Tarotto-monogatari (IN PAUSA)

di Aranel95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Una nuova compagna ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Attraverso il pozzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - La lettura dei Tarocchi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - L'incantesimo dei ritornanti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A/N Rieccomi di nuovo qui, con una nuova storia (diversa da quelle già scritte, che spero vi piaccia ugualmente)! A questo giro, le protagoniste saranno proprio le figlie dei nostri amati fratelli cani con un racconto un po' particolare (spero di riuscire nell'intento).
So che a molti, purtroppo, Yashahime non è piaciuto però mi auguro che il racconto venga apprezzato indipendentemente dalla trama del sequel. Pubblicherò il prologo per capire un po' cosa vi aspettate e se siete interessati al racconto! Vi aspetto nei commenti :D Un bacio a tutt* e buona lettura 






 

Prologo 
 

La decisione che avevo preso qualche giorno fa non era di certo quello che i miei genitori e mia sorella si aspettavano. Avrei tanto voluto rimanere con loro ma aver vissuto nella mia vera epoca mi aveva inspiegabilmente ispirata per scrivere una storia! 

Ebbene sì, la figlia del grande e potente Sesshomaru, in realtà, sogna di fare la scrittrice! 

Pensavate davvero che, al di là delle risse e della mia passione per le spade e lo sport, non ci fosse nient’altro? In realtà, il mio portatile è stracolmo di storie, bozze, primi capitoli lasciati in sospeso, idee geniali, idee spazzatura e quanto altro. Ma questa volta, vorrei che questo nuovo secolo abbia un ricordo dell’epoca Sengoku che non fosse quello che narrava delle varie guerre tra feudi, l’arrivo degli Europei e la cruda rigidità che aveva poi dato vita all’epoca Tokugawa. Ho cercato di convincere anche Setsuna e Moroha a venire con me ma, per il momento, hanno deciso di restare lì dove sono. Spero si convincano perché, davvero, non sanno cosa si perdono! 

Parlo, parlo, parlo… Ma sicuramente vi starete chiedendo come sia riuscita a tornare nell’epoca moderna. Il miracolo l’ha fatto proprio Kagome, dicendomi che sia la mia che la sua volontà di rivedere la famiglia Higurashi, ha permesso nuovamente di riaprire il passaggio attraverso il pozzo. Lei, come sua figlia, sta un po’ temporeggiando, ma sono sicura che, tra qualche giorno, mi ritroverò tutta la famiglia a casa di papà Sota! Alla nonna non dispiacerà ospitarli al tempio Higurashi, e nemmeno al bisnonno, perché sentono davvero la mancanza della loro Kagome…
L’anziana Kaede, in occasione della riapertura del passaggio, mi raccontò che solo Kagome e Inuyasha erano in grado di attraversare il pozzo, legati dal destino e dall’amore: lei infatti è la reincarnazione di Kikyo, la defunta amata di Inuyasha. L’amore tra loro due aveva permesso di riaprire nuovamente il passaggio ed è così che Kagome era tornata ed era rimasta nell’epoca feudale. A legarli c’era anche la volontà di sconfiggere il fantomatico Naraku di cui nonno Jaken non fa altro che parlarne di continuo… di quanto fosse cattivo, subdolo, crudele, approfittatore e imbroglione. Aveva persino rapito mia madre quando era solo una bambina! Proprio i racconti sulle avventure vissute da mio padre e da Inuyasha per sconfiggere questo Naraku mi hanno un po’ stimolata a scrivere.

Certo, se esistesse la corrente elettrica e la connessione internet in epoca feudale… sarei rimasta lì a scrivere, seduta in giardino mentre mamma canta una delle sue canzoni e Setsuna si allena con la spada assieme a papà. Pazienza.

Se voglio rimanere, tuttavia, dovrò tornare a scuola e stavolta ho promesso a papà Sota e a mamma Moe di comportarmi bene, senza fare risse o quant’altro. Sono tornata già da qualche giorno e, il tempo di rimettermi in paro con il programma, mi sento già pronta a vivere nuovamente come una ragazza moderna

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Una nuova compagna ***


CAPITOLO 1 Una nuova compagna 

 

Towa POV

Primo giorno di scuola, di nuovo. Mi sveglio, disturbata dalla luce del sole che entra dalla finestra. Non dormo più sul futon da qualche giorno e devo dire che non mi dispiace di aver dormito di nuovo nel mio letto. Mi alzo, piena di energie e pronta a ritornare tra i banchi di scuola - e senza il professor Kirin. Voglio dimenticare tutto quello che è accaduto e voglio smettere di pensare che il mio ex professore altri non era che un nemico giurato della mia famiglia.

Basta. 

Per prima cosa, cerco di cancellare i miei pensieri negativi con una rigenerante doccia calda. Lavo con cura i miei capelli, tanto delicati e particolari, e una volta finito, mi asciugo e indosso la mia nuova divisa. Papà Sota non vuole sentire lagne: avrei indossato la divisa femminile, che mi piaccia o meno. Quella deve essere una prerogativa dei papà perché mio padre Sesshomaru non mi aveva di certo regalato un’armatura, come avrei voluto… no, un kimono da donna. Costoso e pure abbondante di misura, ma pur sempre un kimono da donna. 

“Buongiorno Towa!” 

La voce squillante e dolce di mamma Moe mi ricorda tanto quella da usignolo di mamma Rin. Aveva già preparato la colazione, il cui profumo aveva inondato casa in pochi minuti. Devo dire che le mamme sono tutte le stesse: apprensive, dolci, pronte a proteggere sempre i loro piccoli. E a nutrirli. Una buona colazione è quello che ci vuole per iniziare una nuova giornata!

“Buongiorno mamma!” 

A tavola, ci sono già Mei, impegnata a divorare la sua colazione, e papà Sota intento a leggere il suo giornale. Certo che Mei e Moroha condividono, da brave cugine, lo stesso amore per il cibo… forse Moroha un po’ troppo, come suo padre. E, ora che ci penso, Moroha è anche mia cugina; e ci penso di più quando mamma e Kagome dicono che lei e Setsuna, quando litigano, sembrano i nostri padri! Per me è parecchio strano pensare a queste cose perché ho sempre pensato che io e Setsuna fossimo sole al mondo. Adesso, invece, mi ritrovo con due famiglie: da un lato, quella con mia sorella e i miei genitori, dall’altro la famiglia Higurashi. In più, la famiglia di papà Sota è legata alla mia perché sua sorella ha sposato quello che sarebbe mio… zio? Già, Inuyasha è mio zio, che a mio padre piaccia o meno! 

“Sorellona!” squittisce Mei, vedendomi.

“Ciao piccola,” le dico baciandole la fronte e sedendomi accanto a lei. “Buongiorno anche a te, papà!” 

“Buongiorno Towa, dormito bene?” mi chiede lui, sorridendomi da dietro il suo quotidiano. 

“Abbastanza, mi mancava dormire in un letto comodo! Però mi mancava anche stare con voi.” dico con gioia. 

So che posso tornare dalla mia famiglia naturale tutte le volte che voglio, finché il pozzo me lo avrebbe permesso, quindi non avrei sofferto poi così tanto. Se soltanto Setsuna e Moroha si convincessero… la prima cosa che farei, sarebbe regalare uno smartphone a mia sorella, sperando non lo aggredisca con la sua naginata! Per Moroha, ho già messo da parte un lettore mp3 per la musica, con un paio di pods bluetooth, così può ascoltare tutti i gruppi di k-pop che più preferisce. Ma mentre mi ero messa a fantasticare su di loro come delle ragazze moderne, non mi sono accorta nemmeno che Mei aveva finito la colazione, scappando a destra e a manca per finire di prepararsi e andare a scuola. Accidenti, si era fatto tardi anche per me! Per quanto mi fossi alzata presto, avevo perso tempo a fare doccia e shampoo… adesso mi tocca correre! 

“Towa, non dovresti…” mi dice mamma Moe.

“Cacchio è tardissimo!!” 

Finisco la mia colazione in un batter d’occhio e scappo di corsa a lavarmi i denti e a prendere la mia cartella. Mi viene difficile non portare la spada ma entrambe le mie famiglie mi avevano proibito di portare armi nell’epoca moderna. Credo proprio che mio padre Sesshomaru debba prima educare Setsuna e Moroha, insieme a Kagome, a come “sbarazzarsi” delle loro armi prima di poter venire da questa parte. Visto che non posso portare con me la spada, porterò il mio portatile. La mia intenzione, dopo le lezioni, è proprio quella di andare dalla nonna e mettermi lì a scrivere un po’ la mia nuova storia. Avrei fatto i compiti prima, poi avrei buttato giù qualche bozza e sarei tornata a casa per cena. O forse avrei mangiato da nonna - di sicuro, mi sequestrerà per stare con lei e il bisnonno e fare loro compagnia! 

“... andare?”  

Mamma Moe mi vede scattare via come una scheggia, sospirando. Anche papà Sota non esprime alcun giudizio: per quanto fossi sempre puntuale, ci sono sempre quelle giornate un po’ no in cui mi perdo in chiacchiere o non ho voglia di uscire da casa, facendo inevitabilmente tardi. 
Di corsa, prendo la mia bicicletta e mi avvio al Saint Gabriel, pedalando con quanta forza ho in corpo. Per fortuna, sono riuscita a recuperare il ritardo lungo il tragitto, arrivando in aula appena dieci minuti prima il suono della campanella. Essendo una scuola femminile, ho solo compagne e, ad accogliermi, è proprio una di loro.

“Towa!! Bentornata!” 

“Ciao Chiyo!” 

Chiyo mi fa entrare in classe, portandomi da Hitomi e Mako. Loro tre erano le uniche con cui avevo socializzato, compresa Mizuko, la mia compagna di banco. Nei mesi passati, non avevo passato tempo a sufficienza con loro, però, tra un battaglia e l’altra, mi ero trovata a tornare nell’epoca moderna e ho trovato sempre loro quattro ad attendermi.

“Towa ma che fine avevi fatto?! Tuo padre aveva comunicato ai professori che avevi avuto problemi di salute!” esclama Mako, vedendomi.

Una tradizione di famiglia penso, ricordando i racconti di Kagome. Ogni volta che lei si assentava da scuola per combattere contro i demoni dall’altro lato, il nonno le trovava innumerevoli malattie che potessero giustificare la sua assenza. 

“Eh sì, ma adesso mi sento meglio! E inoltre, ne ho approfittato per conoscere la mia famiglia naturale.” dico, arrossendo. 

Tutti sanno che gli Higurashi mi avevano adottata ma non posso di certo dire che mio padre sia un demone e che io provenga da un’altra epoca! Mi tocca inventare una scusa, non avrebbero potuto comprendere.

“Ci avevi parlato di questa cosa, tempo fa, ma non l'avevi approfondita.” disse Hitomi, stranita. 

“Sì, magari un pomeriggio potremmo uscire insieme e parlarne!” 

“Volentieri!” dicono le tre in coro. 

“Vedo che ti sei adattata alla scuola…” mi dice Hitomi, guardandomi. 

“Già, mio padre mi ha costretta…” rispondo, un po’ contrariata. “Ma Mizuko?” chiedo poi, cambiando argomento. 

“Non l’hai saputo? Ha cambiato scuola!” dice Chiyo, pigolando. 

“Oh, che peccato!” rispondo, altrettanto dispiaciuta. Volevo molto bene a Mizuko ma sapevo che prima o poi sarebbe andata via perché si trovava molto male in quella scuola. 

Chiyo e le altre non avevano avuto però il tempo di dirmi altro, che suona la campanella. Non era necessario dire altro perché, appena mi avvicino al mio banco, al posto di Mizuko, trovo un’altra ragazza. 

Guardandola, ho sentito un brivido lungo la schiena perché, non so per quale motivo, mi trasmette una strana energia: sembra più grande di una quattordicenne, ha dei lunghissimi capelli neri, leggermente ondulati e tenuti da una mezza coda alta, con uno di quegli strani elastici direttamente dagli anni Ottanta - credo si chiamino scrunchies - e gli occhi sono sottili e di un caldo marrone, contornati da un leggero tocco di ombretto blu e un fiume di mascara. Indossa l’uniforme come tutti quanti ma porta un luccicante bracciale d’argento pieno di ciondoli e le unghie laccate di blu. Alle orecchie, portava tre orecchini a destra e due a sinistra, per lo più cerchietti d’argento. 
Credo si senta fissata da me e, per questo motivo, si volta guardandomi. Sorride, il suo sguardo era un po’ ladro, come direbbe mamma Rin. Però ammetto che è davvero una bella ragazza, sembra una cantante di rock gotico… magari le piace pure quel genere. 

“Tu devi essere Towa, giusto?” mi chiede. 

Annuisco e prendo posto accanto a lei. Non sembra cattiva. 

“Sì, Towa Higurashi e tu?”

“Midori Kumo, piacere!” 

Sorride lievemente e sembra che quella brutta sensazione iniziale sia svanita. Meglio così! Noto che aveva anche un ciondolo di quelli che portano le streghe: un pentagramma con una pietra rosa e un serpente che avvolge il pentagramma. 

“Quarzo rosa. Tiene lontane le energie negative e purifica l’aura intorno a me.” risponde. Mi ha beccata, nuovamente, a fissarla.

“Bella, mi piace!” dico curiosa, prima che la professoressa entri. 

“Ne ho un’altra sul mio bracciale…” dice mostrandomi i vari ciondoli. 

Lo osservo, notando che aveva anche altri ciondoli con varie pietre colorate. Voglio chiederle cosa significhi ogni pietra ma purtroppo, fa il suo ingresso la nuova professoressa d’inglese. Si chiama Ai Watanabe e sembra molto affabile, vista la giovane età e il suo modo di parlare… vedremo se sarà così anche durante le lezioni. 

“... non sono l’unica nuova qui. Infatti volevo introdurvi la vostra nuova compagna di classe, la signorina Kumo.”

Midori si alza, andando verso la cattedra con passo sicuro: accidenti se è alta! Se a me la gonna della divisa va fin sotto il ginocchio, a Midori arriva appena sopra. Per compensare la lunghezza, indossa delle calze nere fino alle cosce e, come scarpe, aveva scelto delle inglesine marrone chiaro. Certo che al Saint Gabriel avevano un gusto pessimo riguardo le divise! Bianche, con dettagli rossi e neri e poi… le scarpe marroni! Tremende!

“Piacere di conoscervi.” 

Midori si inchina, con un’eleganza mai vista. Poi si volta verso la professoressa Watanabe che le consegna dei fogli con un test d’ingresso che serve alla professoressa per capire quale sia il nostro livello. 

“Ah, signorina Kumo?” dice Miss Watanabe, bloccando Midori prima che possa consegnare i compiti.

“Sì?” 

“Le chiederei, per la prossima volta, di rimuovere trucco e smalto. Sono donna anch'io e sono giovane e so quanto piacciano questi vezzi, però il regolamento scolastico parla chiaro!” 

“Ma naturalmente, professoressa.” risponde Midori con una pacatezza incredibile. “Per la pausa ricreativa, provvederò a rimuovere tutto.”

Miss Watanabe le sorride e annuisce, lasciando che Midori consegni tutto. Iniziamo così il test… il mio inglese era già vacillante da tempo, ma in epoca feudale non avevo avuto modo di fare pratica. Santa pazienza… Mi concentro e faccio del mio meglio. Alla fine dell’ora, Miss Watanabe ci comunica che avrebbe consegnato le prove corrette tra due giorni. Mi stiracchio un po’, poco prima della lezione successiva: due ore di matematica. Aiuto! Midori non sembra minimamente scossa, anzi, sembra pure brava in matematica. L’unica pecca è che non mi sembra molto loquace, mi ricorda Setsuna. Ma a differenza di mia sorella, Midori ha sempre un leggero sorriso sulle labbra sottili. 

Che buon profumo che emana… sa di pulito. Il suo odore mi piace, così come mi piacciono i suoi accessori, sapientemente tenuti nascosti sotto l’uniforme. Voglio che arrivi presto la ricreazione e poi la pausa pranzo per poter parlare con lei, mi ha messo curiosità! E infatti, dopo le due tremende ore di matematica, è ora di fare merenda! Prendo il mio portapranzo, tirando fuori una mela… mi ricorda quello scapestrato di Riku. Mi manca anche lui, devo essere onesta, ma so che non potrà passare da questa parte. Mentre penso a lui, non mi accorgo nemmeno che Midori era andata in bagno, tornando poco dopo senza smalto e senza trucco. Le sue unghie rimangono comunque belle e curate. 

“Mi dispiace che ti sia dovuta struccare.” le dico. 

“Oh, fa niente!” mi risponde lei, prendendo il suo portapranzo e mangiando qualche mandorla. “Il regolamento è quello, siamo noi che dobbiamo rispettarlo.” 

“È vero.” le dico ridendo. 

Improvvisamente, oltre Hitomi, Chiyo e Mako, si avvicinano altre quattro compagne di classe, curiose di conoscere Midori e di sapere come stessi. Sembrano attratte dal bracciale e dalla collana di Midori, facendole tante domande.

“Quindi sei una strega?!” chiede Tomoe, con occhi luccicanti.

“Sì, è così.” risponde Midori, tirando fuori uno strano pacchettino in velluto blu dallo zaino.

Il contenuto è un mazzo di Tarocchi, su cui sono raffigurati in oro su sfondo blu il sole, la luna e una rosa dei venti. Li osservo anche io, attratta come una gazza ladra. Non avevo mai visto dei Tarocchi da vicino e so che bisogna crederci fortemente per poterli consultare. 

“Li sai leggere?!” chiede Mako. 

“Naturalmente. Se vi va, possiamo fare una prova, ma prima, cara Mako, devi dirmi se credi nella loro lettura e interpretazione. Le carte non vanno prese in giro.” 

“Oh sì, a dire il vero nella mia famiglia siamo un po’ superstiziosi e cerchiamo qualcuno che ci possa leggere il futuro!”

“Bene, siediti allora.”

Midori inizia a mischiare le carte del mazzo, ponendolo poi al centro. Fa poggiare le mani di Mako sul mazzo, facendole chiudere gli occhi.

“Le carte devono conoscerti.” dice Midori, prendendo poi un pendolo con una pietra nera e agitandolo sulle carte. “L’ossidiana serve a scacciare via tutte le negatività esterne. La lettura sarà così meno corrotta e avverrà senza interferenze.”

Una volta finito, Midori toglie le mani di Mako dal mazzo e inizia a pescare cinque carte. Midori le guarda con attenzione, la fase della lettura è importante. 

“La carta del bagatto. Significa che hai molta voglia di fare e sei pronta a metterti in gioco. Ma attenzione, la carta del Papa è al rovescio. Vuol dire che, nel tuo impegno ci saranno delle difficoltà legate a delle vecchie abitudini, dure a morire.” 

La sentenza emessa da Midori viene confermata da Mako che è vero, ha dei progetti, ma la sua famiglia l’ostacola perché pretendono che non vada al di là di quelle che sono le loro abitudini. La paura di affrontare il nuovo… Rimango affascinata e anche un po’ spaventata, devo dire la verità. Mamma Rin mi disse di una cartomante che, quando aveva 16 anni, le disse terrorizzata che si sarebbe unita in matrimonio con un essere crudele, un essere non umano. Scoprire poi che l’essere che terrorizzava la cartomante non era altri che mio padre, nonché l’unico uomo che mi madre abbia mai amato, fece ridere mamma Rin. Gli yokai fanno paura a tutti…

“Uhm, anche il Sole al rovescio… attenta con le amicizie. Carro e Innamorato indicano che riuscirai nei tuoi intenti, nonostante gli ostacoli di cui abbiamo parlato prima. Ma devi portare pazienza.” 

La sentenza di Midori è definitiva. Mako la ringrazia, rimanendo a bocca aperta come le altre. Anche io sono appena rimasta folgorata e incredula. Le vorrei chiedere una lettura per me ma mi hanno bloccato due cose: il suono della campana e il fatto di voler avere delle sedute private con lei perché mi ha improvvisamente ispirata. 

 


***

 

Le ore successive fino alla pausa pranzo erano passate senza problemi e io, adesso, ho una gran fame. Mi avvio alla mensa assieme alle mie amiche ma, poco dopo, vedo Midori avvicinarsi al nostro tavolo. Strano, era stata la prima ad uscire dall’aula senza nemmeno avere il tempo di chiederle se volesse mangiare con noi e ora è qui.

“Perdonatemi, dovevo fare una telefonata e sono uscita subito. Posso sedermi qui?”

“Certo, accomodati!” le dice Chiyo, facendole spazio tra lei e me.

Midori siede tra noi due e iniziamo tutte a mangiare e a chiacchierare. La curiosità però è donna… 

“Midori, posso chiederti che cosa significano queste pietre?” dico, indicandole il bracciale. 

“Queste? Oh beh, il quarzo rosa come ti ho detto, tiene lontane le energie negative, come l’ossidiana. Quest’ultima però, è migliore contro il malocchio.” 

“Figo!” 

“Già. Il quarzo citrino garantisce una buona salute e aiuta nella digestione, mentre l’ametista è ottima per la salute mentale, garantendo equilibrio.” mi dice, indicando una pietra gialla e una viola. 

“E queste due?” dico indicando due pietre, una verde e una blu. 

“Agata verde, contro la sfortuna, aiuta nel trovare pace con chi ci sta intorno.” sorride guardando tutte noi. “Il lapislazzuli è la pietra della saggezza. A casa ne ho tantissime altre.”

“Sarebbe bello vederle!” dice Hitomi.

“Ve ne porterò qualcuna, prossimamente.” conclude Midori, sorridendo.

Il pranzo procede con serenità e Midori sembra davvero una tipa tosta: è intelligente, arguta, bella e amichevole. Vorrei che anche Setsuna e Moroha la conoscano! Ma conoscendo quelle due, sarebbero solo diffidenti e antipatiche…
Uscita da scuola alle 16, mi sento molto soddisfatta perché mi sono portata avanti i compiti da fare così avrò più tempo per la mia storia. Saluto le mie amiche, perdendo di vista Midori, e salgo sulla bici, iniziando a pedalare verso il tempio Higurashi. Mi volto vedendo che pure Midori è bici, anche lei verso la mia direzione.

“Vai verso la collina?” mi chiede.

“Uhm? Sì, i miei nonni vivono lì.” rispondo. 

Midori annuisce e pedala accanto a me, rimanendo in silenzio. Decido perciò di chiederle quel favore sulla lettura delle carte, magari le potrebbe piacere anche il mio progetto! 

“Senti, Midori, volevo chiederti se… se ti farebbe piacere leggermi le carte. Ho un’idea a riguardo!” 

“L’hai sentito oggi, Towa. Le carte vanno prese sul serio.” mi risponde lei con pacatezza. 

“Sì, infatti non è una presa in giro. Vorrei ispirarmi per un racconto, in cui le carte del mazzo sono rappresentate da personaggi di leggende ed epoche passate.”

Midori frena in prossimità di un passaggio al livello. Il suo volto tranquillo e sereno si tramuta con un semplice sorriso, un po’ furbo. Penso mi prenda in giro e l’idea possa sembrarle stupida! Non può dirlo senza prima aver visto o letto…

“Ah sì? Sembra carina come cosa.” 

“Lo pensi sul serio?!”

“Certo, Towa. Ma non posso consultare le carte ogni giorno per la stessa persona. Questa cosa può avvenire in un lasso di tempo abbastanza largo, come una decina di giorni ogni volta.”

“Ma certo, per me non ci sono problemi!” 

Midori annuisce e, una volta passato il treno, passiamo anche noi. Percorriamo un bel pezzo di strada assieme, scambiando qualche parola. Io arrivo per prima al tempio Higurashi e lei, contemporaneamente, si ferma per salutarmi.

“Abiti qui?” 

“Oh no, qui abitano i miei nonni! Oggi pomeriggio però mi andava di studiare qui, c’è molta tranquillità.”

“Bene. Se ti capita di stare qui dai tuoi nonni, puoi venirmi a trovare, io abito pochi isolati più in là. Circa cinque minuti in bici.”

Annuisco e le sorrido, venendo ricambiata. Midori è a tratti strana però è simpatica, credo che sia anche una ragazza dal forte estro artistico e sicuramente può darmi qualche aiuto o parere sulla storia. La vedo allontanarsi e sparire non appena prende la curva; prendo il mio cellulare, avverto papà Sota e mi avvio per salire quelle lunghe e infinite scale…

 

***

 

Come previsto, ho cenato dalla nonna, con il bisnonno che raccontava storie su storie e Buyo che non faceva altro che giocare con il mio portachiavi appeso alla mia cartella. Dopo cena, sono andata via, prima che facesse completamente buio ma sono abbastanza soddisfatta di quello che ho fatto nel pomeriggio e non vedo l’ora di mettermi seriamente all’opera. 
Dopo aver salutato i miei e mia sorella, mi sono chiusa in camera mia. Guardo lo sfondo del pc, c’è una foto di me con Setsuna e Moroha… quelle due sceme! Mi mancano… a loro non costa nulla passare dal pozzo. E vabbè… attenderò! Intanto, rileggo le bozze che ho scritto riguardo le carte che la stessa Midori aveva letto a Mako. Non mi convincono ma sono sicura che, facendo quanto mi ha promesso lei stessa, questi racconti prenderanno una piega più interessante. 

 

Buonanotte!





 
A/N Salve gente, come state?? Spero bene! E spero anche che il capitolo vi sia piaciuto! In teoria, io volevo scrivere tutto con il punto di vista di Towa ma la trama nella mia testa ha preso una piega di versa e quindi ci saranno più punti di vista, soprattutto delle protagoniste.
Piccolo avvertimento: capitoli che verranno contrassegnati con "INTERMEZZO" sono quelli relativi ai racconti che Towa scrive! Mi sembra una bella sfida scrivere per punti di vista, quindi spero di riuscirci! 


Un abbraccio, Aranel <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Attraverso il pozzo ***


CAPITOLO 2 Attraverso il pozzo


Moroha POV

Ma perché quella scema di Towa ha preso una simile decisione?! Lei è figlia del Sengoku, non del mondo al di là del pozzo! … ripensandoci, dovrei fare lo stesso ragionamento pure su mia madre: lei appartiene a quell’epoca senza demoni. Eppure, lei è qui e io esisto perché lei è rimasta al fianco di mio padre, superando tutte le barriere che il tempo ha messo loro davanti. 

Ma Towa! Towa era stata strappata alla sua famiglia e, visto che è riuscita a ritornare, dovrebbe passare più tempo con sua sorella e con i suoi genitori! Avrei potuto capire che, magari, quel ghiacciolo di zio Sesshomaru l’ha fatta seccare, o Setsuna l’ha indisposta… Keh! 

"No, la signorina vuole diventare una scrittrice! Gne gne!" 

“Fai il verso a mia sorella?” 

Per poco non cado dentro il pozzo. Ma quando accidenti è arrivata?! Non ho percepito nemmeno il suo odore. Ero venuta qui per capire se fosse il caso di andare ma la voce di Setsuna mi fa trasalire e spezza i miei pensieri. Mi avrà sentita?! 

“Ehm… no! Solo che… Pff, Towa è una sciocca!”

Pugno. In testa. Setsuna non è poi così tanto diversa da suo padre, come mi raccontano i miei genitori. 

“Ehi!!! Ti sei alzata con il piede storto stamattina?!” 

Setsuna mi fissa, a braccia conserte. Indossa il suo kimono giallo e il mokomoko sempre sulla spalla; porta i capelli sciolti, evento insolito e raro ma trovo che sia più graziosa con i capelli in quel modo. Ha pure tanti pretendenti che però, sia lei che suo padre, fanno gelare con un solo sguardo. Se soltanto non fosse così acida… 

“Non mi sono alzata con il piede storto.” mi risponde, sedendosi accanto a me, sul bordo del pozzo. “Ma forse è il caso di andare da Towa. Ormai mi sono abituata ad averla al mio fianco.”

La guardo con aria stranita: da quando Setsuna è così affettuosa?! L’influenza di zia Rin l’ha forse resa un pelino meno arrogante e gelida? Poi non ce la vedo proprio a stare in un’epoca come quella al di là del pozzo: mamma mi racconta sempre che in quel mondo ci sono cose molto strane ma che hanno migliorato la vita delle persone… ad esempio abitazioni a più piani. E non come i palazzi! Davvero con più piani! Anche cento! Towa mi dice sempre che in quel mondo è possibile sapere cosa succede al di fuori del Giappone semplicemente guardando quel cosoSumatō o cose così. Una volta Setsuna aveva puntato la sua Naginata contro quell’oggetto pensando fosse chissà che demone. 

La vedo dura per lei. Ma anche per me…

“Però… tu aggredisci gli Sumatō! E Towa dice che tutti ne possiedono uno, come farai?!”

“Ormai so cosa siano quegli oggetti. Ci abitueremo. Tu, piuttosto…”

“Io cosa?!”

“Tua madre viene da lì.” dice guardando all’interno del pozzo. “Dovresti averlo nel sangue…”

“Keh! Non dire sciocchezze, Setsu!” dico rimettendomi a braccia conserte. 

“Se non vorrai venire, sono cavoli tuoi.” 

La vedo ritornare dentro la foresta, allontanandosi con il suo solito passo felpato. La fisso nonostante sia fuori dalla mia visuale: che faccio?! Io vorrei tanto ma quel mondo al di là mi insinua parecchi dubbi… 
Mi alzo, stiracchiandomi. Forse è il caso di andare. Mi manca Towa, mi mancano le nostre avventure tutte e tre insieme! Magari se chiedessi a Riku di… oh no! Lo zio mi ammazzerebbe! Nononono! Andremo solo io e Setsuna! Decido di tornare a casa, prendere il mio zaino giallo e andare con Setsu! Sicuramente papà vorrà una scorta di ramen istantaneo e mamma vorrà che porti i suoi saluti ai suoi parenti. E visto che ci sono, magari le chiedo qualche consiglio su come sopravvivere in questo mondo giù dal pozzo! 



 

Setsuna POV

Towa è una sciocca ma Moroha lo è ancora di più. È vero: quel mondo al di là del pozzo non è fatto per noi, ma Towa… Lei è la mia gemella e, solo dopo aver riacquistato la memoria, sono riuscita a comprendere quel legame che mi tiene stretta a lei. Inizio a guardarmi allo specchio, una volta tornata a casa; pettino con cura i miei capelli e mi rendo conto di quanto io e mia sorella siamo diverse… lei il sole e io la luna. Come sono diversi i nostri genitori, come erano diversi i nostri nonni paterni. 

Io…

“Setsuna, sei rientrata!” 

Mi volto, trovando mia madre davanti la porta della mia camera. È bellissima, nel suo kimono rosa a fantasie dorate e con l’obi color corallo… certo, la cinta le va stretta perché il bambino che porta in grembo le ha fatto venire su un bel pancione. Nostro padre dice che sarà un maschietto e, come al solito, lascerà che sia nostra madre a decidere il nome. 

“Madre…” 

“Vuoi andare da Towa, non è così?” mi chiede, sedendosi delicatamente sul tatami

Un po’ mi piange il cuore perché resterà sola in questo periodo così delicato: certo, la gravidanza è ancora a metà e con lei ci sarà il vecchio Jaken, ma a mancare siamo i suoi gioielli preziosi. Io, Towa, nostro padre. 

“Sì, però… Mio padre non è ancora tornato.”

“Tornerà presto.” mi risponde lei, carezzandomi il viso con la sua infinita delicatezza. “Finché so che tu e tua sorella non correte pericoli, mi va bene tutto.”

No, non è vero. Lei soffre ancora per non averci potute crescere come avrebbe voluto! A volte si colpevolizza pensando che, con il nostro fratellino, farà tutto ciò che non l’era stato permesso di fare con noi, pensando che ne saremo gelose. Mai. Io e Towa siamo felici che almeno nostro fratello riceva l’amore di cui un bambino ha bisogno. E so benissimo che la scelta di Towa l’ha fatta piangere. Ma le madri sono tali perché sono capaci di accettare qualsiasi cosa per la felicità dei propri figli. Se ripenso a Kagome che, un tempo, ci raccontò che non aveva mai smesso di pregare nostro nonno affinché sia la sua Moroha che io e mia sorella stessimo bene. Pregava lui affinché con il suo spirito guerriero ci proteggesse sempre, come aveva fatto con i suoi figli. 

“Setsuna, su. Vai. Towa, in fondo, è andata via cinque giorni fa.” 

“E mio padre?” 

“Il signor Jaken ha detto che sarà di ritorno tra due giorni.” 

Mia madre mi rassicura più che può. Non vuole che lasci Towa da sola, ho compreso questo. 

Decido di darle ascolto e di preparare la mia roba. Lascerò una lettera per mio padre, per avvertirlo e per dirgli che presto, io e Towa torneremo a casa. Certo che questa sua voglia di scrivere un libro mi è ancora inspiegabile ma nostra madre ha imposto ad entrambe di seguire i nostri sogni, i nostri desideri e le nostre volontà, senza guardarci indietro. Sospiro, uscendo dal palazzo. Vedo mia madre e Jaken salutarmi mentre mi allontano con la mia roba. 

“Vado a recuperare Moroha.” 



 

Towa POV

Altro giro, altra corsa. Midori sta leggendo le carte ad una ragazza della IV B - la voce sulle doti di Midori si era sparsa a macchia d’olio in un solo giorno. Povera Nanami, Midori le ha predetto un breve periodo di sventura! Certo che deve essere dura dire alle persone che stanno per accadergli cose brutte o difficili, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente ma sembrerebbe che Midori ci riesca in maniera eccelsa. La sua espressione impassibile, i suoi sottili occhi nocciola, la sua lunga chioma riccia, le sue mani dalle dita affusolate che mischiano le carte con maestria… Mi sento quasi ipnotizzata nel vederla! 

“Towa.” 

La sua voce spezza i miei pensieri, richiamandomi alla realtà. L’intervallo è finito, tutte le altre erano appena tornate ai loro posti e Midori aveva appena messo via le carte. Mi siedo e la osservo: ha gli occhi chiusi, le braccia conserte e la bocca serrata. Dopo pochi istanti, si volta, guardandomi. 

“Sei sicura di ciò che vuoi scrivere?”

“Certo, perché non dovrei?!”

Midori abbassa lo sguardo. Sembra non essere convinta… che delusione! Beh, se non vorrà aiutarmi, scriverò per conto mio, magari un altro tipo di racconto! Un po’ ammetto che ci sono rimasta male, visto che Midori mi è parsa simpatica sin da subito… forse si sente annoiata da me oppure…

“Non ho detto questo. Stavo pensando a quali creature conosci che potrebbero ricordare i personaggi dei tarocchi, tutto qui. Non voglio scoraggiarti nella stesura.”

Annuisco, rincuorata. Devo smetterla di pensare troppo e di essere estremamente emotiva - come dice Setsuna. Devo avere anche più fiducia in me stessa e in chi mi circonda ed essere meno dubbiosa. Forse…

“Allora, posso chiederti di venire al Tempio Higurashi? Visto che abiti lì vicino, possiamo passare lì il pomeriggio e fare la lettura dei tarocchi!” 

Midori si incupisce per un istante, poi mi rivolge il suo solito suadente sorriso e annuisce. 

“Molto volentieri.” 



 

Moroha POV

“Eh?! Stai scherzando?!” 

“No, non scherzo, Moroha!” 

Guardo mia nonna con aria stranita: mi aveva appena piazzato sotto il naso i vestiti di Towa, pretendendo che sia io che Setsuna ci vestissimo da ragazze di quell’epoca. 

“Non esiste!” 

“Suvvia, non potete andare in giro vestite così!” 

Nonna Haruka sospira: certo, poverina, si è spazientita e mi sento in colpa. D’altronde è l’unica nonna che ho, così come le mie cugine hanno come unica nonna quella lastra di ghiaccio di Lady Inukimi. Inoltre, è sempre dolce e paziente con noi, non vedo perché debba comportarmi da immatura… 

“Va bene, anche se non credo usciremo da qui.”

“Non ci credo.” dice lei, ridendo. “Towa vi trascinerà in giro per Tokyo e vi farà conoscere le sue amiche, ne sono sicura!”

“Amiche… tsk!” commenta Setsuna, intenta a indossare i suoi abiti.

“Oh, hai scelto quelli? A Towa non piacciono, mi chiedo perché li abbia comprati…” aggiunge nonna. 

Setsuna indossa un paio di pantaloni blu stretti - Towa li chiama jeans - con una strana maglia color vinaccia piccina, tanto che le lascia scoperte le braccia e un filo di pancia. Io decido di mettere un paio di pantaloni corti, simili ai miei hakama, però di un color nocciola e una maglia verde. Certo che i vestiti di Towa mi vanno abbondanti, visto che lei è più alta di me e ha più forme!

“Mi sento ridicola…” dico, sistemando il mio immancabile fiocco rosso sui capelli. 

“Piantala.” 

Setsuna invece non perde mai l’uso della parola, eh? La vedo uscire da quella che era la stanza di mia madre e scende le scale, seguita da Buyo. Sto per farlo anche io ma la nonna mi blocca. 

“Moroha… come sta la mia Kagome?” 

Come sta… Sta bene, di questo ne sono sicura. Vive una vita completamente diversa da quella che sarebbe stata se avesse scelto di rimanere da questo lato del pozzo… una vita semplice, fatta di spiritualità e bene verso il prossimo. A volte penso che mia madre avrebbe voluto vivere in un lussuoso appartamento - si chiama così quello in cui vive zio Sota? - con tutte le comodità, abiti belli, cibo in abbondanza e quanto altro. Ma ha scelto di stare con papà e credo che questo la renda felice. 

“Uh… sta bene. Ti porge i suoi saluti.” 

Dico così e l’abbraccio. Arriccio il naso, sento un lieve odore di lacrime. Nonna sta piangendo, ma non comprendo se siano lacrime di gioia o di tristezza. O rassegnazione. 

“Bene, sono contenta per lei. Sapevo che Inuyasha avrebbe fatto la sua felicità…” mi risponde, staccandosi dall’abbraccio e asciugando le lacrime.

Sorrido, infondendole conforto e fiducia. Lo penso anche io, altrimenti non esisterei. 

“Beh, sì… Lei e papà sono molto felici.” 

“Non avevo alcun dubbio!” esclama. “Avanti, adesso andiamo di sotto. Vi preparo un bel pranzetto nell’attesa che torni Towa!”



 

Setsuna POV

Già tramonto e Towa ancora non torna. Guardo la mia tazza di tè e sospiro, ricordandomi che Towa passa nel tardo pomeriggio, dopo la scuola. Io sono abituata a ricevere la mia educazione in casa, con il vecchio Jaken o con mio padre. In questa strana epoca, invece, ricchi e poveri ricevono ugualmente un’istruzione… che cosa assurda. Mi volto: vedo Moroha distesa per terra, intenta a fissare quella strana scatola luminosa che emette suoni mentre si strafoga di dolci, il bisnonno intento a leggere un libro, la nonna impegnata a rammentare uno strappo sulla casacca di Moroha. Buyo si poggia sulle mie gambe, ricordandomi Kirara. 

Che epoca assurda! La gente vive nell’ozio, nella corruzione, non ha degli ideali per cui combattere. Si parla solo di politica, di denaro, di intrattenimento… Mio padre non è di certo felice della decisione presa da Towa ma lo scrivere un libro ha catturato la sua attenzione. Lui dice sempre che un guerriero deve affinare due arti: la spada e la cultura. Avrebbe preferito che mia sorella scrivesse su pergamena con l’inchiostro ma non ha fatto alcuna obiezione. 

Chiudo gli occhi… il suo odore! 

Mi alzo, correndo verso l’esterno e la vedo salire le scale del tempio, ma non era sola. 

“Ehi Setsu!!!” 

Sento Moroha gracchiare dietro di me, protestando per non averla aspettata. La ignoro, mi concentro sulla compagnia che ha Towa: non odora di demone, né di umano. Sa di pulito. Che strano. Con la coda dell’occhio, guardo Moroha che prova ad annusare.

“Ma che strana quella tizia… non ha odore. Forse è uno spettro!” 

“Non dire stupidaggini.” sibilo. 

Towa mi sembra felice, ancor di più quando ci vede. 

“Non ci credo! Setsu, Moroha!!!” 

Corre verso di noi, buttando per terra la cartella e ci abbraccia. Mi era mancato il suo odore, la morbidezza dei suoi capelli candidi, la sua voce squillante, la risata cristallina… Towa è come mia madre, non ci sono dubbi su questo.Ricambio l’abbraccio, senza dire nulla… non sono necessarie le parole, Towa lo sa quanto mi sia mancata. E io so quanto ci attendeva con ansia. 

“Ehilà! Vedo che ci hai rimpiazzate!” dice Moroha scherzando, una volta sciolto l’abbraccio. 

Towa sembra non capire ma, appena vede quella strana tipa dietro di lei, ferma in attesa mentre Moroha, maleducatamente, la indica, capisce. 

“Ah lei è Midori! La mia nuova compagna di banco!” 

Questa Midori si avvicina, continuando però a guardare Moroha, forse infastidita per la sua maleducazione. Lo sarei anche io. 

“Piacere di conoscervi. Voi sareste…?”

“Sono Setsuna, la mia gemella, e Moroha, mia cugina!” risponde Towa, con il suo immancabile entusiasmo. 

Midori annuisce e assottiglia gli occhi al sentire il nome di Moroha. L’ha presa ad antipatia, ben le sta a quella cafona! Nonostante questa tizia mi trasmetta strane sensazioni, inizia a farmi simpatia per come squadra male mia cugina. 

“Dai, entriamo!” 

Towa ci trascina dentro, compresa Midori, ma lei si ferma. 

“Eh? Che succede?”

Midori guarda Towa e le fa un leggero sorriso. 

“Non credo sia il caso di farti la lettura dei Tarocchi, oggi. Hai visite speciali, magari un’altra volta.” 

“Oh… pazienza. Però ti ringrazio per essere stata così comprensiva!” 

Tarocchi? Che roba è? Si è sentita infastidita dalla nostra presenza?

“Non ti preoccupare, Towa.” dice guardando mia sorella. “Domani è anche meglio. Secondo la carta astrale, domani è una giornata favorevole alla consultazione. Puoi anche venire da me, se vorrai.”

“Con piacere!” risponde lei.

“E siete invitate anche voi.” dice rivolgendosi a noi, sorridendo.

Moroha risponde ridendo, senza rendersi conto di avere infastidito Midori, mentre io mi limito ad annuire. La vediamo andare via, poco prima che Towa ci porti in casa. 

“Ma che roba è?!” chiede Moroha, anticipando la mia domanda. 

“Cosa? I Tarocchi?! Oh ecco…” inizia Towa “sono delle carte speciali che servono a leggere il futuro e a vedere come procede la nostra vita!”

“Ooooh fantastico!!” 

“Che stupidaggini…”

“Lo so, sorellina, non sei una a cui crede in queste cose, ma vedrai, Midori è pure brava!”

Midori…

“Towa?” 

“Sì?” 

“Quella ragazza… ha uno strano odore.” 

Towa si incupisce un po’, rimanendo davanti lo stipite della porta. 

“In effetti… è lo stesso odore che si sente quando vengono pulite e purificate le tombe.”

“Esatto.” 



 

Midori POV

Entro in casa, butto via quella stupida cartella. Mi spoglio dell’uniforme, indossando un vestitino a mezze maniche, viola scuro; sciolgo i capelli e rimetto a posto i miei bracciali. Mi dirigo in cucina e inizio a preparare il bollitore per il tè, nel silenzio di casa mia. 

Che forte aura demoniaca, quelle tre. 

Sento il mio petto pesante, come se il mio desiderio stesse iniziando a crescere dentro di me. Ma devo starmene buona, non è ancora il momento. Devo guadagnare la fiducia di Towa e non devo spaventarla, non voglio. Osservo la mia pietra di luna, sul bracciale: è brillante e piena. Certo, appartengono agli Inu yokai, e la luna è il loro elemento. 


Fiiiiiiiiuuuuuuuuu

 

Anche le foglie del tè non mentono. La loro posizione verticale indica il mio essere nella giusta direzione. Forse riavrò quello che desidero. 
Desiderio… una parola legata ad un oggetto magico. Un oggetto magico che, in passato, aveva coinvolto due persone a me care. Devo fare tutto questo per loro, per riaverli con me… Mi avvio verso la mia stanza, in penombra, e mi avvicino al tavolo su cui tengo le mie gemme. Accendo un incenso, rivolgo una preghiera ai Kami e purifico le pietre. La pesantezza nel mio cuore aveva creato energia negativa attorno a me, non mi serve.

Prendo un pezzo di vetro, il pezzo di uno specchio. Non ricordo chi me l'abbia dato, so solo di avercelo da sempre, da quando ero bambina. Osservo al suo interno, vedendo il riflesso della ragazzina dai capelli corvini e il fiocco rosso. 

Un lieve sorriso incurva le mie labbra. 

“C’è anche Moroha.” 





1. Smartphone pronunciato dai giapponesi



A/N: Sono viva! Mi dispiace immensamente per il ritardo (che credo si verificherà spesso) ma l'indomani della pubblicazione del primo capitolo, ho dovuto fare le valigie e trasferirmi per lavoro quindi... vi chiedo scusa ç__ç se vorrete continuare a sostenermi, ne sarò più che lieta, nonostante i prossimi ritardi di pubblicazione! T_T 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - La lettura dei Tarocchi ***


CAPITOLO 3 La lettura dei Tarocchi 

 

Towa POV

Ammetto che è stato difficile spiegare a quelle due teste dure cosa siano i Tarocchi… eppure credono negli spiriti maligni e nella magia demoniaca! Perché non credere nella lettura del proprio destinoMa credo che, a non convincerle, sia la stessa Midori. Cos’ha di così sospetto per loro? Io la trovo una ragazza come tante altre, di questa epoca moderna. Certo un po’ gotica, come quelle ragazze americane ed europee fissate con il mondo magico, ma è una cosa abbastanza comune, al giorno d’oggi. 

“Sì, va bene Towa, però… quella lì!” dice Moroha, grattandosi la testa.

“Cosa? Il suo odore non vi convince?!”

“Sì.” risponde Setsuna, secca. 

Sbuffo, buttandomi per terra mentre Moroha dondola i piedi seduta sul letto e Setsuna rimane seduta alla finestra. Ormai la camera di Kagome è diventato il nostro quartier generale e, quando glielo avevo detto, lei ne era più che felice. 

“Setsu…” dico, rialzandomi. “Forse è soltanto il suo profumo…”

“Che gusti orribili!” esclama Moroha tappandosi il naso. 

“Non è il suo profumo, di quelli che spruzzi e basta. Diciamo che è l’odore del suo sangue. Sa di pulito, è vero, ma è il pulito che si sente nelle tombe, di quando i cari vanno a trovare i defunti e lavano le lapidi con acqua di sorgente e fiori freschi.” dice in fine Setsuna. 

Non mi resta che chiudere il discorso. Io comprendo benissimo il loro scetticismo, perché ci sono cresciute con quella testa. Ma sospettare di una ragazza perché ha questo odore?! Può essere che sia parente di qualche monaco o di qualche sacerdotessa e nel suo sangue si senta questo odore così mistico… Non so più cosa pensare, pure le assurdità più insensate andrebbero bene ma Midori è una ragazza normale! 

“Va bene, potete anche non venire da lei domani. Saprò cosa dirle per giustificare la vostra assenza.” 

Prendo la mia cartella ed esco dalla stanza per tornare a casa. Setsuna però mi ferma, guardandomi con i suoi occhi pungenti.

“Che c’è, ti sei offesa?!” 

“No, sorellina.” le dico, sospirando. “Ma non potete impedirmi di avere degli amici solo perché il loro odore non è di vostro gradimento.”

Setsuna assottiglia gli occhi, lasciando la mia presa quasi in modo violento. 

“Fa come ti pare.” 

Perché deve sempre trattarmi male? Deve essere una caratteristica di famiglia, mi sa! La lascio perdere e, senza salutare lei e Moroha, vado via. Salgo sulla mia bicicletta e mi avvio verso casa di papà Sota. Mi fa malissimo dovermi comportare così con quelle due ogni volta che ci ritroviamo… tutto questo perché loro non riescono ad accettare le mie scelte e non riescono ad andare oltre i loro bei nasini.

“Sono due sceme, ecco cosa sono!” 

Arrivo quasi a destinazione, sentendo il buon odore della cena che mamma Mei aveva appena preparato. Invidio la sua forza, fino a fine giornata: oltre a badare alla casa, lavora tutti i giorni al Conservatorio e impartisce lezioni a centinaia di studenti. Tuttavia, mantiene sempre il suo bel sorriso e l’umore alto. L’ho già detto che lei e mamma Rin si somigliano tanto?! 

“Sono a casa!” 

“Bentornata, Towa!” mi accoglie lei, con gioia. 

“Papà e Mei dove sono?”

“Oh, Mei oggi aveva gli allenamenti di ginnastica ritmica, papà è andato a prenderla. Ma sei hai fame, puoi iniziare a cenare!”

“Mmm no, non ti preoccupare. Posso aspettare!” dico, sedendomi su uno degli sgabelli della cucina. “Oggi sono venute mia sorella Setsuna e Moroha a trovarmi.” 

“Oh! E perché non le hai portate qui?!” mi chiede, quasi dispiaciuta. 

“Beh, non ci siamo lasciate bene… e poi nonna ci rimarrebbe male se andassero via.” 

Mamma Mei mi guarda un po’ preoccupata. Lascia perdere la cena per un attimo e siede di fronte a me… adoro quando si mette a parlare con me, ogni volta che mi vede preoccupata.

“Che cosa è successo?” 

“Riguarda quella mia nuova compagna, Midori…”



 

Moroha POV

Setsuna si è proprio arrabbiata e Towa non sembra da meno. Ci vuole un attimo a spegnere l’entusiasmo di Towa, così come a riaccenderlo. Non sarà che Setsuna è gelosa del fatto che sua sorella abbia degli amici mentre lei è sola?! Beh, chi lo sa…

“Moroha.”

“Uhm?”

“Che ne pensi?” 

“Beh… Potrei chiedere a Myoga-ojiisan!” dico soddisfatta della mia idea.

“Bene. Vedi di fare passare pure quella pulce da questa parte del pozzo.” 

Annuisco e poi la vedo dirigersi in quella che, un tempo, era la camera di zio Sota. Ormai nonna ha lasciato le stanze dei suoi figli per com’erano così che noi possiamo starci quando ci capita di essere da questa parte del pozzo. A me lasciano sempre la camera di mia madre e gliene sono grata… il suo odore è impregnato ovunque e mi sembra quasi di essere cullata da lei. Si sente anche l’odore di mio padre, il che conferma il fatto che pure lui, a volte, passava qui e stava nella stanza di mamma. 

“Ehehe furbetti… chissà cosa combinavano! Ehi Setsu!!” 

“Che c’è?!” mi risponde infastidita. 

“Tuo padre dice che i miei facessero robe sconce dentro il pozzo!” dico ridendo per infastidirla.

La vedo diventare viola in volto e più inviperita del solito.

“Ma cosa vuoi che me ne importi?! E non credo proprio mio padre sia il tipo da questi pettegolezzi da damina di corte!” 

Abbiamo cominciato, come al solito, a punzecchiarci. Mi piace darle fastidio, non posso farci nulla! 



 

Kaede POV 

E così quelle due sono andate da Towa. Meglio così, avremo un po’ di tranquillità per qualche giorno. Mi avvio verso la tomba di Kikyo, per recitare il sutra serale assieme a Miroku. Da quando Naraku è stato sconfitto, ho avuto modo di seppellire nuovamente le spoglie mortali della mia amata sorella e di pregare per lei due volte al giorno. Miroku, assieme agli altri, nonostante l’odio provato per Naraku, hanno voluto seppellire parte del suo corpo, non più demoniaco, accanto a quello di mia sorella così da poter pregare anche per la sua anima corrotta. 

Chissà se le loro anime si siano nuovamente incontrate… 

L’amore malato di Onigumo aveva dato vita a Naraku e aveva creato solo guai. Certo, non mi piace l’idea che accanto a mia sorella sia stato seppellito quel maledetto, ma forse è meglio così… Mia sorella deve averlo accompagnato fino all’inferno e, invece di dare vita ad una battaglia eterna come quella dei demoni contro Midoriko, avranno sicuramente pareggiato i conti.

Per sempre.

“Divina Kaede.”

Mi volto trovando il monaco Miroku. Ormai io sono troppo vecchia e stanca per mantenere un forte potere spirituale, quindi lui e Kagome mi aiutano a proteggere il villaggio. Ma vedo che non era solo…

“Inuyasha, tu qui?!”

Il mezzodemone non mi risponde, continuando a guardare la tomba di mia sorella. Per quanto ami Kagome e per quanto il loro amore abbia superato tutte le barriere, sono convinta che, in un angolo remoto del cuore di Inuyasha, ci sia ancora mia sorella. Ma è la prima volta, dopo tanto tempo, che lo vedo qui. 

“Non posso venire a pregare per Kikyo?” 

“L’ultima volta, sei venuto qui con Moroha in fasce.” aggiunge Miroku, sorridendo. 

“Sì, Kagome voleva che portassi la bambina qui. E ha voluto che, una volta cresciuta, sapesse tutta la storia.” 

Annuisco, credendo che sia stata una cosa molto saggia da parte loro. D’altronde, Moroha esiste perché mia sorella si è reincarnata in Kagome… è un po’ anche merito suo se Inuyasha ha potuto ritrovare una nuova felicità. 
Miroku accende un incenso e, tutti e tre, ci mettiamo in ginocchio a pregare. Vedo che Inuyasha rivolge uno sguardo disgustato verso il piccolo tumulo che appartiene a Naraku: lui, come me, era contrario. Sesshomaru, ricordo bene, aveva ringhiato in tono contrariato perché non gradiva la presenza di Naraku nemmeno sotto forma di tomba ma sembrò che, a fatica, dopo un po’, si era convinto. 

“Perché anche lui? Sono vent’anni che me lo chiedo.”

“Inuyasha… un bravo guerriero deve saper perdonare i propri nemici.” dice Miroku. 

“Io non posso e non voglio perdonarlo! Sono oltre vent’anni che i suoi scarti sono sepolti qui, accanto a Kikyo! Lui non merita di stare qui!” dice Inuyasha, esplodendo di rabbia. 

“Calmati, cagnaccio.” intervengo. “Kikyo gli starà sicuramente dando filo da torcere, all’inferno.”

“Non importa! Perché devo provare pietà per uno che ha fatto le cose più abominevoli e aberranti per quella stupida Sfera!” 

Lo vedo andare via, senza finire la sua preghiera per Kikyo. Tutte quelle rarissime volte in cui lui viene qui, finisce sempre così. Scuoto la testa e, finita la preghiera, prendo un catino di acqua infusa di fiori e inizio a pulire le due tombe, con l’aiuto del monaco. 

“Perdonatelo, Kaede. Ha le sue buone ragioni e, per quanto sia maturato, continua a comportarsi come un bambino.”

“Sì, lo vedo…” 



***

 

Towa POV

Non ricordavo che la scuola fosse così noiosa. Dopo tre giorni, non ne potevo più, accidenti! Guardo Midori, assorta nella lettura del testo di storia: quella mattina era più taciturna del solito ma non sembrava scontrosa… credo che il comportamento di Setsuna e Moroha l’abbia infastidita! Oh se mi sentono quelle due!!! Anche all’intervallo di mezza mattinata e a ora di pranzo, Midori stava tutta per i fatti suoi, leggendo uno strano libro antico, con la copertina in pelle e le pagine in pergamena. Mi sembra un po’ lunatica…

“Towa.”

“Eh?!” 

Sobbalzo, ma riesce a percepire ogni volta che la guardo?!

“Che c’è? Devi dirmi qualcosa?”

“Ah? No, niente… solo che quelle due sciocche non ci saranno oggi pomeriggio.” dico sospirando. 

“Immaginavo, ma non prendertela e non sentirti in colpa. Non mi offendo, sai? Sai quante persone pensano che io sia strana o addirittura pazza o pericolosa?!” 

“Pazza o pericolosa?! Mi sembri tutto fuorché queste due cose!”

“Tu la pensi diversamente… ma il tuo pensiero non è uguale per tutti.” dice, sorridendo e assottigliando gli occhi. “Anche la mia famiglia non è vista bene, soprattutto mio padre.” mi dice poi, guardandomi con i suoi occhi ammalianti. 

“Oh e perché?” 

Suona la campana di fine lezioni. La vedo  mettere via il libro e poi alzarsi e stiracchiarsi. 

“Poi te ne parlerò. Andiamo?” 

Annuisco, prendo la mia roba e usciamo insieme da scuola. Mentre pedaliamo verso casa sua, la curiosità mi uccide lentamente, ogni istante che passa, quindi decido di chiederle del libro, anche per smorzare quel silenzio snervante! (Jaken POV: è proprio figlia di Rin!!).

“Oggi ti ho vista leggere quello strano libro… sembra uscito da uno dei capitoli di Harry Potter!” dico, ridendo.

“Infatti è un libro di alchimia, risalente al XVI secolo.”

XVI secolo? Ma è il periodo Sengoku! 

“Ti interessa l’alchimia?” 

“Sì, diciamo che è una roba che mi affascina. Anche se molti processi risultano inspiegabili perché, beh… certe cose sono state generate da demoni.”

“Oh… tu quindi…” 

Ops. Mi avrà beccata. O forse semplicemente sa che in epoca Sengoku esistevano demoni… ma certo, lei vive in un tempio, che stupida!

“Sì, so che in quell’epoca ci sono state guerre tra demoni, oltre che tra esseri umani.” 

Non le chiedo altro, non vorrei insospettirla. Proseguo per la mia strada, oltrepassando il tempio Higurashi. Non voglio aspettare quelle due stupide, sono state davvero maleducate con Midori!! Farò la lettura dei tarocchi da sola e si stupiranno quando racconterò loro della bella ispirazione che Midori mi sta dando. 

 



***

 

Poco dopo, arriviamo presso un tempio abbandonato. Quel posto, mi raccontò una volta nonno Higurashi, era un piccolo tempio di proprietà della loro famiglia ma che, dopo la morte del padre di Kagome, hanno dovuto dare via. Chi l’ha preso, deve averlo sicuramente abbandonato… Si dice che, proprio lì, sorgeva il tempio presso il quale la sacerdotessa Kikyo custodiva la sfera dei Quattro Spiriti, distrutto da zio Inuyasha durante la loro lotta, causata da Naraku. Se ci fosse Moroha, riuscirebbe senza ombra di dubbio a percepire l’aura spirituale che avvolge il posto. 

“Puoi mettere la tua bici qui.”

La voce vellutata di Midori mi riporta alla realtà. La guardo mentre mi indica un punto ben preciso in cui poter poggiare la mia bicicletta e faccio come suggeritomi. Mentre apro il cavalletto per ancorare la bici, vedo Midori entrare in una piccola casetta. Non sento altri odori, non c’è nessuno a parte lei… o forse sì. 
Lentamente, mi avvio verso l’abitazione, trovandomi dapprima sull’ingresso e poi in soggiorno: non era molto grande, ma era simile a quello di casa Higurashi, con le porte scorrevoli, un tavolino basso, un emaki sulla parete e alcuni vasi con dei bonsai. L’ambiente era abbastanza luminoso, così come la modesta cucina che è nella stanza accanto, arredata con qualche pensile, un piano cottura, un lavandino, un frigorifero ed elettrodomestici vari e un tavolo, sul quale vi è una piccola pianta. C’era un delizioso odore di dolci…

“Towa, accomodati pure.” 

Per poco non mi prende un colpo! Sembra che non riesca a sentire la presenza di Midori o a percepire i suoi mutamenti… che strano. La vedo, notando che aveva tolto la divisa scolastica, indossando un paio di pantaloncini molto corti ma comodi, dello stesso tessuto delle tute, di un color grigio chiaro, una maglia che lasciava le spalle scoperte color vinaccia e i suoi soliti bracciali, anelli, collane e accessori vari. Aveva sciolto la chioma che cadeva sulle sue spalle come una cascata di pece, nera come la notte senza stelle… con qualche ricciolo ribelle! 

“Oh ma…” 

Sto per dire qualcosa, ma comprendo immediatamente che l’altra presenza era quella di un coniglietto bianco, dal musino tenero, soffice come una nuvoletta. Midori lo tiene tra le braccia, coccolandolo.

“Lui è Mister Tato, ma puoi chiamarlo anche solo Tato.” 

Avvicina il batuffolo bianco e così posso accarezzarlo. Che soffice! A me piacciono i coniglietti come animali domestici ma mi rendo conto che in una famiglia di Inu Yokai, un coniglietto non avrebbe vita facile! 

“Che carino! E mi piace la tua casa, è molto semplice! Ma vivi da sola?” 

“Sì, i miei viaggiano spesso per lavoro.” 

Ma ha 14 anni, non può vivere da sola! Forse ha qualche permesso speciale, o semplicemente i suoi genitori sono degli incoscienti.

“Accomodati dai. Ieri sera ho preparato dei biscotti alla cannella, ti piacciono?” mi chiede, mettendo giù il piccolo Tato che, con le sue zampine rotonde, si avvia verso la sua gabbietta per mangiare della lattuga. 

“Sì, ti ringrazio.” 

La osservo mentre prepara il tè… cardamomo e vaniglia. Il mio povero naso è pieno di odori ma devo dire che non mi dispiace. Il sapore del tè è ottimo e i biscotti sono deliziosi! Midori deve essere proprio una cuoca in gamba! Se ci fosse stata Moroha, quei biscotti avrebbero avuto vita breve… 

“Sei pronta, Towa? La giornata mi sembra propizia!” mi dice lei, sorseggiando il suo tè. 

“Prontissima! Ma li leggeremo qui?!” 

“Oh no, vieni al piano di sopra.” 

Annuisco, finisco tè e biscotti e seguo Midori. Al piano di sopra, non posso esplorare molto per non invadere la privacy della sua famiglia ma vedo, sulla sinistra, due porte chiuse, sicuramente il bagno e la camera dei suoi genitori. La sua camera, sulla destra, ha la porta leggermente socchiusa. Quel posto sembra l’antro della strega: sulla parete di fronte è presente un enorme tavolo rettangolare che prende tutta la parete sul quale vi erano tutte le gemme di Midori, un bruciatore con dell’incenso, un piccolo altare Shinto e un emaki sul quale è scritta una preghiera rivolta ai kami; sulla parete di destra, c’è un armadio a muro scorrevole e sulla parete di sinistra c’è il letto di Midori, sul quale vi è un’inquietante coperta viola. La stanza è in penombra e l’unica cosa che sembrava emettere luce erano le candele poste su un tavolinetto basso al centro della camera.

“Towa, siediti.” mi dice indicando il cuscino di fronte a me. “Iniziamo.” 



 

Midori POV

La cucina è sicuramente il luogo meno adatto ad una lettura seria dei tarocchi. Noto che Towa è parecchio intimorita dall’aspetto poco ortodosso della mia camera, ma cosa si aspettava? Unicorni e arcobaleni? 

“Wow… questa stanza è…”

“Da strega? Sì, lo so. Se ancora esistessero, diventerei sicuramente una sacerdotessa nera.” le rispondo, mescolando i Tarocchi.

“Eh? Ma lanciano i malefici!”

“Appunto. Sarebbe bello poter gettare dei malefici su gente crudele. O che ti ha fatto del male.” le dico. 

Poggio il mazzo al centro del tavolo e poi purifico le carte con l’ossidiana. Towa mi sembra seria e concentrata, ci sarà da divertirsi. Pesco le cinque carte, osservandole per un po’ prima di emettere la mia sentenza: quattro dritto e un rovescio.

“Limperatrice. Indica una grande creatività e intelligenza. Penso ti possa ritrovare in questa cosa, visto che vuoi scrivere la storia.”

“Certo…” mi risponde lei, concentrata.

“Le Stelle. Se letta insieme all’Imperatrice, è una carta che indica riuscita e successo nei tuoi buoni propositi. Per una persona in fase di produzione, artistica o letteraria che sia, queste due carte nel loro dritto indicano un periodo fruttuoso per questa persona. Se sei ispirata, è il momento giusto per iniziare.”

Lo sguardo di Towa si è illuminato… le piace. Oggi è una giornata fortunata per lei e per la sua creatività e lo è anche per me. Proseguo con la lettura, rimanendo concentrata sul mutamento della sua espressione per capire cosa ne pensa. 

“La Temperanza, rovescio. Significa che sei in disaccordo con qualcuno… non saranno mica tua sorella e tua cugina?” 

“Oh… già.” mi risponde tristemente. 

Immaginavo. Dopotutto, quelle tre hanno il carattere dei loro genitori, così diversi tra di loro e con tante cose che cozzano. Mi chiedo ancora come le loro madri, delle semplici umane, si siano associate a quei demoni… ma perché mai dovrei parlare io? Scuoto la testa, cercando di cancellare dalla mia mente le scene di un sogno che faccio spesso, per non dire sempre. Io non ho vissuto quello che vedo, eppure… 

“Continuiamo.” 

Giro un’altra carta. 

“L’impiccato. Può sembrare una carta orribile, ma il suo dritto indica un momento di stasi obbligatoria. Per caso, sei in una simile?”  

“No, non credo. Se sono in una stasi, forse l’ho decisa io…”

“Certamente, ci sono le Stelle. Indicano anche una volontà, quindi se sei in una situazione di stallo è perché l’hai voluta tu.” 

“Oh… l’Eremita. Sei in fase di riflessione, meditazione. Direi che tutto sembra combaciare con la tua situazione e sul perché tu sia qui.” 

La vedo cambiare espressione, come se fosse sorpresa. Lei non sa che io so. Questa cosa mi diverte perché ho il potere in mano e mi dà la possibilità di muovere i burattini a mio piacimento. 

“Queste carte descrivono bene la mia situazione. Stasera lavorerò alla stesura del testo, tanto domani non abbiamo scuola!” esclama con entusiasmo.

“Bene, la presenza delle Stelle è molto forte. Non vedo l’ora di poter leggere il tuo elaborato.” le dico, con sincero interesse.

Per quanto la mia missione sia un’altra, Towa è una persona che mi incuriosisce. Suo padre è un essere gelido, come la fredda luna. Sua madre è una creatura spontanea e sincera, come il caldo sole che scioglie la neve. Lei ha una forte aura demoniaca ma anche quella umana non è da meno. 

“Vuoi restare per cena?” le chiedo per cortesia.

“Oh no, ti ringrazio, non voglio abusare ulteriormente della tua gentilezza! Tornerò a casa, ma sicuramente domani pomeriggio potrei fare un salto qui, se sei in casa.”

“Ma certo.” le dico, sorridendo. 

L’accompagno fino alla porta e la vedo andare via con la sua bicicletta. Devo purificare il tempio, ha insozzato il luogo con la sua aura da demone cane… e alla mia stirpe, non sono graditi. Accendo un po’ di incenso, recito una preghiera ai kami e purifico la casa ponendo delle pietre nei vari angoli. Tato dorme nella sua gabbietta ma mi tiene ugualmente compagnia mentre preparo la mia laconica cena. L’aria sembra più leggera ma la presenza, al tempio Higurashi, della figlia della sacerdotessa e del mezzodemone interferisce con la mia aura purificativa. 

Maledetta. 

L’albero a cui era stato sigillato suo padre le dà anche ulteriore forza, amplificando sia i pochi poteri demoniaci che quelli spirituali… ma di cosa mi stupisco? Io e lei siamo identiche, sotto questo aspetto. Credo di non essere piaciuta a lei e a quel mastino della cugina proprio perché loro due, a differenza di Towa, sono più avvezze a percepire aure diverse, ostili. 

Che importa. 

Mi siedo, mangio in completo silenzio il mio riso in bianco con dei porri e del salmone e poi metto via tutto. Lavo tutto con cura, odio il cattivo odore dei piatti sporchi. In generale, odio lo sporco. 

Lo sporco… mi ricorda una filastrocca che sentivo sempre da bambina, ma di cui adesso non riesco proprio a rammentare le parole esatte. 

Adesso sono stanca anche per pensare e ricordare. Vado a dormire, sperando che quel solito sogno non si presenti. Perché sono costretta a rivedere quella scena tutte le notti?! A sentire le urla, l’odio, la vendetta, il rancore… So benissimo cosa accadde, in quel tempo passato! E sono qui per questo! Non mi interessa che mi si venga ricordato tutte le notti. 



 

“Inuyasha!” 

SWISSSSSS

STUD!!!

“Ki… Kikyo…”

“Sorella Kikyo!!!” 

“Ka…Kaede… La Sfera ha causato già fin troppi danni. Dovrà essere bruciata assieme alle mie spoglie mortali.”

KIKYOOOOOOO


“Ki…Kikyo…NO!”

Mi sveglio di colpo, nel cuore della notte. No, di nuovo! Sono sudata, sento il cuore esplodermi. Basta, non ne posso più. 

Mi alzo per andare in bagno a lavarmi il viso, voglio riprendere a dormire, ma non mi sarei mai aspettata che, oltre al danno, avrei subito la beffa. Mi guardo allo specchio e un’orrenda cicatrice dalla forma strana attraversa metà del mio viso, dal lato destro. 

“AAAAAAAAHHHHHHH!!!!”


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - L'incantesimo dei ritornanti ***


CAPITOLO 4 L’incantesimo dei ritornanti 

 

Moroha POV

“Ma come ti sei potuta dimenticare di noi, ieri?! Ti abbiamo aspettata tutto il giorno!!!”

“Sono andata da Midori…” proferisce Towa, entrando in casa di nonna Haruka.

Avrei preso Towa a schiaffi molto volentieri, di prima mattina, ma mi viene troppo difficile. E poi, sarebbe stata Setsuna a gonfiare me come un pallone se soltanto mi fossi azzardata a toccare la sua sorellona. Pazienza. Ma questa Midori me la paga!

“Era necessario?! Quella tipa ha uno strano odore e una strana aura!” le ripeto. 

“Aura?! Io non ho percepito nulla!” mi risponde con aria svampita.

“Ma allora sei scema!” 

“Moroha, gradirei che smettessi di urlare, sono le 7.30 del mattino!” mi risponde Setsuna, già incazzata. 

“La nonna è al mercato e il bisnonno è già in piedi, perché rompi??” 

“Perché danno fastidio a me, le tue urla.” 

Sbuffo, vedendola accogliere Towa come se nulla fosse accaduto il giorno prima.

Già, il giorno prima, passato in casa sotto ordine di mia nonna e costretta dal bisnonno a fare i miei esercizi spirituali! Setsuna ha passato tutto il giorno a fare le faccende e solo nel pomeriggio, abbiamo potuto discutere su questa tipa. E se gli insegnamenti di mia madre e dell’anziana Kaede non fossero stati davvero utili, non avrei avuto modo di percepire la strana aura che quella Midori emana.

“Ma che ha stamattina Moroha?!” sento Towa chiedere a Setsuna. 

Eh?! Mi ha presa per pazza?! 

“Nulla, ma quello che dice di Midori è vero.” 

Che bello, per una volta Setsu prende le mie difese senza darmi della stupida o della matta! 

“Ma…” Towa sospira, mettendo giù il suo zaino. “Va bene, ma che ne dite se ne parlassimo davanti ad una buona colazione?!” 

“Giusto!!!” rispondo io, con entusiasmo. 

Ancora non avevamo fatto colazione ma nonna ci aveva preparato tutto per poter mangiare tutte e tre insieme. Towa sembra comunque mortificata: forse siamo state troppo aggressive con lei, comportandoci come delle bambine gelose e stupide. È giusto che si faccia le sue amicizie, ma noi in quanto suoi familiari, dobbiamo avvertirla del pericolo che corre con certe persone. 

“Sentiamo, cosa vi ha insospettite?” ci chiede, sedendosi finalmente a tavola, dopo aver preso la salsa di soia. 

“Ieri ho sentito una forte energia spirituale provenire da qualche isolato più avanti.” le dico, gustando un pezzo di frittata. “E il bisnonno mi ha detto che in quel luogo, un tempo, sorgeva il tempio custodito da Kikyo.”

“Questo lo sapevo pure io.” mi dice, mangiando anche lei. 

“Ma è anche vero che in quel luogo non riesce a viverci nessuno.” mi dice Setsuna. “Il campo di energia spirituale e demoniaca che si è creata nel corso dei secoli ha reso il luogo invivibile anche per la famiglia Higurashi.” continua Setsuna.

“Già, il bisnonno aveva venduto il terreno e chi lo ha acquistato lo ha abbandonato. Midori vive lì a quanto ci avevi detto, no?” 

“Sì, dista pochi minuti da qui… ma come fate a sapere con precisione queste cose?!” 

“Perché questa aura proveniva proprio da lì! Abbiamo chiesto informazioni al bisnonno e abbiamo confrontato le mappe!” dico, con un po’ troppo entusiasmo. “Ora ci confermi che lei abita in quel posto, non mi sono sbagliata!” 

Setsuna tira fuori una mappa di quello che era il villaggio di Musashino, il villaggio di Kaede per intenderci! Vedo Towa scuotere la testa, confusa. 

“Facciamo qualche passo indietro. L’altro ieri non vi piaceva l’odore, ora la sua aura. Ieri avete sentito questa aura provenire da lì e… Io non ve lo avevo mica detto dove abita Midori!!! Non è che per caso mi avete seguita?!” 

Beccate. L’idea di usare l’incenso camuffa odore è stata di Setsuna, non mia! 

“Sì, ti abbiamo seguita.” risponde Setsuna. “O meglio, abbiamo seguito questa strana aura e abbiamo sentito il tuo odore. Poi quello di Midori.” 

“E avete fatto due più due…” risponde Towa sospirando. “E vi siete preoccupate.” 

“Se ti va, potremmo andare da Kaede, stasera.” propone Setsuna. 



 

Towa POV

Stasera?! Ma avevo promesso a Midori che sarei passata! Però se dicessi a quelle due che devo andare da lei… posso sempre scriverle un messaggio e dirle che non potrò venire, semplice. Accetto la proposta di quelle due e, prima di mettermi a scrivere la mia storia e a fare un po’ di compiti per l’indomani, prendo il cellulare dalla mia borsa. 

Forse è troppo presto, magari Midori starà dormendo oppure…

BZZZ!

Un messaggio, proprio da Midori! Forse avrà anche lei qualcosa da dirmi. Lo apro e lo leggo per capire cosa sia successo. 

Ciao Towa, perdonami se ti scrivo adesso ma volevo dirti che oggi non sto tanto bene. Vediamoci direttamente domani a scuola, sicuramente fino ad allora mi sarò ripresa. 

Xoxo 

Midori.

 

Mi dispiace che stia male ma da un lato meglio così. Le rispondo dicendole che le avrei scritto anche io perché ho avuto un imprevisto e le ho augurato pronta guarigione. Tuttavia, il discorso di stamattina mi sta dando di che pensare: è davvero possibile una cosa del genere? Io non ho percepito nulla, ma Moroha ha ereditato il potere spirituale di sua madre e credo sia normale che abbia sentito questa cosa, però… a me Midori, non sembra proprio una persona crudele. 

Poi magari, sono io quella fessa che crede a tutto e tutti. 

Faccio spallucce e cerco di cancellare dalla mia mente questo pensiero. Siedo proprio sotto l’albero millenario, l’albero attraverso il quale arrivai per la prima volta in questa epoca, l’albero che ha legato il destino delle nostre famiglie per tanto tempo… La batteria del PC è carica a sufficienza per poter scrivere un po’ e poi andare a fare i compiti. Le carte di ieri, ammetto, mi hanno un po’ messo soggezione ma mi hanno dato alcune idee. Per esempio, io conosco già un’imperatrice… Di eremiti, ho molte storie da raccontare, soprattutto tra quelle che lo stesso Miroku mi ha narrato. Le stelle… che carta meravigliosa! In epoca Sengoku, è bellissimo poterle osservare visto che non esiste minimamente inquinamento luminoso e le stelle sono l’unica fonte di luce notturna - assieme alla splendida luna. L’impiccato e la temperanza mi hanno scombussolata un po’, a dire il vero… poi, nell’epoca antica, gli impiccati erano all’ordine del giorno perché i criminali venivano giustiziati a quel modo. 

“Stai scrivendo?” 

Mi volto vedendo Setsuna sedersi accanto a me. Che bello quando è così, dolce e serena. La vedo allungare lo sguardo verso lo schermo del PC, curiosa come un cucciolo che vede un giocattolo per la prima volta.

“Sì e spero che un giorno i nostri amici e parenti possano leggerlo.” 

“Ma questa idea da dove ti è venuta?” 

“All’inizio volevo narrare semplici storie di demoni ma, una volta conosciuta Midori, ho pensato di abbinare a ogni personaggio, una carta dei Tarocchi…”

Setsuna sembra abbia capito che mi sia un po’ risentita per quello che hanno fatto ieri. Non sono così sciocca da non sapermi difendere! E poi Midori, nonostante abbia questa forte aura spirituale, non mi ha certo fatto del male! 

“Towa, ascolta… se smettessi di colpo di frequentare quella Midori è peggio. Ti direi di continuare a conoscerla ma non affezionarti troppo.”

“Va bene, Setsuna. Se mi consigli di fare così…” 

Vedo mia sorella rimanere seduta accanto a me con la testa poggiata sulla mia spalla, mentre scrivo. Moroha si era messa a fare un po’ di lavoretti con il bisnonno… è tutto così bello e tranquillo. 

Ma chissà chi è mai Midori…



 

Kagome POV

Chissà cosa starà facendo Moroha… un po’ mi manca e un po’ quel pozzo mi tenta. Non so se potrò attraversarlo come un tempo, ma sicuramente sapere che mia figlia si trova dall’altro lato, mi fa desiderare di voler andare lì e stare un po’ con mia madre, il nonno e Sota. Il pensiero di tornare dalla mia famiglia d’origine viene per un attimo messo da parte quando vedo la famiglia che mi sono creata qui, nell’epoca Sengoku, e che adesso ho grazie al mio matrimonio: vedo infatti Inuyasha arrivare assieme a Rin mentre chiacchierano allegramente. Certo che tutti e due cognati vanno proprio d’accordo: quando Rin era ancora piccola e io ero mancata per tre anni, andava spesso da Inuyasha a confidarsi (testimonianze di Kaede!). Adesso vederla donna, con il suo bel pancione, che sorride e chiacchiera allegramente come quando era bambina, mi riempie il cuore. 

Anche se per me, rimane ancora un mistero come Rin si sia potuta innamorare di uno come Sesshomaru… Certo, sono testimone dei suoi sospiri d’amore quando aveva già 15 o 16 anni e aspettava il ritorno del suo demone, sperando ogni volta che potesse farle la proposta. 

Alla fine, le sue speranze hanno avuto i risultati aspettati! 

“Buongiorno Kagome!!” mi saluta allegramente, avvicinandosi al mio campo di erbe mediche.

“Ciao Rin, come stai??” 

“Bene, anche se… beh, sono tormentata dai soliti malesseri.” mi dice ridacchiando e accarezzandosi il pancione. 

“Oh, sei venuta nel posto giusto!” le dico mentre le raccolgo qualche erba medicinale per curare i malesseri della gravidanza. 

Mentre lo faccio, però, noto che Inuyasha è più irrequieto del solito. Già la sera prima, dopo la preghiera alla tomba di Kikyo, era a dir poco nervoso e arrabbiato. Immagino anche il motivo… ma se Kaede ha voluto questo continuando a volere bene alla sua defunta sorella, era giusto rispettare la sua volontà. Voglio dirgli qualcosa ma la presenza di Rin mi frena. Guardo mia cognata e sospiro, accantonando l’idea di parlare con quel testone. Porgo il cestino a Rin la quale, come sempre, annusa l’odore di quelle piante che a lei piace tanto. 

“Verrà un infuso delizioso!” 

“Certo.” 

Poi, vedo Rin voltarsi verso Inuyasha, assorto nei suoi pensieri, e poi voltarsi verso di me. 

“Sai, Kagome-chan, Kaede mi ha detto che l’aria, ieri, era pesante. Nei pressi della tomba di Kikyo-sama…”

“Per via di Inuyasha?” le chiedo a bassa voce.

“No…” mi dice lei, sedendosi su di un sasso grande. “Mi ha detto che era proprio l’aria che circonda le tombe di Kikyo-sama e di Naraku a rendere il tutto pesante. E mi ha confessato che già, quindici anni fa, aveva sentito uno stesso fermento, ma non ha voluto dirci niente perché eravamo incinte e non voleva farci allarmare.” 

“Oh… ma che tipo di fermento?” 

“Non saprei dirti. Mi ha detto di riferirti questa cosa, così lei potrà spiegarti meglio.” conclude sorridendo. 

Un fermento… Già. Fermento è proprio la parola che ha definito, in qualche modo, tutta la vicenda passata. Ed era stata proprio la Sfera, quella maledetta Sfera a causarlo. Ha infiammato così tanto lo spirito di Onigumo prima e quello di Naraku poi da tormentare le vite di tutti coloro che osavano mettersi sul loro cammino. Io posso comprendere che Inuyasha non condivida la scelta di tenere in questo luogo quello che resta di Naraku. Sono resti innocui, ormai, ma la paura di Inuyasha che quel maledetto possa ritornare… 

Ritornare. 

Inuyasha non sembra avere intenzione di rimanere tutto il giorno al villaggio quindi, pensa bene di accompagnare Rin al palazzo di Sesshomaru… preferiva stare con suo fratello piuttosto che al villaggio solo per un brutto presentimento, incredibile! Decido allora di tornare a casa e andare da Kaede. Le parole di Rin mi hanno messo un tarlo in testa e difficilmente andrà via, finché i miei dubbi non saranno chiariti. Trovo l’anziana sacerdotessa intenta a schiacciare con il mortaio alcune erbe, diverse da quelle che avevo appena raccolto: si tratta di erbe purificanti che monaci e sacerdotesse usano per purificare l’area attorno al proprio tempio, bruciandole. 

“Kagome.”

Kaede mi guarda, con la sua aria stanca e con la benda sull’occhio che non toglie mai. Mi siedo accanto a lei e inizio a smistare le altre erbe mediche raccolte, a Rin avevo già dato un abbondante cestino di quelle contro le nausee. Rimango in silenzio per un po’, ascoltando la litania che Kaede stava recitando a voce molto bassa; poi, la vedo voltarsi verso di me, con aria seria. 

“Hai visto Rin, è così?” 

“Sì. Mi cercava per delle erbe contro la nausea e mi ha detto che avete parlato…” 

“Kagome, devi sapere che…” dice, facendo una pausa e sospirando. “ Devi sapere che il malumore di Inuyasha non è infondato.

“Cioè?!” chiedo preoccupata. 

Prima di rispondermi, Kaede porta fuori le erbe appena macinate e inizia a bruciarle vicino l’altare. Certo che così facendo mi fa venire più ansia, per tutti i kami! 

“Sai cos’è l’incantesimo dei ritornanti?” 

Scuoto la testa. O meglio, ricordo i malefici di Urasue, la strega che riportava in vita i cadaveri creando corpi di terracotta con la terra tombale dei suddetti defunti. Ma ormai la strega era morta da tempo. 

“Si dice che, quando una o più anime che hanno condiviso lo stesso destino iniziano ad agitarsi, è perché c’è qualcosa o qualcuno che si prepara a farli ritornare.” 

“Eh?! Dici che c’è un oggetto o una persona che vorrebbe riportare in vita Kikyo e Naraku?!” 

Sarebbe terribile. Una nuova battaglia come quella passata, senza Sfera degli Shikon, ma ugualmente dolorosa e terribile.  

“Non allarmarti, Kagome. La mia è solo una congettura, però tieni sempre gli occhi ben aperti, mi raccomando.”

Annuisco, ma sono tremendamente preoccupata. 

Spero che Moroha rimanga dall’altro lato. Non voglio che affronti il passato dei suoi genitori. 



 

Midori POV

Ricontrollo nuovamente il cellulare: il display segna mezzogiorno in punto. Mi alzo svogliatamente, intenta a raggiungere il bagno e a controllare che fosse tutto okay. L’orrenda cicatrice non c’è più ma il mio volto appare stanco e la mia bellezza quasi sfiorita. 

“Maledizione. Ogni sera quel maledetto sogno e, come se non bastasse, anche quell’orribile sfregio sul mio volto.” 

Sembrava come se avessi dei rami sul volto, o no… forse non erano rami, forse zampe. Zampe molto sottili. Tremendo. Chiudo gli occhi, cancellando dalla mia mente quel brutto ricordo e decido di lavare il volto. Ai miei piedi, sento una presenza soffice e calda. Sorrido e abbasso lo sguardo verso il mio fidato amico. 

“Eri preoccupato per me?” 

Prendo Tato tra le mie braccia e lo coccolo, beandomi della morbidezza del suo pelo. Sono contenta che stasera Towa non possa venire, non è il caso che capisca subito cosa stia succedendo… non deve spaventarsi. 

Mi avvio in cucina per preparare del tè e, nell’attesa che l’acqua sia sufficientemente calda, faccio una rapida doccia per far scivolare via ogni residuo di inquietudine. 

Quanto mi sento sola… 

Vorrei non essere ciò che sono, vorrei non essere qui, ma devo farlo per le persone che amo. Magari loro due nemmeno mi considerano, nemmeno provano amore per me, però… loro sono tutto ciò che ho. Essere nata da un'unione infelice rende anche me infelice ma, come lo hanno fatto le giovani Taisho, anche io devo lottare per la mia famiglia. 

La famiglia che proprio i loro padri hanno strappato a me! 

Fiiiiiiiiuuuuuuuuu

Il mio sangue sporco ribolle nelle mie vene… sì, sporco, proprio come quello di quelle tre stupide ibride! Sporco perché sono nata da un desiderio carnale, sporco perché le anime che mi hanno generato avevano l’oscurità nel cuore. Inizio a mischiare le mie carte, ad accendere degli incensi e delle candele, a muovere il pendolo di ossidiana, a pregare i kami

Una.

Poi un’altra. 

Un’altra carta ancora! 

Tutte con il dritto. 

Tutto andrà come ho previsto, il destino è dalla mia parte. 

Apro il piccolo cassettino che c’è sotto il mio tavolo e prendo uno di quei fantocci che lui mi aveva dato prima che potessi venire qui, in questo mondo. Pungo il mio dito, bagno il fantoccio con il mio sangue e poi conficco il piccolo pugnale riposto anch’esso nel cassetto. 

“Maledico voi, principesse mezzodemone. Voi e la vostra famiglia.” 




SWISSSSHHHH….!!!!

Buio. Le candele si spengono e rimango da sola con il buio.

 

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