Love your enemy

di Tawariell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



 
 
Sistema Chandrila, 9 ABY
 
Si chiamava Lissa Holne ed era una spia al servizio del Gran Moff Gideon. Era la sua vita ormai da molto tempo, tanto da riuscire a stento a ricordare cosa fosse essere una persona “normale”, di quelle che camminando per strada non controllano di essere seguite e che non cercano in qualsiasi passante che incrociano i segni di un’arma nascosta addosso.
Era infiltrata ormai da quasi due anni nella Capitale della Nuova Repubblica, sotto copertura di barista in una cantina di medio livello non lontano da diversi edifici ministeriali.
Stava pulendo il bancone, con aria distratta, come una qualsiasi barista che ha avuto una dura giornata e aspetta solo la fine del turno. Ma le sue orecchie erano tese, pronte a cogliere qualsiasi conversazione che potesse sembrare interessante. Ed ogni volta che un avventore si avvicinava alla porta Lissa, si spostava a controllare la temperatura dei refrigeratori di bevande - un gesto che, casualmente, la portava ad essere molto vicina allo storditore a ultrasuoni fissato sotto il bancone.
Uno degli avventori, un Falleen visibilmente alticcio, si avvicinò e provò a intavolare una conversazione con lei. Ecco, riflettè Lissa, probabilmente per apprendere l’arte di rimbalzare gli ubriachi importuni la vita da barista è più efficace dell’addestramento da spia. Era ormai esperta nel respingere questo genere di approcci e in un paio di minuti aveva rimandato il Falleen al suo tavolo, visibilmente soddisfatto per ‘aver fatto colpo’ quando in effetti Lissa lo aveva liquidato. E nel mentre Lissa era anche riuscita a piazzargli un altro drink. Il Falleen non era un avventore abituale e probabilmente non sarebbe tornato tanto presto o almeno questo era ciò che Lissa sperava. Ma capitava fin troppo spesso che gente mai entrata in quel bar decidesse di tornarci più spesso, dopo averle dato un’occhiata. Del resto Lissa sapeva che il suo aspetto era uno dei motivi per cui era stata scelta per quell’incarico.
Era Umana e pur non essendo molto alta aveva gambe lunghe ed affusolate ed un corpo snello ma formoso senza curve esagerate; il suo viso era un ovale quasi perfetto, dai lineamenti dolci incorniciati da una fluente chioma ramata. Gli occhi erano chiari, di un azzurro che sfumava nel verde, espressivi e vivaci - occhi che calamitavano l’attenzione di chiunque li notasse e le davano un’aria innocente e innocua, quasi infantile. Erano occhi che ispiravano fiducia istantanea e inducevano chi cadeva sotto il loro incantesimo alla sincerità. 
Insomma, Lissa era perfetta per quell’incarico. E questo la rendeva felice. Molte spie, lei lo sapeva, erano avide e opportuniste e facevano quel rischioso mestiere per brama di ricchezza o per il potere che derivava dal conoscere segreti di gente potente. Lissa invece era entrata a servizio del Gran Moff Gideon per un motivo molto diverso - in effetti, avrebbe fatto quel mestiere gratis se glielo avessero chiesto.
La vendetta era ciò che la spingeva.
Odiava da sempre l’Alleanza e la nuova Repubblica con essa perché durante uno delle loro dannate battaglie, avevano fatto saltare in aria un intero quartiere di quello stesso sistema, dove vivevano i suoi genitori, persone buone e innocenti, uccise senza alcun motivo.
Stava aspettando il maestro jedi, Luke Skywalker, considerato da molti una celebrità ma non da lei. Era sicuramente come tutti gli altri.
Lo aveva contattato, con un doppio codice segreto, dicendo di avere informazioni sull’ammiraglio Thrawn, il che era vero e sperava di poterlo usare per fermare il rivale del suo mentore.
Quando il giovane arrivò, la donna era chinata a pulire e nemmeno se ne accorse.
Luke si sedette al bancone, in attesa, deciso a non svelarsi subito per studiare meglio la situazione.
La sua giovane età gli consentiva spesso quello scherzetto.
“Buongiorno scusi vorrei una birra jawa per favore.”
La ragazza si alzò e si avvicinò al giovane, ignorando totalmente chi fosse.
Aveva un’aria molto timida e un viso angelicato che la lasciarono interdetta.
Chissà chi era? Forse uno studente?
“Certo signore, arrivo subito.”
Il ragazzo annuì, faticando non poco a non dire: “Nessun signore, io sono Luke.”
Odiava quelle formalità. E odiava anche che le persone lo considerassero un grande eroe.
Per fortuna quello era un bar dei bassifondi, dove poteva passare tranquillamente inosservato.
Lissa tornò verso di lui, con la birra.
“Eccovi, chiedo scusa. Sto aspettando una persona importante e sono molto nervosa.”
“Chi se posso chiedere?”
“Un maestro jedi. Considerando che è il capo del consiglio credo che avrà il triplo della nostra età, se non il quadruplo e deve essere il classico vecchio che si crede chissà chi.”
Luke faticò a stento a non scoppiare a ridere, abbassò la testa verso la birra e la finì, osservando la giovane di sottecchi.
Era molto carina, capelli rossi e ricchi e uno sguardo acuto e triste.
Decise che era ora di farla finita con quella sceneggiata.
Si avvicinò alla giovane e sorrise.
“Credo che tu stia aspettando me. Assicuro che non ho ancora compiuto 30 anni e contrariamente a come mi tratta la gente, non mi sono mai sentito superiore a nessuno. Piacere sono Luke Skywalker.”
Lissa diventò bordeaux, allungando la mano verso il giovane.
Quello era Luke Skywalker? Ma che cavolo le avevano raccontato?
“Chiedo scusa, temo che i miei informatori siano un po’ male informati.”
“Lo credo anche io.”
Lissa era ancora rossa in viso ma continuava a guardarlo con una certa sfacciataggine. Beh dopotutto avrebbe anche potuto divertirsi un po’ con quel tipo, visto che era così carino, anche se aveva l’aria di uno difficile da conquistare.
“Venga pure nel retro, tanto non c’è nessuno a quest’ora.”
Il giovane Skywalker la seguì mentre la giovane si privava della camicetta, nella speranza di farsi notare da lui ma Luke girò la testa altrove per guardare meglio quel posto.
Lissa sbuffò.
Vabbè era un primo tentativo.
“Io sono Lissa comunque.”
“Come hai avuto il mio codice?”
“Noi cacciatori di taglie abbiamo i nostri metodi.”
“Capisco. Possiamo arrivare al dunque? Scusa la brutalità.”
Lissa si sedette su una sedia, invitando il giovane uomo a fare altrettanto, quando fu sicura che fosse seduto di fronte a lei, accavallò le lunghissime gambe, fasciate da eleganti calze nere.
Il giovane sorrise e la guardò negli occhi mentre la giovane spia faticò non poco a non trasformare gli occhi in due fessure.
Ma allora lo faceva apposta.
“So che state cercando l’ammiraglio Thrawn. Come sapete lui è uno di quelli che sta cercando di rifondare l’impero. Da fonti certe sappiamo che si nasconde su New Alderaan.”
“Veramente? Non è troppo in vista?”
“No, maestro Skywalker se si vuole colpire la capitale galattica.”
“Sono Luke. Nessun titolo, per favore.”
“Capisco. Mi scusi.”
“E niente lei.”
“Scusi… scusa. Eppure tutti…”
“Sì lo so come mi considerano tutti. E credimi mi annoia enormemente.”
Lissa lo fissò incuriosita. Che il suo capo Gideon le avesse detto delle bugie?
“Anche i bambini?”
“Loro è diverso, ovviamente. E’ che detesto fare la celebrità.”
“Capisco.” fece Lissa. “La nostra fonte comunque dice che l’ammiraglio si sposta spesso da New Alderaan a diversi sistemi vicini ma più periferici, dove sta ammassando una flotta per attaccare la nuova repubblica.”
Luke annuì.
“Grazie. E’ ciò che temevano. Questa guerra non finirà mai.”
“Lo temo anche io. Scusa… scusa se mi permetto. E’ vero che tu e la senatrice Leia siete gemelli?”
“Sì.”
“E siete figli del grande eroe della guerra dei cloni Anakin Skywalker e della senatrice Padmé Amidala?”
Un lampo passò negli occhi del giovane uomo.
“Sì, esatto” fece lui, deglutendo a fatica.
“Ecco perché abitate in una delle grandi case al numero 500. Immagino abitiate lì da sempre.”
“Immagini male, credimi.” rispose Luke avviandosi verso l’uscita.
Lissa si alzò e lo seguì.
“Ho detto qualcosa che non dovevo? L’ho forse punta sul vivo?”
“Ti ho già detto di non darmi del lei. E credimi parli di cose che non sai.”
“Beh dopotutto essere figli di un grande eroe e di una senatrice dovrebbe dare dei privilegi.”
“Te lo ripeto. Parli di cose che non sai.”
Luke si girò di scatto e provò di nuovo a raggiungere l’uscita. Non aveva nessuna voglia di raccontare i fatti suoi ad una sconosciuta che si stava dimostrando così scostante e arrogante.
“Che ho detto di male?”
“Credi ai pettegolezzi!”
“Quali pettegolezzi? Hai appena detto di essere realmente figlio loro quindi dovresti avere avuto diversi privilegi…”
“Nessun privilegio, signorina. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Sono morti quando ero molto piccolo!” sbottò uscendo furente dalla porta.
Lissa impallidì dalla vergogna. Aveva fatto una figuraccia. Accidenti a lei che si fidava delle stupidaggini che le raccontava Gideon. Va bene che era il suo capo ma aveva  già sperimentato in passato come non fosse molto bravo a reperire informazioni.
Che cosa poteva fare?
Tornò a sedersi nel ripostiglio, riflettendoci sopra.
Forse poteva andarlo a cercare a casa però non le piaceva l’idea di invadere così la sua privacy.
Era più che evidente  che il giovane Skywalker ci tenesse molto.
D’altro canto era l’unico posto dove poteva andarlo a cercare.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Lissa, dopo svariate riflessioni, decise di provare a fare pace con il giovane jedi, anche perché le serviva per la sua missione. E sperava anche di divertirsi un po’ con lui.
Luke aveva raggiunto il suo appartamento. Un gigantesco edificio che la nuova repubblica aveva voluto a tutti costi rifilargli, cosa che lo irritava al massimo. Forse era un retaggio del fatto di essere cresciuto raccogliendo condensa, uno dei lavori più faticosi e interminabili del mondo, in una piccola fattoria di uno dei pianeti più poveri della Galassia, sta di fatto che ogni volta che guardava uno qualsiasi dei lussuosi oggetti che arredavano quell’appartamento non poteva fare a meno di pensare a quanti mesi di duro lavoro sarebbero serviti agli zii Owen e Beru per poterselo comprare - ammesso, naturalmente, che in quel tempo avessero fatto a meno di mangiare...tutto quello sfarzo gli sembrava ingiusto e, per di più, gli sembrava di non meritarselo. Inoltre sentiva che, come Jedi, avrebbe potuto e forse dovuto rifiutare tanto privilegio. Ma lui non era un qualsiasi Jedi, era Luke Skywalker - eroe di Yavin e di Endor, Generale della Ribellione, fratello della celebre Senatrice Leia Organa...le autorità della Repubblica semplicemente non gli avevano lasciato scelta.
Ma questo non lo faceva sentire più a proprio agio in quel posto.
Si andò a sedere sull’enorme divano, piluccando qualcosa mentre R2 lo raggiunse, pigolando.
“Amico, la gente si beve un sacco di bugie. E io sto impazzendo a non poter raccontare proprio tutto.”
“Padron Luke, lo sapete anche voi che non è salutare per nessuno raccontare chi fosse realmente vostro padre.”
“No, infatti. Meglio di no.” fece in tono triste levandosi la camicia e rimanendo in canottiera.
Si sentiva avvilito anche se aveva ricevuto ottime informazioni, quella donna era odiosa.
Eppure credo che vi sareste divertiti un sacco insieme, voi e mastro Anakin.”
“Ah grazie, questa sì che ci voleva. Rimestare il coltello nella piaga.”
“Scusate padron Luke”
“Non importa.”
“Dovreste mangiare qualcosa di più, però. Siete magro da far paura.”
“Ma sì dopo mangio qualcosa. Non fare la chioccia.”
Qualcuno suonò alla porta.
Luke si alzò di scatto, incuriosito, chissà chi era a quell’ora? Forse Leia che voleva sapere qualcosa di più sull’incontro con la cacciatrice di taglie.
“Padrone Luke, io eviterei di andare ad aprire in quel modo. Credetemi non è una grande idea.”
“Ma che dici? Chi vuoi che mi noti?”
“Voi siete completamente matto, ve ne rendete conto che ogni volta che andiamo in un posto ci sono migliaia di donne che vi fanno la radiografia interna, che manco io…”
“Tu sei matto!” fece Luke aprendo la porta e rivelando così la presenza di Lissa, la quale, trovandoselo di fronte con quella canottiera, che metteva in luce il fisico tonico, mancò poco che ci restasse.
“Che diavolo vuoi si può sapere?” domandò il ragazzo fissandola con i suoi occhi blu fiammeggianti che ebbero il potere di mettere definitivamente ko i sensi della ragazza.
“Volevo scusarmi. Sono stata molto maleducata e pettegola. Avevi ragione. Parlavo di cose che non sapevo.”
Luke fece un sospiro mentre R2 continuava a brontolare:
“Questa tra poco sviene e quello nemmeno se ne accorge! Io non capisco come faccia ad essere figlio di mastro Anakin! E’ come la senatrice Amidala, uguale, anche lei non si accorgeva di certe cose.”
“Piantala R2!”
“Cosa dice?” domandò la ragazza continuando a fissargli le spalle larghe e desiderando ardentemente di levargli la canottiera.
Deglutì a vuoto.
Non era così che si comportava una spia. Diamine, la prima e fondamentale regola per una spia era mantenere il controllo e non lasciarsi travolgere dall’emotività! L’avevano addestrata per questo e lei aveva messo in pratica per anni. Ma questo Jedi sembrava avere il potere di trasformarla in una dilettante.
Sarà un loro potere? Un uso della Forza che tengono segreto? Non importa cosa sia! Riprenditi subito, Lissa, ne va della missione!
Facile a dirsi. Mentre Lissa pensava queste cose, Luke si voltò e si incamminò dentro casa. Gli occhi di Lissa scivolarono immediatamente in basso. Senza nemmeno accorgersi si morse le labbra.
Forse era veramente un potere Jedi. O forse era che questo particolare Jedi era così slealmente bello...
Il ragazzo, continuando a ignorare gli sguardi febbrili della giovane, andò a cercarsi una maglietta nell’immenso armadio di quel posto.
Si diede una sciacquata veloce, si mise la maglietta nera, un po’ aderente e tornò in salotto da Lissa, che guardava divertita lo strano droide.
“ D’accordo, proviamo a ripartire nel modo giusto. Io sono Luke.”
La ragazza allungò la mano.
“E io sono Lissa. Mi spiace davvero per oggi, io sono una sciocca. Non dovrei dar retta ai pettegolezzi.”
“E’ esattamente il motivo per cui non volevo questo dannato posto. Sapevo che la gente avrebbe capito male tuttavia la nuova repubblica mi ha praticamente obbligato. Chiariamo sono felice di avere una casa però ecco questo posto è immenso e non sono abituato.”
“Ci credo.” fece la ragazza, fremendo di rabbia nel sentire nominare la nuova repubblica. Quei maledetti avevano ucciso i suoi genitori e per sentirsi meglio regalavano grandi appartamenti a chi aveva combattuto la guerra.
Luke si sedette sul divano, tornando a piluccare qualche nocciolina, in silenzio.
“Forse dovresti mangiare qualcosa.”
“Lo dice anche il mio droide.”
“Cosa vi… cosa ti turba?”
“Mi spiace. Non posso parlarne.”
“Dovresti essere felice di questa nuova repubblica. Dicono che hai ucciso l’imperatore Palpatine e il suo servo Lord Vader.”
Luke sospirò irritato.
“Lissa, per il tuo bene, evita questo argomento, altrimenti torniamo a litigare. Comunque non ho ucciso nessuno.”
“D’accordo, scusami.” fece lei un po’ imbarazzata e un po’ offesa. Perché doveva dare tanto fastidio al giovane quella voce riguardante l’imperatore e il suo braccio destro?
“Senti, facciamo così. Ti porto a mangiare qualcosa che mi fai spavento da quanto sei magro. Ti prometto che eviterò ogni tipo di pettegolezzo. Sei autorizzato a folgorarmi se ricomincio.”
Luke ridacchiò.
“Hai vinto, andiamo.”
I due giovani raggiunsero un locale molto semplice, lontano dai quartieri alti, che entrambi detestavano per motivi diversi.
Ordinarono il piatto della casa, fatto con cucina casalinga e niente scempiaggini da ricchi.
“Allora per evitare figuracce posso chiederti come fai ad essere già capo del consiglio ed essere così giovane e carino?” domandò lei senza tanti peli sulla lingua, facendolo diventare bordeaux.
“Ci stai provando con me?” domandò stupito il ragazzo.
Lissa alzò gli occhi al soffitto.
“Anche il tuo droide te lo ha fatto notare che ogni volta che entri in un posto tutte le donne si girano e non solo loro. Ne sei consapevole?” domandò tra il serio e il faceto.
Luke si guardò in giro, accorgendosi per la prima volta di quanto fosse vero quello che diceva la giovane.
“Ma… ma perché? Non sono neanche così bello.”
“Te hai bisogno di un bravo analista e di un paio di occhiali, fidati. Comunque rispondi alla domanda.”
Il giovane Skywalker, felice di cambiare argomento, anche se continuava a sentirsi addosso gli sguardi di tutte le donne e di diversi uomini presenti nella sala e ciò lo metteva in imbarazzo da morire, si decise a replicare:
“Semplicemente mi è toccato rifondare l’ordine da capo*. I jedi del vecchio ordine sono quasi tutti morti, grazie… all’impero. Sono amico di Ahsoka Tano, una dei jedi sopravvissuti alla purga che stanno cercando di aiutarmi a rifondarlo e mi hanno anche regalato dei libri.”
“Molto gentili. Io, invece, lo avrai capito, uso la cantina come copertura del mio vero lavoro ma temo di essere una frana.”
“Forse…” rise Luke divertito.
“Ti sono state utili le mie informazioni?”
“Sì, le ho già passate ai senatori di cui mi posso fidare e ai jedi di cui sopra.”
“Non sembri fidarti molto del senato.”
“Forse sbaglio ma ho timore che le cose non stiano andando come avevamo sognato durante la guerra. La pace è più complicata di quanto sembri.”
“Sì. Mi spiace veramente per i tuoi genitori. Non sapevo fossero morti. Anche io li persi quando ero molto piccola. Come successe, se posso chiedere?”
Luke chinò la testa. Quella parte era sempre la più complicata. Odiava dover raccontare delle bugie ma d’altro canto non voleva che la memoria di suo padre fosse insozzata. Gli equivoci nati con quella ragazza gli facevano capire che lui e Leia avevano preso la decisione giusta.
“A dire il vero non lo so.” disse con un sospiro. “Accadde quando ero molto piccolo. Sono cresciuto con i miei zii paterni ma sono morti anche loro. Uccisi dall’impero.”
Lissa impallidì. Non aveva mai pensato a cosa avesse fatto di male l’impero. Non che fosse una cosa buona la purga dei jedi però su di loro aveva sentito tutto e il contrario di tutto ma delle persone comuni, uccise così, senza un motivo.
“Mi spiace. Ho proprio detto una sciocchezza oggi. Ora capisco perché tu ti sia così arrabbiato. Avrei meritato due schiaffi. Non bisogna mai giudicare le cose senza conoscere. Anzi forse non bisognerebbe farlo mai.”
Luke sorrise tristemente, tornando a mangiare.
Non gli piaceva mentirle sui suoi genitori. Tuttavia cosa poteva fare?
Scacciando quei pensieri tristi dalla  testa, il giovane riprese a conversare, ridendo e scherzando con quella sconosciuta.
 
*Secondo il canone l’ordine venne fondato con l’arrivo di Grogu. Considerate questo racconto una sorta di Au
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Qualche settimana dopo.
Leia aveva raggiunto l’appartamento del fratello, trovandolo a fissare il panorama dall’enorme vetrata, con aria assente.
“E così stai facendo amicizia con una ragazza dei bassifondi…”
“Leia, per favore, vengo anche io dai bassifondi. Non ti facevo così snob. E comunque è solo un’amica.”
“Sì, certo come no. Sei consapevole che ti sbava addosso peggio di una cagna in calore.”
“Adoro la tua finezza, sorellina. Ti sbagli di grosso.”
“No, non mi sbaglio. Sei tu che nemmeno ti accorgi dell’effetto che hai sulle persone.”
Luke sospirò, alzando la mano in segno di resa.
“Va bene, va bene. Ammetto che quando vado in giro le persone mi fissano ma pensavo fosse perché sono famoso come ribelle…”
“Sì anche per quello ma non solo. Fidati. Sono una donna. E so come reagiscono. E quella ragazza non mi piace.”
“Non fare la gelosa. Io non ti ho mai detto nulla su Han!”
È diverso.”
“Non è diverso. Non puoi impedirmi di frequentare nessuna. E ripeto è solo un’amica.”
“Come no!”
“Ci sta aiutando per l’indagine su Thrawn ti ricordo!”
“Non mi interessa. Non la voglio vicino a mio fratello. Se vuole qualche gigolò può andarselo a cercare nei bassifondi. E levare le sue zampe da mio fratello!”
“Leia, smettila, per favore!” rispose il ragazzo andandosi a sedere sul divano. “Piuttosto sono stanco di bugie.”
La giovane provò a calmarsi e si avvicinò a lui, accarezzandogli i morbidi capelli biondi.
“Anche io ma non abbiamo scelta. Non possiamo dire a tutti chi fosse realmente Vader.”
“No lo so. Però sono stanco. Ogni volta debbo impararmi la parte a memoria. E come farò una volta che mi sarò sposato? Dovrò mentire anche a mia moglie?”
“Certo che no basta che non si chiami Lissa.”
“Leia…”
“Va bene, la smetto. È che il bellissimo e adorabile fratello merita di meglio.”
Luke arrossì divertito.
“Tu mi farai diventare matto, lo sai vero?”
“Lo so. E tu sei adorabile quando arrossisci. Ecco un altro motivo per cui le donne e non solo loro ti sbavano dietro. Fidati, è una cosa che ci fa andare in tilt il cervello e gli ormoni.”
“Piantala!” gridò il ragazzo, ormai viola per l’imbarazzo.
Leia rise abbracciandolo.
“Meno male che ci sei tu, fratellino. Diventerei matta lì dentro. Non riesco a fidarmi di quei senatori. Forse avremmo dovuto fare leggi più severe per le candidature.”
“Lo so. Non dipende da me. E credimi anche al consiglio Jedi non sono mai sicuro del tutto. Meno male che ho Ahsoka ad aiutarmi. Mi sembra di avere tutti nemici. Non sono adatto a fare il grande capo.”
“Cosa dici. I tuoi allievi e le tue allieve ti adorano certo anche per…”
Luke la fulminò con lo sguardo così Leia evitò di continuare.
“Hai mandato qualcuno su New Alderaan a verificare?” domandò il giovane.
“Sì e sembra sia vero che l’ammiraglio si aggiri da quelle parti.” replicò la sorella.
“Cosa facciamo?” chiese ancora Luke.
“Forse dovremmo mandare qualcuno a fermarlo prima di far partire una guerra aperta. Non credo sia utile scatenare una guerra nei primi anni della nuova repubblica.”
“Se vuoi…”
“No Luke, non voglio ma so già che farai di testa tua e andrai su New Alderaan per provare a capirci qualcosa. Così la signorina Lissa ti seguirà, magari riuscendo a legarti al letto e fare di tutto e di più.”
Luke la fissò con aria truce.
“Non mi piacciono le cose sadomaso.”
“A lei sì secondo me.”
“Non ti ho mai visto così gelosa.”
“E perché tu sei troppo per lei. E lei lo sa.”
Il giovane alzò gli occhi al soffitto.
“Sei impossibile. Esattamente come nostro padre.”
“Ritira subito quello che hai detto.”
“E’ la verità, sei esattamente come lui!”
“Sai che non lo sopporto!”
“Non lo sopporti perché siete uguali!”
“Quindi tra qualche anno me ne andrò in giro con un mascherone nero e una gonna lunga e nera?”
“No per pietà…”
I gemelli risero insieme, abbracciandosi.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Un mese dopo
 
Luke stava preparando il suo caccia per il viaggio verso New Alderaan mentre Han Solo e Chewbacca gli davano una mano, anche se erano molto preoccupati.
“Non mi sembra questa grande idea dare retta a una cacciatrice di taglie che si spaccia per barista.” provò a dire il generale Solo.
Il giovane Skywalker alzò gli occhi al cielo e sbottò:
“Non cominciare anche tu. Non sono un bambino. So cavarmela da solo. Ti ricordo che pochi mesi fa sono andato a prendere Grogu da solo. Grogu che rischiava di essere ucciso insieme a suo padre e ai suoi amici.”
“Lo so, lo so. Ne ha parlato la Holonet per giorni che hai tritato da solo un battaglione di Dark Troopers!”
“E allora smettila!”
Han provò a sorridere:
“Scusami ragazzino, lo sai quanta stima ho di te. È che sia io che Leia siamo preoccupati.”
“Lo so Han. Ma so badare a me stesso.” rispose Luke ricambiando il sorriso per poi aggiungere quasi timoroso:
“Senti sai quanto affetto e stima ho di mia sorella però temo che esageri un po’. Senti secondo te è vero quello che dice…” non riuscì a finire la frase.
“Sul fatto che tutte le donne quando passi ti fanno la radiografia interna? Sì!”
Luke diventò viola.
“Non capisco io… non sono… insomma non credo di essere così bello…”
Han alzò gli occhi al cielo:
“Ora a parte il fatto che non è vero. Sei un bellissimo ragazzo”
Luke ormai aveva assunto la colorazione più scura del blu.
“Comunque alle donne e anche a tanti uomini fa andare fuori di testa questo tuo carattere timido e intellettuale, che si prende molto poco sul serio. Vanno in estasi, credo che quando passi gli vanno in tilt gli ormoni completamente e si immaginano le peggio cose. Le conosco.”
Il ragazzo lo fissò sempre più stupito:
“Ma sei sicuro…” provò a dire ma Han lo interruppe:
"Senti ragazzino, io ho girato questa galassia in lungo e in largo, ho avuto avventure con donne di ogni tipo e mi sono trovato in un sacco di situazioni sorprendenti quindi credimi se ti dico che sarò un cialtrone su tante cose ma le donne le conosco..."
Il giovane Skywalker alzò la mano meccanica:
“Va bene, va bene, mi arrendo.” tagliò corto cercando di cambiare argomento.
“Hai chiamato Ahsoka?” domandò nella speranza che Han non ricominciasse.
Il generale Solo continuava a sorridere divertito.
“Lo so che hai cambiato apposta argomento, ragazzino.”
“Ti prego smettila. Ho l’impressione che anche a tu diverta vedermi arrossire.”
“Da matti, credimi.” disse Han scoppiando a ridere, cosa che fece ridere anche Luke.
“Comunque sì, l’ho chiamata… ascoltami... Leia sarà pure una sorella gelosa ma ha ragione a preoccuparsi. Non vogliamo che finisci con qualche arto mozzato o torturato da qualche simpatico sith.”
Luke annuì:
“Va bene, starò attento, promesso.”
“Il che significa che appena ti troverai nei guai mi chiamerai vero?” fece Han mentre Chewbacca diceva le stesse cose nella sua lingua e R2 diceva altrettanto, aggiungendo un: “Non si può mai stare tranquilli con questo qui. Peggio di sua madre e suo padre messi insieme…”
“Come fa a conoscere i tuoi genitori?”
“Se ho ben capito prima era loro. Ho provato a chiederglielo ma non risponde.”
“Capisco. Ripeto stai attento. Non voglio trovarti in qualche scantinato coperto di lividi e con un arto mozzato.”
“Starò attento. Ora vado.”
“Ci sarà anche quella?”
“Oh Han ti prego, non iniziare anche tu…”
Il generale Solo alzò le mani.
“Mi arrendo vai” rispose per poi abbracciarlo.
Luke ricambiò l’abbraccio e provò ad andare verso il suo Ala X ma venne fermato da Chewbacca che rischiò quasi di stritolarlo nella foga dell’abbraccio.
Il giovane rise e salì sul suo caccia. Sistemò bene R2 e partì mentre i suoi due amici lo guardavano preoccupati.
Solo quando il caccia sparì all’orizzonte Leia riuscì a raggiungerli.
“Accidenti al senato. Non finivano più con quella riunione. Pare che abbiamo deciso di aprire un’indagine ufficiale su Thrawn anche loro.”
“Alla buon’ora!”
È andato?”
“Purtroppo sì.”
“E’ una testa dura.”
“Chissà a chi somiglia.” rispose Han sorridendole.
“Per una volta io e te la pensiamo uguale.”
“Decisamente. È un miracolo.”
“Non puoi seguirlo, vero?”
“No, se ne accorgerebbe.”
“Hai ragione. Va bene, forse mi preoccupo per niente.”
“Temo di no.”
“Nemmeno a te piace quella donna.”
“Diciamo che non mi piace nessuno che mette in pericolo la mia famiglia. E Luke è parte della mia famiglia. Una parte molto importante.”
Leia lo abbracciò.
“Ti amo.”
“Lo so, principessa. Spero che quel testone mi chiami davvero se si trovasse nei guai.”
La donna annuì.
“Domanda sciocca… ha chiesto anche a te la storia…”
“Delle donne che vorrebbero farselo? Sì ma non credo lo abbia capito, comunque. È un caso senza speranza.”
“D’altro canto anche questo fa parte del suo fascino.”
“Probabilmente sì. Voi donne siete tutte strane eh.”
“Anche a voi piacciono le persone che non ci stanno e nemmeno si accorgono di voi. E adori Luke anche per questo.”
“Colpito e affondato.” rise Han baciandola sulle labbra. “Andiamo principessa. C’è altro da fare per sistemare questo casino chiamato repubblica.”
“Bel termine generale Solo. Casino.”
“Sì, solo che in bordello c’è più dignità!”
“Quanto è vero!” disse la principessa baciandolo.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
 
 
 
New Alderaan
 
Luke e Lissa stavano seguendo una pista nel quartiere culturale della capitale del Sistema.
Si stavano fingendo due studenti in vacanza studio e per adesso nessuno sembrava fare domande, anche perché i lineamenti giovanili di entrambi levavano ogni dubbio ai locali.
Tutti li scambiavano per adolescenti e loro stavano usando quella circostanza per fare le indagini al meglio che potevano.
Passeggiavano con calma, senza aria circospetta, fingendo di parlare dei libri sulla storia locale, solo quando furono un attimo soli, la ragazza provò a parlare dell’argomento che premeva entrambi.
“Credevo che la repubblica avrebbe mandato qualcun altro a fare indagini.”
“Ci hanno messo due mesi a decidere che Thrawn fosse un problema, altri 3 per decidere di aprire l’indagine…” replicò Luke amareggiato.
“Vedo che siamo già alla corruzione più bieca.”
“Infatti, è un vero schifo.”
“Non è da te parlare così. Sembri tua sorella.”
“Ma è la verità.”
Lissa sorrise amara:
“Sì, lo temo anche io. Non riesco a fidarmi fino in fondo di questa nuova repubblica.”
“Nemmeno io. Mia sorella e altri senatori come Mon Mothma fanno ciò che possono ma è un disastro. Credo che i resti dell’impero ci abbiano messo lo zampino.”
“Lo temo anche io.”
Luke la guardò un attimo di sottecchi. Vestita come una studentessa stava divinamente. Soprattutto quei semplici pantaloni neri che fasciavano il suo corpo perfetto.
Era bellissima e quegli occhi verdi sembravano brillare non appena qualcuno posava il suo sguardo di lei.
Possibile che una donna così bella e intelligente fosse interessata a lui?
Lissa si accorse dello sguardo del giovane e sorrise.
Forse era il momento in cui poteva mettere da parte l’indagine e divertirsi un po’.
Si guardò in giro un secondo per essere sicura che fossero veramente soli poi, lasciandolo completamente di stucco, lo baciò di slancio e con una foga tale da lasciarlo senza fiato.
Accidenti che labbra pensò lei. Morbide da matti. E non se la cava nemmeno male. È proprio vero che sotto sotto i timidi sono i più focosi.
Luke si staccò fissandola stupito.
“Io pensavo scherzassi al ristorante!”
“Decisamente no! Te l’ho detto che hai bisogno di un analista!”
“Ti prego non dirmi che…”
“Che mi sto immaginando le peggio cose? Ah sì!”
Luke si mise le mani sulla faccia, divertito e compiaciuto insieme.
“Non vorrai farlo in una via?”
“Non sarebbe una cattiva idea. È una delle mie più grandi fantasie erotiche!”
“Ti stai divertendo a prendermi in giro…”
Per un secondo a Luke sembrò apparire suo padre Anakin che scuoteva la testa sconsolato ma fu questione di un attimo e l’apparizione sparì.
“Ti debbo strappare i vestiti a morsi per farti capire che ci sto provando? Guarda che sono disposta eh!”
Luke rise:
“Ok, ok ma qui no. E magari dopo…” replicò l’uomo imbarazzato. Con un’audacia che non si aspettava tornò a baciarla lui, lasciandola più affascinata che mai.
La giovane provò a dire altro quando entrambi sentirono due pistole sulla schiena.
“E così la nuova repubblica manda il grande maestro Skywalker e una cacciatrice di taglie a cercare l’ammiraglio eh?”
I due giovani si fissarono per un secondo poi con una mossa fulminea riuscirono a disarmare l’uomo, prendendolo alla sprovvista poi scapparono in direzione dell’ostello, sperando di far perdere le loro tracce.
Riuscirono a entrare quasi di volata, poi una volta dentro camminarono come se nulla fosse.
“Tutto bene ragazzi?” domandò l’albergatore, un umanoide di specie Kel Dor, dall’aria benevola.
“Sì, signore. Abbiamo corso un po’” disse Luke con aria angelicata. Lo faceva apposta ad accentuare questo suo lato in certe circostanze.
“Bene. È un'ottima idea. Dovrei farlo anch'io.” replicò toccandosi l’enorme addome.
“Voi state bene così. Non preoccupatevi.”
L’uomo scosse la testa:
“No ma dovrei dartene un po’. Sei magro da far paura. Sei sicuro che mangi?”
“Sto vigilando io, non temete.” si intromise Lissa. “Tempo qualche giorno prometto di fargli mettere su qualche kg.” e nel mentre pensava: “Certo rischia di perderli subito se andiamo a divertirci stanotte.
I due giovani salirono nelle camere superiori, dove vi erano un sacco di altri ragazzi, alcuni impegnati a studiare sugli hololibri, altri a giocare con gli holo games, così nessuno si accorse di loro.
“Ci cercheranno ancora. Non possiamo mettere in pericolo i civili.” fece Luke quando furono soli.
“Non puoi chiamare qualcuno?” domandò la donna.
“Tutti che volete farmi da chioccia. Non sono un bambino.”
“Lo so, l’ho visto. Scusami.” fece lei sorridendogli.
“Smettila di guardarmi così, mi metti in imbarazzo.”
“Avevi detto che dopo potevano. Il dopo è arrivato.” disse lei avvicinandosi pericolosamente.
Luke la guardò. Quei capelli rossi, scarmigliati, le incorniciavano il viso dai lineamenti dolci e particolari, lasciandolo interdetto.
“Sei sicura di volere me? Sei così bella…”
“Sei un vero idiota. Tu sei bellissimo, Luke.” rispose Lissa baciandolo dolcemente. Non sapeva se la sua fosse semplice attrazione o altro. Sapeva solo che quell’aria innocente e al contempo virile le stava mandando in tilt il cervello.
Luke ricambiò il bacio, cercando di dimenticare l’imbarazzo che sentiva e provando a concentrarsi sulle sensazioni che lei gli stava dando.
Tuttavia la situazione di calma durò poco.
“Oh santa pazienza!” disse il giovane accorgendosi di qualcuno vicino alla finestra.
“Che c’è? “chiese lei seccata.
Si voltò vedendo anche lei quell’ombra furtiva.
“Ancora? Non si può stare a limonare in pace!” disse Lissa seccata cercando la pistola mentre l’ombra avanzava.
Luke fu più veloce, prese la sua spada laser e tranciò di netto l’arma dell’uomo, poi fuggirono dalla stanza.
“C’è qualcuno che ha raccontato il nostro viaggetto qui!” fece il giovane trascinandola via dalla stanza.
“Lo temo anche io!” rispose voltandosi quel tanto che bastava per accorgersi che lo sconosciuto li stava inseguendo ed era di nuovo armato. Stavolta riuscì a prendere la propria pistola e prendendo bene la mira, gli fece cadere l’arma, ferendolo alla spalla.
“Metodo molto efficace!” disse il giovane prendendo una scala di servizio dell’ostello. “Ora dobbiamo per forza andarcene da qui!”
I due ragazzi corsero veloci fino all’uscita e poi presero la via più laterale che trovarono, nella speranza di riuscire a nascondersi.
È ovvio che Thrawn sa che siamo qui e non capisco perché!” fece Luke una volta che riuscirono a trovare un posto in apparenza isolato.
“Credimi non ho venduto nessuna informazione a nessuno!” disse Lissa sedendosi per terra.
“Non ti sto accusando di nulla. Ma è chiaro che qualcuno ha fatto la spia!”
“Beh non io!” fece lei furente, avvicinandosi a lui. Prese a baciarlo quasi con rabbia. “Giuro che non sono stata io!”
Luke si staccò, ansimando.
“Stai usando l’arma della seduzione per convincermi?”
“No, imbecille. Mi piaci davvero!”
“Scusami sono molto nervoso!”
Lissa si accorse di provare un moto di tenerezza che non si aspettava di provare.
Senza nemmeno accorgersene lo abbracciò.
“Lo sono anche io. Però credimi, mi piaci veramente. E continuo a non capire, parlando seriamente, come un ragazzo bello e adorabile come te si faccia tutti questi problemi a credere che una donna possa essere attratta da lui. Credimi non lo capisco.”
Luke sorrise dolcemente, godendosi quell’abbraccio.
“Non lo so. Sono fatto così. Forse sono insicuro. Sai dove abitavo c’erano diversi bulletti e non me la passavo bene. Non ho avuto veri amici, a parte il vecchio Biggs, fino a che non sono entrato nell’alleanza.”
Lissa deglutì a vuoto. L’alleanza.
Maledetti assassini pensò la giovane Eppure non devono essere così terribili se erano stati così gentili con lui.
“Mi spiace. Ti chiedo ancora scusa per le cose sciocche che ho detto la prima volta che ci siamo incontrati. Non avevo capito nulla di te.” mormorò guardandolo negli occhi. “Ma credimi, sei bello. Hai una bellezza così particolare che risalta ancora di più per via dei tuoi occhi così buoni e intelligenti.”
Luke le sorrise baciandola sulla punta del naso.
“Proverò a crederti.”
La ragazza gli sorrise. Quella situazione si stava complicando terribilmente. Cercò di cambiare argomento.
“...e dimmi, questo tuo amico Biggs...come se la passa ora? Riesci a rivederlo ogni tanto?”
Luke le gettò un’occhiata talmente triste e furiosa che Lissa capì immediatamente di aver fatto un enorme errore. Poi i suoi occhi si raddolcirono, assumendo un’espressione talmente addolorata da farle sciogliere il cuore. “Biggs...è morto, Lissa.”
La ragazza si coprì la bocca con una mano, cercò di scusarsi balbettando.
“...non scusarti” la interruppe Luke, “non potevi saperlo. È morto nella battaglia di Yavin.”. La sua voce divenne remota, il suo sguardo perso nel vuoto. “Sai, lui era partito per unirsi all’Alleanza qualche mese prima di me e non lo avevo visto da allora. Ci siamo ritrovati poco prima dell’attacco alla Morte Nera. Posso ancora sentire la sua voce. Quando ho tentato di entrare nel canale equatoriale della Morte Nera lui mi ha fatto da schermo col suo X-Wing. Ma eravamo in pochi e c’erano caccia imperiali dappertutto. Lui...non ce l’ha fatta. Ho visto il suo caccia esplodere. ‘Siamo due stelle cadenti, non ci fermeranno mai’. Era il nostro motto. Eravamo come fratelli, Biggs ed io…”. Luke non aveva mai parlato molto con nessuno di Biggs, nemmeno con Leia. Perché mi viene così spontaneo dare confidenza a questa ragazza? Si chiese, guardando i suoi occhi così meravigliosi.
Lissa, dal canto suo, era combattuta tra l’impulso di prendersi a schiaffi per aver causato dolore a Luke e quello di abbracciarlo e consolarlo. Il secondo impulso stava prendendo il sopravvento, quando si udì uno strano rumore. Con un riflesso condizionato da anni di pratica Lissa estrasse il comlink, lo sbloccò e inserì il suo codice di autenticazione personale.
“Qualche novità dei tuoi informatori?” domandò Luke.
“Sì”
“Quale?”
“Sembra siano stati visti alcuni collaboratori di Thrawn allo spazioporto.”
“D’accordo, andiamo.” fece il giovane alzandosi in piedi e aiutandola a fare altrettanto.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Una settimana dopo
 
Lissa e Luke erano riusciti a imbarcarsi, come soldati, in una delle navi di Thrawn ma lui ancora non erano riusciti a vederlo.
R2 li seguiva, fingendosi un droide imperiale ma quando poteva tornava dal suo padrone perché era preoccupato per lui.
“Non potevamo restare nella capitale, vero?”
“R2 dai, sto lavorando.”
“Sei il capo dell’ordine Jedi e forse dovresti rimanere lì. Non rischiare la vita continuamente perché la repubblica non è in grado di fare un’indagine come si deve su un dannato ammiraglio imperiale.”
“Non è colpa mia.”
No lo so. So solo che sono sicuro che ti succederà qualcosa, padron Luke. Ne sono sicuro al 100%.”
“Vuoi mettermi paura come Yoda?”
“Non paragonarmi a quella rana! Sono più intelligente io!”
“Sei fine quasi quanto mia sorella. Ma perché dovrebbe succedermi qualcosa?”
Non so forse perché sei sotto copertura su una nave imperiale, i quali non vanno tanto per il sottile a torturare la gente? Figuriamoci se sapessero chi sei…”
“Ma io…”
“Non cominciare con la solfa che non sei nessuno. Dovresti vedere cosa dicono su di te sulla Holonet.”
“Non ci tengo. Dicono solo pettegolezzi.”
“Però erano carini quei sondaggi per vedere chi potrebbe essere la tua donna ideale. Ha risposto ogni donna della galassia dai 15 anni in su. Anzi direi dai 14.”
“E piantala!”
Guarda che non mi invento niente…” e provò a far partire un holo filmato della Holonet dove in effetti mostravano ciò che aveva appena detto lui, solo che il giovane Skywalker lo spense.
“La gente non sta bene!”
Lissa era scoppiata a ridere:
“Dopo me lo fai vedere R2? Sembra divertente!”
Luke alzò gli occhi al soffitto e fece per replicare quando udirono dei passi.
Velocemente si rimisero le divise imperiali, casco compreso mentre R2 si allontanava brontolando, a voce non udibile: “La prossima volta lego il padrone al letto…e dov’è quell’idiota di 3po quando mi serve?”
I due giovani si divisero, entrando una nella sala mensa, l’altro ebbe la fortuna di finire nella sala comandi, dove riuscì a passare inosservato perché vi era una via vai enorme di soldati. Camminò con molta calma, ascoltando gli ordini del “superiore” da una parte mentre dall’altra provava a capire il quadro generale del loro piano.
Se aveva capito bene, volevano usare una strategia capillare, attaccando un sistema alla volta, puntando sulle sacche di imperiali nostalgici presenti ovunque, anche per colpa del nuovo corso della repubblica.
Il “superiore” si voltò verso di lui ma per fortuna Luke fu più svelto a non fargli notare che stava ascoltando anche altrove.
Accettò gli “ordini” e uscì, camminando lentamente verso le retrovie.
Doveva anche eseguire quegli ordini per evitare di venire scoperto, così si mise a controllare ogni angolo per trovare intrusi. Peccato che l’intruso fosse lui.
Ci mise diverse ore, mantenendo una calma e una lucidità che non credeva di possedere.
Detestava a morte quelle armature. Come detestava l’impero ma doveva mantenersi calmo e razionale.
Non era da Jedi perdere il cervello e lo sapeva.
Si sentiva anche in colpa per aver lasciato la patata bollente ad Ahsoka, che, con una gentilezza incredibile, aveva accettato di prendersi cura dei vari allievi, Grogu compreso anche se non era troppo per la quale.
Era amica di suo padre.
Deglutì a vuoto e scosse la testa.
Non poteva perdere la lucidità, adesso.
Tornò verso la mensa dei soldati semplici dove riuscì a mangiare qualcosa mentre notò che un altro soldato si sedeva accanto a lui e si levava il casco.
Il viso era diverso, come il suo. Stavano usando quei dispositivi che modificavano i lineamenti e per ora stava funzionando.
“La vuoi finire di mangiare così poco? Cos’è ti debbo controllare?”
“No. E comunque non dovresti starmi sempre addosso, altrimenti inizieranno a capire qualcosa.”
Lissa sorrise, dietro il travestimento.
“Ti faccio paura per caso? Guarda che non ti salto addosso qui di fronte a tutti.”
“Sei impossibile!” fece Luke ridendo. “Hai trovato qualcosa?”
“Sì. Sembra stiano provando a fare attacchi capillari.”
“L’ho notato anche io. È una strategia che può funzionare temo. La gente è un po’ delusa dai comportamenti della nuova repubblica.”
Un altro soldato si avvicinò e i due misero di confabulare, tornando al loro pasto.
Verso sera decisero che era ora di svignarsela. Non potevano rimanere lì in eterno.
Lissa riuscì a trovare un piccolo caccia imperiale e Luke ne disattivò il codice in fretta mentre tutti dormivano, scapparono, riuscendo, in apparenza, a non farsi notare.
La ragazza era così presa da quella missione che ormai da settimane non faceva rapporto a Gideon.
Decise di farlo non appena possibile anche se iniziava a sentirsi dannatamente in colpa.
Luke cosa pensava di lei? Si fidava?
Oppure la stava usando come lei stava usando lui?
Sempre ammesso che poteva considerare vera l’ultima cosa. Non ne era più tanto sicura.
Pensò con disappunto che, oltre a qualche bacio, non erano mai andati oltre.
La cosa la irritava da matti.
Era abituata al fatto che gli uomini le cadevano letteralmente ai piedi e invece lui no.
Non che la trattasse con sufficienza o altro. Anzi era gentile, pure troppo.
Con aria imbronciata ripensò ad un dialogo avuto qualche giorno prima con “un’altra studentessa”, di specie cereana**, di nome Syln Eindal, nella biblioteca dell’ostello mentre Luke, fingendo di stare cercando degli appunti per una ricerca universitaria, stava invece provando a trovare, tramite la rete di quel posto, quante e quali navi fossero passate nella zona.
 
Syln si era avvicinata a Lissa, continuando a fissare il giovane Skywalker.
“È proprio bello il tuo amico.”
“Decisamente.”
“E poi ha quell’aria timida, di chi si prende molto poco sul serio, convinto che la gente nemmeno si accorga di lui.”
“Sì, l’ho notato anche io. Chissà perché” aveva replicato la giovane Holne.
“Tutto ciò lo rende molto più affascinante.”
Lissa aveva sorriso.
“Oh sì.” le aveva risposto pensando che le prede più difficili fossero anche le più intriganti.
“Deve essere una specie di vulcano tra le lenzuola.” le disse Syln.
“Che cosa vuoi che ne sappia!” era sbottata Lissa.
“Non ci sei ancora andata a letto?” le aveva domandato stupita Syln.
“Purtroppo…” aveva sospirato.
“Credevo foste fidanzati.”
Lissa aveva scosso la testa, notando lo sguardo malizioso della cereana, che aveva iniziato a puntare Luke come uno squalo punta la sua preda.
Quello sguardo l’aveva fatta arrabbiare a morte ma aveva fatto finta di niente.
 
“Lissa?” domandò Luke “Tutto bene?”
“Sì.”
“Ok. Sembravi arrabbiata...” replicò il giovane Skywalker.
La ragazza gli sorrise, cercando di non pensare più a certe cose.
Per evitare di dare nell’occhio troppo a lungo, i due ragazzi raggiunsero di nuovo il sistema di New Alderaan, dove riuscirono a nascondersi in una normale locanda.
Non volevano coinvolgere i civili questa volta.
Lissa andò a nascondersi in una via per fare rapporto a Gideon quando Luke uscì dall’edificio e così la giovane mise via il comlink.
“Qualcosa non va?”
“Ho l’impressione che ci abbiano lasciato andare.”
“Sei tu il Jedi.”
“Già. Almeno sono riuscito a registrare qualcosa, tramite R2.”
“Allora forse dovresti rientrare nella capitale.”
“E se fosse una trappola per seguirci? Non posso mettere in pericolo altre persone.”
“Ma te stesso sì, vedo.”
È normale, Lissa. Sono un Jedi.”
La ragazza annuì.
“Lo capisco. Solo trovo interessante che metti al primo posto l’incolumità delle altre persone. E non la tua. Non ricordavo che i Jedi fossero così.”
Luke le sorrise amaro.
“Non girano belle voci sui Jedi della vecchia repubblica, vedo.”
“No, infatti. A parte su tuo padre e il suo migliore amico… come si chiamava? Comunque su pochi altri tipo Ahsoka.”
“Obi-Wan Kenobi.” disse Luke con una tristezza tale che fece sobbalzare il cuore della ragazza.
“Cosa c’è?”
“Nulla.”
“Sembra che parlarne ti faccia male.”
“Certo è morto. Entrambi sono morti.”
Lissa scosse la testa:
“No, non parlavo di quello. C’è dell’altro.”
Luke si passò una mano tra i capelli biondi.
“E’ troppo complicato da spiegare e scusami sono…” provò a dire il giovane ma subito si fermò. Accidenti così stava svelando troppo.
“Scusami sono stata indiscreta. Non sono affari miei.” disse la ragazza anche se avrebbe voluto chiedergli altro. Era come se parlare dei suoi genitori e di tutto ciò che li riguardasse lo facesse star male. Non era riferito alla morte. Vi era ben altro? Ma cosa?
“Forse dovremmo cambiare sistema.”
“Forse sì”
“Non siamo lontani da Cato Neimoidia*
“Vuoi andare lì?” domandò la ragazza.
“Sì, mi sembra un’idea migliore che stare qui. È un sistema meno in vista di questo.”
Lissa annuì, provando ad avvicinarsi al ragazzo ma questi, distratto da altri pensieri, si voltò dall’altra parte, lasciandola letteralmente a bocca asciutta.
Qualche ora più tardi erano su un cargo mercantile diretto verso Cato Neimoidia, ognuno perso nei propri pensieri.
Luke, anche se cercava di non darlo a vedere, non aveva amato quell’accenno al passato e all’amicizia tra suo padre e Obi-Wan. Rischiava di farlo arrabbiare e fargli perdere la lucidità.
Lissa, invece, era divisa tra la voglia di fare rapporto e la lealtà che iniziava a provare per quel giovane che passava dall’essere un leader carismatico e quasi invincibile ad un ragazzo fragile e malinconico. Sapeva cosa significava perdere i propri genitori e per lui, come per lei, era una ferita ancora aperta.
Eppure aveva il sospetto che ci fosse altro.
 
*Ciò era valido per Alderaan, ora siccome non trovo più le mappe del vecchio Eu, provo a supporre che anche New Alderaan si trovi in quella zona, visto che è pieno di profughi di Alderaan.
 
**I cereani sono una razza umanoide proveniente dal pianeta Cerea. La loro caratteristica principale è la lunga testa a forma di cono, che contiene un complesso cervello binario; per rifornire di sangue questo cervello sovradimensionato i cereani dispongono di due cuori. Questa struttura fisica conferisce ai cereani delle capacità analitiche e mentali largamente superiori alla media. La specie è conosciuta anche per essere pacifica, per il suo rapporto simbiotico con la natura e per le sue abituali pratiche meditative e filosofiche. Come affermato nell'Universo espanso, i cereani maschi invecchiano più in fretta delle femmine, e hanno una speranza di vita simile a quella umana; per questo i cereani maschi sono molto più rari delle femmine e i matrimoni poligami si rendono necessari per mantenere un numero accettabile di discendenti della specie. Appartiene a questo popolo il Jedi Ki-Adi-Mundi nella trilogia prequel e The Clone Wars
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
 
Due settimane dopo
 
Lissa era riuscita a fare un breve rapporto a Gideon, raccontandogli il minimo indispensabile, con la scusa che erano in un conflitto a fuoco e non poteva dire molto.
Forse si stava mettendo nei guai, anzi sicuramente solo non sopportava più di dover mentire a Luke e temeva di conoscere il motivo.
Si era ficcata proprio in un bel pasticcio.
Il giovane Skywalker, intanto, stava mandando gli ultimi rapporti a Leia, tramite R2 e il comlink, nella speranza che la nuova repubblica si decidesse a mandare un esercito e fermasse finalmente le manovre di Thrawn.
Voleva tornare al più presto dai suoi allievi, quella situazione lo stava innervosendo sempre di più e temeva di essere sbagliato a fidarsi di quella ragazza.
In seguito, Luke si rimproverò milioni di volte di essersi fatto distrarre tanto dalla situazione da non mantenere i sensi all’erta. Era così perso a sistemare R2 che nemmeno si accorse dell’arrivo di alcune persone che subito fissarono sorridendo sia lui che Lissa.
“Buongiorno agente Holne. È parecchio che non si fa sentire.” esordì un uomo sulla cinquantina.
Luke si voltò di scatto verso la giovane, fissandola sconvolto.
Toccò la sua spada laser e la accese, avvicinandosi a lei, anche se ormai si fidava poco.
“Non so di cosa stiate parlando. Non conosco nessun agente Holne” esordì lei pallida come un morto. Temeva sarebbe successo. Quello che aveva sperato era che non ci fosse Luke presente.
Lo fissò per un lungo istante e fu un lungo istante di troppo perché il suo sguardo fu intercettato dagli inviati di Gideon.
L’uomo, che era metà di specie togruta e metà umano, allargò il sorriso.
“Ora capisco. Avete cambiato casacca e credo di sapere il motivo.”
A un suo cenno, i suoi scagnozzi si fecero sotto. Luke iniziò a roteare rapidamente la sua spada laser, tentando di tenerli lontani. Stavano attaccando a mani nude e il giovane, benché furioso, non voleva ferirli se solo ce n’era la possibilità. Ma la situazione non era buona, la stanza era troppo grande e lo stavano circondando.
“Chi siete? “domandò furente.
Lissa provò a mettersi tra il giovane e quei criminali.
“Andatevene. State sbagliando persona, vi dico.” balbettò sempre più bianca in viso. Non voleva che succedesse. Non poteva permetterlo.
“Lissa spostati, non mi pare il momento di intavolare un discorso.” fu l’ultima cosa che riuscì a dire, poi un violento colpo alla testa lo stordì. Uno degli aggressori aveva raccolto una spranga, gli era arrivato alle spalle e lo aveva colpito dietro il collo. Luke cadde in ginocchio e la spada gli sfuggì di mano.
La ragazza si girò.
“No, fermi!” gridò provando ad avvicinarsi a Luke ma erano in troppi e non poté far altro che essere legata e vedere che facevano altrettanto con il giovane Skywalker.
Vennero portati in uno scantinato poco lontano, sopra il quale gli imperiali al soldo di Gideon avevano stabilito la loro sede.
Lissa iniziò di nuovo a gridare mentre svegliavano Luke con una secchiata d’acqua gelida e gli strappavano la maglietta.
“Vi prego, vi imploro. State sbagliando persona!”
“Agente Holne, lo sa benissimo cosa succede a tradire l’impero! Ma non sarà lei a pagarla…” in realtà stava bluffando parecchio su quel fronte.
A loro interessava colpire il maestro Skywalker, il più potente Jedi vivente, a prescindere da quella sciocca ragazzina.
Sarebbe stato un monito per lui, per gli altri Jedi e per tutti quelli che cercavano Thrawn
“No, per favore, lasciatelo stare non c’entra niente.” urlò ancora.
“Mi sono stancato. Fatela tacere!” gridò il capo del gruppetto mentre Lissa veniva imbavagliata e Luke cercava di focalizzare la scena. La botta in testa era stata violenta e non era ancora in grado di fare alcunché.
Provò a concentrarsi ma fu assolutamente impossibile quando il più grosso di quei tizi gli prese il viso tre le enormi mani.
“E’ un peccato dover sfigurare questo bel visino. Potremmo pensare ad un’altra parte…” esordì schioccando una frusta elettrica.
Luke la guardò. Non era ben chiaro, nella sua testa, perché quella gente lo volesse torturare, sapeva solo di non avere abbastanza energie per ribellarsi.
Provò di nuovo a usare la Forza, ma in quel momento la strana frusta lo sferzò al torace e un’ondata di sofferenza gli attraversò tutto il corpo, facendogli contrarre spasmodicamente ogni muscolo.
E lo stesso avvenne per le ossa.
Spesso riusciva a dimenticare i danni provocati dalla tortura di Palpatine ma in quel frangente era veramente difficile.
La sua struttura ossea era diventata molto fragile da quando quel demonio lo aveva torturato e adesso temeva di subire una frattura da un momento all'altro. 
Luke, confusamente, realizzò che non era una normale frusta ma un’arma diversa, capace di lanciare potenti scosse elettriche all’impatto e questo accrebbe la sua paura per una frattura. 
La frusta colpì ancora e ancora, ed ogni colpo era peggiore del precedente. Luke non aveva mai provato una tale sofferenza dal giorno in cui Palpatine lo aveva torturato con le sue folgori Sith, quella orrenda perversione del potere della Forza. Quella volta soltanto suo padre, che vedendolo soffrire in quel modo bestiale, si era finalmente deciso a tornare se stesso, lo aveva salvato da morte certa.
Deglutì a vuoto pensando che questa volta non sarebbe arrivato nessuno.
Le frustate continuavano e Luke perse rapidamente il conto. Non distingueva più nemmeno i singoli colpi poiché il suo dolore non faceva a tempo a diminuire che una nuova sferzata lo rinnovava.
Nemmeno si accorse di aver iniziato a gemere tale era la sofferenza che provava. Sentiva solo il dolore aumentare di intensità, di momento in momento.
E gli pareva quasi di udire stritolare le proprie ossa.
Cominciò a sentire sensazione di bagnato sul ventre e sulle gambe. Una piccola parte della sua mente sembrava del tutto distaccata da quanto stava accadendo ed occupata a prendere nota dei danni che il suo corpo stava subendo - Luke, assurdamente, pensò a un piccolo impiegato seduto a una scrivania con un antiquato holoschermo davanti a sé, occupato a leggere rapporti e archiviarli, e l’immagine gli fece contrarre le labbra in un rictus orrendo che avrebbe voluto essere un sorriso - e quella parte della sua mente realizzò che i colpi avevano lacerato pelle e muscoli e il sangue stava ruscellando sul pavimento sudicio.
Lo avrebbero ucciso?
Non lo sapeva. Né sapeva quanto sarebbe durata perché sembravano prenderci realmente gusto a vederlo soffrire in quel modo.
Un altro uomo, non capì chi fosse, aveva la vista totalmente annebbiata, infatti gli prese il viso e ridacchiò: “Fa male, vero? Oh tanto male, lo so. Non hai idea di quanto sia divertente avere la vita di un uomo tra le mani e vedere la sua bella implorare pietà.” disse l’uomo per poi aggiungere, vedendo lo stupore di Luke:
“Ah perché non lo avevi capito? Ci ha traditi per te. Rifiutando di mandarci le ultime informazioni sulla repubblica, sull’esercito e sul consiglio Jedi. Ed ecco perché la stai pagando tu!”
Continuava a bluffare ad alta voce ma a bassa voce mormorò all'orecchio del giovane:
"In realtà lo sapete bene, maestro Skywalker, che volevamo darvi questa ripassata da tempo. Così la finirete di farvi gli affari nostri." Concluse colpendolo con cattiveria.
Il ragazzo chinò la testa, sputando sangue, percependo quasi le proprie ossa vibrare. 
Non voleva dargli nessuna soddisfazione, così stette zitto ma quello riprese a tormentarlo con la frusta e le parole:
“Cos’è il maestro Skywalker è troppo in alto per chiedere pietà? Ma sentitelo come urla…” ridacchiò aumentando l’intensità dei colpi e facendo gridare di dolore il ragazzo.
"Le mie ossa, si romperanno tutte. Così quel maledetto l'avrà vinta." pensava tristemente il giovane.
L’ennesima frustrata lo obbligò a sputare sangue di nuovo mentre cercava disperatamente di non urlare tuttavia non aveva più il controllo del suo corpo, in nessun modo.
Temeva persino che presto si sarebbe messo a piangere e implorare.
Arrivarono altri colpi in rapida successione, stavolta all’altezza dei capezzoli e si morsicò a sangue la lingua per evitare di gridare ancora.
Fu tutto inutile.
Provò persino a usare la Forza però non capiva assolutamente nulla né vedeva assolutamente nulla se non la frusta che continuava a cadere impietosa su di lui.
Arrivò a implorare la morte perché non ce la faceva più, svenne ma fu risvegliato da un’altra secchiata di acqua gelata.
Stava tremando dal freddo e dalla sofferenza.
“No, troppo comodo. Devi sentirle tutte. E non temere. Tra poco avremo finito. Forse…” disse un altro, lanciandogli uno schiocco così forte da farlo tremare convulsamente.
Non sapeva se erano peggio le frustate o le scariche elettriche.
Entrambe lo facevano impazzire dal dolore e gli facevano vibrare le ossa.
Quando finalmente si decisero a fermarsi, ormai non ragionava più.
Ricordava a stento il suo nome e forse nemmeno quello.
Chinò la testa di lato, sputando sangue per l’ennesima volta, implorando qualunque divinità che qualcuno lo portasse via da quell’incubo.
Non udì i passi dei suoi aguzzini allontanarsi né udì altri passi avvicinarsi, passi di persone amiche che lo stavano cercando da diversi giorni.
Quando Han entrò nello scantinato e vide il suo amico, appeso ad una parete e coperto di sangue, fu lì lì per vomitare. Si precipitò da Luke e provò ad aprire le manette - una serratura semplice, fatta solo per tenere fermo un prigioniero durante la tortura, che in circostanze normali Han avrebbe aperto a occhi chiusi in pochi secondi. Ma le mani gli tremavano tanto che non riuscì nemmeno a infilare il grimaldello nella serratura. Esasperato, regolò il blaster a raggio minimo e con due colpi fece saltare le manette.
Luke, privo del sostegno delle manette, si afflosciò come un sacco di stracci. Han tentò di prenderlo al volo, ma il sangue lo rendeva scivoloso e Han non poté fare altro che accompagnare la sua caduta per evitargli altre ferite. “Luke! Luke mi senti?!?!” urlò Han, ma il giovane non rispondeva. Con dita tremanti Han gli tastò il collo e per un attimo raggelò non sentendo nulla. Non puoi sentire nulla con le mani che ti tremano in quel modo! si disse Han. Devi calmarti!
Han si concentrò, ricordando qualche semplice tecnica Jedi di autocontrollo che Luke gli aveva insegnato. Chiuse gli occhi, respirò a fondo, alzò la mano davanti a sé, riaprì gli occhi fissandola senza guardarla. La mano smise di tremare e quando Han tastò di nuovo il collo di Luke sentì il pulsare del suo sangue - debole, irregolare ma presente.
“Luke… Luke per favore rispondi…” disse di nuovo Han. Tentò di ripulirgli il torace dal sangue per farsi un’idea delle sue ferite ma si rese subito conto che avrebbe solo peggiorato le cose. Inoltre dalle labbra del ragazzo scivolavano fuori lunghe scie di sangue, che gocciolavano sul pavimento.
Han gli ripulì il viso ma il giovane non si mosse. Era cianotico in faccia.
Aveva la testa reclinata di lato e sembrava una bambola di pezza, rotta e abbandonata in un angolo della soffitta.
Han gli accarezzò piano il viso, contratto in una smorfia di sofferenza e mormorò:
“Non ti abbandono ragazzino. Te lo giuro. Starai meglio. Devi stare meglio.”
Nel frattempo Lissa venne liberata da R2 che stava dicendo cose irripetibili.
“R2, dobbiamo portare Luke fuori di qui subito. Tienila d’occhio e controlla che nessuno ci segua, avrò le mani occupate!”.
Luke non era in grado di reggersi in piedi, nemmeno se aiutato. Avrebbe dovuto portarlo di peso e sapeva che Luke, sotto l’aspetto di ragazzino smilzo e piccoletto, era molto muscoloso e robusto. Non sarebbe stato facile. Cercando di agire più delicatamente possibile, anche perché sapeva che l'amico aveva la struttura ossea fragile per colpa di Palpatine, passò una mano sotto la schiena dell’amico e una sotto le gambe, poi con un gemito di fatica lo sollevò tirandosi in piedi.
“Andiamo, muoviamoci!” disse poi uscendo da quel luogo.
La sua intenzione era quella di portare il ragazzo direttamente al centro medico, ma si rese conto subito che non ci sarebbe mai arrivato con quel peso. Aveva lasciato il suo veicolo vari quartieri più in là, quando aveva dovuto inoltrarsi nell’intrico di vicoli e scantinati. Anche quello era troppo lontano.
Han si guardò rapidamente intorno, vide quel che faceva al caso suo - una cantina di piccole dimensioni, praticamente vuota in quel momento della giornata. Han si precipitò all’interno portando Luke in braccio.
“Per favore voglio subito un droide medico, in fretta!”
La proprietaria, una donna di mezza età dall’aspetto gentile e bonario, impallidì vedendo il corpo martoriato del giovane Skywalker, che aveva riconosciuto subito.
Tutti gli avventori del locale, che avevano anch'essi riconosciuto Luke, aiutarono Han a farlo sdraiare sul divanetto mentre il giovane era completamente inerme.
“Luke... per favore rispondi…” implorò ancora Han, accarezzandolo piano sul viso.
Il ragazzo aprì finalmente un occhio, iniziando a tremare convulsamente di freddo, paura e dolore.
La prima cosa che gli uscì dalle labbra fu un:
“Basta… per favore…” temeva, infatti, che potessero ricominciare a tormentarlo.
“Luke… ehi ragazzino... sono io, Han. Sono andati via.” provò a dire il generale Solo, accarezzandogli il volto sofferente e spaventato e faticando, per la prima volta nella sua vita, a non mettersi a piangere.
Come avevano osato torturarlo in quel modo? E perché? Han si sentì percorrere da un’ondata di furia omicida, la stessa furia che tante volte lo aveva salvato da situazioni impossibili - al prezzo di orrendi massacri...ma non era il momento, il suo amico - il suo fratello adottivo! - aveva bisogno di lui. Ma sarebbe venuto il momento della vendetta...Han scosse la testa e si concentrò su quel che doveva fare.
Il ragazzo riuscì a focalizzare finalmente l’immagine dell’amico e provò a scherzare:
“Ti prego, ora risparmiami il tuo te l'avevo detto. Non ho le forze.”
Han sorrise, vedendo che cercava di reagire ma dentro si sentiva devastato.
Perché conciarlo in quel modo? Luke non aveva mai fatto del male a nessuno.
Non era come lui.
“Sì, ragazzino, ne riparliamo dopo, eh?” replicò però fu totalmente inutile perché il giovane era svenuto di nuovo. Il dolore era troppo forte.
Il droide medico finalmente arrivò al che Han lo prese quasi di peso.
“Ora io ti avviso, dannato pezzo di ferraglia. Se non trovi il modo di far star meglio il mio amico, io ti smonto pezzo per pezzo, sono stato chiaro?”
Il droide annuì, iniziando a visitare il ragazzo.
“Credo sia molto mal messo.”
“Ma dai? Se non me lo dicevi, non lo avrei capito.” disse furente Han, indeciso se iniziare a farlo a pezzi all’istante. Fu solo il volto del suo amico, contratto dalla sofferenza, a fermarlo.
“Quello che intendo dire che servono cure più efficaci. Di solito mi occupo del primo soccorso.”
“Beh allora pensa a quello, poi lo porteremo in un centro medico più decente!” urlò proprio mentre Leia entrava nel locale.
Non appena vide il fratello rimase paralizzata dalla sofferenza.
Non era vero quello che stava vedendo.
Non potevano avere fatto così male al suo fratellino.
Corse da lui, prendendogli la mano destra, quella meccanica.
“Luke, guardami...” fece la ragazza ma il giovane non rispose. Era ancora svenuto.
Il bellissimo volto era contratto in una smorfia di sofferenza pura mentre il torace stava diventando blu e il sangue continuava a uscire dalle ferite.
Respirava a stento e gli stava salendo la febbre alta.
Leia gli scostò i capelli sudati dalla fronte arsa.
“Ha detto qualcosa poco fa, solo qualche parola poi è svenuto di nuovo.” disse Han, faticando a parlare.
La principessa iniziò a piangere, incurante dei presenti, cosa che fece anche Han.
“Ma perché?”
“Non ne ho la minima idea. Se li trovo li ammazzo ad uno ad uno.” balbettò sempre più sopraffatto dal dolore.
Leia accarezzò il volto del fratello, che continuava a tremare, anche da svenuto.
“Non capisco… io non capisco…” fece baciandolo sul viso.
Luke nemmeno si accorse di quelle premure, continuava a sentire la frusta che lo massacrava e lanciò un piccolo grido di puro dolore facendo inorridire la sorella e l’amico.
Lissa entrò nella stanza, distrutta anche lei per quello che era appena accaduto.
Se l’avessero riempita di botte non le avrebbe fatto così male.
Il droide medico ripulì le ferite di Luke, come poteva, disinfettandolo e fasciandolo in vari punti.
“Come vi ho detto sono un droide di primo soccorso. Poco lontano da qui c’è un centro medico.”
Leia annuì.
Alcuni presenti lo caricarono su un piccolo trasporto dove salirono anche i tre giovani, che non si guardarono mai negli occhi e il droide R2 che pigolava triste.
Raggiunsero il centro medico poco dopo, dove Luke venne curato da dottoresse e dottori umani e da droidi medici più specializzati nel mentre la principessa, Han e Lissa attendevano, soli, nella sala di aspetto.
“Han...dov’è Chewie?” chiese Leia, distrattamente. Han si diede una pacca sulla testa. “Mi ero scordato...è dall’altra parte di questa fottuta città. Avevamo avuto due soffiate per due posti diversi, così ci siamo divisi. Lo chiamo e gli dico di raggiungerci qui!” disse poi, uscendo rapidamente dalla stanza e lasciando sole Leia e Lissa.
La giovane Holne era così presa dal dolore, che nemmeno si accorse che la sua mente fosse un libro aperto, soprattutto per una force user.
Leia si alzò e si avvicinò, scrutandola con odio.
“E così eri un agente al soldo di Moff Gideon, non è così?”
Lissa non si difese.
“Già.”
“E cosa pensavi di fare a mio fratello?”
“Nulla. Io non volevo fargli nulla.”
“A parte portartelo a letto come ennesimo trofeo.”
La ragazza chinò il capo, non dicendo né sì né no.
“Perché gli imperiali hanno… gli hanno fatto questo, lo sai, vero?”
Lissa alzò la testa, con gli occhi velati di lacrime e mormorò:
“Li avevo traditi perché avevo capito che stavo sbagliando tutto. E loro hanno capito il motivo. Così hanno colpito lui, sapendo che mi avrebbe fatto male vederlo torturato. E così è stato. Vorrei essere morta. Quello che gli hanno fatto è orribile. Voi non avete visto, io sì… io sì…” fece singhiozzando. “Non finivano più di colpirlo con una frusta elettrica. All’inizio lui ha provato a resistere ma alla fine gridava dal dolore e continuava a sputare sangue mentre loro ridevano della sua sofferenza. Maledetti!” concluse in lacrime.
Leia la fissò con crescente risentimento mentre il volto e il corpo martoriati del fratello le si pararono davanti con una nitidezza incredibile.
Sua. Era sua la colpa se il suo dolcissimo fratello era ridotto ad una larva.
Non doveva permetterle di avvicinarsi a lui.
Non doveva farlo.
Suo fratello era troppo buono con le persone.
Era già successo con quel mostro del loro padre.
Anche allora era stato torturato solo per dare una chance a quel mostro.
E questa...schifosa...davanti a lei lo aveva condotto al massacro. Nella mente di Leia scrupoli, principi e valori sembrarono spezzarsi uno dopo l’altro sotto la furia dell’odio e della rabbia che la sommergevano, come un’antica nave i cui ormeggi si spezzassero uno dopo l’altro. E con la furia si destò qualcos’altro...qualcosa che era sempre stato dentro di lei, nascosto nel profondo della sua anima.
La Forza, che potente scorreva in lei, rispose alla chiamata. La sua mente in quel momento era focalizzata sull’annientamento di Lissa Holne. La Forza, imparzialmente, avrebbe provveduto.
Lissa, che stava gemendo con la faccia tra le mani, di colpo si interruppe con un suono strozzato. Si portò le mani al collo come per proteggersi da un’invisibile stretta - ma improvvisamente si sentì sollevare da terra, restando sospesa a mezz’aria ed emettendo suoni di agonia mentre il viso le diventava paonazzo. Qualcosa la stava strangolando, come se dita di acciaio le avessero chiuso la gola. Non poteva più respirare, nemmeno un filo d’aria poteva passare - ma la stretta aumentava sempre più e, confusamente, Lissa si chiese cosa sarebbe accaduto prima - se sarebbe morta soffocata prima o dopo che il collo le si spezzasse…
Han rientrò in quel momento. Vide Lissa sospesa a mezz’aria, le mani al collo e la testa piegata in un angolo innaturale, vide Leia che, il viso contratto in una smorfia orrenda, la fissava senza vederla - e percepì il tremendo potere che era all’opera. Aveva visto già qualcuno morire in quel modo, ad opera di un uomo alto e minaccioso in armatura nera…
 “Leia!” gridò Han, scattando verso l’amata. La afferrò scuotendola, e Leia si voltò verso di lui con occhi vuoti e i denti snudati in un ringhio, e Han tremò a quella vista - ma il legame tra loro era troppo forte perché l’odio potesse interromperlo. Leia sbatté gli occhi e focalizzò la vista su Han. Fece per dire qualcosa, e in quel momento Lissa dall’altra parte della stanza cadde carponi e cominciò a tossire convulsamente, per poi iniziare a respirare in orrendi ansiti rugginosi, gemendo e tenendosi il collo...
La principessa la guardò, poi si fissò le mani con orrore. Che cosa...cosa stavo per...si chiese. Ma lo sapeva. Stava per ucciderla, per spezzare la sua vita come un rametto rinsecchito, esattamente come...come…
“Vader” mormorò, rannicchiandosi tra le braccia di Han e tremando, trattenendosi a stento dallo scoppiare a piangere. Han le accarezzò i capelli, mormorando “Lo so, tesoro, lo so. Stai tranquilla ora. Eri furiosa e non sapevi quel che facevi. Ora è passata, io sono qui. Non ti lascerò andare via.”. Leia nascose il volto contro il suo petto. “Oh Han...è stato così tremendo. Io… di colpo non riuscivo più a provare nulla se non odio. Io...devo uscire di qui un momento, credo!”. Han fece per obiettare, ma Leia gli mise un dito sulle labbra. “Stai tranquillo amore mio, sto meglio. E non permetterò che succeda ancora, di perdere il controllo così…” gettò un’occhiata a Lissa, che si stava faticosamente tirando in piedi. “No, non lo permetterò” disse, con voce dura, poi uscì a grandi passi.
Lissa, avvicinandosi barcollando, provò a mormorare qualcosa - ma Han le scoccò un’occhiata gelida, come avrebbe guardato un soldato imperiale il cui blaster avesse appena fatto cilecca. “Prova solo a ringraziarmi, brutta stronza, che ti faccio un buco in testa!” disse, e Lissa ammutolì accasciandosi su una sedia e cercando di riprendersi. Un paio di minuti dopo, Leia tornò nella stanza.
Era ancora furiosa ma sembrava aver ripreso il controllo e alla fine si avvicinò alla giovane.
“Ti sei avvicinata a noi, credendo a tutte le bugie che quei dannati holo giornali hanno detto su di noi ma non sai nulla. Vuoi la verità? La vuoi sapere? Non siamo né ricchi né privilegiati, ecco forse un po’ lo ero io ma di sicuro non lo era mio fratello.”
Lissa la fissò senza capire:
“Di che parla? Siete cresciuti insieme no…”
“Ragiona, idiota!” la interruppe Leia. “Quando hai sentito parlare di Luke la prima volta?!”
“Beh...ecco, direi...non sono certa ma a un certo punto i notiziari iniziarono a menzionarlo tra i ribelli più pericolosi di…”
“Quindi in piena Ribellione, giusto? Parecchio dopo Yavin, dopo la distruzione della prima Morte Nera, giusto?!”
“Sì, direi di…”
“Bene. E quando invece hai sentito parlare per la prima volta di me?”
“...ecco, non sono certa. Da piccola non seguivo i notiziari ma…”
“...ma la Senatrice Organa veniva citata abbastanza spesso, no? Non sarò mai stata la più potente figura del Senato, ma spesso intervenivo nei dibattiti e…” la sua voce assunse una sfumatura cinica “...ero giovane e alcuni sembravano trovarmi di bell’aspetto. Gli holo cronisti mi stavano sempre addosso, mi seguivano ovunque. Ogni volta che mi fermavo a parlare con qualcuno in privato entro un paio d’ore mezza Galassia stava commentando il mio ‘nuovo flirt’. Mi seguivano ovunque, sul lavoro, in vacanza. Ogni mio gesto era esaminato e criticato. Opinionisti di alto rango conducevano dibattiti sul modo in cui mi vestivo! Una mia foto in costume da bagno sui mondi del piacere valeva centinaia di migliaia di crediti!! Non ero Senatrice da neanche un anno e avevano già rintracciato e intervistato tutti quelli che mi avevano conosciuta, anche le inservienti della scuola in cui andavo da bambina. Non è così?!”
“... beh, sì e…”
“E ALLORA COME PENSI SIA POSSIBILE CHE NESSUNO AVESSE MAI NEANCHE MENZIONATO UN MIO FRATELLO GEMELLO FINO A UNA MANCIATA DI ANNI FA?!” urlò Leia. “Semplicemente perché nemmeno io sapevo di averne mai avuto uno! Quando i nostri genitori morirono venimmo separati. Non sono neanche 10 anni che ci siamo ritrovati.”
“Mi spiace io…”
“Lasciami finire, non hai ancora sentito il peggio, fidati. Tu hai perso i tuoi genitori per colpa dell’alleanza e credimi mi dispiace. Io ho perso il mio padre adottivo su Alderaan e capisco cosa tu possa aver provato.” iniziò a raccontare Leia.
La giovane Holne annuì, ascoltando incuriosita.
“Tutti voi conoscete la leggenda suoi nostri genitori. Abbiamo preferito farvela credere perché la verità sarebbe troppo dolorosa, per noi. Sappiamo come la galassia reagirebbe di fronte ad una verità come questa.”
“Quale verità?”
“Vedi è vero che… che il nostro padre biologico è morto da eroe ma non come credi e soprattutto non quando credi.”
“Che vuole dire?” domandò Lissa sempre più incuriosita.
“Anakin Skywalker non morì poco dopo la nostra nascita. Anakin è morto qualche anno fa.”
“E perché lo avete tenuto nascosto?” chiese la ragazza.
“Ti prego, è già abbastanza complicato. Lasciami finire.” disse Leia, provando ad essere gentile anche se faceva una gran fatica. Nella sua testa era ben presente l’immagine del fratello devastato dal dolore.
E come gemella pativa le sue sofferenze come proprie.
Poteva percepire chiaramente che Luke si sentisse ancora prigioniero di chi lo aveva torturato.
Gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime.
Suo fratello stava patendo le pene dell’inferno.
Lissa annuì.
“La ascolto.”
“Qualche anno fa lord Vader fece scattare una trappola per mio fratello. Come sai Luke è molto potente nella Forza e lord Vader lo voleva dalla sua parte. Usò me e Han come esca e Luke cadde nella trappola. Lo avrei fatto anche io. Probabilmente lo avrebbe fatto chiunque. Quello che invece non sapevamo…” Leia si fermò. Quella era la parte più difficile.
Han le porse un bicchiere di acqua, continuando a fissare con risentimento Lissa.
Leia lo bevve, ad ampie sorsate e poi riprese.
“Durante il duello, Luke perse la mano destra e quel che è peggio scoprì qualcosa che nessuno di noi avrebbe mai voluto sapere…”
“Cosa?”
Leia la guardò, sorridendo amara:
“Che Anakin non era morto. Era diventato un mostro di nome Darth Vader.”
“Cosa?” domandò sconvolta Lissa. “Non è possibile… siete sicuri?”
“Purtroppo sì!”
“Come è possibile? Era un eroe…”
“Non abbiamo mai saputo il perché. So solo che mio fratello si tenne questo enorme fardello dentro per un anno.”
Lissa iniziò a capire perché per Luke fosse così doloroso parlare dei suoi genitori.
“E poi?”
“E poi mi raccontò tutto poco prima di… di andare a dare una chance a quel mostro.”
La ragazza spalancò gli occhi.
“Cosa? E’ andato a fare cosa?”
“A cercare di redimerlo. Ci fu un altro duello e Luke venne torturato.”
A quelle parole gli occhi di Lissa si riempirono ancora di lacrime.
“Non avevo capito niente.”
“Direi di no.”
 “E ora per colpa mia…”
Leia non ebbe il coraggio di consolarla. Non ce la faceva.
“Nostro padre morì per salvare Luke. Me lo ha raccontato lui ma io non posso perdonare nostro padre. Non ci riesco. Ne ha fatte troppe. Io non so come Luke ci sia riuscito…”
Si fermò, alzandosi in piedi di scatto.
“Che c’è? “domandò Han.
“E’ qui. Lo sento.”
“Chi?” domandarono sia Han che Lissa.
Leia li ignorò ed entrò nella stanza del fratello dove vide una figura luminescente avvicinarsi al letto.
“Avvicinati e io…” provò a dire piena di rabbia.
“Non mi perdonerai mai, vero?”
“No! Anche questo è colpa tua! Tua e dei tuoi maledetti imperiali!” ringhiò Leia.
Anakin si girò con il volto rigato dal dolore.
“Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Avrei potuto sopportare tutto ma vedere mio figlio patire questo inferno mi fa troppo male.”
Leia guardò Luke che dormiva tuttavia il volto era ancora una maschera di sofferenza.
Sul torace vi erano diverse bende ma stavano già diventando rosse e il ragazzo tremava convulsamente nel sonno.
“Basta… per favore…” farfugliò il giovane, continuando a sentire i colpi della frusta.
Leia e il padre lo guardarono distrutti dal dolore.
Si sarebbe mai ripreso?
“Vuoi cacciarmi?” domandò Anakin.
La ragazza lo guardò con rabbia.
“Io non sono come lui. Lui è sempre stato migliore di me. È un angelo. Io purtroppo sono come te.” disse Leia tristemente.
“Hai ragione su di lui” disse Anakin guardando il volto del figlio, contratto dal dolore.
Perché Luke gli aveva dato una possibilità?
Perché la dava a tutti? 
“Tuttavia ti sbagli su te stessa. Sai usare la tua rabbia per il bene, razionalizzandola. Io non ne sono mai stato capace. Su una cosa devi credermi però. Se potessi tornare indietro… cambierei la mia scelta scellerata. Vedervi soffrire per me è la punizione peggiore.”
Leia non riuscì a replicare. Per la prima volta in vita sua provò un moto di pietà per quell’uomo. I suoi occhi non erano come se li aspettava. Luke gliel’aveva detto.
Sai erano pieni di amore per noi…
La ragazza sorrise mestamente.
Non sapeva cosa dire.
Guardò di nuovo il volto del fratello.
Era quasi l’ombra di se stesso.
Frustato a sangue perché una ragazza aveva capito di lavorare per dei mostri, grazie a lui e se n’era innamorata.
Non era difficile innamorarsi di Luke. Restare ammaliati dalla sua dolcezza, dalla sua intelligenza così particolare e dalla sua bontà così disarmante.
Tuttavia il motivo di quelle torture era anche legato al ruolo che aveva, al suo potere immenso come Jedi e alla sua indagine su Thrawn.
Cosa doveva fare?
Cacciare veramente il padre?
Non voleva che Luke soffrisse ancora a causa sua.
Ricordava quando lo aveva trovato a Bespin, pesto e sanguinante per colpa di quell’uomo.
Anakin chinò la testa percependo i pensieri della figlia, rammentando cosa aveva fatto a Luke pochi anni prima.
Tuttavia Leia non poteva negare di avere di fronte una persona diversa.
Una persona che ora guardava, con il suo stesso dolore, la terribile sofferenza del figlio che, ignaro della loro presenza, continuava a tremare.
Alla fine Leia si decise a parlare:
“Resta pure se vuoi. So che a lui farà piacere. Ha bisogno di tutto l’aiuto possibile ora. Anche… sì anche del tuo…” mormorò stupendo anche se stessa.
Non attese una replica e uscì dalla stanza.
Anakin si mise in ginocchio vicino al letto, scostando i capelli biondi dal viso febbricitante di Luke.
Aveva sperato di farlo risvegliare con quel gesto tuttavia il ragazzo si girò di lato, lanciando un altro grido di puro dolore, facendo piangere di nuovo il padre.
"Basta… basta… per favore." ripeté Luke, nel sonno, dove era ancora prigioniero dei suoi aguzzini. 
Quell'implorazione fece male al cuore di Anakin.
Così come il vederlo agitarsi sofferente.
Gli sfiorò la fronte con la punta delle dita.
Era rovente.
Doveva avere la febbre altissima. 
Luke non poteva morire.
Doveva ancora iniziare a vivere veramente.
“Sono un maledetto imbecille. È tutta colpa mia.” farfugliò in lacrime. “Se la Forza può sentirmi, punisca me, milioni di volte, me ma faccia guarire il mio ragazzo.” alzò di nuovo la mano ma non riuscì ad accarezzargli il viso. Si sentiva indegno di lui.
Nella sua mente riapparvero gli occhi del ragazzo quando li aveva visti prima di morire.
Come aveva detto quella ragazza?
Colmi di calore e amore per tutti.
Anche allora soffriva ma aveva gli occhi aperti, dove poteva leggere la disperata voglia del figlio di tenerlo accanto a sé. 
Anakin non aveva potuto farlo benché pure lui desiderasse stargli vicino.
La morte era stata più forte. 
Adesso Luke aveva le palpebre serrate.
Anakin chinò ancora di più la testa, continuando a implorare la Forza di far uscire suo figlio da quell’incubo.
Leia, intanto, era tornata nella sala d’aspetto dove Han e Lissa la attendevano preoccupati.
“Cosa c’è?”
“È apparso… lo spirito…”
“Di Anakin…” terminò Han alzando le spalle nervosamente. “Beh se può aiutare Luke a stare meglio.”
Leia annuì e tornò a sedersi.
Fissò per un lungo istante Lissa, facendola arrossire.
La ragazza avrebbe voluto chiedere ai due di questa storia dello spirito ma preferì ignorare la cosa e ascoltare le parole di Leia.
“Sai vorrei cacciarti a pedate. Perché è quello che meriteresti.” esordì la principessa continuando a fissarla con risentimento: “Tuttavia non servirebbe a niente. Nulla cancellerebbe il dolore che sta patendo mio fratello.”
Deglutì a vuoto a più riprese.
“Io non so perché ha deciso di diventare tuo amico. E non so nemmeno cosa speravi di ottenere spiandolo. Senti parliamoci chiaro. Voglio sapere cosa provi realmente per mio fratello.”
“Io…”
“Nessun io, signorina. La verità, ora!” intimò Leia.
Lissa ci pensò su a lungo prima di rispondere.
La verità era che non ci aveva mai pensato fino in fondo.
“Cosa provo per Luke? Non lo so. So che mi fa vedere il mondo più bello. So che ha una luce negli occhi che sembra sprigionare calore e amore per chiunque e che mi fa sentire al sicuro. Mi fa sentire avvolta dal suo calore. Sì, credo di amarlo come nessuno mai nella mia vita. È l’uomo più bello che abbia mai incontrato, in ogni senso possibile.” terminò sorridendo per poi aggiungere con aria mesta: “E ora temo che per colpa mia quella luce si sia spenta per sempre.”
“Se è davvero come dici, allora stagli vicino. Senza pretendere nulla in cambio. E ti assicuro che se gli succede ancora qualcosa, ti ammazzerò a mani nude.” disse Leia con molta schiettezza mentre Han annuiva.
“Una cosa, per favore, dato che conosco mio fratello. Non chiedergli perdono. Non adesso. Credo sia ora che inizi a pensare a se stesso e non a elargire perdoni.”
Lissa sorrise:
“Hai ragione. Credo sia ora che, oltre a voi due, ci siano altre persone a chiedergli come sta. Grazie della tua sincerità. Avrei reagito allo stesso modo.”
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Grazie di cuore a Stefy per aver recensito tutti i capitoli. Non pensavo che la mia piccola storia potesse piacere a qualcuno!

Capitolo 8
 
Erano passati diverse settimane dall’agguato a Lissa e Luke ma questi era ancora in pessime condizioni.
La repubblica si era data da fare per riportarlo nella capitale galattica, il tutto in pompa magna holo visiva, facendo irritare a morte tanto Leia, quanto Han tanto Lissa, Chewbacca e i due droidi.
R2 aveva staccato loro, apposta, diversi cavi, in modo che la diretta saltasse ripetutamente, così che il suo povero padrone potesse essere lasciato in pace.
Lo avevano riportato nel gigantesco appartamento, offrendogli mille servigi e altri droidi medici.
Leia era imbestialita da certi comportamenti.
Come diavolo avevano fatto a scoprire tutto?
Oltre ai droidi medici, riuscì a farsi largo, tra la folla, anche la dottoressa Dalve Zurdorr, amica da tempo di Luke, di specie arcona, era direttrice del centro medico del tempio.
A farla passare fu Han Solo, che, stufo marcio di tutti quei dannati paparazzi, era lì lì per iniziare a sparare a vista.
“Grazie generale Solo. Questa gente è fuori di testa.” borbottò la donna avvicinandosi al giovane Luke, addormentato nel letto vicino alla terrazza.
“Grazie a lei dottoressa Zurdorr. Mi pare di capire che è amica di Luke da tempo.” replicò il corelliano.
“Sì, beh ecco.” non osava svelare il segreto del ragazzo. D’altro canto quello era suo cognato. Cosa doveva fare?
“Ho capito, avete qualche segreto.”
“Non come intende lei. Lo sto semplicemente aiutando con qualcosa…” rispose Dalve sorridendo.
“Ah che peccato. E per cosa lo sta aiutando?”
“Non lo immagina?” domandò Dalve mentre levava la benda dal corpo del giovane, per esaminarlo meglio. “Dio che scempio. Quella gente è mostruosa!” ringhiò guardando il torace del ragazzo.
Han fece una smorfia, osservando il corpo martoriato dell’amico.
“Come sta?”
“Non bene. Nemmeno il batcha può fare molto di fronte a ferite come queste.” fece la ricercatrice, disinfettando il costato di Luke.
La donna gli fece una carezza, ripensando alla prima volta, che se l’era trovato di fronte al centro medico, molto dopo la tortura subita da quel mostro di Palpatine, in piena notte.
Il giovane Skywalker barcollava ed era bianco come un cencio.
 
“Maestro Skywalker, cosa fa qui?” aveva domandato, poi vedendo il suo pallore, lo sorresse.
“Mi scusi non vorrei disturbare ma…” aveva farfugliato a fatica.
“Che cosa succede?” gli aveva chiesto prendendogli il braccio e mettendoselo intorno al collo per sorreggerlo.
Lentamente lo condusse al laboratorio.
“Credo… penso di avere male…” riuscì infine a dire.
“Le torture di quel maledetto…” disse Dalve mettendosi una mano sulla fronte.
“Da quando stai così?”
“Diversi giorni.” riuscì a dire a fatica.
“Perché non mi hai chiamato? Perché venire di notte?”
“Io… ecco…” provò a dire Luke arrossendo.
“Non vuoi che lo sappia nessuno perché non vuoi che la tua famiglia soffra.”
Luke aveva chinato la testa, annuendo.
Dalve, in silenzio, gli aveva fatto un’iniezione di antidolorifico con l’ipospray
“Puoi venire qui quando vuoi, ok?”
Luke annuì di nuovo mentre riprendeva colore.
 
“Cosa c’è dottoressa?” domandò Han sempre più preoccupato.
“C’è che sarebbe ora che questo ragazzo abbia un po’ di pace. Non so come faccia a sopportare tutto questo. E per di più pensare prima di tutto a non far soffrire gli altri.”
“Sono d’accordo con lei. Terribilmente d’accordo ma a quanto pare quelle belve degli imperiali adorano usarlo come tiro a segno.” ringhiò Han furibondo.
“Già. Comunque tra i disinfettanti ho messo una nuova versione di batcha. Non lo guarirà in fretta ma sicuramente gli darà un po’ di sollievo. Vedo che ha anche la febbre molto alta.” disse facendo un sospiro.
“Per che altro lo sta curando?” chiese infine Han.
“Per i dolori che ha a causa di…”
“Di quel maledetto schifoso di Palpatine!” terminò Han. “Maledetto bastardo spero che cadendo nella morte nera si sia fatto più male possibile. Maledetto serpente schifoso!” disse con odio. “E il mio amico continua a soffrire a causa sua. Una persona come Luke che ha sempre pensato a fare solo del bene. È un mondo veramente schifoso dove gli innocenti come il mio amico soffrono e i bastardi come Palpatine regnano, tra mille onori, per anni, passando pure per padri della galassia. Ho la nausea. Ora più che mai capisco perché la ribellione odiava l’impero.”
Dalve annuì, faticando a non piangere.
“Sono sicura che sua moglie e Mon Mothma stanno facendo il possibile per rendere migliore la galassia.” provò a dire.
“Sì, loro sì ma i partiti pro impero no. E fanno pure i santi, dicendo che Thrawn non sta facendo nulla di male. Lo vedo come non sta facendo di male. Lo vede soprattutto il mio amico!” esclamò Han, senza curarsi di celare le lacrime e osservando Luke addormentato e con il volto stravolto dalla sofferenza.
Dalve annuì di nuovo, finendo di cambiare le bende al ragazzo.
“Se avrà bisogno, chiamatemi pure.”
Han fece un cenno con il capo e rimasero insieme a vegliarlo per diverso tempo.
 
 
Qualche notte più tardi
 
 
Mentre il ragazzo riposava nel grande letto, vicino alla vetrata, una figura elegante ed evanescente si avvicinò a lui.
Era una donna bellissima, dall’ovale perfetto e dai profondi occhi scuri.
Un tempo qualcuno l’aveva definita un angelo.
Tuttavia per l’intera galassia era la senatrice Padmé Amidala Naberrie.
Soltanto anni dopo era venuto fuori che fosse Padmé Amidala Naberrie Skywalker.
Aveva dovuto tenerlo nascosto a tutti per il bene del marito Anakin e del suo anche se ne era orgogliosa.
E quando aveva scoperto di aspettare un figlio da lui la gioia, per entrambi, aveva superato ogni paura di essere scoperti e messi alla gogna.
Saremo felici, tu, io e il bambino” le aveva detto Anakin guardandola con gli occhi velati di lacrime di gioia infinita.
Non era mai successo.
Mai.
Aveva fatto a malapena in tempo a vedere i suoi piccoli poco dopo aver visto il suo amato Anakin diventare un mostro senza pietà, assetato di potere e di gloria.
Aveva deciso, ora lo sapeva, di lasciarsi morire per evitare di venire trovata e non mettere in pericolo i suoi piccoli Leia e Luke.
Quando li aveva visti il suo cuore era esploso di gioia.
Avrebbe voluto abbracciarli forte, proteggerli da tutto.
E vivere felice con loro come le aveva detto Anakin.
Non aveva potuto.
Gli occhi le si velarono di lacrime.
Si sedette sul letto, osservando il volto sofferente del figlio.
Non era la prima volta, pensò, che si avvicinava ai suoi ragazzi e loro, purtroppo, non ne erano coscienti.
Era successo quando Leia era stata torturata proprio da Anakin, ignari, entrambi, l’una dell’identità dell’altro.
Era stato terribile vedere il volto della sua Leia terrorizzato e sofferente per colpa del padre.
E non aveva potuto fare nulla. Se non assistere impotente.
Non aveva nemmeno potuto accarezzarla.
Era accaduto anche su Bespin, quando Luke aveva scoperto la terribile verità celata dietro a Vader.
Sapeva esattamente come si stava sentendo il figlio.
Il cuore del ragazzo era andato in mille pezzi, proprio come il suo quando aveva visto come era successo al suo Anakin.
Il male lo aveva trasfigurato.
Del giovane buono e coraggioso, sempre pronto ad aiutare gli altri, non era rimasto nulla, se non un pallido frammento, incastonato in fondo alla sua anima, che chiedeva di essere liberato.
Padmé sorrise amara.
Anche su Endor era stata vicino ai suoi ragazzi, quando si erano scambiati confidenze su quanto era accaduto alla loro famiglia.
E in ognuna di quelle circostanze avrebbe voluto abbracciarli e non aveva potuto.
Esattamente come in quel momento.
Si concentrò sul volto di Luke.
Aveva la febbre alta e tremava per il dolore e le convulsioni.
Aveva una gigantesca benda sul torace ma era intrisa di sangue ormai.
Padmé poteva percepire chiaramente cosa gli stesse passando per la testa.
No, troppo comodo, li devi sentire tutti”
Le parole dei suoi aguzzini, risentite all’infinito.
“Perché?”  continuava a chiedere la mente del ragazzo, straziato nel corpo e nell’anima.
“Sono qui, bambino mio. Anche se non ti posso abbracciare, sono qui.” fece Padmé provando ad accarezzarlo, senza riuscirci.
Si sentiva impotente.
Calde lacrime le rigarono le guance.
“Non vi ho potuto proteggere. Non ho potuto stare con voi. Vivere con voi ma vi amo più di ogni cosa al mondo.” disse la donna avvicinandosi a lui, nella speranza che la sentisse.
“Mamma…” mormorò Luke nel sonno.
“Tesoro, sono qui. Sono qui, ti prego guardami.” fece lei provando a baciargli la fronte arsa per la febbre.
Fu tutto inutile.
Per un breve istante Luke aprì gli occhi e gli sembrò di intravedere una dolce e bellissima figura accanto a lui.
“Ti prego, dimmi che mi vedi, figlio mio.” fece la donna.
“Mamma…” farfugliò il giovane, provando ad allungare la mano verso di lei ma svenne di nuovo.
Il dolore era troppo forte.
Padmé provò ad abbracciarlo ma di nuovo non ci riuscì, piangendo calde lacrime.
“Ci sarò sempre accanto a voi. Sempre.” mormorò distrutta dalla sofferenza.
 
 
 
 
Qualche giorno più tardi
 
 
 
Quando finalmente Leia poté andarlo a trovare, senza che ci fossero presenti diversi holo giornalisti, lo trovò ancora addormentato.
Era dimagrito parecchio dopo l’aggressione subita e ancora non aveva ripreso conoscenza.
Nelle scorse settimane era riuscita a portare dallo zio, anche il piccolo Ben Solo, figlio suo e di Han, che venerava Luke ed era rimasto sconvolto a vederlo in quello stato.
“Si riprenderà vero mamma?” aveva chiesto il piccolo, accarezzando il volto sofferente dello zio.
“Lo spero Ben. Lo spero tanto.” aveva replicato con molta tristezza.
Adesso era sola e lo osservava con la stessa malinconia.
“Luke, mi senti?” chiese per l’ennesima volta, sperando di ottenere finalmente una risposta.
Anche se una parte di sé temeva non si sarebbe mai ripreso.
Gli accarezzò piano i capelli.
“Luke…” provò ancora, stringendogli la mano meccanica.
Piano piano il giovane Skywalker aprì di nuovo gli occhi.
“L… le...lei… Leia…” farfugliò a fatica.
“Ti sei svegliato, finalmente!” disse la ragazza abbracciandolo di slancio ma il giovane mugolò per il dolore.
Sentiva il petto in fiamme.
E sentiva le sue ossa più fragili che mai.
“Oddio scusa…” disse Leia mettendosi una mano sulla bocca.
“No niente…” fece il giovane Skywalker sorridendo con aria sofferente. “Come mai sono di nuovo qui?” domandò guardandosi intorno con aria spaesata.
“Ci sei da diverse settimane… da quando…”
“Mi hanno aggredito.” terminò Luke cercando di riordinare le idee.
“Come ti senti?” chiese la sorella accarezzandogli il viso.
“Non c’è una domanda di riserva?” chiese provando a scherzare. “Non bene” ammise onestamente.
La ragazza annuì.
“Lo vedo. Lo sento. Sei prigioniero di quei criminali da settimane. La tua mente è ancora lì.”
Luke arrossì.
“Detesto che tu sappia leggermi dentro così bene.” disse lui provando a scherzare
“Io no. Almeno posso starti vicino.” replicò la principessa in tono molto serio, accarezzandogli il viso. “Ti porto qualcosa da mangiare.”
Il giovane fece un cenno di assenso e quando la sorella gli portò il pasto, iniziò a mangiarlo in silenzio.
Non sapeva cosa dire.
“Mi sono arrivati i tuoi rapporti, comunque. Grazie.”
“Almeno non mi sono preso delle frustrate per niente.” replicò Luke sorridendo.
“Ti prego, smettila. Lo so che stai soffrendo.” rispose la sorella tornando a sfiorargli il volto con una lieve carezza.
“È che non so che cosa dovrei dire. Non so nemmeno perché mi è successo.” disse sinceramente il giovane Skywalker, continuando a mangiare. 
“Non ricordi cosa ti hanno detto?”
“Sì, certo solo che…” fece il giovane arrossendo.
“Quella Lissa era una spia di Gideon ma stando con te ha cambiato idea, così gli imperiali hanno… ti hanno usato per fargliela pagare. Anche se credo ci sia altro...”
Luke la fissò senza capire:
“Un attimo perché torturarmi dovrebbe…” non finì la frase, tornando ad arrossire. “Le cose normali noi, mai, vero?” aggiunse cercando di sorridere.
“Direi di no.”
“Ah ascolta… è venuto… è venuto a trovarti anche… lui.” fece Leia con aria seccata.
“Lo odi proprio, eh?”
“Sì ma ti consolerà sapere che per la prima volta mi ha fatto pena.” replicò la ragazza continuando ad accarezzarlo.
Luke sorrise.
“Senti… lo sai che non mi lamento mai… tuttavia…”
“Ti serve un antidolorifico?”
Luke annuì.
“Scusa io…”
“E non scusarti. Ti hanno ridotto ad una larva a furia di frustate. Quando Han ti ha trovato eri letteralmente coperto di sangue.”
Luke fece una smorfia mentre Leia chiamava l’assistenza medica.
“Mi ha trovato lui?” domandò preoccupato.
“Sì”
“Oh no, me la farà pagare a vita.”
“Temo anche io.”
“Posso andare a vedere cosa succede al tempio?”
“No”
“Posso uscire?”
“No”
“Posso almeno alzarmi dal letto?”
Leia scosse la testa:
“Assolutamente no. Sei confinato qui, per altre due settimane almeno.”
“Ma no, rischio di impazzire a stare qui!”
“Se vuoi ti posso registrare una maratona di tutti i programmi che parlano su di te alla holovisione…”
“Ah… ah… ah…”
Leia tornò seria:
“Stavo per ammazzare la tua amica.”
Luke spalancò gli occhi.
“Cosa?”
“Quando ti ho trovato così e ho capito cos’era successo, ho perso la testa e la stavo strangolando con la Forza…”
Al giovane Skywalker spuntò un sorriso divertito.
“No, non dirlo. Non provarci nemmeno.”
Luke alzò le mani in segno di resa proprio quando rientrava il droide medico.
“Come state signore?”
Il ragazzo provò a dire:
“Me…” ma Leia lo interruppe:
“In realtà sta malissimo, solo che non ve lo dirà mai perché crede che sia giusto pensare sempre e solo agli altri, con il risultato che lo hanno usato come prova fruste…”
Luke la fissò interdetto:
“Non trattarmi da bambino!”
“Finché ti comporti come tale, lo faccio!”
Il ragazzo fece un sospiro e provò di nuovo a partire ma di nuovo la sorella lo interruppe:
“Una cosa, dategli un antidolorifico forte, il più forte che avete perché anche se dice di no, lo so che ha male.”
“Questo lo stavo per dire io.”
“Non è vero.”
“Sì.”
La principessa gli sorrise, accarezzandogli il volto mentre il droide gli faceva una puntura di antidolorifico e gli cambiava la benda sul torace, che era di nuovo intrisa di sangue.
Il ragazzo fece una piccola smorfia.
“Ti hanno conciato proprio bene.” fece la ragazza.
“Abbastanza… dai almeno fammi alzare dal letto. Divento matto qui.”
“Sei un approfittatore.”
“E perché?”
“Te ne approfitti che con quel bel visino angelico e quegli occhioni blu imploranti riesci a convincermi a fare qualunque cosa.”
“Non sempre funziona.” disse Luke arrossendo.
“Facciamo così, ti permetto di andare in terrazza ma usi la sedia mobile.”
“No. So camminare…” provò ad alzarsi ma cadde subito indietro.
“Cosa dicevi?”
“Va bene, va bene mi arrendo…”
Il droide medico gli portò la sedia mobile, il ragazzo riuscì a fatica a sedersi sopra e la guidò in terrazza, seguito dalla sorella.
“Hai detto che è venuto nostro padre.”
“Già. Si sentiva in colpa, giustamente.”
“Leia… non mi ha torturato lui.”
“No ma gli ha insegnato lui certi metodi.”
“Colpito e affondato.”
“Ha detto che se potesse tornare indietro cambierebbe la sua scelta scellerata.” disse dopo qualche minuto di silenzio la ragazza.
“Capisco.” replicò Luke con aria triste.
“E ha detto che è vero che sei un angelo ad averlo salvato. Che non lo merita.” aggiunse Leia facendo arrossire il giovane.
“E poi non è vero che siete uguali. Vi divertite da matti a farmi arrossire.”
“Lui era serio quando lo ha detto.”
“Certo.”
“Lo era davvero. E lo penso anche io. Seriamente.”
Luke brontolò qualcosa di incomprensibile mentre Leia si trattenne dal ridere.
Poco dopo vennero raggiunti dai droidi, con 3po che iniziò subito a parlare a raffica:
“Oh signorino Luke. Sono tanto felice di vedervi sveglio. Temevamo non vi sareste mai ripreso!”
R2 aggiunse:
Con un rompiscatole come te è già molto che non si sia buttato di sotto da anni!”
I gemelli scoppiarono a ridere.
“Senti, credo che quella voglia vederti.”
“Ah...capisco.”
“Cosa vuoi fare? Se non vuoi vederla la mando via eh.”
Luke chinò la testa, cercando di non far vedere che aveva iniziato a piangere in silenzio.
“È bello che tu mi chieda cosa voglio…” sussurrò a voce molto bassa, sperando di non farsi sentire tuttavia la principessa lo udì comunque e lo abbracciò.
“Luke… per me è sempre importante cosa vuoi. Sempre.” mormorò passandogli una mano sul viso.
“Stavo impazzendo dal dolore. Non capivo cosa volessero. Tutte quelle frustate una dietro l’altra. Ero anche svenuto…” farfugliò chinando la testa sulla spalla della sorella per poi aggiungere: “Ma… ma mi hanno svegliato con una secchiata d'acqua gelida perché dicevano che dovevo sentire tutto!”
“Sono dei mostri travestiti da essere umani. Si divertono a fare del male alla gente.” fece Leia, piena di rabbia verso quei mostri e di dolore per il fratello.
“Infatti si stavano divertendo un sacco a torturarmi… stavano anche ridendo del mio dolore...” singhiozzò spaventato
“Mostri!” ringhiò la donna baciandogli i capelli.
“Ad un certo punto ho anche pregato di morire. Non ce la facevo più…” fece il giovane.
“Lo so. È terribile essere nelle mani di qualcun altro che può farti ciò che vuole.” disse Leia continuando a baciargli i capelli.
Non era la prima volta che al ragazzo capitava di venire torturato, era successo con quel maledetto di Palpatine e con il loro padre.
E anche a lei era successo.
Sapeva inoltre che, anche se Luke non ne parlava mai, le torture di quel demonio di Palpatine gli avevano causato danni permanenti e dolori indicibili, ciò che Leia non sapeva era che Luke ogni tanto andava di nascosto a farsi dare qualche antidolorifico al centro medico del tempio.
Al centro medico ormai lo conoscevano bene, il ragazzo arrivava spesso di notte, per non farsi vedere da nessuno e quando lo faceva era bianco come un lenzuolo per la sofferenza.
“Capisco perché lo odi, credimi. Lo odiavo anche io. Devi fare come ti senti.” replicò infine Luke, dopo diversi minuti di silenzio e sorridendole tra le lacrime.
“Sono la persona più fortunata della galassia ad avere un fratello come te.” disse la principessa accarezzandogli la guancia.
Rimasero abbracciati in silenzio per diversi minuti.
“Prometti che riposerai e penserai un po’ a te stesso.” aggiunse qualche minuto dopo.
“D’accordo.”
“Allora cosa debbo fare? Posso buttarla dalla terrazza e andare a cercarti una fidanzata tra le quattrocentocinquanta milioni che scrivono tutti giorni alla posta del cuore della Holonet nella speranza di incontrarti?”
Luke rise divertito.
“D’accordo falla entrare.”
“Che peccato. Speravo rispondessi un’altra cosa.” disse Leia facendogli la linguaccia e baciandolo sulla fronte.
Luke scosse la testa mentre lei rientrava in casa, usciva dall’ingresso principale e andava a cercare Lissa, che attendeva da diverse ore nella Cantina a metà del palazzo.
Quando la vide arrivare si stupì.
“Credevo volessi uccidermi.”
“Ne ho ancora voglia, infatti ma rispetto mio fratello che, a quanto pare, desidera vederti.”
“Non lo merito.”
“Sono assolutamente d’accordo però ti chiedo di andare.”
“Veramente?”
“Sì, veramente. Non lo faccio per me ma per lui. Nessuno può capire cosa ci lega. Per anni ho sentito come se mi mancasse qualcosa, dopo averlo ritrovato ho capito. Lui è una parte di me e io una di lui. Ricordatelo sempre.”
Lissa annuì.
“È’ normale. Siete gemelli.”
“Ora vai prima che cambi idea. Ah è sulla terrazza con la sedia mobile.”
La giovane non se lo fece ripetere due volte e salì nell’appartamento del giovane Skywalker.
Camminando lentamente lo raggiunse sulla terrazza, dove si avvide subito che il ragazzo aveva la testa chinata e stava piangendo in silenzio, cercando di non farsi vedere.
Non chiedergli di perdonarti, lo conosco. Non adesso almeno. Pensa sempre agli altri, anche ora.”
Lissa si avvicinò e senza dire niente lo abbracciò delicatamente.
“È orribile quello che ti hanno fatto. Se hai bisogno di sfogarti, io sono qui.” esordì baciandogli i capelli.
Luke rimase stupito da quel comportamento. Non se lo aspettava.
L’abbraccio, di primo acchito, lo aveva fatto sussultare. Aveva ancora paura, non poteva negarlo.
Poi, udendo quelle parole e capendo chi fosse, era rimasto interdetto.
“Grazie, Lissa.”
“No grazie a te che mi permetti ancora di parlarti. Sono stata una sciocca.”
“Lo siamo tutti nella vita.”
La giovane scosse la testa:
“Sei sempre il solito. Non trovarmi giustificazioni. Ero piena di rabbia e risentimento verso la nuova repubblica e non avevo capito che gli imperiali mi stavano plagiando.”
Luke le sorrise tristemente:
“Anche io ho pensato alla vendetta, diverse volte. So che non porta a nulla di buono.”
“Con tuo padre?”
“Sì.”
“Perché lo hai perdonato?” domandò facendogli una lieve carezza sul viso.
“Questa è una bella domanda. Non so… forse perché ho visto che stava chiedendo aiuto dietro quell’orribile maschera.”
“Non è da tutti.”
“Ti prego, non iniziare anche tu con la storia che sarei un angelo.”
Lissa sorrise:
“Beh è vero, io lo avrei ucciso e credo anche tua sorella lo avrebbe fatto.”
Il ragazzo la fissò allargando il sorriso.
“Senti non è da me rinfacciare le cose ma vorrei capire…”
“Dimmi.”
“Mi sono preso queste…” provò a iniziare a dire. Temeva di risultare molto pesante e anche presuntuoso.
“Sì ti sei preso quelle frustate perché mi sono innamorata di te!" Lo interruppe la ragazza.
Quelle parole fecero sussultare Luke.
Le aveva dette veramente?
Lissa gli fece una carezza sul viso, poi notando la sua espressione stupita, ripeté:
"Sì, mi sono innamorata di te. E colpendo te, hanno voluto colpire me. E credimi, vederti così mi fa star male. Ti ho solo rovinato la vita.”
“Non era quello che volevo dire.”
“Lo so ma è la verità. Non riesci nemmeno a reggerti in piedi perché ti hanno frustato a sangue, fino a farti svenire ripetutamente. Sono delle belve assetate di sangue. Non l’avevo capito. L’ho capito solo quando hanno iniziato a farti del male e si divertivano a fartelo.”
Luke chinò la testa, non sapendo cosa dire.
Le risate dei suoi aguzzini sulla sua sofferenza erano la cosa che gli aveva fatto più male.
“Non pretendo nulla da te. Del resto nemmeno me lo meriterei.”
“Puoi lasciarmi parlare un attimo?” riuscì infine a dire il giovane Skywalker.
“Scusami.”
“Allo stato attuale delle cose io non sono in grado di fare nulla. Inutile che mi prenda in giro. Ti chiedo di darmi un po’ di tempo per riordinare le idee e per superare questa cosa. Non sono così forte come dicono.”
“Se hai bisogno, io sono qui.”
“Grazie. Davvero, grazie.” disse il giovane chinando la testa. “Mi sento molto fragile ora.”
“Lo vedo. E sento che hai paura anche se non sono una force user.”
“In effetti sì. In queste settimane ho sognato spesso quello che è successo.” replicò con un filo di voce.
“Quindi non mi cacci?”
“È possibile che decida di farlo quando ritroverò la ragione.”
Lissa rise divertita.
“Non so come fai ad essere così. E forse ti amo anche per questo.”
Luke arrossì a quelle parole.
“Non so come prendere tutto questo. Anche se loro dicono che ci sono un sacco di donne che ci provano, credo sia la prima volta che una donna…”
“Ti corteggi?”
“Non lo so, cioè diciamo che è la prima volta che ne sono cosciente.”
“Allora proviamo a presentarci per la terza volta, che dici?”
Il giovane Skywalker annuì, allungando la mano:
“Piacere sono Luke!”
“Piacere, Lissa.”
“Questo non significa che non potrei rinfacciarti questi segni sul torace eh. Sai ci tenevo al mio petto liscio!”
La ragazza scoppiò a ridere, abbracciandolo dolcemente.
“Sei completamente matto.”
“Temo di sì” fece lui a voce molto bassa mentre la ragazza lo baciava piano sulle labbra. “Ti aspetterò tutto il tempo che sarà necessario, amore.”
Il giovane chiuse gli occhi, commosso da quelle parole, lasciandosi cullare dalle premure della ragazza.
 
Nel frattempo, Leia, aveva raggiunto il centro medico del tempio Jedi perché ci teneva a parlare con la direttrice, la dottoressa Dalve Zurdorr, amica da anni di Luke, anche se i due, a volte, si davano ancora del lei.
Per sua fortuna a quell’ora non c’era molta gente, così fu fatta accomodare quasi immediatamente.
“Buongiorno dottoressa Zurdorr, sono Leia Organa.” esordì dopo essersi seduta.
“Buongiorno senatrice Organa, è un piacere conoscere finalmente di persona la sorella del nostro caro Luke.” disse la donna di specie arcona*.
“La prego mi chiami Leia e mi dia del tu.” disse sorridendo la principessa.
“Vale anche per te, Leia. Io sono Dalve.” replicò stringendole la mano cordialmente.
“D’accordo Dalve, sono qui per sapere la verità sulle condizioni di mio fratello.” disse senza tanti formalismi la ragazza.
“Non stiamo parlando delle ultime torture che ha subito, vero?” domandò in tono triste Dalve.
“No, infatti.”
“Vedo che lo sai, allora.” fece la ricercatrice con un sospiro.
“Sì anche se Luke non mi dice nulla. Come sta?” chiese Leia.
“Non sta bene, per niente. È ora che qualcuno sappia che spesso la notte viene qui, bianco come un cadavere per il dolore a chiedere un antidolorifico.”
Leia si mise le mani sulla faccia.
“Non c’è modo di farlo guarire dai danni che gli ha procurato quel maledetto?”
“A dire il vero sono anni che ci stiamo studiando sopra.” disse Dalve con un sorriso triste.
“E?”
“Forse… dico forse siamo vicino a qualcosa.” rispose la ricercatrice.
“Veramente?” domandò speranzosa.
“Veramente.”
“Mi può… puoi spiegare di preciso che ha?”
“La sua struttura ossea è diventata molto fragile. Non so onestamente come non si sia rotto nulla in tutti questi anni. E ti dico la verità non so come faccia a non gridare di dolore quando ha gli attacchi. Quando arriva qui, la notte, è pallido come un cencio. Non dice praticamente nulla e lo portiamo al laboratorio.” concluse in tono triste Dalve.
Leia scoppiò a piangere, incapace di trattenersi.
Dalve la abbracciò.
“Ma perché non mi dice niente?”
“Lo sai come è fatto. Ha un cuore così grande che deve pensare sempre agli altri e finisce per trascurare se stesso.” fece dolcemente.
“Non voglio perderlo.” farfugliò Leia. “L’ho appena ritrovato. L’impero non può portarmi via anche lui.”
“Ti prometto che appena la cura sarà pronta sarai la prima a saperlo. Ti giuro che fermeremo questa cosa.” disse in tono dolce. “Sai che gli vogliamo bene anche noi.”
Leia annuì tristemente.
“Da quando viene qui?”
“Credo quasi 5 anni. Da quando venne la prima volta, dopo le torture di quel bastardo. Non so come facesse a reggersi in piedi. Tuo fratello ha una volontà incredibile.”
Leia pianse ancora, tanto che Dalve tornò ad abbracciarla, dicendo:
“Ricordo in particolare una sera, dopo una missione difficile. Credo fossero le tre di notte…”
 
 
La dottoressa Dalve stava facendo il turno di notte al centro medico del tempio e in quel momento stava prendendo una boccata d’aria perché stare lì dentro, a volte, la soffocava.
Purtroppo i malati e i feriti, non solo tra i Jedi, non finivano mai.
Inoltre temeva di dover veder arrivare qualcuno.
Alzò la testa e vide la figura china di un giovane uomo, che risaliva le scale, respirando a fatica.
Gli corse incontro e si mise un braccio del giovane intorno al collo, per sostenerlo.
“Quanto deve andare avanti questa storia, maestro Skywalker?” domandò furibonda.
“Le ho già detto che mi chiamo Luke, dottoressa Zurdorr.”
“E io ti ho già detto che mi chiamo Dalve.”
“Comunque per rispondere alla sua… tua domanda non lo so.” farfugliò facendosi trasportare al centro medico.
“Non puoi continuare così maledizione!” urlò furibonda.
Luke sudava per il dolore ed era pallido da far paura.
“Non è sempre così, credimi.” disse, dopo diversi minuti di silenzio, in cui cercava di riprendere fiato, guardando la dottoressa che gli faceva l’iniezione tramite l’ipospray.
“Sentiamo perché dovrei crederti? Arrivi qui che stai sempre peggio! Spero che quel demonio, che ti ha fatto questo, bruci all’inferno!” ringhiò imbestialita.
Il ragazzo rise, chinando la testa all’indietro e cercando di respirare a pieni polmoni, poi finalmente si rilassò perché l’antidolorifico stava iniziando a fare effetto.
Dalve, vedendolo calmarsi, andò ad aprire uno degli armadietti, da dove tirò fuori una scatola di medicinali, poi tornò dal ragazzo e gliela mise in mano.
“Senti, non è da me spacciare farmaci, tantomeno non ancora idonei ma questo preparato dovrebbe aiutarti. Sono farmaci sperimentali contro l’indebolimento per le ossa. Prometti che li prenderai sempre almeno due volte al giorno.”
“Beh se posso evitare tutto questo.” provò a dire con un sorriso.
“Sì, puoi.”
“Allora lo farò.” rispose il ragazzo.
“Bravo. Purtroppo avrai altri momenti in cui sentirai male ma almeno questi possono aiutare. L’altra volta, quando ti abbiamo curato, speravamo che la cura durasse più a lungo.”
“Lo so. Grazie per quello che fate. Non solo per me.” rispose chiudendo gli occhi.
Dalve gli aveva scompigliato i capelli, facendolo sorridere.
 
Leia sorrise tristemente.
“Grazie per provare ad aiutarlo. Davvero.” disse la ragazza, cercando di calmarsi.
“E per quanto riguarda…”
“Se parli delle nuove torture, ti devo dire che anche lì la situazione non è facile. Non so cosa dobbiamo ringraziare se non si sia rotto nulla. E credo abbia subito una sindrome da stress post traumatico, ancora più forte dell’altra volta, visto che questa volta lo hanno torturato più a lungo. Già mi fa schifo chi tortura le persone ma fare del male ad un ragazzo così generoso è da bastardi dentro. Sono dei maledetti!” esplose furente.
Leia annuì, con rabbia e tristezza, abbracciandola.
Suo fratello anche nel dolore pensava alle altre persone ma almeno aveva qualcuno che lo aiutava. 
“Grazie davvero. E per favore, la prossima volta che viene qui la notte, chiamami.”
“Lo farò.” disse la ricercatrice ricambiando abbraccio.
 
 
 
 
 
*Gli arcona sono alieni umanoidi con la testa piatta a forma di incudine e gli occhi grandi e allungati. La tonalità della pelle degli arcona va dal mogano all'ebano. Il loro pianeta originario è Cona, un ambiente desertico saturo di vapori di ammoniaca, che li rende dipendenti dal sale. Uno dei primi alieni che appaiono in Una nuova speranza nella cantina di Mos Eisley è un arcona. Altri esemplari appaiono ne L'attacco dei cloni, The Clone Wars e Resistance
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Due settimane dopo
 
Luke camminava nel grande giardino del suo appartamento.
Finalmente era potuto uscire di casa.
Non era ancora in forma ma almeno non cadeva per terra tutte le volte che provava a camminare.
R2 lo seguiva silenzioso anche se celava una rabbia repressa.
“Non ti ci mettere anche tu, ora.”
“Non sono arrabbiato con voi, padron Luke. E’ che non mi piace vedervi soffrire.”
“Sto meglio, ora.”
“Faticate ancora a camminare.”
“Ma almeno cammino.”
“Non riesco a fidarmi di quella lì.”
“Ah che strazio.” disse Luke andando a sedersi sulla panchina del giardino. Decisamente aveva ancora poche energie. Forse doveva rimanere ancora a letto.
Ingoiò, con un bicchiere d’acqua, la medicina che Dalve gli aveva dato di nascosto anni addietro.
Da quando la prendeva, i dolori erano diminuiti e passava da lei, la notte, solo una volta al mese.
“Cosa ci fai in piedi ragazzino?”
“Oh santa pazienza. Sono stufo di stare rinchiuso.” replicò, sudando leggermente. Non voleva che il cognato vedesse la medicina
“Non stai ancora bene.” esordì Han, prendendogli dalle mani il bicchiere. “Te lo porto via io.” aggiunse squadrandolo.
“Lo so che stai per dirlo.” disse Luke, cambiando abilmente discorso.
“Cosa?”
“Te l’avevo detto, ragazzino.”
“Giuro che no.”
“Sì, sì certo, certo.”
“Sono solo preoccupato per te.”
“Già e insieme a mia sorella mediti su come uccidere Lissa.”
“È così evidente?”
“Sì!”
“Come va il dolore?”
“Sono così pieno di antidolorifici che se mi bucassero le vene potrei spacciare droga per anni.”
Han scoppiò a ridere:
“Carina questa ma non hai risposto alla domanda.”
Il ragazzo fece un sospiro:
“A volte è sopportabile, altre no. E sai bene che ho ancora paura. Ci sto lavorando però non è una cosa facile.”
“Sono qui se hai bisogno di parlarne, ragazzino.”
“Lo so, grazie.  È che non ho voglia di ripetere continuamente cosa sia successo.”
Han gli mise una mano sulla spalla.
“Luke, lo capisco però non è salutare che ti tieni dentro questo dolore. E non parlo solo di questa volta.”
“Che vuoi dire?”
“Ti ho visto che prendevi una medicina sperimentale. Ma per chi mi prendi? Tua sorella e io lo abbiamo saputo dalla direttrice del centro medico del tempio.”
“Ah.” fece arrossendo.
“Ti rendi conto che è una follia arrivare al centro medico, la notte, sragionando dal dolore?” provò a dire Han.
Luke fece un sospiro.
“Con queste medicine va meglio. Davvero.” disse chinando la testa. “È impossibile avere un segreto, con voi.”
“No anche perché andava avanti da 5 anni. E siamo la tua famiglia.” disse Han scuotendo il capo e scompigliandogli i capelli.
Il ragazzo sorrise dolcemente:
“Lo so, è che a volte. Non so che cosa mi succede.”
“Sei una testa dura, ecco cosa succede. Devi ricordarti che sei il mio migliore amico, maledizione!”
Luke allargò il sorriso e disse:
“Vuoi vedermi piangere?”
“Vuoi la verità?”
“Sentiamo…”
“Vorrei che accettassi la corte di tutte le donne che ci provano con te, quindi costruirti un harem dove riposeresti in pace e la finiresti di metterti in qualche pasticcio che ti rovina la salute, i nervi e anche il fisico.”
Luke rise fino alle lacrime.
“Han, grazie!”
“Non c’è di che! Preferisco vederti ridere come ora, a dire il vero ma se avrai bisogno di sfogarti ci sono.”
Luke gli prese la mano e la strinse forte.
“Grazie.” disse ancora. All’improvviso sentì un forte giramento alla testa.
Han lo prese di peso tirandolo su, delicatamente.
“Devi tornare a letto.”
“No.”
“Sei una testa dura.”
“Era solo un capogiro.”
“Se lo dici tu…” provò a dire accorgendosi che l’amico aveva gli occhi sbarrati.
“Luke… cosa…”
Il ragazzo chinò la testa, rabbrividendo dal dolore.
Era solo un’allucinazione. Aveva visto male.
“Scusami… ogni tanto succede. Ora passa.”
“Hai visto quello che ti torturavano?”
Luke annuì.
“Ora passa.”
“La vuoi finire di pensare agli altri? Hai subito una cosa bestiale e sei sotto shock. È normale. Ora torniamo in camera, per favore.”
“No.”
“Perché?”
“Mi sembra di essere ancora nello scantinato quando sono lì dentro ecco perché!” sbottò il ragazzo.
Il generale Solo non ci aveva pensato e si ritrovò ad arrossire.
“Scusami. Mi spiace. Dovresti farti fare una puntura però. Si vede che senti male. Sei pallido da far paura. E sei dimagrito.”
“Ancora…” provò a iniziare a parlare tuttavia qualcosa lo fermò.
Di nuovo quell'immagine.
Calmo, doveva stare calmo, come gli avevano insegnato i suoi maestri.
Chiuse gli occhi di scatto e nemmeno si accorse di aver abbracciato l’amico, come in una muta richiesta di aiuto.
Han decise di non dire niente, lo strinse delicatamente, accarezzandogli piano i capelli.
Non poteva fare altro.
Si rendeva conto che Luke era ben lungi dall’aver superato il trauma subito e non solo a livello fisico.
“Sono ancora qui.” fece il ragazzo tremando. “Sono ancora qui.”
“Troveremo il modo di mandarli via.” fece il generale Solo in lacrime.
Era terribile vedere il suo amico soffrire così. 
Luke iniziò a piangere in silenzio, sentendosi annegare.
Poteva ancora udire lo schiocco di quella frusta.
Poteva ancora vedere che lo colpivano ripetutamente.
Poteva ancora sentire che lo colpivano.
Era come se fosse spettatore e vittima di quell’evento, come quando era successo.
Poteva ancora sentire le loro risate mentre si divertivano a vederlo soffrire come un cane.
Poteva ancora sentire il sangue che gli colava dappertutto.
Tuttavia non poteva impedire che accadesse.
Lasciò che l’amico lo tenesse stretto per interminabili minuti poi riuscì finalmente a calmarsi.
“Diventerò matto.”
“No, è normale Luke. Non pretendere troppo da te stesso. Te l’ho detto prima. Hai patito una cosa orribile”
Il ragazzo annuì con un cenno.
“Grazie.”
“Ora mi prometti che ti fai fare un’altra puntura di antidolorifico e mangi qualcosa?”
“Mi volete mettere all’ingrasso?”
“Forse.”
Il generale Solo alzò la testa, accorgendosi che Lissa stava venendo verso di loro.
Sia lui che R2 dissero:
“Ecco che arriva quella…”
“Oh per favore, finiscila…”
“Mi sembra una vergogna che tu decida di dare la tua verginità a quella lì!”
“Piantala! E comunque nessuno ha mai detto che non ho avuto rel...la mia vita… insomma non sono affari tuoi!”
“Potresti fare un estrazione delle signorine che ti pedinano non appena esci di casa.”
“Non fa ridere.”
“Se vuoi le fermo e raccolgo le loro fantasie su di te.”
“Non è possibile che tu lo stia dicendo veramente.”
“Una volta ho sentito una che diceva: ammazza me lo farei pure nel bagagliaio dello speeder!”
Luke diventò viola.
“È una cosa assurda e pure non fattibile peraltro!” ridacchiò divertito.
“Secondo me, lei, invece, ti vuole legare al letto…” aggiunse Han, che notando lo sguardo  torvo dell’amico, si alzò, portando con sé il bicchiere: “Va bene, la smetto. Torno più tardi, sperando di non trovarti di nuovo a pezzettini.”
“Tu sì che mi fai sentire sicuro di me stesso!”
Il generale Solo rise e si allontanò.
“Mi detestano proprio lui e tua sorella, eh?”
“Ringrazia. A me non fa altro che raccontare cose senza senso.”
“Tipo?”
“Che vorresti legarmi al letto?”
Lissa sorrise:
“È un’idea… non ci avevo pensato.”
Luke alzò gli occhi verso il cielo.
“Perché lo ascolto e perché non sto mai zitto.”
La ragazza si sedette accanto a lui.
“Allora sei scappato dalla gabbia?”
“Sì.”
“Credi ti faranno restare per molto?”
“Ovviamente no. Credo abbiano pure puntato una sveglia, quando suonerà verrò catapultato nel mio appartamento.”
“Fossi in te non ci scherzerei sopra. Ne sono capaci. Al di là tutto non hanno torto eh. Non stai proprio bene.”
Luke la scrutò seccato:
“Credevo fossi dalla mia parte.”
“Sì ma sei bianco da far paura. Hai chiamato il droide medico per la puntura?”
Il ragazzo schiacciò il comlink e poco dopo li raggiunse un droide medico, uno dei mille che gli aveva mandato la nuova repubblica.
“Signore, è in ritardo, non prende l’antidolorifico da parecchio”
“Appunto.” disse la  ragazza. Il droide si mise a fare la puntura al giovane Skywalker che si guardava in giro con aria spaesata. Il droide ne approfittò per cambiargli la benda, che non era intrisa di sangue come le altre volte però era comunque scura.
“Grazie.” fece il giovane prendendo un po’ di colore.
“Perché devi patire sempre un po’ di male?”
“Quelle medicine mi intontiscono.” replicò notando che stava arrivando un altro droide, stavolta con un pasto che avrebbe potuto sfamare un esercito.
“Non vorrai sul serio che mangi tutta quella roba?” chiese Luke spalancando gli occhi.
“Sì.” disse la ragazza divertita.
Il giovane scosse la testa e iniziò a mangiare in silenzio.
In effetti era affamato. Non sapeva perché aveva preso l’abitudine di saltare i pasti.
“Cosa c’è Luke?” domandò Lissa preoccupata.
“Mi perdoni se ho bisogno di un po’ di tempo per fidarmi ancora di te?” domandò il ragazzo in tono triste. “So che non è colpa tua quello che mi hanno fatto…”
“Invece lo è. Ma continua ti prego.” disse Lissa.
“No. Fidati. Mi sono reso conto che ehm lo avrebbero fatto comunque.  Volevano me ehm in quanto capo del nuovo ordine,  per le ehm mie indagini e perché… beh ehm sono considerato il Jedi più potente" rispose visibilmente imbarazzato per le sue stesse parole per poi aggiungere:
"Queste ferite mi fanno male. Di fuori e di dentro. So di non aver fatto nulla per meritarmele. Nessuno si meriterebbe un simile trattamento.” fece in un soffio chinando il capo mentre alcune lacrime cadevano silenziose sul suo volto stanco e sofferente.
Lissa, vedendolo in quello stato, si rese conto che il ragazzo stesse soffrendo più che mai.
“Probabilmente è vero ciò che dici sugli imperiali. Tuttavia non posso fare a meno di sentirmi in colpa perché senza di me non ti avrebbero trovato." Fece la ragazza per poi proseguire, intenerita anche dell'umiltà del ragazzo sui propri poteri e il proprio ruolo:
"Non hai nulla di cui farti perdonare. Hai ragione. Debbo fare qualcosa per meritarmi di nuovo la tua fiducia. E credo che la cosa più giusta che posso fare è starti vicino e farti capire che io ci sarò sempre. Non mi importa se non ricambierai mai il mio amore. Per me è già tanto poterti essere amica.” rispose lei accarezzandogli piano i capelli e abbracciandolo dolcemente.
Luke le prese le mani.
“Grazie. Lo apprezzo molto più di quanto non dica.”
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
 
Tre mesi dopo…
 
Luke era tornato finalmente a lavorare al consiglio jedi, dove, contrariamente a quello che si aspettava, la situazione era abbastanza caotica.
Ahsoka, che detestava dover far parte del consiglio, anche se adorava Luke, salutò il suo ritorno con una tale gioia da farlo preoccupare.
“Che succede?”
“No io non ce la faccio a reggere Grogu! E’ una peste! Come fai?”
“Perché? È così adorabile. Mi divertono un casino le sue marachelle!”
Ahsoka sorrise:
“Continuo a sostenere che tu e tuo padre…”
“No, non lo dire…”
“Dai.”
“No.”
“Ti prego.”
“No.”
“Ma perché non possiamo mai parlare di tuo padre…”
“Non sono un robot. Non è un argomento così facile per me.”
La donna annuì:
“Capisco. Sul serio.” fece lei sorridendo.
“Grazie.”
“Come stai?”
“Meglio fisicamente ma psicologicamente temo ci vorrà ancora un po’.”
“Rimanere a riposare, no vero?”
Il giovane sorrise:
“Non ne potevo più di stare lì dentro. Mi sono reso conto che quell’appartamento stava iniziando a ricordarmi lo scantinato dove è successo.”
Ahsoka fece uno sguardo triste.
“Sì è comprensibile. Se hai bisogno sono qui.”
“Grazie. Lo apprezzo.”
“E tu e quella ragazza?”
“Non ho voglia di parlare nemmeno di lei.”
“Ah bene, sai se no potresti deludere le tue fan.”
“Non la finirete mai di prendermi in giro con questa storia vero?”
“In effetti no perché tu continui a non accorgerti dell’effetto che hai sulle persone e d’altro canto fa parte del tuo fascino.”
“Va bene, va bene. Torno dai miei allievi.” replicò il ragazzo ridendo imitato subito da Ahsoka.
Il piccolo Grogu corse incontro a Luke, tutto felice.
Il giovane jedi lo prese in braccio, accarezzandogli la testina.
“Mi sei mancato anche tu, peste!” disse divertito.
Anche Ben, il nipote, gli corse incontro felice:
“Zio sei tornato!”
“Sì, piccolo!” esclamò prendendolo in braccio dopo aver posato Grogu a terra.
“Stai meglio, vero?”
“Sì.”
“Lo sapevo, tu sei il più forte di tutti!” rispose Ben baciandolo sulle guance e facendolo arrossire.
Dopo un ultimo abbraccio si mise al centro della sala dove tutti lo salutarono con un piccolo applauso, cosa che lo commosse.
Era tornato alla normalità anche se non si sentiva ancora del tutto a posto.
Passò con loro una mattinata serena e anche divertente, con Grogu che aveva fatto volare in aria, fino al soffitto, tutte le spade dei presenti e le aveva accese, rischiando di provocare un macello.
Luke, invece di arrabbiarsi, decise di stare al gioco e fece un piccolo show di luci con le spade riuscendo a rilassarli e a divertirli.
Sapeva che non era proprio da regolamento quello che stava facendo ma d’altro canto non li aveva mai amati molti.
I suoi allievi e anche gli altri maestri seguirono il tutto con una certa attenzione, rendendosi conto che forse assecondare le follie dei ragazzi, delle volte, non era poi male.
Quando finì di lavorare con loro, si accorse che era sera inoltrata tuttavia non aveva nessuna voglia di rientrare nel suo gigantesco appartamento.
D’altro canto aveva bisogno di una doccia.
Capì che non aveva scelta, così tornò a casa, si premunì di chiudere l’ingresso per bene e poi andò in bagno.
Si rendeva conto che non era da lui controllare più volte le serrature però non poteva far altro che assecondare le proprie bizzarrie, altrimenti sarebbe impazzito.
Iniziò a spogliarsi, facendo in modo di non avvicinarsi mai allo specchio.
Lo innervosiva guardarsi e conosceva bene il motivo.
Sfortunatamente, finì per passarci di fianco per entrare nella doccia.
Fu un secondo soltanto ma fu un secondo di troppo perché notò le cicatrici sul petto e bastò quello per mandare in tilt la sua mente.
Si vide di nuovo circondato da tutte quelle persone.
Vide di nuovo quella dannata frusta che lo colpiva senza pietà e senza ragione.
Vide il proprio torace coperto di sangue e sentì di nuovo quel dolore devastante.
Si aggrappò alla maniglia della doccia e si lasciò scappare un grido:
“Basta, per favore!”
Fece un lungo sospiro e si accorse che le macchie sul torace erano scomparse.
“Diventerò matto!” si disse entrando nella doccia.
Accese l’acqua bollente, lasciandosi andare al suo potere calmante.
Non poteva fare altro.
Un’ora dopo decise di uscire ad andare a mangiare qualcosa e senza accorgersene finì per raggiungere la zona più sottostante, dove poteva vedere meglio le persone comuni vivere la loro vita.
Si sentiva uguale a loro anche se molti ormai lo consideravano parte dell'élite.
Era bello osservare tutto quel brulicare di persone libere.
Gli faceva pensare che non avessero lottato per nulla in tutti quegli anni.
Passò davanti ad un piccolo ristorante di cucina mirialani*, come si poteva vedere dall’insegna e dall’aria simpatica e gentile dei due proprietari, anch’essi di specie mirialana, che accolsero con calore il ragazzo, avendolo riconosciuto all’istante.
Per fortuna non erano tipi da salamelecchi, anzi non vi era nulla di impostato nel loro modo di porsi, cosa che mise a suo agio Luke, che, per la prima volta da settimane, si ritrovò a mangiare con gusto.
“Incredibile, il maestro Skywalker che mangia e pure con gusto. Dovrei chiamare la Holonet.” fece una voce a lui familiare.
“Provaci che ti affetto qui sul posto, Lissa!” replicò divertito il ragazzo.
“Faresti felice tua sorella e tuo cognato!” esclamò lei.
“Forse. Hai cenato?”
“No. Posso sedermi?”
“Certo”
Poco dopo un cameriere, di specie metà umana e metà mirialana, si avvicinò al tavolo.
“Quello che ha preso il signore, grazie.”
Il cameriere sparì e tornò all’istante con lo stesso piatto mentre Luke aveva ancora la testa china sul proprio.
“Spiegami perché devi saltare i pasti.”
“Non lo so. Mi distraggo con mille cose da fare e poi alla sera mi ritrovo affamato.”
“Capisco.” replicò la ragazza iniziando a mangiare. Alla luce della sera, la bellezza del ragazzo pareva prendere vita, dandogli anche un’aura misteriosa e intrigante.
Si accorse che teneva la mano sinistra sulla spada laser, cosa che non era da lui.
Notando quel gesto, comprese che Luke non era ancora a posto.
Sarebbero passati forse anni per farlo tornare come prima e forse non sarebbe guarito mai del tutto.
Sospirò tristemente e cercò di pensare al proprio cibo.
Del resto quella specialità era buona e anche lei era affamata.
Tuttavia nella sua mente si materializzavano alcune parole:
“Ti proteggerò io, amore… nessuno ti farà più del male. Lo giuro.”
Qualche ora dopo passeggiavano tra le bancarelle del mercatino locale, osservando interessati e divertiti tutto quel vociare.
“Sai durante l’impero cose del genere erano letteralmente vietate. Alcuni ambulanti facevano i loro mercati di nascosto, in piena notte. E ormai è rimasta l’abitudine.” fece il ragazzo provando a spiegare quella confusione notturna.
“Affascinante.” replicò lei sempre più rapita da quell’atmosfera e da lui.
Sarebbe potuto cambiare qualcosa tra loro?
Forse si stava solo illudendo.
Del resto lui era così speciale, in tutto. Non era solo un ragazzo bellissimo ma aveva un cuore gigantesco e un’intelligenza fuori dal comune, che però non lo metteva al sicuro dai pericoli.
Ed era anche il capo del nuovo ordine jedi.
Tutti gli allievi che aveva, anche quelli più grandi di lui, gli riconoscevano l’autorità e la competenza per esserlo. E non vi erano mai state discussioni in merito anche perché la cosa era stata votata all’unanimità, poco dopo la  fondazione del nuovo ordine.
Luke le prese la mano e la condusse fuori da quella confusione.
“Ti sei spaventata?”
“No, no. Anzi era molto bello. Solo che sono stanca. Ti va di accompagnarmi a casa?”
Il ragazzo la guardò preoccupato.
“Non ti senti bene?”
Lissa alzò gli occhi verso il cielo.
Ma perché diventava così ottuso in certe situazioni?
“Sì. Mi gira la testa.”
“D’accordo, ti accompagno.”
Il giovane la condusse fino a casa poi fece per andarsene.
“Ti prego, entra. Ti offro qualcosa da bere.”
“Come vuoi.” fece lui sempre più agitato, tenendo sempre la mano sinistra sulla spada laser.
Entrò in silenzio nel piccolo appartamento della giovane, osservandola nella penombra.
I lunghi capelli rossi e ricci le arrivavano fino alla vita, rendendo la sua figura morbida ed elegante.
Era di una sensualità incredibile.
Aveva capito da un pezzo le intenzioni della ragazza per quella sera, solo temeva di non essere all’altezza dei suoi desideri.
Poco dopo Lissa tornò con un leggero tè ghiacciato, che il giovane bevve ad ampie sorsate, continuando a guardarla di sottecchi.
Sentiva di avere la mano sinistra sudata, quanto all’altra forse era lo stesso anche se non poteva essere.
Si stava innamorando di lei?
Forse.
Poggiò il bicchiere su una mensola e decise di prendere il coraggio a quattro mani, al diavolo tutto il resto.
“Lissa…” mormorò a voce molto bassa, facendole venire la pelle d’oca.
“Sì?”
Le prese il viso tra le mani e poi la baciò di slancio, spingendola contro il muro.
La giovane ricambiò il  bacio con ardore, iniziando a levargli la maglia.
Luke appoggiò la spada sulla mensola, dove aveva lasciato il tè e poi riprese a baciarla, rabbrividendo nel sentire la brezza notturna sulla sua pelle nuda.
Lissa gli passò delicatamente la mano sul petto liscio e muscoloso, sentendo, al palmo, le cicatrici di quel dannato giorno.
Istintivamente chinò la testa e prese a baciarle ad una ad una, facendolo mugolare di piacere, poi, lasciandolo interdetto, gli sfilò velocemente pantaloni e biancheria intima.
Luke deglutì, trovandosi nudo di fronte a lei, che accese persino la luce per guardarlo meglio.
Lissa si leccò le labbra con la lingua in maniera molto sensuale, passandogli la mano sul torace, poi con la punta delle dita, gli sfiorò delicatamente il corpo, passando dai capezzoli fino all’ombelico e poi dal sesso fino alle cosce, facendolo rabbrividire di piacere e mormorando:
“Dio, sei più bello di quanto immaginassi.”
Il ragazzo chiuse gli occhi, arrossendo per quelle parole e tornò a baciarla, travolto dallo sguardo di puro e lussurioso desiderio che lei gli aveva lanciato.
Come una furia, le sfilò anche lui i vestiti e poi la prese in braccio, a cavalcioni, portandola nella camera da letto, dove iniziò a baciarla sul collo, leccandola dolcemente.
La giovane era stordita dal desiderio e dalle premure di lui.
Nemmeno nei suoi più bei sogni aveva potuto vivere un’esperienza simile.
La lingua e le carezze di lui si stavano facendo sempre più audaci, andando a toccarle il seno con maestria e dolcezza, tanto che alla fine si lasciò scappare un mugolio di piacere.
E quando sentì che il sesso era già su di giri, non poté non sorridere.
Con le poche forze che le rimanevano, ribaltò le loro posizioni.
“No, voglio stare io sopra. Voglio vederti bene quando gemi di piacere per me.” disse baciandolo piano sulle labbra.
Il giovane Skywalker le sorrise, un po’ imbarazzato e po’ commosso.
“Sei tutta matta. E forse ti amo anche per questo.” disse lui, stupendo anche se stesso per quelle parole.
Lissa lo fissò per un lungo istante, commossa e stupita per quella dichiarazione inaspettata.
“Cosa hai detto?”
“Ho detto che ti amo, mia adorabile pazza!” fece lui tornando a baciarla.
La ragazza sorrise, ricambiando il bacio proprio mentre Luke entrava dentro di lei.
Dopo non furono più che una cosa sola, che danzava dolcemente, a ritmo del desiderio e dell’amore.
Travolti da qualcosa di più grande, che nemmeno loro conoscevano.
Si sentivano in pace come mai in vita loro e nel contempo presi da una tempesta violenta e sublime che li stava tramortendo.
Nei pochi momenti di lucidità, Lissa lo osservava gemere, invocando il suo nome e questo aumentò ulteriormente il suo piacere. Era così bello nel desiderio.
Splendido.
Un angelo.
Così puro e persino innocente eppure così dannatamente mascolino.
Lo baciò ancora e ancora, le loro lingue erano unite in una danza sublime e infinita.
Quando presero fiato, fu lui a guardarla, stordito dal piacere.
Gli pareva che una creatura dolce e bellissima stesse curando ogni sua ferita e ogni suo dolore.
Vederla gemere per lui, dal piacere, era una cosa che non si aspettava e lo fece andare ulteriormente in estasi.
Era lui che la stava rendendo così bella e così felice.
Solo lui.
Terminato il lungo amplesso, i due ragazzi si scambiarono un ultimo ardente bacio e poi si addormentarono l’una tra le braccia dell’altro, finalmente uniti.
 
 
Qualche ora più tardi Luke si svegliò perché aveva bisogno di andare in bagno, ricordandosi di aver lasciato i boxer all’ingresso della casa di Lissa e non volendo camminare nudo, prese una coperta che trovò su una sedia lì vicino, poi dopo essere stato in bagno, raggiunse l’ingresso dove raccolse i propri abiti, indossando almeno la maglietta e i boxer e lasciando il resto su una sedia.
In punta di piedi, andò sul balcone per prendere una boccata d’aria.
Lissa, che aveva assistito a tutte queste manovre ed era rimasta sconcertata nel vedere che il ragazzo volesse coprire il proprio bellissimo corpo, anche solo per andare in bagno, lo seguì in terrazza, dopo aver indossato una vestaglia.
Lo trovò seduto per terra che guardava fuori con uno sguardo molto dolce.
Rapita da quegli occhi blu così intensi e teneri, rimase incantata qualche minuto poi si avvicinò sfiorandogli la fronte.
“Ehi ciao scusami non volevo svegliarti…” fece Luke imbarazzato.
“No no. E noto che non hai la febbre." rispose Lissa guardandolo stranita.
Luke sorrise divertito.
“Perché dovrei avere la febbre?”
“Credo che sia la prima volta in vita mia che ho visto un uomo rivestirsi per andare in bagno…” replicò la giovane Holne che si rese conto di aver usato, involontariamente, un tono seccato.
“Ehm… scusami io non volevo disturbarti…”
“Non mi hai disturbato, solo non capisco…”
“Ti ho offeso in qualche modo? Sembri arrabbiata. Oppure ti ho deluso?” fece sulla difensiva.
“Veramente no!” esclamò Lissa baciandolo sulle labbra dolcemente. 
“Allora cosa c’è?”
“Potevi non vestirti.” e di nuovo usò quel tono seccato.
Ma cosa le stava accadendo?
“Ecco Lissa, forse tu sarai abituata a uomini di mondo ma io non ne faccio parte.” rispose in tono timido.
La ragazza sorrise intenerita e affascinata.
Lo prese per la mano destra, sempre guantata, facendolo sedere su una delle sue sedioline da giardino, poi si sedette sopra le sue ginocchia e tornò a baciarlo dolcemente.
“No, non mi hai delusa anzi.” mormorò sfiorandogli il naso con il proprio.
“Anzi era una vita che non passavo una notte così focosa.” aggiunse passandogli una mano sotto la maglietta e sfiorandogli il torace.
Il giovane sorrise, arrossendo cosa che fece dire a Lissa:
“Non credo di avere mai visto un uomo arrossire così tanto e lo trovo di un sexy!”
Luke le baciò le labbra in modo molto passionale.
“Sei matta!”
“È che non sono abituata a tanto pudore e tanta timidezza, in un uomo poi.” aggiunse lei osservandolo affascinata.
“Sei così diverso da tutti quelli che ho conosciuto.”
Luke arrossì baciandola dolcemente sulle labbra.
“Anche tu sei diversa dalle donne che ho conosciuto.” fece guardandola con amore.
“Non so dove ci porterà tutto questo ma non mi importa, davvero.”aggiunse.
“Anche a me. E ora che ti conosco meglio. Se potessi tornare indietro, ti corteggerei di nuovo. Non credo di aver mai conosciuto un uomo così.”
Luke ridacchiò, arrossendo di nuovo.
“Temevo mi giudicassi imbranato e sciocco.”
“Non potrei mai. Mi piace. Non sono abituata ma mi piace questo tuo pudore. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto vederti camminare nudo.”
Il ragazzo alzò gli occhi verso il cielo, diventando bordeaux.
“No ecco questo non potrei mai farlo a meno che non fossi costretto o fossi fuori di me.” bisbigliò timidamente.
“Ah quindi dovrei costringerti a camminare nudo…” disse lei in tono molto malizioso.
“Lissa…” ridacchiò il ragazzo, fingendosi arrabbiato mentre gli baciava la fronte.
“Mi fai sentire bellissimo e in pace con la galassia intera.”
La giovane Holne lo strinse forte, facendolo sussultare.
Luke si morse le labbra per non gridare.
Ma perché doveva pensare a quel maledetto anche nei momenti felici?
“Cosa c’è? Ti ho fatto male?” domandò Lissa guardandolo preoccupata.
“No, no, nulla. Davvero.” rispose il giovane Skywalker sorridendole.
“Hai sussultato. Ti ho fatto male alle ferite?” insistette sfiorandogli il torace.
Luke scosse il capo, sorridendo.
“Non è nulla davvero.”
Lissa fece per insistere poi ebbe come un’illuminazione.
Tempo addietro, usando le sue vecchie password, aveva visto alcuni filmati della seconda morte nera, trovando quelli dove si vedeva che Luke veniva torturato dall’ex imperatore Palpatine.
Sapeva che gli imperiali li tenevano per dimostrare che non fosse il jedi potente e invincibile che tutti credevano.
Quando li aveva visti aveva vomitato.
L’imperatore, che si faceva passare tanto per il padre della galassia, era una belva, un demonio, che torturava le persone che osavano tenergli testa.
Luke lo aveva umiliato, rifiutando di diventare il suo schiavo e quel maledetto, ferito nell’orgoglio e nella vanità, lo aveva torturato a sangue.
Per la rabbia, lo schifo e per senso di giustizia Lissa li aveva cancellati tutti.
Alzò la testa e guardò il giovane con ammirazione.
Forse quelle torture avevano avuto una conseguenza ma lo conosceva abbastanza da sapere che non amava parlare di certe cose.
Così evitò di insistere.
Gli accarezzò dolcemente il viso e disse, guardandolo fisso negli occhi:
“Volevo solo dirti che ti amo sul serio. Non è un’avventura per me. E se hai bisogno io sono qui. So che non è facile per te aprirti. Lo so, amore. Come ti dissi l’altra volta, attenderò tutto il tempo che sarà necessario.”
Il ragazzo le sorrise con gratitudine e amore, baciandole le labbra.
“Ti amo anche io Lissa. E anche per me non è un’avventura. Non sono il tipo. E puoi contare su di me, per qualsiasi cosa. Ecco tranne... che per camminare nudo.”
La ragazza rise, tornando a baciarlo.
Si stava rendendo sempre più conto che amava tutto di quel giovane.
La sua dolcezza, la sua timidezza, il suo coraggio, la sua intelligenza così vivida, la sua generosità senza limiti e persino il suo modo gustoso di prendere in giro di se stesso.
Ricordava come Luke fosse riuscito a permettere a entrambi di infiltrarsi sulla nave di Thrawn senza che nessuno li scoprisse.
Se gli avevano teso un’imboscata a Cato Neimoidia non era stata colpa di Luke ma sua che aveva stupidamente lasciato acceso il localizzatore. Era stato un errore stupido, da dilettante.
Lei non faceva mai errori del genere. Era una spia abilissima, lo aveva dimostrato riuscendo in missioni considerate impossibili. Eppure…
...Eppure doveva riconoscere che fin dall’inizio Luke aveva avuto il potere di farle dimenticare il suo addestramento e le sue capacità. Senza volerlo, senza nemmeno accorgersene, Lissa in sua presenza non poteva fare a meno di abbassare la guardia, abbandonarsi al momento, assaporare il piacere della semplice compagnia di quell’uomo tanto gentile e timido. Lei, sempre così attenta in ogni momento a controllare che nessuno la seguisse, a scandagliare la folla più fitta in cerca di persone che non si comportavano come avrebbero dovuto, sempre intenta a memorizzare la strada fatta, i possibili nascondigli, i luoghi dove se costretta avrebbe con più facilità potuto procurarsi un’arma, si ritrovava a camminare mano nella mano con lui senza pensare ad altro che a lui, come una ragazzina innamorata. Come una persona normale. Come quella che un tempo era e che aveva quasi dimenticato di essere stata. E se questa cosa da un lato la spaventava come nulla prima, dato che una spia in territorio nemico sopravvive solo mantenendo il più assoluto controllo su ogni aspetto della propria vita, dall’altro…
...dall’altro era la cosa più bella e meravigliosa che le fosse mai capitata. E in effetti dal momento in cui aveva posato gli occhi su quell’uomo tanto gentile, dagli occhi così puri e profondi, aveva iniziato a non sentirsi più in territorio nemico. Aveva iniziato a sentirsi al proprio posto.
E ricordava ancora come, persino nella sofferenza, il giovane aveva pensato alle altre persone, a non far soffrire gli altri per quello che stava passando.
Luke la strinse a sé, felice di aver trovato una donna come Lissa.
Così tenera, intelligente e passionale, che oltre l’aria da dura, sapeva ascoltare e vedere.
Amava così tanto l’intelligenza e il coraggio delle donne.
Era bellissima sì ma non era solo quello ad affascinarlo.
E a conquistarlo era stata la pazienza e l’empatia che aveva dimostrato per lui, senza mai imporsi.
Così come aveva amato vederla ammettere, con sincerità, di essersi schierata con le persone sbagliate solo perché credeva in qualcosa di superiore.
Ora Lissa aveva capito dove era la parte giusta perché si era resa conto che l’impero recitava la parte della vittima mentre erano solo dei carnefici, esattamente come l’imperatore.
La guardò negli occhi, rendendosi conto che ora non recitava più, il suo sguardo verde era pieno di amore verso di lui.
La baciò di nuovo, poi tornò ad abbracciarla, sperando di poter avere finalmente un po’ di felicità.
 
 
 
 
 
*I mirialani sono una razza umanoide nativa del pianeta Mirial. Hanno occhi di colore brillante, alcuni hanno la pelle pallida e altri più scura con tonalità del giallo e del verde, e portano tatuaggi geometrici sul volto dal significato mistico. I mirialani hanno una forte spiritualità e possiedono dei rudimenti nell'uso della Forza. La Jedi Luminara Unduli e la sua padawan Barriss Offee sono entrambe mirialane. Appaiono ne L'attacco dei cloni, La vendetta dei Sith, The Clone Wars, Rebels e Resistance
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Una settimana dopo
 
Luke e Lissa stavano dormendo, senza nulla addosso, nel grande appartamento di lui. Era l’alba e di solito erano svegli a quell’ora, solo che avevano passato l’ennesima notte infuocata ed erano sfiniti.
Per fortuna nessuno sembrava essersi accorto della loro relazione, soprattutto i fastidiosi paparazzi della holonet.
Luke aveva imparato bene come seminarli e così anche la ragazza.
Non erano, tuttavia, sicuri che Leia e Han fossero totalmente all’oscuro.
Proprio quella mattina la principessa aveva deciso di andare a controllare come stesse il fratello e con i sensi acuiti che aveva, si accorse subito che non fosse solo.
In punta di piedi entrò nella stanza e vedendo Luke dormire così sereno, anche se era in compagnia di quella, un moto di tenerezza le invase l’anima.
“Va bene fratellino. Se lei ti rende felice, io sono felice per te. Del resto non è che Han fosse proprio sto gentiluomo e tu lo hai accettato senza riserve.” mormorò a voce bassa.
Fece per andarsene quando si accorse di qualcosa.
Girò la testa lentamente e vide una figura luminescente familiare, che sorrideva  felice.
Leia non poté fare a meno di sorridere anche lei e la figura si voltò.
I due, per la prima volta, si scambiarono un sorriso e poi la ragazza se ne andò in salone mentre la figura scompariva.
Un’ora più tardi Lissa, prendendo una parte del lenzuolo, raggiunse il bagno mentre Luke cercava di svegliarsi, ancora mezzo addormentato.
Si girò alla ricerca di una maglietta quando si accorse, con sommo raccapriccio, di percepire una presenza familiare.
“Potresti almeno aspettare che mi vesta!”
“Scusa..” disse suo padre girandosi.
In fretta e furia il ragazzo si mise una maglietta e dei pantaloni.
“Va bene, sono presentabile. Puoi girarti.” disse con voce seccata.
“Scusa ancora.”
Il ragazzo sospirò quando il padre lo raggiunse.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo.
“Come stai?” domandò Anakin.
Luke chinò la testa.
“Meglio, grazie.” disse parlando a fatica.
“Posso abbracciare mio figlio?”
“No” disse con voce dura.
“Sapevo che l'avresti detto.”
“E allora cosa lo domandi a fare?”
“Sono preoccupato per te.”
“Ti metti a fare il padre premuroso, ora?”
“Sono in tremendo ritardo lo so.”
“Sì, di soli 20 anni… no scusa 28…”
Luke giocava con le lenzuola, cercando di non guardarlo negli occhi.
“So che sei giustamente arrabbiato con me.”
“Infatti. Anche se ti ho perdonato non possiamo certo comportarci come una normale famiglia. Non puoi chiedermi di cancellare quasi 30 anni, così.”
“Lo so. C’è una cosa che vorresti chiedermi?”
Luke non rispose subito. Chinò la testa pensando che avrebbe voluto tanto lanciargli addosso qualcosa, usando la Forza.
Ne aveva una voglia matta
Anakin sorrise tristemente, percependo quei pensieri:
“Fallo se ti fa sentire meglio.”
“Non cambierebbe niente. Nessuno potrebbe cancellare quello che è successo.”
Il padre annuì e gli disse:
“Avanti cosa vorresti chiedermi.”
“Sei sicuro? Potrei passare una settimana a farti domande.”
“Capisco anche questo.”
“Già.”
“Perché non mi guardi in faccia? Dovrei essere io a non avere il coraggio. Te ne ho fatte troppe.”
“Dai? Veramente?” fece salutandolo con la mano destra.
Anakin sorrise amaro.
“Sei proprio come tua madre. Solo lei riusciva a mettermi all’angolo come fai tu.”
“Buono a sapersi.” replicò decidendosi ad alzare la testa per guardarlo negli occhi. Erano come li ricordava. Pieni di amore per lui e sua sorella. E questo gli faceva ancora più male.
“Comunque parlavo seriamente prima. Sono preoccupato per te. Non hai ancora superato quello che ti hanno fatto, lo so.”
Luke fece un sospiro per provare a calmarsi ma alla fine sbottò:
“Quando eravamo su Bespin non ti importava come stessi. Mi lanciasti addosso qualsiasi cosa.”
Quella era una rasoiata tremenda, Anakin lo sapeva ed era più che meritata.
“Colpito e affondato ma continuo ad essere serio. Sono stato un disastro come essere umano e come padre e meriterei io le frustate che ti sei preso.”
“Non le merita nessuno.” rispose Luke in tono triste, cercando di non far vedere quanto quel discorso lo mettesse a disagio.
Anakin provò ad abbracciarlo ma il figlio lo respinse.
“Ho detto no. Non puoi venire qui e pensare che sia tutto risolto. No. Non funziona così.”
“Fammi quella domanda a cui tieni, allora.”
“Lo sai benissimo cosa voglio chiederti. Perché? Quando vado in giro non faccio altro che sentire quanto la gente ti volesse bene. Quanto fossi considerato un eroe da tutti. Credi che mi diverta? No perché so cosa ti è capitato dopo. Anche se non so il perché…”
“Potresti dire loro la verità.”
“Sai benissimo che non lo farei mai.”
Leia era rimasta fuori e stava ascoltando tutto. Non poteva certo dare torto al fratello.
“Dimmi perché per favore e magari forse troveremo il modo di comportarci in maniera quasi normale.”
“Hai ragione. Ma ti farà male.”
“Perché in effetti finora mi sono sempre divertito. Mio padre mi ha torturato e staccato una mano. Ah già aveva ucciso davanti a me quello che consideravo un maestro. Avevi anche torturato mia sorella e il mio migliore amico. Poi sono stato torturato di nuovo, stavolta da quel, trova tu un termine, dell’imperatore. E dulcis in fundo di recente mi hanno anche usato come prova fruste. Veramente mi sono divertito un sacco.”
Anakin chinò la  testa, ridendo amaro.
“Decisamente sei come tua madre. Anche lei era il mio angelo.”
“E basta con questa storia.”
“Io sono serio. Senza di te sarei rimasto il mostro che ero e non credo che basterebbe una vita intera per ringraziarti.”
Luke arrossì ma era ancora arrabbiato. Non poteva farci nulla.
“Allora perché?”
“Probabilmente perché sono un perfetto imbecille.”
“Questo lo avevamo già stabilito.”
Anakin scoppiò a ridere e così fece il figlio.
“Su, seriamente.”
“Poi potrò abbracciarti?”
Luke sorrise divertito:
“Forse.”
“E’ un ricatto.”
“Chissà.”
Anakin allargò il sorriso.
“Sì, sono stato un vero imbecille. Avremmo potuto essere davvero felici insieme noi quattro.”
Il figlio chiuse gli occhi di scatto.
“Ho amato tua madre Padmé come nessuno nella mia vita. Era il mio sole, la mia luce. Sapeva tirare fuori il meglio di me. Sempre. Anche quando tornavo dalla guerra e avevo visto qualche cosa di brutto. E successe tante volte. Lo sai quanto me cosa fa la guerra alle persone. E Obi-Wan era il migliore amico che potessi avere. Un fratello. Alla Holonet facevano sempre speciali su di noi, dicevano che niente ci avrebbe separati. Lo pensavo anche io allora…” iniziò Anakin.
Luke iniziò a piangere in silenzio.
“Non avevo capito che Palpatine era un mostro. Che mi stava usando e plagiando contro le persone che amavo. Potrei dirti che il consiglio jedi era stato mille volte ingiusto con me ma avrei potuto andarmene. Fare come fece Ahsoka, che è stata la mia più cara amica insieme ad Obi-Wan. Avrei potuto lasciarli e vivere felice con tua madre, te e tua sorella.”
Il figlio riaprì gli occhi, mostrando quanto stesse soffrendo.
“La verità è che è solo colpa mia. Pensai assurdamente di poter usare il male per fare del bene. Solo e soltanto colpa mia. Di nessun altro. Quando tua madre mi disse che…” si fermò. Quella era la parte più difficile. Sapeva che stava per pugnalare al cuore suo figlio.
“Continua ti prego.” mormorò il ragazzo, non dandosi cura di mostrare che stesse piangendo.
“Quando tua madre, la mia adorata Padmé, mi disse che era incinta fu il giorno più felice della mia vita.” disse guardandolo fisso negli occhi, “Sapevo che saremmo stati cacciati, io dall’ordine e lei dal senato ma a nessuno dei due importava. Eravamo felici e basta. Del resto avevo pensato di lasciare l’ordine appena finita la guerra. Ne ero ancora convinto in quel periodo.”
Luke ormai piangeva calde lacrime ma non aveva il coraggio di avvicinarsi al padre. Non ancora.
“E poi?”
“E poi sono iniziati gli incubi. Ho iniziato a sognare che lei sarebbe morta durante il parto e quel che è peggio non sapevo cosa vi sarebbe potuto succedere. Chiesi aiuto in giro, senza entrare troppo nel dettaglio. E l’unica persona che mi ascoltò veramente…”
“Fu Palpatine, non è così?”
Anakin annuì.
“Fui un imbecille. Quando si svelò a me come signore dei sith, avrei dovuto portarlo subito dai jedi. Senza seguire le sue bugie. Mi disse che il lato oscuro avrebbe potuto salvare Padmé…”
Luke deglutì a vuoto.
“Temevo che lo avresti detto. Lo avevo sempre sospettato ma… volevo sentirtelo dire.”
“E invece il lato oscuro me la portò via, per sempre. Morì di dolore vedendomi diventare un mostro. Lei che aveva sempre creduto in me, si annientò, totalmente. Eppure ebbe la  forza, da quello che mi raccontò Obi-Wan, di mettervi al mondo, per salvarvi e tenervi al sicuro. Vi amava e vi ama sopra ogni cosa. Quando… quando le raccontai degli incubi, il suo unico pensiero era per voi. Non le importava nulla di se stessa. Solo per voi. Ecco perché dico che sei come lei. Anche tu fai così. Pensi sempre agli altri. Sei mille volte migliore di me.” concluse Anakin.
Il ragazzo chinò di nuovo il capo, riprendendo a piangere. Suo padre, senza chiedere nulla, provò ad avvicinarsi e stavolta Luke non fece resistenza, lasciandosi abbracciare.
“Ora ho capito che nessun potere, nessuna ricchezza vale il poter stare vicino a voi. Se potessi tornare indietro mi prenderei a bastonate da solo per aprire quello stupido cervello vuoto che avevo.” disse facendo ridere Luke. “Tu e tua sorella siete la cosa più bella della mia vita, insieme a tua madre. Vederti soffrire in quel modo mi ha fatto più male di qualsiasi cosa. Avrei voluto fermare i tuoi carnefici e non ho potuto. Vedere che ti frustavano in quel modo, divertendosi pure, è stato orribile. Avrei voluto almeno abbracciarti quando Han ti ha trovato e non ho potuto. Ha ragione tua sorella. E’ colpa mia. Solo colpa mia.”
Luke, per la prima volta in vita sua, abbracciò forte il padre
“Ho avuto una paura tremenda. Ho pensato che non sarebbe arrivato nessuno stavolta. Non come quando avevi fermato Palpatine.”
“Lo so.” disse Anakin accarezzandogli i capelli.
“Perché lo hai fermato quella volta?”
“La verità è che non volevo che nessuno ti facesse del male. Solo quello. Non mi importava nulla del resto.” rispose semplicemente Anakin.
Luke sorrise, profondamente toccato da quelle parole.
“Non posso certo chiederti di cambiare la tua natura testarda e generosa. Voglio solo chiederti di stare attento.”
“Ci proverò.” rispose il figlio sorridendo malinconicamente. Non aveva mai pensato di poter parlare così tanto con il padre.
“Lo so che hai incubi su quello che ti è successo. Non tenerti tutto dentro. Credimi, non è salutare. Io lo so bene.”
“D’accordo.”
“Ah sono carini anche i servizi della holonet che fanno su te e tua sorella. In effetti mio genero ha ragione: potresti davvero crearti un harem…”
“Lo sapevo che prima o poi lo avresti detto.” rise Luke.
“Quella ragazza…”
“Sì?”
“Spero sappia quanto è fortunata ad avere vicino una persona come te.” fece Anakin in tono finto minaccioso per poi aggiungere, accarezzandogli il viso mentre il figlio serrava le palpebre continuando a piangere, in silenzio: “Ma oso sperare di sì...Ho visto anche…”
“Cosa…”
“Che sembrava…”
“No non lo dire…” fece il ragazzo fingendosi arrabbiato.
“Molto soddisfatta…”
“Sei peggio di Han.” replicò Luke arrossendo.
Anakin tornò ad abbracciarlo forte, assaporando quel contatto, come poche cose nella sua vita. Il suo ragazzo stava bene ora ma sapeva che non era ancora del tutto a posto. E lui poteva fare molto poco per aiutarlo.
Luke lasciò che il padre lo stringesse.
Ne aveva un gran bisogno.
Non poteva negarlo.
Aveva atteso quell’abbraccio per quasi 30 anni.
Leia li stava osservando da diverso tempo ed era profondamente commossa.
Avrebbe voluto unirsi a loro ma capiva che non era ancora pronta.
Han si avvicinò, vedendo che la donna che amava era molto triste e l’abbracciò.
Anche lui aveva sentito.
“Vorrei andare lì però non riesco. Non ce la faccio.” disse a voce molto bassa.
“Lo so. Ha ragione Luke. Devi fare ciò che senti.”
“Dopotutto è un momento loro, non è giusto che mi metta di mezzo.”
“Sicuramente.”
La principessa lo scrutò, temendo ci fosse un doppio senso nelle risposte dell’uomo.
“Vuoi dirmi qualcosa Han?”
“Non lo so, altezza.”
“Tu lo detesti.”
“Sì ma almeno ha un bel senso dell’umorismo. Glielo concedo. Inoltre la pensiamo uguale su tuo fratello.” fece Han a voce molto bassa, per evitare di farsi sentire.
“In effetti.”
“Interessante sta cosa che quella Lissa fosse molto soddisfatta dopo aver fatto sesso con Luke. Potrei vendere la notizia alla holonet. Ci farei i miliardi.”
“Han provaci e ti strozzo.”
“Ricevuto, altezza.”
Leia lo baciò dolcemente sulle labbra e poi, stupendo anche se stessa, si avvicinò al padre e al fratello, ancora abbracciati.
Non sapeva cosa dire.
Così si sedette sul letto, scostò la mano del padre e si mise anche lei tra le sue braccia.
Appena Anakin se ne accorse, provò a dire qualcosa.
“Stai zitto.” disse Leia cosa che fece ridere tanto Luke quanto Anakin.
L’uomo non replicò, stringendo forte a sé i due gemelli.
Ora più che mai capiva che avrebbe realmente rinunciato a tutto per loro.
Li aveva ritrovati anche se non se lo meritava.
E sapeva che quell’istante sarebbe stato unico per molto molto tempo, così li strinse ancora più forte, baciando entrambi, ripetutamente, sui capelli.
I due ragazzi, a loro volta, si godettero quel momento, non chiedendo altro, sperando di poter avere finalmente un po’ di requie nel loro cuore ferito da troppi anni.
Sognavano che, prima o poi, avrebbero abbracciato così anche la loro madre.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
 
 
Luke stava raggiungendo il tempio jedi, a piedi quando fu fermato da Han, che si stava recando presso il ministero del commercio per una delicata trattativa commerciale con i mondi controllati dagli Hutt.
Da quando era arrivata la nuova repubblica stava cercando di trasformarsi in una persona seria, lavorando in ambito legale, alla luce del sole anche se non era facile per lui. E quel che era peggio, era considerato “esperto” nel trattare con gli Hutt il che lo rendeva il primo e unico candidato per tutte le missioni che li riguardavano.
Il fatto che la sua più lunga e fruttuosa interazione con gli Hutt fosse finita con lui inseguito per mezza Galassia da cacciatori di taglie, congelato in una lastra di grafite e poi quasi gettato in pasto a un enorme verme sotterraneo era apparentemente non rilevante.
“Buongiorno, ragazzino!”
“Buongiorno Han.” disse il ragazzo cercando di tirare dritto perché sapeva che prima o poi gli avrebbe detto qualcosa sulla sua relazione clandestina
“Stai provando a scappare?”
“No perché?”
“Non sono mica un paparazzo.”
Luke lo fissò cercando di non ridergli in faccia.
“No, delle volte sei anche peggio.”
“Cosa vorresti dire?”
“Che ti diverti un sacco a mettermi in imbarazzo.”
“Non è vero.”
“Bugiardo. Avanti su. Dato che non posso esimermi da questa tortura mattutina.”
Il giovane Solo scosse la testa:
“Non devi dirmi nulla?”
“Assolutamente no. Come ti ho già detto la mia vita privata non sono affari tuoi.”
“Allora dovresti far insonorizzare il tuo appartamento… sai…”
Luke lo guardò torvo ma l’amico continuò.
“Credo che tutto il sistema abbia sentito le urla di piacere tue e della tua fidanzata.”
“Sei impossibile..” replicò andando oltre.
“Allora è vero che state insieme.” insistette Han ma Chewbacca si mise di fianco, come a dire di smetterla.
“Ecco diglielo Chewie che certe battute fanno ridere solo lui.” disse anche se stava cercando di non ridere.
“Sei dimagrito ulteriormente però.”
“E finiscila. Non è possibile che ogni cosa che mi succede la devi ripetere ventimila volte.”
“Va bene, la smetto. Sei sicuro di quello che fai? Ti ricordo…”
“Guarda non c’è bisogno che me lo ricordi, fidati. Ho ancora incubi e allucinazioni e temo non passeranno mai. Mai. Sai bene quanto me, inoltre, che probabilmente anche senza di lei, gli imperiali avrebbero voluto farmi pagare la mia indagine” rispose in maniera  triste. “Però vorrei trovare il modo di vivere una vita normale ed essere felice. Non penso di chiedere troppo.”
“Nemmeno io. “ disse Han facendosi improvvisamente serio. “Sai che non mi piace quella tipa, ragazzino ma se ti rende felice, mi va bene.”
“Grazie.” rispose il ragazzo sorridendogli.
“Mi spiace che tu abbia ancora incubi e allucinazioni. Non c’è proprio modo di fermarli?”
“Ho provato di tutto. Meditazione, autoanalisi. Niente. C’è però una cosa che vorrei fare e mi piacerebbe parlarne a Leia. Anzi se vuoi anticiparle il tutto.”
“Che cosa?” domandò Han mettendosi sul chi va là.
“Non credo di essere la loro unica vittima. Tu ne sai qualcosa. Forse potremmo trovare il modo di raccogliere altre persone, come noi oppure dei loro parenti per usare questa storia in senato e farli finalmente svegliare.”
“Sei sicuro di volerlo fare? Ti rendi conto che dovrai testimoniare, poi?” chiese sempre più preoccupato l’ex contrabbandiere.
“Intanto un passo alla volta. Tu parlane con mia sorella. È il suo campo e ne sa più di me.” disse il giovane Skywalker in tono risoluto.
“Per te potrebbe essere uno strazio.”
“Lo è già, Han, credimi. Almeno vorrei poter usare questo strazio per aiutare altre persone.”
Il generale Solo scosse la testa:
“Sei sempre il solito. Pensi sempre agli altri. Va bene, gliene parlerò.” concluse Han facendogli una carezza.
L’ amico sorrise, salutò entrambi e poi andò verso il tempio.
Chewbacca fece un urlo disperato.
“Sì, sono preoccupato anche io. Testimoniare davanti a tutti sarà veramente molto pesante per lui.”
Luke entrò al tempio, andando nelle sale di meditazione, dove trovò Ahsoka che cercava di concentrarsi.
Non appena lo vide, perse ogni voglia di meditare e si alzò.
“Hai visto tuo padre, non è così?”
“Sì.”
“E scommetto che ti ha detto che è solo colpa sua. Tecnicamente è vero… poteva fare come me ma credo sia giusto dirti una cosa.”
Il ragazzo spalancò gli occhi.
“Cosa?”
“Il vecchio ordine fu ignobile con lui. Credimi. Gliene fecero passare di tutti i colori. L’ultima con me, che, lo avrai capito da solo, ero la sua allieva. Fu un maestro fantastico però non è quello di cui volevo parlarti. Venni incastrata per diversi omicidi che non avevo mai commesso. Ora capisco che fu Palpatine a plagiare Barris per spingerla a compierli. Le uniche persone che mi credettero furono tuo padre e Obi-Wan. Nessun altro. Sì nemmeno Yoda mi credette.”
Luke si passò le mani sulla faccia.
“Ecco perché ha detto che il consiglioè stato ingiusto con lui ma non ha voluto dargli nessuna colpa.”
“Mi spiace. E’ vero fu lui a scegliere il male e su questo non ha giustificazioni. Lo sa anche lui. Tuttavia credo abbia diritto a qualche attenuante.”
“Probabilmente sì. Ora che ci penso mi avevi accennato a qualcosa del genere quando ci siamo conosciuti. Poi sono successe tante cose...”
Ahsoka annuì e poi continuò:
“Non lo so giustificando. Non doveva assolutamente compiere quella scelta orribile. Doveva fare come me.”
“Ho capito cosa vuoi dirmi, davvero. È che scoprire che il mio maestro si è comportato male con mio padre, non è il massimo.”
“Scusami. Era giusto che tu lo sapessi.”
Il ragazzo annuì.
“Hai ragione. Grazie. Come stai? Ti trovi bene qui?”
“Sì. Questo ordine è molto diverso. Le tue idee sono favolose. Sono felice di poterti aiutare. Mi sento di nuovo una vera jedi grazie a te. Non un burattino obbediente come allora.”
“Ne sono felice.” rispose il ragazzo. “Se sbaglio qualcosa però dimmelo.”
“Promesso. E tu come stai?”
“Ho deciso di usare quello che mi è capitato per fare una mossa al senato. Spero che Leia possa aiutarmi.”
Ahsoka deglutì.
“Sei sicuro? Non l’hai ancora superata…”
Luke sorrise amaro.
“Temo che non lo farò mai. Come tutti quelli che hanno subito certe cose da loro ma spero di poter usare questo cosa per poter fermare finalmente le manovre di Thrawn.”
La donna ricambiò il sorriso.
“Hai veramente molto coraggio.” replicò. “D’accordo.”
“Posso chiederti perché stavi meditando?”
Ahsoka girò la testa.
“Non so se dovrei dirtelo…”
“Siamo amici, credo.”
“Niente, tutti questi eventi mi hanno ricordato quando lasciai l’ordine amareggiata. Sai fu… fu tuo padre a scagionarmi.”
Luke fece un sospiro.
“Eravate grandi amici.”
“Oh sì, era uno spasso andare in missione con lui. Era il migliore maestro che potessi avere. Era il migliore di tutti noi.”
Il ragazzo chiuse gli occhi, sforzandosi di non piangere.
“Prima di andare via dall’ordine eravamo partiti per una missione insieme. Fummo richiamati dal consiglio per il caso che poi purtroppo mi coinvolse. Non ho mai saputo poi come finì la missione.”
“Capisco. Ascolta… posso chiederti se… ti sei accorta subito di quello che gli stava capitando...”
"Sì purtroppo sì. Ho percepito il momento esatto della sua caduta.”
“Ah sì. Forse mi avevi accennato anche a questo.
Credimi ti capisco meglio di chiunque altro. Fu così per me, a Bespin.” disse il giovane, facendole una carezza.
“Avere la  tua amicizia per me è così importante, Luke. Non sai quanto. È come se curasse tutte le ferite del mio passato.”
“Anche per me. Sei parte della mia famiglia. Non dimenticarlo mai.” replicò Luke sorridendole dolcemente.
I due giovani si abbracciarono di slancio.
È come se avessi acquistato un bellissimo adorabile nipote.” disse lei facendolo arrossire.
“E io una bellissima adorabile zia.” rispose lui baciandole la fronte.
“Sai tuo padre mi chiamava furbetta e io lo chiamavo Skycoso…” fece la donna dopo un po’.
“Veramente?” Luke era scoppiato a ridere “Oddio adesso non me lo leverò più dalla testa…”
“Cosa?” domandò Ahsoka ridendo anche lei.
“Ti immagini sentirlo chiamare Lord Skycoso invece di Lord Vader?” chiese il ragazzo continuando a ridere.
La Jedi quasi si congestionò sentendo quelle parole.
Davanti a loro apparve la figura di Obi-Wan che rideva come un matto.
“Oh questa è la mia vendetta…” mormorò divertito.
Al suo fianco apparve Anakin che avrebbe voluto replicare ma rideva anche lui.
Poco dopo scomparvero.
Al che Ahsoka disse:
“Mi era mancato così tanto vederli ridere insieme.”
Lui sorrise e replicò:
È fantastico.”
Lei annuì e poi aggiunse:
“Dovrei trovare un nome anche per te.”
“Tipo?” disse il ragazzo divertito.
“Non lo so, ci debbo pensare.” rispose la Jedi “Forse amore della zia…”
“Ti prego! Non ho mica 12 anni… allora dovrei chiamarti vecchia zia?” replicò lui facendole la linguaccia.
“Provaci Skywalker!” disse fingendo di arrabbiarsi per poi tornare ad abbracciarlo.
I due rimasero così stretti, a lungo, dimentichi del resto.
 
Han, dopo una mattina di lunghe e complicate trattative durante le quali aveva più volte dovuto reprimere l’impulso di cercare l’impugnatura del blaster,  aveva raggiunto Leia al senato per parlarle di quanto le aveva chiesto Luke.
“Ti ha chiesto una cosa del genere?” domandò la ragazza interdetta.
“Già.”
È completamente matto. Sarebbe pesantissimo per lui testimoniare in senato. Già si mantiene lucido a stento e mi tocca dire che è anche merito di quella lì se ha un minimo di serenità.”
Il generale Solo sospirò
È vero. Come è vero che tutto questo sarebbe un macigno enorme per lui.”
Leia si sedette su una poltrona della grande sala mensa del senato, che più che una mensa, sembrava un ristorante di lusso.
Mangiò per qualche minuto insieme a Han, come per cercare il sostegno nel cibo.
“Tuttavia…” si decise a dire la giovane “Credo abbia ragione.”
“Sì, ce l’ha eccome. Una cosa del genere mobiliterebbe tutte le vittime di quei bastardi e spingerebbe il senato a riflettere. Non potrebbero ignorare una folla immensa, proveniente da tutti i sistemi, che chiede giustizia.” replicò Han.
Un lampo passò negli occhi della principessa.
“Decisamente sì. E io so a chi rivolgermi per far arrivare il messaggio più forte e lontano possibile.” fece in tono risoluto per poi aggiungere: “D’accordo usiamo questa dannata storia per fermare quei vermi. Forse è l’unico modo per avere giustizia per Luke e non solo per lui.”
“Qualunque cosa succeda, io sono qui. Sia per te che per tuo fratello, capito? È anche mio fratello per me. Lo sai.”
Leia lo baciò sulle labbra.
“Lo so. Grazie.”
Terminato il pasto Leia iniziò a chiamare diversi multimilionari, da sempre attenti alle cause dell’Alleanza e della libertà in generale, cominciando dagli amici e dalle amiche del suo padre adottivo.
La prima che chiamò fu la dottoressa Mina Inzler, del sistema di Cato Neimoidia, multimiliardaria, ecologista, antimperiale da sempre. Aveva finanziato più volte l’Alleanza nei momenti bui.
“Buongiorno  dottoressa Inzler, sono la senatrice Leia Organa. Come sta? Avrei bisogno di chiederle un favore.”
“Buongiorno senatrice Organa, che piacere sentirla. Sto bene, grazie e tu? Ho sentito di tuo fratello. È una cosa orribile. Come sta?”
“Io sto bene mentre Luke non si è ancora ripreso. Non del tutto. Ma mi ha chiesto un favore e sono certa che vorrai aiutarlo.”
“Sentiamo. Per voi sono sempre disponibile, lo sai.”
“Vuole… vuole raggiungere tutte le persone che hanno subito quello che ho subito lui o quasi dagli imperiali…”
“Credo di capire dove volete arrivare. E’ una buona idea ma tuo fratello se la sente?”
“Sì. Credo di sì.”
“Va bene, se ne sei sicura, allora farò ciò che chiedi. Serve più gente possibile. E purtroppo temo che ce ne sia.”
“Infatti.” disse Leia in tono malinconico.
“Quanto al dopo, non preoccuparti. I mezzi li riattiveremo a spese nostre. Voi mettete solo la gente.”
La ragazza sorrise.
“Sono sicura che molti reduci si ri-arruoleranno a gratis.”
La donna rise.
“Lo credo anche io. Ora inizio con il bombardamento virtuale. A presto cara.”
“Grazie dottoressa.”
 
Nel frattempo Luke aveva raggiunto la compagna alla cantina, dove ormai lavorava, senza più nessuna copertura, anche se usava ancora i suoi contatti per aiutare il consiglio jedi.
“Buonasera maestro Skywalker” disse lei sorridendo.
“Buonasera ex agente Holne” replicò lui stando al gioco. “Avrei urgenza di parlarle.”
“Cos’è anche a lei sono venute voglie strane, tipo farlo nel mio magazzino?”
Luke scoppiò a ridere:
“Potrebbe essere un’idea ma non vorrei provocare disastri.”
“In effetti… visto che diventi una furia selvaggia quando facciamo l’amore, potrebbero cadere tutte le mensole.”
Il ragazzo le sorrise arrossendo.
“Purtroppo non sono qui per parlare di queste cose.”
“Che peccato. Fammi finire con questi qui e poi arrivo.” disse Lissa con un sorriso molto sensuale. Aveva una gran voglia di baciarlo. Tuttavia detestava l’idea di finire sugli hologiornali.
Voleva che fosse una storia solo loro.
La donna si avvicinò ad alcuni clienti, un po’ caciaroni ma bonari, portando loro delle birre e qualche stuzzichino poi fece cenno al compagno di seguirla nel retrobottega.
“Cosa c’è tesoro?” domandò lei non riuscendo a non dargli un bacio una volta che furono soli.
Luke assaporò quel bacio con trasporto, poi si staccò.
“Mi prometti di non arrabbiarti.”
“Ci proverò.”
“Ho deciso di usare questa storia per aiutare altre persone come me e portare le nostre istanze al senato.”
“In modo da poter mandare finalmente una flotta contro Thrawn.” terminò lei.
“Esatto.”
“Sei sicuro, amore?” domandò la ragazza facendogli una carezza molto dolce.
“In realtà non sono sicuro di nulla ma credo sia l’unico modo per poterne cavare qualcosa di buono.”
“Hai ancora allucinazioni?”
Luke annuì.
“Hai provato a chiedere aiuto a qualche tuo amico jedi?”
“Mi hanno insegnato nuove tecniche di rilassamento e meditazione. Mi sono addormentato e ho avuto altri incubi.” disse il giovane tra il serio e il faceto.
Lissa, tuttavia, non rise, accarezzandogli la guancia.
“Temi siano ancora in giro…”
“Sì a fare le stesse cose. Le stesse. Quelli non erano certo dei soldati colmi di ideali come te o come altri. Quelli erano l’avanscoperta di Gideon e Thrawn, la loro elite.”
“Infatti. Ne sono sicura anche io.”
“Grazie alle tue informazioni siano riusciti a fermare tutte le comunicazioni tra Gideon, che come sai è in galera e l’esterno ma loro non si trovano.”
“Si saranno uniti a Thrawn. A loro interessa soltanto che torni l’impero. Un moff o un ammiraglio sono la stessa cosa.”
“Un motivo in più per fare quello che voglio fare.”
“Sei sicuro di poter sopportare una cosa del genere? Dovrai testimoniare di fronte a tutte quelle persone. Su una pedana solitaria.”
Il ragazzo le prese la mano, stringendola forte.
“Ora un passo alla volta. Raduniamo queste persone. Facciamo capire loro che non lasceremo impuniti i loro aguzzini ed è per questo che vogliamo fermare Thrawn.”
“Va bene amore. Io sono dalla tua parte, lo sai.” disse la donna dandogli un rapido bacio. “Ora torno al lavoro. Se vuoi aspettami che manca poco alla chiusura e potremmo realmente fare qualcosa qui.”
“Non mi provocare.” rispose il ragazzo divertito.
Entrambi tornarono nella Cantina, dove Luke prese una leggera crema whisky e due tramezzini, questi ultimi quasi su ordine di Lissa, che sapeva benissimo che, come suo costume, aveva saltato il pranzo.
Mentre mangiava, osservava i rapporti del consiglio jedi e del senato poi gli arrivò una chiamata al comlink.
“Ciao fratellino.”
“Ciao Leia.”
“Incredibile stai mangiando.”
“Non cominciare.”
“Ascolta. Han mi ha parlato della tua idea.”
“E?”
“Una parte di me vorrebbe impedirtelo…”
“E l’altra parte?”
“L’altra parte ha già iniziato a chiamare diversi milionari che avevano finanziato l’alleanza in passato e che sono disposti ad aiutarci a cercare altre persone come te, tramite i media e investigatori privati. E sono disposti a finanziare la flotta.”
“Sei un tesoro.”
“E tu sei pazzo.”
“Lo so. È un gene di famiglia.”
Leia rise.
“Sei alla Cantina di quella lì?”
“Sì.”
“Non starà mica approfittando di te?”
“Leia, per favore, non ho 12 anni.”
“Va bene, va bene. A dopo. Stai attento.”
“Certo miss Vader.”
“Chiamami di nuovo così che mi arrabbio sul serio.”
Luke rise subito imitato dalla sorella.
“A proposito di nostro padre…”
“Sì?”
“Ahsoka ha detto che lei e nostro padre si davano dei nomignoli.”
“Del tipo?” chiese incuriosita.
“Lui la chiamava Furbetta e lei Skycoso.”
“Veramente?” domandò Leia iniziando a ridere. “Oddio cosa mi è venuto in mente…”
“Lo so, Lord Skycoso…” rise anche Luke.
“Grazie per questa cosa. Mi ha migliorato la serata!” replicò la ragazza.
“Ottimo. A dopo.”
“A dopo.”
 
Lissa stava finendo di pulire il bar e portare le ultime cose nel ripostiglio quando sentì una presenza alle sue spalle.
“Cosa avevi detto prima?” domandò la voce molto dolce di Luke.
La ragazza si girò, osservando nella penombra gli occhi blu e scintillanti del compagno.
“Tu vuoi farmi impazzire…” disse lei baciandolo di slancio.
Lui la prese in braccio, spingendola contro gli scaffali del ripostiglio.
“Vuoi farli cadere per terra veramente?” domandò la giovane Holne divertita.
“Chissà” fece lui iniziando a baciarla sul collo e a spogliarla.
La lasciò a seno nudo, osservandola con desiderio.
La accarezzò piano su uno seno e poi su un altro, facendola inarcare di piacere.
Non aveva mai provato niente del genere e lo sapeva.
Lissa gli sfilò la maglietta, passandogli la mano sul torace, baciandolo sull’ombelico e sui capezzoli.
Il giovane mugolò di piacere, non accorgendosi che la compagna gli stava sfilando i pantaloni e i boxer.
“Ti diverte da matti spogliarmi..” fece lui quando, staccandosi da lei, vide di non avere nulla addosso.
“Oh da morire. Fosse per me ti terrei sempre in casa così.” replicò la ragazza passandogli le dita sul sesso.
Anche nella penombra riuscì a notare che il giovane fosse arrossito.
“Ah mi useresti come schiavo da letto dunque…” disse Luke tornando a baciarla sulle labbra morbide e succose.
“Chissà. Sei così bello. Voglio averti solo per me. Voglio proteggerti da tutto.” replicò sfiorandogli il naso con la punta del proprio. “Tu sei il mio amore.”
Il giovane le sorrise dolcemente mentre iniziava a entrare dentro di lei.
Presero a danzare insieme, mentre con le mani cercavano di tenere ferme le mensole, temendo di combinare un macello.
Ma dopo un po’ persero ogni razionalità e pensarono solo a loro due.
Per loro fortuna gli scaffali erano molto resistenti e riuscirono a sopportare il loro amplesso irruento.
I due ragazzi si lasciarono andare all’estasi e alla passione, innamorati come non mai.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Grazie di cuore a Stefy per seguire la mia storia con tanta passione!

Capitolo 13

 
Tre mesi dopo

 
Una gigantesca folla attendeva fuori dal senato galattico.
Vittime o parenti di vittime dell’impero.
Alcuni di loro venivano intervistati di continuo dalla Holonet.
In quel momento stava parlando una donna. di specie Mon Calamari*.
“Mio figlio è stato rapito e torturato da loro solo per aver osato criticare ciò che facevano. Capisco bene cosa sta passando il maestro Skywalker perché mio figlio non si è più ripreso. Ha paura persino della sua ombra. Ma il senato è troppo occupato con altro per fermare quei criminali che stanno creando un esercito per ricominciare tutto da capo.”
Poco lontano, un uomo di mezza età, di specie ithorian**, parlava con un altro holo cronista. “...ho perso mio fratello maggiore combattendo contro gli Imperiali. Ho visto la corvetta su cui era imbarcato esplodere senza poter fare nulla. Ho perso tanti amici che amavo quasi quanto lui. Vedo i loro volti ogni notte. Darei qualsiasi cosa per poter far finta che sia tutto a posto, ma non posso. Non sapendo che posso fare qualcosa per fermarli e impedire che accada di nuovo. Non voglio essere pagato, che il Senato lo sappia!” Attorno a lui altri uomini e donne, reduci della Ribellione, assentirono vigorosamente. “Non vogliamo essere pagati, ci rendano solo i nostri vecchi gradi e ci facciano imbarcare, e fermeremo tutto questo!”
Luke li stava guardando, rendendosi conto di aver fatto la scelta giusta. Non poteva far finta di nulla. Tante persone stavano patendo quanto lui per colpa degli imperiali e il senato continuava a fare finta di nulla, trattando gli imperiali come un semplice partito di opposizione e le loro manovre militari come un gioco.
Si fece strada tra l’immensa folla. Ogni tanto qualcuno lo riconosceva, urlava il suo nome e un coro di applausi e acclamazioni si levava da chi stava intorno. Luke rispondeva salutando, sorridendo imbarazzato.
Vicino agli scalini che portavano al Senato era stato allestito un robusto cordone di sicurezza. Gli agenti erano numerosi, in equipaggiamento pesante e con molti veicoli di supporto. Ma erano anche loro in gran parte veterani e comprendevano benissimo le motivazioni della folla, le condividevano. Le visiere scure dei caschi erano alzate a mostrare i volti, le armi al sicuro nelle fondine, l’atteggiamento era attento ma rilassato. Non ci sarebbero stati scontri. Luke arrivò al cordone di polizia, fu riconosciuto e fatto passare senza incidenti. Leia lo stava aspettando in cima alla scalinata. Accanto a lei Mina Inzler, attorniata da altri industriali e imprenditori, stava parlando a un folto capannello di inviati dei principali holo network.

“...no, non stiamo forzando la mano al Senato. Non è mai stata nostra intenzione. Le navi sono state riattivate, e sono quasi pronte ad andare in azione - ma il “quasi” deriva dal fatto che non abbiamo ancora riattivato alcuna arma se non il minimo indispensabile per l’autodifesa. E non attiveremo alcun armamento pesante se non su autorizzazione esplicita del Senato. Il nostro gesto serve solo a togliere dalle spalle dei nostri Senatori il peso della scelta dolorosa tra finanziare la flotta e sostenere i programmi di sostegno sociale e ricostruzione di cui la Galassia ha immenso bisogno. Sì, ve lo ripeto: tutte le spese sostenute per riattivare la flotta sono e saranno sempre a nostro carico. Non chiediamo nulla in cambio. Non chiederemo sgravi fiscali, né chiederemo contratti governativi, né ci aspettiamo di essere compensati in qualsiasi altro modo. Le navi una volta che sarà completata la campagna saranno cedute a prezzo simbolico alla Nuova Repubblica, che potrà farne ciò che vuole. Abbiamo già mandato al Senato la bozza di questo accordo. È pubblica, sfido chiunque a leggerla parola per parola e trovare qualsiasi clausola o condizione nascosta! Perché lo facciamo, mi chiedete? Potrei fare lunghi discorsi per spiegarlo. Dirvi che abbiamo ricevuto tanto dalla Repubblica ed è giusto che restituiamo qualcosa. Dirvi che abbiamo aiutato a sconfiggere l’Impero e non siamo persone da lasciare un lavoro a metà. Sarebbe tutto vero. Ma la motivazione fondamentale è che crediamo sia la cosa giusta da fare. Questo per noi è sufficiente!”

Leia gli prese le mani.
“Ora ci siamo. Se non te la senti, andiamo via d’accordo?”
Il ragazzo annuì.
“Va bene.”
Fece per avviarsi quando Lissa gli posò una mano sulla spalla.
“Ti vedrò dalla vetrata, amore.” gli sussurrò all’orecchio.
“Grazie Lissa.” replicò il giovane dandole un bacio leggero sulla fronte, riuscendo a non farsi notare da nessuno e poi seguì la sorella nel parlamento.
Leia andò alla sua postazione e Luke si mise di fianco a lei.
Subito i leader dell’opposizione si misero a urlare.
“Senatrice Organa ha organizzato lei quella pagliacciata per impedirci di parlare?” domandò furente uno di loro.
La cancelliere Mon Mothma era bianca da fa paura. Avrebbe voluto insultarli ma il suo ruolo le imponeva di essere imparziale.
“Per favore, ordine. Senatrice Organa, lei voleva presentarci una mozione.”
“Lo sappiamo cosa vuole fare. Rendere il nostro partito fuorilegge e andare ad attaccare una semplice flotta commerciale con la scusa che alcuni delinquenti hanno aggredito suo fratello.”
Luke chiuse gli occhi, iniziando a respirare più lentamente. Sapeva che sarebbe successo.
“Davvero? Una semplice flotta commerciale?” domandò Leia mostrando al senato gli holo filmati passati dal fratello.
Diversi senatori ammutolirono di fronte alle manovre della flotta imperiale.
Erano caccia e squadroni.
"Mentre lor signori dormivano, il capo dell'ordine Jedi, mio fratello, ha dovuto fare il vostro lavoro, finendo per venire torturato a sangue dagli imperiali. No perché vedete, contrariamente a quello che continua a blaterare qualche senatore, gli imperiali sono ancora forti e soprattutto non vendono biscotti. Adorano torturare la gente. Volete vedere una holo foto di mio fratello in ospedale? Ci ha messo tre mesi per riprendersi fisicamente e avrà incubi a vita, come tutte le vittime di quei mostri ma no voi continuate a parlare di loro come dei normali politici con idee diverse. Con opinioni da rispettare. Mi dite cosa c'è rispettare in chi adora frustare il prossimo?"
Il senato rumoreggiò.
“Chiedo alla cancelliera di poter far parlare mio fratello, come testimone di quanto dico.” aggiunse Leia.
I senatori a favore degli imperiali fischiarono, gli altri, vicino all’opposizione, non sapevano cosa dire.
Mon guardò Leia e poi guardò Luke poi annuì.
“Concordo. Parli pure maestro Skywalker. La ascoltiamo. E avviso che chiunque interromperà la sua testimonianza sarà espulso all’istante dall’aula.”
Leia strinse le mani del fratello che aveva ancora gli occhi chiusi.
“Ce la fai? Andiamo via se vuoi.”
“Ce la faccio.” replicò il fratello decidendosi ad aprire gli occhi. Sentiva intorno a sé dei piccoli fischi ma non era quello che lo infastidiva.
Si era accorto che non vedeva nessuno dei presenti.
Vedeva solo che i suoi aguzzini si erano centuplicati e avevano tutti in mano una frusta.
Deglutì a vuoto, bevve un bicchiere d’acqua e provò a iniziare a parlare.
“Qualche mese fa sono andato a indagare su quanto stavano facendo Thrawn e i suoi, il tutto dopo una soffiata di un nostro informatore dell’intelligence, che indagava da tempo sulla vicenda. Avete visto i filmati poco fa. Sono miei.” si fermò tornando a bere.
“Proprio mentre stavo per rientrare alcuni imperiali, al soldo dell’ex moff Gideon e ora al soldo di Thrawn mi sequestrarono insieme all’agente che era con me. Mi frustarono per non so quanto tempo. Non gli avevo fatto nulla.”
Un senatore dell’opposizione ridacchiò.
“Chi dice che sono imperiali maestro? Lei? Non sarà che li odia per divergenza di vedute? E chi dice che è stato davvero torturato?”
Luke fece un sospiro poi si guardò intorno, continuando a vedere solo e soltanto i suoi aguzzini. Era bianco come un cadavere.
Leia si avvicinò preoccupata.
“Se vuoi andiamo via.” sussurrò a voce bassa.
Il giovane fece un altro sospiro.
Cosa doveva fare? Andarsene? Ciò che vedeva lo stava angosciando da morire. Stava forse perdendo contatto con la realtà?
Prese un altro bicchiere d’acqua poi riprese a parlare:
“Sapete cosa vedo ora, io? Vedo coloro che mi hanno aggredito. Li vedo sempre. Sempre! Ed è quello che vedono le altre persone, là fuori, dopo il trattamento subito dagli imperiali.” parlò con voce ferma anche se gli toccava una gran fatica.
“Dice che non è vero senatore?” domandò rivolgendosi all’uomo che aveva parlato poco prima. Decise di fare una follia ma forse era l’unica strada. Si levò la maglia e prese un holo camera che puntò sul proprio torace, coperto di cicatrici, in modo che tutto il senato potesse vederlo, tramite il gigantesco proiettore.
Un gigantesco “ohh” passò da tutti i banchi del parlamento.
Persino i più duri oppositori di Mon e del suo governo erano sconvolti a  tale vista.
Chi poteva fare un simile orrore?
“Me le sarei fatte da solo, senatore? Le basta o vuole anche i referti medici?” domandò furente mentre quasi tutto il senato lo ascoltava in religioso silenzio.
“Credete che amiamo la guerra? Nessuno la ama. Abbiamo combattuto per anni. Per anni. E nessuno di voi sa che cosa abbiamo visto.” continuò rimettendosi la camicia. “Nessuno di voi senatori. E proprio per questo vi chiediamo di fermare le manovre dell’ammiraglio. Sottolineo fermare. Il che significa disarmare. Vi chiedo, a nome di chi ha passato tutto quello che ho passato io e ogni ribelle, di non andare a uccidere questa gente ma di fargli capire che sta sbagliando. Perché il solo modo in cui possiamo avere giustizia è impedire loro di fare del male agli altri e renderli consapevole dei loro errori. Perché tutti hanno diritto ad una seconda possibilità ma non fingendo che si siano sempre comportati bene. Non lasciandoli impuniti se hanno commesso dei crimini. Vi prego, andate a fermarli se avete veramente a cuore questa repubblica, altrimenti torneremo indietro di 30 anni.”
L’opposizione era ammutolita mentre il resto del senato esplose in un fragoroso applauso.
Leia abbracciò il fratello.
“Sono orgogliosa di te. Ti voglio bene fratellino. Abbiamo vinto.” mormorò la ragazzo.
“Ti voglio bene anche io.” replicò il giovane baciandole la fronte.
Quando la piattaforma tornò verso la postazione, Luke uscì mentre Leia e l’intero senato si apprestavano a votare la mozione che permetteva all’esercito di andare a fermare le manovre dell’ammiraglio Thrawn.
Han andò incontro a Luke, abbracciandolo forte.
“Tu sei matto da legare, ragazzino. Sono orgoglioso di te.”
“Grazie. Almeno tutto questo è servito a qualcosa.” rispose il giovane Skywalker ricambiando l’abbraccio. “Ora forse quelle persone là fuori si sentiranno meno sole, come me. E forse se ne andranno quelle allucinazioni.” concluse arrossendo.
“Te lo auguro di cuore, ragazzino.” disse Han stringendolo forte. “Te lo auguro di cuore.”
Dopo aver stretto forte, forte l’amico un’ultima volta e aver abbracciato anche Chewbacca, Luke raggiunse un corridoio isolato, che portava alle stanze della sorella.
Vi entrò per riposare e per sua fortuna qualcuno gli lesse nel pensiero.
Perché non appena chiuse a chiave la porta dietro di sé, trovò Lissa ad attenderlo, che lo abbracciò di slancio.
“Sei l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto in vita mia.” disse lei baciandolo dolcemente.
“È anche merito tuo. Mi hai dato tanta forza in questi mesi.” replicò il giovane ricambiando il bacio. “Tu, Leia, Han, Ahsoka mi avete dato una forza che non immaginavo di avere. Grazie, amore.”
La donna lo strinse forte a sé, tornando a baciarlo, commossa da quelle parole.
“Grazie a te, amore, per avermi permesso di far parte della tua vita.”
I due ragazzi tornarono a baciarsi e a stringersi, uniti come non mai.
 
*I mon calamari sono una razza anfibia originaria del pianeta Mon Cala. Sono umanoidi, alti circa 1,70 metri, con grosse teste da pesce, occhi gialli grandi e sporgenti e mani e piedi palmati; la loro pelle in genere è di color salmone, ma può essere anche blu, azzurra, verde e porpora, con diverse sfumature. Poiché possono tranquillamente viviere sulla terraferma o in acqua, le loro città si sviluppano sia su piattaforme galleggianti che nelle profondità degli oceani del loro pianeta. Sono una popolazione pacifica, conosciuti per la loro arte e cultura e per essere abili costruttori di navi stellari. Coabitano sul loro mondo con la specie dei quarren. Con lo scoppio delle guerre dei cloni in The Clone Wars, i quarren si alleano con i separatisti per far uscire il pianeta dall'influenza della Repubblica, e attaccano i mon calamari con l'ausilio dei drodi da battaglia. I mon calamari chiedono quindi aiuto alla Repubblica, e grazie all'intervento dei Jedi, riescono a riportare l'ordine sul loro pianeta. L'animo repubblicano dei mon calamari emerge anche durante la guerra civile galattica, nella quale la specie presta il suo supporto alla causa dell'Alleanza Ribelle, rifornendola di navi da guerra come gli incrociatori mon calamari. Fanno parte della specie gli ammiragli dell'Alleanza Ribelle Ackbar e Raddus, il Jedi Nahdar Vebb e l'ingegnere Quarrie. Appaiono ne Il ritorno dello Jedi, La vendetta dei Sith, la trilogia sequel, Rogue One, The Clone Wars e Rebels. Il nome "mon calamari" è stato scherzosamente ideato dal supervisore del design delle creature Phil Tippett dopo un pranzo a base di insalata di calamari
 
**sono una specie proveniente da Ithor. Sono riconoscibili per la loro testa sottile, arcuata e a forma di martello, con gli occhi posti in alto ai lati e due bocche ai due lati del collo. Hanno la pelle in varie tonalità del marrone e del grigio. A causa della struttura delle loro corde vocali non riescono a parlare il basic galattico, ma si esprimono in una lingua fatta di brontolii e rimbombi; nell'Universo espanso possono inoltre emettere dei suoni così forti da provocare un'onda d'urto sonora in grado di danneggiare l'ambiente e le persone circostanti. Sono una specie erbivora, generalmente pacifica, devota all'ambiente e alla natura. Ithoriani appaiono in Una nuova speranza, La minaccia fantasma, L'attacco dei cloni, The Clone Wars, Rebels e Resistance
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Volevo ringraziare di cuore Stefy per aver recensito con tanta passione questa storia. 

Chiedo scusa per averci messo così tanto a postare questo nuovo capitolo. 

Spero di di metterci di meno con la nuova storia, seguito di questo, che si chiamerà Balance of The Force e sarà ancora più hot e cruda di questa.

Buona lettura e grazie anche a chi si è limitato solo a leggere.

Un caro saluto.


Capitolo 14

 

Qualche giorno più tardi

 

Leia e Luke erano nel grande giardino dell’appartamento della donna e di Han mentre quest’ultimo, insieme a Chewbacca, stava giocando con il piccolo Ben.

3po osservava la scena stranamente in silenzio e con lui R2, tenendosi in disparte, insieme a Lissa, che capiva di dover entrare in quella famiglia con i piedi di piombo.

Aveva già fatto troppi disastri.

“Forse stavolta è davvero finita.” mormorò Leia, chinando la testa sulla spalla del gemello.

“Forse sì.” rispose Luke. “Sono felice che abbiano risposto così tante persone.” aggiunse accarezzandole piano i capelli.

“E con il tempo potrei anche andarmi far bene quella…” disse a voce molto bassa.

“Sei impossibile.” disse il ragazzo divertito. “Mi spiace vederla così in disparte.”

“Potresti baciarla davanti a tutti.”

“E certo così Han mi romperebbe a vita.”

“Perché non lo sta già facendo?” domandò Leia sorridendogli di sottecchi.

Il giovane Skywalker le sorrise di rimando e poi raggiunse Lissa, la fece alzare e la baciò davanti a tutti.

La ragazza restò di stucco, commossa.

Il piccolo Ben e Chewbacca fecero i salti di gioia.

“Lo sapevo che lo zio aveva una fidanzata!”esclamò il ragazzino.

Persino R2 pigolò felice e per la prima volta volta in vita sua 3po era veramente senza parole.

Han sorrise ma non potè fare a meno di dire:

“E devi vedere come è bravo con lei a sc…” Leia lo fulminò con lo sguardo “A giocare a dama…” si corresse facendo comunque diventare viola entrambi i ragazzi.

All’improvviso iniziò a calare una fitta nebbia che impediva loro di vedere ogni cosa.

“Cosa diavolo…” provò a dire Luke ma una mano gentile gli mise una mano sulla bocca.

“Non preoccuparti.”mormorò una voce molto dolce che gli sembrava di conoscere anche se non capiva perché. 

Era seppellita nel suo subconscio.

Nella memoria arcaica.

Anche Leia provò a parlare ma la stessa mano e la stessa voce la calmarono.

Così come era venuta la nebbia sparì e i due gemelli si trovarono a riva di un bellissimo lago, dalle acque calme e placide.

Poco lontano vi era una villa piccola di un gusto raffinato e antico, dove si poteva intravedere qualcuno nascosto nell’ombra.

“Non posso stare molto. Vostro padre, Obi-Wan e il maestro di questi, Qui-Gon mi stanno aiutando a… a rendermi visibile e corporea.” disse di nuovo la stessa voce alle loro spalle.

Luke e Leia deglutirono a vuoto.

Non era possibile.

“Questo è solo un momento di tutto quello che avrei voluto vivere con voi.” mormorò la voce.

Con molta calma si voltarono e videro una splendida donna, dai lunghi ricci castani, dall’ovale dolce e particolare e dai bellissimi occhi scuri che gli sorrideva tra le lacrime.

“Sì, sono sono vostra madre. Padmè.” disse con semplicità andando loro incontro lentamente.

Voleva gustarsi quell’istante, senza fretta.

Luke di primo acchito pensò somigliasse alla sorella tuttavia vi era qualcosa che conosceva molto bene. Guardandola a fondo, senza farsi ingannare dai colori, capì quanto la madre gli somigliasse.

“Ha ragione nostro padre. Ha il tuo stesso sguardo e non solo quello.” fece Leia.

I due gemelli si fecero forza e le andarono incontro, camminando anche loro piano piano.

Quando furono molto vicini si guardarono a lungo negli occhi, senza parlare.

Padmè posò la mano sinistra sul volto di Leia e quella destra su quella di Luke.

“Siete più belli di quanto ricordassi. Volevo dirvi… volevo dirvi che anche se non mi avete visto io sono sempre stata accanto a voi. Sempre.E vi ho amato come nessuno nella mia vita. Per questo ho dovuto… scelsi di morire. Era l’unico modo che avevo per tenervi al sicuro. Altrimenti loro vi avrebbero trovati. Siete troppo preziosi per finire nelle mani del Male in persona.” fece sorridendo tra le lacrime.

Luke e Leia furono tentati di chiudere gli occhi, profondamente toccati da quelle parole ma volevano imprimersi nella loro memoria il volto della loro madre.

“Allora eri tu quella notte.” disse Luke senza curarsi di far vedere che piangeva.

“Sì, non potevo lasciarti affrontare questa orribile storia senza di me.” fece lei sfiorandogli il torace con una lieve, dolcissima carezza materna.

 Poi aggiunse: “Come non ho potuto le altre volte. C’ero sempre. Anche quando…”

“Vader mi torturò?” domandò Leia.

“Sì.” rispose la  donna.

“E su Bespin. Su Endor. Anche se non mi vedete, io sono sempre con voi.” disse di nuovo Padmé, continuando a guardarli, come se non si potesse mai stancare di farlo.

All’improvviso li abbracciò di slancio.

“Avrei voluto vivere una vita intera con voi. Volevo sapeste che pur di stare con voi eravamo entrambi pronti a farci mangiare vivi da una galassia di pettegoli. Non ci importava nulla. Volevano solo essere felici insieme.” poi indicando il lago e la villa aggiunse: 

“Qui avremmo dovuto essere felici insieme. Tutti e quattro. Ecco perché ho chiesto di portarvi qui.”

Leia e Luke ormai piangevano a calde lacrime, stringendola forte, come per potersi imprimere addosso il suo odore.

“Non… non lo dimenticheremo.” riuscì infine a dire Leia.

“Mai è una promessa.” concluse Luke.

“Volevo chiedervi… una volta sola di chiamarmi…”

I due ragazzi si staccarono e la guardarono a lungo.

Il primo a parlare, con molta fatica, fu Luke:

“Non sarà una sola volta. Non sai quante volte ti ho cercato... mamma.” concluse quasi balbettando incredulo di poterla chiamare così con lei di fronte.

“Anche io... mamma. Anche io.” fece Leia parlando anche lei a fatica.

Padmè tornò a piangere accarezzandoli e baciandoli sul viso e sulla fronte.

“Oh i miei bambini. Il cuore mi si è spezzato in mille pezzi quando ho capito che dovevo lasciarvi. Che non potevamo stare insieme.”

I gemelli non dissero altro, gustandosi quel momento, beandosi del calore e della presenza della loro madre.

Nel frattempo, da lontano, una figura alta ed elegante li osservava commosso.

Non si sarebbe mai perdonato nessuno dei crimini commessi.

Non si sarebbe mai perdonato i tradimenti che aveva compiuto.

Non si sarebbe mai perdonato di essere stato anche la causa della separazione di sua moglie e dei suoi figli. Sapeva che Padmé li aveva voluti tenere al sicuro da lui.

Temeva che lui li avrebbe buttati nelle grinfie di quel mostro di Palpatine.

Lui si meritava tutto il dolore del mondo ma loro no.

La sua Padmé e i suoi gemelli non meritavano tutte quelle sofferenze.

E vederli insieme abbracciati e felici era la gioia più bella.

Era come vedere un quadro di amore e felicità.


Fine


 

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