Come ti ho conosciutto.

di Alex Ally
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.

Makoto annafio per l'ultima volta le sue piante prima di uscire di casa e recarsi dove si sarebbe tenuto il corso.
Ormai ventenne la ragazza aveva deciso di iscriversi ad un corso di cucina, gli e n'è aveva parlato Unazaki l'ultima volta che era andata a trovarla al Crow Fruits Parlor, sinceramente non sentiva il bisogno di migliorarsi in tal senso anche perchè il suo sogno rimaneva quello di aprire un giorno un negozio di fiori tutto suo ma le sembrava divertente e poi non c'era nulla di male nell'imparare nuove ricette.
Arrivavo nel quartiere dove si teneva il corso, secondo il volantino a tenerlo sarebbe stato un cuoco che negli ultimi anni aveva viaggiato in tutto il mondo lavorando su una nave da crociera come capo cuoco. Tale prospettiva in realtà eletrizzava Makoto che non aveva mai visto o conosciuto un vero chef.
Quando entro in classe vide che era già germita di gente, sarano stai almeno una quindicina e come lei erano già tutti pronti con i germbiulli per poter iniziare.
La ragazza sorrisse mentre si metteva a sedere ad una postazione vuota finendo con l'essere l'unica senza comapgno di banco. Quando decise di sistemarsi meglio la coda di cavallo fini per urtare qualcosa con il gomitto e voltandosi vide che si trattava di un ragazzo seduto accanto a lei.
«Scusa non ti avevo visto.» disse Makoto mortificata, il ragazzo però non disse niente limitandosi a giardarla con sguardo assente.
«Stai... stai bene?» chiese esitante Makoto, ma ancora una volta il ragazzo non le rispose limitandosi a fere un semplice e breve cenno del capo per acconsentire.
«D'accordo. Io mi chiamo Makoto Kino e tu?» continuo la ragazza porgendogli la mano e come prima anche stavolta il ragazzo si limito a stare zitto, ma almeno le strinse la mano.
Capendo che ormai era inutile cercare di avviare una conversasione Makoto decide di lasciar perdere e aspetto l'arrivo dell'insengnate capendo il motivo per cui non si era minimamente accorta del ragazzo accanto a lei era talmente silenzioso che era impossibille accorgersi della sua presenza. Con la coda dell'occhio Makoto lo sguadro da capo a piedi sperando che lui non se n'è accorgerse.
Aveva i capelli rosso scuro che gli arrivavano alla base del collo, gli occhi nocciola ed era leggermente pallido. La struttura del viso aveva dei lineamenti vagamente femminili, sembrava avere una coporatura e un'altezza media, infatti si vedeva che anche se di poco Makoto lo superava in altezza. Ad un certo punto di volto di scatto verso di lei con fare accigliato, Makoto sposto lo sguardo sulla postazione evidentemente si era in qualche modo accorto che lei lo stava fissando.
In quel momento in aula entro un uomo sulla quarantina con i capelli scuri striati di bianco.
«Buongirono classe io sono Yutaka Harada.» disse. «Sarò il vostro insegnante per il corso alla fine del qualle sarette dei cuoci migliori degni delle migliori cucine del mondo.»
Mentre parlava descrivendo in dettaglio come si sarebbe svolto il corso, ovverro che ci sarebbero state tre lezioni a settimana il lunedi, il mercoledi e il venerdi, il signor Harada si guardava attorno come alla ricerca di qualcosa e dal suo sguardo si poteva notare che fosse leggermente irritato anche se non si capiva il motivo.

Dopo la lezione Makoto e gli altri studenti uscirono dell'edificio e si separarono per tornare a casa, fuori ad aspettarla la gueriera di giove vide Minako e le corse incontro.
«Allora com'è andata?» domando la bionda.
«Bene e...» inizio Makoto, ma poi vide il ragazzo con cui condivideva la postazione avvicinarsi ad una ragazza in moto e andarsene.
«Conosci quel ragazzo?» le domando Minako.
«Più o meno.» fu la risposta di Makoto.
«Ha un'aria stranamente famiglia...» mormorro la bionda grattandosi la testa.
Il discorso su di lui cade nel vuoto perchè durante il tragitto per tornare all'appartamento di Makoto le due amiche iniziarono a parlare di tutt'altro. Tornata al suo appartemanto dopo aver salutato l'amica notò che durante la sua assenza era arrivata della posto tra cui la lettera mensile delle prozia Kaori, probabilmente contenente l'assegno per i soldi destinati all'affitto.
Makoto sospiro, Kaori era la zia di suo padre e viveva dall'altra parte del paese, anni prima al funarale dei suoi genitori l'aveva invitata a vivere con lei, ma la piccola Makoto aveva rifiutato preferendo vivvere da sola fin da piccola anche prima di trasferirsi a Juban. La prozia Kaori allora si assicurava solo di darle i soldi per potersi procurare le stretto necessario.
Makoto si butto sul divano per poter leggere il resto della posta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

Era ormai passata una settimana dall'inizio del corso, e se in quel fragente Makoto aveva conosciutto e fatto amicizia con alcuni degli altri partecipanti, e in più Unazaki aveva deciso di iscriversi anche lei sebbene non fosse in grado di frequentare regolarmente le lezioni a causa del lavoro, ancora non sapeva il nome del ragazzo con cui condivideva la postazione.
Aveva provatto varie volte a conversare con lui, ma non rispondeva mai o almeno non lo faceva a parole, annuiva e a volte le sorideva in modo gentile ma non l'aveva mai sentito pronnunciare una sola parola e non solo con lei, ma rimaneva muto anche con gli altri. Inoltre era cosi silenzioso tanto che a volte Makoto non si accorgeva nemmeno che fosse già lì seduto al suo posto e con lo sguardo fisso davanti a sé.
Era cosi strano che una parte di Makoto non poteva che non esserne incuriosa.
«Anche oggi vienne a prenderti la tua amica in moto?» domando Makoto mentre tagliavano delle verdure, il ragazzo la guardo e sorridendole fece un segno d'assenso con la testa.
La ragazza sospiro delusa di aver nuovamente fallito, a quel punto si chiese se il ragazzo non fosse muto o qualcosa del genere altrimenti non trovava una risposta a quel silenzio. Ad un certo punto durante la lezione la porta dell'aula si apri sbattendo forte contro il muro e attirando l'attenzione di tutti i presenti. Makoto segui lo sguardo accigliato del professore con la stessa identica espressione finchè non lo vide.
Un ragazzo probabilmente di qualche anno più grande di lei era appena entrato in aula. Era alto, più alto di lei notò Makoto una cosa che non vedeva spesso ed era... bello. Aveva i capelli color miele in netto contrasto con gli occhi di un blu cosi intenso e scuro da ricordare il cielo notturno.
«Se non chiudi subito la bocca ti entrerano le mosche.»
Makoto spalanco gli occhi capendo solo in quel momento di essersi persa nei suoi pensieri mentre osservava il nuovo venuto, ma sentendo quella voce torno alla realtà e si volto rapidamente verso il suo compagno.
«Hai... hai parlato?» domando incerta, se era vero allora era la prima cosa che gli sentiva pronnunciare.
«Si, cosa c'è di strano?» chiese lui guardandola stranito.
«Prima d'ora non l'avevi mai fatto.» fece notare Makoto.
«Non n'è avevo motivo.» disse lui tornando poi a concentrarsi sugli ingredienti che stavano usando.
Makoto scosse la testa e fece lo stesso, ma nel mentre non riusciva a non lanciare occhiatte al nuovo venuto domandandosi chi fosse visto che non solo era arrivato a lezione già iniziata, ma era anche andato dall'insengnate sorridendo come se niente fosse. Penso di non aver mai visto un ragazzo cosi carino e poi gli ricordava cosi tanto il suo ex delle medie. In quel momento il signor Harada batte le mani attirando l'attenzione degli studenti.
«Ragazzi voglio presentarvi mio nipote Shinji che da oggi in poi mi farà da assistente per il resto del corso.» spiego mentre il ragazzo faceva un leggero inchino sorridendo alla classe.
“Ha proprio un bel sorisso.” penso Makoto continuando a guardare Shinji che si infillava una giacca da cuoco.
La sua mano si fermo a mezz'aria afferata da qualcosa e voltandosi vide che era stato il suo compagno a farlo.
«Ti distrai sempre cosi quando vedi un bel ragazzo?» chiese facendo arrossire Makoto che si libero la mano senza alcuna difficoltà.
«Di che t'impicci tu?» domando leggermente offessa anche se una parte di lei si sentiva in imbarazzo al pensiero che si era di nuovo comportata come una scolaretta in pieno amore adolescienziale.
«Ti stavi per tagliare un dito.» disse il ragazzo indicando quando la sua mano era inefetti molto vicina ai pezzi di verdura che stava tagliando, se non l'avesse fermata si sarebbe davvero fatta male. «Quando si cucina bisogna stare attenti.»
«Guarda che lo so.» rispose Makoto che in quel momento decise che il compagno di corso le era molto più simaptico quando non parlava.
«Allora vedi di farlo.» fu la sua risposta prima che tornasse a cucinare come se niente fosse.
Makoto decise di ignorarlo e che per quanto ne avesse voglia non valeva la pena di stenderlo con una mossa di arti marziali. Non le aveva mai rivolto la parola e ora si metteva a fare il saccente e il criticono perchè si era distratta un'attimo.
Poteva anche aiutarla a non farsi male in modo più gentile.
A fine lezione Makoto avrebbe voluto andare a parlare con Shinji, ma visto che praticamente tutte le ragazze del corso, compressa Unazaki, avevano avuto la sua stessa idea e avevano già accerchiatto il ragazzo decise di andaresene all'uscita però trovo il suo compagno che evidentemente stava ancora aspettando la sua amica. Decise di passargli accanto senza degnarlo di uno sguardo, ma si fermo di colpo quando senti la sua voce.
«Scusa se sono stato sgarbato.» disse.
«D'accordo ci vediamo mercoledi alla prossima lezione.» rispose Makoto continuando ad andarsene.
«Fujita.» le girdo ancora il compagno facendola voltare verso di lui. «Il mio nome è Ryota Fujita.»

Quando torno nel suo appartemanto la prima cosa che fece fu buttarsi a peso morto sul letto.
«Ryota...» borbotto anche se adesso sapeva il suo nome continuava a considerarlo un saputello, in cuor suo sperava che dalla prossima lezione avrebbe ripresso il suo solito stato di silenzio e che la lasciasse in pace. D'altra parte non vedeva l'ora che arrivase mercolerdì per poter parlare con Shinji.
Che cosa c'era di male se lo trovava un bel ragazzo?
Niente e Ryota avrebeb fatto meglio a tenere la bocca chiusa la prossima volta o si sarebbe assicurata lei stessa che rimanesse muto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

«È meraviglioso!» esclamo Makoto al telefono.
«Lo so!» disse Minako dall'altra parte della linea. «Proprio per questo voglio festeggiare tutte assieme! Sei libera domenica?»
«Certo, cosa pensavi di orgnaizzare?» domando Makoto mentre teneva il ricevitore tra la spalla e l'orecchio in modo da potersi infillare la giacca.
«Pensavo ad un ristorante qui a Shiba-Koen.» spiego Minako.
«Per me va bene, allora senti le altre e poi n'è riparliamo tutte assieme. Ora devo andare ciao Mina.» disse Makoto riattacando e predendo l'ombrello per uscire.
Quel giorno sembrava che ci fosse il diluvio universale e se non voleva bagnarsi come un pulcino per andare al corso di cucina avrebbe dovutto prendere un taxi non vedeva alternativa. Non poteva corerre il rischio di ammalarsi visto le idee di Minako sul festeggiare il fatto che era riuscita a superare l'audizione per partecipare ad un piccolo sceneggiato televisivo, poteva benissimo essere il vero inizio della carierra dell'amica.
Scesse dal taxi ed entro nell'edificio, con sua sorpressa in aula ci trovo già Shinji e a vederlo senti il cuore saltarle un batitto.
«Ciao, sei una delle ragazze del corso, giusto?» disse lui sorridendole in modo leggermente storto.
«Si, mi chiamo Makoto Kino.» disse lei sentendo che stava arrosendo.
«Picere di conoscerti miss Kino, io sono Shinji Harada al tuo servizio.» disse facendole un breve inchino che suscito una piccola risata alla ragazza. «Comunque basta paralre di me che mi dici di te, come ti trovi al corso?»
«Bene grazie, tuo zio è un'ottimo insegnante e i compagni sono simpatici.» rispose Makoto aggiungendo mentalmente: “Bè quasi tutti.”
«Uno di loro ti ha colpito in maniera particolare?» chiese Shinji avvicinando il viso al suo, Makoto arrossi e stava per rispondere quando si senti il rumore di qualcosa di pesante che cadeva a terra.
Voltandosi i due videro Ryota che cercava di afferare le scodelle appena cadute dal banco che condivideva con Makoto.
«Scusate non volevo interompere il vostro filtrare.» disse come se niente fosse mentre Makoto diventava rossa stavolta per la rabbia.
«Si può sapere da quanto sei qui?» chiese Makoto incrociando le braccia al petto.
«Da prima di voi due, ma non mi avete notato.» rispose Ryota scrollando semplicemente le spalle.
Shinji sposto lo sguardo da Makoto a Ryota prima di soridere a quest'ultimo in maniera calorosa.
«Scusa se non ti abbiamo notato, sei molto silenzioso.» disse Shinji avviciandosi a Ryota per poi dargli una pacca sulla spalla che fece quasi cadere il ragazzo dai capelli rossi.
«Nessun problemma, mi capita spesso.» rispose Ryota rimettendosi in piedi come se nulla fosse.
A sentirgli dire ciò Makoto si ricordo che la prima volta che aveva incontrato Ryota non si era accorta di lui nemmeno in quell'occassione. Ineffeti visto come era silenzioso non era difficile immaginare che passase spesso inoservato, nemmeno il suo aspetto era cosi evidente. Ryota era in tutto e per tutto un ragazzo nella media che non lasciava nessuna particolare impressione tranne forse il fatto che all'inizio non parlava mai.
Cosa che torno una volta iniziata al lezione notò Makoto, Ryota era tornato silenzioso come una tomba limitandosi di nuovo ad annuire o a sorridere, ma senza emmetere alcun suono.
Makoto si disse che doveva smetterla di pensarci, doveva concentrarsi sul corso e Ryota non doveva occupare nemmeno un pezzettino minuscolo dei suoi pensieri, non se l'ho meritava. Dall'altra parte era ben felice di dare a Shinji uno spazio nei suoi pensieri, era cosi allegro e sembrava emetere un carisma naturale tanto che gli studenti con cui parlava parevano pendere dalle sue labbra.
Lanciava spesso occhiatte nella sua direzione e lei ricambiava con un piccolo cenno del capo bene felice non solo per le attenzioni di Shinji, ma anche perchè Ryota non si stava intrometendo rimanendo nel suo costante mutismo senza disturbarla.
A fine lezione Makoto si tolse il grambiulle per andare a casa, in realtà sperava di poter riprendere il discorso con Shinji, ma il ragazzo se n'era già andato. Sospirando di delusione la ragazza prese l'ombrello e usci vedendo che la pioggia era diminuita decise che per tornare avrebbe caminato.
All'entrata urto contro qualcosa mentre usciva e guardando in baso vide che era Ryota seduto su i gradini dell'ingresso. Il ragazzo le rivolse un semplice cenno di saluto.
«Non hai un'ombrello?» chiese Makoto, Ryota scosse la testa cogliendola di sorpressa, ma prima che potesse obbiettare si ricordo che molto probabilmente Ryota era arrivato prima che iniziasse a diluviaere. Il tempo era cambiato all'improvisso e lui era lì da molto prima di lei perciò il fatto che non avesse un'ombrello non era cosi strano.
«E la tua amica in moto? Oggi non vienne?» domando ancora Makoto, ma Ryota scosse di nuovo la testa.
La ragazza alzo lo sguardo al cielo ancora pieno di nubbi, la pioggia era diminuita eppure non era comunque una buona idea camminarci sotto senza ombrello e di sicuro non si sarebbe fermata tanto presto.
«Perchè non chiami un taxi?» propose Makoto, anche se Ryota non era proprio la persona più simpatica del mondo l'idea di lasciarlo lì chissa per quanto non le piaceva per niente.
«Non ho con me i soldi per pagarlo.» rispose Ryota scrollando le spalle.
«L'ho chiamo io un taxi allora.» disse Makoto, ma prima che Ryota potesse dire qualcosa gli diede l'ombrello in mano. «Sia chiaro lo chiamo per me non per te, quello puoi restituirmelo la prossima volta.»
«Non... non posso...» disse Ryota.
«È solo un'ombrello.» lo rassicuro Makoto sorridendogli. Ryota si volto di scatto afferando l'ombrello.
«Grazie Kino.» borbotto prima di andarsene.
Makoto sorrise nel vederlo andare via riparato dalla pioggia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

Guardandosi per l'ultima volta allo specchio Makoto sorrisse soddisfata, aveva deciso di optare per un vestito che non fosse n'è troppo elegante n'è troppo serio per la cena di congratulazioni di Minako. Senti il telefono squillare e pensando che fossero Mamoru e Usagi che la stavano avvertendo di essere già lì per prenderla rispose, ma quando senti la voce di Shinji dall'altra parte il suo cuore perse un batito.
«Shinji, ciao chi ti ha dato il mio numero?» domando Makoto.
«La tua amica dai capelli rossi, com'è che si chiama...» rispose lui. «Bè comunque sia non è importante, mi chiedevo se non volessi uscire con me in questi giorni.»
Makoto sgrano gli occhi, non si aspettava una simille richiesta.
«Certo, mi piacerebbe.» rispose la ragazza.
«Perfetto, discutteremo dei dettagli domani a lezione.» e detto questo riattacco lasciando Makoto interdetta da ciò che era appena successo.
Shinji le aveva appena chiesto un'appuntamento e alla sola idea sentiva il suo cuore battere forte all'impazzata. I suoi pensieri furono però interrotti dal suono di un clason proveniente dalla strada e quando si affaccio vide l'auto rossa di Mamoru parcheggiatta davanti al suo appartemento.
Makoto usci di casa ancora euforica per la chiamata appena ricevutta.

Anche se potesse essere quasi scontato in realtà la presenza dei genitori di Minako non se l'era aspettata nessuno. Anche se non di certo ai livelli del rapporto di Rei con suo padre nemmeno quello tra Minako e sua madre era il legame madre-figlia dell'anno. Invece assieme alle Sailor e Mamoru ecco che c'erano i genitori della guerierra di venere: Akira e Masami Aino.
«Dovette essere molto orgogliossi di Minako e del suo successo.» disse Ami mentre si sedevano al tavolo in attessa del cameriere.
«Ovvio che lo siamo.» rispose Akira sistemandosi gli occhiali che portava, Minako lancio un'occhiatta al padre sorridendogli.
«Io lo sarei un po' di più se avesse continuato gli studi.» mormorro Masami in modo che sua figlia fosse l'unica a sentire ciò che aveva appena detto.
Minako sbuffo ignorando la frecciatina della madre, d'accordo aveva deciso di non continuare gli studi una volta finito il liceo ma ormai aveva vent'anni perciò sua madre poteva anche smetterla di rinfraciarglierlo ad ogni occassione sopratutto perchè la stessa Masami era solo una semplice casalinga.
«Ma quanto ci mette il cameriere? Ho fame.» si lamento Usagi mentre Mamoru le metteva un braccio attorno alle spalle per cercare di rabonire la fidanzata.
«Smettila di fare la bambina.» sbuffo Rei alzando lo sguardo dal menù notando in questo modo un ragazzo che si stava avvicinando al loro tavolo. «Sta arrivando.»
Makoto avendo già deciso cosa prendere si volto verso il cameriere appena arrivato e non potè fare a meno di sgrannare gli occhi sorpressa.
«Ryota!» disse riconoscendolo.
«Tu lo conosci Mako?» domando Minako e alla guarierra di giove non sfuggi come a sentire quella domanda Ryota avesse lanciato un'occhiataccia alla ragazza con il fioco. Per un milessimo di secondo sembrava quasi offesso da ciò, ma la sua espressione torno subito alla sua solita neutralità.
«Avete già scelto cosa ordinare?» domando Ryota sorridendo loro in maniera affettuosa, ma Makoto poteva dire che era un sorisso falso e forzato. «Avete deciso cosa ordinare?» domando ancora Ryota come se nulla fosse. Makoto sbuffo, poteva anche rispondere lui alla domanda di Minako invece che ignorarla come niente. Dopo aver preso le ordinazioni Ryota se n'è andò in cucina continuando ad evitare di incrociare lo sguardo di Makoto con grande fastidio di quest'ultima.
«Allora lo conosci Mako?» Chiese Ami all'amica.
«Si, frequenta lo stesso corso di cucina in cui siamo iscritte io e Unazaki.» rispose Makoto.
«In questo caso il fatto che lavori in un ristorante non è poi cosi sorprendente.» commento Rei al che tutte le ragazze annuirono in segno di consenso. Inefetti a pensarci bene Makoto doveva ammetere che aveva perfettamente senso, solo perchè lei frequentava il corso per gioco non voleva dire che lo facevano tutti anzi era ovvio che la maggior parte di loro fosse lì per diventare un cuoco o per una carierra simile e molto probabilmente Ryota era tra di loro.
Stranamente a portare loro i piatti più tardi non fu Ryota, ma una ragazza con i capelli rossi tagliatti a caschetto.
«Scusa dov'è il cameriere di prima?» sussurro Makoto all'orecchio della ragazza in modo che le amiche non potessero sentirla.
«Oh! In cuccina siamo a corto di personale.» spiego lei per poi guardarla attentamente e sorriderle.
Per qualche ragione Makoto si sentiva come se fosse sotto esame. Il resto della cena passo abbastanza tranquilla escludendo le freciatine di Masami verso la figlia, ma quando fu ora di pagare il conto e andarsene tutto il gruppo poteva confermare che la serata non era affatto andata male anzi era stata piacevole.
«Kino aspetta!» si senti chiamare Makoto mentre saliva sull'auto di Mamoru con lui e Usagi.
La ragazza vide Ryota correre verso di lei per poi pogergli un ombrello verde con su disegnate delle rose.
«Potevi anche restituirmelo domani al corso.» fece notare lei.
«Ma tu eri qui stasera.» disse Ryota.
«Allora... grazie.» rispose Makoto leggermente colta alla sprovista da quel gesto.
«Ehi sei il nostro cameriere vero?» intervenne Usagi. «Complimenti è stato tutto buonissimo!»
«Si capiva che ti era piacciuto dal modo in cui ti abbuffavi.» commento Ryota sorridendo, ma questo era il suo sorisso sincero noto Makoto... possibile che stesse facendo un complimento ad Usagi?
Dalle parole usate non sembrava, ma il tono era dolce e non c'era traccia di malizia o altro negli occhi del ragazzo forse anche la bionda penso a queste cose perchè fece una risata allegra a quel commento.
«Comunque vi auguro una buonaserata e spero che tornerete a trovarci presto.» disse Ryota prima di salutare e andarsene.
Makoto ricambio il saluto pensando che forse Ryota non era cosi male.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.

Se c'era una cosa di cui Makoto era orgogliossa era di sicuro la sua abilità nel preparare i dolci.
Quel giorno il signor Harada stava spiegando loro delle ricette per dei desert e mentre c'era chi non riusciva a dimostarsi capace, tra qui anche Ryota, Makoto era riuscita a distinguersi grazie al suo talento che fu acclamato dall'insegnante e sopratutto da Shinji. La ragazza non si era dimentica del suo invito e stava aspettando la fine del corso per poterne parlare con lui.
Non le sfuggirono però le molteplici occhiatte che le lanciava durante la lezione anche se i suoi sensi erano più concentratti sull'odore di bruciatto che facevano i dolci di Ryota i qualli riuscivano sempre ad uscire dal forno completamente carbonizzati, nessuna sorpressa che quel giorno il ragazzo avesse deciso di tornare al suo mutismo.
O almeno credeva fosse per quello, in realtà sembrava che Ryota quel giorno facesse di tutto per non incrociare il suo sguardo forse era imbarazzato dal fato che l'aveva visto sul posto di lavoro?
Non pensava fosse per quello, ma infondo Ryota rimaneva per lei un ragazzo cosi strano che era difficile capirne i processi mentali.
«Se vuoi posso darti qualche consiglio per fare meglio i dolci.» si offri Makoto, ma Ryota scosse la testa in segno di negazione.
«Sto cercando di essere gentile Ryota.» continuo la ragazza, ma Ryota scrollo le spalle.
Eccolo lì di nuovo, il suo attegiamento condiscedente che le dava tanto su i nervi.
«Lo sia sei proprio insoportabille.» sbotto alla fine Makoto. «Sto cercando di essere tua amica.»
«Non ho bisogno di amici Kino.» rispose finalmente Ryota prima di prendere le sue cose e andarsene.
«Con quell'attegiamento di sicuro non n'è avrai molti!» gli disse lei e questo lo fece fermare un attimo sulla soglia della porta.
Si volto e Makoto poteva dire di leggere un minimo di dolore negli occhi castani del ragazzo.
«Makoto!» disse Shinji posizionandosi davanti alla ragazza e offrendole un boquet di rose. «Dobbiamo parlare del nostro appuntamento.»
Makoto venne volta di sorpressa dall'apparizione di Shinji, ma accetto il boquet e guardando da sopra la saplla del ragazzo vide che Ryota se n'era già andato perciò sospiro e sicura che le avrebbe fatto ritrovare il buon'umore inizio a discuttere con Shinji del loro appuntamento.
Infondo come aveva detto lei stessa non era amica di Ryota e lui aveva chiarito che non la voleva in quel ruolo quindi perchè preoccuparsi? Non c'è n'era motivo.
Eppure lei continuava a pensarci.

Amici.
Non aveva bisogno di amici, stava bene da solo come era sempre stato e per di più non potevi fidarti degli amici, quegli ti buttavano via alla prima occassione. E lui non avrebbe mai più sofferto in quel modo.
Aveva la sua famiglia e gli bastava, non aveva bisogno di nient'altro... sopratutto non aveva bisogno di amici. Quelli proprio no. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Makoto... perchè?
In realtà lo sapeva il perchè, ma semplicemente non voleva ammetterlo.
Perchè ammeterlo significava renderlo reale e lui non aveva bisogno di un'altra delusione.
«Ehi, fratellino tutto bene?» domando Chika appogiatta alla sua motto, come di consuetto era venuta a prenderlo al corso.
Ryota non rispose alla domanda della sorella limitandosi a infilarsi il caso e a salire, non aveva voglia di parlare con nessuno... cioè ne aveva meno voglio del solito per essere chiari.
Chika scrollo le spalle ben consapevole che se il fratello non voleva parlare niente e nessuno l'avrebbe convinto del contrario. Ryota era un bravo ragazzo forse troppo onesto, ma comunque le dispiaceva vederlo sempre solo proprio per questo gli aveva suggerito di andare a questo corso sperava che sarebbe finalmente riuscito a socializzare con qualcuno che magari condivideva con lui l'amore per la cucina, ma ormai era chiaro che dopo le brutte esperienze passate aveva deciso di chiudere definitivamente ogni porta. Ciò nonostante suo fratello aveva spesso parlato di una ragazza, una certa Kino che era molto brava a cucinare e che l'ultima volta gli aveva prestato il proprio ombrello per evitare la pioggia.
Non sapeva il suo nome perchè Ryota era solito chiamare quasi tutti con il cognome, ma dalla descrizione aveva capito subito che era una delle ragazze al tavolo con Minako Aino il giorno prima quando erano venuti nel loro ristorante ovviamente Minako non aveva riconosciutto nessuno dei due, Ryota era cambiato molto dai tempi delle medie e inoltre anche se frequentavano la stessa scuola molto probabilmente non si erano mai parlati, lei invece aveva un anno in più di loro e rarramente incrociava Minako nei corridori.
Forse infondo c'era ancora una speranza per Ryota e forse ad esserla sarebbe stata proprio quella ragazza con la coda di cavallo, quella Kino.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

Era da molto tempo che non indossava quel vestito, ma visto che Shinji l'aveva invitata in un ristorante elegante in cui si sarebbe anche tenuta una serata danzante pensava che fosse l'occasione giusta per tirarlo fuori dall'armadio.
Era cosi eccitata per la cena di quella sera, Shinj era proprio il tipo di ragazzo che le piaceva e il fatto che l'avesse notata quasi subito proprio come lei aveva notato lui le sembrava un segno.
C'era solo un'ultima cosa da fare prima di uscire, sopsirando si tolse l'elastico lasciando che i capelli le cadettero sciolti sulle spalle, non si ricordava un solo giorno della sua vita in cui era uscita senza la sua solita coda di cavallo ma Shinji le aveva detto che di sicuro con i capelli sciolti sarebbe stata meglio e infondo che le costava farlo per una serata?
Il suo sguardo cade sulla foto dei suoi genitori all'ingresso, da quel che si ricordava non aveva mai visto nemmeno sua madre con i capelli sciolti, aveva sempre la sua lunga treccia che le scendeva su una spalla forse anche per questo non si scioglieva quasi mai la coda.
“Mi mancate... vorrei tanto che foste qui.” penso predendo in mano la foto e sfiorando il vertro con le dita. Anche dopo tutto questo tempo c'erano volte in cui il dolore diventava cosi forte che Makoto si sentiva come un buco nel petto e si ritrova a chiedersi come sarebbe stata la sua vita se i suoi non fossero mai saliti su quell'aereo.
Si sarebbe trasferita lo stesso a Juban? E avrebbe incontrato Usagi e le altre?
Probabilmente l'ultima cosa sarebbe accadutta lo stesso, era Sailor Jupiter e diventarlo era sempre stato il suo destino con o senza i suoi genitori. Forse con loro accanto però... non doveva pensare a questo.
Rimise la foto a posto e torno a preparasi per la serata, i suoi le mancavano e le sarebbero sempre mancati ma di sicuro nessuno dei due avrebbe voluto che si deprimesse invece di vivere la sua vita.
Sospirando si spazzolo un'ultima volta i capelli e usci pronta a godersi una bella serata.

Era furiosa.
Cercava di ignorarlo ma ogni vola che arrivava un cameriere si ritrovava davanti il volto di Ryota, ma perchè non riusciva a smettere di ensare a lui?
“Perchè deve essere cosi irritante?” si chiese mentre beve un sorso del vino che Shinji aveva ordinato, non aveva mai bevuto vino prima e doveva ammettere che doveva abituarsi un po' al suo sapore.
«Sai sono felice di aver scelto i fiori giusti da darti l'altro giorno.» disse Shinji ad un certo punto indicando la rosa che era stampata sul vestito di Makoto.
«Già, sono i miei fiori preferitti.» rispose la ragazza felice di poter allontanare la mente da Ryota.
«Vedendo i tuoi orecchini l'aveva sospettato.» coninuo Shinji. «Penso che si adattino molto a te, nel linguaggio dei fiori vogliono dire amore, giusto?»
«Amore e passione, si ma solo quelle rosse.» disse Makoto. «Le rose hanno vari significati a seconda del loro colore.»
«Sai proprio un sacco di cose su i fiori.» commento il ragazzo.
«Mi sono sempre piaciutti e un giorno vorrei aprire un mio negozio di fiori anzi in realtà ci sto già lavorando ma non trovo il posto adatto dove aprirlo.» disse lei sorridendo, era felice di poter condividere il suo sogno con Shinji.
«Non capisco sei una cuoca formidabille perchè dovresti buttare via il tuo talento per cocuparti di fiori?» chiese lui confusso.
«Bè cucinare è più un hobby in realtà.» spiego Makoto. «Mi piace farlo, ma non ho mai voluto fare la cuoca... preferisco occuparmi di fiori.»
«Secondo me stai facendo la scelta sbagliatta.» borbotto Shinji scuotendo la testa.
Makoto si acciglio a quel commento, ma cerco di farselo scivolare addosso e si concentro sul piatto davanti a lei.
Sperava che Shinji si dimostrasse un po' più coinvolto, ma poteva anche capire perchè diceva quelle cose. Infondo le stava solo dando un consiglio tutto qui e in questo non c'era niente di male si disse la ragazza non volendo rovinarsi la serata.
Per fortuna Shinji cambio subito argomento e l'atmosfera parve rasseregnarsi.
«Ti va di ballare?» chiese Makoto indicando la sala addiacente dove era stata allestita la sala da ballo.
«Sai ballare?» chiese Shinji guardando sorridente, ma Makoto non capiva perchè sorridese a quella domanda.
«Certo e sono anche brava a farlo.» disse la ragazza alzandosi da tavola e andando in sala seguita dal suo accompagnatore.
Sentendo l'inizio di un lento i due iniziarono a ballare e a Makoto sembrava di star volando su una nuvola... almeno finchè Shinji non le pesto un piede.
«Oops, non mi era mai successo prima.» disse Shinji ridacchiando. «Non sono abituato a ballare con ragazza alte quasi quanto me, farò meglio vedrai.»
Makoto forzo un sorisso ignorando la prima parte della frase, voleva credere che l'avesse detto senza malizia e che inefetti erano poche le ragazze alte come lei, ma un'altra parte di lei pensava che si sarebbe potutto limitare solo ad un semplice scusa e finirla lì prima di dirle qualcosa riguardo alla sua altezza, un punto sempre leggermente dolente per lei.
“Stai tranquilla, Shinji non può sapere che non ti piace quando te lo fanno notare paragonandoti ad altre ragazze.” si disse Makoto continuando il ballo e quando Shinji si fu “abituato” procedette tutto per bene senza ulteriori intoppi.

«Quindi com'è andata la serata con Shinji?» domando Unazaki mentre lei e Makoto andavano assieme al corso.
«Bene... cioè ci sono stati degli intoppi, ma nessun primo appuntamento è perfetto.» rispose Makoto.
«Perciò ti ha già chiesto una seconda uscita?» chiese Unazaki eccitata. Makoto annui e poprio in quel momento entando in aula vide che c'era un piccolo boquett di rose sulla sua postazione.
«Shinji è proprio romantico.» commento Unazaki. «A meno che non sia stata quel ragazzo con i capelli rossi a metterla qui.»
«Ryota? Mi sa che lui il romanticismo non sappia nemmeno dove stia di casa.» disse Makoto come risposta all'usione dell'amica.
«Grazie per la considerazione.» disse Ryota a pochi centimetri dalle due ragazze.
Makoto lo guardo sorpressa, era già la terza volta che non riusciva ad accorgersi della sua presenza.
«Comunque hai ragione io non ti regalerei mai una rosa... non ti si adice.» continuo il ragazzo guadagnandosi con tale affermazione uno sguardo confusso da parte di entrambe le ragazze.
«In che senso?» domando Makoto.
Le rose erano i suoi fiori preferiti e come le aveva fatto notare Shinji non era cosi difficile capirlo perchè molte cose che possedeva avevano quel motivo sopratutto gli orechini che non si levava mai.
«Nel senso che secondo me ci sono fiori migliori da darti.» spiego Ryota. «E che magari ti rappresentano meglio.»
«Tipo?» domando Unazaki.
«Già secondo te qualli fiori mi rappresenterebbero meglio?» chiese Makoto.
«La mimosa.» rispose Ryota senza esitazioni. «Nel linguaggio dei fiori significa forza e femminilità per questo penso che ti rappresenti.»
Makoto sgrano gli occhi a quella risposta rimanendone profondamente sorpressa... e forse nel profondo si sentiva anche lusingata.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.

Makoto sospiro.
Non riusciva a capire il problemma, nelle ultime settimane era uscita sempre più spesso con Shinji e anche se tutto procedeva senza alcun intoppo: era gentile, romantico e le faceva spesso dei regali sembrava la storia di un film quella che lei aveva sempre desiderato eppure non riusciva ad essere completamente felice.
C'era qualcosa che la infastidiva, ma non riusciva a capire cosa.
“Cosa c'è di sbagliatto in me?” si domandava sempre più confussa.
«Tutto bene Mako? Oggi mi sembri con la testa tra le nuvole.» chiese Ami all'amica.
Si trovavano in libreria, Ami doveva prendere dei libri per l'unniversità e Makoto l'aveva accompagnata anche se non si sentiva tanto di compagnia.
«Si, scusa ero solamente sovrapensiero tutto qui.» rispose Makoto predendo in mano un libro su i fiori e mettendolo assieme a quegli che Ami doveva acquistare, visto che era lì allora si poteva anche comprare un libro su un'argomento che le piaceva.
«Stavi pensando a Shinji per caso?» chiese la ragazza con i capelli azzurri. «L'ho visto di sfuggita solo alcune volte ma mi sembra un bravo ragazzo.»
«Si è... perfetto!» sbotto alla fine Makoto. «Non c'è niente che non vada, all'inizio diceva alcune cose che mi infastidivano ma poi è diventato il fidanzato che ho sempre sognato fin da piccola.»
«Eppure non sembri felice mentre lo dici.» le fece notare l'amica.
«Sinceramente non lo so.» rispose Makoto sospirando. «C'è qualcosa... un qualcosa che non riesco a spiegare e che continua a tomentarmi.»
«Io non so molto di relazioni, ma potresti chiedere consiglio ad Usagi o a Rei.» disse Ami mentre le due uscivano dalla libreria.
Makoto annui, aveva già pensato a questa opzione solo che continuava a rimandare ancora per un motivo che non capiva e tutto questo la faceva solo irritare di più.
Tornando verso casa le due passarono vicino ad un fiume ed Ami si fermo guardando qualcosa quando Makoto le chiese cosa stesse osservando la ragazza dai capelli azzurri indico la sponda del fiume dove c'era un ragazzo che giocava a calcio da solo.
“Ryota!” penso Makoto riconoscendolo.
«Sapevi che giocava a calcio?» chiese Ami e Makoto scosse la testa, Ryota non le era mai nemmeno parso come qualcuno a cui potesse piacere lo sport.
«Andiamo a salutarlo.» proposse Ami incaminandosi verso il ragazzo seguita da Makoto, appena Ryota le noto fece loro un breve cenno del capo come saluto poi però sembro che avesse notato qualcosa e inizio a fissare Ami.
«Tu eri alla cena di Aino, giusto?» domando.
«Si, mi chiamo Ami Mizuno.» si presento lei. «Perchè?»
«Allora non l'avevo notato ma assomigli molto ad una mia vecchia compagna delle medie.» disse Ryota.
Makoto sorisse nel guardare lo scambio tra i due, era la prima volta in cui vedeva Ryota parlare cosi tanto con qualcuno di sua volontà, in questa situazione il ragazzo le parve... più alla mano per cosi dire.
“Se si comportasse sempre cosi invece che attegiarsi sempre in maniera supponente sarebbe decisamente più simpatico.” penso Makoto.
«Non sapevo che ti piacesse lo sport.» disse Makoto.
«Gioco solo per tenermi in forma, tutto qui.» rispose Ryota scrollando le spalle come se nulla fosse.
«A me sei sembrato molto bravo però.» intervenne Ami.
«Ho giocato nella squadra della scuola al liceo.» rispose Ryota.
«Davvero? In qualle scuola?» domando Makoto e Ryota la guardo con uno sguardo stranito prima di rabuiarsi all'imporvisso.
«Al liceo di Shiba-Koen ovviamente.» rispose lui.
«Ma pensa allora forse eri anche alle medie con la nostra amica Minako.» disse Ami.
«Io ero in classe con Aino alle medie.» fu la secca risposta di Ryota.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.

«Sei sicura di non ricordarti di lui?» chiese nuovamente Makoto mentre tagliava i pomodori per l'insalata.
Minako era venuta da lei quela sera per cenare assieme e Makoto n'è aveva approfitato per chiedere all'amica se si ricordava di Ryota, ma Mina a quanto pare non n'e sapeva niente.
«Te l'ho già detto non mi ricordo di lui.» disse Minako. «Forse è lui che si sbaglia.»
«Penso non sia possibille confonderti con qualcun'altro.» borbotto Artemis guadagnandosi un'occhiattaccia dalla guerierra di Venere.
«Non è che hai ancora qualche contato con uno dei tuoi vecchi compagni? Magari uno di loro potrebbe dirmi qualcosa in più su di lui.» continuo Makoto portando il cibo in tavola.
«Io non ho mantenuto molto i contati...» borbotto Minako abbasando lo sguardo. «Ma poi perchè ti importa cosi tanto?»
Già, perchè le importava cosi tanto?
Nemmeno lei riusciva a trovare una risposta eppure voleva sapere di più su Ryota senza però chiederlo direttamente a lui sperava che Mina l'avrebbe potutta aiutare, ma se non si ricordava di lui allora non poteva esserle di alcun aiuto anzi la fece solo sentire peggio. Sapeva che per Minako la vita da Sailor aveva influenzato la sua vita civille più che a tutte loro, un'argomento del qualle alla bionda non piaceva parlare.
«Cambiando argomento come sta andando lo studio del copione? Tra poco iniziano le riprese giusto?» chiese Makoto.
Minako sorrisse evidentemente sollevata del nuovo argomento di conversasione e di questo Makoto n'è fu felice. Le due chiachierano per tutta la cena e alla fine prima di andarsene assieme al suo gatto Minako fece una domanda che si era tenuta dentro per tutta la sera.
«Per caso dopo vedi Shinji?» chiese sulla porta.
«Si, andiamo a vedere un film. Perché?» rispose Makoto.
«È solo... insomma ogni volta che lo vedi ti slegi i capelli.» disse Minako indicando i capelli castani dell'amica sciolti dalla loro solita coda. «Ti stano bene, ma... è solo strano non vederti con la coda di cavallo tutto qui.»
«Ha Shinji piaciono sciolti e poi non un sacrificio farlo ogni tanto.» rispose Makoto, credeva alle sue parole infondo era solo una coda di cavallo, un'acconciatura come tante altre eppure parlarne ad alta voce la faceva sentire strana.
«Oh, Mako sono cosi felice per te!» disse Minako predendole le mani. «Hai trovato il ragazzo perfetto come abbiamo sempre sognato.»
«Già, Shinji è il ragazzo perfetto.» rispose Makoto.
«Bene allora io vado, buonafortuna per stasera.» disse Mina uscendo dall'apartamente e chiudendosi la porta alle spalle.
«Forse è troppo perfetto.» borbotto Makoto una volta da sola mentre guardava la sua immagine riflessa allo specchio.

Usciti dal cinema Makoto e Shinji parlarono un po' del film che avevano appena visto, era una comedia romantica scelta da Makoto e da alcuni commenti del ragazzo capì che non era il suo genere.
«Nemmeno a Mamoru piacciono i film troppo romantici.» commento Makoto.
«Chi è un rivale in amore?» domando Shinji figendosi offesso con tanto di una buffa smorfia sul viso che rubo una piccola risata a Makoto.
«Per niente, è il fidanzato di una mia amica.» rispose la ragazza.
«Allora forse potremmo fare un'uscita a quattro uno di questi giorni.» proposse Shinji. «Mi piacerebbe conoscere questa tua amica... come hai detto che si chiama?»
«Usagi.» rispose Makoto. «Non sei molto bravo a ricordare i nomi delle persone vero?»
Shinji scosse la testa facendo una leggera risattina prima di metterle un braccio attorno alle sue spalle e Makoto si lascio cullare da quel contato, i suoi dubbi erano finiti nel fondo della sua mente in Shinji non c'era niente che non andava.
Arrivati davanti al palazzo dove viveva Makoto i due si salutarono, ma all'ultimo minuto Shinji le afferrò il polso.
«Shinji cosa c'è?» chiese Makoto poteva liberarsi della mano del ragazzo in qualsiasi momento se voleva, ma il ragazzo aveva uno sguardo cosi serio in volto che le basto per convincersi di aspettare e ascoltare cosa voleva dirle.
«Vorrei baciarti.» disse lui e Makoto senti le guance andarle in fiamme a quella richiesta. Shinji si avvicino a lei e Makoto era pronta per quel momento, un momento che aveva sempre sognato e non avrebbe permesso a nulla di rovinarlo.
«Perchè ti piaccio di più con i capelli sciolti?» domando appena prima che Shinji le sfiorase le labbra con le sue.
Lui si stacco guardandola in modo confusso.
«Perchè vorresti saperlo?» chiese lui.
«Vorrei solo sapere se c'è un motivo particolare.» rispose Makoto.
«La coda di cavallo ti fa sembrare troppo un maschiaccio.» rispose Shinji.
Quella era l'ultima risposta che si aspettava di sentire, le sembrava di essere tornata alle medie quando il suo senpai l'aveva lasciata perchè era troppo alta... troppo mascolina secondo i suoi gusti.
«Shinji devo tornare a casa.» disse Makoto allontanandosi leggermente da lui.
«Perchè?» chiese lui. «Prima che facessi quella domanda sembravi volere che ti baciassi.»
«Si, ma... devo pensare ad un paio di cose.» disse Makoto prima di entrare nel palazzo pensando che forse infondo Shinji non era troppo perfetto.
Il vero problemma era che non importava cosa avesse fatto o detto il ragazzo a Makoto semplicemente non piaceva.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.

Si chiese se glielo doveva dire, infondo non era cosi grave erano passati anni e nemmeno lei si ricordava tutti i suoi vecchi compagni delle medie. Eppure non voleva correre il rischio di ferire i sentimenti di Ryota dicendogli che Minako si era scordata di lui.
«Stai continuando a fissarmi.» commento Ryota.
«Scusa, stavo pensando ad una cosa.» rispose Makoto distogliendo lo sguardo leggermente imbarazzata.
Forse era meglio lasciare le cose come stavano infondo era davvero cosi importante iniziare quella conversasione?
No, si rispose non era importante sopratutto perchè nemmeno Ryota sembrava interessato a ciò altrimenti le avrebbe già fatto qualche domanda in merito. Anche se non parlava molto Makoto era certa che Ryota l'avrebbe fatto riguardo alle cose importanti.
«Aino non si ricorda di me, giusto?» disse all'improvisso Ryota mentre si preparavano per uscire.
«Si, non si ricorda di te.» rispose Makoto alla fine dopo un po' di silenzio.
«Grazie.» disse lui per poi allontanarsi.
«Perchè?» chiese Makoto.
«Per aver cercato di non ferirmi, sei una brava persona Kino.» rispose Ryota voltandosi verso di lei e sorridendole.
Nel vederlo scomaprire per strada Makoto doveva ammettere che stranamente il sorisso di Ryota in quel momento era stato molto bello e nel vederlo sentiva qualcosa di caldo nel petto.
 
Shinji si era proposto di accompagnarla a casa quel giorno, Makoto gli aveva detto che non c'era bisogno però il ragazzo aveva insistito dicendo che una protezzione in più poteva sempre fare comodo.
«Non ho bisogno di protezione.» disse Makoto.
«Dicono tutti cosi.» contiunuo Shinji. «Voglio solo tenerti compagnia e aiutarti in caso di bisogno cosa c'è di male?»
«Niente.» concesse alla fine Makoto continuando a camminare con Shinji accanto. Arrivati a destinazione si ripresento la stessa situazione dell'ultima volta, Shinji provo a baciarla ma stavolta Makoto non n'è aveva voglia.
«Stiamo assieme da settimane di cosa hai paura?» chiese Shinji.
«Se dico no è no.» disse Makoto.
Il ragazzo sbuffo e afferro il polso di Makoto per la ragazza quella era l'ultima goccia e senza pensarci prese il colletto della camicia di Shinji e lo scaravento a terra.
«Io non voglio baciarti.» disse Makoto mentre Shinji la guardava stordito da terra. «E penso di non voler più uscire con te.»
Detto questo entro nel palazzo lasciadnolo lì fuori da solo, forse aveva esageratto tuttosomatto Shinji era un bravo ragazzo, ma lei non era riuscita a trattenersi. Gli avrebbe chiesto scussa alla prossima lezione per ciò che aveva fatto, ma non si sarebbe rimangiatta ciò che aveva detto.
Lui non le paiceva, non era una persona sgradevole, ma semplicemente non era innamorata di lui e non poteva sforzarsi nel cercare di provare qualcosa che non era vero.

Appena lei e Unazaki misero piede nell'aula di cucina Makoto si senti subito gli occhi di tutti addosso, storse le labbra evidentemente Shinji aveva riferito ciò che era accadutto tra loro.
Sapeva di aver esagerato, ma questo non autorizzava il ragazzo a parlarne a tutti. Tutto ciò le ricordava gli anni delle medie, quando i ragazzi la guardavano spaventati a causa della sua altezza e delle voci che la facevano sembrare un bullo pronto a picchiare tutti per nient'altro che il gusto di farlo. Fece un respiro profondo, ormai aveva vent'anni non era più una ragazzina perciò non poteva comportarsi come allora, sofggarsi su chi metteva in giro quelle voci finendo solo con il farle sembrare veritiere.
L'unico che non la stava guardando era Ryota che come al solito se n'è stava seduto in silenzio nel suo mondo come se nemmeno fosse presente.
“Tipico.” penso Makoto, probabilmente Ryota si sarebbe comportato in questo modo anche durante un terremoto.
“C'è un che di buffo però.” penso ancora la ragazza sorridendo, Ryota era un ragazzo strano però aveva iniziato ad apprezzare quelle stranezze e a trovarle anche simpatiche in qualche modo.
Alla fine Makoto dovette constatare che in generale l'atmosfera del corso non era cambiata, anche se le persone a volte sembravano guardala in modo strano in realtà si comportavano con lei come sempre anche Shinji era venuto a scusarsi per essere stato troppo insistente e Makoto di questo era felice almeno questo problemma si era risolto.
«Mi spiace che tra noi non abbia funzionato, ma almeno adesso non sarai più costretta a vedermi.» disse Shinji. «E poi in ogni caso non mi piacciono le ragazze cosi manesce... senza offessa.»
«In che senso non sarò più costretta a vederti?» domando Makoto, cercando di ignorare l'ultimo commento del ragazzo.
«Non ti ricordi? Il corso finisce il mese prossimo.» disse Shinji.
Makoto inefetti si era dimenticata che quel corso sarebbe finito presto, era durato tre mesi e a lei e a tutti gli altri mancava solo un'altro mese prima che finisse.
Istintivamente Makoto si volto indietro, ma non vide nessuno.
Nel solito posto in cui c'era l'amica di Ryota che veniva a prenderlo non c'era traccia di nessuno dei due che evidentemente erano già andati via.
Per qualche ragione l'idea che tra un mese molto probabilmente non l'avrebbe più rivisto si sentiva triste.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.

Non capiva, avrebbe dovutto essere triste per essersi lasciata con Shinji e invece si sentiva male al pensiero di non vedere più Ryota ovvero un ragazzo che la maggior parte del tempo non capiva o che trovava fastidioso eppure era cosi e lei non poteva farci niente.
No, in realtà poteva fare qualcosa e l'avrebbe fatta adesso.

Usci di casa come al solito intento a fare la spessa, ma non si aspettava di trovare Kino davanti al ristorante intenta a sbriciare dalle finestre.
«Ryota cercavo giusto te.» disse venendogli incontro.
Non rispose subito, la guadro da capo a piedi indossava una giacca sportiva e dei semplici jeans, sorrisse pensando che le stavano proprio bene.
«Ciao Kino perchè mi cercavi?» chiese.
«Volevo passare un po' di tempo con te. Conoscerti insomma.» rispose lei.
Ryota distolse lo sguardo per evitare di essere visto in volto dalla ragazza ed evitare scomode domande alle qualli non voleva rispondere e che non sentiva giusto ignorare come suo solito.
Quando non se la sentiva di rispondere non parlava, stava in silenzio e alla fine le domande venivano dimenticate.
Stare zitto era più facile, era molto più facile prima di incotrare Kino.
«Sto andando a fare la spessa.» disse semplicemente voltandosi.
«Bene, se vuoi ti posso accompagnare.» disse Kino, lui non rispose ma la ragazza prese il suo silenzio per un sì e si mise a caminare al suo fianco.
Ryota cercava solo di ignorare il suo batitto cardiaco e concentrarsi sulla lista delle cose da comprare.
Kino era una bella ragazza l'aveva pensato subito però a lui non piaceva interagire troppo con le persone avvicinarsi a loro, ci aveva provato ed era rimasto deluso. Strinse i pugni a quei ricordi, nessuno l'aveva difesso anzi tutti gli erano andati contro senza nemmeno cercare di ascoltarlo e poi c'erano gli anni delle medie... quelli voleva solo dimenticargli e basta.
«Dove andiamo per prima cosa?» chiese Kino.
«Dal fruttivendolo.» rispose.
Mentre camminavano Ryota senti un profumo e non ci mise molto a riconoscerlo, era profummo di rose lo stesso che Kino emmanava. Per lui Kino era più simille ad una mimmosa, ma doveva ammettere che aveva anche varie caratteristiche delle rose forse era un po' entrambi i fiori.
Apri la bocca, ma la richiuse subito probabilmente dirle che secondo lui aveva un buon'odore non era la migliore delle idee.
“Incuriosità dallo strano ragazzo tutto qui non farti strane idee infondo l'hai vista assieme al giovane Harada.” penso Ryota.
Già perchè infondo le ragazze come Kino uscivano con persone diverse da lui probabilmente lei nemmeno sapeva cosa fosse il rifiutto e in ogni caso lui aveva fatto una promessa a se stesso perciò doveva solo ignorare ciò che gli stava succedendo.
Tutto qui, se ignorava ciò che provava se n'è sarebbe andato.
L'amore era qualcosa che lo spaventava e che allo stesso tempo lo faceva sentire in colpa.
Non voleva, non voleva essere un peso per un'altra persona che amava. Sua madre e Chika si erano occupate di lui fin da quando era nato mettendolo davanti a tutto e Ryota non voleva che accadesse di nuovo.
«A cosa stai pensando?» chiese Kino.
«Che hai un buon profummo.» rispose Ryota senza pensarci.
“Idiota.” si rimprovero, come al solito aveva aperto la bocca senza collegarla al cervello.
Sua sorella diceva che era troppo onesto, ma lui si credeva semplicemente troppo stupido.
«Ah... grazie.» disse la ragazza arrosendo.
«Di nulla.» rispose Ryota.
Vedendo che non si era offessa Ryota tiro un sospiro di sollievo, ma c'era ancora strada da fare e lui avrebbe dovutto impegnarsi seriamente per non dire altre stupidaggini.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.

Makoto si guardo attorno nonostante fosse amica di Minako da anni non aveva mai veramnte visitato Shiba-Koen visto che di solito si vedevano al tempio di Rei o da qualche altra parte a Juban.
«Siamo arrivati.» disse Ryota indicando un piccolo negozio dall'aria non molto nuova. Vista da fuori la merce esposta sembrava tutta di buona qualità tanto che Makoto penso che avrebbe potutto comprare qualche frutto o qualche verdura per se stessa.
«Ehi Ryota quall'è la tua torta preferita?» chiese Makoto, se per caso gli fosse paiciutta una torta alla frutta avrebbe anche potutto farglierne una.
«Non mangio dolci.» rispose seccamente il ragazzo.
«Per questo non riesci a cucinargli perchè non ti piacciono?» commento scherzosamente Makoto, ma vedendo la faccia seria di Ryota capì che per qualche motivo non gli piaceva parlare di questo argomento.
«Mi piacciono i dolci semplicemente non gli mangio.» disse lui.
«Perchè?» domando Makoto.
«Perchè...» inizio Ryota non capendo nemmeno il perchè si stava apprendo con lei.
«Ryota! Che paicere vederti.» disse un signore anziano che usci dal negozio. «E vedo che hai portato qualcuno con te... è la tua ragazza?»
Makoto rise immagianndo che quello fosse il propriettario del negozio e che evidentemente Ryota era un cliente abbituale.
«No, siamo solo amici.» disse lei anche se in realtà non sapeva se potevano definirsi effetivamente amici, ma era quello il motivo per cui era qui.
Ryota la incuriossiva e voleva conoscerlo meglio prima che finisse il corso e rinconcigliare dentro di sé finalmente un'idea precissa di lui.
«Mi serve ciò che è scritto in lista.» disse Ryota con sguardo basso dando al signore un foglio.
L'uomo lo guardo per poi tornare dentro al negozio a prendere ciò che il ragazzo gli aveva chiesto. Makoto si volto verso Ryota, ma non trovo il coraggio di dire niente visto che notò che nonostante la testa bassa era facile vedere che fosse arrossito.
Era per quella domanda?
Ma perchè?
Un'idea le venne in mente, ma la scaccio subito figurarsi se piaceva a Ryota. Non le pareva proprio il tipo da interessarsi a una qualsivoglia ragazza visto che era molto probabilmente la persona meno sociale che aveva mai incontrato.
Ora però che ci pensava meglio chi era la ragazza che andava sempre a prenderlo in moto, era la stessa che faceva la cameriera al ristorante assieme a lui forse si conoscevano perchè lavoravano assieme oppure... e se foste stata lei la sua ragazza?
No, se era davvero un cliente abbituale come aveva presuposto vedendo la famigliarità che aveva con il frutivendolo allora se avesse avuto davvero una ragazza l'uomo non avrebbe mai fatto quella domanda.
«Ecco a te.» disse l'uomo uscendo e consegando a Ryota due buste abbastanza piene. «E salutami Nastumi.»
I due ringraziarono e si allontanarono, Makoto vedeva che il ragazzo aveva qualche difficoltà nel portare le borse piene.
«Chi è Nastumi?» chiese Makoto. «La tua amica della moto?»
«No, quella è mia sorella Chika.» rispose Ryota. «Nastumi è mia madre.»
«Che coincidenza ha lo stesso nome del ristorante in qui lavori.» notò Makoto.
«Non è una coincidenza, è il ristorante della mia famiglia.» spiego Ryota. «È stato mio padre a dargli quel nome, amava molto mia madre per questo l'ha fatto.»
Makoto potè solo annuire in accordo con ciò che Ryota aveva detto, dare il nome dell'amata al ristorante era veramente un gesto romantico secondo Makoto.
«Se non lo sapevi perchè mi hai cercato lì?» chiese Ryota.
«Pensavo che avrebbero potutto darmi delle informazioni su di te tutto qui.» rispose Makoto. Ryota ridacchio e la ragazza vide quel piccolo sorisso che poteva dire con certezza essere completamente sincero.
Dopo ciò continuarono con la spessa e Makoto noto che ovunque andassero Ryota era considerato un cliente abituale visto la cortessia che gli riservavano. La ragazza si sorpresse di ciò e non riusci a trattenere dei sorisse vedendo il ragazzo cosi a suo agio con i vari vendittori.
Le sembro quasi di vederlo davvero per la prima e doveva ammetterlo era molto carino, Perchè non l'aveva notato prima?
«Hai fame?» chiese ad un certo punto Ryota. «Conosco un piccolo fast food da queste parti... cioè se ti va bene mangiare lì.»
«Certamente non sono schizzinosa sul cibo.» rispose Makoto. «Ma la prossima volta cuciniamo qualcosa assieme, ok?»
Ryota non disse niente limitandois ad annuire e Makoto penso che le bastava come risposta.

Era stato un pasto veloce e piacevole, lei e Ryota si erano interogati a vicenda su le cose che prerivano, cibo, canzoni, film, animali e altre cose del genere. Quando ebbero finito Makoto si era offerta di aiutare Ryota con la spessa, ma lui si era rifiuttato dicendo che poteva cavarsela da solo.
«Posso aiutarti.» obbietto Makoto.
«So che puoi farlo, ma...» inizio Ryota guardandosi attorno come se cercasse qualcosa da dire. «Voglio farlo da solo, non mi piace essere aiutato.»
Makoto sbuffo, aveva imparatto varie cose sul ragazzo però certe cose proprio non le capiva perchè si ostinava a non voler il suo aiuto?
Forse era semplicemente troppo testardo per chiederlo, aveva conosciutto persone peggiori in quel repparto almeno adesso si era aperto a lei. Makoto stava per dirgli altri quando vide ciò che stava accadendo.
«Ryota!» grido precipitandosi dal ragazzo che non si era accorto della macchina che stava per investirlo tranne che in quell'ultimo momento. 
Ciò che avevano comprato volo per tutta la strada mentre la gente si radunava per vedere cosa fosse successo. Makoto si alzo da Ryota sollevata di essere riuscita a spingerlo lontano in tempo.
«Tutto bene?» chiese.
Il ragazzo aveva il fiatone e quando ripresse il contato con la realtà divento rosso nel vederla lì sopra di lui però riusci comunque ad annuire.
«La... la tua giacca...» Borbotto Ryota alzandosi. Makoto vide che la manica delle giacca che portava aveva uno strappo, ma non era qualcosa che l'avrebbe proeccupata in altre circostanze quindi figuriamoci in questa.
«Sarebbe meglio andare in ospedale a farsi controllare.» disse Makoto e Ryota annui.
Anche le persone che erano sopragiunte la pensavano come lei e infatti si senti il suono di un'ambulanza che arrivava.
Makoto prese la mano di Ryota visto che il ragazzo sembrava ancora abbastanza scosso e assieme salirono sull'ambulanza.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.

A parte qualche graffio se l'era cavata con poco, ma d'altronde aveva affrontato di peggio come guerierra Sailor a preoccupalra era per lo più Ryota. Per fortuna nemmeno lui sembrava avere ferite gravi solo qualche graffio e una leggera slogatura al polso destro.
Stavano tornando verso il ristorante visto che Ryota si era rifiutato di far chiamare la sua famiglia dicendo che non voleva fargli preoccupare e Makoto decise di accompaganrlo a casa per assicurarsi che stesse bene infondo anche se fisicamente non era in condizioni gravi avrebbe potutto essere acora scosso o altro per l'accaduto.
Arrivati a destinazione Ryota supero il ristorante per poi entrare nella casa accanto, prima di entrare guardo verso Makoto con aria stanca.
«Grazie Kino e scusa ancora per averti coinvolto in questo.» disse entrando in casa.
La ragazza sospiro, erano state delle lunghe ore e cosi decise che era il momento che anche lei tornasse a casa e mentre lo faceva notò di aver dimenticato la sua giacca in ospedale.

Makoto sorrise soddisfata del proprio operato, aveva appena pulito e riordinato il suo appartamento e il risultato la rendeva orgoglioso. Proprio in quel momento suonarono alla porta e Makoto immagianando che fosse una delle ragazze andò ad aprire.
«Ryota.» eslcamo sorpressa vedendo il ragazzo, non lo incontrava da una settimana ovvero dall'incidente.
«Ciao Kino.» disse lui. «Posso entrare o sei impegnata in tal caso posso passare un'altra volta.»
«No, entra pure mi hai solo colto alla sprovista.» rispose Makoto facendolo entrare in casa. «Come hai scoperto il mio indirizzo?»
«L'ho chiesto ad Aino anche se prima di ottenerlo le ho dovutto rivordare che eravamo compagni al corso di cucina.» spiego lui mentre si guardava attorno.
«Mi cercavi per un motivo perticolare?» domando Makoto.
Ryota non rispose, ma le consegno il sachetto che aveva in mano. Makoto lo prese e vide che dentro c'era la sua giacca sportiva non solo Ryota gliel'aveva riportata, ma lo strappo sulla manica era stato aggiustato.
«L'ho... l'ho fatto per ringraziarti.» disse Ryota in tono leggermente indeciso.
Makoto osservo la cucitura, quasi non si notava ed era un lavoro ben fatto tanto che si chiedeva perchè Ryota fosse cosi imabrazzato nel dirglierlo n'è avrebbe dovutto essere orgoglioso.
«Non dovevi, ma grazie.» disse Makoto. «Sei veramente bravo a cucire.»
«Lo pensi davvero?» chiese il ragazzo con aria confussa.
«Certamente.» disse lei e vide come Ryota sorridesse alla sua risposta, era il sorisso più grande che gli aveva mai visto in volto.
«Posso offrirti qualcosa?» domando Makoto.
«No, volevo solo consegnarti la giacca.» rispose Ryota. «Ci vediamo... Makoto.»
Il ragazzo usci e mentre lo salutava Makoto sorrise nel constatare che quella era la prima volta che Ryota la chiamava per nome. Inoltre si chiese quando sarebbe stato il momento di rivedersi infondo il corso era finito e anche se poteva andare a trovarlo non credeva che ci sarebbero state cosi tante occassioni per farlo.
Guardo la giacca che aveva in mano era stato veramente gentile a ricociglierla, l'aveva veramente giudicato male Ryota era un bravo ragazzo con dei difetti era ovvio però non era una cattiva persona.

Non l'aveva presso in giro anzi l'aveva ringraziato, non era mai successo prima. Sua madre aveva insegnato a cucire sia a lui sia a Chika eppure quando diceva in giro di saperlo fare lo prendevano in giro dicendo che era un passatempo da “femmine”, ma Makoto non l'aveva fatto era sincera quando l'aveva ringraziato.
Lei non l'ho trovava strano.
Ryota si fermo davanti alla vetrina di un negozio e osservando la sua immagine riflessa si chiese cosa sarebbe successo se Makoto l'avesse incontrato alle medie probabilmente si sarebbe dimenticato di lui come Aino, probabilmente quest'ultima avrebbe capito chi fosse se avesse saputo il suo cognome di nascità però forse era meglio cosi.
Quando sua madre si era risposata poco prima che iniziase il liceo cambiare il suo cognome non era solo un modo per accetare il patrigno, ma per lui fu anche come un primo passo verso un nuovo inizio. Smise di pensare a queste cose e inizio invece a pianificare una scusa da dare a Chika, se avesse saputo che era andato a trovare una ragazza l'avrebbe tormentato per chissà quanto e se avesse saputo che Makoto gli piaceva allora non avrebbe più smesso... no, un modo per farla smettere in quel caso c'era però Ryota non voleva farlo non dopo che era andata cosi male le ultime due volte, fece una smorfia al ricordo.
Dopo ciò aveva deciso di chiudere i ponti sia con l'amicizia che con l'amore... poi però era arrivata Makoto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13.

2 mesi dopo...
«Com'è vivere da sola?» chiese ad un certo punto Ryota.
Makoto sollevo lo sguardo dalla pentola in cui stava facendo bollire il riso per il Curry. Quella sera Ryota era venuto a trovarla e lei l'aveva convinto a rimanere per cena e a mantenere la promessa di cucinare assieme, si erano visti spesso nell'ultimo periodo però non erano mai riusciti a reallizarla.
«Perchè lo vuoi sapere?» chiese Makoto cercando di capire l'improvisso interessamento del ragazzo. Non aveva mai toccato l'argomento e voleva sapere il motivo per cui lo stava faccendo adesso di tutti i momenti.
«Perchè un giorno anch'io vorrei avere una casa tutta mia.» spiego Ryota.
«Credevo volessi lavorare nel ristorante della tua famiglia.» fece notare Makoto.
«Si, ma questo non vuol dire che voglio vivere lì per sempre.» disse Ryota. «Un giorno voglio una casa tutta no... mia! Tutta mia!»
Makoto abbasso lo sguardo, non sapeva come rispondere, tra le sue amiche l'unica che pareva desiderosa di andarsene di casa come Ryota era Minako.
Ami e Rei non avevano fretta di lasciare la loro casa, Usagi invece sapeva che presto sarebbe andata a coabitare con Mamoru e lei... bè lei non abitava da sola per sua scelta.
«Dovestri chiedere a qualcun'altro.» disse Makoto.
«Non ho nessun'altro a cui chiedere.» disse Ryota abbozando un leggero sorisso. «Ricordi? Tu stessa hai notato che non ho molti amici anzi esclusa te non n'è ho proprio.»
Makoto guardo il ragazzo sorpressa, sapeva che non era un tipo socievole, ma non si aspettava di essere la sua unica amica. Ryota arrossi e distolse lo sguardo tornando a cucinare.
«Sai che ti dico? Dimantica ciò che ti ho detto infondo non è cosi importante.» borbotto il ragazzo.
«Solitario.» rispose dopo un po' Makoto. «A votle vivere da sola e solitario e triste.»
«E allora perchè non torni dai tuoi?» chiese Ryota.
«I miei sono morti quando ero una bambina.» disse Makoto e tra i due calo il silenzio tanto che gli unici rumori furono quelli degli strumenti da cucina.
«Anche mio padre è morto.» disse Ryota mentre mettevano il curry in tavola.
«Mi spiace posso immaginare come ti senti.» disse Makoto, ma Ryota la guardo in modo strano.
«Non puoi farlo.» disse. «Mio padre ci ha lasciati prima ancora che nascessi non l'ho mai conosciutto, le nostre situazioni non sono le stesse.»
«Hai ragione scusa.» disse Makoto.
«Non scusarti dovrei essere io a farlo.» disse lui. «Ti ho messo a disagio e non me n'è sono nemmeno reso conto... sono proprio uno stupido.»
Ryota si alzo da tavola e predendo le sue cose si diresse verso la porta.
«Ma... vai già via?» chiese Makoto.
«Si, io... scusami ancora.» disse Ryota uscendo e sbattendosi la porta alle spalle.
“Stupido! Stupido!” penso il ragazzo mentre cammianva verso casa, era stato un'idiota a dire quelle cose e poi aveva dovutto dire che non sapeva come si sentiva lui che al contrario di lei una famiglia c'è l'aveva cosi aveva fatto sentire Makoto di sicuro peggio.
Sapeva che era una ragazza forte di carattere l'aveva vista, ma era chiaro che l'argomento dei suoi genitori le pesava ancora altrimenti non avrebbe avuto uno sguardo cosi triste in volto.
“Perchè devi sempre dire la cosa sbagliata? Perchè non puoi ragionare come una persona normale?” continuo a rimproverarsi. Meritava che Makoto lo prendesse a schaiffi o che lo atterrasse come si diceva avesse fatto con Shinji non dubitava affatto che n'è fosse capace cosi come non dubitava di meritarselo.
“Alla fine sei e sarai sempre Ishida l'idiota.”

La casa di Ryota era quella accanto al ristorante perciò Makoto suono prima lì sperando di incontrare il ragazzo, voleva dirgli che non era arrabbiatta con lui e che capiva ciò che aveva detto infondo lui non sapeva dei suoi genitori e visto che ormai era adulta non era poi cosi strano che abitasse da sola come lo era quando era ancora una studentessa.
Si aspettava di vedere la sorella o la madre di Ryota alla porta e invece ad aprirle fu un uomo probabilmente sulla cinquantina o poco più con i capelli blu-viola e gli occhi grigi.
«Desidera?» chiese l'uomo.
«Sto cercando Ryota l'ho conosse?» chiese Makoto.
«Mio figlio non è in casa, mi spiace.» rispose.
“Figlio?” si chiese Makoto, ma come proprio l'altro giorno aveva detto...
«È il padre di Ryota?» domando Makoto.
«Si, tu sei una sua amica?» chiese il signor Fujita, ma Makoto non rispose decidendo di andarsene.
“Mi ha mentito.” penso stringendo i pugni, aveva ossato mentirle su un'argomento tanto delicato per lei e l'aveva fatto con la sua solita serenità e poi se n'era anche andato fingendo di sentirsi in colpa.
Diede un pugno ad un palo lì vicino formando delle creppe.
Adesso era arrabbiatta e anche tanto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14.

L'aveva cercato per tutto il quartiere, ma senza riuscire a trovarlo non era nei posti in cui l'aveva portata quella volta... la volta in cui aveva iniziato a pensare che fosse un bravo ragazzo e che forse ciò che diceva non era detato da cattiveria, ma solo da un modo di fare troppo diretto.
Si era sbagliatta, Ryota non era una brava persona era un bugiardo che l'aveva presa in giro per tutto il tempo.
Alla fine lo trovo era seduto davanti ad un negozio di vestiti e da ciò che vedeva dalla vetrina sembrava un negozio specializzato in abigliamento femminile.
“Verme.” penso Makoto avvicinandosi a lui.
«Ciao Makoto sei venuta a fare compere con Aino?» chiese lui come se nulla fosse.
Makoto non gli rispose era troppo arrabbiatta per parlare perciò lo afferro direttamente per il colletto della camicia avvicinando il viso di Ryota al suo.
«Sei... sei impazzita Makoto...?» borbotto lui cercando di non guardarla negli occhi.
Senza aggiungere altro Makoto lo spatte contro la vetrina del negozio bloccandogli un braccio da dietro.
«Sei un bugiardo.» disse Makoto continuando a tirargli il braccio. «Pensavi che bastasse una storiella come quella per farmi cadere ai tuoi piedi?»
«Co... cosa dici?» balbetto Ryota tra un grido di dolore e l'altro, pensava di aver perso sensibilità al braccio sinistro ormai.
«La prima impressione che ho avuto di te era giusta.» continuo Makoto. «Le persone come te mi fanno schiffo!»
Detto questo sbatte il ragazzo a terra, il qualle la guardo con occhi sgranati mentre si teneva il braccio probabilmente rotto.
«Ryota!» grido una ragazza uscendo aveva le braccia piene di pachetti.
Makoto si volto per andarsene, ma si fermo quando Ryota la chiamo.
«Kino!» grido Ryota. «So di essermelo meritato e mi dispiace per ciò che ho detto.»
Makoto strinse i pugni, anche adesso continuava la recita, era troppo.
«Non voglio più vederti o sentire altre bugie da parte tua!» sbotto la ragazza per poi continuare a camminare lontano da lui e nel farlo per qualche motivo si sentiva triste come non l'ho era mai stata.
Qualcuno le afferro la spalla facendola voltare e si trovo davanti la ragazza di prima, la riconobbe subito era la stessa cameriera che lavorava con Ryota nonché quella che veniva a prenderlo al corso perciò doveva essere sua sorella. Se non si sbagliava doveva chiamarsi Chika.
«Sei matta o cosa?» sbotto lei guardandola di traverso. «Perchè hai attacato in quel modo mio fratello.»
«Tuo fratello è un bugiardo e si meritava ciò che gli ho fatto.» rispsoe Makoto togliendosi la mano di Chika dalla spalla.
«Ryota non ha mai mentito in tutta la sua vita!» strillo lei.
«Davvero? Mi ha fatto credere che vostro padre fosse morto quando invece è vivo e vegeto.» spiego Makoto e vide lo sguardo di Chika farsi confusso per poi tornare ad essere arrabbiatto.
«Nostro padre è morto quello che hai visto è il nostro patrigno!» disse. «Non voglio più vederti vicino a mio fratello.»
Chika poi corse via per tornare a controllare Ryota mentre Makoto rimaneva lì ferma a pensare a ciò che aveva sentito.
Aveva rotto il braccio di Ryota per niente... aveva sbagliatto tutto.

Aveva chiamato le ragazze e come al solito si erano riunitte da Rei per discuttere di ciò che aveva fatto il giorno prima.
«Sono sicura che se gli spieghi la situazione capirà.» disse Ami dopo che Makoto spiego a tutte la situazione.
«E pensi che possa anche perdonarmi dopo che gli ho datto del bugiardo e gli ho addirittura rotto un braccio?» disse Makoto. «Penso che invece non mi voglia più vedere.»
Quell'idea non le piaceva per niente, aveva trovato un amico e ora l'avrebbe perso perchè invece di chiedere spiegazioni era di nuovo venuta alle mani senza ragionare e poi c'era Chika, non aveva mai visto uno sguardo cosi triste e arrabbiatto allo stesso tempo. Si sentiva terribilmente in colpa e anche se Ami stava cercando di farla sentire meglio dubitava che ci fosse veramente una soluzione a tutto questo.
«Certo che avrebbe potutto dirti subito che sua madre si era risposata.» commento Rei.
«Penso che non gli sia venuto in mente.» disse Makoto. «In ogni caso è stato un malinteso e non dovresti sentirti in colpa.» continuo Rei. «Sembri quasi Usagi.»
«In che senso?!» grido la diretta interessata.
«Che in un certo senso mi sembra triste e mogia come quando Mamoru ti ha lasciato.» spiego Rei.
Le parole dell'amica colpirono Makoto, possibille che...?
No, non era possibille atrimentri se n'è sarebbe già resa conto... ma ora che ci pensava meglio con Ryota andava d'accordo, condividevano vari interessi e a modo suo lui era gentile con lei.
Non aveva mai pensato a Ryota in quel modo eppure adesso che aveva questo dubbio non le pareva una cosa tanto strana.
«Non dire schiochezze Rei a Makoto non potrebbe mai piacere quel ragazzo.» commento Minako. «Si vede lontano un miglio che non è il suo tipo.»
“Il mio tipo...” penso Makoto.
Cosa cercava lei in un ragazzo?
Bè prima di tutto doveva essere carino, poi doveva essere gentile, non doveva assolutamente essere intimidito dalla sua altezza o dalla sua forza come il suo ex... tuttosomatto Ryota corrispondeva alla descrizione forse non era un'adone come Shinji, ma non era inguardabille nella media si brutto no.
Si alzo di scatto e salutando le amiche se n'è andò.
«Makoto dove vai?» chiese Usagi.
«A risolvere la situazione.» rispose Makoto con un sorisso.
Voleva andare da Ryota a e parlargli faccia a faccia, gli avrebbe chiesto scusa e dopo... dopo sarebbe accaduto ciò che doveva succedere.
Perchè infondo si, Ryota le piaceva.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15.

Busso alla porta con il cuore che batteva all'impazzata nel petto, sperava che ad aprirle non fosse Chika perchè molto probabilmente le avrebbe sbatutto la porta in faccia senza pensarci due volte. Ciò nonostante si ritrovo a pensare che forse Chika era meglio di colui che la aveva effetivamente aperto la porta.
«Che ci fai qui Kino?» chiese Ryota e Makoto non riusciva a capire se fosse arrabbiato nel vederla oppure no.
«Volevo chiederti scusa.» disse Makoto cercando di non guardere il gesso sul braccio del ragazzo.
«D'accordo. Ora che l'hai fatto puoi andartene.» disse Ryota chiudendo la porta.
“Brutto...” penso Makoto mentre rimaneva lì in piedi come una stupida. Busso nuovamente alla porta e di nuovo Ryota le riapri.
«Perchè sei ancora qui?» chiese lui. «Mi hai detto quello che mi volevi dire ora puoi anche andare.»
«Perchè a volte sei cosi insoportabille?» ribatte Makoto.
«Disse quella che mi ha rotto il braccio.» disse Ryota e Makoto non trovo come controbattere.
«Scusa...» disse di nuovo Makoto.
«L'hai già detto.» fece notare Ryota.
«Senti sono venuta a scusarmi e anche a dirti altro perciò potresti per una volta stare zitto senza irritarmi.» disse Makoto.
«Se ti irrito tanto allora perchè sei venuta qui?» chiese Ryota.
«Perchè sei mio amico e forse... forse mi piaci più di un amico.» confesso Makoto.
Ryota non disse niente limitandosi a guardare la ragazza davanti a sé con uno sguardo confusso o forse spaventato?
«È meglio se vai.» sussuro Ryota cercado di chiudere nuovamente la porta, ma Makoto lo blocco.
«Aspetta.» disse lei. «Questo è tutto ciò che hai da dire?»
«Vuoi che dica altro? Bene. Dimentica ciò che pensi di provare per me e va a cercare qualcun'altro.» rispose lui.
«Perchè? Non ti piaccio?» chiese Makoto.
Ryota abbasso lo sguardo senza rispondere, lui non poteva rispondere perchè se l'avesse fatto avrebbe complicato tutto.
«Io... senti sei una ragazza bella, simpatica e forte, ma... è complicato.» cerco di dire Ryota sperando che Makoto se n'è andasse.
«Non è una risposta. Si o no?» continuo a chiedere lei.
«Si! Dalla prima volta che ti ho visto si!» grido Ryota per poi chiudere la porta con forza.
Makoto rimasse lì a fissare la porta per un po' almeno finchè non si ripresse da ciò che aveva sentito e inizio a bussare e a gridare il nome del ragazzo.
Non pensava mica che avrebbe lasciato perdere dopo ciò che aveva detto vero?
«Ryota apri questa porta!» grido Makoto continuando a bussare.
«Va via.» rispose il ragazzo da dietro la porta chiusa.
«Ma perché?» chiese Makoto. «So che a volte litighiamo, ma se io ti piaccio e tu piacci a me quall'è il problemma?»
«Il problemma è proprio questo!» sbotto lui. «Semplicemente io non posso, mi spiace.»
«Non capisco...» borbotto Makoto. «Ryota, apri! Ryota!» Continuo a bussare, ma il ragazzo non solo non le apri smisse anche di risponderle alla fine confussa Makoto decise di tornare a casa almeno per il momento visto che non era intenzionata a lasciar perdere.

«Ancora non ci credo che hai lasciato Shinji per quel ragazzo cosi strano.» commento Unazaki mentre appoggiava la bibita davanti a Makoto.
«Shinji non mi piaceva e Ryota non è strano è... fatto a modo suo.» rispose Makoto.
Stava tornado a casa, ma visto che era già abbastanza tardi aveva deciso di fermarsi al Crow Fruits Parlor prima di rientrare. Ciò nonostante anche il comportamento di Ryota non aveva senso, perchè si era comportato cosi?
Doveva parlare con lui e venire a capo di quella situazione una volta per tutte.
«Allora, si insomma non ti dispiace se ci esco io con Shinji, vero?» domando Unazaki.
«Ti ha chiesto di uscire?» chiese sorpressa Makoto quando uscivano assieme Shinji non si ricordava bene nemmeno il nome dell'amica.
«Si, mi ha chiamato e chiesto un appuntamento... non è un problemma?» continuo Unazaki.
«No, esci con lui se ti va non è un problemma.» rispose Makoto forse Unazaki con Shinji avrebbe avuto più fortuna, lei invece non riusciva proprio a capire dove sbagliava in amore.
C'erano ancora tante cose che non sapeva di Ryota e c'erano cose che nemmeno lui sapeva su di lei, ma Makoto voleva sapere e voleva dire al ragazzo ciò che non conosceva. Non voleva arrendersi infondo quando era alle medie nemmeno sapere che aveva una ragazza l'aveva fatta arrendere con Motoki, certo la cotta poi le era passata ma questa era un'altra storia.
La storia che ora stava vivendo invece era ancora più complicata, doveva risolvere la faccenda ma non sapeva come fare. Evidentemente Ryota non voelva stare con lei però ciò che aveva detto sul fatto che le piaceva era contradittorio.
“Forse è uno di quei ragazzi che hanno paura di impegnarsi.” penso Makoto cercando di trovare una spiegazione logica allo strano comportamento del ragazzo.
Sospiro evidentemente era tutto finito prima ancora di iniziare.

Se potesse romperebbe tutto ciò che aveva in camera, ma sapeva che non sarebbe servito cosi non l'ho fece.
Perchè era successo tutto questo?
Essere quasi investito da una macchina e farsi rompere il braccio non era abbastanza?
No, doveva anche aggiungere un'altra figuraccia alla sua già lunga lista e la cosa peggiore era che alla fine molto probabilmente anche Makoto stava male. Tecnicamente non l'aveva rifiuttata però ciò che aveva fatto era stato peggio.
Aveva confermato che le piaceva che i sentimenti che forse provava per lui erano corrisposti e ciò nonostante l'aveva cacciatta senza il minimo tatto, si meritava di peggio che un semplice braccio rotto.
“Perchè l'amore deve fare cosi male?” si chiese.
Magari però infondo ciò che aveva fatto non era cosi grave.
Makoto probabilmente lo odiava, ma era meglio cosi. Almeno sarebbe andata avanti e magari avrebbe incontrato un ragazzo diverso da lui, uno che non era cosi un peso per gli altri e molto meno problematico.
Tutti sono dispsoti a sacrificare tutto ciò che hanno per amore... Ryota invece era disposto a tutto per evitare che ciò accadesse era questo il suo modo di amare.

Era il tramonto passato quando Minako lascio le ripresse per tornare a casa nonostante il suo fosse un piccolo ruolo aveva ancora una gran quantità di lavoro da fare ogni giorno sul set, ma per raggiungere il suo obbiettivo era più che disposta a sopportare tutta questa fatica.
Ad un certo punto passo davanti al ristorante “Nastumi” e vedendo il cartello attacco alle finestre inizio a sorridere.
Doveva subito dare quella notizia a Makoto.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Capitolo 16.

Se doveva essere sincera aveva qualche dubbio riguardo all'idea di Minako, ma infondo a lei non n'è venivano altre perciò decise di seguire il consiglio dell'amica e presentarsi ai colloqui.
Molto probabilmente non sarebbe stata scelta come cameriera, ma sul fatto di essere assunta per lavorare in cucina non aveva dubbi e in questo modo avrebbe potuto stare accanto a Ryota e parlargli.
«Che ci fai qui Kino?» chiese proprio Ryota che in quel momento era seduto al bancone del ristorante.
«Ho saputo che cercate un aiuto in cucina cosi sono venuta propormi.» spiego Makoto e poi arrosendo un po' aggiunse. «Consideralo un modo per scusarmi.»
«Non c'è n'è bisogno.» borbotto Ryota cercando di nascondere a sua volta il rossore. «Ma se proprio ci tieni a lavorare qui vado a chiamare mia madre è lei che sceglie chi assumere.»
Ryota andò sul retro per tornare poco dopo assieme ad una donna dai lunghi capelli rossi, doveva ammettere che Ryota somigliava molto alla madre anche se forse il ragazzo aveva i capelli più scuri rispetto a quegli della donna.
«Ti chiami Makoto Kino, giusto?» chiese la donna presentandosi. «Sono Nastumi Fujita la propriettaria del ristorante e mio figlio mi ha detto che vuoi lavorare in cucina.»
«Si mi piaccerebbe molto.» rispose Makoto.
«Mio figlio mi ha detto che sei una cuoca molto abile.» continuo Nastumi scompigliando i capelli di Ryota cosa che diede evidente fastidio al ragazzo. Makoto invece trovava divertente quel gesto d'affetto cosi infantile e fece una piccola risata.
«Purtroppo non credo sia una buona idea assumere una ragazzina come te senza esperienza.» contasto Nastumi. «Perciò mi spiace, ma...»
«Non troverai una cuoca migliore di lei.» si intromise Ryota. «È vero Makoto non ha esperienza di nessun tipo, ma è brava e poi non è una ragazzina ha la mai età perciò se sei disposta a far lavorare me dovrestri dare una chance anche a lei.»
Nastumi guardo il figlio con un'espressione dolce e poi si rivolse a Makoto.
«Perchè non mi cucini qualcosa, se sei brava come dice mio figlio allora ti assumerà a tempo indeterminato.» concesse Nastumi.
Makoto annui e andò in cucina infondo un impiego a tempo indeterminato era tutto ciò che le occureva e poi il fatto che Ryota l'avesse difessa cosi tanto la riempiva di gioia, forse c'era davvero una speranza.
All'inizio non fu facile muoversi in una cucina che non conosceva eppure alla fine ci prese la mano e cucino un polpettone alla giapponese , una volta assagiatolo Nastumi doveva ammettere la bravura della ragazza e decise di assumerla.

E cosi Makoto inizio a lavorare al ristorante e nel mese che segui si avvicino alla famiglia di Ryota in paticolar modo alla madre del ragazzo che lavorava con lei in cucina. Il patrigno non sapendo cucinare si occupava di servire ai tavoli con Chika e anche del lato finanziario dell'attività.
più difficile avere a che fare con Chika che abbastanza giustamente c'è l'aveva ancora con lei, ma in quealche modo avevano trovato un loro equilibrio in pratica non erano amiche, ma semplici colleghe che raramente si parlavano. Non aveva detto ai genitori che era stata Makoto a rompere il braccio a Ryota e solo perchè era stato il fratello a insistere.
Ryota invece... Makoto non sapeva dire se con lui aveva fatto qualche passo avanti o indietro.
Sembrava essere tornato il ragazzo dei primi giorni del corso e quando Makoto tentava di parlargli riguardo loro due Ryota trovava un modo per deviare il discorso e se da un lato questo infastidiva Makoto dall'altro la rendeva ancora più determinata nel raggiungere il suo obbiettivo.
Un giorno usci dal ristorante era tardi e pioveva a dirotto tanto che Makoto penso di andare a casa di Minako invece di tornare al suo appartamento a Juban. Ryota si trovava all'ingresso e quando la vide le andò incontro.
«Cercare lavoro cosi lontano da casa non è stata un'idea cosi geniale.» commento lui.
«Sempre senza peli sulla lingua tu?» disse Makoto in tono sarcastico.
«Tieni.» disse Ryota dandole un'ombrello. «Consideralo un modo per restituirti il favore di quel giorno.»
«Allora stavi aspettando un temporale per poterlo fare?» chiese Makoto con tono divertito. Ryota non disse niente limitandosi a diventare rosso e distogliero lo sguardo mentre Makoto apriva l'ombrello e iniziava a dirigersi verso la casa dell'amica.
«Ishida.» disse all'improvisso Ryota e Makoto si volto verso di lui.
«Cosa?» chiese lei.
«È il cognome del mio padre biologico... ed è quello che usavo alle medie.» spiego Ryota prima di tornare dentro al ristorante.
Makoto sorisse felice che Ryota avesse condivisso quell'informazione con lei.

«Hai detto Ishida?» chiese Minako con gli occhi spalancati.
«Si, ha detto che è il cognome che aveva alle medie, perchè?» disse Makoto sedendosi sul letto dell'amica, per sua fortuna i genitori di Minako le aveva offerto ospitalità anche per dormire e Makoto aveva accetato con gioia.
Minako non rispose e si precipitto a fruggare nel suo armadio finchè non tiro fuori una scatolla.
«Cos'è?» chiese Makoto.
«È la sua scatola dei ricordi delle medie.» spiego Artemis che in quel momento se n'è stava appolaiatto sulla scrivania di Minako. «Evidentemente quel cognome le ha fatto tornare in mente qualcosa.»
Minako diede a Makoto un pezzo di carta, la ragazza con i capelli castani lo guardo e vide che si trattava di un vecchio giornalino scolastico.
«Leggi.» disse Minako.
«Invassione di gatti al festival dello sport?» lesse Makoto non capendo che c'entrasse.
«No.» disse Minako scuottendo la testa. «L'articolo sotto.» Makoto fece come richiesto e non riusci a credere a ciò che leggeva:
“Oggi uno studente del primo anno di nome Ishida ha dichiarato il suo amore ad una ragazza del secondo anno, ovviamente quest'ultima l'ha rifiuttato, voi uscireste con un ragazzo del genere?”
E sotto di questo c'era una foto di un ragazzo in sovrapeso e nell'osservarla Makoto lo riconobbe infondo quei capelli rossi erano inconfondibilli: era Ryota.
Strinse il foglio, questa era una cattivaeri veramente meschina, prendere in giro un ragazzo per il suo aspetto e poi pubblicare un rifiutto sul giornale in modo che tutti potessero vederlo.
«Cosi dimagrito e con un cognome diverso non l'ho riconosciutto.» confesso Minako setendosi in colpa quando alle medie aveva letto l'articolo si era sentita dispiacciuta per il ragazzo, ma non aveva fatto niente e quando si trasferi a Londra scordo completamente la questione, infondo anche se erano in classe assime non lo conosceva personalmente e di lui conosceva solo il cognome. Aveva conservato quel giornalino per tutt'altro motivo, ma quando aveva sentito il cognome Ishida le si era accessa come una lampadina in testa.
«È stato umiliatto pubblicamente.» commento Makoto e la mente al riporto a quando il suo senpai l'aveva lasciata perchè troppo alta... chi se l'aspettava che Ryota avesse vissuto un'esperienza simile?

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Capitolo 17.

Finalmente il suo braccio era guarito, cioè gli faceva ancora un po' male e non doveva sforzzarlo troppo ma almeno aveva tolto il gesso ed era già molto.
Usci di casa per fare uan passeggiata e vide Makoto seduta davanti a casa sua.
«Se continuiamo a incontrarci cosi pensero che mi stai seguendo.» esordi lui. Makoto ridacchio, ma Ryota vide come quel piccolo sorisso non fosse del tutto sincero, ma velato di tristezza.
«Tutto bene?» chiese Ryota preoccupato.
«Perchè quando mi sono presentata hai convinto tua madre ad assumerimi?» chiese Makoto.
«Perchè vedevo quando ci tenessi, tutto qui.» rispose Ryota.
«Ieri ho ciesto di te a Minako, si ricordava il nome Ishida.» disse Makoto consegnando a Ryota un foglio di carta. Il ragazzo lo prese e quando vide di cosa si trattava sbianco.
Non era possibille, Makoto non era il tipo da umiliarlo e prenderlo in giro n'è era certo e allora perchè gliel'aveva mostrato?
«Dopo un'esperienza del genere capisco che tu non voglia avere una ragazza.» mormoro Makoto alzandosi per andare via.
«Aspetta non è per questo.» disse Ryota fermandola.
«E allora perchè?» chiese Makoto. «Non ti capisco e questa cosa mi ferisce.»
Ryota abbasso lo sguardo, si fidava di Makoto, le voleva bene forse... solo forse avrebbe potutto spiegarle tutto, confidarsi con lei.
«Chika e i miei non ci sono entra in casa che ti racconto tutto anche se forse mi prenderai per stupido.» disse Ryota.
«Troppo tardi per quello.» commento Makoto facendo ridere entrambi.

«Come ti ho già detto mio padre è morto prima della mia nascita perciò non l'ho mai conosciutto.» inizio Ryota. «Chika ha solo un anno in più di me, ma io l'ho sempre considerata una seconda mamma, lei e mia madre mi hanno praticamente cresciutto ed è per questo che alcuni miei hobby potrebbero definirsi.... bè “Femminili” inoltre se hai visto la mio foto su quel giornale puoi vedere che da piccolo era veramente grassotello e per questi due motivi la gente mi prendeva in giro. Per questo a volte non parlo molto ho scoperto che se riuscivo a stare zitto in un angolo senza farmi notare nessuno mi infastidiva.»
Makoto ascolto in silenzio, le dispaiceva per Ryota e poteva capire in parte ciò che aveva passato però ancora non capiva il perchè della sua reticenza ad avere una relazione.
«Mia madre si è risposata poco prima che finisci le medie e cosi al liceo mi iscrissi con il nuovo cognome cosi come fece Chika, iniziai a giocare a calcio per tenermi in forma e smisi anche di mangiare dolci, il risultato come puoi vedere non è perfetto ma sono riuscito a raggiungere il mio obbiettivo.» continuo Ryota indicandosi. «Sai durante il liceo mi pressi una cotta per l'assistente della squadra di calcio, le confessai prima di una partita però lei mi respinse anche se ero triste la cosa non mi infastidiva più di tanto almeno finchè...»
«Finchè?» domando Makoto.
«Anche il capitano della squadra aveva una cotta per lei e cosi dopo aver scoperto che mi era dichiaratto mi ha aiziatto contro i nostri compagni dicendo che gli stavo rubando la ragazza.» spiego Ryota. «Siamo entranti in squadra assieme e io... insomma lo credevo un amico e cosi dopo ciò non n'è ho più avuti... avevo paura.»
Makoto gli prese una mano, ma Ryota al ritiro subito non aveva finito di spiegarle, doveva ancora confessare perchè stare con qualcuno gli faceva ancora più paura. Probabilmente non l'avrebbe capito, ma non gli importava Makoto era forse anzi era di sicuro la ragazza migliore che avesse mai incontrato e si meritava di sapere la verità.
«Avere amici non è l'unica cosa di cui ho paura.» confesso Ryota. «Forse ti sembrera ridicolo, ma ho paura che qualcuno possa amarmi.»
«Perchè?» chiese Makoto.
Ryota sospiro e si passo una mano tra i capelli per calmarsi, parlare di ciò lo imbarazzava però ormai non poteva più tirarsi indietro.
«Perchè non voglio che qualcuno sacrifici tutto per me, non mi sembra giusto.» spiego Ryota. «Penso di essere troppo problemmatico per riuscire ad avere una relazione alla pari con qualcuno.»
Makoto lo stava fissando probabilmente stava decidendo se dargli uno schiaffo per ciò che aveva detto o no, infondo lui stesso sapeva che le sue paure non aveva senso, ma sua madre e Chika aveva praticamente vissuto per cresserlo per la maggior parte della loro vita e lui si sentiva in colpa per questo.
Come se le avesse private di una scelta, di decidere cosa fare per il semplice fatto di essistere. Forse si stava autocomiserando troppo, ma queste idee proprio non riusciva a togliersele dalla mente erano come un tarlo che non riusciva a scacciare e che veniva a tormentarlo.
Era proprio uno stupido.
«Sei proprio uno stupido.» disse Makoto. «Prima di tutto le paure vanno affrontate e poi in questo modo risci di negare la felicità sia a te che agli altri.»
«Già bè infondo tu non puoi capire cos'è essere un peso per tutti.» borbotto Ryota per poi guardarla addolorato. «Scusa non volevo insinuare che... accidenti!»
«Tranquillo non mi sono offesa.» lo rassicuro Makoto.
«È solo... a volte non riesco a tenere a freno la lingua proprio non ci riesco nonostante mi sforzi.» disse Ryota.
«Ryota ascolta voglio dirti una cosa.» disse Makoto. «Per certi versi noi due siamo simili, ma la differenza è che tu hai paura di formare dei legami mentre io ho cercato quei legami per tutta la vita, forse sono un'inguaribille romantica, ma non importa quante volte la situazione possa peggiorare non ho intenzione di arrendermi e rinnunciare a cercare la felicità e non dovresti farlo nemmeno tu.»
«Nel senso... hai avuto anche tu qualche delusione?» chiese titubante Ryota.
«Si, un mio senpai mi ha lasciata a causa della mia altezza e in molti sono intimiditi da questo e dal fatto che alle medie girava voce che era una ragazza violenta.» spiego Makoto.
«Allora erano più stupidi di me, voglio dire come si fa a lasciare una ragazza come te? È assurdo!» disse Ryota quasi gridando e facendo arrossire leggermente Makoto.
I due si guardarono faccia a faccia e nonostante tutto sorridevano forse perchè in quel momento aveva capito che alla fine erano anime affini.
«Ryota vogliamo fare un patto.» proposse Makoto.
«Che patto?» chiese Ryota.
«Voglio uscire con te e ti prometto questo se dovessi diventare un peso come temi te l'ho dirò e ti prenderò a calci, ok?» disse Makoto sorridendo al ragazzo.
«D'accordo.» rispose Ryota stringendo la mano della ragazza.
Si sentiva stranamente più leggero come se quel tarlo insistente se n'è fosse andato. Aveva proprio ragione a pensare che Makoto fosse una ragazza straordinaria ed era stato fortunato ad incontrarla.
E correre qualche rischio per lei n'è valeva sicuramente la pena.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Capitolo 18.

Non era stato facile vincere quella discussione, ma alla fine ci era riuscita convincendo Ryota ad uscire per andare a ballare.
Senti bussare alla porta perciò immaginando che fosse Ryota arrivato in anticipo andò ad aprire, ma invece del ragazzo si vide davanti Chika, nonostante uscisse con Ryota già da un po' doveva ammettere che con Chika non aveva mai parlato o cercato di parlare dell'argomento.
«Posso entrare?» chiese Chiak senza però aspettare una risposta ed entrando.
«Prego accomodati pure.» rispose Makoto chiudendo la porta e cercando di essere il meno sarcastica possibille. Già tra loro non scoreva buon sangue e Makoto non voleva peggiorare la situazione.
«Ryota è felice di stare con te.» commento all'improvisso Chika. «Non hai intenzione di ferirlo vero?»
«No.» rispose secca Makoto e Chika annui continuando a guardarsi attorno sembrava un animale che cercava la sua prossima preda. Ma Makoto non era una preda e se avesse continuato con quell'attegiamento l'avrebbe scoperto a sue spesse molto presto.
«Ti piace lavorare al ristorante?» chiese di nuovo Chika.
«Si.» rispose Makoto. «È divertente.»
«Ryota non lo considerà divertente.» disse Chika quasi urlando. «Per lui il ristorante di famiglia è la cosa più importante.»
«Lo so benissimo questo.» disse Makoto infondo lei e Ryota si erano avvicinati molto da quando uscivano assieme e il ragazzo si era aperto con lei sempre un po' di più perciò Makoto sapeva benissimo che il suo sogno era gestire il ristorante di famiglia un giorno.
«E allora perchè dici che non vuoi ferirlo?» domando Chika. «So che mio fratello si è aperto con te riguardo le sue paure eppure tu non fai altro che peggiorare la situazione!»
«Questo non è vero!» ribatte Makoto. «Ryota mi piace e finora è andato tutto bene! Scusa se te l'ho dico, ma mi sembri solo una sorella troppo protettiva con il fratellino che qualcuno con delle vere obbiezioni.»
Vedendo quell'attegiamento iniziava a capire da dove nascevano le paure di Ryota infondo anche se aveva avuto delle cotte non aveva mai avuto una vere relazione perciò non poteva sapere che l'amore quello romantico era un rapporto a due basato sulla piena fiduccia che si a volte comportava dei piccoli sacrifici, ma se due si amavano ciò non doveva avere importanza.
E poi lei non era tipa da farsi mettere sotto dagli altri, insomma non era mica un personaggio di quei cartoni in cui solo il protagonista aveva diritto ad una vita normale mentre gli altri vivevano in sua funzione come se non avessero nient'altro per cui vivvere.
«Se rimani con mio fratello un giorno dovrai fare una scelta.» disse Chika. «Lavorare al ristorante oppure aprire il tuo negozio di fiori.»
«Se mai sarò costretta a scgliere scegliero con la mia testa.» rispose Makoto.
Chika non disse più niente andandosene e quando fu sola Makoto si sedette sul divano in salotto sboffando per la stanchezza. Nonostante tutto Chika le aveva datto qualcosa su cui riflettere.

Vedere Ryota che cercava di ballare era divertente lo doveva ammettere.
Makoto stava guidando il ragazzo spiegandoli i passi basse per ballare e Ryota se la stava mettendo tutta per imparare tanto che alla fine non solo capì come fare, ma a fine serata fu anche costreto ad ammettere che si era divertito.
«Dovremmo tornarci, non sei d'accordo?» chiese Makoto.
«Si, alla fine non era cosi male.» rispose Ryota per poi fermarsi all'improvisso.
«Tutto bene?» chiese Makoto guardando nella sua stessa direzione, sussulto quando si rese conto che si trattava di un negozio di fiori.
Stava pensado alle stesse cose di sua sorella?
«Ti piacerebbe se ti comprarsi dei fiori?» chiese invece. «So che di solito si fa negli appuntamenti.»
«Si, mi piacerebbe molto.» rispose Makoto sorridendo. Ryota annui ed entro nel negozio mentre Makoto rimaneva fuori ad aspettare e nel mentre inizio a ripensare alla discussione avuto in precedenza con Chika.
Forse un giorno avrebbe veramente dovutto scegliere, ma se e quando sarebbe accadutto avrebbe fatto ciò che si sentiva e n'è avrebbe discusso con Ryota.
Poco dopo il ragazzo torno con un mazzo di fiori in mano, erano delphinium.
«Grazie.» disse Makoto annusandogli. «Perchè Proprio questi fiori?»
«Nel linguaggio dei fiori significano amore sincero.» spiego Ryota e Makoto arrossi. In realtà una parte di lei si domandava perchè Ryota sapesse tanto sul linguaggio dei fiori, sapendo a volte cose che lei non conosceva nemmeno.
«Come sai tante cose sul linguaggio dei fiori?» chiese la ragazza.
«L'ho studiato in alcni libri.» spiego Ryota. «Penso che sia bello...cioè un modo per communicare cosa provi senza parlare.»
«Cosa in cui tu sei un campione.» disse Makoto e nonostante cercasse di fingersi offesso si vedeva che il ragazzo stava sorridendo.
Arrivati davanti a casa Makoto, Ryota stava per andarsene ma la ragazza lo fermo.
«Ryota senti.» disse abbasando lo sguardo leggermente in imbarazzo. «Non è... insomma non è che ti andrebbe di baciarmi?»
Ryota arrossi e abbasso a sua volta il capo.
«Si, ma...» inizio. «Se devo essere sincero io non ho mai baciatto nessuno e...»
Makoto lo zitti e si avvicino a lui lentamente, Ryota chiuse gli occhi e in pochi secondi le labbra dei due ragazzi si toccarono.
Il loro non fu un bacio particolarmente appassionato fu più che altro dolce, gentile e sopratutto amorevole.

Per la seconda volta in quella settimana si ritrovava Chika sulla soglia della porta.
«Chika... che ti porta qui?» chiese Makoto non aspettandosi di rivederla cosi presto.
«Volevo... volevo scusarmi.» disse lei sorpredendo Makoto, si comportava in maniera del tutto opposta rispetto all'ultima volta.
«Avevo paura che tu potessi ferire Ryota, ma non l'ho mai visto cosi felice come adesso e ho capito che... insomam avevi ragione era solo una sorella troppo prottetiva.» disse Chika. «Ti va di ricominciare da capo?»
«D'accordo.» rispose Makoto afferando la mano che l'altra ragazza le porse.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


Capitolo 19.

2 anni dopo...
«Che n'è dici di questo?» chiese Makoto mostrando un vestito a Ryota.
Makoto era andata a comprare un vestito da indossare al matrimonio di Usagi e Mamoru e se ci era andata con Ryota e non con Ami e Rei c'era un motivo precisso, voleva essere sicura che anche lui avesse qualcosa da indossare all'evento.
Usagi ovviamente l'aveva invitato essendo il ragazzo di Makoto, ma Ryota aveva sostenutto che la sua presenza gli apreva fuori luogo, aveva frequentato le amiche di Makoto a volte però non si sentiva parte del gruppo o almeno non cosi tanto da intrometrersi in qualcosa di cosi importante e privato, ma Makoto l'aveva rassicurato che era il ragazzo che lei amava e perciò era tutto a posto sopratutto perchè lei voleva andare a quel matrimonio con lui.
«Ti sta molto bene.» disse Ryota sorridendole.
«Grazie, ma non mi convince molto.» sbuffo Makoto rimettendo a posto il vestito e predendo un'altro lì vicino.
«Aino quando dovrebbe arrivare?» chiese Ryota.
«Mina ha detto che il suo aereo sarebbe atterato domani pomeriggio.» rispose Makoto.
Minako si trovava da almeno un anno in California a causa della sua carierra d'attrice sebbene fosse ancora agli esordi ovviamente però non si sarebbe mai persa il matrimonio di Usagi e pericò sarebbe tornata per l'occasione cosi come aveva fatto per quello di Rei e Yuchiro.
«Che tipo di matrimono ti paicerebbe?» chiese d'un tratto Ryota.
«Cosa?» chiese Makoto sorpressa da quella domanda.
«Nel senso preferiresti un matrimonio tradizionale come quello che ha avuto Hino oppure uno occidentale come quello che farà Tsukino?» chiese ancora Ryota.
Makoto ci penso su, era una domanda un po' strana anche se era in perfetto stile Ryota.
«Penso uno occidentale... non posso restistere a quei stupendi abiti.» confesso ridendo Makoto. Ryota non disse niente limitandois ad annuire con aria pensierosa.
«E tu hai qualche preferenza?» chiese a sua volta Makoto.
«Non proprio, penso che entrambe siano cerimonie bellisisme a modo loro.» rispose il ragazzo.
Alla fine Makoto riusci a trovare un vestito per sé e a convincere Ryota a prenderne uno per lui nonostante sostenesse che lo facesse sembrare un pinguino che non mangiava da giorni però Makoto fu riemovibille sull'argomento. I due si salutarono per poi separarsi, Ryota andò a casa sua mentre Makoto aveva appuntamento con le amiche per discuttere tutte assieme sul regalo da fare ad Usagi, l'idea era farle qualcosa che richiamasse il tempo in cui erano state Sailor.
A quel pensiero Makoto si fermo davanti una vetrina ad osservare il suo riflesso e si chiese cosa avrebbe detto Ryota se avesse mai scoperto quel suo lato, non era il momento di pensarci.
Torno a casa e come ogni volta in quel periodo del mese trovo la lettera della prozia Kaori questo la fece pensare anche ai suoi genitori, loro si erano sposati quando aveva avuto circa due anni visto che sua madre era rimasta incinta di lei poco prima di finire la scuola superiore. Makoto aveva delle foto dell'evento e tutto questo parlare di matrimoni glielo fece tornare in mente perciò presse l'album che le conteneva e inizio a sfogliarlo.
Sorisse nel vedere se stessa come una bambina cosi piccola lanciare fiori all'evento e oltre a ciò era presente in tutte le foto con i suoi, c'è n'era una in cui compariva anche la prozia Kaori ovviamente era stata troppo piccola per ricordare quell'incontro.
“Un giorno metterò in quest'album anche le mie foto di nozze.” penso Makoto setendosi sia felice che triste mentre si immergeva in quella nostalgia.

1 mese dopo...
Makoto e Ryota si stavano godendo il loro appuntamento, avevano deciso di fare un picnic nel parco però nonostante tutto sembrava che Ryota avesse la testa da tutt'altra parte.
«Tutto bene?» chiese Makoto. «Hai l'aria stranamente assente.»
«Si, io...» inizio Ryota per poi scuottere la testa. «In realtà volevo parlarti di una cosa.»
«Lo sai che puoi dirmi tutto.» rispose Makoto predendogli la mano e stringendola come per dargli coraggio.
Ryota fece un respiro profondo e poi fisso Makoto dritta negli occhi tanto da far arrossiare la ragazza.
«Vuoi sposarmi?»a in codice html, altrimenti il testo verrà fuori tutto attaccato. Per istruzioni guardate il riquadro azzurro affianco e se non sapete cos'è l'html, utilizzate la prima delle due opzioni, l'editor di EFP.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Capitolo 20.

Makoto era sdraiata sul letto intenta ad osservare il soffitto con la testa piena di pensieri.
Ryota le aveva chiesto di sposarlo e lei... lei non aveva detto nulla. Voleva dirli di si più di qualunque altra cosa, ma non c'era riuscita era come se qualcosa la bloccasse, Ryota aveva preso il suo silenzio per un rifiutto e aveva chiuso lì la questione sostenendo che comunque non aveva con sé l'anello e perciò poteva prendere la domanda come qualcosa di non ufficiale, ma di sicuro avrebbe detto diversamente se gli avesse risposto.
Una parte di lei sapeva perchè non gli aveva risposto, ma in quel momento si sentiva cosi confussa che preferiva non pensarci troppo.
Era arrivato il momento di fare una scelta.

Stava pullendo i tavoli aspettando l'orario di apertura e mentre lo faceva non riusciva a smettere si pensare a ciò che era successo il giorno prima.
Ma perchè l'aveva fatto?
Getto per terra lo straccio con rabbia continuandoa chiedersi cosa l'avesse spinto a fare la proposta a Makoto, voleva sposarla e stare con lei per sempre, ma era ovvio dalla reazione della ragazza che lei non pensava lo stesso.
“L'ennesimo momento in cui avrei fatto meglio ha stare zitto.” penso Ryota sospirando.
Si chino per raccogliere lo straccio e in quel momento vide un'altra mano che faceva lo stesso movimento.
«Mako.» disse alzando lo sguardo e vedendo la ragazza davanti a sé.
«Dobbiamo parlare.» disse la ragazza. «O meglio io devi dirti qualcosa.»
«Bene, ti ascolto.» rispose Ryota.
«Prima di tutto non mi scuso per non averti risposto subito.» comincio Makoto. «Avevo bisogno di tempo per pensare ad alcune cose prima di prendere una decisione.»
«E adesso hai pensato?» chiese il ragazzo.
«Si.» rispose Makoto annuendo. «Ma prima di darti la mia risposa voglio che tu sappia che ho deciso cosa fare con il ristorante, lavorare qui negli ultimi anni assieme a te mi è piaciutto e voglio continuare a farlo.»
«Perciò rinnunci al tuo sogno?» chiese Ryota. «Non voglio che tu lo faccia e non è necessario che tu continui a lavorare qui, puoi avere il tuo negozio, puoi...»
«Se lo facessi.» lo interruppe Makoto. «Non mi sentirei parte della tua famiglia, saremmo sposati però mi sentirei un'estranea e poi non voglio rinnunciare al mio sogno, voglio solo... come dire posticiparlo.»
«In che senso?» domando Ryota.
«Voglio passare la mia vita con te, qui al ristorante e con la famiglia che ci costruiremo assieme e chissà che prima o poi non riesca comunque ad aprire il mio negozio di fiori.» spiego Makoto. «La vita è lunga e piena di sorpresse di ogni tipo.»
«È amare è fare compromessi per rendere felici entrambi.» mormorro Ryota con un piccolo sorisso in volto, ricordandosi cosa gli diceva spesso Makoto.
La ragazza sorisse vedendo come l'aveva presa bene Ryota, ma c'era ancora qualcosa da chiarire prima di dirgli di si. Non voleva avere segreti con lui e se doveva essere sincera non riusciva a immaginare come l'avrebbe presa quindi non poteva essere sicura che ci sarebbe ancora stata una domanda alla qualle rispondere di “si” dopo averglierlo detto.
«C'è... c'è un'altra cosa che devo dirti.» disse Makoto.
«Cosa?» domando Ryota.
Makoto indico il tavolo che il ragazzo aveva appena finito di pulire, capendo ciò che intendeva Ryota si sedette e subito dopo lo fece anche Makoto.
«Conosci le guerierre Sailor?» chiese Makoto.
«Si, sono quelle eroine che qualche anno fa aiutavano la città.» rispose Ryota. «Mi chiedo dove siano finite?»
«E cosa n'è pensi di loro?» chiese ancora Makoto.
«Hanno fatto del bene, ma non so cosa dire di precisso visto che non le conosco di persona.» disse Ryota. «Scusa, ma perchè queste domande? Non c'era qualcosa che dovevi dirmi?»
Makoto fece un respiro profondo per calmarsi.
«Se ti dicessi che sono una di loro mi prenderesti per matta?» chiese cercando di fare attenzione al viso del ragazzo.
All'inizio Ryota la guardo in maniera scettica, ma poi sembro cambiare espressione come se stesse ragionando su ciò che Makoto aveva appena detto.
«Raccontami tutto.» disse alla fine e Makoto lo fece, gli racconto ogni cosa senza tralasciare alcun dettaglio.
Ryota l'ascoltava con la stessa espressione che usava per passere innoservato in passato, neutrale e senza il minimo acceno ad un'emozione però si vedeva come gli occhi del ragazzo fossero incolatti alle labbra di Makoto mentre parlava.
«E questo è tutto, dopo Glassia non ci sono più stati problemmi e perciò non abbiamo più dovutto trasformarci.» conclusse Makoto. «Pensavo fosse giusto dirtello.»
«Ricordi quando mi hai spezzato il braccio?» chiese all'improvisso Ryota.
«Pensavo che ormai l'avessi superato.» borbotto Makoto.
«Quello che voglio dire è che nonostante quello noi due siamo qui assieme perciò pensi davvero che ciò che mi hai appena detto possa cambiare qualcosa?» disse Ryota. «Sei sempre stata una ragazza forte e bella e questa cose delle Sailor non cambia niente.»
Makoto sorisse sentendo ciò e pensando che inefetti era stata leggermente una sciocca ha dubittare di Ryota in quel modo.
«Perciò... non hai altro da chiedermi?» disse Makoto e Ryota annui mettendosi inginocchio.
«Vuoi sposarmi?» chiese.
«Si.» rispose Makoto prima di gettargli le braccia al collo e baciarlo.

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Capitolo 21
*** Epilogo. ***


Epilogo.

4 anni dopo...
Makoto stava annafiando le piante che si trovavano fuori dalla finestra della camera da letto sua e di Ryota quando senti un pianto provenire dalla camera vicina. Andò a controlalre non fu sorpressa quando vide Daisuke infastidire la sorella all'interno della culla.
«Daisuke smettila di infastidire Midori.» disse Makoto predendo in braccio il figlio di circa un anno, il bambino fece una piccola smorfia che non pote fare a meno di intenerire Makoto.
Quando aveva scoperto di essere incinta all'inizio era leggermente spaventata alla prospettiva poi però grazie a Ryota e alle amiche aveva superato i suoi dubbi anche se non si era minimamente immaginata di star aspettando due gemelli.
Daisuke era nato solo qualche minuto prima della sorella Midori e non poteva fare a meno di infastidirla ogni volta in cui i due si trovavano da soli senza i genitori attorno, dal canto suo invece Midori sembrava molto più tranquilla rispetto al fratello.
Entrambi avevano i capelli castano rossici e grandi occhi verdi come quelli di Makoto.
«Continua a fare i dispetti?» cheise Ryota entrando nella stanza e predendo in braccio la figlia.
«Si, proprio non ascolta.» rispose Makoto. «Spero che da grande sarà più tranquillo.»
«Se ha preso da te n'è dubito.» scherzo Ryota.
«Molto spiritoso.» commento Makoto.
I due si missero a ridere prima di notaro come entrambi i gemelli si fossero addormentati, gli rimissero nella culla.
«Non vienni?» chiese Ryota vedendo che Makoto non si era mossa.
«Tra un'attimo.» rispose continuando ad osservare i figli che dormivano cosi pacificamente.
Nel guardargli si sentiva felice, lei era felice aveva la famiglia che aveva sempre sognato e dopo varie difficoltà poteva dire che finalmente aveva avuto il lieto fine che aveva sempre sognato.
Dopo un po' raggiunse Ryota in cucina e vedendo che era intento a cucinare si mise a dargli una mano.
«Ti amo.» disse il marito ad un certo punto.
«Anch'io.» rispose Makoto.

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