti
anomali degli animali. Si lasciò andare ad un sospiro
profondo, altre interminabili ricerche l'aspettavano.
Stiles si mise a letto vestita con il suo pigiama più
comodo, la giornata era stata pesante e la faccia le faceva male, i
corvi avevano fatto realmente un buon lavoro. Lo sceriffo prima di
andare a dormire si era occupato personalmente di spalmarle
dell'Ematolin sulla guancia sapendo che lei non l'avrebbe messa. Si
sentì tornare bambina, come quando cadeva e si feriva
costringendo la madre a fasciarle la parte lesa per poi ricevere una
lunga serie di baci sulle guance e il collo. Sorrise al ricordo della
madre e si lasciò andare contro il cuscino, era stanca e
sentiva che quella notte avrebbe dormito.
Si coprì con il lenzuolo fin sopra la testa
maledicendosi per non aver chiuso la finestra prima di coricarsi, ma
quando stava per addormentarsi sentì qualcuno entrare nella
sua stanza. Trattenne il respiro pensando al branco di Alpha, forse
uno di loro era venuto ad ucciderla "Stupida me, perché
diavolo sono entrata a far parte di un branco? È ovvio che
prima attaccano quella più debole!" pensò quando
ormai non riusciva quasi più a respirare, nello stesso momento
in cui la persona introdottosi nella sua stanza le toglieva il
lenzuolo di dosso.
Quasi pianse dalla felicità quando trovò
Scott ai piedi del suo letto « Posso dormire qui? » le
chiese mentre già si stava togliendo le scarpe e l'unica cosa
che poté fare la ragazza fu spostarsi per fargli spazio. Si
sentiva molto più tranquilla e il sonno la prese come poche
volte le succedeva.
Angolo
autrice:
Salve
salvino.
Eccoci
qui con il primo vero capitolo di questa fanfiction che riprende
molto dalla prima puntata della terza stagione di Teen Wolf con
qualche aggiunta personale.
Uhm,
allora, vorrei tanto ringraziare le anime Pie che hanno commentato il
prologo e tutti coloro che hanno messo la storia tra le
seguite/preferite.
Come
si può notare i personaggi sono lievemente OCC, spero questa
cosa non turbi nessuno.
E
niente, non so cosa aggiungere, se non che mi scuso in caso di
eventuali errori/orrori grammaticali.
A
presto,
Sel
|
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Capitolo 3 *** Capitolo due ***
Capitolo
due
Stiles all'ora di
pranzo ricevette una chiamata da Isaac – ancora costretto a
casa da Derek – per informarla che Scott aveva avuto uno
scontro con Peter e la ragazza si preoccupò a morte domandando
a raffica cosa fosse successo, perché, chi aveva iniziato e
poi nuovamente perché. Il tonfo che fece fare al suo piatto
attirò l'attenzione di tutti i presenti alla mensa, anche dei
due nuovi arrivati che si ostinavano a guardare verso lei, Lydia e
Allison.
« Il tuo ex è
un idiota. » disse arrabbiata giocando con il cibo che aveva
nel piatto senza voler veramente mangiare, le due ragazze avevano
sentito buona parte della conversazione, e Allison sorrise addentando
il muffin alle arachidi « Prima di essere il mio ex è il
tuo migliore amico da anni. » le ricordò decretando che
era lei quella messa peggio tra le due, erano stati insieme appena un
anno mentre Stiles condivideva la sua vita con Scott da praticamente
sempre. La Stilinski mormorò un "Touché"
prima che il telefono squillasse di nuovo, fortunatamente nessuno del
branco.
Dieci minuti dopo si
era ritrovata incastrata ad andare ad una festa di un suo vecchio
amico – Heat Custer – e decise di trascinare anche Scott
per distrarsi, ma soprattutto per tenerlo d'occhio dopo il casino che
aveva combinato.
« Stiles! »
Danny venne verso di lei sorridendo e alla ragazza sembrò
parecchio strano dato che il giovane faceva di tutto per evitarla –
nemmeno avesse avuto la peste – quindi alzò lo sguardo
incuriosita sporgendosi verso l'altro lato del tavolo per avvicinarsi
al ragazzo che si era seduto.
« Non ci
crederai mai. » esordì sorridendole in modo preoccupato
« Il coach ti vuole come titolare nella prossima partita. »
la informò regalandole forse la prima gioia da quando quel
casino della licantropia era entrata nella sua vita. Si sentì
una normale adolescente che finalmente aveva la sua occasione di
giocare, senza temere lucertole assassine in campo o vecchi che la
rapissero. Saltò dalla sedia spaventando Lydia seduta al suo
fianco, ma poco le importò « Fatti baciare! » urlò
al suo messaggero di buone notizie, ma quest'ultimo scappò
letteralmente salutandola con un "La prossima volta!"
decisamente poco d'accordo a ricevere un bacio dalla ragazza, avrebbe
gradito di più quello del cugino Miguel.
« Io!
Titolare! » ripeté verso le due ragazze che sorridevano
meste non comprendendo la voglia di Stiles di farsi travolgere da
ragazzi che sicuramente non ci sarebbero andati leggeri, poi
considerando che era erano praticamente degli armadi l'avrebbero
fatta a pezzi. Nessuna però disse nulla, non volendola privare
di quel piacere e Stiles le ringraziò con un sorriso.
Per la festa aveva
optato di mettersi un maglione con più colori che andavano dal
marrone al giallo e dei pantaloni scuri, niente di particolarmente
elegante ma nemmeno troppo sciatto. Aveva legato i capelli in una
stretta coda alta in modo che non le dessero fastidio.
« Che c'è?
» domandò a Scott mentre si avvicinavano alla casa di
Heat, vedeva l'amico abbastanza pensieroso e un po' in colpa dopo la
sgridata che gli aveva fatto prima di uscire per quanto riguardava la
questione di Peter.
« Che vuol
dire "che c'è"? » chiese a sua volta il
licantropo guardandola stranito, l'espressione confusa e adorabile.
« Vuol dire
"che c'è", chiaro no? » sbuffò lei
camminando di lato attenta a non inciampare come suo solito, vedeva
chiaramente che c'era qualcosa che non andava e lei doveva risolvere
il tutto in quanto sua migliore amica.
« Perché
me lo chiedi? » fece evasivo Scott, provando a non rispondere
realmente alla domanda sperando che arrivando davanti alla casa –
mancavano così pochi passi! – Stiles avrebbe smesso di
tormentarlo.
« Per lo
sguardo che hai fatto, lo sguardo da "non ho alcuna voglia di
andare ad una festa", Scott. » lo accusò facendo
volare l'indice davanti al ragazzo bloccandogli per un attimo la
strada, voleva divertirsi, fare la sedicenne alle feste e voleva
farlo con il suo migliore amico.
« No, è
solo che... è strano andare alla festa di qualcuno di un'altra
scuola. » rispose e Stiles ebbe voglia di picchiarlo, perché
era la scusa peggiore del mondo per giustificare il muso lungo.
Decise di non impuntarsi troppo su questo fatto, non volendo rigirare
il coltello nella piaga.
« Eddai, che
sarà, un solo bicchiere, d'accordo? Te la caverai. Andavo al
nido con questo ragazzo, capisci? Ha promesso che ti presenterà
le sue amiche perciò, stasera, niente Allison, questa sera
andiamo avanti. » lo incitò ormai davanti alla casa
ricevendo da Scott un "Hai ragione" che la fece sussultare
di felicità. Metterono in scena il loro tipico movimento da
pre–missione che consisteva nel battersi le mani in un ordine
preciso che all'inizio non riuscivano mai a fare in sincrono, ma anni
di allenamento aveva aiutato loro a migliorarsi fino a riuscire a
farlo ad occhi chiusi.
Entrarono nella
modesta casa dei Custer venendo avvolti dal calore e dalla musica pop
messa ad alto volume, Stiles si sfregò le mani mentre cercava
Heat tra la folla di adolescenti con i bicchieri in mano e desiderò
tanto averne uno e lasciarsi andare in una sbronza da ricordare per
sempre, aveva bisogno di distendere i nervi e l'alcool forse poteva
aiutarla, poi a portarla a casa ci avrebbe pensato Scott.
« Stiles,
ciao! » la voce del ragazzo arrivò alla destra della
ragazza che sorridendo esordì con un "Hey, ecco il
festeggiato!" prima di trovarsi con le labbra occupate perché
Heat la stava baciando. Spalancò gli occhi sorpresa, ma non si
ritrasse, forse stava per esaudire un suo desiderio: quello di non
essere più vergine. Alla faccia di Lydia, pensò
vittoriosa credendo di aver trovato finalmente qualcuno che non la
ripugnasse, nonostante la guancia messa molto male.
Quando
il ragazzo si scansò Stiles poté guardarlo e
apprezzarlo
veramente tanto, i
corti capelli biondi tenuti leggermente su giusto davanti nella zona
centrale, gli occhi verdi luminosi che le fece pensare a Derek per
brevi secondi e il fisico decisamente diverso da quello che
ricordava.
« Sono felice
di vederti. » le disse a pochi centimetri dal viso sorridendo
accattivante e Stiles si lasciò andare con un "Anch'io"
detto stupidamente e per un attimo temette di dare l'impressione
della gallina senza cervello. « Vieni, aiutami a scegliere una
bottiglia di vino. » la invitò tirandole leggermente la
mano e Stiles si girò verso Scott come a chiederle il permesso
– che dopotutto non poteva negarle – per andare con lui
sapendo perfettamente cosa sarebbe successo. Scott non ne era
entusiasta, non voleva certo ritrovarsi con una migliore amica
incinta perché un deficiente aveva deciso di farlo, ma non
poteva dirlo, non dopo averlo fatto talmente tante volte con Allison
e Stiles non gli aveva mai detto nulla, attendendo silenziosa il suo
momento.
Si fece guidare
lungo i corridoi fino alla porta che portava allo scantinato, era
eccitata alla sola idea di poterlo fare, finalmente Lydia non avrebbe
più potuto fare tutte quelle battute sulla sua verginità.
« Chiudi la porta. » le disse tenendola ancora per mano e
lei lo fece con la mano libera che tremava leggermente. Aveva pensato
spesso a quel momento e certamente non l'aveva immaginato in uno
scantinato, alla fine anche lei era una ragazza abbastanza romantica
e come prima volta avrebbe preferito un letto, ma ormai era lì
e non poteva tirarsi indietro.
Heat la baciò
quando arrivarono alla fine delle scale, impedendole di iniziare a
parlare per ricordare di loro bambini anche perché stavano per
fare una cosa che nessun bambino avrebbe mai fatto. Si lasciò
baciare concedendogli accesso alla sua bocca nell'immediato, le mani
strette sulla maglia del ragazzo all'altezza del petto.
« Stiles »
sospirò il ragazzo iniziando ad addentrarsi fra le bottiglie «
oggi compio diciassette anni e sai cosa voglio? » le domandò
spingendola contro una colonna in modo gentile, senza farle male. «
Una moto? » domandò deglutendo a vuoto, forse non era
più tanto sicura della sua decisione.
« Non essere
un diciassettenne vergine. » rivelò mettendole una mano
sul fianco, si abbassò per poterla baciare nuovamente e Stiles
ricambiò eccitata e in parte onorata di essere stata scelta
tra tutte le ragazze in quella casa decisamente più carine di
lei. Allacciò le mani dietro al collo di Heat, ma quando lo
sentì armeggiare con la sua cintura interruppe il bacio
leggermente in ansia rendendosi conto che non sapeva come e cosa fare
in quel momento.
« Non lo hai
mai fatto neanche tu, vero? » domandò sorridendole di
sbieco, le mani ancora ferme sulla sua cintura e Stiles sfoderò
la sua arma migliore « Compiere diciassett'anni? No, non
ancora. » rispose ricevendo un "Stiles" tra il
divertito e l'ammonimento « Sì, forse neanche l'altra
cosa. » ammise guardando verso il soffitto leggermente
imbarazzata, ma il fatto che anche lui fosse vergine la rincuorava:
avrebbero fatto schifo entrambi!
« Vuoi farlo?
Insomma, per te andrebbe bene? » domandò Heat
guardandola dritta negli occhi e Stiles cedette, non poteva lasciarsi
sfuggire un'occasione del genere, sembrava che solo Heat provasse
qualcosa per lei.
Tornarono a baciarsi
dopo il suo consenso e quando la mano del ragazzo cercò di
insinuarsi all'interno dei pantaloni Stiles lo fermò
bloccandolo con le proprie mani ricevendo uno sguardo dubbioso.
« Ce l'hai il
preservativo? » domandò decisamente non intenzionata a
farlo senza protezioni, suo padre l'avrebbe uccisa se fosse rimasta
incinta. Heat si passò una mano sui capelli dandosi dello
stupido per tale dimenticanza facendo trapelare un certo nervosismo e
l'inesperienza.
« Sono al
bagno di sopra... » disse e Stiles lo bloccò offrendosi
lei di andare a prenderli perché aveva decisamente bisogno di
farsi un attimo una camminata e magari incontrare Scott per chiedere
qualche dritta.
Salì di corsa
le scale sbattendo qualche volte contro qualcuno che scendeva e
facendo cadere alcuni bicchieri posati sui gradini, ma poco le
importò seriamente. Stava per avere la sua prima volta, sapeva
del dolore che l'aspettava, ma non le importava poi veramente tanto.
Quando raggiunse il bagno cominciò a ragionare sul fatto che
la verginità non l'avrebbe più riavuta indietro, era
una cosa che si possedeva una volta sola e che forse era meglio
donarla a qualcuno che la meritasse veramente, nella sua mente si
proiettò l'immagine di una persona in particolare, ma la
scacciò via. L'avrebbe persa quella notte stessa, con Heat
anche se dubitava che si sarebbero più rivisti se non in
occasioni speciali.
Trovò un
pacchetto di preservativi XXL e gemette dolorante, forse non era
realmente pronta a accogliere qualcosa del genere dentro di se, forse
doveva iniziare con qualcuno dalle modeste dimensioni. Afferrò
il piccolo quadrato di plastica deglutendo "Hai ancora tempo per
scappare, Stiles, non devi per forza tornare giù." si
disse mentre scendeva le scale ad una velocità più
moderata della precedente.
Arrivò
davanti alla porta dello scantinato e decise di entrare, se non se la
sentiva l'avrebbe fermato prima di arrivare al punto di non ritorno.
« Eccomi! » esordì entrando con il preservativo in
mano « Ne ho preso solo uno. » e credo che non useremo
nemmeno questo aggiunse mentalmente scendendo le scale
dirigendosi alla colonna dove Heat l'aveva baciata, ma di lui non
c'era nessuna traccia e Stiles gonfiò le guance offesa.
L'ennesima presa in giro! Doveva aspettarsi che era tutto uno
scherzo, infondo chi voleva una persona altamente logorroica e
inesperta? Scosse la testa tristemente infilando il preservativo
nella tasca e tornò su, decisa a trovare Scott e tornare a
casa per cominciare le ricerche sul branco di Alpha.
Quando Scott la vide
tornare con il viso triste si preoccupò e non poco,
aggiungendo poi il fatto che aveva appena finito di parlare con
Allison – e non aver risolto nulla riguardo la loro relazione –
lo avevano resa un attimo nervoso.
« Stiles!
Cos'è successo? » pretese di sapere andandole incontro,
ma lei non rispose, limitandosi a muovere una mano come a volersi
liberare di un moscerino « Non ti ha obbligata, vero? »
le domandò standole dietro mentre uscivano dalla piccola villa
del ragazzo. Lo sceriffo avrebbe ucciso lui nel caso, in quanto alla
sola età di cinque anni era stato proclamato protettore della
ragazza combina guai da lui stesso e sinceramente nonostante fosse un
licantropo munito di zanne e artigli lo sceriffo lo spaventava ancora
un po' quando impugnava un'arma.
« Tranquillo,
faccio ancora parte del club delle vergini caste della scuola. Oh,
aspetta, ne faccio parte solo io! » rispose scocciata la
ragazza cominciando a camminare lungo il marciapiede diretta verso
casa senza curarsi di aspettare realmente l'amico, si sentiva presa
in giro e la cosa la infastidiva non poco.
Sentì Scott
mormorare un "Menomale" mesto e poi mettersi al suo fianco
« Vedi il lato positivo! » la incoraggiò
stupidamente perché poi, quando lei gli chiese quale fosse,
rimase in silenzio ostentando una certa stupidità che Stiles
nonostante tutto trovava adorabile.
« Sarà
alla prossima festa. » disse la ragazza alzando le spalle,
ormai era inutile rimuginarci sopra.
Il mattina seguente
Stiles si alzò stanca dal letto dopo aver dormito poco più
di quattro ore, rincuorata però dal non aver ricevuto una
visita notturna.
Strisciò i
piedi fino al bagno e arrivata al lavandino fece scorrere l'acqua
fredda – congelata – per poi buttarsela in faccia per
svegliarsi come meglio poteva. Mosse la testa a destra e sinistra
schizzando ovunque.
Quando fu sicura di
riuscire a scendere le scale senza cadere rovinosamente rischiando di
rompersi l'osso del collo si avviò verso la cucina pronta a
preparare una deliziosa colazione alla frutta per lo sceriffo che
dormiva ancora beatamente nel letto. Aprì il frigo trovandovi
all'interno la scatola di un ristorante cinese e Stiles gonfiò
le guance arrabbiata. Posò la scatola sul tavolo,
accompagnandola con con dei cereali secchi. Prese un foglietto verde
e vi scrisse sopra un messaggio di rimprovero, con tanto di disegno
di lei arrabbiata sull'angolo.
Delusa salì
le scale per tornare nella sua camera e liberarsi del pigiama –
dei pantaloni da ginnastica e una t–shirt azzurra –
passando per il bagno a farsi una breve doccia che comprendeva solo
il corpo, ormai troppo in ritardo per lavarsi anche i capelli.
Optò per
indossare i pantaloni della sera prima, una maglietta blu da
accompagnare con una camicia rigorosamente a quadri e le Adidas. Si
sistemò i capelli legandoli in uno chignon stretto facendo
girare obbligatoriamente quattro volte l'elastico impedendo a un
singolo capello di uscire. Saltò le scale due alla volta per
tornare in cucina e prendere un plumcake ai mirtilli da mangiarsi in
macchina mentre guidava, poi uscì silenziosamente da casa.
Alla fine il
plumcake l'aveva rigettato appena scesa dalla Jeep davanti gli occhi
di alcuni compagni di scuola che schifati erano corsi da tutt'altra
parte invece di aiutarla come aveva fatto Derek qualche sera prima.
Borbottando riguardo al farsi vedere da un medico entrò nel
bagno per pulirsi la bocca e poi sarebbe andata da Lydia a chiederle
una mentina per l'alito in quel momento sicuramente disgustoso. Nella
notte aveva trovato alcune cose riguardanti interi branchi di Alpha
inoltrandosi del deep web – trovando anche cose molto
disgustose che avevano alimentato i suoi incubi – e non
promettevano niente di buono. Aveva appreso con orrore che un branco
Alpha essendo molto potente poteva facilmente uccidere qualsiasi
persona di Beacon Hills in meno di una settimana rivendicando il
territorio, aveva trovato articoli di giornale riguardanti episodi
del genere. Stiles si chiese perché ancora non avesse fatto le
valige per andarsene in Alaska da sua zia per minimo un mese
portandosi dietro il suo branco, aspettando con pazienza che gli
Alpha cambiassero aria.
Uscita venne
prontamente afferrata da Scott che non perse tempo a spiegarle che
Derek, Lydia e Allison aspettavano loro in un'aula e lei buttò
la testa all'indietro scocciata. Affrontare un lupo acido di primo
mattino e la ex del suo migliore amico insieme non era semplice come
sembrava.
Entrata nella classe
venne fatta sedere su un banco mentre gli altri rimasero in piedi
rigidi come tronchi e Stiles non riuscì a trattenere un
sospiro sconsolato.
« Io non vedo
niente. » disse Derek dopo aver guardato le braccia delle due
ragazze vicine, le braccia incrociate al braccio in chiaro segno di
non collaborazione.
« Guarda
ancora. » lo incitò Scott quasi pregandolo con gli
occhi, mentre Stiles giocava con le propria dita quasi disinteressata
alla situazione.
« Come fa un
livido a dirmi dove sono Boyd ed Erica? » domandò
l'Alpha scontroso chiaramente diffidente delle parole delle due
ragazze. Dopo aver esposto a tutti i motivi per cui non credeva alle
due, mostrando un certo sarcasmo con Lydia, Stiles decise di
intervenire.
« Sì,
ma infondo non è morto nessuno, giusto? Magari c'è
stato qualche menomazione, qualche mutilazione ma nessuna vittima! È
una differenza importante secondo me. » disse ricevendo uno
sguardo tutt'altro che amichevole da Derek, ma Allison oscurò
il suo intervento con una frase da neo orfana che nemmeno lei aveva
mai pronunciato quando la madre era venuta a mancare.
Quando Derek uscì
dalla classe Stiles decise di corrergli dietro mentre Scott rimaneva
con le ragazze a parlare dei lividi. Gli toccò una spalla
arrestando la sua camminata verso il parcheggio della scuola, Stiles
ringraziò di non averla costretta alle maniere forti.
« Non puoi
diffidare da tutti! » gli disse con tono accusatorio e un po'
infastidito, ancora non le andava giù di essere stata ignorata
nel suo unico intervento durante tutto l'incontro.
« Di te mi
fido, anche di Scott, ma non di quelle due. » rispose a tono
Derek meravigliando la ragazza, alla quale si imporporarono le guance
sorpresa dall'affermazione dell'uomo. Sapeva di essere la
ricercatrice del branco, quella che faceva le ore piccole per avere
informazioni, ma non pensava di avere così tanta fiducia
dall'Alpha.
« Lasciamo
stare. » sbottò lui senza darle tempo di replicare «
Hai vomitato la colazione? » le domandò guardandola
negli occhi inducendola a dire la verità, sicuramente aveva un
cattivo odore addosso e non poteva negarlo. « Non che mi
diverta. » rispose girando la testa di lato per guardare oltre
il corridoio da dove iniziavano ad entrare gli studenti.
« Dovresti
farti vedere da un medico. » le disse posandole una mano sulla
spalla ossuta e fece lampeggiare gli occhi di rosso, anche se i suoi
poteri da capo branco non avevano alcun effetto su di lei.
Stiles sorrise
leggermente promettendogli che avrebbe parlato con Melissa, non che
suo padre non l'avesse praticamente costretta ad arrivare a quella
soluzione dopo averle fatto decine di ramanzine giusto la sera prima
quando era tornata dalla festa.
« Cosa
potrebbe volere un branco di Alpha da Erica e Boyd? » domandò
Stiles camminando vicino al suo migliore amico vicino al campo di
lacrosse per dirigersi a lezione. Lo sguardo concentrato faceva
intuire che si stesse scervellandosi per capirlo.
« Forse non
vogliono loro due. » provò Scott con una leggere alzata
di spalle.
« E chi
allora, Derek? Lo stanno reclutando? » chiese continuando a
camminare per poi accorgersi che Scott era rimasto leggermente
indietro guardando nella direzione opposta a quella in cui stavano
andando. Seguì il suo sguardo non notando niente di
particolare, solo la solita massa di studenti che camminava.
« Hey, Scott,
andiamo? » lo esortò sfoggiando il suo miglior sorriso
cercando di allentare la tensione che leggeva in faccia all'amico. Lo
afferrò per la manica della giacca tirandola scherzosamente
decidendo di lasciare per un attimo da parte i problemi. Adorava
tornare per pochi minuti ad essere un'adolescente spensierata che
andava a scuola con il suo migliore amico con l'unica preoccupazione
che tra meno di cinque minuti avrebbero avuto lezione con il coach.
« Piano,
Stiles, o rischi di cadere come l'ultima volta. » rise Scott
ricordandosi dello scivolone che la ragazza aveva fatto davanti a
tutti diventando la storia preferita della settimana alla Beacon
Hills High School, era stata così sfortunata da beccarsi anche
una pallonata in testa dopo la caduta.
« Andiamo, non
ricordarmi uno dei tanti motivi perché faccio anche parte del
club delle sfigate. » sbuffò lei divertita regalandogli
un pizzicotto anche se sapeva che non avrebbe avuto l'effetto
desiderato. Risero insieme entrando nella classe.
Dire che era
imbarazzata era anche poco. Sentiva la faccia in fiamme e il calore
si spostava velocemente per tutti il corpo. Era forse l'Inferno,
quello? Trattenne il respiro guardandosi intorno vedendo solamente
facce sorridenti che la prendevano deliberatamente in giro, mentre
alcuni ragazzi sorridevano maliziosi.
« Ne ha preso
uno ben dotato, signorina Stilinski, congratulazioni. » disse
il coach passandole il preservativo XXL che le era volato via dalla
tasca mentre cercava di prendere una moneta. Fissò interdetta
l'oggetto posarsi sopra il suo quaderno e lo nascose immediatamente
nella tasca, ricordandosi che doveva restituirlo o ancora meglio se
lo buttava via.
Sentì lo
sguardo di Scott su di lei e gli rispose mimando un "Ricordi?
Sono ancora nel club!" con le labbra mentre il coach continuava
a parlare di rischio e ricompensa leggermente divertito dopo averla
letteralmente umiliata davanti a tutta la classe di economia.
Quello era
decisamente l'Inferno, immaginò la situazione con Jackson in
classe, pensando a quando l'avrebbe derisa una volta giunti negli
spogliatoi per giocare a lacrosse. Fissò incerta il suo
quaderno indecisa se scappare o rimanere lì seduta e seguire
la lezione. I risolii di sottofondo continuarono e le battute sconce
si fecero largo nelle sue orecchie e Stiles sapeva che anche Scott le
stava sentendo, anche meglio di lei. Arrossì cercando di
nascondersi come meglio poteva, se prima aveva poco da perdere ora la
sua situazione sociale era definitivamente morta.
« McCall!
Rischio o ricompensa? Il rischio: se non infili la moneta in quella
tazza dovrai fare il compito, sì, la verifica e inoltre dovrai
scrivere un tema. Rischio: più lavoro. Ricompensa: nessun
lavoro. Oppure puoi rinunciare. » disse Finstock gesticolando
davanti al viso di Scott rendendogli bene l'idea.
« Ma questa
non è fortuna? » domandò Scott meravigliando
Stiles che non si aspettava un'osservazione tanto acuta « No,
tu conosci le tue doti, le tue coordinazioni, la concentrazione,
l'esperienza passata, tutti fattori dai quali il risultato può
essere influenzato. Allora, che farai McCall? Più lavoro,
nessun lavoro o scegli di non giocare? » con molta bravura il
coach si rigirò la domanda facendo scappare un sorriso alla
ragazza, se facesse discorsi del genere anche sul campo avrebbe
giocato molto meglio fin dal primo anno.
Guardò Scott
osservare attentamente la moneta scegliendo cosa fare per vederlo poi
rinunciare e il coach chiedere volontari. Stiles si guardò
intorno notando che nessuno era intenzionato ad alzare la mano,
allora con un un "rullo di tamburi" decise di proporsi.
« Bene! Ecco
una donna che gioca d'azzardo. Avanti! Fatti sotto, fatti sotto.
Bene, Stilinski! » la incitò mentre si alzava per
prendere posto vicino alle finestra pronta a tirare la moneta della
tazza sperando nella fortuna di cui parlava Scott perché ad
abilità era messa male. Prese la concentrazione decisamente
non vogliosa a fare i compiti extra.
« Stiles. »
« Sì,
coach, ricevuto! »
« Stiles. »
e la ragazza avrebbe riconosciuto quel tono ovunque, era suo padre e
anche leggermente arrabbiato. Per un attimo pensò che fosse a
causa del messaggio lasciato in cucina quella mattina, ma, andiamo,
suo padre non poteva volerle così male da umiliarla più
di quanto facesse da sola a scuola.
Lo seguì
fuori dall'aula adocchiando i due agenti che lo seguivano, quindi non
era lì per farle una ramanzina, ma per vie ufficiali.
« Non l'ho
trovato, ho pensato che stesse insieme ai suoi amici... dopo avermi
illusa. » disse, mormorando appena l'ultima frase, ma l'udito
del genitore era ancora molto buono.
« Nessuno l'ha
più visto da ieri notte? » chiese cercando di togliere
l'attenzione dalla sua uscita involontaria che poteva portarla a fare
discorsi molto imbarazzanti con suo padre, solitamente iniziavano
tutti con "Dio, con tua madre sarebbe stato tutto meno
imbarazzante sia per te che per me" per poi parlare del sesso,
ma forse quella più traumatizzante avvenne quando ebbe il suo
primo ciclo mestruale. Pessimi ricordi, seriamente.
« No, abbiamo
appena fatto partire le ricerche, ma i suoi amici dicono che sei
stata l'ultima a vederlo. » rispose lo sceriffo incrociando le
braccia al petto, al suo fianco un agente prendeva nota di quello che
dicevano, come se stessero facendo realmente un interrogatorio. Per
un attimo ebbe paura di essere accusata di sequestro di persona o
omicidio, ma il fatto che non fossero andati in centrale le fece
pensare di essere ancora in salvo.
« Io? Andiamo,
è stato lui a mollarmi in quel seminterrato da sola. »
disse leggermente offesa per poi mordersi la lingua, suo padre adesso
la guardava arrabbiato e sembrava intenzionato a tirarla per le
orecchie .
« Stiles,
immagino quello che dovevate fare lì e ne parleremo a casa,
stasera. Comunque, speriamo che si tratti solo di qualche
sciocchezza causata dall'abuso di alcool. Se ti viene in mente
qualche altra cosa chiamami, d'accordo? » sospirò
leggermente deluso dal comportamento di sua figlia.
Stiles annuì
e rientrò in classe più pallida di quando ne era uscita
e Scott la guardò leggermente preoccupato, ma non disse nulla.
Stiles saltellò
per il corridoio in maniera ansiosa mentre raggiungeva la biblioteca
della scuola per prendere un libro che le serviva per la ricerca di
inglese, stava cercando di non pensare a quello che l'aspettava a
casa quella sera. Altro discorso sul sesso protetto e gravidanze
adolescenziali, yuppi!
Varcò la
soglia scontrandosi con la bibliotecaria alla quale fece cadere tutti
i libri che teneva tra le braccia « Scusi! » urlò
attirandosi contro parecchi shh! sibilati da ragazzi intenti a
studiare.
Arrivò
all'ultima fila di scaffali e si imbatté nei gemelli, mentre
uno era intento a scambiarsi occhiate con Danny – il
suo Danny Bello –
l'altro parlava con Lydia, ma vedendola liquidò in modo
piuttosto maleducato la ragazza ricevendo uno sguardo oltraggiato e
furioso.
« Ciao. »
la salutò posando il gomito sullo scaffale sopra la sua testa,
un sorriso malizioso a coronargli il viso. Stiles inarcò un
sopracciglio allontanandosi dal ragazzo che non le prometteva niente
di buono, con quella giacca di pelle che le ricordava Derek.
«
Ciao. » rispose continuando a cercare "Il
buio oltre la siepe"
di Harper Lee, ormai aveva imparato a non dare confidenza a nessuno
che non conoscesse da prima che il mondo sovrannaturale entrasse
nella sua vita e quei gemelli capitavano proprio in un periodo
critico. Diffidente si spostò ancora più giù per
controllare l'ultimo scaffale prendendo una posa poco consona al
momento dato che il ragazzo si soffermò a guardare il suo
fondoschiena, prontamente ripreso da Lydia che sembrava non provare
piacere ad essere stata mollata nel bel mezzo di una conversazione.
Si
raddrizzò di scatto andando a coprirsi come meglio poteva con
la camicia, le gote rosse d'imbarazzo. Fissò male il nuovo
arrivato a Beacon Hills decisa ad indagare sul suo conto
spulciando nei file del dipartimento, giusto per assicurarsi di non
avere a che fare con un violento.
Lasciò i due
alla loro discussione senza salutare raggiungendo Allison seduta ad
un tavolo con una tazza di caffè davanti. Le si sedé di
fronte posando lo zaino per terra, la salutò e senza fermarsi
in convenevoli cominciò a leggere il libro mangiando un
Reese's.
Qualche volta alzò
lo sguardo per controllare i gemelli e quello che non era occupato a
fare gli occhi dolci a Danny la guardava mentre ascoltava
distrattamente Lydia. Prese il cellulare componendo il numero
dell'Alpha per mandargli un messaggio chiedendogli tutte le
informazioni sul branco rivale che aveva, ma non ricevette risposta e
sospirò frustrata.
« Tutto a
posto? » domandò Allison distrattamente continuando a
lavorare al laptop e Stiles annuì. Quando il cellulare squillò
quasi le volò dalle mani, ma invece di leggere la risposta di
Derek trovò un messaggio di Scott che chiedeva di
raggiungerlo.
« Fate
attenzione. » disse a mo' di saluto prima di correre fuori la
biblioteca.
« L'avranno
rapito per trasformarlo? » chiese Scott mentre camminavano per
i corridoi cercando di non farsi sentire dagli altri studenti che
percorrevano la stessa strada insieme a loro.
« Secondo
Derek è più facile con gli adolescenti. » rispose
la ragazza esponendo la teoria dell'Alpha che aveva già
appreso l'anno precedente, quando aveva morso Erika, Isaac e Boyd.
« Ma che serve
un Beta ad un branco di Alpha? » disse il ragazzo cercando di
seguire un filo logico che sembrava non esistere proprio, perfino lei
che si considerava il cervello del gruppo faticava a stare dietro a
tutta la faccenda. Si portò le mani tra i capelli disperata,
tutto sembrava volerla schiacciare.
« Non lo so e
non mi interessa. Quel ragazzo... le nostre madri erano amiche prima
che la mia morisse e a tre anni ci facevano il bagnetto insieme e
devo trovarlo! » sbottò gesticolando nervosamente,
impossibilitata a tenere le mani ferme perché sentiva il
bisogno di muoversi, far uscire tutto il nervosismo che provava
attraverso i gesti.
« Isaac deve
ricordare. » disse Scott guardando per terra pensieroso, le
braccia che si toccavano leggermente come per confortarsi l'uno con
la presenza dell'altro. Ma Stiles sembrava non voler lasciar cadere
l'argomento con una frase così vagante.
« Ma come?!
Peter e Derek hanno fallito chi potrebbe avere chance migliori? »
domandò continuando a camminare cercando di non scontrarsi con
altri studenti, ma quando si accorse che Scott si era fermato si girò
trovandolo con un'espressione che le fece molta paura. Scott aveva
avuto un'idea! Pessima, pessima cosa; Stiles si trattenne dallo
scappare prima che potesse sparare una cavolata e organizzare lei un
piano.
« Forse non un
lupo mannaro, ma qualcuno che gli conosce bene. » spiegò
e la ragazza capì subito a chi si riferiva.
Quando rientrò
a casa si sentì sollevata nel non trovare il padre, molto
probabilmente impegnato nelle indagini per cercare Heat. Buttò
lo zaino per terra vicino all'entrata e si diresse in cucina.
Più si
avvicinava, più udiva dei rumori che le fecero intendere che
c'era qualcuno in casa. Spalancò gli occhi sorpresa, un ladro
in pieno giorno non se lo aspettava proprio! Tornò sui suoi
passi per prendere un oggetto contundente.
Cercò di
regolarizzare il respiro e di non fare troppo rumore, cosa
tremendamente difficile – e quando arrivò alla porta che
divideva il piccolo corridoio dalla cucina prese tutto il coraggio
che aveva ed entrò brandendo la mazza muovendola con forza a
destra e sinistra con tanto di urlo di guerra.
Subito una mano le
fu sulla bocca e si spaventò a morte, nonostante ciò
prese a colpire con la mazza la persona che aveva alle spalle
sperando di stordirla. Nessuno l'avrebbe uccisa così
facilmente, non in casa sua. Cercò anche di mordere la mano
che per poco non le chiudeva tutte le vie respiratorie, ma invano.
Tutto successe in pochi secondi, forse nemmeno cinque, per poi essere
liberata dalla morsa del suo aggressore. Si girò intenzionata
a colpirlo un'altra volta sulla testa, ma ciò che vide le fece
bollire il sangue nelle vene di rabbia.
Derek Hale stava
tranquillamente in piedi senza paura di ricevere un altro colpo,
sembrava più che altro pronto a riceverlo. Stiles lasciò
cadere l'oggetto a terra sentendo tutta l'adrenalina avuta portarle
via le forze; scivolò lungo il frigorifero tenendosi una mano
sul cuore per cercare di regolarizzarlo, ma invano.
« Stiles,
respira insieme a me. » le ordinò Derek piegandosi
vicino a lei mostrandole il modo in cui doveva respirare, sentiva
l'odore di paura nelle narici e sapeva di esserne la causa, guardò
dispiaciuto la ragazza in quanto non era sua intenzione spaventarla a
morte, pensava che si fosse abituata alle sue entrate silenziose.
« Ti odio. »
disse Stiles tra gli ansimi mentre si tirava su, piccole lacrime
pendevano dagli angoli degli occhi e si sbrigò ad asciugarle
cercando di sembrare normale. Si sedé sulla sedia in posizione
rigida, lo sguardo truce rivolto all'uomo che la guardava con un
sopracciglio inarcato chiedendosi se stesse realmente bene. Prese un
altro profondo respiro cercando di far smettere le mani di tremare,
ma risultava piuttosto difficile.
« Cosa ci fai
qui? » chiese con voce debole e stanca, si portò una
mano alla gola preoccupata non riuscendo a riconoscere la sua stessa
voce. Il suo cuore batteva talmente tanto forte da farle quasi male,
ma non dava tutta la colpa a Derek, in parte la sua reazione era
anche il risultato delle sue innumerevoli paranoie.
Bevve l'acqua che il
licantropo le offrì in un sol sorso, decisamente più
tranquilla e meno accaldata. Posò il bicchiere cercando di
sorridere per fargli capire che stava bene, che non aveva nulla da
farsi perdonare. Ormai aveva compreso che bastava poco per turbare
l'animo dell'uomo, già troppo preso a incolparsi per numerose
cose, e Stiles non voleva aggiungere anche il suo contributo in
quello.
« Sono venuto
a controllare che stessi bene. » rispose Derek senza guardarla
negli occhi, preferendo addentrarsi nella cucina fino ad aprire il
frigo e tirarne fuori degli ingredienti. Stiles saltò giù
dalla sedia avvicinandosi all'uomo « Cosa stai combinando? Il
supermercato è a pochi passi da qui, non c'è bisogno
che mi derubi per sfamare te e tuo zio. ».
« Smettila,
idiota, ti sto per preparare il pranzo. » rispose lui grugnendo
e Stiles rimase a bocca aperta, letteralmente senza parole, perché
quello non era un comportamento adatto alla personalità di
Derek. Posò una mano sulla sua fronte constatando che fosse
calda, ma poi si ricordò che i licantropi erano sempre caldi,
prova Scott che d'inverno le faceva da cuscino e coperta durante le
"missioni" notturne o le scampagnate.
Derek scacciò
via la mano infastidito guardandola truce mentre apriva una
scatoletta di tonno e Stiles spalancò ulteriormente la bocca
oltraggiata.
« Bel
pensiero, Alpha, ma io non ho fame. » rispose allora cercando
di bloccargli le mani, ma la sua inutile forza umana non le diede
risultati convincenti « Zitta, ho parlato con Melissa del tuo
problema dato che l'ho incontrata, così ti ho risparmiato
anche di andare da lei e – »
« Tu hai fatto
cosa?! » urlò la ragazza aggrappandosi selvaggiamente
alla giacca dell'uomo sperando di rompergliela o come minimo
rovinarla « Ora mio padre mi controllerà come il
poliziotto qual'è! Se Melissa gli ha detto che vomito dopo
ogni pasto da qualche settimana mi costringerà ad andare da
uno psicologo e a voi servo fuori da uno studio psichiatrico! »
sbottò nervosa passandosi le mani tra i capelli, già le
poche sedute che aveva avuto con la Morell dopo l'episodio di Matt
l'avevano segnata abbastanza da odiare tutti gli psicologhi del
mondo. La facevano sentire fuori posto, in qualche modo sbagliata.
« Stiles. »
il tono con cui Derek disse il suo nome fu duro ed esasperato, tanto
che si fermò per guardarlo confusa, era lei quella a dover
essere arrabbiata ed esasperata!
« Smettila, ho
già chiesto a Melissa di non dire nulla allo sceriffo
promettendole che ci avrei pensato io, a te. » aggiunse senza
smettere di cucinare e Stiles si sentì debole in quanto non
riusciva nemmeno a sottrarsi al volere di quell'antipatico che le
stava preparando un panino per pranzo.
« Io non ho
bisogno di te! » urlò sbattendo i piedi a terra, come
una bambina, e infondo lo era ancora. Ancora non aveva compiuto
diciassett'anni, non aveva fatto nessuna cosa da adulto, ma solamente
da ragazzina spericolata che andava a caccia di mostri, non aveva
decisamente il diritto di considerarsi un'adulta.
Derek sembrò
non ascoltarla, continuando nel suo intendo, aggrottando le
sopracciglia nel modo a cui piaceva a Stiles.
« Isaac mi ha
detto che ieri non ti sei divertita alla festa a cui sei andata. »
rispose Derek decidendo di cambiare l'argomento, puntando invece a
punzecchiare la ragazza ben sapendo del suo fallimento nel perdere la
verginità.
« Niente che
non possa fare con qualsiasi altro essere sulla terra. »
borbottò Stiles sedendosi a tavola, ormai consapevole che
avrebbe dovuto mangiare a forza quel panino sotto lo sguardo vigile
del licantropo. Posò la testa sui palmi aperti sbuffando,
quasi le era impossibile rimanere più di tanto arrabbiata con
Derek. Sospirò sconsolata buttandosi contro il tavolo in
perfetto stile principesse Disney che le avevano regalato durante
l'infanzia l'insana idea di buttarsi sopra la prima cosa quando
succedeva qualcosa di poco gradimento.
« Smettila,
idiota, e mangia. » le rispose burbero Derek mettendole davanti
il panino che aveva preparato poi, come se nulla fosse e deludendo le
aspettative della ragazza, uscì lasciandola sola.
Aveva troppo freddo
alle mani, i sacchi di ghiaccio la stava per far entrare in ipotermia
e poi pesavano troppo, nonostante gli allenamenti di lacrosse era
molto debole, il coach Finstock non la faceva lavorare abbastanza se
quelli erano i risultati. Sorrise anche se non era il momento
pensando che sarebbe stata una titolare nella prossima partita, forse
non era forte ma aveva dalla sua parte l'agilità, scappare da
licantropi assassini e lucertole le era servito a qualcosa e poi
voleva evitare di essere travolta da altri ragazzi.
« Una mano? »
domandò a Scott vedendolo venire verso di lei, ma il peso le
fu tolto da Derek che senza dire una parola versò il ghiaccio
nella vasca al centro dello studio di Deaton. La ragazza lo guardò
affascinata, soffermandosi particolarmente sui muscoli delle braccia,
ma poi pensando al comportamento da cavernicolo dell'uomo si riscosse
dicendosi che no, non si sarebbe mai messa con un ex sospettato per
omicidio. Non che pensasse che Derek potesse piacergli, ovviamente.
Alla fine il pranzo
non l'aveva vomitato, nonostante la voglia, era riuscita a calmarsi e
respirando molto lentamente aveva sconfitto per la prima volta il suo
problema anche se non credeva di riuscirci ancora. Sorrise alzando
solamente un angolo della bocca, forse le cose stavano iniziando a
girare nel verso giusto.
Il fatto che Isaac,
il suo secondo migliore amico, stesse per immergersi in una vasca che
praticamente lo avrebbe portato vicino alla morte, comunque, non
l'aiutava a stare calma, muoveva freneticamente le mani alla ricerca
di qualcosa da fare e fu allora che vide del lunghi guanti in
lattice. Ne prese uno iniziando ad infilarselo mentre Deaton quasi si
prendeva gioco del biondo chiedendogli se voleva una risposta sincera
al suo "Ma non è pericoloso, vero?".
Fece più
rumore di quanto aveva pensato e subito ben quattro paia di occhi si
posarono su di lei « Che c'è? » domandò e
Derek alzò le sopracciglia come a dirle "Sei stupida?",
ormai aveva imparato a comprendere i segnali che il licantropo le
mandava, anche se spesso tutti sembravano dire "Ti odio".
Si tolse il guanto
buttandolo di lato, senza far realmente caso a dove lo lanciava e si
avvicinò alla vasca sentendo il freddo che proveniva da essa.
Sorrise del sentire Derek essere premuroso con il suo Beta dicendogli
di non farlo se non se la sentiva, erano in quelle occasioni che
Stiles trovava conferma nel fatto che anche Derek avesse un cuore.
Isaac si tolse la
maglietta e la Stilinski apprezzò particolarmente la visuale,
non tutti si spogliavano davanti a lei per scoprire un fisico niente
male, e avrebbe anche continuato a fissarlo se solo Derek non
l'avesse fissata dritta negli occhi ammonendola che non era il
momento giusto per fare certi pensieri. Stiles arrossì fino le
punte delle orecchie e tentò di mascherare il tutto lanciando
un piccolo colpo di tosse e girandosi di spalle.
Andato, Isaac era
andato, Scott e Derek lo avevano spinto sotto il livello dell'acqua e
lei stava con le mani in mano a guardare sentendosi completamente
inutile. Guardò Deaton che sembrava per nulla turbato e le ci
volle buona forza di volontà per non prenderlo per la pelata e
domandargli come faceva a rimanere così tranquillo, quell'uomo
per certi versi era disumano.
Quando Isaac risalì
ruggendo e muovendosi il primo istinto di Stiles fu quello di
prendergli le caviglie e bloccarle sotto l'acqua, ma tra temperatura
sotto lo zero e forza lupesca, la cosa riusciva molto difficilmente e
Deaton continuava a dire « Tenetelo giù! » senza
nemmeno muovere un dito. Bell'aiuto, davvero.
Poi tutto cessò
e Stiles ebbe paura che fosse morto, si guardò le mani ossute
spaventata. Aveva appena ucciso Isaac?
Quando riemerse,
fortunatamente, respirava e la ragazza tirò un sospiro di
sollievo, per un attimo aveva temuto il peggio.
La "seduta"
non durò molto, riuscendo ad avere abbastanza informazioni, ma
come sempre Derek rovinò tutto iniziando a parlargli quando il
dottor Deaton aveva detto chiaramente che l'unico che poteva farlo
era lui stesso.
« Il caveau di
una banca! » urlò alzandosi e Stiles gli lasciò
le gambe permettendo a Scott di aiutarlo ad uscire dalla vasca,
coprendolo immediatamente con un panno caldo.
Stiles gli fu
accanto prontamente lasciandosi andare a dei gesti da mamma
protettiva, passando le mani dal viso alle spalle di Isaac cercando
di farlo smettere di tremare ma senza successo. Il ragazzo le sorrise
usando il labiale per dirle che stava bene, come se gli mancasse la
voce.
Ora sapevano dove
andare, questo era l'importante.
« Ragazzi! »
Stiles poté giurare di aver avuto risvegli migliori e con meno
dolori, ma soprattutto senza un foglio bagnato di bava attaccato alla
faccia. Si mise carponi sul pavimento cercando di fare mente locale e
vide la stanza completamente in disordine e la stampante che sfornava
ancora fogli sulla banca, forse aveva esagerato quando aveva detto a
Derek che ci avrebbero messo minuti.
« Io devo
andare a lavoro e voi due a scuola. » disse iniziando ad
arretrare per uscire dalla stanza della figlia che sembrava quella di
un ragazzo, le pareti azzurre, i poster che non rappresentavano certo
ballerine. Lo sceriffo voleva solo salire sull'auto, arrivare alla
stazione di polizia e godersi il caffè nero che teneva tra le
mani.
« Papà!
Heat? » domandò puntando i gomiti sull'angolo del letto
guardandolo speranzoso, il senso di colpa iniziava ad attanagliarla,
perché forse – se non fosse scappata – non sarebbe
scomparso. Il padre la guardò sconsolato informandola che non
c'erano novità lasciandola sola con Scott che ancora non aveva
aperto bocca.
« Dieci ore e
niente! » si lamentò buttando qualche foglio, si sciolse
i capelli per poi legarli di nuovo in modo più ordinato,
durante la notte sembrava che qualcuno glieli avesse tirati. Borbotto
infastidita tenendo l'elastico tra i denti mentre le mani lavoravano
i capelli impicciandosi tra i doni facendola sbuffare.
« Troveremo
qualcosa. » disse Scott, il buon, positivo, amabile Scott. La
ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio, alcune volte
trovava eccessiva la positività che ostentava il ragazzo,
quello che qualche mese prima era andato in crisi quando non aveva
trovato la racchetta di lacrosse credendola perduta per sempre e
senza soldi per ricomprarla. Scosse leggermente la testa, era
circondata da lupi idioti, c'era quello troppo pessimista –
Derek – l'ottimista – Scott – e l'adorabile
menefreghista – Isaac – che insieme formavano un branco
molto assortito.
« Trovare
qualcosa non rende Erika meno morta o Boyd meno vicino alla morte. »
disse occupando le mani iniziando a raccogliere i fogli sparsi sul
pavimento cerando di cogliere cosa le mancava per scoprire quello che
serviva loro.
« Abbiamo
ancora tempo. » provò ancora Scott, rimanendo
comodamente seduto senza far nulla.
« Tutto questo
rimaniamo ottimisti di fronte al disastro più totale completo
fa parte del programma "essere uno Scott McCall migliore"?
» chiese forse particolarmente acida e sicuramente non aveva le
sue cose perché durante quel periodo era anche peggio. Scott
sorrise nel modo che la faceva sempre sciogliere cercando di
allentare la tensione e alla fine mentre parlavano aveva trovato il
foglio.
Ora sapeva cosa
fare.
Derek la trattava
come una bambina, non c'erano dubbi su questo, in quanto le aveva
categoricamente vietato di andare con lui e Scott a salvare Boyd. Si
imbronciò sedendosi sul divano mentre i due ragazzi
ripassavano il piano vicino al grande tavolo mentre Peter continuava
a guardarla dalle scale a chiocciola.
« Idiota. »
borbottò sapendo perfettamente che tutti l'avevano sentita e
il fatto che non fosse ancora stesa contro un muro poteva essere una
buona cosa. Prese il cellulare dalla tasca trovando un messaggio dal
padre che le rimproverava di non avvertirlo mai quando decideva di
fermarsi da Scott.
Sospirò
pesantemente, era proprio una bugiarda. Si sistemò meglio sul
divano senza rendersi conto che ora Peter le sedeva vicino sorridendo
malizioso « Ma tu non stavi sulle scale? » domandò
attirando anche l'attenzione degli altri due che si girarono in tempo
per vedere l'uomo abbracciarla e trascinarsela addosso ridendo
sommessamente.
« Dopo che
Derek sarà morto, che ne dici – io e te –
cerchiamo un Alpha da uccidere e poi creiamo il nostro branco. Ti
piace come idea? » disse Peter facendo brillare gli occhi di
blu facendola rabbrividire, ma sentì poi delle mani grandi e
ruvide afferrarla per le braccia e tirarla via. Era ovviamente Derek,
non c'era nemmeno il bisogno di girarsi.
« Smettila. »
sbottò la ragazza meravigliando tutti, Stiles afferrò
la giacca e la indossò venendo seguita dagli occhi di tutti «
Sei proprio un deficiente. » aggiunse aprendo la porta del loft
pronta ad andarsene sperando che nessuno la fermasse.
Non raggiunse
nemmeno il piano terra che Derek l'aveva già ripresa e i suoi
occhi brillavano di rosso, aveva davanti un Alpha arrabbiato, senza
alcun dubbio. Cercò di sottrarsi alla sua presa, senza
particolari successi, e non le rimase che sbuffare infastidita
cercando di incenerirlo con lo sguardo ma ancora non aveva sviluppato
certi superpoteri.
« La devi far
finita, Derek. » disse guardandolo dritto negli occhi, non
avrebbe mai abbassato la testa davanti a lui, perché anche lei
dentro si sentiva Alpha e forse lo era veramente. Riuscì a
specchiarsi nelle iridi dell'uomo talmente diverse da quelle dello
zio, iridi meravigliose per cui provava un debole.
« Questo tuo
comportamento, fai tanto il protettivo ma in realtà non ti
interessa nulla di me, lo fai solo per simpatizzarti Scott. Non mi
permetti di partecipare alla missione, che ti servo qui? Lasciami
andare a casa, tanto lo so che se morissi non verresti nemmeno al mio
funerale. » disse la ragazza e sembrava sputare veleno ad ogni
parola, tutto il rancore nascosto per settimane stava finalmente
venendo fuori e lei non riusciva a fermarlo. Si sentì svuotare
da un enorme peso, suo padre aveva ragione quando diceva che parlare
del problema aiutava, ma lei troppo stupida si era tenuta tutto
dentro ed ecco il risultato.
« Mi importa
di te, okay? » domandò il lupo volgendo lo sguardo
dall'altra parte, ma le sue parole uscirono in un suono duro che
Stiles reputò come una bugia. A Scott importava di lei, sapeva
che per Derek era solo un peso e lo aveva detto anche più
volte nel corso degli anni..
« Non avrò
l'udito capta bugie, ma so che mi detesti. » disse
guardandolo con disprezzo « Quindi evita di dire queste cose
solo per tenerti buono Scott.. » aggiunse incrociando le
braccia al petto. In realtà si sentiva molto infelice dal
fatto che Derek fosse stato così meschino da giocare con i
suoi sentimenti e che ora giocava a fare il bravo amico.
« Non
andartene, rimani qui. » le chiese prendendole la mano e per
Stiles fu molto strano vederlo così, non era il Derek che
aveva conosciuto due anni prima nella riserva. Era decisamente molto
meglio, sempre scorbutico ma con momenti di dolcezza.
« Voglio
venire con voi! » si lamentò lei allargando esasperata
le braccia, potevano avere bisogno di lei, se lo sentiva! Non aveva
forza, quindi uno scontro a mani nude con un Alpha era impossibile,
ma poteva portare con sé la mazza di Melissa.
« No, devi
rimanere qui, rimarremo in contatto via telefono. » la
rassicurò prendendola per una spalla conducendola nuovamente
al loft, leggermente sorpreso per la docilità improvvisa della
ragazza. Le aveva praticamente dichiarato odio, non si aspettava che
rimanesse ad ascoltarlo.
« Non voglio
rimanere da sola con Peter, mi fa sempre proposte sconce. »
borbottò la ragazza seguendo l'uomo su per le scale, un
broncio per niente maturo stampato in viso. L'uomo era molto
avvenente, non quanto Derek, e aveva paura di cedere ai suoi ormoni e
lasciargli fare qualcosa di cui dopo si sarebbe pentita, già
con Heat era stato lo stesso, con lo zio dell'Alpha sarebbe stato
anche peggio.
Entrata di nuovo nel
loft venne abbracciata da Isaac che fortunatamente non avrebbe
partecipato alla missione suicida, ma non sarebbe rimasto lì
con lei. Sbuffò un sorriso e ricambiò l'abbraccio,
tornò a sedersi sul divano dove non c'era più nemmeno
l'ombra di Peter e ne fu immensamente felice.
Osservò
attentamente Derek e Scott mettersi d'accordo sul piano d'attacco,
definendo gli ultimi dettagli e le chiese perfino cosa ne pensasse.
Torturò il labbro inferiore rimuginando sulla discussione
appena avuta e fu per pura fortuna che non lasciò scappare
nemmeno una lacrima per la frustrazione. Le piaceva Derek, ormai era
abbastanza chiaro, ma lui non la ricambiava e sicuramente preferiva
vederla morire che mettersi con lei.
« Fate
attenzione, mi raccomando. » disse ormai sulla porta e puntò
gli occhi al cielo quanto udì Peter prenderla in giro
imitandola. Si sporse verso Scott per abbracciarlo e scompigliargli i
capelli sussurrandogli piccole raccomandazioni e poi fu il turno di
Derek. Non sapeva cosa fare e quindi si limitò ad alzare il
mento con fare superiore perché sentiva il bisogno di fare per
un momento la primadonna, o da perfetta bambina.
Derek non si
scompose e la sorpassò velocemente chiamando a gran voce Scott
che era rimasta a guardarla non capendo perché
quell'improvviso gelo tra i due. Il McCall la guardò un'ultima
volta chiedendosi se Derek le avesse fatto del male, rimanere così
in silenzio non era da lei.
« Stiles »
disse cauto « quando torno ne parleremo, okay? » chiese
torturandosi le mani, come migliore amico si sentiva in dovere di
farla parlare e svuotare il sacco perché non gliela raccontava
giusta e certamente non poteva parlare con Derek.
« Iniziamo con
i preliminari? » le domandò Peter vedendo immediatamente
zittito dal pugno di Isaac. La ragazza sorrise vedendo in quanti
tenevano a lei, ricordandosi di quando esisteva solo per Scott e suo
padre, venendo ignorata dal resto del mondo.
« Torneremo
presto. »
Male, stava andando
tutto decisamente male. In quel preciso istante, mentre lei era al
loft con Peter, Derek e Scott stavano affrontando Boyd che non
sentiva gli effetti della Luna da tre mesi. Potevano essere morti e
lei era lì.
« Io vado. »
disse impugnando le chiavi della Jeep, pronta a guidare fino alla
banca senza rispettare i limiti di velocità e forse anche
investire qualche pedone che avrebbe anche solo provato a
ostacolarla.
Immaginarsi di
trovare i corpi morti dei licantropi e magari a fronteggiare da sola
il branco di Alpha le metteva paura, ma l'avrebbe fatto nonostante
tutto, anche a costo di farsi sbranare da Deucalion in persona.
« Non essere
stupida. » la fermò Peter bloccandole la strada, sicuro
che il nipote l'avrebbe fatto a pezzi se avesse provato a lasciar
andare la ragazza con tante persone pericolose in giro e lui,
all'altro mondo, non ci voleva tornare.
La trascinò
nella piccola cucina presente nel loft facendola sedere su un alto
sgabello, tanto che non toccava terra, e le preparò una
camomilla per farla calmare, il suo cuore martellante gli stava
facendo male alle orecchie.
Nonostante tutto
anche lui era preoccupato, anche se evitava di darlo a vedere, ma
rimanere senza branco in un momento del genere lo metteva in pericolo
e non aveva possibilità di uccidere un Alpha per diventarne
uno a sua volta. Aveva decisamente bisogno di Derek e Scott, senza
dimenticare Isaac e Boyd.
Preparò due
tazze di camomilla e ne porse una alla ragazza che sembrava essere
incapace di rimanere ferma, forse avrebbe dovuto aggiungere
dell'Adderall nella sua bevanda. La osservo mandare tutto giù
in un sol sorso per poi continuare ad agitarsi sullo sgabello.
Il telefono di
Stiles squillò e la suoneria proveniva dal divano, dove lo
aveva buttato dopo aver avvertito Scott del pericolo che correvano.
In meno di cinque secondi era già con il cellulare attaccato
all'orecchio.
« Stiles? »
la voce di Derek era debole e stanca, la ragazza si strinse il
telefono tra le mani, come se potesse toccarlo realmente. Chiuse gli
occhi respirando pesantemente, auto convincendosi che quella non era
una chiamata di addio e che Derek e Scott stavano bene.
« Non uscire
per nessun motivo, loro... loro sono scappati e uccideranno chiunque
incontreranno. » le disse senza aspettare una risposta le
attaccò e Peter alzò gli occhi al cielo mentre prendeva
il cellulare dal tavolo.
Stiles lo guardò
sbloccare lo schermo e scrivere un messaggio e provò ad
allungare il collo per vedere, ma il lupo fu più veloce di lei
e si allontanò. Peter le sorrise malizioso cingendole le
spalle una volta riposto il cellulare nella tasca posteriore dei
jeans.
« Sarà
una lunga notte, meglio andare a dormire se tanto devi rimanere qui.
» disse cominciando a spingerla verso le scale a chiocciola che
portavano alle camere da letto e Stiles provò il forte impulso
di far ingoiare a forza dello strozzalupo allo zio della sua cotta.
Scivolò agilmente via e incrociò le braccia davanti
al petto, il cipiglio severo che lo sceriffo le ripeteva sempre aver
ereditato da sua madre.
« Dormire? »
chiese scettica « Tu ora ti metti qualcosa di comodo e vai ad
aiutare! » ordinò quasi ringhiando come Derek, forse la
sua influenza stava cominciando a farsi sentire. Doveva ammettere di
avere molto coraggio, ordinare qualcosa ad un licantropo a cui
bastava tirare fuori un artiglio per ucciderla, era prova di
stupidità e tenacia. Poi Peter ci avrebbe pensato quattro
volte prima di alzare anche solo un dito su di lei con l'intenzione
di ferirla o mutilarla, aveva Scott ed Isaac a difenderla.
« Seriamente?
» domandò questi scocciato, alzando gli occhi al cielo,
cosa che faceva troppo spesso per Stiles, ma non era questo il punto
importante in quel momento. I due si guardarono sfidandosi, nessuno
sembrava intenzionato ad abbassare lo sguardo e continuarono per
molti minuti.
« Basta, mi
piaci troppo. » si arrese Peter andando a prendere la giacca e
Stiles esultò solo per poi rendersi conto di un particolare:
sarebbe rimasta sola.
« Uhm, senti
un po' » lo chiamò prima che potesse uscire « se
Boyd decidesse di venire qui a rifarsi gli artigli su di me, c'è
una via di fuga? » chiese rabbrividendo al pensiero di doversi
trovare faccia a faccia con un licantropo che non sentiva gli effetti
della Luna da ben tre mesi. Peter sorrise amabilmente prima di
rispondere con un secco « No. » e uscire, lasciandola
basita.
Stiles si lasciò
cadere sul divano stringendosi le ginocchia al petto, combattendo
l'istinto che le diceva di andare ad aiutare i suoi amici.
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Capitolo 4 *** Capitolo tre ***
Capitolo
tre
Stiles lo sapeva che
si stava cacciando nei guai e che Derek le avrebbe fatto pagare tutto
– « Oh no, non funziona così: io sono libera di
andare dove mi pare quando mi pare, non mi farò monaca di
clausura per colpa di un Alpha che crede che una semplice umana non
possa aiutare. » si era detta quando era uscita dal loft –
ma semplicemente non era riuscita ad ignorare la richiesta di Lydia.
Rimanere al loft era stato straziante e non aveva ricevuto nemmeno un
messaggio per sapere se stavano bene o se Boyd aveva fatto di loro
tanti piccoli pezzi, anche se vedeva difficile avvertirla dopo assere
stati sbranati.
Mise in moto la Jeep
borbottando un “Non rimpiango niente nel caso dovessi morire.”
ma interiormente sperò con tutti il cuore di non ritrovarsi
nel bel mezzo della strada Boyd. Spinse sull'acceleratore e collegò
la radio a quella della polizia per sapere se stesse succedendo
qualcosa, ma non passò nessuna notizia importante e sospirò,
almeno nessuno si era fatto ancora male.
Dovevano decisamente
ritirarle la patente, aveva infranto tutte le regole del codice
stradale, poi avrebbe avuto la scusa perfetta per farsi accompagnare
dappertutto da Scott con la sua magnifica motocicletta, dove ancora
non era salita. Un sorriso le comparse sul viso pensando a quanto
sarebbe stato bello se Scott le avrebbe lasciato guidare la sua
adorata motocicletta comprata dopo tanti sacrifici.
« Lydia! »
urlò scendendo dalla macchina una volta arrivata alla piscina
che la ragazza le aveva indicato durante la chiamata « Lydia,
stai bene? » le chiese avvicinandosi di corsa alla ragazza che
si stringeva nel suo cappotto verde, un po' inutile se poi si andava
in giro con le gambe completamente scoperte, ma non era il momento
per farglielo notare.
« Sto bene. »
rispose lei con voce debole « Quello là su non sta bene.
» aggiunse senza però guardare verso la povera vittima,
rimanendo con lo sguardo incatenato al pavimento piastrellato.
« D'accordo,
ora chiamo mio padre. » disse prendendo il cellulare –
dove ancora non leggeva nessun messaggio da parte di Scott –
anche se le sarebbe aspettata una strigliata con i fiocchi in quanto
gli aveva assicurata che rimaneva a dormire da Scott e che non si
sarebbe cacciata nei guai. Piccola bugia a fin di bene, no?
« Ho chiamato
il 911. » la riprese Lydia ostentando a guardare per terra «
Hai chiamato loro prima di chiamare me? » chiese la figlia
dello sceriffo visibilmente offesa, pensava che ormai la ragazza
avesse capito che dove c'era un omicidio si doveva chiamare la
sottoscritta e dopo la polizia.
« Se trovo un
cadavere devo chiamarti per prima? » domandò finalmente
guardandola negli occhi, anche se si poteva vedere chiaramente che la
credeva pazza, ma ormai non valeva nemmeno la pena provare a salvarsi
la reputazione.
« Certo! »
urlò sentendo la sua voce sperdersi e creare un piccolo eco.
Spalancò le braccia per enfatizzare il concetto, quello che
stava accadendo ero collegato al sovrannaturale e lei doveva arrivare
prima dei poliziotti per inquinare le prove. Diavolo, sarebbe finita
in prigione prima o poi, se lo sentiva.
Lydia la guardò
sconcertata, ma non osò ribattere definendola un caso perso e
ritornò a guardare il pavimento pensando a chissà cosa.
« Tentar non
nuoce. » borbottò Stiles sbloccando il cellulare per
cercare il numero di Scott – che ancora non aveva messo tra le
chiamate rapide – sperando che rispondesse.
« Pronto?
Stiles, stai bene? » rispose dall'altro capo il suo migliore
amico e sembrava preoccupato e questo le fece intuire che non avevano
la situazione sotto controllo.
« Scott
abbiamo un problema, ho qui un avvenente bagnino con la gola
squarciata. » rispose lei sotto lo sguardo allibito di Lydia
che si domandava perché stesse chiamando Scott.
« Sei sicura?
» le domandò.
« Sì,
gola squarciata. Sangue dappertutto, è come essere in Shining
qui, se uscissero due gemelline dal bosco e mi chiedessero di giocare
con loro per sempre non sarei sorpresa. » disse e cercò
anche di sdrammatizzare, ma aveva scelto il momento meno adatto
perché il suo migliore amico ignorò completamente
l'ultima parte di quello che aveva detto. Grazie tante, davvero.
« Puoi
assicurarti che sia davvero opera loro? »
«
Assicurarmene? Chi altro va in giro a squarciare la gola alle
persone? »
« Ti prego,
fallo. »
Oddio, doveva
rendere sempre tutto difficile, sei sveniva alla vista del sangue,
per la miseria, non poteva avvicinarsi al bagnino grondante di
sangue! Ma l'amor per Scott la costrinse a farsi forza.
Si avvicinò
cautamente e da vicino faceva tutto più schifo e l'odore era
pessimo, guardò la gola e scese con lo sguardo fino alla mano
dove all'anulare c'era una fede con inciso purity. Dettaglio
non trascurabile, ma nemmeno molto importante.
« Scott penso
proprio di sì, c'è uno squarcio sulla gola che sembra
fatto con un artiglio. » gli disse sinceramente dispiaciuta e
pensò a come sarebbe stato per Boyd venire a sapere che aveva
ucciso un povero innocente. Ed era colpa sua, perché non aveva
svolto le ricerche con maggior cura, se erano vivi forse era solo
grazie a Peter che era riuscito a collegare tutto.
« Ora posso
venire con voi? Posso aiutarvi. » provò sperando che
Scott le dicesse di sì, infondo era già fuori, cosa
costava loro portarla in missione. Sarebbe pure passata a prendere la
mazza da baseball che Melissa le aveva regalato.
« No, pensa a
Lydia. » le rispose il McCall ponendo fine alla chiamata e
Stiles si imbronciò, come una bambina. Alla fine, decidendo di
fare l'adulta e responsabile che non era, prese Lydia per le
spalle e l'accompagnò alla Jeep per farla sedere. Le fu vicino
cercando di non farle pensare al cadavere a pochi passi da loro,
anche perché sarebbe stato controproducente anche per lei
pensarci.
Ew,
poteva sentire il forte e disgustoso odore del sangue anche senza
poteri lupeschi.
Dopo
aver lasciato la deposizione alla polizia – e ringraziando il
cielo che suo padre non c'era perché occupato con un altro
caso – aveva accompagnato Lydia a casa seguendola con la Jeep,
la ragazza aveva storto il naso all'idea di farsi vedere dentro la
sua bellissima Roscoe. Non importava, tutti insultavano la sua Jeep,
ma alla fine era meglio così, aveva la certezza che nessuna
glie l'avrebbe rubata. Rischiava solo che venisse distrutta durante
qualche lotta e singhiozzò al ricordo di Peter ed Erika che
per ferirla decidevano di rubarle pezzi alla macchina o squarciarle
direttamente il cofano e, cavolo, era stato difficile spiegare al
padre perché la sua macchina fosse ridotta in quel modo
pietoso.
Non la lasciò
solo nemmeno arrivati, seguendola dentro casa tenendo la sua borsa e
poi su per le scale fino alla camera della ragazza, rigorosamente
rosa, al contrario della sua che era di un blu tenue.
« Non dovevi
seguirmi fino a casa. » le disse la rossa buttando il cappotto
sul letto. Stiles si soffermò un attimo ad osservare l'ordine
che regnava nella stanza, la sua camera da letto al confronto
sembrava una discarica.
« Volevo
assicurarmi che fossi in salvo. » buttò lì
posandole la borsa vicino ai pieni del letto e si accorse di aver
appena detto una cavolata, ma ci passò sopra. Non era colpa
sua se era strana, forse buttarsi dalle scale di casa insieme a Scott
le aveva procurato troppe botte al cervello rendendola stupida.
« Avevo la
scorta della polizia. » le fece notare sedendosi elegantemente
all'estremità del letto. Stiles ammirò il modo in cui
riusciva ad essere bellissima in qualsiasi situazione e forse si
sarebbe fatta omosessuale per lei.
« Io so bene
come funziona la polizia, d'accordo? Non è affidabile come
crede la gente! » rispose non facendo fare certamente buona
figura al padre che rappresentava la polizia di Beacon Hills.
“Domenica vado in Chiesa e chiedo perdono per tutto quello che
sto dicendo e facendo, giuro!” si disse pensando all'Inferno
che aveva già sicuramente una targa con il suo nome.
« Ma certo non
c'era bisogno che tu mi seguissi in camera mia. » disse Lydia
guardandola scettica e, ovviamente, aveva ragione perché non
c'era stato alcun bisogno di seguirla fino alla camera da letto.
« Be' io...
per questo non ho una giustificazione... d'accordo, vado via! »
disse Stiles cercando di recuperare anche se ormai era troppo tardi,
la ragazza aveva già capito tutto. Si girò per
andarsene e preservare quel poco di dignità che le rimaneva
quando...
«
Stiles. » la chiamò Lydia sorridendo appena «
Davvero vuoi lasciare questa stanza senza farmi la domanda che muori
dalla voglia di farmi? » le domandò guardandola dritta
negli occhi e Stiles rimase senza parole, sapeva che Lydia era
intelligente, che avrebbe vinto il Nobel – Medaglia Fields,
pardon – per la
matematica. Svagò un poco e si toccò il collo con la
mano destra cercando di prendere tempo.
« Quale
domanda? Io non muoio dalla voglia di chiederti niente, no! Nessuna
domanda per Stiles! Nessuna. » rispose cercando di sembrare
convincente, cosa che le riuscì piuttosto male, ma poteva dire
di avercela messa tutta, come all'ultimo test di Harris.
Lydia
sbuffò girando di appena la testa di lato « Te la leggo
in faccia. » disse puntando lo sguardo fuori dalla finestra e a
Stiles fece quasi tenerezza, sicuramente lei nel casino del
sovrannaturale non voleva entrarti, al contrario di come aveva fatto
lei.
« Forse la mia
faccia ha una normalissima espressione diciamo interrogativa. »
provò, infondo sembrava avere costantemente una domanda sulla
punta della lingua, doveva avere sempre quella faccia.
« La tua
normalissima espressione interrogativa mi dà sui nervi. »
la informò digrignando i denti, assumendo un'espressione da
chihuahua arrabbiato. Sì, decisamente, se non ci fosse stato
Derek avrebbe tentato di far diventare Lydia omosessuale e mettersi
con lei.
« Non ho idea
di come ho trovato quel cadavere, ecco la risposta. Non sapevo dove
mi trovavo quando sono arrivata lì. » rispose alla muta
domanda della ragazza, gli occhi umidi di lacrime che si ostinava a
non far uscire, non di fronte a Stiles.
La castana si morse
le labbra « L'ultima volta che è successo una cosa
simile... » lasciò la frase in sospeso, sapendo che
avrebbe capito, e così fu.
« Lo so... lo
zio di Derek. » disse tornando a guardarla, gli occhi verdi
spaventati e Stiles trattenne il fiato.
« Peter. »
disse e si pentì di averlo lasciato andare, come sempre era
colpa sua.
Derek l'aveva
chiamata, avvisandola del loro piano di allearsi momentaneamente con
Argent per fermare Boyd e Cora, e anche se non ne era completamente
contenta lo lasciò fare, promettendogli che non sarebbe andata
verso la scuola e così fece in quanto Melissa la chiamò
chiedendole di raggiungerla in ospedale. Sinceramente le dava
fastidio che lo chiamasse lui per informarla – e darle ordini –
quando poteva farlo perfettamente Scott o Isaac.
Quella notte
sembrava non avere fine e pensare che dopo sarebbe pure dovuta andare
a scuola le veniva solo voglia di scappare in Messico per farsi una
dormita lunga una settimana, magari con Scott al suo fianco come
negli anni d'oro in cui la loro unica preoccupazione era come montare
la tenda per il campeggio.
Parcheggiò
vicino all'entrata trovando per pure fortuna posto, ma quando scese
un uomo alto e possente la bloccò contro la portiera. Si
spaventò particolarmente e cominciò a tremare anche se
tentò di non darlo a vedere.
« Cosa vuoi? »
chiese cercando di essere coraggiosa, ma la voce le tremò più
di quanto avesse voluto. L'uomo affondò il viso nell'incavo
del suo collo aspirando fortemente « La compagna dell'Alpha. »
gracchiò contro la sua pelle, le mani che continuavano a
stingere i polsi contro la propria auto.
« Deve essere
pazzo, non conosco alcun Alpha. » disse cercando di liberarsi e
togliersi il viso dell'uomo dal collo, sforzi vani in quanto non
poteva nulla contro un licantropo, tra l'altro Alpha. Sospirò
fortemente, pronta a morire pur di non far trapelare alcuna
informazione.
« Derek Hale,
il tuo Alpha, il tuo compagno. » sussurrò l'uomo
direttamente nel padiglione auricolare, le lasciò i polsi ma
la bloccò con il suo petto « Dov'è lui adesso? »
le chiese e Stiles sentì i denti affilati da licantropo
lacerarle un po' di pelle vicino all'occhio. Chiuse gli occhi
concentrandosi su qualsiasi cosa non fosse il dolore che sentiva e la
sgradevole sensazione del corpo dell'uomo schiacciato contro il suo.
Fantastico, le piaceva Derek e lui la odiava e ora arrivava questo
Alpha che la definiva addirittura la sua compagna.
« Stiamo
progettando la luna di miele, è andato a controllare che in
Alaska sia tutto pronto per il mio arrivo. » rispose senza
pensare veramente, perché stava provocando un Alpha assassino
che poteva tagliarle la gola in un gesto secco e veloce togliendole
la vita e lei voleva fare ancora un sacco di cose prima di morire:
diplomarsi, essere finalmente invitata da qualcuno al prom, trovare
un lavoro, fare il discorso più divertente ed imbarazzante
della sua vita al matrimonio di Scott, continuare a prendersi cura di
suo padre e molte altre cose, forse anche avere dei bambini.
L'uomo le sbatté
con violenza la testa contro il finestrino e Stiles sentì come
se le avesse spaccato in due il cranio, ma non urlò, non volle
dargli quella soddisfazione. Digrignò i denti fino a farsi
ulteriormente male, lo guardò dritto negli occhi cercando di
fargli capire tutto l'odio che provava per lui in quel momento.
« Non
scherzare con me Stiles Stilinski. » ringhiò
trascinandola lontana dall'entrata per evitare che qualcuno potesse
interferire. Appena raggiunto un vicolo il viso dell'uomo cambiò,
il naso ricco di increspature, le lunghe basette nere e le orecchie a
punta che su Scott lei trovava adorabili. Si lasciò
schiacciare nuovamente contro il muro, non che avesse scelta, e
ostentò silenzio alle domande dell'uomo.
« Parla! »
le ordinò nuovamente sferrando un pugno proprio vicino alla
sua testa « Cosa diavolo ti fa pensare che io sappia qualcosa?!
» urlò a sua volta la ragazza sperando di attirare
qualche passante obbligando l'Alpha ad andarsene, ma la sua fortuna –
ripeté per l'ennesima volta – era pari a quella di Lord
Voldemort quando tentava di uccidere Harry Potter.
« Sei la sua
compagna, devi sapere qualcosa o useremo te contro di lui! » la
minacciò mettendole una mano alla gola, stringendola appena e
per Stiles fu come rivivere l'aggressione da parte di Gerard.
« Non sono la
sua diamine di compagna, per la miseria, noi ci odiamo! Essere la
compagna di un lupo è una cosa seria ed eterna, dovresti
saperlo meglio di me, razza di deficiente! » esplose e fece una
cosa stupida: morse la mano dell'uomo. Ovviamente si fece male solo
lei ed imprecò insultando volutamente la madre dell'uomo,
perché aveva messo al mondo un vero idiota, a suo parere.
L'ultima cosa che
ricordò prima di svenire era una donna scalza che allontanava
il licantropo da lei e poi le sbatteva la testa contro il muro.
Si svegliò
con un mal di testa atroce e dolori dappertutto, aveva molto freddo
in quanto giaceva sull'asfalto. Fece leva con le braccia per cercare
di alzare come minimo il busto e poi guardò l'orologio da
polso constatando che era rimasta svenuta per ben venti minuti.
Sbuffò infastidita, ma ringraziando che almeno quella volta
non si era risvegliata in un cassonetto per i rifiuti.
« Alpha. »
disse a denti stretti, la rabbia a colorarle il viso di rosso, per
colpa di quell'uomo aveva sicuramente un sacco di lividi e
nasconderli a suo padre sarebbe stato molto difficile. Si appuntò
mentalmente di andare da Lydia a chiederle come usare un fondotinta o
farsi coprire direttamente gli ematomi da quest'ultima. Si alzò
in piedi stando a fatica in equilibrio, ma Melissa l'aspettava e
sicuramente era preoccupata in quanto la Jeep era in bella vista ma
di lei nemmeno l'ombra.
Camminò
strusciando la spalla contro il muro e arrivò fino all'entrata
dell'ospedale dove cercò di darsi un contegno, sistemandosi la
giacca, lisciandosi i capelli e assumendo un'espressione neutra che
non trapelasse tutto il dolore che provava. Entrò cercando di
camminare in linea retta, un piede davanti all'altro, e vide subito
Melissa che stava sfogliando un fascicolo. Senza rendersene conto
cominciò a camminare più velocemente, la consapevolezza
che forse aveva qualche informazione importante le fece passare
qualsiasi dolore.
« Ciao. »
la salutò Melissa con voce allegra, ma poi vedendo lo stato in
cui verteva la sua faccia si preoccupò « Stiles, che
cosa hai combinato? » le chiese andando a tastarle le ferite
per controllare che non fosse qualcosa di grave.
« Tranquilla,
sono solamente cascata. » rispose dicendo quella che era
un'evidente bugia, ma Melissa capì che non era il momento per
indagare e tornò a far finta di nulla, consigliandole
solamente di farsi vedere da un medico per controllare che non ci
fosse qualche danno al cranio. L'afferrò per il braccio
portandola verso la sala obitoria, minacciandola di atroce morte se
avesse raccontato a qualcuno di quello che stava facendo e lei –
ripeté – era troppo giovane per morire.
Vedere nuovamente il
giovane senza vita, l'odore sgradevole, non le stava facendo
veramente bene, ma Melissa le stava mostrando le cause della morte
che non erano per niente lupesche. Hai artigli e zanne e usi una
corda per strangolare la vittima? No, non era stato nessun licantropo
ad uccidere il ragazzo.
« Anche quel
ragazzo presenta le stesse identiche lesioni. » le disse
indicando l'altro corpo ancora coperto dal telo bianco e Stiles lo
guardò con una strana sensazione addosso. Era come se sapeva
chi ci fosse lì sotto.
La madre del suo
migliore amico scoprì l'altro corpo e Stiles sentì gli
occhi bagnarsi di lacrime, lì sdraiato senza vita c'era Heat
ed era tutta colpa sua. Lo aveva lasciato solo e qualcuno lo aveva
rapito e poi ucciso, non se lo sarebbe mai perdonato.
« Il medico
legale ha detto che non è stato solo strangolata, chi l'ha
fatto ha usato una garrota, cioè un bastone intorno a cui
arrotoli la corda che giri finché... Stiles, oh mio Dio, tu lo
conoscevi? » le chiese e la ragazza annuì lentamente,
gli occhi incollati al viso senza vita di Heat. Le ginocchia le
tremarono e dovette sostenersi mettendo le mani sul lettino per non
cadere. Odiava chiunque fosse il pazzo che stesse commettendo quei
crimini e lei insieme a Scott lo avrebbero fermato, costi quel che
costi.
« Mi dispiace
tanto, non ci avevo pensato. » disse la donna correndo a
coprire il corpo del ragazzo alla vista della Stilinski che
continuava a fissarlo pensando a cose che lei non poteva nemmeno
immaginare. Le mise una mano sulla spalla muovendola in senso
circolatorio, gesto che faceva spesso anche quando era bambina per
calmarla dopo la morte di sua madre, quando arrivava a casa McCall
tutta agitata e sull'orlo delle lacrime, ma troppo orgogliosa per
lasciarle scendere.
« Ero... ero
andata alla sua festa... era il suo compleanno, si chiamava Heat. »
tenne a precisare asciugandosi gli occhi passandoci sopra il braccio.
Tirò su con il naso e sentì distrattamente Melissa
dirle di dover chiamare il padre in quanto testimone, una
consapevolezza iniziò a farsi largo in lei.
« Questa sera
hanno portato qualcun altro cadavere o è scomparso qualcuno? »
chiese alla donna che la guardava dubbiosa, forse credendo che stesse
delirando, ma non era così, le vittime aveva una cosa che le
accomunava e doveva scoprire se ce ne erano altre.
« Ehm, no.
Nessun cadavere, ma... due ragazze, ne hanno ricoverata una,
Kathleen, per un tossicologico, e ho sentito che la sua ragazza,
Emily, è scomparsa. Erano fuori nel bosco e non so... »
rispose la McCall chiedendosi cosa passava per la testa della
giovane, ma le fornì tutto quello che sapeva, anche se
quest'ultima non la fece finire.
« Ma non
l'hanno ancora trovata? » domandò ricevendo una risposta
incerta di Melissa, decise che doveva parlare con Kathleen perché
doveva farle una domanda importante, quella che avrebbe risolto il
suo quesito. Cercò di uscire dalla sala, ma la donna la bloccò
decisa a sapere cosa volesse combinare.
Parlare con Kathleen
completò il puzzle di Stiles, era già pronta ad andare
da Scott e dirgli tutto perché era decisamente in pericolo e
non voleva esserlo più di quanto già non lo era. Forse
sarebbe stato più giusto andare in un locale e abbordare un
ubriaco e violentarlo senza pietà per togliersi dalla lista di
possibili sacrifici, ma Melissa era decisamente di altro avviso.
« Vieni qui. »
le ordinò trascinandola in una piccola sala vicino al pronto
soccorso per prendersi cura di lei. La obbligò a stendersi sul
lettino e chiudere gli occhi mentre preparava del cotone e prendeva
l'acqua ossigenata dal ripiano vicino alla siringhe. Stiles obbedì
anche se sentiva l'impulso di correre alla Beacon Hills High School
per vedere cosa stava succedendo, non avendo ricevuto nessuna
notizia, nemmeno da quello scansa fatiche di Peter.
Sospirò
coprendosi gli occhi chiusi con un braccio, la stanchezza che
prendeva il sopravvento su di lei facendole dolere ogni singolo
muscolo. Sentì Melissa armeggiare al suo fianco e poi sedersi
vicino al suo fianco, una mano a carezzarle la spalla.
« Ora vuoi
dirmi come ti sei fatta male? » chiese cercando di non essere
opprimente, sapendo che la ragazza se messa sotto pressione tendeva a
chiudersi in se stessa. Le osservò il graffio vicino
all'occhio e il livido violaceo alla tempia sinistra, come se
qualcuno le avesse preso la testa e sbattuta con violenza contro
qualcosa.
Stiles scosse la
testa, non voleva farle sapere dell'Alpha che l'aveva aggredita
proprio lì fuori, mostrandole che non era in grado di
proteggersi da sola. Non voleva dimostrarsi debole e bisognosa di
Scott che la difendesse da qualsiasi pericolo. Mugugnò
infastidita e pensò a Derek che se sarebbe venuto a sapere
della sua aggressione l'avrebbe uccisa anche solo per aver messo il
naso fuori dal loft in quanto era convinto di essere lui a comandare
su chiunque. Le costava tanto ammetterlo, ma era innamorata cotta
dell'Alpha, dal momento in cui si erano dati a vicenda fiducia in
quella dannata piscina dove Jackson stava per ucciderli.
« Allora
parliamo di quello che mi ha detto Derek. È vero che da
qualche settimana non mangi regolarmente e quando lo fai dai di
stomaco? » tornò alla carica la donna mentre le
disinfettava la ferita, bruciò tanto da farle fare un piccolo
balzo presa di sorpresa. Gemette maledicendo il lupo per non aver
tenuto la bocca chiusa, Melissa quando ci si metteva era veramente
fastidiosa e non le avrebbe fatto passare anche questa.
« Ansia, è
solo ansia. » rispose scoprendosi completamente il viso, la
guardò sbattendo le ciglia sperando di essere convincente,
ormai aveva sviluppato una grande capacità a raccontare bugie.
Ma Melissa era una mamma, una donna capace di captare qualsiasi
problema, e il suo radar stava facendo veramente un bel lavoro con la
giovane Stilinski. La donna la guardò scettica e premette con
più forza in cotone contro la ferita facendola sibilare di
dolore.
« Mel,
andiamo, cosa potrei avere? È solo ansia. » provò
nuovamente cercando di scappare alle torture della donna, a costo di
cascare dal letto facendosi ancora più male. Provò a
sorridere, ma le veniva difficile in un momento come quello.
« Oh, non
so... » cominciò in tono casuale la McCall riponendo
l'acqua ossigenata e gettando il cotone nel secchio vicino alla
porta. Si posizionò davanti a quella posando la spalla contro
lo stipite ed incrociò le braccia al petto « …
potresti essere incinta. » buttò lì facendo quasi
strozzare la ragazza con la sua stessa saliva.
Stiles si alzò
di scatto quasi precipitando con la faccia per terra, ma
fortunatamente riuscì ad equilibrarsi « Cosa?! »
urlò scandalizzata, ma Melissa le intimò silenzio o
avrebbero attirato qualche altro infermiere di pattuglia sul piano.
« Seriamente,
mamma McCall, secondo te chi è il pazzo che mi ha messo
incinta? » chiese con una risata isterica, se suo figlio ci
aveva dato dentro con Allison non voleva dire che anche lei aveva
trovato qualcuno con cui spassarsela, nemmeno occasionalmente.
« Derek. »
rispose la donna sorridendo furba mentre osservava la ragazza
boccheggiare senza emettere una parola. Era riuscita a far rimanere
senza parole Stiles Stilinski, pretendeva un premio a livello
nazionale, o anche un appuntamento con un uomo che non intendeva
uccidere dei poveri ragazzi. Sospirò al ricordo di Peter, era
proprio un bel uomo, ma con seri problemi mentali.
« Doveva
essere molto preoccupato per arrivare a chiedere aiuto a me, sappiamo
entrambe che Derek è un tipo da chi fa da sé fa per
tre, ma per te è venuto qui a domandarmi consiglio. »
continuò ghignando alla ragazza che stava prendendo un colore
molto acceso, molto simile a quello del fuoco « Certo non lo
vedo con una come te. ».
« Oddio,
Melissa, basta! Non so se è più imbarazzante parlarne
con te o con mio padre! » esclamò esasperata Stiles
mettendosi in piedi « Vado a cercare Scott! » aggiunse
uscendo a forza dalla stanza venendo seguita dalla risata della
donna.
Dire che era gelosa
era ben poco. Sapeva che non doveva esserlo, ma entrare nella zona
caldaie quando ormai il Sole aveva mostrato i primi raggi e vedere
Derek fare tanto il premuroso con la Blake le aveva fatto venire un
tic nervoso all'occhio. Okay che aveva appena assistito ad un evento
sovrannaturale, okay che era spaventata, ma perché non era
potuto andare Peter a portarla fuori di lì?
Sbuffò
infastidita, le braccia incrociate al petto mentre osservava Derek
accompagnare la professoressa su per le scale, una mano sul fianco e
l'altra a sorreggerla tenendole una mano mentre la donna a fatica
faceva i gradini.
« Ragazzina,
mi stai uccidendo con il tuo odore. » la informò Peter
standole accanto, Scott ed Isaac erano già usciti trasportando
i corpi addormentati di Boyd e Cora. La ragazza sobbalzò sul
posto mettendosi una mano sul cuore in quanto non l'aveva sentito
arrivare, girò appena il viso per poterlo vedere e lo trovò
con un'espressione infastidita che raccontava di non essere per
niente felice di aver passato la notte in bianco alla ricerca di due
adolescenti, anche se una di loro era sua nipote.
« Sai di
sangue, ansia e gelosia. Non è un bel miscuglio. » le
spiegò puntando un indice in alto muovendolo in senso
circolare per indicare l'aria che li circondava. Si vedeva che
cercava di trattenere il respiro, ma non si allontanava. Stiles lo
guardò affascinata prima di catapultarsi addosso all'uomo
mettendosi in punta di piedi per arrivare ad afferrarlo per le
spalle.
« Potete
sentire gli umori, gli stati d'animo della gente? » domandò
con occhi sbarrati dalla sorpresa, la bocca bloccata in una tenera
“o” e Peter dovette trattenersi dal non baciarla. Per
quanto poteva essere petulante, logorroica e squilibrata, la ragazza
era molto intelligente, leale ed era diventata veramente bella in
quell'anno. Peter la guardò ringraziando la pubertà che
stavano rendendo la giovane Stilinski una ragazza molto avvenente. Si
trattenne con tutte le forze dal rubarle un bacio in quanto suo
nipote era l'Alpha e gli avrebbe tagliato di nuovo la gola, questo
solo perché lui sapeva che in realtà Derek era cotto di
lei.
« Sì,
ma qualcuno deve insegnarlo a quel tonto del tuo migliore amico e al
ragazzo–sciarpa. » rispose staccandosela di dosso in
quanto il suo fine udito lupesco aveva sentito chiaramente il giovane
Hale intimargli di andarsene ed in fretta lontano dalla castana che
invece sembrava intenzionata a non lasciarlo per sapere ogni cosa.
Era aggrappata come un koala al suo eucalipto, affamata
d'informazioni.
La staccò
usando un po' di forza lupesca e le intimò di rimanere dov'era
per andare a fare cambio con Derek e accompagnare la Blake fino alla
sua classe, dove poi l'avrebbe minacciata per avere il suo silenzio.
Metodo Hale, ovviamente.
L'uomo scese
lentamente i gradini sentendo subito l'odore di fastidio che
proveniva dalla ragazza, sospirò aspettandosi di essere
sommerso da una cascata senza fine di parole, ma Stiles lo sorprese «
Non voglio parlarti. » disse semplicemente prima di
allontanarsi alla ricerca di Scott per portarlo all'ospedale e fargli
vedere il cadavere. Derek rimase senza parole, non provò
nemmeno a seguirla, troppo stanco dopo aver passato un'ora buona a
farsi colpire dai Beta. L'unica domanda che si poneva era un “E
adesso cosa ho fatto?”.
Trovare Scott fu
facile, farsi passare la gelosia un po' meno. Aveva costretto il lupo
a salire nella Jeep con lei, lasciando la motocicletta nel parcheggio
della scuola. Parlò a raffica per tutto il tragitto dopo che
il giovane aveva osato chiederle delle ferite sulla faccia,
rimproverandolo. Sapeva esattamente che avevano a che fare con
persone/creature pericolose, chiederle come si fosse fatta male era
molto stupido a suo parere, era ovvio che qualcuno le aveva fatto
male.
« Hai il
ciclo? » provò a scherzare il ragazzo, volendo
alleggerire la situazione, ma l'amica sembrava di altro avviso in
quanto inchiodò facendogli sbattere la testa contro il
cruscotto anche se non si fece poi così tanto male. Stiles gli
intimò di rimanere in silenzio ed ascoltarla e Scott per il
suo bene lo fece. Ascoltò attentamente le considerazioni della
ragazza sul fatto che Derek fosse un idiota, che Peter era veramente
inutile e che Isaac doveva smetterla di provare a farle mettere una
sciarpa.
Arrivati
all'ospedale Stiles si calmò e prese un'espressione più
seria e trascinò l'amico fino alla sala obitoria. Aiutata da
Melissa gli mostrò il corpo di Heat, guardava malinconico il
ragazzo con la consapevolezza che era colpa sua.
« Boyd e Cora
potrebbero non aver ucciso nessuno? » domandò Scott dopo
che Stiles ebbe coperto il viso dell'amico d'infanzia. Il giovane
osservò l'amica trovandola con gli occhi lucidi, ma non disse
nulla temendo una reazione negativa come nella Jeep.
« Vorrei che
l'avessero fatto. » rispose lei tenendo lo sguardo sul telo
bianco, si morse leggermente il labbro inferiore cacciando indietro
le lacrime.
« Perché?
» chiese il lupo non capendo perché la sua migliore
amica volesse che Boyd o Cora fossero degli assassini. Forse il
ragazzo non avrebbe mai retto l'idea di aver ucciso qualcuno, di Cora
sapeva ben poco quindi non osò pensare a come avrebbe reagito
lei.
« Non ne sono
ancora del tutto sicura, ma » cominciò Stiles evitando
ancora di guardarlo, la teoria che stava per esporre le metteva
abbastanza paura « l'altra ragazza che era nel bosco, Emily,
alla fine la troveranno. È come gli altri, Emily, Heat, il
ragazzo che Lydia ha trovato in piscina, erano tutti e tre vergini e
hanno tutti le stesse tre lesioni: strangolamento, gola tagliata,
testa spaccata. Si chiama triplice morte. » spiegò
cercando di non far tremare le mani, le posò ai lati del
tavolo di metallo. Lasciò da parte il problema con Derek,
l'insistenza di Peter nel convincerla a farsi mordere e il branco di
Alpha.
« Se questi
non sono omicidi casuali allora che cosa sono? » pose il
quesito Scott iniziando ad essere anche lui nervoso. Se non erano
stati gli Alpha, se non erano stati Boyd e Cora, allora con chi
avevano a che fare questa volta?
« Sono
sacrifici. Sacrifici umani. ».
Angolo
autrice:
Oh
cielo, eccomi qui di nuovo.
Il
terzo capitolo, eh già, siamo a tre e io ancora non ho finito
di ricontrollare tutta la stora aggiungendo e tagliando pezzi.
So,
in realtà non ho molto da dire, spero solo che non mi sia
sfuggito qualche errore e mi scuso se nello scorso capitolo non c'era
questo piccolo angolino che uso per ringraziarvi, ma l'HTML mi è
andato contro.
Quindi,
vorrei gentilmente ringraziare le dieci persone che hanno messo la
storia tra le preferite e le ventinove caritatevoli anime che l'hanno
inserita tra le seguite. Una recensione è gradita, anche solo
per sapere se ho fatto qualche errore grammaticale da far accapponare
la pelle.
A
presto,
Sel
|
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Capitolo 5 *** Capitolo quattro ***
Capitolo
quattro
Stiles si svegliò
più stanca del solito, ed il solo pensiero che avrebbe dovuto
correre per la stupida maratona del coach le faceva venire solamente
voglia di rimanere sotto il lenzuolo e continuare a dormire. Il
giorno precedente, alla lezione della signorina Blake, non aveva
potuto fare a meno di guardarla male, mentre quest'ultima ancora
visibilmente scossa da quello che aveva vissuto la notte precedente
guardava i ragazzi spaventata.
Suo padre venne a
svegliarla in modo più dolce del solito, complice il fatto che
dopo averla vista con la faccia ridotta male dall'Alpha credette che
qualcuno a scuola l'avesse nuovamente picchiata, anche se lei
continuava a negare. Stiles pensò che fosse meglio così
o non avrebbe trovato nessuna scusa per quei graffi.
Le toccò
gentilmente la spalla « Stiles, so che è l'alba, ma sono
certo che se non ti sveglio io adesso poi tu non lo fai. » le
disse mentre lentamente apriva gli occhi e mugugnava sul fatto che
avesse zero voglia di andarci, ma non poteva permettersi assenze,
rimanere a casa da sola forse era ancora più pericoloso che
rimanere in un luogo pieno di gente, se l'Alpha l'altra sera l'aveva
ferita era solo perché non c'era nessuno con lei. Si mise a
sedere passandosi una mano sulla faccia evitando ti toccarsi il
livido sulla tempia sinistra, le faceva particolarmente male.
« Papà,
ti prego, trattami come tuo solito, buttami l'acqua addosso, tirami
giù, non essere così dolce solo perché credi che
qualcuno mi abbia picchiata. » sbuffò strusciando fuori
dal letto, il padre alle calcagna che le ripeteva che non c'era nulla
di male se gli avrebbe dato i nomi di chi l'aveva ridotta in quello
stato. Stiles sorrise contenta di avere un padre così
premuroso e senza pensarci si girò per scoccargli un bacio
sulla guancia.
« Veramente,
non preoccuparti per me, vai a lavoro e stai lontano dalle ciambelle!
» gli disse prima di chiudersi in bagno con l'unico desiderio
di farsi una lunga e riflessiva doccia. Si spogliò del pigiama
e dell'intimo lentamente, la spalla le doleva abbastanza.
Quando uscì
dalla vasca da bagno si avvolse in un grande telo verde e uscì
per prendere vestiti puliti, ma quando tornò nella sua camera
ebbe quasi un infarto: Derek era seduto sul bordo del suo letto con
tra le mani il libro che aveva lasciato sul comodino. Entrò
nella stanza pretendendo che non esistesse stringendosi bene il telo
all'altezza del petto, non era la prima volta che si trovava in una
situazione del genere e provare imbarazzo in un momento quando si
spogliava tranquillamente nello spogliatoio maschile della scuola
sarebbe stato un po' contraddittorio.
Chiuse gli occhi ed
espirò fortemente cercando di trovare la calma. Era ancora
decisamente arrabbiata con l'uomo, ancora di più dopo che non
si era fatto sentire per un giorno intero, perfino Peter aveva avuto
il tempo di mandarle un messaggio per avvertirla che gli Alpha non si
erano fatti sentire né vedere.
« Sono venuto
a trovarti. » disse lui rompendo il silenzio continuando a
sfogliare il libro cercando di sembrare impassibile. Era appena
tornato dall'incontro con Jennifer Blake e non le piaceva, gli
sorrideva in modo strano, come quello di Kate. Un brivido gli passò
per la schiena, ricordare di Kate lo faceva sempre tornare al giorno
dell'incendio di casa Hale.
« Vattene,
sono arrabbiata con te. » la voce di Stiles lo riportò
al presente « Vai a trovare la Blake che è meglio. »
borbottò spostandosi i lunghi capelli da davanti la faccia. Se
uscita dal bagno aveva sentito freddo, ora le sembrava di bruciare
tra le fiamme dell'Inferno. Scosse la testa pensando doveva solamente
ignorarlo, non meritava nemmeno di sentire la sua voce.
« Già
ci sono stato. » le rispose Derek come se la cosa non fosse
abbastanza grave, Stiles spalancò la bocca oltraggiata. La
Stilinskisi girò a guardarlo arrabbiata lasciando perdere la
ricerca dei vestiti nell'armadio e andò a stappare di mano
all'uomo il libro, portò le mani sui fianchi e lo guardò
dall'alto anche se alcune ciocche di capelli color cioccolato le
erano finite davanti al viso.
Derek la guardò
passivo, sottostando alle stranezze continue della ragazza. Annusò
il suo odore di zenzero con una punta acida che rispecchiava il suo
carattere combattivo, per notare solo dopo l'odore della gelosia.
Vera e pura gelosia che lo colpì in modo sorprendete, nessuno
era mai stato geloso per lui.
« Allora torna
da lei. » sbottò la ragazza prima di tornare verso il
suo armadio, ma l'uomo le prese la mano e la tirò a sé
facendola cadere inevitabilmente sulle sue gambe.
« Smettila,
non è divertente, sono praticamente nuda e ho freddo. »
disse Stiles imbronciandosi, cercava di liberarsi con movimenti
calcolati per evitare la rovinosa caduta del telo che la copriva.
Derek non la ascoltò minimamente, decidendo di baciarla
tenendo però le mani al loro posto. Per quanto trovasse
provocante avere la ragazza in quel modo era pur sempre minorenne e
per padre aveva lo sceriffo, non voleva di certo finire nuovamente
dietro le sbarre per colpa sua o fare da fuggiasco mentre lo sceriffo
lo inseguiva con il fucile.
Stiles si staccò
accaldata, la bocca leggermente aperta con le labbra gonfie e rosse.
Aveva lo sguardo liquido, gli occhi color ambra percorrevano il viso
dell'uomo per poi soffermarsi sulle labbra che l'avevano appena
baciata. Scordandosi della gelosia che le aveva rovinato la giornata
precedente si fiondò in un nuovo bacio, più passionale
del precedente. Stava baciando Derek Hale, la sua cotta, lei che
pensava di avere zero possibilità con lui lo stava baciando, o
meglio! Lui aveva baciato lei.
Allacciò le
mani dietro il collo dell'uomo e cercò di mettersi comoda
sulle sue ginocchia mentre Derek le abbracciava la schiena, le dita
lunghe che quasi giocavano con il bordo del telo verde. Sospirò
nel bacio, la ragazza, beandosi di quel momento e del miglior bacio
ricevuto in vita sua.
« Stiles... »
biascicò l'uomo sfuggendo alle labbra della ragazza, la voce
roca e sensuale che fece gemere la giovane. Affondò il viso
nell'incavo del collo incontrando i capelli bagnati di Stiles. Aspirò
l'odore sorridendo contro la pelle pallida della giovane: non sapeva
più di gelosia, ora aveva la lieve fragranza pizzicante
dell'eccitazione.
Fu come se un
fulmine gli avesse attraversato il cervello e Derek se la tolse di
dosso come se lo stesse scottando. Si allontanò portandosi una
mano sulla bocca. Si era ripromesso di non toccarla mai in quel modo
perché a lui Stiles non piaceva. Se lo ripeté
un'altra decina di volte, le ragazze come lei erano pericolose,
temeva che si potesse rivelare come Kate nonostante tutte le cose che
Stiles aveva fatto per lui.
« Non accadrà
più. » le disse senza darle il tempo di rispondere,
semplicemente uscì dalla stanza per usare la porta principale
per andarsene, evitando di aprire la finestra e far prendere freddo a
Stiles.
Una volta rimasta
sola si toccò le labbra constatando che, sì, erano
gonfie e non per essere stata picchiata per l'ennesima volta, ma il
suo cuore era quello che adesso stava soffrendo. Pensò di
preferire mille volte i lividi e i graffi che il battere doloroso del
suo cuore per l'ennesimo rifiuto.
« Dannato, ti
odio! » urlò sperando che il lupo fosse ancora nel suo
raggio di ascolto.
Arrivare a scuola e
scoprire che un altro giovane era scomparso, probabilmente ucciso dal
killer dei vergini, non le aveva fatto per niente bene. Era nello
spogliatoio maschile a cambiarsi vicino a Scott, il coach non si
faceva problemi a lasciarla lì se era lei la prima a non
averne, quando apprese la notizia. Ora sì che non aveva più
voglia di partecipare alla corsa.
« Ho guardato
dappertutto, come può essersene andato lasciando l'auto ed il
cane? » stava dicendo Scott mentre lei piegava la sua roba da
mettere nell'armadietto. Sembrava piuttosto preoccupato.
« Va bene,
dici che poteva essere vergine? Magari aveva l'aspetto vergine,
sembrava, tipo, verginale? » domandò Stiles infilandosi
la giacca sportiva grigia, muovendosi a scatti pensando bene a quali
parole usare, anche se alla fine non ne era uscita una frase decente.
« No. »
disse sicuro Scott e il suo cuore fu come alleggerito da un peso:
poteva rimanere vergine senza essere usata come sacrificio! «
No, senza dubbio. Deaton mi fa fare sesso con tutti i clienti, è
la nuova politica. » precisò mentre anche lui si
infilava la giacca, l'espressione seria si perse solamente verso la
fine di quella sentenza decisamente strana alle orecchie della
ragazza. Insomma, non si aspettava che Scott accettasse di fare sesso
con i clienti, sapendolo innamorato pazzo di Allison.
« No, non so
se fosse vergine e perché parli come se fosse morto? È
solo scomparso. » ammise dopo aver notato l'espressione per
niente divertita della giovane Stilinski. Alzò gli occhi al
cielo chiedendosi perché lei poteva fare la sarcastica e lui
no.
« Scomparso e
presumibilmente morto perché forse è vergine, Scott. E
sai chi altro è vergine? » gli chiese gesticolando
eccessivamente con la mano destra « Io! Io sono vergine,
capisci? E sai che vuol dire? Che la mia mancanza di esperienza
sessuale è una minaccia per la mia vita. Io devo fare sesso
immediatamente, qualcuno deve fare sesso con me, devo fare sesso con
qualcuno adesso! » urlò sbattendo lo sportello
dell'armadietto e attirando un po' l'attenzione. Non voleva morire
per essere vergine, mille volte meglio squartata da un Alpha e
buttata nel fiume in piccoli pezzi.
« Okay, lo
farò io! » esclamò una voce dietro di lei
spaventandola a morte. Vicino all'inseparabile duo c'era uno dei
gemelli, molto carino per cui metà delle ragazze della scuola
aveva già una cotta. Stiles spalancò la bocca sorpresa
e Scott fece lo stesso, certamente non si aspettavano che un ragazzo
avvenente come lui potesse notare Stiles.
« Vieni da me
alle nove, conta di rimanere tutta la notte, mi piacciono le coccole.
» aggiunse con tanto di occhiolino e no, Stiles non poteva
reggerlo. Scoppiò a ridere senza ritegno offendendo il più
grande che la guardò con un sopracciglio alzato, decisamente
arrabbiato. Stiles biascicò delle scuse tra le risa, perché
era praticamente inconcepibile per lei ricevere la proposta di sesso
sfrenato da una delle prede di Lydia, anche se a lei non piaceva per
niente. Era decisamente troppo per crederci, forse stava dormendo.
Venne salvata
dall'entrata di Isaac che si avvicinò a loro con espressione
preoccupata che certamente non era dovuta al rimprovero del coach.
Posò il borsone nell'armadietto vicino a quello di Stiles ed
iniziò a spogliarsi, ma questa volta la Stilinski non guardò,
provando a fare la brava ragazza non in preda agli ormoni.
« Stiles
potresti evitare di ridere in faccia ad un ragazzo che potrebbe
facilmente riempirti di botte o peggio? » le disse attirando la
sua attenzione, assunse un'espressione interrogativa « Pensi
veramente che non si vendicherà per i tuoi continui rifiuti?
Dio, Stilinski, pensa a non farti uccidere. » spiegò e
Stiles emise un gemito di dolore, sicuramente non avrebbe dormito
quella notte per la paura di ritrovarsi quel ragazzo in camera pronto
a soffocarla con il cuscino o peggio: violentarla.
« Certo, però,
che non è giusto. Nessuno gli ha mai fatto la lezione del no
significa no? » rise infine ma Scott non lo fece
concordando con Isaac che quella situazione per lei poteva essere
molto pericolosa.
Stiles si passò
una mano tra i capelli, maledicendosi.
Isaac era partito in
quarta, alle calcagna dei gemelli che aveva riconosciuto come due
licantropi Alpha e lei era rimasta indietro in quanto non era molto
veloce e poi anche Scott l'aveva abbandonata per raggiungere il
biondo sentendo che fosse in pericolo. Ed eccola lì, ansante
mentre cercava di raggiungere i suoi amici sperando di non trovarli a
pezzi. Forse avrebbe dovuto accettare il morso da Peter, magari
sarebbe stata più utile in quel momento e non starebbe
ansimando per il troppo sforzo e per fortuna che era andata a correre
nella riserva negli ultimi mesi cercando di tenersi in forma.
Quando sentì
un urlo femminile provenire a qualche metro da lei sembrò
recuperare le forze e corse più veloce che poteva solo per
ritrovarsi il corpo di un ragazzo legato ad un albero, i segni della
triplice morte evidenti. Trattenne il fiato e aspettò che
Scott o Isaac la raggiungessero. Arrivarono più o meno due
minuti dopo e lei non riuscì a distogliere lo sguardo dal
ragazzo, neanche quando sentì Scott metterle una mano sulla
spalla.
« È
lui, non è vero? » chiese sentendo gli occhi riempirsi
di lacrime, non riusciva a sopportare che tutte quelle persone
stessero morendo per scopi malvagi. Era sicura che fossero riti
sacrificali.
Suo padre arrivò
mezz'ora dopo e chiese a tutti di allontanarsi, notando la figlia
nella mischia con gli occhi stracolmi di lacrime. Lei, comunque, lo
prese per la giacca della divisa e gli indicò il corpo
facendogli notare che aveva sempre le stesse ferite delle altre
vittime. Mentre Scott spiegava al coach che il ragazzo era uno della
Beacon Hills High School e frequentava l'ultimo anno arrivò
una ragazza bionda urlando disperata correndo verso il corpo esanime
del ragazzo. Stiles la guardò comprensiva, sicuramente lei
avrebbe reagito in maniera peggiore alla vista di Scott o di suo
padre senza vita. Lo sceriffo la spinse indietro promettendole che
sarebbe andato tutto bene, vedendo la paura che sua figlia stava
provando.
« Avete notato
come lo guardavano i gemelli? » domandò Isaac mentre
scendevano la piccola collina ricoperta di foglie autunnali che si
spezzavano sotto i loro piedi.
« Come se non
avessero idea di quello che è successo? » disse Stiles
lasciando da parte la paura che l'aveva assalita per dieci minuti
buoni, immaginandosi come vittima per il prossimo sacrificio. Buttò
un'occhiata dietro, vedendo suo padre che parlava con quelli della
scientifica.
« Ah, no. Lo
sapevano. » le rispose Isaac guardando verso i due Alpha.
Stiles sbuffò per la sua cocciutaggine, forse vivere con Derek
gli stava facendo piuttosto male, non era più il ragazzo
timido che al primo anno chiese a Lydia di uscire con lui. Non che la
versione lupo mannaro le dispiacesse, almeno non quella che voleva
ucciderla.
« È
stato strangolato con una garrota! Scusate, sono l'unica che nota
un'assenza di lupomannarità in questi omicidi? » chiese
allargando le braccia perché da Scott tale stupidità se
l'aspettava, ma non da Isaac, lo credeva intelligente, ma forse i
ricci gli stavano dando alla testa.
« Per te è
una coincidenza che arrivano loro e la gente inizia a morire? »
ribatté il biondo indicandole nuovamente i gemelli che erano
rimasti in disparte dalla parte opposta dove si dirigevano loro.
« Be' no, ma
non credo che siano stati loro. » rispose fermandosi insieme
agli altri due che stettero in silenzio mentre controllava il
cellulare avendo sentito il tipico suono che le annunciava l'arrivo
di un messaggio. Era Lydia che le chiedeva se le voci che già
stavano girando all'interno della scuola fossero vere.
« Scott, tu
che dici? » lo chiamò in causa Isaac e Stiles lo trovò
stupido, perché il suo migliore amico non era per niente la
persona più adatta per esprimere un parere del genere. Per
quanto gli volesse bene purtroppo il ragazzo non riusciva a vedere
chiaramente quello che accadeva, non aveva la sua intelligenza.
« Ehm, non lo
so ancora. » rispose guardando ovunque tranne che i due ragazzi
che si contendevano praticamente la sua opinione.
« Non lo sai
ancora? » gli chiese Stiles, le braccia incrociate al petto e
lo sguardo che sembrava urlargli “Stupido!” in molte
lingue.
« Be' lui »
iniziò indicando Isaac « non ha torto. » concluse
e Stiles sciolse le braccia lasciandole ricadere lungo i fianchi «
Sul serio Stiles... sacrifici umani? » le chiese abbassando un
poco la voce per non farsi sentire dai compagni che si aggiravano
ancora lì vicino.
« Scott hai
gli occhi che diventano giallo fluorescente, d'accordo? Ti spuntano i
peli sulle guance e poi scompaiono all'improvviso e se ora ti
accoltellassi guariresti magicamente e mi dici che fai fatica ad
accettare i sacrifici umani? » sbottò gesticolando per
evitare di prenderlo per la maglietta e strattonarlo con forza per
cercare di far rimettere a posto le rotelle del suo cervello in
vacanza più o meno da sedici anni.
« Certo che
neanche lei ha torto. » disse Scott ad Isaac finalmente
iniziando a ragionare e Stiles ne fu molto grata, perché non
avrebbe retto di dover fare una spiegazione di circa due ore su
quanti motivi aveva per crederle.
« Non mi
interessa. » esordì Isaac guardandola piuttosto male «
Hanno ucciso quel ragazzo e la ragazza che mi ha salvato, quindi io
ucciderò loro. » annunciò prima di andarsene e
Stiles fece per seguirlo per cercare di farlo ragionare, ma Scott la
bloccò passandole un braccio per la vita. La costrinse a
rimanere dov'era dicendole che era meglio fargli sbollire la rabbia,
ma Stiles dubitava che avrebbe cambiato idea da solo.
La ragazza sospirò
pesantemente e buttò uno sguardo dietro, dove i paramedici
stavano portando via il corpo del ragazzo.
« Scott, io
vado in ospedale. ».
Aspettare sulla
scomoda sedia di ospedale non era certo il modo per passare il tempo
e per di più Derek non rispondeva al cellulare facendola
preoccupare, dovevano assolutamente parlare di quel bacio e dei
sacrifici. Gli aveva lasciato numerosi messaggi in segreteria e
altrettanti nella casella degli SMS, tutti che gli annunciavano il
nuovo sacrificio. Buttò la testa indietro e sbuffò
stanca, era lì da quasi un'ora e ancora nessuno era uscito.
Ovviamente era solo per i fini del branco, non perché volesse
sentire la sua voce o sapere che calcolava i suoi messaggi.
Decisa a non
rimanere con le mani in mano si alzò e spiò tramite la
finestrella godendo della vista degli agenti del dipartimento del
padre fare domande alla ragazza bionda, fidanzata della vittima, ma
non riusciva a sentire nulla. Maledetta politica della privacy che
aveva imposto stanze insonorizzate negli ospedali.
Quando vide la vice
sceriffo accompagnare gentilmente la ragazza fuori dalla stanza dopo
aver lasciato la sua deposizione scattò sul posto, impanicata,
e si ributtò sulle sedie facendosi male al bacino, ma
trattenne un'imprecazione pesante in rispetto dell'anziano che la
guardava già abbastanza sconvolto dall'altro lato del
corridoio. Aspettò che l'agente si allontanasse per partire
all'attacco.
« Ehm, ciao
Ashley, ciao, ti posso parlare solo un attimo, scusa? » le
chiese allontanandola dalla porta per evitare che suo padre la
vedesse parlare con lei, certamente non avrebbe gradito come suo
solito vederla immischiarsi nelle sue faccende di lavoro, ma lei
adorava mettersi in mezzo e poi ora era praticamente suo compito
assicurarsi che nulla fosse collegabile al sovrannaturale.
« Ecco
volevo... ehm, chiederti una cosa al volo, credo che ti sembrerà
davvero incredibilmente insensibile, perciò mi scuso in
anticipo: dimmi, Kyle era vergine? » chiese e come si aspettava
lo schiaffo non arrivò a tardare quando le chiese
esplicitamente se loro due avessero copulato. La guancia le fece
particolarmente male e si portò una mano davanti alla bocca
semi aperta, certo che poteva andarci anche piano!
Il vice sceriffo
arrivò a prenderla per le spalle e portarla lontana da lei
lanciandole uno sguardo di ammonizione e fu peggio quando Ashley le
disse che Kyle non era vergine proprio mentre suo padre usciva dalla
stanza abbastanza infuriato.
« Ma dico se
impazzita completamente? Mi ritrovo con quattro omicidi, Stiles. »
la sgridò non tenendo un tono di voce basso, facendola sentire
un po' umiliata da quel suo comportamento. Poteva anche essere
arrabbiato, ma se voleva urlarle contro poteva farlo benissimo a
casa, dove c'erano solo loro due « E vedi quelli laggiù?
» domandò indicando dentro la stanza dove Stiles guardò
distrattamente, preferendo fissare le punte delle scarpe sperando di
essere risucchiata dal pavimento « Sono dell'FBI, stanno
organizzando una task force per aiutare, pare che si tratti di un
serial killer a tutti gli effetti. Lo capisci? » chiese con
tono brusco e Stiles si sentì in obbligo di rispondere con un
scocciato « Sì papà. Sì, lo capisco. »
perché lo sapeva eccome che era un serial killer, che fino a
qualche minuto prima pensava uccidesse unicamente vergini.
« E allora ma
che stai facendo? » le domandò più calmo, lo
sguardo preoccupato per quello che passava per la mente a sua figlia.
La guardò diritta negli occhi vedendoci Claudia in quelle
iridi di un colore raro, quello dell'ambra. Sua figlia era l'unica
cosa che gli era rimasta, non voleva permettere ad un assassino
professionista di portargliela via, anche a costo di chiuderla in
casa o ammanettarla al suo braccio.
« Cerco di
trovare uno schema. » ammise la ragazza e il padre l'abbracciò
come se non avessero litigato giusto cinque secondi prima. Stiles
ricambiò la stretta cercando di comprendere il padre,
sovraccaricato di lavoro, con un killer a piede libero e una figlia
difficile da gestire che per di più aveva appena una cotta per
un un ex sospettato per omicidio. Sarebbe stata lei la causa di un
suo prossimo possibile infarto, altro che cibo spazzatura.
Lo sceriffo posò
una mano tra i capelli della figlia e le depositò un bacio
sulla fronte scusandosi per averle urlato contro e Stiles non poté
rifiutarle. Strinse tra le dita la giacca del padre aspirando forte
l'odore del genitore riconoscendo la fragranza che proveniva dalla
sua camera da letto, differente da quello che veniva dalle altre
stanze.
« Stiles,
promettimi che non cercherai il serial killer, come hai fatto per il
corpo di Laura Hale. » le disse prendendola per le spalle e
Stiles sbuffò una risata, perché tra tutte le cose che
poteva dirle in quel momento sceglieva proprio quella che non voleva
sentirsi dire.
« Niente
promesse, sceriffo. » rise pizzicandogli la guancia e poi
scappare letteralmente a gambe levate verso l'uscita, evitando per
poco l'anziano che con il bastone aveva cercato volontariamente di
farle lo sgambetto, lo stesso che l'aveva guardata male per tutto il
tempo. Sentì il padre richiamarla, ma fece finta di nulla e
corse fino alla sua Roscoe sapendo perfettamente da chi andare.
Tornata a scuola,
sgridata dal coach per essere scomparsa nel nulla facendolo
preoccupare – strano ma vero – si avviò verso
l'armadietto di Kyle e si fermò a leggere le scritte lasciate
dai suoi amici cercando di trarne qualche indizio. Non notava nulla
di strano, semplici frasi di commemorazioni e foto ornate con dei
fiori.
Poi vide qualcuno
che conosceva molto bene lasciare un biglietto e afferrò la
balla al balzo « Yo, Boyd, non sapevo che fossi tornato a
scuola. » disse cercando di sembrare amichevole, il Beta
rimaneva comunque una tra le persone che aveva provato a farla fuori
sotto ordine di Derek. Si sentiva piuttosto Isabella Swan, solo che
Edward non aveva mai cercato di ucciderla.
« Sì,
te l'avrei detto se solo fossimo amici. » rispose con un
leggero humor il ragazzo e Stiles non gli diede tutti i torti, loro
non erano amici, solamente conoscenti. Lo guardò dispiaciuta
ma con la promessa di farselo amico, era un suo obbiettivo fin da
piccola farsi piacere da tutti, anche ai tipi senza emozioni come
Vernon.
« Oh, certo. E
allora tu... tu conoscevi Kyle? » sviò in modo elegante
indicando l'armadietto con il pollice senza però smettere di
guardarlo, non sia mai che scappasse quando era distratta!
« Sì,
eravamo insieme negli R.O.T.C. » rispose semplicemente
spostando il peso da un piede all'altro fissando una foto di Kyle e
poi il biglietto che aveva appena lasciato e quando stava per
andarsene Stiles lo trattenne, lui rimase solamente perché
sentiva il forte odore del suo Alpha su di lei.
« Quindi
eravate amici? » provò ancora e Boyd non la resse più,
poco gli importava se era l'Alpha sembrava avere un mezzo flirt con
lei, che era parte del branco e che fosse una ragazza che non gli
aveva fatto alcun male se non quello di maledire le sue orecchie con
la propria voce.
« No. »
rispose scontroso « Io avevo solo un'amica: è morta
anche lei. » e non ci volle un genio a capire che si stesse
riferendo ad Erika e Stiles si sentì profondamente in colpa
per avergli fatto quella che sembrava una domanda innocua, ma che
invece era come lanciare una bomba contro il povero Boyd, il ragazzo
da parete della Beacon Hills High School.
Non provò
nemmeno a fermarlo quando se ne andò, riuscì solamente
a schiarirsi la gola e incamminarsi con il cellulare in mano. Fece
partire la chiamata per contattare Derek, non voleva sembrare
appiccicosa, ma la stava facendo preoccupare veramente tanto, nemmeno
Scott era stato così imprudente da non risponderle al
cellulare da quando la loro vita sovrannaturale era cominciata.
« Hey, Derek,
sono io, Stiles. » cominciò dopo il segnale acustico che
l'avvisava di dover parlare « Sono in pensiero per te e Cora,
sicuri di star bene? So che questa mattina le cose sono...
degenerate, ma qui si parla del branco. Mi odi, okay, ma
dobbiamo collaborare, non ignorarmi, okay? » domandò
immaginando una lotta tra fratelli licantropi, già vedeva
tutto il loft fatto a pezzi e forse avrebbe dato pure ragione a Cora.
Insomma, lui e Laura avevano vissuto insieme a New York e lei? Era
rimasta senza nessuno credendoli morti, decisamente aveva ragione a
volergliela far pagare almeno un po' « A quanto pare i
sacrifici non riguardano solo i vergini, quindi cancella il mio
undicesimo messaggio in cui ti chiedevo... be' hai capito, no?
Comunque ora sto andando a parlare con Lydia, appena puoi chiamami. »
chiuse la chiamata con un sospiro, riponendo il cellulare nella tasca
della sua camicia a quadri bianca e celeste. Camminò
lentamente lungo il corridoio cercando i gemelli con lo sguardo,
pronta a fronteggiarli per chiedere quali fossero i loro piani e per
mettere in chiaro che Derek non avrebbe mai ucciso il suo branco,
forse rischiando anche parecchio, ma se era sopravvissuta l'altra
sera, poteva farcela pure quel giorno, soprattutto a scuola dove
c'erano molte persone che potevano vederli.
Ricevette un
messaggio da Scott in cui l'avvisava che Ethan ed Aiden avevano
giocato un brutto scherzo ad Isaac che aveva quasi ucciso Allison,
chiedendole se dopo le lezioni poteva accompagnarlo a casa e lei
accettò subito, perché il biondo ormai era come un
secondo fratello – fastidioso e sinceramente non pensava che la
fratellanza fosse ricambiata – e poi gli aveva dato un
motivo in più per andare a parlare con quei due.
Fortuna volle che
Aiden le venisse incontro sorridendo in modo amabile, ma che a Stiles
risultava altamente falso e da mettere i brividi. Provò a
cambiare strada facendo marcia indietro, ma da lì stava
arrivando Ethan con uno sguardo poco rassicurante. Chiuse gli occhi e
fece la prima cosa che le passò per la testa: corse contro il
professor Harris chiedendogli disperatamente di farle un riassunto
della lezione che aveva perso, ricevendo ovviamente una risposta
negativa, ma non demorse, tutto pur di non rimanere sola con i due
Alpha che la cercavano.
Lo seguì
dentro la biblioteca dove trovò Lydia intenta a leggere un
libro rigirandosi una ciocca di capelli con l'indice « Okay,
professore, a quanto pare non ha un cuore. Provvederò a
regalargliene uno per Natale! » gli disse prima di correre
verso la ragazza.
« Lydia! »
urlò praticamente attirando l'attenzione di tutti i presenti,
soprattutto quello infuriato della bibliotecaria, ma non se ne curò
molto. La rossa si spaventò lanciando il libro in aria e
tirandosi fortemente la ciocca di capelli che aveva attorcigliato
sull'indice mandando giù una serie di imprecazioni e una di
insulti per la Stilinski.
« Devi
ascoltarmi, Lydia. » le disse mentre quella indispettita si
alzava prendendo la sua roba, pronta a piantarla in asso. A quanto
pare nessuno quel giorno voleva stare con lei o si arrabbiavano con
lei, non sapeva definire da quando era diventata così poco
apprezzata.
La seguì
fuori standole dietro, buttando giù un fiume di parole che la
Martin sembrava non ascoltare « A Calcutta c'è un tempio
dove si sacrificava un bambino tutti i giorni, lo sai? Ogni giorno un
bimbo morto, Lydia, ogni giorno e lo sai che giorno è oggi? È
il giorno del bimbo morto! No, aspetta, ogni giorno c'è un
bimbo morto! » stava dicendo prima di ricevere la prima
risposta da parte della ragazza che ora sembrava tra lo scocciato e
l'incuriosito.
« Perché
mi dici questa cosa? » le chiese guardando per aria continuando
a camminare come se lei non stesse per avere una crisi di nervi ed il
fiato per averle corso dietro e parlato a macchinetta.
« Perché
Scott è alle prese con i gemelli Alpha – e io sono
sfuggita per poco ai loro artigli – quindi... » rispose e
finalmente la ragazza si fermò, guardandola arrabbiata: chiaro
segno che non sapeva che i due facevano parte della combriccola che
progettava la loro morte.
Le spiegò che
secondo lei c'era uno schema, riconducendosi alla fissa dei romani
per il numero tre e che forse toccava a chi aveva un cagnolino a
morire e Lydia le fece notare che lei ne possedeva uno, ma non riuscì
a convincerla a sbarazzarsene. Quando tentò di tornare
nuovamente alla carica la ragazza la bloccò dicendole che
usare la garrota era perfettamente da umani e che quindi doveva
occuparsene lo sceriffo e starsene fuori. La salutò
dileguandosi tra la folla di studenti e Stiles batté il pugno
contro un armadietto. Era assolutamente sicura che c'era un che di
sovrannaturale in tutta la situazione e non avrebbe permesso a quel
mostro di avvicinarsi a suo padre.
Non
poteva rimanere a scuola, aveva bisogno di parlare con una persona
umana intelligente, ma che sapeva tutto
sui
mannari e sempre qualcosa in più degli altri. Doveva andare da
Deaton.
Come aveva previsto
andare da Deaton fu illuminante e avevano pure individuato il serial
killer, un druido oscuro – altrimenti conosciuto come Darach –
che come aveva previsto Stiles seguiva la strana fisse sul numero tre
dei romani. Ora l'unico problema rimaneva capire con quale criteri
gli scegliesse, anche se la Stilinski era più che felice che
la selezione dei vergini fosse finita. Temeva solo per suo padre, per
Melissa e anche per qualche altro compagno di scuola che certamente
non meritava di morire.
Arrivata al
parcheggio si salutò con Lydia e Deaton per raggiungere la
Jeep dalla parte opposta, trovando Isaac ad aspettarla giocando con
il cellulare, Scott doveva averlo lasciato solo da poco dato che
poteva sentire ancora il suo profumo nell'aria e certamente non le
servivano super poteri per farlo, era una fragranza che conosceva da
quando era piccola, ormai l'avrebbe riconosciuto ovunque.
« Andiamo? »
gli chiese sorridendo, ricevendone uno in cambio. Non le sembrava
particolarmente turbato come gli aveva detto Scott, ma non ne fece
peso, dicendosi che almeno così aveva un'occasione per andare
a controllare come stavano i fratelli Hale che sembravano
irreperibili da prima di mezzogiorno. Accese il riscaldamento della
macchina in quanto iniziava a fare particolarmente freddo, anche se
sospettava che ad Isaac non serviva, aveva il super calore corporeo
dalla sua parte, non come lei che sembrava diventare in iceberg
ogniqualvolta la temperatura si abbassasse.
« Tu hai
sentito Derek, oggi? » gli chiese iniziando a fare
conversazione, impossibile per lei rimanere in silenzio per più
di dieci minuti. Isaac le sorrise scuotendo la testa « Sono
stato piuttosto impegnato, oggi. » le rispose alzando le spalle
e solo allora Stiles notò che non stava indossando la cintura
di sicurezza, obbligandolo ovviamente a mettersela perché era
pur sempre figlia di un tutore della legge. Okay, forse era la prima
a infrangere il codice stradale – okay, senza forse – ma
almeno davanti ai suoi amici voleva sembrare una ragazza responsabile
e con la testa sulle spalle.
Parcheggiò
vicino alla Camaro di Derek, era sporca e Stiles si ricordò
del desiderio dell'uomo di liberarsene per passare ad un altro
genere, qualcosa che non desse troppo nell'occhio e quando lei gli
aveva suggerito una Jeep, Derek semplicemente se n'era andato
lasciandola sola nella sua stanza.
Salirono fino al
loft insieme, Isaac mormorava che ci fosse troppo silenzio, e quando
entrarono trovarono un borsone davanti alla porta, contenente tutti
gli averi del ragazzo. Stiles sussultò pensando che forse gli
Alpha avevano attaccato Derek e la sorella, ma non c'erano segni
evidenti di una lotta.
L'uomo era fermo
davanti alla grande vetrata tenendo un bicchiere mezzo vuoto tra le
mani, non accennava a volersi girare, sia Isaac che Stiles si
preoccuparono e chiusero la porta dietro di loro, addentrandosi nel
loft. Il giovane si schiarì la voce timoroso « Mi stai
cacciando via? » chiese inarcando un sopracciglio e la risposta
fu un semplice cenno di testa. Stiles passò lo sguardo tra i
due, come se stesse seguendo una partita di tennis aspettandosi una
qualsiasi reazione violenta, che però non arrivò.
« Ho fatto
qualcosa di sbagliato? » domandò il biondo avvicinandosi
ad una colonna vicino al tavolo, non voleva essere cacciato, Derek
era tutto quello che gli era rimasto e poi non sapeva dove andare. Lo
guardò girarsi lentamente alzando il braccio con cui teneva il
bicchiere verso la porta.
« Fai qualcosa
di sbagliato non andando via. » gli rispose con voce dura e
Stiles volle semplicemente prenderlo a pugni, perché stava
facendo veramente una scenata. La ragazza grugnì un insulto
perché non poteva credere alle sue orecchie, stava cacciando
l'unico Beta che gli era rimasto sempre fedele.
« Per favore.
» rise Isaac credendo che fosse uno scherzo, ma Derek insisté
con un altro « Vattene. » e quando provò con un «
Derek, ti prego. » ottenne la stessa risposta seguita dalla
reazione che aspettava Stiles: l'Alpha aveva scaraventato il
bicchiere contro il ragazzo, sapendo che anche il signor Lahey aveva
fatto una cosa del genere il giorno in cui era morto. Nonostante
Isaac fosse un licantropo che guariva all'istante, Stiles non riuscì
al trattenersi dal correre verso di lui e controllare che non si
fosse ferito.
« Sto bene. »
le disse il biondo cercando di calmarla, tutti sentivano il suo cuore
battere furioso tra un misto di paura e rabbia. Isaac guardò
Derek, pronto a fronteggiarlo, ma lo sguardo cresimi del suo Alpha lo
intimorì e la Stilinski lo vide.
« Okay,
allora. » sbottò girandosi verso quello che doveva
essere l'Alpha del branco « Isaac torna alla Jeep, devo parlare
un attimo con Derek. Verrai ad abitare da me. » decretò
facendo solamente arrabbiare ulteriormente il lupo di nascita, ma che
non osò dire nulla. Fece un profondo respiro e lanciò
un'occhiata a Cora che stava nascosta, sentendo ogni singola parola e
si vergognò per quello che tra pochi minuti avrebbe fatto.
Quando Isaac lasciò
il loft e Derek non poté più sentirlo decise di
prendere la parola « Cosa vuoi? » domandò
tenendosi a distanza, non avrebbe retto l'odore di zenzero della
ragazza. Afferrò il bordo del tavolo, stringendolo con forza
cercando di non percepire le emozioni della ragazza che lo stavano
opprimendo. La guardò tenendo gli occhi illuminati di rosso.
« Cosa voglio?
» rise lei allargando le braccia e poi lasciarle ricadere lungo
i fianchi « Hai appena cacciato Isaac, che non ha una casa, dei
genitori, l'unico Beta che si è sempre fidato di te! Ma cosa
ti passa per la testa? Sai quanto vuol dire per lui il branco? Dio,
Derek, parla con me! Dimmi cosa ti succede. » urlò
arrabbiata camminando verso l'uomo schiacciando inavvertitamente i
cocci del bicchiere. Cercò di toccargli una mano, creare un
contatto, ma lui si rifiutò tirandosi indietro.
« Succede che
mi sono stancato di voi. » rispose con voce fredda «
Soprattutto di te. » aggiunse sorridendo in modo cattivo, tanto
che Stiles sentì il suo cuore creparsi. Spalancò la
bocca incredula e delusa, l'odore forte di quest'ultimo sentimento
costrinse Cora – ancora nascosta – a chiudere gli occhi e
cercare di trattenersi dall'andarsene facendosi vedere dalla ragazza.
Stiles respirò forte e scosse la testa « No, non è
vero. » disse stringendo le mani a pugno « Cos'è
successo? Ti hanno minacciato, hanno minacciato qualcuno del branco?
» domandò diventando rossa in viso, le orecchie
scarlatte e bollenti dalla rabbia. Se lo sentiva, era colpa di
Deucalion per lo strano comportamento di Derek, quella mattina era
completamente diverso, certo con lei era stato molto brusco, ma come
al solito. Si tolse la giacca iniziando a sentire caldo, la base del
collo ormai a chiazze rosse.
Tornò a
pensare ai baci di quella mattina, le mani gentili dell'uomo sulle
sue spalle e poi lungo la schiena, senza scendere troppo in basso. La
sensazione del naso dell'uomo che le solleticava la pelle del collo
era ancora fresca ed eccitante, ma ora le sembrava di vivere un
incubo. L'essere stata spinta via, aver sentito quelle parole uscire
dalle labbra di Derek che continuava a rifiutarla.
« Vattene,
Stiles. » ordinò sbattendo le mani sul tavolo facendola
sussultare dallo spavento, voleva solo che si aprisse con lei, che le
raccontasse cosa diavolo era successo quel pomeriggio. Trovò
il coraggio di avvicinarsi di nuovo, ma Derek continuò ad
allontanarsi ringhiando dal profondo della gola. Cora dietro il muro
di mattoni teneva lo sguardo fisso sul soffitto sentendo l'odore del
dolore del fratello mischiarsi a quello della sconosciuta che
sembrava essere qualcuno di veramente importante.
« No. »
rispose lei tremando dalla testa ai piedi senza un reale motivo «
Non spingermi via, Derek, non devi allontanare chi ti vuole bene.
Ignora i miei sentimenti per te, ma non allontanarmi come una
componente del tuo branco. » continuò portandosi una
mano ancora chiusa a pugno all'altezza del cuore. Stava per piangere,
sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, ma non avrebbe pianto, non
davanti a Derek.
« Non dovreste
volermene. » sbottò il lupo « Io sono fatto per
rimanere solo. » aggiunse sprezzante « E tu » la
guardò, ma con gli occhi verdi, umani « tu sei stata
solo un passatempo, anche se sei durata poco. Come quelle stupide
storielle estive che vivete voi adolescenti. Potrei uccidervi, tutti,
dal primo all'ultimo, ma non voglio dare questa soddisfazione a
Deucalion. ».
« Basta. »
sussurrò Stiles « Basta raccontarmi bugie. »
soffiò puntando lo sguardo nelle iridi verdi dell'uomo , non
aveva poteri lupeschi ma sapeva che quello che il lupo stava dicendo
era solo una grande bugia. Fece un passo indietro toccando con i
polpacci il bordo del divano verde pistacchio rischiando quasi di
cadere « Non ci faresti mai del male. » aggiunse
arricciando le labbra cercando di trattenere le lacrime che
sembravano volerle uscire a forza, aveva la vista offuscata e non
capì come precisamente finì sdraiata lungo il divano
con il lupo sopra di lei che le teneva i polsi stretti sopra la
testa.
Non emise nemmeno un
verso di dolore, Derek stava fingendo anche se sembrava terribilmente
serio. Le tremarono le ginocchia, ma non provò nemmeno a
liberarsi, sicura che non le avrebbe fatto nulla. Il viso dell'uomo
assunse la forma da licantropo, le zanne ben esposte che lentamente
scendevano verso la pelle della ragazza « Non sfidarmi, Stiles.
» la minacciò stringendo la presa sui polsi. Cora
trattenne il respiro, sapeva che il fratello avrebbe rovinato per
sempre il rapporto con quella ragazza.
« Non ne sei
capace. » disse Stiles incapace di rimanere in silenzio, si
morse la lingua chiudendo gli occhi. Inevitabilmente alcune lacrime
uscirono scivolando lungo le guance. Non se lo aspettava, non avrebbe
mai immaginato Derek capace di una cosa del genere: con un artiglio
le aveva praticamente graffiato tutta la lunghezza del collo, piccole
gocce di sangue iniziarono a scivolare fino a cadere sul divano e
colare verso la maglietta.
« Smettila. »
ordinò Stiles fremendo, si impose di respirare lentamente
anche se sentiva il cuore cercare di uscire dalla cassa toracica,
aveva paura, certo, ma quella era tutta una recita. Perché lo
era, vero?
La mano di Derek
scese fino al ventre alzando appena la leggere t–shirt, solo
allora Stiles iniziò a muoversi cercando di liberarsi. Derek
con le ginocchia la costrinse a tenere le gambe ferme «
Ucciderti sarebbe troppo facile, Stiles. » disse sussurrando in
modo maligno il suo nome nell'orecchio e la ragazza strizzò
gli occhi, rifiutandosi di guardare il viso dell'uomo che credeva di
amare farle quelle cose « Posso farti del male » le dita
lunghe scesero a percorrere il bordo dei jeans, ma non lo oltrepassò
« posso farlo senza sentire nessun rimorso. Sei solo una
ragazza, una povera ingenua che ha creduto potessi amarla nonostante
i miei continui rifiuti. Sei veramente perseverante, Stiles, ma non
ti servirà a nulla perché per me tu sei inutile. »
rise creando alla ragazza un'altra crepa immaginaria sul cuore che
ormai sembrava vicino al collasso « Credi ancora che stia
mentendo? » le domandò prendendole il mento
costringendola a guardarlo e Stiles lo fece, vide il viso di Derek
tornato normale e credette ancora in una semplice recita, ma non ebbe
il coraggio di dirlo, sopraffatta dalla paura.
« N–no.
» rispose sentendo il suo orgoglio sparire, si era lasciata
sottomettere in quel modo, e lo stava odiando. Chiuse nuovamente gli
occhi aspettandosi che l'uomo avrebbe completato il lavoro, ma
successe il contrario.
Derek si era alzato
lasciandola, i polsi avevano i segni delle dita del lupo, e il suo
viso era una maschera di lacrime « Ora vattene, prima che cambi
idea. » le ordinò – o minacciò –
dandole le spalle e questa volta Stiles non rispose. Silenziosamente,
singhiozzando appena, recuperò la giacca e la indosso,
nascondendo il collo come meglio poteva con le dita che sembravano
non voler collaborare, anche se era inutile in quanto Isaac avrebbe
sentito comunque l'odore del sangue. Uscì girandosi un'ultima
volta indietro « Derek » lo chiamò piano, sapendo
che però lui la poteva sentire benissimo « se mi
lascerai varcare questa porta, se ora mi lasci andare, non vorrò
mai più far parte del tuo branco. » disse cercando di
tenere la voce ferma, ma le tremò inevitabilmente verso la
fine. Derek sussultò sorpreso, Stiles non lo stava odiando per
quello che le aveva appena fatto, ma l'avrebbe odiato se l'avrebbe
lasciata andare. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul battito del
cuore di Cora, che non era per niente tranquillo. Rimasero così,
fino a quando Stiles non sbatté la porta portandosi dietro
l'odore della rabbia e della delusione.
L'uomo guardò
verso la Luna, gli occhi lucidi per aver appena fatto una delle cose
più spregevoli nella sua vita, non avrebbe fatto qualcosa del
genere nemmeno a Kate. Sentì Cora uscire dal suo nascondiglio
e venirgli vicino « Perché l'hai fatto? » gli
chiese e Derek sentì anche su di lei l'odore della rabbia «
So solo che era Stiles, non la conosco, ma certamente non meritava
quello che lei hai fatto. » partì in quarta
afferrandogli una spalla « Quella ragazza ha così tanto
coraggio, ha preso in custodia un tuo Beta e non ha paura di te, è
un'ottima umana per il tuo branco, per te. Deucalion ti ha
minacciato, lo so, c'era anch'io, ma potevi trovare un altro metodo
per allontanarla. » lo rimproverò, ma il fratello sembrò
non sentirla, perso a guardare una Jeep allontanarsi verso l'interno
di Beacon Hills.
« Non la
conosci. » rispose dopo interminabili minuti « Non perde
mai la speranza, è insopportabile, non mi avrebbe mai lasciato
in pace. » concluse prima di prendere la giacca e uscire anche
lui, diretto alla riserva, dove sfogò la sua rabbia graffiando
un albero ululando alla Luna.
Quella sofferenza,
lui se la meritava tutta.
Stiles aveva fatto
finta di nulla, per non allarmare ulteriormente Isaac, si era
asciugata le lacrime e aveva chiuso per bene la giacca. Era salita
nella Jeep certamente arrabbiata, ma parlò come suo solito,
raccontandogli com'era andata con Derek, omettendo ovviamente la
parte che l'aveva fatta cedere e andare via. Non voleva che Isaac
odiasse il suo Alpha, anche se ne meritava tanto, di odio.
Arrivati a casa
Stiles prese un grande respiro « Stammi dietro. » ordinò
scendendo, l'auto del padre parcheggiata lì segnalava la sua
presenza. Entrarono in casa e Stiles salutò a gran voce
cercando di essere allegra, lo sceriffo gli rispose dalla cucina da
dove proveniva un odore che Stiles riconobbe subito.
« Papà!
» esclamò entrando « Un hamburger, seriamente? E,
oh mio Dio, quelle sono patatine fritte! È quasi mezzanotte e
tu mangi queste cose? Vuoi rovinarti il sonno, proprio domani che hai
il turno di mattina? » disse indicando i cibi incriminati e
Isaac sorrise, l'amore che Stiles provava per il padre si poteva
leggere chiaramente. La invidiò un poco, lui non aveva mai
avuto quel rapporto con il genitore, anzi solamente il contrario.
L'uomo aveva l'espressione di chi era stato trovato con le mani nel
sacco, ma non negò il suo reato e abbandonò il bottino
senza protestare.
Solo allora, quando
la questione cibo fu sistemata, che lo sceriffo notò il
ragazzo dietro la figlia e inarcò un sopracciglio, la mano
sulla fondina dove teneva ancora la pistola d'ordinanza. Stiles seguì
il movimento con la mano e alzò gli occhi al cielo, si
frappose tra i due.
« Papà
» iniziò con voce calma e dolce, che nascondeva tutta la
delusione che stava provando « Isaac non sa dove andare, non ha
nessuno, non posso certo lasciarlo sulla strada. » disse
annuendo lentamente e quando il padre aprì bocca per ribattere
usò l'arma segreta « E poi tu sei lo sceriffo, Isaac è
minorenne, diciamo che è un tuo dovere accoglierlo finché
non trova una soluzione. ».
Isaac guardò
ansioso l'uomo, aspettando di essere cacciato da un momento
all'altro, ma lo sceriffo scrollò le spalle annuendo alle
parole della figlia emettendo un profondo respiro « Hai
ragione. » disse incontrando per la prima volta lo sguardo del
ragazzo « Isaac benvenuto nella mia casa. » aggiunse
tendendogli la mano per farsela stringere e il biondo si sbrigò
a farlo, quasi cadendo in avanti « Comunque non abbiamo una
stanza degli ospiti... » iniziò ma Stiles alzò
una mano saltellando.
« Può
dormire nella mia stanza, io posso sempre prendere il divano. »
si propose, infondo era buona educazione e poi lei aveva fatto
l'abitudine di dormire in posti scomodi, la sedia non era poi così
tanto comoda, soprattutto se poi la faccia rimaneva sulla tastiera
del laptop lasciandole i segni per ore. Isaac provò a
convincerla a lasciare a lui il divano, ma la ragazza non sentì
ragioni.
« Stiles,
perché indossi ancora la giacca? » le chiese il padre,
mentre la vedeva chiudere le patatine fritte in un contenitore di
plastica. Stiles sussultò sul posto e il cuore prese a battere
furiosamente – la cosa stava accadendo troppe volte in quel
periodo – e il rumore riempì le orecchie sensibili del
licantropo.
« Sto mettendo
via la refurtiva, me la tolgo dopo. » rispose continuando a
lavorare con i contenitori. Sentì di nuovo gli artigli di
Derek percorrerle il petto, la zona addominale, il ventre e poi
fermarsi sopra l'elastico dei jeans. Respirò forte e quasi
fece cadere l'hamburger dall'improvviso tremore che la colpì
al ricordo.
« Stano, di
solito la togli subito. » commentò il padre sfogliando
svogliatamente il giornale, guardando da sotto le ciglia la figlia.
Quest'ultima si girò posando le mani dietro di sé sul
bancone e sorrise, mostrando i denti bianchi « Vado a mettermi
il pigiama, allora, è molto tardi. Isaac se sali tra una
ventina di minuti ti lascio la stanza. » disse e senza
aspettare risposta lasciò il giovane leggermente impaurito
dall'essere lasciato solo con lo sceriffo, ma Stiles gli regalò
un calmo e deciso accenno, invitandolo a guardare un po' di TV in
salotto.
Salita nella sua
camera fece scendere lentamente la zip della giacca trattenendo il
respiro, sentì l'aria fredda entrare subito in contatto con la
pelle lesa, toccò i lati della maglietta macchiati di sangue
non provò rabbia. Chiuse gli occhi e si spogliò
cercando di non ricordare le spiacevoli sensazioni che aveva provato
meno di un'ora prima. Si infilò il pigiama – una
maglietta rossa del padre e dei pantaloni grigi larghi – prima
di scendere a prendere Isaac che stava guardando una partita di
baseball insieme allo sceriffo.
Sorrise alla scena
notando l'espressione serena del ragazzo, così diversa da
quella delusa che Derek gli aveva fatto assumere. Il rumore del
bicchiere che si infrangeva vicino al viso del giovane risuonava
ancora nelle sue orecchie. Chiamò il ragazzo e mandò il
padre a letto, sembrando terribilmente Claudia – per quello che
diceva lo sceriffo – ma l'uomo come un bambino eseguì
gli ordini sapendo che in casa, in qualche modo, era proprio Stiles a
comandare.
Stiles lasciò
Isaac nella sua camera e scese nuovamente, ma prima di dirigersi
verso il divano dove l'aspettava un leggero lenzuolo, adatto al clima
di inizio ottobre. Bevve un bicchiere d'acqua mandandolo giù
tutto d'un sorso, poi aprì il frigo per prendere una barretta
di cioccolato al latte che aveva nascosto sotto la busta delle
barbabietole. Se la portò sul divano e l'aprì mentre
con l'altra mano teneva il cellulare guardando gli ultimi messaggi
mandati con Derek.
Si portò le
ginocchia al petto, maledicendosi, perché tra tutti proprio di
lui doveva innamorarsi. Il branco di Alpha doveva aver agito,
altrimenti non si spiegava il comportamento dell'uomo; aveva notato
anche l'assenza di Peter e Cora durante il loro incontro–scontro,
ipotizzò in un possibile rapimento, ma escluse l'opzione più
che altro perché non credeva Deucalion un tipo che provasse
due volte consecutive lo stesso piano.
Era ormai l'una di
notte quando decise di andare a dormire, ma prima mandò un
messaggio a Derek nonostante in parte temesse la sua reazione:
Sconfiggeremo il branco di Alpha insieme, poi non vorrò più
veramente vederti.
Angolo
me:
Eccomi
qui!
Fantastico,
adoro aggiornare le storie, mi fa sentire una persona migliore.
Alors,
nous avons questo capitolo lungo ben 15 pagine (scusa Hope se non
sono 20) e qui modifichiamo gli eventi della storia perché io
Isaac lo voglio a casa di Stiles, per sviluppare meglio il rapporto
tra i due.
What
to say? Derek l'ha fatta grossa, ma Stiles non rinuncia ad aiutarlo
contro il branco perché la voglio dipingere altruista, con un
forte spirito e con un cuore grande quanto il mondo.
Ringrazio
tutti e alla prossima,
Sel
|
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Capitolo 6 *** Capitolo cinque ***
Capitolo
cinque
Un temporale
all'orizzonte non era proprio la cosa più bella con cui
iniziare la giornata, soprattutto se si era su un piccolo schoolbus
con molti altri studenti, di alcuni non aveva mai visto l'ombra.
Stiles sedeva nei posti infondo, vicina a Scott, mentre Isaac e Boyd
erano più avanti e uno dei gemelli – Ethan –
sedeva poco avanti a lei vicino a Danny – il suo Danny bello –
e la cosa la preoccupava abbastanza, soprattutto da quando aveva
realizzato che i due Alpha avevano adocchiato lei e Danny con degli
scopi ben precisi.
Scott al suo fianco
non stava per niente bene e neppure lei si sentiva al massimo della
forza. Aveva il cuore a pezzi, i muscoli quasi si rifiutavano di
collaborare, ma il desiderio di non lasciare invano la morte di Derek
la spronarono a fare delle ricerche.
« Hey Scott.
Hey! » lo chiamò vedendolo mezzo addormentato il
ragazzo, la fronte pressata contro il finestrino sporco
dell'abitacolo « Sei con me? » gli chiese quando si girò,
lo sguardo perso nel vuoto che fece stringere ancora di più il
cuore alla ragazza. In quel momento, però, il sovrannaturale
andava lasciato da parte, emarginarlo per non sentire dolore, e
allora gli fece una domanda per la sua preparazione al college che
faceva parte del programma Uno Scott McCall migliore.
« Incongruo. »
chiese guardando lo schermo del suo Ipad scacciando via le parole del
suo migliore amico che l'avvisavano che Derek era morto per cercare
di sconfiggere gli Alpha « Si può usare in una frase? »
chiese Scott accigliandosi, non sicuro sul significato della parola e
Stiles non si lasciò sfuggire per esprimere la sua
frustrazione.
« Sì,
si può usare: mi sembra incongruo trovarsi su uno schoolbus
adesso per andare ad una stupida corsa campestre dopo ciò che
è successo, è incongruo. » disse alzando gli
occhi al cielo, a lei nemmeno piaceva correre! Era scarsa in quasi
tutte le attività fisiche, i punti segnati a lacrosse era pura
fortuna. Almeno strappò un sorriso – piccolo, piccolo –
all'amico.
« Fuori posto,
ridicolo, assurdo. » rispose ricevendo un «
Perfetto. » dalla ragazza « Va bene, prossima parola,
Darach, Darach. È un nome. » continuò
facendo sussultare Scott, Stiles lo guardò con occhi profondi,
voleva costringerlo a parlare del problema, perché non
potevano far finta di nulla, come se fossero veramente dei semplici
liceali che stavano andando ad una semplice corsa. Non con quattro
licantropi nello schoolbus.
« Prima o poi
dovremmo parlarne, d'accordo? Rimarremmo rinchiusi qui per cinque
ore, perché non adesso? » domandò scocciata,
voleva sapere tutto nei minimi dettagli, non le bastava certamente
quel piccolo resoconto che le aveva fatto Isaac durante la colazione,
approfittando dell'assenza dello sceriffo.
La loro convivenza
andava bene, ognuno rispettava i suoi spazi dopo che il biondo aveva
fatto domande riguardo la sua maglietta squarciata e lei gli aveva
detto candidamente di farsi gli affari suoi, senza però essere
troppo acida. Giusto i turni del bagno erano un problema in quanto il
ragazzo sistemava accuratamente i capelli in modo che ogni ricciolo
fosse al suo posto.
Stiles sospirò
vedendo Scott tornare a posare la testa contro il finestrino «
Prossima parola: intransigente. » disse spostando lo sguardo
dallo schermo al viso dell'amico « Testardo, ostinato... »
iniziò, ma lo schoolbus prese una buca facendoli
saltare dai sedili e Scott emise un gemito di dolore che preoccupò
l'amica.
« Bello, stai
bene? » gli chiese guardandolo tenersi un fianco e digrignare i
denti. Da quando era un licantropo non lo aveva mai visto in quello
stato, Derek durante gli allenamenti aveva fatto spesso del male al
ragazzo, ma questa volta sembrava non voler guarire.
« Non dovevamo
venire. » disse respirando dal naso, quella mattina aveva
provato a farlo desistere, ma Scott aveva rifiutato categoricamente
di rimanere a casa, soprattutto per non far preoccupare la madre che
era già abbastanza stressata per i doppi turni all'ospedale «
Lo sapevo, non dovevamo venire! » aggiunse per rafforzare in
concetto che lei aveva sempre ragione, non importava quale
situazione.
« Invece sì
» biascicò il ragazzo « insieme agli altri siamo
in salvo. » disse guardando verso Isaac e Boyd, seduti alle
prime file e sembravano non parlare, le teste immobili con lo sguardo
sicuramente fisso sulla strada davanti a loro. Stiles non sopportava
quella situazione, dovevano parlarne, fare finta di nulla e tenersi
tutto dentro non faceva bene a nessuno.
« Sì,
ma potremmo anche morire tutti insieme, sai? E si chiama massacro. »
rispose prendendo di nuovo tra le mani l'IPad per cercare una parola
ben precisa « Bagno di sangue, carneficina, eccidio oppure
strage. Wow, quanti... » stava cercando di fare del sarcasmo ma
un lamento la bloccò, Scott stava realmente soffrendo «
E va bene Scott, dico al coach di fermarsi. » sbottò
pronta ad alzarsi, ma una lunga serie di no la bloccarono
facendola grugnire. Se non era arrabbiata con Derek per quello che le
aveva fatto, per non averla più chiamata né risposto al
messaggio, invece con Scott lo era e solo perché il ragazzo
non riusciva a capire che stava cercando di farlo stare bene. Lo
obbligò a farle vedere la ferita e quasi non vomitò,
c'erano tre profondi squarci che continuavano a sanguinare, non
sembravano nemmeno lontanamente sul punto di guarire.
Era estremamente
stressante avere un lupo sanguinante al fianco, uno poco più
avanti che li ascoltava aspettando il momento buono per ucciderli,
altri due che si erano trasformati in bombe ad orologeria e sapeva
perfettamente che dietro c'erano Lydia e Allison che li seguivano.
Poi arrivò
quello che lei e Scott temevano: Boyd, con tanto di artigli in bella
vista, si stava alzando intenzionato a fare qualcosa di cui temevano
le conseguenze. Stiles lasciò passare Scott, sicura che lei
non avrebbe potuto fare nulla. Lo vide arrancare tra i sedili e sentì
il bisogno di andare lì a sorreggerlo, infondo lei era la sua
spalla in qualsiasi occasione. Li vide parlare e guardare di tanto in
tanto verso Ethan, desiderò avere i poteri da lupo per sentire
cosa si stavano dicendo, ma la sua mente le ricordò “Oh,
ma il tuo Alpha è morto, nessuno può trasformarti.”
perché sicuramente non voleva essere una Beta di Deucalion o
di qualsiasi altro Alpha. Uno scatto violento di Boyd la fece
allarmare, ma fortunatamente sia Scott che Isaac lo tennero fermo.
« Crisi
evitata? » chiese una volta che il ragazzo fu tornato a posto,
lasciandogli lo spazio per passare. Ricevette un verso di conferma e
non poté esserne più felice. Almeno quel giorno non
sarebbe morto nessuno, forse solo il suo sistema nervoso, ma quello
forse si poteva recuperare. Avvertì l'amico sulla sua teoria
sul fatto che Ethan stesse aspettando un qualcosa di malvagio dato
che controllava il cellulare ogni cinque minuti, e quale metodo
migliore per scoprire cosa stesse aspettando se non infastidire e
riempire di messaggi Danny Bello? Ovviamente non lo fece con
discrezione, rischiando di essere scoperta dall'Alpha che si girò
a fulminarla con lo sguardo, ma in un gesto molto infantile sia lei
che Scott si nascosero dietro lo schienale del sedile davanti.
A quanto pareva
aspettava notizie di Ennis, l'Alpha che l'aveva aggredita fuori
l'ospedale, e se lui era sopravvissuto alla caduta allora forse pure
Derek ce l'aveva fatta. Il cuore le saltò un battito, la
speranza che l'Hale fosse vivo la rendeva euforica, voleva rimettere
tutto apposto perché lo sapeva che l'aveva allontanata solo
perché lo avevano minacciato. I suoi metodi non erano stati
quelli più ortodossi e dolci del pianeta, ma conosceva il
carattere di Derek, doveva aspettarselo. E forse questo voleva
dimostrare che infondo un po' ci teneva a lei.
Rimasero bloccati
nel traffico, con il coach che urlava contro il povero Jared in
procinto di rimettere anche l'anima, alzò la mano mentre
blaterava qualcosa sul fatto che niente avrebbe fermato lo schoolbus
dal raggiungere la sua meta. La sua proposta di fermarsi ad un'area
ristoro ad 800m da dove si trovavano venne brutalmente rifiutata
prima dal suono del fischietto e poi dalle urla dell'uomo, decise di
rinunciare per il momento e di ricorrere ad un'arma segreta: le
ragazze che li stavano seguendo.
« Ciao,
Stiles! Sì, stavamo per entrare al cinema, sai con i pop corn
ed il resto... » la voce di Lydia non era mai suonata così
falsa alle orecchie della ragazza e decise di fermarla « So che
siete dietro di noi, mettimi in vivavoce. » ordinò in
modo brusco, tanto che si mise a confronto con Derek. Ormai era
diventato il suo punto fisso e capì che l'amore faceva schifo,
era snervante pensare sempre a lui, l'uomo che le aveva sbattuto la
fronte contro il volante e anche sulla porta della propria camera.
« Allora,
Scott è ancora ferito. No, non guarisce, Allison, anzi credo
che stia peggiorando: il sangue sta diventando nero. » disse,
rispondendo anche all'Argent che aveva osato interromperla mentre
stava esponendo il problema.
« Ma –
ma che cos'ha che non va? » chiese Lydia « Che cos'ha che
non va? Ho forse una laurea in licantropia, come faccio a saperlo? »
rispose Stiles abbastanza alterata, ma sia Allison che Lydia non le
diedero peso, avevano scoperto grazie a Scott quello che c'era stato
tra la Stilinski e Derek, quindi non la incolpavano se era
particolarmente inacidita.
Alla fine
concordarono che era d'obbligo convincere il coach a farli fermare
all'area di sosta e ovviamente il compito ingrato fu dato a Stiles,
anche perché erano l'unica che potesse farlo. Parlare a Bobby
Finstock era come parlare al muro, solo che invece di ricevere
silenzio si doveva sopportare il suono acuto del fischietto. Quando
le fu urlato di tornare al proprio posto sentì il coach darle
un'idea geniale. Avrebbe fatto schifo, lo sapeva, ma per Scott questo
ed altro.
Si sedé
vicino a Jared e gli sorrise, in modo inquietante certo, con l'unico
obiettivo di farlo vomitare costringendoli ad una sosta forzata.
Forse Danny aveva ragione quando l'aveva definita spregevole, ma
sentiva una vera e propria soddisfazione quando riusciva ad avere
quello che voleva, non importava con quali mezzi.
Jared vomitò
tutto quello che aveva mangiato a colazione, schizzando sulla scarpe
della ragazza e il coach dovette sforzarsi a non vomitare a sua
volta. Corse in verso Scott e lo rassicurò; dopo cinque minuti
lo schoolbus parcheggiò all'area di servizio.
Insieme ad Allison
trasportò Scott verso i bagni dei maschi, seguiti da Lydia che
si assicurava che nessuno li stesse osservando. Lo fecero sedere a
terra con la schiena contro il muro. La ferita era rivoltante, Stiles
si portò una mano alla bocca cercando di non fare la fine di
Jared, fortunatamente però era Allison che si stava occupando
del licantropo, lei non ce l'avrebbe fatta.
Lydia illuminò
le due ragazze che già parlavano di ospedali e morti,
esponendo loro la sua teoria che forse il peggioramento era dovuto
allo stato psicologico, il senso di colpa per la morte di Derek non
lo faceva guarire. Si decise di ricorrere ad un metodo umano: gli
misero i punti.
Stiles si occupò
di andare a prendere una maglietta pulita per il ragazzo insieme a
Lydia per evitare un'eventuale partenza dello schoolbus,
quella che indossava in quel momento era sporca di sangue in maniera
evidente. Sicura di non essere vista uscire dal bagno dei maschi
corse verso lo schoolbus per recuperare la borsa di Scott che
conteneva i suoi vestiti. Vide Isaac seduto vicino a Boyd, parlavano
sommessamente e non le sembrava una conversazione amichevole, ma non
ci badò confidando al buonsenso di Isaac. Quando tornarono
Allison ancora non aveva iniziato a cucire la pelle del ragazzo, era
visibilmente agitata e Lydia le suggerì di lasciare la
maglietta e tornare fuori per evitare al coach di ripartire.
Stiles tornò
da Isaac per metterlo al corrente dello stato di Scott, ma non fece
mai scelta più sbagliata. Il biondo si alzò e andò
dritto da Ethan nonostante i suoi richiami e varie suppliche di non
combinare casini « Boyd, vuoi aiutarmi, diamine? » chiese
a Vernon che sembrava non volersi muovere per bloccarlo, ma solo
godersi lo spettacolo con un sorriso soddisfatto in volto. Isaac
prese Ethan e cominciò a riempirlo di pugni, proprio quando
sentì la voce di Scott chiederle cosa stesse succedendo.
« Lo ha
attaccato quando gli ho detto quello che ti stava succedendo. »
rispose indicando verso la massa di studenti intenti a guardare i due
picchiarsi. Scott ingenuamente pensò a Boyd remore dei suoi
artigli in bella vista sullo schoolbus pronto ad uccidere
l'Alpha.
Il coach cercava di
fermare Isaac e anche Danny aveva cercato di afferrarlo, ma con
scarsi risultati, solo l'urlo di Scott lo bloccò e mentre
tutti si preoccupavano di Ethan, Stiles corse da Isaac
abbracciandolo, ricordandosi che il giovane le aveva confidato che
quando le cose gli andavano male desiderava un semplice abbraccio.
Tutti la guardarono dubbiosi, conoscendo la sua indole poco propensa
ai contatti fisici se non per qualche batti–cinque o pacca
sulla spalla durante gli allenamenti di lacrosse, se non con Scott,
almeno.
Isaac ricambiò
subito, affondando il viso tra i morbidi capelli della ragazza e
ringraziandola per non essere arrabbiata con lui. Stiles sorrise e
gli toccò la mano con cui aveva colpito numerose volte Ethan «
Va tutto bene, ora devi solo calmarti. » gli disse e poi posò
lo sguardo su chi era arrabbiata veramente: Boyd.
Lo fulminò
con lo sguardo perché era tutta colpa sua se non era riuscita
a fermare il biondo, aveva bisogno di forza lupesca e lui non
gliel'aveva data!
Scott fece calmare
tutti e li invitò a salire sullo schoolbus dato che il
coach stava minacciando di lasciarli alla stazione di servizio.
Salirono silenziosamente e mentre Allison le rubava il posto vicino a
Scott lei si accontentò di sedersi vicino a Lydia per avere
una conversazione intelligente dato che gli altri non ne sembravano
in grado.
« Va bene,
riesaminiamo la faccenda: allora, sono i sacrifici, tutta ha a che
fare con i sacrifici e con qualcuno che si crede un druido oscuro o
quasi. » disse snocciolando tutte le informazioni che avevano,
la mente momentaneamente lontana dal dolore per la morte di Derek.
Lydia la stava seguendo attentamente, annuendo ad ogni parola.
« O che è
davvero un druido oscuro. » la interruppe volendo essere
tragica e Stiles lo era già abbastanza di suo. La Stilinski
sospirò, ma almeno aveva qualcuno con cui parlare del
problema, non come Scott che voleva evitare.
« Sì,
un Darach. » rispose e si persero nel silenzio, riflettendo su
quello che erano diventate le loro vite. Stiles chiuse gli occhi, il
ricordo dell'ultimo bacio di Derek sulle labbra e la rabbia per non
essere riuscita a parlargli dopo quello che era accaduto nel loft la
sera che Isaac era stato cacciato via. Era tutta colpa di Deucalion,
ogni singola cosa che l'aveva allontanata da Derek era merito suo.
Gli avrebbe regalato una torta allo strozzalupo, tanto sapeva dove
abitava.
« Sai, in
alcune culture antiche si sacrificavano delle persone per prepararsi
ad una battaglia. » le rivelò Lydia mordendosi
leggermente il labbro, temendo che veramente ci sarebbe stata
l'ennesima battaglia a Beacon Hills. Stiles la guardò aprendo
leggermente gli occhi più del normale, lei non aveva svolte
molte ricerche quindi non si aspettava una notizia del genere.
« Lupi mannari
Alpha contro un druido oscuro: questa è la situazione. »
disse grattandosi il mento, solito gesto che faceva quando era in
ansia e pensava « Sì. » rispose Lydia guardando
dritta davanti a sé. Entrambe le ragazze erano in ansia, uno
scontro del genere avrebbe portato molti morti e ognuna di loro
temeva per le persone che amavano. Stiles le prese una mano
stringendola « Ci salveremo, risolveremo tutto. » la
rassicurò e avrebbe mantenuto la promessa, anche sacrificando
se stesse se sarebbe stato necessario.
Quando ormai la Luna
era alta nel cielo coperta da una densa flotta di nuvole nere lo
schoolbus si fermò ad un Motel che faceva decisamente
schifo, Stiles si chiese come diavolo fossero finiti lì e poi
non aveva nemmeno il suo cuscino per dormire, senza non ci riusciva.
« Be', ho
visto di peggio. » disse Scott, ora completamente in forma e
Stiles pensò che fosse dovuto alla presenza di Allison. Si
sentì leggermente inutile, perché doveva essere lei
quello a farlo stare bene, non una ragazza arrivata giusto tre anni
fa, era lei la sua migliore amica da una vita.
« Dove hai
visto di peggio? » gli chiese Stiles guardando con occhio
critico il posto dove si trovavano, era veramente difficile trovare
qualcosa più squallido di quello. Il McCall fu impossibilitato
a rispondere dal fischietto del coach « Ascoltate: la gara è
stata rimandata a domani, questo è il motel più vicino
con più stanze libere e meno buon senso quando si tratta di
accogliere un branco di degenerati come voi. Formate delle coppie, in
modo saggio! » disse Bobby e quando Stiles passò a
prendere una chiave venne praticamente afferrata per il cappuccio
della felpa « Stilinski! Tu nella tripla con Argent e Martin,
non voglio che lo sceriffo se la prenda con me se McCall ti
ingravida. » le ordinò e sembrava piuttosto scocciato.
Stiles spalancò la bocca e ci mise una mano davanti «
Coach! » urlò indignata « Scott è mio
fratello, sarebbe incesto! Perciò vado con lui. » disse
e scappò agilmente seguita subito dal suo migliore amico che
rise quando il coach la chiamò in modo poco carino intimandole
di tornare indietro, ma lei non l'ascoltò e si barricò
insieme a Scott nella stanza 213.
Si sistemarono con
calma, nonostante il bussare incessante del coach che le intimava di
raggiungere Lydia e Allison, ma mollò dopo neppure cinque
minuti. Stiles si aprì la giacca e tolse le scarpe lasciandole
vicino al letto, Scott fece lo stesso. Si buttarono sul letto
lasciando scivolare via il dolore alla schiena al contatto con il
soffice materasso.
« Va bene, ora
ne ho quattro. » esordì alzando davanti al proprio viso
una mano con solo quattro dita alzate « Quattro? Hai quattro
sospettati? » domandò Scott girando solo la testa verso
di lei, visibilmente sorpreso e Stiles pensò che molto
probabilmente lui non ne aveva nemmeno uno.
« Sì,
prima erano dieci, be' in realtà erano solo nove: contavo
Derek due volte. » ammise sentendosi in parte anche in colpa
per aver pensato che il suo Alpha potesse essere la causa di quelle
strane morti « E chi è il numero uno, Harris? »
chiese Scott provando a non ridere, ama pensare al professore di
chimica come druido oscuro gli veniva difficile, se fosse stato
realmente lui a parer del McCall, la prima vergine ad esser fatta
fuori sarebbe dovuta essere senza dubbio Stiles conoscendo l'odio di
Harris verso la sua migliore amica.
« È
scomparso, non vuol dire che sia morto. » disse Stiles
contrariamente a come aveva pensato nell'immediato quando era
scomparso il padrone di Bullet. Forse stava iniziando a perdere
colpi, si contraddiceva da sola.
« Vuoi dire
che se non è morto, il nostro professore di chimica è
in giro a compiere sacrifici umani in segreto? » quasi rise il
ragazzo, era difficile immaginarsi l'uomo andare a cerca di vittime e
sacrificarle quando già torturava centinaia di studenti ogni
mattina seduto comodamente alla sua cattedra. Stiles alzò le
spalle ammettendo che suonava meglio nella sua testa, detta ad alta
voce sembrava una barzelletta. Scott ipotizzò che forse era un
altro compagno di scuola, alludendo a Matt, il primo che l'aveva
shippata con Derek nonostante l'insanità mentale;
Stiles si alzò da letto ribadendo che lei aveva creduto fin
dal primo giorno che era stato lui e Scott rispose dicendo che
entrambi non erano seri quando ne parlavano.
« Io ero
seria! Molto seria e in realtà tremendamente seria! Nessuno mi
ha ascoltata? » sbottò gesticolando con le mani, si
alterava facilmente quando qualcuno distorceva la realtà, lei
era seria, per la miseria!
« Chi sono gli
altri tre? » cercò di salvarsi Scott sapendo bene che
non era un bene discutere con Stiles, soprattutto quando era
emotivamente instabile. Conosceva molto bene la ragazza e anche se la
vedeva con un piccolo sorriso sulle labbra, gli occhi vispi, sapeva
che in realtà – in silenzio – soffriva per la
morte di Derek. Loro due, personalmente, non avevano mai affrontato
l'argomento, Scott non voleva intromettersi più di tanto nella
sua vita sentimentale, proprio come lei aveva fatto con la sua.
« La sorella
di Derek, Cora, nessuno la conosce ed è la sorella di Derek,
poi il tuo capo. » rispose e dire il nome dell'uomo per così
tante volte in poco tempo non le stava facendo male come si
aspettava, forse se ne stava facendo una ragione, come con Heat.
Scott scattò a sedere sentendola accusare Deaton e chiese
conferma se avesse sentito bene. Stiles alzò gli occhi al
cielo.
« Sì,
il tuo capo. Il suo atteggiamento da Obi–Wan non mi convince
per niente, sai? Mi manda in paranoia. » disse prendendo come
esempio un personaggio della sua saga preferita, sicura che Scott
afferrasse il concetto, ma nulla sembrava andare come voleva lei.
Scott guardava ovunque tranne lei, i pollici che continuavano ad
incontrarsi e poi separarsi.
« Non ci
credo: non hai ancora visto Star Wars? » gli chiese
ricordandosi perfettamente di averglielo raccomandato almeno una
decina di volte, nessuno meritava di abitare sulla Terra senza aver
visto Star Wars, era semplicemente inconcepibile. Appena tornati a
Beacon Hills Stiles avrebbe provveduto personalmente a farglielo
vedere, in una delle loro serate in cui non dovevano andare a caccia
di mostri.
« Ti giuro che
se riusciremo a tornare vivi da qui guarderò quel film. »
promise Scott, anche se in realtà non serviva, lo avrebbe
obbligato in ogni caso. E mentre si apprestava a fargli una ramanzina
per non averlo mai visto venne brutalmente fermata dalla voce
dell'amico che le chiedeva chi fosse l'ultimo della sua lista di
sospettati.
« Lydia. »
ammise dopo un pesante sospiro, le faceva male pensare che una delle
sue poche amiche che era riuscita a farsi nel giro di due anni
potesse essere una possibile assassina « Era sotto il controllo
di Peter e non ne aveva idea, quindi... » lasciò la
frase in sospeso sapendo che Scott l'avrebbe capita e fu per questo
che nello stesso istante si lasciarono cadere nuovamente contro il
materasso facendo cigolare le molle che si trovavano sotto di esso.
Si rannicchiò
poi su un fianco, cercando contatto visivo con Scott e lo trovò
nell'immediato « Scotty. » lo chiamò nel modo in
cui nessuno doveva chiamarla, ma chiaramente lei era speciale in
quanto poteva senza rischiare di finire minacciata a suon di ringhi «
Secondo te ci sono possibilità che sia vivo? » domandò
guardando poi la coperta del suo letto, apprezzando il color verde
che le ricordava gli occhi del suo Alpha. Scott chiuse gli occhi a
quella domanda e pensò a quello che era venuto a scoprire
qualche sera prima giusto da Cora, la sorella di Derek che Stiles
aveva infilato tra i sospettati.
« Non lo so. »
rispose guardando il soffitto annerito dall'umidità « Ma
se anche lo fosse non lo lascerei avvicinarsi a te per nessuna
ragione. » aggiunse con tono duro e Stiles collegò
subito, infondo era il cervello del branco, arrivava presto a delle
conclusioni.
« Chi te l'ha
detto? » chiese a voce bassa, ma infondo al loft quella sera
c'erano solo lei e Derek quindi era stato per forza lui a raccontare
tutto. Sentì un moto di rabbia salirle dal profondo del cuore,
non aveva nessun diritto per andare a raccontare in giro quello che
aveva fatto, non ne guadagnava nemmeno una bella reputazione, Scott
avrebbe potuto aggredirlo e forse ucciderlo se era fortunato o essere
ucciso. Chiuse gli occhi sentendo le lunghe ciglia carezzarle le
guance dove erano scivolate lacrime durante quella notte infernale.
« Cora. »
disse Scott sorprendendola « Me l'ha detto Cora, chiedendomi di
dirti il motivo per cui l'ha fatto, per lasciarti un ricordo migliore
di Derek. » aggiunse pensando a quella sconvolgente
conversazione che aveva avuto con la ragazza una volta usciti da quel
posto infernale dove due persone avevano trovato la morte per una
lotta assai stupida dettata da un pazzo che non altri era che
Deucalion.
« Allora
dimmelo. » lo incoraggiò Stiles ormai sulle spine,
voleva sapere cosa diavolo fosse successo.
« Deucalion,
Kali e Ennis gli hanno aggrediti al loft. Deucalion lo ha minacciato
mentre Kali lo teneva praticamente impalato e Ennis bloccava Cora.
Non ci sono andati leggeri, stavano quasi per ucciderlo, e tutto solo
perché lo vogliono nel loro branco. Cora mi ha detto che
Deucalion ha minacciato di rapirti, che saresti stata tu –
l'unica umana – la prima del branco a soffrire per le scelte
sbagliate di Derek, voleva che Ennis... avrebbero filmato tutto... lo
avrebbero mandato a tuo padre e... » si bloccò ingoiando
a vuoto, solo il pensare di pronunciare quelle parole gli faceva
venire voglia di vomitare e Stiles se ne accorse, non c'era bisogno
che continuava, aveva capito. Si alzò dal suo letto e si
sdraiò accanto all'amico abbracciandolo stretto « Ho
capito, ho capito. » disse con voce sicura « Be' è
stato veramente un idiota in quanto ha cercato di allontanarmi
facendomi del male. Poi, qui, anch'io mi sento in colpa, perché
l'ultima cosa che gli ho detto e che se mi lasciava varcare la porta
non avrei più voluto vederlo e gliel'ho pure scritto per
messaggio. Non che io gli sia mai interessata, ma l'ultimo ricordo di
me non è certo piacevole. » continuò cercando di
usare un tono leggero per alleggerire la situazione. Scott annuì
contro il suo petto dandole ragione e chiuse gli occhi, stanco e
provato per la giornata passata nello schoolbus soffrendo come
un cane per quella brutta ferita al fianco.
Passarono una buona
mezz'ora a letto stando in silenzio, Stiles assimilava la notizia e
doveva ammettere che Deucalion con le minacce ci sapeva fare, anche
lei avrebbe allontanato chiunque se poi il prezzo da pagare sarebbe
stato qualcosa di così alto e talmente disgustoso, mentre
Scott semplicemente voleva addormentarsi e lasciarsi quella giornata
alle spalle mentre ascoltava il battito regolare della sua migliore
amica proprio contro l'orecchio.
Quando la ragazza fu
sicura che Scott stesse dormendo sciolse l'abbraccio e si avvicinò
al borsone con la sua roba per recuperare il portafogli, aveva
bisogno di andarsi a comprare dei zuccheri e aveva visto una
macchinetta proprio al piano di sotto. Chiuse lentamente la porta
della stanza premurandosi di portarsi dietro la chiave e scese i
gradini due alla volta.
Davanti alla
macchinetta c'era Boyd e sembrava indeciso su cosa prendere «
Ciao. » lo salutò allungandosi un po' sulla “o”
per farlo sembrare più amichevole, ma il ragazzo continuò
ad ignorarla e spinse i bottoni, prima il due, poi lo zero ed infine
l'uno. Stiles guardò bene l'interno del distributore e vide la
barretta di peanut butter crackers iniziare a scendere.
« Hey! Anch'io
voglio prendere quelli. » disse, ma anche questa volta non
ricevette una risposta, ma non se ne curò in quanto la
barretta si era bloccata « Ohu, aspetta sai una cosa? Ho un
metodo infallibile per questo, tranquillo. » e memore della
stessa scena in ospedale mentre aspettava notizie di Lydia si attaccò
ad un angolo del distributore per smuoverlo, ma Boyd senza tanti
complimenti spaccò il vetro e prese quello che voleva,
spaventando non poco la ragazza. Decise comunque di approfittarsene e
prese ben tre snack e filò via, guardandosi intorno per
controllare che nessuno avesse assistito a quel furto. Ed era pure
figlia di uno sceriffo! La sua completa assenza di voglia di mangiare
era stata sostituita da un'impellente voglia di dolce, Stiles ancora
non sapeva se era meglio vomitare i pasti o mettere su molti chili,
per Natale il padre l'avrebbe messa in forno come portata principale.
Tornò nella
sua stanza trovando Scott sveglio con il cellulare premuto contro
l'orecchio mentre guardava fuori dalla finestra, sembrava turbato e
spaventato « Scott, tutto bene? » gli chiese mentre
entrava in bagno a recuperare lo spazzolino per pulirsi i denti, li
sentiva appiccicosi a causa degli snack. Non voleva pressarlo e
stargli addosso, quindi si comportò come se non stesse
accadendo qualcosa di strano. Scott non rispose e tornò a
guardare fuori dalla finestra, il cellulare le vibrò facendole
perdere la concentrazione: erano un messaggio di Lydia, voleva
parlare solo con lei.
Non voleva lasciare
il ragazzo da solo, sembrava avere qualcosa che non andava, ma anche
Lydia aveva bisogno di lei « Scott io esco un attimo, vado a
chiedere a Lydia una cosa e torno subito. » lo avvisò
non mentendogli più di tanto, almeno se avrebbe avuto bisogno
di lei sapeva dove trovarla. Il ragazzo continuò a guardare
fuori dalla finestra e annuì lentamente. A Stiles, il silenzio
non piaceva proprio per niente.
« Scott si
comporta così solo con la Luna piena. » stava dicendo
Allison dopo aver riassunto il suo strano incontro con Scott e Stiles
aggrottò la fronte non credendole, lo aveva lasciato
addormentato sul letto ed era scesa solo due minuti, era impossibile
che avesse percorso tutto il corridoio fino ad arrivare nella stanza
delle ragazze, fare quella scenata e tornare prima di lei. Alla fine
dei conti a lei Allison non piaceva più di tanto, almeno non
quando inventava storie sul suo migliore amico.
« Sì,
lo so. » decise di darle retta ricordandosi però di
quello che lei aveva visto di strano « In realtà è
Boyd quello strano davvero: ha sfondato con un pugno un distributore
automatico. » spiegò imitando il gesto con la mano, per
rendere più chiaro il concetto.
« Visto? È
il motel! » disse Lydia che sembrava sull'orlo di una crisi
isterica e Stiles quasi provò tenerezza, da quando Peter aveva
tentato di ucciderla era diventata molto strana e ansiosa, quasi non
riconosceva più la ragazza più bella della scuola
sempre sicura di sé che aveva conosciuto in terza elementare «
Quindi o ce ne andiamo subito da qui o... qualcuno dovrà
imparare a fare un esorcismo prima che i lupi mannari impazziscano e
ci uccidano. » sbottò prendendo dal comodino una Bibbia,
sembrava volerlo tirare contro qualcuno, ma lo tenne stretto tra le
mani e Stiles si chiese perché non l'aveva notato nella sua
stanza. Non che fosse così religiosa.
« Aspetta solo
un attimo. » la bloccò Stiles mettendo una mano tra
loro, tendendo il braccio senza una ragione apparente « E se
non fosse solo il motel? » chiese volendo aggiungere un po' di
tragicità alla situazione, perché non poteva essere
tutto così semplice, c'era sempre qualcos'altro ad ostacolarli
« Il numero nell'ufficio è aumentato di tre, giusto? »
domandò ricordandosi di quel particolare raccapricciante che
aveva donato una certa notorietà allo squallido motel in cui
soggiornavano « Vuoi dire come tre sacrifici? » la
interruppe Allison e Stiles dovette veramente controllarsi per non
darle contro « Se 'sta volta fossero tre lupi mannari? »
disse e lasciò che l'Argent rispondesse, dato che voleva
essere tanto partecipe della sua teoria.
« Scott, Isaac
e Boyd. » rispose l'ultima arrivata a Beacon Hills guardando il
pavimento pensierosa e quando buttò giù l'ipotesi che
qualcuno aveva previsto il loro arrivo – cosa molto
inquietante, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine – e Lydia
continuò a pregare loro di andarsene prima che potesse
accadere qualche disastro.
Stiles la ignorò
e le prese la Bibbia dalle mani aprendola, trovò molti
articoli di giornale e arrivarono alla conclusione che in ogni stanza
c'era una Bibbia contenente articoli sui suicidi avvenuti nelle
rispettive stanze. Stiles sentì un brivido percorrerle tutta
la schiena, forse non era poi così male l'idea di andarsene e
poi sentiva il dovere di andare a controllare Scott ed Isaac.
« Ma è
meraviglioso! Invece di lasciare un cioccolatino sul cuscino loro
lasciano articoli sulle morte orribili che sono successe. »
esordì cercando di trasmettere alle ragazze tutta la
frustrazione che stava provando. Solo lei usava il sarcasmo per
farlo, davvero? Era un'ottima arma e scaricava molto, doveva
insegnare a Scott come usarlo appena usciti da quell'Inferno.
Quando Lydia
suggerì che forse nella stanza accanto c'era l'articolo sulla
coppia che lei sentiva Stiles non ci pensò molto prima di
correre per raggiungere la stanza, ma si ritrovò
impossibilitata ad aprirla: ora era chiusa.
« Non era
chiusa a chiave. » disse Lydia dietro di lei e Stiles le
credette « Lascia stare, Scott, Isaac e Boyd devo andarsene. »
intervenne Allison e la Stilinski grugnì al pensiero di darle
ragione, forse Derek le aveva trasmesso la mania del potere ed ora
voleva comandare tutti a bacchetta come faceva l'uomo presumibilmente
morto.
Corse di nuovo
pronta a raggiungere Scott ma il suono di una sega circolare le
bloccò tutte; tornarono indietro davanti alla porta per
sentire meglio il rumore. Facendo ricorso a tutte le sue forze,
sperando che gli allenamenti di lacrosse fossero utili a qualcosa,
cercò di sfondare la porta con una spallata e
sorprendentemente ce la fece! Voleva esultare, ma non era decisamente
il momento dato che Ethan stava cercando di suicidarsi.
Teneva tra le mani
la sega circolare e stava praticamente per tagliarsi a metà,
tutte e tre gli gridarono di fermarsi e Stiles la vista del sangue
proprio non la sopportava, non poteva reggere di vedere una persona
tagliarsi a metà sotto l'influenza di qualche strano spirito
che istigava le persone a suicidarsi. Presa da qualche sorta di
scatto gli andò praticamente addosso per togliergli quella
fottuta sega circolare dalle mani iniziando una breve lotta,
per un attimo sentì la lama troppo vicino alla sua mano e già
si vedeva con qualche dita in meno. La forza di Ethan contro la sua
già decretava come sarebbe andata a finire.
La sega cadde a
terra e Ethan la spinse praticamente sopra, fortunatamente Lydia
aveva staccato la presa e quindi la lama smise di girare. Tirò
un sospiro di sollievo prima di alzarsi per affrontare di nuovo
l'Alpha. Allison l'aveva raggiunta e guardarono Ethan sfoderare gli
artigli credendolo pronto ad attaccarle, invece se li conficcò
nella pelle e Stiles gli corse nuovamente addosso per liberarlo da se
stesso, lei tirava un braccio ed Allison l'altro « Quando
usciremo da qui, Allison, voglio prendere lezioni di tiro con l'arco
da te. » le disse come se stessero prendendo il pranzo alla
mensa. L'Argent la guardò sgranando gli occhi « Ti
sembra il momento? » le chiese infatti provando ancora a tirare
il braccio del ragazzo, ma senza successo.
Alla fine Ethan
sporgendosi in avanti cercando di liberarsi finì contro lo
scaldino a petrolio scottandosi la mano. Rotolò a terra
tenendosi l'arto urlando in modo sempre alquanto virile. Dopo pochi
secondi era già più calmo e con meno istinti suicidi.
« Che è
successo? » domandò mettendosi in piedi guardando una ad
una le ragazze che erano nella stanza con lui, poi preso da qualche
spasmo corse fuori « Hey, Ethan! » gli gridò
dietro Stiles seguendolo, subito dietro di lei Lydia ed Allison.
Fortunatamente Ethan non aveva usato la supervelocità mannara
e quindi poterono interrogarlo, ricevendo comunque risposte deludenti
e quando provarono ed addolcirlo ricordandogli che lo avevano appena
salvato lui se ne uscì con un « Probabilmente non
dovevate. » che quasi mandò in bestia la Stilinski.
Decisero di
separarsi, Allison – con il disappunto di Stiles – andò
a cercare Scott mentre lei e Lydia dovevano trovare Isaac e Boyd. La
ragazza rimase ferma un attimo pensando intensamente ad un momento e
Lydia se ne accorse, piuttosto scocciata e la esortò a
parlare.
« Tutto questo
è già accaduto, è già accaduto una cosa
simile in passato. Molto simile. » le disse senza però
rivelare troppo, sperando che si accontentasse di quella risposta, ma
nulla sembrava andare come voleva lei « Che cosa vuoi dire?
Quando? » chiese la rossa incrociando le braccia al petto, la
fronte corrugata in un'espressione pensosa.
« Alla tua
festa di compleanno: la notte in cui hai avvelenato tutti con lo
strozzalupo. » disse e la ragazza la guardò per svariati
secondi inespressiva, prima che gli occhi si accendessero di rabbia.
Lydia iniziò a camminare verso il parcheggiò a passo di
marcia e Stiles si passò le mani tra i capelli, ne aveva fatto
un'altra delle sue.
« Lydia, mi
dispiace, non volevo dire che stai cercando di uccidere delle
persone. Senti, volevo... volevo solo dire che forse – forse! –
potresti essere in qualche modo coinvolta con i suicidi di queste
persone. Hai capito? » fece una pausa « Il che ora che lo
dico ad alta voce sembra terribile e quindi smetterò... »
continuò a straparlare finché un « Stiles! »
di Lydia non la fermò da aggiungere altre parole alla suo non
tanto fruitivo tentativo di scusarsi.
« Lo senti? »
chiese fermandosi proprio al centro del parcheggiò e Stiles
non sentiva nulla se non il fischiare del vento. La fissò
dubbiosa perché non era la prima volta che accadeva qualcosa
del genere.
« Che cosa? »
domandò allora guardandosi intorno, magari un'altro dei
mannari correva verso di loro con qualche arma letale e lei non
riusciva a sentire i loro passi mentre Lydia dall'udito sopraffino
sì.
Il parcheggio,
comunque, era vuoto se non per loro due. Non si vedeva nemmeno
Allison e Stiles si chiese se avesse trovato il suo migliore amico.
Lydia si inginocchiò
vicino alla grata che si trovava proprio davanti ai suoi piedi e
Stiles gemette, quella era una vera scena da film horror, ci mancava
solo il clown dal sorriso inquietante e avevano fatto.
« Lydia che
cosa senti? » le chiese vedendola sporgersi eccessivamente
verso la grata, ma soprattutto curiosa di sapere cosa stava sentendo.
« Un bambino
che piange... sento... sento acqua che scorre » le rispose, gli
occhi leggermente velati di lacrime, si alzò guardando dritta
davanti a se « Qualcuno sta affogando! » urlò e
Stiles non perse tempo a correre verso la stanza di Isaac e Boyd,
sperando che stessero entrambi bene. Sentiva l'adrenalina scorrerle
nelle vene, l'idea di perdere un altro componente del branco le
faceva quasi mancare il respiro. Salì le scale due gradini
alla volta anche se le sue gambe corte non lo permettevano. La mano
corse alla maniglia sperando di trovare la porta aperta senza
ricorrere nuovamente alle spallate e fortunatamente fu così.
Videro
immediatamente Boyd sdraiato nella vasca e corsero da lui e si
precipito a cercare di sbloccare lo scarico per far scendere il
livello dell'acqua per liberare il viso mentre cercavano di
togliergli la cassaforte che teneva sullo stomaco.
« Non ci
riesco, ha bloccato lo scarico! » disse provando ancora a
tirare, ma senza successo, Lydia che non era certamente d'aiuto
stante impalata dietro di lei chiese cosa fare « Forza aiutami!
» la esortò lasciando stare lo scarico e concentrandosi
sulla cassaforte che pesava troppo anche per loro due messe insieme.
Provarono svariati minuti, ma la pesante cassa di ferro non si smosse
e Stiles si alzò arretrando, non sapendo cosa fare, finché
il braccio scoperto non si scottò con lo scaldino incastrato
nel muro che le regalò un'illuminazione.
«
Aspetta, la stufa... la stufa, Ethan si è svegliato toccando
la stufa. » disse indicando l'oggetto, ma Lydia non riuscì
ad afferrare il collegamento « Il caldo, il calore, il fuoco è
il calore che riesce... » non finì la frase che la rossa
– leggermente isterica – le urlò un « Lui è
sott'acqua! » facendole quasi spavento « Sì, lo
vedo, Lydia! » le rispose cercando di non alzare gli occhi al
cielo « Aspetta! » lo fermò Lydia prima che
potesse partire per uno dei suoi viaggi mentali alla ricerca della
soluzione prima che Vernon morisse « Lo schoolbus,
sullo
schoolbus
ci
sono dei bengala di segnalazione, sono per le emergenze, bruciano
anche sott'acqua. » le disse e Stiles si sorprese, non
ricordava di aver mai visto questi bengala nello schoolbus.
Non perse tempo e
prese nuovamente a correre, questa volta le scale le saltò a
quattro, rischiando quasi di cadere. Arrivata nell'autoveicolo cercò
il bengala vicino al posto dell'autista e lì trovò
vicino al sedile dentro una lunga scatola rossa. Ne prese due senza
pensare a prendere anche il terzo che sicuramente sarebbe servito per
Scott o Isaac. Tornò nella stanza e trovò Lydia che
guardava sotto il letto per poi alzarsi spaventata, le posò
una mano sulla spalla facendole vedere il bengala.
« Che faccio?
Come lo accendo? » chiese maneggiando il bastone rosso senza
sapere esattamente come fare, fortunatamente questa volta era Lydia
ad avere la risposta. Tornarono nel bagno e accese il razzo di
segnalazione sfregando il tappo sull'estremità per far partire
la fiamma. Lo immerse nell'acqua e bruciò un pettorale del
ragazzo. La cassaforte volò immediatamente fuori dalla vasca
rischiano di colpirle in pieno, ma le due ragazze avevano una fortuna
sfacciata e quindi se la cavarono. Boyd riemerse nella sua forma di
lupo ringhiando e Stiles sperò che tutti stessero dormendo a
non sapeva come spiegare un verso talmente animalesco. Una volta
assicurato che il ragazzo stesse bene Lydia informò Stiles di
aver trovato anche Isaac rannicchiato sotto il letto.
Stiles si chinò
e il cuore le si strinse a quella visione « Hey, Isaac. »
lo chiamò dolcemente « Ho una cosetta per te. »
annunciò prima di far scendere anche sotto l'altro bengala e
scottarlo. Lo faceva per il suo bene, ma bruciare così la
gente turbava , anche se questa poteva guarire in due secondi.
Il biondo uscì
da sotto il letto madido di sudore, ma alla Stilinski non importò,
lo strinse a sé dicendogli che andava tutto bene e che erano
salvi. Isaac ricambiò la stretta un po' confuso, ma si lasciò
inebriare dal profumo di zenzero della ragazza.
La porta si aprì
sbattendo contro il muro e Stiles temette fosse il coach pronto a
tirarla per le orecchie per il casino che avevano fatto, ma era solo
Allison. Stiles si alzò pronta ad abbracciare Scott, ma il
ragazzo non era insieme alla cacciatrice.
« Che fine ha
fatto Scott? » le chiese, dannazione lei aveva solo una persona
da trovare e non ce l'aveva fatta, mentre lei e Lydia avevano appena
finito di salvare Isaac e Boyd. L'Argent non le rispose uscendo dalla
stanza, Stiles e Lydia la seguirono sentendosi dire che Scott –
il suo migliore amico – era introvabile.
Finirono
di scendere le scale dirigendosi verso lo schoolbus
per
prendere l'ultimo bengala ma si trovarono davanti a una delle
situazioni peggiori di sempre. Stiles poteva sopportare di vedere
Ethan cercare di tagliarsi a metà, di Boyd che cercava di
annegarsi, di Isaac che tremava come una foglia sotto il letto, ma
Scott in piedi dentro una pozza di benzina tenendo in mano l'ultimo
bengala era semplicemente troppo.
Si avvicinarono con
calma per non spaventarlo e fargli fare qualcosa di cui avrebbero
sofferto per tutta la vita « Scott? » lo chiamo Allison,
la prima a ritrovare la voce. Si misero davanti a lui vedendo il suo
sguardo affranto e pieno di dolore puntato ai suoi piedi. Sembrava
non sentirle.
« Scott? »
provò di nuovo la mora senza però avvicinarsi, era
troppo pericoloso. Finalmente il ragazzo le guardò, ma
sembrava non vederle « Non c'è speranza. » disse
lentamente con una voce che non sembrava la sua « Che vuoi dire
Scott? C'è sempre una speranza. » rispose Allison,
piccole lacrime le scivolavano lungo le guance brillando nel buio
della notte. Stiles rimase in silenzio, se Allison si occupava di
intrattenerlo, lei aveva il compito di tirarlo fuori da lì.
« Non per me,
non per Derek. » rispose il ragazzo guardando proprio la figlia
dello sceriffo. Scott si sentiva terribilmente in colpa, finalmente
la sua migliore amica aveva trovato una persona che le volesse
realmente bene e che potesse proteggerla come faceva lui, ma era
morta, solo per colpa sua e anche se Stiles gli diceva che si
sbagliava non poteva fare a meno di crederlo.
« La sua morte
non è colpa tua, Derek non è morto per colpa tua. »
disse Allison, ma per Scott erano solo parole false. Come potevano
estirpare così le sue colpe? Non voleva che lo perdonassero,
voleva essere trattato come quello che era: un assassino. Per poco ci
aveva creduto, che non era colpa sua, ma quella notte quando era
rimasto solo nella stanza aveva avuto tempo per riflettere ed era
arrivato ad una semplice conclusione: era solamente colpa sua.
«
Ogni volta che provo a fare qualcosa la situazione peggiora e le
persone vengono ferite... le persone vengono uccise. » rispose
mentre Allison scuoteva la testa cercando di non credere alle proprie
orecchie, non riusciva a concepire che quelle parole stessero uscendo
dalla bocca del suo Scott, la persona con più speranza che
conosceva.
« Scott stammi
a sentire. » intervenne Stiles, rinunciando a creare il piano
perfetto « Questo non sei tu, capisci? È qualcuno nella
tua testa che ti dice di fare così. Adesso … » si
fece avanti, superando anche Allison, i piedi a pochi centimetri
dalla pozza di benzina. Sentiva gli occhi pungerle per le lacrime
trattenute, ma doveva essere forte, per lei e per Scott.
« E se non
fosse vero? » la interruppe il ragazzo « E se fosse colpa
mia? E se farla finita fosse la cosa migliore che io possa fare per
tutti? » domandò tramando dalla testa ai piedi, il
bengala ancora stretto nella mano sinistra e i capelli grondanti di
benzina. Stiles si morse il labbro inferiore.
« Tutto è
iniziato quella notte, quando sono stato morso. Ti ricordi com'erano
le cose prima che accadesse? Per te e per me. Eravamo nullità,
non eravamo popolari, non eravamo bravi a lacrosse, non eravamo
importanti, non eravamo niente. Forse dovrei tornare a esserlo
ancora: assolutamente niente. » disse Scott guardando Stiles
che scuoteva leggermente la testa facendo scendere poche lacrime,
sforzandosi di non lasciarle andare. Per lei Scott non era mai stato
assolutamente niente e sentirgli dire quelle cose le faceva male.
Forse non erano popolari, lei continuava a fare schifo a lacrosse, ma
la sua vita le piaceva così com'era. Anche se Scott non fosse
stato morso sarebbero rimasti sempre insieme, forse non sarebbe stata
amica di Lydia, forse Scott non si sarebbe mai messo con Allison, ma
sarebbero rimasti sempre loro: Stiles e Scott.
« Scott ora
ascoltami, va bene? » mise fine al suo sproloquio, ne aveva
abbastanza di quelle stupidaggini « Tu non sei niente. Per me
sei qualcosa, Scott sei il mio migliore amico e io ho bisogno di te.
» disse tra le lacrime, forse non sembrava forte come voleva,
forse Lydia l'avrebbe presa in giro per aver pianto, ma adesso
contava solo il ragazzo che aveva di fronte « Scott sei mio
fratello. » aggiunse ed ebbe la prima reazione del McCall:
anche lui cominciò a piangere, mischiando le piccole gocce di
acqua salata con la benzina che ancora ricopriva le sue guance.
Stiles guardò per terra e lì, in quel momento, prese
una decisione « Bene, quindi... » lo guardò mentre
entrava nella pozza di benzina sentendo Lydia ed Allison trattenere
il respiro « Se vuoi fare questa cosa » disse con voce
tremate di emozioni, la mano andò a posarsi sul bengala e
glielo sfilò di mano dolcemente « Credo che tu debba
portarmi con me. ».
Era pronta a
sacrificare la sua stessa vita, andarsene insieme a Scott perché
non riusciva a vedere un futuro senza di lui. Erano fratelli, avevano
condiviso tutto, ogni singolo bel ricordo era insieme al ragazzo,
avevano progettato anche un piano per far mettere i loro genitori
insieme. Come poteva vivere senza di lui? Non poteva nemmeno
pensarlo, sarebbe stato vivere un autentico incubo. Il cuore le
batteva a mille, l'odore della benzina le pungeva le narici e il viso
sofferente di Scott le stava facendo sentire male, come se potesse
vomitare tutto quello che aveva mangiato nell'ultima settimana.
Una
volta avuto il bengala in mano tenne il contatto visivo con Scott e
lo lanciò lontano. Il McCall prese a singhiozzare tra i
profondi respiri che emetteva per regolarizzare il battito cardiaco.
Udirono a malapena l'urlo di Lydia, pochi secondi dopo Stiles stava
avvolgendo con le braccia Scott mentre la pozza di benzina prendeva
fuoco alzandosi in alto. Sarebbero morti se non fosse stato per la
ragazza. una volta ripresi si misero seduti e sentirono arrivare Boyd
e Isaac.
Stiles tremò,
la consapevolezza che stava veramente per morire e lasciare solo il
padre le stava pesando sul cuore come un macigno. Lo avrebbe fatto
senza dubbio, per Scott questo ed altro, ma era stata anche egoista a
non pensare al padre e Melissa che avrebbero sofferto molto per la
loro scomparsa. Scott le fu accanto e le baciò la fronte
ringraziandola, ora più calmo e razionale.
Tutti
convennero che non fosse una buona idea separarsi e decisero di
dormire nello schoolbus
per
controllarsi a vicenda. Salirono a recuperare i propri borsoni nella
stanza 213 si fermarono un attimo.
« Stiles,
grazie. » le disse fermandola, le grandi mani si posarono sulle
spalle esili della castana « Hai rischiato la tua vita per me,
sei stata molto coraggiosa. ».
«
Tu lo fai sempre per me. » rispose la ragazza sorridendo.
Presero le loro borse e scesero vedendo che gli altri già si
erano posizionati all'interno dello schoolbus.
Si
sdraiarono ognuno su uno dei sedili e si augurarono la buonanotte.
Stiles cadde nel sonno in pochi minuti, anche senza il suo cuscino,
quella giornata era durata anche troppo.
Il mattino dopo
vennero svegliati dalla graziosa voce del coach che diceva
esplicitamente che non voleva sapere cosa diavolo ci facessero lì
e Stiles gliene fu grata perché altrimenti sarebbe stato
difficile da spiegare. Si concesse dieci secondi per provare a
sistemarsi i capelli e passarsi le mani sul viso sentendo la
necessità di lavarsi con dell'acqua.
Si stiracchiò
mentre il coach annunciava loro che l'evento era annullato e Stiles
ne fu felice, un po' meno quando Ethan si sedé proprio vicino
a Scott. Si mise subito il allarme. L'Alpha in un modo strano li
stava ringraziando e diede una notizia che fece scattare tutti: Derek
molto probabilmente era vivo.
Stiles non sapeva se
esserne felice o meno.
Angolo
me:
Salve
popolo del fandom di Teen Wolf!
Eccoci
qua con il nuovo capitolo dove possiamo già vedere com'è
diversa la relazione tra la mia Stiles e Isaac rispetto a quelli
originali. Sono troppo teneri, un'ottima brothership che non si è
mai realizzata, anche perché la brothership per
eccellenza è la Sciles.
Okay,
non ho nient'altro da dire se non ringraziare tutti quelli che
seguono la storia, lettori silenziosi e non.
A
presto,
Sel
|
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Capitolo 7 *** Capitolo sei ***
Capitolo
sei
Stiles
era a dir poco furiosa. Non solo aveva passato una notte da incubo,
non solo aveva passato ben otto ore nello schoolbus
per
tornare dal motel a Beacon Hills, ma quando era andata al loft per
controllare se Derek stesse veramente bene lo aveva trovato nel letto
con la sua professoressa di letteratura.
Poteva sopportare
veramente tutto, ma trovarlo in quello stato era stato troppo e se
reagiva in quel modo era tutta colpa della sua stupida cotta. Sbatté
con violenza la porta scorrevole alle sue spalle facendo svegliare di
colpo i due amanti. Forse ora poteva solamente immaginare come si era
sentito Scott quando Jackson lo minacciava di rubargli Allison, solo
che lei era stata completamente fregata , ma soprattutto non aveva
mai avuto una vera relazione con il licantropo.
Derek si alzò,
non una traccia di un graffio o qualche ferita, era praticamente come
nuovo e si chiese se veramente Scott l'avesse visto cadere. La donna
invece se la stava prendendo comoda, permettendosi anche di
stiracchiarsi e guardarla dubbiosa.
« Signorina
Stilinski, cosa ci fa qui? » le chiese mettendosi seduta,
lasciando che il lenzuolo scivolasse scoprendole le spalle. Stiles
strinse i pugni, si comportava come se fosse entrata in casa sua, non
in quella di Derek.
L'uomo camminò
con qualche difficoltà fino a lei cercando di prenderla per le
spalle, ma si scansò facendolo quasi cadere. Prese un profondo
respiro e si dipinse in volto il miglior sorriso che poteva
permettersi « Volevo vedere se Derek stesse bene, professoressa
Blake, ma a quanto pare non ho bisogno di me. » rispose e la
donna sembrò compiaciuta da quello che aveva sentito «
Passata una bella notte? Forse ora che è appagata sessualmente
non darà più quattro capitoli di letteratura da
studiare. » buttò lì, acida, incrociando le
braccia al petto e sfidando a risponderle.
Jennifer rise, ma
non una di quelle risate realmente divertite, e si alzò da
letto avvolta nel lenzuolo. Stiles chiuse gli occhi perché
vedere la propria professoressa nuda dopo aver fatto baldoria Derek
non era nella lista di cose che voleva vedere prima di morire.
« Apri gli
occhi, idiota. » Stiles si offese per essere stata chiamata in
quel modo, ma vedere la Blake completamente vestita – era
piuttosto veloce a vestirsi e lo apprezzò molto, rendeva le
cose più semplici e meno imbarazzanti – le aveva fatto
scappare un sospiro di sollievo.
Derek si sedé
sul bordo del letto guardando le due donne fronteggiarsi e si stupì
che Stiles ancora non l'avesse presa a pugni. Era piacevolmente
sorpreso da quella visita, ma certamente avrebbe preferito farsi
trovare da solo, non dopo una notte di sesso con quella che poteva
essere una perfetta sconosciuta.
Jennifer recuperò
la giacca e la borsa dopo essersi infilata le scarpe, quando le fu
praticamente attaccata alla spalla si fermò « Le
ragazzine come te non dovrebbero puntare così in alto. Sei una
bambina rispetto a noi e anche piuttosto brutta. » le bisbigliò
direttamente nel padiglione dell'orecchio facendola arrossire di
rabbia in modo esagerato. Derek sembrava non averla sentita, forse
troppo preso nei suoi pensieri per preoccuparsi veramente di quello
che diceva la Blake.
Una volta che la
professoressa fu fuori dai piedi Stiles buttò lo zaino a terra
e si tolse la giacca, lasciandola sullo schienale del divano.
Incrociò le braccia al petto trattenendo le lacrime.
Guardò Derek
mordendosi le labbra, sapeva di non aver alcun diritto di essere
arrabbiata, ma lui sapeva che lei desiderava una storia con lui e non
poteva semplicemente ignorare i suoi sentimenti, non ora che erano
soli « Scusami. » disse rompendo il silenzio che sembrava
volerla uccidere « Scusami se ho interrotto qualsiasi cosa
stessi facendo con lei. » aggiunse non guardandolo in faccia ma
concentrandosi sulle mani intrecciate dell'uomo. Lei aveva ancora
sedici anni, lui venticinque e Jennifer al massimo trenta. Era
decisamente lei quella fuorilegge e suo padre ci avrebbe messo meno
si un secondo a chiudere Derek in una cella, mentre con la Blake non
avrebbe avuto problemi. Ma la cosa più importante rimaneva
sempre e comunque che a Derek di lei non gli interessava niente se
non la connessione ad Internet per fare le ricerche.
L'Alpha rimase in
silenzio non sapendo cosa dire, avrebbe voluto urlarle di andarsene e
lasciarlo solo, che era una stupida irresponsabile e che non la
voleva mai più vedere, ma si trattenne sentendo che una cosa
del genere l'avrebbe distrutta completamente. Stiles chiuse gli occhi
trattenendo le lacrime, si sedé con le ginocchia piantate sul
materasso al suo fianco, vederlo lì sofferente la scosse
dentro e senza pensarci davvero tanto lo baciò. La posizione
era scomoda e presa dal momento, la mente offuscata dall'eccitazione,
si sporse fino a sedersi sulle sue ginocchia, le braccia incrociate
dietro alla testa dell'uomo. Si spinse in avanti attaccando i loro
petti dove le ferite si stavano rimarginando. Derek rispose, il suo
lupo che apprezzava il contatto in modo particolare.
Le labbra di Derek
scesero lungo il collo fino ad arrivare al bordo della maglietta e
Stiles desiderò tanto avere una di quelle maglietta scollate
che Lydia aveva provato a farle comprare durante la loro ultima
uscita. Successe tutto troppo in fretta e si ritrovò con la
schiena contro il materasso, Derek sopra di lei che sembrava
intenzionato a lasciarle una collana di succhiotti, come se non
avesse già abbastanza segni sulla pelle.
Ansimò
fortemente decisamente incapace di controllarsi, era la prima volta
che si trovava in una situazione del genere in modo piacevole,
tremava ancora un poco al ricordo di come si era sentita quando Derek
la stava cacciando via. Con Heat era stato tutto molto diverso, era
solamente lui che voleva togliersi di mezzo la questione verginità
e lei gli stava dando retta, ma in quel momento – sotto di
Derek – iniziava a capire la differenza tra il fare sesso e
l'amore. Heat non aveva perso molto tempo a baciarla, lasciarle
succhiotti, era stato molto da qualche bacio e poi la mano alla
cintura.
Si aggrappò
con le unghie alle spalle dell'uomo mentre questo infilava lentamente
una mano sotto la maglietta, carezzandole la pelle segnata dai lividi
e graffi « D–Derek... » disse senza un vero motivo.
Allargò un po' le gambe per dargli spazio sentendolo scomodo,
ma quando ormai si stava abbandonando al puro piacere di quelle
attenzioni arrivando a volerne di più, Derek si fermò.
Posò un
gomito vicino alla sua testa per sostenere il suo peso mentre la mano
che fino a pochi secondi fa era sotto la sua maglietta ora le
carezzava le labbra. La stava guardando in un modo diverso da come
faceva di solito. Sorrise, fece uno di quei sorrisi veri lasciando da
parte la sua reputazione da uomo tenebroso.
« Stiles »
iniziò allontanandosi un po' per vederle interamente il viso «
dobbiamo fermarci. » concluse alzandosi completamente,
lasciandola lì, sdraiata come una stupida. Ci mise un minuto
buono a capire cosa stesse succedendo.
Si mise seduta
cercando di non sembrare troppo delusa, ma aveva messo su la sua
espressione interrogativa e Derek sembrò capire che voleva una
spiegazione « Non possiamo stare insieme, Stiles, è
pericoloso per te. C'è il branco di Alpha che potrebbe farti
del male. » le disse con il tono con cui si spiega qualcosa ad
un bambino e la ragazza rimase senza parole – quella era la
scusa più stupida che avesse sentito – mentre il lupo
sentiva l'odore dell'eccitazione sparire dall'aria.
«
Oddio, per fortuna vi siete fermati. » disse Cora entrando nel
loft come nulla fosse e Derek fece schizzare in alto le sopracciglia:
non aveva avvertito che si stava avvicinando. A quanto pare, però,
c'era di peggio dall'avere sua sorella fuori dalla porta mentre si
scambiava dolci
effusioni con
Stiles: Peter.
« Nipote, così
mi deludi, mi aspettava di sentire delle belle cose. » dietro
Cora c'era anche lo zio con un sorriso stampato in faccia. Stiles
arrossì e cercò di coprirsi il collo dove c'erano i
segni che le aveva lasciato Derek.
« Deludente,
veramente deludente... » stava dicendo l'uomo, ma venne fermato
da una gomitata della nipote che dopo aver messo a tacere lo zio si
avviò verso Stiles.
« Questa è
la prima volta che ci incontriamo. » disse guardandola
dall'alto e non la trovò bella come Derek o Deucalion
l'avevano descritta. L'ultima volta essendo nascosta dietro al muro
non era riuscita nemmeno a scorgerla. Era piena di nei in faccia, i
capelli decisamente un casino di un color cioccolato, le labbra poco
carnose tanto da sembrare una semplice linea. Scrollò le
spalle, se suo fratello provava qualcosa per lei doveva esserci un
motivo.
« Sì,
be', avrei preferito un altro momento. » rispose la ragazza
alzandosi e chiedendosi perché doveva essere per forza così
sfortunata, era come quando suo padre entrò nella sua stanza
mentre si stava cambiando la maglietta, con Scott dentro la
camera, quella volta fu messa in punizione per due settimane in
quanto lo sceriffo credeva che la loro amicizia si fosse trasformata
in qualcosa di più e che stessero per farlo. Non allungò
la mano verso la ragazza, in qualche modo sapeva di non starle molto
simpatica, o forse era solo la sua faccia perennemente scocciata alla
Hale a farglielo pensare. Sentì a malapena Peter dire a Derek
che secondo lui la giovane Stilinski urlava a letto, ma avvertì
chiaramente il suono delle sue ossa rotte.
« Ti
accompagno a casa. » disse Derek prendendola per il polso senza
darle il tempo di rispondere, prese alla svelta la sua giacca e il
suo zaino, poi scesero le scale mentre Derek poteva ancora sentire i
commenti dello zio. Stiles era decisamente imbarazzata, se fossero
andati avanti e poi avrebbero scoperto di quei due giusto lì
fuori sarebbe morta di vergogna. Arrivarono alla sua Jeep e salirono,
stranamente Derek si mise alla guida, solitamente la gente si
imbarazzava a farsi vedere guidare un'auto come la sua che certamente
non passava inosservata.
« Comunque »
cominciò Stiles quando avevano ormai imboccato la strada
principale « potevamo andare avanti, no, aspetta – non
con i tuoi unici parenti presenti – ma dico in generale. Sai,
sapevo che avresti buttato una scusa così per non farlo con
me. Cioè, forse lo vuoi fare, ma io non lo so. Comunque non mi
farei tanti problemi per l'Alpha pensiamo a cosa più serie:
insomma forse c'è ancora un vergine da sacrificare e io sono
in pericolo, potresti avermi sulla coscienza. Scott mi ha detto che
secondo lui ti saresti solo approfittato di me, ma non mi sembra, ti
sei fermato, non hai nemmeno provato a togliermi la maglietta, quindi
sbaglia. Tu ci tieni a me? No, perché io ci tengo, il nostro
inizio non è stato dei migliori, ho ancora stampato un pezzo
del mio volante sulla fronte per quanto forte mi ci hai sbattuto
contro, ma è acqua passata... »
« Stiles. »
« Poi ci siamo
aiutati contro il Kanima e tu eri così drammatico e poco
fiducioso, per un attimo ho pensato sul serio di lasciarti
affogare... »
« Stiles. »
« Poi Gerard
mi ha rapito, quel vecchio pazzo, e voleva farmi parlare, ma non
volevo mettere in pericolo nessuno di voi, quindi mi sono presa tutti
quei pugni. Per essere un vecchio aveva tanta forza, davvero... »
« Stiles. »
« Poi abbiamo
salvato Jackson, tu sei venuto da me chiedendomi cosa avevo combinato
alla faccia. È una domanda che ricevo spesso in questo
periodo, ne prendo talmente tante. E poi il nostro rapporto è
un continuo tira e molla, ma io proprio non riesco ad arrabbiarmi con
te. Poi il mio messaggio, era una bugia, sai che io non rinuncio a
niente, quindi non pensare che mi fermerò e... »
« Stiles, stai
zitta. » grugnì l'uomo facendola finalmente finire quel
soliloquio « Non posso metterti ancora di più in
pericolo. Loro vogliono me e useranno te se dovessimo metterci
insieme. Non voglio rischiare. » aggiunse non reggendo lo
sguardo ferito della ragazza, sospirò chiedendosi come si era
ridotto per una ragazzina « Ma quando tutto sarà
finito... quando tutto sarà finito potremmo provare. »
disse e quasi sbandò per lo strano movimento che aveva fatto
Stiles a quelle parole. Si ritrovò le sue mani sulle spalle e
il suo fiato sul collo, decisamente troppo vicino mentre stava
guidando.
« Tu mi stai
dicendo che prima o poi staremo insieme? » chiese la ragazza,
ormai partita per viaggi mentali che vedevano lei e Derek in una casa
propria mentre organizzavano la prossima missione per salvare Beacon
Hills dall'ennesima minaccia. Non si era mai sentita così,
fino a pochi mesi fa il suo sogno era quello di trovarsi un lavoro e
continuare a vivere con il padre, sicura di non aver bisogno di un
uomo nella vita se non lo sceriffo e Scott. Era diventata come una di
quelle teenagers con il sogno di sposarsi che tanto disprezzava, ma
l'amore era veramente capace di rimbambire un poco.
« Sì. »
rispose il licantropo rimanendo rigido, non si era accorto di quello
che aveva detto, ma non voleva metterla in pericolo, anche se Ennis
era morto Deucalion poteva usare tranquillamente Aiden per quella
vendetta o direttamente se stesso. Arrivarono davanti casa
Stilinski in poco tempo in cui la ragazza non fece altro che riempire
l'auto con l'odore della tristezza. Pensò ad Ennis, ora morto
e Kali che sicuramente cercava vendetta e che avrebbe fatto di tutto
per averla.
L'auto dello
sceriffo non c'era e quindi Stiles pensò di invitare l'uomo ad
entrare usando la porta per una buona volta, ma Derek rifiutò
dicendo che aveva altre questioni da risolvere e che sentiva Isaac
all'interno.
« Vado da
Deaton e Scott, devo parlare loro di quello che succederà. »
rispose e quando stava per andarsene sentì Stiles tirarlo per
la manica della giacca, poteva semplicemente strattonare il braccio e
andare via, la forza della Stilinski era nulla in confronto alla sua,
ma sospirando si girò a guardarla trovandola intenta a
mordersi le labbra. Inarcò un sopracciglio in una muta
domanda.
«
Scott mi ha detto che Cora gli ha detto di cosa ti ha minacciato
Deucalion » disse guardando la sua mano ancora stretta intorno
alla manica della giacca « So che hai fatto del male a me e
Isaac per proteggerci, ma... » si guardò intorno
mordendosi l'interno delle guance « non lo fare mai più,
okay? Se c'è un problema lo affrontiamo insieme, come un
branco. » concluse.
Derek rilassò
le spalle in segno di rassegnazione, quella ragazza la sorprendeva
sempre di più, sapeva cosa aveva potuto rischiare rimanendo
con lui e invece di ringraziarlo per averla allontanata e quindi in
parte salvata lo rimproverava. Le baciò una tempia aspirando
il suo odore di zenzero. Annuì lentamente prima di
incamminarsi verso lo studio veterinario mentre Stiles rientrava in
casa.
La ragazza passò
una tranquilla giornata tra le mure domestiche – dopo aver
meticolosamente coperto i succhiotti indossando una maglia a collo
alto – insieme ad Isaac facendo un po' di ordine e
successivamente i compiti. Tutto sommato la giornata era finita bene.
Quella mattina a
scuola tutto sembrava andare a rallentatore, da quando si era
svegliata erano passate poco più di quattro ore, ma si sentiva
ancora nel mondo dei sogni. Il divano non era poi così comodo
come credeva, ma il suo spirito di buona padrona di casa l'obbligava
a rimanere sul lì perché sarebbe stato scortese nei
confronti di Isaac.
Stava giusto
sonnecchiando con la fronte premuta contro il suo armadietto quando
ricevette un messaggio di Derek che come Alpha si assicurava della
situazione a scuola, le stava chiedendo se Aiden – il gemello
che a quanto pare aveva il compito di avvicinarla mentre Ethan si
occupava di Danny – la stesse infastidendo e lei rispose che a
parte qualche ringhio alle sue spalle e comparire ad ogni angolo era
tutto okay e che sapeva difendersi da sola e non c'era bisogno che si
preoccupasse.
« Io
accetterei le sue avances. » le stava dicendo Lydia riguardo la
situazione, teneva una matita tra le labbra mentre guardava il
licantropo camminare lungo il corridoio con il fratello « Ti
porterebbe subito a letto e finalmente potresti lasciare il club
delle Vergini della Beacon Hills High School. » aggiunse
punzecchiandola, alla fine le aveva raccontato di quello successo con
Derek, aveva bisogno di un parere da una ragazza esperta e parlare di
queste cose con Scott la metteva leggermente a disagio, soprattutto
dopo che le aveva chiesto di smettere di frequentare Derek in quel
modo, tutta colpa della lingua lunga di Cora che gli aveva raccontato
dei suoi metodi poco ortodossi per allontanarla « No, Lydia,
poi non esisterebbe più il club dato che sono io l'unica in
questa maledetta scuola a non aver mai fatto niente, nemmeno un
lavoro di mano, capisci? » sbottò staccandosi finalmente
dal suo armadietto, insieme le due ragazze si incamminarono verso
est, dove Allison le aspettava per il corso d'arte. Non che Stiles lo
seguisse, ma avendo un'ora libera le faceva piacere accompagnare la
rossa, infondo non era così male passare del tempo con lei.
« Comunque
Derek è proprio un idiota, si nega la felicità di stare
con te solo perché pensa di metterti in pericolo, ma tu sei
già in pericolo. Stupido, no? » le stava chiedendo la
ragazza camminando pochi centimetri davanti a lei e Stiles sospirò
dandole ragione, perché anche il solo sapere il sovrannaturale
la metteva in pericolo, non si sarebbe meravigliata se un mostro alto
due metri con un folto pelo la mangiasse dicendo che lei sapeva
troppo per essere una semplice umana.
« Io... sai
com'è fatto, il suo essere un lupo solitario. Comunque mi sta
bene così, quando il branco di Alpha verrà sconfitto
non avrà più scuse. » rispose corrugando la
fronte, ricordandosi che doveva ancora chiedere un sacco di cosa
sulla natura dei licantropi, era particolarmente interessata sulla
loro monogamia.
« Non dire
sciocchezze, c'è ancora la scusa che tu sei minorenne. »
la riprese Lydia fermandosi per poterla guardare « O che tuo
padre non approverebbe la relazione o che Scott decidesse di rifarsi
gli artigli sul suo collo, mi dispiace Stiles ma sei circondata da
uomini ultra protettivi. ».
« Che dire,
sono proprio fortunata! » cominciò ironicamente, ma
venne fermata dalla mano della rossa davanti al suo viso. Nonostante
i vari divieti dati dai suoi uomini, lei continuava a fare le
sue indagini e seguire l'Alpha, altre volte Isaac o Scott nelle ronde
nella riserva o semplicemente mettendosi nei guai facendo venir
voglia al padre di strapparti i capelli. Non era fatta per obbedire
agli ordini, era l'esatto contrario della figlia perfetta di uno
sceriffo.
« E i tuoi
vestiti! Ci credo che è riuscito ad arrivare solo lì
con i succhiotti, hai tutte maglie da uomo e queste svolazzanti
camicie a quadri. » disse prendendole il colletto della camicia
sistemandogliela come una perfetta mamma « Hai un bel seno, più
grande del mio, le magliette scollate ti starebbero benissimo. Poi i
capelli, mai pensato di lasciarli sciolti? ».
Stiles stava
soffocando, la rossa la stava facendo sentire fuori posto. Vero, le
piacevano gli abiti da uomo perché comodi, ma pensava che
questo non fosse di vitale importanza per avere una relazione.
Insomma, immaginava Derek come una persona gelosa e che quindi
apprezzava molto che fosse sempre coperta senza lasciar vedere niente
a nessuno.
« Anzi, sai
una cosa? Lui continua con questa pagliacciata del non voler stare
con te? Allora mettiti con qualcun altro così forse apre gli
occhi perché non puoi aspettarlo, metti caso muori prima di
sconfiggere il branco di Alpha? Non saprai mai cosa si prova a fare
sesso e te lo dico io è... »
« Martin,
lasciala stare. » Isaac le venne in soccorso sorridendo, dietro
di lui Scott che controllava il cellulare e sorrideva « Scott
con chi messaggi? » gli chiese subito e gli saltò
addosso, si spalmò completamente contro la sua schiena per
vedere lo schermo del cellulare pensando che forse Allison aveva
deciso di non fare più la preziosa e tornare con lui.
« Mamma. »
rispose il ragazzo « Oggi per cena mi fa la lasagna. »
aggiunse per spiegare il sorriso. Cibo, Allison e Stiles, ecco le
parole d'ordine per ricevere un sorriso dal giovane licantropo. La
Stilinski rise arruffandogli i capelli chiedendo se Melissa poteva
passarle la ricetta perché a lei le veniva sempre troppo
liquida quando la preparava.
Lydia provò a
riacchiappare Stiles per concludere il loro discorso, ma vennero
interrotti dal suono della campanella. I quattro si separarono di
nuovo, le ragazze da una parte e i ragazzi diretti verso la
biblioteca per passare la loro ora libera.
Arrivati davanti
all'aula di arte Stiles salutò le due amiche e fece per
andarsene se non per un senior che stava uscendo da lì
la richiamò. Si girò a guardarlo chiedendosi cosa
diavolo volesse da lei, ma cercò di essere gentile e
disponibile, non le andava di essere rinchiusa in un armadietto da un
bullo dell'ultimo anno. E sì, lei durante il suo primo anno,
per aver osato rispondere ad un sophomores era stata ben due
ore in un armadietto prima che Scott riuscisse a trovarla e aiutarla.
« Tu sei
Stilinski, vero? » le chiese sorridendo leggermente. Era un
ragazzo alto, ma meno di Derek, con capelli castani e un sacco di
lentiggini sopra il naso, lo riconobbe come il ragazzo più
popolare dell'ultimo anno in quanto bello ed intelligente. Be' anche
lei era intelligente, ma non famosa, ancora non riusciva a capire
come funzionavano le cose lì.
Annuì senza
parlare, risparmiava le parole per dopo, quando sicuramente avrebbe
dovuto rispondergli male perché sicuramente voleva lamentarsi
con lei se all'ultima partita di lacrosse avevano perso. Okay, era
colpa sua, ma questo non contava perché l'importante è
giocare, non vincere. Seh...
« Io... ecco,
io seguo il corso di arte. » disse poco intelligentemente il
ragazzo, perché era ovvio che seguisse il corso se era appena
uscito da lì « Ho bisogno di una modella per un lavoro e
mi chiedevo se ti andasse di farlo. » le propose mentre si
torturava i capelli, sembrava terribilmente a disagio « Sei
proprio quello che mi serve per il mio progetto, hai molti nei anche
sul resto del corpo, vero? » le chiese e Stiles annuì
chiedendosi perché quello che doveva essere un ritratto era
relativamente importante la presenza di nei sul suo corpo, tanto
avrebbe disegnato solo la faccia da quello che pensava. Lo guardò
sospettosa chiedendosi se anche lui era un Alpha del branco di
Deucalion, ormai era diventata talmente paranoica da diffidare di
qualsiasi persona, poco mancava che evitava anche il suo Danny–Bello.
« Io ne sono
lusingata, ma non posso accettare. » rispose falsamente, non
era per niente contenta di quella richiesta. Con quale coraggio una
persona andava da uno sconosciuto a chiedergli cose del genere?
Perfino lei che era molto socievole ed imbarazzamente loquace non
aveva mai proposto ad uno sconosciuto di essere il suo compagno di
laboratorio a chimica. Un po' perché aveva Scott e un po' per
questo, ma erano dettagli.
Il senior mise
su una faccia addolorata che alla ragazza ricordò un cucciolo
abbandonato e si maledì, perché proprio non riusciva a
resistere a quei tipi di sguardi. Gemette di dolore mentre accettava
e si faceva scrivere l'indirizzo di casa del ragazzo. Si salutarono
con un cenno di mano e Stiles afferrò il cellulare per
avvertire Derek che non si sarebbe presentata all'incontro del branco
quel pomeriggio per motivi scolastici sapendo che l'uomo era più
che felice di non averla tra i piedi. Potevano anche avere una mezza
relazione, ma Derek proprio non riusciva a sopportarla durante gli
incontri, soprattutto quando ribatteva sulle sue decisioni.
Meglio, almeno
non dovrò sentire la tua irritante voce per tre ore. Di' a
quella massa di idioti di essere puntuali perché non ho voglia
di aspettare i loro comodi.
Stiles sospirò
nel leggere la risposta, non poteva certo pretendere – e
assolutamente non voleva – che l'uomo diventasse tutto
zucchero e miele con lei. Sarebbe stato incubo in cui non era
disposta a vivere.
Ai suoi ordini,
Alpha!
La casa di Daniel
Reverwood – il senior artista – era situata lungo
una delle vie principali di Beacon Hills, almeno non era vicino al
bosco. Parcheggiò la Jeep lungo il marciapiede e si controllò
nello specchietto retrovisore un'ultima volta, tanto per assicurarsi
di non avere una faccia scocciata. Prese il suo zaino dal sedile
passeggero perché non aveva voglia che qualcuno le rompesse il
finestrino per provare a rubarle lo zaino che conteneva solo quaderni
e niente di valore, come la gente solitamente pensava. Ma cosa
credevano, che gli studenti si portassero orologi d'oro a scuola?
Chiuse per bene la
sua Roscoe e si incamminò lungo il vialetto attenta a non
calpestare l'erba ben tagliata, forse la signora Reverwood ci teneva
parecchio e lei non voleva fare cattiva impressione. Pioveva molto,
ma aveva evitato di aprire l'ombrello per due minuti di camminata, si
pulì le scarpe sporche di fango sullo zerbino e poi suonò
al campanello attendendo con le mani dietro alla schiena che qualcuno
le aprisse.
Daniel le aprì
e Stiles notò subito la guancia sporca di grafite e le mani
coperte di schizzi di pittura blu. Le sorrideva e la invitò ad
entrare e prima di entrare in quello che doveva essere il suo studio
le offrì da bere, un tea alla pesca caldo per riprendersi dal
freddo della pioggia.
« Spero di non
aver rovinato i tuoi piani pomeridiani. » le stava dicendo
mentre si sedevano in cucina, ognuno con la propria tazza fumante tra
le mani « Non sono molte le ragazze che accettano questo
lavoro, soprattutto all'ultimo minuto. » aggiunse guardandola
grato e Stiles si limitò a sorridere perché proprio non
riusciva a capirlo, qualsiasi ragazza avrebbe accettato di fargli da
modella, infondo era popolare e bello.
Finirono il loro tea
con calma, Daniel non faceva altro che parlare e anche lei dopo aver
sciolto il ghiaccio non aveva messo freni alla bocca. Si lamentavano
dei loro professori, del lacrosse perché alla fine aveva
scoperto che era un grande tifoso e che non la incolpava come faceva
metà scuola se avevano perso l'ultima partita, del tempo e
infine di arte.
Quando salirono
nello studio Stiles lo trovò molto bello, le pareti erano
completamente bianche e rendevano la stanza più luminosa,
c'era un grande tavolo nel mezzo e un cavalletto vicino alla grande
finestra che dava sul giardino e lo spettacolo della pioggia da lì
era stupendo. Un armadio a muro era aperto alla sua destra mostrando
i vari ripiani riempiti con boccette di vernice e barattoli stracolmi
di matite. Comunque non riusciva a vedere nessuno dei suoi lavori,
nemmeno uno schizzo a matita attaccata al muro.
Sul tavolo c'erano
solo il blu e il giallo come colori e due pennelli, uno grande e
l'altro piccolo. Stiles notò l'assenza delle sedie e si chiese
dove si sarebbe dovuta mettere per posare. Posò lo zaino
vicino alla porta mentre Daniel toglieva alcuni fogli dal tavolo e
posava una macchina fotografica vicino ai colori.
« Puoi
toglierti i vestiti e sdraiarti qui. » le disse e Stiles quasi
si strozzò con la sua stessa saliva anche perché aveva
fatto partire una chiamata e Derek aveva appena risposto sentendo
ovviamente quello che il ragazzo aveva detto. Spense immediatamente
il cellulare guardando stralunata il giovane che aveva davanti
urlando un acuto « Come scusa? ».
Daniel inarcò
un sopracciglio confuso « Non posso certo dipingerti i vestiti.
» rispose e solo allora capì che tipo di arte svolgeva
il ragazzo, certamente non usava le tele. Usava i copri.
Fece un passo
indietro alzando le mani muovendole in maniera esagerata «
Forse c'è stato un fraintendimento. » disse e rise
istericamente perché in qualche modo finiva sempre nei guai «
Per modella non pensavo intendessi questo. » aggiunse indicando
il nulla, solo quando Daniel rise e mise al loro posto i pennelli
smise di essere nervosa. Si lasciò andare ad un sospiro di
sollievo e cercò di scusarsi perché sicuramente gli
aveva fatto perdere del tempo.
« Sai, volevo
renderti un cielo stellato, ogni tuo singolo neo sarebbe stata una
stella. » le spiegò e la ragazza capì la presenza
di quei due colori sul tavolo e dovette ammettere che l'idea era
molto bella. Daniel prese un album e le fece cenno di avvicinarsi.
Era pieno di foto
delle sue opere ed erano tutti stupendi. C'era una ragazza che posava
in punta di piedi, le braccia in alto sopra la testa ricoperta di
rami da cui sbocciavano fiori di ciliegio; un'altra foto era solo
quella di un braccio che sembrava la fotografia di un paesaggio al
tramonto. Sfogliò ogni pagina con attenzione apprezzando
veramente l'arte del ragazzo. L'ultima foto era di un petto maschile,
dipinto interamente come l'interno di un tulipano.
« Che ne dici?
» le chiese, una mano fastidiosamente appoggiata sul suo
fianco, ma non la scacciò perché troppo presa dalle
foto.
« Sono
stupende. » rispose chiudendo l'album e consegnandolo al suo
proprietario, il quale lo posò sul tavolo e continuò a
guardarla.
« Vuoi essere
il mio cielo stellato? » domandò ammiccando e Stiles
rise scostandosi per andare a riprendere il suo zaino « No, non
so fatta per essere una modella. » disse aprendo la porta e
Daniel scrollò le spalle esclamando un « Almeno ci ho
provato! » felice.
Il campanello suonò
attirando l'attenzione dei due ragazzi e Daniel corse al piano di
sotto per aprire mentre Stiles se la prese con calma. Quando finì
di scendere i gradini e vide chi c'era alla porta quasi non rischiò
l'infarto: Derek Incazzato Hale completamente bagnato dalla
testa ai piedi era proprio lì lì per ucciderla, lo
sapeva.
« Oh Stiles,
questo, uhm, uomo cercava te. » le disse il padrone di casa
guardandola dubbioso e non c'era niente di strano, infondo un uomo
come Derek che ti piombava davanti casa e ti uccideva con lo sguardo
non faceva bella impressione. Cercando di sembrare naturale e per
niente spaventata a morte – già si aspettava un altro
incontro ravvicinato con il suo volante – salutò Daniel
e gli augurò buona fortuna per il suo cielo e uscì
venendo subito afferrata per il braccio da Derek. Non era certo la
prese che usava all'inizio, quella dolorosa che le lasciava i lividi,
ma era comunque abbastanza salda da farle un po' male.
Si ritrovò
nella macchina prima di quanto aspettasse, solo che invece di sedere
nella sua Jeep era comodamente appoggiata al sedile di una Toyota. A
quanto pareva aveva messo realmente da parte l'amata Camaro per una
macchina che dava meno nell'occhio e apprezzò particolarmente
i finestrini posteriori scuri. Stava già avendo dei pensieri
poco casti su quei sedili che la voce di Derek la riscosse.
« Mi hai
mentito, mi avevi detto che non venivi per una questione di scuola.
Poi dove ti trovo? Ad un appuntamento che sembrava andare anche
troppo bene da quello che ho sentito al telefono! » disse con
gli occhi rossi da Alpha e Stiles venne strappata brutalmente via dal
suo mondo perfetto dove perdeva la verginità su quei sedili.
Sospirò guardandolo negli occhi « Non ti ho mentito, lui
mi ha chiesto di fargli da modella per un progetto d'arte e ho detto
sì, ma non sapevo che dipinge corpi! » si difese
sentendo le guance diventare rosse di rabbia, si stava accorgendo che
nessuno dei due aveva fiducia nell'altro, prima la Blake e adesso
Daniel « Poi nessuno mi chiede per un appuntamento. »
borbottò ripensando a quello che le aveva detto Lydia, ma
l'udito lupesco di Derek gli fece captare anche quella frase.
« Stiles »
disse il suo nome come un ammonimento « non ho tempo per
portarti fuori, capisci che c'è un branco di Alpha che ci da
la caccia? Poi la gente non può vederci insieme. »
sbottò e si ricordò che Stiles era ancora una bambina e
umana, stava forse facendo un grande errore a stare con lei in quel
modo, c'erano troppi anni di differenza e lui non rappresentava
nemmeno lontanamente il prototipo di uomo che si teneva fuori dai
guai. Suo padre non gli avrebbe mai permesso di avvicinarla
ulteriormente, non poteva tenere al sicuro la sua bambina.
Stiles aprì
la portiera e scese dall'auto borbottando un « Andiamo al loft.
» piuttosto arrabbiato per poi dirigersi alla sua Jeep. Seduta
nella sua macchina cercò dentro le tasche posteriori del jeans
il cellulare per accenderlo, mentre con l'altra mano manovrava il
voltante. Piccole gocce di pioggia le scivolavano lungo il viso, ma
senza darle particolarmente fastidio. Non guardò nemmeno se
Derek era già partito o la seguiva, ma certamente sarebbe
stato al loft che avrebbero dovuto parlare di nuovo. Stiles era
decisamente stanca dei loro sbalzi d'umore, un momento erano dolci e
mezz'ora dopo si saltavano alla gola. Certo, non si aspettava tutto
rose e fiori, soprattutto con una persona così danneggiata
come Derek, ma aveva sperato in un minimo di stabilità e
sentirgli dire quelle cose, come se lei non capisse il pericolo,
l'aveva offesa e non poco.
Sapeva che c'era un
branco di Alpha in città, ne portava ancora un promemoria
sulla guancia graffiata dai denti di Ennis e sapeva anche che in giro
c'era qualcuno che uccideva innocenti come sacrifici. Spinse
sull'acceleratore oltrepassando il limite di velocità,
mettendosi abbastanza in pericolo in quanto le ruote della sua Jeep
non erano messe così bene da poter correre sull'asfalto
bagnato. Scott le aveva inviato un messaggio chiedendo di fare il più
presto possibile a tornare perché Isaac si sentiva poco bene.
Derek doveva aver ricevuto lo stesso messaggio dato che la sorpassò
e scomparì dalla sua vista.
Dieci minuti più
tardi Stiles stava correndo per le scale per raggiungere il
trentaseiesimo piano dell'edificio dove viveva l'Alpha, maledicendo
l'assenza di un ascensore. Sentiva un silenzio inquietante e per un
attimo pensò che forse Isaac si trovava sul tetto, sospeso tra
la vita e la morte. Entrò senza preoccuparsi di chiudersi
dietro la porta e venne subito accolta da Scott che scese le scale a
chiocciola dicendole che Isaac non voleva uscire dalla sua stanza.
Quella era la prima volta che Stiles saliva lì su e trovò
il piano superiore tremendamente inquietante: un lungo corridoio
grigio con solamente le porte che conducevano alle stanza, forse
l'ultima a destra era il bagno.
Tutto il branco era
davanti alla porta e cercava di convincere Isaac ad aprire, ma il
ragazzo non sembrava sentire ragioni chiedendo di lei. Stiles si
meravigliò, non pensava di aver raggiunto un tale livello di
amicizia con il ragazzo, bastava pensare a come qualche mese prima
sembrava non importarle di ferirla per poter uccidere Lydia,
sospettata di essere il Kanima.
« Isaac, sono
qui. » disse posando entrambe le mani contro la porta «
Fammi entrare, per favore. » aggiunse non sentendo alcuna
risposta. Tutti la stavano guardando e Derek sembrava intenzionato a
buttare giù la porta. Fortunatamente si sentì la chiave
girare nella toppa e Stiles si girò verso i suoi compagni di
scuola « Ragazzi, andate giù, qui ci penso io. Isaac è
in buone mani. » ordinò sapendo che sicuramente il
biondo non voleva che gli altri ascoltassero. Stranamente tutti
obbedirono senza dire una parola, almeno i licantropi, dato che Lydia
e Allison sembravano restie dall'andarsene. Si tolse la giacca
bagnata e si asciugò il viso con la manica della maglietta.
Entrò quasi
in punta di piedi nella stanza buia e trovò il ragazzo seduto
a terra con le ginocchia premute contro il petto. Si piegò
fino a toccare il pavimento per poi accoglierlo in un abbraccio caldo
e stretto. Gli carezzò i capelli aspettando che fosse lui a
parlare, sembrava però non intenzionato a farlo.
Il ragazzo ricambiò
la stretta affondando il viso nell'incavo del collo della ragazza
beandosi del suo dolce odore, Stiles sapeva di branco e sicurezza.
« Vuoi dirmi
cosa ti è successo? » chiese la Stilinski dopo aver
sentito il respiro del ragazzo regolarizzarsi. Non smise di toccargli
i capelli notando che il gesto in sé lo calmava.
« Ho iniziato
a sentire dolore al petto, come se qualcosa mi stesse schiacciando il
cuore e sentivo il bisogno di avere te vicino. » spiegò
accoccolandosi ancora di più contro il suo petto. Stiles
inarcò un sopracciglio chiedendosi cosa volesse significare,
il mondo dei lupi mannari stava diventando sempre più confuso.
« Ora sto
bene. » aggiunse staccando le mani dalla sua schiena, sapendo
che l'Alpha avrebbe poco gradito sentire troppo il suo odore sulla
ragazza. Si alzarono lentamente sorridendosi e Stiles sentì
qualcosa smuoversi nel suo cuore, la voglia di proteggere il ragazzo
che per anni era stato vittima di abusi.
Scesero le scale a
chiocciola con Stiles che cercava in qualche modo di tenere una mano
sulla spalla del ragazzo, ma la differenza di altezza le rendeva le
cose difficili. Tutti si girarono a guardali e Cora lanciò una
lunga occhiata a Derek e la castana sospettò che sapesse
perché Isaac si era sentito male.
Si sederono sul
divano e Stiles tenne il contatto fisico con il ragazzo tenendo una
mano sulla sua schiena mentre i ragazzi gli chiedevano se adesso
stesse bene. Perfino Boyd aveva parlato più del solito per
assicurarsi della salute del giovane Beta. Quando Isaac sbottò
che stava bene e che potevano continuare la loro riunione, tornarono
tutti vicino al grande tavolo e venne fatto un piccolo riassunto per
Stiles. Scott si preoccupò di far avere alla sua migliore
amica un asciugamano per asciugarsi i capelli e quella fu la prima
volta in cui il branco la vide sciogliersi i capelli. Derek rimase
meravigliato da quanto potesse essere ancora più bella la
ragazza con un semplice cambiamento, peccato che appena si fu
asciugata si fece la solita coda di cavallo alta.
In realtà non
parlarono molto, non c'era poi tanto da fare, dovevano solamente
aspettare la loro prossima mossa e sperare di essere abbastanza
fortunati. Con grande fastidio di Derek alla fine si trovarono a
guardare un film e – per aggiungerne un'altra – lo faceva
particolarmente arrabbiare il modo in cui Isaac si era raggomitolato
sulle ginocchia di Stiles, ci mancava poco che si acciambellasse come
un gatto e facesse le fusa.
La Stilinski
sorrideva mesta mentre guardavano quel film scadente degli anni '80,
ma almeno avevano qualcosa da fare per passare un po' di tempo come
branco. Posò la testa contro la spalla di Derek e chiuse gli
occhi sentendo la stanchezza prendere il sopravvento. Cadde
addormentata prima di quando si aspettasse.
« Derek, sai
perfettamente cosa vuol dire quello che è successo oggi. »
Stiles socchiuse gli occhi nel sentire la voce di Cora poco lontana
da lei. Li richiuse troppo stanca per volersi alzare, infondo aveva
dormito veramente poco negli ultimi tempi e si sentiva così al
sicuro da poter dormire senza paure.
« Cora. »
grugnì Derek e Stiles poté immaginarlo con le braccia
incrociate mentre guardava male la sorella.
« Non negarlo,
nipote, è chiaro adesso qual'è la sua posizione nel
branco. » Peter aveva detto la sua e la ragazza quasi grugnì
nell'ascoltare la sua presenza, quell'uomo proprio non le piaceva e
non solo perché al ballo scolastico aveva quasi ucciso Lydia e
l'aveva portata in un garage.
« Stiles è
la Pack Mom, sai cosa vuol dire? » tornò
all'attacco Cora e allora Stiles aprì gli occhi mugugnando, i
tre Hale si ammutolirono e la guardarono sedersi sul divano dove era
stata stesa e coperta con un lenzuolo.
« Dove sono
tutti? » domandò con voce impastata dal sonno notando
l'assenza del resto del branco. Fuori il Sole stava ancora abbastanza
alto nel cielo, doveva aver dormito al massimo un paio d'ore.
Derek si sedé
al suo fianco « A casa, quando è finito il film si sono
dileguati. » rispose passandole le scarpe per permetterle di
rimettersele.
« Ma se li hai
cacciati tu! » lo contradisse Cora prima di scomparire oltre la
porta seguita da Peter, lasciando i due da soli e la giovane Hale
ghignò sapendo che non avrebbero fatto nulla, suo fratello le
aveva chiaramente detto quali erano i suoi intenti e Cora non poteva
esserne più felice. Finalmente Derek aveva deciso di fare le
cose con calma ed il fatto che Stiles fosse la Pack Mom parlava
chiaro.
La castana incrociò
le gambe sul divano e posò la testa sulla spalla dell'uomo
sbadigliando stanca, voleva tanto rimanere a dormire lì dove
si sentiva al sicuro, ma suo padre ed Isaac l'aspettavano a casa e
doveva preparare la cena.
« Derek »
chiamò piano, ancora con gli occhi chiusi mentre si godeva il
calore che il corpo del licantropo emanava « cosa vuol dire che
sono la Pack Mom? » chiese facendo deglutire Derek che
aveva sperato ardentemente che non gli chiedesse nulla , ma la
fortuna non era mai dalla sua parte.
« Niente,
Stiles. » rispose con voce dura e la ragazza annuì
decidendo di lasciare stare per il momento, si sentiva debole, come
se non riuscisse nemmeno ad alzarsi in piedi. Sentì la testa
farsi più pesante e cadde di nuovo nel sonno, sentendo a
malapena Derek chiamarla.
Quando si svegliò
di nuovo si accorse subito di essere nel suo letto, il soffitto blu
ricoperto di adesivi a forma di stelle fluorescenti era l'ultimo
tocco che aveva dato alla sua stanza prima che sua madre morisse. Suo
padre non le aveva mai detto nulla al riguardo, immaginando che non
volesse toglierle anche se in quel modo sembrava la stanza di una
bambina di sette anni.
Sentiva qualcosa di
umido sulla fronte e sentì chiaramente la voce di Scott dire
che dovevano misurarle la febbre. Sospirò pesantemente
maledicendo la pioggia, perché era per colpa di quella se ora
era a letto malata. Quel giorno ne aveva presa abbastanza per finire
al letto con la febbre e grugnì infastidita.
« La cena,
devo preparare la cena per papà. » borbottò
cercando di alzarsi, ma calde mani la fecero tornare indietro.
Socchiuse gli occhi sentendo il bisogno di tornare a dormire, ma era
suo dovere preparare un pasto decente al padre dopo una dura giornata
di lavoro. Vide Isaac toglierle il panno dalla fronte per poterlo
bagnare e posarlo nuovamente su di lei.
Perfetto, era
lei che doveva occuparsi degli altri, non il contrario. Digrignò
i denti frustrata e provò nuovamente ad alzarsi, ma Scott la
spinse gentilmente di nuovo giù.
« Andiamo,
lasciatemi andare, voi certamente non sapete cucinare. » provò
vedendo tra le ciglia i due ragazzi sorriderle tristemente. Sentì
qualcuno tenerle la mano e riconobbe il tocco ruvido e duro di Derek.
Grugnì infastidita nell'avere tutte quelle persone lì a
vederla debole per una semplice febbre.
« Stiles, ha
chiamato tuo padre mezz'ora fa e ha detto che non tornava: turno
extra. » le disse Isaac con voce dispiaciuta. In quei pochi
giorni che era andato ad abitare con la famiglia Stilinski aveva
notato la totale assenza dell'uomo a casa, Stiles passava maggior
parte del tempo da sola e quindi non si meravigliata se cercava
sempre di uscire per stare con Scott o rimaneva nella biblioteca
della scuola.
La ragazza sospirò
chiudendo nuovamente gli occhi, si sentiva terribilmente triste,
quella sera avevano organizzato di vedersi un film per passare del
tempo insieme, solo loro due dato che Isaac sarebbe dovuto andare da
Boyd. Si girò dando le spalle ai tre ragazzi, non aveva voglia
di parlare.
Derek sentì
l'odore pungente della tristezza provenire da Stiles e decise di
uscire facendosi seguire a forza dai due Beta. Chiuse la porta dietro
di sé ed incrociò le braccia al petto notando Isaac
guardare la porta come se volesse entrare dentro. L'uomo sapeva che
quello strano comportamento era dovuto al fatto che Stiles fosse la
Pack Mom.
« A dormire,
tutti e due. » ordinò senza però usare il suo
potere da Alpha, non voleva costringerli veramente sapendo che Stiles
l'avrebbe guardato con disappunto dicendogli che non doveva usufruire
troppo spesso del suo potere.
« Ma... »
cominciò Isaac che venne fermato da Scott con un « Noi
andiamo sul divano, se avrà bisogno di noi riusciremo a
sentirla. » e Derek si sorprese perché non si aspettava
tanta maturità dal McCall.
Il biondo acconsentì
con un cenno della testa e insieme a Scott scese le scale mentre
Derek uscì dalla porta principale infilandosi la giacca di
pelle. Guardò casa Stilinski sapendo che la ragazza era al
sicuro e lui doveva tornare da sua sorella.
Angolo
me:
Ciao
a tutti!
Eccoci
qua con il sesto capitolo di INSRDN, qua mi sono distaccata un attimo
dalla parte originale del telefilm per aggiungerci un po' di Sterek
ed introdurre l'argomento Pack Mom.
Adoro
Stiles!PackMom perché alla fine è solamente grazie a
lui se tutta la storia è nata, se non avesse portato fuori
Scott quella notte non sarebbe successo nulla, quindi deve avere il
ruolo principale del Branco, prendersi cura di tutti i membri come
una mamma.
So,
vorrei ringraziare le 15 persone che hanno messo la storia tra le
preferite e le 41 nelle seguite.
Che
dire, fatemi sapere il vostro parere con una piccola recensione o
anche no, amo anche i lettori silenziosi.
A
presto,
Sel
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