La Seconda Scelta

di _V_I
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Dai Lance, è assurdo. Stiamo insieme da tre anni e dormiamo insieme da due anni e mezzo. Questa tradizione è stupida e io non voglio dormire da solo, stanotte!" Lance lo guardò, quasi commosso dallo slancio possessivo del fidanzato. Keith era lì, in piedi, che lo guardava corrucciato. Era assolutamente adorabile e Lance non poteva dargli torto, quella era una tradizione stupida. "Keith, senti..." Gli disse, avvicinandosi a lui e accarezzandogli i capelli, oramai lunghi. "Ti prometto che non esisterà notte che io non desidererò passare con te, nel nostro letto, quando ci saremo sposati. Ma per stanotte... dormirò nella mia vecchia cuccetta. E se ti mancherò, lo sai, potrai sempre cercarmi nei tuoi sogni". Eccolo lì, il vecchio Lance. Keith non era stupito: dopo la frase più romantica che avesse mai sentito, era certo che il suo fidanzato avrebbe dovuto dire una qualche idiozia alla Lance, per alleggerire la tensione. Raddrizzò la schiena e lo guardò con un sorrisetto. "Penso che prenderò un sonnifero molto potente e farò in modo di evitarlo il più possibile. Dovrei sentire Colleen se qualche sua pianta aliena può fare al caso mio. Ora sparisci, su". Lance lo guardava come si guarda un gattino arrabbiato. Prima di andarsene, quindi, lo strinse a sé e gli baciò la fronte: "Ti amo". Keith sbuffò, ma si accomodò nell'abbraccio, appoggiando la testa sulla spalla dell'altro. "Ti amo anche io, Lance". Era chiaro che nessuno dei due volesse sciogliere l'abbraccio, ma alla fine Lance cedette e si allontanò: "Dormi bene" "Anche tu" e si chiuse la porta alle spalle. Sapeva che la tradizione che i due sposi non si dovessero vedere la notte prima delle nozze era antiquata e serviva solo per evitare che lo sposo scappasse alla vista della sposa che gli era stata combinata, ma Lance era un tipo tradizionalista. Per quanto ci potesse essere di tradizionale nello sposare un mezzo alieno su una nave spaziale in una galassia lontana migliaia di anni luce dalla terra. Aveva scelto lui quel posto. Fuori dai finestrini dell'Atlas si intravedevano minuscole stelline di un viola così intenso da risultare innaturale. Lo facevano pensare agli occhi di Keith, per questo l'aveva scelto. Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ovviamente. Entrò nella sala dove il giorno seguente si sarebbe svolto il matrimonio e non si stupì di trovarci sua sorella Veronica, Acxa e soprattutto Pidge, che sbraitava ordini sulle composizioni floreali a due cadetti impacciati e confusi. All'arrivo di Lance il suo piglio autoritario non si scalfì. Lo guardò con le mani sui fianchi e la frangetta, un po' troppo lunga, che le ricadeva sugli occhi. Aveva appena compiuto 21 anni, ma sembrava già piú adulta di tutti loro: gli occhiali dalla montatura sottile, i capelli color sabbia in un caschetto spettinato e la sua "tenuta da lavoro" che consisteva in una camicia bianca e un paio di pantaloni neri; incutevano terrore. Magari la colpa era anche del fatto che, senza di lei, la nave sarebbe affondata. Piuttosto letteralmente. Lance si fermò a pensare se le navi spaziali potessero effettivamente affondare e, se sì, dove sarebbero affondate. In un cimitero per astronavi? In una cintura di asteroidi abbandonata? Un nocchino sulla testa lo riportò bruscamente alla realtà. "Atlas a McClain, mi ricevi?" Pidge lo guardava, vagamente infastidita. "Roger. Ci sono, Pidge, perché mi hai picchiato?" "Perché ti stavo parlando e tu non mi ascoltavi. Di' tu a questi due scansafatiche che sono degli incapaci, magari se se lo sentono dire dallo sposo saranno piú propensi A DARSI DA FARE!!" gridò lei, in direzione dei due fioristi per caso. "Mi sembrano ok Pidge.... è tutto perfetto...." "NON LO È, MA LO SARÀ. È UNA PROMESSA". "Suona come una minaccia". "Ehi, lo sto facendo per te amico, lo sai. Ti sposi domani!" La ragazza lo guardò per qualche secondo. "E per uno che si sposa domani, sei fin troppo tranquillo. Non hai voglia di urlare ordini alla gente nemmeno un po'? Ho visto dei reality per prepararmi all'evento e di solito le spose sono molto agitate". "Che senso ha che io mi agiti, quando ho qui te? Mai, in un milione di anni mi sarei aspettato che proprio tu mi dicessi queste parole. Non ti facevo il tipo". "Infatti non sono il tipo. Odio l'amore e i matrimoni. Ma questo è il vostro, io vi voglio bene e tutto deve essere come dico io. Cioè, come dite voi, ovviamente". "Pfft, parole forti, dette da un genio informatico che si è trasformata da un giorno all'altro in wedding planner". "Lance. Se non vuoi aiutare sparisci, prego". Lance non se lo fece ripetere e si avvicinò alla sorella, anche lei schiavizzata da Pidge: "Se hai bisogno di una via d'uscita posso sempre dire che ho bisogno di te" le sussurrò "lo sposo ha sempre ragione, no?" "Non preoccuparti, Lancey, è tutto ok. Io e Acxa ci stiamo divertendo molto. Vero Acxa??" La galra sembrava confusa, ma annuì. Aveva un leggero sorriso che Lance sapeva essere dedicato a Veronica. Il ragazzo sperò che quella tonta di sua sorella se ne sarebbe accorta, prima o poi. "Ok, allora lascio voi ragazze da sole e vado a cercare Hunk, ho fame e sono certo che mi lascerà assaggiare qualcosa". ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Salve a tutti, sono _V_I e questa è la prima fanfiction che scrivo, nonché la prima volta che un mio scritto viene letto da qualcuno che non sia la mia voce interiore. La storia si sviluppa in diciassette capitoli che ho già scritto, tutti di lunghezza simile a questo, che pubblicherò giornalmente. Vogliate perdonarmi, ma non sono avvezza a questo tipo di cose, perciò non sono certa che la divisione dei capitoli sia quella che piú rende loro giustizia, tantomeno sono certa di aver fatto tutto giusto per quanto riguarda in sito. Se trovate qualche errore o volete solo farmi sapere qualcosa, commentate pure, mi farà piacere, ma sono già molto felice di aver trovato il coraggio di postare. Buona serata. _V_I

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Io non voglio dormire da solo stanotte". Che imbarazzo. Keith si buttó sul letto appena Lance ebbe chiuso la porta e rimuginó su quanto si fosse ammorbidito. Lui, il valoroso paladino di Voltron, soldato delle Spade di Marmora, abituato fin da piccolo alla solitudine, alla violenza e al pericolo, ora piagnucolava tra le braccia del fidanzato perchè non voleva dormire da solo. Era caduto davvero in basso. Dopo il matrimonio avrebbe chiesto a Kolivan di assegnargli una missione in una galassia remota e inaccessibile, possibilmente piena di ribelli Galra ben armati. Sì, questo avrebbe ristabilito gli equilibri. Inevitabilmente peró sorrise all'idea che, a quel punto, sarebbe stato sposato. "Dopo il matrimonio". Oh sì. Come se la sua vita di prima finisse per poter dare inizio a quella nuova. Al fianco di Lance. Razionalmente, ancora lo faceva ridere il modo in cui si erano evoluti gli eventi, che avevano portato Lance McClain e Keith Kogane, amici/nemici fin dagli albori, a voler passare la vita insieme. Certo, Keith era restio ad ammetterlo, ma a lui Lance piaceva già dai tempi di Voltron. Che fosse... fisicamente piacente, gli era già chiaro quando entrambi frequentavano la Galaxy Garrison, ma che Lance fosse un figo, non era un segreto per nessuno. Il problema era che tutto ció che usciva da quella sua boccaccia, e che lo faceva desiderare di prenderlo a schiaffi anche se solo diceva "ciao". Si risolse ad ignorare la sua esistenza. Una volta peró che il leone blu li ebbe portati fino al castello dei leoni, il fingere che Lance non esistesse non era piú opzionabile. E Keith aveva provato ad odiarlo, ma non ci era riuscito. Era fastidioso, ma era una brava persona. Dolce, premuroso, affidabile, perfino. Bhe, quando voleva lui. I momenti di gran lunga peggiori erano quando Lance ci provava con le ragazze e sfoderava il peggio di sè. Keith non poteva credere che ci fossero ragazze che potessero apprezzare. Nè che il paladino blu credesse davvero che le sue fossero tecniche di rimorchio valide. Ad una conclusione peró Keith era giunto: uno sfoggio di eterosessualità cosí plateale poteva solo voler dire che l'amico non era eterosessuale. Keith non era stupido e il suo gayradar funzionava, non poteva che avere ragione. E ne aveva avuta, quando Lance glielo aveva tranquillamente confessato, dicendogli che sì, in effetti era bisessuale e che, di tutto il castello dei leoni, lui era stato l'ultimo a capirlo. Borioso. Keith si guardó allo specchio e meccanicamente si pettinó i capelli. Ripensare a quel periodo era doloroso, soprattutto dato che, più i suoi sentimenti crescevano, più Lance sembrava sbavare per Allura. Allura. Già. Keith aveva promesso a sé stesso che, se lei mai avesse ricambiato i sentimenti dell'amico, lui non si sarebbe mai e poi mai fatto avanti. Lei alla fine aveva accettato i sentimenti di Lance e i due si erano messi insieme. Lance sembrava cosí felice che, quando la tragedia era avvenuta, Keith aveva pensato che non si sarebbe mai piú ripreso. La morte di Allura l'aveva spezzato e nessuno sapeva come poter rimediare. Il paladino blu si era rinchiuso nella sua fattoria piena di fiori rosa e a Keith piangeva il cuore ogni volta che partiva per una missione e sapeva che l'unica persona che davvero avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, non lo stava ricevendo. Alla fine decise che non avrebbe mai piú potuto lasciarlo a sè stesso ed una sera arrivò davanti a casa sua con una capsula monoposto, atterró sui junieberry e bussó finchè Lance non gli aprí la porta, in pigiama,e inveí per i suoi bei fiori. Keith ignoró ogni sua lamentela e lo fece salire sulla capsula. "Ti porto a vedere le stelle. Sono cosí belle stanotte". Un brivido percorse la schiena di Keith, che lasció andare un sospiro. Che frase smielata e cosí poco da lui. Anzi, era cosí da Lance da farlo vomitare. Ma aveva funzionato. Era tornato molte altre sere da lui, sempre con la stessa scusa. E Lance aveva sempre accettato il suo giro fra le stelle, finché una notte non si lasciò sfuggire un "Mi mancava così tanto lo spazio". Keith non lo lasciò nemmeno finire di parlare che lo riportò immediatamente alla Garrison. Pidge e Shiro furono felicissimi di rivedere Lance, soprattutto perchè il ragazzo sembrava finalmente di nuovo sé stesso. Dopo pochi mesi di addestramento, fu di nuovo un membro attivo della Galaxy Garrison e, insieme a Shiro, potè di nuovo navigare sull'Atlas e portare aiuto e supporto ad ogni pianeta e galassia che li contattasse. Le incursioni notturne tra lui e Keith continuarono, anche se, in effetti, entrambi potevano vedere le stelle anche da soli. Ma c'era qualcosa in quella piccola capsula, il dover stare vicini in quello spazio cosí stretto, quasi sempre in silenzio, che dava pace ad entrambi. Lance, finalmente, era in pace. E lo era con Keith. E una sera, quando era in procinto di dirglielo, i suoi occhi si incontrarono con quelli del paladino rosso e, senza che nessuno sapesse di chi fosse stata l'idea, si baciarono. Erano passati piú di tre anni da allora e Keith non avrebbe voluto che le cose fossero andate in altro modo. Sorrise, posò la spazzola e si diresse a letto. Era già mezzanotte, era già il grande giorno. ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Salve di nuovo. Spero di aver corretto tutti i possibili errori di battitura, ma vi pregherei di farmeli notare, qualora ne avessi dimenticato qualcuno. Stavo inoltre pensando, essendo i capitoli tutti piuttosto brevi, che potrei postarne due al giorno. Deciderò in giornata. Buona giornata a tutti, _V_I

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Era la mattina del grande giorno. Lance si alzó dal letto pieno di energia e in pochissimo tempo era pronto, nel suo completo blu notte, e si contemplava allo specchio, sistemando i capelli in modo da dar loro quell'aspetto di "sembrano naturali ma ci ho messo sette ore ad acconciarli". Hunk era entrato da poco e piangeva giá calde lacrime: "Non posso crederci. Stai per sposarti. Il mio migliore amico, il mio bro, il mio compagno di avventure. Sei un uomo ormai, sono cosí fiero di teee" "Su, non fare cosí, sai che altrimenti piangeró anche io" gli disse Lance, abbracciandolo. "Grazie per essere il migliore amico possibile e per aver accettato di farmi da testimone. È molto importante. Ora, perchè non vai a sederti accanto a Pidge nei vostri posti d'onore, mentre io finisco qui e aspetto Rachel e Veronica?" Hunk annuí, asciugandosi le lacrime, ed uscí dalla porta *********************************************************************** Keith era sulle spine. Si era lisciato il completo nero un milione di volte, ma non gli sembrava ancora perfetto. Krolia, elegantissima, era seduta accanto a lui su una poltroncina e sembrava confusa: "Sembra che tu stia per sentirti male. Non avevo davvero capito quanto tutto questo significasse per gli umani. Inoltre, tu non sembravi il tipo da....celebrazioni estensive di sentimenti, ecco. Ma sei cambiato molto negli ultimi anni, in effetti." "Bhe, mamma, per gli umani i matrimoni sono importanti. Ma soprattutto, lo sono per Lance. Quando mi ha chiesto di sposarlo sembrava già pronto al fatto che gli avrei detto di no. Voglio che sia tutto perfetto. Per lui." "Ma tu sei perfetto, mio cucciolo di yalmor!" Keith rabbrividì al soprannome: sua madre si stava impegnando, ma i nomignoli non erano certo il suo forte. Si chinó per guardarla negli occhi: "Grazie mamma". ********************************************************************* La sala era stata preparata magistralmente. Fiori da ogni galassia e lucine colorate rendevano l'atmosfera calda e rassicurante. Davanti ad un grande finestrone era stata allestita una struttura che somigliava vagamente ad un teludav e Coran, che aveva accettato di officiare il matrimonio, era in piedi al suo interno. Ai lati, due corridoi dai quali gli sposi sarebbero entrati, insieme. I rispettivi testimoni, Pidge e Hunk per Lance e Kolivan e Shiro per Keith, aspettavano, trepidanti, l'inizio della cerimonia. Una musica suonata da uno strano e contorto strumento si diffuse nella sala e in quel momento i due sposi fecero il loro ingresso. Da sinistra Lance, accompagnato da Veronica e Rachel, a destra Keith, al braccio della madre. Keith aveva raccolto i capelli in una treccia che gli arrivava ai fianchi. Era Lance ad intrecciarglieli, di solito, per noia o perchè li preferiva cosí e il paladino rosso sorrise, quando negli occhi del fidanzato notó che avesse apprezzato. Le tre donne si sedettero ai loro posti e i due ragazzi rimasero in piedi, noncuranti di tutto ció che non fossero l'un l'altro. Coran inizió a parlare, si era preparato bene. Parló di amore, certo, ma parló anche di spirito di squadra, di amicizia e desiderio di migliorare sè stessi e l'universo che tutti condividono. Tutte cose che Lance e Keith avevano fatto in tutti quegli anni insieme, e che li avevano portati ad innamorarsi. Keith era un fascio di nervi, ma Lance era il solito, brillante, sé stesso. Gli prese la mano e, mentre gli calzava l'anello, ne bació delicatamente il dorso. Keith, dal canto suo, gli prese con forza la mano destra e gli fece scivolare l'anello all'anulare, quasi avesse paura che scappasse da lui. Quando alla fine Coran li pronunció sposi, ad entrambi sembró che la cerimonia fosse durata una vita e, allo stesso tempo, meno di un secondo. Si baciarono, dolcemente, mentre tutti gli invitati gridavano di gioia e battevano le mani. "Sono così felice, adesso" sussurró Keith, all'orecchio di Lance. "Anche io. Vorrei non lasciarti più." "Non farlo. Stringimi e basta". Cosí dicendo, si accomodó nell'abbraccio, posando il viso contro la spalla di Lance. Ricordó quando, per un breve periodo, era stato alto quanto lui: era cresciuto di due anni, mentre per Lance erano passati pochi mesi. Ma oramai il paladino blu l'aveva superato di nuovo e le sue labbra corrispondevano alla fronte di Keith. Perfetto. Lance lo strinse, baciandogli i capelli. Gli invitati, confusi, furono scortati nella sala da pranzo, mentre i due sposi rimasero lí, in piedi, finchè non furono soli e per molto tempo dopo. ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________Buon pomeriggio e ben ritrovati. Quando io dico "i capelli di Keith erano oramai lunghi" intendo DAVVERO lunghi. Mi piace pensare che se li sia lasciati crescere dopo la fine della serie e che ora gli arrivino circa ai fianchi, dandogli un aspetto ancor piú misterioso e "alieno", magari per abbracciare la parte galra che per lungo tempo non aveva saputo di avere. Li porta generalmente sciolti o in una treccia, dipende dal mood, immagino. Buona lettura

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Quando, con riluttanza, decisero di sciogliere l'abbraccio e raggiungere gli altri, trovarono una sala meravigliosamente decorata e i tavoli già imbanditi, con prelibatezze fatte arrivare da ogni galassia da Hunk in persona, che aspettava trepidante i due sposi. "Ragazzi, coraggio, muovetevi!" disse loro appena furono entrati. "È stata una cerimonia bellissima e moooolto commovente, siete i migliori" prese entrambi per le spalle e li abbracció, mentre li indirizzava verso il loro tavolo "ma questo è il momento del cibo. Si raffredderà se non mangiate subito e sarebbe un peccato". Gli occhi dolci di Hunk gli valsero una pacca sulla spalla da Lance. "Grazie per tutto amico, sarà certamente tutto perfetto". E in effetti lo fu. Il cibo era delizioso: seppur preparato con ingredienti "esotici", Hunk e gli altri cuochi erano riusciti a riprodurre i sapori preferiti di Lance e Keith, che non smisero di meravigliarsene per tutto il pasto. Pidge, che aveva pianto tutte le lacrime che aveva durante la cerimonia, si guardava intorno con occhio critico, controllando per l'ennesima volta che la sala fosse perfetta, portandosi appresso un'Acxa terrorizzata come non lo era mai stata nemmeno in guerra. "Credo che ad Acxa piaccia Pidge" esordí Veronica d'un tratto, rivolta verso nessuno in particolare. Lance dovette trattenere una risata. "Ad Acxa piacciono le donne?" Intervenne Keith, ulteriormente stupito. La risata di Lance non venne piú trattenuta. "Ooook, siete entrambi cosí disastrosi ad essere gay che mi fate quasi tenerezza. È ora di ballare e tu, sorellina cara, le chiederai di ballare con te. È il mio matrimonio e questo è un ordine." Detto questo il paladino blu si alzó, la mano saldamente stretta a quella di Keith, e i due novelli sposi iniziarono le danze. La musica era allegra e ritmata e presto la sala inizió ad animarsi. Veronica chiese ad Acxa di ballare e, come Lance si aspettava, la ragazza accettó, seppur rigidamente. Shiro e Curtis facevano ballare i loro gemellini di appena due anni, che sembravano molto piú interessati a strappare i nastri dai mazzi di fiori sparsi per la stanza. Hunk ballava con Shay che, imbarazzata dal fatto di non saper ballare, era stretta al ragazzo con fin troppa forza: a lui non dispiaceva. Pidge, una jumpsuit verde e scarpe da ginnastica bianche (sí, la comodità prima di tutto, visto che doveva supervisionare la festa e di certo nessuno l'avrebbe convinta a mettere dei tacchi), aveva abbandonato la sua cartellina elettronica degli appunti e saltellava felice a tempo di musica. La musica si fece piú romantica e Lance ne approfittó per prendere Keith, che fino a quel momento era rimasto piuttosto statico, se non per un leggero movimento della testa, e coinvolgerlo in un lento. Lance era languido, ma composto, perfettamente cosciente del suo fascino e dell'effetto che aveva su Keith. E sapeva di essere un ottimo ballerino. Dal canto suo, il paladino rosso non era a suo agio in situazioni in cui era al centro dell'attenzione, ma quello era il suo matrimonio e si lasció condurre di buon grado dal suo ragazzo. -Marito. Lance è mio marito.- Quel pensiero fu fugace e sembrava cosí stupido, ma gli diede un senso di appartenza, un senso di stabilità di cui raramente aveva potuto godere. "È tutto perfetto" gli sussurró all'orecchio. "Sí, lo è" Lance prese tra le mani il viso di Keith per posare la fronte contro la sua, ma Keith si allontanó appena, con sguardo preoccupato: i marchi alteani sugli zigomi di Lance avevano iniziato a brillare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Keith era dolorosamente sceso a patti con i marchi azzurrini che Lance aveva sul viso. Li aveva odiati all'inizio e si era odiato per questo: erano l'ultimo ricordo della persona che aveva fisicamente salvato l'universo. La loro amica. Ma era anche il segno che Lance, sarebbe sempre appartenuto a qualcun'altro. In sei anni, quelle due mezzelune non avevano subito alcun cambiamento, oramai nessuno di loro ci faceva più caso. Ma Keith non ebbe tempo di stupirsi che una luce viola si espanse da un punto preciso alle spalle di Lance. Senza pensare balzó in avanti, il pugnale di luxite trasformato in spada. Shiro aveva reagito allo stesso modo. La luce assunse peró i contorni ben noti di un wormhole e una figura di luce biancastra ne uscí fuori. Keith era pronto ad uccidere la qualsivoglia creatura, ma quando la luce si dissolse, la figura si riveló per chi era: Lunghi capelli bianchi, una tuta da paladino di Voltron con inserti rosa. Allura. Keith era pietrificato, ma Lance lo superó e prese Allura tra le braccia appena prima che cadesse. Lei sussurrò piano il suo nome prima di svenire. Lance... ****************************************************************************************************** -Era lei. Sembrava lei, almeno. La sua voce i suoi occhi, il tocco delle sue mani. Perfino il suo profumo era rimasto inalterato,- pensó Lance con un brivido. Nessun'altro nella sala osava muoversi e il silenzio era agghiacciante. D'un tratto, Coran si fece largo tra la folla, le lacrime che gli scorrevano sul volto senza che provasse ad asciugarle. Shiro gli si fece vicino e gli strinse la spalla: "Coran....non possiamo sapere se sia lei" "Ma....la principessa...." "È lei." Disse Lance, risoluto. Si alzó in piedi, ancora tenendola tra le braccia. Aveva la mascella serrata, nessuno gli si avvicinó. "Coran, portiamola all'infermeria, dobbiamo capire cosa le sia successo" Una mano avvolse la mano di Keith, e il ragazzo si rese conto di aver ancora la spada sguainata. Si voltó appena per vedere Krolia, che, con dolcezza, gli stava facendo abbassare la mano: "Non è il momento di combattere. Va dai tui amici" ****************************************************************************************************** In infermeria, Coran, Romelle e Pidge si diedero da fare per capire cosa fosse successo. Gli scanner di Pidge e i poteri di Romelle furono in grado di identificare la donna sul lettino come la principessa Allura, senza dubbio alcuno. Ma Coran aveva ulteriori notizie: "Non è invecchiata di un giorno." "Coran, non è possibile, non credi?" Shiro, in piedi e con le braccia incrociate (per quanto possibile) cercava di restare razionale: "Voi alteani invecchiate molto più lentamente di noi, forse è questo il punto. Sembra identica ma..." "Shiro, Coran ha ragione" intervenne Pidge. "Lo scanner non rileva alcun cambiamento in lei, nemmeno a livello molecolare. Non riesco a spiegarlo, ancora, ma potrebbe essere stata catapultata in qualche abisso-distorci-tempo o cose simili. Possiamo solo aspettare e sperare che si svegli, cosí potrà dirci cosa sia successo...." "ASPETTARE?!?! ASPETTARE?!? NON HA ASPETTATO ABBASTANZA?!? DOVEVAMO ESSERE I SALVATORI DELL'UNIVERSO MA L'ABBIAMO ABBANDONATA PER SEI ANNI! COME POTETE....." Lance, finora rimasto in silenzio, si era alzato in piedi con una forza tale da ribaltare la sedia sulla quale era seduto. Sembrava sul punto di prendere a pugni il muro. O la faccia di qualcuno. Cose nient'affatto da Lance. Keith intervenne, cercando di prendergli le mani tra le sue: "Lance, Lance, so che sei arrabbiato. Siamo tutti preoccupati per lei. Ma non avremmo potuto fare niente in ogni caso... non potevamo sapere...." Lance allontanó le sue mani e lo guardó dritto negli occhi: "Non hai detto questo quando abbiamo perso Shiro. Anzi, non ti sei mai fermato finchè non siamo riusciti a riportarlo indietro. Per lei.... non abbiamo fatto niente per lei." Lance piangeva e non tentava di nasconderlo, ma dopo la sfuriata che aveva appena fatto, nessuno osava avvicinarsi per consolarlo. Andó lui stesso a recuperare la sedia e si sedette vicino al letto della principessa, immobile e senza dire altro.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Nessuno osava parlare o muoversi. Come se il semplice spostamento d'aria potesse far crollare quel fragile equilibrio. Coran si affaccendava intorno alla principessa, un po' per controllare gli strani elettrodi che le aveva messo su tutto il corpo, un po' per sussurrarle qualcosa dolcemente, in alteano. "Bambina mia", questo Pidge aveva tradotto. Keith guardava per terra, Hunk si torturava la cravatta del completo e Shiro guardava fisso la porta davanti a sé, come se qualcuno potesse fare irruzione da un momento all'altro. E in effetti qualcuno entró: con una bambina addormentata in braccio, Curtis fece il suo ingresso nell'infermeria, con un sorriso dolce sulle labbra. Il marito di Shiro era una persona estremamente calma e gentile, un "animo buono" come lo definiva Shiro. Aveva conquistato tutti i paladini e aveva perfino vinto le ritrosie di Keith, al solito molto protettivo nei confronti del fratello. Shiro alzó gli occhi verso il marito e la figlia e allungó le braccia per prendere la bambina. "Ha pianto e gridato fino ad addormentarsi perchè non voleva togliersi il vestito da cerimonia. Come posso darle torto, è davvero carinissima." Shiro sorrise e guardó la bambina, ora accomodata contro il suo petto, i boccoli biondi disordinati che le ricadevano sul visino: Céline Allura l'avevano chiamata. Allura, come l'eroina morta per salvare l'universo. Come l'eroina che ora era lí, priva di conoscenza, ma indubitabilmente viva. Shiro, che si sentiva ancora responsabile per quei ragazzi che oramai considerava la sua famiglia, era atterrito e non sapeva cosa fare. Ci pensó Curtis, che si avvicinó ai ragazzi parlando a bassa voce: "So che difficile. Ma è stata una giornata molto lunga e pesante per certi versi. Siete ancora tutti in completo da cerimonia. Dovreste andare a riposare nelle vostre camere. Se ci saranno cambiamenti Coran ci avvertirà, ha detto che dormirà qui, sull'altro letto dell'infermeria. Lei non sarà da sola, ma sfortunatamente, per adesso, non siete di nessun aiuto qui. Domani, dopo che vi sarete riposati, forse sarà tutto più chiaro". Shiro guardó l'uomo con immenso amore e si alzó dalla sedia: "Curtis ha ragione.... dovremmo tutti andare a letto...." I ragazzi annuirono e si alzarono, tutti tranne Lance, che rimase immobile a guardare Allura. Keith non sapeva cosa fare e non osava dirgli nulla, non sapeva come avrebbe reagito. Si fece coraggio e si avvicinó al marito: "Lance..." gli posó delicatamente una mano sulla spalla "Lance, andiamo a letto. Non credo che qualcosa cambierà a breve e comunque Coran resterà con lei..... coraggio, andiamo....." "Io non la lascio di nuovo." Fu l'unica risposta di Lance, che non guardó nemmeno Keith in faccia. Keith avrebbe voluto accarezzarlo per confortarlo, ma decise di rispettare il suo umore e tolse semplicemente la mano. Gli rivolse il sorriso piú dolce che potesse trovare: "Io vado in camera. Ti aspetteró un pochino. Buonanotte". Si allontanó senza voltarsi. Curtis e Shiro lo guardarono andare via, senza poter dire nulla. Keith era stato comprensivo, moderato e, per certi versi, remissivo. Lance l'aveva trattato male, quel giorno, e se solo pensava che fino a poche ore prima lo stava stringendo a sè gli faceva venir voglia di gridare. Anzi, non lo stava solo stringendo a sè. Lo stava sposando. Si erano sposati, quella mattina. Si erano giurati amore eterno, si erano giurati che nulla avrebbe potuto separarli. Ma poi lei era tornata. Keith si chiuse la porta alle spalle e si maledisse per i pensieri che gli vorticavano nella mente. Allura, la loro amica, era tornata. Allura, il grande amore della vita di Lance era tornata. E Lance, la prima notte di nozze, era con lei invece che con lui. Keith dovette fare appello a tutte le sue forze per non piangere: non meritava di piangere, quel suo comportamento era irrispettoso. Doveva essere felice. Doveva essere felice per lei. Doveva essere felice per tutto. Non pianse, ma si gettó sul letto ancora vestito e si addormentó di colpo, sperando in cuor suo di non sognare niente. ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Non abbiamo quasi niente quando si tratta di Curtis, il marito di Shiro. So che la morte di Adam è stata un'ingiustizia e che tutti avremmo voluto saperne di piú sul loro rapporto, ma mi piace anche pensare che Curtis e Shiro stiano bene insieme. Shiro è un uomo distrutto, ha subito torture, ha combattuto una guerra, è morto e poi tornato. Credo che l'uomo che è riuscito a farlo innamorare di nuovo e a fargli "trovare pace" debba fondamentalmente essere un animo gentile, una persona che si prende cura degli altri e che ama nonostante le difficoltà. Perchè suvvia, direi che un po' di sindrome da stress post traumatico Shiro ce l'avrà avuta. E mi piace pensare che Curtis l'abbia aiutato a superare i momenti peggiori. Quindi si, scusate la "dissertazione", ho deciso di voler bene a Curtis. Buona lettura, spero. _V_I

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Keith si sveglió in un letto vuoto, ma non ne fu sorpreso. Aveva dormito malissimo e dovette dare la colpa al fatto che lo smoking non era un abbigliamento adatto ad un riposo sereno. Si era perfino tenuto la cintura e le scarpe. Dopo essersi alzato, si guardó la mano sinistra, all'anulare della quale scintillava una semplice fascia d'oro. La sua fede nuziale. Quando lui e Lance si erano scambiati quell'anello non era stata solo una promessa di amore eterno, ma anche un impegno a supportarsi nei momenti difficili. Doveva esserci per Lance, era la cosa giusta da fare. Si svestí, si lavó e indossó dei vestiti piú comodi. Prese poi una maglioncino e un paio di pantaloni dai cassetti di Lance e si diresse in cucina. Dopo poco, con cautela, decise di entrare nell'infermeria. Tutto era quieto e le luci erano state abbassate. Si avvicinó alla sedia dove Lance era rimasto, ma il ragazzo non se ne accorse: si era addormentato. Cercando di non svegliarlo, Keith lo coprí con una coperta, ma, appena lo sfioró, Lance si sveglió di colpo, trasalendo. "Ehi ehi ehi" sussurró il paladino rosso, abbassandosi per guardarlo negli occhi "Scusa, amore, sono io. Volevo portarti il caffè, ma ho visto che stavi dormendo, te lo lascio sul tavolino. Scusa se ti ho svegliato. Ci sono anche dei vestiti piú comodi, in caso ti volessi cambiare." Gli occhi di Lance ci misero un attimo a mettere a fuoco, ma quando capí che era Keith, gli rivolse un sorriso gentile: "Buongiorno baby, vieni qui". Lance lasció un bacio leggero sulle labbra di uno stupitissimo Keith. Lance, notando il disagio, abbassó gli occhi: "Mi dispiace per ieri. Non avrei dovuto aggredirti. È stato solo un momento difficile, io non sapevo come reagire, ero cosí spaventato e arrabbiato con me stesso e....." Keith lo zittí baciandolo ancora e si sedette sulle sue ginocchia. "Adesso va tutto bene" lo guardó languido, accarezzandogli il viso "lo capisco. Lo capisco davvero. Lei si sveglierà e andrà tutto bene." "Spero solo che potrà perdonarmi." Lance non disse per cosa e Keith non lo chiese, ma si accorse che, per quanto le mani di Lance fossero sui suoi fianchi, il suo sguardo restava incatenato alla principessa addormentata. Keith, improvvisamente in imbarazzo, si alzó e porse a Lance il caffè: "Bevi questo, se vuoi ti preparo la colazione dopo" "Ti prego, no, non cucinare, sappiamo tutti come è finita l'ultima volta no?" Keith non aveva voglia di scherzare, ma sorrise stancamente: "Va bene, se hai fame aspetterai che si svegli Hunk". "Si, ti ringrazio. Ti amo....." "Ti amo anche io". "Buongiorno giovane paladino" Keith alzó lo sguardo per incontrare quello visibilmente provato di Coran: chiaramente non aveva dormito, i cerchi violacei sotto gli occhi lo provavano, e perfino i baffi sembravano mosci. Ma aveva un sorriso, abbinato alla luce nei suoi occhi, che faceva capire quanto fosse elettrizzato. "Coran, buongiorno. Forse dovresti riposare un po'. Faremo la guardia noi, se dovesse svegliarsi sarai il primo a saperlo." Keith cercava di trasmettere serenità, cosa che non gli era mai riuscita molto bene. "Non se ne parla, ragazzo. La mia Allura è qui e non riposerò finchè non l'avró svegliata." "Magari dovresti solo.... cambiarti e sdraiarti sul letto. Non devi chiudere gli occhi per forza. Da lí puoi comunque guardare la principessa e, se ci saranno cambiamenti, potrai intervenire." Era di certo diventato un asso nella contrattazione, soprattutto da quando Shiro aveva adottato di gemelli. E da quando stava con Lance. Erano tutti e tre molto difficili da convincere, in effetti. Coran, al contrario, sembró accogliere la sua idea e, toltosi il vistosissimo completo di fattura alteana, si sdraió sul letto. Si addormentó in pochi minuti. Keith rivolse quindi la sua attenzione a Lance, che sorseggiava il caffè. "Finalmente hai capito come mi piace il caffè. Iniziavo a credere che tu fossi senza speranza." "Ho preso lezioni." Lance sbuffó, ma sorrise "Inoltre, ho una lista chilometrica di tutti gli ingredienti infernalmente dolci che ti piacciono. Non è praticamente piú caffè, è come buttar giú una manciata di caramelle." "Mmmh, non vedo perchè il caffè debba essere bevuto amaro. È terribile e dovrebbe essere illegale." "Il caffè nero è buono. Energizzante. E non ti fa cadere i denti" "Il caffè nero non fa bene ai denti, in ogni caso. Inoltre, qualcosa di estremamente amaro e rinvigorente, io l'ho sposato." Eccolo. Lo sguardo alla Lance, la battuta alla Lance. Keith non saprebbe come meglio descriverli. In cima alla lista c'era sicuramente "irritanti", ma in questo caso, si sentiva sollevato che il paladino blu avesse voglia di scherzare e flirtare. "Usciamo dai, ti farà bene camminare un po'. Torniamo presto....." "Keith, hai dato la tua parola a Coran che saremmo rimasti a sorvegliarla...." "In cucina ho visto Romelle, stava facendo colazione. Ha detto che sarebbe venuta qui, dopo." Lance sembrava riluttante, ma la sedia era diventata improvvisamente molto scomoda e sentiva le gambe implorare per potersi sgranchire. Con riluttanza, si alzó dalla sedia. Molto cerimoniosamente allungó il gomito verso Keith, facendo anche un piccolo inchino. L'altro roteó gli occhi, ma capí di doverlo prendere. Lance lo strinse appena a sè ed insieme si avviarono verso la porta, dalla quale, pochi secondi dopo, entrarono Romelle e Pidge. La prima splendida, truccata e perfettamente acconciata, la seconda con profonde occhiaie e gli occhi spiritati, gli occhiali storti e i capelli sparati. Il tutto nascosto da un grosso computer. "Buongiorno ragazze, siete splendide" "Sta zitto Lance." Romelle, sorridente, allungó una tazza di caffè verso Pidge come fosse un'offerta votiva e lei lo bevve con foga, tanto che sembrava intenzionata a mangiare anche la tazza. Sembró piú tranquilla, dopo. "Fai tutte le tue magie, per favore" Lance le mise una mano sulla testa con fare affettuoso e lei, con somma sopresa di tutti, non si ritrasse. Sorrise debolmente. "Ci proveremo, Lance...."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


"So che è difficile per te. Più che per noi altri." Keith non era ancora riuscito ad affrontare l'argomento, cosí avevano passeggiato in giro per la nave, della quale oramai conoscevano ogni centimetro. Ma era giunto il momento. "Lei significava per te molto più di quanto significasse per noi, è evidente. Ma anche noi la amiamo. Non ho idea di cosa sia successo, ma il fatto che lei sia qui è un miracolo al quale non credevo di poter sperare. È incredibile." A Keith costavano molto quelle parole. E sapeva di voler dire molto altro. Ma non lo fece. Lance non aveva bisogno di quello. Lance sembrava spaesato, spento, come se non avesse ascoltato nulla. "Lance. Ti prego, dimmi cosa ti passa per la testa." "Io non... Non lo so, Keith. Non so cosa dire. Sono confuso e ho solo bisogno che lei si svegli, mi dica che sta bene e che questo incubo finisca. E se mi fossi sbagliato e non fosse lei? Se non fosse la nostra Allura, ma soltanto uno dei cloni di Honerva? E se.... e se il mio sentimentalismo ci stesse mettendo in pericolo tutti? Io...." Lance era chiaramente mortificato e sembrava ci fosse dell'altro, dietro le sue parole, ma Keith non indagó. "Il tuo cuore non è mai stato un pericolo o una debolezza. Non lo era quando eravamo cadetti e non lo è stato quando eravamo i paladini di Voltron. Il tuo cuore è ciò che ha reso sopportabili i sacrifici che abbiamo dovuto fare, il tuo spirito è ciò che ha sempre alzato il nostro morale. Pensare a te e al modo che hai di amare mi ha fatto andare avanti quando ero solo con le Spade di Marmora. Pensavo che mi sarei sentito accolto in ogni luogo ci fossi stato anche tu." Lance era commosso, mai suoi occhi sembravano offuscati da qualcosa. Tristezza. Senso di colpa. Keith lo vide fisicamente sforzarsi per sorridere. "È meraviglioso, quel momento in cui tiri fuori tutti questi sentimenti spaventosamente profondi e mi fai sentire l'uomo piú fortunato del mondo. È un peccato che capiti solo una volta l'anno, ma è bello....." Gli prese la mano, incerto "Succede più spesso. Direi tra i sei e gli otto mesi. E i miei discorsi non sono solo per te. Sono pur sempre il leader di Voltron, no?" "Si, lo sei. È una delle cose che mi ha convinto a sposarti. Sono praticamente una first lady" Keith roteó gli occhi: "Ovviamente". Lance sembrava sul punto di scoppiare e Keith aveva davvero bisogno di sapere cosa avesse da dire. "Io non l'avevo immaginato cosí" disse infine il paladino blu. "Il nostro matrimonio, la nostra vita. Non...non avevo considerato questo." "E come avresti potuto?" "Non lo so. Ma non possiamo continuare la nostra vita come se tutto fosse come 24 ore fa. Lei è qui e potrebbe voler dire un migliaio di problemi per il nostro sistema solare. E se le realtà venissero distrutte di nuovo? E se....." "Non è questa la tua preoccupazione più grande, vero?" Keith lo interruppe, stanco di vederlo arrancare per trovare delle parole che entrambi conoscevano già. "No..... io.... Keith. Ho bisogno di riflettere. Di parlare con lei. Ho bisogno di.... di fare ammenda per tutti questi anni in cui non sono stato all'altezza di lei, non sono stato capace di salvarla.... io..... è troppo io...." "Lo capisco, Lance, lo capisco. Io non so se abbia capito cosa tu voglia ma...." "Non lo so nemmeno io...." "Ma ti supporteró sempre. Oramai siamo sposati." Lance premette la propria fronte conto quella di Keith. L'altro chiuse gli occhi, ma dietro le palpebre lo attendevano scenari apocalittici, perciò decise di concentrarsi sul maglioncino celeste di Lance, morbido e sbiadito, il suo preferito. ****************************************************************************************************** Sembrava non ci fosse piú nulla da dire, o forse le cose da dire erano troppe, e i due ragazzi restarono in silenzio. Si ritrovarono con gli altri davanti all'infermeria. Hunk, seduto a terra, stava dando dei dolcetti ai gemelli di Shiro, che li guardava teneramente. Quando il giovane cuoco vide gli amici si alzó e indicó un vassoio su un carrello: "Buongiorno. Ho fatto i cupcake. Sono buonissimi e ne ho fatti circa quattrocento. Quindi mangiateli o la mia ira vi perseguiterà". Non sembrava davvero intenzionato a dar credito alla minaccia, sembrava solo stanco e ansioso. Lance sapeva che Hunk cucinava quando era sotto stress e lo abbracció. "Spero che tu abbia messo gli sprinkles a forma di stelline o non li mangeró." Hunk lo guardó come se lo avesse offeso: "Sono un professionista io. Ho usato ogni zuccherino presente sulla nave. I bambini non mi avrebbero perdonato, altrimenti." "Già, Lance fa chiaramente parte dei bambini" Keith li guardava con le braccia incrociate sul petto "Le stelline sono per tutti. Fanno bene al cuore" Lance lo guardava con un broncio tenero, subito sepolto nel cupcake che stava mangiando. Keith non disse nulla. Da una parte, questi momenti tranquilli erano una cosa buona, vedere suo marito sereno gli alleggeriva un po' il peso sullo stomaco. Ma, dall'altra parte, avrebbe solo voluto gridare. Gridare che quello non era nè il momento nè il luogo per queste sciocchezze, che avrebbero dovuto ideare un piano nel caso in cui questa fosse una trappola, che avrebbero dovuto mettere in sicurezza l'infermeria per evitare incidenti. Non lo fece e si dedicò a guardare i due bambini che si stavano impiastricciando di glassa rosa, mentre un molto paziente Curtis teneva a bada Shiro, che voleva ripulirli. Che famiglia carina.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Chi sia aspettava luce bianca e fuochi d'artificio, rimase deluso. Il risveglio di Allura infatti, fu placido come il momento in cui si era addormentata. Aprí gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte e sorrise alla vista dell'intero team Voltron radunato davanti al suo letto. Nessuno ricambió il sorriso, sembravano tutti congelati sul posto. Tutti tranne Coran, che, tra i singhiozzi, riuscí solo a dire "principessa", prima di stringerla forte a sè in un abbraccio. Lei era commossa, ma non sembrava turbata quanto gli altri. Quando Coran si allontanó, Allura si rivolse a Lance, allungando appena le braccia verso di lui. "Non mi saluti?" "Mi sei mancata cosí tanto...." Disse lui e subito ricambió l'abbraccio. Lei chiuse appena gli occhi e adagió il viso nell'incavo del suo collo. Keith stava per sentirsi male. Era pallido e si tormentava le mani. Shiro lo notó, ma non disse nulla. L'abbraccio non duró a lungo e venne interrotto bruscamente dalla principessa stessa, che analizzó con lo sguardo prima Lance, poi tutti i presenti. Un lampo di terrore le attraversó il viso e si ritrasse ad un angolo del letto, portandosi le ginocchia al petto. "Che cosa vi è successo, ragazzi...? Voi.... non siete gli stessi...." Shiro si avvicinò a lei, cercando di calmarla: "Ma certo che siamo noi, principessa, è solo che....." "Allura, da quanto tempo sei scomparsa?" Keith non voleva suonare arrabbiato, ma la domanda era perentoria. "K-Keith...? Io.....non lo so, mezzora? Un'ora, al massimo?" ****************************************************************************************************** Un'ora. Per lei era passata un'ora. Lance si prese la testa tra le mani e nessuno sembrava essere in grado di iniziare a parlare. Allura li guardó tutti, poi, con rabbia si alzó e andó diretta da Shiro: "Che cosa mi state nascondendo? Esigo di saperlo, adesso!" "Allura, calmati, noi...." Sospiró e la guardó, cercando di prepararsi per darle la notizia. "Principessa, sono passati sei anni. Tu eri morta. Noi non... non sapevamo..." Allura non rispose e tornó con sgomento a guardare i presenti: Keith aveva i capelli lunghissimi, Pidge era decisamente piú alta e Hunk sembrava ancor piú massiccio. E Lance, il suo Lance.... le spalle sembravano piú larghe, era sicuramente cresciuto in altezza e gli occhi.... quelli non erano piú gli occhi di un adolescente, erano gli occhi di un adulto. Un adulto che aveva sofferto. Sofferto a causa sua. Oramai sopraffatta, la principessa si precipitó verso la porta del bagno e se la chiuse alle spalle, lasciando gli altri increduli e con ancor piú domande. ****************************************************************************************************** Furono Romelle e Coran, alla fine, a convincerla ad uscire dal bagno. Lei tremava e sembrava confusa, ma cercava di mantenere lo sguardo fermo. Quando aprí la porta per poco non fece cadere Lance, che, apprensivo, era rimasto lí in piedi. "P-perchè non ti siedi e ci spieghi cosa sia accaduto, dal tuo punto di vista? Cosa è successo quando sei.... Sparita? Come hai fatto ad uscirne??" "Honerva. Quando voi siete andati via, lei mi ha preso le mani e ha detto soltanto:-Tu non appartieni a questo posto-. A quel punto le mie mani si sono illuminate di viola e ho sentito la sua magia fluirmi dentro. Un potere cosí grande io... È stato terrificante, ma bellissimo. Mi sono sentita... non lo so spiegare, è difficile. A quel punto ho provato a creare un wormhole per tornare da te, Lance" "D-da me?" "Si. I tuoi marchi. Te li ho messi io, sono connessi alla mia magia. Quando me ne sono resa conto, ho cercato di localizzarti. Ho fatto qualche tentativo e alla fine ce l'ho fatta. Ma ero davvero molto stanca, alla fine e devo essere svenuta" "Bhe, eri stanca perchè ci hai provato per sei anni di fila, principessa. Non fa bene a nessuno." Keith sapeva di star facendo lo stronzo, ma non sapeva come impedirsi di parlare. Gli sembrava che tutto questo fosse uno scherzo. In fondo, il grande amore di suo marito aveva appena fatto la sua comparsa al loro matrimonio, dopo aver salvato l'universo e aver sacrificato la propria vita. Doveva essere felice. Doveva essere felice, perchè in fondo era felice. Il macigno che la sua scomparsa aveva lasciato era finalmente stato sollevato. Ma il modo in cui Allura e Lance si guardavano, entrambi di nuovo seduti sul letto di lei, gli faceva venir voglia di prendere a pugni qualcosa. Strinse un paio di volte le mani, prima che Shiro gli prendesse il polso, in una muta richiesta di calmarsi. Keith si immobilizzó, ma questo non lo aiutó a calmarsi. ****************************************************************************************************** "Ti cresce la barba, adesso" Allura sembrava sull'orlo delle lacrime mentre osservava il viso di Lance. Lui si grattó una guancia imbarazzato e sorrise: "Non è un granché come barba, in realtà, cresce pochissimo. Keith ne ha un sacco, non credevo sarebbe andata così, ma se la lasciasse lunga avrebbe un barbone considerevole, deve farsela tutte le mattine. Ma sto meglio senza barba, in ogni caso." Lance guardó Keith, con un sorriso gentile sul viso, ma l'altro lo ricambió appena. Il paladino distolse lo sguardo e si concentró su Allura, che sembrava non sapere come rispondere. -Stupido, stupido Lance- il ragazzo si sarebbe preso a schiaffi da solo. Sapeva cosa stava vedendo Keith. Sapeva cosa gli stesse provocando il vederlo con la principessa. Ma allo stesso tempo, lo trovava davvero egoista da parte sua. Keith sapeva quanto avesse sofferto per la mancanza della ragazza, non aveva alcun diritto di fare lo scontroso ora che lei era tornata. Era la cosa migliore che potesse succedere, la chiusura di un cerchio, il lieto fine che ogni favola dovrebbe avere. Il paladino blu era perso a tal punto nei suoi pensieri che la principessa dovette ripetergli la domanda che aveva appena fatto: "Che cosa ho interrotto con il mio arrivo?"

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


"Ci stavamo sposando." Keith era placido, controllato. "Oh... Tu e chi?" Lance prese le mani di Allura e non lasció Keith terminare la frase: "Io e lui ci siamo sposati." Allura stava per scoppiare a ridere, ma vide la serietà negli occhi dei presenti e capí che i ragazzi non stavano scherzando. "Ma... ma come è possibile... voi... tu, Lance... tu ed io... ma perchè lui..." "Tu sapevi che mi piacessero anche i ragazzi, mi dicesti che sul tuo pianeta era una cosa normale. Io e lui..." "Tu e lui? Io... io credevo che tu amassi me. Avevi detto che io...." "Ed è cosí! Io ti amata, di ho amata con tutto il mio cuore. Ma ho sposato Keith, sono felice con lui. Davvero felice..." Allura era chiaramente ferita e non voleva guardare Lance. Lui si sentiva malissimo. "Mi dispiace cosí tanto, principessa..." "Sono passati molti anni... le nostre vite sono cambiate, noi siamo dovuti andare avanti..." Shiro aveva preso la parola, per cercare di calmare le acque. Allura lo ascoltó a malapena, ma si concentró su qualcosa alle sue spalle: "Quei bambini... sono tuoi?" Attaccati alle gambe di Curtis, c'erano di due gemelli, che guardavano con meraviglia la bellissima donna dai capelli bianchi. "Si, loro sono Henry e Céline. Venite qui, bambini, salutate Allura" I due bambini trotterellarono verso di lei e la piccola subito si avvicinó per salire sul letto: "Io sono Allura!!" "S, piccola mia" Shiro sorrise alla bambina "Anche il tuo nome è Allura. Céline Allura Shirogane" Era davvero troppo per la ragazza. "Uscite tutti da qui. Compresi tu e i bambini, Shiro." ****************************************************************************************************** Nessuno osó protestare, nemmeno Coran, che si diresse immediatamente in cucina per preparare qualcosa alla principessa, scortato da Romelle. I paladini rimasero fuori dalla porta, incapaci di dire o fare qualsiasi cosa. "Hunk, dovremmo controllare le nuove funzionalità del pilota automatico. Puoi venire a darmi una mano?" Pidge, che ancora non aveva detto nulla, si era rivolta all'amico, che evidentemente stava per scoppiare a piangere. "Va bene. Sí, andiamo." Lui tremava, ma lei gli prese la mano, risoluta, e lo trascinó nel labirinto di corridoi dell'Atlas. Curtis, con entrambi i bambini in braccio, fu il secondo a congedarsi. "Hanno fame. Hanno detto di volere dei biscotti" "Aspetta, amore, vengo con voi" Shiro sapeva di dover lasciare Keith e Lance da soli, avevano molto di cui discutere. Lance inizió a singhiozzare non appena fu solo con Keith, che immediatamente lo strinse a sè, accarezzandogli la schiena. "È tutto cosí assurdo, è tutto un casino" cercava di parlare e singhiozzava piú forte, stringendosi a Keith come se avesse paura di cadere. "Ti prego, sta tranquillo. Andrà tutto bene, andrà tutto bene, ce la faremo. Ce la faremo. Lei è qui e non ti lascerà piú, risolveremo le cose..." "Lo so. Lei è qui e questo... questo cambia tutto." Keith sciolse l'abbraccio e lo guardó ferito, ma Lance continuó: "Non significa che io non ti ami. Non significa che io sia pentito. Ma lei è tornata e... e io non so come dovrei sentirmi nei suoi confronti. È e resterà sempre una delle persone piú importanti della mia vita e... devo aiutarla. Sono passati anni per noi, anni durante i quali abbiamo avuto tempo di abituarci ai cambiamenti. Lei no. Lei è rimasta sospesa in un limbo e non posso abbandonarla. Non posso far finta che non siamo mai stati niente... Le devo almeno questo." Keith restó in silenzio, ad ascoltare il discorso di Lance, le braccia lungo i fianchi, arrese. Non sapeva cosa volesse dire Lance. Onestamente, non riusciva bene a comprendere nemmeno quali fossero le intenzioni del ragazzo da quanto la principessa era tornata. Si prese un momento per sospirare, prima di rispondere:"Io ti ho sposato, Lance. Ti sosterró in ogni cosa." Una risposta non risposta. Keith non aveva di meglio da offrire, sul momento. "Lo so. E sei il miglior marito del mondo, già lo so. Ma io, adesso, non posso esserlo. Non so come esserlo, non voglio ferirti. Io ti amo" "So che mi ami, Lance." "Non voglio che ci lasciamo, non è quello che intendevo" "No, no, lo so. Ma se la principessa fosse tornata due ore prima, mi avresti sposato comunque?" "Io non... Keith che domande..." Keith gli prese le mani e lo guardó negli occhi, profondamente: non riusciva ad essere arrabbiato con lui. Non riusciva ad odiarlo o a fare una scenata, come avrebbe fatto quando erano ragazzini. Forse quel Keith avrebbe avuto piú senso in quella situazione. Un irrazionale Keith per una situazione irrazionale. Ma quel Keith non c'era, c'era solo il Keith ferito e il Keith confuso. Bació la guancia di Lance con dolcezza e gli accarezzó il dorso della mano. "Prenditi il tempo che ti serve". Lo lasció nel corridoio e si avvió verso la camera che avrebbero dovuto condividere, ma dentro la quale ancora Lance non era entrato.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Lasciare Lance in lacrime nel corridoio non era ció che avrebbe voluto fare. Avrebbe voluto stringerlo fra le braccia finchè tutto non si fosse risolto. Ma Keith non sapeva come la situazione si sarebbe risolta e Lance stesso aveva chiesto spazio. Perchè era questo che aveva chiesto, giusto? Voleva capire come gestire il fatto di aver sposato lui quando avrebbe potuto avere lei. Nel retro della sua mente, Keith aveva sempre saputo che posto gli sarebbe spettato. Se Allura non fosse scomparsa, Lance non l'avrebbe mai notato. Lance non l'avrebbe mai amato. Sapeva di essere la seconda scelta, era sceso a patti con questo molto tempo prima. Ma era felice con Lance e sapeva che Lance era felice con lui. Sapeva che la loro vita insieme sarebbe potuta essere bella e sperava di riuscire a rendere l'altro abbastanza felice da fargli pesare di meno l'aver perso il grande amore della sua vita. Ma lei era tornata. E Keith sapeva che Lance non lo avrebbe mai ferito annullando il matrimonio cosí, ma aveva anche paura che lui sarebbe rimasto solo per pietà. E Keith questo non poteva accettarlo. Arrivato in camera non trovó nemmeno la forza di buttarsi sul letto e si sedette per terra, spalle alla poltrona sulla quale aveva buttato lo smoking ore prima. Non voleva vedere nessuno, ma allo stesso tempo sapeva chi fosse l'unica persona che avrebbe potuto farlo sentire meglio. ****************************************************************************************************** Shiro bussó alla porta poco dopo il breve messaggio inviatogli da Keith. Entró dopo pochi secondi, visto che Keith non rispondeva. "È stata una lunga giornata, eh?" "È questa la perla di saggezza che vuoi condividere con me? Credevo che voi vecchi foste piú bravi con queste cose" "Io non sono vecchio e lo sai. Ho sette anni piú di te. Inoltre, mio scorbutico fratellino, si chiama far conversazione, hai presente?" "No, mai fatta. E non ho intenzione di cominciare adesso." Shiro alzó gli occhi al cielo e si sedette davanti a Keith, con le gambe incrociate. Dal canto suo, Keith cercava di evitare il suo sguardo tenendo gli occhi fissi sulle proprie mani. "Guarda che puoi piangere. Sono qui per te, puoi anche piangere tutta la notte senza dire niente" "Non voglio piangere" "Keith, non sei piú un ragazzino e abbiamo già fatto questo discorso in passato: puoi mostrare le tue emozioni senza essere considerato un debole. Perchè non lo sei. Chiaro?" Keith voltó la testa, guardando ovunque tranne che verso Shiro. Shiro gli prese il viso con la mano sinistra e lo fece girare verso di sè: "Parlami. Ti prego. Mi hai chiamato tu. Andrà tutto bene." Keith lo guardó per un lungo istante prima di rispondere: "Sei felice? Per tutto ció che è successo in questi due giorni, sei felice?" "Si." Rispose, candidamente. "Sono felice che lei sia tornata. Ma questo non significa che vada tutto bene..." "Anche io sono felice. Per questo non posso piangere. Perchè mi sento uno schifo e un essere umano disgustoso." "Keith non sei..." "Un essere umano? Si, lo so, era per dire" "Non-" Shiro sorrise "Non essere sciocco. Si puó essere sia felici che preoccupati. O feriti. I tuoi sentimenti non si invalidano tra di loro" Keith si portó le gambe al petto: "Come posso io lamentarmi o piangere, quando l'unico motivo per il quale siamo tutti vivi è quella donna in infermeria?? È stata lei, alla fine, la salvezza dell'universo. Ogni nostra stronzata da paladini si è risolta con il SUO estremo sacrificio. Nessuno di noi potrà mai ripagarla in alcun modo per tutto ció che ha perso, nel corso della sua vita." Keith si era alzato e ora camminava nervosamente per la stanza, tormentandosi le mani. "È vero. Lei è la nostra eroina, ma questo..." Shiro si era alzato per seguiro e Keith, inaspettatamente, gli si era buttato tra le braccia, stringendogli la maglietta con le mani e poggiando la fronte sul suo petto. L'uomo lo strinse a sè immediatamente. "Lei è l'amore della sua vita, Shiro. Lui ha sempre desiderato lei, fin dal primo istante... Io non..." Singhiozzi asciutti scuotevano il ragazzo piú giovane e Shiro cercava solo di stringerlo piú forte, per farlo calmare. "Io non potró mai essere abbastanza. Ci ho provato ma....lei è tornata e lui....lui merita di essere davvero felice. E se lo amo, devo fare in modo che lui sia felice" Shiro lo prese per le spalle e lo scostó appena da sè, solo per guardarlo negli occhi: "Che cosa stai dicendo, Keith...?" "Tu cosa faresti se Adam tornasse oggi? Non vorresti tornare da lui? Non vorresti....." "Keith basta." Shiro si sedette sul letto, scosso. "Adam è morto. Non ha senso adesso parlare di lui." "Anche Allura era morta. Non avevamo alcun dubbio, nessuno poteva immaginarsi che sarebbe tornata. Quindi dimmi. Cosa avresti fatto, se a tornare fosse stato Adam?" Keith non pensava che il fratello avesse una risposta, ma Shiro era calmo e parló dopo pochi istanti: "Darei qualsiasi cosa per rivedere Adam. Tutto, ma non la mia famiglia." "Ma..." "Ascoltami Keith. Ho amato Adam per molti anni e siamo stati felici. Quando sono partito per la missione su Kerberos e siamo stati catturati riuscivo solo a pensare a lui e al fatto che lo avessi abbandonato e....deluso. Mi aveva lasciato, prima che partissi, sai? Cavolo avrei...avrei solo voluto che lui capisse. Avrei voluto spiegargli tutto ciò che era successo, avrei voluto che sapesse di Voltron, di Zarkon, di tutti i pianeti che abbiamo visitato. Ma lui era morto, quando sono tornato. Non ho fatto in tempo. È morto da eroe, come Allura. E credimi, ho pensato che non avrei mai potuto amare nessun'altro" "Come hai cambiato idea?" "Non ho cambiato idea. Mi sono solo innamorato di nuovo. Non mi sono accontentato, non avevo paura di rimanere da solo. Ho solo conosciuto Curtis e tutti sentimenti e le sensazioni che credevo non avrei mai piú potuto provare erano lí di nuovo. In forme nuove e inaspettate, ma c'erano. Avevo paura, questo non posso negarlo, ma Curtis è stato persistente. Ho imparato ad amare di nuovo. E il giorno in cui l'ho sposato, mentre gli mettevo l'anello al dito, ho capito che la mia vita non sarebbe potuta andare diversamente. Penso spesso ad Adam, tutti i giorni, credo, ma quando mi sveglio la mattina, è tra le braccia di Curtis che sono grato di essere." "Forse voi vecchi sapete davvero cosa dire...." "Keith, per l'ennesima volta, io-" Keith lo abbracciò stretto e rimase immobile per diversi secondi. "Pensi che resterà con me?" "Questo io non posso dirtelo con certezza. Ma è te che ama ed è te che ha sposato. Ora è solo spaventato e confuso, ma non credo che dubiti di ció che prova per te. Si sente solo inutile in questa situazione e, probabilmente, in colpa" "Ma lui non ha nessuna colpa" "Questo lo so. Ma questo non gli impedisce di autoflagellarsi per aver 'abbandonato' Allura" "Si ma forse-" "Lui ti ama, Keith. E.....se anche Allura fosse rimasta, non c'è la certezza che le cose non sarebbero andate comunque cosí." "Non...non lo so Shiro. Ma grazie. Mi sei stato di aiuto" "Figurati"

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


La chiacchierata con Shiro l'aveva sicuramente rincuorato, ma Keith era ancora in dubbio su cosa avrebbe dovuto dire a Lance. Non voleva che il marito si sentisse in trappola fin da subito nel loro matrimonio, ma non voleva nemmeno fargli credere che bastasse uno scossone, per quanto grosso, a far capitolare i voti di amore e sostegno eterni. Voleva trovare Lance. Anche solo per stare un po' con lui e sentirlo dire una delle sue stupidaggini. Magari mangiare qualche snack preparato da Hunk e giocare ad un videogioco al quale Pidge avrebbe certamente vinto. Voleva vederlo ridere. Riunire la banda e fingere che il mondo non fosse appena stato ribaltato. Magari invitare anche Allura con loro, vedere se poteva farla sentire un po' meglio, nonostante fosse davvero scarsa con i giochi terrestri. Ma prima doveva trovare Lance. Lo trovó poco dopo, seduto su un divanetto, che guardava fuori dall'enorme obló dell'Atlas. Sembrava assorto e giocherellava con la fede, la toglieva dal dito, la rimetteva sull'altra mano, la toglieva di nuovo. Keith stava andando la lui, quando Allura raggiunse Lance e gli mise una mano sulla spalla: sembrava essersi rinfrescata, i lunghi capelli bianchi erano sciolti sulla schiena e indossava un lungo abito bianco. Sembrava un angelo. Lance si voltó e subito si alzò, facendo scivolare la fede nella tasca dei pantaloni. Sorrise e disse qualcosa; allungó il braccio verso la principessa e lei lo prese ed entrambi si allontanarono un po', camminando lungo i finestroni, guardando le stelle. Keith non poteva sentire ció che si dicevano, e in ogni caso, non avrebbe voluto. Aveva visto abbastanza. Aveva bisogno di accoltellare qualcosa. ****************************************************************************************************** La sala d'allenamento sull'Atlas era stata creata sulle direttive del castello dei leoni, perció le modalità di combattimento erano simili. Keith si allenava con l'immancabile pugnale di luxite, ma non disdegnava nemmeno le altre armi, da taglio e da fuoco che fossero. A quel punto della giornata peró, dopo diverse ore di allenamento, armi di ogni tipo erano accatastate per terra e, alla fine di ogni combattimento, un'altra arma veniva aggiunta al mucchio con clangore. Shiro, colta un'anomalia del programma della sala, era corso a vedere e aveva trovato Keith che, a mani nude, cercava di far fuori due robot da allenamento. "FINE SIMULAZIONE ALLENAMENTO" aveva gridato l'uomo, per poi correre da Keith, che si era buttato a sedere per terra. "Che cosa pensi di fare, Keith?" "Mi alleno" non lo guardava nemmeno negli occhi, guardava le armi sparse sul pavimento. "Hai parlato con Lance?" "No." "Keith...." "Si è tolto la fede, Shiro. Meno di 48 ore e gli dava già fastidio." "Io.....sono certo che ci sarà una spiegazione logica...." "Io non credo di volerla sentire." Detto questo uscí dalla sala, non voleva stare a chiacchierare piú del necessario. ****************************************************************************************************** Keith cercava Lance, ma fu Lance a trovare lui. Sembrava piú tranquillo e sorrise appena vide Keith. Era luminoso. Keith avrebbe preferito un calcio sulle costole. "Amore! Ehi....che hai, Keith?" Lance, con quelle sue gambe lunghissime, fu da Keith in un attimo. "Va tutto bene....?" Provó a prendergli la mano, ma Keith non glielo permise. Guardó la sua, peró, per un lungo istante: la fede era tornata al proprio posto. "Lance, non voglio essere io a rompere il matrimonio" Il sorriso di Lance si spense come una candela al vento. "Tu hai bisogno di tempo e io lo capisco" "Keith, Keith ascolta, aspetta, che dici? Rompere il matrimonio? Io non voglio.....che succede?" "Ho intenzione di partire in missione con le Spade. Credevo che avrei aspettato la fine della luna di miele, ma non credo sia il caso di rimandare oltre. Parto per Omega-Beta 13. Quanto prima possibile." "Omega....aspetta, quel pianeta cosí pericoloso e inospitale che non siamo nemmeno riusciti a chiedere agli abitanti quale sia il nome del pianeta!?! Non ci pensare neanche." "Non è una tua decisione, Lance, è mia." "È anche una mia decisione, adesso. Siamo sposati, non voglio che te ne vada in giro, per chissà quanto" "Sappiamo entrambi che il matrimonio, con queste tempistiche, è stato un errore. Mentre saró via potrai fare chiarezza con i tuoi sentimenti e con Allura e quando torneró troveremo una soluzione." "Non puoi farmi questo, Keith. Non puoi lasciarmi, ti prego... Io non credo sia stato un errore...." "Ma non mi avresti sposato, se le circostanze fossero state diverse." "Diavolo Keith, non lo so! So solo che le circostanze sono queste e io ti ho sposato perchè volevo sposarti. Ti prego, resta, non voglio attraversare tutto questo senza di te." "Non lo faccio per punirti. Lo faccio per te e lo faccio per noi. Se io saró lontano, non saró una distrazione per te. Tu potrai capire cosa provi nei confronti di Allura, nei miei confronti e come far funzionare tutto questo. Io accetteró qualsiasi sarà la tua decisione, te lo prometto." Lance stava oramai piangendo e Keith gli accarezzó la guancia, attirandolo a sè per dargli un bacio. Lo bació con una lentezza che non gli apparteneva, come volesse gustarsi ogni istante e imprimersi della memoria quel momento. Per Lance, quel bacio sapeva di ultimo bacio e gli si torse lo stomaco al pensiero. "Non...non possiamo dormire insieme e basta, per stasera? È tardi e domattina possiamo parlarne, a mente fresca...." "No, non possiamo..." "Ti imploro....." "No.... Non voglio che ti svegli con la speranza di esserti addormentato al fianco di qualcun'altro...." Lance a quel punto singhiozzava forte, il lungo busto che sobbalzava ad ogni sospiro. Keith gli prese il viso con entrambe le mani e lo costrinse a guardarlo: "Fin dal primo momento i tuoi occhi mi hanno detto -tu vali l'amore che provo-. Non mi ero mai sentito degno di amore. Questo non lo dimenticherò mai, Lance. Non dimenticherò mai che sei un uomo buono, che mi ha trattato con rispetto e che ha ricambiato il mio amore al massimo delle sue possibilità. Non potrò mai essere arrabbiato con te per tutto questo."

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Lance avrebbe voluto gridargli che stava facendo un errore, che mai e poi mai avrebbe avuto dei dubbi sul loro legame e che non era affatto necessario che lui andasse via. Avrebbe voluto costringerlo ad ascoltarlo, tenerlo stretto a sè fino a fargli capire davvero che lo amava, senza condizioni. Ma il viso di Keith era teso e duro, si vedeva che faticava a trovare le parole, il tono non ammetteva repliche. E a Lance non era rimasto che piangere. E aveva pianto tutte le lacrime che aveva. Non gli importava di sembrare debole, non gli importava di sembrare vulnerabile. Non gli importava se era brutto. Non c'era nulla che importasse, davanti ad un Keith cosí ferito. Lance aveva pensato solo a sè stesso e se ne rendeva conto solo ora. Keith lo aveva riaccompagnato alla sua cuccetta, le mani in tasca, in silenzio, e Lance non aveva smesso di singhiozzare. Gli sarebbe sembrato di fargli un torto persino provare a difendersi. Come aveva fatto a non capire? Come aveva potuto credere che l'arrivo di Allura non avrebbe scombussolato Keith? Bhe, forse Lance lo sapeva. Forse Keith era sempre stato convinto che il suo amore avesse delle condizioni. Prima fra tutte, che Allura fosse morta. Perchè, Keith era convinto, Lance non lo avrebbe mai amato, se Allura fosse stata ancora viva. Che pensiero semplicistico. Lance avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro. Eppure, in qualche modo, aveva avuto ragione. Fin da quando erano ragazzini, Lance si era reso conto che c'era qualcosa tra lui e Keith. Certi discorsi, certe occhiate, certe schermaglie. Era sempre rimasto un rompicapo da risolvere, ma Keith era una persona difficile e Lance una estremamente facile: a Lance potevi leggere ogni emozione in faccia, a Keith dovevi tirarle fuori con le pinze. Eppure Lance aveva capito, in un modo o nell'altro, che da parte di Keith c'era piú che una mera intesa tra colleghi paladini. Aveva meccanicamente deciso di accantonare le possibili implicazioni del sentimento che il paladino provava e, di conseguenza, la possibilità di ricambiarlo, e aveva concentrato la sua attenzione su Allura, la bellissima principessa dai capelli bianchi che gli era caduta tra le braccia appena arrivati al castello. Amare lei era stato semplice e immediato: lei era perfetta sotto ogni punto di vista e piú la conosceva piú si rendeva conto di quanto fosse straordinaria, capace e combattiva. La donna che chiunque avrebbe voluto al proprio fianco. E soprattutto, era decisamente fuori dalla portata di Lance e questo Lance lo sapeva. Era confortante non dover avere aspettative, poter guardare lei da lontano e sognare ad occhi aperti come sarebbero potuti essere i loro figli, tenendo bene a mente che mai e poi mai i suoi scenari amorosi si sarebbero potuti realizzare. In fondo, il non avere speranza implicava anche il non doversi impegnare mai seriamente, il non doversi prendere la resposabilità di un sentimento ricambiato. Resposabilitá che si sarebbe dovuto prendere se avesse lasciato aperta la possibilità che aveva con Keith, invece di rinchiuderla nei recessi della propria mente lasciando che sbiadisse. Conoscere Keith, parlare con Keith, farsi conoscere e amare da Keith. Sarebbe stato possibile, ma spaventoso. E per uno come Lance, abituato a non prendere niente sul serio, sarebbe stato un impegno insormontabile. O almeno cosí credeva. E aveva funzionato, per diversi anni. Finchè Allura non aveva finalmente accettato le sue avances. A Lance passó davanti in un secondo la sequenza degli eventi che avevano portato lui e Allura ad uscire insieme: lei ferita da Lotor, lui che non aveva mai smesso di fare il cretino per provarci con lei. Forse lei si era solo arresa alle attenzioni di Lance, forse lei aveva solo bisogno di un bravo ragazzo che le dimostrasse che fidarsi era ancora possibile. E Lance era un bravo ragazzo. Il migliore, perfino. Dolce, premuroso, il fidanzato perfetto. Ma a posteriori, lui sapeva che lei voleva Lotor. Lei voleva Lotor e lui era un rimpiazzo. Ma perchè all'epoca non gli era importato? Perchè non si era ribellato a quelle attenzioni di seconda mano? Perché era quello che voleva: attenzioni di seconda mano per un amore di seconda mano, era tutto ciò che avrebbe ricevuto da lei, perché era ciò che aveva sempre chiesto. Il non doversi fermare a pensare a quali sentimenti fossero genuini e quali no, perché se lui l'avesse fatto, avrebbe dovuto anche iniziare a chiedersi cosa ci fosse tra lui e Keith, che cosa provasse per lui il paladino del leone rosso e se valesse la pena capire se lui provasse lo stesso. Ma Allura profumava di fiori e le sue labbra erano morbide e qualsiasi esame introspettivo Lance potesse farsi volava dalla finestra. Lei era la donna per lui. E non importava quanto fosse bello Keith alla luce del tramonto sulla terra, e non importava se Keith era sempre il primo a volerlo salvare da ogni situazione. Non importava nemmeno il groppo in gola che gli veniva ogni volta che vedeva la stanza di Keith, spoglia e desolata, e il desiderio che gli suscitava di poterla arredare con lui, di poterla rendere sua. Loro. Sua e di Keith. Con foto e disegni e boccette di creme da ogni parte della galassia, qualsiasi cosa per dimostrare che in quella camera, che in pratica era la casa di Keith, c'era stato amore. Ma Lance aveva negato ad entrambi quella possibilità e Keith si era fatto da parte. Il paladino blu si era reso conto di come Keith avesse preso le distanze dal sentimento romantico che provava per lui e piú Allura si avvicinava piú Keith si allontanava. Certo che Keith aveva paura di perdere Lance. Era già successo. Lance aveva già permesso al Allura di portarlo via da Keith, come poteva Keith sperare in un risultato diverso, questa volta? "Maledetto maledetto idiota" si disse Lance fra i singhiozzi, incapace di fermare il flusso di pensieri nei quali il suo cervello si era spiralizzato. "Stupido, stupido, stupido" Keith meritava piú di questo. Meritava di fidarsi del proprio marito. "Dannazione" oramai l'orologio indicava che era mattina, ma Lance non era riuscito a chiudere occhio. Perlomeno aveva smesso di piangere. Doveva trovare Keith e doveva convincerlo che il suo amore non fosse andato sprecato.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


"Keith, ti prego, apri la porta. Giuro che la butteró giú, non mi importa se sei nudo." Lance era piú che mai deciso a prendere il toro per le corna e a parlare con Keith. Stavolta doveva essere lui ad ascoltarlo, quella situazione doveva finire. Keith non apriva, ma Lance era certo che fosse sveglio: il marito aveva orari militari, inoltre si svegliava al minimo rumore. "Ho bisogno di parlarti, dobbiamo chiarire. Io sto entrando." Strisció la tessera che serviva da chiave della porta. Quella doveva essere la loro suite matrimoniale, lui ovviamente ne aveva una copia. Entrato nella stanza peró, si accorse che Keith non c'era. I vestiti da cerimonia erano stati appesi e riposti nelle buste per abiti, le scarpe lucide sotto di essi. Il letto era rifatto maniacalmente e non c'era un granello di polvere fuori posto. Lance si guardó in giro e notó che mancava solo l'uniforme delle Spade di Marmora e il giubbotto di pelle che Lance aveva regalato a Keith per il loro ultimo anniversario. E mancava il pugnale. Lance si fece immediatamente prendere dal panico e corse a cercare Shiro. Nella fretta non si accorse dell'ostacolo davanti a sè e si scontró con Kolivan, che veniva nella direzione opposta. "Scusa, Kolivan, scusami, oh quiznak non ti ho proprio visto" Kolivan sembrava perplesso: "Non fa niente, ma non credevo di passare inosservato" "No, è che-" Lance non aveva tempo per i tecnicismi "Hai visto Keith?" "Oh, sí, ieri sera. È venuto da me perchè sono ancora io che gestisco le missioni delle spade. Mi ha chiesto le autorizzazioni per partire subito, per Omega-Beta 13 e...." "ODDIO ODDIO ODDIO, È TROPPO TARDI, DEVO ANDARE". Lance non lo fece nemmeno finire di parlare che schizzó via verso gli hangar delle navicelle. Senza fiato, si diresse da Coran. "Ti...ti prego" lungo respiro "dimmi quali navicelle hanno lasciato l'Atlas stanotte e dove sono dirette, ti prego." "Io non capisco, Lance, non vedi, le navicelle sono tutte qui....." Lance si guardó intorno febbrilmente e si rese effettivamente conto del fatto che nessuna capsula mancasse all'appello. "Ma io...ma lui....." "Paladino, avresti dovuto lasciarmi finire di parlare, prima di schizzar via come una freccia." Kolivan era alle sue spalle, composto e senza affanno. L'aveva seguito fin lí. "Io non ho dato le autorizzazioni a Keith. Voleva partire urgentemente, ma sembrava piuttosto sconvolto emotivamente. Non avrei mai autorizzato una missione in solitaria ad un soldato in uno stato emotivo alterato. Nemmeno ad un soldato preparato come Keith." Lance voleva strapparsi i capelli, era piú in pensiero che mai. "È venuto anche da me, stanotte" si intromise Coran "Voleva che io gli aprissi l'hangar 6 per poter prendere la navicella. Ma il viaggio non era stato autorizzato dal capitano e non potevo farlo uscire mentre tutti gli altri dormivano. Non ha protestato, ma non l'ho piú visto." "Ok. Ok, ok, hangar 6, ok, molto bene" Lance scattó via di nuovo, senza dare spiegazioni. "Quel ragazzo mi fa venire il mal di testa. Ero molto perplesso all'idea che sposasse Keith." Kolivan era impassibile come suo solito, ma la voce era vagamente seccata "Non dirlo a me. Ma sul castello dei leoni ho imparato ad apprezzare quella pallina di energia. Mi ha anche salvato la vita un volta" Coran guardó Lance che schizzava tra le navicelle alla ricerca di quella giusta. "È davvero un bravo ragazzo". ****************************************************************************************************** "Keith. Lo vedo che sei lí dentro. Ti prego, parliamone" Lance aprí il portellone della navicella 6, dentro la quale era chiaramente visibile Keith, seduto al posto di comando. Lui non si voltó e non diede segno di averlo sentito. Rimase a fissare il vuoto, stropicciando tra le mani la giacca di pelle. Lance si sedette sulla consolle davanti a lui, facendo attenzione a non azionare i comandi. "Amore. Ti prego" Keith a quel punto alzó lo sguardo e incroció quello di Lance: i suoi occhi erano stanchi, ma non sembrava avesse pianto. "Che piani hai, adesso? Kolivan ha detto che non ti ha autorizzato la missione." "In realtà pensavo di aspettare che Coran aprisse un altro hangar e uscire da lí." "Manovra complicata, non credi?" "Bhe, sono pur sempre il miglior pilota del mio corso." "È vero, lo sei. Ma sei il migliore in tante altre cose. E se ti uccidi su Omega-Beta 13 non potrai piú esserlo." "Non ho intenzione di uccidermi. Sarà un viaggio rilassante, una vacanza. Sai come sono fatto, sono troppo pallido per la spiaggia e odio la sabbia." "Già, ho sentito che i geyser che sparano mercurio su Omega sono bellissimi, in questa stagione." "Avremmo dovuto consideralo come meta per il nostro viaggio di nozze." Un sorriso amaro si dipinse sul volto di Keith mentre parlava. "Bhe, visto che tu il nostro viaggio di nozze l'hai cancellato, non vedo che senso abbia discuterne. E comunque, per la cronaca, non avevo intenzione di portarti su molte spiagge, eh. Solo lo stretto necessario...." Lance cercava disperatamente un contatto, ma lo sguardo di Keith continuava ad essere distante ed era come parlare ad un fantasma. "Prima che tu parta, ti andrebbe di provare ad ascoltare la voce di qualcuno che non sia tu? Ti stupiresti nello scoprire che non sempre le cose sono come tu le hai dipinte nella tua testaccia." "Lance, hai voglia di litigare?" "Nooo, io ho solo bisogno di parlare!" "Non abbiamo parlato abbastanza? Lance, non ce la faccio piú" "No, tu hai parlato. Io ho pianto e singhiozzato. Molto virile da parte mia ma sai che non mi importa. Ma ti voglio spiegare...." "E allora spiega!" Keith sembró vederlo per la prima volta da quando era entrato e aveva uno sguardo feroce, ma, ancora una volta, non arrabbiato: ferito, confuso, solo. "Io ho amato davvero Allura. Uno dei quei sentimenti di cui ti sembra di non poter fare a meno."

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Keith non era certo di voler sentire il resto della storia, ma non disse nulla e lasció che Lance continuasse. "L'ho amata perchè lei era ció di cui avevo bisogno. Il concentrarmi su qualcosa di cosí bello da non sembrare vero. La donna dei sogni, bella, intelligente, carismatica e.....irraggiungibile. Era divertente inseguirla, provarci, fantasticare su di lei. Era facile. Ero già un pilota quasi decente catapultato in una guerra millenaria a migliaia di anni luce da casa mia, non avevo intenzione di complicarmi ulteriormente l'esistenza. E...il modo in cui mi guardavi, il modo in cui mi parlavi.....bhe, me la complicava, parecchio" Lance si schiarí la voce, Keith pendeva dalle sue labbra con uno sguardo indecifrabile. "Io....lo sapevo che c'era qualcosa, Keith. Lo sapevo che....avevi un debole. Lo dico senza superbia, ancora non mi spiego perchè io ti piacessi. Ma era piuttosto palese." "Non è vero! Non ti ho mai detto niente! Ero in pace con il fatto che avessi scelto lei." "Keith. Lasciami finire. Io non ero indifferente a quel sentimento. Insomma, non sapevo cosa sarebbe potuto succedere tra noi, ma avrei dovuto dargli una chance fin da subito. Eri il figo della Garrison, accidenti, eri formidabile, ombroso e bellissimo, chiunque avrebbe sbavato per te!" Questo Keith non se lo aspettava e sorrise appena: "Tu dici, eh? Non me ne sono mai accorto..." "Perchè tu sei nel tuo mondo, non sai che effetto fai alle persone. Cooomunque, non distrarti. Avrei dovuto dare una chance a ció che ci sarebbe potuto essere, ma non l'ho fatto. Ho preferito Allura. Perchè sapevo che se avessi scelto te avrei dovuto scavare nei miei sentimenti e impegnarmi seriamente per farla funzionare. Con Allura bastava che facessi il coglione e mi assicurassi che lei non mi trovasse attraente, in pratica" rise nervosamente. "Lei ti trovava attraente. Siete stati insieme." "Siamo stati insieme mentre lei pensava a Lotor. Era ferita, tradita ed era stata umiliata dall'uomo che amava. Ha scelto me perchè ero la situazione ideale: ero un affidabile folletto che la seguiva in giro e la riempiva di complimenti. Lei aveva bisogno di gentilezza e di sicurezza, io gliele ho date. Non credo che non mi amasse, penso solo che avrebbe amato Hunk allo stesso modo, se ci fosse stato lui al mio posto...." Lo sguardo di Lance sembrava ferito e non guardava piú Keith. Si capiva che ció che stava dicendo lo feriva nell'orgoglio. Keith allungó la mano verso di lui, ma non lo toccó. La lasció ricadere sulle proprie ginocchia. "Non devi sminuirti cosí, Lance. Ció che c'era tra di voi era vero, io ho visto come la guardavi." "Lo so. Per me era vero. Ma quando stavamo insieme, c'era sempre qualcosa che lo rendeva pesante, come un alone di "come sarebbe andata se..." per entrambi. E non ce lo siamo mai detti, non ce ne siamo mai accorti, probabilmente. Quando finalmente ho deciso di dare una possibilità a noi due, la cosa difficile non è stata abbandonare il ricordo di Allura e amare te. È stata scendere a patti con il fatto che ti ho amato da molto prima di quanto me ne sia accorto. Che ti ho desiderato fin da quando eravamo due ragazzini scemi ed io ero il peggior pilota di simulatori mai visto. E quiznak, amavo i tuoi capelli, ok!? Li adoravo!! Mentre salvavamo Shiro, mi è bastato guardarli per riconoscerti al buio, nel deserto, a un chilometro di distanza. Ero ossessionato e potevo anche raccontarmi che fosse perchè eri un bravo pilota ma....ma c'era piú di questo e....." Gli occhi di Lance erano lucidi e faceva fatica a continuare, ma ad un certo punto, durante il racconto, lo sguardo di Keith si era fatto affilato: "Eppure, ti sono bastate poche ore con lei per decidere di toglierti la fede, ieri. Cos'è, volevi comunque tenerti aperte delle possibilità? Qualcosa di piú semplice e leggero, invece del complicato e brontolone Keith?!" Lance sembró confuso per un attimo e si toccó l'anulare: "Me l'hai messa alla mano sbagliata." "Come scusa?" "Tu mi hai visto, ieri, nel corridoio, mentre cincischiavo con l'anello, vero? Bhe, è perchè me l'hai messo alla mano sbagliata, durante la cerimonia." "Non è vero." "Sí, lo è, Keith." Lance gli prese il polso sinistro: "Vedi, il tuo anello è qui, anulare sinistro. Tu, a me, durante i voti, l'hai messo a destra. Stavo cercando di capire se dirtelo o meno! Poi è arrivata Allura e l'ho messo in tasca, non so perchè. L'ho rimesso subito dopo, mentre passeggiavo con lei. "L'hai rimesso a destra, comunque" "Sí, testone, l'ho rimesso a destra. Perchè tu me l'hai messo a destra, con le tue mani da samurai sanguinario che tremavano mentre recitavi i voti. Perchè eri cosí teso che pensavo mi avresti staccato il dito e dirti che avevi sbagliato mano sarebbe stato quantomeno scortese. E poi è unico, come lo sei tu e come è la nostra storia insieme. Voglio tenerlo a destra." "Oh, Lance....." Gli occhi di Keith si fecero appena umidi, ma Lance non lo fece parlare e gli prese il viso tra le mani. "Devo scusarmi con te, per aver lasciato che tu dubitassi di me. Io ho vissuto la mia vita nella certezza dell'amore. Una certezza che mi veniva dai miei genitori, dai miei fratelli, dai miei nonni. Una fede incrollabile nel fatto che loro ci sarebbero sempre stati, nel bene o nel male. Anche se avessimo litigato, anche se avessi fatto qualcosa di imperdonabile, come abbandonarli per combattere su dei gatti robot nello spazio senza nemmeno lasciare un biglietto. Sapevo che non avevano scelta se non amarmi e io non avevo altra scelta se non amare loro. È.....un sentimento troppo forte." Gli accarezzó piano il viso. "Quando ho capito di essermi innamorato di te, ho creduto potesse essere lo stesso. Un amore cosí forte da non conoscere ragioni per spezzarsi. Per me è ancora cosí, lo sarà sempre ma...per te....tu non potevi esserne certo. Non avevo calcolato il fatto che tu non avessi mai sperimentato la stabilità che ho avuto io e mi dispiace cosí tanto di averlo dato per scontato. Credevo di averti dato tutto, ma non potró mai eradicare la paura dell'abbandono che ti perseguita. Hai perso troppo nella tua vita per poter raggiungere il livello di serenità che ho io nelle relazioni con gli altri. Ma non preoccuparti, voglio passare la mia vita a farti vedere cosa si provi a costruire una famiglia. A non dover mai dubitare di essere amato. Non è un lavoro che potrà mai finire, ma è l'unico che vorró fare finché saró vivo." Keith a quel punto piangeva. Non singhiozzava, ma le lacrime gli scendevano sul viso e andavano a bagnare le mani di Lance, che, nel frattempo, si era avvicinato ulteriormente a lui. "Passeremo la vita insieme. Non verró meno ai voti che ho fatto e se questo significherà fare il viaggio di nozze su Omega-Beta 13, sappi che ho già le valigie pronte. Ti amo e questo non potrà mai cambiare." ".....ti amo anche io...." ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________Buonasera a tutti, spero che la storia vi stia piacendo, perchè siamo quasi arrivati alla fine. A tal proposito, ho notato che quasi nessuno ha letto il capitolo 10. L'ho trovato strano, probabilmente io l'ho postato ad un orario infelice e qualcuno di voi non l'ha notato, scusatemi. Ad ogni modo, forse a qualcuno verrà in mente di tornare indietro e recuperarlo. Buona lettura a tutti e buon settembre, _V_I

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Lance si inginocchió di fronte alla poltrona di Keith e poggió il viso sul suo petto, abbracciandogli il torace il piú forte che potè. Singhiozzó appena: "Ho avuto tanta paura" "Di cosa?" "Che mi avresti lasciato, che saresti morto in missione, da solo, senza darmi la possibilità di spiegare... che sarebbe finita con te che non sapevi di essere amato." Keith ricambió l'abbraccio e bació Lance tra i capelli, senza dire nulla. Di colpo, Lance si alzó, gli occhi rossi, un broncio triste sul viso: "Aspetta, ho ancora paura! Tu non hai ancora detto niente, non so se mi hai perdonato o se partirai lo stesso come lo scapestrato che sei e poi dovró occuparmi della tua lapide e non avremo mai dei figli e..." "Sei tu che hai detto che dovevo stare zitto ed ascoltare eh..." Il broncio di Lance si trasformó da triste a piccato: "Non fare il simpatico con me. Ti ho aperto il mio cuore e ti ho promesso che ti saresti potuto fidare di me. Cosa mi rispondi?!?". Keith aveva smesso di piangere e sorrideva, di un sorriso caldo che raramente gli decorava il volto. "Mi dispiace di essere insicuro. Credo che decidere di amarti mi abbia reso vulnerabile. Non sono abituato. Il mio umore dipende da come stai tu e da cosa ti succede. Ma questo mi rende felice, perchè tu mi rendi felice. Io voglio passare la mia vita con te, io non ho mai avuto dubbi. Vorrei solo zittire quella voce nella mia testa che mi dice che non sarò mai abbastanza....ma tu....tu mi fai sentire piú sicuro ogni volta che ne ho bisogno....migliorerò. Tutto andrà meglio." Lance sorrise a sua volta: "Vuoi tu, Keith Kogane-McClain, continuare a vivere la tua vita con me, Lance Kogane-McClain, nonostante tutto ció che la vita ci riserverà in futuro?" "Lo voglio" "Ottimo, non so a questo punto come dovremmo dichiararci, -ancora sposati?-, ma so che questo è il momento in cui posso baciare lo sposo." Keith chinó la testa per incontrare il viso di Lance e lo bació con passione, avidamente, portandolo a sedere sopra di sè per avere più facile accesso alle sue labbra. "Scusate, paladini" una voce metallica, ma molto cordiale, si diffuse nell'abitacolo. -Coran- "Non avremmo mai potuto interrompere l'accorato discorso di riconciliazione che avete avuto, e in effetti molti di noi si sono commossi, ma credo sia giunto il momento di avvisarvi che l'interfono è acceso. Vorremmo tutti quanti evitare di assistere alla fornicaz-" "VA BENE LO SPENGO. ORA USCIAMO" Lance, paonazzo, chiuse l'interfono: "L'ho acceso io, non è vero? Con il sedere, quando mi sono seduto sul deck" Si schiaffeggió la fronte un paio di volte con il palmo della mano e Keith rise. "Si, direi che sei stato tu. Ma io non me ne sono accorto e mai ti avrei zittito mentre dichiaravi il tuo amore per me." Lance sbuffó: "Usciamo?" "Usciamo."

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17. Scesero dalla navicella mano nella mano, come nella piú melensa commedia romantica. Keith aveva le guance rosse e Lance un sorriso smagliante. Il team Voltron e gli altri erano effettivamente assiepati intorno ai due ed erano visibilmente commossi. Allura era in piedi, con gli occhi bassi, che si asciugava una lacrima. Lance fu da lei in un istante e la abbracciò forte. "Mi dispiace non essere stata all'altezza del tuo amore" disse lei, la voce un sussurro. "Non è mai stata una questione di merito o di esserne all'altezza. Solo che... Quell'amore, non sarebbe dovuto essere per te. Così come il tuo non è mai davvero stato mio. Doveva andare così, Allura. Ma rimarrai sempre un pezzo importante del mio cuore." La ragazza sorrise e si allontanó appena da lui: "Su una cosa avevi torto, peró. Non sarebbe potuto essere qualcun'altro, non sarebbe potuto essere Hunk. Nessuno ha un cuore come il tuo." Lance non sapeva cosa dire: "Spero che troverai la felicità che sono riuscito a trovare io." "Ne sono certa. Coran mi ha detto di Altea, non vedo l'ora di vederla. Voglio trasferirmi lí, voglio conoscere tutti gli alteani. È un nuovo inizio, non potevo chiedere di meglio!!" "Ehm..." Keith si schiarí la voce rumorosamente, per attirare la sua attenzione. "Meglio se ti avviso adesso. Su Altea c'è una tua statua alta sei metri, commissionata per onorare la tua memoria. Visto che sei viva, potrebbe farti un po'...strano? Non so, se vuoi possiamo buttarla giù..." "OH QUIZNAK, DAVVERO!?!" le brillavano gli occhi "QUESTA DEVO VEDERLA!! CORAAAN, MI HANNO FATTA CARINA VEROOO????" Keith scoppiò fragorosamente a ridere, come raramente gli capitava, e gli altri paladini lo seguirono a ruota. ****************************************************************************************************** "Mmh, questa stanza è stata arredata davvero bene" "Lance, chiudi la bocca, per favore" Keith roteò gli occhi, ma non smise un secondo di baciare il collo di Lance, il quale si allungava come un gatto per ricevere tutte le sue attenzioni. Per un motivo o per un altro erano stati in giro per la nave tutto il giorno, tra spiegazioni e congratulazioni. Non erano riusciti a stare un attimo da soli, fino al momento di andare a letto. E Keith ne aveva immediatamente approfittato, iniziando a baciare Lance e sollevandolo per adagiarlo sul tavolo da toeletta. Lance era piú alto, ma quello piú forte era sempre stato lui. Lance gli tirò appena la treccia quando Keith lo morse alla base del collo, ma il paladino rosso lo prese solo come un invito a continuare. Keith iniziò a sbottonargli la camicia, baciandogli il petto e scendendo lentamente, fino a... Un bussare agitato alla porta distrasse entrambi. "Laaaanceyyy, devo parlarti!!! È urgente!" Veronica. Lance si chiuse la camicia e Keith si allontanó per lasciarlo andare ad aprire. Veronica non sembrava preoccupata. Eccitata, piuttosto. "Lance, Acxa mi ha chiesto se volessi andare a vedere le stelle con lei. Secondo te è un appuntamento???" Lance amava sua sorella maggiore. Con tutto il cuore. Avrebbe combattuto i Galra una seconda volta, per lei. Ma in quel momento l'avrebbe incenerita. Keith, sullo sfondo, se la rideva sotto i baffi, cercando di mantenere un contegno. "Veronica." Lance si teneva il ponte del naso tra le dita e cercò di essere quanto piú autoritario possibile: "Acxa vuole uscire con te dal giorno in cui ti ha conosciuta. E tu vuoi uscire con lei da piú o meno lo stesso periodo. Quindi sí, questo è un appuntamento. Mettiti un vestito carino e accetta, per amor di Re Alfor! Ora, abbiamo delle faccende da sbrigare. Fuori da qui!" Veronica sembrava confusa, ma sembrò immediatamente molto felice: "Non mi sono mai accorta di nulla! Lei è sempre così criptica... Bhe, ci vediamo domani ragazzi" uscì come era entrata, ma sembrava stesse confabulando di vestiti tra sé e sé. Lance si chiuse la porta alle spalle: "Due lauree e un master in ingegneria aerospaziale e non è in grado di capire come sia fatto un appuntamento. A proposito, sei stato tu a dire ad Acxa di portarla a vedere le stelle??" "In realtà lei mi ha solo chiesto come io abbia fatto a convincerti ad uscire con me e io le ho raccontato delle stelle. Non sapevo come mai le interessasse" Keith alzò le spalle. "Sai che c'è?" Lance non sapeva se ridere o se piangere "Davvero non mi importa. Torna qui e ricomincia da dove hai lasciato." __________________________________________________ __________________________________________________ __________________________________________________ Buon pomeriggio a tutti, eccoci giunti al capitolo finale di questa storia. Vorrei ringraziarvi per averla letta e spero abbiate apprezzato l'idea. La fine di Voltron mi aveva lasciato l'amaro in bocca e non mi sono data pace finchè non ho scritto questa fanfiction. Volevo dare un senso a Lance e a Keith, sí, ma ero anche rimasta molto male per la fine di Allura. Meritava di meglio, non solo per quanto riguarda la sua morte, ma anche per tutta la storia con Lance, che mi è parsa un grosso errore. Ovviamente questa è solo la mia opinione e chissà, magari mi verrà voglia di scrivere di lei in futuro o di approfondire cosa sia successo tra Lance e Keith prima del matrimonio. In ogni caso, di nuovo grazie per l'attenzione e, se volete dirmi qualcosa, commentate pure. Arrivederci, alla prossima. _V_I

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