10 flash for 10 years

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - I - Lizzy & Altair ***
Capitolo 2: *** - II - Charlotte & William ***
Capitolo 3: *** - III - Jude & Isabelle ***
Capitolo 4: *** - IV - Isla, Foxtrot, Hooland & Rose ***
Capitolo 5: *** - V - Sean & Aurora ***
Capitolo 6: *** - VI - Iphigenia & Andrew ***
Capitolo 7: *** - VII - Audrey, Erik, Maxine & Henry ***
Capitolo 8: *** - VIII - Michael & Natalia ***
Capitolo 9: *** - IX - Mac, Loki & Ebe ***
Capitolo 10: *** - X - I Saint-Clair ***



Capitolo 1
*** - I - Lizzy & Altair ***


Oggi, 10 anni fa, mi iscrivevo su Efp per la prima volta.
Per me è un giorno speciale, quindi ho deciso di pubblicare qualcosa per omaggiare alcune delle storie che ho portato avanti in tutti questi anni e alcuni tra i personaggi e le coppie di cui più ho amato scrivere. Sono solo 10 flash, ne avrei volute scrivere di più e su molti altri personaggi, ma sfortunatamente il tempo è tiranno.
In ogni caso, spero che vi piacciano.



10 FLASH FOR 10 YEARS
 
 
I
Lizzy & Altair



 
 
 
"Tutto è iniziato nell’estate di un bel po’ di anni fa […] Sapete bambine, nella realtà la principessa, temendo che il principe abbia effettivamente cattive intenzioni, prima di sposarlo e vivere felici e contenti gli dà un pugno in faccia, rompendogli il naso.”
 
 
 
 
“Allora, ti piace?”
Elizabeth Abbott, in piedi al centro del pavimento lastricato in marmo dell’ingresso circolare, interruppe la sua contemplazione dell’alto soffitto per spostare lo sguardo sul suo fidanzato, che l’aveva raggiunta silenziosamente e ora le stava accanto. I grandi occhi scuri della strega indugiarono sul bel viso del ragazzo, sul suo sorriso e sui suoi occhi chiari prima di annuire piano e sfoggiare un sorriso di rimando piegando gli angoli delle labbra carnose verso l’alto:
“Come potrebbe non piacermi, Altair? È semplicemente maestosa. Non credo esistano altri termini per descriverla.”
“Era passato molto, dall’ultima volta in cui ci eri stata?”
“Sì, diverso tempo... L’ultima festa qui a cui ho partecipato risale sicuramente a prima della morte di mia madre. Ma vederla così vuota e silenziosa è comunque molto diverso, rispetto a quando si riempie di gente e di voci… La si può osservare meglio.”
Mentre la ragazza tornava a concentrarsi sul soffitto affrescato la mano del ragazzo raggiunse la sua e la strinse, sollevandola per depositarci un bacio sul dorso prima di allacciare il braccio attorno alle spalle della fidanzata, guardandola in un misto di affetto e divertimento:
“Beh, sono felice che sia di tuo gradimento, visto che presto sarà anche casa tua.”
“Lo trovo ancora assurdo. Sicuro che non cambierai idea il giorno prima? Il 2 giugno si avvicina e io non ho intenzione di essere mollata su due piedi all’altare, quindi se dovessi ripensarci ti consiglio di farlo prima.”
Quando Lizzy tornò a guardare il fidanzato lo fece scoccandogli un’occhiata eloquente e parlando con un tono d’avvertimento dalle sfumature quasi minacciose, tanto che Altair rise prima di depositarle un bacio sulla testa e scuotere la testa:
“Lizzy cara, non oserei mai farti un torto simile. Soprattutto perché la mia vita verrebbe messa seriamente a repentaglio.”
“Puoi giurarci. Ti scoverei anche in Antartide, se necessario.”
“Lo so bene. Vuoi venire a vedere la nostra futura camera da letto, Signora Black?”
Altair la guardò sorridendo e con un luccichio malizioso negli occhi chiari che fece sospirare rumorosamente la fidanzata, portandola a roteare gli occhi prima di scivolare dalla sua stretta:
“Non sono ancora la Signora Black. E io in camera da sola con te non ci salgo, i tuoi Elfi avrebbero un colpo apoplettico, mio padre anche e in più vorrei tenere intatta la reputazione fino al matrimonio, grazie.”
La solita pudica… Pensi che gli Elfi di casa non mi abbiano mai visto salire in camera con una signorina?”
“Beh, questo è esattamente il genere di cose che una ragazza prossima alle nozze vorrebbe sentirsi dire dal proprio fidanzato. Continua così Altair, e in camera ci salirai da solo anche dopo il matrimonio.”
Lizzy sorrise amabile mentre assestava un paio di leggeri colpetti sul petto di Altair con la mano prima di girare sui tacchi e dirigersi verso la grande porta spalancata dell’ingresso deserto, ignorando i richiami del fidanzato e le sue richieste di fermarsi mentre procedeva imperterrita, un accenno di sorriso sulle labbra, con Altair al seguito.
 
 
 
 
 



 
Ci sono amori che fanno giri immensi e che poi ritornano, dicono, ed è il caso di questa flash. E non mi riferisco all’amore tra Lizzy e Altair, perché loro si sono amati sempre, senza giri di nessun tipo, ma al mio amore per questa coppia.
Non so neanche quanto tempo sia passato dall’ultima volta in cui mi sono seduta e ho scritto di loro. Quattro anni? Forse anche cinque, ma scrivere di loro è sempre stato facilissimo e lo è anche dopo tutti questi anni, tanto li ho adorati, i Lizzair non se ne sono mai andati dal mio cuore. Credo che la loro sia stata la coppia più amata, non solo da me, ma anche da chi al tempo partecipava alle storie e leggeva di loro, in assoluto, ho scritto di loro giovani, ho scritto di loro anziani, ho scritto dei loro figli e anche dei loro nipoti. Credo di non aver mai scritto tanto di una coppia come di loro, sono semplicemente iconici e non avrei mai potuto escluderli da questa raccolta.
Un grazie immenso, ancora, a Sesy per avermi donato Elizabeth Abbott, e anche se non credo che leggerà mai queste righe, grazie anche all’autrice di Altair Black per avermi permesso di dare vita a tutto questo.


 

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Capitolo 2
*** - II - Charlotte & William ***


II
Charlotte & William
 


 
"Va tutto bene?” 
"Sì.” 
Charlotte annuì alla domanda del marito, sorridendo leggermente e alzando lo sguardo sul cielo interamente coperto da nuvole grigie prima di parlare con un filo di voce; il suo sussurro s’infranse nell’aria gelida dell’Inverno che era appena cominciato, ma CeCe sperò che anche qualcun altro potesse sentirlo:
“Adesso sì.” 


 
 
Charlotte Selwyn non si sarebbe mai definita una di quelle donne che attendevano con ansia il ritorno a casa del marito per servirgli la cena; tutt’altro, spesso e volentieri era lei a rincasare dopo di lui. Ma quel giorno avrebbe fatto un’eccezione. Sin da adolescente non aveva mai avuto la necessità di mettersi ai fornelli: a quello ci avevano sempre pensato gli Elfi Domestici, e la strega aveva iniziato a sentire la necessità di imparare solo quando, dopo essere finalmente diventata Auror, aveva potuto lasciare la casa natia per trasferirsi altrove. Liberarsi del controllo esercitato da sua madre era stato un sollievo, anche se imparare a cucinare era stato tutt’altro che semplice. Ma lei era Charlotte Selwyn, completamente incapace di arrendersi, e aveva affrontato anche quell’ennesima sfida con impegno pur di non dover dare ragione a sua madre, che sosteneva con fermezza che mai la figlia sarebbe stata in grado di badare completamente a sé, essendo cresciuta in una casa piena di Elfi Domestici che pensavano ad ogni incombenza.
Charlotte sedeva sola al tavolo della sala da pranzo apparecchiato per due, le gerbere bianche infilate in un vaso di vetro e le candele del centrotavola accese, in attesa. Sorrise nel chiedersi che cosa avrebbe pensato una sé adolescente se avesse saputo che un giorno non solo avrebbe atteso il ritorno del marito con la cena pronta, ma soprattutto se le avessero detto di quale uomo si sarebbe trattato. Probabilmente avrebbe riso e consigliato a quel veggente di darsi all’ippica.
Quando sentì le fiamme del camino del soggiorno divampare, immaginando che si fossero appena tinte di una sfumatura color smeraldo, Charlotte si ridestò e si mise a sedere dritta sulla sedia, gli occhi verdi fissi sull’ingresso della stanza in attesa di vedere la figura alta e slanciata. Sorrise quando vide William entrare sfilandosi la sciarpa dal collo e ricambiando il suo sguardo con evidente sorpresa:
“CeCe? Sei già a casa?”
“Tu che ne pensi?”
“Penso che o sei tu o sei la gemella più gentile e amorevole di mia moglie. Il che è probabile, perché non avrei mai pensato di trovare tutto questo, una volta a casa.”
William accennò un sorriso – lo stesso sorriso dall’inclinazione beffarda che da adolescente la faceva infuriare – mentre si sfilava il cappotto e Charlotte si alzava dalla sedia per avvicinarglisi, allacciandogli le braccia attorno al collo prima di parlare ad un soffio dalle sue labbra.
“Non farci l’abitudine. È solo perché è un giorno speciale.”
William allontanò il viso dal suo sorridendole e accarezzandole dolcemente le spalle con le dita, depositandole un bacio sulla fronte prima di stringerla a sé e mormorarle qualcosa all’orecchio:
“Buon primo anniversario. Sei colpita dal fatto che abbiamo già resistito un anno?”
“Immensamente colpita, mio Piccolo Lord, come tutti credo. Tranne Hector, Thor dice che dureremo in eterno, ma lui è un’inguaribile romantico.”
Charlotte sorrise mentre guardava William inarcare un sopracciglio, impossibile dire se fosse esasperato, perplesso o rassegnato:
“Continuerai con questo stupidissimo nomignolo anche da sposati?”
Eternamente.”
 



 
 
 
 
 
Chi al tempo c’era sa che la storia di Charlotte e William non è stata rosa e fiori all’inizio e in fin dei conti non lo è stata nemmeno alla fine, considerando che l’autrice di Will sparì verso la fine di Magisterium, forse una delle sparizioni che più mi ha amareggiata in assoluto in tutti questi anni. Ma all’epoca di eliminarlo a tutti gli effetti non me la sono sentita, considerando che la povera CeCe aveva un trascorso difficile alle spalle e che toglierle questo spiraglio di felicità sarebbe stata una vera crudeltà nei suoi confronti. Da quel momento William Cavendish c’è stato quando ce n’era bisogno ma spesso relegato in un angolo, un personaggio che sapevamo essere presente nella vita della mia Auror prediletta ma che spesso non si vedeva, tanto che anche nel Prequel di Magisterium funse solo da personaggio secondario. Non ho scritto mai molto, proprio a causa della sparizione della sua autrice, su di loro nel corso di tutti questi anni, ma se devo pensare alle storie e i personaggi che più ho amato e che tra tutti più mi sono rimasti nel cuore non posso fare a meno di pensare a Charlotte e a William, perciò ho deciso di ricordarli ugualmente.  
Mi dispiace che la tua autrice sia sparita, Piccolo Lord, ma grazie per aver ridato la felicità a CeCe.

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Capitolo 3
*** - III - Jude & Isabelle ***


III
Jude & Isabelle
 


 
"… e ti amo anche io. Scusa se ci ho messo tanto a dirtelo.”


 
Jude Verräter era arrivato nella sua nuova – già etichettata come noiosissima, enorme e spocchiosa – scuola da appena un paio di giorni quando s’imbatté per la prima volta in quella che, diversi anni dopo, sarebbe diventata sua moglie.
Da quando era arrivato alla Cimmeria non aveva intrattenuto grandi conversazioni con nessuno dei suoi compagni, e l’avere una camera singola non aveva contribuito a costringerlo a socializzare: Jude rimpiangeva Hogwarts, il Dormitorio dei Serpeverde e la Sala Grande, molto più calda e accogliente della Sala da Pranzo della sua austera nuova scuola, e anche se avere una camera tutta per lui non gli dispiaceva affatto era sicuro che ambientarsi non gli sarebbe stato facile, e per il momento non aveva nemmeno intenzione di provarci.
Stava cercando la famosa Biblioteca della scuola – più per mera curiosità che per il desiderio di studiare, tanto che camminava tenendo le mani sprofondate nelle tasche e senza alcun libro con sé – quando, svoltando l’angolo, rischiò di scontrarsi con una ragazza che camminava nella direzione opposta.
“Ma non guardi dove vai?”
Isabelle si fermò di scatto, appena in tempo per impedirsi di finire addosso al compagno, e dopo l’iniziale sorpresa gli riservò un’occhiata seccata, un tipo di occhiata con cui Jude avrebbe presto iniziato a prendere confidenza.
“Chiedo scusa, non volevo intralciare il passaggio di Sua Altezza.”
Quella ragazza aveva un accento che sul momento Jude non riuscì a decifrare ma che il giorno dopo, prestando maggiore attenzione all’appello rispetto a quanto non avesse fatto da quando era arrivato e udendo il nome “Van Acker”, avrebbe capito essere olandese. Un sorrisetto increspò le labbra sottili del ragazzo mentre accennava un’ironica riverenza che venne completamente ignorata da Isabelle, che lo superò senza però smettere di scrutarlo con attenzione:
“Tu sei il ragazzo nuovo.”
“Che occhio. Sei un fulmine.”
Di nuovo, Isabelle non colse la provocazione e non replicò, ma i suoi grandi occhi verdi indugiarono su quelli eterocromi di Jude. Una delle tante caratteristiche del suo aspetto che non aveva mai sopportato erano proprio le sue particolari iridi, e Jude stava per distogliere lo sguardo, a disagio per l’attenzione della ragazza su di essi, quando una voce maschile dall’accento britannico non si levò tra loro:
“Belle? Hai preso i libri?”
 
Belle
 
Non era il nome di quella principessa fissata coi libri che si ritrovava confinata nel castello della Bestia?
Jude non ne era sicuro, ma era certo che quel nome così dolce non si addicesse affatto alla ragazza che aveva davanti, che indugiò con lo sguardo su di lui per un altro paio di secondi prima di voltarsi verso il ragazzo alto e moro che aveva parlato, in piedi in fondo al corridoio e in attesa.
“Arrivo Al. Beh, ci vediamo ragazzo nuovo. Guarda dove metti i piedi.”
Isabelle gli scoccò un’ultima occhiata prima di allontanarsi verso Alastair sotto lo sguardo divertito di Jude, che accennò un sorriso che lei non poté scorgere:
“Agli ordini, Altezza.”

Forse, molto in fondo, quella nuova scuola si sarebbe rivelata migliore delle aspettative.
 
 
 

 
Ho scritto tantissimo di loro nel corso degli anni, di momenti belli e molto duri, ma mi sono resa conto che il loro primo incontro era un tassello della loro storia che ancora non avevo descritto, perciò eccolo qui, spero che alle mamme di Jude e Belle sia piaciuto <3

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Capitolo 4
*** - IV - Isla, Foxtrot, Hooland & Rose ***


IV
Isla, Foxtrot, Hooland & Rose



 
“Che cosa stai cucinando?”
Alla domanda di Foxtrot Rose si strinse nelle spalle, limitandosi a sospirare:
“Non lo so nemmeno io, mi sono svegliata e mi sono subito messa ai fornelli… sto facendo praticamente di tutto.”
“Sei un po’, giù, Rosie… ha a che fare con Hooland? Perché stamattina non ha nemmeno voluto vedere le repliche di Beautiful che ha perso ieri sera, direi che la facendo è un po’ grave.”
“Fox, dicendomi che sta male non mi aiuti per niente!”
“Ma io non voglio aiutarti infatti, voglio convincerti ad andare da lui e dirgli che lo ricambi, cosa che sanno anche i muri della Casa.”
“Tu e Isla ora fate comunella? Mi fa piacere, ma lasciate me fuori. Tieni un po’ di torta, sei troppo magro.”
[...]

Isla comparve accanto a lui, guardandolo con la fronte aggrottata e parlando a bassa voce: 
“Ma che cavolo stai facendo?”
“Colazione, ti unici a me?”
“Ma non dovevi far ragionare Rosie?”
“Tranquilla, l’ho invitata ad una passeggiata a cavallo strategica…”
“Finitela, voi due! Non avrei dovuto permettere ad Hooland di iniziarvi a tutte quelle serie piene di intrighi che guarda… State diventando delle comari.”

 

“Hool, spegni, tra poco Isla e Fox saranno qui.”
Rose aveva lasciato la portafinestra bianca del soggiorno spalancata nella speranza che dell’aria fresca entrasse in casa, pertanto non le risultò difficile udire le lamentele sommesse del fidanzato – riluttante all’idea di non poter concludere la puntata della sua soap –  mentre finiva di accendere le candele che aveva disposto sul tavolo del giardino che avrebbe ospitato la cena imminente.
“Pensi che queste basteranno? Pensavo di farne fluttuare attorno al tavolo.”
Quando Hooland la raggiunse Rose si voltò, sorridendo mentre gli occhi verdi del fidanzato passavano in rassegna il tavolo apparecchiato, pieno di candele. Il braccio di Hooland cinse le spalle della ragazza, depositandole un bacio distratto sulla testa prima di accennare un sorriso divertito con gli angoli delle labbra:
“Rosie, se ne accenderai altre i vicini chiameranno i pompieri.”
“Speriamo di no, mi sono impegnata per il brasato e il purè!”
Rosie sollevò la testa per ricambiare preoccupata lo sguardo del ragazzo, guardandolo ridere prima di accarezzarle la fronte con un gesto tenero.
“Sono sicuro che sarà tutto buonissimo come sempre. Per dessert?”
“Sorbetto e mousse al cioccolato, fa caldo e ho pensato che sarebbe stato meglio qualcosa di fresco.”
“Beh, io non la rifiuto di certo, e scommetto neanche Fox.”
Quasi come se Hooland li avesse evocati, Isla e Cecil apparvero nel camino del soggiorno proprio in quell’istante, il ragazzo tenendo una bottiglia di vino in mano, la ragazza con le braccia strette al petto, visibilmente seccata:
Siamo in ritardo.”
“Passerotto, sei la solita yankee melodrammatica, non siamo in ritardo.”
Cecil alzò gli occhi al cielo, ma preferì non ribattere mentre l’alta figura di Hooland appariva sulla soglia della portafinestra spalancata, un largo sorriso sulle labbra alla vista dei loro ospiti:
“Oh, eccovi! Venite, Rosie ha già preparato tutto.”
“Ciao Hool, scusa il ritardo.”
Isla ridusse la distanza che li separava con qualche falcata, alzandosi in punta di piedi per salutarlo con un bacio su una guancia mentre Cecil la seguiva roteando gli occhi e Hooland aggrottava la fronte, perplesso:
“Ma non siete in ritardo.”
“Visto?!”
“Taci. Rosie, ciao! È bellissimo, non ti dovevi disturbare tanto.”
Un sorriso apparve sul viso di Isla quando scorse l’amica, affrettandosi ad andare in giardino e abbracciarla; i due ragazzi aspettarono a seguirle, restando uno accanto all’altro e intenti ad osservarle in silenzio finche Hooland non disse qualcosa con tono assorto:
“Siamo fortunati ad averle. Avresti detto che sarebbe andata così?”
“Probabilmente no. Non posso dire che sia stato proprio un bel periodo… ma per certi versi ho moltissimi bei ricordi di quando vivevamo insieme. E delle torte di Rose.”
Proprio in quel momento Rosie rientrò per recuperare gli antipasti in cucina, e sorrise ai due ragazzi quando li superò; Hooland ricambiò, seguendola con lo sguardo – e lasciandosi ritrasportare brevemente nei loro anni nella Casa – prima di andare ad aiutarla. Cecil invece si avvicinò ad Isla, in piedi accanto al tavolo, e le circondò la vita con le braccia per attirarla a sé e baciarla.
 
 
 
 
 
 
 
È passato non so quanto tempo da quando ho preso in mano questi OC per l’ultima volta, e non riesco a dire quanto mi siano mancati Fox, Passerotto, Pulcino e Hool, non solo due coppie bellissime che ho amato alla follia ma anche quattro amici splendidi <3
Perciò, ancora una volta grazie alle loro mamme, tre delle quali dopo ben cinque anni ancora mi seguono <3
 

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Capitolo 5
*** - V - Sean & Aurora ***


V
Sean & Aurora
 

 
Charlotte stava bene, Aurora stava bene, Sean morì pensando a questo. 
Andava tutto bene. 


 
Charlotte era riuscita a simulare un’influenza, e anche se Sean ammirava il modo in cui aveva tratto in inganno la madre ed era felice che la sorellina si stesse risparmiando quella che per lei rappresentava una vera e propria agonia, si dispiaceva di non poter contare su di lei: nemmeno lui gradiva particolarmente serate come quella, quando la loro casa si riempiva di ospiti ben vestiti e noiosi e sua madre cercava di costringerlo a fare conversazione con tutte le ragazze presenti, e la compagnia di Charlotte gli era sempre di grande aiuto.
Era estate, e presto Sean avrebbe iniziato l’ultimo anno ad Hogwarts. Peccato che mancassero ancora mesi alla maggiore età, altrimenti si sarebbe Smaterializzato lontano dal giardino dove sua madre aveva fatto allestire la serata. Seduto in disparte su una panchina, si stava tormentando il nodo della cravatta pregustando il momento in cui sarebbe riuscito a liberarsene quando vide una ragazza dall’incarnato pallido e avvolta in un vestito blu polvere avvicinarglisi. Era l’unica ragazza della sua età presente con cui Sean avrebbe conversato volentieri, e sorrise alla vista di Aurora mentre lei gli sedeva accanto sulla panchina.
“Come mai sta qui tutto solo, Signor Selwyn? Ciò non si conviene al padrone di casa.”
“Non sono il padrone di casa. Tecnicamente è mio padre, ma come sai in pratica è mia madre. Ti prego, resta qui più che puoi, si scoraggerà dal costringermi a parlare con altre, se vede che sono in tua compagnia.”
“Ho sentito che Charlotte sta male. Sono rammaricata.”
Aurora si sforzò di simulare il massimo dispiacere, ma finì con l’accennare un sorriso con gli angoli delle labbra quando vide Sean annuire con aria grave:
“Oh, sono sicuro che in questo momento anche Charlie stia riempiendo di lacrime le lenzuola.”
I due ridacchiarono, certi che Charlotte in quel momento stesse piangendo di gioia, ma quando si rese conto che sua madre li stava osservando Sean si affrettò a tornare serio e schiarì la gola, affatto intenzionato a procurare guai alla sorellina:
“Era dispiaciuta perché avrebbe perso l’occasione di vederti. Spera che avrete modo di rimediare prima della fine dell’estate.”
“Lo spero, potrei auto-invitarmi per un tè prima di tornare negli States. Nemmeno io ero entusiasta di venire, ma sono felice di vederti. Pronto per l’ultimo anno?”
“Immagino di sì… Ti invidio molto, sei già maggiorenne e puoi usare la magia. Potremmo anche Smaterializzarci a miglia di distanza.”
“Potremmo. Ma poi dovremmo scappare ancora più lontano, per fuggire alle nostre madri.”
“Hai ragione. Allora temo proprio che ci toccherà restare qui… Ma se ci sei tu, non è poi così male.”
Non poi così male?! Sii gentile, o me ne vado e ti lascio a fare da esca.”
Aurora fece per alzarsi, anche se non aveva realmente intenzione di farlo, e sorrise quando Sean le strinse il polso sinistro, invitandola a restare con uno sguardo implorante:
“Ti prego. Accompagnerò te e Charlie a fare spese, se resti.”
“D’accordo. È un piacere fare affari con te, Signor Selwyn.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Magisterium – 1933 è l’unica storia ad avere due flash in questa Raccolta, avrei voluto dare spazio a più storie possibili ma di sceglierne solo una tra tutte le coppie bellissime che creai in quella storia proprio non me la sono sentita. Credo che possa considerarsi la mia storia preferita in assoluto, perciò GRAZIE alle persone che parteciparono e che mi mandarono una sfilza di personaggi stupendi, uno più dell’altro.
Questa flash si colloca poche settimane prima dell’inizio della storia, quando Charlotte, Sean e Aurora devono ancora tornare ad Hogwarts e di conseguenza Sean e Aurora sono ancora soltanto amici. Pensare all’epilogo drammatico di Sean Selwyn mi provoca un'indescrivibile tristezza ancora oggi e scrivere di loro come coppia sarebbe stata troppo dura, per favore non rinfacciatemi la fine tragica della loro storia ai danni della povera Em, che ancora una volta ringrazio affettuosamente per avermi mandato due meravigliosi OC per questa storia. Em, mi dispiace per il dolore inflitto ad Aurora, spero che l’epilogo migliore della storia tra Iphe e Andrew abbia potuto consolarti <3

 

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Capitolo 6
*** - VI - Iphigenia & Andrew ***


VI
Iphigenia & Andrew



 
(∂+m)ψ=0
“È l’equazione di Dirac.”
“Lo so.”
“Come fai a conoscerla?!”
“Temo di aver tampinato tuo padre fino all’esaurimento in effetti… non che non sia molto famosa, ma io non sono un esperto.”
“Certo, ma… Non capisco.”
“Jade ha ragione Iphe, per essere così intelligente a volte sei incredibilmente sciocca.”

 
 
“Giuro che se mi fai cadere o inciampare in una buca, ti uccido.”
“Non capisco perché hai sempre scarsissima fiducia in me. Ti ho mai fatta cadere?!”
, tre anni fa, al mio diciassettesimo compleanno, non mi hai avvisata del gradino!”
Andrew aveva completamente rimosso quell’episodio, e si scusò con Iphigenia con un sorriso colpevole che la ragazza non poté scorgere a causa della benda che le copriva gli occhi: la strega si stava preparando psicologicamente a cadere rovinosamente di faccia da un momento all’altro mentre avanzava stringendo la mano del fidanzato con la propria e l’altra allungata davanti a sé, pronta a trovare ostacoli in caso Andrew si fosse scordato di avvertita. Quando sentì i propri piedi affondare in qualcosa di morbido la strega aggrottò le sopracciglia color grano, chiedendo al fidanzato se l’avesse portata in spiaggia.
“Ecco, vedi, se anche dovessi cadere cadresti sulla sabbia e non ti faresti male, ho pensato a tutto!”
Lo apprezzo molto, ma preferirei non cadere affatto.”
“Non cadrai… Ecco, ora questa possiamo toglierla.”
Quando finalmente Andrew le sfilò la benda, che le aveva allacciato sulla nuca quando era giunto a casa sua senza preavviso, Iphigenia provò una cospicua dose di sollievo, ma ben presto la meraviglia prese il sopravvento su di lei quando capì perché il ragazzo l’aveva portata laggiù.
“Andrew, è bellissimo… Ma perché? Non dirmi che ho dimenticato una ricorrenza!”
Gli occhi verdi sgranati, Iphigenia si portò le mani sul viso coprendosi le labbra e guardando il fidanzato piena di rammarico, già pronta a scusarsi con lui all’infinito. Per fortuna Andrew non confermò i suoi timori e rise, scuotendo il capo prima di prenderle le mani e allontanargliele dal viso senza però lasciarle, continuando a stringerle delicatamente tra le sue mentre la guardava con affetto.
“No, nessuna ricorrenza. Ma passi la maggior parte del tuo tempo a studiare e lavorare, ho pensato che ti meritassi una pausa, ma so anche che sei troppo testarda per lasciarti convincere a riposarti, quindi ho deciso che rapirti sarebbe stata la soluzione più efficace. Allora, ti piace?”
“Certo che mi piace. Grazie, sei il miglior fidanzato del mondo.”
Sul viso pallido di Iphigenia comparve un sorriso che dalle labbra si estese anche agli occhi, guardando Andrew pima di avvicinarglisi e alzarsi in punta di piedi per abbracciarlo, lasciandosi stringere piacevolmente dalle sue braccia.
“Grazie.”
“Non mi devi continuare a ringraziare, Iphe.”
“Non solo per questo, grazie per tutto il resto. Lo sai che non ci sono tanti ragazzi che accetterebbero e prenderebbero di buon grado le mie ambizioni e le mie aspirazioni. Tu invece mi sostieni sempre, più di chiunque altro. Sei davvero il migliori fidanzato del mondo.”
“Va bene Iphe, ma smettila di ripeterlo o rischierò di montarmi la testa. Adesso andiamo a sederci, ho una gran fame!”
Sorridendo, Andrew sciolse l’abbraccio prima di prenderla per mano e condurla verso il loro picnic mentre Iphigenia, felice, rideva asserendo di non ricordare l’ultima volta in cui non gli aveva sentito affermare di essere affamato.
 
 
 
 
 
 
E diamo ad Andrew ciò che è di Andrew. Quanti uomini avrebbero sostenuto Iphigenia nei suoi studi e nelle sue ambizioni per la sua carriera, nel pieno degli anni 30? Nessuno, o quasi. Andrew è speciale e magnifico, e lo amiamo proprio per questo <3

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Capitolo 7
*** - VII - Audrey, Erik, Maxine & Henry ***


VII
Audrey, Erik, Maxine & Henry

 
 
 
Audrey si sporse per afferrare il bambino, che però era già corso verso la porta…che però si spalancò da sè due istanti dopo, a seguito di un’allegra voce familiare:
“CIAO! STO ENTRANDO, SPERO CHE TU NON SIA IN COMPAGNIA DI UN UOMO… Oh, eccovi qui! Ciao, ometto.”
“Come diavolo sei entrata?!”
 

 
“Ma dov’è Max?!”
“Si sarà fermata ad ammirare le decorazioni di ogni casa e si sarà persa, non ne ho idea.”
“Sei il suo ragazzo, dovrei saperlo io?!”
Henry Simmons era abituato ai battibecchi dei suoi zii, pertanto non ci prestò attenzione mentre stringeva la mano di Audrey, i grandi occhi chiari che scrutavano il marciapiede buio.
Tia, Tia Max non viene?”
“Certo che viene, sta solo facendo tardi, ma vedrai che adesso arriva.”
Audrey sorrise mentre chinava lo sguardo sul nipotino e si sistemava la falda larga del suo cappello da strega nero sulla testa: Erik non avrebbe smesso di prenderla in giro per il costume per un decennio, ma aveva promesso ad Henry che si sarebbe travestita e ogni promessa fatta a suo nipote andava rispettata, così come gli aveva promesso che quella sera lei, Erik e Maxine lo avrebbero accompagnato a fare Dolcetto o Scherzetto prima di riportarlo a casa e fargli vedere Nightmare Before Christmas. Erik non era particolarmente entusiasta, ma Maxine aveva accettato la richiesta di Henry ancora prima che il bambino finisse di chiederlo, pertanto il ragazzo non aveva avuto scelta se non quella di assecondarli.
“Ecco Tia Max!”
Henry sorrise mentre indicava la zia acquisita preferita, strattonando il braccio di Audrey per richiamarne l’attenzione: Maxine stava correndo verso di loro sul marciapiede, e si fermò davanti al terzetto sorridendo e sistemandosi il cappello sulla testa prima di indicare il costume dell’amica.
“Ehy, ci siamo vestite uguali!”
“Wow, due streghe vestite da streghe, originali…”
“E tu che da che cavolo sei vestito, visto che prendi in giro noi, sentiamo.”
“Max, ma che domande sono, lui è vestito da idiota del villaggio ogni giorno dell’anno, per questo non ci facciamo mai caso. Vieni, mi amor.”
Audrey invitò il nipotino a seguirla e Maxine, dopo aver brevemente preso in giro Erik, si affrettò a seguirli verso la casa più vicina andando a stringere l’altra mano del bambino, prendendogli il cestello per i dolci a forma di zucca.
“Sei bellissimo vestito da pirata, sai?”
Gracias Tia, anche tu sei bella.”
Mentre Henry le sorrideva con affetto Maxine si sentì pervadere dall’adorazione nei confronti del bambino, sorridendogli di rimando prima di udire Erik – che si era incamminato dietro di loro – ridacchiare e voltarsi così verso il fidanzato per fulminarlo con lo sguardo:
“Erik, che ca… che capperi hai da ridere?! Continua così e non ti daremo nessun dolcetto.
“Guarda che saranno di Henry, i dolci!”
“Certo, ma è così tenero che gliene daranno a montagne, ed essendo è il bimbo più dolce del mondo li condividerà. Tu invece non avrai un bel niente, se continui così. Vero cucciolino?”
“Ma io voglio bene anche a Tio Erik...”
Audrey sospirò mentre camminava tenendo il nipotino per mano, ripensando a quando sua madre le aveva assicurato che portare un solo bambino a fare Dolcetto o Scherzetto sarebbe stata una passeggiata. Peccato che sua madre non aveva tenuto in considerazione che lei non si sarebbe portata appresso un solo bambino, ma tre.





 

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Capitolo 8
*** - VIII - Michael & Natalia ***


VIII
Michael & Natalia

 


La prima volta in cui si erano incontrati Oz gli aveva detto di essere un bambino speciale, e Michael si era dovuto trattenere dal rispondergli con un insulto: certo, lo sapeva di non essere normale, di avere un sacco di problemi, di essere disabile.
[...]

Sorrise, Michael, e pensò a Natalia, che era così normale e meravigliosa allo stesso tempo.
Potevano la normalità e una bizzarria come la sua andare a braccetto? 
 

 
“Mich? Ti ho portato la colazione.”
L’idea di doversi alzare e lasciare il suo comodissimo giaciglio non era affatto allettante, ma Michael fu costretto a lasciare il mondo dei sogni e ad aprire lentamente gli occhi prima di sbuffare piano e premere il viso contro la federa bianca del suo cuscino. La voce dolce della sua fidanzata gli solleticò l’udito mentre una mano di Natalia gli accarezzava prima la spalla nuda e poi i suoi lisci capelli biondo-rossiccio, scostandogli delicatamente dal collo.
Quando Michael sollevò la testa il suo sguardo non si soffermò su Natalia, che sedeva accanto a lui con addosso un pigiama di raso indaco, ma indugiò direttamente sul vassoio della colazione che la strega aveva appoggiato ai piedi del letto: quando Natalia gli portava la colazione era quasi sempre a seguito di una lite, per farsi perdonare o per chiedergli qualcosa che non gli andava affatto di fare.
“Natalia, che cosa hai combinato?!”
“Nulla, cretino, cerco di ammorbidirti visto che oggi siamo invitati a pranzo dai miei genitori, come probabilmente hai scordato.”
Natalia aveva ragione: lo aveva scordato. Il ragazzo gemette sommessamente – e pensare che avrebbe voluto passare la giornata a non fare assolutamente nulla, vale a dire la sua occupazione prediletta – mentre Natalia, invece, rideva piano mentre gli accarezzava il braccio pallido pieno di cicatrici:
“Quindi dobbiamo andare a Praga?”
“Non fare così, è la mia città, ed è meravigliosa.”
“So che l’adori, ma andare da tua madre mi procura sempre più stress dell’idea di dover ripetere i M.A.G.O…. A proposito, nel mio sogno eravamo di nuovo a scuola.”
Michael si rigirò per mettersi a sedere sul letto, rifiutando con un cenno l’aiuto di Natalia: si era dovuto alzare da solo, senza la protesi alla gamba, per anni e anni, e anche se ogni mattina la fidanzata cercava di aiutarlo lui si ostinava a volersi arrangiare. L’ultima cosa che voleva era che lei si ritrovasse a fargli da infermiera.
“Davvero? E stavamo insieme o stavi con una russa alta due metri?”
Mentre Michael si sistemava contro la spalliera del letto il vassoio planò verso di loro, atterrando con grazia davanti al ragazzo mentre Natalia, dopo aver preso una brioche dal vassoio, si appoggiava contro la spalla del fidanzato.
“Ma non era mia, la colazione?”
Michael cercò di sottrarle la brioche alla marmellata ma Natalia glielo impedì ritraendosi rapida, sorridendo divertita prima di stringersi nelle spalle:
“Condividere è la chiave di ogni relazione.”
“Dici? Secondo me è la sopportazione.”
“Grazie, stai dicendo che stare con me è un sacrificio? Allora, rispondi, stavamo insieme?”
“No, credo che ci fosse una russa altissima…”
Michael sorrise beffardo mentre prendeva la tazza il caffè, e Natalia si premurò di comunicargli il suo disappunto rubandogli anche il bicchiere pieno di spremuta d’arancia:
“Bravo Michael, continua così e non ti resterà niente da mangiare.”
“Sei sempre la solita Orsetta permalosa.”
Natalia detestava che la chiamasse così, e Michael lo sapeva. Per fortuna, rimediò all’evidente disappunto della fidanzata depositandole un bacio sulle labbra.
 
 
 
 
 
 
 
Michael e Natalia sono una delle coppie più particolari di cui io abbia scritto a causa della difficilissima condizione di salute di Mich, condizione che gli ha reso la vita tutt’altro che facile e che mi spezza il cuore ogni volta in cui mi capita di scrivere di lui. Ma ho adorato lui e questa coppia dal primo giorno e il fatto che Michael abbia trovato la sua meritata felicità con Lia mi riempie di gioia.
Grazie a Phebe e a Sesy che con i loro OC mi hanno permesso di dare vita ad un’ennesima coppia meravigliosa.  Tra loro, i Judelle, i Jante e i Roland non so chi sia più perfetto con chi, grazie per tutte queste coppie meravigliose <3

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Capitolo 9
*** - IX - Mac, Loki & Ebe ***


IX
Mac, Loki & Ebe


 
 
“Louis!”
Quando si trattava di lei Loki non aveva alcun bisogno di sfruttare le sue capacità per capire se fosse arrabbiata con lui o meno: gli era sufficiente sentirsi chiamare con il suo vero nome.
“Che cosa posso fare per te, Mac?”
Loki non battè ciglio e non sollevò lo sguardo dalla terza pagina della Gazzetta del Profeta mentre Mac, dopo aver attraversato il salotto con falcate lunghe e decise, si fermava accanto alla sua poltrona, scrutandolo torva dall’alto in basso:
“Non mi prendere per il culo. Spiegami, invece, che cos’è questo!”
Mac schioccò le dita per Appellare una scatola di sottile cartone bianco che sfrecciò rapida verso di loro dalla cucina, planando infine dolcemente sul palmo della sua mano. L’aprì per mostrarne il contenuto all’amico, che si degnò finalmente di concederle un po’ della sua attenzione osservando, impassibile, ciò che conteneva.
Tra i due calò il silenzio per un paio di secondi, con l’eco lontano di una voce femminile che stava cantando qualcosa di incomprensibile in spagnolo al piano superiore. Mac guardò l’amico osservare la torta prima di puntare gli occhi blu su di lei, osservandola con aria annoiata:
“Ci sono molti indizi in grado di suggerirmi che si possa trattare di una torta. Ma qui sei tu l’esperta di cucina, quindi potrei anche sbagliarmi.”
Quanto sarebbe stato soddisfacente, prendere quella torta e spalmargliela sulla faccia. Era davvero un peccato che avesse troppe cose da fare, quel giorno, e Mac cercò di mantenere la calma mentre inspirava profondamente:
“La scritta. Spiegami che cos’è quella scritta!”
“Oh. Devono aver sbagliato.”
“Tu dici?!”
Loki ignorò il tono dell’amica, limitandosi ad annuire e a stringersi nelle spalle prima di tornare a concentrarsi con nonchalance sul suo giornale:
“Sì. Avevo detto di scrivere “Buon 89° compleanno”, non 85°…”
“Ti avevo chiesto di fare una cosa, una! T’ammazzerei qui su due piedi, sei fortunato che non ne abbia il tempo!”
 
 
Due ore dopo la scritta era sparita dalla superficie della torta, che si era invece riempita di fiori glassati. Ebe sedeva a capo del tavolo di legno rettangolare, una coroncina di carta – molto discutibile, secondo Loki – in testa e un enorme sorriso ad incurvarle le labbra carnose verso l’alto mentre guardava Mac accendere le candeline con la magia.
“Ok tesoro… Esprimi un desiderio.”
Dopo che suo padre era morto Ebe aveva smesso di festeggiare quella ricorrenza, riprendendo a farlo solo con la sua nuova famiglia, e anche se l’idea di invecchiare era difficile da mandare giù adorava il suo compleanno, da quando insieme a lei c’erano loro.
I grandi occhi scuri di Ebe scrutarono le candeline accese prima di sollevare lo sguardo e puntarlo su Loki, seduto dall’altro capo del tavolo. Detestavano l’idea di invecchiare, ma in fin dei conti festeggiare non era poi così male, se si era tutti insieme. La strega sorrise all’amico, conscia del fatto che poteva sapere che cosa stesse pensando e che cosa avrebbe desiderato senza nemmeno chiederglielo, e gli strizzò l’occhio prima di soffiare e spegnere le candeline.
 
 
 
 
 
 
Potevano forse mancare loro tre? Ovviamente no. Ho scritto tantissime storie, ho scritto di tantissimi personaggi e ho tracciato delle amicizie davvero, davvero bellissime, ma questa rimane in assoluto una delle mie preferite.
Vorrei dire quanti anni compie davvero Ebe nella flash ma mi ha chiesto di non dirlo, spero solo che Loki possa arrivare a festeggiare altri compleanni della sua migliore amica e sopravvivere ai suoi tentativi di omicidio quando Ebe scoprirà della faccenda degli 85 anni <3
Sono ripetitiva ma grazie a Sesy e grazie a Bri, mi avete donato due OC meravigliosi e due fantastici amici per Mac <3
 
 

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Capitolo 10
*** - X - I Saint-Clair ***


X
I Saint-Clair



 
“Per quanto idolatrato fosse, credo che nessuno lo abbia amato tanto quanto lo abbiamo amato noi.”
 
 

Amethyst Saint-Clair aveva perlustrato il giardino della residenza dei suoi zii in lungo e in largo, ma invano: Rod, Theseus ed Edward sembravano essere spariti nel nulla, e la bambina sedette sul prato incrociando al petto le braccia pallide lasciate scoperte dalle maniche corte del suo vestito color crema, seccata per non essere ancora riuscita a trovarli. Amethyst era una bambina molto competitiva, e l’idea di perdere la partita contro fratelli e cugino, che avrebbero poi trascorso il resto del pomeriggio a prenderla in giro, non l’allettava neanche un po’.
Si stava guardando attorno, le gambe distese davanti a sé coperte dalle calze bianche, quando sua zia, uscita dalla porta d’ingresso senza che la bambina se ne accorgesse, la raggiunse e si chinò su di lei per chiederle che cosa stesse facendo lì tutta sola: Amethyst sollevò la testa per osservarla, incontrando così i brillanti occhi celesti della donna.
“Non riesco a trovare Rod, Edward e Theo. Stiamo giocando a nascondino.”
“E hai cercato dappertutto?”
“Sì. Tu li hai visti in casa?”
“No Amiee, credo che siano qui fuori… ma possiamo cercarli insieme, se vuoi.”
“Meglio di no Zia, Rod direbbe che con il tuo aiuto la vittoria non sarebbe valida.”
“Allora è un bel problema. O magari posso darti un suggerimento, pensi che così si possa fare?”
La bambina esitò, indecisa sul da farsi, ma il sorriso incoraggiante di Gwendoline la persuase ad accettare il suo aiuto, annuendo mentre la strega le sedeva accanto sul prato per mormorarle qualcosa all’orecchio. Amethyst sgranò i grandi occhi castani all’udire le parole della zia, voltandosi verso la donna per guardarla scuotendo il capo:
“Non possono essere lì, tu non vuoi che ci andiamo.”
“Proprio per questo io mi ci sarei nascosta. Perché non ti sarebbe mai venuto in mente di cercarli laggiù.”
 
Di norma Amethyst non aveva il permesso di mettere piede nel roseto in assenza della zia, ma quel pomeriggio spalancò timidamente il cancello di ferro battuto senza che Gwendoline l’accompagnasse, avanzando timidamente nella serra mentre cercava traccia dei fratelli e del cugino in mezzo alla distesa di cespugli di rose rosse.
“Siete qui?”
 
 
Gwendoline attese, prima di rientrare: rimase davanti al portico con gli occhi fissi sul giardino, curiosa di scoprire l’esito della partita in corso, e sorrise compiaciuta quando vide sua nipote sfrecciare fuori dalla serra, correndo quanto più velocemente il vestito le consentisse, con altre due teste di capelli rossi e una bionda al seguito:
“Questa volta vinco io!”
“Ma come hai fatto a trovarci?!”
“Aspettatemi!”
“Sbrigati Edward, non possiamo far vincere una femmina!”

 
Quando vide Amethyst gettarsi sulla corteccia di un albero, sancendo definitivamente la sconfitta degli altri tre, Gwendoline sorrise e si permise di tornare dentro casa, affatto intenzionata a dover assumere il solito ruolo di arbitro mentre Theo, Rod ed Edward contestavano a gran voce la vittoria della bambina.
Chissà perché era sempre così difficile, per quei tre, accettare di essere sconfitti da una signorina in gonnella. Ma in fondo presto ci avrebbero fatto l’abitudine.
 
 
 
 
 
 
Per decidere a chi dedicare questa flash ho praticamente dovuto fare la conta perché amo follemente tutti i personaggi di questa storia, volevo assolutamente dedicarne una a WOTR e non avevo veramente idea di chi poter scegliere. Alla fine, visto che ho recentemente scritto parecchio sui Cavendish anche su IG, ho optato per i miei fratelli pel di carota preferiti, anche se è stato difficile mettere da parte l’idea di una Penny in vena di lanciare dei posacenere di vetro contro Robert.
Con questa flash chiudo la Raccolta, spero che ne abbiate apprezzato il contenuto, soprattutto le persone che leggono e seguono le mie storie da molto e che quindi conoscono gran parte dei personaggi che sono apparsi in questi 10 scritti.
Ora, i ringraziamenti sono dovuti:
Grazie a tutte le persone che negli anni si sono iscritte alle mie storie, anche se poi molte si sono perse per strada comunque mi hanno donato qualcosa e mi hanno permesso di scrivere di personaggi bellissimi, e col senno di poi questo conta molto più del resto. Grazie anche a coloro che nel corso del tempo mi hanno inserita negli Autori Preferiti, siete davvero tanti e mai avrei immaginato, qualche anno fa, che ben in 60 l’avrebbero fatto.
Infine, voglio rivolgere un grazie particolare alle persone che partecipano da più tempo alle mie storie, che mi hanno mandato più personaggi di chiunque altro e che manifestano sempre un entusiasmo indicibile per le mie storie: grazie a Phoebe, Em, Bea e Sesy, vi adoro.

Un bacio, 
Irene 


 

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