What was taught in Budapest

di LittleGypsyPrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eccomi! Per sfortuna sono tornata con un'altra storiella pazza! Questa doveva, all'inizio, finire nella raccolta di os ma poi ho deciso di pubblicarla a parte sia perchè è troppo lunga per una raccolta, sia perchè ho deciso di inserirla nello stesso "universo" di What happened in Budapest. Non è strettamente necessario leggere quella storia per leggere questa, ma sappiate che la Natasha che trovate qui ha quel passato, forse leggerla può aiutare a capirla meglio ecco. Con questo vi lascio alla prima parte di questa pazzia, come sempre grazie a chi legge e se avete voglia di lasciarmi un piccolo feedback potrei volervi ancora più bene! <3


 

Steve si richiuse la porta alle spalle, l'ennesimo appuntamento andato male. Sospirò. Erano solo le 22, Natasha lo avrebbe ucciso per essere tornato così presto, eppure anche con Laura non era scattato nulla. Poteva continuare a mentire sia a sé stesso che a Nat, ma sapeva perfettamente perché nessuna facesse per lui. 

Percorse i corridoi del complesso fino ad arrivare all'immensa biblioteca, sapeva l'avrebbe trovata lì. Infatti raggomitolata sulla sua poltrona preferita con addosso solo una maglia enorme c'era lei, la sua spia preferita, la sua bellissima migliore amica. Si fermò un secondo a guardarla, nessuno avrebbe mai e poi mai detto che dietro la fredda e letale vedova nera ci fosse un adorabile topo da biblioteca. Steve aveva imparato con il tempo che Natasha amava leggere, qualsiasi genere, qualsiasi libro andava bene. Gli diceva sempre che la aiutava con i suoi demoni. Poteva passare intere nottate sui libri, era una vera nerd a riguardo e amava parlare di cosa leggeva. Sapendo poi diverse lingue si trovava spesso ad avere le versioni originali dei vari volumi, soprattutto quelli letterari. 

Quel lato di lei era una perla rara che pochi avevano la grazia di vedere.

"So che sei lì" disse la spia, sorridendo appena, senza però tirare su la testa dal libro.

"So che lo sai"

"Cosa ci fai già a casa?"

"Non è andata"

"Siediti e racconta" Finalmente staccò gli occhi dalle pagine, posando il romanzo sul bracciolo.

Steve prese posto in quella che ormai era diventata la sua poltrona, visto che si trovava spesso seduto lì a parlare con l'amica. 

"Non c'è molto da dire, è una brava ragazza ma non è andata. Non c'è stato feeling. Com'è il tuo nuovo libro?"

"Costava poco per una ragione, è cringe e surreale. Nessuno fa sesso così! E poi non è che le persone vanno dai vicini e se ne escono con Hey vuoi farlo a tre con me e mia moglie?! La maggior parte delle persone ti manderebbe al diavolo e chiamerebbe un esorcista!"

Steve non poté trattenersi dal sorridere, adorava quando Nat recensiva i libri con quell'enfasi.

"E tu lo faresti?" Le chiese poi, sembrava surreale eppure avevano una connessione tale per cui qualsiasi cosa Steve chiedesse a Natasha o viceversa non fosse più un problema.

"L'ho fatto" rispose in un soffio, incupendosi. Allo sguardo sorpreso del biondo però la russa aggiunse velocemente "Per lavoro. A due a tre o a quanti vuoi, per me il sesso è sempre e solo stato un lavoro"

"Non hai mai provato piacere? E tutti dicono sia divertente…"

"Non è che non ho provato piacere, quello c'è, è fisico. Ti piace a livello fisico ma nulla di più. Quando sai che dopo devi finire un lavoro, quando sai che quella è solo una missione non riesci e non puoi perderti nel momento."

"Dio è terribile!  Non penso di poter andare a letto con qualcuno per cui non provo alcuna connessione, credo di aver bisogno dei sentimenti per lasciarmi andare così tanto con qualcuno."

" Per me non è nemmeno una questione di sentimenti, credo che anche con una persona a caso ti possa perdere nel vero piacere che il sesso può dare, anche se non provi sentimenti, almeno c'è attrazione. Nessuno ti forza ad andarci a letto se non ti piace, questo ti porta a lasciarti andare. Per me non è mai stato così."

"È praticamente uno stupro"

"No, ero io a sedurli. Semplicemente pensavo ad altro per poter fisicamente riuscire senza soffrire troppo"

"È terribile quello che ti hanno fatto, forzare qualcuno a fare qualcosa di così intimo è orribile"

"Era il modo più semplice per finire la missione. Niente sentimenti, niente rimorso"

"E io non riesco nemmeno a restare ad un appuntamento se non scatta qualcosa! Se penso cos'hai dovuto passare…"

Natasha scrollò le spalle cambiando argomento "Direi che è il momento di passare alla prossima  e vedere se è quella giusta!"

"Nat, pensavo che per un po' potrei lasciare stare, non ho più voglia di questi appuntamenti e robe simili. Tanto non scatta così, magari...magari ho bisogno di incontrarla casualmente"

"Magari al supermercato...ah no aspetta non andiamo mai a fare la spesa perché siamo gli Avengers! Dove pensi di incontrarla se non esci nemmeno per sbaglio!"

"Non lo so e per ora non mi importa! In più mi mancano le nostre serate insieme, questi appuntamenti stanno portando via troppo tempo! Domani sera facciamo qualcosa?"

Un sorriso spontaneo e, secondo Steve, meraviglioso spuntò sul viso della rossa che, non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava passare del tempo con lui. 

"Assolutamente sì! Che facciamo?"

"Qualcosa di tranquillo…"

"Ummm… Maratona di film da me?"

"Perfetto!"

"Ho un sacco di alcol, pop corn, schifezze varie e il gelato! Da me alle 6?"

"Come dire di no!" 

Per tutto il giorno seguente entrambi furono di ottimo umore e nessuno dei due riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di allegria che difficilmente assaliva i loro animi travagliati.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Eccomi qui con il secondo capitolo, che di per se è il primo, qui si entra un po' di più nel vivo della storia e fanno capolino nuovi personaggi. Ora mi levo dalle palle e vi lascio leggere. Fatemi sapere se vi piace, se vi va!

Capitolo 1

"Ugh è finito!" Disse Natasha rotolando tra le coperte. Erano le 4 e 36 del mattino, avevano passato più di 10 ore in quel letto a mangiare schifezze, bere, guardare film e soprattutto commentarli. Per quanto sembrasse assurdo erano sfiniti.

"Finalmente! Sto morendo di sonno. Non so come arriverò alla mia stanza!" esclamò Steve, cercando di trattenere l’ennesimo sbadiglio.

"Non devi arrivarci. Puoi restare qui"

"Potrei accettare l'offerta" rispose il biondo in un soffio, sapeva non fosse una buona idea dormire nello stesso letto della donna di cui si stava innamorando, ma era troppo stanco e felice per rifiutare.

In tutta risposta Natasha si accoccolò sul suo petto, mugugnando qualcosa che probabilmente doveva essere una buonanotte.

La abbracciò chiudendo gli occhi e addormentandosi istantaneamente cullato dal suo respiro e il suo meraviglioso profumo.

Quando però Steve si svegliò lo scenario era completamente diverso. Sì erano addormentati in una posizione che, per quanto fosse romantica, non era per nulla imbarazzante. In quel momento invece si ritrovava abbracciato "a cucchiaio" alla rossa. La schiena di Nat era contro il suo petto, mentre il suo braccio le cingeva il fianco e la sua mano era posata praticamente sul suo seno.

Cazzo. 

Non sarebbe dovuto succedere eppure il suo corpo stava reagendo bene al riguardo. Fin troppo.

Fece per togliere lentamente la mano e il braccio, ma non aveva considerato che la donna che stava abbracciando aveva dei riflessi a dir poco felini e assolutamente nessuna intenzione di uscire da quella situazione. Natasha afferrò, infatti, il polso di Steve, prima che potesse allontanare la mano oltre il suo fianco e si girò, guardandolo negli occhi.

"Dove scappi tu?"

"Io...perdonami la mia mano era in un posto imbarazzante, dove decisamente non doveva stare…"

"Non ti preoccupare, il mio culo era decisamente in un posto peggiore"

Rispose lei, facendo arrossire Steve che sperava non si fosse accorta di quel piccolo dettaglio.

"Mi dispiace per… io…"

"Smettila di scusarti per qualcosa che non puoi controllare"

I due si guardarono per quella che sembró una vera eternità, Natasha non riusciva a smettere di passare lo sguardo tra gli splendidi occhi blu del capitano e le sue labbra invitanti, mentre Steve si era ormai perso nel verde delle iridi della spia. 

"Steve…"

"Uh?"

"Ho voglia di baciarti… Non credo di riuscire a resistere ancora, è come se le tue labbra mi chiamassero…" le sue parole non erano più che un soffio, appena udibile da quella posizione.

"Baciami"

"Cosa?"

La scena era quasi un deja vu ma al contrario.

"Fallo, ti prego. Baciami Nat"

La rossa non si lasciò pregare ulteriormente, lasciò scivolare le sue labbra su quelle del capitano, mentre la sua mano andava immediatamente a giocare con i suoi capelli. Steve rispose al bacio con una velocità sorprendente, portando il suo braccio al fianco della donna giocando istintivamente con il bordo della sua maglia.

Il bacio era sfociato subito in pura passione dettata da sentimenti che i due avevano racchiuso e nascosto per troppo tempo. Non poteva minimamente essere paragonato con il loro primo bacio, che era stato una pura esigenza, era però probabilmente da quel momento, dalla prima volta che le loro labbra si erano sfiorate, che sentivano il bisogno di unirle nuovamente. Avevano passato molto più tempo di quello che avrebbero mai ammesso a fantasticare su quel momento, ma nessuna delle loro fantasie poteva competere con quello che stavano provando. 

"Dio"

"Wow…"

Si guardarono per pochi secondi per poi lanciarsi nuovamente l'uno sulle labbra dell'altra. Questa volta però in un impeto di passione Natasha finì a cavalcioni sul capitano che non riuscì a trattenersi dal far vagare le sue mani sul corpo della rossa, che ormai aveva invece le mani sotto la sua maglia. 

Era tutto decisamente magico e carico di passione, fino a che qualcuno non iniziò a bussare insistentemente alla porta.

"Merda" imprecò Natasha sentendo la voce di Tony che la chiamava da fuori.

Scese di corsa da sopra il capitano leggermente agitata, mentre Stark continuava a chiamarla quasi con urgenza. 

"Steve, io non…"

"Vado in bagno" rispose il biondo che aveva subito afferrato cosa la rossa volesse dire. Nemmeno lui voleva farsi trovare con le mani nel sacco, o meglio su Natasha.

"Che c'è Tony?" Disse secca la rossa, aprendo la porta il minimo indispensabile.

"Non trovo Steve. Non è nella sua stanza e non mi risponde al telefono. Jarvis sostiene di non averlo visto"

Natasha cercò di mantenere l'espressione più neutra possibile, anche se internamente se la stava ridendo alla grande. Non solo Steve era nel suo bagno dopo che stavano per finire a letto insieme, ma era anche riuscita nel suo intento di nascondere da Jarvis le sue mosse e quelle di chi visitava la sua area privata. Averla fatta a Stark in campo tecnologico era davvero una soddisfazione. 

"C'è un'emergenza?" Chiese casualmente.

"No, sono solo preoccupato!"

Natasha sospirò, fingendo una sorta di indifferenza "mi vesto e ti aiuto a cercarlo, si starà allenando o starà disegnando da qualche parte" 

"Umm ok"

"Inizia a guardare in palestra"

"Jarvis saprebbe che è lì"

"Controlla comunque e levati dalle palle, ti raggiungo lì" esordì sbattendogli la porta in faccia. Aveva davvero bisogno Stark si allontanasse per permettere a Steve di sgusciare fuori.

Entrò in bagno e disse "raggiungo Tony in palestra, tu sguscia fuori dall'altra porta c'è un piccolo condotto, sali da lì nel condotto aereo e arriverai sul retro, esci e vai nel parco qua dietro. Jarvis non ha controllo lì, restaci per una mezz'ora o di più, poi scendi. Dí di essere rimasto lì tutta la notte a guardare le stelle e disegnare."

"Tu che farai?"

"Depisterò Stark"

Il tono di Natasha era freddo e distaccato, era passato davvero tanto dall'ultima volta che si era rivolta a lui con quel tono.

La ragazza, però, uscì dal bagno di fretta senza dargli tempo di fare domande, si vestì e uscì senza più parlare.

 

Natasha e Tony setacciarono la torre mentre la rossa continuava a tenere d'occhio l'orologio. Sembrava nervosa e irrequieta, ma per fortuna Stark era troppo concentrato su Steve per accorgersene. Continuava a dire di essere preoccupato perché Steve, seppur più vecchio di loro due messi insieme, aveva un animo troppo buono e quasi ingenuo.

Quello che l'uomo non sapeva era che con quelle parole non faceva altro che insinuare ancora di più i dubbi che la spia già sentiva. 

"Magari si è cacciato in qualche pista su Barnes! Chissà dov'è finito! Pensa sempre a fare la cosa giusta, ma chissà in quale pasticcio si è cacciato questa volta."

"Sta bene. Sono sicura Tony. Devo andare adesso"

"E io che faccio?"

Finse di pensarci un attimo poi disse, "magari Steve è uscito a piedi per disegnare, cerca un posto con una bella vista per un artista."

"Capsicle disegna?"

"Sì…" rispose spazientita, doveva andare via, si stava sentendo soffocare.

"Come lo sai?"

"Presto attenzione. Senti fammi un favore, quando trovi Steve digli che mi dispiace. Lui capirà"

Con quelle parole Natasha sparì nel corridoio della torre. Poco dopo la sua auto si stava allontanando.

"Ciao Tony" salutò allegro il capitano. Aveva atteso come Nat gli aveva detto e nel mentre aveva pensato bene di farle un ritratto, si sentiva felice e incredulo allo stesso tempo. Non poteva credere di aver finalmente baciato la donna di cui era innamorato. Ormai era inutile negarlo, si era innamorato della spia da tempo, ma non pensava lei lo vedesse allo stesso modo. Invece si sbagliava.

"Dove ti eri cacciato! Ti stavo cercando da ore!"

"Nel parco qui dietro"

"Dannazione il parco" Tony si passò una mano sulla faccia "ero sinceramente preoccupato, ma aveva chiaramente ragione Natasha"

"A proposito dov'è?"

"Se n'è andata. Ah ha detto di dirti che le dispiace"

Quelle parole fecero crollare il capitano. La sua espressione si incupì, spalancò la bocca, ma nessun suono ne uscì. Si lasciò cadere sul divano, lo sguardo vuoto e il cuore distrutto. Forse non provava le stesse cose anche lei.

"Che succede? C'è qualcosa che non mi torna qui"

***

Le lacrime rigavano il volto di Natasha che, nonostante tutto, cercava di ricomporsi e guardare dove stesse andando. Il piede piantato sull'acceleratore per fuggire il più veloce possibile.

Fuggire.

L'unica cosa che aveva sempre fatto e sapeva fare era scappare. Non lo faceva perché codarda, ma perché era la cosa giusta. Non poteva restare. Non meritava di essere felice, ma lui invece sì e non poteva certo privarlo di ciò per un capriccio.

 

L'amore è per bambini

 

Eppure lei non era una bambina, non lo era mai stata, la sua innocenza se l'erano portata via fin da subito quelli della Red Room. Quando era con Steve però si sentiva bene, felice come una bambina al parco dietro casa che fa le capovolte… Ancora una volta gli occhi le si riempirono di lacrime. Un misto di ricordi, emozioni, incubi e sogni si fecero strada nella sua mente, lei li interpretò come l'ennesimo segno che quella fuga era per il suo bene. Doveva salvarlo, salvarlo dalla vedova nera. Da lei. Non importava quanto le costasse.

***

Steve non rispose, era a pezzi. Non aveva pensato neppure per un secondo che lei se ne sarebbe potuta andare. Avevano raggiunto un così alto grado di confidenza, di amicizia e forse pure qualcosa di più, eppure non si era accorto di nulla. L'aveva lasciata andare via. Magari era d'accordo con Tony, magari era tutto pianificato, lei era una spia in fondo. 

"Steve, che diavolo sta succedendo? Che ti prende?" Stark si sedette accanto a lui, scrollandolo appena, quel gesto fece allontanare dalla mente di Steve l'idea del complotto, ma decise che, nonostante fosse a questo punto improbabile, doveva esserne certo. 

"Eri d'accordo con lei?" Chiese, voltandosi verso l'uomo per cercare di cogliere il suo sguardo e la sua espressione. 

"Con Romanoff? Per cosa?" Lo sguardo enigmatico e confuso di Tony rassicurò ulteriormente Steve, che però continuò "quando sei andato a bussare a Natasha, te lo ha chiesto lei?"

"Cosa? Perché mai avrebbe dovuto… tu come lo sai poi?" 

"Ero nel suo bagno." Rispose in un soffio, confidarsi con Tony era una pessima idea, ma non aveva scelta, aveva bisogno di sapere e soprattutto di parlare. 

"Tu COSA? Oh…" L'uomo aveva finalmente realizzato, Steve si aspettava lo sfottesse, ma Tony aveva capito e per una volta decise che quel poveretto era già abbastanza devastato così.

 "no, io ero genuinamente preoccupato per te, ho bussato a Natasha perché è… era l'unica altra persona alla torre. Bruce è via per qualche giorno. Non sapevo ci fosse qualcosa tra voi...da quanto…" 

Il capitano lo interruppe "non c'è. È successo per caso, ci siamo baciati e… pensavo potesse esserci qualcosa, ma lei è sparita. Probabilmente non è destino" il volto di Steve era affranto, era chiaro che a Natasha ci tenesse e non poco, persino Tony poteva vedere la sua sofferenza.

"Se vuoi possiamo cercarla e farci dare spiegazioni…"

"È inutile. Se non vuole essere trovata non la troveremo. Se non vuole parlare non parlerà. La conosco bene" rispose Steve, sempre più sconsolato.

"Ha detto che le dispiace, magari ha avuto un imprevisto… magari…"

"Magari non mi vuole" 

"Non ti avrebbe baciato. Senti, quella è una pazza pericolosa e questo lo sappiamo tutti, però c'è qualcosa di diverso in lei quando ti guarda."

"Cosa diavolo stai dicendo Tony? Senti non buttare scuse ora, so che…" Steve fece per alzarsi e andare via, ma Stark fece lo stesso continuando a parlare "dico sul serio. Ne ho parlato con Pepper tempo fa, Natasha è diversa quando ci sei tu. Sorride, è come se tirasse giù un po' la sua maschera, è rilassata."

Il tono dell'uomo sembrava sincero, pensava quelle cose, ma dal pensarle al fatto che fossero vere ne passava.

"Allora perché è scappata?" Chiese, esasperato, passandosi una mano sul volto.

"Perché è una testa dura e perché ha paura. Dove è cresciuta non ti insegnano cosa sia l'amore." Rispose.

"Tu come lo sai?" Dubitava Nat ne avesse parlato con Tony.

"Mio padre e… e Peggy hanno avuto a che fare con una donna cresciuta in un'istituzione come la Red Room, forse non si chiamava ancora così, o forse sì. Fatto sta che era la versione anni 50 del posto dov'è cresciuta Natasha, forse è pure peggiorata da quei tempi, ma il punto è che quel posto è l'inferno. Non è un'esperienza che ti scrolli via facilmente"

"Tu che la difendi… sono in un universo parallelo?" Disse acido, accompagnando il tutto ad una specie di ghigno sarcastico che  ricordava un po' la rossa.

"Mi diverto a romperle le scatole, a dirle che è una traditrice e un impostore, però mi sono affezionato a quella pericolosa rompipalle, soprattutto lei si è affezionata a te. Non scommetterei che non farebbe del male a me, a Thor o Bruce, ma sono più che sicuro non ne farebbe mai a te. Forse so come, o meglio chi potrebbe trovarla"

***

 

Aveva guidato per ore senza fermarsi, non aveva con sé molto, ma nemmeno quel poco, che lasciava sempre in auto per le emergenze, le sarebbe davvero servito, non dove stava andando. Oltre che con Steve c'era un solo altro posto al mondo dove si sentiva bene, non a casa, ma quasi, sapeva che lì l'avrebbero sempre accolta a braccia aperte. 

Girò nella viuzza di campagna, era a malapena transitabile in auto e alla sua macchina sportiva certo quella straduncola non era gradita. Poco le importava. Attorno a lei regnava l'aperta campagna, campi di grano e altro, piccoli boschetti, rovi incolti che si strascicavano sulla strada, le case erano rare, dominavano il silenzio e gli uccellini, ma lei aveva una meta ben precisa. 

Ricordava ancora le indicazioni che le erano state date la prima volta "l'ultima casa, quella che sulle mappe non c'è"

In effetti quella casa sulle mappe non c'era, era nascosta, segreta e protetta, come i suoi abitanti. Si era ormai fatto buio, ma sapeva che a qualsiasi ora loro l'avrebbero accolta. 

Finalmente scorse il piccolo svincolo che, tra mille curve, portava alla casa, vi svoltò tirando un sospiro. Probabilmente aveva una faccia terribile, solcata dalle lunghe ore di viaggio e soprattutto dalle lacrime. Faceva male, più del previsto.

Finalmente la casa dalle pareti bianche comparve, uno strano suono rimbombò nella notte e un sorriso comparve sulle sue labbra. Clint si buttò fuori già munito di arco e frecce, ma riconobbe la macchina facendo segno alla moglie di staccare l'allarme. Era tardi, ma lì intorno non c'era nessuno e le stanze dei bambini erano insonorizzate. 

"Nat?!" L'uomo le corse in contro, mentre lei scendeva dall'auto.

"Hey" cercò di abbozzare un sorriso, ma era chiaro che non fosse felice. Al contrario sia Clint che Laura avevano un sorriso enorme stampato in faccia. Natasha fece un cenno di saluto alla donna ancora sulla porta per poi buttarsi tra le braccia aperte del suo migliore amico. 

"Cosa ci fai qui eh, puzzona?" Le chiese affettuosamente, stringendola tra le sue braccia. 

"Mi mancavi, sacco di pulci" 

Clint staccò l'abbraccio e guardandola le disse "Per quanto mi piacerebbe crederti, so che stai mentendo. Vedendo la tua faccia ne sono ancora più convinto, ma farò finta di crederti per il momento" un ghigno gli comparve sul volto, sapeva avrebbe vuotato il sacco.

"Grazie" sospiró, con un'espressione devastata. Non aveva proprio voglia di parlarne in quel momento. 

Si avviarono verso la casa dove anche Laura si buttò tra le braccia della rossa. 

"Oh Nat! Mi sei mancata tantissimo, tesoro"

"Anche tu, cucciola" la strinse forte. 

"Trovo ingiusto che tu abbia abbracciato lei con molto più entusiasmo!" Ghignò Clint, con finta invidia, mentre i tre entravano in casa dirigendosi al salotto.

"Sai che adoro tua moglie più di te." 

Clint grugnì, fingendosi offeso, sapeva quanto le due donne avessero fatto l'una per l'altra ed era felice del loro bel rapporto.

"Geloso eh" chiese la rossa, tirando una pacca affettuosa sul sedere di Laura che nel frattempo stava versando della vodka in tre bicchieri. 

"Nah, non sei il suo tipo" rispose l'arciere, prendendo uno dei bicchieri e porgendo l'altro alla rossa, che lo tirò giù in un secondo. Le erano mancate quelle interazioni stupide, l'atmosfera rilassata e familiare che poteva respirare con loro. Per loro era Natasha, come con Steve, con loro si sentiva normale, nonostante loro fossero come lei. Spie.

"Che succede Nat?" Chiese Laura, forse vedendola persa nel suo mondo o forse perché lei passava lì raramente. Li adorava, però non aveva molto tempo e in più non era il massimo della sicurezza. 

"Niente di grave, tranquilla. Nessuna emergenza" cercò di sorriderle, ma le veniva difficile.

"Sembri a pezzi" Laura le accarezzò dolcemente una guancia, preoccupata. 

"Lo sono. Sono stanca e un po' stranita." Rispose, lasciando andare un sospiro.

"Domani ne parliamo se ti va. Ora va a dormire." Il tono era dolce, ma Natasha sapeva essere un ordine. Laura non aveva mai perso il suo tocco. 

"Grazie. Notte" bisbigliò, trascinandosi verso la stanza degli ospiti.

***

"Non risponde" asserì Tony all'ennesimo sbuffo di Steve.

Avevano provato a chiamare diverse volte, ormai si era fatta sera e avevano deciso di chiamare un'ultima volta. 

"Sarà impicciato in qualche missione? in pericolo magari?" A quel punto subentrò il leader che c'era in lui e la preoccupazione si fece strada, insieme ad un po' di speranza che Natasha avesse abbandonato la torre in fretta per salvare le chiappe a Clint. Sapeva quanto quei due fossero legati e si conoscessero nel profondo,  era un'amicizia, un affetto così naturale e platonico da ricordargli due fratelli. La verità era che gli ricordavano sé stesso e Bucky. Avrebbero lasciato tutto l'uno per l'altro e così avrebbero fatto anche Nat e Clint, adorava guardarli stuzzicarsi e soprattutto adorava i racconti delle loro missioni, le cui versioni non combaciavano mai. Sorrise. Se c'era qualcuno che sapeva cosa stava frullando nella testa della rossa, quello era Clint. Peccato fosse fuori mano.

"No, ha detto che andava a riposarsi"

"È una spia, difficilmente dicono la verità" sottolineò il capitano, più acido del voluto.

"Sembri lei alcune volte sai" sbottò Tony, per poi continuare, con tono più tranquillo "magari se la stanno spassando e domani richiamano" si alzò dal divano avviandosi ai suoi alloggi. Steve lo osservò andare via, gettandosi sul divano, Clint era la sua unica speranza per capire, anche se non era sicuro di volerlo, non era sicuro di essere pronto ad una delusione.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Sono i ritardo? Ovvio. Spero possiate perdonarmi ma la mia vita al momento è un vero macello. Vi lascio al secondo capitolo di queso delirio... enjoy :)

Capitolo 2

Natasha si alzò avviandosi al piano sotto, era presto, ma la sera precedente era crollata velocemente e senza pensare, era distrutta. Restare ancora a letto le avrebbe portato, però, pensieri che non voleva. Niente rimpianti, era meglio così, anche se faceva male, sapeva fosse la cosa giusta. 

Per sua fortuna una volta arrivata alla cucina due piccoli bambini stavano già correndo in giro, più scatenati e carichi che mai. Non appena la videro si bloccarono, stupiti e felici di vederla. La bimba schizzò verso di lei urlando "Zia Nat!" 

In un secondo Natasha si ritrovò quella piccola peste tra le braccia e, per la prima volta dalla mattina precedente, sorrise veramente.

Adorava i figli di Clint, Cooper e Lila, quest'ultima poi aveva un particolare attaccamento a lei. 

"Hey piccola! Come stai?" Le chiese sciogliendo un po' l'abbraccio caloroso.

"Che bello vederti!" Sbraitò, ributtando le braccia al collo della rossa, che non riuscì a non stringerla nuovamente. 

Una volta messa a terra la piccola, anche Cooper andò ad abbracciarla, anche se meno calorosamente della sorella e senza saltarle tra le braccia.

"Hey peste!" Gli disse scompigliandogli un po' i capelli. 

"Siediti Nat, ho preparato la colazione!" Le disse Laura facendole cenno verso uno sgabello. Silenziosa prese posto, adorava quell'atmosfera così familiare e caotica, l'aiutava a non pensare. 

***

Steve non era riuscito a dormire, faceva fatica già di solito, tra incubi e passato, ma questa volta era il pensiero di Natasha a non andare via. Non si riusciva a togliere dalla mente il suo sorriso, raro ma bellissimo, i suoi occhi verdi, così profondi da scrutare l'anima, perfino il suo profumo sembrava essere rimasto a torturarlo. L’idea di aver perso la sua spia preferita lo devastava. Era andato in libreria a sedersi sulla sua poltrona preferita, era strano vedere l'altra vuota, ancora con il libro di Natasha sul bracciolo. Lo aveva preso con sé e lo aveva sfogliato. Dentro c'era il segnalibro che le aveva fatto lui. 

"Sono così belli i tuoi disegni!"

"Lo pensi davvero?"

"Certo!"

"Ho fatto una cosa per te! Magari non ti piace… se non ti piace, tranquilla io…"

Gli tremavano le mani mentre le porgeva il segnalibro.

"È meraviglioso" 

Ricordava ancora lo sguardo di Natasha mentre si rigirava tra le mani la piccola striscia di carta plastificata.

Se l'era rigirata anche lui tra le mani e le lacrime avevano iniziato a scendere sulle sue guance fino a che non era crollato, stroncato dalla tristezza. Non era pronto a perderla per sempre.

***

"Stark, che diavolo vuoi?" Mugugnò Clint al telefono. Quella mattina si era ritrovato una ventina di chiamate sul vecchio cellulare che un tempo era stato dello shield. Era irrintracciabile e questo lo rendeva perfetto per comunicare senza che l'altra persona sapesse dove fosse, poteva tenerlo connesso al lavoro senza rischi per la sua famiglia. Aveva deciso di richiamare, l'arrivo Nat era stato strano, c'era puzza di casini, anche se non era sicuramente qualcosa di lavorativo o una catastrofe altrimenti Nat glielo avrebbe detto. Erano casini di un altro tipo, era giunto il momento di sapere quale.

"Barton finalmente. Dove sei finito?" 

"Non ti riguarda Stark, cosa succede?" Chiese in tono risoluto.

"Hai per caso modo di contattare la tua amichetta russa? Ho un problema con il capitano che solo lei può risolvere"

"Vedo cosa posso fare. Ti richiamo io" buttò giù, ora sì che le cose si facevano interessanti. 

Clint scese al piano sottostante e trovò la spia che giocava animatamente,  sul grande tappeto della sala, con i suoi due figli. Si fermò un secondo a guardare quella scena, fiero della strada che Natasha aveva fatto in tutti quegli anni, da quando l'aveva salvata dalla redroom a quel momento. Da una cocciuta ragazzina radicata in ideali sbagliati che viveva di incubi e demoni a una donna forte e indipendente. 

Si avvicinò "Nat, posso parlarti un secondo?"

"No dai papà!" Protesto Lila imbronciandosi e facendolo sentire una persona orribile. 

"Dai, voi andate a mettere in ordine e aiutare la mamma, dopo potrete giocare ancora con zia Nat, se lei è d'accordo" rispose in tono dolce, ma risoluto.

Natasha sapeva che era giunto il momento di raccontare perché era lì, sapeva che mentire non l'avrebbe portata da nessuna parte con Clint, allo stesso tempo però non le andava più che tanto di dire la verità. Non tutta almeno. 

Sentendo le proteste dei bimbi aggiunse, alle parole di Clint, "fate come dice papà, dopo giochiamo nuovamente insieme"

"Non vai via zia Nat vero?" Chiese Lila con i lacrimoni pronti ad uscire, cosa che  fece sorridere Natasha. "Non ancora piccola"

I bambini schizzarono in un'altra stanza, mentre Clint la condusse fuori. "Facciamo una passeggiata" disse solo, dirigendosi all'esterno. 

Camminarono per un po' prima che Clint iniziasse a parlare "niente che vuoi dirmi spontaneamente?" Non si voltò a guardarla e per questo Natasha lo ringrazió mentalmente. "Dimmi cosa vuoi sapere, facciamo prima." Rispose atona.

"No, però così puoi gestire cosa dirmi e cosa no e lo sai che non mi piace"

"Mi conosci troppo bene." Un ghigno le comparve sul volto e dopo una breve pausa continuò "Non so da dove partire" sospirò.

"Questo non è da te"

"Sai che non sto mentendo però, non è così?" Continuarono a camminare, sempre senza guardarsi, per i sentieri in mezzo ai campi.

"È così. Perché non partiamo dalla ragione per cui sei qui" qualcosa nelle tono dell'amico la colpì, c'era qualcosa che non andava, Clint sembrava, o almeno era convinto, di sapere qualcosa. 

"Perché è complicato. È troppo per me. Non è una questione di lavoro o missioni... è peggio"

"Umm. Questo è già qualcosa." Anche Clint si prese una pausa, poi continuò, andando un po' più verso cosa voleva sapere. "Cosa c'entrano Stark e soprattutto Rogers in tutto questo?"

Natasha si bloccò, sapeva che qualcosa non tornava in quella conversazione. "Come sai che c'è di mezzo lui?" Riprese a camminare raggiungendo l'amico che non si era mai fermato.

"Non ha importanza. Dimmi cosa c'entra il capitano"

Natasha prese un respiro, poi decise di buttarla lì, non avrebbe voluto dire tutta la verità, ma ne aveva bisogno, Clint poi sembrava già sapere più del previsto.

"Mi sono innamorata di lui" 

Questa volta fu Clint a bloccarsi e, per la prima volta, a rivolgerle il suo sguardo.

"Cosa? Non stai scherzando vero?"

"Hai capito benissimo, non ho intenzione di ripetere e no, non sto scherzando. Purtroppo." 

"Oh cazzo, Nat ma è fantastico! Cosa ci fai qui?!" 

Natasha lo guardò con aria quasi smarrita, stava chiaramente trattenendo le lacrime. 

"Non mi dire che sei scappata" la guardò con aria accusatoria, come se fosse colpa sua l'essere una spia e  un'assassina.

"Cosa dovevo fare?" Le lacrime iniziarono a rigarle il volto "dimmelo Clint! Cosa cazzo dovevo fare! Non sono fatta per queste cose, non merito l'amore e la felicità. Io sono un'arma, sono stata addestrata per distruggere, per uccidere non per amare! Non posso…" gli urlò addosso, prendendo a pugni il suo sterno quando lui cercò di avvicinarla. Clint le fermò i polsi, eccola lì quella ragazzina persa tra ciò che le hanno insegnato e cos'è vero. Eccola lì ancora una volta, come la prima, a ribellarsi, a prenderlo a pugni come se la colpa fosse sua. Clint era abituato ormai, odiava rivedere quella ragazzina ferita, odiava quando qualcosa riapriva le sue ferite. Aveva fatto così tanti progressi, tuttavia c'erano ancora quelle cicatrici, erano parte di lei e forse non si sarebbero mai chiuse del tutto.

"Nat, calmati… va tutto bene" finalmente quanto la smise di agitarsi la strinse in un abbraccio lasciandola piangere sulla spalla, mentre stringeva la sua maglia e singhiozzava.

Le lasciò un bacio sulla testa, un gesto di affetto che aveva preso l'abitudine di fare per farla calmare, per darle la certezza che qualcuno al mondo le voleva bene e c'era per lei. 

"Raccontami che è successo, ti va?"

"Scusa" disse solo, asciugandosi le lacrime, odiava crollare, piangere o dare di matto in quel modo. L'unica persona con cui riusciva a farlo era Clint, lui sapeva cosa le era successo, sapeva tanto, forse troppo, la capiva e la lasciava sfogare. Lei ne aveva bisogno. 

"È tutto ok. Lo sai" le rispose accarezzandole una guancia rossa, dalle lacrime.

"Lui lo sa?" Chiese l'arciere e lei annuì "cioè no… non lo so. Non so se ha capito quanto ci tengo…" rispose un po' confusa.

"Come l'hai capito?"

"Sto bene con lui come non sto con nessun altro, è diverso. Diverso da quando sto con te. Tu sei un fratello, sei come me. Lui è…" un piccolo sorriso si fece strada sulle sue labbra.

"Wow"

"Che c'è?"

"Sei proprio cotta eh"

Natasha gli tirò un pugno sulla spalla, ma il suo sorriso da ebete la tradiva decisamente.

"Da quanto lo sai?"

"Un bel po', ma non lo avevo davvero accettato…" avevano ripreso a camminare senza guardarsi, la rossa aveva lo sguardo a terra e giocava con le maniche della sua maglia, mentre Clint cercava di non guardarla, consapevole lei preferisse così. 

"Perché proprio ora?" Non aveva senso come domanda, ma lei aveva capito comunque 

"Ci siamo baciati."

"Baciati come?" Chiese emozionato, come una ragazzina curiosa al liceo.

"CLINT!"

"Dai sono curioso! È pur sempre di Rogers che stiamo parlando! Bacia bene? Phil sarebbe fiero di te!"

Natasha scoppiò a ridere "sei un cretino"

"Su questo non ci piove! Dai racconta però!"

Sospirò e scosse la testa, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando, possibile che fosse così pettegolo! "Eravamo nel mio letto, dopo una maratona di film e ci siamo dati un bacio, poi un altro… e… sì, bacia bene"

"ERAVATE NELLO STESSO LETTO?!"

"Abbiamo dormito nello stesso letto, Clint. Siamo adulti, non è che sia questo grosso fatto dormire nello stesso letto con un'altra persona"

"Vi siete solo baciati?" Chiese malizioso, rivolgendole uno sguardo veloce per assicurarsi che non mentisse.

"Sì. Saremmo finiti a fare altro, ma siamo stati interrotti, per fortuna"

"Voglio i dettagli! Non dell'interruzione, credo quella sia causa di Stark"

"Esatto. Ci siamo baciati ed ero… sopra di lui, insomma era chiaro fossimo entrambi più che… pronti...ad andare ben oltre"

"Chiaro, nemmeno il super rigoroso capitan perfezione può resistere a te! Dove aveva le mani? Sapeva che fare?"

"Ma la vuoi smettere?! Sei un pettegolo! Tanto la cosa non si ripeterà, quindi sarà affare della prossima cosa sa o non sa fare Steve."

"Hai mai pensato che a lui potresti piacere?"

"So che è così. So di piacergli, ma questo non significa che io sia quella giusta per lui. Si merita di meglio, si merita qualcuno come lui. Una persona che sappia stargli accanto, che lo faccia stare bene, che gli dia la famiglia che merita. Io al massimo posso soddisfare un paio di fantasie, nulla di più."

"Assurdo come dopo tutto questo tempo quel maiale abbia ancora effetti su di te. Non sei una macchina per il sesso, un uomo non ti vuole solo per quello, non Steve sicuramente. Gli piaci per quella che sei, non per quanto bene tu possa scoparlo. So che è difficile scrollarsi di dosso la merda che ti hanno insegnato, ma Steve è sicuramente l'ultima persona che vuole solo portarti a letto"

"Lui infatti non lo pensa, io però sono certa di non essere quella giusta per lui, indipendentemente da cosa lui pensi. Me ne sono andata per salvarlo da me, per lasciarlo libero prima che fosse troppo tardi. Ci siamo solo baciati, se non mi vedrà più prima o poi si scorderà di me e troverà la donna giusta. Non posso illuderlo, non posso fargli del male Clint, non a lui."

"E se scappando gli stessi facendo il vero male? se tu fossi quella giusta? Preferiresti vederlo solo per sempre, o con una donna che non ama davvero solo perché non ci avete provato?"

"Non sono io quella. Magari non la troverà ugualmente, ma non sarò io la causa di ciò. Non posso dargli la felicità che merita, fine della storia"

Nel frattempo avevano girato in tondo ed erano nuovamente alla casa, dove Natasha schizzò al fine di chiudere quella conversazione che le stava facendo davvero troppo male.

Clint non le corse dietro, ma si avviò con calma. Sapeva che per il momento era già uscito troppo e non poteva pretendere di più, aveva bisogno di spazio e lui era disposto a darglielo. Per il momento.

"Papà! Che hai detto a zia Nat?!" Appena entrò in casa si ritrovò la piccola Lila con le mani sui fianchi e una faccia accusatoria. Gli ricordava troppo sua moglie. Si chinò verso di lei, abbassandole dolcemente le braccine. 

"Nulla tesoro, io non le ho fatto nulla. La zia non sta molto bene, ho cercato di aiutarla ok? Ora è andata sopra?"

"Sì, stava piangendo però" aggiunse Cooper, arrivando dietro i due. 

"Lasciamola riposare, ha bisogno di un po' di tempo." Si avviò verso la cucina poi aggiunse "andate a fare una pausa fuori, dai" "siiii" urlarono felici correndo nell'ampio cortile della casa, mentre lui entrava in cucina dove Laura stava cucinando mentre insegnava ai piccoli.

"Hey" le si avvicinò per lasciarle un dolce bacio sulla guancia. 

"Ho approfittato della tua chiacchierata con Nat per farli studiare un po'..." Alzò la testa, vedendo lo sguardo del marito aggiunse "Che c'è?"continuando poi a tagliuzzare carote.

"Devi parlare con Nat. So come aiutarla, ma ho bisogno di te."

"Che è successo? Ieri sera aveva una faccia terribile, per quanto si sia sforzata di mettere su un sorriso, non le è venuto molto bene."

"Ti dico solo che è una questione di cuore"

Laura alzò di scatto la testa, sorpresa e sorrise. 

"È scappata da questa persona, crede di non meritarsi una chance, di non essere abbastanza. Sai com'è, fatta. È scappata qua, ma non ha fatto i conti con il fatto che questo è il posto peggiore per nascondersi e fuggire. Cioè, tecnicamente è il migliore, ma siamo le uniche persone che possono farle capire che è abbastanza, che anche lei può amare"

"Vuoi che le parli per questo?"

"Circa, tu sei donna e capisci meglio la situazione, sai che io sono un disastro. È giunto il momento di ricambiarle il favore" scherzò Clint, facendo sorridere la moglie riferendosi al fatto che ci fosse lo zampino di Natasha nella loro relazione. 

"Chi è il o la fortunato/a?" Chiese curiosa

"Non te lo dico. Fattelo dire da lei. Io lo sapevo già, circa, per diverse ragioni, con te dovrà partire più dall'inizio. Dobbiamo convincerla a ripensarci e provarci. Ho un piano"

Clint uscì, dirigendosi verso il garage che fungeva anche da casetta degli attrezzi, sicuro lì non l'avrebbe sentito nessuno. Aspettò che Laura facesse rientrare i bambini per poi comporre un numero sul telefono irrintracciabile.

"Chi è?" La voce era dubbiosa.

"Sono Barton, senti Stark ho bisogno che mi passi Rogers. Parlerò solo con lui e in privato, se poi vuole riferirti, sarà lui a farlo."

"Hai trovato Romanoff?"

"Ho detto che parlerò solo con il capitano"

"Aspetta, te lo passo"

Qualche minuto dopo finalmente Steve parlò "Clint?"

"Sì"

"Hai trovato Nat?" Il tono del biondo era preoccupato, ma anche triste. Si poteva percepire chiaramente il dispiacere nelle sue parole. 

"Potrei. Ho bisogno che ti prepari un discorso, qualcosa che vuoi dirle, improvvisa vedi tu non mi importa basta che non sia per più di un paio di minuti. Vai al punto, dille quello che provi, non posso costringerla ad ascoltarti per più di uno o due minuti, quindi devi essere conciso, ma efficace. Ti richiamo io verso sera, cerca di rispondere ed essere pronto, abbiamo una sola occasione, deve funzionare. Altrimenti tu non otterrai quello che vuoi e io finirò appeso da qualche parte."

"Va bene. Non credo funzionerà, lei non…"

"E invece sì. Fidati di me. A presto Rogers"

"Grazie"

Un piccolo sorriso comparve sulle labbra di Clint, non poteva crederci. Non poteva credere a cosa il destino potesse fare, quei due sarebbero stati una coppia alquanto strana eppure se li vedeva proprio bene insieme.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Sono ancora in ritardo, questa volta in un ritardo pazzesco, lo so! Sono un disastro!
Che dire se non buon anno e buona lettura! <3

Capitolo 3

"Cosa ti ha detto?" Chiese Stark, curioso di sapere se Clint avesse trovato davvero Natasha.

"Mi richiama per farmi parlare con lei, anche se non sono sicuro funzionerà. In fondo lei se n'è andata, non so perché ora dovrebbe volermi parlare." Steve si sedette, sconsolato. 

"Magari Barton le ha parlato"

"Sicuramente, credo conosca la situazione, però cosa può farci?" Si passò le mani sul volto.

"Sono molto legati, se c'è qualcuno che può farla ragionare è lui"

"Può davvero funzionare se devono farti ragionare su una storia? Semplicemente magari non…"

"Alcune volte le persone hanno bisogno di tempo, soprattutto qualcuno come lei. Se Barton pensa che lei possa ragionare, probabilmente è così" gli tirò una pacca sulla spalla per poi allontanarsi. 

"Lo spero. Grazie Tony"

Era dubbioso, la situazione sembrava surreale e le sue speranze erano davvero minime, però aveva un'opportunità e ci avrebbe messo tutto sé stesso per poterla abbracciare ancora. 

***

"Zia Nat?" 

"Vieni piccola" si alzò dal letto, cercando di ricomporsi un minimo. 

"Stai bene?" Chiese Lila, aprendo la porta della stanza.

"Sono stata meglio, ma nulla che un abbraccio dalla mia nipotina preferita non possa cancellare" la piccola sorrise lanciandosi tra le sue braccia.

"Chi ti ha fatto piangere? Papà?" 

"No, non è stata colpa sua, lui voleva solo aiutarmi"

"È stato un maschio? Sono cattivi!"

"Sì, ma lui non è cattivo" era proprio la sua troppa bontà ad averla fatta piangere, in un certo senso.

"Se ti ha fatto piangere lo è per forza! Nessuno deve farti piangere! Sei la migliore, non può non volerti bene!" Natasha sorrise davanti a tanta innocenza e dolcezza. "Questo non è vero, tesoro. Però apprezzo il pensiero"

"Sì che è vero! Ora chiediamo alla mamma, vieni, tanto è pronto il pranzo!" La piccola la prese per mano tirandola fino alla cucina.

"Mamma! Vero che zia Nat è la migliore? E nessuno le può non volere bene?"

"Verissimo." Laura si avvicinò a Natasha, ora mangiamo dopo ne parliamo ti va?"

La rossa annuì prendendo posto al tavolo.

Il pranzo fu piuttosto tranquillo, chiacchierarono di diverse cose  senza mai toccare temi particolarmente profondi o dolorosi. 

"Piccoli andiamo fuori a giocare a palla e allenarci un po'! Facciamo chi arriva prima in cortile!" Disse Clint, una volta finito di sparecchiare tutti insieme, scappando verso la porta seguito dalle due pesti. Era chiaro fosse giunto il momento di parlare con Laura. Natasha era sicura ci fosse lo zampino di Clint, però glielo doveva, in fondo era piombata completamente a caso a casa loro, senza preavviso, una spiegazione era il minimo.

"Siediti nat, ho fatto un po' di tè"

"È quello…"

"Assolutamente." Sorrise Laura

"Hai sempre avuto classe, tranne nei gusti amorosi, naturalmente" rispose la rossa sedendosi, adorava prenderla in giro a riguardo, in più poteva essere un ottimo aggancio per iniziare il discorso. Non aveva voglia di girarci intorno, sapeva la donna avrebbe chiesto cosa voleva sapere e lo avrebbe ottenuto, tanto valeva levarsi il peso. 

"Verissimo. Tu invece come te la cavi a riguardo?" Al sorrisino di Natasha, continuò "oh non mi dire che non me l'hai servita di proposito, perché non ci credo"

"Non avevo intenzione di insultare la tua intelligenza, sostenendo di non averlo fatto volontariamente. Cosa ti ha detto Clint? Non negare perché quello sarebbe un insulto alla mia di intelligenza"

"Solo che ieri notte sei arrivata qui devastata da un problema di cuore"

Natasha si perse a giocare per qualche secondo con il filo della bustina di tè nella sua tazza, poi rispose "È così. Non ti ha detto altro?" Alzò lo sguardo per vedere l'espressione della donna davanti a lei. "Sì, mi ha detto che sei scappata perché non credi di meritare questa persona, ma non ha detto chi sia. Non mi ha nemmeno detto se sia uomo o donna"

"Pensavo avessi avuto lo spoiler su chi è"

"No, ti va di partire dall'inizio?"

Allo sguardo confuso di Natasha, Laura continuò "come l'hai conosciuta questa persona?"

"Subito prima della battaglia di New York, quando… quando Clint era fuori uso"

"Oh quindi è un avenger! Aspetta un secondo…"

"Già" 

Chiaramente Laura aveva capito, sapeva bene che lei aveva conosciuto sia Stark che Banner ben prima della battaglia, mentre Thor era impegnato e decisamente non il tipo di Natasha. 

"Non posso proprio ricambiare le prese in giro sui gusti in amore! La tua classe nelle scelte non si smentisce mai, Nat!" 

"Peccato che sia infattibile" 

"Frena frena, partiamo dall'inizio, voglio sapere tutto! Quindi vi siete conosciuti lì e poi?"

"Abbiamo combattuto fianco a fianco nella battaglia e poi siamo stati riassegnati. Siamo finiti entrambi a Washington, a fare missioni brevi, ma in cui era richiesta la massima efficacia. Siamo diventati amici, in un certo senso, era tutto basato sulle prese in giro da parte mia sul fatto che non avesse una ragazza. Poi c'è stata quella missione, lo shield è caduto e entrambi abbiamo scoperto le carte. Me ne sono andata per un po', quando sono tornata alla Stark tower abbiamo ripreso la nostra amicizia da dov'era rimasta"

"E dov'era rimasta?"

"Ad un bacio fatto per nascondersi dall'hydra e ad un arrivederci un po' troppo… non so come definirlo."

"Quindi vi eravate già baciati!"

"Sì, C'è sempre stata una sorta di tensione, ho usato la scusa della copertura per baciarlo, l'ho provocato e sono caduta io nella mia stessa trappola. Quando me ne sono andata mi mancava, una parte di me avrebbe voluto baciare la sua bocca non la sua guancia al cimitero quando ci siamo salutati, ma ho rigettato quei sentimenti, ho nascosto i miei pensieri e me ne sono andata. Quando sono tornata ho cominciato nuovamente a cercargli una ragazza con la speranza che i miei sentimenti si sarebbero annullati, una volta visto che poteva essere felice senza di me"

"E lui?"

"Lui c'è stato quando l'ho ribaciato, è stato intenso, ma dolce. Come se non aspettasse altro, è sempre stato lì al mio fianco e mi ha fatto innamorare sempre di più. Ogni volta che tornava da un appuntamento, non andato come avrebbe dovuto, una parte di me era felice, perché poteva essere ancora un po' mio, anche se mi fingevo dispiaciuta per non farglielo sapere " 

Lasciò andare un sospiro, aveva aperto il suo cuore a Laura, da una parte si sentiva un po' più leggera per aver condiviso i suoi sentimenti, ma dall'altra sentiva il dolore farai più forte.

"Nat, capisco che tu abbia paura, per quanto non abbia passato quello che hai passato tu, anche io avevo paura all'inizio, lo sai. Però guarda, ne è valsa la pena."

"Io non sono come te, sai bene come mi hanno addestrata e…" sospirò, per poi continuare "Steve non è Clint. Lui non è come noi, non è una spia, ha dei valori diversi, più puri, più buoni. Noi siamo una macchia nera con una punta di bianco, lui è solo bianco"

"Tutti hanno delle ombre, una macchia nera per usare le tue parole. Forse tu sei la sua" 

"Non posso essere io. Non sarei solo una macchia, la mia oscurità si porta dietro ogni luce. Non voglio corrodere anche la sua"

"Questo non è vero, guarda i piccoli, loro ti adorano, credi davvero lo farebbero se fossi così come pensi? I bambini vedono la luce anche dove noi non la vediamo" 

"Loro non sanno chi sono davvero"

"E ti vogliono bene per quella che sei ora, Nat, ovvero la loro zia preferita che quando viene li fa divertire. Sei una persona meravigliosa"

"Non abbastanza per lui, poi si merita una famiglia, sai bene che io non posso dargliela"

"I bambini si possono adottare eventualmente, comunque non tutti li vogliono, hai mai pensato che magari a lui non importa?" 

"Importa a me, voglio che sia felice, se lo merita"

"Devi smetterla di pensare che tu non possa fare felice qualcuno. Probabilmente nemmeno Steve sarebbe d'accordo, anzi credo tu gli abbia spezzato il cuore"

"Meglio deluso oggi che condannato con me per la vita"

"Hai fatto così tanti progressi in questi anni, vorrei tanto poterti mostrare il nostro punto di vista, come ti vediamo noi. Farti fare ancora un passo avanti, aiutarti ad accettare la persona meravigliosa che sei, nonostante tutte le tue ombre, il tuo passato, le tue doti pericolose, è il tuo buon cuore quello che ha resistito ad ogni cosa orribile che ti hanno fatto. Quello è sempre stato lì, piano piano sta uscendo sempre di più, quando prendi confidenza e tiri via il tuo muro, le tue difese, permetti alle persone di vederlo. Probabilmente anche Steve l'ha visto e si è innamorato anche di quel lato di te."

"Non lo so, non so cosa pensare" 

“Prova a pensarci, a riflettere su come sarebbe stare con lui, al fatto che probabilmente gli stai spezzando il cuore. Promettimi che ci penserai, Nat. Non è finita, puoi tornare indietro, tornare da lui”

Natasha annuì, alzandosi, “posso anche pensarci, ma so che la scelta che ho fatto è la migliore per lui.”

“Ma è anche la migliore per te?”

“ Non posso fargli del male”

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Non so nemmeno come ho fatto ad innamorarmi una volta, non credo di poterlo fare due, se è quello a cui ti riferivi, però è meglio così. Vederlo felice sarà la mia felicità.”

“Non sarà così, per nessuno dei due, pensaci Nat”

*** 

Il pomeriggio passò tranquillo, dopo la chiacchierata con Laura, Natasha si era distratta giocando con i due bambini e aiutandoli con lo studio. Aveva tenuto il cervello il più impegnato possibile, ma questo non aveva impedito, in alcuni momenti, di pensare a quanto le avesse detto la donna qualche ora prima. Una parte di lei non riusciva a smettere di imporsi che quella che stava facendo fosse la cosa giusta, tuttavia in un’altra area del suo cervello si stava, lontanamente, insinuando il dubbio sul fatto che così facendo nessuno di loro due sarebbe stato davvero felice. Forse davvero Steve la vedeva come la vedevano Lila e Cooper. Lui sapeva cosa aveva fatto, almeno in parte, eppure non aveva mai dubitato di lei e  si era sempre fidato, erano addirittura diventati amici. Aveva cercato di allontanare quei pensieri, però al pensiero di non vederlo mai più  le mancava, anche se non l’avrebbe mai ammesso, sapeva le sarebbero mancati  i suoi occhi azzurri, la sua dolcezza e perfino la sua ingenuità. 

"Nat puoi venire un attimo?"

***

Steve non la smetteva di camminare avanti e indietro per la stanza, senza mai perdere di vista il telefono, ripetendo nella sua mente quello che si era preparato. Clint gli aveva detto di essere conciso dunque non voleva perdersi, aveva paura che improvvisare lo avrebbe fatto divagare dal punto. 

18 e 23 finalmente il telefono iniziò a squillare, un numero sconosciuto e non rintracciabile. Clint. 

"Pronto?"

Silenzio. 

Poi un singhiozzo 

"Nat?"

"Ssteve?" Un sussurro

"Nat! Dove sei? Come stai?" Non era quello che si era prefigurato di dire, ma sentirla piangere gli aveva spezzato il cuore.

"Lasciami andare Steve" un altro singhiozzo. 

"Steve conciso!" Urlò Clint che stava tenendo Natasha ferma contro un muro, in modo che non scappasse, sapeva che lei era sempre stata più forte di lui dunque non sarebbe durata tanto. 

"Nat ti amo, ti prego non scappare. Non posso lasciarti andare, non posso dimenticarti, non posso vivere senza di te. Ti prego non lasciarmi anche tu, ho solo te in questo mondo, in questo tempo sei l'unica che mi capisce davvero. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra. Torna da me"

"Non posso, non posso rovinare anche te" sussurrò, tra i singhiozzi. Aveva smesso di dimenarsi tra le braccia di Clint, ormai era accasciata a terra, le lacrime che le rigavano il volto dal secondo in cui aveva sentito la sua voce. 

"Sono già rovinato, senza di te è solo peggio. Torna da me, se provi quello che provo io torna"

"Non ti merito, non posso darti quello che vuoi" 

"Voglio solo te. Non mi importa di nient'altro. So che anche tu lo vuoi, non è così?"

Un flebile "sì" contornato dai singhiozzi riempì il cuore di Steve di gioia. Non aveva creduto fino in fondo che lei ricambiasse, ma si era fidato di Clint e aveva fatto bene.

"Ma non posso avere quello che voglio" disse poi secca, lanciando il telefono che andò in frantumi staccando così la chiamata. 

"Mi devi un telefono" disse Clint uscendo dalla stanza e lasciandola sola, prima che lo uccidesse.

"IO TI AMMAZZO ALTRO CHE TELEFONO" gli urlò dietro, per poi riprendere a piangere rannicchiata in un angolo. Faceva male, troppo male. Sentiva un buco dentro, come se le avessero sparato e risucchiato via gli organi. La voce di Steve era così sincera, così triste. Avrebbe solo voluto correre tra le sue braccia e dirgli che lo amava. Lo amava da impazzire, lo amava così tanto da fare male. Avrebbe voluto strapparsi via la pelle, i capelli, tutto pur di non sentire più quel dolore così acuto dentro. Avrebbe preferito morire piuttosto che sopportare il male fisico che farlo soffrire comportava. Appoggiò la testa alle ginocchia, strette contro il suo corpo, lasciando andare l'ennesimo singhiozzo, lasciandosi cadere nel dolore più puro. Come poteva qualcosa di così letale e corrosivo essere per bambini?

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Eccomi, sono ancra viva! Dopo un'eternità sono finalmente tornata per concludere questo delirio. Spero che nonostante sia passato tantissimo, qualcuno abbia ancora voglia di leggere!
Buona lettura

 

Epilogo

Clint si passò una mano sul viso, aveva fallito e ora Nat era incazzata nera con lui. Non la poteva nemmeno biasimare, aveva invaso la sua sfera privata, forzato le sue scelte e l'aveva messa faccia a faccia con Steve senza il suo consenso. Lo aveva fatto per il suo bene, o almeno ci aveva provato. Aveva sinceramente creduto che sentire la voce, le parole e il dolore del capitano le avrebbe fatto cambiare idea. Pensava sul serio di poter donare una chance a quella coppia così insolita che si sarebbe potuta formare se solo lei avesse ceduto. Se Dreykov non fosse già morto* lo avrebbe volentieri fatto secco nuovamente per cosa aveva fatto a Nat. Ciò che aveva passato l'aveva segnata a tal punto da non lasciarle vivere la sua vita, da non farle comprendere che anche lei poteva essere amata. Quando, poco prima, l'aveva affrontata per farla parlare con Steve aveva cercato di convincerla con le buone e lì, ancora una volta, le sue ferite avevano iniziato a sanguinare. Quelle voci che le dicevano che non aveva un posto nel mondo, che era un'arma, un'assassina e nulla più erano tornate ad essere un eco costante nella sua testa, odiava non poter fare nulla per aiutarla. 

Era chiaro che, per quanto amasse alla follia Steve, non avrebbe ceduto se non forse… il volto di Clint si illuminò, aveva un'idea, un'altra, e questa avrebbe funzionato, doveva solo parlarne con Laura. 

 

***

"Nat?" Laura aprì piano la porta mettendo la testa nella stanza.

"Vattene" non avrebbe voluto trattarla così, non era colpa sua, ma proprio non le andava di parlare. 

"Mi dispiace, non doveva andare così"

"No, avete spezzato ancora di più il cuore di Steve. Lui non doveva essere messo in mezzo" singhiozzó, con la testa ancora nel cuscino. 

"Era già in mezzo. È stato lui a contattare Clint, voleva sapere se stessi bene. Ci tiene davvero tanto a te. Lo stai uccidendo"

"Lasciami sola ti prego"

"Va bene." Appoggiò il piatto che teneva in mano sul comodino della russa.

"Ti ho portato un po' di pizza, l'ho fatta io, mangia qualcosa almeno"

Si allontanò mentre stava per chiudere la porta sentì un flebile grazie, sorrise. 

Questa volta avrebbe funzionato e anche Nat avrebbe avuto il suo lieto fine. 

***

Natasha si addormentò in preda ai singhiozzi e fece sogni davvero strani, ad accompagnare i suoi soliti incubi c'era anche Steve e l'immenso dolore che tutta quella storia le stava procurando. 

A svegliarla non furono però i soliti sensi di colpa, ma uno strano rumore, che nel dormiveglia le ricordava una quinjet che atterrava. Si rigirò, sicuramente stava sognando oppure Clint stava facendo qualche strano esperimento. Aveva fame ma allo stesso tempo non le andava di vedere gente e parlare, voleva ancora uccidere quel maledetto sacco di pulci.

Quando si stava per riappisolare qualcuno bussò alla sua porta "Nat, puoi venire giù per favore ho davvero bisogno del tuo aiuto. Non è urgentissimo ma se puoi scendere tra non molto te ne sarei grata"

Alle parole di Laura la rossa si buttò giù dal letto e si fiondò in bagno. Tempo 5 minuti era pronta, scese le scale di corsa urlando 

"Tesoro dove sei? Che cosa è successo?"

Aveva detto non fosse urgentissimo il che significava che i bambini stavano bene, però c'era comunque una certa urgenza nella sua voce, cosa che l'aveva allarmata. 

"Vieni fuori"

Natasha si fiondò nel grande cortile ma cosa vide la lasciò completamente a bocca aperta. Una quinjet era effettivamente parcheggiata nel cortile e davanti ad essa due splendidi occhi azzurri la fissavano. I suoi occhi azzurri.

Non riuscì a muoversi, il cuore prese a batterle a mille, era paralizzata, cercò di parlare ma nessun suono uscì, perfino le sue corde vocali erano diventate incapaci di funzionare. 

"Nat" Steve si avviò verso di lei con cautela, aveva paura della sua reazione. Erano passati solo due giorni ma all'idea di perderla, gli era mancata come l'aria. 

Quando fu ad un passo da lei si fermò, cercando una sua qualche reazione. 

"Cosa ci fai tu qui?" Finalmente la voce le era tornata per esprimere lo stupore del momento.

"Sono qui per te. Dirti che ti amo non è stato abbastanza per farti smettere di scappare, quindi sono venuto a dimostrartelo. Sono qui per dirti che andrei in capo al mondo per te, che farei qualsiasi cosa umanamente possibile per averti ancora al mio fianco, per poterti abbracciare o anche solo guardarti leggere uno dei tuoi romanzi sulla poltrona della torre. Mi manchi. Mi manca la tua risata, la tua ironia, i tuoi sorrisi, i tuoi occhi, tutto." Fece una pausa in cui Natasha cercò di ribattere ma lui la fermò "non mi importa. Qualsiasi scusa tu stia per tirare fuori non mi importa. Il tuo passato non mi interessa, il fatto che tu non possa avere figli ancora meno. Sei una spia e un'assassina è vero, ma credi davvero che io sia così innocente? Anche io ho ucciso, ho ferito e fatto del male. Siamo entrambi anime perse, solo che io mi porto dietro un'aura da supereroe ,che male mi si addice in realtà. Vuoi essere un'anima persa insieme?"

Natasha lo guardò, non sapeva cosa dire e non poteva credere lui fosse lì. Guardare ancora quei due splendidi occhi azzurri stava facendo crollare ogni muro, erano così carichi di amore e speranza. 

"Perché proprio io, Steve?"

Lui rise "hai una visione pessima di te stessa, ma non rappresenta minimamente la realtà. Sei stupenda, in ogni sfaccettatura questo aggettivo possa riferirsi ad una persona. Non so spiegarti perché o come mi sono innamorato di te, ma se devo pensare al futuro non riesco a non immaginarlo con te. Siamo fatti per stare insieme, questo è tutto quello che posso dirti, il resto è troppo irrazionale per spiegarlo"

Le lacrime iniziarono a rigarle il volto, era esattamente cosa provava lei. 

"Hey piccola, non piangere" Steve fece l'ultimo passo e le asciugò le lacrime.

"Perché l'amore fa così male?" Chiese in un sospiro.

"Non deve farti male, non più. Ora sono qui e non ho intenzione di andarmene senza di te"

Quelle parole le fecero mancare un battito e dimenticare ogni cosa, ogni singola ragione per cui era scappata da lui. Si lanciò tra le sue braccia e lo baciò con tutta la forza e la passione che aveva dentro, mentre in un angolo Clint e Laura si battevano il cinque. 

Ne era valsa la pena di scoprirsi con Steve, sapevano di potersi fidare.

 

*La storia è ambientata prima degli avvenimenti del film su Vedova nera dunque tutti sono convinti che sia morto. 

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*Scena post credit per farmi perdonare del ritardo*

 

"Hey!" Steve si voltò, davanti a lui una miniatura della moglie di Clint decisamente incazzata.

"Ciao?" Azzardò dubbioso. La bimba si fermò davanti a lui, le mani sui fianchi e lo sguardo corrucciato " sei stato tu a far piangere zia Nat vero?"

"Io… non volevo… non è stata colpa mia …" 

"Siete tutti cattivi voi maschi! Come puoi lasciartela scappare!"

"Veramente sono io ad essere scappata, lui non c'entra nulla Lila"

La piccola si voltò "ma allora perché piangevi?"

"Perché sono un'idiota"

"Be' se te né sei andata da uno così un po' sì…" rispose Lila scrollando le spalle e andando via, lasciando i due a bocca spalancata.

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