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Pagherei pure tutto l'oro del
mondo
Per tornare al giorno quando t'ho conosciuto
E mi sono fidata
Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Il viaggio in mare per raggiungere la flotta
di Euron e liberare Yara non fu precisamente una passeggiata di salute, visto
che dalle Isole di Ferro la nave di Theon e dei suoi uomini dovette praticamente
circumnavigare i Sette Regni per raggiungere Approdo del Re! Ramsay, che si
aspettava un giretto per mare di qualche giorno, allo scadere della prima
settimana cominciava a dare segni di aperta insoddisfazione e si mostrava più
petulante e insopportabile del solito. Theon dovette armarsi di tutta la sua
pazienza e sperare, inoltre, che qualcuno dei marinai non prendesse
l’iniziativa di gettare il giovane Bolton in mare visto che, a quanto pareva,
alla fine si era pure affezionato sul serio a quello strano ragazzotto.
“Ma insomma, quanto ci vuole a raggiungere
quella stramaledetta Flotta di Ferro?” protestò dopo la seconda settimana di
viaggio. “Qui ci passiamo una vita,
come fai a sapere che, nel frattempo, Euron non ha ammazzato tua sorella? Quel
tanghero sarebbe capace di tutto… e se arriviamo là dopo questo interminabile viaggio e scopriamo che,
oltretutto, non è servito a niente?”
In verità quella era anche la segreta paura
di Theon, ma non poteva mostrarsi sfiduciato davanti ai suoi uomini e,
soprattutto, doveva trovare un modo per zittire Ramsay prima che qualcuno degli
Uomini di Ferro lo facesse tacere per sempre…
“Sono sicuro che Yara è ancora viva” replicò
dunque. “E il tempo che trascorreremo in mare ci sarà utile per raccogliere
informazioni e organizzare la sua liberazione. Dovremmo parlare con gli uomini
che sono riusciti a sfuggire alla cattura e che hanno chiesto il mio aiuto per
capire come…”
“Poveretti, quei disgraziati se lo sono fatto
per ben tre volte, ‘sto viaggio! Hanno tutta la mia comprensione” commentò
Ramsay.
Theon alzò gli occhi al cielo, fece appello a
tutta la sua pazienza ancora una volta e riprese a parlare.
“Stavo dicendo che vorrei proprio capire come
mai Euron si sia diretto verso Approdo del Re quando aveva detto di voler
proporre la sua Flotta a Daenerys Targaryen.”
“Avrà sbagliato Regina” disse Ramsay,
laconico.
“Eh, appunto!” confermò Theon, lasciando ogni
speranza di tacitare il compagno… “Teoricamente lui sarebbe dovuto andare a
Roccia del Drago per incontrare la Targaryen e, siccome Yara aveva detto di
volerla raggiungere prima di lui, credevo che si fossero affrontati in mare, ma
adesso la cosa sembra cambiare aspetto e voglio capirci di più. Convocherò in
cabina il marinaio che è venuto a parlarmi quella notte e mi farò raccontare tutto.”
“Ah, bene, almeno ammazzeremo un po’ il tempo
ascoltando un racconto di avventure”
approvò Ramsay, con l’entusiasmo di un bambino a cui è stata promessa la favola
della buonanotte. “Visto che questo viaggio sembra non finire mai…”
Theon sospirò.
Pochi minuti dopo il marinaio era giunto in
cabina e stava raccontando come erano andate effettivamente le cose, ossia in
modo del tutto opposto a ciò che Theon si era aspettato.
“Yara ha saputo che la Regina Daenerys non si
trovava più a Mereen, bensì a Roccia del Drago e quindi abbiamo fatto vela
verso quel luogo” iniziò a spiegare l’uomo. “Daenerys si era alleata con Tyrion
Lannister, con Lady Olenna Tyrell e con i Martell di Dorne ed è stata molto
felice di accettare la Flotta di Ferro che tua sorella le ha offerto. Durante
quell’incontro, la Targaryen ha deciso di usare tutte le armi e le flotte a sua
disposizione per stringere d’assedio Approdo del Re e anche la Flotta di Ferro
doveva parteciparvi, ma prima avremmo dovuto accompagnare Ellaria Sand e le sue
figlie, le Serpi delle Sabbie, a Dorne.”
“E perché?” si intromise Ramsay, che era già
riuscito a stare zitto fin troppo rispetto ai suoi standard. “Voglio dire, Yara
aveva offerto alla Regina dei Draghi la sua flotta e quella non ha trovato
niente di meglio da fare che usarvi come accompagnatori
per scarrozzare in giro quelle strane tipe di Dorne? Con tutto il viaggio che
vi eravate già sobbarcati…”
Theon avrebbe voluto sbattere la testa contro
le pareti della cabina. Era quanto meno singolare che Ramsay Bolton definisse strane tipe Ellaria Sand e le sue
figlie, insomma, da che pulpito… e come c’era da aspettarsi non perdeva
occasione per sottolineare che quel viaggio per mare era troppo lungo e metteva
alla prova i suoi nervi. Beh, Theon ne sapeva qualcosa di esaurimenti nervosi
visto che stava per averne uno proprio in quel momento… però, a ben pensarci,
nemmeno a lui tornava tanto questa cosa. Perché Daenerys Targaryen non aveva
voluto approfittare della Flotta di Ferro per l’assedio? Insomma, Ramsay aveva
posto la domanda con la sua solita diplomazia,
ma a dirla tutta il dubbio aveva sfiorato anche il giovane Greyjoy.
“Non c’era proprio nessun altro che potesse
scortare Ellaria Sand e le sue figlie a Dorne?” domandò infatti.
“Appunto, era quello che dicevo anch’io e…”
“Questo non posso saperlo, forse pensava che
con noi sarebbero state più al sicuro, ma è stata la scelta sbagliata” rispose
il marinaio, rispondendo al suo Principe e ignorando le proteste di Ramsay.
Ecco, anche lui aveva capito che era preferibile non ascoltarlo più di tanto.
“Durante il viaggio siamo stati intercettati e attaccati dalla flotta di Euron
che voleva proprio catturare le donne. Nessuno di noi poteva sospettarlo, ma
Euron invece di offrire la Flotta di Ferro a Daenerys Targaryen era andato ad
offrirsi a Cersei Lannister e le aveva chiesto di sposarlo.”
“Immagino che Cersei lo abbia mandato a quel
paese, lui e la sua grossa Flotta!”
rise Ramsay, ripensando alle spacconate di Euron all’acclamazione di Re. Alla
fine aveva offerto le sue grazie a
Cersei invece che a Daenerys ma anche lei, come prevedibile, gli aveva risposto
picche! Cosa si aspettava? Quelle erano Regine, non pescivendole!
Theon trovava alquanto fuori luogo il
divertimento di Ramsay. Insomma, si stava pur sempre parlando della cattura di
Yara, no? Cosa c’era da ridere tanto?
“Forse se tu non interrompessi ogni istante
riusciremmo anche a capire come sono andate le cose, non ti pare?” disse
quindi, rivolgendosi bruscamente a Ramsay che sul momento si offese e mise su
il broncio, ma perlomeno lo fece silenziosamente e quindi diede al marinaio la
possibilità di continuare il suo racconto.
“Lord Bolton comunque ha ragione, Cersei ha
rifiutato la proposta di Euron ed è stato per quello che lui ha voluto
catturare Ellaria Sand e le sue figlie… e quindi anche Yara” riprese l’uomo.
“Ha detto che avrebbe donato quelle donne alla Regina come regalo di nozze per
permetterle di vendicarsi su di loro, visto che erano state proprio loro ad
avvelenare la Principessa Myrcella. Era convinto che, in questo modo, Cersei lo
avrebbe accettato come suo sposo.”
Ramsay riprese a ridacchiare e Theon gli
lanciò uno sguardo assassino.
“Che c’è? Non ho detto una parola!” si
lamentò il giovane Bolton.
“E così ha catturato anche Yara, sebbene lei
non sia stata data come prigioniera ai Lannister, non so per quale motivo ma
Euron ha deciso di tenerla nella sua cabina” continuò il marinaio. “Molti
Uomini di Ferro sono morti combattendo valorosamente contro Euron, che si è
impadronito di quasi tutte le navi di Yara. È stato allora che Harrag ha detto
che non valeva la pena farsi ammazzare per Yara e che dovevamo tentare di
rubare una nave e di far ritorno alle Isole di Ferro. Siamo riusciti a farlo
approfittando della sera in cui Euron ha condotto Ellaria Sand e le Serpi delle
Sabbie da Cersei, ma io sentivo che non era giusto… ho accettato di scappare
solo perché speravo di chiedere aiuto a te, Principe Theon. E ho fatto bene
perché adesso siamo qui, in viaggio per andare a liberare Yara!”
“È una bella scusa per giustificare il fatto
di essere fuggiti come codardi” ridacchiò ancora Ramsay, ma questa volta Theon
non lo rimproverò. Da un lato riteneva che, in fondo, il giovane Bolton non
avesse poi tutti i torti; dall’altro, però, pensava che la vigliaccheria di
Harrag e dei suoi compagni alla fine era stata utile, altrimenti lui non
avrebbe mai saputo che Yara era stata rapita da Euron.
E poi, a dirla tutta, chi era Theon Greyjoy
per accusare qualcun altro di essere un vigliacco? Via, sul serio?
“Però, mio Signore, ecco… c’è anche un’altra
cosa, non so quanto sia vero ma… ecco” riprese l’uomo che sembrava
improvvisamente parecchio più scosso. “Quando Euron ci ha attaccati e ha
catturato Yara, lei ha gridato di lasciarla andare, che lei e la Flotta di
Ferro dovevano combattere contro una terribile minaccia e che Cersei era una
sciocca a non averla presa sul serio. Euron ha riso di lei e ha detto che stava
mentendo per salvarsi ma io… io non lo credo affatto. Yara non aveva paura di
essere uccisa da Euron, lei lo disprezza, invece quando ha parlato di questa
minaccia spaventosa pareva… ecco, sì, per la prima volta pareva che nei suoi
occhi ci fosse davvero un’ombra di terrore.”
Improvvisamente nella cabina si fece
silenzio, un silenzio cupo e opprimente, un silenzio vero. Sì, infatti anche Ramsay aveva smesso di ridacchiare e fissava
Theon con gli occhi sbarrati.
“Di cosa stai parlando, puoi essere più
chiaro?” domandò Theon all’Uomo di Ferro, guardandolo dritto negli occhi.
“Dopo l’incontro a Roccia del Drago Yara era
turbata ma, ovviamente, non si è confidata con noi” replicò il marinaio. “Però
l’ho sentita parlare con Ellaria Sand di cose strane, esseri né vivi né morti e
certi Estranei che… credo fosse proprio per questo che noi eravamo stati
incaricati di riportare al sicuro le donne di Dorne.”
Esseri né vivi né morti, Estranei… gli Uomini
di Ferro non conoscevano quelle creature e le loro leggende, ma gli uomini del
Nord sì. Ramsay sbarrò ancora di più gli occhi e, cosa sempre più incredibile,
non disse niente, mentre Theon impallidì mortalmente. Lui aveva sentito le
storie della Vecchia Nan a Grande Inverno, da ragazzino, insieme agli Stark, e
quindi sapeva di cosa stesse parlando l’uomo di Yara.
Tuttavia non era il caso di allarmare l’equipaggio,
c’era il rischio che si ammutinassero e decidessero di tornare indietro,
buttando a mare il loro Principe e il suo compagno sociopatico. Theon,
approfittando dell’insperata quiete che il silenzio insolito di Ramsay gli
offriva, cercò di tirar fuori un sorriso forzato e parlò al marinaio per
congedarlo.
“Molto bene, ti ringrazio per tutte le
informazioni utili che mi hai saputo riferire” disse. “Ora la cosa più
importante è arrivare il prima possibile ad Approdo del Re e liberare Yara, al
resto penseremo dopo, sarà proprio lei a dirci cosa dobbiamo fare, è la nostra
Regina.”
“Sì, Yara è la nostra Regina, dobbiamo
viaggiare ancora più veloci per salvarla prima che Euron decida di ucciderla”
rispose l’Uomo di Ferro che poi uscì dalla cabina lasciando soli Theon e
Ramsay.
“Gli Estranei, i non-morti” mormorò il
giovane Bolton, sbigottito. “Mio padre me ne parlava, mi chiudeva nelle segrete
e diceva che gli Estranei e i non-morti sarebbero venuti a prendermi e a
portarmi via perché ero un bambino inutile e stupido… Io allora ero terrorizzato
ma poi, crescendo, ho iniziato a pensare che fossero solo storie inventate per
spaventarmi. Ma adesso…”
Theon si sedette accanto al compagno e gli
circondò la vita con un braccio, stringendolo a sé sia per confortarlo sia
perché anche lui, in realtà, aveva bisogno di sentire un corpo morbido e caldo
accanto.
“Gli Uomini di Ferro non conoscono queste
creature, perciò Yara era così spaventata e il marinaio non ha capito bene, ma
io… io sono cresciuto con i ragazzi Stark e la Vecchia Nan, una domestica di
Grande Inverno, ci raccontava sempre storie spaventose a proposito di questi
esseri, gli Estranei, che vivevano oltre la Barriera e che, in inverni
particolarmente lunghi e gelidi, riuscivano a invadere il Nord” ricordò Theon,
perduto nei suoi pensieri e abbracciando ancora di più Ramsay. “Secondo le sue
storie gli Estranei uccidono le persone perché odiano tutti coloro che hanno il
sangue caldo e, dopo averle uccise, le trasformano in non-morti, esseri
totalmente privi di volontà e al loro totale servizio. Io non ho mai creduto
alla loro esistenza, ma forse qualcuno dei ragazzi Stark ci credeva. E… per il
Dio Abissale, ora che ci ripenso… quando Re Robert si trovava a Grande Inverno,
Benjen Stark venne dalla Barriera a chiedere al sovrano uomini per i Guardiani
della Notte, spiegando che erano sempre meno e che molti di loro erano spariti
oltre la Barriera. Mi sembra che disse anche che erano stati avvistati degli
Estranei e che per questo i Guardiani della Notte si spingevano fino alla
Foresta Stregata. Possibile che fosse tutto vero? Nessuno gli diede ascolto,
tanto meno il Re, però Jon… fu allora che Jon decise di diventare un Guardiano
della Notte, quindi forse lui gli credette.”
Theon ricordava anche che, al tempo, era un
ragazzo arrogante, presuntuoso e detestabile e che si era preso gioco di Benjen
Stark, di Jon e delle loro storie sugli Estranei. Non lo disse a Ramsay, ma in
quel momento si sarebbe preso a schiaffi per essere stato così idiota e
superficiale: se solo avesse ascoltato con più attenzione forse adesso avrebbe
avuto più informazioni… non per la prima volta Theon si rese conto che il se
stesso di qualche anno prima era davvero un ragazzino odioso e stupido e che
avrebbe meritato di essere preso a calci in culo da Grande Inverno alle Isole
dell’Estate!
“Se tutte queste storie sono vere allora…
allora non c’è niente che possiamo fare” esclamò Ramsay. Theon non l’aveva mai
visto così atterrito e sgomento. “Moriremo tutti, anzi, moriremo e poi
diventeremo non-morti!”
C’era da presumere che Ramsay, oltre a temere
un futuro da zombie e schiavo degli
Estranei, fosse anche piuttosto preoccupato all’idea che i prigionieri che
aveva torturato, scuoiato e ucciso, diventati non-morti, venissero a cercarlo
per vendicarsi, ridotti a brandelli e con poche dita… beh, dobbiamo ammettere
che era un’immagine piuttosto agghiacciante e la sua paura era del tutto
legittima!
Theon lo strinse di più a sé e lo baciò teneramente.
“Non facciamoci prendere dal panico prima del
tempo” disse con dolcezza. “Queste sono vecchie storie e non sappiamo che cosa
abbia davvero visto o sentito Yara. Tra pochi giorni saremo ad Approdo del Re,
la libereremo e poi ascolteremo la sua versione. Non dimentichiamo che,
comunque, se anche gli Estranei esistessero, c’è sempre la Barriera a dividerli
dai Sette Regni. Forse Yara ha incontrato anche Jon a Roccia del Drago e lui le
ha detto che c’è bisogno di un maggior numero di uomini tra i Guardiani della Notte
proprio a causa della minaccia degli Estranei. Non possiamo ancora sapere come
stiano veramente le cose. E, qualsiasi pericolo ci sarà da affrontare, lo
faremo insieme, sempre insieme, te lo prometto.”
Non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso,
ma Theon era rimasto molto colpito dall’evidente terrore di Ramsay e non faceva
fatica a immaginarselo bambino, atterrito e in lacrime, rinchiuso da Roose
Bolton nelle segrete di Forte Terrore e minacciato con lo spauracchio degli
Estranei. Poteva sembrare assurdo ma gli faceva tenerezza… insomma, alla fine
non c’era da stupirsi se quel bambino abusato era diventato una specie di
serial killer, complimenti a Roose Bolton Padre
dell’Annoad honorem!
Stretto nel caldo abbraccio di Theon e del
tutto sperduto nel suo bacio, Ramsay lasciò che il suo neurone andasse in stand by e si abbandonò totalmente alle
emozioni sempre nuove e incredibili che il giovane Greyjoy suscitava in lui,
dimenticando almeno per un po’ Estranei e non-morti.
Ma, ovviamente, la minaccia era già molto più
che concreta e quei due disgraziati neanche lo sapevano. Del resto, se ci fosse
da salvare il mondo e l’unica speranza fosse affidata a Theon Greyjoy e Ramsay
Bolton, anche voi sareste terrorizzati, o no?
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male Tutto ciò che conosco darti da imparare Possa ogni mia sfida farti sempre vincente Perché il solo egoismo sai non serve a niente Di errori fanne e fanne pure E sorridi a chi ti vuole male Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno Senza più ritorno…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Nonostante ciò che pensava Ramsay, e che
aveva ribadito più volte, in realtà alla fine almeno la Regina Cersei si era
lasciata convincere dalla grossa Flotta di
Euron… o meglio, aveva deciso di ricompensare almeno per una notte il Re
Buzzurro delle Isole di Ferro visto che lui le aveva portato in dono non solo
Ellaria Sand e le Serpi delle Sabbie per potersi vendicare della morte di
Myrcella, ma anche la Compagnia Dorata di Essos per combattere contro i suoi
nemici. Ora, che cosa esattamente potesse fare la Compagnia Dorata contro gli
Estranei non era dato sapere ma, a quanto pareva, Cersei degli Estranei se ne
sbatteva. Contenta lei visto che, se per caso al Nord non fossero riusciti a
fermarli, quelli sarebbero arrivati tranquilli ad Approdo del Re e la Compagnia
Dorata non gli avrebbe fatto neanche il solletico. Ma andiamo oltre, le
strategie di Cersei non sono di nostro interesse, tanto più che cosa si può pretendere
da una che accetta di andare a letto con Euron Greyjoy? L’unica cosa che ci
interessa di questo squallido incontro notturno è il fatto che consentì a Theon
e ai suoi uomini di salire a bordo della nave di Euron e liberare Yara.
“Ramsay, per questa impresa avrò bisogno
anche del tuo aiuto” disse Theon al suo stravagante compagno prima di
intrufolarsi a bordo della nave di Euron. “Dovremo uccidere gli uomini di mio
zio e so che tu sei molto bravo con arco e frecce…”
“Oh, sì, io sono bravissimo!” rispose Ramsay
illuminandosi tutto. Adorava fare il gioco
del cecchino e, inoltre, era felice che Theon dimostrasse di aver bisogno
di lui. Tutto questo tanto per far capire quanto veramente i rapporti si
fossero totalmente ribaltati in quegli ultimi mesi!
E così andò, infatti. Theon e Ramsay, insieme
agli Uomini di Ferro di Yara, salirono a bordo della nave di Euron abbattendo
con le loro frecce (e anche con qualche colpo d’ascia ben assestato) le
sentinelle e i marinai rimasti a guardia della nave. Poi, mentre i marinai di
Yara perlustravano la nave per accertarsi che non ci fosse nessun altro, Theon
raggiunse la cabina di Euron seguito da Ramsay. Yara si trovava lì, legata e
imbavagliata, era un po’ malconcia ma, tutto sommato, non sembrava ferita.
Theon si affrettò a liberarla, senza accorgersi che sia Yara sia Ramsay lo
stavano guardando con un’ammirazione che, nel caso di Ramsay, sconfinava nell’adorazione
vera e propria: nessuno dei due aveva mai visto il giovane Greyjoy così
determinato, abile e coraggioso… beh, a dire il vero nessuno al mondo lo aveva mai visto così, visto che il Theon di prima
era un inetto e un cretino. Ora quel ragazzo arrogante, presuntuoso e incapace
era cresciuto, era diventato un Uomo di Ferro, un giovane affascinante e
perfino carismatico (almeno questo era ciò che pensava Ramsay, del tutto perso
per lui!) e la sorella Yara ne era molto fiera.
Appena la donna fu libera, tutti si
affrettarono a scappare dalla nave di Euron e, mentre Theon e Ramsay conducevano
Yara verso la nave che avevano usato per arrivare fin lì, gli altri Uomini di
Ferro (compresa buona parte di quelli di Euron che non si facevano tanti
scrupoli a voltargli le spalle e a seguire la nuova Regina…) presero altre
cinque o sei navi della grossa Flotta
che Euron voleva donare a Cersei per ritornare alle Isole di Ferro. Insomma,
Euron quella notte forse si era tolto qualche prurito con la Regina Lannister,
ma al suo ritorno alla nave avrebbe trovato delle gran brutte sorprese e, molto
probabilmente, avrebbe anche perso definitivamente la possibilità di ottenere
un bis da Cersei!
La flotta, che ormai era di Yara, navigò per
tutta la notte cercando di allontanarsi il più possibile da Approdo del Re e
Theon decise di usare quel tempo per farsi raccontare dalla sorella tutto
quello che sapeva sugli Estranei. Le lasciò il tempo di riposarsi, mangiare e
bere qualcosa, ma poi fu lei stessa a presentarsi nella cabina che Theon
divideva con Ramsay per raccontare tutto quello che aveva visto e ascoltato.
“Eravamo a Roccia del Drago, Daenerys
Targaryen aveva accettato la mia alleanza e avevo scoperto che anche Tyrion
Lannister era passato dalla sua parte, e anche il tuo vecchio amico di Grande
Inverno, Jon Snow” iniziò a raccontare Yara.
Vecchio amico proprio no, non sono mai riuscito ad andare
d’accordo con Jon, io, e ora come ora credo che mi taglierebbe volentieri la
gola, pensò Theon.
“In realtà l’incontro doveva servire per
preparare l’assedio ad Approdo del Re, c’erano anche Ellaria Sand e le sue
figlie e Lady Olenna Tyrell, però poi le cose sono andate diversamente, un
corvo ci ha informato che Snow sarebbe arrivato qualche giorno dopo portando
qualcosa che tutti noi dovevamo vedere” continuò. “La cosa che mi sembrò più
assurda fu che, qualche giorno dopo, all’incontro c’erano proprio tutti,
perfino Cersei Lannister e suo fratello e Euron con lei, è così che ho scoperto
che aveva offerto a lei la sua Flotta di Ferro.”
“Sì, insieme a quell’altra cosa che mi
stupisce parecchio che Cersei abbia potuto accettare. Vabbè, i gusti sono gusti”
commentò Ramsay, che ancora una volta non era riuscito a trattenersi.
Yara proseguì raccontando come Jon Snow
avesse convocato tutte le famiglie per proporre una tregua, perché il pericolo
che minacciava tutti i Sette Regni era mille volte più grave delle varie dispute
per il Trono di Spade. Visto che i convenuti, e in modo particolare persone di grande apertura mentale come Euron,
parevano non volerne sapere, Jon aveva fatto portare una cassa che, quando era
stata aperta, aveva rivelato un abominio al suo interno, un mostro, un
non-morto che, come prima cosa, si era avventato su Cersei (dimostrando con ciò
che questi non-morti non erano poi del tutto stupidi come si poteva pensare…).
“Jon ci ha fatto vedere che questa creatura
non si poteva eliminare con un semplice colpo di spada. Essendo già morta,
continuava a cercare di aggredire anche senza un braccio o senza una gamba”
raccontò Yara, senza capire che il turbamento e il pallore che vide
improvvisamente diffondersi sul volto di Theon non era tanto dovuto alla storia
del non-morto, che lui già conosceva dai racconti a Grande Inverno, quanto dall’idea
di quella cosa che se ne andava in giro anche senza braccia e gambe… gli
risvegliava ricordi molto poco piacevoli sul fatto che lui andava in giro con
diciassette dita invece che con venti! “Ci ha mostrato che per uccidere un
non-morto bisogna colpirlo con vetro di
drago o bruciarlo. Theon, ma tu sapevi di queste cose? Sapevi della loro
esistenza?”
Ramsay lo sapeva decisamente, visto che dopo
il racconto di Yara si era di nuovo zittito e fissava i due con occhi sgranati
e pieni di paura.
“A Grande Inverno ci raccontavano queste
storie, ma io non ci credevo e prendevo in giro Jon e gli altri che invece si
spaventavano” ammise Theon. “Ero un ragazzino sciocco e presuntuoso, avrei
dovuto ascoltare meglio quei racconti e forse adesso ne saprei di più.”
“Non dire sciocchezze e non farti venire
stupidi sensi di colpa” tagliò corto Yara, che preferiva il Theon combattivo
che era venuto a salvarla. “Come eliminare quei bastardi ce lo ha spiegato Jon
Snow e comunque Euron gli ha chiesto se quelle creature sanno anche nuotare e
Jon gli ha risposto di no. Così Euron ha deciso di riprendere il mare dove
Estranei e non-morti non possono arrivare.”
“Non sanno nuotare?” domandò Ramsay,
improvvisamente interessato alla questione, ma venne tranquillamente ignorato.
“Quindi i Sette Regni adesso sono minacciati
da questi esseri e per questo Jon Snow ha chiesto alle varie famiglie di
mettere da parte le discordie e le lotte per il trono e di unirsi per
affrontare questa minaccia?” riassunse Theon.
“Esattamente, però ti ho già detto qual è
stata la reazione di nostro zio, e anche Cersei Lannister ha rifiutato di
mandare i suoi soldati, sostenendo che non vuole indebolire la sua posizione
nella guerra che verrà dopo” rispose Yara. “Non le è piaciuto scoprire che il
Nord si è alleato con la Targaryen…”
“Ho sempre pensato che fosse una cretina, e
questo lo dimostra” reagì Ramsay. “Come fa a parlare della guerra che verrà
dopo e a pensare a quel suo stupido Trono di Spade? Se gli Estranei e i
non-morti supereranno la Barriera, distruggeranno tutti i Sette Regni, compresa
lei e la sua bella faccia!”
Questa volta sia Theon che Yara dovettero
ammettere che Ramsay aveva ragione e che aveva detto quello che anche loro, in
realtà, pensavano.
“Comunque sia, Euron ha solo finto di voler
tornare alle Isole di Ferro. Quando Daenerys mi ha incaricata di riaccompagnare
a Dorne Ellaria Sand e le sue figlie con la mia flotta, Euron ci ha
intercettati, ha ucciso la maggior parte dei miei uomini e ha portato Ellaria e
le Serpi delle Sabbie a Cersei, sperando di ottenere così i suoi favori. Ha
tenuto me prigioniera nella sua cabina senza uccidermi perché, diceva, aveva
bisogno di qualcuno con cui parlare” spiegò poi Yara.
“Per forza, solo una persona legata e
imbavagliata potrebbe stare ad ascoltare le stronzate che spara quel buzzurro…”
commentò Ramsay, e ancora una volta Theon e Yara erano d’accordo con lui!
“Cersei ha ordinato a Euron di portare la sua
flotta a Essos per imbarcare la Compagnia Dorata, il più potente esercito di
mercenari dei Sette Regni, così mentre Daenerys e gli Stark si organizzeranno
per combattere gli Estranei lei conquisterà le terre lasciate indifese”
concluse la giovane. “Siamo ritornati ieri e per questo nostro zio adesso è da
Cersei, penso che stia cercando di ottenere la sua ricompensa per averle fatto
questo dono.”
“Complimenti, due teste pensanti insieme che
non ne fanno neanche una” disse Ramsay, lapidario. “Se gli Estranei arriveranno
ad Approdo del Re, Cersei potrà ficcarsi tutta la Compagnia Dorata su per il…”
“Peggio per lei, no? A noi non interessa”
ribatté Yara. “Su questo sono d’accordo con Euron, anche se poi lui ha deciso
di mettersi al servizio della Regina: torniamo alle Isole di Ferro e lasciamo
pure che gli Estranei facciano fuori tutti i Lord di Westeros. Alla fine
saranno loro a regnare sul Trono di Spade, mentre noi riconquisteremo le nostre
isole! Non è divertente? Beh, adesso me ne vado a dormire, ci aspetta un lungo
viaggio per ritornare a Pyke.”
“Dillo a me…” sospirò Ramsay pensando all’interminabile
viaggio di andata, mentre la donna usciva ridendo dalla cabina.
Theon diede la buonanotte alla sorella, ma
era serio e pensieroso e non aveva affatto voglia di partecipare all’ilarità
della sorella.
No, non è divertente, non lo è per niente, Yara, e se tu
conoscessi i racconti sugli Estranei come li conosco io non saresti così
allegra…
Theon e Ramsay, rimasti soli, si prepararono
per andare a letto. Il giovane Bolton, però, era preoccupato vedendo Theon così
cupo e così gli si accoccolò tra le braccia per fargli la domanda che gli
premeva.
“Theon, perché fai quella faccia? Jon Snow ha
detto che gli Estranei e i non-morti non sanno nuotare, per cui sulle navi
siamo al sicuro e anche quando saremo a Pyke… Tua sorella ha ragione, a noi non
ce ne frega un accidente di chi prenderà il Trono di Spade, no? Noi torneremo
alle Isole di Ferro, Yara sarà la Regina e nessuno potrà farci del male,
staremo insieme come mi hai promesso. Perché me l’hai promesso, te lo ricordi?”
il tono di Ramsay era insistente, ma nascondeva un’angoscia che il ragazzo non
sapeva nemmeno di provare. “Mi hai promesso che saremmo tornati a Pyke con Yara
e che avremmo vissuto felici e contenti. Me lo hai promesso!”
Ramsay aveva ragione, ma Theon gli aveva
fatto quella promessa quando ancora non sapeva del pericolo rappresentato dagli
Estranei. Questo cambiava tutto. Certo, a lui non importava del Trono di Spade,
ma nel profondo del suo cuore sapeva di non poter abbandonare ancora una volta
gli Stark e lasciarli combattere quei mostri senza il suo aiuto. Se gli
Estranei avessero attraversato la Barriera, e non era impossibile visto che i
Guardiani della Notte erano rimasti in pochissimi, il primo luogo in cui si
sarebbero diretti sarebbe stato Grande Inverno e lui… lui non poteva
assolutamente fuggire, dimostrarsi ancora una volta un vigliacco e un Voltagabbana. Aveva già fatto tanto male
agli Stark e adesso doveva rimediare a qualsiasi costo…
Ma come avrebbe fatto a spiegarlo a Ramsay?
Per il momento decise di non dirgli niente.
Non rispose alla sua domanda ma lo prese tra le braccia e iniziò a baciarlo
intensamente, stringendolo forte a sé e perdendosi in lui con passione e
disperazione insieme, conscio che non poteva rassicurarlo con le parole ma che
poteva farlo nel modo che gli era più congeniale. E comunque anche lui riusciva
a non pensare più tanto agli Estranei e ai doveri che aveva verso gli Stark
mentre si fondeva con il corpo morbido di Ramsay e giungeva alla totale
soddisfazione unito a lui, perso nel suo calore. In quanto a Ramsay, quando
faceva l’amore con Theon spegneva del tutto ogni collegamento con la realtà e
con il suo unico neurone e dimenticava il resto del mondo, Estranei compresi,
sentendosi completo e felice nell’unione con lui, entrando in un universo di
luce, amore e passione che prima non sapeva neanche esistessero.
Theon ci avrebbe pensato il mattino dopo a
dire a Ramsay che la sua intenzione era dirigersi a Grande Inverno e combattere
gli Estranei a fianco degli Stark, e non sarebbe stato facile.
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno
E in tanti proveranno forse
alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Il giorno successivo alla liberazione della
ragazza, Theon e Yara stavano parlando sul ponte della nave, mentre Ramsay li
ascoltava e spesso interveniva, quasi sempre a sproposito come sapeva fare lui.
Di sicuro non si aspettava quello che sarebbe
accaduto, altrimenti avrebbe iniziato a sclerare dal principio… ma andiamo con
ordine!
“È un bene che nostro zio Euron si sia
alleato con Cersei Lannister, nel frattempo noi avremo tutto il tempo di
tornare alle Isole di Ferro e io potrò reclamare il trono” stava dicendo Yara,
infervorata. “Ovviamente tu sarai al mio fianco e, visto che non vuoi essere
Re, sarai il mio consigliere principale, una sorta di Primo Cavaliere come
hanno i sovrani del Trono di Spade. Che ne dici?”
“E io cosa diventerò? Anch’io ti ho aiutato!”
intervenne Ramsay, offeso per non essere stato considerato.
Yara alzò gli occhi al cielo, ma poi si mise
a ridere. Tutto sommato quello strano ragazzotto iniziava a starle simpatico e
non poteva negare che fosse anche merito suo se adesso era libera, lui aveva
davvero combattuto al fianco di Theon per salvarla da Euron.
“Beh, sarai anche tu un mio consigliere, come
Theon. Noi di Pyke non abbiamo nessun obbligo di seguire le regole di Westeros
e possiamo anche averne due, di Primi Cavalieri, e chiamarli come ci pare”
rispose la donna, divertita.
Ramsay sorrise tutto compiaciuto, ma Yara si
rese conto che Theon non partecipava alla loro allegria e che, anzi, sembrava
immerso in pensieri del tutto diversi. Lo fissò in silenzio per qualche istante
e poi credette di capire.
“Tu non vuoi tornare a Pyke, hai deciso di
andare a Grande Inverno e combattere gli Estranei al fianco degli Stark” disse,
e la sua non era una domanda. Theon guardò la sorella e non rispose, in
compenso fu Ramsay a intromettersi in quel momento così epico e drammatico.
“Ma dai, Yara, come fai a pensare una cosa
del genere dopo tutto quello che abbiamo fatto per salvarti?” commentò. “Certo
che vogliamo tornare a Pyke con te e aiutarti a conquistare il tuo trono. Ci
mancherebbe altro! Neanche Theon sarebbe
tanto imbecille da cambiare idea proprio adesso per andare a combattere una
guerra suicida contro quei mostri, no?”
Un cupo silenzio si abbatté sulla nave.
Ramsay, sentendosi un po’ meno sicuro di
prima, afferrò Theon per un braccio e lo scosse.
“Beh? Allora? Perché non le dici che si sbaglia,
che è un’idea idiotissima che non verrebbe in mente neanche a un deficiente?
Forza, dille che si sbaglia, diglielo, diglielo, diglielo!” esclamò con sempre
maggior veemenza.
Theon, però, non disse niente e Yara lesse
nel suo sguardo malinconico ma determinato che aveva già preso la sua
decisione, nonostante Ramsay stesse incasinando non poco quel momento che
sarebbe dovuto essere grandioso e memorabile, almeno stando alle intenzioni…
“Se è questo che credi di dover fare, allora
vai pure” disse Yara, lasciando ancora più sbigottito il povero Ramsay che si
sentiva crollare il mondo addosso.
“Vai
pure? Ma che ti salta in testa?” protestò, rivolgendosi stavolta alla
giovane donna. “Insomma, siete tutti deficienti voi Greyjoy? Tuo fratello sta
dicendo che vuole andare a farsi ammazzare da dei mostri praticamente
invincibili perché si sente in colpa e tu lo lasci fare… non so se sei più
stupida tu o lui. Siete degli ingrati! Non avrei dovuto salvarvi, nessuno dei
due, non vi meritate niente da me!”
“Theon sa quello che fa” replicò Yara,
guardando negli occhi il fratello. “E comunque non credo che abbia tutti i
torti: se gli Estranei conquistassero Grande Inverno, sarebbe la fine per tutti
i Sette Regni e dubito che anche le Isole di Ferro resterebbero sicure per
molto tempo.”
“Quei mostri non sanno nuotare!” obiettò
testardo Ramsay.
“È vero, ma se riuscissero a conquistare
tutto il continente non avrebbero difficoltà a impadronirsi di tutte le navi di
cui avessero bisogno e a raggiungere poi le Isole di Ferro e tutti gli altri
luoghi meno accessibili. Loro vogliono portare la morte ovunque, Jon Snow è
stato molto chiaro su questo punto, e se non li fermeranno gli Stark e i loro
alleati dubito fortemente che lo faranno Cersei Lannister e la sua Compagnia
Dorata… o nostro zio Euron” ribatté Yara, che in effetti dimostrava di aver
analizzato nel modo giusto la situazione. Del resto, lei era l’unica vera
guerriera del terzetto…
Ramsay era rimasto talmente male per la
risposta della donna da non trovare nemmeno più la forza di protestare, almeno
per il momento. Yara prese Theon per le braccia dimostrandogli così il suo
incoraggiamento e la sua fiducia.
“Ciò che è morto non muoia mai” disse.
“Ciò che è morto non muoia mai” ripeté Theon,
commosso.
“Ecco, proprio un motto che porta sfiga
dovevate trovare! Infatti quelli là sono proprio non-morti, in questo modo
sembra quasi che voi li stiate evocando…
ma che accidenti parlo a fare con voi due? Siete stupidi e testardi, il ferro
ce lo avete nel cervello, basta vedere come avete costruito quei cavolo di
ponti sospesi nella vostra fortezza. Andatevene alla dannazione tutti e due!”
esclamò Ramsay, con il mononeurone ormai in tilt per la rabbia, la delusione e
la disperazione, mettendo insieme frasi e parole a caso prima di andarsene
imbronciato e frustrato. Mille emozioni contrastanti lo sballottavano di qua e
di là e mandavano in ebollizione il suo povero neurone solitario. Era infuriato
con Theon e con Yara che non aveva fatto niente per dissuadere il fratello, ma
era anche spaventato. Ovviamente l’idea di affrontare gli Estranei lo
terrorizzava, quelli erano stati i suoi peggiori incubi da quando era un
bambinetto nelle grinfie di Roose Bolton e adesso non poteva neanche immaginare
di doverli combattere. D’altra parte, però, non sopportava nemmeno l’idea di
separarsi da Theon e ancora meno di lasciarlo andare verso un pericolo mortale
senza essere al suo fianco. E non era finita qui: era anche profondamente
deluso perché Theon gli aveva promesso che, dopo aver liberato Yara, sarebbero
tornati a Pyke e sarebbero stati felici insieme e adesso invece aveva cambiato
idea e aveva deciso di farsi ammazzare dagli Estranei. E, in mezzo a tutto
questo ambaradan di sentimenti che
Ramsay non conosceva e che, quindi, non era in grado di gestire né, tanto meno,
di capire c’era anche dolore, disperazione e… e gelosia, sì, perché Theon aveva
dimostrato di tenere più agli Stark che a lui, preferiva rischiare la vita al
loro fianco invece di tornare alle Isole di Ferro e vivere tranquillo e in pace
insieme a lui.
Vi rendete conto, vero, di che corto circuito
mentale ed emotivo stava subendo un ragazzo che fino a poco più di un anno
prima non metteva neanche in fila due pensieri di senso compiuto e il cui unico
divertimento era cacciare e scuoiare vive le persone? La sua vita era molto più
semplice allora!
Stravolto e tormentato da un dolore che non
riusciva neanche a capire, il giovane Bolton girò per la nave senza una meta,
finché per caso non capitò davanti alla cabina che divideva con Theon e ci si
chiuse dentro, sbattendo la porta per far capire all’intero universo quanto
fosse arrabbiato. Si buttò sul giaciglio sentendosi sempre peggio, e la cosa
che lo innervosiva di più era che il suo neurone si era praticamente suicidato
e quindi non lo aiutava a comprendere perché mai si dovesse sentire così male.
Theon voleva farsi ammazzare per la bella faccia degli Stark? Peggio per lui!
Che gliene importava? Ramsay non era mica costretto a seguirlo, poteva
benissimo rimanere sulla nave con Yara e dirigersi verso Pyke. Era vero, la
ragazza aveva detto che neanche là sarebbero stati al sicuro se gli Estranei
avessero avuto la meglio, ma magari gli eserciti riuniti al Nord sarebbero
riusciti a distruggere quei mostri, era difficile ma non impossibile, no? E lui
non avrebbe rischiato niente rimanendosene bello pacifico sulle Isole di Ferro.
E allora perché questa idea non gli piaceva
per niente e continuava a sentirsi straziare lo stomaco e qualche altro organo
interno non meglio precisato (ovviamente Ramsay non aveva mai saputo di avere
un cuore)?
Rimase in quella cabina, gettato sopra il
giaciglio come un sacco vuoto, con gli occhi chiusi, senza rendersi conto di
quanto tempo stesse passando, di cosa stesse succedendo fuori, di cosa stesse succedendo
dentro di lui. Dopo quello che gli parve un secolo sentì bussare alla porta
della cabina.
“Ramsay” era la voce di Theon, con un tono
che sembrava preoccupato. “Ramsay, apri, per favore.”
“Vattene anche te!” esclamò il ragazzo,
proprio come un bambinetto capriccioso.
“Io, Yara e l’equipaggio stiamo cenando, non
hai mangiato niente per tutto il giorno, vieni a tavola con noi e poi parleremo
e ti spiegherò meglio cosa…” iniziò il giovane Greyjoy, ma Ramsay lo
interruppe.
“Non voglio mangiare, non voglio niente e non
voglio parlare con te! Vai via!” gridò ancora una volta, con una nota di
disperazione nella voce.
Theon, sebbene in ansia perché Ramsay aveva
rifiutato anche di cenare, decise di
lasciarlo in pace ancora per un po’. Sarebbe tornato dopo cena e allora il
giovane Bolton avrebbe dovuto per forza lasciarlo entrare, visto che quella era
la sua cabina. Magari sarebbe riuscito a spiegargli, a fargli comprendere… beh,
no, quella era una parola grossa… a calmarlo e a convincerlo della bontà del suo
punto di vista, ecco.
Tornato dopo un paio d’ore a bussare alla
porta della sua cabina, scoprì che
Ramsay non si era affatto calmato, anzi, forse era anche innervosito per il
fatto di aver saltato la cena…
“Vattene via, vattene dai tuoi cari Stark,
visto che ci tieni tanto!” reagì in tono provocatorio. E allora una lucina si
accese nella mente di Theon (beh, sì, lui di neuroni ne aveva più di uno, ma
non è che avesse mai brillato per intelligenza…): Ramsay non era tanto
arrabbiato con lui perché aveva mancato alla promessa di ritornare a Pyke
insieme, non era soltanto spaventato all’idea di dover affrontare gli Estranei,
Ramsay era geloso del legame tra lui
e gli Stark!
Ramsay geloso era un concetto interessante
sul quale riflettere… il giovane Greyjoy si rese conto che, se le cose stavano
così, sarebbe probabilmente stato più facile convincerlo e riappacificarsi con
lui.
“Ramsay, adesso fammi entrare” insisté. Era
buffo pensare che, solo pochi mesi prima, Theon si sarebbe guardato bene dal
rivolgersi così al giovane Bolton, perché non si sapeva mai quante e quali dita
avrebbe potuto perdere facendolo arrabbiare! “Anche perché, tecnicamente, la
cabina sarebbe la mia e tu non puoi
chiudermi fuori. Se non mi apri subito dovrò chiamare un paio di marinai per
buttare giù la porta perché non ho intenzione di dormire sul ponte della nave,
stanotte, solo perché tu te la sei presa con me.”
Il tono di Theon era insieme divertito,
determinato e intenerito, una miscela che non poteva non far breccia nel cuore
di Ramsay che già aveva provato fin troppe emozioni insolite durante quella
giornata! Il ragazzo si alzò lentamente dal giaciglio e andò ad aprire la
porta, tenendo comunque il muso, cosa che però servì solo a addolcire e
eccitare ulteriormente il giovane Greyjoy…
Ramsay si sedette sul letto continuando a
tenere il broncio, ma Theon non si lasciò smontare e si sedette accanto a lui,
consapevole del fatto che la vicinanza sarebbe servita a imbarazzarlo e quindi
a scioglierlo; oltretutto, in cabina non c’erano coltelli o altri attrezzi del
genere e non c’era dunque possibilità che Ramsay provasse a sfogare la sua
irritazione nei modi consueti
(ovviamente Theon aveva provveduto personalmente a sbarazzarsi di tutti gli
oggetti taglienti che potessero trovarsi in cabina, prima di dividerla con il
giovane Bolton! Sempre meglio essere previdenti, no?). Gli passò un braccio
attorno alla vita e lo attirò a sé… e in effetti Ramsay non ci pensò neanche
lontanamente a scostarsi!
“Senti, lo so che ti avevo promesso che, una
volta liberata Yara, saremmo tornati insieme a Pyke per aiutarla a
riconquistare il Trono del Mare e che saremmo vissuti in pace e felici” ammise
Theon, “e lo avrei fatto davvero se le cose fossero andate come pensavo.
Purtroppo, però, non avevo immaginato un pericolo grave come l’invasione degli
Estranei e adesso che lo so… beh, non posso tirarmi indietro un’altra volta.”
“Certo, perché ti senti in debito con gli Stark…” replicò Ramsay, sempre
petulante.
Theon sorrise. Ecco che, ancora una volta, il
giovane Bolton rivelava che era proprio quello il punto che gli bruciava! Era
geloso e nemmeno se ne rendeva conto. Lo strinse ancora di più a sé.
“In parte è anche questo, è vero, ma la
battaglia contro gli Estranei è un dovere morale di chiunque” dichiarò. “Non
per niente Jon ha chiamato a raccolta tutti gli eserciti dei Sette Regni e solo
pochi non hanno risposto alla sua chiamata. Persino i Lannister, a parte
Cersei, persino Daenerys Targaryen si sono mossi per andare a combattere al
fianco degli Stark e di tutto il Nord, perché qui non c’è in gioco un Trono o
una terra, questa è una battaglia della vita contro la morte.”
“Nemmeno Dorne si è unita a Jon Snow” obiettò
Ramsay, “e neanche i Frey e mio padre.”
“Dorne è lontana e, forse, si illude che gli
Estranei non la raggiungeranno, ma si sbaglia e credo che, se Oberyn Martell
fosse stato ancora vivo, lui sarebbe andato a combattere” replicò Theon. “In
quanto a tuo padre e ai Frey, beh, tu sai meglio di me che razza di gente
siano. Vuoi essere come loro o vuoi essere un vero guerriero, uno che sarà
ricordato per aver sventato la minaccia più grave di sempre?”
Diciamoci la verità, Theon aveva sviluppato
una bella faccia tosta e una buona parlantina dopo essersi salvato dalle
segrete dei Bolton e aveva usato proprio le parole giuste per stuzzicare
l’orgoglio di Ramsay, oltre alla sua voglia di far parte di qualcosa al fianco
del giovane di cui si era perdutamente innamorato senza saperlo!
“Io… voglio essere come te, voglio combattere
insieme a te…” mormorò il ragazzo.
Theon lo abbracciò teneramente.
“Lo immaginavo, ormai tu sei diventato un
vero Lord, non sei più come tuo padre o come i Frey” gli disse. “In realtà
nessuno dei due è un eroe, non lo sono nemmeno io, ho cominciato solo ora a
riparare ai miei errori, ma so che insieme potremo fare qualsiasi cosa. E,
quando tutto sarà finito, ti prometto che allora davvero torneremo a Pyke e
vivremo felici, in pace e senza mai più separarci.”
E, mentre lo diceva, Theon si accorse con
enorme sorpresa che non era soltanto per convincere Ramsay: lui stesso
desiderava sconfiggere gli Estranei per poi tornare a Pyke e vivere una vita
serena e pacifica accanto a quello stravagante e folle ragazzotto!
Tenendolo stretto a sé, lo baciò lentamente e
con dolcezza, lo sospinse sul giaciglio e si mise sopra di lui; le mani di
Theon scivolarono lungo il corpo di Ramsay e lo liberarono dei suoi abiti, poi
anche Theon si spogliò, senza smettere di stringere, baciare e accarezzare
teneramente il suo compagno. Fecero l’amore in modo lento e lieve, Theon lo
travolse completamente con la sua dolcezza, con il calore del suo corpo e dei
suoi baci lenti e infiniti fino a che Ramsay si sentì del tutto sollevare da
terra, fluttuare in un universo meraviglioso e speciale fatto solo di amore e
passione e dove non esistevano più timori, rabbia o gelosie. Theon era
consapevole di aver ferito Ramsay con la sua decisione di andare a Grande
Inverno e adesso voleva solo fargli dimenticare tutto quello che poteva
separarli perché, anche se sembra assurdo, aveva bisogno di lui, lo voleva al
suo fianco contro gli Estranei e sapeva che soltanto restando uniti avrebbero
avuto la meglio.
Chissà se aveva ragione o se anche lui stava
delirando?
Quando il tempo da tiranno si
faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Theon e Ramsay erano giunti a Grande Inverno
ed erano stati fatti accomodare in una stanza del palazzo, in attesa che gli
Stark venissero ad incontrarli. Ramsay era ancora piuttosto corrucciato e
infastidito, nonostante le rassicurazioni del compagno non era convinto che
l’idea di andare al Nord per combattere gli Estranei non fosse la più grande
stronzata a memoria d’uomo nei Sette Regni e oltre. Anche Theon, tuttavia, non
si sentiva molto tranquillo: l’ultima volta che era stato lì era lo scudiero di
Ramsay e lo aveva aiutato a scappare dopo che Jon e Sansa avevano riconquistato
la loro fortezza.
Non era tanto sicuro di come lo avrebbero
accolto…
La porta si aprì ed entrarono Sansa Stark,
Daenerys Targaryen e Jon Snow. Theon ebbe appena il tempo di pensare che forse
non lo avrebbero preso a calci in culo proprio davanti alla Regina dei Draghi
quando Jon gli fu addosso e lo strattonò con violenza.
“Cosa ci fai tu qui?” esclamò.
“Sono venuto… sono venuto a Grande Inverno
per combattere al vostro fianco… contro gli Estranei” riuscì a rispondere,
mezzo strozzato.
Sì, ovviamente se non mi fai fuori tu prima.
“Quindi dovrei credere che ti sei redento? E allora perché ti sei portato
dietro Ramsay?” replicò Jon. “Fate proprio una bella coppia, voi due. Prima tu
hai assalito Grande Inverno, hai ucciso Ser Rodrick e hai cercato di eliminare
anche Bran e Rickon, poi è arrivato quest’altro traditore con suo padre per
farsi riconoscere come Lord… Dovrei ammazzarvi tutti e due.”
“Ah, ecco la gratitudine degli Stark… e dei bastardi degli Stark!” commentò
sprezzante Ramsay che ancora non aveva appreso la grande dote di stare zitto e
non immischiarsi negli affari altrui. “Te l’avevo detto che era una cosa da
imbecilli, Theon, potevamo essere in viaggio per Pyke e invece tu sei voluto
venire qui a farti ammazzare dagli Estranei per questi bifolchi che neanche ci
vogliono. E la spalla che mi hai lussato mi fa ancora male!”
L’ultima frase era, ovviamente, rivolta a
Jon.
“Beh, visto che volevo ucciderti, non mi sono
preoccupato poi molto del fatto che ti facesse male oppure no” ribatté il
giovane Snow. “Comunque non ho niente da dire a te, è con Theon che voglio
parlare: come ti permetti di presentarti qui come se niente fosse e di giocare
a fare l’eroe?”
“Gliel’ho detto anch’io, ma non mi ha dato
retta…” insisté Ramsay.
“Adesso basta, tutti quanti” ordinò Sansa.
Ora era lei la Lady di Grande Inverno e lo faceva notare, ma anche prima era
stato chiaro chi fosse a comandare… “Jon, lascia parlare Theon, se lui e Ramsay
sono davvero tornati a Grande Inverno per appoggiarci non possiamo permetterci
di rinunciare al loro aiuto, per quanto la cosa mi ripugni. Del resto, abbiamo
accolto anche Jaime Lannister e i suoi uomini invece di tagliar loro la testa…
Contro gli Estranei avremo bisogno di tutti gli uomini disponibili.”
Appunto. Sansa Stark era una vera Lady con i
controcazzi e sapeva anche fare buon viso a cattivo gioco.
“So che ho commesso dei gravi crimini e non
pretendo il vostro perdono” disse allora Theon a Sansa e Jon. “Chiedo solo di
poter rimediare, almeno in parte, a tutto il male che ho fatto alla vostra
famiglia combattendo al vostro fianco in questa guerra.”
Sansa fissò Theon, lanciò un’occhiata
distratta a Ramsay e diede il suo responso.
“Molto bene. Mi fa piacere che, una volta
tanto, tu abbia preso una decisione giusta, Theon. Accettiamo il tuo aiuto e
quello di Ramsay Bolton. Entrambi avete molto da farvi perdonare e adesso
avrete l’occasione per farlo.”
Jon non sembrava convinto, Ramsay ancora
meno.
“Facendoci ammazzare da quei mostri? Bel modo
davvero…” commentò, ma Theon gli allungò una gomitata e poi si inchinò davanti
a Sansa.
“Ti ringrazio, Lady Sansa.”
Nel frattempo anche Daenerys si era
avvicinata e guardava perplessa i due ragazzi.
“Tu sei Theon, il fratello di Yara? Dov’è tua
sorella?” gli domandò.
“Mia Regina, sono onorato di fare la tua
conoscenza. Yara sta facendo ritorno alle Isole di Ferro per reclamare il Trono
del Mare che le spetta di diritto” rispose. “Avrebbe voluto essere qui anche
lei, ma purtroppo nostro zio Euron l’ha presa prigioniera e, quando io, Ramsay
e altri Uomini di Ferro l’abbiamo liberata, lei è riuscita a prendere solo tre
navi, troppo poche per unirsi alla tua flotta…”
Col cavolo che Yara sarebbe venuta qui a combattere gli
Estranei, avrebbe voluto obiettare Ramsay, ma questa
volta preferì tacere perché c’era un’altra cosa che lo interessava di più.
“Tu sei la Regina Daenerys! Mi fa molto
piacere incontrarti, ho sentito tanto parlare di te e dei tuoi Draghi. Dove
sono? Dove li tieni?” domandò, emozionato come un bambino davanti al suo
calciatore preferito.
“Di certo non nel cortile di Grande Inverno”
rispose la Regina, sorpresa e divertita. Non aveva mai conosciuto un tipo come
Ramsay nonostante i tanti soggetti peculiari che aveva incontrato durante il
suo lungo peregrinare… e di certo Ramsay Bolton era unico al mondo (per
fortuna)! “Tu hai aiutato Theon a liberare Yara, dunque. Ho incontrato Euron
Greyjoy a Roccia del Drago e ho capito subito che non c’era da fidarsi di lui,
ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato al punto di catturare la sua
stessa nipote.”
“Oh, quel buzzurro avrebbe fatto pure di
peggio” spiegò Ramsay, tutto soddisfatto all’idea di aver attirato l’attenzione
della Regina Targaryen. “Si è alleato con Cersei Lannister e le ha offerto la
sua flotta e anche Ellaria Sand e le sue figlie perché potesse vendicarsi,
oltre a… beh, a cose di cui non parlerò davanti a una Regina. Comunque ha usato
le sue navi per andare a Essos e reclutare per Cersei i mercenari della
Compagnia Dorata… chissà cosa pensa di farne, contro gli Estranei!”
Daenerys era molto interessata.
“Cersei non intende usare la Compagnia Dorata
contro gli Estranei, ma contro di me e il mio esercito” disse. “Probabilmente
approfitterà del fatto che noi siamo qui a cercare di fermare quelle creature
per conquistare territori… è un’informazione molto utile, ti ringrazio,
Ramsay.”
Il giovane Bolton sorrise, fiero di essere
stato utile ad una Regina! E a una con dei Draghi, per giunta!
“Se gli Estranei dovessero avere la meglio
Cersei avrà una bruttissima sorpresa” commentò.
“È vero ma, se dovessimo vincere noi, adesso
saprò cosa mi aspetta” replicò Daenerys. Era molto soddisfatta di aver avuto
delle informazioni che non si sarebbe mai aspettata di avere. “Lady Sansa ha
ragione, è davvero un bene che voi due siate giunti a Grande Inverno per
combattere al nostro fianco.”
Daenerys concluse la conversazione e si avviò
alla porta, seguita da Jon. Sansa guardò ancora una volta Theon e Ramsay,
sempre più sorpresa. A quanto pareva quei due disgraziati non soltanto avevano
deciso di aiutare il Nord contro gli Estranei, ma avevano anche dato delle
informazioni utili alla Regina… e pensare che lei aveva sempre creduto che
Theon e Ramsay non sarebbero riusciti a trovarsi neanche il culo con una torcia
e una mappa. A volte le persone riservano grandi sorprese, non è vero?
Durante quella giornata così densa di
avvenimenti e colpi di scena, a Grande Inverno giunsero anche gli amici di Jon
Snow, i pochi che erano sopravvissuti alla distruzione della Barriera, portando
la strabiliante notizia che la Barriera, appunto, era stata distrutta e gli
Estranei erano quindi riusciti ad attraversarla insieme al loro gruppo di
non-morti che si andava allargando sempre di più (beh, per forza, visto che
ammazzavano tutti quelli che incontravano e poi li arruolavanovolontari nel
loro esercito!). E, siccome le disgrazie non arrivano mai da sole, Tormund
rivelò anche che il motivo per cui gli Estranei avevano distrutto la Barriera
era perché si erano impadroniti di Viserion, uno dei Draghi di Daenerys,
facendo diventare anche lui un non-morto che, con il suo fuoco azzurro, aveva
fatto collassare le pareti della Barriera.
Ma non era finita qui, la notizia migliore della giornata era che
l’esercito del Re della Notte era ormai a poche miglia di distanza e quindi la
battaglia decisiva si sarebbe tenuta a voler essere ottimisti la mattina dopo.
Insomma, quella per molti di loro sarebbe potuta essere l’ultima notte di vita…
e, in effetti, per parecchi lo sarebbe stata.
Non c’era tempo da perdere, dunque, così
quella sera stessa i più importanti Lord, Lady e condottieri si riunirono per
uno speciale consiglio di guerra in una delle sale di Grande Inverno.
Ovviamente anche Theon e Ramsay vi presero parte, nonostante non fossero
importanti proprio per niente e tanto meno condottieri, ma ormai erano lì e a
qualcosa dovevano pur servire.
“Non potremo sconfiggere gli Estranei e i
non-morti nel modo consueto, anche se ne uccidessimo centinaia loro sono
migliaia e niente può fermarli, non si stancano, non hanno paura, non provano
dolore” spiegò Jon a tutta la compagnia. Ormai, a quanto pareva, era diventato
lui l’esperto degli Estranei… “Li ha
creati il Re della Notte e loro sono ai suoi ordini. C’è la speranza che,
distruggendo lui, anche tutti gli Estranei e i non-morti cadano.”
“Beh, se fosse così allora immagino che il Re
della Notte non si esporrà e manderà avanti i suoi guerrieri” obiettò Jaime.
“No, non è così” intervenne Bran, che
partecipava alla riunione pur non essendo un condottiero perché era… beh,
perché sapeva e vedeva cose prima che
accadessero e roba del genere. “Verrà a cercare me, ci ha già provato molte volte
e con molti corpi diversi.”
“E perché dovrebbe volere proprio te?”
domandò Samwell Tarly, perplesso.
“Perché lui vuole la Notte Eterna, la totale
distruzione del nostro mondo” rispose in modo enigmatico e solenne Bran, e
probabilmente neanche la metà dei presenti capì che accidenti volesse dire,
come succedeva sempre. “Uccidendo me, cancellerebbe tutta la memoria del nostro
mondo.”
“E questo che cavolo vorrebbe dire? Non
potresti parlare in modo da farti comprendere dal tuo prossimo, già che ci sei?”
protestò Ramsay, che già non capiva le cose di normale avendo un solo neurone,
ma le frasi ermetiche e zen di Bran
Stark erano anche peggio.
“Io credo di aver capito” disse Samwell, cosa
che rassicurò tutti perché, probabilmente, era stato l’unico a comprendere
veramente quello che Bran aveva detto! “Senza memoria e coscienza di sé l’uomo
non esiste più, è una specie di bestia. I tuoi ricordi, Bran, non vengono dai
libri, sono memorie di generazioni di persone: distruggendo te, il Re della Notte
cancellerebbe il mondo.”
“Ecco un altro filosofo… meno male che vi
siete capiti voi” borbottò Ramsay, imbronciato.
“Ma come può trovarti?” domandò Tyrion.
“Mi ha marchiato” rispose il ragazzo,
mostrando a tutti un segno che aveva sul braccio. “Per questo sa sempre dove mi
trovo.”
“Allora dovrai nasconderti nelle cripte per
stare al sicuro, con le donne e i bambini” disse Jon.
“No” rispose Bran. “Dobbiamo attirarlo allo
scoperto prima che la sua armata ci raggiunga e ci distrugga tutti, per questo
resterò nel Parco degli Dèi.”
E, detto tra noi, non era proprio l’idea
peggiore del mondo. Perché Bran non lo disse e a nessuna di quelle belle teste
pensanti riunite insieme venne in mente, ma come si poteva pensare che le cripte fossero un luogo sicuro dove
nascondere donne e bambini da una creatura che risvegliava i morti dalle loro
tombe per aumentare il suo esercito? No, sul serio, possibile che nessuno ci
avesse pensato?
Evidentemente no, perché la discussione prese
un’altra piega e tanto peggio per quei disgraziati che si sarebbero rifugiati
nelle cripte pensando di non correre rischi…
“Sei impazzito se pensi che ti lasceremo nel
Parco degli Dèi a fare da esca tutto solo!” protestò Arya.
“Non sarà solo, ci sarò io al suo fianco”
intervenne Theon. “Insieme a tutti gli Uomini di Ferro. Ti ho derubato del tuo
castello, Bran, ora permettimi di difenderti.”
Bran annuì, mentre un silenzio cupo e
malinconico ricadde nella stanza. Gli sguardi di tutti andavano da Bran a Theon
che si era appena proposto per una missione suicida senza batter ciglio (e
aveva coinvolto anche quei poveretti degli Uomini di Ferro che, magari, non
sarebbero stati entusiasti dell’idea, ma lasciamo correre…).
Il silenzio non durò a lungo, però, solo il
tempo che occorreva perché il mononeurone di Ramsay assimilasse ciò che era
stato detto e lo trasmettesse al suo legittimo proprietario. Quando il giovane
Bolton si rese conto di quello che Theon aveva proposto fu la catastrofe.
“Ti sei completamente bevuto il cervello?”
esclamò, facendo sobbalzare tutti i presenti che erano ancora immersi nell’ammirazione
del gesto altruistico e valoroso del giovane Greyjoy. “Ma allora sei ancora più
cretino di quanto pensassi! Vuoi giocare a fare l’eroe e il salvatore del
mondo? Non salverai nessuno, quella specie di veggente là magari saprà pure
difendersi, ma il Re della Notte ti ammazzerà senza nemmeno batter ciglio…
posto che quelle creature le battano, le ciglia, ma insomma mi sono capito io.
Non ti permetterò mai di fare una cosa così idiota!”
Sulla stanza calò un enorme imbarazzo, finché
non fu Jon a intervenire cercando di risolvere la questione.
“Useremo i Draghi per proteggere Bran e ci
apposteremo nelle vicinanze, non troppo o il Re della Notte non verrà, ma
quanto basta per riuscire a inseguirlo. Non voglio mettere a repentaglio la sua
vita e… beh, neanche quella di Theon” disse.
“Il fuoco di drago può fermare il Re della
Notte?” chiese Arya a Bran.
“Non so dirtelo, nessuno ha mai tentato prima
d’ora” rispose il ragazzo.
Non l’avesse mai detto! Ramsay sembrava
essersi calmato quel tanto che bastava per provare a riflettere sulle parole di
Jon, impresa per lui abbastanza difficile… ma la risposta di Bran fu la goccia
che fece traboccare il vaso.
“Ah, tu non
lo sai?” gridò, sgranando un paio di occhi sbigottiti in faccia a Bran. “Ma
ci prendi per il culo, allora? Insomma, sai praticamente tutto di tutti, hai
detto che conservi i ricordi delle generazioni passate, vedi la gente morta,
probabilmente vedi ognuno di noi anche quando siamo al cesso e l’unica cosa che
ci potrebbe servire non la sai??? Ma
allora a che servi? Sei solo inquietante
con le tue frasi a effetto!”
Theon si mise le mani nei capelli, mentre gli
altri partecipanti al consiglio di guerra si guardavano tra loro pensando che quella
riunione prometteva di essere molto, molto lunga e imbarazzante…
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male Tutto ciò che conosco darti da imparare Possa ogni mia sfida farti sempre vincente Perché il solo egoismo sai non serve a niente Di errori fanne e fanne pure E sorridi a chi ti vuole male Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno!
(“Tutto l’oro del mondo” –
Noemi)
Ramsay era stato fin troppo veemente nella
sua reazione, ma alla fine era quello che pensavano un po’ tutti: Bran aveva
raccontato vita, morte e miracoli di chiunque, aveva le premonizioni, vedeva
oltre i confini della realtà, però non sapeva la cosa più importante di tutte.
E, infatti, nessuno dei presenti se la sentì di rimproverare Ramsay per aver
detto quello che era passato per la mente a tutti quanti. Molti abbassarono la
testa, sentendosi sconfitti ancor prima di cominciare.
“Moriremo tutti, questo è certo” commentò
Tormund, “ma almeno moriremo insieme.”
“Ah, proprio una bella consolazione, questa!”
reagì Ramsay. Pareva furioso ma Theon, che ormai aveva imparato a conoscerlo
fin troppo bene, sentì nella sua voce paura e disperazione. E chissà, probabilmente
non per se stesso… “A me non importa un accidenti di morire insieme a voi! Non
vi conosco neanche, non voglio conoscervi e non mi siete nemmeno simpatici,
soprattutto i perfettissimi Stark!
Per me gli Estranei possono portarvi tutti alla dannazione, il problema è che
con le vostre chiacchiere cretine su onore, valore e lealtà avete rincoglionito
quel fesso di Theon che adesso è ben felice di morire per voi. Grazie tante! Vi
odio tutti, vi odio!”
E con questa ultima tirata, Ramsay uscì dalla
stanza sbattendo il portone più forte che poteva, tanto per far capire che era
veramente arrabbiatissimo.
Jon lanciò un’occhiata a Theon, rendendosi
conto che in quei mesi si era perso un sacco di cose e che Ramsay era infuriato
principalmente perché aveva paura di perdere quel giovane che lui aveva sempre
considerato un debole, viziato e arrogante, ma che adesso aveva dimostrato di
possedere molte altre doti… oltre a quelle che, chiaramente, aveva riservato al
giovane Bolton e di cui Jon non voleva sapere niente!
“Va bene, ora andiamo a riposare” disse con
un sospiro. “Ne abbiamo bisogno tutti.”
Lentamente, tutti uscirono dalla stanza, più
o meno abbattuti. Erano consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima notte per
molti di loro e così ognuno decise di passarla nel modo che riteneva più adatto
e in compagnia delle persone più care.
Ramsay era troppo offeso e deluso per andare
in cerca di Theon e così si ritrovò a girare per il cortile del castello,
osservando i minuziosi quanto inutili preparativi per la battaglia. C’erano gli
Immacolati della Regina Daenerys, i soldati Stark e quelli Lannister che
avrebbero combattuto fianco a fianco… era una cosa talmente incredibile che già
solo per quello avrebbero dovuto vincere, ma Ramsay non ci credeva. Gli
Estranei erano troppo forti, potevano arruolare
tutti i soldati che volevano e l’idea di attirare in una sorta di trappola
il Re della Notte con Bran (e Theon…) come esca era quanto meno folle, l’aveva
capito anche il suo mononeurone.
Mentre camminava senza una meta si ritrovò ad
ascoltare una discussione piuttosto accesa tra la Regina Daenerys e Tyrion
Lannister. Non era interessato più di tanto a quello che potevano dirsi, ma
qualcosa, suo malgrado, risvegliò il suo neurone e lo spinse a concentrarsi su
quello che stava avvenendo.
“Mia Regina, non voglio andare a nascondermi
come le donne e i bambini” protestava Tyrion. “Ho combattuto in passato e posso
farlo ancora, al fianco degli uomini e delle donne che rischieranno la loro
vita.”
Daenerys appariva seccata.
“Di loro ce ne sono migliaia, tu invece sei
uno solo e non sei in grado di combattere come loro, ma sei molto più
intelligente” ribatté. “Sei qui grazie alla tua mente e, se sopravvivremo a
questa battaglia, mi servirà.”
Tyrion non era affatto convinto, tuttavia non
poteva disobbedire alla sua Regina. Chinò il capo, deluso.
“Come desideri, Maestà, mi rifugerò anch’io
nelle cripte.”
Daenerys si allontanò soddisfatta, mentre
Ramsay, perplesso, si avvicinò a Tyrion.
“Di che cosa stavi parlando con la Regina dei
Draghi? Perché vuole mandarti proprio nelle cripte?” gli domandò. C’era
qualcosa che non gli tornava in tutto ciò, il suo neurone solitario si agitava
disperatamente nel vuoto del suo cervello e quindi cercava di arrivare al
motivo che lo inquietava.
“Vuole che stia al sicuro e che non combatta”
rispose Tyrion, amareggiato. “Così dovrò rifugiarmi nelle cripte degli Stark
con le donne e i bambini. Beh, forse anche tu vorresti mettere al sicuro il tuo Theon, visto che sei così
preoccupato per la sua incolumità?”
Il giovane Bolton, però, non raccolse l’ironia
di Tyrion. Il suo neurone sembrava aver finalmente acchiappato il concetto che
gli ronzava intorno e che non lo convinceva.
“Ma… nelle cripte? Le cripte non sono il posto in cui sono sepolti generazioni
di Stark? È laggiù che, secondo voi, la gente sarà al sicuro?” esclamò, mentre
Tyrion lo fissava allibito. “Ma siete del tutto idioti, allora! Non lo sapete
che il Re della Notte e gli Estranei resuscitano i morti per allargare il loro esercito? E voi mandate le donne e i
bambini a nascondersi in un posto pieno
di morti????”
L’agghiacciante verità sembro piombare
addosso a Tyrion come una valanga di sassi. Il ragazzo aveva ragione, possibile
che a nessun altro fosse venuto in mente? Ma forse ormai era troppo tardi, o
magari il fatto che Daenerys lo volesse nelle cripte era un colpo di fortuna,
non volendo si sarebbe trovato nel bel mezzo di una battaglia anche peggiore di
quella che avrebbero combattuto gli eserciti riuniti!
“Certo che ce n’è di stupidi in giro.
Rifugiarsi nelle cripte per sfuggire
ai non-morti… bisogna essere proprio
aquile per pensare una cosa così” commentò acido Ramsay, che nel frattempo si
era di nuovo allontanato e continuava a vagare per i cortili di Grande Inverno
senza sapere bene che cosa fare.
Nel frattempo, come ho detto, ognuno cercava
la compagnia delle persone più care per trascorrere quell’ultima notte e Ramsay
si sentiva triste e solo come mai nella sua vita. Certo, era abituato a stare
solo e ad essere allontanato ed emarginato, suo padre lo aveva trattato da bastardo per anni e poi, quando era
stato legittimato, gli aveva dimostrato interesse soltanto finché aveva pensato
di potersi servire di lui per conquistare il potere al Nord. Ma questo era
molto peggio.
Il giovane Bolton, com’è ovvio, non sapeva
neanche da che parte cominciassero i sentimenti, però a quel punto si era
innamorato di Theon senza accorgersene e, adesso, quelle emozioni contrastanti
lo stordivano e gli facevano male. Da una parte era preoccupato e angosciato
perché sapeva che Theon non avrebbe avuto alcuna chance davanti al Re della
Notte, sarebbe morto, lo avrebbe perso per sempre; dall’altra però era come se,
in realtà, sentisse di averlo già
perso nell’istante esatto in cui erano giunti a Grande Inverno. Theon si era
dichiarato disposto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere il perdono degli
Stark, perfino a sacrificare la sua vita per proteggere Bran… quindi si era
completamente dimenticato di lui e di tutto quello che gli aveva promesso.
Ancora una volta Ramsay era solo e abbandonato, ma questa volta non riusciva a
capirne il motivo. Insomma, ormai erano anni che non scuoiava più nessuno, che
non tagliava arti, che non andava a caccia di persone, era cambiato, eppure non
riusciva lo stesso a farsi volere bene… neanche da Theon che, detto tra noi,
fino a quel momento era stato un traditore, un vigliacco, un presuntuoso e un
imbecille!
Chissà quanto tempo era passato? Ormai era
quasi buio e nel cortile interno di Grande Inverno erano stati allestiti alcuni
tavoli dove la gente poteva fermarsi a mangiare una zuppa calda o un po’ di
pane e formaggio. Ramsay pensò di prendere qualcosa anche lui, sedersi da
qualche parte, sebbene non si sentisse al suo posto… ma si accorse di non avere
assolutamente fame. Anzi, il suo stomaco era completamente chiuso, non sarebbe
riuscito a farci entrare nemmeno una briciola di pane.
Perché mi sento così? Forse è la paura… certo, la
prospettiva di vedere quei mostri chiuderebbe lo stomaco a chiunque. Eppure i
soldati e la gente comune stanno ai tavoli e mangiano come se non ci fosse
alcun pericolo. Beh, si vede che sono molto più coraggiosi di me, pensò. Non capiva, o forse non voleva capire, che il
vero motivo per cui il suo stomaco si era chiuso totalmente era la disperata tristezza
perché Theon non era con lui, perché Theon aveva deciso di combattere e morire
al fianco degli Stark.
Poi il suo sguardo si fermò su uno dei tavoli…
e Ramsay rimase impietrito.
C’era proprio Theon, a quel tavolo, e stava
mangiando una zuppa insieme a Sansa Stark. Parlavano amichevolmente, si
guardavano, sorridevano…
Il primo pensiero di Ramsay fu che, se lo
avesse saputo prima, avrebbe tagliato tutte
le dita delle mani e dei piedi a Theon e poi anche la testa, altro che
liberarlo dalle segrete di Forte Terrore.
Il secondo pensiero, più angosciante, fu che
l’idea di fare a pezzi Theon con le sue mani non gli arrecava più alcuna
soddisfazione. Un tempo si sarebbe sfogato e divertito a punirlo e, una volta
raccolti i pezzettini rimasti (e buttati nell’organico per la raccolta
differenziata), anche il suo dolore e la sua rabbia sarebbero scomparsi con ciò
che restava di Theon. E invece no. L’idea di andare a quel tavolo, prendere uno
dei coltelli per il pane e tagliare entrambe le mani di Theon sotto gli occhi
atterriti di Sansa non aveva più alcuna attrattiva per lui, e questo più di
ogni altra cosa gli fece comprendere quanto grave fosse la situazione.
Theon lo aveva abbandonato, tradito e deluso
e lui non voleva neanche tagliarne un pezzo…
Era inconcepibile.
I suoi piedi, comunque, lo avevano portato al
tavolo di Theon e Sansa senza che neanche se ne accorgesse (già, perché, visto
che non aveva intenzione di usare i coltelli,
non aveva motivo di affrontare quei due, no?). Quando fu abbastanza vicino,
Theon si accorse di lui e lo chiamò.
“Ramsay, dove eri andato a finire? Perché non
vieni a mangiare qualcosa anche tu?”
L’espressione sconvolta del giovane fece
capire a Theon che forse non era stata un’idea geniale.
“Io non ci vengo a mangiare con voi!” urlò
disperato Ramsay. “Anzi, spero che vi strozziate, tutti e due!”
Voltò loro le spalle e scappò via, senza neanche
sapere dove dirigersi.
“Non avrei mai pensato che il Bastardo di
Bolton potesse provare dei sentimenti” commentò Sansa, con un sorrisetto, “ma a
quanto pare ha sviluppato un affetto particolare per te. Vai da lui, Theon.
Questa può essere l’ultima notte di vita per tutti noi e penso che abbiate
bisogno di chiarirvi finché potete ancora farlo.”
Theon ringraziò Sansa e corse dietro Ramsay. Non
ci mise molto a trovarlo visto che il giovane Bolton aveva vissuto a Grande Inverno
per pochi mesi, mentre Theon ci aveva trascorso più di dieci anni e ne
conosceva ogni angolo. Ramsay era rientrato nel castello e vagava smarrito per
i corridoi, probabilmente senza ricordare neanche di aver abitato lì per un po’
(non si può pretendere troppo dal suo neurone, via!). Theon lo intercettò e,
senza tanti complimenti, se lo portò nella camera che gli Stark avevano loro
assegnato: era una sola camera, sì, evidentemente gli Stark avevano capito
subito che quei due se la intendevano, o magari era stato Bran a vederli mentre
facevano cose. Comunque, Theon pensò
bene di portarlo nella stanza perché immaginava che il giovane Bolton gli
avrebbe fatto una scenata e non voleva che tutta Grande Inverno, compresi gli
Illuminati, Daenerys, i Lannister ecc… sapessero dei
fatti loro.
“Perché mi hai portato qui? Lasciami in pace!
Non stavi tanto bene a fare la tua cenetta romantica con Sansa Stark? Allora
tornaci! Che stupido io a credere che davvero volessi… a te interessano solo
gli Stark, ti sei sempre interessato solo di loro!” esclamò Ramsay, inviperito.
Ma era difficile rimanere arrabbiato con
Theon che manteneva una calma invidiabile e una dolce fermezza.
“Hai ragione sul fatto che voglio rimediare
agli errori che ho commesso” replicò, “ma non significa che abbia qualche
interesse per Sansa. È vero, quando ero un ragazzino viziato e ambizioso e
vivevo qui immaginavo spesso e volentieri che Ned Stark, prima o poi, mi
avrebbe fatto sposare Sansa e così io sarei diventato uno Stark a tutti gli
effetti, ma non ero innamorato di lei. In realtà avrei voluto che Ned Stark ci
facesse sposare perché volevo diventare uno Stark anch’io e non perché lei mi
piacesse più di altre: a dire il vero, allora Sansa non mi considerava affatto,
per lei ero solo un ostaggio del padre e mi disprezzava.”
“Adesso, però, vi piacete, no?” sibilò
Ramsay.
“No. Lei non mi interessa e io non interesso
a lei, almeno in quel senso. Sansa ora è la Lady di Grande Inverno, ha il ruolo
che è stato di suo padre e per questo ero felice di stare al tavolo con lei,
perché era il suo modo per dirmi che gli Stark mi hanno perdonato e accolto”
spiegò pazientemente Theon.
“Non fa nessuna differenza!” protestò Ramsay
che, in effetti, era geloso di tutti gli
Stark e avrebbe reagito allo stesso modo anche se avesse trovato Theon a tavola
con Jon, Bran o Rickon. “Tu hai scelto gli Stark e mi hai abbandonato! Mi avevi
promesso che, dopo aver sconfitto gli Estranei, saremmo tornati a Pyke per
stare sempre insieme e invece vuoi morire per gli Stark, vuoi fare l’eroe per
loro. Certo, me lo dovevo immaginare… Finché nessuno ti cagava e tutti ti consideravano solo un idiota viziato e traditore
sei rimasto con me, ma adesso che sei tornato il nobile Theon Greyjoy non hai più bisogno di me, vuoi stare con gli
Stark, con quelli nobili e importanti come te, non con un ragazzotto che…”
Theon gli si buttò addosso, lo imprigionò per
i polsi e gli parlò, con il viso vicinissimo al suo.
“Io voglio stare con te, Ramsay, solo con te. Sono felice di essere in pace con gli
Stark e di poter rimediare al male che ho fatto, ma questa notte voglio
passarla con te. Se deve essere davvero l’ultima notte della mia vita, voglio
che sia con te.”
Lo strinse convulsamente contro il suo petto
e gli sigillò le labbra con un bacio intimo e profondo, lunghissimo. Senza
staccarsi dalla sua bocca, lo condusse fino al letto, dove lo spinse,
imprigionandolo con il peso del suo corpo, liberandosi degli abiti e spogliando
anche Ramsay. Il contatto dei loro corpi allacciati fu una ventata d’aria
fresca dopo l’opprimente angoscia che aveva attanagliato entrambi per tutta la
giornata e dopo tutti gli equivoci, le incomprensioni e le scenate, per le
quali probabilmente tutta Grande Inverno si era divertita un sacco… ma in quel
momento a Theon non importava affatto. L’unica cosa che voleva era continuare a
baciare Ramsay sempre più intensamente, accarezzandolo in modo sempre più
audace e infine entrando in lui e lasciando che le loro carni si unissero e si
fondessero. Voleva sentire che il giovane che aveva imparato ad amare era lì
con lui, voleva perdersi in lui, fino a smarrire il confine tra i loro corpi.
Lo possedette ripetutamente, lentamente e pazientemente per arrivare a quella
fusione totale che desiderava, alla completa estasi di esplodere nell’infinito
insieme a Ramsay, senza più tempo né spazio, senza pensieri e preoccupazioni,
in un universo in cui esistessero soltanto loro due e non ci fossero più Stark,
Lannister, Estranei, Draghi o Re della Notte.
Alla fine, dopo momenti infiniti di passione
e tenerezza, Theon avvolse uno stremato e disfatto Ramsay in un abbraccio
protettivo e tenero, baciandolo affettuosamente sulla fronte e nascondendosi
con lui sotto le lenzuola, come per prolungare la sensazione di vivere in un
mondo che fosse tutto per loro. Lo guardò con dolcezza, pensando a quanto quel
ragazzo fosse diventato insostituibile nella sua vita: pareva un’assurdità,
visto che il ragazzo in questione era Ramsay
Bolton, ma Theon sentiva che veramente avrebbe voluto passare con lui
quello che gli restava da vivere, che se davvero doveva morire quella notte
allora voleva trascorrere più tempo possibile con il giovane Bolton. Forse
Ramsay aveva ragione, all’inizio si era affezionato a lui perché tutti gli
altri lo disprezzavano e lo respingevano, ma adesso, sebbene gli Stark lo
avessero accolto a braccia aperte, Theon voleva stare solo con Ramsay.
Insomma, era proprio partito di cervello, ma
del resto non si era forse offerto volontario per affrontare il Re della Notte?
Tanto sano di mente non doveva essere, no?
Passerà pure questa fine del
mondo
E vedrai allora sarà tutto l'opposto
Di ciò che ti hanno detto
E se per caso ti perdessi nella confusione
Tra chi scappa, grida, piange o si sente perso
Stringi forte tra le mani questa convinzione
Si può essere vincenti nel tempo più avverso
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Quando nel castello di Grande Inverno
cominciarono a udirsi le grida dei soldati che avevano avvistato l’esercito dei
non-morti, Theon dovette, a malincuore, staccare da sé Ramsay… e si accorse che
il giovane, nonostante tutto, si era addormentato tra le sue braccia. Per un
attimo fu tentato di lasciarlo così, a dormire tranquillo: sapeva che quei
momenti appassionati non avevano cancellato la sua delusione e la sua
frustrazione e che sarebbe stato più facile raggiungere il Parco degli Dèi con
Bran se Ramsay non si fosse messo a sclerare… ma anche quella sarebbe stata una
mossa da vigliacco e Theon non voleva più essere un vigliacco, mai più.
Baciò lievemente il giovane sulla fronte.
“Ramsay, svegliati” gli sussurrò con
dolcezza. “L’esercito degli Estranei e dei non-morti è fuori le mura, dobbiamo
andare.”
Beh, diciamo che non era il miglior modo di
svegliare un povero disgraziato, ma le cose stavano così, il Re della Notte e i
suoi erano effettivamente fuori le mura di Grande Inverno e, anzi, occorreva
fare in fretta.
Il fatto è che, come sappiamo, Ramsay ci metteva
sempre un bel po’ per svegliarsi, forse perché il suo unico neurone doveva
riattivarsi, poi riuscire a collegarsi in qualche modo alla coscienza del
giovane Bolton e… insomma, il ragazzo era molto poco vitale quando Theon riuscì
a tirarlo giù dal letto, tra l’altro non aveva nemmeno fatto colazione (sì, lo
so benissimo che era piena notte, ma Ramsay, quando si svegliava, doveva fare colazione per riprendere coscienza di sé,
qualunque ora fosse!) e probabilmente là fuori c’erano dei non-morti che erano
più svegli di lui.
Theon, comunque, pensò di approfittare della
cosa: visto che Ramsay pareva non sapere dov’era, perché era lì e che diavolo
stesse succedendo, lo aiutò a vestirsi e poi lo condusse con sé. Gli Uomini di
Ferro si erano radunati nel cortile e aspettavano i suoi ordini, mentre già i
primi gruppi di Estranei e non-morti avevano sfondato la prima linea ed erano
entrati dentro le mura di Grande Inverno e gli Immacolati combattevano per
fermarli. Alla battaglia stavano prendendo parte anche i due Draghi, cavalcati
da Jon e Daenerys, e cercavano di sfoltire con il fuoco l’immensa orda di
mostri.
Tutto questo riuscì almeno in parte a
risvegliare Ramsay dalle oscure profondità del sonno… tuttavia era ancora
abbastanza confuso da lasciarsi condurre da Theon nel Parco degli Dèi, dove
Bran sarebbe stato l’esca per il Re della Notte. Il giovane Greyjoy dispose i
suoi Uomini di Ferro a protezione del luogo e poi cercò, finalmente, di
riportare Ramsay su questa terra. Insomma, non poteva affrontare gli Estranei e
il Re della Notte e occuparsi anche del
giovane Bolton in stato comatoso!
“Ramsay, adesso siamo nel Parco degli Dèi e
molto presto inizierà anche qui la battaglia contro gli Estranei. Devi
svegliarti e decidere cosa vuoi fare” gli disse, scuotendolo con più decisione.
Evidentemente le parole di Theon sortirono
l’effetto sperato, perché Ramsay riacquistò finalmente una certa lucidità… sì,
più o meno il massimo al quale poteva aspirare… e comprese dove si trovavano e
cosa stava per accadere.
“Cosa voglio fare io? Il problema è cosa vuoi
fare tu!” protestò immediatamente.
Sì, si era decisamente svegliato, forse era meglio prima… “Ormai siamo qua e non possiamo tirarci indietro, ma questa
idea di proteggere quello stregone inquietante
là è un suicidio, è ancora peggio che affrontare il grosso dell’esercito dei
non-morti. Se proprio vuoi lottare per gli Stark, allora andiamo a combattere
con i loro soldati. A Bran penseranno gli Uomini di Ferro e poi, magari,
potrebbe anche pensarci la sua famiglia, no? Jon, Arya, Rickon… è fratello
loro, non mio!”
“Ma, in un certo senso, Bran è mio fratello, come lo sono gli Stark, e
io mi sono assunto il compito di proteggerlo. Non posso lasciare il mio posto”
replicò con calma Theon. “Tu puoi andare a combattere con gli altri soldati, se
preferisci, ma il mio posto è qui.”
“È questo dunque che vuoi fare? Vuoi restare
qui nel Parco degli Dei a proteggere Bran
Stark e combatterai gli Estranei e il Re della Notte a costo della tua
stessa vita? È questo, dunque, è questo che vuoi?” iniziò a gridare il giovane
Bolton, ormai resosi pienamente conto della situazione. Era fuori di sé,
sinceramente Theon non ricordava di averlo mai visto così infuriato dai tempi d’oro di Forte Terrore e forse, a
dirla tutta, neanche allora, perché in quei giorni ormai lontani il giovane
Bolton si divertiva a torturarlo e
seviziarlo e quindi non era mai davvero arrabbiato.
Ecco, in quel momento invece era veramente in
collera con lui.
Oddio, non è che Theon avesse improvvisamente
deciso di diventare un kamikaze, di
certo, se avesse potuto fare a meno di lasciarci la pelle sarebbe stato anche
più contento, ma si era preso l’impegno di proteggere Bran e non poteva fuggire
e mancare al suo dovere, non ancora, non per l’ennesima volta.
“Il Re della Notte vuole Bran e io ho giurato
di difenderlo. Non capisci? Se quel mostro riuscisse davvero a uccidere Bran
sarebbe finita, nessun altro potrebbe fermarlo e gli Estranei dilagherebbero in
tutti i Sette Regni, non ci sarebbe più nessun luogo sicuro” replicò Theon, in
tono accorato. Non era facile neanche per lui, che cosa credeva Ramsay? Certo,
da una parte avrebbe preferito non dover rischiare la vita, ma dall’altra
sentiva che era il suo dovere, la sua giusta espiazione per le colpe commesse e
poi, in fondo, che scelta aveva? Se il Re della Notte avesse vinto, nessuno
sarebbe sopravvissuto nei Sette Regni. A ben pensarci, era una specie di scelta
obbligata…
Ma Ramsay, come ben sappiamo, la logica non
sapeva nemmeno dove stesse di casa e continuò a protestare, furibondo.
“Non era questo che mi avevi promesso, avevi
detto che saremmo tornati a Pyke e che avremmo sostenuto Yara come Regina, mi
avevi promesso che saremmo stati insieme e invece no, hai deciso di morire per
uno Stark! Sempre questi
stramaledetti Stark!” urlò, ma in qualche strano modo la sua voce sembrava
diversa dal solito, come se fosse… beh, come se fosse rotta dal pianto. La
penombra, tuttavia, non permetteva a Theon di vedere se Ramsay stesse
effettivamente piangendo…
“Non ci sarà più nessuna Pyke, non ci sarà
più niente se vincono gli Estranei, lo vuoi capire?” e questo, in effetti, era
vero, ma non era l’unica ragione per la quale proprio Theon si era offerto per
proteggere Bran, nel luogo più pericoloso di tutti, contro il Re della Notte in
perso… cioè… in cadavere… non-morto… come accidenti si dice, insomma! Avrebbe
potuto farlo qualcun altro e lui unirsi agli altri che combattevano gli Estranei
tra le mura di Grande Inverno, sarebbe stato sempre rischioso ma non la
missione suicida che si era più o meno consapevolmente scelto. “Ma lo hai
visto? Persino Daenerys Targaryen, persino i Lannister si sono uniti agli Stark
per cercare di respingere questi abomini! In questo momento ogni guerra è
sospesa perché c’è in gioco la sopravvivenza stessa dei Sette Regni.”
“E allora perché tu non sei là a combattere
con loro? Perché non sei insieme a Daenerys Targaryen o ai Lannister? Perché proprio tu ti sei preso l’incarico di
proteggere Bran Stark dal Re della Notte?” ecco, era appunto quella la domanda
che Theon non si sarebbe voluto sentir fare. Ma Ramsay, ormai lo sappiamo fin
troppo bene, era straordinariamente abile nel fare sempre le domande più
scomode!
“Perché è ciò che merito, è il mio destino, è
il motivo per cui sono sopravvissuto anche alla prigionia e alle torture”
ammise il giovane Greyjoy, l’espressione mesta e rassegnata. “È l’unico modo
che ho per redimermi dopo tutto il male che ho fatto alla famiglia che mi ha
cresciuto.”
“Ah, lo ammetti, dunque” ribatté Ramsay. Era
quello che aveva pensato fin dal principio, ma sentirlo dire da Theon faceva
male, un male che non aveva mai provato prima, più forte e più invasivo di
qualsiasi male fisico, lo annientava e lo spezzava. Ramsay, però, non aveva mai
sopportato di essere quello che subiva il dolore (eh no, cavoli, lui era quello
che lo provocava al prossimo suo!) e reagì nuovamente con la rabbia, quella
rabbia che credeva di aver perduto stando con Theon, quella rabbia che lo aveva
accompagnato fin da bambino e che adesso lo accecava di nuovo, la rabbia di chi
non è accettato, di chi è respinto e emarginato. “E allora resta pure con i
tuoi amati Stark! Sei solo un ingrato e un bugiardo, mi hai sempre mentito,
avrei dovuto scuoiarti io stesso a Forte Terrore invece di essere così misericordioso con te, ma adesso ci
penserà il Re della Notte a darti quello che meriti! Maledetto stronzo infame,
spero davvero che gli Estranei ti
portino alla dannazione!”
Gli voltò bruscamente le spalle, pronto a
scappare da quel luogo, ma prima che se ne potesse andare gli occhi di Bran
catturarono i suoi e, per un attimo, Ramsay non riuscì a muovere un passo.
“Tornerai” gli disse il ragazzo, serio, calmo
e inquietante come sempre. “Questo è il tuo posto, e tu lo sai bene. Il tuo
posto è accanto a Theon, lo è sempre stato.”
“Tu non sai un bel niente! Non sai neanche come eliminare il Re della Notte, servi
solo a rovinare la vita alle persone!” urlò Ramsay, frustrato, e questa volta
corse via davvero, lontano da quel luogo, dall’Albero Diga che avrebbe attirato
il Re della Notte, lontano da quello che, almeno per qualche tempo, aveva
creduto essere la sua felicità. Che cretino era stato, più cretino, stupido e
idiota di quanto mai avesse creduto possibile! Aveva proprio ragione suo padre
(che, tra parentesi, era davvero più furbo perché col cavolo che si era offerto
per combattere gli Estranei, se ne stava al sicuro tra i Frey aspettando che
fossero gli altri a morire per lui!), Ramsay Bolton era solo uno stupido, anzi,
non era nemmeno un Bolton, era un bastardo
e nulla più, a prescindere da quello che potesse dire un inutile foglio
firmato da un Re bambino. Guarda in che guaio era andato a cacciarsi solo
perché si era illuso che un Principe biondo, affascinante e con gli occhi
azzurri potesse veramente tenere a lui, volergli un po’ di bene… Alla
dannazione, tutto e tutti! Aveva sbagliato Roose Bolton, ventun anni prima,
avrebbe dovuto davvero gettarlo nel fiume quando la madre glielo aveva portato,
sarebbe stato meglio per tutti e per lui in primis! Idiota, mille volte idiota,
aveva davvero pensato che Theon sarebbe rimasto con lui per sempre ora che non
lo teneva più incatenato? Stupido
illuso, Theon preferiva morire per gli Stark piuttosto che stare con lui!
Era talmente stravolto dalla rabbia e da una
disperazione che non aveva mai provato prima, e che quindi non era ovviamente
in grado di riconoscere, da incasinarsi com’era prevedibile e, invece di
allontanarsi da Grande Inverno, finì per ritrovarcisi in mezzo, mentre la scena
che aveva davanti sembrava il trailer della
fine del mondo. Soldati degli Stark, cavalieri Dothraki, l’esercito degli
Immacolati e altri vari ed eventuali partecipanti all’epica battaglia tra la
Vita e la Morte affrontavano valorosamente Estranei e non-morti, e la maggior
parte di loro finiva fatto a pezzi. Le fiamme avvolgevano buona parte della
scena e Ramsay attribuì al fumo e all’eccessivo calore il fatto di avere il
fiato che gli si spezzava in gola e il viso inondato di lacrime, certo, era
solo il fumo, che altro poteva essere?
Ad ogni modo quella non era la strada giusta,
il giovane Bolton non aveva imparato poi molto di Grande Inverno e, comunque,
in quella notte di fuoco e terrore era ancora più difficile orientarsi anche
per una persona normale, tuttavia
capì che doveva tornare indietro e prendere la strada opposta sia alla fortezza
sia al Parco degli Dèi. A lui non fregava un beneamato della salvezza dei Sette
Regni e poi non era un eroe, non si sarebbe fatto ammazzare per il bene dell’umanità. Certo, se il Re della
Notte avesse vinto e avesse guidato i suoi Estranei per tutti i Sette Regni
sarebbe stato un bel casino e non ci sarebbe stato nessun posto sicuro…
“Già, nemmeno le Torri Gemelle dei Frey
saranno un posto sicuro se il Re della Notte deciderà di venire a prendervi
tutti, caro padre” mormorò, ridacchiando tra sé. “Magari potresti scatenargli
contro il vecchio Walder Frey, tanto probabilmente è una specie di non-morto
anche lui! *”
Ma neanche quel pensiero riusciva a farlo
sentire meglio. Ramsay non capiva perché, e questa non era una cosa insolita
per lui, ma continuava a sentire un dolore terribile, forse perfino peggiore di
quello delle sue torture, che gli devastava il cuore, glielo schiacciava come
un macigno e pareva impedirgli anche di respirare normalmente. E poi quelle
stupide lacrime che continuavano a scorrergli sul viso e che lui si asciugava
con gesti irritati della mano, insomma, adesso non si trovava più in mezzo ai
fuochi di Grande Inverno, possibile che quel maledetto fumo lo tormentasse
ancora?
“Forse sono solo un po’ allarmato” disse
Ramsay, parlando a se stesso o all’unico neurone che aveva, con la pia
illusione di spiegarsi perché si sentisse così male dentro. Lui odiava sentirsi male… “questi maledetti
Estranei sono davvero decisi a spazzare via gli uomini e, se vincono loro, non
ci sarà un luogo dove potrò rifugiarmi, di certo quelli non hanno paura delle
segrete di Forte Terrore. Ma di che mi preoccupo? L’umanità ha già il suo eroe,
no? Ovviamente sarà il bastardo Jon cazzutissimo
Snow a eliminare il Re della Notte e a salvare tutti i Sette Regni, noi
umili mortali potremo dormire sonni tranquilli.”
Eppure nemmeno questa considerazione riusciva
a placare l’angoscia che continuava a divorare e a logorare il suo cuore, che
gli corrodeva come un tarlo anche l’unico neurone che aveva e che lo faceva…
beh, sì, diciamolo, anche se può sembrare folle… che lo faceva piangere, altro
che fumo!
Non era mai stato così male in tutta la sua
esistenza.
Nel frattempo, la battaglia tra i vivi e i
morti, o non-morti, o Estranei o che dir si voglia, continuava ma con una netta
superiorità per gli esseri guidati dal Re della Notte che, tanto per non farsi
mancare niente, mentre procedeva spedito verso il Parco degli Dèi per uccidere
Bran aveva anche ridestato dal loro sonno eterno (ora non più eterno) tutti i
morti del Nord, insomma una gran bella compagnia di cadaveri che avrebbe
combattuto per lui (sì, proprio quelli delle cripte che, con infinita sagacia, qualcuno aveva pensato essere il
posto più sicuro dove nascondere donne e bambini!). Non una compagnia allegra,
di sicuro, però efficace per i suoi scopi! Il Re della Notte era ormai giunto
al Parco degli Dèi senza che nessuno potesse fermare la sua inarrestabile
avanzata (vero che suona bene?); Theon era riuscito, povera anima, a far fuori
tutti gli Estranei, non-morti, Velociraptor e quant’altro gli fosse capitato a
tiro perché con la sua lancia di vetro di drago poteva eliminare praticamente
tutto e tutti, ma quando il Re della Notte giunse con i suoi Estranei per
uccidere Bran calò un gran silenzio.
Era arrivato il momento clou della serata.
Se Theon fosse riuscito a colpire il Re della
Notte con la sua lancia e lo avesse ucciso, allora anche tutto l’esercito degli
Estranei e dei non-morti si sarebbe dissolto, perché il Re della Notte era il
primo Estraneo. Però probabilmente non era così facile, sennò qualcun altro ci
avrebbe pensato già da tempo, non è che Theon fosse poi quella mente eccelsa…
Il giovane Greyjoy si rese conto che quelli
potevano essere i suoi ultimi momenti di vita, così si voltò verso Bran per
dire quelle che, appunto, sarebbero potute essere le sue ultime parole.
“Bran, ti chiedo perdono per tutto quello che
ho fatto a te e alla tua famiglia, io mi sono comportato da traditore e…”
iniziò, ma Bran lo interruppe.
Insomma, non è educato interrompere qualcuno
che sta pronunciando le sue ultime parole, ma evidentemente il giovane Stark,
nella sua infinita saggezza che vedeva e sapeva tutto ed era quindi piuttosto
sinistra, pensò bene che il Re della Notte non sarebbe stato lì fino alla
mattina dopo aspettando il suo testamento!
“Non hai niente da farti perdonare, Theon”
gli disse. “Sei un brav’uomo e tutto ciò che hai fatto di male in passato è
servito a portarti qui e ora, nel posto che ti spetta. Io ti ringrazio, Theon.”
Ora, detto tra noi, già questa sorta di assoluzione e benedizione da parte di
Bran faceva capire benissimo che Theon non ce l’avrebbe fatta e che la sua era
una missione suicida fin dall’inizio, e anche Theon se ne rese perfettamente
conto. Ma ormai che cosa poteva fare?
Commosso e incoraggiato dalle rassicuranti parole di perdono e stima
di Bran, Theon si slanciò valorosamente contro il Re della Notte, brandendo la
sua lancia di vetro di drago ma, meritandosi senz’altro il primo premio per lo Sfigato dell’Anno, mancò il colpo e il
Re della Notte poté deviarlo senza problemi. Poi il mostro afferrò la lancia e
la spezzò, ma proprio quando stava per trafiggere Theon con quel pezzo di
lancia ci fu il colpo di scena che nessuno si aspettava. Una freccia infuocata
gli passò sibilando a pochi centimetri dal volto, facendolo indietreggiare.
Un’altra uccise un non-morto accanto a lui. Una terza infilzò un altro non-morto.
Theon, che si era visto già trapassato da parte a parte, pensò bene di
allontanarsi dal raggio d’azione dell’arma del Re della Notte e di usare il
pezzo di lancia che gli era rimasto per uccidere gli altri Estranei che
cercavano di accerchiare Bran, mentre il Re della Notte si voltava verso il
nuovo arrivato che gli aveva appena rovinato la scena madre.
“Guardami, sono qui, vieni a prendere me, se
ci riesci, mostro!” lo apostrofò Ramsay, che intanto incoccava una freccia
infuocata dopo l’altra e si esibiva nel famoso gioco del cecchino che lo aveva sempre divertito tanto. Il Re della
Notte riusciva a schivare le frecce, ma queste andavano comunque a uccidere i
non-morti che lo accompagnavano e, se non erano le frecce, era la lancia di
Theon a far fuori gli Estranei. “Credi di farmi paura? Per niente! Tu non mi
conosci, altrimenti saresti tu ad avere paura di me!”
Insomma, Ramsay era tornato indietro, non ce
l’aveva proprio fatta ad abbandonare Theon così come aveva detto, si era reso
conto (in ritardo, ma meglio tardi che mai!) che quel dolore che lo straziava
era causato dal pensiero di perdere il suo bel Principe e chi se ne fregava se
lui aveva scelto gli Stark, Ramsay non poteva più stargli lontano e non sarebbe
riuscito a vivere se gli fosse accaduto qualcosa, punto e basta.
Fine capitolo sesto
*So bene che nella
serie TV a questo punto Roose Bolton e anche Walder Frey e tutta la sua
famiglia sono già morti da un pezzo, ma non nella mia versione dove, come ho
detto, non muore quasi nessuno, nemmeno i personaggi più stronzi! XD
E in tanti proveranno forse
alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno.
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Le cose stavano così, dunque. Da una parte
Theon trafiggeva gli Estranei che cercavano di avvicinarsi a Bran e si poneva a
sua difesa, mentre dall’altra Ramsay cercava di attirare l’attenzione del Re
della Notte per distoglierlo da Theon (a lui di Bran non fregava un accidenti)
e, tanto per spassarsela un po’, bersagliava di frecce infuocate i non-morti.
La faccenda però non poteva andare avanti così in eterno… e infatti non durò,
si interruppe bruscamente quando Ramsay esaurì le frecce. Per fortuna nel
frattempo erano esauriti anche i non-morti, ma il Re della Notte era vivo e
veg… cioè, insomma, era illeso e aveva capito che quel ragazzotto che gli urlava
contro non rappresentava un pericolo per lui. Senza dunque cagarlo più di
tanto, si voltò per dirigersi nuovamente verso Bran, che era quello davvero
pericoloso per lui.
“Che fai, scappi? Ti ho fatto paura? Sei un
vigliacco, perché non mi affronti? Cagasotto!” continuò a gridare Ramsay, che
non aveva certo intenzione di combattere veramente contro il Re della Notte,
col cavolo ora che non aveva più le frecce, ma cercava comunque di distrarlo
perché si era accorto che quell’affare voleva Bran e, nonostante il neurone
solitario, aveva fatto anche due più due e aveva capito che sarebbe riuscito a
prendere Bran solo dopo aver ucciso
Theon.
“Insomma, ora mi volti le spalle? Combattimi,
se hai coraggio! Vuoi sapere cosa ti farò, eh? Ti spezzerò e ti taglierò tutte
le dita delle mani e dei piedi e poi vedremo se sarai ancora tanto agghiacciante!”
le minacce di Ramsay erano più che altro comiche, ma dovevano servire allo
scopo, non essere credibili. Tuttavia il Re della Notte continuava ad avanzare
verso Theon e Bran e a ignorare disinvoltamente Ramsay e le sue goffe
intimidazioni.
E questo non andava bene. Non andava bene per
niente.
Non c’era niente che potesse fare, anche
Ramsay alla fine lo capì. Lui non sarebbe riuscito ad eliminare il Re della
Notte, non sarebbe riuscito a salvare Theon.
Poteva fare una cosa sola, e quella fece. Si
gettò con tutte le forze che gli erano rimaste verso Theon e l’impeto li gettò
entrambi per terra, poco distanti dalla sedia a rotelle su cui stava Bran.
Ramsay abbracciò stretto Theon, tenendolo fermo a terra con il suo peso e
facendogli scudo con il suo corpo.
“Non ti lascio morire da solo” gli mormorò
all’orecchio. “Staremo sempre insieme, ce lo eravamo promesso, no? E… scusa se
ti ho detto quelle cose, prima.”
Theon non sapeva cosa fosse più incredibile
tra tutto ciò che era successo negli ultimi, concitati minuti: il Re della
Notte che non lo aveva ancora ucciso, Ramsay che era tornato indietro per
salvarlo, il fatto che lo stesso Ramsay adesso lo stesse proteggendo in uno
slancio altruistico che di certo non gli era abituale o il fatto che gli chiedesse
scusa per qualcosa. Che diamine,
Theon non sapeva nemmeno che Ramsay avesse nel suo vocabolario personale quella
parola!
“Non servirà a niente” provò a dire, ma il
giovane Bolton lo interruppe.
“Lo so. Non m’importa, non ti lascio morire
da solo” ripeté. Si strinse forte a Theon e chiuse gli occhi, aspettandosi di
sentire un dolore lancinante e terribile quando il Re della Notte lo avesse
trapassato con quel pezzo di lancia. Aveva anche la vaga consapevolezza che non
sarebbe davvero servito a niente, che l’arma avrebbe trafitto lui per poi
colpire e uccidere anche Theon… ma non c’era altro che potesse fare e non gli
interessava sopravvivere se doveva perdere il giovane che, senza rendersene
conto, aveva imparato ad amare. Sperava soltanto che il colpo lo uccidesse in
fretta: Ramsay non era diventato coraggioso tutto d’un tratto e continuava a
pensare che il dolore fosse una cosa simpatica soltanto quando era lui a
infliggerlo agli altri.
Aspettò, aspettò, aspettò… e non successe
niente.
Sentì un grido, un breve rumore di lotta, poi
un altro grido e infine si sentì piovere addosso tanti piccoli cristalli di
ghiaccio. Dopo un’altra breve pausa udì una voce impertinente che lo
apostrofava.
Chi diamine era? E che cos’erano tutti quei
cristalli di ghiaccio che gli si scioglievano addosso?
“Ehi, voi due, pensate di stare ancora
parecchio lì per terra? Magari aspettate di essere in camera vostra, ve ne
abbiamo riservata una tutta per voi proprio per questo!”
Rialzandosi lentamente e chiedendosi se
davvero fosse ancora vivo, Ramsay si guardò intorno e si accorse che il Re
della Notte non c’era più, erano spariti anche gli Estranei e i non-morti.
C’erano soltanto Bran sulla sua carrozzella accanto all’Albero Diga e, davanti
a lui, Arya Stark con in mano la daga in acciaio di Valyria che lo guardava e
ridacchiava.
Anche Theon si stava rialzando e anche lui si
guardava intorno con un’espressione non molto più sveglia di quella di Ramsay.
Però lui, almeno, quando vide Arya e la sua arma, sembrò capire cos’era
successo (mentre Ramsay continuava a ignorarlo…).
“Hai ucciso tu il Re della Notte?” domandò
alla ragazza.
“Sì, sono stata io” rispose Arya, molto
compiaciuta, “e per fortuna è andata proprio come speravamo: una volta
distrutto lui, anche gli altri Estranei sono svaniti e i non-morti sono caduti
a terra in pezzi.”
“Quindi la battaglia è finita?” domandò di
nuovo Theon. Sì, capisco che questo insistere lo faceva sembrare un deficiente,
ma bisogna rendersi conto che aveva passato un brutto quarto d’ora, era quasi
stato ammazzato e comunque sembrava impossibile che quell’immenso esercito di
creature mostruose fosse scomparso insieme al suo Re.
“Abbiamo vinto noi” sorrise Arya.
Ramsay sembrò capire solo in quel momento
cosa fosse accaduto e scoppiò in una risata.
“Ah, ma guarda, dunque alla fine sei stata tu
a salvarci tutti quanti!” commentò, rivolto ad Arya. “Sei stata in gamba, mi
eri già sembrata una tipa tosta e suppongo che adesso ti dovrò ringraziare per
aver salvato me e Theon da una morte certa… anche se immagino che tu l’abbia
fatto per tuo fratello e non certo per me e per Theon di cui non potrebbe
fregarti di meno. Comunque sono contento e soprattutto chissà come rimarrà male
quel cazzone di Jon Snow che di
sicuro immaginava già di arrivare qui a fare l’eroe e invece tu l’hai battuto
sul tempo. Anche per questo ti ringrazio!”
Di fronte a quello strampalato discorso di
ringraziamento Arya rimase perplessa, ma nella sua pur breve vita aveva
viaggiato moltissimo e conosciuto gente alquanto strana, perciò per lei Ramsay
non era poi tanto più strano di altri. Theon, invece, parve rientrare in sé in
quel momento e comprendere che cosa, effettivamente, il giovane Bolton aveva
fatto per lui: era tornato indietro, aveva sfidato il Re della Notte e infine,
vista l’impossibilità di eliminarlo, si era gettato sopra di lui per
proteggerlo, alla disperata, pur sapendo che probabilmente in quel modo
sarebbero morti tutti e due. Intenerito e commosso, passò un braccio attorno
alla vita di Ramsay e lo strinse a sé.
“Ramsay però ha salvato me dal Re della Notte”
disse dolcemente.
“Uh, mica tanto, se non fossi arrivata io
quel mostro vi avrebbe trapassati entrambi con quel pezzo di lancia” obiettò
Arya, con una risatina. “Voi due sembravate intenti a fare altre cose che preferirei riservaste alla vostra stanza! Ad ogni
modo è finito tutto bene ed è questo che conta.”
Così dicendo e continuando a ridacchiare, si
avvicinò a Bran.
“È andata proprio come avevi detto tu:
eliminato il Re della Notte, anche Estranei e non-morti si sono dissolti o sono
finiti in pezzi” disse al fratello, iniziando a spingere la sua carrozzella.
Il giovane Stark, tuttavia, sembrava avere
ancora qualcosa da dire a Ramsay in particolare.
“Ti avevo detto che saresti tornato, che il
tuo posto è accanto a Theon” gli disse in tono grave e con la solita aria da Maestro Yoda.
“Cosa vuoi da me adesso? Non è tutto finito?
Lasciami in pace!” protestò Ramsay, tentando di allontanarsi. Ma Bran gli prese
un polso e lo avvicinò a sé, dimostrando di avere un’energia che non si sarebbe
mai detto, vedendolo prigioniero di una carrozzella.
E, in quel contatto, Ramsay si sentì come se
fosse diventato improvvisamente trasparente. Fu come se, in pochi istanti, Bran
avesse visualizzato tutta la sua vita, fin da quando era il neonato che la
contadina portò a Roose Bolton… il giovane ebbe la sensazione che tutti i suoi
pensieri, sentimenti, emozioni e perfino il suo mononeurone fossero
praticamente scannerizzati da Bran e
non fu esattamente piacevole.
“So cosa hai fatto” riprese Bran in tono
lugubre, anticipando senza saperlo (o forse invece lo sapeva?) il titolo di un famoso
film horror degli anni Novanta. “So cosa hai fatto, ma so anche cosa hanno
fatto a te, cosa tuo padre ha fatto a
te. Hai commesso molti errori e crimini, è vero, ma tutto questo era necessario
perché potessi essere qui, oggi, a compiere il tuo destino accanto a Theon.”
Voleva forse dire che era stato necessario
che Ramsay scuoiasse e cacciasse le persone e che avesse torturato Theon per
mesi, tagliandogli tre dita? Poteva anche essere, magari era destino che Theon avesse diciassette
dita invece di venti, magari era per questo che il Re della Notte era stato
sconfitto, chi poteva saperlo? Tanto di quello che diceva Bran quasi nessuno
capiva mai un accidenti!
“E il tuo destino è accanto a Theon, adesso e
per sempre” concluse Bran. Ecco, ovviamente anche lui sapeva (visto che sapeva
più o meno tutto) che quei due se la intendevano, chissà, magari lui poteva
anche vederli mentre facevano cose…
sempre meglio non sapere cosa esattamente vedeva Bran.
Non appena il giovane Stark ebbe lasciato il
suo polso, Ramsay si affrettò ad allontanarsi da lui e si avvicinò a Theon,
parlandogli sottovoce.
“Non m’importa cosa dicono tutti e se è stato
lui a consentire la sconfitta del Re della Notte e di tutti quei mostri” disse,
impaurito. “Quello là è inquietante,
mi fa paura, non voglio averci a che fare!”
Theon sorrise, ancora una volta intenerito, e
lo abbracciò. Era vero, Ramsay stava riprendendo il suo caratterino e il suo
modo di fare insolente e petulante, ma a lui non importava più, sapeva solo che
lo aveva salvato, che aveva dimostrato di poter sacrificare la sua vita per lui
e non dimenticava le parole che gli aveva sussurrato quando credevano entrambi
che il Re della Notte li avrebbe uccisi: Non
ti lascio morire da solo.
Mentre il piccolo gruppo si allontanava dal
Parco degli Dèi per tornare al castello di Grande Inverno, Jon Snow li
raggiunse trafelato. Era piuttosto scombussolato: si era ritrovato davanti
Viserion, il Drago che il Re della Notte aveva trasformato in non-morto e aveva
creduto che la sua ora fosse giunta, poi improvvisamente il Drago era andato in
pezzi e si era disfatto davanti ai suoi occhi. Jon, che era stato bloccato dal
Drago non-morto proprio mentre cercava di raggiungere Bran e gli altri, aveva
ripreso la sua corsa e…
Ed era rimasto sconcertato nel vedere che era
già tutto finito: il Re della Notte e gli Estranei erano svaniti, i non-morti a
pezzi per terra e davanti a lui c’erano soltanto Arya che spingeva la
carrozzella di Bran, Theon e, cosa ancora più inconcepibile, Ramsay Bolton.
Jon ebbe la vaga sensazione di essersi perso
un pezzo della storia, un po’ come qualcuno che entra in un cinema quando il
film è già quasi a metà.
“Il Re della Notte è stato distrutto?”
domandò. Era una domanda stupida, ma non sapeva che altro dire.
“Sì, l’ho ucciso io con la daga di acciaio di
Valyria!” rispose compiaciuta Arya. “La battaglia è finita e stiamo tornando al
castello sperando di trovare tutti sani e salvi.”
“L’hai ucciso tu?” ripeté Jon, in un tono che
stava a metà tra l’orgoglio per il coraggio di Arya e la delusione per non aver
combinato un cavolo di niente in quella battaglia storica.
“Eh, sì, è stata proprio Arya a distruggerlo,
è stata veramente coraggiosa e abile” replicò questa volta Ramsay, tutto
contento all’idea di mortificare Snow. “Alla fine tutti noi siamo salvi grazie
a una ragazza, è lei la nostra salvatrice e la nostra eroina. Che c’è, ti
dispiace di non essere stato tu l’eroe della storia, il salvatore del mondo, il
grande Jon cazzutissimo Snow?”
Si capiva, vero, che il giovane Bolton non
aveva ancora superato il fatto che fosse stato Jon a riempirlo di botte e a
lussargli la spalla ormai più di un anno prima?
“No, certo, io… io sono molto fiero di Arya e…
e felice che sia tutto finito” disse Jon, a cui comunque le parole di Ramsay
non avevano fatto piacere. Era piuttosto evidente che avrebbe voluto rendersi
utile e che era vagamente deluso… “Voi state tutti bene?”
“Noi sì, speriamo che anche gli altri siano
salvi” rispose Theon. “Il Re della Notte stava per uccidermi, ma Ramsay è
riuscito a distrarlo e a proteggermi finché non è arrivata Arya e lo ha
colpito, distruggendolo.”
Ecco. Perfino Ramsay Bolton era stato più importante di lui in quella battaglia.
Jon cominciava a sentirsi a disagio. Va bene che Ramsay aveva salvato Theon
perché Theon se lo portava a letto (sì, lo sapevano tutti a Grande Inverno e
probabilmente in buona parte dei Sette Regni), però la cosa non lo convinceva
fino in fondo. In quella battaglia, alla fine, lui era stato uno dei pochi a
non servire a niente e non poteva
esserne contento… Probabilmente perfino Samwell Tarly aveva combattuto più di
lui!
Jon preferì non dire altro e si accodò al
gruppetto che andava verso il castello.
“Tu continui ad avercela a morte con Jon, non
è così?” disse piano Theon a Ramsay, divertito suo malgrado.
“Per forza, mi ha fatto quasi a pezzi quando
ha riconquistato Grande Inverno e mi ha lussato la spalla che ancora mi fa male!” ribatté Ramsay in
tono petulante.
Theon sorrise e se lo strinse più forte: sì,
decisamente Ramsay era tornato il solito Ramsay, e chissà se era un bene o un
male, tuttavia lui ormai sapeva che quel ragazzo era disposto a morire per lui
e questa non era una cosa da poco.
Chi altri mai, in tutti i Sette Regni, le
Isole di Ferro e le Città Libere, avrebbe mai fatto una cosa del genere per
Theon Greyjoy?
Pagherei pure tutto l'oro del
mondo
Per tornare al giorno quando t'ho conosciuto
E mi sono fidata
Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
La terribile notte di battaglie contro
Estranei e non- morti era finita e gli uomini avevano vinto… o meglio, era
stata una ragazza, Arya, a vincere praticamente da sola, eliminando il Re della
Notte e così distruggendo tutte le creature a lui legate, ma non staremo a
spaccare il capello in quattro!
E in effetti era andata bene in particolare a
quelli che si erano rifugiati nelle cripte per stare al sicuro, tra i quali c’era Tyrion. Infatti i non- morti
avevano appena iniziato a risvegliarsi e a cercare di uscire dai sepolcri (come
qualcuno aveva preannunciato pur avendo un solo neurone…), ma poi Arya aveva
trafitto il Re della Notte e i morti risvegliati erano andati in pezzi davanti
alla gente atterrita. Salvati in corner,
è proprio il caso di dirlo!
La mattina successiva c’era stata una
toccante cerimonia funebre per dire addio a coloro che avevano perso la vita
nella battaglia fatale, tra cui Jorah Mormont, morto per salvare la sua Regina,
la sua giovanissima nipote Lyanna, Ed Tollett dei Guardiani della Notte, Beric
Dondarrion (capostipite dei morti che resuscitano, ma stavolta a quanto pareva
aveva esaurito i bonus) e molti altri
soldati, guerrieri e semplici cittadini. Jon Snow fece un bel discorso
commovente per onorare i defunti, disse che non sarebbero mai stati
dimenticati, che avevano salvato l’umanità e bla bla bla e poi furono accese le
pire e venne dato fuoco a tutti quanti (hai visto mai qualcuno potesse decidere
di risvegliarsi?).
Messi da parte i morti, ci si occupò dei vivi
e quella sera ci fu un grande banchetto per festeggiare quella vittoria così
importante. Al tavolo d’onore della Sala dei Banchetti di Grande Inverno sedeva
la famiglia Stark (tranne Arya che non si sapeva dove si fosse cacciata),
Daenerys Targaryen e i suoi consiglieri e alleati Tyrion, Jon, Ser Davos e Lord
Varys (sorpresi? Lo sono stata anch’io, credevo fosse morto da un pezzo!). Agli
altri tavoli sedevano in ordine sparso tutti coloro che avevano partecipato
alla battaglia, alleati, soldati, Illuminati ecc… e al tavolo più vicino a
quello degli Stark si trovavano Theon, Ramsay, Jaime Lannister e Brienne.
Ad un certo punto il giovane Gendry (tanto
per dirne un altro che avevano raccattato chissà dove e che io credevo morto…)
si alzò dal tavolo e decise di andare a cercare Arya, forse sperando in un bis dell’incontro inaspettato ma molto
piacevole avuto con lei la sera prima… ma la voce di Daenerys lo fermò,
raffreddando almeno per il momento i suoi bollenti spiriti.
“Tu sei Gendry Baratheon, il figlio di Robert
il traditore, non è così?” gli chiese la Regina dei Draghi.
Gendry pensò che era piuttosto paradossale
essere sopravvissuto a Estranei e non- morti per poi finire giustiziato dalla
Targaryen, tuttavia rispose sinceramente.
“Sì, sono il suo figlio bastardo.”
Quella parola attirò l’attenzione di Ramsay
che, quella sera, era più strano del solito anche per i suoi standard, stava in
silenzio e non commentava spocchioso tutto ciò che gli avveniva attorno.
“Ma guarda, c’è anche un altro bastardo nel
gruppo. Cos’è, vogliamo fondare una Confraternita?”
commentò a bassa voce e senza rivolgersi a nessuno in particolare.
“Sei comunque l’unico Baratheon ancora in
vita e mi risulta che attualmente non ci sia nessun Lord a Capo Tempesta”
riprese Daenerys. “Dunque da questo momento io ti nomino Lord Gendry Baratheon,
nuovo Signore di Capo Tempesta.”
Gendry restò allibito.
“Ma io… io sono solo un bastardo…” obiettò.
“Non più, adesso sei un Lord e un Baratheon
perché lo stabilisco io” dichiarò la Regina.
Mentre tutti brindavano e inneggiavano al
nuovo Lord Gendry, il giovane ringraziò Daenerys come si conveniva e poi si
defilò elegantemente per andare a cercare Arya, sperando che il fatto di essere
un Lord lo rendesse più desiderabile ai suoi occhi! Insomma, quella sera Gendry
voleva darsi alla pazza gioia!
Ramsay, che continuava a sentirsi strano,
aveva seguito con attenzione particolare questa scena.
“Anche per me è stato così, sono stato
legittimato da Re Tommen” disse, senza aspettarsi una risposta. “Però ora Re
Tommen è morto e molto probabilmente i Lannister saranno sconfitti. Chissà se
dovrei farmi legittimare anche dalla Regina Targaryen, tanto per stare sul
sicuro?”
Ovviamente, con il tatto e la delicatezza che
lo contraddistinguevano, Ramsay aveva accennato alla probabilissima sconfitta
dei Lannister proprio in faccia a Jaime… per sua fortuna l’uomo, con gli anni e
le dolorose esperienze vissute, aveva sviluppato abbastanza pazienza e
tolleranza da fingere di non averlo neanche sentito.
Theon, invece, avrebbe voluto rispondere a
quel dubbio amletico di Ramsay, ma proprio in quel momento Sansa si alzò in
piedi: anche lei aveva un annuncio molto importante da fare, non voleva certo
essere da meno di Daenerys, in fondo quella era casa sua!
“Theon Greyjoy, ti prego di venire qui
davanti a tutti i nostri alleati e ospiti” disse, così Theon si alzò e andò a
mettersi davanti al tavolo, più o meno come aveva fatto Gendry poco prima.
“Theon, durante la battaglia contro gli
Estranei hai messo a repentaglio la tua vita ed eri pronto a morire pur di
proteggere Bran dal Re della Notte” disse la ragazza. “Il tuo coraggio e la tua
abnegazione hanno cancellato ogni minima traccia del male che avevi fatto anni
fa alla mia famiglia. Da oggi in poi io dichiaro che tu sei uno Stark proprio
come noi. Ovviamente sei anche un Greyjoy e, quando vorrai, potrai tornare a
Pyke a governare al fianco di tua sorella, ma in quanto Stark avrai il diritto
di vivere a Grande Inverno e di godere di tutti i privilegi della famiglia tutte
le volte che lo desidererai.”
Sansa girò attorno al tavolo e si avvicinò a
Theon per appuntargli sul mantello una spilla con il simbolo della Casa Stark,
poi lo abbracciò tra gli applausi di tutti (tranne uno). Theon aveva le lacrime
agli occhi e quasi tremava per l’emozione; al contrario, al suo tavolo Ramsay
diventava sempre più cupo e imbronciato e aveva respinto il piatto perché il
cibo iniziava a dargli la nausea. Ogni parola che Sansa pronunciava gli si
piantava nello stomaco e Ramsay si sentiva sempre più abbacchiato e
malinconico.
“Adesso che sei uno Stark, se ti fa piacere
puoi sederti al nostro tavolo, accanto a Bran e Rickon” disse poi Sansa a Theon
con un sorriso.
Theon era talmente felice ed emozionato da
non trovare le parole, per un attimo dimenticò Ramsay e la sua gelosia e,
commosso, andò a sedersi accanto a Rickon. La cosa che lo faceva sentire più
completo e soddisfatto era il pensiero che quel momento rappresentava la chiusura
di una spirale dolorosa iniziata più di cinque anni prima. Allora aveva cercato
di conquistare Grande Inverno per dimostrare di essere degno degli Stark, ma
aveva collezionato solo una lunga serie di disastri e figure di merda, da quell’inetto
che era, e aveva fatto scappare Bran e Rickon mettendo in pericolo la loro
vita. Adesso, invece, aveva compiuto un gesto di grande valore e generosità
proteggendo Bran ed era stato proprio questo gesto a fargli guadagnare il
diritto di fregiarsi davvero del nome e dello stemma degli Stark; poteva sedere
accanto a Bran e Rickon al tavolo d’onore come se fosse stato uno dei loro
fratelli. Il cerchio si era chiuso. Dopo aver vissuto una vita inutile da
cretino viziato ora si era finalmente conquistato stima, rispetto e una nuova
famiglia che lo amava.
Sì, però Theon non poteva smentirsi più di
tanto e, perduto nell’incanto di sentirsi uno Stark, sembrava aver dimenticato
Ramsay, tutto ciò che gli aveva promesso e come avrebbe potuto sentirsi lui
davanti a quella scena. Insomma, un po’ cretino lo era ancora…
Il giovane Bolton era completamente avvilito.
Provava sentimenti confusi che riusciva a definire solo come rabbia, ma non si
limitavano a quella, era solo che lui non sapeva gestire altri tipi di
emozioni: pensò di mettersi a tagliare furiosamente le dita di tutti gli Stark
e poi farle mangiare a Theon, o magari viceversa… ma anche quei pensieri non lo
confortavano affatto, non lo entusiasmavano più come facevano una volta. Sentiva
un dolore sordo che non si sarebbe lenito tagliando dita, mani, piedi o
qualsiasi altro arto a chicchessia, così si alzò silenziosamente dal tavolo
senza degnare di uno sguardo gli invitanti coltelli che vi erano posati sopra e
uscì dalla stanza. Gli occhi gli bruciavano e non capiva perché, visto che il
fumo degli incendi era ormai spento… e aveva un macigno che gli premeva nel
petto e lo soffocava. Sentiva il bisogno di andare fuori, respirare l’aria
gelida del Nord. Lasciato il salone camminò per i corridoi fino a scendere nel
cortile, avviandosi verso il portone che in quel momento era aperto. Certo, i
nemici erano stati distrutti e Cersei Lannister non avrebbe certo sferrato un
attacco quella notte, là fuori c’erano solo le pire dei caduti.
Tanto lo sapevo, l’ho sempre saputo: a Theon non importa
niente di me. È rimasto al mio fianco solo perché era costretto, perché
altrimenti gli avrei tagliato altre dita, e poi perché non aveva nessun altro
al mondo che lo cagasse… Adesso però è diventato un eroe, è uno STARK, che
diamine, e tutto il salone lo inneggia, Sansa e gli altri lo chiamano fratello,
cosa può interessargli di un bastardo che non ha niente da offrirgli? E perché
me ne stupisco? Nessuno mi ha mai voluto, nemmeno mio padre, come potevo
sperare di avere l’attenzione e l’affetto di un giovane bello e nobile come
Theon? Forse solo se avessi continuato a trattarlo da Reek…
Ma non era quello che desiderava. Tutto d’un
tratto anche i ricordi che considerava felici, le torture a Forte Terrore,
tutte le volte in cui aveva terrorizzato quel Reek con le minacce più atroci o sguinzagliandogli dietro i cani…
niente lo emozionava più, niente lo appagava. In realtà quello che veramente
ricordava con gioia ed emozione erano stati i momenti più teneri con Theon,
quando lo aveva salvato dagli Stark, quando lo aveva portato a Pyke, quando
erano vissuti in quel castello costruito male e con dei ponti assurdi, ma in
cui lui era stato veramente… felice, ecco, felice come non aveva mai creduto di
potersi sentire.
Era Theon che voleva, era il suo amore, e
adesso non lo avrebbe avuto mai più: Theon aveva scelto gli Stark, non lui, e
le promesse che gli aveva fatto erano tutte dimenticate.
Ramsay, che piangeva lacrime che gli si
congelavano subito sul viso e non capiva nemmeno che stava piangendo, si
incamminò verso il portone di Grande Inverno e stava per varcarlo quando una
voce lo fermò.
“Ehi, ragazzo, dove stai andando in questa
notte gelida?”
Era Tyrion che, dopo aver assistito alla
scena della nomina di Theon a Stark
onorario, aveva guardato verso Ramsay e, vedendolo uscire dal salone, si
era scusato con Daenerys e aveva deciso di seguirlo. Forse lui più di chiunque
altro poteva capire come si sentisse in quel momento, anche lui da sempre messo
da parte, dimenticato, emarginato non appena all’orizzonte si profilava
qualcuno di più interessante.
“Non lo so” fece il giovane, trasognato. “Era
troppo caldo nel salone e… e poi non era il mio posto.”
“Dici? Non saprei, in fondo non è neanche il
mio” ribatté Tyrion. “Ma questa sera siamo tutti amici, abbiamo sconfitto
quegli esseri mostruosi insieme, quindi almeno per adesso tutto ciò che abbiamo
fatto in passato è sospeso, non importa se siamo Lannister, Stark, Bolton o
Targaryen. Perché non torni dentro con me? Theon si preoccuperà se non ti vede
più al tavolo.”
A Ramsay sfuggì un risolino amaro.
“Theon? A Theon non importa niente di me e
non si accorgerebbe neanche se scomparissi per sempre” replicò, cupo. “Adesso
ha i suoi Stark, i suoi fratelli, non
ha bisogno di un bastardo come me… Forse dovrei tornare a Forte Terrore, tanto
mio padre è alle Torri Gemelle con i Frey. Ecco, farò così, tornerò a Forte
Terrore stanotte stessa, non importa se non c’è nessuno, pian piano troverò
qualche altro avanzo di galera per farmi da servitore…”
Tyrion iniziò a preoccuparsi seriamente. Quel
ragazzo, tutto sommato, gli faceva pena e gli ricordava fin troppo se stesso
alla sua età, le tante delusioni e disillusioni avute, le mortificazioni subite
dal padre e dalla sorella. Si rese conto che Ramsay sragionava… sì, più di
quanto fosse normale per lui. Pensava forse di andare a piedi in mezzo alla neve e nella notte gelida da Grande Inverno a
Forte Terrore? Persino il suo neurone solitario poteva capire che una cosa del
genere era impossibile, che sarebbe morto congelato dopo neanche mezz’ora di
cammino a voler essere ottimisti.
Ma forse era proprio quello che Ramsay
voleva?
Tyrion cercò di trattenerlo con le sue
chiacchiere e, nel frattempo, sperava che Theon non fosse davvero quell’idiota
che lui aveva sempre pensato, che notasse l’assenza di Ramsay dal salone, si
preoccupasse e venisse anche lui fuori a cercarlo. Era chiaro che il giovane
Bolton si sarebbe fermato solo e soltanto se fosse stato Theon in persona a
venirselo a prendere.
“Forte Terrore, dici? Beh, potrebbe essere
una buona idea, anche se non lo conosco, non ci sono mai stato” disse Tyrion,
tanto per guadagnare tempo. “Però non ci arriverai mai senza un cavallo. Perché
non torni nel salone con me, beviamo, mangiamo e ci riposiamo? Domattina
chiederò alla Regina Daenerys di donarti un cavallo, se sarai ancora dell’idea
di recarti a Forte Terrore, che te ne pare?”
“Grazie ma no, posso arrivarci benissimo a
piedi stanotte” ripeté Ramsay, con una voce bassa, stanca e piena di tristezza.
Tyrion pensò ancora una volta che Theon era
un imbecille e che doveva sbrigarsi a ricollegare il cervello, altrimenti
avrebbe perso per sempre il suo compagno. Certo, poteva andarlo a chiamare lui
stesso, ma con le sue gambette corte e tozze avrebbe fatto in tempo a
raggiungerlo e riportarlo indietro prima che Ramsay svanisse nella notte?
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno
E in tanti proveranno forse
alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Per fortuna di Tyrion e, soprattutto, di
Ramsay, Theon non era poi quel cretino totale che il Lannister temeva e non ci
fu bisogno di tentare una corsa disperata verso la sala dei banchetti per
andare a chiamarlo. Il giovane Greyjoy era sì rimasto commosso e sopraffatto
dall’emozione nel sentirsi definire uno Stark davanti a tutti e ancora di più
si era entusiasmato quando Sansa lo aveva invitato a sedersi al tavolo insieme
alla sua famiglia. Passati i primi
attimi di confusione e eccitazione, però, si era reso conto che, anche in tanta
felicità e commozione, gli mancava qualcuno
(pazzesco, vero, sentire la mancanza di Ramsay Bolton?). Si era voltato verso
il tavolo al quale avrebbe dovuto trovarsi Ramsay e, quando non l’aveva visto,
aveva iniziato ad agitarsi. Dove poteva essere andato? Sapeva fin troppo bene
quanto le reazioni di Ramsay potessero essere un tantino eccessive e, siccome non gli risultava che stesse
scorticando vivo qualcuno o tagliando qualche arto a caso agli ospiti, pensò
che avesse deciso di scatenare la sua vena distruttiva contro se stesso. Si
mosse a disagio sulla sedia e Bran se ne accorse.
Bran si accorgeva sempre di tutto.
Bran metteva l’angoscia, a dirla tutta.
In quel caso, tuttavia, il fatto che Bran
vedesse e sapesse tutto si rivelò molto utile. Theon era seduto tra lui e
Rickon e così poté chiedere al giovane veggente quello che gli premeva sapere.
“Bran, ma… dov’è Ramsay? Tu puoi vederlo
adesso? Devo andare da lui” disse, preoccupato.
“Il suo cuore è freddo, ha il gelo dentro che
morde più che fuori” rispose Bran.
Sì, rispose
per modo di dire, Bran non poteva semplicemente rispondere ad una domanda,
doveva metterci qualche frase da Maestro
Yoda de’ noantri e ogni sua risposta andava interpretata. Theon non era
neanche lui un’aquila, ma sentendo parlare di freddo fece due più due.
“Quindi è uscito dal castello” mormorò. “Ma
dove pensa di andare? È notte fonda e forse nevica pure… Lady Sansa, devo
chiedere il tuo permesso per alzarmi dal tavolo. Ramsay non è nella sala e temo
che sia rimasto male perché non è stato invitato anche lui qui con noi. Vedi,
mi ha salvato la vita contro il Re della Notte e io credo… credo che meriti
anche lui di sedere a questo tavolo.”
Sansa, in realtà, pensava che Ramsay Bolton e
tutta la sua specie non meritassero
un bel niente. In fondo suo padre aveva cospirato con i Lannister per
assassinare Robb alle Nozze Rosse, poi aveva tramato per usurpare Grande
Inverno e Ramsay stesso aveva fatto rapire Rickon e per poco non era morto…
Però era anche vero che non stavano parlando di Roose Bolton, ma del solo
Ramsay che, rispetto a un anno e mezzo prima, sembrava molto cambiato: Theon
aveva ragione, era stato Ramsay a distrarre il Re della Notte e a salvargli la
vita e chissà? Forse senza l’intervento del giovane Bolton Arya non sarebbe
arrivata in tempo e il Re della Notte avrebbe potuto uccidere Bran! Sì, in
fondo non c’era niente di male a far sedere anche Ramsay al tavolo d’onore,
visto che avevano accettato di accogliervi anche un Lannister (era Tyrion, è
vero, ma sempre Lannister era), quel viscido di Lord Varys e quella smorfiosa
della Regina dei Draghi. Sansa valutò che Ramsay non sarebbe stato poi tanto
peggio di quella variegata umanità…
“Va bene” acconsentì la Lady di Grande
Inverno. “Vai pure a cercare Ramsay e, quando l’avrai trovato, digli che può
sedersi al tavolo d’onore insieme a noi.”
“Ti ringrazio, Lady Sansa, e grazie anche a
te, Bran” disse Theon prima di lasciare il tavolo e dirigersi verso il
corridoio in cerca dell’uscita. Bran rispose con uno dei suoi sorrisi
enigmatici che sembrava sempre ti prendessero per i fondelli, ma la cosa
peggiore fu quello che disse Rickon (e che Theon non riuscì a non sentire…).
“Ma sai, Bran, io avevo pensato già quando mi
avevano fatto prigioniero che Theon e Ramsay se la intendessero” fece, tutto emozionato per la grande scoperta! “Allora
era vero! E tu che vedi tutto li vedi anche mentre fanno cose?”
Per misericordia del Dio Abissale, Theon non
udì la risposta di Bran, visto che si era affrettato ancora di più ad uscire
dal salone…
Messo da parte il pensiero fastidioso e
imbarazzante che, in effetti, Bran potesse realmente vedere lui e Ramsay mentre
facevano cose, il giovane Greyjoy si
mise a correre per i corridoi di Grande Inverno cercando di raggiungere l’uscita
del castello più in fretta che poteva. Perché Ramsay era andato fuori? Che
intendeva fare?
E poi, come una mazzata, lo colpì la
consapevolezza che ancora una volta era stata colpa sua. Lui aveva deluso
Ramsay, lo aveva ferito. E c’era poco da giustificarsi ripetendosi che in fondo
Ramsay non meritava niente, che lo aveva tenuto prigioniero e schiavo per più
di tre anni, che gli aveva tagliato tre dita, che lo aveva mortificato e
umiliato e… Sì, era tutto vero, ma era passato più di un anno da allora e
Ramsay aveva mostrato la sua latente follia solo nel suo attaccamento ossessivo
a lui, nella sua gelosia patologica verso gli Stark, nelle sue scenate da drama queen. Non era una persona
normale, questo lo sapevano anche i sassi, ma in realtà non aveva più fatto del
male a nessuno da molto, molto tempo e, anzi, contro il Re della Notte aveva
dimostrato di essere addirittura pronto a morire per lui. E lui come lo aveva
ricompensato? Dimenticandolo, tradendo tutte le sue promesse e sedendo tronfio
e soddisfatto al tavolo d’onore degli Stark.
Theon dovette ammettere con se stesso che, se
in quel periodo Ramsay era effettivamente cambiato (pur restando sempre un
mezzo psicopatico con un neurone solitario, ma quella era una cosa che non si
poteva cambiare!), al contrario lui aveva dimostrato fin troppe volte di essere
il solito idiota viziato, egocentrico e presuntuoso. Aveva infranto le promesse
fatte a Ramsay, ma anche a Yara, preferendo andare a Grande Inverno a
combattere con gli Stark invece di aiutare la sorella a riconquistare il Trono
del Mare; aveva pensato solo a fare bella figura con gli Stark, a farsi
perdonare, a redimersi, a sentirsi in pace con la sua coscienza, senza
preoccuparsi del fatto che altri avrebbero sofferto per essere stati messi da
parte.
Ancora una volta, Theon Greyjoy aveva pensato
in primis a Theon Greyjoy, e nulla
più.
Immerso in questi pensieri angoscianti e a
una vagonata di sensi di colpa, Theon giunse finalmente al portone del castello
e uscì, ma Ramsay non era nel cortile. Ancora più preoccupato iniziò a
guardarsi intorno, fino a che non vide una figura che si avviava verso le mura
più esterne della fortezza, seguita da un’altra figura più piccola. Theon
riprese a correre per raggiungere i due e rimase molto sorpreso riconoscendo
Tyrion, ma questi parve ancora più sorpreso di lui.
“Oh, sei arrivato, finalmente, mi chiedevo
quanto ci avresti messo ad accorgerti che Ramsay non era più nel salone” commentò
il Folletto, in tono sarcastico. “Eri così impegnato a gloriarti per essere
stato invitato al tavolo d’onore da non guardare nemmeno cosa stava facendo
quello che dovrebbe essere il tuo compagno, o qualcosa del genere?”
Ecco. Tyrion aveva detto esattamente ciò che
Theon già pensava di se stesso, però sentirselo dire bruciava di più.
“Tu cosa ci fai qui?” gli domandò, per darsi
un contegno.
“Ci faccio quello che avresti dovuto farci
tu: sto cercando di convincere Ramsay a non mettersi in cammino per Forte
Terrore a quest’ora di notte, in mezzo al gelo e alla neve e senza neanche un
cavallo” replicò lapidario Tyrion. “Ma a me non dà ascolto.”
“E perché Ramsay vorrebbe andare a Forte
Terrore? È impossibile che lo raggiunga!” esclamò il giovane Greyjoy.
“Sul serio lo stai chiedendo a me? Chiedilo a
lui” ribatté laconico Tyrion. “E vedi di convincerlo in fretta, altrimenti
congelerete tutti e due. Io me ne torno al banchetto, mi sono già ghiacciato abbastanza
le chiappe per fare quello che avresti
dovuto fare tu.”
Mentre Tyrion rientrava nel castello,
scuotendo il capo in segno di aperta disapprovazione verso la superficialità di
Theon, il giovane Greyjoy si strinse nel mantello e si avvicinò a Ramsay. Il
ragazzo non aveva fatto molta strada, era appena fuori dal portone esterno ma
non accennava a muoversi, si limitava a guardare il buio e i boschi lontani.
Probabilmente il suo neurone si era congelato…
“Ramsay” lo chiamò dolcemente Theon. “Cosa ci
fai qui fuori? L’aria è gelida e tu non hai preso neanche un mantello.”
Il giovane Bolton sussultò, poi si voltò
verso il compagno.
“Io… vado a Forte Terrore” ripeté.
“Ma non puoi” obiettò Theon, facendosi ancora
più vicino. “È notte fonda, è molto freddo e tu non hai né un cavallo né degli
abiti adatti a un viaggio. E poi perché dovresti voler andare là?”
“Non ho nessun altro posto dove andare”
rispose semplicemente Ramsay. “Quello è il posto dove sono cresciuto e, adesso
che mio padre è alle Torri Gemelle, non darò noia a nessuno e nessuno
disturberà me.”
Theon si sentì spezzare il cuore rendendosi
conto che Ramsay si considerava fastidioso anche per lui, perché lui aveva
pensato solo agli Stark e sembrava proprio che lo avesse dimenticato. Tyrion
non aveva torto a considerarlo un cretino egoista…
Fece un altro passo verso Ramsay e lo avvolse
con il suo mantello, stringendolo a sé.
“Sei ghiacciato!” disse. “Non puoi rimanere
qui fuori con questo freddo e non hai nessun motivo per tornare a Forte
Terrore. Noi dobbiamo stare insieme, non ti ricordi? Abbiamo ancora tante cose
da fare…”
“Davvero?” fece Ramsay, fissandolo. In quel
momento il suo sguardo non era più sperduto e vagante, gli occhi erano puntati
in quelli di Theon e pieni di una solitudine e un dolore devastanti. “A me pare
che tu abbia già deciso da che parte stare e che non ci sia più posto per me.
Per questo me ne vado.”
Theon era straziato dal rimorso. Che stupido
era stato! Nella sua frenesia di scaricarsi la coscienza facendo la cosa giusta per gli Stark non si era
accorto di aver ferito e abbandonato Ramsay, l’unico che in qualche modo si
fosse interessato a lui in quegli anni.
E sì, va bene, il suo modo di interessarsi a lui era stato piuttosto
peculiare, specie al principio, e aveva compreso torture, umiliazioni,
amputazioni e compagnia bella, ma poi le cose erano cambiate a poco a poco,
Ramsay era apparso sempre più affascinato e soggiogato da lui e sempre meno
incline a fargli del male o a privarlo di qualche altro dito… anzi, lo aveva
fatto sentire importante, forte, determinato e coraggioso come mai prima. Lo
aveva seguito a Pyke e difeso contro Yara e contro Euron, lo aveva seguito
anche a Approdo del Re per liberare Yara e infine a Grande Inverno, dove per
poco non era morto pur di salvarlo dal Re della Notte.
E lui lo aveva messo da parte, abbandonato,
così come avevano fatto tutti gli altri.
Lo strinse più forte tra le braccia,
proteggendolo dal freddo con il mantello e cercando di riscaldarlo anche con il
contatto fisico.
“Tu non vai da nessuna parte, Ramsay, tu devi
stare con me” gli disse. “Hai ragione, sono stato un idiota, quando Lady Sansa
mi ha onorato davanti a tutti non ho capito più niente, mi sono comportato come
il ragazzino arrogante e spocchioso che ero… ma quando mi sono seduto a quel
tavolo ho sentito che tu mi mancavi, che ti volevo seduto accanto a me, che
volevo condividere con te quella mia gioia. Perché io voglio condividere tutto
con te, le difficoltà e le soddisfazioni, come abbiamo fatto in questi ultimi
anni. Io ti voglio con me, ti voglio al mio fianco e mi dispiace se non te l’ho
dimostrato abbastanza. Tu mi hai salvato la vita, mi hai fatto sentire
importante, io non sarei niente senza di te.”
“Non sono stato io a salvarti la vita, è
stata Arya” precisò Ramsay. “Io mi sarei solo fatto ammazzare…”
“Ma ti saresti fatto ammazzare per me, Ramsay”
sottolineò Theon in tono grave. “Nessuno lo avrebbe mai fatto e nessun altro lo
farà mai.”
Lo abbracciò ancora più
stretto, affondandogli una mano tra i capelli scarmigliati e baciandolo, un
bacio lungo, appassionato e tenero che travolse Ramsay e gli tolse ogni forza
ed energia rimaste; le gambe gli tremarono e si aggrappò a Theon per non cadere
nella neve mentre il giovane Greyjoy continuava a baciarlo sulle guance, sulle
palpebre, agli angoli della bocca, finché non catturò le sue labbra morbide e
continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito. Nessuno dei due
sentiva più il freddo, in quel momento.
Theon fece molta fatica a
staccarsi da Ramsay, in realtà avrebbe voluto portarlo direttamente nella loro
stanza e pazienza se Bran vedeva ogni
cosa… ma si costrinse ad aspettare. Ramsay meritava di essere riportato nella
sala dei banchetti e fatto sedere al tavolo d’onore degli Stark, meritava che
Lady Sansa dicesse davanti a tutti che era anche merito suo se Theon era salvo
e se Arya era riuscita ad arrivare in tempo per uccidere il Re della Notte.
Glielo doveva.
“Adesso vieni con me,
torniamo nella sala dei banchetti e tu siederai al mio fianco al tavolo d’onore”
gli disse teneramente, sfiorandogli ancora le lebbra con piccoli baci. “Voglio
che tutti sappiano che sei stato tu a salvarmi e che tutti ci vedano insieme,
che capiscano quanto siamo legati.”
Oddio, probabilmente già
tutta Grande Inverno sapeva che Theon e Ramsay se la intendevano e facevano cose, come aveva detto Rickon, ma
Theon voleva ufficializzare la cosa, che ci volete fare?
Ramsay, dopo che Theon l’aveva
baciato e stretto in quel modo, aveva perso quel poco che gli rimaneva di
capacità di intendere e di volere e quindi, aggrappato a lui e avvolto nel suo
mantello, non disse più niente (e questo faceva capire quanto fosse turbato!) e
si lasciò condurre dal giovane Greyjoy di nuovo dentro la fortezza di Grande
Inverno fino al salone dei banchetti.
Confusamente, il suo unico
neurone gli stava comunicando che qualsiasi posto al mondo andava bene, bastava
che Theon fosse accanto a lui.
Passerà pure questa fine del
mondo
E vedrai allora sarà tutto l'opposto
Di ciò che ti hanno detto
E se per caso ti perdessi nella confusione
Tra chi scappa, grida, piange o si sente perso
Stringi forte tra le mani questa convinzione
Si può essere vincenti nel tempo più avverso
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Theon rientrò nel salone dei banchetti di
Grande Inverno tenendo Ramsay stretto a sé, con un braccio attorno alla sua
vita. Tyrion, nel frattempo, era anche lui ritornato al suo posto e annuì tra
sé con un sorrisetto: alla fine l’idiota
viziato aveva dimostrato di essere meno imbecille e egocentrico di quanto
lui pensasse, tanto meglio così!
Sansa si voltò stupita verso i due giovani,
non tanto per quella stretta (visto che ormai anche le pietre del castello
sapevano che Theon e Ramsay se la intendevano…), quanto perché in realtà non si
era nemmeno accorta del fatto che il giovane Bolton fosse uscito dalla sala e,
pertanto, non aveva capito dove si fosse diretto Theon dopo una manciata di
minuti.
Ora era tutto molto più chiaro.
“Lady Sansa” esordì Theon, portandosi di
nuovo davanti alla giovane e tirandosi dietro un Ramsay che, una volta tanto,
non sembrava contento di essere al centro dell’attenzione, “ti ho già espresso
quanto sia grato e commosso per la tua bontà e generosità, per avermi perdonato
e accolto nella tua famiglia. Però… ecco, desidererei tanto che Ramsay potesse
sedere accanto a me a questo tavolo d’onore, questo renderebbe piena la mia
gioia di questa sera. Lui mi ha salvato la vita, ha affrontato il Re della
Notte per difendermi e, senza di lui, né io né Bran saremmo qui adesso.”
Sansa annuì, ma non sembrava molto convinta.
“Ramsay Bolton ha molte cose da farsi
perdonare e non mi sembra che abbia mai chiesto la mia indulgenza né quella
della mia famiglia” replicò. “Ho accettato di ospitarlo a Grande Inverno
nonostante un anno fa lui lo avesse occupato con la forza, ma solo perché, in
previsione della battaglia contro gli Estranei, avevo bisogno di ogni uomo
disponibile. È il motivo per cui abbiamo al nostro fianco anche gli stessi
Lannister e i loro uomini… ma non comprendo perché dovrei ammettere Ramsay alla
tavola d’onore.”
Beh, diciamo che Sansa non era poi così
selettiva nei confronti di chi sedeva a quel tavolo, visto che vi si trovavano
anche Daenerys che lei non sopportava, Tyrion in quanto Primo Cavaliere di
Daenerys, e addirittura quel subdolo di Lord Varys. Un Ramsay in più o in meno
non avrebbe fatto poi gran differenza, però quello era un momento in cui lei
poteva permettersi di tirarsela un
po’ e di far capire a tutti i presenti che, nonostante ci fosse anche la
biondina dei Draghi, alla fine la Lady di Grande Inverno era lei e lei sola.
“Perché senza di lui io sarei morto” rispose
semplicemente Theon, stringendo a sé il giovane Bolton. “Perché lui era
disposto a morire insieme a me, se necessario, e ha distratto il Re della Notte
quanto bastava per permettere ad Arya di eliminarlo. Io, Bran, tutti noi in
realtà dobbiamo la nostra vita a Ramsay.”
“Ah, sì, ma io a dire il vero volevo solo
proteggere Theon, non me ne fregava un accidenti di Bran e di tutta Grande
Inverno e…” iniziò a spiegarsi Ramsay, ovviamente senza aver prima collegato il
suo unico neurone ballerino ma ritenendo che fosse meglio essere sinceri fino
in fondo. Theon, però, gli rifilò una gomitata nelle costole per zittirlo e
riprese il suo discorso.
“Come
dicevo, Ramsay non è un eroe e non vuole neanche esserlo, ma ha compiuto un
gesto nobile e generoso per salvarmi e grazie a lui il Re della Notte e i suoi
mostri sono stati sconfitti: merita un posto alla tavola d’onore tanto quanto
me. Del resto, mi sembrava di aver capito che gli Stark non intendessero
procedere contro le famiglie Bolton e Frey per punirle del loro tradimento…”
Sansa trattenne una risatina che in quel
momento non era appropriata e si ricompose subito, di nuovo Lady di Ghiaccio.
“Non abbiamo voluto occuparci della punizione
dei Bolton e dei Frey perché in questo momento non abbiamo energie da sprecare
con loro” disse. “E, del resto, ritengo che la loro punizione sia già quella
più indicata: sono costretti a vivere alle Torri Gemelle, a spiarsi l’un
l’altro, senza potersi fidare di nessuno, guardandosi continuamente alle
spalle. Ormai, volenti o nolenti, sono una sola famiglia e devono fare fronte
comune contro chi, come gli Stark, potrebbe volerli attaccare, ma allo stesso
tempo non possono contare gli uni sugli altri. Penso che sia la punizione
migliore per loro, vivranno una vita d’inferno e, se un domani dovessero
cercare di fuggire o cose del genere, l’esercito del Nord sarebbe loro
addosso.”
Eh sì, Sansa Stark era diventata davvero
diabolica!
“Questo è giusto” convenne Theon, “ma per
quanto riguarda Ramsay, allora?”
Sansa sorrise con condiscendenza.
“Come desideri, Theon. Ramsay ti ha salvato
la vita e pertanto si è guadagnato il diritto di sederti accanto al tavolo
d’onore” concluse.
Soddisfatto, Theon condusse Ramsay al tavolo
e lo fece sedere accanto a sé, sorridendo felice, mentre Ramsay non aveva
capito un cavolo di quanto era appena accaduto e si guardava attorno con aria
più stravolta del solito.
“Allora è vero che voi due fate cose!” disse Rickon, trionfante,
rivolto verso Theon. “Bran non mi vuole raccontare tutto quello che vede, ma
sono sicuro che sappia tutto quello che succede nella vostra camera da letto!”
Bran è un guardone, avrebbe
voluto rispondere Theon, ma per quella sera era già abbastanza. Rivolse a
Rickon un sorriso di circostanza e la cosa finì lì, mentre il banchetto
riprendeva e i brindisi e i festeggiamenti si sprecavano.
Quando il banchetto ebbe fine e la maggior
parte degli ospiti aveva lasciato il salone per andare altrove a fare cose, appunto, oppure a continuare
a ubriacarsi come se non ci fosse un domani, anche Theon decise che era
arrivata l’ora di ritirarsi. Si presentò di nuovo davanti a Sansa, ancora una
volta portandosi dietro un Ramsay che non era così entusiasta, si inchinò al
suo cospetto e la ringraziò con calore per averlo accettato come parte della
famiglia e per aver permesso anche a Ramsay di sedersi al tavolo d’onore con
loro.
Poi disse un’altra cosa.
“Anche Ramsay voleva ringraziarti per averlo
perdonato, è pentito di ciò che ha fatto e vuole mostrarti personalmente la sua
gratitudine per essere stata così magnanima con lui” riprese, afferrando il
giovane Bolton per un braccio e spingendolo in avanti con una gomitata non così
amichevole direttamente nel rene. “Vero,
Ramsay? Non essere timido, Lady Sansa sarà felice di accogliere le tue
parole.”
Era un momento catartico per Theon: in tutti quei mesi, ovviamente, si era reso
sempre più conto del fatto che ormai era lui a gestire Ramsay, ad averlo in suo
potere, a soggiogarlo e vincerlo anche con il sesso e le coccole… ma questa era
la dimostrazione più lampante, davanti a tutti ma principalmente per se stesso.
Questo avrebbe urlato al mondo che era Theon Greyjoy, ormai, a comandare tra i
due, alla faccia di Forte Terrore e delle sue segrete!
Ramsay era basito. Naturalmente non aveva
capito un accidenti del fatto che Theon volesse mostrare la sua forza e il suo
controllo e pensava solo che a lui di Sansa, degli Stark e di Grande Inverno
non sarebbe potuto fregare, strafregare e strafottere di meno… comunque non
sarebbe stata la prima volta in vita sua che fingeva e, per fare contento
Theon, poteva anche permettersi di dire due stronzate a caso e andare tutti a
letto contenti e sereni! Così si piazzò davanti alla Lady, le rivolse un bel
sorriso (avete mai notato che quando Ramsay sorride gli vengono le fossette? Io sì!) e si preparò un
discorsetto dei suoi.
“Lady Sansa, per me è stato un onore sedermi
al tavolo degli Stark” disse, e sembrava pure convinto! “Mi dispiace molto per
quello che mio padre ha fatto alla
vostra nobile famiglia e me ne vergogno, mi dispiace anche per aver accettato
di usurpare il posto che solo voi meritate come Lord del Nord e… sono commosso
per il fatto che, nonostante tutto, mi avete accettato. E sono anche ammirato
per il tipo di punizione che avete deciso di impartire a mio padre e ai Frey…
sinceramente nemmeno io sarei riuscito a escogitare di meglio! Sarete una
splendida Lady per Grande Inverno e il Nord è fortunato ad avervi.”
Per qualche istante rimasero tutti a bocca
aperta. In effetti Ramsay, quando voleva, era in grado di collegare il neurone
e tirar fuori un discorso che sembrava quasi quello di una persona normale, l’aveva
già fatto a Grande Inverno con i Lord alfieri degli Stark e ora lo faceva con
Sansa.
Però era sempre meglio non sfidare troppo la
fortuna. Theon, soddisfatto, si prese Ramsay sottobraccio e con un ultimo
inchino diede la buonanotte a Sansa e agli Stark, affrettandosi poi a
portarselo via prima che, magari, sparasse qualche boiata e rovinasse tutto!
Mentre si avviavano verso la loro stanza,
attraversando i corridoi della fortezza, Ramsay notò con la coda dell’occhio
Jaime Lannister che entrava furtivamente nella camera di Brienne. Visto che,
notoriamente, il giovane Bolton non si faceva mai i fatti suoi, si affrettò ad
afferrare il braccio di Theon per mostrargli la scena.
“Tu l’avresti mai immaginato? Quel Lannister
che si scopa la sorella adesso ha cambiato gusti, si interessa a quella tizia
che non si sa bene se sia una donna o un uomo” disse a bassa voce, con il
consueto tatto e nel modo meno politically
correct possibile!
A dirla tutta anche Theon era rimasto
piuttosto sorpreso, ma sinceramente lui era l’ultimo che potesse commentare i
gusti altrui! Per tutta la vita era stato un donnaiolo, fin troppo
superficiale, aveva considerato le ragazze soltanto come oggetti da spupazzare
a piacimento e poi buttare via… e adesso si ritrovava ad avere una relazione seria (vabbè, si fa per dire!)
con un ragazzo, e neanche con un ragazzo qualsiasi, ma con Ramsay Bolton, che, anche volendo sorvolare su ciò che aveva fatto
a lui personalmente, era un tipo imbarazzante, fin troppo schietto, mezzo
psicopatico e con un solo neurone che vagava indisturbato nell’abisso siderale
che era la sua mente. No, Theon non poteva assolutamente sindacare sull’attrazione
per qualcuno.
“Beh, meglio così per tutti. Magari sarà la
volta che Jaime Lannister si allontanerà da quella serpe della sorella e che
deciderà di combattere al fianco degli Stark e dei Targaryen, come fa Tyrion”
commentò, tirando via Ramsay prima che decidesse, magari, di andare a chiedere
chiarimenti a Jaime stesso sul fatto che facesse
cose con Brienne.
Tuttavia, mentre lo conduceva verso la loro
camera, Ramsay non poté trattenere una risatina.
“Certo che stanotte ne avrà di cose da spiare
quel guardone di Bran!” mormorò,
divertito.
Theon concordò, sperando in effetti che il
giovane Stark fosse talmente impegnato a godersi la novità di Jaime e Brienne
da non sintonizzarsi su ciò che
sarebbe accaduto nella loro stanza!
Ma non era finita. Girando l’angolo, i due si
imbatterono in Gendry, che al contrario di ciò che ci si sarebbe potuti
aspettare aveva proprio un’aria da funerale.
“Gendry Baratheon, vero?” lo apostrofò subito
Ramsay, felicissimo di poter andare a rompere le palle a qualcuno. “Io sono
Ramsay Bolton. Insomma, siamo proprio due
bastardi fortunati, noi, eh?”
E rise della sua stessa battuta che non
faceva ridere proprio nessun altro. Anzi, Gendry sembrava ancora più depresso.
“Beh, che c’è, non sei contento? Sei stato
riconosciuto unico Baratheon ancora in vita e nominato Lord di Capo Tempesta”
riprese Ramsay, che proprio non si rendeva conto di quando era il momento di
tacere.
“Non mi serve a niente essere Lord di Capo
Tempesta se non posso avere quello che ho sempre desiderato” replicò il
ragazzo, scuotendo il capo tristemente. “Ora che ho anch’io un titolo nobiliare
ho pensato che avrei potuto finalmente chiedere ad Arya di sposarmi, ma lei…
lei ha rifiutato dicendo che non vuole essere una Lady, che non fa per lei e
che mi troverò senza problemi una fanciulla più adatta come sposa. Ma io non
voglio un’altra, io amo lei, la amo fin da quando era una ragazzina cenciosa e…”
“Tu hai chiesto ad Arya di sposarti e lei ha
rifiutato?” si stupì Theon. Anche stavolta non era tanto stupito dal fatto che
qualcuno potesse essersi innamorato di Arya (anche se lui l’aveva sempre
considerata, detto senza tanti complimenti, un cesso), quanto dal coraggio dimostrato da Gendry nell’averla chiesta
in sposa. Non era poco che ne fosse uscito vivo, magari allora aveva qualche
speranza!
“Insomma, ma sei proprio un coglione!” reagì
Ramsay, sbuffando. “Perché queste cose le dici davanti a noi invece che a lei?”
Gendry lo fissò come se non capisse, ma a
dirla tutta Ramsay aveva detto l’unica cosa sensata di tutta la serata…
“Sì, ma che sei, scemo? Lei ha detto che devi
trovarti un’altra se vuoi una Lady, no? E tu dille che non la vuoi, una Lady!”
ribadì il giovane Bolton, come se spiegasse cose ovvie a un cretino integrale. “Dille
che vuoi solo lei e che non t’importa di Capo Tempesta, che ci metterai qualcun
altro e che ti basta che stiate insieme. È così difficile?”
Gendry parve illuminarsi: no, effettivamente
non era difficile, però lì per lì non ci aveva pensato e aveva avuto bisogno
che Ramsay Bolton lo facesse
ragionare (il che la dice lunga anche sull’effettiva intelligenza di Gendry…).
Era vero, Arya non aveva detto che non lo amava e infatti l’aveva anche
baciato. Aveva solo risposto che lei non sarebbe mai stata la Lady di un
castello… e lui, fesso, se n’era andato con la coda tra le gambe. Doveva
tornare subito a cercarla e dirle che l’amava e che l’avrebbe seguita ovunque,
che voleva solo stare con lei e che Capo Tempesta se la prendessero pure gli
Estranei o chi per loro, visto che gli Estranei non c’erano più!
In fretta, ringraziò Ramsay per il prezioso consiglio e corse a cercare
Arya.
Theon rimase perplesso a guardare il suo
compagno che, ancora una volta, aveva dimostrato un acume insospettabile.
“Ma… tu non la conosci quasi, Arya. Come hai
fatto a capire cosa avrebbe dovuto dirle Gendry?” gli domandò.
“Non è ovvio? Ho pensato a cosa avrei detto
io” rispose Ramsay, semplicemente. “A me non importa più niente di Forte
Terrore o di Grande Inverno o di qualsiasi altro posto e non voglio più essere
Lord di niente, tutto quello che voglio è stare con te, e ho immaginato che anche
per Gendry fosse la stessa cosa.”
Quelle parole così spontanee e allo stesso
tempo preziosissime emozionarono e commossero Theon fino in fondo al cuore e
anche più in basso. Passò il braccio attorno alla vita di Ramsay e si diresse
con lui verso la loro camera, stavolta con molta più urgenza e sperando di non incontrare
più nessuno. Ramsay gli aveva appena detto, a modo suo, che lo amava, che per
lui era tutto ciò che aveva al mondo, e Theon non si era mai sentito così
desiderato e accolto. L’affetto seppur morboso e ossessivo di Ramsay era
comunque un sentimento profondo e vero e lui… lui cominciava davvero a pensare
di essere tanto folle da ricambiarlo!
Ah, quella notte Bran Il Guardone ne avrebbe avute di cose da spiare!
Quando furono finalmente nella loro camera,
Theon lo strinse tra le braccia e lo baciò appassionatamente e profondamente,
travolgendolo come un fiume in piena, spingendolo sul letto e mettendosi sopra
di lui. Lo spogliò e si liberò delle proprie vesti, continuando a baciarlo e a
stringerlo, fino a seppellirsi in lui completamente fondendosi con il suo
corpo. Ramsay, stordito dalle emozioni di quell’indimenticabile giornata e
stravolto per gli abbracci appassionati di Theon, non capì bene cosa stesse
accadendo e poté solo accogliere con spontaneità e naturalezza il giovane
Greyjoy, mentre sentiva che gli tremavano le gambe e i polsi. Era del tutto
sopraffatto da Theon e si lasciò andare in sua balìa, desiderando solo che
quell’abbraccio appassionato non finisse mai.
Alla fine Ramsay era sfinito e disfatto ma
Theon non aveva ancora finito con lui: dopo tutto quello che era successo
quella sera dovevano anche parlare e
lui avrebbe dovuto spiegargli i suoi progetti per l’immediato futuro.
Lo strinse a sé con tenerezza e gli accarezzò
dolcemente i capelli scarmigliati.
“Ramsay, ti chiedo perdono per averti messo
da parte questa sera” disse. “È vero che poi ho cercato di rimediare, ma è
stato comunque imperdonabile da parte mia lasciarmi affascinare dagli Stark e
ferirti lasciandoti solo. Tyrion aveva tutte le ragioni ad essere arrabbiato
con me e anche tu. Al contrario, tu mi hai fatto capire cosa conta veramente
quando… quando si ama qualcuno.”
Theon non aveva dimenticato ciò che Ramsay
aveva consigliato a Gendry!
“E io voglio stare con te, voglio averti con
me per sempre, però sento anche di doverti spiegare che, anche questa volta,
non torneremo subito a Pyke, sebbene te lo avessi promesso” riprese poi,
abbracciando e accarezzando il compagno. “Ho il dovere di combattere al fianco
degli Stark in quest’ultima guerra per il Trono di Spade, specialmente ora che
mi hanno accettato come uno di loro. Però… ecco, alla fine di tutto vorrei anche
ritrovarmi di nuovo con te, poter davvero tornare alle Isole di Ferro e vivere
insieme come ti avevo promesso. Gli Stark sono la mia famiglia, ma lo è anche
Yara e tu sei… tu sei il ragazzo che amo. Puoi fare quest’ultima cosa per me e
combattere al mio fianco?”
Era la prima volta che Theon gli diceva che lo amava e che gli chiedeva il suo
parere. Ramsay era stravolto e felice, il neurone impazzito quasi si fondeva
per l’emozione!
“A me basta stare con te, non voglio altro,
come ho detto a Gendry” ammise a voce bassissima. “Combatterò al tuo fianco,
non per gli Stark ma per te… anche perché sennò tu ti faresti ammazzare, come
hai rischiato con il Re della Notte. Non ce la puoi proprio fare senza di me!”
“No,
infatti, non posso” scherzò Theon. Sorrise felice e baciò di nuovo Ramsay, un
bacio profondo, intimo, infinito ma anche incredibilmente dolce e tenero. E,
dopo quel bacio, lo avvolse nel suo abbraccio per addormentarsi insieme a lui, due solitudini che finalmente si erano
trovate per completarsi. La guerra per il Trono di Spade sarebbe presto
ripresa, ma a loro importava solo viverla insieme… e chissà quanti casini
sarebbero riusciti a combinare!
Ma questo lo scoprirà
chi avrà voglia di proseguire questo folle viaggio con me e con i nostri due
improbabilissimi protagonisti…