Nέκυια di _Morgan (/viewuser.php?uid=8339)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Nekiya - 31 ottobre 2023 ***
Capitolo 2: *** .I. Fagioli volanti, fantasmi petulanti e ombre maligne (5 novembre 2023) ***
Capitolo 3: *** Interludio I: Arcano XIII - Il Senzanome (5 novembre 2023) ***
Capitolo 4: *** .II. Arcani minori: Fante e cinque di Bastoni / il Pellegrino (13 novembre 2023) ***
Capitolo 5: *** Interludio II: Arcano XIII - Il Senzanome (5 novembre 2023) \ inserto: Gazzetta del Profeta, 01 novembre 2023 ***
Capitolo 6: *** .III. Convalescenza, comportamenti assurdi ed oscuri trafiletti (17 novembre 2023) ***
Capitolo 7: *** .IV. Cavallo di Bastoni, cene movimentate e Luna in Scorpione (18 novembre 2023) ***
Capitolo 8: *** .V. Biblioteca, duelli d'allenamento e strane apparizioni - (23 novembre 2023) ***
Capitolo 9: *** .VI. L'Aria ed il Baratro (9 dicembre 2023) \ Inserto: Frammenti d'indagini (12 dicembre 2023) \ Frammento: Riti di luce e ombra (13 dicembre 2023) ***
Capitolo 10: *** .VII: Saturnalia, notte del Solstizio: Offerta alla Tormenta (21 dicembre 2023) ***
Capitolo 11: *** .VIII. Saturnalia, notte del Solstizio: Addomesticare le bestie feroci (21 dicembre 2023) ***
Capitolo 12: *** .IX. Animali, maschere e curiose bacchette (22 dicembre 2023) ***
Capitolo 13: *** .X.Il Ragazzo di Londra che parlava ai Serpenti \ Fratello Sole, Sorella Luna (22 dicembre 2023) ***
Capitolo 14: *** .XI. Sol Invictus, il volo (25 dicembre 2023) / Stralci d'indagini: Il nome del Pellegrino (24 dicembre 2023) / Lettere ***
Capitolo 15: *** .XII. Centro di comando, sala comune e laboratorio (08 gennaio 2024) ***
Capitolo 1 *** Prologo: Nekiya - 31 ottobre 2023 ***
[Ipotesi di rito negromantico nella Hogwarts del
secondo millennio]
I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali.
Vivono dentro di noi e, a
volte, vincono.
(Stephen King)
Hogwarts, 31 ottobre 2023
Foresta Proibita.
La
foresta proibita profuma d'acqua e terra smossa, muschio selvatico e
flora spontanea; è l'odore pungente della natura selvaggia,
della libertà arrogante che non ha bisogno d'alcuna mano
umana per essere guidata e prosperare.
E' l'odore che le impregna i lunghi capelli mossi e le si attacca con
forza alla divisa scolastica umida di pioggia, scivolando sinuoso
all'interno delle narici per ancorarsi lì, nel subconscio,
saldamente legato all'ultimo ricordo che avrà di questa vita.
Morire a sedici anni a causa di uno stupido 'gioco'
fra compagne di classe, una 'prova di coraggio'
disputata durante la notte di Halloween per avvalorare la tesi di
quanto siano idiote certe superstizioni babbane e del come leggere un
libro – seppur
scovato nei meandri più reconditi della Sezione Proibita –
non abbia mai ucciso nessuno, le pareva ridicolo; ora, con i mocassini
ben affondati nella morbida terra del sottobosco e le gambe rigide come
pali di ferro a causa dei muscoli contratti, non ne è
più così sicura.
Non ridicolo, reale.
La
razionalità tanto decantata dal Cappello Parlante che le ha
consentito l'accesso alla casa di Rowena (I) inizia ad incrinarsi,
sostituita da mille fantasie alimentate dai numerosi romanzi babbani
che ha sempre divorato con voracità, affamata d'amore e di
storie avvincenti, di conoscenza mascherata da fiaba e di mondi
più coloriti e vasti di quello reale, assai stretto se hai
la malaugurata sorte di nascere nella famiglia del Salvatore del Mondo
Magico; in particolare sono i classici dell'horror ad invadere i
pensieri, il Dracula di Stoker ed il Mastino dei Baskerville, poi
Frankenstein e gli innumerevoli racconti dell'americano Edgar Allan
letti a lume di bacchetta, con le coperte tirate fin sopra la testa e
le ombre ad avvolgere la cameretta.
Il cuore pompa rapido, martellando la cassa toracica con forza mentre
il respiro si fa aritmico e tachipnoico, gli occhi ben piantati sulla
'figura' che le è apparsa dinnanzi spezzando il Cerchio
disegnato nel fango.
Il libro giace dimenticato poco lontano, le pagine sporche e schizzate,
irrimediabilmente danneggiate dall'acqua piovana cosicché
l'incantesimo di chiusura del rituale - sempre se esista -
risulti illeggibile; mentalmente maledice la sua poca attenzione
poiché avrebbe dovuto imparare a memoria la formula
anziché gettarsi svogliata e supponente in quell'impresa
assurda, convinta che si sarebbe risolto tutto in un nulla di fatto,
quasi stessero per cimentarsi in un abracadabra babbano.
Siamo streghe, ogni cosa che facciamo ha una
valenza 'magica'.
Le
altre ragazze sono scappate quando la terra all'interno del cerchio ha
iniziato a smuoversi in modo fin troppo anomalo e sinistro, bevendo
l'offerta di sangue di drago con una sete famelica come fossero labbra
d'un uomo che ha attraversato miglia di deserto prima di poter essere
benedetto dalla presenza di un oasi ed inghiottono miele, latte e
farina con una fame antica, primordiale, che non ha risparmiato nemmeno
le ciotole; lei invece, cocciuta Potter e mancata Grifondoro,
è rimasta ben salda nella sua posizione continuando a
salmodiare l'incantesimo, accentando il greco antico in modo assai
approssimativo, pronuncia dettata dalla poca conoscenza d'una lingua
così diversa e studiata giusto per mettere in ridicolo le
sue compagne.
Ora quella ridicola è lei, poiché sbagliare
qualche cadenza non l'ha salvata dall'annullare gli effetti di quanto
stava recitando e, con il proverbiale senno di poi che oramai non serve
a nulla, tranne forse ad aumentare il suo disappunto, pensa che
– forse –
si sarebbe dovuta dedicare alla traduzione dell'invocazione con
dizionario di greco antico alla mano, come sua cugina Rose aveva
puntualmente suggerito, anziché affidarsi in puro stile
Potter a Google Translate (II).
E' solo un gioco.
Leggere un libro non ha mai ucciso nessuno.
Certo.
La
figura tasta con piedi nudi e marcescenti il solco nel terreno che
funge da limite fra i mondi ed in silenzio, con la bocca ancora sporca
di sangue e farina, i denti ingialliti contornati da labbra sottili,
incartapecorite, la osserva con occhi morti inclinando appena il capo
per far ricadere la massa di capelli grigi e sporchi oltre le spalle
ossute.
La ragazza inghiotte saliva e paura, cercando la bacchetta nella tasca
della gonna.
Suo padre le ha parlato degli Inferus raccontandole il viaggio fatto
con Silente all'interno della grotta dove Riddle – Lord Voldemort –
aveva nascosto il medaglione di Salazar tramutato in Horcrux,
medaglione che poi s'era rivelato un falso, mentre i morti emersi dalla
profondità dalle acque nere che avevano tentato di attaccare
lui e Silente erano risultati tristemente veri, animati dalla
più terribile delle magie oscure.
Silente li aveva scacciati con una tempesta di fuoco di tale ampiezza
ed intensità da far impallidire l'inferno stesso, o
così almeno raccontava suo padre.
Lei però non possiede la bravura né l'esperienza
di Silente e, nonostante eccella in Incantesimi, Difesa contro le Arti
Oscure e Trasfigurazione, non è sicura di riuscire ad
evocare fiamme così tanto forti da bruciare la 'Cosa' che la sta fissando immobile,
indeciso se avvicinarsi ulteriormente o meno; stringe il legno fra le
dita umide riaprendo la ferita sul palmo ove pochi minuti addietro
– o
forse ore – ha
passato la lama dell'Athame (III) per acquisire l'ingrediente
fondamentale a garantire la buona riuscita dell'incantesimo.
Qualche goccia del suo sangue da mischiare a quello di drago per legare
a sé l'eventuale fantasma.
Per
una frazione di secondo chiude gli occhi sperando che Amanda, Milena e
Grace siano corse dalla preside McGranitt ad informarla della bravata e
che ora lei stia per sopraggiungere a salvarla da quel casino, ma non
ci giura; non sono mai state amiche e lei sa che quella sfida
è stata ideata solo per screditarla ulteriormente, per far
vedere al mondo quale serpe si nasconde in seno alla famiglia di eroi
per eccellenza.
Se Albus Severus, smistato a Serpeverde, ha sempre mostrato interesse
per le Arti Oscure e le antiche magie senza mai rendere nota questa sua
inclinazione, limitandosi al semplice studio, lei ne è
affascinata ed adora sperimentare; nel silenzio della biblioteca ove
passa buona parte del suo tempo libero ed i week-end, trascrive interi
passaggi dai libri proibiti e rielabora incantesimi, studia formule ed
antiche magie reinventandole in chiave moderna per creare nuove opzioni
che possano risultare utili nel quotidiano.
Non ci ha mai visto nulla di strano in questo hobby, dopotutto
più d'una religione e d'una filosofia babbane parlano del
dualismo fra Bene e Male dell'impossibilità che esista l'uno
senza l'altro, le Arti Oscure non dovrebbero quindi essere condannate a
prescindere, ma solo analizzate e capite.
Se utilizzate in modo corretto potrebbero rivelarsi assai utili e lei
non comprende come mai, nell'Inghilterra Magica sopravvissuta a due
guerre nate dall'ignoranza, siano ancora proibite; sa bene che in altre
scuole di magia vengono insegnate assieme alle materie più
comuni come Erbologia, Astronomia e Divinazione, pertanto non debbono
essere così pericolose come i più credono.
Nonostante ciò si è sempre categoricamente
rifiutata di divulgare le sue idee sull'argomento poiché
nessuno, eccetto forse Albus, le avrebbe capite.
I
suoi genitori e James Sirius rimarrebbero inorriditi nello scoprire
cosa studia davvero in biblioteca, oltre a leggere romanzi e saggi
babbani; forse dovrebbe ascoltare quel che le dice Rose, studiosa
quanto lei ma più socievole con il prossimo ed abbandonare i
libri per uscire un po' più all'aria aperta, cercando di
costruirsi una vita sociale. Peccato che 'la
vita sociale' le interessi così poco,
così come poco l'attira l'idea di dover correre dietro a
qualche stupido ragazzino che la porterebbe in giro come una sorta di
trofeo poiché lei, prima di essere una creatura senziente
dotata di intelletto e volontà proprie è 'Miss Potter', unica figlia femmina del
Bambino Sopravvissuto.
E' solo cultura personale, sono solo incantesimi
che non vanno ad interferire con ciò che mi circonda.
Non vi è nulla di male nello
studiare ed applicare conoscenze antiche.
Almeno finché non si tratta di
evocare i morti.
Questo è un altro paio di maniche.
Ma poi, quella dei morti risorti è
solo una leggenda babbana.
Voldemort muoveva i corpi con la magia oscura
come fossero marionette, non dava loro vita propria. Nessuno
può dar vita a ciò che è morto e
più d'un ricercatore conferma questa tesi.
Quindi il cerchio non avrebbe dovuto
funzionare.
Giusto?
Non
sa da quanto tempo si stia protraendo lo stallo fra lei e creatura, ma
avverte distintamente l'odore della foresta farsi più
pungente, alimentato dalla pioggia che le ha inzuppato completamente
abiti e capelli, facendoli aderire al corpo come una seconda pelle;
sotto quell'odore 'buono' le
giunge insistete il lezzo di carne in putrefazione e sangue fresco,
mischiato all'alito mortifero della creatura.
Non respira, il torace non espande, ma è come se lo facesse
ricordando il gesto automatico che compieva in vita.
Non sa chi sia, ma guardandolo meglio riesce a scorgere brandelli di
una lunga tunica nera, lacera e sporca; il torace scheletrico
è ancora fasciato dai resti di una casacca imbottita ornata
sulla parte anteriore da protezioni in metallo spesso, oramai ossidato,
che pendono scomposte dal tessuto toccando la pelle cartapecora che
avvolge le ossa sporgenti; non ha alcun muscolo sotto ad essa,
né sangue o organi.
Il viso squadrato privo di palpebre con labbra tirate sui denti lunghi
e marci, incorniciato dalla massa scomposta di capelli arruffati, resta
inclinato sulla spalla sinistra quasi avesse difficoltà a
mantenere il capo eretto; un grosso verme biancastro fa capolino dalle
lacerazioni della pelle sulla guancia destra, sporgendosi verso il
cielo.
Un bolo di saliva amara scivola lungo la gola secca della ragazza.
Vicino ai piedi della creatura, emersa della terra come un nefasto
presagio, vi è una maschera d'argento dalle fattezze di
teschio, anch'essa ossidata ed incrostata di lerciume.
Mangiamorte.
Lily Luna, fra tutti i posti che potevi scegliere
per tracciare il cerchio, proprio sopra la tomba improvvisata di uno
dei Mangiamorte uccisi durante l'assedio di Hogwarts?
Eh...ovvio!
Ma come avrei potuto saperlo?
La
stretta sulla bacchetta si fa spasmodica.
Con un movimento rapido e fluido la ragazza descrive un semicerchio
lanciando uno schiantesimo verso il cadavere che finisce proiettato a
qualche metro di distanza, tristemente incolume e senza alcun dolore
causato dall'impatto contro al suolo.
Non emette alcun suono, probabilmente a causa della decomposizione
delle corde vocali, alzandosi con uno scatto fin troppo agile per una
creatura priva di muscoli.
"Merda" impreca la ragazza indietreggiando nel sottobosco senza mai
distogliere lo sguardo dal cadavere, passando dagli incantesimi di
difesa piu' innocui all'evocazione di sfere di fuoco di media
circonferenza per cercare di contrastare la sua inesorabile avanzata
ma, forse a causa del clima umido e pungente o per
l'impossibilità di concentrarsi per incanalare in modo
corretto l'energia aumentando così l'efficacia delle
fatture, il fuoco sembra non sortire alcun effetto; a parte
bruciare quel che resta delle vesti e dei capelli lasciandolo seminudo,
il cadavere non prende fuoco né si ritira, continuando a
puntare verso di lei con occhi ciechi carichi di bramosa fame.
Non avrei dovuto utilizzare il mio sangue.
Riflette
lasciando un ' Bombarda' ai
piedi della creatura cosi da spaccare il terreno e farla precipitare in
una fossa sulla quale piovono pezzi di rami e detriti; questo basta per
permetterle di voltarsi e correre con tutta la forza di cui dispone in
direzione della capanna di Hagrid, saltando radici e massi sporgenti,
schivando con abilità maturata in anni di partite a
Quidditch passate ad evitare bolidi vaganti, fronde basse ed ostacoli
improvvisi.
Il buio e la pioggia non aiutano ma lei non rallenta,
avvertendo il cuore pompare all'impazzata alimentato
dall'adrenalina che scorre in circolo come una droga, attenuando la
stanchezza, mentre dietro di sé avverte con terrore
l'incedere dell'essere liberatosi agilmente dalla trappola in cui l'ha
costretto.
"Incarceramus!...Ah!" grida voltandosi a mezzo, ma la spell finisce in
aria a causa della brusca caduta al suolo frantumando alcuni rami
d'abete che ricadono al suolo con schiocchi sinistri ; con il piede
incastrato fra un avvallamento del terreno ed una radice la ragazza non
può far altro che voltarsi verso la creatura, oramai
prossima, brandendo la bacchetta con tutta la forza di cui dispone.
Utilizzare gli anatemi risulterebbe inutile, non ha
circolo né centri nervosi, non prova dolore.
Posso cercare di farlo a pezzi con un'altra
Bombarda, ma ho il terrore che, pur smaciullato, non
smetterà di darmi la caccia.
Il libro parlava chiaro, sarebbe dovuto
rimanere confinato nel cerchio, accettare l'offerta ed ascoltare
ciò che avevo da dire; se è uscito significa che
uno dei passaggi non è stato eseguito correttamente e la
magia si è dispersa, probabilmente i bordi del disegno non
erano abbastanza netti o sono sbiaditi a causa della pioggia.
Il
Mangiamorte è ora a pochi passi e protende verso di lei le
mani ossute su cui spiccano lunghe unghie giallastre, ricurve.
La ragazza inspira lentamente cercando di dominare la paura per
acquisire sufficiente lucidità da dare forza al suo
incantesimo; lontano, oltre il fragore della pioggia, avverte l'eco
ovattato della musica prodotta in Sala Grande per i festeggiamenti di
Halloween e le labbra le si incurvano in un sorriso triste.
Se solo gli altri sapessero che i morti, questa sera, sono davvero
emersi dalla tomba per danzare con i vivi e far loro pagare l'impudenza
di respirare ancora inorridirebbero, come inorridirebbero nello
scoprire che è stata lei a richiamarli indietro, basandosi
su un testo greco trovato scarabocchiato a margine in un'anonima pagina
di un vecchio grimorio dedicato agli studi divinatori da un mago
vissuto nel XVI secolo e morto sul rogo, accusato di eresia,
pratiche negromantiche e blasfemia.
L'aveva scovato Amanda nella Sezione Proibita, ove si era addentrata
alla ricerca di un tomo che le permettesse di svolgere la ricerca sul
ruolo del Mondo Magico durante la prima Rivoluzione Industriale babbana
assegnatale dal professor Ruf; le aveva sbattuto il libro dinnanzi con
aria di sfida, sapendo la sua passione per la magia antica e per il
sordido, sfidandola a trovare il coraggio d'evocare uno spettro durante
la notte di Halloween.
Non è possibile evocare i morti, Amanda.
Sono solo superstizioni babbane.
Le
aveva risposto con un cipiglio scocciato, riprendendo la ricerca per
ultimare il tema sulla pozione Obliviante che avrebbe dovuto consegnare
il giorno dopo.
Amanda aveva sorriso in modo affabile, facendole notare che una cosa
è impossibile solo fin quando non la si dimostra tale in
modo scientifico e lei, punta nell'orgoglio e desiderosa di battere la
sua rivale di Casa, stupidamente aveva accettato di provare a svolgere
il rituale.
Solo per dimostrare quanto tu sia stupida a credere
a vecchie superstizioni.
Il
Mangiamorte si protende lentamente sfiorandole un ginocchio nudo con
dita fredde e ruvide, sporche di farina e terra.
Lei trattiene il respiro e scaglia l'incantesimo con tutta la forza di
cui è capace, aprendo una voragine nel petto della creatura,
disintegrando ossa e pelle, placche in metallo ed il sudario lacero.
Lui si ritrae scoprendo i denti in un ringhio ferino, muto, inclinando
la testa per osservare il terreno gremito di sassi oltre lo squarcio
che gli ha portato via sterno e costole, un buon tratto di colonna
vertebrale e pelle, rimanendo inspiegabilmente in posizione eretta.
"Non è possibile" impreca la strega, sbalordita.
Sarebbe dovuto collassare a terra diviso a
metà.
Passi il muoversi, ma come può
rimanere in piedi senza parte dello scheletro?
Il cerchio non è chiuso.
La magia lo alimenta.
Merda.
Sedici
anni compiuti da poco e la prospettiva di non arrivare mai ai
diciassette la colgono con violenza, annullando qualsiasi altro
pensiero, spingendola ad abbassare la bacchetta colta dallo sconforto,
sconfitta; l'unica possibilità di fermare quanto ha
richiamato sarebbe tornare al cerchio e chiudervi dentro la creatura,
ripetendo la magia di protezione e difesa in modo corretto, peccato che
il libro su cui è riportata sia stato irrimediabilmente
danneggiato dalla pioggia e lei non ricordi la formula a memoria,
essendo in greco antico.
La
caviglia incastrata le duole terribilmente, probabilmente se
l'è slogata cadendo e non ha più fiato o forze
per correre verso il centro della foresta, per non menzionare il fatto
che ora le risulterebbe alquanto difficile scansare il cadavere e
slanciarsi via, essendo quest'ultimo sorprendentemente veloce e vicino.
I film babbani sugli zombie sono davvero un grosso
fake.
Pensa
cupamente, mentre l'essere le afferra il collo con mani sudicie
alitandole in faccia una zaffata che sa di terra umida, farina, sangue
e miele, prima di appoggiare lo zigomo ossuto poco sotto la mandibola,
dove pulsa la carotide.
Sedici anni
Vede
la sua famiglia piangere raccolta attorno al cadavere smembrato.
Amanda, Grace e Milena singhiozzare isteriche, declamando la loro
innocenza e buona fede dinnanzi ad una McGranitt furente e provata,
distrutta da quest'ennesima perdita causata della Magia Oscura; vede
James Sirius con indosso la divisa da cadetto Auror lanciarsi nella
foresta alla ricerca del mostro, inveendo contro al cielo le peggiori
maledizioni ed Albus Severus, composto, sorreggere la madre in lacrime
con occhi verdi ardenti di rabbia ed un anatema serrato fra i denti.
Vede tutto questo nei pochi secondi che la creatura impiega ad
annusarle la pelle umida e sudata, stendendo le labbra per mostrare
nuovamente i denti su cui spiccano due canini scheggiati,
innaturalmente puntuti.
Il grasso verme bianco cade dalla guancia del morto sulla spalla della
ragazza, quasi pregustasse il banchetto con carne fresca, mentre
quest'ultima chiude gli occhi ed abbandona la presa sulla bacchetta
inspirando per l'ultima volta l'odore antico della foresta dove
è scritto che troverà la morte a causa d'uno
stupido gioco fra adolescenti.
L'ultimo suono che le giunge alle orecchie, fragoroso come il boato
della Bombarda scagliata poc'anzi, è il gracchiare d'un
grosso corvo nero, uno di quei maledetti pennuti che infestano l'orto
di Hagrid beccando zucche e cavoli rigogliosi, posatosi ora sul tronco
d'un albero caduto a qualche metro di distanza, quasi ad aggiungere
quel tocco folkloristico e drammatico che – in
effetti – alla
scena mancava.
Sia mai che si muoia ad Halloween divorati da un
Mangiamorte risorto senza corvi o pipistrelli come testimoni.
"Quell'augel d'ebano, allora, così
tronfio e pettoruto
tentò fino ad un sorriso il mio
spirito abbattuto:
«Sebben spiumato e torvo,
— dissi, — un vile non sei tu
certo, o vecchio spettral corvo della tenebra
di Pluto?
Quale nome a te gli araldi dànno a
corte di Re Pluto?»
Disse il corvo allor: «Mai
più!»." (IV)
Le
parole dello scrittore Edgar Allan Poe le invadono la mente
anestetizzando il dolore, estraniandola da quel corpo freddo e fradicio
che presto non sarà più suo, mentre il morto
inizia a sfregare i denti sul collo provocandole numerosi tagli da cui
escono rivoli di sangue rubino ch'egli beve avido, assetato.
Gli occhi castani si fissano sulle fronde degli alti alberi, per poi
tornare un'ultima volta ad incrociare quelli piccoli e neri del grasso
corvo, messaggero degl'inferi in molte culture e libri di narrativa.
Il Mangiamorte beve e lei si sente debole, la vista inizia ad
appannarsi, le palpebre si chiudono sopraffatte dall'agonia che prorupe
dalle labbra umide sotto forma d'un grido disperato; non piange, soffre
in silenzio e scalcia inutilmente, con i nervi attraversati da una
scarica di dolore continuo e pulsante.
"Mai più" sussurra ricordando la poesia, svenendo poco prima
di sentire il peso del cadavere venir meno, allontanando dal collo
straziato e sanguinante i denti sporchi ed aguzzi; sviene con impressa
nella cornee, fra ciglia umide di pioggia e lacrime a stento represse,
la figura alta e nera d'un – uomo? -
creatura ammantata di tenebra che ha la prontezza di allontanare il fu
Mangiamorte con un calcio ben assestato, prima di schiantarlo contro
una grossa quercia a diversi metri di distanza; sente qualcosa di
caldo, soffice, avvolgerla delicatamente e dita fredde, fredde come
quelle del morto ma molto più morbide, tastarle il polso
carotideo dopo aver richiuso gli squarci da cui grondava copioso il
sangue .
Chiudi il cerchio.
Completa il rituale.
Il
buio diviene indistinto e la magia si addensa nell'aria facendola
divenire pesante, elettrica.
Un'improvvisa sensazione di 'potere'
scaturisce da dentro incendiandole i polmoni; è come se
l'energia utilizzata per tracciare il cerchio di evocazione, ora che ha
perso il controllo razionale su di essa, stesse emergendo in tutta la
sua distruttiva forza riversandosi attorno a lei come acqua in tempesta.
Da qualche parte - lontano -
avverte il cadavere 'gemere' e
piegarsi su se stesso, schiacciato da una volontà
più forte dell'incantesimo che ha dato motilità
ai suoi arti decrepiti; avverte una nuova carica magica sovrapporsi
alla sua per guidarla dolcemente, incanalandola nel corretto modo
affinché non si disperda ma vada a formare un anello attorno
al corpo del Mangiamorte, ora costretto al suolo.
Katàbasis.
Sfama i perduti.
Ascolta i loro vaticinio... (V)
Ma
la creatura evocata per gioco non parla, non ha alcuna profezia o
consiglio da riferire.
Si limita ad affondare il viso nel terreno che pian piano inizia ad
inghiottirlo, supportato dalle giuste parole cariche di magia e potere
antico; le labbra della ragazza non emettono alcun suono, tutto
ciò che è necessario a guidare la sua magia
risiede nella volontà, nel pensiero.
E' il pensiero a plasmare il cerchio, a disegnare le giuste linee e a
definirne i bordi.
E' il pensiero di lei che s'appoggia malfermo ed insicuro a quello
dell'altra fonte che la sta guidando nel disegnare le linee in modo
corretto e ad innalzare le giuste protezioni per concludere il
Nèkiya (VI); non sa chi sia questa nuova figura,
razionalmente spera si tratti della McGranitt giunta finalmente in suo
soccorso poiché è l'unica che potrebbe saper
utilizzare un incantesimo così complesso, antico e potente,
ma a pelle sente che la verità è un'altra, assai
più oscura.
La figura nera è un uomo.
Un uomo che è ombra.
Un'ombra
che cammina sul piano mortale pur non essendo fantasma.
L'ha evocato lei.
Una
voce roca, graffiante, frantuma il silenzio ovattato – intontito –
in cui è scivolata, richiamandola con forza verso il regno
dei vivi e la realtà circostante, spingendola ad aprire
faticosamente le palpebre per incontrare un viso pallido su cui
spiccano occhi ossidiana dal taglio asciutto, ardenti come fuochi fatui.
Il contatto dura poco, non ha più forze per concentrarsi
sull'osservare la figura – del suo
salvatore? - che le
è dinnanzi, né per chiedersi cosa sia successo al
cadavere del Mangiamorte inghiottito dalla terra grassa e ricca della
Foresta Proibita, trattenuto ed avvolto dalle radici degli alberi
secolari e privato nuovamente della facoltà di muoversi
grazie al cerchio che ha concluso in modo coretto il rito d'evocazione.
Con l'ultimo brandello di lucidità registra quanto la figura
ha proferito, sorridendo mestamente prima di abbandonare il mondo per
scivolare nell'oblio.
"Cos'hai combinato...ragazzina?!"
End of
Prologue.
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Glossario:
I) Corvonero: secondo fonti canoniche (o almeno
quelle che sono riuscita a reperire io) Lily Luna Potter viene smistata
a Grifondoro seguendo le orme del padre, della madre e del fratello
James Sirius; in questa fanfic invece sarà una Corvonero,
perché è la mia casata
preferita e perché
'avra una sua utilità a fini di trama.
II) Google Tanslate: Ho immaginato la new generation molto
più propensa all'utilizzo della tecnologia babbana;
nei prossimi capitoli molti oggetti comunemente usati nel mondo umano
appariranno anche ad Hogwarts in linea co l'idea che, a seguito della
sconfitta di Lord Voldemort, il mondo dei maghi abbia deciso -
gradualmente - di aprirsi a quello babbano.
III) Athame: particolare coltello o pugnale
utilizzato nei rituali neopagani.
IV) Edgar Allan Poe – "Il Corvo" (1845)
V) Katabàsis: nella letteratura greca
indicava la discesa nel regno degli inferi (Ade).
VI) Nekiya: Nella pratica cultuale e nella
letteratura greca è un rito attraverso il quale venivano
evocati spettri o anime di defunti per essere interrogati sul futuro.
About Lily Luna Potter: probabilmente sarà risultata OOC (per
quanto possa essere OOC un personaggio non a fondo trattato dall'autore
principale); ho scelto di distaccarmi da come viene usualmente
presentata, facendola apparire come una ragazza indipendente e
solitaria, orgogliosa delle proprie capacità e testarda. Le
piace molto studiare, ascoltare musica, leggere e giocare a
Quidditch, sport in cui riveste il ruolo di cercatrice per la squadra
di Corvonero. Non ama molto
la notorietà che il cognome 'Potter' le porta, preferendo
raggiungere i risultati grazie alle su capacità personali e
non per 'favori' verso la figlia del Salvatore del Mondo
Magico. E' nata nel 2007
(non 2008 come scritto su Potterpedia), il 25 ottobre. Scorpione.
NDA: Sono passati circa quattro o cinque anni
dall'ultima volta in cui sono riuscita a scrivere qualcosa di completo
e con un senso, ormai credevo di non esserne più capace.
Questa fanfiction nasce da un'idea folle
bazzicatami in testa in un raptus d'insonnia passato a spulciare il
sito di EFP in cerca di fanfiction interessanti da leggere, ed
è una sorta di esperimento.
Repayment, anche se ho sempre trovato questo pairing strano
ed impossibile (nonostante la mia predilezione per i
Crack!Pairing più assurdi) nato spontaneamente, con questi
due personaggi che si sono imposti come protagonisti senza sentire
alcuna ragione. Dark/sovrannaturale, ambientata in un modo della magia sempre
più propenso ad aprirsi verso quello Babbano che solo
'Babbano' non è, con un rating variabile fra
l'arancio ed il rosso.
Un grosso ringraziamento a chiunque sia giunto fin
qui.
Alla prossima.
_Morgan
|
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Capitolo 2 *** .I. Fagioli volanti, fantasmi petulanti e ombre maligne (5 novembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo I
.I.
Fagioli volanti, fantasmi petulanti e ombre maligne (5 novembre 2023)
[trattato sul come conciliare il quotidiano al
carico di responsabilità derivate dall'errato svolgimento
del Nèkiya]
Anche
io ho il mio talento:
Infilare
la testa fra le fauci della
quotidianità e restare vivo.
(L'incompiuto)
Hogwarts,
3° piano, bagno delle ragazze
5 novembre 2023
Una
tenue luce grigiastra filtra dalle alte finestre smerigliate, strette e
piombate come feritoie, gettando l'ampia stanza in una quieta e
spettrale penombra; i cubicoli in legno smaltato paiono dei loculi
pronti a ricevere il feretro del defunto, mentre la struttura
monumentale in marmo bianco che occupa l'abside di destra, ove sono
incassati gli antichi lavandini dai rubinetti in ottone, pare un
tributo alla memoria di qualche nobile ottocentesco deceduto
prematuramente.
O al basilisco, dato che quell'improbabile costruzione cela l'ingresso
della Camera dei Segreti ove i resti della creatura ancora riposano;
suo padre le aveva narrato più volte l'avventura nei meandri
della scuola durante il suo secondo anno e la lotta con il grosso
serpente, vinta grazie all'intervento di Fawkes e al materializzarsi
della spada di Godric.
Quand'era piccola quella era una delle avventure che più
preferiva e a cui spesso 'giocava' assieme a James Sirius nei panni del
padre, ed Albus Severus relegato al ruolo di basilisco, mentre a lei
veniva affidato l'arduo compito di interpretare contemporaneamente sia
Allock che zio Ron; ricorda i duelli con le spade di legno, i rametti
tagliati dalle piante del giardino a mo' di bacchetta e lo scorno di
James quando il serpente gigante Albus lo batteva, facendogli volare
dalle mani la preziosa arma per poi pugnalarlo con la terribile e
velenosa 'zanna'.
Era sempre stato bravo nella lotta con le spade, Albus, peccato che ad
ogni vittoria corrispondessero innumerevoli scherzi –
talvolta cattivi – da
parte del fratello maggiore, copia sputata del nonno ed incline alla
boria fin da bambino.
Nonostante fossero solo giochi, io e
Albus siamo
sempre stati vittime, poco carnefici.
Il 'Potter' per eccellenza è uno, uno soltanto, noialtri
siamo solo il frutto di un'errore genetico, di calcolo, o di diverse
– premeditate - cadute dal seggiolone che ci hanno reso
'diversi' dalla tribù Potter-Weasley.
Basta vedere a quali casate siamo stati assegnati.
Albus è Serpeverde come i bisnonni Prewett (I), io invece
sono l'unica Corvonero dell'albero genealogico.
Nonostante ai nostri genitori non importi sotto che colori abbiamo
studiato, so bene che noi due – così diversi
– per loro rappresentiamo un'incognita.
Uno
dei rubinetti d'ottone perde fredde gocce d'acqua ferrigna, scandendo
il tempo con precisa inflessibilità mentre lei cerca di
scacciare i pensieri legati all'infanzia per concentrarsi sul compito
di pozioni assegnatole dal docente: Distillato della Morte Vivente.
La preparazione del suddetto durante la lezione era stata un disastro.
L'intera classe aveva mostrato numerose difficoltà nel
raggiungere un risultato che potesse considerarsi 'accettabile'
a causa della complessità nel tagliare in modo corretto gli
ingredienti; l'insegnante l'aveva quindi assegnata come compito diviso
in parte teorica e pratica: un tema ed una seconda preparazione
'libera', da svolgersi con l'aiuto di testi specifici ed in gruppo,
mettendo a disposizione degli studenti del sesto anno il laboratorio
sito nei sotterranei durante le ore d'inutilizzo.
I suoi compagni di corso si erano subito accordati per svolgere la
ricerca in piccoli gruppi, mettendo assieme le capacità di
ognuno per giungere all'agognato risultato mentre lei, da sempre
solitaria ed introversa, aveva preferito ritirarsi nel desolato bagno
femminile del terzo piano, suo personale 'rifugio' da quando aveva
messo piede ad Hogwarts a causa dello scarso –
se non nullo – afflusso
di persone al suo interno, ed eseguire il compito sola.
Quel
bagno è l'unico posto della scuola a non aver subito
ristrutturazioni o modifiche a seguito della ricostruzione, mantenendo
l'aspetto vecchio e lugubre accentuato dagli arredi anni cinquanta; il
motivo, oltre alla onnipresente Mirtilla Malcontenta, poco amata dalla
componente femminile della scuola a causa del suo comportamento
morboso, è da ricercarsi nella presenza dell'accesso alla
Camera dei Segreti e alla leggenda secondo la quale se ci si accovaccia
sulla turca per espletare i propri bisogni un basilisco gigante emerge
dal pozzetto, inghiottendo lo sfortunato avventore mentre si trova
chiappe all'aria.
Che idiozia.
Svuota
la borsa a tracolla disponendo il libro di 'Pozioni Avanzate' fra
sé ed il calderone in peltro di misura standard, coprendolo
poi con un plico di appunti vergati in una calligrafia minuta e sghemba
nei quali ha riportato delle variazioni alla pozione scovati fra i tomi
della sezione proibita; se madama Pince non s'infervorasse
così tanto ogni volta in cui tenta di eseguire i compiti
pratici in biblioteca, berciando quanto sia pericoloso accendere fuochi
– seppur controllati – in un luogo ricolmo di carta
antica, avrebbe eseguito il lavoro direttamente sui tavoli da lettura
con tutti i manuali di cui necessita a portata di mano.
Mi dovrò accontentare
degli appunti.
Adagia
con cura gli ingredienti alla sua sinistra, scartando i pacchetti ed
aprendo i tupperwere ove erano stati ordinatamente riposti, per poi
estrarre dalla tasca frontale un astuccio in tela grezza contenente il
set di coltelli, taglierini, cucchiai in legno ed alambicchi utilizzato
per preparare e trattare le varie sostanze, srotolandolo alla sua
destra.
Lascia all'interno della sacca solo le provette in vetro, preferendo
non intasare lo spazio con materiale che non le sarà utile
nell'immediato.
Passandosi le dita fra i capelli come fossero un pettine inizia a
raccoglierli dapprima in una coda alta, per poi disciplinarli in una
treccia stretta che lascia ricadere oltre le spalle con noncuranza,
iniziando a leggere le istruzioni.
La parte più difficile della preparazione è il
primo passaggio: sminuzzare il dannato fagiolo 'salterino'.
Cattura il labbro inferiore fra i denti, selezionando un coltello
abbastanza affilato e con una buona punta, prima di pescare l'ortaggio
dal tupperwere ed adagiarlo sul tagliere in legno.
Durante quel passaggio in classe si era scatenato un vero e proprio
bombardamento, con fagioli che schizzavano in aria veloci e precisi
come proiettili babbani, frantumando ampolle ed alambicchi, ribaltando
calderoni e ferendo –
in modo più o meno serio – diversi
suoi compagni; lei ne aveva evitati due per puro miracolo, il terzo
invece le era piovuto nel calderone mandando in fumo – o meglio facendo esplodere - quel
poco che era riuscita a preparare.
"A noi due, fagiolo" ringhia a denti stretti, brandendo la lama come
l'Albus di otto anni aveva brandito la spada di legno preparandosi ad
affrontare il fratello maggiore.
Nei trattati sulle pozioni anestetizzanti ha letto numerose varianti
alla preparazione del Distillato della Morte Vivente, correlate da
accorgimenti su come tagliare il fagiolo soporoso senza farlo schizzare
verso i quattro angoli della stanza e quasi tutte concordano
sull'utilizzo di una lama con una punta affilata, tale da bucare la
buccia dell'ortaggio in modo da farne scaturire il succo senza doverlo
tagliare.
Avvicina la lama tenendo la verdura fra l'indice ed pollice della mano
sinistra, poggiandone la punta contro la superficie bitorzoluta prima
di premere con decisione; l'ortaggio però si rivela
coriaceo, sfuggendo dalla presa per schizzare come un bolide impazzito
verso l'abside, ove si schianta contro lo specchio d'un lavandino prima
di cadere al suo interno, incastrandosi nello scarico.
"Merda" impreca la strega prendendone un altro; ha ancora due
possibilità, due fagioli di riserva accuratamente sottratti
dalla dispensa nell'aula di Pozioni, quindi non può
permettersi ulteriori fallimenti.
Rilegge le istruzioni stampate sul libro e le confronta con gli
appunti, poi poggia il secondo fagiolo sul tagliere e si appresta a
ripetere l'operazione ignorando il fastidio alla nuca e la sgradevole
sensazione d'essere osservata; con la coda dell'occhio vede un lembo
della divisa evanescente di Mirtilla fluttuare a mezz'aria alla sua
sinistra, sopra alle divisorie dei cubicoli in cui si trovano le turche.
La ragazza fantasma è insolitamente quieta, non ridacchia
né schernisce, limitandosi ad osservare in silenzio il
lavoro svolto dalla giovane strega con la curiosità
ammorbante che riserva ad ogni essere vivente che ha la sfortuna
d'incrociare il suo cammino.
Quest'ultima colpisce rapida, piantando con forza la punta del coltello
nella buccia del fagiolo che, beffardo, s'invola verso il soffitto
rimbalzando con balistica precisione contro alla plafoniera in vetro,
per poi cadere –
come un corpo morto cade – all'interno
di uno dei gabinetti; un vigoroso 'splof' risuona nella stanza seguito
da una colorita imprecazione, sovrastata dalle risa sguaiate della
fantasma.
"Zitta Mirtilla!" ringhia Lily Luna lanciandole un'occhiata di fuoco,
afferrando l'ultimo fagiolo a sua disposizione e sbattendolo con forza
contro al tagliere nella speranza d'intimidirlo e farlo collaborare;
non è mai stata superlativa in pozioni ma se l'è
sempre cavata discretamente, arrivando a rielaborare vecchie ricette
scovate nei libri proibiti, preparando intrugli complessi senza alcuna
difficoltà.
Certo, nessuna delle pozioni
affrontate fin ora
aveva negli ingredienti questo maledettissimo ortaggio.
A confronto persino le pelli di drago ed armadillo sono facili da
tagliare.
'Fanculo.
Lo
fissa con odio, brandendo nuovamente la lama nella destra con la cieca
ferocia d'un assassino pronto a compiere un massacro.
"Sai..." esclama Mirtilla fluttuandole dietro le spalle per osservarla
meglio, il viso deformato da un ghigno sinistro.
"Forse dovresti chiedere aiuto a lui....dopotutto è stato il
più abile pozionista d'Inghilterra per anni...prima
di...morire..." biascica, aggiungendo lunghe pause per dare
drammaticità alle parole chiave del discorso con una cadenza
da teatrante consumata; se non fosse deceduta settant'anni prima a
causa del basilisco ed avesse avuto qualche conoscenza - basilare –
dello show business babbano, Lily è certa che Mirtilla
avrebbe potuto aspirare ad una carriera di tutto rispetto nel teatro o
in TV, oppure restare nel mondo magico e darsi alla Legilimanzia, vista
la sua chirurgica precisione nell'individuare le paure
dell'interlocutore, ritorcendogliele contro.
Lui, l'ombra.
La notte di Halloween, la foresta proibita inondata dalla pioggia.
Il rituale.
Il Magiamorte emerso dalla terra.
Lui.
Io.
La
strega inghiotte un grumo di saliva sentendo la gola farsi sempre
più secca mentre una fredda morsa le afferra lo stomaco;
cinque giorni passati a cercare di metabolizzare in modo razionale
quanto è accaduto durante Halloween, immergendosi nel
quotidiano per scacciare l'irreale con cocciuta tenacia non sono
serviti a nulla, il castello d'illusioni sapientemente tessuto in modo
da non impazzire crolla frantumato dalle parole dello spettro.
O forse era già crollato la mattina dell'uno novembre, dopo
quasi due ore di conversazione –
irreale – con Lui
e negli ultimi giorni ha solo fatto finta di non sapere, di credere
ancora alla scusa del 'brutto sogno ad occhi aperti'; avverte un
fremito lungo la carotide, ove il Mangiamorte ha affondato i denti
marcescenti per bere il suo sangue e vi passa sopra le dita fredde
abbandonando il fagiolo, cercando una cicatrice non visibile ma ben
impressa nella memoria.
Lui l'ha guarita, ha richiuso tutte le ferite ed i graffi prima di
portala in infermeria, lasciandola alle cure di Madama Poppy per
svanire fra le ombre del castello come fosse una di esse.
Non un uomo, non più.
Non uno spirito poiché è carne e sangue.
Un'ombra, un ricordo.
Un interludio.
"Non
ho bisogno del suo aiuto" mormora la strega serrando le labbra,
osservando con occhi vuoti i giochi prodotti dalla tenue luce sulle
superfici degli specchi di fronte a sé, nella
semioscurità dell'abside.
Mirtilla sghignazza nuovamente, trapassando parte del pavimento con
gambe e busto per osservarle meglio il viso; gli occhi evanescenti
contornati da spessi occhiali con la montatura sottile, a cerchio, ben
piantati nelle iridi castane, distanti.
"Oh si invece...ma ne hai...paura..."
"No!" ribatte la ragazza stringendo la presa sul coltello.
"Non ne ho paura, solo...non credo che sarà così
bendisposto a darmi una mano per una cosa così stupida. Si
tratta solo di tagliare un fagiolo per la preparazione di una pozione
che lui usualmente assegnava agli allievi del quinto anno, non del
sesto. O almeno, così mi raccontava zia Hermione."
Le labbra trasparenti di Mirtilla si incurvano in un sorriso sghembo
mentre s'invola di nuovo, andando a zonzo nell'etere, canticchiando
"Lily Luna ha una paura, la vuoi conoscere anche tu? Il professore
morto stecchito...oh...oh!"
"Mirtilla piantala!" ringhia Lily, afferrando la prima cosa che le
capita a tiro –
un pestello in legno – per
lanciarlo verso la ragazza fantasma; essendo questa incorporea
l'operazione non sortisce l'effetto sperato e lei continua a
canticchiare e ridacchiare imperterrita, mentre l'oggetto le vola
attraverso atterrando con un tonfo a lato dei lavandini, rotolando poi
di qualche metro.
"Smettila! Non voglio chiedere aiuto perché posso farcela da
sola, non perché ho paura di lui" sbotta la ragazza dopo
aver fatto un lungo respiro, cercando di riacquistare la calma perduta.
"E' per questo motivo che sei qui da sola...sola...sola? Senza amici?"
domanda la fantasma, piroettando sopra ai lavandini e rivolgendole
un'occhiata indagatoria.
"Ho degli amici, ma non mi servono per superare un compito. Sono qui
perché voglio dimostrare al professor Taylor le mie
capacità e per poterlo fare devo eseguire un perfetto
Distillato della Morte Vivente da sola, senza aiuti. Quando
dovrò sostenere i M-A.G.O d'altronde non li avrò"
spiega tornado poi a concentrarsi sul fagiolo, abbandonando Mirtilla e
le sue esclamazioni senza senso intercalate da versetti idioti e
canzoncine enunciate in un falsetto assai stridulo.
La conosce da ben sei anni, da quando al primo anno, per sfuggire ad
uno stupido scherzo tesole da James Sirius si è rifugiata li
e lei le ha dato asilo promettendo di difenderla dai bulli; a volte
però fatica ancora a reggerla, specie quando sa che ha
ragione.
Lei non ha molti 'amici', gli unici che può considerare tali
sono suo fratello Albus Severus e Rose, sua cugina,
tutti gli altri sono solo conoscenti o compagni di scuola, talvolta
rivali se si dimostrano abbastanza bravi da competere con lei; da
quando è giunta ad Hogwarts non ha mai provato ad aprirsi o
socializzare per il puro piacere di farlo e di non essere sempre sola,
si è gettata nello studio e nello sport con anima e corpo
evitando tutto il resto.
Finché c'era Albus andava bene così,
perché a fine giornata trovava sempre qualcuno con cui
parlare e confrontarsi; anche Rose, di un anno più grande,
è un'ottima amica e confidente, ma dovendo studiare per i
M.A.G.O con l'incombenza di dover contemporaneamente preparare il test
d'ammissione alla facoltà di medicina babbana le resta
davvero poco tempo da dedicare al resto.
Si vedono spesso in biblioteca, ma oramai parlano solo di materie
scolastiche, progetti per il futuro e talvolta di Scorpius Malfoy,
cotta segreta della cugina.
Lily incurva le labbra in un sorriso triste, fissando distrattamente
l'ultimo fagiolo abbandonato sul tagliere.
Rose ha già impostato la
sua vita, sa
già cosa vorrà fare 'da grande'.
Io no, è già un miracolo se arrivo a decidere il
colore dei calzini che indosserò domani, sapendo che ne ho
solo di bianchi.
Rose vuol laurearsi in medicina e poi seguire la facoltà di
infermieristica magica del San Mungo, idea molto simile a quella di
Albus.
Io ho tanti interessi ma niente che mi attragga davvero, che voglia
fare per la vita.
A Rose piace Scorpius, anche se zio Ron non vuol saperne nulla di
questa relazione, né darà mai il suo benestare.
Io considero i miei coetanei maschi come poppanti col moccio al naso.
Oltre a non vedere in loro nulla di attraente sul piano fisico, l'idea
di doverci fare qualcosa che vada oltre il bacio a stampo mi ripugna.
Ma è inutile che mi arrovelli su questi pensieri.
Rinsalda
la presa sull'impugnatura del coltello, afferrando nuovamente il
fagiolo e preparandosi a colpire per bucarlo.
Non arriverò ai
diciassette anni.
Fare progetti non serve nulla.
La
punta cala inesorabile sotto lo sguardo fermo della strega fermandosi
contro la superficie scura e bitorzoluta dell'ortaggio per lasciarvi
una piccola incisione, una ferita nella scorza dura da cui sgorga una
goccia di liquido ambrato.
"Evvai!" esulta Lily lasciando delicatamente il fagiolo senza
però mollare la pressione sul coltello.
Con la mano sinistra tenta di recuperare una ciotola per raccogliere il
liquido, ma così facendo sbilancia il peso trasformando
l'utensile in una leva che spara il fagiolo in aria ed in avanti, verso
gli specchi.
"Oh!" ghigna Mirtilla sentendosi attraversare dal piccolo corpo
coriaceo mentre Lily schizza in piedi con la bacchetta in pugno,
puntandola di fronte a sé pronta a pronunciare l'incantesimo
di appello; prima che possa terminare la parola 'Accio
fagiolo' vede la parte buia sul fondo dell'abside incresparsi.
Le ombre paiono colare dal muro ed innalzarsi dal pavimento,
protraendosi verso i lavandini fino a catturare l'ortaggio volante a
mezz'aria.
"Ohhh...è arrivato finalmente!" esulta Mirtilla vorticando
attorno alla massa nera che, pian piano, inizia ad acquisire la forma
ben definita di un uomo alto e pallido, con vesti nere come carbone.
Eccolo.
Evocato dagli inferi come nei peggiori racconti dell'orrore e con la
stessa teatralità che ha il Diavolo nel mostrarsi agli
ignari mortali che l'hanno – sbadatamente –
chiamato, maghi e streghe, signore e signori a voi...Severus Piton!
"Potter"
scandisce monocorde, le labbra sottili serrate in una linea ferma
trattenendo il fagiolo fra l'indice ed il medio della mano destra, in
modo che lei lo possa osservare bene.
Lily inghiotte un grumo di saliva sentendo i battiti aumentare fino a
rasentare la tachicardia; vederlo prendere forma dalle ombre in quel
modo così anomalo pur rapportato al contesto magico del
mondo a cui entrambi appartengono, le causa sempre una certa
inquietudine oltre a ricordarle con dolorosa insistenza chi lui sia ed
in quale stato abbia deciso di palesarsi nuovamente fra i vivi.
Gli occhi dal taglio asciutto, neri come ossidiana, la scrutano con
un'intensità tale da metterle a nudo l'anima spingendola a
spostare lo sguardo sullo specchio ove si riflette la parte lunga della
stanza, con lei al centro attorniata dal materiale di pozioni, i
cubicoli dei gabinetti e gli armadietti in metallo sul lato opposto.
Nessun fantasma d'una ragazzina dai capelli raccolti in codini e spessi
occhiali tondi.
Nessun uomo nero emerso dalle ombre.
Solo un fagiolo bitorzoluto sospeso a mezz'aria.
I morti non si riflettono negli specchi.
Non appartengono al piano 'umano'.
"Potter"
ripete.
"Si?" mormora timidamente, abbassando la bacchetta.
"Sorvolerò sulla poca cura da te mostrata verso gli
strumenti che dovrebbero aiutarti nella preparazione delle pozioni,
così come sull'imbarazzante ed infelice scelta di metterti a
svolgere una di esse seduta sul pavimento di un bagno che,
probabilmente, non viene pulito da quando ha subito l'ultima
ristrutturazione, ovvero negli anni cinquanta del secolo scorso"
"Oh no professore...Gazza lo puliva...fino a qualche ventennio fa"
s'intromette Mirtilla, venendo fulminata da un'occhiata furente dell'ex
insegnante; pur essendo morta da tempo non può far a meno
d'avvertire un brivido, seguito da un vago senso di paura.
Si zittisce di colpo, scivolando lentamente verso le porte dei
gabinetti, lontana dall'uomo.
"Dicevo..." riprende Piton una volta sicuro d'aver ottenuto silenzio
"Sorvolerò sulla scelta che porterà sicuramente
ad una contaminazione dei materiali da parte di germi e batteri che ne
altereranno la composizione, rovinando irrimediabilmente il preparato.
Le pozioni vanno eseguite in un ambiente sterile, questo è
un requisito fondamentale per la loro buona riuscita."
I
battiti accelerano, seguendo l'inflessibile cadenza delle parole
dell'ex insegnante mentre una serie di puntini biancastri costella il
campo visivo della strega, segno che l'agitazione pian piano sta
trionfando sull'autocontrollo, palesandosi in un calo di pressione
scaturito dall'ansia.
Cinque giorni di discussioni continue con Piton ed ancora non riesce a
scrollarsi di dosso il senso di inadeguatezza e remissione in cui
l'uomo la getta, oltre a non essere in grado di ribattere a tono come,
invece, le viene spontaneo parlando con altri insegnanti; i loro
dibattiti sono unidirezionali, Lily Luna si limita a fissarlo spaesata
e deferente, con le labbra serrate ed i pensieri in subbuglio mentre
lui non perde occasione di rinfacciarle quanto sia poco attenta,
stupida, rimarcando che:' Solo una deficiente avrebbe eseguito un rituale di
cui non ha afferrato bene il senso per gioco; una deficiente o una
Potter, parole che potrebbero tranquillamente risultare sinonimi'.
Il tono piatto, distaccato con cui le parla e la poca considerazione
mostrata nei suoi confronti, alimentata dall'errata opinione che lui
s'è costruito di lei, la feriscono crudelmente; non sa
spiegare perché il parere di un Severus Piton redivivo ed
incattivito le importi così tanto, dopotutto non si
conoscono affatto, ma ogni frecciatina le pesa come una ferita inferta
da una lama.
Non capisce nemmeno come lui riesca a causarle soggezione, zittendola
con una semplice occhiata tagliente senza ricevere un meritato 'vaffanculo'; nonostante cerchi di far
appello alla fermezza e coraggio che la contraddistinguono per
ribattere e fargli capire che no, non è la stupida testa di
legno che era suo padre quando l'aveva come allievo, lui pare non
udirla continuando ad associare saldamente la persona al cognome.
E lei lo asseconda, inghiottendo saliva amara ed imprecazioni
perché frenata da una consapevolezza che la sta opprimendo
da giorni, tenendola sveglia la notte ed alimentando gli incubi che ora
la visitano regolarmente: ciò che la frena dal rispondere a
tono sono gli occhi di lui, il buio che vi vede annidato in fondo alle
pupille scure e che le ricorda la notte nella foresta proibita.
Se Piton non fosse apparso lei ora sarebbe carne per i vermi, cibo e
sangue per cadaveri vaganti e ciò, a suo avviso,
è un motivo sufficiente per mostrarsi un po' più
conciliante sapendo che lui, con lei, non lo sarà mai e ne
ha tutto il diritto.
L'ho chiamato indietro dalla tomba,
costringendolo
nuovamente a camminare in un mondo che gli ha causato solo dolore.
Mio padre mi ha raccontato la sua storia.
Nella stamberga strillante, dinnanzi a Voldemort, ha scelto
consciamente di morire.
Doveva consegnare i suoi ricordi, voleva ricevere l'attenzione che
Harry Potter non gli avrebbe mai concesso spontaneamente
poiché lo odiava.
Poi sarebbe stato libero.
Il suo compito era finito e niente più lo tratteneva, tutto
ciò che aveva amato se n'era andato.
Voleva andarsene anche lui, in pace.
"Potter?"
la voce monocorde dell'uomo la strappa dalle elucubrazioni.
"Mi scuso, stavo pensando e...credo di essermi persa qualcosa" mormora
la strega osservando il volto innaturalmente pallido dai tratti
spigolosi; gli occhi neri sono abissi e lei vi si perde per qualche
istante, sforzandosi di non rabbrividire.
E' contrariato.
Quando mai?
"Fossi
in lei non perderei tempo in quest'attività, date le scarse
capacità dimostrate in tal contesto.
Ha sentito cosa stavo dicendo?"
"Qualcosa a proposito del sorvolare sul fatto che mi sia messa a
preparare il distillato sul pavimento lercio del bagno" risponde
prontamente Lily Luna; il sopracciglio nero, sottile, dell'uomo
s'inarca pericolosamente verso l'alto, unica manifestazione tangibile
del disappunto provato.
"Le ho chiesto perché ha deciso di sperperare ben tre
costosissimi fagioli soporosi in modo così idiota,
sparandoli in giro per la stanza come fossero petardi" ribatte facendo
ondeggiare l'odiato ortaggio.
"Non l'ho fatto apposta!" sbuffa la strega, punta un po' troppo
nell'orgoglio per riuscire a mantenere l'autocontrollo.
"Quei dannati fagioli hanno la buccia più dura del marmo e
schizzano ovunque! Tagliarli o bucarli è impossibile, cazzo!"
"Linguaggio" sibila Piton.
"Ma porca Morgana!" continua lei, fregandosene del richiamo "Ho
consultato ben tre saggi presenti nella sezione proibita della
biblioteca per cercare di trovare una soluzione
all'impossibilità di affettarlo come da istruzioni riportate
nel manuale ' Pozioni Avanzate ' e tutte le fonti confermano la
procedura da me adottata, ovvero bucarlo. Bucarlo con la punta di un
coltello per estrarne il succo"
Le parole fuoriescono come un fiume in piena, mentre gli occhi castani
– furenti –
della ragazza incontrano quelli scuri – piatti -
dell'ex professore e ne sostengono il peso come se si trovasse ad
un'interrogazione e dall'esposizione dei fatti dipendesse la sua
ammissione alla classe successiva.
"Porco Merlino scalzo in una valle di chiodi!" nuovamente Piton la
invita a moderare i toni, nuovamente lei lo ignora.
"Non ha funzionato! Anzi...c'ero riuscita...è uscita una
goccia. poi mi sono spostata per prendere una cosa e quello..." indica
con rabbia il fagiolo, ancora stretto fra le lunghe dita pallide
dell'uomo.
"Quello è partito a missile! Un po' come gli altri due in
verità. Non è che volessi sprecarli e tengo a
sottolineare che non ho li recuperati solo perché non mi va
di ravanare negli scarichi di questi lavandini luridi, o del cesso. Si,
avrei potuto richiamarli con la magia, ma il mio intento primario era
un altro. Poi i due precedenti sarebbero risultati irrimediabilmente
contaminati, come lei stesso ha giustamente suggerito..."
"Potter"
"Questo ci riporta alla questione della pulizia. Si, sono a conoscenza
del lerciume e dei vari microcosmi di batteri, muffe, funghi ed altre
entità presenti in questo bagno, dato che lo frequento dal
primo anno, ma non avevo altra scelta! Non ho alcuna intenzione di
svolgere il compito assieme ai miei compagni di corso. Devo farcela da
sola!"
"Potter..." sibila nuovamente Piton alzando il tono di voce quanto
basta a far accapponare la pelle evanescente di Mirtilla Malcontenta,
senza però sortire alcun effetto sulla giovane in carne ed
ossa.
"Sono al sesto anno, l'anno prossimo dovrò sostenere i
M.A.G.O ed ho intenzione di uscire con un ottimo voto anche in pozioni.
Non poso elemosinare l'aiuto altrui, né abbassarmi a
svolgere gli incarichi assieme a miei pari poiché
ciò sarebbe..."
"Potter! Non costringermi a silenziarti!" tuona l'ex professore,
ottenendo finalmente l'attenzione della studentessa che ammutolisce di
colpo, mordicchiando il labbro inferiore in un palese gesto
d'imbarazzo; cinque giorni di 'convivenza' l'hanno reso
sufficientemente edotto sul carattere introverso della ragazza e sulla
sua tendenza a parlare a raffica quando si agita o si sente sotto
pressione, stati in cui lui si diverte a gettarla per puro, maligno,
piacere data la stupidità e noncuranza delle altrui
volontà con le quali l'ha richiamato dalla morte
trasformandolo in una creatura a metà, né vivo
né defunto.
Un essere di cui aveva letto solo nei più oscuri tomi di
magia nera e che, sinceramente, credeva essere solo una favola per
spaventare i bambini.
Come ci sia riuscita poi è un altro grosso mistero, mistero
che la giovane si rifiuta di affrontare e qui si torna al motivo della
sua apparizione.
"Ho
sottolineato più volte la mia intenzione di sorvolare i
molteplici errori da te commessi, dato che non sono qui per insegnarti
pozioni" spiega, osservando il viso di lei farsi improvvisamente
più pallido.
"Non ho avuto tempo di continuare la ricerca" sussurra la strega,
sentendosi in difetto; ha passato cinque giorni ad aggirarsi
febbrilmente nella sezione proibita in ogni momento libero o di pausa
dalle lezioni senza però trovare il coraggio di svolgere
ricerche più approfondite sul Nèkiya, continuando
a ripetersi che ci avrebbe pensato l'ex professore, sicuramente molto
più competente di lei in materia di Arti Oscure, essendo un
ex Mangiamorte.
Non si è più nemmeno preoccupata di approfondire
con Grace e Milena il discorso sul libro utilizzato per svolgere il
rituale e su quanto accaduto durante la fatidica notte, dato che le
ragazze la evitano da giorni - con
maggiore impegno del consueto -
e fra di loro sembra essersi creato un nuovo muro, ancor piu' spesso di
quelli eretti sin ora; il tomo è sparito nella foresta la
sera del 31 ottobre, probabilmente inghiottito dalla terra assieme al
cadavere del Mangiamorte ed i suoi ricordi non sono sufficienti a
spiegare gli innumerevoli punti oscuri connessi al rituale, avendolo
imbastito più per gioco che per reale interesse, con una
superficialità quasi imbarazzante per una persona sempre
attenta e scrupolosa come lei. Amanda poi è stata ritirata
da scuola dal padre la mattina del due novembre, rendendosi
irrintracciabile, quindi le risulta impossibile domandare alla compagna
ulteriori delucidazioni su dove abbia trovato quel dannato libro e
perché abbia decido di coinvolgerla in quella follia,
insistendo a gran voce.
Non ho ancora ben chiaro come diavolo
abbia fatto a
combinare questo casino.
Lo zombie Mangiamorte, sempre che di zombie si tratti e Piton
l'ombra-cadavere.
Persino l'utilizzo della Legilimanzia non è bastato a
carpire dalla mia testa ulteriori, utili informazioni.
Non sono in grado di ricordare nemmeno gli atti di preparazione e
purificazione, figurarsi ripetere l'incantesimo.
Sperando poi che i morti siano solo due e non ce ne siano altri in giro.
Beh, almeno Piton è meglio conservato del suo collega, non
so se sarei riuscita ad abituarmi alla presenza di un cadavere
decomposto che mi tampina giorno e notte sperando che io lo rimandi a
'dormire'.
"Data
la precarietà della situazione non penso di dover nuovamente
sottolineare quanto sia importante accantonare il resto e concentrarsi
sul raccogliere più informazioni possibili sul rituale da te
intrapreso e sul come annullarne gli effetti" spiega l'ex professore in
tono fermo.
"Beh non posso certo smettere di studiare o saltare le lezioni; le
ricordo che sono una studentessa del sesto anno famosa per non aver mai
perso un'ora di scuola, non posso prendere e sparire nella sezione
proibita in cerca di testi su antichi rituali oscuri di punto in
bianco, i professori si insospettirebbero" ribatte Lily Luna,
analizzando la situazione con logica.
"Ciò però non ti esenta dal fare la tua parte,
smettendola di addurre inutili scuse ogni qualvolta ti trovi a dover
affrontare in modo concreto le conseguenze di quanto hai fatto"
sottolinea l'uomo con crudele precisione.
"Non scappo! Né m'invento scuse! Sto solo cercando di
raccapezzarmi, di mettere assieme i pezzi per reimpostare la mia vita
partendo da ciò che è accaduto il 31 ottobre" la
voce della strega trema mentre il grumo di angoscia che le ha serrato
il petto per giorni pian piano emerge sotto forma di una confessione
che mai avrebbe creduto di riuscire ad esternare in sua presenza.
"Non è facile convivere con l'idea che ho fatto un casino
epocale e che, probabilmente, lei ed il Mangiamorte non siete gli unici
morti risvegliati quella notte."
Ha gli occhi lucidi ma non piange, testarda ed orgogliosa
com'è si limita a stringere i pugni con forza.
"Non è facile convivere con l'idea che sono segnata e questa
maledizione, probabilmente, mi impedirà di arrivare ai
diciassette anni viva o di avere una vita normale in seguito, anche se
dovessi riuscirci"
Nel bagno cala il silenzio, attutito appena dallo sgocciolio ritmico
proveniente dal rubinetto danneggiato.
"Oh..." s'intromette Mirtilla svolazzandole vicina per cingerle le
spalle in un freddo ed invisibile abbraccio.
"Non preoccuparti cara, quando morirai, se vuoi, posso affittarti il
cubicolo di fianco al mio"
Un singhiozzo mascherato da risata triste fuoriesce dalle labbra di
Lily Luna che, cortesemente, ringrazia. La ragazza fantasma
è sempre stata insolitamente gentile – a modo suo –
con lei, tirandola su di morale in più d'un occasione da
quando Albus ha lasciato la scuola e Rose era troppo impegnata per
dedicarle attenzioni.
Persino Piton, per un'istante, pare scrutarla in modo diverso.
Più umano.
"I
tomi che ha consultato nella sezione proibita inerenti al Distillato
della Morte Vivente riguardano gli infusi utilizzati in medicina magica
come anestetico o calmante?" domanda l'uomo osservando le due figure
femminili con apparente distacco, nonostante le parole della ragazza
l'abbiano colpito più di quanto voglia ammettere; rigira il
fagiolo fra le mani con aria pensosa.
Lily impiega qualche secondo per registrare l'improvviso cambio
d'argomento e di impostazione vocale, notando con sorpresa il tono
più 'pacato', per quanto la voce bassa e graffiante di
Severus Piton possa esserlo.
"Si, ho letto A. Jenkins e H.T. White. Il metodo utilizzato da entrambi
per trattare il fagiolo è quello che ho cercato di adottare
anch'io, con i risultati fallimentari che Lei ha giustamente rimarcato.
Ho provato a dare un'occhiata veloce anche ad altri testi di medicina
magica incentrati sulla cura palliativa delle malattie mentali mediante
anestetico, ma in nessuno viene riportata in modo approfondito o la
preparazione del distillato; probabilmente gli autori danno per
scontato che se uno si trova a studiare determinati argomenti conosca
già la base della pozione."
Spiega cautamente la strega, richiamando alla memoria tutti i
trafiletti letti e riportati negli appunti il giorno prima, sorpresa
della piega – inaspettata –
presa dalla discussione; nessuno le aveva mai chiesto cosa leggesse o
come svolgesse le sue ricerche, né di parlare dei libri che
aveva trovato più interessanti o pertinenti all'argomento
studiato.
Nessuno, nemmeno i suoi insegnanti.
Che la prima persona ad osare tanto sia un morto e che costui sia
nientemeno che Severus Piton, la cui fama d'insegnate stronzo ed
intransigente oltre ogni previsione rasenta la leggenda, le sembra
alquanto surreale.
Improvvisamente l'uomo lancia il fagiolo nella sua direzione e lei, da
brava cercatrice, reagisce con prontezza afferrandolo prima che cada a
terra.
"Io suggerirei Bosch, molto più sintetico ed accurato
nell'esposizione delle varie fasi di preparazione, con note a margine
davvero interessanti. Ha inoltre il pregio di non dare retta ad
infondati pregiudizi, limitandosi a riportare solo ciò che
ha potuto testare di persona. Il suo manuale sulle pozioni è
utilizzato come testo scolastico a Durmstrang, scuola che ha il primato
d'aver forgiato i migliori pozionisti d'Europa."
Un mezzo sorriso incurva le labbra pallide di Piton mentre continua a
spiegare.
"Nella sezione proibita lo puoi trovare fra i tomi in lingua tedesca.
Non è tradotto in inglese perché il ministero
l'ha sempre ritenuto 'poco idoneo ad un
pubblico adolescente' a causa della pericolosità
delle informazioni in esso contenute. Idiozie dettate dalla maledetta
xenofobia che regna su quest'isola, ovviamente."
"E Bosch..." lo ferma Lily Luna, improvvisamente attenta ed eccitata
dall'idea di poter apprendere utili informazioni sulla preparazione del
Distillato "Come suggerisce di tagliare il fagiolo per estrarne il
succo?"
"Consiglia di farlo sbollentare in acqua per circa dieci minuti,
incidendolo successivamente. Ovviamente Bosch parte dal presupposto che
il mago abbia a disposizione un buon banco da lavoro con più
fuochi, non che l'operazione venga svolta in modo alquanto dubbio sul
pavimento lercio di un bagno femminile."
Il ghigno sghembo di Piton assume una connotazione maligna, ma Lily
Luna non vi bada; non le interessa che la stia nuovamente redarguendo
per aver cosparso il pavimento del bagno con il materiale di pozioni,
né che abbia fatto fuori ben due fagioli su tre a
disposizione, senza capire da sola dopo il primo –
fallimentare – tentativo di bucarli che quella non
era la procedura corretta o completa.
Non si cura d'essere di nuovo punzecchiata e messa sotto pressione a
causa della stupidità dimostrata nel svolgere il rito; il
fatto di essere giunta, dopo cinque difficoltosi giorni, ad avere una
conversazione normale su argomenti accademici con Severus Piton basta a
farle sopportare tutto il resto.
C'è qualcosa in lui, nel suo modo di porsi e parlare, nella
vasta cultura che possiede e nel mondo quasi noncurante con cui la
elargisce che l'affascina; suo padre le ha raccontato numerose storie
con Piton come protagonista, le ha parlato a lungo –
quasi fosse una fiaba – dell'amore
che lui provava per la nonna sua omonima, per quella Lily Evans che non
era stata in grado di perdonarlo per essersi unito alle schiere dei
Mangiamorte, preferendo James Potter.
Quella Lily che Lily Luna ha sempre capito assai poco, nonostante
dell'amore al di fuori della letteratura non sappia nulla, schiva
com'è; lei non avrebbe mai scelto un tizio borioso tutto
muscoli, rifiutando la possibilità di avere un compagno
colto, con cui conversare degli argomenti più disparati, un
compagno che poi è anche abile in duello ed un genio in
diverse materie, seppur oscure.
Si chiama Sapiosessualità,
ed
è deleteria. (II)
Non posso ogni volta fissarmi su chi si dimostra un poco più
intelligente della media di scimuniti che mi circondano come quando, a
otto anni, ho preso una sbandata allucinante per Malfoy Senior (III)
solo perché è un ottimo duellante, con un
umorismo tagliente.
E' sbagliato.
Sono già abbastanza incasinata con il resto per pensare
anche a questo.
"Quindi..."
la ragazza riprende il filo del discorso, annullando l'improvviso
silenzio disceso nella stanza; deve smetterla di abbandonarsi a voli
pindarici assurdi in presenza di Piton, perché sa che ogni
sua forma di disattenzione rischia di essere punita con un cargo da
novanta di frecciatine e taglienti constatazioni su quanto sia
irrimediabilmente 'testa di legno',
epiteto che la manda in bestia.
"Si, Potter?"
"Come faccio?" chiede lei, alzando la mano in cui tiene il fagiolo sul
palmo.
Piton sbuffa, voltandosi verso le ombre con l'intenzione di sparire
nuovamente all'interno di esse; la sua presenza si sta dimostrando
superflua, inoltre sta sottraendo tempo prezioso alla ricerca di
materiale ed informazioni che possano ridonargli l'agognata condizione
di sonno eterno a cui anela.
Non può permettersi alcuna forma di coinvolgimento
né dialogo civile, specie con Lily Potter; lei
dovrà solo essere il mezzo per raggiungere la vera morte,
non può affezionarsi, né permettersi di divenire
conciliante ogni volta in cui la vede mostrare segni di sofferenza,
com'è già accaduto.
Nell'infermeria durante la notte fra l'uno ed il due novembre, quando
lei piangeva sola e smarrita.
La notte del rito, quando l'ha salvata dal fu McLeod.
Poco fa, iniziando a parlare di pozioni per farla concentrare su
qualcosa che le desse il buon umore facendole dimenticare la
precarietà della sua condizione.
Non è Lily, non ha alcun debito verso di lei, nonostante
guardarla in viso e vederla sorridere gli causi fitte di dolore
inimmaginabili; Lily Luna è come una manciata di sale su
ferite infette, mai rimarginate e gli brucia l'anima –
che non possiede più – con
una forza dirompente e distruttiva perché continua a
ricordargli, con dolorosa insistenza, la donna che suo malgrado non ha
mai smesso di amare e venerare, nonostante – oggettivamente – fosse
stata una gran ed insensibile stronza dal litigio in avanti.
"Non
ci arrivi da sola, adepta della casa di Rowena?"
Eccolo li, il muro.
Nel silenzio che segue può quasi avvertire il suono
dell'entusiasmo provato dalla giovane Corvonero frantumarvisi contro;
il sorriso sghembo, cattivo, si fa più marcato mentre si
volta verso l'abside iniziando a sparire.
"Aspetti!" cerca di richiamarlo lei, inutilmente.
"Stasera alle nove nella sezione proibita, Potter. Non accetto ritardi"
le sue parole sono un eco che risuona martellante all'interno della
stanza ove le ombre si sono fatte più scure, quasi solide.
La ragazza sbuffa stringendo il fagiolo nel palmo con rabbia; il
comportamento scostante dell'ex
insegnante e preside è un'altra –
delle mille cose – di
Piton che la fanno infuriare poiché non segue alcuna logica,
è irrazionale e di un'emotività che stona con la
figura nera ed altera a cui è associata.
"Mi sa che dovrai arrivarci da sola davvero" bisbiglia Mirtilla
stringendole la spalla in una presa inconsistente.
Lily Luna osserva il buio con rabbia, gli occhi iniettati di cieca
determinazione.
"Ovviamente! Le dimostrerò che non ho bisogno del suo aiuto,
professore"
Mentre si appresta a gettare il fagiolo nel calderone ricolmo d'acqua
bollente con l'idea di lasciarlo ad ammorbidire per i dieci minuti
richiesti da Bosch, la famigliare voce fredda e derisoria di Piton
riecheggia per il bagno, facendole quasi sfuggire il dannato ortaggio
dalle mani.
"Schiaccialo con il piatto del
coltello, testa di
legno."
Dalle
labbra di Lily Luna fuoriesce un impropero degno d'uno scaricatore di
porto in villeggiatura ad Azkaban, mentre afferra l'utensile appuntito
indicato per agitarlo contro le ombre sul fondo circolare della stanza.
Schiacciarlo...
Un'idea
semplice a cui lei stessa aveva pensato mentre approfondiva l'argomento
sui tomi presi nella sezione proibita, senza però metterla
in pratica poiché le sembrava sciocca, impossibile;
d'altronde il dannato fagiolo non si buca con la lama più
affilata, né spiaccicandosi contro le più
improbabili –
e rigide – superfici,
figurarsi se per farne uscire il succo basta schiacciarlo con il piatto
del coltello, esercitando una pressione omogenea da entrambi i lati.
"Oh...e quale scienza eletta ha partorito una così
illuminante ed, oserei dire, per nulla idiota soluzione al problema?"
domanda lei in tono affabile, deponendo il fagiolo sul tagliere per
apprestarsi a compiere l'operazione suggerita con il solo intento di
dimostrarne –
scientificamente – la
ridicolezza.
"Io"
Compresso
sotto la lama larga del coltello il fagiolo muta in un tripudio di
succo ambrato, mentre una sensazione di sgradevole fallimento si
impossessa della strega.
Dopo la Brexit, il coronavirus, la
crisi economica
ed una guerra ad est questo mondo deve aver davvero imboccato la via
dell'autodistruzione; non è possibile che tutto
ciò che possiede una logica sia stato soppiantato da stupide
azioni prive di fondamento.
Schiacciare il fagiolo...
Eseguire il Nèkiya risvegliando ben due morti...
Il bipolarismo di Piton.
Oh, 'fanculo! Che il sistema vada pure a farsi fottere, ho problemi ben
più importanti su cui concentrarmi.
_______________________________________________________________________________________________________________________
Glossario:
Prewett: La
famiglia di Molly.
Sapiosessualità:
con questo termine si fa riferimento a quelle persone che vedono
l'intelligenza come il principale fattore di attrazione sessuale.
Malfoy
Senior: Draco, che ha preso
il posto del padre come capo della famiglia Malfoy. Il motivo per il
quale Lily Luna lo conosce sin da quando era piccola verrà
spiegato più avanti.
NDA: Primo
capitolo ' statico', dove però appaiono tanti piccoli indizi
sull'entità del rito compiuto da Lily Luna e che introduce
la figura di Severus Piton redivivo (anche se 'vivo' non è).
Il fatto di muoversi attraverso le ombre non è una
capacità acquisita quando militava nei Mangiamorte,
bensì uno dei doni di cui si è trovato in
possesso dopo essere tornato e, più avanti, avrà
una spiegazione, come verrà spiegato cosa sia diventato
(come giustamente osserva Lily Luna, non è uno zombie).
In questo capitolo compaiono anche diverse informazioni sulla famiglia
Potter, filtrate dal POV di Lily Luna; preciso che lei non odia la sua
famiglia, anzi per lungo tempo ha considerato suo padre come un eroe
delle fiabe, è molto affezionata a Ginny ed ha un rapporto
speciale con i suoi fratelli, rapporto che però –
crescendo – è un po' mutato, specie con James
Sirius.
Sono molto diversi sul piano caratteriale ed andare d'accordo, in un
periodo di transizione complesso come lo è l'adolescenza,
non risulta facile, come non è risultato facile per la Lily
Luna bambina scoprire che anche suo padre è umano e possiede
dei difetti.
Un grosso ringraziamento a chiunque
sia giunto fin
qui.
Alla prossima.
_Morgan
|
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Capitolo 3 *** Interludio I: Arcano XIII - Il Senzanome (5 novembre 2023) ***
Nekiya - Interludio I
Interludio
I: Arcano XIII - Il Senzanome (5 novembre 2023)
[Note
a margine che gettano luce sulla situazione
corrente e sui ruoli dei coinvolti]
"Sono
io la Morte,
e
porto Corona.
Io
son di tutti voi,
Signora
e Padrona...
e
davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare,
e
dell'oscura Morte al passo andare."
(Branduardi
– Ballo in Fa Diesis Minore)
Hogwarts,
Biblioteca – Sezione
Proibita
5 novembre 2023, 22.10
La sezione proibita è un dedalo di stretti, polverosi
corridoi dai pavimenti in marmo lucido che si snodano fra alte
scaffalature in legno brunito; odora di pergamena, cera e carta
vecchia, cuoio trattato, antichi misteri ed è –
salvo in qualche rara occasione – sacralmente
deserta.
Ancor prima di capitombolare all'interno del bagno sito al terzo piano,
sfuggendo così agli scherzi di James Sirius, Lily Luna aveva
eletto la biblioteca suo rifugio passandovi già dal primo
anno innumerevoli ore a leggere, svolgere ricerche o a camminare per
gli infiniti corridoi scorrendo i titoli dei volumi presenti,
fantasticando sul futuro o ripassando una lezione.
A volte, quando il chiacchiericcio delle sue compagne di stanza
l'annoia e le toglie il sonno, è li che sgattaiola,
ignorando il coprifuoco per passare la notte a leggere a lume di
bacchetta, nascondendosi da Gazza e Barley (I) quando questi passano ad
effettuare il consueto giro di ronda.
Di tutta Hogwarts quello è l'unico posto dove non
è costretta ad indossare la moltitudine di maschere con cui
è solita relazionarsi a compagni di corso e professori,
potendo far emergere la sua vera natura: una ragazza sedicenne sola ed
introversa, affascinata dal mondo e dalla magia in ogni sua forma, una
ragazza che volentieri disdegna un pomeriggio passato a bighellonare
per Hogsmeade se può sprofondare in una delle poltrone in
pelle della sala lettura, con la musica riprodotta dallo smartphone
sparata nelle orecchie, un libro fra le mani e la sete di conoscenza o
avventure appagata; la fantasia e le pagine dall'aroma inebriante sono
sempre state un ottimo metodo per sfuggire alla realtà
scomoda di essere vista solo come la figlia dell'eroe del Mondo Magico,
trattata come una statuina di cristallo pronta a spezzarsi al minimo
fremito della superficie ove è stata collocata.
Da quando ha memoria attorno a lei è sempre esistita una
gabbia dorata che l'ha protetta, estraniandola dal dolore per
permetterle di vivere come una 'privilegiata'; il debito che la
società magica ha verso il padre è altissimo,
ogni mago o strega che ha vissuto le guerre scatenate da Tom Riddle si
dimostra quindi ben lieto di agevolarla tramite aiuti d'ogni tipo,
favori e calcolate chiusure d'occhio dinnanzi a mancamenti e marachelle.
Da bambina tutto ciò le era sembrato meraviglioso, come se
fosse la protagonista di una fiaba babbana a lieto fine, ma –
essendo sempre stata fin troppo sveglia -
non le ci è voluto molto per capire
che ogni favore elargito con apparente noncuranza chiede invece un
egual tributo e, viste tutte le persone così prodighe nei
suoi confronti, non aveva dubbi sul fatto che tal tributo sarebbe stato
assai caro.
E' durato finché non ho
iniziato a
sentirmi in imbarazzo, preferendo conquistare i traguardi con le mie
sole forze e non grazie al mio cognome.
Oneri ed onori.
Successi fallimenti.
Torti e ragioni.
"Potter"
la voce profonda e monocorde di Piton riporta l'attenzione della
giovane strega al corridoio semibuio dell'ala dedicata ad astronomia e
divinazione.
"Scusi" sussurra scuotendo il capo per scacciare gli ultimi pensieri
legati all'infanzia, alzando la bacchetta dalla quale s'irradia una
pallina di luce cangiante per illuminare meglio le coste dei numerosi
tomi allineati ordinatamente sugli scaffali, mentre le labbra di lui
s'incurvano in una smorfia cattiva.
"Inizio a comprendere il perché ti abbiano affibbiato 'Luna'
come secondo nome. La Lovegood, che come ben saprai è stata
compagna di scuola e d'avventure dei tuoi genitori, si è
sempre dimostrata altrettanto persa in elucubrazioni assurde e mondi
irreali, dimenticandosi di vivere nel 'presente'. A quanto pare il
tributo alla sua persona elargito dai tuoi ha finito per intaccare
anche la tua precaria concentrazione."
La ragazza non si scompone, continuando a leggere con aria assorta i
titoli in inglese e latino, cercando di richiamare alla memoria quanti
più dettagli possibili sul grimorio che Amanda ha recuperato
dalla Sezione Proibita e nel quale é stato scarabocchiato in
modo quasi casuale, a margine d'una pagina macchiata e pasticciata
d'annotazioni illeggibili, l'incantesimo da recitare ed i passaggi per
svolgere correttamente il rituale di evocazione delle anime.
Anime, non cadaveri.
Ma
data la poca cura con cui ha tradotto il testo dal greco all'inglese
non si stupisce d'aver – probabilmente –
travisato il significato, creando una mutazione con effetti impensabili.
"Sicuro che sia un tributo a Luna Lovegood?"
"Non vedo a chi altri potrebbero essersi ispirati. La
semplicità con cui tuo padre affronta la vita, senza
soffermarsi troppo a ragionare sulle possibili conseguenze,
è leggenda"
"Si, a volte non si dimostra molto riflessivo e quando ha scelto i nomi
per i miei fratelli non ha pensato all'enorme carico di
responsabilità di cui li stava gravando. Nomen Omen, un nome
un destino. Se James Sirius si sta rivelando il perfetto mix del nonno
e Black, avendone ereditato la deficienza, quello più in
difficoltà risulta sicuramente Albus. Serpeverde,
intelligente e schivo, con la sfiga d'avere il primo nome identico a
quello di uno dei più grandi maghi che la storia ricordi..."
Piton
sbuffa infastidito ripensando all'abilità di Silente nel
manovrare i suoi collaboratori ed amici come pedine di una scacchiera,
spingendo ogni 'pezzo' ad annullare e rinnegare la propria
volontà, nonché il libero arbitrio, per eseguire
l'ordine imposto così da giungere alla tanto agognata
vittoria, senza curarsi di quanti 'pezzi ' siano stati sacrificati per
ottenerla.
Un grande mago, indubbiamente, dotato di un'intelligenza rara che l'ha
reso superbo e spietato come pochi altri prima di lui; non ha mai
perdonato al vecchio l'ordine mascherato da supplica di ucciderlo per
salvare l'anima di Draco Malfoy, né di non essersi fidato
abbastanza da rivelargli l'intero piano, spingendolo così ad
una morte assai misera e dolorosa.
Non che s'aspettasse di sopravvivere alla guerra, lasciare il mondo dei
vivi era ciò a cui anelava più d'ogni altra cosa
dopo anni a proteggere Potter in nome dell'amore verso l'unica donna
che per lui abbia contato qualcosa, ma di certo non si aspettava di
soccombere fra atroci sofferenze, divorato da quella sottospecie
d'aborto formato rettile chiamato Nagini.
Una mano sale lentamente verso il collo, sfiorando il tessuto spesso
del colletto della casacca ove, al
di sotto, la pelle è deturpata dall'ampia cicatrice che gli
rammenta quanto accaduto la notte del due maggio 1998 fra le mura
fatiscenti della Stamberga Strillante; persino l'essere tornato dal
regno dei morti inaspettatamente 'integro' non ha cancellato quel
monito che l'invita costantemente a ricordare la sua precaria
condizione, da dove provenga e dove dovrà tornare se la
ragazzina si degnasse d'impegnarsi attivamente nella ricerca d'un
contro incantesimo che ponga fine agli effetti del rituale,
anziché sproloquiare sciocchezze e concentrarsi sui compiti
assegnati dai docenti.
Se fosse ancora professore e lei una sua alunna però, una
silenziosa lode di merito gliela concederebbe, visto l'accanimento
nell'essere sempre la migliore dimostrato in ogni contesto.
Pure nell'evocare i morti, quand'invece avrebbe dovuto rimanere umile e
fallire.
Sciocca testa di legno.
"A
volte Al non si sente all'altezza del nome che porta e prova ansia.
Quand'era più piccolo soffriva spesso di attacchi di panico,
poiché era convinto di essere un buono a nulla. Credo che
anche ora, nonostante sia maturato facendosi molto più abile
ed intelligente, pensi ancora di non riuscire a competere o eguagliare
Silente, né lei..."
Il braccio ricade lungo il fianco mentre l'ex professore torna a
concentrarsi sul discorso della strega, colpito da quell'affermazione
carica di un rispetto ed ammirazione che nessuno mai gli aveva
dimostrato quando era ancora in vita; era stato una spia, un
doppiogiochista, l'incognita che –
in silenzio – aveva
retto le sorti dell'intero Mondo Magico decretandone l'avvenire e,
affinché tutto andasse per il meglio, aveva dovuto
annullarsi, fingere costantemente e farsi odiare da tutti, indossando
una maschera che poi era divenuta la sua vera persona.
Per divenire la Variabile è
stato costretto a sacrificare la verità e presumeva che
nessuno l'avrebbe mai ammirato –
o semplicemente capito – per
questo.
"Io?" Piton inarca un sopracciglio visibilmente sorpreso.
"Sia io che Al l'abbiamo sempre reputata un grande mago, difendendola
più volte dagli insulti lanciati da James. Mio fratello
maggiore adora solo gli spacconi e gli eroi Marvel-style, non riesce a
concepire figure più complesse, né che il bene ed
il male non siano netti ma abbiano numerose sfumature e modi di
manifestarsi" spiega la ragazza annuendo, spostando la bacchetta fra di
loro così da illuminare completamente il volto magro e
pallido dell'ex professore, nettamente in contrasto con il nero delle
vesti, dei lunghi capelli e degli occhi ossidiana, pozzi in cui il
riverbero della magia annega inghiottito mentre le labbra si serrano in
una linea sottile.
Se sia contrariato o semplicemente pensoso non sa dirlo, fa davvero
fatica da interpretare le espressioni granitiche di Piton,
così come i suoi repentini sbalzi d'umore.
Probabilmente si starà
chiedendo
cos'è la Marvel.
"Se
è così stupido merita il nome che porta."
Piton si volta verso la scaffalatura in ombra alle spalle della strega,
riprendendo la ricerca; non ha avuto bisogno d'estrarre la bacchetta
né di lanciare un 'lumos' a
sua volta, avendo appurato di vedere al buio ancor meglio che in piena
luce.
"Concordo, più cresce più si rincretinisce.
Comunque io mi chiamo 'Luna' in onore di Remus 'Lunastorta' Lupin (II).
Se fossi nata maschio mio padre mi avrebbe dato direttamente il suo
nome."
"Fammi indovinare, se Codaliscia non avesse tradito per schierarsi
dalla parte del Signore Oscuro e tu fossi nata maschio ora ti
chiameresti Remus Peter Potter?" domanda piattamente l'uomo, afferrando
un grosso volume dalla copertina lisa per leggerne il titolo,
indecifrabile sul dorso: 'Tarocchi
– L'arte d'interpretare attraverso le immagini. Guida
completa' di Mary Manfrin, (III) mentre
Lily Luna rabbrividisce trovando l'accostamento alquanto orrendo e
ringraziando mentalmente Minus per le scelte -
seppur errate e deprecabili – che
l'hanno allontanato dai Malandrini e spinto a divenire un seguace di
Tom Riddle.
"Fortunatamente così non è stato" mormora la
strega osservando Piton sfogliare le pagine del libro colta da
un'improvvisa rivelazione: in cinque giorni di forzata frequentazione
ed assidui battibecchi non l'ha mai chiamata per nome, solo 'Potter' o
' Testa di Legno', premurandosi di calcare bene entrambi gli epiteti
con una buona dose di sdegno.
Nomen Omen, Lily Evans.
Ma io non sono lei.
La
ragazza assottiglia lo sguardo colta da un'improvvisa stizza e volta il
capo, tornando a concentrarsi sulla ricerca per non perdersi in
ulteriori elucubrazioni sulla nonna morta ed il rapporto che c'era fra
lei e Piton; che tipo di sentimento provasse per Lily l'ha appreso dai
racconti del padre e non le interessa, né le crea alcun
disagio trattandosi di fatti accaduti ben prima che lei ed i suoi
genitori nascessero.
Ciò che le da profondo fastidio è il non essere
riconosciuta come una persona a sé stante, scissa
dall'ingombrante figura della Evans.
A parte i capelli rossi, tratto che lei ha ereditato dalla madre
Weasley e non dal ramo paterno della famiglia, nonna e nipote non si
somigliano per niente, inoltre Lily Luna rifiuta con quanta forza ha in
corpo di paragonarsi ad una persona che ha negato il perdono ad un
amico solo perché questi frequentava compagnie poco
raccomandabili e l'ha insultata chiamandola 'sanguemarcio'
a causa della rabbia provata verso James Potter ed i Malandrini.
Lancia una fugace occhiata alla figura nera immersa nella lettura,
attraversata da un moto di compassione; la vita del bersaglio
è sempre ardua, finché non si finisce nelle mire
da qualche stupido bullo con manie di grandezza non si può
realmente capire quali e quanti danni psicologici questa condizione
d'impotenza provochi, senza considerare il dolore fisico scaturito da
pugni e lesioni che il fantomatico bullo elargisce giornalmente come
dono.
James le ha insegnato bene, spingendola ad avere un atteggiamento
sempre schivo e riservato con il prossimo a causa della paura di
qualche ripercussione violenta e crede che ciò sia accaduto
anche a Piton, quando era ragazzo.
"Se
non erro il libro su cui è stato scarabocchiato il rituale
parlava dei Tarocchi" mormora l'ex professore senza alzare il viso
dalle pagine, richiamando alla memoria quanto ha visto nei ricordi
della ragazza.
"Si, o almeno credo. Sa non sono mai stata molto attratta dalle lezioni
di Divinazione e le ho frequentate solo durante il terzo anno, quando
erano obbligatorie. La pagina contenente il rituale parlava di una
carta. E' l'unica cosa di cui sono certa" risponde Lily Luna
avvicinandosi all'uomo con la bacchetta levata, così da
poter leggere a sua volta le pagine ingiallite del tomo, fitte d'una
scrittura in stampatello, ordinata.
Le indicazioni su che tipo di rito fosse stato scarabocchiato
– in
greco – a margine
della pagina erano state vergate in inglese in una calligrafia
differente, come se chiunque le avesse aggiunte avesse scoperto
l'incantesimo originale in un secondo momento; la strega ricorda d'aver
dato una letta veloce all'intera pagina, scartando subito lo stampato
– vero argomento trattato nel
grimorio -
poiché inerente a qualche forma di lettura di una 'figura'
utilizzata in Divinazione.
L'affermazione di Piton la colpisce, poiché lei non
é stata in grado di ricollegare subito questa 'figura' ad
una possibile carta dei Tarocchi, nonostante condivida la stanza con
Grace e quest'ultima sia una vera appassionata di questo metodo di
predizione del futuro e possieda anche diversi mazzi di carte.
"Ti stupirà sapere che, contrariamente alle forme di
divinazione quali la caffeomanzia, chiromanzia, cristallomanzia ed
altre pratiche da saltimbanchi, la lettura ed interpretazione dei
Tarocchi è una vera e propria arte. Le settantotto carte che
compongono il mazzo, suddivise in arcani maggiori ed arcani minori,
sono una sorta di 'libro' e la loro lettura ed interpretazione
corrisponde ad intraprendere un cammino iniziatico. Banalmente, si
può inoltre dire che la lettura dei tarocchi abbia molto in
comune con l'alchimia e con quella branca della psicoanalisi chiamata
'Psicologia dell'Io', nonché di tutta la parte connessa
all'inconscio e all'interpretazione dei sogni."
Nuovamente la ragazza si trova ad ascoltare la voce bassa e graffiante
dell'ex professore con l'animo in subbuglio, bevendo ogni parola come
fosse un assetato che non tocca acqua da giorni ed immagazzinando i
concetti, creando collegamenti con altri argomenti e nozioni
già studiate in precedenza; l'uomo invece continua a
sfogliare il libro senza badare all'improvviso mutamento d'animo della
giovane, leggendo rapidamente le note introduttive per poi saltare alla
parte riguardante gli 'Arcani Maggiori'.
Ricorda alcuni frammenti di testo estrapolati dalle memorie della
Potter, riferimenti ad una figura di un 'Contadino' (IV) a cui sono
stati amputati i quattro arti, o forse solo i piedi ed un possibile
collegamento con il 'Mat' dagli abiti sgargianti; nonostante sia un
abile Legilimes ha trovato davvero difficoltoso dedurre più
dettagli, avendo lei mostrato da subito poco interesse per il libro,
concentrandosi solo sul rituale in greco il quale – ovviamente –
non conteneva alcuna indicazione sull'annullamento, come la Potter
invece ha supposto.
Sarebbe stato troppo facile.
Ha passato intere notti a sfogliare gli archivi di madama Pince alla
ricerca del grimorio, verificando se vi fossero dei vuoti sugli
scaffali che potessero aiutarlo nel capire da che sezione del reparto
proibito sia stato prelevato; nulla, il testo in questione non appare
negli schedari della scuola, schedari ben aggiornati data la
maniacalità dimostrata dalla bibliotecaria nella
catalogazione di ogni tomo o rivista.
L'unica spiegazione razionale è che sia stato portato da
fuori e consegnato alla compagna della Potter, anche se non riesce a
spiegarsi il perché, trovando assurda l'idea che qualcuno –
anche solo per scherzo – abbia
voluto che una sedicenne si cimentasse in un rito
così antico e pericoloso al solo scopo di vederla fallire o – alla
meglio – morire;
ci sono mille altre maledizioni, pozioni ed incantesimi assai
più sbrigativi se l'intento era quello di farla fuori.
L'altra possibilità è che il libro fosse
effettivamente presente all'interno della scuola, magari nascosto nella
Camera dei Segreti, da sempre ricettacolo di tutta la conoscenza oscura
presente fra quelle mura, e che qualcuno l'abbia riesumato senza ben
capire cosa fosse; la ragazza sostiene che non possa essere opera di
Amanda, una Corvonero spocchiosa ma non pericolosa, sicuramente
incapace di parlare il perseltongue (V) per sbloccare l'accesso alla
Camera e talmente tanto odiata da Mirtilla che nel bagno del terzo
piano non vi avrebbe mai messo piede volontariamente, nemmeno per
compiere un rito oscuro.
La fantasma ha confermato quanto detto dalla Potter.
L'unica opzione sensata per dipanare il mistero e chiudere il rituale
è provare a cercare indizi in altri libri analoghi, ponendo
che ve ne siano, iniziando dai testi di Divinazione contenuti nella
Sezione Proibita.
"Se
non ricordo male durante le lezioni, al terzo anno, la professoressa
Patil ci ha spiegato che ogni carta ha un significato di base ed uno
variabile, a seconda se essa appaia rovesciata o dritta ed in
combinazione con altre figure. Ci aveva fatto fare un gioco per
prendere familiarità con gli arcani maggiori, mescolandoli e
pescandone cinque, inventando una storia con le figure uscite."
Gli occhi ossidiana di Piton scivolano dalla pagina al viso roseo e
sorridente della studentessa, rimanendo sorpreso dalla gioia che scorge
negli occhi castani; nemmeno la Granger pareva così
entusiasta di approfondire la propria conoscenza d'un argomento con un
insegnante, né di condividere quanto appreso durante altre
materie, Potter invece sembra sul punto di saltare dalla gioia ogni
volta in cui la loro conversazione tocca temi accademici, come se non
le capitasse spesso di condividere le proprie conoscenze con qualcuno
che la capisca.
In effetti, la Granger aveva il binomio teste di legno Potter-Weasley
mentre lei, da quel che ha potuto appurare in cinque giorni di studio
della persona, non ha nessuno eccettuata la cugina, impegnata nella
preparazione dei M.A.G.O e Mirtilla che, per quanto possa ascoltarla,
resta pur sempre una fantasma non molto brillante.
Un piccolo accenno di compassione invade i pensieri dell'uomo,
prontamente annichilito dal raziocinio.
Potter non è com'era lui alla sua età,
né può permettersi di affezionarsi a lei solo
perché si sta dimostrando tanto introversa e sociopatica da
non avere amici attorno, non ha tempo né energie da dedicare
ai problemi di questo mondo, né della gente che lo abita;
inoltre lei - oltre
ad essere la stupida testa di legno che l'ha evocato dalla morte -
è figlia di Harry Potter e nipote di Lily Evans, motivazione
sufficiente per mettere quanta più distanza possibile fra
loro, come se i piani dimensionali vita-morte non bastassero.
"E quindi?" domanda Piton in tono freddo, sprezzante.
"Quindi...oltre ad avermi fatto scoprire 'Il Castello dei Destini
Incrociati' (VI) dell'italiano Italo Calvino, libro che ho potuto
leggere solo in traduzione e che ho trovato davvero stupendo, mi ha
permesso di conoscere alcuni nomi popolari dati alle varie figure degli
arcani maggiori, molti di questi sono derivati dal francese. Quando
è entrato nella mia mente giorni fa ha accennato ad una
parola, Mat, come anche al Contadino..."
"Precisamente, il Contadino era Mat, stando a quanto riportato sulla
pagina del grimorio, ma nei Tarocchi non vi sono contadini"
"Però c'è il Matto. Lei parla anche francese,
giusto?" domanda Lily Luna sempre più euforica, costringendo
il professore a spostare la mano dalla pagina per sfogliarle
freneticamente, cercando il capitolo dedicato all'arcano senza numero.
"Matto in francese è 'fou', non 'mat'. Tuttalpiù,
con un'accentazione diversa, questa parola può significare
'bastone, verga'" ribatte Piton, inarcando un sopracciglio.
"Si ma è una radice latina e non solo, se non sbaglio devo
aver letto in qualche libro utilizzato per i miei racconti sui
tarocchi, compito in cui ho preso 'E', che è un nome
associato alla morte. E nei tarocchi il tredicesimo arcano è
la morte."
"Il mietitore, il contadino" mormora l'ex professore mentre la ragazza
annuisce soddisfatta; nonostante l'associazione fra la parola 'mat' e
'morte' sia giunta supportata da motivazioni alquanto improponibili e
pericolanti, si trova a complimentarsi – solo mentalmente –
con l'arguzia mostrata dalla giovane Corvonero, da solo avrebbe
impiegato molto più tempo per trovare il nesso.
Le pagine scorrono di nuovo fino a fermarsi alla 152esima, il capitolo
ha come incipit l'immagine in bianco e nero di una carta con in
intestazione il numero XIII ed all'interno dei bordi la figura
scheletrica di un –
uomo?- voltato a mezzo,
intento a falciare un campo su cui spiccano teste, mani e piedi mozzati.
"Allegria" borbotta la strega, avvicinando la bacchetta per poter
leggere meglio le note inerenti al nome della carta.
"Il grimorio parlava di un Contadino a cui è stato amputato
un piede" gli occhi scuri dell'uomo studiano la figura, notando che
è priva di buona parte dell'arto inferiore sinistro.
"Questo pare corrispondere"
"Qui dice che questa carta, nelle tradizioni antiche, non aveva nome.
Conver (VII) si riferisce ad essa con l'epiteto di 'innominato' o
'senza nome', mentre solo successivamente l'arcano tredicesimo
è stato chiamato 'La Morte'. Sa...tutto ciò
è...strano. Chiunque abbia trascritto il rituale di
evocazione delle anime su un grimorio apparentemente incentrato sui
Tarocchi, nella pagina ove si parla della 'Morte' non l'ha fatto
casualmente..."
Piton annuiscepensoso.
"Come dicevo, i Tarocchi nella loro forma più pura
rappresentano un cammino d'iniziazione. Chiunque abbia trascritto il
rituale e le note in inglese a margine di quella pagina lo sapeva, l'ha
fatto apposta per sondare il livello di preparazione di chi si sarebbe
cimentato nell'evocazione. Oppure ha voluto dare un avvertimento"
"Avvertimento che io non ho colto purtroppo, troppo sottile..." sbuffa
la ragazza corrugando la fronte, sentendosi nuovamente in difetto.
"Te lo ripeto da giorni Potter, sei una testa di legno senza speranza"
sogghigna l'uomo leggendo i significati della carta senza
però trovarvi nulla di utile alla loro ricerca, se non la
conferma alle supposizioni sulle strane note a margine in inglese.
"la Morte' non è una figura negativa, indica la fine di un
ciclo e l'inizio di un qualcosa di nuovo, inoltre è
fortemente connessa al mondo sotterraneo, alle cose nascoste che devono
essere portate alla luce e all'iniziazione spirituale." lancia
un'occhiata alla ragazza al suo fianco, anch'essa immersa nella lettura
e serra le labbra, pensoso; l'idea che quanto accaduto fosse stato
premeditato per mettere alla prova la Potter è assurda,
specie tenendo conto del tipo d'incantesimo che è stata
spinta ed eseguire.
I negromanti sono figure rarissime persino nel mondo magico e da sempre
costretti ad una vita da esuli a causa del 'dono' che posseggono,
ovvero la capacità di sovvertire il naturale decorso
dell'esistenza, richiamando dalla tomba coloro la cui vita è
terminata per estrapolarne vaticini o utilizzarne i corpi come servi.
Negromanti si nasce, non è possibile divenirlo studiando, ed
utilizzare quest'arte è considerato ancor peggio che
cimentarsi con la magia oscura.
Anticamente venivano bruciati poiché si temeva che,
uccidendoli mediante Avada Kedavra o affidandoli ai Dissennatori, il
potere avrebbe permesso loro di risorgere dalla tomba, vendicandosi di
tutti coloro che li hanno condannati.
Potter cattura il labbro inferiore fra i denti in una chiara
espressione pensosa prima di riprendere a parlare della Morte e di
altre assurde stramberie apprese durante le lezioni di divinazione con
Parvati Patil –
peccato abbia seguito 'L'occhio Interiore', sarebbe stata una discreta
pozionista -, che ora le
tornano alla mente; distoglie lo sguardo dal suo viso prima
d'incrociarne gli occhi castani, accantonando le supposizioni appena
elaborate in un angolo, catalogandole come follie.
E' una Potter-Weasley, mancata Grifondoro, nessuno della sua famiglia
può averle trasmesso tali oscuri talenti.
Eppure...
"Strano,
non le sembra che la temperatura sia improvvisamente calata?" le parole
della ragazza si condensano in una nuvoletta di vapore biancastro che
si disperde verso il soffitto mentre un brivido le scuote il corpo,
avvolto nella divisa di Corvonero; Piton non avverte il brusco sbalzo
termico poiché la sua percezione delle temperature
è assai differente ora che non può più
considerarsi 'vivo', ma nota con preoccupazione l'improvviso formarsi
d'uno strato di brina biancastra sugli scaffali che li circondano e sul
pavimento in marmo lucido.
Chiude rapidamente il libro gettandolo a terra ed estrale la bacchetta
dalla manica della casacca, ruotando per trovarsi con il viso rivolto
verso il fondo del corridoio, ove questi si apre in una saletta di
lettura circolare completamente buia; un flusso di magia –
antico – carico di potere l'investe con forza mentre le ombre
iniziano a danzare e sfilacciarsi, permettendo all'ospite di emergere.
"Un Dissennatore?" domanda Lily Luna voltandosi a mezzo così
da non esporre completamente il busto al nemico, levando la bacchetta a
mezz'aria pronta a combattere.
"Sta indietro Potter!" ringhia lui, cercando di spingerla dietro di
sé.
"So evocare un patronus, stia tranquillo" la ragazza si porta al suo
fianco flettendo le ginocchia e piantando i piedi saldamente a terra;
avverte l'adrenalina in circolo ed il cuore martellarle il petto, in
fibrillazione, mentre il buio inizia ad illuminarsi di una tenue luce
azzurrina; dentro sé qualcosa inizia a bruciare
violentemente rendendo ogni respiro difficoltoso e la ragazza si
ritrova a pensare alla notte nella foresta proibita, a quando stava per
svenire e Piton aveva guidato il suo potere per permetterle di mandare
a 'dormire' il Mangiamorte.
Il palmo della mano destra, ove si era tagliata con la lama dell'Athame
per effettuare l'offerta di sangue le duole, nonostante la ferita sia
stata rimarginata giorni addietro; i centri nervosi pulsano
attraversati da una corrente di energia dirompente e, per un'istante,
avverte l'irrefrenabile impulso di offrire qualcosa di sé
– il
suo sangue - alla creatura
che sta emergendo dalle ombre.
Il rito, il sacrificio.
Il potere.
"Non
è un Dissennatore..." dalla bacchetta dell'uomo fuoriesce un
lampo di luce rossastra che fende l'aria, schiantandosi sulle enormi
ali dal piumaggio scuro della creatura dispiegate a protezione del
corpo e li rimbalza, senza sortire alcun effetto.
"E'..." mormora la ragazza lottando contro l'impulso di affondare la
bacchetta nella carne dell'avambraccio mormorando un incantesimo di
taglio, cercando di mettere a fuoco la figura che li osserva dall'alto
dei suoi tre metri abbondanti d'altezza, attraverso la corona d'occhi
che le cinge la fronte ossuta, con la bocca deformata da un ghigno
raccapricciante.
I am Death and wear a crown .
I am for all of you lady and mistress
and I am so cruel, so strong and harsh that your walls won't stop me.
"Ci incontriamo di nuovo, mia
disgrazia"
_______________________________________________________________________________
Glossario:
Barley
Charles Augustus: Questo è un OC che
apparirà e verrà approfondito nei capitoli
successivi; si tratta del bidello di Hogwarts, collega e futuro
sostituto di Argus Gazza, quando questi si deciderà a
mollare il mocio ed andare in pensione.
'Luna'
-
'Lunastorta': Ci sono
diverse teorie sull'origine del secondo nome di Lily Potter, le due
più accreditate sono quelle riportate in questo capitolo,
ovvero che possa essere un tributo a Luna Lovegood, oppue a Remus
Lupin. Siccome Harry ha dato al primogenito il nome di suo padre e del
padrino e al secondogenito i nomi dei due insegnanti e presidi di
Hogwarts che ll'hanno più supportato (e aggiungerei
sopportato) nel percorso di crescita e compimento della profezia, viene
naturale pensare che abbia voluto omaggiare anche Remus. Non potendo
chiamare sua figlia Remusa o Rema ha optato per un più
innocui Luna, riferendosi al soprannome dell'ex Malandrino.
Questa seconda ipotesi è quella che, fra le due, preferisco
e che meglio si adatta alla trama di questa fanfic; come si diceva
sopra: 'Nomen Omen', sia Remus che Lily Luna condividono una bella
rogna.
Il titolo di questo volume
è stato
inventato di sana pianta, mentre il nome dell'autrice è
parzialmente reale. Marisa Manfrin ha scritto davvero un libro dove
parla di tarocchi e di come interpretarli.
Il
Contadino: In alcune
versioni dei tarocchi la carta della morte è, appunto,
rappresentata come un uomo molto magro intento a mietere un campo. Da
qui l'epiteto 'contadino'. Questa versione è stata
soppiantata dalla figura più classica del mietitore con
armatura e stendardo, a cavallo, e dello scheletro con falce, nelle
edizioni moderne.
Perseltongue: Serpentese.
Alcune termini e nomi dei personaggi del mondo di Harry Potter in
questo racconto saranno in inglese, questo perché
trovo i termini originali molto più evocativi.
"Il
Castello dei Destini Incrociati" - Italo Calvino, 1969. Si
tratta di una serie di racconti scritti basandosi sulle carte dei
Tarocchi.
Conver: Nicolas
Conver fu incisore alla corte del re di Francia nel 1700 e
creò uno tra i più celebri e rinomati mazzi dei
Tarocchi di Marsiglia, dagli esperti ritenuto un vero e proprio 'libro'
iniziatico.
NDA: A
voi...lo spiegone! O almeno una parte, dato che ho dovuto dividere
questo interludio in due a causa della lunghezza esagerata che aveva
raggiunto; questi primi capitoli sono stati molto statici,
più descrittivi, ma sono serviti per introdurre quella che
sarà la storia vera e propria, con molta più
azione e dilemmi da svelare.
In questa parte – e nella prossima – si iniziano a
scoprire alcuni punti oscuri della vicenda riguardanti Lily Luna (per
Piton ci vorrà ancora un po') e la sua 'anomala'
capacità d'essere riuscita a portare a termine un rito
proibito, antico; per ora ovviamente si tratta solo di supposizioni,
vedremo poi quante risulteranno vere ed in che modo.
Nominata appare qui Parvati Patil (Cali, nella versione italiana),
professoressa di Divinazione che ha sostituito Sibilla Coooman; questa
è si una storia incentrata su Lily Luna e Severus, ma tengo
a ribadire anche qui che i personaggi del mondo di Harry Potter
appariranno tutti, o quasi, con ruoli più o meno
significativi. Date tempo al tempo.
Un grosso ringraziamento a chiunque
sia giunto fin
qui.
Alla prossima.
_Morgan
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Capitolo 4 *** .II. Arcani minori: Fante e cinque di Bastoni / il Pellegrino (13 novembre 2023) ***
.II.
Arcani Minori: Re e cinque di Bastoni / Il Pellegrino (13 novembre 2023)
[Trattato
sulla caccia notturna ai risvegliati, I° folio]
"Arranco.
Avete presente il verbo 'arrancare'?
Arrancare: il lento, faticoso, deprimente ma determinato
procedere di un uomo che non ha più niente nella vita,
tranne l'impulso di dover,
semplicemente,
continuare la lotta."
[Il
Destino di un Cavaliere]
Foresta
Proibita,
13 novembre 2023, ore 23.35
L'aria
gelida le sferza il viso, congelando le ciglia sottili e la porzione di
naso che la calda sciarpa di lana scura non riesce a coprire,
causandole un afflusso di catarro fra nari e gola seguito da un
profondo starnuto; gli occhi lacrimano ed ha le dita delle mani
intirizzite nonostante i guanti.
Nella sinistra stringe la bacchetta con forza, cercando di scacciare i
brividi che le percorrono il corpo sotto gli indumenti pesanti;
benché abbia cercato di coprirsi con vari strati di vestiti
e capi termici, come se si apprestasse a disputare una partita a
Quidditch sotto un inclemente diluvio scozzese, dopo ore di
appostamento fra gli alti, secolari, alberi della Foresta Proibita
cercando di rimanere quanto più ferma possibile il freddo le
risulta insopportabile.
Ha le vesti umide a causa della nebbiolina perenne che si leva dal
terreno e le Adidas – un tempo bianche – ridotte ad
un conglomerato di fango e sterpaglie fin all'interno, dove le calze
oramai zuppe non mantengono più il calore sufficiente a
permetterle d'avvertire le dita dei piedi.
Una nuvoletta di vapore biancastro fuoriesce come fumo d'una sigaretta
dalle labbra pallide, svanendo nell'etere; se non dovessero ucciderla i
cadaveri ci penserà l'ipotermia, di questo ne è
certa, dato che nemmeno gli incanti di riscaldamento ed asciugatura
lanciati sulle vesti sembrano creare un'efficiente barriera contro al
gelo perenne presente in quel luogo maledetto.
Sono di
nuovo qui, sebbene abbia giurato di non
mettere più piede fra questi alberi.
Arrampicata
fra i rami bassi di una quercia secolare e protetta da un incantesimo
di disillusione, con la bacchetta ben salda e lo sguardo attento a
captare ogni accenno di movimento nell'area circostante, la ragazza
ripensa alla notte del 31 ottobre – non così
diversa da quella in corso - e all'avvallamento scelto per svolgere il
rito, ubicato a poche centinaia di metri da dove ora monta guardia; il
libro è davvero sparito come le aveva rivelato Piton
già l'uno novembre, quando si trovava ancora ospite
dell'infermeria con la caviglia fasciata a causa della storta, ed il
cerchio è stato cancellato, le ciotole che avevano contenuto
le offerte per gli spiriti distrutte.
Ore addietro, quando si era trovata a percorrere quel tratto di
foresta, Lily Luna era rimasta stupita di non trovarvi 'niente', come
se ogni cosa vissuta durante quella notte appartenesse unicamente al
mondo dell'incubo; peccato le fosse bastata un'occhiata alla figura
nera, avvolta in un lungo mantello con cappuccio, dell'ex professore di
pozioni che camminava silenzioso al suo fianco per ricordare quanto le
sue disavventure fossero tristemente reali.
Ho
compiuto il rito.
Ho passato cinque giorni a far finta di niente, convinta che Piton
sarebbe stato in grado di sistemare le cose da solo ed ora sono qui a
congelare, rimpiangendo per la prima volta in sei anni la camera che
condivido con Milena, Grace, Hilary e le chiacchiere da pollaio di
queste ultime due.
Sono in Missione per conto della Morte che mi ha 'gentilmente' concesso
un anno per rimediare al casino fatto, con un 'partner' che –
tanto per cambiare - è sparito chissà dove fra le
ombre sue compari.
'Fanculo.
Il
fondoschiena inizia a dolere a causa del contatto prolungato con la
ruvida corteccia del ramo e della scomoda posizione assunta per non
cadere di sotto come una pera matura; la ragazza cerca di sistemarsi
meglio, trattenendo a fatica un'imprecazione fra i denti.
Le cacce notturne sono iniziate il sette novembre, due giorni dopo che
la Morte aveva fatto la sua apparizione fra le mura della biblioteca di
Hogwarts per renderla edotta sul suo destino, ovvero restituire tutte
le anime evocate per errore ad Halloween.
Sapevo di
non aver evocato solo Piton e McLeod,
ma...
Non due, né tre, né quattro.
Sarebbe stato troppo semplice, no?
Sono
78, come le carte che compongono il mazzo dei Tarocchi e la Morte, per
rendere 'il gioco' ancor più divertente, aveva deciso di
'aiutarla' contrassegnando ogni risvegliato con un numero ed un seme,
affidandole l'arduo compito di 'ricomporre' il 'libro' con l'aiuto di
Piton come suo 'guardiano'; le labbra fredde s'incurvano in un sorriso
divertito sotto la pesante sciarpa mentre ripensa alla discussione
avvenuta fra le mura della sezione proibita e alla rabbia mostrata
dall'ex professore nello scoprire il suo ruolo in questa triste vicenda.
Se non si fosse trattato di un essere immortale impossibilitato a
provare dolore fisico o sentimenti, Lily Luna è sicura che
Piton avrebbe cruciato la Mietitrice - o Mietitore - da li fino alla
fine dell'era degli uomini, intercalando con qualche Avada Kedavra
giusto per non risultare troppo ripetitivo; l'idea di dover –
nuovamente – fare da balia ad un Potter
predestinato ad un futuro assai gramo, lanciato da terzi in una
missione suicida lo aveva mandato in bestia, ma poi s'era dovuto
arrendere poiché la Morte era stata ben chiara: quello era
l'unico modo per lei di salvarsi e per lui di riguadagnare il sonno
eterno.
Ed ora mi
tratta come fossi uno schiopodo molesto.
Non ha più accennato ad interessanti discussioni in mia
presenza e da 'Potter' è passato a 'ragazzina', quasi non
fossi più una persona con tratti distintivi, ma solo un
essere amorfo di sesso femminile con un età cerebrale
indefinita, compresa fra i sette ed i quindici anni.
Età fisica non pervenuta, ovviamente.
Una
fitta alla schiena la costringe a muoversi di nuovo per sgranchire
spalle e gambe, ora percorse da brividi incessanti; benché
questa non sia la prima notte che trascorre nella foresta a caccia di
risvegliati, in precario equilibrio su un ramo in attesa che essi
striscino fuori dai loro nascondigli alla ricerca di cibo e sangue
fresco, non riesce ancora ad abituarsi alla lunga immobilità
né al freddo pungente di quel luogo antico e nefasto;
nonostante ogni notte provi ad intessere le vesti di incantesimi nuovi,
ingoiando la paura per appellarsi a tutto il coraggio di cui dispone,
ogni volta in cui i suoi piedi si trovano ad affondare nella terra
molle del sottobosco lo smarrimento e l'impotenza la colgono con forza,
rendendola goffa e spaventata.
Riesce a difendersi solo quando si trova davanti ai Risvegliati in
tutta la loro inquietante – reale – marcescenza,
quando non ha altra alternativa se non essere forte e dare mostra delle
abilità apprese in anni di duelli presso il Club scolastico
istituito da Jonathan Andrew Murray, suo professore di Difesa Contro le
Arti Oscure e Selina Ashdown, docente di Incantesimi; in quei momenti
si rivela attenta e letale, colpendo e difendendosi con
un'abilità tale da strappare un mezzo grugnito d'assenso
persino a Piton che in quest'arte non ha eguali.
Piton duella come se danzasse, muovendosi con un'agilità ed
un'eleganza impressionanti, inoltre conosce un vasto repertorio di
magie e maledizioni – buona parte oscure – davvero
efficienti; la prima volta in cui l'ha visto combattere è
rimasta talmente tanto esterrefatta da non riuscire ad alzare la
bacchetta per aiutarlo, né per difendersi quando il
Mangiamorte redivivo – tale Gibbon – ha preferito
avventarsi su di lei dopo aver ritenuto il suo ex compare un avversario
troppo ostico.
Sebbene il compito di 'mandare a dormire' i cadaveri sia suo, essendo
lei l'artefice del rito e l'unica in grado di annullarne gli effetti,
nella maggior parte dei casi è Piton a ridurre l'avversario
in condizioni tali da impedirgli di muoversi ed arrecare ulteriori
danni.
Ne hanno già uccisi quattro: il due, sei, quattro e nove di
Bastoni, ovvero McLeod la notte del rito, poi Gibbon, Alfred Johnson e
Jules Santager, identificabili mediante i numeri ed i disegni che lei
vede apparire incisi a fuoco sulle loro fronti in un color nero pece
che spicca in netto contrasto con la pelle pallida, incartapecorita, o
sull'osso biancastro; la Morte ha detto che avrebbe assegnato grado e
seme in base alle caratteristiche possedute in vita dai risvegliati, ma
nessuno dei quattro affrontati fin ora sembrava rispecchiare il
significato della carta né del seme di cui portano il
marchio.
Piton stesso li ha definiti mediocri,
spiegandole che fra le fila del
Signore Oscuro, specialmente durante l'ultima battaglia, si erano
radunati diversi tipi di maghi e non molti possedevano
abilità o forza tali da risultare realmente pericolosi;
servivano solo a far numero ed erano ottime pedine sacrificabili in
eventuali missioni suicide, infatti molti di loro erano caduti,
annientati da ragazzini con la metà dei loro anni, senza
alcuna esperienza o cattiveria.
Quando
la magia si risveglia in lei con l'ormai caratteristico scoppio
incandescente che le fa dolere il torace, rendendo il battito
tachicardico e bruciandole i polmoni – sensazione benedetta visto il freddo pungente della
foresta – la
ragazza scatta in avanti, passando la bacchetta fra i denti
così da avere le mani libere di afferrare i rami
circostanti, iniziando la discesa dall'albero.
Ancor prima d'intravedere il cadavere Lily Luna lo sente.
E' la magia nata dal rito a permetterle d'individuare con precisione
ogni creatura morta presente nell'area circostante, distinguendo gli
animali dagli insetti, i centauri dalle sirene e dalle salme degli
uomini che ora vagano affamate; loro, in modo analogo, avvertono lei
– il
suo sangue – e la
bramano disperati, poiché gli animali cacciati nel
sottobosco non bastano a placare la sete inestinguibile che li
attanaglia come una punizione divina, quindi cercano disperati la fonte
della magia che ha permesso loro di riprendere vita e che sola
può estinguere l'arsura a cui sono condannati.
Non si fermeranno finché non avranno ottemperato a tal
proposito, la Morte è stata chiara nel spiegare che in
questo 'gioco' lei è si cacciatrice, ma anche preda.
La
ragazza atterra con un salto sul terreno fangoso cosparso di muschio e
foglie, velato da un sottile strato di nebbia biancastra, riprendendo
la bacchetta fra le dita per prepararsi allo scontro; è una
preda, ma possiede denti aguzzi, unghie affilate e nessuna voglia di
farsi sconfiggere da un patetico coglione morto
–
a giudicare dalle ferite - a
causa delle frecce scagliate dai centauri e dell'affondo d'una
probabile mazza impugnata da Grop, il 'fratellino' gigante di Hagrid.
"Vieni" sussurra richiamando verso sé la creatura, lasciando
cadere l'incantesimo di disillusione oramai inutile.
Lo vede trascinarsi fuori da una piccola insenatura sovrastata dalle
radici di un'enorme albero secolare ricoperto di muschio, mettendosi a
fatica in piedi sulle gambe malferme ove la pelle, lacera e sporca, si
tende allo spasmo sopra una ragnatela di fratture composte; i resti
della tunica nera consistono in pochi brandelli che ondeggiano attorno
al torace sfondato, crivellato di frecce incastrate fra le costole
ancora sane e lo sterno, avvolgendo le spalle schiacciate e deformi,
con l'articolazione della sinistra composta da clavicola, scapola e
testa dell'omero fratturata in modo irreparabile tanto da impedirgli il
movimento del braccio, che giace inerte lungo il fianco.
Gli manca la mano sinistra ed il viso è quasi inesistente,
poiché buona parte del cranio è stata asportata
– quando
ancora era in vita –
da quel preciso colpo di mazza che ne ha lasciato integra solo la parte
destra, dall'orbita in giù; i resti della mandibola pendono
scomposti, attaccati a ciò che rimane della testa da
cartilagini brune e quadrati di pelle marcescente, stopposa, dondolando
ad ogni passo.
Fra tutti i Mangiamorte affrontati fin ora lui è sicuramente
il peggio conservato e, a giudicare dall'incedere precario e dalla poca
motilità nei quattro arti, non pare un avversario pericoloso.
Si sta
disintegrando da solo.
Lavoretto facile.
Per
un'istante Lily Luna prova pena per il risvegliato, per il suo essere
morto in modo così violento, magari giovane, senza riuscire
a recuperare un briciolo di dignità nemmeno dopo essere
risorto dalla tomba; questa sensazione dura giusto un battito di ciglia
e, prima che l'essere possa avvicinarsi troppo, scaglia uno
schiantesimo frantumando quel che resta della cassa toracica, seguito
da un'altra fattura che gli disintegra completamente il cranio,
lasciando solo il principio della colonna vertebrale.
Il corpo incespica e cade a terra, ove inizia a dimenarsi colto da
spasmi; mentre la ragazza si appresta a lanciare un 'Incarceramus' per
bloccarne i movimenti così da potersi avvicinare tranquilla,
ponendo fine alle sue sofferenze, una percezione la mette in allerta
spingendola a voltarsi con rapidità verso il sottobosco alle
sue spalle.
"Protego!"
Un attimo d'esitazione in più e sarebbe finita a terra,
schiacciata da un'enorme figura ammantata di nero che le è
letteralmente piombata addosso con una velocità sovrumana,
in completo silenzio; la strega pianta i piedi a terra e flette le
gambe, assumendo una posa adatta al combattimento e difficile da
sbilanciare, mentre con occhi ridotti a fessure osserva il secondo
avversario emerso dalle tenebre che avvolgono la foresta: è
alto e ben piantato, con corti capelli biondo chiaro ed un viso
squadrato – integro
-
sul quale spiccano occhi d'un azzurro slavato cerchiati da profonde
occhiaie violacee; è pallido ed emaciato ma decisamente vivo
rispetto agli altri Mangiamorte affrontati fin ora, tanto che persino
il corpo sotto le nere vesti rivestite dall'armatura in cuoio trattato
e piastre ha una solidità che fa presupporre la presenza di
organi e muscolatura ben conservati.
Lily Luna cattura il labbro inferiore fra i denti; il paragone con
l'altro Mangiamorte a cui ha appena distrutto costato e cranio giunge
spontaneo facendola esitare.
E' morto.
Morto.
Cerca
di convincersi senza però riuscirci.
Quando ha accettato di eseguire la missione pensava che tutti i
cadaveri che avrebbe affrontato sarebbero stati
–
d'aspetto – come
McLeod: ossa, pelle e qualche capello stopposo, unghie lunghe e denti
marci, non pensava di trovarsi a fronteggiare creature dotate d'occhi
sani, muscoli e capacità cognitive 'umane'; l'essere che ha
dinnanzi infatti non è solo un'automa mosso dalla sete di
sangue e magia, è senziente ed intelligente, lo capisce dal
modo inquietante in cui gli occhi chiari la scrutano predatori cercando
di carpire le sue debolezze e pregustando il dolore che le
infliggerà a breve, come se avesse intuito la sua esitazione
e sapesse che ciò gli sarà di enorme vantaggio.
La ragazza inghiotte un grumo di saliva sentendo la gola
improvvisamente secca; la tachicardia – ora causata dall'ansia –
inizia ad annientare l'autocontrollo rendendola vulnerabile, facendo
calare difese e percezioni cosi da impedirle di notare l'oggetto che il
Mangiamorte pallido stringe nella mano destra.
Una
bacchetta.
Mentre
lei è impegnata in assurdi pensieri su quanto sia sbagliato
attaccare un risvegliato che è – in apparenza -
ancora umano, uno schiantesimo la colpisce fra collo e spalla sinistra
sbalzandola indietro, mandandola ad impattare contro il terreno fangoso
a pochi passi dai resti del cadavere macilento.
I polmoni esplodono compressi dall'urto e la sciarpa vola lontana
esponendo completamente il viso al freddo della notte; una scarica di
dolore pungente le percorre il braccio ferito e la testa le pulsa a
causa del violento urto.
Cerca di rotolare sulla spalla sana per rimettersi in piedi, ma un
secondo incantesimo la blocca con il viso rivolto verso il cielo,
nascosto dalle intricate fronde degli alberi secolari e la schiena ben
premuta contro la terra umida, ammantata di foglie secche.
Un rivolo di sangue caldo le cola dal labbro spaccato scivolando
sinuoso lungo il mento, richiamando il 'Macilento' che si trascina
strisciando, avvicinandosi quanto basta per poterle ghermire la manica
del giubbotto con le dita dell'unica mano rimasta sporche di terriccio
e marciume, cercando di strappare il tessuto per arrivare alla pelle;
l'altro, il 'Vivo', osserva la scena con pupille e narici dilatate
dall'estasi, emettendo rapidi – gorgoglianti –
respiri.
Sembrano
drogati in astinenza.
Ed io sono la loro pasticca.
Lily
si dimena cercando di muovere il polso per sciogliere l'incantesimo che
la blocca, ma il 'Macilento', nell'intento di arrampicarsi sul suo
corpo per strapparle di dosso le vesti, le schiaccia la mano contro al
terreno con la rotula ossuta facendole perdere la presa sulla bacchetta.
Merda!
"Piton!"
Urla lei a pieni polmoni, osservando con occhi sgranati dal terrore il
cadavere privo di testa che si dimena sopra di lei cercando di
'morderla', pur essendo privo di bocca e denti.
No voglio
morire qui cosi, cazzo!
Ti prego,
ascoltami!
"Piton!"
Non puoi
odiarmi fino a questo punto!
"Pit..."
La
grossa mano callosa del Mangiamorte biondo le afferra il collo,
comprimendo trachea e carotide, smorzando l'urlo ed il fiato della
giovane strega.
Le alza il viso costringendola a guardarlo negli occhi chiari,
spiritati, mentre si avvicina per leccare il sangue dal labbro
inferiore con la lingua fredda come un pezzo di ghiaccio; la ragazza
cerca di divincolarsi schifata, sputando un grumo di saliva e catarro
in faccia alla creatura che non accenna ad allontanarsi, sorridendo
cattiva ed ebete, aumentando la pressione sulla pelle delicata per
indurla a svenire.
Lily Luna assottiglia lo sguardo furente, la paura sostituita da
un'improvvisa rabbia mentre mostra i denti in un'espressione che vuol
essere feroce ma è solo disperata, muovendo le labbra per
sillabare: " M A I, S T R O N Z O".
Avverte il peso del 'Macilento' sul busto e sugli arti che non
è in grado di muovere a causa dell'incantesimo di blocco,
quindi ondeggia la testa frenetica, cercando di liberarsi dalla stretta
del 'Vivo' che continua a ridere senza però emettere alcun
suono con gli occhi iniettati d'una follia che nulla ha di umano.
Sono una
stupida!
Come ho potuto pensare che questa Cosa possa essere una persona?
Sta
per perdere conoscenza quando ode il gracchiare d'un corvo e, per
un'istante, pensa che qualcuno le abbia messo al collo una Giratempo
impostandola per tornare alla notte di Halloween tante sono le
similitudini fra la situazione corrente e quella vissuta giorni
addietro; con la coda dell'occhio, impossibilitata a voltare il capo
causa della stretta ferrea che la costringe, vede il grosso e
longilineo pennuto planare verso l'avvallamento, posandosi a pochi
metri da lei e dai due cadaveri per osservare la scena da una buona
angolazione, con gli occhietti neri illuminati da una –
decisamente troppo umana
–
scintilla malevola.
Desidera?
Aiutami,
cazzo!
Linguaggio...
Ma...'ncul...
Se hai
abbastanza presenza di spirito per
imprecare, seppur mentalmente, puoi anche liberarti da sola ragazzina.
La mia presenza qui è superflua.
Non
ce...la fac...
Lacrime
fredde rigano le guance
mescolando sangue e terriccio, la vista inizia ad annebbiarsi ed il
mondo vortica pericolosamente, annegando dapprima negli occhi slavati
del 'Vivo', costellati da una miriade di puntini bianchi sintomo
dell'ipossia, per poi fermarsi sulle fronde degli alberi
indistinguibili nel buio della notte; Lily Luna si morde il labbro con
forza, stringendo i pugni quando sente di essere al limite e che l'aria
immagazzinata nei polmoni non basta più a mantenerla
cosciente.
Avverte le dita fredde ed ossute del 'Macilento' affondare nella
guancia sinistra dove lasciano profondi solchi rossastri, graffiando
con forza finché la pelle non si lacera; vede poi la bocca
del 'Vivo' aprirsi in modo sinistro mentre si avvicina pericolosamente
alla sua gola con l'intento di morderla e bere come aveva fatto anche
McLeod giorni addietro, poi serra le palpebre con forza per non
guardare più, attendendo il male con il desiderio di sparire
nel nulla.
Respira.
Dolore
ovattato che s'irradia in tutto il corpo, ora improvvisamente leggero
come se fosse stato privato d'un considerevole peso.
Respira
Potter.
Flette
le dita delle mani grattando il terreno molle, affondando i
polpastrelli fino ad inumidire il tessuto dei guanti e muove le gambe,
piegando le ginocchia così da formare due angoli retti,
appoggiando le scarpe contro alla solida superficie del suolo; le ci
vuole qualche istante per rendersi conto di non essere più
bloccata ma di potersi muovere liberamente, sebbene con fatica a causa
delle numerose botte e lacerazioni ricevute durante l'assalto.
Respira e
apri gli occhi.
Dapprima
vede solo il buio, una volta nera come la pece che la sovrasta e
l'avvolge nella quale - lentamente
-
inizia a distingue gli intricati sviluppi di rami, foglie, tronchi
secolari coperti di muschio e una nebbiolina cangiante a rendere i
contorni d'ogni cosa labili; lo sguardo scivola poi in basso, verso il
terreno circostante costellato da sassi e rami spezzati e poi alla sua
sinistra, ove gli occhi ancora umidi si fissano sulla figura alta e
nera di Piton, attorno alla quale le ombre vorticano come mosse da un
vento invisibile, scivolando come serpi sul manto di foglie secche per
avviluppare meglio i resti del 'Macilento'.
La ragazza si puntella sui gomiti osservando il cadavere smembrato in
una moltitudine di pezzi che continuano a muoversi, come fossero la
coda d'una lucertola in preda agli ultimi spasmi muscolari, prigionieri
nella morsa dei numerosi tentacoli bui; con la mano sinistra recupera
la bacchetta e la stringe in pugno, cercando preoccupata l'altro
Mangiamorte.
"Sev...us"
una
voce roca, fredda e sibilante spezza il silenzio facendo trasalire la
ragazza.
Il risvegliato biondo si trova ora a diversi metri di distanza con
buona parte del farsetto lacero ed il mantello a brandelli, la spalla
sinistra è piegata in avanti in modo innaturale e presenta
una larga tumefazione dove l'osso è uscito
dall'articolazione a causa dell'impatto contro una grossa roccia
affiorante dal terreno; il viso dell'essere, deformato in una smorfia
ferina, presenta diversi tagli dai quali non sgorga alcunché
mentre gli occhi, ancor più folli, osservano con odio feroce
la figura nera alle spalle della strega.
Lily Luna si tira in piedi a fatica, sgomenta nell'apprendere che il
'Vivo' abbia riconosciuto Piton e che sia in grado di emettere suoni,
anche se tal capacità sembra costargli molto sforzo e non
sia più così naturale come quando era umano;
probabilmente a causa dello stato di avanzata decomposizione in cui
versavano, essendo privi sia di cervello che dell'apparato vocale,
nessuno degli altri cadaveri ha proferito parola né dato
alcun segno d'aver riconosciuto l'ex compagno, limitandosi ad attaccare
alla cieca spinti dalla fame.
Il 'Vivo' invece è diverso e l'apparire come un uomo in
carne, seppur dall'aria emaciata, potrebbe permettergli di confondersi
in mezzo ad un gruppo di persone senza troppa difficoltà se
solo lo desiderasse; un brivido freddo s'irradia per il corpo della
ragazza quando la rivelazione la coglie, gettandola nel panico.
E se ce ne
fossero altri come lui?
E se fossero usciti dalla foresta?
"Potter,
manda a dormire ciò che resta di quello" Piton indica con un
cenno del capo le ossa sparse avviluppate dalle ombre, tornando poi a
concentrarsi sul risvegliato biondo con occhi d'abisso carichi d'odio.
"A Rowle ci penso io (I)"
La ragazza sta per ribattere ma viene zittita da un'occhiata di fuoco.
"Fai come ti chiedo e, qualsiasi cosa tu senta, non ti voltare"
Lily Luna serra le labbra trattenendo la rabbia, infastidita dal
comportamento dell'ex professore che prima la lascia alle inclementi
attenzioni di ben due cadaveri senza alcuna difesa, poi – improvvisamente –
quasi
fosse un paladino splendente giunto a salvare la damigella -
idiota -
in pericolo, si arroga il diritto di far tutto da solo estromettendola
dal duello; esegue l'ordine in silenzio serrando i pugni per sforzarsi
di non guardare oltre le sue spalle, ove il combattimento fra i due ex
Mangiamorte è ripreso a colpi d'incantesimi e d'insulti
stridenti che Piton pare non raccogliere, restando silenzioso e letale
come l'ombra che è, e si avvicina con la bacchetta in pugno
al pezzo più grosso del 'Macilento' dove numero e simbolo
paiono impressi a fuoco nell'osso scheggiato:
'V
– Bastoni'.
L'unico punto in comune fra la carta ed il morto, pensa distrattamente
lei recuperando dalla tasca del giubbotto delle fialette contenenti
farina d'orzo, latte e miele, vino ed acqua, per riversarne il
contenuto sull'osso, dato che il cadavere in questione è
privo di bocca, è solo il numero di 'pezzi' in cui esso
è stato smembrato; passa poi un dito sulla guancia per
recuperare l'ultimo elemento, il suo sangue, strofinandolo con forza
contro la mistura appena composta.
Inspira profondamente riempiendo i polmoni, richiamando la magia
annidata all'interno di sé che ha utilizzato la notte di
Halloween –
guidata da Piton – per
far sparire McLeod, il potere che le permette di entrare in connessione
con i defunti per evocarli o spedirli al meritato sonno eterno e la
alimenta affinché sia abbastanza forte da contrastare
l'energia del 'Macilento', assorbendola; lontano, come se appartenesse
ad un altro mondo, avverte l'eco dello scontro fra Piton e Rowle ma non
vi bada, riversando tutta l'attenzione sui resti del cadavere
sparpagliati a poca distanza, spingendo il potere ad avvolgerli e a
scavare piccole voragini affinché la terra li inghiotta
tutti, donando pace al 'Macilento'.
Una volta terminato si alza barcollando, avvertendo nuovamente il peso
del proprio corpo ed il dolore causato dalle varie ferite irradiarsi
lungo tutti i centri nervosi, rendendo difficoltoso il respiro;
utilizzare questo tipo di magia sola, senza una guida e senza ben
sapere come funzioni prosciuga buona parte del suo potere magico,
rendendola debole ed inerme e costringendola a lunghe ore di sonno per
poter recuperare un po' di lucidità, ore che purtroppo le
mancano data la difficile condizione di dover gestire le lezioni
scolastiche -molte obbligatorie – di giorno e le cacce la
notte.
Non sa nemmeno se questo potere le appartenga davvero o sia solo un
riflesso del rito, l'unica cosa di cui è certa sono le
numerose contusioni che pulsano dolorosamente, i capelli fradici
sporchi di terriccio e foglie marce, i numerosi tagli e graffi
incrostati di sangue secco, le vesti ridotte ad un conglomerato di
fango e l'incazzatura profonda nei confronti di Piton.
Si
volta ed incespica a fatica verso l'uomo fermo a pochi metri di
distanza, con la suola dello stivale ben calcata su quel che resta
della faccia di Rowle; Lily Luna osserva il redivivo con una punta di
compassione poiché dell'aspetto 'umano' e 'sano' con cui
s'era presentato pochi minuti addietro, gettandola nel dubbio e
facendole perdere lo spirito combattivo, non è rimasto
più nulla.
Braccia e gambe sono ridotte ad una poltiglia di muscoli ed ossa a
brandelli, il viso è sfondato verso l'interno ed entrambi i
bulbi oculari pendono dalle orbite in modo rivoltante mentre la cassa
toracica, lacera ed introflessa, pare più il bidone
dell'umido dopo una cena a casa Weasley Senior che non una parte del
corpo d'un essere umano.
La ragazza trattiene con forza il respiro, cercando di concentrarsi
sull'odore pungente della foresta per escludere il fetore emanato dalle
budella esposte e serra le labbra, scongiurando un conato di vomito.
"Era proprio necessario ridurlo così?" sibila cattiva,
rivolgendo un'occhiata furente all'ex professore di Pozioni di cui non
vede il viso, poiché nascosto dai lunghi capelli nero pece.
"Thorfinn Rowle era sulla Torre di Astronomia quando ho ucciso Silente.
E' stato lui ad evocare il Marchio Nero sopra la scuola, incendiando
poi la capanna di Hagrid. Inoltre ha dato la caccia a tuo padre e l'ha
quasi catturato in quell'infimo bar nella Londra babbana. A causa del
suo fallimento il Signore Oscuro l'ha cruciato finché non
è impazzito e, nonostante ciò, l'ha spedito
ugualmente qui a combattere."
Piton volta il capo sostenendo lo sguardo furente della strega con
occhi ossidiana vacui, incurvando le labbra in un accenno di sorriso
triste; una smorfia inespressiva che la ragazza scambierà
sicuramente per un ghigno soddisfatto, odiandolo con ancor
più forza.
Rabbia,
sdegno, dolore, tradimento e paura.
La
Potter è troppo espressiva e, come il padre, fatica a celare
le proprie emozioni gettandogliele in faccia attraverso lo sguardo e le
parole, imprecazioni intercalate da singhiozzi a cui lui non sa come
ribattere, diviso fra la gioia d'essere riuscito a farsi odiare da lei
in tempo assai breve e la fitta che
–
insistente – gli
perfora il costato all'altezza del cuore, facendolo sentire uno stronzo.
Introverso com'è si trova a benedire Mendell e le leggi
della genetica per aver fatto nascere la ragazza con gli occhi di Ginny
Weasley, poiché se si fosse trovato a dover sostenere il
medesimo sguardo furente color verde Evans sa che non sarebbero bastati
tutti gli anni di addestramento, autocontrollo ed occlumanzia,
poiché sarebbe finito a terra come un castello di carte in
balia dell'uragano.
Risparmia
il fiato, Mocciosus.
Nessun attaccamento.
"Lui
ti avrebbe fatto di peggio, credimi, ha smesso di essere lucido quando
era ancora vivo"
Aggiunge con tono piatto, assente, una giustificazione rivolta
più a sé stesso che alla ragazza muta e furente
al suo fianco, estraendo dagli scomparti della cintura delle fialette
analoghe a quelle utilizzate da lei poco prima per gettarne il
contenuto fra i denti superiori spaccati e la mandibola divelta di
Rowle che, suo malgrado, ingoia continuando a dimenarsi per cercare di
sciogliere i viticci d'ombra che lo tengono ancorato al suolo; come se
stesse recuperando gli ingredienti dalla sua dispensa alza poi una mano
verso il viso della strega per sfiorare la guancia ove le unghie del
'Macilento' hanno lasciato tre perfetti solchi da cui sgorgano ancora
rivoli di sangue rubino.
"Non mi tocchi!" Urla Lily Luna schiaffeggiandolo con forza,
scostandosi con un balzo che le esce assai goffo a causa della
stanchezza e del dolore; Piton la osserva incredulo per qualche
istante, con i polmoni compressi in una morsa ferrea quando nota gli
occhi grandi, castani, velarsi per poi versare fredde e copiose lacrime
che scivolano lungo il viso, pulendo la sporcizia che l'ha lordato.
Ogni singhiozzo emesso dalla strega è come una fitta al
costato che riapre antiche ferite, ferite che ormai credeva ampiamente
rimarginate, e gli serve tutto il suo autocontrollo per non chinare il
capo ed arrendersi, implorando perdono come quando, a quindici anni,
davanti al ritratto della 'Signora Grassa' aveva supplicato una Lily
Evans feroce e stanca di non abbandonarlo, perdonando l'infelice
epiteto con cui l'aveva apostrofata dinnanzi a mezza scuola.
Teneva d'occhio la Potter da ore e sarebbe potuto intervenire subito,
risparmiandole quei graffi e l'umiliazione d'essere sconfitta dai suoi
stessi buoni sentimenti; avrebbe potuto soccorrerla e lasciarla –
ancora una volta – estranea
al significato di battaglia e alla paura di perdere qualcosa in
più d'una partita, avrebbe potuto ma non l'ha fatto,
perché farla scontrare con la crudeltà del mondo
era l'unico modo per insegnarle la differenza fra gioco e vera
sopravvivenza, rendendo la lezione efficace; se vuole davvero
combattere per salvarsi deve essere pronta a tutto, accantonando
quell'odiosa pietà tipicamente 'Grifondoro' per armarsi d'un
po' di sano menefreghismo 'Serpeverde'.
Guardandola piangere con l'animo molto più in subbuglio di
quanto la sua espressione cinica lasci trasparire, vorrebbe spiegarle
le motivazioni che l'hanno spinto a rimanere in disparte
finché non è arrivata al limite, rimarcando
quanto gli sia costato sentirla supplicare senza intervenire,
così da permettere alla paura di annientare ogni sua
reticenza nel mostrarsi crudele con quelle creature che altro non
meritano, ma sa che ora non è il momento giusto.
Lo vede negli occhi umidi di lei, ardenti di rabbia.
"Come desideri" mormora piattamente abbassando il braccio, rimuovendo
il piede dalla faccia dell'ex Mangiamorte per portarsi quanto
più lontano possibile come se quello umiliato e ferito fosse
lui, non lei.
"Mandalo a dormire, Potter. Per stasera abbiamo finito"
Mentre sta per svanire fra le ombre con il viso ben nascosto dalla
cortina di capelli lunghi e scuri ed un'espressione indecifrabile sul
volto aguzzo, un grido disumano lo costringe ad arrestarsi e voltare il
capo verso di lei, trovandola piegata su sé stessa con le
braccia avvolte attorno allo stomaco, in ginocchio sulla terra umida.
"La odio!" ringhia scossa dai singhiozzi, piangendo devastata da un
dolore mai provato prima d'ora, poiché nonostante l'aria
'ribelle' e misteriosa assunta all'interno delle mura di Hogwarts, la
sua vita è sempre stata caratterizzata dalla spensieratezza
e dall'agio di chi non ha nulla da temere, essendo nata protetta da una
solida gabbia dorata, gabbia che ora lui ha mandato in frantumi
semplicemente stando fermo.
"La odio..." singhiozza "Avrebbe dovuto proteggermi...avrebbe dovuto..."
Urla soffocando le sue stesse parole, come un'animale ferito e morente
costretto ad una lunga agonia, urla rigettando quel poco che
è riuscita a mangiare durante la cena in sala grande sul
tappeto di foglie secche e marcescenti della foresta proibita,
dimenticandosi del rito e del Magiamorte che si dimena accanto a lei,
gorgogliando frasi sconnesse dalla bocca distrutta.
"Era...necessario?" il terzo urlo, seguito da quella domanda sussurrata
a fil di voce che si perde negli spasmi sono come ghiaccio, gelando
Piton nel profondo e bloccandolo lì, a metà
strada fra lei e la rassicurante inconsistenza del buio.
La osserva in silenzio incapace di avvicinarsi o rispondere, con occhi
neri distanti ed alteri.
"Torniamo
al castello, Lys"
________________________________________________________________________________
Il Viaggio del Pellegrino
[Inserto
vergato a penna blu su pagina di quaderno]
Blair
Atholl, Perthshire (Scozia)
Data e ora sconosciute
La luce tenue dell'alba fende la coltre di spesse nubi discese a velare
il cielo a est, rendendo le ombre della notte un po' meno dense e
facendo risplendere le acque placide del fiume che scorre a pochi
passi; non che camminare al buio sia un problema, dato che da quando si
è svegliato sotto le spesse ed intricate fronde della
Foresta Proibita non ha fatto altro, con l'unica speranza di poter
raggiungere quanto prima il suo obbiettivo e riferire il messaggio.
Persino la stanchezza ed il freddo non paiono dargli noia e
ciò si sta rivelando una gran fortuna, permettendogli di
coprire diverse centinaia di miglia senza fermarsi a cercare riparo,
anche se non riesce a capire come ciò sia
possibile: è un mago, ma questo non lo solleva
dall'avvertire sensazioni umane quali dolore ed intorpidimento
muscolare, sonno e spossatezza, inoltre ricorda di non essere mai stato
un gran sportivo, né un camminatore instancabile, preferendo
la comodità di spostarsi con mezzi babbani o magici per
raggiungere il posto dove avrebbe dovuto recarsi anziché
camminare.
Ripensandoci –
d'altronde ha tempo, essendo solo – l'unico
sintomo che puntualmente si presenta, chiedendo a gran voce d'essere
soddisfatto, è la fame, ma non si tratta della stessa fame
che lo colpiva ad Hogwarts poco prima dell'orario di colazione, dettata
più da golosità e calo di zuccheri,
bensì di una necessità antica e primordiale
così forte da farlo impazzire.
Scoiattoli, lepri ed infine una tortora, catturarli non è
stato difficile dato che – fortunatamente –
possiede ancora la sua bacchetta, anche se all'inizio ha fatto fatica a
ricordare come impugnarla e quale incantesimo fosse opportuno
utilizzare per fermare gli animali senza ridurli in brandelli.
Sangue.
La carne è solo un involucro, ma il sangue è vita.
Se
non ricorda male lo diceva anche un personaggio di qualche film horror
uscito recentemente.
Ricorda distrattamente d'averlo visto alla tv in estate assieme al
fratello e di aver rabbrividito nell'udire quella battuta
così macabra, calata nel contesto della pellicola (III),
mentre ora non riesce a trovare definizione più appropriata;
quando la sua ricerca sarà finita potrà
finalmente bere senza patire più alcuna sete e
potrà finalmente parlare, liberandosi del groppo insistente
che gli serra la gola così da informare la Fonte di
ciò che 'è necessario
sappia per poter trovare ciò che cerca'.
Ha quel
cognome così familiare...
Un'improvvisa
fitta all'addome lo riscuote dai suoi pensieri, spingendolo ad
osservare il paesaggio attorno a sé per cercare qualcosa da
mettere sotto i denti; trattandosi di offerte di poco conto, gli
animali di piccola taglia possono dargli energia per un tempo limitato
e, a causa del dover – incessantemente –
camminare per arrivare dalla Fonte quanto prima, non ha potuto
provvedere a cercare cibi più sostanziosi; inoltre, dopo la
brutta esperienza ad Hogsmeade, rifiuta categoricamente di avvicinarsi
ad un altro centro abitato gremito di persone, preferendo passare
defilato fra campi arati e boschi, se proprio si trova ad incrociare
una città.
Stringe le labbra mentre un secondo doloroso crampo gli serra lo
stomaco.
Il fiume scorre alla sua sinistra ed è sicuramente ricco di
pesce, ma ha scoperto che quell'alimento è ancor
più povero di nutrimento di animali più piccoli e
quindi scarta immediatamente l'idea, voltando lo sguardo sull'immenso
prato ghiacciato, delimitato in lontananza da una staccionata in legno.
Vuoto.
Sconsolato,
continua a camminare lungo l'argine rassicurandosi al pensiero che
– se non dovesse trovare
alcunché –
potrebbe sempre ripiegare sul pesce, giusto per avere sufficiente
energia per spingersi di nuovo nei boschi a cercare altre creature
più appetitose, proseguendo poi verso sud fino ad Edimburgo;
una volta giunto lì sarà tutto più
facile poiché potrà cercare un portale per
raggiungere Londra o pagare qualcuno con i pochi galeoni rimasti
affinché lo smaterializzi in Privet Drive n°4,
Little Whinging, dove obbligherà la Fonte a starlo a sentire.
Ha un
cognome così familiare...
Un
muggito sommesso lo riscuote dai propri pensieri, spingendolo a
fermarsi per voltare nuovamente il capo verso il campo.
Prima non l'aveva notata, assorto nel turbine di difficili
elucubrazioni che sono suoi unici compagni dal giorno del risveglio,
assieme all'oggetto munito di una strana lente rotonda che porta al
collo; si, pensare a volte gli fa quasi male e non gli
risulta affatto naturale, come se fosse un'azione estranea alla sua
natura e lui vivesse solo per compiere la traversata e riferire il
messaggio, senza altri scopi.
Una
mucca bianca, pasciuta e solitaria, bruca l'erba rada coperta da un
sottile strato di brina ghiacciata, con il campanaccio che tintinna
allegramente ad ogni suo movimento.
Senza indugiare oltre s'avvicina con lo stomaco in subbuglio, colto da
una sete ormai straziante e gli occhi iniettati d'una furia cieca che,
in vita, gli era estranea.
Almeno
fino a Edimburgo quest'offerta dovrebbe
bastare.
__________________________
Glossario:
Throfinn
Rowle: Appare sia nei libri che nei film, dove ha un ruolo
'minore'. Le cose che ha fatto sono state grossomodo spiegate da Piton
in questo capitolo, mentre per la descrizione 'fisica' del personaggio
mi sono basata sull'attore che lo interpreta.
Blair
Atholl: questo paese esiste davvero ed è
ubicato in Scozia centro-orientale, alla confluenza dei fiumi Tilt e
Garry. Siccome la Rowling non ha - credo - ben definito l'ubicazione di
Hogwarts io ho immaginato che otesse trovarsi in quel che i babbani
conoscono come "Cairngorms National Park" , essendo esso pieno di
foreste, laghetti ed in territorio montuoso, quindi non molto distante
da dove sorge Blair Atholl.Il film
in questione è "Dracula di Bram Stoker", uscito nel 1992
(1993 in Italia). Considerando che la battaglia di Hogwarts si
è svolta nel maggio 1998 il fatto che il misterioso
pellegrino consideri questo film 'uscito da pochi anni' penso sia
capibile.
NDA: Ho
deciso di posticipare 'Interludio – parte II' per pubblicare
invece questo capitolo dove, finalmente, si inizia a vedere un po' di
azione; la trama non subirà alcuna modifica, anzi, alcune
spiegazioni riportate saranno più facili da assimilare
avendo prima letto questa parte.
Lily Luna si trova costretta ad uscire dalla zona comfort, sbattendo la
faccia in modo abbastanza violento contro una parte delle conseguenze
del Rito e Piton in questo l'aiuta (a cadere di faccia, ovviamente) nel
modo più subdolo e bastardo che conosca, ovvero lasciandola
sola.
Si, diciamo che i suoi metodi d'insegnamento sono un pochino drastici,
ma d'altronde è così anche nei libri, sebbene
nell'aula di Pozioni gli studenti non si siano mai ritrovati ad
affrontare cadaveri di Mangiamorte deambulanti (però Paciock
conferma d'aver rischiato la vita innumerevoli volte); il suo rapporto
con Lily Luna come vedete è altalenante, vorrebbe ma sta
fermo, spingendo anche la ragazza a seguirlo di conseguenza, questo
perché hanno si diverse cose in comune, ma di base
appartengono ad anni e mondi completamente diversi, quindi ci
vorrà del tempo prima che inizino ad avvicinarsi senza
ferirsi a vicenda.
Chi o cosa
sia il misterioso 'Pellegrino'
dell'inserto lo verremo a scoprire nei prossimi capitoli, non anticipo
nulla per non spoilerare.
Un grosso
ringraziamento a chiunque sia giunto fin
qui.
Alla prossima.
_Morgan
|
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Capitolo 5 *** Interludio II: Arcano XIII - Il Senzanome (5 novembre 2023) \ inserto: Gazzetta del Profeta, 01 novembre 2023 ***
Nekiya - Interludio II
-
Interludio II -
Arcano
XIII: Il
Senzanome
[Proseguio
delle note a
margine che gettano luce sulla situazione corrente
e
sui ruoli dei
coinvolti]
“Sei
l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
posa
la falce e danza tondo a tondo:
il
giro di una danza e poi un altro ancora
E
tu del tempo non sei più Signora.”
(Branduardi
– Ballo in Fa diesis minore)
Hogwarts,
Biblioteca
– Sezione Proibita
5
novembre 2023
“Ci
incontriamo di nuovo, mia disgrazia”
sussurra la creatura senza muovere le labbra, una cacofonia che
riecheggia limpida come lo scrosciare d'un torrente montano nel
silenzio sacrale dell'intera sezione proibita, facendo accapponare la
pelle della strega.
Piton,
al suo fianco, è immobile quanto lei ed osserva l'inatteso
'ospite'
con occhi ridotti a bui spiragli in cui la luce azzurrognola prodotta
dai fuochi fatui che danzano nell'aria come pigre bolle di sapone
annega, divorata; stringe la bacchetta mantenendola puntata in avanti
pronto a scagliare un secondo incantesimo, mentre la ragazza al suo
fianco, ancora in preda all'impellente desiderio di ferirsi per
offrire ciò che ha di più prezioso all'ospite
inatteso, abbassa
lentamente la sua, studiando con occhi sgranati l'aspetto di
quest'ultimo con vivo interesse.
Esso
– o essa? - spalanca
lentamente le quattro ali dal piumaggio scuro come inchiostro, ornate
lungo l'osso da una fila d'occhi ben aperti, con sclera giallastra ed
iride d'un colore indefinito, elettrico, occupando per intero lo
spazio della sala lettura circolare; seppur rannicchiato\a risulta
assai imponente, superando i tre metri d'altezza, nonostante
l'innaturale magrezza delle membra permetta di scorgere le ossa sotto
la pelle olivastra, incartapecorita, fasciata da una lunga veste nera
a brandelli che gli ricade attorno coprendo gambe e piedi ossuti,
aperta sul torace scarno per rivelare costato e sterno sporgenti.
Ha
lunghe dita ornate da unghie aguzze e capelli sottili come fili di
seta, neri e composti come ombre, che partono dall'escrescenza ossea
che dalla fronte s'innalza, scivolando sulle spalle ossute per
terminare in fili sottili all'altezza delle caviglie; attorno alla
fronte possiede una corona d'occhi che cinge il cranio, tutti ben
aperti e curiosi d'osservare i due 'umani' immobili nel corridoio in
penombra, mentre le orbite – sede naturale dei bulbi oculari
- sono
fasciate da uno spesso bendaggio sudicio macchiato di sangue secco.
La
bocca distorta in un ghigno ferino rivela due file di denti lunghi,
regolari, aguzzi e gialli che ad intermittenza schiocca in una sorta
di tic, producendo un sinistro eco che si disperde fra i bui corridoi
attigui.
“Abbassa
la bacchetta, mortale...non sono qui per ferirvi...”
Lily
Luna inspira profondamente cercando di recuperare l'autocontrollo
sufficiente a smorzare l'ondata di potere che le sta comprimendo il
torace, obbligando il cuore a battere ad un ritmo folle, e poi
incerta parla.
“Non
credo d'averti mai incontrata, o incontrato, prima d'ora” la
voce
trema, velata da un'incertezza traballante che fatica a dissimulare,
nonostante sia sicura di non aver mai avuto occasione d'incrociare la
strada con quella creatura tanto imponente ed evocativa il dubbio la
coglie ugualmente, poiché avverte – sa –
con estrema chiarezza
la sincerità nelle parole da essa\o pronunciate.
Piton
sbuffa contrito, trattenendo fra le labbra pallide una frecciatina
sarcastica inerente a quanto sia idiota – o
tipicamente
Potter – mettersi
a conversare
con creature potenzialmente letali con la stessa spensieratezza con
cui una persona 'normale' si troverebbe a prendere un tè in
sala
grande, discutendo della giornata appena trascorsa con i compagni di
corso; che la ragazza abbia ereditato una buona dose di follia da
entrambi i rami della famiglia l'ha appurato da subito, tratto che
avrebbe dovuto assicurarle l'ingresso diretto in Grifondoro e che un
po' stona con
la rinomata
fermezza Corvonero, ciò che invece gli era ancora oscuro
è il
sottile legame che lei sembra instaurare con qualsiasi essere
difforme dal concetto di 'umano' o 'normale'.
O
di 'vivo'.
Esclusi
i suoi parenti l'unica amica che possiede è il fantasma
petulante
d'una ragazzina morta da quasi un secolo, inoltre non sembra
minimamente spaventata o preoccupata dal fatto di avere attorno la
versione tetra e maligna del professore più odiato nella
storia di
Hogwarts, morto da circa venticinque anni.
Osserva
la Potter inarcando un sopracciglio, stupito nel scorgere una
scintilla di curiosità che le incendia gli occhi castani,
donando al
suo viso un'espressione rilassata e tranquilla, così
inappropriata
se rapportata al contesto in cui si trovano.
“Oh
ti sbagli, mia disgrazia. Noi ti conosciamo bene e tu conosci Noi da
secoli...”
Lily
Luna è pronta a ribattere quando la voce profonda della
creatura la
zittisce.
“Forse
non in questa forma, poiché Voi siete per natura destinati a
nascere
e deperire, seguendo l'inesorabile incedere della ruota del tempo che
tutto divora, cancellando le memorie di ciò che siete stati
in altre
vite, in altre forme, ma Noi ricordiamo bene il sapore del tuo sangue
e la particolare luminescenza prodotta dallo spirito,
eredità dei
tuoi avi...” la
creatura
inclina il capo verso di lei, osservandola con tutti gli occhi di cui
dispone frontalmente e lateralmente.
“...Lily
Luna Potter, nata il venticinque ottobre duemilasette del calendario
gregoriano, alle ore sei d'un mattino in cui pioggia e sole si
contendevano il cielo. Quando Noi ti abbiamo conosciuto l'ultima
volta avevi un nome da uomo, un nome dal significato 'oscuro' e
'sconosciuto' scritto e pronunciato in una lingua che non è
l'inglese da te parlato. Una lingua antica, come antico è il
tuo
retaggio”
La
ragazza corruga la fronte, smarrita.
“Chi
sei?”
“La
Morte” risponde Piton abbassando la bacchetta, osservando il
viso
della creatura con uno sguardo impassibile che strappa una risata
gracchiante alla Mietitrice; Lily Luna volta il viso verso il mago,
facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi, ribelli, per scoccargli
un'occhiata sconcertata.
“La
Morte? Cioè...la carta?” balbetta “...o
quella dei racconti di Beda il
Bardo?”
“Così
ci chiamano alcuni, ma Noi abbiamo tanti nomi. In molte culture e
religioni appariamo con aspetto femminile, mentre in altre siamo
'uomo'. Possiamo avere forma teriomorfa o totalmente animale,
possiamo essere pianta o oggetto sacro utilizzato per compiere il
trapasso, possiamo essere mostro o ombra, fumo negli occhi o nebbia,
acqua fredda o fuoco dirompente. Siamo il contadino denutrito armato
di falce ed al contempo lo scheletro a cavallo, vestito d'una ricca
armatura, delle raffigurazioni medievali. Siamo la Myrtu vedica che
danza assieme al sommo Shiva il Tandeva, con i piedi e le vesti
sporche delle ceneri dei roghi funerari e siamo inoltre lo Psicopompo
delle tradizioni greco latine. Siamo il quarto cavaliere, il
Senzanome e siamo Samael, l'angelo. La forma in cui decidiamo
d'apparire non muta ciò che incarniamo, ovvero l'ultimo giro
della
ruota nella vita di voi mortali.”
Bene,
ci mancava solo questa.
Lily
Luna si passa una mano fra i lunghi capelli scarmigliati, nervosa,
registrando le informazioni fornite dalla creatura con uno
smarrimento tale da mandare in confusione i pensieri; troppe nozioni,
troppi dettagli e troppe domande.
Muove
le labbra cercando di dar voce ad alcune di esse, ma la creatura
–
come se le avesse letto nel pensiero – la
precede di nuovo,
zittendola.
“Tu
chiedi a Noi se siamo la Morte della storia di Beda da York (I) e
ciò
Ci diverte, mia disgrazia, perché sembra che tu non conosca
nulla
delle tue origini né ti sia mai posta il quesito di cosa tu
sia
davvero. Ma se vuoi una riposta, risposta avrai. Si, lo
Siamo.”
“Non
capisco...” farfuglia la ragazza “Le mie origini le
conosco bene,
non c'è giorno in cui qualcuno non me le ricordi,
chiamandomi per
cognome o rimarcando la mia stretta parentela con il Salvatore del
Mondo Magico, ma non vedo come ciò possa avere a che fare
con te. E
sono sicura di non averti mai incontrata, o incontrato, prima”
La
Morte sogghigna.
“Tu
non sei solo la figlia di Harry Potter, mia disgrazia. Sei molto,
molto più di questo ma a quanto pare necessiti di tempo per
rendertene conto. Per conoscere ciò che la mente ha
dimenticato ma
che il tuo sangue ben ricorda e custodisce. Voi e Noi ci conosciamo
da eoni e molti ponti, infiniti incroci abbiamo attraversato assieme.
(II)”
“Perché
sei qui?” scandisce Piton monocorde, con gli occhi neri ben
fissi
sulla corona d'iridi che orna il capo deforme della mietitrice;
quest'ultima\o si volta per scrutarlo meglio e sogghigna di nuovo nel
constatare che non vi è alcuna paura in lui, in quel figlio
dell'Averno rigettato fra i mortali per puro capriccio, che oramai
d'umano non ha più alcunché eccettuato l'aspetto
fisico.
Ne
studia gli occhi ossidiana dal taglia asciutto, orientale, che
ricordano il Tartaro e le oscure profondità in cui persino
gli
antichi Déi sono caduti, senza poter opporre alcuna
resistenza
dinnanzi alla vastità di quel buio, il viso pallido dai
tratti
spigolosi su cui spicca un grande naso aquilino e una bocca sottile,
dalle labbra quasi femminee, poi la cortina di capelli neri lunghi,
fini come fili d'ombra ed il corpo alto e slanciato, tonico, fasciato
da vesti nere ed avvolto in un lungo manto di tenebra.
No,
si sbaglia, gli 'umani' portano sulla loro pelle i segni del tempo,
piccole rughe e macchie, capelli bianchi e vene esposte, mentre il
mago pare modellato nel marmo dei sepolcri e nell'ombra dell'ignoto
che hanno cancellato qualsiasi segno dell'età e della
stanchezza
impressi durante la sua vita 'mortale', donandogli un aspetto
più
'giovane' e meno terreno; inoltre è rinato potente,
portandosi
dietro dal regno dei morti capacità che da vivo non si
sarebbe mai
sognato di possedere.
La
creatura sorride osservando nuovamente entrambe le figure, la piccola
strega fulva dall'espressione smarrita ed il suo guardiano nero,
pregustando già il divertimento che essi le\gli doneranno;
quando
l'incedere del tempo non tocca né scalfisce, ogni cosa
finisce per
risultare monotona ed è difficile trarre piacere o
divertimento nel
compiere – ogni giorno, in un ciclo
infinito –
le medesime azioni, ma come ha imparato in eoni di stretta
'collaborazione' con loro, i mortali sanno essere curiosamente
'interessanti' e spesso si prestano ad atti di follia, eroismo o
sconsideratezza tali da strapparla\o per qualche – breve
–
battito di ciglia alla quieta apatia che la\o pervade, regalando il
fantasma d'un emozione.
E
la ragazza in questione pare, fra tutti, molto promettente.
“Oh,
sono qui per lei”
Il
cuore di Lily Luna manca un battito, il respiro le si mozza in gola
mentre con occhi grandi e spaventati guarda smarrita il teschio
rivestito di pelle incartapecorita della Mietitrice; stringe la presa
sulla bacchetta senza però levarla e cerca di muovere le
labbra,
articolando una domanda che però non ha voce, prima che l'ex
professore di Pozioni la spinga dietro di sé con un gesto
deciso,
nascondendola dagli occhi impietosi della creatura immobile nella
piccola sala di lettura circolare.
La
Morte ride di nuovo, una stilettata fredda che trapassa il costato
della giovane risvegliando prepotentemente la magia che ha cercato di
reprimere, spingendola nuovamente a lottare contro sé stessa
per non
offrire sangue e per restare immobile dietro le spalle di Piton, fra
le pieghe del lungo mantello nero come una colata d'inchiostro;
stringe la mano libera a pugno afferrando il tessuto leggero fra le
dita, appoggiando la fronte madida di sudore freddo contro la schiena
ampia dell'uomo, colta da un'improvviso capogiro.
Potter...
Sto
bene, è la magia.
Non
so perché, ma brucia dentro.
Fa
male.
“Oh...oseresti
davvero sfidare Noi per per proteggere lei? Sei molto più
sconsiderato di quanto avessimo pensato, guardiano...” sibila
melliflua la creatura assottigliando gli innumerevoli occhi.
Piton
incurva le labbra in un sorriso di scherno, pronto a colpire.
“Allora
non sei davvero onniscente come ti descrivono, Nera Signora,
altrimenti sapresti che l'epiteto 'guardiano' associato alla mia
persona è oltremodo fuori luogo. Potter ha un compito e
finché non
l'avrà assolto, mio malgrado, sarò tanto
sconsiderato da mantenerla
in vita combattendo al massimo delle mie capacità.”
Divorata
dalla magia che le sta nuovamente infiammando cuore, centri nervosi e
polmoni, Lily Luna non riesce a trattenere un fremito di sorpresa,
colpita dalla forza delle parole pronunciate dall'ex professore di
Pozioni; la protegge unicamente per suo tornaconto, per poter tornare
alla condizione di cadavere a breve, ma quella dichiarazione
così
sfacciata la rincuora.
“Se
il tuo unico desiderio è quello di tornare alla morte,
perché non
ti rivolgi a Noi, guardiano? Perché restare al fianco della
mia
disgrazia?”
Piton
serra le labbra sottili in un linea ferma.
Le
supposizioni elaborate mentre leggeva la descrizione dell'arcano XIII
nel libro di Mary Manfrin tornano prepotenti ad invadergli la mente,
alimentate dall'improvvisa debolezza mostrata dalla strega e dal
misterioso potere che sembra possederla quando si trova ad avere
contatti con esseri appartenenti all'oltretomba, potere di cui ora
avverte chiaramente l'eco avendola così vicina; sebbene
ritenga
ancora assurda l'idea che una figlia dei casati Potter-Weasley possa
avere doti negromantiche, qualcosa nel discorso della Morte e nelle
informazioni sul sangue e sugli avi snocciolate con apparente
noncuranza l'hanno incuriosito, spingendolo a considerare
quell'ipotesi così strampalata.
D'altronde,
dopo anni a proteggere il Prescelto, bevendosi tutte le
assurdità
sul suo conto centellinate da Silente, ha capito che non v'è
nulla
di logico o normale nel suo retaggio e che abbia passato qualche
oscura sciagura ai figli
è da mettere in conto.
“Perché
io sono già morto. Tu non hai alcun potere su di
me” scandisce
infine, strappando un'altra risata agghiacciante alla creatura e
facendo sussultare la ragazza contro la sua schiena.
“La
difenderesti, anche se sapessi cos'è davvero?” la
voce suadente è come miele speziato e scivola dolce nelle
orecchie
dei due maghi, portando con sé una conferma terribile e
velata che
spinge Lily Luna a stringere con ancor più forza mantello e
bacchetta, schiacciando il viso fra le pieghe nere ove serra le
palpebre in un'infantile gesto di chiusura, mentre Piton annuisce.
“Non
è detto che lo sia”
“Eppure
hai appena dichiarato che è l'unica in grado di restituirti
al sonno
eterno. Sai che il tipo di rituale da lei compiuto non può
essere
svolto da chiunque. Ma...mi chiedo, ti rendi conto della portata di
ciò che ha fatto? In cosa ti ha trasformato?” lo
incalza la Mietitrice.
“Ha
importanza? Quando riuscirà ad annullare gli effetti del
rituale
tornerò ad essere un cadavere. Poco importa cosa sia stato
in questa
parentesi di non-vita” Risponde l'uomo in tono piatto,
sentendo le
dita della ragazza premere contro la sua schiena ed il suo respiro
smorzarsi per un breve, significativo istante; si sta affezionando
nonostante si conoscano da poco, nonostante tutti i suoi tentativi di
tenerla lontana schernendola, facendole pesare gli errori compiuti
con cadenza quasi giornaliera e ciò è
dannatamente sbagliato,
poiché se Mirtilla Malcontenta è destinata a
fluttuare nel mondo
dei vivi per un periodo indefinito – ma
assai lungo –
lui non
può permettersi tal
lusso e presto dovrà andarsene.
Lei
deve rimanere solo il mezzo per concludere la sua non-vita, non
qualcosa di cui preoccuparsi o prendersi cura, eppure ha appena
ammesso davanti alla Morte in persona che non gl'importa cosa la
ragazza sia, negromante o meno combatterà per difenderla
finché non
lo avrà liberato.
Idiota.
Da
quando ho iniziato ad agire come uno stupido Grifondoro?
“Sai...”
sibila la Morte distrattamente, quasi non avesse udito le parole
appena pronunciate dall'uomo.
“...Esistono
infinite parole per descrivere ciò che sei, ma quella che
Noi
reputiamo più corretta, poiché incarna
perfettamente il tuo essere
attuale proviene dalla lingua cinese. Traslitterando l'ideogramma si
formano due lettere: 'W' e 'U'. Wu, nulla. E' il principio del 'non
avere' e del 'non agire', anche se tu sei destinato all'azione
contraria, poiché farai, agirai e combatterai sia per lei
che per te
stesso. Il perché questo termine definisca ciò
che sono le creature
come te è presto spiegato. Né vivi né
morti, immortali su questa
terra finché l'incantesimo che vi lega al vostro 'padrone'
permea,
con l'obbligo di servirlo e proteggerlo finché
avrà vita; in
pratica voi non siete niente, ma tutto.”
Gli
occhi della corona che le orna il cranio si spalancano, osservando
con curioso interesse l'espressione granitica assunta dal viso del
mago; qualcosa in lui pare mutato, forse pian piano sta divenendo
consapevole di non essere solo uno spettatore coinvolto per puro
errore nella vicenda, ma una pedina investita d'un ruolo fondamentale
e ciò non gli piace.
“Per
questo Noi ti chiamiamo 'guardiano', Severus Tobias Piton. Per questo
noi ti chiediamo, sei sicuro di voler difendere la mia disgrazia,
nonostante ciò che è?”
“Basta!”
prima che l'ex professore possa rispondere Lily Luna abbandona la
presa sul lungo mantello, imponendosi il contegno sufficiente ad
uscire dal riparo oltre le spalle dell'uomo, muovendo qualche passo
verso la creatura con la bacchetta ben levata ed un'espressione
furente negli occhi castani, ardenti d'un azzurro elettrico nel
riverbero dei fuochi fatui.
“Non
so cosa tu, o voi, crediate che io sia ma ti sbagli! Non sono la tua
disgrazia, non sono il carceriere di Piton, dato che sarebbe
impossibile per me controllarlo, data la sua predisposizione ad
andare e venire a piacimento, nonché la sua poca stima nei
miei
confronti ed il fatto che io non sia lontanamente forte abbastanza da
batterlo in caso mi si dovesse rivoltare contro”
“Potter...”
sibila l'uomo lanciandole un'occhiata tagliente che lei ignora,
continuando a farfugliare per dar sfogo alla frustrazione che la
assilla da giorni.
“Non
ho fatto nulla! Ho solo letto le istruzioni per svolgere uno stupido
rituale di evocazione dei fantasmi. C'è stato qualche
effetto
collaterale, lo ammetto, ma nulla che non si sia potuto risolvere
durante la notte del trentun ottobre. Non sono apparsi altri cadaveri
in giro, giusto? Quindi basta colpevolizzarmi per qualcosa che non
è
dipeso solo da me, dato che non ero l'unica nella foresta. Eravamo in
quattro!”
La
Morte ride producendo un suono agghiacciante che perfora i timpani
della strega e le artiglia lo stomaco, causandole un doloroso
fastidio; la magia divampa nuovamente come fuoco smorzandole il
respiro, costringendola ad abbassare la bacchetta per premere
entrambe le mani contro al torace, dove una fitta violenta le taglia
i polmoni.
“Ma
tu sola hai potuto risvegliare i morti dal loro quieto e giusto
riposo. Tu sola, mia disgrazia. E ne hai richiamati molti
più di
due”
“Quanti?”
Domanda Piton atono, con occhi ridotti a bui spiragli e l'espressione
arcigna che era solito calarsi in volto prima di prendere parte alle
riunioni a Malfoy Manor, con la quale ha inoltre terrorizzato
generazioni di studenti fra le mura antiche di Hogwarts, sua vera
casa e rifugio; che McLeod non fosse l'unico Mangiamorte evocato lo
sospettava, poiché quando si è risvegliato
all'interno della sua
tomba, riscoprendosi dolorosamente 'vivo', ha avvertito l'enorme
ondata di potere magico che dalla foresta s'irradiava a fiotti,
richiamandolo con la stessa intensità e violenza del canto
d'una
sirena, ed era un'energia troppo vasta per essere stata raccolta da
due soli corpi.
Lancia
un'occhiata veloce alla ragazza studiandone il viso tirato, imperlato
da goccioline di sudore freddo che dalla tempia scivolano lungo il
collo, sparendo oltre il colletto bianco della camicia che spunta dal
maglione scuro; trema impercettibilmente e sta lottando con ogni sua
fibra per contenere quella magia aliena che le dilania cuore e
viscere dalla notte del rito, la stessa magia che avverte anche lui e
che – di nuovo - lo
attira.
E'
stato per tanti – troppi – anni
a contatto con la parte oscura del sapere magico per non avvertirla
quando vi entra in contatto e l'aver servito Voldemort come fedele
seguace e spia impenitente per buona parte della sua esistenza l'ha
spinto a sviluppare un certo sesto senso nel riconoscere maghi o
streghe portati per tali arti; se il Salvatore del Mondo Magico
è
sempre stato solo una ridicola e mal riuscita imitazione del Signore
Oscuro, senza mostrare peculiari abilità oltre alla
proverbiale
fortuna sfacciata che gli ha permesso di rimanere in vita fino alla
fine, la figlia si sta dimostrando assai più interessante.
Possibile
che dalla genia di fulgidi eroi per eccellenza sia nato qualcosa di
così oscuro?
Ma,
citando Goethe, dove c'è molta luce l'ombra è
più nera e, come ha
appena ricordato la Mietitrice, lei non è solo la figlia di
Potter.
“Settantotto”
Lily
Luna spalanca la bocca sbigottita –
terrorizzata -,
incapace di
emettere alcun suono
mentre Piton si limita ad inarcare un sopracciglio scuro come l'ala
d'un corvo; la Morte schiocca la mandibola producendo nuovamente quel
suono secco – fastidioso - che
riecheggia col fragore di uno sparo nel silenzio ovattato della
biblioteca, donando una nota di sinistra solennità alla
parola
appena pronunciata.
“Oh
si, mia disgrazia. Settantotto cadaveri ha risvegliato con la tua
bravata, settantotto povere anime spaventate e perse, costrette a
vagare in un mondo che non è più il loro. Per
questo Noi siamo qui
e ti abbiamo cercata. Perché esigiamo che ci vengano
restituite
tutte. Se ciò non accadrà, allo scoccare della
mezzanotte del
trentuno ottobre duemilaventiquattro pagherai con la tua vita
divenendo mia vassalla. Ti assicuro che non vi è niente di
più
doloroso per voi mortali” gli
occhi della corona si restringono minacciosi, studiando con feroce
bramosia il corpo esile della giovane strega tremante d'orrore,
finalmente conscia dalla vastità del guaio compiuto; la
ragazza
cerca di richiamare un po' di spavalderia, ma la risposta contrita
che vorrebbe articolare le muore sulle labbra rosee poiché
avverte
un'improvviso capogiro, seguito dalla familiare sensazione di
formicolio a braccia e gambe, segno che le manca davvero poco per
cadere in preda ad un attacco di lipotimia causato dall'ansia.
Non
è possibile, non è...
“Perché?”
domanda con un filo di voce.
“Te
l'abbiamo già detto, sei forse dura di comprendonio, mia
disgrazia?
Ciò che sei ha decretato la buona riuscita del rituale,
diversamente
non sarebbe accaduto nulla. E' il tuo sangue ad averlo reso possibile
poiché tramite esso i tuoi avi ti hanno tramandato il dono.
Tu sei
il rito ed il rito è parte di te, ti da potere. Solo tu puoi
chiudere il cerchio, sfamare i perduti ed ascoltare il loro
vaticinio, rimandandoli poi al giusto riposo che meritano.”
Qualcosa
all'interno del petto di Lily Luna s'incrina mentre la
razionalità
con cui è solita affrontare ed analizzare il mondo si spezza
annegando nel caos; la bugia solida e sicura che in quei giorni ha
elaborato fino ad convincersi della sua verità, l'idea che
sia stato
il rituale a darle il potere di interagire con i morti –
non il contrario – e che
qualsiasi cosa scelga di fare resterà per sempre segnata da
ciò che
ha compiuto le pare ora l'unica ancora solida a cui aggrapparsi per
non impazzire.
Un
anno per rimediare all'errore recuperando settantasette cadaveri le
pare improvvisamente breve, come se le fosse stato concesso solo un
battito di ciglia, e si chiede sgomenta se ne sarà davvero
in grado;
un anno come lei stessa aveva pronosticato in bagno e non sa se la
Mietitrice abbia voluto utilizzare a proposito questo lasso di tempo,
o sia tratti di una casualità.
Se
non fosse intervenuto Piton sarebbe già morta, divorata
proprio da
una di quelle creature a cui dovrebbe –
ipoteticamente –
dar la caccia
e contro la quale
non è riuscita ad opporre che una blanda resistenza; pensare
di
doverne affrontare molti altri, magari in gruppo, le sembra
impossibile.
“Non
penso di esserne in grado, non sono così abile”
sbotta flebilmente
passando con nervosismo una mano fra la lunga chioma scarmigliata,
giocherellando con una ciocca ribelle che le cade al lato del viso
pallido.
“Lo
diverrai. I tuoi avi, le cui gesta Beda da York ha romanzato nei suoi
racconti, sono giunti su quest'isola per sfuggire ad una guerra e
alle persecuzioni che essa ha generato, poiché i fedeli del
Dio
unico non approvano quelle oscure, rivoltanti pratiche che a sud
erano d'uso comune. Sono fuggiti di fretta, salvando alcuni tesori
che il nemico avrebbe altrimenti distrutto,ma la cosa più
importante
è stata preservare il sangue che donava loro potere. Mia
disgrazia,
ti abbiamo incontrata molte volte e ad ogni incrocio credevi di non
essere in grado di gestire la tua magia, né di adempiere al
tuo
destino, ma ogni volta sbagliavi. Ci sei sempre riuscita
perché è
una parte di te che non ti ha mai tradita.”
La Morte muove qualche passo in avanti, allungando la mano ossuta per
poggiare l'indice sotto il viso della ragazza, alzandoglielo
finché
gli occhi castani, umidi di lacrime non versate, non incontrano le
bende ingiallite e sporche che le fasciano le orbite; la pelle
incartapecorita e sottile del volto si tira in un sorriso – dolce?-
mentre gli occhi della corona si spostano sul mago, immobile a pochi
passi con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto pallido.
“Non
sarai sola in quest'impresa. Avrai lui” mormora con
una
dolcezza che un po' stride con l'aspetto sinistro con il quale ha
deciso di palesarsi, ma Lily Luna riesce ugualmente ad incurvare le
labbra in un debole sorriso, divertita da quanto la Morte somigli
all'evanescente Mirtilla nel modo di consolare il prossimo; l'ex
professore risponde all'affermazione con un sibilo sinistro, carico
di mille maledizioni, ma prima che possa imporsi con più
veemenza la
creatura lo zittisce.
Per
l'ennesima volta da quando è risorto l'uomo impreca a labbra
serrate
contro la sorte che l'ha nuovamente legato ad un membro della
famiglia Potter nel ruolo di custode e salvatore, rimpiangendo Nagini
e la dolorosa fine a cui è andato incontro nella Stamberga
Strillante, che ora gli pare decisamente più felice di
questa
tortura.
“Noi
ti chiamiamo mia disgrazia per questo, perché solo chi nasce
con la
capacità di sovvertire il naturale decorso della vita
può meritare
la nostra attenzione ed il nostro rammarico”
“Sono
ancora convinta che tu mi stia sopravvalutando e che tutta questa
storia del sangue e degli avi sia una gran cavolata. Io sono inglese,
tutti i miei parenti lo sono. Lo erano anche i tre maghi del racconto
di Beda, o meglio, se ricordo bene la storia non v'era specificato da
nessuna parte che fossero stranieri” replica Lily Luna
rabbrividendo al prolungato tocco freddo della creatura.
Alle
sue spalle Piton osserva entrambe in silenzio, registrando le
informazioni fornite dalla Mietitrice per creare collegamenti con
tutto ciò che ha raccolto in anni di studio delle materie
più
disparate – sia babbane che magiche - e
di servizio come spia su entrambi i fronti di guerra, trovando un
primo riscontro nei Peverell, il vero cognome dei fratelli citati da
Beda il Bardo nell'omonima storia che furono i primi possessori dei
Doni della Morte.
Gli
stessi Doni che ora appartengono al Ragazzo Sopravvissuto.
Ironico.
Silente
riteneva i Potter discendenti diretti del terzo fratello Peverell,
colui che aveva chiesto alla Morte un lembo del mantello per
sfuggirle, mantello che spesso era stato utilizzato impropriamente da
James ed Harry Potter durante gli anni di scuola per compiere bravate
o finte, eroiche, imprese.
Storce
le labbra in una smorfia ricordando il ragazzo che lo tormentava fra
i corridoi di quello stesso castello, a causa del quale aveva perso
la fiducia di Lily per sempre, rifugiandosi fra le sicure e
rassicuranti spire dell'Oscuro Signore che l'attendeva in grazia,
desideroso di collezionare un'altra mente brillante fra le schiere di
suoi seguaci; si costringe a scacciare quei pensieri con forza,
tornando a concentrarsi sul presente, ricordando che Silente non
credeva che la Morte fosse realmente apparsa ai tre antichi maghi,
ritenendola una semplice metafora del loro coinvolgimento con le Arti
Oscure che aveva portato alla creazione dei 'Doni'.
A
quanto pare qualcosa l'hai sbagliata anche tu, Albus.
Studia
il riflesso azzurrognolo prodotto dai fuochi fatui danzare sui
capelli rosso acceso – sanguigno - della
strega, perso nel
filo dei propri pensieri: se quanto detto dalla Morte è
attendibile
i tre fratelli possedevano i Doni della Morte già prima di
metter
piede in Inghilterra ed a quanto pare hanno tramandato altro ai loro
discendenti, un'abilità che si annida nel sangue e nei geni,
come la
capacità di parlare il perseltongue e la predisposizione
alla
metamorfosi; ciò spiegherebbe come la ragazza sia riuscita a
svolgere il rituale, anche se i cosiddetti doni di sangue tramandati
nelle antiche famiglie magiche si palesano in quasi tutte le
generazioni, difficilmente ne saltano, quindi se davvero la Potter
fosse una negromante o un oracolo dei morti dovrebbero esserlo anche
i suoi parenti.
James
Potter senior era troppo ottuso e mal disposto verso le arti oscure
per possedere un potere simile e, da quel poco che ha potuto
apprendere sul resto della famiglia composta dagli anziani genitori
purosangue, nessuno era stato condannato per pratiche occulta ed
illegali quali la negromanzia.
Osserva
attentamente la Potter conversare con la Morte e la comparazione con
Lily giunge inevitabile, dolorosa, nonostante il suo sforzo
d'escluderla dai pensieri: la giovane Corvonero è
leggermente più
bassa ed ha un corpo più tonico e muscoloso, probabilmente
reso tale
dai costanti allenamenti di Quidditch e dalle lunghe ore di corsa ed
esercizi a corpo libero praticati quasi quotidianamente; la lunga
tunica nera foderata di raso blu notte ne nasconde le fattezze fino
alle caviglie sottili fasciate dagli alti e spessi calzettoni neri
della divisa femminile, terminanti in mocassini color terra dalle
punte consumate.
Malgrado
l'aspetto ordinario, forse un po' troppo trasandato per i suoi gusti,
c'è qualcosa in lei che un po' stona con la giovane
età ed il
contesto scolastico in cui si trova, un portamento altero e distante
– naturale, non ricercato – che
la fanno apparire come aliena nel mondo in cui, suo malgrado,
è
costretta a camminare; come se appartenesse ad una realtà
diversa e
stesse aspettando in grazia che qualcuno le indichi la via per
tornarvi, poiché lei l'ha dimenticata, ma forse queste sono
solo
sue supposizioni dettate da quel senso di affinità che ogni
tanto lo
coglie quando si ritrova a parlare con la giovane.
Non
v'è davvero nulla di anomalo in lei, eccettuato quella
strana
energia che pare divorarla in presenza di creature morte, ma di
qualsiasi cosa si tratti – se un mero
eco del rituale o
vera capacità innata – è
sicuro che solo facendo ricerche e svolgendo la missione affidata
alla strega giungeranno le risposte; un altro tassello al puzzle
però
può aggiungerlo, solo per il piacere d'aver svelato un
segreto che
pure all'infallibile Albus Silente era sfuggito.
“Il
mantello dell'invisibilità di Peverell” domanda
poco prima che la
Mietitrice si congedi, collezionando un'occhiata stupita dalla
giovane Potter e l'ennesimo, fastidioso, schiocco di mandibola della
creatura.
“Fosti
tu a donarlo al terzo fratello?”
E
lei\lui, prima di svanire fra le ombre in uno svolazzo di vesti color
carbone ed azzurri fiamme eterne ghigna divertita, stendendo la
manica destra dell'ampia veste per mostrare il taglio netto che l'ha
lacerata, accorciandola di quasi due metri.
“La
storia la scrivono i vincitori, i vinti affidano le loro memorie alla
leggenda” Riecheggia
la voce
stridente, disperdendosi
nell'ampia sala colma di libri e scaffali antichi, frantumando la
cortina di brina che era scesa a velare ogni superficie.
Il
mago si avvicina alla ragazza, ancora scossa dalle informazioni
ricevute, e le lancia un'occhiata tagliente, incurvando le labbra in
un ghigno cattivo.
“Preparati
Potter, da domani iniziamo la caccia”
GAZZETTA
DEL PROFETA
01
novembre 2022
[Ritaglio
delle notizie
di testa del quotidiano]
'
MINISTERO DELLA MAGIA E M.A.C.U.S.A'
LA
COLLABORAZIONE CHE RIVOLUZIONERA' IL CONCETTO DI SICUREZZA
Dopo
cinque anni di intensi lavori il Ministro della Magia Orlandus
Marlowe-Finch
come
accordato durante la stesura del programma decennale di cooperazione
magica,
è
orgoglioso di annunciare l'attesissimo avvio del nuovo corso
d'addestramento
Auror
sviluppato in collaborazione con il M.A.C.U.S.A, nonché
dell'inaugurazione
della
nuova accademia magica per la difesa a Londra, sita nella East London
Tech City.
Questo
progetto di cooperazione internazionale, spiega il Ministro, non
sarebbe stato
possibile
senza gli ingenti fondi ed il pieno sostegno del collega Alexander O.
Anderson,
Ministro degli esteri dell'America magica in servizio presso
l'ambasciata
di
Londra dal 2018. Le sue innovative idee sul controllo e la
prevaricazione della diffusione
della
Arti Oscure, nonché il programma d'addestramento reclute ed
agenti
da lui stilato in
accordo
con i massimi vertici del nostro Dipartimento della Difesa, hanno
riscosso enorme successo,
permettendo
la cattura di oltre una cinquantina di maghi oscuri, un numero
ingente che non s'era più
registrato
dalla caduta di Colui che non deve essere Nominato.
Anderson
ha inoltre fatto giungere dall'America due intere squadre di Auror
altamente specializzati
che
affiancheranno i reparti inglesi nelle prime fasi di addestramento.
Inoltre ciò permetterà
l'introduzione
in Inghilterra di nuovi e sofisticati mezzi per il contrasto alla
criminalità magica […]
Nella
foto che capeggia a lato dell'articolo un uomo sulla quarantina alto
ed attraente, fasciato da un costoso completo grigio antracite su cui
spicca la cravatta d'un azzurro carta da zucchero, stringe la mano
sorridendo ad un ometto basso e rotondo, dalle gote rubizze, vestito
con uno smoking d'un improbabile color prugna appaiato ad un mantello
verde veleno e cappello a punta nero; alle loro spalle svetta
l'imponente cancellata in ferro battuto, magico, oltre il quale
s'intravede appena l'imponente caserma di nuova costruzione
così
simile ad un hangar militare babbano.
Di
fianco a loro, immobili nella posa di guardia vi sono due Auror: a
sinistra l'americano Marcus Meyer alto ed imponente, con il volto
segnato da tre lunghi sfregi paralleli che dalla parte sinistra del
collo risalgono fino all'attaccatura dei capelli in centro alla
fronte, ed il corpo inguainato in una divisa militare composta da
giubbotto antispell in fibra sintetica con rinforzi, pantaloni
operativi con protezioni all'interno ed anfibi dalla punta in
metallo;alla destra invece vi è un giovane uomo
più basso e
longilineo, abbigliato con una divisa da cerimonia nera con alamari
in oro e coprispalline con frange, alti stivali al ginocchio e
pantaloni in pelle di drago. Gli occhi verdi, ornati da un paio
d'occhiali tondi dalla fine montatura scura fissano l'obbiettivo con
fermezza mentre il vento gli scompiglia i capelli ribelli, mettendo
in mostra una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
___________________________________
Glossario:
-
Beda
il Bardo: Cantastorie nato nel XV secolo. J.K. Rowling lo da
come originario dello Yorkshire, senza però specificare da
quale città provenga, quindi la decisione di farlo provenire
da York (città antica, seppur caduta in disgrazia dopo la
guerra delle due Rose) è mia; preciso che in questo racconto
Beda è si nato nel XV sec (1400 d.C.) ma ha vissuto parte
della sua vita nel XVI sec.
-
In molte
tradizioni gli incroci, così come i ponti, sono passaggi
verso altri mondi non è raro incontrare vicino ad essi
spiriti o divinità ctonie.
-
I tre
fratelli: ebbene si, la fiaba dei tre fratelli torna a perseguitarvi
anche qui dove avrà in ruolo importante, non fondamentale
come quello avuto in “Harry Potter e i Doni della
Morte”, ma ugualmente di rilievo. So che nel libro i tre
fratelli sono maghi inglesi vissuti attorno alla metà del
1200 d.C. e non degli immigrati clandestini provenienti da
chissà quale paese a sud, ma ho dovuto cambiare questi
elementi a fine di trama.
- Morte:
Quando la Morte si presenta fa una lunga lista di epiteti e descrizioni
con cui è universalmente conosciuta; sono semplicemente
'aspetti' con cui si mostra, a seconda della cultura, credo religioso o
provenienza della persona con cui deve interagire, poiché
essa
è una, ma ha tanti volti.
-
WU:
Il concetto di 'WU' è presente in tanti miei scritti. Nella
tradizione cinese WU è coli che, trascendendo tutto
ciò
che è umano, diviene incarnazione di un potere superiore;
qui
invece è una figura un po' più 'terra-terra', con
istinti, desideri e scopi puramente 'mortali', di superiore ha solo il
fatto di essere immortale e di dover servire il suo 'padrone' (padrona)
finché essovivrà o non l'avrà liberato.
Quest'idea viene dal manga 3x3 Occhi (o Trinetra)
di Yuzo Takada, una fra le mie opere a fumetti preferite.
NDA:
Un poco in
ritardo giunge anche
questo quinto capitolo, il tanto atteso dialogo fra la Morte, Piton e
Lily Luna; non è stato un capitolo facile ed alla fine mi
sono
trovata a riscriverlo da zero un paio di volte perché non mi
piaceva, perché le informazioni sono tante ma non trovavo
corretto
il modo in cui sono state esposte e perché diciamocelo, far
parlare
un essere immortale, onnisciente, senza farlo risultare idiota
è
davvero difficile.
Le
informazioni date sono parecchie ed i due protagonisti le assimilano
in modo diverso: se Lily Luna si ostina a rifiutare un suo possibile
collegamento con la magia che le ha permesso di svolgere il rito, la
notte di Halloween (motivo per cui durante la caccia si chiede se
davvero la magia sia sua), Piton sembra già più
convinto che la
ragazza abbia qualcosa di speciale, anche se i suoi pregiudizi verso
Potter lo frenano.
Preciso
che questi dati sono solo il punto d'inizio, non spiegano ancora
nulla.
Volevo
inoltre comunicare che ho aggiunto – finalmente –
l'immagine
della copertina di questo racconto anche qui, la trovate nel prologo
(lascio comunque un link: copertina);
siccome oltre a scrivere a tempo perso disegno, ho iniziato anche a
buttar giù alcuni schizzi dei personaggi apparsi fin ora.
Nei
prossimi capitoli vedrò di postare alcuni.
Un
grosso ringraziamento a chiunque sia giunto fin qui.
Alla
prossima.
_Morgan
|
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Capitolo 6 *** .III. Convalescenza, comportamenti assurdi ed oscuri trafiletti (17 novembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo III
νέκυια
-
Capitolo III -
Convalescenza,
comportamenti assurdi ed oscuri trafiletti
[Breve
trattato sulla
difficoltà del riposo in periodo di forte stress
causato
da cattivi
pensieri ed ombre moleste]
“The
darkness that you
felt,
I
never meant for you to
fix yourself.
Some
legends are told,
Some
turn to dust or to
gold,
But
you will remember
me,
remember
me for
centuries”
(Fall
Out Boy -
Centuries)
Hogwarts,
Dormitorio
Femminile Corvonero
17
novembre 2023, ore 10.47
Apre
gli occhi ed un cielo di stoffa blu notte trapuntato di piccole stelle,
l'accoglie.
Subito
li richiude, ferita dalla luce del giorno che, seppur grigiastra,
dopo giorni passati al buio l'acceca; inghiotte un grumo di catarro,
inspirando con forza dalle narici per liberarle mentre s'avvolge
stancamente ancor più stretta nella trapunta, rinchiudendosi
all'interno di quel bozzolo caldo e sicuro per lasciare il resto del
mondo – freddo, ostile, reale
– fuori.
Quattro
giorni...
Sono
passati quattro giorni dalla caccia.
Nel
buio ovattato creatosi fra le coperte la ragazza si perde a
rimuginare su quanto accaduto all'interno della foresta proibita, con
gli auricolari ben premuti all'interno delle orecchie e Youtube Music
aperto in riproduzione casuale, cercando di trovare nella musica un
po' di sollievo al caos di pensieri che le stanno agitando la mente,
causandole cicli di dolorosi mal di testa; distende le labbra in una
linea tirata avvertendo – come un
oscuro monito –
l'orribile sensazione data dalla fredda lingua di Rowle leccarle via
il sangue dalla pelle, alla quale il corpo reagisce con l'ennesimo
brivido di disgusto.
Sebbene
le ferite siano ormai rimarginate grazie alle cure di madama Poppy ed
abbia cercato di fare quante più docce possibili per lavare
tutto
ciò che le è rimasto appiccicato addosso durante
quella notte, il
senso di sporcizia causato dal tocco dei due risvegliati che l'hanno
assalita rimane ben impresso nella memoria tattile, obbligandola a
trascinarsi verso il bagno comune ad intervalli regolari per
graffiarsi viso e braccia con una spugna ruvida, irritando la pelle
fino a spaccarla, in un fiorire di nuove – vistose
–
abrasioni.
Mentre
'The Resistance' degli
Skillet risuona prepotente dalle piccole cuffie nere, i pensieri
della strega si spostano sui tre giorni passati in infermeria a causa
della violenta febbre che l'ha colpita poche ore dopo il rientro
dalla caccia, dei quali ripercorre l'incessante terzo grado a cui
è
stata sottoposta una volta sveglia da un'incredula Madama Poppy e dal
professor Murray, suo Capocasa nonché docente di Difesa
contro le
Arti Oscure e – sfortunatamente
– ex
Auror con uno spiccato talento nel smascherare le bugie che gli
vengono propinate come sancta veritatis
dai suoi studenti; fingere di dormire per evitare il terzo grado
s'era rivelata fin da subito una pessima idea, così s'era
trovata
costretta ad elaborare una scusa abbastanza credibile per
giustificare le condizioni in cui l'avevano trovata alla porta
dell'infermeria, nonché a concederle di scontare gli ultimi
giorni
di riposo nel suo letto in dormitorio.
Ho
sempre mantenuto un profilo così basso che l'idea di aver
preso la
febbre in biblioteca, dopo una notte passata a studiare al freddo,
non è parsa stupida a nessuno dei due.
Non
so se esserne compiaciuta o delusa.
L'integerrima
infermiera di Hogwarts aveva acconsentito a lasciarla andare solo
dopo aver decretato la certa fine dei sintomi influenzali,
accertandosi inoltre che l'unico disturbo di cui fosse rimasta
affetta era tanto naturale quanto risolvibile in autonomia alla
decorrenza del periodo stabilito; d'altronde a sedici anni è
normale
avere le mestruazioni una volta al mese ed usualmente ciò
non
comporta scompensi tali da richiedere il ricovero, ciò che
Lily Luna
ha omesso di raccontare all'anziana donna, nonostante lei abbia
più
volte posto domande in tal senso, è l'anticipo di quasi una
settimana con il quale sono arrivate ed il fatto che si stiano
rivelando particolarmente fastidiose.
Più
del consueto.
Diarrea,
dolori ossei sparsi, mal di testa lancinante.
Crisi
di pianto che mutano in incazzature feroci in poco meno d'un secondo
ed un rincoglionimento epocale che mi sta rendendo difficile ogni
azione, poi letargia.
Potrei
dormire da qui al giorno della mia prematura morte senza avvertire la
necessità di alzarmi dal letto e scoprire come sta andando
avanti il
mondo senza di me.
Le
sue compagne di stanza erano rimaste alquanto stupite dall'apprendere
che l'irreprensibile Lily Luna, la quale vantava la media di una o
due assenze in sei anni di scuola – tutte
giustificate - stesse
così male da non riuscire a frequentare le lezioni e durante
la sera
del suo rientro in dormitorio Grace si era mostrata sinceramente
interessata alle sue condizioni di salute, offrendosi di darle una
mano con i compiti se ne avesse avuto bisogno, comportamento che
spiazzò Lily Luna, spingendola a domandarsi se non fosse
ancora
stordita dall'effetto della potente pozione antibiotica propinatale
dall'infermiera.
Hilary
invece s'era comportata con la consueta scortesia, degnandola appena
d'un occhiata mentre la giovane strega si trascinava stancamente
verso il letto, scoppiando poi a ridacchiare nel vomitarle addosso i
soliti insulti di terz'ordine, ormai abusati: “Di
certo
una Potter non ha certo bisogno dell'aiuto dei
comuni
mortali per rimettersi in pari con le lezioni'”.
Dopodiché
aveva intimato all'amica di allontanarsi dalla moribonda o avrebbe
rischiato di contrarre la lebbra a sua volta, ma prima che Grace,
visibilmente – e stranamente
- sconvolta dall'atteggiamento menefreghista della bionda ed acida
Corvonero, potesse articolare una risposta era stata Milena
– che mai prima d'ora s'era sbilanciata in sua difesa
– ad
aprir bocca articolando una serie di commenti sprezzanti e poco
garbati nei confronti di Hilary, sottolineando con perfida perizia
quanto sbagliata fosse la casa Corvonero per una creatura dalla
mentalità così bigotta, che arrivava alla
sufficienza garzie al
puro buon cuore delle sue 'amiche' e all'abilità discutibile
nel
copiare o rubare i compiti altrui, con sotterfugi degni della peggior
antagonista da teen-movie di serie B.
Hilary
s'era dovuta mordere a forza il labbro inferiore, vistosamente
dipinto d'un sobrio rosa chewing-gum, raccattando spazzole e trucchi
sparsi sulla sua scrivania per poi raggiungere il bagno e chiudervisi
come una furia, scoccando alle tre streghe occhiate di fuoco bordate
di rimmel, conscia di non possedere né le
capacità tecniche né
dialettiche per sostenere uno scontro con la Trevisan.
Né
con Grace, se questa avesse deciso di rivoltarsi contro di lei per
appoggiare la sua giurata nemica in difesa di quell'essere inutile e
sciatto chiamato Potter; onestamente la ragazza faticava a capire
come quella stronza dai capelli color carota, simpatica quanto uno
schiopodo molesto, nei momenti di bisogno trovasse sempre qualcuno
pronto ad aiutarla pur non chiedendo, pur mostrandosi scorbutica e
lunatica quanto il suo nome, mentre lei, solare e gentile con tutti,
veniva costantemente bullizzata da quel mostro dall'etnia indefinita.
Lily
Luna ricorda d'aver corrugato la fronte osservando la scena con occhi
sgranati e la mano ancora stretta al risvolto in stoffa blu notte del
baldacchino, lanciando poi fugaci occhiate alle due streghe rimaste
in stanza; Milena
l'aveva scrutata di rimando mantenendo le labbra ben serrate, senza
articolare spiegazioni o scuse in merito a quanto accaduto pochi
istanti prima, dopodiché si era coricata a letto con lenta
noncuranza senza degnarla d'ulteriori attenzioni, con le cuffie ben
calcate nelle orecchie e lo smartphone aperto su Youtube, agitando la
bacchetta affinché i cordoni rilasciassero le cortine di
stoffa,
nascondendosi alla vista.
Grace
invece aveva incurvato le labbra in un timido sorriso prima di
augurarle una frettolosa “Buonanotte”,
acciuffando un paio
di libri precedentemente abbandonati sul comodino per poi sparire
oltre la porta d'ingresso, probabilmente diretta in sala comune a
studiare.
Poco
prima che la giovane Potter sbuffasse, decisamente infastidita dal
non riuscire a dare una spiegazione logica a ciò a cui aveva
assistito, Milena aveva scostato i pesanti tendaggi, emergendo quanto
bastava per scoccarle un'ultima, seria, occhiata d'un limpido
azzurro, incurvando le labbra affinché scandissero un'afona
'
Buonanotte'.
Rispetto.
L'aveva
osservata con rispetto.
Assurdo...
All'interno
delle mura di Hogwarts Milena Trevisan è temuta da tutti a
causa
della pessima reputazione che l'accompagna, data la sua propensione a
fare a botte per ogni quisquilia e la poca pazienza che la
contraddistingue, inoltre è una straniera di
nazionalità mista con
discendenza magica ancor più dubbia della sua provenienza,
poiché
ad ora – si vocifera nei corridoi – la
madre non è ancora
riuscita a fornire un soddisfacente certificato che ne attesti lo
status di sangue; come se nella Hogwarts multietnica e culturalmente
inclusiva della McGranitt, sviluppatasi a pari passo con
l'integrazione portata avanti dai due Ministeri, magico e babbano,
tali carte fossero davvero necessarie, .
Già
dai primi giorni di scuola la giovane italo-croata s'era rivelata il
più grande cruccio di James Sirius, spaccandogli il setto
nasale con
un solo e ben calibrato pugno quando lui, senza tener conto
dell'opinione di lei né che la – forzata
– proposta di
fidanzamento sarebbe potuta sfociare in rifiuto, le si era avvicinato
intimandole: “Da oggi stai con me. No, non serve
ringraziarmi”,
reazione che aveva causato nel ragazzo un odio profondo verso la
suddetta, spingendolo a tormentarla fino al suo ultimo giorno di
scuola con battute sessiste e xenofobe, nonché tentate
scorrettezze
durante le partite di Qidditch atte a screditarla, spingendola a
cadere dalla scopa nel modo più doloroso possibile;
però,
nonostante il divario d'età, Milena si è sempre
mostrata più che
capace di tener testa al maggiore dei fratelli Potter, umiliandolo in
più d'un occasione sia a Quidditch che negli allenamenti del
Club
dei Duellanti, mostrando un'abilità in Incantesimi e Difesa
contro
le Arti Oscure che nulla aveva da invidiare a quella d'un ragazzo
delle ultime classi.
Dato
il particolare carattere è stata, sin dai primi passi ad
Hogwarts,
affezionata frequentatrice dell'ufficio della preside McGranitt a
causa delle numerose risse in cui finiva coinvolta e dalle quali
usciva pesta ma trionfante, dopo aver spedito ragazzi più
alti e
grossi di lei in infermeria con distorsioni, contusioni, slogature e
fratture, facendo infuriare la santa madama Poppy che, non troppo
velatamente, la disprezza sin dal suo primo anno.
Sebbene
condividano la camera e siano compagne nella squadra di Quidditch di
Corvonero, Lily Luna non ha mai avuto modo di parlare con Milena,
né
di conoscerla più approfonditamente di quanto abbia appreso
dall'opinione pubblica, visto il carattere ombroso e la tendenza a
non voler stringere amicizie con nessuno, quindi non comprende
quest'improvviso cambiamento da parte della sua compagna che
– in sei anni di scuola – le
ha rivolto la parola solo per elencarle tutti gli errori commessi
durante le partite.
Si
arrotola meglio fra le coperte chiudendo con forza le palpebre,
allontanando i ricordi legati alle sue compagne di stanza cullata da
'Centuries' dei Fall
Out Boy, focalizzando l'attenzione su quanto accaduto il tredici
novembre, sentendo ancora bruciare l'umiliazione d'essere stata
battuta a causa d'una debolezza così stupida come la paura
e, se
Piton non fosse intervenuto di nuovo a salvarla, ora potrebbe davvero
dire di comprendere appieno cosa significhi essere un cadavere pieno
di rabbia e rimpianti; anziché ringraziarlo per quel gesto,
nato
sicuramente dalla necessità di tenerla in vita per i suoi
scopi più
che dall'affetto verso la sua persona, l'aveva aggredito,
attribuendogli la colpa del fallimento nonostante fosse nato da un
suo errore di valutazione.
L'ex
professore s'era indubbiamente comportato da stronzo, però
– riflette analizzando la situazione nella sua interezza
– le
è stato vicino e non l'ha abbandonata a sé
stessa, come invece
avrebbe dovuto fare, riducendo Rowle ad un ammasso di carne trita
allo scopo di mostrarle cosa siano realmente le creature contro cui
sono stati chiamati a combattere, affinché trovi da sola il
coraggio
necessario a superare paure e ribrezzo, spedendoli all'agognato
sonno; la Morte ha affidato a lei l'incarico di recuperare tutti i
risvegliati, quindi deve smettere di piangersi addosso o incazzarsi
con il prossimo, utilizzando quelle energie per affinare le tecniche
di combattimento e la resistenza mentale o rischierà di fare
la fine
dell'agnello sacrificale.
Piton
non può proteggerla per sempre, deve imparare a farlo da
sé.
Piton...
Sebbene
una spiegazione razionale al comportamento dell'uomo vi sia, Lily
Luna non può fare a meno di sentirsi 'ferita' nell'essere
stata
lasciata sola, al freddo e per ore, su una pianta a montar guardia
aspettando l'arrivo di quelle creature da incubo; durante il
duello poi,
prima di intervenire
in suo soccorso, era rimasto volutamente immobile
–
impassibile – ad
osservare
i due
risvegliati affondare le
dita sporche di terra e fango nelle sue carni, ferendola ed
umiliandola, sordo alle sue grida.
Mi
aspettavo davvero che lui mi considerasse una pari?
Ha
detto che mi avrebbe protetta, ma solo per suo tornaconto.
Siamo
necessari l'un l'altro, finché quest'incubo non
sarà finito.
Altri
legami non ve ne sono.
Ricordando
la conversazione avuta con lo psicopompo giorni addietro, fra le mura
buie della sezione proibita, la ragazza espira in frustrazione,
inghiottendo saliva amara mentre un doloroso crampo spinge le viscere
a contrarsi, portandola a maledire la sua condizione attuale,
anch'essa ironicamente legata al sangue; si volta sulla schiena
cercando una posizione più comoda, analizzando ancora una
volta le
informazioni ricevute da quella creatura così bizzarra,
tutt'ossa ed
occhi, chiedendosi pur conoscendo già l'amara – verità
–
risposta, se tutto ciò che le è accaduto non sia
solo frutto di
qualche allucinazione indotta da una pozione propinatale a tradimento
da qualche delatore.
Una
parte di sé – oscura, dimenticata
- sa che nulla di quanto
le è stato rivelato può essere una bugia,
poiché la Morte non ha
alcun motivo per mentire, mentre l'altra – solare,
ottimista,
razionale - rifiuta con forza l'idea di possedere davvero
capacità tali da risvegliare uno stuolo di morti affamati e
rabbiosi
come bestie idrofobe, che ora vagano nei dintorni in cerca di carne
fresca per placare la fame che li perseguita come una maledizione; la
sé razionale sa che non esistono maghi con vere doti
negromantiche,
poiché sono abilità che usualmente vengono
attribuite loro dai
babbani, in favole e romanzi, connesse a quegli antichi culti
religiosi che terrorizzano ed affascinano, privi però di
fondamenti
reali.
Piton
invece ha idee opposte, ritenendola unica responsabile
dell'improvviso – non richiesto
– ritorno a quella vita
dalla quale s'era congedato con sollievo, in cui si è
ritrovato
nuovamente a vestire gli sgraditi panni del 'guardiano ombra'
che tanto ha odiato durante i lunghi anni di crescita di Harry
Potter; inoltre non sembra affatto dubitare della
possibilità che in
lei, nel suo sangue, sopravviva una magia oscura ed antica in grado
di donarle potere sufficiente per richiamare alla vita settantotto
cadaveri, alcuni in avanzato stato di decomposizione.
Perché?
Da cosa nasce tutta questa fiducia?
Pensa
rotolando sul fianco opposto, per poi stringere le ginocchia al petto
cercando di preservare un calore che, lentamente, sta abbandonando il
corpo, nonostante i metri di trapunta in cui s'è
infagottata; non
vede l'ex insegnante da quella notte, quando l'ha riaccompagnata al
castello dopo aver medicato tutti i tagli visibili ad occhio nudo ed
aver deterso le vesti pregne di sangue e fango, svanendo fra le ombre
dopo averla lasciata semi sdraiata di fronte alla porta
dell'infermeria, alle cure di una spaventata madama Poppy.
Non
si è preoccupato di passare nei giorni seguenti per valutare
le sue
condizioni, né di spedirle un pipistrello o un gufo per
avere sue
notizie o condividere qualche nuova informazione sui risvegliati;
solo Mirtilla si è arrischiata a far capolino dal pavimento
un paio
di volte, domandandole informazioni sul suo stato di salute e
restando per qualche ora al giorno a farle compagnia, raccontandole
gli ultimi pettegolezzi appesi in bagni e corridoi, o semplicemente
guardandola leggere.
Rose
invece le ha scritto regolarmente su Whatsapp, assicurandosi che
stesse bene, che mangiasse e si lavasse regolarmente, cercando di
mantenersi altresì abbastanza sveglia per dedicare del tempo
allo
studio così da non rimanere indietro sul programma
scolastico;
concentrandosi dapprima sui compiti che le venivano comunicati da
Grace durante i rientri in dormitorio così da finirli senza
sforzo,
con molto tempo in solitaria da poter impiegare in ricerche
extrascolastiche, la giovane Potter si era dedicata a raccogliere le
prime – scarne - informazioni sui rituali
negromantici e sulla storia dei fratelli
Peverell, trovando una copia digitale de ' Le
Storie di
Beda il Bardo'
che aveva letto
in un paio d'ore, restando un po' delusa dalla fiaba dei te fratelli,
che ricordava assai più avvincente e ricca di particolari.
Aveva
scritto a Rose di procurargliene una copia cartacea dalla biblioteca,
appena possibile, sperando che un tomo assai più vetusto
quale quelo
presente ad Hogwarts contenesse altre informazioni, tipo glosse o
bibliografie, che potessero darle un indizio su chi fossero davvero i
Peverell e che connessione avessero con il mondo infero, anche se non
sperava d'aver successo così presto e l'idea di consultare
gli
archivi contenenti le genealogie magiche d'Inghilterra risultava
ancora il miglior punto di partenza.
Da
bambini il Mondo Magico sembra sempre 'un po' più Magico'.
Poi
si cresce e ci si rende conto di quanto siamo stati infantili...
D'improvviso
una luce opalescente fende il buio ovattato creato dalla coltre di
coperte ammassate e la musica si smorza, mentre sullo schermo dello
smartphone appare la stringa bianca di notifica dei messaggi di
Whatsapp.
Whatsapp
° 1 messaggio da 1 chat ° ora
Socchiudendo gli occhi,
infastidita dalla luminosità accecante prodotta dallo
schermo, apre
il programma selezionando la prima chat.
Rosy:
Ciao!
Scusa se non mi sono
più fatta viva da colazione ma stamattina ho avuto doppia
ora di
Trasfigurazione.
Lezione
parecchio impegnativa! Come ben sai il mio progetto per i M.A.G.O
è
poter arrivare ad utilizzare quest'arte per salvare vite, trasmutando
oggetti di uso comune in materiale sanitario utile per il primo
soccorso, pozioni comprese.
Il
professore dice che sto facendo passi da gigante, ma io non vedo
risultati concreti.
Tipico di Rose.
Sicuramente sarà riuscita a
trasformare un fiammifero in un kit di primo soccorso perfetto, ma
non vuole ammetterlo.
E' sempre stata fin troppo
modesta, sin da bambina.
Rosy:
in
merito a quel che mi hai
chiesto, sono riuscita a fare un salto in biblioteca ed ho recuperato
una copia delle Fiabe di Beda il Bardo. Ma posso chiedere a che ti
servono? Ormai sei un po' grande e letterariamente navigata per
leggere libri da bambini.
Una
semplice ricerca per storia della magia.
Confronto fra realtà e mito
ai tempi del medioevo magico.
E' una sorta di progetto che, se andrà
a buon fine, potrà essere interessante tesina per l'esame
dei
M.A.G.O di Storia della Magia, l'anno prossimo.
Se
ci arrivo viva.
Rosy:
Wow,
ti stai dando da fare!
Brava! Ok, te lo mando tramite Ernest finita la lezione di
Incantesimi. Mi raccomando mangia! In special modo frutta e verdura!
Abbiamo ancora in sospeso quell'uscita a Hogsmeade e sono stufa di
ricevere rifiuti da parte tua, quindi vedi di riprencderti al meglio
:)
Tranquilla,
prometto che settimana prossima ci andremo!
Buona
lezione Rosy! E grazie! :)
Alza il
volume della musica al
massimo quando 'My Demons' degli Starset parte
decisa, per poi
abbandonare nuovamente il telefono sul materasso, sepolto fra onde di
lenzuola sfatte e pesanti coperte d'un blu oltremare, concentrandosi
sulla storia dei tre fratelli per scacciare quella punta d'amarezza
insistente prodotta dall'assenza di Piton, cosa che la disturba
più
di quanto le piaccia ammettere.
La
Morte ha detto che i tre maghi Peverell non avevano origini
anglosassoni, bensì provenivano dal sud, da un paese dove si
parla
una lingua 'straniera'
che sono stati costretti ad abbandonare a causa di una – guerra,
invasione? -
calamità,
portandosi dietro solo alcuni oggetti di inestimabile valore che,
altrimenti, sarebbero stati distrutti; gli elementi da cui partire
sono pochi, fugaci , e non trovano alcun riscontro in quanto scritto
nella Fiaba.
Che,
per sua definizione,
deve essere un racconto ispiratore non una cronaca veritiera dei
fatti.
Quindi può essere che cose
inutili allo svolgimento della trama quali provenienza dei
protagonisti, nomi e cognomi veri, nonché possibili
connessioni a
culti estranei all'Inghilterra medievale, siano stati omessi.
Intenta ad eviscerare le poche
informazioni ricevute non s'accorge della figura che torreggia sul
letto a baldacchino, adombrando la poca luce grigiastra che filtra
dalla finestra a sesto acuto incassata nello spesso muro di pietra,
la quale emette uno sbuffo spazientito per richiamare l'attenzione
della larva – ragazza – che
risulta troppo assorbita da
congetture, dolori e musica per prestare attenzione, costringendo
l'uomo ad afferrare con decisione l'ammasso di coperte, gettandole
con malagrazia ai piedi del letto.
La strega ulula inviperita e
scatta seduta, estraendo al contempo la bacchetta da sotto al cuscino
pronta a maledire l'incauta creatura che ha osato causarle un tale
spavento, ma quando, fra la cortina di capelli ramati che le sono
caduti davanti agli occhi nello slancio, scorge un viso pallido e
spigoloso sul quale spiccano un naso aquilino e profondi occhi neri,
dal taglio asciutto, il suo cuore perde un battito e una sinistra
–
fredda - sensazione scivola sulla pelle esposta,
smorzando
ogni intento bellicoso.
Abbassa la bacchetta e
raccogliere istintivamente le gambe contro al torace, in protezione
sotto lo sguardo vigile dell'uomo che inarca un sopracciglio e
sogghigna, muovendo le labbra per articolare un commento sprezzante
che lei non coglie, avendo ancora le cuffie ben calcate all'interno
delle orecchie, dalle quali fuoriesce l'assordante assolo di chitarra
di Luca Turilli.
“Ma
annunciarsi come un
qualsiasi comune mortale no?” sbotta dopo aver sfilato gli
auricolari e scostato i capelli dal viso, salutando il mago con uno
sguardo truce.
“Ho
impiegato due minuti del
mio prezioso tempo cercando di avere la tua attenzione, ragazzina.
Data l'improvvisa sordità di cui risulti affetta non ho
potuto fare
altrimenti”
“Ascoltavo
musica” spiega
mostrando il lungo filo nero terminante in due piccoli auricolari,
recuperando al contempo il telefono per spegnere YoutubeMusic senza
accennare a scomporsi in una posizione più rilassata, ancora
insicura sul come comportarsi con l'uomo dopo la sfuriata nella
foresta; nonostante abbia sperato per giorni in una sua apparizione,
si rende conto di non essere ancora pronta ad affrontarlo, non con le
viscere dilaniate dagli spasmi del ciclo e l'emotività
spinta ai
massimi livelli da quella torma di ormoni impazziti che le circolano
in corpo.
Inghiotte scacciando a forza un
secondo brivido, costringendosi ad alzare il viso fino ad incontrare
quegli occhi neri immoti, sentendosi piccola ed inerme come quando
era all'interno della Foresta Proibita durante la notte di caccia,
aspettando uno scontro del quale non riesce a prevedere l'esito.
“Perché
è qui?” cerca di
mantenere un tono fermo, neutro, mentre una tempesta le agita l'animo
alimentata dalla gravità dello sguardo del mago, abissi
ossidiana
taglienti come lame e profondi come il vero buio in cui appena si
scorge lo stacco fra iride e pupilla, entrambe piatte, distanti,
quasi prive di coscienza terrena e sentimenti; non è mai
stata brava
a capire le persone, né le emozioni, quindi sperare di
carpire
qualcosa da Severus Piton studiandone solo l'espressione le risulta
dannatamente ostico,
Lui invece legge tutto ciò che
vuol sapere sul viso di lei con facilità, poiché
la Potter è
davvero troppo emotiva, trasparente e cristallina come acqua di
fonte, ed il fatto di soffrire ancora dei postumi dell'influenza non
giova certo alla scarsa capacità di dissimulazione mostrata
sin
dall'esordio della loro forzata collaborazione; incurva le labbra nel
fantasma d'un sorriso carico di sarcasmo mentre risponde, con
studiata lentezza: “Tregua, Potter. Sai bene che non possiamo
continuare questa missione separati, per quanto io la trovi un
opzione assai migliore che sopportare la tua ingombrante
presenza”
“Tralasciando
l'insulto, davvero le ci sono voluti quattro giorni per partorire
questo sensazionale pensiero?” sbotta la strega osservandolo
con
malcelata stizza, stringendo con ancor più forza le esili
braccia
attorno alle gambe piegate, fasciate da pantaloni grigi d'una tuta
sportiva con risvolti slabbrati, oltre i quali sbucano le punte dei
piedi fasciati da pesanti calzini neri, muniti di gommini azzurri
sulla pianta; quel particolare indumento strappa un ghigno cattivo
–
inappropriato - all'ex
professore, poiché se Potter pensa davvero d'incutere
rispetto o
timore così conciata ha decisamente sottovalutato il potere
dell'apparenza, cosa peraltro riscontrabile ogni qualvolta indossa la
divisa scolastica di una taglia più grande, o gli
improbabili look
babbani del tempo libero.
Trasandata.
Lei
pare non aver notato l'improvvisa scintilla di divertimento balenata
negli occhi del mago, continuando imperterrita a sciorinare insulti
intercalati da supposizioni su cosa avrebbe dovuto fare in seguito
alla caccia del tredici novembre, ovvero andarla
a trovare in infermeria per accertarsi delle sue condizioni di
salute, sia fisiche che mentali, - vincendo
probabilmente
una Cruciatus- aiutandola
a
riprendersi al meglio dallo shock.
Non
sono certo tua madre...
“Potter...”
sospira l'uomo
cercando di zittirla con un cenno della mano, ora sicuro che avrebbe
dovuto sparire per altrettanti giorni, poiché i quattro
già
trascorsi si sono rivelati insufficienti a far smaltire alla ragazza
la rabbia ingiustamente accumulata durante la caccia, nata
più per
frustrazione personale che per una sua mancanza come mentore ed
insegnante; con un sospiro frustrato ne ricorda il cognome, colpito
da un improvviso mal di testa. Certamente non poteva sperare in una
creatura docile e con un intelligenza tale da comprendere
immediatamente azioni e reazioni connesse alla difficile arte di
educarla a sopravvivere fino alla fine di quell'ingrata missione.
“No,
no! Non si azzardi a
chiamarmi per cognome! Né ad utilizzare quell'orribile
termine:
ragazzina!” ringhia Lily Luna oramai fuori controllo,
lasciando che
rabbia e frustrazione fuoriescano come una marea dalle sue labbra
sottoforma d'insulti e rabbiose accuse intrise di verità,
affinché
investano l'uomo con forza; salta in ginocchio per dare enfasi al
discorso, esponendo così all'impietosa analisi del mago la
felpa blu
scuro di due taglie più grande, con tascona e cappuccio,
sulla quale
vi è stampata la bandiera della Repubblica Ceca ornata da
due
boccali di birra e la scritta ' P R A H A ', sotto ad essa.
“In
effetti potrebbe risultare
più appropriato se ti chiamassi Mia Disgrazia”
sibila l'ex
insegnante maligno per nulla turbato dallo scoppio d'ira o dalle
parole poco gentili che la ragazza gli ha rivolto, ricordando
l'epiteto utilizzato dalla Morte durante l'incontro avvenuto in
biblioteca settimane addietro; lei interrompe il salmodio d'accuse e
cattiverie, osservandolo con occhi castani colmi
d'incredulità prima
di serrare le mani a pugno, riprendendo l'attacco con una nuova serie
di turpiloqui così volgari e di bassa lega da far
impallidire
persino i più grezzi soggiornanti dei sobborghi di Londra
che però
non paiono sortire alcun effetto intimidatorio, strappando all'uomo
l'ennesimo ghigno.
“Porco
Merlino stitico in una
valle di purghe rettali! E non mi dica di non bestemmiare!”
“Stavo
invero per chiederti se
tali finezze siano frutto della tua inventiva o te le abbia suggerite
qualche bifolco spedito da tua padre ad Azkaban” risponde
Piton,
continuando a massaggiarsi la tempia con l'onnipresente sorriso di
scherno ad incurvare le labbra pallide ed occhi ardenti come stelle
sideree, rilucenti d'un oscurità maligna.
“Me
ne attribuisco la maternità, ma non è questo il
punto! Il punto è
che ho un nome, cazzo, e dovrebbe iniziare ad usarlo!” Sbotta
Lily
Luna stringendo le coperte sfatte tra i pugni dalle nocche sbiancate,
finché non avverte un principio di dolore, infastidita dalla
calma
con cui l'ex professore ribatte a tono ad ogni sua rimostranza; lo
odia per il tono seccente con cui la redarguisce, per la sagacia con
cui intride ogni frecciatina che le scaglia addosso conscio di ferire
e per quel dannato – altero
– distacco che lo spinge a guardarla e trattarla come fosse
una
sorta di parassita molesto, indegno d'attenzioni più
profonde.
Lo
odio perché è un fottuto
genio affetto da sociopatia ed innumerevoli, altri, problemi a
livello comportamentale.
Perché non sarò mai alla
sua altezza.
Il divario è enorme
“Mia
disgrazia?” sogghigna
il mago mostrando i denti, come farebbe una fiera poco prima
d'azzannare al collo la sua preda, con occhi ossidiana animati da una
fiammella di pura cattiveria.
Lily Luna, esasperata, emette un
grido rauco e stanco, afferrando il cuscino per scagliarlo con
violenza contro la nera figura che, senza compiere alcun movimento
per schivarlo diviene ombra, lasciando che l'oggetto attraversi la
sua consistenza fumosa per collidere poi contro al vetro della
finestra alle sue spalle.
“Se
hai finito di dare
spettacolo avremmo alcune cose da chiarire” afferma Piton una
volta
riacquisita forma solida, osservando come la ragazza torni ad
abbracciare le gambe, infilando il viso nell'incavo creatosi fra le
ginocchia ed il petto con aria sconfitta e ferita; i capelli
scarmigliati le ricadono attorno e, illuminati dalla pallida luce di
quella mattina nuvolosa di novembre, paiono rifulgere d'oro e fiamme.
Auburn.
“Se
non impara a chiamarmi per nome non le dirò niente. Inoltre
potrebbe
anche sedersi, già ci sono abbastanza disparità
fra noi quando
riesco a stare in piedi. Sostenere un dialogo civile con lei che mi
sovrasta in questo modo è davvero difficoltoso, oltre che
inequo.
Non sto affatto bene, quindi per favore si sieda e mi dia
tregua”
replica stancamente la giovane strega dopo alcuni minuti di silenzio;
continuare a lanciarsi frecciatine è controproducente oltre
che
dannatamente fastidioso e Lily Luna non vede l'ora di poter tornare
ad arrotolarsi fra le coperte a leggere e
pensare, ascoltando
musica, sperando che il dolore al ventre si attenui nel primo
pomeriggio così da permetterle di strisciare verso la
biblioteca per
svolgere qualche ricerca sulla famiglia Peverell, oltre che sul
grimorio perduto utilizzato per compiere il Rito.
Lo stomaco gorgoglia allegro,
ricordandole che l'aver saltato colazione e cena la sera precedente
non sono state scelte così sagge, ma lei non vi bada,
continuando a
mantenere la faccia ben nascosta per celare il turbinio d'emozioni e
stanchezza piombatele improvvisamente addosso, evitando così
il
maledetto sorriso sornione che dev'essere apparso sulle labbra
dell'ex professore una volta dichiarata la resa.
“E
mi recuperi il
cuscino, per favore...”
Severus
Piton ingoia una
risposta acida e tagliente come fossero foglie d'un cactus ben
appuntite, sbuffando contrito; s'impone disciplina ricordando d'avere
a che fare con una Potter femmina e sedicenne, dalle discendenze
Weasley ad incasinare neuroni ed albero genealogico, abbassandosi a
recuperare il cuscino per adagiarlo poi sul materasso, a poca
distanza dai piedi di lei, sedendosi poi sul bordo con un movimento
fluido ed aggraziato; due occhi castani lo osservano con
circospezione, nascosti fra braccia fasciate dall'ampia stoffa blu
scuro, studiando la postura assunta dopo essersi accomodato sullo
spigolo del materasso – in punta di culo -
con una certa
ammirazione, chiedendosi se anche quest'abilità nel muoversi
in modo
così studiato sia una conseguenza della sua condizione di
non-morto
o l'abbia posseduta sin da quando era in vita.
“Altre
richieste?” domanda
l'uomo in tono calmo, utilizzando l'intonazione più
conciliante del
suo repertorio, la quale però non è esente da un
certo sarcasmo di
fondo.
“In
effetti sarebbe gradita
una tazza di the darjeeling della Benoist, qualità delle
foglie
'Orange Pekoe' lasciate in ammollo in acqua dalla temperatura di
novantaquattro gradi esatti, accompagnato da biscotti al burro. Ma
credo che se formulassi una richiesta del genere con convinzione mi
ritroverei a terra, scossa dagli spasmi della Cruciatus, quindi no.
Non ho altre richieste. Solo un po' di fame”
“Avresti
potuto non saltare la colazione”
“Quando
l'elfo domestico ha
portato il vassoio era ancora buio e non avevo voglia di abbandonare
il calduccio delle coperte per tirarmi su e mangiare. Poi sono stata
talmente tanto stordita da chiedergli di portare via tutto senza
calcolare che, magari, avrei potuto sbocconcellare qualcosa
più
tardi” ammette con una punta di imbarazzo, chiedendosi come
siano
riusciti a passare dall'urlarsi contro al parlare civilmente in pochi
istanti; vede le labbra sottili dell'ex professore incurvarsi in un
accenno di sorriso privo di scherno mentre la rimprovera
bonariamente.
“Davvero
un disastro, mia
disgrazia”
“Lily”
sbotta la ragazza
assottigliano lo sguardo “Mi chiamo Lily”
Poi, notando con stupore
l'impercettibile fremito che ha attraversato il viso dell'uomo con la
veloce fugacità del lampo si corregge, affrettandosi ad
aggiungere
anche il secondo nome; una morsa ghermisce lo stomaco stringendo con
inaudita forza mentre la realizzazione del 'perché'
lui si
ostini a non utilizzare il suo nome di battesimo le attraversa la
mente annullando ogni altro pensiero, riecheggiando cacofonica.
Lily.
Lily Evans. Lily
Potter. Lily Luna Potter.
Mapporc...
Suo padre
raccontava che durante
le lezioni di occlumanzia Piton l'aveva spesso ripreso per l'utilizzo
sfacciato e sconsiderato del nome Voldemort, quasi ne avesse serio
timore, come se esso fosse impregnato dello stesso potere oscuro
appartenente al suo possessore.
Nonostante
fosse uno dei Mangiamorte più potenti ed avesse
ingannato
per anni l'Oscuro Signore, facendogli credere d'essere il suo
servitore più leale, l'ex professore non aveva mai
utilizzato
l'epiteto con il quale il mago oscuro aveva scelto di farsi conoscere
nel Mondo Magico, recidendo ogni legame con le sue origini babbane;
se 'Voldemort' o 'Tom Riddle' sono il tabù scaturito dal suo
retaggio di Mangiamorte, la strega è convinta
che
il nome 'Lily' contenga in sé un veto ancor più
stringente e si
stupisce – di nuovo – nel
constatare quanto l'uomo sia profondamente sentimentale, dato che non
sono bastate due guerre, anni passati a vivere nell'ombra e,
successivamente, la morte per cancellare il sentimento provato nei
confronti di Lily Evans. Vederlo così debole di fronte ad
una
semplice parola la spiazza, poiché in questi frangenti non
somiglia
per niente all'algido bastardo che la massacra a suon di battute
taglienti e che ha ridotto diversi cadaveri ad una purea di ossa e
muscoli ritorti, con una rapidità impressionante.
Un
passo alla volta Lily
Luna.
Un passo alla volta...
Oltre ai risvegliati qui
abbiamo un altro serio problema da risolvere.
“Comunque,
considerate le
circostanze va bene anche Mia Disgrazia. Lo sono. E suona abbastanza
tragico da adattarsi alla situazione” la strega alza
finalmente il
viso, osservandolo con occhi vispi ed un caldo sorriso rassicurante
sulle labbra, cercando di fare del proprio meglio per apparire
conciliante e sincera; il mago però non pare aver compreso
le sue
buone intenzioni e, dopo aver riacquisito la consueta – altera
–
freddezza replica piattamente: “Sembri
divertita”
“No,
tutt'altro. Preferisco
che lei utilizzi un appellativo che non le dia disturbo, inoltre sono
davvero felice di essere la sua disgrazia, anziché quella di
gente
come Rowle o McLeod. Non appare con le sembianze di un cadavere
putrescente e, dopo giorni di obbligata collaborazione, posso
affermare che la sua ironia è quasi divertente. Insomma,
almeno ha
spirito ed è intelligente. Non come quegli altri”
“E
queste lusinghe a cosa
dovrebbero servire, esattamente? Chiariamo una cosa Potter”
restringe pericolosamente quegli occhi scuri, algidi, puntandole
contro il lungo e pallido indice della mano sinistra
affinché
l'attenzione verso le sue parole sia totale, poiché non
accetta
fraintendimenti né ha intenzione di tornare, in futuro, su
questo
discorso; la ragazza espira forte dal naso, passano nervosamente una
mano fra la criniera fiamma, scarmigliata, pronta a ricevere
l'ennesima – insensata –
ramanzina non richiesta.
'Affanculo
pure la cortesia
“Ho
passato diciassette anni
ad insegnare a teste di legno tue pari e nessuno studente ha mai
pensato di complimentarsi con me per le mie battute o il mio acume.
Le uniche lusinghe rivolte alla mia persona sono state, in ordine,
'pipistrello dei sotterranei', 'vampiro
delle catacombe'
ed infine, summa aurea, 'quello stronzo, bastardo, untuoso
naso a
becco'. Sottolineo inoltre, affinché la questio
del nome
sia chiara, che l'appellativo con cui ti hanno battezzata non mi crea
alcun disturbo. Non vedo la necessità
d'utilizzarlo
semplicemente perché non ti considero ancora meritevole del
rispetto
attribuibile ad un essere umano pensante e coscienzioso.”
“In
pratica mi sta definendo
un'ameba deficiente?” sbotta la giovane, assottigliando gli
occhi
castani in uno sguardo carico di rancore, chiedendosi come abbia
potuto provare un briciolo di pietà o compassione verso
quella
creatura maligna e perfida, capacissima di difendersi da sé,
la
quale riesce a distruggere ogni buon proposito d'una convivenza
civile.
“Paragone
molto sgraziato, ma
veritiero”
Bastardo
“Per
un attimo, mentre
elencava i soprannomi che le hanno affibbiato gli studenti nel corso
dei suoi anni d'insegnamento, ho quasi provato compassione.
Sentimento sradicato brutalmente e demolito dalla sua impeccabile e
maligna dialettica in poco meno d'una decina di secondi. Le faccio i
miei complimenti sinceri, non ho mai visto una persona altrettanto
colta, che sa sfruttare in modo così tremendo la propria
abilità
nel discutere”
Lui l'osserva per qualche
istante in silenzio con improvvisa – pesante –
serietà,
il ghigno ridotto ad un vacuo accenno nell'incurvatura delle labbra e
nelle rughe d'espressione agli angoli .
“Saresti
ben lontana
dall'essere ' un'ameba deficiente', utilizzando la
tua
definizione, se ti impegnassi di più ad abbandonare quella
sciocca
infantilità a cui t'aggrappi quando credi di non avere
capacità
sufficienti per affrontare ciò che hai di fronte. Possiedi
acume ed
ottime capacità discorsive, nonché una discreta
conoscenza delle
arti magiche. Tuttavia pecchi di pigrizia. Eliminando questi difetti
potresti quasi risultare interessante, Mia Disgrazia...”
Lily Luna spalanca la bocca
pronta a ribattere con veemenza, aggrappandosi alla frustrazione
covata in corpo per giorni la quale, alimentata dall'indisponenza
dell'ex professore, dovrebbe bruciarle le viscere come un rogo
ardente, ma s'accorge di non esserne in grado poiché la
rabbia s'è
smorzata divenendo una fredda voragine in cui ogni istinto bellicoso
è affogato miseramente, lasciandola afona e stupida, con il
viso
stanco trasmutato nella perfetta imitazione della faccia di zio Ron
durante i monologhi politici di Hermione alle cene di famiglia; non
capisce come quest'uomo – essere – possa
passare dallo
scherno alla lode senza mutare inflessione né concedere
alcun gesto
d'amichevole apertura verso il proprio interlocutore, né
comprende
quale sia la vera opinione che ha di lei.
Le parole che le ha rivolto,
benché neutre e volte unicamente a farle notare quanto siano
sbagliati alcuni atteggiamenti che ha mostrato durante la caccia,
nonché nelle varie interazioni per questioni legate al Rito
e alle
informazioni delle quali è necessario entrare in possesso,
sono
comunque un grosso passo avanti rispetto alla sgarbataggine con cui
s'è sempre approcciato sino ad ora e, stranamente, gli
è grata per
questo barlume di cortesia; se fossero persone diverse, meno
solitarie e più espansive, proverebbe ad allungare una mano
per
stringere la sua in un muto gesto di vicinanza ed affetto, ma la
strega non è mai stata particolarmente amante del contatto
fisico e
ha il sospetto che Piton interpreterebbe male quel gesto istintivo,
sigillando nuovamente le mura che s'è costruito attorno come
scudo
ed annullando il piccolo spiraglio concessole.
Piccoli
passi. Procediamo
lentamente.
Anche io ho qualcosa da dire.
“Ho sbagliato a prendermela
con lei per aver fallito, l'errore è stato unicamente mio ed
è
accaduto perché ero spaventata, stanca e incredula. Quando
abbiamo
iniziato questa missione credevo che dare la caccia a dei cadaveri
semoventi fosse facile, date le condizioni precarie in cui versano
non pensavo sarebbero stati capaci d'opporre una seria resistenza.
Durante la notte del trentun ottobre mi sono lasciata cogliere di
sorpresa, ma sono sicura che, se avessi posseduto le conoscenze che
ho ora sarei riuscita a battere quella creatura senza troppi
problemi. Non pensavo che gli altri sarebbero stati così
agguerriti
ed in grado d'usare ancora gli incantesimi. Non pensavo che si
sarebbero mostrati così...umani”
Nel dare voce a ciò che
prova, le memorie di quanto accaduto durante le due terribili notti
trascorse nella Foresta Proibita le invadono la mente, risvegliando
ancora una volta quella torma di sensazioni oscure, negative, che per
giorni ha cercato di dimenticare; distoglie lo sguardo dal viso
affilato e pallido dell'ex professore, incapace di sostenerne il
giudizio e l'abbassa sul materasso, osservando l'intrico di coperte
sfatte senza però vederle davvero, persa ancora una volta
nel buio
umido del sottobosco, ove il forte odore di vita e foglie marce
permea insistente ed uno stuolo d'animali notturni caccia in
silenzio.
Ammettere apertamente di aver
avuto dei limiti è una cosa che odia poiché la fa
sentire
vulnerabile e sola, inadeguata alle sfide che si troverà ad
affrontare in futuro, siano esse esami scolastici o cacce di creature
che dovrebbero essere morte da due decenni, poiché incrina
la
maschera di altera perfezione che s'è cucita addosso
così da
nascondere agli altri compagni di scuola le sue insicurezze,
affinché
non la attaccassero pubblicamente tirando in mezzo il cognome che
porta; tutte le volte in cui e non è stata in grado di
eseguire un
esercizio o un compito è stata pesantemente sbeffeggiata
dagli altri
ragazzi, i quali credono che il suo unico talento consista
nell'essere figlia del Salvatore del Mondo Magico, pertanto una
ragazzina frivola ed abituata alla celebrità, incapace
d'ottenere
alcun risultato con le sue sole forze.
Certi
cognomi chiudono più
porte di quante ne aprano.
La realtà è ben diversa
dall'oro patinato, ostentato negli articoli del Profeta.
“Rowle
era umano, se
non ne avessi avvertito la vera natura non l'avrei mai considerato
già morto. In più sapeva ancora utilizzare gli
incantesimi
d'attacco e difesa con buona maestria. Queste cose mi hanno
spiazzata, l'idea di fare del male ad un essere vivo e senziente mi
ha spaventata”
“Thorfinn
Rowle è morto durante la battaglia di Hogwarts nel '98. Quel
che è
rimasto di lui non era nient'altro che un corpo vuoto animato dalla
follia” Con tutta la calma maturata in anni d'insegnamento,
Piton
le racconta con clinica precisione le conseguenze di ogni fattura
scagliata contro all'ex Mangiamorte redivivo, sottolineando come
nessuna delle funzioni motorie sia stata alterata nonostante la
rottura di ossa e muscoli, nonché l'assenza quasi totale di
sangue
dai numerosi squarci aperti nelle carni; mentre parla nota che la
strega si è seduta con la schiena dritta, osservandolo con
silenziosa attenzione così da poter assimilare appieno tutti
i –
raccapriccianti – particolari
della vicenda come
fosse ad una banale lezione scolastica, con una sete di conoscenza
tale da lasciarlo piacevolmente spiazzato.
Si
sarebbe aspettato che la Sua Dusgrazia lo pregasse di cambiare
argomento o l'azzittisse, non che lo guardasse con un tale interesse,
ponendo alcune valide domande sugli incantesimi da
lui utilizzati durante il combattimento e chiedendo in più
d'un
occasione quali esercizi svolgere per migliorare le sue
capacità,
nonché consigli per non risultare totalmente di peso durante
le
prossime cacce.
C'è qualcosa in lei che la
rende assai diversa dalla chiassosa e luminosa torma dei parenti
Potter-Weasley, una scheggia d'ombra ben celata all'interno del
subconscio che la rende immune all'orrore, spingendola a provare
un'attrazione sinistra – pericolosa - verso
tutto ciò che è
tetro e decadente, abbandonato e pericoloso, verso i cosiddetti
tabù
tanto cari al Mondo Magico moderno; nonostante si sia rifiutata di
combattere durante la notte del tredici novembre, il mago sa che la
ragazza non ha alcuna fobia degli spiriti o dei cadaveri, altrimenti
le sue rimostranze sarebbero state assai più accanite e
plateali
della mesta accondiscendenza con la quale ha accettato l'incarico
assegnatole dalla Mietitrice, sebbene all'inizio lui abbia scambiato
tale sottomissione per rassegnazione mista a quella punta di follia
marchio Potter, gli è bastato vedere con quanta
determinazione è
rimasta nella foresta per capire che – oltre la
maschera- la
Sua Disgrazia brama le ombre più di quanto aneli alla luce.
E' caduta con la faccia nel
fango ferita ed umiliata, giusto il tempo per versare qualche amara
lacrima di autocommiserazione prima di trovare nuovamente le forze
per alzarsi in piedi e riprendere la lotta con ancor più
voglia e
determinazione che in origine; la lezione, a quanto pare,
s'è
rivelata assai più efficace di ogni parola di conforto,
pensa l'ex
professore con una punta d'orgoglio ed è assai curioso di
vedere
quali e quante altre trasformazioni compirà la ragazza prima
che
l'ultima caccia sia terminata.
In
quale chimera ti
trasformerai, Mia Disgrazia?
“Buona parte delle creature
che popolano la Terra sono modellate su base umana o animale.
Déi,
demoni, angeli, fate, banshee, folletti, gnomi, vampiri, licantropi
ed altre oscure amenità che popolano i racconti
folkloristici dei
babbani ed il nostro, celato, mondo sono esattamente come te e me.
Non pecco d'ottimismo nel ritenerti in grado di schiantare un pixie o
un fauno se questi tentassero di strapparti i capelli o cavarti un
occhio. Focalizzati sul contenuto e dimentica l'aspetto esteriore
mantenendo sempre ben a mente contro a cosa stai combattendo. Le
apparenze, come spero ti sia stato insegnato durante le lezioni di
Difesa Contro le Arti Oscure, sono solo graziose maschere atte a
confondere e celare la vera natura dell'orrido, poiché ogni
creatura
oscura che si rispetti indossa sempre sembianze concilianti per
trarre in inganno le proprie prede, affinché non notino il
marcio
che in esse risiede e muoiano senza troppe resistenze”
“Tratto
dal saggio di John
Aubrey, ' Fascinazioni ed inganni dei notturni'
” replica la
giovane strega con enfasi, strappando una silenziosa nota di plauso
all'uomo, stupito nell'apprendere che un ex Auror quale Murray
consigli letture così 'adulte' e poco 'scolastiche' ai suoi
studenti; il testo di Aubrey è un ottimo trattato sulle
capacità
illusionistiche e sul modus operandi utilizzato da varie creature
notturne per attrarre prede umane senza ricorrere alla violenza,
alcune delle quali vengono però descritte in modo assai
crudo
rendendo l'opera poco adatta ad un pubblico adolescente.
“Stando
alle informazioni
raccolte sin ora posso affermare che i cadaveri da te risvegliati
potrebbero possedere capacità di rigenerazione dei tessuti,
ma ciò
dipende dalla frequenza con cui si nutrono e da che tipo di carni e
sangue ingurgitino. Inoltre penso che un altro fattore determinante
del loro aspetto esteriore sia lo stato di decomposizione in cui
versavano prima che tu compiessi il Rito e quanto potere abbiano
assorbito da esso”
“Dato
che è morto nella
Foresta Proibita non penso che Rowle possa essersi conservato
così
bene per più di vent'anni. Però si, potrebbe
essersi nutrito nel
mentre, magari di animali di grossa taglia dato che non sono
trapelate notizie di aggressioni a studenti della scuola, nelle
scorse settimane. O forse si trovava sepolto molto vicino al luogo in
cui abbiamo tracciato il cerchio. Ma no, non credo dipenda da questo,
McLeod si trovava all'interno e ne è uscito molto
più macilento”
obbietta la strega corrugando la fronte, agganciando le informazioni
fornite da Piton alle scarne in suo possesso, cercando di trovare una
spiegazione obbiettiva e razionale al perché alcuni cadaveri
appaiano meglio conservati d'altri, riuscendo a loro volta ad
utilizzare la magia per attaccare o difendersi; eppure non dovrebbero
esserne ancora in grado, a meno che l'essere un mago o strega sia una
capacità neuronale o genetica innata posseduta da alcuni
individui e
quindi, relazionata all'integrità dell'encefalo e dei
tessuti
corporei, anziché all'anima.
“Scopriremo
quali congetture
sono corrette e quali, invece, errate quando il tuo periodo di
convalescenza sarà terminato. La scorsa notte ho catturato
un
soggetto che potrebbe farci da cavia, dato il perfetto stato di
conservazione corporea in cui versa. Lo tengo prigioniero in un luogo
sicuro all'interno del parco di Hogwarts, protetto da possibili
intrusioni da parte di qualche ignaro studente ficcanaso”
Piton
osserva il volto tirato della giovane Corvonero sul quale la
concentrazione cede posto ad uno smarrito sbigottimento che ne
trasmuta le apparenze rendendola più bambina, decisamente
Weasley
data la poca intelligenza con il quale l'osserva sgranando gli occhi
e boccheggiando nel cercare d'articolare un'affermazione coerente,
senza riuscirvi.
“Lei
ha davvero? Un altro
risvegliato?”
“Ovviamente,
non potevo certo
passare giorni ad aspettare i tuoi comodi in panciolle, Disgrazia, ti
ricordo che non abbiamo poi così tanto tempo per sistemare
questa
spinosa faccenda ed i cadaveri sono parecchi, dotati della pessima
capacità di deambulare autonomamente. Riguardo poi al
secondo
risvegliato catturato, quello più in ' salute' conosciuto
come Turpin, ti avverto: vuole parlare con te e tutt'ora ti cerca, a
quanto pare ha cose importati da riferirti”
“Vuole
parlare con me?
Perché?” domanda la strega improvvisamente
inquieta, muovendosi
sul materasso per trovare una posizione più comoda e
difendersi
dall'improvviso brivido freddo, simile al tocco delle dita morte di
Rowle sulla guancia sfregiata, che le è sceso lungo la spina
dorsale
nell'udire le parole di Piton.
“'
Sfama i perduti ed
ascolta il loro vaticinio, dopodiché inviali nuovamente al
giusto
sonno' , così ha detto la Nera Signora durante il
colloquio in
biblioteca, ma fin ora tu ti sei limitata a compiere due sole delle
tre azioni richieste: li hai sfamati e mandati a dormire senza
ascoltare cos'avessero da rivelare. Probabilmente ciò non
è stato
possibile perché, Rowle a parte, gli altri versavano in uno
stato di
decomposizione tale da non poter articolare alcun sono, oppure
perché
il tuo controllo sulla magia di risveglio è stato sin da
subito
assai scarso, ma ritengo che in futuro ed in presenza di risvegliati
integri, un tentativo lo dovresti fare” l'ex professore la
fissa
serio, lasciando che questa nuova consapevolezza inizi ad attecchire
nell'animo della strega generando dapprima un'ondata di rigetto e
panico, per poi placarsi, annichilita da quell'oscura sete di
conoscenza che la sobilla dal profondo dell'animo, spingendola a
compiere assurde follie.
“Non
sappiamo ancora se le informazioni date dalla Morte siano
attendibili. Potrei anche non essere ciò che Lei ha
supposto”
mormora studiando il volto impassibile di Severus Piton, il quale si
limita ad osservarla di rimando in silenzio, con occhi ardenti nella
fioca e fredda luce di quel gelido mattino novembrino, prima di
scuotere appena il capo facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri
come inchiostro senza però dar voce ai pensieri che gli
agitano la
mente; che uomo strano, riflette lei imitando il suo silenzio,
domandandosi se ciò che l'abbia spinto ad uscire ogni notte
solo, a
caccia nella Foresta Proibita, sia più della cortesia fra
compagni
di squadra e della necessità impellente di voler tornare
all'agognato riposo eterno, una sorta di gentilezza mascherata da
obbligo, quasi volesse aiutarla senza rendere il fatto troppo palese.
Lo
odio? Forse un poco,
quando si comporta da sadico stronzo.
Però, un po' come Mirtilla,
a modo suo sa darmi sostegno.
Tanto basta.
“Non
si preoccupi, stavolta manterrò i nervi saldi ed
ascolterò ciò che
questo Mangiamorte vuol raccontare. Magari potranno essere
informazioni utili” replica la ragazza incurvando le labbra
in un
sorriso gentile, tornando a quel tono sbarazzino e conciliante
utilizzato poc'anzi per cercare di intavolare una conversazione
civile con l'ex professore, finché l'ennesima
– stavolta
potente – fitta
all'addome
non la costringe a digrignare i denti in preda al dolore, spingendola
a distendersi sul materasso con le gambe ben dritte per diminuire la
pressione esercitata sulle viscere, fornendo così un po' di
sollievo
ai muscoli dell'addome; di tutte le maledizioni legate al sangue
presenti nella sua persona, l'essere femmina la considera, a volte,
quella assai più fastidiosa.
Piton
la studia inarcando appena un sottile sopracciglio scuro, colpito
dall'improbabile abbigliamento costituito da quei larghi vestiti da
ginnastica spaiati e logori, culminanti in orrendi calzettoni da
bimba in età prescolare che persino gli elfi domestici
presenti
nelle cucine del castello rifiuterebbero d'indossare, chiedendosi se
Potter senior guadagni davvero così poco da non poter
permettere
alla figlia un pigiama decente, o sia lei sciatta di suo; nota poi il
modo in cui stringe le mani aperte contro lo stomaco, muovendo i
palmi in un massaggio leggero ed i pensieri sugli abiti logori
passano in secondo piano, soppiantati da temi assai meno frivoli.
“Mestruazioni?”
domanda con
noncuranza, osservando il viso della ragazza accendersi d'una lieve
tonalità porpora mentre riprende a boccheggiare in cerca
delle
parole adatte a costituire una valida replica, le quali,
curiosamente, si tramutano tutte in colorite imprecazioni.
“Ma
cazz! Le sembrano cose da
chiedere ad una ragazza così alla leggera?! Poi lei che ne
sa?”
sbotta Lily Luna sgranando gli occhi, sbattendo la testa contro al
materasso colma d'esasperazione mentre torna per l'ennesima volta a
dubitare della 'normalità' di quanto sta
accadendo in quella
stanza; come possono passare dagli insulti al conversare di temi
leggeri quali morti e oscure maledizioni, cacce notturne e saggi,
scivolando poi in quell'argomento di spinosa trattazione riguardante
i disturbi femminili mensili, senza che Piton mostri alcuna
variazione d'espressione o accenno d'imbarazzo, quasi fosse davvero
scolpito nel marmo, cuore compreso.
“Sono
stato capo della casa
Serpeverde per sedici anni ed è ricorrenza che molte bambine
delle
prime classi, nel passaggio fra l'infanzia e la pubertà,
manchino
del coraggio di parlare dei loro 'problemi mensili'
ai
genitori via gufo o alle compagne più grandi, in stanza,
quindi a
chi pensi fosse affidato l'ingrato compito di renderle edotte sulla
loro condizione, testa di legno?”
“In
effetti è possibile
trovarsi spaesate se le madri non spiegano prima quelle due cose
fondamentali legate alla crescita. Attualmente, quando tale dialogo
manca si sopperisce cercando info su Google, però capisco
che ai
tempi....No...'spetti n'attimo...” biascica esterrefatta la
ragazza
cogliendo il senso delle parole pronunciate dall'uomo, le quali la
spingono a schizzare nuovamente sin posizione seduta così da
poterlo
osservare meglio, con occhi larghi e la stessa espressione poco
intelligente assunta da Ronald Weasley durante le lezioni di Pozioni,
mentre lui si limita a sogghignare divertito.
“Ma
lei non aveva ventun anni
quando ha iniziato ad insegnare?”
“Confermo”
scandisce
laconico, scatenando un'improvviso ascesso di risa nella giovane
seduta di fronte, la quale crolla di schiena contro al materasso
stringendosi forte lo stomaco, continuando a ghignare e rotolare come
una puffola rossiccia, impazzita, da una sponda all'altra del letto.
“Ma
dai! Non ce la vedo proprio a consolare una bambina di dodici o
tredici anni convinta d'essere stata affatturata da qualche
deficiente, né a spiegare cosa sia in realtà il
disturbo di cui
soffre. Io pensavo fosse compito di Madama Chips o della
professoressa McGranitt, mica suo! Poi a ventun anni si sa che i
maschi sono ancora dei gran deficienti”
Piton sta per afferrarla di
malagrazia quando un suono proveniente dalle scale oltre la porta
della stanza attira la sua attenzione, spingendolo a svanire
rapidamente fra le ombre senza dare alcun avviso a quell'idiota della
sua Disgrazia, così impegnata a ridere sguaiatamente da non
essersi
accorta dei passi affrettati che stanno risalendo la rampa di scale
in pietra, né che il pesante uscio in noce dai cardini poco
oliati
si sia aperto con il consueto e fastidioso cigolio.
“Oh,
stai finalmente
manifestando i segni della pazzia, Potter?”
Lily Luna si blocca incredula
con il respiro bloccato, immediatamente soffocato da un violento
colpo di tosse carico di catarro; si volta di scatto, in un turbinio
di capelli ribelli color fiamma, incontrando occhi azzurri limpidi
come il cieli tersi del sud, sornioni.
“Ciao
Trevisan, mi spiace
deluderti” mormora imponendo un tono di voce fermo e sicuro,
recuperando con rapido movimento della sinistra lo smartphone finito
ai margini del letto, vicino alla testata, così da
illuminarne lo
schermo sul quale spiccano le stringhe di promemoria di lettura di
mail e messaggi.
“Stavo
semplicemente
ascoltando un audio divertente inviatomi da mio fratello”
“Oh...peccato”
sogghigna la
strega con un'alzata di spalle, muovendo rapide falcate verso il
comodino al lato del suo
letto, aprendo poi il cassetto per recuperare una piccola scatolina
in plastica dalla forma tondeggiante, custodia d'un paio di
auricolari wireless di colore nero che s'infila nella tasca della
gonna, lanciando una seconda, pentrante occhiata alla compagna
di
stanza.
“Non
sapevo avessi sviluppato
la capacità di connetterti allo smartphone con la sola forza
del
pensiero, Potter. Sei un'inesauribile fonte di stranezze”
Indica
con un cenno del capo lo smartphone nella mano dell'altra, con le
cuffie ben avvolte attorno ed il jack inserito; Lily Luna non si
scompone, sebbene i pensieri siano mutati in una pletora di colorite
imprecazioni che le impediscono di concentrarsi abbastanza da
elaborare una scusa decente, poiché ciò che
desidera ora è
togliersi la Trevisan dai piedi il prima possibile per tornare ai
suoi affari.
E
magari a maledire Piton per
non avermi avvertita dell'arrivo di Milena.
“Beh,
era talmente spiritoso
che l'ho ascoltato giusto un minuto fa, ma ho continuato a ridere
fino ad ora ripensandoci. Sai, James sa essere simpatico quando vuole
o non è impegnato ad offendere il prossimo per qualche
futile
motivo”
“Quindi
la voce che ho sentito
mentre salivo le scale era quella di tuo fratello? Mi pareva di
ricordarla diversa, meno adulta” la domanda di Milena cala
con la
precisione d'una molotov in una piazza gremita d'innocenti, mandando
in frantumi la falsa compostezza mostrata da Lily Luna la quale,
abbandonata l'espressione un po' idiota e gioviale con la quale ha
accolto l'arrivo della compagna di stanza, ora la fissa seria, senza
più alcun interesse nel mostrarsi cortese.
“Mi
sembra ovvio che fosse la
voce di James Sirius riprodotta dallo smartphone. I maschi qui dentro
non possono entrare e sia Grace che Hilary sono via da stamattina,
sicuramente a lezione o in pausa studio, attività che
dovresti
svolgere anche tu anziché bighellonare per la
camera” ribatte
sedendosi composta, con la schiena ben dritta, osservando la compagna
con uno sguardo glaciale il quale non ammette repliche di sorta.
“Non
sapevo fossi passata
dalla parte dei vigilanti, Potter. Comunque puoi stare tranquilla,
sono salita solo per recuperare le cuffie così da
sopravvivere
all'ora di Storia della Magia senza finire cadavere come il professor
Ruf” Milena richiude il cassetto, incamminandosi poi verso la
porta
del dormitorio senza porre altre domande o degnare la Potter d'una
seconda occhiata.
“Ah,
dimenticavo, c'è Michael
in sala comune che ti cerca, dice che ha urgente bisogno di parlarti.
Probabilmente per definire alcuni schemi delle prossime
partite”
Prima di svanire oltre l'uscio cigolante Milena si gira di nuovo,
ogni accenno di calore svanito dagli occhi mentre scandisce con
impietosa fermezza ciò che Lily Luna intuisce essere un
esplicito
avvertimento a mostrarsi più guardinga in futuro,
poiché la strega
italo-croata ha sicuramente un sacco di difetti, ma di certo non
è
stupida e l'ha puntata, interessata da quanto è riuscita a
compiere
durante la notte del trentun ottobre.
“Per
inciso Potter, io non ho
mai detto che la voce con cui stessi conversando fosse maschile,
così
come reputo improbabile che una battuta di tuo fratello ti abbia
divertita così tanto da ridurre il letto ad uno sfacelo.
Albus non è
mai stato particolarmente divertente e James faceva battute talmente
basse da risultare pessime. Se ti divertono ben venga, anche se
ricordo che fra te ed il maggiore dei tuoi fratelli corresse buon
sangue, specie quando ti insultava per le tue stranezze. Salutami
quell'idiota di James S. e ricordagli, che da quando se n'è
andato,
Hogwarts è decisamente un posto più
vivibile”
Detto ciò sparisce oltre la
porta in uno svolazzo di tunica nera e lunghi capelli castano biondo
raccolti in una coda alta, lasciando Lily Luna a combattere contro
un'improvvisa tachicardia; la ragazza lancia una rapida occhiata alla
stanza in cerca d'un ombra più scura delle altre, dai bordi
slabbrati e fumosi, ma non scorge alcunché d'anomalo, quindi
immagina che Piton si sia ritirato ove è solito svanire
quando si
congeda e che quindi lei sia libera d'incamminarsi giù per
l'angusta
scala a chiocciola in pietra che conduce alla sala comune, sperando
che Reeds abbia davvero un valido motivo per aver richiesto un
incontro, pur sapendo della sua convalescenza.
La
Trevisan ha ragione, sarà
sicuramente per il Quidditch.
Michael
Reeds, studente del settimo anno con una spiccata dote per
l'aritmanzia e le Rune Antiche, riveste la carica di capitano della
squadra di Corvonero, giocando altresì nel ruolo di
battitore
assieme a Milena; dopo i primi anni a strappare il secondo posto ai
Serpeverde lottando con unghie e denti, fino all'ultimo secondo, la
squadra si è rafforzata con l'arrivo di Harriet McKinnon e
Justin
Chambers, rispettivamente nelle posizioni di terzo cercatore e
portiere, che con le loro abilità –
unite all'innato
talento di Lily Luna nello scovare il boccino d'oro – hanno
permesso alla squadra nero\blu di trionfare in diverse stagioni,
battendo persino il Dream Team composto da Weasley, Potter, ed i loro
Grifondoro.
“Potter!”
La saluta il
ragazzo comodamente seduto su una delle chase-longue blu oltremare
che occupano la parte centrale della sala comune, un'ampia stanza
tondeggiante le cui pareti sono state riempite da alte e massicce
scaffalature in mogano straripanti di libri e curiosi marchingegni,
intervallate da ampie finestre terminanti in archi a sesto acuto,
vicino alle quali sono stati piazzati alcuni cannocchiali di pregiata
fattura, piante d'interno ed una statua della fondatrice, Rowena
Corvonero.
Michael è un ragazzo di
bell'aspetto con penetranti occhi grigioverdi ed un viso regolare sul
quale spicca un nasino alla francese leggermente storto a causa della
collisione con un bolide vagante, incorniciato da una zazzera di
capelli tagliati a caschetto, ricci e ribelli, d'un biondo che
ricorda il colore del grano maturo; è basso e longilineo,
perennemente intento a spulciare qualche saggio in runico o
complicato trattato d'Aritmanzia e, una volta uscito da Hogwarts,
intende specializzarsi in Matematica Magica.
“'Giorno
Mik” lo saluta la
strega prendendo posto affianco a lui, mentre il ragazzo recupera
dalla tracolla un plico di pergamene fitte d'una scrittura sottile e
curata, intervallata da schemi e diagrammi, rozzi disegni del campo
di Quidditch e di alcuni triangolini che, nella realtà,
dovrebbero
rappresentare i giocatori in campo. “Ti chiedo scusa per
averti
disturbata quando ancora ti trovi in convalescenza, purtroppo il
tempo stringe e fra esami e tesine il mio tempo libero risulta
tremendamente risicato. Spero che le tue condizioni siano migliorate,
comunque, e che presto tu possa tornare a lezione”
“Si
dai, rispetto a quattro
giorni fa va decisamente meglio. Per oggi non preoccuparti, capisco
quanto possa essere dura portare avanti mille progetti diversi con la
Spada di Damocle degli esami sul coppino, quindi dimmi pure”
risponde la strega fissando gli schemi incuriosita.
Il ragazzo le porge il plico di
pergamene trattenute da una clip, senza dilungarsi in ulteriori e non
necessari convenevoli; è sempre stato un tipo assai
sbrigativo, il
quale preferisce impiegare il tempo a sua disposizione in
attività
utili e conversazioni proficue, peculiarità che gli ha
permesso di
pianificare allenamenti soddisfacenti persino quando veniva difficile
conciliare i mille impegni exrascolastici dei membri della squadra.
“Queste
sono alcune idee per i
prossimi allenamenti. Strategie, tecniche di volo e schemi di gioco.
Se non sei troppo stanca vorrei che gli dessi una letta e, sempre se
te la senti, mi piacerebbe che domani fossi presente all'allenamento.
Quest'anno sarà ancora più dura definire delle
date per gli
incontri settimanali, ma ci proveremo. Come sempre chiedo impegno da
parte di tutti gli effettivi, accettando solo assenze giustificate da
motivi di salute o di studio”
Lily
Luna afferra le pergamene iniziando a spulciarle con interesse,
studiando i disegni abbozzati ed i diagrammi nei quali convergono i
dati raccolti durante gli anni precedenti sulle formazioni delle
quadre avversarie, composizione, membri (abilità e punti
critici),
nonché riserve; osserva poi il viso calmo di Michael e, per
un'istante, le sembra di essere tornata a quella giornata di inizio
ottobre nella quale si erano tenute le selezioni che, per il terzo
anno di fila, avevano visto confermata la formazione Corvonero
vincente. Nonostante sia passato appena un mese, tutto ciò
pare
accaduto in un'altra vita, quando ancora poteva divertirsi in una
sana e rischiosa competizione di Quidditch, senza doversi preoccupare
di oscure linee di sangue magico, Mangiamorte risorti e arcane
profezie.
“Non
garantisco per domani, ma
farò di tutto per essere presente” abbozza un
sorriso, scacciando
il fantasma prodotto dal ricordo delle unghie rotte dei risvegliati
contro la pelle fredda del viso, lungo il corpo fasciato da vestiti
fradici e laceri, inspirando un poco più pesantemente del
normale
per inseguire una calma che le sta sfuggendo, succube d'una nuova
ondata di tachicardia; non le fa affatto bene pensare a com'era stata
la sua vita, piatta e monotona, prima della notte di Halloween,
poiché ora che l'ha perduta capisce davvero quanto sia stata
stupida
a desiderare che mutasse.
“Ottimo!
Ti aspetto al campo
domani Potter, vedi di non deludermi!” la saluta Michael
balzando
in piedi dopo aver recuperato la tracolla ed il pesante tomo dal
titolo in runico dimenticato sulla chase-longue durante il breve
colloquio, strappandola dalle tetre elucubrazioni in cui è
caduta.
“Ciao
Mik! Grazie per gli
schemi” Lily Luna espira sconsolata guardandolo svanire lungo
la
scala a chiocciola discendente che collega la torre di Corvonero al
castello, stringendo i fogli nel palmo destro; sta per tirarsi in
piedi a sua volta con l'intento di tornarsene nuovamente a letto,
trovando magari il tempo di dare una letta più approfondita
agli
appunti di Mik, quando l'attenzione viene catturata da una copia del
'Profeta' abbandonata sul basso tavolino in vetro posto fra la
chase-longue sulla quale è seduta ed un divanetto basso,
foderato
d'una tinta lapislazuli.
Abbandona le pergamene per poter
scorrere febbrile, con indice tremante la prima pagina, ignorando le
notizie di testa per concentrarsi su un piccolo trafiletto che
rimanda all'articolo completo presente a pagina 9, il cui titolo le
ha causato un sinistro e freddo brivido alla nuca, simile ad una
puntura d'ape.
SCEMPIO
D'ANIMALI NEL PERTHSHIRE
gli
Auror indagano
Ammontano
a quattro le bestie
ritrovate con gola squarciata,
completamente dissanguate,
nell'area compresa fra Blair Atholl, Aldclune e Killiecrankie.
Una mucca, due cavalli ed un
asino appartenenti ad allevatori babbani che ne hanno
scoperto i cadaveri a pochi
passi dalle stalle ove erano stati ricoverati per la notte.
Dalla mancanza di segni
d'effrazione e dalla crudeltà con la quale le povere
bestie sono state straziate,
il Dipartimento ritiene possibile un coinvolgimento
di vampiri nella faccenda,
sebbene gli esponenti dei maggiori clan scozzesi
neghino con veemenza,
dichiarandosi innocenti […]
“Oh
'fanculo” impreca
maledicendo la Gazzetta del Profeta e la stupida politica della
censura per tutto ciò che potrebbe urtare l'altrui
sensibilità,
impedendo così la pubblicazione di fotografie ed altro
materiale
ritenuto 'inidoneo'; vedere come sono state ridotte le povere bestie
citate nell'articolo le avrebbe permesso di confermare i sospetti
sulla natura dell'aggressore, che ritiene improbabile possa essere un
vampiro, poiché difficilmente cacciano animali e se accade,
non
lasciano mai prove così vistose del loro passaggio.
Inoltre Blair Atholl non dista
molto dal parco nazionale in cui sorge Hogwarts ed è
possibile che
qualcuno dei Mangiamorte redivivi sia giunto fin là a piedi,
spinto
dal bisogno di nutrirsi.
Una
mucca.
Due cavalli
Un asino
Un
quantitativo di sangue
notevole, riflette catturando il labbro inferiore fra i denti, dato
che una sola di queste bestie basterebbe a sfamare un risvegliato per
giorni, sempre che sia solo e non si stia muovendo in branco con
altri che versano nella medesima condizione; analizza lo scarno
articolo presente a pagina nove, scoprendo che non è poi
molto più
lungo del trafiletto riportato in testata e non offre alcuna altra
informazione o approfondimento utile alla sua causa, tranne la
strampalata ipotesi che a compiere il massacro sia stato un presunto
vampiro novizio, abbandonato dalle famiglie e costretto a reperire
sostentamento da sé.
Settantotto
cadaveri sono
tanti e noi fin ora ne abbiamo trovati appena una manciata, troppo
pochi.
La Foresta Proibita non è
infinita e luoghi per nascondersi ve ne sono pochi, considerato
quanto è densamente abitata da ogni genere di creatura
magica.
Io e Piton non siamo gli
unici frequentatori del sottobosco, poiché spesso vi entrano
anche
Hagrid ed il professor Paciock, i quali non sembrano ancora aver
avuto contatti con i risvegliati.
E nessuno qui al castello o a
Hogsmeade pare in allarme
Risale la
scala a chiocciola che
porta ai dormitori correndo, irrompendo all'interno della stanza con
la furia d'un ciclone alla febbrile ricerca dell'ombra dell'ex
professore di pozioni, con il giornale e gli appunti di Michael
stretti fra le dita fredde; dopo qualche minuto passato a chiamarlo a
gran voce la ragazza si arrende all'idea che, per oggi,
dovrà fare a
meno della sua presenza e si lascia cadere a letto esasperata, dopo
aver rimesso a posto coperte e cuscino, pronta a lanciarsi su Google
alla ricerca di altre informazioni inerenti alle bestie morte in
Scozia quando nota, con la coda dell'occhio, una boccetta di vetro
appoggiata con cura sulla pila di libri che le invadono il comodino,
al cui collo è stato fissato un piccolo biglietto arrotolato.
Afferra l'ampollina, svolgendo
il pezzo di pergamena fitto d'una scrittura aguzza, minuscola.
Stasera,
dopo le 09:00 recati al settimo piano, di fronte all'arazzo di
Barnaba il Babbeo Bastonato dai troll.
Cammina di
fronte al muro e ripeti per tre volte 'necessità',
concentrandoti.
Essendo una
Potter penso tu conosca già questo luogo.
Ora
ho delle
cose da fare quindi non cercarmi.
La pozione è
per il tuo 'disturbo'.
Quattro
gocce in acqua dopo i pasti principali
Mescola bene
e per il té, arrangiati.
S.T.P.
Dietro
la catasta di libri scorge un piccolo fagotto di stoffa rigonfio che
odora di pane appena sfornato; lo afferra e svolge il nodo, rivelando
una generosa manciata di biscotti al burro con cannella e zenzero,
più un piccolo pacchettino contenente uvetta, frutta candita
ed
arachidi.
“Ma
dai” borbotta la strega infilandone uno fra i denti ed
assaporandolo con gusto, dimenticando per qualche istante il sinistro
trafiletto letto sul 'Profeta' per appuntarsi mentalmente questa
nuova stranezza compiuta dall'ex professore; sta per recuperare il
telefono ed iniziare le indagini quando un lieve picchiettio contro
il vetro della finestra la spinge a volgere lo sguardo verso il
paesaggio nebbioso oltre il vetro, incontrando gli occhi ambrati
–
predatori – di un grosso gufo reale dal
piumaggio castano
grigio.
“Ernest!”
lo saluta dopo essere corsa ad aprire le imposte cosi da permettere
al rapace di planare sul suo scrittoio, invaso da pergamene, libri,
alambicchi e boccette d'inchiostro, penne d'oca, bic e matite, ove
deposita con cura un pacchetto realizzato in carta di giornale e
spago.
Lily
Luna porge al volatile mezzo biscotto attenta a non farsi staccare un
dito, per poi rompere l'involucro e rivelare la copertina azzurra
delle Fiabe di Beda il Bardo.
“Bene,
iniziamo”
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
NDA:
Capitolo riscritto quasi per intero in data 18\07\2023
Ed
eccoci arrivati al terzo capitolo, pian piano la trama si sta
delineando, le pedine si muovono sulla scacchiera e la nostra Lily
Luna dovrà affrontare nuove sfide.
In
questo capitolo si parla per la prima volta di tecnologia babbana nel
Mondo Magico: sia Lily Luna che Rose e Milena utilizzano abitualmente
gli smartphone per comunicare, ascoltare musica o svolgere ricerche;
sebbene qui non sia stato specificato a causa della
necessità di
concentrare la narrazione su altri argomenti, Hogwarts – ed
il
Mondo Magico – hanno adottato molte invenzioni babbane, ma
con
regole decisamente ferree sul loro utilizzo, prima fra tutti
l'impossibilità di divulgare video, foto o altro materiale
inerente
la magia su qualsivoglia sito o social babbano.
Esiste
una sezione del Dipartimento della Difesa Magica che ha come unico
scopo il vagliare tutto ciò che confluisce in rete dal Regno
Unito,
eliminando tutto ciò che potrebbe portare a rivelare
l'esistenza
della magia (Hacker maghi, insomma).
All'interno
di Hogwarts le chiamate da cellulare sono consentite solo in apposite
stanze e solo previa autorizzazione, inoltre è vietato
portare in
classe qualsiasi dispositivo elettronico durante le lezioni (giusto
per far capire quanto a Milena importi di alcune 'regole'); internet
invece funziona – tolti i problemi di 'campo' dovuti alle
spesse
mura del castello, specie nei sotterranei – un po' in tutto
il
castello ed è un buon modo per chi è nato babbano
di tenersi in
contatto con la famiglia (i gufi son belli ma vi voglio vedere a
tenerli in un appartamento di Londra).
I) Il
nome del gufo di Rose Weasley è un tributo ad Ernest
Hemingway.
Un
grosso ringraziamento a chiunque sia giunto fin qui.
Alla
prossima.
_Morgan
|
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Capitolo 7 *** .IV. Cavallo di Bastoni, cene movimentate e Luna in Scorpione (18 novembre 2023) ***
Nekiya - capitolo IV
-
Capitolo IV -
Cavallo
di Bastoni, cene movimentate e Luna in Scorpione
[Trattato
sulla follia causata dalla morte, sulle stranezze del comportamento
umano e sulla difficoltà d'accettare il vero]
Hogwarts,
Stamberga
Strillante
18
novembre 2023
Nel
suo 'Così parlò Zarathustra', Nietzche
già dall'incipit introduce
un concetto importante: prima di conoscere il cielo bisogna osservare
la terra, prima d'elevarsi bisogna cadere, guardare nelle
profondità
di noi stessi per essere preparati a ricevere l'illuminazione.
'
Se tu riguarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà
guardare
dentro di te', scriveva qualche pagina dopo, lasciando intendere che
l'abisso è il luogo ove il sole si reca al tramonto,
illuminando gli
inferi e dove il santo discende per erudire gli smarriti, l'abisso
sono gli occhi scuri, sgranati di paura e consapevolezza, velati e
patinati, quasi a rimarcarne lo status di cadavere con cui il
'giovane' Joseph W. Turpin osserva guardingo la strega-bambina dai
lunghi capelli rossi, immobile oltre le rigide sbarre magiche della
prigione in cui è stato rinchiuso; lei è come il
pellegrino
Zarathustra del libro che, dopo essere disceso dalla montagna sulla
quale s'era ritirato in preghiera, parla alla folla radunatasi al
mercato per assistere ad uno spettacolo circense.
Impossibile
ignorare la sua voce, il messaggio ch'essa proferisce con fermezza
incanta ed incatena, seducente e pericoloso.
Le
dita gli tremano mentre s'afferra i lati del viso con forza, tirando
i corti capelli castani sudici, premendo contro le pareti del cranio
mentre muove le nari come una fiera che ha captato l'odore della
tanto agognata preda, beandosi del dolce aroma prodotto dal sangue di
lei.
Dondola
avanti, poi indietro, poi di nuovo avanti, seduto su quelle assi
marce e scomposte costellate da lunghi solchi d'artiglio, frantumate
in più punti dall'incedere d'una grossa e rabbiosa bestia
che lì
deve aver dimorato anni addietro, sfasciando quel poco mobilio
scampato alle razzie e dimenticato dagli antichi proprietari.
L'abisso
è nel petto di Turpin, una voragine profonda ove non
v'è battito né
circolo, nella quale l'aria rifugge gli avvizziti sacchi di tessuto
spugnoso che racchiudono gli alveoli; il baratro è li,
all'interno
di quella calotta ossea che dovrebbe racchiudere il cervello, ma che
avverte inspiegabilmente 'vuota' e leggera, incapace di formulare
pensieri che si discostino dalla strega-bambina e dal sangue che
generoso da lei fluisce, riempiendo l'ampia stanza di quell'aroma
così peccaminoso.
Invitante.
Dondola
avanti, indietro, poi di nuovo avanti distendendo le labbra in un
ghigno ebete, con i folli occhi patinati ben fissi di fronte a
sé,
dove lei continua a parlare con quella voce così suadente,
così
calma e priva di terrore o paura, come se fosse abituata a conversare
con persone decedute da oltre un decennio ogni giorno, guardandolo
con una dolcezza disarmante; dietro la giovane, l'uomo –
Severus
Piton, il secondo in comando – è un'ombra alta e
longilinea dal
viso simile ad una pallida maschera sulla quale l'abisso ha scavato
due voragini gemelle, occhi più bui della foresta in cui
s'è
svegliato giorni addietro urlando in preda ala follia, profondi come
il Tartaro in cui Zeus ha precipitato gli antichi Dèi,
esiliandoli
da quell'età d'argento tanto decantata da profeti e saggi.
Erano
pozzi di antico ed ardente - implacabile- buio quando gli ha spezzato
le gambe, maciullando l'articolazione del braccio destro – il
braccio della bacchetta – con un incantesimo oscuro d'enorme
potenza e precisione, poi sono mutati nelle ombre fredde del Cocito
mentre l'incatenava lì, mozzandogli i piedi.
Il
dolore che ne è seguito s'è palesato come un
lontano eco, un
pizzicore fastidioso simile alla sensazione lasciata dall'ortica
sulla pelle nuda e la 'perdita' non è stata altro che il
giusto
obolo da offrire a Caronte per poter raggiungere il tribunale ove
dovrà essere equamente giudicato per le sue azioni.
Gli
occhi castani della strega-bambina, impietosi, soppesano quel che
resta della sua anima immortale e le labbra di lui s'allargano
scomposte, mostrando una fila di denti irregolari dal colore
giallastro.
Avanti,
indietro, poi ancora avanti, verso quella fanciulla che si erge oltre
le sbarre intessute d'ombra e plasmate dalla magia nera, altera e
distante come solo le principesse perdute - regine prima del tempo -
possono essere; la corona è un'aureola di capelli scarlatti
su cui
la debole luce prodotta dall'incanto Lumos annega e si scinde,
impreziosendoli di riflessi aurei ove sono più fini, donando
un cupo
colore sanguigno ove s'addensano creando ombre, scivolando sinuosi
lungo l'esile corpo fasciato da quegli insulsi e scialbi abiti
–
divisa – che non lo valorizzano in alcun modo, celando
fianchi
ancora acerbi ma morbidi, ed il petto di kore.
“Turpin?”
Miele
e fiele scivolano dalle labbra rosee della strega-bambina mentre
s'avvicina con studiata accortezza alla gabbia in cui è
rinchiuso a
dondolare, seguendo la cadenza di quella voce così dolce,
così
perfetta, che si pianta nella calotta cranica con la forza d'un
cuneo, annichilendo ogni volontà ostile per spingerlo a
rilasciare
quell'amara confessione che gli brucia gola e petto da giorni.
Come
il profeta disceso dalla montagna con l'intento d'aprire gli occhi
agli uomini lei gli parla, lo esorta a riscuotersi dalla sua
condizione di cieca marionetta in balia del soffio divino per mutare
in quel modello di 'Superuomo' disincarnato che, solo, merita di
restare al suo fianco; ma lui si sente debole e sciocco, dondola
anziché camminare poiché è stato
privato dei piedi e guarda con
rinnovato odio Severus Piton, il professore, la spia, il fedele
seguace del potente Oscuro Signore che l'adombra di nuovo
strappandogli gloria ed attenzioni, così addentro alle Arti
Nere da
non avere alcun rivale fra gli altri umili sottoposti.
Riguardare
a lungo nell'abisso, nelle pupille nere bordate da dolci e calde
iridi color nocciola della bimba, per poi sprofondare nel
terrificante buio dal taglio sottile che sono gli occhi del mago
tanto odiato; lui che sedeva alla destra del 'Signore', con le mani
lorde del sangue d'un uomo importante e temuto, caduto per
stupidità
e buoni sentimenti, con quel volto altero ed innaturale su cui non
passa mai l'ombra della stanchezza o l'eco della gioia, il lampo di
terrore o una vaga scintilla di follia, quasi fosse una di quelle
antiche statue votive offerte al tempio per compiacere gli
Dèi.
O
un Dio caduto ed esiliato egli stesso, con lo sguardo assente, ancora
rivolto ai fasti del cielo perduto, superbo nel suo modo quasi
pedante d'inchinarsi fingendosi succube e terribile
nell'inflessibilità con cui agisce intessendo trame e
disfando
orditi.
Bellatrix
era sì bella e brutale, decisamente pazza, ma fra tutti i
Mangiamorte colui che possedeva la follia più grande era
sicuramente
Severus Piton, poiché non dettata da infermità
mentale, né da cupo
piacere, bensì da calcolata e precisa intelligenza, come se
davvero
fosse un Creatore assorto a contemplare lo sfacelo del Mondo da lui
evocato.
“Turpin?”
Di
nuovo quel nome sussurrato con dolce urgenza ed il profumo del sangue
sempre più forte.
Dondola
avanti, indietro, poi di nuovo avanti, verso di lei ora così
vicina;
sono così calde e vive le mani con le quali stringe la
fredda ombra
che lo incarcera, basterebbe inclinarsi ancor più in avanti
ed
allungare le sue per sfiorarle, ma tal gesto risulterebbe offensivo
come il profanare, insudiciandola di sterco, l'icona sacra presente
nel sancta sanctorum del Tempio.
L'altro
è stato stupido ad avventarsi su di lei appena ha messo
piede nella
stanza e per questo è stato punito con l'assenza, ridotto ad
assumere la forma del cadavere putrescente che era in origine,
privato della possibilità di contemplare con estatica
reverenza
quella salvatrice dal forte aroma ferrigno, dalla voce così
soave e
leggera.
Disgrazia
e redenzione in un corpo esile, eppur perfetto.
“Turpin?
Capisci quello che ti sto chiedendo?”
Avanti,
indietro, avanti.
Dondola,
dondola.
Occhi
del colore della terra appena smossa, fertile e rigogliosa
dispensatrice di vita, su un viso abbronzato dal bacio del sole
ch'ella non rifugge, poiché è nata sua gentile
figlia, ove spiccano
labbra così invitanti e morbide, che reclamano impietose il
vaticino
custodito con gelosa cura all'interno del suo petto riarso.
Oh,
dolce condanna.
Oh,
terribile fanciulla.
“Turpin?
C'è qualcosa che vuoi dirmi?”
Ripete
con maggiore fermezza, soave suono d'acciaio temprato che gli dilania
le meningi scivolando fra l'osso ed il muscolo con la precisione d'un
bisturi, recidendo gli ultimi frammenti di volontà che
mantengono
cosciente il ricordo di ciò che fu un tempo, prima di morire
fra le
fronde buie ed aliene della Foresta Proibita; un uomo pio e retto
votato unicamente alla famiglia, orgoglioso del sangue puro ed antico
che gli scorreva nelle vene.
Un
bravo ragazzo fedele all'unico vero Signore, a quel Dio antidiluviano
dalle fattezze di serpe che lasciavano presupporre una stretta
parentela con i Grandi Antichi, venuti dalle Stelle a dispensare
tecnologia e progresso in un mondo di cieche scimmie, ottusi babbani,
che non possono capire né apprezzare tali –
generosi – doni,
obbligando i loro salvatori a divenire esuli, nascosti nelle
profondità della Terra Cava; un bravo ragazzo con la mente
dilaniata
dalle parole, le parole che sono come una lama, la lama che taglia ed
eviscera, portando alla luce quelle interiora che dovrebbero restare
protette all'interno di pelle ed ossa assieme a quella profezia senza
la quale non sarebbe 'sé', ma solo un corpo.
“Turpin?”
La
magia è calda, morbida come l'abbraccio di un'amante, lo
avvolge
acuendo i sensi, intensificando l'aroma del sangue che dalle cosce
della strega-bambina fluisce copioso; su umetta le labbra secche
continuando a dondolare assente, con occhi ebeti rapiti dalle calde
iridi castane in cui una scheggia di buio profondo pare rimasta
impigliata, fugace indizio e preludio di ciò che
diverrà una volta
terminato il viaggio.
Dondola
avanti, poi indietro, poi avanti ed il buio s'espande nei suoi occhi
come inchiostro che cola da una boccetta in frantumi, onde
impalpabili come ombre che fluttuano vicino al corpo esile della
strega-bambina e s'innalzano, occupando l'intero campo visivo; occhi
di vero buio lo scrutano alteri – inflessibili – ed
un moto di
rabbia cieca inghiotte per qualche istante il vaticinio,
ricordandogli con dolorosa insistenza d'essere solo uno fra i tanti
'astanti' giunti curiosi innanzi al profeta, non il 'superuomo' che
ha guadagnato il diritto di camminare al suo fianco come un pari.
Quel
ruolo è di Severus Piton, il Severus Piton leale servitore
dell'antico Dio incarnatosi in mago, il Severus Piton cavaliere
oscuro di questa giovane Madonna che, nuovamente, l'esorta a rivelare
ciò che è nascosto, scavando all'interno del suo
essere con dita
morbide e corte unghie incrostate di terriccio e sangue, miele e
farina, acqua e vino
“Turpin...”
“Io
sono il bastone che colpisce e poi brucia, fumo è il mio
messaggio.
Noi
siamo la via oscura che l'adepto percorre fra gli angusti cunicoli
della Terra.
Noi
siamo l'iniziazione.
Il
cammino necessario alla crescita.
Bastoni
insegna, addestra.
Denari
occulta e mente, compra.
Spade
custodiscono la lama incantata.
Coppe
sorvegliano l'antica reliquia.
Gli
Arcani aiutano, ostacolano.
Chi
sei tu, davvero?
Cosa
diverrai quando la Katàbasis sarà compiuta?
Sfama
i perduti.
Ascolta
il loro vaticino e sorgi,
Mia
Signora.”
Gli
occhi castani si sgranano in una genuina espressione di stupore
mentre il cervello registra il vaticino con il presentimento sinistro
che si tratti d'una minaccia, la cruda e solenne realtà
contro la
quale il muro di bugie intessute per non sprofondare nella
disperazione andrà a frantumarsi, rivelando la cruda
verità.
La
testa vortica leggera, un sospiro caldo e stanco si libra dalle
labbra rosee perdendosi nell'aria denso di polvere pregna dell'acre
odore di chiuso, di stantio, mentre con mano ferma agita la bacchetta
evocando quattro ciotole ricolme d'offerte sacre, spingendole poi
verso il giovane morto.
Ha
smesso di dondolare ed ora non ride più.
Come
svuotato, tornato ad essere l'ombra all'interno della caverna
incapace di voltarsi verso l'uscita, china il capo per divorare
quanto gli è stato concesso, utilizzando unicamente la bocca
per
somigliare maggiormente alla fiera che è, desideroso
d'assaporare
infine il dolce e ferrigno gusto della liberazione da quella non-vita
che l'ha stremato, scisso, turbato.
Sulla
fronte, inciso nella pallida membrana che riveste il cranio, spiccano
due simboli ben distinti.
Cavallo
e Bastoni.
Hogwarts,
Sala
Grande
18
novembre 2023, ore 19:30
Scorre
il dito sullo schermo dello smartphone mentre la forchetta cala
inesorabile all'interno del piatto, infilzando una patata arrosto ed
un cavoletto bollito, portandoli poi alle labbra con lenta
precisione; gli occhi scorrono avidi, assimilando le informazioni
eviscerate dalla pagina internet con bramosia, creando collegamenti
con i dati in suo possesso per formare una rete in cui collocare ogni
filo rivelato.
Mangia
in silenzio cullata dal brusio della sala grande ove tutti gli
studenti sono radunati per la cena, isolata dal resto del
chiacchiericcio da una bolla di solido disinteresse che la preserva,
permettendole di continuare meccanicamente a sfamarsi senza che la
concentrazione ne risenta, così da portarsi avanti con la
ricerca
senza perdere ulteriore – prezioso
– tempo; l'incontro con
Turpin e le parole che esso ha scandito con voce atona, antica e
sovrumana, le turbinano fra i pensieri scomponendoli, rielaborandoli,
insinuandosi con prepotente ferocia fra i dialoghi della Morte ed i
racconti inerenti ai Peverell.
Esce
da Wikipedia per tornare alla stringa di ricerca di Google, digitando
' Sorcery in Medieval Europe',
aggiungendo poi anche 'England',
sfogliando le varie proposte estrapolate dalla rete con clinico
interesse, saltando da un articolo all'altro, spiluccando
informazioni, facendosi un quadro di come il mondo babbano vedeva la
magia in una delle fasi del suo massimo splendore; scienze curative,
fatture, evocazione di demoni come
famigli, ma
niente riguardo ad
ipotetiche – e fondate – ipotesi
di riti negromantici nell'Inghilterra del XVI secolo finché
non
entra in un archivio contenente saggi universitari, ove – con
un po' di difficoltà- riesce a
reperire un'anteprima di una pubblicazione intitolata “Medieval
Necromancy”
(II), iniziando a
leggere avidamente, fra un boccone di verdure cotte ed un sorso
d'acqua frizzante.
A
qualche posto di distanza uno dei suoi compagni di casa deve aver
declamato una battuta alquanto spiritosa, perché mezzo
tavolo,
compresa quell'idiota di Hilary dalla voce più stridula ed
acuta di
quella d'una gallina, esplode in una fragorosa risata; la strega
sbuffa estraniandosi con maggior enfasi, ricopiando su un pezzo di
pergamena opportunamente recuperato dalla tracolla le informazioni
che le paiono più interessanti o inerenti alla sua ricerca,
unendole
poi con brevi linee a nomi, fatti storici e idee balenatele a forza
di rimuginare, trascrivendo inoltre la lunga bibliografia contenuta
nel saggio, ripromettendosi di recuperare qualcuno di quei libri,
sebbene nella biblioteca di Hogwarts non siano presenti saggi
babbani.
“Potter?”
una voce maschile sovrasta il silenzio, cercando l'attenzione assente
della giovane.
Quest'ultima
difatti non vi bada, continuando a scrivere, immersa nella lettura;
deve inoltre risolvere il mistero di chi fosse l'uomo che ha
ricopiato il rituale su quel vecchio grimorio di divinazione
firmandosi come 'Magus et clericus',
riportando unicamente una data come informazione aggiuntiva, '1597',
alla quale seguiva un breve cenno ad un 'processo'
e alla sua morte.
Ma
se è morto, come ha fatto a ricopiare il rituale?
O
sapeva di essere stato condannato e quindi l'ha fatto poco prima?
“Potter?”
la chiamano nuovamente, nuovamente ignorati.
Nel
saggio sulla negromanzia in epoca medievale trova un indizio
interessante: il praticante che voleva spingersi ad utilizzare questa
magia doveva conoscere bene il latino, poiché tutti i rituali
– incantesimi – dovevano
essere svolti in questa lingua per essere efficaci; parla poi di un
'clerical underworld',
attribuendo ai chierici cattolici di ordini minori l'utilizzo di
quest'arte a fini divinatori, senza ovviamente considerare
– trattandosi di un saggio babbano – che
persino i maghi conoscevano bene il latino e quindi non era
necessario aver preso i voti per cimentarsi nelle evocazioni oscure.
Ma
l'uomo si è firmato come 'Magus et Clericus'.
Un
mago che ha preso i voti?
In
Inghilterra? A seguito dello scisma di Enrico VIII del 1534?
Strano.
“Potter!”
Lily
Luna scarabocchia con foga appuntando queste nuove date, continuando
a scorrere la pagina internet vagamente divertita nel constatare
quanto i babbani credano diffusa la negromanzia in periodo medievale
e rinascimentale, come se il Mondo Magico inglese non l'avesse
bandita, reputandola un'arte pericolosa già dal XII secolo
e,
persino a quei tempi, non era molto conosciuta né praticata
stando
alle poche – stringate – informazioni
recuperate in un vecchio tomo della sezione proibita inerente alle
'Arti Magiche Nere dell'Anglia'; inoltre la studiosa ne parla come '
la più terribile fra le magie oscure' senza doversi
dilungare in
ulteriori spiegazioni per rimarcare quanto
– anche nel
mondo babbano – questi branca
del sapere sia considerata blasfema.
Cosa
diverrai,quando la Katàbasis sarà compiuta?
Corruga
la fronte mentre l'eco della frase pronunciata da Turpin le
riecheggia violento in testa, annullando pensieri e collegamenti
storici, riportandola alla domanda originale che l'attanaglia dalla
notte in cui la Morte le ha concesso un anno esatto per rimediare
alla leggerezza d'aver evocato e spedito nel mondo settantotto
cadaveri.
Allo
scadere del 31 ottobre 2024, potrò davvero tornare alla mia
vita
normale?
E
se tutto questo fosse davvero accaduto per una ragione?
Ma
entrambe le domande non trovano ancora risposta e la strega
è
costretta ad accantonarle quando una patata lanciata da qualche
bontempone seduto alla sua destra plana con precisione all'interno
del suo bicchiere, rovesciando la poca acqua rimasta; ha la prontezza
di coprire la pergamena prima che gli schizzi la danneggino, per poi
voltare il capo con sguardo furente verso un gruppetto eterogeneo di
Corvonero del sesto e settimo anno che è scoppiato in una
risata
sguaiata.
“Ben
ti sta Potty! Così impari ad ignorarci!” bercia
Hilary Hemswort,
la simpatica compagna di stanza che non perde occasione per
canzonarla, facendo ondeggiare i lunghi codini biondi mente continua
a sghignazzare lanciandole sguardi da vipera.
Ha
viso lungo, equino, con tratti spigolosi e tondi occhi azzurri
perennemente sgranati in un'espressione che vorrebbe assomigliare
alla 'finta ed innocente sorpresa',
ma altro non risulta che 'ebete';
inoltre possiede il vizio di truccarsi troppo ogni qual volta il
rigido regolamento scolastico glielo consenta, riducendosi alla copia
d'una
teatrante circense o alla
pessima imitazione di una maschera Onnamen giapponese (III) e,
malgrado le infinite ore in bagno, le numerose pozioni per i capelli
opportunamente preparate dalla povera Grace - che
la
'sopporta' con stoica pazienza -
nonché le infinite ore passate a scandagliare tutorial su
come
'mantenersi perfetta',
la ragazza non sembra aver migliorato né reso appetibile il
suo
aspetto esteriore, somigliando più ad una Scopalinda con la
saggina
da sostituire che ad una di quelle Magimodelle delle riviste
patinate.
La
Trevisan ha ragione, a volte mi chiedo anch'io come una scema del
genere possa essere stata smistata in Corvonero.
“Che
c'è Potty? Troppo in alto nella scala sociale per parlare
con noi,
umili studenti?” aggiunge cattiva, assottigliando gli occhi
da
panda, conseguenza del troppo eyeliner, mentre un'altra ondata di
risa scuote il gruppo seguita da innumerevoli battute ed esclamazioni
scadenti.
Gli
occhi castani della giovane strega saettano dal bicchiere, ove la
patata galleggia nel filo d'acqua rimasto, alle facce ebeti dei suoi
camerati; che lei piaccia solo quando conquista il boccino o punti a
lezione per Corvonero è risaputo e non le ha mai creato
alcun
disagio, poiché preferisce di gran lunga la condizione di 'fantasma'
a quella assai scomoda di 'celebrità' da
pedinare e portare
in palmo di mano solo per il cognome che porta, ma era da diverso
tempo che i suoi coetanei non l'attaccavano così,
pubblicamente ed
in branco, per dar sfogo alla noia.
“Sapete
che anche Potty è umana?” continua poi la bionda
voltandosi con
quell'espressione da mucca al pascolo verso gli altri studenti seduti
attorno, che le chiedono a gran voce di raccontare; l'unica a non
ridere né a sembrare divertita è Grace, che le
lancia un'occhiata di mute scuse, incapace di trovare la
volontà per alzarsi ed opporsi
alla sua amica.
“Dopo
di lei non si è più potuto usare il bagno per
ore!”
Altre
risa.
La
mano di Lily Luna scivola nella tasca sinistra della veste
stringendosi attorno alla bacchetta, mentre affonda i denti nel
labbro con forza, imponendosi di mantenere la calma per non
schiantare la sua compagna; buon proposito frantumato sul nascere
dall'ennesima idiozia sul suo conto sbandierata con ilarità,
che la
spinge a scattare in piedi con il viso funereo di rabbia ed una gran
voglia di ribattere per le rime, quando qualcun altro la precede.
“Hilary,
smettila. Ridere dei problemi altrui denota una mancanza d'educazione
notevole, nonché una certa bassezza morale. Prendere in giro
una tua
compagna di stanza per la sua indisposizione poi è veramente
stupido
dato che potrebbe accadere anche a te” la voce calma e
profonda
d'un ragazzo sovrasta le risa isteriche, riducendo la bionda ed il
suo entourage al silenzio.
“E
a te cosa importa, Scamander? A quanto vedo mi sembri ben integrato
con chi la pensa diversamente” replica Lily Luna tagliente,
assottigliando lo sguardo per studiare il giovane Corvonero.
Alto
e tonico, con capelli biondo chiaro perennemente in disordine ed
occhi grigi, luminosi come schegge sideree Lorcan Scamander
è sempre
stato considerato 'bello'
da buona parte delle ragazze della scuola, godendo
– alla
pari del gemello Lysander, smistato in Tassorosso –
d'attenzioni e favori, miriadi d'appuntamenti ed aiuti in quelle
materie ove si è dimostrato sin da subito un pochino
claudicante ma,
nonostante la 'popolarità',
non si è mai reso arrogante come invece faceva James Sirius
ai tempi
d'oro, cercando invece di utilizzare i benefici che la sua posizione
gli dona per buoni motivi e per dare una mano a chi è in
difficoltà.
Un
vero cavaliere.
Dal
canto suo Lily Luna non l'aveva mai degnato di troppe attenzioni,
come del resto faceva con tutti ad eccezione di Albus e Rose,
limitandosi a saluti di cortesia quando s'incontravano per andare a
lezione e ad occasionali scambi d'informazioni su compiti e verifiche
quando si trovavano a dover studiare vicini in Sala Comune o in
biblioteca, mentre lui invece si era da sempre mostrato molto
interessato alla ragazza, dispiacendosi di non poterle parlare in
modo più libero a causa del muro impenetrabile, vetro e
silenzi, che
lei sembrava essersi costruita attorno per escludere tutto
ciò che
non le fosse direttamente collegato o gradito.
“Prima
che la situazione degenerasse si, mentre ora mi devo discostare dalle
loro azioni. Non trovo corretto che ti insultino in questa maniera,
né che ti abbiano lanciato del cibo solo per attirare la tua
attenzione” esclama il giovane mostrando una fila regolare di
denti
bianchissimi, luminosi quanto i suoi occhi, mentre Hilary lo guarda
attonita, con le labbra pitturate d'un vistoso rosa confetto –
o porcello -
lucide di gloss,
aperte in una 'o' poco signorile; che la ragazza sia perdutamente
innamorata di Lorcan da anni è risaputo, data la numerosa
quantità
di fotografie scattate a tradimento che possiede sul cellulare,
nonché stampate ed appiccicate all'interno dell'anta del suo
armadio
in dormitorio, ormai più somigliante ad un piccolo
tabernacolo in
onore del giovane Scamander che ad un contenitore per il vestiario,
quindi vederlo difendere un'altra ragazza –
per giunta
Potter – la
turba
profondamente.
“Grazie,
ma so difendermi da sola” replica piattamente Lily Luna
mostrando
la bacchetta.
“Non
ho risposto ai loro stupidi commenti solo perché mi rifiuto
di
abbassarmi al livello di chi aspetta d'avere il sostegno del branco
per attaccare, mancando del coraggio di farlo da
sé”
Gli
occhi castani si posano con inclemenza sul viso equino, distorto in
una maschera di rabbia e maquillage, della compagna di stanza mentre
con voce atona e glaciale, una perfetta imitazione del tono
utilizzato da
Piton per
redarguire le teste di legno quando ancora insegnava, continua.
“Nonostante
ti disprezzi Hemswort, perché si, ti disprezzo per mille
motivi fra
i quali spicca la tua ignoranza, seguita poi dal modo in cui tratti i
tuoi cosiddetti 'amici', parlando male di loro ad ogni occasione
nonostante siano il motivo che ti ha permesso di arrivare alla sesta
classe di Corvonero con risultati accettabili, non mi permetterei mai
di attaccarti utilizzando come scusa problemi di salute o di natura
personale.”
“Come
osi!” ringhia la bionda Corvonero, balzando in piedi a sua
volta.
“Tu,
schifosa stracciona brava solo a sbandierare il tuo maledetto
cognome! La fottuta regina della torre figlia del Salvatore del Mondo
Magico! Troppo
importante per degnarsi di rispondere quando uno fra noi 'comuni'
le rivolge la parola! Tu, tu che di amici non ne hai, come osi
accusarmi di essere sleale con i miei?” strilla impazzita con
guance imporporate e l'espressione ancor più terrificante,
attirando
l'attenzione delle tavolate vicine; Lily Luna si mostra impassibile,
incassando in silenzio quell'accusa che sa terribilmente di
verità,
trattenendo a fatica l'ondata d'odio che le ha incendiato i pensieri
al sentirsi – di nuovo – ricordare
i privilegi dovuti alla sua condizione di figlia d'un uomo
importante, seppur mai utilizzati e non richiesti.
Mi
vedono davvero cosi?
La
principessa Corvonero, l'algida stronza della torre
Chi
sei tu, davvero?
Studia
i visi dei compagni di corso amici di Hilary che le siedono attorno
protettivi, le espressioni distaccate ed ostili animate da quella
finta giustizia di chi è convinto di trovarsi dalla parte
oppressa,
colpevole unicamente d'aver subito il torto d'un mancato
riconoscimento, d'un saluto non corrisposto, sentendosi pertanto
feriti nell'orgoglio e desiderosi d'una rivincita; l'unica a fissarla
con occhi scurissimi colmi di scuse non dette, rimpianto e voglia di
opporsi che però mai giungerà alle labbra
prendendo voce è Grace,
la quale spicca a causa delle sua pelle d'ebano e per la folta
chioma nera, riccia, contenuta a stento in una coda bassa.
Abbandona
il viso della ragazza anglo-ganese per lanciare una breve occhiata al
bicchiere semi vuoto in cui la patata ancora galleggia solitaria e
zuppa, lasciando poi vagare il pensiero affinché sovrapponga
la
fisionomia dei compagni lì seduti ai visi maciullati di
Rowle,
Gibbon, McLeod, Santager e degli altri cadaveri che ha affrontato
nelle notti di caccia; incurva le labbra in un sorriso triste che
– ovviamente – viene
percepito come esternazione di superiorità e sdegno nei
confronti
dei presenti, mentre concede un fugace pensiero a quanto sia
più
facile avere a che fare con i morti che non con certi vivi.
Ciò,
stranamente, non la inquieta.
Dovrebbe?
Visto
tutto ciò che ho fatto e che m'aspetta, dovrei preoccuparmi
di
questa sciocchezza?
Cosa
diverrai quando la Katàbasis sarà compiuta?
“Forse
dovremmo darle una lezione, che ne dici Lary? Almeno la
smetterà di
trattarci come pezze da piedi con quella sua maledetta aria
supponente!” Un ragazzo alto e robusto del settimo anno, con
viso
squadrato infestato dall'acne si alza facendo tremare la panca in
legno, sfoderando la bacchetta dalla tasca interna del mantello scuro
foderato in seta blu oltremare; i piccoli occhietti da topo
distanziati da un naso grosso, a patata, osservano la giovane
compagna dai capelli rossi con furia mentre la bocca s'incurva in un
ghigno terribile.
“Bell'idea
Greg!” sibila maligna la Hemswort estraendo la bacchetta a
sua
volta, tubando una serie di smancerie all'amico ed invitando altri a
prendere parte allo scontro, così da renderlo ancor
più sleale;
cinque accolgono l'invito, posizionandosi alle spalle della bionda
per scrutare con falsa superiorità e supponenza la Potter
che,
impassibile, continua a studiarli dal lato opposto della tavolata
ancora imbandita, con la bacchetta ben salda nella sinistra.
“Vi
siete accorti che siamo in sala grande, è ora di cena e sono
tutti
qui? Oltretutto ora i professori ci stanno guardando”
scandisce
calma, registrando l'improvviso movimento proveniente dagli altri
tavoli ove gli studenti hanno preso a girarsi rumorosamente,
incuriositi da quell'improvviso schieramento, attirando così
l'attenzione degli insegnanti che li additano parlottando fra loro.
Lo
sguardo severo di Minerva McGranitt le trafigge le iridi, domandando
una muta spiegazione a cui lei risponde alzando le spalle, in un
gesto atto a trasmettere tranquillità e noncuranza, come se
lei ed i
suoi compagni di casa non fossero in procinto di lanciare
schiantesimi durante la cena per regolare conti ed antipatie vecchi
di anni.
“Ragazzi!
Basta!” si intromette Lorcan allargando le braccia fra i
contendenti per poi prodigarsi in un discorso sull'importanza di
mostrarsi uniti di fronte agli altri studenti e sull'evitare di far
perdere una miriade di punti a Corvonero, lanciandosi in duelli
suicidi non autorizzati; parole che purtroppo risuonano vuote e
flebili, specie quando attorno al gruppetto inizia a formarsi un
capannello eterogeneo di bambini e ragazzi giunti per verificare la
fonte di quell'improvviso trambusto e che, una volta compresa la
situazione – ci vuol poco, scorte le
bacchette impugnate
e pronte a colpire – iniziano
ad incitare e scommettere su quale parte avrebbe trionfato.
Lily
Luna sogghigna nel constatare che, nonostante la sproporzione di
sette a uno, molti la diano vittoriosa, forse memori degli
innumerevoli duelli vinti al Club; se sapessero dei risvegliati e del
fatto che Severus Piton in persona le sta dando lezioni di attacco e
difesa nella Stanza delle Necessità, probabilmente i suoi
avversari
tornerebbero a sedersi zitti, con la coda fra le gambe ed il terrore
negli occhi, peccato che ciò appartenga a quella parte di 'vita'
che non può rivelare ad alcuno.
E
probabilmente, stupidi come sono, non sanno nemmeno chi sia Severus
Piton.
“Oh,
una rissa con Potter coinvolta, interessante” dal cerchio di
curiosi radunatisi attorno alla tavolata emerge, come evocata da un
antro infernale, Milena Trevisan con in pugno la bacchetta; i lunghi
capelli castano biondo raccolti in una coda bassa le ricadono sulla
spalla sinistra, perdendosi nella piega della mantella nera,
incorniciando un viso affilato su cui spiccano occhi azzurro cielo
animati da una luce malevola e labbra sottili, rosate, incurvate in
in ghigno ferino.
Con
studiata lentezza prende posto al fianco di Lily Luna mentre la folla
esulta estasiata, strappando un'imprecazione ad Hilary, sibilata a
denti stretti cosicché non risulti udibile dal suo
entourage;
nonostante disprezzi con tutto il cuore quell'assurda e triviale
italo-croata altezzosa e spocchiosa quanto la Potter, ne teme i modi
maneschi e l'indubbia abilità in duello, nel castare fatture
e nel
fare a botte, che la annoverano fra le migliori allieve delle classi
di trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure.
La
bacchetta trema nella mano della strega bionda che, con occhi
furenti, osserva i volti tranquilli delle due campionesse del club di
Duello cercando di elaborare una strategia alternativa; combattere
contro entrambe, nonostante siano in sette contro due, li vedrebbe
perdenti e spediti in infermeria in preda a dolori allucinanti,
coperti di squarci e pustole, con fratture multiple ed il viso
sfigurato, cosa da evitare visto quanto poco sopporti il dolore e
quanto invece le costino i trattamenti di bellezza ai quali
– quotidianamente – si
sottopone.
Non
può certo reinfoderare la bacchetta e sedersi come se nulla
fosse,
non ora che Gregor, Daisy, Alice, Mary, John e Sarah si sono dalla
sua parte pronti a darle man forte, né può
permettere alla Potter
di passarla liscia; non le perdonerà mai l'essersi fatta
difendere
da Lorcan come fosse la povera incompresa della situazione,
perseguitata dalle compagne cattive, anziché la peggior
spina nel
fianco che il sesto anno di Corvonero potesse avere.
“Ti
piacciono le cause perse, Trevisan?” grugnisce Gregor
rompendo il
silenzio, interrompendo le elucubrazioni di Hilary e strappando una
risata, sebben modesta e ben celata, al suo gruppo; la ragazza non
risponde, distendendo il ghigno ferino sino a mostrare i denti.
“Ha
ragione. Il mio lato è un po' triste e solo”
annuisce Lily Luna
gettando una rapida occhiata al viso affilato della compagna,
incontrandone gli occhi cristallini per un breve
– fugace
– istante
che la spiazza,
poiché ciò che vi legge è un
sentimento che mai avrebbe creduto di
poter associare alla solitaria Corvonero; la notte del rito era
scappata assieme alle altre a gambe levate lasciandola sola
nell'avvallamento, con un morto da gestire e le conseguenze di quanto
accaduto a pesarle addosso, mentre ora
– non richiesta –
la sta
nuovamente aiutando
contro l'idiozia di Hilary come già aveva fatto in
dormitorio giorni
addietro.
“Il
tuo lato è sempre stato un po' triste e solo Potter, ma non
mi
metterei da nessun altra parte” mormora la Trevisan citando
la
risposta di Bill a Beatrix all'ingresso della piccola chiesetta di El
Paso (IV), mostrando d'aver colto la citazione; Lily Luna sorride di
rimando, sentendo per la prima volta in anni di solitaria esistenza
la voglia di avvicinarsi ad un altro essere umano che non sia suo
parente per l'affinità che le lega, per la voglia di
condividere
idee, interessi e per il semplice fatto di aver scorto il barlume
d'un legame rimasto ben occultato, invisibile, sino ad ora.
Peccato
che sia così tardi per scoprire quest'improbabile amicizia.
Non
ho più il tempo per coltivarla.
“Ragazzi!
Vi prego! Lily, per favore! Hilary!” Lorcan tenta nuovamente
di
frapporsi fra i due schieramenti, spostando l'attenzione da Lily Luna
ad Hilary con uno sguardo implorante che intenerisce la seconda,
follemente attratta da lui e quindi pronta ad eseguire ogni sua
richiesta per ottenere un briciolo d'attenzione, ma che ha l'effetto
di benzina gettata sulla fiamma viva per la strega dai capelli rossi;
sentire il suo nome pronunciato come fosse una soave carezza da chi
non la conosce abbastanza e quindi non dovrebbe prendersi certe
libertà, la manda in bestia, così come mal
sopporta che lui si sia
messo di mezzo con l'intenzione di fare da paciere in una discussione
scaturita a causa dell'ignoranza dei suoi amici, come un maledetto
paladino delle fiabe che utilizza l'escamotage del duello per salvare
la stupida principessa in pericolo, senza considerare che ella possa
benissimo riuscirci da sé.
“Lorcan,
spostati. Se vogliono passare il resto della serata in infermeria chi
siamo noi per opporci?” la voce di Lily Luna è un
sussurro
minaccioso e freddo che piove sugli astanti come grandine, strappando
brividi e sguardi attoniti; convivere a stretto contatto con Piton le
ha insegnato ad usare la voce come un'arma, ad affinare l'umorismo
nero e a mostrarsi spietata con chi non merita alcuna considerazione
e, se per anni si è limitata
a fingere di non esistere, nascondendo il viso fra le pagine dei
libri o in qualche pergamena fitta d'appunti, ora che è
stata
costretta a venir fuori, scacciata dalla sua zona comfort e gettata
violentemente nell'aspro mondo, non ha alcuna intenzione di ritrarre
gli artigli.
“Penso
tu abbia sbagliato fanciulla, Scamander. Quella che necessita del tuo
aiuto si trova alla parte opposta del tavolo” rincara la
Trevisan
mentre il ragazzo abbassa le braccia sconfitto, studiando il volto
della giovane rossa con occhi ricolmi di sincero dispiacere e amara
sconfitta; le scommesse riprendono con foga, seguite dagli
incitamenti a combattere sottolineati da pesanti colpi sulla
superficie in legno massello della tavolata Corvonero, furore che
riaccende la scintilla combattiva in Gregor e nel resto del suo
gruppo, mentre Hilary cerca inutilmente di calmarli, ora seriamente
preoccupata di finire in infermeria con il viso mutilo e deturpato
dalle piaghe.
Poi
vi è un'istante in cui il tempo pare rallentare.
Il
roboante boato prodotto dagli studenti si quieta riducendosi a sacro
silenzio, mentre un'ombra nera plana sul tavolo con violenza
rovesciando bicchieri e facendo schizzare ovunque verdure cotte e
bocconi di arrosto ben disossato, stoppando l'attacco di Gregor che
balza indietro spaventato.
“Cra,
cra”
“Mandatelo
via! Mi fanno schifo quegli uccellacci!” Strilla Hilary con
voce
acuta, scostandosi repentinamente dal bordo della tavola quando
s'accorge che la suddetta ombra nera è un grosso corvo color
inchiostro che la fissa con occhietti malevoli
–
decisamente poco animali – e
le penne arruffate ad ingigantirne la figura.
Gli
occhi di Lily Luna s'allargano colmi di stupore.
Piton?!
“Cra,
cra” Pare risponderle il volatile, voltando la testolina
nella sua
direzione per pochi istanti, prima di tornare a concentrarsi sul
gruppetto di studenti Corvonero che han tentato di dare battaglia,
assestando una dolorosa beccata sulla manona di Gregor quando
quest'ultimo – dimentico di essere un
mago e di possedere
una bacchetta -,
ha cercato di
afferrarlo malamente per allontanarlo dall'amata Hemswort.
Potter!
Non è questo il momento di dar spettacolo in sala grande.
Abbiamo
un problema.
Risvegliati?
La
tua capacità di sottolineare l'ovvio è sempre
sorprendente, ora
capisco la scelta del cappello parlante di smistarti in Corvonero.
Anche l'idea di scattare in piedi pronta alla rissa s'addice molto
alla proverbiale diplomazia mostrata dagli adepti della casa di
Rowena.
Hanno
iniziato loro!
Potter...
Frulla
le ali infastidito, lanciando occhiate di sfida all'intera platea
mentre saltella abilmente fra cibarie e stoviglie, evitando gli
incantesimi degli arditi che hanno trovato coraggio sufficiente per
tentare di catturarlo e rispedirlo fuori, convinti si tratti
semplicemente di uno dei pennuti che infestano l'orto di Hagrid,
finito nel castello per errore.
Tu
hai reagito. Tanto basta per meritare parte della colpa.
Scusi?
Cos'altro avrei dovuto fare? Lasciarmi insultare gratuitamente
restando zitta e composta?
Non
ricorda più com'era ai suoi tempi, quando quell'idiota di
mio nonno
le dava il tormento?
Non
mi dica che nha sempre incassato in silenzio, perché non le
credo!
“Il
tuo lato è anche alquanto strambo, sai Potter?”
sottolinea Milena
con un sorriso, interrompendo la conversazione silenziosa fra la
ragazza e lo strano volatile che ora tenta di staccare un dito ad un
incredulo Gregor, lanciatosi nuovamente all'assalto per placare gli
strilli isterici della sua compagna di casata.
“Non
sai quanto” è la laconica riposta della strega dai
lunghi capelli
rossi, che si aggiudica un'occhiata obliqua da parte della compagna,
desiderosa di approfondire l'argomento e di chiedere delucidazioni su
quel peculiare corvo, sicura si tratti di una delle stramberie che la
seguono ovunque vada; il dialogo viene però interrotta dalla
comparsa del professor Jonathan Andrew Murray che irrompe nel
capannello di studenti con veemenza, iniziando ad allontanare gli
appartenenti ad altre case con l'intimazione di tornare a sedersi e
finire la cena in silenzio, a meno ché non
desiderino
salire in dormitorio a digiuno.
“Cosa
sta succedendo?” Domanda poi in tono burbero, adocchiando
l'uccello
che, con sfrontatezza, lo fissa di rimando gracchiando cattivo.
La
pianti!
Era un Auror prima di fare l'insegnante, se ci scopre siamo fottuti!
Lo
so, ho avuto il piacere di conoscerlo, in altra sede.
In
ogni caso lo reputo alquanto poco qualificato per svolgere il ruolo
di docente, sarebbe dovuto intervenire subito, anziché
lasciarvi
arrivare a sfoderare le bacchette.
“Allora?”
incalza, facendo saettare gli occhi chiari sul gruppo di studenti del
sesto e settimo anno di Corvonero, per nulla sorpreso della presenza
di Milena Trevisan con bacchetta in pugno e sguardo battagliero,
pronta a scagliarsi contro Gregor Walsh, altra testa calda smistata
nella sua casa per puro errore; ciò che invece lo turba
è vedere
Potter a fianco della giovane strega italo-croata, pronta al duello a
sua volta.
Ne
studia il viso cogliendo lampo d'agitazione celato a fatica,
chiedendosi cosa sia successo alla studentessa migliore della sua
casa – e dei suoi corsi – per
spingerla a partecipare ad una rissa in sala grande, all'ora di cena,
sotto gli occhi di tutta la scuola; a dire il vero la giovane gli
sembra un po' strana da settimane, da quando si è trascinata
– sola – da madama Poppy con
una caviglia slogata e le vesti zuppe di pioggia, durante i
festeggiamenti del sabba di Samhain, per poi finire nuovamente
ricoverata a causa d'una strana febbre presa studiando in biblioteca.
Ha
creduto alla versione dei fatti fornita perché non
è mai stata una
ragazza problematica, né dedita a starni colpi di testa, in
più si
è sempre mostrata restia a mentire ed il fatto che suo padre
sia
l'ex collega Harry Potter basta a garantire che non sia invischiata
in qualche oscuro, sordido, problema.
Tuttavia...
“Mi
scusi, professore, è mio” mormora Lily Luna
sporgendosi verso il
tavolo per porgere un braccio al grosso corvo, che vi vola sopra con
docile accondiscendenza, continuando però a roteare la
testolina,
schioccando il becco con fare minaccioso.
“Tuo?”
chiede l'uomo, incredulo.
“Si,
l'ho trovato vicino alla capanna di Hagrid qualche settimana fa,
aveva un'ala spezzata e me ne sono presa cura. Il problema è
che mi
si è affezionato molto ed ora che ha ripreso a volare mi
segue
ovunque se non lo chiudo bene in bagno, al terzo piano”
spiega
tranquillamente, sotto gli occhi sbigottiti d'una torma di ragazzi
che prendono a bisbigliare fra di loro, basiti dalla compostezza con
cui la ragazza sostiene lo sguardo inquisitorio dell'ex Auror,
spiegando come i suoi compagni siano stati tanto 'gentili'
da
tentare di darle una mano a recuperarlo, dato che l'animale si
è
notevolmente spaventato vedendo tutte quelle persone, iniziando ad
attaccare impazzito.
Se
si beve questa storiella è davvero idiota come buona parte
degli
Auror del Ministero, incluso tuo padre.
Oh...zitto!
L'importante
è che tu esca velocemente da qui.
Non
abbiamo molto tempo.
Hilary,
Gregor e gli altri del gruppo la osservano con occhi sgranati ed
un'espressione indecifrabile, stupiti dalla naturalezza con la quale
l'odiata, algida stronza della torre est li stia coprendo, spostando
tutta l'attenzione sulla bestiaccia appena apparsa per sviare il
professore, impedendogli di fare ulteriori domande su quel che si
sono detti durante la cena che ha così infastidito la
giovane strega
da spingerla a scattare in piedi con la bacchetta già in
pugno;
internamente Hilary è furente, l'idea che la Potter la stia
salvando
da una punizione le pesa, impedendole di apprezzare il gesto.
Persino
Milena Trevisan osserva la compagna di dormitorio con un sopracciglio
pericolosamente incurvato verso l'altro, domandandosi cosa diavolo
stia facendo, ma il sentimento muta subito in sincero divertimento
quando si rende conto che, in presenza della Potter, è
impossibile
prevedere come andranno le cose, poiché è una
sicura fonte di
assurde bizzarrie.
“Quindi
ora che s'è calmato e l'ho ripreso lo riporterei in bagno se
me lo
consente” termina la ragazza, con il corvo ben abbarbicato
sulla
spalla sinistra, ancora intento a fissare il docente di Difesa con
vago astio; quest'ultimo sospira esasperato, ma prima che possa
formulare un giudizio in merito l'alta ed autoritaria figura della
preside McGranitt si palesa, azzittendo il brusio con una rapida
occhiata, per poi soffermarsi a studiare le figure impassibili della
Potter e della Trevisan, immobili alla sua sinistra, lanciando
successivamente uno sguardo altrettanto gelido al gruppetto
capitanato dalla signorina Hemswort, all'altro lato della tavola.
“Oh,
così il trambusto è da imputarsi a lui, signorina
Potter?” indica
l'animale con un impercettibile cenno del capo e questi abbassa la
testolina, piantando i lunghi artigli nelle vesti
–
e nella carne – della
'padrona', che geme a
denti stretti, rimproverandolo mentalmente di stare attento a meno
che il suo intento non sia quello di disarticolarle una clavicola.
“Si,
chiedo perdono signora Preside” mormora compunta, abbassando
gli
occhi in mesto e dovuto rispetto.
“Immagino
sia a conoscenza che fra gli animali da compagnia permessi ad
Hogwarts, i cosiddetti 'famigli', sia vietato tenere creature
raccolte nella Foresta Proibita in corso d'anno”
“Si,
signora Preside. Ne sono a conoscenza. Ma credevo si potesse fare
un'eccezione dato che non è propriamente il mio 'famiglio',
ma solo una creatura che ho salvato perché aveva bisogno
d'aiuto.
Non posso abbandonarlo fuori da solo, ora che mi si affezionato.
Oltretutto lui stesso sembra restio a lasciare il castello”
Minerva
McGranitt studia gli occhi castani della giovane terzogenita di Harry
Potter e l'espressione remissiva sul volto pallido, ritenendola
sinceramente pentita d'aver causato tutto quel trambusto durante
l'orario di cena, anche se non è così sciocca da
credere alla
storia del corvo; certo che è davvero un'animale strano,
così
grosso e battagliero non dovrebbe avere problemi a sopravvivere per
il tempo che gli resta fuori, con gli altri suoi simili, inoltre vi
è
qualcosa di assurdamente 'umano' nel modo in cui i
suoi
piccoli occhietti neri la osservano di rimando, una punta di
rimpianto affogata dal buio che troppo le ricorda un viso familiare,
pallido e segnato dagli eventi, con sguardo ossidiana altrettanto
triste.
Severus.
Minerva,
vecchia sciocca...lui è morto da anni.
“Rowena
Corvonero stessa possedeva un corvo trovato per caso durante una
delle sue consuete passeggiate e, secondo la tradizione, era in grado
di parlargli, apprendendo conoscenze precluse agli uomini”
aggiunge
la giovane strega ricordando quanto riportato nel testo 'Memorie di
Corvonero' di Ashley J. Brown, testo che il professor Ruf aveva
assegnato loro come materiale di studio durante il primo anno
affinché comprendessero meglio le origini della casata in
cui erano
stati smistati.
“Vedo
che, come sempre, la sua intelligenza e dedizione allo studio le sono
utili. Ma, a meno che lei non sia in grado d'insegnare a quella
creatura a chiedere scusa per aver beccato e ferito i suoi compagni,
temo di non poterle permettere di tenerlo. Lo potrà affidare
ad
Hagrid, se ne prenderà cura lui finché non
sarà in grado di
tornare dai suoi simili” replica severa la preside in un tono
che
non ammette repliche, ma Lily Luna la stupisce di nuovo, chiedendo il
permesso di provare ciò che l'anziana donna ha dichiarato
impossibile.
“Se
lui si scusasse, a modo suo ovviamente, lei me lo lascerebbe
tenere?”
domanda la ragazza mantenendo un tono cortese e remissivo sebbene gli
occhi brillino d'una luce tutt'altro che reverente, che all'anziana
preside ricorda la scintilla furba nello sguardo di Harry quando
s'apprestava a fare una follia delle sue, ma arricchita però
della
lucida certezza di chi non si lancia alla cieca, poiché sa
esattamente come agire per raggiungere l'obbiettivo.
Intelligente,
Corvonero fino in fondo.
L'animale
però non sembra essere dello stesso, conciliante, avviso ed
assesta
una dolorosa beccata dietro l'orecchio della padrona, gracchiando
cattivo.
“Se
pensa di riuscirci, signorina Potter, questo potrebbe essere un buon
compito per i suoi M.A.G.O in cura delle creature magiche”
concede
la McGranitt, sicura che la ragazza fallirà vista
l'irascibilità di
quell'animale che – insolitamente
– sembra
capire quanto gli accada attorno con sorprendente intelligenza,
sebbene si rifiuti d'utilizzarla per mostrarsi più civile.
Forza
professore, chieda scusa così possiamo andarcene.
E
la smetta di beccarmi, fa male!
Potter,
non mi sono mai scusato in anni di torture, omicidi e
doppiogiochismo, cosa ti fa pensare che lo farò ora?
Rivolgendomi
poi a quella torma di teste di legno con cervello di segatura fina
che non meritano un briciolo della mia attenzione, figurarsi il mio
fiato?
Perché
lei è piombato qui come una furia adducendo un problema
urgente.
Vuole
uscire da questa situazione senza finire in custodia da Hagrid?
Bene.
Chieda scusa, tanto nessuno la riconoscerebbe in questa forma.
Potter,
sappi che ciò avrà un prezzo.
E'
la replica cattiva, seguita da un'altra dolorosa beccata che
costringe la strega a serrare labbra trattenendo una colorita
imprecazione fra i denti; sotto gli occhi attoniti dell'ormai intera
casata Corvonero, della preside e del professor Murray, il corvo
plana nuovamente sulla tavola fra piatti e bicchieri rovesciati, cibo
sparso ed effetti personali dei presenti, lanciando poi un'occhiata
tagliente alla sua 'padrona' quasi a spronarla
affinché gli
dia istruzioni su come comportarsi.
“Forza
Prince, scusati”
Prego?
Era
il primo nome che mi è venuto in mente.
Non
posso certo chiamarla Piton, o Severus le pare?
Anche
Halfprince è troppo sospetto
Avrei
dovuto metterci del veleno in quella pozione per le mestruazioni.
La
smetta di rompere le palle ed esegua, tutto ciò sta
iniziando a
diventare imbarazzante.
Colpa
tua, incosciente testa di legno.
Disgrazia
della mia non-vita.
A
sentire il nome dato dalla ragazza al nero pennuto il cuore di
Minerva McGranitt perde un battito ed un lampo di tristezza le
attraversa gli occhi grigi, preludio d'un improvviso mancamento che
riesce a reprimere solo grazie ad anni di severa disciplina ed
autocontrollo.
Mentre
il grosso corvo china il capo verso i compagni di casa della Potter,
spalancando le ali in una sorta di plateale caricatura d'un inchino
con tanto di zampa sinistra protesa, la vecchia strega è
sicura che
se al posto del becco possedesse labbra umane queste si sarebbero
incurvate nel ghigno sarcastico, onnipresente sul volto pallido del
suo ex collega e predecessore Severus Piton; lo stesso mago contro
cui aveva combattuto fra le mura di quella sala additandolo come
codardo e traditore, senza aver davvero capito fino in fondo a quali
follie l'avesse spinto Albus e con il quale non era mai riuscita a
scusarsi, data la tragica ed improvvisa dipartita, trascinandosi quel
rimpianto per più di vent'anni.
Il
corvo volta la testolina verso di lei, trafiggendola con schegge
gemelle ossidiana profonde come abissi e la vecchia strega, facendo
appello a tutto il suo carisma, si rivolge alla Potter con voce ferma
concedendole il suo benestare riguardo il tenere l'animale con
sé,
purché lo tolga di torno prima che i ricordi si facciano
insopportabilmente dolorosi.
“Al
primo atto di ribellione sappia però che tornerà
nella foresta con
i suoi simili. Ed ora, signori, tornate alla vostra cena prima che mi
venga voglia d'indagare come mai la signorina Potter è
scattata in
piedi con bacchetta in pugno ancor prima che il corvo planasse sul
tavolo” Conclude categorica lanciando un'eloquente occhiata
agli
studenti del sesto e settimo anno prima di voltarsi e tornare verso
il desco degli insegnanti, soffermandosi con pesante enfasi sul volto
pitturato a festa della signorina Hemswort, nonché alle
facce
sconvolte del gruppetto alle sue spalle, passando poi alla Potter e,
in ultima, alla giovane strega italo-croata che ancora sogghigna
divertita.
“E
lei, signorina Trevisan, si ricordi l'appuntamento nel mio ufficio
alle nove questa sera”
“Non
mancherò, prof” risponde prontamente quest'ultima
guadagnandosi
un'occhiata truce dal professor Murray, che le intima di mostrare un
po' più rispetto nei confronti della preside.
Una
volta che i professori hanno lasciato il tavolo di Corvonro e gli
studenti sono tornati a sedersi, desiderosi d'ultimare la cena ed
andare in dormitorio a svagarsi prima che la preside faccia partire
un'indagine approfondita sulla sfiorata rissa in sala grande, Lily
Luna raccoglie la tracolla da sotto la panca e vi butta dentro gli
appunti ed il telefono, stendendo nuovamente il braccio
affinché
Piton possa planarci sopra, osservata attentamente da Hilary e
Gregor, ancor più furenti per l'ennesima vittoria
conquistata dalla
ragazza senza averne alcun diritto.
“Fretta,
Potter?” domanda Milena incuriosita.
“Si,
in tutto questo casino mi sono dimenticata di aver lasciato una cosa
importante in biblioteca e devo assolutamente recuperarla prima che
Barley finisca di passare il mocio e chiuda, poi devo riportare lui
in bagno con Mirtilla” risponde prontamente indicando con un
cenno
del capo la bestia appollaiata sulla sua spalla destra.
“Ti
ringrazio per l'aiuto, Trevisan”
“Verrà
il giorno in cui arriverai a pentirti dell'interesse che stai
suscitando, credimi.” La strega dai lunghi capelli castano
biondi
le rivolge un sorriso enigmatico mentre la osserva con attenzione,
trattenendosi dal porle quella serie di domande che le attanagliano
il cervello dalla notte del Sabba di Samhain, quando quella creatura
da incubo è emersa dalla terra e lei, assieme a Grace e
Amanada,
sono scappate in preda al panico verso il castello, lasciando la
Potter nell'oscurità del sottobosco sola.
Vorrei
dirti quanto sia stata sollevata di sapere, il giorno seguente, che
ti avevano ricoverato in infermeria per una distorsione alla
caviglia.
Vorrei
dirti che mi spiace averti lasciata sola, ma non penso mi crederesti.
Lily
Luna annuisce lentamente, vi è davvero qualcosa di profetico
nelle
parole pronunciate dalla compagna e già sa che
l'interessamento nei
suoi confronti verrà ripagato nel peggior modo possibile,
poiché
l'unica cosa che lei potrà donare a Milena sarà
un secondo tuffo
nell'incubo, senza alcuna via di fuga stavolta; la compagna
l'odierà
con ogni fibra del suo essere, la maledirà più di
quanto già ha
fatto durante la notte del trentuno ottobre, quando la magia del
cerchio ha iniziato a produrre i suoi venefici effetti, ed alla fine
diverranno amiche.
Nessun
legame creato nel sangue può essere spezzato con
facilità
“Sarò
la tua disgrazia, Trevisan. Buona serata, per quanto
possibile”
replica Potter ricordando con un brivido le parole pronunciate da
Turpin qualche ora prima, nel silenzio fatiscente della Stamberga
Strillante, accennando poi alla preside per strappare una risata alla
compagna.
Si
incammina a passo spedito fuori dalla sala grande, con il corvo
ancora ben abbarbicato sulla spalla, in nero contrasto con il rosso
acceso dei capelli scarmigliati, ignorando le insistenti occhiate che
le si piantano nella schiena come coltelli, il freddo monito da parte
di Hilary Hemswort a guardarsi costantemente le spalle e la triste
delusione provata da Lorcan Scamander nell'essere stato scavalcato
dalla Trevisan.
Hogwarts,
Foresta
Proibita
18
novembre 2023, ore 20.15
Fiorenzo
spicca alto e pallido nel sottobosco illuminato dal 'lumos'
prodotto dalla punta della bacchetta di Lily Luna che, in contrasto,
pare scura come un pezzo di carbone, con un accenno di bragia dato
dai lunghi capelli rosso vivo raccolti in una coda larga.
L'aria
tagliente le ferisce le cornee procurando copiose lacrime, scivolando
sulla pelle esposta così da dar vita ad una serie di
fastidiosi
brividi che scivolano lungo il corpo sotto le pesanti vesti
invernali, fino a raggiungere il cuore mentre il centauro, nonostante
abbia la parte umana nuda, coperta unicamente da uno spesso strato di
tessuto cicatriziale mal guarito, la guarda con occhi azzurri gravi e
cupi senza mostrare alcun interesse per il clima rigido di quella
notte novembrina; imitando i suoi due compagni, fra le mani callose
trattiene una fune la cui estremità termina in un doppio
–
saldo –
giro attorno al corpo
di un ragazzo che – apparentemente
– potrebbe
avere la stessa età di Lily Luna, il quale indossa una
annerita
uniforme scolastica sulla quale si riconosce a fatica l'emblema della
Casa Serpeverde.
Tiene
la testa ostinatamente china verso il suolo, per nulla turbato
dall'essere stato legato, imprigionato e trattenuto a forza da
quattro massicci centauri.
La
strega ingoia saliva fredda ed amara come cicuta incapace di
proferire parola, poiché ha già capito di cosa si
tratta e quel che
vede non le piace affatto.
“L'abbiamo
trovato all'interno dei Territori, spinto dalla fame si è
avvicinato
all'accampamento ed ha cercato di attaccare una delle nostre femmine.
Fortunatamente è stato fermato prima, sebbene renderlo
inerme e
calmarlo sia risultato più difficile del previsto,
nonostante abbia
corporatura d'uomo e sia pesantemente ustionato. Ora vi chiedo,
cos'è
quest'essere?” domanda l'ex professore di Divinazione con
voce
pesante, fissando con espressione greve la giovane strega dai capelli
fulvi, figlia del Salvatore del Mondo Magico e della giovane
sorellina di Ronald Weasley, spostando poi l'attenzione con un
cipiglio incredulo – nonostante l'abbia
già incontrato poche
ore addietro – sull'uomo ammantato d'ombra immobile
al fianco
di lei, che credeva morto da oltre vent'anni.
Leonte,
il suo stratēgós
dal
manto scuro
che ora regge il secondo capo della corda, l'ha avvertito in
più
d'un occasione d'evitare di immischiarsi negli affari dei maghi e che
qualsiasi cosa sia successa durante il Sabba di Samhain, della quale
hanno avvertito l'acre e greve impronta – decisamente
-
oscura, non deve spingerli ad abbandonare nuovamente la sicurezza dei
loro terreni per dare ausilio a quella torma di scimmie senza alcuna
creanza, né istinto di autoconservazione, che abitano il
castello;
il Sofòs assottiglia gli occhi chiari, ricordando con
dolorosa
tristezza l'assedio di Hogwars e le ferite che la cruenta battaglia
ha lasciato impresse sul suo corpo, nonché le vite spezzate
di tutti
coloro che hanno tentato d'opporsi all'incedere di Lord Voldemort.
Compagni
centauri, ippogrifi, lupi e altre fiere, poi uomini e donne ancora
troppo giovani per scendere nell'Ade come pallidi spettri, molti dei
quali erano stati suoi allievi quando aveva abbandonato il Clan per
insegnare Divinazione, sostituendo la professoressa Cooman.
Molòn
labé
Hai
dimenticato la giusta causa?
Leonte
ha ragione, avrebbe dovuto ignorare gli echi del rituale compiuto ai
margini della Foresta Proibita, territorio dei maghi di Hogwarts,
lasciando alla preside l'infausto compito di scoprire il colpevole
d'un tale abominio e punirlo come merita, riportando la situazione
sotto controllo con un secco svolazzo di bacchetta, ma non vi
è
riuscito a causa dei presagi e del ruolo che ha scelto di ricoprire
anni addietro all'interno del Clan; gli basta abbassare le palpebre e
li lo rivede, scolpito in negativo nella cornea, il transito della
luna oscura in Scorpione che aveva mutato il vino offerto agli
Déi
in sangue ed il pane in un composto secco, sabbioso e nero come
carbone.
Rammenta
ancora l'odore ferrigno e la consistenza vischiosa sulla punta delle
dita, nonché la sensazione d'arsura che l'ha colto dopo aver
inghiottito quel primo, pastoso, boccone che gli ha ricordato la
descrizione fatta dagli antichi del cibo degli inferi il quale
–
eccettuato il melograno – per i vivi ha
lo stesso gusto
insipido d'una pietanza senza spezie, né sale; poi, un'ora
prima che
iniziasse il nuovo giorno, v'era stata l'infausta nascita d'un
capretto scuro come l'ala d'un corvo, dagli occhi bulbosi e
lattiginosi, morto poco dopo fra atroci gemiti.
Cieco
in questo mondo.
Vedente
nell'altro.
Il
ragazzo-carbone giunto alle porte dell'accampamento giorni addietro,
attirato probabilmente dall'odore degli animali da cortile, stremato
dalla fame e desideroso di libarsi quanto prima non pareva
comprendere l'inglese, né avvertire alcun dolore ove le
frecce di
Cassando s'erano infilate nelle carni, continuava semplicemente ad
incedere malfermo verso la giovane Alcmena, una centaura dal manto
color sabbia, con la bocca spalancata grondante di bava ed il respiro
pesante, intervallato da sinistri fischi; pur essendo stato legato da
quattro di loro, robusti e giovani, ancora tentava d'avanzare,
estraneo al dolore e a ciò che lo circondava, focalizzato
unicamente
sull'ottenere una goccia di quel sangue eco del nettare che deve
averlo resuscitato in seguito al compimento del più macabro
– e
perduto
– dei rituali.
Avrei
dovuto incaricare Leonte, Cassando e Conan di lasciarlo legato alle
porte di Hogwarts, affinché ci pensasse Minerva McGranitt,
tuttavia...
Molòn
labé
I
figli di Grecia onorano i templi, ovunque essi siano.
Ma
il Ragazzo-carbone non è pericoloso o preoccupante se
paragonato
all'uomo-ombra, le cui fattezze ricordano quelle dell'ex collega ed
insegnante di Pozioni Severus Piton, giunto sotto forma di corvo
all'interno del loro accampamento durante il pomeriggio, seguendo i
sussurri della foresta che gli hanno indicato il passaggio d'un
morto, d'una di quelle creature risvegliatesi improvvisamente dal
sonno dell'oltre, affamate e folli; Fiorenzo l'osserva in silenzio
attendendo che parli e racconti la storia di come i fiumi dell'Averno
sono stati scavalcati da decine di anime perdute, le quali hanno
raggiunto la superficie con l'illusione di poter nuovamente camminare
alla luce del sole, ma l'uomo-ombra tace, abbassando gli occhi
ossidiana sulla tremante figura al suo fianco, la strega-bambina
figlia di Potter.
Un
brivido freddo – chiamalo presagio
– scivola
lungo la spina dorsale del Sofòs, preparandolo ad affrontare
la
verità che presto verrà svelata da quelle labbra
pallide e tirate,
nelle quali sopravvive ancora un accenno d'infanzia perduta; mentre
l'aspetta, rammenta le parole che gli sono affiorate alla memoria
attraverso il fumo prodotto dagli incensi e dalla combustione delle
erbe rituali, ulteriore monito da aggiungere a quelli manifestatisi
durante l'infausto transito: ' Non tutte le
nascite
avvengono tramite il naturale parto,
poiché certi uomini (o donne) non
nascono quando le loro
madri li mettono al mondo, bensì nel momento in cui la vita
decide
che debbano partorirsi da sé, innumerevoli volte ',
cosa che dev'essere sicuramente accaduta anche a lei stando a quel
che legge negli occhi castani velati da un sottile filo di lacrime,
ove una punta di buio incastrata nell'iride inghiotte la luce
prodotta dalla bacchetta.
A
vederla lì, immobile e sconsolata, sembra così
pulita, così fuori
luogo nel sottobosco umido e buio di quell'antica foresta infestata
da ogni sorta di creatura da incubo, in presenza di un quartetto di
centauri e del loro sinistro prigioniero, accompagnata da un essere
che farebbe rabbrividire buona parte degli orrori presenti sotto
quelle fronde; bassa ed esile, infagottata nella pesante divisa
Corvonero, non sembra così dissimile dal giovane Harry
Potter
durante il suo quinto anno, quando si era recato lì per
disfarsi del
rospo rosa inviato dal Ministero con l'ordine di catturare Silente.
Eppure,
quella scheggia oscura piantata nel castano dell'iride non mente, vi
è qualcosa di profondamente diverso
in lei, che la fa apparire più grande
– più antica –
dell'età
che ha rendendola una
mera intrusa all'interno di quel mondo protetto, scolastico ed
adolescenziale, in cui cammina ogni giorno cercando di non farsi
notare.
Persino
Severus Piton si sta dimostrando un'incognita: che sia stato evocato
dalla medesima magia che ha permesso al cadavere da loro catturato di
risorgere dalla tomba è palese, tuttavia la sua forma
è
completamente diversa poiché non è una salma,
né un uomo comune;
l'ha capito dal modo in cui sa mutare aspetto e le ombre gli
obbediscono, nonché dalla disumana velocità e
ferocia con cui ha
neutralizzato gli attacchi di Leonte al villaggio, utilizzando
incantesimi oscuri - non verbali - di tremenda
potenza quando
questi ha caricato con l'intento d'allontanarlo dalla tribù.
“Non
è un Mangiamorte” la flebile voce della ragazza
fende il greve ed
ovattato silenzio disceso sul gruppo, colpendoli con
quell'affermazione che non è una vera domanda né
risponde a quanto
chiesto dal Sofòs, ma risulta carica dell'angoscia tangibile
che
l'ha colta nell'istante in cui ha visto il corpo annerito del
ragazzo-carbone ed ha riconosciuto le vesti che gli pendono addosso,
larghe e bruciate; questi, nell'avvertire il sangue di lei pompare a
ritmo assai più sostenuto del consueto, alza il volto
strappandole
un gemito d'orrore.
La
faccia è una maschera di carne annerita costellata di
vesciche
purulente, senza occhi né labbra, sulla quale spiccano
mandibola e
mascella ornati da file di denti opalescenti, regolari, resi ancor
più sinistri dall'aspetto macilento di ciò che
resta del muscolo
massetere; la testa è completamente calva, salvo per un
ciuffo di
radi capelli castano scuro che gli ricade sull'ampia fronte,
confondendosi con l'epidermide dall'aspetto di cuoio conciato ed
orecchie ridotte a brandelli.
Possiede
mani simili a rami rinsecchiti e, sotto l'odore carico di vita del
sottobosco, emana ancora un forte lezzo di carne bruciata.
“A
onor del vero, Potter, lo era” replica piattamente Piton,
osservando a sua volta il giovane Serpeverde senza mostrare alcun
cedimento; Lily Luna si volta a guardarlo con sgomento crescente,
credendo che nessuno degli studenti di Hogwarts si fosse davvero
unito ai seguaci di Lord Voldemort spontaneamente durante la Seconda
Guerra Magica, partecipando alla battaglia sotto l'egida del Marchio
Nero.
“Chi
è questo ragazzo?” sussurra la strega, cercando
gli occhi
ossidiana del mago nella speranza di trovarvi un appiglio a cui
aggrapparsi per non farsi soggiogare nuovamente dall'orrore di
ciò
che il Rito ha riportato alla luce, dalla storia spezzata d'un altra
povera anima la cui unica colpa è stata scegliere lo
schieramento
sbagliato in una guerra che – forse
– nemmeno
capiva; non è l'aspetto –
indubbiamente ripugnante e
disgustoso – del
ragazzo-carbone a turbarla, quanto più l'età a
cui è morto ed il
fatto che fosse uno studente come lei quando ha deciso di farsi
marchiare dal Signore Oscuro entrando nei ranghi dei Mangiamorte, ed
causa del quale non sarebbe di certo dovuto morire lì, nella
scuola
ove era cresciuto ed aveva studiato preparandosi per il futuro
all'interno del Mondo Magico.
Un
futuro mai giunto.
Ma
poi, cosa c'è di diverso fra lui ed i primi Mangiamorte?
Negli
anni '80 del secolo scorso buona parte di quelli finiti ad ingrossare
le fila dell'esercito di Lord Voldemort erano ragazzi di appena
vent'anni, forse alcuni anche più giovani.
I
centauri scrutano l'ex professore di Pozioni con sguardi diffidenti e
carichi d'astio senza però azzardarsi a rompere il silenzio,
attendendo ch'esso dia un nome a quella creatura sgraziata e perduta
che ha brutalmente invaso i loro terreni spinta da una fame cieca,
antica e primordiale come la magia che l'ha strappata al riposo
eterno, rispedendola a camminare in quel mondo 'terreno'
in
cui è solo la misera ombra del giovane che fu,
poiché non vi
appartiene più da decenni; Fiorenzo osserva attentamente
come il
viso bruciato del ragazzo-carbone sia puntato in direzione della
giovane Potter, quasi la possa vedere nonostante sia privo d'occhi,
ignorando il resto dei presenti poiché non contano
alcunché, né
possiedono ciò che lui ha ricercato nella foresta per
infiniti
giorni ed altrettante lunghe notti, arso da una sete ancor peggiore
del fuoco che l'ha sfigurato ed ucciso all'interno delle mura del
castello.
Non
vorrà il suo sangue?
Molòn
labé, Fiorenzo.
“Vincent
Tiger, Serpeverde del settimo anno. Lo fu nel 1998, durante la
Battaglia di Hogwarts ove, secondo alcune ricerche che ho svolto
giorni addietro, morì nella Stanza delle
Necessità bruciato
dall'Ardemonio da lui stesso evocato con l'intento di uccidere
Potter, Weasley e la Granger” la voce dell'uomo è
atona, d'un
piattume che stona con la gravità delle informazioni
condivise con
il resto dei presenti e strappa a Lily Luna un'imprecazione
silenziosa, spingendola a domandarsi come possa restare così
impassibile e freddo di fronte al cadavere di un suo ex studente al
quale, stando almeno ai racconti del padre, ha salvato fondoschiena e
reputazione in più d'un occasione; ancora tremante e
stordita dalla
tachicardia, la giovane osserva sottecchi il viso affilato e pallido
illuminato appena dalla debole luce prodotta dalla bacchetta e quegli
occhi scuri come pozze d'inferno, nei quali non v'è anima
né
sentimento, mancanza che la spinge a provare una punta di rabbia nei
suoi confronti.
“Entrò
nei ranghi dei Mangiamorte nell'estate del '96, assieme a Draco
Malfoy e Gregory Goyle” aggiunge senza distogliere lo sguardo
dalle
orbite infossate e vuote, rivestite da un sottile strato di pelle che
pare cartapecora, evocando dalla memoria un viso grassoccio e porcini
occhi castani che solevano scrutarlo smarriti quando assegnava i
compiti di Pozioni o si muoveva silenzioso per l'aula cercando di
prevenire disastri e pericolose esplosioni; fra i tirapiedi di Malfoy
lui si è sempre dimostrato il più stupido e lento
a capire, quindi
quando ha appreso le tragiche circostanze che l'hanno portato alla
morte non ne è rimasto affatto stupito, anche se vederlo
ora,
ridotto a pelle annerita e ossa sporgenti, gli causa una punta di
fastidioso malessere in qualche recondito anfratto dell'animo che lo
disturba.
Con
la coda dell'occhio osserva furtivo Potter, la quale ha i pugni
spasmodicamente serrarti e l'espressione cerea e sudaticcia di chi
sta per essere colto da un malore.
Incurva
l'angolo della bocca in un sorriso spento.
Prima
o poi dovrai scendere a patti con ciò che hai fatto.
Meglio
iniziare subito, non ti pare?
“E'
solo un ragazzo” sussurra la strega con un filo di voce
pericolosamente incrinata, greve a causa del forte peso che pare
averle serrato stomaco e trachea, impedendole di respirare
normalmente e di concentrarsi sull'arduo compito di schiarire la
mente, focalizzando la vera natura dell'essere davanti al quale
è
stata condotta così da dimenticare ciò che fu in
vita, quello
studente un po' manesco e stupido che ha dato il tormento a suo padre
per anni; ma tutto ciò che vede è una divisa
lacera ed annerita
dalle fiamme sulla quale ancora spicca, all'altezza del cuore,
l'emblema della Casa Serpeverde e non può far altro che
pensare alle
scarne informazioni fornite da Piton, a quanti anni avesse il
ragazzo-carbone quando s'era fatto incidere il Marchio Nero
sull'avambraccio e a come è – dolorosamente
– morto.
Sedici
anni, troppo pochi per abbandonare l'adolescenza, così
com'è
profondamente ingiusto morire a diciassette a causa d'un incantesimo
fuori controllo; inghiottendo un grumo di saliva amaro e pastoso, la
giovane Corvonero ripensa a sé stessa, al marchio che non
porta
inciso sul braccio in nero inchiostro, bensì nell'anima,
domandandosi con una punta di lucida – cinica
– razionalità
se lei sia poi tanto diversa da Tiger: se non adempie al compito
morirà pochi giorni dopo aver compiuto il diciassettesimo
compleanno
e, la fine a cui è destinata, si prospetta assai peggiore
del
bruciare nell'Ardemonio.
L'infanzia
finisce quando scopri che, un giorno, morirai,
pensa distrattamente citando fra sé ' Il Corvo', ancora
profondamente combattuta fra lo sgomento che la spinge a provare
orrore verso sé stessa, per aver – quasi
certamente -
risvegliato dalla morte alcuni di quei ragazzi spirati prima del
tempo e la cinica razionalità che la spinge a ragionare
concretamente, suggerendole che così dev'essere per forza
dato che i
cadaveri sono settantotto, troppi per appartenere tutti ai
Mangiamorte del Signore Oscuro.
Durante
la notte del Rito non ha certo pensato ad effettuare una 'selezione'
dei candidati da riportare in vita, convinta che l'incantesimo non
avrebbe funzionato affatto.
Sarebbe
stato troppo facile.
Troppo
facile è odiare chi si dimostra da subito cattivo.
Non
esiste alcuna etica in quel che sto facendo.
“Un
abominio. Vi è un luogo per tutti coloro che non possono
più
risiedere su questa Terra e si trova oltre le rive del fiume
Acheronte, ove le anime s'imbarcano dopo aver versato il giusto obolo
al nocchiero per raggiungere il luogo a cui sono state assegnate, ove
potranno riposare o soffrire per l'eternità. Persino coloro
che non
possiedono la moneta lì devono rimanere, smarriti su quella
spiaggia
scura come cenere aspettando che gli anni decorrano o che un parente
misericordioso si ricordi d'offrire il tributo. Non possono certo
andarsene in giro indisturbati per il regno dei vivi” (V)
esclama
Leonte con voce aspra, carica d'odio, lanciando occhiate furenti ai
presenti; Cassandro e Conan si muovono irrequieti, pestano gli
zoccoli sul terreno ricoperto da un manto di foglie marce e rami
secchi, tirando le estremità delle corde ancora ben strette
fra i
loro pugni mentre, a gran voce, sostengono la posizione dello
Stratégòs schierandosi apertamente – pericolosamente
–
contro il più pacato Fiorenzo, il quale li osserva
in silenzio
con le labbra contratte in una linea ferma e gl'occhi azzurri,
ardenti di rabbia e sdegno verso l'offesa d'essere stato nuovamente
scavalcato, ignorato da quei guerrieri che lo credono troppo
molle
per poter guidare rettamente il Clan.
Tiger,
animato dal trambusto ed infastidito dalle costrizioni che gli
stringono braccia e corpo con maggior forza, inizia a dimenarsi con
foga cercando d'azzannare la corda più vicina per lacerarla,
muovendo passi disarticolati verso quella ragazza dai fulvi capelli
ribelli che odora di buono, spinto dalla
disperazione che solo
quell'arsura tremenda che gli secca le viscere può causare;
una
lunga bacchetta nera dal pomolo intarsiato ad arabeschi appare nella
mano di Piton, ma prima che egli possa utilizzare un qualsiasi
incantesimo per ristabilire l'ordine fra il gruppo di centauri,
allontanando il ragazzo-carbone dalla giovane strega ancora
apparentemente persa in astruse elucubrazioni e
folli
moralismi, una voce femminile altera e ferma
riecheggia con
inaudita forza nell'oscurità del sottobosco, strappandogli
un'occhiata confusa.
“Sono
io l'abominio, non lui. Lui è solo una vittima”
scandisce Lily
Luna scostando la pesante sciarpa argento-blu così da
denudare
completamente il viso, esponendo all'inclemenza del gelo labbra
pallide ed un po' troppo gonfie ove le ha morse colta
dall'agitazione; ogni traccia di sconforto è svanita,
sostituita da
una distaccata austerità che la fa apparire assai
più adulta dei
sedici anni anagrafici che possiede, una sorta di raffigurazione d'un
icona sacra dai lunghi capelli simili ad un fiume di lingue fiammanti
i cui occhi, pozzi scuri in cui il 'Lumos' svanisce annichilito,
paiono antichi, come se appartenessero a qualche perduto Dio
antidiluviano.
Avverte
un calore famigliare irradiarsi all'interno del petto, scacciando il
freddo notturno e donandole quella sicurezza che prima le mancava,
troppo spaventata dalla forma in cui è apparso questo nuovo
risvegliato per concentrarsi sulla sostanza e sulla verità
di quanto
le sta innanzi: non sono i nerboruti centauri armati di spade e
lance, né il giovane ragazzo-carbone arso dalla sete e reso
violento
il vero pericolo, non è la Foresta Proibita con i suoi
infiniti
segreti e tremendi figli dalle lunghe zanne, zoccoli poderosi o
artigli ricurvi, bensì Lei e questa realizzazione la
spaventa più
d'ogni altra appresa in precedenza, donandole però una punta
d'oscura gioia.
“Potter,
non è il caso che sappiano più del
necessario” l'ammonisce Piton,
scoccandole un'occhiata tagliente mentre le afferra il gomito con
l'intenzione di trascinarla da parte, affinché non compia
qualche
follia; lei alza il viso, gli occhi castani s'incatenano
all'ossidiana ed in quel fugace istante il mago riesce a 'vedere'
con chiarezza l'oscurità che Lily Luna nasconde
inconsapevole
all'interno dell'animo, una voragine d'ombra e potere che lo attira
come la fiamma con la falena spingendolo con forza ad affacciarsi per
vedere l'abisso in cui smarrirà sé stesso.
In
quel momento non è più una ragazzina sedicenne
stanca a causa della
giornata passata al campo di Quidditch per gli allenamenti della
squadra di Corvonero e nella Stamberga Strillante, in compagnia d'un
mago deceduto da un ventennio e dai suoi ex commilitoni cadaveri,
bensì una creatura alla quale la natura che li circonda
risponde
solerte in un frusciare di fronde umide e stridere d'uccelli
notturni, nello scalpiccio degli animali selvatici e nel lontano
sciabordio delle acque del lago, accogliendola con gioia assieme alla
rinascita di quella magia che l'Inghilterra credeva perduta.
L'uomo
espira lentamente lasciando il braccio della ragazza con un gesto
repentino come scottato da quel fugace contatto, avvertendo le dita
formicolare a causa del potere che divampa nel corpo di lei come un
incendio, bruciando ragione e volontà per lasciar posto a
quel
primordiale istinto che le permette di entrare in connessione con
l'antica magia sopita nel suo animo, la stessa che ora rifulge negli
occhi scuri dalle sfumature terrose studiandoli tutti con altero
distacco.
E'
come se fosse doppia: la giovane sedicenne
Covonero
amante del Quidditch e della letteratura, fissata con lo
studio e
talmente introversa da non avere né desiderare amici, poi
l'entità
primordiale che sa risvegliare i morti e conversare con loro, dotata
d'un magnetismo pericoloso e di un potere solenne, agghiacciante.
E
se riguarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà
guardare
dentro di te.
Cosa
diverrai quando la Katàbasis sarà compiuta, Mia
Disgrazia?
“Tu?”
Leonte sogghigna divertito studiando con sufficienza quella piccola e
gracile umana dai capelli fulvi e spettinati, infagotta in abiti
decisamente troppo larghi, chiedendosi quale follia abbia spinto
l'altro cadavere – l'uomo-ombra - a
condurla dinnanzi a loro
quando è evidente il terrore che prova, sotto al quale cela
con
difficoltà l'intenzione di essere da tutt'altra parte;
l'uomo-cavallo estende il sorriso colpito dall'ilarità della
vicenda
e pronto a mettervi fine, poiché se il Sofòs
è così debole
da non riuscire a proferire alcun ordine d'esecuzione immediata per
il suo ex collega redivivo e l'altro morto ci penserà lui
stesso, al
diavolo le gerarchie, ed una volta ritornati al Clan farà
tutto ciò
che è in suo potere per destituire Fiorenzo il quale
continua
imperterrito a peccare di eccessiva prudenza, oltre ad essere
schifosamente amico dei bipedi.
“Io”
risponde tranquillamente la giovane, avvicinando la bacchetta al viso
affinché risulti ben visibile nell'oscurità della
Foresta e, quando
gli occhi castani di lei incontrano le iridi nere di Leonte, il
sorriso di quest'ultimo muore sulle labbra cristallizzato in una
smorfia di puro sbigottimento ed orrore; gli zoccoli del centauro
pestano il terreno con violenza, alzando zolle di molle terriccio e
brandelli di foglie morte, mentre lotta contro sé stesso per
non
indietreggiare al contatto con quello sguardo – terribile
–
inumano, lo sguardo dell'Antica Dea rilucente nel riverbero
dei
fuochi sacri che ora rivive con spaventosa forza in quel visetto
pallido di sedicenne.
“Cosa
sei? Cos'è questa magia?” domanda Cassandro
reprimendo a stento un
brivido, stringendo con più forza le dita attorno alla
spessa corda
così da mantenere un contatto con un oggetto abbastanza 'reale'
da ricordargli di essere ancora sul piano terreno,
all'interno
della Foresta che ha imparato a chiamare casa sin dal primo nitrito e
non lontano, perso in una terra di rocce e sabbia dal colore del
sole, il cui cielo è grande e vasto come l'infinito, d'un
azzurro
abbacinante; ciò che vede negli occhi di lei sono echi di
memorie
perdute, custodite dal sangue e dai cromosomi, appartenute ai suoi
antenati vissuti centinaia d'anni addietro, in quella terra natia
chiama Grecia di cui lui ha sentito parlare nei racconti del Clan.
La
strega sorride dolcemente, ma prima che possa rispondere è
Fiorenzo
a venirle in soccorso, chiamandola con il giusto appellativo
riservato alle creature della sua specie.
“Nekyomanteia”
il Sofòs trotta lentamente verso la giovane Corvonero senza
alcun
intenzione malevola o battagliera, studiandone la fisionomia con
curioso interesse prima di passare alla bacchetta, un'asticella nera
e ritorta somigliante ad una clavicola, sulla quale brilla ancora il
puntolino di luce aurea prodotto dall'incantesimo 'Lumos';
vi è ora una vaga confusione sul viso arrossato dal freddo e
la
solenne alterità mostrata poc'anzi inizia ad incrinarsi,
sostituita
da un'espressione assai più terrena ed appropriata ai suoi
sedici
anni dalla quale trasuda una certa confusione.
“Oh...non
parli greco?” Leonte la schernisce con cattiveria, intuendo
quanto
la ragazza mal sopporti l'essere trattata da stupida per smorzare le
ultime, ardenti, braci di quell'oscuro potere che l'ha annichilito e
ridotto al silenzio attraverso una semplice occhiata; brucia di
rabbia e soddisfazione nel vederla stringere i pugni con forza,
trattenendosi a stento dall'insultarlo pesantemente, mentre il
castano dell'iride torna ad essere un banale colore senza alcuna
particolare sfumatura e la scheggia d'ombra regredisce soverchiata
dal bagliore del 'Lumos', spingendola a riacquisire
il
controllo su di sé; Piton espira lentamente incrociando lo
sguardo
di Fiorenzo, il quale pare decisamente seccato dal commento
inopportuno berciato dallo Strategòs e molto più
propenso ad
approcciarsi con rispetto alla giovane strega, della quale –
probabilmente – ha intuito parte della
natura senza
necessità di conoscere i macabri particolari legati al Rito
del 31
ottobre, né le sue oscure origini famigliari.
“
Nekyomanteia
è un lemma in greco antico che può
essere tradotto in ' oracolo
dei morti'. Così venivano chiamati i sacerdoti del Nekromanteion,
il tempio sotterraneo dedicato alle divinità infere Ade e
Persefone.
Nel corso dei secoli questi santuari sono andati quasi tutti
distrutti o abbandonati a causa della natura dei rituali che in essi
si svolgevano ed a seguito della presa di posizione delle cosiddette
religioni Monoteiste, le quali hanno un rapporto totalmente diverso
con il mondo dei defunti, oltre a vietarne espressamente il
contatto”
spiega il Sofòs con pazienza, lanciando un'occhiata
tagliente allo
Stràtegòs affinché stia zitto e non
s'azzardi di nuovo a schernire
la ragazza o a scavalcare la sua autorità fingendo una
conoscenza
dei fatti che non possiede, data l'incapacità di cogliere i
segnali
inviati dagli Dei, nonché l'assente capacità
divinatoria; Leonte
grugnisce a denti stretti, strattonando con forza il capo della corda
che tiene fra le mani per impedire al ragazzo carbone di dimenarsi,
in un gesto di rabbia malcelata che non sfugge ai presenti.
“Credo
che lei si stia sbagliando, Signore. Non sono una Nekyocosa, al
massimo una negromante” mormora Lily Luna soffocando con
discreta
abilità l'ennesimo attacco di panico mentre si domanda
febbrilmente
perché, da quando è iniziata questa triste
vicenda, tutte le
creature che incontra vedano in lei più della misera e
triste
verità, ovvero che è stata in grado di fare
ciò che ha fatto
unicamente grazie alla sua infinita testardaggine unita ad una buona
dose di sfortuna, velata da una sottile stupidità di fondo,
poiché
avrebbe dovuto davvero prestare più attenzione alla formula
tradotta
malamente con Google anziché recitarla senza remore, come se
stesse
per castare un banale incantesimo di evocazione appreso a lezione;
volta appena il capo incontrando lo sguardo scuro ed intellegibile di
Piton, il quale ha labbra contratte in una linea ferma e non pare
intenzionato a dar voce ai propri pensieri, nonostante lei ora abbia
estremo bisogno di sentirlo parlare per smentire in modo –
tagliente – categorico quell'ennesima
follia.
Eppure...
“Quanti
anni hai, giovane strega?” domanda dolcemente Fiorenzo.
“Sedici.
Ne ho compiti sedici il venticinque ottobre”
Luna
in scorpione.
Nascita
oscura.
“Comunque
si, li ho resuscitati ma questo non fa di me una Nekyocomesidice.
E' accaduto per errore ed ora sto cercando di porvi rimedio. Davvero
non credo di essere più d'una strega con qualche, vaga,
abilità
negromantica. Di certo non sono un Oracolo” afferma Lily Luna
cercando di infondere in ogni parola tutta la convinzione che le ha
permesso di non impazzire dalla notte del Rito sino ad ora, per
cercare di sfatare quanto affermato con solenne sicurezza dal
centauro biondo, quell'agghiacciante prospettiva che la porrebbe in
una posizione ancor più scomoda dell'attuale,
poiché se davvero si
rivelasse fondata indicherebbe che il potere che possiede è
assai
maggiore di quello mostrato sin ora.
Si
sbaglia!
Io
non sono...
Non...
Pensa
cercando di rincorrere le poche certezze in suo possesso, lottando al
contempo contro alla tachicardia che la spinge a respirare in modo
disarmonico ed a grandi boccate per scongiurare un possibile
–
secondo – svenimento,
mentre osserva febbrile i volti dei presenti sperando che le sue
parole vengano accolte; ma i lineamenti dei centauri restano grevi e
bui, velati da quell'accenno di terrore che li ha colti quando lei ha
parlato con l'altera e solenne voce degli Antichi e ciò
è
sufficiente a farle capire che nessuno crede a quella misera bugia,
non dopo aver visto come reagisce il fu Tiger alla sua presenza ed il
modo in cui li ha redarguiti tutti, invitandoli sottilmente a non
sottovalutarla.
Cerca
nuovamente lo sguardo scuro di Piton invocando mutamente aiuto, pur
intuendo che nemmeno lui creda al fatto che lei sia una 'semplice'
strega con qualche abilità ad entrare in contatto con i
morti, non
sarebbe mai stata in grado di risvegliarne così tanti senza
ben
conoscere i rituali né gli incantesimi adatti se
così fosse, ma
spera che – vista la poca
considerazione che sembra
nutrire nei suoi confronti – possa
liquidare le parole di Fiorenzo come pura follia, restituendole quel
barlume di sicurezza che ora le manca; quando incontra quegli occhi
distanti dal taglio orientale, bui come il Tartaro, ogni sua speranza
ivi annega sconfitta ed è costretta a richiudere le labbra
con forza
per non imprecare, abbattuta dal modo in cui anche l'uomo l'osserva
soppesando quanto appreso.
Malgrado
gli anni trascorsi al fianco d'un mago oscuro del calibro di
Voldemort, spietato e cieco a causa del folle odio provato verso le
sue misere origini, quel fugace spiraglio su un abisso d'ombre ed
antichi poteri scorto fugacemente negli occhi castani della giovane
strega ha turbato il mago più di quanto gli piaccia
ammettere,
spingendolo a rivalutare sia la missione affidata loro dalla Morte
che i ruoli di entrambi in quella 'caccia ai
risvegliati'
partita quasi per gioco la quale, alla luce delle congetture espresse
dall'ex collega centauro, sta assumendo i caratteri di un macabro
rito d'iniziazione.
Le
parole di Turpin riecheggiano con forza nella memoria, già
tristemente veritiere nonostante le metafore utilizzate e la
difficoltà d'interpretazione a causa delle poche
informazioni in
loro possesso e degli infiniti punti oscuri ancora da chiarire,
cementificando un'ipotesi che l'a tormentato per settimane, ovvero
che qualsiasi cosa sia destinata a diventare la Potter alla fine
dell'anno concessole dalla Mietitrice, ciò non
coinciderà mai con
la ragazzina introversa e spensierata che era prima di compiere il
Rito; nonostante sappia che ciò non lo riguarderà
più, poiché
quando la Disgrazia si troverà a fare i conti con i
cambiamenti
causati dall'essersi scoperta negromante lui sarà
già –
nuovamente e finalmente – morto,
una fulminea fitta gli attraversa il costato all'altezza del cuore
spingendolo a soffocare sul nascere una punta di folle
–
pericoloso –
dispiacere nei
suoi confronti, ricordando con ostinazione che se ora si trova
nuovamente in quel mondo che tanto ha odiato è solo a causa
della
stupidità di quella giovane e seccente so-tutto-io incapace
di
mostrarsi umile e fallire, nonostante si sia lanciata in un impresa
dai più ritenuta impossibile.
Blanda
scusa, pare sussurrare luna vocina all'interno del suo animo
imitando il fastidioso timbro di voce di Albus Silente.
Leonte
rompe il silenzio sbuffando contrito, indicando con un gesto rozzo
della mano il ragazzo-carbone all'interno del cerchio creatosi, il
quale continua a dimenarsi con forza cercando di spezzare le funi per
lanciarsi sulla giovane strega ferma ad una manciata di passi.
“Se
l'hai richiamato tu, allora mandalo indietro. Questo non è
posto per
i morti, Nekyocosa” esclama calcando bene
la scorretta
pronuncia di quell'epiteto straniero che tanto la terrorizza con il
solo intento di farla sentire inadeguata e stupida, affinché
rammenti e si penta della follia compiuta quando ha deciso di
cimentarsi nella brillante impresa di zittire Amanda Anderson
portando a termine quel Rito di cui non conosceva appieno l'origine
né il funzionamento, aprendo porte che sarebbero dovute
rimanere ben
sigillate; la mano sinistra di Lily Luna freme in un accenno di
rabbia mentre annulla gli effetti di Lumos,
permettendo
all'oscurità d'impadronirsi di nuovo di quella porzione di
sottobosco, prima di muovere alcuni lenti passi verso il
ragazzo-carbone che improvvisamente smette di dimenarsi, osservandola
con quelle orbite prive d'occhi come calamitato dalla sua presenza
–
dal potere che lei irradia – mentre la
giovane strega gli
rivolge uno sguardo carico di dolcezza e comprensione, evocando
quattro ciotole in cui Piton versa gli ingredienti richiesti dal
rituale dopo averli recuperati da una serie di fialette agganciate ad
appositi supporti della cintura.
Lily
Luna respira lentamente beandosi della sensazione di pienezza data
dall'aria fresca nei polmoni, concentrandosi per richiamare quel
potere sopito dentro sé che torna a bruciare violento
estendendosi
verso il cadavere del giovane Mangiamorte, il quale si slancia
nuovamente in avanti tendendo le spesse corde per affondare famelico
il viso nelle offerte, bevendo vino ed acqua con foga prima di
ingurgitare a grandi boccate acqua e miele; quando la strega fa
scivolare la punta della bacchetta sulla pelle pallida e fredda del
palmo procurandosi un lungo taglio Fiorenzo la guarda impassibile,
senza più l'ombra d'alcun dubbio a velare gli occhi chiari,
considerandola ormai per ciò che lei – rifiuta
- non sa
ancora d'essere, ma che sicuramente diventerà alla fine di
quel
tortuoso cammino – crescita-, esattamente
come gli astri
hanno predetto quando è 'nata' in questa
vita, giorni
addietro.
“C'è
qualcosa che vuoi dirmi, Tiger?” la voce della giovane
acquisisce
nuovamente quella cadenza aliena e solenne appartenente ad un
entità
antica mentre serra a pugno la mano ferita sopra la ciotola che aveva
contenuto il vino, oramai vuota, facendovi ruscellare all'interno
scure gocce di sangue dall'odore ferrigno ed appagando infine
così i
desideri di quella creatura che, per settimane, s'era trascinata
nella foresta in cerca di pace; gli occhi castani osservano
impassibili l'interno scavato delle orbite mentre pone nuovamente la
domanda, attendendo che il ragazzo-carbone finisca di ripulire la
scodella senza accennare ad alcun turbamento e chiedendo quando il
mutamento abbia iniziato a manifestarsi in lei, annientando paura ed
orrore per donarle la capacità d'osservare il macabro con
l'animo
quieto, poiché anch'esso è una sfaccettatura
della natura umana.
“Tiger,
c'è qualcosa che vuoi dirmi?”
Dalla
gola ferita ed annerita dal fuoco magico fuoriesce un sibilo
gracchiante e sinistro, il difficoltoso rantolo d'addio del moribondo
che si abbandona all'abbraccio dell'aldilà ed il respiro
greve
dell'Averno, freddo come ghiaccio ed altrettanto tagliente.
“Durante
i Saturnalia.
La
caccia del Solstizio.
Re
e Regina ti faranno a pezzi”
Ride,
mostrando ora un marchio opalescente inciso sulla fronte raggrinzita
- 'III Bastoni' - e, mentre la magia mortifera
evocata dalla
strega lo spinge ad appiattirsi contro il morbido terreno, il quale
inizia a franare con l'intenzione d'inghiottirlo al proprio interno
per restituirlo alla tomba e privarlo così della grazia di
quella
non-vita, questa si volta verso Piton, immobile alle sue spalle,
lanciandogli un'occhiata carica di fredda consapevolezza, ponendo
quella – scontata - domanda che
è rimasta ad aleggiare per
tutto il tempo senza però trovar voce:
“Non
ho risvegliato solo Mangiamorte, vero?”
Glossario:
-
Turpin:
Nonostante
i pronostici di Severus, Turpin risulta essere completamente matto.
In parte ciò
è sicuramente dovuto alla sua condizione di cadavere, ma
anche in vita è stato un tipo decisamente particolare, del
quale riporto un po' di background giusto per farvi capire meglio il
trip allucinogeno ad inizio capitolo: Turpin ha ventisei anni quando
muore nella battaglia di Hogwarts, nel 1998. Figlio d'un insegnante di
lettere babbano e di una strega, aborre la sua condizione di
mezzosangue sebbene, a differenza di altri suoi pari, sia affascinato
dagli scritti dei babbani, a suo dire molto più accurati e
profondi dei testi 'magici'.
Ha una vera e propria
ossessione per Voldemort, in cui vede incarnati tutti quegli archetipi
sopra riportati: l'essere un Dio decaduto costretto all'esilio,
imparentato con le creature che abitano al centro della terra (Mito
della terra cava, di questi alieni spesso descritti con forme
serpentine o di rettile, abitanti della città nascosta di
Shamballa) ed odia Piton, nonostante ne parli come fosse un'altra
tremenda figura mitologica.
Cita Nietsche per sottolineare
la sua incapacità d'aprire gli occhi ed elevarsi, di
staccarsi dalla religione e dalla sua condizione di mero ascoltatore
per seguire il 'saggio', la voce che lo spinge a migliorarsi (Lily
Luna) e si sente come l'ombra del mito della Caverna di Platone,
incapace di voltarsi e rompere le catene del fato.
-
Saggio realmente esistente sul
sito www.academia.edu
dal titolo “Medieval Necromancy and Medieval Beliefs
regardings the dead”
-
Maschera
Onnamen:
Maschera tradizionale del teatro giapponese rappresentante un volto di
donna.
-
Il
film in questione è Kill Bill vol.2 di Quentin Tarantino
(2004)
-
L'Averno
a cui fa riferimento Leonte è quello del mito greco, che un
po' si discosta dalla versione 'cristianizzata' proposta da Dante
Alighieri nella sua 'Commedia'.
NDA:
Capitolo riscritto in data 25/08/2023 – la parte in cui Lily
Luna e
Piton incontrano i centauri è stata pesantemente modificata,
sia per
fornire alcune informazioni in più, sia perché,
rileggendola, non
mi piaceva.
Capitolo
molto lungo, molto trip allucinogeno e dove Lily Luna inizia ad
interagire dapprima con i suoi compagni di casa, poi con altre
creature che verranno legate al suo segreto.
La
parte con i centauri inizialmente era molto più lunga,
contenendo
numerose informazioni sulla loro tribù, sul
perché abbiano lasciato
la Grecia per trasferirsi nelle fredde ed oscure foreste della Scozia
e su altre loro peculiarità; Fiorenzo qui è
descritto come nel
libro, non tiene conto di com'è stato rappresentato nel
film,
esattamente come Cassandro e Conan.
Leonte
invece è un mio (OC) introdotto per rappresentare i due
aspetti di
queste creature: il lato più saggio e filosofico incarnato
dai tre
centauri della Rowling, in contrapposizione a quello più
selvaggio
riportato nei miti greci (Leonte).
Si
aggiungono altri indizi, Piton è sempre meno felice del
ruolo che
incarna e mancano pochi 'Bastoni' per completare la collezione Panini
(sempre se si faranno catturare civilmente come questi ultimi,
anziché opporre la stessa resistenza d'un pokémon
leggendario
contro l'ultraball).
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie
davvero!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 8 *** .V. Biblioteca, duelli d'allenamento e strane apparizioni - (23 novembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo V
-
Capitolo V -
Biblioteca,
duelli
d'allenamento e strane apparizioni
[Compendio
sulle ricerche storiche inerenti alla Grecia del XVI sec., sull'arte
del duello e su insolite apparizioni]
"Non
il possesso della conoscenza,
della
verità irrefutabile fa l'uomo di scienza,
ma
la ricerca critica, persistente ed inquieta
della
verità"
[Karl
Popper]
Hogwarts,
Biblioteca
23
novembre 2023 ore 18.17
Piove.
Fredde
gocce perlacee scivolano pigramente sui vetri istoriati delle
finestre a sesto acuto che ornano il perimetro della biblioteca dopo
averli colpiti con forza, producendo un rumore ritmico e conciliante
che accompagna gli avventori nella lettura; per lo più si
tratta di
studenti del settimo anno intenti a svolgere ricerche propedeutiche
ai M.A.G.O che dovranno sostenere in giugno, chini su polverosi ed
antichi tomi attorniati da appunti, ma si può notare anche
qualche
ragazzo più giovane, timoroso di non riuscire ad arrivare
alle
interrogazioni invernali abbastanza preparato.
Con
le cuffie ben calcate nelle orecchie, attorniata da una consistente
montagna di libri di diverso genere, Lily Luna legge in silenzio con
il viso tuffato all'interno d'un grosso volume rilegato in pelle
dalle pagine ingiallite, fitte d'alberi genealogici e blasoni delle
più antiche famiglie purosangue d'Inghilterra; ha dovuto
attendere
diversi giorni prima che madama Pince le concedesse l'autorizzazione
a studiare quella copia unica, raccomandandosi più volte di
mantenerla lontana da eccessive fonti di calore e di non mangiarci
sopra, pena il bando permanente dalla Biblioteca.
Il
libro delle 'Fiabe' di Beda, come già aveva pronosticato,
non le è
stato molto utile poiché non contiene alcun dato che possa
ricollegare i tre fratelli a maghi realmente esistiti e suo padre,
solitamente molto loquace quando si trattava di narrare le avventure
di cui era stato protagonista da ragazzo assieme a zia Hermione e zio
Ron, non aveva mai voluto spiegare la vera storia dei Doni della
Morte, né ulteriori dati sui maghi che li avevano ereditati,
mantenendosi sempre sul vago; era stato Piton a raccontarle di
Ignotus Peverell, il presunto fratello che aveva chiesto in dono alla
Nera Signora un lembo della sua veste tramandandola poi ai suoi
discendenti, ora sepolto all'interno dell'antico cimitero di Godric's
Hollow e dei suoi fratelli maggiori, Cadmus ed Antioch, la cui
memoria l'Inghilterra magica tramanda attraverso un culto segreto nel
quale gli adepti si riconoscono grazie ad un 'simbolo': un triangolo
con inscritto un cerchio diviso a metà da una linea
verticale.
Lei
non ne ha mai sentito parlare, ma come le ha fatto notare l'ex
professore, se suo padre è davvero il possessore dei Doni
della
Morte probabilmente ha voluto tenere la famiglia al sicuro da
possibili – e moleste – attenzioni
di fanatici, omettendo di rendere pubblico il suo legame con i
protagonisti di quella fiaba apparentemente innocua, ma che cela fra
le righe molti più segreti di un tomo dedicato alla magia
nera;
assottiglia lo sguardo sull'albero genealogico, percorrendo le linee
– rami – che legano i vari
componenti della famiglia Potter fino a giungere a lei senza
però
trovare alcun accenno al cognome 'Peverell' né ad Ignotus.
Ignotus.
La
Morte ha detto che quando mi ha incontrata l'ultima volta avevo nome
di uomo, un nome che significa oscuro e nascosto, scritto e
pronunciato in una lingua che non è la mia.
Ignotus
è latino, ma sono sicura che non sia così
semplice.
Un
paese a sud.
L'Italia
è a sud, ma il latino ai tempi dei tre fratelli era
praticamente
diffuso in tutta Europa.
Un
paese a sud con una cultura millenaria...
Con
la stessa intensità del fulmine che illumina il cielo saturo
di nubi
scure all'esterno, inondando la sala lettura d'una fugace luce
abbacinante, i pensieri della ragazza vengono trafitti dal ricordo
delle parole di Leonte, il centauro dal corpo equino nero come l'ala
d'un corvo che l'aveva sbeffeggiata per la sua ignoranza,
sottolineando quanto fosse ridicolo che una 'Nekyomanteia' non
sapesse il greco, che si ricollegano a quanto raccontatole da Piton
e, una volta realizzato d'aver sempre avuto la risposta sotto il
naso, si da malamente dell'idiota; sblocca lo schermo dello
smartphone e spegne la musica, iniziando a digitare sulla stringa di
ricerca di Google 'Battaglie XV sec, Grecia', scorrendo poi l'elenco
proposto con l'antico tomo ancora aperto sul suo albero genealogico
zeppo di nomi tipicamente anglosassoni già dal XIII secolo,
anno di
'nascita' del capostipite sopra al quale troneggia lo stemma araldico
dei Potter: uno scudo inglese di colore bianco e rosso, sul quale
spiccano due coppe – o vasi –
nero
inchiostro.
La
caduta di Costantinopoli, 1453.
Ma
certo!
Legge
velocemente della battaglia e di come, a seguito di essa, anche la
Grecia sia stata annessa all'Impero Ottomano che la governava con
pugno di ferro proibendo l'utilizzo e la diffusione della lingua e
della cultura millenaria che essa possedeva, cancellando poi ogni
riferimento all'impero Bizantino ed imponendo il cosiddetto 'tributo
di sangue', ovvero il prelevamento forzato di giovani ragazzi da
mandare nella capitale per essere addestrati come Giannizzeri;
secondo le fonti magiche Beda da York ha scritto le sue 'Favole'
attorno al 1530 d.C. quindi è possibile che abbia conosciuto
i tre
maghi esuli – magari scappati dal
reclutamento o dalla
conversione forzata all'Islam- verso
l'inizio del secolo, quando sono giunti sull'isola dopo aver
attraversato l'Europa.
Leggendo
per giorni riferimenti ai processi per stregoneria tenuti dalla
chiesa cattolica s'era convinta che il 'Dio' nominato dalla Morte
fosse quello cristiano, senza tener conto che esistono altre
religioni altrettanto inclementi con coloro che praticano la magia in
ogni sua forma e che sia L'islam che l'Ebraismo non hanno mai
tollerato pratiche legate agli antichi culti definiti impropriamente
'pagani', legati al mondo classico.
Curiosa
di confermare la sua ipotesi torna al motore di ricerca e prova a
scrivere 'Ignotus greco antico', venendo rimandata alla pagina d'un
dizionario munito d'apposita tastiera in alfabeto ellenico che
riporta tre possibili traduzioni del lemma indicato: 'Adelos',
'Agnostos' e 'Adozos'; il secondo in particolare le sembra il
più
probabile data l'assonanza fonetica e letterale con il corrispettivo
latino con cui poi il giovane Peverell s'è fatto conoscere
in
Inghilterra, specie tenendo conto che anche i suoi fratelli maggiori
s'erano limitati a 'latinizzare' i loro nomi nella forma più
vicina
all'originale.
Cadmus,
traduzione di Kàdmos.
Antioch,
traduzione di Antiokhos.
Peverell,
perché scegliere questa parola come cognome?
Probabilmente,
pensa la strega analizzando razionalmente tutti gli elementi
raccolti, i tre maghi hanno raggiunto l'Inghilterra passando per il
continente ed hanno deciso di comune accordo di munirsi d'un cognome
che non avrebbe fatto sorgere troppe domande sulle loro reali
origini, considerato che – anticamente
– la
sua utilità era ben diversa da quella attuale, servendo
unicamente a
distinguere una persona da un'altra in base alla parentela, al luogo
d'origine o al mestiere suo o dei suoi avi, inoltre non era certo
qualcosa che tutti possedessero in questa forma; digita 'Peverell,
significato' ed aspetta che il collegamento alla rete le elenchi i
siti web più pertinenti, scoprendo così che tale
epiteto venne
introdotto in Inghilterra a seguito della conquista normanna di
Guglielmo del 1066, diffondendosi poi nel Devonshire e nel Derbyshire
in forme leggermente diverse ma pur sempre riconducibili ad esso e,
più che dall'antico francese
– come inizialmente aveva
pensato – , la
parola dovrebbe
derivare dal latino, essendo una forma corrotta e volgarizzata di
'Puerulus', ovvero: 'Fanciullo', 'Giovinetto', ciò potrebbe
confermare la giovane età dei tre fratelli quando arrivarono
sulle
coste dell'Inghilterra, anche se non coincide con quanto scritto da
Beda nelle sue 'Fiabe', ove i tre maghi sembrano essere molto
più
vecchi.
Sposta
il telefono concentrandosi nuovamente sui nomi riportati nell'albero
genealogico, restringendo la ricerca a quelli che presentano una data
di vita e morte compresa fra la metà e fine del 1500 d.C,
convinta
che se Ignotus avesse avuto dei figli essi avrebbero dovuto entrare
in contatto con i Potter in quel frangente, abbandonando
definitivamente il falso cognome per acquisirne uno consolidato ed
importante sotto cui nascondersi, finalmente al sicuro; l'occhio le
cade distrattamente su un piccolo 'ramo' senza 'propaggini' che
riporta il nome dell'unica donna senza genitori né altri
collegamenti o riferimenti ad antiche famiglie purosangue o babbane,
portando un vuoto che incuriosisce ed insospettisce la giovane strega
dai capelli rossi.
“Iolanthe”
sussurra assorta, percorrendo con il dito la corta linea che lega
quel nome così 'strano' a quello del marito Hardwin Potter,
scivolando poi nuovamente verso il basso per seguire l'incedere di
nascite e morti fino a tracciare un'invisibile cerchio attorno al suo
nome; il cuore batte frenetico, alimentato dall'improvvisa certezza
d'aver svelato parte del segreto custodito dalla sua famiglia,
segreto di cui – ne è sicura
–
nemmeno suo padre è a conoscenza, ma l'euforia dura poco,
sostituita
repentinamente da quel senso d'oppressione, sgomento e
fatalità che
l'accompagnano dalla notte del rito.
Inghiotte
un grumo di saliva amaro ripensando al viso bruciato e sfigurato di
Tiger, a quel ragazzo poco più grande di lei morto in modo
così
atroce e al pensiero che l'ha colpita una volta mandato a dormire:
nella battaglia di Hogwarts non sono stati uccisi solo Mangiamorte ma
anche diversi studenti e membri dell'Ordine della Fenice, come suo
zio Fred ed i genitori di Teddy Lupin, e la Morte non ha mai
accennato al fatto che i settantotto risvegliati appartenessero
unicamente alle schiere del Signore Oscuro, quindi la
possibilità di
doversi trovare ad affrontare persone che
– in vita –
combattevano
dalla parte del
giusto è tristemente reale, anche se fin ora non ha mai
voluto
prenderla in considerazione; il fatto d'essere diretta responsabile
di quanto accaduto la notte del 31 ottobre, così come l'idea
di
possedere davvero la capacità di risvegliare i morti non le
sembra
più così assurda e ciò la terrorizza,
facendole avvertire con
dolorosa insistenza il peso d'una responsabilità troppo
grande,
troppo complessa per una ragazza di soli sedici anni.
Gli
occhi castani percorrono nuovamente i nomi degli antenati mentre si
chiede perché la magia si sia dovuta risvegliare in lei e
non in
qualcun altro così da saltare la sua generazione,
lasciandola alla
sua vita normale fatta di silenzi
e poche certezze, tanti sogni e molte illusioni, un mago o strega
più
abile e potente in grado di gestire l'enorme peso che questo tipo di
capacità porta con sé, utilizzandolo magari per
fini più alti che
il semplice voler dimostrare l'impossibilità d'una teoria
alla
compagna di Casa con cui si contende il podio delle valutazioni
scolastiche; eppure, sotto l'angoscia e quel senso di
fatalità che
l'ha colpita una volta realizzato d'aver richiamato alla vita anche
gli ex studenti morti fra le mura del castello, sente
–
sa – che
questo dono doveva
arrivare a lei tramite i labirinti di sangue, legandosi ai globuli
rossi ancor meglio di quanto possa fare l'ossigeno, affinché
sia in
grado di trovare la sua strada nel mondo.
Sai
Iolanthe? Avrei preferito ereditare la capacità di parlare
il
Perseltongue.
Più
facile, meno scomoda da gestire.
Meno
oscura
Una
seconda rivelazione la colpisce facendole sgranare lo sguardo con
sgomento mentre studia il corsivo tutto svolazzi in cui sono vergate
le date di nascita e morte delle donne 'Potter' che non sono entrate
a far parte della famiglia tramite matrimonio; sono poche e spiccano
come mosche bianche nella pletora di nomi maschili di padri, zii,
cugini e fratelli, specialmente a causa dei rami 'mutili' che da esse
non si propagano, rimarcandone con solenne fatalità la
dipartita
assai giovani.
Fra
i sedici ed i diciassette anni?
Una
o due può essere il caso, ma tutte?
Un
anno esatto dal rituale per recuperare le settantotto anime perdute,
pena la morte...
Oh...porco
Merlino...
“Lily!”
A
strapparla dalla torma d'oscure ed inquietanti elucubrazioni in cui
s'è persa giunge la voce cristallina e solare di Rose
Weasley che
frantuma la bolla in cui s'è rinchiusa per estraniarsi dal
mondo,
spingendola a riportare l'attenzione alla sala lettura circostante,
ove il brusio ovattato prodotto dagli studenti s'amalgama al
ticchettio ritmico della pioggia, facendole dimenticare per
un'istante la nera parentela con i Peverell e la maledizione che essa
ha portato; la giovane Weasley le si accomoda affianco in uno
svolazzo di mantello nero su cui spiccano come fiori rosso ed oro
l'emblema di Grifondoro e la spilla di caposcuola, sistemandosi la
lunga chioma riccia, sorridendole con gioia.
E'
una bella ragazza Rose, alta e slanciata, dal dolce viso rotondo su
cui spiccano grandi occhi da cerbiatta, castani e labbra morbide,
piene, sotto un nasino alla francese spruzzato di lentiggini; indossa
con rigore la divisa scolastica senza concedersi mai un ornamento o
l'utilizzo di scarpe più comode e meno orribili dei
mocassini
marroni d'ordinanza, con la cravatta giallo oro ben annodata e la
camicia infilata correttamente nella lunga gonna scura.
Lily
Luna al suo confronto pare scappata da un centro di stoccaggio
d'abiti usati, data l'abitudine a girare con la camicia perennemente
scomposta, cravatta inesistente e mantella d'una taglia più
grande
gettata sulle spalle con noncuranza, così da coprire il
tutto in
modo da risultare il più anonima possibile; persino nel modo
di
tenere i capelli Lily Luna un po' la invidia dato che, nonostante sia
più folta e riccia della sua
– che al massimo può
essere definita 'informe' – la
chioma di Rose è sempre perfetta e ben pettinata,
contribuendo ad
aumentarne l'eleganza, mentre lei fatica a passarci dentro il pettine
nelle rare volte in cui si ricorda di farlo.
“Ciao
Rosy!” saluta in un sussurro la Corvonero distendendo le
labbra in
un sorriso gentile, chiudendo il pesante tomo con un tonfo secco,
attenta a non fare troppo rumore per non incorrere nelle ire
dell'inflessibile madama Pince; la cugina osserva la montagna di
libri disposti attorno a Lily Luna a mo di barriera con interesse,
studiandone i titoli e sorridendo nel constatare che appartengano
alle discipline più disparate, molti presi in prestito dalla
sezione
proibita.
“Studi
per gli esami di Dicembre?” domanda poi allungando lo sguardo
sul
volume di genealogia magica, leggendone il titolo vergato in
caratteri gotici oro su fondo in pelle brunita con stupore; che Lily
Luna sia una ragazza sopra le righe è risaputo da anni,
così come
il fatto che si sia sempre dimostrata una lettrice vorace,
più
interessata alle nozioni riportate nei testi di saggistica e alle
avventure dei romanzi di ciò che accade nel mondo reale,
forse a
causa del fatto d'essere cresciuta sin da piccola con i racconti
dello zio Harry, ma ultimamente le sembra davvero strana.
Fatica
a trovare tempo per Hogsmeade o per una semplice colazione assieme in
sala grande durante il weekend e quando si ritrovano a parlare spesso
è assente, assorta in pensieri di cui non vuol comunicare la
natura,
chiudendosi in lunghi silenzi aggravati da occhiate assenti, come se
fosse lì fisicamente ma con la mente altrove, poi la vede
molto più
pallida e smagrita, con profonde occhiaie scure a bordarle gli occhi
castani, stanchi; inutile sottolineare quanto ciò l'abbia
preoccupata, spingendola ad indagare con discrezione sulle ultime
novità riguardanti la cugina ed è rimasta davvero
scioccata nello
scoprire della sfiorata rissa in sala grande, giorni addietro,
così
come del fatto che sia stata ricoverata in infermeria per una
caviglia slogata la notte del trentuno ottobre
a causa d'una brutta caduta sulla scalinata esterna del castello.
Anche
l'aver preso la febbre in biblioteca durante una notte di studio le
sembra strano, ma ha già capito che provare a fare domande
dirette
risulterebbe inutile, vista la fermezza con cui Lily Luna evita in
confronto, come se vi fosse qualcosa di cui non vuole parlare o che
preferisce tenere nascosto, forse per paura d'un giudizio negativo.
“Tutto
bene? Come mai quel tomo sulle genealogie magiche?” le
domanda
accennando al volume.
Lily
Luna sospira e sorride conciliante, cercando di mandar giù
un bolo
di saliva amara contenente lo sgomento e le preoccupazioni maturate
in seguito alle conferme giunte dal suo albero genealogico per
fingere d'essere serena e tranquilla, come se si trovasse in una
comune sessione di studio per qualche esame imminente e non impegnata
a scoprire un mistero antico di secoli che potrebbe aiutarla nel
risolvere il casino in cui s'è trovata invischiata a causa
del rito
“Oh, per storia della magia. Sai quella ricerca di cui ti
parlavo?”
“Mi
hai accennato qualcosa,ma non sei mai scesa in dettagli”
replica la
Grifondoro con lo stesso tono inflessibile adottato da Hermione
Granger quando rimarcava le manchevolezze dei suoi migliori amici,
strappando alla giovane Corvonero una bestemmia silenziosa; fregare
Rose è pressoché impossibile date l'intelligenza
e la capacità
d'osservazione molto acuta, tratti ereditati dalla madre, e lei
è
cosciente di non essere abbastanza brava a fingere né
dissimulare
per poterne uscire senza fornire alcuna valida spiegazione;
mentalmente s'annota di chiedere a Piton come faccia a sembrare
sempre disinteressato ed annoiato da tutto, poiché la sua
proverbiale faccia di culo ora le sarebbe alquanto utile.
“Beh
sai, non ho avuto molto tempo ultimamente. Tra le interrogazioni
imminenti ed il Quidditch mi resta davvero poco tempo, in
più sono
pure stata male”
“Lily,
sei solo al sesto anno! Quando arriverai al settimo che farai?
Persino io ho molto da fare ma tempo per stare con te ne trovo,
così
come per parlarti dei miei progetti. Sembra quasi che non ti importi
più di parlare con me” far leva sul senso di colpa
invece è una
caratteristica trasmessa da nonna Molly, così come la
capacità di
leggerle dentro con una singola occhiata, occhiata che Lily Luna
fatica a sostenere, mordendosi il labbro con forza pungolata da
quell'accusa velata e tristemente reale, poiché non potersi
confidare con Rose le spiace davvero dato che è l'unica
della
famiglia – oltre ad Albus – a
capirla e seguirla nei suoi ragionamenti, dandole sempre nuovi,
interessanti, spunti di riflessione per risolvere i problemi.
Ma
questo è un teatro d'ombre ove tutto è reale e
nulla lecito.
Non
posso trascinarla con me lungo questo sentiero di sangue.
Non
lei che è sempre così buona e giusta,
così ancorata alle regole.
Morirebbe.
“Non
è così, Rosy. Lo sai. Sai che ti voglio bene e
che in tua compagnia
mi diverto, ma in questo periodo ho altro per la testa. Tu, James ed
Albus avevate già le idee chiare sul vostro futuro a dodici
anni, io
invece non so dove sbattere la testa e sto disperatamente cercando
qualcosa che possa entusiasmarmi abbastanza da scegliere come lavoro.
Ma è difficile...” quella confessione ammantata da
un sottile velo
di verità basta ad addolcire l'espressione autoritaria
comparsa sul
viso della strega Grifondoro che, senza alcun preavviso, si sporge in
avanti abbracciando la cugina, affondando il viso nei suoi capelli
scarmigliati rosso fuoco per sussurrarle all'orecchio quanto sia
stupida e di smetterla di farla preoccupare per simili cavolate, che
di tempo per decidere del suo futuro ne ha in abbondanza.
No
Rosy, ti sbagli...
Irrigidita
nell'abbraccio confortante che odora di rosa e bucato appena lavato,
Lily Luna non riesce a far altro che mordersi il labbro con ancor
più
forza, sentendosi orribilmente in colpa perché sotto la
maschera
della terzogenita solitaria ed educata di Harry Potter ha sempre
nascosto molto, segreti che appartengono solo a lei e a chi –
come lei – è
nato con un
frammento d'ombra incastonato nel cuore che la bolla d'oro generata
della famiglia d'eroi del mondo magico non è stata in grado
d'annichilire; sebbene siano cugine sono sempre state molto diverse,
Rose è espansiva e solare, gentile con tutti ed attorniata
da
numerosi amici ed ammiratori, lei invece ha sempre preferito
rifugiarsi in quella solitudine che i suoi genitori assecondavano
scambiandola per timidezza, lasciandola nel suo mondo 'fatato' a
patto che studiasse e si mostrasse altrettanto brava, desiderio che
lei ha esaudito più per vocazione personale che per
accondiscendenza, schifando amicizie e compagnie con ostinazione
granitica.
Accorgendosi
della rigidità della cugina – ricordando
improvvisamente il suo
ribrezzo verso il contatto fisico – la Weasley
ritorna a
sedersi composta, domandando : “Allora, dimmi un po' in cosa
ti
stai impegnando adesso, magari posso aiutarti!”
No
Rosy, non puoi. Grazie per il pensiero.
“Sto
facendo una ricerca su una possibile connessione fra i personaggi
delle Fiabe di Beda il Bardo e maghi e streghe realmente esistiti.
Per questo ho chiesto di poter consultare questo libro. E' solo un
progetto assurdo nato quasi per gioco, ma ormai mi ci sono
affezionata” spiega Lily Luna recuperando una parvenza di
compostezza sufficiente a dare credibilità alle sue parole,
sentendosi sollevata nel constatare che la cugina sembra crederle,
convinta dalla buona conoscenza reciproca e dal fatto che la giovane
Potter non le ha mai mentito, confidandole tutto ciò che le
passava
per la testa con trasparente sincerità.
“Fantastico”
sussurra Rose con occhi luminosi “Non facile ma molto
interessante.
Il professor Ruf è fortemente contrario all'analisi di fiabe
e
leggende in chiave storica, ma io invece credo che tale ricerca possa
dare un contributo immenso a quelle che sono le nostre conoscenze
sulla storia della magia inglese. Immagino che non sarà
stato facile
informarlo dell'argomento della tua tesi”
“Eh...non
l'ho ancora informato, in verità. Aspettavo di raccogliere
più
materiale e che le mie scoperte fossero inoppugnabili” di
tutte le
mezze verità raccontate questa le pare la meglio costruita,
sebbene
già tremi all'idea di cosa succederà quando il
castello d'illusioni
si sgretolerà al suolo rivelando la nuda e cruda
realtà dei fatti,
sempre che non si impegni davvero nel scrivere quanto ha detto e che
riesca a mandare a dormire tutti i risvegliati
prima del trentuno ottobre 2024, cosa che ora le pare estremamente
difficile dato il problema di doversi scontrare con ragazzi della sua
età morti e mutilati dalla guerra.
“Giusto,
giusto. Quindi è per questo che la notte non dormi? Che sei
finita
in infermeria con la febbre e che sei sempre così
scostante?” la
domanda fuoriesce dalle labbra di Rose con l'impietosa cadenza d'una
ghigliottina ben oleata, troncando di netto il respiro alla Corvonero
i cui occhi si sgranano, smarriti; si osservano nel brusio monocorde
della sala lettura per lunghi istanti prima che Lily Luna riesca a
trovare la lucidità sufficiente ad inventare una bugia
credibile,
una bugia che esula il Quidditch e le ricerche scolastiche, un vago
alone di verità lasciato cadere con noncuranza che spiazza
la
cugina, convinta che una tale ipotesi non potesse mai verificarsi.
“Mi
vedo...con qualcuno...” sussurra in un sibilo indistinto
facendo
sobbalzare Rose, il cui viso s'illumina di gioia mentre batte le
mani, eccitata e colpita dalla rivelazione.
“Oh!
Qualcuno è riuscito a scalare l'impenetrabile torre di
Corvonero per
strappare la principessa alla sua solitudine? Chi è questo
prodigio?”
Lily
Luna inarca un sopracciglio assumendo un'espressione scettica,
chiedendosi cosa vi sia di così eccitante nell'avere una
relazione
con un ragazzo sedicenne o diciassettenne ancora immerso nella
routine scolastica e senza alcuna libertà d'azione,
né di pensiero,
ma si trattiene imponendosi di sembrare quantomeno imbarazzata,
ricordando il famoso teatro d'ombre ed il gioco che ogni notte porta
avanti in silenzio, accompagnata da un uomo morto da ventidue anni
che è stato Mangiamorte, spia doppiogiochista e professore,
preside
ed amante delle Arti Oscure.
Potrei
anche basarmi su di lui per la descrizione dell'incosciente
malcapitato, così se Rose dovesse svolgere qualche indagine
fra i
ragazzi della scuola faticherebbe a trovarlo e mi lascerebbe in pace.
Fregarla
è stato più facile del previsto...
“Ci
vediamo da poco più di due settimane, è ancora
presto per rivelarti
come si chiama. Devo ancora capire se mi piace e vorrei evitare che
mio padre lo rapisca sottoponendolo ad un terzo grado, o che a James
venga la malsana idea di aspettarlo ad Hogsmeade per
minacciarlo” è
la replica che trasuda una verità inoppugnabile, dato
l'attaccamento
di Harry verso l'unica figlia femmina e l'irruenza del fratello
maggiore, sempre pronto a difenderla anche quando non richiesto; Rose
annuisce in silenzio, comprendendo sin troppo bene cosa significhi
prendere una cotta per una persona che la famiglia non tollera, data
la sua relazione – epistolare e poco fisica
– con Scorpius
Malfoy di cui Ron Weasley non tollera di sentirne pronunciare il
nome, figurarsi vederlo uscire con la figlia, nonostante il padre sia
un suo collega al dipartimento Auror.
“Beh
dimmi almeno a che casa appartiene!”
“Così
da permetterti di svolgere le tue indagini meglio? No, cugina, mi
spiace” ghigna Lily Luna alzando le spalle con noncuranza
“Lo
saprai a tempo debito”
“Io
però ti ho detto tutto della mia relazione segreta, e ci
terrei a
sottolineare questa parola, segreta, con Scorpius” sbotta
Rose
contrariata, desiderosa di poter conoscere il nome del ragazzo che ha
fatto breccia nel cuore di marmo e fantasie assurde della giovane
Potter, da sempre poco propensa ad interagire con chiunque, anche
solo per amicizia.
“Me
l'hai detto perché Scorpius è il migliore amico
di Al e, quando
ancora frequentava Hogwarts, a volte mi capitava di passare del tempo
in loro compagnia. L'avrei scoperto comunque” è la
replica
analitica, inesorabile, della strega Corvonero le cui labbra
s'incurvano in un sorriso tirato, stanco; quell'amicizia è
il primo
vero segreto che da anni si porta nel cuore, stando ben attenta
affinché non emerga per distruggere la falsa
verità creata per
nasconderlo, sicura che Rose inizierebbe a guardala con occhi diversi
se sapesse che tipo di 'amicizia' legava lei, Albus e Scorpius.
Silenzi,
luoghi oscuri e libri proibiti.
Osserva
gli occhi puri - da cerbiatta
- della cugina sentendo acuirsi sempre più l'abisso che le
separa,
poiché non v'è traccia d'ombra in quelle iridi
nocciola
impreziosite di pagliuzze d'oro, specchio di un animo d'un biancore
abbacinante, lindo e pulito come un panno appena lavato, mentre lei
si sente sporca fumosa, velata d'una nebbia perenne che occulta e
trasmuta, che si fa pietra antica quando il mondo tenta di graffiarla
affinché vi si schianti contro venendo ferito a sua volta,
celando
fra i suoi fumi l'immensa oscurità che ha preso a divorarle
l'animo
dal primo vagito urlato con forza; ripensa a quel nome solitario a
cui è stato strappato il gentilizio per cucirvi sopra un
altro
epiteto – straniero - così
da nascondere ciò che davvero Iolanthe era e si sente
improvvisamente affine a quella donna vissuta eoni addietro pur non
sapendo chi sia, né quale sia sua storia, solo per il
semplice fatto
d'aver un cognome che non sente come proprio ed una maledizione
antica a scorrerle nel sangue che le ricorda, ad ogni respiro, ad
ogni battito, quanto la vita sia effimera.
“Vero.
Ma non pensi che presto verrò a scoprire anch'io chi sia il
tuo
cavaliere? Frequenta Hogwarts e non sarà difficile
raccogliere
informazioni su uno studente che passa le notti in giro per il
castello, dopotutto sono Caposcuola” afferma Rose sorridendo
sorniona, stappando un gemito esasperato alla strega Corvonero.
“Sono
seria, non voglio che si sappia in giro. Ho una reputazione da
difendere”
“Quale?
Quella che stavi per mandare alle ortiche sabato in sala grande? Da
quando frequenti gente come la Trevisan? Oppure intendi la
reputazione che ti fa apparire come l'altera e maligna strega della
torre est di Corvonero?” la domanda sibilata con una vena
d'astio e
preoccupazione basta a far contrarre le labbra di Lily Luna in una
linea ferma mentre osserva la cugina con espressione stranita,
chiedendosi quante assurde – e fantasiose – voci si
siano diffuse
sul suo conto a seguito della fatidica cena, stupendosi che una
persona razionale ed intelligente come Rose vi abbia creduto senza
indagare più a fondo; sta per replicare in tono tranquillo
che lei e
la Trevisan non hanno alcuna interazione quando la giovane Weasley la
zittisce di nuovo, sciorinando un discorso buonista sulla
pericolosità di determinate compagnie, nonché
sulle ripercussioni
che tale atteggiamento avrà sulla sua carriera scolastica se
non si
decide subito a troncare l'amicizia con quella poco di buono
italo-croata e con questo misterioso 'ragazzo-fantasma' che la spinge
ad andare in giro di notte violando il coprifuoco, discorso che funge
da combustibile per la fiamma di ribellione che ha preso a divorarle
i pensieri da quando il dialogo s'è spostato dall'argomento
studio a
cose di cui non vuol parlare.
Si
sente davvero stufa d'essere sempre trattata come una bambina un po'
scema, bisognosa di protezione da tutti quelli che un po' la
conoscono, convinti che non sappia farlo da sé.
“Frequento
chi mi pare” è la lapidaria risposta che blocca
l'arringa di Rose,
lasciandole sul viso un'espressione di puro stupore; Lily Luna s'alza
rapidamente recuperando la bacchetta per mandare al proprio posto
tutti i volumi presi in prestito, tenendo unicamente il grosso tomo
sulla genealogia magica e, senza degnare la cugina d'un occhiata,
prende la tracolla da sotto al tavolo gettandosela sulla spalla.
“Lily!”
Rose le afferra il braccio destro costringendola a voltarsi per
poterla guardare bene in viso e ciò che legge in quegli
occhi
castani un po' la spaventa perché sono freddi e distaccati,
schegge
di buio d'una tonalità tendente al colore che assume la
terra smossa
dopo un temporale ed hanno la stessa, profonda, capacità
d'inghiottire; le labbra sottili e pallide della cugina sono una
linea dritta e ferma da cui non esce fiato né
giustificazione, che
rimarca tutta l'ostinazione con la quale ha pronunciato quella frase
tagliente che l'ha spiazzata.
“Si
può sapere che ti succede?” domanda la Grifondoro
con una punta di
rabbia ed il cuore in subbuglio, terribilmente preoccupata
dall'improvviso mutamento d'umore di Lily Luna che mai, prima d'ora,
s'era mostrata così drastica e cattiva nei suoi confronti;
quest'ultima scrolla le spalle, liberando il braccio dalla presa
così
da poter recuperare il grosso volume lasciato sul tavolo.
“Nulla,
crisi adolescenziali. Cose per la testa. Lasciami in pace e non
preoccuparti. Passerà. D'altronde come mi hai ricordato
prima ho
solo sedici anni e mi trovo in piena crisi pre-esami, ho finalmente
scoperto di poter avere degli amici che non appartengono alla mia
famiglia, né sono morti, esco con un tipo un po' strano e
non sto
certo affrontando una sorta d'apocalisse zombie su scala ridotta.
Tranquilla, va tutto bene, sono solo cose difficili da gestire per
una misantropa come la sottoscritta” nonostante il tono
leggere o
scherzoso con cui Lily Luna pronuncia quest'assurda spiegazione, che
sa di verità più d'ogni altra sentita in
precedenza, la schiena di
Rose viene percorsa da un brivido freddo mentre nel petto avverte una
sensazione d'oppressione strana, fastidiosa, che le impedisce di
respirare regolarmente; è sempre stata un po' folle e sopra
le
righe, la cuginetta Potter, nonché malata di cinema e
romanzi,
quindi non è il riferimento da un'ipotetica 'Alba dei morti
viventi'
a spaventarla, bensì quel muro che ha iniziato ad erigere
nei suoi
confronti escludendola, senza tener conto di tutti gli anni passati
assieme e delle numerose volte in cui ci sono state l'una per
l'altra.
“Non
preoccuparti per me, sto bene. Pensa ai tuoi esami e a Scorp. Ti
prometto che quando passerà questa 'fase' tra noi
tornerà tutto
come prima” aggiunge distendendo le labbra in un sorriso
sincero
che però non riesce a confortare la cugina; quest'ultima si
limita
ad un leggero cenno d'assenso, poco convinta, continuando ad
osservare gli occhi freddi di Lily Luna con preoccupazione,
ripromettendosi di sentire quanto prima Albus per chiedere ulteriori
informazioni su quell'improvviso cambio d'atteggiamento sicura che
lui ne sappia di più, d'altronde è l'unico a
conoscerla davvero.
“Va
bene Lils, ma ti prego, sta attenta”
Hogwarts,
Stanza
delle Necessità
23
novembre 2023, ore 21.05
Volta
la pagina lentamente, lasciando scorrere lo sguardo sulle righe
ordinatamente stampate ove l'autore parla dell'Inno a Demetra
eviscerandolo più di quanto avesse potuto fare Omero a suo
tempo,
spiegando con chirurgica precisione il dolore di questa madre tradita
e disperata, costretta ad abbandonare i suoi doveri per vagare verso
i quattro angoli della Terra alla ricerca di quella figlia tanto
amata – sua unica ragione di vita,
come spesso sono i
pargoli per le madri sole – rapita
e condotta - perduta - in
un regno in cui lei non ha alcun potere; questa madre feroce con
ninfe e fratelli che nella sua immaginazione assume l'aspetto d'una
Ginevra Weasley adulta e disillusa ma sempre agguerrita, sicuro che
anche lei sarebbe disposta a ribaltare il creato, sovvertendo
l'ordine cosmico, se ciò servisse a farle riavere la
preziosa –
unica- femmina com'era
prima di toccare l'ombra, d'assaggiare l'abisso.
Le
labbra pallide e sottili s'incurvano appena in un accenno di sorriso
mentre gli occhi ossidiana s'alzano dalla pagina per osservare
distrattamente lo spazio circostante, un'ampia stanza dal pavimento
in legno lucido costellata d'attrezzi ginnici e manichini armati di
bacchetta, con un bersaglio rosso stampigliato sul petto squadrato e
volto simile ad una maschera mortifera, contornati da pareti di
specchi sbalzati, specchi in cui la sua nera e magra figura non si
riflette, concedendogli l'illusione –
immaginazione - d'un
aspetto più gradevole di
quello avuto in vita; seduto per terra, con la schiena poggiata
contro una fredda colonna in marmo chiaro, assottiglia lo sguardo
sulla superficie riflettente di fronte a sé –
vuota –
immaginando
una figura dai
lunghi capelli rosso acceso ed inclementi occhi cangianti danzare
nell'aria satura di polvere, assumendo i connotati di quella
Persefone così sfuggente, come sfuggente risulta Lily Luna a
seguito
del rito.
L'unica
Lily Luna che abbia conosciuto, a onor del vero.
E'
in ritardo di cinque minuti, la lezione sarebbe dovuta iniziare alle
nove precise e, se fosse una sua studentessa, si premurerebbe di
affibiarle una punizione esemplare così da impedirle di
dimenticare
gli impegni presi dimostrandosi puntuale, ma essendo la loro
'situazione' assai particolare si limita a sbuffare
contrito
continuando a leggere mentre la rabbia s'accumula così da
poter
essere vomitata in un secondo momento, sotto forma d'insulti e
battute taglienti, facendo leva sull'orgoglio per ferirla nel
profondo, ove fa più male, nonostante sappia che quel
ritardo è
ampiamente giustificato; si trova in biblioteca e ha finalmente
capito il nesso fra la Grecia del XVI secolo ed i Peverell, se si
dimostrerà abbastanza attenta riuscirà anche a
trovare il nome
della donna che ha portato nella famiglia Potter il mantello
dell'invisibilità e quel sangue magico tanto oscuro che pare
essersi
risvegliato in lei come una di quelle malattie genetiche che saltano
generazioni, per poi colpire con inclemente crudeltà
'gli
eletti'.
Lui
ha appreso queste informazioni la mattina del sei novembre,
incuriosito dalla miriade di particolari rivelati dalla Morte durante
il colloquio nella sala lettura circolare della Sezione Proibita ed
interessato a scoprire quale matrimonio avesse mai regalato alla
famiglia di Grifondoro per eccellenza un potere talmente tanto arcano
e maligno da far tremare anche il peggior Mago Oscuro; non è
rimasto
stupito nel constatare che la portatrice fosse una donna, particolare
indirettamente rivelato da Albus quando si erano trovati a discutere
dei 'Doni', immagazzinato con noncuranza convinto che un dettaglio
talmente infimo non gli sarebbe mai stato di alcun aiuto, ma che ora
gli pare vitale poiché spiega l'apparente sparizione del
cognome
Peverell da tutti gli archivi magici inglesi.
Non
ho risvegliato solo Mangiamorte, vero?
Sospira
infastidito, assottigliando gli occhi ossidiana mentre l'eco di
quella frase pronunciata con voce terribilmente infantile e smarrita
gli riecheggia in mente con forza, annichilendo pensieri e ragione,
costringendolo a dedicare ogni attenzione
– controvoglia
– a
quell'assurda ragazzina a
cui s'è trovato legato per un ennesimo scherzo della sorte;
non ha
voluto aiutarla nella ricerca, spingendo affinché trovasse
da sé le
risposte perché ha capito che questo è l'unico
modo per fargliele
accettare senza che assurde paure e reticenze la blocchino,
concentrandosi a mente lucida sulla missione affidata loro dalla
Mietitrice.
Cosicché
io possa tornare al tanto agognato riposo eterno, liberandomi di lei.
Osserva
le venature delle assi che costituiscono in pavimento assumere il
color nocciola degli occhi della giovane strega, profondi e privi di
quella punta d'ingenuità che caratterizza lo sguardo dei
suoi
coetanei, come rimangono liberi da ogni traccia –
accenno
– di
verde; deve ammettere
- di malavoglia – che
convivere con lei si sta rivelando meno tremendo di quel che aveva
pronosticato dopo aver scoperto chi fosse, temendo si rivelasse una
copia sputata – ancor più
idiota – del
padre, mentre ora che l'ha conosciuta un po' meglio non può
fare a
meno di domandarsi da chi abbia preso, poiché sebbene
l'apparenza la
possa tranquillamente contraddistinguere come Potter, di fatto non
somiglia a nessun componente delle famiglie da cui discende.
E'
intelligente e colta, fantasiosa, dotata d'una lingua tagliente ed
uno spiccato senso d'umorismo, inoltre eccelle in diverse discipline
ed ama applicarsi in tutte le materie presenti nel programma, ma quel
che più l'ha colpito è stata la sua
profondità di pensiero, il
modo attento con cui analizza e cataloga ogni sfumatura del mondo in
cui vive e delle persone che ha attorno senza alcun pregiudizio,
eviscerandone pregi e difetti con un'abilità inquietante che
stona
con i suoi sedici anni anagrafici; quando non è impegnata a
prodigarsi in fantasiose bestemmie degne d'uno scaricatore di porto
babbano, mostrando anche in quest'ambito una conoscenza che scavalca
ed annichilisce quella d'una buona fetta di seguaci dell'Oscuro non
molto aulici, riducendo le triviali imprecazioni di Greyback a
leggere invettive, risulta quasi accettabile discutere con lei d'ogni
argomento possibile, fatto reso ancor più interessante dalla
capacità di tenergli testa quando le opinioni si dimostrano
contrastanti.
Non
somiglia nemmeno a Lily nonostante ne porti il nome, pensa con lo
stomaco contratto in una morsa ferrea; ha capelli ribelli come fiamme
d'inferno, d'una tonalità di rosso particolare che passa dal
sanguigno all'oro a seconda della luce ed un viso magro, affilato, su
cui spiccano labbra sottili e occhi troppo scuri.
Ma
la differenza più grande è nel carattere: Lily
Luna non è gentile
né amichevole, non ha un animo solare né le
riesce naturale piacere
a tutti; si mostra cortese e deferente per semplice rispetto delle
regole e delle gerarchie scolastiche, ma quando le situazioni lo
richiedono non si pone alcuno scrupolo ad andarvi contro per seguire
i suoi ideali.
E'
ombrosa e solitaria, attaccata a tutto ciò che riguarda le
idee
– fantasie – trasposte su
pellicola, carta stampata o pergamena, mostrando sincero disinteresse
verso il mondo che la circonda a meno ché esso non abbia
qualcosa
d'interessante da offrirle, peccato che quel che lei reputi
'interessante' sia spesso dai più considerato 'pericoloso',
poiché
quella voragine d'ombra che porta dentro la spingerà sempre
con più
forza verso tutto ciò che gli uomini temono o rifuggono per
paura o
semplice buonsenso, cose di cui lei non dispone a sufficienza; il
Signore Oscuro temeva Silente, temeva la profezia che lo voleva
sconfitto da un ragazzino nato alla fine di luglio e pertanto s'era
costruito dei limiti facilmente utilizzabili contro di sé,
ma lei è
diversa poiché l'unica cosa che davvero la blocca pare
essere solo
sé stessa.
Cosa
diventerà quando accetterà cos'è?
Cosa
diverrà quando la Katàbasis sarà
compiuta?
La
domanda resta ad aleggiare nei suoi pensieri giusto un'istante,
spazzata poi via dall'improvviso cigolio della pesante porta
d'ingresso da cui emerge, scarmigliata ed ansante, la giovane Potter;
i lunghi capelli ribelli danzano nell'aria polverosa, trattenuti a
fatica da un elastico nero decisamente troppo largo e le ricadono
sulle spalle avvolte nella giacca d'una tuta
– troppo
grande – bianca,
come bianchi
sono i pantaloni ornati da una riga verticale nera, che le coprono le
scarpe da ginnastica finendovi sotto.
Getta
malamente la tracolla colma di libri, pergamene e boccette
d'inchiostro a terra, senza curarsi di poter accidentalmente
fracassare una di queste ultime mentre continua a mangiar aria,
borbottando una scusa fra un respiro e l'altro.
“Venti
minuti, Potter” sibila l'ex professore alzandosi con
movimento
fluido, facendo sparire il libro per prendere posto al centro della
stanza con la bacchetta nella mano destra, pronto ad iniziare la
lezione.
“Ho
avuto un problema. E porca Morgana, questa stanza di merda potrebbe
anche apparire al primo piano o dove uno si trova, anziché
far
correre la gente come se non ci fosse un domani fin quassù!
Cioè,
ha presente che significa fare sette rampe di scale di corsa per
sfuggire a Barley e Gazza?” tenta di giustificarsi Lily Luna
con il
volto ancora arrossato dalla corsa, riprendendo finalmente la
parvenza d'un respiro regolare nonostante il cuore le martelli contro
il petto con forza.
“Ho
ben presente il fatto che Gazza ormai dovrebbe avere settant'anni.
Considerato che nemmeno da giovane è stato mai un eccellente
corridore e che la sua aspirazione non è morire d'infarto a
causa
d'una studentessa testa di legno tua pari, dubito ti abbia inseguita
fin quassù. Inoltre per te questo non è altro che
ulteriore
esercizio”
“Sputare
un polmone?” la ragazza inarca un sopracciglio, polemica
“Ok, va
bene. Gazza l'ho seminato alquanto facilmente, ma Barley m'ha dato
qualche problema, lui e la sua assurda fissa di placcare la gente
tirandogli contro il carrello dei secchi colmi d'acqua lurida o il
mocio a mo' di giavellotto”
“Potter...”
ringhia Piton fulminandola con un'occhiata tagliente “Se
avessi
davvero sputato un polmone non saresti qui
ad ammorbarmi con le tue inutili e sconclusionate chiacchiere. Ora
prendi posto nel cerchio dei manichini e riprendiamo la lezione sugli
incantesimi scudo, siamo già in notevole ritardo”
Lily
Luna gonfia le guance e sbuffa, trattenendo con forza un'acida
battuta fra denti e labbra, conscia che iniziare un duello verbale
con un Piton già incattivito e spazientito non sia una buona
idea
poiché finirebbero per litigare, complice anche il suo
nervosismo a
causa del dialogo avvenuto in biblioteca con Rose che le ha lasciato
dentro un senso d'amarezza e frustrazione fastidioso, così
esegue
prendendo posto di fronte ad un uomo di legno e metallo dal volto
simile alla maschera usata dai Mangiamorte, circondata dagli altri;
questi paiono animarsi di colpo, iniziando a castare schiantesimi
contro di lei che, abilmente, inizia ad evocare scudi volteggiando
così da trovarsi ogni volta faccia a faccia con l'avversario
che la
sta per colpire, rendendo la difesa più efficace e
respingendo
l'assalto nel modo migliore.
Piton
la osserva in silenzio, girando attorno al perimetro come un lupo
intento a studiare la propria preda, annotando tutti gli errori e le
debolezze della ragazza per poi fare una sommaria analisi dei suoi
punti di forza: è veloce ma si muove troppo, disperdendo
troppe
energie nel saltellare inutilmente da una parte all'altra del cerchio
quando basterebbe semplicemente voltarsi sul posto, facendo scivolare
i piedi sul terreno in modo da raggiungere rapidamente la posizione
corretta; sull'abilità e conoscenza degli incantesimi invece
non ha
nulla da dire e deve ammettere – con
riluttanza – che
Jonathan Andrew Murray ha fatto davvero un buon lavoro nell'insegnare
a queste nuove generazioni le corrette tecniche d'attacco e difesa,
sebbene siano puramente 'scolastiche' e manchino di quella
spontaneità e praticità che in vero duello
servono, dati confermati
dalla rigidità con la quale Lily Luna si sposta e dalla posa
che
assume dinnanzi ad ogni avversario, come se si trovasse perennemente
su una pedana da duello e non in un ambiente reale, con potenziali
pericoli provenienti da ogni angolo.
Le
manca capacità d'analisi del campo di 'gioco', o meglio,
l'ha per il
Quidditch ma non la sfrutta in questo ambito forse convinta che non
sia necessaria, senza rendersi conto di quanto davvero possa
diventare rilevante in uno scontro vero, comunque è indubbio
che
possegga una buona e migliorabile 'base' da cui partire per rendersi
veramente capace d'andare a caccia di morti senza lasciarci la pelle
e senza che lui debba intervenire a salvarla in ogni occasione.
Non
può permettersi d'aver appresso una palla al piede.
Incurva
le labbra nel fantasma d'un sorriso e le concede
–
mentalmente, ovvio – una lode
di merito per la sua tecnica, seppur grezza è molto
più di quanto
riuscisse a fare quella testa di legno del padre alla sua
età.
Mentre
la giovane strega continua gli esercizi, spronata dai commenti
taglienti sulla sua inadeguatezza e sul fatto d'assomigliare
più al
vecchio rospo di Paciock che ad un essere umano impegnato in uno
scontro, commenti che sono come benzina gettata sul fuoco d'orgoglio
e voglia di primeggiare, spingendola a serrare i denti migliorando i
movimenti, l'uomo si slaccia il lungo mantello nero ripiegandolo poi
con cura per infilarlo su uno dei pioli delle spalliere di legno che
occupano una parte della parete lunga, sbottonandosi poi anche la
stretta casacca per rimanere in camicia bianca e scuri pantaloni
infilati in alti stivali in pelle di drago.
Si
lega i sottili capelli neri, leggermente più lunghi di come
li
portava quand'ancora era in vita, in un codino basso ed arrotola le
maniche fino ai gomiti, recuperando poi la bacchetta per tornare ad
osservare la Potter che ha ripreso a respirare in modo affannato a
causa dello sforzo continuo.
Seguendo
un suo schema Lily Luna volteggia nel cerchio parando e schivando,
alternando il 'Protego' ad altri incantesimi scudo insegnati dalla
professoressa Ashdown durante le lezioni congiunte con il professor
Murray, fiera di ricordarli tutti perfettamente e di saperli
riprodurre con impeccabile precisione; ha appena evitato l'ennesimo
schiantesimo e parato una gragnola di fatture quando un presentimento
le fa rizzare i capelli dietro la nuca, spingendola a compiere una
rotazione per schermarsi da una maledizione decisamente più
potente
di quelle prodotte dai manichini.
“Ma
cazz” mormora a denti stretti, costretta a fare qualche passo
indietro a causa del contraccolpo, osservando con occhi sgranati la
figura alta e magra di Piton scrutarla con espressione intellegibile
e la bacchetta in pugno oltre le spalle d'uno degli uomini di legno e
metallo; senza lasciarle il tempo d'articolare una richiesta di
spiegazioni l'ex professore lancia un secondo incantesimo che la
ragazza è costretta a parare, sentendo le suole scivolare
sul legno
e le dita della mano formicolare indolenzite.
E'
forte, porca Morgana
“Reagisci
Potter” scandisce e le sue parole riecheggiano con forza
nell'ampia
stanza dai soffitti a volta, sovrastando gli schiocchi prodotti dagli
incantesimi che rimbalzano contro lo scudo.
“Ci
provo” cerca di ribattere lei, impegnata ad indietreggiare
senza
però trovare il tempo di produrre un attacco a sua volta,
costretta
a mantenere la barriera eretta per non essere colpita dalla pioggia
torrenziale di fatture che l'uomo le sta riversando addosso senza
alcuna pietà, né voglia di lasciarla respirare,
spingendola sempre
più indietro e costringendola a schivare o saltare gli
attrezzi
ginnici e gli altri ostacoli presenti sul pavimento per non
inciamparvi e finire a terra; diversamente da lei, che si muove
frenetica per mantenere il ritmo, lui alza a malapena il braccio e
ruota il polso, rimanendo con i piedi ben saldi al suolo
–
sinistro avanti – aperti in
linea con le spalle e ginocchia leggermente piegate, così da
avere
una posizione stabile e pronta al contrattacco o a scartare di lato
in caso d'un attacco a sorpresa.
La
ragazza aggrotta un sopracciglio cercando d'imitarlo, flettendo
leggermente le gambe sempre continuando a parare gl'incantesimi che
giungono con spietata precisione e mai nello stesso punto,
costringendola a prestare attenzione sia ai fianchi che di fronte,
faticando a pensare ad un possibile contrattacco; il formicolio
inizia ad estendersi alla mano intera, risalendo per i tendini tesi
sino al braccio, facendolo tremare.
Stringe
i denti.
“Il
ritardo era dovuto a?” domanda Piton monocorde cogliendola di
sorpresa, provocando un'incrinatura nella barriera che la costringe
ad inginocchiarsi per reggere il peso dell'urto dell'incantesimo.
Lo
osserva con occhi sgranati, indecisa se rispondere o continuare a
difendersi.
“Potter!”
la sollecita con un ringhio, lanciandole addosso l'ennesima gragnola
di fatture.
“Biblioteca!”
“Trovato
qualcosa d'interessante?”
Lily
Luna ansima una bestemmia mal assortita e stringe i denti senza
capire perché diavolo non abbia potuto chiederglielo prima
d'attaccarla a tradimento, quando erano fermi, ma ogni pensiero viene
annichilito dalla necessità di concentrarsi su quel che le
sta
giungendo addosso con forza e velocità spaventosa, rendendo
i suoi
scudi sempre più sottili e labili come se fossero stati
intessuti
con carta velina; se non trova subito un modo di controbattere
finirà
per raggiungere il muro di fondo e li si, sarà spacciata,
non ha più
forza sufficiente per castare una difesa in grado di reggere
– forse non l'ha mai posseduta –
la furia di Piton che, a giudicare dal tono quasi annoiato con cui la
guarda, non si sta nemmeno impegnando.
“Potter!”
la richiama nuovamente quando s'accorge che la risposta non arriva e
lei stavolta impreca forte, disperata, sentendo la barriera andare in
frantumi trapassata da un incantesimo che – ne è
sicura –
dev'essere il famoso 'Sectumsempra' utilizzato incautamente dal padre
contro Malfoy, che le passa pericolosamente vicino al fianco sinistro
per poi schiantarsi a terra, ove lascia un profondo squarcio nel
legno brunito.
“Cazzo!
Ma vuole uccidermi?” urla sgranando gli occhi castani,
costretta
poi a cercare riparo dietro una colonna in marmo per evitare un'altra
– impietosa – maledizione; Piton ghigna divertito,
incurvando
appena un sopracciglio scuro come l'ala d'un corvo in un'espressione
di finto stupore.
“Ovviamente...no”
Quella
pausa la inquieta.
“Ma
voglio che tu sappia difenderti se qualcuno ci proverà.
Magari con
qualcosa più d'un Protego o dell''Expelliarmus tanto caro al
tuo
tonto padre”
Con
la schiena sudata ben adesa al marmo freddo Lily Luna respira
famelica, con la bacchetta ben stretta nella mano sinistra ed il
corpo indolenzito a causa delle resistenza prodotta; osserva il fondo
della stanza terribilmente vicino e cerca altri possibili ostacoli
dietro cui nascondersi per prendere tempo così da elaborare
una
strategia che le permetta d'uscire indenne da quello scontro non
richiesto, perché è sicura che Piton non si
fermerà fintantoché
avrà la forza d'opporsi.
O
finché non mi avrà colpita.
“Forza
Potter, non stiamo giocando a nascondino”
Si
impone contegno modulando il respiro in lunghe e profonde boccate,
invocando una calma che fatica ad arrivare prima di voltarsi di
fianco per arrischiare un'occhiata verso il punto ove si trovava
Piton quando s'è nascosta, trovandolo vuoto; mossa
dall'istinto
scarta di lato, evitando appena in tempo una maledizione che va' a
colpire il marmo candido, scheggiandolo irrimediabilmente mentre lei
trova riparo sull'altro lato, slacciando e sfilando il giubbino per
lasciarlo cadere a terra così da rimanere in t-shirt.
Pensa
Lily Luna.
E'
più forte di te, ma non è detto che sia
più veloce.
Proviamo.
“Davvero
vuole sapere della ricerca?” urla la ragazza schizzando fuori
dal
riparo improvvisato diretta verso la fila di colonne site nella parte
opposta della stanza, parando nel mentre una serie di colpi che
paiono pioverle addosso dalle zone d'ombra.
“Ovviamente”
è la cacofonica, divertita riposta.
“C'è
stata davvero una Peverell nella mia famiglia. Si chiamava
Iolanthe”
spiega lei scartando gli incantesimi, scivolando velocemente sul
pavimento in legno per far in modo d'avere quanti più
ostacoli
possibili fra lei e Piton da usare come ripari o su cui indirizzare
gli attacchi; la cavallina esplode in una miriade di frammenti di
legno che la ragazza prontamente trasfigura in un solido scudo e,
quando anch'esso viene distrutto ne arresta i pezzi,
indirizzandoli
poi verso l'ex
professore sottoforma d'acuminate lance.
Lui
emerge dalle ombre evocando del fuoco che li incenerisce con
facilità, castandole poi un altro Sectumsempra che la strega
evita
con una piroetta, lanciando una Bombarda che va a collidere contro
gli specchi, frantumandoli con un boato; il muro trema e polvere
sottile turbina nell'aria calda, carica d'elettricità
statica e
magia, mentre i due si danno battaglia riducendo in pezzi tutti gli
arredi presenti e continuando il loro dialogo.
Lily
Luna gli racconta del nesso fra la famiglia Peverell e la Grecia del
XVI secolo, aggiungendo poi d'aver trovato curioso che tutte le donne
nate Potter siano morte a sedici anni senza figli né
apparente
spiegazione logica e l'uomo, dopo aver ridotto in fine sabbia un
pezzo di marmo grosso quanto il rullo d'una pressa per asfalto che la
ragazza gli aveva scagliato contro, replica che con tutta
probabilità
non è l'unica della famiglia ad essersi scoperta
'negromante' di
punto in bianco.
“Dice
che sono decedute perché anche a loro la Morte ha affidato
una
missione ed hanno fallito?” domanda Lily Luna evocando una
barriera
così da frantumare pezzi acuminati di specchio, studiando il
viso
pallido e divertito dell'ex insegnante con una punta d'orgoglio;
nonostante il dolore e la fatica sta resistendo, scagliando magie
d'attacco a sua volta e tutto perché parlare le ha permesso
di non
pensare troppo, concentrandosi con i sensi anziché
attraverso i
mille voli pindarici che la portavano a chiedersi quale fosse la
barriera giusta da usare o quale incantesimo fosse meglio lanciare
per ferirlo.
“Potter,
credo che tu sia l'unica testa di legno capace d'evocare per gioco
settantotto cadaveri, facendosi poi convincere ad andare a
recuperarli. No, penso siano morte perché il loro potere era
troppo
scomodo”
“Sta
insinuando che i miei antenati le abbiano uccise?” replica
sbigottita la ragazza deviando un incantesimo particolarmente potente
che rimbalza contro al soffitto, facendo cadere pezzi d'intonaco e
calcinacci. Osserva il viso magro e spigoloso di Piton perdendosi in
quegli occhi neri dal taglio allungato, scuri come l'abisso ove le
emozioni annegano e si scindono divorate dal nulla, spostando lo
sguardo poi sui lunghi capelli d'ebano sfuggiti al codino e sulla
guancia sinistra, ove inizia la cicatrice prodotta dal morso di
Nagini, per poi farli scivolare lungo il collo non più
nascosto
dall'alto colletto nero della casacca; dove il serpente gli ha
straziato le carni la pelle è tessuto cicatriziale ruvido,
mal
guarito, una grossa macchia ancor più chiara della
carnagione che
parte dalla mandibola e scende fino alla clavicola coperta dalla
camicia leggera.
Non
l'avevo mai vista prima d'ora.
Deve
aver fatto un male d'inferno.
Lui
pare essersi reso conto dell'esame e la richiama all'ordine con
l'ennesima gragnola di colpi, prima di ribattere atono: “Non
è poi
così strano. Anticamente quando un figlio nasceva con
caratteristiche 'non conformi' agli standard di famiglia veniva fatto
sparire abbastanza facilmente, specie nell'élite
purosangue”
“E'
inumano” ribatte la strega con convinzione, continuando a
volteggiare per la stanza evitando i numerosi detriti che ora
costellano il pavimento scheggiato, dilaniato dagli incantesimi; il
cuore le pompa frenetico e l'adrenalina sale ad ogni parata, ad ogni
attacco, annichilendo la stanchezza mentre lei si concentra su quanto
letto nei libri lasciando al subconscio l'arduo compito di gestire il
duello, chiedendosi se davvero le ragazze Potter siano tutte morte
per volere dei loro genitori che, una volta scoperto il loro potere,
avevano preferito farle sparire prima d'essere accusati dal
Wizengarmot di pratiche illecite.
Se
i miei sapessero, mi difenderebbero?
La
domanda è una scheggia d'insicurezza che si pianta nel
profondo,
insieme ad altri piccoli frammenti di dubbio che l'accompagnano dalla
notte del rituale.
“E'
ordinaria amministrazione, Potter. Solo perché provieni da
due
famiglie purosangue un po' sopra le righe non pensare che queste
pratiche fossero loro ignote. Ma, a parte la ricerca, c'è
qualcos'altro che ti ha trattenuta? Mi sembrava fossi in biblioteca
da questo pomeriggio” la domanda lanciata con noncuranza da
Piton
riecheggia cacofonica nell'ampio stanzone ridotto ad un campo di
battaglia, con muri segnati ed anneriti ed il pavimento oramai
completamente ingombro; Lily Luna si tuffa dietro i resti d'una
colonna per evitare una maledizione, prendendo del tempo prima di
rispondere, indecisa se raccontare all'uomo della scenata di Rose e
delle sue assurde paure, convinta che inutili diatribe tra
adolescenti non siano esattamente ciò che gli interessi
sentire.
“Mia
cugina” mormora alla fine e solo dopo un ennesimo sollecito
sibilato in tono tagliente con una fattura ben piazzata a correlarlo
“E' preoccupata per i miei recenti cambiamenti, fra cui la
sfiorata
rissa in sala grande. E per farla stare zitta mi sono inventata che
mi vedo con un ragazzo”
Il
sopracciglio nero dell'uomo s'incurva ed un'espressione vagamente
stupita gli scivola sul volto pallido “Originale, Potter. Ci
manca
solo che tua cugina si metta ad indagare con chi esci, se è
davvero
figlia della Granger non ci metterà molto a capire che le
hai
raccontato una colossale bugia, nonché cosa tu faccia
davvero nel
tempo libero”
“E'
anche figlia di Ron e siccome è innamorata persa di un ex
compagno
di scuola ci ha creduto senza problemi. Rose è intelligente,
ma ha
dei punti deboli. Basta far leva su quelli per fregarla. E le ricordo
che da quando la conosco non ho più 'tempo libero', anzi,
ormai il
mio tempo libero consiste nel frequentare le normali lezioni”
“E
chi sarebbe il fortunato?”
“Scorpius
Malfoy”
Le
labbra sottili di Severus Piton s'incurvano in un ghigno divertito
nel pensare alla faccia di Draco quando scoprirà che la
figlia di
Ronald Weasley ha una cotta per il suo unico rampollo e,
indirettamente, ripensa a Lucius, a quanto deve aver sofferto
nell'essere abbandonato dal figlio che ha deciso di lavorare come i
comuni mortali, intraprendendo la carriera di Auror per poi farsi
assegnare alla squadra di Potter; successivamente ritorna a
concentrarsi sulla ragazza che ora gli è di fronte, ansante
e
dolorante in mezzo a calcinacci e pezzi di legno scheggiato, con i
lunghi capelli fiamma liberi dal codino e gli occhi castani
illuminati da un fuoco di determinazione e divertimento mai visto in
nessuno studente prima d'ora, trovandosi stranamente dilettato da
quel duello improvviso nato più per testarla che per vera
voglia di
metterla in difficoltà, difatti avrebbe smesso molto prima
se lei
non si fosse dimostrata così pronta nel controbattere i suoi
incantesimi.
Un
silenzio innaturale discende nello stanzone come un velo di seta
mentre i due si osservano a vicenda, trovando nuovi particolari l'uno
dell'altra che prima non avevano colto; lo sguardo di lei scivola
sull'avambraccio sinistro dell'uomo calamitato dal nero che spicca
con violenza in contrasto con la pelle chiara, formando le spire d'un
mostruoso serpente che s'arrotolano verso l'interno.
Il
Marchio Nero.
Papà
diceva che dopo la caduta di Voldemort il tatuaggio era sbiadito sul
braccio d'ogni Mangiamorte, Malfoy compreso, mentre il suo è
ancora
nero e ben definito.
Forse
perché è morto prima che la battaglia finisse ed
io l'ho richiamato
esattamente com'era quando ha esalato l'ultimo respiro?
Per
un istante sente l'irrefrenabile desiderio di passarvi sopra le dita,
percorrendo per intero il disegno e studiandone i dettagli, facendole
poi scivolare verso l'alto finché non arrivino a toccare la
cicatrice che occupa tutta la parte sinistra del collo dell'uomo; ora
che lo vede così, senza quella stretta ed austera casacca a
collo
alto, gli pare quasi più umano e 'bello', a modo suo:
è alto e
magro, con un corpo asciutto su cui i muscoli appaiono ben definiti,
mani dalle lunghe dita sottili rese ruvide e callose dagli anni
passati a miscelare pozioni e viso spigoloso, scarno, su cui quegli
occhi d'abisso spiccano incredibilmente vividi.
Non
possiede la bellezza statuaria di Lorcan Scamander o del nonno James,
ma c'è qualcosa in lui, nel suo aspetto strano e
particolare, che lo
rende 'affascinante' e terribilmente 'pericoloso', sicuramente molto
più attraente del branco di ragazzini con cui è
costretta a
convivere fra le mura del castello; la ragazza ingoia un bolo freddo
di saliva piantandosi le unghie della mano destra nel palmo con
forza, mentre la sinistra stringe convulsamente la bacchetta,
cercando di scacciare quella torma di pensieri
–
irrazionali, folli – dal
cervello prima che lui se ne accorga.
E'
la stanchezza, Lily .
Sicuramente...
“Potter”
la chiama con voce monocorde studiandone il viso arrossato contornato
da quella cortina di fuoco che sono i suoi capelli, studiandone le
labbra sottili, dischiuse nell'atto d'immagazzinare quanto
più aria
possibile e gli occhi castani, profondi e caldi come terra appena
smossa, passando poi alla t-shirt dell'Hard Rock Café di
Londra
nera, con il classico logo giallo oro stampato sul petto, d'una
taglia troppo grande come troppo grandi sono i pantaloni bianchi con
banda laterale nera della tuta, domandandosi perché non
indossi mai
abiti della misura giusta; è bassa e magra, ma indubbiamente
'carina' se abbandonasse l'abitudine di andare in giro in modo
così
sciatto e mal curato, quasi l'indossare vestiti enormi fosse una
sorta di 'scudo' nei confronti del mondo circostante per continuare
ad apparire anonima, invisibile, quasi non si rendesse conto delle
potenzialità che possiede.
“Si?”
risponde lei incerta, iniziando a respirare regolarmente.
Deglutisce
saliva e folli pensieri, costringendosi a guardarla solo per
ciò che
è: una seccatura dal cognome ingombrante, parente della
donna a cui
ha votato esistenza e sentimenti e alla quale lei non somiglia per
niente, nonostante ne porti il nome; deve solo tenerla in vita
finché
non avrà imparato a gestire i suoi poteri così da
mandalo al tanto
agognato riposo eterno, non può certo perdere tempo a
divertirsi con
lei, né correggere un difetto d'autostima tanto insulso
quale
l'abbigliamento.
“Hai
una buona conoscenza degli incantesimi d'attacco e difesa,
ciò che
ti manca è la capacità d'analisi del terreno
applicata ad uno
scontro reale e, soprattutto, la corretta esecuzione dei movimenti.
Ti sposti troppo, perdi troppe energie in saltelli e piroette
inutili, dato che non siamo ad una lezione di ballo, inoltre devi
imparare a servirti di ciò che ti circonda per utilizzarlo
come
eventuale arma contro il tuo avversario” spiega l'ex
professore
recuperando la consueta calma.
“Credevo
d'averlo appena fatto. Ho usato gli ostacoli della stanza come ripari
e i pezzi degli oggetti andati in frantumi
come armi” ribatte Lily Luna guardandosi attorno, rendendosi
improvvisamente conto del disastro che hanno causato poiché
dello
stanzone ben arredato sono rimaste solo le pareti, anneriti e
scheggiate, mentre il pavimento è un ingombro d'ogni sorta
possibile di detrito, cosparso di sabbia e bruciature profonde;
sgrana gli occhi inghiottendo un secondo grumo di saliva, sussurrando
un imprecazione di stupore a fior di labbra.
“Si,
l'hai fatto. Ma solo dopo che io ti ho costretta a parlare per
deviare la tua concentrazione dal duello. Pensi troppo, ti concentri
troppo su cose futili. Devi imparare a rendere il combattimento
più
fluido, come se fosse un atto naturale quale il respirare”
“Non
avevo mai combattuto prima, non cosi!” si giustifica lei
indicando
l'area circostante “nel Club Scolastico non possiamo certo
scagliarci maledizioni così potenti, né ci
permettono di muoverci
dalla pedana o di demolire l'aula”
Piton
incurva le labbra in un ghigno “Per questo esiste la Stanza
delle
Necessità e sono qui a farti lezione. Dovrai diventare
abile, molto
più dei tuoi compagni ed insegnanti, dovrai essere
abbastanza brava
da sostenere un vero duello sola. Le potenzialità le
hai”
Gli
occhi castani della ragazza si sgranano ancor più quando il
cervello
registra quel blando complimento mascherato da ovvietà,
facendola
sentire euforica; strappare una nota di plauso a Piton le è
sempre
parso più difficile che uscire dai M.A.G.O con 'E'
più lode, data
poca propensione dell'ex insegnante a prodigarsi in ogni cosa somigli
vagamente ad un complimento nei confronti delle teste di legno suoi
allievi, quindi quel dato di fatto scandito con la classica voce
monocorde e noncurante la rincuora spingendola a voler dare il
massimo, cosicché lui non ne sia deluso.
“Potter...hai
le potenzialità, ma sei ben lontana dal poter affrontare un
vero
scontro in modo soddisfacente. Somigli ancora troppo al rospo
salterino e fuggiasco di Paciock che ad una strega” la
redarguisce
lui con un cipiglio sornione dipinto in viso; lei gonfia nuovamente
le guance trattenendo un'imprecazione, ma prima che possa prodigarsi
in una filippica su quanto sia 'stronzo' a demolirla ogni volta in
cui crede d'aver ottenuto la sua approvazione l'uomo la zittisce
lanciandole contro un Expelliarmus a tradimento.
La
strega alza la bacchetta di scatto pronta ed evocare uno scudo
quando, improvvisamente, una fitta potente e terribilmente dolorosa
le dilania il petto, seguita dall'ormai familiare sensazione di caldo
e mancanza d'aria che accompagnano il risvegliarsi dello strano
potere d'evocazione dei morti; la spell la colpisce in pieno petto
mandandola a rotolare diversi metri addietro, fra cocci e pezzi di
muro che le feriscono e contundono le braccia, ma lei non vi bada,
troppo presa a cercare di respirare e a controllare l'ondata di fuoco
liquido che le scorre nei vasi sanguini rendendo tutto ovattato,
indistinto, spingendola a concentrarsi sull'enorme fonte d'energia
che pare averla richiamata e che sente vicina, come se si trovasse
all'interno delle mura del castello.
“Potter!”
Piton s'inginocchia al suo fianco aiutandola a mettersi seduta e sta
per domandarle perché non abbia parato l'incantesimo quando
qualcosa
sul viso di lei lo spinge all'allerta; suda freddo ed ha gli occhi
sbarrati, profondi e distanti, respira a grosse boccate e tiene
entrambe le mani premute con forza contro lo sterno.
“Risvegliati...nel
castello” sibila in un rantolo.
“Quanti?”
“Uno...ma
è...forte” mormora lei appoggiandosi con la spalla
sinistra
dolorante al busto del mago mentre l'aiuta a rimettersi in piedi,
cercando di respirare in modo lento e profondo per acquisire
controllo sul potere che la sta dilaniando, così da
utilizzarlo per
sondare l'area circostante e capire ove sia collocato il morto che la
sta cercando; Piton corruga la fronte ed assottiglia le labbra in una
linea ferma, l'idea di andare a caccia all'interno della scuola non
gli piace ma se quel che ha detto la Potter corrisponde a
verità non
hanno scelta, devono trovare il morto prima che questi si mostri a
qualche insegnante o abbia modo d'aggredire gli studenti.
Aiuta
la ragazza a sollevarsi, leggera e magra fra le sue braccia, poi
recupera la bacchetta e gliela porge.
“Riesci
a venire con me?” domanda.
“Sì,
posso farcela” risponde guardandolo con occhi castani fermi,
in cui
il buio s'addensa come una colata d'inchiostro fuoriuscita da una
boccetta rotta.
Lily
Luna corre.
Corre
fuori dalla stanza delle necessità dimenticando il giubbino
della
tuta fra macerie e colonne in marmo sbeccato, scivolando per il
corridoio del settimo piano fino alle scale tallonata dall'ombra
scura di Piton; il potere ora è una fonte d'adrenalina e
pompa
sangue ed aria in modo violento, incessante, donandole una padronanza
sui sensi che da 'comune strega' non possiede,
permettendole
d'avvertire chiaramente 'tutto' ciò che
la circonda: i topi
che sgusciano pigramente fra le intercapedini dei muri ed il brusio
ovattato – distante – degli
studenti riuniti nelle varie
sale comuni, gli insegnanti ancora presi dalla consueta partita a
carte post cena in aula professori e Gazza, intento a maledire tutta
la torma di mocci al naso che non hanno nulla di meglio da fare che
insozzare con i loro luridi piedi i corridoi, al quarto piano, mentre
passa il mocio sull'ampio pavimento con gesti stanchi.
Si
lancia giù per i grandini a velocità folle
continuando a scendere
verso il terzo piano finché, giunta finalmente al
pianerottolo,
l'istinto non le intima di saltare bruscamente in avanti,
permettendole così di evitare uno spazzolone lanciato con
notevole
precisione
verso le sue gambe
con l'intento di farla cadere.
“Potterina
birichina! Dove pensi di andare così di corsa a quest'ora
tarda?”
tuona il vocione allegro e canzonatorio di Barley, il grasso aiutante
di Gazza che si palesa spingendo l'immancabile carrello in ferro sul
quale sono agganciati due secchi colmi d'acqua lurida, lanciandole
un'occhiata di sfida che lei ignora continuando ad avanzare verso la
meta indicatale dalla magia.
“Scusa
Barley! Non ho tempo!” urla la strega infilando la porta
aperta del
corridoio, ruotando il busto verso il bidello per lanciare un rapido
incantesimo che annoda strettamente, fra loro, i lunghi lacci delle
Converse grigio topo logore, facendolo irrimediabilmente cadere di
fondoschiena sul pavimento in fredda pietra in un tripudio di
colorite e bimbesche imprecazioni; l'istinto la spinge verso una
malandata porta incassata nel muro, sulla quale spicca un grosso
cartello di pericolo accompagnato da un A4 plastificato recante la
scritta 'GUASTO'.
“Il
bagno di Mirtilla?” domanda Piton dubbioso, osservando la
vecchia
porta rimasta pressoché identica a quando era stato studente
fra
quelle mura, dopo essere emerso dalle ombre in camicia bianca dalle
maniche ancora arrotolate ai gomiti e pantaloni neri infilati negli
alti stivali con lacci sul polpaccio, senza aver avuto tempo di
recuperare la casacca.
Lily
Luna annuisce, respirando ad ampie boccate per reintegrare l'ossigeno
consumato nella corsa, osservando con espressione cupa il legno
verdastro costellato di crepe e buchi prodotti dall'incedere del
tempo e da diverse generazioni di studenti buontemponi, che hanno
deciso d'incidere avvertimenti non troppo lusinghieri
affinché gli
ignari della presenza di Mirtilla non decidessero di avventurarsi
lì
dentro.
“E'
qui” sussurra stringendo la bacchetta con forza “Ci
conviene
entrare prima che Barley arrivi a ficcare il naso, tentando
inutilmente di trascinarmi in Sala Professori affinché mi
venga
assegnata una punizione per aver violato il coprifuoco”
“Visto
come gli hai annodato le scarpe credo impiegherà una buona
mezz'ora
a liberarsi, a meno che non decida di tagliare i lacci. Inoltre, da
brava Potter, ormai dovresti aver già imparato tutte le
possibili
scappatoie per evitare di farti beccare.” Sogghigna il mago
lanciandole un'occhiata tagliente.
“Gliel'ho
già detto, il Potter per antonomasia è mio
fratello maggiore James.
Né io né Albus siamo mai stati tanto stupidi o
folli da compiere
inutili avventatezze e, in caso, abbiamo sempre mostrato abbastanza
intelligenza da non farci scoprire senza bisogno di ricorrere a
scappatoie”
“Certo.
Entro prima io, tu resta dietro” Piton liquida la risposta
della
ragazza con un ghigno sprezzante, aprendo la porta con un 'Alohomora'
per poi spingerla con la punta dello stivale affinché ruoti
sui
cardini, rivelando uno spazio buio dal forte odore d'acqua e stantio,
il lezzo delle vecchie stanze chiuse da decenni e mai adeguatamente
pulite che Lily Luna ben conosce, abituata a passare ore lì
dentro
svolgendo i compiti in compagnia del fantasma d'una studentessa morta
negli anni cinquanta del secolo scorso, con la quale ha stretto
amicizia; la stessa che ora si palesa sopra il gabinetto in fondo a
destra, lo stesso in cui il basilisco l'ha freddata con una verde e
gelida occhiata.
“Mirtilla”
sussurra la strega seguendo Piton all'interno del bagno dopo aver
castato un Lumos, scoccando all'amica una rapida
occhiata
prima di inspirare lentamente, cercando di svuotare la mente
così da
raggiungere sufficiente concentrazione per incanalare la magia
affinché la aiuti ad individuare la creatura che sta
cercando, cosa
non facile data la presenza di ben altri due morti nelle immediate
vicinanze; la Corvonero defunta e Piton calamitano l'attenzione,
sviandola, spingendola a digrignare i denti irritata mentre si
domanda con una punta di incertezza come sia possibile che il
risvegliato, apparso dapprima così tanto potente, ora
risulti
irrintracciabile.
“Siete
qui, finalmente! ” sghignazza Mirtilla abbandonando la comoda
seduta offerta dalla cabina del gabinetto per svolazzare divertita
attorno ai due visitatori, apparendo ancor più evanescente e
polverosa nella debole luce prodotta dall'incantesimo che fa ardere
la punta della bacchetta ritorta della giovane strega; l'ex
professore di Pozioni sbuffa contrito, intimando al fantasma di
indicargli ove si sia nascosta la creatura.
“Professore,
non è certo una comune 'creatura'!
Lui è venuto a cercare Lily. Dice di essere un
amico, così
l'ho fatto accomodare all'interno del bagno mentre ti aspettava. Non
so come ma pareva abbastanza sicuro che ti saresti presentata qui,
nonostante sia già scattato il coprifuoco”
Mirtilla porta un
indice pallido alle labbra, assumendo un'espressione meditabonda
mentre continua a galleggiare imperterrita ad una trentina di
centimetri dal pavimento, sfiorando con il lembo inconsistente del
mantello la gamba fasciata dai pantaloni della tuta di Lily Luna, la
quale emette uno sbuffo esasperato, domandandosi – retoricamente
- con quale logica la fantasma Corvonero ritenga che i suoi
'amici' debbano essere per forza creature con
caratteristiche
non compatibili con la vita; osserva l'ambiente circostante cercando
di mettere in pratica il suggerimento di Piton, tentando di
individuare il redivivo che ha avuto l'ardire d'entrare ad Hogwarts
per cercarla senza trascurare la possibilità che esso possa
davvero
rivelarsi l'avversario più forte incontrato sino ad ora.
Giustamente...
Chissà
quali altri terribili Maghi Oscuri sono morti nel '98 fra queste
mura, oltre a Piton.
“Complimenti
signorina Warren. Ancora una volta dimostra la proverbiale
intelligenza tanto decantata dagli appartenenti alla Casa Corvonero.
Dov'è il cadavere?” sibila Piton cattivo,
assottigliando gli occhi
scuri per studiare a sua volta la stanza; nonostante ora sia in grado
di vedere al buio come durante un'assolata giornata estiva,
all'interno del bagno non riesce a scorgere nulla d'anomalo
né la
presenza d'un altra entità oltre loro, persino le ombre
paiono
quiete, come se non vi fossero pericoli concreti all'interno di
quelle spesse mura incrostate di muschio e muffa secolare.
“Non
c'è bisogno di essere cattivi, lui è qui con me e
mentre vi
aspettavamo abbiamo parlato un po'. E' una persona molto intelligente
e simpatica! Venga professore, i suoi amici la stanno
cercando”
sbotta la ragazza fantasma facendo un cenno con la destra in
direzione del muro di fondo, ove è ubicato il cubicolo in
cui è
deceduta prematuramente; per un istante Lily Luna pensa che quel
'professore' sia riferito a Piton, dato che
Mirtilla non
sembra intenzionata a chiamarlo in altro modo, dato il terrore
reverenziale che nutre nei suoi confronti, ma è costretta a
ricredersi dopo una rapida analisi mentale della sintassi che fa da
scheletro alla frase: il 'professore' a cui s'è rivolta
dev'essere
per forza la quarta figura annidata nella penombra, la stessa che lei
ed il mago stanno cercando.
Si
porta al fianco di Severus con la bacchetta alta di fronte al viso,
pronta a combattere, osservando sottecchi l'espressione indecifrabile
assunta dal pallido volto nel quale gli occhi ossidiana paiono
improvvisamente ancor più profondi e scuri.
Ma
chi...?
“Prego?”
sibila il mago nel tono più cattivo e solenne del suo
repertorio,
facendo schizzare la fantasma oltre la porta del gabinetto
più
vicino in cerca d'un riparo da quello sguardo furente, omicida, ma
prima che possa arrivare a calmare la balbuzia così da
articolare
una spiegazione sensata e convincente, una risata cristallina rompe
il pesante silenzio disceso come una coltre sui presenti, strappando
un freddo brivido – presentimento
– all'ex
professore di Pozioni.
Per
Salazar...no...Lui no!
“Severus!
Ragazzo mio! E' bello rivederti” scandisce una voce gioviale
mentre
un secondo fantasma emerge dal cubicolo in cui si è nascosta
Mirtilla, rilucendo di polvere d'argento nel riverbero prodotto dal
Lumos mentre scivola con grazia nell'aria
dall'aroma stantio,
planando di fronte ai due maghi in carne ed ossa; l'occhio sinistro
dell'ex insegnante di Pozioni ha una dolorosa contrazione mentre
osserva con puro orrore il viso gentile, ornato da capelli e lunga
barba argentei, del fu Preside di Hogwarts Albus Silente digrignando
i denti per trattenere una colorita imprecazione.
Lily
Luna, sbigottita a sua volta, scruta il fantasma di quell'uomo
anziano alto e pallido che, per tutta l'infanzia, era stato uno fra i
personaggi di spicco nei racconti del padre, del quale conosce la
vita grazie all'accurata biografia scritta da Elphias Doge, letta
quando aveva appena dieci anni poiché gli era venuta la
smania di
approfondire la conoscenza sull'uomo che aveva tenuto testa a ben due
grandi Maghi Oscuri.
Lo
stesso che ora le sorride gentilmente studiandola con curioso
interesse, con un luccichio divertito negli occhi d'un azzurro
polvere ornati da sottili occhiali a mezzaluna.
“Potter
” la voce di Piton ha la greve pesantezza d'un macigno mentre
sibila a denti stretti il suo cognome, sputandolo come un insulto
prima di voltare il viso pallido ed affilato per lanciarle uno
sguardo nero carico d'odio. “La pagherai”
“Ma...che
ho fatto?” si difende la strega cercando di reprimere il
freddo
brivido che le è corso lungo la spina dorsale a seguito di
quell'occhiata tagliente, avvertendo le pulsazioni accelerare di
colpo; in verità sa perfettamente cos'ha fatto, non
servono
spiegazioni superflue né inutili giri di parole,
poiché suo padre
le ha raccontato com'è morto Silente ed i fatti accaduti
sulla Torre
di Astronomia nel maggio del '96, mostrando un imbarazzo ancora
tangibile nel descrivere l'odio che, al tempo, aveva nutrito nei
confronti del professor Piton, convinto che li avesse traditi tutti,
ignaro dell'ordine che lo stesso Silente aveva impartito
affinché
potesse ricevere una morte pulita, ciò che la maledizione
scaturita
dall'anello di Gaunt di certo non gli avrebbe donato, salvando al
contempo l'anima di Draco Malfoy.
Si
morde con più forza il labbro inferiore imponendosi di non
distogliere lo sguardo dagli occhi neri - in tumulto
- di
Piton, domandandosi quando dolore gli abbia causato quella richiesta
imposta, quanto poco valessero i suoi sentimenti in confronto a
quelli dei preziosi pargoli del preside.
E
la sua anima, Silente?
Hai
mai pensato che potesse
avere lo
stesso peso di quella di Draco?
Nonostante
gli aspri commenti di zia Hermione, al tempo aveva letto anche 'Vita
e menzogne di Albus Silente'
redatto dalla Skeeter, trovandolo terribilmente ostico a causa dello
stile frivolo utilizzato dall'autrice, nonché
dall'intenzione –
palese
– di
screditare il mago inglese ad ogni capitolo, fornendo versioni
alquanto distorte e fantasiose di fatti realmente accaduti solo per
il puro piacere di renderlo più 'oscuro'
di
quanto sia stato
realmente in vita; a dieci anni aveva liquidato la biografia con
leggerezza, senza soffermarsi più del dovuto sull'immagine
d'un
Silente manipolatore e maligno affascinato dalle Arti Oscure,
credendola indubbiamente 'falsa'
ma ora, trovandosi dinnanzi al fantasma di quel mago tanto osannato
dal padre e percependo la grevità della rabbia che Piton
fatica a
celare, le parole della Skeeter le paiono tristemente vere.
Si
odia con forza per questa sua maledetta capacità di scavare
nell'animo umano con tale maestria, facendo emergere il marcio, il
sordido e tutto ciò che dovrebbe giustamente restare
sepolto, nonché
per la dote innata d'averli riportati alla vita tutti, condannandoli
a nuove sofferenze.
Serra
il pugno attorno alla bacchetta, cercando di sviare il discorso su un
argomento più leggero così da smorzare la rabbia
dell'ex insegnante
di Pozioni prima che esploda definitivamente, spingendolo ad
aggredirla in un folle ed avventato gesto di stizza per essere stato
costretto a confrontarsi con il peggiore fra i peccati commessi in
vita.
“Perché
è un fantasma?”
Il
mago deve far ricorso a tutto il suo contegno, nonché alla
naturale
abilità d'occlumante per evitare d'alzare la bacchetta di
scatto e
castare un incantesimo doloroso e letale alla ragazza immobile al suo
fianco, quell'inutile e stupida testa di legno che, con l'alto ideale
di vincere una stupida sfida fra adolescenti femmine, ha deciso di
leggere quel maledetto rituale d'evocazione scarabocchiato malamente
a bordo pagina senza ben capire cosa stesse davvero facendo, passando
poi ad insultare - mentalmente - l'intero albero
genealogico
di quella stramaledetta famiglia che non gli ha portato altro che
angosce e disgrazie, riservando qualche colorita invettiva persino
alla 'dolce e pura' Evans.
“Non
ne ho idea. E' il tuo potere, non il mio” sibila glaciale.
“Oh,
così sei tu la fantomatica fonte che mi ha permesso di
tornare qui?”
l'ex preside di Hogwarts studia il viso pallido e preoccupato della
giovane strega, sul quale spiccano gli scuri occhi castani e labbra
sottili, corrucciate, incorniciato da una massa informe e ribelle di
capelli rosso fuoco che le ricadono sulle spalle esili; guarda poi
gli occhi penetranti di Severus in cerca d'una spiegazione, ma prima
che possa articolare una domanda mettendo finalmente a tacere i
numerosi dubbi che l'hanno assillato da quando s'è
risvegliato
fantasma fra gli alberi della Foresta Proibita, oramai settimane
addietro, una voce baritona e potente infrange il silenzio.
“POTTINA
POTTERINA! QUANTO SEI STATA BIRICHINA! DOVE SEI?”
“Barley...”
espira Lily Luna imprecando come di suo costume, strappando una serie
di risa convulse a Mirtilla che trova finalmente il coraggio di
emergere dal cubicolo, sicura che la rabbia dell'ex professore di
Pozioni non sia più rivolta verso la sua persona, fluttuando
nell'aria attorno al gruppetto immobile al centro dell'ampio bagno;
Silente inarca un sopracciglio sottile e pallido, sinceramente
stupito dalla scurrilità delle imprecazioni che fuoriescono
con
l'intensità d'un esondazione da quella bocca rosea,
femminea,
domandandosi in quale ambiente malsano debba essere cresciuta questa
studentessa per possedere un simile linguaggio già da
adolescente.
Piton
invece, oramai abituato a quelle alte ed auliche esplosioni di
sdegno, le lancia un'occhiata in tralice afermando con un certo
disprezzo quanto sia caduta in disgrazia la scuola nel corso degli
anni per permettere a quell'idiota con il quoziente intellettivo
d'una ciabatta dalla suola consunta e le capacità lessicali
d'un
bimbo seienne di fare il bidello a tempo pieno; la strega sta per
unirsi all'invettiva quando la voce del fantasma calamita
l'attenzione di entrambi, spingendoli a tacere.
“Potter?”
domanda Albus sbigottito.
“Sì,
Lily Luna Potter. Altresì conosciuta come 'Mia Disgrazia' o
'Testa
di Legno' dall'amabilissimo suo ex collega, il quale dimostra una
certa difficoltà nel chiamarmi per nome” replica
la ragazza
scoccando al mago dai capelli corvini un ghigno malevolo, al quale
lui replica con un insulto assai pesante, seguito dalle consuete
minacce di morte che spesso le riserva, rese assai più
realistiche
dalla voce vibrante di rabbia ed intrisa d'odio malcelato; Silente li
osserva stranito finché Mirtilla non gli fluttua a fianco
catturandone l'attenzione.
“Si
abitui, signore. Fanno sempre così” espira
sconsolata prima di
gracchiare “Orsù! Piantatela! Avrete tempo di
regolare i conti una
volta usciti di qui senza incorrere in Barley. Vi ricordo che il
trovare una studentessa di Corvonero assieme a due fantasmi e all'ex
professore di Pozioni più temuto della scuola, morto da
vent'anni,
in questo bagno potrebbe essere un problema”
“In
effetti” Uscire dalla porta ormai è impensabile,
poiché il
bidello è già arrivato a metà del
corridoio e, anche se corresse
nella direzione opposta, rischierebbe comunque un richiamo ed una
punizione alla conferma di trovarsi in giro dopo il coprifuoco, per
di più in un'area vietata, quindi la ragazza osserva
febbrilmente
l'ambiente circostante in cerca d'una scappatoia, ben conscia di
essere l'unica a non poter sparire attraverso il muro o divenire
ombra, ma non trova alcuna altra apertura, eccettuato il rubinetto
che conduce alla Camera di Salazar tristemente inaccessibile a causa
della sua incapacità di parlare il perseltongue.
Ci
sono dei vecchi armadietti in cui potrebbe infilarsi, ma è
sicura
che Barley si precipiterebbe subito a controllare ed a nulla
servirebbe utilizzare un incantesimo di disillusione, dato che tutto
il personale ausiliario è stato munito dalla preside di
apparecchi
per la rilevazione magica, assai utili per scovare studenti
fuggiaschi; affonda gli incisivi nel labbro inferiore imprecando in
silenzio.
“Potremmo
schiantarlo” scandisce piattamente Piton, osservando
attentamente
la porta chiusa del bagno mentre la strega scuote violentemente il
capo, sicura che se ci provassero finirebbe sicuramente sotto
l'occhio vigile della preside che, oltre ad affibiarle una qualche
–
restrittiva – punizione di cui non ha
certo bisogno, non
mancherebbe di comunicare questa improvvisa mancanza di disciplina a
suo padre.
Non
è James, il quale finiva in punizione praticamente ogni
weekend,
deve mantenere un profilo basso.
“Pottina!
Ti sei nascosta qui?”
I
pesanti passi del bidello si arrestano dinnanzi alla porta verde,
scrostata, la quale inizia a cigolare ruotando sui cardini;
osservando la lama di luce proiettata sul pavimento farsi sempre
più
ampia, come una luna crescente, la ragazza viene colta da
un'improvvisa ispirazione.
Lancia
una fugace occhiata al muro alle sue spalle, al quale sono state
agganciate alcune consunte spalliere in legno, per poi fissare il
catafalco composto dagli antichi lavandini barocchi, intimando a
Piton di svanire fra le ombre senza porre ulteriori domande prima di
puntare la bacchetta verso Silente, il quale la osserva ancora con
quel cipiglio incuriosito.
“Preside
mi scusi. Niente di
personale!”
In
quell'istante l'enorme e rotonda figura di Barley si palesa
sull'uscio in un tintinnio di chiavi attaccate al grosso anello che
porta alla cintola e scarpe slacciate, berciando una serie infinita
di assurde minacce; la strega si volta e corre verso la parete alle
sue spalle, voltandosi verso destra quanto basta per prendere la mira
e castare un veloce incantesimo che spinge tutti i rubinetti ad
aprirsi di colpo, spandendo getti di acqua fredda all'interno dei
lavandini.
Successivamente
punta la bacchetta contro il pavimento richiamando un grosso tubo di
scarico, il quale buca la pietra sparando un getto d'acqua fetida e
pressurizzata attraverso il fantasma di Silente, centrando con
clinica precisione il bidello grassoccio che, a causa del
contraccolpo, finisce a rotolare lungo il corridoio oramai
irrimediabilmente allagato e puzzolente; Lily Luna esegue un balzo,
arrampicandosi sulle vecchie spalliere fissate accanto alla porta
prima che l'acqua le arrivi alle scarpe, tenendo la bacchetta stretta
fra i denti.
Solo
quando riesce a sedersi comodamente sui pioli in alto si premette
d'espirare sollevata, togliendo il legno dalla bocca per castare
l'incantesimo di disillusione; acquattato fra le pesanti ombre che
rivestono il soffitto Piton la osserva divertito, notando quanto poco
abbia impiegato per mettere in pratica il consiglio inerente allo
sfruttare lo spazio circostante come arma, leggermente più
rilassato, nonostante l'idea avere nuovamente a che fare con l'ex
preside di Hogwarts gli causi un doloroso travaso di bile e continui
ad incolpare la Potter per essere una tale Disgrazia deambulante,
nonché unica fonte di tutte le sue attuali, terrene,
sciagure.
“Mirtillina
birichina! Guarda cos'hai fatto!” ansima Berley caracollando
all'interno del bagno dopo essersi faticosamente rimesso in piedi,
bagnato fradicio e discretamente sporco di liquami; osserva con occhi
sgranati i pavimento allagato e rotto, dal quale sporge un tubo di
scarico che continua a vomitare una sottile e fetida bava marroncina,
nonostante la pressione si sia notevolmente ridotta, calcolando
mentalmente quante ore di lavoro gli ci vorranno per riportare il
tutto com'era prima e a quali insulti gli rivolgerà Gazza
una volta
sceso dal sesto piano, attribuendo unicamente a lui la colpa di quel
disastro.
“Questo
è il mio bagno, Barley! Non ti permetto d'invadere il mio
territorio
senza permesso, né di prendermi in giro cantando le tue
assurde
canzoncine da deficiente!” Mirtilla schizza fuori dal suo
cubicolo
ghignando sonoramente, additando il grasso inserviente con un pallido
indice ammonitore, invitandolo a portare il suo grasso fondoschiena
fuori dalla porta se non vuole ritrovarsi nuovamente sparato fuori da
un secondo getto d'acqua lurida.
“Ma
Mirtillina! Cercavo solo Potterina! So che è entrata
qui” geme
l'uomo passandosi una mano grassoccia fra i capelli ricci, fradici ed
unti mentre cerca di valutare quanto le minacce della fantasma
possano dimostrarsi veritiere, decidendo poi che il mantenere un
profilo basso sia sicuramente l'opzione migliore, non ricordando
nello specifico se le fra le abilità possedute dagli spettri
vi sia
davvero quella di alzare i tubi dal pavimento, e sicuro di non volere
ulteriore lavoro da svolgere.
“Lily
Luna è in dormitorio, idiota che non sei altro. Non certo
qui!”
replica Mirtilla in tono abbastanza autoritario da spingere il
giovane collega di Gazza ad osservare la desolazione del bagno
annuendo sconsolato, dimenticandosi di recuperare dalla cintura il
dispositivo rileva-incantesimi fornitogli dalla preside McGranitt
quando ha iniziato a prestare servizio all'interno del castello; con
un alzata di spalle esce sconfitto dalla porta, incamminandosi per il
corridoio allagato con l'intento di andare a recuperare secchi e
mocio per iniziare a sistemare il disastro compiuto dalla maligna
fantasma Corvonero, magari passando prima per la sala inservienti
così da ripulirsi alla meglio.
Chissà
dov'è sparita Potterina...
“Grazie
Mirtilla” mormora Lily Luna scendendo lentamente dalla
spalliera
fino all'ultimo piolo, ove si ferma per qualche secondo prima di
spiccare un salto in avanti, atterrando in un punto ove l'acqua
è
poca a causa delle irregolarità del pavimento;
successivamente balza
fino alla porta d'uscita, evitando accuratamente gli accumuli di
liquido maleodorante, lasciando al suo passaggio solo qualche sottile
increspatura, essendo ancora disillusa.
Silente
la segue in silenzio, fluttuando a diversi centimetri dal suolo
accompagnato dalla studentessa fantasma di Corvonero, ancora
impegnato a rimuginare sulla quantità impressionante
d'informazioni
raccolte nella manciata scarsa di minuti in cui la ragazza è
apparsa
in bagno.
“Dove
hai imparato?” domanda Piton apparendo al suo fianco con un
sopracciglio inarcato, colpito dall'agilità mostrata dalla
ragazza.
“A
scuola. Aspettando che divenissi abbastanza grande per frequentare
Hogwarts, su suggerimento di zia Hermione i miei mi hanno iscritta ad
una scuola babbana. Molte bambine presenti nella mia classe seguivano
degli sport nel pomeriggio, così mia madre ha pensato di
iscrivermi
ad aerobica. La sa idea era quella di aiutarmi a socializzare, oltre
che a tenermi in forma. Ho frequentato dai sei ai dieci anni, amiche
non me ne sono fatte, ma in compenso qualcosina di utile per i duelli
ed il Quidditch l'ho imparata” la giovane strega incurva le
labbra
in un accenno di sorriso, osservando il viso affilato dell'ex
professore in cerca d'un accenno alla rabbia mostrata poc'anzi,
dubbiosa su come comportarsi dato che la ragione le consiglia di
mantenere le distanze, almeno finché non avrà
sbollito, mentre
l'istinto la spinge ad avvicinarlo e scusarsi – di
cosa, poi? -
ancora una volta per la leggerezza compiuta la notte del
trentun
ottobre, come se quelle inutili parole bastassero ad annullare
l'arcana magia che ha permesso a settantotto cadaveri di tornare
dall'oltretomba.
“Hai
detto di chiamarti Lily Luna Potter e, da quel poco che ho potuto
vedere dopo essermi risvegliato, questa non è più
la Hogwarts degli
anni novanta. Quindi, giovane strega, mi aiuteresti a capire in che
anno siamo e chi sia tu?” domanda gentilmente Silente
strappando la
ragazza alle sue elucubrazioni.
“Oggi
è il ventitré novembre
duemilaventitré. La testa di legno qui
presente è la terzogenita di Harry Potter e Ginevra Weasley,
smistata in Corvonero per un palese errore di quello straccio
consunto e mal rabberciato del Cappello Parlante, data l'indole
decisamente Grifondoro e la poca padronanza dell'encefalo dimostrata
in pressoché ogni occasione. Quanto a spiegazioni
più dettagliate
sul 'come' e 'perché'
entrambi ci troviamo nuovamente
qui, nonostante la nostra condizione di trapassati, le rimanderemo a
quando avremo raggiunto un posto sicuro in cui parlare” la
voce
tagliente di Piton è il muro contro cui s'infrangono tutti i
buoni
propositi d'una rapida riappacificazione formulati dalla giovane
strega, la quale digrigna i denti colta da un'improvvisa vampata di
furia.
Sta
per ribattere in modo assai sgarbato quanto un'improvviso urlo
proveniente dal pianerottolo richiama la sua attenzione, smorzando
ogni intento bellicoso per permetterle di concentrarsi sul problema
più attuale, ovvero il trovarsi fuori da un bagno
classificato come
'inagibile' completamente allagato durante il
coprifuoco,
senza possibilità di svanire fra le ombre o attraversare le
pareti
come, invece, possono fare i suoi improbabili compagni d'avventura,
quindi abbandona il volto di Piton, osservando attentamente il fondo
buio del corridoio, nell'opposta direzione; Gazza deve aver finito di
pulire il sesto piano ed ora sta inveendo contro il povero Barley, ma
non impiegherà molto prima di venire a sincerarsi dei danni
di
persona, quindi deve essere rapida e pregare d'avere la fortuna di
non beccare nessun prefetto o insegnante di ronda.
“Devo
andare prima che mi trovino. Ciao Mirtilla, grazie ancora per
l'aiuto!” rivolge un frettoloso saluto alla fantasma prima di
iniziare a correre sparendo dietro l'angolo, giungendo all'area
dedicata alle classi di trasfigurazione, continuando a procedere
cautamente nella semioscurità attenta a non urtare le varie
suppellettili disposte lungo le pareti o a non inciampare nei
numerosi tappeti persiani ornati di lunghe frange, quando la voce di
Piton la blocca sul posto, spingendola a voltare il capo verso il
muro alla sua sinistra, ornato da un'enorme quadro dalla cornice in
oro brunito, istoriata, nel quale è raffigurato uno scorcio
della
rigogliosa campagna inglese.
Il
mago l'ha colpito con un colpo di bacchetta, rivelando una stretta ed
angusta scala a chiocciola che si inerpica verso l'alto, sulla quale
intravede a fatica il luccichio polveroso delle vesti di Silente;
Piton sogghigna divertito dall'espressione stupita apparsa sul viso
della ragazza, da brava Potter sarà sicuramente stata a sua
volta
un'utilizzatrice della maledetta mappa partorita dai Malandrini nei
peggiori anni della Storia di Hogwarts, anche se non con la stressa
frequenza del fratello maggiore, ed ora si starà sicuramente
chiedendo se quel passaggio le è sfuggito.
“La
Mappa del Malandrino tanto cara ai tuoi fastidiosi parenti non
è mai
stata completa. Ci sono passaggi che nemmeno loro conoscevano,
nonostante Minus ne abbia scovati parecchi. Questo sale fino al
quinto piano, da li dovrebbe essere più facile per te
raggiungere la
torre di Corvonero”
“E
...?” domanda Lily Luna incerta, accennando con il mento alla
figura evanescente immobile sul primo, angusto, gradino senza
riuscire a pronunciarne il nome, cercando di studiare il volto in
ombra dell'ex professore con scarsi risultati, data
l'oscurità del
corridoio e la poca espressività che è solito
mostrare; l'idea di
lasciarlo solo con l'ex preside di Hogwarts le causa una certa
apprensione, alimentata dalla conoscenza di molti – sebbene
non
tutti – dettagli che hanno portato alla fatidica
notte sulla
Torre di Astronomia, la quale deve essere stata uno dei momenti
più
brutti nella vita di Piton, della quale conserva nell'animo una
cicatrice ancora fresca e dolorante.
“Non
ti preoccupare. Dopotutto è un fantasma, non c'è
pericolo che mi
venga l'impulso di ucciderlo con una seconda Avada Kedavra”
replica
sprezzante prima di invitare Albus a farsi trovare di fronte al
corridoio del settimo piano, ove dovrebbe apparire la porta della
Stanza delle Necessità, senza perdersi in giro per il
castello o
compiere inutili e pericolose deviazioni.
La ragazza sospira inquieta prima di sparire oltre il quadro.
“Afflictis
longae, celeres gaudentibus horae.
Decisamente.
Sarà
una lunga notte”
_______________________________________
Capitolo
modificato e revisionato in data 07/08/2023
NDA:
Altro
capitolo lungo ricco di rivelazioni e nuove sfortune, specie per
Severus; pian piano ci avviciniamo ai Santurnalia e Lily Luna ha
guadagnato un nuovo – alleato? Nemico? - grattacapo a cui far
fronte, incarnato nella figura evanescente del preside che tanto
aveva aiutato suo padre durante gli anni della guerra contro
Voldemort.
Ho
voluto inserire la scena in cui Lily e Rose si confrontano proprio
per rimarcare il cambiamento che sta affrontando la giovane Potter,
che la spingerà sempre più lontano da quella che
era fino alla
notte del rito, per trasformarla in altro.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie
davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
|
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Capitolo 9 *** .VI. L'Aria ed il Baratro (9 dicembre 2023) \ Inserto: Frammenti d'indagini (12 dicembre 2023) \ Frammento: Riti di luce e ombra (13 dicembre 2023) ***
Nekiya -Capitolo VI
-
Capitolo VI -
L'Aria ed il Baratro
[A4
stropicciato, fitto d'una calligrafia sottile con note a margine
inerenti le tecniche di picchiata nel Quidditch]
“Gli
accidenti,
cercare
di cambiarli è impossibile.
L'accidentale
rivela l'uomo”
[Pablo
Picasso]
Hogwarts,
9
dicembre 2023 ore 11.40
Campo
di Quidditch
Il
vento freddo, tagliente, le sferza il viso con forza facendole
lacrimare gli occhi e rendendo difficoltoso mantenere la scopa in
asse, rendendo ogni sterzata, ogni piroetta, un incerto salto verso
il vuoto ma lei non vi bada, beandosi della sensazione di appagamento
che le da volteggiare a venti metri da terra, esibendosi in complesse
acrobazie assieme ai suoi compagni di squadra per ringraziare e
salutare tutti i tifosi che li hanno sostenuti dagli spalti con grida
e striscioni, i cui volti minuscoli –
indistinti – ora
li osservano estasiati; hanno vinto contro Tassorosso per 170 punti
contro 10, annichilendo la loro difesa e segnando tre perfetti goal
prima che lei si lanciasse alla ricerca del boccino come una furia
mitologica, cavalcando i venti inclementi carichi di neve di Scozia
come se fosse una creatura d'aria e non di terra, dimostrandosi
nettamente superiore al quieto e prudente Scamander (I).
'
Siate affamati, siate folli' diceva Steve Jobs e lei quando inforca
la scopa lo è di certo, una minuta figurina avvolta in un
manto blu
notte su cui il suo cognome spicca opalescente, un monito a ricordare
la lunga generazione d'atleti che le ha dato i natali e ciò
che lei
vorrebbe dimenticare, credendo le basti solo il numero per affermare
il proprio talento, come vorrebbe dimenticare la profonda connessione
scoperta con la terra, con quel mondo infero che tanto l'attrae e la
spaventa, accompagnandola ovunque vada, in incubi e sogni
così come
da sveglia, quando scivola silenziosa come uno spettro fra le mura
imponenti della fortezza di Hogwarts.
Solo
lì riesce ad essere libera e lucida, disincarnata,
poiché all'aria
non importa se lei sia davvero una negromante o una semplice
ragazzina così sprovveduta da leggere un rituale di cui non
conosceva l'origine, non si cura del fatto che abbia resuscitato
Mangiamorte e studenti innocenti, richiamando persino il fantasma del
vecchio preside di quella scuola, poiché vuol solo essere
cavalcata
e lei, con le cosce ben strette alla sua nera Tornado V –
Fire
dalle punte in saggina ornate di rosso vermiglio, l'asseconda e si
libera, respirando a pieni polmoni il freddo per smorzare la magia.
“Potter!”
Milena Trevisan è una sirena dai lunghi capelli castano
biondo
raccolti in uno chignon austero, al quale alcune ciocche sfuggono
ribelli e le si porta a lato, osservandola con viso arrossato ed
occhi coperti dagli enormi occhiali vintage da aviatore, nelle cui
lenti a specchio la debole luce del sole dicembrino si scinde
rifrangendosi; sorride con labbra screpolate, mostrando la fila di
denti bianchi mentre si complimenta per le evoluzioni
–
tutta scena, teatralità pura – con
le quali s'è lanciata predatoria sul boccino, chiedendole a
cosa sia
dovuta questa sua improvvisa voglia di mettersi in mostra.
Lily
Luna ride gettando indietro la testa, lasciando ondeggiare la lunga
treccia color fiamma viva nel vento mentre gli occhi saettano rapidi
verso il limitare del campo, su una porzione di terreno coperta
d'erba rada adombrato dall'imponente struttura degli spalti di
Corvonero, ove un puntolino nero pare scrutarla di rimando, immobile
accanto a quella che pare una nuvoletta di fumo grigiastro o nebbia
ostinata.
“Il
capitano continua a ripetermi che parte del nostro compito è
divertire il pubblico. Ho deciso di prenderlo in parola”
grida
sovrastando il sibilo acuto di quel vento inclemente fra le cui
volute ondeggiano entrambe, mantenendo a fatica il controllo delle
scope per godere ancora – pochi istanti
– della
libertà da esso offerta.
La
mazza da battitore di Milena, attaccata agli appositi ganci montati
sulla parte posteriore del manico della sua Comet Stellar è
come una
vela contro la quale le raffiche s'infrangono, accentuando il
dondolio, ma la Corvonero pare non curarsene, continuando a studiare
la compagna con gli occhi azzurri velati di sincero divertimento; che
Potter avesse delle potenzialità l'ha sempre saputo sin dal
primo
anno, da quando la osservava furtivamente aggirarsi per i corridoi
scansando folla e notorietà, rinchiudendosi in biblioteca
sola, con
libri e pergamene come unici compagni oltre ai pochi familiari
– il fratellino Serpeverde e la cugina Grifondoro –
ai
quali concedeva attenzione, ma dalla notte di Halloween sembra essere
cambiata molto, iniziando a demolire quel guscio di silenzio ed
introversione che le ha permesso di sopravvivere per quasi sei anni
come un – banale –
fantasma , facendo così emergere quella parte che lei reputa
terribilmente interessante.
A
che pensavi mentre leggevi il rituale d'evocazione degli spettri, in
greco?
A
che pensavi quando, rimasta sola, hai avuto abbastanza sangue freddo
da spedire al riposo eterno il morto che è uscito dal
cerchio?
Vedendola
aggirarsi per i corridoi in penombra avvolta nella lunga mantella
d'una taglia più grande nessuno lo direbbe, ma Lily Luna
possiede la
cinica e spietata freddezza dei predatori e davanti agli occhi
divertiti di Amanda Anderson, che stupidamente la canzonava dandole
dell'incapace nel constatare che –
apparentemente –
il rituale non stesse funzionando, ne aveva dato prova: ricorda bene
l'odore di pioggia e vegetazione umida del sottobosco, i piedi
affondati nella terra ricca, impreziosita da un tappeto di foglie
marcescenti e le loro mani intrecciate a formare un cerchio mentre
Potter, imperterrita, salmodiava; ricorda l'urlo di Grace quando lo
spazio all'interno del cerchio disegnato nel fango aveva iniziato a
tremare rivelando una mano ossuta dalle unghie giallastre simili ad
artigli e rammenta la paura, salitale in gola sottoforma d'adrenalina
e bile acre che le ha scosso il corpo, spingendola a correre come mai
in vita imitando le due compagne di casa, mentre la terza, stoica,
rimaneva immobile continuando la litania.
Vorrebbe
chiederle di quella notte, di raccontarle cosa sia accaduto e che
fine abbia fatto il cadavere emerso dalla terra, poiché lei
è
l'unica ad avere le giuste risposte dato che Grace si rifiuta di
ricordare ed Amanda è stata ritirata da scuola dal padre
ancora a
Novembre, ma ogni volta in cui incontra gli occhi nocciola puliti e
limpidi della Potter la domanda le muore in gola, annichilita dalla
sensazione che qualsiasi risposta essa le darà
sarà molto più
difficile d'accettare del silenzio.
Stringe
le dita fasciate dagli spessi guanti da gioco attorno al manico della
scopa e s'impone contegno, ricordandosi di non essere mai stata una
vigliacca e che domandare è l'unico modo per levarsi il
dubbio ed è
meglio che accada lì, ove sono sole in comunione col
cielo,anziché
fra le mura con troppe orecchie di Hogwarts, ma quando dischiude le
labbra pronta a parlare l'urlo gioioso di Reeds la zittisce; il
capitano plana come un falco fra le due streghe in uno svolazzo del
lungo mantello blu oltremare, con i ricci trattenuti a stento in una
coda alta.
“Ottimo
lavoro ad entrambe!” esulta felice, sollevando dagli occhi un
paio
d'occhiali identici a quelli della Trevisan per poter studiare meglio
i visi arrossati delle due streghe; Lily Luna è stata
eccezionale,
le sue piroette e picchiate hanno sbalordito ed emozionato, regalando
a Corvonero una vittoria schiacciante mentre Milena s'è
dimostrata
l'inflessibile carrarmato che è anche al suolo, schiacciando
ogni
tentativo degli avversari d'avvicinarsi ai loro anelli con colpi di
bolide precisi e puliti, perfetti malgrado il forte vento che ne
sfalsava la traiettoria.
“Direi
di fare un ultimo giro del campo in formazione per allietare il
pubblico, prima che la McGranitt ci cacci fuori a calci”
aggiunge
poi osservando la tribuna dei professori ove la figura della preside
si distingue alta e longilinea, vestita con una lunga tunica borgogna
e l'immancabile cappello a punta sotto al quali s'intravede il viso
severo, rivolto nella loro direzione; Milena incurva le labbra in un
ghigno accantonando nuovamente l'idea di parlare con la Potter,
esibendosi in una caduta verticale perfetta per raggiungere il resto
della squadra ferma più sotto, intenti a discutere con i
Tassorosso.
“Vi
precedo!” l'urlo si perde nel sibilo acuto del vento,
strappando un
sorriso al giovane capitano che s'invola a sua volta, non prima
d'aver lanciato un'occhiata interrogativa a Lily Luna, ancora
immobile.
“Vieni?”
Lei
annuisce, inspirando a pieni polmoni quell'aria fredda e frizzante
che sa di vita e neve candida, lasciando che il rollio della Tornado
V – Fire la culli ancora per qualche istante
affinché i pensieri
legati alla terra restino inconsistenti e distanti, piccole
foglioline in balia della furia del vento fra i cui flutti si sente
libera e potente, leggera; poi, dopo aver lanciato un'ultima occhiata
al puntolino nero appostato nell'ombra degli spalti si lancia a sua
volta verso il campo dall'erba verde, ben curata, che si estende
sotto di lei, avvertendo la voce dell'aria farsi sempre più
distinta
così da rammentarle le parole di quella profezia che per
giorni ha
ignorato con forza.
“Durante
i Saturnalia,
la
caccia del Solstizio.
Re,
regina ed asso ti faranno a pezzi”
Cosa
diventerai?
“Superba
partita, non trovi anche tu, Severus?” domanda il fantasma di
Albus
Silente studiando con interesse le acrobazie effettuate dalla squadra
di Corvonero come ringraziamento ai tifosi che li hanno supportati
durante l'incontro; Lily Luna scivola agile ed aggraziata fra i suoi
compagni come una sirena d'aria, per nulla intimorita dalle forti
raffiche di vento freddo che sferzano inclementi il terreno di gioco,
facendo volare sciarpe e cuffie agli studenti meno accorti ed
agitando le bandiere d'entrambe le casate, gonfiandole come fossero
onde impazzite; dagli anni novanta molte cose sono cambiate, pensa
con una punta di malinconia ascoltando la 'musica' sparata ad alto
volume - Remixata, Lily l'ha definita
così – da
altoparlanti neri grossi quanto bauli da viaggio posti ai lati del
tavolo degli speaker, sulle cui 'note' i ragazzi improvvisano
picchiate e brusche sterzate, creando coreografie pazzesche alle
quali nessuno aveva mai pensato, ai tempi in cui era preside.
L'uomo
in nero al suo fianco risponde con un grugnito, riparandosi contro
gli spalti per poter accendere l'ennesima sigaretta senza che il
vento lo contrasti, inclemente.
“Sai,
mi chiedo perché Madama Bumb non abbia mai pensato a far
svolgere
queste acrobazie anche ai nostri studenti; sarebbe stato interessante
vedere Harry o i Weasley divertire ed affascinare il pubblico in
questo modo. Inoltre credo sia un buon modo per mostrare
l'abilità e
la capacità di controllo del mezzo di ogni
giocatore” continua
imperterrito l'ex preside con occhi fumosi lucidi di gioia, battendo
le mani con trasporto quando uno dei ragazzi Corvonero
–
il capitano – esegue
un salto
dalla scopa, richiamandola poi con la bacchetta per atterravi sopra
prima di toccare il suolo.
“L'ego
di Potter l'avrebbe spinto a spiaccicarsi al suolo ancor prima d'aver
terminato il primo segmento di campo, mentre i gemelly Weasley
avrebbero fatto esplodere i loro dannati fuochi d'artificio creando
un casino incontenibile e quel tonto di Ronald sarebbe finito
incastrato in uno degli anelli, prodigandosi nell'assurda impresa di
passarvi attraverso” Piton
espira una boccata di fumo denso e biancastro che s'invola in
riccioli, disperdendosi nell'aria, studiando con occhi ossidiana
umidi a causa del freddo la figurina sottile e slanciata a cavalcioni
d'una scopa nera con bande laterali e coda d'un rosso vermiglio,
simile a sangue non ancora coagulato, incurvando le labbra pallide in
una smorfia; drammatica, con quella punta di orrido gusto kitsch che
la rende ancor più teatrale, cavalca i venti con
un'incoscienza che
rasenta la follia, prodigandosi in evoluzioni avventate e rischiose,
pulite, alle quali il pubblico esulta ed ulula gioioso, sovrastando
il baccano prodotto da quell'obbrobrio che stenta a definire
'musica'.
Ben
calcata nell'orecchio sinistro ha una cuffietta scura dalla quale
scende, sotto il pesante mantello nero in cui s'è avvolto,
un cavo
sottile che la collega alla gemella, abbandonata contro al petto
fasciato dall'austera casacca nera, terminante in un jack inserito
sullo smartphone che tiene nella tasca dei pantaloni.
Cercare
di persuadere Albus nel desistere a trascinarlo a vedere la partita
s'è rivelato fallimentare, poiché l'ex preside
è si incorporeo, ma
sa perseguitare il prossimo con notevole e fastidiosa insistenza
–
tratto posseduto già in vita, acuito dalla morte –
spingendolo
alla pazzia, così è stato costretto a raggiungere
il campo ed
avrebbe assistito al match con un vago accenno d'interesse se le cose
fossero rimaste come nella Hogwarts dei suoi anni; quando ha udito il
baccano prodotto dalle casse e l'orribile musica che il dj
– dovrà ucciderlo nel sonno – ha
proposto come sottofondo ai momenti salienti dello scontro, ha
ingoiato un imprecazione fra i denti, recuperando il dispositivo
dalla tasca per sparare a tutto volume un po' di sano Rock anni '80,
cosa che gli ha permesso d'ignorare buona parte degli assurdi
sproloqui di Silente e del cronista così da concentrarsi
solo sulla
partita e sulle folli manovre – suicide – messe in
pratica dalla
sua 'protetta', alla quale dovrà ricordare che la missione
è
sopravvivere finché non avrà mandato a dormire
tutti i risvegliati,
non uccidersi nel tentativo di catturare il boccino d'oro nel modo
più sconsiderato ed appariscente possibile.
Una
cosa te la devo, testa di legno, lo smartphone si sta dimostrando
davvero utile.
“Oh
Severus, su! Non essere sempre così drammatico!”
lo rimprovera
bonariamente il fantasma.
“Non
drammatico, realista” si porta la sigaretta alle labbra
inspirando
una lunga boccata dal gusto amaro, pesante, senza distogliere lo
sguardo dalla squadra di Corvonero che sta completando l'ultimo giro
di campo in formazione d'attacco, seguita a ruota dai Tassorosso,
accompagnati da uno scroscio d'applausi e grida entusiaste; lei
è un
puntino oltremare ornato da una lunga treccia rosso fiamma e
all'ultima curva decide di stupire nuovamente quella platea che l'ha
sempre considerata troppo altera ed intelligente per mettersi in
mostra così sfacciatamente, rovesciandosi su un lato per
rimanere
ancorata al manico della scopa con solo mano e gamba destra,
distendendo la sinistra nell'aria mentre la testa ciondola nel vuoto
e, nonostante non la veda, è sicuro che sta sorridendo
divertita.
Albus
esulta nuovamente battendo le mani con foga, sottolineando quanto la
ragazza somigli ad Harry e Ginny, trattenendosi dall'includere nel
paragone anche James Potter frenato dalla sua presenza, ma lui non se
ne cura, poiché tutta l'attenzione è rivolta alla
piccola e pazza
strega che volteggia nell'aria con la stessa grazia di un essere
dotato di ali, sicuro che la sua sconsideratezza nasca da qualcosa di
più profondo della genetica; quando le due squadre atterrano
nel
campo verde dalla forma ovale per salutarsi e dirigersi agli
spogliatoi l'uomo inclina il capo in un lieve cenno d'assenso, un
complimento silenzioso e sentito verso quei ragazzi che
–
deve ammetterlo – hanno
disputato una partita esemplare e verso lei, che è aria
oltre che
terra.
“Dovresti
congratularti a voce, Severus. Le farebbe piacere” dice
Silente
osservandolo con le labbra incurvate in un sorriso gentile, ma lui
scuote fermamente il capo, inspirando l'ultima amara boccata di fumo
prima di far svanire il mozzicone di sigaretta.
“Si
monterebbe la testa. Ho bisogno che rimanga lucida”
“Saturnalia.
La caccia del Solstizio” pondera il vecchio mago
“Come
precedentemente detto si tratta di un ciclo di festività
della
cultura romana dedicate al Titano Saturno, nelle quali l'ordine
sociale veniva sovvertito. Si collocavano nel periodo che ora
è
compreso fra il 17 ed il 23 dicembre, quindi manca poco”
“Per
questo dico che non è il momento di distrarla. Non sta
prendendo
seriamente l'avvertimento di Tiger, non se ne preoccupa
poiché lo
reputa assurdo. Inoltre vi è il problema delle
vacanze” Piton
sbuffa, recuperando dalla tasca lo smartphone nero per spegnere la
musica; il monito sibilato dal suo ex studente settimane addietro gli
ha dato parecchio da pensare poiché sottintende molte
più cose di
quante ne rivela, esattamente come le parole di Turpin, mentre Lily
Luna l'ha liquidato come assurdo, dato che sarà costretta a
tornare
alla Tana ove si troverà circondata da una nutrita schiera
di
parenti, quindi certa che nessun risvegliato verrà mai a
cercarla
per tentare di ucciderla.
“Sì,
mi ha accennato al fatto che durante le vacanze non le è
permesso
rimanere a scuola. Ma come abbiamo supposto nemmeno buona parte di
'loro' si trova ancora fra questi confini ed io ho il forte sospetto
che se lascerà le mura del castello sarà in
pericolo” gli occhi
azzurro polvere, evanescenti, del vecchio mago osservano gravemente
il viso pallido ed inespressivo dell'ex professore incontrando due
abissi neri dal taglio allungato fermi, profondi.
Hanno
passato intere notti a setacciare ogni angolo della foresta e del
castello in cerca dei restanti sessantotto risvegliati senza trovarne
alcuno, supponendo quindi che si siano spostati verso le
città
vicine in cerca di cibo o altre fonti di sostentamento; l'articolo
ritagliato dalla Gazzetta del Profeta recante data 17 novembre 2023,
inerente allo scempio d'animali a Blair Atholl, Killiecrankie e
Aldclune giace affisso alla lavagna apparsa opportunamente nella
stanza delle necessità, sulla quale stanno segnando
possibili teorie
e fatti oggettivi inerenti la ricerca, collegato ad altre notizie
estrapolate dai quotidiani locali babbani tramite internet:
sparizioni d'animali da cortile in altri villaggi del Perthshire -
quasi tutti di colore nero – dei
quali sono state poi ritrovate solo ossa e qualche brandello di carne
priva di sangue, l'aggressione di due turiste da parte d'un uomo
descritto come ' senza fissa dimora con problemi psichiatrici' vicino
alla spiaggia di Portobello a Edimburgo e l'effrazione avvenuta
presso il St. Andrews Medical Center, dal quale sono state prelevate
numerose sacche di sangue per trasfusione.
La
divulgazione magica invece tace, ma ciò non li ha stupiti,
essendo
la Gazzetta del Profeta un giornale fortemente controllato ed
influenzato dal Ministero della Magia, nonché l'unica fonte
autorevole di notizie del loro mondo.
“Non
posso andare con lei”
“Ha
bisogno di te, Severus” replica Silente in tono conciliante
ma
fermo, lo stesso con il quale l'aveva convinto per anni a fare da
balia al giovane Harry, ottenendo un ringhio sommesso ed un'occhiata
nera tagliente come la lama d'una spada, perché lui
è cambiato,
morire per adempiere alla missione di mettere Potter in condizione di
battere l'Oscuro Signore è stato l'ultimo gesto di
'cortesia' nei
confronti di quel vecchio pazzo manipolatore, a cui non
perdonerà
mai l'ordine mascherato da supplica d'ucciderlo per salvare il
giovane Malfoy; non capisce quale ferita gli abbia inferto,
né quale
angoscia avverta dentro, così forte
e radicata
da essere
sopravvissuta persino alla morte e si chiede con quale coraggio
–
faccia di culo – ora lo stia nuovamente invitando a farsi
carico
delle disgrazie di una giovane adolescente
– Potter –
con oscuri
legami magici.
“E'
perfettamente in grado farcela da sé, se solo s'impegnasse.
E non
usare più quel tono con me. Il tempo in cui ti mostravo
rispetto,
prodigandomi ad eseguire ogni tuo folle ordine è finito da
tempo,
Albus. Sono stanco. Stanco di venire utilizzato come una pedina,
stanco di fare da balia ad assurdi ragazzini invischiati con assurde
profezie e doni malefici” replica riversando in quelle parole
al
vetriolo anni di orgoglio ingoiato a forza in nome d'un bene
superiore, anni a passati a torturarsi per la morte della donna che
era divenuta sua ossessione, anni nei quali aveva toccato le peggiori
profondità dell'inferno in nome d'un legame reciso troppo
presto,
troppo futilmente e nei quali quel vecchio pazzo che ora gli fluttua
dinnanzi era stato l'unica persona che avesse potuto considerare
'amica' , nonostante poi l'abbia tradito e ferito in modo orribile.
Silente
lo osserva in silenzio con le labbra ferme in una linea pallida,
appena visibile sotto i baffi spioventi che si perdono nella lunga
barba argentea e l'espressione dolce e rassicurante d'un genitore
intento a discutere con un figlio ribelle, ostinato, ma internamente
le parole di Severus lo feriscono più di quanto mostri,
poiché sono
terribilmente vere; per diciassette anni l'ha utilizzato come una
pedina facendo leva sull'amore provato per Lily Evans, aspettando che
Harry Potter fosse pronto per sconfiggere Voldemort senza considerare
appieno i suoi sentimenti e senza trovare il coraggio di rivelargli
da subito quali azioni avrebbe dovuto compiere, convinto che non si
sarebbe posto alcun problema dinnanzi ad orrori quali l'omicidio, la
tortura e le menzogne.
“La
sto aiutando solo per mio tornaconto, non perché
é la figlia di
Potter, nipote di Lily. Non mi ingannerai più,
poiché non
m'interessa di che colore abbia gli occhi, di lei non
m'importa” la
frase si perde nel sibilo acuto del vento che sferza il terreno con
forza, facendo ondeggiare il lungo mantello nero ed attraversando il
fantasma di Albus che, immobile ed immune ai suoi terreni effetti,
scruta attentamente il tumulto che si annida negli occhi ossidiana
dal taglio asciutto dell'uomo; sebbene ad una prima analisi possano
risultare piatti ed inespressivi al loro interno vi è
l'abisso, una
voragine che racchiude un mondo d'emozioni e paure, angosce ed amori,
un abisso in cui Silente annega alla ricerca della verità e,
quando
ne emerge dopo averne scorto un barlume, sorride.
“Puoi
biasimarmi per tutta l'eternità per ciò che ti ho
obbligato a fare
e non avrei nulla in contrario, poiché la tua rabbia
è
giustificata, così com'è giustificato il tuo odio
nei miei
confronti, ma Lily non c'entra. Forse potresti aiutarla non per
obbligo, non perché è la nipote della donna che
hai tanto amato, ma
semplicemente perché è lei e di lei
t'importa”
“E'
una ragazzina, un'idiota che si è messa a svolgere un
rituale senza
ben capire di cosa si trattasse solo per far vedere alla sua compagna
di casa di essere più brava e intelligente di lei. Dovrebbe
importarmi di una così? Inoltre è cocciuta,
fastidiosa, impreca
come uno scaricatore di porto e non ha la minima accortezza nel
vestire” ad ogni difetto snocciolato in tono velenoso da
Severus,
la cui espressione è una maschera di puro sdegno, il sorriso
sulle
labbra incorporee di Silente s'allarga mentre gli occhi azzurri
vengono catturati da un particolare, da quel paio di 'cuffiette' nere
che Lily Luna ha regalato all'ex professore dopo che questi
è
riapparso giorni addietro con uno di quegli strani telefoni, ancora
nella scatola e senza voler spiegare ove l'abbia preso; dopo un primo
sguardo stupito la giovane strega l'aveva aiutato a 'confunderlo?',
'conferirlo?', 'configurarlo?', per poi insegnargli come utilizzarlo
per svolgere ricerche su internet e le funzioni principali delle
varie applicazioni e per tutto il tempo avevano lavorato vicini,
spalla contro spalla, condividendo opinioni e lanciandosi battute
taglienti.
Oh,
sono sicuro che se davvero la odiassi non le avresti concesso tutta
questa libertà.
E
non saresti venuto a guardala giocare.
“Legge
troppo”
“Detto
da te è quasi comico” Silente inarca un
sopracciglio, stupito e
divertito.
“Il
punto è che di lei non m'importa” sibila Piton
rimarcando nuovamente il concetto mentre osserva con
occhi di fuoco nero il fantasma, smaniando per cancellargli
quell'insopportabile sorriso dal viso.
“Giusto,
giusto. Quindi il continuare a rammentarle che ai Saturnali non manca
più molto tempo e che deve arrivarci preparata è
solo una scusa per
farla sentire in difetto, come facevi con i tuoi studenti?”
“Ovviamente”
risponde lapidario l'ex professore.
“E,
vado sempre per ipotesi, il fatto che tu l'abbia aiutata con quella
Pozione Ricostituente alla Mandragola che dovrebbe presentare alla
lezione di domani, della quale non ha potuto seguire alcune fasi a
causa degli allenamenti di Quidditch venerdi pomeriggio e della
partita stamane, è solo per rimarcare la tua
superiorità in
materia?”
L'azzurro
polvere luminoso e trasparente degl'occhi di Silente incontra
l'ossidiana nera, granitica e profonda come un abisso di tenebra, in
cui divampa un fuoco assai simile all'Ardemonio alimentato dalla
superficiale rabbia che l'uomo prova, maschera d'un sentimento
più
complesso ed alieno di cui non vuol ammettere l'esistenza; il preside
prorupe in una risata cristallina che è come scarica
elettrica per i
nervi tesi di Severus, spingendolo a bramare con disperata urgenza la
possibilità di finirlo con una seconda Avada Kedavra.
Lo
odia, lo odia per il tono quasi paterno con cui gli suggerisce idee
per le ricerche sui risvegliati e sulla magia della Potter, lo odia
per avergli perdonato ogni peccato commesso, ogni debolezza ed ogni
mancanza con una semplicità disarmante, accogliendolo sempre
a
braccia aperte pur quando nessuno l'aveva voluto ed infine lo odia
per quella fastidiosa capacità di leggergli dentro come se
fosse un
libro aperto, ignorando le barriere che lui è solito
ereggere per
abitudine ed autoconservazione; sospira infastidito, gettando fuori
la rabbia in una nuvoletta di vapore biancastro che si perde nel
vento freddo, inclemente, assottigliando appena lo sguardo mentre
fissa l'erba rada ripensando alla Potter, a quanto si stia
dimostrando terribilmente 'interessante' e a come debba costringersi
a mantenere ben saldo il muro fra di loro per mille
–
giusti – motivi
che lei pare
ignorare, troppo attaccata alla logica per vedere l'irrazionale
realtà.
“Oh,
'fanculo Albus!” ringhia per farlo tacere senza trovare
alcuna,
intelligente, motivazione al perché abbia deciso d'aiutare
la
ragazza in Pozioni nonostante le avesse ricordato più volte
di non
essere li per quello scopo, senza però risparmiarle una
pesante
sgridata inerente alla sua inettitudine per non aver iniziato il
compito prima e, quando ormai le parole hanno abbandonato le sue
labbra pallide, si rende conto d'aver risposto con la stessa cadenza
utilizzata da lei per farlo star zitto quando è stufa di
ricevere
insulti.
Il
muro, focalizza il muro...
Per
Salazar!
“Ciao
Lily!” Silente si volta, accennando un saluto con la mano nel
vedere l'esile figura dai capelli raccolti in una treccia rosso
fiamma avanzare verso di loro con la scopa in spalla; Piton le lancia
un'occhiata a sua volta rimanendo stupito nel vedere che la divisa di
Quidditch le calza giusta e quanto sia diversa da quelle utilizzate
dai ragazzi negli anni '90: il busto è coperto da una giacca
in
tessuto sintetico con protezioni su gomiti e spalle, sotto la quale
s'intravede una sorta di armatura a collo alto che le fascia
completamente il busto, riparando schiena e petto grazie ad una serie
di lamine metalliche. I guanti sono interi e rinforzati a loro volta,
lunghi fino metà braccio, simili alle ginocchiere che
proteggono la
gamba, infilandosi negli alti stivali neri muniti di lacci sul retro,
sopra a pantaloni attillati – da cavallerizza –
neri; al collo
porta un paio d'occhialoni da aviatore con le lenti a specchio, d'un
rosso che vira all'ambra, pacchiani come le decorazioni vermiglie
sulla scopa ed il mantello color blu oltremare danza nel vento come
un'onda impazzita e l'avvolge, facendone risaltare la figura
slanciata e la carnagione chiara del viso, ornata da quella massa di
capelli ribelli che sfuggono alla stretta treccia.
“Buongiorno!
Piaciuta la partita?” incurva le labbra in un sorriso quando
gli
occhi nocciola incontrano quelli neri di lui, stando ben attenta a
rimanere quanto più vicina possibile agli spalti
così da risultare
'nascosta' alla vista d'eventuali curiosi di passaggio; Silente
annuisce entusiasta, prodigandosi in una serie di complimenti per il
gioco impeccabile e per le stupende acrobazie con le quali hanno
allietato il pubblico a fine match, rammaricandosi che tali
spettacoli non fossero stati introdotti quando ancora lui era
preside.
“Stavi
cercando di suicidarti, Potter?” sbotta atono Piton,
smorzando il
sorriso sul volto della ragazza che ritorna seria e pensosa,
osservandolo con occhi nocciola duri come terra compatta.
“No,
volevo solo respirare. Dimenticare e sentirmi viva” non si
aspetta
che lui capisca cosa significhi avere il corpo pervaso
dall'adrenalina ed i polmoni sferzati dall'aria tagliente, non pensa
che lui sappia che sensazione di gioia potente da il cuore quando
batte all'impazzata per mantenere la velocità folle a cui
è sparato
il corpo, né si stupisce del tono critico in cui gli ha
rivolto
quella domanda intrisa di scherno; eppure lei non si sente in colpa,
poiché aveva disperatamente bisogno di lasciare le cose
della terra
ben ancorate al suolo e librarsi nell'aria senza troppi pensieri o
paure, così da fare ordine i quelli che l'attanagliano da
settimane,
a cui se ne stanno aggiungendo altri.
“Perché
allora non sei rimasta ancora un po' lassù, se l'aria qui
è
opprimente?” chiede l'uomo studiandola con quegli occhi in
cui lei
ogni volta annega, risucchiata dal buio, con un filo d'ironia
nonostante sappia fin troppo bene cosa significhi correre a
velocità
folle per lasciare che l'adrenalina annichilisca la ragione,
fomentando la pazzia.
“Perchè
i saturnali s'avvicinano ed io devo essere pronta. Stamattina ho
mandato un gufo a casa chiedendo formalmente di poter restare ad
Hogwarts per le vacanze di Natale, adducendo la scusa di essere
troppo impegnata con le varie tesine propedeutiche ai M.A.G.O da presentare a
fine anno” la strega osserva il
sopracciglio di Piton inarcarsi in sorpresa, dopo due settimane
passate a bocciare l'idea di trovare
una soluzione per rimanere fra le mura del castello durante le
festività non si aspettava di certo che lei cedesse
così, scrivendo
di sua sponte alla famiglia senza bisogno d'essere costretta, ma l'ha
stupito di nuovo, mostrandosi ancora una volta molto più
sveglia di
quanto i suoi sedici anni facciano trasparire.
“Scelta
saggia, mia giovane amica” annuisce Silente poggiandole una
mano
evanescente ed incorporea sulla spalla fasciata dalla protezione in
metallo e cuoio.
“Non
credo, secondo la mia teoria sulle profezie con questa decisione ho
appena fatto in modo che s'avveri quanto pronosticato da Tiger. Ma
pazienza, in verità sarei contenta di non dover passare un
altro
caotico natale alla Tana, in mezzo ad un orda di parenti impazziti e
senza la possibilità d'isolarmi e leggere” Lily
luna recupera il
sorriso, sinceramente convinta di quanto ha appena affermato; per
settimane ha avuto paura del futuro, di vedere avverarsi ciò
che
Turpin e Tiger le hanno rivelato poco prima di tornare alla morte,
inoltre era spaventata dalla possibilità d'aver richiamato
come
risvegliati anche i ragazzi che erano morti
nella Battaglia di Hogwarts e questi pensieri l'hanno spinta a
rifiutare con forza l'idea di cercare lo scontro fissato per la notte
del solstizio, durante i saturnali.
Scappare
però è inutile, l'ha capito aalla terza notte
insonne passata a
rimuginare e quando s'è svegliata di buon ora per recarsi
alla
partita, ha pensato d'inviare subito la richiesta ai genitori senza
consultarsi con i suoi improbabili collaboratori.
“Quindi
sfuggire al pesantissimo pranzo di natale di Molly è l'unica
cosa
che ti spinge a restare?” domanda Piton con un ghigno cattivo
ad
incurvare le labbra pallide e l'espressione sorniona d'un gatto
pronto a ghermire l'incauto e sparuto passerotto caduto dal nido; gli
occhi castani di lei scivolano nuovamente in quelli neri di lui,
incandescenti nella poca luce filtrata dalle spesse nubi gonfie di
neve e paiono addolcirsi mentre si domanda quale sia la vera risposta
che l'uomo cerca, perché a lei sarebbe spiaciuto lasciarlo
solo lì,
con l'unica compagnia di Albus con il quale litiga ad ogni occasione,
ed inoltre sta – follemente
– pensando
a cosa regalargli, sebbene le idee virino ancora fra il banale e lo
scadente, ma dato che non è sicura di come l'uomo potrebbe
reagire a
simili dichiarazioni opta per una risposta più neutrale,
più
profonda e ricca di significato.
“Resto,
perché sull'orlo del baratro ho capito la cosa
più importante”
sussurra ricordando le parole del gatto Zorba in una delle favole che
più ha amato da bambina (II), mentre Piton la guarda con
quegli
occhi incredibili ove tutto annega e muta, senza più scherno
né
voglia di deriderla per le sue paure d'adolescente o per il tempo che
impiega ogni volta ad accettare una nuova difficoltà,
parlandole
come se avesse colto la citazione e conoscesse a sua volta i libri di
Sepùlveda.
“Quale
sarebbe?”
“Che
vola solo chi osa farlo”
Stralci
d'Indagini
[Frammento
di foglio A4 a quadretti, con testo scritto a penna]
Ministero
della Magia
12
dicembre 2023 ore 21.37
Dipartimento
per la Difesa Magica, Sezione Auror
L'uomo
si toglie gli occhiali con gesto stanco, passando entrambe le mani
sul viso e stropicciandosi gli occhi per cercare di scacciare la
stanchezza, smettendo per qualche istante di leggere il rapporto
inviatogli dalla squadra appartenente all'ufficio Regolazione e
Controllo delle Creature Magiche capitanata da Martin Finch,
intervenuta ad Edimburgo per tentare di catturare quello che
è stato
segnalato come un 'pericoloso freak' (III) fuori controllo che ha
tentato d'aggredire un babbano a spasso col proprio cane
all'imbrunire, nei Meadows.
Sulla
scrivania ingombra di manuali, pratiche in sospeso e pergamene sparse
giace abbandonata una tazzina di caffé ormai freddo, gentile
concessione offertagli da Hermione poco prima che lasciasse
l'edificio, ormai ore fa; cerca di riordinare le idee, fissando con
occhi verdi arrossati lo schermo del pc, riducendo a icona il PDF per
aprire un altro file contenente il rapporto di servizio stilato da
Malfoy dopo essere stato inviato dai McGregor, la famiglia
più
antica ed autorevole di vampiri presenti in Scozia, i quali hanno
negato fermamente un coinvolgimento della loro razza nelle bizzarrie
che si stanno verificando a nord, comprese le macellazioni e
prosciugamenti dei numerosi animali trovati morti poco distanti dalle
abitazioni dei babbani loro proprietari.
Galli
neri, capre nere e tori sempre neri, eccettuato lo scempio di quella
mucca a Blair Atholl tutte le altre bestie hanno in comune il colore
e il fatto d'essere state uccise di notte e dissanguate mediante un
taglio slabbrato sul collo che ha squarciato la carotide; apre poi il
fascicolo fotografico concentrandosi sull'immagine del bovino bianco,
studiando i segni di morsi fra la clavicola e la mandibola, ben
visibili fra il sangue rappreso e la pelle raggrinzita, domandandosi
quale sia il denominatore comune: perché
alcuni animali sono stati
semplicemente dissanguati, mentre altri mangiati fino all'osso?
Ritorna
al rapporto di Malfoy, rileggendolo per l'ennesima volta senza
trovare alcun elemento che possa spingerlo a dichiarare i vampiri
coinvolti in quegli atti vandalici, perché oggettivamente
non ve ne
sono: i McGregor sono sempre stati molto attenti a vivere alle spalle
degli umani senza far trasparire la loro sempiterna natura e
governano col pugno di ferro su tutta la Scozia, eliminando qualsiasi
freak si dimostri incontrollabile prima ch'esso possa divenire un
problema per il Ministero.
Nonostante Ron continui a supporre il
contrario, perché il capo famiglia non gli è
molto simpatico, le creature che stanno scorrazzando libere
per villaggi e città babbane scozzesi compiendo effrazioni e
scempi alla
ricerca di sangue fresco non sono vampiri.
Il
Ministro mi ucciderà.
Li
vuole sotto i riflettori da un po'.
Sperava che questa fosse l'occasione buona per incastrali.
Ma
lui nel suo lavoro è intransigente, si rifiuta di accusare
innocenti
per crimini che non hanno commesso, siano pure dei succhiasangue
antichi di secoli dai modi alquanto poco ortodossi, ma qui torna il
nodo: se non sono stati loro di quali creature si tratta?
Hanno
scartato da subito i lupi mannari poiché la perizia
effettuata dai
medimaghi della sezione 'Medicina Legale' ha escluso la
compatibilità dei segni di denti con le fauci d'uno di loro,
riportando un'ipotesi che ha lasciato un certo senso d'inquietudine
nella sua squadra, ovvero che si tratti di 'uomini' privi della
capacità di trasformarsi.
Altro
click del mouse e il file inviato dal dott. John Evans gli appare
davanti agli occhi cerchiati da profonde occhiaie bluastre, evidenziate
dagli occhiali tondi dalla montatura sottile,
rimarcando tutte quelle informazioni che ormai conosce a memoria per
ogni capo di bestiame esaminato: i morsi sono stati inferti da
'umanoidi' adulti, solo in un paio di casi il medico ha ipotizzato
che i soggetti fossero più piccoli, con un'età
compresa fra i
quindici ed i venticinque anni, non avendo ancora mascella e
mandibola perfettamente strutturate; gli animali sono stati uccisi
mediante strangolamento, esercitando una forza brutale che non aiuta
certo a restringere la cerchia dei sospettati, dato che molte
creature con fattezze 'umane' sono in realtà mostri con la
capacità di
piegare l'acciaio come se stessero spezzando uno stuzzicadenti di legno.
Fate?
No, non crede ne esistano di
questo tipo, come non crede che le
creature che stanno scorrazzando per Edimburgo siano autoctone, tesi
avvalorata dal fatto che i possibili
avvistamenti di alcune di esse si siano verificati nell'area del porto
cittadino e sulla spiaggia; devono essere arrivati per nave
spostandosi poi verso nord e, nonostante i primi cadaveri d'animali
siano stati rinvenuti nel Perthshire, è sicuro che quelle
creature
non provengano dal parco Nazionale di Cairngorms come invece ha
ipotizzato – sgomento – Ron, terrorizzato dall'idea che
possano giungere nei pressi di hogwarts e minacciare così la
vita di sua figlia, ipotesi smentita dalla stessa Minerva
McGranitt, sua ex insgnante di trasfigurazione ora preside, con la
quale ha avuto un colloquio giorni addietro e che l'ha rassicurato sul
fatto che nessuna strana creatura sia stata scoperta a vagare
nella Foresta Proibita o nei pressi del castello, così come
ad Hogsmeade.
Dovrò chiedere a
Teddy di fare un'ulteriore verifica su tutte le navi merci attraccate
dal 10 novembre fino al 15, esaminando nel dettaglio anche le bolle di
consegna.
Malfoy potrebbe invece
occuparsi dei registri di bordo delle navi da crociera.
Apre
google maps sulla cartina della Scozia, ingrandendo Edimburgo ed al
contempo osservando distrattamente le poche rige vergate
frettolosamente su un post-it giallo appiccicato al lato sinistro dello
schermo che recitano '
contattare Alexander o Marcus, urgente' mentre
una frdda morsa gli serra la gola, ricordandogli con lororosa
insistenza l'obbligo di riferire al capo del distaccamento M.A.C,U.S.A
a Londra le ultime novità, dato il recente progetto di
'cooperazione per la Difesa Magica' a cui il Ministro Marlowe-Finch
tiene in modo assai morboso - ancor più che ad
imputare ai vampiri quegli scempi - e l'ordine di
coinvolgerli nel caso per avere un'ulteriore e più
autorevole supporto; Jonathan Green, attuale capo del Dipartimento
Auror inglese e suo superiore ha storto il naso, redarguendo
il ministro come si farebbe con un bambino molesto ed un po' stupido,
sottolineando che gli americani non sono certo qui per analizzare
cadaveri di mucche e galline, inoltre gli stanno concedendo troppo
potere e troppe libertà, discorso con il quale lui si trova
d'accordo, sebbene non possa esercitare la facoltà di
astenersi dal riferire a Meyer.
Chissà
perché, da quando sono iniziate le aggressioni ai danni di
babbani, ad Edimburgo, i colleghi sono così interessati.
Eppure non si tratta di dar la caccia a maghi oscuri, cosa in cui sono
molto più specializzati di noi, bensì di trattare
con esseri magici allo sbando, probabilmente spaventati dal lungo
viaggio avvenuto nella stiva d'una nave cargo, senza cibo decente
né luce.
Sposta
distrattamente il cursore sull'enorme riserva naturale ove sorge
Hogwarts,
sospirando pesantemente per allontanare il brutto presentimento che
l'ha
colto quando s'è visto affidare quell'insolito caso per poi
deviare l'attenzione verso un gruppo di
fotografie poste alla destra
dell'ampio schermo: nella prima si distinguono tre bambini dai quattro
agli otto anni, intenti a
tenersi la mano e sorridere davanti alla giostra dei cavalli gremita
di persone, due maschi dai capelli scuri ed una bimba fasciata in un
vestitino rosa confetto, dalla chioma ribelle rosso fiamma; l'uomo
sorride osservando poi l''immagine più recente, ove l'intera
famiglia aveva posato davanti
alla Cattedrale di Notre Dame a Parigi l'anno prima che finisse
bruciata.
James Sirius era già alto e slanciato, con capelli castani
dritti come quelli della
madre ed occhi nocciola su un viso regolare e delicato, Albus
invece appariva poco più basso con i medesimi capelli
dritti, seppur d'una tonalità di castano più
scura che li faceva apparire quasi neri, pelle diafana e viso aguzzo
sul quale spiccavano occhi d'un verde foresta intenso, brillanti; fra
loro vi era una ragazzina con lunghi capelli rosso vivo indomabili e
l'espressione seria di chi, in foto, non sorride mai, infagottata in
una felpa con cappuccio d'una taglia più grande e jeans a
zampa chiari, il cui orlo era finito irrimediabilmente sotto le suole
piatte delle converse color cremisi.
Nonostante
cerchi di mostrarsi tranquillo capisce perfettamente i timori di Ron,
specie dopo aver ricevuto la lettera dove la la sua ultimogenita
comunicava che non sarebbe tornata a casa per le vacanze di Natale a
causa
della mole di compiti e ricerche che sta svolgendo per arrivare
preparata agli esami di giugno, portandosi avanti così per i
M.A.G.O
dell'anno prossimo; nell'amore per la ricerca e l'apprendere sempre
cose nuove gli ricorda molto Hermione e si chiede da chi
abbia preso, dato che né lui né Ginny sono mai
stati così
ossessionati dallo studio, ma la cosa non lo turba
poiché spera chetutto questo impegno le varrà
un'ottima carica fra le mura del ministero della Magia, una volta
diplomata.
L'unico ostacolo al concederle il permesso di rimanere ad Hogwarts
è stata Molly; la cognata infatti non ha gradito lidea di
non poter avere tutta i numerosi nipoti riuniti per i festggiamenti del
24 e del 25 Dicembre, mancando all'appello Albus Severus e
l'intera famiglia di Bill Weasleu, rimasta in Francia a causa
di problemi di salute della madre di Fleur, quindi all'idea
di non poter vedere né Rose né Lily Luna ha
protestato con forza e ci è voluta tutta la pazienza di
Arthur, unita all'intransigenza di Ginny, per farla desistere dal
piombare a scuola per portar via le due ragazze; l'idea che la sua
ultimogenta non sia sola, ma che abbia la cugina a tenerla d'occhio
è per Harry un sollievo, essendo quest'ultima molto
più coscienziosa e matura, nonché attenta alle
regole.
Albus
invece si sta dimostrando una grossa incognita, nonché un
problema: sebbene abbia
completato in giugno i numerosi M.A.G.O con tutte 'E', ha deciso
di rifiutare la proposta d'entrare al Ministero come apprendista
nell'ufficio degli Obliviatori per 'prendere un anno sabbatico e
riflettere su cosa davvero vorrebbe fare nella vita', iscrivendosi da
subito ad un corso di primo soccorso e finendo a fare il volontario
sulle ambulanze babbane a Londra, con turni massacranti e poco tempo
per dedicarsi ad un'eventuale studio di materie più utili;
urlare è stato inutile,
così come minacciarlo, poiché il ragazzo
s'è mostrato abbastanza
determinato da prendere le sue cose e lasciare la casa di famiglia
senza troppi problemi,
trasferendosi in un piccolo
appartamento sito in Bayswater che divide con un suo collega autista
d'ambulanze, racimolando i soldi necessari a pagare la sua parte
d'affitto con lavoretti e ripetizioni.
Da quanto ha potuto apprendere tramite James, Albus è
intenzionato a non rivolgergli la parola fino a quando non
accetterà la sua scelta di vita, cosa che Harry
prevede accadrà il più tardi possibile,
fermamente convinto che un
mago dotato come suo figlio meriti di meglio che finire fra i babbani
a fare il medico o il barreliere, troncando ogni contatto con il mondo
magico.
Sono
ormai le dieci passate quando lo smartphone inizia a vibrare
insistente sotto la pila di pergamene che l'hanno seppellito; Harry
trattiene un'imprecazione, constatando che ha nuovamente dimenticato
d'avvisare Ginny che non sarebbe tornato per cena e recupera il
telefono, sicuro che sia lei pronta a sgridarlo per essersi
trattenuto di nuovo in ufficio oltre l'orario e la decenza, ma quando
legge il nome sul display ogni accenno di tranquillità
abbandona il
suo viso, sostituito dall'allerta.
'BIG
D'
calls
“Pronto?”
“Harry?
Ti prego, è successa una cosa a mamma e papà...ti
prego. Non so chi
altri chiamare”
Riti
di Luce e Tenebra
[foglietto
pinzato al margine dell'A4 precedente]
Hogwarts
13
dicembre 2023 ore 02.10
Dormitorio
femminile Corvonero
Vicino
alla finestra una candela bianca brucia pigramente, illuminando il
vetro ed una porzione di muro d'una calda luce dorata, un aureola a
corona della fiamma affusolata, pallida come una stella lontana; Lily
Luna la guarda incapace di dormire, persa in una torma di pensieri
legati alla caccia, alla scuola e a quanto sia cambiata la sua vita
in un battito di ciglia.
Abbandonata
sulla pila di libri che ingombra il comodino vi è la
risposta alla
lettere che ha spedito giorni addietro ai genitori, che è
tardata ad
arrivare – stando a quanto le ha
scritto James su
Whatsapp – a
causa delle
profonde proteste di nonna Weasley che avrebbe tanto desiderato avere
sia lei che Rose a casa per la fatidica cena del 24, oltre che per il
pranzo del 25 mentre sia Harry che Ginny si sono mostrati d'accordo
nel concedere – da subito –
il permesso per quest'anno d saltare le festività,
così da
concentrarsi sullo studio, convinti che abbia finalmente trovato una
vocazione, un lavoro a cui dedicare anima e corpo, tranquillizzati
dal fatto che anche Rose starà a scuola.
Non
hanno idea di che tipo di feste affronterà lei, strappata
alla
tradizione cristiana e consumista moderna per finire in quella
romana, antica, ove le regole venivano sovvertite per
volontà d'un
antico Titano del tempo decaduto, anch'esso fortemente connesso agli
inferi dei quali lei ha scoperto d'essere 'figlia'; dopo il rifiuto
di Al suo padre spera internamente che anche lei voglia entrare al
Ministero come Auror e che voglia utilizzare queste vacanze per
studiare meglio il programma d'addestramento, così da
affrontare il
settimo anno già pronta per l'accademia, ma lei al solo
pensiero
storce il naso, poiché non sa cosa vuol fare 'da grande', ma
è
certa di non voler entrare negli Auror.
Sarebbe
un po' ridicolo, visto ciò che sono.
Visto
quel che ho fatto.
Inghiotte
un bolo di saliva fredda, studiando come l'ombra avvolga la pallina
di luce senza però soffocarla, cullandola fra le sue spire
sfilacciate con dolce devozione e per un'istante si chiede dove
sparisca Piton ogni notte, se dorma, dove riesca a lavarsi e a
recuperare sempre nuovi vestiti puliti, dove mangi, conscia che se
provasse a porgli quelle domande gli risponderebbe con un grugnito
infastidito o una battuta tagliente; eppure, oltre le maschere, lei e
lui sono complementari come quella fiammella solitaria e le ombre che
la circondano protettive, pensa ricordando l'ottimo risultato
ottenuto con la Pozione Ricostituente alla Mandragola consegnata
lunedì pomeriggio e la giaia del professor Taylor
nell'assegnarle
una 'E', risultato che il suo collaboratore
– nonché ex
docente di Pozioni – ha
sminuito e demolito con uno sprezzante commento sulla sua
incapacità
d'organizzarsi, da brava testa di legno qual'è,
sottolineando che
senza il suo aiuto avrebbe preso una meritata 'T'.
Però
sorrideva.
Non stava ghignando come suo solito.
Con
le iridi catturate dal fuoco le sorgono alla mente – quasi fossero
un presagio nefasto – le parole del poeta e
mistico afghano Mirza
Khan Ansari, vissuto nel 1600, quando scriveva dell'amore impossibile
fra la fiamma e la falena, perché oltre ad essere fuoco ed
ombra
sono anche questo, fuoco ed attrazione per il fuoco che tutto
consuma, con le loro passioni comuni e la morte a legarli come un
filo rosso sottile, che, pian piano, li ridurrà in cenere.
'Io
ti canto dolce falena,
che
tu sei di mia luce amante,
tu
non conosci la verità,
il
tuo volo è un illusione.
Amo
me stessa e la mia morte,
Con
me arde il fuoco,
non
io nel fuoco'
Gli
occhi della ragazza si spostano dalla lingua di fuoco aurea al
contenuto dei piattini posti alla base del lungo stelo di cera d'un
bianco immacolato, rabbrividendo nel notare la somiglianza con le
scodelle di coccio che lei evoca per sfamare i risvegliati, nelle
quali fa scorrere gocce del suo stesso sangue, placandone
così la
sete per renderli docili, spedendoli poi al riposo eterno e si
domanda quale assurdo rituale stia compiendo la Trevisan; a pensarci
bene lo fa ogni anno, la notte fra il dodici e tredici dicembre,
lasciando vicino alla finestra un po' di biscotti, zollette di
zucchero, una carota e una manciata di fieno fresco che alla mattina
svaniscono nel nulla, come raccolti da folletti invisibili.
Forse
li portano via gli elfi domestici, oppure davvero l'assurda
divinità
italiana di cui Hilary ha supposto l'apparizione, temendo per i suoi
monili in oro poiché è profondamente ignorante,
si palesa mangiando
quelle pietanze; i biscotti e lo zucchero hanno senso, così
come
potrebbe averlo la carota cruda, ma non ha mai capito il
perché del
fieno, né ha mai trovato coraggio sufficiente ad
arrischiarsi a
domandare alla diretta interessata chi stia onorando.
Si
volta verso la stanza buia, lanciando una rapida occhiata alla sagoma
avvolta nella pesante trapunta sul letto di fondo, sorridendo
mestamente prima di chiudere gli occhi e rincorrere il sonno, con un
ultimo pensiero impigliato fra ragione e assurde fantasie.
Mi
auguro che i tuoi spiriti siano più buoni dei miei, Trevisan
Buonanotte.
Glossario:
-
Scamander:
come
accennato negli scorsi capitoli gli Scamander sono due, il cercatore di
Tassorosso è quindi il fratello gemello di Lorcan, Lysander.
-
'
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a
volare' di
Luis Sepùlveda.
-
Freak: sono così chiamati
quei vampiri 'novelli' che hanno subito problemi nella trasformazione,
rinascendo senza coscienza di sé, folli; sono considerati
più simili a cani idrofobi che a veri e propri vampiri,
eliminati dalla loro stessa razza poiché risultano
problematici.
NDA:
A
voi anche questo sesto – nono – capitolo che
è più una raccolta
d'avvenimenti sparsi che introducono quanto dovrà
inevitabilmente
accadere, preparando il terreno ai Saturnalia.
Volevo
scrivere una vera e propria partita di Quidditch, ma ho dovuto
limitarmi al finale poiché il capitolo stava venendo davvero
lunghissimo e, trattandosi d'una parte non rilevante ai fini della
trama, ho preferito mantenere solo i pensieri silenziosi delle due
ragazze Corvonero, così come il dialogo fra Albus Silente,
Severus e
Lily Luna.
Finalmente
fa la sua comparsa il Salvatore del Mondo Magico, alle prese con
mille teorie e poche certezze, nonché con i grattacapi che
ogni
genitore ha con i figli adolescenti; Draco Malfoy e Ronald Weasley
lavorano nella sua squadra, assieme a Teddy Lupin, mentre Hermione
è
si impiegata nel ministero, ma non nella sezione Auror.
L'ultimo
pezzetto è nato dalla mia fissa d'onorare la
festività di Santa
Lucia, che nelle mie zone è molto sentita e per me
è stata per
tutta l'infanzia quasi più importante del Natale; in
Inghilterra non
è conosciuta – da qui lo stupore delle compagne
inglesi di Milena
– mentre la strega italo-croata la conosce grazie alla
famiglia
paterna e, come me, vi è affezionata.
La
poesia citata da Lily Luna è stata messa in musica da Angelo
Branduardi ed è bellissima, nonché – a
mio parere – abbastanza
azzeccata per descrivere entrambi i nostri protagonisti ed il loro
rapporto con il mondo, nonché il rapporto che li lega.
Avviso:
i prossimi capitoli verteranno sulla profezia enunciata da
Tiger
(Durante i Saturnalia, la notte del solstizio Re, Regina ed asso ti
faranno a pezzi) e ci tengo a premettere che saranno abbastanza
'crudi', con scene tendenti allo splatter, questo perché
(purtroppo
per voi) il tema di questo racconto è la caccia ai
risvegliati, non
la raccolta di funghi nella foresta proibita.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie
davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
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Capitolo 10 *** .VII: Saturnalia, notte del Solstizio: Offerta alla Tormenta (21 dicembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo VII
- Capitolo VII-
Saturnalia, notte
del Solstizio: Offerta alla Tormenta
[Trattato
sulla caccia ai Risvegliati – Parte II]
Lascia
che io cada se devo cadere.
Quello
che diventerò mi prenderà.
[Baal
Shem Tov]
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade
21
dicembre 2023, ore 20.37
Afferra
una patatina fumante con gesto vago, portandosela alle labbra con un
movimento lento e meccanico, ascoltando distrattamente il nuovo
argomento eviscerato da Rose per instaurare una conversazione,
studiando l'ampia sala circostante con sguardo annoiato e pesante: I
Tre Manici di Scopa non è mai stato così affollato come quella
sera, constata con una punta di curiosità, scrutando i visi gioiosi
ed accaldati degli avventori che – come un fiume – si sono
riversati all'interno del locale da quando la tormenta di neve ha
iniziato a sferzare le strade in acciottolato di Hogsmeade, facendo
fuggire buona parte dei turisti.
Alza
distrattamente il boccale di burrobirra mezzo vuoto portandoselo alle
labbra, ingollando una lunga sorsata prima di tornare ad attaccare
l'abbondante porzione di Fish&Chips offerta dalla casa che madama
Rosamund, nipote della famosa Rosmerta, ha portato loro pochi minuti
addietro; anche Rose pesca dal piatto con gusto, inzuppando ogni
pezzo in un intingolo composto da aceto e sale prima di portarselo
alle labbra, continuando a parlare delle lettere e messaggi che
Scorpius le invia clandestinamente, firmandosi con un comunissimo
nome babbano.
“Mio
padre reputerebbe più decorosa una relazione con un ragazzo normale,
non magico, piuttosto che con un Malfoy” sbotta contrita, spostando
una ciocca di capelli ricci dal viso per incastrarla dietro
l'orecchio, così da poter continuare ad addentare le patatine senza
alcun fastidio; Lily Luna le scocca un'occhiata divertita bevendo
ancora, concentrando poi l'attenzione su due maghi attempati che
stanno animatamente discutendo con Rosmerta, ferma dietro al bancone
ed intenta a preparare le bevande richieste: stanno parlando del
meteo e sono convinti che la tempesta durerà tutta la notte.
La
giovane strega sospira bevendo un altro lungo sorso di liquido
ambrato e speziato, tiepido, pensando che se davvero così sarà il
problema 'Caccia del Solstizio' si risolverà in un nulla di fatto,
poiché dubita che le creature – seppur morte – possiedano
l'avventatezza di andare in giro con un tempo così inclemente, sotto
una tormenta come – stando ai racconti opportunamente gonfiati dei
vecchi maghi – non se ne vedevano da decenni; sono immuni al
freddo, non rischiano l'ipotermia, ma camminare nel vento forte
dev'essere un problema anche per loro, specie se i corpi non sono
conservati ottimamente ma si presentano in avanzato stato di
decomposizione.
“Lily?
Mi ascolti?” Domanda Rose sbuffando sonoramente, osservando lo
sguardo assorto della cugina con interesse mentre si domanda
cos'abbiano di tanto interessante i maghi assiepati attorno al
bancone da meritare tutta la sua attenzione; gli occhi color terra di
Lily Luna abbandonano gli avventori per posarsi nuovamente sul viso
roseo e tondo, lentigginoso, della cugina.
“Oh
sì, scusa. Cercavo solo di raccogliere informazioni sulla tormenta”
“Perché?
Vedrai che smetterà presto. Una volta calata potremmo tornare al
castello”
Un
guizzo oscuro attraversa le iridi calde della giovane Potter facendo
corrugare la fronte della strega Grifondoro, stranita da quella
miriade di comportamenti elusivi e scostanti che la cugina ha –
specie nei suoi confronti – dalla discussione avuta in biblioteca;
durante la giornata s'è comportata bene e, per un istante, mentre
giravano per negozi in cerca degli ultimi regali di Natale per
parenti ed amici, Rose aveva pensato che fra di loro non fosse
accaduto nulla, che le cose fossero rimaste come ad inizio anno, ma
poi l'ha vista incupirsi davanti alla vetrina d'una gioielleria
magica e, successivamente, anche all'interno di 'Mielandia', quando
le aveva suggerito maliziosamente di regalare qualcosa di 'dolce' al
suo fidanzato.
Non
riesce davvero a capire quale tipo di relazione spinga Lily Luna ad
essere così guardina e silenziosa da non accettare consigli su
possibili regali per il suo – amico? - ragazzo,
a meno che questi non sia un poco di buono ben noto a scuola, o una
persona già invischiata in problemi assai più grossi dei semplici
esami di fine anno.
Si
ma, a scuola?
Lily
Luna non esce mai, né ha grandi amicizie fuori da Hogwarts.
Studia
il viso della cugina su cui in piccolo sorriso fa capolino,
distendendo le labbra sottili.
“Scusa
Rose, è che volevo essere di ritorno presto” sussurra Lily Luna
addentando un'altra patatina per poi concentrarsi sul pesce, mente
lei inarca un sopracciglio.
“E'
per il tuo fantomatico boy?”
Il
cibo le va di traverso, costringendola a bere un altro lungo sorso di
burrobirra per ostruire esofago e trachea; perchè, per Morgana,
tutte le diavolo di volte in cui si trovano a parlare deve saltare
fuori quest'argomento? Si domanda la Corvonero con una pinta di
stizza, constatando che – anche in questo campo – le parole di
piton s'erano rivelate profetiche, Rose non la lascerà in pace
finché lei non le rivelerà il nome del suo misterioso compagno e a
nulla servirà glissare o rimanere sul vago, sapendo quanto è
ficcanaso prima o poi scoprirà qualcosa.
“Si,
gli avevo promesso che sarei stata di ritorno per sera, volevo dargli
il regalo” risponde cercado di mantenere un tono neutro, accennando
vagamente alla borsina deposta con cura sulla panca, sulla quale ha
poggiato la pesante sciarpa nera; il ghigno di Rose aumenta
d'ampiezza ripensando all'espressione assorta assunta dalla cugina
all'interno di Mielandia, dopo interminabili giri di tutto il
negozio, quando s'era decisa ad acquistare quella scatola in legno di
cioccolatini misti, ripieni di ciliegia e cherry brandy, chicchi di
caffé tostati e liquore del medesimo aroma, una scelta assai strana
– specialmente a causa dell'alcol in essi contenuto –
che le pareva un po' azzardata
per un regalo ad un ragazzo loro coetaneo.
A
chi diavolo piace caffé e cherry?
“Scrivigli
che sei in ritardo, non potrà certo biasimarti” le fa notare
sottolineando che non può certo mettersi ad attraversare la tempesta
per andare all'appuntamento, sarebbe da pazzi, ma qualcosa nello
sguardo assente della cugina le fa capire che, se lei non fosse
presente, probabilmente ci avrebbe provato; un po' la invidia, in
verità, poiché almeno Lily Luna ha la possibilità di vedere questo
ragazzo misterioso – seppur clandestinamente, per loro
scelta – quando vuole, mentre
lei e Scorpius hanno occasione d'incontrarsi raramente e solo tramite
una serie infinita di sotterfugi, poiché nemmeno la famiglia di lui
vedrebbe bene la relazione con una Weasley mezzosangue e ciò la fa
soffrire.
Lily
e Albus le hanno fatto notare più volte che le difficoltà ora ci
sono perché sta ancora frequentando la scuola e non ha alcuna
libertà di movimento, ma quando inizierà a studiare medicina al San
Mungo tutto sarà più facile, poiché passerà ugualmente molto
tempo fuori casa ed a Londra le opportunità per incontrarsi in
segreto non mancano di certo, dato che pure Scorpius frequenta li la
facoltà di Giurisprudenza magica, ubicata a pochi isolati dal
Ministero; inoltre, il futuro lo devono decidere loro, solo loro
possono sapere se questa relazione è giusta o sbagliata, non certo
le famiglie Malfoy o Weasley, ma Rose, educata per essere sempre
gentile e rispettosa, all'altezza delle aspettative del padre e della
madre, vive la sua condizione con estrema infelicità.
Osserva Lily Luna distendere le labbra in una linea ferma, preoccupata,
mentre sussurra: “No, non mi biasimerà, ma...” senza
però riuscire a terminare la frase poichè un'improvvisa
e violenta ondata di fuoco le scorre nel petto, mozzando
respiro e parole, causandole un reflusso di bile e cibo lungo
l'esofago; la ragazza ha appena il tempo di scusarsi con Rose,
adducendo ad un attacco di nausea, prima di schizzare verso il fondo
del locale ed infilarsi in bagno.
Si
appoggia con entrambe le mani al lavandino mentre gocce di sudore
freddo le scorrono lungo il viso, scivolando oltre il bordo della
felpa pesante giù per la spina dorsale e si guarda allo specchio
dove veere riflesso il volto stravolto d'una ragazza con pelle d'oca
diafana e pupille paurosamente dilatate; la magia le incendia il
sangue con forza facendola tremare e, per un istante, avverte con
chiarezza – seppur distanti – la
presenza di tre creature aggirarsi per le strade deserte di
Hogsmeade.
Sono
qui, nonostante la tormenta.
O
forse a causa della tormenta...
Il
dubbio le sferza la mente come una scudisciata, mandando in frantumi
tutte le certezze che si è ripetuta per darsi coraggio da quando è
stata costretta a rifugiarsi all'interno del locale con Rose,
spingendola a pensare che anche l'improvviso mutamento di clima
potrebbe essere stato architettato per rendere la caccia ancor più
interessante, sfavorevole a lei e vantaggiosa per loro, che non
avvertono né caldo né freddo e, a questo punto, forse
nemmeno la furia del vento.
Devo
avvisare Piton
“Lily!
Stai bene?” urla Rose battendo sulla porta chiusa, preoccupata.
“Tranquilla,
dev'essere solo indigestione...” cerca di rassicurarla lei,
continuando a sudare freddo e mimando un conato dato che non gliene
vengono più di naturali, studiando febbrilmente il piccolo bagno in
pietra a vista, ordinato e pulito, finché i suoi occhi non
incontrano la finestra dai vetri tremanti, oltre i quali non si
distingue alcunché eccetto il buio, protetta da grosse sbarre di
ferro.
“Torna
al tavolo, arrivo subito”
“Ma,
sei sicura?” domanda la Grifondoro, causandole un'improvviso moto
di stizza; se i risvegliati le stanno dando la caccia non ci
metteranno molto a giungere fin li e – ne è sicura –
non
si faranno molti scrupoli a compiere una strage pur di adempiere alla
profezia decantata da Tiger settimane addietro, quindi deve andarsene
prima che ciò accada e quella è l'unica via d'uscita.
Benedice
mentalmente il fatto d'aver tenuto su la giacca ed estrae dalla tasca
lo smartphone, aprendo WhatsApp con dita tremanti a causa del potere
magico che le incendia le membra per mandare un messaggio criptico,
poche ma sufficienti parole, a HalfPrince60,
convinta che certi sistemi siano
meno appariscenti e più efficaci d'un patronus, date le circostanze;
si arrabbierà da morire ma non ha tempo d'aspettarlo, anche se
gettarsi in mezzo alla tormenta a caccia di tre risvegliati
decisamente pericolosi non è certo la cosa più saggia da compiere,
non può rimanere lì, né permettere che feriscano Rose.
Deve
andare.
Mentre
la cugina batte nuovamente contro l'uscio e lei simula un altro
conato, ripone il cellulare ed afferra la bacchetta puntandola poi
contro la finestra.
“Tranquilla
Rosy...arrivo. Dammi dieci minuti...”
Quando
è sicura che la ragazza se n'è andata spalanca la finestra
sigillata con una rotazione del polso e poi, aspettando un'ululato
particolarmente forte della tempesta in corso che possa attutire il rumore dell'incantesimo, manda le sbarre in frantumi.
Cosa
diventerai?
Cosa
sei?
Lily
Luna corre.
Corre
fra le strade insolitamente deserte d'una Hogsmeade che non pare più
l'allegro villaggio di Babbo Natale allestito in un centro
commerciale babbano, ricolmo di luci multicolori e stravaganti
decorazioni, bensì la Halloween Town di 'Nightmeare Before
Christmas', con case dai tetti a punta dai quali spuntano comignoli
aguzzi simili a pali, nere e tetre come colate d'inchiostro in cui
finestre e porte a fatica si distinguono, sprangate dalle pesanti
ante in legno levigato e borchie metalliche; i gruppi canori sono
spariti, così come i numerosi passanti che fino a poche ore prima
gremivano l'ampia High Street, ora ridotta ad una buia striscia
d'acciottolato ghiacciato incassata fra i muri in legno e pietra dei
negozi, tutti con le serrande ben sigillate, resa scivolosa e poco
visibile dalla moltitudine di fiocchi bianchi che dal cielo si
riversano al suolo con impietosa inclemenza.
La
tormenta sferza gli edifici con rabbia, facendo scricchiolare le assi
e volare alcuni coppi mal saldati che impattano al suolo con deboli
'clang', sovrastati dall'ululato feroce del vento; la neve è fitta,
un muro compatto in cui la strega corre a fatica, stentando a tenere
la testa bassa e la bacchetta in pugno, con il cuore che le martella
frenetico contro la cassa toracica ed il fiato mozzo a causa della
magia che – pochi minuti addietro – s'è risvegliata all'interno
del suo corpo con inaudita violenza, provocandole conati di vomito ed
un fiotto d'adrenalina mista a paura che le ha incendiato i vasi
sanguigni.
Ha
abbandonato Rose all'interno dei Tre Manici di Scopa assieme ad una
torma di avventori che si sono rifugiati lì per trovare riparo dal
temporale, aspettando che si plachi quel poco da consentire loro di
tornare alle rispettive abitazioni, mentre lei – per
nulla preoccupata dal fatto che Rosamund e Rosmerta avessero sbarrato
la porta – s'è infilata in
bagno, facendo saltare le inferriate della finestra per calarsi fuori
con agili balzi, svanendo nel turbinio freddo ed inclemente della
tempesta.
Il
vento la spinge di lato, forte, ostinato, ma lei continua ad avanzare
cercando di ripararsi dietro i muri degli edifici, con la treccia
oramai bianca a causa della neve ed i vestiti fradici; ci sono
schegge di grandine fra i fiocchi morbidi e le feriscono il viso
esposto, non più protetto dalla calda sciarpa dimenticata sulla
panca del pub, arrossandolo e facendo sgorgare minuscole lacrime di
sangue che si perdono fra acqua ed aria.
Sanno
che sono qui.
Pur
senza l'odore di sangue.
Respira
a fatica, scivolando nella notte tumultuosa del mondo come un'ombra
goffa, piccola ed insignificante, rammentando con dolorosa insistenza
le parole che Piton le ha rivolto prima che lasciasse il castello per
seguire la cugina al villaggio: “Potter, è il Solstizio.
Dopo settimane passate a rifiutare l'idea della profezia, ora ti ci
lanci dentro in modo così incosciente?” ma
lei, ostinata e convinta che la 'gita' non le avrebbe portato via più
un paio d'ore aveva fatto presente che la profezia s'era innescata
quando aveva comunicato ai genitori che sarebbe rimasta ad Hogwarts
per le vacanze invernali, quindi l'andare o meno ad Hogsmeade non
avrebbe cambiato niente, inoltre sarebbe stata di ritorno per il
tramonto; Rose non avrebbe creduto ad un'altra serie di scuse
strampalate inventate per saltare l'ennesima uscita al villaggio,
poiché non può certo addurre l'urgenza di finire dei compiti per
gli esami imminenti dato che non ve ne sono, né di avere gli
allenamenti di Quiddich o di sentirsi indisposta a causa d'un
improvviso mal di pancia fulminante, patologia di cui sta iniziando a
soffrire con curiosa insistenza, nonché a cadenza regolare.
Con
le dita intirizzite ed il viso sferzato dalle raffiche inclementi che
gettano ghiaccio e neve negli occhi socchiusi,resi ciechi dal muro di
neve cangiante ed ombre profonde che le si para innanzi rendendo i
contorni delle abitazioni una mera chimera, avanza sempre più lenta
tossendo per liberare i polmoni; da qualche parte avverte uno
schianto e si volta repentina, fissando il bianco ed il nero
amalgamarsi nella viuzza laterale stretta e buia in cui s'è infilata
senza però scorgere null'altro, né persone né animali, benché il
potere all'interno del corpo ora martelli molto più forte, segno che
i risvegliati devono essere vicini.
Continua
a camminare mantenendosi ben adesa al muro della casa alla sua
destra, cercando d'evitare possibili ostacoli presenti al suolo,
allontanandosi sempre più dalla zona residenziale e dalla High
Street per giungere ad una sorta di periferia, ove sono ubicati i
vari magazzini e fienili; non sa quanti chilometri ha percorso poiché
non conosce affatto quella parte così defilata di Hogsmeade, né se
quella sia la strada giusta per giungere ove la magia la sta
spingendo, dato che non vede nulla e la continua opposizione al vento
inclemente sta iniziando a minare la resistenza del corpo, facendole
dolere i muscoli scossi da spasmi violenti causati dal freddo.
Piton
aveva ragione.
Come
sempre...
Stringe
i denti mentre fredde lacrime lasciano gli occhi sospinte nel vento,
ripensando a quando – giusto quella mattina – l'uomo
le aveva sbattuto in faccia la porta della Stanza delle Necessità,
dicendole che se voleva fare di testa sua poteva anche arrangiarsi,
tanto le capacità le possiede, dando nuovamente prova di quel
comportamento scostante che, dal ritorno di Silente, s'è fatto più
molesto e pesante da gestire, stonando parecchio con l'impassibile
compostezza che è solito mostrare; nonostante gli abbia scritto non
è sicura che lui verrà ed ha la sensazione che qualsiasi cosa
avvenga in quella tempesta la dovrà affrontare sola.
Ora
le parole strascicate di Tiger paiono acquisire un triste, lugubre,
senso: La faranno a pezzi davvero, poiché – malgrado i
pronostici di Piton - non è in
grado di tenere testa a tre avversari contemporaneamente in mezzo
alla furia degli elementi, specie se questi si dimostrano più abili
di Rowle, non importa quanto si sia addestrata, non conta quanti
incantesimi conosca poiché l'esito della profezia è già stato
dichiarato, può solo lottare con ogni fibra di sé stessa per far in
modo che – almeno – ai
risvegliati non risulti facile divorarla.
Ma
allora perché sono scappata dalla taverna?
Perché,
se ho paura?
Un
cestino della spazzatura rotola producendo un clangore assordante
lungo la stretta via, passandole a pochi centimetri dalle gambe
tremanti, fasciate nei jeans oramai zuppi, sparendo poi inghiottito
da neve ed aria tumultuosa; il cuore della ragazza martella violento,
in preda alla paura, stretto fra i caldi artigli della magia
mortifera mentre dalle labbra screpolate e bluastre esce un piccolo
rantolo di stupore.
Non
sa quanta forza le ci voglia per ricacciare indietro una seconda
ondata di lacrime, né per avanzare a passo più deciso verso lo
slargo buio che le si apre dinnanzi ora che è giunta alla fine della
strada, non sa dove trovi la volontà d'opporsi al vento stringendo
la bacchetta fra dita che non sente più come sue, assottigliando gli
occhi di terra ed alzandoli verso il cielo lontano, quasi a sfidarlo
con odio.
Sull'orlo
del baratro.
Vola
solo chi osa farlo.
Piton
ha ragione a chiamarla testa di legno, ha ragione a vederla solo come
un'inutile peso e a trattarla come si tratterebbe un bambino molesto
ed indisciplinato, finché continuerà a scappare adducendo scuse
ogniqualvolta giunga un nuovo risvegliato a ricordarle cos'ha
accidentalmente fatto la notte del 31 ottobre non crescerà mai, né
potrà portare a termine la missione affidatale dalla Morte, non
potrà sperare d'avere alcun futuro e questo pensiero le fa incurvare
le labbra livide in un sorriso divertito, mentre constata con cinica
freddezza che – probabilmente – sarà difficile che sopravviva
fino all'alba del 22 dicembre, figurarsi fino all'anno prossimo;
inoltre se fosse rimasta alla locanda avrebbe messo in pericolo tutti
gli avventori lì riuniti – Rose compresa – dato che i
risvegliati sarebbero giunti a cercarla, uccidendo chiunque si fosse
frapposto.
No,
non avrebbe mai potuto rovinare la vita alla cugina, né coinvolgerla
nell'orrore che ha inconsapevolmente scatenato, poiché lei
appartiene a quella parte luminosa del mondo ove brutture quali la
morte e la malattia, così come le mutilazioni e le arti oscure sono
solo parole che spaventano, prive di consistenza, mentre a lei
suonano familiari come una vecchia ninna nanna, sporca e rassegnata
com'è; flagellata dal vento inclemente, tremante e stanca, continua
a tenere la testa ben alta verso le nubi lasciando che la treccia
fradicia le sferzi la schiena e la mente si svuoti da pensieri ed
assurdi rimpianti, così da essere pronta ad affrontare qualsiasi
cosa si stia celando nella tormenta.
“Finis
tempestas in loco!” Urla e dalla punta della bacchetta levata
fuoriesce una piccola bolla perlacea che, pian piano, s'espande
inglobando lei e una parte del terreno circostante per arrestare
l'inclemente martellio di neve e vento, creando uno spazio ove tutto
è immobile e contro le cui pareti gli elementi impazziti si
schiantano; la ragazza ha appena il tempo di trarre un lungo
– libero – respiro prima di
voltarsi repentinamente alla sua sinistra, facendo stridere le suole
a carrarmato degli anfibi contro la pavimentazione in acciottolato
coperta di ghiacci, per parare una saetta verde giunta dal buio
tumultuoso oltre la sottile e ricurva parete perlescente.
La
magia le scorre nei vasi sanguigni come fuoco acuendo i sensi quel
tanto che basta per permetterle di avvertire, oltre l'incantesimo di
controllo del tempo e la furia del temporale, due creature
avvicinarsi pian piano abbandonando la quieta sicurezza offerta dalle
solide pareti d'un magazzino dal portone aperto e battente per
portarsi ai margini dello slargo così da poterle girare attorno,
predatori; la bolla per lei è sia vantaggio, poiché le permette di
muoversi liberamente senza essere ostacolata dalla neve e dal vento,
ma anche grosso handicap poiché la luce fioca che emana acuisce il
buio, rendendola ben visibile all'interno della tempesta.
Ma loro non hanno problemi di sorta a camminare nel vento, al freddo.
Sono
cadaveri.
Pensa
con una punta di amarezza ed i sensi ben all'erta, evitando una
seconda scarica di fatture scartando di lato, spedendo a sua volta
alcune maledizioni alla cieca verso il punto dal quale avverte
l'energia del risvegliato più vicino; sono entrambi abbastanza
potenti da preoccuparla, ma lei non vi bada, concentrata ad eseguire
alla perfezione e con naturalezza quella danza chiamata duello che
Piton le ha insegnato per settimane, sfiancandola senza alcuna
tregua, spingendola oltre i limiti fino a renderla abbastanza abile
da avere qualche possibilità in uno scontro reale come quello che
ora la vede impegnata.
Evita
maledizioni di cui intuisce a malapena l'origine ed il tipo,
rabbrividendo nel constatare che servano tutte a mutilare e ferire
nella maniera più orribile, inoltre teme che qualche lampo verde sia
quell'Avada Kedavra proibita nel loro mondo, che uno studente del
sesto anno nato in tempo di pace di certo non dovrebbe conoscere;
sorride tristemente, avvertendo ancora una volta l'enorme divario fra
lei e tutto ciò che le ha roteato pigramente attorno da quand'è
nata sino ad ora, sentendosi così fuori luogo e diversa dalla
persona che tutti credono sia mentre avverte con forza il legame con
l'ombra ed il mondo 'nascosto' acuirsi, reso più forte dall'euforia
che, pian piano, inghiotte la paura spingendola a combattere con più
determinazione.
Settimane
fa ho vomitato l'anima nella Foresta Proibita all'idea di affrontare
Rowle, un risvegliato dalle sembianze perfettamente umane, mentre ora
esco a cercarli di mia iniziativa senza curarmi di come appaiano.
Cosa
sto diventando?
La
domanda viene smorzata da un'altra scarica di lampi dai colori
abbacinanti, pericolosi, che evita scartando di lato, rischiando di
scivolare sul terreno umido e ghiacciato rivestito di ciottoli e
coperto da neve fresca; la suola sinistra stride frantumando il
ghiaccio mentre la caviglia si piega allo stremo, strappandole un
gemito di dolore ed impedendole di essere abbastanza agile da
buttarsi a terra, venendo così colpita di striscio da una fattura
che lacera il tessuto imbottito del giubbotto ed i vestiti fradici
sottostanti, tagliandole la pelle fredda così da far sgorgare un
copioso fiotto di sangue dalla spalla destra.
“Merda”
impreca la strega alzando nuovamente gli scudi, puntellandosi sul
piede sano per continuare a muoversi all'interno della bolla di luce
come un piccolo pesce rosso braccato da gatti affamati, avvertendo ad
ogni movimento i muscoli farsi sempre più rigidi ed il fiato corto
mentre il dolore le si irradia lungo tutti i centri nervosi rendendo
difficile pensare lucidamente; i risvegliati si sono divisi, così da
poterla accerchiare con facilità e non smettono di riversarle
addosso gragnole di letali incantesimi che s'infrangono contro le
barriere da lei evocate, iniziando però ad incrinarle mentre la
ragazza cattura il labbro inferiore fra i denti, sforzandosi di
mantenere la posizione e di non interrompere il flusso magico che
fuoriesce dalla sua bacchetta.
I
venti ululano sempre più forti schiantando ghiaccio e neve contro
l'incantesimo di controllo con ferocia e lei si domanda –
nuovamente – come facciano i due morti a resistere senza venir
trascinati via, poi un idea folle le balena dinnanzi con la stessa
precisione sfolgorante d'un lampo, rammentandole la capacità di
Piton nel fondersi con le ombre.
E
se avessero abilità strane anche loro?
Tiger
aveva ragione.
Mi
faranno a pezzi.
Lo
scudo magico s'infrange con un tintinnio come di vetro che cozza
contro la pietra, quando un incantesimo di taglio decisamente più
forte degli altri lo investe e vi penetra all'interno, colpendo la
ragazza sulla coscia sinistra ove il tessuto lacero e fradicio dei
jeans inizia ad impregnarsi d'un rosso vermiglio decisamente
sinistro, mentre il dolore esplode come un ordigno nella mente della
ragazza, strappandole gemiti ed imprecazioni furiose; la gamba cede
spingendola a barcollare, impedendole così d'evitare lo schiantesimo
che la colpisce fra le scapole, mandandola ruzzolare a faccia in giù
contro l'acciottolato freddo contro cui sbatte la faccia,
procurandosi un epistassi e ferendosi il labbro inferiore.
Lacrime
fredde le scivolano dal bordo degli occhi mentre respira neve e
sangue, con le dita della mano sinistra strette allo spasmo contro il
legno della bacchetta ed il cuore impazzito, costretto a battere ad
un ritmo folle da quella paura che ora s'è ridestata violenta,
annichilendo ogni volontà d'alzarsi in piedi e riprendere il
combattimento; è spacciata, lo capisce quando una risata fredda ed
innaturale sovrasta con forza il muggito cacofonico del vento ed il
rombo lontano d'un tuono, accompagnando l'apparizione all'interno
della bolla di luce perlacea – ove tutto è immobile –
d'un uomo alto e segaligno dai lunghi capelli biondo chiaro raccolti
in una treccia, con il viso celato da una maschera d'argento dalle
fattezze di teschio.
Indossa
vesti nere fradicie e strappate in più punti, coperte da un lungo
mantello più simile ad un sudario del medesimo, sinistro, colore che
lo avvolge come una coperta zuppa, rallentandone i movimenti; gli
stivali frantumano ghiaccio e neve mentre s'avvicina alla strega
ancora riversa al suolo, con il viso ridotto ad una maschera di
sangue e gli occhi assottigliati per scrutarlo con odio mentre
respira affannosamente in cerca d'aria.
“Così
sei tu la fonte. Una ragazzina” la schernisce l'uomo – il
cadavere – con voce alterata dal metallo, girandole attorno con la
stessa lentezza d'un avvoltoio pronto a pregustare il banchetto
offerto da una carcassa abbandonata, studiandone i lunghi capelli
raccolti nella treccia oramai sfatta ed il viso sporco e pallido, sul
quale spiccano quegli occhi castani così profondi in cui paura e
sfida si mischiano, cozzando.
“C'è
qualcosa di familiare, in te...” sibila malevolo fermandosi di
fronte a quella bambina che lo sdegna per ciò che è, per quel che
le sta per fare; le labbra sotto la maschera s'incurvano in un
accenno di sorriso mentre alza il piede calciando via la bacchetta
della ragazza prima che questa possa tornare ad opporre resistenza,
pestandole poi la mano rimasta aperta sotto al tacco, spingendo con
forza finché non sente le ossa scricchiolare ed i gemiti di lei
farsi sempre più forti.
Lily
Luna si morde il labbro, aggiungendovi un altro taglio che inizia a
sanguinare copiosamente, determinata a non dare a quell'essere la
soddisfazione di vederla implorare e cerca di rannicchiarsi, così da
offrire meno superficie corporea possibile al nemico, con movimenti
lenti a causa del dolore.
Vi
ho risvegliati io.
Non
mi vedrete più piangere!
Ma
la magia che le incendia i vasi sanguigni ogni qual volta ci sia un
risvegliato nelle vicinanze è ora annichilita dalla stanchezza,
ridotta ad un pallido lumicino che batte contro lo sterno come una
piccola falena prigioniera delle dita ferree d'un bimbo capriccioso,
senza essere in grado d'alimentare nuovamente la voglia di ridurli in
pezzi e spedirli a dormire; trema violentemente a causa del freddo
accentuato dalle vesti zuppe che le si appiccicano addosso come alghe
di fondale impacciando i movimenti ed avverte dolore ovunque, poiché
dalla spalla e dal volto s'irradia per i centri nervosi martellando
con cadenza costante, inibendo qualsiasi volontà d'opporsi; la mano
poi è ridotta ad un fascio di nervi ed ossa compresse – rotte –
sotto il calcare furioso del tacco del risvegliato e non è più in
grado di flettere le dita, già intirizzite dalla lunga esposizione a
vento, neve e grandine.
“Non
parli, bambina?” Domanda il Mangiamorte chinandosi quanto basta per
afferrarle il mento, costringendola ad alzare e ruotare il capo
finché gli occhi castani non incontrano le orbite vuote della
maschera, oltre le quali s'intravedono appena due occhi grigio
azzurri, folli; fra tutti i cadaveri incontrati fin ora –
eccettuato Piton – lui pare il più 'umano', poiché non mostra
alcun segno di decomposizione né ferite esposte così brutte da
rammentarne la condizione, inoltre persino lo sguardo è meno
spiritato e pallido di come appariva quello di Rowle o Turpin.
“Non
con chi è così maleducato da rompermi una mano senza presentarsi”
sbotta lei in un barlume di coraggio – avventatezza - con le labbra
vermiglie e la bocca impastata di saliva e sangue, osservando adirata
la maschera oltre la quale proviene una risata rauca e profonda,
agghiacciante; le tira ancora più indietro la testa, afferrandola
per la lunga treccia color fiamma mentre si porta l'altra mano, nella
quale stringe ancora la bacchetta, al volto, rimuovendo la copertura
per rivelare fattezze squadrate coperte da una ragnatela di rughe che
si distendono attorno alla bocca aperta in un ghigno cattivo, un
grosso naso a patata e profonde occhiaie scure.
Quando
le respira contro la pelle nuda del collo, fra felpa e giacca, un
brivido di terrore percorre il corpo della ragazza mentre la memoria
tattile le rammenta i denti dei risvegliati che sono arrivati
abbastanza vicini da ferirla, bevendo direttamente dai vasi
sanguigni, ed il cuore accelera il battito martellando forte contro i
timpani, tanto che ode a fatica il sibilo sommesso con cui
fuoriescono le parole dell'uomo.
“Non
sono mai stato un gran amante del galateo, bambina, e non siamo qui
per fare conversazione” il cuoio capelluto
della ragazza brucia di dolore mentre lui continua a tirare,
costringendo i muscoli a tendersi fino allo spasmo;
una seconda ombra nera scivola all'interno della sua visione
periferica e lei intuisce che deve trattarsi del secondo Mangiamorte,
quello che l'ha colpita alla schiena con lo schiantesimo e che ora
avanza lentamente verso di lei, con un passo pesante dal rumore
strascicato.
Il
risvegliato biondo che le tiene bloccate testa e mano abbozza un
ghigno.
“Oh,
Tiger. Finalmente ti sei unito a noi”
Tiger? Ma...
Lily
Luna cerca di voltare la testa per guardare meglio la creatura che
continua a camminare lentamente alle sue spalle, senza emettere alcun
suono né rispondere alla provocazione del 'collega', ma la presa
ferrea dell'uomo vicino a sé glielo impedisce, obbligandola a
guardare il suo viso cereo coperto di rughe, in cui gli occhi folli
brillano come cristalli di nebbia.
“Non
amo il galateo, ma un consiglio mi sento ugualmente di dartelo: non
guardare, bambina. Potresti avere incubi da qui alla tua morte”
sorride cattivo mostrando una fila di denti abbastanza regolari,
macchiati.
“Ho
già visto com'è ridotto” ribatte la ragazza ingoiando sangue e
saliva per farsi coraggio; aveva incontrato Vincent Tiger durante la
notte del 18 novembre all'interno della Foresta proibita, scortato e
tenuto prigioniero da quattro centauri e ricorda bene la sua pelle
carbonizzata, il viso privo d'occhi e labbra simile a cuoio vecchio
ed il sibilo difficoltoso con il quale le aveva svelato la profezia
inerente alla caccia del solstizio.
Nonostante
non fosse bello da vedere, come giustamente dovrebbe essere il
cadavere d'un ragazzo morto carbonizzato, l'orrore era durato giusto
il tempo d'accettarne la condizione e non le aveva precluso di
avvicinarsi per osservare bene le orbite vuote mentre lo nutriva; il
risvegliato biondo prorupe in una risata di scherno e scuote la
testa, studiandola con la stessa espressione di superiorità
utilizzata da un adulto per rivolgersi ad un bambino particolarmente
cocciuto mentre scandisce, più rivolto all'altro Mangiamorte che a
lei: “La ragazza deve aver fatto un po' di confusione, Tiger. Pensa
che tu sia tuo figlio”
Il
grigio dell'iride muta improvvisamente, divenendo freddo come
acciaio.
“Non
ricorda più d'averlo ucciso brutalmente, impedendoti di
riabbracciarlo”
Lily
Luna sta per ribattere che era già morto quando si sono incontrati e
lei non ha fatto altro che restituirlo al sonno eterno, ma un urlo
belluino simile al muggito d'un toro infuriato, che poco ha di umano
sia nell'intonazione che per ferocia, squarcia il silenzio ovattato
calato nelle bolla strappandole un brivido di paura; i passi si fanno
più affrettati e lo strascichio più fastidioso, poi si sente
afferrare la spalla ferita da una mano martoriata grossa quanto il
piatto d'una pala che la costringe a voltarsi, mentre il biondo molla
con malagrazia la presa sui suoi capelli.
Una
zaffata di carne in putrefazione e terriccio umido s'infila nelle
narici sanguinanti con forza troncando il respiro e causandole un
conato di vomito che riesce a trattenere a stento, freddata
dall'orrore che le si palesa dinnanzi agli occhi: Tiger senior è
alto ed imponente, un patchwork di pelle cucita con spesso filo nero
– probabilmente quello utilizzato da Hagrid per chiudere i
sacchi delle sementi – che spunta e sparisce fra le pieghe di
tessuto giallastro come un grosso verme panciuto, seguendo le ossa
sporgenti e contenendo a fatica, specie sul ventre prominente, la
moltitudine di budella ed organi interni in decomposizione.
Strisciava
l'intestino, non i piedi.
Dalla
testa completamente calva fuoriescono diversi spuntoni che
anticamente dovevano essere appartenuti ad una delle cancellate che
delimitano il parco della scuola, mentre gli occhi piccoli, infossati
all'interno delle orbite sono bianchi come larve di mosca e la
scrutano malevoli; la mascella si piega innaturale verso destra,
esponendo i denti irregolari giallastri ed una lingua nera, anch'essa
cucita al resto del corpo con ago e filo, che saetta ad ogni muggito
tastando l'aria pregna dell'odore del sangue di lei.
Il
corpo nudo, avvolto malamente in un lacero mantello che ne cela a
malapena il degrado è color cenere, con ematomi e chiazze giallastre
sinistre, dalle quali fuoriesce del liquido acre simile a pus e nella
gigantesca mano destra stringe una bacchetta tozza e ritorta, sebbene
sembri poco avvezzo al suo utilizzo, come se avesse dimenticato di
essere un mago; la ragazza fatica a trattenere il secondo conato,
ammorbata dal lezzo tremendo emanato da Tiger e sconvolta da
quell'aspetto così ripugnante, così diverso dalle ferite riportate
dagli altri risvegliati che ha affrontato, i quali mostravano
mutilazioni e danni compatibili con una reale battaglia e non
parevano appena usciti da un film di Tim Burton.
“E'
stato lei...” sospira infine senza più fiato, spostando gli occhi
sgranati dal viso deforme e rappezzato del gigantesco Mangiamorte
pelato per puntarli in quelli slavati e folli dell'uomo biondo,
avvertendo il disgusto acuirsi e un'improvvisa ondata di compassione
incendiarle il petto; perché qualcuno, in un film, ha detto che
'bisognerebbe avere pietà per i vivi, non certo per i morti', ma
vedere a quale strazio è stato sottoposto Tiger Senior con l'unico
scopo di – spaventarla? Impressionarla? - darle la caccia la
angoscia, nonostante sappia che lui non può provare dolore e
probabilmente era già impazzito prima che gli cucissero la pelle e
gli piantassero punte di ferro nel cranio, lasciando gli intestini
liberi di strisciare.
Quanto
ha fatto il Mangiamorte biondo è inumano.
“Beh,
ho dovuto porre rimedio. L'ho trovato in uno stato davvero pietoso,
si stava facendo a pezzi da solo e quando ha saputo che hai ucciso
suo figlio ha dato completamente di matto” spiega tranquillamente
il risvegliato, mentre lei avverte colare sulla manica della giacca
pus e uno strano liquido nero di cui non vuol conoscere l'origine,
ancora girata sul fianco dalla possente mano del cadavere.
“Sembra
che tu abbia la capacità di richiamare i morti e di restaurare i
loro corpi. Io mi sono svegliato fra gli alberi della Foresta
Proibita come se fossi semplicemente caduto addormentato, non colpito
dall'Avada Kedavra di quel ragazzino...quel...Weasley...”
Il
sangue gela, la ragazza stringe le labbra incrostate di sangue con
forza.
“...Ma,
mi chiedo, perché Gregor Tiger non ha avuto la mia stessa sorte? E
perché 'lei' è tornata con la testa staccata, mal saldata?”
domanda quietamente, fissando con interesse il viso stravolto della
giovane strega, colpito nuovamente dalla somiglianza con qualcuno già
visto prima; capelli rossi ribelli ed occhi castani dal taglio
affusolato, un viso regolare e pallido, privo di lentiggini, certo
potrebbe essere una Weasley anche lei, considerato quante volte si
sia riprodotto il buon Arthur e quanti nipoti potrebbero avergli dato
i suoi figli nel corso di venticinque anni passati in pace, sebbene
gli paia assurdo che dalla famiglia di maghi purosangue più snobbata
e infima del Mondo Magico sia nata una creatura così particolare,
con un potere antico e pericoloso che l'Inghilterra credeva perduto.
“Non
lo so” mormora Lily Luna scuotendo il capo, con la mente intenta ad
elaborare i dettagli forniti dal risvegliato e gli occhi ben fissi su
un disegno nero, simile ad una bruciatura sulla pelle diafana,
apparso sulla fronte dell'uomo; ne ha uno identico anche Tiger fra le
cuciture a vista, un simbolo che lo classifica come ' Asso di
Bastoni', mentre l'uomo biondo è il 'Re'.
Dov'è
la regina con la testa staccata dal collo?
Soprattutto,
chi è?
Il
Mangiamorte inarca un sopracciglio pallido.
“Non
sai come funziona la tua magia, bambina?”
“Solo
per mandarvi a dormire. Non so come restaurarvi” risponde lei
sinceramente strappandogli una risata di scherno, covinta che mentire
non serva ad alcunché.
“Allora
è inutile che tu viva. Ci accontenteremo del tuo sangue” l'uomo
biondo piega la testa in un cenno e la grossa mano putrescente e
rattoppata di Tiger si stringe attorno al collo sottile della strega,
iniziando a schiacciare per ridurre l'apporto d'ossigeno ai polmoni;
lei scalcia e cerca di divincolarsi, ma i due la tengono inchiodata a
terra con forza e, mentre il mondo inizia a sbiadire in macchie di
colore indistinte, si sente davvero stupida: stupida per non aver
dato retta a Piton, stupida per aver lasciato i Tre Manici di Scopa
in modo così avventato senza considerare appieno l'ipotesi che là
dentro, visti tutti i maghi presenti, qualcuno avrebbe potuto
aiutarla in caso di un eventuale attacco, infine poi si sente idiota
per quel sentimento di pietà natole nel cuore alla vista di Tiger
senior, al modo il cui il suo stesso collega l'ha ridotto.
Sono
creature folli, cos'altro posso aspettarmi?
Però,
suo figlio...cercava...suo...
Una
densa colata nera soffoca la leggerezza perlescente in cui il mondo
circostante galleggia indistinto, annegandolo fra ombre dai lunghi ed
aguzzi denti bruniti per restituirle un respiro che sa di morte e
putrefazione, d'aria pesante e fredda come se provenisse
dall'anticamera dell'Ade stesso; la presa ferrea sulla gola pallida
della strega s'allenta di colpo permettendole d'espandere la cassa
toracica dolorante, dando così nuova linfa ai polmoni mentre la
bolla castata per controllare la furia della tormente si schianta
tintinnando, sostituita da pareti buie e fumose ma solide, dalle
quali si protendono filamenti simili a tentacoli che afferrano il
risvegliato biondo, liberandole la mano ferita.
Le
iridi castane s'addolciscono appena e la paura scompare quando vede
l'alta e longilinea figura avvolta in un manto nero tenebra emergere
dalle ombre che ora lottano contro i due Mangiamorte, trascinandoli
distanti dal suo corpo ancora riverso sul freddo acciottolato coperto
di neve; il viso pallido e spigoloso di Piton è una maschera d'odio
e rabbia ove gli occhi completamente neri – sclera e
pupilla fuse – paiono due
specchi sul Tartaro animati da una profonda ed omicida furia.
“Professore...”
rantola lei, rotolando per cercare di rimettersi in piedi, ignorando
stoicamente il dolore a spalla e gamba mentre stringe la mano rotta
al petto, puntellandosi sulla destra per darsi la spinta necessaria
ad alzare il busto senza crollare.
“Tutto
bene, Lily?” domanda Silente fluttuandole affianco in uno svolazzo
delle lunghe vesti color polvere, evanescenti, osservandola
preoccupato mentre le posa una mano incorporea sulla spalla sana ove
passa attraverso il tessuto fradicio del giubbotto nero; gli occhi
chiari poi si spostano sulle due creature intente a scacciare le
ombre, assottigliandosi pericolosamente.
“Circa”
risponde la ragazza mettendosi seduta “Mi spiace, avrei dovuto
darvi ascolto”
“E'
un po' tardi per le scuse, Potter. Sei stata incosciente come tuo
solito, dannata testa di legno” ringhia Piton scivolandole vicino
fluido, sforandola con i lembi asciutti del pesante mantello nero e
scoccandole un'occhiata talmente gelida e pesante –
inumana - che la ragazza
ammutolisce a causa del senso di colpa, sentendo di meritare quel
rimprovero e non volendo arrischiarsi a contraddirlo; le porge la
bacchetta che il risvegliato aveva spedito lontano con un calcio e
lei l'afferra prontamente con la destra, chiedendosi se sarà
ugualmente in grado di combattere in quelle condizioni, con la mano
dominante inutilizzabile, ma un'improvvisa risata astiosa, - nervosa
- la costringe a riportare l'attenzione sui due Mangiamorte redivivi.
Il
biondo s'è liberato dei viticci ed ora li fissa con occhi grigi
sgranati, ancor più folli ed inumani mentre Tiger muggisce con
rabbia, cercando di schiacciare sotto i grossi piedi nudi una
propaggine scura, allontanandone un'altra con uno schiantesimo
d'inaudita forza.
“Severus
Piton. Silente e...Potter?” sibila puntando la bacchetta verso di
loro, studiando il viso pallido e spigoloso dell'ex professore di
Pozioni con una vaga incertezza, quasi non si aspettasse di trovarlo
lì né che questi li abbia allontanati dalla tanto agognata preda in
modo così brusco e violento, come se volesse arrogarsi il diritto di
farla a pezzi solo, come – in un'altra vita – s'era
permesso di prendere il posto del giovane Malfoy uccidendo il mago
che più d'ogni altri l'oscuro Signore temeva e che ora è lì, a
fissarlo con occhi di spettro; Lily Luna corruga la fronte mentre si
tira in piedi a fatica cercando di poggiare il peso sulla gamba sana,
domandandosi come mai il risvegliato biondo paia così sorpreso e
come facesse a non conoscerla prima che Piton nominasse il suo
cognome, poiché fino ad ora aveva dato per scontato che i morti
fossero – tutti – onniscienti e che l'unico limite che impediva
loro di rivelare quanto sapevano era la sua scarsa capacità di
controllo del potere magico utilizzato per compire il Nékiya.
“La
figlia di Harry Potter, nientemeno” c'è qualcosa di 'strano' nel
modo in cui ora la osserva, pronunciando quelle parole con una nota
di incredulità autentica ed una punta di sdegno, retaggio di quella
vita resa complicata da un branco di ragazzini appena maggiorenni e
interrotta così bruscamente venticinque anni addietro, fra le mura
di quel castello ove ora centinaia di studenti camminano ignari di
quanto sangue sia stato versato, di quanti sentimenti racchiuda quel
luogo; anche Gregor Tiger ora – liberatosi delle ombre –
la scruta con quegli occhi
cadaverici ed il viso orrendo trasmutato dalla rabbia, confermandole
che entrambi non possiedono alcuna dote divinatoria ma, in compenso,
sono rimasti saldamente ancorati a ciò che hanno provato prima di
morire ed essere trasformati in ciò che sono.
Una
fitta al costato le incrina il respiro.
Weasley...L'Avada
Kedavra.
Il
figlio di Tiger...morto con lui.
Sono
anime, non solo corpi vuoti.
“Yaxley”
La voce di Piton è come una fredda mannaia, decapita il silenzio
mentre rivela il nome di quell'uomo – cadavere – che l'ha quasi
uccisa e di cui ora rammenta stralci di informazioni reperite
attraverso i racconti del padre e degli zii: Corban Yaxley era stato
direttore dell'Ufficio Applicazione della legge sulla Magia nel 1997
e, a causa sua, Ron era rimasto ferito durante la smaterializzazione
dal Ministero a Grimmauld Place, inoltre aveva preso parte alla
battaglia di Hogwarts venendo sconfitto assieme a buona parte dei
seguaci di Lord voldemort quando questi era caduto per la seconda
volta, ma lei lo credeva vivo e rinchiuso ad Azkaban con Rodolphus
Lestrange, non morto a causa d'una maledizione senza perdono
scagliata da uno dei suoi parenti.
Weasley...Avada
Kedavra.
Quale
fra gli zii è stato così incosciente?
“Fai
nuovamente il doppio gioco, Severus? Ora fingi di aiutare lei, per
poi tradirla al momento opportuno così da favorire te stesso?
Malgrado la sua indubbia abilità il Signore Oscuro non ti ha mai
capito fino in fondo, è sempre stato troppo...passami il
termine...sentimentale per rendersi davvero conto di come fossi e di
cosa cercassi. Inoltre...” scandisce Yaxley sogghignando, con la
voce intrisa di veleno mentre lo sguardo si sposta dal viso stravolto
della ragazzina Potter agli occhi inumani dell'ex compagno
Mangiamorte fremente di rabbia, appurando quanto sia strano vedere un
sentimento diverso dall'apatia solcare il volto smunto di Severus
Piton, poiché non ne ha mai mostrati: né quando - da
ragazzo - il Signore Oscuro gli
ha ordinato di uccidere il padre come rito e prova di lealtà alla
causa per ottenere il Marchio Nero, né sulla torre di Astronomia ove
ha assassinato senza battere ciglio l'uomo che l'aveva protetto per
diciassette anni e che fino a poco prima aveva chiamato 'amico'.
Gli
occhi grigi si assottigliano studiando il buio ed un pensiero fugace
resta intrappolato nella follia che ha preso ad agitargli il cervello
da quando è tornato a camminare fra i vivi, ancora ancorato all'idea
di poter servire gli ideali sepolti con quel Mago Oscuro che s'è
lasciato sconfiggere da un ragazzino impreparato, condannandoli tutti
quanti alla rovina.
“...Gli
hai sempre ricordato sé stesso. Ma tu sei stato più furbo.”
Lily
Luna avverte lo spostamento d'aria e l'ombra farsi più fitta,
minacciosa, scagliandosi contro Yaxley con furia e velocità disumane
mentre quest'ultimo ne para gli attacchi indietreggiando fino a
giungere al limitare della bolla d'ombra che li avvolge e protegge
dalla tormenta, mandandola in frantumi con una spell di taglio simile
a quella utilizzata per spezzare gli scudi da lei eretti minuti
– ore – addietro; il mondo
viene di nuovo scosso da forti raffiche di neve mista a grandine e
lei è costretta a chinare il capo, piantando i piedi ben a terra per
resistere alla violenza del vento, gemendo per il dolore che le causa
contro le articolazioni ferite.
“Lily!”
urla Silente “Entra nel magazzino, è pericoloso stare qui!”
Ma
prima che la ragazza possa seguire il suggerimento dell'ex preside
una mano enorme le artiglia la spalla ferita scagliandola a terra e
si ritrova senza fiato a fissare nuovamente, oltre le ciocche di
capelli fradici e nella danza impazzita dei fiocchi taglienti, le
budella penzolanti dal ventre di Gregor Tiger, dalle cui labbra
dischiuse fuoriesce un muggito sinistro carico di rabbia, seguito da
alcune parole biascicate di cui lei, stordita e dolorante, con le
orecchie colme dell'ululato del vento, non coglie; Silente cerca di
frapporsi fra la strega ed il grosso risvegliato, ma essendo
incorporeo e privo della capacità di scagliare incantesimi il suo
intervento serve solamente a strappare una risata gutturale
– mostruosa – a quest'ultimo
che semplicemente l'attraversa, tirando poi un calcio violento nello
stomaco della ragazza che tossisce spuntando un fiotto di sangue e
saliva, rannicchiandosi con la bacchetta saldamente stretta nella
mano destra.
“Figlio”
Ulula la creatura continuando a colpirla con veemenza, stavolta
scandendo le sillabe abbastanza da farle capire cosa stia dicendo,
riversandole addosso tutta la frustrazione che l'ha divorato poco
prima di perdere la vita a causa degli Auror, dopo aver scoperto che
Vincent era morto nella Stanza delle Necessità bruciato vivo
dall''Ardemonio da lui stesso evocato, e la biasima per averli
resuscitati entrambi senza permettere loro d'incontrarsi di nuovo;
sono pensieri sconnessi alimentati da frammenti di ricordi d'una vita
oltre la guerra ed il dovere che li ha richiamati al servizio del
Signore Oscuro quando questi è risorto, immagini d'una famiglia
normale e d'una casa lontana che scivolano nell'inconscio di Lily
Luna attraverso quel lumicino a cui è ridotta la magia d'evocazione,
instaurando una profonda connessione con l'uomo –
cadavere – che le permette di
sentire ciò che lui sente e di provare lo stesso dolore che è
carburante per la sua rabbia.
E'
una sensazione devastante e le fa molto più male dei calci contro le
membra fredde, intirizzite dal gelo, spezzandole il respiro come
nemmeno la pedata allo stomaco è riuscita a fare poiché -
improvvisamente - si sente legata a quella povera anima
perduta, nonostante l'intento da lui mostrato di volerla fare a pezzi
per bere il suo sangue -o per semplice vendetta - , ed in
colpa per averlo resuscitato in modo così maldestro, lasciandolo
solo e smarrito alla mercé d'un bastardo come Yaxley che l'ha
tramutato in un mostro orribile per perseguire i suoi scopi.
“Mi
dispiace...” mormora la ragazza a denti stretti, con gli occhi
velati di lacrime, poi casta un 'Expelliarmus' che spedisce il
risvegliato, troppo accecato dalla voglia di colpirla fisicamente per
prestare attenzione ad un possibile attacco magico, verso una rete
d'ombra fitta e semovente ove viene inglobato e trattenuto; a fatica
la ragazza si alza ed arranca verso l'ingresso del magazzino dalle
porte divelte zoppicando, mentre una voce rabbiosa e familiare le
riecheggia in testa.
Se
non sei in grado di combattere levati dai piedi, Potter.
Non
ho tempo di pensare anche a te.
Stringe
i denti senza mollare la presa sulla bacchetta, cercando con lo
sguardo il fantasma di Silente per ringraziarlo dell'aiuto nonostante
non abbia potuto fare nulla di concreto per salvarla dalla furia
cieca di Tiger, ma quel che vede sono solo neve e ghiaccio vorticare
violenti attorno ad una ragnatela buia in cui tre sagome si muovono
rapide, immuni agli elementi, scagliandosi e schivando lampi di luce
multicolore come se si trovassero impegnati in una danza; la ragazza
si accascia all'interno del fabbricato contro alla spessa parete in
pietra grezza, vicina alla porta così da poter osservare ciò che
accade fuori mentre cerca faticosamente di riprendere fiato ignorando
il dolore sordo al costato, il gonfiore alla caviglia e la sensazione
di bruciore causata dallo sfregamento dei vestiti umidi contro le
lacerazioni prodotte dagli incantesimi di taglio ricevuti.
Le
gira la testa ed ha perso un sacco di sangue, inoltre le ferite
andrebbero immediatamente disinfettate e richiuse, ma lei non ha
forza di sfidare nuovamente la tempesta addentrandovisi priva di
meta, inoltre la poca attenzione che le resta è calamitata sul
duello in corso: una figura enorme - Gregor Tiger - arranca
pesante e goffa cercando d'afferrare le ombre che, rapide ed
insidiose come serpenti, lo colpiscono provocandogli numerosi tagli
dai quali non sgorga sangue bensì pus e qual liquido scuro,
maleodorante, che tinge la neve come una colata d'inchiostro mentre
l'altro – Yaxley -, bensì più agile e versato nelle arti magiche
lancia incantesimi d'una ferocia inaudita e piega il vento al suo
volere come Piton riesce a fare con il buio, contrastando gli
attacchi di quest'ultimo.
Nei
lampi di luce delle fatture Lily Luna coglie immagini frammentate dei
loro visi – inumani, folli – ed
i brividi di freddo iniziano a mutare in fremiti di –
paura? Sgomento? - inquietudine
quando il pensiero di essere l'unica creatura viva ed umana lì, in
mezzo a quella tormenta che pare essere stata evocata da un Dio
capriccioso per creare il perfetto scenario alla Caccia del
Solstizio, la coglie spezzandole il respiro già difficoltoso; gli
occhi nocciola umidi di lacrime e grandi si fissano sulla sagoma nera
le longilinea di Piton, studiandone il viso affilato dal
pallore cadaverico, quegli occhi come abissi ove la fugace luce
annega e si spegne, il modo in cui il mantello gli si gonfia attorno,
come fossero le ali d'un pipistrello – vampiro – d'un
macabro racconto gotico ed il ghigno ferino che mostra due file di
denti regolari, sinistri.
Sorride,
si sta divertendo.
Oh
Merlino...in cosa l'ho trasformato?
“Se
vuoi conoscere la vera natura di un uomo devi dargli un grande potere
(I)” scandisce Silente ricomparendo al suo fianco, strappandole un
brivido; la ragazza volta il viso tumefatto verso il fantasma,
intendo ad osservare a sua volta il duello con sguardo –
evanescente – assente e labbra
incurvate in una smorfia di dispiacere, perché anche se è morto ed
in linea teorica non dovrebbe provare sentimenti, vedere Severus
ridotto a quella forma inumana gli causa una strana 'fitta'
all'interno del petto, ove gli uomini hanno ubicato il cuore.
“E'
colpa mia” mormora la ragazza serrando poi le labbra in una linea
ferma incrostata di sangue, pallida e fredda mentre il vecchio
preside scuote lentamente il capo, lanciandole una fugace occhiata
prima di tornare ad osservare l'abisso fuori, nel quale natura e
mostri danzano un valzer di morte e dolore, scivolando sul ghiaccio
come schegge impazzite.
“Sta
combattendo per te, perché vedere come ti hanno ridotta gli ha fatto
più male di quanto immagini”
“Quindi
è colpa mia. Per ciò che è divenuto lui, per come hanno ridotto
Gregor Tiger, per...Yaxley” sospira la ragazza con la voce
incrinata ed un singhiozzo a scuoterle il petto dolorante mentre
altre lacrime le pizzicano gli occhi, fredde come i frammenti di
grandine che la tormenta scaglia all'interno del magazzino vuoto, ai
suoi piedi; nonostante non abbia più forze vorrebbe ardentemente
correre fuori e fermarli, fermare Piton prima che l'ultimo barlume
d'umanità lo abbandoni e si riduca a divenire il mostro che Yaxley
già ha dimostrato d'essere, perché vederlo così le scava un buco
doloroso nel costato e le mangia anima e corpo, fomentando il senso
di colpa che l'accompagna dalla notte del 31 ottobre, quando l'ha
salvata dal primo risvegliato accompagnandola poi in infermeria,
curando le sue ferite, mentre lei per lui non è mai stata in grado
di fare niente oltre a cacciarsi nei guai.
“Puoi
averli risvegliati accidentalmente, ma il fatto che ti sia fatta
carico della responsabilità di cercarli per restituirli al riposo
eterno è ammirevole. Non li hai abbandonati, stai entrando in
contatto con loro per capirli meglio e, di riflesso, capire te
stessa. Il fatto che ti stia preoccupando per Tiger lo dimostra. Stai
crescendo Lily, come sta crescendo Severus e sono sicuro che lui non
vorrebbe vederti triste nel vedere cosa è diventato. In verità,
credo che questo suo nuovo stato non gli dispiaccia” le spiega
dolcemente il vecchio preside poggiandole una mano incorporea sulla
spalla, osservando quegli occhi castani sgranati così simili a
quelli di Ginny Weasley ove il buio si vela di lacrime.
“Si
sta affezionando a te, a modo suo e, sempre a modo suo, era
terribilmente preoccupato per te quando non ti ha vista tornare al
tramonto” la mano dell'uomo scivola sul viso freddo della ragazza,
carezzandolo gentilmente mentre brividi sempre più forti le scuotono
il corpo.
“Io
non sono molto utile in questo stato, ma una cosa la posso fare.
Resta qui, rannicchiati nell'angolo e promettimi che non farai nulla
d'avventato. Hai bisogno di cure mediche e Severus d'un aiuto
concreto”
“Dove
vuole andare? Chi?” domanda la ragazza corrugando la fronte,
stringendosi entrambe le braccia attorno al torace per cercare di
mantenere un po' di calore e proteggere la mano rotta dagli sbuffi
inclementi della tormenta, studiando il viso pallido di Silente con
apprensione; l'idea di star li da sola, spettatrice impotente della
Caccia la inquieta, inoltre ha il terribile presentimento d'aver
dimenticato un dettaglio cruciale che potrebbe rovesciare le sorti
dello scontro a momenti, nonostante ora Severus si stia dimostrando
in netto vantaggio.
“Aspettami
e ricorda, puoi essere luce e puoi salvarlo, esattamente come lui ha
salvato te” risponde semplicemente Silente prima di svanire fra i
flutti agitati di vento e neve oltre l'apertura prima che lei possa
porre altri quesiti, lasciandola tremante e dolorante con la
bacchetta – inutile – ancora
stretta in pugno e la mente invasa da un pulsare ovattato intercalato
da una torma di pensieri caotici.
E'
andato dalla Preside McGranitt?
Chi
mai potrebbe aiutarci senza fare domande scomode?
Forse
Piton ha ragione, Silente dev'essere davvero impazzito.
Ciò
che le ha rivelato il vecchio preside poi l'ha lasciata alquanto
sbigottita, poiché non crede – davvero – che l'ex professore di
Pozioni si stia davvero affezionando a lei, né che sia rimasto ad
attendere il tramonto per accertarsi di vederla tornare sana e salva
dalla gita ad Hogsmeade con apprensione, poiché non sono
comportamenti da lui; la tratta sempre con sufficienza, le poche
volte in cui si dimostra vagamente 'gentile' non perde occasione per
rinfacciarle la sua inadeguatezza con battute taglienti e
frecciatine, poi cerca di fare di tutto per non rimanere in sua
compagnia per più del tempo strettamente necessario ed ha smesso di
parlare di libri o saggi, quasi fossero argomenti indecorosi.
Io,
luce?
Ma
va'!
Stremata
scivola contro la parete umida e fredda, sedendosi sulle assi sporche
del magazzino con un sospiro sofferente, abbandonando l'idea di
seguire il duello nonostante ne avverta gli echi, oltre il fragore
prodotto dalla tempesta; sebbene l'idea di Silente gli paia folle ora
spera che chiunque sia andato a chiamare giunga presto, poiché è
giunta allo stremo, non sa per quanto tempo riuscirà ancora a
mantenersi sveglia né a contrastare il dolore che le pulsa nel corpo
come la percussione d'un tamburo, stappandole gemiti e facendole
lacrimare gli occhi stanchi.
Sta
per abbassare le palpebre e rannicchiarsi ancor più stretta quando
la magia mortifera divampa improvvisamente nel petto bruciando con
forza, acuendole i sensi quanto basta per farle avvertire una terza
presenza che prima aveva ignorato, troppo presa dai due Mangiamorte
che le si sono scagliati addosso con ferocia nella piccola piazzola
antistante al magazzino e, in seguito, dal dolore causato dalle
ferite; il buio all'interno della struttura è totale, una massa
compatta che le impedisce di vedere più in là dell'apertura dalla
quale entrano sbuffi di neve fredda, perlescente, ma a lei non serve
alcuna luce per capire di non essere sola.
Non
lo è mai stata.
La
Regina l'attendeva qui.
La
magia pulsa con forza amplificata dall'avvicinarsi della terza
creatura, la cui aura però è assai diversa da quella degli altri
morti affrontati fin ora, più sottile e nebbiosa, d'una strana
'forma' che poco ha in comune con le due assai più consistenti dei
due risvegliati impegnati in duello contro Piton, fuori; la punta
della bacchetta della ragazza s'illumina per permetterle di
distinguere un guizzo oscuro sul fondo, una massa nera dalla pelle
lucida che si muove sinuosa sul pavimento producendo un lieve
– impercettibile – fruscio
avvicinandosi lentamente, braccandola in modo sin troppo animale,
poco umano.
La
strega scarta di lato quand'avverte un sinistro spostamento d'aria,
rotolando dolorosamente sulle assi fradicie di fronte alla porta
d'ingresso, levando poi immediatamente la bacchetta di fronte a sé
per identificare quella Regina di Bastoni che è rimasta ad
attenderla nell'oscurità sin ora, con pazienza, desiderosa di
scoprire chi sia; il sangue le si gela nelle vene ed il respiro muore
fra polmoni e bocca, lungo la trachea, quando la luce cangiante
illumina due occhi gialli dalle pupille verticali – ora
ridotte a sottili ferite nell'iride - ed
un muso triangolare grosso quanto la mano di Hagrid, rivestito d'una
pelle lucida e squamosa d'un color terra con striature gialle e nere,
dalla cui bocca fuoriesce una lingua scura, saettante e biforcuta.
Fra
la terza e la quarta vertebra vi è un taglio netto che rende la
testa leggermente 'sfalsata' dal corpo, facendo risultare l'enorme
rettile ancor più terrificante di quanto già non appaia e la strega
capisce finalmente a chi si riferisse Yaxley quando le aveva
domandato perchè 'lei' fosse rinata con la testa 'mal saldata';
inghiotte un bolo di saliva freddo misto a sangue ferrigno quando il
serpente snuda le zanne ed agita la coda, inarcandosi per colpire di
nuovo e non le serve certo consultare Piton per capire quale sia il
nome di quest'improbabile creatura resuscitata per puro – stupido –
errore, poiché i racconti del padre sono una fonte d'informazioni
sufficiente.
“Nagini”
Lily
Luna rotola nuovamente di lato, facendo poi leva sulla gamba sana per
alzarsi in piedi e castare uno schiantesimo verso la creatura, ma
questa è più veloce e lo evita con un guizzo, slanciandosi poi in
avanti per cercare di morderla di nuovo; la strega zoppica fuori e
raffiche di vento cariche di neve e grandine la investono inclementi
facendola barcollare, costringendola a socchiudere gli occhi per
poter distinguere a malapena le sagome dei due Mangiamorte e di Piton
mentre cerca di mettere quanta più distanza possibile fra sé ed il
serpente, continuando a scagliare maledizioni alla cieca.
E'
un rettile.
Dovrebbe
già essere morta d'ipotermia.
E'
morta, mi correggo...merda.
Neville Paciock
le ha staccato la testa con la spada di Godric durante la battaglia
di Hogwarts, la mattina del tre maggio 1998, quindi è impossibile
che avverta freddo, caldo o abbia qualche rimostranza a strisciare
nella tormenta come una creatura emersa da un incubo, saettandole
dietro a velocità folle per una bestia tanto grossa, cercando di
ghermirle le gambe; il cuore le batte all'impazzata mentre la magia
le incendia alveoli e capillari improvvisamente ridestata, ed è solo
grazia ad essa che riesce a percepire un movimento di fronte a sé e
la grossa mano di Tiger calare nella sua direzione cercando
d'afferrala malamente.
Scarta
di lato e scivola, battendo il ginocchio contro al freddo
acciottolato e scaglia con disperazione una 'Bombarda' che fa saltare
il braccio proteso del grosso risvegliato dalle budella pendenti;
tossisce neve e gelo, cercando di liberare la bocca, osservando con
apprensione la sagoma del grosso rettile svanire nella tormenta
mentre l'urlo inumano di Tiger ne sovrasta il fischio, cercando
d'avventarsi contro di lei con la bacchetta spianata e l'apparente
incapacità d'usarla.
“Potter!”
il ringhio di Piton giunge assieme al Sctumsempra che dilania in modo
più brutale e profondo le carni mal rabberciate del padre del suo ex
alunno, seguito da una spell che gli tronca di netto il braccio
rimasto così da farlo vacillare, improvvisamente privo d'equilibro,
mandandolo a schiantarsi al suolo con un tonfo fragoroso costellato
di ululati; il mantello nero dell'ex professore sferza il corpo della
giovane strega mentre questa volta il viso fradicio e tumefatto nella
sua direzione per incontrarne gli occhi ossidiana tetri, con i suoi,
dilatati dalla paura.
L'uomo
l'afferra malamente per un braccio tirandola in piedi, parando poi
una gragnola di colpi e sferzate di vento tagliente scagliate da un
punto imprecisato alle loro spalle, ove la risata di Yaxley
s'intuisce appena.
“C'è...è
tornata anche lei!” singhiozza la ragazza studiando spasmodicamente
il terreno circostante, cercando di fare appello al poco
autocontrollo rimasto per incanalare la magia d'evocazione in modo da
localizzare il grosso serpente, ma – com'è consuetudine
– essa non collabora,
permettendole unicamente di percepire un vago lumicino che subito si
perde nel buio.
Piton
corruga la fronte osservando furente la ragazza, quella stupida testa
di legno che ha deciso coscientemente di infilarsi in quel casino,
ignorando avvertimenti e profezie con la falsa ed infantile
superiorità di chi crede di conoscere il mondo solo perché ha letto
e studiato tutto sull'argomento in qualche libro; a volte gli ricorda
la Granger, altre invece quell'idiota sconsiderato del padre, ed in
quei frangenti sente la rabbia aumentare a dismisura poiché sa
– l'ha già vissuto – che
dovrà tribolare il doppio per adempiere all'ingrato compito
appioppatogli dalla Morte, ovvero tenere in vita una persona che sta
facendo di tutto per incontrare il Creatore prima del tempo
confondendo l'idiozia con l'eroismo.
Eppure,
vedendola tremare violentemente in mezzo a quella tormenta demoniaca,
con il viso pesto ed il corpo martoriato da escoriazioni, tagli e
tumefazioni non riesce a vomitarle addosso tutto il suo disappunto
come vorrebbe, inoltre vi è qualcosa di profondamente sinistro nello
sguardo atterrito, semichiuso per contrastare il vento, di lei, un
monito che la ragazza non riesce ad esprimere a parole poiché troppo
sconvolta; basta quell'attimo d'esitazione da parte sua e la notte
s'incendia d'un verde smeraldo sinistro mentre una maledizione
esplode dal turbinio di neve e grandine dirigendosi con rapidità
implacabile verso il corpo esile e fradicio della giovane strega.
“No!”
urla lei quando l'abbraccia con forza cosicché l'Avada Kedavra
scagliata da Yaxley lo colpisca sulla schiena; l'aria fuoriesce dai
polmoni come se fossero stati compressi con forza ed un fiotto di
sangue rosso – vivo – gli sgorga dalle labbra pallide,
imbrattando ancor più la giacca imbottita della ragazza e le
ginocchia cedono; Lily Luna cerca di sostenerlo, facendo forza sulla
caviglia sana ed ignorando il dolore, constatando con sollievo che
ancora respira e pare 'vivo', nonostante la maledizione che uccide
l'abbia colpito.
“Sono
morto, Potter. Morire di nuovo non mi è possibile” ringhia lui
seccato richiamando le ombre con un gesto secco della mano,
voltandosi per fronteggiare Yaxley che ora è apparso, molto più
macilento e mostruoso di quanto non apparisse quando le aveva
frantumato la mano sotto il tacco dello stivale.
Gli
manca parte della calotta cranica e il braccio sinistro è ridotto ad
una poltiglia di muscoli ed ossa penzolanti, inoltre trascina la
gamba destra, piegata in modo assai innaturale; alle loro spalle
Tiger muggisce contrito e tenta di strisciare verso di loro, ma le
ombre sono più leste e l'avvolgono con forza, schiacciandolo a terra
sotto lo sguardo inclemente e folle di Piton che si rivolge alla
ragazza in tono freddo, cattivo, ordinandole di mandarlo a dormire
mentre lui finisce di sistemare il risvegliato biondo.
“Non
puoi morire, ma puoi provare dolore. Puoi avere paura. Ti farò
rimpiangere ogni graffio che mi hai causato Severus Piton!”
Questi ghigna cattivo, folle, con l'occhio superstite iniettato
di sangue.
“Patetico”
sibila l'ex professore passandosi la lingua sulle labbra per togliere
il sangue, osservando con disgusto la pallida imitazione dell'uomo
che, sulla torre di Astronomia, aveva incitato Draco Malfoy ad
eseguire l'ordine impartito dal Signore Oscuro e s'era indignato,
quando ad uccidere Silente era stato lui; l'unica lode che concede
alla Potter è per avergli permesso finalmente di vendicarsi,
seppellendo ognuno dei suoi vecchi compagni dopo averli mutilati e
ridotti al silenzio come hanno meritato.
Sta
per agitare la bacchetta pronto a combattere quando un movimento
alla sua desta lo spinge a voltarsi repentinamente, pronto ad
affrontare la cosa che gli si è scagliata addosso con tale velocità,
convinto si tratti di un trucco architettato da Yaxley per
disorientarlo, ma quando distingue il grosso muso triangolare sul
quale sono incastonati due occhi d'un giallo ambrato malevoli, con
grosse pupille nere a specchio, ed una bocca enorme costellata di
zanne aguzze il suo corpo ha un fremito e la cicatrice gli pulsa
dolorosamente, distraendolo quanto basta dall'impedirgli di evitare
l'attacco del serpente che gli azzanna il polso, schiacciando i denti
nella carne con rabbia.
La
bacchetta gli scivola di mano mentre Lily Luna agita la sua,
scagliando schiantesimi contro al grosso rettile per fargli mollare
la presa, cercando al contempo di tenere d'occhio Yaxley; ma è
ferita e debole, la magia mortifera la sta consumando e dovendo
riversare tutte le forze disponibili nell'attacco a Nagini, ora
impegnata a lottare contro Piton e le sue ombre, non s'accorge che il
Mangiamorte biondo ha richiamato nuovamente i venti trasformandoli in
una lama che sferza il terreno provocando una profonda spaccatura
nell'acciottolato, spingendola verso la sua direzione.
Si
scansa rotolando a terra, ma Piton, impegnato a tenere la testa del
serpente il più lontano possibile dal suo viso, non
s'accorge della spell finché questa non gli trancia il braccio
proteso facendogli perdere l'equilibrio, così da rotolare a terra
sotto il peso dell'enorme serpente che inizia ad avvolgerlo per
stritolarlo, con le fauci snudate per azzannarlo di nuovo.
Lily
Luna, finita affianco a Tiger osserva la scena con gli occhi intrisi
di terrore cercando di non farsi mordere dal risvegliato, stringendo
la bacchetta in modo spasmodico senza sapere quale incantesimo
lanciare; Piton e Nagini sono un groviglio di carni ed ombra e
lottano furiosamente mentre Yaxley scaglia lame di vento senza
curarsi di ferirli entrambi, reso ormai folle ed incontrollabile dal
dolore e dal desiderio di vedere distrutto il suo ex collega
Mangiamorte; il padre di Vincent scalcia e si divincola
nell'abbraccio dei viticci che l'hanno costretto a terra, ora
allentati a causa della perdita di controllo di Piton e cerca
d'afferrare una delle sue caviglie fra i denti storti, ora che è
così vicina e l'odore di sangue così forte.
E'
colpa mia.
E'
tutta colpa mia.
La
sua disgrazia, non la sua luce.
Cosa
sei tu, davvero?
la
domanda è: cosa vuoi essere tu, davvero?
Accanto
a sé vede la lunga bacchetta nera con il manico inciso ad arabeschi
di Piton e l'afferra con forza, stringendola contro la sua, nera e
ritorta come una clavicola, scivolando seduta con le gambe incrociate
mentre il mondo attorno a lei impazzisce e collassa, dilaniato da
sferzate di vento ghiacciato; respira a pieni polmoni quell'aria
pesante che sa di neve e sangue, lezzo di tomba ed ombre mortifere,
imponendosi il contegno sufficiente a riacquisire il controllo sulla
magia che le ha incendiato alveoli e capillari, spedendo il cuore a
battere ad un ritmo folle.
Sull'orlo
del baratro.
lo
posso aiutare.
Posso
far finire tutto questo
conosco
l'incantesimo.
I
diari proibiti me l'hanno rivelato.
C'è
abbastanza ombra qui, posso usare quella evocata da Piton.
Inspira,
espira.
Inspira,
espira.
Vola
solo...
Salazar
aiutami.
Chi
osa farlo...
“Umbra
Ascendum!” grida con entrambe le bacchette ben salde nella mano
destra, tracciando una sorta di croce nell'aria: il buio attorno a sé
diviene improvvisamente solido, respingendo la tormenta e fracassando
il corpo di Tiger in tanti, macilenti, pezzi di carne privi di sangue
che restano a dimenarsi in pozze oscure e limacciose sul terreno,
mentre le ombre scivolano verso il grosso serpente e l'avvolgono a
loro volta spezzandogli la schina in più punti, costringendolo a
mollare la presa con sibili irati per poi scagliarlo lontano.
L'occhio
superstite di Yaxley incontra quelli spiritati e bui della ragazza
Potter e li annega in pozze d'un bianco abbacinante, ove iride e
pupilla sono appena distinguibili, mentre la magia d'evocazione unita
alle ombre gli artiglia le gambe con forza trascinandolo a terra; a
nulla servono le preghiere inframmezzate da urla strudule, inumane,
poiché gli artigli del buio penetrano nelle carni con forza
squartando e spezzando, riducendolo ad una massa informe poco
dissimile da quel che è divenuto Tiger.
Con
un movimento fluido del polso la ragazza evoca sei ciotole colme
delle offerte ai morti e le spedisce sopra i cadaveri dei tre
– due più il serpente – risvegliati,
mormorando poi con voce antica, solenne: “Non mi interessa sapere
cos'avete da dirmi. Non siete altro che luridi scarti”
Lily
Luna non ha più coscienza di sé, esistono solo il potere e la
magia.
Ombra
e morte unite.
Una
parte della sua coscienza la spinge a lottare per riappropriarsi
dell'uso del corpo, ma l'altra – assai più forte –
invece la frena, dicendole che
questo è l'unico modo per divenire ciò che davvero è; la profezia
di Vincent Tiger inizia ad acquisire un senso diverso, più sinistro
della semplice morte pronosticata per sbudellamento e lei sa che i
tagli causati dagli incantesimi di Yaxley saranno solo piccole
cicatrici che, con il tempo, spariranno sopravvivendo solo nei
ricordi, poiché ciò che davvero è andato in pezzi non è il suo
corpo, bensì lei nella sua interezza.
Lancia
un'occhiata fugace a Piton, disteso a terra in una pozza di sangue
con il volto cereo e le palpebre dischiuse, apparentemente svenuto,
ed un piccolo sorriso triste le incurva le labbra gonfie e screpolate
dal gelo mentre obbliga i cadaveri a tornare al sonno eterno,
privandoli di quella facoltà di muoversi donata inconsciamente; non
c'è più traccia del mostro che combatteva come un vampiro
assassino, né dell'uomo dei racconti d'infanzia del padre, è una
via di mezzo dotata di poteri particolari e difetti tipicamente umani
e lei – in modo folle, irrazionale – gli vuole bene e non
permetterà a nessuno d'arrecargli altro dolore, poiché ne ha già
patito tanto. Salirà con lui la scala e se ciò significa
abbracciare completamente ciò che dovrà divenire lo farà, oltre
ogni paura, esitazione o rimpianto, perché glielo deve.
Chiude
gli occhi sospirando, lasciando che l'incantesimo spazzi via anche la
tormenta, innalzandosi verso il cielo come una torre oscura così da
ghermire le nubi mentre lei s'abbandona contro il terreno innevato,
dolorante e priva di forze, con le due bacchette nere ancora ben
salde nella mano destra e la sinistra ridotta ad una massa pulsante e
gonfia.
Quando
li riapre non sono passati che pochi minuti, ma il cielo ora è d'un
blu abbacinante puntellato d'una miriade di stelle lucenti, sul quale
spicca una luna gonfia e piena color perla; sbatte le palpebre un
paio di volte per scacciare gli ultimi residui di nevischio e
stanchezza, portandosi a sedere mentre il corpo protesta, scosso da
spasmi.
Ha
freddo ed avverte dolore ovunque, ma quando volta la testa e vede il
corpo di Piton ancora riverso a terra, immobile, non ha alcuna
esitazione nel portarsi vicina a lui, nonostante le articolazioni
stridano e le ferite si riaprano con dolorosi strappi, riversando
altro sangue sui vestiti già zuppi e sporchi; l'uomo respira
debolmente, sebbene il cuore non batta ed il moncherino del braccio,
tagliato poco sopra il gomito destro, s'intravede appena sotto al
tessuto della manica dilaniato.
Ha
un brutto morso sull'avambraccio sinistro e diversi tagli lungo tutto
il corpo ma nel complesso pare messo molto meglio di quanto non si
senta lei, probabilmente grazie al fatto di non essere più vivo e
ringrazia la sorte per questa sottigliezza, poiché con ferite del
genere fuori, al freddo, non sarebbe sopravvissuto molto se fosse
stato un uomo 'normale' ; la ragazza cerca di girarlo per tirarselo
sulle spalle, così da trascinarlo fino al magazzino per adagiarlo su
una superficie asciutta, aspettando che si riprenda, ma non ha più
forze e la caviglia slogata ora le duole troppo impedendole
d'alzarsi.
“Oh
cazzo! Non possiamo stare qui!” impreca cercando di scagliare un
semplice incantesimo di locomozione che però non sortisce l'effetto
desiderato, dato che è davvero esausta e non riesce a concentrasi;
si guarda attorno smarrita, incontrando de occhi gialli dalle pupille
verticali che la osservano attenti, curiosi, mentre una lingua nera
saetta nell'aria fredda scandendo il tempo che passa.
Lily
Luna impallidisce, guardando il serpente con odio mentre afferra il
corpo inerte di Piton fra le braccia, muovendo entrambe le bacchette
in un gesto scocciato.
“Che
ci fai ancora qui? Le offerte te le ho date, va' a dormire!”
L'animale
scuote il capo , sibilando sommessamente.
“Non
parlo il perseltongue” sbotta la ragazza assottigliando gli occhi
castani.
Altro
sibilo.
“Non
dirmi che sei come Silente, che hai una qualche missione che ti
costringe a restare” nel vedere la grossa testa di Nagini muoversi
nell'aria in un cenno d'assenso la ragazza impreca forte, tirando un
pugno con la mano sana, fra cui stringe ancora le bacchette, contro
al terreno innevato; osserva il viso spigoloso e pallidissimo di
Severus inghiottendo un bolo di saliva acre, percependo l'eco delle
maledizioni che le tirerà una volta risvegliatosi, visto il poco
affetto – a quanto pare reciproco – che corre fra lui ed
il serpente del fu Lord Voldemort.
“Allora,
perché hai tentato di uccidermi?”
La
lingua biforcuta saetta nell'aria e l'animale rimane in silenzio.
“Va
bene, motivi tuoi. Sappi che lui non sarà felice di rivederti e che
ora dobbiamo trovare un modo di toglierci da qui, subito” mormora
la ragazza cercando nuovamente di trascinare il corpo dell'ex
insegnante verso il magazzino dalle mura in pietra, senza alcun
risultato poiché è si magro ed alto, ma pesa comunque più di lei e
data l'impossibilità di alzarsi in piedi o di utilizzare
decentemente la magia l'operazione risulta impossibile; inoltre è
allo stremo, teme che – fra non molto – collasserà
a causa dell'ipotermia senza avere modo d'invocare alcun aiuto, non
riuscendo a castare incantesimi e trovandosi in una parte di
Hogsmeade dove nessuna persona sana di mente si avventurerebbe mai di
notte, dopo una tormenta.
Sta
per accasciarsi contro al petto di Piton, convinta che finirà lì i
suoi giorni quando una luce le ferisce le cornee, costringendola a
schermare il viso con la mano sana per distinguere l'alta ed
imponente figura di un uomo – mago -anziano
con in mano una bacchetta dalla punta accesa dal 'Lumos'; ha un viso
austero su cui spiccano occhi acquosi, coronato da una folta barba
grigia e lunghi capelli raccolti in una coda semplice che gli ricade
oltre le spalle possenti, fasciate da un lungo cappotto color cuoio
trattato bordato di pelo ed ha qualcosa di vagamente 'familiare',
sebbene la ragazza non sappia ricollegarlo a nessuna persona di sua
conoscenza, almeno finché non vede apparire il fantasma di Silente
al suo fianco.
“Prima
che lei possa porre domande scomode, dal caso Silente non le abbia
spiegato: Si, questo è Severus Piton, ex Mangiamorte e professore di
Pozioni ad Hogwarts, nonché spia, ed è vivo malgrado non lo sembri.
Vivo come lo può essere un morto resuscitato, ovvio. E si, questa è
la biscia di Voldemort, Nagini. Vengono con me entrambi. Non accetto
imprecazioni. Grazie”
_______________________________________________
Glossario:
-
Pittaco,
filosofo greco vissuto fra il
640 a.C e il 570 a.C
NDA:
Molto
in ritardo giunge anche questo settimo – decimo – capitolo.
Purtroppo
ho avuto settimane abbastanza piene e costellate di problemi, quindi
non sono riuscita a trovare molto tempo né voglia di scrivere ed
aggiornare; adesso le cose paiono risolte, quindi prometto che
tornerò ad avere una frequenta quanto più possibile regolare.
Di
questo capitolo ho poco da dire, oltre che è stato davvero difficile
da scrivere (problemi a parte) ed è stato cancellato diverse volte,
poiché molte parti non mi piacevano eo risultavano superflue; è
molto lungo e spero non vi abbia annoiato, avevo un sacco di cose da
dire su questa 'battaglia' e sui numerosi cambiamenti di Lily Luna.
La
profezia decantata da Vincent Tiger si avvera in modo insolito,
spingendola a 'rompere' qualcosa della sé attuale per far
emergere parte di ciò che diventerà, inoltre appaiono
altri Mangiamorte
redivivi, ovvero Yaxley (Secondo il canon dovrebbe essere rinchiuso ad
Azkanban con Rodolphus Lestrange, ma per fini di trama l'ho fatto
morire per mano di un Weasley nella battaglia di Hogwarts del '98) ed
il padre di Vincent Tiger (nei libri della
Rowling non ha un nome, quindi per me è Gregor), più
Nagini, che ci tenevo ad inserire.
Il
perché sia resuscitata anche lei, essendo un serpente ed anche un
Horcrux, verrà spiegato prossimamente, ma posso tranquillamente
spoilerare che Severus non prenderà affatto bene la sua presenza.,
così come il venire a sapere che Lily Luna ha un'infarinatura di
magia oscura che non gli ha rivelato, appresa in un modo assai
paradossale.
Si
accettano scommesse su chi sia l'anziano mago comparso con Silente.
Il
titolo del capitolo è invece un omaggio al terzo libro della
Triologia del Baztàn di Dolores Redondo, da cui sono stati tratti
tre film presenti su Netflix, che personalmente consiglio a tutti gli
amanti dei racconti polizieschi con una punta di sovrannaturale e
folklore.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie
davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
|
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Capitolo 11 *** .VIII. Saturnalia, notte del Solstizio: Addomesticare le bestie feroci (21 dicembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo VIII
-
Capitolo VIII-
Saturnalia,
notte
del Solstizio: Addomesticare le bestie feroci
[Bestiario
– Parte I]
A
Merlino, senza il quale il mondo
è
molto meno particolare.
Le
più belle lezioni di umanità
le
ho ricevute dagli animali
[Caramagna]
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Testa di Porco
21
dicembre 2023, ore 23.58
La
mano dalle lunghe dita coperte di anelli multicolori, ornata da
unghie ben curate d'un viola impreziosito da pagliuzze oro, avvolgono
con lenta precisione la benda intrisa d'una pozione lenitiva attorno
alla caviglia gonfia e rossastra, stringendo quanto basta per
mantenerla ferma; Lily Luna osserva l'operazione con sguardo assente,
sorseggiando distrattamente l'infuso di tiglio, valeriana e camomilla
dalla tazza fumante che tiene nella mano destra, mentre la sinistra –
fasciata anch'essa – è
abbandonata mollemente in grembo.
“Ecco
fatto, cara” mormora dolcemente l'anziana donna alzando il
viso così da incontrare gli occhi
castani sonnolenti della giovane strega,
facendo tintinnare le numerose collane e distendendo
le labbra in un
sorriso gentile; quando Aberforth è tornato sorreggendo un
Severus
Piton decisamente malconcio, accompagnato da una studentessa di
Hogwarts a rischio ipotermia, coperta di sangue, da un serpente enorme
di cui lei aveva udito solo racconti durante la seconda guerra magica
e dal fantasma di Albus Silente, aveva dovuto reggersi allo stipite
della porta per non collassare a terra colta da un malore, ma poi
s'era ricordata delle premonizioni lette la mattina nel fondi
del primo caffé, confermate da una rapida
consultazione
della sfera:
cambiamento attraverso un conflitto, notizie, premonizioni che lo
scorbutico compagno aveva troncato con un grugnito trasformatosi poi in
risata sarcastica, etichettando ogni vaticinio come 'fesseria'.
Si era ripresa
con rapidità poi, offrendosi di aiutare la giovane strega
dai capelli
rossi desiderosa di sapere la sua storia.
“La
ringrazio” sussurra Lily Luna sorridendo a sua volta,
benedicendo
l'acqua che le ha levato dal corpo sporcizia, sudore e sangue secco,
nonché l'aver potuto indossare delle vesti pulite e calde,
sebbene
d'una foggia assai diversa dagli abiti che è solita portare;
Sibilla
aveva riparato i numerosi tagli sui jeans, felpa e giubbotto,
gettandoli poi a lavare per darle una lunga tunica
zaffiro simile ad un sari indiano, con il corpetto dall'ampio scollo
impreziosito da pietruzze e ricami in oro poi, dopo averla costretta a trangugiare una
generosa sorsata di 'Ossofast e medicato i
tagli',
le aveva pettinato ed acconciato i capelli ribelli in una treccia a
lisca di pesce perfetta, cosìcché non le fossero
d'intralcio,ed in
ultimo le aveva prestato una calda sciarpa
– indiana
anch'essa – da
drappeggiarsi
attorno alle spalle.
Quando
la ragazza era riuscita ad uscire dal bagno tornando nella camera
matrimoniale della strega, nella quale troneggiava un lungo specchio
a figura intera dalla cornice intarsiata incassato fra l'armadio ed
il muro, nel gettargli un'occhiata distratta quasi non s'era
riconosciuta poiché sembrava
– lividi e tagli a parte –
una di quelle
figure femminili
che popolavano la sua copia illustrata delle 'Mille e una Notte',
aggraziata e bella con l'abito che ne esaltava perfettamente il corpo
tonico e le curve ancora accennate; per un'istante s'era sentita
smarrita e a disagio, sul punto di pregare l'ex professoressa di
Divinazione di restituirle i suoi comodi e larghi vestiti, seppur
sporchi e laceri, così da sparirci all'interno nascondendosi
nuovamente al
mondo.
La donna però l'aveva fermata, costringendola a sedersi su
una sedia dall'alto
schienale lavorato per fasciarle la caviglia dolente dopo averle
sistemato la mano ed ora è lì, con la tazza in
mano e gli occhi che
saettano dal viso rugoso ed ornato da grossi occhiali tondi e spessi
– fondi di bottiglia – di
Sibilla Cooman allo specchio che le riflette entrambe, due figure
appartenenti ad una storia che sa di leggenda.
“Questo
vestito è mio, di quando ero più giovane. L'ho
comprato a
Bengalore, ci andai con il mio primo marito in viaggio di
nozze”
mormora la strega in tono assente con la mente invasa da ricordi
sfocati dal gusto dolceamaro, raccogliendo da terra il rotolo di
benda ed i flaconi contenenti pozioni e decotti, alzandosi poi in un
tintinnio argenteo di bracciali e collanine per studiare il viso dai
tratti regolari, ancora un po' pallido, della giovane.
“Ti
sta davvero bene, cara”
“Grazie”
mormora Lily Luna a disagio, stringendo forte la tazza fra le dita
per bearsi del suo calore mente la gola è serrata da un
improvviso
nodo di parole e sentimenti che non riesce a sbrogliare, sebbene
aneli a liberarsene con tutta sé stessa; non è
stata in grado di
raccontare cosa sia successo nella tempesta, sebbene queste due
persone siano amiche di Albus Silente qualcosa – istinto
–
le ha suggerito di tenere le labbra ben serrate, evitando domande
scomode e insidiose conversazioni con la donna che era stata docente
di Divinazione negli anni in cui suo padre aveva frequentato
Hogwarts, che lei conosce solo tramite i racconti dei suoi parenti,
tutti non troppo lusinghieri.
Eppure
è gentile.
Pare
davvero preoccupata per me.
“La
casa è piccola e, purtroppo, la stanza degli ospiti
è stata adibita
a magazzino. Ma puoi restare a dormire qui finché non
sarà giorno,
non credo che io e Aberforth necessiteremo del letto. Silente ci deve
una spiegazione ed io devo trovare conferma a quanto letto nei fondi
del mio caffé mattutino”
“Sarebbe
meglio per voi non sapere, non fare domande” esala la giovane
strega fissando cupamente il liquido ambrato vorticare nella tazza
agitata dalla sua mano tremante, inquieta, strappando alla donna uno
sbuffo contrariato; osserva la giovane, esile, ragazza oltre le lenti
a fondo di bottiglia degli occhiali da vista cercando sul viso
pallido ed affilato, incorniciato da quella massa di capelli ribelli
color fiamma viva, qualcosa che le rammenti la discendenza da quel
padre famoso che fu suo allievo – non
fra i più dotati,
purtroppo – ma
l'unico tratto
in comune pare essere una spaventosa affinità con le
disgrazie.
Per
avere solo sedici anni è fin troppo seria e schiva, come se
appartenesse ad un mondo assai più adulto e brutale di
quello
rassicurante, protetto da imponenti mura di pietra della scuola di
Hogwarts; nonostante non insegni più da quasi vent'anni
Sibilla ha
ben presente come sono gli studenti d'oggi, poiché
frequentemente
qualcuno s'arrischia a venire a consumare una burrobirra o ha
l'ardire d'ordinare un Whiskey incendiario alla Testa di Porco, ove
ora lavora assieme ad Aberforth, come se ciò fosse una sorta
di rito
d'iniziazione o sfida per provare il proprio coraggio e tutti loro
hanno un'espressione assai più 'bimbesca', persino gli
studenti già
maggiorenni mentre lei ha negli occhi il buio profondo – più
nero dei suoi fondi di caffé - di chi ha guardato
la morte in
faccia ed una piccola ruga al lato della bocca dalle labbra pallide,
di chi è abituato a sorridere poco, amaramente.
“Mi
sembri sveglia, mia cara, quindi capirai che ciò non
è possibile.
L'ultima volta in cui ho visto il volto di Albus Silente è
stato al
suo funerale, poco prima che la lastra in marmo bianco ne coprisse le
spoglie, non s'è mai manifestato come fantasma prima d'ora.
E
Severus...” la donna comprime le labbra rosate in una linea
ferma
che spezza respiro e parole, riaprendo una ferita vecchia di decenni
che ancora sanguina sentimenti contrastanti – difficili
– e
oscuri ricordi che credeva perduti; non sono mai stati 'amici', ma il
tradimento e la freddezza con cui ha ucciso Silente l'hanno incrinata
spingendola ad odiarlo di riflesso, per poi sentirsi –
come s'erano sentiti tutti – profondamente
in colpa e dispiaciuta per lui, quando Potter aveva rivelato la
verità all'intero Mondo Magico.
Vederlo
fradicio e ferito, con un braccio amputato e le labbra morse per
contenere rabbia e dolore l'ha pietrificata, come l'hanno
pietrificata quegli occhi ossidiana semichiusi quando s'è
arrischiata a scendere di sotto, nel pub, per prendere una boccetta
di dittamo e l'aveva trovato lì, semi sdraiato su una delle
poltrone
vicino al camino con Aberforth chino su di lui, intento a staccare
casacca e camicia pregne di sangue dalla pelle pallida, fredda, per
poterlo medicare.
Vicino
allo stivale destro c'era una bottiglia di Scotch, l'unico anestetico
contemplato dal suo burbero compagno e le assi di legno,
così come
l'imbottitura del mobile, rilucevano d'un sinistro colore vermiglio
nella luce calda prodotta dalle candele; Albus l'aveva guardata in
silenzio, accennando con il mento alle scale da cui era venuta, in
una muta preghiera a tornare di sopra quasi a volerla preservare dal
vedere – orrore? Dolore? Assurdità? - ferite
incompatibili con la
vita.
E
l'Occhio l'aveva sollecitata pizzicandole i sensi, spingendola a
sparire prima che il suo ex collega iniziasse a gridare emettendo un
ringhio più simile all'ultimo respiro d'una fiera selvaggia
morente
che all'esclamazione di dolore d'un essere umano, facendole salire i
gradini due alla volta con il rischio d'inciampare per poi chiudersi
la porta dell'appartamento alle spalle con un tonfo secco,
benedicendo che la ragazza fosse ancora in bagno e non potesse
sentire.
“Come
sta?” domanda la giovane Potter spezzando il filo sconnesso
dei
suoi pensieri; la sfumatura d'ombra negli occhi castani s'addolcisce
e muta, facendo assumere all'iride una calda tonalità
cioccolato
simile al colore della terra smossa pronta ad accogliere i semi in
primavera e Sibilla distende le labbra in un sorriso rassicurante,
quasi materno, appoggiandole una mano sulla spalla fasciata dalla
stoffa zaffiro.
“Bene,
cara. Non preoccuparti”
“E...il
suo braccio?” la voce di Lily Luna s'incrina d'incertezza
ricordando la stoffa della casacca a brandelli e l'arto amputato poco
sopra il gomito mentre il cuore inizia a battere forte, tachicardico,
alimentato dalla paura che l'uomo rimarrà per sempre
–
fino alla nuova morte – mutilo
a causa sua.
La
sua disgrazia.
Non
la sua luce,
Silente
si è sbagliato...
“Beh,
ha perso molto sangue e la ferita è davvero
brutta...” mormora
Sibilla, incerta su come proseguire il discorso affinché le
sue
parole non spaventino ulteriormente la giovane strega, spingendola a
sgattaiolare di sotto per verificare i danni riportati dall'ex
professore di Pozioni a cui sembra –
inspiegabilmente –
molto legata;
quando l'ha
accompagnata verso il bagno dell'appartamento sito sopra la Testa di
Porco, affinché lavasse via dal corpo il freddo, il sangue e
la
sporcizia, aveva provato a sondare con brevi e concise domande la
natura del rapporto che la legava al fantasma di Silente e al
redivivo Piton, ma l'unica risposta ottenuta era stato quel 'non
faccia domande, la prego', intercalato da scosse del capo in segno di
diniego e profondi silenzi, manifestazioni d'una volontà
ferrea
di
non rivelare alcunché che l'avevano spinta a riconsiderare
ciò che
aveva visto nei fondi della tazzina da caffé, ovvero
l'oscuro
presagio di morte che le aveva dato molto da pensare poiché
somigliava terribilmente ai segni premonitoi che hanno costellato la
vita del padre, quando era adolescente.
“Ma
non preoccuparti, cara. Aberforth ed Albus si stanno prendendo cura
di lui, vedrai che presto starà meglio”
“Non
credo, ed è tutta colpa mia” la ragazza scuote
violentemente il
capo facendo ondeggiare la lunga treccia dai
riflessi ardenti, strizzando gli occhi quanto basta per scacciare i
primi fantasmi di lacrime che non vuole versare li, per non apparire
ancor più debole di quanto effettivamente sia e, soprattutt,
davanti ad una sconoscuta che nulla conosce della sua storia e delle
circostanze che l'hanno portata lì quella notte; se non
fosse
stata
così avventata –
stupidamente Grifondoro e poco
Corvonero – da
lanciarsi nella
tormenta alla cieca per inseguire una stupida paura e se si fosse
mossa prima ad utilizzare l'incantesimo appreso dai diari,
probabilmente ora Piton avrebbe ancora il braccio destro ed i
risvegliati sarebbero finiti inghiottiti dalla terra con
più rapidità, invece s'era
lasciata prendere dal panico
ed aveva combinato un macello.
“E'...colpa
mia” ripete ignorando il commento mentre stringe con forza la
tazza nella mano sana, chinando
il capo per nascondere il viso dallo sguardo attento dell'ex
professoressa di Divinazione che, intuendone il tumulto interiore, le
stringe la spalla un poco più forte prima di carezzarle il
braccio
lentamente, cercando di consolarla con fare materno.
“Su,
su cara. Non hai alcuna colpa”
Il
resto delle parole rassicuranti che la donna vorrebbe rivolgerle
muoiono in gola quando un urlo ferino, seguito dallo schianto
prodotto da un oggetto pesante - probabilmente
un mobile - , rompono il
silenzio ovattato dell'appartamento facendo tremare le spesse assi in
legno del pavimento; al frastuono fa seguito un tintinnio di vetri e
ceramiche infrante, seguito da voci concitate che urlano ammonimenti
ed incantesimi giù, al piano di sotto.
Prima
che Sibilla possa costringerla a rimanere seduta, la giovane Corvonero
si libera dalla mano della donna e la spinge via con una spallata,
rovesciando a terra la tazza con l'infuso per gettarsi fuori dalla
camera da letto, seguita da una serie d'imprecazioni ed ammonimenti,
zoppicando velocemente lungo il corridoio sino a raggiungere l'ampio
salotto ove spalanca il portoncino per ritrovarsi su un pianerottolo
angusto e buio, occupato quasi per intero da un vecchio e basso
mobile ricolmo di scarpe d'ogni tipo, un pesante portaombrelli in
ottone bottato, colmo di bastoni da passeggio e canne di
bambù, ed
infiniti vasetti di piante grasse dall'aria decisamente
avvizzita;
sentendo accorrere la
Cooman la ragazza imbocca le ripide scale in legno ricolme di casse
ed altri oggetti di cui – nel buio
– distingue a stento le sagome
e scende di sotto, ritrovandosi in una stanza stretta e lunga piena
di cartoni impilati, barili d'idromele e whisky incendiario e
bottiglie di burrobirra impolverate, sulla cui parete corta di fondo
è presente una grossa porta in legno e ferro dalla quale
filtra una
debole luce aranciata.
Con
la coda dell'occhio coglie dei guizzi attorno a sé e vede le
ombre
'muoversi', scivolare sul pavimento scuro come
sinuosi serpenti
incorporei per infilarsi all'interno della serratura e nelle
spaccature del vecchio legno così da raggiungere le stanze
adiacenti quasi ne fossero attratte, richiamate da un potere - magia - che lei ben
conosce; un brivido freddo s'irradia dalla porzione di pelle nuda
del viso – esposta
– scendendo lungo la spina dorsale,
alimentato dalla sgradevole sensazione di sapere esattamente cosa
stia accadendo e dal terrore di esserne la causa.
Piton deve essersi
risvegliato e, nel constatare che gli manca un braccio, deve aver
reagito nel modo più distruttivo possibile iniziando a fare
a
pezzi ogni cosa, oppure ha notato la
presenza di Nagini iniziando ad attaccarla senza pietà;
l'unica
cosa certa è che si sente unica responsabile di
quell'immenso casino
e farà tutto il possibile per rimediare, per mettere a posto
quella terribile situazione e, possibilmente, ridare il braccio perduto
a Severus.
“Lily
Luna! Fermati!”
Assottiglia
lo sguardo nell'afferrare strettamente la maniglia ad anello con la
mano
sana, ignorando il richiamo della veggente per tirare con forza
così da far gemere e cigolare l'uscio fino a quando non si
apre
abbastanza da permetterle di scivolare fra il legno e la parete in
pietra fredda, richiudendoselo alle spalle con un tonfo sordo; quando
volta il viso verso la stanza in cui è entrata il sangue
gela
nelle vene e gli occhi s'allargano, assumendo l'espressione smarrita
ed atterrita d'un animale braccato dai cacciatori.
Non era mai stata
alla Testa di Porco, quindi non può dire con esattezza come
fosse
'prima', ma ora la modesta sala del pub è avvolta da ombre
scure
e
minacciose che si protendono verso l'interno avviluppando tavoli,
sedie e panche, stritolandoli in una morsa ferrea fino a far
scricchiolare il legno vetusto e malandato, mentre altre propaggini
lambiscono il bancone
strisciandovi sopra sinuose, rovesciando bottiglie di burrobirra ed
altri
alcolici sul pavimento d'assi, dove si frantumano con un sinistro
tintinnio spandendo il contenuto; alla sua destra, verso la parete
di fondo occupata da un grosso camino in pietra, sono disposte due
poltrone borgogna dall'alto schienale imbottito e, su una di esse,
sporca di sangue e coperta da numerosi graffi che ne hanno lacerato la
fodera vetusta, permettendo alla gommapiuma d'emergere, vi
è adagiato Severus Piton, con la mano sana stretta
al
collo d'una bottiglia di scotch semi vuota ed il braccio destro mutilo,
affiancato dal vecchio
mago che li ha soccorsi in strada –
Aberforth, l'ha
chiamato Sibilla - intento
a
fasciargli il moncherino nel tentativo d'arginare
l'emorragia.
“Vattene
via ragazzina. Non è posto per te questo” borbotta
l'anziano uomo scoccandole un'occhiata truce quando la vede apparire
ansante e spaventata all'interno della stanza, prima di
voltare
nuovamente il
capo verso il mago ferito mentre continua ad avvolgere la garza che, a
contatto con la carne viva, da bianca diviene d'un
cremisi cupo, strappando a quest'ultimo una serie di borbottii
infastiditi intercalati da colorite
maledizioni; il dittamo e la pozione cicatrizzante
non
hanno sortito alcun effetto e, nonostante i numerosi bendaggi
già applicati, il sangue impregna il tessuto
rapidamente
riducendolo ad una massa pesante, inutilizzabile, che finisce
dritta
fra le fiamme del camino sibilando; ad ogni minuto che passa
le
ombre si fanno
sempre più minacciose e forti, graffiando e mordendo,
generando
un
caos allucinante all'interno del locale ed a nulla sono serviti i
richiami alla calma intimati all'ex Mangiamorte da Albus
Silente,
scanditi con il consueto tono pacato e gioviale che però
tradisce una nota di tesa frustrazione che spinge il mago ad osservarlo
sottecchi, ghignando in
silenzio mentre continua a tracannare scotch come fosse acqua di fonte,
lasciando le ombre libere di distruggere tutto ciò con cui
entrano in contatto sotto lo sguardo fermo, impotente, del fantasma.
“Potter”
la voce bassa e è un sibilo che fende l'aria dall'aroma
-dolce - ferrigno
di sangue come una mannaia, raggelando ulteriormente la giovane
strega che stringe le spalle avvolte dalla pashmina cercando di fasi
piccola e trovare conforto - calore
- nel tessuto pregiato e morbido, scacciando i brividi con il
cuore che le martella
violento nel petto e la gola riarsa in cui il respiro passa a fatica,
ostacolato da un grumo d'ansia pesante ed amaro;
occhi ossidiana la scrutano indagatori, osservando tagli e
tumefazioni in via di guarigione sul viso pallido e stanco, sino ad
incontrarne le iridi castane, spente, in cui il senso di colpa
è una patina pesante e palese.
“Trovo
assai arduo comprendere con quale criterio il Cappello Parlante ti
abbia assegnata a Corvonero, dato che manchi di tutte le
qualità
esaltate da Rowena. In primis l'intelligenza. Cosa diavolo pensavi di
fare in mezzo alla tormenta, sola contro tre risvegliati?” un
sorriso cattivo gli incurva le labbra sottili mentre l'ammonisce con
cattiveria, godendo della soggezione suscitata e della paura che - lenta - soppianta
l'angoscia neggli occhi grandi e smarritii, d'un castano
così scuro nella poca luce presente, scapata alla furia
dell'ombra, da sembrare terra bruciata.
“Io...”
balbetta la ragazza abbassando il viso colpita, ferita da quella
freddezza che ben aveva immaginato ma alla quale non sa come ribattere
poiché sente di meritarla nonostante le causi dolore, come
sente
legittimo il rimprovero su quanto sia stata folle
ed idiota
ad uscire dai Tre Manici di
Scopa in piena tempesta per finre nella trappola tesa dai risvegliati,
senza soffermarsi a riflettere sulla pericolosità della
situazione, sebbene le parole del mago le facciano davvero male,
spingendo il cuore a battere ad un ritmo folle contro la cassa toracica
e le orecchie a fischiare in modo sinistro, un avviso di quanto la
pressione stia salendo vertiginosamente, scatenando un
possibile svenimento.
“Mi...dispiace.
Io non...”
“'Non'
cosa, Potter?! Credevi nuovamente che sarebbe stato
come combattere sul palco allestito per te da Murray? Che se
malauguratamente fossi caduta qualcuno t'avrebbe protetta,
respingendo le difficoltà che non sai affrontare da sola?
Apri
gli occhi
stupida ragazzina! Questo è il mondo reale, non uno di
quegli
assurdi romanzi di cui ti riempi la testa prima di andare a dormire!
Non è un gioco, non sei l'eroina d'un videogame
post-apocalittico o d'un fumetto americano, bensì una
sedicenne
come tante, senza alcun vanto o lode, che dovrebbe imparare
qual'è il suo posto nel mondo”
“Finiscila,
Severus! Penso che la ragazza abbia capito la lezione, visto
com'era ridotta quando vi ho trovati” s'intromette Aberforth
in
tono burbero, abbandonando le fasciature per lanciare
un'occhiata
truce all'ex Mangiamorte che però lo ignora, continuando a
scrutare la
ragazza con odio ed una rabbia talmente forti da far
preoccupare
il vecchio mago, poiché non ha mai visto una simile
espressione
sul volto d'un essere umano 'normale', così pervasa d'ombra
ed
oscura voglia di ferire e schernire per il puro piacere di vedere il
rivale soffrire; Albus può anche credere che il suo
protetto sia un uomo con abilità peculiari ma lui non se la
beve poiché, nel corso del lungo e travagliato percorso che
è stato la sua esistenza, è entrato
più volte in
contatto con la Magia Oscura ed ha visto come essa riduce gli
stolti che ne abusano senza alcun timore, inoltre non
ha mai conosciuto creatura vicina agli inferi che abbia conservato
umanità ed un'anima pura, capace di provare amore e pena per
il
prossimo, poiché spesso si tratta di esseri sterili e feroci
il
cui unico scopo è far soffrire chiunque graviti loro attorno
nel
modo più tremendo e crudele, esattamente come sta facendo il
mago dai capelli corvini con la giovane Potter.
“Credevo
fossi più del cognome che porti, ma evidentemente sbagliavo.
Sei
solo una seccente so-tutto-io incapace di scindere la realtà
dalla finzione, brava unicamente a ripetere parola per parola
ciò che leggi in quei manuali che sono i tuoi unici amici,
ostentando un'intelligenza che non possiedi davvero.
Schifosamente Grifondoro, stupidamente avventata come tutto l'albero
genealogico marcio da cui discendi”
“La
smetta!” grida la ragazza serrando il pugno sano attorno alla
stoffa morbida e calda della pashmina, mordendosi il labbro con una
violenza tale da riaprire il taglio che si era procurata durante lo
scontro con Yaxley e Tiger..
Gli occhi bruciano, umidi di lacrime
amare e salate, trattenute a stento dalle palpebre gonfie di sonno
arretrato, alimentate dall'angoscia nata dal sentire quel giudizio
così cattivo da lui, che più d'ogni altro le
somiglia e
con il quale sta percorrendo un sentiero tortuoso ed oscuro,
così terribile da dover avvicinare anziché
dividere, ed
è sul punto d'urlare di nuovo così da scaricare
tutta la
paura provata durante la notte qundo due mani
gentili si
posano sulle spalle scosse dai sussulti,
facendola trasalire; le ci vuole qualche istante per notare
la
presenza della professoressa Cooman al suo fianco, intenta ad
accarezzarle amorevolmente la schiena sussurrandole parole gentili e
manterne mentre scocca un'occhiata velenosa all'ex
collega, ancora sprofondato nella poltrona vicino al camino
nel
quale il fuoco si sta lentamente spegnendo.
“Severus,
moderati! E' spaventata e ferita. Inoltre è solo una
bambina!” sbotta incattivita mentre Aberforth
si alza, chiudendo ed allontanando la cassetta di legno piena
d'ampolle e garze dopo essere giunto alla
conclusione che – forse – far
morire Piton dissanguato non è poi una soluzione
così
spiacevole,
ribadendo poi all'uomo con nuova fermezza che la giovane strega
è stata si
avventata, ma non così tanto da meritare d'essere offesa in
modo
così cattivo e trattata come una
deficiente, incapace di badare a sé stessa; l'ex Mangiamorte
li
ignora di nuovo, bevendo l'ennesima lunga sorsata di scotch
prima di aggiungere sibilando, intridendo ogni sillaba di
venefica rabbia.
“Sei solo un peso. Ed io sono stufo di correre dietro ai
capricci
d'un arrogante Potter incapace di stare al mondo”
La
sua disgrazia.
La
sua luce.
Le
ombre s'addensano minacciose attorno a lui, soffocando la luce
prodotta dalle fiamme che rischiarano la stanza per scivolare
attorno ai piedi di Aberforth e delle due streghe come serpenti
pronti ad azzannare le caviglie fragili ed esposte, mentre il fantasma
di Albus lo ammonisce con fermezza,
ricordandogli che se non fosse stato per la Potter - Lily Luna-
ora probabilmente
sarebbe ridotto ancora peggio, ferito e mutilato in modo orribile a
causa della follia di Yaxley, ma le parole si perdono
nell'aria e Severus le ode appena, troppo concentrato a studiare con
attenzione il viso pallido contornato da una selva di capelli rosso
vivo domati a fatica nella stretta treccia, sul quale spiccano occhi
affusolati d'un
castano profondo, buio, arrossati dal pianto silenzioso
che scuote
l'esile corpo mentre un rivolo di sangue cola dal labbro spaccato,
disegnando una linea ferma e scura sul mento prima di svanire fra le
morbide pieghe della sciarpa che ha avvolto atorno alle spalle.
I pensieri della giovane strega sono un caos roboante all'interno della
sua mente, resa
ovattata e leggera
a causa dall'alcol e dal dolore, silenzioso rumore che lo spinge a
contrarre le labbra in una smorfia di sdegno e scherno quando realizza
di essere la causa del tumulto interiore che la sta spingendo sull'orlo
della crisi isterica, lottando per evitare di fiatare
nuovamente poiché le parole le sono
morte in gola, schiacciate da un bolo di rimpianto e senso di colpa
così forte da annichilire tutto il suo poverbiale ed
icosciente
coraggio,
lasciandola tremante ed immobile fra le braccia d'una Sibilla
con capelli molto più grigi di come li ricordava,
a
rincorrere un respiro che manca, tagliato dai singhiozzi.
Vattene,
mocciosa.
Scappa
oltre la porta come fece la tua cara nonna anni addietro, lasciandomi
solo.
Lascia
che il dolore abbia la meglio facendomi impazzire e sparisci prima
che le ombre ti divorino.
“Io
non sono un peso” mormora Lily Luna dopo istanti di lungo
silenzio, con
occhi velati di lacrime e la voce incrinata da quella torma d'emozioni
che le ha srrato la gola come una morsa, il pugno stretto
attorno
alla
stoffa così forte da farle dolore i tendini mentresi slancia
in
avanti, impulsiva e folle, sfuggendo all'abbraccio della
Cooman
per avanzare verso la poltrona in cui è seduto il
mago con
passi zoppicanti a
causa della fasciatura,
saltando quei
viticci che cercano di afferrarle le caviglie per farla cadere a terra
e ferirla, finché non tocca con un piede nudo lo stivale
nero,
fermandosi all'interno d' una pozza di sangue scuro come petrolio prima
di piegarsi in avanti, afferrando la bottiglia di scotch per
strappargliela di mano con uno
scatto secco e rabbioso; gli
occhi ossidiana dell'uomo si spalancano per la sorpresa, ma non fa in
tempo a
levare la mano bloccare il polso della giovane, troppo intontito
dall'alcol e
dalle pulsazioni ritmiche che dall'arto mutilo s'irradiano per tutto
il corpo, che la ragazza ha sollevato e girato la bottiglia
sopra
la sua
testa, rovesciando una colata di liquore ambrato dall'intenso ed
inebriante aroma sui capelli lisci e scuri, bagnando viso e
collo, scivolando sul
torace nudo costellato di tagli ed abrasioni che, a contatto con il
liquido, iniziano a
bruciare come fuoco d'inferno.
“Né
un'arrogante
Potter incapace di stare al mondo!”
Nell'istante
in cui la sala pare
trattenere il fiato, Lily Luna avverte il suo cuore battere ad un
ritmo selvaggio, sovrastando con il suo 'tum-tum' cacofonico il grido
di
sorpresa - panico
- emesso da Sibilla Cooman e le esclamazioni
stupite di Aberforth, unite alle esortazioni
del fantasma di Silente che la invita ad allontanarsi dalla
poltrona prima che
Severus s'inventi di reagire, ma sono solo voci indistinte e
lontane,
poiché in quella frazione di secondo ove il tempo pare
essersi arrestato esistono
solo gli occhi dal taglio asciutto – sgranati
– di Piton, in cui iride e sclera si fondono dando vita i
brandelli di Tartaro apparsi quando aveva combattuto contro
Yaxley ore addietro, e l'espressione esterrefatta sul suo viso
pallido, fradicio di scotch, a cui i neri capelli sono rimasti
appiccicati.
Nonostante sia ormai vuota trattiene ancora la bottiglia ben stretta
nella mano levata, tremando per la forza del sentimento che l'ha
spinta a compiere quel gesto folle senza alcuna esitazione, come folle
è la paura che
avverte crescere ad ogni respiro malgrado la convinzione d'aver agito
correttamente - seppur
d'istinto-,
stufa d'essere trattata come uno zerbino ed insultata con un mucchio
di bugie rancorose; lo odia per la sua capacità di ferirla
con
un semplice sguardo o per il modo sconsiderato in cui utilizza le
conoscenze acquisite durante anni di spionaggio e studio per farla
sentire inferiore, stupida come una bimba dell'asilo, calcando con
forza su quel cognome di cui lei farebbe volentieri a meno per
ricordarle la dolorosa parentela con chi gli ha reso la vita un inferno.
Ma io non sono come mio padre.
Né come i miei nonni.
Poi,
come se qualche spiritello dispettoso avesse inserito
'l'avanti veloce annullando lo stato di immota grazia in cui pareva
essere precipitata la stanza, si ritrova a vacillare
pericolosamente all'indietro, sospinta verso la cornice in pietre a
vista del camino
contro alla quale impatta la nuca con forza; il
mondo esplode dinnanzi ai suoi occhi in un turbinio di ombre spesse e
puntini luminescenti mentre una mano fredd,a dalle lunghe dita
affusolate, si serra attorno all'esile collo con forza
inaudita e pericolosa mozzandole il respiro.
La
bottiglia scivola di mano cadendo a terra con un tonfo sordo, rotolando
fra i suoi piedi nudi chiazzati di sangue, costretti sulle
punte
dalla trazione esercitata dall'uomo e gli stivali neri e sporchi di
quest'ultimo.
Con occhi sbarrati dalla sorpresa, lucidi di timore Lily Luna
scorge Aberforth estrarre rapidamente la bacchetta
dalla cintura per puntarla verso l'ex professore di Pozioni girato
di spalle, pronto a colpirlo con uno schiantesimo per prima che possa
nuocerle davvero, mentre Albus Silente
scivolaprecipitosamente al loro fianco con una
fluidità che pocoha di 'terreno', poggiando
poi una mano
incorporea sulla spalla sinistra di Severus per esortarlo con voce
ferma ed intransigente a
mollare la presa sul suo collo, adducendo a quanto sia folle - stupido-
prendersela con lei per aver ceduto alla rabbia quando lui
stesso l'ha schernita ed insultata in modo assai tagliente e brutale,
spingendola a reagire come farebbe qualsiasi persona sentendosi
derisa; Piton però lo ignora ed evita
d'incrociare
il suo sguardo color polvere, continuando a fissare
intensamente il volto della strega senza però accennare a
lasciarla libera, sibilando a denti stretti quanto sia stata maleducata
a rovesciargli
addosso mezza bottiglia di scotch buono solo perché
le sue
accuse - vere e sincere - l'hanno punta nel vivo, cosa che non sarebbe
accaduta se si fosse davvero trattato di menzogne..
“Non
fategli
del male, vi prego”
esclama con voce rauca ed affannata Lily Luna, intercalando
ogni
parola con respiri sempre più affannati mentre osserva il
vecchio mago e lo spettro con fermezza, cercando d'imporre
all'espressione quella quieta calma che allo spitito manca,
così
da far capire ad entrambi che non è affatto il momento
d'iniziare a lanciare incantesimi o accuse; Piton è in
evidente
stato d'alterazione e non possiede la consueta lucidità che
lo
spinge a valutare razionalmente la situazione, ferito e ridotto allo
status d'animale braccato ed ingabbiato, torturato per puro piacere,
reagisce d'istinto snudando le zanne come, durante la tormenta, aveva
fatto Nagini per difendersi ed attaccare, convinto d'avere ragione solo
perché si trova in un momentaneo stato di svantagggio;
Silente
pare intuire i suoi pensieri, rimuovendo la mano dalla spalla nuda
dell'ex professore di Pozioni senza però accennare ad
allontanarsi, mentre Aberforth sbuffa contrito continuando a mantenere
la bacchetta puntata in avanti, ben salda nella grossa mano callosa.
“E'
una cosa fra me e lui. Vi chiedo di non intervenire”
L'ex
Mangiamorte sorride, inclinando il capo fradicio di liquore per
osservarla con quegli occhi bui e profondi come l'abisso resi
fiammeggianti dalla collera e l'espressione divertita - seccente
- di
chi, convinto della propria superiorità, fatica a prendere
in
considerazione le follie messe in atto da una persona dall'intelletto
inferiore, perché la ragazza si sta davvero rivelando assai
più stupida e sentimentale di come l'immaginava,
convinta
che basti qualche buona parola ed un'atto eroico cocluso a casaccio per
rimediare all'insolenza mostrata poc'anzi, nonché al la
profonda
e letale inadeguatezza con la quale ha affrontato Yaxley e Tiger nella
tormenta di neve, rendendo palese il fatto che le sue lezioni
di
difesa siano state solo tempo sprecato; ma vi è qualcosa
nell'espressione seria e dispiaciuta di lei, nello sguardo fermo con il
quale lo scruta sfidandolo ad osare l'idicibile - feriscimi, provaci
- che lo spingono a tergiversare, esercitando una lieve pressione sulla
pelle morbida senza però ferirla più di quanto
già
non abbia fatto, bloccato da un fastidioso senso d'angoscia che gli
serra le viscere come fauci d'una fiera.
Mi
disturba, farti del male.
“Sei
impazzita, ragazzina? Se non lo fermo ti farà del
male”
esclama Aberforth monocorde, ma Lily Luna muove il capo in un cenno
di diniego: Severus Piton le ha
detto cose orribili, sttendola contro alla pietra fredda con una tal
violenza da causarle altri giramenti di testa e quindi non intende
giustificarlo, ma se è quasi
impazzito dal dolore a causa dell'arto mozzato la colpa è
sua,
com'è
sua la responsabilità d'averlo trascinato nuovamente in una
vita
che
non desiderava prolungare, investendolo d'un ruolo assai
scomodo; è suo onere mettere a posto le cose,
trovare
un'intesa affinché la missione possa continuare senza i
continui
battibecchi che ormai sono routine e lui
deve imparare a fidarsi di lei senza aggredirla ad ogni errore, senza
canzonarla per
ogni mancanza di abilità o ingengno mostrata, mente la
strega deve imparare ad ascoltarlo
di più evitando di contrariarlo ad ogni cosa che le
suggerisce solo per
il puro piacere di dar fastidio.
“Vi
prego, lasciateci soli” prega la ragazza cercando sostegno in
Silente, il quale la osserva in silenzio per lunghi minuti prima di
rivolgersi al mago dai capelli corvini, pregandolo con voce gentile di
trattare la loro comune 'amica' con maggior garbo in futuro, senza
accennare a torcerle un capello quando si confronteranno,
indipendentemente da quanto maleducata o avventata pissa risultare;
Severus sorride senz'enfasi, sibilando che se la 'Potter' è
così pazza da rischiare la furia di morti ed elementi
naturali
prima, la sua poi, non ha certo bisogno dell'aiuto d'un fantasma e di
un vecchio locandiere decrepito per risolvere le questioni in sospeso.
"Se è abbastaza pazza da voler rimanere, ascoltatela. Io non
prometto nulla, Albus. Il tempo in cui potevi legarmi con parole e
buoni propositi è terminato "aggunge lanciando un'occhiata
tagliente al fantasma, che s'allontana in silenzio per tornare
al
fianco del fratello, incurvando le labbra in un sorriso ambiguo che non
sfugge all'attento esame del pozionista, né alla govane
strega
ancora prigioniera, i quali però non sembrano nella
condizione
di voler valutare l'enesima stranezza di silente, presi di questioni
più delicate.
Aberforth infila la bacchetta nella cintura in pelle, abbandonando la
posizione d'atttacco ed afferra Sibilla per un gomito ossuto,
trascoinandola contro la sua volontà verso la pesante porta
che
conduce all loro appartamento, ignorando gli strilli e le proteste
della donna che cerca di divincolarsi e calciarlo con forza, dandogli
delll'insensibile e bruto animale per aver acconsentito a lasciare
quella povera ed indifesa ragazza fra le grinfie del mostro che
è divenuto Severus Piton, ma l'uomo non arresta l'incedere
né pare propenso a lasciarla e, quando si richiude l'uscio
in
legno oltre le ampie spalle, ila forza di quel gesto riecheggia
sottoforma di boato nella sala divorata dall'ombra in cui Lily Luna e
l'ex professore di Pozioni sono rimasti ormai soli.
“Fiat
Lux” (I) mormora Silente sorridendo prima di svanire oltre il
soffitto, facendo l'occhiolino alla giovane strega che,
impercettibilmente, annuisce ringraziando.
“Fossi
in te non mi dimostrerei così supponente, ragazzina. Non
credere
che basti comportarsi come l'eroina d'un romanzo scadente per rimediare
a ciò che hai fatto” mormora Piton
allentando la pressione sulla trachea così da permetterle
di respirare regolarmente, mentre la testa le pulsa dolorosamente in
corrispondenza della nuca causando lievi capogiri che controlla fatica,
tanto il suo corpo è teso , scosso dall'andrenalina che il
cuore
pompa freneticamente, alimentato dal pensiero di quel confronto a lungo
rimandato che ora la spaventa ed eccita, donandole una determinazione
che la spinge a guardare il viso dell'uomo con insolenza
“Suppongo
perché osservo. Se tu
avessi voluto farmi del male sarei già morta. Ma, ti prego,
cntinua
pure a pensare che io sia solo una sciocca sedicenne so-tutto-io
incapace di pensare o mostrare vera intelligenza. E' divertente
vedere quanto mi sottovaluti, come proietti su di me l'odio provato per
mio padre dimenticando che io non sono lui, né mio nonno"
“Non
sottovaluto, Potter. Constato dopo aver valutato il tuo comportamento.
Saresti dovuta rimanere con tua cugina fino al mio
arrivo, anziché buttarti a capofitto nell'impresa folle
d'affrontare
tre cadaveri in una tormenta di neve letale. Questa non è
intelligenza e dimostra che non hai appreso nulla dalle mie
lezioni
sul combattimento, dato che continui ad ignorare i pericoli del terreno
circostante. In ciò somigli a tuo padre e a
quell'imbecille
del tanto osannato nonno più di quanto tu creda ”
il
mago la scruta altero, incuriosito dall'espressione di
disgusto
apparsa sul volto della ragazza al sentirsi - nuovamente
- paragonare agli uoini della sua famiglia, mostrando un disgusto che
egli fatica a comprendere poiché estraneo alla vita felice
che
la giovane Potter deve aver condotto allinterno delle mura domestiche,
nel ricordo di quei nonni 'eroi' che hanno dato la vita
affinché
il Signore Oscuro fosse sconfitto; ma le labbra di li sono serrate in
una linea ferma mentre scuote il capo, facendo ondeggiare la lunga
treccia fulva.
“Non ho niente in comune con loro, salvo il
cognome e pregherei che tu lo tenga a mente in futuro. Poi,
se
fossi rimasta con mia cugina avrei
rischiato di rivelare la presenza di cadaveri semoventi all'intero
Mondo Magico, senza contare che gli avventori dei Tre Manici di Scopa
sarebbero stati in pericolo. Preferisco che Rose continui a rimanere
all'oscuro delle mie attività 'noturne', dato che non
è
mai stata molto solidale nel mantenere i segreti e adora in modo
morboso le regole, regole che io continuo ad ignorare" spiega la
giovane Corvonero mentre le ombre si fanno sempre
più
vicine, addensandosi attorno a loro come un manto pesante che
rende i contorni del
pub neri ed indistinti, quasi appartenessero ad un piano
dimensionale diverso in cui lei, dal caso ne abbia
necessità,
non può scappare; ma non vuole, nemmeno se si trovasse
davvero
in pericolo, poiché questa conversazione 'civile' che stanno
avendo è forse il primo punto di contatto dopo settimane
passate
a parlarsi solo per questioni legate alla missione, attraverso battute
acide ed insulti taglienti, quindi non vuol sprecare
quest'opportunità.
“Da
quando alla regina della torre di Corvonero importa del volgo? Mi sei
sempre parsa troppo egoista per curarti delle
sofferenze altrui. Mors tua vita mea, in ogni occasione”
domanda
Piton lasciando volutamente cadere il discorso 'famiglia Potter',
promettendosi di riprenderlo in un momento più consono,
studiandola con occhi di buio inumani e folli, in
cui
la fioca luce sopravvissuta alla morsa delle ombre annega annichilita,
sfiorando con la punta delle dita pallide il collo nudo della ragazza,
dalla pelle morbida sotto la quale la carotide pulsa rapida;
intorpidito dall'alcol e dalle violente fitte di dolore che
s'irradiano dal braccio mutilo s'accorge solo ora del vestito blu
zaffiro, dal corpetto intessuto di
intricati ricami d'ori e piccole gemme, che fascia il corpo
flessuoso della Potter cadendo a terra con eleganza, nascondendo i
piedi scalzi macchiati di sangue per lasciare invece scoperta
un'ampia porzione di petto, mostrando
un accenno dell'incavo fra i seni.
Tumefazioni e tagli
sulle braccia
stanno sbiadendo rapidamente, segno che deve
aver assunto qualche pozione lenitiva specifica, mentre la mano
sinistra è fasciata da uno stretto bendaggio che la ricopre
interameente; il viso pallido e stanco presenta ancora
qualche
ematoma, sebbene gli unici pozzi scuri
siano gli occhi di quel color terra mutevole, animati da un guizzo di
fiamma proveniente dal camino mentre la giovane dischiude le labbra
rosee, sbavate da una nota di sangue vermiglio in via d'essicazione
colato dal taglietto che ha riparto affondando i denti nella carne, con
forza, nota che le rende terribilmente
– invitanti – accattivanti,
spingendolo ad inclinare appena il capo in avanti, verso di le, per
poterle osservare meglio inebriato dallodore ferrigno;
vestita come una divinità dell'India vedica, con i capelli
ribelli raccolti in quella treccia semplice, seppur elaborata, non
pare più la secca ed anonima ragazzina che si trascina per i
corridoi della scuola avvolta nel mantello nero-blu della sua Casa
d'una taglia più grande rispetto all sua misura,
né la
ragazzina che, in dormitorio, gira con i piedi infilati in improbabili
calzettoni di spugna ornati da gommini sulla pianta, abbinati a larghe
tute pescate dall'armadio alla cieca.
bE' una donna, seppur ancora acerba.
“Ti
stupirà sapere che provo sentimenti e m'interesso del
prossimo
quando la situazione lo richiede” sussurra lei infondendo
nelle
parole una nota di dolcezza che un po' stona con il contesto,
distogliendo gl'occhi dal viso spigoloso ed altero del mago incapace di
sostenerne l'intensità, indugiando invece sulla porzione di
corpo lasciata scoperta dalla rimozione dei vestiti laceri: il busto
dell'uomo è un
fascio d'ossa e muscoli tonici dalla pelle chiara come il volto della
luna, sulla quale spiccano un'infinità di
cicatrici perlacee che brillano alla fioca luce prodotta dalle braci
morenti del camino, spingendo la ragazza a domandarsi quante volte sia
stato medicato
d'urgenza e quanti duelli abbia doviuto sostenere per ricevere tutte
quelle ferite; i morsi di Nagini
sono una grossa massa di tessuto ruvido
– cicatriziale – che
occupa la parte sinistra del collo, scendendo poi ad avvolgere
la
clavicola, e la ragazza deve far ricorso a tutto
l'autocontrollo
ancora disponibile per non alzare la mano sana e sfiorarne i bordi con
dita tremanti.
Sposta l'attenzione sul braccio destro, un moncherino mutilo
fasciato da bende cremisi
già zuppe di sangue scuro, dalle quali fuoriescono piccole
propaggini d'ombra che paiono
pulsare come animate di vita propria, cercando di avviluppare il
tessuto per strapparlo; gli occhi della strega
si assottigliano mentre una nuova ondata di rammarico le invade il
petto.
“Mi
dispiace, davvero. E'...colpa mia...” china il capo
abbattuta, appiattendo la schiena contro le pitre del camino.
“Si,
lo è” replica asciutto il mago, lasciando
scivolare i
polpastrelli resi ruvidi da anni passati a sminuzzare ingredienti,
riempire calderoni
ed elaborare pozioni, sulla pelle pallida e calda di lei,
provocando brividi che fatica a reprimere poiché il suo
tocco
è come ghiaccio su un terreno incendiato dal sole, piacevole
come la carezza del vento e Lily Luna, che aveva sempre mal sopportato
il contatto fisico da parte di chiunque non fosse sua madre o i suoi
frateli, rimane sbigottita nell'accorgrsi con quanta
facilità ha
permesso a Piton d'avvicinarsi ed infrangere la sottile barriera di
vetro posta fra sé ed il mondo; l'uomo la osserva
attentamente,
con la mente in subbuglio che fatica a concentrasi sul pensiero
razionale di quanto ciò sia dannatamente sbagliato,
incapace però di seguie il buon senso ed allontanarsi,
mettendo
quanta più distanza
possibile fra sé e la ragazzina molesta – sedicenne,
Potter
– che gli ha rovesciato in testa mezza bottiglia di
Scotch
buono - una
rarità all'interno della Testa di Porco
- sfidandolo con una sfacciataggine invidiabile, pericolosa, la stessa
con cui ora lo guarda, carica d'un rimpianto che gli fa contrarre
dolorosamente le viscere.
Ha
perso un braccio per colpa sua, ciò è innegabile,
ma non riesce a
provare rabbie, né ad odiarla come merita per la
stupidità mostrata quando ha deciso di calarsi
fuori dalla
finestra di Tre Manici di Scopa per andare a cercare Yaxley e Tiger,
oltre per aver deciso di portare Nagini con sé lì
al pub; resta lì immobile a
contemplare quella figura a metà strada fra la donna che
diventerà – se
sopravvive – e la bambina che è stata,
elencando tutti i
particolari che la rendono diversa da Lily – tanti,
troppi
–
ed uguale a James Potter, cercando di trovare la forza per disprezzarla
come merita scoprendosi però incapace di farlo,
poiché
non è sicuro di volerla vedere piangere di nuovo, non per
colpa
sua almeno.
Per
Salazar, Potter.
Cosa
mi hai fatto?
Perso
e febbricitante, con il corpo scosso da spasmi sempre più
forti
s'accorge appena della mano minuta che si alza timidamente
sino a toccare i capelli – fradici
e pesanti –
neri,
scostandoli per sfiorare il suo viso spigoloso e sgraziato, percorrendo
timidamente lo zigomo con polpastrelli tremanti per poi
lasciarli
scivolare sulla guancia incavata, verso labbra sottili e pallide
dischiuse in una smorfia di puro sbigottimento; Lily
Luna trema ed ha il petto gonfio d'una paura che sa d'eccitazione –
adrenalina - mentre il cuore martella
con forza contro le costole e la parte razionale di sé,
sotto lo
sguardo nero di Piton, le intima d'interrompere quel
contatto – follia – prima
che porti a conseguenze spiacevoli, ma lei inghiotte un bolo di
saliva ferrigna e l'ignora – si ignora
–, alzandosi
in punta di piedi per compiere l'ennesimo gesto sconsiderato in
quella notte selvaggia di Caccia ed antichi riti.
Severus
viene scosso da una sorta di scarica elettrica quando avverte le
braccia della ragazza scivolargli attorno al collo ed il corpo, esile e
minuto,
fasciato in quel vestito che ora gli pare sin troppo poco appropriato
per una sedicenne
e leggero come fugace bruma, premersi contro il torace nudo in una
sorta di abbraccio
che gli accappona la pelle, dal quale non è in grado
né
vuol sottrarsi;
la strega inclina la testa contro la sua spalla destra, sfiorando con
le labbra il moncherino grondante di sangue per inspirarne l'odore
ferrigno, posando un bacio leggero contro la clavicola, un tocco
leggero che turba il mago più di quanto voglia ammettere.
Socchiude gli occhi sopraffatta da
sentimenti a cui fatica a dare un nome, poiché non riesce a
capire cosa
sia quella sensazione di fuoco
che avverte irradiarsi dal ventre con forza inaudita, simile
alla magia che le permette
d'entrare in contatto con i risvegliati seppur meno sinistra, mai
provata prima d'ora
Più
oscura., più pericolosa
“Potter...”
la voce di Piton è un sibilo rauco e le provoca nuovi
brividi,
infinite incertezze che lei scaccia dalla mente concentrandosi sul
contatta fro i loro corpi, mantenendo il capo poggiato contro
la
pelle pallida e fredda del busto dell'uomo, appiccicosa di
liquore e dal profumo inebriante d'ombra e cose proibite, forse
perdute, annichilita dalla sensazione che vi sia qualcosa di
più
forte della necessità a legarli; è l'odore, il
sangue e
quel contatto così improvviso alla quale non vuol sottrarsi
che
la spinge ad annullare ogni pensiero ragionevole, concentrandosi invece
su quanto tutto ciò sia 'giusto', nenostante il madornale
errore
da cui è nato quel rapporto .
“Mi
dispiace, prometto che farò di tutto per aiutarti. Per
guarirti. Ci
sarà un modo”
Lui
vorrebbe dirle che non esiste soluzione alla perdita d'un arto e che
quella vicinanza è oltremodo sconveniente, domandarle in
tono
sprezzante con quale
permesso abbia smesso di utilizzare la terza persona per passare alla
prima senza alcun rispetto dell'anzianità e dei ruoli, ma
quando il
profumo d'argan ed incensi sacri gli penetra nelle narici, gettando
ancor
più in confusione la mente ottenebrata da alcol e dolore,
non può far altro che reclinare il capo a sua volta
avvicinando
il
viso a quello della giovane Potter mentre alza il braccio sano per
sfiorarle i capelli color fiamma in una carezza leggera, un'istante
rubato prima che si penta e decida di poggiare la mano
sulla fredda pietra del camino, incastrandola fa sé e la
compostezza della muratura; cerca di ripetersi con
convinzione
che quella non è Lily, ma solo una mocciosa che le somiglia
vagamente, dopo il decimo bicchiere di scotch, senza però
trovare
la
forza d'allontanarla davvero, poiché ora il calore
proveniente
da quell'esile corpo pare
l'unica cosa in grado d'attenuare il dolore e lo stato
d'intorpidimento che lo stanno facendo impazzire.
“Non
c'è, Potter”
“Bevi
il mio sangue” scandisce Liy Luna, soffiando un'alito caldo
contro la pelle pallida e fredda umida d'alcol, strappandogli un
brivido.
“Prego?”
Piton spalanca gli occhi ossidiana – inumani
– studiando la
testa rossa inclinarsi appena,
cosicché lei possa osservarlo a sua volta con una
determinazione
che
travalica ogni buon senso mentre sorride ed il taglio sul labbro
pare allungarsi, una striscia cremisi sul rosa morbido,
ripetendo
quell'assurdità che lo spaventa molto più
dell'idea di
restare menomato, poiché intimamente non ha desiderato altro
da
quando l'ha vista apparire sulla soglia della stanza, ansante e
spaventata, invitante come il miraggio d'un oasi dopo settimane a
brancolare nel deserto; la vuole, ha sete e ciò gli provoca
orrore, poiché fin ora non ha mai avvertito così
forte
quell'impulso animale di volersi nutrire di lei come invece ambiscono i
risvegliati, facendogli sperare d'essere stato resuscitato in una forma
più 'alta' di quella d'un semplice cadavere, ma si
sbagliava,
non ha tenuto conto della natura predatoria di tutti coloro che, oramai,
hanno travalicato lo status di 'uomo' per abbracciare un'esistenza
diversa.
“Yaxley
ha detto che se non fossi stata in grado d'utilizzare il mio potere
per restaurare Tiger si sarebbe accontentato del mio sangue. Inoltre
i morti sono stati risvegliati grazie ad esso, quindi penso che
potrebbe funzionare anche per rimettere a posto il tuo braccio. Sto
combattendo strenuamente per evitare che altri lo bevano, ma se lo fai
tu non m'importa. Anzi, è giusto” incespica nell
parole
mentre un vistoso rossore si diffonde sulle guance rosee, spingendola
ad avvampare e nascondere nuovamente la testa contro al
torace
nudo del mago, vergognandosi dell'espressione ebete che deve aver
assunto; Severus scuote il capo assottigliando lo sguardo, inclinandosi
ancor più contro al muro per avvolgerla, pur senza
stringerla,
in una sorta d'abbraccio protettivo.
“No”
“Ma...”
“No.
Potter”
"Perchè?"
Perchè diventerei un
mostro, ancor più di quel che già sono.
Prchè rieschierei di farti del male e non voglio.
Scosta
la mano dal muro, afferrando il fianco della ragazza per cercare di allontanarla quando una fitta violenta,
dolorosa, gli attraversa il
corpo facendolo vacillare, costringendolo
ad appoggiarsi di peso a lei che, stupita, cerca di sorreggerlo
poggiandosi sulla caviglia san,a mente le ombre riprendono a danzare
impazzite divorando aria e mobilio, avvicinandosi
pericolosamente
al bordo della gonna azzurra
per artigliarlo con forza; Severus grugnisce con il volto premuto
nell'incavo del collo, inspirando l'aroma d'argan ed incensi cercando
di mantenere lucidità sufficiente a domare il buio,
spingendo le
propaggini lontane dai piedi della giovane, ma senza successo
poiché, troppo stremato, ormai non possiede più
alcun
controllo.
“Vattene! E' pericoloso star qui.
Non mi obbediscono più” sussurra prima di perdere
conoscenza, ma lei
scuote fermamente il capo mentre l'accompagna a terra lentamente,
affinché non cada battendo la testa o procurandosi
altre contusioni; prima che possa scacciarle
– operazione ardua senza
bacchetta - il
braccio mutilo
dell'uomo viene afferrato ed avvolto dalle tenebre che iniziano a
sminuzzare il bendaggio finché carne viva ed osso scheggiato
non
appaiano visibili, iniziando a ricostruire i tessuti perduti sotto lo
sguardo incredulo di Lily Luna,
“Immortale”
sussurra la giovane sovrappensiero, ricordando le parole pronunciate
dalla Morte durante il colloquio in biblioteca in cui aveva definito
il mago come 'WU' , il principio del 'non avere' e del 'non agire',
una sorta di creatura legata eternamente alla persona che l'ha
evocata, della quale diviene guardiano a causa di quel che
può
essere definito 'un contratto magico vincolante'; siede con
la schiena appoggiata alla parete in pietra del camino, adagiando in
grembo il corpo esanime del mago affinché stia comodo e
riposi,
mentre si appunta
mentalmente di svolgere qualche ricerca in più su queste
figure
mitiche, cercando magari di capire meglio quel sinistro potere che lo
lega alle ombre.
Né
vivi né morti, bensì un interludio.
Una
via di mezzo.
Lo
sguardo scivola distrattamente sul braccio sinistro ove spicca, come
una macchia d'inchiostro sulla pergamena intonsa, un teschio dalle
orbite nere come abissi dalla cui bocca spalancata fuoriesce un
grosso serpente attorcigliato sino a formare l'ouroboros (II), il
simbolo matematico dell'infinito; sull'osso parietale
è
inciso un numero a caratteri romani: 'XVII' che
fa corrugare la fronte della ragazza mentre si domanda quale sia il suo
significato, dato che non ricorda d'aver letto da nessuna parte che
Voldemort solesse numerare i suoi Mangiamorte. Lentamente, quasi avesse
paura d'osare troppo, s'inclina
in avanti allunga la mano destra verso il corpo del mago per poggiare i
polpastrelli
sul disegno, percorrendolo con una carezza leggera che
– miracolosamente - lui non avverte, mentre lo sguardo s'addolcisce e
dalle labbra ferite,
dischiuse, fuoriesce una nenia sommessa eco di una delle
canzoni che Ginny Weasley intonava per lei la notte, prima di baciarla
e
consegnarla al mondo dei sogni.
Non
è brava a cantare come la madre poiché la sua
voce
è bassa e poco
armoniosa, ma parole e musica le escono spontanee e presto la ninna
nanna muta in una canzone più adulta, antica, che racconta
una
storia così simile alla loro da far quasi dolore il cuore,
pronunciata nella cadenza data dalla cantante degli Helium Vola,
sebbene sicuramente più
stonata:
“The
twelve months and the day being gone,
A
voice spoke from the deep
Who
is it sits
All
on my grave
And
will not let me sleep.
You
crave one kiss
From
my clay cold lips
but
my breath is earthly strong.
Head
you one kiss from my cold lips
your
time would not be long” (III)
Le
ombre paiono quietarsi mentre la ragazza continua ad intonare la
ballata, passando le dita fra i lunghi capelli neri del mago ancora
umidi ed appiccicosi a causa dello scotch,
sorridendo gentilmente; con la coda dell'occhio avverte un movimento
alla sua sinistra, fra le gambe di una delle poltrone scostate con
malagrazia quando Severus l'ha spinta contro al muro e Nagini si
palesa, scivolando sinuosa sul tappeto fino ai piedi del mago
addormentato, fasciati dagli
alti e neri stivali, ove protende il muso con interesse per studiare
meglio le due figure abbracciate.
“Ti
ricordo che non è cibo” le sussurra Lily Luna
interrompendo il
canto ed il serpente socchiude i grandi occhi color ambra,
sibilando in tono infastidito quasi a rimarcare che - probabilmente-
stavolta è morto davvero e qualcuno deve pur assumersi
l'onere di
far sparire il cadavere.
“Però
puoi restare a dormire con noi, sempre se mi prometti che ti
comporterai bene. Gli hai già fatto abbastanza
male”
La
lunga lingua nera, biforcuta, saetta nell'aria mentre il rettile guarda
la strega con un cipiglio interrogativo, decisamente molto 'umano' e
poco animale, studiando poi il viso cereo e madido di sudore dello
stregone svenuto, lo
stesso che – in un'altra vita
– aveva
brutalmente ucciso fra le pareti polverose e decrepite d'una casa
pericolante in mezzo al nulla per ordine del suo Padrone,
nonché
unico amico, decretando che non gli fosse mai stato simpatico e
toglierlo di torno era stato quasi appagante.
“Io
non parlo il perseltongue” esclama Lily Luna scoccando alla
creatura un occhiata seria ed intransigente, la stessa che nonna
Molly riservava spesso a Fred e George quando combinavano qualche
marachella “ma sappi
che ti capisco. So che non ti sta simpatico, ma lo dovrai sopportare
finché dura la tua missione e, per favore, potresti passarmi
quella
sciarpa caduta a terra? Vorrei cercare di coprirlo almeno un po', non
mi sembra il caso di farlo dormire così. Ho scordato la
bacchetta di
sopra”
Con
un sibilo sommesso Nagini scuote la grossa testa triangolare in segno
di dissenso, ma esegue l'ordine senza proferire altre rimostranze,
afferrando la stoffa morbida e calda fra i lunghi denti ricurvi per
trascinarla vicino alla ragazza cosicché lei la possa
adagiare a
mo' di coperta sul busto nudo del mago, riparandolo dal freddo
inclemente della notte;
scivolando attentamente sulle assi di legno, la creatura sale
sopra le
gambe di Piton, acciambellandosi come farebbe un grosso gatto mentre
Lily Luna continua a canticchiare 'The unquiet grave' a labbra
serrate, appoggiandosi meglio contro la parete e chiudendo gli occhi,
sopraffatta dalla stanchezza.
Quando
Silente s'affaccia dal soffitto per verificare la situazione,
preoccupato dal non udire più né voci
né rumori
all'interno del modesto Pub appartenente al fratello, le labbra gli
si incurvano in un sorriso e gli occhi rilucono di puro
divertimento nell'osservare la scena che gli si presenta dinnanzi.
“Lily
sta bene, Albus?” domanda Sibilla da sopra, in ansia.
“Non
preoccuparti , cara. Gode di ottima salute” replica
allegramente il
vecchio mago incorporeo, strappando un'occhiata interrogativa al
burbero fratello minore che ne squadra il volto pallido, evanescente,
con un cipiglio interrogativo decisamente preoccupato; quando il
maggiore dei fratelli Silente gioisce non è mai un buon
segno,
perché è sempre stato talmente pazzo da avere
idee troppo
liberali e poca morale, appassionandosi ai drammi e alle cause perse
con una certa costanza, come insegna la relazione fra lui e
Grindelwald, tutt'altro che d'amicizia.
“Che
è successo?” domanda burbero.
“Oh,
nulla. Dormono”
Nel
locale avvolto da spesse ombre danzanti, illuminato dalla debole
brace d'un fuoco morente, una ragazza dal cognome famoso –
Potter –
dotata di poteri negromantici dorme seduta con la schiena appoggiata
al bordo dell'ampio camino in pietra, tenendo in grembo un uomo che
è
tenebra e ricordo, quel Severus Piton che fu fra i più abili
Mangiamorte reclutati dall'Oscuro Signore e spia doppiogiochista,
nonché terribile insegnante di Pozioni presso la scuola di
magia e
stregoneria di Hogwarts; infine,
arrotolata sopra le gambe dell'uomo come una sorta di grossa stola vi
è Nagini, il pitone reticolato di circa otto metri e una
manciata di
centimetri appartenuto al fu Tom Riddle.
Silente
ride di gusto.
“Due
paradossi sono meglio di uno, poiché possono suggerire una
soluzione.
Anche
se a Severus tutto ciò risulterà
indigesto”
Glossario:
-
Fiat
Lux: fare
luce. Locuzione tratta dalla Genesi che si riferisce al primo atto
compiuto da Dio dopo aver creato il cielo e la terra, quando
ordinò che fosse fatta luce per rischiarare le tenebre.
-
Ouroboros: Uroboro, nella
letteratura magica di età ellenistica era un animale
simbolico – spesso un serpente – che morde ed
inghiotte la propria coda, realizzando un cerchio che rappresenta
l'infinito. Il segno matematico invee è poco dissimile,
rappresentato da due cerchi posti l'uno di lato all'altro, congiunti
sul bordo.
-
The Unquiet Grave, ballata
tradizionale britannica popolare in Scozia e Galles risalente al
quattrocento, che narra di un giovane il quale dopo aver perso il suo
'vero amore' piange sulla tomba di quest'ultima per dodici mesi ed un
giorno, finché la fantasma non appare chiedendogli come mai
non la lasci riposare in pace. Lui domanda un bacio ma ella lo
ammonisce, spiegandogli che ciò causerà la sua
morte e lo invita a godere della vita finché ce l'ha,
anziché smettere d'esistere.
NDA:
A
voi questo undicesimo – nono – capitolo.
E'
un poco più corto dell'altro perché sono stata
costretta a
spezzarlo in due, vista la lunghezza spropositata che ha assunto in
fase di scrittura.
Addomesticare
le bestie feroci indica tante cose, in primis questo bizzarro
avvicinamento fra Lily Luna e Severus, nonché la presenza di
una
Nagini stranamente tranquilla seppur intenzionata a finire il lavoro
iniziato nella stamberga strillante venticinque anni addietro; per
scrivere dei suoi comportamenti mi sto basando sulla mia gatta, che
possiede lo stesso sguardo omicida nonché il medesimo amore
per il
prossimo, sia essi bipedi o quadrupedi. Male voglio bene e quando
scrivo è sempre con me.
Compaiono
anche la Cooman ed Aberforth in coppia, perché si, sono
un'amante
dei crack!pairing senza speranza :)
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie
davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
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Capitolo 12 *** .IX. Animali, maschere e curiose bacchette (22 dicembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo IX
νέκυια
-
Capitolo IX-
Animali, Maschere e curiose bacchette
[Bestiario
II – Trattato sulla composizione delle bacchette]
Togli
quella maschera d'oro ardente,
con
occhi di smeraldo.
Volevo
vedere ciò che c'era da vedere,
amore
o inganno?
(W.B. Yates)
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Testa di Porco
22
dicembre 2023, ore 05.43
Il
buio è una coltre compatta che s'estende oltre le palpebre
dischiuse, inglobando i contorni del mondo per renderli pallidi e
scuri fantasmi indistinti; sul soffitto in pietra grezza distingue le
sagome dei candelieri in ferro battuto sui quali riposano, ormai
completamente spenti, mozziconi biancastri mezzi colati dallo
stoppino annerito, freddo, mentre poco più in basso, sulla parete di
destra, strette finestre a sesto acuto ornate da inferriate risultano
chiuse da grosse ante in legno grezzo.
Avverte
un peso consistente sulle gambe intorpidite e fatica a muoversi,
ancora intontito a causa degli strascichi di febbre che l'ha colto la
scorsa notte e delle ferite subite durante il duello contro Yaxley,
Tiger e Nagini, inoltre sente i capelli appiccicosi e sporchi,
rammentando poi con rabbia sorda l'istante in cui la mocciosa Potter
gli aveva rovesciato in testa quel che rimaneva dello scotch
offertogli da Aberforth come anestetico; storce le labbra in una
smorfia di disgusto mentre spalanca del tutto gli occhi scuri
pensando a diversi modi – non molto ortodossi – con i quali farle
purgare quel gesto insolente quando, sopra di sé, vede un viso
pallido incorniciato da una massa di capelli rossi raccolti in una
treccia a lisca di pesce, dalla quale sfuggono alcune ciocche
ribelli, con occhi chiusi e labbra leggermente aperte, dalle quali
fuoriesce regolare il respiro, un collo sottile arrossato e la
profonda scollatura dell'abito blu zaffiro, il cui corpetto decorato
fascia perfettamente il busto della ragazza esaltandone i seni
piccoli e sodi.
Trattiene
un'imprecazione fra i denti scattando seduto, allontanando la testa
scarmigliata dal grembo morbido – comodo – della
giovane strega mentre un formicolio strano gli percorre il corpo,
colorando le guance magre d'una leggero color porpora.
Potter,
accidenti a te!
Ma
che t'è saltato in mente, per Salazar?!
Il
peso che avverte sulle gambe si sposta repentino, collassando a terra
con un tonfo sordo e sibilante, costringendo l'uomo a voltare il capo
per incontrare due occhi rotondi e gialli dalle grosse pupille nero
pece, incassati in una testa triangolare dalla quale sbuca
– ad intermittenza – una
lingua scura e biforcuta che saetta nell'aria in tono sinistro.
Una
scarica d'orrore gela le membra dell'uomo mentre si alza repentino
cercando la bacchetta senza trovarla, non ricordando ove sia finita;
impreca di nuovo senza però accennare a spostarsi, conscio che la
creatura potrebbe aggredire la ragazza addormentata se facesse un
movimento brusco e, in silenzio, richiama le ombre pronto ad
attaccare; il movimento di braccio e mano destra è spontaneo e gli
ci vogliono alcuni secondi per realizzare di possederli di nuovo,
ricordando come gli fossero stati mozzati dall'incantesimo di taglio
prodotto da Yaxley durante il duello nella tormenta, chiedendosi come
sia possibile che una ferita del genere sia guarita perfettamente
senza l'utilizzo d'alcun incantesimo o pozione.
Nulla
può far ricrescere un arto mozzato.
Ma
allora, come?
Aggrotta
le sopracciglia pensoso flettendo le dita per poi stringerle a pugno,
constatando di non provare più alcun dolore né di sentire altre
stranezze.
Pesino
le altre ferite inferte dai due ex Mangiamorte redivivi sono sparite
come se non fossero mai esistite, lasciando sulla pelle pallida
unicamente le cicatrici causate da vecchi scontri, cadute e dalle
premure di quel padre seppellito troppo tardi che l'ha deturpato in
modo permanente; Nagini lo osserva sottecchi avvolgendosi su sé
stessa per appoggiare mollemente il capo contro al corpo squamoso, in
un chiaro accenno al voler proseguire il riposo, per nulla
interessata ad uno scontro con il mago il quale la osserva dubbioso e
schivo, continuando a piegare le dita fra le quali danzano filamenti
oscuri e sottili, ragionando sul fatto che nemmeno il serpente paia
ferito e che anche i tagli sulla sua pelle scura e liscia sembrino
spariti.
Né
vivo né morto ha detto la Mietitrice.
Sono
tornato esattamente com'ero durante la notte del due maggio, con il
Marchio Nero impresso sul braccio e l'impossibilità d'invecchiare,
come se il tempo per me non esistesse,
Sospeso.
Rigenerato.
Sogghigna
senz'enfasi, gettando un'occhiata significativa alla strega ancora
addormentata vicino ai suoi piedi, cercando di richiamare alla mente
quanto accaduto la sera prima, ma le memorie risultano labili ed
ottenebrate, restituendo solo alcuni stralci che si confondono ed
accavallano ai pensieri, rammentandogli unicamente il fantasma del
tocco di lei sulla pelle fredda ed appiccicosa del viso, fra i
capelli umidi, e l'eco d'una canzone sussurrata a fior di labbra che
credeva d'aver sognato, sommessa come le ninne nanne che gli cantava
sua madre fra le ombre della sua cameretta di Spinner's End per non
svegliare il padre, ricevendo così l'ennesima scarica di insulti e
botte.
Cantava
bene Eileen Prince e sapeva raccontare storie stupende, così diverse
dalla grigia e triste realtà di cui era finita prigioniera, mentre
la voce del sogno aveva un timbro più basso, leggermente stonato e
le sue parole narravano le vicende oscure d'un uomo legato al
fantasma della donna amata, che tornava sulla sua tomba per poterla
incontrare di nuovo, non esattamente una fiaba da dire per la
buonanotte.
Il
serpente sibila pigramente quasi ne avesse intuito i pensieri,
accennando con il muso alla ragazza addormentata contro la parete in
pietra che Severus osserva in silenzio, con gli occhi appena
assottigliati e la mente invasa da un improvviso tumulto; sono stati
vicini la scorsa notte – troppo – e
lui l'ha aggredita in un raptus di follia e dolore, addossandole la
colpa di quanto accaduto fra i magazzini di Hogsmeade e lei, cocciuta
e stupida Corvonero con cuore di Grifondoro, anziché scappare di
sopra ferita ed umiliata come ogni brava principessa dovrebbe fare,
aspettando scuse che non verranno mai, l'aveva affrontato a testa
alta.
L'aveva
abbracciato.
Un
profondo peso gli invade il petto all'altezza del cuore ed il viso
formicola nuovamente, imporporandosi; digrigna i denti scacciando il
pensiero con un movimento secco del capo, imponendosi
quell'autocontrollo risultato assente durante la notte a causa
dell'alcol e del dolore, ricordando a sé stesso con nuova lucidità
che la suddetta ragazzina ha solo sedici anni ed è una Potter,
nipote di quel grandissimo coglione che non mancava d'insultarlo e
torturarlo ad ogni giorno di scuola e figlia dell'imbecille che, in
sette anni, gli ha fatto sudare dodici camicie per mantenerlo in vita
e renderlo in grado d'affrontare il Signore Oscuro senza lasciarci le
penne, ricevendo solo odio come gratifica.
Ed
è la nipote di Lily.
Ma
Lily Luna non le somiglia per niente, constata studiandone il viso
pallido su cui lividi e graffi sono ormai pallidi fantasmi, notando
quanto sia simile alla fisionomia affilata di Harry e poco abbia dei
delicati tratti presentati dalla nonna, avendo poi tutt'altra
tonalità di ramato nei capelli ribelli – mossi non lisci
-ed essendo più bassa di circa
una decina di centimetri; il carattere poi è un mistero perché non
somiglia a nessuno, ma possiede un pizzico di tutti i suoi familiari
sapientemente celato sotto una propensione allo spiccare in ogni
ambito e ad una fame di conoscenza mai presentata da nessun Weasley
– nemmeno Percy è mai stato così ossessivo – né,
certamente, da Potter.
Lily
amava studiare ma non in modo così morboso, così affascinato dal
sordido e dallo sbrogliare ogni enigma come invece fa la nipote, la
quale non disdegna di tuffarsi all'interno di tomi proibiti o
inerenti alle Arti Oscure se quel che cerca lì è spiegato in
maniera esaustiva; stringe le labbra mentre il frammento d'un ricordo
gli congela l'attenzione su quel particolare apparentemente
dimenticato, rammentandogli l'incantesimo urlato dalla ragazza nel
fragore della tempesta per contrastare gli attacchi di Yaxley e
Nagini, ciò che lui credeva d'aver solo sognato o frainteso, essendo
impegnato nella lotta con il grosso serpente sotto le sferzate
inclementi di vento tagliente prodotte dallìex compagno Mangiamorte.
Si
volta di nuovo verso il serpente, lanciandogli un'occhiata stranita
che viene contraccambiata.
Umbra
Ascendum
Dove
l'hai letto, Potter?
Come
hai fatto ad eseguirlo, se maghi più saggi ed esperti di te ne hanno
paura e falliscono?
“Buongiorno
Severus!” trilla la voce allegra di Silente spingendolo a voltare
il capo verso il fondo della stanza, ove il fantasma fluttua vicino
al bancone con un sorriso divertito ben visibile sotto i baffi
spioventi; nonostante il locale sia avvolto dalle tenebre lui vede
perfettamente, come se fosse giorno.
“Avresti
dovuto svegliarmi subito, Albus. Hai una vaga idea di quanto sia poco
appropriato ciò che è successo?” replica l'uomo tagliente ed
acido, scoccando al vecchio preside un'occhiata carica di rimprovero
mentre congiunge le braccia contro al torace nudo, assumendo
un'espressione decisamente furente.
“E
gradirei riavere indietro la mia camicia e la mia casacca. Anche
andare in giro seminudo in presenza d'una ragazzina di sedici anni,
all'interno di un pub di dubbia fama non è opportuno”
“Oh,
suvvia” cerca di rabbonirlo il fantasma continuando a sorridere
gioviale, agitando una mano evanescente nell'aria con noncuranza,
come se stesse scacciando un insetto molesto.
"Non
ti ho svegliato perché avevi bisogno di riposare e riprenderti dalle
fatiche del combattimento. Inoltre, come sospettavo, possiedi
un'ottima capacità di rigenerazione dei tessuti mancanti,
probabilmente grazie al fatto di non essere più l'umano che sei
stato durante la tua 'prima vita'. Per quanto riguarda camicia e
casacca, temo che Aberforth sia stato costretto a gettarle da tanto
erano lacere e sporche, ma ti ha salvato e lavato il mantello. E,
chiedo scusa ma sono vecchio,
morto ed inizio a perdere colpi, cosa sarebbe successo esattamente
fra te la signorina Potter?”
Il
sopracciglio nero come l'ala d'un corvo del Pozionista s'inarca
pericolosamente verso l'alto mentre quel formicolio ora familiare
– fastidioso – gli si
irradia sugli zigomi, imporporando nuovamente le guance sin troppo
magre e pallide d'un vermiglio tenue, colpito dall'innocente
affermazione carica di doppi sensi appena pronunciata dal vecchio e
pazzo ex preside di Hogwarts.
“Non
ti permetto di fare alcuna insinuazione, Albus. Non è mio costume
avere comportamenti ambigui con ragazze ancora minorenni, per di più
se risultano appartenenti alla famiglia Potter-Weasley. Quanto è
accaduto è unicamente colpa tua, tua e di quel pazzo di tuo
fratello! Come ti è saltato in mente di lasciarmi solo, in quello
stato, con lei? Avrei potuto ucciderla”
“Ne
dubito fortemente, non sei il mostro che credi, Severus, e lei è
perfettamente in grado di tenerti testa. Comunque mi fa piacere
sapere che ti stia affezionando alla ragazza e che temi per la sua
incolumità, ti dimostri sempre molto più sentimentale di quanto
lasci trasparire”
“Albus...”
la voce di Piton s'abbassa d'un ottava, acquisendo nuova e violenta
cattiveria.
“ Dato
che sei incorporeo mi trovo nell'infelice situazione di volerti
strozzare e non poterlo fare, quindi mi limiterò a spiegarti nel
modo più chiaro e conciso possibile quanto le tua farneticazioni
siano oltremodo sbagliate, nonché fuori luogo: non m'importa di lei,
né tengo alla sua incolumità. E' solo un mezzo per poter nuovamente
raggiungere la pace indotta dalla morte e non intendo affezionarmi,
non mi interessa in che guai vada a cacciarsi o se si faccia male,
l'importante è che si mantenga in vita finché non avrà adempiuto
alla sua dannata missione. Quanto successo durante la notte è stato
un semplice disguido, indotto dal fatto che io non fossi lucido e lei
troppo deficiente per capire quando è il momento di andarsene ed
abbandonarmi al mio destino, come invece ha prontamente fatto sua
nonna”
“Morendo
poi a causa di quest'azione” aggiunge il fantasma in tono
meditabondo, strappando un ringhio ferino dalle labbra pallide
dell'ex insegnante di Pozioni, che ora lo guarda con occhi ossidiana
iniettati d'odio, pregando d'avere nuovamente la possibilità di
farlo volare giù dalla torre d'Astronomia con un'Avada Kedavra ben
assestata.
“Non
ti permettere...”
“Oh,
non intendo rivangare il passato. Solo ricordarti che vivere
aggrappato ad esso non aiuta né ti sarà di alcun conforto in
futuro, inoltre Lily Luna è ben diversa dalla nonna e, se permetti,
decisamente più interessante. Meno banale” replica Silente in tono
tranquillo, per nulla intimorito dallo scoppio d'ira, osservando con
curiosità il grosso serpente acciambellato a pochi passi dal mago e
dalla ragazza ancora addormentata.
“Buongiorno
anche a te, Nagini” saluta poi divertito, ricevendo un sibilo
annoiato in risposta; Piton sposta lo sguardo dal rettile al
fantasma, con le membra ancora rigide a causa del nervoso,
chiedendosi come possa quest'ultimo rimanere così tranquillo alla
presenza della creatura da incubo che è stata fra i più fedeli e
spietati seguaci dell'Oscuro Signore, seguendolo ove pochi avevano
osato e standogli vicino fin quasi alla morte.
“Perché
è qui?” domanda atono, indicando il serpente con un cenno del
capo.
“Probabilmente
per lo stesso motivo per cui sono qui io. Se ricordi Lily ha provato
a mandarmi a dormire, ma non ci è riuscita. E' possibile che anche
Nagini abbia una missione da svolgere e dovrà restare accanto alla
ragazza finché non avrà assolto il suo compito”
“Albus,
so che la morte t'ha completamente fuso il cervello. Ma dove pensi di
nascondere, ad Hogwarts, un Pitone reticolato di otto metri abituato
a mangiare cadaveri? Finirà per aggredire gli studenti” sbotta
l'uomo avvertendo un fastidioso principio di mal di testa aggredirgli
le tempie con insistenza, come spesso accade ogni qual volta deve
ascoltare i deliri del suo mentore, il quale viene interrotto dalla
comparsa di Aberforth sulla porta che separa il pub dal pianerottolo
che conduce all'appartamento, con in mano una pila di vestiti puliti
sui quali troneggiano due bacchette nere ed uno smartphone.
“Oh,
sei tornato in te” sbotta a mo' di saluto lasciando gli abiti sul
bancone per poi girarvi attorno, recuperando uno straccio
insolitamente pulito e del detersivo, con cui inizia a passare le
superfici, riordinando poi con un colpo di bacchetta tavoli e sedie
spostati dalla furia delle ombre durante la notte, accendendo le
numerose candele; in ultimo raccoglie i cocci di bicchieri e
bottiglie fracassate dall'ex Mangiamorte in uno scoppio d'ira causato
dalle fitte all'arto mutilo, spedendo poi spugna e secchio a lavare
via il sangue da pavimento, tappeto e poltrone.
“Così
pare” replica freddamente il pozionista studiandolo con scarsa
attenzione, aggirando Nagini per andare a recuperare il proprio
mantello pulito ed illeso da sotto il mucchio di vestiti della
ragazza per poi gettarselo addosso in modo da coprire il torace nudo
avendo libere le braccia; recupera la bacchetta infilandola nella
cintura, lanciando per la prima volta un'occhiata più approfondita a
quella altrettanto scura della giovane Potter, trovandola assai
insolita, particolare che non aveva mai colto durante le loro
sessioni d'allentamento nella Stanza delle Necessità poiché non
aveva mai avuto modo di vederla da vicino, né di notare quanto fosse
storta.
“Singolare,
vero?” afferma Albus dando voce ai suoi pensieri “Difficile
trovarne una uguale”
“Tutte
le bacchette sono diverse” borbotta Aberforth sputando un grumo di
catarro giallognolo nel lavandino alle sue spalle, prima di iniziare
a riordinare le bottiglie poste dietro al bancone, passando
distrattamente il bordo delle mensole con il panno.
“La
sua lo è solo più delle altre. Decisamente inquietante”
Gli
occhi ossidiana del mago incontrano quelli azzurro polvere
– spettrali – del maggiore
dei fratelli Silente, per poi spostarsi in quelli del minore, d'un
grigio fosco, cercando di giungere a sua volta alla stessa loro
conclusione per dare un senso a quella percezione di fatalità che
l'ha attraversato nell'istante in cui, per prendere la sua, ha
sfiorato con le dita la bacchetta ritorta della ragazza.
'E'
la bacchetta a scegliere il mago, giovane Piton' gli aveva spiegato
allegramente Olivander quando sua madre l'aveva accompagnato
all'interno del negozio per comprarla - betulla nera,
trentun centimetri con nucleo di crine d'unicorno -, aggiungendo
poi: 'Ognuna di esse è viva, a suo modo, ed ha
caratteristiche della persona che poi la possiederà', ed
ora, dopo anni, si chiede se in quella scarna ed allegra spiegazione
non vi fosse qualcosa di profetico, come profetico potrebbe essere
stato quel pezzo di legno intriso di magia dalla forma ritorta, scuro
come carbone, con un nucleo indefinito, per una ragazzina di undici
anni pronta a fare il suo ingresso ad Hogwarts; schiude le labbra per
porre una domanda ai due maghi ma un frastuono alle sue spalle lo
zittisce, seguito da una selva d'imprecazione degne del meno
brillante scaricatore di porto di Liverpool.
“Porco
Merlino scalzo in una valle di chiodi arrugginiti e filo spinato!”
esclama Lily Luna massaggiandosi con forza la testa dopo averla
sbattuta con forza contro la pietra dura del camino, essendo caduta
senza accorgersene, dato lo stato di dormiveglia in cui versava;
schiena e gambe le dolgono terribilmente a causa della scomoda
posizione in cui s'è addormentata durante la notte e lo stomaco le
brontola, animato da una fame insistente causata dalla modica cena
consistente in patatine e pesce fritto, spiluccata con noncuranza ai
Tre Manici di Scopa mentre era troppo preoccupata dalla profezia per
pensare a nutrirsi degnamente.
Gli
occhi castani incontrano dapprima i globi giallo ocra di Nagini, che
le restituisce uno sguardo di commiserazione scandito dal guizzare
della lingua nell'aria, prima di voltarsi verso i tre maghi
ammutoliti ed immobili nei pressi del bancone.
“Oh,
'giorno”
“Sai,
ragazzina...” scandisce Aberforth iniziando a passare i bicchieri
con lo straccio, scoccandole un'occhiata glaciale da sotto le folte
sopracciglia argentee per dare una certa gravita alle parole che sta
pronunciando.
“L'ultima
persona che ho sentito bestemmiare così era un uomo con il triplo
dei tuoi anni, ubriaco marcio, dopo aver perso una fortuna a carte.
Non pensavo che una donna sobria, in miniatura, potesse fare di
meglio”
“Perché
non l'hai mai ascoltata accanirsi contro gli ingredienti delle
pozioni che non riesce a tagliare. Dimostra una fantasia ed una
padronanza del lessico impressionanti, quasi poetici” sbotta Piton
scoccandole un'occhiata divertita che lei ricambia con una poco
decorosa e decisamente infantile linguaccia, seguita da un'alzata di
dito medio della destra, continuando a massaggiarsi il capo con la
mano sana per poi mettersi in piedi; la lunga gonna della tunica
simile ad un Sari indiano presenta delle macchie di sangue ove il
tessuto è entrato in contatto con il braccio mutilo, ove carne viva
ed osso facevano capolino dalle bende fradicie, ed ha i piedi scalzi
chiazzati d'un cremisi tendente al marrone, ma vederla alla luce
delle lampade – da sobrio – vestita
in quel modo così – poco consono – adulto
gli mozza il respiro in gola, costringendolo a distogliere lo sguardo
prima che qualcuno s'accorga del suo improvviso cambio d'umore.
E'
una fortuna che lei continui a parlare, intercalando saluti con varie
bestemmie indotte dalle articolazioni anchilosate, dal freddo della
stanza e del fatto di essere stata picchiata come un tamburo ad un
concerto folk, poiché quelle esclamazioni sono l'unica cosa che gli
permette di ricordare la Lily Luna conosciuta ad Hogwarts:
trasandata, scurrile e fine quanto una lastra di granito rozzamente
tagliata precipitata sull'alluce.
“Caffè”
biascica la ragazza lasciandosi cadere su uno degli alti sgabelli di
fronte al bancone, osservando Aberforth con lo stesso sguardo bramoso
ed impastato d'un alcolista alla decima birra, supplicante per la
prossima.
“Hai
scambiato questo posto per la sala da té della Piediburro, mocciosa?
Non servo analcolici” ringhia l'anziano mago continuando
imperterrito nell'operazione di lucidatura dei vari contenitori in
vetro, sogghignando appena quando una nuova sonora bestemmia
fuoriesce dalle labbra femminili e rosee della giovane.
“Ma
che cazzo di pub è se non serve caffé? Almeno un liquore al caffè
c'è?” domanda stizzita, scoccando al grosso e burbero mago
un'occhiata indignata, o almeno ci prova, dato lo stordimento indotto
dall'aver dormito poco e male per risvegliarsi poi in modo
altrettanto pessimo.
“Di
analcolico ho solo l'acqua del secchio. Ti assicuro che, dopo aver
passato il bagno degli uomini, assume la stessa tonalità un caffé
nero, nonché il suo pestilenziale odore”
“Potter,
non mi sembra il caso che tu ti metta a bere alcololici di prima
mattina. Inoltre ti ricordo che hai sedici anni e la conoscenza di
tali bevande dovrebbe essere a te preclusa” l'ammonisce Piton
interrompendo la diatriba, scoccandole un'occhiata intransigente a
cui lei risponde con uno sbuffo, ignorandolo e recuperando il
cellulare adagiato mollemente sulla pila dei suoi vestiti puliti e
riparati; quando accende il display per leggere l'ora, ignorando la
notifica delle 17 chiamate ricevute da Rose ed altrettanti messaggi
su Whatsapp, geme sommessamente, schiantando la fronte contro la
superficie del bancone per poi avvolgersi il capo con le braccia.
“Necessito
caffé. A quest'ora non riesco a pensare, altrimenti”
“Non
che tale operazione ti riesca in modo più brillante in altri orari,
Potter” sogghigna Piton ricevendo un'occhiata carica d'astio ed un
lieve grugnito in risposta, terribilmente simile ad un
'fanculo'.
“Lily,
so che non è il momento migliore, ma avremmo bisogno di farti alcune
domande per capire quanto accaduto ieri notte, durante la caccia. Ho
già spiegato ad Aberforth e Sibilla la situazione, ma alcuni punti
sono rimasti oscuri” s'intromette Silente in un tono gentile ma
fermo che spinge la ragazza ad alzare il viso per concentrare
l'attenzione su di lui, immobile a poca distanza dal suo fianco
destro, annuendo seria.
“Penso
d'averlo intuito, ma ti chiedo conferma: perché Nagini si trova
qui?”
“Quando
ho spedito a dormire Yaxley e Gregor Tiger ho provato a fare la
stessa cosa con lei, ma non ha funzionato. Non parlo il perseltongue,
quindi non capisco una parola di quel che sibila, ma credo che, come
lei preside, abbia una missione da compiere legata alla mia e non se
ne andrà fin quando non l'avrà assolta”
“E
tu intendi portare in giro il serpente dell'Oscuro Signore per
Hogwarts come fosse un comune famiglio, finché non scoprirai un modo
per parlarle e capire cosa deve fare in questa parentesi di
'non-vita'?” replica piattamente Piton, osservandola occhi
ossidiana improvvisamente penetranti e pesanti come macigni, calcando
ogni parola con una punta d'astio che alla ragazza non sfugge,
spingendola a gemere internamente; sapeva che l'ex
professore non avrebbe preso in
modo positivo la presenza del grosso rettile, dati i loro decisamente
poco felici trascursus, ma sperava – quantomeno – che
avesse la decenza di non protestare, in nome della missione che
devono entrambi compiere.
Certo,
m'ha quasi strozzata ieri sera per i miei errori.
Non
è molto comprensivo, ed in certi frangenti dimostra l'empatia d'un
Troll di caverna.
“Non
posso certo lasciarla a vagare nella Foresta Proibita” sbotta Lily
Luna accigliata, guardando l'animale ancora acciambellato nei pressi
del focolare; dalla fine del rituale non le è apparsa cattiva né ha
più provato a sbranarla, ma non si fida a lasciarla andare in giro
da sola per i territori attorno al castello, ove potrebbe
incautamente imbattersi in qualche alunno o professore e, di
conseguenza, reagire secondo sua natura.
“E'
mia responsabilità”
“Potter,
faccio presente che quando tenti di essere responsabile facendoti
carico dei tuoi doveri finisci per combinare casini di entità
titanica. Quindi forse è meglio che la lasci nella foresta e che
l'animale s'arrangi. Per il cibo quantomeno dovrà comunque
provvedere da sé, visto ciò che l'Oscuro l'ha abituata a mangiare”
Lily
Luna sta per domandare con cosa la sfamasse solitamente Tom Riddle
– evidentemente il padre ha deciso d'omettere qualche dettaglio nei
suoi racconti – ma viene
zittita da un sibilo contrito proveniente dal fondo della stanza;
Nagini non pare molto d'accordo con quanto proferito dall'ex
professore di Pozioni, nonché sua nemesi, e lo squadra con gli occhi
gialli carichi d'astio mentre si srotola, avviandosi guardinga verso
gli sgabelli ove si ferma, alzandosi per appoggiare la testa sul
grembo della ragazza in una sorta di manifestazione d'affetto ben
studiata.
“Vedi?
E' docile” sorride lei, accarezzando la grossa testa del rettile.
“Devo
ricordarti che è la stessa creatura che ieri sera ha tentato di
farti fuori e che, venticinque anni fa, ha ucciso me in modo assai
brutale? Guardala, non è docile bensì opportunista” esclama Piton
in tono tagliente sbattendo una mano sul bancone in legno per dare
enfasi a quanto appena affermato, ma a strega non pare impressionarsi
né spaventarsi, continuando stoicamente ad accarezzare con la mano
fasciata la pelle scura e liscia – squamosa –,
sbottando poi in tono fermo:“La
biscia resta con me. Punto.”
“Non
è una biscia, Potter. E' un dannato abominio di otto metri munito di
zanne e veleno, cosa assai rara per un'esemplare di Pitone
reticolato, dato che in natura sono serpenti 'costrittori' che
avvolgono, uccidono ed inghiottono la preda. Non possiedono ghiandole
contenenti tossine, come invece hanno i cobra.”
La
strega inarca un sopracciglio, lanciando un'occhiata dubbiosa a
Nagini prima di tornare a concentrarsi sul viso pallido e spigoloso
di Severus, su cui spicca la consueta maschera granitica,
indecifrabile, sulla quale gli occhi neri paiono possedere l'unico
barlume di sentimento – astio velenoso – che
si scorge appena nel chiarore caldo prodotto dalle candele; suo padre
le aveva sempre parlato con estrema riluttanza dell'animale domestico
di Lord Voldemort, quasi temesse d'impressionarla troppo, ma dalle
poche informazioni raccolte la ragazza s'è fatta l'idea che Nagini
non sia un serpente normale, forse anche grazie al fatto d'essere
stata l'unico Horcrux vivente creato coscientemente dall'Oscuro, o
non sarebbe certo resuscitata come 'Regina di Bastoni', ma ammette di
non avere alcuna idea su cosa lei sia davvero né di sapere come
viveva quando era con i Mangiamorte.
Forse,
per una volta, rimanere zitta è la miglior strategia.
“Se
tu non sei in grado di capire quel che dice, nonostante sia anch'essa
un cadavere, dobbiamo trovare qualcuno che lo faccia al posto tuo.
Ma, purtroppo, le persone in grado di parlare il perseltongue sono
estremamente rare e non credo ne siano rimaste molte in Inghilterra,
a parte tuo padre” s'intromette Albus cercando di stemperare la
discussione, riportandola su argomenti e problemi più attuali ed
urgenti che necessitano d'una soluzione rapida, cercando al contempo
di ricordare i nomi contenuti nel registro conservato al Ministero,
ove venivano censiti tutto coloro che erano in grado di comunicare
con i rettili; sospira mestamente quando si rende conto che la lista
s'era ridotta unicamente a due individui già venticinque anni prima
- Tom Orvoloson Riddle e Harry James Potter – anche
se potrebbero essere stati aggiunti altri maghi o streghe nel mentre,
magari provenienti dall'estero o nati da famiglie immigrate in
Inghilterra alla fine della seconda guerra contro Voldemort.
“Con
un po' di allenamento potrei riuscire a comunicare con lei,
esattamente come faccio con gli altri cadaveri. Ieri sera, ad un
certo punto, sono entrata in connessione con Gregor Tiger. Ho visto i
suoi ricordi e sentito il suo dolore come fosse mio, ho ascoltato
quel che mi diceva. Forse potrei fare lo stesso con Nagini se
imparassi a controllare meglio la magia” medita Lily Luna in tono
assente gettando occhiate distratte alla testa triangolare del grosso
rettile adagiata sul suo grembo, la quale ricambia facendo saettare
la lunga lingua biforcuta nell'aria socchiudendo appena le palpebre
in quella che pare una manifestazione d'assenso.
“Oppure,
potrei chiedere ad una persona. Conosco qualcuno che sa parlare il
perseltongue e che potrebbe aiutarci senza andare a spifferare tutto
al Ministero”
I
fratelli Silente e Severus le scoccano un'occhiata stupita che lei
incassa con notevole aplomb, fingendo un'indifferenza che è solo
apparenza e poca sostanza, data l'apprensione che ha preso a
divorarle le viscere da quando Albus Silente le ha chiesto di
spiegare quella serie di punti rimasti 'oscuri', fra cui vi sarà
sicuramente il cavilloso dilemma dell'Umbra Ascendum'; la Magia Nera
ha la fastidiosa peculiarità di essere riconoscibile a chilometri,
nonché di lasciare una sorta di 'alone' attorno al mago così
incauto da utilizzarla e lei non ha dubbi che Silente se ne sia
accorto, poiché nonostante sia solo un fantasma, resta pur sempre il
più grande mago della sua epoca.
“E
questo 'qualcuno' sarebbe disposto a venire ad Hogwarts?” domanda
Albus pensoso, passando le dita spettrali nella folta barba
evanescente mentre Aberforth borbotta contrito, sibilando che non
sono più apparsi rettilofoni dalla morte del ragazzo Riddle e,
sicuramente, chiunque sia la persona conosciuta da Lily Luna essa non
è raccomandabile; lei si limita a scrollare le spalle con
noncuranza, spiegando che è un ragazzo assai affidabile e che il
parlare una lingua etichettata dal Ministero come 'pericolosa' non fa
di lui un criminale o un pazzo psicopatico come lo era Lord
Voldemort; Piton invece la studia in silenzio, seguendo il filo
ingarbugliato di pensieri che s'accavallano e mutano mentre l'ascolta
affermare con enfasi che si, se glielo chiedesse il suo amico
verrebbe sicuramente ad Hogwarts per darle una mano, colpito da un
fastidioso dolore al costato – parte sinistra - pungente e profondo.
Gelosia.
“Tiger
e Yaxley non ti hanno detto nulla? Nessuna nuova profezia?” domanda
asciutto scacciando con uno sbuffo quella sensazione opprimente e
fastidiosa – dannatamente inopportuna - , osservando il viso della
ragazza adombrarsi e perdere il sorriso, assumendo un'espressione più
compunta e fosca.
“Non
li ho lasciati parlare. Ero talmente tanto arrabbiata per quel che ti
hanno fatto che non ho voluto ascoltarli” mormora stringendosi
nelle spalle, distogliendo lo sguardo dal viso pallido e mortalmente
serio dell'ex professore per spostarlo – quasi provasse
un profondo interesse – sulle
assi del pavimento costellate da venature scure, elaborate, molto
meno difficili da gestire.
“Sei
un'idiota, Potter. E da quando ti ho permesso di darmi del tu?”
“Dopo
quanto accaduto ieri non vedo perché dovrei continuare ad utilizzare
la terza persona. Stiamo affrontando assieme cose che pochi maghi
hanno avuto la sfortuna d'incontrare, è inutile continuare a mettere
distanze e formalità inutili fra noi, se vogliamo arrivare a
collaborare degnamente” quando rialza la testa di scatto, colpita
da quella domanda così paradossale a cui risponde per le rime,
ricordando la notte appena trascorsa e l'improvvisa distruzione di
ogni barriera eretta negli ultimi due mesi di 'convivenza' non
richiesta e collaborazione forzata, le iridi castane brillano nel
riverbero delle candele che illuminano la stanza, animate da un
tumulto di sentimenti che il mago legge con facilità, rimanendo
spiazzato; il muro che ha faticosamente costruito si sta dissolvendo
come nebbia al vento e lei è troppo intelligente per accettare nuovi
vincoli, ora che l'ha visto inerme e ferito – umano – e
che sa d'interessargli più di
quanto afferma a parole.
Contrae
le labbra in una linea ferma – muta – senza
trovare alcuna argomentazione valida per ribattere alla spiegazione
logica – razionale – fornita
dalla giovane, sapendo che tirare in ballo cliché come l'anzianità,
il ruolo ed i piani vita-morte risulterebbe alquanto inutile, così
si limita ad osservarla con sguardo altero il quale cela un tumulto
di sentimenti, concentrandosi sul considerare nuovamente l'abito
indossato da lei assai fuori luogo per non doverle concedere un
sorriso – ghigno – di
compiacimento per la sua arguzia.
Hai
vinto questa battaglia, mocciosa.
Ma
la guerra è mia.
“C'è
un'altra cosa che m'interessa capire, Lily” Si intromette Silente
scoccando ad entrambi un'occhiata ferma che vuol essere un monito al
silenzio, affinché non inizino a battibeccare come di consueto per
stabilire chi possiede più acutezza o chi è più bravo ad
eviscerare i fatti per gettarli in faccia all'avversario,
umiliandolo.
“Vuole
sapere quale incantesimo ho utilizzato per respingere i risvegliati,
giusto?” chiede Lily Luna espirando pesantemente mentre il cuore
accelera i battiti, avendo temuto il momento della rivelazione da
quando silente – minuti addietro – le aveva esposto la necessità
di farle alcune domande per capire meglio cos'era accaduto nella
tormenta; inspira lentamente per prendere tempo, ma prima che possa
iniziare a spiegare la voce bassa e roca di Piton fende il silenzio,
rivelando il nome dell'incantesimo oscuro utilizzato per mutilare
Yaxley e spezzare la spina dorsale di Nagini, sotto lo sguardo
attonito dei due fratelli Silente e della ragazza.
“Se
ti è possibile rivelarlo si, ci sarebbe d'aiuto” conferma il
fantasma.
“Umbra
Ascendum. E' un sortilegio oscuro di controllo delle ombre. Se
correttamente utilizzato permette di dar loro forma animale o
antropomorfa, creando creature insensibili al dolore ed immuni agli
incantesimi. Forti e letali. Se non controllato può divenire
rischiosa per l'incolumità di colui che l'ha invocato, nonché per
tutti coloro che si trovano nei paraggi”
“E'
maligno, crudele. Avere a che fare con le ombre macchia l'anima in
modo indelebile. Mi sorprende che una mocciosa che frequenta ancora
la scuola conosca questo incantesimo, quando maghi più anziani ed
esperti non sanno pronunciarlo e, se ne sono a conoscenza, lo temono”
esclama Aberforth burbero, scrutando con quegli occhi grigio nubi
affilati come acciaio di Toledo il viso pallido e giovane della
figlia di Harry Potter, ove non v'è alcuna tracia di rimorso o paura
per le azioni compiute, ma solo una quieta ed innaturale calma; ciò
che più lo colpisce ed inquieta è lo sguardo, quelle piccole
pagliuzze di buio incastrate nell'iride castana che paiono lo
specchio di ciò che le si annida nell'animo.
Albus
invece continua ad intrecciarsi la barba pensoso, per nulla
angosciato o stupito dall'apprendere che la ragazza è a conoscenza
d'incantesimi oscuri e li sappia usare con discreto successo, quasi
fosse normale routine per un qualsiasi sedicenne.
“Conosco
diversi incantesimi appartenenti a quella branca della magia definita
Arti Oscure. Da quando sono arrivata ad Hogwarts il mio unico
obbiettivo è stato apprendere più cose nel minor tempo possibile e,
per raggiungere quest'obbiettivo, passavo infinite ore nella
biblioteca, fra gli scaffali alti e polverosi della Sezione Proibita
pur non avendo autorizzazioni per starvi, nascondendomi. Mi è sempre
piaciuto leggere e nel corso degli anni ho divorato quantità immense
di libri d'ogni tipo, dai romanzi alla saggistica, poi libri di
testo, manuali, rotoli di pergamena e file online. Ognuno di essi
m'ha insegnato qualcosa, arricchendo la mia conoscenza. Inoltre non
sono mai stata né popolare né brava a far amicizia, poiché non mi
è mai interessato e le uniche persone con cui ho legato fra le mura
della scuola sono mia cugina Rose, mio fratello Albus Severus, il
fantasma di Mirtilla Malcontenta e, per un certo periodo, Scorpius
Malfoy.”
La
rivelazione coglie Piton alla sprovvista, facendogli aggrottare un
sopracciglio con il volto solcato da dubbi mentre fissa la ragazza
con crescente curiosità, ascoltandola narrare dell'avventura che le
aveva permesso di conoscere Mirtilla, durante il suo primo anno
quando, per sfuggire ad uno scherzo particolarmente cattivo
orchestrato dal fratello maggiore James, s'era rifugiata di corsa nel
bagno perennemente guasto del terzo piano, conoscendo così la
giovane morta ed incontrando – inaspettatamente – il
fratello mediano accompagnato dal giovane Malfoy; sa che Albus
Severus, il povero diavolo costretto dal padre a portare il peso d'un
nome decisamente ingombrante, è stato smistato in Serpeverde, ma non
credeva che fosse divenuto il migliore amico del figlio di Draco,
sapendo quanto odio corresse fra quest'ultimo e Potter durante gli
anni ad Hogwarts, inoltre è stupito dal fatto che abbiano accolto
Lily Luna nel loro gruppo senza alcuna rimostranza, nonostante
appartenessero a case diverse ed i due maschietti fossero più grandi
di lei.
Quanti
misteri nascondi, per essere solo una sedicenne.
Tanti,
Potter.
Stai
decisamente divenendo 'troppo' interessante.
“Quel
che sto per narrare è un segreto. Non l'ho mai rivelato a nessuno e
ci terrei che non uscisse da queste mura” dice Lily Luna in un tono
fermo e composto – intransigente – che
non ammette repliche né rimostranze, spostando sui visi attenti e
cupi di ognuno dei presenti per accertarsi che abbiano capito, prima
di continuare serenamente il racconto, sicura che le sue parole
moriranno li: Aberforth non le pare molto loquace e, nonostante
faccia il barista, non sembra condividere la propensione della
collega Rosamund o dell'ormai attempata Rosmerta per i pettegolezzi
selvaggi, inoltre la sua clientela non annovera molti studenti di
Hogwarts né persone che la conoscano direttamente o che potrebbero
essere interessate alle scoperte fatte da tre ragazzini non ancora
quindicenni; Albus Silente non pare minimamente scosso o preoccupato
dal fatto che lei conosca alcuni incantesimi oscuri, ma si dimostra
molto attento ai particolari del racconto, attendendo con pazienza
che lei riveli ove le abbia studiate, mentre Severus se ne resta
immobile alla sua sinistra, con la schiena poggiata ad uno dei
pilastri in legno e pietra che sostengono il soffitto, tenendo le
braccia conserte ed osservandola con quegl'occhi di tenebra profondi,
incredibili, ove le emozioni svaniscono oltre la cortina d'ombra,
rendendosi intellegibili.
“Nelle
ore buche o durante il tempo dedicato allo studio individuale,
scappavamo dalle nostre sale comuni per incontrarci nel bagno di
Mirtilla, ove aprivamo la porta che conduceva alla Camera dei
Segreti. Mio fratello e Scorpius avevano allestito un lungo tavolo e
delle sedie vicino allo scheletro del basilisco, dal quale avevano
fatto pendere vasetti di vetro contenenti candele e lumi magici, così
da poter leggere e svolgere compiti o ricerche in tranquillità,
oppure, nei giorni in cui avevamo poco da fare ci dedicavamo
all'esplorazione delle varie stanze sotterranee. Mio padre vi è
entrato ma non l'ha mai girata tutta, non sapeva che al suo interno
vi erano un mucchio di cunicoli che conducono a ipogei nascosti
dietro porte sigillate, né che oltre l'enorme testa in pietra
scolpita di Salazar vi fosse una sorta di biblioteca. Abbiamo trovato
di tutto, centinaia di tomi antichi, tavolette in legno ed
argilla, rotoli di pergamena e
lettere trattanti gli argomenti più disparati, ma ciò che più ci
ha incuriosito furono i 'diari'”
Lily
Luna tace per qualche istante, osservando l'espressione attonita
apparsa sul volto del vecchio Aberforth incupirne ancor più i
lineamenti, rendendoli angolosi e duri, freddi come roccia di
montagna mentre gli occhi di Silente brillano d'un luccichio polvere
sinistro, vittorioso, quasi avesse capito di quali testi stesse
parlando e non vedesse l'ora di poter sentire dalle sue labbra la
conferma; Severus invece è ombra e marmo, con la bocca appena
distorta in una linea incurvata e gl'occhi dal taglio asciutto
leggermente sbarrati, increduli.
“Ci
colpirono molto: erano frammenti di pergamena rettangolare senza
alcuna copertina a coprirli, slabbrati, e macchiati, rilegati assieme
con un rozzo sistema di buchi e strisce di cuoio. Ma la cosa più
strana era ciò che vi si trovava sopra: disegni e simboli, calcoli
matematici accompagnati da un testo vergato in una lingua
sconosciuta, dalle forme aguzze d'un corsivo con lettere
terribilmente simili all'arabo, anche se arabo non era. Scoprimmo poi
che avevamo tra le mani i diari scritti da Salazar Serpeverde in
persona, contenenti una quantità incredibile d'incantesimi, pozioni
e conoscenze perdute. Ho imparato l'Umbra Ascendum da li”
“Hai
letto i diari di Serpeverde?” domanda Aberforth sbigottito e
furente, facendo cozzare la parte inferiore del bicchiere che teneva
fra le mani per lucidarlo contro la superficie dura e massiccia del
bancone in legno, mandando il vetro in frantumi dinnanzi alla giovane
strega che si ritrae spaventata, appena in tempo per non essere
colpita da una scheggia grossa quanto la sua unghia; Nagini sibila
infastidita snudando le zanne, ergendosi minacciosa contro l'uomo
alto e grosso che l'osserva grugnendo, facendo scivolare una mano
alla cintura per afferrare la bacchetta, pronto a difendersi.
“Calma,
Aberforth e anche tu, Nagini, quietati” li
ammonisce Albus scoccando ad entrambi un'occhiata tagliente prima di
tornare a concentrarsi sulla giovane strega, il cui cuore batte
all'impazzata contro la cassa toracica a causa dello spavento e la
mente, in subbuglio, la ammonisce beffarda, spingendola a domandarsi
se non abbia rivelato troppo; vi sono cose davvero oscure racchiuse
in quelle pagine ingiallite ed antiche, dimenticate all'interno d'una
nicchia cava occultata dietro una pietra semovente, incantata
appositamente per permettere solo ad un Serpeverde in grado di
comunicare con i rettili di scalzarla, rivelando il contenuto.
Si
era chiesta più volte se anche Tom Riddle avesse letto gli appunti
di Salazar e quali conoscenze ne avesse estratto, ma teme che la sua
curiosità non avrà mai risposta e sente che quello non è il
momento migliore per domandare delucidazioni sulle attività del
Signore Oscuro; persino Piton pare più attonito del normale,
trincerato dietro quel silenzio pesante quanto una lastra d'acciaio
che le pesa contro lo sterno, ove il cuore continua a battere
tachicardico e preoccupato, sulla pelle esposta e fredda e nella
mente, dando vita ad una torma di pensieri caotici e poco logici.
“Lily,
mi hai detto che non sei in grado di parlare il perseltongue. Chi
allora, tra tuo fratello ed il giovane Malfoy possiede questa
capacita? Immagino sia la stessa persona che vorresti chiamare qui
per aiutarti a comunicare con Nagini, corretto?” domanda il
fantasma strappandola dalle elucubrazioni sui possibili stati d'animo
dell'ex professore di pozioni per farla nuovamente concentrare sulla
sua figura evanescente, ove gli occhi brillano ancora, assetati ed
attenti, smaniosi di conoscere il nome del nuovo rettilofono inglese
che, ad intuito, sente non essere il giovane Malfoy, la cui famiglia
sarà stata sì Serpeverde e praticante delle arti Oscure per secoli,
ma all'interno di essa non si sono mai mostrati prodigi in grado di
parlare quella lingua.
Il
figlio di Harry, ma certo.
Logico
supporre che tale abilità sia stata ereditata attraverso il sangue.
Chissà
quale altro marchio ha imposto inconsciamente Voldemort alla progenie
della sua nemesi.
“Prima
di rivelarvi chi è devo fare una telefonata. Il resto, penso, lo
capirete da soli” afferma Lily Luna dopo diversi minuti di silenzio
passati ad osservare con vaga curiosità le numerose bottiglie
impilate sugli scaffali che occupano la parete di fronte, tutte
dall'aria vetusta, mordicchiando distrattamente il labbro inferiore
mentre recupera il telefono, togliendo dallo schermo alcune minuscole
schegge di vetro finitevi sopra quando Aberforth ha rotto il
bicchiere, sbloccandolo ed aprendo la rubrica; una volta avviata la
chiamata poggia delicatamente l'utensile sul bancone, selezionando la
modalità 'vivavoce' cosicché anche gli altri possano ascoltare.
Nagini
osserva quel rettangolo nero dalla superficie luminescente curiosa,
facendo saettare la lingua biforcuta, annusandolo per capire di quale
stregoneria si tratti.
Dopo
diversi squilli una voce maschile risponde allegra, salutando la
giovane strega con un 'Buongiorno' decisamente troppo entusiastico
per l'ora infame a cui è giunta la chiamata, segno che deve essersi
sicuramente svegliato molto prima di riceverla, alla quale lei
risponde con un 'Giorno', biascicato in tono monocorde nonostante il
sorriso le incurvi le labbra; Aberforth sbuffa tornando a pulire i
bicchieri, facendo sparire quello andato distrutto con un colpo di
bacchetta, mentre Severus ed Albus si limitano ad ascoltare
pazientemente, leggendo il nome comparso sul display sotto la foto
d'un ragazzo vestito con una divisa dalla giacca d'un giallo fluo
acceso, con pantaloni blu notte, in piedi vicino a quella che pare
un'ambulanza babbana giallo canarino.
'AL'
calls
“Hai
appena finito il turno o sei ancora attaccato al pc, a giocare online
mangiando schifezze, da ieri sera?” domanda
la strega accarezzando distrattamente la testa di Nagini.
“In
teoria avrei dovuto smontare venti minuti fa, ma sono ancora in
servizio. Ora siamo fuori dal Pronto Soccorso dell'Ospedale St. Mary
a sanificare il mezzo. Abbiamo appena scaricato il solito vecchietto
delle 5.00”
“Caduta accidentale?”
“Distacco del catetere
vescicale. Tu invece, come mai già sveglia?”
“Ti ricordo che mi alzo a
sei e mezza ogni giorno e, quando non si rischia di crepare
d'ipotermia, vado anche a correre. Comunque ti ho chiamato perché mi
serve il tuo aiuto, ed è urgente”
“Cos'è
successo? I compiti di Cura delle Creature magiche non t'hanno fatta
dormire? Oppure devo dedurre che Rose ha ragione e sei uscita di
testa a causa del troppo studio, facendo pazzie quali il saltare
dalla finestra d'un bagno di notte, in pena tormenta di neve? Si...me
l'ha detto e c'è mancato poco che chiamasse mamma e papà. Sono
riuscito a farla desistere solo perché le ho promesso che t'avrei
chiamata subito e mi sono douto inventare una palla colossale poi,
quando m'ha richiamato a mezzanotte per sapere dove fossi. Pensa che
stavamo andando in sirena su un incidente, non so se ha capito”
Lily Luna inghiotte un bolo di
saliva amaro e venefico quanto la cicuta, lasciando vagare lo sguardo
finché non incontra gli occhi pesanti e penetranti – d'un buio
tenebra abbacinante - di Piton, che rilucono d'un oscura e
maligna luce canzonatoria mentre mormora, scandendo ogni lettera
affinché giunga chiara nonostante il volume azzerato:“Testa di
legno”
Sbuffa facendo saettare la
lingua in una pallida ed infantile imitazione del serpente, prima
d'ignorarlo per tornare a concentrarsi sul cellulare.
“Grazie, ti devo un'enorme
favore! Comunque sappi che ho avuto motivi più che validi per
saltare dalla finestra del bagno ai Tre Manici, ieri sera, motivi che
c'entrano con l'urgenza della mia telefonata. Ho bisogno di spiegarti
di persona, però”
“Che
fosse importante l'avevo capito. Chiami e ti fai viva solo in caso di
morti, mutilazioni o scoppi di guerre, quindi la situazione
dev'essere grave per forza, anche senza aggiungere le assurde
farneticazioni di Rose”
“Perchè? Cos'ha detto?”
“Mah,
ad un certo punto ha esclamato che esci con una sorta di poco di
buono che t'ha costretta a fingere un attacco di vomito, o forse ad
ingurgitare una delle merendine marinare di zio per sembrare più
credibile, non ricordo, così da poterti rapire facendoti passare
dalla finestra del bagno”
Lily Luna trattiene
un'imprecazione fra i denti, colpendosi la fronte con la mano sana,
aperta.
“Ha dato di matto, non c'è
altra spiegazione. Comunque ti spiegherò dopo, ci vediamo per le
otto e mezza?”
“Tempo
di finire qui, smontare e fare, in ordine cronologico, una doccia,
fumare e poi colazione”
“ No, la colazione saltala,
la facciamo assieme appena arrivi. Ah, già che sei a Londra passa da
Starbucks e portami due caffè neri, due muffin ed un banana bread,
grazie! Per te prendi pure ciò che vuoi!”
“Grazie
al cazzo, i soldi sono miei! Che succede? La cucina di Hogwarts
improvvisamente ha smesso di rifornirti di cibo? E per chi è il
secondo caffè?”
“Non rompere le palle, non
fare domande ed esegui. E, per favore, muoviti!”
“Dillo al mio capo
equipaggio, che nel pulire l'ambulanza ha la stessa lena di Ruf
quando spiegava le guerre dei Troll. Ah! Aspetta forse s'è deciso,
grazie a Larry che ha appena decretato d'essersi rotto i coglioni.
Partiamo dal PS e torniamo alla sede. Ciao bestiolina, a dopo!”
Quando la chiamata si interrompe
la stringa con le diciassette chiamate non risposte torna prepotente
ad invadere lo schermo, ricordandole con dolorosa insistenza il modo
brusco e poco ortodosso con il quale era stata costretta a lasciare
Rose la sera prima, saltando fuori da una finestra a cui aveva
scardinato le inferriate per andare a caccia di morti; un pungente
senso di colpa le incrina le costole, spingendo pesantemente sul
cuore fino a farla gemere silenziosamente, spingendola a provare un
forte dispiacere per la cugina che – sicuramente – si sarà
preoccupata a morte non vedendola tornare dopo i dieci minuti
richiesti, arrivando magari a forzare la porta del bagno per trovarlo
freddo, vuoto e pieno di neve.
Normale che abbia chiamato
Albus, sbraitando assurdità.
L'avrei fatto anch'io al suo
posto, forse.
Whatsapp
le segnala una serie infinita di messaggi provenienti da diverse chat
che lei ignora, passandovi sopra il dito per annullare la notifica
dopo aver appurato che nessuno di essi è dei suoi genitori, segno
che Rose non ha messo in pratica la minaccia urlata a pieni polmoni –
preoccupata ed agitata – al telefono con Albus, convinta
probabilmente dalla bugia inventata dal fratello per coprirla; gli
deve la vita, pensa mordicchiandosi distrattamente
il labbro mentre cancella – una ad una – le
chiamate ricevute, senza curarsi del fatto che deve ancora una marea
di spiegazioni ai tre maghi assiepati attorno al bancone che la
scrutano indagatori e dubbiosi, in religioso silenzio.
“Catetere
vescicale?” domanda Piton dopo qualche – secondo?
minuto? - con labbra pallide e
sottili incurvate in una smorfia a metà fra lo schifato ed il
divertito, studiando il modo in cui la strega si mordicchia la bocca
con fare noncurante e meditabondo, continuando a far scorrere il dito
sano sul touch screen; lei alza il viso dall'apparecchio
restituendogli un'occhiata furba che la fa assomigliare ad uno di
quei folletti maligni del libro su 'Fate ed altre creature del
Piccolo Popolo' illustrato da Alan Lee, con quella punta d'oscurità
a controbilanciare l'iride calda, piantata come una scheggia
d'ossidiana nel castano,
“Come avrete capito la persona
con cui parlavo è mio fratello Albus Severus. Da qualche estate si
dedica a fare volontariato e, ora che ha completato il corso come
paramedico, è soccorritore a tutti gli effetti e presta servizio a
Londra. La Londra babbana, ovviamente. A mio padre è preso un colpo
quando Albus ha deciso di lasciare casa per andare a vivere da Larry,
il suo autista, dichiarando che non ha alcun interesse nel divenire
un impiegato del Ministero. Non è che non abbia ambizioni, anzi.
Vorrebbe diventare medico d'emergenza, prendendo anche la
specializzazione come guaritore, ma prima ha deciso di provare a
vivere facendo di testa sua. Papà non sa che l'hanno assunto a pieno
titolo, se lo scoprisse s'arrabbierebbe ancora di più”
“Scelta davvero singolare per
un mago, abbandonare il nostro mondo per vivere fra i babbani come
fosse uno di loro. Così com'è curioso che tuo fratello sia in grado
di comunicare con i serpenti. Se non ricordo male tuo padre aveva
ereditato quest'abilità da Riddle, quando venne trasformato
accidentalmente in un Horcrux. Come può aver trasmesso quest'abilità
a figlio se non è un dono di sangue?” bofonchia Aberforth
rivolgendole un occhiata seria e penetrante alla giovane Potter, la
quale gonfia le guance e sospira scuotendo la testa, incapace di dare
una risposta poiché non la conosce; sa solo che Al è in grado di
parlare con i serpenti da sempre, avrà avuto forse quattro anni
quando, nel giardino selvaggio e tempestato d'inutili cianfrusaglie
babbane della Tana, mentre lei giocava con alcune macchinine su una
coperta a scacchi stesa sotto l'alta quercia ed i genitori erano in
casa, ad aiutare nonna Molly con il pranzo, aveva iniziato a
conversare con un colubro di passaggio.
“In
famiglia nessuno sa che Al è un rettilofono. Non so perché, ma
abbiamo sempre avuto il sentore che fosse meglio non rivelarlo”
aggiunge pacatamente, abbassando gli occhi castani nuovamente sul
display mentre ripensa a quando, sempre da bambini, avevano giurato
stringendosi il mignolino di essere l'uno il custode dei segreti
dell'altra e che non li avrebbero mai rivelati in casa, né –
soprattutto – a James il quale
non ha mai perso occasione per punzecchiarli o torturarli per le loro
stranezze; la storia del basilisco morto nella Camera dei Segreti,
seguita dai sogni in cui Harry vedeva con gli occhi di Nagini sono
bastati ad istruirli su cosa pensino i loro genitori di chi possiede
la capacità d'interagire con i serpenti e a nulla serve ricordare
che loro padre, da bambino, aveva liberato un Boa dallo zoo, poiché
era successo prima che scoprisse d'essere un mago e l'oscuro legame
che legava Voldemort agli ofidi.
Severus
l'osserva attento e, per un'istante, nelle parole della giovane gli
sembra di rivedere il sé stesso bambino, costretto a crescere in una
famiglia ove il padre – violento, poco di buono ed
alcolizzato – non sopportava
la magia né chiunque la praticasse, costringendo lui e la madre a
fare tutto in segreto quando non era in casa; tutto ciò che aveva
imparato prima di poter finalmente raggiungere Hogwarts l'aveva letto
di nascosto nei libri che la madre conservava, abilmente trasfigurati
in tomi di cucina babbana, mentre la mattina, appena Tobias usciva
per recarsi in fabbrica, si dedicavano alla preparazione e allo
studio delle pozioni, allo studio teorico degli incantesimi e alla
lettura delle carte astronomiche.
Non avrebbe mai immaginato che
due dei tre figli di Potter fossero stati costretti allo stesso
destino, per un'ottusità ben diversa da quella mostrata dal suo
abominevole padre, ma altrettanto radicata come può esserlo solo
un'idea nata dal pregiudizio e dall'ignoranza; scottato dalle Arti
Oscure il Bambino Sopravvissuto le ha abolite dal suo mondo d'adulto,
costringendo la famiglia a seguire il suo esempio senza permettere
loro di capire il perché di questa sua scelta, mostrando
quell'ottusità che gli aveva impedito di essere decente in Pozioni,
durante gli anni di scuola e che somiglia molto alla presunzione
tanto ostentata da James.
Quando Lily Luna alza gli occhi
in una fugace ricognizione della stanza ed incontra i suoi, un
piccolo sorriso si diffonde sulle labbra rosee ove il segno del
taglio ancora spicca leggermente gonfio e le iridi castane paiono
rilucere, quasi avesse colto il filo dei suoi pensieri e lo stesse
confermando; si somigliano davvero più di quanto gli piaccia
ammettere e sono complementari in quelle differenze che, spesso, li
portano a discutere animatamente sottolineando con forza difetti e
comportamenti idioti reciproci.
Sarai davvero la 'Mia
disgrazia', Potter.
Tu, con quel sangue dannato
ed il cognome ingombrante che porti.
Tu, con questa rosa
d'identità celate che ti rende terribilmente interessante.
Affascinante come solo le
cose 'complesse' possono essere.
Per Salazar, che tu fossi una
normale sedicenne è chiedere troppo?
“Siete davvero straordinari,
tutti e due” afferma Silente dopo diversi minuti di silenzio,
osservando la ragazza con occhi polvere e cielo animati da una luce
gioiosa, calda, che manifesta tutta la sua piena solidarietà verso i
particolari talenti sviluppati dai figli di Harry poiché, nonostante
i più possano considerarli malvagi, sono abilità che fanno parte
del loro essere e li hanno aiutati a crescere, formando le persone
che stanno divenendo; Aberforth sbuffa contrito, gettando lo straccio
con malagrazia sul ripiano alle sue spalle per afferrare una cassa da
sotto il bancone, sbattendola con forza sulla superficie in legno
così da far tintinnare le numerose bottiglie in essa contenute,
iniziando ad ordinarle per colmare i vuoti sulle mensole.
“Il Ministero avrà
un'opinione ben diversa dalla tua, quando li scoprirà. Perché puoi
continuare a giocare alla 'cacciatrice di zombie' quanto vuoi,
ragazzina, illudendoti che ciò rimanga un segreto. Ma prima o poi
tutto il Mondo Magico saprà, ed allora non ti basterà il coraggio
per sopravvivere a ciò che ti pioverà addosso”
“Via,
Aberforth! Non sarà sola e, in ogni caso, Lily Luna è una ragazza
eccezionale” ribatte il fantasma prendendo le difese della giovane
prima che lei possa ribattere, colpita dalle fredde e veritiere
parole di quell'uomo burbero che somiglia al vecchio e bonario ex
preside di Hogwarts solo nell'aspetto, il quale non sembra avere
alcuna simpatia per lei o per il corredo di creature disagiate che si
trascina appresso – Piton e Nagini, poi lo stesso Albus –
probabilmente considerando
'cattivo' tutto ciò che è nato dalla magia oscura.
Chissà perché questo odio.
Sembra una cosa molto più
radicata della semplice, ottusa, scelta di seguire il 'bene'.
Sembrano sentimenti legati a
fatti vissuti realmente, fatti sinistri, tragici.
A quanto pare anche lui ha
diversi, sordidi, segreti.
“Ricorda, Lily: sono le nostre
azioni a definire chi siamo. Il fatto che tu sappia resuscitare ed
interagire con i morti non fa di te una cattiva persona o una 'strega
oscura', finché userai quest'abilità per fare del bene non dovrai
averne timore” le sussurra dolcemente il vecchio ex preside
poggiandole una mano incorporea, un refolo di freddo vento invernale,
sulla spalla fasciata dall'abito blu zaffiro; lei volta il capo e gli
sorride grata, prima che la voce bassa e cavernosa di Aberforth la
richiami nuovamente.
“Dimmi, figlia di Harry...”
“Lily Luna, mi chiamo Lily
Luna”
“Certo,
certo...quella bacchetta che possiedi, l'hai comprata a Diagon
Alley?” domanda l'uomo appoggiandosi contro la cassa oramai
semivuota, studiandola con quegli occhi foschi che paiono una
tempesta invernale, richiamando l'attenzione di Severus ed Albus su
quell'argomento che avevano toccato diversi minuti addietro, quando
lei ancora dormiva, dando voce alle ultime domande sul suo conto che
meritano – bramano -
di ricevere risposta; otto paia d'occhi accarezzano fugacemente il
legno scuro e ritorto, ancora appoggiato sulla pila di vestiti lavati
e puliti, mentre lei annuisce e replica tranquilla.
“Sì, da Olivander. Il vecchio
non c'è più, ora il negozio è gestito dai pronipoti. Quando mi
sono recata lì con mia madre, ad undici anni, per acquistarne una mi
ha servita un ragazza alto ed allampanato con una selva di capelli
ricci, castani. Ha un cognome diverso da quello del bisnonno ma è
ugualmente competente, anche se ricordo che ci ha messo un po' prima
di farmi provare questa. Non andava bene nessun'altra”
“La puoi descrivere?”
“Ventotto
centimetri, noce nero. Nucleo di...” e poi tace improvvisamente,
intuendo finalmente il perché di quella domanda apparentemente così
innocente e scissa dal discorso portato avanti sino a poc'anzi, la
quale le aveva fatto sperare che l'interrogatorio – esame
– fosse finito; lo sguardo
fermo color nocciola torna nuovamente ad incontrare il buio ossidiana
sul volto di Piton,il quale muove il capo in un cenno impercettibile
per esortarla a continuare la risposta, sussurrandole mentalmente di
non avere alcuna paura, per poi scivolare sul fantasma al suo fianco
sinistro, il quale ha ancora la mano poggiata sulla sua spalla in un
gesto – ora – protettivo.
Che cosa sei tu, davvero?
Questo.
“Nucleo, crine di Thestral”
esala decisa, piantando lo sguardo in quello dell'anziano mago con
una punta di sfida ad illuminarne l'iride macchiata di buio;
Aberforth storce le labbra in un ghigno sinistro, privo d'enfasi,
mentre scuote la testa con vigore riprendendo a sistemare il locale,
voltando le spalle alla ragazza apparentemente non più interessato
alla conversazione, come se la risposta data bastasse a dissipare gli
ultimi dubbi, catalogandola come nella sua testa come una creatura
perduta e pericolosa, dalla quale bisogna tenersi lontani e che
trascinerà nella sua spirale di follia e morti tutti coloro che si
dimostreranno abbastanza incauti da starle troppo vicini.
Non che abbia importanza, mio
fratello e l'altro sono già morti.
“Sai che l'unica altra
bacchetta contenente un crine di Thestral è la Bacchetta di Sambuco?
La famosa bacchetta fabbricata dalla Morte per essere donata al tuo
antenato, Antioch Peverell e che ora, dopo aver seguito vie traverse
ed oscure trame, appartiene a tuo padre” afferma Silente flettendo
le dita evanescenti nel tentativo di stringerle la spalla, causandole
un brivido freddo che si irradia sulla pelle scoperta e sotto al
vestito, lungo la spina dorsale fasciata dal corpetto blu ornato
d'ori e piccole gemme.
“No, non lo sapevo. Lui non ne
parla mai”
“Si dice che bacchette con
questo nucleo siano destinate a maghi che non temono la morte. Mi
sorprende che un uomo sia stato in grado di fabbricarne una, dato che
per sua natura il crine di Thestral è un elemento instabile, che
difficilmente si lega ad un componente 'vivo' quale il legno”
“Anche il commesso di
Olivander era apparso abbastanza sorpreso. Secondo lui all'interno
non vi è un vero crine di Thestral, ma un semplice crine d'unicorno
colorato. Aveva raccontato a mia madre che questa bacchetta faceva
parte di una collezione 'storica' messa assieme dal vecchio
bisnonno, che comprendeva più d'un centinaio di pezzi particolari,
unici o appartenuti a stregoni famosi, potenti. Erano stati costretti
a metterli tutti in vendita a causa degli enormi debiti contratti per
tornare in Inghilterra, rilevare l'attività e rimodernarla. Diceva
d'aver provato più volte a vedere questo legno, ma non vi era mai
riuscito proprio perché tutti la consideravano difettosa visto che
non produceva alcun incantesimo. In poche parole non ha mai
funzionato con nessun altro mago o strega che non fossi io”
“Interessante” mormora
pensoso il vecchio preside, togliendo la mano dalla spalla della
ragazza per passare le dita nella lunga e folta barba argentea,
lanciando una fugace occhiata a Severus che, immobile con le braccia
conserte, inclina appena il capo in un cenno d'intesa; la Morte aveva
fabbricato una bacchetta per Antioch, il fratello maggiore che
secondo la fiaba di Beda aveva chiesto 'il potere', ma è possibile
che all'interno della famiglia Peverell ne fossero state tramandate
altre che, probabilmente, facevano parte di quei 'doni' portati in
Inghilterra dalla Grecia a seguito della loro fuga.
“E
la tua bacchetta a chi apparteneva?”
“Boh,
non lo sapeva. Mamma gliel'ha chiesto, ma lui diceva che quella era
una delle poche bacchette di cui il bisnonno non aveva redatto un
fascicolo completo. Per questo pensava che non avesse alcun valore e
non s'è fatto problemi a venderla ad una ragazzina undicenne pronta
per Hogwarts, chiedendo poco” replica Lily Luna scrollando le
spalle con noncuranza, senza considerare l'idea che quel pezzo di
legno ritorto e scuro, simile ad una clavicola, possa essere
imparentato con la stecca posseduta dal padre, tanto è sgraziato -
primitivo- e rozzo, così diverso dall'elegante forma impreziosita di
tondi rigonfiamenti intarsiati della bacchetta di Sambuco, sebbene i
suoi 'compagni' – viste le espressioni assorte – paiono
pensarla diversamente; quando l'aveva stretta in pugno la prima volta
ricorda d'aver provato una sensazione strana, un freddo profondo che
le era penetrato fra ossa e carne come gli artigli d'una fiera
feroce, che s'era trasformato subito in un fuoco potente – violento
– scoppiato con forza all'interno del petto come la magia che le
permette di risvegliare i morti, ma non crede che le due cose siano
connesse.
Ginny Weasley l'aveva
tranquillizzata subito, spiegandole che quelle erano sensazioni
provate da chiunque si trovasse a stringere in mano la bacchetta
giusta per la prima volta, che non vi era nulla di anomalo e la sé
undicenne ci aveva creduto, scacciando l'inquietudine per restituire
alla madre un sorriso gioioso, senza sapere cosa avrebbe scoperto su
di sé in futuro.
Io sono anomala.
E forse Albus e Piton non
hanno poi così torto nel considerare quest'ipotesi.
Pensa gettando un'occhiata alla
bacchetta, accarezzando distrattamente la testa di Nagini.
“Potter,
hai mai visto un Thestral?” La voce bassa di Severus la fa
sobbalzare, strappandola a ricordi ed elucubrazioni per riportarla
all'interno della modesta sala del pub, arredata in modo sin troppo
spartano e 'vecchio', illuminata da una calda luce aurea che pare
l'unico elemento vagamente confortante e pulito dell'ambiente nel
quale due uomini, più un fantasma ed un serpente enorme, la
osservano immobili, attendendo d'eviscerare l'ennesimo segreto legato
alla sua persona; si concede un lungo sospiro cercando di stemperare
l'ansia che, pian piano, ha preso ad ingrossarsi nel petto all'idea
di mostrare quella sé che ha sempre ben celato e protetto dietro una
maschera di bugie, finte e dorate – comuni – identità
in cui è solo la figlia modello di Harry Potter, con l'unico difetto
d'esser solo un po' taciturna e poco interessata al prossimo,
nascondendo verità assai più oscure e tetre, come vedere gli
animali dell'Averno pur non avendo mai visto morire nessuno.
“Sì, da piccola. Mamma e papà
ci avevano portato in visita ad Hagrid, qui a scuola. Li ho visti
vagare per la foreste e volare sopra le cime degli alberi. Quando ne
ho additato uno chiamandolo pipistrello James ha riso, dicendomi di
smetterla di dire bugie. Al invece si è incupito e mi ha stretto il
mignolo, ricordandomi la promessa. Forse aveva già capito più cose
di me di quante ne avessi comprese io stessa” replica amaramente,
distendendo poi le labbra in un sorriso privo di calore prima
d'incontrare lo sguardo fermo, profondo di Severus, il quale ricambia
la smorfia asserendo che, se davvero suo fratello maggiore ha
ereditato lo spirito del nonno oltre al nome, non c'è da stupirsi
che sia nato e cresciuto idiota con la sensibilità d'una lastra di
granito sull'alluce, dalla testa di legno ripiena di segatura fina.
Lei ride, annuendo.
“E chi mai avresti visto
morire, così giovane?” s'intromette Aberforth, lanciandole
un'occhiata torva mentre continua a svolgere i mestieri mattutini.
“Nessuno. E' questa la cosa
strana. Come Albus, che sa parlare il perseltongue da quando era
piccolo senza che nessuno gliel'abbia insegnato, anch'io ho la mia
particolarità. Vedo i Thestral da sempre, senza essere mai entrata
direttamente in contatto con la morte”
“E non ti sei mai domandata
perché?” chiede Piton inarcando un sopracciglio scuro, studiandola
con l'espressione subdola solitamente riservata ai suoi allievi
peggiori poco prima di strigliarli con cattiveria, sottolineandone la
stupidità ed il poco acume mostrato nel non porsi domande,
nell'accettare quanto gli veniva detto senza indagare; lei tentenna,
incerta su come argomentare una risposta che non la faccia apparire
come incurante e menefreghista, pensando che l'unico motivo per cui
non avesse mai indagato sulla strana capacità di vedere quei curiosi
cavalli neri con le ali da drago fosse unicamente perché, al tempo,
non le pareva una cosa così cruciale.
Proviene da una famiglia di
persone che hanno combattuto e visto morire amici, fratelli e
conoscenti quindi il fatto che i Thestral siano apparsi in quella
fase della sua vita ove è tutto dovrebbe essere zuccheroso, roseo e
privo di brutture quali la perdita ed il dolore ad essa associata,
non l'ha mai impensierita più del dovuto semplicemente perché non
ci si è mai soffermata più d'un istante; Al parlava con i serpenti,
lei vedeva cavalli dai più ritenuti forieri di sventura ed entrambi
mantenevano questi segreti dietro labbra ben cucite.
“Ero troppo piccola per pormi
domande così profonde, quando li vidi la prima volta. Poi smisi
perché erano diventati una presenza costante, normale. E non ho mai
parlato di questa peculiarità ai miei genitori perché sentivo che
sarebbe stato sbagliato. Che non avrebbero capito e si sarebbero
preoccupati” replica Lily Luna dopo diversi minuti di silenzio,
calibrando bene le parole affinché non vi possano essere ulteriori
commenti acidi o prese in giro, dato che lei per prima si sente
terribilmente idiota per non aver indagato più a fondo su questa sua
particolarità quando i tempi non erano ancora sospetti.
“E'
la bacchetta a scegliere il mago, miss Potter” sbotta Aberfort
cercando d'imitare la cadenza ed il tono allegro del vecchio
Olivander senza però riuscirvi, dato il timbro assai diverso e
l'astio con cui ha caricato ogni sillaba, quasi a rimarcare
nuovamente quanto non approvi la sua condizione di –
negromante – risvegliante di
cadaveri, reputando tal potere troppo oscuro e pericoloso per essere
gestito da una ragazzina di soli sedici anni; ai suoi tempi a
quell'età si era già adulti e le cose funzionavano diversamente, ma
nel mondo d'oggi così frenetico e caotico, miracolosamente uscito da
una pandemia devastante che aveva danneggiato di riflesso anche
l'intero Mondo Magico inglese, lei è poco più che una bimba.
“Aberforth ha ragione, per
quanto non condivida il suo sdegno” aggiunge Piton monocorde,
studiandola attentamente con quegli occhi scuri ed immobili che
paiono assorbire e scindere tutta la luce presente nella stanza, per
poi gettare un'occhiata rapida e truce al vecchio barista.
“Probabilmente il fatto che ti
sia stata destinata una bacchetta con crine di Thestral come nucleo è
stato un primo segno del tuo legame con i morti. Forse, se non avessi
ignorato questo segnale, avresti potuto comprendere prima d'avere
capacità negromantiche”
“O forse no, considerando che
nessuno in famiglia s'è mai arrischiato ad approfondire la storia
dei Peverell, scoprendo così l'oscuro dono di sangue tramandato ai
discendenti Potter a seguito del matrimonio fra Iolanthe e Hardwin.
Quando hanno dovuto eviscerare la fiaba di Beda, durante la seconda
guerra magica, non hanno certo pensato ad andare più in là di
quanto fosse scritto dato che il loro intento era capire quali
fossero i 'Doni della Morte' e dove poterli trovare. Inoltre sono
convinta che se le mie 'doti negromantiche' fossero saltate fuori
prima ed in un contesto diverso, ora sarei ad Azkaban a far compagnia
al marito pazzo di Bellatrix” la strega aggiunge l'ultima parte
abbassando lo sguardo improvvisamente divenuto fosco, espirando
lentamente per scacciare dal petto quella morsa costrittiva e fredda
che l'opprime, rendendole difficoltoso il respiro; intrecciare i
mignoli promettendo il silenzio era stata la salvezza dei due
'piccoli' di casa Potter fin dall'infanzia, quando avevano cominciato
a supporre di essere un po' diversi dai componenti della sfavillante
famiglia in cui erano nati e da James, il fratello 'perfettamente'
normale e canonico.
“Per
quanto si sia sempre dimostrato una testa di legno oltre ogni
previsione, non credo che tuo padre ti avrebbe rinchiuso ad Azkaban
se avesse saputo cosa sei. E' idiota, ma non crudele” replica
freddamente Severus, strappando alla ragazza un sorriso senz'enfasi;
sono passati venticinque ani dall'ultima volta in cui ha avuto modo
di vedere il Ragazzo Sopravvissuto, ma non ha dubbi sul fatto che sia
diventato per i suoi figli un padre esemplare e giusto, ben diverso
da quella figura da incubo che aveva avuto lui come genitore, il
quale – ne è sicuro – se fosse
stato a conoscenza dell'esistenza d'una prigione per maghi, avrebbe
davvero fatto di tutto per rinchiudervi lui e sua madre.
“Buongiorno cari!” la
discussione viene interrotta dall'arrivo di Sibilla Cooman, che
appare dalla porta del pianerottolo vestita con un lungo caftano
viola ornato d'arabeschi bianchi, trattenuto in vita da una fascia in
cuoio chiaro; al collo e ai polsi tintinnano una serie di
braccialetti in oro e pietre grezze, dai colori abbinati con l'abito
mentre i capelli cespugliosi, grigi, sono stati raccolti e domati in
una lunga treccia semplice che le esalta il viso magro e spigoloso,
sul quale spiccano i grossi e tondi occhiali da vista.
“Stavo finendo di prepararmi
quando ho sentito qualcuno lanciare sassi contro la finestra e così
ho aperto per guardare fuori, convinta di trovare quell'ubriacone di
Walkins, già pronto per il giro di whisky mattutino. Invece avrei
dovuto dare retta al sogno premonitore, il quale mi ha ben
consigliata ed avvisata sulle nefaste presenze che avrei dovuto
tollerare già di prima mattina...” ciarla acuendo il tono di voce
per conferire quella – finta – sacralità che tali rivelazioni
meritano, osservando con uno strano sguardo di sfida la giovane
strega dai capelli fulvi che l'osserva stupita ed incuriosita, con le
sopracciglia levate in espressione dubbiosa e le labbra incurvate in
un mezzo sorriso.
“Taglia corto, donna. Non ci
interessano le tue farneticazioni” la rimprovera Aberforth
zittendola, scoccandole un'occhiata truce che la strega ricambia con
uno sbuffo contrito, alzando le spalle magre in un tintinnio d'ori e
gemme per declamare con veemenza che la sua ottusità non giova certo
all'occhio interiore, profondamente insultato da quella palese
mancanza di fede.
“Oh, va bene! C'è fuori
quell'orribile centauro, cara. Dice di voler parlare con te”
“Eh? Chi?” domanda Lily Luna
sbigottita, richiamando alla memoria l'incontro con i centauri che
abitano la Foresta Proibita avvenuto un mese addietro, quando avevano
portato un Vincent Tiger carbonizzato ed urlante a ridosso delle mura
della scuola per chiedere informazioni alla preside su quell'oscura
creatura; fra i quattro, quello ad essersi comportato in modo più
'orribile' era stato sicuramente Leonte, il grosso ibrido dal corpo
equino nero come l'ala d'un corvo e dalla pelle ambrata, il quale non
aveva perso occasione per schernirla e tentare di ferirla.
L'idea di rivederlo non le
piace, sicura che la sua presenza ad Hogsmeade ha qualcosa a che fare
con la caccia della notte precedente, dato che i centauri non amano
gli insediamenti umani e non vi entrano se non costretti, quindi
qualunque cosa abbia da dirle non sarà certo allegra; scocca
un'occhiata a Piton mentre Sibilla s'avvicina per porgerle i suoi
anfibi così da non farla uscire scalza e l'aiuta ad infilarli,
stando ben attenta a non comprimerle troppo il piede fasciato, senza
però abbandonare quel cipiglio di sfida assente dallo sguardo
materno che le aveva rivolto la sera prima.
Strana davvero...
Quando
esce l'aria fredda – frizzante - le
sferza viso e pelle nuda, procurandole freddi brividi che percorrono
il corpo minuto e dolorante mentre il respiro si tramuta in bianche
nuvolette che s'involano pigre, opalescenti nella debole luce di
quell'alba invernale nascente; le nubi sono sparite, dilaniate –
mangiate - da quella magia oscura che non le è riuscita appieno ma
s'è mostrata comunque utile e, sotto un limpido cielo d'un blu
tendente al rosato trapuntato di stelle ed ornato da una luna piena,
argentea, immobile nella via coperta di neve che conduce al pub, vi è
un centauro snello e pallido con buona parte del busto e del volto
coperte da spesso tessuto cicatriziale mal guarito.
Gli
occhi d'un azzurro limpido la scrutano attenti, indagatori,
registrando l'aspetto di lei con curioso interesse: vestita con
quell'abito blu zaffiro impreziosito da un bustino d'ori e piccole
gemme pare essersi drappeggiata sul corpo esile la volta notturna, ed
il suo viso pallido, coronato da un aureola di rossi capelli
scarmigliati – sfuggiti alla treccia – sembra
il volto della luna incoronato dal sole, durante l'eclissi; Severus
Piton alle sue spalle invece né è l'ombra, la faccia oscura di
quell'astro così ambiguo, mutevole, e nel vederlo le labbra del
centauro s'incurvano in un sorriso spento, amaro, poiché finalmente
comprende ciò che i quadri astrali e le stelle hanno cercato di fargli
considerare da giorni: quei due sono irrimediabilmente legati
– complementari e speculari – oltre ogni
pronostico ed assurda decenza imposta dalla società dei maghi
– uomini -, oltre la morte e
per la vita.
E lei è già cambiata, iniziando a somigliare
terribilmente alle aniche effigi di quella Perfsefone che è
terra e sangue, morte oltre che rinascita.
“Fiorenzo” mormora Lily Luna
corrugando la fronte, osservando il viso glabro e pallido del
centauro con evidente stupore, poiché s'era aspettata di scorgere
tutt'altra creatura.
“Nekyomanteia”
la saluta lui inclinando appena il capo in un gesto formale,
lanciandole poi senza alcun preavviso o spiegazione un piccolo pezzo
d'argento stondato che s'invola nell'aria descrivendo un arco, prima
che lei si sporga in avanti per afferrarlo maldestramente con la mano
libera da fasciature,
fra la pelle e la bacchetta; ancor più confusa la ragazza osserva
l'oggetto nel palmo, un'antica moneta in ferro grezzamente lavorata,
con una testa di donna sbalzata sul verso; gli occhi castani,
inquieti e dubbiosi, della strega si posano nuovamente sul volto
sfigurato di Fiorenzo che le sorride dolcemente, prima di voltarsi
verso la parte opposta della strada per tornare nuovamente al trotto
verso la foresta.
Ha fatto ciò che doveva, visto
ciò che c'era da vedere.
“Aspetta!” lo ferma lei
correndo nella neve, inzuppando così l'orlo sporco di sangue
dell'abito che diviene pesante e scuro, quasi nero.
“Perché
la moneta?” domanda levando la mano dal palmo aperto, ove
l'impugnatura della bacchetta tocca il metallo antico, lievemente
ossidato; lui volta appena il viso e scuote il capo come a lasciar
intendere che questa è una domanda a cui non può rispondere e che,
se vorrà, dovrà cercare da sé ciò che desidera sapere ma poi, con
gentilezza ed in tono pacato, spiega: “I figli di Grecia possono
abbandonare la terra natia ed andare lontano, ma mai dimenticano le
loro origini, né di aiutare i viaggiatori fratelli che, come un
tempo lo furono loro, si trovano esuli e smarriti in nazioni
straniere. I miei fratelli e sorelle non sono d'accordo, ma in
qualità di Sofòs capo della mia tribù non posso ignorare gli
antichi rituali, né negare aiuto ad una mia connazionale. Quella è
per te, per il tuo
viaggio. Quando avrai bisogno d'aiuto verrai riconosciuta per ciò
che sei”
“Ma io non sono greca”
obbietta la ragazza stringendo legno e ferro nella mano.
“Ne sei sicura?” domanda il
centauro prima di voltare nuovamente il capo, regalandole un'occhiata
penetrante che le morde le viscere con forza, facendo vacillare le
poche certezze sulle sue origini rimaste ben chiare; il fatto d'avere
un antenato greco non la rende certo appartenente a questo popolo,
per di più sono passati secoli da quando Ignotus Peverell è giunto
in Inghilterra ed ha mischiato il suo sangue a quello dei nativi,
celando le proprie origini dietro una falsa identità e
dimenticandosi della sua terra d'origine, quindi dubita che – se
mai avrà bisogno d'aiuto – qualcuno la potrà riconoscere come
cittadina greca, però qualcosa nello sguardo di Fiorenzo, unito ad
un presentimento che avverte labile e fosco come il tocco d'un
fantasma, le suggeriscono tutt'altro.
“Ti ha dato una Dracma”
mormora Severus assorto, una volta rientrati all'interno del pub.
Lei gli lancia un'occhiata
stranita, aprendo il palmo per poter studiare quella strana moneta
dai bordi stondati rozzamente sulla quale spicca la testa d'una donna
di profilo, con lunghi capelli raccolti in un acconciatura classica;
la gira poi con la punta delle dita fasciate, rivelando quella che
pare una civetta stilizzata, con grandi occhi tondi e testa più
voluminosa del normale, incorniciata da un ramo – d'ulivo? -
e da tre lettere impilate: A O E; le dita lunghe e pallide del
pozionista le sfiorano la mano mentre recupera fra indice e medio
l'oggetto, studiandolo con attenzione prima di sogghignare divertito.
“Quindi?” domanda la strega,
reprimendo il piacevole brivido caldo causato dall'inavvertito tocco
dell'uomo.
“L'obolo a Caronte, Potter”
Ma prima che lei possa
ribattere la squillante voce di Sibilla la zittisce, stupendola con
una domanda che la lascia basita per diversi istanti e le permette
finalmente di capire da dove nasce quella scintilla di sfida presente
negli occhi della donna, la quale anche ora la studia con solenne
interesse, quasi si aspettasse di vederla capitolare e sbugiardarsi,
rivelando a tutti i presenti ciò che realmente è.
“Dimmi, cara...il centauro ti
ha forse mostrato il corretto modo di divinare il futuro? Silente
dice che sei un oracolo ma io sono restia a credergli, quindi ci
tengo a sfatare quest'assurda convinzione e ti chiedo: Cosa provi
quando entri in contatto con l'occhio interiore e questo ti rivela il
futuro?”
Lily Luna vorrebbe spiegarle che
lei non è propriamente 'un oracolo', bensì – forse – una
Nekyomanteia, una sibilla che utilizza le anime dei defunti
come metodo di divinazione come altre, invece, si affidano alle
premonizioni o alla lettura delle carte, ma tace, colpita
nell'orgoglio dal modo passivo-aggressivo in cui la vecchia strega ha
posto la domanda e, lanciando un'occhiata mortalmente seria a Piton e
Silente, intimando loro di non intervenire nella discussione, inspira
lentamente e parla con lo stesso tono altero e solenne utilizzato per
comunicare con i risvegliati, con occhi castani ardenti come soli
gemelli:
“Io sono Lily Luna, ed al
contempo sono 'Tutto'.
Io sono me stessa, ed al
contempo sono l'altro.
E quando entro in contatto
con i morti è come
vedere il mondo in un
granello di sabbia,
ed il cielo in un fiore
selvatico.
E' come tenere l'infinito nel
cavo d'una mano,
e l'eternità in un'ora”
(II)
Glossario:
I) Sofòs (dal greco):
letteralmente 'Saggio'; nella società dei centauri così è chiamato
il capo tribù.
II) William Blake, “Canti
dell'innocenza e dell'esperienza”
NDA:
A
voi questo dodicesimo capitolo, seconda parte del precedente
“Addomesticare le bestie feroci” che ho dovuto pubblicare in due
giri data la lunghezza decisamente folle.
E'
lungo ugualmente, ma spero che così possa risultare più leggibile e
meno 'mattone'.
Altri
importanti dettagli vengono rivelati, fra i quali l'origine e la
composizione della bacchetta di Lily Luna, la quale rivela molto
della sua proprietaria; ho scelto come pianta il noce perché nella
tradizione italiana è spesso associato ai Sabba, essendo la pianta
attorno alla quale danzano le streghe invocando il diavolo (Famoso è
il “Noce di Benevento”, vicino al fiume Sabatus).
Per
quanto riguarda invece la bacchetta di Severus, ho utilizzato le info
reperite su Potterpedia, rendendomi poi conto che lui e Lily hanno
legni quasi speculari (senza manco farlo apposta).
Obolo:
Fiorenzo
dona a Lily Luna un'altica dracma, che è più di quanto
solitamente veniva offerto come obolo al nocchiero dell'Averno,
Caronte. La moneta è solo una perchè, nella tradizione
funeraria greca, essa veniva posta nella bocca del defunto
affiché la consegnasse al traghettatore una volta giunto nei
pressi dell'Acheronte. E' più tarda (romana) la tradizione di
porre due monete sugli occhi.
About
Albus Severus Potter:
Qui
viene nominato, anche se non appare (non ancora) il secondogenito di
Harry Potter.
Siccome
questa storia non tiene conto de: 'La maledizione dell'Erede' lui
sarà un po' diverso da come descritto dalla Rowling o da come appare
in molte fanfiction: da bambino è stato timido e profondamente
insicuro, cambiando un po' e maturando quando si trova ad essere
smistato in Serpeverde, ad Hogwarts.
Molti
storceranno il naso per la scelta 'di vita' intrapresa subito dopo la
fine della scuola, ovvero l'abbandonare momentaneamente il Mondo
Magico per dedicarsi ad un'attività insolita quale quella di
soccorrere le persone; i motivi per cui compie questa scelta saranno
spiegati nel prossimo capitolo, ove apparirà in modo concreto, per
ora mi limito a dire che ho voluto renderlo indipendente e astuto, un
ragazzo ambizioso che però vuol vivere come lui ritiene giusto,
senza farsi mettere i piedi in testa da fratelli ingombranti (James)
o famiglia con enormi aspettative.
Non
è malvagio, né stupido, né troppo buono. Semplicemente è lui e
prova a crearsi un posto nel mondo.
Inutile
specificare che lui e Lily sono davvero molto legati.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
|
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Capitolo 13 *** .X.Il Ragazzo di Londra che parlava ai Serpenti \ Fratello Sole, Sorella Luna (22 dicembre 2023) ***
Nekiya - Capitolo X
νέκυια
-
Capitolo X-
Il
Ragazzo di Londra
che parlava ai Serpenti
[Trattato
su come conversare con Ofidi ed altre bizzarre creature]
Tra
farfalle nere v'è una ragazza bruna,
insieme
a un bianco serpente di nebbia.
Va
incatenata al tremore di un ritmo che non ha meta,
ha
il cuore fatto d'argento ed un pugnale nella destra.
(Federico
Garcia Lorca)
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Stamberga Strillante
22
dicembre 2023, ore 10.03
Un
chiarore lattiginoso filtra attraverso i vetri opachi, sudici e
crepati dalle intemperie, incendiando la polvere presente nell'aria
d'un acceso oro eburneo, facendola somigliare ad uno sciame di
lucciole sinuose e pigre, che si agitano attorno al mobilio sfasciato
e sporco come se stessero seguendo i passi duna danza silenziosa;
seduto su una vecchia sedia a dondolo dal legno corroso, un tempo
laccato di bianco, che cigola in modo sinistro ad ogni suo movimento
vi è un ragazzo alto e longilineo, con capelli scuri come
l'inchiostro, scarmigliati e dritti, ed intensi occhi d'un verde
foresta che scrutano pigramente l'ambiente circostante, mentre le
labbra sottili s'incurvano in un sorriso divertito.
“Sai,
quando mi hai proposto di fare colazione assieme speravo in un posto
più, caldo, accogliente. Sarebbe andata bene anche la Testa
di
Porco”
“Aberforth
mi ha detto che non voleva ragazzini problematici fra i piedi. Poi
qui è intimo, possiamo parlare tranquillamente senza che
nessuno
venga ad importunarci. Oltretutto non conosco molti locali in cui
puoi consumare cibo portato dall'esterno, per di più dal
mondo
babbano, senza che la proprietaria si incazzi. E ad Hogwarts tu non
puoi entrare, sarebbe troppo sospetto” replica Lily Luna
scrollando
le spalle con noncuranza, agitando la bacchetta per appellare un
basso tavolino da caffé divorato dalle tarme sulla cui
superficie –
lercia, impolverata – s'intravedono ancora i resti d'una
decorazione floreale, facendolo adagiare dolcemente fra il pouf
stinto su cui s'è seduta e la sedia scricchiolante di Albus.
Questi
poggia i gomiti sui braccioli, congiungendo le mani di fronte al viso
per studiare la sorella con un occhiata profonda, assorta, mentre si
sta prodigando a togliere dal grosso borsone blu in cui lui ha
riposto giacca da soccorritore, divisa di ricambio, lenzuola e
vestiti puliti, le confezioni d'asporto comprate da Starbucks per
disporle ordinatamente di fronte a loro; ha una taglietto sul labbro
ed alcuni fantasmi d'ematomi sul volto pallido, stanco e segnato da
occhiaie violette, inoltre la mano sinistra
– seppur
abbia le dita libere – è
fasciata strettamente da una benda il cui odore ricorda molto le
pozioni lenitive per contusioni e fratture.
Indossa
un paio dei suoi soliti jeans larghi e strappati sulle ginocchia,
tenuti in vita da una cintura a borchie argentate che s'intravede
appena sotto l'ampia felpa con cappuccio degli 'Epica' –
vedendo la stampa l'album dovrebbe essere 'Quantum of Enigma' -,
mentre la giacca pesante è stata gettata sul letto in fondo,
assieme
ad una borsa a tracolla in tela grezza, rigonfia.
Le
parole di Rose gli vorticano nella mente dalla notte precedente, da
quando ha ricevuto la chiamata – preoccupata, folle - durante
il
turno ove lei lo pregava di contattare al più presto Lily
assicurandosi che stesse bene e che non fosse di nuovo uscita con
quel 'poco di buono' che la sta lentamente traviando, trasformandola
in una sorta di teppista ancor più taciturna e solitaria del
normale, sicuramente spingendola a seguire una via sbagliata; sospira
lentamente continuando a studiare la postura della sorella, notando
che una spalla sembra più rigida
dell'altra e,
quando si muove,
cerca di non sforzare troppo il piede sinistro, la cui caviglia
è
probabilmente bloccata da una fasciatura simile a quella che le tiene
fermo il polso.
Ferite
del genere non possono essere state procurate da una caduta
accidentale sul ghiaccio, né da una distrazione; che sia
stata
picchiata è indubbio, ma non vuol credere alle assurde
farneticazioni di Rose su una possibile relazione fra Lily ed un
ragazzo violento, poco raccomandabile, dato che conosce bene la
sorella e sa che è troppo intelligente e misantropa per
innamorarsi
di qualcuno che la utilizzerebbe come sfogo per rabbia o frustrazioni
represse, inoltre sa difendersi bene, quindi non è una preda
né
facile né arrendevole, qualsiasi cosa le sia successa deve
avere a
che fare con il motivo che l'ha spinta a chiamarlo prestissimo,
chiedendogli quell'incontro.
Non
deve far altro che pazientare, Lily Luna non sopporta gli impiccioni
e fare domande insistenti non servirebbe ad avere le risposte che
cerca, la conosce fin troppo bene e sa che presto inizierà a
raccontare ciò che le è accaduto senza alcun
problema.
“Si,
se escludiamo le tarme grosse quanto uno schiopodo questo posto
è
molto intimo. Ma, com'è che conosci il proprietario della
Testa di
Porco?” domanda distrattamente Al, sporgendosi in avanti per
afferrare il suo cappuccino nell'alto bicchiere di cartone di
Starbucks, inarcando un sopracciglio sottile e scuro quando s'accorge
che le pietanze sono state disposte divise per tre; Lily pare aver
colto la sua occhiata dubbiosa ed incurva le labbra in un sorriso
sornione, silenzioso, scuotendo appena il capo per fargli capire che
non è ancora pronta a rispondere a questo quesito, parlando
invece
d'altro.
“Non
lo conosco. Mi è solo capitato d'incontrarlo ieri
sera” replica
tranquillamente congiungendo le mani in grembo, nonostante la fame le
roda lo stomaco con insistenza ed i muffin portati dal fratello,
assieme ad un invitante pezzo di banana bread caldo e profumato,
siano li di fronte pronti per essere addentati; pur sapendo che Severus
non risulterebbe offeso se lei iniziasse a mangiare prima del
suo arrivo ci tiene ad aspettarlo, così da poter iniziare a
sfamarsi
una volta conclusa la parte più difficile, ovvero le
presentazioni.
Al
è un ragazzo intelligente e dalla mentalità
aperta, quindi l'idea
di doverlo rendere edotto su quanto accaduto dalla notte di Halloween
in poi non la spaventa, poiché sa che cercherà di
elaborare la cosa
con razionalità ed imparzialità, senza farsi
prendere dal panico o
da assurdi pregiudizi, il suo unico timore è come potrebbe
reagire
alla vista di Piton, dato che per lungo tempo è stato il suo
'personaggio preferito' dei racconti del padre; inoltre non
è
propriamente sicura di come introdurre l'argomento, convincendosi poi
dopo diversi minuti di silenzio che –
forse – un
preambolo aiuterà il ragazzo a gestire un po' meglio
l'apparizione
dell'ex professore di pozioni, poiché lei sente –
sa –
che quando
questi deciderà a
mostrarsi lo farà nel modo più teatrale possibile.
“Al,
ricordi quando giocavamo nel prato della Tana? Eravamo esploratori,
Auror, impersonavamo papà, zio e zia nelle loro avventure.
Altre
volte invece fingevamo di essere antichi maghi intenti a scoprire
nuovi mondi, nuovi incantesimi, oppure giovani avventurieri babbani
famosi, come Cristoforo Colombo, Marco Polo o Magellano”
domanda
Lily Luna con occhi castani illuminati da un raggio dorato che le
conferisce un'aria attenta e furba, da folletto, ed un aureola di
polvere e pagliuzze iridescenti attorno alla massa di capelli fulvi,
spettinati; Albus inarca un sopracciglio scuro ed incurva la bocca in
sorpresa prima di annuire, capendo che – finalmente
– il
momento delle confessioni è arrivato e questo è
solo il giusto
incipit, sebbene non abbia intuito ove la sorella voglia arrivare
rievocando i ricordi delle loro avventure 'finte' e dei giochi alla
Tana.
E'
sempre stata strana Lils, con una fervida immaginazione e la testa
perennemente persa in qualche mondo immaginario, costruito con tanti
piccoli particolari spiluccati dai numerosi romanzi e fumetti che
leggeva vorace sin da piccola, mentre lui e James erano impegnati in
interminabili sfide alla Playstation che finivano sempre con una
vittoria del primo, abituato ad ottenere ciò che voleva
piangendo o
architettando qualche stupido scherzo per farlo deconcentrare,
così,
quando lei inizia a rievocare l'ambiente da fiaba del 'Grande Prato'
lui non può far altro che mettersi più comodo
sulla sedia
cigolante, ascoltando con un sorriso ed un principio di torpore
indotto dalla notte insonne.
Il
Mondo Magico della loro infanzia era il capanno di nonno Arthur,
ricolmo di oggetti babbani d'ogni sorta, stregati o semplicemente
rotti, inutilizzabili, che lui 'salvava' dalla discarica e dalla poca
clemenza dei suoi colleghi maghi per portarli lì, tentando
di
donargli nuova vita nonostante le continue proteste di nonna Molly,
preoccupata dalla quantità d'immondizia che, ogni anno,
cresceva a
dismisura occupando tutto lo spazio interno ed anche l'esterno ove,
davanti alla basculante, stavano adagiate due carcasse d'auto
decisamente vetuste: una Triumph Spitfire MK IV d'un nero talmente
sbiadito e corroso da essere solo intuibile, con ruote buche e
vistose perdite d'olio affiancata da una Mini Minor1000 senza
portiere né bagagliaio, con il parabrezza sfondato ed i
sedili
invasi da colonie di Gnomi.
Quei
rottami d'auto erano i vascelli o le astronavi dei loro giochi,
nonché il rifugio preferito d'estate per spaparanzarsi a
giocare al
Game Boy o per fare i compiti assegnati dalla scuola babbana, inoltre
erano il luogo in cui Lily si rifugiava per leggere e stare sola
quando non voleva altri bambini –
onnipresenti alla Tana
– attorno;
li e nel capanno,
fra vecchie biciclette e malandati motorini recuperati dal nonno in
giro per Londra, ove l'odore di benzina si mischiava a quello
più
fresco – intenso –
della terra e Rose non entrava mai, troppo rispettosa dei divieti
imposti dal padre e dalla madre per paura che si facesse male o
beccasse il tetano, nonostante vaccini e pozioni, per mostrarsi
ribelle e trasgredire.
Lei
e Lily Luna si alternavano poi nel raccontare storie per tenere a
bada Hugo e gli altri cuginetti, solitamente dopo lunghe partite a
calcio o quidditch sulla collina, quando si ritrovavano a fare
merenda accaldati e stanchi, felici; le più belle erano
sicuramente
le fiabe raccontate dalla giovane Potter, perché risultavano
sempre
avvincenti e ricche d'infiniti particolari che le impreziosivano
rendendole così realistiche da poter - quasi - essere
accadute
davvero, come terribilmente reale gli pare ora questo nuovo racconto
ove la protagonista, una ragazza di sedici anni che frequenta una
scuola di Magia sita in Scozia, durante la notte di Halloween ha
risvegliato dalla morte ben settantotto cadaveri scoprendo
così di
essere una sorta di negromante.
Albus
la ascolta sgranando gli occhi d'un verde intenso, non più
appannati
da quel velo di sonno che gli è scivolato addosso una volta
sedutosi, ma ben vigili ed attenti nel seguire il movimento lento ed
ipnotico con cui le labbra sottili della sorella articolano ogni
lettera, dando forma a quella confessione folle che sa di
realtà più
d'ogni bugia che avrebbe potuto inventare; quando arriva a descrivere
il duello intercorso la notte precedente, spiegando il
perché sia
stata costretta ad abbandonare Rose ai Tre Manici di Scopa saltando
dalla finestra del bagno e svanendo nella tormenta, le ferite che
ancora si distinguono sul corpo esile ed infagottato negli ampi abiti
acquisiscono senso, rafforzato dall'occhiata seria e ferma con cui
lei l'osserva senza quasi battere le palpebre, con una
gravità che
lo fa tremare.
“La
terza persona che stiamo aspettando, è un
cadavere?” domanda
stranamente calmo dopo interi minuti di silenzio, con voce incrinata
dal peso di quella rivelazione che gli preme contro le tempie con
forza causando leggeri capogiri, annullando tutta quella serie di
quesiti molto più pertinenti e logici
– razionali –
che vorrebbe
rivolgerle pur
sapendo d'aver già ottenuto buona parte delle risposte;
chiedere
'come?' e 'perché?' gli pare alquanto inutile,
così si concentra
sull'unico dato oggettivo che può permettergli di chiarire
alcuni
dubbi rimasti in sospeso, perché intuisce che l'ospite
è
invischiato in questa vicenda tanto quanto la sorella e non si tratta
sicuramente del suo ragazzo, come invece ipotizza Rose.
Se
è vero, sta combattendo contro i morti.
Non
può certo uscire con uno di loro.
“Non
proprio. Vedrai. Lui è la conferma che quanto ti ho
raccontato non è
una bugia” la ragazza distende le labbra in un sorriso
sornione
distogliendo lo sguardo dal viso del fratello per posarlo su un
angolo scuro e polveroso della stanza oltre le spalle di lui, ove le
ombre hanno preso ad agitarsi in modo assai anomalo –
sinistro –
increspandosi e scurendosi, inglobando arredi e polvere per
protendersi sul pavimento sgombro e scricchiolante in una specie di
colata che pare un'onda di catrame, producendo un suono secco che fa
voltare il ragazzo allarmato, con il cuore che inizia a battergli a
velocità sostenuta ed il respiro mozzo e pesante,
improvvisamente
bloccato fra palato e trachea.
Gli
occhi verdi s'assottigliano quando la massa buia e pulsante inizia ad
assumere fattezze antropomorfe: un corpo alto e snello fasciato in
scure ed austere vesti ricoperte da un lungo mantello di tenebra che
scivola fino al pavimento, contro i lunghi stivali neri; il viso
è
l'unica macchia di colore, una maschera dai tratti affilati e
spigolosi pallida come la luna, incorniciato da una cortina di
capelli lunghi e dritti, color inchiostro, sulla quale paiono
incastonati due occhi ossidiana dal taglio asciutto ed allungato, con
pupilla ed iride fuse, in cui la luce presente nella camera
fatiscente pare sparire inghiottita, annichilita.
L'uomo
incurva le labbra sottili in un sorriso forzato, studiando
l'espressione attonita apparsa sul volto del giovane mago, la cui
bocca s'è aperta in una 'o' sbigottita, mentre una dolorosa
e
familiare fitta al costato – che lui
scaccia con fastidio
– riporta alla mente l'immagine d'una Lily Evans diciottenne,
paragonandola a quel ragazzo che le somiglia così tanto nel
viso sul
quale brillano gli identici occhi d'un verde smeraldo screziato, a
mandorla, dell'amica d'infanzia; sullo sfondo quella Lily
–
Luna - che di
Lily ha preso ben
poco continua a ghignare divertita, probabilmente intuendo lo
smarrimento di entrambi per quel confronto così intenso e
carico
d'inaspettata fatalità, lasciando scivolare l'attenzione da
uno
all'altro in attesa.
Albus
inghiotte a fatica un bolo di saliva, incapace di distogliere lo
sguardo – sgranato, incredulo
– dal
volto aguzzo di quell'uomo che somiglia terribilmente al ritratto di
Severus Piton appeso nell'ufficio della preside McGranitt, sebbene
presenti alcune differenze indicative, come la mancanza di rughe e
l'aria molto più giovane – eterna -, quasi
anziché scorrere per
lui il tempo si fosse fermato ad una data imprecisata compresa fra i
suoi venticinque e trentotto anni, inoltre ha i capelli un po'
più
lunghi ed un'aria più 'terrena' e meno 'composta'
dell'espressione
con cui l'hanno immortalato, ma la casacca a collo alto,
così come i
pantaloni neri infilati negli stivali – celati parzialmente
dal
lungo mantello appuntato sulla spalla destra – sono uguali
agli
abiti descritti dal padre nei suoi racconti, come fossero il suo
'costume' da super eroe, identificabile ed immutabile; altro
particolare diverso sono gli occhi, perché quelli del quadro
sono si
neri, ma non possiedono la stessa incredibile profondità.
“Al,
ti presento Severus Piton. Si, quel Severus Piton. Ex professore di
Pozioni e preside ad Hogwarts, nonché spia per l'Ordine
della Fenice
e Mangiamorte” quando la sorella parla, la sua voce allegra
risuona
come una fucilata nel silenzio calato sulla stanza polverosa,
frantumando l'immobilità in cui il tempo pare essersi
cristallizzato
per rigettarlo nella mobile realtà, in cui riprende a
respirare
regolarmente senza quasi essersi accorto
d'aver
trattenuto l'aria, per
accorgersi che l'uomo non è un'allucinazione dovuta alla
mancanza di
sonno, bensì una figura tangibile e reale.
Viva.
E'
morto qui dentro, venticinque anni fa.
Non
può essere vivo.
La
conferma alla storia...
Volta
rapido il capo facendo ondeggiare la frangia scura fino ad incontrare
il volto della sorella, la quale si limita ad annuire lentamente,
confermandogli che ciò che sta vivendo non è un
allucinazione o un
sogno causato dalla stanchezza per la notte in bianco passata a
sfrecciare per Londra su un'ambulanza con sirene spiegate,
bensì la
nuda e cruda realtà, così come è reale
tutto ciò che lo circonda:
la sedia a dondolo cigolante su cui si è accomodato e la
tazza di
cartone che stringe fra le dita fredde, d'un deciso color marrone su
cui spicca - in verde e bianco- il logo della
sirena coronata
con due code di Starbucks, vicino al suo nome scritto in uniposca
chiaro, così com'è reale la stanza polverosa
ricolma di mobilia
distrutta e segni d'artigli lasciati da un lupo mannaro morto da
decenni.
Adesso
mi sveglierò, ritrovandomi seduto sul seggiolino in plastica
del
treno che da Bond Street porta a Queensway, attorniato da una calca
di persone sconosciute intente a spostarsi per Londra.
Mia
sorella e Severus Piton saranno solo una follia partorita dalla mia
mente sovraccarica, stanca.
E
quando le racconterò del sogno via Whatsapp lei mi
prenderà in
giro.
Uomo
nero, uomo nero.
Sto
sognando o è tutto vero?
“Tu
devi essere Albus Severus Potter” constata monocorde il mago
provocando al ragazzo una sensazione di freddo che si diffonde per il
corpo come acqua di ghiacciaio, congelando il sangue nei capillari,
poiché ha una voce bassa e roca, tremendamente simile a come
l'aveva
immaginata quando il padre gli raccontava delle infinite sgridate e
punizioni alle quali Piton lo sottoponeva, carica d'una punta di
astio velenoso che non gli sfugge nonostante sia solo accennata; ha
calcato bene il secondo nome associandolo al cognome, sputato come
fosse un boccone di cibo infetto e guasto, con uno sdegno beffardo
che spinge il ragazzo a domandarsi il perché di
quell'atteggiamento
assai scortese dato che lui non è certo il padre e non ha
avuto
alcun comportamento offensivo o scortese nei confronti dell'uomo.
Smarrito
lancia un'occhiata alla sorella che, intuendo il pensiero, si limita
a scrollare le spalle e scuotere il capo, facendogli capire che
quello dev'essere il normale tono con il quale l'ex professore si
rivolge ad ogni essere umano – Potter – quando
è in vena di fare
conversazione; ciò non lo rassicura affatto spingendolo a
provare un
certo disagio verso quella figura che –
per una vita –
è
stato idolo ed esempio da
seguire assieme all'altro grande mago di cui porta il nome.
Con
un movimento fluido – teatrale
– Piton
si porta sul lato libero del tavolino fermandosi fra la sua sedia
scricchiolante ed il pouf su cui s'è acciambellata Lily
Luna, osservando la tazza d cartone contenente caffé nero ed
il muffin al
cioccolato con un sopracciglio incurvato, dubbioso, prima di
spostarlo nuovamente su di lui, studiando attentamente il viso chiaro
dai tratti dolci, quasi femminei ed i capelli neri lisci, spettinati,
per poi passare alla giacca in pelle sotto la quale s'intravede il
pile blu notte con logo e nome dell'associazione di soccorso per cui
lavora stampigliati all'altezza del cuore, ai pantaloni in tessuto
tecnico navy con coda di topo laterale argento, zeppi di tasconi
rigonfi, terminando sui pesanti scarponi dalla punta in ferro ornati
da inserti e stringhe giallo fluo.
“Esatto,
piacere di conoscerla professor Piton” risponde Al dopo
diversi
minuti di silenzio passati ad osservare di rimando il volto
impassibile e pallido del mago in un blando tentativo di riacquisire
un po' dell'autocontrollo perduto, imponendosi affinché la
voce non
tremi e paia colloquiale, accavallando le gambe ed inclinandosi in
modo più comodo contro l'alto schienale in legno sbeccato,
producendo così una cacofonia di scricchiolii sinistri.
“Non
sono più professore da ventisei anni. Ma ti ringrazio per la
cortesia. Avevo ormai perso le speranze di poter incontrare una
persona educata all'interno della famiglia Potter” scandisce
Piton
lanciando un'occhiata obliqua e tagliente alla giovane strega che,
meno tesa e più sollevata dall'essere riuscita ad effettuare
le
presentazioni senza alcun intoppo o attacco di panico da parte del
fratello, ha afferrato la sua tazza di caffé ed un muffin al
lampone
affondandovi i denti con gusto; con le guance gonfie e la bocca piena
di dolce la ragazza lo fulmina a sua volta, biascicando di non essere
mai stata né maleducata né irrispettosa nei suoi
confronti, salvo
quando se l'era meritato – ovviamente
-, operazione
che spedisce diversi bocconi masticati a fluttuare in complicate
acrobazie fra la polvere prima di cadere e sparire fra le
intercapedini delle assi che costituiscono il pavimento.
Al
ghigna divertito, la sorella non è mai stata molto fine o
composta e
spesso ha un modo di mangiare –
ingozzarsi – molto
simile a quello mostrato da zio Ron durante le infinite cene-riunioni
di famiglia; Piton invece la osserva visibilmente schifato,
punzecchiandola in modo assai cattivo mentre le ricorda d'essere
– fino a prova contraria – una
sedicenne umana nonché femmina, creatura dalla quale ci si
aspetterebbe una certa grazia, non certo un maiale all'ingozzo che
non tocca cibo da settimane, affermazione alla quale lei risponde
cacciandosi in bocca il resto del dolce per masticarlo con vigorosa
teatralità, alzando innocentemente il medio della mano
sinistra.
Assurdo.
Severus
Piton e Lils Potter che si prendono in giro a vicenda come vecchi
amici.
E
lui non sembra affatto morto.
“Comunque
è caffé nero e giuro che ho chiesto ad Al di non
far aggiungere
zucchero o altri veleni che potrebbero intaccare il suo delicato
organismo...professore” aggiunge la strega dopo aver ingoiato
il
boccone accennando con il mento al bicchiere di cartone posto di
fronte a Piton, accanto al muffin al cioccolato ancora
intatto,aggiungendo l'ultima parola con un finto tono deferente che
trasuda divertimento da ogni sillaba, mentre un lampo di malizia
attraversa le iridi castane animandole d'una sfumatura oscura, ombra
terrea.
“Oh,
non ne dubito signorina Potter. Come ben saprà non
è così facile
uccidermi in questa forma. E so distinguere molto bene l'odore d'un
veleno all'interno di qualsiasi sostanza, sia essa solida o liquida.
So che è solo caffé” replica tetro il
mago squadrandola con le
labbra incurvate in un ghigno cattivo, mostrando i denti come farebbe
una fiera prima d'attaccare alla giugulare la sua preda, ma
c'è uno
sprazzo di luce nella cupa ossidiana e la voce, sebbene grave, ha la
vaga cadenza derisoria d'una presa in giro ben costruita che fa
arcuare un sopracciglio scuro di Al in stupore, poiché si
rende
– davvero – conto che fra la
sorella e l'ex professore di pozioni vi è un rapporto molto
più
stretto della semplice conoscenza 'di fortuna', quel tipo di
relazione che – in poco tempo – si costruisce solo
attraversando
l'inferno o cose inusuali che spingono l'essere umano a fidarsi di
colui o colei che si ritrova impelagato nella stessa situazione, al
suo fianco ad affrontare lo stesso incubo.
Gli
basta osservarli discutere di caffé e dolci per capire che
quanto
raccontato dalla sorella poco prima è reale, reale come
può esserlo
solo un racconto dell'orrore così abilmente intessuto,
poiché
difficile è inventare una scusa – storia
– in cui i vecchi
seguaci dell'Oscuro Signore siano risorti dalla tomba per dare la
caccia a chi li ha evocati solo per giustificare il fatto d'essere
scappata da una – tediosa –
sera al pub con la cugina;
inoltre è sicuro che quell'uomo apparso dalle ombre sia
davvero il
Severus Piton morto nella battaglia di Hogwarts il due maggio 1998 e
non un suo imitatore, o qualche bontempone sotto l'effetto della
polisucco ingaggiato da Lily per fargli uno scherzo, poiché
lei non
è James.
E'
sempre stata troppo seria, troppo affezionata.
Sorseggia
il cappuccino osservando attentamente la sorella, il suo viso tirato
e stanco incorniciato dai capelli ribelli sfuggiti al codino,
soffermandosi poi sugli occhi ove fulgore e buio danzano fusi nel
castano, animando l'iride d'una sfumatura sorprendente che gli
rammenta alcuni particolari – banali
– accaduti
durante il corso della vita di lei e che ora, alla luce di queste
rivelazioni, paiono acquisire improvvisamente senso, perché
ogni
negromante ha affinità con la morte sin dall'infanzia, molto
prima
che il potere si riveli in modo esplosivo – devastante - o
almeno
così vi era scritto nel 'Bestiarus' di Salazar, dedicato
alle
creature oscure d'ogni paese in cui s'era recato in pellegrinaggio
per studiare gli aspetti più oscuri e curiosi della magia.
“Lils,
ricordi la vacanza a Parigi con zio Bill e la sua famiglia?”
domanda poi interrompendo lo scambio di battute fra il mago e la
strega che spostano l'attenzione sul suo viso con espressioni serie e
composte, quasi non avessero passato gli ultimi due minuti a
prendersi in giro in modo sottile e maligno.
“Certo,
era il 2018. L'anno prima che la cattedrale di Notre Dame
bruciasse”
replica lei lanciando un'occhiata a Piton, il quale annuisce
lentamente come a voler confermare d'essere a conoscenza di quanto
accaduto all'antica costruzione il sedici giugno 2019, avendo passato
i primi giorni di 'risveglio' con la testa tuffata in tutti i libri e
quotidiani che è riuscito a reperire sia ad Hogwarts che
nella
Londra babbana, così da recuperare gli anni di buio
– morte –
che l'avevano separato dal mondo, scoprendo della Caduta delle Torri
Gemelle, della guerra in Iraq e della Brexit, poi del Covid e della
guerra in Ucraina, nonché di quanto il mondo stesse andando
lentamente a scatafascio; inoltre da quando era entrato in possesso
dello smartphone reperire informazioni risultava molto pi facile,
permettendogli di scoprire sempre nuovi particolari.
“Ricordi quando
abbiamo
visitato le catacombe? Arrête!
C'est ici l'empire de la mort. (I) Era scritto sulla targhetta che
sovrastava l'arco di accesso ai cunicoli sotto la quale ti sei
fermata di colpo, come se t'avessero fulminata, iniziando a lamentare
capogiri ed un improvvisa mancanza d'aria. Dominique non faceva altro
che canzonarti dicendo che avevi paura. Ma tu non sei mai stata una
codarda ed avevi un'espressione troppo strana. Cme se davvero avessi
visto qualcosa che noi non riuscivamo a scorgere“
L'espressione
allegra e rilassata muore sul viso di Lily Luna mutando
in una maschera seria e funerea, mentre ritorna con la memoria ai
cunicoli d'ossa nei quali riposano oltre sei milioni di cadaveri che
li sono stati portati nel tempo, a seguito di guerre, carestie ed
esumazioni dai cimiteri sopratterra; ricorda Victoire stringersi
nella lunga tunica bianca ornata da nappe orientaleggianti per
combattere il freddo umido, pungente, che dalle pareti si dipanava
come artigli limacciosi, afferrando la pelle nuda degli incauti
visitatori e Dominique sogghignare divertita assieme a James,
esibendosi nella scadente imitazione d'uno zombie da film di
terz'ordine, mentre Al e Louis, in disparte, leggevano incuriositi i
vari tabelloni esplicatori scritti in diverse lingue.
Lei
invece era rimasta ferma sotto l'arco d'ingresso all'impero della
morte come paralizzata, con le braccia ben avvolte attorno allo
stomaco fasciato dall'ampia felpa nera – l'avevano presa in
giro,
chiedendo se d'estate non le paresse eccessiva – incapace di
seguire i genitori e gli zii lungo il corridoio, bloccata da un
brivido freddo – familiare – che poi s'era
trasformato in
un'ondata calda, talmente dirompente da mozzarle il respiro ed
incendiarle il sangue, così simile alla sensazione provata
la prima
volta in cui aveva stretto la sua bacchetta nel negozio di
Olivander ; ricorda le risa di James e Dominique, poi la pacca
amichevole sulla spalla datale da Victoire, che aveva sorriso
benevola esortandola – nel suo inglese
francesizzato –
a non aver
paura, che non v'era
niente di pericoloso lì sotto, ma Lily Luna ricorda d'aver
scosso il
capo mossa da una forza –
presentimento – più
grande e forte della ragione, restando con i piedi ben calcati sul
pavimento in terra battuta, adducendo la scusa della claustrofobia
per non proseguire la visita turistica.
Uomo
nero, uomo nero.
Sto
sognando o è tutto vero?
“
Al,
sono claustrofobica. Lo sai“ replica con un'enfasi talmente
effimera da non convincere nemmeno sé stessa, figurarsi i
due maghi
presenti, entrambi Serpeverde dotati d'un intelligenza ed intuito
superiori alla media che – certo
–
non si accontenteranno d'una bugia così debolmente
cosruita ;
ha passato la vita a nascondersi in capanni stracolmi d'oggetti
vecchi e fra gli armadi di nonna Molly, dormendo accomodata fra pile
di coperte, vestiti e lenzuola pulite nel buio più angusto e
Al lo
sa bene, mentre Severus par aver intuito la bugia, avendola vista
più
volte studiare rannicchiata sotto le coperte, o infilata nello
sgabuzzino delle scope per nascondersi da Barley e Gazza quando
voleva raggiungere la biblioteca fuori orario.
Piton
la osserva attento incrociando le braccia sul petto, capendo ove il
fratello della giovane Potter voglia arrivare introducendo il
discorso della visita alle catacombe di Parigi e ai 'disturbi'
presentati quando s'era trovata a doverne varcare la soglia: vede i
Thestral da quando era molto piccola e a contatto con luoghi di
sepoltura sta male, manifestando sintomi che probabilmente sono assai
simili a quelli lasciati dalla magia d'evocazione quando si risveglia
all'interno del suo corpo.
Se
fossi stata più accorta e meno testa di legno l'avresti
capito prima
d'esser particolare, Potter.
Tuo
fratello sembra assai più sveglio e ferrato sull'argomento
di te.
Sicuramente
grazie ai diari di Salazar.
“Certo,
come no. Non era claustrofobia. Ti sei solo piantata lì, con
le
suole ben adese al pavimento e la faccia terrea di chi ha visto un
fantasma. Inoltre vedi i Thestral da sempre, pur non essendo mai
stata vicina ad una persona moribonda. Sei speciale Lils e ti credo.
Credo al fatto che tu possa essere una negromante perché i
segni ci
sono tutti“ afferma Al in tono pacato, finendo il cappuccino
in una
lunga sorsata.
“Poi
quella non è stata la prima volta in cui ti sei sentita male
nei
pressi d'un cimitero. E' successo anche anni prima, quando siamo
andati al funerale della prozia Bessie. Tu magari non lo ricordi
perché eri piccola, ma continuavi a divincolarti dicendo di
vedere
strani guizzi di fumo sopra la bara ed hai chiesto più volte
a mamma
e papà come mai la zia continuasse a fumare anche da
morta“
“Avevo
forse tre anni, Al. Cosa diavolo vuoi che ricordi. Magari ho
immaginato tutto“ ringhia la strega passando una mano fra i
lunghi
capelli scarmigliati che le ricandono sul viso, pregandolo poi di
smettere di raccontare episodi in cui s'è resa ridicola
davanti alla
famiglia inventando sintomi strani, dicendo di vedere cose che non
esistevano solo per evitare di visitare un luogo o per ricevere
maggiori attenzioni.
“Penso
che tuo fratello abbia dimostrato molto più acume di quanto
ne
possieda tu, Potter. Ha appena evidenziato episodi reali che,
indubbiamente, ti classificano come persona in grado d'interagire con
i morti e che mi spingono a domandarmi come mai tu non ci sia
arrivata prima. O come tu abbia fatto a dubitare d'essere una
negromante dopo il rituale, per diversi giorni“ afferma Piton
senza
distogliere gl'occhi ossidiana –
pesanti, indagatori –
dal viso pallido e stanco della ragazza, che si limita ad incurvare
le labbra in un sorriso forzato e triste, dicendo che sono stati
episodi sporadici della sua vita nei quali non aveva piena coscienza
di quanto stesse accadendo, né che il suo improvviso
sentirsi male
fosse dovuto a quel 'dono di sangue' tramandato all'interno della
famiglia Potter come una maledizione da nascondere; notando la
curiosità di Al sull'argomento Lily Luna racconta di come
abbia
scoperto la loro parentela con i Peverell, tre negromanti scappati
dalla Grecia a seguito della sua annessione all'Impero Ottomano, dopo
la caduta di Costantinopoli del maggio 1453, rifugiatisi in
Inghilterra e divenuti famosi grazie alla favola di Beda.
Gli
racconta di Iolanthe, nipote di Ignotus e
– probabilmente
– negromante
a sua volta, la
quale aveva portato come dote di nozze il Mantello
dell'Invisibilità
creato dalla Morte con un lembo della sua veste e quel dono oscuro,
così temuto dalla società magica inglese che
l'aveva reso illegale
già secoli prima, punendo con la morte sul rogo chiunque
fosse stato
scoperto a praticare una tale magia ed Al, in silenzio, ascolta
attento elaborando ogni informazione con analitico spirito critico,
notando come tutto paia avere senso; i 'Doni della Morte' sono ora in
possesso di Harry Potter, discendente diretto di quel terzo fratello
che è stato l'unico – a
quanto pare – a
lasciare eredi mentre lei, femmina nata nella famiglia in cui scorre
occultato il sangue dei negromanti Peverell, ha invece manifestato il
potere di risvegliare i morti, il secondo dono.
“E
di parlare con la Morte stessa. L'ho vista all'interno della
biblioteca di Hogwarts. E' stata lei ad affibiarmi la missione di
recuperare tutti i settantotto cadaveri richiamati accidentalmente
durante il rito, ad Halloween, oltre a suggerirmi importanti
informazioni che mi hanno permesso di scoprire la storia della
famiglia“ spiega la ragazza afferrando distrattamente il
muffin al
cioccolato per poi addentarlo, colta da i morsi d'una fame fastidiosa
e pugnente ora che non ha più alcuna caccia o spiegazione
spinosa a
bloccarle lo stomaco in una morsa ferrea.
“ Scusa.
Mi sono scordata che questo era tuo“ afferma dopo aver
inghiottito
il primo boccone, lanciando a Piton un'occhiata smarrita e
sufficientemente imbarazzata, alla quale lui risponde con un ghigno,
scuotendo appena il capo ed i capelli scuri.
“Mangia
pure, Potter. Sia mai che ti venga voglia d'addentare il tavolino o
uno di noi in un improvviso raptus di fame alla Weasley“
“Ah,
a proposito...“ Al si china in avanti afferrando il grosso
borsone
blu ornato da bande giallo fluorescente, estraendo dall'interno tre
tupperwere ordinatamente impilati e trattenuti da un nastro elastico
che la ragazza osserva con curiosità continuando a
masticare, finché
lui non glieli porge invitandola ad aprirli ; all'interno di
quello più grande vi è una generosa porzione di
spaghetti di soia
con gamberetti e verdure, accompagnati da tre ravioli di carne al
vapore, mentre gli altri due –
più piccoli –
contengono bocconcini di pollo in salsa agrodolce e dei Bao morbidi,
invitanti.
“In
teoria questa sarebbe dovuta essere la mia cena, ma dato che siamo
stati fuori tutta notte penso di potertela cedere. Sembri una che non
tocca cibo da secoli, anche se immagino che il pranzo di ieri tu non
l'abbia saltato. Ah, i Bao sono ai fagioli rossi, la signora Yen me
ne tiene sempre da parte qualcuno per quando faccio le notti“
spiega il ragazzo con un sorriso, osservando l'espressione estatica
della sorella mentra agguanta le bacchette ed inizia a mangiare con
gusto gli spaghetti senza premurarsi di scaldarli, sotto lo sguardo
attonito ed innordito dell'ex professore di Pozioni.
“Potter,
sono le dieci e mezza del mattino“ sibila con un grugnito,
recuperando la sua tazza di caffé nero dopo averlo scaldato
con un
tocco di bacchetta, sorseggiandolo lentamente per scoprire che
è
decisamente molto più buono di quant'avesse immaginato.
“Non
è mai troppo tardi, o troppo presto, per mangiare cinese. Ne
vuoi
uno ?“ domanda allungandogli la vaschetta ed
accennando con il
mento ai tre grossi ravioli panciuti disposti sul bordo corto, i
quali hanno un aspetto assai sinistro che non ispira alcuna fiducia
al pozionista, così come non pare molto convinto da quella
sorta di
spaghetti sottili come capelli, aggrovigliati in una massa indistinta
dall'odore decisamente insolito.
“No,
grazie. Guardarti ingurgitare cibo placherebbe la fame persino ad un
lupo mannaro idrofobo o ad un soggiornante ad Azkaban tenuto a pane
ed acqua per mesi. Mi chiedo poi come tu possa mangiare quella roba
dopo aver ingerito due muffin, il banana bread ed un
caffé“
“Lo
stomaco non distingue le portate. Non s'interessa se prima viene il
dolce e poi il salato“ sentenzia lei con un tono
terribilmente
simile a quello utilizzato da nonna Weasley per spiegare le sue
ricette, che strappa un sorriso divertito ad Al ed un cipiglio
perplesso a Severus, alzando le bacchette in legno ed agitandole
nell'aria come se si trovasse ad una lezione d'incantesimi.
“Tutto
s'amalgama e si scinde, muta, come se il digerire fosse un processo
alchemico“
“Sebbene
riconosca una certa dose di verità in quanto hai appena
affermato ti
invito a non bestemmiare, Potter. Lascia la nobile arte alchemica
lontata dai tuoi bassi istinti alimentari, così
terribilmente
Weasley“ la redarguisce l'ex insegnante finendo la sua
bevanda per
poi far evanescere il bicchiere, concentrando in seguito l'attenzione
sul ragazzo che ancora sorride, divertito dal loro scambio di
battute, notando con dolorosa insistenza quanto sia simile a Lily nel
modo d'assottigliare lo sguardo e d'incurvare le labbra,
così come
nella spontaneità dimostrata nell'approcciarsi con chi non
conosce ;
è fine ed educato, rispettoso e solare, ben diverso da
quell'animale
allo stato brado – testona e scontrosa
– che
è la sorella, inoltre il fatto che abbia abbandonato il
Mondo Magico
per lavorare sulle ambulanze babbane lo incuriosisce molto,
spingendolo a voler approfondire l'argomento poiché
Aberforth ha
ragione, difficilmente un ragazzo appena diplomatosi ad Hogwarts
lascerebbe il loro mondo per vivere ove la magia è creduta
fantasia.
“Albus
Severus“ lo chiama e stavolta il nome è solo un
nome, senza
quell'inflessione cattiva e venefica data dall'accostamento
– improbabile- di
quell'epiteto scelto da Tobias che lui ha odiato per una vita intera,
a quello del mago più folle e straordinario che la storia
contemporanea ricordi ; Potter – Harry –
è stato leggero ed
idiota nella scelta dei nomi dei figli e lui si rammarica che Ginny
Weasley – fiera e ribelle – non
si sia imposta per ottenere qualcosa di più 'normale' per
loro,
dando il suo consenso a quella follia.
“Tua
sorella ha detto che lavori a Londra e sei paramedico sulle ambulanze
babbane. Scelta insolita per un giovane e promettente mago appena
uscito da Hogwarts“
“Può
chiamarmi Al se lo desidera, professore“ risponde lui con
cortesia,
inclinandosi meglio contro lo schienale cigolante
per raccontare di come se ne sia andato in una mattina di giugno
dalla casa di famiglia Potter-Weasley sita in Vauxhall per recarsi
verso Bayswater, con in spalla uno zaino su cui aveva castato un
incantesimo di estensione irriconoscibile, contenente tutti i suoi
averi compresa la scopa opportunamente rimpicciolita, ed in tasca i
biglietti della metro babbana acquistati giorni addietro.
“Ho
scelto di lavorare lì perché vorrei diventare
medico d'emergenza e
quindi mi serve un po' d'esperienza mentre preparo l'esame di
ammissione all'università. Quando frequentavo il quinto anno
mi è
capitato di leggere i libri di Gino Strada (I), fondatore di
Emergency, nonché altri scritti di medici che prestano
servizio in
territori ove vi è la guerra. Ho poi riflettuto molto sulle
possibilità che vengono date ai giovani maghi nel Regno
Unito,
arrivando alla conclusione che qui non v'è nulla per
me : Non
voglio entrare negli Auror, né finire a fare l'impiegato per
il
Ministero. Lavorare alla Gringott non m'interessa e, dopo essermi
informato sulla specializzazione in Medimago, ho capito che non
è
ciò che voglio fare. Nel nostro mondo tutto ruota attorno al
Ministero della Magia e alla sola società magica inglese,
come se il
resto dl globo ed i babbani non esistessero, io invece vorrei essere
d'aiuto a tutti dove ce n'è davvero bisogno e non solo qui,
in
funzione di quel che decide il Ministro di turno la mattina, quando
si sveglia“ spiega Al in un tono tranquillo ma fermo, carico
d'un
sentimento ed una passione che l'ex professore ha visto raramente in
un ragazzo appena uscito da Hogwarts, poiché i suoi allievi
del
settimo anno solitamente si mostravano molto più titubanti,
indecisi
se il percorso di vita che avrebbero scelto sarebbe stato giusto per
loro e nessuno aveva mai espresso il desiderio d'andare oltre
l'Inghilterra, affrontando l'ignoto; il giovane Potter invece ha
abbandonato la famiglia ed il mondo in cui è cresciuto pur
di
realizzare l'obbiettivo che si è preposto
– impegnativo,
totalizzante – e
sta lavorando
sodo da solo per non dover essere costretto a rinunciare, tornando a
casa ed adattandosi a ciò che Harry Potter ha scelto per lui.
“Così
hai smesso di studiare la magia ?“ domanda l'ex
insegnante in
tono greve, studiando attentamente il viso serio e rilassato del
giovane, il quale scuote lentamente il capo facendo ondeggiare la
frangia lunga e scura.
“Oh
no, sto continuando da solo, come facevo anche ad Hogwarts in
verità.
Spesso mi reco alla biblioteca pubblica magica di Diagon Alley per
prendere in prestito volumi utili alle mie ricerche e le porto avanti
quando Larry, il mio coinquilino
babbano,
non è a casa“
Severus
incurva le labbra in una mezza smorfia – fantasma d'un
sorriso –
di compiacimento, provando un certo orgoglio nel vedere che quel suo
nome maledetto sia portato da un mago di talento, ambizioso ed
intelligente nonché retto ed onesto, che non ha paura di
puntare in
alto e di andare lontano, oltre le stupide barriere intessute di
pregiudizio innalzate dalla società magica inglese per
tenere
ancorati all'isola i suoi figli; Lily Luna gliel'aveva descritto
molto più insicuro e timido, ma quel che scorge in lui
è solo
voglia di crescere ed affermarsi, nonché la
volontà di superare le
proprie paure per diventare una persona 'migliore'.
Per
un'istante lungo quanto un battito di ciglia
– effimero –
il
secondogenito di Potter gli
rammenta con dolorosa insistenza quel frammento di futuro sognato con
Lily e quell'ipotetico – immaginato -
figlio dai capelli scuri e pelle diafana, con occhi di foresta, che
–
forse – avrebbe
desiderato se fosse riuscito a sposare la donna che amava, se le cose
fra loro non fossero precipitate a causa d'una parola di troppo,
d'una scusa negata.
Non
hai mai voluto ascoltarmi, Lily.
Ed
io ho pagato una vita intera per parole nate dall'odio verso il tuo
futuro marito.
Non
verso te.
Ed
ora sono qui con i tuoi nipoti, entrambi molto più saggi di
quanto
lo sia stata tu.
Lily
Luna contuna a mangiare in silenzio, osservando il fratello con occhi
velati dalla tangibile tristezza di chi – improvvisamente
– si
sente inadeguato e sbagliato, alieno nel mondo in cui vive e cammina,
come le accade tutte le volte in cui qualcuno dichiara entusiasta i
propri progetti per il futuro domandandole poi dei suoi, scoprendo
che all'interno di sé non v'è alcuna passione o
propensione,
nessuna vera via da perseguire ma solo un'arido deserto in cui
bracolare alla cieca finchè non s'imbatterà stanca
–
illusa – in
un oasi
qualsiasi ; mastica lentamente un raviolo che sa di sassolini
e
sabbia, elencando a mente tutti i G.U.F.O in cui ha preso il massimo
dei voti, scoprendo che sono davvero tanti
– uno più
della cugina - essendosi
posta
l'obbiettivo di superare tutte le materie affinché
orientarsi per un
lavoro sarebbe così stato meno difficile, senza
però fare i conti
con quella realtà che Al sembra invece aver ben compreso.
Più
s'informa, meno si sente adatta a vivere nel Mondo Magico inglese e
di quello babbano sa troppo poco per decidere di trasferirvisi alla
cieca, quindi rimane lì –
immobile – a
ripetersi che 'c'è ancora tempo', continuando a leggere e
studiare
quante più cose possibili senza trovarne una che l'ispiri
davvero; a
volte l'assurda idea di provare a parlare dei suoi dubbi con Piton la
coglie, prontamente annichilita da quella razionalità che la
spinge
a tenere le labbra ben serrate, ricordandole l'opinione bassa e
sprezzante che lui pare avere della sua persona ogni volta in cui
s'impegna, che potebbe solo peggiorare se lui sapesse quanto si sente
'inadatta' a vivere.
Poi
c'è il problema di quel che ho scoperto di essere.
Di
quello che, da ieri, voglio essere.
“Il
mondo sta andando avanti ma la società inglese pare essere
rimasta
ferma alla fine degli anni novanta. Certo, ora anche i maghi
utilizzano tecnologie babbane, ma il Ministero non s'è mai
riformato
né evoluto, fossilizzandosi in quello stato di grazia giunto
con la
caduta definitiva di Lord Voldemort. Per chi, come me, non ha la
stessa loro visione ristretta è dura adattarsi. E lo
sarà anche per
te, Lils, d'ora in avanti“ Albus Severus sposta lo sguardo
sulla
sorella, la quale persa nei suoi pensieri viene colta alla sprovvist
dal sentirsi chiamata, inghiottendo troppo velocemente e soffocandosi
con un secondo pezzo di raviolo che riesce a mandar giù solo
dopo
diversi colpi di tosse ed una generosa sorsata d'acqua opportunamente
evocata da Piton, il quale la studia a sua volta con un sopracciglio
inarcato e l'espressione rassegnata di chi fatica ad avere a che fare
con creature assai bizzarre e poco aggraziate.
“Eh ?“
domanda cautamente, sperando d'aver capito male.
“Se
davvero sei una negromante e questo particolare diviene di dominio
pubblico, il Ministero non ti permetterà mai di vivere
tranquillamente la tua vita. Sarai costantemente braccata. Se non ti
uccideranno, ti obbligheranno ad utilizzare questo potere per i loro
scopi, promettendo di tenerti fuori da Azkaban a patto che tu li
serva fedelmente“ risponde il giovane mago con un tono di
voce
tagliente e serio, scrutandola con occhi smeraldini in cui il
luccichio divertito è svanito, sostituito da una cupa ombra
scura ;
anche Severus la fissa cupamente, spingendola a chinare il capo sul
tupperwere semi vuoto con l'animo in subbiglio ed un freddo
improvviso ad artigliarle le viscere, comprimendole e rivoltandole
con dolorosa insistenza, rammentando quanto detto da Aberforth giusto
poche ore prima.
“Per
questo stiamo cercando di
mandare a dormire tutti i cadaveri da soli, senza coinvolgere altri
né divulgare quanto è successo. Non dico che sia
facile, ma fin ora
ce la siamo cavata bene“
“
Lils“
la interrompe Al inclinandosi in avanti per poggiare i gomiti sulle
ginocchia e congiungere le mani di fronte al viso in una posa adulta,
seria e stanca che lo fa apparire molto più vecchio e saggio
dei
suoi diciotto anni, come un elfo dalle fattezze d'adolescente e la
mente antica di millenni.
“Ti
conosco fin troppo bene, non mi avresti raccontato niente se la
situazione fosse stata sotto controllo. Dimmi perché mi hai
chiesto
aiuto. Non è solo per reggere il gioco con Rose,
poiché non ti
interessa cosa lei pesi di te, né se va a lamentarsi delle
tue
stranezze con mamma e papà. In caso vorrai sistemare con lei
sono
sicuro che potrai riuscirci da sola, senza di me. Tu domandi solo se
non hai alternative, sei così fin da piccola nonostante ti
abbia
detto più volte che per te ci sono sempre, non
necessariamente per
lo scoppio d'una nuova guerra“ lancia un'occhiata all'ex
professore
di Pozioni, immobile fra di loro ed attento agli sviluppi della
conversazione prima di aggiungere in tono divertito, stemperando la
tensione creatasi dopo quell'ultima affermazione.
“Anche
se in questo frangente non saprei come poterti essere utile,
onestamente. Se nemmeno il professor Piton vi è riuscito non
penso
d'avere molte possibilità di successo“
“Oh!
Smettila di adularlo, Al! Lui non può farcela, come
d'altronde non
posso io poiché l'abilità che ci serve
è estremamente rara e sei
l'unica persona vivente in Inghilterra, tolto papà e qualche
altra
persona a me sconosciuta, a possederla“ sbotta la strega
gonfiando
le guance per poi sbuffare infastidita dal modo affabile in cui Al
cerca sempre d'ingraziarsi il prossimo, in quel cortese ed educato
stile Serpeverde che a lei fa accapponare la pelle e rivoltare lo
stomaco, abituata a tenere quanta più distanza possibile fra
sé ed
il prossimo, nonché poco incline per natura ad essere
accondiscendente con chi non lo merita.
“ Abbiamo
bisogno d'un mago che sappia parlare il perseltongue“ spiega
sbrigativo Severus mentre il ragazzo gli lancia un'occhiata dubbiosa
e preoccupata, temendo una sua possibile reazione negativa al sapere
che è in grado di parlare con serpenti ed altri rettili pur
non
avendo parenti che
abbiano potuto trasmettergli tale dono; ma Piton è
tranquillo e
qualcosa gli suggerisce che questa sua bizzarria –
segreta, ben nascosta – gli
faccia guadagnare qualche briciolo di stima in più.
“A
che vi serve? Volete forse tornare nella Camera dei Segreti?“
“No,
ho bisogno che tu parli con un cadavere. Ed il cadavere in questione
è un serpente“ dice la strega, facendo poi un
cenno all'uomo
affinché mandi una delle sue ombre a chiamare Nagini,
arrotolata in
qualche anfratto nascosto al piano inferiore, mentre un brutto
presentimento s'impadronisce di Al e non gli ci vuole molto per per
capire a chi si stia riferendo, dopo aver scorso mentalmente l'elenco
di persone e creature morte durante la battaglia di Hogwarts.
“No...non
è possibile...“ mormora sbigottito, osservando la
ragazza con
occhi spalancati dallo stupore, occhiata alla quale le risponde con
un muto ed impercettibile accenno che fa danzare ed agglomerare la
polvere attorno al capo come fosse una di quelle preziose aureole
bizantine, donandole l'austera bellezza d'una santa.
“Hai
resuscitato...”
Il
cigolio sinistro prodotto dalla porta d'ingresso alla camera lo
zittisce.
Volta
lentamente il capo inghiottendo un grumo di saliva fredda, pesante,
ed il respiro gli rimane aggrappato ai polmoni – mozzato
-
quando incontra due occhi gialli tondi e profondi, tagliati nel mezzo
da una pupilla verticale dilatata, incastonati ai lati d'una testa
triangolare grosso e squamoso, saldato malamente al vertice d'un
corpo lungo e scuro che scivola sul pavimento polveroso con suadente
agilità, portandosi accanto al pouf su cui è
accomodata giovane
strega per accoccolare il muso sulle sue ginocchia.
“Nagini”
mormora stupito, osservando la lingua biforcuta
– nera –
guizzare nell'aria mentre il grosso rettile socchiude le palpebre in
una sorta di cenno d'assenso, ammaliato dalle gentili carezze che la
ragazza gli riserva sorridendo gentile, particolare che strappa a
Piton un grugnito di dissenso.
“Perché
vuoi che parli con lei?”
“Perché
Pot...tua sorella...è stata talmente tanto idiota da spedire
a
dormire gli ultimi due risvegliati, ovvero Yaxley e Tiger senior,
senza domandare loro se avessero qualcosa da rivelare. Considerato
che parte dei suoi compiti consiste nel costringerli a pronunciare
nuove profezie per capire come sistemare ciò che ha
combinato la
notte del trentun ottobre, questa è stata una grave
mancanza. In più
la creatura in questione sembra avere una missione tutta sua e
finché
non l'avrà terminata resterà qui”
spiega l'ex professore di
pozioni calcando con sdegno ogni parola per rimarcare le debolezze
mostrate dalla ragazza, nonché il fatto che poco sopporti
avere
attorno il pitone reticolato di Lord Voldemort, il quale ricambia
l'astio soffiando, mostrando le lunghe zanne intrise di veleno che
già una volta gli hanno lacerato carni e vita.
“Ti
ricordo che l'ho fatto per salvarti la vita. O 'non-vita', dato che
non puoi morire. Comunque non credo che quei due avessero molto da
riferire: Yaxley era consumato dal desiderio di farci a pezzi
entrambi, mentre Tiger voleva solo riavere con sé il
figlio” Lily
Luna abbassa lo sguardo, colpita dall'eco dei sentimenti provati dal
Mangiamorte grosso e mal rabberciato, domandandosi nuovamente se
tutte quelle creature non siano più di semplici corpi mossi
dalla
follia ma altro, esseri senzienti spaventati e soli, ancora
fortemente ancorati a quelle ultime memorie di vita che li hanno
condotti verso la pazzia una volta scoperto d'appartenere al regno
dei morti; vi è davvero un sottile equilibro fra questi due
piani che non va' in nessun modo alterato e più interagisce
con i
risvegliati – oltre a Piton e Silente
– più
la consapevolezza d'aver compiuto una leggerezza enorme svolgendo
quel rito sconosciuto, senza considerare le possibili conseguenze che
avrebbe portato su sé e sul prossimo, la schiaccia.
Ferma
la mano sul capo di Nagini e ne assapora la consistenza liscia e
morbida mentre trae un lungo sospiro, ripensando a quanto si senta
inadeguata a soddisfare le aspettative di tutti i suoi familiari che
la vorrebbero vedere al Ministero, impegnata in un'importante e
brillante carriera, così come le speranze di Piton e
Silente, i
quali chiedono di poter tornare al loro meritato e giusto riposo, non
appartenendo più a questo mondo, inoltre ora si sono
aggiunti pure i
desideri – rimpianti – dei
morti ai quali da la caccia sentendovisi sempre più legata.
In
tutto ciò la domanda resta, seppur mutata nella forma grazie
alla
consapevolezza che ora una strada per lei esiste, nonostante sia la
più nera e tortuosa –
impensabile – di
tutte.
Cosa
diventerai?
Cosa
sei?
Questo
“Shaya
sheee” la voce di Al è un sibilo basso ed aspirato
che riecheggia
nella stanza grande e malconcia, rimbalzando contro le pareti umide e
sporche per poi perdersi fra le numerose intercapedini, cacofonica;
il grosso serpente alza il muso dalle ginocchia della ragazza e
l'osserva sottecchi, ammaliato da quel suono così familiare
al quale
risponde con una serie di versi poco dissimili, sputacchiando saliva.
“Cercherò
di tradurre in modo quanto più preciso possibile, tenendo
ovviamente
conto delle discrepanze fra il perseltongue e l'inglese, quanto mi
riferirà Nagini. Il suo vero nome è Kai-Mook ed
era una strega
prima di divenire un serpente. Vi saluta entrambi e prega di non
interromperla perché vuole raccontare la sua storia, ora che
la
morte le ha permesso di ricordare cos'è stata nella sua vita
da
'umana'. Memorie che la maledizione aveva sbiadito” gli occhi
verde
intenso del ragazzo, animati da un raggio di tiepido sole dicembrino,
si spostano dal giallo oro alle iridi castane spruzzate di nero buio
della sorella, il cui viso trasmette curiosità ed una
sottile nota
d'incredulità crescente, colpita dalla rivelazione che il
serpente
di Tom Riddle potesse avere una ria così interessante ed
articolata.
“Vuole
che l'ascolti tu, principalmente. Vuole che la ricordi una volta che
se ne sarà andata. Perché ascoltare e tramandare
memorie perdute è
parte del tuo compito”
“Quante
responsabilità, Potter” sogghigna Piton studiando
la creatura con
un vago barlume d'interesse; l'Oscuro Signore sapeva sicuramente
della sua doppia natura, impossibile che la strega non gliel'abbia
sibilata nelle loro interminabili discussioni o quand'ancora era
ombra e brandelli di spirito nel sottobosco della foresta del Pindo,
in Albania, luogo dove devono essersi conosciuti a seguito della sua
prima disfatta, ma a quanto pare non l'ha mai reputata un'
informazione fondamentale o – forse
– era
troppo egoista per curarsi delle pene di quella donna-serpe che pare
uscita da un racconto di Lovecraft, nonostante lei lo abbia sempre
servito fedelmente e tenuto in vita quando era poco più d'un
ricordo
sbiadito; ma l'Oscuro è sempre stato più
opportunista che
riconoscente, pensa piegando le labbra in una smorfia amara, toccando
con dita leggere l'alto colletto della casacca che nasconde la brutta
cicatrice ottenuta per aver servito fedelmente
– tradito
– quel
pazzo.
Lily
Luna osserva la serpe con la bocca improvvisamente amara ed il peso
d'una nuova consapevolezza a gravarle sul cuore: a differenza di Al,
che s'è sempre prodigato molto nell'aiutare chiunque avesse
bisogno
senza avere nulla in cambio, lei ha un carattere più schivo
e
solitario, mostrandosi cinica, misantropa e per nulla interessata
alle disgrazie altrui che considera solo colpa dell'individuo, ma con
i morti è diverso; prova affetto per quella creatura dai
più
ritenuta 'mostruosa' e terrificante, incompresa, desiderando esserle
d'aiuto in qualsiasi cosa le chieda così le domanda come
abbia fatto
a mutare in serpente e se per caso – in vita –
fosse un'animaga.
“Dice
di no. E' nata in Thailandia agli inizi del '900, in un villaggio
vicino ad una foresta chiamata Kamchanod, che nella sua cultura
rappresenta una sorta di confine fra il mondo umano ed infero. Dice
di essere divenuta così a causa d'una maledizione. Ha offeso
a morte
un Phaya Nak (II) locale, uccidendo inavvertitamente uno dei suoi
figli e lui, per punizione, l'ha costretta ad assumere per sempre
questa forma. Credo che il Phaya Nak sia una sorta di
divinità
locale, ma potremmo indagare dopo”
“E'
una maledictus. In genere sono solo donne, colpite da una maledizione
del sangue che muta la loro forma di Animagus da temporanea in
permanente. Quindi non disturbarti, Potter, poiché le
divinità non
hanno alcun ruolo in questa vicenda” s'intromette Piton,
ricordando
d'aver letto di queste 'creature' in un trattato sulle maledizioni
legate al sangue quand'ancora era ragazzo e studiava febbrilmente per
accrescere conoscenze – oscure –
e capacità personali;
rammenta come l'autore - un borioso mago anglotedesco del
XVIII
secolo - sottolineasse quanto queste creature fossero diffuse
a
causa della debolezza della 'donna' in quanto essere fortemente
controllato dagli umori, incapace di seguire la ragione in favore
dell'obbedienza ad un istinto folle, animalesco e primitivo, che la
rende più simile alla forma che poi andrà ad
acquisire che non a
quella in cui è nata, dato che la maledizione serve proprio
a questo
scopo: permettere all'anima di acquisire la sua vera forma.
Gli
occhi ossidiana scivolano dalla grossa testa del rettile ove spiccano
i gialli e tondi occhi dall'iride buia, profonda, verso il viso di
profilo della giovane Potter, semi nascosto da una cortina di capelli
fulvi, ribelli ed un piccolo sorriso sale alle labbra pallide, mosso
dal pensiero – certezza – che
il vecchio mago non abbia
studiato a fondo quelle creature, scrivendo un mucchio di scemenze
basate su un'ignorante ed ottusa percezione della figura femminile,
demonizzata ed umiliata a causa della superiorità in molti
ambiti.
Si
nasce e si muore nel nome della Madre e non è poi
così insolito che
persino la 'negromanzia' intesta come capacità di
resuscitare i
cadaveri sia una capacità più diffusa nelle donne
che negli uomini,
poiché loro sano concedere e togliere quel dono come nessun
maschio
potrebbe mai fare, con una grazie ed una forza impressionanti nate
dal loro ruolo di progenitrici abituate a convivere con il dolore
della perdita, della mancanza, fin dal primo vagito; inspira
lentamente e chiude gli occhi, richiamando l'immagine di quella
ragazza-donna vestita in un lungo sari blu dal corpetto d'ori e
gemme, il cui ampio scollo lasciava intravedere una buona porzione di
pelle chiara e le labbra gonfie, ferite, rilucevano di – sangue
- carminio nella fioca luce prodotta dalle braci morenti facendola
assomigliare ad una di quelle divinità lontane e folli che
ornano i
templi del sud est asiatico; il pensiero dura poco più d'un
istante
prima di essere annichilito dalla razionalità, schiacciato
sotto un
pesante senso di rimorso ed orrore.
Ha
sedici anni ed
è già grande.
Molto più vecchia dell'età anagrafica che
possiede.
Nagini
sibila contrita scuotendo la grossa testa triangolare, frantumando la
vitrea parete di pensieri per riportalo al presente, in quella stanza
distrutta e polverosa che si trova esattamente sopra il soggiorno in
cui è morto fra atroci spasmi ed amare lacrime
– ricordi
– generati
dalla visione degli
occhi di Lily - Harry-.
“Dice
che si sta sbagliando, professore. Traduttore non porta pena e quindi
informo che il tono e gli epiteti utilizzati siano di gran lunga
più
coloriti, ma il senso è questo. Kai-Mook dice di aver visto
il Phaya
Nak che l'ha maledetta ed il supplizio imposto è qualcosa
che nessun
mago potrà mai spezzare. Potrà essere annullato
solo da un altro
Dio. Dice di aver aiutato e seguito Tom perché sperava che
lui
potesse liberarla, perché gliel'aveva promesso, ma poi si
è
rivelato molto meno potente di come s'era descritto. Aggiunge inoltre
che lei signore, per essere il guardiano immortale d'una creatura
semidivina è davvero ottuso” mentre traduce gli
articolati sibili
di Nagini il giovane mago pare alquanto incerto, quasi faticasse a
credere a quanto sta udendo e più d'una volta la interrompe
per
chiarire alcuni punti oscuri del complesso ed assurdo discorso in cui
pare essersi lanciata, punta nel vivo dall'arroganza di quell'uomo
d'ombra che pretende di sapere tutto, pur essendo ignorante e
limitato come tutti i suoi simili, ma i particolari forniti sono
assai scarni e Nagini rimane ben ancorata all'idea
–
senza prove - che
Lily Luna sia
più d'una semplice strega 'umana', poiché non
avrebbe ereditato il
potere di resuscitare i morti se così non fosse stato.
“Nagini,
tutto ciò che ho fatto fin ora è successo per
caso. Non sapevo cosa
fossi, né posso dire di avere pieno controllo del mio
potere. Sto
imparando, ma non avendo nessuno che possa insegnarmi vado per
tentativi, improvviso cercando di migliorare volta per volta. Non
sono una sorta di semidea o altro, solo una strega sedicenne con
grossi problemi a stare al mondo ed un potere terribile, che a volte
mi fa paura” quando parla la voce della giovane è
ferma e
tagliente, amara, una lama che fende sibili e polvere richiamando il
silenzio, carica d'un insicurezza tangibile e opprimente nata dal
fatto di non avere ambizioni, d'essere poco più d'una
manciata di
polvere al vento in confronto al fratello, così determinato
e sicuro
di ciò che vorrà fare 'da grande'.
“Settantotto
cadaveri Potter, e non eri nemmeno pienamente cosciente di cosa
stessi facendo. Indubbiamente sei una testa di legno testarda e
casinista, una bomba lanciata su città innocenti, ma cerca
di non
sminuirti oltre. Stai dimostrando talenti sconosciuti a buona parte
della società magica inglese, nonché una
conoscenza della magia che
molti maghi più anziani e navigati di te non possiedono e
sognano
con bramosia. Sei brava a Quidditch e decente a scuola, inoltre se
non girassi perennemente vestita con abiti così larghi ed
anonimi
risulteresti pure una bella ragazza” Lily Luna e Albus
voltano il
capo verso l'ex professore di pozioni con occhi larghi ed
un'espressione decisamente poco intelligente, attonita, dipinta sui
volti trasmutati in maschere di grottesco stupore, convinti d'aver
capito male e che presto Piton si prodigherà in una delle
sue solite
– scontate – arringhe su
quanto lei sia effettivamente deficiente, arringa che però
non
arriva, in quanto l'uomo ha serrato le labbra pallide e si limita ad
osservarli inarcando un sopracciglio scuro quasi volesse sfidarli a
controbattere ciò che ha appena affermato; il cuore della
giovane ha
un tuffo e quando riprende a battere,, il ritmo è talmente
tanto
irregolare da farle temere un infarto in corso, poiché non
trova
altra spiegazione razionale a quel formicolio caldo che ha preso ad
espandersi nel ventre, inglobando viscere e muscoli per espandersi
poi a polmoni e cassa toracica, donandole una sensazione di
leggerezza assai 'strana'.
Gli
occhi ossidiana dell'uomo si assottigliano appena, immobili ed eterni
come la notte del mondo la studiano occultando ogni emozione e lei
sente le guance bruciare, come bruciano i pensieri quando rammenta
com'è stato toccare –
premersi – contro
la pelle nuda e fredda, contro i muscoli sottili e tonici del suo
corpo e la sensazione – elettrica - che le ha dato percorrere
il
disegno del marchio nero in punta di polpastrello, delicatamente,
chiedendosi cosa sia questa fiammella che scalda e non brucia
– così diversa dalla magia d'evocazione dei morti
-,
animata dal pensiero fisso che lui, prima d'ora, non l'aveva mai
lodata così.
Sarei
una bella ragazza?
Perché
detto da lui non mi imbarazza, né imbestialisce?
“Vedi
di non montarti la testa, Potter. Ti manca ancora molta strada per
essere adulta e responsabile, nonché per sviluppare appieno
le tue
capacità. Somigli ancora troppo all'infantile imitazione
d'uno
scaricatore di porto dei sobborghi di Liverpool sia nell'esprimerti
che nel mangiare, inoltre pecchi d'idiozia e stupido altruismo nei
momenti meno indicati” eccola la mazzata, la cannonata in C5
che
affonda la portaerei e lo scacco al re al quale lei non sa come
controbattere, ancora sconvolta da quella torma di complimenti
–
sinceri – snocciolati con una noncuranza che la ferisce ed
agita,
spingendo l'orgoglio a ribellarsi con una poco fine alzata di dito
medio, seguita da quello che pare un 'fanculo', sibilato
nell'affabile tono utilizzato da Nagini per insultare a sua volta il
professore; Albus – traditore
–
scoppia a ridere divertito, sollevato nel constatare che Severus
Piton rimane l'algido e stoico bastardo dall'umorismo tagliente dei
racconti del padre, suo indiscusso idolo in un mare d'eroi buonisti e
stereotipati.
“Tornando
a noi, perché il serpente del fu Signore Oscuro sta seguendo
una tal
disgrazia sedicenne? Spera forse che lei sia in grado di restituirle
l'aspetto umano, prima di mandarla verso il riposo eterno?”
Al
traduce prontamente il quesito, ricevendo in risposta una serie di
lunghi sibili aspirati, intercalati da quelli che paiono schiocchi
nervosi di mandibola.
“Dice
che dovrà farle da guida lungo la Via Oscura, attraverso i
cunicoli
della terra. Dice che la strada è ancora lunga e la ricerca
dei
manufatti perduti appena iniziata. Dice che dovrà starle
vicino e
proteggerla perché la strega-bambina non sa niente, non
conosce le
regole del gioco di cui è divenuta pedina”
“Quale
gioco?” domanda Lily Luna inquieta, agitandosi sul pouf per
cercare
una posizione più comoda e scacciare quel brivido freddo,
pungente,
che le parole di Albus Severus hanno evocato; al suo fianco Severus
si muove impercettibilmente, scosso quanto lei da ciò che
hanno
appena appreso e dall'aver ricevuto la conferma che aspettava
–
temeva - ai sospetti avuti da Silente: nella biblioteca la Morte ha
rivelato tanto, ma non tutto e sicuramente vi sono altre forze in
movimento sulla scacchiera, forze che loro ancora non conoscono e che
li ostacoleranno, sebbene i motivi di questo gesto siano ancora
oscuri.
Un
tomo antico trattante i Tarocchi.
La
pagina dedicata all'arcano XIII – La Morte, impiastricciata
sul
bordo con nozioni per svolgere un rituale d'evocazione degli spiriti
scritte in greco ed inglese.
La
ragazza – Anderson – che l'ha trovato in
biblioteca, spingendo
Potter a cimentarsi nell'impresa.
Piton
stringe le labbra, ascoltando in silenzio la nuova serie di versi
emessi da Nagini e la traduzione effettuata da Albus Severus, la
quale giunge carica d'un incertezza che gli incrina la voce,
riducendola ad un sussurro appena udibile; nel silenzio della
Stamberga Strillante, rotto solo dal ciglio delle vecchie e sfasciate
assi che ne costituiscono scheletro e copertura, il vaticinio di
Nagini assume il tono sinistro d'una condanna.
“Il
Signore dell'Arte della Morte ha voluto la tua iniziazione.
Quelli
mossi fin ora sono solo i tuoi primi passi nel Suo mondo.
Sei
ancora debole, fragile e scostante.
Se
non imparerai in fretta,
se
non deciderai cosa vuoi essere,
Lui
ti prenderà.
Allora
si, sarai perduta.
Allora
si, sarai Eterna...
...bimba
della Terra.
Pilastro
sulla cui pelle è inciso il marchio del Cacciatore”
Uomo
nero, uomo nero,
Sto
sognando o è tutto vero?
Fratello
Sole,
Sorella Luna
[Post-it
incollato sul bordo superiore del precedente Trattato]
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Stamberga Strillante
22
dicembre 2023, ore 11:57
L'aria
frizzante e fredda le entra nei polmoni come balsamo, portando alle
narici il dolce odore della neve fresca ed il profumo forte –
intenso - dei
pini lontani, le
cui sagome s'intravedono alte e scure contro il cielo terso d'un
azzurro abbacinante in cui le nuvole sono solo sottili filamenti
scissi e pallidi; Lily Luna inspira con forza, soffiando piano
affinché il vapore esca lento e modulato, in sincronia con
pensieri
caotici e sconnessi mentre il fratello, fermo al suo fianco, serra le
mani a coppa davanti al viso per accendersi una sottile sigaretta
nera dalla bordatura del filtro in oro.
“Sai,
è un po' diverso da come lo descriveva
papà...” esclama Albus
espirando una densa boccata di fumo dal vago odore di vaniglia mentre
osserva assente i profili di Hogsmeade, socchiudendo appena gli occhi
d'un verde abbacinante, infastidito dal riverbero del sole sul
candore aureo della neve fresca; lei sogghigna tirandogli una
spallata giocosa.
“Solo
perché non hai a che fare con lui tutto il giorno. E'
intrattabile,
cinico e non perde occasione per sfoggiare quel suo maledetto
sarcasmo nero”
“Che
a te piace...sei sempre stata attratta dagli uomini in grado di fare
battute di spirito. Nonché dagli adulti che dimostravano una
certa
intelligenza superiore alla media. E lui non è sicuramente
stupido”
Al osserva il viso della sorella, le guance arrossate dal freddo e
gli occhi affusolati da folletto maligno, marroni come terra appena
smossa nella quale sono stati depositati piccoli e neri semini,
schegge di buio e pagliuzze d'oro che ne animano la superficie
rendendoli alteri ed alieni; le labbra sottili di lei s'incurvano in
un abbozzo di sorriso, una smorfia sarcastica seguita da uno sbuffo.
“Di
Silente invece che mi dici?” domanda cambiando discorso,
poiché
l'argomento Severus Piton si sta rivelando più ostico e
spinoso di
quanto sia mai stato nei mesi addietro, probabilmente grazie a quanto
accaduto durante la notte precedente in cui i piani vita e morte
paiono
essersi scontrati con violenza, sovvertendo ordini e ruoli prestabiliti
per creare quel caos in cui ogni cosa è rimasta a
metà,
sospesa in una sorta di stato di grazia in cui non v'è
definizione,
solo ipotesi; Al sogghigna, infilandosi nuovamente la sigaretta fra
le labbra.
“Non
sai quanto piacere mi abbia fatto poter parlare con loro, conoscerli.
Ho passato buona parte della vita a portare i loro nomi come un
fardello, schiacciato sotto il peso e la responsabilità di
onorarne
la memoria che mi hanno portato a dubitare di tutto. Ad avere mille
paure ed ansie. Sapere che sono fieri di me, che stimino il lavoro
fatto con la traduzione dei Diari di Salazar – ah a
proposito,
ricordami le copie la prossima volta – ed l percorso di vita
che ho
scelto di fare mi rincuora”
“Più
di quel che pensa papà?” domanda la ragazza
infilando le mani
nella tasca del giubbotto in pelle, sentendo le dita intirizzirsi a
causa del freddo pungente di Scozia, mentre continua ad espirare
distratte nuvolette biancastre, come un moderno brucaliffo senza
narghilé o fungo su cui assopirsi; Al storce le labbra in
una
smorfia amara, assottigliando quegli occhi verde Evans fino a ridurli
a due lame smeraldine.
“La
verità è che lo reputo un ipocrita. Da ragazzo
lui ha fatto tutto
quel che voleva, mettendo nei casini chiunque gli stesse vicino a
causa della sua assurda mania di credersi in grado d'affrontare gli
eventi. L'ufficio Misteri e la Battaglia di Hogwarts ne sono un
esempio. Insomma, ha sempre fatto di tutto per vivere come gli pareva
ma ora lo vieta a noi, pretendendo che i suoi figli seguano il
cammino che lui ha deciso per loro”
“Ti
vuole bene, Al” mormora la strega.
“Non
lo metto in dubbio. Ma ora non posso fare a meno di chiedermi come
reagirà quando scoprirà del tuo dono se
a fatica tollera i suoi e le scelte che ho fatto io.
Non lo ammetterà mai, ma ci avrebbe voluto entrambi
Grifondoro, più
Potter e meno strambi. Uguali a James” una nota triste gli
incrina
la voce, quel lumicino d'orgoglio ferito che l'ha accompagnato da
quando ha memoria, alimentato da tutte le delusioni provocate nei
genitori quando tentavano di omologarlo, di renderlo un po'
più
simile al fratello maggiore e meno 'Serpeverde', fallendo
miseramente; Lily si appoggia contro al suo fianco e gli afferra il
braccio per poi stringerlo dolcemente, appoggiando la testa contro la
spalla di lui per poi tornare a guardare il cielo.
“Quando
sarà il momento lo affronterò. Non ho paura, non
di lui”
“Tu
non hai paura di niente, bestiolina. Hai sempre avuto più
palle di
me e James messi assieme. Quando io mi cagavo sotto per le ombre sui
muri tu, semplicemente, accendevi la luce. Mentre quando James aveva
il terrore di prendere le medicine o di farsi bucare il braccio per i
prelievi del sangue tu ridevi, dicendo chhe l'avresti fatto al suo
posto. Sei straordinaria, il professor Piton ha ragione”
“Ti
ricordo che mi ha dato del maiale all'ingrasso” sbotta lei
accigliata, punzecchiandogli il fianco.
“Beh,
non puoi negare che quando mangi fai alquanto senso. Sei peggio di un
uomo”
Lily
Luna sogghigna e si stringe ancora di più al fratello,
beandosi del
calore prodotto dal quel corpo magro e snello contro al quale
s'è
addormentata infinite volte, fra le cui braccia ha trovato un rifugio
sicuro ogni qualvolta il mondo la feriva nel modo più
crudele,
lacerandole cuore e mente per poi arle sgorgare dagli occhi lacrime
amare e salate; gli vuole davvero bene, nonostante le infinite
stranezze e quel velo d'insicurezza contro al quale lui lotto
ostinato, ribelle, cercando di costruirsi un mondo utopico in cui
essere libero dalle catene imposte dal cognome 'Potter' e dalle
pressioni del Mondo Magico.
“Prenditi
cura di Nagini, mi raccomando” sussurra la ragazza con una
punta di
tristezza ad incrinarne la voce, stupita da quanto rapidamente si sia
affezionata alla biscia troppo cresciuta di Lord Voldemort e a come
sarà difficile non averla attorno per mesi, aiutandola a far
infuriare Severus; hanno deciso che la creatura starà a
Londra,
nell'appartamento sito in Bayswater che il giovane Potter condivide
con Larry, il suo autista babbano con una forte attrazione per il
fantasy e per tutto ciò che riguarda il lato 'nerd' della
vita, che
ha già manifestato – per messaggio –
zero problemi a tirarsi in
casa un serpente di otto metri, la cui detenzione – per le
autorità
inglesi - è illegale, purché lo possa chiamare
Jormungandr (III),
ciò fino a quando la ragazza non avrà terminato
l'anno scolastico.
“Tranquilla,
con noi starà bene. I cinesi del ristorante di sotto ci
danno sempre
un mucchio di avanzi che poi siamo costretti a buttare, dato che
né
io né Larry abbiamo la capienza d'una betoniera. Quindi per
il cibo
è posto. Inoltre avrò qualcuno con cui fare
conversazione ed
esercitarmi nel perseltongue. Terremo monitorata la città
per te e
se dovesse apparire qualche cadavere ambulante ci organizzeremo per
prenderlo prima che lo trovino gli Auror”
Lily
Luna sbatte le palpebre e si volta,osservando il fratello con
espressione sospettosa e stupita.
“Al,
come puoi-”
“Ho
le mie fonti” taglia corto lui sogghignando, inspirando
l'ultima
acre boccata di fumo prima di spegnere la sigaretta e far evanescere
il mozzicone senza utilizzare la bacchetta, con una lieve pressione
delle dita; è sempre stato un mago dal talento innegabile,
Albus
Severus, tanto da trascinare lei e Scorpius nei più
reconditi
meandri della Camera di Salazar per scovare nuovi testi su cui
studiare e antichi manufatti, insegnando loro le basi delle 'Arti
Oscure' e traducendo in inglese i 'Diari' del fondatore della Casa
Serpeverde, così da poterli rendere accessibili anche a
loro, che
non parlavano né leggevano il perseltongue; ci ha messo due
anni per
ultimare l'opera, copiando persino note a margine e disegni
così da
creare una raccolta unica nel suo genere, che ora riposa
ordinatamente impilata dietro una fila di numeri di
'Berserk'.
Un
Potter che insegna le Arti Oscure ad un Malfoy.
Il
mondo sta davvero andando a scatafascio.
“Ok,
tieniti i tuoi segreti...” sbotta la strega staccandosi dal
suo
braccio per muovere qualche passo verso i resti innevati della
staccionata che delimita il perimetro della Stamberga Strillante,
appoggiandovi un piede fasciato dagli anfibi pesanti, con la suola a
carrarmato.
“...per
Natale, cena dei 'reietti' qui dentro? Alcol, fantasmi e spezzatino
con patate”
“Considerato
che ho turno al mattino, se non mi capita qualche intervento
all'ultimo minuto dovrei essere qui verso l'una. Ti faccio sapere.
Intanto tu vedi di chiarire con Rose e di trovare una scusa decente
per essere scappata dalla finestra in piena tormenta. Una che non
coinvolga gli zombie, né Piton e Silente,
ovviamente” la ammonisce
Al caricandosi il grosso borsone in spalla, pronto a smaterializzarsi
nuovamente a Londra subito dopo aver recuperato Nagini; la giovane
strega sbuffa una nuvoletta biancastra dopo aver gonfiato le guance,
passandosi poi una mano fra i capelli scarmigliati.
“Ultimamente
è di una tale pesantezza...”
“Sì,
ma è nostra cugina. Ed è abbastanza intelligente
e ficcanaso da
renderti la vita un inferno se la porti a supporre che ci sia
qualcosa di sospetto nel tuo modo d'agire, sai anche tu
com'è fatta.
Grifondoro ligia alle regole imposte dagli zii fino al midollo.
Parlale, recupera il rapporto. Fallo prima che una seconda ondata di
morti ti scombussoli l'esistenza”
“Ci
proverò. Grazie del caffè Al. Grazie del
supporto”
“Figurati
bestiolina. Per te ci sarò sempre, lo sai” dice
alzando il mignolo
della destra nell'aria in modo che lei lo veda e sorrida, imitandolo;
quel gesto compiuto da bambini è il loro personalissimo modo
d'intendersi ogni qual volta non possono parlare liberamente, sapendo
di dover mantenere il segreto e mentre Albus Severus si incammina a
passi pesanti verso la porta della casa infestata, sulla quale si
staglia la nera figura di Piton accompagnata dal fantasma di Silente
e da un grosso serpente arrotolato, sibilante, la consapevolezza di
non essere sola le riscalda il petto sciogliendo ogni paura.
Ciò
che dovrà essere diventerà.
Che
il Signore dell'Arte della Morte vada pure affanculo.
Glossario:
-
Catacombe
di Parigi: Si tratta di un ossario sotterraneo che si estende per circa
285 km sotto la città di Parigi, nel quale sono custoditi i
resti di circa sei milioni di persone, cosa che lo rende la
più grande necropoli al mondo. Si può visitare ed
è un'attrazione turistica dal 1874. La scritta sulla
targhetta di accesso alle catacombe recita: “Fermatevi. Qui
è l'mpero della Morte”
-
Phaya
Nak: si tratta di creature semidivine dalla forma serpentiforme della
tradizione thailandese (in India ed altri stati del sud est Asiatico
sono conosciuti come Naga); essendo spiriti protettori della acque
abitano bacini idrici o grotte profonde ed umide.
-
Serpente
della mitologia norrena.
NDA:
Eccoci
giunti al tredicesimo – decimo – capitolo.
Come
già anticipato nello scorso, appare Albus Severus, questo
curioso e
strano fratello maggior di Lily Luna che ha ereditato dal padre la
capacità di parlare con i serpenti e che l'aiuta a far luce
sulla
presenza di Nagini, la quale si rivela molto più d'un
semplice
serpente: per creare il suo background ho unito quanto viene detto di
lei in 'Animali Fantastici', riesumando poi una teoria elaborata
quando vidi per la prima volta il secondo film, ovvero che fosse una
strega tailandese tramutata in pitone reticolato (anch'essi vivono in
Thailandia) a causa d'un torto fatto ad una divinità locale;
si può
dire che sia una 'maledictus', una 'maledetta' per davvero, sebbene
in modo diverso da com'è presentata nel film.
Il
nome 'Nagini' gliel'ha dato Tom Riddle, forse perché
reputava il suo
troppo esotico, oppure – più probabile –
perché la strega
stessa dopo anni in forma di rettile non lo ricordasse.
Una
nuova rivelazione si aggiunge alle altre, confermando che Sev aveva
ragione quando pensava che il libro con l'incantesimo di Evocazione
fosse stato inviato a Lily Luna da qualcuno.
A
Bayswater, nella via in cui ho immaginato trovarsi la casa di Albus
Severus e Larry vi è davvero iun ristorante cinese (non so
se
una delle titolari si chiama Yen, però), mentre il grande
prato
ed il capanno degli oggetti babbani di nonno arthur sono un omaggio a
"Margherita Dolcevita" di Stefano Benni, uno fra i libri che ho
più amato di quest'autore.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
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Capitolo 14 *** .XI. Sol Invictus, il volo (25 dicembre 2023) / Stralci d'indagini: Il nome del Pellegrino (24 dicembre 2023) / Lettere ***
Nekiya - capitolo XI
νέκυια
-
Capitolo XI-
Sol Invictus, il volo
[Codice
sul volo e sugli uccelli – con illustrazioni di Leonardo da Vinci]
Tesserò
i tuoi capelli come trame di un canto,
Conosco
le leggi del mondo,
e
te ne farò dono.
Supererò
le correnti gravitazionali,
lo
spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti
salverò da ogni malinconia
perché
sei un essere speciale,
ed
io avrò cura di te.
[Franco
Battiato – La Cura ]
Hogwarts,
Guferia
25
dicembre 2023, ore 06:57
Il
cielo è una lastra immutabile onice sulla quale sono rimasti
impigliati brandelli di nuvole sottili, color fumo, una sottile e
blanda cortina per le infinite lucciole – stelle – che,
incastonate come piccoli diamanti ivi sfolgorano, contornando una
luna che ha iniziato a perdere rotondità, assumendo lo stesso taglio
degli occhi profondi – gialli – di Nagini; oltre il parapetto in
pietra il mondo riposa avvolto in una cortina nero blu che ne
sbiadisce i contorni, facendo rilucere la neve come fosse preziosa
polvere siderea, d'un biancore accecante nel pallido ed argenteo
riverbero dei raggi gentili proveniente dall'astro notturno.
Dietro,
all'interno dell'ampia sala circolare ove riposano e s'industriano
numerosi rapaci d'ogni forma, razza e dimensione, il fuoco prodotto
da due torce getta una luce aranciata oltre l'arco a botte della
porta d'ingresso, permettendole di continuare a leggere con facilità
le pagine del libro che s'è portata dal dormitorio, fra le quali ha
infilato un dito per non smarrire il segno, essendosi persa a
contemplare quello scorcio di Scozia selvaggio e sconosciuto, rapita
dalla bellezza che pare acquisire il paesaggio quando il buio inizia
a farsi ricordo, pronto a soccombere sotto l'inclemente fulgore
dell'aurora; si riempie i polmoni d'aria fredda, pulita, nella quale
il lezzo delle cacche d'uccello e paglia è solo un lieve sottofondo,
mentre gelide punture le pizzicano le cosce penetrando sotto il
pesante tessuto dei pantaloni della tuta e del mantello che ha
poggiato sul parapetto in pietra grigia prima di sedersi, con la
schiena ben dritta e le gambe a penzoloni nel vuoto.
Un
allocco dal piumaggio castano spruzzato di bianco s'invola verso la
torre, atterrando con grazia vicino a dove s'è accomodata per
fissarla con tondi occhi ossidiana che rilucono nel bagliore delle
fiamme, tenendo ben saldo nel becco adunco quel che pare un topo di
campagna dalla coda insolitamente lunga; la ragazza sorride e lo
saluta con cortesia, augurandogli una buona colazione e questi
inclina appena la testa rotonda, facendo ondeggiare la preda inerte
prima di planare all'interno dell'edificio, lasciandola in compagnia
dei rumori della notte e di pensieri pesanti – opprimenti – che
da giorni le impediscono di dormire come vorrebbe perché nel mondo
onirico evocato dal sonno profezie e cadaveri s'inseguono turbandola,
spingendola a vedere orrori – immaginari – così reali da farla
svegliare di soprassalto in un bagno di sudore.
Forse
urla, sicuramente geme e ciò la preoccupa, poiché ora che le altre
sono partite per passare le vacanze a casa ed è sola può
permettersi anche queste stranezze, ma quando torneranno dovrà
trovare un modo per tornare a dormire regolarmente: non deve
assolutamente attirare l'attenzione più di quanto non abbia già
fatto - specialmente con Milena Trevisan -, continuando a mantenere
quella maschera di cinico distacco che le ha permesso d'evitare
amicizie per sei anni d'onorata carriera scolastica, senza apparire
troppo 'sospetta'; si osserva distrattamente il dorso della mano
sinistra ferma sopra le pagine aperte del libro, studiando con
curiosità una piccola cicatrice che prima non c'era, il segno
lasciato dal tacco dello stivale di Yaxley quando – inclemente –
è calato con forza sopra la pelle frantumando le ossa sottostanti,
che riluce biancastro come una debole e solitaria stella ricordandole
quante cose 'sospette' siano accadute dal trentun ottobre sin ora,
sotto gli occhi – ciechi - dell'intera scuola.
Piega
le labbra in un sorriso amaro.
Le
è bastato guardarsi allo specchio negli ultimi due giorni per
scoprire differenze sottili – sostanziali – fra la sé beata ed
ignorante d'inizio anno e quella figura magra e sottile dagli occhi
castani cupi, spruzzati di buio, che le ha restituito uno sguardo
fermo ornato da occhiaie che spiccano vistose sulla pelle pallida del
viso, incorniciato da una massa di capelli ancor più selvaggi del
consueto.
Chi
sei tu?
Ha
chiesto allo specchio e le labbra sottili del suo doppio si sono
mosse afone, annegando quella risposta che ora inizia a comprendere –
accettare – in un silenzio pesante, opprimente, che l'ha spinta ad
abbandonare il bagno della camerata per correre verso la Stanza delle
Necessità in un impeto di 'distacco' dalla realtà, iniziando ad
ammucchiare ciò che restava degli oggetti apparsi per aiutare lei,
Piton e Silente nelle ricerche all'interno di una grossa scatola di
cartone che poi ha fatto evanescere e ricomparire all'interno della
Camera di Salazar su suggerimento di Al che l'ha proposta come nuovo
quartier generale, ritenendola più sicura e meno accessibile da
parte di qualche ignaro studente o professore sospettoso.
Il
fatto che sia sigillata da un incantesimo non ha costituito alcun
problema né per Silente, essendo incorporeo, né per Piton, il quale
ha sviluppato un certo talento – post mortem – nel fondersi con
le ombre ed attraversarle come un muro d'acqua, mentre lei, povera e
solida mortale, ha deciso di ricorrere alla tecnologia babbana per
sopperire all'incapacità di parlare il perseltongue, lasciando che
un messaggio vocale registrato dal fratello sblocchi la porta in sua
vece.
Tornando
ad osservare la luna ripensa a Nagini, sentendosi un po' in colpa per
averla allontanata dalla natura per spedirla nella caotica Londra
babbana, chiedendosi se non fosse stato più saggio tenerla nascosta
ad Hogwarts all'interno della Camera di Salazar, ma poi rammenta le
ingenti quantità di carne e sangue di cui necessita per poter
continuare a mantenersi 'integra' e scuote il capo, riflettendo che
sarebbe stato impossibile sfamarla; non può certo arrischiarsi nelle
cucine a rubare animali morti o carne cruda, poiché è certa che gli
Elfi domestici riferirebbero subito alla McGranitt questa assurda
bizzarria, così come non può continuare a tagliarsi i polpastrelli
per offrirle sangue fresco, inoltre il serpente ha bisogno di parlare
con qualcuno che la capisca, non che vada ad intuizione come ha fatto
lei all'interno della Testa di Porco.
Sospira
pesantemente ed una nuvoletta biancastra fuoriesce dalle labbra
dischiuse, perdendosi come fumo di sigaretta nell'aria fredda, mentre
lei torna a concentrare l'attenzione sulle pagine stampate correlate
sul fondo da note piccole come formiche, tentando di riprendere il
filo delle gesta compiute da Ulisse quando un improvviso frullo d'ali
la distrae di nuovo ed alza il capo volgendolo alla sua destra, verso
una porzione di cielo scuro come una macchia d'inchiostro in cui si
distingue appena una grossa ombra dalle lunghe ali spiegate, che
plana verso il parapetto su cui è accomodata atterrandovi con
grazia, lanciandole poi un occhiata penetrante con piccoli e rotondi
occhietti ossidiana.
“Buongiorno”
saluta la strega sorridendo, togliendo dalla tasca del giubbino in
poliestere un segnalibro in legno intagliato per porlo fra le pagine
prima di chiudere il libro e posarlo alla sua destra, mentre il
grosso corvo balza dal muro verso il pianerottolo ove s'allunga e si
scinde in un battito di ciglia, acquisendo forma umana; alto e magro,
con il corpo avvolto da un lungo mantello nero pece, l'uomo pare un
frammento rubato dal paesaggio notturno che si estende sotto la torre
ed il suo viso pallido, spigoloso, è l'unica macchia di colore –
bianco – in contrasto con gli abiti, i lunghi capelli neri e gli
occhi dal taglio aguzzo profondi come abissi, che ora la scrutano
malevoli mentre incurva le labbra in una smorfia.
“Stai
cercando di morire d'ipotermia, Potter? O preferisci finire i tuoi
giorni schiantata al suolo? Scendi da li e rimettiti il mantello,
quel giubbino mi pare una misera protezione contro l'inclemente clima
scozzese” commenta acido, osservando con sufficienza
l'abbigliamento sportivo – sin troppo leggero – indossato dalla
ragazza, che consiste in una paio di pantaloni scuri ornati per il
lungo da tre bande rosse ed una giacca con zip del medesimo materiale
e colore, portata sopra quella che pare essere una maglia dal collo
alto a maniche lunghe, della quale s'intravedono le estremità.
“Va
più che bene, non ho mai patito il freddo. Poi un po' d'aria fresca
non ha mai ucciso nessuno e le altezze non mi fanno paura. Ricordo
che gioco a Quidditch da quando ero piccola ed adoro volare, stare
appollaiata quassù non mi turba di certo” replica tranquillamente
la strega gettando la gamba destra oltre la parte interna del
parapetto, così da potersi sedere a cavalcioni senza dare la schiena
al mago e, mentre compie quel movimento con una naturalezza
disarmante, per nulla preoccupata dagli infiniti metri che la
separano dal suolo, le sembra di scorgere una scintilla – piccola,
un fantasma – d'apprensione negli occhi immutabili e neri che non
si spostano dalla sua figura.
“C'è
differenza fra volare su una scopa e volare con il proprio corpo,
Potter. Non mi sembra che la natura t'abbia fornito ali, quindi
scendi da li prima di scivolare. E' pieno di ghiaccio ed il bordo del
parapetto è stretto, potresti sbilanciarti e cadere da un momento
all'altro, senza nemmeno accorgertene”
Per
tutta risposta lei afferra il libro poggiato al suo fianco e lo
sposta lontano, lasciandosi lentamente cadere all'indietro finché la
schiena non aderisce alla pietra fredda ed umida,poggiando poi la
testa così da schiacciare la massa informe di capelli rossi e
ribelli, trattenuti a fatica da un molle elastico scuro, che le
ricadono attorno formando una sorta di corona di fuoco; inspira a
pieni polmoni l'aria frizzante e si bea delle stilettate fredde che
le attraversano la pelle sotto i tessuti come corrente elettrica,
stringendo con forza cosce e ginocchia contro il muretto per
mantenersi ben salda e stabile.
Piton
la guarda sgranando appena gli occhi a mandorla, sbuffando contrito e
congiungendo le braccia contro al torace magro per cercare di
contenere l'impulso d'afferrarla malamente, gettandola poi sul
pavimento del ballatoio come si farebbe con un cucciolo molesto prima
che – davvero – cada di sotto, costringendolo a gettarsi per
recuperarla al volo prima che impatti contro al tetto della sala
sottostante.; appoggia la schiena contro la parete fredda ed
irregolare della guferia, mantenendosi ben lontano da quel disastro
ambulante e sconsiderato - folle – che è la figlia adolescente di
Harry Potter, lasciandola in quell'assurda e scomoda posizione a
ridere sola, mentre osserva il cielo stellato con occhi ardenti di
gioia.
“Non
sai cosa darei per poter volare. Non con una scopa, ma come fanno gli
uccelli e gli animagus che sanno trasformarsi in essi, tipo te. Dalla
mia poca esperienza so che il mondo acquisisce un'altra prospettiva
dall'alto ed è meno vincolante, meno oppressivo. Lassù non esistono
regole imposte dal Ministero, né morti, né magie proibite. Non
esistono uomini malvagi che danno la caccia a povere ragazze
adolescenti, né i problemi legati alla terra. Ci sono solo le
correnti e l'eternità, il corpo che si piega per adattarsi al vento
impetuoso, così da fendere meglio le nuvole e l'aria, a volte calda,
a volte fredda. Mi sono sempre domandata se non fosse possibile
creare, combinando magia e scienza, ali per gli uomini come quelle
progettate da Da Vinci, che però durino per sempre, trasformandoli
in terreni e reali angeli. Sai, a nove anni avevo preso una vera e
propria cotta per Da Vinci ed i suoi disegni erano divenuti
un'ossessione. Specialmente quelli legati agli esperimenti sul volo.
Nel capanno di nonno Arthur ricordo d'aver provato a costruire
qualcosa di simile con stecche di legno e vecchie lenzuola, ma non
potendo incantarle come si deve non hanno funzionato molto bene”
“Sei
caduta dalla staccionata?” domanda il mago, scrutandola con
interesse senza trovare nulla di più intelligente da chiedere,
colpito da quell'assurdo scorcio di vita raccontato con allegra
noncuranza che la fa apparire ancora più assurda – strana – di
quanto già non sia, poiché a nove anni le bambine per bene, o
quantomeno 'normali', dovrebbero giocare con le bambole e progettare
future e sfavillanti vite coniugali, non innamorarsi di ambigui
personaggi storici morti da secoli, cercando di riprodurne le
invenzioni; ma gli occhi di lei ardono come stelle mentre da voce ai
ricordi e Piton capisce che, ancor prima d'essere 'femmina',
quell'assurda creatura è una sognatrice dall'intelligenza non
comune, particolari che devono averle regalato un'infanzia assai
difficoltosa.
“Dal
pioppo secolare, in verità. Mi sono arrampicata sul ramo più alto e
sono saltata con le ali ben spiegate, sotto gli sguardi attoniti di
Al e James che non sapevano se incitarmi o dirmi di lasciar perdere,
ritrovandomi poi a galleggiare all'interno del laghetto assieme alle
carpe Koi allevate da Jerkins, il vicino dei nonni, che mi hanno
guardata terrorizzate guizzando da una sponda all'altra in cerca d'un
riparo. Le ali distrutte fradicie e spezzate”
“Come
Icaro, caduto in mare” sogghigna Piton immaginando una bimba dai
ribelli capelli di fuoco, infagottata in una vestitino estivo sin
troppo femminile, saltare senza paura con occhi animati da una luce
di sfida, invitando la gravità ad annullare il proprio –
soverchiante – potere per permetterle di realizzare il suo sogno.
Testarda.
“Beh
non proprio, Icaro è morto dopo essere riuscito a volare e se non
fosse stato così ambizioso da sfidare il Sole si sarebbe salvato. Io
invece sono caduta come 'un corpo morto cade', schiava della maligna
gravità e dell'ignoranza di non aver fatto bene i calcoli. Le ali si
sono spezzate ed inzuppate d'acqua, prima di essere incenerite da mio
padre, accorso a seguito degli strilli isterici di James per
ripescarmi”
Severus
guarda con attenzione il viso illuminato dalla calda ed aranciata
luce del fuoco, che incendia al contempo i capelli selvaggi scurendo
l'iride, trasfigurandola in una creatura divisa fra il mondo umano e
le ombre danzanti che la circondano, scoprendo di provare una punta
di compassione per quel Ragazzo Sopravvissuto che ha dovuto fare da
genitore ad una bambina così atipica ed assurda, scontrosa e
taciturna con tutti tranne che con gli adulti, dotata d'una dose
incontenibile di ingegno e follia supportate da una fantasia
instancabile, nonché da un'intelligenza rara e preziosa; è curiosa,
affascinata dal sapere e proiettata ad imparare quante più cose
possibili fin dalla tenerà età, una sfida per qualsiasi genitore,
figuriamoci per uno con la volontà d'apprendere d'un vermicolo quale
era Potter, la cui figlia vive con la testa nei libri, tanto che a
volte lui teme che la ragazza si senta un personaggio da romanzo a
sua volta, agendo così in modo assurdo.
“San
Potter avrà sicuramente avuto il suo bel tribolare dovendo seguire
tre figli, dei quali la minore risulta essere così particolare e
poco centrata nei canoni. Ma, toglimi una curiosità, quale nuovo
tarlo ti ha spinta a uscire dal dormitorio alle cinque e mezza del
venticinque dicembre, considerato che siamo in Scozia, è inverno e
non è affatto saggio per te girare sola?”
“Insonnia”
sussurra lei sospirando pesantemente mentre un'espressione seria e
cupa soppianta la maschera di spensieratezza mostrata poc'anzi,
affilando ed indurendo i lineamenti così da renderli ancor più
alteri ed adulti, quasi appartenessero ad una donna fatta, anziché
alla sedicenne che è; gli occhi cerchiati da profonde occhiaie scure
si velano d'una stanchezza pesante mentre si passa distrattamente una
mano sulla fronte per pettinare indietro i capelli ribelli,
rimanendovi impigliata con le dita, raccontando stancamente gli
incubi che la tormentano dal ventidue dicembre nei quali cadaveri e
proiezioni piroettano in un vortice di follia, truculenza e sangue
che la fanno svegliare agitata, in un bagno di sudore.
“Non
vi ho detto nulla prima perché pensavo fosse una casualità. Ma
questa è la terza notte”
“Sono
proiezioni del subconscio. Quel che stai affrontando ti sta turbando
molto più di quanto tu stessa, da sveglia, ammetta. Reprimi le tue
paure perché vuoi mostrarti forte ed accondiscendente verso ciò che
hai scoperto di essere, nonché nei confronti del ruolo che altri si
aspettano che tu ricopra e questo tuo reprimere ansie, paure,
inadeguatezze, non fa altro che divenire combustibile per gli incubi.
O forse vedi stralci di cose che dovranno accadere, dopotutto
Fiorenzo e glia ltri centauri sono convinti che tu sia una
Nekyomanteia”
“Sto
cercando di accettare quel che sono e ci potrei anche riuscire se il
mondo non mi crollasse addosso ad ogni nuova profezia. Quel che ha
rivelato Nagini mi ha spaventata, lo ammetto, poiché fino ad ora ho
sempre creduto che questa missione legata al rito fosse unicamente
mia. Mio errore, mio onere il rimettere a posto. Inoltre pensavo che
nascesse e morisse tutto qui ad Hogwarts, non certo che i cadaveri
prendessero ad espandersi per tutta l'Inghilterra. Poi vi è la
questione del 'Signore', dell'uomo che mi ha fatto recapitare il
libro contenente il rituale” la voce diviene un sussurro incrinato
dall'angoscia mentre cerca di dare ordine ai pensieri, controllando
la tachicardia indotta dal panico che le assale il torace, rendendo
difficoltoso ogni respiro.
“Sa
cosa sono. Lo sa da prima che lo scoprissi io e non posso fare a meno
di chiedermi, come?”
“Probabilmente
è una persona che conosci, ma non qui ad Hogwarts. Fuori” replica
Severus stringendosi nel mantello scuro e caldo, dando voce a parte
delle teorie elaborate con Albus durante le ultime due notti passate
a spulciare l'archivio con tutte le cartelle degli studenti ancora
frequentanti, scoprendo che quella di Amanda Anderson non contiene
alcuna informazione su dove si sia trasferita, nonché sulle
motivazioni che hanno spinto i suoi genitori a ritirarla così
bruscamente dal sesto anno; sicuramente lei è stata una pedina
manovrata da qualcuno posto più in alto, il cui desiderio è far
conoscere alla Potter gli improbabili e pericolosi doni ereditati dai
Peverell, ma la domanda resta: chi è costui?
“Albus
suppone si tratti di un amico di famiglia”
“Ne
dubito, mio padre è famoso e conosce tanta gente ma ha pochi, veri,
amici. Non ha mai invitato conoscenti a casa, inoltre nessuno dei
miei sa del dono di sangue tramandato da Iolanthe Peverell. Han fatto
fatica a scoprire i Doni della Morte durante la Seconda Guerra
Magica, figurarsi se si sono soffermati a pensare che all'interno
della famiglia Potter qualcuno potesse possedere doti negromantiche.
Però terrò in considerazione quest'ipotesi” esclama la strega
assottigliando gli occhi castani pizzicati dal gelo, umidi a causa
dell'inclemente brezza che ha preso a soffiare da est mentre continua
ad osservare distrattamente il cielo, ripetendo a fior di labbra la
profezia sibilata dal serpente che, oramai, conosce a memoria.
“Più
morti spedirai verso il riposo eterno più chiara apparirà questa
vicenda. Ora possiamo solo limitarci ad elaborare teorie basandoci
sulle informazioni in nostro possesso e, dato che potrebbe davvero
divenire un problema se le tue compagne di stanza ti sentissero
urlare ogni notte, cercheremo di risolvere la fastidiosa questione
degli incubi. Devi trovare equilibrio, Potter. Devi mettere ordine
nel caos che hai dentro così da trovare pace ed una certezza che ti
permetta di affrontare l'orrore di ciò che stai vivendo senza
impazzire. Allora sarai libera. Allora smetterai d'avere incubi”
ascoltandolo parlare, Lily Luna avverte una sottile incrinatura nella
voce solitamente cupa e monocorde di Piton, ma è così debole da
spingerla a credere d'averla immaginata; quando però volta il capo
per lanciare un'occhiata distratta a quegli occhi ossidiana così
oscuri, convinta di trovarvi il solito – immutabile – mare
d'ombra, rimane sbigottita nel scorgere una scintilla di sentimento,
un barlume di ricordo incastrato fra iride e pupilla che ne attenua
la fermezza e capisce che, indirettamente, gli ha parlato di sé,
evocando le sensazioni provate durante gli infiniti anni di spia.
“Sarà
dura. Ad ogni risvegliato che mando indietro sento più forte in me
il cambiamento. E' come se il potere, continuando ad essere
utilizzato, si rafforzasse e mutasse permettendomi di ottenere nuove
abilità. Difficile è anche trovare una certezza data la precarietà
della mia condizione. A proposito, te lo chiedo giusto per capire,
quando eri nei Mangiamorte e per il tempo in cui hai protetto mio
padre, è stata mia nonna la tua certezza?” domanda cercando di
mantenere un tono neutro, sebbene il pensiero – amaro - di come
Lily Evans sia perennemente presente – seppur morta e lontana –
in ogni rapporto che tanta d'intessere con altre persone la faccia
rabbrividire d'una rabbia sorda ed insensata, dato che tutti tendono
sempre a paragonarle senza aver capito quanto siano profondamente
diverse; inoltre vedere Severus incupirsi al solo sentir nominare la
donna che è stata suo cruccio e condanna la esaspera, poiché non
riesce a comprendere come un uomo dai mille talenti, abituato sin da
ragazzo ad occultare i propri stati d'animo e ad essere indipendente,
debba morire – letteralmente – dietro ad un'idiota come sua
nonna.
“Pensavo
che tuo padre avesse già risposto in maniera esaustiva a questa
domanda tempo fa, quando ha deciso di raccontare la mia vita come
fosse un romanzo ottocentesco. Quindi non intendo parlarne in questa
sede, dato che non è argomento pertinente alla discussione che
stiamo portando avanti” replica l'ex professore di pozioni con una
vena d'astio ad intridere la voce piatta e calma, dalla quale è
sparita ogni vena di sentimento e comprensione; l'idea di disquisire
di ciò che è stata per lui Lily Evans con questa strana ed assurda
ragazza dall'espressione mortalmente seria e funerea lo aborre,
inoltre è ormai giunto alla certezza che quell'idiota di Potter le
abbia affibiato un nome decisamente sbagliato, poiché è si 'Luna',
con la maschera di luminosa perfezione che cela ombre cupe e due
volti gemelli, seppur opposti che s'alternano agitando le maree dello
spirito, ma di certo non è Lily: non è il Lilium Candidum
consacrato come simbolo di nobiltà e purezza in arte ed araldica, né
una reincarnazione del suo amore illusorio – perduto -, bensì una
creatura giovane ed irrequieta, marchiata, bella e pericolosa come
solo le cose perdute possono essere.
O
forse un po' giglio lo sei anche tu, con la tua corona di fiamme.
Con
quella punta di menefreghismo che anima ogni tua azione.
Lilium
bulbiferum, meno nobile e fragile, più incline a crescere da sé
senza bisogno dell'aiuto altrui.
Rosso
e screziato come la tua anima.
Scuro
all'interno, come l'ombra che si annida nei tuoi occhi.
“Curioso
come mia nonna non sia mai 'argomento', ma permei in ogni cosa che
facciamo”
“Silenzio,
Potter. Tornando al problema degli incubi, forse sarebbe meglio che
iniziassi a studiare Occlumanzia. Tuo padre si è rivelato negato
oltre ogni previsione in questa disciplina, data la scarsità
d'attenzione e la pigrizia mostrata nell'esercitarsi in dormitorio.
Tu invece mi sembri già più predisposta, o quantomeno sei
abbastanza intelligente da non accantonare lo studio per perderti
dietro a frivolezze” riprende Piton zittendola malamente, ignorando
con ostinazione i commenti acidi borbottati a fior di labbra dalla
ragazza ancora distesa pancia all'aria, sebbene il freddo contatto
con la superficie in pietra grezza l'abbia spinta a rabbrividire
vistosamente.
“Ricordo
che sto frequentando il sesto anno ed ho un mucchio di compiti e cose
da fare per scuola. Quando trovo il tempo per esercitarmi in
Occlumanzia? Già faccio fatica a venire a lezione di difesa la sera”
obbietta Lily Luna sospirando esasperata mentre pensa alla mole di
lavoro che la aspetta durante il secondo quadrimestre, unito al
tempo da dedicare alle ricerche su risvegliati, oggetti magici ed un
ipotetico uomo che sia a conoscenza del suo potere, poi vi sono gli
allenamenti con Piton ed il Quidditch; improvvisamente la
consapevolezza di non essere divenuta prefetto assume vantaggi che
prima non aveva considerato – non che le fosse mai interessato,
quella che voleva divenirlo a tutti i costi era Rose – e l'idea
d'imparare qualcosa di nuovo, malgrado la mole immane di lavoro, la
tenta terribilmente animando un'impazienza che non riesce a
controllare.
“Quanto
mi piacerebbe avere la vecchia giratempo che la preside prestò a zia
Hermione durante il suo terzo anni, così da aiutarla a seguire i
numerosi corsi a cui si iscrisse. A far tutto senza aiuti sto
diventando deficiente”brontola sconsolata, passano una mano sul
viso stanco.
“Smettila
di lagnarti, Potter. Sottinteso che deficiente lo sei già, faccio
presente che se vuoi risolvere velocemente il problema degli incubi
questo è l'unico modo. All'inizio potrai prendere qualche goccia di
Dolcesonno o Pozione della Pace, per essere sicura d'addormentarti
senza spiacevoli risvegli notturni, ma ricorda che non puoi abusarne
o rischieresti di finire in infermeria intossicata. Inoltre ricordo
che, fino al sei gennaio, sei ancora in vacanza. Sfrutteremo questo
tempo per portaci avanti con ricerche, duelli e lezioni”
“Oh,
fantastico!” sbotta alzando le braccia al cielo in un chiaro gesto
esasperato, domandandosi cos'abbia fatto di male in un -ipotetica –
vita precedente per meritare questi infiniti tormenti e la presenza,
a volti irritante, di quel mago arcigno e scorbutico che non perde
occasione per insultarla o sommergerla di cose – compiti – da
svolgere; lo osserva sottecchi ghignare, divertito dallo sconforto
che pare averla colta e, mentalmente, lo manda affanculo sperando che
lui – da bravo Legilimens – lo percepisca.
“E
ti ringrazio per il complimento, sempre graditi. A cosa devo tutta
questa cortesia già di prima mattina?”
“Venticinque
dicembre, Potter. E' sempre stata mia premura rendere questo giorno
un inferno per tutti gli sventurati studenti che si arrischiavano a
restare al castello per le vacanze invernali, subissandoli di
rimproveri e punizioni ad ogni gioioso augurio di: 'felice Natale,
professor Piton'” il ghigno beffardo muore sulle labbra di Severus
nell'istante in cui la ragazza scatta a sedere d'improvviso,
voltandosi poi per guardarlo con la stessa espressione stupita – ed
idiota – mostrata dallo zio Ronald ad ogni sua lezione.
“Opporcamorgana,
me ne stavo dimenticando!” esclama spingendosi giù da muro per
atterrare con grazia sul ballatoio in pietra, estraendo poi la
bacchetta dalla tasca assieme a quella che pare una borsa in
miniatura, delle dimensioni d'un portachiavi; la appoggia
delicatamente sul corrimano per poi darle un colpetto e questa
s'allarga, riacquisendo le originali dimensioni sotto lo sguardo
attento e perplesso dell'ex insegnante che, ancora poggiato contro al
muro a braccia conserte, si domanda quale nuovo tarlo abbia preso a
rodere il cervello della giovane Potter, scatenando una tal follia;
inoltre è stupito dalla quantità di oggetti contenuti – e dalla
profondità – nella tracolla in tela grezza dentro la quale la
strega scava, immersa con tutta la parte superiore del busto,
riconoscendo che l'incantesimo di estensione le sia venuto davvero
bene.
“Devo
decidermi a buttare un po' di cose. Tipo i tramezzini. Saranno dentro
da settimane ed iniziano a puzzare in modo sospetto” borbotta
distrattamente impilando alla sua destra numerosi saggi e romanzi,
passando poi a lanciare distrattamente giù dalla torre mele oramai
avvizzite e pezzi di cracker mezzi sbriciolati, seguiti da pezzi di
pergamena che s'involano nella brezza e scontrini di qualche locale
babbano; dopo aver rimosso un paio di cuffie e delle scarpe da
ginnastica finalmente ciò che cercava si palesa e lei afferra
l'oggetto esultante, riemergendo dalla borsa come uno speleologo
uscirebbe da una nuova caverna, sorridendo.
“Eccolo!”
Piton
assottiglia lo sguardo fissandolo sul pacchetto quadrangolare
fasciato da una pacchianissima carta verde smeraldo ornata da
serpenti in rilievo, chiusa da un nastro argenteo con fiocco
schiacciato,che la Potter tiene fra le dita intirizzite dal freddo,
mentre una terribile certezza congela pensieri e movimenti
inchiodandolo a tradimento lì, fra lei e la parete esterna della
guferia.
Non
può essere.
Non
è così tanto matta...
“Mi
spiace, il fiocco deve essersi schiacciato contro i libri e la carta
è piena di briciole. Ma questo è per te, non ti dico 'Buon Natale'
perchè non voglio ricevere gli insulti che riservavi ai tuoi
studenti, ma...beh...oh, Auguri!” le guance di Lily Luna si tingono
d'un leggero color porpora quando ruota per averlo di fronte,
allungando con un gesto incerto e frettoloso che tradisce tutta
l'ansia e l'imbarazzo provato il pacchetto stropicciato,
maledicendosi per aver avuto un'idea così tanto stupida; non è mai
stata brava a fare regali, né ha mai sentito il bisogno di comprare
cose 'inutili' per persone al di fuori della famiglia, inoltre non sa
come gestire quel senso d'inadeguatezza che pare coglierla ogni volta
in cui tenta d'instaurare un dialogo – rapporto – civile con
Piton che vada oltre le consuete battute di scherno.
Dalla
notte del Solstizio, quando l'ha abbracciato per consolarlo e fatto
sdraiare sulle sue ginocchia per dormire, si rende conto che molte
cose sono 'cambiate'; è cambiata lei, il suo modo di porsi nei
confronti del burbero ex insegnante e le sensazioni causate dalla sua
vicinanza, che paiono risvegliare sottopelle un fuoco caldo e
languido che lei non sa come controllare, né come chiamare,
spingendola a chiedersi se oltre all'amicizia – che lui rifiuta con
forza – esso non indichi altro ma, negata nel comprendere i
sentimenti com'è, teme che questo quesito non troverà risposta per
lungo tempo.
“Sarebbe?”
domanda Severus monocorde, fissando il pacchetto come se fosse una
sacca di sterco ancora fumante senza accennare a scomporsi per
afferrarlo; fra tutte le follie compiute dalla giovane strega negli
ultimi quattro giorni questa è sicuramente la più azzardata – o
se la gioca con l'uscire nella tormenta, quantomeno – e per qualche
istante l'unico impulso folle e feroce dell'uomo è svanire
all'interno delle ombre circostanti piantandola lì, dopo averla
ricoperta d'insulti per la sua stupidità, poiché non riesce a
comprendere il perché lei si ostini a voler instaurare un legame che
vada oltre la semplice collaborazione a fini pratici, abolendo il
'lei' per l'informale seconda persona e spingendolo ad affrontare
internamente – a fatica – una miriade d'emozioni che credeva
morte assieme alla sua infanzia perduta.
Non
capisci il tormento che mi causi, mocciosa?
Non
comprendi quanto sei stata folle, la notte del ventuno?
Le
bestie feroci non si addomesticano, vanno lasciate libere
d'autodistruggersi.
“Potter,
non voglio regali. Non da te” vi è una nota intransigente nelle
parole pronunciate con astio che smorza il sorriso imbarazzato della
ragazza, intenta a snocciolare assurdità in preda ad uno dei suoi
tipici attacchi d'ansia che la portano a parlare a sproposito,
facendole nuovamente assumere quell'espressione adulta e seria che
tanto stona con i suoi sedici anni anagrafici e che la rende
terribilmente altera; abbassa le braccia sconfitta, piegando appena
il capo per nascondere la sottile patina di lacrime che le ha velato
gli occhi, prima di voltarsi di nuovo per concentrarsi sul buttare
nuovamente tutte le sue cose all'interno della borsa, sentendo fra le
scapole lo sguardo tagliente e penetrante del mago.
Il
silenzio cala fra loro come una coltre sinistra, rotto appena dallo
stridio dei gufi e dal frusciare del vento fra le fronde innevate
della foresta proibita, fischiando poi in modo lugubre quando
s'insinua negli anfratti fra le pietre rozzamente squadrate della
guferia circolare, ottima cassa di risonanza; getta 'l'Odissea' ed il
mantello all'interno dell'infinito spazio contenuto dalla tela
grezza, recuperando poi la bacchetta per ridurne le dimensioni a
quelle d'un portachiavi, lasciando volutamente poggiato sul corrimano
coperto di brina il pacchetto stropicciato e malandato.
Abbandonato.
“Lo
lascio qui. Puoi buttarlo o fare in modo che lo trovi qualcun altro.
Non importa. Per me l'importante è il pensiero e farti capire che,
nonostante la morte, non sei solo. Che qui ci sono ancora persone che
s'interessano di te e vogliono esserti amiche, amiche davvero. Beh,
auguri Severus Piton” scandisce piattamente voltando appena il capo
per inchiodarlo con occhi castani scuri e tetri, accusatori, velati
da una patina troppo luminosa per essere la naturale membrana che
riveste il bulbo; Piton trattiene un'imprecazione fra le labbra e
s'impone autocontrollo, nonostante la vista di quelle lacrime non
versate – rabbiose – lo spinga a trovare una scusa qualsiasi per
non farla andar via in quello stato, creando un'ulteriore crepa in
quel rapporto fatto di slanci e folli eccessi che li lega
indissolubilmente.
Ma
davanti a quella giovane strega sedicenne, dai capelli di fiamma e
l'animo in tumulto, non può far altro che mantenere la rigida e
composta posizione distaccata assunta quando s'è palesato sul
ballatoio, evitando accuratamente il contatto che – follemente –
desidera, così da lasciarla scendere le scale a balzi nervosi,senza
intervenire né afferrarla per un braccio, trascinandola nuovamente
indietro per provare a spiegarle quanto sia difficile per lui
accettare regali, credere che qualcun altro oltre a Silente – per
opportunismo – e a Lily – finché è durata – possa
interessarsi alla sua persona, facendole però capire che qualunque
rapporto possa nascere tra di loro sarà sempre, profondamente,
sbagliato.
Profumi
ancora d'incenso e sapone d'Aleppo?
Perché,
nonostante l'addestramento e l'autocontrollo, sento ancora
quell'abbraccio e mi manca?
'Salazar!
Hai solo sedici anni ed io non ho mai provato alcunché per le teste
di legno femmine transitate in questa scuola quand'ancora ero
insegnante.
Inoltre
puoi essere un giglio, ma non sarai mai Lily.
Vigliacco.
Sei
un vigliacco.
Serra
le palpebre con forza ed il mondo svanisce inghiottito da una coltre
nera costellata da bianchi punti mobili, mentre una torma di pensieri
gli agita la mente abbattendo raziocinio ed autocontrollo,
rammentandogli con insistenza l'ampio stanzone della Testa di Porco e
la pietra fredda che fa da rivestimento al grande camino contro la
quale l'ha gettata con l'idea di – farle del male – schernirla;
poi la memoria si sfalda restituendogli frammenti di ricordi che
paiono fantasie strappate ad un sogno: i rossi capelli legati in una
treccia a lisca di pesce dalla quale sfuggono alcune ciocche ribelli
e le labbra morbide, ferite, tinte di cremisi sotto uno sguardo
altero e profondo, da dona più che d'adolescente, mentre lei si alza
sulle punte per passargli le braccia attorno al collo e stringerlo a
sé; cantava, l'ha vegliato finché il sonno non l'ha vinta anziché
lasciarlo solo, abbandonandolo alle sue ombre come aveva fatto Lily
Evans decenni prima, mostrandosi assai più saggia e crudele.
Non
so provare sentimenti, Potter.
Non
so ringraziare né mostrarmi felice per questo stupido, folle gesto.
Però
di una cosa sono certo, sebbene sia sbagliata.
Devo
sdebitarmi prima di pentirmene.
“Potter!”
Lily
Luna arresta la corsa – discesa negli inferi – così bruscamente
da dover afferrare il corrimano in pietra coperto di brina per non
scivolare sugli stretti gradini ghiacciati, voltandosi poi con
espressione smarrita ed il cuore in gola verso la curva compiuta
dalla scalinata, trovando l'alta e longilinea figura dell'uomo in
piedi immobile, ad osservarla con occhi ossidiana muti e profondi
come l'abisso
“Torniamo
alla guferia. C'è una cosa che voglio che tu veda” scandisce
piattamente pregando che – per una volta – lei lo segua in
silenzio senza porgli assurdi quesiti sul perché l'abbia richiamata
in modo così brusco, indagando poi sulla natura di ciò che vuole
mostrarle con una pedanteria talmente fastidiosa da rasentare quella
mostrata dalla Granger durante i sui anni da studentessa; è figlia
dei sui genitori, d'altronde, d'una Weasley troppo combattiva per
arrendersi alla sconfitta data dal non contare alcunché per il
Salvatore del Mondo Magico, che l'ha spinta a perseverare finché lui
non l'ha sposata davvero, in una calda mattinata di giugno, e del
ragazzo cocciuto che l'ha odiato per anni senza alcuna – ponderata
– motivazione, ma la giovane Potter ancora una volta lo stupisce,
seguendolo in silenzio dopo diversi minuti passati a fissarlo con
quegli occhi di terra e buio velati di lacrime non versate.
La
salita verso il cielo è una sorta di catabasi militare, un viaggio
d'espiazione compiuto da entrambi senza emettere fiato poiché – a
volte – il silenzio è davvero la miglior soluzione, il miglior
spazio in cui lasciar vagare pensieri che altrimenti non troverebbero
collocazione, troppo astruisi per prendere forma verbale; ad ogni
passo Piton trema, colpito dall'avventatezza con la quale s'è
staccato dalla posizione sicura contro al freddo muro per correre
dietro alla ragazza, fermandola poco prima che svanisse nel caldo e
rassicurante corridoio del castello, animato da un riflesso della
folle audacia che lei pare avergli trasmesso per osmosi e che ora gli
secca la bocca, rendendo amara la saliva, poiché ciò che sta per
accingersi a fare è decisamente folle e fuori dai suoi schemi.
Lily
Luna sale lentamente ogni gradino osservando il lungo mantello
dell'uomo ondeggiare nella brezza fredda, con occhi ancora umidi e
l'espressione contrita ereditata da nonna Molly ad incurvare le
labbra, studiandone la schiena con crescente sospetto poiché teme
l'ennesima cattiveria, una sequela di parole taglienti alle quali non
potrà reagire, poiché sapere – sa, non è stupida - che sua
nonna l'ha danneggiato al punto da spingerlo ad essere chiuso e
perduto, la getta in uno sconforto torbido.
Quando
giungono sul pianerottolo l'alba è ormai una linea sottile
all'orizzonte e taglia il velo della notte come una lama, ma le
stelle brillano ancora fulgide attorno alla luna non più piena e
paiono osservarli divertite, chiedendosi quanto durerà quello stallo
silenzioso che li ha colti di nuovo lì, circondati da gufi
industriosi intenti ad andare e venire dalla tana, portando in bocca
piccole prede; sul corrimano in pietra giace ancora, intonso e
spiegazzato, il pacchetto verde dal fiocco schiacciato.
Piton
gli lancia un'occhiata fugace e sospira, estraendo la bacchetta dalla
manica della casacca con una lentezza che trasuda paura prima
d'avvicinarvisi, toccandolo con la punta dimodoché rimpicciolisca e
possa comodamente entrare fra le ampie tasche del suo mantello poi,
inaspettatamente, ripone il legno al suo posto e si issa sul
parapetto in uno svolazzo di capelli e manto neri come l'ala d'un
corvo, alzandosi in piedi sullo stretto muro con il viso rivolto
verso l'abisso e la schiena alla guferia, sotto lo sguardo attonito
d'una Lily Luna il cui cuore ha iniziato a battere frenetico,
slanciatasi in avanti per fermarlo.
“Sei
impazzito?” domanda la strega guardandolo con occhi sgranati ed
un'espressione decisamente preoccupata mentre stringe saldamente fra
le dita fredde un lembo del suo mantello scuro, tirandolo verso sé;
anche se cadesse non morirebbe – non può –, di ciò ne è
conscia, ma l'idea che Piton possa prodigarsi in una cosa tanto
assurda ed insensata quale saltare dal muro che delimita il ballatoio
della guferia la inquieta, specie poi se il motivo è uno stupido
regalo di Natale consegnato in modo assai frettoloso ed imbarazzato.
“Fino
a pochi minuti fa non eri tu quella appollaiata qui sopra,
infastidita dal fatto che ti avessi chiesto di scendere? Su Potter,
smetti d'importunarmi con le tue inutili apprensioni e sali, non
abbiamo tutta la mattina” replica accigliato, scostando con un
movimento secco della mano i lunghi capelli neri che il vento gli
sospinge contro il viso per donare un'occhiata seria ed
intransigente, la stessa che accompagnava le istruzioni scritte alla
lavagna per la preparazione della pozione del giorno, cosicché gli
studenti non si arrischiassero ad importunarlo; lei scuote il capo,
facendo ondeggiare la massa di capelli ribelli e, riluttante, molla
la presa sulla stoffa scura senza però accennare ad eseguire la
richiesta, reputandola troppo insensata.
“Potter...”
sibila spazientito l'ex professore tendendole una mano pallida ed
affusolata, con dita costellate di cicatrici e calli procurati dai
numerosi anni a tagliare e trattare ingredienti che lei studia
incerta, con il cuore tachicardico e la mente in subbuglio per
l'assurdità di quel gesto così spontaneo, ma poco consono alla
natura schiva e conservatrice di Piton.
“Quel
che sto per dire mi costa fatica, quindi cerca di comprendere: sono
ancora convinto che tu non debba farmi regali, poiché la nostra
'situazione' è talmente scomoda da non permetterci alcun
approfondimento d'interazione oltre la collaborazione per cacciare i
risvegliati e porre fine alla magia che mi ha resuscitato. Però
mentirei se ti dicessi che il tuo gesto mi è stato indifferente. E
non voglio. Non qui. Quindi fidati di me e sali, Potter, permettimi
di mostrarti una cosa” ogni parola pronunciata pesa come granito ed
è difficile, carica d'altri mille significati rimasti inespressi,
Lily Luna lo capisce osservando gli eterni ed immutabili occhi
ossidiana del mago inginocchiato sulla balaustra in pietra e la sua
mano tesa, così elegante rispetto alle sue; titubante s'avvicina e
l'afferra senza proferir verbo, issandosi sul muretto aiutata da
Piton mentre l'aria le sferza il corpo con inclemente ferocia,
spingendola a barcollare.
Con
un gesti fluidi ed impensati Piton l'aiuta a mantenere l'equilibrio
trattenendola per le spalle, appoggiandosi con il petto contro la sua
schiena in un modo così – innaturale – repentino che alla strega
tremano le ginocchia e deve far ricorso a tutto il suo autocontrollo
per non cedere, cadendo nel vento come una foglia avvizzita; il cuore
pompa frenetico pulsando con la cadenza d'un tamburo da guerra nelle
tempie, annichilendo pensieri e ragione in favore d'un formicolio che
si diffonde tiepido e piacevole sulle guance fredde, pallide,
originando dal basso ventre; un guizzo nero l'attira, così volta la
testa alla sua sinistra, trovandosi pericolosamente vicina il volto
pallido e spigoloso dell'uomo, chinatosi per sussurrarle con estrema
calma quella citazione tratta dal libro di Sepùlveda che lei stessa
aveva pronunciato settimane addietro, al termine della partita di
Quidditch contro Tassorosso.
“Perché
tutto questo?” domanda incerta, con la voce incrinata dalla
tachicardia e gli occhi pizzicati dal gelo, studiando le iridi nere
in cui, da così vicino, riesce a scorgere l'anello di stacco dalla
pupilla lievemente più scura; lui incurva le labbra pallide in un
sorriso senz'enfasi e la trascina ancor più contro di sé,coprendola
con il lungo mantello pece.
“Perché
sull'orlo del baratro mi hai fatto capire la cosa più importante,
Potter. Vola solo chi osa farlo. Ed in questo lasso di tempo che non
è alba né notte voglio mostrarti ciò che non ho mai mostrato ad
anima viva, una parte di me che nemmeno tua nonna ha mai conosciuto,
poiché la temeva. Non montarti la testa, questa sarà l'unica
eccezione che ti concederò e solo, sottolineo solo, perché sei
stata tanto folle ed avventata da salvarmi, giorni fa. Poi pregherei
che tu mi lasciassi in pace, importunando qualcun altro” ma la voce
non suona affatto ammonitrice come dovrebbe, bensì calma e pacata,
carica d'una serena consapevolezza che tradisce il vero senso di
quanto appena pronunciato, ma Lily Luna non vi bada, persa ad
inspirare l'odore di sandalo e pergamene antiche dell'uomo che ora la
stringe in una abbraccio così simile a quello immortalato da Klimt
nella sua famosa opera, poco prima d'invitarla a trattenere il
respiro e prepararsi; la giovane non fa in tempo a chiedere 'per
cosa?' poiché le parole le restano incastrate in gola, falciate
dalla sferzata del vento che le frusta il viso quando il mago si
sbilancia in avanti, gettando entrambi in caduta libera nel vuoto.
Una
selva d'imprecazioni le invadono la mente senza però acquisire
forma, poiché i polmoni sono improvvisamente svuotati e non riesce a
coordinarli sufficientemente bene per riprendere la respirazione,
stordita dalla gravità e dalla visione del tetto buio che riveste il
corridoio del settimo piano farsi sempre più vicino; strizza gli
occhi con forza, chiedendosi come mai Severus si sia deciso ad
ucciderla così, quando avrebbe potuto utilizzare metodi meno
sospetti e più rapidi, mesi addietro.
Lo
vorrà far passare per suicidio, sicuro.
Ma
l'impatto contro le tegole scura non giunge e, quando riapre a fatica
le palpebre, scopre d'essere divenuta un brandello di fumo ed ombra a
cavallo delle correnti ascensionali, avvinghiata come un gatto
terrorizzato al corpo di Severus che la sospinge verso l'immensità
della volta notturna, prodigandosi in evoluzioni impossibili da
compiere a cavallo d'una scopa; la ragazza piange di gioia e ride,
ride come pensa di non aver mai fatto durante i suoi sedici anni di
vita mentre osserva con occhi rapiti il mondo nero, sull'orlo
dell'alba, stagliarsi sotto al suo corpo così lontano e perso, quasi
appartenesse ad un'altra realtà; girano attorno alle torri del
castello, salendo e scendendo nel vento accompagnati da allocchi e
gufi, civette e Thestral, planando poi a pochi centimetri dalle
gelide acque del Lago Nero nelle quali lei intinge la punta delle
dita fumose, deliziata, prima che il mago s'involi di nuovo,
portandola a girovagare sopra le alte cime dei pini innevati.
“Da
Vinci aveva ragione, l'uomo può davvero volare. Senza bisogno d'ali
o aerei però” sussurra Piton nel vento, facendola rabbrividire
mentre il petto le si gonfia colmo d'una gioia incontenibile,
alimentata dalla certezza che quello – nonostante non fosse
premeditato – sia stato il gesto più bello e premuroso che
qualcuno le abbia mai rivolto.
A
lei, selvaggia e folle kore figlia della Terra,
Severus
Piton ha appena donato l'alba e la vastità del cielo.
Stralci
d'indagini: Il Nome del Pellegrino
[foglio
A4 a quadretti, allegato sopra al Codice sul volo mediante clip]
Ministero
della Magia,
24
dicembre 2023, ore 09.17
Dipartimento
per la Difesa Magica, Sezione Auror – Celle di detenzione
Un
pesante oggetto metallico cozza ritmico contro la parete in pietra
spessa, scandendo l'incedere del tempo in quel luogo ove esso pare
assente, dato che ogni minuto pare eterno e non v'è distinzione fra
giorno e notte, dato che le celle non hanno finestre e le uniche
presenti – finte – sono incantate; Harry Potter cammina a passo
marziale lungo il buio e stretto corridoio ornato da lampade alogene
sfarfallanti, che inondano l'ambiente d'una luce pallida e sinistra
come un velo mortifero, calcando bene i tacchi degli stivali sulla
pietra squadrata affinché facciano più rumore possibile, così da
coprire quel ticchettio così fastidioso, incessante.
Sottobraccio
stringe una cartellina blu alla quale sono pinzati diversi fogli
stampati e pezzi di pergamena, correlati da un fascicolo fotografico
e dalla perizia medica svolta sul detenuto ospitato nella cella 31,
l'ultima in fondo, posta nella parte più scura e buia della Sezione
Detenzione; tutti gli altri cubicoli – 35 in totale – sono vuoti,
poiché generalmente i sospettati restano lì 'ospiti' giusto il
tempo di definire l'accusa, venendo poi immediatamente trasferiti ad
Azkaban, inoltre ora che è stato ultimato il nuovo distaccamento
comprendente l'accademia per Auror e la centrale operativa, nessuno
dei suoi colleghi entra più lì da mesi, preferendo utilizzare le
nuove e più sicure celle del reparto sito nella East London Tech
City.
Toc..
Toc...
Toc...
Quando
arriva di fronte ad una grossa e vetusta porta metallica munita di
spioncino all'altezza del viso, l'Auror inspira lentamente l'aria
fredda e greve – viziata – di quel corridoio buio e dimenticato,
mentre gli occhi verdi s'assottigliano studiando le numerose
ammaccature nel ferro e lo strato sottile di ruggine che ha preso ad
avanzare lungo i bordi; la mano destra trema quando l'alza per aprire
la chiusura a ghigliottina, gettando poi uno sguardo all'interno
della cella semibuia per studiare la figura accucciata a terra vicino
alla finta finestrella a feritoia, con il capo chino ed i biondi –
paglierini – capello scarmigliati a ricoprire il volto smunto e
cadaverico, intenta a picchiare ritmicamente l'angolo d'una macchina
fotografica vintage contro i lastroni in pietra che costituiscono il
pavimento.
Toc...
Toc...
Toc...
“Buongiorno.
I medimaghi che ti hanno visitato la settimana scorsa mi hanno fatto
avere i referti completi, uniti alla diagnosi che potrebbe
classificare la tua 'condizione'” mormora Harry con voce incrinata
da una nota d'angoscia ben udibile, senza distogliere lo sguardo dal
giovane basso, sin troppo magro, che pare non ascoltarlo per niente,
perso in chissà quale universo – o ricordo – folle, continuando
a giocare con la macchina fotografica.
Indossa
una divisa scolastica sovrastata da un mantello foderato in rosso,
sporca di terriccio risultante provenire dal Cairngorns National
Park, più specificatamente dall'area sita fra i grandi laghi ove
sorge Hogwarts – ed cimitero dei caduti – , sul quale spicca
all'altezza del cuore il logo della casa di Godric; il particolare
inquietante però non è il terriccio, bensì la quantità enorme di
sangue secco che impregna i tessuti, conferendo al maglioncino scuro
una sinistra tonalità cremisi, come 'inquietanti' sono stati i
responsi dei guaritori che hanno visitato il ragazzo: ha circa sedici
anni, non presenta battito né circolo ed il poco sangue che gli
scorre in corpo fra stomaco ed intestini non è suo, bensì d'una
mucca, la stessa trovata morta a Blair Atholl.
Inoltre
è clinicamente morto da circa venticinque anni.
Lo
so, perché io c'ero quand'è successo.
Fra
le mura di Hogwarts.
“Colin...”
mormora Harry addolcendo lo sguardo, osservando con sgomento il viso
del ragazzo che, dal suo secondo anno in poi, l'aveva seguito
adorante e speranzoso continuando a scattare imbarazzanti fotografie,
oltre a subissarlo di futili quesiti ed attenzioni non richieste;
quando, la notte del 12 dicembre, Dudley l'aveva chiamato alle dieci
di sera con la voce incrinata dal terrore, adducendo ad
un'aggressione da parte di un 'essere magico' ai suoi genitori,
l'Auror non ci aveva pensato due volte ad abbandonare l'ufficio per
correre in Privet Drive numero 4 a controllare cosa fosse accaduto.
Quando
aveva scorto l'esile e bassa figura di Colin Canon, immobile sulla
soglia di casa Dursley ed intento a terrorizzare i suoi zii con un
espressione decisamente folle, cantilenando quella che – all'inizio
– aveva scambiato per un'assurda ed infantile filastrocca, il suo
cuore aveva perso un battito ed il sangue gli era gelato nelle vene,
lasciandolo in stato di shock poiché quello, seppur sporco ed
emaciato, non poteva essere altri che il suo vecchio compagno di
scuola, perché Colin era rimasto identico a quando l'avevano
seppellito nel Cimitero dei Caduti, con la sciarpa giallo- rosso di
Grifondoro ben stretta al collo ed i mocassini ai piedi, solo i suoi
occhi apparivano diversi: più folli e spiritati, assenti e pallidi
come quelli d'un cadavere.
Devo
trovare la fonte.
Ha
un cognome così familiare
“I
medimaghi dicono che non sei affatto vivo. Cammini e parli, sembri
umano. Ma non lo sei più. Escludono che tu sia un Inferus, dato che
hai dimostrato di possedere una tua volontà ed il tuo corpo non
sembra controllato da alcuna magia oscura, ma io ho bisogno di sapere
come hai fatto ad arrivare a Londra. Chi ti ha prelevato dal
cimitero? Chi ti ha...” la parola 'risvegliato' gli muore in gola
prima d'affiorare alle labbra, annichilita da quella certezza che per
giorni ha tentato di scacciare con forza e raziocinio, poiché l'idea
che vi sia un vero negromante in giro per l'Inghilterra è assai più
terribile ed inquietante d'una semplice fuga da una nave cargo di
qualche bizzarra e straniera creatura importata illegalmente, oppure
del coinvolgimento di qualche freak scozzese in loschi traffici di
sangue; sebbene sia conscio che gli americani ed il Ministro della
Magia non aspettino altro – un'ottima occasione per presentare
l'efficienza della nuova squadra operativa – lui, che ancor prima
di divenire un Guardiano già aveva sconfitto il più grande Mago
Oscuro del secolo, avverte un sinistro brivido freddo corrergli dalla
nuca lungo la spina dorsale, allarme che lo pone ad affrontare la
situazione con calma e discrezione poiché potrebbe risultare assai
pericolosa: la negromanzia è stata bandita dall'Inghilterra Magica
già nel X sec. d.C con una bolla ufficiale ancora in vigore,
sottoscritta dai più grandi maghi del tempo e vi è un motivo se gli
atti di tutti i processi a stregoni venivano compiuti rapidamente,
spedendo i condannati al rogo prima che potessero raccogliere
seguaci.
Voldemort
possedeva una legione di Inferus ed era ritenuto pericoloso, ma
queste creature sono solo corpi rianimati e controllati dalla magia,
non esseri senzienti in grado di provare impulsi quale fame, rabbia e
desiderio d'uccidere, come invece fanno i cadaveri resuscitati da un
negromante comunemente definiti zombie.
Sa
che in molti stati d'Europa e nel mondo, Italia compresa – cosa
strana, vista la presenza entro i suoi confini della Città del
Vaticano - , quest'arte è legale e praticata da numerose persone,
per lo più facenti parte di 'agenzie' apposite quando non vengono
assunte alle dirette dipendenze dello Stato e sono tutelate, talvolta
privilegiate, poiché il loro è un potere estremamente raro; dalle
scarne ricerche svolte ha compreso che si tratta di un 'dono di
sangue' tramandato con cura ed orgoglio che si manifesta più nelle
donne che negli uomini, arrivando alla conclusione – affrettata –
che, se davvero la rinascita di Colin è stata opera d'un negromante
– esso deve per forza essere giunto dall'estero dato che in
Inghliterra non ne esistono.
“Colin,
ho bisogno di sapere perché la persona che ti ha resuscitato è
arrivata fino ad Hogwarts. Cosa cercava nel cimitero dei caduti?”
Tum...
Tum...
Tum...
Le
domande poste sono sempre le stesse, da ormai undici giorni, ma Canon
pare non udirle chiuso com'è nella sua realtà distorta ed impegnato
a battere sempre più violentemente la pesante macchina fotografica
contro i lastroni in pietra, scandendo un tempo che per lui non
esiste più da decenni; Harry ha provato a parlargli di Hogwarts,
delle avventure condivise assieme cercando d'invogliarlo a parlare
ininterrottamente come faceva quand'ancora era in vita, scoprendo che
il ragazzo ricorda poco o nulla delle esperienze ante-mortem ed il
suo unico pensiero fisso è trovare questa fantomatica 'fonte' a cui
deve riferire 'cose importanti', avendo come unico riferimento il suo
nome senza ben sapere quale sia, solo che è 'così familiare'.
Un
rebus.
Non
sa nemmeno perché l'istinto – crede che l'amico utilizzi quello
per muoversi – l'abbia condotto al numero 4 di Privet Drive, né
come abbia fatto ad arrivarvi dalla Scozia o quanto tempo sia durato
il suo viaggio, dato che i medimaghi non possono certificare la data
del risveglio nel cimitero di Hogwarts; ha chiesto a Minerva
McGranitt, sua ex insegnante di Trasigurazione ed ora preside della
scuola, di svolgere un discreto sopralluogo nell'area funeraria,
chiedendole di contare quanti cadaveri manchino dalle tombe ed è
rimasto sgomento nel constatare il loro numero: tanti, troppi.
Probabilmente
le creature che hanno creato scompiglio ad Edimburgo sono tutti ex
studenti di Hogwarts morti durante l'assedio e resuscitati da questo
fantomatico negromante per imprecisate ragioni, poiché non v'è
motivo di liberare un'orda di cadaveri senza controllo in giro per
l'Inghilterra rimanendo poi in silenzio, senza avanzare alcuna
richiesta, quasi quanto accaduto fosse stato un gesto causale, non
voluto; o forse sta semplicemente aspettando che la nazione piombi
nel caos, poiché non ci vorrà molto prima che qualcuno – anche di
sfuggita – riconosca qualcuno dei morti.
Eppure,
nonostante la pericolosità del quadro raccolto sin ora –
incompleto, frammentato e claudicante – non ha condiviso queste
informazioni con nessuno, nemmeno con la sua squadra, nascondendo
Colin all'interno di quel reparto di Detenzione oramai in disuso ed
obliviando i medimaghi che l'hanno visitato cosicché non
ricordassero le informazioni fornitegli; se Green – il suo capo –
dovesse scoprirlo finirebbe degradato, a pulire i cessi con spugna e
detersivo da qui al giorno della pensione, ma qualcosa – istinto di
sopravvivenza – gli ha suggerito che condividere tali informazioni
ora sarebbe risultato assai pericoloso, specie dovendo coinvolgere
gli americani dei quali sì, si fida, ma non così ciecamente come
pretendono i suoi superiori: Marcus Meyer, suo parigrado e comandante
della squadra giunta dagli Stati Uniti è capace, competente ed abile
nello scovare maghi oscuri, ma possiede anche una crudeltà nel
catturarli ed interrogarli brutale, come se dimenticasse che si
tratti di esseri umani come lui e che il fatto d'aver abbracciato le
Arti Oscure non lo autorizza a compiere atrocità per farli
confessare; Anderson poi, il giovane e brillante Ministro degli
Esteri americano è brillante, dotato di un'eleganza e padronanza del
lessico che incanta – e Marlowe-Finch sogna ardentemente -, ma
quando cerca di far notare i comportamenti sin troppo aggressivi del
suo collega, glissa sorridendo benevolo.
Harry,
chi sceglie la via Oscura è destinato a soffrire.
Marcus
glielo sta solo ricordando.
“Colin,
so che sono sparite altre sal...altri, dal parco di Hogwarts. Durante
il tuo viaggio fino a Little Whinging li hai forse incontrati?”
Tum..
Tum..
Tum...
La
mano sottile di Minerva McGrantt aveva sicuramente tremato nello
scrivere la missiva di risposta, date le numerose sbavature che si
diramano dalle lettere scritte in un corsivo tremolante, timoroso,
che formano i nomi dei compagni caduti in battaglia le cui bare sono
ora tristemente vuote ed i corpi svaniti; Harry inghiotte un grumo
amaro di saliva e si schiarisce la gola, continuando a fissare la
schiena fasciata dal mantello di Grifondoro di Colin senza però
vederla davvero, infilando la mano sinistra in tasca per stringere
ancora una volta, quasi volesse essere sicuro della sua presenza, il
pezzo di pergamena giunto dalla Scozia con gufo prioritario,
sigillato e coperto d'incantesimi anti-rintraccio.
Alban
Davies (Corvonero)
Colin
Canon
Lavanda
Brown
Ninfadora
Tonks
Remus
Lupin
Fred
Weasley
Severus
Piton.
E
qui la professoressa – ora preside – deve aver pianto, poiché
l'acqua ha sbavato l'inchiostro sino a rendere il nome del suo ex
insegnante di pozioni solo intuibile, un'accozzaglia indistinta di
lettere separate dall'ordinato elenco comprendente circa una decina
di nomi, tutti appartenenti a persone importanti per lui, amici e
compagni che s'erano sacrificati per permettergli di sconfiggere
Voldemort mettendo così fine al suo regno di terrore; più volte
negli scorsi giorni e durante le notti passate insonne, ha riflettuto
sul perché buona parte dei cadaveri resuscitati appartengano a chi,
in vita, gli era stato vicino, giungendo alla conclusione che questo
fantomatico negromante deve per forza avere qualche conto in sospeso
con lui.
Non
si spiegherebbe, altrimenti.
Tum.
Concentrato
su infausti pensieri e possibili teorie, Harry non s'accorge
dell'improvviso e tombale silenzio disceso nell'area di detenzione,
né nota che Colin ha finalmente voltato il capo nella sua direzione,
accantonando la macchina fotografica per squadralo con occhi pallidi
e lattiginosi come burro chiarificato, storcendo le labbra incrostate
di sangue secco in un sorriso decisamente inquietante, simile alla
bocca sbavante d'un mastino pronto ad azzannare al collo la preda; è
l'impatto violento d'un corpo contro la spessa e fredda porta della
cella a spingerlo – riflesso condizionato – a balzare indietro
con foga, gettando la cartellina a terra ed estraendo la lunga
bacchetta ornata da palline intarsiate per puntarla contro lo
spioncino ancora aperto, dal quale s'intravede, nell'intermittente
luce prodotta dalle lampade alogene, una porzione del viso cadaverico
del ragazzo, che lo fissa in silenzio, serio e terribile.
“La
fonte...” gracchia sommessamente, grattando con le corte unghie il
metallo venato di ruggine.
“Prima
che la trovi lui...io devo trovare la fonte. Ha un nome così
familiare e deve sapere, sapere la sua storia. Sapere della reliquia”
“Colin...non
posso aiutarti se non mi spieghi. Chi è la fonte? Di che oggetto
parli?” domanda l'Auror avvicinandosi cautamente, mantenendo la
bacchetta ben salda davanti a sé, ma l'ex compagno di scuola ignora
le domande, continuando a biascicare nozioni sconnesse legate alla
via che conduce alla 'reliquia', di cui solo la 'fonte' può
conoscere l'esatta ubicazione poiché è l'unica in grado di
ascoltare ed interpretare quanto ha da riferire; una goccia di sudore
freddo scivola lungo la tempia del ragazzo sopravvissuto, perdendosi
all'interno dell'alto colletto del giaccone.
“Chi
è la fonte? Dove sono gli altri? Colin...sono Harry. Puoi fidarti di
me” mormora dolcemente, osservando la porzione pallida e smunta di
viso del ragazzo con occhi colmi di tristezza per la condizione
misera in cui versa, intrappolato in un mondo fatto di follia, sangue
ed ombre che gl'impedisce di ricordare cos'è stato in vita; gli
occhi pallidi – morti – si fissano nel verde liquido dei suoi,
seri e solenni come una condanna mentre il ragazzo, a fatica, sibila.
“E
la fonte...potrà fidarsi...di te?
Quando
saprai cos'è...
Quando
capirai.
Tu
la...proteggerai?”
Lettere I
[Corrispondenza
epistolare archiviata assieme all'A4 a quadretti, pinzata]
Alla
cortese attenzione
del
Sig. Harry James Potter,
Ministero
della Magia – Dipartimento per la Difesa Magica
Sez.
Auror
Buonasera
Potter,
Domando
perdono per il ritardo con il quale giunge questa mia risposta,
purtroppo impegni inderogabili mi hanno tenuta lontana da Hogwarts in
data odierna; non mi dilungherò in ulteriori chiacchiere, vista la
gravità della situazione e della richiesta che mi hai fatto
pervenire con urgenza.
Ho
eseguito, recandomi all'interno del Cimitero dei Caduti.
Sebbene
la terra delle tombe non risulti smossa e le lapidi siano ancora
intatte, sono bastati pochi incantesimi per capire che qualcosa, lì,
è successa davvero.
Diversi
corpi sono stati strappati al loro riposo eterno ed è con sgomento
crescente che allego, qui, sotto, una lista dei loro nomi:
-
Brown
Lavanda
-
Canon
Colin
-
Davies
Alban
-
Lupin
Remus
-
Tonks
Ninfadora
-
Weasley
Fred
ed
in ultimo, Sev....s P...t.n.
Non
negherò che il colpo è stato violento e mi ha costretta ad
appoggiarmi alla tomba di Albus per non cadere a terra, mia unica
certezza dato che, fortunatamente, lui sembra tutt'ora riposare in
pace.
Ti
informo che ho già provveduto a controllare tutti gli incantesimi
difensivi posti attorno al parco e sul castello, notando che nessuno
è stato manomesso o ha riscontrato elevate quantità d'energia
magica negli ultimi trenta giorni; chiunque si sia intrufolato qui
per spostare i corpi deve essere davvero abile; confido in te e nelle
tua capacità, certa che saprai identificarlo e che restituirai i
nostri cari compagni al loro giusto e meritato riposo.
Restando
a disposizione per ogni necessità porgo
i
miei più sinceri auguri d'un felice Natale a te e al resto della tua
famiglia.
Cordialmente,
Minerva
McGranitt
Preside
di Hogwarts
P.S:
Come da tua richiesta ti informo che Lily Luna sta bene, è molto
presa dello studio e dagli allenamenti di Quidditch; so che ha in
programma di restare ad Hogwarts per le vacanze di Natale e prometto
che farò del mio meglio per tenerla d'occhio. Ora alleva un corvo,
dice d'averlo salvato vicino all'orto delle zucche di Hagrid e,
nonostante sia un volatile assai cocciuto, sembra essersi affezionato
molto a tua figlia.
Non
preoccuparti eccessivamente per lei, è una ragazza molto giudiziosa
ed assai matura per la giovane età che possiede, inoltre è dotata
d'un intelligenza rara, che la spinge ad essere sempre posata e
riflessiva, mai irruenta; sarà in grado di tenersi lontana dai guai
come non sei mai riuscito a fare tu, durante i tuoi anni al castello.
A
Minerva McGranitt
Presso
Castello di Hogwarts
Ufficio
del Preside,
Buongiorno
professoressa,
Le
chiedo scusa se questa risposta giunge dopo diversi giorni ma, come
immaginerà, sono nel bel mezzo di un indagine decisamente spinosa;
le chiedo nuovamente di mantenere il massimo riserbo e di non
divulgare ciò che ha scoperto all'interno del Cimitero dei Caduti,
pur sapendo che ha già rispettato questo mio desiderio.
La
ringrazio per le informazioni su Lils, da quando è iniziata questa
faccenda sono molto preoccupato per lei, specie ora che le vacanze
sono iniziate e lei ha manifestato la ferma intenzione di non voler
tornare a casa, come invece ha fatto la cugina Rose, chiedendo a Ron
ed Hermione di venirla a prendere.
Ma
questo lei già lo sa.
Rose
non ha commentato la scelta di mia figlia, fatto assai strano,
limitandosi ad un ' E' impegnata con compiti extra' che mi ha
insospettito, quindi le chiedo di indagare, se possibile, su quali
attività stia svolgendo Lils che le impediscano di passare il Natale
con la famiglia, anche se sono sicuro che non si tratti di nulla di
preoccupante; ha ragione, Lily è una ragazza intelligente e
coscienziosa, forse le mie sono solo ansie d'un genitore troppo
apprensivo (e Auror!).
Il
fatto che abbia salvato un corvo e lo stia allevando non mi stupisce,
ha sempre adorato gli animali, affezionandosi a quelli più soli e
bisognosi di cure; le cosiddette cause perse.
Prometto
che farò del mio meglio per trovare il colpevole e riconsegnare le
salme dei nostri amici al meritato riposo eterno, abbia fiducia.
Ricambiando
gli auguri d'un Buon e Sereno Natale porgo,
Cordiali
Saluti.
Londra,
23/12/2022
Harry J. Potter
NDA:
Eccoci
giunti al quattordicesimo – undicesimo – capitolo.
@AutumnWind
ho deciso di accontentarti e mostrare il momento in cui Lily Luna
consegna il regalo di Natale a Severus, dopo averlo ritrovato
all'interno della sua stanza, consegnato da Ernest (il gufo di Rose).
L'atmosfera
non è affatto natalizia, bensì cupa e selvaggia, tanto che potrebbe
tranquillamente essere un giorno d'inverno qualsiasi e non la cadenza
del Sol Invictus, che da tradizione antica viene festeggiata la notte
fra il 24 ed il 25 dicembre; in modo molto sottile e velato questa è
una sorta di 'rinascita', un atto di fede mascherato da casuale
follia che fungerà da altro piccolo nodino, legando Lily Luna e
Severus un poco più strettamente.
La
fissa della ragazza per i modelli di Da Vinci è la mia.
Questo
secondo stralcio d'indagine si ricollega al primo (Capitolo IX) ed in
esso trovano contesto alcuni altri elementi seminati fra i capitoli
II (Scopriamo l'identità del famoso 'Pellegrino) ed 'Interludio: II'
(iniziamo ad avere qualche dettaglio in più sugli americani): Harry
Potter, nonostante sia cresciuto divenendo un Auror famoso e
brillante, mantiene il brutto vizio di fare di testa sua, segregando
il cadavere per trovare da sé una possibile soluzione alla sua
presenza; ha già collegato molti punti della vicenda, ma tanti
rimangono ancora oscuri, mentre altri indizi sono stati seminati con
cura.
Siamo
circa alla metà di questa storia, giusto per tirare un po' le
somme e, più si va avanti, più la trama si fa matassa.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
|
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Capitolo 15 *** .XII. Centro di comando, sala comune e laboratorio (08 gennaio 2024) ***
Nekiya - Capitolo XII
νέκυια
-
Capitolo XII-
Centro di comando,
sala comune e laboratorio
[Guida
ai luoghi di Hogwarts e alle loro bizzarie]
“Ci
sono luoghi dove lasci frammenti di te,
mentre
il corpo,
in
silenzio,
procede
il suo viaggio”
[Cit.]
Hogwarts,
Ufficio
del Preside
08
gennaio 2024, ore 22.30
La
punta della penna d'oca raschia la superficie porosa della pergamena,
tracciando lettere in un corsivo elegante che costituiscono la
risposta all'ennesima lettera d'un genitore preoccupato per il
disastroso voto in Tasfigurazione del figlio – sig.
Errowe, quinto anno Grifondoro -,
risultato che egli attribuisce alla scarsa competenza
dell'insegnante, del quale chiede un'immediata rimozione dalla
cattedra, in quanto non ritiene che possa preparare adeguatamente ai
G.U.F.O. I ragazzi del quinto anno; 'essendo poi indiano, figurarsi
in quale capanna fangosa ha avuto modo di studiare la magia!'
continua la missiva, calcando in maniera alquanto razzista e poco
garbata su quanto Singh Amandeep sia la peggior scelta che Hogwarts
abbia fatto negli ultimi vent'anni, senza tener alcun conto nei
numerosi attestati e diplomi conseguiti dall'insegnante, né del
fatto che risieda in Inghilterra da quando aveva quattro anni e sia
andato avanti a borse di studio – vinte grazie al suo
meritevole intelletto – per
non dover gravare sui risparmi dei genitori, oppure l'opportunità
– non poi così remota – che
il signor Errowe sia effettivamente una capra in tal disciplina dato
che preferisce passare le ore di lezione a pasticciare i quaderni,
sghignazzando assieme a Fudge e Collins.
Minerva
McGranitt sospira seccata, aggiungendo l'ultimo punto con veemenza
tale da bucare la pergamena prima
di colpirla con un leggero tocco della bacchetta, affinché
l'inchiostro asciughi, arrotolandola poi in modo sbrigativo per
consegnarla ad un allocco pronto a partire; le missive ufficiali
vengono ancora consegnate tramite gufo, mentre per altre
comunicazioni meno 'solenni' da tempo sono stati adottati i computer
o telefoni, sebbene lei non si sia mai presa la briga d'imparare ad
usarli, delegando questo ingrato compito ad un Barley entusiasta che
affianca volentieri il docente di Tecnologia Babbana Zhang Yichen,
laureato in ingegneria aeronautica e con un master nella stessa
disciplina all'Imperial College di Londra, nel rispondere alle
infinite email inoltrate da una torma sempre più preoccupante di
genitori dalle zucche più vuote d'una noce di cocco guasta.
“I
tempi sono davvero cambiati” mormora stancamente gettando
un'occhiata alla pila di fogli A4 ordinatamente disposta sull'angolo
sinistro della grande scrivania, il primo dei quali è una pagina
scritta a computer in uno stampatello ordinato, recante in calce una
firma femminile appartenente alla nuova presidentessa del consiglio
genitori di Hogwarts che – sicuramente –
l'ha disturbata per proporre qualche nuova, bizzarra iniziativa per
rendere il soggiorno a scuola meno pesante per quei poveri 'ragazzi'
costretti lontano da casa per così tanti mesi l'anno.
“Mutano
più velocemente di quanto noi pensiamo, Minerva. Un battito di
ciglia e ci ritroviamo dinnanzi a tecnologie impensabili, a nuovi
modi di pensare e percepire la realtà che ci circonda” mormora una
voce dolce alle spalle della donna, la quale si volta appena per
scoccare un'occhiata ai numerosi ritratti appesi sulla parete di
fondo, incontrando un paio di occhi azzurro slavato carichi di
saggezza, mentre le sue labbra s'incurvano in un sorriso mesto.
“Si,
Albus. Devo darti ragione, sebbene non approvi affatto la libertà
con cui ora i genitori si permettono d'interferire negli affari della
scuola, decidendo in autonomia quali insegnanti sono più idonei ad
educare i loro preziosi pargoli, basandosi unicamente sui racconti di
questi ultimi. Questa
è la ventitreesima lettera che sono costretta a redigere per
spiegare, sempre in tono cortese e composto, sia mai che mi taccino
di maleducazione, che i docenti da me selezionati sono perfettamente
in grado di occupare la cattedra assegnata loro e, se davvero v'è un
problema con i voti del figlio, esso è da ricercarsi alla radice”
sbotta la strega togliendosi gli occhiali dal viso per passare una
mano minuta e pallida, venata di rughe, sopra le palpebre mentre il
quadro di Silente ride bonariamente, adducendo ad alcuni episodi
analoghi occorsi con Lucius Malfoy quando lui era preside.
“A
volte credo di non essere tagliata per questo ruolo, Albus. Tu e
Severus sareste stati sicuramente più pronti di me ad accettare i
numerosi cambiamenti avvenuti in questi vent'anni, nonché la
sfacciataggine di mandare a quel paese qualcuno di questi idioti che,
me ne vergogno, sono stati addirittura miei allievi”
“Oh
Minerva, da quel che ricordo non ti è mai mancata la faccia tosta di
rispondere a tono agli ignoranti. Se non sbaglio persino la tua
ultima missiva è carica d'una tale e tagliente ironia da far invidia
alla spietatezza mostrata da Severus durante le sue lezioni, inoltre
non avremmo potuto sperare in sostituta migliore di te, che sei
sempre stata un'eccellente strega dotata d'intelligenza e praticità,
nonché d'un abilità non comune. Dico bene, ragazzo mio?” domanda
allegramente l'ex preside alla figura posta nel quadro affianco al
suo.
Intelaiato
in una cornice argentata dagli intricati ornamenti floreali a sbalzo,
il Piton del ritratto appare adagiato contro l'alto schienale
intarsiato della poltrona, con le palpebre abbassate e le braccia
abbandonate mollemente sui braccioli in un chiaro stato dormiente;
Minerva sospira pesantemente scuotendo il capo, tornando a voltarsi
verso la scrivania ove recupera un grosso registro dalle pagine
ingiallite, aprendolo ove aveva precedentemente infilato il
segnalibro per finire di segnare le ultime spese sostenute dalla
scuola, evitando così di pensare alla stranezza di non poter più
udire la voce graffiante e roca del suo ex collega denigrare
pesantemente le inopportune teste di legno, madri o padri d'una
generazione dii idioti, che si sono permessi di scriverle per
lamentarsi dei pessimi voti assegnati ai figli.
Anche
Albus appare un po' sconsolato, dato che le infinite discussioni
sulle più infime quisquilie portate avanti con il giovane insegnante
di pozioni gli mancano terribilmente, essendo il suo unico – vero –
passatempo in quella non-vita sospesa fatta d'osservazione e sonno.
“Se
consideriamo quanto scoperto nel Cimitero dei Caduti a seguito della
lettera di Harry, dobbiamo supporre che il quadro di Severus resterà
addormentato fintantoché lui sarà in vita” esclama la tela del
vecchio mago, il cui viso ha assunto un'espressione meditabonda,
spingendo l'anziana donna a smettere di scrivere; tutti i presidi
erano rimasti inorriditi quando Minerva aveva raccontato loro delle
indagini svolte da Harry Potter sull'improvvisa apparizione
– in Scozia - di sinistre
'creature' che si nutrono di carne e sangue d'animali, domandandole
poi di verificare se tutte le salme di coloro che avevano combattuto
nella battaglia di Hogwarts del 1998 fossero ancora all'interno dei
loro sepolcri, scoprendo così la terribile verità: alcune mancano,
sebbene le tombe siano apparentemente intatte, e il suo ex allievo
ora Auror sospetta che la loro improvvisa scomparsa sia opera di un
negromante; anche la salma di Severus Piton è stata trafugata e,
dalla mattina dell'uno novembre il suo quadro ha smesso di parlare,
cadendo in quello strano stato letargico in ci tutt'ora versa senza
alcuna possibilità d'essere risvegliato.
“Terribile!
Mi chiedo come mai gli incantesimi posti a protezione del castello
non abbiano funzionato, permettendoci così di notare la presenza
d'uno stregone oscuro all'interno dell'area” gracchia Armando
Dippet pettinandosi la lunga barba argentata con gesti nervosi,
osservando la nuova preside con occhietti scuri larghi di terrore.
“Le
Arti Oscure, in Inghilterra, non hanno mai contemplato la negromanzia
poiché è stata bandita e dimenticata già nel X sec d.C, quindi non
esistono incantesimi capaci di rilevarla e contrastarla ad Hogwarts.
Inoltre è un potere nato dal sangue dell'individuo che lo possiede,
non un'arte che è possibile apprendere mediante lo studio, come
invece l'Ars Goetia (I) o l'incantesimo per richiamare e dominare gli
Inferi. Può essere percepito solo da un altro negromante, oltre che
dai morti” replica Phineas Nigellus con un sogghigno divertito,
lanciando al collega un'occhiata derisoria e penetrante a cui esso
risponde indignandosi, berciando rosso in volto quanto la sua nomina
ad una carica di rettitudine e giustizia quale quella del preside sia
stato un madornale errore, vista la sua profonda conoscenza
d'argomenti così scabrosi.
“Via,
Armando. Calmati!” cerca di rabbonirlo Silente “Phineas ha solo
esposto la realtà dei fatti. Il castello può proteggere gli
occupanti da un'eventuale invasione di 'risvegliati', ma non può
impedire ad un negromante, specie se questi è abile e versato in tal
arte, di resuscitare corpi morti nel parco, ove la sua magia è
sicuramente più forte della traccia lasciata dai Fondatori”
“Nell'ultima
missiva Potter mi ha detto d'aver inviato Malfoy e Weasley a
Edimburgo, vuole raccogliere maggiori informazioni sulle strage
aggressioni occorse in questi mesi. Non mi ha detto però come sia
arrivato a supporre che le creature coinvolte siano in realtà le
salme degli studenti ed Auror caduti nello scontro con Voldemort”
pondera Minerva assottigliando gli occhi chiari ornati dagli occhiali
squadrati, studiando le pagine del grosso libro con la mente rivolta
ad altri pensieri: che qualcosa non quadrasse nella richiesta di
controllare il cimitero l'aveva capito da subito, ancor prima di
scoprire la mancanza dei cadaveri, perché Potter non si sarebbe mai
sognato di contattarla se non avesse avuto prove tangibili; poi vi è
l'ansia con cui domanda costanti aggiornamenti sulle condizioni di
Lily Luna, la sua terzogenita smistata in Corvonero della quale la
preside è fiera, poiché fin dal primo anno si è dimostrata sveglia
ed intelligente, amante dello studio e – a differenza di
buona parte della famiglia da cui discende – posata
e tranquilla.
Certo,
le sue possono essere davvero ansie d'un padre Auror dinnanzi al
rifiuto della figlia di tonare per le vacanze poiché preferisce
investire tal tempo in compiti e ricerche, ma la strega è sicura che
il suo ex studente non si sarebbe mostrato così insistente se non
avesse avuto la certezza che qualcosa di pericoloso potrebbe
minacciare la scuola; gli occhi chiari scivolano dalle pagine alla
parete posta alla sua sinistra ove, incassata fra i quadri dei
presidi e la finestra, vi è un'enorme mappa magica di Hogwarts
realizzata su modello della famosa 'Mappa del Malandrino' che fu
proprietà di James Potter, sulla quale un'infinità di puntini neri
correlati da nomi e cognomi si muovono come formiche impazzite.
Gli
spioscopi giacciono inanimati su un basso tavolino lì affianco e
ronzano pigramente, ognuno collegato ad un'area specifica del
castello, segno che non v'è alcuna minaccia degna di nota
all'interno delle mura; anche il quadrato magico che le permette di
controllare gli antichi incantesimi di protezione intessuti dai
fondatori giace inanimato sulla superficie della scrivania, fra
fogli, pergamene e piume d'oca.
“Harry
avrà avuto sicuramente i suoi motivi per non renderti edotta di ogni
indizio raccolto, ma sono sicuro che sta facendo del suo meglio per
eseguire quanto ti ha promesso, ovvero ritrovare i vecchi compagni
per consegnarli al giusto e meritato riposo” mormora Silente
inclinandosi contro lo schienale dipinto sul fondo del ritratto,
mentre Phineas sghignazza nuovamente sottolineando quanto sia stupido
ed avventato il Salvatore-Ragazzino, nonostante oramai sia un uomo
fatto e come risulti patetico lui, continuando a difendere a spada
tratta le sue folli e sconsiderate azioni.
“Oh
si, le ha. Ma ciò non mi aiuta a capire come poter proteggere i miei
studenti. Albus” replica gelidamente la McGranitt, scoccandogli
un'occhiata tagliente che il dipinto incassa sorridendo bonario,
scacciando quella verità
con un lento cenno della mano, quasi si trattasse d'una minutezza.
“Ricordo
che fra di essi ci sono sua figlia ed i suoi nipoti. Visto che
continua a domandarmi informazioni sul rendimento di Lily Luna e
sugli spostamenti che effettua all'interno del castello potrebbe
anche dirmi contro cosa, o meglio chi, devo combattere in caso si
presenti a minacciarla”
“A
proposito, la ragazza come sta? Continua a passare il tempo nel bagno
delle ragazze con Mirtilla, studiando disperatamente per gli esami di
fine anno?” domanda l'ex preside ignorando quanto detto dall'ex
collega, scrutandola attentamente per cogliere dal suo viso quanti
più particolari possibili, dato che la giovane terzogenita di harry
Potter l'ha sempre incuriosito molto; Minerva McGranitt ha appena il
tempo di storcere le labbra in una smorfia infastidita prima di
dischiuderle, quando il fischio acuto prodotto da uno spioscopio in
rapida rotazione la zittisce bruscamente, causandole un aumento
vertiginoso del battito cardiaco.
Si
precipita al basso tavolino con la bacchetta in pugno mentre altri
strumenti iniziano a sibilare girando frenetici, segnalando la
presenza d'un 'qualcosa' d'estraneo all'interno di vari settori del
castello.
Impossibile!
Addirittura
in tre corridoi?
Quando
la donna alza il viso verso la mappa semovente di Hogwarts il suo
cuore manca un battito, costringendola ad afferrare con forza i bordi
del tavolino su cui sono adagiati gli spioscopi roteanti per non
finire a terra, colta da un'improvviso capogiro nato dalla fredda
– sinistra – paura che l'ha
colta nell'istante in cui ha letto i nomi dei puntini a zonzo per i
corridoi del secondo, terzo e quinto piano.
Impossibile...
La
mappa non mente mai,
Minerva.
Come
formichine industriose John Avery, William Scott, Elen Bard, Alban
Davies e Johanna Raymond si trascinano lungo i passaggi
fortunatamente deserti,con una lentezza che fa supporre uno status
d'alterazione motoria ben evidente, aiutandosi come se fra loro non
vi fosse alcuna distinzione fra ex studenti di Hogwars e Mangiamorte;
la strega fissa attonita quei nomi ricordando il volto d'ognuno,
inghiottendo un grumo di saliva amaro quanto la cicuta prima di
respirare con orza, recuperando il contegno perduto per dirigersi
fuori dall'ufficio ad affrontare i cadaveri.
Quale
mostro ha potuto fare una cosa del genere?
Quale
oscura creatura, incurante ed irrispettosa, ha potuto far camminare
assieme vittime e carnefici?
Che
tu possa bruciare nell'Ardemonio, orrido negromante.
Hogwarts,
Dormitorio
di Corvonero
08
gennaio 2024, ore 22.48
Spegne
lo smartphone e - lentamente - si
sfila le nere cuffie marcate 'Sony' dalle orecchie, riponendole poi
nella piccola custodia rotonda che qualche ora prima aveva poggiato
sul comodino ingombro di libri e pergamene, gettandole poi nel
cassetto; si volta alla sua destra, scoccando una lunga occhiata al
letto a baldacchino dalle cortine scostate e lenzuola intonse posto
vicino alla finestra, sospirando pesantemente; la Potter è
nuovamente assente, sicuramente persa in qualche oscuro e recondito
meandro della biblioteca intenta a leggere a lume di bacchetta
qualche astruso e pesante tomo sulla cura più efficace per le
emorroidi, o sul come preparare una qualche pozione ignota al volgo.
Milena
sogghigna divertita, ricordando la pedanteria mostrata dalla sua
compagna di dormitorio ogni qual volta viene interrogata da un
professore e l'abilità con cui richiama dalla memoria i più infimi
particolari, rendendo la risposta talmente complicata da spingere il
resto della classe al suicidio collettivo; nonostante la Hemswort sia
stupida come un vermicolo – anzi no, qualsiasi vermicolo
è assai più intelligente – su
una cosa ha ragione, è pressoché impossibile collezionare voti
decenti o far buona impressione quando si ha la malaugurata sfiga di
finire nella stessa classe della Potter, la quale parla come un libro
stampato in cui sembra essere stata infusa un'onniscenza divina.
Facesse
almeno schifo a duello, o nel Quidditch...
Ma
no.
Più
s'avvicinano al settimo anno, maggiore è l'impegno mostrato dalla
ragazza in ogni disciplina, quasi vivesse unicamente per apprendere
nuove nozioni ed immagazzinarle come farebbe un computer, sicura che
potranno tornarle utili in un remoto futuro ove si troverà, a fare
cosa di preciso? La Potter è stata l'unica a non aver espresso una
chiara idea su quale carriera volesse intraprendere dopo il diploma
dei M.A.G.O, limitandosi a snocciolare qualche opzione con un'aria
talmente smarrita e balbuziente che Murray s'era alzato dalla
cattedra preoccupato, domandandole se non avesse bisogno di
raggiungere l'infermeria.
La
ragazza si sdraia sulla schiena ed appoggia il braccio sugli occhi,
socchiudendoli alla ricerca d'un sonno che però, dopo una buona
mezz'ora passata ad ascoltare il respiro ritmico delle altre due
compagne di stanza, ancora non giunge, sopraffatto da una torma di
pensieri legati inesorabilmente – come ormai lo sono da
mesi – alla giovane Corvonero
dai capelli fulvi ed a quanto accaduto la notte di Halloween,
all'interno della foresta proibita; nel dormiveglia a volte rivedere
il cadavere fasciato in un sudario nero, lacero, con le membra
avvizzite e la bocca distorta in quella sorta di ghigno ferino che le
ha spinte a scappare con quanta forza avevano nelle gambe, lasciando
indietro la loro compagna.
Come
hai fatto a batterlo?
Cos'era?
Domande
che si sta tenendo dentro da mesi, continuando a farle scivolare
sulla punta della lingua senza avere il coraggio di dar loro forma
verbale, rivolgendole alle dirette interessate: la Anderson è stata
ritirata da scuola dal padre qualche settimana dopo e lei sospetta
che la causa di questo improvviso abbandono sia da ricercarsi nella
paura provata quando il cerchio tracciato nel fango s'è attivato,
richiamando dalla terra quella sorta di creatura putrescente anziché
il fantasma promesso dalla didascalia; Grace Makeda Binta Owusu
invece ha scelto il silenzio, trincerandosi dietro la fasulla ed
opportunistica – per quest'ultima – amicizia
con Hilary Hemswort per non dover rivangare l'accaduto, evitando
accuratamente di farsi trovare a vagare sola nei corridoi, nonché
qualsiasi forma di dialogo che vada oltre il saluto quando
s'incrociano in camera.
E
Lily Luna, come da anni a questa parte, ostenta semplicemente la
consueta freddezza agghindata di menefreghismo, scivolando nei
corridoi e nelle aule come un'ombra per poi svanire all'interno del
magno perennemente guasto ove dimora la sua unica amica, oppure in
biblioteca, luogo dalla quale persino madama Pince si è arresa a
scacciarla; vi è in lei qualcosa di altero e solenne, una forza
sconosciuta alla torma di ragazzini brufolosi che infestano quel
castello tramutato in scuola che la fa apparire assai più adulta
dell'età anagrafica posseduta, la stessa che le ha permesso d'uscire
dall'infermeria a testa alta, serena, senza avvertire la necessità
di raccontare quanto accaduto nella foresta.
Non
può portare un peso così da sola, senza impazzire.
C'eravamo
anche noi e l'abbiamo abbandonata come vigliacche.
Alla
terza piroetta sul materasso la strega lancia in avanti la coperta,
scivolando fuori dal letto dopo aver raccolto la bacchetta da sotto
al cuscino, appellando un paio di Nike bianche per infilarle con
calma, cercando di non far rumore così da non svegliare le altre;
Owusu dorme con la tenda tirata e la sua sagoma s'intravede appena
nella fioca luce proveniente dall'esterno, mentre Hilary ora russa a
bocca aperta, scomposta ed aggrovigliata fra le pesanti lenzuola
color zaffiro.
Milena
sospira scuotendo il capo prima d'alzarsi cauta, scivolando fuori dal
dormitorio senza urtare oggetti sparsi per la stanza o il mobilio,
socchiudendosi la porta alle spalle ben attenta a non farla cigolare,
mossa dalla necessità di trovare la Potter e parlarle di quanto
accaduto, stufa d'arrovellarsi con dubbi e domande che altrimenti non
troveranno mai pace, animata da un'improvvisa urgenza che le
accappona la pelle, simile ad un infausto presentimento: Aveva
provato la stessa durante la notte del Rito e ciò non le piace.
Quando
i suoi piedi raggiungono la scala a chiocciola che collega il
dormitorio alla sala comune casta un 'Lumos', scivolando sicura fra
fra le ombre diradate fino a raggiungere l'ampia stanza circolare,
adornata di mobili dalla foggia ricercata e librerie colme di tomi
antichi, mappamondi e telescopi d'ottone finemente cesellati adagiati
dinnanzi alle grandi vetrate oltre le quali s'intravede un cielo
scuro, velato da spesse nubi color inchiostro; si sofferma ad
osservarle per un breve istante, con il viso illuminato
dall'incantesimo e gli occhi d'un azzurro intenso ridotti a fessure,
concentrata sull'adrenalina che ha preso a diffondersi in corpo a
seguito di quel brivido freddo e sinistro, la sensazione che stia per
accadere qualcosa d'irreparabile.
E
tu ci sei dentro, vero Potter?
Spero
tu sia davvero in biblioteca a studiare.
Sta
per uscire dal portone principale della sala quando un rumore la
costringe a voltarsi con una piroetta, mantenendo la bacchetta ben
salda dinnanzi a sé nella posa d'attacco che non abbandona quando
scorge la figura esile e scura, vestita d'una tunica multicolore a
maniche lunghe, di Grace scendere lentamente i gradini della scala
che conduce al dormitorio, anch'essa con la bacchetta in mano e la
stessa espressione greve sul volto d'ebano, incorniciato da una massa
di capelli folti e ricci, neri come carbone.
“Dove
stai andando, Trevisan?” sussurra greve con occhi d'onice che
rifulgono nel Lumos, corrugando le sopracciglia scure e sottili
cosicché il suo viso assuma un'espressione dubbiosa, titubante; la
strega italo-croata abbassa lentamente la bacchetta, studiando la sua
compagna di stanza come se la vedesse per la prima volta e, evitando
di rispondere domanda a sua volta cosa ci faccia lei fuori dal letto,
quesito al quale Grace tace, torturandosi il labbro inferiore fra i
denti nell'indecisione.
“Non
riuscivo a dormire” mormora dopo qualche – minuto? -
istante, rivolgendo l'attenzione
al mondo buio oltre le ampie vetrate, incapace di sostenere lo
sguardo tagliente ed indagatorio della compagna, la quale si limita a
sbuffare infastidita, abbandonando definitivamente la posizione
d'attacco per muovere qualche passo verso di lei, fermandosi alla
base della scala; Owusu riporta lo sguardo sul viso incorniciato dai
lunghi capelli castano biondo, incontrando quegli occhi azzurri
intransigenti, capaci d'incutere timore solo assottigliandosi e,
mossa da quel profondo peso che avverte nel petto da tempo infinito –
mesi – dischiude le
labbra e parla.
“Cercavo
la Potter. Ho...una strana sensazione e, anche se ormai è passato
molto tempo, ho bisogno di parlare con lei di quanto accaduto ad
Halloween. Non ce la faccio più a tenere tutto dentro, a far finta
che non sia successo nulla. Trevisan, quella cosa che abbiamo
richiamato...era un cadavere”
“Sì, lo so. Ho provato a
svolgere qualche ricerca, come d'altronde credo abbia fatto anche tu.
Quella 'cosa' non era un Inferus, dato che sembrava 'viva' in una
certa maniera. A Difesa, Murray ci ha fatto una testa enorme calcando
sul concetto che 'nel nostro mondo' non esistono gli zombie ma,
credimi, secondo me lo era e mi chiedo come abbia fatto la Potter...”
Milena s'interrompe, osservando i profondi occhi neri di Grace, la
quale annuisce mestamente, segno che anche lei è giunta alle
medesime conclusioni e vuol sapere come abbia fatto la loro compagna
ad affrontare un tale abominio sola, rispedendolo nella terra dalla
quale è sorto senza fuggire o mostrare paura.
“Dovevamo starle vicine,
anziché permettere ad anni di incomprensioni e silenzi di vincere.
Qualsiasi cosa sia accaduta nella foresta, mesi fa, ci ha legato come
non avrebbe mai potuto fare nessun dialogo. Inoltre io sono stufa
d'aspettarla sveglia, assicurandomi che faccia ritorno in dormitorio
tutta intera” nella voce di Grace v'è una tristezza tangibile,
nonché un velato affetto verso quella ragazza scontrosa e testarda
che per anni ha fatto di tutto affinché nessuno gli si avvicinasse,
convinta di bastarsi da sé; Milena, che capisce la Potter molto più
di quanto chiunque altro potrebbe fare, dato che sono entrambe
creature solitarie in quel mare di finte amicizie e gruppetti
d'idioti, non può far altro che osservare Grace con fermo stupore,
colpita da quelle parole così inaspettate dato che provengono dalla
ragazza che ha passato cinque anni a fare da zerbino alla Hemswort
pur di essere accettata.
“La
tua amica non l'avrebbe presa bene, odia la Potter in modo viscerale”
ribatte Milena con sarcasmo, incurvando le labbra in un ghigno
ferino.
“Hilary
non è mia amica, credo tu l'abbia capito ancor prima di me”
replica mestamente la giovane dalla pelle d'ebano, scuotendo il capo
ornato dai folti ricci scuri prima di accingersi a scendere gli
ultimi gradini, arrivando così a pochi centimetri dalla Trevisan; si
osservano in silenzio nel fulgore prodotto dalle loro bacchette, con
visi tirati sui quali spicca una solidarietà nuova, impensata, nata
in una notte di pioggia fredda ed antichi rituali che le ha segnate
entrambe – tutte e quattro -, legandole ad un destino del quale non
comprendono ancora né peso, né portata.
Grace
scivola accanto a Milena, dirigendosi con la bacchetta ben alta di
fronte a sé verso il portone che conduce fuori dalla sala comune di
Corvonero ma, poco prima che possa tirare il batacchio per aprirla,
la voce di quest'ultima la blocca lì, causandole un brivido freddo
lungo la spina dorsale, presagio di quell'inquietudine che le si sta
agitando nel petto da ore come una bestia in gabbia, togliendole
sonno e pensieri razionali.
“Sta
succedendo qualcosa, Owusu. Non chiedermi come faccia a saperlo, lo
sento, come so quando qualcuno cerca di lanciarmi una fattura a
tradimento nei corridoi. E sono sicura che la Potter, in tutto ciò,
vi è dentro fino al collo. L'avrai notato anche tu quanto, da mesi,
sia strana. Più strana del solito. Andiamo in biblioteca, di solito
è li che passa le sue notti insonni e chiediamo spiegazioni, magari
mi sbaglio”
Biblioteca.
Primo Piano.
Devono
passare per forza dal corridoio del secondo
Nonché dal pianerottolo del quinto.
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Hogwarts,
Camera
di Salazar (dei Segreti)
08
gennaio 2024, ore 22.57
Volta
la pagina ingiallita, fitta d'una calligrafia minuta ed obliqua
tracciata in un corsivo nervoso – leggermente aguzzo –
mentre le palpebre iniziano a
farsi pesanti ed uno sbadiglio spalanca le labbra rosee,
costringendola ad alzare pigramente la destra per coprirsi il viso in
una parvenza di 'decoro' assente; afferra lo smartphone poggiato
sulla pila di libri alla sua sinistra, schiacciando il tasto
d'accensione per leggere l'ora, sibilando poi una colorita
imprecazione.
Sono
quasi le undici e non è ancora riuscita ad arrivare alla metà di
quel trattato d'anatomia scritto da Salazar durante il soggiorno in
Italia, a Salerno, presso la famosissima scuola di Medicina istituita
nel IX sec. d.C. (II) nella quale fu ammesso come allievo per
studiare i misteri del corpo umano, acquisendo una 'laurea' che gli
permettesse di divenire 'dottore dei morti', una sorta di
corrispettivo degli anatomopatologi moderni; da quando Al ha
suggerito loro di spostare la 'base' per le indagini sui risvegliati
all'interno della Camera dei Segreti hanno passato giorni di
frenetica ed intensa attività, data la mole di sale da esplorare e
la quantità enorme di tomi, pergamene e tavolette da leggere
contenute all'interno della biblioteca privata del fondatore di
Serpeverde, scoprendo che il mago, oltre ad essere un fanatico delle
Arti Oscure, s'era interessato di numerose altre discipline fra le
quali l'alchimia, la medicina e l'astronomia, arrivando poi a
scrivere alcuni trattati sull'Ars Goetia e sullo studio della
negromanzia che poi aveva nascosto lì sotto, probabilmente intuendo
che l'Inghilterra magica non li avrebbe mai tollerati.
Lily
Luna s'era buttata nella lettura dei 'trattati di medicina' con
voracità, accantonando momentaneamente quelli inerenti alla
negromanzia come magia ed arte divinatoria per acquisire quelle
nozioni di base che il fratello aveva suggerito come indispensabili
per capire i cadaveri, il loro 'funzionamento' e gli stati
d'alterazione indotti dalla decomposizione, trovandoli subito assai
ostici: scritti nell'inglese medievale di cui lei ha solo una lieve
infarinatura e correlati d'una miriade di parole in italiano
– o almeno, l'italiano parlato a Salerno nel X sec. –
e latino, i concetti risultano assai pesanti e, se non fosse per i
numerosi disegni che illustrano organi interni, ossa e muscoli,
sarebbe sicuramente molto più indietro e decisamente più confusa.
Ma
no Lils, è semplice!
Muscoli
della volta cranica: muscolo occipitale e muscolo frontale, collegati
fra loro dalla galea aponevrotica, una sorta di lamina connettivale
di forma quadrilatera che è accolta nella tela sottocutanea,
rivestente la volta del cranio. Non dirmi che hai difficoltà su
queste cose!
Ok,
ora rispiegalo.
Come
se parlassi ad un bimbo di cinque anni, Al.
Al
sta dando una grossa mano, passandole appunti d'anatomia medica e
screenshot delle pagine dei testi sui quali sta studiando in
previsione dell'esame d'ammissione all'università di Medicina, che
passerà sicuramente dato che conosce a memoria il nome d'ogni
dannato bozzo o incavatura delle duecentosei ossa che costituiscono
lo scheletro dell'adulto, mentre lei arranca ed è solo grazie alla
sua formidabile capacità d'associare nozioni a fatti reali che
riesce a ricordare quanto legge, trasponendolo ai risvegliati che ha
affrontato, dei quali ora riesce a riconoscere età e grado di
decomposizione; inoltre, nonostante siano argomenti lontani dalle sue
corde, li trova assai affascinanti poiché capire il meccanismo del
corpo, delle cellule e degli organi che lo formano le permette di
conoscere in anticipo quali incantesimi o pozioni sia più giusto
utilizzare per ottenere determinati effetti, offensivi o lenitivi che
siano: già lo sapeva, sebbene non in modo così 'scientifico', ma
l'Avada Kedavra arresta il ciclo cardiaco,
mentre la maledizione Imperius agisce sul cervelletto, controllando
così i movimenti del corpo senza però avere alcun controllo sul
pensiero, il 'Petrificus Totalus' irrigidisce i tessuti muscolari
portandoli in uno stato simile al 'Rigor Mortis' e, ad esempio,
l'Amortentia agisce su quella parte del cervello che registra gli
odori, associandoli ai 'feromoni' prodotti dall'eventuale partner.
E'
sì magia, ma anche chimica, fisica, anatomia, nozioni alle quali la
professoressa Ashdown ed il professor Murray, così come anche il
professor Taylor in Pozioni, non hanno mai accennato durante le
lezioni, come se l'incantesimo fosse l'unica cosa importante da
sapere dato che il resto – come agisce, ove si diffonde – è solo
una conseguenza dell'averlo castato nel modo corretto, mentre ora lei
– nei libri di Salazar – sta scoprendo idee impensabili per la
società magica, così altera e pura, da sempre distaccata da quel
mondo babbano ritenuto inferiore e retrogrado ma pieno d'inventiva;
persino Salazar – accanito sostenitore del sangue puro –
ha viaggiato per università e monasteri non magici apprendendo tutto
quel che poteva, in ogni ambito, dando vita alla biblioteca più
fornita e vasta presente in Inghilterra - seppur nascosta -
nella quale scienza 'umana' e scienza 'magica' si fondono creando
verità impensabili.
“Dovresti
andare a dormire, Lily. S'è fatto tardi e non vorrei che qualcuno
s'insospettisse per la tua assenza” mormora dolcemente Silente,
alzandogli occhi color polvere da un grosso grimorio trattante gli
incantesimi oscuri diffusi nell'Europa del X sec. d.C. correlato di
schizzi ad inchiostro e miniature, incantato affinché le pagine si
voltino da sole dopo circa cinque minuti così da sopperire al fatto
che lui non possa sfogliarle da sé; persino il vecchio preside è
rimasto affascinato dalla biblioteca contenuta all'interno della
Camera dei Segreti, dando il suo contributo alla lettura dei volumi,
in special modo della traduzione dei diari di Salazar portati da Al
nel pomeriggio del 25 dicembre, con grande gioia, spiegando a lei e
Severus – il quale l'aveva osservato assai stranito da
quell'improvviso slancio verso le Arti Oscure – quanto
il sapere lì contenuto potesse essere utile per la loro ricerca,
nonché per aiutare la ragazza a capire e conoscere meglio il suo
potere.
“Non
si preoccupi. Le mie compagne di stanza sono abituate a non vedermi.
Sono anni che sgattaiolo nella Sezione Proibita per leggere o
studiare durante la notte e le assicuro che nessuna di loro è mai
venuta ad accertarsi se stessi bene, né hanno mai avvisato gli
insegnanti. Tacito accordo. Io non mi faccio beccare, loro dormono e,
se interrogate, dicono di non saperne nulla, mentre gli insegnanti
chiudono un occhio, purché io continui ad avere voti eccellenti in
ogni materia” spiega la giovane Corvonero afferrando un segnalibro
in legno decorato per inserirlo fra le pagine ingiallite, chiudendo
poi il voluminoso tomo con un tonfo che riecheggia nell'ampia sala
dalle volte a botte, sovrastando lo sciabordio di piccole cascatelle
alimentate dal Lago Nero che scorrono in ampi canali in pietra
squadrata, raccogliendosi poi nel bacino di fronte alla statua
monolitica raffigurante la testa di Salazar; si trovano nella camera
principale – o atrio – alla
fine del corridoio ornato da statue di serpenti che suo padre aveva
percorso titubante alla ricerca di Ginny, sopra quella pedana
affacciante sulla piscina artificiale nella quale avevano gettato lo
scheletro del Basilisco così da recuperare spazio per disporre
altri tavoli, lampade ed oggetti vari utili allo studio.
Le
pareti in pietra spessa, umida e tappezzata di muschio, rifulgono
d'una luminescenza spontanea che conferisce all'ambiente la parvenza
d'un acquario cupo e decadente, reso un po' meno sinistro dagli ampi
bracieri posti ai piedi d'ogni statua del lungo corridoio d'accesso e
ai quattro angoli della pedana, nonché all'imbocco della porta
– bocca – sita nel volto di
Salazar che conduce ad una miriade di corridoi sotterranei terminanti
in stanze, nicchie e misteriose alcove, nelle quali perdersi è
davvero facile; Lily ricorda di averne esplorate una buona parte
durante gli anni precedenti, ma non s'è mai arrischiata a percorrere
per intero i passaggi più lunghi che, secondo l'ipotesi formulata da
Al, dovrebbero condurre oltre la sponda nord del lago, all'interno
della Foresta Proibita, mentre Scorpius non s'era mai mosso dalla
sala principale, troppo timoroso d'incontrare qualche altra creatura
posta a guardia dei segreti di Salazar per cedere al brivido
dell'avventura.
“Però
dovresti andare a letto, è tardi ed hai bisogno di riposare. Domani
hai lezione” replica nell'usuale tono calmo e composto il fantasma
di Silente, mentre la pagina del libro che ha dinnanzi si volta da
sola, pigramente, producendo un lieve fruscio.
“Sì,
due ore di Trasfigurazione, una di Antiche Rune, una di Storia della
Magia. Pausa pranzo e poi Incantesimi e Difesa. Domani giornata piena
e niente buchi” recita la ragazza, ricordando i libri ed i compiti
ordinatamente inseriti nella borsa a tracolla in tela grezza poche
ore prima così da non doversi trovare a prepararla di fretta la
mattina, prima di correre a far colazione.
“Non
ho molta voglia di andare in dormitorio, anche se crollo dal sonno”
aggiunge poi stancamente, osservando il fantasma con occhi castani
umidi di sonno e l'espressione rassegnata d'un animale in gabbia
costretto contro la propria volontà a compiere un'azione che ritiene
ingiusta; Silente sorride bonario indicandole una terrina in coccio
colma di caramelle tutti i gusti, invitandola a prenderne una mentre
le domanda se – ancora - è
preoccupata dagli incubi, quesito al quale lei annuisce
distrattamente, infilando una mano nel recipiente colmo per estrarne
una pallina avvolta in una vistosa carta giallo acceso, segno che
dev'essere sicuramente al gusto 'limone'.
“Le
lezioni di Occlumanzia procedono bene. Severus è quasi commosso
dalla tua abilità, anche se tiene a sottolineare che resti comunque
troppo impulsiva e facile da leggere come un libro aperto quando non
ti concentri, ma almeno il problema degli incubi pare essersi
attenuato. Ora riesci a dormire”
“Si,
ma poco. E sto continuando a prendere la Dolcesonno perché non mi
fido di me stessa. Comunque mi è difficile credere che Piton abbia
parlato bene delle mie doti d'occlumante. A lezione non fa altro che
insultarmi, prendermi per il culo e farmi notare quanto io sia
'simile a mio padre', ovvero idiota, considerato che mio padre in
questa disciplina fa schifo” replica acidamente la ragazza passando
la caramella sopra la lingua per gustarla piano, mentre il fantasma
ride divertito pettinando la lunga e folta barba con dita
evanescenti, studiandola con quegli occhi d'un azzurro slavato assai
limpidi e luminosi per appartenere ad un trapassato, i quali non
hanno perso la capacità di vedere oltre le apparenze; nonostante il
tono aspro utilizzato, Silente capisce che non v'è vera frustrazione
nelle parole di Lily Luna, bensì orgoglioso divertimento per il modo
in cui Severus la sgrida spingendola a ribattere, a reagire
dimostrando le proprie abilità, alimentando una complicità
– fiducia – nata dalla notte
del Solstizio, quando ruoli e mondi sono stati sovvertiti in favore
della necessità di sopravvivere e di andare oltre le dogmatiche
apparenze a cui erano rimasti avvinghiati nei primi mesi di
'conoscenza'.
Mutamente
si capiscono molto più di quanto l'apparenza lasci intendere e –
il preside ne è certo – dev'essere
successo qualcos'altro recentemente, una piccola interazione
custodita gelosamente da entrambi, che li ha avvicinati in modo assai
più evidente nei gesti più comuni quali passarsi un libro o
aiutarsi nel tagliare gli ingredienti d'una determinata pozione,
nonché nei dibattiti: Albus è rimasto colpito nell'ascoltarli
disquisire – per una buona ora e mezza – d'un
possibile utilizzo della fattura 'Emendo' per modificare la struttura
dei cadaveri, spingendoli a putrefarsi più velocemente, così come
ha trovato molto divertente notare quanto impegno stia mettendo Lily
Luna per aiutare lo scorbutico ex- professore di Pozioni nella
preparazione di sostanze utili durante i combattimenti, ora che
possiede nuovamente un laboratorio, avendo preso possesso di quello
– enorme e fornitissimo – di
Salazar sito nei meandri della Camera.
“Severus
non è molto abile a mostrare i propri, reali, sentimenti. Ma ti
assicuro che è molto soddisfatto di te. Sei un'allieva sveglia e
curiosa, che non perde occasione per migliorarsi. Credo tu sia ciò
che, per anni, ha cercato di scovare insegnando Pozioni. Una persona
votata alla conoscenza come lo è lui, con la quale discutere degli
argomenti più disparati per ottenere nuovi spunti, punti di vista
inediti che gli permettessero di tornare a sperimentare, creando
nuove possibilità. In poche parole, gli hai ridato vita, Lily”
quando Silente tace il peso di quelle parole inaspettate resta ad
aleggiare come una cappa pesante nell'aria umida, saturando l'ampia
stanza sino a rendere rarefatto l'ossigeno; gli occhi di Lily Luna
s'allargano e brillano come soli gemelli nel riverbero del fuoco
scoppiettante, mentre le guance pallide acquisiscono un delicato
color porpora che non sfugge al fantasma, sebbene duri giusto un
battito di ciglia prima d'esser smorzato, assieme al silenzio greve,
da una frase tagliente e spassionata marziale come una dichiarazione
di guerra.
“Certo
che gli ho ridato la vita, l'ho resuscitato per sbaglio come tutti
gli altri. Senza chiedere alcun permesso. E non potrà fare altro che
detestarmi per questa mia azione sconsiderata, dato che di 'vita' non
si tratta, essendo la sua una 'non-vita', una schiavitù che finirà
quando questa missione sarà finita. Comunque ha ragione preside,
forse è meglio che me ne vada a dormire. S'è fatto tardi” sospira
stancamente alzandosi, recuperandola tracolla gettata sull'ampio
tavolo in mogano fra pile di libri e pergamene srotolate, attenta a
non rovesciare boccette colme d'inchiostro ed alambicchi vari mentre
se la getta sulla spalla destra scostando i lunghi capelli sciolti
affinché non rimangano impigliati mentre Silente, silenzioso e
sorridente, la scruta divertito da quel gesto così brusco che in sé
cela più di quanto la giovane Potter abbia dichiarato a voce.
Si
Lily, sei condanna.
Quella
condanna alla vita che lui aspettava da quarantasei anni.
Che
ha cercato inutilmente in tua nonna, convinto che un semplice
riflesso fosse il sole.
“Lei
non fa una pausa?” domanda poi, studiando con curiosità il grosso
tomo posto dinnanzi al fantasma, il quale sta andando avanti
imperterrito a leggerlo da ore senza mostrare alcun segno di
cedimento o noia.
“Oh,
nella mia attuale condizione sonno e stanchezza sono concetti assai
distanti. Inoltre non vi è modo migliore d'impiegare il tempo
infinito che mi è stato concesso, quindi credo resterò qui ancora
un po' a divertirmi con le scoperte del buon Salazar. Buonanotte Lily
Luna” la saluta cordialmente il vecchio mago con occhi luminosi ed
il consueto sorriso bonario sulle labbra evanescenti, prima di
chinare il capo per immergersi nuovamente nella lettura dell'antico
grimorio mentre la strega, dopo aver salutato a sua volta, s'avvia a
passi rapidi verso la passerella in legno che attraversa l'ampia
piscina ornata dallo scheletro del basilisco, percorrendola sino a
giungere alla porta – bocca di Salazar – che
conduce ai corridoi in pietra terminanti in stanze d'ogni tipo ed
alcove, direzione diametralmente opposta a quella che sfocia nel
bagno femminile del terzo piano, regno di Mirtilla Malcontenta; con
il naso adunco infilato fra le pagine ingiallite Silente ride
divertito pensando a Severus, chiuso nel suo nuovo laboratorio ed
intento a distillare qualche composto o pozione particolare,
disturbato dalla giovane Lily Luna per l'augurio di buonanotte che
ormai è divenuto una sorta di 'rito'.
La
ragazza non impiega molto tempo per percorrere l'intricato dedalo
illuminato a stento da piccole lanterne contenenti fuochi fatui d'un
azzurro smeraldino, orientandosi a memoria fino ad imboccare
un'apertura squadrata ornata da un frontone in pietra rozzamente
decorato da un bassorilievo con motivi floreali e serpenti
intrecciati, salendo poi una rampa di stretti e ripidi gradini
intagliati nella terra che conducono ad una stanza sopraelevata di
forma circolare, il cui soffitto è un intrico d'archi a sesto acuto
che discendono sopra sottili colonne grezze, dividendo l'area in
cerchi concentrici: le pareti sono ricoperte da infinite scaffalature
stracolme di ampolle, barattoli ed altri curiosi oggetti, mentre
diversi tavoli a mezzaluna occupano il pavimento, sopra i quali sono
sospesi paioli, alambicchi e strumentazioni per la preparazione e
distillazione delle pozioni talmente tanto strani –
impensabili – che la prima
volta Lily Luna aveva impiegato una decina di minuti buoni per
studiarli, affascinata dalla moltitudine di materiali di cui sono
composti – non solo vetro, ma bronzo, oro, rame e ferro – e dai
loro utilizzi; al centro esatto del cerchio vi è una grossa fornace,
un camino perennemente accesso che può raggiungere elevate
temperature, utilizzato in alchimia nel processo di trasformazione
dei metalli e, oltre l'alta cappa che sparisce nel soffitto, fra
volute di fumo multicolore ed aromi misti, acri e speziati, chino su
un complesso
macchinario posto sulla parete di fondo scorge Severus, intento a
regolare una valvola in vetro soffiato talmente fragile da rischiare
la rottura solo con un'occhiata di troppo.
La
ragazza si avvicina lentamente, scivolando con attenzione fra
tavoloni, paioli fumanti ed erbe appese ad essiccare finché non
raggiunge il mago, fermandosi a pochi passi per osservare con
interesse ciò che sta depositando in un panciuto barattolo di vetro,
al cui collo è appesa un'etichetta intonsa.
“Non
dovresti già essere a letto, Potter? E' tardi” mormora l'uomo a
mo' di saluto, nella consueta intonazione piatta e monocorde che
trasuda una certa noia per quella presenza non richiesta all'interno
di ciò che, da settimane, è divenuto il suo personalissimo 'Regno
in Terra', quel laboratorio straordinario che Salazar aveva sigillato
e cristallizzato nel tempo, probabilmente sperando che qualcuno dei
suoi 'eredi' ne facesse buon uso; il Signore Oscuro però, nonostante
la sua indubbia abilità nelle Arti Oscure, non era mai stato un
abile pozionista né alchimista, limitandosi a produrre solo ciò che
poteva tornare utile alla sua causa ed accantonando il resto, come
aveva lasciato indietro i numerosi tomi e rotoli presenti nella
biblioteca e quella stanza 'delle meraviglie', fornitissima di
materiali e macchinari, nella quale ora lui può proseguire
esperimenti e progetti accantonati da più di vent'anni.
“Stavo
giusto per andarmene. Sono solo passata a salutarti” lei ignora il
commento acido, ormai avvezza al modo di comunicare assai brusco e
tagliente dell'ex professore, allungando il collo ed assottigliando
lo sguardo per studiare con più attenzione le strane 'palline' che
fuoriescono dalla serie infinita di tubi in vetro, grandi come una
gobbiglia e d'un colore sanguigno, che rilucono nella fioca luce
prodotta dai numerosi fuochi e dalle torce appese in giro per la
stanza; sembrano caramelle un po' più grosse del normale o alcune di
quelle sfere di vetro che spesso decorano vasi di piante grasse e
fondali d'acquari, ma non ha alcun dubbio sul fatto che debba
trattarsi di materiale assai più 'particolare', altrimenti Piton non
perderebbe tempo ad imbarattolarlo con così tanta cura.
“Cosa
sono?”
“Torna
in dormitorio, Potter. Sono già le undici passate” replica
mollemente l'uomo, richiudendo il recipiente con un tappo di sughero
che poi sigilla con un colpo di bacchetta, recuperando una penna
– bic – dal piano di lavoro
per scarabocchiare parole e date sull'etichetta bianca, prima di
riporlo con un 'Wingardium Leviosa' non
verbale su un'ampia scaffalatura all'altro capo della stanza.
Fra
i fumi delle pozioni in lenta ebollizione e nella tenue ed aranciata
luce, Lily Luna osserva con attenzione l'uomo, colpita dal fatto che
non indossi i consueti ed austeri mantello e casacca scuri,
limitandosi ad una leggera camicia di cotone dalle maniche arrotolate
sino ai gomiti, fermate da lacci cosicché non si svolgano durante il
lavoro, infilata in pantaloni neri terminanti negli alti stivali
ornati da lacci sul polpaccio, con la punta in ferro; ha raccolto i
lunghi capelli in un codino stretto così da lasciare libero il viso
pallido, spigoloso, sul quale spiccano gli occhi ossidiana dal taglio
orientale ed il naso adunco, sovrastante labbra sottili e pallide
incurvate in ciò che la ragazza ha imparato a riconoscere come un
sorriso compiaciuto.
La
guancia sinistra presenta l'inizio della brutta cicatrice che
prosegue lungo il collo sottile e pallido, una massa di tessuto
cicatriziale ruvido che termina, allargandosi, in corrispondenza
della clavicola, ricordo del morso di Nagini che gli è costato la
vita e che, solitamente, l'uomo cela sotto alti colletti ben
abbottonati; ma ora il tessuto è aperto e piegato, rivelando molta
più pelle di quanto solitamente concede e Lily Luna è
costretta a mordersi le labbra con forza, colpita da un'improvviso ed
insolito 'calore', per evitare di ricordare le sensazioni provate
quando vi aveva lasciato scorrere i polpastrelli mentre lui dormiva –
era svenuto - giungendo sino al Marchio Nero, quel tatuaggio sinistro
– affascinante - che ora
spicca ben visibile all'interno dell'avambraccio calamitando il suo
sguardo.
Lui
pare accorgersene, nascondendolo alla vista ed osservandola di
rimando con un'occhiata tagliente e gelida, intimandole nuovamente
d'andarsene,ordine al quale lei, testarda e dispettosa –
rompicoglioni – come solo la degna discendente di Potter potrebbe
essere, replica recuperando uno sgabello abbandonato vicino al
bancone alla sua sinistra, gettando la tracolla a terra per sedervisi
con tutta calma, accavallando le gambe fasciate dai lunghi calzettoni
blu notte terminanti sotto la gonna della divisa d'un nero carbone
dall'orlo cobalto.
“Solo
se mi spieghi cosa sono quelle palline” replica in tono di sfida,
lasciando correre lo sguardo sul complesso macchinario in vetro e
rame dalla struttura tanto esile quanto slanciata, fra i cui
labirinti scivola e ribolle un liquido d'un denso color melograno;
Piton trattiene un'imprecazione fra i denti, assieme all'impulso
folle di prenderla di peso per scaraventarla giù dalla ripida
scalinata che conduce al laboratorio, sperando atterri di testa così
da recuperare un po' del sale in zucca perduto durante l'infanzia e,
con un gemito esasperato, riprende a
regolare i delicati sfiatatoi del distillatore, girando con tocco
lieve le chiusure a farfalla di modo ché il vapore esca alla giusta
pressione senza alterare il composto.
“T'ha
mai detto nessuno che sei fastidiosa, Potter?” scandisce senza
guardarla pur avvicinandosi a dove è seduta, continuando a
monitorare con attenzione i liquidi per non dover cedere all'assurda
presenza di quella fin troppo solida testa di legno che no, non ha
certo smesso di dargli tormento dopo l'alba del 25 dicembre; incurva
le labbra nel fantasma d'un sorriso ripensando agli infiniti, piccoli
e scontati, gesti di vicinanza che lei gli ha riservato da quella
cruciale mattina, come se volesse sdebitarsi dell'immenso regalo
ricevuto così, con distratta noncuranza.
Io
ti ho preso solo una scatola di cioccolatini.
Porco
Merlino stitico in una valle di rotoli di carta igienica, mi sento
così deficiente e banale!
Tu
mi hai appena regalato il cielo ed una delle albe più belle che
abbia mai visto.
Non
t'ho regalato il cielo, idiota, bensì un volo.
“Di
solito più che 'fastidiosa' mi definiscono ' rompicoglioni come un
gatto attaccato ai maroni', ma penso che il concetto sia lo stesso.
Comunque non hai risposto e sai che posso andare avanti a chiedere la
stessa cosa per ore, senza stancarmi. Cos'è?” accenna alla
sostanza che scorre nei sottili tubicini di vetro a seguito del
processo d'ebollizione, studiando poi gli ampi sbuffi di fumo rosato
involarsi nell'aria satura e calda sino a divenire inconsistenti, con
occhi castani grandi e rapiti, affascinati da quel processo alchemico
a lei sconosciuto e desiderosa d'apprendere.
Il
sonno ridotto ormai ad un vago ricordo.
“Sai
che non approvo l'utilizzo di termini così scurrili da parte di una
ragazza sedicenne ancora studentessa, nonostante le tue parole
abbiano descritto la tua persona meglio di quanto abbiano potuto fare
le mie. E si, ormai penso di conoscerti abbastanza da sapere che non
cedi facilmente, d'altronde parte del carattere l'hai ereditato da
tua madre” replica il mago mutando il sorriso in un ghigno malevolo
prima di voltare il viso nella sua direzione per scoccarle
un'occhiata di sufficienza, abbastanza tagliente da fendere il
granito, che lei ignora, lasciando scivolare il pesante mantello
invernale bordato d seta blu cobalto dalle spalle esili, infastidita
dal clima decisamente caldo ed afoso presente nel laboratorio; sotto
indossa un maglioncino a maniche lunghe con scollo a V nei colori di
Corvonero, sovrastante una camicia bianca ed una cravatta allentata,
a strisce nero blu, indumenti d'una taglia abbondante più larghi
della sua misura.
I
lunghi capelli mossi, d'un rosso acceso dalle sfumature scure
– sanguigne – le ricadono
attorno come un'aureola di fuoco, resi elettrici e gonfi dall'umidità
presente nell'ambiente, incorniciando quel viso dall'espressione
furbetta su cui spiccano gli occhi castani, luminosi nella luce
rarefatta.
“Persino
lei mi ha sempre reputata troppo cocciuta, quando m'impuntavo per
ottenere qualcosa”
“Te
lo ripeto, mia disgrazia. Sei molto più ostica di quanto appari e
quella maschera da buona e pia santa che ti cali in viso per
frequentare le lezioni, ammaliando insegnanti e parenti è pura
funzione. Sub Luna. La vera te è assai più oscura. E dato che
vorrei liberarmi della tua pestifera presenza a breve ti
accontenterò. Non sono 'palline', bensì pozioni” spiega studiando
attentamente il liquido rossastro scivolare attraverso i tubicini
sino a colare all'interno d'un contenitore cilindrico in rame, sotto
al quale guizza una fiamma bassa che ne riscalda le pareti, così da
sospingere il composto verso l'alto, all'interno di altre cannule;
anche Lily Luna segue con gli occhi il percorso compiuto dalla
pozione, affascinata dallo scoprire che è possibile distillarne di
solide che non siano meri obbrobri, frutto d'un errata miscelazione
degli ingredienti come spesso accadeva agli studenti più tardi –
negati - durante le lezioni del professor Taylor.
“Interessante.
Ed è il vapore a permettere che la pozione muti di stato senza che
ne vengano alterate le proprietà? Poi, questo tipo di operazione è
applicabile a tutti i composti oppure solo ad alcuni? Fin ora pensavo
che le uniche pozioni solide si ottenessero ficcando nel calderone
ingredienti alla cazzo come fa la Hemswort. Difatti il G.U.F.O l'ha
passato con una gran pedata nel culo a seguito di una momentanea
cecità della commissione esaminatrice. Nel senso che debbono essersi
ficcati le dita negli occhi per non vedere la merda che ribolliva nel
suo paiolo”
“Potter,
linguaggio” la ammonisce l'ex professore con le labbra incurvate in
un ghigno divertito e, nonostante suoni autoritario, non v'è alcuna
traccia di rabbia o fastidio nella voce poiché le domande della
ragazza, curiose e cariche d'un sincero interesse verso quanto gli ha
mostrato, animano quel piacere per l'insegnamento che credeva morto
quando, a ventun anni, s'era trovato ad insegnare Pozioni con la
speranza di trovare altre persone acute e propense alla
sperimentazione com'era stato lui durante gli anni di scuola,
scontrandosi invece con la triste realtà data da una torma di teste
di legno più interessate al voto che alla vera conoscenza che
l'hanno spinto ad odiare il suo lavoro con tutte le energie
disponibili; la Potter invece studia tutto con vorace interesse,
curiosa di capire ogni meccanismo, ogni sfumatura presente nelle
trame del mondo eviscerandole con chirurgica precisione e pazienza,
incapace di fermarsi solo a ciò che le viene mostrato
superficialmente.
Quando
inizia a spiegarle come vada preparata correttamente una pozione da
inserire poi nel fragile ed arzigogolato alambicco di vetro e rame
che serve per sublimarla, elevandola ad uno stato solido impossibile
da ottenere con la normale bollitura in calderone, lei si sporge
appena dallo sgabello così da poter recuperare dalla tracolla un
quaderno già pieno per metà d'annotazioni, iniziando a segnare i
concetti base correlandoli da semplici schemi mentre, con sguardo
attento, lo fissa come mai nessuno studente aveva fatto durante le
sue lezioni, troppo intimoriti da una possibile punizione per alzare
gli occhi dalla pergamena; le iridi castane rifulgono come corniola
nella luce delle fiamme, animate da una scintilla – sete
– che il mago ben conosce,
poiché è la sua quando si trova dinnanzi a nuovi,affascinanti,
argomenti da studiare o mettere in pratica, stupendosi nuovamente nel
notare quanto siano simili pur appartenendo a 'mondi' e 'tempi'
completamente diversi.
“Per
rispondere alle tue domande, Potter: no, non è solo il vapore a
trasformare il liquido in solido, bensì il processo attivato dal
calore unito al passaggio attraverso le varie 'fornaci' di questo
macchinario, che ricalca in piccolo l'opus alchemicum (III) ove la
materia prima putrefa e si scinde, per poi purificarsi e ricomporsi
nella sua forma più nobile. E' possibile svolgere quest'operazione
con molte pozioni, basta avere conoscenze sufficienti per prepararle
in modo che siano in grado d'attraversare gli alambicchi senza
esplodere o dissolversi” spiega il mago accennando ai vari
componenti in vetro e metallo con la punta delle dita pallide e
magre, animato da un fervore che lo spinge a condividere ogni
dettaglio di quel progetto iniziato qualche giorno addietro, dopo
aver letto voracemente i diari di Salazar dedicati alle pozioni ed ai
composti alchemici, orgoglioso d'essere riuscito a creare diverse
varianti solide degli infusi più 'comuni' e banali prima di
dedicarsi alla preparazione di cose assai più utili quali le
'pozioni esplosive', la pozione corroborante, il distillato della
Morte Vivente e il Veritaserum che ha raccolto in barattoli analoghi
a quello spedito sugli scaffali poc'anzi, cosicché possano essere
utilizzate durante le 'missioni'.
Lily
Luna osserva gli occhi neri dell'uomo brillare come astri perduti
nella luce del fuoco, colpita da quell'improvviso eccesso di
sentimento che mai avrebbe creduto di scorgere sul suo viso sempre
impassibile, austero e annoiato come una maschera mortuaria, mentre
il cuore accelera il battito alimentato da quell'emozione che è
fuoco e l'incendia ogni qual volta si trovano vicini a condividere
qualcosa in più dei commenti sprezzanti o battute taglienti,
spingendola a provare una forte ammirazione verso di lui, verso quel
Severus Piton che, pian piano, sta imparando a conoscere; perché v'è
in lui molto più del rimpianto nato dall'amore per Lily Evans e la
vocazione al martirio, una mente brillante – tagliente -
votata alla conoscenza in ogni
sua forma e alla sperimentazione che l'ha reso il miglior pozionista
d'Inghilterra già da giovanissimo, facendogli ottenere un posto di
rilievo sia fra i Mangiamorte che nelle fila dei paladini capitanati
da Albus Silente, inoltre possiede una vasta conoscenza degli
argomenti più disparati come sta ben dimostrando ora, snocciolandole
nozioni che lei fatica a comprendere poiché vertono su stadi
talmente avanzati della preparazione delle pozioni che poco hanno in
comune con ciò che sta studiando a scuola, tanto da farla sembrare
una materia completamente diversa, più astratta.
“Questa
soluzione rossa che vedi qui è una variante della pozione
soporifera: paralizza i centri nervosi ricreando uno stato simile al
Petrificus Totalus. Salazar l'ha descritta nei suoi appunti lasciando
però lo studio incompleto. Ho provato a crearla ugualmente,
sopperendo alle lacune lasciate dal fondatore di Serpeverde con
alcune idee venutemi alla mente durante i lunghi anni passati a
sperimentare, felice di appurare che il mio impegno sia valso a
qualcosa. Tieni” spiega aprendo delicatamente il rubinetto posto
alla fine dell'ultimo tubo in vetro così da far uscire una pallina
color melograno, simile a quelle riposte poc'anzi, che afferra nel
palmo prima di lasciarla ricadere fra le mani congiunte a coppa della
giovane Corvonero; è leggera, fredda malgrado il prolungato contatto
con le parti bollenti del macchinario di sublimazione e pare vetro
soffiato, presentando sfumature che la fanno somigliare ad un raro e
prezioso rubino.
“Come
funziona?”
“Basta
romperne la superficie e la pozione, qualsiasi essa sia, sprigionerà
i suoi effetti. Ovviamente consiglio di non testarla qui dentro, a
meno che tu non voglia passare le prossime ore paralizzata, come
sconsiglio di mettersi a lanciare le sfere nere contenute nel
barattolo posto sul terzo ripiano del mobile di fondo, essendo una
variante assai potente della Pozione Esplosiva tanto amata dal signor
Finnigan, compagno di scuola di tuo padre” spiega Severus
togliendole dalle mani la piccola pallina purpurea per riporla in un
altro contenitore, sfiorando con le dita lunghe e magre le i palmi
caldi e morbidi lei; la ragazza serra le labbra in una linea ferma,
osservandolo sottecchi in un modo terribilmente solenne che lo spinge
ad inarcare le sopracciglia, stupito da quell'improvviso mutamento
d'espressione e guardingo, domandandosi cosa diavolo le frulli in
quella testolina ornata da una corona di capelli scarmigliati per
essere diventata improvvisamente così seria e taciturna.
“Sei
davvero straordinario” mormora infine e quelle tre parole
riecheggiano con il fragore d'un tuono nel caldo ed ovattato silenzio
disceso sul laboratorio, facendo tremare pareti ed alambicchi,
causando una contorsione inaspettata alle viscere del mago che la
scruta attonito, con occhi ossidiana spalancati per la sorpresa.
“Come,
Potter?” sibila tagliente, ritraendosi dallo sgabello per mettere
nuovamente una giusta distanza fra loro, spaventato da quel commento
– complimento – mormorato
con apparente noncuranza e dalle implicazioni ch'esso comporta,
poiché negli occhi color terra di lei brilla una scintilla
d'ammirazione autentica che lo spaventa; sa d'aver compiuto una
follia prendendola fra le braccia per mostrarle cosa significhi
davvero volare durante l'alba del venticinque dicembre e, col senno
di poi, avrebbe fatto meglio a lasciarla tornare in dormitorio
piangendo, mollando la scatola di cioccolatini ai gufi anziché
portarsela lì, in laboratorio, scartando un dolce a sera così da
farli durare il più possibile, poiché ora la sua idea di limitare
le interazioni reciproche al mero 'lavoro' è davvero
crollata come un castello di
carte in balia della tempesta.
Si
sta affezionando a lei e ciò è disastroso.
“Non
c'è bisogno che ti arrabbi, sono sincera. Sei davvero straordinario.
Tutto questo, questi macchinari ed il laboratorio, le pozioni e gli
studi di Salazar sull'alchimia non sarebbero mai rinati senza di te.
Sono sicura che non esistono molti pozionisti in grado di creare
elisir solidi così perfetti, né maghi con la tua esperienza ed il
bagaglio culturale che possiedi. Mi rendo conto di essere stata
estremamente fortunata ad averti incontrato, poiché se mi fosse
capitato un 'guardiano' come Turpin o Yaxley, oppure Tiger o Rowle
sarei già morta da mesi. Cibo per vermi e cadaveri deambulanti”
spiega tranquillamente la strega lasciando vagare lo sguardo dal viso
impassibile e cereo di lui alla stanza in penombra, ricca di tavoli
stracolmi d'alambicchi e macchinari strani, calderoni fumanti ed
ingredienti, il tutto disposto con un ordine ed una precisione che le
suscitano una certa invidia ed ammirazione dato che il suo tavolo di
lavoro a 'Pozioni VI' non è mai così lucido e ben tenuto;
attraverso i fumi cangianti levatisi dai paioli ed i vapori prodotti
dai pigri macchinari di sublimazione Piton la scruta attento,
ritraendosi ancor più verso l'ombra come se –
internamente – ne avesse
timore, incapace di articolare una frase di senso compiuto o risposta
sprezzante che possa distruggere la fiducia provata dalla ragazza nei
suoi confronti poiché quel complimento, unito al fatto che lei sia
stata in grado di capire e riconoscere i suoi talenti, gli hanno
causato un caldo brivido di piacere come non accadeva più da eoni.
Sbagliato,
per Salazar.
Sedici
anni. Potter. Scaricatore di porto. Nipote di Lily.
“Credimi,
sono il peggior alleato che ti sia potuto capitare e te ne accorgerai
presto. Il fatto che sia un po' meno decomposto o folle di Rowle,
Yaxley, McLeod o Turpin non mi qualifica certo come 'miglior
opzione', sebbene ammetto che possa rendere la mia presenza più
gradevole. Se l'avessi resuscitato 'corporeo', sicuramente Silente
sarebbe stato un guardiano assai più valido” sibila con
l'attenzione rivolta ad elencare mentalmente – in modo
assai fallimentare – tutti i
difetti posseduti dalla ragazza per cercare di smorzare quell'assurdo
e non richiesto calore al petto, mentre si appoggia al bordo del
tavolo in noce così da dare la schiena al macchinario in vetro e
rame, con i palmi premuti sulla superficie solcata da venature in
rilevo e gli avambracci pallidi ben in vista; prima che possa
controbattere, lanciandosi in un'accurata analisi del perché Silente
non sarebbe stato affatto un guardiano migliore, vista la sua
propensione a mandare gente allo sbaraglio senza condividere
informazioni cruciali del piano d'attacco, lo sguardo della strega
viene calamitato nuovamente sulla macchia d'inchiostro nera che orna
la pelle dal gomito al polso sinistro, il disegno d'un teschio dalla
cui bocca dischiusa fuoriesce un grosso serpente arrotolato a formare
il simbolo dell'infinito e, come le era già accaduto durante la
notte del Solstizio, poco prima d'addormentarsi con Piton in grembo,
si domanda cosa sia quel numero romano inciso sull'osso frontale:
XVII, diciassette.
La
prima volta in cui ha visto il 'Marchio Nero' è stata quand'era
piccola, un disegno grigiastro e fumoso – sbiadito - simile ad una
bruciatura sulla pelle nivea di Draco Malfoy, invitato assieme alla
famiglia presso la loro casa a Vauxhall per il compleanno di Harry,
un pallido eco di ciò che spicca ancora ben definito e dettagliato
sul braccio di Severus, mentre in seguito s'era imbattuta in quel
simbolo mortifero all'interno d'un libro di Storia Magica
Contemporanea, sebbene si trattasse solo di un'abbozzata imitazione
disegnata da qualcuno che, presumibilmente, non aveva mai militato
nei Mangiamorte; non ricorda d'aver mai letto da nessuna parte, o
d'averlo udito nei racconti del padre, che Tom Riddle avesse dato un
numero ai suoi seguaci e quindi teme che quel simbolo possa essere
legato al suo 'status' di risvegliato, contraddistinguendolo come
'Carta XVII degli Arcani Maggiori: Le stelle'.
Però
è strano.
Sugli
altri risvegliati il simbolo non è apparso in questa maniera e
Silente pare non averlo affatto.
“Perché
'diciassette'?” domanda la strega corrugando la fronte, accennando
al Marchio con un cenno del mento che spinge l'uomo a nascondere il
braccio, fissandola con gli occhi ridotti a falci gemelle, scure come
il fondo del tartaro e taglienti come acciaio; si scosta dal tavolo
con un movimento talmente fluido e rapido – inumano – che la
giovane lo percepisce appena, ritrovandolo poi sul fondo della stanza
in penombra, vicino alla pesante porta che conduce alla fornita
dispensa stracolma d'ingredienti, come se fosse sempre stato lì
dall'inizio della conversazione.
“Va
a dormire, Potter. La lezione è finita” scandisce monocorde mentre
l'espressione del volto torna a farsi altera – distante – ed
intransigente, segno che qualsiasi protesta finirà inascoltata o,
alla peggio, liquidata in malo modo, mostrarsi caparbia non le
servirà a nulla poiché lui non ha intenzione di raccontarle
alcunché di quella parte di 'vita' che – a posteriori –
preferirebbe cancellare e
riscrivere; ma il tempo non è un disegno a matita da poter ritoccare
con un colpo di gomma e modificare a piacimento, bensì un tatuaggio
ad inchiostro indelebile inciso nelle carni pallide ed inconsapevoli,
doloroso come un'ustione e, lanciando un'occhiata furtiva – fredda
– al teschio ghignante con lingua di serpe, si chiede se davvero
avesse voluto una vita diversa pur sapendo che Lily – Evans – non
ne avrebbe mai fatto parte, se l'unirsi ai Mangiamorte non fosse
– inconsciamente – stato
dettato da sentimenti
assai più forti del rimpianto d'aver perduto l'unico amore della sua
vita.
Amici...
Sarebbe
bastato?
Forse
a quindici anni.
Ma
poi?
Gli
occhi ossidiana tornano ad osservare il volto della giovane strega,
le cui labbra sono contratte in una linea ferma, imbronciata, e gli
ci vuol poco sforzo per intuire i pensieri che le si agitano sotto la
massa di capelli fulvi, oltre quelle iridi color terra puntate
d'ombra: come un viandante sperduto nel deserto la Potter ha sete,
sete di tutto ciò che è sordido, nascosto e da scoprire, sete di
conoscere ciò che invece dovrebbe rimanere segreto e sepolto ma che,
sotto quello sguardo intransigente e solenne, pare rianimarsi
scavando con forza per vedere la luce.
Incurva
l'angolo del labbro nel fantasma d'un sorriso stanco, sconfitto dalla
caparbietà di lei, poiché sa che ora potrà imporre quel silenzio
che accetterà di controvoglia, occultando nei reconditi meandri
della memoria ogni brutto ricordo legato al passato e quelle
esperienze che l'hanno condotto ad avere l'onore di ben due
iniziazioni al cospetto del Signore Oscuro, ma sa che esso non
durerà: portare alla luce ciò che appartiene ad altre vite è il
talento d'ogni negromante e la Potter, in ciò, era assai brava ancor
prima di scoprire davvero cosa fosse.
“Qualunque
cosa ci sia nel tuo passato non mi fa paura. Quindi smettila di
chiuderti a riccio ogni volta in cui la conversazione si sposta sul
personale” replica la strega incrociando le braccia sul petto,
senza accennare a scendere dall'alto sgabello dalle gambe di ferro;
il mago sogghigna mostrando i denti, osservandola con lame d'ombra
fredde e tetre come il Cocito.
“Pensi
che m'importi qualcosa del tuo giudizio, mocciosa? Contrariamente a
quanto sembri pensare, fra di noi non v'è alcun rapporto d'amicizia
o di muta richiesta di sostegno, quindi ti pregherei di smetterla
d'assillarmi con domande personali alle quali non voglio rispondere.
Non per paura, bensì perché non sono affari tuoi” sibila calcando
ogni parola, intridendola d'una forte e velenosa rabbia alimentata
dal fastidio di dover ricorrere alla menzogna per occultare quel
tumulto d'emozioni che, internamente, lo stanno scuotendo con
violenza rammentandogli tutto ciò che vi è di profondamente
'sbagliato' nel modo in cui si stanno avvicinando l'un l'altra,
sebbene la ragazza sembri non capire, continuando a scrutarlo
impassibile; Lily Luna non è stupida, ha imparato a non temere la
rabbia dell'ex insegnante, poiché è solo una facciata oltre la
quale si celano ben altri sentimenti, un muro eretto affinché il
mondo non lo ferisca nuovamente.
Ricorda
bene gli infiniti tagli presenti sulla pelle nivea del mago e come
rilucevano nella fioca luce prodotta dal fuoco morente, alla Testa di
Porco, e può solo immaginare quanto altro dolore abbia racchiuso
dentro, così decide di non forzare ulteriormente le sue resistenze,
sospirando pesantemente – sconfitta – mentre
si china a raccogliere la borsa, saltando giù dallo sgabello con
agilità; si getta la cinghia sulla spalla sinistra e, scostando i
capelli dal viso con un gesto secco della mano, torna a fissare
l'uomo ancora immobile vicino alla porta della dispensa.
“Va
bene. Smetto d'importunarti. Buonanotte, ci si vede domani” esclama
sorridendo appena, immaginando il rapporto fra lei ed il mago come
una partita a scacchi magici, ove ogni decisione è una mossa che può
avvantaggiare una delle due parti e che non ha alcuna intenzione di
perdere, cocciuta com'è, non importa quanti danni abbia fatto Lily
Evans negandogli quel perdono – assoluzione – che
tanto bramava, né le difficoltà di portare vanti una qualsivoglia
'interazione' con un ex professore morto da più di venticinque anni,
che – anagraficamente – dovrebbe
avere l'età di suo nonno.
Non
importa, poiché nella realtà folle creatasi a seguito del rito
negromantico le normali 'regole' sono state sovvertite come in eterni
Saturnali ed ora non esistono più barriere a separare ciò che
dovrebbe essere polvere dal soffio della vita, creando un posto per
tutti coloro che l'hanno perso troppo presto, in modo violento ed
assurdo; con la testa ricolma di pensieri e le palpebre di nuovo
pesanti a causa della stanchezza, la ragazza si incammina lentamente
verso la porta che conduce all'uscita del laboratorio, dando le
spalle al mago che la saluta con un breve cenno del capo prima di
svanire fra le ombre della dispensa, ma non ha ancora superato il
grosso camino quando un'improvviso capogiro modifica l'asse
terrestre, spedendo il pavimento a ruotare verso il soffitto mentre i
contorni di oggetti ed arredi attorno a lei paiono deformarsi,
allungandosi come gomma.
Con
prontezza riesce ad afferrare il solido bordo in legno d'un tavolo,
senza però evitare di scivolare verso il basso, trascinando con sé
la tracolla ed alcuni oggetti di vetro che tintinnano allegri urtando
il pavimento, riempiendo la pietra di piccole schegge, luminescenti
nella luce dei fuochi.
Spero
di non aver rotto uno dei macchinari.
O
mi ucciderà.
Ma
ogni pensiero viene annichilito dalla ormai familiare ondata calda
nelle vene, che brucia fiato e resistenze spingendola a rantolare con
la schiena premuta contro la pietra fredda, fra vetro e liquidi
sparsi, con gli occhi rivolti al soffitto intrecciato d'archi
spartani e la mente ottenebrata dalla magia; pensieri non suoi le
invadono la mente con violenza, spingendola a scuotere il capo per
allontanare quel tumulto fastidioso e ronzante che le perfora le
tempie, una cacofonia disarticolata in cui prevalgono sentimenti
primordiali quali 'fame' e 'sete', voglia di affondare i denti in
morbida carne per poter così placare l'arsura che, da troppi mesi,
serra le loro gole.
“Potter!”
I
contorni dello stanzone sfumano nei vapori prodotti dai calderoni ed
il volto di Piton, chinatosi sopra di lei per aiutarla a mettersi
seduta, è una macchia bianca ornata da una sinistra aureola d'ombra
nera come il peccato, come quegli occhi solitamente impassibili che
ora la scrutano stupiti – spaventati? - mentre
lei rincorre i respiri cercando d'articolare una frase che spighi
quell'improvviso mancamento; ' qui...sono...qui...tanti'
sibilano le labbra pallide della
giovane e lui non impiega più d'un battito di ciglia per capire a
chi si stia riferendo.
“Dentro
Hogwarts?” domanda atono inarcando un sopracciglio, quesito al
quale lei annuisce con forza mentre cerca di mantenere la posizione
seduta, serrando le palpebre per scacciare vertigini e nausea unite a
quel fastidioso brusio che le riecheggia nel cranio, i pensieri
– ora ne è certa - sconnessi
della torma di cadaveri che hanno raggiunto il castello, iniziando a
girovagare indisturbati per i corridoi deserti e bui in cerca di
vittime, alimentati da quel istinto predatorio folle che lei avverte
con forza, quasi come ne fosse vittima.
“Silente
è convinto che nessun risvegliato possa varcare le mura del
castello, dato che sono intrise d'antica magia bianca” le passa un
braccio attorno alla schiena per mantenere eretto il busto e le
scosta i capelli con l'altra mano, permettendo alla ragazza di
chinare la testa per inspirare a pieni polmoni, cercando di
trasformare il rantolo in un respiro regolare; avverte l'esile corpo
fasciato dalla divisa di Corvonero sussultare, scosso da fremiti
sempre più frequenti quando cerca d'articolare parole che faticano
ad uscire dalle labbra dischiuse, ma la cosa che più l'inquieta sono
gli occhi, non più di quel caldo e profondo color terra puntellato
da schegge scure come carbone, bensì bianchi e velati come latte
cagliato.
Occhi
d'una morta.
Non
riesco a parlare...
Cosa
sta succedendo, Potter?
Risvegliati,
sono entrati nel castello e sono tanti. Non so quanti, una dozzina
forse. Sento i loro pensieri, mi stanno facendo esplodere la testa.
Svuota
la mente, ricorda cosa ti ho insegnato.
Severus,
dobbiamo andare! Hanno fame e sete, stanno cercando cibo!
Calcando
quell'ultimo pensiero, la strega tenta di sollevarsi in piedi ma una
forte ondata di nausea l'assale, costringendola a piegarsi sulle
ginocchia serrando con forza le labbra, inspirando dal naso e
lottando affinché il reflusso non salga alla gola mentre il mago la
sorregge, sottolineando con dolorosa ovvietà che non può certo
combattere così dato che non si regge in piedi; Lily Luna inspira
profondamente, ricordando quanto appreso durante le lezioni di
Occlumanzia e cerca di svuotare la mente, allontanando i caotici
pensieri dei morti per rincorrere una calma effimera che non prova,
ma di cui ha bisogno, mentre l'eco delle profezie raccolte come
indizi tuona cacofonico rammentandole il suo destino.
Sei
ancora debole, fragile e scostante.
Se
non imparerai in fretta allora si, sarai perduta.
Ma
io non voglio, non voglio essere perduta...
Serra
le palpebre con una violenza tale da far dolere gli occhi, storcendo
le labbra in una smorfia di dolore mentre tenta di nuovo d'allungare
le gambe, appoggiandosi alla spalla di Piton per sollevarsi in piedi;
il mago accompagna i suoi movimenti, sostenendola con una delicatezza
che un po' stona con le maniere usualmente brusche e sbrigative con
le quali di solito l'approccia, rammentandole la mattina di Natale ed
il modo in cui l'aveva abbracciata sul parapetto della guferia,
trattenendola a sé affinché non scivolasse nel vuoto, e quello
strano calore a cui non sa dare nome pare attenuare le urla mortifere
dei cadaveri, permettendole di aprire gli occhi senza essere
investita da nuovi capogiri e nausea.
“Potter,
se non sei in grado d'affrontare il duello resti qui. Non posso
affrontare una decina di risvegliati dovendo pensare anche a te”
l'ammonisce burbero Severus, scoccandole un'occhiata tagliente come
la lama d'una spada mentre la lascia andare lentamente, affinché sia
in grado di star in piedi da sola; la strega scuote il capo,
piegandosi leggermente per recuperare la bacchetta dalla tasca
frontale della tracolla in cui l'aveva riposta, e sta per
ribattere – fingendo molta più sicurezza di quella che
avverte -, quando l'improvvisa
apparizione di due fantasmi abbastanza agitati la zittisce.
“Allarme!
Allarme! Morti nei corridoi! Morti nei corridoi!” tuona Mirtilla con voce acutissima,
poggiando le mani a coppa attorno alla bocca per simulare un
megafono, intercalando ogni parola con una sorta di fastidiosissimo
fischio che dovrebbe imitare i dispositivi acustici d'emergenza d'un
auto della polizia, o di un'ambulanza; Albus Silente, emerso dal muro
a pochi metri dalla giovane fantasma, si limita invece a squadrare
Lily Luna e Severus con un sopracciglio inarcato, domandando
pacatamente conferma di quanto riferito da quest'ultima e se siano
entrambi pronti a combattere.
“Signorina
Warren, non mi sembra che la morte l'abbia trasfigurata in una
dannata sirena contraerea, quindi la smetta di produrre rumori
molesti! Per Salazar! Sappiamo già dei risvegliati all'interno del
castello” ringhia l'ex professore di Pozioni, appellando con
un colpo di bacchetta la casacca nera ed il lungo mantello per
infilarseli velocemente, senza però disfare il codino che gli tiene
in ordine i capelli, dopo essersi accertato che la Potter sia in
grado di mantenere l'equilibrio da sola senza rischiare un nuovo
svenimento; mentre mirtilla borbotta sottovoce con la stessa
intensità d'un bollitore fumante, la ragazza dai capelli fulvi
annuisce alle parole del vecchio preside, osservandolo con
espressione ferma.
“Siamo
pronti”
“Stai
perdendo colpi, Allbus. Questa è la seconda volta in cui una tua
certezza viene smentita, forse è ora che inizi a prendere in
considerazione l'idea di pensionarti” sogghigna Severus mentre
allaccia alla cintura una specie di porta monete in cuoio brunito dal
contenuto misterioso ed una sorta di porta fiale nel quale ha
disposto alcune provette colme di pozioni multicolori.
“Eh,
brutta cosa la vecchiaia. Dona conoscenza ma ruba la fantasia e
l'ingenuità di pensiero. Se non mi trovassi in questo stadio
intermedio una vacanzina alle terme di Baden-Baden la farei
volentieri, quelle acque sembrano avere ottime proprietà curative
che, si sa, per noi quasi pensionati sono l'ideale”
Lily
Luna sorride mesta, osservando il terzetto con occhi velati da una
patina di lacrime nate dalla gratitudine di non essere sola, di aver
trovato persone – spiriti – davvero
eccezionali su cui poter contare, a cui affidasi per crescere e
rendersi in grado d'affrontare il proprio destino.
Correndo
verso la porta d'uscita della Camera di Salazar con Mirtilla e
Silente a fluttuarle affianco e Severus, in forma di corvo, a volarle
sopra la testa, la strega tenta di concentrarsi sulla respirazione e
la chiusura della mente, cercando di incanalare la magia che sente
agitarsi dentro al suo petto per stabilire una connessione con i
risvegliati, così da capire ove siano di preciso e quale sia il loro
livello; deve imparare a soggiogare quel potere così da smettere
d'esserne schiava, affinché le possa essere utile in futuro, quando
gli avversari saranno sicuramente più forti d'una manciata di
'Arcani Minori' allo sbaraglio poiché, ne è certa, se davvero
qualcuno ha decretato la sua iniziazione a Nekyomanteia
sta sicuramente muovendo i burattini affinché le si presentino pochi
alla volta, così da farla crescere lungo il cammino tracciato,
sebbene lei non ne comprenda il motivo.
Chiunque
sia non è tuo amico.
Cosa
diventerai quando la katabasis sarà compiuta?
Allora
si, sarai perduta.
Allora
si, sarai Eterna.
Cosa...diventerai?
Ciò
che devo essere.
Ciò
che è stato seminato crescerà.
Glossario:
-
Ars
Goetia: E' una pratica magica incentrata sull'invocazione ed
evocazione di demoni.
-
Scuola
di Medicina di Salerno: La scuola medica salernitata è stata la
prima e più importante istituzione medica in Europa, nel IX sec.
d.C. L'approccio era basato sulla pratica e, all'interno di essa,
confluivano tradizioni mediche riportate dal mondo greco-latino e da
quello arabo. Erano ammesse anche donne sia allo studio che
all'insegnamento, chiamate 'Trocte' (o Trotule).
-
Opus
alchmicum: itinerario alchemico della lavorazione e trasformazione
della materia prima, finalizzato alla realizzazione della pietra
filosofale. In questo capitolo s'intendono anche i vari passaggi a
cui è sottoposto il composto per 'mutare forma'.
NDA:
Eccoci
giunti al quindicesimo capitolo.
Innanzitutto
domando scusa per l'enorme ritardo con cui pubblico, purtroppo sto
attraversando un periodo un po' incasinato e quindi riesco a trovare
poco tempo per scrivere; in ogni caso posso annunciarvi che, oltre a
questo, ho già scritto parte del prossimo capitolo, quindi non penso
si dovrà aspettare molto per la pubblicazione (sarà un interludio,
giusto per fare il punto della situazione).
Mi
sono divertita molto ad immaginare ed ampliare la Camera dei Segreti,
nonché il laboratorio di Piton; l'idea delle 'pozioni solide' non è
tutta farina del mio sacco, bensì un richiamo alla saga Nevernight
di Jay Kristoff (la cui accademia degli assassini sembra un incrocio
fra quanto scritto da Marco Polo nel 'Milione' e Hogwarts), dato che
pure lui sembra richiamare l'opera della Rowling, nei suoi libri,
sebbene là siano descritte in modo meno connesso al processo
alchemico.
Scrivere
delle dispute tra quadri è stato divertente, e ritorneranno, così
come d'ora in avanti il parco personaggi si amplierà, quindi spero
vi siano graditi e, inutile sottolinearlo, sta per scoppiare un bel
casino.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
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