L'arrivo di Stefania in foresteria

di ZioFaber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lunedì, 14 marzo 1963 ***
Capitolo 2: *** Martedì, 15 marzo 1963 ***
Capitolo 3: *** Mercoledì, 16 marzo 1963 ***
Capitolo 4: *** Giovedì, 17 marzo 1963 ***
Capitolo 5: *** Venerdì, 18 marzo 1963 ***



Capitolo 1
*** Lunedì, 14 marzo 1963 ***


La mattina di lunedì 14 marzo Stefania lascia la pensione nella quale si è rifugiata dopo aver ricevuto la visita di Gloria mentre si trovava da sola in casa delle sue amiche. Sa che non potrà tornare nel suo vecchio appartamento, ma ha bisogno di parlare con qualcuno che possa aiutarla, che possa capirla.
L’unico posto che pensa di voler raggiungere è Villa Guarnieri. Là troverà Marco.
Lui è l’unico che sa, che capisce e che può sicuramente aiutarla senza chiederle di spiegare nulla.
Questa decisione non l’ha meditata a lungo; sicuramente è stato spontaneo per lei pensare a Marco.
In questo momento lui non è il suo collega nella redazione della rivista, né tantomeno il fidanzato della sorellastra.
Marco è la persona che incarna la salvezza, la tranquillità, la dolcezza, la soluzione ai suoi problemi.
Arriva alla villa poco prima che lui esca per andare al lavoro; Italo, ricevendo Stefania, avvisa Marco che c’è una visita per lui.
“Per me a quest’ora?”, chiede Marco, sorpreso.
“Sì, è la signorina Colombo”, ribatte Italo.
L’espressione sul volto di Marco muta repentinamente, senza che lui nemmeno se ne accorga.
“La faccia entrare, grazie!”
Una Stefania introdotta nel salone della villa dal maggiordomo, mostra tutta la sua insicurezza e le sue paure; lo sguardo sembra perso nel nulla.
Marco però è felice. Non perché vede lei in evidente difficoltà, ma perché lei è lì. Fra tutti i posti del mondo Stefania ha scelto di andare da lui.
“Stefania! Sono felice che tu sia qui! Ti faccio portare qualcosa? Un tè, un caffè?”
L’istinto del ragazzo cresciuto nel rispetto e nell’educazione sono sempre lì e si presentano in ogni momento. Vuole metterla a suo agio. Subito.
Ma la prima cosa che le ha detto è che lui è felice che lei sia lì.
“Ti ho pensata molto in questi giorni.”
Lei si scusa per averlo disturbato, dicendo che non sapeva dove altro andare;
“Mi sembra di vivere un po’ un incubo!”, è la risposta che da a Marco  quando lui le chiede come sta.
Capisce che Marco stava uscendo per andare al lavoro e si scusa per essersi presentata lì senza preavviso, ma ribadisce, con tristezza, che non sapeva dove altro andare. Gli spiega che ha passato le ultime due notti in una pensione e dice a Marco che Gemma sa tutto, quando lui ipotizza che la sua fidanzata non conosca la verità. Stefania si scusa ancora per averlo bloccato mentre sta per uscire, ma lui le dice che Vittorio è abituato ai suoi ritardi e le chiede – visto che ormai  lei è lì – di permettergli di aiutarla.
“Credo di aver bisogno di sfogarmi un pochino.”, ribatte lei, un po’ confusa, ma sollevata e felice per l’offerta di Marco.
“Marco, sei l’unico che sa tutto e io non me la sento di affrontare il mondo. Non ancora!”
“Bene. Significa che terremo il mondo fuori da qui ancora per un po’! Ti fidi di me?”
Marco pronuncia queste frasi guardando Stefania e porgendole una mano in modo accogliente, provando a trasmetterle un po’ di serenità della quale lei ha davvero bisogno. Lei ricambia lo sguardo, ma non riesce a rispondere a parole; gli occhi però dicono che sì, lei si fida di lui.
“Seguimi!”, è l’invito che lui esprime con dolcezza, mentre le indica la strada da seguire all’interno della villa di famiglia. Arrivano nella foresteria, una stanza che Marco utilizza per lavorare, soprattutto quando vuole restare in pace e silenzio. Invita Stefania ad entrare nella stanza: “Prego!” e continua nella sua paziente ricerca di metterla a suo agio. Sa quanto ciò sia difficile. Stefania ha davvero un gran bisogno di certezze e il fatto che adesso sia con lui, che gli abbia detto che solo lui sa tutto, che ha bisogno che lui sia onesto con lei perché è l’unica persona di cui si fidi è per lui una cosa speciale.
Pur sentendo una grande responsabilità per queste affermazioni, è consapevole che solo nelle ultime settimane il loro rapporto è cresciuto anche esternamente alle mura della redazione della rivista del Paradiso, sviluppando in modo estremamente naturale quella che oggi lui può vedere come un’amicizia vera, sincera, forte e affettuosa. Sa di voler bene a quella ragazza che, prima fra tutte quelle che ha conosciuto e frequentato negli anni, ha saputo tenergli testa, praticamente sfidandolo e ribattendo ogni sua parola, ogni sua frase. Colpo su colpo.
Invece che umiliato e offeso, Marco si è dal primo momento sentito quasi onorato dall’atteggiamento di una ragazza che aveva le idee chiare e sapeva quello che voleva e soprattutto ciò che voleva raggiungere, con fatica e passione. Queste qualità di Stefania lo hanno da subito conquistato, sebbene lui abbia continuato nei mesi successivi, a dare importanza alle frivolezze, alle cose futili e infantili, ai vizi e ai divertimenti. Instaurando un rapporto paritario con la frivola Gemma, con la quale riesce a fingere bene e a fare continuamente quello che ha sempre fatto. Si rende conto che Gemma gli piace; forse più delle ragazze che ha conosciuto e frequentato fino ad allora. Anche lei, a modo suo, sa tenergli testa. Ma i valori che gli trasmette non sono paragonabili a quelli che sente quando parla con Stefania, quando legge i suoi articoli. Stefania è diversa. Non cerca il suo affetto e la sua approvazione, anche se in fondo quest’ultima – almeno dal punto di vista professionale – a lei garbi parecchio. Soprattutto da quando ha letto l’articolo di Marco sulla Metropolitana di Milano, scritto basandosi sugli appunti che proprio lei aveva preparato e gli aveva affidato.
Un articolo finalmente non sprezzante e cinico; non arrogante e provocatorio. Un articolo che Stefania non solo ha saputo apprezzare per il contenuto, ma soprattutto per la maestria dimostrata dal suo mentore nello scrivere qualcosa di bello ed efficace quasi come fosse la cosa più semplice del mondo. “Il massimo risultato con il minimo sforzo”, come diceva un po’ boriosamente lui. Da quel momento lei si era ricreduta sulla sua bravura e competenza professionale. E pian piano, frequentandolo all’interno della redazione e conoscendolo meglio grazie all’affiancamento richiesto dal Dottor Conti, lei aveva capito che avrebbe potuto davvero imparare molto da quel giornalista che aveva giudicato troppo frettolosamente, ma soprattutto in modo errato. Non si era pentita di tutto ciò che aveva voluto dirgli quando si erano conosciuti, a proposito dell’articolo relativo al nuovo svincolo autostradale che prevedeva l’abbattimento di tanti condomini popolari, ma adesso si rendeva conto che il suo talento era davvero cristallino ed era felice che il direttore l’avesse promossa “pupilla” del nuovo arrivato in redazione.
Conoscere meglio Marco, le aveva permesso di vedere oltre il muro che lui erigeva da sempre per tenere distanti tutti; oltre la maschera di arroganza e cinismo che a lui serviva per affrontare meglio il dolore. Chissà se Gemma ha mai pensato alle sofferenze di Marco; a quanto anche lui abbia penato e affrontato un passato doloroso a causa della perdita dei genitori. Probabilmente no. E sicuramente Marco non ha mai nemmeno minimamente pensato di far conoscere alla sua fidanzata questo suo lato intimo e umano. A lei probabilmente interessava solamente la posizione sociale di quel nobile rampollo di una delle più facoltose e nobili famiglie della Lombardia. Di potersi fregiare, un giorno, del titolo di Contessa. E a Marco probabilmente andava bene così, almeno fino a quel fatidico lunedì. Fino a quel 14 marzo, quando la sua giornata viene praticamente stravolta da una visita. La ragazza che si è presentata a casa, nella sua lussuosa villa, non sta ammirando a bocca aperta tutti gli arazzi e i quadri o l’argenteria presente nel salone dove viene introdotta e accolta. E probabilmente non si rende nemmeno conto che quel signore elegante e discreto che ha aperto la porta della villa quando lei ha suonato il campanello, è in realtà un maggiordomo, un servo insomma.
A lei non importa quanti soldi abbia Marco; quanto possa essere grande e lussuosa la villa nella quale abita e quante persone compongono la cosiddetta servitù. Ma, contrariamente a quanto tutti gli altri possano immaginare di lui, queste cose interessano poco anche a Marco. Quando Italo gli annuncia che c’è una visita per lui, a quell’ora del mattino, probabilmente non sa cosa e chi aspettarsi. Ma quando capisce che la persona che è appena arrivata non gli sta facendo una visita di cortesia e non lo inonda di finti sorrisi, non è dispiaciuto o deluso, anzi. Quando vede Stefania il suo viso si illumina. Ha sperato che lei lo cercasse, dopo quell’incontro del venerdì precedente nella panchina della piazzetta, quando lui le ha promesso che non l’avrebbe delusa. Ha pensato tanto a lei durante il fine settimana appena trascorso e, per quanto sorpreso che lei si sia addirittura recata a casa sua, capisce subito che quel suo lato umano ed educato, quello che solo lui e Stefania conoscono, vuole prendere il sopravvento e spingerlo a comportarsi come in fondo ha sempre desiderato, pur senza saperlo. Prima di conoscere Stefania, Marco mentiva a sé stesso ed era fermamente convinto che quella maschera che lei gli ha mostrato fosse in realtà il suo vero volto. Si era talmente abituato a quel ruolo, che avrebbe sicuramente continuato ad interpretarlo e a viverlo per sempre.
Quella giornata stava per segnare un momento decisivo nella sua vita. Non avrebbe mai pensato che da quel giorno lui sarebbe stato un altro Marco, differente praticamente in tutto da quello che nutriva e sollazzava da anni. E, inconsapevole di quanto tutto ciò avrebbe sconvolto la sua esistenza, si apprestava con affetto e tanta passione ad ascoltare, aiutare, sostenere Stefania.
Entrando in foresteria al seguito di Marco, Stefania non può fare a meno che annuire e confermare quanto lui ha appena detto riguardo quel posto.
“Carino, no?”, le ha chiesto lui, con un piccolo sorriso che vuole aiutarla a distendere un po’ la tensione che la opprime.
“Sì, molto!”, è la risposta un po’ frastornata di Stefania. Dopo sguardi smarriti e interrogativi, momenti di imbarazzo quando si è resa conto che sta facendo tardare Marco che deve andare al lavoro, finalmente in quella stanza speciale, il suo viso ora si distende leggermente e lei si rasserena un pochino. Non capisce perché Marco l’abbia portata lì, dopo averle chiesto se si fida di lui.
“Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi; sei mia ospite. Qui vengo solo io!” A Marco sono bastati pochi minuti per decidere cosa avrebbe fatto e come avrebbe aiutato Stefania. E sembra quasi che non ammetta repliche da parte di lei che non si capacita di quell’offerta, cercando subito di rifiutare perché ha già approfittato tanto, forse troppo della sua disponibilità e della sua ospitalità. Dice che non avrebbe dovuto prendere la decisione di presentarsi a casa sua, di lunedì mattina, mettendolo in pratica davanti ad una scelta che lei aveva preso per entrambi, ma in realtà non pensa ciò che sta dicendo. Non può considerarsi felice, assolutamente, ma sa che quella sua scelta, forse discutibile, è la migliore fra quelle che avrebbe potuto fare.
Marco capisce questo suo stato d’animo combattuto e con una facilità che nemmeno lui sapeva di poter mostrare in quel momento, prova a dissuaderla e ad offrirle nuovamente quell’ospitalità che sa che potrebbe concedere a Stefania un po’ di pace e quel rifugio di cui lei ha veramente tanto bisogno. Marco non si chiede se Stefania possa conoscere qualcun altro in grado di aiutarla; certo, al suo arrivo in villa le chiede come mai abbia lasciato la casa delle amiche che – lui credeva – avrebbero potuto aiutarla. Quando lei gli dice che lui è l’unico che sa tutto e che non si sente pronta per affrontare il mondo, lui capisce di essere davvero l’unico; non solo a conoscere tutta la verità, ma anche il solo che può veramente esserle utile. Marco può, ma soprattutto vuole, aiutarla e non dimentica quella frase semplice e breve che le ha detto pochi giorni prima: “Non ti deluderò!” Deludere Stefania non è proprio contemplato nei pensieri e nei desideri di Marco. Sicuramente non vorrebbe andare in ufficio oggi, ma è felice di aver almeno convinto Stefania ad accettare il suo invito. E si stupisce di come riesca addirittura a farla sorridere e a farle, se non dimenticare, almeno affievolire i suoi tanti pensieri dolorosi. La invita a provare la sua sedia, quella sulla quale lui siede tutte le volte che ha bisogno di riflettere perché – a sentir lui – quella sedia sarebbe addirittura terapeutica! Ovvio che Stefania lo guardi con un misto di stupore e incredulità, ma anche sentendosi un po’ presa in giro. E lo guarda addirittura allibita quando lui la invita a provare questa sedia miracolosa, aggiungendo: “Sono serio! Prova!”
Lei non sa nemmeno perché accetta quello strano invito; però sta al gioco che Marco sembra voler assolutamente proporre. E si siede sulla sedia, tenendo la sua borsa poggiata sulle gambe.
“Beh?”, chiede Marco, divertito.
“Molto terapeutico!”, ribatte una Stefania che, almeno in parte, è divertita da quella pantomima.
“Dai, su Stefania! Non farti pregare. Resta qui almeno fino a domani!”
Marco voleva arrivare proprio lì; invitarla a calmarsi e provare a smettere di arrovellarsi con tutti i pensieri che, certo, inondavano il suo cervello. E con la sua scenetta della sedia terapeutica riesce a farla sorridere e a strapparle il consenso che sperava di ricevere.
“D’accordo! Grazie, Marco. Davvero!”
Il primo passo nel percorso che Marco ha architettato in pochi minuti nella sua mente è andato nella direzione giusta. Adesso che le ha fornito un posto dove rifugiarsi, dovrà aiutarla a ritrovare sé stessa, a cercare quell’equilibrio e quella fermezza che lui ha sempre riconosciuto e ammirato in lei. Dopo averle fatto notare la presenza di un apparecchio telefonico nella stanza, suggerendole di utilizzarlo qualora avesse voluto comunicare con la sua famiglia, davanti al netto rifiuto di Stefania, Marco la invita a rilassarsi e a non pensare alle brutte cose che le sono capitate, dicendole che sarebbe tornato lì da lei dopo il lavoro.
Stefania solo in quel momento si ricorda che Marco era già in ritardo quando lei si è presentata nel salone della villa e che, per seguire lei sta continuando a perdere tempo.
“Guarda che io vado solo se tu mi dici che starai bene!”, è la risposta serena e amorevole del ragazzo.
“Ci provo!”, ribatte Stefania, sconsolata al pensiero di restare sola, ma tranquillizzata dall’idea di aver trovato non solo un posto in cui rifugiarsi, ma un amico vero e leale con il quale confidarsi.
In quel preciso momento lei vorrebbe avere qualcosa da dire, qualunque cosa possa servire a trattenere Marco in quella stanza ancora per un po’; non sa ancora quale sconvolgimento subirà la sua vita quando deciderà di lasciare quel sicuro rifugio. Ma sa che Marco riesce a donarle serenità e quelle certezze che fino al momento dello scontro con lui all’esterno del Paradiso erano state improvvisamente spazzate via dalla scoperta della verità che, sicuramente, non avrebbe mai voluto conoscere. Almeno questo è ciò che pensa adesso. Lui rappresenta veramente un felice approdo in un mare troppo agitato perfino per lei. Sa che Marco tornerà a trovarla quando avrà finito di lavorare; non è scontato, ma lei sa che lui vorrà accertarsi che lei stia meglio. Già il fatto di trovarsi lì, con lui, all’insaputa di quasi tutti, sarebbe un motivo valido per stare meglio; ma i pensieri e gli interrogativi sono ancora troppi e vuole solo pensare che il rientro del suo prezioso amico sarà il momento più rassicurante per lei.
Marco prova praticamente le stesse emozioni; anche lui non intuisce minimamente quanto la sua scelta di aiutare, sostenere e ospitare Stefania sconvolgerà la sua esistenza.
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L’arrivo a Milano che avrebbe voluto essere quasi una punizione o una sorta di esilio per quel rampollo sempre in rotta con il fratello maggiore, si è infine rivelato un inaspettato regalo; lui temeva di sminuire il suo talento e le sue ambizioni, accettando l’invito dello zio Umberto a collaborare alla rivista della quale il Guarnieri è l’editore. Ma per quanto inizialmente l’impatto con quella realtà da lui sottovalutata fosse stato rude, aveva presto scoperto alcuni motivi che avrebbero potuto riservargli soddisfazioni non solo professionali. Sicuramente non si aspettava di scontrarsi con Gemma che, pur non vantando ascendenze nobiliari, sapeva tenergli testa e spingerlo a modificare le sue abitudini nell’ambito dei rapporti di cuore. Dopo alcuni incontri/scontri e una discreta frequentazione, anche della sua famiglia, si era addirittura convinto che la signorina Zanatta fosse quella giusta per lui. In quei mesi era riuscito a conquistare la sua fiducia e il suo cuore anche con piccoli gesti inaspettati, sicuramente aiutato dal fascino che comunque al giovane non mancava di certo. E aveva perfino affrontato la temutissima zia Adelaide, per cercare di convincerla che la sua “amica” sarebbe stata degna di frequentare i luoghi che – per convenzione – sembravano destinati solo ai borghesi e alla nobiltà. E, cosa quasi più assurda, era riuscito in questa spericolata avventura; la contessa Adelaide di Sant’Erasmo aveva lentamente apprezzato il carattere di quella ragazza che, pur di umili origini, sapeva tener testa perfino a lei! Il talento di Gemma negli sport equestri aveva definitivamente aperto alla ragazza le porte di quel mondo fatato e incantato. Marco era felice di come le cose erano cambiate dal momento del suo arrivo nel capoluogo lombardo. Ma c’era un’altra presenza che aveva un certo peso nella sua quotidianità meneghina: un’altra ragazza di umili origini, un’altra commessa, collega della sua ragazza. Una fanciulla che, al talento da amazzone di Gemma, contrapponeva una passione ed un chiaro talento per la scrittura e per il giornalismo. L’accettare il lavoro proposto da Umberto come collaboratore della rivista Paradiso Market, non solo frenava il suo spirito ribelle in quanto il suo lavoro avrebbe sempre dovuto essere visionato e approvato dal direttore, ma soprattutto perché quest’ultimo aveva deciso di affiancargli proprio quella commessa “folgorata sulla via del giornalismo”, come lui stesso si era espresso quando l’aveva vista in redazione durante il loro secondo incontro. Avrebbe dovuto essere il mentore di una ragazza che non aveva esperienza e che probabilmente avrebbe rallentato il suo modo di lavorare. Inoltre questa ragazza aveva mostrato, sin dal loro primissimo scontro, un carattere tenace, testardo e combattivo; sicuramente non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno ad un giornalista di razza come lui, di metterle i piedi in testa. E mentre cercava di conquistare il cuore di Gemma, frequentava la sorellastra che, per volere di Vittorio Conti, sarebbe stata la sua assistente. Lui che, abituato a lavorare da solo in modo assolutamente autonomo, tutto avrebbe sopportato ma non una ragazza inesperta da seguire e guidare.
Il tempo aiuterà Marco a capire quanto preziosa possa essere la presenza e la collaborazione di Stefania nel suo lavoro; e fra (molti) alti e (pochissimi) bassi, i due – inizialmente distanti e scostanti reciprocamente – cominciarono a notare ed apprezzare le doti e le qualità dell’altro. Stefania che aveva letto lo sprezzante articolo che Marco aveva scritto poco prima del suo arrivo in redazione, si era disposta negativamente nei suoi confronti, giudicandolo proprio per il cinismo mostrato in quell’occasione; avrà, fortunatamente, altre buone occasioni per valutare il grande talento del suo mentore. Di contro lui si accorgerà che non tutti i praticanti ne sono privi e che questa promessa del giornalismo ha davvero tutte le carte in regola per poter fare una brillante carriera in quel campo.
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Marco è dunque riuscito a convincere Stefania a restare sua ospite “almeno fino a domani”, come ha proposto lui davanti alla riluttanza che lei mostrava per non approfittare troppo della disponibilità dell’amico; lui si accorge che lei è più sollevata di quando è arrivata lì pochi minuti prima, ed è felice di questo; sa benissimo però che i pensieri che affollano la mente della ragazza sono dolorosi e lui vorrebbe fare di più. Avrebbe sicuramente preferito avvisare Vittorio che oggi non poteva recarsi in redazione, magari prendendo un giorno di ferie: l’idea di lasciare Stefania sola in quel momento difficile lo tormentava, ma sapeva che era giusto così.
Probabilmente non gli era mai capitato prima di quel giorno di uscire di casa con tanta apprensione per qualcuno ed era strano che questo qualcuno fosse proprio Stefania, con la quale - fino a pochi mesi prima – aveva solo scontri non proprio amichevoli. Quella giornata non fu facile per Marco; non riusciva a concentrarsi sul lavoro e trovava difficoltoso anche confrontarsi con Gemma, sapendo di doverle mentire riguardo tutto ciò che stava succedendo alla sorellastra. Era molto combattuto a causa di questa cosa, ma non riusciva a non pensare a Stefania. Saperla sola in foresteria, con il solo fidato Italo a conoscenza della sua presenza in villa, gli causava preoccupazioni e pensieri; aveva provato ad offrirle qualcosa da mangiare appena era arrivata, ma lei aveva rifiutato. Adesso sapeva che non avrebbe nemmeno pranzato. Sperava almeno che lei riuscisse a riposare e a rilassarsi, senza pensare a tutti quei problemi. Almeno fino al suo ritorno. Avrebbe dovuto pensare ad organizzare qualcosa per la cena, ma voleva anche continuare a regalarle un po’ di spensieratezza e qualche sorriso, proprio come era riuscito quando aveva insistito con lei perché sperimentasse quanto terapeutico fosse rifugiarsi nella foresteria, sedendosi sulla sedia dove lui era solito meditare. Sapeva che sicuramente un giorno non sarebbe bastato a Stefania per sentirsi nuovamente pronta ad affrontare la vita, la famiglia e tutto il resto del mondo che Marco aveva promesso di tenere fuori da quel luogo magico dove l’aveva introdotta. Quindi avrebbe usato tutta la sua fantasia e la sua delicatezza per proporle di restare almeno fino a quando non si sarebbe sentita di nuovo pronta per il mondo là fuori. E se Stefania avesse accettato di restare qualche giorno in più aveva certamente bisogno di qualche cambio di abiti; Marco aveva pensato anche a questo, mentre cercava di apparire tranquillo e presente sia in redazione che durante l’incontro che ebbe con Gemma per il pranzo. Non sarebbe stato facile bluffare con la sua fidanzata, farle credere che tutto andasse bene, soprattutto perché non voleva mentirle. Ma doveva, o meglio voleva rispettare la parola data a Stefania e che cioè non l’avrebbe delusa o tradita: nessuno avrebbe scoperto che lei si rifugiava nella stanza ad uso foresteria della villa di famiglia dei Guarnieri/Sant’Erasmo.
Quando quel pomeriggio rientrò a casa, Marco aveva con sé due scatole voluminose e si recò subito alla porta della foresteria per assicurarsi dello stato d’animo della sua ospite.
“Sono io!”, disse subito dopo aver bussato dolcemente alla porta chiusa.
Stefania era semisdraiata sul letto e, sentita la voce di lui si alzò, infilò le scarpe e andò ad aprire la porta.
Il suo “Buonasera” a Marco faceva trasparire la sua felicità per quel ritorno tanto atteso. Sorrise e quasi non badò alle scatole che lui introdusse all’interno della stanza.
“Dovremo inventarci un segnale, tipo questo”, disse lui battendo alcuni colpi ritmici su una delle scatole che aveva ancora in mano; quasi a richiamare quel segnale sonoro, Stefania rispose battendo 2 colpi sul retro della porta ed entrambi sorrisero divertiti. L’intento del ragazzo cominciava a dare i suoi frutti. Stefania sembrava più serena di quando, quella mattina l’aveva salutata lasciandola sola a meditare in quella stanza. E sorrideva con lui. Marco era felice per quel primo risultato positivo che faceva ben sperare che avrebbe seriamente potuto aiutare quella sua amica in difficoltà.
“Così almeno sai che sono io quando busso!”, aggiunse Marco sorridendo sonoramente e dirigendosi a posare le scatole su una delle scrivanie.
“Ma, scusami. Non hai detto che venivi solo tu qui?”, replicò Stefania, un po’ perplessa, quasi spaventata all’idea che qualcun altro potesse arrivare in quella stanza dove Marco le aveva assicurato sarebbe stata tranquilla senza sorprese.
“Sì, però sai… questo lo rende molto più intrigante, un po’ come nei film!”
“Va bene, come vuoi tu!”, la risposta divertita di Stefania era la conferma che il clima vissuto fino a quella mattina era decisamente più sereno e disteso.
Lei chiuse la porta e fece quel suo gesto speciale che Marco cominciava ad adorare; ovvero spostarsi la ciocca dei capelli dietro l’orecchio sinistro. Gesto che lei faceva quasi tutte le volte che provava imbarazzo per qualcosa o per qualche situazione. E subito dopo, sempre in modo automatico, tirò le maniche del maglioncino come se volesse ripararsi dal freddo fino a coprire quasi completamente le mani.
“Queste sono per te!”, le disse Marco, indicando le scatole e indirizzandole un nuovo smagliante sorriso.
“Per me?”, chiese lei, guardandolo con aria interrogativa. “Cosa sono?”, aggiunse, facendo una moina che conquistò Marco.
“Beh, per scoprirlo dovresti aprirle!”, ribatté lui, cercando di restare neutro.
“Vado!”, fece lei, avvicinandosi a quei pacchi misteriosi, curiosa e felice allo stesso tempo.
“Marco!!! Grazie mille, veramente. Non dovevi!”, disse lei, scoprendo il vestito blu presente nella prima scatola.
“Beh, spero di aver preso la taglia giusta. Anche perché, non so per quanto tempo ti fermerai qui, ma ho pensato che ti servivano dei cambi, no? E poi ad una Venere non le si addice di vestire con lo stesso abito dal giorno prima”.
“Ti piace il blu?”, fu la replica di Stefania, che nel frattempo aveva aperto la seconda scatola e notato il completo “maglione – pantalone” sempre dello stesso colore.
“Molto!”, rise sonoramente Marco, seguito immediatamente dalla ragazza.
“Grazie, Marco. Davvero non so come ringraziarti!”
“Potresti provarli!”
“Li proverò”
“Stai meglio, oggi?”, aggiunse Marco, notando piacevolmente quanto fosse riuscito a farla star bene e farla sorridere.
“Mi sono tranquillizzata, sì!”, disse lei, quasi incredula per le parole che aveva appena pronunciato.
Se Marco non si aspettava quel cambiamento in così poco tempo, ma ci sperava, di sicuro Stefania era più meravigliata di lui per questa sua reazione.
Cominciavano, senza rendersene conto, a capire che potevano trascorrere piacevolmente il tempo che avrebbero condiviso fra quelle mura. Stefania si ambientava velocemente a quel luogo bello e confortevole e Marco non vedeva l’ora di tornare a casa per rifugiarsi lì con lei e quando stavano insieme sembrava che il tempo passasse troppo in fretta e lui non voleva lasciarla sola. Non voleva sentirsi solo, sapendo che lei stava lì, a distanza di pochi metri dalla sua camera.
Se negli ultimi mesi avevano cominciato a conoscersi meglio non solo professionalmente e a rispettarsi reciprocamente, adesso quella nuova e inaspettata situazione, che sarebbe sembrata un po’ forzata, faceva scoprire ad entrambi dei lati dei rispettivi caratteri che apprezzavano più di quanto non avrebbero sospettato.
E parlarono di tante cose, sempre più curiosi di conoscere meglio l’altro.
Marco non aveva mai provato niente di simile; sebbene, grazie alla sua educazione, lui fosse propenso ad essere generoso e disponibile nei confronti degli altri, aveva però sempre frenato i suoi entusiasmi e cercato di essere, se non freddo, almeno discretamente distaccato per non farsi coinvolgere emotivamente dalle situazioni. Ma soprattutto lui non aveva mai conosciuto una persona come Stefania.
Con Gemma non sarebbe mai riuscito ad intavolare un discorso che non riguardasse un ballo, o una serata divertente e frivola.
Stefania era diversa.
Lui questo lo sapeva, ma stava scoprendo quanto questa diversità potesse intrigarlo e arricchire la sua vita. Per la prima volta cominciava a lasciarsi andare senza seguire l’etichetta e senza preoccuparsi di ciò che gli altri vedevano quando lo guardavano o a quello che si aspettavano da lui.
Stefania non aveva mai provato timori reverenziali nei confronti della nobile casata alla quale lui apparteneva; e anche sul versante lavorativo, sebbene avesse imparato ad apprezzare il talento del suo mentore, istintivamente cercava di trattarlo senza eccessivi riguardi.
E se tutto questo lo intrigava molto, trovarsi con lei più volte nell’arco di una giornata e per diversi giorni di seguito, cominciava a fargli vivere delle emozioni che non conosceva e che voleva scoprire sempre più.
Quella settimana fu decisiva per entrambi, sebbene in modo differente.
Se Marco iniziava a non sentirsi in colpa per il fatto che stava nascondendo quel segreto alla sua fidanzata, Stefania scopriva un lato del carattere di lui che, per quanto brava a capire e leggere le persone, non aveva percepito fino a quel lunedì mattina.
E si rendeva conto che tutto ciò che lui diceva e faceva, era costantemente pensato perché lei potesse stare meglio. Le venivano in mente le parole che Mr. Darcy disse a Miss Bennet, protagonisti del suo romanzo preferito: “Sappia che ogni cosa è stata fatta per lei!” Le sembrava di essere un po’ la protagonista di quella storia d’amore travolgente. E così Marco ‘Darcy’, pian piano, la convinse che – sebbene lei pensasse che il comportamento dei suoi genitori fosse imperdonabile – avrebbero quantomeno meritato un cenno che li facesse tranquillizzare, almeno dopo che avevano scoperto che, lasciando la casa delle amiche, di lei si erano perse le tracce.
E così, ascoltando i consigli di Marco, Stefania provò a parlare con lui raccontandogli la sua infanzia da orfana e le sofferenze patite in tutti quegli anni a causa di quella che solo adesso aveva scoperto essere una enorme bugia. Decise che, se non accettava di fare una telefonata almeno per informarli che stava bene, avrebbe inviato un telegramma.
Ogni domanda, ogni dubbio e ogni incertezza di Stefania si scontravano immediatamente con una risposta, pacata e gentile di Marco. La convinse che purtroppo capita spesso che proprio le persone che pensiamo ci vogliano più bene sono le prime a darci i più grandi dispiaceri e le massime delusioni.
Cercò di convincerla che, se le avevano nascosto una verità tanto scomoda, sicuramente c’era un motivo davvero molto valido e grave. E la invitava a ragionare sul fatto che, comunque, adesso lei aveva l’opportunità di colmare quel vuoto che aveva sempre sentito da quando sua madre era andata via.
Più tardi, quella sera stessa, Marco coinvolse Italo e tornò in foresteria portando la cena per Stefania (sebbene fosse tardi e tutti gli altri fossero addirittura già addormentati).
Scoprendo così, con gioia, che lei indossava il completo maglioncino-pantalone blu che lui le aveva regalato quel pomeriggio; non glielo disse, ma la adorò per questo e dovette faticare per rasserenare il suo cuore che prese a correre all’impazzata davanti a quella visione straordinaria.
Era appena entrato e le confessò che proprio quella sera avevano rischiato di essere scoperti, quando Umberto aveva notato, rientrando a casa, la luce accesa in foresteria.
E le disse, con un sorriso, che era riuscito a rifilargli una scusa e che pertanto Stefania poteva stare tranquilla.
Naturalmente lei non si sentiva affatto tranquilla, nel sentire quelle parole.
“Dio, Marco. Ti sto mettendo in una situazione scomodissima!”
“No, Stefania. Ma che dici? Non sei tu che mi hai messo in questa situazione. Sono io che ti ho chiesto di restare!”
“Perché mi aiuti?”, chiese a questo punto Stefania, guardandolo con un velo di tristezza e di pudore.
La risposta di Marco poteva sembrare sincera e in fondo lo era, anche se – probabilmente – qualcosa in più di ciò che lui le disse stava cominciando a farsi spazio nella sua mente e nel suo cuore.
“Beh, sai. Conosco molto bene quello che provi. Anch’io ho perso i miei genitori quando ero molto piccolo e se mi trovassi nella tua situazione non so come potrei reagire. Però sono sicuro che mi servirebbe un amico!”
Il candore e la dolcezza dello sguardo di Stefania che lo ringraziava, fece una breccia ancora più grande nelle difese ormai non più impenetrabili di Marco.
Stefania cominciava a provare sensazioni nuove e forti; non capiva cosa stesse accadendo realmente. Non poteva, o meglio, non voleva ancora pensare che quella convivenza particolare con Marco potesse toccare delle corde emotive che durante quei suoi primi 20 anni aveva sentito vibrare intensamente solo per un ragazzo; per quel Federico Cattaneo per il quale però nutriva un fortissimo sentimento non ricambiato.
Questa volta percepiva emozioni differenti; le attenzioni e la dolcezza con la quale Marco accompagnava quelle sue giornate apparentemente monotone e solitarie la spiazzava. Era pur vero che si era ricreduta sul suo modo di fare cinico e arrogante, perché frequentandolo e conoscendolo meglio aveva, più di qualunque altra persona, capito cosa veramente celasse sotto quell’armatura fasulla. E adesso lo stava scoprendo in maniera straordinariamente bella. Quel carattere di Marco che lei aveva solo percepito, era in realtà ancor più dolce e profondo di quanto avesse mai immaginato. La sua mente era affollata da mille pensieri e mille domande. Pensava a suo papà che le aveva mentito per tutto quel tempo; alla sua mamma che lei credeva morta ma che da circa un anno le stava accanto, vestendo i panni della sua capocommessa; soprattutto al rapporto che si era instaurato fra loro fin dal primo incontro. Pensava che altre persone era venute a conoscenza di quella farsa e che tutte avevano taciuto, in pratica tradendola. Fra queste anche Gemma che, per quanto non avesse fatto granché per meritarselo, godeva comunque della stima e dell’affetto di Stefania. Pensava a lei soprattutto perché sapeva il suo ruolo nella vita di Marco; non riusciva a decifrare il comportamento di quest’ultimo nei suoi confronti proprio perché così tanto diverso da quello che percepiva fra lui e la sorellastra.
Capiva che Marco, per passare tutto quel tempo con lei in foresteria, doveva trascurare altri interessi e altre persone, Gemma in primis.
Ma tutti quei pensieri si riducevano quasi sempre in una domanda: perché?
Aveva bisogno di capire il perché di tante cose; e fra i tanti perché che la angosciavano, uno la stimolava e la faceva sentire speciale:
“Perché mi aiuti?”, aveva chiesto a Marco. Era pur vero che era stata lei a cercarlo e a rifugiarsi da lui, sicura che lui avrebbe sicuramente dimostrato di essere quell’amico genuino e sincero che aveva promesso di essere:
“Andrà bene!”. “Non ti deluderò!”. “Permettimi di aiutarti!”, erano alcune frasi che lui aveva pronunciato con un candore e una convinzione che avevano regalato a Stefania una speranza e una forza che temeva non potesse più avere. Ma c’erano altre frasi che Marco aveva detto e che avevano toccato quelle corde nascoste dell’animo di Stefania:
“Se hai bisogno… fai un fischio e io arrivo!”, le aveva detto lasciandola a casa di Irene e Maria 4 giorni prima.
“Sono contento che tu mi abbia chiamato!”, diceva il giorno seguente, raggiungendola su una delle panchine della piazzetta della chiesa.
“Sono contento che tu sia qui; ti ho pensato tanto in questi giorni!”, era la frase pronunciata quella mattina, vedendola apparire davanti ai suoi occhi nel salone della villa, introdotta da Italo.
E durante quel lungo lunedì 14 marzo 1963, le frasi che Marco le aveva riservato erano state molto dolci e toccanti. Lui riusciva, con una delicatezza sconosciuta ad entrambi, ad essere presente, pronto e risolutivo. Ogni dubbio che pervadeva la mente confusa di Stefania trovava una spiegazione espressa con quella voce profonda e consolante. E così quando lei, cercando di spiegargli lo sconvolgimento che sentiva per quella verità appena scoperta, gli aveva detto che aveva ormai perso anche l’illusione di consolazione che aveva tutte le notti quando cercava di immaginare la mamma - della quale non aveva ricordi – e questo pensiero l’aiutava a dormire, aveva finito la frase in modo perentorio e sconsolato: “Non mi sono mai sentita così sola!”, la risposta di Marco aveva creato una breccia importante nelle sicure difese di Stefania:
“Guarda che tu non sei sola, Stefania; ci sono io con te! Lo so che tu sicuramente starai pensando che siamo veramente messi malissimo (aggiunse con un sorriso che coinvolse immediatamente anche lei), però puoi contare su di me!”
La giornata poteva anche finire lì; se non provasse quei sentimenti contrastanti e dolorosi, poteva quasi dire di essere felice. Felice di essere lì; felice di avere un vero amico, pronto e disponibile nel periodo più delicato e difficile della sua vita. Felice che quell’amico fosse Marco. Felice di essere lì, sola, con Marco.
Ma quella giornata aveva ancora un piccolo regalo per lei, ma anche per lui. Sì, perché mentre lui diceva tutte quelle cose che nascevano spontanee quando si trovava al cospetto di quella ragazza, la meraviglia e lo stupore per ciò che diceva e faceva coinvolgevano lui stesso che non si capacitava di quanto accadeva lì, in quel momento, con Stefania. Mentre la cena si freddava, le parole di Marco riscaldavano la stanza ma soprattutto il cuore di Stefania che si fece convincere che fosse giusto informare la famiglia che lei stava bene. Non volendo chiamare al telefono, accettò la proposta di  Marco di inviare un telegramma. E per finire la serata nel modo perfetto, lui le propose una passeggiata nel parco della villa, dal momento che tutti ormai dormivano e che – vista l’assenza di nubi – avrebbero anche potuto sedersi sotto un albero per guardare le stelle.
Poteva una giornata cominciata con tanto dolore e angoscia trasformarsi tanto rapidamente in una quasi perfetta? L’altra domanda che albergava nella mente di Stefania era:
“Chi è veramente Marco di Sant’Erasmo?”
Quel ragazzo o meglio quell’uomo, come lei lo aveva definito quando provava a mettere in guardia Gemma dai suoi tentativi di corteggiamento, adesso era un vero mistero per lei. La prima volta che aveva sentito il suo nome era quando leggeva indignata l’articolo che lui aveva scritto promuovendo la costruzione di un vincolo autostradale a discapito dei malcapitati ai quali avrebbero confiscato le abitazioni che sarebbero state abbattute proprio in sacrificio per la nuova viabilità milanese. Un articolo sprezzante e cinico, con il quale quel giornalista senza scrupoli aveva anche infangato il nome e la reputazione di un avvocato che si spendeva per i diritti degli ultimi. E poi l’incontro con lui, nella redazione del Paradiso Market, quel luogo nel quale lei sognava di poter realizzare una carriera spumeggiante; e, peggio, i confronti con lui e la rabbia quando le fu comunicato che avrebbero lavorato insieme. E tutte le volte in cui lui le aveva fatto pesare la sua inesperienza, il suo farsi trascinare da articoli frivoli (per lui), insignificanti per uno che – come vantava spesso dichiarare – aveva intervistato personaggi di spicco del mondo della politica, della finanza e addirittura un Premio Nobel!
E averla snobbata quando lei, entusiasta dall’idea che avrebbe potuto – insieme a lui – intervistare la famosissima attrice Lorenza Diliberto, lui le aveva detto che “non tutte le storie valgono la pena di essere raccontate”. E poi aveva cercato di sbrigare quell’intervista, nella quale non credeva affatto, senza interpellare Stefania per poi chiamarla in suo soccorso quando si era reso conto che l’intervistata gli aveva elegantemente sbattuto la porta in faccia.
E tutte le volte nelle quali aveva sottolineato che “certi lavori, signorina Colombo, deve lasciarli fare ai professionisti”, come l’infelice intervista che Stefania aveva fatto a Cristina Soprano, la cavallerizza del circolo di Milano, mentre Marco – che avrebbe dovuto condurre quell’intervista affiancato da Stefania - l’aveva lasciata sola in un territorio spinoso, perché lui doveva scappare via con Gemma.
E ancora il trattamento non da pupilla ma da servetta, quando le chiedeva di andare a ritirargli i vestiti in lavanderia o dal sarto, o la spediva in caffetteria per portargli il pranzo!
E poi invece, a sorpresa, lui l’aveva intervistata e osannata in un articolo dedicato ai talenti delle Veneri, che sarebbe stato pubblicato sulla loro rivista, definendola capace di capire l’indole delle persone e augurandole una splendida carriera di giornalista, etichettandola come una ragazza speciale. Tutto questo al cospetto di quell’arpia della sorellastra, che emetteva lapilli di gelosia da tutti gli orifizi!
E poi il regalo che le aveva fatto per Natale?
Lei ancora si sentiva combattuta nel cercare di interpretare tutti questi segnali contradditori che lui le inviava.
Di sicuro nelle ultime settimane aveva appurato che lui aveva una delicatezza e un approccio garbato e rispettoso nei suoi confronti, soprattutto da quando Marco aveva capito quanto la fine della storia fra Maria e Rocco avesse intristito e rabbuiato Stefania. E aveva scelto di restare in redazione per farle compagnia proprio per indurla a parlare di questa cosa e a confidarsi con lui, se questo le avesse fatto piacere.
Stefania aveva apprezzato molto questo suo gesto spontaneo, sebbene lo avesse, per tutta risposta, punzecchiato come avevano entrambi sempre fatto da quando avevano cominciato a collaborare con reciproca stima:
“Quindi lì sotto, forse, si nasconde un galantuomo?”, lo aveva incalzato lei, proprio quando lui le aveva confessato di volerle offrire la sua compagnia e il suo sostegno per potersi sfogare un po’.
Anche queste loro schermaglie rappresentavano un gioco che li divertiva; soprattutto Marco accettava di buon grado che qualcuno riuscisse con garbo e determinazione a tenergli testa.
La testardaggine era una dote di entrambi, ma ciò non toglieva che si rispettassero; e almeno all’inizio questo rispetto e questa stima erano prettamente solo professionali.
Tornando alla giornata appena trascorsa, quel lunedì volgeva al termine con la passeggiata nella villa del parco ma soprattutto la sosta nei pressi di un albero del parco a guardare le stelle. Quasi a voler cancellare tutte le cose brutte e storte che aveva vissuto fino a quel momento. E soprattutto, quel finale di giornata contemplava ancora la presenza di Marco vicino a lei. Pensava ancora che avrebbe potuto sentirsi in colpa nei confronti della sorellastra, ma due cose spazzavano via questo pensiero: prima di tutto, per la prima volta stava pensando al suo dolore e non  - come aveva sempre fatto – a ciò che poteva affliggere gli altri; l’altra cosa, non meno importante, era che Marco aveva scelto liberamente di ospitarla e aiutarla. E si era intenzionalmente comportato da perfetto amico, riservandole delle attenzioni davvero molto speciali.
Pertanto, dopo aver inviato il telegramma a suo padre affinché tutti loro si tranquillizzassero, seguì Marco che le mostrava la strada per uscire dalla villa e andare nel parco per la loro passeggiata.
Non pensava che lui potesse sorprenderla ancora; non più di quanto era riuscito a fare durante tutta quella giornata. Marco stesso, che aveva improvvisato spinto e guidato dall’istinto e dalla volontà di riuscire a regalare a Stefania almeno una parvenza di serenità, era stupito dal suo stesso comportamento.
Mentre camminavano nel parco in direzione di una quercia secolare, pensava a quella magica giornata che aveva appena vissuto; e il suo desiderio più grande era che quel lunedì non finisse, perché il brivido di sentirsi insieme a Stefania lo faceva sentire diverso, nuovo. Non sapeva spiegarsi cosa stava esattamente accadendo nella sua mente e nel suo cuore, ma quelle sensazioni gli stavano provocando delle scariche di adrenalina e lui non voleva che tutto ciò finisse.
Di quella giornata era sparito praticamente tutto (lavoro, fidanzata, famiglia); tutto tranne Stefania.
Sentiva che l’aveva lasciata sola per troppo tempo e voleva recuperare, farle sentire che lei davvero non era sola e che poteva fidarsi di lui. Raggiunta la quercia, Marco appoggiò sull’erba una coperta che aveva preso dalla sua stanza e invitò Stefania a sedersi sopra, porgendole la mano per aiutarla a fare ciò. Lei non si era nemmeno accorta che lui aveva sottobraccio qualcosa di ingombrante e voluminoso e si stupì delle sue continue premure e attenzioni. Gli sorrise e in quel momento anche lei riuscì a cancellare tutte le emozioni che l’avevano schiacciata fino a pochi minuti prima. E anche lei adesso vedeva solo Marco, i suoi sorrisi e la sua dolcezza; la delicatezza con la quale lui riusciva ad allontanare i pensieri molesti e a sostituirli con altri dolci e rilassanti. Anche lei sperava che quel lunedì non avesse una fine e provava a pensare solo a se stessa, a Marco, a loro due insieme che riuscivano a tenere il resto del mondo fuori da quel parco silenzioso.
Ricambiando il sorriso, accettò la mano di Marco che la aiutava ad inginocchiarsi sulla coperta stesa sotto la quercia e, istintivamente, si sporse verso di lui per restituirgli la cortesia e aiutarlo a sedersi accanto a lei.
Il ragazzo si sentiva felice come mai si era sentito in tutta la sua vita; non poteva credere che, in un solo giorno, la presenza di Stefania – sebbene lei fosse sconvolta e abbattuta – potesse sconvolgergli la vita in quel modo. Ed era felice di questa cosa; non sapeva cosa provasse e sentisse lei, e cercò quindi di comportarsi in modo tale che la gioia che provava nel sentirsi vicino a lei non fosse troppo palese.
Pensò fosse opportuno continuare ad offrire a Stefania argomenti leggeri perché lei non avesse in mente sempre i malumori e le delusioni che stava vivendo e decise di parlarle di quanto lui avesse apprezzato tutti i progressi che lei aveva fatto in quei pochi mesi.
“Ma, scusami Marco; non puoi di certo parlare in questi termini dell’intervista alla Soprano, non credi? Altrimenti comincerò a pensare che tu stia cercando di  prendermi in giro, sebbene con il tuo solito garbo.”
Il ragazzo non riuscì a trattenere una risata che coinvolse immediatamente anche la sua giovane ospite ed entrambi convennero che proprio no! Dell’argomento “intervista alla cavallerizza” non avrebbero più parlato.
Lo sguardo di Marco si addolcì ancora di più, quando scorse, nella penombra, un tremore da parte di Stefania dovuto ad un brivido di freddo.
“Non so se sentirmi stupido a non aver portato con me un’altra coperta o almeno una giacca; l’ultima cosa che vorrei è che tu possa prendere un raffreddore, ma perdonami se ti confesso che mi spiacerebbe dover rientrare in villa così presto!” Stefania stava per replicare cercando di rassicurare Marco che il suo tremore in realtà era stato un movimento involontario e non sentiva affatto il freddo che cominciava in realtà ad essere pungente.
Lui le si avvicinò con delicatezza, sedendosi dietro di lei e invitandola ad appoggiarsi a lui; lei si bloccò per qualche istante e stava per proporre a Marco che forse sarebbe stato meglio tornare in foresteria, ma lui – sistemandosi meglio – le fece sentire il calore del suo corpo, sussurrandole all’orecchio che se fossero rientrati lei non avrebbe potuto ascoltare il seguito del suo racconto.
Stefania pensò che quella situazione potesse sembrare sbagliata, ma per la prima volta era lei a non sentirsi sbagliata e fuori luogo. Era esattamente dove avrebbe voluto essere; ma soprattutto era in compagnia dell’unica persona con la quale sentiva di poter essere se stessa, senza filtri o maschere.
Rilassò le spalle, chiuse gli occhi e accettò l’abbraccio di Marco. E non sentiva più le parole che lui diceva per aiutarla a sentirsi più serena; quando Marco capì che lei era finalmente tranquilla, la strinse ancora di più in quell’abbraccio, le baciò i capelli e le sussurrò, in modo impercettibile, quanto fosse felice di essere lì con lei.

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Capitolo 2
*** Martedì, 15 marzo 1963 ***


Stefania si sentiva scombussolata.
Non riusciva a dare un senso a quella giornata praticamente quasi perfetta che aveva appena trascorso; una giornata cominciata con mille pensieri e altrettante paure. Temeva che la verità appena scoperta celasse altri torbidi segreti e rabbrividiva al solo pensiero che tutto ciò fosse stato architettato proprio dai suoi genitori. E se poteva, in qualche modo, sentirsi combattuta e confusa nei confronti di ciò che provava per Gloria, non riusciva a capacitarsi di quanto suo papà avesse contribuito affinché questo castello di menzogne potesse reggersi per tutto quel tempo. La paura più grande, durante il fine settimana che trascorse nella pensione, era dunque quella del rischio che potesse incontrare qualcuno dei suoi familiari; in realtà era talmente stravolta da tutte quelle emozioni che qualsiasi altro incontro sarebbe stato poco gradito. La sua mente riusciva a vedere un po’ di luce solo quando pensava a Marco; lui era l’unico punto fermo in un mare di incertezze e falsità. Sentiva e scopriva sempre più che lui era sincero e puro ogni volta che cercavano di affrontare insieme un argomento spinoso; e apprezzava il suo modo di essere schietto anche quando la verità poteva essere scomoda e dolorosa.
Rientrata in foresteria, alla fine di quella giornata magica, trascorsa fuori dal mondo ostile, assaporando la compagnia del suo mentore, squisito padrone di casa ed eccellente conversatore, cercava appunto di analizzare il senso di ciò che aveva vissuto da quella mattina fino a quel momento magico sotto la quercia, accanto a Marco, inebriata dalla fragranza del suo profumo al punto di riuscire quasi a cancellare tutte le negatività che la assillavano da giorni. Avrebbe desiderato restare seduta sotto quella quercia a guardare le stelle per un tempo infinito, in quel posto incantato, in compagnia di quel cavaliere d’altri tempi che sapeva ammaliarla con la sua voce soave, con i suoi racconti e la sua delicatezza, con i suoi sorrisi e con quegli occhi profondi che le trasmettevano una pace e una sicurezza che non aveva mai provato prima.
Marco la riaccompagnò nella stanza che aveva predisposto per lei e si congedò dopo averle augurato la buonanotte, ricordandole che la sua stanza era proprio accanto alla foresteria e – nel caso lei avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa – avrebbe potuto raggiungerlo immediatamente.
Le strinse delicatamente le mani, come per infonderle il coraggio necessario per affrontare la notte e regalandole un dolce sorriso, uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Il senso di smarrimento e l’angoscia continuavano però ad assalire Stefania.
Si preparò per andare a dormire, anche se sapeva che ciò avrebbe significato ripiombare nella paura rischiando di dover affrontare ancora tutti i suoi pensieri negativi; e non sapeva come avrebbe potuto farlo da sola.
Fortunatamente la stanchezza accumulata in tutti quei giorni, soprattutto quella mentale, corse in suo aiuto facendola crollare in un sonno profondo pochi minuti dopo aver appoggiato la testa sul cuscino.
Purtroppo non sempre sonno profondo è sinonimo di serenità e pace e la notte non trascorse tranquilla come avrebbe desiderato.
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Sebbene il suo cuore fosse riconoscente nei confronti di Marco per quello che le aveva saputo regalare, il suo risveglio, quel martedì 15 marzo, non è dei più felici.
Sono ancora tanti, troppi, i pensieri che le tolgono la serenità.
Sarebbe stato troppo bello se, dopo la giornata quasi perfetta inventata per lei da Marco, anche la notte fosse passata in maniera indolore, ma non fu così. La sera prima, Marco l’aveva persuasa ad inviare il telegramma a suo padre; un telegramma scarno, essenziale, ma che – sicuramente – avrebbe restituito un po’ di tranquillità alla sua famiglia. Pensava e ripensava a come avrebbero reagito dopo averlo letto. La cosa più sicura in assoluto era che voleva continuare ad evitare tutti e se possibile non voleva neppure parlarne. Era comunque grata a Marco per non essere costretta a pernottare ancora in una pensione, sola con i suoi pensieri molesti e a non essere circondata da tante persone che avrebbero dovuto amarla, rispettarla e onorarla, ma che si erano rivelate capaci solo di mentirle.
Era immersa in questi pensieri quando riconobbe la voce di Marco oltre la porta chiusa della stanza.
“Servizio in camera!”, disse con il tono dolce di chi vuole continuare a coccolare la sua ospite. Non aveva bussato usando il segnale che lui stesso aveva proposto affinché Stefania riconoscesse chi si presentava all’uscio della foresteria. Ma poco importava. Marco sapeva ricacciare via, lontano, tutti i pensieri negativi e lei non poteva che gioire in cuor suo nel sentire la sua voce.
Però stranamente quella sensazione brutta e angosciante continuava a perseguitarla e non la lasciava in pace nemmeno adesso che aveva una ragione per pensare ad altro.
Sentendo l’invito ad entrare, Marco si affacciò con un sorriso, sperando che questo potesse portare luce in quella nuova lunga giornata. Aveva con sé un vassoio colmo di cibarie.
“Buongiorno. Ti ho portato la colazione!”
Quella visione fece pensare a Stefania quanto il comportamento delle persone può cambiare nel tempo.
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Giusto qualche mese prima, mentre erano in redazione, Marco con modo piuttosto brusco e sgarbato, aveva ignorato le proposte di Stefania riguardo un lavoro che avrebbero dovuto fare insieme, e – senza badare alla presenza di Beatrice e Roberto – le aveva praticamente ordinato, senza nemmeno degnarla di uno sguardo a viso aperto, di andare a ritirare i suoi abiti in tintoria e poi in caffetteria per prendergli il pranzo! E Stefania, pur deglutendo amaramente, per non deludere il Dottor Conti che le aveva dato l’opportunità di coltivare quella sua passione affiancandola al nuovo arrivato, si era limitata ad ubbidire, mentre il suo mentore, in un modo che poteva sembrare ancora più sprezzante, aveva dato una risposta fredda ai due malcapitati: “Dovrà pur fare un po’ di gavetta, no?”
Proprio il suo mentore, adesso, si presentava in una stanza riservata appositamente per lei, portandole la colazione in camera, invertendo in pratica quei ruoli che aveva tacitamente dettato.
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Ma nemmeno questo pensiero quasi comico aiutò Stefania a reagire positivamente; non riusciva a sorridere e a rilassarsi come aveva fatto quasi senza fatica il giorno prima.
“Grazie, Marco. Non ho fame!”, disse, cercando di non ferirlo visto soprattutto il solito garbo con il quale lui si era presentato.
“Ma… non puoi rimanere a digiuno tutto il giorno!”
“Sto bene!”, fu la replica della ragazza, che sembrava non ammettere ulteriori repliche.
“Ma hai dormito almeno?”, chiese lui mentre andava a posare il vassoio sulla scrivania davanti al letto.
“Poco.” Stefania parlava a monosillabi. Le dispiaceva soprattutto perché lui sembrava ancora più disponibile e garbato di sempre, ma il suo umore non la aiutava a reagire come avrebbe voluto.
“Se hai bisogno di sfogarti, lo sai: io sono qui!”, continuò lui, senza perdere la speranza di poterle strappare un sorriso e regalarle nuovamente le energie che sembravano sparite durante quella prima notte trascorsa sotto lo stesso tetto.
“Non ho voglia di parlare, scusami.”, replicò Stefania, che appariva molto più abbattuta di quanto non si aspettasse lei stessa.
“Sai, mi chiedo – riprese Marco – se sia il caso che tu rimanga chiusa qui dentro tutto il giorno!”
“È il caso! Ho bisogno di silenzio. Ho bisogno di stare lontana da tutto, dalla mia famiglia!”
Le risposte di Stefania sembravano sempre più mirate a smorzare l’entusiasmo con cui Marco cercava di spronarla a reagire. Probabilmente chiunque si sarebbe arreso e avrebbe fatto un passo indietro, magari lasciando la stanza. Ma non Marco.
Dopo una breve passeggiata dalla scrivania alla finestra, si avvicinò al letto dove Stefania era seduta, e decise di sedersi sopra il tappeto ai piedi del letto, così da non sembrare troppo invadente.
“Beh, forse però, prima o poi dovrai dargliela la possibilità di spiegarsi…”, ma non riuscì a finire la frase.
“No! No! Non ci sono giustificazioni per quello che mi hanno fatto. È imperdonabile!”, Stefania non era intenzionata ad ascoltare giustificazioni, anche se a pronunciarle era Marco che in quel momento si schierava in favore della sua famiglia.
“Va bene. Puoi rimanere qui quanto vuoi, lo sai.”, continuava con la sua tenerezza a cercare di rendersi utile.
“Non dirai a nessuno che sono qui, vero?”, Stefania lo incalzò con un tono serio, che sembrava minaccioso.
“No! No!, Giuro…” disse lui, incrociando gli indici e portandoli alle labbra per baciarli, in segno di giuramento solenne. E continuò: “Promesso!”
Aveva capito che lei era davvero poco propensa al dialogo, ma – a rischio di stressarla ulteriormente – fece un nuovo tentativo.
“Se mai ti venisse in mente di smettere di fare la monaca di clausura, io lì (disse indicando la scrivania più piccola) tengo tutti i miei romanzi preferiti. Anzi - fece alzandosi da quella scomoda posizione - ce n’è uno in particolare che amo molto: Conrad!”, disse mentre prendeva proprio quel libro e lo porgeva con ancor più garbo ad una Stefania sorpresa dal comportamento dolcemente insistente del suo amico.
Lei decise che Marco aveva subito un trattamento non proprio accogliente da parte sua e, mentre afferrava il libro che gli veniva porto, accennò un sorriso ma volse lo sguardo dall’altra parte per cercare il coraggio per ciò che stava per dire.
“Allora…. c’è una cosa di cui mi dispiace!”, esordì con un sorriso misto a pudore.
Marco, intuendo la solennità di quel momento, si avvicinò ancora di più al lato sinistro del letto e sporgendosi in avanti, poggiò un ginocchio sul tappeto, restando in quella posizione a pochi centimetri da lei.
Stefania riprese: “Mi dispiace… di aver pensato (fece una piccola pausa, offrendogli un piccolo sorriso, ma girandosi nuovamente dall’altro lato e sfogliando distrattamente il libro di Conrad), che fossi un arrogante figlio di papà!”
Marco era troppo felice nel rendersi conto che la sua tenacia e l’insistenza avevano alla fine dato il risultato che sperava; pertanto accolse quella strana confessione con un nuovo sorriso sornione.
“Mmmh…  beh, allora c’è una cosa che potresti fare per farti perdonare!”, sentenziò, provocando la reazione di Stefania che si voltò a guardarlo, incuriosita da quella strana e inattesa risposta.
“Puoi fare colazione!”, concluse lui, con un sorriso birichino. E continuò elencando:
“Abbiamo un fantastico croissant, una bellissima spremuta o il mitico caffè di Italo!”
Finalmente sorridevano entrambi, comprendendo che la loro complicità stava davvero raggiungendo livelli inimmaginabili fino al giorno prima.
“Caffè!”, disse lei quasi svogliatamente, ma solo per continuare quella pantomima che ormai era diventata parte integrante del loro punzecchiarsi.
Marco non riuscì più a trattenere una lieve risata e, rialzandosi, si mosse per andare a prendere il caffè da offrire alla sua ospite:
“Ottima scelta, signorina! E il mitico caffè di Italo sia. E sia benvenuta a villa Guarnieri!”, disse, porgendole con un semi inchino, la tazzina. Adesso anche Stefania concesse al suo ospite uno sguardo accompagnato da una risata dolcissima:
“La ringrazio”, disse, afferrando la tazzina di caffè.
Marco, felice per aver almeno scalfito quella corazza di dolore che Stefania aveva indossato quella mattina, le regalò un nuovo sorriso e si diresse alla porta per uscire. Ma mentre era sull’uscio:
“Marco!”, il richiamo di Stefania lo invitava ad attendere ancora. Lei riprese:
“È arrivato il telegramma secondo te?”
“Beh, certo. A quest’ora l’avranno sicuramente letto e saranno anche molto più tranquilli!”.
Ancora una volta lui era riuscito ad avere la risposta giusta al momento giusto. Stefania cominciava quasi a non meravigliarsi più di questa sua dote, inaspettata e bellissima.
Mentre lui usciva, soddisfatto per essere riuscito a scuoterla quel tanto che basta per farla reagire ed accettare di fare una pseudo colazione, almeno con un caffè, lei cominciò a pensare a tante cose, prima fra tutte la possibile reazione dei suoi alla lettura del telegramma.
Ma il suo pensiero principale era per Marco. L’aveva trattato con sufficienza mentre lui cercava di essere servizievole e carino con lei; dopo essere riuscito ad inventarsi una giornata incredibile, aiutandola e riuscendo addirittura a farla sorridere, lei non era riuscita ad allontanare quei pensieri che la tormentavano e non le permettevano nemmeno di essere accondiscendente con lui.
Le dispiaceva enormemente vederlo andar via; sapeva che lui sarebbe dovuto andare a lavorare; e sapeva anche che quando lui era in casa, non poteva restare per troppo tempo in foresteria con lei senza destare sospetti fra coloro che non sapevano della sua presenza in villa. L’unica consolazione era che l’avrebbe rivisto quella sera. E non vedeva l’ora che lui tornasse da lei.
Sorrise a quel pensiero e cominciò quasi distrattamente a sfogliare il libro che Marco le aveva dato.
Per quanto si sforzasse, Stefania non riuscì a leggerne una sola pagina, a causa dei tanti, troppi pensieri che ancora l’agitavano. Solo Marco, in questo momento, riusciva a far breccia in quel caos di sentimenti confusi che provava; lui riusciva a darle sicurezza e tranquillità, trovando sempre una risposta alle sue tante domande, ai suoi tanti perché. Lei non poteva e non voleva smettere di provare a capire ciò che aveva scoperto e che le era stato tenuto nascosto per tantissimo tempo. Forse riusciva a non colpevolizzare eccessivamente Veronica e Gemma, ma non riusciva a capacitarsi di come avessero potuto mentirle suo papà e sua zia Ernesta. Loro che avevano sempre dimostrato un amore smisurato nei suoi confronti, si erano coalizzati contro di lei celando una verità scomoda. Non riusciva ad inquadrare Gloria. Provava a pensare a tutto ciò che aveva vissuto e provato dal suo arrivo a Milano, al Paradiso delle Signore, in veste di capocommessa.
Pensava a quanto straordinario fosse stato per lei quel rapporto spontaneo e naturale instauratosi fra loro immediatamente; al loro feeling bellissimo che le aveva regalato tantissimi momenti indimenticabili.
Era tutta finzione? Perché dopo tutti quegli anni lei era tornata? Dove si era nascosta per tutto quel tempo? Ma soprattutto, quale motivo poteva averla indotta ad abbandonare una figlia piccolissima ed un marito disperato e solo? Ma poi suo papà era davvero stato abbandonato oppure era stato complice nella fuga di sua moglie? Ma allora che ruolo aveva Veronica in tutta questa storia?
Troppe domande. Nessuna risposta. Tanti dubbi. Nessun amico che potesse aiutarla a dissiparli.
Anzi, no. Un amico ce l’aveva. Un amico speciale, unico, straordinario. Un amico indispensabile e insostituibile: Marco.
Lui aveva più volte dimostrato quanto lei ci avesse azzeccato quando gli aveva raccontato cosa vedesse in lui, oltre la corazza che lui indossava con naturalezza per confondere gli occhi e i pensieri della gente. E se poteva incantare gli altri, di sicuro non ci riusciva con Stefania.
E quella sua lettura del carattere di Marco, aveva spinto il ragazzo ad agire di conseguenza, almeno nei suoi confronti; la loro collaborazione e il loro rapporto – non solo quello professionale – erano cresciuti positivamente e fra loro si era creato un feeling speciale.
Ancora ringraziava il cielo per aver messo Marco sulla sua strada il giovedì precedente, quando vagava fuori dal magazzino dopo la bomba esplosa per il confronto con Gloria nello spogliatoio. Lei era letteralmente andata addosso a Marco che arrivava nel senso opposto al suo. Pensava che tutto ciò fosse da attribuire ad un destino che per lei era ancora sconosciuto, ma che stava per scoprire.
E continuava a pensare che Marco rappresentava per lei, in quel momento, un faro capace di illuminare quella notte fredda, buia, spaventosa. Si rendeva conto che lui stava celando la presenza di lei alla villa a tantissime persone, proprio per la promessa che le aveva fatto. E sapeva che avrebbe mantenuto quella promessa anche se non sarebbe stato facile. Gli stessi abitanti della villa erano all’oscuro del fatto che lui stesse ospitando segretamente un’amica; ma soprattutto immaginava quanto fosse difficile per lui incontrare quasi quotidianamente Ezio e ancor di più Gemma. Quest’ultima, visto il ruolo di fidanzata, poteva tranquillamente pretendere di incontrarlo anche fuori dall’ambito lavorativo.
Ma la costanza di Marco nell’essere presente in foresteria per non lasciarla sola, le faceva capire che lui stava trascurando, almeno in parte, i suoi “doveri di fidanzato”.
Ci pensava ma non si colpevolizzava per questo. Sapeva che quando Marco le aveva detto “Andrà bene!” e “Non ti deluderò!”, ma soprattutto “Sei qui, adesso, per cui permettimi di aiutarti!”, non l’aveva fatto solo per circostanza e per galanteria. Lui era sì galante, ma soprattutto era sincero e onesto.
Le piaceva pensare che Marco non le avesse semplicemente trovato un rifugio nel quale isolarsi fino a quando lei non si fosse sentita pronta ad affrontare nuovamente il mondo; quel rifugio rappresentava soprattutto un luogo nel quale aspettare con trepidazione il suo ritorno, le sue visite con i suoi sorrisi, le sue parole, la sua dolcezza, il suo candore.
Aveva bisogno di tutto questo e non poteva né voleva pensare a nessun altro.
Nella sua testa ora c’era posto solo per sé stessa. E per Marco, ovviamente.
Tutti questi pensieri invadevano la sua mente e il suo cuore e le permettevano di isolarsi da quel mondo che ancora non era pronta ad affrontare, dopo la tremenda verità che aveva scoperto. Pensare a lui che, fra tutti i suoi pensieri e doveri, riusciva a ritagliarsi del tempo da dedicarle, la faceva stare bene, nonostante tutto. E quel tempo che lui impegnava per dedicarsi totalmente a Stefania, era ricco di attenzioni, di dolcezza, di consigli preziosi e di affetto profondo.
Stefania aprì nuovamente le scatole che contenevano i vestiti che lui le aveva regalato il giorno prima; e sorrideva al pensiero di lui che, per non destare sospetti fra i dipendenti del Paradiso delle Signore, si reca in un altro negozio, in un momento in cui riesce a trovare del tempo libero dal lavoro in redazione e dalle attenzioni morbose della sua fidanzata. E in questo negozio fa degli acquisti, pensando a Stefania. Cerca qualcosa che spera potrà piacerle; di sicuro quegli abiti piacciono a lui, hanno il suo colore preferito e non vede l’ora di portarli in foresteria e di donarli a lei. Tutti questi pensieri le restituiscono un sorriso che fino a quel momento non riusciva ad esprimere; ma soprattutto pensa allo stato d’animo di Marco mentre acquista quei vestiti appositamente per lei, non solo perché lei possa avere dei cambi durante la sua permanenza clandestina nella foresteria della villa. Lui è consapevole che ciò rappresenta sì un regalo, ma soprattutto la dimostrazione che lui pensa a lei anche quando non stanno lì, insieme, dentro quella stanza speciale. È riuscito ad organizzarsi per poterle dimostrare che lui c’è anche quando è fisicamente lontano.
Questi pensieri la aiutano a scacciare via, almeno per qualche ora, il dolore causato dalla dura realtà. E la spingono a voler provare ad indossarli nuovamente.
E così, avvicinando a sé il vestito che ancora non ha indossato al cospetto di Marco, lo osserva per vedere come le cade addosso e pensa che lui ha avuto davvero un ottimo gusto, scegliendoli.
Decide di indossare il completo e di fare una sorta di sfilata anche se nessuno potrà vederla. Non ancora.
Spera che Marco possa apprezzarlo quando quella sera tornerà a trovarla.
Ma pensa soprattutto a quanto dovrà aspettare lì, da sola, e a quanto, in questa situazione, possa essere difficile scacciare i brutti pensieri e riuscire a rilassarsi. Sa che non riuscirebbe a concentrarsi e fare qualcosa di utile e costruttivo, proprio a causa dei troppi pensieri negativi. Potrebbe provare a leggere il libro che Marco le ha suggerito, oppure pensare all’articolo che il caporedattore le ha chiesto di scrivere.
Non ha la forza mentale per fare tutte queste cose e già pensa al ritorno di Marco in quel loro posto magico.
Il fidato Italo provvede a farle recapitare il pranzo, spezzando la monotonia delle sue passeggiate all’interno della foresteria. Le è tornato un po’ di appetito e questa discreta intrusione la rallegra più di quanto non si aspettasse. Dopo aver pranzato si avvicina alla scrivania dove Marco tiene i suoi libri e prova a sbirciarne i titoli; poi si sposta verso il comò, ispezionando distrattamente gli oggetti che vi trova sopra.
Decide di aprire un cassetto, più per passatempo che per curiosità; e dopo aver preso e sfogliato un libro che ha notato al suo interno, il suo sguardo è catturato da una piccola scatola di legno posta nell’angolo destro del cassetto. La afferra e capisce che si tratta di un carillon.
Lo apre e osserva rapita una danzatrice che rotea al ritmo di un suono rilassante.
Quel suono riesce a distrarla e cammina per la stanza tenendo fra le mani quella scatolina magica, assorta nei suoi pensieri, ipnotizzata dalle piroette della ballerina. E non si accorge dell’arrivo di Marco.
La porta della foresteria è aperta e lui può quindi godersi quello spettacolo per qualche istante, prima di rivelarle la sua presenza.
“Bello, vero?”, le dice con una voce appena percettibile, mentre resta sull’uscio della stanza.
Stefania si gira improvvisamente, leggermente spaventata da quella frase inaspettata. “Marco! Scusami, non volevo frugare nelle tue cose!”, gli dice con un lieve imbarazzo.
“Non ti preoccupare, tranquilla!” le risponde con un sorriso per farle capire che è tutto a posto e avvicinandosi a lei, allunga la mano indicando il carillon “Posso?”
Marco è visibilmente emozionato; quel piccolo oggetto fa riaffiorare dei ricordi lontani ma molto nitidi. E racconta a Stefania che quel carillon era di sua madre che lo usava per farlo addormentare. Quel suono, che per lui era quasi confortante, lo spinge a condividere con la sua amica i ricordi belli, dei momenti trascorsi in compagnia della mamma e altri, tristi, che gli ricordano la sua malattia. E le confessa che ogni tanto sente il bisogno di ritrovare quelle sensazioni; allora entra in foresteria chiudendo la porta per restare solo, e lascia suonare il carillon.
Stefania che ha atteso impaziente il rientro di Marco, adesso è affascinata dal suo pudore mentre si mette a nudo, raccontandole quegli aneddoti intimi. Sebbene sia emozionato e leggermente imbarazzato da quei dolci e malinconici ricordi, Marco si stupisce di quanto per lui sia naturale condividerli con Stefania, aprirsi con lei toccando argomenti che non ha mai raccontato a nessuno prima di quel momento.
Pensa al fatto che non abbia mai avuto la spontaneità di provare ad accennare quei suoi sentimenti alla sua fidanzata, mentre sente quanto ciò sia facile con Stefania.
Lei sente l’emozione nel timbro della voce di Marco e capisce che la loro confidenza sta crescendo e maturando in modo naturale, senza forzature. È pervasa da un brivido che la scuote nell’intimo, ma adora questa sensazione nuova e intrigante che le mostra il lato più segreto e affascinante di Marco. Pensa a quanto si era sbagliata nel giudicarlo prima ancora di conoscerlo e anche poi, quando il destino ha cospirato perché le loro strade si incrociassero.
Spinta da un sentimento che ancora non sa riconoscere, ma che apprezza con tutta sé stessa, lo invita a continuare il suo racconto. Marco la ringrazia con un sorriso che illumina la stanza e uno sguardo sognante che induce la ragazza a confidarsi a sua volta.
E Marco scopre così la storia nella versione che negli anni è stata propinata a Stefania; e cioè di sua madre morta in un incidente quando lei è molto piccola e della quale non ha alcun ricordo e nemmeno il conforto di una fotografia. Ma il racconto dei suoi ricordi si mischia con quello che ha appena scoperto: una madre che è sparita abbandonando lei e suo papà, lasciando un vuoto enorme nella vita e nell’animo di Stefania.
La dolcezza che Marco le ha mostrato negli ultimi giorni, cercando con delicatezza di fornirle una risposta plausibile alle tante domande che la angosciano, continua a darle conforto e a tranquillizzarla. La invita a guardare queste cose sotto un nuovo punto di vista, dicendole che adesso lei ha l’opportunità di dare un’occasione a Gloria e colmare così quel vuoto che da sempre sente dentro di sé.
Intuendo lo sconvolgimento che questi discorsi hanno provocato in lei, Marco decide di lasciarle del tempo per riflettere in solitudine e recuperando il vassoio del pranzo di Stefania per portarlo in cucina, lascia la stanza.
Mentre esce si gira per guardare Stefania che lo osserva uscire con un velo di malinconia.
Stefania ha atteso il rientro di Marco in villa con trepidazione e batticuore; non avrebbe mai pensato che il loro confronto potesse risvegliare dei sentimenti e delle emozioni dolorose e malinconiche.
Ma, mentre resta sola nella stanza, pensa non solo ai suggerimenti di Marco su ciò che potrebbe fare per recuperare un rapporto con sua madre. Il suo pensiero va soprattutto a quanto è successo fra loro, alle confidenze personali che si sono scambiati vicendevolmente senza forzature e senza timori. Hanno parlato di tante cose e condiviso momenti intimi con una naturalezza che un po’ la spaventa, ma in fondo la intriga e l’appassiona. Si interroga per provare a capire cosa stia succedendo fra quelle mura quando lui entra e con estrema naturalezza abbatte tutte le barriere e i pregiudizi; cancella ogni timore e la induce a confidarsi e ad aprirsi, provocando in lei un miscuglio di sensazioni indescrivibili.
Dopo cena, rimasta nuovamente sola in foresteria, ripensa alle parole di Marco e a tutte le cose che lui le ha confidato; prende ancora il carillon, gira la manovella per caricarlo e – dopo averlo poggiato sulla scrivania posta davanti al letto – apre lo sportello per farlo suonare. La melodia riempie subito la stanza e Stefania la ascolta immersa nei suoi pensieri. Pensa alla sua mamma, a Gloria. E rivive, come in estasi, tanti momenti dolcissimi ed emozionanti che ha vissuto con lei; gli abbracci, le confidenze, la dolcezza con la quale la capocommessa l’ha accolta fin dal loro primo incontro. E pensa al fatto che tanti indizi avrebbero potuto suggerirle qualcosa che potesse rivelare la vera identità di Gloria, ma lei non li aveva saputi interpretare. Sebbene abbia apprezzato i consigli di Marco, non è ancora pronta a fare quel passo che le permetterebbe di perdonare i suoi genitori, e neanche di dar loro l’opportunità di spiegarle i motivi che li hanno spinti a raccontarle tutte quelle bugie. Non ancora, almeno.
Le prime lacrime cominciano a solcare il suo viso, mentre pensa a quei momenti di dolcezza e intimità con Gloria; prova a ricacciarle indietro ma non ci riesce.
Singhiozzando si dirige verso il letto per lasciarsi andare ad un pianto liberatorio fino a che, sopraffatta da tutte quelle emozioni, non crolla in un sonno profondo.
Nel frattempo, la ballerina continua la sua danza solitaria accompagnata dal suono malinconico del carillon.

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Capitolo 3
*** Mercoledì, 16 marzo 1963 ***


La vita e il lavoro scorrono tranquillamente all’interno del grande magazzino milanese. Quasi tutti svolgono le loro mansioni seguendo la solita routine. Ma per alcuni di loro non è proprio un mercoledì come tanti, quel 16 marzo. Queste persone sono accomunate da un pensiero comune: l’assenza di Stefania.
La capocommessa e il direttore della ditta Palmieri, ovvero i suoi genitori, vivono un angoscia che li sta logorando, mettendo a dura prova la loro capacità non solo di sopportazione per il dolore causato dalla scomparsa della loro unica e adorata figlia, ma anche quella del dover fingere davanti agli altri. E se per Ezio quest’ultima incombenza si riduce agli incontri con le sue operaie nella fabbrica dove lavora, saltuariamente con alcuni dipendenti del Paradiso delle Signore – soprattutto il direttore e la stilista – e con il proprietario dell’azienda, il commendator Umberto Guarnieri, per Gloria questo compito è davvero molto difficile da affrontare, anche perché – oltre che davanti alle sue Veneri e agli altri dipendenti del negozio – deve anche recitare una parte impegnativa al cospetto delle clienti. Sebbene lei sia sempre stata cordiale, sorridente e accogliente con tutti, in questo frangente le risulta davvero arduo riuscire a farlo. Per lei ed Ezio c’è stata solo la piccola consolazione, quando hanno ricevuto il telegramma inviato da Stefania, nel sapere che almeno “lei sta bene e probabilmente è qui a Milano”.
Quelle pochissime parole, dettate frettolosamente dalla ragazza ad un telegrafista più per l’insistenza di Marco che per una sua precisa volontà, sono arrivate a casa Colombo come una benedizione, allentando almeno in parte la tensione e la paura che i suoi genitori stavano vivendo dal venerdì precedente, quando scoprirono che Stefania aveva lasciato la casa delle sue amiche e non era mai arrivata a Lecco, dalla zia Ernesta, come aveva annunciato con un messaggio lasciato a Irene e Maria.
Il nuovo confronto/scontro con sua madre, proprio a casa ragazze quel venerdì sera, era stato molto duro per entrambe e Stefania non aveva voluto ascoltare alcuna giustificazione che Gloria avrebbe voluto darle. Stefania era stata irremovibile e – con fatica e dolore – aveva parlato solo lei, animata dalla rabbia e dalla delusione. Dopo averla letteralmente mandata via da casa, la ragazza – sopraffatta da tutte quelle forti emozioni – era inizialmente scoppiata in un pianto disperato ed aveva quindi deciso che nemmeno quell’appartamento così accogliente era al sicuro dalle incursioni delle persone che lei voleva assolutamente evitare.
Era stata proprio Gloria, arrivando a casa Colombo scossa e provata dall’ennesima notte insonne, a ritirare il telegramma che un portalettere aveva appena recapitato.
I singhiozzi liberatori di Gloria, uniti a quelli di Ezio, avevano accolto quelle poche parole con le quali la loro figlia annunciava che stava bene.
Fra le altre persone che “sentivano” l’assenza di Stefania, pure Gemma, per quanto molto meno coinvolta emotivamente, trovava non poca difficoltà a raffrontarsi con colleghe e clienti, fingendo che tutto andasse bene, anche se – visto il suo carattere volubile – poteva apparire poco credibile qualora si fosse mostrata apprensiva per la mancanza della sorellastra nel posto di lavoro.
Un’altra persona del Paradiso a conoscenza del fatto che Stefania non fosse a Lecco per assistere zia Ernesta, era il Sig. Ferraris, con il quale la capocommessa aveva instaurato da mesi un bellissimo rapporto di amicizia sincera.
E poi c’è Marco.
Anche lui fa parte della grande famiglia del Paradiso, in qualità di giornalista della rivista aziendale. Solo che lui, a differenza di tutti gli altri, conosce esattamente tutti i dettagli relativi alla fuga di Stefania e, ovviamente, è a conoscenza anche del luogo nel quale lei si rifugia, visto che è stato proprio lui ad offrirlo alla sua pupilla diventando in pratica suo complice.
Ma anche lui è costretto a fingere e non solo agli occhi dei colleghi ignari di tutto, ma anche con Ezio, Gloria e Gemma. E se questa situazione un po’ gli pesa – soprattutto mentire alla fidanzata – in fondo tutta la storia lo intriga e lo coinvolge ogni giorno di più.
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Si è trovato coinvolto suo malgrado quando Stefania, sconvolta per aver scoperto che Gloria è in realtà la madre che lei ha sempre creduto morta, stava scappando dallo spogliatoio del Paradiso e gli è praticamente piombata addosso, sopraffatta dal pianto e dalla disperazione. Marco che, nelle ultime settimane, aveva avuto più di un’occasione per parlare con la sua pupilla di argomenti personali, esterni ai loro interessi comuni legati al lavoro in redazione, si era accorto con piacere di quante affinità lo accomunavano a lei. E, anche a causa del turbamento di Stefania per il dolore della sua cara amica Maria che aveva scoperto di essere stata tradita dal fidanzato, Marco si era spontaneamente avvicinato a lei invitandola a confidarsi, offrendole il suo appoggio e supporto morale. E per quanto entrambi non perdessero occasione per punzecchiarsi, quel comportamento e quelle attenzioni di Marco avevano fatto breccia nel cuore di Stefania, che si rendeva conto ogni giorno di più di quanto il suo mentore fosse proprio come lei lo aveva visto e descritto, oltre la maschera di cinismo e arroganza che lui portava da sempre.
Quella rivelazione di Stefania aveva spinto Marco a guardarsi dentro e a ritrovare il vero sé stesso, quello che da anni lui nascondeva, sostituendolo con un finto Marco; quello che mostrava e presentava a tutti e che ormai aveva preso il sopravvento al punto da ingannare lui stesso.
Quel suo modo di essere celato a tutti, che in realtà rivela una persona saggia e dolce, sensibile e altruista, lo aiuta a voler riscoprire dei valori che aveva riposto in cantina, insieme agli addobbi natalizi. E lo spinge a volersi concedere una nuova opportunità per lasciar sbocciare nuovamente quel galantuomo che non ricordava di essere. Questo nuovo percorso poteva sperimentarlo solo con Stefania, la sola – in pratica – a capire quanto nobile fosse l’animo del suo mentore; ma a lui non dispiaceva affatto che lei fosse l’unica con la quale avrebbe potuto condividere queste sensazioni ritrovate.
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Quello scontro con la sua pupilla, sconvolta, all’esterno del grande magazzino, l’aveva scosso davvero tanto; sebbene con difficoltà, fra singhiozzi e lacrime, lei era riuscita a dirgli che quel suo stato d’animo era dovuto alla sconvolgente rivelazione che sua mamma non era morta. Sua madre è Gloria! I pensieri si rincorrono come schegge impazzite nella testa di Stefania. All’improvviso tante cose non appaiono più come le aveva sempre viste e conosciute. Ma soprattutto ha la certezza che, oltre a Gloria, anche suo papà le ha sempre mentito su questa storia. Il mondo le sta letteralmente crollando addosso; se le sue poche certezze sono state spazzate via dal confronto avuto con la capocommessa, Stefania non vede alcuna via di uscita che non sia la fuga. Non sa dove scappare, nè come. Sa solo che non vuole vedere e sentire nessuno.
Ma, come se fosse piovuto dal cielo, ecco che Marco incrocia i suoi passi e lei, senza nemmeno pensarci, capisce che lui è l’unico che può capire come lei si senta adesso; lui conosce tutti i dubbi che da settimane la stanno affliggendo e si è sempre comportato in modo molto discreto e dolce nei suoi confronti. Istintivamente gli butta le braccia al collo in un abbraccio che può – almeno in parte – consolare la sua disperazione.
Marco è spiazzato da quel gesto; ha sempre visto una Stefania forte, tenace, combattiva. Questo abbraccio disperato le mostra un lato di lei che non conosceva, ma che lo colpisce nel profondo, spingendolo ad offrirle il suo appoggio incondizionato. Rendendosi conto che la ragazza non riesce neppure a parlare a causa dello sconvolgimento che sta provando, si propone di riaccompagnarla a casa. Lei rifiuta, chiedendogli invece di essere portata a casa delle sue amiche, dove ha vissuto fino al momento in cui decise di andare a convivere con suo papà.
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Se quindi Ezio e Gloria (e in parte anche Gemma), recandosi al lavoro hanno difficoltà perché obbligati a fingere una normalità che non sentono, Marco – al contrario – soffre per il fatto che, andando in ufficio, sa di trascurare Stefania, che resta sola in attesa del suo ritorno, contando le ore che la separano da lui. Lei sa cosa succede esternamente alla villa grazie a ciò che le racconta Marco; ma lui non è solo un messaggero che la aggiorna sulle novità del mondo esterno. È quel soffio di delicatezza e purezza che lei sta apprezzando ogni giorno di più a dispetto delle pessime notizie che riguardano la sua famiglia; è l’amico che non ha mai avuto e che rappresenta quel senso di equilibrio e senno del quale lei ha costantemente bisogno; è latore di freschezza e genuinità; bontà e allegria; sorrisi e consigli preziosi.
Vivono entrambi con sofferenza i momenti nei quali devono restare lontani, separati. Una sensazione anomala, soprattutto pensando a quanto fossero distanti in tutto quando si sono conosciuti.
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Quel mercoledì, però, prima che Marco rientri dal lavoro, un’altra persona arriva a Villa Guarnieri. È suo padre che è stato convocato per un incontro di lavoro da Umberto.
La ragazza, che vive in pratica reclusa nella foresteria, ha un tuffo al cuore quando scorge, affacciandosi alla finestra della sua stanza, l’auto di Ezio. È spaventata e non sa cosa pensare. Teme che suo papà possa aver scoperto il luogo dove lei si sta rifugiando e che sia arrivato per convincerla a tornare a casa. Cammina nervosamente, con passo spedito, coprendo decine di volte quei pochi metri quadrati della foresteria, e sente crescere l’angoscia che la opprime. La cosa peggiore, in tutta questa faccenda, è che Marco non è ancora rientrato e lei ha paura ad affrontare tutto questo da sola.
“Dov’è Marco? Perché non è ancora qui? Come avrà fatto mio padre a scoprire che mi sto nascondendo qui?”, queste erano solo alcune delle domande che assillavano Stefania, in preda al panico e sola, senza il suo mentore.
Solo quando vede suo papà andar via, riesce a tranquillizzarsi un pochino, ma è ancora troppo agitata e continua a camminare senza sosta fra la finestra e la porta di quella stanza.
Finalmente arriva Marco. Non ha ancora messo piede in foresteria che Stefania già lo subissa di domande.
“Era lui? Era la macchina di mio padre?”, sebbene l’abbia riconosciuto, vuole comunque avere la certezza e la conferma che si trattasse proprio di Ezio.
“Sì, è andato via adesso. Ma, Stefania, tranquilla. Non sa che sei qui. È venuto per parlare con Umberto!”
Marco percepisce lo spavento che la sua ospite sta provando e cerca subito di rendersi utile, di consolarla. Lo avrebbe fatto comunque, ma la situazione richiede una dose supplementare di fiducia e lui è felice di poter sostenere Stefania.
Le parole di Marco la aiutano a lasciar andar via un po’ di tensione, ma è ancora visibilmente scossa e lui la tranquillizza parlandole con la sua solita delicatezza.
Nonostante la paura di essere stata quasi scoperta, non può fare a meno di chiedere a Marco notizie di suo padre; gli chiede come sta, come lo ha visto. E quando Marco le dice che ha visto Ezio molto scosso e preoccupato, lei riprende a camminare nervosamente per la stanza.
“Io glielo avevo detto di non preoccuparsi, però!”, replica lei, mentre raggiunge la scrivania piccola e prova a calmarsi, bevendo un bicchiere d’acqua.
La dolcezza di Marco, che con le sue risposte sa sempre dipanare la matassa di interrogativi che affliggono la sua pupilla, riesce ancora a sorprenderla e l’aiuta a distendersi almeno un po’.
Lui le dice che deve cominciare a pensare al fatto che, prima o poi, dovrà decidersi ad affrontare nuovamente il mondo e confrontarsi con i suoi genitori, ma lei gli risponde che non è ancora pronta. E mentre lui incalza, cercando di farle capire che, in fondo, suo padre ha tutte le ragioni per essere preoccupato, lei insiste sul fatto che lui le ha mentito per anni, nascondendo la verità sulla sorte della madre scomparsa quando era una bimba di pochi anni. E conclude: “Non voglio che sappia che sono qua!”
Come ha pazientemente lavorato per aiutarla a rilassarsi il giorno prima, riuscendo a comunicare con lei e a regalarle anche degli inaspettati sorrisi, Marco sa che anche oggi la sua ospite necessita di un aiuto speciale e della sua grande pazienza e perseveranza.
E mentre continua ad invitarla a pensare a ciò che suo papà e la sua famiglia stanno affrontando a causa della sua sparizione, si accorge che Stefania è ancora molto ferma sulle sue convinzioni che non lasciano spazio al perdono e al dialogo. Dopo qualche minuto di silenzio, in cui Marco ha pensato che a Stefania serva del tempo e tanta serenità per poter riprendere quei discorsi per lei ostici, si accomodano entrambi su una sedia, come se stessero meditando per decidere chi dovrà ricominciare a parlare.
È lui che, con un sorriso che mostra dolcezza e pudore, si rivolge a lei provando a smorzare quella tensione.
“Comunque spero di non farti mai un torto, Stefania, perché sei veramente un giudice inflessibile!”
Lei, conscia della sua delicatezza e di quanto lui voglia comunicarle con quella frase, gli riserva uno sguardo che vorrebbe sembrare accigliato, come per ammonirlo: “Guai a te!”
Marco, sentendo quella frase e quel finto tono burbero, non può fare a meno di sorridere, compiaciuto ed emozionato. Il suo cuore comincia a correre all’impazzata al punto che sembra voler schizzare via dal suo petto. Non sa cosa stia succedendo; o almeno non è pronto per accettare ciò che immagina possa significare quello stato d’animo. Si sente nervoso e inadeguato, ma è felice di essere lì, in quella situazione nuova e bellissima. È felice di quello che Stefania gli fa sentire e provare quando stanno insieme.
Per qualche minuto in quella stanza cala un silenzio denso e palpabile; è Stefania che per prima spezza quell’incantesimo, ma solo per renderlo ancora più magico.
“Marco… spero di poter ricambiare il favore un giorno!”, gli dice, mentre i suoi occhi cercano quelli del suo mentore che ricambia lo sguardo con un’intensità che sembra fermare il tempo. È come se le pareti e gli arredi della foresteria fossero magicamente svaniti e loro si trovassero dentro una bolla, sospesi.
La frase di Stefania sembra rimbombare amplificata all’interno di questa bolla, trasformando i loro volti mentre gli occhi verdi di Marco si perdono in quelli scuri e profondi di Stefania.
Marco è investito da una scossa che lo rende euforico, ma non vuole distogliere lo sguardo dalla sua pupilla. Non l’ha mai vista sotto questa luce ed è ancora più bella e splendente di sempre. La sua replica arriva quasi smorzata dalla voce rotta dall’emozione.
“Beh, non dirlo troppe volte perché io sono molto bravo a mettermi nei guai, sai?”
Non sa nemmeno lui perché l’ha detto; forse perché spera di cacciarsi presto in un pasticcio dal quale Stefania possa trarlo in salvo? Lei non riesce a dire altro, ma sente quanto lui la forza non tanto di quella frase, ma di come entrambi l’abbiano interpretata e la stanno vivendo.
Adesso la stanza comincia a girare vorticosamente su sé stessa ed è Marco il primo che prova a fermare quella giostra, mentre il cuore gli esplode in gola.
In questo momento, più di quanto non gli sia mai capitato prima, ha la sensazione di trovarsi nel posto giusto, al momento giusto. Ma soprattutto con la persona giusta. Non è solo la stanza con i suoi arredi a sparire lasciandolo solo a fluttuare in un limbo con la sua pupilla; con lo spazio è sparito anche il tempo e non esiste più un prima né un dopo ma solo un “adesso” e un “qui”; esistono una “Stefania” e un “Marco”; esiste un “Noi soli qui adesso!”
La sedia sulla quale è seduto sembra incandescente e deve fare una fatica sovrumana per non staccarsi da essa di soprassalto. Ha bisogno di fare uno sforzo immane per cercare di riprendere un po’ il comando dei suoi pensieri e delle sue azioni; non vorrebbe assolutamente, ma sa che deve essere razionale. Sente come una lacerazione al cuore per quello che la testa gli suggerisce di dire. Ma sa che sicuramente è meglio così.
Attingendo delle forze che credeva di non avere più, a malincuore riesce a pronunciare queste parole:
“Adesso sarà meglio che io vada… non vorrei… destare troppi sospetti!”
Gli occhi di Stefania sono ancora dentro i suoi e questo non gli permette di alzarsi da quella posizione con facilità. La voce melliflua della sua pupilla sembra cullarlo in un sogno meraviglioso dal quale non vuole andar via.
“A più tardi.” Tre sole parole che danno al suo mentore il regalo più bello che potesse sperare: a più tardi significa che potrà vederla ancora oggi! Non riesce a capacitarsi dell’esatto significato di quella brevissima ma intensissima frase.
“A più tardi!”, replica lui, cercando di restare in equilibrio mentre barcollando, tenta di andar via da lì. Almeno fisicamente. Si alza e prova a dirigersi verso la porta, ma i suoi occhi non riescono a staccarsi da quelli di Stefania. Anche il cuore di Stefania è in subbuglio; quel ritmo forsennato che le sconquassa il petto non accenna a diminuire. Sorride al ragazzo che esce dalla foresteria pensando alla magia che si è creata fra loro e che vorrebbe non svanisse mai.
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Più tardi, quella sera, mentre è assorta nella lettura del libro di Conrad, Stefania sente bussare alla porta. Avverte nuovamente la tachicardia che ha accompagnato il suo cuore qualche ora prima e il suo viso si distende in un largo sorriso, pensando a Marco che è tornato lì da lei. Ha pensato che il modo di bussare non è esattamente quello convenuto; si alza dalla sedia dopo aver chiuso il libro per andare ad aprire la porta. È felice di questa interruzione, ma pensa con un sorriso birichino che vorrebbe sgridare bonariamente Marco facendogli notare che non ha usato il segnale che avevano concordato.
Prima che se ne renda conto, la porta si apre e – con sua grande sorpresa – scopre che il visitatore non è Marco, come aveva sperato in cuor suo. Colui che le si para davanti è invece il commendator Guarnieri, il quale – avendo intuito che Marco celasse qualche oscuro segreto in quella stanza – voleva capire cosa stesse succedendo lì.
L’espressione sul volto di Stefania cambia repentinamente; si blocca e si mette sulla difensiva, temendo una severa reazione da parte del padrone di casa.
Balbettando per l’imbarazzo di essere stata scoperta, prova a giustificare la sua presenza, dicendo che si tratta di una soluzione temporanea ma viene subito interrotta da Umberto che, seccato per la situazione, apostrofa la ragazza dicendole che non avrebbe sicuramente risolto i problemi che ha con la sua famiglia restando nascosta lì dentro. Le chiede, con tono severo, se immagina quanto suo padre sia preoccupato per il fatto di non sapere dove si nasconda sua figlia, rivelandole che – dovendo incontrarlo molto spesso per lavoro – si rende conto di quanto Ezio soffra per tutta questa storia. Stefania accusa il colpo, cercando di spiegare che anche lei ha le sue ragioni per agire in quel modo, ma si sente sopraffatta dalla presenza e dalle parole del Guarnieri.
Finalmente arriva Marco.
Stefania prova un misto di vergogna e imbarazzo ma anche di riconoscenza per quella visione che aveva atteso con trepidazione. Prova a dire al suo mentore che le dispiace per averlo messo in quella situazione scomoda con lo zio, ma lui – sebbene spiazzato da quell’intrusione – cerca di trasmetterle un po’ di serenità.
Rivolgendosi ad Umberto, gli dice che è stato lui ad ospitare Stefania e ad insistere perché lei rimanesse in foresteria, a causa dei problemi sorti in famiglia.
Il commendatore è piuttosto infastidito per quella che lui giudica una ragazzata fatta alle sue spalle, in casa sua; ma accetta la richiesta di Marco che gli chiede di non rivelare a nessuno questo segreto, invitando però i ragazzi a cercare una soluzione alternativa in tempi brevi, soprattutto perché per lui sarebbe ancora più imbarazzante continuare a mentire ad Ezio adesso che sa dove si nasconde la figlia.
Esce dalla foresteria lasciando Stefania e Marco che si guardano senza riuscire a dire una parola. Avevano entrambi fantasticato, immaginando un seguito ancora più dolce e romantico al loro incontro di quel pomeriggio, ma l’intrusione di Umberto è riuscita a raffreddare i loro pensieri e le loro fantasie. Stefania prova, con i suoi occhi da cucciolo che appaiono tristi come non mai, a dire a Marco quanto si senta mortificata, immaginando le ripercussioni che questa scoperta avrà su di lui.
Marco sfodera il suo abituale ottimismo e un sorriso dolcissimo, invitandola a calmarsi e ad ascoltare ciò che vuole proporle.
Sebbene lo desideri fortemente, Stefania non riesce a restituirgli un sorriso, assumendo un’espressione preoccupata e grave. Marco continua con il suo piano che tende a farle capire che, non solo lei continua ad essere una sua graditissima ospite, ma assicurandole che avrebbe risolto questa faccenda con lo zio e facendole capire che sa come affrontarlo e come convincerlo.
Purtroppo fa molta fatica a convincere la sua pupilla, che continua a mostrarsi agitata e non riesce a rilassarsi. Marco la invita a sedersi e, afferrando delicatamente le sue mani, cerca i suoi occhi spaventati per provare ad acquietarli.
La ragazza accetta l’invito del suo mentore, il quale non riesce ancora a trasmetterle almeno un po’ di serenità e si siede provando a respirare con meno agitazione. Finalmente incrocia quegli occhi verdi che brillano come se nulla fosse accaduto fra quelle mura e stringe le mani di Marco per comunicargli che adesso va meglio.
Il ragazzo, che aveva sperato in un finale di serata decisamente diverso, capisce che avrebbe dovuto tirar fuori tutto il suo talento per infondere a Stefania un po’ di tranquillità e che non sarebbe bastato raccontarle che non era successo niente di grave o di irreparabile.
Sa che Umberto sicuramente lo attende nel salone per discutere con lui di questo segreto ma, prima di affrontarlo, vuole a tutti i costi aiutare Stefania a non sentirsi in colpa per essere stati scoperti.
Le confessa che, probabilmente, è stato proprio lui a far sospettare Umberto tenendo un comportamento un po’ anomalo e schivando con difficoltà le domande che lo zio gli aveva rivolto quella sera. Ma vuole anche rassicurarla dicendole che, sebbene sembri molto severo e contrariato, Umberto è comunque una persona accomodante e insieme avrebbero certamente trovato un accordo. Lei non riesce a replicare ma trasmette a Marco, pur non volendo, tutte le sue angosce e i suoi timori. Si sente in colpa soprattutto perché ha fantasticato su quel loro incontro, sperando che le emozioni provate quel pomeriggio potessero ripetersi e magari aumentare. È come se il destino voglia comunicarle che le sensazioni che ha provato sono sbagliate, soprattutto perché lei sa che Marco è fidanzato.
Questo pensiero la spinge a mentire a Marco sul suo stato d’animo, dicendogli che adesso sta meglio e ringraziandolo per essere rimasta con lui a consolarla.
Ma si sente ancora molto agitata. E si sente anche sbagliata, come spesso le era capitato di sentirsi, soprattutto quando pensava alla sua infanzia senza una mamma e con un papà troppo spesso assente. Marco intuisce che lei non sta dicendo esattamente quello che prova e che vuole tranquillizzarlo facendogli credere di star bene; ma comprende il motivo di quel gesto, finge di crederle e si appresta, seppur a malincuore, a lasciarla ancora una volta da sola, con i suoi brutti pensieri.
Uscendo dalla foresteria cerca ancora lo sguardo di Stefania per regalarle un altro sorriso, ma adesso anche lui ha difficoltà ad esprimere quella tranquillità e quella serenità che sente di aver perso anche lui.
Marco ha una tristezza enorme nel cuore per quella situazione che forse avrebbe potuto evitare; è triste perché è consapevole che Stefania potrebbe ripiombare in quel tunnel buio e insidioso, dal quale lui sta cercando di portarla fuori con tutto il suo amore. Questi pochi giorni di convivenza con lei gli hanno permesso di capire altri aspetti del carattere della sua pupilla; nuovi tratti che gli mostrano le fragilità e le paure di Stefania, ma che la rendono – ai suoi occhi – ancora più affascinante. E questo pensiero gli fa capire che lei, per non creargli dei problemi con la sua famiglia a causa della sua presenza lì, potrebbe decidere di andar via.
L’idea lo atterrisce; non solo perché sa che Stefania si troverebbe nuovamente sola in balia di tutti i suoi demoni ad affrontare quel mondo per il quale non si sente ancora pronta. Ha paura soprattutto di come si sentirà lui se lei non sarà più sua ospite. Ha capito pochi minuti dopo averla introdotta in foresteria che il loro rapporto stava evolvendo in qualcosa di sconosciuto ma intrigante. La facilità con la quale entrambi esternano i loro pensieri e le loro emozioni, pur non disdegnando le loro schermaglie che li aiutano ad affrontare con più leggerezza anche gli argomenti più spinosi, lo stanno spingendo a rivalutare non solo questa loro speciale amicizia, ma anche i rapporti che intrattiene con gli altri, prima fra tutte la sua fidanzata.
Da quando stanno insieme non l’ha mai trascurata come sta succedendo da quando Stefania è arrivata in villa; e lui è frastornato da mille pensieri che lo spingono a fare chiarezza nella sua mente e nel suo cuore per capire cosa sta succedendo, ma soprattutto per capire cosa vuole. Non si sente in colpa per il fatto di ospitare la sua pupilla in casa all’insaputa di Gemma; però sa che il prolungarsi di questa situazione potrebbe incrinare anche il suo rapporto con la fidanzata.
Non riesce ad ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma nei suoi pensieri, nella sua mente e nel suo cuore adesso c’è posto solo per Stefania. Sa che lei, arrivando improvvisamente in casa sua pochi giorni fa, si è mostrata fragile e insicura, confessandogli che aveva bisogno di lui.
Adesso è lui che ha bisogno di lei; bisogno che lei stia bene e che sia serena; bisogno di vedere nuovamente i suoi sorrisi, le sue smorfie, sentire le sue battute sarcastiche e scontrarsi con lei anche per il taglio da dare ad un nuovo articolo.
Ma soprattutto ha bisogno che lei resti lì con lui; capisce che tutto ciò che riempiva le sue giornate e la sua vita fino a qualche settimana fa era solo un’illusione. Ed è felice di spazzare via tutte queste frivolezze senza valore per far posto alla gioia che prova quando è con Stefania.

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Capitolo 4
*** Giovedì, 17 marzo 1963 ***


Stefania ha rimuginato fino a tarda sera su quanto accaduto nella stanza che, grazie a Marco, alle sue attenzioni e alle sue premure, era diventata magica.
Ma la visita, non proprio cordiale, ricevuta dal commendator Guarnieri aveva spezzato quell’incantesimo e quella poesia; pensava a Marco che aveva sicuramente dovuto affrontare l’ira dello zio per questo segreto oramai svelato. Immaginava le sgridate a causa di quella scelta di Marco – per Umberto avventata – di offrire un rifugio ad un’amica. Si sentiva dannatamente in colpa e pensava che, quando lui le aveva offerto ospitalità, lei avrebbe dovuto essere più risoluta nel rifiutare.
E pensare che quella giornata, caratterizzata inizialmente dal timore che suo papà avesse scoperto dove lei si nascondesse, aveva raggiunto dei picchi di intimità e complicità assolutamente impensabili e straordinariamente meravigliosi.
Aveva atteso il suo ritorno quella sera con apprensione soprattutto pensando che, viste le premesse, quel loro feeling speciale avrebbe potuto crescere ancora. Queste sensazioni l’avevano aiutata a smorzare le tensioni e la delusione per quanto era successo con i suoi genitori, e quella sempre più piacevole presenza di Marco che inondava di calore e gioia la sua permanenza in foresteria cominciava a diventare indispensabile per lei.
Ma adesso lo shock!
Cosa avrebbe deciso di fare il commendatore? La sua prima reazione era stata davvero molto dura e spiacevole e chissà quanto avrà sbraitato contro Marco!
Aveva sperato in una visita tardiva, anche breve, del suo mentore; almeno per scoprire se le acque si fossero calmate. Ma Marco non era tornato quella sera in foresteria.
Le venne in mente il carillon e decise che quella scatolina magica avrebbe potuto aiutarla ancora, con il suo malinconico suono e la danza perfetta della ballerina.
Come la sera precedente, crollò in un sonno ristoratore mentre le stanche note echeggiavano per la stanza.
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La mattina successiva si svegliò molto presto; non aveva trascorso una bella nottata e aspettava impaziente l’arrivo di Marco per cercare di scoprire qualcosa del confronto che lui ebbe la sera prima con Umberto.
Pensava che ormai, sebbene non si sentisse ancora pronta per ributtarsi nella mischia, avrebbe dovuto accettare l’idea che il suo soggiorno a Villa Guarnieri potesse considerarsi concluso.
Era davvero molto grata a Marco per averle offerto questa straordinaria opportunità e questa àncora di salvezza nel momento più difficile e confuso della sua vita. E passeggiava nervosamente nella stanza pensando a come esternare tutti questi pensieri al suo mentore.
Qualche minuto più tardi riconobbe il segnale sonoro che Marco produsse bussando alla sua porta; si fermò di soprassalto provando sensazioni contrastanti.
“Avanti!”, disse con una voce un po’ tremante. Marco entrò, recando con sé due grossi volumi,
ma non aveva il suo solito sorriso, quello che riusciva sempre a trasformare quella stanza ogni volta che vi metteva piede.
Prima ancora che lui cominciasse a parlare, Stefania lo interrogò, con apprensione.
“Marco! Che ha detto tuo zio? È arrabbiato?”
Il ragazzo si diresse verso la scrivania piccola per posare i tomi.
“Ma no, Stefania, non è arrabbiato! E poi ce l’ha con me, non con te!”
“Io vado via subito; ho creato abbastanza problemi. Vado via subito!”. La giovane Colombo si accorse di essere più agitata di quanto non credesse, e sembrava che le sue frasi non volessero lasciare a Marco una possibilità di replica.
Il ragazzo, nonostante la delusione per non essere riuscito a celare a suo zio la presenza della sua pupilla per un tempo più lungo, era comunque più sereno di quanto lei non sospettasse e cercò subito di tranquillizzarla, parlandole dolcemente.
“Stefania, ti prego: calmati! Non c’è bisogno che tu vada da nessuna parte perché nessuno vuole mandarti via. E poi comunque siamo riusciti a trovare un accordo: puoi rimanere qui per qualche giorno ancora, quindi stai tranquilla!”
“Basta che non litighi con lui per colpa mia!”, aggiunse lei, preoccupata per tutti i problemi che, era sicura, gli stava procurando.
“Non abbiamo litigato. Anzi, mi ha anche dato questi, vedi?”, disse lui, indicando i libri che aveva adagiato sulla scrivania, invitandola a scoprirne il contenuto.
Stefania lo guardò interdetta e spiazzata da quella risposta; come le era successo il pomeriggio del lunedì, quando Marco era entrato in foresteria portando con sé due voluminosi scatoloni, anche questa volta non aveva notato ciò che lui introdusse nella stanza. Si avvicinò seguendo l’invito di Marco e lesse i titoli, con un accenno di incredulità.
“Mhh… diritto di famiglia e codice civile?”, lesse, assumendo un’aria sbalordita, non riuscendo a comprendere subito il perché di quelle letture.
“Per le tue ricerche, no?”, riprese Marco. Lui si accorse che lei era rimasta letteralmente bloccata mentre si interrogava sul motivo per il quale potessero servirle quei volumi e aggiunse:
“Ma Stefania; hai promesso a Landi di scrivere un articolo sul divorzio oppure no?”
Finalmente lei ebbe una reazione, sebbene apparisse ancora molto confusa.
“Ah… pfff…no no… non ho avuto proprio la testa per pensarci, no!”
“Beh, appunto; allora inizia a studiare, documèntati e poi le idee arriveranno!”, ribadì lui, usando il suo solito tono garbato e delicato. Ma in questo caso i suoi modi non bastavano ancora…
“No!, Non ho lo spirito per scrivere, Marco. Grazie, no!”, continuava lei, sicura che quell’attività fosse davvero l’ultima che potesse venirle in mente di fare.
“Senti, Stefania; se ti conosco almeno un po’ ti starai sicuramente annoiando a morte, adesso. E poi almeno così, quando tornerai in redazione, potrai dire di aver scritto l’articolo mentre assistevi tua zia!”, concluse Marco, regalandole un sorrisino furbo, che sembrava volesse stimolarla a reagire. Il suo tentativo fu premiato; il sorriso e l’espressione divertita di Stefania erano impagabili e solo per questo lui si sentiva appagato e nuovamente felice.
“Hai pensato a tutto?”, aggiunse lei, che ormai non riusciva più a trattenere il sorriso, esternando finalmente quel tanto di serenità che permetteva ad entrambi di provare a ricreare quel feeling che era stato interrotto la sera prima.
“Sai, ho scoperto di avere un grande talento nell’aiutare gli altri. Però, mi raccomando: non farne parola con nessuno!”, sentenziò lui, con un sorriso sornione e rilassato, mentre si apprestava ad andar via dalla stanza. Prima però che raggiungesse la soglia, Stefania – che era rimasta ferma davanti alla scrivania, con le mani appoggiate sui fianchi – lo richiamò.
“Marco!”
Lo sguardo del ragazzo, mentre si girava per ascoltare Stefania, faceva trasparire limpidamente la sua felicità; aveva sperato che lei reagisse positivamente per avere la tranquillità che, anche se l’avesse lasciata ancora sola quella mattina, lei si sarebbe sentita nuovamente viva e attiva. Sentire la voce di lei che pronunciava il suo nome gli regalò una nuova scarica emotiva mentre si fermava per sentire cosa la sua pupilla volesse chiedergli.
Continuando a sorridere, ancora meravigliata dall’ennesimo successo di Marco nel restituirle buonumore e gioia, raccolse i due tomi e si girò verso di lui.
“Io butto giù qualche riga. Tu rimani nei paraggi?”
La voce di lei era dolcissima ma non quanto il suo sguardo; e lui dovette faticare molto per trattenere il suo cuore impazzito di gioia per quella frase e per il significato che aveva per entrambi; e per sfuggire a quegli occhi penetranti che lo stregavano sempre più.
Avevano superato brillantemente il momento difficile affrontato con la visita di Umberto, la sera prima. La perseveranza di Marco nel cercare di fornire alla ragazza il suo sostegno e il suo supporto, ma soprattutto la grazia con la quale sapeva dissipare le nuvole che troppo spesso oscuravano i pensieri della sua pupilla gli facevano capire che quella era la strada giusta.
Era sorpreso lui stesso della facilità con la quale riusciva a farla star bene, adorando la sensazione che ne ricavava quando Stefania gli dimostrava quanto il suo calore e la sua presenza fossero importanti per lei.
Si dispiacque pensando che, per dover raggiungere la redazione del Paradiso Market, avrebbe dovuto lasciarla sola anche oggi, ma era consapevole che almeno lei avrebbe occupato il suo tempo facendo ciò che più al mondo adorava fare: scrivere.
Le restituì dunque un sorriso carico di affetto.
“Certo. Sai, vivo qui!”, fu la sua risposta che voleva, al contempo, rincuorarla del fatto che lui non l’avrebbe lasciata sola.
Lo sguardo di Stefania era adesso finalmente addolcito e soddisfatto. Lui era riuscito, ancora una volta, a scacciare via i suoi fantasmi e a regalarle nuovamente quella sensazione di pace che la faceva sentire bene. Era di nuovo nel posto giusto e aveva accanto la persona più straordinaria che avesse mai conosciuto.
Era consapevole che, sebbene avesse l’opportunità di impiegare diverse ore di quella giornata a scrivere un articolo al quale teneva particolarmente, quel giorno la mancanza di Marco sarebbe stata più difficile da sopportare. Non riusciva ad interpretare correttamente l’offerta di Umberto di quel materiale per documentarsi; la sua presenza e il tono della sua voce mentre inveiva contro di lei la sera prima, ancora riecheggiavano nelle sue orecchie e nella sua testa.
Si preparò quindi a studiare per poter produrre un lavoro che potesse rendere orgoglioso il suo caporedattore, ma ogni minimo rumore la faceva sobbalzare, temendo potesse trattarsi di una nuova incursione fra le mura, non proprio impenetrabili, della foresteria. Cercò di pensare a quanto le aveva detto Marco e volle credere che quelle frasi non fossero state pronunciate solo per tranquillizzarla, ma che in realtà Umberto avesse davvero accettato la richiesta di Marco di continuare ad ospitarla per qualche giorno ancora.
Aveva comunque deciso che doveva prepararsi mentalmente a quello strappo che l’avrebbe catapultata nella torbida realtà del mondo fuori dalla villa. E questo la spaventava non poco.
Nonostante tutti questi pensieri, riuscì a rasserenarsi quanto bastava per cominciare ad abbozzare l’articolo sul divorzio, che la tenne impegnata in pratica per tutto il giorno.
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Anche Marco non riusciva a non pensare alla giornata meravigliosa trascorsa fino all’arrivo di Umberto. Le emozioni provate gli avevano aperto una porta che conduceva in un mondo magico del quale ignorava praticamente tutto. Per quanto non fosse digiuno di relazioni interpersonali, soprattutto con le belle ragazze, e pertanto si sentisse decisamente un esperto nell’arte della conquista di dolci fanciulle, il suo confronto con Stefania del pomeriggio precedente aveva spazzato via tutte queste sue pseudo-certezze e ogni sua minima convinzione di ciò che fosse l’amore.
Dal lunedì precedente, ovvero dall’arrivo di Stefania alla villa, le chiacchierate con la sua pupilla, i loro sorrisi nonostante le cose negative accadute in quelle ultime settimane, il modo in cui lui cercava di capire e sciogliere tanti intrighi e interrogativi che la assillavano. Tutte queste cose stavano trasformando la sua percezione della vita; e cominciava a pensare a tutto ciò che fino a pochi giorni prima aveva osservato con uno sguardo diverso, senza comprenderle veramente.
Il rapporto con il ramo milanese della sua famiglia, quello con i colleghi della rivista Paradiso Market; e ancora quello con le sue conoscenze altolocate della città e in particolare a quello nuovo con la sua fidanzata. Quella con Gemma era una storia nata quasi per scommessa, almeno per Marco; mentre lei vedeva sicuramente il fascino del giovane giornalista in carriera, non disdegnava l’idea che lui fosse un rampollo di razza, il classico principe azzurro, nobile, altezzoso, snob e sfrontato. Tutte caratteristiche che lei vedeva come pregi e che a lui non dispiaceva utilizzare per mettere a segno l’ennesima conquista amorosa.
Caratteristiche che lui aveva cominciato a sentire estranee al suo io interiore, proprio grazie a quanto Stefania gli aveva confidato quando – con aria di sfida – le aveva chiesto cosa vedesse in lui.
E proprio grazie al modo garbato e dolce con il quale la sua pupilla gli aveva rivelato questo suo lato nascosto, Marco si era sentito finalmente libero di vedere tante cose con occhi diversi. Riscoprendo così valori che aveva dimenticato di possedere, apprezzando questa opportunità di rispolverarli e utilizzarli per affrontare il mondo con uno spirito nuovo.
Tutto ciò cominciava a farlo sentire inadeguato nella sua storia con Gemma; o quantomeno non propriamente a suo agio con lei, rendendosi conto di quanto il suo comportamento in questo senso risultasse fasullo e forzato. Voleva vedere il mondo e offrirsi ad esso per come sapeva di essere nel suo intimo; proprio come lo vedeva l’unica persona che lo aveva dolcemente smascherato: Stefania.
Trascorrere con lei tante ore delle sue giornate da quando le aveva offerto ospitalità in foresteria, gli stava facendo vivere sensazioni nuove alle quali non voleva più rinunciare, anche se questo avrebbe significato – lui lo sapeva benissimo – rimettere in discussione il suo rapporto con la fidanzata. E se non fosse costretto ogni giorno a fingere al cospetto di Gemma, di Ezio e degli altri colleghi, le sue giornate sarebbero perfette.
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Tutti questi pensieri, aggiunti agli impegni inevitabili con la rivista e la ricerca di scuse sempre nuove per giustificare i suoi modi sfuggenti, avevano insospettito Gemma che sentiva il suo fidanzato distratto e distante, senza capirne i motivi. Lei aveva tentato di chiedergli se tutto andasse bene, come sempre; aveva anche cercato di coinvolgerlo qualche sera, dopo il lavoro. Lo aveva invitato ad uscire con lei, ma lui aveva accampato una scusa che a lei sembrava forzata. Aveva ritentato il giorno dopo, chiamandolo in villa, forse più per accertarsi che lui fosse veramente a casa sommerso dal lavoro (questa era la scusa che lui le aveva propinato, cercando di prendere tempo) e non invece in giro chissà dove ma soprattutto con chi.
Marco non aveva nessuna intenzione di restare lontano da casa più del necessario, per non lasciare Stefania sola; lo squillo del telefono lo trovò intento nel suo lavoro, con la sua fedele Lettera 22 sul divano del salone; rispose alla chiamata di Gemma, ringraziandola per averlo cercato e per avergli così addolcito la serata che – a suo dire – era lunga e noiosa, confermandole però che non poteva interrompere quel lavoro importante che avrebbe dovuto assolutamente consegnare al direttore della rivista.
Marco si accorse della delusione di Gemma e gli dispiaceva mentirle e farla star male; ma non riusciva a non pensare che questo suo comportamento era ben giustificato. Non solo a causa della promessa fatta alla sua pupilla che non avrebbe rivelato a nessuno i dettagli della sua fuga; ma, soprattutto, perché questa insospettabile liaison gli stava offrendo un’opportunità bellissima per vedere tutto con occhi nuovi e con dei sentimenti sconosciuti fino a pochi giorni prima.
Sentiva nel suo cuore che il destino gli stava regalando una splendida scelta per una nuova vita, mostrandogli un bivio nel quale lui vedeva chiaramente quale percorso lo avrebbe portato alla felicità. E in quella scelta non c’era più posto per il cinismo, l’arroganza, la cafonaggine e i fatui sentimenti che lui aveva alimentato fino ad allora.
La via era chiara. Netta. Senza ostacoli e senza paure.
Non era mai stato così sicuro di una scelta in tutta la sua vita e, sebbene consapevole del conto che questa sua decisione gli avrebbe presentato, era risoluto nel volerla perseguire.
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Sapeva che la sua fidanzata era una ragazza poco accomodante e che non si sarebbe lasciata incantare dalle sue scuse che sembravano abbozzate solo per ammansirla.
Sempre più convinta che lui la stesse evitando per nasconderle qualche scomoda verità o, peggio, un’altra donna, Gemma pensò di fare una sorpresa al suo fidanzato presentandosi a Villa Guarnieri senza preannunciare la sua visita.
Arrivò piena di speranze ma anche con tanta paura di scoprire ciò che temeva.
Venne accolta da Italo che la introdusse nel salone dove la contessa sorseggiava una tisana; la Sant’Erasmo, che dopo le riserve nei suoi confronti dovuti soprattutto alla sua estrazione sociale, si era ricreduta e aveva cominciato ad apprezzare la ragazza, la accolse con estrema cortesia, facendola accomodare e chiedendo al maggiordomo di avvisare Marco di quella inaspettata ma graditissima visita.
Ovviamente Marco non poteva condividere la stessa gioia della zia a quella notizia che poteva rivelarsi disastrosa… avvisato dell’arrivo della sua fidanzata, non ebbe nemmeno il tempo di passare in foresteria per salutare Stefania, accertarsi del suo stato d’animo, vedere come lei si stesse organizzando con l’articolo sul divorzio e, non ultimo, avvertirla di quell’imprevisto contrattempo. Leggermente imbarazzato entrò nel salone, salutando Gemma e interrogandola sul perché di quella sua visita, ma venne subito rimproverato dalla zia per quei suoi modi non certo consoni verso un’ospite, oltretutto importante.
Marco si scusò con entrambe, accampando ancora la scusa del lavoro che stava assorbendo tutte le sue energie, addolcendo il tono della sua voce; avrebbe voluto trovare in pochi secondi un motivo per convincere Gemma ad andar via ed evitare così di continuare a mentirle guardandola negli occhi. Ma prima che lui potesse anche solo pensare a cosa escogitare, la contessa tarpò la ali alla sua fantasia, invitando Gemma a cena e facendo in modo che i due ragazzi potessero restare da soli.
La situazione si stava rivelando più ostica di quando lui avesse immaginato e fece molta fatica a schivare tutte le domande più o meno dirette che la sua fidanzata gli rivolse durante la serata.
Sebbene con difficoltà, riuscì a convincerla che il suo apparente distacco e la sua distrazione erano prettamente legati a questo nuovo lavoro che avrebbe dovuto ultimare in tempi stretti e le promise che avrebbero recuperato presto la loro solita routine.
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Dopo una giornata spesa quasi interamente nella stesura di uno dei suoi articoli più impegnati e di impatto, Stefania si interruppe a causa della rottura del pennino della sua stilografica; l’inchiostro schizzò i fogli sui quali stava lavorando e le imbrattò le mani.
Dispiaciuta per quell’interruzione, si alzò dalla scrivania per cercare nella stanza qualcosa che le permettesse di pulirsi dalle macchie ma, non trovando altro che una salvietta sopra il comò, decise di uscire dalla foresteria per potersi lavare le mani. Sapeva che, in genere, a quell’ora della sera non c’era più nessuno in giro per le stanze della villa, così uscì dal suo rifugio senza preoccuparsi di essere vista da qualcuno.
E grande fu invece la sua sorpresa quando, vagando alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla a smacchiare le mani, passò nel salone e – voltandosi verso la sala da pranzo – vide Marco che baciava Gemma mentre sedevano a tavola.
Non sapeva cosa pensare e come interpretare quella scena, ma soprattutto non si capacitava di ciò che in quei pochi giorni aveva intimamente vissuto quando Marco era con lei in foresteria.
D’un tratto sembrava che la realtà si fosse manifestata per presentarle una verità scomoda, inaspettata e ingiusta ma, ancora di più, dolorosa.
Le sue emozioni cominciarono a mescolarsi confusamente; per pochi ma intensissimi secondi non riuscì a muoversi né a staccare gli occhi da quella visione che le lacerava il cuore.
Ciò che aveva davanti agli occhi era una scena che conosceva a memoria, vista tante volte; solo che tutte le volte precedenti non avevano provocato in lei il disagio e l’imbarazzo che invece provava adesso. E l’imbarazzo poteva anche essere sopportabile, se il suo cuore non fosse tanto irrequieto e la spingesse a vedere una stonatura in quel quadretto romantico; solo che stavolta non vedeva sé stessa dalla parte sbagliata, bensì la sorellastra.
Era come se quell’immagine alla quale era ormai abituata avesse la forza di spazzare via la leggerezza e la dolcezza che aveva sperimentato negli ultimi 4 giorni.
Capì immediatamente che, purtroppo, doveva scappare via da lì, prima che qualcuno potesse accorgersi della sua presenza; e proprio quando stava per staccare lo sguardo per rifugiarsi nel suo dolore solitario, incrociò gli occhi verdi del suo mentore che la osservavano con un imbarazzo che non conosceva.
Fuggì di corsa, appena un attimo prima che Gemma si voltasse, incuriosita dallo sguardo del suo fidanzato che sembrava avesse visto un fantasma.
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Il turbinio di emozioni che Stefania provava nel momento in cui varcò la soglia della foresteria era incontrollabile e doloroso; pensò subito a quanto potesse essere stato stupido e infantile, da parte sua, pensare che Marco potesse rappresentare qualcosa di più del meraviglioso amico che si era rivelato essere. Perché sentiva il suo cuore come fosse ferito? Si chiedeva se aveva il diritto di sentirsi delusa o ingannata dall’atteggiamento di Marco; ma pensò subito che il suo comportamento non era stato ambiguo e che, anzi, si era comportato da vero amico, galantuomo e soprattutto rispettoso del suo dolore; e aveva saputo donarle leggerezza e serenità nei momenti più bui che avesse mai dovuto affrontare. Ma era pur sempre fidanzato e, oltretutto, lui non aveva mai provato a comunicarle esplicitamente qualcosa che potesse far presagire qualche dubbio nel suo rapporto con la sorellastra.
Sapeva esattamente il motivo della sua agitazione, della delusione, del dolore acuto che provava, ma non poteva per questo incolpare Marco per essersi comportato in modo poco consono davanti ai suoi occhi. Ancora la stessa vecchia, solita, ricorrente sensazione: quella di sentirsi sbagliata nelle situazioni che viveva. Dopo aver pensato e fantasticato di aver trovato un luogo magico, lontano dalle cose brutte e negative del mondo esterno, abitato da un principe dolce e generoso, nobile e affettuoso che la faceva sentire estremamente speciale, adesso vedeva quel castello incantato crollare come fosse di carta. Quelle che cominciava a sperare potessero essere le premesse per un nuovo rapporto con il suo mentore svanirono sotto i suoi occhi in un istante. Non riusciva a cancellare quella visione che la tormentava e le squarciava l’anima. L’agitazione era davvero insostenibile e si rese conto che quella sera sarebbe stata più difficile da affrontare rispetto a quelle precedenti.
Abbandonò il lavoro che stava scrivendo, lasciando fogli sparsi in ogni angolo della stanza; sapeva che Marco non l’avrebbe raggiunta in foresteria come era solito fare per accertarsi che lei stesse bene; non era sicura che lui l’avesse vista. Sperava proprio di no. Continuava a percepire sbagliata la sua presenza lì, in quel luogo, ma soprattutto nella quotidianità di Marco. E con tutti questi pensieri ritornò prepotentemente anche l’angoscia per la realtà cruda e ostile che avrebbe dovuto nuovamente affrontare.
Provò a convincersi che forse Marco non si era reso conto della sua presenza; dopotutto lei era lontana, in una zona buia del salone ed era stata lì solo per pochi istanti. No! Forse lui non l’aveva
vista e questa considerazione le regalò un sollievo pensando che lui avrebbe ripreso la sua solita vita con Gemma, senza doversi più curare della sua presenza.
Come sempre quando era agitata, i pensieri che le affollavano la mente erano tanti e confusi.
Pensò che sicuramente Marco non aveva mai abbandonato quella sua “solita vita” ma che solo la sua immaginazione le aveva dato una speranza che non aveva fondamento.
E si ripeteva che “Marco è fidanzato. Si è comportato come un vero e insostituibile amico, un mentore attento, un confidente prezioso, ma niente di più. La sua vita privata e intima è rimasta la stessa che io conosco bene!”
Tutto ciò non faceva che far aumentare quella sensazione di inadeguatezza e di imbarazzo per ciò che aveva visto, ma soprattutto per quanto aveva intimamente desiderato.
Sapeva che quei giorni sarebbero stati come uno spartiacque fra la sua vita di prima e quella che avrebbe affrontato da quel momento in poi. Non avrebbe mai dimenticato quanto Marco le aveva offerto con la sua dolcezza, il suo candore, il suo modo rispettoso di parlarle e di ascoltarla.
E fra mille dubbi e pensieri, adesso aveva una sola certezza: doveva andar via da lì.
Se tutte le sere precedenti aveva avuto difficoltà prima di riuscire a dormire, sapeva che questa sarebbe stata la più difficile e dolorosa.
Aveva troppe cose per la mente e non riusciva a riordinarle; avrebbe chiesto alle sue amiche se potevano ospitarla ancora per qualche giorno, perché era sicura che l’ultimo posto nel quale avrebbe voluto trasferirsi era la casa di suo padre. Avrebbe nuovamente incontrato tante persone che non era pronta ad affrontare, ma sapeva che ciò era inevitabile.
E avrebbe dovuto fingere. Tanto. Con tante persone.
Ancora una volta ricorse alla malinconica musica del carillon, sperando che potesse alleggerire la sua testa in fiamme. Lo estrasse dal cassetto del comò e, dopo averlo caricato, lo adagiò sul suo comodino; aprì lo sportello che imprigionava la dolce danzatrice e le sue piroette e si sdraiò sul letto mentre le prime lacrime cominciarono a sgorgare rigando quel volto triste.

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Capitolo 5
*** Venerdì, 18 marzo 1963 ***


Proprio come aveva temuto, quella che Stefania aveva deciso sarebbe stata l’ultima notte trascorsa nella foresteria, si era rivelata la più difficile e dolorosa, sotto tutti gli aspetti. Non riuscì a dormire granché, agitata in pratica come la mattina del lunedì precedente, quando era arrivata alla villa. Ai soliti assillanti pensieri si erano aggiunti quelli dovuti a quanto le era capitato di vivere la sera precedente e la sua agitazione la spinse ad alzarsi molto presto quel venerdì mattina: convenne che l’idea avuta dopo la sconcertante visita del commendatore due sere prima era quella giusta: era giunto il momento di lasciare quel rifugio che le aveva regalato dei momenti di leggerezza e spensieratezza, assolutamente impensabili fino a pochi giorni prima. Era sempre più convinta che quella era la decisione giusta, soprattutto ripensando alla scena presentatasi davanti ai suoi occhi la sera prima; scelta giusta e inevitabile, ma anche straziante e dolorosa.
Continuava a sentirsi confusa e incapace di decifrare tutte quelle emozioni che si accavallavano e si mescolavano nella sua testa. Marco aveva saputo donarle molto più di un posto dove nascondersi dal resto del mondo; era stato un complice discreto, un amico leale, un confidente prezioso, una presenza dolcissima.
Con il suo comportamento lui aveva confermato quanto Stefania aveva intuito fosse nobile, generoso e altruista il suo animo. Ed era felice di averlo potuto sperimentare lei stessa in un momento tanto difficile da affrontare. E pensava a quanto fosse vera la frase che gli rivolse la settimana precedente, ringraziandolo per il suo aiuto e il suo affetto, quando lui la accompagnò a casa delle sue amiche: “Marco, non so dove sarei adesso se non ti avessi incontrato.”
Più che un incontro, in realtà fu l’ennesimo scontro fra loro; solo che questa volta sembrava davvero guidato da un destino che voleva mostrarle una via di uscita da quella situazione catastrofica che aveva appena scoperto.
Un destino non facile da interpretare ma che le aveva regalato, proprio grazie al suo mentore, la possibilità di confidare finalmente a qualcuno tutta quella storia della sua infanzia che non era mai riuscita ad esternare prima di allora. Parlare con lui di tanti  argomenti dolorosi era stato un gesto semplice e spontaneo che aveva concesso ad entrambi un po’ di sollievo, insieme a tanta complicità.
La cosa più difficile restava però quella di ammettere a sé stessa ciò che la presenza di Marco aveva suscitato e continuava a rappresentare nel suo animo e nel suo cuore. Vederlo ogni mattina, puntuale e sorridente, mentre le portava la colazione in camera, con il suo disarmante sorriso e con una dolcezza infinita, l’aveva spinta a chiedersi il perché della sua agitazione e della sfrenata palpitazione del suo cuore. Una sensazione che cominciava ogni mattina ancor prima del suo arrivo, proprio immaginando di scorgere il suo volto mentre gli apriva la porta; e continuava in modo incontrollabile durante quei momenti di intimità che si instaurava fra loro. E cresceva a dismisura quando lui doveva andar via e lei non riusciva a pensare ad altro se non al suo ritorno fra quelle mura accoglienti.
La scena del bacio fra lui e la sorellastra della sera prima opacizzava questo quadretto perfetto che Stefania aveva cominciato a vedere come irrinunciabile; la solita dura realtà che spezzava i sogni e cancellava le illusioni. Purtroppo era abituata a questo finale di programma e decise di accettarlo, cacciando via il groppo che sentiva in gola.
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Si era alzata molto presto quel venerdì; e sicuramente in casa dormivano ancora tutti. Pensò che la prima cosa da fare era finire l’articolo interrotto a causa dell’incidente alla sua stilografica. E, dopo aver riordinato i fogli sparsi nella stanza, si apprestò a concludere il lavoro.
Non sapeva se avrebbe visto Marco quella mattina; non lo sapeva ma ci sperava davvero tanto. Sarebbe stato straziante salutarlo andando via da lì, ma l’alternativa – congedarsi senza vederlo – la sconvolgeva ancora di più.
L’agitazione non accennava a diminuire e con gli occhi lucidi dall’emozione e dal dolore prese un foglio per scrivere un ringraziamento ed un saluto a Marco, proprio nell’eventualità che non si sarebbero visti quella mattina: “Grazie per avermi dato rifugio in un momento così triste. Non lo dimenticherò mai!”
Inserì il bigliettino fra le pagine del libro di Conrad che il suo mentore le aveva consigliato di leggere qualche giorno prima e, sentendo dei rumori fuori dalla stanza, capì che i domestici della villa erano già in servizio.
Riuscì ad intercettare Italo e, affacciandosi all’uscio della foresteria, lo fermò chiedendogli cortesemente di chiamarle un taxi.
Lasciò quindi la porta aperta mentre preparava i suoi bagagli e si apprestava a quello strappo che – sperava – l’avrebbe aiutata a riprendere la sua vita di sempre, sapendo che non avrebbe più sentito quel calore e quella leggerezza che Marco aveva saputo regalarle.
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Stava per chiudere la valigia quando lui si palesò sull’uscio; sebbene questo fosse aperto, lui bussò dolcemente rendendosi conto che la sua pupilla non si era accorta del suo arrivo.
Ma negli istanti che precedettero quel momento, ciò che vide lo turbò enormemente e deglutendo si accinse ad affrontare quella verità che non voleva assolutamente accettare.
Stefania si voltò verso di lui e con un sorriso amaro lo invitò ad entrare.
Difficile capire chi fra i due soffriva di più in quel momento per quanto stava accadendo; entrambi sentivano una dolorosa sensazione che sapevano essere inevitabile.
La stanza sembrava ovattata e i loro pensieri erano più rumorosi delle loro azioni; intuivano entrambi ciò che succedeva nella mente dell’altro. I loro movimenti erano lenti e impacciati mentre si guardavano senza riuscire a dire nulla.
Lui provò a spezzare quell’incantesimo, ma la sua voce tradiva un’emozione fortissima.
“Quindi hai deciso: vai via!”
La situazione che si era creata fra loro in quei pochi giorni non contemplava nulla di simile nei suoi pensieri e nei suoi desideri; mai avrebbe pensato di dover pronunciare la frase che aveva appena detto. Il suo cuore cominciò a galoppare all’impazzata, attendendo una risposta che conosceva ma che non era pronto ad ascoltare e ad accettare. I battiti erano fortissimi e rimbombavano nelle sue orecchie mentre faceva un passo per avvicinarsi alla sua pupilla.
Lei capì in quel momento quanto sarebbe stato più difficile andar via dopo questo incontro; e il suo cuore seguì quello di Marco in un galoppo sfrenato e incontrollabile.
“È la cosa migliore per tutti, sì!”
Per quanto dolorosa potesse essere quella frase e quella decisione, sapeva che non aveva alternative; il suo cuore era lacerato, ma non poteva fare altrimenti.
Continuò distrattamente ad inserire tutte le sue cose nella valigia, soprattutto per avere una scusa che gli permettesse di evitare il suo sguardo. Avevano entrambi gli occhi lucidi e nessuno dei due era pronto per quel momento.
“Senti, Stefania: se lo fai per quello che ha detto Umberto, io ci ho parlato e sono riuscito a trovare un accordo. Puoi rimanere ancora qualche giorno!”
Marco sapeva, anzi temeva che sicuramente tutto ciò non sarebbe servito, ma non poteva lasciare nulla di intentato.
“Davvero. Grazie! Ho approfittato abbastanza della vostra disponibilità!”
Lei sentiva sinceramente quanto aveva appena detto, ma non riusciva a credere che quel suo sogno si stava infrangendo; e faticava a sostenere lo sguardo di Marco che invece cercava il suo continuamente.
“Guarda che non c’è nessun problema, Stefania, se ti fermi ancora per un po’!”
Forse lei avrebbe preferito che lui non fosse così insistentemente dolce e premuroso; sarebbe stato più facile lasciare quel posto fatato. Si voltò per guardarlo e notò che lui stava soffrendo almeno quanto lei. Ma il pensiero della dura realtà che si apprestava a rivivere e che non poteva ignorare le dettò una frase che avrebbe preferito non dire: “Io devo tornare alla mia vita e tu devi tornare alla tua: ti ho visto ieri con Gemma!”
Pronunciare quella frase e quel nome proprio davanti al suo mentore, fece scendere un gelo in quella stanza e divaricò la ferita che sentiva al cuore; riuscì, sebbene a fatica, a sostenere lo sguardo che lui le rivolse. Marco fu il primo ad abbassare gli occhi, imbarazzato ma conscio di quella verità. “Sì! Me ne sono accorto. E per fortuna che lei era distratta!” Era come ammettere a sé stesso che tutto ciò era veramente accaduto; non aveva saputo sottrarsi alle morbose attenzioni della sua fidanzata, insistente e petulante. Avrebbe voluto trovare una scusa, una qualsiasi, per evitare quella serata finta; e avrebbe desiderato confessare alla sua pupilla quanto avrebbe preferito trascorrerla insieme a lei quella serata e molte altre ancora. Ma non ci riuscì; non sapeva esattamente cosa stava accadendo. Ma sapeva che non voleva assistere alla partenza di quella speciale amica, ad un addio già scritto che gli faceva troppo male.
“Sì, esatto. Per fortuna. La mia presenza qui limita la tua vita e io non voglio rappresentare questo; non voglio che il segreto tra di noi ti metta in difficoltà con lei, assolutamente!”, disse mentre armeggiava confusamente con il foulard che cercava di annodare alla borsa. Tutti i suoi gesti, meccanici e incontrollati, le servivano per non sentirsi ancora più inadeguata da quella situazione straziante. Le sembrava di sentire il ticchettio di un enorme sveglia che scandiva un conto alla rovescia per ricordarle i pochi momenti che le restavano; quei piccoli attimi preziosi che avrebbe trascorso ancora in quella stanza, con lui. Il rumore era simile a quello di un gigantesco gong che la facevano sobbalzare ad ogni rintocco. Riuscì finalmente ad annodare il foulard mentre teneva la borsa posata sul letto e gli occhi bassi, persi nel vuoto.
“Stefania, che stai dicendo? A parte che riesco a gestire tranquillamente entrambe le cose… e poi…  quello che ti è successo… mi ha… mi ha toccato molto! Mi stai a cuore!”
Eccola, finalmente, la frase che lui sentiva dentro da giorni. Quelle poche parole che prepotentemente cercavano una via d’uscita dal cuore del ragazzo avevano, infine, trovato lo spazio necessario per essere proferite. La sua voce era calma, almeno apparentemente. Lui aveva fatto una fatica immane per non pronunciarla con un timbro tremolante, ma era felice di averglielo detto e si sentiva bene. Si sentiva come mai si era sentito prima. Aveva detto alla sua pupilla quanto la sua presenza per lui fosse importante. In un attimo aveva stravolto le sue poche certezze per acquisirne una nuova, indissolubile, vera.
Aveva gli occhi lucidi, ma li tenne fissi su di lei in attesa che gli ricambiasse uno sguardo; non sapeva come avrebbe reagito, ma la cosa che più lo appagava era proprio l’aver confessato quel sentimento travolgente che non sapeva più arginare.
Stefania si bloccò mentre infilava il cappotto, gli occhi ancora bassi verso il foulard annodato alla borsa, quest’ultima poggiata sul letto. Non si aspettava una frase simile; sicuramente nel suo intimo ci sperava, ma temeva che non l’avrebbe mai sentita. Il miscuglio dei suoi pensieri riprese senza sosta, spingendola a domandarsi cosa avrebbe potuto significare per lui, per lei… per loro da quel momento in poi. Riprese il comando delle sue azioni e, afferrando i bagagli con poca convinzione, restituì finalmente lo sguardo al suo mentore. “Anche tu!”, riuscì a dire, con enorme difficoltà ma consapevole che quella verità si sarebbe ben presto tradotta in una realtà ancor più dura e lacerante di quanto non avesse immaginato. E riprese, con un respiro affannoso: “Ed è per questo che io ti voglio restituire la tua libertà: devo andare via da qui. Sei stato un amico e… ti ringrazio!”
L’aveva detto. Non avrebbe voluto, ma era stato inevitabile e molto, molto doloroso. Per entrambi. “Devo andare via da qui!”
Marco non avrebbe potuto sentire una frase più terrificante per il suo cuore. E la cosa lo torturava maggiormente proprio per la breve frase che lei aveva pronunciato prima: “ti voglio restituire la tua libertà!” Ma a che prezzo?, si domandava. Come avrebbe potuto considerare quella sensazione una libertà? Che senso aveva avere una libertà che lo catapultava in un passato tetro e doloroso, distante solo pochi giorni ma che sembravano secoli. Una libertà che gli avrebbe permesso di ricominciare la sua vita fasulla, frivola, vuota e scialba. Circondato da falsi amici e costretto a recitare un copione che disprezzava al cospetto di una fidanzata che sentiva sempre più estranea. Avrebbe preferito mille anni di esilio, in foresteria con la sua meravigliosa Stefania, al posto di un solo giorno di quella che non poteva chiamarsi “libertà”.
Lei si avvicinò alla porta, sperando che il suo taxi non tardasse ad arrivare; ogni minuto in più trascorso in sua compagnia rappresentava un inasprimento delle sue pene e, sebbene lasciarlo fosse l’ultimo fra i suoi desideri, non vedeva l’ora di scappare via.
“Beh, gli amici servono a spalleggiarsi a vicenda, no?”, riuscì a rispondere lui, quasi balbettando dall’emozione, restando un po’ distante da lei per cercare di non rendere ancor più straziante quella partenza. Non riusciva però a staccare i suoi occhi da quelli della sua pupilla, che vedeva ancora più splendente e bella, nonostante la tristezza che esprimevano.
“Non diremo niente a Gemma!”, aggiunse Stefania, conscia della gravità che ciò avrebbe comportato se mai la sorellastra avesse scoperto quel segreto.
Con fatica aveva ancora nominato quel nome ostico che le ricordava – ancora – quale ruolo avesse lei in quella storia.
Anche lui accolse come fosse stonato il nome della fidanzata in quel contesto, ma si accinse a dare il suo assenso alla richiesta della sua pupilla: “No, meglio di no! Beh, abbiamo un altro segreto da condividere!”
“L’ultimo!”, aggiunse lei, con amarezza. Anche se sapeva che non era giusto si sentiva delusa dal finale di quella settimana che aveva saputo offrirle dei momenti straordinari e dolcissimi. Aveva pensato che finalmente, dopo aver sofferto tanto nella sua vita, finalmente assaporava una gioia inaspettata e assolutamente meravigliosa. Temeva che da quel momento il rapporto con il suo mentore sarebbe cambiato e voleva tenere vivi i ricordi di quanto aveva condiviso in quei pochi irripetibili giorni.
Aveva ancora gli occhi dentro quelli di Marco quando sentì un leggero bussare alla porta. Era Italo che, con la sua solita delicatezza, la avvisava che il suo taxi era arrivato.
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Marco avrebbe voluto urlare con tutto il fiato che aveva per dirle di fermarsi, di non andar via. Si sentiva come se qualcuno lo costringesse a trattenere il respiro senza permettergli di riprendere a fiatare… un’apnea dolorosa che gli toglieva tutte le forze e gli sbatteva in faccia una tristissima realtà. Era davvero tutto finito!
Perché non riesco a dirle cosa provo? Perché devo accettare questo strazio senza lottare per lei, per noi? Perché non ho visto prima la grandezza e la bellezza del cuore di Stefania?
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Nella mente di Stefania rimbalzavano praticamente le stesse sensazioni. E chiudendo gli occhi mentre seguiva Italo che la accompagnava verso l’uscita, avvertiva nuovamente i battiti del suo cuore impazziti e il respiro affannoso. E sognava di poter essere fermata dalla voce suadente di Marco che la esortava a restare ancora lì, insieme a lui.
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Deglutirono entrambi con grande fatica, cercando inutilmente di trattenere le lacrime che sgorgarono copiose sui loro volti.
E mentre lei saliva sul taxi che l’avrebbe riportata in quel mondo ostile, Marco cercò con frenesia il carillon; con le mani tremanti, lo caricò e – posatolo sul comodino – osservò, quasi fosse ipnotizzato il perpetuo balletto della ballerina triste.
Crollò sul letto che ancora tratteneva il profumo della sua dolcissima Stefania, inebriandosi con quella fragranza e stringendo il cuscino che aveva accolto la sua testa, i suoi capelli, le sue labbra, le sue lacrime. Pianse amaramente, promettendo a sé stesso che non si sarebbe accontentato del profumo della sua pupilla e delle note malinconiche di quella scatolina magica: quelle sensazioni che non riusciva più a frenare, lo spinsero a voler rivalutare le sue priorità.
Aveva finalmente capito cosa fosse quel magone allo stomaco. E quel nodo alla gola. E quella sensazione di cadere perenne.

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