Tutto l'oro del mondo

di Abby_da_Edoras
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo e ultimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


TUTTO L’ORO DEL MONDO

 

Capitolo primo

 

Pagherei pure tutto l'oro del mondo
Per tornare al giorno quando t'ho conosciuto
E mi sono fidata
Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Il viaggio in mare per raggiungere la flotta di Euron e liberare Yara non fu precisamente una passeggiata di salute, visto che dalle Isole di Ferro la nave di Theon e dei suoi uomini dovette praticamente circumnavigare i Sette Regni per raggiungere Approdo del Re! Ramsay, che si aspettava un giretto per mare di qualche giorno, allo scadere della prima settimana cominciava a dare segni di aperta insoddisfazione e si mostrava più petulante e insopportabile del solito. Theon dovette armarsi di tutta la sua pazienza e sperare, inoltre, che qualcuno dei marinai non prendesse l’iniziativa di gettare il giovane Bolton in mare visto che, a quanto pareva, alla fine si era pure affezionato sul serio a quello strano ragazzotto.

“Ma insomma, quanto ci vuole a raggiungere quella stramaledetta Flotta di Ferro?” protestò dopo la seconda settimana di viaggio. “Qui ci passiamo una vita, come fai a sapere che, nel frattempo, Euron non ha ammazzato tua sorella? Quel tanghero sarebbe capace di tutto… e se arriviamo là dopo questo interminabile viaggio e scopriamo che, oltretutto, non è servito a niente?”

In verità quella era anche la segreta paura di Theon, ma non poteva mostrarsi sfiduciato davanti ai suoi uomini e, soprattutto, doveva trovare un modo per zittire Ramsay prima che qualcuno degli Uomini di Ferro lo facesse tacere per sempre…

“Sono sicuro che Yara è ancora viva” replicò dunque. “E il tempo che trascorreremo in mare ci sarà utile per raccogliere informazioni e organizzare la sua liberazione. Dovremmo parlare con gli uomini che sono riusciti a sfuggire alla cattura e che hanno chiesto il mio aiuto per capire come…”

“Poveretti, quei disgraziati se lo sono fatto per ben tre volte, ‘sto viaggio! Hanno tutta la mia comprensione” commentò Ramsay.

Theon alzò gli occhi al cielo, fece appello a tutta la sua pazienza ancora una volta e riprese a parlare.

“Stavo dicendo che vorrei proprio capire come mai Euron si sia diretto verso Approdo del Re quando aveva detto di voler proporre la sua Flotta a Daenerys Targaryen.”

“Avrà sbagliato Regina” disse Ramsay, laconico.

“Eh, appunto!” confermò Theon, lasciando ogni speranza di tacitare il compagno… “Teoricamente lui sarebbe dovuto andare a Roccia del Drago per incontrare la Targaryen e, siccome Yara aveva detto di volerla raggiungere prima di lui, credevo che si fossero affrontati in mare, ma adesso la cosa sembra cambiare aspetto e voglio capirci di più. Convocherò in cabina il marinaio che è venuto a parlarmi quella notte e mi farò raccontare tutto.”

“Ah, bene, almeno ammazzeremo un po’ il tempo ascoltando un racconto di avventure” approvò Ramsay, con l’entusiasmo di un bambino a cui è stata promessa la favola della buonanotte. “Visto che questo viaggio sembra non finire mai…”

Theon sospirò.

Pochi minuti dopo il marinaio era giunto in cabina e stava raccontando come erano andate effettivamente le cose, ossia in modo del tutto opposto a ciò che Theon si era aspettato.

“Yara ha saputo che la Regina Daenerys non si trovava più a Mereen, bensì a Roccia del Drago e quindi abbiamo fatto vela verso quel luogo” iniziò a spiegare l’uomo. “Daenerys si era alleata con Tyrion Lannister, con Lady Olenna Tyrell e con i Martell di Dorne ed è stata molto felice di accettare la Flotta di Ferro che tua sorella le ha offerto. Durante quell’incontro, la Targaryen ha deciso di usare tutte le armi e le flotte a sua disposizione per stringere d’assedio Approdo del Re e anche la Flotta di Ferro doveva parteciparvi, ma prima avremmo dovuto accompagnare Ellaria Sand e le sue figlie, le Serpi delle Sabbie, a Dorne.”

“E perché?” si intromise Ramsay, che era già riuscito a stare zitto fin troppo rispetto ai suoi standard. “Voglio dire, Yara aveva offerto alla Regina dei Draghi la sua flotta e quella non ha trovato niente di meglio da fare che usarvi come accompagnatori per scarrozzare in giro quelle strane tipe di Dorne? Con tutto il viaggio che vi eravate già sobbarcati…”

Theon avrebbe voluto sbattere la testa contro le pareti della cabina. Era quanto meno singolare che Ramsay Bolton definisse strane tipe Ellaria Sand e le sue figlie, insomma, da che pulpito… e come c’era da aspettarsi non perdeva occasione per sottolineare che quel viaggio per mare era troppo lungo e metteva alla prova i suoi nervi. Beh, Theon ne sapeva qualcosa di esaurimenti nervosi visto che stava per averne uno proprio in quel momento… però, a ben pensarci, nemmeno a lui tornava tanto questa cosa. Perché Daenerys Targaryen non aveva voluto approfittare della Flotta di Ferro per l’assedio? Insomma, Ramsay aveva posto la domanda con la sua solita diplomazia, ma a dirla tutta il dubbio aveva sfiorato anche il giovane Greyjoy.

“Non c’era proprio nessun altro che potesse scortare Ellaria Sand e le sue figlie a Dorne?” domandò infatti.

“Appunto, era quello che dicevo anch’io e…”

“Questo non posso saperlo, forse pensava che con noi sarebbero state più al sicuro, ma è stata la scelta sbagliata” rispose il marinaio, rispondendo al suo Principe e ignorando le proteste di Ramsay. Ecco, anche lui aveva capito che era preferibile non ascoltarlo più di tanto. “Durante il viaggio siamo stati intercettati e attaccati dalla flotta di Euron che voleva proprio catturare le donne. Nessuno di noi poteva sospettarlo, ma Euron invece di offrire la Flotta di Ferro a Daenerys Targaryen era andato ad offrirsi a Cersei Lannister e le aveva chiesto di sposarlo.”

“Immagino che Cersei lo abbia mandato a quel paese, lui e la sua grossa Flotta!” rise Ramsay, ripensando alle spacconate di Euron all’acclamazione di Re. Alla fine aveva offerto le sue grazie a Cersei invece che a Daenerys ma anche lei, come prevedibile, gli aveva risposto picche! Cosa si aspettava? Quelle erano Regine, non pescivendole!

Theon trovava alquanto fuori luogo il divertimento di Ramsay. Insomma, si stava pur sempre parlando della cattura di Yara, no? Cosa c’era da ridere tanto?

“Forse se tu non interrompessi ogni istante riusciremmo anche a capire come sono andate le cose, non ti pare?” disse quindi, rivolgendosi bruscamente a Ramsay che sul momento si offese e mise su il broncio, ma perlomeno lo fece silenziosamente e quindi diede al marinaio la possibilità di continuare il suo racconto.

“Lord Bolton comunque ha ragione, Cersei ha rifiutato la proposta di Euron ed è stato per quello che lui ha voluto catturare Ellaria Sand e le sue figlie… e quindi anche Yara” riprese l’uomo. “Ha detto che avrebbe donato quelle donne alla Regina come regalo di nozze per permetterle di vendicarsi su di loro, visto che erano state proprio loro ad avvelenare la Principessa Myrcella. Era convinto che, in questo modo, Cersei lo avrebbe accettato come suo sposo.”

Ramsay riprese a ridacchiare e Theon gli lanciò uno sguardo assassino.

“Che c’è? Non ho detto una parola!” si lamentò il giovane Bolton.

“E così ha catturato anche Yara, sebbene lei non sia stata data come prigioniera ai Lannister, non so per quale motivo ma Euron ha deciso di tenerla nella sua cabina” continuò il marinaio. “Molti Uomini di Ferro sono morti combattendo valorosamente contro Euron, che si è impadronito di quasi tutte le navi di Yara. È stato allora che Harrag ha detto che non valeva la pena farsi ammazzare per Yara e che dovevamo tentare di rubare una nave e di far ritorno alle Isole di Ferro. Siamo riusciti a farlo approfittando della sera in cui Euron ha condotto Ellaria Sand e le Serpi delle Sabbie da Cersei, ma io sentivo che non era giusto… ho accettato di scappare solo perché speravo di chiedere aiuto a te, Principe Theon. E ho fatto bene perché adesso siamo qui, in viaggio per andare a liberare Yara!”

“È una bella scusa per giustificare il fatto di essere fuggiti come codardi” ridacchiò ancora Ramsay, ma questa volta Theon non lo rimproverò. Da un lato riteneva che, in fondo, il giovane Bolton non avesse poi tutti i torti; dall’altro, però, pensava che la vigliaccheria di Harrag e dei suoi compagni alla fine era stata utile, altrimenti lui non avrebbe mai saputo che Yara era stata rapita da Euron.

E poi, a dirla tutta, chi era Theon Greyjoy per accusare qualcun altro di essere un vigliacco? Via, sul serio?

“Però, mio Signore, ecco… c’è anche un’altra cosa, non so quanto sia vero ma… ecco” riprese l’uomo che sembrava improvvisamente parecchio più scosso. “Quando Euron ci ha attaccati e ha catturato Yara, lei ha gridato di lasciarla andare, che lei e la Flotta di Ferro dovevano combattere contro una terribile minaccia e che Cersei era una sciocca a non averla presa sul serio. Euron ha riso di lei e ha detto che stava mentendo per salvarsi ma io… io non lo credo affatto. Yara non aveva paura di essere uccisa da Euron, lei lo disprezza, invece quando ha parlato di questa minaccia spaventosa pareva… ecco, sì, per la prima volta pareva che nei suoi occhi ci fosse davvero un’ombra di terrore.”

Improvvisamente nella cabina si fece silenzio, un silenzio cupo e opprimente, un silenzio vero. Sì, infatti anche Ramsay aveva smesso di ridacchiare e fissava Theon con gli occhi sbarrati.

“Di cosa stai parlando, puoi essere più chiaro?” domandò Theon all’Uomo di Ferro, guardandolo dritto negli occhi.

“Dopo l’incontro a Roccia del Drago Yara era turbata ma, ovviamente, non si è confidata con noi” replicò il marinaio. “Però l’ho sentita parlare con Ellaria Sand di cose strane, esseri né vivi né morti e certi Estranei che… credo fosse proprio per questo che noi eravamo stati incaricati di riportare al sicuro le donne di Dorne.”

Esseri né vivi né morti, Estranei… gli Uomini di Ferro non conoscevano quelle creature e le loro leggende, ma gli uomini del Nord sì. Ramsay sbarrò ancora di più gli occhi e, cosa sempre più incredibile, non disse niente, mentre Theon impallidì mortalmente. Lui aveva sentito le storie della Vecchia Nan a Grande Inverno, da ragazzino, insieme agli Stark, e quindi sapeva di cosa stesse parlando l’uomo di Yara.

Tuttavia non era il caso di allarmare l’equipaggio, c’era il rischio che si ammutinassero e decidessero di tornare indietro, buttando a mare il loro Principe e il suo compagno sociopatico. Theon, approfittando dell’insperata quiete che il silenzio insolito di Ramsay gli offriva, cercò di tirar fuori un sorriso forzato e parlò al marinaio per congedarlo.

“Molto bene, ti ringrazio per tutte le informazioni utili che mi hai saputo riferire” disse. “Ora la cosa più importante è arrivare il prima possibile ad Approdo del Re e liberare Yara, al resto penseremo dopo, sarà proprio lei a dirci cosa dobbiamo fare, è la nostra Regina.”

“Sì, Yara è la nostra Regina, dobbiamo viaggiare ancora più veloci per salvarla prima che Euron decida di ucciderla” rispose l’Uomo di Ferro che poi uscì dalla cabina lasciando soli Theon e Ramsay.

“Gli Estranei, i non-morti” mormorò il giovane Bolton, sbigottito. “Mio padre me ne parlava, mi chiudeva nelle segrete e diceva che gli Estranei e i non-morti sarebbero venuti a prendermi e a portarmi via perché ero un bambino inutile e stupido… Io allora ero terrorizzato ma poi, crescendo, ho iniziato a pensare che fossero solo storie inventate per spaventarmi. Ma adesso…”

Theon si sedette accanto al compagno e gli circondò la vita con un braccio, stringendolo a sé sia per confortarlo sia perché anche lui, in realtà, aveva bisogno di sentire un corpo morbido e caldo accanto.

“Gli Uomini di Ferro non conoscono queste creature, perciò Yara era così spaventata e il marinaio non ha capito bene, ma io… io sono cresciuto con i ragazzi Stark e la Vecchia Nan, una domestica di Grande Inverno, ci raccontava sempre storie spaventose a proposito di questi esseri, gli Estranei, che vivevano oltre la Barriera e che, in inverni particolarmente lunghi e gelidi, riuscivano a invadere il Nord” ricordò Theon, perduto nei suoi pensieri e abbracciando ancora di più Ramsay. “Secondo le sue storie gli Estranei uccidono le persone perché odiano tutti coloro che hanno il sangue caldo e, dopo averle uccise, le trasformano in non-morti, esseri totalmente privi di volontà e al loro totale servizio. Io non ho mai creduto alla loro esistenza, ma forse qualcuno dei ragazzi Stark ci credeva. E… per il Dio Abissale, ora che ci ripenso… quando Re Robert si trovava a Grande Inverno, Benjen Stark venne dalla Barriera a chiedere al sovrano uomini per i Guardiani della Notte, spiegando che erano sempre meno e che molti di loro erano spariti oltre la Barriera. Mi sembra che disse anche che erano stati avvistati degli Estranei e che per questo i Guardiani della Notte si spingevano fino alla Foresta Stregata. Possibile che fosse tutto vero? Nessuno gli diede ascolto, tanto meno il Re, però Jon… fu allora che Jon decise di diventare un Guardiano della Notte, quindi forse lui gli credette.”

Theon ricordava anche che, al tempo, era un ragazzo arrogante, presuntuoso e detestabile e che si era preso gioco di Benjen Stark, di Jon e delle loro storie sugli Estranei. Non lo disse a Ramsay, ma in quel momento si sarebbe preso a schiaffi per essere stato così idiota e superficiale: se solo avesse ascoltato con più attenzione forse adesso avrebbe avuto più informazioni… non per la prima volta Theon si rese conto che il se stesso di qualche anno prima era davvero un ragazzino odioso e stupido e che avrebbe meritato di essere preso a calci in culo da Grande Inverno alle Isole dell’Estate!

“Se tutte queste storie sono vere allora… allora non c’è niente che possiamo fare” esclamò Ramsay. Theon non l’aveva mai visto così atterrito e sgomento. “Moriremo tutti, anzi, moriremo e poi diventeremo non-morti!”

C’era da presumere che Ramsay, oltre a temere un futuro da zombie e schiavo degli Estranei, fosse anche piuttosto preoccupato all’idea che i prigionieri che aveva torturato, scuoiato e ucciso, diventati non-morti, venissero a cercarlo per vendicarsi, ridotti a brandelli e con poche dita… beh, dobbiamo ammettere che era un’immagine piuttosto agghiacciante e la sua paura era del tutto legittima!

Theon lo strinse di più a sé e lo baciò teneramente.

“Non facciamoci prendere dal panico prima del tempo” disse con dolcezza. “Queste sono vecchie storie e non sappiamo che cosa abbia davvero visto o sentito Yara. Tra pochi giorni saremo ad Approdo del Re, la libereremo e poi ascolteremo la sua versione. Non dimentichiamo che, comunque, se anche gli Estranei esistessero, c’è sempre la Barriera a dividerli dai Sette Regni. Forse Yara ha incontrato anche Jon a Roccia del Drago e lui le ha detto che c’è bisogno di un maggior numero di uomini tra i Guardiani della Notte proprio a causa della minaccia degli Estranei. Non possiamo ancora sapere come stiano veramente le cose. E, qualsiasi pericolo ci sarà da affrontare, lo faremo insieme, sempre insieme, te lo prometto.”

Non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso, ma Theon era rimasto molto colpito dall’evidente terrore di Ramsay e non faceva fatica a immaginarselo bambino, atterrito e in lacrime, rinchiuso da Roose Bolton nelle segrete di Forte Terrore e minacciato con lo spauracchio degli Estranei. Poteva sembrare assurdo ma gli faceva tenerezza… insomma, alla fine non c’era da stupirsi se quel bambino abusato era diventato una specie di serial killer, complimenti a Roose Bolton Padre dell’Anno ad honorem!

Stretto nel caldo abbraccio di Theon e del tutto sperduto nel suo bacio, Ramsay lasciò che il suo neurone andasse in stand by e si abbandonò totalmente alle emozioni sempre nuove e incredibili che il giovane Greyjoy suscitava in lui, dimenticando almeno per un po’ Estranei e non-morti.

Ma, ovviamente, la minaccia era già molto più che concreta e quei due disgraziati neanche lo sapevano. Del resto, se ci fosse da salvare il mondo e l’unica speranza fosse affidata a Theon Greyjoy e Ramsay Bolton, anche voi sareste terrorizzati, o no?

Fine capitolo primo

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

 

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Nonostante ciò che pensava Ramsay, e che aveva ribadito più volte, in realtà alla fine almeno la Regina Cersei si era lasciata convincere dalla grossa Flotta di Euron… o meglio, aveva deciso di ricompensare almeno per una notte il Re Buzzurro delle Isole di Ferro visto che lui le aveva portato in dono non solo Ellaria Sand e le Serpi delle Sabbie per potersi vendicare della morte di Myrcella, ma anche la Compagnia Dorata di Essos per combattere contro i suoi nemici. Ora, che cosa esattamente potesse fare la Compagnia Dorata contro gli Estranei non era dato sapere ma, a quanto pareva, Cersei degli Estranei se ne sbatteva. Contenta lei visto che, se per caso al Nord non fossero riusciti a fermarli, quelli sarebbero arrivati tranquilli ad Approdo del Re e la Compagnia Dorata non gli avrebbe fatto neanche il solletico. Ma andiamo oltre, le strategie di Cersei non sono di nostro interesse, tanto più che cosa si può pretendere da una che accetta di andare a letto con Euron Greyjoy? L’unica cosa che ci interessa di questo squallido incontro notturno è il fatto che consentì a Theon e ai suoi uomini di salire a bordo della nave di Euron e liberare Yara.

“Ramsay, per questa impresa avrò bisogno anche del tuo aiuto” disse Theon al suo stravagante compagno prima di intrufolarsi a bordo della nave di Euron. “Dovremo uccidere gli uomini di mio zio e so che tu sei molto bravo con arco e frecce…”

“Oh, sì, io sono bravissimo!” rispose Ramsay illuminandosi tutto. Adorava fare il gioco del cecchino e, inoltre, era felice che Theon dimostrasse di aver bisogno di lui. Tutto questo tanto per far capire quanto veramente i rapporti si fossero totalmente ribaltati in quegli ultimi mesi!

E così andò, infatti. Theon e Ramsay, insieme agli Uomini di Ferro di Yara, salirono a bordo della nave di Euron abbattendo con le loro frecce (e anche con qualche colpo d’ascia ben assestato) le sentinelle e i marinai rimasti a guardia della nave. Poi, mentre i marinai di Yara perlustravano la nave per accertarsi che non ci fosse nessun altro, Theon raggiunse la cabina di Euron seguito da Ramsay. Yara si trovava lì, legata e imbavagliata, era un po’ malconcia ma, tutto sommato, non sembrava ferita. Theon si affrettò a liberarla, senza accorgersi che sia Yara sia Ramsay lo stavano guardando con un’ammirazione che, nel caso di Ramsay, sconfinava nell’adorazione vera e propria: nessuno dei due aveva mai visto il giovane Greyjoy così determinato, abile e coraggioso… beh, a dire il vero nessuno al mondo lo aveva mai visto così, visto che il Theon di prima era un inetto e un cretino. Ora quel ragazzo arrogante, presuntuoso e incapace era cresciuto, era diventato un Uomo di Ferro, un giovane affascinante e perfino carismatico (almeno questo era ciò che pensava Ramsay, del tutto perso per lui!) e la sorella Yara ne era molto fiera.

Appena la donna fu libera, tutti si affrettarono a scappare dalla nave di Euron e, mentre Theon e Ramsay conducevano Yara verso la nave che avevano usato per arrivare fin lì, gli altri Uomini di Ferro (compresa buona parte di quelli di Euron che non si facevano tanti scrupoli a voltargli le spalle e a seguire la nuova Regina…) presero altre cinque o sei navi della grossa Flotta che Euron voleva donare a Cersei per ritornare alle Isole di Ferro. Insomma, Euron quella notte forse si era tolto qualche prurito con la Regina Lannister, ma al suo ritorno alla nave avrebbe trovato delle gran brutte sorprese e, molto probabilmente, avrebbe anche perso definitivamente la possibilità di ottenere un bis da Cersei!

La flotta, che ormai era di Yara, navigò per tutta la notte cercando di allontanarsi il più possibile da Approdo del Re e Theon decise di usare quel tempo per farsi raccontare dalla sorella tutto quello che sapeva sugli Estranei. Le lasciò il tempo di riposarsi, mangiare e bere qualcosa, ma poi fu lei stessa a presentarsi nella cabina che Theon divideva con Ramsay per raccontare tutto quello che aveva visto e ascoltato.

“Eravamo a Roccia del Drago, Daenerys Targaryen aveva accettato la mia alleanza e avevo scoperto che anche Tyrion Lannister era passato dalla sua parte, e anche il tuo vecchio amico di Grande Inverno, Jon Snow” iniziò a raccontare Yara.

Vecchio amico proprio no, non sono mai riuscito ad andare d’accordo con Jon, io, e ora come ora credo che mi taglierebbe volentieri la gola, pensò Theon.

“In realtà l’incontro doveva servire per preparare l’assedio ad Approdo del Re, c’erano anche Ellaria Sand e le sue figlie e Lady Olenna Tyrell, però poi le cose sono andate diversamente, un corvo ci ha informato che Snow sarebbe arrivato qualche giorno dopo portando qualcosa che tutti noi dovevamo vedere” continuò. “La cosa che mi sembrò più assurda fu che, qualche giorno dopo, all’incontro c’erano proprio tutti, perfino Cersei Lannister e suo fratello e Euron con lei, è così che ho scoperto che aveva offerto a lei la sua Flotta di Ferro.”

“Sì, insieme a quell’altra cosa che mi stupisce parecchio che Cersei abbia potuto accettare. Vabbè, i gusti sono gusti” commentò Ramsay, che ancora una volta non era riuscito a trattenersi.

Yara proseguì raccontando come Jon Snow avesse convocato tutte le famiglie per proporre una tregua, perché il pericolo che minacciava tutti i Sette Regni era mille volte più grave delle varie dispute per il Trono di Spade. Visto che i convenuti, e in modo particolare persone di grande apertura mentale come Euron, parevano non volerne sapere, Jon aveva fatto portare una cassa che, quando era stata aperta, aveva rivelato un abominio al suo interno, un mostro, un non-morto che, come prima cosa, si era avventato su Cersei (dimostrando con ciò che questi non-morti non erano poi del tutto stupidi come si poteva pensare…).

“Jon ci ha fatto vedere che questa creatura non si poteva eliminare con un semplice colpo di spada. Essendo già morta, continuava a cercare di aggredire anche senza un braccio o senza una gamba” raccontò Yara, senza capire che il turbamento e il pallore che vide improvvisamente diffondersi sul volto di Theon non era tanto dovuto alla storia del non-morto, che lui già conosceva dai racconti a Grande Inverno, quanto dall’idea di quella cosa che se ne andava in giro anche senza braccia e gambe… gli risvegliava ricordi molto poco piacevoli sul fatto che lui andava in giro con diciassette dita invece che con venti! “Ci ha mostrato che per uccidere un non-morto bisogna colpirlo con vetro di drago o bruciarlo. Theon, ma tu sapevi di queste cose? Sapevi della loro esistenza?”

Ramsay lo sapeva decisamente, visto che dopo il racconto di Yara si era di nuovo zittito e fissava i due con occhi sgranati e pieni di paura.

“A Grande Inverno ci raccontavano queste storie, ma io non ci credevo e prendevo in giro Jon e gli altri che invece si spaventavano” ammise Theon. “Ero un ragazzino sciocco e presuntuoso, avrei dovuto ascoltare meglio quei racconti e forse adesso ne saprei di più.”

“Non dire sciocchezze e non farti venire stupidi sensi di colpa” tagliò corto Yara, che preferiva il Theon combattivo che era venuto a salvarla. “Come eliminare quei bastardi ce lo ha spiegato Jon Snow e comunque Euron gli ha chiesto se quelle creature sanno anche nuotare e Jon gli ha risposto di no. Così Euron ha deciso di riprendere il mare dove Estranei e non-morti non possono arrivare.”

“Non sanno nuotare?” domandò Ramsay, improvvisamente interessato alla questione, ma venne tranquillamente ignorato.

“Quindi i Sette Regni adesso sono minacciati da questi esseri e per questo Jon Snow ha chiesto alle varie famiglie di mettere da parte le discordie e le lotte per il trono e di unirsi per affrontare questa minaccia?” riassunse Theon.

“Esattamente, però ti ho già detto qual è stata la reazione di nostro zio, e anche Cersei Lannister ha rifiutato di mandare i suoi soldati, sostenendo che non vuole indebolire la sua posizione nella guerra che verrà dopo” rispose Yara. “Non le è piaciuto scoprire che il Nord si è alleato con la Targaryen…”

“Ho sempre pensato che fosse una cretina, e questo lo dimostra” reagì Ramsay. “Come fa a parlare della guerra che verrà dopo e a pensare a quel suo stupido Trono di Spade? Se gli Estranei e i non-morti supereranno la Barriera, distruggeranno tutti i Sette Regni, compresa lei e la sua bella faccia!”

Questa volta sia Theon che Yara dovettero ammettere che Ramsay aveva ragione e che aveva detto quello che anche loro, in realtà, pensavano.

“Comunque sia, Euron ha solo finto di voler tornare alle Isole di Ferro. Quando Daenerys mi ha incaricata di riaccompagnare a Dorne Ellaria Sand e le sue figlie con la mia flotta, Euron ci ha intercettati, ha ucciso la maggior parte dei miei uomini e ha portato Ellaria e le Serpi delle Sabbie a Cersei, sperando di ottenere così i suoi favori. Ha tenuto me prigioniera nella sua cabina senza uccidermi perché, diceva, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare” spiegò poi Yara.

“Per forza, solo una persona legata e imbavagliata potrebbe stare ad ascoltare le stronzate che spara quel buzzurro…” commentò Ramsay, e ancora una volta Theon e Yara erano d’accordo con lui!

“Cersei ha ordinato a Euron di portare la sua flotta a Essos per imbarcare la Compagnia Dorata, il più potente esercito di mercenari dei Sette Regni, così mentre Daenerys e gli Stark si organizzeranno per combattere gli Estranei lei conquisterà le terre lasciate indifese” concluse la giovane. “Siamo ritornati ieri e per questo nostro zio adesso è da Cersei, penso che stia cercando di ottenere la sua ricompensa per averle fatto questo dono.”

“Complimenti, due teste pensanti insieme che non ne fanno neanche una” disse Ramsay, lapidario. “Se gli Estranei arriveranno ad Approdo del Re, Cersei potrà ficcarsi tutta la Compagnia Dorata su per il…”

“Peggio per lei, no? A noi non interessa” ribatté Yara. “Su questo sono d’accordo con Euron, anche se poi lui ha deciso di mettersi al servizio della Regina: torniamo alle Isole di Ferro e lasciamo pure che gli Estranei facciano fuori tutti i Lord di Westeros. Alla fine saranno loro a regnare sul Trono di Spade, mentre noi riconquisteremo le nostre isole! Non è divertente? Beh, adesso me ne vado a dormire, ci aspetta un lungo viaggio per ritornare a Pyke.”

“Dillo a me…” sospirò Ramsay pensando all’interminabile viaggio di andata, mentre la donna usciva ridendo dalla cabina.

Theon diede la buonanotte alla sorella, ma era serio e pensieroso e non aveva affatto voglia di partecipare all’ilarità della sorella.

No, non è divertente, non lo è per niente, Yara, e se tu conoscessi i racconti sugli Estranei come li conosco io non saresti così allegra…

Theon e Ramsay, rimasti soli, si prepararono per andare a letto. Il giovane Bolton, però, era preoccupato vedendo Theon così cupo e così gli si accoccolò tra le braccia per fargli la domanda che gli premeva.

“Theon, perché fai quella faccia? Jon Snow ha detto che gli Estranei e i non-morti non sanno nuotare, per cui sulle navi siamo al sicuro e anche quando saremo a Pyke… Tua sorella ha ragione, a noi non ce ne frega un accidente di chi prenderà il Trono di Spade, no? Noi torneremo alle Isole di Ferro, Yara sarà la Regina e nessuno potrà farci del male, staremo insieme come mi hai promesso. Perché me l’hai promesso, te lo ricordi?” il tono di Ramsay era insistente, ma nascondeva un’angoscia che il ragazzo non sapeva nemmeno di provare. “Mi hai promesso che saremmo tornati a Pyke con Yara e che avremmo vissuto felici e contenti. Me lo hai promesso!”

Ramsay aveva ragione, ma Theon gli aveva fatto quella promessa quando ancora non sapeva del pericolo rappresentato dagli Estranei. Questo cambiava tutto. Certo, a lui non importava del Trono di Spade, ma nel profondo del suo cuore sapeva di non poter abbandonare ancora una volta gli Stark e lasciarli combattere quei mostri senza il suo aiuto. Se gli Estranei avessero attraversato la Barriera, e non era impossibile visto che i Guardiani della Notte erano rimasti in pochissimi, il primo luogo in cui si sarebbero diretti sarebbe stato Grande Inverno e lui… lui non poteva assolutamente fuggire, dimostrarsi ancora una volta un vigliacco e un Voltagabbana. Aveva già fatto tanto male agli Stark e adesso doveva rimediare a qualsiasi costo…

Ma come avrebbe fatto a spiegarlo a Ramsay?

Per il momento decise di non dirgli niente. Non rispose alla sua domanda ma lo prese tra le braccia e iniziò a baciarlo intensamente, stringendolo forte a sé e perdendosi in lui con passione e disperazione insieme, conscio che non poteva rassicurarlo con le parole ma che poteva farlo nel modo che gli era più congeniale. E comunque anche lui riusciva a non pensare più tanto agli Estranei e ai doveri che aveva verso gli Stark mentre si fondeva con il corpo morbido di Ramsay e giungeva alla totale soddisfazione unito a lui, perso nel suo calore. In quanto a Ramsay, quando faceva l’amore con Theon spegneva del tutto ogni collegamento con la realtà e con il suo unico neurone e dimenticava il resto del mondo, Estranei compresi, sentendosi completo e felice nell’unione con lui, entrando in un universo di luce, amore e passione che prima non sapeva neanche esistessero.

Theon ci avrebbe pensato il mattino dopo a dire a Ramsay che la sua intenzione era dirigersi a Grande Inverno e combattere gli Estranei a fianco degli Stark, e non sarebbe stato facile.

Per niente!

Fine capitolo secondo

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo

 

Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno

E in tanti proveranno forse alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Il giorno successivo alla liberazione della ragazza, Theon e Yara stavano parlando sul ponte della nave, mentre Ramsay li ascoltava e spesso interveniva, quasi sempre a sproposito come sapeva fare lui.

Di sicuro non si aspettava quello che sarebbe accaduto, altrimenti avrebbe iniziato a sclerare dal principio… ma andiamo con ordine!

“È un bene che nostro zio Euron si sia alleato con Cersei Lannister, nel frattempo noi avremo tutto il tempo di tornare alle Isole di Ferro e io potrò reclamare il trono” stava dicendo Yara, infervorata. “Ovviamente tu sarai al mio fianco e, visto che non vuoi essere Re, sarai il mio consigliere principale, una sorta di Primo Cavaliere come hanno i sovrani del Trono di Spade. Che ne dici?”

“E io cosa diventerò? Anch’io ti ho aiutato!” intervenne Ramsay, offeso per non essere stato considerato.

Yara alzò gli occhi al cielo, ma poi si mise a ridere. Tutto sommato quello strano ragazzotto iniziava a starle simpatico e non poteva negare che fosse anche merito suo se adesso era libera, lui aveva davvero combattuto al fianco di Theon per salvarla da Euron.

“Beh, sarai anche tu un mio consigliere, come Theon. Noi di Pyke non abbiamo nessun obbligo di seguire le regole di Westeros e possiamo anche averne due, di Primi Cavalieri, e chiamarli come ci pare” rispose la donna, divertita.

Ramsay sorrise tutto compiaciuto, ma Yara si rese conto che Theon non partecipava alla loro allegria e che, anzi, sembrava immerso in pensieri del tutto diversi. Lo fissò in silenzio per qualche istante e poi credette di capire.

“Tu non vuoi tornare a Pyke, hai deciso di andare a Grande Inverno e combattere gli Estranei al fianco degli Stark” disse, e la sua non era una domanda. Theon guardò la sorella e non rispose, in compenso fu Ramsay a intromettersi in quel momento così epico e drammatico.

“Ma dai, Yara, come fai a pensare una cosa del genere dopo tutto quello che abbiamo fatto per salvarti?” commentò. “Certo che vogliamo tornare a Pyke con te e aiutarti a conquistare il tuo trono. Ci mancherebbe altro! Neanche Theon sarebbe tanto imbecille da cambiare idea proprio adesso per andare a combattere una guerra suicida contro quei mostri, no?”

Un cupo silenzio si abbatté sulla nave.

Ramsay, sentendosi un po’ meno sicuro di prima, afferrò Theon per un braccio e lo scosse.

“Beh? Allora? Perché non le dici che si sbaglia, che è un’idea idiotissima che non verrebbe in mente neanche a un deficiente? Forza, dille che si sbaglia, diglielo, diglielo, diglielo!” esclamò con sempre maggior veemenza.

Theon, però, non disse niente e Yara lesse nel suo sguardo malinconico ma determinato che aveva già preso la sua decisione, nonostante Ramsay stesse incasinando non poco quel momento che sarebbe dovuto essere grandioso e memorabile, almeno stando alle intenzioni…

“Se è questo che credi di dover fare, allora vai pure” disse Yara, lasciando ancora più sbigottito il povero Ramsay che si sentiva crollare il mondo addosso.

Vai pure? Ma che ti salta in testa?” protestò, rivolgendosi stavolta alla giovane donna. “Insomma, siete tutti deficienti voi Greyjoy? Tuo fratello sta dicendo che vuole andare a farsi ammazzare da dei mostri praticamente invincibili perché si sente in colpa e tu lo lasci fare… non so se sei più stupida tu o lui. Siete degli ingrati! Non avrei dovuto salvarvi, nessuno dei due, non vi meritate niente da me!”

“Theon sa quello che fa” replicò Yara, guardando negli occhi il fratello. “E comunque non credo che abbia tutti i torti: se gli Estranei conquistassero Grande Inverno, sarebbe la fine per tutti i Sette Regni e dubito che anche le Isole di Ferro resterebbero sicure per molto tempo.”

“Quei mostri non sanno nuotare!” obiettò testardo Ramsay.

“È vero, ma se riuscissero a conquistare tutto il continente non avrebbero difficoltà a impadronirsi di tutte le navi di cui avessero bisogno e a raggiungere poi le Isole di Ferro e tutti gli altri luoghi meno accessibili. Loro vogliono portare la morte ovunque, Jon Snow è stato molto chiaro su questo punto, e se non li fermeranno gli Stark e i loro alleati dubito fortemente che lo faranno Cersei Lannister e la sua Compagnia Dorata… o nostro zio Euron” ribatté Yara, che in effetti dimostrava di aver analizzato nel modo giusto la situazione. Del resto, lei era l’unica vera guerriera del terzetto…

Ramsay era rimasto talmente male per la risposta della donna da non trovare nemmeno più la forza di protestare, almeno per il momento. Yara prese Theon per le braccia dimostrandogli così il suo incoraggiamento e la sua fiducia.

“Ciò che è morto non muoia mai” disse.

“Ciò che è morto non muoia mai” ripeté Theon, commosso.

“Ecco, proprio un motto che porta sfiga dovevate trovare! Infatti quelli là sono proprio non-morti, in questo modo sembra quasi che voi li stiate evocando… ma che accidenti parlo a fare con voi due? Siete stupidi e testardi, il ferro ce lo avete nel cervello, basta vedere come avete costruito quei cavolo di ponti sospesi nella vostra fortezza. Andatevene alla dannazione tutti e due!” esclamò Ramsay, con il mononeurone ormai in tilt per la rabbia, la delusione e la disperazione, mettendo insieme frasi e parole a caso prima di andarsene imbronciato e frustrato. Mille emozioni contrastanti lo sballottavano di qua e di là e mandavano in ebollizione il suo povero neurone solitario. Era infuriato con Theon e con Yara che non aveva fatto niente per dissuadere il fratello, ma era anche spaventato. Ovviamente l’idea di affrontare gli Estranei lo terrorizzava, quelli erano stati i suoi peggiori incubi da quando era un bambinetto nelle grinfie di Roose Bolton e adesso non poteva neanche immaginare di doverli combattere. D’altra parte, però, non sopportava nemmeno l’idea di separarsi da Theon e ancora meno di lasciarlo andare verso un pericolo mortale senza essere al suo fianco. E non era finita qui: era anche profondamente deluso perché Theon gli aveva promesso che, dopo aver liberato Yara, sarebbero tornati a Pyke e sarebbero stati felici insieme e adesso invece aveva cambiato idea e aveva deciso di farsi ammazzare dagli Estranei. E, in mezzo a tutto questo ambaradan di sentimenti che Ramsay non conosceva e che, quindi, non era in grado di gestire né, tanto meno, di capire c’era anche dolore, disperazione e… e gelosia, sì, perché Theon aveva dimostrato di tenere più agli Stark che a lui, preferiva rischiare la vita al loro fianco invece di tornare alle Isole di Ferro e vivere tranquillo e in pace insieme a lui.

Vi rendete conto, vero, di che corto circuito mentale ed emotivo stava subendo un ragazzo che fino a poco più di un anno prima non metteva neanche in fila due pensieri di senso compiuto e il cui unico divertimento era cacciare e scuoiare vive le persone? La sua vita era molto più semplice allora!

Stravolto e tormentato da un dolore che non riusciva neanche a capire, il giovane Bolton girò per la nave senza una meta, finché per caso non capitò davanti alla cabina che divideva con Theon e ci si chiuse dentro, sbattendo la porta per far capire all’intero universo quanto fosse arrabbiato. Si buttò sul giaciglio sentendosi sempre peggio, e la cosa che lo innervosiva di più era che il suo neurone si era praticamente suicidato e quindi non lo aiutava a comprendere perché mai si dovesse sentire così male. Theon voleva farsi ammazzare per la bella faccia degli Stark? Peggio per lui! Che gliene importava? Ramsay non era mica costretto a seguirlo, poteva benissimo rimanere sulla nave con Yara e dirigersi verso Pyke. Era vero, la ragazza aveva detto che neanche là sarebbero stati al sicuro se gli Estranei avessero avuto la meglio, ma magari gli eserciti riuniti al Nord sarebbero riusciti a distruggere quei mostri, era difficile ma non impossibile, no? E lui non avrebbe rischiato niente rimanendosene bello pacifico sulle Isole di Ferro.

E allora perché questa idea non gli piaceva per niente e continuava a sentirsi straziare lo stomaco e qualche altro organo interno non meglio precisato (ovviamente Ramsay non aveva mai saputo di avere un cuore)?

Rimase in quella cabina, gettato sopra il giaciglio come un sacco vuoto, con gli occhi chiusi, senza rendersi conto di quanto tempo stesse passando, di cosa stesse succedendo fuori, di cosa stesse succedendo dentro di lui. Dopo quello che gli parve un secolo sentì bussare alla porta della cabina.

“Ramsay” era la voce di Theon, con un tono che sembrava preoccupato. “Ramsay, apri, per favore.”

“Vattene anche te!” esclamò il ragazzo, proprio come un bambinetto capriccioso.

“Io, Yara e l’equipaggio stiamo cenando, non hai mangiato niente per tutto il giorno, vieni a tavola con noi e poi parleremo e ti spiegherò meglio cosa…” iniziò il giovane Greyjoy, ma Ramsay lo interruppe.

“Non voglio mangiare, non voglio niente e non voglio parlare con te! Vai via!” gridò ancora una volta, con una nota di disperazione nella voce.

Theon, sebbene in ansia perché Ramsay aveva rifiutato anche di cenare, decise di lasciarlo in pace ancora per un po’. Sarebbe tornato dopo cena e allora il giovane Bolton avrebbe dovuto per forza lasciarlo entrare, visto che quella era la sua cabina. Magari sarebbe riuscito a spiegargli, a fargli comprendere… beh, no, quella era una parola grossa… a calmarlo e a convincerlo della bontà del suo punto di vista, ecco.

Tornato dopo un paio d’ore a bussare alla porta della sua cabina, scoprì che Ramsay non si era affatto calmato, anzi, forse era anche innervosito per il fatto di aver saltato la cena…

“Vattene via, vattene dai tuoi cari Stark, visto che ci tieni tanto!” reagì in tono provocatorio. E allora una lucina si accese nella mente di Theon (beh, sì, lui di neuroni ne aveva più di uno, ma non è che avesse mai brillato per intelligenza…): Ramsay non era tanto arrabbiato con lui perché aveva mancato alla promessa di ritornare a Pyke insieme, non era soltanto spaventato all’idea di dover affrontare gli Estranei, Ramsay era geloso del legame tra lui e gli Stark!

Ramsay geloso era un concetto interessante sul quale riflettere… il giovane Greyjoy si rese conto che, se le cose stavano così, sarebbe probabilmente stato più facile convincerlo e riappacificarsi con lui.

“Ramsay, adesso fammi entrare” insisté. Era buffo pensare che, solo pochi mesi prima, Theon si sarebbe guardato bene dal rivolgersi così al giovane Bolton, perché non si sapeva mai quante e quali dita avrebbe potuto perdere facendolo arrabbiare! “Anche perché, tecnicamente, la cabina sarebbe la mia e tu non puoi chiudermi fuori. Se non mi apri subito dovrò chiamare un paio di marinai per buttare giù la porta perché non ho intenzione di dormire sul ponte della nave, stanotte, solo perché tu te la sei presa con me.”

Il tono di Theon era insieme divertito, determinato e intenerito, una miscela che non poteva non far breccia nel cuore di Ramsay che già aveva provato fin troppe emozioni insolite durante quella giornata! Il ragazzo si alzò lentamente dal giaciglio e andò ad aprire la porta, tenendo comunque il muso, cosa che però servì solo a addolcire e eccitare ulteriormente il giovane Greyjoy…

Ramsay si sedette sul letto continuando a tenere il broncio, ma Theon non si lasciò smontare e si sedette accanto a lui, consapevole del fatto che la vicinanza sarebbe servita a imbarazzarlo e quindi a scioglierlo; oltretutto, in cabina non c’erano coltelli o altri attrezzi del genere e non c’era dunque possibilità che Ramsay provasse a sfogare la sua irritazione nei modi consueti (ovviamente Theon aveva provveduto personalmente a sbarazzarsi di tutti gli oggetti taglienti che potessero trovarsi in cabina, prima di dividerla con il giovane Bolton! Sempre meglio essere previdenti, no?). Gli passò un braccio attorno alla vita e lo attirò a sé… e in effetti Ramsay non ci pensò neanche lontanamente a scostarsi!

“Senti, lo so che ti avevo promesso che, una volta liberata Yara, saremmo tornati insieme a Pyke per aiutarla a riconquistare il Trono del Mare e che saremmo vissuti in pace e felici” ammise Theon, “e lo avrei fatto davvero se le cose fossero andate come pensavo. Purtroppo, però, non avevo immaginato un pericolo grave come l’invasione degli Estranei e adesso che lo so… beh, non posso tirarmi indietro un’altra volta.”

“Certo, perché ti senti in debito con gli Stark…” replicò Ramsay, sempre petulante.

Theon sorrise. Ecco che, ancora una volta, il giovane Bolton rivelava che era proprio quello il punto che gli bruciava! Era geloso e nemmeno se ne rendeva conto. Lo strinse ancora di più a sé.

“In parte è anche questo, è vero, ma la battaglia contro gli Estranei è un dovere morale di chiunque” dichiarò. “Non per niente Jon ha chiamato a raccolta tutti gli eserciti dei Sette Regni e solo pochi non hanno risposto alla sua chiamata. Persino i Lannister, a parte Cersei, persino Daenerys Targaryen si sono mossi per andare a combattere al fianco degli Stark e di tutto il Nord, perché qui non c’è in gioco un Trono o una terra, questa è una battaglia della vita contro la morte.”

“Nemmeno Dorne si è unita a Jon Snow” obiettò Ramsay, “e neanche i Frey e mio padre.”

“Dorne è lontana e, forse, si illude che gli Estranei non la raggiungeranno, ma si sbaglia e credo che, se Oberyn Martell fosse stato ancora vivo, lui sarebbe andato a combattere” replicò Theon. “In quanto a tuo padre e ai Frey, beh, tu sai meglio di me che razza di gente siano. Vuoi essere come loro o vuoi essere un vero guerriero, uno che sarà ricordato per aver sventato la minaccia più grave di sempre?”

Diciamoci la verità, Theon aveva sviluppato una bella faccia tosta e una buona parlantina dopo essersi salvato dalle segrete dei Bolton e aveva usato proprio le parole giuste per stuzzicare l’orgoglio di Ramsay, oltre alla sua voglia di far parte di qualcosa al fianco del giovane di cui si era perdutamente innamorato senza saperlo!

“Io… voglio essere come te, voglio combattere insieme a te…” mormorò il ragazzo.

Theon lo abbracciò teneramente.

“Lo immaginavo, ormai tu sei diventato un vero Lord, non sei più come tuo padre o come i Frey” gli disse. “In realtà nessuno dei due è un eroe, non lo sono nemmeno io, ho cominciato solo ora a riparare ai miei errori, ma so che insieme potremo fare qualsiasi cosa. E, quando tutto sarà finito, ti prometto che allora davvero torneremo a Pyke e vivremo felici, in pace e senza mai più separarci.”

E, mentre lo diceva, Theon si accorse con enorme sorpresa che non era soltanto per convincere Ramsay: lui stesso desiderava sconfiggere gli Estranei per poi tornare a Pyke e vivere una vita serena e pacifica accanto a quello stravagante e folle ragazzotto!

Tenendolo stretto a sé, lo baciò lentamente e con dolcezza, lo sospinse sul giaciglio e si mise sopra di lui; le mani di Theon scivolarono lungo il corpo di Ramsay e lo liberarono dei suoi abiti, poi anche Theon si spogliò, senza smettere di stringere, baciare e accarezzare teneramente il suo compagno. Fecero l’amore in modo lento e lieve, Theon lo travolse completamente con la sua dolcezza, con il calore del suo corpo e dei suoi baci lenti e infiniti fino a che Ramsay si sentì del tutto sollevare da terra, fluttuare in un universo meraviglioso e speciale fatto solo di amore e passione e dove non esistevano più timori, rabbia o gelosie. Theon era consapevole di aver ferito Ramsay con la sua decisione di andare a Grande Inverno e adesso voleva solo fargli dimenticare tutto quello che poteva separarli perché, anche se sembra assurdo, aveva bisogno di lui, lo voleva al suo fianco contro gli Estranei e sapeva che soltanto restando uniti avrebbero avuto la meglio.

Chissà se aveva ragione o se anche lui stava delirando?

Fine capitolo terzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Capitolo quarto

 

Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Theon e Ramsay erano giunti a Grande Inverno ed erano stati fatti accomodare in una stanza del palazzo, in attesa che gli Stark venissero ad incontrarli. Ramsay era ancora piuttosto corrucciato e infastidito, nonostante le rassicurazioni del compagno non era convinto che l’idea di andare al Nord per combattere gli Estranei non fosse la più grande stronzata a memoria d’uomo nei Sette Regni e oltre. Anche Theon, tuttavia, non si sentiva molto tranquillo: l’ultima volta che era stato lì era lo scudiero di Ramsay e lo aveva aiutato a scappare dopo che Jon e Sansa avevano riconquistato la loro fortezza.

Non era tanto sicuro di come lo avrebbero accolto…

La porta si aprì ed entrarono Sansa Stark, Daenerys Targaryen e Jon Snow. Theon ebbe appena il tempo di pensare che forse non lo avrebbero preso a calci in culo proprio davanti alla Regina dei Draghi quando Jon gli fu addosso e lo strattonò con violenza.

“Cosa ci fai tu qui?” esclamò.

“Sono venuto… sono venuto a Grande Inverno per combattere al vostro fianco… contro gli Estranei” riuscì a rispondere, mezzo strozzato.

Sì, ovviamente se non mi fai fuori tu prima.

“Quindi dovrei credere che ti sei redento? E allora perché ti sei portato dietro Ramsay?” replicò Jon. “Fate proprio una bella coppia, voi due. Prima tu hai assalito Grande Inverno, hai ucciso Ser Rodrick e hai cercato di eliminare anche Bran e Rickon, poi è arrivato quest’altro traditore con suo padre per farsi riconoscere come Lord… Dovrei ammazzarvi tutti e due.”

“Ah, ecco la gratitudine degli Stark… e dei bastardi degli Stark!” commentò sprezzante Ramsay che ancora non aveva appreso la grande dote di stare zitto e non immischiarsi negli affari altrui. “Te l’avevo detto che era una cosa da imbecilli, Theon, potevamo essere in viaggio per Pyke e invece tu sei voluto venire qui a farti ammazzare dagli Estranei per questi bifolchi che neanche ci vogliono. E la spalla che mi hai lussato mi fa ancora male!”

L’ultima frase era, ovviamente, rivolta a Jon.

“Beh, visto che volevo ucciderti, non mi sono preoccupato poi molto del fatto che ti facesse male oppure no” ribatté il giovane Snow. “Comunque non ho niente da dire a te, è con Theon che voglio parlare: come ti permetti di presentarti qui come se niente fosse e di giocare a fare l’eroe?”

“Gliel’ho detto anch’io, ma non mi ha dato retta…” insisté Ramsay.

“Adesso basta, tutti quanti” ordinò Sansa. Ora era lei la Lady di Grande Inverno e lo faceva notare, ma anche prima era stato chiaro chi fosse a comandare… “Jon, lascia parlare Theon, se lui e Ramsay sono davvero tornati a Grande Inverno per appoggiarci non possiamo permetterci di rinunciare al loro aiuto, per quanto la cosa mi ripugni. Del resto, abbiamo accolto anche Jaime Lannister e i suoi uomini invece di tagliar loro la testa… Contro gli Estranei avremo bisogno di tutti gli uomini disponibili.”

Appunto. Sansa Stark era una vera Lady con i controcazzi e sapeva anche fare buon viso a cattivo gioco.

“So che ho commesso dei gravi crimini e non pretendo il vostro perdono” disse allora Theon a Sansa e Jon. “Chiedo solo di poter rimediare, almeno in parte, a tutto il male che ho fatto alla vostra famiglia combattendo al vostro fianco in questa guerra.”

Sansa fissò Theon, lanciò un’occhiata distratta a Ramsay e diede il suo responso.

“Molto bene. Mi fa piacere che, una volta tanto, tu abbia preso una decisione giusta, Theon. Accettiamo il tuo aiuto e quello di Ramsay Bolton. Entrambi avete molto da farvi perdonare e adesso avrete l’occasione per farlo.”

Jon non sembrava convinto, Ramsay ancora meno.

“Facendoci ammazzare da quei mostri? Bel modo davvero…” commentò, ma Theon gli allungò una gomitata e poi si inchinò davanti a Sansa.

“Ti ringrazio, Lady Sansa.”

Nel frattempo anche Daenerys si era avvicinata e guardava perplessa i due ragazzi.

“Tu sei Theon, il fratello di Yara? Dov’è tua sorella?” gli domandò.

“Mia Regina, sono onorato di fare la tua conoscenza. Yara sta facendo ritorno alle Isole di Ferro per reclamare il Trono del Mare che le spetta di diritto” rispose. “Avrebbe voluto essere qui anche lei, ma purtroppo nostro zio Euron l’ha presa prigioniera e, quando io, Ramsay e altri Uomini di Ferro l’abbiamo liberata, lei è riuscita a prendere solo tre navi, troppo poche per unirsi alla tua flotta…”

Col cavolo che Yara sarebbe venuta qui a combattere gli Estranei, avrebbe voluto obiettare Ramsay, ma questa volta preferì tacere perché c’era un’altra cosa che lo interessava di più.

“Tu sei la Regina Daenerys! Mi fa molto piacere incontrarti, ho sentito tanto parlare di te e dei tuoi Draghi. Dove sono? Dove li tieni?” domandò, emozionato come un bambino davanti al suo calciatore preferito.

“Di certo non nel cortile di Grande Inverno” rispose la Regina, sorpresa e divertita. Non aveva mai conosciuto un tipo come Ramsay nonostante i tanti soggetti peculiari che aveva incontrato durante il suo lungo peregrinare… e di certo Ramsay Bolton era unico al mondo (per fortuna)! “Tu hai aiutato Theon a liberare Yara, dunque. Ho incontrato Euron Greyjoy a Roccia del Drago e ho capito subito che non c’era da fidarsi di lui, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato al punto di catturare la sua stessa nipote.”

“Oh, quel buzzurro avrebbe fatto pure di peggio” spiegò Ramsay, tutto soddisfatto all’idea di aver attirato l’attenzione della Regina Targaryen. “Si è alleato con Cersei Lannister e le ha offerto la sua flotta e anche Ellaria Sand e le sue figlie perché potesse vendicarsi, oltre a… beh, a cose di cui non parlerò davanti a una Regina. Comunque ha usato le sue navi per andare a Essos e reclutare per Cersei i mercenari della Compagnia Dorata… chissà cosa pensa di farne, contro gli Estranei!”

Daenerys era molto interessata.

“Cersei non intende usare la Compagnia Dorata contro gli Estranei, ma contro di me e il mio esercito” disse. “Probabilmente approfitterà del fatto che noi siamo qui a cercare di fermare quelle creature per conquistare territori… è un’informazione molto utile, ti ringrazio, Ramsay.”

Il giovane Bolton sorrise, fiero di essere stato utile ad una Regina! E a una con dei Draghi, per giunta!

“Se gli Estranei dovessero avere la meglio Cersei avrà una bruttissima sorpresa” commentò.

“È vero ma, se dovessimo vincere noi, adesso saprò cosa mi aspetta” replicò Daenerys. Era molto soddisfatta di aver avuto delle informazioni che non si sarebbe mai aspettata di avere. “Lady Sansa ha ragione, è davvero un bene che voi due siate giunti a Grande Inverno per combattere al nostro fianco.”

Daenerys concluse la conversazione e si avviò alla porta, seguita da Jon. Sansa guardò ancora una volta Theon e Ramsay, sempre più sorpresa. A quanto pareva quei due disgraziati non soltanto avevano deciso di aiutare il Nord contro gli Estranei, ma avevano anche dato delle informazioni utili alla Regina… e pensare che lei aveva sempre creduto che Theon e Ramsay non sarebbero riusciti a trovarsi neanche il culo con una torcia e una mappa. A volte le persone riservano grandi sorprese, non è vero?

Durante quella giornata così densa di avvenimenti e colpi di scena, a Grande Inverno giunsero anche gli amici di Jon Snow, i pochi che erano sopravvissuti alla distruzione della Barriera, portando la strabiliante notizia che la Barriera, appunto, era stata distrutta e gli Estranei erano quindi riusciti ad attraversarla insieme al loro gruppo di non-morti che si andava allargando sempre di più (beh, per forza, visto che ammazzavano tutti quelli che incontravano e poi li arruolavano volontari nel loro esercito!). E, siccome le disgrazie non arrivano mai da sole, Tormund rivelò anche che il motivo per cui gli Estranei avevano distrutto la Barriera era perché si erano impadroniti di Viserion, uno dei Draghi di Daenerys, facendo diventare anche lui un non-morto che, con il suo fuoco azzurro, aveva fatto collassare le pareti della Barriera.

Ma non era finita qui, la notizia migliore della giornata era che l’esercito del Re della Notte era ormai a poche miglia di distanza e quindi la battaglia decisiva si sarebbe tenuta a voler essere ottimisti la mattina dopo. Insomma, quella per molti di loro sarebbe potuta essere l’ultima notte di vita… e, in effetti, per parecchi lo sarebbe stata.

Non c’era tempo da perdere, dunque, così quella sera stessa i più importanti Lord, Lady e condottieri si riunirono per uno speciale consiglio di guerra in una delle sale di Grande Inverno. Ovviamente anche Theon e Ramsay vi presero parte, nonostante non fossero importanti proprio per niente e tanto meno condottieri, ma ormai erano lì e a qualcosa dovevano pur servire.

“Non potremo sconfiggere gli Estranei e i non-morti nel modo consueto, anche se ne uccidessimo centinaia loro sono migliaia e niente può fermarli, non si stancano, non hanno paura, non provano dolore” spiegò Jon a tutta la compagnia. Ormai, a quanto pareva, era diventato lui l’esperto degli Estranei… “Li ha creati il Re della Notte e loro sono ai suoi ordini. C’è la speranza che, distruggendo lui, anche tutti gli Estranei e i non-morti cadano.”

“Beh, se fosse così allora immagino che il Re della Notte non si esporrà e manderà avanti i suoi guerrieri” obiettò Jaime.

“No, non è così” intervenne Bran, che partecipava alla riunione pur non essendo un condottiero perché era… beh, perché sapeva e vedeva cose prima che accadessero e roba del genere. “Verrà a cercare me, ci ha già provato molte volte e con molti corpi diversi.”

“E perché dovrebbe volere proprio te?” domandò Samwell Tarly, perplesso.

“Perché lui vuole la Notte Eterna, la totale distruzione del nostro mondo” rispose in modo enigmatico e solenne Bran, e probabilmente neanche la metà dei presenti capì che accidenti volesse dire, come succedeva sempre. “Uccidendo me, cancellerebbe tutta la memoria del nostro mondo.”

“E questo che cavolo vorrebbe dire? Non potresti parlare in modo da farti comprendere dal tuo prossimo, già che ci sei?” protestò Ramsay, che già non capiva le cose di normale avendo un solo neurone, ma le frasi ermetiche e zen di Bran Stark erano anche peggio.

“Io credo di aver capito” disse Samwell, cosa che rassicurò tutti perché, probabilmente, era stato l’unico a comprendere veramente quello che Bran aveva detto! “Senza memoria e coscienza di sé l’uomo non esiste più, è una specie di bestia. I tuoi ricordi, Bran, non vengono dai libri, sono memorie di generazioni di persone: distruggendo te, il Re della Notte cancellerebbe il mondo.”

“Ecco un altro filosofo… meno male che vi siete capiti voi” borbottò Ramsay, imbronciato.

“Ma come può trovarti?” domandò Tyrion.

“Mi ha marchiato” rispose il ragazzo, mostrando a tutti un segno che aveva sul braccio. “Per questo sa sempre dove mi trovo.”

“Allora dovrai nasconderti nelle cripte per stare al sicuro, con le donne e i bambini” disse Jon.

“No” rispose Bran. “Dobbiamo attirarlo allo scoperto prima che la sua armata ci raggiunga e ci distrugga tutti, per questo resterò nel Parco degli Dèi.”

E, detto tra noi, non era proprio l’idea peggiore del mondo. Perché Bran non lo disse e a nessuna di quelle belle teste pensanti riunite insieme venne in mente, ma come si poteva pensare che le cripte fossero un luogo sicuro dove nascondere donne e bambini da una creatura che risvegliava i morti dalle loro tombe per aumentare il suo esercito? No, sul serio, possibile che nessuno ci avesse pensato?

Evidentemente no, perché la discussione prese un’altra piega e tanto peggio per quei disgraziati che si sarebbero rifugiati nelle cripte pensando di non correre rischi…

“Sei impazzito se pensi che ti lasceremo nel Parco degli Dèi a fare da esca tutto solo!” protestò Arya.

“Non sarà solo, ci sarò io al suo fianco” intervenne Theon. “Insieme a tutti gli Uomini di Ferro. Ti ho derubato del tuo castello, Bran, ora permettimi di difenderti.”

Bran annuì, mentre un silenzio cupo e malinconico ricadde nella stanza. Gli sguardi di tutti andavano da Bran a Theon che si era appena proposto per una missione suicida senza batter ciglio (e aveva coinvolto anche quei poveretti degli Uomini di Ferro che, magari, non sarebbero stati entusiasti dell’idea, ma lasciamo correre…).

Il silenzio non durò a lungo, però, solo il tempo che occorreva perché il mononeurone di Ramsay assimilasse ciò che era stato detto e lo trasmettesse al suo legittimo proprietario. Quando il giovane Bolton si rese conto di quello che Theon aveva proposto fu la catastrofe.

“Ti sei completamente bevuto il cervello?” esclamò, facendo sobbalzare tutti i presenti che erano ancora immersi nell’ammirazione del gesto altruistico e valoroso del giovane Greyjoy. “Ma allora sei ancora più cretino di quanto pensassi! Vuoi giocare a fare l’eroe e il salvatore del mondo? Non salverai nessuno, quella specie di veggente là magari saprà pure difendersi, ma il Re della Notte ti ammazzerà senza nemmeno batter ciglio… posto che quelle creature le battano, le ciglia, ma insomma mi sono capito io. Non ti permetterò mai di fare una cosa così idiota!”

Sulla stanza calò un enorme imbarazzo, finché non fu Jon a intervenire cercando di risolvere la questione.

“Useremo i Draghi per proteggere Bran e ci apposteremo nelle vicinanze, non troppo o il Re della Notte non verrà, ma quanto basta per riuscire a inseguirlo. Non voglio mettere a repentaglio la sua vita e… beh, neanche quella di Theon” disse.

“Il fuoco di drago può fermare il Re della Notte?” chiese Arya a Bran.

“Non so dirtelo, nessuno ha mai tentato prima d’ora” rispose il ragazzo.

Non l’avesse mai detto! Ramsay sembrava essersi calmato quel tanto che bastava per provare a riflettere sulle parole di Jon, impresa per lui abbastanza difficile… ma la risposta di Bran fu la goccia che fece traboccare il vaso.

“Ah, tu non lo sai?” gridò, sgranando un paio di occhi sbigottiti in faccia a Bran. “Ma ci prendi per il culo, allora? Insomma, sai praticamente tutto di tutti, hai detto che conservi i ricordi delle generazioni passate, vedi la gente morta, probabilmente vedi ognuno di noi anche quando siamo al cesso e l’unica cosa che ci potrebbe servire non la sai??? Ma allora a che servi? Sei solo inquietante con le tue frasi a effetto!”

Theon si mise le mani nei capelli, mentre gli altri partecipanti al consiglio di guerra si guardavano tra loro pensando che quella riunione prometteva di essere molto, molto lunga e imbarazzante…

Fine quarto capitolo

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Capitolo quinto

 

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno!

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Ramsay era stato fin troppo veemente nella sua reazione, ma alla fine era quello che pensavano un po’ tutti: Bran aveva raccontato vita, morte e miracoli di chiunque, aveva le premonizioni, vedeva oltre i confini della realtà, però non sapeva la cosa più importante di tutte. E, infatti, nessuno dei presenti se la sentì di rimproverare Ramsay per aver detto quello che era passato per la mente a tutti quanti. Molti abbassarono la testa, sentendosi sconfitti ancor prima di cominciare.

“Moriremo tutti, questo è certo” commentò Tormund, “ma almeno moriremo insieme.”

“Ah, proprio una bella consolazione, questa!” reagì Ramsay. Pareva furioso ma Theon, che ormai aveva imparato a conoscerlo fin troppo bene, sentì nella sua voce paura e disperazione. E chissà, probabilmente non per se stesso… “A me non importa un accidenti di morire insieme a voi! Non vi conosco neanche, non voglio conoscervi e non mi siete nemmeno simpatici, soprattutto i perfettissimi Stark! Per me gli Estranei possono portarvi tutti alla dannazione, il problema è che con le vostre chiacchiere cretine su onore, valore e lealtà avete rincoglionito quel fesso di Theon che adesso è ben felice di morire per voi. Grazie tante! Vi odio tutti, vi odio!”

E con questa ultima tirata, Ramsay uscì dalla stanza sbattendo il portone più forte che poteva, tanto per far capire che era veramente arrabbiatissimo.

Jon lanciò un’occhiata a Theon, rendendosi conto che in quei mesi si era perso un sacco di cose e che Ramsay era infuriato principalmente perché aveva paura di perdere quel giovane che lui aveva sempre considerato un debole, viziato e arrogante, ma che adesso aveva dimostrato di possedere molte altre doti… oltre a quelle che, chiaramente, aveva riservato al giovane Bolton e di cui Jon non voleva sapere niente!

“Va bene, ora andiamo a riposare” disse con un sospiro. “Ne abbiamo bisogno tutti.”

Lentamente, tutti uscirono dalla stanza, più o meno abbattuti. Erano consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima notte per molti di loro e così ognuno decise di passarla nel modo che riteneva più adatto e in compagnia delle persone più care.

Ramsay era troppo offeso e deluso per andare in cerca di Theon e così si ritrovò a girare per il cortile del castello, osservando i minuziosi quanto inutili preparativi per la battaglia. C’erano gli Immacolati della Regina Daenerys, i soldati Stark e quelli Lannister che avrebbero combattuto fianco a fianco… era una cosa talmente incredibile che già solo per quello avrebbero dovuto vincere, ma Ramsay non ci credeva. Gli Estranei erano troppo forti, potevano arruolare tutti i soldati che volevano e l’idea di attirare in una sorta di trappola il Re della Notte con Bran (e Theon…) come esca era quanto meno folle, l’aveva capito anche il suo mononeurone.

Mentre camminava senza una meta si ritrovò ad ascoltare una discussione piuttosto accesa tra la Regina Daenerys e Tyrion Lannister. Non era interessato più di tanto a quello che potevano dirsi, ma qualcosa, suo malgrado, risvegliò il suo neurone e lo spinse a concentrarsi su quello che stava avvenendo.

“Mia Regina, non voglio andare a nascondermi come le donne e i bambini” protestava Tyrion. “Ho combattuto in passato e posso farlo ancora, al fianco degli uomini e delle donne che rischieranno la loro vita.”

Daenerys appariva seccata.

“Di loro ce ne sono migliaia, tu invece sei uno solo e non sei in grado di combattere come loro, ma sei molto più intelligente” ribatté. “Sei qui grazie alla tua mente e, se sopravvivremo a questa battaglia, mi servirà.”

Tyrion non era affatto convinto, tuttavia non poteva disobbedire alla sua Regina. Chinò il capo, deluso.

“Come desideri, Maestà, mi rifugerò anch’io nelle cripte.”

Daenerys si allontanò soddisfatta, mentre Ramsay, perplesso, si avvicinò a Tyrion.

“Di che cosa stavi parlando con la Regina dei Draghi? Perché vuole mandarti proprio nelle cripte?” gli domandò. C’era qualcosa che non gli tornava in tutto ciò, il suo neurone solitario si agitava disperatamente nel vuoto del suo cervello e quindi cercava di arrivare al motivo che lo inquietava.

“Vuole che stia al sicuro e che non combatta” rispose Tyrion, amareggiato. “Così dovrò rifugiarmi nelle cripte degli Stark con le donne e i bambini. Beh, forse anche tu vorresti mettere al sicuro il tuo Theon, visto che sei così preoccupato per la sua incolumità?”

Il giovane Bolton, però, non raccolse l’ironia di Tyrion. Il suo neurone sembrava aver finalmente acchiappato il concetto che gli ronzava intorno e che non lo convinceva.

“Ma… nelle cripte? Le cripte non sono il posto in cui sono sepolti generazioni di Stark? È laggiù che, secondo voi, la gente sarà al sicuro?” esclamò, mentre Tyrion lo fissava allibito. “Ma siete del tutto idioti, allora! Non lo sapete che il Re della Notte e gli Estranei resuscitano i morti per allargare il loro esercito? E voi mandate le donne e i bambini a nascondersi in un posto pieno di morti????”

L’agghiacciante verità sembro piombare addosso a Tyrion come una valanga di sassi. Il ragazzo aveva ragione, possibile che a nessun altro fosse venuto in mente? Ma forse ormai era troppo tardi, o magari il fatto che Daenerys lo volesse nelle cripte era un colpo di fortuna, non volendo si sarebbe trovato nel bel mezzo di una battaglia anche peggiore di quella che avrebbero combattuto gli eserciti riuniti!

“Certo che ce n’è di stupidi in giro. Rifugiarsi nelle cripte per sfuggire ai non-morti… bisogna essere proprio aquile per pensare una cosa così” commentò acido Ramsay, che nel frattempo si era di nuovo allontanato e continuava a vagare per i cortili di Grande Inverno senza sapere bene che cosa fare.

Nel frattempo, come ho detto, ognuno cercava la compagnia delle persone più care per trascorrere quell’ultima notte e Ramsay si sentiva triste e solo come mai nella sua vita. Certo, era abituato a stare solo e ad essere allontanato ed emarginato, suo padre lo aveva trattato da bastardo per anni e poi, quando era stato legittimato, gli aveva dimostrato interesse soltanto finché aveva pensato di potersi servire di lui per conquistare il potere al Nord. Ma questo era molto peggio.

Il giovane Bolton, com’è ovvio, non sapeva neanche da che parte cominciassero i sentimenti, però a quel punto si era innamorato di Theon senza accorgersene e, adesso, quelle emozioni contrastanti lo stordivano e gli facevano male. Da una parte era preoccupato e angosciato perché sapeva che Theon non avrebbe avuto alcuna chance davanti al Re della Notte, sarebbe morto, lo avrebbe perso per sempre; dall’altra però era come se, in realtà, sentisse di averlo già perso nell’istante esatto in cui erano giunti a Grande Inverno. Theon si era dichiarato disposto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere il perdono degli Stark, perfino a sacrificare la sua vita per proteggere Bran… quindi si era completamente dimenticato di lui e di tutto quello che gli aveva promesso. Ancora una volta Ramsay era solo e abbandonato, ma questa volta non riusciva a capirne il motivo. Insomma, ormai erano anni che non scuoiava più nessuno, che non tagliava arti, che non andava a caccia di persone, era cambiato, eppure non riusciva lo stesso a farsi volere bene… neanche da Theon che, detto tra noi, fino a quel momento era stato un traditore, un vigliacco, un presuntuoso e un imbecille!

Chissà quanto tempo era passato? Ormai era quasi buio e nel cortile interno di Grande Inverno erano stati allestiti alcuni tavoli dove la gente poteva fermarsi a mangiare una zuppa calda o un po’ di pane e formaggio. Ramsay pensò di prendere qualcosa anche lui, sedersi da qualche parte, sebbene non si sentisse al suo posto… ma si accorse di non avere assolutamente fame. Anzi, il suo stomaco era completamente chiuso, non sarebbe riuscito a farci entrare nemmeno una briciola di pane.

Perché mi sento così? Forse è la paura… certo, la prospettiva di vedere quei mostri chiuderebbe lo stomaco a chiunque. Eppure i soldati e la gente comune stanno ai tavoli e mangiano come se non ci fosse alcun pericolo. Beh, si vede che sono molto più coraggiosi di me, pensò. Non capiva, o forse non voleva capire, che il vero motivo per cui il suo stomaco si era chiuso totalmente era la disperata tristezza perché Theon non era con lui, perché Theon aveva deciso di combattere e morire al fianco degli Stark.

Poi il suo sguardo si fermò su uno dei tavoli… e Ramsay rimase impietrito.

C’era proprio Theon, a quel tavolo, e stava mangiando una zuppa insieme a Sansa Stark. Parlavano amichevolmente, si guardavano, sorridevano…

Il primo pensiero di Ramsay fu che, se lo avesse saputo prima, avrebbe tagliato tutte le dita delle mani e dei piedi a Theon e poi anche la testa, altro che liberarlo dalle segrete di Forte Terrore.

Il secondo pensiero, più angosciante, fu che l’idea di fare a pezzi Theon con le sue mani non gli arrecava più alcuna soddisfazione. Un tempo si sarebbe sfogato e divertito a punirlo e, una volta raccolti i pezzettini rimasti (e buttati nell’organico per la raccolta differenziata), anche il suo dolore e la sua rabbia sarebbero scomparsi con ciò che restava di Theon. E invece no. L’idea di andare a quel tavolo, prendere uno dei coltelli per il pane e tagliare entrambe le mani di Theon sotto gli occhi atterriti di Sansa non aveva più alcuna attrattiva per lui, e questo più di ogni altra cosa gli fece comprendere quanto grave fosse la situazione.

Theon lo aveva abbandonato, tradito e deluso e lui non voleva neanche tagliarne un pezzo…

Era inconcepibile.

I suoi piedi, comunque, lo avevano portato al tavolo di Theon e Sansa senza che neanche se ne accorgesse (già, perché, visto che non aveva intenzione di usare i coltelli, non aveva motivo di affrontare quei due, no?). Quando fu abbastanza vicino, Theon si accorse di lui e lo chiamò.

“Ramsay, dove eri andato a finire? Perché non vieni a mangiare qualcosa anche tu?”

L’espressione sconvolta del giovane fece capire a Theon che forse non era stata un’idea geniale.

“Io non ci vengo a mangiare con voi!” urlò disperato Ramsay. “Anzi, spero che vi strozziate, tutti e due!”

Voltò loro le spalle e scappò via, senza neanche sapere dove dirigersi.

“Non avrei mai pensato che il Bastardo di Bolton potesse provare dei sentimenti” commentò Sansa, con un sorrisetto, “ma a quanto pare ha sviluppato un affetto particolare per te. Vai da lui, Theon. Questa può essere l’ultima notte di vita per tutti noi e penso che abbiate bisogno di chiarirvi finché potete ancora farlo.”

Theon ringraziò Sansa e corse dietro Ramsay. Non ci mise molto a trovarlo visto che il giovane Bolton aveva vissuto a Grande Inverno per pochi mesi, mentre Theon ci aveva trascorso più di dieci anni e ne conosceva ogni angolo. Ramsay era rientrato nel castello e vagava smarrito per i corridoi, probabilmente senza ricordare neanche di aver abitato lì per un po’ (non si può pretendere troppo dal suo neurone, via!). Theon lo intercettò e, senza tanti complimenti, se lo portò nella camera che gli Stark avevano loro assegnato: era una sola camera, sì, evidentemente gli Stark avevano capito subito che quei due se la intendevano, o magari era stato Bran a vederli mentre facevano cose. Comunque, Theon pensò bene di portarlo nella stanza perché immaginava che il giovane Bolton gli avrebbe fatto una scenata e non voleva che tutta Grande Inverno, compresi gli Illuminati, Daenerys, i Lannister ecc… sapessero dei fatti loro.

“Perché mi hai portato qui? Lasciami in pace! Non stavi tanto bene a fare la tua cenetta romantica con Sansa Stark? Allora tornaci! Che stupido io a credere che davvero volessi… a te interessano solo gli Stark, ti sei sempre interessato solo di loro!” esclamò Ramsay, inviperito.

Ma era difficile rimanere arrabbiato con Theon che manteneva una calma invidiabile e una dolce fermezza.

“Hai ragione sul fatto che voglio rimediare agli errori che ho commesso” replicò, “ma non significa che abbia qualche interesse per Sansa. È vero, quando ero un ragazzino viziato e ambizioso e vivevo qui immaginavo spesso e volentieri che Ned Stark, prima o poi, mi avrebbe fatto sposare Sansa e così io sarei diventato uno Stark a tutti gli effetti, ma non ero innamorato di lei. In realtà avrei voluto che Ned Stark ci facesse sposare perché volevo diventare uno Stark anch’io e non perché lei mi piacesse più di altre: a dire il vero, allora Sansa non mi considerava affatto, per lei ero solo un ostaggio del padre e mi disprezzava.”

“Adesso, però, vi piacete, no?” sibilò Ramsay.

“No. Lei non mi interessa e io non interesso a lei, almeno in quel senso. Sansa ora è la Lady di Grande Inverno, ha il ruolo che è stato di suo padre e per questo ero felice di stare al tavolo con lei, perché era il suo modo per dirmi che gli Stark mi hanno perdonato e accolto” spiegò pazientemente Theon.

“Non fa nessuna differenza!” protestò Ramsay che, in effetti, era geloso di tutti gli Stark e avrebbe reagito allo stesso modo anche se avesse trovato Theon a tavola con Jon, Bran o Rickon. “Tu hai scelto gli Stark e mi hai abbandonato! Mi avevi promesso che, dopo aver sconfitto gli Estranei, saremmo tornati a Pyke per stare sempre insieme e invece vuoi morire per gli Stark, vuoi fare l’eroe per loro. Certo, me lo dovevo immaginare… Finché nessuno ti cagava e tutti ti consideravano solo un idiota viziato e traditore sei rimasto con me, ma adesso che sei tornato il nobile Theon Greyjoy non hai più bisogno di me, vuoi stare con gli Stark, con quelli nobili e importanti come te, non con un ragazzotto che…”

Theon gli si buttò addosso, lo imprigionò per i polsi e gli parlò, con il viso vicinissimo al suo.

“Io voglio stare con te, Ramsay, solo con te. Sono felice di essere in pace con gli Stark e di poter rimediare al male che ho fatto, ma questa notte voglio passarla con te. Se deve essere davvero l’ultima notte della mia vita, voglio che sia con te.”

Lo strinse convulsamente contro il suo petto e gli sigillò le labbra con un bacio intimo e profondo, lunghissimo. Senza staccarsi dalla sua bocca, lo condusse fino al letto, dove lo spinse, imprigionandolo con il peso del suo corpo, liberandosi degli abiti e spogliando anche Ramsay. Il contatto dei loro corpi allacciati fu una ventata d’aria fresca dopo l’opprimente angoscia che aveva attanagliato entrambi per tutta la giornata e dopo tutti gli equivoci, le incomprensioni e le scenate, per le quali probabilmente tutta Grande Inverno si era divertita un sacco… ma in quel momento a Theon non importava affatto. L’unica cosa che voleva era continuare a baciare Ramsay sempre più intensamente, accarezzandolo in modo sempre più audace e infine entrando in lui e lasciando che le loro carni si unissero e si fondessero. Voleva sentire che il giovane che aveva imparato ad amare era lì con lui, voleva perdersi in lui, fino a smarrire il confine tra i loro corpi. Lo possedette ripetutamente, lentamente e pazientemente per arrivare a quella fusione totale che desiderava, alla completa estasi di esplodere nell’infinito insieme a Ramsay, senza più tempo né spazio, senza pensieri e preoccupazioni, in un universo in cui esistessero soltanto loro due e non ci fossero più Stark, Lannister, Estranei, Draghi o Re della Notte.

Alla fine, dopo momenti infiniti di passione e tenerezza, Theon avvolse uno stremato e disfatto Ramsay in un abbraccio protettivo e tenero, baciandolo affettuosamente sulla fronte e nascondendosi con lui sotto le lenzuola, come per prolungare la sensazione di vivere in un mondo che fosse tutto per loro. Lo guardò con dolcezza, pensando a quanto quel ragazzo fosse diventato insostituibile nella sua vita: pareva un’assurdità, visto che il ragazzo in questione era Ramsay Bolton, ma Theon sentiva che veramente avrebbe voluto passare con lui quello che gli restava da vivere, che se davvero doveva morire quella notte allora voleva trascorrere più tempo possibile con il giovane Bolton. Forse Ramsay aveva ragione, all’inizio si era affezionato a lui perché tutti gli altri lo disprezzavano e lo respingevano, ma adesso, sebbene gli Stark lo avessero accolto a braccia aperte, Theon voleva stare solo con Ramsay.

Insomma, era proprio partito di cervello, ma del resto non si era forse offerto volontario per affrontare il Re della Notte? Tanto sano di mente non doveva essere, no?

Fine capitolo quinto

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Capitolo sesto

 

Passerà pure questa fine del mondo
E vedrai allora sarà tutto l'opposto
Di ciò che ti hanno detto
E se per caso ti perdessi nella confusione
Tra chi scappa, grida, piange o si sente perso
Stringi forte tra le mani questa convinzione
Si può essere vincenti nel tempo più avverso

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Quando nel castello di Grande Inverno cominciarono a udirsi le grida dei soldati che avevano avvistato l’esercito dei non-morti, Theon dovette, a malincuore, staccare da sé Ramsay… e si accorse che il giovane, nonostante tutto, si era addormentato tra le sue braccia. Per un attimo fu tentato di lasciarlo così, a dormire tranquillo: sapeva che quei momenti appassionati non avevano cancellato la sua delusione e la sua frustrazione e che sarebbe stato più facile raggiungere il Parco degli Dèi con Bran se Ramsay non si fosse messo a sclerare… ma anche quella sarebbe stata una mossa da vigliacco e Theon non voleva più essere un vigliacco, mai più.

Baciò lievemente il giovane sulla fronte.

“Ramsay, svegliati” gli sussurrò con dolcezza. “L’esercito degli Estranei e dei non-morti è fuori le mura, dobbiamo andare.”

Beh, diciamo che non era il miglior modo di svegliare un povero disgraziato, ma le cose stavano così, il Re della Notte e i suoi erano effettivamente fuori le mura di Grande Inverno e, anzi, occorreva fare in fretta.

Il fatto è che, come sappiamo, Ramsay ci metteva sempre un bel po’ per svegliarsi, forse perché il suo unico neurone doveva riattivarsi, poi riuscire a collegarsi in qualche modo alla coscienza del giovane Bolton e… insomma, il ragazzo era molto poco vitale quando Theon riuscì a tirarlo giù dal letto, tra l’altro non aveva nemmeno fatto colazione (sì, lo so benissimo che era piena notte, ma Ramsay, quando si svegliava, doveva  fare colazione per riprendere coscienza di sé, qualunque ora fosse!) e probabilmente là fuori c’erano dei non-morti che erano più svegli di lui.

Theon, comunque, pensò di approfittare della cosa: visto che Ramsay pareva non sapere dov’era, perché era lì e che diavolo stesse succedendo, lo aiutò a vestirsi e poi lo condusse con sé. Gli Uomini di Ferro si erano radunati nel cortile e aspettavano i suoi ordini, mentre già i primi gruppi di Estranei e non-morti avevano sfondato la prima linea ed erano entrati dentro le mura di Grande Inverno e gli Immacolati combattevano per fermarli. Alla battaglia stavano prendendo parte anche i due Draghi, cavalcati da Jon e Daenerys, e cercavano di sfoltire con il fuoco l’immensa orda di mostri.

Tutto questo riuscì almeno in parte a risvegliare Ramsay dalle oscure profondità del sonno… tuttavia era ancora abbastanza confuso da lasciarsi condurre da Theon nel Parco degli Dèi, dove Bran sarebbe stato l’esca per il Re della Notte. Il giovane Greyjoy dispose i suoi Uomini di Ferro a protezione del luogo e poi cercò, finalmente, di riportare Ramsay su questa terra. Insomma, non poteva affrontare gli Estranei e il Re della Notte e occuparsi anche del giovane Bolton in stato comatoso!

“Ramsay, adesso siamo nel Parco degli Dèi e molto presto inizierà anche qui la battaglia contro gli Estranei. Devi svegliarti e decidere cosa vuoi fare” gli disse, scuotendolo con più decisione.

Evidentemente le parole di Theon sortirono l’effetto sperato, perché Ramsay riacquistò finalmente una certa lucidità… sì, più o meno il massimo al quale poteva aspirare… e comprese dove si trovavano e cosa stava per accadere.

“Cosa voglio fare io? Il problema è cosa vuoi fare tu!” protestò immediatamente. Sì, si era decisamente svegliato, forse era meglio prima… “Ormai siamo qua e non possiamo tirarci indietro, ma questa idea di proteggere quello stregone inquietante là è un suicidio, è ancora peggio che affrontare il grosso dell’esercito dei non-morti. Se proprio vuoi lottare per gli Stark, allora andiamo a combattere con i loro soldati. A Bran penseranno gli Uomini di Ferro e poi, magari, potrebbe anche pensarci la sua famiglia, no? Jon, Arya, Rickon… è fratello loro, non mio!”

“Ma, in un certo senso, Bran è mio fratello, come lo sono gli Stark, e io mi sono assunto il compito di proteggerlo. Non posso lasciare il mio posto” replicò con calma Theon. “Tu puoi andare a combattere con gli altri soldati, se preferisci, ma il mio posto è qui.”

“È questo dunque che vuoi fare? Vuoi restare qui nel Parco degli Dei a proteggere Bran Stark e combatterai gli Estranei e il Re della Notte a costo della tua stessa vita? È questo, dunque, è questo che vuoi?” iniziò a gridare il giovane Bolton, ormai resosi pienamente conto della situazione. Era fuori di sé, sinceramente Theon non ricordava di averlo mai visto così infuriato dai tempi d’oro di Forte Terrore e forse, a dirla tutta, neanche allora, perché in quei giorni ormai lontani il giovane Bolton si divertiva a torturarlo e seviziarlo e quindi non era mai davvero arrabbiato.

Ecco, in quel momento invece era veramente in collera con lui.

Oddio, non è che Theon avesse improvvisamente deciso di diventare un kamikaze, di certo, se avesse potuto fare a meno di lasciarci la pelle sarebbe stato anche più contento, ma si era preso l’impegno di proteggere Bran e non poteva fuggire e mancare al suo dovere, non ancora, non per l’ennesima volta.

“Il Re della Notte vuole Bran e io ho giurato di difenderlo. Non capisci? Se quel mostro riuscisse davvero a uccidere Bran sarebbe finita, nessun altro potrebbe fermarlo e gli Estranei dilagherebbero in tutti i Sette Regni, non ci sarebbe più nessun luogo sicuro” replicò Theon, in tono accorato. Non era facile neanche per lui, che cosa credeva Ramsay? Certo, da una parte avrebbe preferito non dover rischiare la vita, ma dall’altra sentiva che era il suo dovere, la sua giusta espiazione per le colpe commesse e poi, in fondo, che scelta aveva? Se il Re della Notte avesse vinto, nessuno sarebbe sopravvissuto nei Sette Regni. A ben pensarci, era una specie di scelta obbligata…

Ma Ramsay, come ben sappiamo, la logica non sapeva nemmeno dove stesse di casa e continuò a protestare, furibondo.

“Non era questo che mi avevi promesso, avevi detto che saremmo tornati a Pyke e che avremmo sostenuto Yara come Regina, mi avevi promesso che saremmo stati insieme e invece no, hai deciso di morire per uno Stark! Sempre questi stramaledetti Stark!” urlò, ma in qualche strano modo la sua voce sembrava diversa dal solito, come se fosse… beh, come se fosse rotta dal pianto. La penombra, tuttavia, non permetteva a Theon di vedere se Ramsay stesse effettivamente piangendo…

“Non ci sarà più nessuna Pyke, non ci sarà più niente se vincono gli Estranei, lo vuoi capire?” e questo, in effetti, era vero, ma non era l’unica ragione per la quale proprio Theon si era offerto per proteggere Bran, nel luogo più pericoloso di tutti, contro il Re della Notte in perso… cioè… in cadavere… non-morto… come accidenti si dice, insomma! Avrebbe potuto farlo qualcun altro e lui unirsi agli altri che combattevano gli Estranei tra le mura di Grande Inverno, sarebbe stato sempre rischioso ma non la missione suicida che si era più o meno consapevolmente scelto. “Ma lo hai visto? Persino Daenerys Targaryen, persino i Lannister si sono uniti agli Stark per cercare di respingere questi abomini! In questo momento ogni guerra è sospesa perché c’è in gioco la sopravvivenza stessa dei Sette Regni.”

“E allora perché tu non sei là a combattere con loro? Perché non sei insieme a Daenerys Targaryen o ai Lannister? Perché proprio tu ti sei preso l’incarico di proteggere Bran Stark dal Re della Notte?” ecco, era appunto quella la domanda che Theon non si sarebbe voluto sentir fare. Ma Ramsay, ormai lo sappiamo fin troppo bene, era straordinariamente abile nel fare sempre le domande più scomode!

“Perché è ciò che merito, è il mio destino, è il motivo per cui sono sopravvissuto anche alla prigionia e alle torture” ammise il giovane Greyjoy, l’espressione mesta e rassegnata. “È l’unico modo che ho per redimermi dopo tutto il male che ho fatto alla famiglia che mi ha cresciuto.”

“Ah, lo ammetti, dunque” ribatté Ramsay. Era quello che aveva pensato fin dal principio, ma sentirlo dire da Theon faceva male, un male che non aveva mai provato prima, più forte e più invasivo di qualsiasi male fisico, lo annientava e lo spezzava. Ramsay, però, non aveva mai sopportato di essere quello che subiva il dolore (eh no, cavoli, lui era quello che lo provocava al prossimo suo!) e reagì nuovamente con la rabbia, quella rabbia che credeva di aver perduto stando con Theon, quella rabbia che lo aveva accompagnato fin da bambino e che adesso lo accecava di nuovo, la rabbia di chi non è accettato, di chi è respinto e emarginato. “E allora resta pure con i tuoi amati Stark! Sei solo un ingrato e un bugiardo, mi hai sempre mentito, avrei dovuto scuoiarti io stesso a Forte Terrore invece di essere così misericordioso con te, ma adesso ci penserà il Re della Notte a darti quello che meriti! Maledetto stronzo infame, spero davvero che gli Estranei ti portino alla dannazione!”

Gli voltò bruscamente le spalle, pronto a scappare da quel luogo, ma prima che se ne potesse andare gli occhi di Bran catturarono i suoi e, per un attimo, Ramsay non riuscì a muovere un passo.

“Tornerai” gli disse il ragazzo, serio, calmo e inquietante come sempre. “Questo è il tuo posto, e tu lo sai bene. Il tuo posto è accanto a Theon, lo è sempre stato.”

“Tu non sai un bel niente! Non sai neanche come eliminare il Re della Notte, servi solo a rovinare la vita alle persone!” urlò Ramsay, frustrato, e questa volta corse via davvero, lontano da quel luogo, dall’Albero Diga che avrebbe attirato il Re della Notte, lontano da quello che, almeno per qualche tempo, aveva creduto essere la sua felicità. Che cretino era stato, più cretino, stupido e idiota di quanto mai avesse creduto possibile! Aveva proprio ragione suo padre (che, tra parentesi, era davvero più furbo perché col cavolo che si era offerto per combattere gli Estranei, se ne stava al sicuro tra i Frey aspettando che fossero gli altri a morire per lui!), Ramsay Bolton era solo uno stupido, anzi, non era nemmeno un Bolton, era un bastardo e nulla più, a prescindere da quello che potesse dire un inutile foglio firmato da un Re bambino. Guarda in che guaio era andato a cacciarsi solo perché si era illuso che un Principe biondo, affascinante e con gli occhi azzurri potesse veramente tenere a lui, volergli un po’ di bene… Alla dannazione, tutto e tutti! Aveva sbagliato Roose Bolton, ventun anni prima, avrebbe dovuto davvero gettarlo nel fiume quando la madre glielo aveva portato, sarebbe stato meglio per tutti e per lui in primis! Idiota, mille volte idiota, aveva davvero pensato che Theon sarebbe rimasto con lui per sempre ora che non lo teneva più incatenato? Stupido illuso, Theon preferiva morire per gli Stark piuttosto che stare con lui!

Era talmente stravolto dalla rabbia e da una disperazione che non aveva mai provato prima, e che quindi non era ovviamente in grado di riconoscere, da incasinarsi com’era prevedibile e, invece di allontanarsi da Grande Inverno, finì per ritrovarcisi in mezzo, mentre la scena che aveva davanti sembrava il trailer della fine del mondo. Soldati degli Stark, cavalieri Dothraki, l’esercito degli Immacolati e altri vari ed eventuali partecipanti all’epica battaglia tra la Vita e la Morte affrontavano valorosamente Estranei e non-morti, e la maggior parte di loro finiva fatto a pezzi. Le fiamme avvolgevano buona parte della scena e Ramsay attribuì al fumo e all’eccessivo calore il fatto di avere il fiato che gli si spezzava in gola e il viso inondato di lacrime, certo, era solo il fumo, che altro poteva essere?

Ad ogni modo quella non era la strada giusta, il giovane Bolton non aveva imparato poi molto di Grande Inverno e, comunque, in quella notte di fuoco e terrore era ancora più difficile orientarsi anche per una persona normale, tuttavia capì che doveva tornare indietro e prendere la strada opposta sia alla fortezza sia al Parco degli Dèi. A lui non fregava un beneamato della salvezza dei Sette Regni e poi non era un eroe, non si sarebbe fatto ammazzare per il bene dell’umanità. Certo, se il Re della Notte avesse vinto e avesse guidato i suoi Estranei per tutti i Sette Regni sarebbe stato un bel casino e non ci sarebbe stato nessun posto sicuro…

“Già, nemmeno le Torri Gemelle dei Frey saranno un posto sicuro se il Re della Notte deciderà di venire a prendervi tutti, caro padre” mormorò, ridacchiando tra sé. “Magari potresti scatenargli contro il vecchio Walder Frey, tanto probabilmente è una specie di non-morto anche lui! *

Ma neanche quel pensiero riusciva a farlo sentire meglio. Ramsay non capiva perché, e questa non era una cosa insolita per lui, ma continuava a sentire un dolore terribile, forse perfino peggiore di quello delle sue torture, che gli devastava il cuore, glielo schiacciava come un macigno e pareva impedirgli anche di respirare normalmente. E poi quelle stupide lacrime che continuavano a scorrergli sul viso e che lui si asciugava con gesti irritati della mano, insomma, adesso non si trovava più in mezzo ai fuochi di Grande Inverno, possibile che quel maledetto fumo lo tormentasse ancora?

“Forse sono solo un po’ allarmato” disse Ramsay, parlando a se stesso o all’unico neurone che aveva, con la pia illusione di spiegarsi perché si sentisse così male dentro. Lui odiava sentirsi male… “questi maledetti Estranei sono davvero decisi a spazzare via gli uomini e, se vincono loro, non ci sarà un luogo dove potrò rifugiarmi, di certo quelli non hanno paura delle segrete di Forte Terrore. Ma di che mi preoccupo? L’umanità ha già il suo eroe, no? Ovviamente sarà il bastardo Jon cazzutissimo Snow a eliminare il Re della Notte e a salvare tutti i Sette Regni, noi umili mortali potremo dormire sonni tranquilli.”

Eppure nemmeno questa considerazione riusciva a placare l’angoscia che continuava a divorare e a logorare il suo cuore, che gli corrodeva come un tarlo anche l’unico neurone che aveva e che lo faceva… beh, sì, diciamolo, anche se può sembrare folle… che lo faceva piangere, altro che fumo!

Non era mai stato così male in tutta la sua esistenza.

Nel frattempo, la battaglia tra i vivi e i morti, o non-morti, o Estranei o che dir si voglia, continuava ma con una netta superiorità per gli esseri guidati dal Re della Notte che, tanto per non farsi mancare niente, mentre procedeva spedito verso il Parco degli Dèi per uccidere Bran aveva anche ridestato dal loro sonno eterno (ora non più eterno) tutti i morti del Nord, insomma una gran bella compagnia di cadaveri che avrebbe combattuto per lui (sì, proprio quelli delle cripte che, con infinita sagacia, qualcuno aveva pensato essere il posto più sicuro dove nascondere donne e bambini!). Non una compagnia allegra, di sicuro, però efficace per i suoi scopi! Il Re della Notte era ormai giunto al Parco degli Dèi senza che nessuno potesse fermare la sua inarrestabile avanzata (vero che suona bene?); Theon era riuscito, povera anima, a far fuori tutti gli Estranei, non-morti, Velociraptor e quant’altro gli fosse capitato a tiro perché con la sua lancia di vetro di drago poteva eliminare praticamente tutto e tutti, ma quando il Re della Notte giunse con i suoi Estranei per uccidere Bran calò un gran silenzio.

Era arrivato il momento clou della serata.

Se Theon fosse riuscito a colpire il Re della Notte con la sua lancia e lo avesse ucciso, allora anche tutto l’esercito degli Estranei e dei non-morti si sarebbe dissolto, perché il Re della Notte era il primo Estraneo. Però probabilmente non era così facile, sennò qualcun altro ci avrebbe pensato già da tempo, non è che Theon fosse poi quella mente eccelsa…

Il giovane Greyjoy si rese conto che quelli potevano essere i suoi ultimi momenti di vita, così si voltò verso Bran per dire quelle che, appunto, sarebbero potute essere le sue ultime parole.

“Bran, ti chiedo perdono per tutto quello che ho fatto a te e alla tua famiglia, io mi sono comportato da traditore e…” iniziò, ma Bran lo interruppe.

Insomma, non è educato interrompere qualcuno che sta pronunciando le sue ultime parole, ma evidentemente il giovane Stark, nella sua infinita saggezza che vedeva e sapeva tutto ed era quindi piuttosto sinistra, pensò bene che il Re della Notte non sarebbe stato lì fino alla mattina dopo aspettando il suo testamento!

“Non hai niente da farti perdonare, Theon” gli disse. “Sei un brav’uomo e tutto ciò che hai fatto di male in passato è servito a portarti qui e ora, nel posto che ti spetta. Io ti ringrazio, Theon.”

Ora, detto tra noi, già questa sorta di assoluzione e benedizione da parte di Bran faceva capire benissimo che Theon non ce l’avrebbe fatta e che la sua era una missione suicida fin dall’inizio, e anche Theon se ne rese perfettamente conto. Ma ormai che cosa poteva fare?

Commosso e incoraggiato dalle rassicuranti parole di perdono e stima di Bran, Theon si slanciò valorosamente contro il Re della Notte, brandendo la sua lancia di vetro di drago ma, meritandosi senz’altro il primo premio per lo Sfigato dell’Anno, mancò il colpo e il Re della Notte poté deviarlo senza problemi. Poi il mostro afferrò la lancia e la spezzò, ma proprio quando stava per trafiggere Theon con quel pezzo di lancia ci fu il colpo di scena che nessuno si aspettava. Una freccia infuocata gli passò sibilando a pochi centimetri dal volto, facendolo indietreggiare. Un’altra uccise un non-morto accanto a lui. Una terza infilzò un altro non-morto. Theon, che si era visto già trapassato da parte a parte, pensò bene di allontanarsi dal raggio d’azione dell’arma del Re della Notte e di usare il pezzo di lancia che gli era rimasto per uccidere gli altri Estranei che cercavano di accerchiare Bran, mentre il Re della Notte si voltava verso il nuovo arrivato che gli aveva appena rovinato la scena madre.

“Guardami, sono qui, vieni a prendere me, se ci riesci, mostro!” lo apostrofò Ramsay, che intanto incoccava una freccia infuocata dopo l’altra e si esibiva nel famoso gioco del cecchino che lo aveva sempre divertito tanto. Il Re della Notte riusciva a schivare le frecce, ma queste andavano comunque a uccidere i non-morti che lo accompagnavano e, se non erano le frecce, era la lancia di Theon a far fuori gli Estranei. “Credi di farmi paura? Per niente! Tu non mi conosci, altrimenti saresti tu ad avere paura di me!”

Insomma, Ramsay era tornato indietro, non ce l’aveva proprio fatta ad abbandonare Theon così come aveva detto, si era reso conto (in ritardo, ma meglio tardi che mai!) che quel dolore che lo straziava era causato dal pensiero di perdere il suo bel Principe e chi se ne fregava se lui aveva scelto gli Stark, Ramsay non poteva più stargli lontano e non sarebbe riuscito a vivere se gli fosse accaduto qualcosa, punto e basta.

Fine capitolo sesto

 

 

 

* So bene che nella serie TV a questo punto Roose Bolton e anche Walder Frey e tutta la sua famiglia sono già morti da un pezzo, ma non nella mia versione dove, come ho detto, non muore quasi nessuno, nemmeno i personaggi più stronzi! XD

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


Capitolo settimo

 

E in tanti proveranno forse alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno.

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Le cose stavano così, dunque. Da una parte Theon trafiggeva gli Estranei che cercavano di avvicinarsi a Bran e si poneva a sua difesa, mentre dall’altra Ramsay cercava di attirare l’attenzione del Re della Notte per distoglierlo da Theon (a lui di Bran non fregava un accidenti) e, tanto per spassarsela un po’, bersagliava di frecce infuocate i non-morti. La faccenda però non poteva andare avanti così in eterno… e infatti non durò, si interruppe bruscamente quando Ramsay esaurì le frecce. Per fortuna nel frattempo erano esauriti anche i non-morti, ma il Re della Notte era vivo e veg… cioè, insomma, era illeso e aveva capito che quel ragazzotto che gli urlava contro non rappresentava un pericolo per lui. Senza dunque cagarlo più di tanto, si voltò per dirigersi nuovamente verso Bran, che era quello davvero pericoloso per lui.

“Che fai, scappi? Ti ho fatto paura? Sei un vigliacco, perché non mi affronti? Cagasotto!” continuò a gridare Ramsay, che non aveva certo intenzione di combattere veramente contro il Re della Notte, col cavolo ora che non aveva più le frecce, ma cercava comunque di distrarlo perché si era accorto che quell’affare voleva Bran e, nonostante il neurone solitario, aveva fatto anche due più due e aveva capito che sarebbe riuscito a prendere Bran solo dopo aver ucciso Theon.

“Insomma, ora mi volti le spalle? Combattimi, se hai coraggio! Vuoi sapere cosa ti farò, eh? Ti spezzerò e ti taglierò tutte le dita delle mani e dei piedi e poi vedremo se sarai ancora tanto agghiacciante!” le minacce di Ramsay erano più che altro comiche, ma dovevano servire allo scopo, non essere credibili. Tuttavia il Re della Notte continuava ad avanzare verso Theon e Bran e a ignorare disinvoltamente Ramsay e le sue goffe intimidazioni.

E questo non andava bene. Non andava bene per niente.

Non c’era niente che potesse fare, anche Ramsay alla fine lo capì. Lui non sarebbe riuscito ad eliminare il Re della Notte, non sarebbe riuscito a salvare Theon.

Poteva fare una cosa sola, e quella fece. Si gettò con tutte le forze che gli erano rimaste verso Theon e l’impeto li gettò entrambi per terra, poco distanti dalla sedia a rotelle su cui stava Bran. Ramsay abbracciò stretto Theon, tenendolo fermo a terra con il suo peso e facendogli scudo con il suo corpo.

“Non ti lascio morire da solo” gli mormorò all’orecchio. “Staremo sempre insieme, ce lo eravamo promesso, no? E… scusa se ti ho detto quelle cose, prima.”

Theon non sapeva cosa fosse più incredibile tra tutto ciò che era successo negli ultimi, concitati minuti: il Re della Notte che non lo aveva ancora ucciso, Ramsay che era tornato indietro per salvarlo, il fatto che lo stesso Ramsay adesso lo stesse proteggendo in uno slancio altruistico che di certo non gli era abituale o il fatto che gli chiedesse scusa per qualcosa. Che diamine, Theon non sapeva nemmeno che Ramsay avesse nel suo vocabolario personale quella parola!

“Non servirà a niente” provò a dire, ma il giovane Bolton lo interruppe.

“Lo so. Non m’importa, non ti lascio morire da solo” ripeté. Si strinse forte a Theon e chiuse gli occhi, aspettandosi di sentire un dolore lancinante e terribile quando il Re della Notte lo avesse trapassato con quel pezzo di lancia. Aveva anche la vaga consapevolezza che non sarebbe davvero servito a niente, che l’arma avrebbe trafitto lui per poi colpire e uccidere anche Theon… ma non c’era altro che potesse fare e non gli interessava sopravvivere se doveva perdere il giovane che, senza rendersene conto, aveva imparato ad amare. Sperava soltanto che il colpo lo uccidesse in fretta: Ramsay non era diventato coraggioso tutto d’un tratto e continuava a pensare che il dolore fosse una cosa simpatica soltanto quando era lui a infliggerlo agli altri.

Aspettò, aspettò, aspettò… e non successe niente.

Sentì un grido, un breve rumore di lotta, poi un altro grido e infine si sentì piovere addosso tanti piccoli cristalli di ghiaccio. Dopo un’altra breve pausa udì una voce impertinente che lo apostrofava.

Chi diamine era? E che cos’erano tutti quei cristalli di ghiaccio che gli si scioglievano addosso?

“Ehi, voi due, pensate di stare ancora parecchio lì per terra? Magari aspettate di essere in camera vostra, ve ne abbiamo riservata una tutta per voi proprio per questo!”

Rialzandosi lentamente e chiedendosi se davvero fosse ancora vivo, Ramsay si guardò intorno e si accorse che il Re della Notte non c’era più, erano spariti anche gli Estranei e i non-morti. C’erano soltanto Bran sulla sua carrozzella accanto all’Albero Diga e, davanti a lui, Arya Stark con in mano la daga in acciaio di Valyria che lo guardava e ridacchiava.

Anche Theon si stava rialzando e anche lui si guardava intorno con un’espressione non molto più sveglia di quella di Ramsay. Però lui, almeno, quando vide Arya e la sua arma, sembrò capire cos’era successo (mentre Ramsay continuava a ignorarlo…).

“Hai ucciso tu il Re della Notte?” domandò alla ragazza.

“Sì, sono stata io” rispose Arya, molto compiaciuta, “e per fortuna è andata proprio come speravamo: una volta distrutto lui, anche gli altri Estranei sono svaniti e i non-morti sono caduti a terra in pezzi.”

“Quindi la battaglia è finita?” domandò di nuovo Theon. Sì, capisco che questo insistere lo faceva sembrare un deficiente, ma bisogna rendersi conto che aveva passato un brutto quarto d’ora, era quasi stato ammazzato e comunque sembrava impossibile che quell’immenso esercito di creature mostruose fosse scomparso insieme al suo Re.

“Abbiamo vinto noi” sorrise Arya.

Ramsay sembrò capire solo in quel momento cosa fosse accaduto e scoppiò in una risata.

“Ah, ma guarda, dunque alla fine sei stata tu a salvarci tutti quanti!” commentò, rivolto ad Arya. “Sei stata in gamba, mi eri già sembrata una tipa tosta e suppongo che adesso ti dovrò ringraziare per aver salvato me e Theon da una morte certa… anche se immagino che tu l’abbia fatto per tuo fratello e non certo per me e per Theon di cui non potrebbe fregarti di meno. Comunque sono contento e soprattutto chissà come rimarrà male quel cazzone di Jon Snow che di sicuro immaginava già di arrivare qui a fare l’eroe e invece tu l’hai battuto sul tempo. Anche per questo ti ringrazio!”

Di fronte a quello strampalato discorso di ringraziamento Arya rimase perplessa, ma nella sua pur breve vita aveva viaggiato moltissimo e conosciuto gente alquanto strana, perciò per lei Ramsay non era poi tanto più strano di altri. Theon, invece, parve rientrare in sé in quel momento e comprendere che cosa, effettivamente, il giovane Bolton aveva fatto per lui: era tornato indietro, aveva sfidato il Re della Notte e infine, vista l’impossibilità di eliminarlo, si era gettato sopra di lui per proteggerlo, alla disperata, pur sapendo che probabilmente in quel modo sarebbero morti tutti e due. Intenerito e commosso, passò un braccio attorno alla vita di Ramsay e lo strinse a sé.

“Ramsay però ha salvato me dal Re della Notte” disse dolcemente.

“Uh, mica tanto, se non fossi arrivata io quel mostro vi avrebbe trapassati entrambi con quel pezzo di lancia” obiettò Arya, con una risatina. “Voi due sembravate intenti a fare altre cose che preferirei riservaste alla vostra stanza! Ad ogni modo è finito tutto bene ed è questo che conta.”

Così dicendo e continuando a ridacchiare, si avvicinò a Bran.

“È andata proprio come avevi detto tu: eliminato il Re della Notte, anche Estranei e non-morti si sono dissolti o sono finiti in pezzi” disse al fratello, iniziando a spingere la sua carrozzella.

Il giovane Stark, tuttavia, sembrava avere ancora qualcosa da dire a Ramsay in particolare.

“Ti avevo detto che saresti tornato, che il tuo posto è accanto a Theon” gli disse in tono grave e con la solita aria da Maestro Yoda.

“Cosa vuoi da me adesso? Non è tutto finito? Lasciami in pace!” protestò Ramsay, tentando di allontanarsi. Ma Bran gli prese un polso e lo avvicinò a sé, dimostrando di avere un’energia che non si sarebbe mai detto, vedendolo prigioniero di una carrozzella.

E, in quel contatto, Ramsay si sentì come se fosse diventato improvvisamente trasparente. Fu come se, in pochi istanti, Bran avesse visualizzato tutta la sua vita, fin da quando era il neonato che la contadina portò a Roose Bolton… il giovane ebbe la sensazione che tutti i suoi pensieri, sentimenti, emozioni e perfino il suo mononeurone fossero praticamente scannerizzati da Bran e non fu esattamente piacevole.

“So cosa hai fatto” riprese Bran in tono lugubre, anticipando senza saperlo (o forse invece lo sapeva?) il titolo di un famoso film horror degli anni Novanta. “So cosa hai fatto, ma so anche cosa hanno fatto a te, cosa tuo padre ha fatto a te. Hai commesso molti errori e crimini, è vero, ma tutto questo era necessario perché potessi essere qui, oggi, a compiere il tuo destino accanto a Theon.”

Voleva forse dire che era stato necessario che Ramsay scuoiasse e cacciasse le persone e che avesse torturato Theon per mesi, tagliandogli tre dita? Poteva anche essere, magari era destino che Theon avesse diciassette dita invece di venti, magari era per questo che il Re della Notte era stato sconfitto, chi poteva saperlo? Tanto di quello che diceva Bran quasi nessuno capiva mai un accidenti!

“E il tuo destino è accanto a Theon, adesso e per sempre” concluse Bran. Ecco, ovviamente anche lui sapeva (visto che sapeva più o meno tutto) che quei due se la intendevano, chissà, magari lui poteva anche vederli mentre facevano cose… sempre meglio non sapere cosa esattamente vedeva Bran.

Non appena il giovane Stark ebbe lasciato il suo polso, Ramsay si affrettò ad allontanarsi da lui e si avvicinò a Theon, parlandogli sottovoce.

“Non m’importa cosa dicono tutti e se è stato lui a consentire la sconfitta del Re della Notte e di tutti quei mostri” disse, impaurito. “Quello là è inquietante, mi fa paura, non voglio averci a che fare!”

Theon sorrise, ancora una volta intenerito, e lo abbracciò. Era vero, Ramsay stava riprendendo il suo caratterino e il suo modo di fare insolente e petulante, ma a lui non importava più, sapeva solo che lo aveva salvato, che aveva dimostrato di poter sacrificare la sua vita per lui e non dimenticava le parole che gli aveva sussurrato quando credevano entrambi che il Re della Notte li avrebbe uccisi: Non ti lascio morire da solo.

Mentre il piccolo gruppo si allontanava dal Parco degli Dèi per tornare al castello di Grande Inverno, Jon Snow li raggiunse trafelato. Era piuttosto scombussolato: si era ritrovato davanti Viserion, il Drago che il Re della Notte aveva trasformato in non-morto e aveva creduto che la sua ora fosse giunta, poi improvvisamente il Drago era andato in pezzi e si era disfatto davanti ai suoi occhi. Jon, che era stato bloccato dal Drago non-morto proprio mentre cercava di raggiungere Bran e gli altri, aveva ripreso la sua corsa e…

Ed era rimasto sconcertato nel vedere che era già tutto finito: il Re della Notte e gli Estranei erano svaniti, i non-morti a pezzi per terra e davanti a lui c’erano soltanto Arya che spingeva la carrozzella di Bran, Theon e, cosa ancora più inconcepibile, Ramsay Bolton.

Jon ebbe la vaga sensazione di essersi perso un pezzo della storia, un po’ come qualcuno che entra in un cinema quando il film è già quasi a metà.

“Il Re della Notte è stato distrutto?” domandò. Era una domanda stupida, ma non sapeva che altro dire.

“Sì, l’ho ucciso io con la daga di acciaio di Valyria!” rispose compiaciuta Arya. “La battaglia è finita e stiamo tornando al castello sperando di trovare tutti sani e salvi.”

“L’hai ucciso tu?” ripeté Jon, in un tono che stava a metà tra l’orgoglio per il coraggio di Arya e la delusione per non aver combinato un cavolo di niente in quella battaglia storica.

“Eh, sì, è stata proprio Arya a distruggerlo, è stata veramente coraggiosa e abile” replicò questa volta Ramsay, tutto contento all’idea di mortificare Snow. “Alla fine tutti noi siamo salvi grazie a una ragazza, è lei la nostra salvatrice e la nostra eroina. Che c’è, ti dispiace di non essere stato tu l’eroe della storia, il salvatore del mondo, il grande Jon cazzutissimo Snow?”

Si capiva, vero, che il giovane Bolton non aveva ancora superato il fatto che fosse stato Jon a riempirlo di botte e a lussargli la spalla ormai più di un anno prima?

“No, certo, io… io sono molto fiero di Arya e… e felice che sia tutto finito” disse Jon, a cui comunque le parole di Ramsay non avevano fatto piacere. Era piuttosto evidente che avrebbe voluto rendersi utile e che era vagamente deluso… “Voi state tutti bene?”

“Noi sì, speriamo che anche gli altri siano salvi” rispose Theon. “Il Re della Notte stava per uccidermi, ma Ramsay è riuscito a distrarlo e a proteggermi finché non è arrivata Arya e lo ha colpito, distruggendolo.”

Ecco. Perfino Ramsay Bolton era stato più importante di lui in quella battaglia. Jon cominciava a sentirsi a disagio. Va bene che Ramsay aveva salvato Theon perché Theon se lo portava a letto (sì, lo sapevano tutti a Grande Inverno e probabilmente in buona parte dei Sette Regni), però la cosa non lo convinceva fino in fondo. In quella battaglia, alla fine, lui era stato uno dei pochi a non servire a niente e non poteva esserne contento… Probabilmente perfino Samwell Tarly aveva combattuto più di lui!

Jon preferì non dire altro e si accodò al gruppetto che andava verso il castello.

“Tu continui ad avercela a morte con Jon, non è così?” disse piano Theon a Ramsay, divertito suo malgrado.

“Per forza, mi ha fatto quasi a pezzi quando ha riconquistato Grande Inverno e mi ha lussato la spalla che ancora mi fa male!” ribatté Ramsay in tono petulante.

Theon sorrise e se lo strinse più forte: sì, decisamente Ramsay era tornato il solito Ramsay, e chissà se era un bene o un male, tuttavia lui ormai sapeva che quel ragazzo era disposto a morire per lui e questa non era una cosa da poco.

Chi altri mai, in tutti i Sette Regni, le Isole di Ferro e le Città Libere, avrebbe mai fatto una cosa del genere per Theon Greyjoy?

Fine capitolo settimo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


Capitolo ottavo

 

Pagherei pure tutto l'oro del mondo
Per tornare al giorno quando t'ho conosciuto
E mi sono fidata
Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

La terribile notte di battaglie contro Estranei e non- morti era finita e gli uomini avevano vinto… o meglio, era stata una ragazza, Arya, a vincere praticamente da sola, eliminando il Re della Notte e così distruggendo tutte le creature a lui legate, ma non staremo a spaccare il capello in quattro!

E in effetti era andata bene in particolare a quelli che si erano rifugiati nelle cripte per stare al sicuro, tra i quali c’era Tyrion. Infatti i non- morti avevano appena iniziato a risvegliarsi e a cercare di uscire dai sepolcri (come qualcuno aveva preannunciato pur avendo un solo neurone…), ma poi Arya aveva trafitto il Re della Notte e i morti risvegliati erano andati in pezzi davanti alla gente atterrita. Salvati in corner, è proprio il caso di dirlo!

La mattina successiva c’era stata una toccante cerimonia funebre per dire addio a coloro che avevano perso la vita nella battaglia fatale, tra cui Jorah Mormont, morto per salvare la sua Regina, la sua giovanissima nipote Lyanna, Ed Tollett dei Guardiani della Notte, Beric Dondarrion (capostipite dei morti che resuscitano, ma stavolta a quanto pareva aveva esaurito i bonus) e molti altri soldati, guerrieri e semplici cittadini. Jon Snow fece un bel discorso commovente per onorare i defunti, disse che non sarebbero mai stati dimenticati, che avevano salvato l’umanità e bla bla bla e poi furono accese le pire e venne dato fuoco a tutti quanti (hai visto mai qualcuno potesse decidere di risvegliarsi?).

Messi da parte i morti, ci si occupò dei vivi e quella sera ci fu un grande banchetto per festeggiare quella vittoria così importante. Al tavolo d’onore della Sala dei Banchetti di Grande Inverno sedeva la famiglia Stark (tranne Arya che non si sapeva dove si fosse cacciata), Daenerys Targaryen e i suoi consiglieri e alleati Tyrion, Jon, Ser Davos e Lord Varys (sorpresi? Lo sono stata anch’io, credevo fosse morto da un pezzo!). Agli altri tavoli sedevano in ordine sparso tutti coloro che avevano partecipato alla battaglia, alleati, soldati, Illuminati ecc… e al tavolo più vicino a quello degli Stark si trovavano Theon, Ramsay, Jaime Lannister e Brienne.

Ad un certo punto il giovane Gendry (tanto per dirne un altro che avevano raccattato chissà dove e che io credevo morto…) si alzò dal tavolo e decise di andare a cercare Arya, forse sperando in un bis dell’incontro inaspettato ma molto piacevole avuto con lei la sera prima… ma la voce di Daenerys lo fermò, raffreddando almeno per il momento i suoi bollenti spiriti.

“Tu sei Gendry Baratheon, il figlio di Robert il traditore, non è così?” gli chiese la Regina dei Draghi.

Gendry pensò che era piuttosto paradossale essere sopravvissuto a Estranei e non- morti per poi finire giustiziato dalla Targaryen, tuttavia rispose sinceramente.

“Sì, sono il suo figlio bastardo.”

Quella parola attirò l’attenzione di Ramsay che, quella sera, era più strano del solito anche per i suoi standard, stava in silenzio e non commentava spocchioso tutto ciò che gli avveniva attorno.

“Ma guarda, c’è anche un altro bastardo nel gruppo. Cos’è, vogliamo fondare una Confraternita?” commentò a bassa voce e senza rivolgersi a nessuno in particolare.

“Sei comunque l’unico Baratheon ancora in vita e mi risulta che attualmente non ci sia nessun Lord a Capo Tempesta” riprese Daenerys. “Dunque da questo momento io ti nomino Lord Gendry Baratheon, nuovo Signore di Capo Tempesta.”

Gendry restò allibito.

“Ma io… io sono solo un bastardo…” obiettò.

“Non più, adesso sei un Lord e un Baratheon perché lo stabilisco io” dichiarò la Regina.

Mentre tutti brindavano e inneggiavano al nuovo Lord Gendry, il giovane ringraziò Daenerys come si conveniva e poi si defilò elegantemente per andare a cercare Arya, sperando che il fatto di essere un Lord lo rendesse più desiderabile ai suoi occhi! Insomma, quella sera Gendry voleva darsi alla pazza gioia!

Ramsay, che continuava a sentirsi strano, aveva seguito con attenzione particolare questa scena.

“Anche per me è stato così, sono stato legittimato da Re Tommen” disse, senza aspettarsi una risposta. “Però ora Re Tommen è morto e molto probabilmente i Lannister saranno sconfitti. Chissà se dovrei farmi legittimare anche dalla Regina Targaryen, tanto per stare sul sicuro?”

Ovviamente, con il tatto e la delicatezza che lo contraddistinguevano, Ramsay aveva accennato alla probabilissima sconfitta dei Lannister proprio in faccia a Jaime… per sua fortuna l’uomo, con gli anni e le dolorose esperienze vissute, aveva sviluppato abbastanza pazienza e tolleranza da fingere di non averlo neanche sentito.

Theon, invece, avrebbe voluto rispondere a quel dubbio amletico di Ramsay, ma proprio in quel momento Sansa si alzò in piedi: anche lei aveva un annuncio molto importante da fare, non voleva certo essere da meno di Daenerys, in fondo quella era casa sua!

“Theon Greyjoy, ti prego di venire qui davanti a tutti i nostri alleati e ospiti” disse, così Theon si alzò e andò a mettersi davanti al tavolo, più o meno come aveva fatto Gendry poco prima.

“Theon, durante la battaglia contro gli Estranei hai messo a repentaglio la tua vita ed eri pronto a morire pur di proteggere Bran dal Re della Notte” disse la ragazza. “Il tuo coraggio e la tua abnegazione hanno cancellato ogni minima traccia del male che avevi fatto anni fa alla mia famiglia. Da oggi in poi io dichiaro che tu sei uno Stark proprio come noi. Ovviamente sei anche un Greyjoy e, quando vorrai, potrai tornare a Pyke a governare al fianco di tua sorella, ma in quanto Stark avrai il diritto di vivere a Grande Inverno e di godere di tutti i privilegi della famiglia tutte le volte che lo desidererai.”

Sansa girò attorno al tavolo e si avvicinò a Theon per appuntargli sul mantello una spilla con il simbolo della Casa Stark, poi lo abbracciò tra gli applausi di tutti (tranne uno). Theon aveva le lacrime agli occhi e quasi tremava per l’emozione; al contrario, al suo tavolo Ramsay diventava sempre più cupo e imbronciato e aveva respinto il piatto perché il cibo iniziava a dargli la nausea. Ogni parola che Sansa pronunciava gli si piantava nello stomaco e Ramsay si sentiva sempre più abbacchiato e malinconico.

“Adesso che sei uno Stark, se ti fa piacere puoi sederti al nostro tavolo, accanto a Bran e Rickon” disse poi Sansa a Theon con un sorriso.

Theon era talmente felice ed emozionato da non trovare le parole, per un attimo dimenticò Ramsay e la sua gelosia e, commosso, andò a sedersi accanto a Rickon. La cosa che lo faceva sentire più completo e soddisfatto era il pensiero che quel momento rappresentava la chiusura di una spirale dolorosa iniziata più di cinque anni prima. Allora aveva cercato di conquistare Grande Inverno per dimostrare di essere degno degli Stark, ma aveva collezionato solo una lunga serie di disastri e figure di merda, da quell’inetto che era, e aveva fatto scappare Bran e Rickon mettendo in pericolo la loro vita. Adesso, invece, aveva compiuto un gesto di grande valore e generosità proteggendo Bran ed era stato proprio questo gesto a fargli guadagnare il diritto di fregiarsi davvero del nome e dello stemma degli Stark; poteva sedere accanto a Bran e Rickon al tavolo d’onore come se fosse stato uno dei loro fratelli. Il cerchio si era chiuso. Dopo aver vissuto una vita inutile da cretino viziato ora si era finalmente conquistato stima, rispetto e una nuova famiglia che lo amava.

Sì, però Theon non poteva smentirsi più di tanto e, perduto nell’incanto di sentirsi uno Stark, sembrava aver dimenticato Ramsay, tutto ciò che gli aveva promesso e come avrebbe potuto sentirsi lui davanti a quella scena. Insomma, un po’ cretino lo era ancora…

Il giovane Bolton era completamente avvilito. Provava sentimenti confusi che riusciva a definire solo come rabbia, ma non si limitavano a quella, era solo che lui non sapeva gestire altri tipi di emozioni: pensò di mettersi a tagliare furiosamente le dita di tutti gli Stark e poi farle mangiare a Theon, o magari viceversa… ma anche quei pensieri non lo confortavano affatto, non lo entusiasmavano più come facevano una volta. Sentiva un dolore sordo che non si sarebbe lenito tagliando dita, mani, piedi o qualsiasi altro arto a chicchessia, così si alzò silenziosamente dal tavolo senza degnare di uno sguardo gli invitanti coltelli che vi erano posati sopra e uscì dalla stanza. Gli occhi gli bruciavano e non capiva perché, visto che il fumo degli incendi era ormai spento… e aveva un macigno che gli premeva nel petto e lo soffocava. Sentiva il bisogno di andare fuori, respirare l’aria gelida del Nord. Lasciato il salone camminò per i corridoi fino a scendere nel cortile, avviandosi verso il portone che in quel momento era aperto. Certo, i nemici erano stati distrutti e Cersei Lannister non avrebbe certo sferrato un attacco quella notte, là fuori c’erano solo le pire dei caduti.

Tanto lo sapevo, l’ho sempre saputo: a Theon non importa niente di me. È rimasto al mio fianco solo perché era costretto, perché altrimenti gli avrei tagliato altre dita, e poi perché non aveva nessun altro al mondo che lo cagasse… Adesso però è diventato un eroe, è uno STARK, che diamine, e tutto il salone lo inneggia, Sansa e gli altri lo chiamano fratello, cosa può interessargli di un bastardo che non ha niente da offrirgli? E perché me ne stupisco? Nessuno mi ha mai voluto, nemmeno mio padre, come potevo sperare di avere l’attenzione e l’affetto di un giovane bello e nobile come Theon? Forse solo se avessi continuato a trattarlo da Reek…

Ma non era quello che desiderava. Tutto d’un tratto anche i ricordi che considerava felici, le torture a Forte Terrore, tutte le volte in cui aveva terrorizzato quel Reek con le minacce più atroci o sguinzagliandogli dietro i cani… niente lo emozionava più, niente lo appagava. In realtà quello che veramente ricordava con gioia ed emozione erano stati i momenti più teneri con Theon, quando lo aveva salvato dagli Stark, quando lo aveva portato a Pyke, quando erano vissuti in quel castello costruito male e con dei ponti assurdi, ma in cui lui era stato veramente… felice, ecco, felice come non aveva mai creduto di potersi sentire.

Era Theon che voleva, era il suo amore, e adesso non lo avrebbe avuto mai più: Theon aveva scelto gli Stark, non lui, e le promesse che gli aveva fatto erano tutte dimenticate.

Ramsay, che piangeva lacrime che gli si congelavano subito sul viso e non capiva nemmeno che stava piangendo, si incamminò verso il portone di Grande Inverno e stava per varcarlo quando una voce lo fermò.

“Ehi, ragazzo, dove stai andando in questa notte gelida?”

Era Tyrion che, dopo aver assistito alla scena della nomina di Theon a Stark onorario, aveva guardato verso Ramsay e, vedendolo uscire dal salone, si era scusato con Daenerys e aveva deciso di seguirlo. Forse lui più di chiunque altro poteva capire come si sentisse in quel momento, anche lui da sempre messo da parte, dimenticato, emarginato non appena all’orizzonte si profilava qualcuno di più interessante.

“Non lo so” fece il giovane, trasognato. “Era troppo caldo nel salone e… e poi non era il mio posto.”

“Dici? Non saprei, in fondo non è neanche il mio” ribatté Tyrion. “Ma questa sera siamo tutti amici, abbiamo sconfitto quegli esseri mostruosi insieme, quindi almeno per adesso tutto ciò che abbiamo fatto in passato è sospeso, non importa se siamo Lannister, Stark, Bolton o Targaryen. Perché non torni dentro con me? Theon si preoccuperà se non ti vede più al tavolo.”

A Ramsay sfuggì un risolino amaro.

“Theon? A Theon non importa niente di me e non si accorgerebbe neanche se scomparissi per sempre” replicò, cupo. “Adesso ha i suoi Stark, i suoi fratelli, non ha bisogno di un bastardo come me… Forse dovrei tornare a Forte Terrore, tanto mio padre è alle Torri Gemelle con i Frey. Ecco, farò così, tornerò a Forte Terrore stanotte stessa, non importa se non c’è nessuno, pian piano troverò qualche altro avanzo di galera per farmi da servitore…”

Tyrion iniziò a preoccuparsi seriamente. Quel ragazzo, tutto sommato, gli faceva pena e gli ricordava fin troppo se stesso alla sua età, le tante delusioni e disillusioni avute, le mortificazioni subite dal padre e dalla sorella. Si rese conto che Ramsay sragionava… sì, più di quanto fosse normale per lui. Pensava forse di andare a piedi in mezzo alla neve e nella notte gelida da Grande Inverno a Forte Terrore? Persino il suo neurone solitario poteva capire che una cosa del genere era impossibile, che sarebbe morto congelato dopo neanche mezz’ora di cammino a voler essere ottimisti.

Ma forse era proprio quello che Ramsay voleva?

Tyrion cercò di trattenerlo con le sue chiacchiere e, nel frattempo, sperava che Theon non fosse davvero quell’idiota che lui aveva sempre pensato, che notasse l’assenza di Ramsay dal salone, si preoccupasse e venisse anche lui fuori a cercarlo. Era chiaro che il giovane Bolton si sarebbe fermato solo e soltanto se fosse stato Theon in persona a venirselo a prendere.

“Forte Terrore, dici? Beh, potrebbe essere una buona idea, anche se non lo conosco, non ci sono mai stato” disse Tyrion, tanto per guadagnare tempo. “Però non ci arriverai mai senza un cavallo. Perché non torni nel salone con me, beviamo, mangiamo e ci riposiamo? Domattina chiederò alla Regina Daenerys di donarti un cavallo, se sarai ancora dell’idea di recarti a Forte Terrore, che te ne pare?”

“Grazie ma no, posso arrivarci benissimo a piedi stanotte” ripeté Ramsay, con una voce bassa, stanca e piena di tristezza.

Tyrion pensò ancora una volta che Theon era un imbecille e che doveva sbrigarsi a ricollegare il cervello, altrimenti avrebbe perso per sempre il suo compagno. Certo, poteva andarlo a chiamare lui stesso, ma con le sue gambette corte e tozze avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo e riportarlo indietro prima che Ramsay svanisse nella notte?

Fine capitolo ottavo

 

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Capitolo 9
*** Capitolo nono ***


Capitolo nono

 

Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno

E in tanti proveranno forse alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Per fortuna di Tyrion e, soprattutto, di Ramsay, Theon non era poi quel cretino totale che il Lannister temeva e non ci fu bisogno di tentare una corsa disperata verso la sala dei banchetti per andare a chiamarlo. Il giovane Greyjoy era sì rimasto commosso e sopraffatto dall’emozione nel sentirsi definire uno Stark davanti a tutti e ancora di più si era entusiasmato quando Sansa lo aveva invitato a sedersi al tavolo insieme alla sua famiglia. Passati i primi attimi di confusione e eccitazione, però, si era reso conto che, anche in tanta felicità e commozione, gli mancava qualcuno (pazzesco, vero, sentire la mancanza di Ramsay Bolton?). Si era voltato verso il tavolo al quale avrebbe dovuto trovarsi Ramsay e, quando non l’aveva visto, aveva iniziato ad agitarsi. Dove poteva essere andato? Sapeva fin troppo bene quanto le reazioni di Ramsay potessero essere un tantino eccessive e, siccome non gli risultava che stesse scorticando vivo qualcuno o tagliando qualche arto a caso agli ospiti, pensò che avesse deciso di scatenare la sua vena distruttiva contro se stesso. Si mosse a disagio sulla sedia e Bran se ne accorse.

Bran si accorgeva sempre di tutto.

Bran metteva l’angoscia, a dirla tutta.

In quel caso, tuttavia, il fatto che Bran vedesse e sapesse tutto si rivelò molto utile. Theon era seduto tra lui e Rickon e così poté chiedere al giovane veggente quello che gli premeva sapere.

“Bran, ma… dov’è Ramsay? Tu puoi vederlo adesso? Devo andare da lui” disse, preoccupato.

“Il suo cuore è freddo, ha il gelo dentro che morde più che fuori” rispose Bran.

Sì, rispose per modo di dire, Bran non poteva semplicemente rispondere ad una domanda, doveva metterci qualche frase da Maestro Yoda de’ noantri e ogni sua risposta andava interpretata. Theon non era neanche lui un’aquila, ma sentendo parlare di freddo fece due più due.

“Quindi è uscito dal castello” mormorò. “Ma dove pensa di andare? È notte fonda e forse nevica pure… Lady Sansa, devo chiedere il tuo permesso per alzarmi dal tavolo. Ramsay non è nella sala e temo che sia rimasto male perché non è stato invitato anche lui qui con noi. Vedi, mi ha salvato la vita contro il Re della Notte e io credo… credo che meriti anche lui di sedere a questo tavolo.”

Sansa, in realtà, pensava che Ramsay Bolton e tutta la sua specie non meritassero un bel niente. In fondo suo padre aveva cospirato con i Lannister per assassinare Robb alle Nozze Rosse, poi aveva tramato per usurpare Grande Inverno e Ramsay stesso aveva fatto rapire Rickon e per poco non era morto… Però era anche vero che non stavano parlando di Roose Bolton, ma del solo Ramsay che, rispetto a un anno e mezzo prima, sembrava molto cambiato: Theon aveva ragione, era stato Ramsay a distrarre il Re della Notte e a salvargli la vita e chissà? Forse senza l’intervento del giovane Bolton Arya non sarebbe arrivata in tempo e il Re della Notte avrebbe potuto uccidere Bran! Sì, in fondo non c’era niente di male a far sedere anche Ramsay al tavolo d’onore, visto che avevano accettato di accogliervi anche un Lannister (era Tyrion, è vero, ma sempre Lannister era), quel viscido di Lord Varys e quella smorfiosa della Regina dei Draghi. Sansa valutò che Ramsay non sarebbe stato poi tanto peggio di quella variegata umanità…

“Va bene” acconsentì la Lady di Grande Inverno. “Vai pure a cercare Ramsay e, quando l’avrai trovato, digli che può sedersi al tavolo d’onore insieme a noi.”

“Ti ringrazio, Lady Sansa, e grazie anche a te, Bran” disse Theon prima di lasciare il tavolo e dirigersi verso il corridoio in cerca dell’uscita. Bran rispose con uno dei suoi sorrisi enigmatici che sembrava sempre ti prendessero per i fondelli, ma la cosa peggiore fu quello che disse Rickon (e che Theon non riuscì a non sentire…).

“Ma sai, Bran, io avevo pensato già quando mi avevano fatto prigioniero che Theon e Ramsay se la intendessero” fece, tutto emozionato per la grande scoperta! “Allora era vero! E tu che vedi tutto li vedi anche mentre fanno cose?”

Per misericordia del Dio Abissale, Theon non udì la risposta di Bran, visto che si era affrettato ancora di più ad uscire dal salone…

Messo da parte il pensiero fastidioso e imbarazzante che, in effetti, Bran potesse realmente vedere lui e Ramsay mentre facevano cose, il giovane Greyjoy si mise a correre per i corridoi di Grande Inverno cercando di raggiungere l’uscita del castello più in fretta che poteva. Perché Ramsay era andato fuori? Che intendeva fare?

E poi, come una mazzata, lo colpì la consapevolezza che ancora una volta era stata colpa sua. Lui aveva deluso Ramsay, lo aveva ferito. E c’era poco da giustificarsi ripetendosi che in fondo Ramsay non meritava niente, che lo aveva tenuto prigioniero e schiavo per più di tre anni, che gli aveva tagliato tre dita, che lo aveva mortificato e umiliato e… Sì, era tutto vero, ma era passato più di un anno da allora e Ramsay aveva mostrato la sua latente follia solo nel suo attaccamento ossessivo a lui, nella sua gelosia patologica verso gli Stark, nelle sue scenate da drama queen. Non era una persona normale, questo lo sapevano anche i sassi, ma in realtà non aveva più fatto del male a nessuno da molto, molto tempo e, anzi, contro il Re della Notte aveva dimostrato di essere addirittura pronto a morire per lui. E lui come lo aveva ricompensato? Dimenticandolo, tradendo tutte le sue promesse e sedendo tronfio e soddisfatto al tavolo d’onore degli Stark.

Theon dovette ammettere con se stesso che, se in quel periodo Ramsay era effettivamente cambiato (pur restando sempre un mezzo psicopatico con un neurone solitario, ma quella era una cosa che non si poteva cambiare!), al contrario lui aveva dimostrato fin troppe volte di essere il solito idiota viziato, egocentrico e presuntuoso. Aveva infranto le promesse fatte a Ramsay, ma anche a Yara, preferendo andare a Grande Inverno a combattere con gli Stark invece di aiutare la sorella a riconquistare il Trono del Mare; aveva pensato solo a fare bella figura con gli Stark, a farsi perdonare, a redimersi, a sentirsi in pace con la sua coscienza, senza preoccuparsi del fatto che altri avrebbero sofferto per essere stati messi da parte.

Ancora una volta, Theon Greyjoy aveva pensato in primis a Theon Greyjoy, e nulla più.

Immerso in questi pensieri angoscianti e a una vagonata di sensi di colpa, Theon giunse finalmente al portone del castello e uscì, ma Ramsay non era nel cortile. Ancora più preoccupato iniziò a guardarsi intorno, fino a che non vide una figura che si avviava verso le mura più esterne della fortezza, seguita da un’altra figura più piccola. Theon riprese a correre per raggiungere i due e rimase molto sorpreso riconoscendo Tyrion, ma questi parve ancora più sorpreso di lui.

“Oh, sei arrivato, finalmente, mi chiedevo quanto ci avresti messo ad accorgerti che Ramsay non era più nel salone” commentò il Folletto, in tono sarcastico. “Eri così impegnato a gloriarti per essere stato invitato al tavolo d’onore da non guardare nemmeno cosa stava facendo quello che dovrebbe essere il tuo compagno, o qualcosa del genere?”

Ecco. Tyrion aveva detto esattamente ciò che Theon già pensava di se stesso, però sentirselo dire bruciava di più.

“Tu cosa ci fai qui?” gli domandò, per darsi un contegno.

“Ci faccio quello che avresti dovuto farci tu: sto cercando di convincere Ramsay a non mettersi in cammino per Forte Terrore a quest’ora di notte, in mezzo al gelo e alla neve e senza neanche un cavallo” replicò lapidario Tyrion. “Ma a me non dà ascolto.”

“E perché Ramsay vorrebbe andare a Forte Terrore? È impossibile che lo raggiunga!” esclamò il giovane Greyjoy.

“Sul serio lo stai chiedendo a me? Chiedilo a lui” ribatté laconico Tyrion. “E vedi di convincerlo in fretta, altrimenti congelerete tutti e due. Io me ne torno al banchetto, mi sono già ghiacciato abbastanza le chiappe per fare quello che avresti dovuto fare tu.”

Mentre Tyrion rientrava nel castello, scuotendo il capo in segno di aperta disapprovazione verso la superficialità di Theon, il giovane Greyjoy si strinse nel mantello e si avvicinò a Ramsay. Il ragazzo non aveva fatto molta strada, era appena fuori dal portone esterno ma non accennava a muoversi, si limitava a guardare il buio e i boschi lontani. Probabilmente il suo neurone si era congelato…

“Ramsay” lo chiamò dolcemente Theon. “Cosa ci fai qui fuori? L’aria è gelida e tu non hai preso neanche un mantello.”

Il giovane Bolton sussultò, poi si voltò verso il compagno.

“Io… vado a Forte Terrore” ripeté.

“Ma non puoi” obiettò Theon, facendosi ancora più vicino. “È notte fonda, è molto freddo e tu non hai né un cavallo né degli abiti adatti a un viaggio. E poi perché dovresti voler andare là?”

“Non ho nessun altro posto dove andare” rispose semplicemente Ramsay. “Quello è il posto dove sono cresciuto e, adesso che mio padre è alle Torri Gemelle, non darò noia a nessuno e nessuno disturberà me.”

Theon si sentì spezzare il cuore rendendosi conto che Ramsay si considerava fastidioso anche per lui, perché lui aveva pensato solo agli Stark e sembrava proprio che lo avesse dimenticato. Tyrion non aveva torto a considerarlo un cretino egoista…

Fece un altro passo verso Ramsay e lo avvolse con il suo mantello, stringendolo a sé.

“Sei ghiacciato!” disse. “Non puoi rimanere qui fuori con questo freddo e non hai nessun motivo per tornare a Forte Terrore. Noi dobbiamo stare insieme, non ti ricordi? Abbiamo ancora tante cose da fare…”

“Davvero?” fece Ramsay, fissandolo. In quel momento il suo sguardo non era più sperduto e vagante, gli occhi erano puntati in quelli di Theon e pieni di una solitudine e un dolore devastanti. “A me pare che tu abbia già deciso da che parte stare e che non ci sia più posto per me. Per questo me ne vado.”

Theon era straziato dal rimorso. Che stupido era stato! Nella sua frenesia di scaricarsi la coscienza facendo la cosa giusta per gli Stark non si era accorto di aver ferito e abbandonato Ramsay, l’unico che in qualche modo si fosse interessato a lui in quegli anni.

E sì, va bene, il suo modo di interessarsi a lui era stato piuttosto peculiare, specie al principio, e aveva compreso torture, umiliazioni, amputazioni e compagnia bella, ma poi le cose erano cambiate a poco a poco, Ramsay era apparso sempre più affascinato e soggiogato da lui e sempre meno incline a fargli del male o a privarlo di qualche altro dito… anzi, lo aveva fatto sentire importante, forte, determinato e coraggioso come mai prima. Lo aveva seguito a Pyke e difeso contro Yara e contro Euron, lo aveva seguito anche a Approdo del Re per liberare Yara e infine a Grande Inverno, dove per poco non era morto pur di salvarlo dal Re della Notte.

E lui lo aveva messo da parte, abbandonato, così come avevano fatto tutti gli altri.

Lo strinse più forte tra le braccia, proteggendolo dal freddo con il mantello e cercando di riscaldarlo anche con il contatto fisico.

“Tu non vai da nessuna parte, Ramsay, tu devi stare con me” gli disse. “Hai ragione, sono stato un idiota, quando Lady Sansa mi ha onorato davanti a tutti non ho capito più niente, mi sono comportato come il ragazzino arrogante e spocchioso che ero… ma quando mi sono seduto a quel tavolo ho sentito che tu mi mancavi, che ti volevo seduto accanto a me, che volevo condividere con te quella mia gioia. Perché io voglio condividere tutto con te, le difficoltà e le soddisfazioni, come abbiamo fatto in questi ultimi anni. Io ti voglio con me, ti voglio al mio fianco e mi dispiace se non te l’ho dimostrato abbastanza. Tu mi hai salvato la vita, mi hai fatto sentire importante, io non sarei niente senza di te.”

“Non sono stato io a salvarti la vita, è stata Arya” precisò Ramsay. “Io mi sarei solo fatto ammazzare…”

“Ma ti saresti fatto ammazzare per me, Ramsay” sottolineò Theon in tono grave. “Nessuno lo avrebbe mai fatto e nessun altro lo farà mai.”

Lo abbracciò ancora più stretto, affondandogli una mano tra i capelli scarmigliati e baciandolo, un bacio lungo, appassionato e tenero che travolse Ramsay e gli tolse ogni forza ed energia rimaste; le gambe gli tremarono e si aggrappò a Theon per non cadere nella neve mentre il giovane Greyjoy continuava a baciarlo sulle guance, sulle palpebre, agli angoli della bocca, finché non catturò le sue labbra morbide e continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito. Nessuno dei due sentiva più il freddo, in quel momento.

Theon fece molta fatica a staccarsi da Ramsay, in realtà avrebbe voluto portarlo direttamente nella loro stanza e pazienza se Bran vedeva ogni cosa… ma si costrinse ad aspettare. Ramsay meritava di essere riportato nella sala dei banchetti e fatto sedere al tavolo d’onore degli Stark, meritava che Lady Sansa dicesse davanti a tutti che era anche merito suo se Theon era salvo e se Arya era riuscita ad arrivare in tempo per uccidere il Re della Notte. Glielo doveva.

“Adesso vieni con me, torniamo nella sala dei banchetti e tu siederai al mio fianco al tavolo d’onore” gli disse teneramente, sfiorandogli ancora le lebbra con piccoli baci. “Voglio che tutti sappiano che sei stato tu a salvarmi e che tutti ci vedano insieme, che capiscano quanto siamo legati.”

Oddio, probabilmente già tutta Grande Inverno sapeva che Theon e Ramsay se la intendevano e facevano cose, come aveva detto Rickon, ma Theon voleva ufficializzare la cosa, che ci volete fare?

Ramsay, dopo che Theon l’aveva baciato e stretto in quel modo, aveva perso quel poco che gli rimaneva di capacità di intendere e di volere e quindi, aggrappato a lui e avvolto nel suo mantello, non disse più niente (e questo faceva capire quanto fosse turbato!) e si lasciò condurre dal giovane Greyjoy di nuovo dentro la fortezza di Grande Inverno fino al salone dei banchetti.

Confusamente, il suo unico neurone gli stava comunicando che qualsiasi posto al mondo andava bene, bastava che Theon fosse accanto a lui.

Fine capitolo nono

 

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo e ultimo ***


Capitolo decimo e ultimo

 

Passerà pure questa fine del mondo
E vedrai allora sarà tutto l'opposto
Di ciò che ti hanno detto
E se per caso ti perdessi nella confusione
Tra chi scappa, grida, piange o si sente perso
Stringi forte tra le mani questa convinzione
Si può essere vincenti nel tempo più avverso

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Theon rientrò nel salone dei banchetti di Grande Inverno tenendo Ramsay stretto a sé, con un braccio attorno alla sua vita. Tyrion, nel frattempo, era anche lui ritornato al suo posto e annuì tra sé con un sorrisetto: alla fine l’idiota viziato aveva dimostrato di essere meno imbecille e egocentrico di quanto lui pensasse, tanto meglio così!

Sansa si voltò stupita verso i due giovani, non tanto per quella stretta (visto che ormai anche le pietre del castello sapevano che Theon e Ramsay se la intendevano…), quanto perché in realtà non si era nemmeno accorta del fatto che il giovane Bolton fosse uscito dalla sala e, pertanto, non aveva capito dove si fosse diretto Theon dopo una manciata di minuti.

Ora era tutto molto più chiaro.

“Lady Sansa” esordì Theon, portandosi di nuovo davanti alla giovane e tirandosi dietro un Ramsay che, una volta tanto, non sembrava contento di essere al centro dell’attenzione, “ti ho già espresso quanto sia grato e commosso per la tua bontà e generosità, per avermi perdonato e accolto nella tua famiglia. Però… ecco, desidererei tanto che Ramsay potesse sedere accanto a me a questo tavolo d’onore, questo renderebbe piena la mia gioia di questa sera. Lui mi ha salvato la vita, ha affrontato il Re della Notte per difendermi e, senza di lui, né io né Bran saremmo qui adesso.”

Sansa annuì, ma non sembrava molto convinta.

“Ramsay Bolton ha molte cose da farsi perdonare e non mi sembra che abbia mai chiesto la mia indulgenza né quella della mia famiglia” replicò. “Ho accettato di ospitarlo a Grande Inverno nonostante un anno fa lui lo avesse occupato con la forza, ma solo perché, in previsione della battaglia contro gli Estranei, avevo bisogno di ogni uomo disponibile. È il motivo per cui abbiamo al nostro fianco anche gli stessi Lannister e i loro uomini… ma non comprendo perché dovrei ammettere Ramsay alla tavola d’onore.”

Beh, diciamo che Sansa non era poi così selettiva nei confronti di chi sedeva a quel tavolo, visto che vi si trovavano anche Daenerys che lei non sopportava, Tyrion in quanto Primo Cavaliere di Daenerys, e addirittura quel subdolo di Lord Varys. Un Ramsay in più o in meno non avrebbe fatto poi gran differenza, però quello era un momento in cui lei poteva permettersi di tirarsela un po’ e di far capire a tutti i presenti che, nonostante ci fosse anche la biondina dei Draghi, alla fine la Lady di Grande Inverno era lei e lei sola.

“Perché senza di lui io sarei morto” rispose semplicemente Theon, stringendo a sé il giovane Bolton. “Perché lui era disposto a morire insieme a me, se necessario, e ha distratto il Re della Notte quanto bastava per permettere ad Arya di eliminarlo. Io, Bran, tutti noi in realtà dobbiamo la nostra vita a Ramsay.”

“Ah, sì, ma io a dire il vero volevo solo proteggere Theon, non me ne fregava un accidenti di Bran e di tutta Grande Inverno e…” iniziò a spiegarsi Ramsay, ovviamente senza aver prima collegato il suo unico neurone ballerino ma ritenendo che fosse meglio essere sinceri fino in fondo. Theon, però, gli rifilò una gomitata nelle costole per zittirlo e riprese il suo discorso.

Come dicevo, Ramsay non è un eroe e non vuole neanche esserlo, ma ha compiuto un gesto nobile e generoso per salvarmi e grazie a lui il Re della Notte e i suoi mostri sono stati sconfitti: merita un posto alla tavola d’onore tanto quanto me. Del resto, mi sembrava di aver capito che gli Stark non intendessero procedere contro le famiglie Bolton e Frey per punirle del loro tradimento…”

Sansa trattenne una risatina che in quel momento non era appropriata e si ricompose subito, di nuovo Lady di Ghiaccio.

“Non abbiamo voluto occuparci della punizione dei Bolton e dei Frey perché in questo momento non abbiamo energie da sprecare con loro” disse. “E, del resto, ritengo che la loro punizione sia già quella più indicata: sono costretti a vivere alle Torri Gemelle, a spiarsi l’un l’altro, senza potersi fidare di nessuno, guardandosi continuamente alle spalle. Ormai, volenti o nolenti, sono una sola famiglia e devono fare fronte comune contro chi, come gli Stark, potrebbe volerli attaccare, ma allo stesso tempo non possono contare gli uni sugli altri. Penso che sia la punizione migliore per loro, vivranno una vita d’inferno e, se un domani dovessero cercare di fuggire o cose del genere, l’esercito del Nord sarebbe loro addosso.”

Eh sì, Sansa Stark era diventata davvero diabolica!

“Questo è giusto” convenne Theon, “ma per quanto riguarda Ramsay, allora?”

Sansa sorrise con condiscendenza.

“Come desideri, Theon. Ramsay ti ha salvato la vita e pertanto si è guadagnato il diritto di sederti accanto al tavolo d’onore” concluse.

Soddisfatto, Theon condusse Ramsay al tavolo e lo fece sedere accanto a sé, sorridendo felice, mentre Ramsay non aveva capito un cavolo di quanto era appena accaduto e si guardava attorno con aria più stravolta del solito.

“Allora è vero che voi due fate cose!” disse Rickon, trionfante, rivolto verso Theon. “Bran non mi vuole raccontare tutto quello che vede, ma sono sicuro che sappia tutto quello che succede nella vostra camera da letto!”

Bran è un guardone, avrebbe voluto rispondere Theon, ma per quella sera era già abbastanza. Rivolse a Rickon un sorriso di circostanza e la cosa finì lì, mentre il banchetto riprendeva e i brindisi e i festeggiamenti si sprecavano.

Quando il banchetto ebbe fine e la maggior parte degli ospiti aveva lasciato il salone per andare altrove a fare cose, appunto, oppure a continuare a ubriacarsi come se non ci fosse un domani, anche Theon decise che era arrivata l’ora di ritirarsi. Si presentò di nuovo davanti a Sansa, ancora una volta portandosi dietro un Ramsay che non era così entusiasta, si inchinò al suo cospetto e la ringraziò con calore per averlo accettato come parte della famiglia e per aver permesso anche a Ramsay di sedersi al tavolo d’onore con loro.

Poi disse un’altra cosa.

“Anche Ramsay voleva ringraziarti per averlo perdonato, è pentito di ciò che ha fatto e vuole mostrarti personalmente la sua gratitudine per essere stata così magnanima con lui” riprese, afferrando il giovane Bolton per un braccio e spingendolo in avanti con una gomitata non così amichevole direttamente nel rene. “Vero, Ramsay? Non essere timido, Lady Sansa sarà felice di accogliere le tue parole.”

Era un momento catartico per Theon: in tutti quei mesi, ovviamente, si era reso sempre più conto del fatto che ormai era lui a gestire Ramsay, ad averlo in suo potere, a soggiogarlo e vincerlo anche con il sesso e le coccole… ma questa era la dimostrazione più lampante, davanti a tutti ma principalmente per se stesso. Questo avrebbe urlato al mondo che era Theon Greyjoy, ormai, a comandare tra i due, alla faccia di Forte Terrore e delle sue segrete!

Ramsay era basito. Naturalmente non aveva capito un accidenti del fatto che Theon volesse mostrare la sua forza e il suo controllo e pensava solo che a lui di Sansa, degli Stark e di Grande Inverno non sarebbe potuto fregare, strafregare e strafottere di meno… comunque non sarebbe stata la prima volta in vita sua che fingeva e, per fare contento Theon, poteva anche permettersi di dire due stronzate a caso e andare tutti a letto contenti e sereni! Così si piazzò davanti alla Lady, le rivolse un bel sorriso (avete mai notato che quando Ramsay sorride gli vengono le fossette? Io sì!) e si preparò un discorsetto dei suoi.

“Lady Sansa, per me è stato un onore sedermi al tavolo degli Stark” disse, e sembrava pure convinto! “Mi dispiace molto per quello che mio padre ha fatto alla vostra nobile famiglia e me ne vergogno, mi dispiace anche per aver accettato di usurpare il posto che solo voi meritate come Lord del Nord e… sono commosso per il fatto che, nonostante tutto, mi avete accettato. E sono anche ammirato per il tipo di punizione che avete deciso di impartire a mio padre e ai Frey… sinceramente nemmeno io sarei riuscito a escogitare di meglio! Sarete una splendida Lady per Grande Inverno e il Nord è fortunato ad avervi.”

Per qualche istante rimasero tutti a bocca aperta. In effetti Ramsay, quando voleva, era in grado di collegare il neurone e tirar fuori un discorso che sembrava quasi quello di una persona normale, l’aveva già fatto a Grande Inverno con i Lord alfieri degli Stark e ora lo faceva con Sansa.

Però era sempre meglio non sfidare troppo la fortuna. Theon, soddisfatto, si prese Ramsay sottobraccio e con un ultimo inchino diede la buonanotte a Sansa e agli Stark, affrettandosi poi a portarselo via prima che, magari, sparasse qualche boiata e rovinasse tutto!

Mentre si avviavano verso la loro stanza, attraversando i corridoi della fortezza, Ramsay notò con la coda dell’occhio Jaime Lannister che entrava furtivamente nella camera di Brienne. Visto che, notoriamente, il giovane Bolton non si faceva mai i fatti suoi, si affrettò ad afferrare il braccio di Theon per mostrargli la scena.

“Tu l’avresti mai immaginato? Quel Lannister che si scopa la sorella adesso ha cambiato gusti, si interessa a quella tizia che non si sa bene se sia una donna o un uomo” disse a bassa voce, con il consueto tatto e nel modo meno politically correct possibile!

A dirla tutta anche Theon era rimasto piuttosto sorpreso, ma sinceramente lui era l’ultimo che potesse commentare i gusti altrui! Per tutta la vita era stato un donnaiolo, fin troppo superficiale, aveva considerato le ragazze soltanto come oggetti da spupazzare a piacimento e poi buttare via… e adesso si ritrovava ad avere una relazione seria (vabbè, si fa per dire!) con un ragazzo, e neanche con un ragazzo qualsiasi, ma con Ramsay Bolton, che, anche volendo sorvolare su ciò che aveva fatto a lui personalmente, era un tipo imbarazzante, fin troppo schietto, mezzo psicopatico e con un solo neurone che vagava indisturbato nell’abisso siderale che era la sua mente. No, Theon non poteva assolutamente sindacare sull’attrazione per qualcuno.

“Beh, meglio così per tutti. Magari sarà la volta che Jaime Lannister si allontanerà da quella serpe della sorella e che deciderà di combattere al fianco degli Stark e dei Targaryen, come fa Tyrion” commentò, tirando via Ramsay prima che decidesse, magari, di andare a chiedere chiarimenti a Jaime stesso sul fatto che facesse cose con Brienne.

Tuttavia, mentre lo conduceva verso la loro camera, Ramsay non poté trattenere una risatina.

“Certo che stanotte ne avrà di cose da spiare quel guardone di Bran!” mormorò, divertito.

Theon concordò, sperando in effetti che il giovane Stark fosse talmente impegnato a godersi la novità di Jaime e Brienne da non sintonizzarsi su ciò che sarebbe accaduto nella loro stanza!

Ma non era finita. Girando l’angolo, i due si imbatterono in Gendry, che al contrario di ciò che ci si sarebbe potuti aspettare aveva proprio un’aria da funerale.

“Gendry Baratheon, vero?” lo apostrofò subito Ramsay, felicissimo di poter andare a rompere le palle a qualcuno. “Io sono Ramsay Bolton. Insomma, siamo proprio due bastardi fortunati, noi, eh?”

E rise della sua stessa battuta che non faceva ridere proprio nessun altro. Anzi, Gendry sembrava ancora più depresso.

“Beh, che c’è, non sei contento? Sei stato riconosciuto unico Baratheon ancora in vita e nominato Lord di Capo Tempesta” riprese Ramsay, che proprio non si rendeva conto di quando era il momento di tacere.

“Non mi serve a niente essere Lord di Capo Tempesta se non posso avere quello che ho sempre desiderato” replicò il ragazzo, scuotendo il capo tristemente. “Ora che ho anch’io un titolo nobiliare ho pensato che avrei potuto finalmente chiedere ad Arya di sposarmi, ma lei… lei ha rifiutato dicendo che non vuole essere una Lady, che non fa per lei e che mi troverò senza problemi una fanciulla più adatta come sposa. Ma io non voglio un’altra, io amo lei, la amo fin da quando era una ragazzina cenciosa e…”

“Tu hai chiesto ad Arya di sposarti e lei ha rifiutato?” si stupì Theon. Anche stavolta non era tanto stupito dal fatto che qualcuno potesse essersi innamorato di Arya (anche se lui l’aveva sempre considerata, detto senza tanti complimenti, un cesso), quanto dal coraggio dimostrato da Gendry nell’averla chiesta in sposa. Non era poco che ne fosse uscito vivo, magari allora aveva qualche speranza!

“Insomma, ma sei proprio un coglione!” reagì Ramsay, sbuffando. “Perché queste cose le dici davanti a noi invece che a lei?”

Gendry lo fissò come se non capisse, ma a dirla tutta Ramsay aveva detto l’unica cosa sensata di tutta la serata…

“Sì, ma che sei, scemo? Lei ha detto che devi trovarti un’altra se vuoi una Lady, no? E tu dille che non la vuoi, una Lady!” ribadì il giovane Bolton, come se spiegasse cose ovvie a un cretino integrale. “Dille che vuoi solo lei e che non t’importa di Capo Tempesta, che ci metterai qualcun altro e che ti basta che stiate insieme. È così difficile?”

Gendry parve illuminarsi: no, effettivamente non era difficile, però lì per lì non ci aveva pensato e aveva avuto bisogno che Ramsay Bolton lo facesse ragionare (il che la dice lunga anche sull’effettiva intelligenza di Gendry…). Era vero, Arya non aveva detto che non lo amava e infatti l’aveva anche baciato. Aveva solo risposto che lei non sarebbe mai stata la Lady di un castello… e lui, fesso, se n’era andato con la coda tra le gambe. Doveva tornare subito a cercarla e dirle che l’amava e che l’avrebbe seguita ovunque, che voleva solo stare con lei e che Capo Tempesta se la prendessero pure gli Estranei o chi per loro, visto che gli Estranei non c’erano più!

In fretta, ringraziò Ramsay per il prezioso consiglio e corse a cercare Arya.

Theon rimase perplesso a guardare il suo compagno che, ancora una volta, aveva dimostrato un acume insospettabile.

“Ma… tu non la conosci quasi, Arya. Come hai fatto a capire cosa avrebbe dovuto dirle Gendry?” gli domandò.

“Non è ovvio? Ho pensato a cosa avrei detto io” rispose Ramsay, semplicemente. “A me non importa più niente di Forte Terrore o di Grande Inverno o di qualsiasi altro posto e non voglio più essere Lord di niente, tutto quello che voglio è stare con te, e ho immaginato che anche per Gendry fosse la stessa cosa.”

Quelle parole così spontanee e allo stesso tempo preziosissime emozionarono e commossero Theon fino in fondo al cuore e anche più in basso. Passò il braccio attorno alla vita di Ramsay e si diresse con lui verso la loro camera, stavolta con molta più urgenza e sperando di non incontrare più nessuno. Ramsay gli aveva appena detto, a modo suo, che lo amava, che per lui era tutto ciò che aveva al mondo, e Theon non si era mai sentito così desiderato e accolto. L’affetto seppur morboso e ossessivo di Ramsay era comunque un sentimento profondo e vero e lui… lui cominciava davvero a pensare di essere tanto folle da ricambiarlo!

Ah, quella notte Bran Il Guardone ne avrebbe avute di cose da spiare!

Quando furono finalmente nella loro camera, Theon lo strinse tra le braccia e lo baciò appassionatamente e profondamente, travolgendolo come un fiume in piena, spingendolo sul letto e mettendosi sopra di lui. Lo spogliò e si liberò delle proprie vesti, continuando a baciarlo e a stringerlo, fino a seppellirsi in lui completamente fondendosi con il suo corpo. Ramsay, stordito dalle emozioni di quell’indimenticabile giornata e stravolto per gli abbracci appassionati di Theon, non capì bene cosa stesse accadendo e poté solo accogliere con spontaneità e naturalezza il giovane Greyjoy, mentre sentiva che gli tremavano le gambe e i polsi. Era del tutto sopraffatto da Theon e si lasciò andare in sua balìa, desiderando solo che quell’abbraccio appassionato non finisse mai.

Alla fine Ramsay era sfinito e disfatto ma Theon non aveva ancora finito con lui: dopo tutto quello che era successo quella sera dovevano anche parlare e lui avrebbe dovuto spiegargli i suoi progetti per l’immediato futuro.

Lo strinse a sé con tenerezza e gli accarezzò dolcemente i capelli scarmigliati.

“Ramsay, ti chiedo perdono per averti messo da parte questa sera” disse. “È vero che poi ho cercato di rimediare, ma è stato comunque imperdonabile da parte mia lasciarmi affascinare dagli Stark e ferirti lasciandoti solo. Tyrion aveva tutte le ragioni ad essere arrabbiato con me e anche tu. Al contrario, tu mi hai fatto capire cosa conta veramente quando… quando si ama qualcuno.”

Theon non aveva dimenticato ciò che Ramsay aveva consigliato a Gendry!

“E io voglio stare con te, voglio averti con me per sempre, però sento anche di doverti spiegare che, anche questa volta, non torneremo subito a Pyke, sebbene te lo avessi promesso” riprese poi, abbracciando e accarezzando il compagno. “Ho il dovere di combattere al fianco degli Stark in quest’ultima guerra per il Trono di Spade, specialmente ora che mi hanno accettato come uno di loro. Però… ecco, alla fine di tutto vorrei anche ritrovarmi di nuovo con te, poter davvero tornare alle Isole di Ferro e vivere insieme come ti avevo promesso. Gli Stark sono la mia famiglia, ma lo è anche Yara e tu sei… tu sei il ragazzo che amo. Puoi fare quest’ultima cosa per me e combattere al mio fianco?”

Era la prima volta che Theon gli diceva che lo amava e che gli chiedeva il suo parere. Ramsay era stravolto e felice, il neurone impazzito quasi si fondeva per l’emozione!

“A me basta stare con te, non voglio altro, come ho detto a Gendry” ammise a voce bassissima. “Combatterò al tuo fianco, non per gli Stark ma per te… anche perché sennò tu ti faresti ammazzare, come hai rischiato con il Re della Notte. Non ce la puoi proprio fare senza di me!”

“No, infatti, non posso” scherzò Theon. Sorrise felice e baciò di nuovo Ramsay, un bacio profondo, intimo, infinito ma anche incredibilmente dolce e tenero. E, dopo quel bacio, lo avvolse nel suo abbraccio per addormentarsi insieme a lui, due solitudini che finalmente si erano trovate per completarsi. La guerra per il Trono di Spade sarebbe presto ripresa, ma a loro importava solo viverla insieme… e chissà quanti casini sarebbero riusciti a combinare!

Ma questo lo scoprirà chi avrà voglia di proseguire questo folle viaggio con me e con i nostri due improbabilissimi protagonisti…

 

FINE

 

 

 

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