Another Love

di Lizzyyy02
(/viewuser.php?uid=1164697)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Lucy
L’ufficio è sempre il solito, come ogni mattina: rumoroso. Lucy si guarda intorno e non vede niente di diverso. Le solite facce luminose, il suono dei computer che iniziano ad accendersi, le chiacchiere prima dell’inizio del turno. Eppure, allo stesso tempo, è tutto diverso.
«Auguri venticinquenne! L’età inizia ad avanzare, eh?» In un secondo viene assalita da un tornado in versione mini, che le salta letteralmente addosso, stritolandola. Lucy ricambia l’abbraccio con lo stesso vigore, chinandosi leggermente. Se glielo avessero detto dieci anni fa che lei e Levi sarebbero state assunte a distanza di un mese l’una dall’altra nel giornale più famoso di Magnolia, sarebbe scoppiata a ridere. E invece eccole lì, a realizzare i loro sogni, insieme.
«Parla per te, piccoletta, l’età non lascia nessun segno su questo viso» Fa, ironica, indicandosi il volto platealmente.
«Ci credo, con tutto quello che spendi in creme idratanti» La prende in giro lei «Sei pronta a festeggiare sta sera?»
«Ma come? Hai già rovinato la sorpresa?» Levi le lancia uno sguardo omicida a quella frase. La sua povera amica ci ha provato a tenerle nascosta la festa che stava organizzando, ma quando Lucy si impunta non c’è niente che non riesca a scoprire.
«Quindi, hai deciso di provarci finalmente?» Fa la sua migliore amica, fissandola con intensità.
Lucy sente i muscoli tendersi, una fitta alla pancia espandersi fino in gola. Levi la guarda, scuotendo la testa «Oh, Lucy, se rimarrai così indecisa ti logorerai. Che sia un passo avanti o indietro, fai qualcosa, perché rimanere in questo limbo ti farà solo soffrire. Razionalmente, ti direi di lasciar perdere visto il soggetto, ma credo sia la centesima volta che te lo dico, quindi…vai, fatti avanti…anche se sai cosa rischi…»
Sì, Lucy sa bene cosa rischia. Rischia di soffrire talmente tanto che non sa se sarà in grado di tornare al lavoro. Tra tutti gli uomini su questo mondo, di chi doveva innamorarsi lei? Del suo capo, ovviamente.
Eppure, non crede di aver mai provato nulla di simile nella sua intera vita. Le sembra di essere tornata una ragazzina: incerta sul da farsi e timorosa.
«È facile rimanere in questo limbo, Levi. Se invece dovessi fare un passo avanti e non dovesse andare come spero…» Stringe le dita affusolate a quel pensiero: il pensiero di non essere ricambiata da lui.
È davvero patetico, ma in questo momento, è la cosa che più la terrorizza.
«Allo stesso tempo però, non riesci nemmeno a rinunciarci…» Completa, la sua amica per lei, la quale fin troppe volte ha assistito ai suoi sfoghi, sempre pronta a consolarla, come adesso «Lucy, abbiamo stabilito che al tuo compleanno ti saresti fatta avanti, comunque vada, ci sono io, sempre» Levi le stritola la mano, sorridendole. Lucy ricambia il sorriso.
«Come sto?» Fa, per sdrammatizzare.
Gira su sé stessa, mentre Levi, non senza qualche difficoltà vista la differenza di altezza con la sua piccola amica, le regge la mano in una parvenza di giravolta.
Oggi si è particolarmente curata: ha tirato fuori l’elegante tailleur rosa cipria che indossa solo per le occasioni importanti, ai piedi décolleté nere lucide. I capelli biondissimi legati in una lunga coda ordinata, e un velo di trucco a coprire qualche imperfezione qua e là. Ha perso il conto di quante volte si è guardata allo specchio quella mattina, si sente agitata come la prima volta che ha fatto il colloquio per essere assunta.
«C’è bisogno che risponda? Sei abbagliante, Lucy. Bella è dire poco» La ragazza sorride di rimando.
Sì, ce la può fare. Infondo deve solo parlargli. Invitarlo alla sua festa di compleanno questa sera. Ce la può fare.
Come se i suoi pensieri lo avessero richiamato, le porte dell’ascensore si spalancano, rivelando la sua figura.
Lucy sente immediatamente un nodo alla pancia, i palmi che iniziano a sudare. Anche stamattina è impeccabile, il completo nero elegante che indossa lo fascia alla perfezione, i capelli sbarazzini in contrasto con la sua aria raffinata. Cammina sicuro lungo il corridoio, salutando e regalando sorrisi. Sorrisi che la uccidono ogni volta.
Prima ha detto di essere innamorata. Non è affatto un esagerazione. Lo sente, che lui è l’uomo della sua vita. Non riesce a immaginare un futuro con nessun’altro.
Più si avvicina, più la ragazza trattiene il respiro. Quando ormai sono di fronte Lucy gli passa il caffè che è andata a prendere alla caffetteria dell’ufficio, ancora caldo. Lui lo prende, squadrandola per un attimo, per poi concentrarsi solo sul suo viso.
È dura persino guardarlo in faccia.
«Grazie Lucy, buongiorno» Fa, sorridendo in maniera così bella, spontanea. Ama quel sorriso.
La ragazza sente le guance imporporarsi. E dire che si è detta di essere sicura. Almeno riesce a non abbassare lo sguardo, puntandolo in quegli occhi scuri ma luminosi, e sorridendo di rimando.
«Buongiorno, Signor Loki»
 
Natsu
Il ragazzo continua a battere il martello contro quel chiodo nella trave, che non ne vuole sapere di starsene a posto. Il sole cocente che gli batte sugli occhi, e il sudore per la mattinata passata a spostare sacchi di sabbia e cemento, sicuramente non aiutano. Arrivato al limite, si sfila rudemente la maglietta sporca, facendo prendere un minimo di aria al suo corpo madido di sudore.
Da quando hanno affidato quel cantiere alla ditta per cui lavora, c’è sempre tanto lavoro da fare, e a fine giornata non desidera altro che fare una doccia, tirare due pugni al suo sacco da boxe e sprofondare nel letto.
«Dragneel! Pausa pranzo!» Gli urla da lontano con quel vocione Elfman, suo collega e grosso quasi il doppio di lui.
«Arrivo!» Urla di rimando per farsi sentire, per poi mollare il martello e raggiungerli.
Sono tutti seduti dove capita, chi sui sacchi di sabbia, chi su casse abbandonate, chi per terra. La maggior parte sta in silenzio a riposare, altri, come Elfman, non perdono mai occasione di parlare, a voce talmente alta che più che una conversazione sembra si stiano gridando addosso.
Natsu sbuffa. Tanto per concludere quella giornata del cavolo si è anche scordato il pranzo a casa. Mentre sta già scegliendo a chi scroccare mezzo panino, sente un fischio da lontano che lo fa voltare.
Prima ancora di mettere a fuoco la figura, sorride, alzandosi e dirigendosi a grandi falcate verso l’entrata del cantiere.
«Ancora qui?» Le dice, come se non volesse che lo passi a trovare, quando in realtà è il completo opposto.
«Per forza, senza di me moriresti di fame» Fa, con un ghigno divertito, per poi lanciargli una busta contenente un tramezzino avvolto nella carta, alla quale lui lancia un’occhiata distratta. Subito ritorna a guardare lei.
«Che ci hai messo?» Fa.
Lei inarca un sopracciglio «Nemmeno un grazie?»
«Hai ragione, vieni qui, fatti abbracciare» Fa, avvicinandosi protendendo le braccia.
«Non ci provare nemmeno, sentivo la puzza del tuo sudore a un chilometro di distanza!» Fa ridendo, e scansandosi prontamente. Riesce comunque ad afferrarla in uno scatto repentino, circondandola con le braccia madide. «Che schifo! Lasciami, Dragneel!» Natsu ride. Quanto vorrebbe che si trattasse solo di uno scherzo innocente. Ma con lei non sono mai solo scherzi. Se la tiene premuta addosso e non riesce a fare a meno di sentirsi bene, dove vuole essere.
«Ehi!!» Un urlo familiare li fa separare. Lei si volta verso gli altri ragazzi, tra tutti spicca Elfman, che saluta da lontano. Non è arrabbiato, è solo il suo solito vocione. La ragazza sorride e saluta anche lei.
«Non vai da lui?» Chiede Natsu.
«Credo sia di nuovo impegnato» Dice con un mezzo sorriso, fissando l’omone che ha preso a sollevare davanti agli altri radunati intorno a lui due blocchi di cemento, probabilmente di cinquanta chili l’uno.
«Ti sei abbronzato» Quel commento uscito dal nulla lo riporta con lo sguardo verso di lei.
«Beh, vorrei vedere, tutte le mattine a lavorare sotto il sole cocente, tu più che altro, sicura di non essere un vampiro? Vieni qua praticamente tutti i giorni e sei ancora più bianca» Fa, osservando le sue braccia scoperte, le sue spalle esili, il suo collo niveo…
«Perché io mi metto la crema solare, al contrario di qualcuno, che tanto non ne ha bisogno» La sua voce lo riporta alla realtà. Si stava incantando. Come si fa a essere così idioti?
«E poi lo sai che non mi abbronzo, casomai mi brucio. Anzi, mi conviene togliermi da qui che potrei ritrovarmi con chiazze rosse sparse dappertutto» Dice, mentre fa per andarsene «Ah Natsu, ricordati di sta sera, mi raccomando!» Gli intima. Ultimamente per la stanchezza ha declinato moltissime uscite, ma quella sera ha giurato a lei e Gray che ci sarebbe stato, e sa bene di non poter infrangere un promessa fatta a loro due.
«Sta tranquilla» Lei gli sorride, si volta, ma «Liz!» Fa lui di scatto.
Lisanna si ferma, guardandolo.
Natsu esita, contrae la mascella «Grazie, per il pranzo»
Lei sorride un’ultima volta «È un piacere» Dice, per poi allontanarsi e scomparire alla vista.
Natsu sospira. Si riavvia di nuovo verso gli altri con passi strascicati.
«Depresso che se ne sia andata?» Commenta Gajeel dietro di lui a bocca piena, con gli occhi rivolti al cantiere ora immobile. Nemmeno lo aveva notato, mancava poco che sussultasse.
«Sta zitto»
«E dai Dragneel, a chi pensi di darla a bere? È ovvio che sbavi dietro alla sorellina di Strauss. Fossi in te ci farei un pensierino, prima di ritrovarmi un cognato come quello» Fa, puntando lo sguardo su Elfman che ora ha preso a fare le flessioni con una mano sola, tenendo il conto ad alta voce.
Natsu scuote la testa, arraffando il panino dalla busta e iniziando a scartarlo «Non sbavo dietro a nessuno»
«Certo certo, convinto tu, convinti tutti» Commenta, riprendendo a mangiare in silenzio.
Natsu tace anche lui. Attimi di silenzio riempiti dalle voci degli altri, poi «È una mia amica d’infanzia, d’accordo?»
«Senti Dragneel, okay, come ti pare. Non che me ne fregasse qualcosa comunque» fa lui, con la sua solita delicatezza «ma sappi che io non sono la tua coscienza, alla quale puoi dire stronzate su stronzate. Io ho le mie idee, e quello che penso è che stai sotto a quella ragazzina come un treno» Termina, ingoiando l’ultimo boccone.
«E adesso tornate tutti a lavoro, branco di nullafacenti! Alzate il culo!» Urla, così che tutti possano sentirlo. Si, perché Gajeel non è solo uno dei suoi più cari amici, anche se lui stesso si domanda ancora come sia possibile, ma anche il suo superiore.
Natsu guarda il suo panino completamente intatto con una smorfia, per poi rimetterlo nella busta e portarlo al volo nello zaino. Lo mangerà quella sera, e non ha bisogno di assaggiarlo: ha già deciso che le scriverà che è buonissimo.
 
L
«Levi, basta! Quanto rossetto devi mettermi ancora?»
«Sh! Non parlare che vado fuori»
Lucy si rimette in posa. Tra poco le verrà un tic alla faccia, se lo sente. Eppure, non ce la fa a protestare più di così, non riesce nemmeno a parlare, in effetti.
Immagini continue di ciò che è successo solo poche ore fa le vorticano a ripetizione nella mente. Chiude gli occhi per trovare un po' di serenità, ma così è anche peggio: vede il suo sorriso più chiaramente, sente più distintamente la sua voce.
Farò il possibile per esserci
Li spalanca di nuovo, avvampando.
«Lucy!» La richiama la sua amica per l’ennesima volta.
«Scusami, Lev, ma sento il cuore che sta per uscirmi dal petto» Dice lei, fissandola. Levi inclina la testa, sorridendo. La abbraccia, facendo attenzione a non rovinare il trucco. «Luce, sono così felice per te» La ragazza sorride di rimando, gli occhi nocciola luminosi.
Come un flashback rivede nella sua mente quelle poche parole che si sono scambiati, ma che sono bastate a procurarle un batticuore che va avanti da ore.
Bussa alla porta del suo ufficio. Respiri profondi lasciano le sue labbra, chiude gli occhi per calmarsi.
«Avanti» Appena mette piede nella stanza piccola, ma luminosa e raffinata, vede lui staccare gli occhi dal pc, guardarla e sorridere «Lucy. Dimmi»
«Ti ho portato le stampe ricontrollate» Fa, poggiando con attenzione i fogli sulla scrivania, stracolma di altri documenti ma ordinatissima. «Oh, fantastico» Li afferra, sfogliandoli al volo, annuendo «Ottimo lavoro, grazie»
Lucy sorride, si volta incerta, diretta verso la porta.
No. Oggi deve farcela. Almeno provarci. Lo ha promesso a Levi…e a sé stessa.
«Signor Loki» Fa, voltandosi di scatto. «Quante volte ti ho detto che basta il nome» Dice lui con un ghigno, riprendendo a battere i tasti del computer.
«Tante volte direi…è la forza dell’abitudine» Risponde, sforzandosi di apparire tranquilla. Spera davvero sia così. D’improvviso lo vede riportare lo sguardo su di lei «C’è qualcos’altro che devi dirmi?» Fa.
Lucy inghiotte un groppo di saliva, si morde un labbro «Si»
Lui annuisce, esortandola a continuare. Quel mezzo sorriso sul suo volto la distrae.
«Oggi è il mio compleanno» Immediatamente si sente una stupida. Quando è davanti a lui si trasforma, di solito non è così impacciata. Anzi.
Lui all’inizio sembra confuso, ma poi sorride di nuovo «Oh, auguri allora»
«Era solo per dirti che…mi hanno organizzato una festa, al Fairy Tail Club questa sera alle nove. Ci saranno molti colleghi dell’ufficio e ho pensato che…magari…ti avrebbe fatto piacere venire» Stringe i pugni, in attesa. Lui sembra sospirare.
In un attimo sente una fitta al petto: le dirà di no. Le dirà che è il suo capo e non è consono invitarlo al suo compleanno.
«Mi dispiace Lucy, ho una cena di lavoro proprio sta sera…» Lo sapeva. Lui è un uomo impegnato, deve gestire l’ufficio, trattare con persone importanti. Non può stare dietro a lei. Però…chissà perché, si sente come se l’abbia rifiutata.
In realtà, dentro di lei, sentiva che se avesse detto di sì, allora avrebbe voluto dire che aveva una possibilità con lui…che c’era una possibilità per loro.
Si martoria il labbro inferiore tra le labbra, reprimendo le lacrime «Non preoccuparti, davvero» Fa per uscire. Tutto quello che vuole ora è rifugiarsi tra le braccia di Levi.
«Lucy, aspetta!» La richiama. Si volta e se lo ritrova di fronte. Elegante, bellissimo, perfetto.
«Queste cene si dilungano abbastanza, ma credo proprio che quelle mummie che vogliono solo che investa nelle loro compagnie non reggano più delle 11» Dice.
Allunga un braccio, piano. Posa il palmo sulla sua spalla. Quel contatto basta a farla fremere.
«Te lo prometto, farò il possibile per esserci»
Il solo ricordare quel momento la fa sorridere talmente tanto da farle far male alle guance. Si alza dalla sedia dove Levi la stava truccando, dirigendosi allo specchio alla parete.
Fissa il suo riflesso. Se quella mattina si sentiva raffinata e romantica, adesso guardandosi non può fare a meno di pensare di essere davvero…sexy.
«Non sarà esagerato?» Fa a Levi, che intanto inizia a truccarsi a sua volta.
«Stai scherzando? Sei una bomba, ma per niente volgare. Sei perfetta» Levi è davvero il suo punto di riferimento.  In questi ultimi mesi avrebbero dovuto farla santa: da quando il Signor Loki è entrato nella sua vita, e poi nel suo cuore, sente un costante bisogno di rassicurazioni. Sa bene che non è affatto una cosa positiva, questa, ma non può evitare di sentirsi così.
Ritorna a guardare lo specchio. Il vestito non è troppo corto ma davvero aderente, la fascia come una seconda pelle mettendo in risalto le sue forme. È nero, ma brillante. Levi le ha detto che essendo relativamente semplice come abito, poteva osare con il trucco. In realtà non è molto più pesante del solito, anche perché non voleva esagerare troppo, l’unica cosa diversa è il rossetto. Rosso. Le risalta le labbra, illuminandole tutto il viso.
Il solo pensare che il Signor Loki la veda così la fa tremare. Non vede l’ora e allo stesso tempo è terrorizzata.
«Luce, consumerai lo specchio a forza di guardarti! Andiamo dai, che rischi di fare tardi alla tua stessa festa» Fa Levi, dando un ultima sistemata ai capelli e infilandosi un paio di tacchi.
Prendono entrambe le loro borse. Si guardano un ultima volta, scoppiando a ridere, e uscendo dall’appartamento.

N
Fissa l’armadio con apatia mentre prende un paio di jeans puliti a caso, infilandoli al volo. È indeciso se mettere la solita felpa nera, ma alla fine qualcosa lo spinge a prendere la camicia bianca. La infila e la chiude, non senza qualche difficoltà, lasciando aperti gli ultimi due bottoni.
Non è mai stato troppo fissato sull’aspetto esteriore, Natsu: fosse per lui, tuta e felpa sarebbero stati un abbigliamento appropriato anche ad un matrimonio. Ma quella sera è diversa. È come se una forza sconosciuta lo abbia convinto che stasera è quella giusta.
La sera per mettersi faccia a faccia con lei. La sera per dirle tutto quello che sente da dieci anni a questa parte.
Si. Una cotta che va avanti da dieci anni senza che lui avesse mai trovato occasione di dire o fare niente. Ma ha sempre avuto una paura fottuta. Più che di essere rifiutato, di rovinare quello che c’è tra di loro: Lisanna è la sua migliore amica da quando riesce a ricordare. Una spalla, che è stata sempre a fianco a lui nel bene e nel male. Ancora oggi ricorda le parole che Gray, esasperato, gli disse non troppo tempo fa.
«Semplicemente, siete due coglioni»
«Che?»
«Mi hai sentito, cretino. Tu non fai un passo per paura che lei non provi quello che provi tu, ma sono pronto a scommettere quello che vuoi che anche per Lisanna è la stessa identica cosa» Natsu lo guarda stranito.
«Non può essere. Me ne sarei accorto» La faccia di Gray alla sua affermazione è impagabile.
«Te ne saresti accorto, ovvio! Infatti, non c’è nessuno migliore di te a captare questo tipo di segnali! Natsu, per favore. Potrebbero provarci con te e nemmeno te ne renderesti conto. La barista di prima non ti ha fatto pagare la birra!»
«E allora? È stata gentile»
Gray lo fissa con un’espressione inintelligibile, per poi alzarsi dal tavolo «Basta. Mi cerco un altro migliore amico»
Ricordare quella scena lo fa sorridere, ma un senso di amaro subentra subito dopo. Potrà anche non essere così bravo a captare quando qualcuna sta flirtando con lui, ma è di Lisanna che sta parlando.
La conosce come le sue tasche, sa tutto di lei. Dei segnali da parte sua li avrebbe sicuramente colti.
Finisce di prepararsi e infila rudemente chiavi, portafoglio e cellulare nelle tasche.
Questa sera è la sera. Anche se rischia di starci male non può più andare avanti con questo logorante senso di incertezza.
 
L
Lucy non riesce più a liberarsi degli abbracci soffocanti che la stritolano ogni tre minuti. Tutti le fanno gli auguri, sorridendo e facendole complimenti. Non nega che c’è una parte di lei, forse non così piccola, che apprezza parecchio quelle attenzioni, ma qualsiasi cosa quando è esagerata non è più così piacevole.
«Lucy, abbiamo sentito che hai invitato il capo. Verrà?» Le chiede Laki, una loro collega. Forse c’è più di un’intenzione dietro il suo tono fintamente spensierato, ma Lucy è troppo impegnata ad arrossire per accorgersene. «Ha detto che aveva da fare, ma che avrebbe comunque provato a passare» Fa, a voce più alta del normale per farsi sentire in mezzo alla musica di quel Club. Levi ha fatto proprio un’ottima scelta, come al solito: quel posto è all’ultima moda e gigantesco. Le fa venire voglia di andare subito a scatenarsi in pista con la sua amica. E andrebbe davvero, se solo non fosse così tesa.
Levi sembra notarlo. La fissa dal bancone dove è andata a prendere da bere, facendo quello sguardo che solo loro due possono capire. È come se le parlasse senza dire nulla: “Stai tranquilla, non ti preoccupare, divertiti”.
Lucy sorride, fa un respiro profondo, e i suoi muscoli sembrano sciogliersi un po’. La guarda ancora e la vede lottare contro un vassoio pieno di cocktail da portare al tavolo. Subito si alza per andarla ad aiutare. Nel passare tra la calca urta qualcuno.
«Oh, scusami» Fa, guardando giusto con la coda dell’occhio il diretto interessato. Intravede solo una capigliatura particolare e una camicia candida.
«Di niente» Si sente rispondere, ma è già lontana. Prende alcuni cocktail per aiutare l’amica. Ora la vera impresa sarà riuscire a riportarli al tavolo.
 
N
«Eccoli! Li vedo!» Fa Lisanna, iniziando a trascinarli in mezzo alla calca del Fairy Tail senza nemmeno un attimo di preavviso.
Ogni volta passare in mezzo alla pista da ballo è come cercare di farsi largo ad un concerto. Qualcuno lo urta ancora, questa volta con più impeto.
«Oh, scusami» Almeno lei si è scusata, al contrario di tutti gli altri. Non riesce a vedere chi sia. Capta solo con la coda dell’occhio una chioma bionda.
«Di niente» Risponde, ma dubita l’abbia sentito.
Continua a seguire l’albina, finché non arrivano ad un tavolo, dove trovano ad aspettarli Cana, Mirajane e Gajeel. Subito la ragazza va a salutare sua sorella maggiore, e poi Cana.
Lui fa un cenno col mento a Gajeel «Come va?»
«Sei tu che hai lasciato una trave in mezzo al cantiere?» Fa subito lui, torvo.
Natsu reprime un’imprecazione nella sua mente, tirando fuori la faccia più incredula e innocente che riesce a fare «No, perché?» Si era completamente dimenticato di ricaricarla sul furgone.
Gajeel lo squadra ancora come se lo volesse uccidere. Evidentemente non lo ha convinto. Gli svantaggi di avere un amico che è anche il tuo pseudo-capo.
Gray interviene a far calmare le acque. «Allora? Che ci beviamo?»

L
Solitamente quando è in discoteca le ore volano come fossero secondi. Ma stasera è il contrario. Ha passato tutto il tempo a controllare l’ora sul cellulare e adesso che sono finalmente le undici, sente un senso di liberazione unito ad un’ansia ancora più forte. Intorno a lei le chiacchiere si mescolano alla musica, alle luci stroboscopiche, facendole girare la testa. O forse è solo perché è sbronza.
«Lucy, tutto bene?» La sua amica Juvia la richiama dallo stato catatonico in cui sembrava essere cauta. La ragazza le rivolge un sorriso «Si, tranquilla. Tu piuttosto, non ti ho ancora ringraziato per essere qui stasera. So che sei molto impegnata in questo periodo» La ragazza dalla pelle pallidissima ed i capelli di un turchino brillante le sorride di rimando «Questo ed altro per te»
Eh sì, non molti avrebbero potuto immaginare che la tranquilla ragazza seduta a fianco a lei fosse una cantante in attesa di fare il suo debutto come solista. Proprio in questo periodo stava terminando l’album. «Come va con la casa discografica?» Juvia fa una smorfia, prendendo un altro sorso del suo Long Island «Come puoi immaginare. Alti e bassi. Non è un’etichetta conosciuta, anzi, potremo dire il contrario. Hanno scommesso molto su di me e non fanno altro che mettermi pressioni su pressioni» Lucy la guarda con comprensione, mettendole una mano dietro la testa in una sorta di carezza «Andrà tutto bene, usignolo. Le ameranno» Fa, riferendosi alle sue canzoni. Ha avuto occasione di sentirle e non vede l’ora che esca il cd per andarlo a comprare. La ragazza le rivolge un sorrisone. Inizia a parlare della nuova canzone alla quale sta lavorando, quando il telefono di Lucy squilla. Appena legge il nome sul display un violento sussulto la coglie, facendola scattare in piedi.
«Scusami Ju, continuiamo dopo» Fa, sbrigativa, scappando verso l’uscita del Club.
Di sicuro non può parlare lì dentro, non sentirebbe nulla. Come una forsennata si fa largo tra la ressa riuscendo a raggiungere le porte e affacciandosi all’aria tiepida di luglio. Accetta la chiamata, sorprendendosi di avercela fatta in tempo. Porta il telefono all’orecchio, trepidante.
«Pronto, Signor Loki?»
 
N
«Davvero!?» La voce di Cana riesce a sovrastare persino il marasma di voci lì dentro. Ha un’espressione scioccata, manca poco che faccia cadere il bicchiere.
«Io non ci credo, dice così ma rinuncerà all’ultimo» Commenta Gray, secco.
«Natsu, sono così felice, finalmente!» Fa Mira, unendo le mani, nemmeno fosse in preghiera.
«Sono l’unico che non ci sta capendo un cazzo?» Irrompe Gajeel con la sua solita compostezza ed eleganza.
«Dragneel qui, ha deciso di fare il grande passo» Fa Cana, ghignando, e riprendendo a scolarsi il suo boccale di birra, in un modo che farebbe impallidire qualsiasi camionista.
«In che senso?»
«Mi dichiaro a Liz, va bene? E no, non rinuncerò all’ultimo, quando decido qualcosa è così e basta» Dice, rispondendo all’accusa di Gray.
«Ah, vuoi dire che sta mattina mi hai mentito spudoratamente» Replica Gajeel, in modo quasi ironico.
«In realtà no, siamo davvero amici da sempre»
«Ma non solo questo, vero, tesoro?» Fa Mira, guardandolo come una mamma guarderebbe il figlio che si è preso la sua prima cotta. Gray e Cana si sbellicano, la seconda addirittura si asciuga le lacrime.
Ne ha abbastanza. «Sapete che vi dico, vado ora»
«Cioè, adesso?» Chiede Cana.
«Si, vado lì al bancone e glielo dico» Fa, Natsu, cercando di individuare la corta chioma candida di Lisanna, allontanatasi dal tavolo per andare a prendere da bere.
«Cioè tu, dopo dieci anni di turbamenti interiori per la stessa ragazza, vuoi dichiararti al bancone di un Club. Avanti Dragneel, puoi fare di meglio» Dice Cana, mentre gli altri due stronzi sghignazzano. Mira in tutto ciò ha sempre la stessa espressione.
«È esattamente quello che farò» Dice convinto, allontanandosi da lì a lunghe falcate. Per troppo tempo ha rimandato qualcosa che ora non riesce più a nascondere. È diventata quasi una necessità. Deve dirglielo. Ora o mai più. Perché non crede che in nessun altro momento sarà capace di ritrovare tanto coraggio.
Finalmente la vede, bellissima, pura, nel suo vestitino bianco come i suoi capelli, come la sua camicia.
Solo adesso si chiede se l’abbia messa anche perché il colore gli ricordava lei. Gli nasce spontaneo un sorriso.
Accelera il passo, è quasi lì…quando qualcosa lo blocca.
Sta parlando con il barista.
Non c’è assolutamente nulla di strano, stanno solo parlando eppure qualcosa c’è. Nel modo in cui ride, in cui sbatte le palpebre, in cui si porta una ciocca lattea dietro l’orecchio.
Il barista altissimo, dalla capigliatura assurda e uno strano tatuaggio in faccia, si avvicina a lei sussurrandole qualcosa all’orecchio che subito la fa scoppiare a ridere.
Natsu si sente bruciare dentro, ma allo stesso tempo, una fitta di dolore lo colpisce. La verità è che non ha nessun diritto di sentirsi geloso. In quegli anni avevano avuto tutti e due le loro esperienze con altre persone, sarebbe stato da sciocchi negarlo.
Ma erano rimasti sempre single, altrimenti non avrebbe continuato a sperare in un futuro con lei.
Eppure, Lisanna non si è mai comportata con nessuno in quel modo, non ha mai guardato nessuno con quegli occhi luminosi, quel sorriso…lo aveva sempre rivolto solo a lui.
Si conoscono da tempo? È per quel tipo che Lisanna propone sempre di andare al Fairy Tail?
Probabilmente è solo la sua immaginazione, ma non può fare a meno di chiederselo.
Sta per raggiungerla e farsi valere davanti a quel tipo assurdo, quando qualcosa lo blocca.
Hanno avuto dieci anni. Dieci anni, dannazione. E nessuno dei due ha fatto nulla.
Lui un po' per codardia, un po' per l’abitudine che si era creata tra di loro e che aveva timore di spezzare.
Ma lei? Gli risultava difficile credere che Lisanna non gli avrebbe detto nulla se fosse stata interessata quanto lo era lui.
Improvvisamente tutto il coraggio, l’impeto di poco fa, svanisce in un soffio. Resta solo tanta, bruciante, cocente, delusione.
Perché con lei non riesce ad essere deciso? Perché sembra quasi che diventi un’altra persona?
Ha bisogno d’aria. Scosta con malagrazia le persone davanti a lui, raggiungendo la porta. Non appena mette piede fuori, inspira a fondo, con forza.
Non ci mette molto a notare di non essere solo.
C’è un’altra persona, una ragazza, seduta sul marciapiede, che regge tra le mani il cellulare. Il vestito elegante stona con la posizione che ha assunto, i capelli sono liberi e sciolti, e si muovono seguendo l’aria tiepida di luglio.
Non ci mette molto nemmeno a notare che anche lei questa sera deve aver subito una gigantesca delusione.
Proprio questo lo spinge ad avvicinarsi.
Si lascia cadere anche lui seduto sul bordo del marciapiede, a circa due metri di distanza.
Per quanto è assorta non lo nota nemmeno. Da lì riesce a guardarla in volto: la bellezza contrasta con la tristezza nello sguardo.
«Ehi» la vede sussultare, finalmente lo guarda «serataccia?»

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


Lucy
Il suono di una voce improvvisa la fa sussultare. Sbucato dal nulla, si ritrova a fianco uno sconosciuto, seduto poco lontano da lei.
Per un attimo rimane interdetta, non solo per la sorpresa, ma anche per lo sconosciuto in sé: è…non riesce nemmeno a trovare le parole giuste. Le sembrano tutte riduttive per riuscire a descrivere quel viso, quegli occhi che la scrutano, che sembrano essere tristi quanto lo sono i suoi.
Le ha chiesto se è una serataccia?
«Oh, non immagini» Dice, ridandosi un contegno e sperando che il trucco non si sia sbavato troppo. Non ha pianto, ma non ricorda se si è passata una mano sul volto.
Dopo quella chiamata, non ha più fatto caso a niente, non preoccupandosi né di sporcare il vestito sedendosi a terra, né di rovinare quel trucco che Levi si è tanto impegnata a fare.
«Tu invece? Serataccia anche per te?» Fa, scalciando un ciottolo con la punta del tacco.
Lui fa un mezzo sorriso «Diciamo di sì, non così tanto da starmene seduto qui fuori da solo»
Lucy ridacchia «Ti ricordo che sei seduto qui fuori» Fa.
«Si, ma non sono solo» Dice, sempre con quel ghigno in volto, e lanciandole un rapido sguardo.
 Affascinante, l’unica parola che riesce a venirle in mente guardandolo. Non solo il suo aspetto, anche il suo modo di fare, il suo tono. Le ispira qualcosa, al quale non sa dare un nome.
«Ti va di fare un giro?» Non sa se sia la tristezza a parlare, o l’alcool ancora in circolo nel suo corpo, fatto sta che ha sputato quelle parole senza nemmeno rifletterci.
La sua mente le ha pensate e la bocca le ha pronunciate. Non le succede da tempo immemore. Il bello è che non è minimamente preoccupata delle conseguenze, non le importa se quello sconosciuto dirà di sì o rifiuterà. È davvero una bella sensazione.
Lo vede allargare il sorriso.

Natsu
Quella sconosciuta le ispira qualcosa. Per questo appena lei ha proposto di fare un giro, non ci ha riflettuto un attimo prima di dire di sì. Non sa se sia per la sua bellezza mozzafiato, o per quel dolore che percepisce da lei e che sembra così simile al suo.
Una parte di lui vuole chiederglielo, conoscere cosa la turba, ma ce n’è un’altra che si sente così bene adesso, camminando nel più totale silenzio, uno a fianco all’altra, senza il bisogno di parlare per riempirlo.
Allo stesso tempo però, il silenzio fa volare i pensieri di nuovo verso di lei: chissà cosa sta facendo ora, se è ancora con quel barista, se continua a rivolgergli quei sorrisi.
Senza che se ne sia reso conto, sono arrivati in un piccolo parco, completamente deserto.
«Ti va di sederci? Meglio di un marciapiede, no?» Fa, indicando una panchina.
Lei sorride e annuisce.
Si siedono. Per quanto quel silenzio sia bello non gli pare giusto protrarlo troppo. Prende fiato per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma lei lo precede.
«Oggi è il mio compleanno» Fa, dal nulla. Sblocca il cellulare guardando l’ora, la quale proprio in quel momento cambia, segnando la mezzanotte «anzi, possiamo dire che lo era ieri»
«Beh, auguri in ritardo allora» Dice, facendola ridere piano.
«Avevo invitato una persona, mi ha detto che avrebbe provato ad esserci ma…mi ha chiamato, dicendomi che non ce l’avrebbe fatta» Dice, sospirando «e io sono patetica, perché mi sento devastata per così poco. Non posso nemmeno dare la colpa a lui, sono impegni di lavoro, ma…cavolo, se fa male» Dice, lo sguardo basso.
Natsu la guarda. Lo sapeva che si trattava di amore, ci avrebbe giurato. Non sa assolutamente niente di questa ragazza, eppure è seduto vicino a lei su una panchina ad ascoltarla confidarsi. E il bello è che in questo momento non si immagina ad essere da nessun’altra parte.
Se c’è una cosa in cui fa schifo, quella è consolare. L’unico modo che conosce è stare vicino, offrire una spalla, magari confidandosi a sua volta. Ed è proprio quello che fa. Tira il volto indietro, i gomiti sul bordo della panchina.
«Sono innamorato della mia migliore amica»
Non dice altro. Un momento di silenzio poi ritorna con lo sguardo sul suo volto confuso, lasciandosi sfuggire uno sbuffo di risata «Siamo proprio fortunati in amore noi due, eh?»
Anche lei fa un mezzo sorriso. Cavolo, se è bella.
«Non ti ho detto una parte» Dice «è anche il mio capo»
Natsu scoppia a ridere, seguito da lei. «Ah! Non avevo capito fosse una competizione!» Dice «Se è per questo anche io ho tralasciato una parte» Fa, avvicinandosi leggermente «la amo da dieci anni» A quel punto è il turno di Lucy di ridere.
«Va bene va bene, ridi pure delle mie sofferenze» Dice, fintamente offeso.
«Sei stato tu il primo a ridere!»
«Perché, dai, innamorata del capo? Che cliché è questo?»
«Vogliamo commentare te? Nominami un cliché più grande di amare la migliore amica!»
«Va bene, okay» Natsu alza le mani, in segno di resa. Ritornano a fissarsi mentre le risate si placano.
Ma quando si sono avvicinati così tanto? Il suo profumo è qualcosa di assuefacente. La fissa mentre si sposta un ciocca dietro l’orecchio, calmandosi dalla risata appena fatta.
Lo guarda anche lei, mordendosi un labbro.
«Che c’è?»
C’è che ti voglio baciare
Sa che è sbagliato per una serie infinita di ragioni, ma quel momento è fuori dalla realtà. Lui insieme ad una sconosciuta, entrambi feriti, entrambi delusi da quelli che amano.
Che male c’è nel trovare un po’ di conforto?
Si avvicina, fissandola negli occhi grandi e belli. Lei non si tira indietro, nemmeno quando allunga il braccio nel bordo di panchina dove è posata la sua schiena. Lei continua a mordersi il labbro. Sembra quasi lo stia invitando, e non se lo fa ripetere due volte.
Le cattura le labbra tra le proprie e lei non lo rifiuta, al contrario. Ricambia, afferrando i suoi capelli, stringendoli.
È una lotta disperata di labbra, lingue e denti che si intrecciano, lo sfogo di due anime ferite che trovano conforto l’una nell’altra.
Improvvisamente però, un altro paio di labbra gli salgono alla mente. Spalanca gli occhi, prima chiusi, e si stacca.
La fissa colpevole, lei ricambia lo sguardo, ma da quegli occhi di cioccolato non trapela nulla.
«Scusami…non riesco…non riesco a non pensare a lei» Dice, quasi vergognandosi, ma infondo entrambi hanno rivelato apertamente di essere interessati ad un'altra persona.
Un attimo di silenzio, poi lei dice qualcosa che lo lascia perplesso.
«E perché non dovresti?»
La guarda stranito «Non mi sembra giusto» Dice «…per te»
«Non se io faccio la stessa cosa» Replica prontamente.
È…confuso, ma rapito dal suo sguardo deciso.
«Facciamo una prova» Dice «Chiudi gli occhi, pensa a lei, intensamente»
Aggrotta le sopracciglia, ma esegue. Proietta l’immagine di Liz nella mente, nel suo vestito bianco e corto di quella sera.
Improvvisamente sente un pressione sul suo orecchio, tante dolci pressioni.
Lo sta baciando.
Ma chi lo sta baciando?
Non ne è più sicuro. Di colpo gli sembra quasi di avvertire un odore diverso, una voce diversa.
Inizia ad ansimare senza nemmeno accorgersene. È rapito, se continua così…
Si stacca, lui riapre gli occhi, quasi sorpreso di vedere la sconosciuta di fronte a lui.
«Oh cazzo…» Gli sfugge.
«Ha funzionato allora?» Fa, un sorriso perverso su quel volto all’apparenza così angelico.

L
Si sente diversa. O forse, semplicemente, si sente sé stessa.
Per troppo tempo questo suo lato è stato sepolto, e quello sconosciuto sembra averlo riportato a galla con estrema facilità.
Lui non dice niente, sembra ancora sconvolto, ma quel rigonfiamento evidente tra i pantaloni risponde al posto suo.
Lucy lo fissa negli occhi «Entrambi siamo innamorati, credo non ci sia niente di male nel consolarci a vicenda, soprattutto se non possiamo averli…non c’è niente di male nemmeno nell’immaginarli, infondo solo con loro potremmo farlo…»
Detto ciò, lo bacia ancora.
È innamorata del Signor Loki da circa sei mesi, questo non vuol dire che in tutto questo tempo non abbia provato istinti.
A volte declinava le avance di altri uomini, ma spesso, quando si sentiva particolarmente sola e triste, accettava, senza però mai riuscire a togliersi il Signor Loki dalla testa.
Per questo aveva iniziato a immaginare di essere con lui in quei momenti.
In questo caso non deve nemmeno sentirsi del tutto in colpa, visto che anche lui sta immaginando di essere con un’altra persona.
Ma non è solo questo.
Con quello sconosciuto, è particolarmente facile proiettare Loki nella sua mente, e non ha idea del motivo.
Si aggrappa alle sue spalle ampie, approfondisce il contatto in modo quasi disperato, gli bacia il collo, tocca .
Lui sussulta. A quanto pare anche lo sconosciuto si sta perdendo nei meandri della fantasia.
Non ci trova nulla di male.
Anzi, è quasi più perverso, più proibito, più eccitante.
Lo sente ridacchiare.
«Cosa c’è?» Fa lei, il tono ansimante.
«Guarda là» Lucy, con una smorfia, si allontana dal suo collo muscoloso e abbronzato, guardando dove sta indicando.
Sembra uno scherzo. All’altro lato della strada, quasi di fronte a loro, c’è un edificio illuminato con la scritta a caratteri cubitali: “Hotel”.
Si lanciano uno sguardo. Non c’è bisogno di dire niente.
Infondo, non c’è davvero nulla di male.
 
N
«Me lo vuoi dire il tuo nome?» Natsu è steso sul letto, rilassato come non lo era da tempo, le braccia incrociate dietro la testa.
La sconosciuta esce dal bagno, solo un asciugamano a coprire quel corpo perfetto. È davvero diversa da Lisanna, in tutto probabilmente, ma gli piace, forse anche troppo per essere una sconosciuta e un’avventura di una notte.
Per non parlare del fatto che si sono praticamente “sfruttati” a vicenda.
Sorride, frizionandosi i capelli lunghissimi e biondi con un altro asciugamano «Ancora? Ti ho già detto che non c’è bisogno»
«Sono solo curioso» Fa.
«Non trovi che sia più…intrigante, rimanere così? Non sapere niente l’uno dell’altra tranne i nostri rispettivi dolori interiori?» Fa, platealmente.
Natsu ridacchia «Sappi che non mi arrenderò finché non me lo dirai» Ma il sorriso si spegne subito quando vede il dito di lei scogliere il nodo all’altezza del seno che regge l’asciugamano.
Si avvicina a passi lenti, continuando a reggerlo davanti.
Anche lui va verso di lei, sedendosi sul letto, nudo: quella ragazza uccide ogni sua remora e timidezza. Soprattutto non appena anche lei si siede, ma su di lui, abbandonando l’asciugamano a terra.
Si sporge vicino al suo orecchio: «Puoi chiamarmi come vuoi…anche con il nome di lei»

L
Quel ragazzo è illegale. Se da un lato è estremamente facile immaginare Loki, dall’altro è impossibile non apprezzare quegli addominali scolpiti, i pettorali marmorei, le spalle ampie. Più di tutto però è il suo viso il problema: ha notato ora una fossetta sulla guancia sinistra e non riesce più a smettere di farci caso ogni volta che lo guarda.
Non ha mai goduto della compagnia di un uomo così tanto come della sua.
Per questo gli ha detto che può chiamarla con il nome di lei: magari aiuterà anche Lucy a ricordare che quello sconosciuto è l’avventura di una notte, il Signor Loki invece la persona che ama.
Si staccano dal bacio che si stavano scambiando per riprendere fiato. «Natsu», Dice lui, tra un ansito e l’altro.
«Cosa?»
«È il mio nome. Ora tu mi devi il tuo»
Lucy alza gli occhi al cielo, ma non riesce a reprimere un sorrisetto.
Si avvicina, gli sussurra direttamente sulle labbra «Non ti devo nulla»
«Non è vero, hai un debito. Puoi ripagarlo con il tuo nome…o con qualcos’altro…» Lo sguardo è inequivocabile, le manda un brivido dietro la schiena.
Sorride, spingendolo con la schiena sul letto. Basta toccarsi per riaccendere la scintilla, di nuovo.

N
All’inizio pensava che questa meravigliosa sconosciuta fosse relativamente abituata a questo tipo di serate.
Non che pensasse fosse una poco di buono, semplicemente era innamorata di qualcuno che non poteva avere, e tutte le sue storie dovevano necessariamente ridursi a rapide avventure.
Ma adesso, mentre la guarda dormire su quel letto di un anonimo Hotel tra le sue braccia, pensa che infondo non deve averne avute molte di esperienze così.
Altrimenti sarebbe scappata via da lui subito. Invece ora sono lì, intrecciati, mentre lui le accarezza il braccio.
Sospira. Non può fare a meno di chiudere gli occhi e immaginare ci sia Liz lì, che respira regolarmente stretta a lui.
È proprio vero che si stanno sfruttando, non c’è un modo più gentile per dirlo.
Almeno non deve sentirsi in colpa.
D’improvviso la sente sussurrare, piano.
«Cosa hai detto?» Sussurra a sua volta, vicino al suo viso.
«Lucy. È il mio nome» Ripete, senza aprire gli occhi e accoccolandosi maggiormente sul suo petto. Natsu sorride, stringendola di più.
Cosa gli sta prendendo?

L
«Signorina, tu hai proprio deciso che mi vuoi morta!» Le grida Levi al cellulare, tanto da farglielo staccare dall’orecchio «lo sai quanto mi hai fatto stare in pensiero!?» Quando Levi fa così le sembra di parlare con sua madre.
«Lev, sto bene! Non ti preoccupare, sto tornando a casa, 15 minuti e sono lì»
«Preparati al terzo grado, Luce!» Fa la sua amica prima di riattaccare. La ragazza scuote la testa con un sorrisetto, volgendo poi lo sguardo fuori dal finestrino del taxi.
Ovviamente non fa in tempo a mettere piede in casa che la sua piccola amica la assale.
Ma, non appena Levi la scruta in viso, smette di parlare a raffica e sospira.
La prende per mano, accompagnandola verso il letto.
Le due amiche si mettono dentro le lenzuola fresche, l’una di fronte all’altra.
Riescono sempre a riconoscere quando serve mettersi nel letto, creare il loro piccolo angolo sicuro, e guardarsi faccia a faccia per confidarsi.
In quel momento possono dirsi tutto. E infatti le dice tutto.
Dalla chiamata di Loki, all’addio fatto a Natsu quella mattina.
Levi sospira, lo vede che è contrariata, ma conosce tutto di lei, anche questo lato. Lucy sa bene che Levi vorrebbe semplicemente che lei andasse da Loki, gli parlasse chiaro e tondo, rivelandogli quello che sente, senza altri drammi, supposizioni e ulteriori sofferenze.
«È stato bello, almeno?» Le chiede, con un sorrisetto.
Lucy ride «Anche troppo. Non ho mai provato nulla del genere con nessun altro…» Lucy abbassa poi lo sguardo.
È confusa, stranita. Il pensiero di non rivedere mai più Natsu le provoca una sensazione strana, simile all’ansia di dover rivedere il Signor Loki il giorno successivo.
«Non so che mi prende Lev, non so cosa fare» Levi la guarda seria, poi se la stringe addosso, accarezzandole la testa bionda.
«Andrà tutto bene Lu, andrà tutto bene»

N
«Aspetta aspetta, ripeti»
«Hai sentito» Fa Natsu, grattandosi la nuca.
«Non ci credo. Sei stato con una? Tu? Mister “Mi dichiaro sta sera, quando decido una cosa è quella”?»
«Non era “una” qualsiasi. E poi…stavo per andare, ma ho visto Lisanna parlare con il barista, e…»
«E allora hai deciso di andare con un’altra?»
Natsu gli lancia uno sguardo bruciante a quell’affermazione «Da che pulpito» Fa, alludendo all’abitudine che ha Gray di passare da un letto all’altro, essendo anche lui single e piuttosto libertino.
«Ma infatti per carità, sono felice per te! Ma non è che ogni volta che Lisanna si approccia a qualcuno di sesso maschile, tu devi sfogare le tue frustrazioni su una poveretta, che non sa nemmeno che tu pensi ad un’altra nel frattempo». Natsu scoppia a ridere a quelle parole.
«Prima di tutto, è stato un caso eccezionale, Lisanna può fare quello che le pare visto che…non sa…quello che provo. Secondo, Lucy è tutto tranne che una poveretta ingannata. Ci siamo…consolati a vicenda. Anche lei è innamorata di un altro»
Gray alza gli occhi al cielo a quelle parole «Natsu tu non sai gestire queste situazioni. Finiranno per piacerti entrambe, e indovina un po’?» Fa il suo migliore amico, fissandolo negli occhi. «Le perderai tutte e due»
 
L
«Ecco le altre stampe» Fa, apatica, poggiandole sulla scrivania. Sta per uscire e completare il suo proposito di non fissarlo, quando la sua voce la richiama.
«Lucy»
Si blocca. Perché deve fargli sempre questo effetto, dannazione.
«Si?»
«Mi dispiace tanto, per l’altro giorno. Avrei davvero voluto esserci»
Lucy fa un sorriso che spera appaia realistico «Te l’ho detto, è tutto okay, non preoccuparti» Dice, si volta per uscire quando la richiama di nuovo.
Cosa gli prende oggi?
«No, non è tutto okay. Ti ho detto che ci sarei stato, e ho infranto quella promessa» Dice, alzandosi e avvicinandosi a lei.
Questa volta non le posa una mano sulla spalla in un gesto amichevole, né le fa un sorriso di cortesia.
È serio. Dannatamente serio. Le posa una mano sulla guancia, squadrandola «Che ne dici di una cena per farmi perdonare? Solo noi due, stavolta»

N
«Natsu ma dove sei sparito l’altra sera? Ammettilo, sei stato con qualcuna, eh?? A me puoi dirlo»
Il ragazzo per poco non si strozza con l’acqua che sta bevendo. È troppo codardo anche per dirle la verità. A quanto pare, a lei non importa che sia davvero stato con un'altra, quindi potrebbe anche dirglielo.
Però non ce la fa.
«Sono tornato a casa, ero troppo stanco» Mormora al telefono.
«Senza salutare nessuno?»
«Loro li ho salutati…non riuscivo a trovarti tra la folla»
«Hm, vabbè, vogliamo ripetere questa sera, allora?»
«Ancora? Liz mi stai diventando un animale da festa» Il sorriso però si spegne non appena gli sale alla mente l’immagine del barista.
«Non è che c’è un motivo se vuoi andarci sempre?» Chiede. Cerca di apparire scherzoso, ma non riesce a mascherare un tono d’accusa.
«L’unica motivazione sei tu che stai diventando un’ameba, tutto casa e lavoro. Almeno ti faccio uscire un po’»
Si, certo Liz
«Allora?» Insiste lei.
«Mhh…non lo s…»
«Avanti Natsu» Lo interrompe, per poi riprendere «voglio stare con te»

L
Il vestito è elegante: di un dolce rosa antico, morbido, di raso quasi intangibile. Sembra troppo semplice, quasi banale.
Il segreto è voltarsi. La schiena è quasi completamente libera. Le sembra il vestito perfetto. Trasmette un’immagine di lei che è quella che vuole mostrargli: pura, ma non ingenua.
Anche se la vera Lucy non è mai stata realmente “pura”. Ma questo non deve saperlo.
Levi finisce di spazzolarle i capelli, non smettendo di sorriderle un attimo.
Un appuntamento solo lei e il Signor Loki. Quanto tempo avevano speso ad immaginarlo? Con Lucy adorante e Levi che ormai era abituata a quei suoi sogni ad occhi aperti, e adesso…stava diventando realtà.
«Non andare nel panico» Le dice, stritolandole le mani. Lucy annuisce. Sente la gola stringersi, ma non è solo ansia, c’è anche un’altra sensazione, che non la fa stare tranquilla.
«Ci vediamo dopo»

N
Stavolta il vestitino è celeste. Sembra che li abbia tutti dello stesso modello ma di colori diversi. O magari si sbaglia, infondo non ne capisce niente di queste cose.
«Com’è andata al lavoro?» Gli chiede.
«Il solito. Sole sempre più cocente, Gajeel che sbraita, Elfman che fa flessioni…» La sente ridacchiare e stira un angolo delle labbra.
«Scusami se non sono riuscita a passare, mi farò perdonare domani» Gli fa, sorridendo.
Natsu stringe le mani sul volante, le nocche si sbiancano. L’istinto di parlare è più forte di tutto il resto.
«Perché» Gli esce solamente.
«Perché cosa?» Fa lei, guardandolo confusa.
«Perché passi ogni giorno» Liz aggrotta le sopracciglia.
«Che domande, per portarti il pranzo»
«Lisanna, non sono un bambino. Non devi…badare a me, o…»
«Lo faccio perché lo voglio» Lo interrompe, decisa.
Stacca lo sguardo dalla carreggiata, la fissa. Non dovrebbe, ma non riesce a non farlo.
«Che fai? Guarda la strada, scemo» Non sembra convinta.
«Perché vieni al cantiere ogni giorno?» Le richiede, il tono gli è uscito più duro di quanto volesse.
Lei resta in silenzio, sembra a disagio. Si porta una ciocca cortissima dietro l’orecchio. Abitudine che hanno entrambe a quanto pare.
Eh? Cosa c’entra la sconosciuta adesso?
«Natsu, per favore…»
«No, Liz, rispondimi» È a metà tra un ordine e una richiesta disperata.
Lei lo guarda fisso. Sguardo che lui ricambia.
«Perché voglio vederti»
Sente le dita contrarsi di nuovo, gli occhi spalancarsi. Potrebbe voler dire tutto e niente.
Lei tace e lui non sa cosa dire. Per il momento non dirà niente. Riprenderà il discorso quando arriveranno.

L
Sembra uno scherzo.
«Hai…prenotato al Fairy Tail?» Fa, confusa, stringendo la borsetta bianca tra le dita.
«Ho pensato di ripetere la serata…fingere che oggi sia ieri, e tu abbia deciso di passare il compleanno solo con me» Le sorride.
Lucy lo guarda attonita. Non può fare a meno di sorridergli di rimando. Ha fatto un gesto…dolce.
Saranno davvero stati solo amicizia e senso di colpa a spingerlo a farlo?
Ma non posso cancellare il dolore di ieri sera
Questo pensiero la investe con forza. Le risale alla mente l’immagine di lei disperata, seduta sul marciapiede, il telefono stretto tra la mano come a volerlo rompere…e insieme alla sofferenza…l’immagine dello sconosciuto…
Chissà se anche lui è con la ragazza che gli piace, adesso.
Chissà se si ricorda ancora il suo nome.
«Vogliamo entrare?»
Lucy si riscuote dai pensieri. Lo guarda. Quanto ha immaginato questo momento, quanto lo ha sperato? E allora perché adesso che lo sta vivendo…sembra così diverso?

N
È possibile che quel Fairy Tail sia sempre affollato? Come al solito deve sgomitare tra la calca per riuscire a passare.
Lancia uno sguardo al privé posto sulla balconata al piano di sopra con una smorfia. Non ha mai invidiato nessuno nella sua vita, e non inizierà certo ora…però deve ammettere che prenderebbe volentieri il posto di uno dei ricconi lì sopra, tanto per starsene un po’ più tranquillo a bere senza venire soffocato dalla folla.
Sta per riportare lo sguardo giù quando qualcosa lo fa tornare a guardare in alto. Affila gli occhi, per poi spalancarli.
Non ci sono dubbi. La sconosciuta.
È seduta ad un tavolo lì sopra con un uomo circa della sua stessa età, che ha tutta l’aria di potersi permettere di comprare questo posto se lo volesse. In un secondo capisce che è sicuramente il suo capo.
Allora ce l’ha fatta.
No…scrutandola meglio è troppo tesa, e lui non prova minimamente ad avvicinarsi a lei.
La guarda ancora.
Dannazione. Il vestito è elegante ma provoca silenziosamente.
Sembra quasi che tutta la sua figura risplenda, e lei ride, abbassa gli occhi, si porta le ciocche lunghe dietro l’orecchio. Come fa quello lì a resistere?
È completamente diversa da ieri. Probabilmente lui ha conosciuto un lato di lei che in pochissimi hanno visto…e pensare che non la conosce nemmeno…
«Natsu» Lo richiama Lisanna. Riabbassa lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per essere stato beccato a guardare un’altra.
«Vado a prendere da bere, che vuoi?» Il ragazzo stringe gli occhi. Non ha nessun diritto di essere geloso, non dopo aver mangiato la sconosciuta -Lucy- con gli occhi…di nuovo.
Eppure «Vengo con te» Dice, iniziando a incamminarsi verso il bancone. In un riflesso istintivo, tende la mano e afferra quella piccola e lattea di Liz.
È strano però. Stavolta, non ha sentito nessun brivido.

L
Lucy è rigidissima.
Spera davvero che non si noti.
La serata sta procedendo bene. Chiacchierano, parlano di lavoro ma anche dei loro interessi.
La domanda che le ronza in testa da tutta la sera è ancora lì.
Vuole fargliela. Muore dalla voglia. Fa un altro sorso del suo cocktail, che spera arrivi in fretta al cervello, e parla.
«E per quanto riguarda l’argomento relazioni?»
Lui ingoia un sorso del drink e posa il bicchiere sul tavolo «Ahh che brutta parola!» Fa.
Lucy alza un sopracciglio, ma sorride, cercando di non dare a vedere la sua confusione.
«Perché dici così?»
«Non dico che non vorrei mai averne, è solo che…sono difficili da gestire» Risponde, con tranquillità «lo sai bene Lucy, che riesco a malapena a trovare del tempo per me» Fa, per poi bere un altro sorso del suo cocktail «anche se…c’è qualcuno, attualmente, a cui…voglio dedicare tutte le mie attenzioni».
Lucy reprime un sussulto. Sta parlando di lei? Oppure no? Non riesce a capirlo e non ha il coraggio di chiederlo.
«E tu?» Fa lui, scrutandola.
«I-io» Fa un sorrisetto imbarazzato, portandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio «Si, c’è qualcuno…ma non lo sa…» Rialza gli occhi. Ha lanciato il primo colpo, ora sta a lui.
«Ah, capisco. Un amore segreto, eh? Dovresti dirglielo, sei una ragazza meravigliosa Lucy, non vedo come qualcuno possa non ricambiarti» Sembrerebbe quasi che abbia colto il messaggio implicito, che la stia spronando a dichiararsi a lui, e che se lo facesse la ricambierebbe…eppure il tono è così…amichevole…non allusivo.
Sembra semplicemente un amico che da un consiglio ad un’amica, e nient’altro. È davvero possibile che non abbia colto la sua allusione? O forse…non vuole coglierla.
Lucy stringe i denti, fa un sorriso di sole labbra a mascherare la frustrazione.
Loki è ambiguo. Chiunque le direbbe di rinunciare, perché è palese il disinteresse, ma c’è una luce strana nei suoi occhi che non la fa desistere del tutto.
D’altro canto, lei si rifiuta di parlare chiaro, per paura di una delusione.
Lui sembra voler dire altro, ma la suoneria lo blocca. Si alza chiedendole scusa, e allontanandosi.
Quando ritorna, sedendosi con uno sbuffo, capisce già cosa vuole dirle, prima ancora che apra bocca.
«Lucy, era l’editore» Fa, il tono colpevole «c’è stato un problema con le stampe per domani, devo andare subito a controllare…non so quanto ci vorrà…»
Lucy sente il petto bruciare, le mani far male, ma sorride.
«Vai, sono per domani, giusto? È importante. Non ti preoccupare»
«Davvero…io, non so come scusarmi»
«Si tratta di lavoro, sei il capo, solo tu puoi occuparti di certe cose, non devi scusarti» Lo pensa davvero, ma è difficile non rimanerci male.
La guarda, fa una smorfia, prende fiato per parlare; altre scuse probabilmente.
Lei lo blocca mettendo una mano sulla sua «Abbiamo avuto comunque la nostra serata, grazie per questo regalo, davvero. Non ero mai stata quassù» Sorride.
Lui piega la testa con un sorriso storto, poco convinto «Va bene…grazie a te, Lucy. Ti chiamo un taxi»
La ragazza aggrotta le sopracciglia «Oh, no, non c’è bisogno. Credo che rimarrò qui»
«Da sola? Meglio di no Luc…»
«Sta tranquillo, chiamo una mia amica e mi raggiunge in dieci minuti. Sarebbe un peccato sprecare questo privé, l’hai prenotato per tutta la serata»
Lui la guarda incerto, poi cede «Va bene, godetevelo pure» Si alza, fa per andare, ma improvvisamente si blocca.
La fissa dall’alto, lui in piedi, lei seduta, poi si china lentamente.
Lucy spalanca gli occhi, poi li socchiude piano.
È il momento? È davvero il momento?
No. Quel contatto che spera già da tanto tempo non arriva mai, perché le sue labbra virano traiettoria, posandosi sulla sua guancia.
Non aveva mai azzardato tanto prima d’ora, però. Rimane giusto il tempo di un soffio poi si stacca, le sorride un ultima volta per poi allontanarsi a veloci falcate.
Lucy sospira, si guarda intorno. Adesso è sola tra un mare di gente.
Prende il suo cocktail e lo scola con due sorsi.
Improvvisamente non vuole più chiamare Levi, non perché non voglia la compagnia dell’amica, ma perché questa sera vuole liberare tutte le sue frustrazioni, tutte le delusioni, tutti i dubbi.
Stasera sarà Lucy.
La vera Lucy. Quella libera. Quella che non è innamorata di qualcuno che non la ricambia. Quella che non si pone freni.
Si alza di scatto, facendo stridere la sedia. Scende le scale del privé puntando l’angolo bar, con tutta l’intenzione di annegare nell’alcool i presupposti e le aspettative che si era fatta per quella serata.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


N
«Baby! Come stai?» Natsu ha un tic all’occhio nel sentire come quell’assurdo barista ha appena chiamato Lisanna.
Puoi davvero infastidirti dopo che l’altro giorno sei andato a letto con un’altra?
Sospira. La sua coscienza sa sempre dove colpire. Questo comunque non cambia ciò che sente per l’albina.
«Bix! Tutto bene, tu? Senti, mi fai il solito, per favore? E tu, Natsu?» Fa, voltandosi verso di lui.
«Gin Tonic» Biascica.
«Arriva in un attimo, baby» Aspetta, ma ha chiamato anche lui in quel modo? Cos’ha che non va questo tipo?
Natsu volta lo sguardo altrove, mentre lui muove abilmente lo shaker per preparare i cocktail sorridendo a Lisanna a trentadue denti.
«Ehi» Si sente chiamare. Si volta, ritrovandosi due occhioni azzurri e limpidi davanti, che lo fissano.
«Che hai? Sei strano» Dice Liz, piegando la testa.
«Non ho niente, perché?» Fa lui.
«Dimmelo tu. Ti perdi a fissare il vuoto. Anche prima, guardavi in alto nemmeno avessi avuto un’apparizione» Natsu contrae la mascella a quell’affermazione.
Prima…non stava esattamente fissando il vuoto…
«È per…la conversazione che abbiamo avuto in macchina…?» Continua lei, abbassando lo sguardo.
Lui si gratta la nuca. Aveva detto che avrebbero ripreso il discorso, ma questo non gli sembra assolutamente il momento adatto.
«In parte»
«Non capisco cosa vuoi che ti dica, Natsu»
Lui sospira. In macchina aveva avuto un momento di sfogo, ma forse davvero non ci sono secondi fini nelle visite che Liz gli fa ogni giorno. Si comporta solo da buona amica, e lei sembra dargli sempre più conferme di questo.
Ma si è davvero stancato di trattenersi.
«Senti, Lisanna, questa volta parlerò chiaro, va bene? Io…»
«Eccolo qua! Il nostro Fiammifero, come va, voi due?»
Non serve nemmeno girarsi per riconoscere immediatamente a chi appartiene quella voce.
Cana, ovviamente, sempre con perfetto tempismo.
«Ehi» La saluta Liz, ma riporta subito lo sguardo su di lui.
«Allora? Avete già ordinato? Ehi, sexy!» Fa a gran voce, richiamando quel tipo che ha finito ora di preparare i loro cocktail.
Cana è davvero la persona con meno freni che conosca, non si trattiene mai, dice e fa quello che pensa ed è sempre uno spasso stare insieme a lei, tranne quando non ti mette in imbarazzo, cosa che ama fare, con tutti.
«Ne prepareresti uno anche a me? Quello che vuoi, scegli tu, mi fido» Dice, con un sorriso storto, facendogli anche un occhiolino. Il barista strano sorride di rimando «Arriva, baby».
Forse ha sbagliato a infastidirsi, probabilmente quel tipo si comporta così apertamente con tutti.
Cana richiama di nuovo la sua attenzione «Se volete andare intanto, ci sono gli altri al solito tavolo»
«Andiamo?» Fa Liz, guardandolo. Lui annuisce, afferrando entrambi i loro bicchieri.
«Dai lascia, lo porto io» Protesta lei, riferendosi al suo cocktail.
«Tranquilla» Risponde, iniziando a incamminarsi. Improvvisamente si sente tirare per la maglietta, si blocca rischiando quasi di far rovesciare il liquido trasparente. Si volta e vede Liz che lo fissa con espressione inintelligibile.
«Lo porto io» E non ammette repliche.
Natsu è confuso, ma in un secondo capisce. Quasi avvampa.
Le passa il suo bicchiere, e con la mano libera afferra subito la sua. Insieme si ributtano di nuovo tra la folla per raggiungere il tavolo.

L
Non c’è alcun dubbio.
Quello è lo sconosciuto. L’ha solo intravisto ma è bastato così poco per riconoscerlo.
Teneva una ragazza per mano mentre passavano tra la calca di gente. Che sia lei la fatidica ragazza?
Anche su questo non ci sono dubbi. Certe cose si capiscono e basta, senza bisogno di spiegazioni.
Si chiede se glielo abbia detto finalmente.
Li perde di vista e si riscuote dai pensieri. A grandi falcate procede di nuovo verso la sua meta.
«Un Gin Tonic, grazie» Fa al barista dalla strana capigliatura blu rasata in più punti, e un tatuaggio in pieno volto.
«Detto fatto, baby» Inarca un sopracciglio per quel nomignolo, ma non ci fa troppo caso. Nell’attesa si guarda intorno e nota una ragazza a fianco a lei, che la fissa.
Lucy fa un sorrisetto, tanto per non essere scortese. È sicura di non conoscerla.
Si guadra intorno con apatia, quando «Cosa ci fa una come te qui, tutta sola soletta?» sente dire improvvisamente.
Si volta e vede ancora la ragazza, questa volta con un sorriso storto sul volto. È davvero molto bella, ha lunghi capelli castani e l’aria sicura sul viso affilato.
Sta flirtando con lei per caso?
«Baby, il tuo drink» Fa il barista. Lucy fa per allungargli la banconota quando la ragazza la precede «Bix, mettilo pure sul mio conto» Fa.
Okay, ci sta palesemente provando.
Non ha mai flirtato con una ragazza prima d’ora. Potrebbe essere un inizio interessante per questa serata.
Fa un lungo sorso del suo drink, si pulisce una goccia sfuggita alle labbra con il pollice.
«Perché me lo hai offerto? Non dovevi»
«Ah ah, biondina. Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Che ci fai qui tutta sola?»
Lucy la guarda di sottecchi. Beve un altro lungo sorso.
«Mi hanno dato buca. O meglio, ero con lui prima, ma sai…il lavoro…è dovuto scappare» Fa. Perché glielo sta dicendo? Ah, ma che importa. Stasera non deve riflettere. Fa un altro sorso. L’ha già finito. Alza il braccio per farsene portare un altro.
«Beh, è un grande coglione, lasciamelo dire»
«Ed è il mio capo» Perché continua a rivelare i suoi problemi amorosi a completi sconosciuti? Ma soprattutto quanto ci mette il barista strambo? Ah, finalmente. Fa un altro sorso.
«Questo non me lo devi pagare, tranquilla» Dice, con un sorriso.
«Hai deciso di affogare il dispiacere nell’alcool?» Commenta lei, ancora con quel sorriso sghembo.
«Cana! Ma quanto ci metti? Ti stiamo aspettando al tavolo!» Improvvisamente dal nulla appare una ragazzina minuta, dai corti capelli bianchi, fasciata da un colorato vestitino azzurro.
Alza le sopracciglia, sorpresa. È la ragazza che lo sconosciuto – Natsu – teneva per mano: la sua migliore amica, quella per la quale prova dei sentimenti.
«Lizzy!» Fa la mora accanto a lei «arrivo, arrivo. So che non riuscite a stare senza di me nemmeno per un minuto» Fa, sardonica, per poi rivolgersi di nuovo a lei «Beh, buona serata allora, non ti deprimere troppo, biondina» Dice, facendole l’occhiolino. Lucy le sorride di rimando, alzando il bicchiere.
«Grazie per il drink»
«È un piacere aiutare un cuore infranto» Fa.
Lucy sorride ancora. Che ragazza strana, ma le piace. È sicura che diventerebbero ottime amiche.
Finisce anche questo e ne ordina un altro, per poi dirigersi verso la pista piena di persone che si scatenano.
Questa sera, lo farà anche lei.

N
«Cana ma chi era quella ragazza? La conosci?» Sente dire da Liz. Le due ragazze sono finalmente tornate al tavolo.
Cana sorride, sognante «No, ma cazzo se mi piacerebbe»
«Che c’è Cana, hai abbordato qualcuno? O qualcuna…con te non si sa mai» Commenta Gray, seduto alla sua destra.
«Hai detto bene, Gray. La ragazza più figa di stasera, probabilmente. Mi dispiace per voi, ragazzi. È già mia»
«Sei qui adesso, non penso tu ci sia proprio riuscita» Fa Natsu, con un mezzo sorriso. La pazzia di Cana non finirà mai.
«Beh, è venuta a chiamarmi la mia piccola Liz. Non potevo dirle di no» Fa, abbracciando l’albina e scompigliandole i corti capelli. Lei ride, tentando di sfuggirle.
Natsu solleva gli angoli delle labbra in automatico. Lisanna riesce davvero a scaldargli il cuore.
Le ragazze si siedono e tutti insieme iniziano a chiacchierare e scherzare come al solito. Cana continua a parlare della misteriosa ragazza, a detta sua la più bella del locale.
«Come fai a dirlo? Come se avessi analizzato tutte le ragazze che sono qui una per una» Commenta Gray.
«Chi ti dice che non lo abbia fatto?» Fa Cana, ghignando, mentre Liz ride «A parte scherzi, può darsi anche che non sia la più bella qui dentro, anche se ne dubito, però…risaltava, riluceva quasi, diciamo che ti colpisce appena la vedi»
Gray inarca un sopracciglio «Cana, placa l’ormone, per favore»
«Senti chi parla! Mi scusi, Mr Santarellino» Replica lei. Il suo amico alza gli occhi al cielo, sbuffando.
Proprio quando sembrano essere finalmente passati ad un altro argomento, Cana sgrana gli occhi ambrati.
«Eccola!» Fa, indicando la pista.
Il loro tavolo è posto in un’ala del locale leggermente rialzata; non è in alto come il prive, ma si riescono comunque a scorgere bene tutte le persone che ballano.
Natsu, insieme a gli alti, fissa nella direzione indicata da Cana, e il fiato gli si blocca nella trachea.
Non ci mette nemmeno mezzo secondo a capire che la ragazza a cui si riferisce Cana, è la sconosciuta.
Sta ballando, ma non è solo questo. Ha gli occhi chiusi, le mani in aria. I capelli e il vestito leggero si muovono seguendo i suoi movimenti.
È proprio come ha detto Cana: è…luminosa. Risplende, spicca in mezzo alle decine di persone lì in mezzo.
«È davvero bella, hai ragione» Sente la voce di Liz commentare e si volta di scatto, sentendosi colpevole. Errore madornale: lei lo guarda di rimando e china la testa di lato. Spera che non traspari nulla dalla sua espressione.
«Natsu, tutto okay?»
Merda
Annuisce non convinto, le si fa più vicino mentre gli altri sono ancora impegnati a guardare la pista.
«Ti va di…»
«Ballare? Assolutamente! Questa ragazza mi ha fatto venire voglia di scatenarmi» Dice, schizzando in piedi e battendo le manine.
«Ci sto!» Dice subito Cana «anzi, prendo un altro cocktail veloce e arrivo»
«Già che vai, prendimi un’altra birra» Fa Gray, alzando la bottiglia ormai vuota. Cana sorride fintamente, rifacendogli il verso, poi però si avvia.
«Tu intanto vai se vuoi tesoro, io arrivo» Fa a Liz, prima di andare.
«Natsu?» Lo richiama Lisanna, guardandolo.
«No, io…» in realtà volevo chiederti di parlare.
«Ti raggiungo dopo anche io» Fa alla fine. Lei lo guarda strana, delusa quasi, per poi avviarsi verso la calca.
«Perché non sei andato, cretino» Fa subito Gray.
Natsu sospira. Quella situazione è assurda. Non sa se sia giusto confidarsi.
Ma infondo è Gray, il suo migliore amico da quando fa le elementari, se non a lui, a chi dirlo.
«Gray, la ragazza che ha indicato Cana…»
«Che? È figa, ho capit…»
«È…la sconosciuta, quella dell’altra sera»
Vede il suo amico spalancare gli occhi.
Per un po’ rimane zitto. Lo vede prendere fiato, ma Natsu lo blocca subito alzando una mano davanti alla sua faccia l’istante prima che parli.
«Se vuoi dire qualche cazzata come “bel colpo” o cose del genere, non farlo»
«E che vuoi allora? Che altro ti devo dire? È qui e basta» Fa Gray, scrutandolo.
«Già…è qui e basta…» Mormora, mentre il suo sguardo si perde nel vuoto.
«Natsu, che c’è? Mi vuoi dire che è successo con quella ragazza?»
«Niente. Ci ho fatto sesso e basta»
«Che cazzo hai fatto con chi, tu, stronzo?»
Una voce li fa voltare entrambi.
Cana, con due bottiglie di birra in mano, se ne sta lì con l’espressione tra il confuso e l’incazzato, che è sempre meglio non scorgere sul suo viso.
«Tu ora mi devi delle belle spiegazioni, Dragneel»

L
Lucy è ubriaca. Forse però non abbastanza da non riconoscere di esserlo.
Aspetta, cosa?
Sì, è proprio ubriaca.
L’unica cosa che percepisce con chiarezza sono le luci stroboscopiche intorno a lei, e la musica.
Continua a muoversi e ballare come se non avesse alcun pensiero al mondo, ed era esattamente quello che voleva.
Nessun Loki. Nessuno. Niente di niente
Solo lei, e le luci.
Alza le braccia, chiude gli occhi per godersi più appieno il momento. Percepisce le luci anche con gli occhi sbarrati.
Azzarda un giro su se stessa. Non si muove niente. O forse girava tutto anche prima.
Balla così intensamente da non preoccuparsi chi urta per sbaglio, finché non sente un debole «Scusami»
Eppure l’ha colpita lei per prima, non dovrebbe scusarsi.
Rialza le lunghe ciglia e la persona che le si para davanti la fa sorridere.
Di nuovo la migliore amica dello sconosciuto, quella che ha intravisto prima mentre si tenevano per mano, poi di nuovo al bancone con quella ragazza mora, e che non ha dubbi sia la ragazza di cui parlava l’altra sera.
«È stata colpa mia, tranquilla» Urla, per farsi sentire. È così carina, sembra una bambola: pelle di porcellana e occhioni azzurri. Capisce perché lo sconosciuto ne sia innamorato.
Lo sconosciuto. Natsu.
Era così bello l’altra sera.
Vorrebbe davvero dirglielo, che non può farselo scappare. Che lui la ama. Ma non può e non deve farlo.
È ubriaca, ma ha ancora un briciolo di buon senso.
Hm, davvero? Ne è così sicura?
Perché, se lo avesse ancora, non continuerebbero a comparirgli davanti agli occhi immagini di Natsu: i suoi addominali, il suo collo abbronzato, la sua fossetta…soprattutto di fronte alla ragazza che lui ama, e che magari lo ricambia.
«Piacere, Lisanna» Grida lei.
«Lucy!» Non sa perché si stiano presentando. Ma infondo non deve preoccuparsi di nulla, no?
Non stasera.
«Sei davvero carina» Le dice, sincera.
La vede avvampare leggermente sulle gote lattee, e scorge le sue labbra muoversi di rimando ma non riesce a capire cosa abbia detto: forse le ha risposto con un altro complimento, forse l’ha ringraziata.
Troppa musica. Troppe luci.
Così carina. So perché ne sei innamorato. È davvero solo per questo, Natsu? O meglio, sconosciuto. Si, sei uno sconosciuto per me, non so niente di te…tranne il tuo sapore…e di chi sei innamorato.
Natsu, ami questa ragazza? Quanto è vero il tuo amore? Quanto è logorante, quanto ti fa soffrire?
Natsu…sei davvero come me? Quanto mi hai mostrato di te l’altra sera? Io ti ho mostrato la vera me, il mio lato più profondo, più sbagliato, più marcio. Ora conosci il mio segreto, Natsu. Non sono pura, non sono innocente, non sono quello che Loki crede io sia. Il mio istinto ha la meglio su di me e lo lascio vincere.
Natsu, tu…
 
«Ehi! Tutto bene?» La voce sottile della ragazza la risveglia dai pensieri confusi. Concentra lo sguardo su di lei. «Si! Non ti preoccupare» L’albina sorride, annuendo.
Lucy la afferra d’improvviso «Ti va di ballare?» Vede il suo sguardo farsi interrogatorio, ma poi annuisce, sorridente.
Lucy le afferra le mani e cominciano a muoversi insieme, tutti quelli che li circondano sembrano sparire. La fa volteggiare, e Lisanna ripete il movimento. Ridono insieme. Sembrano due vecchie amiche. È tutto così surreale.
Stasera non importa niente
Di colpo, però, due occhi verdi, taglienti.
Li coglie di sfuggita, ma riesce percepirli sulla pelle quasi. La fissano dall'alto, insistenti. O forse non fissano lei, ma Lisanna. In effetti è molto più probabile.
L’istinto ha la meglio su di me e lo lascio vincere
Già. Le sembra davvero appropriato in quel momento.
D'improvviso, prende il viso delicato di Lisanna, e le bacia le labbra.
L’albina la guarda stranita quando si separano.
«Perché lo hai fatto?» Non è arrabbiata, sembra solo incuriosita.
«Lisanna…come ci si sente…ad essere amate?» Lucy alza lo sguardo verso l’alto e incontra ancora quegli occhi. Ma sono completamente diversi da prima.
Sorride e chiude i suoi, di occhi, eppure continua a vedere le luci.

N
«…e ora lo sai…» Conclude, lo sguardo basso, la mano sulla nuca.
«Non ci posso credere. Non ci voglio credere. Quella sera pensavo fossi scappato a casa con la coda tra le gambe…e invece…tu…» La vede partire come un razzo contro di lui. Gray si butta in avanti per trattenerla «Come hai potuto fare questo a Liz, hm? Dopo tutti quei bei discorsi sull’amore, sull’infatuazione che dura da dieci anni. Facile, se poi ti sfoghi andando a letto con chi ti pare» Gli butta addosso.
Natsu capisce bene che Cana sia infuriata, che non vuole che una delle sue più care amiche venga presa in giro, ma certe cose non è disposto a sentirle. Percepisce chiara la rabbia salirgli in petto «E cose le avrei fatto, Cana, eh!? Non siamo fidanzati, lo vuoi capire? Non l’ho tradita, non stiamo insieme, lei…» Sospira, accasciandosi a sedere su una sedia «non gli piaccio, va bene?»
«Questo tu non lo puoi sapere!» Ribatte lei, con impeto.
«Si che posso! È un giorno intero che provo a spiegarmi, a parlarle, e lei declina, è ambigua, sfugge. Anche prima, volevo chiederle di parlare ed è scappata in pista. Questo per me è un messaggio chiaro, Cana. E lo so che sei incazzata con me. Anche io lo sono. Ma voi due…» dice, riferendosi anche a Gray, che ora ha mollato la presa sull’amica «dovete mettervi in testa che non c’è futuro per noi. Liz…non mi vuole. Basta»
Cana sembra placarsi. Gli va vicino. Si siede nella sedia a fianco «O forse sei tu che stai cercando di metterlo in testa a te stesso»
«No, Cana, davvero basta. Per dieci anni ho aspettato che lei facesse un passo, e non l’ha fatto. Ho finito di arrovellarmi su cosa pensa. Ho finito, davvero»
Cana lo guarda accigliata, sospira «Ho provato a chiederglielo, sai?»
Lui alza la testa di scatto «Cosa»
«Di te, scemo. È stata ambigua…anche con me. È come se ci fosse qualcosa che la trattiene…se solo vi parlaste…»
«Ci provo a parlarle…è lei che non vuole» Cana tace a quel punto «E tanto per la cronaca…Lucy non era una qualunque, sai bene che non sono così…»
«Lo so, lo so fiammifero…è per questo che mi sono così incazzata, non me lo aspettavo. Scusami se sono esplosa…»
Natsu la guarda di sottecchi, alza un angolo delle labbra in un mezzo sorriso «Ti perdono se mi offri un altro drink»
«Ma sentilo! Semmai tu dovresti offrirlo a me, per non averti spaccato le ossa, e lo sai che sono capace!» Natsu fa uno sbuffo di risata. Infondo sono sempre i loro migliori amici, nel bene e nel male.
Ma è davvero convinto di ciò che ha detto prima? Ha davvero…finito? Con Lisanna, col cercare una risposta che forse non c’è? In realtà non ne è sicuro, e anche se lo fosse sicuramente ciò che sente per lei non gli passerà in un giorno.
Ci sono state altre volte in cui ha provato a farsela passare e non ci è riuscito. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?
«Allora, vediamo un po’ dove è finita la mia biondina…» Fa Cana, ripresasi dal discordo di poco fa più velocemente di quanto riesca a scolarsi mezzo litro di birra.
«Ehm…Cana…a proposito di questo…la sconosciuta – Lucy - è proprio…»
Però si interrompe appena vede lo sguardo dell’amica perso nella pista, a fissare un punto preciso.
Si alza anche lui, allungando lo sguardo.
Trova subito Lucy tra la folla, ma insieme a lei c’è qualcun’altro.
Liz.
Lucy e Lisanna che ballano insieme. La ragazza con cui è andato a letto, e la ragazza per cui prova dei sentimenti, sono avvinghiate in mezzo alla pista a ballare come si conoscessero da anni.
La visione lo confonde, lo rimescola, lo preoccupa.
Lo eccita.
Eh?
No, non può sentirsi così. Non può.
Eppure, quando succede ciò a cui sta assistendo come uno spettatore impotente, sente il corpo spaccarsi a metà.
Lucy che afferra le guance di Lisanna. Lisanna che la guarda confusa. Lucy che sorride.
Ma non è un sorriso qualsiasi. Sa di vittoria, è più un ghigno, perverso, sicuro. Gli pare quasi che l’iride ambrata si sposti per un attimo verso di lui, ma forse l’ha solo immaginato.
E poi la ragazza dai lunghi capelli biondi si china leggermente, facendo aderire la bocca con quella dell’albina.
È…sconvolto. Sta fremendo. Non sa cosa pensare, il suo cervello è andato in blackout.
Percepisce solo in parte Gray che lo richiama, non riesce a concentrarsi su niente se non su loro due.
Si staccano dopo almeno cinque secondi buoni. Liz sembra smarrita, Lucy sorride come prima.
Di nuovo, ha l’impressione che l’abbia guardato, ma non saprebbe dirlo con certezza, vista la lontananza.
Sembra dire qualcosa a Liz, l’espressione diventata improvvisamente malinconica.
È…pietrificato.
Solo la voce di Cana lo riporta a galla.
«Guarda tu la piccola Liz, che ruba i miei flirt» Dice «Come l’hai presa, fiammifero? Sicuramente stava giocando…poi mi è sembrata un’idea della biondina, in realtà. Certo che è sempre più sexy, è proprio il mio tipo…».
Vorrebbe rispondere, ma ha la gola troppo secca. Esce solo un verso rauco.
Vede Gray guardarlo con un espressione che racchiude mille parole.
Lui in tutto ciò è ancora fermo nella stessa posizione.
«Oh, Natsu, che è successo? Hai bisogno di una doccia fredda?» Lo prende in giro la sua amica, l’espressione sardonica sul volto.
Vede Lucy farsi spazio tra la folla: sta andando via.
La segue con lo sguardo, quasi inconsciamente: sale le scale del prive e raggiunge il piano superiore, quello esclusivo.
Solo ora si chiede come mai sia da sola; prima c’era il belloccio in giacca e cravatta, ne è sicuro.
Vuole chiederglielo. Come mai è da sola, chiederle come sta.
Ma chi vuole prendere in giro. Non è per questo, non solo almeno.
Vuole andare da lei. Vuole andare da lei e basta.
«Scusate ragazzi, ora torno» Mugola, e fugge via, quasi correndo. Capta debolmente i due amici richiamarlo, ma è già lontano.

L
Che cosa ho fatto, che cosa ho fatto. Lucy datti un contegno, per favore.
La ragazza rialza lo sguardo sullo specchio. Le gira tutto, ma l’acqua fredda sul viso le ridona un po’ di lucidità perduta.
Va bene non pensare a niente, va bene essere senza freni, ma non senza un minimo di cervello, cavolo. Che volevi fare, eh? Provocarlo? A quale scopo? Oh, Lucy, perché sei così? Perché?
Non riesce a fare altro se non continuare a darsi colpe, non aveva nessun diritto di baciarla, nemmeno voleva, eppure l’ha fatto.
Perché lui stava guardando
Cosa c’è che non va in me?
Fa l’ultimo sospiro, si sistema il trucco ed è pronta ad affrontare di nuovo il marasma di gente. Apre la porta per uscire ma qualcuno la spinge nuovamente all’interno del bagno.
Inciampa finendo a scontrarsi con la schiena scoperta contro le piastrelle fredde.
Conosce questo odore, questo calore, queste mani.
Alza lo sguardo, sorridendo.
«Ciao, sconosciuto»
«Ciao, sconosciuta» Sembra diverso, ma non saprebbe dire in cosa. Gli occhi sono sempre gli stessi, così come i corti capelli rosati e sbarazzini. Anche la fossetta è sempre lì, sulla guancia sinistra, ad accompagnare un sorriso tutto denti e canini.
«Che ci fai qui?»
«Intendi nel bagno delle donne o…» Fa, con un mezzo sorriso. Lei trattiene uno sbuffo di risata «Anche»
«Ti ho visto entrare qui»
«Mi stavi guardando allora…» Fa, alzando un angolo delle labbra. Anche io ti guardavo, ma lo tiene per sé.
«Lo ammetto» Dice, e sembra aumentare impercettibilmente la presa sui suoi avambracci.
«E tu che ci fai qui?»
«Beh, io posso starci nel bagno delle donne»
Lui sbuffa una risata «Intendo qui, al Fairy Tail, di nuovo…e da sola»
Lucy abbassa gli occhi «Diciamo che il motivo non è molto diverso da quello dell’altro giorno…» Dice infine. Non ha affatto voglia di parlarne.
Natsu sospira «Siamo proprio due cause perse, eh?»
A quel punto rialza gli occhi nei suoi «Ti ho visto con lei, è davvero carina» Dice.
«Anche io ti ho visto con lei» Lancia, provocatorio.
Lucy si morde il labbro inferiore. Forse era meglio che non la riacquistasse la lucidità. Almeno non le avrebbe fatto sentire questo disagio.
«Scusa…ero…ero…» Io. Era il mio lato peggiore che usciva fuori. Ma non può dirlo.
«Lo so perché l’hai fatto» Dice, senza alcun preavviso. Lucy tace, in attesa.
Le si avvicina all’orecchio, sussurra piano «Perché stavo guardando, vero?»
Quelle parole le entrano nel cervello, un brivido l’attraversa tutta.
«Si…» Ammette, ma non è sicura se sia realmente la risposta alla sua domanda, o solo la reazione del suo corpo alle sue parole sussurrate in quel modo.
«Sarai anche una sconosciuta, ma ti conosco. Ho capito come sei…mi è bastata una sera»
«Ah, sì? E come sono?»
«Tu…potresti tenere il mondo in una mano se lo volessi…» Dice, prendendo anche fisicamente la sua mano tra la sua. La guarda, soppesandola, accarezzandola «sei sicura…decisa…un po’ egoista…» le bacia una nocca «ti piace lasciarti andare, ti piace sentirti viva» continua a baciarle le nocche «ma questo è solo uno dei tuoi lati, vero?»
Lucy è investita dai brividi. Quel ragazzo le fa un effetto assurdo «io conosco questa te, e scommetto che è la te che più ti rappresenta…e allo stesso tempo che odi di più…»
Rialza gli occhi nei suoi, lasciandole un ultimo bacio sul palmo «…ci sono andato vicino?»
Lucy non dice nulla. Hanno già parlato abbastanza. Lo prende per il colletto della maglia e se lo attira addosso con foga.
Si divorano. La lucidità di poco fa è scivolata di nuovo via da lei con estrema facilità. Assaggia le sue labbra sottili ma morbide e bollenti, si apre un varco tra i denti, le lingue si trovano, lottano, si assaporano.
Il ritmo cambia, da rapido passa a lento, si esplorano, come a ricordarsi e imprimersi bene il sapore dell’altro. D’improvviso lui si stacca. Vuole chiedere il perché ma non ne ha il tempo.
Con una mossa rapida la volta faccia contro il muro.
«È da quando ti ho vista che voglio farlo» Fa, roco, prima di spostarle i biondi capelli lisci su una spalla e avvicinarsi alla sua schiena scoperta.
Lucy percepisce tutto. Da anestetizzati, i suoi sensi si sono triplicati. Percepisce il suo fiato rovente sulla pelle della nuca, le sue mani sui fianchi, le cosce contro le sue. E inizia.
Le bacia la nuca, poi le scapole, seguendo la sua spina dorsale. È lento, lentissimo, troppo. La sta torturando. Lucy stringe i denti, si aggrappa al muro.
Ah, sto impazzendo
Ha ragione lui. È egoista. Nonostante sappia di Lisanna non riesce a dirgli di smettere. Non ce la fa.
Quando arriva all’orlo basso del vestito, poco sotto i fianchi, le da un morso che le fa trattenere un gemito, e la rivolta di nuovo. La bacia ancora, irruente, rapido.
Lo guarda negli occhi e un pensiero fa capolino dal nulla: non ha pensato minimamente al Signor Loki. È la prima volta che succede da quando le piace. Con ogni singolo uomo lo immaginava, anche con Natsu, la prima volta.
Anzi era stato particolarmente facile.
Spalanca gli occhi. Si dà della stupida per non averlo realizzato prima: è stato facile immaginare il Signor Loki quella volta, perché Natsu le fa toccare il cielo con un dito. Le fa provare quelle sensazioni che ha sempre dato per scontato avrebbe provato solo con Loki.
Ma questa volta non c’è nessun altro…se non il ragazzo che ha davanti.
Improvvisamente sente distintamente delle risate fuori dalla porta. Gli fa segno di fare silenzio e lo trascina in una delle cabine del bagno appena prima che entrino due ragazze.

N
Si sente esplodere. Letteralmente. Questa ragazza lo accende con una facilità disarmante. Perché non si sente minimamente in colpa ad essere lì? Schiacciato nel bagno delle donne del prive del Fairy Tail con Lucy premuta addosso? Beh, forse perché non ne ha motivo.
Non lo ha detto lui stesso che vuole finire? Andare oltre Liz, dimenticarla? In quella situazione surreale si trova a fare l’ennesimo paragone…o meglio…a notare le differenze tra le due donne che gli piacciono.
Aspetta. Cosa cavolo hai detto?
Mi piacciono. Mi piacciono…
Già, perché è così, ormai non può più mentire a se stesso.
Non ha mai conosciuto nessuna come Lucy. Così dannatamente triste, perversa, l’angelo e il diavolo uniti insieme.
Il bello è che…quello che lo ha sempre attirato di Lisanna, è la sua innocenza, la sua purezza, il fatto che sembri così…candida. Invece, ciò che lo attira di Lucy…è proprio la sua parte più nera, più malata, più simile alla sua tristezza.
È pazzo, non c’è altra spiegazione al perché muoia dietro due donne che sono l’una l’opposto dell’altra.
Anche per come le vive lui.
Ecco un altro opposto: Lucy è bionda, luminosa, risplende come il sole, ma l’ha vissuta di notte, scoprendo la sua parte più buia. Lisanna è pallida, lattea, i capelli sono argentati come la Luna, ma l’ha vissuta durante il giorno, amando la sua parte più positiva, gioiosa, felice.
Pensieri sconnessi, questi, senza senso.
Probabilmente se ci si mettesse sul serio potrebbe stilare una lista pressoché infinita sulle loro differenze.
È così assorto che quasi sussulta quando Lucy lo richiama.
«Se ne sono andate» Sussurra.
Annuisce, guardandola. È bellissima, ogni secondo lo diventa di più.
Lei sorride di nuovo. Fa quel sorriso, quello che ha fatto prima di baciare Liz, quel sorriso che sa di vittoria.
Prende i bordi della sua maglietta, la solleva. «Devo ricambiare il favore, no?» Si aggrappa alle sue spalle, baciandogli il torace, l’addome, e poi ancora giù.
Sente il rumore di lei che armeggia con la cinta e chiude gli occhi mentre le stringe i filamenti biondi tra la mano.
Sta accadendo sul serio? L’alcool che ha bevuto sembra essere salito al cervello tutto in una volta. Eppure non è mai stato più lucido.
Non riesce a trattenere un ringhio. È troppo intenso: gli fa girare la testa, ha le vertigini, la mente si annebbia e il respiro si fa pesante.
Questa ragazza lo farà impazzire. È un demone che lo sta portando in paradiso.
«Sto…sto per…» Riesce solo a biascicare, prima che mille puntini rossi gli esplodano davanti agli occhi, e lo stesso piacere che ha provato quella sera in hotel con lei, ritorni come un’onda anomala.
Lucy si solleva. Si lecca un labbro poi rispunta il sorriso.
Vuole cancellarglielo dalla faccia. La spinge verso la parete opposta, chinandosi sul suo collo. Le mani vagano sull’orlo del vestito leggero. La farà aspettare. La farà impazzire come lei fa con lui.
La sente protestare, e quando decide che non resiste più nemmeno lui, allunga la mano destra. Cerca, raggiunge, esplora.
I suoi gemiti sono assuefacenti. Potrebbe venire di nuovo solo a sentirli. È così bello darle piacere, quasi quanto riceverlo, forse anche di più.
La sente aumentare la stretta sulle sue spalle. Improvvisamente gli morde il collo, forte. Lo fa ringhiare di dolore.
«Mi fai impazzire» Fa ansimante, mantre si ricompone. È felice di sapere che le sensazioni sono reciproche.
«E…adesso?» Nemmeno finisce di dirlo che se ne pente immediatamente. Maledetto, perché non ti puoi cucire la bocca una buona volta
«Che vuoi dire?» Fa lei, passando una mano sul vestito, a stirare le pieghe.
«Cosa siamo io e te, Lucy?» Sa bene di suonare stupido, e probabilmente lo è. Lei lo guarda, portandosi una ciocca dietro l’orecchio.
«Siamo un conforto. Siamo una cosa bella l’uno per l’altra»
«Lucy tu…hai il belloccio in giacca e cravatta…» Fa, non badando al suo sopracciglio inarcato a quel nome affibbiato al suo capo «io ho Liz…ci faremo del male…» Dice, non convinto.
«Ciò che abbiamo fatto ora, com’è stato?» Chiede, seria.
Sbuffa una risata, ma visto che lei sembra in attesa, chiede «Devo seriamente rispondere?»
«Si»
La guarda, si gratta la nuca «Fantastico, cazzo. Fottutamente bello…» Dice
«E come fa una cosa bella a fare male»
Natsu sbuffa un’altra risata «Eccolo qua, il tuo lato egoista»
Lucy ha un lieve sussulto, aggrotta le sopracciglia «Come vuoi»
Fa per uscire da quella cabina stretta, ma la trattiene «Non puoi sapere che non soffriremo…ancora di più»
«Io lo so»
«Come»
«Perché amiamo altre persone, e non c’è rischio tra di noi»
Lui ride di nuovo ma Lucy lo blocca.
«Mi fai stare bene, Natsu, e io ho bisogno di questo. Sono egoista? Cavolo, se lo sono. L’hai capito ormai. Viviamo la stessa identica situazione. E…se riusciremo a farci ricambiare smetteremo, ovviamente…»
«E non pensi che, se mai ci ricambiassero, non sarebbero del tutto contenti del fatto che abbiamo avuto un’altra persona con la quale abbiamo fatto sesso per tutto il tempo?»
«Ma senza alcun coinvolgimento emotivo»
«Lucy…»
«Natsu solo, pensaci, okay? Non ti voglio mettere pressioni e…capisco il tuo punto di vista, davvero…» Fa una pausa «Dammi il cellulare»
Aggrotta le sopracciglia ma glielo passa. Inizia a scrivere veloce. «Che fai?» «Ti lascio il numero. Puoi scrivermi, puoi lasciarlo nella tua rubrica a marcire, puoi eliminarlo, facci quello che vuoi» Dice. Glielo ripassa con un sorriso, questa volta dolce, sincero.
«Ciao, sconosciuto» Si protende in avanti un’ultima volta, gli lascia un bacio che è più un soffio intangibile. Poi apre la porta e sparisce in un secondo, leggera e sfuggente.
Natsu alza lo sguardo, sospira.
Nessun coinvolgimento emotivo, eh? Penso sia già troppo tardi per me, sconosciuta

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. ***


Lucy
L’ennesimo sbadiglio della mattinata la coglie. Si porta una mano alla bocca, in un gesto casuale, cercando di nasconderlo il più possibile. Fortunatamente nessuno l’ha notato, un po’ perché tutti sono concentrati solo sul lavoro che hanno davanti, un po’ perché Lucy riesce bene a non far trasparire assolutamente nulla. Ormai è esperta nel nascondere i propri pensieri, sentimenti…
Beh, può ingannare tutti tranne una sola persona, che fa capolino solo con gli occhi al di sopra del computer al lato opposto della sua scrivania, fissandola contrariata.
Lucy si riconcentra solo sullo schermo del pc, evitando quegli occhi accusatori, che mal celano però molta preoccupazione. Se già di solito Levi si preoccupa per lei e per il suo stato d’animo, ultimamente sta davvero facendo impazzire la sua migliore amica. Ieri sera è tornata a casa alle due inoltrate, e altre restanti due ore le hanno passate a parlare della serata. O meglio, Lucy ha parlato. L’amica l’ha ascoltata paziente, alternando sguardi comprensivi, occhiatacce e sopracciglia aggrottate, per poi concludere con una ramanzina delle sue.
«Luce, la situazione con Loki è già abbastanza…devastante per te. Iniziare qualcosa con qualcun’altro…sarà solo più stressante» Le aveva detto.
«Eppure, quando sto con lui…riesco a non pensare a Loki, mi scordo di tutto il dolore»
«Non è un bene che lo usi come valvola di sfogo»
«A me basta non soffrire» Aveva detto lei, abbassando gli occhi.
«Oh, Luce. Vieni qui» E si era lasciata stringere dalla sua amica. Levi poteva anche essere lapidaria con lei, ma alla fine la consolava sempre, perché sapeva che Lucy ne aveva bisogno.
Lo schermo che si oscura la riscuote dai pensieri. Muove il mouse per far riapparire la ricevuta che sta controllando. I numeri e le lettere iniziano a confondersi l’una con l’altra.
D’improvviso, il suono della porta del suo ufficio che si apre le fa alzare gli occhi di scatto, così come anche a tutti i suoi colleghi alle scrivanie. È in piedi sul ciglio, elegantissimo e altero come al solito, ma l’aria è stanca, di chi ha tante, troppe cose a cui pensare.
«Scusatemi il disturbo, ragazzi» Fa, sbrigativo «volevo solo comunicarvi che a breve inizieranno i lavori di ampliamento di cui vi avevo parlato, perciò potrebbero esserci dei rumori» Fissa nella sua direzione, Lucy si fa rigida ma poi quegli occhi virano traiettoria «Levi, potrei chiederti di accompagnare gli operai a vedere la zona? Arriveranno verso le 5, si tratta solo di un’ispezione, dovrebbe essere una cosa veloce»
L’interpellata sorride cordiale «Certo, nessun problema»
«Ti ringrazio. Grazie a tutti, buon lavoro» Termina. Un coro di ringraziamenti sparsi si solleva in risposta, poi ognuno torna al proprio lavoro. Anche lui fa per rientrare, lo sguardo subito ricaduto su dei documenti che regge tra la mano. Quando improvvisamente si blocca. E la guarda. Lucy si fa di nuovo sull’attenti. È certa di sembrare uno straccio, senza trucco e con tre ore di sonno.
Lo vede avvicinarsi, non ci mette molto dato che la loro scrivania è una delle più vicine al suo ufficio, posto in fondo. A voce bassa le fa «Lucy, quando hai un momento libero, potresti raggiungermi in ufficio? Anzi, facciamo a fine turno…se puoi, ovviamente»
Rimane completamente spaesata, lo fissa e basta. La lingua sembra essersi incollata al palato. Lui è lì in attesa, che la guarda di rimando.
Un colpo sul suo stinco sotto il tavolo la fa riscuotere.
«Ai!» Si lamenta.
«Come?»
«Si! Cioè, dicevo…si, certamente» Le regala un sorriso e si richiude di nuovo nel suo ufficio.
A quel punto porta lo sguardo sulla sua amica «Mi hai fatto male» Si lamenta.
«Era necessario, Lu. Mi sembravi imbambolata»
«In effetti lo ero…secondo te cosa vorrà?»
La vede alzare le spalle «Non saprei proprio…forse vuole chiederti di nuovo scusa per ieri» Tenta la turchina. A quelle parole Lucy si rabbuia. Con tutto quello che era successo dopo, aveva quasi dimenticato del bidone che Loki gli aveva tirato nel bel mezzo del loro…appuntamento? Ma poteva davvero essere chiamato tale?
La voce della sua amica le fa alzare gli occhi di nuovo «Però ehi, è addirittura venuto qui a chiamarti lui, e poi sembrava molto serio» La sua amica le sorride. Lucy alza un angolo delle labbra «Già» per poi riabbassarlo in fretta. La Lucy di due settimane fa avrebbe probabilmente iniziato a fare i salti di gioia e dare di matto. Ora, non sa spiegarsi il perché, l’entusiasmo le è calato. Eppure, rimane la classica sensazione di vuoto allo stomaco.
Cosa devi dirmi?

Natsu
Il viso si perde verso l’alto mentre osserva sgomento quel palazzo fatto di vetrate. È…immenso.
«Avanti Dragneel, non abbiamo tutto il giorno» Fa Gajeel, oltrepassandolo.
«E noi dovremo lavorare qui?» Gli chiede, iniziando a seguirlo.
«Fortunatamente si, cazzo. Ero convinto la affidassero a quegli stronzi della Pegasus. Beccatevi questa» Fa, l’aria vittoriosa sul volto deformato da un ghigno diabolico.
Natsu ritorna a fissare il palazzo, enorme e luminoso.
«Non mi sembra gli serva una ristrutturazione» Gli esce, sinceramente. L’edificio è perfettamente integro.
«Sono lavori interni. Ma possibile che non mi stai mai a sentire? Ve ne ho parlato l’altro giorno, sono anche andato a fare un sopralluogo apposta!»
«Ah…ops»
«Santo Dio, Dragneel»
Natsu scoppia a ridere e dopo pochi passi, varcano l’entrata.
Immediatamente si sente fuori posto. Si capiva già da fuori che fosse un luogo per persone importanti: l’ingresso è ampissimo e luminoso, dall’odore antisettico, e pullula di ricconi, ovviamente in giacca e cravatta. Sembrano avere tutti fretta, camminano non degnando niente e nessuno della minima attenzione. La scena gli fa ricordare quell’imbalsamato a cena con Lucy l’altra sera.
Lucy
Non l’ha più sentita dopo ieri sera in discoteca, quando l’ha lasciato nel bagno delle donne ad arrovellarsi su mille dubbi. Tornato a casa si era calmato, aveva preso il telefono tra le mani, aprendo la rubrica telefonica, e un sorriso gli era nato sulle labbra chiuse. Si era registrata “Sconosciuta”. Ma al sorriso era seguito subito un sospiro. Non sapeva proprio che fare, con Lucy, con Lisanna. Ma poi aveva stretto i pugni, aggrottato le sopracciglia.
Da quando Natsu Dragneel era un tipo così ansioso, preoccupato e sulle spine? Lui era libero, viveva alla giornata e quell’improvvisa apparizione della bionda l’aveva sconvolto dentro, paradossalmente acuendo i suoi dubbi sentimentali. Aveva fissato di nuovo il numero. Adesso era lui a poter decidere: non aveva in programma di tornare al Fairy, e quello era l’unico posto dove avrebbe potuto incontrarla, per il resto non sapeva nemmeno dove vivesse o lavorasse. Per cui stava a lui, avendo il suo numero, decidere se sentirla oppure no, e magari un po’ di “pausa” dalla sconosciuta gli avrebbe fatto bene.
Per cui era tornato al lavoro quella mattina con il sorriso sulle labbra, con tutta l’intenzione di scrollarsi di dosso per un po’ i suoi dilemmi sentimentali.
Un violento scossone lo fa tornare alla realtà «Scusa amico» Fa, alzando una mano in direzione di quel signore imbellettato dall’aria truce. Per tutta risposta, quello gli lancia uno sguardo di quelli che si rivolgerebbero ad uno scarafaggio, continuando a camminare veloce.
Natsu fa un alzata di spalle. Non ha certo intenzione di prendersela per questo. Ora è finalmente sereno.
Ho io il potere
Continua a ripetersi stupidamente da ieri sera, fiero quasi di aver completamente ignorato il numero di Lucy. Quando in realtà sa benissimo che una parte di lui lo sta facendo anche per una sorta di “vendetta” nei suoi confronti. Ha capito benissimo che per lei, lui non è altro che un bel corpo da usare per dimenticare l’altro, mentre per lui…beh…forse quella prima sera in hotel era stato così, ma già dopo un giorno non lo era più.
«Siete della Dragon Slayer SRL, giusto?» Entrambi si voltano in sincrono, e nello stesso momento, abbassano lo sguardo, per poter guardare in faccia la proprietaria di quella voce. È davvero…bassissima, ad una prima occhiata distratta sembrerebbe facilmente scambiabile con una bambina appena adolescente. È Gajeel a risponderle «Si»
«Sono Levi della Crime Sorciere, molto piacere. Il mio superiore mi ha chiesto di accompagnarvi verso la zona da ristrutturare. Vedete, questo palazzo non è tutto del mio capo, ci sono diversi uffici di diverse compagnie, ma con la crescita della casa editrice siamo riusciti ad allargarci in un'altra zona»
«Si, me lo avevano spiegato al primo sopralluogo. Comunque io sono Gajeel, responsabile della ditta» Fa, stringendole la piccola mano nella sua enorme. «Lui è Natsu, un mio collaboratore»
«Ehilà» Risponde lui, alzando una mano, per poi stringerla alla ragazza a sua volta.
«Venite, vi accompagno verso l’area» Dice, con un sorriso.
Gajeel stira un angolo della bocca «Grazie»
Ma…se lo è immaginato o quel buzzurro del suo superiore ha appena sorriso e…ringraziato?
Gli viene da ridere e un ghigno gli nasce spontaneo scoprendo un canino, soprattutto quando lo coglie spudoratamente in fallo a fissare il fondoschiena di quella Levi.
«Ehy capo, dai non è carino fissare così» Gli sussurra, provocatorio.
«Dragneel ti spezzo le braccia e le uso per picchiarti» Ringhia lui, quasi…rosso?
D’improvviso è felice di dover lavorare qui, finalmente sarà lui a poter provocare il suo amico e non viceversa.
Prendono l’ascensore, salendo al settimo piano.
«Qui ci sono sia gli uffici di Crime Sorciere che l’area da ristrutturare» Fa la ragazza, indicando prima un lungo corridoio sulla destra che termina con una sala molto spaziosa, piena di scrivanie, e poi un altro corridoio dalla parte opposta, uguale. Proprio verso quello si dirigono, non prima che Natsu getti un’altra occhiata verso destra ad occhi sgranati, fissando quella sala in fondo. Infatti, con la coda dell’occhio aveva intravisto una chioma bionda, ma riguardando meglio non nota nulla.
Perfetto, cazzo, ora iniziò anche ad immaginarmela. Alla faccia della vendetta…
Pensa con uno sbuffo, prima di seguire la turchina in quel corridoio silenzioso.
Ci sono cinque stanze completamente vuote, pezzi di muro sparsi e cavi a vista; da fare da zero insomma. Sono molto ampie ma non sono tante. Avevano assunto un’intera ditta solo per questo.
Beh, meglio per noi, pensa schietto. Guarda il suo superiore con un velo di ammirazione per essersi riuscito a conquistare quell’incarico: probabilmente quelle erano le persone più ricche che avessero mai richiesto un loro servizio.
«Faremo un po’ di casino» Fa Gajeel, rivolto alla turchina, mentre continua ad analizzare la sala.
Il suo amico dall’aria rude si volta verso di lei quando non ottiene risposta, trovandola imbambolata a fissarlo.
Natsu reprime una risata a quella scena.
«Ehh…si, ci ha già informato il nostro capo. Non sarà un problema» Fa. Ora tocca a lei arrossire. Gajeel annuisce meccanico.
Si fermano a vedere ogni stanza, ogni tanto Natsu interpella il suo superiore riguardo dubbi tecnici. Dopo 15 minuti hanno già finito l’ispezione, infondo Gajeel era già passato una volta.
«Se vi serve altro tempo…» Inizia la ragazza con loro.
«No, va bene così. Questa ispezione era più…una riconferma diciamo, avevo già visto il posto. Possiamo iniziare già da domani, una volta portato su il necessario» Dice.
La ragazza annuisce con un sorriso «Allora venite, vi riaccompagno verso l’uscita»
Riattraversano il corridoio, fermandosi di fronte alle porte dell’ascensore. Natsu non può non notare quegli sguardi fugaci che il suo superiore e la turchina si stanno lanciando e sorride, già pregustando tutte le battutine che gli farà.
Ma quando le porte dell’ascensore si spalancano il sorriso scompare dal suo volto.
«Oh, buon pomeriggio, Signor Loki. Loro sono Gajeel e Natsu della Dragon Slayer SRL. Li ho appena accompagnati ad ispezionare l’area» Fa Levi, con un sorriso, però sembra quasi tirato.
Natsu aggrotta le sopracciglia. Quell’aspetto formale, quell’aria snob, gli sembrano familiari…
«Ah, capisco, molto piacere allora» Fa, tendendo una mano. Gajeel la stringe, seguito da Natsu «Mi auguro vi troverete bene qui con noi» Fa, altero.
Natsu aggrotta le sopracciglia. È sicuro di averlo già visto…ma dove?
«La Dragon Slayer sarà sicuramente all’altezza dell’incarico» Risponde Gajeel, stirando un angolo delle labbra.
Quello sorride, uscendo dall’ascensore, passandogli a fianco.
E Natsu sgrana gli occhi. È lui. È il belloccio in giacca e cravatta.
Ma l’ho visto di sfuggita, era in alto, lontano, non è sicuro che sia lui…
Eppure, qualcosa gli dice che è proprio così. E se lui lavora qui, vuol dire che…
«Non è possibile, quante probabilità ci sono…» Mormora, inconsciamente.
«Che, Salamander?» Gli fa Gajeel, ancora abituato a chiamarlo con quel nomignolo che si porta dietro dalle superiori.
«Niente, niente» Fa, pensieroso.
Per un attimo gli passa per la testa di chiedere a Levi se qui lavori una certa Lucy, ma all’ultimo desiste. È semplicemente impossibile, avanti…
Eppure, un fremito lo coglie al pensiero.
Scendono con l’ascensore e Levi li saluta cordiale. Abbandonano l’edificio e Gajeel si mette subito a spiegare il programma per domani, il materiale da portare, ma lui non riesce a prestargli attenzione.
Ha iniziato a rimuginare, e per lui non è mai un bene.
D’improvviso però si ferma e scuote la testa. Cosa aveva deciso? Non pensare, non preoccuparsi.
Si, affrontare le cose giorno per giorno.
Fa un sospiro, poi un sorriso, scoprendo i canini.
«Gajeel, secondo me serviranno dei teli in più. Dovremo pulire la tua bava per quando passerà Levi»
Lo sguardo che gli lancia è lapidario. Mentre il suo amico inizia a sbraitargli contro, Natsu guarda un ultima volta l’edificio dietro di sé.

L
Lucy bussa, entrando e chiudendosi la porta dietro le spalle. Si sorprende nel trovare l’ufficio vuoto. In effetti non ha sentito il classico “avanti” dopo quei due colpi alla porta.
Si passa una mano sul volto, sospirando, attribuendo la colpa alla stanchezza e…all’ansia.
Quell’interrogativo l’aveva distratta dal lavoro per tutto il pomeriggio. Cosa dovrà dirle? Sono davvero solo le ennesime scuse? Le chiederà un’altra volta di farsi perdonare portandola ad un nuovo pseudo appuntamento?
Quel pensiero sicuramente una volta l’avrebbe fatta fremere di gioia, ma ora è quasi innervosita: non vuole che le chieda di uscire solo per poi abbandonarla da sola. L’ha già fatto due volte, chi le garantisce che non lo farà anche una terza?
Però…allo stesso tempo…questo è più di quanto abbia mai ottenuto da lui, e sa già che se le chiedesse di uscire, non riuscirebbe a rifiutare.
Ancora immersa in quei pensieri, sente la porta cigolare, si volta di scatto e lo vede entrare.
«Ah, Lucy, sei già qui, bene» Fa, con la sua solita aria austera.
Lei sforza un sorriso. Finalmente da voce a quella domanda «Cosa dovevi dirmi?»
Lui sembra quasi…teso.
Si siede sul divanetto posto sulla destra e le fa cenno di raggiungerlo. Da lì si può guardare l’immensa vetrata che fa da parete in quell’ampio ufficio al settimo piano.
«Lucy, sai bene che il lavoro occupa il 90% del mio tempo e raramente ho l’occasione di parlare con qualcuno di cose che non riguardino, beh…il lavoro» Inizia. Lucy non ha proprio idea di dove voglia andare a parare. «Per questo ieri sono stato molto bene, ero tranquillo, poi il lavoro è tornato a disturbarmi e non ho potuto…parlarti» Si blocca di nuovo. Lucy ha quasi l’istinto di scuoterlo e urlargli di arrivare al punto. Fortunatamente continua «nonostante sia proprio il lavoro a legarci, io tengo molto a te, per questo, ho pensato di dovertelo dire…» L’espressione seria ma luminosa.
Lucy sente che i suoi occhi potrebbero uscire dalle orbite per quanto li ha spalancati. Sta accadendo davvero quello che lei crede? Si sta…dichiarando?
Ingoia un groppo in gola «Si?» Pigola.
«Volevo dirti che…ho conosciuto una persona»
Lucy sente il peso del mondo crollarle addosso. Chiude gli occhi. Le verrebbe quasi da ridere istericamente.
«Ho pensato di dirtelo perché non ho mai davvero occasione di parlare con qualcuno di queste cose, e io mi trovo molto a mio agio con te, così ho pensato di confidartelo» Fa. La ragazza sente l’impellente bisogno di allontanarsi, ma le sue gambe hanno perso tutta la loro forza e non collaborano. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma anche le corde vocali sembrano aver perso la loro funzione.
«Io non…» Le esce solo, con voce gutturale.
«Lo so, non te lo aspettavi, vero? È stata una sorpresa anche per me. È la figlia di un dirigente conosciuto qualche mese fa, c’era anche lei a quell’incontro. Non l’ho più vista fino all’altra sera, a quella cena, ricordi? Quella che mi ha trattenuto dal tuo compleanno. Ero molto restio ad andare, ma quando sono entrato e l’ho vista, mi è sembrato destino…» Fa, gli occhi luminosi. Lucy non riesce ancora a spiccicare verbo, gli occhi di nuovo spalancati. La sera del suo compleanno…le ha detto che la cena si era prolungata troppo…era rimasto con lei tutto il tempo?
E…tutti questi mesi spesi ad arrovellarsi su di lui, ad…amarlo…in tutto questo tempo lui pensava ad un’altra.
A tradimento, gli occhi le si riempiono di lacrime «Sono così felice per te» Sibila, nascondendo la voce rotta.
«Ora scusami, ma devo proprio andare» Fa, sbrigativa, alzandosi.
«Lucy, tutto bene?» Dice, alzandosi a sua volta.
Lei annuisce con forza, diretta verso la porta.
«Lucy» La richiama. La ragazza si blocca con la mano sulla maniglia «credi che potremmo continuare il discorso? Sai…sei una delle poche persone con cui posso parlarne»
Lucy riabbassa la testa, per poi rialzarla, guardandolo e mormorando uno «Scusami» e uscendo da quell’ufficio, diventato soffocante.

N
Natsu si stira per bene, lasciando poi andare un sospiro verso il cielo limpido di inizio luglio. Si trova sempre nello stesso punto di ieri, quell’edificio enorme a fronteggiarlo. Quella mattina ci sono tutti, pronti ad iniziare il lavoro. Si carica in spalla un sacco pieno di materiale e segue gli altri dentro il palazzo. Già si immagina gli sguardi che quei vecchi imbellettati rivolgeranno a lui e i suoi compagni ma non gli importa assolutamente nulla. Si sente leggero, pieno di energie e, stranamente, non vede l’ora di iniziare.
Il dubbio che Lucy possa davvero lavorare lì lo ricoglie per un attimo, ma scuote la testa, dimenticandosi anche di questo.
Insieme ad Elfman aspetta l’ascensore, lasciato indietro dagli altri per quella sua mole imponente, e lo sente borbottare cose riguardo il non essere un vero uomo.
Quando giungono al sette c’è già un via vai di operai e persone dall’aria elegante. Che paradosso, pensa, mentre si dirige verso sinistra. Scorge non lontano Gajeel parlare con Levi, sicuramente di qualche questione tecnica. Ma Natsu ha già capito che la minuta blu ha decisamente attirato l’attenzione del suo capo.
Sorride sghembo, raggiungendo una delle sale vuote. Lì attendono Gajeel, che non appena spunta dalla porta si mette subito a dare ordini e assegnare a ognuno la propria mansione. Però è meno severo del solito, meno rozzo.
«Stando qui anche uno come lui deve controllarsi» commenta Alzac. Ma Natsu sa bene che non è tanto per il posto dove si trovano, ma quanto per non fare brutta impressione a una certa bluetta. Sorride ancora. Penserà dopo a farsi quattro risate, per il momento deve mettersi al lavoro.
Lascia andare un sospiro, rialzando la testa. È sudato e spossato, ma soddisfatto. È solo la prima mezza giornata di lavoro ma le cose stanno già procedendo bene. Raggiunge il suo zaino afferrando il panino, preparato quella mattina. Questa volta se lo è ricordato. Rimane per un po’ fermo a fissarlo senza vederlo davvero, imbambolato, quando una voce profonda lo richiama.
«Natsu, Lisanna chiede di te» Fa Elfman, raggiungendolo. Spalanca gli occhi. Per un attimo pensa di non aver sentito bene.
«Cosa?»
«Ti vuole parlare» Dice, passandogli il cellulare. Non aveva nemmeno notato lo tenesse in mano. Lui esita. Non è sicuro se prendere quell’oggetto che Elfman gli sta porgendo, ma infine cede. Lo avvicina all’orecchio, rimane zitto per un momento.
«Pronto?» Fa, dopo un po’.
«Perché mi stai ignorando?» Dritta al punto, lapidaria. Natsu si sente punto sul vivo. Non si può dire non sia vero: Liz gli ha scritto questi due giorni, dopo quella sera al Fairy Tail, ma lui non ha visualizzato, ne risposto alle sue chiamate. E la ragione è molto semplice, la stessa per cui sta ignorando -se così può dirsi- Lucy. Il suo desiderio, se non bisogno, di allontanarsi dai drammi sentimentali.
E, nel caso di Liz, anche cercare di farsi passare una cotta decennale.
«Sai, siamo riusciti a farci assumere per questo nuovo lavoro in un ufficio di ricconi e…sono stato impegnato» Mente spudoratamente, pentendosene subito dopo: se chiedesse quando sono iniziati i lavori a suo fratello, scoprirebbe subito la sua bugia.
«Natsu, non mi interessa» Dice, sconvolgendolo.
«Ho capito che è un periodo strano in generale, ma io ho bisogno del mio migliore amico, non puoi…semplicemente abbandonarmi» Quelle parole lo colpiscono a fondo, alimentando un bruciante senso di colpa. Magari è successo qualcosa, Lisanna lo ha cercato per parlargliene e lui l’ha volutamente ignorata. Si sente proprio una merda: prima ancora della sua cotta, Liz è sua amica e…anche se è puro masochismo, quando sta male vuole essere una spalla per lei.
Sospira e parla «Scusami Liz» Fa una pausa, poi riprende «è successo qualcosa?»
La sente sospirare «Scusami tu, è una cosa molto egoistica da dire ma…»
«Cosa è successo, Liz» Ripete.
La sente sospirare attraverso il telefono.
«Non è niente di che in realtà…» mormora «ti ricordi Bixlow? Il barista lì al Fairy» Fa. Natsu si blocca sul posto. Ingoia un groppo in gola.
«Mhmh» Riesce solo a dire, esortandola a continuare.
«Beh, mi…mi ha chiesto di uscire, e ho detto di sì»
Stringe istintivamente la mano libera in un pugno. Gli verrebbe quasi da schiantarlo contro la parete ma rimane immobile come una statua. Non sa bene cosa stia provando in realtà, in tutto quel marasma di emozioni contrastanti, l’unica che emerge e che riconosce chiara è una: la rabbia.
Lo sapeva. Lo sapeva che c’era qualcosa tra loro.
«Natsu…sei ancora lì?»
«Mh, si, scusa» Fa, meccanico «e com’è andata?»
«No, scemo, non siamo ancora usciti. Ho solo accettato, ma…sono in ansia, volevo parlartene per questo»
«Lui ti piace?» Chiede, la voce improvvisamente più bassa di un tono.
«Beh, si. Credo di si»
Natsu chiude gli occhi. Era tutto ciò che aveva bisogno di sapere.
«E allora stai tranquilla. Sii te stessa e vedrai che andrà bene» Se la immagina all’altro capo mentre sorride e annuisce.
«Grazie Natsu» Dice, dolce. «Non è solo per questo che ti ho chiamato, però» fa una pausa «di cosa volevi parlarmi l’altra sera?»
Gli viene quasi da ridere.
«Niente niente, non era importante. Liz credo di dover andare, se Gajeel mi dovesse trovare al telefono penso che non uscirei vivo da qui» La sente ridere.
«Va bene, ti lascio al tuo lavoro, Dragneel. E rispondi quando ti chiamo»
«Mhmh» Mormora solamente, per poi riattaccare. Guarda ancora per un po’ il display, per poi passarsi una mano sul viso.
Raggiunge Elfman e gli ridà il telefono. Lui aggrotta le sopracciglia «Tutto bene?» Gli chiede. Dovrà avere una faccia assurda in questo momento.
«Si sì» Borbotta, allontanandosi.
Esce dalla sala e percorre il corridoio. Non sa nemmeno lui dove sta andando, sa solo che vuole prendere un po’ d’aria. O almeno allontanarsi da tutta quella gente. Se lo beccherà Gajeel saranno davvero guai, ma in quel momento gli interessa meno di zero. Come un’apparizione legge su una porta la scritta “Scale antincendio”, e senza pensarci un attimo la apre di getto.
Si ritrova in uno stretto pianerottolo, dal quale partono lunghe scale che sembrano continuare all’infinito. Sporge il viso sia in basso che in alto, fissando i piccoli puntini di luce alla fine.
Fa un respiro profondo, sedendosi su uno scalino. Forse però non avrebbe dovuto allontanarsi. Tutto quel silenzio, quella tranquillità, lo fanno pensare.
È un bene, no? Ora Lisanna si fidanzerà con quel tipo assurdo e io potrò dimenticarmela. Si, è un bene.
Eppure, le mani tremano di rabbia. Si alza, iniziando a camminare in cerchio. Ora quel pugno al muro può darlo davvero. E non aspetta un secondo.
D’altronde è sempre così che sfoga la sua rabbia, la tristezza, la frustrazione. Deve esternarle, colpendo qualcosa. Ogni sera lo fa, con il suo sacco da boxe: si mette in posizione e colpisce, e improvvisamente quel sacco di tela riempito di sabbia non è più un sacco, ma sono tutte le sue emozioni che prendono forma, le sue paure.
In quel momento però c’è solo il muro davanti a lui. Ma non gli importa. Colpisce, e colpisce. Sordo a qualsiasi rumore, a qualsiasi dolore.
Non si accorge nemmeno che ha iniziato a lasciare macchie rosse sulla parete.
Ignora persino il suono della porta che lentamente si apre.

L
Lucy sta accumulando sempre più ore di sonno arretrate. Se la scorsa notte ha dormito solamente qualche ora scarsa, questa l’ha passata completamente in bianco. Continuava a rigirarsi nel letto, e, quando riusciva a stare ferma, gli occhi le si riempivano repentinamente di lacrime.
Non ha rivelato nulla a Levi, nonostante le sue insistenze. Stranamente non ha indagato troppo come suo solito: sembrava anche lei pensierosa. Però non si trattava di un rimuginare preoccupato: le brillavano gli occhi, come stesse pensando a qualcosa di bello. Lucy si era sentita tremendamente in colpa, per non averle chiesto cosa fosse successo che le illuminasse lo sguardo in quel modo. Ma non ne aveva avuto proprio la forza. Non quando tutte le sue speranze, i suoi sentimenti, si erano infranti al suolo rovinosamente. Quella mattina si era alzata senza voglia di fare nulla. Solo il non voler far insospettire Levi l’aveva fatta alzare controvoglia dal letto. Non si era truccata. Aveva lasciato i capelli sciolti e liberi e si era infilata la prima cosa che le era capitata a tiro nell’armadio. Arrivare poi al settimo piano dell’edificio dove lavorava, e trovare un via vai costante di operai, l’aveva fatta sbuffare sonoramente e rintanare in ufficio sperando che nessuno l’avesse vista, ridotta come uno straccio. Si era completamente dimenticata che sarebbero cominciati quella mattina.
Ora è lì, di fronte al suo computer, a fissarlo senza vederlo davvero. Spera con tutte le sue forze che Loki rimanga nel suo ufficio, ma il pensiero che ne esca da un momento all’altro la agita mortalmente. Dice a Levi di coprirla in caso qualcuno chieda di lei e si alza, diretta verso il suo posto speciale. È da quando lavora in quella casa editrice che ogni tanto va a nascondersi lì, sulle scale dell’uscita di emergenza.
Le piace perché è silenzioso, e sempre vuoto. Li può rilassare la mente, non pensare.
Appena si avvicina però, sente dei rumori, come dei colpi violenti. Apre piano la porta, sbirciando all’interno. La scena che le compare davanti le fa spalancare gli occhi, sconvolta. Lo shock e la confusione di vederlo lì vengono sommersi da ciò che gli sta vedendo fare: sta colpendo il muro, forte. Sembra voglia spaccarlo, o spaccarsi le mani. Il suo corpo agisce prima che la mente possa pensare. Lo raggiunge, abbracciando il suo torace da dietro, tentando di fermarlo. Lui sussulta violentemente, bloccandosi e voltandosi.
«L-Luc…» Sente il fiato morirgli in gola. Riabbassa la testa rosata. Entrambi tacciono. Lucy lo stringe finché non sente il suo respiro calmarsi, e solo a quel punto lo lascia. Si fissano come a parlarsi con lo sguardo. Lucy, la più lucida in quel momento, è la prima a parlare «Natsu, ma che ci fai qui? E…che diavolo stavi facendo?» Fa, non nascondendo la preoccupazione. Natsu sembra ancora scioccato di essersela ritrovata davanti. Beh, non che lei non lo sia. Non riesce proprio a capire…
«Lucy…io…ora lavoro qui» Dice, scioccandola.
«C-come…quando…?»
«La nostra ditta, ci hanno assunto per i lavori di ristrutturazione» Le spiega. Lucy è scioccata. Quante probabilità c’erano?
In quel momento però, è così profondamente grata al destino.
Aveva così tanto bisogno di lui. Di slancio lo abbraccia «Anche io lavoro qui» Fa, ridendo. Sente Natsu sbuffare anche lui una risata. Rimangono così per un po’, finché Lucy interrompe l’abbraccio, guardandolo in faccia «Non hai risposto alla seconda domanda» Dice, fattasi seria.
Lui abbassa gli occhi, quasi si vergognasse «Stavo sfogando la mia rabbia» Confessa, gli occhi bassi. Lucy è confusa «Cosa è successo?» Osa chiedere, sperando si confidi. D’altronde è da quella sera che si sono conosciuti che si confidano i loro dolori, sofferenze. Lui sospira forte, per poi parlare «Ho capito di non avere più speranze» Fa, rialzando gli occhi «con lei». Lucy non indaga oltre, ha già capito tutto senza bisogno che dica altro.
Fa un sorriso amaro «Anche io non ho più speranze» Sussurra, e vede le sue sopracciglia alzarsi un poco. Nemmeno lui dice nulla. Almeno la sua bocca. I suoi occhi verdi invece le stanno parlando. Non voglio pensare a quello che ho perso, le dicono. Lucy trova la forza di sorridergli «Sono così felice che tu sia qui» Gli confessa, mente porta una mano sulla sua guancia. Natsu stira un angolo delle labbra. Fa una risata sommessa e Lucy inarca un sopracciglio.
«Sai, ho avuto un presentimento quando sono venuto qui, ma mi ripetevo che era impossibile. Cercavo di tranquillizzarmi dicendomi che c’era una possibilità su un milione di aver beccato proprio il posto dove lavoravi tu» Lucy aggrotta le sopracciglia. Davvero non vuole che lei sia lì? Sta per abbassare la mano dal suo volto, quando sente la sua posarsi dietro la sua schiena, avvicinandola al suo corpo «speravo di non vederti, perché…in tua presenza mi sento strano, Lucy. Mi sono sempre detto che certe cose le avrei dovute sentire solo per Lisanna, ma…quando ti avvicini a me, vado fuori di testa» Continua, la voce roca. Lucy sente le gambe tremare. Porta entrambe le mani sulla sua nuca, le dita tra quei capelli sbarazzini, così morbidi. I respiri ormai a fondersi, mescolarsi. Vuole fermarsi a ragionare su cosa celino quelle parole, ma non riesce a rimanere lucida, soprattutto quando lui le stringe una natica a tradimento, tra quella mano che solo poco fa stava colpendo il muro, le nocche ormai spaccate e piene di sangue.
Lucy sussulta a quel contatto. Prende l’altra sua mano, portandola alle labbra. La bacia piano, nocca per nocca, sporcandosi la bocca del suo sangue. Lo guarda negli occhi, di quel verde così scuro. In un attimo, Natsu scosta la mano, sostituendola con la sua di bocca. Le si preme addosso, aprendole le labbra e scavando all’interno con la lingua. Sembra voglia divorarla.
Si stacca piano mentre le morde un labbro, talmente forte da far uscire anche a lei una goccia di sangue.
Lucy sorride perversa e la lecca via, passandosi anche il pollice sul labbro inferiore. Poi, lancia l’ultima bomba «Natsu, ti voglio adesso».
Vede i suoi occhi scuri illuminarsi. Ricomincia subito da dove si è interrotto e Lucy ricambia con foga. Si sente euforica. Si stacca dalle sue labbra bollenti per baciargli il collo, alternando morsi spietati, per poi avvicinarsi ancora, facendo sfiorare i loro bacini.
«Cazzo. Qua?» Sibila Natsu, famelico. Gli occhi velati di lussuria. Lucy continua a vezzeggiargli il collo muscoloso «Non viene mai nessuno qui, soprattutto a quest’ora. Non c’è pericolo» Sussurra, lasciva.
A quelle parole il ragazzo la solleva di peso, schiantandola contro la parete. Lucy si sente sempre più trepidante, il  suo intero corpo invaso da brividi di piacere. E non l’ha ancora sfiorata.
Il ragazzo le abbassa i leggings quanto basta con una mano, sostenendola solo un braccio, facilitato anche da Lucy che gli ha agganciato le gambe in vita. Poi armeggia veloce con la cintura, abbassandosi anche lui i pantaloni, fino a metà coscia. Sono entrambi impazienti, non hanno tempo ne voglia di perdersi in preliminari.
Nonostante questo, però, il ragazzo si ferma, guardandola. Sa bene che sta attendendo il suo consenso, e Lucy sente un calore nuovo sbocciarle in petto, diverso dal fuoco che gli è divampato in corpo fino a adesso.
Lo bacia ancora, ma stavolta ci mette tutta la dolcezza di cui è capace. Quando si staccano, lui le sorride. Lucy rimane imbambolata. Quel ragazzo ha seriamente uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto. È pieno, è autentico, fa venire voglia di sorridere di rimando. Ma non ha tempo di pensarci troppo. La riempie in un solo colpo, mozzandole il respiro, spezzandole l’anima. Non riesce a pensare a niente, se non al corpo di Natsu, la sua schiena larga a cui è aggrappata, i suoi ansiti misti a ringhi mal trattenuti. La sua testa è poggiata sulla sua spalla: sente il suo fiato caldo direttamente sul collo, sul lobo. Gli porta una mano sui capelli, stringendoli forte. Non si trattiene, ansima, quasi grida a un certo punto. La mente è vuota, non riesce nemmeno a pensare di essere a lavoro. D’improvviso, dopo un colpo ben assestato, stringe le gambe intorno alla sua vita, lanciando un gridolino spezzato dalla sua bocca volata ad ingoiarsi quell’orgasmo. Si accascia su di lui, a riprendere fiato, mentre lo sente irrigidirsi e ansimare il suo nome direttamente nell’orecchio, per poi scivolare via e aggrapparsi alla parete. Lucy chiude gli occhi, ancora sconvolta. Non crede di aver mai provato nulla del genere.
Aspetta di calmarsi e sgancia le gambe dal suo bacino, tornando a terra. Il ragazzo continua a respirare pesantemente, le mani sulla parete a torreggiare su di lei.
Si guardano. Natsu si passa una mano tra i capelli «Porca troia…» Biascica, causando l’ilarità della ragazza, che tenta di ridarsi un contegno, rivestendosi e passandosi la mano a pettine tra i capelli disordinati.
«Natsu…sei una belva» Fa, la faccia da finta santarellina, mentre sfarfalla le lunghe ciglia. Lui ride «Ha parlato l’angioletto» Ribatte, lasciandogli un ultima pacca sul sedere con uno schiocco.
Le risate si placano lente e Lucy si ritrova a rimuginare. Ha provato sensazioni mai provate prima. Ormai è chiaro anche a lei che Natsu non le è più indifferente.
Non che prima lo fosse, ovvio, ma adesso…c’è qualcosa…qualcosa che…
«Lucy» La sua voce la distoglie dai pensieri.
«Mhmh?» Fa, esortandolo a continuare.
«Ti va di uscire una volta?»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. ***


N
Ora è di nuovo solo sul pianerottolo, seduto sul secondo scalino. Il corpo ancora intorpidito e la mente confusa ma rilassata. Eppure, non riesce a godersi questa sensazione di appagamento, continua a pensare, e pensare. Di colpo fa una risata, il suono a riecheggiare perdendosi lungo le scale.
Ho io il potere, si diceva. Certo, come no.
Ritrovarsela davanti di colpo era stato talmente inaspettato da ammutolirlo, un unico pensiero in testa: sono doppiamente fottuto.
Aveva capito quanto inconsciamente aveva sperato di rivederla, che quell’ansia data dalla sensazione che lei potesse essere lì, altro non era che speranza.
Mi mandi fuori di testa, le aveva detto. Beh, doveva esserlo proprio completamente per aver fatto...quello che aveva fatto. L’aveva presa lì, in piedi…e in pubblico.
Si passa una mano sul volto, improvvisamente accaldato. Solo adesso, a mente fredda, si rende conto che davvero chiunque avrebbe potuto aprire quella porta.
Ma che fuori di testa, tu mi ucciderai, Lucy
Però è stato fantastico. Fantastico, cazzo. Non ricorda l’ultima volta che ha provato sensazioni così forti. Probabilmente sono state anche tutte quelle emozioni negative ad acuire il piacere e la foga del momento, se ne rende conto. Ma Lucy ormai è molto di più che uno sfogo, è molto di più anche di ciò che hanno fatto lì contro il muro.
Le ho chiesto di uscire perché so di Lisanna…o perché lo volevo già da prima?
Ma non ha nemmeno il tempo di darsi una risposta che probabilmente non ha, perché la porta si apre, rivelando lei, di nuovo.
«Scusami, non mi ricordavo dove la tenessimo» Dice flebile, mentre si siede accanto a lui, e poggia sul gradino ai loro piedi una scatola rossa lucida con una croce bianca nel mezzo. Lui rimane inerme mentre la mano piccola e morbida di lei prende la sua iniziando a tamponarla con del cotone inumidito di disinfettante. Non dice niente, quel silenzio tra loro sembra giusto e sbagliato allo stesso tempo.
Lei non gli ha ancora risposto. Dopo quell’invito a uscire ha semplicemente detto che sarebbe andata a cercare qualcosa con cui curargli la mano, sparendo dalla porta. Ma lui non ha alcuna intenzione di insistere, non adesso che ha già subito una sorta di rifiuto. Un altro non lo reggerebbe proprio.
«Va bene, comunque» il suono improvviso della sua voce gli fa alzare la sesta. Lei tiene lo sguardo basso sulla sua mano ferita, continuando a tamponarla con delicatezza «Dico, mi farebbe piacere uscire» Fa, nemmeno gli avesse letto nel pensiero.
Conclude soffiando piano sulle ferite, con gli occhi semichiusi. È un’immagine così…dolce. Ingoia un groppo in gola «Okay» Gli esce soltanto, mentre lei ripete l’operazione con l’altra mano. Fa per prendere le bende, ma lui la blocca.
«Non preoccuparti, ci sono abituato…e poi inizierebbero tutti a tartassarmi di domande se mi vedessero fasciato» Dice.
«Ci sei abituato…?» Ripete lei, un velo di preoccupazione nella voce.
«Faccio boxe o, meglio, facevo. Mi avevano proposto di iniziare a competere a livelli più alti, ma con il lavoro che mi occupava sempre più ore ho iniziato un po' staccarmi da quel mondo» Dice. Probabilmente questa è la prima cosa strettamente personale che le ha mai detto. Vede i suoi occhi di cioccolato brillare.
«Ti ci vedo però, sai?» Commenta. Natsu fa uno sbuffo di risata dal naso «Ti avrei fatto paura, ogni giorno uscivo dal ring con occhi neri e labbro spaccato…ma l’altro stava peggio eh» Lei ride sommessamente, guardandolo «Ci credo» Continuano a fissarsi negli occhi, quando il suono di un bip-bip metallico riempie l’ambiente con il suo eco. Lucy fissa lo smartwatch al suo polso, sgranando poi gli occhi «Oddio» Sussurra, alzandosi. «Che ore sono?» Le chiede. Ha perso completamente il senso del tempo.
«Le tre» Risponde in tutta fretta, mentre raccatta disinfettante e cotone richiudendo la valigetta del pronto soccorso. Natsu si pietrifica. Già si immagina Gajeel sbraitargli addosso che la pausa pranzo era finita quaranta minuti fa e strepitando dove cazzo si fosse andato a cacciare.
Si alza anche lui, lasciando che lei si allontani. Sicuramente non possono uscire da lì insieme.
Lucy fa per aprire la porta ma all’ultimo rinuncia. Si volta verso di lui, lasciando cadere la valigetta e raggiungendolo in tre falcate.
Si aggrappa alle sue spalle, incollando le labbra alle sue con forza. Natsu le afferra la testa, le dita sulla nuca ed il pollice ad accarezzare quelle guance lisce. Con un ringhio liberatorio la riconduce di nuovo verso la parete, approfondendo il contatto, accarezzandole le labbra, il palato, la lingua, con la sua. Quel bacio sembra parlargli, lo riempie di un calore fortissimo, qualcosa dentro di lui si spezza e si unisce nello stesso momento.
Quando si stacca, è come se improvvisamente sentisse freddo. Lei continua a fissarlo con quegli occhi così limpidi.
«Chiamami» Il tono è strano, non gliel’ha mai sentito…sembra una richiesta disperata.
Natsu sgrana gli occhi. Lei…quando gli ha dato il suo numero sembrava così…indifferente, fredda, e invece magari Lucy aveva davvero sperato in una sua chiamata.
Lui abbassa la testa fino alla sua spalla, e lì si poggia, inalando il suo profumo «Te lo prometto…infondo dobbiamo anche organizzarci per uscire, no?» Volta il viso rimanendo poggiato sulla sua spalla, alzando gli occhi e scorgendo il suo sorriso. Anche lui ghigna di rimando. Si staccano e lei sparisce dalla porta una volta per tutte, non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo.
Natsu si poggia al muro, il volto verso l’alto, le mani si stringono in due pugni contro la parete. Un sorriso gli nasce spontaneo in volto, mentre si decide anche lui ad uscire da quello stretto abitacolo. Dentro di lui, un tumulto di emozioni decisamente diverse da quelle con cui ci era entrato.

L
Lucy prende lunghi respiri mentre cerca di calmarsi, e, rimettendosi la propria maschera di ghiaccio, torna alla scrivania, non badando agli sguardi indagatori dei suoi colleghi. Eppure, ce n’è uno in particolare che è proprio insistente.
«Luce, adesso mi rispondi, a costo di doverti imbavagliare su quella stramaledetta sedia» Le strepita Levi, che però è costretta comunque a mantenere il tono basso, per non disturbare gli altri.
«Tu piuttosto, piccoletta, è per quell’energumeno là fuori che ieri guardavi in aria sbavando?» Ribatte Lucy, sardonica.
Prima, mentre cercava la valigetta rossa, aveva intravisto la sua amica parlare con un ragazzo tutto muscoli e capelli, alto quasi il doppio di lei, e non le ci era voluto molto per collegare i puntini. Eppure, non è tanto per prenderla in giro che la sta provocando, quanto per evitare l’interrogatorio.
Ma anche Levi ormai conosce bene le sue strategie «Ah-ah, non ci provare nemmeno, tanto non riesci a distrarmi. Non pensare che non ti abbia sentito piangere ieri notte, Lu. Non ho insistito perché eri visibilmente scossa e volevo lasciarti il tuo tempo, ma poi sparisci per più di un’ora e ti vedo entrare nella porta delle scale antincendio con la valigetta del pronto soccorso. Mi vuoi dire cosa sta succedendo?» La incalza, fissandola con quegli occhioni indagatori. Lucy ricambia lo sguardo. Come ogni singola volta, si arrende alla sua amica, raccontandole tutto. Vede passare sulla sua faccia prima sorpresa, tristezza, comprensione, per poi lasciare spazio alla confusione e allo shock totale.
«Ma dico, sei pazza!?»
«Sh!» La riprende Lucy, facendo poi un sorriso innocente a Laki che si è voltata nella loro direzione. Torna poi a guardare l’amica, ancora con la bocca aperta «Non mi pento di averlo fatto…è stato…stupendo, Levi»
«Volevo vedere quanto ne saresti stata sicura se vi avessero sorpreso» La riprende l’amica, non convinta.
«Comunque, dopodiché mi ha…chiesto di uscire» La vede alzare le sopracciglia «E tu che hai detto?»
«Ho detto di sì» Fa. Non ha idea del perché senta le guance scaldarsi. L’amica le sorride dolce, ma un’ombra passa sul suo viso subito dopo «Tu gli avevi chiesto di iniziare una relazione di…solo sesso, giusto? Sei ancora di quell’idea? È per questo che vuoi uscirci?» Subito Lucy rivede come in un flashback loro due nel bagno di Fairy Tail, lei che si sentiva così sicura, tanto da fargli quella proposta.
«So solo che ora è diverso. Non devo più aspettare Loki e poi…prima ho…vabbè niente»
«Lucy Heartphilia» Ringhia la sua piccola amica, in una non troppo velata minaccia. Lucy ingoia un groppo in gola e continua «Non so…non mi è sembrato di star facendo sesso…» Levi inarca le sopracciglia ma Lucy la interrompe prima che possa parlare «mi è sembrato di…star…facendo l’amore, Levi» Abbassa lo sguardo, quasi rossa. Era stato veloce, rozzo, senza preliminari, fatto con lui in piedi in una stanza accessibile a chiunque.
Eppure, quel calore, quel senso di…completezza, non li aveva mai sentiti prima.
La sua amica la guarda con occhi brillanti, le fa un sorriso da un orecchio all’altro «Oh Lu…» Sa che la abbraccerebbe adesso, ma si sono guadagnate già diverse occhiatacce, meglio non allargarsi troppo.
«E invece riguardo…» Continua la sua amica, facendo un cenno con la testa verso la porta chiusa non troppo distante dalla loro scrivania. Lucy sospira «Ho sofferto per troppo tempo e per niente. Sono pronta a staccarmi adesso» Dice a una Levi con sguardo sorpreso e apprensivo «Lu, sai…proprio perché ti ho visto soffrire così tanto…forse non dovresti uscire con questo ragazzo» Fa Levi, spiazzandola totalmente.
«Prima devi capire ciò che provi, oppure soffrirai di nuovo, e farai soffrire anche lui, capisci?»
Far soffrire…Natsu
Lucy si morde il labbro a quel pensiero. È l’ultima cosa che vuole, davvero. Anche adesso, ripensare al ragazzo le crea una fitta. Sospira, per poi riaccendere il computer.
È ora di rimettersi a lavoro. Seriamente, adesso.

N
«Dragneel, la pausa è finita quaranta minuti fa, mi vuoi spiegare dove cazzo ti sei andato a cacciare? Sei sparito!» Nastu gli riderebbe quasi in faccia per quanto è stata accurata la sua previsione, ma si trattiene, o rischia seriamente di finire spiaccicato a terra, lanciato di peso dal settimo piano.
«Sono sceso a prendere una boccata d’aria» Si giustifica, oltrepassando il suo superiore, diretto verso la stanza a lui assegnata. Lo sente grugnire di esasperazione «Dragneel, alla prossima ti licenzio, non me ne frega un cazzo, mi hai rotto i coglioni» Sbraita, per poi tossicchiare, quando due tizi ben vestiti gli passano a fianco, quasi spaventati.
Nastu ridacchia, per poi continuare a camminare imperterrito, alzando una mano in aria in segno di saluto. Sa bene che sta tirando un po' troppo la corda, e sa anche che il fatto che siano amici non lo salverebbe da un ipotetico licenziamento. No, ciò che lo salva dall’ira di Gajeel sono le sue capacità: anche se lui non glielo direbbe mai apertamente, Natsu è bravo con i lavori manuali e soprattutto affidabile. Certo, dimentica le cose…abbastanza spesso…ma è uno di cui ci si può fidare, e Gajeel questo lo sa.
Si rimette a lavoro, di nuovo energico, mentre pensa a cosa potrebbe fare per organizzare il primo appuntamento migliore di sempre.

Con un sospiro si butta sul letto, i capelli ancora umidi dopo la doccia. Afferra il telefono e fissa ancora quel numero, ma la sensazione che prova ora guardandolo è molto diversa rispetto a due giorni fa: non c’è incertezza, né frustrazione. Trattiene un ghigno mentre preme quel tasto portando il telefono all’orecchio. Si sente stupido a sentirsi così trepidante.
Deve alzarsi dal letto, non ce la fa.
Cammina per la sua camera, con Happy che lo guarda stranito. A ogni “bip" cambia direzione, finché non si blocca sul posto.
«Pronto?»
«Ehy»
Un attimo di silenzio.
«Chi è?»
Lui aggrotta le sopracciglia. Davvero non lo ha riconosciuto? Non…
Una risata.
«Natsu, sto scherzando»
Gli nasce un sorriso.
«Che stronza»
«Oi, guarda che riattacco»
«Tu provaci»
Uno sbuffo di risata.
«Allora? Hai ancora un lavoro?»
«Ah, Gajeel non può licenziarmi, non avrebbe più nessuno da tormentare»
Vorrebbe farle la stessa domanda, ma si ricorda del suo capo e all’ultimo desiste.
«Senti, tu, io, dopodomani»
«Dio mio, avrò diritto a scegliere qualcosa di questo appuntamento?»
«Ne avrai fin troppo»
«Cioè?»
«Mi è venuta un’idea fantastica»
«Ho già paura»
«Di solito agli appuntamenti uno dei due porta l’altro in un posto, no? Ma, se lo facessimo entrambi? Ognuno dei due sceglierà un posto, però dovrà essere speciale, un luogo dove…imparare a conoscerci»
Una pausa. Gli sembra quasi di vederla sorridere.
«Mi piace»
Anche lui sorride.
«Allora è deciso»
È felice che le sia piaciuta l’idea. Non si è nemmeno accorto di essere tornato sul letto. L’agitazione di prima, totalmente sparita.
«Spero solo che non mi porterai a fare bungee jumping»
«Ma come? Era la mia prima scelta»
«A parte scherzi, me lo dirai vero?»
«Certo che no, è una sorpresa. E anche tu non devi dirmelo!»
«Sai, di solito si sceglie un posto anche per capire come vestirsi…»
«Decisamente non ti servirà un abito da ballo»
«Sarà un primo appuntamento strano, vero?»
«Se con strano intendi il migliore della tua vita, allora si»
«Mi stai creando un po’ troppe aspettative. Potresti pentirti di non avermi portato in un normalissimo ristorante»
«Ci…sarà tempo anche per gli appuntamenti normali»
Dice, sdraiandosi, gli occhi puntati al soffitto.
Lei non dice nulla per un po’, solo il ronzio lieve del telefono a riempire il silenzio.
Per un attimo teme di aver esagerato. Sta per dire qualcosa, qualsiasi cosa per riparare al danno, ma lei lo precede.
«Non vedo l’ora»
Lascia andare un sospiro di sollievo senza fare rumore. Sorride di nuovo. Non c’è bisogno di pensare al “dopo”. Adesso ci sono solo lui, il telefono che regge tra la mano destra e la voce di Lucy. Non vuole pensare a nient’altro. Anche se una cosa se la chiede, e non riesce a trattenere un ghigno: chissà che faccia farà quando vedrà il posto dove vuole portarla.
 
L
La ragazza continua a guardare di fronte a sé come in trance. Deve essersi sbagliato. Okay che le aveva detto che non le sarebbe servito l’abito, ma non avrebbe mai pensato sarebbero andati in…
«Allora? Entriamo?»
«Natsu, aspetta, aspetta. Stai scherzando, vero?»
«Certo che no» Lucy sposta lo sguardo su di lui, che le rivolge un altro di quei suoi sorrisi letali. Ma non può cedergli.
«Natsu! Perché non me lo hai detto? Mi sono truccata, e okay, non ho un vestito, ma sono in jeans e…»
«E che sorpresa sarebbe stata? E comunque non ti preoccupare, puoi cambiarti dentro!» Dice, con assoluta nonchalance «te l’ho detto, dobbiamo imparare a conoscerci, e qui dentro è racchiusa gran parte della mia vita. Avanti. Fidati» Le tende la mano, e in quel momento, cede.
Sospira mentre insieme varcano le porte di quella…palestra.
Eppure, non sembra una di quelle normali, lo capisce non appena vede quell’enorme ring che occupa gran parte della sala. Subito, ringhi, urla e versi strozzati le riempiono le orecchie e l’odore di disinfettante misto a sudore le arriva al naso in una zaffata.
È già stata in delle palestre, per molti anni ha avuto anche un abbonamento, ma lì si sente in qualche modo fuori luogo: l’ambiente è più…rozzo, e le prime cose che i suoi occhi hanno captato sono quell’energumeno intento a distruggere di pugni un povero sacco, e un altro mandato al tappeto da una ragazza, che rialza lo sguardo proprio su di lei.
Le viene da stringere la presa sulla mano del ragazzo accanto a lei. Lui se ne accorge e la guarda «Ehy, andrà tutto bene, ti divertirai»
Vorrebbe tanto dirgli che le sembra molto difficile, quando nota la ragazza in questione avvicinarsi a loro, la coda chilometrica di capelli fiammanti si muove seguendo i suoi passi sicuri.
«Guarda guarda chi si rivede. Hai deciso che volevi assaggiare di nuovo il sapore del pavimento, Dragneel?»
«Erza, ti presento Lucy. Lucy, Erza» Da vicino sembra ancora più minacciosa, la circonda un’aura di…potenza? Non saprebbe come altro definirlo.
Lei però le fa un sorriso bello, che la fa sciogliere.
«Una nuova recluta?»
Ma dove è finita, nel Fight Club?
«Mh, e chi lo sa. Magari…se le piacerà…» Risponde Natsu.
La rossa aggrotta le sopracciglia «Che vuoi dire? Non l’hai portata qui in prova?
«Meglio, è il nostro primo appuntamento»
Dopo un attimo di sconvolgimento, la ragazza scoppia a ridere, tenendosi la pancia. Si calma, asciugandosi una lacrima «Non ti smentisci mai»
Natsu si volta di nuovo verso di lei «Ti lascio nelle mani di Erza, sono le più affidabili che conosco»
Lucy vorrebbe protestare, o quantomeno chiedergli che direzione dovrebbe prendere questo “appuntamento”, ma la rossa la afferra in un secondo, guidandola verso lo spogliatoio.
«Ho un altro cambio nell’armadietto»
Decide di assecondare la ragazza, e Nastu. Come le ha detto, deve fidarsi. Già che c’è, è una buona occasione per indagare sul ragazzo.
«Ehm, Erza…da quanto conosci Natsu?»
«Fin troppo. Sette…no, forse otto anni, da quando è venuto qui ad allenarsi per la prima volta. Il vecchio ci ha visto subito qualcosa in lui, e anche io ho dovuto poi ammettere che non se la cavava affatto male, ma quello zuccone ha rinunciato a diventare professionista per un “lavoro più sicuro”» Fa, imitando le virgolette in aria «però continua ad allenarsi e venire qui abbastanza regolarmente. Immagino non riesca a rinunciarci del tutto» Conclude, mentre Lucy finisce di indossare pantaloncini e top.
«Trattamelo bene, sono le mie armature» Le dice, con un occhiolino. Lucy ricambia con un sorriso e insieme ritornano in sala.
«Mhh direi che possiamo iniziare da un po' di colpi al sacco. Vieni»
Raggiungono un sacco nero appeso al soffitto, la rossa le da poi due guantoni e si mette dietro a reggerlo.
«Vai. Con tutta la tua forza» La incoraggia.
Lucy è tentennante «Sembro ridicola, vero?» Le chiede.
La rossa fa capolino da dietro «Affatto. Lucy, tutti sono partiti da zero, non farti problemi. Prendi quest’occasione come…esperienza da aggiungere al tuo bagaglio. E poi, voglio dire, hai la possibilità di colpire fortissimo tutto e tutti senza che nessuno possa dirti nulla, quando ti ricapita?»
Lucy scoppia a ridere, un po' più tranquilla e si rimette in posizione. E colpisce. Prima piano. Poi più forte. E più forte. E più forte.
«Esattamente questo intendevo. Vai Lucy, vai!» La incita Erza, e Lucy ride di nuovo, mentre colpisce quel sacco che le sembra maledettamente duro. Si è quasi abituata, quando qualcosa la distrae.
Lui.
Proprio in mezzo alla sala, sul ring. Sta lottando con qualcuno, ma non fa caso a tutto il resto. Indossa una maglia nera, attillatissima. I dorsali guizzano a ogni movimento delle braccia, le sue spalle sembrano ancora più larghe mentre carica pugni velocissimi. Le gambe si muovono agili e veloci, coperte per metà da pantaloncini larghi, stretti sulla vita. Sembra quasi stia danzando. È leggero. Ma devastante. Manda al tappeto l’avversario dopo soli altri tre colpi ben assestati.
«We, Lucy, ti sei incantata?»
Si, decisamente sì.
Lo vede togliersi il guantone e aiutare l’altro a tirarsi su. Si gira, asciugandosi il sudore sul volto. E la guarda. E sorride di nuovo.
Lucy sente le braccia ricadere lungo il corpo, trascinate dai guantoni, diventati improvvisamente troppo pesanti.
Lui si libera di entrambi, uscendo dal ring e venendo verso di lei. Lucy ingoia un groppo in gola.
«Ehy, come va?» Una goccia di sudore gli cola dal retro del lobo lungo il collo. Lucy ingoia di nuovo.
«Ehh…bene, bene, io e Erza…» Guarda verso la ragazza, ma si è volatilizzata.
«Era qui un attimo fa…» Dice piano, ma smette di pensarci non appena lui annulla le distanze. Il suo odore è ancora più intenso adesso. Le passa una mano lungo capelli, lasciandola scivolare piano sul braccio.
«Mi dispiace di aver scelto questo posto» Sussurra. Lucy ha l’istinto di chiudere gli occhi, ma non lo fa. Non vuole negarsi la vista che ha davanti. Lei scuote la testa, ma lui continua «la verità è che…volevo averti…qui dentro» Fa, prima di chinarsi a lasciarle un bacio umido di sudore sulla fronte. Ci rimane per un po', le sue mani poggiate sulle guance. Si stacca, fa per andarsene, ma Lucy lo trattiene.
 
La schianta di peso contro uno degli armadietti. Le bocche finalmente a incontrarsi di nuovo. Nella foga non si è nemmeno tolta i guantoni. Ride mentre prova a sfilarli mentre Natsu le tortura il collo con morsi e leccate, per poi tornare sulla sua bocca non appena le sue mani sono di nuovo libere di toccarlo, accarezzargli i capelli, sfilargli la maglia.
«Lucy» La richiama, tra un bacio e l’altro «aspetta…mhh…aspetta»
«Che c’è» Protesta. In fondo l’hanno già fatto rischiando di venire sorpresi. E di donne non ha visto nessun’altra a parte Erza: lo spogliatoio femminile è sicuramente il posto meno rischioso.
«Non credo Erza…si scandalizzerebbe…» Gli sussurra.
Lui sbuffa una risata, mentre Lucy gli assalta il collo muscoloso «L-lo so…non è quello…ti…voglio…presentare una persona» Riesce a dire.
Lucy fa un verso di protesta, ma si stacca leggermente.
Poco dopo sono di nuovo nella sala principale. Nastu la guida tra gli attrezzi e gli altri che si allenano. È totalmente a suo agio in quell’ambiente. Guardandolo ora, capisce davvero perché l’ha portata lì.
Questo è il posto nel mondo di Natsu. Il posto in cui si sente più a casa, in cui può davvero essere sé stesso. Ha voluto farla entrare nel suo mondo, farsi conoscere…davvero. Spera di riuscire a fare altrettanto con il posto che ha scelto lei.
«Lucy, ti presento il vecchio!»
«Ragazzo io ti bandisco da questo posto se continui! Io sono Makarov, cara» Un vecchietto bassino tutto baffi le tende la mano, che Lucy afferra con piacere. Le ispira simpatia quel nonnetto.
«Non ti far ingannare dall’aspetto» Interviene Natsu di nuovo «una volta era conosciuto sul ring come “il gigante”! Beh…ora…» Un pugno in pieno stomaco lo fa piegare in due.
«Beh, allora, cara? Cosa ne pensi di questo posto? Passato da generazione in generazione fino al sottoscritto. Ha visto nascere dei veri e propri campioni» Dice, fiero «e forse ce ne sarebbe stato anche un altro, se solo non avesse il cervello totalmente bacato» Conclude, guardando truce Natsu che ha preso a fischiettare, allontanandosi.
«Sa…non credo che ci abbia totalmente rinunciato» Fa, guardandolo, ripensando alle parole di Erza «lo vedo quanto ama questo posto, e la boxe, riesco a percepirlo. Non gli permetterò di smettere di credere in qualcosa di così importante per lui. Gli parlerò» Dice, ritornando a fissare Makarov, che le restituisce uno sguardo quasi commosso.
«Allora conto su di te, cara»

N
Dopo due rapide docce, saluti agli altri e a Erza, e dopo un altro pugno da parte del vecchio, sono di nuovo fuori.
Sapeva sarebbe stato un rischio, ma non è pentito per niente, soprattutto ora che la vede così serena e con gli occhi che brillano.
«Vedi che devi fidarti?» Le fa.
«Va bene, ammetto che pensavo molto peggio»
«Ahh ora mi godo la mia, di sorpresa» Dice, sfregando i palmi delle mani.
Lucy scuote la testa ridendo «È un posto speciale, ma non aspettarti la luna. È…tranquillo»
«Quanto tranquillo»
«Tranquillo»
«Stile biblioteca con annessa bibliotecaria pazza che dice di fare silenzio ogni due secondi?»
Lucy scoppia a ridere a quelle parole, un po' troppo per i suoi gusti «Lucy»
Non gli risponde. Sta ancora ridendo.
«Lucy. No, ti prego»
«Oh, sì»
Dopo circa dieci minuti di camminata, è il momento di Natsu di rimanere stranito. La scritta a caratteri cubitali “Biblioteca Comunale di Magnolia” lo fissa dall’alto quasi ridendo di lui e della sua figura di merda.
«Senti, lo sai che non intendevo…» Prova a giustificarsi in qualche modo.
«Lo so, lo so» Dice lei, un sorrisetto sbieco sulla faccia mentre lo oltrepassa percorrendo la gradinata che conduce all’entrata.
Fissa ancora per un po' l’edificio. Ovviamente sapeva che a Magnolia c’era una biblioteca, probabilmente ci sarà anche passato davanti decine e decine di volte considerata la vicinanza con la palestra -ironia della sorte- ma in qualche modo l’ha sempre ignorata. Non ci è mai entrato da bambino e, anzi, ha sempre collegato la parola “biblioteca” al concetto di noia mortale e silenzio.
«Ma c’è davvero una bibliotecaria pazza?» Fa, riscuotendosi dai pensieri, e salendo veloce i gradini a due a due, raggiungendola.
«Io mi sono fidata, è il tuo turno» Gli fa, mentre apre il portone, entrando nell’edificio.
Stranamente, non c’è silenzio. O meglio, si, non è come entrare al Fairy Tail, ma si sarebbe aspettato…boh, di sentire il ronzio delle mosche.
«E cosa faremo di bello? Mi farai una sessione di lettura di “Orgoglio e Pregiudizio”?»
«Lo conosci!?» Fa, sorpresa. È quasi in imbarazzo a dirle che ha visto solo il film, ma, ehy, almeno sa la trama.
«Comunque, tranquillo, non sarà niente di così impegnativo per te come leggere»
«Che simpatica» Ha il tempo di sussurrarle, prima che una vecchietta dall’aria truce si avventi su Lucy come una furia.
«È in ritardo, signorina Heartphilia» Ah, è questo il suo cognome. Aspetta, in ritardo per cosa?
«Mi scusi Polyusca, ho avuto…un contrattempo» Fa, lanciandogli un sorriso. La vecchietta segue il suo sguardo «Immagino il contrattempo sia qui presente» Fa, guardandolo come lo volesse trapassare «spero almeno possa esserle d’aiuto»
Eh? D’aiuto per cosa?
«D’aiuto per co…?» Prova a chiedere ma Lucy lo trascina via quasi correndo. Vanno in una stanza con su la scritta “Personale” e Lucy si mette a rovistare in uno scatolone.
«Lucy ma che succede? Che dobbiamo…?»
«Shh, l’hai detto tu che volevi una sorpresa, giusto?»
Prende aria per ribattere ma non sa che dire. D’improvviso lei gli lancia un groviglio non meglio identificato di peli bianchi «Mettitela»
«Che cosa dovrebbe essere?»
«È una barba»
«Ovvio. Scontato. E non posso chiedere niente nemmeno di questa, vero?»
Lucy sta morendo dal ridere. Felice che almeno uno di loro due si stia divertendo. Lui non ci sta capendo nulla.
Indossa quella maledetta barba finta e ora Lucy ha le lacrime agli occhi.
Eppure, la situazione fa ridere anche lui
«Ammetto che forse mi hai battuto in stranezza. E io che ero preoccupato di portarti ad allenamento. Era per me che dovevo preoccuparmi»
Lei si calma, asciugandosi una lacrima «Avrà tutto senso poi» Prende un libro molto grande dalla copertina colorata, e escono dalla stanza.
Lui la segue tenendo gli occhi puntati a terra per non incrociare lo sguardo di nessuno, ma d’improvviso sotto i piedi non ha più il pavimento, ma un tappetone morbido. Alza lo sguardo e viene invaso di colori e vocine agitate.
Sono nel reparto bambini, o almeno crede. Una decina di piccoletti sono seduti a terra, a giocare e sfogliare libri dai quali spuntano forme di carta. Non appena vedono Lucy, si illuminano.
«Lucy! Lucy!» La richiamano, circondandola. Lei saluta tutti, accarezzandogli le testoline, dicendogli di mettersi a sedere per la storia di oggi.
«Ah, bambini! Prima di iniziare, guardate chi ci è venuto a trovare! Albert il mago!» Da Lucy, i bambini assaltano lui. È preso alla sprovvista. Va nel panico. Alza gli occhi in cerca di aiuto, ma lei lo sta guardando con un’espressione che lo fa bloccare lì sul posto. Un sorriso radioso.
È stupenda, davvero. Passerebbe tutto il giorno a guardare quel sorr…
«Scusa» Una vocetta gli fa abbassare la testa. La maggior parte dei bambini sono già tornati da Lucy, è rimasto solo un bimbo dai capelli scuri e lo sguardo furbo «non mi sembri un mago»
Natsu si sforza di sorridere, anche se in effetti con quella barba dubita si noti.
«E invece sono proprio un mago. E se non stai attento ti do fuoco alle scarpe!» Non sa da dove gli sia uscito. Sperava gli facesse ridere e invece il bambino fa un passo indietro quasi spaventato.
«Romeo! Vieni!» Il bambino scappa da Lucy, facendolo sentire ancora più stupido.
Non appena sono tutti radunati, Lucy inizia a leggere il libro. I bambini pendono dalle sue labbra, affascinati dalle parole della storia, ma Nastu sa che è tutto merito dell’enfasi che la ragazza sta mettendo nel raccontare. Fa ampi movimenti con le braccia, si ferma nei punti giusti per creare tensione, e addolcisce la voce quando arriva al finale. I bambini sono totalmente ammutoliti ad ascoltare, così come Natsu.
Chissà da quanto tempo lo fa. Non avrebbe mai sospettato che la stessa ragazza dal lati così tenebrosi, andasse in una biblioteca a leggere storie ai bambini. Quanti lati ci sono di lei che ancora non conosce? Quante cose di cui lui non ha idea? Vuole scoprirle tutte. Vuole che lei gliele mostri tutte.
Finisce la storia e i bambini applaudono felici, rimettendosi poi a giocare. Una bambina dal viso dolcissimo e con due codini si aggrappa a Lucy.
«Lucy! Un’altra!»
«Wendy ci vediamo la prossima settimana. Ti leggerò un’altra storia bellissima!»
«Ma ne voglio un’altra!»
«La pazienza è importante Wendy, le cose migliori si ottengono aspettando un pochino, lo dice anche Albert il mago!» Fa. La bambina lo guarda con quegli occhioni blu come in cerca di conferma, e Natsu annuisce con aria saggia, accarezzandosi la barba.
«Stai tranquilla, Wendy, ci vediamo tra pochi giorni» Conclude, lasciandole carezze sui capelli. Salutano tutto il gruppetto e si allontanano, ritornando nella stanza di poco fa.
«Grazie dell’aiuto, Albert» Dice, sfilandogli la barba e rimettendola nello scatolone. Natsu si avvicina di soppiatto, abbracciandola da dietro.
«Eri bellissima lì con loro. Altro che mago, sei tu che li hai stregati» Sussurra, poggiando le labbra sul suo collo morbido «Da quanto vieni qui?»
«In realtà non ti saprei dire. Questa biblioteca è sempre stata la mia seconda casa, crescendo cambiavano i reparti ma il posto rimaneva questo. Polyusca mi assegnava sempre qualcosa da fare, all’inizio mi faceva rimettere a posto i libri, almeno non pagavo la tessera!» Una risata «quindi…da quando mi hanno assunto nel giornale, più o meno, perché potevo venire solo una volta alla settimana, e mi ha trovato quest’altro “lavoro”. Ma è la cosa migliore che mi abbia mai chiesto di fare. Li adoro»
«E loro adorano te»
Lucy si volta nell’abbraccio, fronteggiandolo «Vedi che devi fidarti?» Gli fa, con un sorrisetto.
Lui le prende di nuovo il volto tra le mani, annullando le distanze. Lei stringe di più l’abbraccio. Mentre l’assapora, sente chiaramente il cuore battergli a mille. Cosa gli prende?
Sta per guidarla verso il pavimento quando una voce li fa staccare bruscamente.
«Eh-ehm»
«Polyusca» Lucy si risistema, nemmeno li avesse beccati nel mezzo dell’atto.
«Ottimo lavoro oggi. Magari la prossima volta evita certi…contrattempi» Fa, prima di abbandonare la stanza.
Scoppiano a ridere piano «Allora c’era davvero la bibliotecaria pazza» Sussurra.
«Shh che sente tutto! Non so come. Usciamo, sbrigati, o non ce ne libereremo»
E insieme lasciano l’edificio tenendosi per mano.
«E quindi è finito, il nostro primo appuntamento» Fa Lucy. Una luce aranciata ha iniziato ad allungarsi sulla città preannunciando il tramonto.
«Eh già. Allora? È stato o no il migliore della tua vita?»
«Mhh, non me la sento di fomentare il tuo ego»
«Ma lo è stato»
«Per il cinquanta percento è merito mio»
«Ma è stata mia l’idea»
«Non ti vuoi proprio arrendere eh? E va bene, è stato…carino»
«Carino?»
«Carino»
Di colpo Nastu si blocca, chinandosi veloce e prendendola in braccio «Nastu!»
«Ti faccio vedere io cosa sarà “carino”. Non ti ho detto dell’altra parte a cui avevo pensato»
«Ah sì?» Fa Lucy in tono di sfida, ma il sorriso che gli rivolge la tradisce.
«Si, e poi forse avrai qualcos’altro da dire, oltre a “carino”» La ragazza allarga il sorriso, mordendosi il labbro. Già. Il loro appuntamento non è ancora finito.
 
 
Lisanna
Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico
Biiiip
«E-ehy Natsu. Ascolta. Devo parlarti, è importante. Non si tratta di Bixlow, né di nessun altro, si tratta di…me e te. È un po’ che mi tengo dentro questa cosa e devo parlarti. Assolutamente. Richiamami»
Biiiip
 
Loki
Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico
Biiiip
«Lucy, come stai? La nostra ultima chiacchierata è finita in modo un po'…strano, ma…ecco, ci sono stati degli sviluppi con la ragazza di cui ti ho parlato. Non sono buoni. Non voglio usarti per sfogarmi, la verità è che ho riflettuto molto su una cosa e credo di essere arrivato a una conclusione importante…richiamami appena senti il messaggio
Biiiip

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. ***


N
L’eco dell’acqua che scorre culla i suoi pensieri sconnessi. È sdraiato sul letto, le braccia incrociate, e un sorriso ebete ad aleggiargli in faccia e che non vuole schiodarsi da lì.
Farlo con Lucy è sempre così…è fantastico. Non riesce a trovare altre parole. Stavolta sono rimasti a letto per un po’, dopo.
Si sono tenuti stretti e di nuovo ha sentito come nascergli qualcosa, dentro. Sta scoprendo emozioni, sensazioni, che non pensava esistessero in lui, e che solo lei è riuscita a risvegliare.
Dopo quindici minuti buoni lei ha deciso che era il momento di farsi una doccia, e nonostante le proteste di Natsu e schiocchi di baci a tradimento, è scappata in bagno.
Incredibile come solo ora si chieda che ore siano. Quando sta con Lucy, il mondo esterno sparisce completamente.
Alzando il busto cerca i suoi jeans tra i vestiti che, nella foga di spogliarsi, sono finiti sparsi sul pavimento, raccogliendoli e pescando il cellulare nella tasca.
Sono già le undici di sera. Il tempo è letteralmente volato. Ora che ci pensa non hanno cenato.
Si gratta la nuca, corrucciato. È già tanto se nel frigo c’è del ketchup e mezzo limone. Però forse ha un uovo…magari con del pane…
Mentre pensa a come sfoggiare le sue inesistenti doti culinarie scorre le notifiche. Niente di nuovo in realtà. Nuova planimetria da Gajeel, audio da Gray, messaggio in segreteria di Lisan…
Eh?
Aggrotta le sopracciglia, mettendo meglio a fuoco e…no, non se lo è immaginato, c’è davvero.
Ha l’istinto di alzare la testa verso il bagno. L’acqua sta ancora scorrendo.
Si rimette seduto, osservando il cellulare corrucciato, per poi premere sulla nota.
“E-ehy Natsu. Ascolta. Devo parlarti, è importante. Non si tratta di Bixlow, né di nessun altro, si tratta di…me e te. È un po’ che mi tengo dentro questa cosa e devo parlarti. Assolutamente. Richiamami”
Mette il telefono giù. La mascella contratta. Cosa vuol dire? Il tono è strano, glielo ha sentito davvero poche volte.
Non sa cosa pensare. Sicuramente non può richiamarla adesso. Ma…vuole? Cos’è questa sensazione di amaro alla bocca dello stomaco? Agitazione? Forse semplicemente un brutto presentimento.
Proprio in quel momento si apre la porta del bagno. Lucy è totalmente rivestita. Sorride, ma improvvisamente gli sembra strana anche lei. 
«Ehy»
«Ehy…senti Nastu è tardi, dovrei andare» Lui aggrotta le sopracciglia. In qualsiasi altro momento avrebbe sicuramente provato a farla desistere ma adesso si sente stranito. Quel messaggio è stato tanto inaspettato da confonderlo.
Lei raccoglie la borsa, fa una grattatina sul muso a Happy e va verso la porta, ma lui la raggiunge.
«Quando ci rivediamo?» Ha comunque la forza di chiederle.
«Non so, ti scrivo, okay?» Gli fa un sorriso dolce, per poi tendersi sulle punte e raggiungere le sue labbra.
Quel bacio ha un sapore così diverso da tutti gli altri che si sono dati. È come se si percepisse un non detto, quando il loro rapporto è sempre stato caratterizzato da onestà estrema. O forse è solo lui a pensarlo per via di quel dannato messaggio.
Chiude la porta, riporta il telefono davanti a sé, iniziando a scrivere sulla tastiera.
“Oi, ho sentito il messaggio…puoi passare a casa quando vuoi”
L
Si sente così rilassata sotto il getto della doccia di Natsu. Sorride ripensando alla giornata appena trascorsa. Le scappa anche da ridere rivedendo Natsu che viene colpito dal suo coach, o quando l’ha costretto a indossare la barba. 
E si ritrova anche ad arrossire ripensando…beh, al dopo. O a Natsu che combatte. 
Si morde un labbro. Sono stati letteralmente due ore nel suo letto, senza riuscire a staccarsi l’uno dall’altra. Lei si è fatta anche coccolare. È stata un’esperienza nuova, così bella, quasi più intensa dell’atto stesso.
Sei sicura?
Mh, in effetti no. Farlo con Natsu è così bello. Ogni singola volta è come se lui le donasse tutto sé stesso. Alterna momenti di brama e foga ad altri in cui è estremamente gentile, accorto, premuroso, con una naturalezza disarmante.
Di colpo il suo telefono poggiato sul lavandino vibra, facendola riscuotere. Chiude l’acqua, decidendo che ci è decisamente stata abbastanza, avvolgendosi con l’asciugamano pulito che Natsu le ha dato prima di entrare in bagno. Afferra il telefono. Nota con una smorfia che è quasi scarico, ma la notifica la fa sorridere. Compone subito il suo numero.
«Allora? Dimmi tutto!» Fa subito una voce acuta all’altro lato. Lucy sorride «È stato…diverso»
«Mh? Che vuoi dire?»
«Strano ma bello»
«Vabbè. Meglio di normale ma noioso, no?» 
«Decisamente»
«Sei ancora con lui?»
«Mi ha portato a casa sua»
«Ecco la fregatura. Vabbè, ti lascio. Goditi il tuo appuntamento» La ragazza allarga il sorriso.
Chiamala fregatura
«Grazie Lev. A casa ti racconto tutto»
«Ciao Luce»
«Ah, Lev! Ho il telefono scarico, se non ti rispondo è per questo»
«Almeno sta volta mi hai avvertito» Fa, esasperata. Lucy ridacchia «Non vorrei rischiare che chiami di nuovo la polizia solo perché non ho risposto a una chiamata»
«È colpa tua che mi fai prendere gli infarti! Dai, ciao, a dopo» E mette giù. Lucy ride scuotendo la testa.
Proprio mentre stacca il telefono dall’orecchio, un’altra notifica lo fa vibrare. Riaccende lo schermo. E di colpo si paralizza.
Durante una scossa elettrica è questo che succede ai muscoli: si contraggono, di colpo sei bloccato, non puoi più muoverti. Quella vibrazione del suo cellulare doveva essere una scossa elettrica, o non si spiega.
Perché. Stava andando tutto così bene. Cosa vuoi adesso
Porta il cellulare all’orecchio con mano tremante. 
Lucy, come stai? La nostra ultima chiacchierata è finita in modo un po'…strano, ma…ecco, ci sono stati degli sviluppi con la ragazza di cui ti ho parlato. Non sono buoni. Non voglio usarti per sfogarmi, la verità è che ho riflettuto molto su una cosa e credo di essere arrivato a una conclusione importante…richiamami appena senti il messaggio”
Stringe il cellulare nella mano quasi a volerlo rompere. Perché proprio adesso? Ora che è pronta a dimenticarlo. Ora che si trova insieme a un ragazzo che…
Chiude gli occhi, sofferente.
La cosa giusta da fare sarebbe eliminare il messaggio, uscire dal bagno e continuare il suo appuntamento, dimenticandosene.
Ma è più complicato di così. 
Si riveste con un nuovo peso sul petto, guardandosi un’ultima volta allo specchio.
Non ce la fa a dimenticarsene. Non può.
Esce dal bagno, forzando un sorriso.
«Ehy» Fa lui, ma lo vede aggrottare le sopracciglia. Sicuramente non si aspettava di rivederla già vestita. O forse ha già compreso qualcosa.
«Ehy…senti Nastu è tardi, dovrei andare» Sa che forse se ne pentirà, ma in questo momento non riesce a continuare a rimanere con Natsu come nulla fosse. Non riuscirebbe a essere serena.
La sua faccia esprime tutta la sua delusione, eppure non le dice nulla.
Lei allora raccoglie la borsa a terra, vede il gatto di Natsu e gli fa una carezza, prima di dirigersi verso la porta.
La sua voce la blocca «Quando ci rivediamo?» 
Si sente così in colpa «Non so…ti scrivo, okay?» Sta praticamente scappando via, dopo avergli detto che gli scriverà lei.
Le ricorda qualcosa.
La vecchia Lucy
Maschera il dolore con un sorriso.
Si allunga a baciarlo. Eppure, lì non riesce a nascondere il senso di colpa. Il vero motivo per cui se ne sta andando.
Vuole finirla una volta per tutte.
Ascoltare quello che ha da dire, dichiararsi, venire rifiutata e andare avanti con la sua vita.
Per liberarsi di quel peso.
Potersi concentrare solo su Natsu.
E non può aspettare ancora. Deve farlo adesso.
Appena lui chiude la porta, avvicina il telefono all’orecchio.
«Pronto, Signor Loki? Si. Si. Adesso sono libera. No, no, va bene. Si. A tra poco»
N
Cammina in tondo per la stanza già da cinque minuti, la mano a scompigliare i capelli. Sicuramente non si sarebbe aspettato che dopo cinque secondi Lisanna gli rispondesse chiedendogli di poter passare in quel momento.
Sente di aver fatto un errore a dirle di sì. Insomma, ha appena avuto il suo primo appuntamento con Lucy, non ha fatto in tempo a uscire di casa che già un’altra ragazza entrerà. E non una qualsiasi. Il motivo di tutto quel casino.
Sospira. Continua a chiedersi cosa dovrà dirgli di così importante da volersi fiondare a casa sua a mezzanotte. Quando sente il campanello quasi non sussulta. Le apre il portone e attende quei secondi che sembrano interminabili.
«Ehy» Si materializza davanti alla porta. Si avvicina per abbracciarlo e il suo primo istinto è di bloccarla, ma sa già che risulterebbe strano, quindi si lascia stringere piano. La sua amica si sfila il cappotto, lasciandolo sul divano. Non è la prima volta che passa a casa sua ovviamente, eppure si percepisce la tensione. Lei indossa i soliti jeans e il maglione bianco, ma è truccata. 
Non mi dire. Che sia stata anche lei all’appuntamento con quel tipo? 
Forse è stato un disastro e vuole parlare di questo. 
«È per quel tipo strano?»
Lei si siede sul divano, torturandosi una ciocca corta di capelli. 
«La smetti di chiamarlo così? È comunque no, non c’entra Bixlow, te l’ho anche detto…»
Ah. Giusto. Le ha detto che non riguardava nessun’altro. Si gratta la nuca e la raggiunge, sedendosi anche lui.
«Allora che c’è, Liz?»
Dai capelli è passata a giocherellare con la collana. È evidentemente tesa.
«In questi giorni sono stata strana, vero?» Così. Di colpo. Rimane per un attimo spiazzato.
«Niente di più strano del solito, perché?»
«Dai. Sono seria»
«Eh, che vuoi che ti…» Per un attimo ripensa a tutte le volte che ha provato a parlarle, a come cercasse di sfuggirgli «beh…un po' mi hai evitato»
Lei fa una smorfia, come di amarezza «Anche tu»
Non può negarlo. Ma lui ha una motivazione.
Devo dimenticarti 
«Natsu, non voglio che tu mi nasconda le cose»
Ingoia un groppo in gola.
«Che…?»
«Se ti sei fidanzato, puoi dirmelo»
Silenzio. Spalanca gli occhi quasi a farli uscire dalle orbite. 
«Eh?»
«Ti sei fidanzato, no?»
Aggrotta le sopracciglia. Non sta capendo.
«Lisanna…non mi sono fidanzato»
Lei chiude gli occhi, scuotendo la testa «Continui a mentire…»
«Ma non sto…»
«Senti Nastu, so tutto!» Fa, alzandosi in piedi, fissandolo «Al Fairy, un po' di tempo fa, io ero al bancone, e ti ho visto uscire fuori, così ti ho seguito» Inizia «Eri con una ragazza sul marciapiede, e poi ve ne siete andati»
Natsu è sconvolto, non riesce a spiccicare verbo. Lisanna allora continua imperterrita «La volta dopo, l’ho riconosciuta subito. Tu sembravi scioccato. Io volevo capire chi fosse, perché credi sia andata ballare con lei? Poi siete anche spariti in bagno…»
Natsu non sa cosa pensare. Lisanna sapeva tutto. Di Lucy. Sapeva già tutto. 
«È questo che hai cercato di dirmi in tutto questo tempo, vero? Ora sono pronta a sentirlo»
È ancora sconvolto, eppure un pezzo della frase lo confonde ancora di più.
«C-che vuoi dire che sei pronta a sentirlo?»
Lisanna si risiede, sembra arrossita. Cosa sta succedendo. Cosa diavolo sta succedendo.
«Sono pronta a sentirlo perché…ora anche io posso stare con qualcun altro…dopo averti visto così e aver capito tutto…ho pensato che potevo dargli una chance»
Natsu si alza, scuotendo la testa. 
No. No. No.
Si alza anche lei.
«Ma la verità è che non posso»
«No» No. No. No.
«Natsu. Mi piaci. Da sempre»
L
Ha sempre immaginato che Loki vivesse in un bellissimo appartamento. Una di quelle case ultramoderne, con la cabina armadio enorme, piena di camicie.
Ma si ritrova comunque a strabuzzare gli occhi davanti davanti a quell’edificio imponente. Un po’ le ricorda quello del loro ufficio, solo che questo ha una terrazza in cima, ed è proprio lì sopra che deve andare.
Fa un respiro, entrando e individuando subito l’ascensore. Preme il pulsante con il numero 12, appoggiandosi poi alla parete. Tra poco finirà tutto. Una volta uscita sarà libera da lui.
Esce dall’ascensore e percorre il corridoio lungo e antisettico che la separa dalla porta. Stringe la mano in un pugno, per poi suonare il campanello. Dopo pochi secondi, le compare davanti. Indossa la camicia, come sempre, ma ha l’aria stanca, probabilmente stava per andare a letto. Nonostante questo, le sorride. Mentre la invita ad entrare il tono è neutro ed elegante, come quando sono a lavoro. 
Analizza gli interni. È proprio come se la immaginava: pulita, moderna, enorme. La casa di un amministratore delegato. È piuttosto buia, però.
Si rende conto di non aver detto una parola da quando è entrata. Deve dire qualcosa. Ma cosa? 
Di colpo si sente come un lottatore precipitatosi a sfidare un’avversario decisamente più forte. 
«Grazie di essere qui» Si volta a guardarlo mentre si avvicina.
Deve interrompere quel mutismo.
Dí qualcosa, dannazione
«È una casa bellissima» Okay, è qualcosa.
Lui stira un sorriso «E non hai visto fuori» Detto ciò, la guida verso la porta-finestra. Escono, e lo spettacolo che le si para davanti è davvero mozzafiato.
«Grazie di essere qui» Lei abbandona la vista per spostare lo sguardo su di lui
«Lo hai già detto»
«Sentivo di doverlo ripetere»
Lucy si tortura una ciocca di capelli tra le dita, uno spiffero di vento la fa stringere nelle spalle. 
È andata lì con un obbiettivo ben preciso, ma non ha idea di come iniziare il discorso…in effetti ora che ci pensa, c’è un altro motivo per cui è lì.
«Signo…Loki…di cosa volevi parlarmi?»
Lui stira un’altra volta le labbra «Vedo che hai capito, finalmente. A non chiamarmi Signore»
Lei si morde un labbro «Ci è voluto un po’»
I suoni della notte riempiono l’aria e quel silenzio tra loro. Macchine sull’asfalto, risate lontane, il vento contro gli alberi.
«L’ultimo periodo è stato strano per me» Inizia «io sono un uomo razionale. La ragione è l’unica cosa che mi guida, da sempre. Però da un po’ di tempo non riesco a seguirla»
«Ti ascolto» Lo incalza.
«Mi…sento di fare cose. Di pancia. Cosa impensabile per me»
«Hai fatto un gesto spontaneo per lei?» Chiede.
Lui ride piano «Qualcosa del genere» Infila la mano in tasca, estraendo un piccolo cofanetto.
«Volevo farlo. Ma non l’ho fatto. È stato questo il vero gesto spontaneo. Ho scelto di non fare qualcosa, guidato dall’istinto»
Di colpo la fissa, intenso.
«E riflettevo, e riflettevo. E di colpo ho capito una cosa» Fa, per poi continuare «sei tu che lo scateni, Lucy»
La ragazza spalanca gli occhi. Un passo indietro, a ritrovare l’equilibrio che per un attimo ha perso.
«Quando ti ho chiesto di uscire, l’istinto me lo gridava. Quando ti ho parlato di Aries, volevo scatenare una tua reazione»
Cosa…cosa sta…
«Lei è la cosa giusta, ma ho capito che non voglio la cosa giusta, Lucy. Non potevo darle questo»
Di colpo si inginocchia. Il cofanetto ancora tra le mani. Lentamente lo apre, illuminando il buio della notte intorno a loro con un piccolo sole argenteo. Un diamante che sembra accecarla, eppure spalanca gli occhi ancora di più.
«Dovevo darlo a te. A te, Lucy. Mi dispiace di averlo realizzato tardi. Per favore, stai con me»
Levi
Serate come quella stanno diventando sempre più una routine per la turchina: lei sdraiata sul divano a scorrere i social con apatia nel buio della stanza illuminata solo dalla tv tenuta accesa per sottofondo. 
In generale non ne soffre, in realtà. Le piace anche stare da sola, a volte lo necessita, ma allo stesso tempo alcune sere come quella di sente decisamente troppo sola, soprattutto quando Lucy non c’è, e si ritrova a fare mille pensieri sulla sua amica bionda. Ormai anche preoccuparsi per lei è routine.
L’ha chiamata giusto un’oretta fa, per chiederle come stesse andando con quel ragazzo. A volte le sembra più sua mamma che la sua migliore amica, ma conosce bene Lucy e sa che è fragile. Non può spezzarsi, non se c’è lei a proteggerla.
Sbuffa quando il cellulare le casca di mano. Lo riprende, osservando la foto di quella coppietta felice su Instagram.
Un fidanzato. Ne sente la necessità solo in serate come quella. Lei non ha bisogno di nessuno.
Faremo un po’ di casino
«Eh?» Arrossisce, quasi facendo cadere il telefono un’altra volta. 
Si porta il cuscino sulla faccia. Da quando l’ha visto è stato impossibile togliersi quel gigante dai capelli chilometrici dalla testa. Il suo tono di voce. Il modo in cui in ufficio si avvicina a lei per chiederle informazioni, sovrastandola del tutto. 
Il modo in cui l’ha visto riprendere un altro operaio con quell’espressione così…
Basta. Basta. Questi pensieri non vanno bene, deve distrarsi. Assolutamente.
Come l’avessero ascoltata, di colpo il telefono squilla. Forse Lucy.
Lo recupera da sotto la gamba. Numero sconosciuto.
Aggrotta le sopracciglia. Vorrebbe non rispondere, ma non si può mai sapere, alla più brutta dovrà vedersela con un call-center.
«Pronto?»
«Eh…si, parlo con Levi?»
«Ehm si…e tu sei…?» La voce le sembra quasi familiare, però.
«Probabilmente non ricordi, sono Natsu, ci siamo conosciuti quando hai fatto fare l’ispezione a me e a Gajeel» La lampadina le si accende in testa.
«Si certo, Natsu! Ma…come hai il mio numero?»
«L’ho chiesto a Gajeel» Per un attimo si blocca. Che vuol dire? 
«E perché lui ha il mio numero?»
«Non ne ho idea, è l’unica persona che ho pensato potesse averlo. Scusami Levi ma dovevo parlare con qualcuno che conosce Lucy…vi ho viste parlare in ufficio…» La ragazza aggrotta le sopracciglia.
«Con Lu…?» Si blocca. Di colpo tutti i pezzi vanno a loro posto. Lucy gliel’aveva anche detto il suo nome, ma solo ora ha collegato «Lo sconosciuto!»
Lo sente ridacchiare «Vedo che sai tutto» fa una pausa, per poi tornare serio «Ho provato a chiamare lei, ma…»
«Si, mi aveva detto che le si stava scaricando il telefono»
«Senti…mi serve il suo indirizzo. È…importante»
Levi fa una smorfia «Natsu, viviamo insieme. Non è ancora tornata…mi dispiace» 
Silenzio, poi lo sente ridacchiare amaramente «Pensa che sono già fuori casa. Solo dopo mi sono ricordato che non sapevo dove abitasse»
Fa un sorrisetto. Avrebbe tanto voluto che Lucy dopo Loki si fosse presa…una sorta di pausa. Ha anche cercato di farla desistere dall’andare all’appuntamento con quel nuovo ragazzo, di cui aveva sentito parlare solo da lei. Eppure, adesso che sentiva la sua voce, suonava sincera e…quasi disperata.
Si mise a ragionare. Conosceva bene Lucy, come le sue tasche. Ogni gesto, ragionamento e fragilità. La sua amica era stata ad un appuntamento, andato molto bene secondo quello che le aveva detto al telefono. Cosa le era scattato in testa? D’improvviso, aveva avuto un assaggio di felicità, dopo tutto il dolore. 
Non so cosa mi prende, Lev. Non so cosa fare
Eppure, il dolore a volte è difficile da cancellare, da sopprimere. Bisogna fare un taglio netto. Riniziare. Ed era quello che la sua amica voleva.
Spalanca gli occhi «Natsu. So dov’è»
«Davvero?» Fa, di nuovo speranzoso.
Gli comunica quell’indirizzo, memorizzato dopo che una volta ha dovuto spedire una bozza importante al suo domicilio personale. È sicura che Lucy sia li. Spera solo che la sua amica stia bene.
«Vai da lei, Nastu» Sorride. Non può vederlo, eppure in quel momento riesce a immaginarsi benissimo il sorriso del rosato, visto solo una volta, ma i cui occhi verde scuro trasmettevano solo sincerità.
«Ci puoi contare»
«Ah, aspetta Nastu, come fa G…!» 
Biip biip biip
Come fa Gajeel ad avere il mio numero
Sospira
Riafferra il cuscino e lo stringe tra le braccia, sorridendo alla penombra della stanza.
 
Non sa nemmeno lui perché stia correndo così veloce. Dopo la chiamata con Levi, è partito a razzo, la mente vuota se non per un pensiero. Dopo cinque minuti riesce già a intravedere quel palazzo. Schiva abilmente due signore che gli lanciano sguardi d’odio, ma continua a correre.
Ti prego, fa che non sia troppo tardi
Ha questo presentimento da quando è uscita da casa sua. Così distante. Dentro di sé lo sapeva, se lo sentiva che stava andando da…lui. 
Arriva di fronte all’edificio.
Dannazione.
E adesso? È arrivato fin lì ma non può entrare.
Si mette a girare in circolo, nervoso. Si sente agitato, accaldato per la corsa, mille pensieri in test…
«Natsu» Si blocca.
Si volta quasi a rallentatore.
A pochi metri di distanza, lei. Ha l’espressione sconvolta.
Lui stringe i pugni. Ingoia un groppo in gola.
In tre falcate veloci la raggiunge. Anche lei gli va incontro, lasciando cadere la borsa.
Le loro labbra si trovano immediatamente. Natsu si disseta. Ritrova il fiato perso. Da lei, con lei. Ha capito che non riuscirebbe nemmeno a respirare. Ne ha bisogno. Così tanto.
E glielo dice.
«Ho bisogno di te» 
Lucy ha chiuso gli occhi, scuote la testa, mentre due lacrime scendono rapide sul mento.
«Che c’è?» Chiede, poggiando la testa sulla sua.
«Natsu» Le esce, mentre piange «non voglio farti soffrire, non voglio…»
«Sei venuta qui a dichiararti a lui?»
Lei spalanca gli occhi «No! Io…sono venuta a dirgli che…insomma sono venuta a chiudere una volta per tutte…poi…lui mi ha…chiesto di stare insieme»
Natsu ha un sussulto, ma si trattiene
«Cosa hai detto?»
Lucy lo fissa con quegli occhi enormi, liquidi. Non dice niente.
«È venuta Lisanna a casa» Continua lui. Lei si morde un labbro.
Nastu fa un sorriso amaro «Alla fine ero davvero ricambiato» Fa, semplicemente.
«Quindi siamo riusciti a farci ricambiare entrambi, alla fine» Commenta Lucy a mezza voce.
«Sembrerebbe di sì» 
«Dovremmo…» Inizia, distratta da Nastu che ha preso ad accarezzarle la testa, per poi afferrarle il volto.
«Già, dovremmo…» Continua lui, baciandola ancora. Ma Lucy sembra più disperata di lui adesso. Si aggrappa al suo giubbotto con forza.
Natsu le afferra le cosce, tirandola su, premendosela meglio addosso.
Lucy si stacca improvvisamente.
«Anche io ho bisogno di te»
Nastu la fissa, e le sorride.
Ormai non può più negarlo a se stesso. È perso. È sotto un treno per questa ragazza. Tanto da averle fatto dimenticare Lisanna. Lei è diventata più forte di tutto, fuoco tra le sue braccia.
Lucy
Il primo istinto dopo che Loki aveva finito di parlare era stato fuggire. E praticamente lo ha fatto. È fuggita. Per poi ritrovarsi tra le braccia dell’unica persona che voleva vedere, toccare, avere addosso ancora.
Non sa quando sia diventato così forte. La piccola fiamma di quel fiammifero è finita in un barile di benzina dando fuoco alla sua anima. Lui le incendia l’anima. 
Eppure, teme di essere lei quella che lo brucerà.
«Di cosa hai paura»
«Di me. Lo sai come sono»
«So come sei. E ti voglio. Voglio i pregi, voglio i difetti, voglio te, Lucy» Non riescono a staccare gli occhi l’uno dall’altra. Si fissano, tenendosi stretti, finalmente consapevoli di quello che provano, consapevoli di cosa sono diventati l’uno per l’altra.
Eppure, Lucy non è solo istinto. È anche ragione.
«Da quanto ci conosciamo»
Lui alza gli occhi al cielo, ma lei continua.
«Sconosciuto. Sconosciuta. Siamo iniziati così noi, no?»
Lui però sorride a quelle parole.
«Si, siamo iniziati così. E guardaci adesso. Lucy io non voglio Lisanna. E tu non vuoi Loki. Tu vuoi me. E io voglio te. Da pazzi» Si blocca, baciandola ancora e riprendendo «Lucy, non mi interessa se ci sono mille altre cose da conoscere di te. Questo non mi spaventa, mi eccita»
Lucy ridacchia, mentre sente altre lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi
«Ti va di rischiare con me…sconosciuta?» Ghina, mentre quegli occhi di foresta le scavano dentro.
Lucy ci affoga per un attimo, prima di riemergere e sorridergli, stringendogli i capelli tra le dita «Ci puoi scommettere, sconosciuto»
Fine
 
 
 
Primo “angolo autrice” di sempre! Siamo arrivati all’epilogo di questa storia (o meglio, mini-long). Sono molto felice di averla portata a termine, ma chissà, non escludo magari spin-off sulla Gale o perché no anche Gruvia. Ci tenevo a ringraziare tantissimo tutti quelli arrivati fino a qui, chi ha recensito, messa tra preferiti/ricordati/seguiti o anche solo letta silenziosamente, grazie❤️. È la prima storia qui su EFP che riesco a concludere (e questo è solo il sesto capitolo…ottimo…) ma invece di portare avanti quelle che ho già iniziato la mia mente può starsene buona senza pensare a nuove trame Nalu! Nooo, ovvio. In questi giorni la pubblicherò, intanto vi lascio un estrattino qui, spero possa interessarvi
Spalancò gli occhi, percependo subito due cose. Uno, non era più in gilda. Due, era a casa di Lucy.
Eh?
Che ci faceva a casa di Lucy?
Di colpo tornò a sentire caldo, troppo. Dovunque si voltasse, Lucy. Sopra, sotto, tutt’intorno. 
Sussultò quando la vide uscire dal bagno. Il tessuto del pigiama sfiorava la sua pelle, sentiva anche quello nitidamente.
«Natsu! Per fortuna, ci hai fatto spaventare a morte!»
«L-Lucy ma…che è successo?» Si sforzò di dire, mentre alzava il busto, mettendosi seduto.
«Non ti ricordi niente? Sei svenuto subito dopo il conto alla rovescia. Alcuni hanno pensato a uno scherzo ma non ti rialzavi quindi ti abbiamo portato in infermeria. Eri bollente. Sembravi in preda ai deliri, continuavi a dire che volevi stare in un letto comodo…e quindi…» La vide abbassare lo sguardo e arrossire «gli ho detto che ti avrei portato a casa e dato un’occhiata io»
Natsu era stranito. Che cosa diavolo gli era preso? Anche adesso, stava meglio rispetto a prima ma si sentiva dannatamente caldo. Non credeva di essere stato vittima di qualche incantesimo nemico (ormai, aveva sviluppato un certo istinto per queste cose) gli sembrava quasi che il suo stesso corpo stesse cambiando in qualche modo. Il suo fuoco bruciava più intenso dentro di lui, e i suoi sensi continuavano a crescere.
«Non credo di avere la febbre. Non sto male…sono solo…»
«Fidati, ce l’hai» Rispose lei, e poggiò il palmo sulla sua fronte, alzandogli leggermente i capelli. Nastu trattenne il fiato. La sua mano era così fresca. Il ragazzo abbassò le palpebre in una mezzaluna. Le afferrò il polso.
«N-Natsu, che…»
Non badò alle sue proteste. Portò la sua mano davanti al suo viso, e poi le annusò il polso, a fondo, riempiendosi i polmoni. Subito quel calore così bruciante gli invase di nuovo la pancia. Lucy ritirò la mano, rossa in viso, ma a lui non era bastato. Ne voleva ancora.
Si avvicinò lentamente a lei, respirando sempre più profondamente, fino ad arrivare alla fonte di quell’odore. Il suo collo. Rimase li fermo per un po', senza fare nulla. Come rimanere fermo sul ciglio del precipizio senza osare buttarsi. Poi, si buttò. Sfiorò la sua pelle con il naso. Era liscissima. Continuò il suo percorso fino al suo orecchio, e da lì ridiscese ma stavolta sfiorandola con le sue labbra chiuse.
Natsu non si sentiva più in lui. Era come se il suo solo istinto gli dicesse cosa fare. Anzi, gli urlasse cosa fare. Strinse i pugni perché sentiva di star impazzendo.
«Natsu…» Il ragazzo spalancò gli occhi. Non aveva mai sentito quel tono alla sua compagna prima d’ora. Era stato un sussurro, ma flebile, spezzato, tremante. Qualcosa in lui si ruppe.
Di scatto afferrò la sua compagna stendendola sotto di lui. La reggeva per le spalle, respirando veloce. Lei lo guardava di rimando con occhi sgranati e lucidi, le gote ormai cremisi. La ragazza dischiuse le labbra e lui affondò più a fondo i polpastrelli nella sua pelle. 
Non aveva mai provato niente di simile. Bruciava tutto, dentro.
«L-Lucy…non so cosa mi prende…»”
 
Ehh? Sono riuscita a incuriosirvi un po’? Ci vediamo presto, un bacio❤️

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4026800