Oltre la siepe

di _Bri_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In perpetual motion ***
Capitolo 2: *** En e Xanax ***



Capitolo 1
*** In perpetual motion ***


In perpetual motion
 
 
La prima volta che incontrò i suoi occhi grigi, larghi e spaesati, stava giocando con una trottola di legno. Ne tirava il cordino e la osservava vorticare, immaginando che quella riuscisse a scatenare tempeste, vuoti e pieni di sogni di bambina. La trottola girava sul piccolo cortile interno del negozio, dove solo i proprietari potevano stare; di tanto in tanto quella correva verso le cataste di mobili morsi dal tempo e rompeva così il suo girare.
Quella volta, però, la trottola ancora non si fermava, mentre al di là della vetrata che la divideva dal negozio entrò lui, la manina stretta in quella di un brutto elfo a fianco di una donna dal viso duro.
Roxanne pensò che quella signora dovesse essere molto arrabbiata, doveva essere accaduto qualcosa.
Non poteva saperlo, la piccina, che Walburga Black non avesse mai saputo cosa volesse dire essere felici. Il bambino si guardava intorno mentre quella donna parlava con il suo padrino. Poi la individuò oltre la vetrata. Rimasero a fissarsi, mentre la trottola esauriva il suo ciclo.
 
Accadde altre volte. Una di quelle, la strega rivolse tirati complimenti a suo padre per come era bene educata la piccola; era rimasta ammaliata dall’espressione rigida di Roxanne, lontana da quella di una bambina di otto anni. Questa volta il piccolo che era con Walburga non aveva più paura nello sguardo; la stava studiando e Roxanne studiava lui, con una curiosità vorace ad accompagnarli, scatenata dalla triste evidenza che farciva la vita di entrambi, ovvero che di rapportarsi con i bambini della loro età non era quasi mai possibile averne, per loro.
Per questo motivo ogni qualvolta il bambino tornava al negozio, Roxanne lasciava ciò che stava facendo per prendere a gironzolargli intorno, apparentemente in maniera casuale. Lui, in confidenza, era molto felice di guardare gli occhi blu della bambina che lo superava di un bel po’ in altezza.
 
Quale che fosse il motivo per il quale Walburga Black avesse smesso di frequentare il Borgin & Burke con assiduità, Regulus non lo sapeva, ma venne il momento in cui smise di importargli in alcun modo: i mesi che lo separavano da Hogwarts erano pochi ed era sicuro, tanto da scommetterci la sua camicia migliore, che avrebbe presto incrociato di nuovo lo sguardo triste di Roxanne Borgin. Doveva solo pazientare.
 
 
- A forza di studiare tanto, finirai a perderti cose molto importanti, Roxie. – 

Abbandonato il suo saggio breve sulla trasfigurazione delle lumache in sacchetti di sale, argomento di difficoltà notevole, Roxanne raddrizzò la schiena prima di spostare con misurata lentezza lo sguardo sul compagno di casa; era da un pezzo che Regulus Black l’aveva staccata, guadagnando svariati centimetri rispetto a lei, eppure non si era mai sentita inferiore a lui per questo.
 

- Le gite ad Hogsmeade sono tutte uguali… e preferisco star qui a sgobbare, piuttosto che andarci con quel mezzo totano di Julius Macmillan. – 

La sensazione era la medesima da che ne avesse memoria. L’ansia a ingorgargli la gola da principio si presentava con i soli occhi fragili di bambina; poi appena il suo ingresso a Hogwarts gli aveva permesso di avvicinarsi davvero a Roxanne, quella aveva cominciato a presentarsi disturbante tutte le volte in cui la ragazza citava uno dei possibili fidanzati  che i genitori la costringevano a frequentare, nella speranza di rimediare per lei un buon partito.
Al sol pensiero Regulus sentiva il sangue ribollire per rabbia e stizza; dapprima riteneva questa corsa all’oro davvero prematura, perché una quindicenne come Roxanne Borgin era unica nel suo genere e aveva, senza ombra di dubbio, ogni caratteristica per sfiorare la perfezione e la possibilità, dunque, di conquistare chi volesse senza sforzo.
E per questo era rimasto di sasso quando quel Travers se l’era squagliata -così aveva sentito saltellare nelle voci pettegole delle sue compagne di casa- dopo il loro secondo appuntamento. Era poi giunto il turno di Julius, che comunque non sembrava poi tanto interessato a Roxanne.
Beh, tanto meglio per lui; si augurò che quel paio di idioti non arrivassero mai a comprendere quanta sfacciata fortuna avessero avuto ad avere la possibilità di camminare al fianco di Roxanne e lo pensò con forza, quando sorrise con dolcezza a quel viso contrito che lo osservava.
 

​- Le gite a Hogsmeade son tutte uguali solo se hai la sfortuna di viverle con cervelli di scarso potenziale. Vieni con me, di nascosto da Macmillan. Ti va? – 

Roxanne assunse la sua espressione più meditabonda e tacque a lungo, tanto che Regulus percepiva il battito accelerare e la testa girare, per colpa di un’attesa snervante. Ma tutto passò quando lei ripose l’armamentario della brava scribacchina nella borsa, per poi annuire e accogliere la sua mano.
 
 
Da quel giorno, passato a nascondersi da Julius il nuovo promesso sposo e i suoi amici grifondoro, mentre calpestavano Hogsmeade guardandola sotto una nuova luce, la loro vita subì un’impennata che per mancanza di una più calzante terminologia potremmo definire positivissima. Si baciarono dapprima con incertezza e poi con la convinzione che quelli fossero gli unici baci che l’uno voleva condividere con l’altra.
Regulus non si preoccupava dei vari ragazzi che i genitori di Roxanne le proposero nel corso dei tre anni e che lei fintamente frequentava, fintanto che fosse da lui che si rintanava a sera fatta, promettendogli amore eterno. E Roxanne, perfetta persino nell’arte della recitazione, si mostrava dispiaciuta ogni qualvolta i promessi sparivano nel nulla, beandosi nell’intimo di sapere perfettamente che la causa di quei repentini cambi di rotta fossero dovuti dall’incontro di Caractacus Burke, il suo padrino, con gli sfortunati.
 
A Roxanne andava più che bene, perché di prendere in considerazione di sposare chiunque non fosse stato Regulus Arcturus Black, non se ne parlava. Persino la morte sarebbe stata una possibilità maggiormente sopportabile, al rimanere per sempre solo la sua amante.
 
Crebbero, intanto, trovando una nuova comune e ardimentosa passione in colui che tutti chiamavano il Signore Oscuro, nei suoi ideali e obiettivi; la loro vita girava, come la vecchia trottola di Roxanne, senza impattare mai contro chi desiderava di porre un freno al loro vorticare.
E Roxanne, che mai più aveva avuto  lo sguardo triste e stanco di chi ha già visto e sopportato troppo, continuava a scartare gli occhi altrui, affamata solamente del grigio indomito di Regulus.
 
 
 
Riuscireste a descrivere il sovraccarico di emozioni provate quando i vostri occhi hanno visto, per la prima volta, un fiocco di neve cadere dal cielo?
Riuscireste, magari, a trasporre l’assoluta felicità provata quando i vostri piedi si sono bagnati dell’acqua del mare?
Oppure di sfuggita aver visto una volpe.
O un cerbiatto impaurito?
 
Allora non chiedete a Roxanne di descrivervi la gioia che le fece scoppiare il cuore quel giorno in cui, di nascosto da avidi sguardi, Regulus era corso da lei per accenderla della più buona delle novelle.
Lui aveva i capelli insolitamente disordinati, ma i suoi occhi vibravano di un’eccitazione che lo rendeva ancora più bello, così come l’incespicare delle dita che, tremanti, faticavano a trovarle il viso; Roxanne, nello stringergli le mani, si convinse che profumava di un odore paradisiaco.
 

- Hanno accettato la mia richiesta, amore. Parleranno domani con tuo padre per organizzare un incontro e formalizzare la proposta!- 

Il cervello di Roxanne faticò a elaborare quell’informazione. La famiglia Black, nota a tutto il mondo magico come detentrice di un codice morale intricato, era solita sottostimare chiunque non appartenesse alla propria cerchia ristretta. Eppure Roxanne Borgin era riuscita a conquistare la loro fiducia, sebbene il cognome di suo padre non rientrasse fra le fortunate famiglie di sangue magico che si erano guadagnate un posto nelle sacre ventotto. Ma come la felicità incommensurabile aveva traboccato nel suo giovane petto, subito era arrivata l’arrogante immagine del suo padrino a oscurare il lieto futuro; nessuno dei candidati per avere le sua mano era riuscito a passare il controllo di Caractacus Burke, per questo il sorriso si spense sul volto di Roxanne in un battito d’ali.
E Regulus, accorto con lei come con nessuna creatura che posasse il passo su questo mondo, si accigliò nel riscontrare il sorriso appassito di lei.
 

- Non ne sei felice? – si decise a chiedere poi, con un timore che di rado chiunque lo avesse conosciuto anche solo di vista, aveva visto attraversargli lo sguardo chiaro.
Non è questo… ma temo che lui possa inasprirsi ancora. Mai nessuno è riuscito a passare il suo controllo qualità, lo sai. – 
Roxanne ispezionò Regulus con attenzione, notando quanto si fosse fatto meditabondo il suo giovane amore. Un silenzio che non durò poi troppo, solo fino a quando il giovane non accennò a uno dei suoi sorrisi morbidi, sempre tristi, come lo sguardo di lei.
 

- Questa volta sarà diverso, non avrà il coraggio di andare contro la decisione dei miei genitori. E poi se non dovesse bastare… - 

Arrotolò così la manica destra fin sopra il gomito per far sì che lo sguardo di Roxanne potesse posarsi sul marchio nero, che si agitava sul suo avambraccio, eloquente e sincero.
Solo a quel punto Roxanne si permise di sorridere di nuovo. Durante il corso della sua giovane vita, la giovane Borgin non aveva mai riposto la propria fiducia in nessuno che non fosse se stessa, fin quando non aveva intrecciato il suo destino con quello di Regulus Black. No, con lui non avrebbe dovuto temere più.
Ogni cosa sarebbe andata al proprio posto, fin quando a stringerle la mano c’era lui.
Passò le dita sul marchio, Roxanne, delineandone i confini come se le falangi danzassero.
E mentre l’anulare affrontava la coda del serpente, s’allungò per catturare la bocca del suo amato, fiera e agitata al contempo al pensiero che molto presto lo avrebbe avuto per sempre accanto a sé.
 
Fin tanto che la trottola gira, paura non avrà.
 
 
Piccola nota necessaria.
Roxanne Borgin è un personaggio di mia invenzione, nato e maturato nell’interattiva ormai conclusa “Il Giardino Segreto”. Le vicende di questa coppia mi sono ronzate per la testa per molto tempo e ho sentito l’esigenza di raccontarveli un po’; con loro apro così la raccolta di OS legate al Giardino, anche se con tutta onestà non ho idea con quale ritmo riuscirò a pubblicare. Quello che posso dirvi per certo è che non tutti i personaggi verranno indagati, perché come molti di voi sapranno sono rimasta abbastanza amareggiata dall’apparente disinteresse mostrato per le note finali di questa interattiva.
Detto questo, spero davvero che vi sia piaciuta questa OS e al solito vi chiedo, se ne avete voglia, di farmi sapere la vostra opinione, anche tramite codice morse :)
Un abbraccio
 
Bri

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Capitolo 2
*** En e Xanax ***


“En e Xanax”

 
La verità era che le labbra di Elyon, il suo odore, il suo sapore, la sfumatura dei suoi capelli bagnati di rame, tutto di lei era qualcosa di straordinariamente unico. Adrian ci aveva messo anni per accettare questo dato di fatto ad alta voce; nel suo intimo, il mago era consapevole che nulla che appartenesse ad Elyon Yaxley fosse lontanamente replicabile, ma accettare la cosa di buon grado era tutt'altra faccenda.
Dovette prima attraversare l'inferno, stringere la mano alla Morte e ballare con lei, per razionalizzare e digerire l’idea che quella femmina fosse il cuore pulsante del suo universo.
Quando aveva tredici anni la vide volare fra le corde d’un’altalena(1), aveva in bocca un riso gioioso, scevro della durezza di cui si sarebbe caricata anni dopo. I capelli di Elyon, profumati d’estate – come potevano essere tanto più luminosi dei suoi?-, ondeggiavano sulla schiena scoperta: per la prima volta nella sua vita, il giovane provò l’istinto di afferrare un altro essere vivente per studiarne ogni forma, composta da pelle, carne e ossa. Dovette correre via, lontano da lei e dai più grandi, con le guance così rosse da far scoppiare ogni sua lentiggine sul viso magro.
A pensarci, era chiaro per quale motivo al tempo Adrian non fosse stato capace di riconoscere l’importanza che avrebbe avuto Elyon; questa consapevolezza lo consolò un poco: di fondo, Elyon era pura, bianca,(2)  così tanto più giusta di lui, da non sembrare nemmeno una sua stessa simile.
Era stato il tempo – e le persone più luride- a comprometterla, corromperne ogni piccola fibra del suo essere. E certo, Adrian faceva parte di quelle persone che l’avevano rovinata, ma Elyon lo aveva scelto e oramai, dopo che avevano affrontato Robert – e con esso i propri sentimenti-, sapeva di non poter più tornare indietro e se anche avesse trovato il coraggio di farlo, di separarsi da quell’unico motivo che lo teneva ancora attaccato alla vita, sapeva che Elyon non glielo avrebbe mai permesso.
Mai.
 
Adrian la osservava discutere con Loby; l’animosità che le era propria faceva vibrare il suo corpo e le rendeva la voce acuta e acida. Una medicina amara(3), sì, sebbene essenziale per la sua sopravvivenza. Osservò la propria mano sinistra, focalizzando l’attenzione sulla fede che stringeva il suo anulare; accennò un sorriso, intanto che i due maghi dinanzi a lui aumentavano il volume della voce. Quelle di Adrian erano mani dure, mani sporche, che avevano commesso un’infinità di crimini di cui non si era pentito totalmente, non di tutti perlomeno; fu inevitabile pensare che un anello nuziale stonasse su quella mano. Ma non gli dispiaceva svegliarsi al mattino e catturarne l’opaco scintillio con lo sguardo ancora appannato dal sonno.
Tornò a fissare sua moglie, l’incredibile creatura che si era tenacemente attaccata al suo fianco e non poté fare a meno di sorridere di nuovo, come se la sola immagine di Elyon si manifestasse come un’ambigua malattia che lo costringeva ad essere felice.
 
Anche quella era una strana sensazione, quella felicità perenne ed incondizionata.
 
Come se fosse stata in grado di percepire i suoi pensieri, la strega alzò una mano in direzione di Loby, con l’intento ardimentoso di stoppare ciò che quello avesse ancora da replicare, quindi roteò, furiosa, il capo di lunghi capelli rossi verso di lui, sorprendendolo a fissarla con quell’espressione che, sul viso di Adrian, sembrava sempre artefatta. Una volta Elyon gli aveva detto che quando non lo vedeva arrabbiato si insospettiva; poi col passare degli ultimi due anni, si rassegnò all’idea che il suo compagno fosse arrivato davvero ad abbracciare la felicità, nonostante il marchio nero ribollisse ancora sul suo braccio, nonostante tutto quello che avevano attraversato, nonostante la morte di Robert e la latitanza.
Passarono qualche istante a fissarsi, mentre Loby spiava come un voyeurista involontario il silenzioso scambio di sguardi dei due coniugi e nonostante fino a pochi istanti prima stesse discutendo con quella maledetta strega, in quel momento, non sapeva se per il gesto lapidario di Elyon, o se dovuto al fatto di sentirsi improvvisamente di troppo, sarebbe voluto sparire.
Poi la donna si decise a parlare, la sua voce un’elegante corda di violino:
 
“Non hai proprio nulla da dire a riguardo?”
 
Adrian ghignò “Te la stai cavando più che bene, non vedo perché mi dovrei intromettere.”
 
Adrian la amava profondamente; condivideva con Elyon un amore viscerale, che scrutava e affondava in ogni capillare del corpo. Era un sentimento irruento, il loro. Faceva esplodere di gioia, sussultare di spasmodico piacere, scuotere sentimenti atavici e primitivi che erano propri dei primi esseri umani. Fra            quelli più amabili, purtroppo, emergeva spesso la rabbia.
Quando Elyon e Adrian si scontravano, niente era in grado di fermare la loro lite, se non la loro stessa volontà di soprassedere.
I loro litigi avrebbero persino potuto fermare il traffico di New York(4), tanto erano esplosive le loro voci e dannatamente pericolose le loro aure.
Adrian avrebbe voluto liberarsi di quella risata che si era incastrata in bocca l’esatto momento in cui aveva visto la mano di Elyon salire a torturarsi il lobo dell’orecchio; quel gesto, la sua bellissima moglie, non era mai stata capace di eliderlo. Sapeva bene, il mago, che se non si fosse trovata fuori dallo studio di Louis Murray, avrebbe ignorato la presenza di Loby e sarebbe esplosa, al punto che avrebbero dovuto toglierle la bacchetta. Ma non lo fece, perché Elyon era decisamente più intelligente di lui e sapeva adattarsi alle situazioni che la vedevano coinvolta, a differenza sua che non era in grado di controllarsi, mai, al costo di creare danni irrimediabili.
Elyon aveva l’anima che lui avrebbe voluto avere (5).
 
“Ti ricordo che sei tu il latitante, Adrian. Sei tu, non io, che il Ministero continua a cercare. Sei tu che devi scontare la pena ad Azkaban… non hai intenzione di collaborare?”
 
“La lupacchiotta non ha tutti i torti.” Si intromise Loby con tono provocatorio, tanto da guadagnarsi un sommesso ringhio da parte della strega. In quel momento Adrian se ne fregò della reazione che avrebbe potuto avere la sua consorte e si liberò di quella risata che non era evidentemente riuscito ad ingoiare.
 
“Se sto qui a leccare i piedi a Louis Murray è solo per te, lo sai bene.” Si accese una sigaretta, Adrian, ignorando il risentito borbottio di Loby. Tirando una boccata di fumo, l’ex mangiamorte si preparò alla furia che si sarebbe presto scatenata, perché sapeva bene quando Elyon non sopportasse quel retro pensiero di sconfitta che di tanto in tanto emergeva dalla sua bocca.
Prevedibilmente, la strega si avvicinò a lui con passo pesante e ci mise un soffio a strappargli la sigaretta dalle labbra.
 
“Non so perché l’ho fatto, maledetto imbecille. Fatto sta che ho malauguratamente deciso di sposarti, invece di ignorare il malsano sentimento che provo nei tuoi confronti. Avrei fatto meglio a farti friggere dagli amici di Robert? Certe volte me lo chiedo, ma puntualmente giungo alla conclusione che ormai è fatta e non si può più tornare indietro. Quindi ora tu aprirai bene quelle strane orecchie che ti ritrovi e farai ciò che ti dico. “
 
Elyon prese solo una breve pausa, durante la quale, stranamente, Adrian non fece un fiato.
 
“Te lo ricordi? Me lo hai detto tu, che avremmo trovato il modo di rimuovere le nostre paure, ma questo può succedere solo se ci fidiamo l’uno dell’altra, Ad. Su di me puoi contare per una rivoluzione, ma cazzo… devi dimostrarmi che hai davvero voglia di lottare, non puoi pretendere che io faccia mia questa battaglia senza di te. Quindi ora, proprio ora, mi dimostrerai che quella stupida testolina che ti ritrovi nasconda un minimo di raziocinio, poi entrerai con me e parleremo a Murray di quello che abbiamo in mente, chiaro? (5)
 
Gli occhi chiari di Elyon vibravano di tenacia e determinazione e Adrian capì subito che non gli avrebbe mai permesso di andarsene di lì, senza aver prima fatto ciò che lei gli aveva affatto velatamente ordinato.
Non c’era proprio nulla da fare: ad Adrian non restava che accettare che Elyon Yaxley fosse la sua salvezza.
 
La porta dello studio di Louis si schiuse e da lì uscì inaspettatamente Joan. Il mago rimase qualche istante a fissare Elyon la quale, a sua volta, aveva ancora lo sguardo incastrato in quello di Adrian. Quando quest’ultimo si rese conto della presenza di Joan, il suo sguardo si accigliò e l’impulso di accendersi un’altra sigaretta fu irrefrenabile.
Col cazzo che se ne sarebbe andato, se Elyon fosse stata irremovibile.
 
“Noi abbiamo finito, Louis vi ha concesso dieci minuti.”
 
Adrian portò di nuovo lo sguardo su sua moglie, la quale aveva avuto una reazione ben diversa alla presenza di Joan. La osservò addolcirsi e sorridere e piegare le labbra in un grazie davvero intollerabile per lui.
 
“Forza, non perdiamo tempo.”
 
Sciocco, immaturo, dannatamente geloso, Adrian afferrò la mano di lei e superò sia Loby che Joan, senza degnare di uno sguardo quest’ultimo. Parve che con la sua presenza, Adrian avesse improvvisamente trovato la voglia di dar retta ad Elyon.
E quest’ultima se ne rese conto, perché conosceva bene  Adrian, l’uomo della sua vita, quello che –ne era certa- sarebbe rimasto il suo compagno per sempre, se solo lui avesse evitato di fare qualcosa di fin troppo stupido, tipo farsi togliere la vita o, peggio ancora, farsi sbattere ad Azkaban.
 
“Vi ho sentito discutere. “ Disse Louis Murray, seduto dietro la sua scrivania di mogano, con il fumo della sigaretta ad aleggiargli intorno “C’è qualche motivo per il quale dovrei dare retta a Joan e non sbattervi fuori?”
 
Elyon stava per replicare, quando fu Adrian a prendere la parola; il mago spianò le mani sul piano della scrivania ed inchiodò lo sguardo in quello più luminoso di Louis, così un sorriso gli increspò il viso.
 
“Sbatterci fuori sarebbe il tuo errore più grande, caro signor Murray. Perché prenderci nella squadra ti sarebbe di enorme vantaggio… fossi in te non mi lascerei sfuggire un’occasione come questa.”
 
Gli occhi di Louis, placidi, saltarono da Adrian, piegato davanti a lui, alla donna che sorrideva di soddisfazione alle sue spalle. E anche se sapeva che quei due erano pericolosi come vulcani in eruzione, qualcosa gli disse di fermarsi ad ascoltare ciò che avevano da dire.
In fondo non avrebbe avuto nulla da perdere e, chissà, magari quei due coniugi sarebbero stati capaci di stupirlo.
 
 


 
Note dalla 1 alla 5: sono citazioni a canzoni che mi hanno fatta pensare ad Elyon e Adrian. Sapete quanto io sia ossessionata dalla musica e che ogni personaggio mio o che mi viene affidato, ha la sua playlist personale. In questo caso abbiamo “Ho visto Nina volare” di Fabrizio de André, “Bianca” degli Afterhours e, come da titolo, “En e Xanax” di Samuele Bersani.
Se vi va ascoltatele.
 
A distanza di secoli, eccomi con la seconda storia di questa raccolta. Perché seppur con estrema lentezza, visto che non ho che pochissimo tempo da dedicare alla scrittura ultimamente, non ho alcuna intenzione di abbandonare tutte le idee che ho nella testa, come non voglio lasciare indietro personaggi a cui tengo terribilmente.
Ieri spotify mi ha ricordato “En e Xanax” una splendida canzone di Samuele Bersani che, al tempo, mi fece pensare proprio ad Adrian e Elyon. Vi invito all’ascolto, perché parla proprio di loro, anche se Bersani non lo sa.
Sono contenta di aver scritto questa modestissima Os, che ovviamente dedico a tutti coloro che hanno partecipato e seguito il Giardino e che hanno amato questa coppia di folgorati tanto quanto la amo io.
Nello specifico, la mia dedica non può che andare ad Anne, che mi ha donato Elyon, sul podio dei miei oc preferiti (E tu, amica mia, lo sai bene).
 
Solo per precisazione: Louis Murray e Loby sono personaggi di mia invenzione, Joan invece è sempre di Anne. Vi allego le loro immagini, specificando che quando Anne mi affidò Joan, gli assegnò l’incredibile volto di Mads Mikkelsen, ben prima che questo diventasse il nuovo Grindelwald; ragion per cui io gli lascerò quel viso.
 
Spero a presto, con altre cosine.

Bri

 Joan

 Loby

 Louis (Anche se non avrebbe bisogno di presentazioni)
 
 
 
 
 

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