worlds collide

di ThePosh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO UNO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO UNO ***


WORLDS COLLIDE

CAPITOLO UNO

Non c’era motivo di mentire: a Steve non dispiaceva Eddie. Semplicemente non era il tipo di persona che era abituato a avere attorno.
Era rumoroso, e strano.
Certo, molta gente pensava che anche Steve fosse strano. Ma era diverso.
Era diverso, ok?
Ok, forse avevano entrambi dei ragazzini come migliori amici, e questo era strano. Ma qui finivano le similitudini tra di loro.
Nonostante ciò, poteva tranquillamente ammettere che lui ed Eddie andavano piuttosto d’accordo. 
Dopo tutta la storia del Salvare-Insieme-Il-Mondo, Eddie era ufficialmente entrato a far parte del gruppo. I ragazzini lo adoravano e lui e Robin sembravano avere una connessione di qualche tipo, qualcosa che Steve non capiva del tutto. Anche Nancy sembrava apprezzare la compagnia di Eddie, e Jonathan… beh, a Jonathan piaceva l’erba che Eddie gli regalava. 
E Eddie e Steve, erano in un certo senso amici. Eddie si univa spesso a lui e Robin per le serate film ed era divertente ascoltare i suoi commenti sugli attori. Inoltre spesso passava i suoi pomeriggi liberi al Family Video, a parlare di tutto e di niente. Era capitato che passassero del tempo da soli, di solito quando aspettavano Dustin o quando Steve dava un passaggio a casa ad Eddie. Gli era capitato di parlare, soprattutto nelle prime settimane, quando Eddie aveva avuto problemi a dormire, situazione in cui Steve si rivedeva perfettamente.Quindi? Vieni?”
Steve alzò gli occhi al cielo mentre Dustin lo guardava con uno sguardo speranzoso “Verrei volentieri, lo sai, ma sono davvero stanco. È stata una giornata lunga a lavoro e…”Oh, dai, Nonno.” lo interruppe Dustin “Devi venire. Sarà una bella serata… lo so che tu non giochi a DnD. Ma ci sarà cibo, musica e birra.”Birra che non potrei comunque bere, visto che immagino di doverti portare a casa dopo.” ribettè Steve “E io ed Eddie non abbiamo esattamente gli stessi gusti in fatto di musica.”Non devi portarmi a casa. Dormiamo tutti da Will, quindi ci riporta a casa Jonathan. Puoi bere quanto vuoi… dai, per favore.” implorò.
Steve sbuffò, consapevole che avrebbe detto di sì alla fine. Un po’ perché non riusciva a dire di no a quel ragazzino, e un po’ perché in realtà aveva voglia di andare. Sapeva che gli avrebbe fatto bene una serata fuori. Non era certo, però, di volerla passare con l’Hellfire Club al completo. E va bene, hai vinto. A che ora?”
Dustin si illuminò “Tra mezz’ora.” lanciò uno sguardo critico all’amico “Magari potresti cambiarti, mettere qualcosa di meno…”Meno?” si accigliò Steve.
Dustin cercò per un istante un modo carino per dire ciò che aveva in mente, ma si arrese praticamente subito “Meno da bravo ragazzo ricco.”
Steve gli lanciò un’occhiataccia, cercando di essere minaccioso “Cosa c’è di male nel mio modo di vestire?”
Scuotendo il capo, Dustin sospirò “Non potresti solo mettere… una maglietta nera e un paio di jeans?”Non ho magliette nere.”Almeno evita il giallo. O quelle tue magliette… brillanti.”
Steve ghignò “Paura che ti metta in imbarazzo con i tuoi amici fighi?” lo prese in giro “Forse metterò la mia maglietta preferita. Quella a righe gialle e blu. Con i pantaloni gialli. Che ne dici?”
Lo sguardo di Dustin avrebbe potuto uccidere un Demogorgone “Non. Osare.”Ti prendo in giro.” sorrise Steve, tirando fuori dall’armadio una maglietta nera che non metteva da anni “Cinque minuti e partiamo, ok?”

***

La serata era a casa di Eddie, visto che lo zio faceva il turno di notte ed Eddie era entusiasta di poter sfoggiare la sua nuova casa, grazie al Governo Americano che non vedeva l’ora di reclamare la roulotte di Eddie per ‘alcuni controlli’.
Steve parcheggiò dietro l’angolo e uscì dall’auto, sistemandosi la maglietta che era diventata un po’ stretta per lui. Andiamo, siamo in ritardo. Guidi come mia nonna.” gridò Dustin correndo alla porta e bussando vivacemente.Allora la prossima volta può accompagnarti tua nonna, che ne dici?” sbottò Steve, raggiungendo l’amico proprio mentre la porta si apriva.
Eddie comparve sulla porta e, non appena notò Steve, si appoggiò allo stipite con le braccia incrociate “Harrington. Non mi aspettavo di vederti, che onore.”
Steve lanciò un’occhiataccia a Dustin, maledicendolo con gli occhi “Se è una serata solo per i membri del Club, posso andare, non…”Non è quello che ho detto.” lo interruppe Eddie, e il suo sguardo viaggiò rapidamente verso il basso “Ti sei anche abbinato al mood della serata. Ozzy sarebbe fiero.” 
Alzando gli occhi al cielo, Steve decise che avrebbe ucciso Dustin non appena ne avrebbe avuto la possibilità “Ci fai entrare o la serata è sulla porta, Munson?”
Con la sua solita teatralità, Eddie si fece da parte con un inchino “Prego, Re Steve. Benvenuto nella mia umile dimora.”

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Capitolo 2
*** CAPITOLO DUE ***


CAPITOLO DUE

Steve era stato a casa di Eddie una sola volta, con Robin, per una serata film. Era una casa piccola, due stanzette da letto, un piccolo salotto e un cucinino, e nonostante Eddie e suo zio non fossero esattamente il nucleo familiare ideale, dopo poche settimane sembrava più viva di quanto la villetta di Steve fosse mai stata. La stanza di Eddie sembrava gridare il suo nome a tutto volume: appoggiata al muro c’era la chitarra che il gruppo gli aveva regalato una volta uscito dall’ospedale, in sostituzione a quella che aveva usato nel Sottosopra. Dai poster che ricoprivano le pareti, membri di band a lui sconosciute facevano smorfie e abbracciavano chitarre (ormai Steve riconosceva Ozzy alla prima occhiata, ma tutti gli altri rimanevano emeriti sconosciuti). La stanza dello zio, al contrario, sembrava la stanza di un motel di quart’ordine, spoglia e impersonale. 
Quando Steve era stato in quella casa l’ultima volta il piccolo salotto dava la stessa impressione della camera di Wayne Munson, ma adesso era stata totalmente Eddie-zzata. Il tavolo era coperto da un grande tabellone con pedine e strane carte. Sul mobile e sui fornelli c’erano appunti e schizzi fatti a mano. Lo stereo, che prima era in camera di Eddie, era stato trascinato accanto al frigorifero e liberava nell’aria una musica decisamente bassa per i livelli abituali di Eddie. 
Dal divano Will, Mike e Lucas si voltarono e salutarono Steve e Dustin con un sorriso. Sparsi su varie sedie e poltrone, invece, gli altri membri del club li guardarono con occhi sbarrati. Avevano all’incirca l’età di Steve e sapeva di averli già visti, l’anno precedente, ma non riusciva a ricordare i loro nomi. Visti gli sguardi tesi e poco amichevoli, verosimilmente loro ricordavano bene il suo, invece.
Steve si schiarì la gola mentre Dustin, ignaro, salutava gli amici e blaterava qualcosa rispetto al ritardo e alla campagna precedente. Fortunatamente (e sorprendentemente) Eddie prese in mano la situazione come un perfetto padrone di casa “Credo che tu abbia già incontrato tutti. Garreth…” indicò un ragazzo con i capelli castani e ricci, e una camicia di flanella rossa “Jeff…” aggiunse, facendo un cenno a un diciottenne di colore con una t-shirt dei Black Sabbath “Paul…” continuò, indicando un ragazzo paffuto un po’ più grande di loro, che probabilmente si contendeva con Eddie il ruolo di Studente Più Bocciato di Hawkins “E Reed.” concluse. Il quarto ragazzo, vestito totalmente di nero e con dei pesanti stivali di pelle, fissò Steve da sotto un ciuffo color platino “E voi conoscete Steve.”
Quattro paia di occhi viaggiarono un paio di volte tra Eddie e Steve, come a domandarsi se il loro Master avesse preso un colpo troppo forte durante il suo periodo di fuga. Fu il ragazzo riccio, Garreth, a parlare, in tono tagliente “Certo, come potremmo dimenticare Re Steve.”
Era parecchio tempo che a Steve non capitava di sentirsi così a disagio. Infilò le mani in tasca, accennò un saluto a tutti e andò a sedersi sulla sedia tra il divano e quella che doveva essere la sedia di Eddie. Subito si chinò verso Mike e Will “Dove sono Jonathan e Nancy?” sibilò, guadagnandosi uno sguardo incerto dai due ragazzini “A cena fuori” rispose Mike in un sussurro “Verranno a prenderci a mezzanotte.” 
Dannato Henderson. Robin arriverà a breve però.” si affrettò a rassicurarlo Will che, come sempre, sembrava l’unico a aver notato il disagio dell’amico “Aveva una cena coi genitori, poi ci raggiunge.”
Almeno questo, rimuginò tra sé e sé Steve, muovendosi a disagio sulla sedia mentre Eddie scavalcava le sue gambe per raggiungere la sua sedia a capotavola. Garreth, passami una birra, ho bisogno di un po’ di benzina prima di iniziare. Steve, una birra?” 
Steve si passò una mano tra i capelli, nervoso “Certo… sì, grazie.” annuì, e Eddie si rivolse nuovamente all’amico “Me ne passi due?”
Garreth parve irrigidirsi e passò una birra a Eddie, per poi lanciare la seconda nella vaga direzione di Steve. La afferrò, maldestramente, poco prima che cadesse a terra, maledicendo Dustin per averlo convinto a prendere parte a quella serata e maledicendo sé stesso per essersi fatto coinvolgere, e lanciò un’occhiataccia a Garreth.Chiedo scusa, sua maestà.” sbottò il ragazzo, sarcastico.
Eddie lanciò uno sguardo al compagno di Club mentre uno degli altri ragazzi, Paul, sussurrò incerto “Garreth, piantala.”Perché dovrebbe piantarla?” intervenne il ragazzo biondo, Reed, incrociando le braccia al petto “Per anni siamo stati ignorati e maltrattati da gente come Re Steve. Ora dovremmo stare qui, sederci con lui e passargli una birra?”Ehi!” protestò Dustin in tono acuto “Steve non ha fatto niente di male, è un nostro amico!” Sei totalmente bacato, Henderson, se pensi che uno come Steve Handerson sia tuo amico!” berciò Reed, sostenuto da Garreth che aggiunse “Scommetto che se fosse stato ancora a scuola, sarebbe andato a cercare Eddie proprio come Jason e i suoi stupidi…”
Eddie sbattè le mani sul tavolo, i palmi aperti, facendo sobbalzare tutti. Alzò il viso verso i membri del club e si alzò, lentamente. 
Esageratamente drammatico, come sempre, pensò Steve, anche se doveva ammettere che quando era in quel mood, Eddie aveva un certo carisma.  Non si poteva evitare di guardarlo, con quelle movenze lente e in un certo modo feline. 
Con un sorriso pungente, Eddie osservò i membri del suo gruppo uno a uno, evitando lo sguardo di Steve, e si schiarì la voce “Vi devo chiedere perdono.” sospirò, con il suo tono da Doungeon Master “Perché è evidente che vi manca un pezzo importante di questa storia. Tutti voi sapete che sono tornato dal regno dei morti dopo essermi nascosto per qualche tempo. Quello che non sapete, però…” fece una pausa a effetto, facendo vagare lo sguardo in direzione di Steve “È che Harrington mi ha aiutato a restare nascosto. Nemmeno mi conosceva, ma ha rischiato molto per fare in modo che io fossi al sicuro. In alcuni momenti…” sospirò, mentre gli sguardi dei ragazzi dell’Hellfire si spostavano incerti tra il loro leader e Steve “Non è esagerato affermare che ha rischiato la vita per tenermi al sicuro. E non solo me.” aggiunse, la narrazione seria e costellata da movimenti delle mani che sembravano avere un linguaggio a sé stante “In passato Steve ha protetto Lucas dal razzismo di un bullo, rimettendoci la mascella e un paio di costole. E Dustin…” si interruppe, mentre Steve sentiva il suo volto andare a fuoco. Eddie lo stava facendo passare per un eroe ed era certo che l’imbarazzo avrebbe potuto tranquillamente mangiarlo vivo “...che come sapete ha uno sconsiderato talento nel mettersi nei guai.”
Ci fu un momento di silenzio, tutti gli sguardi erano puntati su Steve, che provò a intervenire “Un po’ es…”Dunque!” lo interruppe Eddie, ritornando al tono di narratore onnisciente che così bene gli si addiceva “Senza dubbio in passato è stato Re Steve. Superbo, arrogante, egoista e prepotente.”
Steve si agitò sulla sedia: detestava ricordare quei momenti. Ora faticava a riconoscersi come quella persona, ma non poteva negare che la descrizione fatta da Eddie corrispondeva perfettamente a quello che era stato fino al penultimo anno di liceo. Ma la persona che avete di fronte adesso, che ha rischiato la vita per me, e per i suoi amici, è diversa. Re Steve è morto!” annunciò, teatrale, allargando le braccia al cielo “Sir Steve ha preso il suo posto.”
Ci fu un attimo teso di silenzio. Steve avrebbe solo voluto alzarsi e andarsene, ma avrebbe dovuto superare i quattro adolescenti seduti alla sua sinistra e sapeva che non sarebbe stato semplice, così si limitò a stare il più immobile possibile, aspettando per una reazione. 
Fu Dustin a reagire per primo, dando una manata alla spalla di Steve “Mi piace Sir Steve!” esclamò “Molto adatto.” commentò, soddisfatto. 
Gareth si alzò, e tutti gli occhi seguirono il suo movimento. Si voltò per un attimo e poi si girò verso Steve, tendendogli una bottiglia di birra che il ragazzo guardò per un istante “Prima ti ho passato una bottiglia calda. Non si può bere la birra calda.” spiegò con un sorriso di scuse, scuotendo le spalle.
Steve non potè fare a meno di sorridere a sua volta, accettando la nuova bottiglia di birra “Giusto. Grazie mille.”
La tensione che fino a un istante prima aveva riempito la stanza calò, lasciando il posto a un’atmosfera decisamente più rilassata e adatta a un sabato sera.
Forse potrei non ammazzare Dustin, dopotutto, rifletté Steve mentre un altro membro del club, Paul, gli passava un pacco di patatine aperto e Jeff gli dava il benvenuto stringendogli la mano. Solo Reed rimase silenzioso, le braccia incrociate strette al petto e lo sguardo che fissava un punto indefinito del tavolo da gioco. 
Robin scelse proprio quel momento per entrare nella stanza “Ehilà! Eddie, la porta d’ingresso è aperta… che succede?” domandò, osservando la strana scena che le si parò davanti. Dustin fece un saltello sul divano “Eddie stava spiegando a tutti quanto è figo Steve.” 
Robin sollevò un sopracciglio con un sorrisetto “Pft. E gli hanno creduto?” 
La risata che seguì sembro sancire definitivamente la chiusura della questione. Steve si appoggiò al divano, portandosi la bottiglia alle labbra e bevendo un lungo sorso di birra. Ora la serata poteva cominciare. 

***

Steve aveva sentito i racconti sovra-eccitati dei ragazzi dopo ogni partita di DnD da quando, nell’ultimo anno, erano entrati a far parte dell’Hellfire Club. Li aveva ascoltati anche prima, ma da quando erano entrati in contatto col gruppo i loro racconti si erano moltiplicati. Adesso che per la prima volta vedeva una partita (“Si chiama Campagna”, l’avrebbe corretto Dustin se avesse potuto sentire i suoi pensieri), poteva capirne il motivo. 
Era come un film, ma mille volte meglio. Eddie sembrava creare un mondo a parte, dando carattere a ogni istante, raccontando scene che sembravano prendere vita davanti agli occhi degli ascoltatori. Steve non capiva come si stesse svolgendo il gioco, sembrava che non ci fossero turni o regole fisse e non credeva che sarebbe mai riuscito a giocarci, ma con sua grande sorpresa non si era annoiato nemmeno per un istante. Aveva scambiato un paio di commenti ogni tanto con Robin, ma fondamentalmente entrambi si erano divertiti a seguire il gioco, tifando e esultando ogni qual volta che riuscivano a superare una delle avversità che Eddie lanciava sulla loro strada. 
La partita durò un’ora e mezza, anche se a quanto gli aveva spiegato Dustin era una campagna che andava avanti da due settimane, visto che da quando Eddie aveva iniziato a lavorare al negozio di dischi ogni fine settimana, il tempo era diventato tiranno (parole di Dustin). 
Garreth alzò il volume della musica e, mentre tutti davano una mano per ritirare cartellone e appunti, Eddie si voltò verso Steve “Pausa?” propose, scuotendo il pacco di sigarette appena estratto dalla tasca della giacca di pelle. Steve annuì e scavalcò Lucas, raggiungendo la porta di uscita. 
Eddie si sedette sullo scalino dell’ingresso, accendendosi una sigaretta e passandone una a Steve, mentre prendeva posto accanto a lui. Steve fece per cercare l’accendino, ma sentì un click e alzando lo sguardo notò che Eddie aveva acceso il suo e glielo stava sporgendo. Accettò e si chinò verso la fiamma, inspirando profondamente per accendere la sigaretta che stringeva tra le labbra. La prima boccata di tabacco gli riempì i polmoni, rilassandolo totalmente, così appoggiò la schiena alla colonnina dell’ingresso. Mi dispiace.” 
Steve si accigliò e si voltò a guardare l’amico, che teneva gli occhi rivolti alla strada di fronte a sé “Di cosa?”
Con un sorrisetto storto, Eddie si passò una mano tra i capelli scuri “Non è stata un’accoglienza esattamente spumeggiante. È che Garreth… Tommy H. ha picchiato Paul una volta, e lui l’ha trovato in bagno. Aveva una mano rotta.” 
Le mani di Steve tremarono leggermente mentre si portava la sigaretta alla bocca per un altro tiro “Non lo sapevo.” scosse il capo “Eravamo dei coglioni. E fanno bene ad avercela con me.”Non sei più così.” ribatté Eddie “E tu non sei mai stato violento. Non che io sappia, almeno.”
Steve sbuffò, sarcastico “La miglior cosa che si possa dire di me durante quel periodo è che non ho mai picchiato nessuno. Non credo di poterlo scrivere sul curriculum.” commentò amaramente “E comunque non ho mai vinto una rissa in vita mia. Non sarei stato chissà quale minaccia.” aggiunse per stemperare la tensione. Funzionò: Eddie ridacchiò tra sé e la sua mano si mosse per dare due pacche amichevoli sulla spalla di Steve “Beh, forse non vincerai mai una rissa, ma posso dire con certezza che hai altre qualità, Handerson.”
Passandosi una mano tra i capelli, Steve sorrise “Ho notato che lo pensi, sì. Sir Steve? Da dove ti è uscita?”Non credi di meritare il titolo?” scherzò Eddie, voltandosi finalmente verso il ragazzo, che ridacchiò “Mi vedi sotto una luce troppo positiva. Credo di dover incolpare Dustin per questo.”
Eddie sbuffò “Tranquillo, vedo bene i tuoi difetti.” ribatté “Anche se stasera possiamo eliminare la voce ‘si veste come un damerino’ dalla lista. Non sapevo che il nero esistesse all’interno del tuo armadio. Povera maglietta, sola e abbandonata in un mare di giallo e verde pisello.” scherzò. Steve non poté evitare di ridere, spintonandolo scherzosamente.
Proprio in quel momento sentirono una porta sbattere alle loro spalle. Steve si voltò e vide Reed uscire dalla porta e lanciare a entrambi un’occhiata fredda. Rimase immobile per un momento, poi scese i due scalini e si rivolse a Eddie “Hai una sigaretta?” domandò, ignorando la presenza di Steve. Eddie gliela passò e, mentre la accendeva, Reed scivolò contro il mancorrente della piccola rampa di scale, sedendosi praticamente attaccato alla gamba di Eddie. 
Cadde un silenzio poco rilassato e Steve fumò rapidamente il resto della sigaretta. Qualcosa gli diceva che non tutto l’Hellfire Club si era lasciato convincere dalla mirabolante storia di Sir Steve.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***


ff
CAPITOLO TRE

Era evidente che Steve non era in grado di imparare dai suoi stetti errori. Ormai erano passati tre anni da quando la sua vita era stata letteralmente rovesciata, tre anni da quando si era trovato coinvolto nelle vite di un gruppo di ragazzini decisamente troppo poco informati sul concetto di sopravvivenza, eppure sembrava non avere ancora capito un concetto basilare della convivenza con il suo strano gruppo di amici: darla vinta a Dustin non significava assolutamente trovare la pace, anzi.
Quando Dustin voleva una cosa, iniziava a dare per scontato che l'avrebbe ottenuta ogni volta.
Perciò, il fatto che Steve aveva partecipato a una serata dell'Hellfire, secondo Dustin stava a indicare che, presto o tardi, sarebbe sicuramente tornato. E il fatto che in quel momento Steve stesse comunicando che no, quel venerdì non si sarebbe unito a loro per una serata a casa di Garreth, per Dustin significava solo una cosa.
"Lo so che Garreth è stato uno stronzo, ma ci ha detto lui che potevamo invitarti!" insistette il ragazzino mentre Steve, dal lato opposto del bancone del Family Video, alzava gli occhi al cielo cercando di concentrarsi sul suo lavoro. Robin invece, traditrice, ci mise pochi istanti a allearsi con Dustin "Perché Garreth è stato uno stronzo?" domandò "Mi sembrava che ci fosse un'aria strana l'altra sera."
"Non gli hai raccontato?" sbarrò gli occhi Dustin, incredulo, proprio mentre Steve cercava di sminuire il tutto con un tiepido "Te l'ho detto, niente di chè.", che tuttavia parve passare totalmente inosservato "Garreth, quello stronzo, ha detto che Steve non aveva nessun diritto di stare lì. Che era un bullo e che li aveva sempre maltrattati a scuola." iniziò a raccontare Dustin, con tono esageratamente sconvolto "E poi ha detto, pensa, ha detto che se Steve fosse stato ancora a scuola quest'anno, anche lui sarebbe stato contro Eddie. E che avrebbe fatto proprio come Jason!"

Robin fischiò sommessamente "Wow, un bel colpo."

"Allora Eddie gli ha detto che doveva solo stare zitto e che non aveva capito niente."

"Questo non è mai accaduto." protestò Steve, ma di nuovo venne messo a tacere da un'occhiataccia di Dustin "Era sottointeso." sbottò il ragazzino "Eddie ha raccontato a tutti quanto in realtà Steve l'abbia aiutato." chiarì "E ha detto anche che ha aiutato Lucas quando Billy lo voleva aggredire."

"Ecco, questa cosa come diavolo la sapeva?"
"Gliel'ho detto io. Duh." sbuffò Dustin, impaziente di andare avanti "E non ha potuto dire altro, ma sono sicuro che se avesse potuto avrebbe parlato del Demopipistrello. Quando siamo solo noi parla sempre del Demopipistrello."
Steve si accigliò, stranamente a disagio "In che senso parla sempre del Demopipistrello?"
"Beh, dice che gli hai staccato la testa con un morso. Dice che sei come quell'Ozzy e che non ha mai visto nessuno più metal." annuì Dustin "Lo racconta di nuovo ogni volta che ti prendiamo in giro per qualcosa."
"Ogni volta che mi prendete in giro?" Steve lo guardò male, gli occhi ridotti a due fessure "Sei un piccolo ingrato, Henderson."

"Sì, sì." sbottò Dustin tagliando corto "Ci vediamo venerdì! Sette e mezza!" tagliò corto, saltellando verso la porta sotto lo sguardo furibondo di Steve.

"Non darò più un passaggio a nessuno di loro." sbuffò Steve, riprendendo a lavorare mentre Robin lo osservava con uno sguardo strano "Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?"
"Eddie ti ha davvero difeso così?" domandò, incerta.
"Lui... sì, più o meno. Immagino si sentisse in colpa, visto che l'abbiamo aiutato e tutto il resto." scosse le spalle lui, ma senza produrre nessun cambiamento nello sguardo illeggibile che Robin gli stava rivolgendo "Cosa c'è?"

Robin scosse il capo, sospirando "Lascia perdere."

***

Era mercoledì e Steve, non avendo più sentito nessuna domanda da Dustin rispetto alla serata di venerdì, aveva iniziato a pensare di averla scampata, per questa volta. Si rese conto di essere stato ingenuo solo quando, a metà giornata, vide Garreth entrare nel Family Video e, invece di andare a cercare un film come tutti gli altri clienti, dirigersi verso di lui con le mani affondate nelle tasche dei larghi pantaloni neri.

"Eh... ehi, Harrington." lo salutò con un cenno della testa che fece rimbalzare i ricci su e giù.

"Mh... ehi Garreth?" ribattè Steve, senza riuscire a contenere il proprio tono interrogativo "Hai bisogno di aiuto per trovare un film?" si offrì anche se, in cuor suo, già conosceva la risposta a quella domanda.

"No, in realtà sono qui per un altro motivo." sorrise timidamente il ragazzo "Potrebbe essermi stato fatto notare che non sono stato molto accogliente sabato sera. E che questo avrebbe potuto pregiudicare la tua presenza venerdì e, in generale, a altri incontri dell Hellfire. E questa cosa... non sarebbe accolta con gioia, ecco."

Steve annuì, meditando di prendere Dustin a calci non appena l'avesse visto "E chi ti avrebbe fatto notare questa cosa?"

"Beh, principalmente Dustin." si strinse nelle spalle Garreth "Ma anche Mike è stato molto deciso in proposito. Ma devo ammettere che è principalmente grazie a Will che sono qui."


Steve si accigliò, decisamente preso in contropiede "Will?"

"Mi ha fatto notare che non potevo prendermela con te se ci escludevi sulla base di un pregiudizio, se poi sono il primo a fare la stessa cosa con te." spiegò, scuotendo la testa con fare incredulo "Quel ragazzino è decisamente troppo maturo per la sua età."

"Già, decisamente maturo." annuì Steve, incerto se essere fiero per Will o triste, perché sapeva che quella maturità arrivava dalle situazioni in cui il ragazzino si era trovato coinvolto troppo presto. In ogni caso decise che, se Will poteva essere così maturo, anche lui poteva fare un piccolo passo "Non avevi tutti i torti, comunque."

Garreth si accigliò.

"Sabato, intendo. Non avevi torto. So di aver fatto abbastanza schifo durante il liceo. Non me ne rendevo conto, all'epoca, ma adesso che vedo le cose con un'altra prospettiva... non c'è molto di cui essere fiero, rispetto alì com'ero in quegli anni."

Garreth lo osservò per qualche istante, serio "Sai, quando Eddie e Dustin dicevano che dovevamo darti una possibilità, e che non eri così male, facevo fatica a crederci. Ora mi sono ufficialmente ricreduto." annunciò "Quindi, venerdì ti aspettiamo?"

Steve sospirò, cercando di trovare un modo elegante per uscire da quella situazione.

"Sai che Dustin non mi lascerà vivere se non verrai venerdì, vero?"

Ridendo, Steve annuì "Non posso essere responsabile di questo." concedette "Va bene, ci sarò. Grazie."

Garreth gli scrisse l'indirizzo di casa sua su un pezzo di carta e lo salutò stringendogli la mano, prima di uscire dal negozio lasciandosi alle spalle uno Steve decisamente perplesso rispetto alla piega che la sua vita sembrava aver preso.
***
Giovedì sera Steve tornò a casa e, dopo aver lanciato le scarpe in un angolo del corridoio, si lanciò sul divano praticamente a occhi chiusi. Era stata una giornata lunga, il caldo in quei giorni era estenuante, e non vedeva l'ora di addormentarsi e non parlare più con nessuno fino al giorno successivo. Quindi, chiaramente, il telefono scelse proprio quel momento per squillare.
Sbuffando, Steve si alzò e raggiunse la cornetta "Pronto, casa Harrington."
"Formale." commentò una familiare voce sarcastica dall'altro lato del filo "Mi aspettavo che rispondesse il maggiordomo."

Steve alzò gli occhi al cielo e sbuffò "Munson. A cosa devo il piacere?"

"Mi è stato riferito che venerdì sarai dei nostri e volevo assicurarmi che Henderson non ti avesse minacciato fisicamente per costringerti a accettare." spiegò, strappando una risata a Steve "E poi volevo proporti un passaggio."

Steve si accigliò "Non ho capito. Ti serve un passaggio, o..."

"No, Steve." lo interruppe Eddie con pazienza, come se si stesse rivolgendo a un bambino "So che non ti capita spesso di avere amici della tua età, ma ti svelo un segreto: anche altre persone, oltre a te, hanno la patente." scherzò, sarcastico "Quindi ho pensato di proporti un passaggio, così che tu possa goderti la serata e non dover passare ore a centellinare una sola birra perché devi metterti alla guida."

Steve tentennò per un istante, un po' perché era colpito da quanto Eddie fosse attento ad osservare ciò che gli accadeva attorno, un po' perché non sapeva se fidarsi "La tua guida è decente, Munson?"

"Sfavillante, oserei affermare." poteva sentire il ghigno di Eddie anche attraverso il telefono "Prometto di riportarti a casa sano e salvo. Dopo aver affrontato... tutto quell che hai afforntato, non penserai che possa essere la mia guida a danneggiare il tuo bel..."

"Va bene, va bene." lo interruppe Steve, sbuffando. Il modo che aveva Eddie di parlare era così frustrante "Mi fido. Sai dove abito o..."

"Cercherò di trovare la villa giusta, Harrington." assicurò Eddie "Sarò lì alle sette. è un appuntamento." miagolò, e appese la cornetta prima che Steve potesse rispondere.








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Capitolo 4
*** CAPITOLO QUATTRO ***


ff4
CAPITOLO QUATTRO


Venerdì sera, Steve arrivò a casa in ritardo e maledì sé stesso almeno un centinaio di volte per aver accettato di andare a casa di Garreth. Avrebbe solo voluto andare a letto e dormire, invece doveva farsi una doccia rapida, sistemarsi i capelli e cambiarsi prima che Eddie passasse a prenderlo.
Era ancora a petto nudo quando sentì il clacson dell'auto sotto casa. Sbuffò e afferrò la prima maglia che gli capitò a tiro: era azzurra, e Dustin l'avrebbe guardato male, ma sarebbe sopravvissuto. Scese rapidamente le scale e quando uscì dalla porta si rese conto che, in effetti, non aveva mai visto la macchina di Eddie prima di quel momento.
L'auto era perfettamente nello stile di Eddie. Era un vecchio modello, ma decisamente personalizzato. Nera (non c'era neanche bisogno di dirlo), con un teschio metallizzato disegnato sullo sportello del guidatore e un sacco di cose inadatte al quartiere di Steve. 
che pendevano dallo specchietto retrovisore. I sedili erano lucidi e rossi e i sedili posteriori erano pieni di cassette musicali e fogli sparsi ovunque. Era un'auto assolutamente adatta a Eddie, e assolutamente
"Sua maestà, la carrozza è giunta!" esclamò Eddie, seduto al sedile dell'autista.
Steve alzò gli occhi al cielo "Pensavo avessimo superato la fase del Re. Non ero diventato un cavaliere?" domandò entrando nell'auto "Vogliamo andare o cosa?"

"Signor sì." sorrise Eddie mettendo in moto. Immediatamente la radio si accese e l'abitacolo fu invaso dal suono aggressivo di una chitarra. Eddie guidò in silenzio per qualche minuto e poi si voltò verso Steve, osservandolo da dietro la frangia troppo lunga "Dustin sarà contento di vederti. Non era sicuro che saresti venuto. Non lo ero nemmeno io, in effetti."
Divertito, Steve abbassò il finestrino "Per questo sei venuto a prendermi? Per assicurarti che non dessi buca?" 
Eddie rise "Lo ammetto, in parte sì." annuì "Ma è vero quello che ti ho detto ieri. Sei sempre quello in carica, sia nel Sottosopra che... beh, qui. Stasera puoi bere, rilassarti e essere comodamente trasportato dal sottoscritto." concluse, svoltando bruscamente a destra. Steve si aggrappò alla maniglia "Guidi quasi peggio di Max." commentò "Ma apprezzo il pensiero."

"Attento Harrington, potrei lasciarti qui." minacciò Eddie parcheggiando di fronte a casa di Dustin e suonando due volte il clacson. Steve affondò nel sedile e cercò di abbassare la radio "Diavolo, Eddie! Non sapevo che avremmo accompagnarto anche Dustin, se sua madre ci vede con questa auto..."

"Respira, Harrington." ridacchiò Eddie "La madre di Dustin mi adora."

Steve lo guardò incredulo "Hai conosciuto la mamma di Dustin... così?" domandò, indicando con un vago cenno l'abbigliamento di Eddie "E lei te lo lascia portare in giro?"

Eddie si voltò verso di lui con un sorriso sornione "So essere affascinante quando voglio, Harrington."

Prima che Steve avesse il tempo di rispondere, la porta si aprì e Dustin corse verso la macchina, mentre la madre usciva e gli si affrettava dietro, avvicinandosi all'auto.

"Oh, Steve, ci sei anche tu caro!" sorrise, e Steve la salutò imbarazzato mentre si rivolgeva a Eddie e gli sporgeva una scatola di cartone "Ho fatto qualche muffin per la vostra partita, Eddie caro, sono quelli al  cioccolato bianco."

"I miei preferiti, signora Henderson." il sorriso di Eddie era brillante e sincero. Steve era incredulo "Porteremo a casa Dustin non appena finiremo."

"Nessuna fretta, è con te e Steve, non potrei essere più tranquilla. Grazie ragazzi." sorrise, allontanandosi di qualche passo "Mi raccomando Dustinuccio, obbedisci a Eddie e a Steve."

"Sì, sì." alzò gli occhi al cielo Dustin "Vogliamo andare?"

"Non essere scortese Henderson." lo riprese Eddie mentre metteva in moto, dopo aver passato a Steve la scatola dei muffin.

"Non posso crederci." esclamò Steve "Solo dopo un anno di baby sitteraggio ho guadagnato una scatola di dolci, e tu... Come hai fatto?"

"Te l'ho detto, Harrington: sono molto affascinante."

"Meno male che sei venuto Steve!" si intromise Dustin "Garreth l'aveva detto ma non mi fidavo. Ho pensato che potresti provare a giocare stavolta e..."

"Non esagerare." lo interruppe Steve con un verso disperato. Eddie rise, e insieme partirono con direzione casa di Garreth.


***


La casa di Garreth non era lontana da Dustin, solo dieci minuti di auto, durante i quali Dustin non smise un istante di cercare di carpire informazioni per la campagna che avrebbero iniziato quella sera.

La casa era abbastanza grande e aveva un grande cortile. Garreth aprì la porta e fece un ampio, inaspettato sorriso alla vista di Steve "Harrington! Ce l'hai fatta, sono contento!" commentò "Visto, Dustin?"

Dustin gli lanciò un'occhiata storta "Hai solo rimediato ai tuoi danni, non te la tirare."

"Dustin." lo rimproverò Steve mentre Garreth si scostava per farli entrare "Ignoralo, gli passerà."

"Non è un problema, sarebbe stato molto peggio se tu non fossi venuto oggi." ridacchiò Garreth, e Steve si trovò a sorridere di fronte alla dimostrazione del fatto che almeno un'altra persona, oltre a lui e a Eddie, aveva a cuore Dustin abbastanza da accettare anche i suoi lati negativi.

Diversamente da casa di Eddie, l'interno della casa di Garreth era chiaramente influenzato più dallo stile dei suoi genitori che dal suo. Il grande tavolo della sala era stato adibito a campo da gioco e la maggior parte del club era già arrivato. Mancavano solo Paul e Reed, a occhio e croce. Dustin andò immediatamente a sedersi accanto a Lucas e Steve esitò un istante: c'erano tre posti liberi tra quello di Eddie (Come sempre a capo tavola) e quello di Jeff. Per evitare di dividere i giocatori, Steve scelse la sedia accanto ad Eddie.

Garreth distribuì un giro di birre e Steve ne prese una, apprezzando da subito il fatto di non dover contare i sorsi. Non adorava bere troppo, aveva dei ricordi spiacevoli legati a una certa festa in cui Nancy aveva esagerato con l'alcool, ma era piacevole poter alleggerire la tensione, per una volta.

Dopo pochi minuti, mentre Eddie iniziava a sistemare il tavolo, arrivarono Reed e Paul. Paul salutò tutti con un gran sorriso: già dalla settimana precedente Steve aveva notato che Paul era una persona abbastanza alla mano, senza troppe pretese, e non sembrava avere troppo odio represso verso Steve. Reed, al contrario, sembrò quasi voler ignorare la sua presenza: gli rivolse un cenno freddo, il minimo necessario perché la sua scortesia non lo mettesse al centro dell'attenzione, e si sedette accanto a lui tenendo gli occhi fissi su Eddie.
Steve cercò di sforzarsi per ricordare se nel passato potesse aver trattato particolarmente male il ragazzo, ma non gli veniva in mente niente: non capiva perchè fosse così rigido nel non accettare la sua presenza ma, in fondo, non poteva piacere a tutti. Questo Steve l'aveva imparato molto bene negli ultimi anni.

La Campagna ebbe inizio con una narrazione di Eddie, che spiegò con dovizia di particolari la situazione di partenza. Steve non capiva metà delle cose che diceva, ma di nuovo non potè evitare di sentirsi coinvolto. Aveva temuto di annoiarsi, senza Robin con cui commentare, ma si rese conto da subito che non era possibile.

Stavano andando avanti da un paio d'ore quando Eddie, totalmente preso dalla narrazione, si alzò.

"Si nasconde dietro a un cespuglio, attendendo il vostro passaggio." raccontò con la sua classica voce da Dungeon Master, e decise di usare Steve come cespuglio. Lui ridacchiò tra sè mentre Eddie, aggrappandosi alla sua maglietta, appoggiava la fronte sulla sua schiena continuando il racconto "E proprio mentre state passando, BAM!" esclamò, balzando in avanti e appoggiandosi al tavolo, quasi finendo in braccio a Steve nel tentativo di imitare una specie di gigantesco ragno "Si para davanti a voi con un sibilo feroce." persa l'espressione del mostro, osservò gli altri con espressione piena di malizia "E qui, per oggi si interrompe il vostro viaggio." 

Immediatamente esplose un coro di proteste "Cosa? Adesso? Andiamo almeno dicci come..." cercò di protestare Dustin. Steve si perse il resto della frase: Eddie fece scivolare la mano sulle sue spalle e si appoggiò con leggerezza a lui, soffermandosi col palmo alla base del collo e muovendo il pollice in piccoli cerchi. Era una sensazione strana, a metà tra il rilassante e qualcosa che non riusciva a definire. La parte rilassante, tuttavia, scomparve rapidamente non appena si voltò e notò lo sguardo che Reed gli stava rivolgendo. Era allo stesso tempo gelido come il ghiaccio e bruciante come lava, e Steve si irrigidì.

Reed distolse lo sguardo da lui e si voltò verso Eddie, alzandosi a sua volta e passandogli un braccio attorno alle spalle con un sorriso ampio che contrastava decisamente con l'espressione che aveva riservato a Steve "Basta, ragazzi. Due ore di Campagna sono abbastanza, soprattutto se volete giocare con un Mester così bravo. Direi che ti sei meritato una birra, Eds." sorrise, la voce dolce come il miele che fece accigliare non solo Steve, ma anche una buona metà dei presenti.

"Grazie Reed." rispose Eddie dandogli una pacca sulla spalla "Ma niente birra per me oggi. Sono in carica come guidatore ufficiale." spiegò facendo l'occhiolino a Steve e poi rivolgendosi al gruppo "Allora, Garreth, possiamo alzare un po' la musica o rischiamo che arrivi tutto il vicinato con scope e forconi?"

"Direi che possiamo." acconsentì Garreth, e fu interrotto da un citofono "Oh, giusto, avevo ordinato delle pizze."

***

Mike, Dustin, Lucas e Will si misero a mangiare la pizza insieme, a terra, accanto al divano. Dustin aveva cercato di far unire a loro anche Steve, facendogli posto al suo fianco, ma Eddie gli aveva posato un braccio attorno alle spalle e aveva annunciato che Steve si sarebbe unito ai 'grandi'. Avevano mangiato in cucina, in piedi, e Eddie aveva girato una canna che aveva fatto girare tra il gruppo, saltando il suo turno. Era un bel po' che Steve non fumava, dopo essere stato drogato dai Russi non adorava ciò che offuscava le sue capacità mentali, ma decise che una canna condivisa non poteva far male.

"Dove ci troviamo la prossima settimana?" domandò Paul prendendo una fetta di pizza ai peperoni "Mia madre è a casa, da me non si può fare."

"Neanche da me." scosse il capo Garreth "I miei tornano domani sera."

Reed scosse il capo e Eddie annunciò che suo zio, purtroppo, avrebbe lavorato al mattino per tutta la settimana. Quando anche Jeff annunciò di non avere casa libera, Eddie scosse le spalle "Immagino che dovremo rimandare alla settimana successiva."

Steve si morse l'interno della guancia, maledicendo sé stesso, perfettamente consapevole di ciò che stava per fare. La Campagna era emozionante e gli dispiaceva che Dustin e gli altri dovessero aspettare due settimane per poterla continuare. Inoltre Garreth era stato molto gentile quella sera, e Eddie sembrava aver lavorato tantissimo sulla trama "Penso che potreste venire da me."

Cinque paia di occhi sconvolti si voltarono in contemporanea nella sua direzione. Steve si infilò in bocca un pezzo di pizza, nervoso.

"Sul serio?" domandò Eddie, e Steve non poté evitare di soffermarsi sui suoi occhi brillanti di gioia e incredulità. Scosse le spalle "I miei sono via. Venerdì lavoro al mattino e sabato sono di riposo... non è un problema. Potrei solo... invitare anche Nancy e Jonathan. E Robin." Si guardò attorno nel silenzio che seguì la sua offerta, incerto "Se... se non vi va lo capisco non è un..."

"Certo che ci va!" interruppe entusiasta Paul "Tieni, prendi un altro pezzo di pizza, nostro salvatore." aggiunse, spingendo verso di lui la scatola di cartone.

"Sei sicuro?" domandò Eddie "Sai che questo vuol dire che dovrò venire da te almeno due ore prima a preparare tutto? Sei sicuro di voler rinunciare praticamente a metà giornata per un gioco a cui nemmeno giocherai?"

Steve si strinse nelle spalle "Cercherò un modo per sopportarti per così tante ore di fila, Munson." scherzò scambiandosi con Eddie un sorrisetto divertito.

"Potrei venire prima anche io." propose Reed in tono urgente "Per... aiutarti. Così ci metteresti meno." spiegò, e Steve notò una certa tensione nella sua voce. Era praticamente sicuro di non aver mai visto quel ragazzo con un'espressione rilassata da quando l'aveva conosciuto.

Eddie guardò l'amico, incerto "No, non ha senso. Scopriresti troppe cose prima di iniziare a giocare." spiegò, e sembrò domandarsi come facesse Reed a non arrivarci da solo.

"Certo... certo, hai ragione." con un sorriso teso e un'ennesima occhiataccia rivolta a Steve, Reed afferrò una birra e ne bevette un lungo sorso. Steve era decisamente contento che Reed non potesse venire prima la settimana successiva: non gli andava a genio l'idea di passare del tempo da solo con una persona che avrebbe passato tutto il pomeriggio a guardarlo male per motivi a lui sconosciuti.

"Allora grazie." sorrise Garreth "Il titolo di Sir ti si addice sul serio, a quanto pare."

Eddie osservò Steve con occhi fieri e annuì con decisione, stringendogli la spalla con gratitudine "Ragazzi!" esclamò, facendosi sentire anche dal gruppetto nell'altra stanza "Venerdì prossimo la Campagna continuerà a casa di Steve!"

Il gruppo di ragazzini corse a unirsi a loro.

"Davvero? Sì!" esclamò Dustin, soddisfatto. E mentre assicurava a tutti che casa di Steve era perfetta e che magari dopo avrebbero addirittura potuto usare la piscina, Steve bevve un altro sorso di birra, domandandosi seriamente che strana direzione stessero prendendo le sue decisioni. Non riuscire a evitare di cedere agli occhi da cucciolo ferito di Dustin era un conto. Ma se Eddie iniziava a fargli lo stesso effetto, le cose rischiavano di mettersi decisamente male.

***

La serata continuò in modo piuttosto rilassato: dopo aver sentito ancora un po' di musica e aver finito la pizza, decisero di mettere un film e si sedettero tutti nel salotto, sparsi tra divani, poltrone e pavimento.

Il film era iniziato da pochi minuti quando Steve sentì un movimento alla sua destra. Si era seduto sul pavimento, accanto al divano, e Eddie, che aveva preso posto su una delle poltrone, era appena scivolato al suo fianco. Come al solito dimostrava la sua scarsa considerazione degli spazi vitali altrui, tant'è che si sporse per appoggiarsi alla sua spalla e, quando gli sussurrò all'orecchio, Steve avvertì il suo respiro sulla pelle del collo.

Avvertì un brivido, probabilmente per il contrasto del suo respiro fresco con il caldo della serata estiva.

"Vado a prendere dell'acqua. Ultima birra?" propose facendogli cenno di seguirlo. Steve annuì e i due si alzarono in silenzio, dirigendosi verso la cucina e chiudendosi la porta alle spalle per non disturbare.

Eddie prese dell'acqua e una bottiglia di birra dal frigo. Passò la seconda a Steve e poi si sedette sul tavolo mentre lui la apriva.

"Alla fine li hai conquistati tutti." commentò Eddie. Steve prese un sorso di birra prima di rispondere, ridacchiando "A saperlo prima che sarebbe bastata una casa grande e dei genitori perennemente assenti."

Eddie lo osservò per un istante, rigirandosi tra le mani il bicchiere "I tuoi genitori sono via molto spesso." commentò. Non era una domanda, ma Steve si trovò comunque a annuire "Non li vedo da tre mesi questa volta."

Accigliandosi, Eddie domandò "Non sono tornati dopo il... terremoto?"

Steve scosse la testa, sentendo la strana necessità di giustificarsi "Sono in Giappone. Hanno chiamato." spiegò. Eddie lo osservò per un momento in più e il suo sguardo gli diede una strana sensazione, come se gli stesse leggendo negli occhi qualcosa che non era certo di voler condividere. Fu sollevato quando la porta si aprì, interrompendo quello sguardo penetrante.

Il sollievo tuttavia durò poco: solo finché non si rese conto che quello che li aveva interroti era Reed, che era entrato nella stanza spalancando la porta di scatto e ora li osservava con occhi indagatori, come alla ricerca di qualcosa.

"Oh, ecco dove eravate finiti." sorrise, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al frigorifero per prendersi una birra a sua volta. Passò tra Eddie e Steve, e si fermò a metà tra i due "Il film è quasi a metà ormai. Non vi piace?"

"Certo." scosse le spalle Eddie, come se non riuscisse a capire del tutto il comportamento del compagno del club. Scambiò un sorriso con Steve, e uscì dalla stanza per riunirsi agli altri.

Steve fece per fare lo stesso, ma Reed scivolò tra lui e la porta con la scusa di afferrare una birra "Quindi, a quanto pare il grande Re Steve ci ha preso gusto a frequentare gli Svitati del villaggio, mh?" domandò, ogni traccia di cordialità scomparsa dal suo viso. Steve sapeva che quel momento sarebbe arrivato, l'aveva capito dall'inizio della serata, ma questo non lo rendeva più piacevole "Sei rimasto indietro." disse "Ormai sono almeno due anni che ho cambiato compagnie."

Reed sbuffò "La pantomima del coraggioso cavaliere non attacca con me."

"Questo l'avevo sospettato." commentò Steve tra sé "Quindi come pensi che andrà questa discussione? Pensi di convincermi a non frequentare più le vostre serate?"

"Non credo di avere questo potere, no." scosse il capo l'altro "Anzi, volevo congraturarmi per il coraggio che dimostri nell'ignorare il fatto che frequentare Eddie potrebbe macchiare la tua reputazione."

Steve alzò gli occhi al cielo "Non che mi importi della mia reputazione, ma Eddie è stato scagionato da tutte le accuse. Anche se tre o quattro persone ancora pensano che sia un satanista omicida, non..."

"Non parlavo del satanismo, Harrington." lo interruppe Reed con un sorriso mellifluo "Parlavo del fatto che è gay."

Steve avvertì con estrema chiarezza il roteare della terra sul suo asse, e fu come se tutta l'aria fosse stata risucchiata fuori dal suo corpo. La notizia fluttuò per qualche secondo nell'atmosfera prima di depositarsi nella sua testa.

Fu il tono soddisfatto  di Reed a risvegliarlo dal torpore in cui era crollato "Oh no, non mi dire che non lo sapevi."

Se c'era una cosa che Steve aveva impararto a fare sorprendentemente bene era dissimulare. Ormai era diventata un'abitudine, e riuscì a sistemare il suo viso in un'espressione indifferente a una velocità sorprendente "Sarebbe questo il tuo grande piano?" domandò. Il piacere che provò nel vedere Reed tentennare era indescivibile "Cosa pensavi che sarebbe successo, esattamente?"

Reed era in preda alla frustrazione, e non era bravo quanto Steve a dissimulare le sue emozioni "Mi vuoi far credere... vuoi... che..." balbettò, senza sapere dove andare a parare.

"Non sono un omofobo del cazzo." chiarì Steve, iniziando a sentire la necessità di interrompere quel teatrino. Iniziava a sentire la rabbia che scalciava per uscire e non voleva assolutamente dare una soddisfazione a Reed "Ora, se non hai altri inutili assi nella manica da propormi, vorrei finire il film." sbottò, e superò il biondo per dirigersi in salotto.

Una volta raggiunti gli altri tornò alla sua precedente postazione e fissò gli occhi sullo schermo. La sua testa però era da tutt'altra parte.

Eddie è gay?

Strinse i pugni, cercando di non far emergere la furia che aveva dentro.


***

Durante il viaggio di ritorno, Steve non riuscì a aprire bocca. Dustin continuava a rimbalzare nei sedili posteriori, facendo domande a raffica, ma Steve non gli diede nessuna soddisfazione e continuò a rispondere a monosillabi.

Quando lasciarono Dustin a casa cadde il silenzio. Eddie fece un paio di tentativi per avviare una conversazione, ma furono accolti con dei vaghi versi di assenso.

Quando frenò davanti a casa di Steve lo salutò con un sorriso, ma lui riuscì solo parzialmente a dissimulare la tensione mentre usciva dall'auto.

Eddie lo guardò con gli occhi colmi di dubbi per qualche istante, poi decise di uscire a sua volta dalla vettura e raggiungerlo "Steve! Non voglio essere pedante ma... va tutto bene? Da dopo il film sembra che tu abbia avuto un collasso. Se hai cambiato idea e non vuoi più ospitarci la settimana prossima, non è un problema."

Steve inspirò profondamente, ma la sua lingua si attivò prima della sua testa "Reed mi ha detto una cosa."

"Ok." annuì Eddie con l'aria di chi sta affrontando una bestia sconosciuta "E si può sapere cosa?"

"Che sei gay."

La frase squarciò il silenzio della notte come un fulmine primaverile. Eddie si irrigidì e impallidì, come se tutto il sangue avesse abbandonato il suo viso. Fece d'istinto un passo indietro, come per prepararsi alla fuga.

Rimasero un istante così, immobili, come due statue di ghiaccio nel giardino buio. Steve con lo sguardo basso e i pugni stretti fino a lasciarsi i segni delle unghie sui palmi, Eddie in preda a un tremolio che sembrava uno spasmo.

"Oh." disse alla fine, cercando  di ritrovare la maschera da Strambo che tanto bene si adattava a quelle occasioni. Non la trovò "Io... ok. Capisco. Scusa se..." scosse il capo e i capelli castani andarono a coprirgli il viso "Avrei dovuto... scusa. Mi dispiace, sono stato troppo... non... non ti verrò vicino di nuovo. Solo non... ti prego, non dirlo a nessuno." aggiunse con voce rotta.

L'ultima frase colpì profondamente Steve, che alzò finalmente lo sguardo verso Eddie "Cosa?" domandò, facendo un passo verso di lui. Eddie indietreggiò, come a volersi difendere, e un campanellino risuonò nella mente di Steve "Oh. Oh, non... No!" scosse il capo con decisione. Era consapevole di dover trovare le parole in fretta, ma aveva la mente annebbiata "Dio." si passò una mano tra i capelli, prendendo un respiro "Mi dispiace, non sono arrabbiato perche sei gay. Scusa. Non avrei dovuto fare così."

Eddie sbarrò gli occhi, e fu come se un grosso macigno gli fosse stato tolto dal petto "Tu non... no?" domandò, incredulo.

"No." confermò Steve con tutta la decisione che riuscì a trovare "Che idiota che sono, scusa. Davvero, a me non interessa."

"Non ti... interessa." ripeté Eddie, sempre più incerto, studiando Steve come se gli fosse appena spuntata una seconda testa.

"Sono affari tuoi. Non è come se potessi controllarlo. E se a te piacciono... gli uomini. Beh, ok. Ma sei sempre... Sei sempre Eddie. Per me è ok."

"Ok." annuì Eddie, il viso che riprendeva colorito rapidamente e un sorriso sbalordito che faceva capolino "Allora... Ma allora perché sei stato così per tutta la serata, se non sei arrabbiato?"

"Sono arrabbiato." confermò Steve "Ma non con te. E non perché sei gay. Solo... il tuo amico è uno stronzo. E tu dovresti scegliere amici migliori." disse, senza riuscire a filtrare adeguatamente le parole.

Eddie tentennò. Quella conversazione era decisamente fuori dall'ordinario "Reed?"

"Chi altri?" sbottò Steve "Mi ha detto che sei gay."

Sempre più accigliato, Eddie tentò di collegare le parole di Steve in modo che avessero senso ma, francamente, era piuttosto difficile "Non sei arrabbiato con me perché sono gay, ma con Reed perché te l'ha detto." riassunse "Ma se... se è vero che per te non cambia niente e, davvero, lo capirei se non fosse così. Ma se davvero per te non cambia nulla, allora perché dovresti arrabbiarti perché te l'ha detto?"

Steve lo osservò con aria incredula. Era possibile che non ci arrivasse?

"Perché questo lui non lo sapeva!" esclamò, frustrato "Non sapeva che non avrei reagito. Non sapeva che non ti avrei picchiato, o che non sarei corso a dirlo a tutta la città. E se l'avessi detto a qualcuno? E se l'avessi detto alla persona sbagliata, e qualcuno avesse deciso di venire a cercarti?"

La comprensione colpì Eddie come una pallonata in testa, lasciandolo sbalordito e a occhi sbarrati "Sei così arrabbiato con Reed perché avrebbe potuto mettermi in pericolo?" domandò, incredulo.

La sua sorpresa non fece altro che aumentare la rabbia di Steve "Ma certo!" esclamò "E non capisco perché tu non lo sei! Se la persona sbagliata avesse..." le parole gli morirono in gola. Non aveva neanche fatto in tempo a rendersi conto di ciò che stava accadendo che Eddie aveva colmato la distanza tra di loro e l'aveva stretto in un abbraccio stritolante. Sentiva il suo respiro sul collo, il viso affondato nella spalla, i capelli lunghi che gli solleticavano il naso. Ci mise qualche istante a rendersi conto che era il caso di ricambiare e, tentennando un po', ricambiò la stretta.

Qualche istante e Eddie fece un passo indietro, la testa bassa e l'espressione nascosta dai capelli, ma il sorriso incredulo ben chiaro sul volto "Scusa. Solo che... sei una continua sorpresa, Harrington."

Ancora un po' stordito, Steve si accigliò "Perché mi preoccupo per le persone a cui tengo?"

Eddie ghignò, tornando in un istante il suo solito sé stesso "Oh, quindi sono una delle persone a cui tieni. Sono emozionato, Harrington."

Steve alzò gli occhi al cielo, lieto di tornare in una dimensione scherzosa in cui si sentiva più a suo agio "Combattere insieme in un mondo parallelo tende a fare questo effetto."

"Legittimo." annuì Eddie "Allora buonanotte, coraggioso, generoso, sorprententemente-non-omofobo Steve Harrington." con un ultimo saluto a mo' di soldato, Eddie gli diede le spalle e tornò all'auto.

Steve scosse il capo, divertito: era ancora arrabbiato con Reed, ma Eddie aveva uno strano modo di rendere tutto così immensamente leggero che, quando rientrò a casa, aveva un sorriso stampato sulle labbra.




________________________________Note

Ciao a tutti!
Spero di aver finalmente risolto il mio problema con l'html, vediamo!
Voglio ringraziare chi ha letto e commentato fino ad ora. Questo capitolo è un po' lunghetto, lo so: spero non sia pesante! Ogni recensione è ben accetta!

Kiss kiss
The Posh

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Capitolo 5
*** CAPITOLO CINQUE ***


ff5 CAPITOLO CINQUE

La mattinata era stata decisamente piena, come la maggior parte dei sabati. Steve e Robin avevano passato tutta la prima metà del turno a correre da un lato all'altro del Family Video per seguire un cliente o l'altro e non erano riusciti a fermarsi un istante.
Verso mezzogiorno ci fu un calo di clientela e Steve, mentre aggiornava l'elenco dei film in uscita, stava cercando il modo giusto per porre a Robin la domanda che gli premeva dalla sera precedente.

"Posso farti una domanda?"

Robin si accigliò "Se me lo chiedi deve essere una cosa grave. Devo preoccuparmi?"

"No, no." scosse il capo Steve, cercando di formulare la domanda nel modo migliore "Mi chiedevo, in via ipotetica. Se qualcuno per caso raccontasse... il tuo segreto... a qualcun altro. Sarebbe una cosa brutta, vero? Saresti arrabbiata?"

Robin impallidì e sbarrò gli occhi, fissando Steve. Quando parlò, la sua voce era decisamente instabile "Steve, tu non..."

"Cosa... no!" esclamò Steve. maledicendosi. Possibile che in quei giorni non riuscisse a farne una giusta al primo colpo? "Non ho raccontato niente a nessuno di te. Sai che non lo farei mai. La mia domanda non riguarda te in nessun modo, davvero."

Robin espirò lentamente "Ok. Mi hai fatto prendere un infarto." sbuffò.

"Scusa. La domanda è davvero... esterna, non c'entri tu. Ma se qualcuno dicesse questo segreto a una persona a cui tu non l'hai detto, sarebbe una cosa molto brutta da fare, vero? Saresti arrabbiata?"

"Beh, sì." annuì Robin, rabbrividendo al solo pensiero "Sarei furiosa. Sarebbe molto grave."

Steve annuì tra sè e sè "Ok. Lo immaginavo." commentò. Ma allora perché Eddie non era sembrato arrabbiato con Reed? Come poteva fidarsi del fatto che non sarebbe andato a raccontare la stessa cosa a altre persone?

Proprio in quel momento la porta si aprì con uno scampanellio e Eddie entrò nel negozio con un gran sorriso e una busta di Patty Burger in mano "Buongiorno ai miei onesti lavoratori preferiti." esclamò, avvicinandosi al bancone e posando la busta di fronte a Steve "Che ne dite di un hamburger?"

Robin aveva gli occhi che brillavano di gioia "Oddio, sì!"

"Ci hai portato il pranzo?" domandò Steve, accigliandosi "Questo è... davvero carino da parte tua."

"Non dirlo con questo tono sorpreso, Harrington." lo riprese Eddie, sedendosi con un balzo sul bancone e estraendo un panino "Senza cipolla e con maionese per miss Buckley. Base con formaggio per Sir Harrington. E per me..." concluse, ammiccando in direzione di Steve "Piccante."

Robin ridacchiò, e Steve roteò gli occhi e accettò il panino "Eviterò di commentare solo perché ho davvero fame." sbottò, ma era decisamente colpito dall'accuratezza con cui Eddie ricordava i loro gusti.

"Allora, stavo pensando a una cosa rispetto a sabato prossimo." iniziò Eddie, prendendo un morso di hamburger senza smettere di parlare "E volevo sottoportela."

"Cosa succede sabato prossimo?" si intromise Robin, curiosa.

"Oh, sì, non te l'ho detto. Faranno la loro partita..."

"Campagna."

"Campagna di quel gioco dei Draghi a casa mia."

"Quel gioco dei draghi." soffiò Eddie "Mi stai spezzando il cuore, Harrington."

"E stavo pensando di allagare un po' la cosa. Potreste venire anche tu, Jonathan, Nancy."

"E io stavo pensando." intervenne Eddie "Di proporti, se ti andasse, di allargare la cosa... ancora un tantino."

Steve si accigliò "Spara, Munson."

"Beh, sono stato ai tuoi party un paio di volte..."

"Davvero?" domandarono in coro Steve e Robin, sbalorditi.

"Solo in qualità di commerciante, è chiaro. Ma ricordo una casa molto grande. E così ho pensato che magari, dopo la campagna, quando i più giovani vanno a casa, perché non... allargare un po' la festa?"

Steve si accigliò "Eddie Munson che propone un party?"

"Non un party. Pensavo che potrei chiedere ai ragazzi della band. E loro potrebbero chiedere a qualche loro amico. E tu a qualche tuo amico, e lo stesso Robin, e... insomma, è casa tua, quindi solo se..."

"Va bene." lo interruppe Steve. Erano anni che non dava una festa, ma nel momento in cui Eddie aveva proposto che avrebbe potuto invitare qualche amico, si era reso conto che non aveva nessun nome in mente. Allargare il suo cerchio di conoscenze al di fuori di coloro con cui aveva rischiato la vita negli ultimi tre anni poteva essere un piacevole cambio di rotta "Ci sto. Ma tu sei quello più vicino all'età per comprare alcolici, quindi ti occuperai tu di quella parte. Io non ho più nessun contatto."

"Assolutamente." annuì energicamente Eddie, entusiasta.

"Una festa!" trillò Robin entusiasta, battendo le mani e saltellando come faceva sempre quando era emozionata per qualcosa "Potrei chiedere a Vicky di venire,"

"Dille di portare qualche amica carina per Harrington." prima che Steve potesse commentare, Eddie, a sorpresa, aggiunse "E qualche amico sexy per me."

Quasi in contemporanea, Steve e Robin sbarrarono gli occhi "Tu lo sai!" esclamarono rivolgeendosi l'uno all'altra, in uno strano, disarmonico coro "Da quanto lo sai?" domandò Robin, sconvolta.

"Ieri." ammise Steve "Perché, tu da quando lo sai?"

"Pft." ridacchiò lei "Dalla prima volta che ho visto la bandana nella tasca. Ma ce lo siamo confermati a vicenda in ospedale, quando si è risvegliato."

Steve si accigliò "La bandana?"

Eddie sventolò la bandana che pendeva dalla tasca dei suoi pantaloni "Diciamo che è un simbolo che usiamo per riconoscerci." spiegò "Quindi deduco che Steve sappia anche..." esitò per un istante finché Robin non annuì "Steve è stato il primo a cui l'ho detto." confermò.

Steve si sentì osservato e si rese conto che Eddie lo stava guardando, gli occhi stranamente morbidi e un sorriso tiepido sul viso "Sempre più sorprendente, Harrington." commentò. Steve si morse il labbro inferiore, un po' a disagio sotto quello sguardo penetrante. Per fortuna, nei momenti di silenzio si poteva sempre contare su Robin "Un momento! Quindi era Eddie di cui mi parlavi prima?"

"Mh, parli di me, Harrington?" domandò l'altro con un ghigno "Sono onorato."

"Non esattamente" tagliò corto Steve, non volendo riaprire il discorso su Reed "Riusciamo a contenere il numero di persone? Una trentina di persone?"

"Una trentina di persone è un numero contenuto?" chiese Eddie, rubando una patatina dal pacco di Steve visto che aveva finito le sue "La mia vita sociale ha degli standard molto diversi dalla tua."

"Lo prenderò come un sì. Quindi, tu pensi all'alcool. Niente droghe pesanti." aggiunse lanciando un'occhiata a Eddie "Io posso ordinare qualche pizza. Ma anche alla musica penserete voi e Jonathan."

Sia Eddie che Robin si voltarono verso di lui con sguardi sconvolti "Cosa?"

"Ascoltare le tue orrende scelte musicali è meno fastidioso di sentirti criticare le mie." spiegò, stringendosi nelle spalle. Dopotutto la maggior parte degli ospiti avrebbero avuto gli stessi gusti di Eddie, sarebbe stato inutile imporre qualcosa di diverso.

"Accetto questa missione."  declamò Eddie con falsa serietà, sporgendosi verso di lui e rubandogli l'ultima patatina.

In quel momento la porta si aprì e un gruppo di ragazze entrò nel negozio, ridacchiando e spingendo avanti una di loro, una bella ragazza bionda e riccia, vestita di rosa, i capelli ricci che rimbalzavano sulle spalle. Le amiche la spinsero verso Steve, ma si bloccarono quando Eddie entrò nel loro campo visivo.

Eddie rise tra sè "Vado. Non voglio rovinarti la piazza." aggiunse, con un occhiolino a Steve. Passò accanto alle ragazze, che si irrigidirono notevolmente, e si chinò leggermente verso la bionda "Venerdì sera è libero. Adora il cinema." finse di sussurrare, ma la voce risuonò chiara nel negozio. Robin, colpita da un eccesso di risate, si ritirò nel retro mentre Eddie usciva dal negozio con il suo passo molleggiante.

Steve, dal canto suo, avrebbe voluto sprofondare.

***

Steve doveva ammettere che Eddie gli era stato abbastanza utile: la ragazza bionda si era, in effetti, avvicinata a lui giocando con una ciocca di capelli e gli aveva chiesto se gli andava di portarla al cinema.

E così venerdì sera, Steve si trovò a prepararsi per l'appuntamento. Era appena uscito dalla doccia e si stava sistemando i capelli quando sentì bussare alla sua finestra. Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che qualcuno stava bussando alla sua finestra. Finestra che si trovava al piano superiore.

Si voltò di scatto, mappando lo spazio che lo distanziava dalla sua mazza chiodata nascosta sotto il letto, ma poi distinse una sagoma oltre alla tenda.

Immediatamente riconobbe il cespuglio di capelli ricci e si precipitò ad aprire la finestra "Cosa diavolo ci fai... come sei arrivato quassù? E perché non hai suonato alla porta?"

Eddie sorrise divertito e balzò nella stanza con movimento felino "Sarebbe stato molto meno divertente." ghignò, e il suo sguardo vagò verso il basso, dove l'accappatoio semiaperto di Steve lasciava scoperto tutto il petto "E molto meno interessante." aggiunse con un occhiolino. Steve arrossì e si affrettò a coprirsi, salvo poi domandarsi cosa diavolo stesse facendo. Come se Eddie non l'avesse mai visto senza maglietta.

"Si può sapere cosa ci fai qui?" insistette Steve, cercando un paio di boxer e infilandoseli rapidamente da sotto l'accappatoio. Eddie ne approfittò per sbirciare nel cassetto "Così sei tipo da boxer bianchi."

Arrossendo nuovamente, Steve chiuse di scatto il cassetto. Aferrò i pantaloni che aveva già posizionato sul letto e si diresse verso il bagno "Tu non... non ti muovere. E non sbirciare in giro." avvertì, e si chiuse nel bagno.

Appoggiandosi alla porta con la schiena, i pantaloni azzurro chiaro stretti in mano, si prese un attimo per calmarsi.

'Calmarti da che cosa?' domandò una vocina nella sua testa, e in effetti Steve aveva difficoltà a capirlo. Ma sentiva il viso caldo, era sicuro di essere rosso, e il respiro accelerato. Probabilmente lo spavento del rumore alla finestra, si disse.

Si sciacquò rapidamente il viso con acqua fredda e indossò rapidamente i pantaloni, maledicendosi per non aver afferrato anche la maglietta, e tornò nella sua stanza. Trovò Eddie seduto sulla sedia girevole, le gambe incrociate, che analizzava le fotografie appese alla parete. Quando sentì Steve entrare si voltò verso di lui e si immobilizzò per un istante, gli occhi scuri vagarono sul petto dell'altro e Steve sentì l'impulso di coprire le zone coperte da cicatrici. Non lo fece.

Eddie scosse il capo, come per uscire da una trance, e annusò l'aria "Mmmh, è acqua di colonia quella che sento? Abbiamo un appuntamento, Harrington?"

Steve alzò gli occhi al cielo e aprì l'armadio, cercando una polo blu mare e infilandosela, attento a non rovinare i capelli "Sì, in realtà. Quindi mi puoi dire cosa ci fai qui?"

Eddie tirò fuori dalla tasca una scatoletta di metallo "Volevo chiederti se posso lasciare qui questa per domani sera." spiegò "Erba. Devo andare a ritirare gli alcolici e preferirei non farlo con altre sostanze illegali in tasca."

Steve annuì, avvertendo un moto di preoccupazione "Vuoi che vada io a ritirarle? Con i tuoi trascorsi forse..."

Eddie sorrise, sincero "Ogni volta che ti preoccupi per me mi illumini la giornata, Harrington." commentò, e lo osservò per qualche istante "In effetti potrei approfittare di un passaggio. Possiamo andare dopo aver preparato ciò che serve per la Campagna. La mia auto si nota abbastanza."

"Bene, ok." annuì Steve, dandosi un ultimo sguardo allo specchio.

"Fantastico." Eddie roteò sulla sedia e si alzò con un balzo "Ti lascio al tuo appuntamento, allora. Dove porterai di bello la fortunata donzella?"

"Al cinema. Come qualcuno le ha suggerito."

"Oh." Eddie esitò per un istante, giocherellando con uno dei tanti anelli che gli decoravano le dita affusolate. I suoi occhi si posarono su Steve, osservando la meticolosità con cui si era preparato per l'appuntamento, e inspirò profondamente "La ragazza del videonoleggio, quindi. Molto carina."

Steve si accigliò "Pensavo che non ti piacessero le ragazze."

Appoggiandosi alla finestra e scavalcandola con una gamba, Eddie ghignò "Posso vederla in modo oggettivo, proprio come tu puoi vedere se un ragazzo è attraente o meno." ammiccò "A domani, Sir Steve."

Prima che Steve avesse il tempo di commentare, o anche solo di chiedergli di uscire dalla porta e non dalla finestra. Eddie era scivolato lungo il tubo di scolo.

***

Quando arrivò all'indirizzo di Maggie, lei era già al fondo del vialetto, con un vestitino rosa e una cinta scura, i capelli biondi appuntati sulla testa in una coda vaporosa.

Era molto bella, ma per qualche motivo Steve faceva fatica a essere emozionato per quell'appuntamento. Forse perché ne aveva avuti così tanti, di appuntamenti con bellissime ragazze. Forse perché quando combatti demoni di una dimensione alternativa, tutto il resto inizia a sembrare poco rilevante.

Quando salì in auto, l'abitacolo si riempiì di un odore dolce e floreale mentre lei lo salutava con un sorriso entusiasta.

"Era la quinta volta che venivo al Family Video sperando in un appuntamento." commentò, voltandosi verso di lui mentre avviava l'auto e partiva alla volta del cinema.

"Beh, la quinta è quella fortunata." sorrise Steve, voltandosi verso di lei "Devo essere stato abbastanza cieco per non averlo notato prima. Devo farmi perdonare."

Lei giocherellò con i capelli "Pare che finalmente Eddie lo Svitato abbia fatto qualcosa di buono, allora."

Steve si irrigidì al suono di quelle parole, mentre lei giocherellava con i capelli, e decise di cambiare discorso "Che film preferisci vedere? Dovrebbero dare Top Gun. O Venerdì 13, se ti piace l'horror."

"Top Gun va bene." annuì lei, mentre parcheggiavano davanti al cinema. Top Gun era terminato ed era stato sosituito con Labyrinth, perciò Steve comprò due biglietti per quello e si diressero al banco dei pop corn.

"Il film adatto, visto come è nato questo appuntamento." ridacchiò Meggie mentre Steve prendeva un pacchetto di pop corn: il trucco del pacchetto unico era un classico, ma funzionava sempre.

"In che senso?" si accigliò Steve.

"Beh, mi sembra un film adatto per quel Munson." spiegò lei, bevendo un sorso dalla coca cola che Steve le aveva comprato "Non mi stupirei di vederlo andare in giro conciato come Bowie, trucco compreso."

"Beh, Bowie è decisamente figo." sbottò Steve, infastidito dalla piega che la conversazione stava prendendo.

Meggie si accigliò "Una cosa un po' strana da dire." ridacchiò "Comunque lo è, in effetti. Ma quel tipo, Eddie, mi mette i brividi."

Steve chiuse un secondo gli occhi, sperando con tutto il cuore che la smettesse.

"Non capisco perché lo lascino andare in giro libero, dopo che Chrissy..."

"L'hanno scagionato." la interruppe, senza riuscire a contenersi "Eddie è stato scagionato da tutte le accuse."

Meggie tentennò "Ma non ci crede nessuno. Insomma, ha la faccia da assassino. E tutte quelle cose con la sua setta, chissà cosa fanno. Mi mette i brividi, qualcuno dovrebbe fare qualcosa per farlo andare via da Hawkins."

Erano ormai davanti alla sala e Steve si immobilizzò. Passò a Meggie il pacco di pop corn e tirò fuori il portafoglio.

"Cosa fai?" domandò lei, incerta.

Steve le passò una banconota "Questi dovrebbero bastarti per un taxi. Goditi il film. Appena arrivo a casa prenoto un taxi, così lo troverai davanti al cinema alla fine del film."

"Ma... cosa?" domandò la ragazza, la sua voce sorprendentemente acuta "Mi stai mollando?"

"Beh... in effetti, sì." annuì, deciso, e se ne andò sotto il suo sguardo sbalordito.





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Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***


CAPITOLO SEI

Eddie arrivò a casa Harrington alle tre e rimase immobile per diversi secondi quando i suoi occhi si soffermarono su Steve.

Steve Harrington, davanti a lui, con addosso un grembiule da cucina bianco e rosso, a quadratini.

"Ecco, questa è un'immagine che non mi aspettavo di vedere," commentò, studiandolo dalla testa ai piedi e notando che aveva in mano delle presine "Cosa stai facendo, Harrington?"

Steve alzò gli occhi al cielo "Ho pensato di fare della lasagna. In caso l'Hellfire avesse fame, visto che le pizze arriveranno più tardi."

"Lasagna." ripetè Eddie senza muoversi dall'ingresso.

"Lasagna. Vuoi entrare o hai intenzione di preparare la tua campagna sul porticato? Perché devo togliere il sugo dal fuoco, quindi avvisami se devo lasciarti qui fuori."

Eddie entrò in casa, ma rifiutò di lasciar cadere l'argomento "Mi stai dicendo che hai preparato il sugo? Da zero?"

Scuotendo le spalle, Steve lo guidò verso la cucina "Se devi fare una cosa, falla bene o lascia perdere." commentò girando un'ultima volta il sugo prima di spegnere il gas "Hai voglia di passarmi una teglia? è in quel mobile."

Eddie obbedì e si soffermò a osservare mentre Steve creava strati di pasta, sugo, besciamella e mozzarella. Steve aveva quasi finito la prima teglia quando si rese conto che Eddie lo stava ancora fissando, e sentì una strana sensazione in fondo allo stomaco "Non hai una Campagna da preparare?" domandò, da un lato sentendosi a disagio e dall'altra parte decisamente, inquietantemente a suo agio.

Sorridendo, Eddie annuì "Hai ragione, ma dovevo fissare questa immagine nella testa." commentò, e fece per avvicinarsi e tirare un laccio del grembiule di Steve. Tuttavia si immobilizzò all'ultimo istante e ritirò la mano rapidamente, per poi andare verso il salotto con sorriso incerto. Steve si accigliò: non era certo da Eddie sottrarsi al contatto fisico. Mordendosi il labbro, continuò a preparare la lasagna.


***


Dopo aver finito le lasagne, Steve sistemò delle patatine in dei contenitori, e si assicurò di averne abbastanza anche per il post-Campagna. Poi raggiunse Eddie, che stava sistemando alcune statuine colorate a mano in vari punti, e ordinando fogli scritti a mano con disegni e tabelle. era totalmente a suo agio e Steve lo osservò per un istante, le braccia conserte, aspettando che terminasse.

Quando si fermò, Eddie controllò per un attimo che tutto fosse a posto e poi si voltò verso Steve con un gran sorriso "Ok Harrington, pronto per il nostro viaggio nell'illegalità?"

Presero la macchina di Steve e non appena salirono, Eddie iniziò a giocherellare con le stazioni radio e a dare indicazioni a Steve rispetto alla strada.

"Mi stupisce che tu abbia chiesto a me per l'alcool." commentò tirando giù il finestrino "Le tue feste erano storiche, pernsavo che avessi un sacco di contatti."

"Se ne occupava Tommy." scosse le spalle Steve "Io pensavo a far arrivare le persone."

"Le ragazze, in particolare, immagino." ridacchiò Eddie "Tutte in fila per Re Steve. A proposito." si interruppe, voltandosi verso di lui e incrociando una gamba sull'altra "Com'è andata con la biondina del cinema? Ci raggiungerà stasera?"

Steve si irrigidì e approfittò di una svolta per prendersi qualche istante prima di rispondere "Direi di no."

Eddie si accigliò "Cos'aveva che non andava? Sembrava il tuo tipo."

"Chi ti dice che non fossi io a avere qualcosa che non andava? Potrebbe avermi piantato in asso lei."

"Dovrebbe essere cieca per questo." scosse il capo Eddie, e Steve ridacchiò "Stai dicendo che sono attraente, Munson?"

Eddie scosse il capo e si voltò verso l'esterno, irrigidendosi "No, scusa."

Steve esitò, incerto, poi all'improvviso, osservando Eddie nascosto dietro la coltre di incolti capelli rissi, comprese "Eddie?"

"Mh?"

"Non... serve che ti limiti. Non penserò che tu ci stia provando. Non dico che tu lo stia facendo, ma... se fosse. Non devi essere diverso solo perché pensi che potrei fraintendere."

Eddie si voltò verso di lui con gli occhi sbarrati "Ok." disse solo, la voce un po' soffocata.

"So di non essere il tuo tipo, in ogni caso." aggiunse Steve nel tentativo di alleggerire la tensione. Eddie gli rivolse un ghigno "Non avere una così bassa considerazione di te, mio cavaliere."

La tensione era spezzata e Steve sorrise tra sè, soddisfatto. Per una volta era riuscito a non fare casini sull'argomento, la considerava una vittoria.

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