Nel segno della Fenice

di Carrotcake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Riunione Familiare ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Un mezzo piano è migliore di nessun piano ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Che incredibile giornata ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Non proprio una festa di benvenuto ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I

Era passato molto tempo da quando non sentiva quel bruciore soffocante dal suo dannato marchio nero. Reggendosi al lavandino, Connor fece un paio di profondi respiri, non volendo preoccupare la moglie.
Anne continuò a parlare dell’intervento che doveva fare al piccolo dei Wilson quella mattina, temendo che, come al solito, il bambino avrebbe urlato così forte da richiedere il rinvio dell’intervento.
Davvero, cazzo, non trovava la forza per girarsi e sorridere.
«Amore, tutto bene? Sto dicendo, questo pomeriggio sei libero? Dobbiamo accompagnare Hermione a comprare le ultime cose, domani va dai Weasley.>>
<< Sì, certo. Non mi perderei un pomeriggio insieme alle mie ragazze preferite per nulla al mondo.>> riuscì a dire, sorridendo debolmente. Merlino volesse che fosse così.
Da quando aveva incontrato Anne, la sua vita era stata magnificamente bella. Anne era stata, ed è, tutto per lui. Inizialmente è stata il coraggio per mollare tutto e vivere come più gradiva, è stata la sua amica più leale e la sua amante più tenera. Con l’arrivo di Hermione, poi… Anne era diventata la sua casa e insieme avevano formato una piccola perfetta famiglia.
E ora tutto questo era a rischio per quel dannato orrore di gioventù, grazie mamma e grazie Sirius.
Con la sua inscenata morte, sperava di essersi sottratto al cieco vincolo che lo legava a quel pazzo scatenato.
Era da giugno che sentiva di nuovo quel dolore che divampava dal suo braccio. Eppure Hermione non aveva raccontato nulla a riguardo. Sapeva che sua figlia non era totalmente limpida riguardo a ciò che accadeva a scuola, credeva che i suoi genitori babbani non fossero in grado di gestire così tante informazioni fuori dal loro habitat. Sperava che il suo istinto di autoconservazione la mantenesse lontana dai guai, ma la sua cieca amicizia nei confronti di Potter gli faceva spesso dubitare ciò. I ragazzi erano amici come sarebbero stati amici se Sirius non lo avesse escluso dalla sua vita e se i Potter non fossero stati uccisi tanti anni fa. Era ancora stupito di come certe cose andassero per il verso giusto, nonostante tutte le premesse sbagliate. Se il figlio assomigliava un poco al padre, era certo che la sua Hermione combinava più guai di quanti ne raccontasse.

Il pomeriggio era stato splendido, come si prospettava fin dall’inizio. Hermione su di giri per l’inizio di un nuovo anno scolastico, Anne triste di non poter vedere la figlia fino a Natale e lui… lui terrorizzato da quello che poteva succedere mentre Hermione era lontana dai suoi occhi.
Anne, a dir la verità, ha cercato di scoprire qualcosa in più sul rapporto con Potter mentre la figlia era su di giri in libreria. Ma oltre a professare amicizia pura e limpida, non aveva cavato altro.

<< Ehy amore, posso entrare?>>
<< Certo papà.>> gli rispose lei, rivolgendogli un grande sorriso.
<< Amore, sono preoccupato per questo nuovo anno scolastico. Mi prometti che ti terrai fuori dai guai? Lo so che non mi racconti tutto di quello che succede, e lo rispetto… anche se sai che puoi dirmi tutto. Lo sai, vero?>> Aggiunse, guardandola ansiosamente. Era inutile, poteva essere un mangiamorte che aveva disertato, poteva essere sopravvissuto a due orrendi genitori, poteva aver reinventato la sua vita basandosi solo sull’amore di una donna eppure al pensiero che sua figlia non si fidasse ciecamente di lui, diventata un budino tremolante farcito di ansia e sensi di colpa.
<< Papà, prometto di dirti se qualche ragazzo dovesse farsi avanti o se qualcuno dovesse offendermi più del dovuto. Per il resto starò a scuola, farò i miei compiti e ti scriverò ogni settimana. Cosa vuoi che mi succeda in un castello infestato dai fantasmi?>> disse ridendo.
A Connor non mancò come Hermione eluse la sua domanda. Sapeva di non poter chiedere di più, era lui il primo ad aver costruito un mare di bugie.
<< Sì, bene. Ora posso coccolarti un po’? Andiamo a guardare il film con tua madre? Magari mangiando un po’ di gelato o pop corn…>> non sapeva come ogni anno si ritrovasse a implorare la compagnia di sua figlia. E non se ne vergognava manco un po’!
<< Certo! Finisco di mettere tutto nel baule e scendo.>>

Mentre guardavano Jane Eyre che avevano noleggiato il pomeriggio, Connor aveva il braccio gettato sopra le spalle di Hermione, fino a raggiungere la spalla di Anne. Doveva a questa donna che lui riaffrontasse il passato con quel maledetto medaglione che, evidentemente, nessuno si era preso la briga di distruggere in sua assenza. L’indomani si sarebbe preso la giornata libera e sarebbe andando a Grimmauld Place, invece che andare in studio con la sua meravigliosa moglie.
Hermione guardava rapita il film, non disturbata dalle coccole dei suoi genitori. Anne le stringeva caldamente il braccio, guardandola di sottecchi.

<< Buonanotte mamma, buonanotte papà. Domani il signor Weasley verrà alle 9.00 a prendermi. Lo ricordate, sì?>> disse sbadigliando mentre saliva il primo gradino.
<< Certo amore, dopo che vai andremo a lavoro, apriamo più tardi domani.>> Anne si avvicinò a darle un ultimo bacio e così si affrettò a fare lui.
<< Grazie. Andiamo Grattastichi!>>
Così i due si son ritirati lasciandomi solo con la mia Anne. Mi si avvicina, chiaramente triste per l’inevitabile partenza.
Le do un bacio sui capelli mentre mi abbraccia. << Starà bene, stai tranquilla.>>
<< Amore, so di poter comprendere appieno il vostro mondo, ma conosco mio marito e so che quel maledetto tatuaggio è tornato a farti male. Pensi che non me ne sia accorta?>>
<< Non volevo proprio tenertelo nascosto…>>
<< Perché domani non parli con il signor Weasley? È un brav’uomo e sono certa che non ti denuncerà. Tu stesso hai detto che non era vicino ai Mangiamorte…>>
<< Amore, siamo più al sicuro se nessuno si ricorda di me. Non voglio tornare nel mondo magico. Domani farò una capatina a casa e vedrò se trovo quel medaglione. Se così fosse, farò in modo di incontrare Silente e speriamo che non dovrò inscenare la mia morte una seconda volta.>>
Voleva farla ridere, a giudicare dallo sguardo terrorizzato che gli rivolse, non c’era riuscito.
<< Ascolta Anne, so che la mia merda ci seguirà per sempre. Ma, ti prometto, farò tutto il possibile per tenere Hermione, te e me al sicuro. Amo la mia famiglia e, davvero, voglio invecchiare con te.>> Mi bacia dolcemente, e mi conduce in camera da letto.
Non rinuncerò a tutto questo.

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Capitolo 2
*** Capitolo II - Riunione Familiare ***


Capitolo II – Riunione Familiare

Hermione era un concentrato di energia mentre controllava di non aver dimenticato nulla. Anne la osservava appoggiata allo stipite della porta « Tesoro, nel caso in cui dovesse esserti sfuggito qualcosa, te lo invierò. Scendi a fare colazione. Ti abbiamo aspettato e anche Grattastinchi è affamato.»
« Hai ragione, scendo subito. Tra 40 minuti arriva il signor Weasley.»
Scesero al piano di sotto, dove Connor stava formando una perfetta torretta di pancake, la colazione preferita della sua bambina.
« Finalmente! I pancakes sono pronti. Hai preso tutto?»
« Sì, sì, grazie papà.>> Disse, mentre guardava con desiderio la colazione.
Connor le versò abbondante sciroppo d’acero e le mise il piatto davanti.
« Pronta? Questa estate non hai sentito molto Harry… va tutto bene tra di voi?»
Hermione quasi si strozzò. Bevve un sorso di succo per riprendersi, sapeva che il padre aveva ragione. Ma come poteva spiegare che Silente le aveva proibito di scrivere? I presidi delle scuole babbane non sono così ficcanaso.
« Uh, sì! Ma sai come sono i suoi zii, si innervosiscono quando vedono gufi…» disse debolmente, sperando che bastasse.
Le chiacchiere sono continuate serenamente, tra varie raccomandazioni e curiosità per il nuovo anno scolastico.
Alle 9.00 in punto in signor Weasley si è presentato alla porta, meravigliandosi di come un piccolo pulsante potesse fare un suono così squillante.
Subito venne accolto e si guardò intorno con mal celata curiosità. Oh se potesse stare una sola giornata a guardare tutte quelle meraviglie!
« Buongiorno, signor Weasley. Grazie per esserti venuto a prendere Hermione e grazie per ospitarla nelle prossime settimane.» disse Anne con un sorriso accogliente.
« Davvero, mi fa solo piacere. Volevo però informarvi che non sto portando Hermione alla Tana, Molly e i ragazzi sono in una casa a Londra e staremo lì. È anche più vicino a King Cross per prendere il treno. Spero che non sia un problema, è stato un cambiamento dell’ultimo minuto.» Arthur sorrideva timidamente, sapeva di non poter dire molto di più senza dire cosa che i babbani, semplicemente, non potevano capire. Ed anche senza violare il Fidelius posto su Grimmauld place.
Anne era titubante, anche Hermione era stupita per il cambio di destinazione.
« Se per te non è un problema, signor Weasley. Se la presenza di Hermione non fosse contemplata, davvero, non ci dispiace averla in casa due settimane in più.» Connor appariva goffo, ma cercava solo di essere accomodante.
« Oh no, signor Granger. Solo per farvi sapere che non saremo alla Tana, Hermione è sempre la benvenuta. Allora possiamo andare?»
Hermione per tutto questo tempo non aveva detto nulla. Era assai sospettosa, temeva che l’ordine di non scrivere a Harry e questo improvviso cambio di destinazione erano collegati. Si affrettò a salutare i genitori e finalmente prese il braccio del signor Weasley.
Con un ultimo saluto i due sparirono dall’ingresso della bella casa.

« Connor, tu hai idea di cosa possa esser successo?»
« No, davvero, amore. Comunque Hermione ci scriverà presto e avremo più notizie. Tu vai a lavoro, io torno a casa dei miei genitori… augurami buona fortuna», aggiunse baciando dolcemente la moglie.
« Buona fortuna amore, torna a casa presto.»
Dopo qualche istante, anche Connor non era più nell’ingresso di casa.
Passandosi stancamente una mano tra i capelli, Anne invocò l’aiuto di qualsiasi divinità esistente. “Fa solo che Hermione e mio marito stiano al sicuro.”

Hermione si guardò attorno, non era mai stata da quella parte di Londra prima. Non che ci fosse niente di eccezionale, davvero. Non sembrava affatto un quartiere magico. Arthur le passo un biglietto, dove si leggeva “Grimmauld Place, 12, Londra”. Sollevò gli occhi dal biglietto e si trovò a guardare due palazzi, il 13 e il 14, che si spostavano! Gli abitanti delle case che poteva intravedere dalle finestre, erano totalmente ignari di essere spostati. E lì, nel mezzo, apparve il numero 12, con un grande portone nero con un bel battente argentato a forma di serpente.
Hermione era terribilmente stupita, stava quasi per lasciar scivolare il trasportino di Grattastinchi. Il signor Weasley le mise gentilente la mano sulla spalla, indicandole di seguirlo. Entrarono e il signor Weasley le fece segno di tacere. Un lunghissimo corridoio si apriva davanti, mostrando una scalinata e un portaombrelli che sembrava davvero un piede di un troll.
Il signor Weasley la guida verso una porta da dove appare la signora Weasley. Rivolgendole un ampio sorriso, la signora Weasley abbraccia Hermione.
«Hermione, cara! Come stai? Hai fatto colazione? Fred, George portate il suo baule nella stanza di Ginny. Dividerete la stanza, cara.» Con un POP i gemelli apparvero accanto alla madre, quasi facendo urlare Hermione.
« Quante volte devo dirvi di non materializzarvi in casa, mi fate disperare!»
« Ciao Hermione.» dissero entrambi, ignorando la madre. Con un altro POP svanirono con il suo baule per poi sentire « AHIA Fred!!! George, che cavolo il baule sul piede!!>> Ginny non era affatto entusiasta. La signora Weasley fece un sorriso di scuse e si affrettò a salire la rampa di scale. Hermione la seguì, scoprendo così dove fosse la sua stanza finchè…
« MEZZOSANGUE. TRADITORI DEL SANGUE NELLA MIA CASA. ORRENDI MOSTRI…»
Hermione si mise una mano sul cuore, che diamine di cosa ti urla contro insulti? Sirius si era già lanciato sulle tende che coprivano il quadro, zittendo la vecchia megera.
« Hermione, hai conosciuto mia madre Walburga.»
« Oh.>> fu tutto ciò che riuscì a far uscire dalle sue labbra. Sirius la guardava divertito.
« Oh sì, crescere in questa casa è stata una gioia. Ma mettiti pure a tua agio, sei la benvenuta!”.»
Ringraziando, Hermione continuò a salire la rampa di scale. Si ritrovò nel pianerottolo in cui c’erano tre porte. Solo una era aperta e davvero affollata. Molly stava guarendo il piede di Ginny, Fred e George erano imbarazzati lì accanto.
Entrando, salutò Ginny e aprì finalmente il trasportino di Grattastinchi, che subito si mise ad esplorare salendo le scale.
Velocemente i tre se ne andarono, lasciando Hermione e Ginny ad aggiornarsi sulle ultime settimane.

Sirius era cautamente ottimista. Finalmente la casa si stava riempiendo e, cosa ancora più importante, l’indomani sarebbe arrivato Harry. Ora avrebbe dovuto solo trattenersi dall’uccidere Mundungus e tutta sarebbe andato per il verso giusto. Stava per arrivare nella sua stanza, all’ultimo piano dell’edificio, quando un rumore di libri caduti lo mise in allerta.
Lo superò una palla di pelo arancione, il suo vecchio amico Grattastinchi che si mise a miagolare davanti la stanza del suo defunto fratello, da dove sembrava fosse arrivato il rumore.
Sfoderò la bacchetta e senza troppa grazia spalancò la porta.
Un uomo alto, con ricci capelli scuri stava accanto la scrivania a raccogliere i libri.
Si girò di scatto sentendo la porta aprirsi e vide solo una palla arancione gettarglisi addosso, facendo fusa a gran volume.
Scivolò e alzando lo sguardo non poteva credere a chi aveva davanti.
« Sirius? Davvero, tu? Che ci fai qua?»
Sirius avanzò chiudendosi la porta alle spalle, la bacchetta sempre ben alzata contro l’intruso.
« Questa è casa mia. Tu chi sei e come hai fatto a smaterializzarti qua dentro? Solo la famiglia può, e della famiglia son rimasto solo io.»
« Davvero non mi riconosci? Son passati degli anni dall’ultima volta che ci siamo visti, eppure non credo di esser cambiato così tanto.»
Connor aveva il cuore in gola. Che diavolo era successo? Sapeva che smaterializzandosi nella sua stanza nessuno lo avrebbe trovato perché padre e madre non salivano mai fino all’ultimo piano e, soprattutto, non volevano sconsacrare la camera del figlio né entrare in contatto con la stanza del figlio maledetto. Sirius però era vivo e sembrava stare bene. Non aveva avuto più sue notizie da quando aveva lasciato Hogwarts. Sapeva che gravitava sempre attorno ai Potter e a quell’altro suo amico licantropo… Lupin.
Sirius pensava di esser sotto maledizione. Fece due passi e conficcò la bacchetta nel collo dell’uomo. « Cosa mi hai detto quando ti ho detto che volevo andarmene di casa?»
« Ti ho chiesto di stare attento e poi di andartene a fanculo.» rispose, con una stretta al cuore.
Sirius guardò quell’uomo come se non lo avesse mai visto prima. Impallidì, perché ciò che gli stava davanti non era possibile. Non accennando minimamente ad abbassare la bacchetta, continuò
« come cazzo è possibile? Tu sei morto nel 1979. Servendo il tuo pazzo signore oscuro.»
« Io non ho servito proprio nessuno. Sai che non ero proprio libero di scegliere se unirmi o meno. E abbassa la bacchetta che non sto facendo proprio un cazzo di male. Tu piuttosto, che ci fai qui? Dopo che sono morto, padre e madre ti hanno riammesso in famiglia?»
Sirius ghignò, abbassando la bacchetta.
« Padre e madre, come li chiami tu, sono morti di dolore e vergogna dopo la tua dipartita. Prima padre, dopo qualche anno è andata madre.»
Sirius osservò l’uomo davanti a lui impallidire. Davvero non sapeva niente? Com’era possibile?
« Regulus, sei davvero tu? Mi spieghi? Che cazzo ci fai qua e perché non sei all’inferno?»
Regulus si umettò le labbra, prima di rispondere. Aveva uno sguardo triste e teso, non pensava di incontrare nessuno nella sua stanza.
« Sì Sirius, sono io e sono vivo e vegeto. Ancora, non sono mai morto. Ma perché Grattastinchi è qua?»
« Grattastinchi? C’è la sua padrona al piano di sotto, come cazzo conosci il suo nome? Sei un animagus anche tu?» Sirius era davvero confuso.
Regulus sgranò gli occhi, la comunicazione del signor Weasley aveva improvvisamente senso, ora.
« Hermione è qui?» la voce stranamente acuta.
« Conosci anche Hermione?» Sirius non poteva essere più sorpreso di così.
« Certo!! Cazzo, è mia figlia!»
Sirius in quel momento lo seppe distintamente: era stato maledetto e gli ultimi 12 anni ad Azkaban lo avevano reso totalmente pazzo. Vedeva i morti e sognava conversazioni.
Istintivamente si mise a ridere in maniera compulsiva.
« Hermione, tua ahahahah tua… ahahahahahaha figlia!!! Tu sei morto Reggie, cazzo, sei morto e non hai figli! Tanto meno nati babbani come lei!! Ahahahah.»
Regulus guardava suo fratello con un misto di stupore e pietà. Sapeva che Sirius lo sapeva morto da 16 anni. E sinceramente, anche per lui vedere Sirius lì davanti a lui non è stato facile.
« Senti, non ho mai combattuto accanto a Tu sai chi, alla prima occasione me ne sono andato perché mii figlia stava per nascere e sinceramente di tutta la cazzata del sangue puro, non me ne è mai fregato nulla. Ascoltavo madre e padre perché lasciassero un po’ in pace te e anche perché non mi interessava prendere punizioni su punizioni per sventolare davanti al loro naso il mio amore per i Beatles. Sono sposato con una meravigliosa donna, babbana se te lo stai chiedendo, di nome Anne. Hermione è mia figlia. Suppongo che sull’arazzo non compaiano perché non sono di sangue puro. Non ti sto mentendo, se vuoi, puoi darmi il Veritaserum. Però… ora te lo chiederò solo una volta e solo perché credo che Hermione sia nei guai. Aiutami. Il dannato Marchio nero è da giugno che continua a farmi male! Tu sai chi è tornato, vero?» finì per chiedere Regulus con una faccia terribilmente seria e pure dolore negli occhi. Non poté evitare di flettere le mani nel tentativo di trovare un po’ di equilibrio emotivo.
Sirius guardò il fratello con gli occhi lucidi. Non poteva credere a ciò che sentiva. Il suo fratellino non solo era vivo, cosa incredibile davvero, ma non era un bigotto mangiamorte di merda!! Viveva con i babbani! Era vivo!!
Lasciando ogni timore alle spalle, tirò suo fratello in un abbraccio soffocante. Piangendo, continuò a scusarsi per averlo trattato come un estraneo da quando era entrato a Hogwarts.
Regulus non riuscì a reggere molto di più, e si ritrovò anche lui a singhiozzare e a scusarsi per non aver chiesto aiuto prima.

I fratelli Black erano di nuovo insieme.

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Capitolo 3
*** Capitolo III - Un mezzo piano è migliore di nessun piano ***


 
Regulus non poteva credere a quello che stava accadendo.
Era qui, nella sua stanza, dopo 16 anni ad abbracciare suo fratello. Era tremendamente commosso per l'avvenimento, sperava di poter ritrovare il fratello perduto da tempo.
Sirius, d’altra parte, non stava messo meglio di lui. Erano ancora entrambi due disastri singhiozzanti.
Con il passare dei minuti, entrambi si calmarono. Appena ebbero la capacità di parlare, si sono allontanati per affrontare la verità che Regulus nascondeva da 16 anni.
 
«Quindi Hermione... È davvero tua? Cos'è successo 16 anni fa? L'ultima volta che ti ho parlato eri tutto “Sangue sporco qui, fango babbano lì”...»
«Te l'ho detto Sirio, volevo sono non dispiacere madre, non passare tutto il mio tempo in punizione e darti un poco di respiro. Se fossi stato tutto il tempo chiuso nella mia stanza, non sarei potuto uscire per incontrare la mia bella Anne. Avrei solo non voluto prendere il marchio, ma davvero... Non ho avuto scelta.»
Regulus era piuttosto abbattuto nel ripensare com'era stato prendere il maledetto marchio. Il giorno in cui era tornato da Hogwarts una volta diplomatesi, sua madre lo condusse in una radura dove c'era Tu Sai Chi ad attenderlo per marchiarlo. Come primo servigio, gli chiese di usare il suo elfo Kreacher per affari suoi. Non essendo nella posizione di negargli niente, glielo prestò nonostante fosse molto affezionato all'esserino. Glielo restituì tre giorni dopo, quasi esanime.
Lo curò come meglio poté e Kreacher ripagò i suoi sforzi dicendogli cosa lo aveva costretto a fare.
«Dunque, una volta che mi ha detto cosa Tu Sai Chi stava progettando, non potevo permettergli di farla franca. A quel tempo Anne era arrivata al settimo mese di gravidanza, non volevo altro che stare con lei e coccolarla, ma come potevo? Ho pensato di rivolgermi all'Ordine, sì sapevo dell'esistenza... Non eravate molto sottili, come credevate di essere. Ma era davvero un'opportunità? L'auror Moody mi avrebbe rinchiuso ad Azkaban a vita, Silente avrebbe provato a usarmi in qualche modo, tu mi disprezzavi e so che non mi avresti offerto aiuto. Io volevo solo tornare dalla mia famiglia.»
 
Sirius era addolorato per non aver saputo cosa si agitasse nell'animo del fratello. Era convinto che fosse un bigotto come la madre, invece tentava solo di vivere la sua vita senza inimicarsi nessuno. Affatto Grinfondoro ma non malvagio. Guardò Regulus con rinnovato affetto.
 
«... Così, pochi giorni prima che Hermione nascesse, mi si è presentata l'occasione per sistemare le cose. Sapevo che era un momento cruciale. O vincevo tutto o perdevo tutto. Ad Anne non dissi niente, le lasciai solo una lettera che Kreacher le avrebbe consegnato nel caso in cui fossi morto o fossi incarcerato. A lei dissi soltanto che dovevo fare un viaggio con Madre perché non stava bene, ma che avrei cercato con ogni mezzo di esserci il giorno fatidico. Credimi Sirius, non mi sono mai sentito talmente una merda in vita mia. Ho messo da parte tutto, e sono andato alla caverna. Ma forse... Sai cos'è un horcrux?»
 
Sirius uscì dalla sua mente con quella domanda. Non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che il fratello aveva fatto in silenzio e solitudine. Che fratello di merda era.
 
«Sì, sì... So cos'è. Ma Reggie, cazzo, sono così mortificato. Come ho potuto essere così cieco?» Sirius era di nuovo con le lacrime agli occhi.
«Be' non è stata tutta colpa tua. Nemmeno io ho voluto fare il salto e chiederti aiuto, nemmeno io sono stato il miglior fratello per te. Però sai, la paternità mette tutto in un'altra prospettiva. Dovevo provare a dare loro un mondo migliore. Quindi sono andato lì, facendomi portare da Kreacher, ho bevuto io tutto quel liquido infernale e Kreacher, come gli avevo precedentemente chiesto, ha sostituito il Medaglione di Serpeverde con una copia impregnata di magia oscura, per renderlo meno riconoscibile come falso. Kreacher poi mi ha materializzato nella nostra villa in Francia e si è preso cura di me. Sirius, credevo di morire... Quella pozione mi ha fatto vivere tutti gli orrori a cui ho assistito dalla nascita. Non fosse stato per Kreacher, sarei stato ben felice di morire. » Finì così ansimando Regulus.
 
Una nuova ondata di emozioni travolse i due fratelli e, di nuovo, non poterono fare a meno di stare abbracciati mentre singhiozzavano.
 
«Sai, non lo avevo detto a nessuno prima di ora. Nemmeno ad Anne... »
«Be' amico, però dopo questo son venuti i giorni felici. Anche se... Dov'è il Medaglione originale? » Sirius temeva un po' la risposta.
« Lo hai distrutto, sì? » chiese Sirius, aggrottando le sopracciglia.
Regulus si è preso il tuo tempo accarezzando Grattastichi che guardava stranito i due uomini.
«No, non l'ho distrutto. Non che avessi un piano preciso, in realtà. Dopo che mi sono ripreso, sono tornato immediatamente da Anne e non ho perso la nascita di Hermione solo per una manciata di ore. Poi ero impegnato a scoprire come prendermi cura di un neonato, prendermi cura di una madre e cercare di restare morto per il mondo magico. Non sapevo come distruggerlo, anche lì... Avrei potuto consegnarlo a Silente, ma non ero certo che mi avrebbe lasciato in pace una volta dato. Quindi l'ho portato qui e l'ho nascosto. Era solo un'altra cosa da fare.» concluse Regulus vergognosamente.
 
Non poteva riuscire a reggere lo sguardo di Sirius. Cosa avrebbe pensato? Aveva nascosto in casa un potente oggetto oscuro solo perché doveva cambiare pannolini e preparare biberon. Che uomo era?
 
«... Ed ecco perché sono qui. Credo sia arrivato il momento di risolvere il problema... Dopo che se n'è andato speravo di avere più tempo, ne ho approfittato troppo. È anche colpa mia se il maledetto Marchio è tornato a farmi male.»
Disse, accarezzando distrattamente Grattastichi che, nel mentre, stava cercando di scappare dalle attenzioni del suo padrone.
Sirius guardava il fratello con simpatia e ammirazione.
«Reggie, ho la mia parte di colpa e non sono libero da errori. Ti aiuterò. Forse per te è giunto il momento di unirti all'Ordine? E per me, forse, è giunto il momento di fare lo zio?»
Regulus guardò stupito il fratello. Lui nell'Ordine? Un ex mangiamorte, come avrebbe potuto? Senza contare che viveva come un babbano.
 
«Sirius io... Non so cosa dire. Non credo di voler far parte dell'Ordine. Vivo come un babbano da 16 anni, non mi interessa diventare un eroe. Voglio solo salvaguardare Hermione... Pensi che Silente mi aiuterebbe senza volere niente in cambio?»

Sirius si mise a camminare per la stanza, massaggiandosi la mascella.
«Amico, non penso che Silente non ti chiederà niente in cambio. Sei certo di non voler combattere?»

Regulus guardò il fratello come se improvvisamente gli fossero apparsi delle orecchie da elefante.
«Certo che sono certo! Te l’ho detto, non voglio essere un eroe. Voglio tornare a casa mia, prendermi cura della mia famiglia e vivere una lunga esistenza circondato dalle persone che amo. So che non siamo stati educati in questo modo, ma sinceramente sono felice dove sto.»

«Ok, bene. E ad Hermione hai pensato? Sai che non lascerà il fianco di Harry per nulla al mondo. Non ti ha raccontato le sue avventure, immagino. Lei è una Malandrina in tutto e per tutto.»

«Questa è la mia più grande preoccupazione, lo so. Credo che tra quei due ci sia del tenero oppure che la mia Hermione abbia scarsissimo senso di sopravvivenza. E, per rispondere alla tua domanda, no. Non mi ha raccontato queste mirabolanti avventure, ma che tu la etichetti come Malandrina mi preoccupa parecchio. Non credo di voler sapere…»

Regulus era sconfortato. Come poteva restare vicino alla figlia senza farsi uccidere, senza farla uccidere e senza perdere tutto e al contempo stare vicino ad Anne? Hermione era la loro assoluta priorità, ma erano una famiglia e non ci tenevano a vivere separati. Eppure… come vincere tutto senza perdere niente?
«Sirius, che cazzo faccio? Non voglio che Hermione resti ferita, non voglio nemmeno morire. Ma se è l’unica via percorribile, meglio me che lei.» aggiunse con un sospiro e un fuoco di determinazione negli occhi.

Sirius mise le mani sulle spalle del suo fratellino e, guardandolo dritto negli occhi disse: «Amico, lo capiremo insieme. Per ora non diremo nulla a Silente né a nessun’altro. Dimmi dove hai nascosto l’Horcrux e cercherò un modo per eliminarlo… magari posso dire a Silente di averlo trovato in casa, non sembra una cosa improbabile, no?»

«Se il vecchio si è rincoglionito così tanto da credere alle tue bugie, mi sta bene. Un pessimo piano è sempre migliore che nessun piano.»

Sirius sorrise ampiamente, era il tempo di una nuova burlonata con un complice inaspettato. Anzi, complici. Reggie e Kreacher! Con uno sguardo indagatore, guardò il fratello e…
«Dunque, Reggie mio. Dimmi di più di questa Anne e di come sei passato dal non avere mai scopato ad avere una figlia! E poi dimmi tutto di mia nipote. Che l’unica discendente della famiglia Black sia una mezzosangue mi provoca piaceri dimenticati da tempo»

Sirius aveva uno sguardo che stava bene solo a un lupo. Pura malizia e divertimento sconsiderato.

«Be’ ecco, non sono tutti cazzoni come te, Sirio. Ti dirò di più ma, visto che già conosci mia figlia, mi spieghi come è successo?» Regulus indagò senza mezzi termini.

«Be’ è una storia interessante, davvero…»

E così i due si misero a parlare, ignari del mondo fuori dalla porta.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV - Che incredibile giornata ***


Al piano di sotto, Ginny aveva appena raccontato cosa era successo al povero Harry.

«Dissennatori! Ti rendi conto? E hanno attaccato lui e quel deficiente del cugino. Se c’è qualcuno che si merita di avere tutta la felicità strappata dal corpo è lui, lui e i suoi orrendi genitori. Ma il povero Harry?»

Così dicendo, Ginny si torturava le mani.
«Inoltre, ho sentito che domani avrà un’udienza al Wizengamon, come se fosse un criminale e non un minorenne che si è difeso dai dissennatori. Perché per lui deve essere sempre tutto così orribile?» concluse Ginny ormai vicina alle lacrime.

Hermione sapeva cosa si agitasse nel cuore della sua amica, era uguale a quello che si agitava nel suo. Era fin troppo imbarazzata ad ammettere che da un po’ non vedeva Harry più solo come il suo migliore amico. L’anno prima si erano avvicinati ulteriormente, per un bel pezzo senza l’ingerenza di Ron. Eppure, sapeva che lui la vedeva solo come un’amica e oltretutto, Ginny era innamorata di lui da sempre. Non poteva far nulla per cambiare le cose.
Sospirò, preoccupata che ancora una volta Harry fosse in pericolo. Da quando era tornato con il corpo esanime di Cedric, Harry non era più stato lo stesso. Non era più lo stesso per nessuno di tutti loro, davvero. L’ombra che li aveva seguiti dal loro primo anno ad Hogwarts, si era improvvisamente e crudelmente fatta materia solida, corpo vivo e pulsante. Viveva nell’ansia ogni giorno da allora. I suoi genitori sarebbero stati al sicuro o al contrario, proprio perché babbani e genitori di una ragazza magica amica di Harry, sarebbero stati tra i primi obiettivi da colpire? Avrebbe voluto chiedere aiuto, protezione… ma a chi? Non poteva certo scomodare il professor Silente o la professoressa Mcgranitt. Forse avrebbe potuto chiedere consiglio al signor Weasley o al professor Lupin, se lo avesse incontrato in questi giorni.
Al momento la priorità era Harry, al resto avrebbe pensato in seguito.

«Ginny, sai quando arriverà? Deve essere così angosciato… forse potrei andare in biblioteca per vedere se, come penso, la magia minorile è permessa in casi di assoluto pericolo, come è incontrare dissennatori. Dovrei chiedere a Sirius se posso usarla, però…»

«Oh tu e la biblioteca! Cosa speri di trovare lì? O speri forse di andare al Wizengamon e difenderlo direttamente tu?» disse Ginny, chiaramente deridendola. Mal tollerava il fatto che nell’ultimo anno ci fossimo avvicinati ulteriormente. Non era la prima volta che manifestava il suo disagio così con me.

Ginny prese un respiro, probabilmente colpita dall’espressione affranta sul mio viso. «Scusa, non volevo essere sgarbata. Sono solo nervosa per la situazione. Comunque puoi andarci, c’è una pila di libri quasi certamente maledetti che non puoi assolutamente toccare, sono contrassegnati però. Attenta, perché Sirius è quasi certo che qualsiasi che non sia purosangue, verrà pesantemente maledetto toccandoli. E… dovrebbe arrivare più tardi, penso prima di cena.» finì con un sorriso debole.

«Uhm ok, cercherò di non farmi uccidere da un libro, allora.» le sorrisi di rimando, accarezzandole il braccio. Non potevo essere arrabbiata con lei, sapevo quanto male faceva la gelosia.

Uscendo dalla stanza, Hermione sentì la porta d’ingresso aprirsi. Curiosa come al solito, non poté evitare di sbirciare chi fosse arrivato. Vide la figura alta e snella del professor Lupin, e subito le si illuminò il viso con un bel sorriso. Scendendo cautamente le scale, andò a salutarlo con l’intenzione di chiedergli se avesse qualche novità su Harry.

«Oh buonasera, Hermione. Non sapevo ti avrei trovata qua. Come stai?»

«Buonasera, professore. Nemmeno io sapevo che sarei venuta qua, mi aspettavo di andare alla Tana. Ma, dati gli ultimi eventi…»

«Certo, capisco. Dovevo immaginarlo. Se vuoi sapere se ho delle novità, no purtroppo. In realtà cercavo Sirius, sai dove possa essere?»
«No, mi spiace. Ma molto probabilmente in compagnia di Grattastinchi, non lo vedo da quando siamo arrivati. Ha saltato anche il pranzo, in realtà. L’ho visto salire le scale, però.»

«Grazie, andrò a cercarlo. E chiamami Remus, non sono più il tuo insegnante.» concluse con un bel sorriso.

Il professor Lupin, no, Remus, era davvero un bell’uomo. Le cicatrici non facevano nulla per rendere meno affascinante l’uomo, anzi! Gli rendevano un bel servizio donandogli quel tocco di mistero che non guasta. Se solo non sapesse da cosa sono provocate e il dolore che si cela dietro esse, le considererebbe solo affascinanti.

Con questi sciocchi pensieri arrivò in biblioteca, respirando l’odore tipico di carta antica e polvere. Cosa non farebbe per averne una in casa propria! Anche casa sua era piena di libri, molti dei quali testi medici dei propri genitori, ma avendo librerie un po’ disseminate per casa, veniva a perdersi tutto l’effetto di calda accoglienza che offre una biblioteca. Anche una biblioteca cupa come quella della famiglia Black. Su una scrivania in lontananza, vide una pila di libri su cui era stato messo un biglietto “non toccare”. Si avvicinò per leggerne i titoli e rimase nauseata: “come sottomettere un babbano usando incantesimi per la memoria”, “teoria e dimostrazioni sull’inferiorità dei sangue di fango”, “Perché l’omicidio di una babbano non dovrebbe essere punito”, “Erbe e veleni, i più comuni per uccidere lentamente”, “Come i babbani rubano la Magia: teoria sui sanguesporco”.
Rimase lì, un po’ congelata dai titoli. La famiglia di Sirius credeva davvero che chiunque non fosse magico da generazioni dovesse morire. Come se il quadro dell’adorabile Walburga non l’avesse gia suggerito a sufficienza.
Tirando un sospiro, si allontanò da quei titoli e cercò il settore dedicato ai diritti e alle leggi. La famiglia Black, come tutte le famiglie purosangue, aveva il suo seggio al Wizengamon, purtroppo al momento vuoto perché non c’era nessun discendente diretto in vita, tranne Sirius. Ma lui non conta, in quanto criminale ricercato e rinnegato dalla sua stessa famiglia.

Trovando ciò che cercava, si sedette e aspettò l’arrivo di Harry cercando l’unica conferma che desiderava avere: che ad Harry non avrebbero spezzato la bacchetta e che sarebbero stati a Hogwarts insieme tra una manciata di giorni.

Remus, nel mentre, ha trovato Sirius. La scena che gli si presentò davanti lo sconvolse. Si aspettava di trovare Sirius in preda ai deliri da ubriaco, non a chiacchierare allegramente con un uomo nella stanza di suo fratello morto, mangiando dei toast che certamente Kreacher aveva preparato loro.

«Remus, amico mio! Guarda qui chi ho ritrovato!» Sirius subito si alzò per andare a dare un forte abbraccio al suo amico più caro.
«Buonasera, credo di non conoscer…»
«Oh sciocchezza, Luna! Guardalo bene!» Sirius aveva uno sguardo sfrenato negli occhi. Non sapeva decidere se fosse solo felicità o pazzia dovuta ai fumi dell’alcol.
Con questo rinnovato invito, Remus si prese il suo tempo per guardare meglio lo sconosciuto.
Alto, caldi ricci castani, fisico nella media, luminosi occhi grigi, quasi neri. Sapeva di averlo visto, ma dove?
Regulus stava lì, quasi arrossendo sotto lo sguardo dell’amico intimo del famoso Lunastorta.
Si schiarì la voce, ben intenzionato a mettere fine a questo momento imbarazzante quando venne interrotto da uno stupitissimo Remus.
«REGULUS BLACK? È impossibile… allontanati da Sirius!» disse, sguainando la bacchetta.
Sirius sobbalzò per il tono aspro del suo vecchio e caro amico.
«Luna, cazzo, mi credi così rincoglionito da non interrogare approfonditamente il mio presunto fratellino morto?» disse, alzando il sopracciglio, nella usa tipica espressione regale. «Ora abbassa quella bacchetta e ascolta la storia, amico, Reggie è venuto qui per aiutarci. Inoltre, non vorresti davvero uccidere il papà della cara Hermione!» aggiunse allegramente.

Remus era paralizzato. Come cazzo tornano i morti dagli inferi? E poi…

«Il papà di Hermione! Cazzo, Sirius, dannazione. Io ho visto i genitori di Hermione, lui non è il padre.»

A quella rivelazione, il clima nella stanza cambiò estemporaneamente. Regulus mise su un’espressione dapprima confusa per poi passare a furiosa in pochissimi istanti. Infine sbuffò.

«Signor Lupin, può contestare qualsiasi cosa ma non che Hermione non sia figlia mia. È la cosa che mi è più cara al mondo, non permetto di dubitare di questo. Inoltre, probabilmente ha incontrato la mia bellissima moglie Anne con suo fratello Chris, non mi sono fatto vedere al binario. Non nella forma umana, comunque. Sa, mantenere la propria identità nell’oblio ha un prezzo da pagare.»

Il viso di Sirius si schiarì immediatamente, nonostante l’eccitazione Remus era il suo migliore amico e invece Reggie era solo un fantasma molto reale.  

«Bene, sono felice che abbiamo chiarito la situazione. Ora Remus, ho il piacere di presentarti nuovamente il mio fratello perduto Regulus. Reggie, lui è il mio carissimo amico Remus. Finite le formalità, ora possiamo parlare delle cose importanti? Abbiamo una missione piuttosto importante da portare a termine.»

Remus guardava Sirius con gli occhi spalancati. Ma che cazzo stava succedendo. Davvero? Regulus era vivo ed è il papà di Hermione. Sirius è zio! Che giornata incredibile e assolutamente assurda.

«Non vorrei interrompere questo momento familiare ma sapete che Hermmione è al piano di sotto, sì? E sta cercando Grattastinchi, oltretutto. E tra poco arriverà Harry…»

«Sì, sì e sì. Grattastinchi si è aggrappata a Reggie appena è arrivato e poi si è intrattenuto al banchetto che abbiamo avuto. Ora lo mando giù da mia nipote.» finì con un sorriso rilassato, con tutta l’eccitazione per il nuovo legame che aveva scoperto. «In quanto a Harry, faremo bene ad avere questa conversazione subito, dobbiamo capire come muoverci con il vecchio pazzo. Inoltre Reggie deve tornare a casa dalla sua bella, che ormai lo avrà dato per disperso. A proposito, quando mi presenti mia cognata? Tutti sembrano conoscerla, eccetto me.»

Un’espressione di preoccupazione si riversò sul viso di Regulus alla menzione del presunto dolore di sua moglie. Sapeva che ormai si sarà seduta direttamente nel portico nella speranza di vederlo arrivare.
«Tutto vero, quindi signor Lupin per favore, ascolti la mia storia perché poi ci servirà qualche giorno per riflettere sulla migliore strategia. Se, ovviamente, vorrà aiutarmi.»

Remus prese un profondo respiro e si mise ad ascoltare i discorsi dei due.


Che incredibile giornata.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V - Non proprio una festa di benvenuto ***


Capitolo V – Non propriouna festa di benvenuto

Hermione stava ancora leggendo, quando sentì il ritratto urlare di nuovo a squarciagola. Immediatamente chiuse i libri e si precipitò giù, sperando di incontrare Harry.
Vide subito Harry, che guardava accigliato il quadro strillante, e una giovane donna con i capelli rosa che tirava su quell’orrendo porta ombrelli. La signora Weasley tentava di tirare le tende per far zittire Walburga.
«Scusate, sono un tale disastro. Questo porta ombrelli però è davvero messo in mezzo ai piedi…»
«Non preoccuparti, cara. È tutto risolto.» Così dicendo la signora Weasley le rivolse un sorriso, che non arrivò propriamente agli occhi.
Qualcuno urtò la spalla di Hermione, ancora lì ferma ad aspettare, quando una massa di capelli rossi lisci si stagliò contro Harry. Hermione strinse le labbra in una linea sottile. Come diceva, sapeva come potesse essere amara la gelosia.
«Ginny, ciao. Mi stai soffocando.» terminò Harry, ancora stupito.
«Oh scusami, non sono proprio riuscita a trattenermi. Come stai? Non devi essere in ansia, vedrai che domani andrà tutto per il meglio.»
Ginny era totalmente incurante delle altre persone. Il resto degli abitanti della casa furono presto lì intorno per salutare Harry, eppure lei non mostrava segni di volersi allontanare. Fu Ron a mettere fine a questo momento imbarazzante
«Harry, che diamine è successo? Siamo stati così in ansia.»
«Oh via tutti! Harry, vai con Ron che ti mostra la tua stanza. I gemelli ti porteranno su il baule, senza magia questa volta.» disse, lanciando un’occhiataccia ai suoi due figli.
Harry le passò accanto seguendo Ron, quasi senza accorgersi di lei. Invece rallentò e le rivolse un caldo sorriso, il primo che gli ha visto fare oggi. «Hermione, sei qua anche tu. Non ti avevo visto.» disse, tirandola in un piccolo abbraccio.
Hermione si sentì diventare subito calda in viso, nascondere l’imbarazzo e la contentezza di vederlo era impossibile. «Harry, scusa. Io ero in biblioteca a cercare qualche legge che potesse tornarti utile quando sei arrivato.» gli disse, cercando di tranquillizzare il battito del suo cuore.
Harry sorrise consapevole dell’ossessione della sua amica per la biblioteca. Non che non gli facesse piacere avere questa piccola attenzione, ma forse avrebbe potuto scrivergli qualcosa di più significativo durante le settimane passate dai Dursley.
Arrivarono nella stanza e Harry non poteva più trattenersi.
«Mi spiegate perché mentre io ero solo da quei coglioni dei Dursley, voi due eravate qua insieme a fare chissà cosa? Nemmeno una cazzo di lettera come si deve mi avete mandato! Migliori amici di cosa? Vedere Cedric morto vi ha fatto cambiare idea?» era furioso.
«Harry, non è così.» Hermione quasi squittì. Si stava tormentando le mani ascoltando lo sfogo del suo amico, Ron lo guardava con le orecchie rosse per l’imbarazzo e gli occhi bassi. «Ti giuro Harry, avrei voluto scriverti molto di più ma Silente ci ha fatto promettere di non mandarti nulla! E non siamo stati qui insieme, io sono arrivata questa mattina qua.» finì, sconfortata.
Harry la guardò pieno di rabbia. «Oh scusa per aver creduto che eri qua da molti giorni, scusa davvero. Credevo di essere io ad aver bisogno di notizie sai, dopo quello che ho visto accadere davanti ai miei occhi. Ma chiaramente non è così.» disse, pieno di stizza.
«Amico, davvero. Silente ci ha fatto promettere di mantenere la conversazione assente o inutile, perché i gufi potrebbero essere rintracciati e sai… mettere in pericolo tutti…» disse Ron, sperando di far trovare il lume della ragione al suo amico.
«Bene! E qui dove siamo? Che posto è questo?»
Hermione alzò gli occhi, sperando di riuscire a mantenere la calma ma rispose Ron prima di lei.
«Questa è Grimmauld place, la casa di Sirius. È anche il quartier generale dell’Ordine della Fenice.»
Harry aggrottò le ciglia, alla notizia che Sirius avesse una casa. Se forse… se forse Sirius avesse voluto, lui sarebbe potuto andare a vivere lì con lui.
«Ordine della Fenice? Cos’è?» chiese invece. Era inutile concentrarsi su possibilità remote.
«Da quel poco che ho potuto carpire origliando, è un’associazione segreta con capo Silente che mira a uccidere Tu-sai-chi e compagnia bella. Ho visto gironzolare qui attorno Lupin, Piton, la Mcgranitt… ovviamente non ci dicono niente e non sappiamo niente, questo è.»
Hermione guardò Harry rabbuiarsi notevolmente, chiaramente infelice per la spiegazione di Ron.
«Quindi tutti lavorano per la causa ma io che ho visto con i miei occhi succedere tutto, non posso essere messo a corrente di un cazzo! Sono stato attaccato da due dissennatori ieri! Che cazzo! Domani avrò una fottuta udienza al Wizengamon e probabilmente non tornerò più a Hogwarts ma nessuno che si degna di informarmi!»
Harmione si tagliò il labbro che si stava tormentando da quando Harry aveva iniziato a inveire. Sapeva che Harry aveva ragione, ma cosa poteva fare esattamente lei o Ron? Non è che avessero molto più notizie da potergli dare. Così, gli prese cautamente la mano e sperò vivamente che non la maledisse lì.
«Harry, perdonaci. Noi avremmo voluto fare di più, ma non avevo i mezzi. Inoltre, io sono arrivata qua stamattina, non so niente di cos’è l’Ordine o altro. So che subire quello che hai passato tu è difficilissimo. Per favore, non prendertela con noi.» cercò di placare il suo amico.
Vedendo che non reagiva, continuò a parlare «Come ti dicevo, ho fatto delle ricerche oggi pomeriggio per il tuo caso di domani. È assolutamente improbabile che tu venga espulso, la magia minorile è permessa in caso di attacco di creature oscure…» finì, quasi sussurrando. La mano fredda di Harry le mandava piacevoli scosse lungo il braccio, ma sapeva che non era il momento né il luogo per approfondire questo aspetto. Probabilmente non era nemmeno il caso, dato che erano solo amici. Così lasciò cadere la mano, dopo aver passato amorevolmente le dita sulle sue nocche.
Harry li guardava arrabbiato, non era ancora pienamente calmo né pronto a perdonarli. Il tocco gentile di Hermione lo calmava un po’, lasciandolo terribilmente deluso quando alla fine lo lasciò andare.
«E Sirius dov’è?» chiese, per reprimere l’impulso di riprendere la mano di Hermione. Non era giusto provare altro nei confronti della propria amica.
«Ehm…» prima che Harry potesse scoppiare in un altro attacco d’ira, sentirono bussare alla porta che immediatamente si aprì.
«Harry! Mi era parso di sentire la tua voce!» tuonò divertito Sirius, tirandolo in un forte abbraccio.
«Benvenuto a Grimmauld place, scusa per non aver fatto gli onori di casa, ero impegnato con Remus e poi ti ho sentito chiacchierare con i due.» continuò, lanciandogli un sorriso brillante, prima di fare un occhialino a Hermione.
«Sì, be’ non ho avuto notizie per tutto questo tempo, sai com’è. Anche tu non ti sei fatto sentire.»
«Perché non andiamo a chiacchierare da qualche altra parte? La cena è quasi pronta e loro devono andare ad aiutare.» Stringendo il braccio di Harry, guardò prima Hermione  e poi Ron «Molly vi chiamava, dovete preparare l’insalata o qualcosa del genere…» aggiunse pensieroso, guardando Hermione.
Hermione arrossì sotto lo sguardo intenso di Sirius. Cos’era questa novità? Che sospettasse i suoi sentimenti per Harry? «Ma forse, Hermione, potresti volerti rinfrescare prima.» finì con un bel sorriso. Hermione sapeva di dover avere quanto meno gli occhi rossi e il labbro tagliato. Certamente avrebbe fatto bene a lavarsi il viso prima di presentarsi al resto della famiglia Weasley.
«Sì, vado in stanza… scendo immediatamente, Ron.» disse, sgusciando fuori dalla stanza.
«Allora io scendo, a dopo Harry.» uscì anche Ron, certo che tra poco Harry avrebbe ricominciato a urlare e certo di non voler essere presente. Lanciò uno sguardo a Sirius e si affrettò per le scale.
Sirius, nel mentre, mise il braccio sulle spalle del figlioccio e lo condusse giù, verso il salone dove c’erano due comodi e ampi divani con due poltrone accanto.
Si sedette, Sirius si versò un generoso bicchiere di whisky prima di accomodarsi accanto ad Harry.
«Dunque figliolo, hai forse qualche domanda? Ti prego solo di non urlare, se non vuoi che quella vecchia megera di mia madre torni di nuovo a offendere tutti» annui rassicurante verso Harry.
«Perché non mi hai scritto? O perché non mi hai fatto venire subito qua, cazzo Sirius, hai una casa. Avresti potuto ospitarmi…»
«Harry, sai che non desidero niente di più al mondo che tenerti accanto a me e al sicuro. Purtroppo fino ad ora non sono stato in grado, ma casa mia è sempre aperta a te. Se vuoi stare con un vecchio scappato dalla prigione…» Oh magari potesse fare di più.

Continuarono a chiacchierare affrontando vari argomenti, di chi era la casa, cos’era l’Ordine, come se la passava Harry dai Dursley… finché non fu ora di cena.
L’ansia per il processo dell’indomani diventava minuto dopo minuto più palpabile.
Dovevano mantenere la calma per aiutare Harry. E sperare che il vecchio preside si presentasse al minuto giusto.
 

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