There is no Salvation - The Aftermath

di Superluke29
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inatteso ritrovamento ***
Capitolo 2: *** La Ruby Rose ***
Capitolo 3: *** Fuga col bottino ***
Capitolo 4: *** Le chiavi di smeraldo ***
Capitolo 5: *** Intrigo ***
Capitolo 6: *** Dolce risveglio ***
Capitolo 7: *** File Audio e Video Ruby Rose ***
Capitolo 8: *** Breaking News ***
Capitolo 9: *** L'ultimo arrivato ***



Capitolo 1
*** Un inatteso ritrovamento ***


Settembre. Anno 3308, regione galattica del Sanguineous Rim, nei pressi del settore Oochorrs.

“FrameShift in cooldown, 34esimo salto completato, ne restano altri tre e saremo arrivati alla presunta destinazione”. La voce metallica di Jarvis risuonò nella cabina di pilotaggio della ASP Explorer Curious Wanderer, la nave di punta per l’esplorazione galattica creata dalla Lakon Spaceways e dall’iconica forma romboidale. Con i suoi oltre 56m di lunghezza e le sue 280 tonnellate di stazza, era la seconda nave più veloce della galassia capace di attraversare oltre 60 anni luce di spazio in un solo balzo e con un limitato consumo di carburante. A bordo, il capitano Steve Rogers, Elite IV nel rango di esploratore e combattente, guidava la nave nella sua missione col suo copilota Tony Stark, Elite II come esploratore ed Elite V nel combattimento spaziale.

“Molto bene, ci restano pochi salti prima di raggiungere la nostra destinazione e potremo iniziare il nostro lavoro”. Le dita del capitano Rogers scivolavano rapide lungo i quattro monitor virtuali della nave, mentre con la mano sinistra manovrava il vascello a velocità luce affianco alla stella per mettersi in rotta con il prossimo obiettivo. “Sicuro di non volerti fermare a fare una visitina a questi pianeti?” Esclamò Stark dalla sua postazione di copilota, posizionata un piano più sotto a quella del capitano. “Alla Aegis farà piacere qualche informazione extra sulla zona. Non so, potrebbero inserirla in qualche guida turistica, so già come chiamarla Lune Ghiacciate tutte uguali dalle Pleiadi a Oochorrs.” L’ironia del copilota era difficilmente compresa in quella nave e spesso l’ambiente gelido si confondeva con il freddo vuoto dello spazio. Ci fu un lungo momento di silenzio che lasciò perplesso Stark mentre continuava ad armeggiare con lo scanner planetario ad ampio spettro. “Devo ricordati che Aegis è stata ufficialmente sciolta lo scorso gennaio? Stiamo svolgendo un lavoro sotto copertura da dopo che la Salvation ha fallito il suo tentativo di distruggere i Thargoid” Rispose seccato il capitano mentre continuava a manovrare la nave attorno alla stella così da raccogliere quanto più carburante possibile per il viaggio. Naturalmente Stark non ci mise molto a controbattere: “Si beh, hai ragione eppure Aegis esiste ancora e con ciò che scopriremo sicuramente tornerà in auge. Le tre superpotenze galattiche non staranno con le mani in mano e avranno bisogno delle informazioni contenute nei server di Delphi per poter avere qualche chance di combattere i Thargoid e poi, nessuno ci sta spiando giusto? Jarvis, sei forse una spia dell’imperatrice?”, “no signore, sono solo il computer della nave addetto ai calcoli quantici e agli avvisi. Ogni mio ten-“ la voce del computer si interruppe, spenta dal capitano ormai seccato e stanco del viaggio. Anche Stark cominciava ad accusare i segni della stanchezza e desiderava veramente tanto poter fare quattro passi fuori da quella scatola per sgranchirsi le gambe e l’occasione ci fu: lo scanner rivelò un punto di interesse su di una luna del secondo pianeta, un gigante gassoso di idrogeno. Un cenno al capitano, uno sguardo allo schermo e la nave virò rapidamente verso la luna mentre l’autopilota veniva inserito.

Furono pochi secondi di totale silenzio, in cui solo il ronzio del supporto vitale e dei propulsori supercruise ruppero quello status di trance che accompagnava l’equipaggio verso la nuova meta. Di solito non erano così tesi o concentrati, eppure in quel caso c’era qualcosa di diverso. Troppe cose non tornavano dall’inizio dell’anno: Aegis, l’agenzia non governativa che raccoglieva le migliori menti di Federazione, Impero e Alleanza, era stata sciolta dopo cinque anni di attività sul campo. L’agenzia era composta da Xenobiologi, scienziati, archeologi e astronomi provenienti da tutta la Bolla. Per anni hanno portato avanti studi sui Thargoid, l’unica forma di vita aliena senziente che in mille anni di espansione galattica l’umanità abbia mai incontrato. L’agenzia venne fondata nei pressi della nebulosa delle Pleiadi, luogo delle prime apparizioni aliene, con lo scopo di monitorare i movimenti di questi esseri. A seguito di un cospicuo aiuto finanziario da parte delle Federazione, Aegis ottenne anche il permesso di difendere i sistemi limitrofi e di attaccare gli alieni che tentavano di sconfinare nei territori controllati dagli esseri umani e così, fino a maggio 3307 Aegis divenne un punto di riferimento per la difesa contro i Thargoid fino alla scomparsa della Alexandria, una nave madre di vitale importanza, la quale trasportava una quantità non indifferente di artefatti e informazioni circa gli alieni.
 
A seguito di questa enorme perdita, l’impero, la Federazione e anche l’Alleanza decisero di smantellare Aegis e di tagliare tutti i fondi all’organizzazione. I suoi spazioporti divennero indipendenti e ogni tipo di informazione contenuta nei server venne sequestrata; o almeno così riportavano i giornali.
Per mesi Aegis lavorò nell’ombra, spostando continuamente il suo quartier generale mobile e infiltrando i suoi agenti e scienziati nei cantieri navali e laboratori delle tre super potenze, il progetto Proteus, di fatto opera di Aegis, venne completato dagli scienziati della Azimuth Biochemicals e messo in pratica sulla Salvation, una nave a tutti gli effetti di Aegis. Ignari che gli scienziati ormai privati del loro titolo si erano infiltrati nel nuovo progetto Proteus, Aegis spinse la Azimuth ad utilizzare la Proteus Wave presso HIP 22460, un sistema ad elevata attività Thargoid. Durante l’agosto del 3308, centinaia di piloti indipendenti aiutarono la Salvation coi preparativi, difendendola dagli innumerevoli assalti alieni. L’8 agosto, in diretta su tutti gli schermi della Bolla, la Salvation lanciò il suo attacco senza però alcun effetto. I Thargoid non vennero sconfitti ma anzi divennero ancora più forti, Salvation venne distrutta assieme a due mega navi della federazione, innumerevoli piloti persero la vita e l’intero sistema divenne interdetto a causa delle enormi quantità di radiazioni caustiche che le navi Xeno avevano sparso.

Questa rovinosa sconfitta fece piombare l’umanità nell’ombra ma non fece cambiare idea alle super potenze che tennero Aegis offline e chiusa a qualunque attività xenologica e così, Nick Fury, capo di Aegis decise di fare a modo suo ed iniziare ad indagare sull’origine dei Thargoid, su quali errori sono stati compiuti col progetto Proteus, quando sarebbero apparsi di nuovo gli alieni e dove. Con migliaia di piloti indipendenti che vagavano per la galassia, non era difficile reperire informazioni interessanti di scoperte o artefatti e così, in data 5 settembre, la Curious Wanderer venne mandata nel Sanguineous Rim a oltre 2000 anni luce da Sol per investigare circa un avvistamento di una strana anomalia mai vista prima d’ora. Naturalmente i piloti indipendenti, non avendo le conoscenze o gli strumenti per comprendere, si limitano ad osservare; le superpotenze, invece, sono troppo impegnate a battibeccare tra di loro per poter indagare e così si crea l’ambiente perfetto per agire indisturbati.

Gli occhi di Tony brillarono: “eccolo la, lo scanner di dettaglio superficiale ha identificato un segnale radio, 30 gradi latitudine nord, 85 gradi longitudine sud”. Non fece in tempo a terminare la frase che la nave piegò bruscamente a tribordo gettandosi in direzione della fonte del segnale. “Volo orbitale attivo, suggerisco di ridurre la velocità di 005” disse Jarvis mentre sullo schermo apparvero gli indicatori di altitudine e inclinazione mentre un messaggio di allerta alta velocità apparve sulla destra. Il capitano Rogers manovrò con eleganza mentre la Explorer iniziava la discesa verso quella piccola luna ghiacciata. Da quella distanza la vista era meravigliosa, quel sole senza nome era appena nascosto dal gigante gassoso la cui atmosfera brillava di luce verde lungo tutto il perimetro superficiale del corpo celeste. Nel giro di pochi istanti però, la stella si nascose completamente alla vista e la nave volò verso la zona oscura del satellite. Subito vennero attivati i fari frontali e la visione notturna, per un atterraggio più sicuro; la velocità calò sempre di più sotto l’effetto gravitazionale e quando venne raggiunta l’altitudine giusta, la nave uscì dalla SuperCruise in modalità planata. Quella fase era la più critica dell’atterraggio: il vascello era in totale balia degli effetti gravitazionali, il metallo dello scavo tremava e cigolava mentre scendevano rapidamente ad oltre 2km/s di velocità. “glide completato” esclamò Jarvis mentre un suono di propulsori portava la nave ad una velocità aerea più confortevole. L’equipaggio sciolse la tensione a favore della curiosità: l’oscurità del pianeta non permetteva di vedere l’oggetto non identificato sulla superficie ma in breve tempo furono a pochi chilometri di distanza. “Sembra un qualche tipo di satellite, sicuramente di manifattura umana. Magari qualche sfortunato pilota” Disse Tony. “Mi preparo all’atterraggio, estraggo i carrelli e prepariamoci allo sbarco, forse riusciamo a recuperare qualche cache di dati o scatola nera” Rispose Steve mentre faceva scendere la nave a poche centinaia di metri dal luogo dello schianto. In pochi istanti, la nave atterrò e il ronzio dei motori cessò mentre la scala per la discesa venne calata e i due uomini si prepararono.
“Mi raccomando, occhi aperti e niente mosse azzardate” Disse Steve verso Tony che era avvezzo a manovre avventate, motivo per la quale non era ai comandi della nave. Lui annuì un po’ vagamente mentre metteva il casco della sua tuta Maverik e si avviava verso la camera di equilibrio.

Il portello esterno si aprì e i due saltarono giù in una discesa lenta e dolce dovuta alla bassa gravità della luna. Di fronte a loro, grazie ai fari della nave, si stagliava il relitto di una nave, probabilmente una Anaconda della Faulcon Delacy. Era riversa su di un fianco, con molti rottami nei dintorni e una lunga scia di trascinamento con segni di bruciature. Non ci volle molto per capire che si era schiantata rovinosamente al suolo; tuttavia, i danni riportati erano difficili da associare allo schianto o ad un eventuale attacco e solitamente una nave di quella stazza non cadeva così facilmente al suolo.
“cominciamo a cercare, Tony te fai il giro da destra, io da sinistra. Vediamo se c’è un accesso all’interno della nave o se troviamo eventuali gusci di salvataggio” Steve Rogers era fin troppo abituato a questo genere di cose. Si era diplomato all’accademia per piloti col massimo dei voti ed era entrato subito nell’aviazione della Federazione di Zachary Hudson. Aveva servito in moltissime battaglie e scene come quelle erano alquanto normali seppur strazianti.
Tony Stark, invece, era un inventore e un giramondo. Non aveva una dimora fissa e neanche un vero e proprio leader. Ingegnerizzò lui stesso la sua prima DiamondBack Scout e si lanciò all’esplorazione delle stelle mappando oltre cento sistemi sconosciuti. Anche per lui era solito trovare oggetti insoliti sui pianeti: satelliti pirata, depositi di contrabbandieri e anche navi schiantate, ma li in quel posto era qualcosa fuori dal comune anche per lui.

Il relitto della nave giaceva su di un fianco, come una balena spiaggiata, le radiazioni avevano consumato la vernice, un tempo di un argento scintillante con bande rosse e oro. Si potevano vedere ancora alcune delle scritte lungo le piccole ali laterali che recitavano il nome della nave Ruby Rose. In mezzo a quel silenzio glaciale, con in sfondo la Via Lattea come unica fonte di luce, il relitto della Anaconda appariva estremamente fuori posto, in un luogo privo di tempo e di qualunque forma di vita. In quel momento Rogers si domandò chi fosse il capitano, se ci fosse anche qualche membro dell’equipaggio malgrado una nave di quella stazza si potesse pilotare da sola, quali sono state le cause di quello schianto proprio su quella luna desolata e cosa avrà pensato il comandante una volta appurata la situazione irreparabile in cui verteva la sua nave (ammesso che fosse sopravvissuto allo schianto). Allontanò questi pensieri dalla mente, doveva restare lucido e allerta, potevano esserci trappole esplosive o una fuoriuscita di radiazioni che li avrebbe potuti ferire.
“Stark mi ricevi? Sono arrivato alla prua della nave e nulla di anomalo da segnalare, dall’altro lato c’è la pancia e l’accesso alla stiva, vediamo se possiamo entrare da li.” Nessuna risposta. “Stark, mi ricevi?” erano troppo lontani per apparire sul radar del casco e il lato opposto della nave era illuminato solo dalle stelle in cielo, una delle quali avrebbe anche potuto essere Sol. Decise di proseguire all’ombra della nave, se Stark avesse avuto un malfunzionamento del suo trasmettitore, lo avrebbe ugualmente visto tramite la torcia e così si avviò. Da quella prospettiva riuscì a vedere la pancia della Anaconda. Il portellino del cargo era intatto e pure le vetrate laterali non avevano subito danni. C’erano segni di schianto sulla fiancata e parte della verniciatura era andata via lasciando il posto a profondi solchi, ciò lasciò intuire che la nave non fu attaccata mentre era in volo ma che si schiantò li per qualche malfunzionamento.

Era immerso nei suoi pensieri quando la voce di Jarvis lo interruppe “Capitano, ho provveduto a fare una scansione accurata di tutto lo spettro radioattivo in un raggio di 50 chilometri dalla mia posizione e, dovrebbe vedere questo” Un grafico apparve sul visore del casco di Steve “Come vede i miei sensori hanno rilevato particelle non identificate esattamente sopra il relitto della Anaconda, inoltre parte di queste particelle sono ancora presenti sul relitto e nell’area circostante dove vi trovate ora” Distolse lo sguardo dal grafico mentre guardava ai suoi piedi. Gli si gelò il sangue nelle vene, erano troppo intenti ad indagare sul relitto che non si era accorto dei dettagli che aveva sotto il naso, o meglio i piedi: il ghiaccio era solcato da sottili linee ondulate a formare una sorta di spirale concentrica esattamente al centro del relitto e, aguzzando bene la vista, si poteva notare che i sottili solchi, dello spessore di non oltre un centimetro, brillavano di una leggerissima luce verde smeraldo. “Oh no” Esclamò mentre faceva cadere le braccia lungo i fianchi. Non erano pronti per quel tipo di incontro.

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Capitolo 2
*** La Ruby Rose ***


Dall’altro lato della nave schiantata, a poppa, Tony stava attraversando a grandi falcate il solco creato dallo schianto. La tuta era dotata di un piccolo jetpack e la bassa gravità rendeva tutto più semplice così che, in un batter d’occhio era già dall’altro lato a vedere la pancia della Anaconda Ruby Rose schiantata. Ora che era all’ombra dei fari della Explorer riuscì a notare i piccoli e sottili solchi verdastri a forma di spirale che caratterizzavano tutto il luogo dello schianto. Sembravano come dei cerchi nel grano con al centro l’astronave umana. Si abbassò ad analizzarli meglio e poté notare come del pulviscolo fuoriuscire “Radiazioni” esclamò.

Si rimise in piedi e guardò a prua, nella speranza di vedere il suo compagno ma nulla. “capitano mi ricevi? Io sono ad un passo dal vano cargo, a che punto sei della passeggiata?” nessuna risposta. Decise dunque che non lo avrebbe aspettato, avrebbe potuto analizzare un punto di ingresso alla nave nell’attesa, così si diresse rapidamente al vano cargo.
Quest’ultimo, situato a metà nave, rappresentava la fine della pancia dell’Anaconda mentre il resto del muso appuntito costituiva prevalentemente gli alloggi per le armi che, in quel caso, sembravano chiusi così come il vano cargo stesso. Uno sbuffo di noia uscì dalla bocca di Stark mentre roteava gli occhi. Iniziò ad analizzare i dintorni in cerca di un pannello di accesso e lo trovò; usò il suo ARK-Cutter per rimuovere la protezione esterna, diede energia, esattamente il 7% di quella della sua tuta lasciandogli meno del 70% di autonomia, e attivò il portello. Naturalmente nello spazio il suono non si propaga, tuttavia una nube di pulviscolo venne emanata mentre l’aria contenuta al suo interno schizzò fuori nel vuoto cosmico.
“che cosa combini?” Disse Rogers che si era materializzato davanti a lui facendogli sfuggire un gridolino di paura. “Apro la porta della stiva cargo, che domande. Prego, dopo di lei capitano” disse l’ultima parola con un tono estremamente sarcastico mentre invitava l’amico ad entrare prima di lui.

Rogers obbedì e avanzò senza distogliere uno sguardo di sdegno al suo compagno.
L’interno della nave era completamente buio con vari container e altra cianfrusaglia sparsa per tutta la parete sinistra della stiva. Alcune coperture del soffitto erano saltate lasciando cavi penzolanti e fili elettrici scoperti; in poche parole, la nave era conciata malissimo.“Mettiamoci al lavoro, andiamo verso il ponte” Disse Rogers mentre azzardava qualche passo in quell’ambiente angusto e pericoloso. “sì Signore” esclamò di nuovo in tono sarcastico Tony mentre precedeva Rogers verso la scaletta che conduceva al piano superiore.
Il silenzio tombale che caratterizzava quel luogo era spezzato soltanto dal respiro affannoso dei due e dal debole ronzio del supporto vitale della tuta. Tony non ci mise molto ad aprire di nuovo bocca: “Cosa pensi sia successo qui, hai notato anche tu i sottili solchi e le particelle vero? Credi che i Thargoid si siano spinti fino a questo settore della galassia?” A quelle parole Steve rispose prima con un sospiro, poi scrollò la testa guardando verso l’alto “Non lo so Tony, molte cose non tornano da dopo che la Salvation è stata distrutta. Ci stiamo addentrando in un percorso inesplorato con pochissime conoscenze. Francamente neanche sarei voluto venire fino a qui e avrei tirato dritto alla nostra meta”

Parole vuote, ma d’altronde nemmeno alla Aegis sapevano dare una risposta. L’ipotesi che venne a Tony era che in qualche modo la Proteus Wave avesse iperattivato i Thargoid richiamandoli a migliaia dalla loro dimensione. Da quel poco che l’umanità era riuscita a scoprire, questi alieni extradimensionali erano stati combattuti in passato dai Guardiani, i cui artefatti sono stati rinvenuti per la galassia e dalla quale alcuni ingegneri sono stati in grado di creare armi e dispositivi in grado di combattere i Thargoid. Quest’ultimi pare che fossero stati in circolazione da millenni e che con l’espansione umana, i due popoli siano venuti in contatto. Quale che sia lo scopo di questi invasori ancora è ignoto, salvo per un manipolo di folli religiosi che li venera come divinità il cui scopo è quello di spazzare via l’umanità dalla galassia stessa.
  
“Tornando a quanto accaduto qui” Riprese Tony “è possibile che l’equipaggio della Ruby Rose abbia portato con sé qualche manufatto alieno, altrimenti non si spiegherebbe l’attacco, perché di questo si tratta. Le particelle e i solchi sono riconducibili allo scanner Thargoid, inoltre sospetto che abbiano usato un qualche raggio traente per cercare di portarsi via l’intero relitto una volta disattivati tutti i sistemi” Il ragionamento non faceva una piega, se non fosse che passando per la stiva non vi erano segni di manufatti alieni e soprattutto nessun segno di danno caustico tipico degli oggetti Thargoid.
Anche a questa domanda Steve non rispose, malgrado tutte le osservazioni del suo copilota fossero perfettamente sensate, tuttavia, avevano una missione da compiere ed erano già in ritardo sulla tabella di marcia. Decise di passare oltre, avrebbero avuto modo di parlarne sulla nave durante il viaggio di ritorno così decise di liquidare il suo compagno con un semplice “Abbiamo un lavoro da fare, non perdiamo altro tempo prezioso”.

Arrivati sul ponte lo scenario era spettrale: strutturato come un corridoio rettangolare, le strette vetrate laterali e frontali erano intatte, i sedili nella loro posizione eccezion fatta per quello centrale del pilota che era ruotato di 180 gradi. Forse qualcuno era riuscito a raggiungere una via di fuga. I due cominciarono l’ispezione, senza non poca fatica essendo che il ponte era inclinato di quasi novanta gradi. Rogers si diresse alla plancia, alla ricerca di un punto di accesso al computer della nave, mentre Tony ispezionò l’ambiente circostante.
Il primo non ci mise molto a trovare quello che cercava, il radiofaro per l’SOS era spento, abbastanza prevedibile tuttavia l’energia c’era e Steve cominciò a scaricare il LOG dei dati:
“Sembra che il capitano fosse diretto dove siamo diretti noi. Ha visitato molti sistemi durante il tragitto tra cui… uno piuttosto particolare” qualcosa aveva attirato la sua attenzione, a quanto pare il capitano della Ruby Rose aveva fatto una tappa molto lunga, di oltre tre ore, in un sistema a circa 150 anni luce dalla loro destinazione.

Il computer di bordo aveva registrato moltissimi voli orbitali attorno al primo pianeta dal nome troppo lungo per essere anche solo letto, ma che il capitano aveva definito come L’alveare, o il vespaio. Scorrendo i file venne fuori che il viaggiatore solitario aveva mappato l’intero pianeta e scoperto sulla sua superficie diversi siti d’interesse guardian da lui definiti come di nuova e mai vista origine e altrettanti siti Thargoid.
I file, poi, si soffermavano su una zona che veniva nominata in modo ricorrente e definita come il palazzo ibrido, luogo in cui, sempre stando al diario, il viaggiatore aveva trovato diversi artefatti mai visti prima di fattura Guardian ma che allo scanner risultavano come di origine Thargoid. Forse, una tecnologia ibrida?
“Hei Tony, ho trovato qualcosa di molto interessante qui dovresti venire a dare un’occhiata” Steve si voltò verso il compagno che era sul fondo del ponte, di spalle chinato verso qualcosa che aveva rapito la sua attenzione, in effetti era troppo silenzioso perché tutto filasse liscio e ciò fece quasi spaventare il capitano Rogers. “Tony? Cosa hai trovato?”
Il copilota si voltò, puntando la sua torcia verso il compagno, un lungo fascio di luce attraversò l’intero ponte mettendo il risalto il pulviscolo che fluttuava. Ci fu un breve periodo di silenzio che venne rotto dalle parole dette sottovoce di Tony “Ho trovato il capitano della Ruby Rose”.

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Capitolo 3
*** Fuga col bottino ***


Situato all’angolo del ponte vi era un guscio di salvataggio. Dalla struttura simile a quella di una bara, appesa alla parete, si ergeva questo guscio di metallo che per qualche ragione non era stato espulso con lo schianto della nave. Sulla parte frontale, all’altezza del volto, vi era un vetro con un display. Il pulviscolo e il ghiaccio lo avevano oscurato per questo non venne notato subito dai due appena entrati.

Tony passò la mano guantata sopra e la figura che gli si palesò oltre fu quella di una donna, intorno alla quarantina, coi capelli rossi e lunghi e una frangia a coprirgli la fronte. Il display mostrava i parametri vitali, tutti nella norma e anche il nome: CMDR Virginia Potts. Rimase incantato alla vista di quel volto femminile in stasi. Non aveva un’espressione di sonno felice ma neanche sembrava stesse facendo un sonno obbligato o forzato era semplicemente li, con tutti i muscoli del viso rilassati e gli occhi chiusi. Questo fece volare l’immaginazione a Stark: qual era il timbro della sua voce, di che colore aveva gli occhi, quanto era alta. Tutte domande che vennero cancellate da Rogers che irruppe a fianco a lui “Che dice il monitor, è ancora viva?” Tony si voltò lentamente puntandogli di proposito la torcia in faccia.

“Si. È viva.” Rispose in tono seccato. Quel viaggio stava iniziando a dargli sui nervi e pure il modo autoritario con la quale comandava. Il ritrovamento di un superstite era cosa buona, tuttavia sapeva già per certo che Rogers non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per redigere un rapporto dettagliatissimo su come lui avesse trovato eroicamente la donzella in pericolo e di come il suo fedele copilota lo avesse aiutato a combattere chissà quale entità aliena extragalattica garantendogli ancora più successo, o peggio avrebbe deciso di lasciare lì il naufrago e recuperato solo i dati. No, per questa volta avrebbero fatto le cose come diceva lui.
Si alzò ed iniziò ad armeggiare con il guscio di salvataggio “cosa stai facendo Tony?! Abbiamo una missione, possiamo lasciare qui un radiofaro e farla venire a recuperare dai Rangers”. Come se non avesse sentito nulla, Stark rimosse le cinghie che ancoravano il guscio alla parete, attivò la levitazione magnetica, si caricò in spalla il grosso ingombro e si diresse verso il portello di uscita; tuttavia, Steve Rogers non ne volle sapere di questa disobbedienza e si parò di fronte al compagno.

“Dove hai intenzione di portare quel guscio di salvataggio Tony? Abbiamo una missione, in più il data Cache recuperato dalla nave ci ha rivelato indizi strabilianti. È nostro compito portare a termine la missione senza mettere in pericolo ulteriori persone!”, “Spostati” esordì Tony “non ho più intenzione di seguire le tue istruzioni, Steve, per la miseria sono ore che vaghiamo tra le stelle chiusi in una scatola di metallo a ripetere le stesse manovre, io le ho esplorate le stelle ma questo! Questo è assurdo ok? Cosa stiamo facendo? Cerchiamo indizi sui Thargoid e poi? Bussiamo alla loro porta e chiediamo loro quali intenzioni hanno nei confronti dell’umanità? Torniamo indietro in fretta e furia sperando di non impazzire o che la nave vada in avaria e alla deriva? Cosa facciamo?” Il tono di Stark era esasperato mentre agitava le braccia indicando l’intero della Ruby Rose per dare enfasi al suo discorso. Provava nervosismo, rabbia, era confuso e stanco.

La cosa che desiderava più di ogni altra ora era trovarsi in una spiaggia tropicale delle colonie interne a sorseggiare un cocktail e godersi la brezza marina mentre osservava le ragazze in bikini giocare a palla o fare il bagno e invece era li, a quasi 2000 anni luce da qualunque forma di civiltà, con l’unico essere umano a disposizione Steve Rogers e la sua implacabile perfezione da soldato della Federazione. Alle volte la sua dedizione agli ordini gli faceva venire il voltastomaco, e il suo sguardo? Sempre a guardare un punto non ben definito oltre l’osservatore, decisamente antipatico.

“Cosa suggerisci allora, Tony Stark?” Rispose il capitano Rogers assumendo la sua tipica posa da soldato con le gambe leggermente larghe e le mani a tenere la fibbia della cintura.
La domanda stupì Tony che era solito dover litigare continuamente. Fece uno sguardo perplesso, un po’ come se avesse sentito male. Spostò la testa di lato e si rimise composto. “Ah beh ecco io, io vorrei portare con noi questo guscio di salvataggio, magari una volta sveglia la comandante Potts potrebbe darci informazioni utili sull’anomalia Thargoid” Rogers alzò un sopracciglio in segno di stupore. Tony stava per continuare il discorso quando la voce elettronica di Jarvis irruppe nei caschi dei due.
 
 
“Mi rincresce interrompere questa vostra discussione signori ma abbiamo visite. Pare che diversi oggetti non identificati siano entrati in orbita, dalla mappatura energetica sospetto essere navi Thargoid classe Basilisk, suggerisco un rientro immediato e una partenza quanto più repentina possibile” I due si guardarono dritto negli occhi, il terrore era riflesso nelle loro iridi mentre con uno scatto si lanciarono giù dalla scaletta.
All’esterno, il luogo dello schianto non era più buio: una leggera nebbiolina aveva invaso i dintorni della nave mentre i sottili solchi a spirale avevano iniziato a brillare di luce propria dando un aspetto ancora più spettrale alla scena. L’intera zona sembrava un enorme cerchio magico con al suo interno la nave. Mentre fuggivano, Steve diede un’occhiata di fronte a sé, nella direzione opposta a dove avevano lasciato la Explorer e la, nel cielo stellato vide i tre oggetti alieni in avvicinamento, per ora troppo piccoli per poterne ammirare la loro grandezza ma abbastanza chiari da percepire il perioco.

La bassa gravità permise loro di percorrere in brevissimo tempo la distanza che li separava dal relitto alla Explorer e in un attimo furono dentro.
“Ti sei portato dietro il guscio di salvataggio?!” Tuonò Rogers in preda al fiatone mentre osservava Tony calare nella stiva il dispositivo. “Che c’è? Hai sentito Jarvis, ormai lo avevo caricato in spalla, ci avrebbe rallentati se mi fossi messo a lasciarlo giù. I dati li hai presi?” Rogers sollevò un piccolo dischetto trasparente lasciandosi sfuggire una smorfia di disappunto prima di correre verso i comandi.
“Ok Jarvis, qual è la situazione?” Chiese mentre digitava freneticamente su due pannelli olografici. Ovviamente la domanda fu retorica, il tipico ticchettio stridulo delle navi Thargoid riecheggiò all’interno della loro nave.

Come facessero a farlo, ancora era un mistero che incuteva ancora più paura del suono stesso. Tre navi classi Basilik si stavano avvicinando a ore dieci, dove le aveva viste Steve come puntini giusto un attimo fa. La loro forma di rosa ad otto petali apparve nell’oscurità, con le tipiche livree verde acido brillante e lo strano effetto di distorsione spaziale che caratterizzava le navi Xeno.
Premette a fondo la leva dei motori, Jarvis obbedì ai suoi comandi come una IA degna di quel nome: “Potenza propulsori 50%, attivazione motori in 3… 2.. 1…” La nave si sganciò dal terreno con un suono metallico.

Rogers manovrò quasi istantaneamente portando la prua del vascello in direzione opposta alle navi nemiche. La Curious Wanderer accelerò istantaneamente e gli effetti di tale accelerazione furono devastanti sul corpo dei due membri dell’equipaggio. Mentre salivano di quota, le navi aliene cambiarono rotta puntando a loro e i loro effetti deleteri iniziarono a verificarsi:
Gli ologrammi che caratterizzavano tutta la plancia di comando cominciarono a perdere forma, apparivano sfalsati, con parti sconnesse o distorte. Anche Jarvis iniziò ad avere problemi di comunicazione mentre avvisava dell’imminente impulso di energia negativa che stava per essere emesso dalle navi aliene.
Ma la situazione non fece perdere la concentrazione al capitano Rogers che manovrò abilmente, attivando il suo pannello di navigazione situato alla sua sinistra, impostò un sistema limitrofo come destinazione ed iniziò il caricamento del motore FrameShift:
“Mot… Frameshift in ca…nto” Jarvis come tutti i sistemi elettronici della nave erano in balia delle distorsioni elettromagnetiche degli alieni;
“Ahem ci stanno raggiungendo Cap.” Esclamò Tony preoccupato mentre si aggrappava con tutte le forte ai braccioli della nave. I Petali, se così si potevano definire le ali di quelle navi, iniziarono a brillare, si stavano preparando all’attacco e la loro nave non aveva alcuna contromisura degna di quel nome per evitare lo scontro. La tensione iniziò ad essere pesante mentre il caricamento del motore iperspaziale giunse al termine, quattro secondi e la nave abbandonò quella luna desolata facendo mangiare la polvere agli alieni.

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Capitolo 4
*** Le chiavi di smeraldo ***


Nebulosa delle Pleiadi, sistema Delphi – Megaship Aegis numero 29394

Nick Fury, l’attuale direttore di Aegis se ne stava seduto su di una poltrona davanti alla vetrata del ponte principale della mega nave. Osservava le stelle e la nebulosa azzurra come nella speranza di scorgere qualche indizio sulla prossima mossa da attuare. Era in attesa di una importante chiamata da parte del comitato galattico poiché da dopo l’incidente della Salvation, le super potenze avevano deciso di attuare un programma anti-xeno indipendente le une dalle altre.
Le porte stagne si aprirono col classico sibilo e schiocco e un funzionario entrò ad avvisare il direttore, gli porse un tablet e se ne andò con un gesto di reverenza.
Fury lesse il contenuto della pagina con uno sguardo spento, come quello di una persona ormai rassegnata, abbandonò il tablet sulla poltrona e uscì.

Aveva inviato i migliori piloti della Bolla alla ricerca di informazioni, aveva addirittura ingaggiato piloti e comandanti indipendenti per raccogliere quante più informazioni possibili circa la minaccia Thargoid in questo nuovo anno zero della guerra agli alieni extradimensionali , eppure i rapporti che arrivavano erano scarni e vuoti di informazioni se non totalmente assenti.
Quello che gli era stato appena inviato era il rapporto di un certo Romulus Drake, un comandante indipendente che aveva appena fatto ritorno da un viaggio fino alla California Nebula i cui risultati erano a dir poco penosi. Stava perdendo tempo e risorse preziose ma qualcosa stava cambiando:
“Direttore Fury, è richiesta la sua assistenza sul ponte di comando” La voce della IA della nave irruppe in quel locale, rimbombando come un urlo in una chiesa poiché era immerso nei suoi pensieri. Era già ora della riunione? Mancavano almeno due ore in verità, così decise comunque di scendere e vedere di che si trattava.

Giunto sul ponte trovò ad attenderlo una visita inaspettata, il comandante Romanov, inviata nel Sanguineous Rim diverse settimane prima. Sembrava particolarmente allegra, o forse impaziente; malgrado la sua posa impeccabile sull’attenti, il direttore Fury riuscì a dedurre che la donna era in trepidante attesa di fare un rapporto lungo e completo sul suo viaggio, così lasciò da parte i convenevoli e con un cenno della mano gli diede il permesso di parlare:
“Direttore”, cominciò lei, “Sono di ritorno dal mio lungo viaggio di quasi 5000 anni luce e porto notizie rivoluzionarie. Mentre parliamo, gli scienziati di Aegis stanno scaricando dalla stiva della mia nave tre importanti e sconosciute reliquie.” Il direttore alzò un sopracciglio mentre sul tavolo olografico della nave apparvero tre oggetti.

Di forma rettangolare, dalle fattezze di cristalli a base triangolare, i tre oggetti erano conosciuti come Reliquie dei guardiani, si potevano tranquillamente trovare presso le rovine Guardian sparse per la galassia ed erano la chiave per l’accesso alla conoscenza perduta di questa antica civiltà.
Ciononostante, gli artefatti rinvenuti dalla Romanov presentavano qualcosa di diverso: Innanzitutto erano di colore verde brillante, invece che il classico celeste; sembravano carichi di una qualche energia che li faceva risplendere. Dalla superficie si staccavano delle microscopiche particelle di pulviscolo e alla vista il verde brillante pareva pulsare, come fossero vivi.


L’uomo non riuscì a mascherare il suo stupore di fronte a quella scoperta “è strabiliante, sei la prima persona in tutta la galassia che porta qualcosa di nuovo, dico bene?” La donna si lasciò sfuggire un sorriso prima di continuare “Purtroppo no, sembra che un comandante indipendente sia riuscito a procurarsi questi artefatti prima di me. Il procedimento è stato diffuso tramite il GalNet e così ho pensato di verificare se fosse vero” Ci fu una punta di amarezza nella sua voce e anche Fury perse un po’ del suo entusiasmo; tuttavia, loro possedevano ben tre di quelle reliquie così aliene e misteriose che sarebbero stati in grado di studiarne gli effetti in tanti modi diversi; se solo avessero ancora le loro basi e laboratori…
 
“Molto bene Comandante Romanov, ha svolto un eccellente lavoro. Può riposare”
La donna rimase li, non si congedò come sempre e Fury si mostrò esitante a lasciare la stanza “Problemi comandante?” Natasha sorrise “No direttore, mi chiedevo soltanto quanti dei miei compagni sono ancora là fuori a cercare e per quanto tempo ancora dovremo andare avanti” il direttore si lasciò scappare un sospiro e fece qualche passo verso di lei. La figura imponente del direttore aveva sempre un effetto intimidatorio, anche verso gli agenti della Aegis e Romanov non era un’eccezione.
“è preoccupata per il Capitano Rogers per caso? È in buone mani, non dovrei rivelarle queste informazioni ma visto che è tra le migliori che ho le posso dire che ho ricevuto un rapporto giusto cinque ore fa, sono quasi arrivati alla loro destinazione, può stare tranquilla”

Lei guardò il direttore come una bambina guarda un genitore che gli ha appena promesso un regalo da tempo desiderato. Lo ringraziò sottovoce, quasi con le lacrime agli occhi, lo salutò con le giuste reverenze e si allontanò dal ponte col cuore pieno di gioia ma anche di impazienza.
Il direttore Fury rimase solo. “Sigillare ponte, aprire un contatto criptato col dottor Zola della Azimuth Biochemical”. Le luci del ponte si abbassarono, i vetri divennero più scuri e le porte furono sigillate.
Dal tavolo olografico apparve uno schermo recitante la parola Calling; in pochi istanti il volto di un uomo apparve al posto della scritta. “aah direttore Fury, è un piacere sentirla, ci stavamo preoccupando” La figura, dal suo forte accento esotico, la fronte ampia e gli occhiali tondi, era contornata da un sorriso sornione quasi di scherno. La Azimuth Biochemical aveva giocato un ruolo molto importante durante il progetto Salvation e prima di esso, era stata la principale fornitrice di macchinari e conoscenze per la Aegis. Si potrebbe dire che senza la Azimuth, la Aegis non sarebbe stata nulla.

“Dottor Zola” cominciò Fury “Ho letto le notizie, la Azimuth Biochemical riceverà aiuti finanziari a seguito dell’incidente su HIP 22640 e del conseguente crollo sul mercato galattico, sarebbe cosa gradita se venissero condivisi questi aiuti”. Il suo tono era duro, non voleva mostrarsi debole al suo interlocutore benchè gli stesse chiedendo di spartire la torta con un suo rivale.
Pochi sanno, ma dopo il fallimento della Proteus Wave, le tre super potenze erano intenzionate a smantellare la Azimuth essendo che la Aegis era ormai da tempo formalmente fuori dai giochi.

Tuttavia, Nick Fury si palesò, diede evidenza di come la Aegis ancora fosse in attività e di come avesse contribuito per una grande parte al progetto Salvation attirando così tutte le ire di Impero, Federazione e Alleanza, il tutto per salvare il suo alleato storico, principale finanziatore e le sue principali scoperte.
D’altro canto, il dottor Zola era un uomo di scienza e la scienza richiedeva sacrifici e tentativi. Ciò che avevano appena realizzato era stato un esperimento dei tanti che erano in programma, qualcosa per eliminare una volta per tutte la minaccia Thargoid dai territori umani.
“Tu mi stai chiedendo” Prese parola il dottore “di continuare a sostenere Aegis coi fondi ricevuti malgrado le commissioni e gli ispettori che mi sono alle calcagna per tutti i laboratori? È un miracolo se riesco a tenere nascosta l’ubicazione della Gemma dello Spazio, come potrei ingannare gli agenti della banca galattica e trasferirti i fondi ricevuti?”

Il piccolo uomo perse subito la pazienza, Fury conosceva il suo pollo e sapeva cosa dire per fargli perdere le staffe e farlo sragionare. Ma quello era solo l’inizio:
“E se ti dicessi che qui alla Aegis siamo in possesso di un’altra gemma dell’infinito?” Lanciò subito il carico da novanta, non aveva bisogno di piccole esche. Sapeva che quando si parlava di gemme dell’infinito, il dottor Zola non era più in grado di ragionare e con le giuste parole, un abile diplomatico come Fury sarebbe riuscito a spingerlo a fare tutto quello che voleva anche solo per uno sguardo all’oggetto del desiderio.
 
Le gemme dell’infinito furono scoperte nel 3299 presso un sito Guardian. Alcuni ricercatori riuscirono a decifrare delle scritture e ne localizzarono l’esatta ubicazione. Dall’aspetto simile alle reliquie Guardian, la gemma dello spazio ne rimarcava il colorito azzurro brillante ma differiva per forma e dimensione. Per anni il dottor Zola ne studiò le formidabili capacità tentando irrimediabilmente di riprodurre il suo potere.
Scienziati di altissima fama fecero esperimenti di ogni sorta partendo dalle reliquie fino ad arrivare ad una forma imperfetta, grezza e goffa della gemma originale. Buona solo da vendere al mercato nero o da utilizzare come propellente speciale per le navi. Ma la vera gemma dello spazio era qualcosa che l’uomo non aveva mai visto prima: dal potere illimitato ma con la sconveniente caratteristica che attirava l’attenzione dei Thargoid.

Alcuni scienziati erano convinti che fosse per colpa di queste gemme che i Thargoid erano soliti fare incursione nei territori umani e non è un caso se la prima apparizione sia stata nella nebulosa delle Pleiadi, luogo dove è stata ritrovata la prima gemma.
Negli anni a seguire, il monopolio della pietra aliena venne discusso e litigato ma rimase sempre in possesso della Azimuth che riuscì a tenere celata la sua posizione sia agli umani che ai Thargoid. Nel 3306, con l’aiuto di alcuni comandanti indipendenti, si venne a sapere dell’esistenza di altre gemme dell’infinito grazie a degli scritti presenti in una struttura Thargoid su HIP 23955 e da allora, distaccamenti delle principali aziende governative e non, sono alla caccia di questi oggetti miracolosi dal potere illimitato.

Il dottore era in fermento, quella notizia era incredibile e magnifica “davvero? Davvero sei in possesso di una gemma dell’infinito? Mostramela, mostrami i dati. Dobbiamo fare delle ricerche” ovviamente Zola partì in quarta e Fury lo fermò quanto subito “Prima quei fondi, Zola. Ho speso molto per arrivare a questo punto e senza fondi potremmo perdere la gemma in poche settimane”
Il suo tono era serio, la sua figura ferma; Doveva reggere il suo bluff. Dall’altro lato dello schermo ci fu un lungo momento di silenzio mentre l’uomo si passava la mano sulla testa calva e si sistemava nervosamente gli occhiali.

“E va bene Fury, contatterò i miei investitori per sbloccare alcuni fondi. Ma voglio risultati quanto prima!” “La ringrazio” concluse Fury prima di staccare il collegamento e gettarsi su una poltrona li vicino. Aveva dato fondo a tutte le sue energie per quel bluff, i fondi sarebbero arrivati. Ora era il momento di trovare una gemma dell’infinito; fortunatamente il comandante Romanov aveva trovato quello che da mesi stava cercando: delle reliquie Guardian infettate da tecnologia Thargoid. Come fosse possibile ancora non si spiegava ma già pochi mesi dopo l’apparizione degli alieni corsero per la galassia pettegolezzi riguardanti una tecnologia ibrida tra Thargoid e Guardiani ma mai nessuno prima ad ora era riuscito a replicare il processo che permetteva tutto questo.
Era fermamente convinto che una di quelle tre reliquie sarebbe stata in grado di generare una gemma dell’infinito sintetica come quelle che sono state realizzate in passato o che in qualche modo potessero avvicinare l’umanità alla gemma successiva. Era il momento di mettersi al lavoro.

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Capitolo 5
*** Intrigo ***


Braccio di Orione interno – Sistema Etain, Pianeta Etain IV installazione sconosciuta denominata come The Prophet
Un indicatore Blu prese a lampeggiare sul tavolo olografico. La stanza era buia salvo per alcune luci rosse che gettavano ombre sinistre sul soffitto. Di fronte al tavolo sedeva una figura, possedeva abiti pesanti che gli coprivano tutto il corpo, volto compreso. Da sotto le vesti lunghe, uscivano dei tubi luminosi verdastri che andavano a connettersi ad altri intrecci di cavi presenti sul soffitto mentre le vetrate erano state malamente coperte da pannelli di lamiera e altri oggetti quanto più adatti possibile.
Lo schermo si illuminò mostrando il volto paffuto del dottor Zola in preda ad un visibile nervosismo e timore reverenziale. “B-Buonasera” Cominciò lui timidamente, quasi come ad aver paura di venir colpito attraverso lo schermo. “Ho delle novità circa la nostra missione, mio signore. Nick Fury, il direttore di Aegis sostiene di, ecco, di essere in possesso di una gemma dell’infinito”
La figura, che fino ad allora era rimasta seduta immobile, quasi dormiente, si mosse. Si sporse in avanti verso lo schermo, la poca luce era insufficiente per illuminare il suo volto celato dal grande cappuccio scuro ma era sufficiente per mettere una forte pressione intimidatoria all’interlocutore. Cominciò a parlare, anch’egli con un forte accento esotico simile a quello del dottore:
“Questo è impossibile!” Saettò lui “ci sono voluti secoli per trovare la prima gemma dell’infinito, è impossibile che Fury e la sua banda di fuorilegge siano riusciti a trovarne un’altra!” era furente, forse quella notizia aveva ferito il suo orgoglio, fatto sta che Zola si coprì il volto con le braccia quasi a temere un qualche attacco da parte della misteriosa figura.
“Ma mio signore, le notizie dei nuovi artefatti Guardian sviluppati tramite tecnologia Thargoid potrebbero essere la chiave per il ritrovamento di una nuova gemma. In più, l’anomalia nel Sanguineous Rim…”
La figura dall’altro lato dello schermo si alzò, torreggiando sul tavolo olografico e su Zola. Si strappò di dosso i cavi verdastri lanciandoli con uno schizzo per terra e prese a camminare furente attorno al suo scranno dove fino ad un attimo fa giaceva immobile.
“Dottor Zola!” Tuonò lui “Devo forse ricordare che questa organizzazione sta cercando quelle gemme da quando l’umanità era ancora a sguazzare nel fango della Terra?! 20simo secolo, 1908, incidente di Tunguska, diede origine a questa organizzazione. 1947 incidente di Roswell, altri indizi sui Guardinai, 2280 la reliquia aliena in orbita attorno a Marte, 2499 antiche iscrizioni circa sei gemme create dai guardiani…”
La lezione di storia non piaceva al dottore e sapeva dove sarebbe andato a parare così prese coraggio e interruppe la figura.
“Ho capito, ho capito mio signore. È mia intenzione indagare circa questa notizia, tuttavia Fury non deve sospettare di nulla, dobbiamo continuare a fargli credere che siamo suoi alleati”
L’ombra misteriosa sembrò calmarsi, rallentò il passo e si rimise a sedere “La ascolto dottore”
“ebbene, egli chiede fondi, inoltre i miei informatori mi hanno dato notizia che Fury è alla ricerca di qualcosa e che sta indagando sull’anomalia Thargoid. La Aegis è vulnerabile, diamogli quello che vogliamo, potrebbe portarci al nostro obiettivo”
L’interlocutore di Zola rimase pensieroso mentre, in modo del tutto autonomo, i cavi verdastri strappati un attimo prima cominciarono a strisciare lungo lo scranno e sotto i vestiti pesanti della figura per ritornare a compiere il loro dovere. “e sia, invierò i fondi di cui avete bisogno, in cambio esigo risultati! Il culto del Far God non è mai stato così florido come ora, presto egli si mostrerà a tutta la galassia e non ci saranno organizzazioni in grado di fermarlo!” Distese entrambe le braccia coi pugni chiusi alzando il volto ora visibile. Dall’altro lato dello schermo, il dottore fece lo stesso ed esordì
Hail Teschio Rosso, Hail Hydra
La chiamata si chiuse.

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Capitolo 6
*** Dolce risveglio ***


Settembre 3308 – Regione galattica Sanguineous Rim, sistema Oochorrs UF-J c11-0
“Frameshift in cooldown, siamo arrivati a destinazione comandante, inizio scansione del sistema”
Finalmente la Corious Wanderer era giunta a destinazione e Jarvis come sempre li aveva avvisati. Steve Rogers e Tony Stark avrebbero potuto riposare un attimo prima dell’inizio del loro vero lavoro, l’analisi dell’anomalia Thargoid che in quel sistema era più visibile che mai. Grazie alla rapidità con la quale le notizie si spargevano, il sistema pullulava di Portaerei e meganavi a lungo raggio di proprietà dei piloti indipendenti e così, decisero di fare rotta su una di esse e sfruttare i servizi che aveva da offrire per riposare un attimo.

“Ah non vedo l’ora di farmi un bel Martini al bar della portaerei, credi che li abbiano gli alcolici li?” Cominciò Tony mentre si metteva comodo sulla poltrona e si godeva l’autopilota che li indirizzava verso la meganave Scarlet Witch. “In campana Tony, non siamo qui per divertirci. Facciamo solo una breve pausa, il tempo di fare manutenzione alla nave, ricaricarci di carburante e scaricare la fanciulla trovata qualche ora fa. È un miracolo se siamo riusciti a sfuggire a quelle tre navi aliene”
La notizia fece trasalire Tony che si rimise dritto e guardò verso l’alto, sul soffitto, oltre il quale era posizionata la poltrona del capitano: “Come scaricare, almeno verifichiamo che sia viva e come mai si è ritrovata in quella situazione!” I due stavano per iniziare a discutere.

“Niente storie, abbiamo una missione e abbiamo già fatto più di quello che ci era concesso.” Rogers era inamovibile ma Tony non voleva starsene zitto “E certo, i dati li abbiamo scaricati e in parte analizzati ma la versione del pilota no. È troppo dispendiosa di tempo” Il tono di Stark era polemico e arrogante, tipico del copilota e sufficiente per fare alterare ulteriormente la mente già stanca del capitano Rogers.
“Ho detto che appena scenderemo sulla porterei lasceremo la capsula di salvataggio e proseguiremo!”

La Explorer uscì dalla supercruise a pochi kilometri di distanza dalla portaerei e dal suo dorso piatto e luminoso, con tutte le basi di attracco libere e pronte ad accogliere i viaggiatori; tuttavia, la discussione ancora era accesa. “Al diavolo la missione, Steve. Abbiamo per le mani un superstite di qualcosa di grosso, potrebbe essere molto più importante che osservare un fenomeno spaziale! Dammi tempo, le parlerò io, intanto tu potrai riposare” Con queste ultime parole cercò di rabbonire il compagno nella speranza di ottenere ciò che voleva; tuttavia, il controllore di volo non diede occasione di sapere la risposta “Lakon Charlie-Oscar-Romeo benvenuti alla portaerei Scarlet Witch, prego fare richiesta di atterraggio prima di dirigersi alla piattaforma di atterraggio”. Rogers riprese i comandi con fare scocciato, forse la discussione gli aveva fatto perdere la pazienza; digitò sul pannello di navigazione alcuni comandi e in breve sullo schermo apparve la piattaforma designata mentre sul dorso della meganave si illuminò uno dei rettangoli rappresentanti la piattaforma.

Il volo di atterraggio fu silenzioso, era una manovra delicata che richiedeva concentrazione anche se i due non avevano molto da dirsi. Atterrarono e la nave venne condotta nell’hangar al piano immediatamente inferiore. I due scesero.
“Quindi Tony, hai intenzione di svegliare la bella addormentata?” Chiese Rogers ormai spazientito. “Si, si penso che lo farò, ti lascerò alle tue scartoffie e questioni burocratiche. Ah sarebbe cosa gradita se potessi avere la Cache di Dati della Ruby Rose” Disse infine facendo un sorriso sornione al suo compagno ormai rassegnato dalla sua insistenza che, senza esitare gli porse il dischetto trasparente. Stark rispose con un sorriso a trentadue denti e, portandosi dietro il guscio di salvataggio tramite levitazione antigravitazionale, si diresse agli ascensori per raggiungere la Lobby della nave.
 
*
 
Giunse alla sezione medica che era deserta. In situazioni normali neanche era aperta tuttavia quella nave offriva quel tipo di servizio e lo sfruttò. L’area era fondamentalmente una stanza vuota con diversi lettini e delle tende del tutto anacronistiche con il resto dell’ambiente; tuttavia, decise di sfruttarle per creare un ambiente più intimo al risveglio. Collegò il guscio ad uno dei terminali, sulla quale apparvero i parametri vitali in perfette condizioni e cominciò il processo di scongelamento che durò pochi secondi.

Il pannello frontale del guscio si aprì e la donna venne mostrata per intero: indossava una tuta spaziale comune da pilota, di colore cremisi. La donna aveva un corpo snello e longilineo mentre il volto cominciava ad essere meno rilassato a seguito del risveglio.
Tony rimase a guardarla con fare premuroso mentre si destava, muoveva il viso di lato, provò ad aprire prima un occhio ma lo chiuse di scatto per colpa della troppa luce presente nella sala e Stark si precipitò immediatamente ad abbassare l’intensità.
“Buongiorno signorina” Disse lui “Siamo a bordo della Scarlet Witch, io sono Tony Stark e sei stata salvata dal vuoto gelido dello spazio, non c’è bisogno di ringraziarmi” sarcastico come sempre. Potts pareva non sentire le sue parole, o per lo meno era in uno stato confusionale e fece preoccupare leggermente l’uomo che cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno per assistenza.

“In che anno siamo, qual è la data?” Aprì bocca e sbiascicò queste parole mentre cercava di mettersi su a fatica.
Tony la aiutò e rispose gentilmente “12 settembre 3308” lei rimase perplessa. Si portò le mani al volto prima di piega la testa indietro lasciando cadere i capelli “Oddio. Oddio no, sono stata chiusa in questa scatola per un mese intero!” pareva veramente disperata “E la mia nave? E i miei dati di ricerca??” si voltò verso l’uomo con occhi arrossati e gonfi, pronti a scaricare un fiume di lacrime che vennero prontamente fermate da un gesto di lui “Eccoli qui, tutti i dati della memoria della Ruby Rose. Sfortunatamente quella non siamo riusciti a portarla con noi” Disse con rammarico, senza però destare un sorriso di gioia alla donna che si portò le mani alla bocca e stavolta cominciò a piangere, ma di gioia.

“Oh grazie mille, non sai quanto sono importanti questi dati per la ricerca che stiamo conducendo! Devo assolutamente visionarli e redigere un rapporto” Tony rimase perplesso “Un rapporto?” Disse lui.
“Mi dica signorina Potts, per quale agenzia sarebbe al lavoro?” domandò scrutando la donna “Perché vede, la fibbia della sua cintura ha un logo alquanto familiare”

Lei arrossì, in effetti non aveva avuto il tempo di cambiarsi o fare alcunchè durante l’attacco e così rimase con la sua divisa della Aegis con tanto di logo su fibbia e spallacci. Sperò che il suo interlocutore non fosse così sveglio e invece la scoprì.
“io, posso spiegare” cominciò lei ma venne subito interrotta da Stark che si tirò su la manica sinistra della sua tuta allungò il braccio verso di lei e premette col pollice una piccola area appena sotto l’incavo del gomito.
in una porzione sottostante, che attraversava tutto il braccio fino al polso, apparvero delle scritte: era un’autentica carta di identità con tutte le sue informazioni. Virginia notò anche quella che sembrava una notizia di vitale importanza: pure lui lavorava per Aegis, per Nick Fury.

Lui la guardò con il suo tipico sguardo serio e dal te lo avevo detto e non aggiunse altro. Lei, d’altro canto, si rasserenò: “Dunque lavoriamo entrambi per Aegis. Sapevo che eravamo molti e che Fury avesse scelto di tenere celata la nostra identità e missione, per impedire che potessimo tradirci gli uni con gli altri, ma non immaginavo che la mia missione fosse così simile alla vostra. Chissà quanti altri come noi sono li fuori!”
 
Tony annuì, si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza rimuginando. Se Aegis aveva inviato così tanti piloti in giro per la galassia ad osservare il fenomeno Thargoid e indagare sugli artefatti alieni allora c’era sotto qualcosa di grosso e lui doveva saperlo.
Non avrebbe fatto affidamento sul suo compare tutto muscoli ed eseguo gli ordini, ma avrebbe fatto affidamento su quella donna, la quale aveva sicuramente chiara la situazione della sua missione.
i avvicinò a lei: “Mi dica signorina Potts, qual era la sua missione?” Lei pareva restia a rispondere, forse non si fidava ancora, magari voleva era solo un bluff e i dati della sua nave non erano riusciti a recuperarli e così sperava di estorcerle una confessione; rimase in silenzio.
“andiamo!” intimò lui, ancora stanco e irritato per il lungo viaggio “Siamo tutti dalla stessa parte, noi siamo venuti fin qui per osservare il fenomeno Thargoid, lei era qui per questo o per altro? I dati che abbiamo trovato sulla sua nave indicano un luogo mai visto prima!”

“basta così.” Disse lei “voglio parlare col direttore Fury, gli sottoporrò i dati e poi gli chiederò che mi venga affidata una nuova missione. Non ho nulla da condividere con lei, signor Stark. Qui siamo tutti Freelancer, inoltre non eseguo gli ordini di chi è più basso in rango di me” disse infine con un tono di arroganza che fece imbestialire Tony
“Senta un po’ signorina so-cavarmela-da-sola. Se non fosse stato per me lei sarebbe ancora a fare la bella addormentata nello spazio” Era diventato furioso e gli animi si stavano scaldando parecchio “Non mi è sembrato di aver lanciato alcun segnale di soccorso e poi non avevate il diritto di recuperare i miei dati personali dalla mia nave!” tuonò lei in preda alla collera, per poi continuare

“Perciò ora mi lasci un attimo da sola e non appena mi sarò messa in contatto con Fury mi riporterete nella nebulosa delle Pleiadi se necessario!”
Entrambi avevano il fiato corto e il sangue al cervello. Tony decise di lasciare perdere, agitò le braccia mentre scuoteva la testa e lasciò la stanza appoggiando il dischetto su di un tavolino. Lei rimase seduta sul lettino col volto rigato dalle lacrime, si alzò raggiunse il dischetto e lo inserì in un terminale dove iniziò ad analizzare le informazioni.

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Capitolo 7
*** File Audio e Video Ruby Rose ***


Accesso file video Ruby Rose.
Diario del capitano Virginia Potts – Elite V
Tempo di viaggio: 5 giorni, 19 ore e 34 minuti
Sistema Oorochis GH-9 D20-9
Ottavo pianeta del sistema stellare:

La Ruby Rose era in orbita attorno al corpo celeste. L’atmosfera era caratterizzata per lo più da ammoniaca, anidride solforosa e azoto. Grosse nubi di tempesta si localizzavano ai poli, con fulmini e tornado visibili dall’orbita.
Una lunga linea, come un gigantesco canyon, si estendeva per tutto l’equatore del pianeta. L’analisi del computer suggeriva che fosse di origine artificiale a causa di intense attività minerarie; sulla superficie poi, vi erano innumerevoli segnali di tecnologia Thargoid e Guardian.

La nave rimase in orbita per ben trenta minuti prima di discendere nell’atmosfera grigia e tempestosa del pianeta. La superficie era priva di mari se non qualche grande lago di metano ghiacciato, il terreno era grigio e sterile e da alcune crepe fuoriuscivano sbuffi di vapore.

Il primo punto di interesse raggiunto dalla Anaconda Ruby Rose fu una struttura thargoid. Immersa nella classica nebbiolina verde, l’architettura era la classica degli alieni: biometallo verde squamato con dei riflessi marroni. L’edificio poi era strutturato a spirale verso l’alto con una base larga e un apice che terminava in otto guglie. Distante circa sedici kilometri vi erano altre otto guglie più piccole che puntavano verso l’esterno dell’immensa struttura ben visibile anche dall’orbita per un totale di oltre ottocento chilometri quadrati di superficie occupata da quell’enorme artefatto alieno.

Sorvolando la cima, a quasi tre chilometri dalla superficie, si poteva notare come un ingresso che al momento era chiuso. Non si notavano inoltre alcuna unità Scavenger: i droni biomeccanici alieni che popolano solitamente gli edifici Thargoid e ne garantiscono la manutenzione e la protezione dagli intrusi. La nave proseguì il suo tragitto filmando tutto quanto.
Gli strumenti registrarono altri edifici a diverse migliaia di chilometri, in prossimità del grande canyon.

Questa volta erano di origine Guardian: megalitici e imponenti, fuori dal tempo come forgiati dalla natura stessa, essi si stagliavano contro le nubi oscure e le tempeste violente che si abbattevano quotidianamente su quel pianeta. Tutta la faglia era costellata da strutture di ogni dimensione e tipo, dallo scopo magico e misterioso. Innumerevoli monoliti e obelischi, alcuni disgraziatamente in rovina, giacevano come guardiani appena davanti al baratro che venne esplorato dall’astronave umana che seppure dalle dimensioni non indifferenti, pareva una piccola foglia.

Coi fari spianati, la nave scese nel canyon: profondo oltre quaranta chilometri, si poteva notare un debole brillio rossastro sul suo fondo: il mantello del pianeta. Probabilmente milioni di anni prima, quando ancora l’uomo neanche esisteva sulla Terra, quella civiltà galattica aveva scavato la crosta di quel corpo celeste per raggiungere il suo mantello caldo e sfruttarne la sua energia a proprio piacimento fino alla quasi estinzione del calore.
La nave percorse chilometri e chilometri di quell’immenso canyon artificiale, riprendendo i vari edifici che erano stati costruiti sulle pareti e schivando ponti o impalcature che talvolta incontrava lungo la sua traversata. Infine, un altro segnale stavolta dall’emisfero meridionale: sembrava che in un gigantesco cratere vi fosse un edificio altrettanto megalitico di origine Guardian. Costruito con pietre grigie opache, l’edificio sembrava un unico blocco, non si potevano notare giunzioni, tagli o sezioni.

L’edificio era alto oltre sette chilometri e largo quasi venti. Aveva una struttura circolare ma era formato da innumerevoli blocchi di pietra ottagonali che ne facevano assumere una struttura vagamente tondeggiante. La cima poi culminava con una sorta di tempio o struttura apparentemente distaccata: anch’essa tonda ed esattamente al centro della struttura principale.
Analizzando con maggiore attenzione la cima, era come se al di sotto dell’edificio vi fosse un’enorme colonna di pietra che attraversava tutto il fabbricato fino al centro del cratere. Le analisi ai raggi X mostravano poi una struttura sotterranea con una camera dalle dimensioni molto contenute, quasi a portata di essere umano.

L’astronave esplorò prima l’interno, accedendo dall’immenso portale: l’edificio era buio e si potevano notare molti incavi nelle pareti, come degli hangar o dei depositi, anch’essi dalle fattezze megalitiche. La struttura interna era circolare e vi era un enorme pilone di pietra grigio scuro perfettamente lucida. Una spia incuriosì il capitano: tracce biologiche rilevate ovunque per la struttura. Segnali Thargoid, tentacoli di carne e biometallo erano sparsi per tutto l’interno, si intrecciavano e attorcigliavano qualunque cosa tranne il pilone.

La Ruby Rose proseguì la sua esplorazione all’esterno verso l’edificio che stava sul culmine di quella struttura megalitica. La nave atterrò in una piazzola, la meno invasa dai tentacoli alieni, e questa volta la visuale passò al Survace Recon Veichle, una versione futuristica di un rover lunare dotato di torretta laser, bracci meccanici e una comoda cabina di pilotaggio. Il mezzo si avvicinò all’edificio: alto circa 30 metri, a base tonda strutturato anch’esso come l’edificio più grande sulla quale giaceva. Vi erano otto ingressi, tuttavia solo uno pareva essere accessibile. Lo stipite del grande portale si illuminò del classico blu-azzurro che caratterizzava gli artefatti guardian, poi una linea azzurra divise in due per la verticale il portale e le pietre scivolarono velocemente all’interno della parete.

L’SRV proseguì all’interno, buio, vi era al centro della stanza un accesso di forma circolare che portava visibilmente verso il basso: questo accesso era collegato tramite delle incisioni sul pavimento a tre fori posti sul pavimento stesso, di forma triangolare. Un indovinello forse?
Le pareti poi recavano incisioni e pittogrammi che la telecamera riprese con grande attenzione.
Ulteriori analisi non diedero nessun riscontro, probabilmente servivano delle chiavi e al momento non c’era alcuna idea su quali potessero essere. Il mezzo fece ritorno alla nave.


FINE DEL FILE
>ESCI
RIPRODUCI DA CAPO

 
Accesso file audio e video Ruby Rose.
Diario del capitano Virginia Potts – Elite V
Tempo di viaggio: 9 giorni, 06 ore e 21 minuti
Sistema Oorochis KL-11 U07-6
In supercruise attorno ad un gigante gassoso:

“Questo coso è acceso? Ok, buon giorno a tutti sono il capitano Viriginia Potts. Sto svolgendo una importante missione per conto di Aegis in questo settore remoto della galassia. Ho passato diverse settimane sotto copertura in una stazione spaziale popolata dai peggiori invasati del culto del Far God, la religione folle nata per lodare gli alieni extradimensionali come dei che avrebbero dovuto sterminare l’umanità o cose così. Fortunatamente erano talmente folli da lasciare tutti i file decriptati e di facile accesso, come fossi stata in una biblioteca dell’università di New Africa e così sono venuta a conoscenza di questo pianeta che per loro è una sorta di Mecca.
Il sistema era pieno di artefatti e reliquie Thargoid e Guardian. Ho registrato tutto e credo sia giusto inviare subito una portaerei o una qualche tipo di meganave di ricerca per indagare su cosa ci sia su quel pianeta. Durante la traversata lo scanner ha continuato a registrare una fonte di energia diffusa con apice un enorme struttura situata nell’emisfero meridionale alla quale però non sono riuscita ad accedervi. Prego che al mio ritorno a Delphi sia possibile analizzare le incisioni registrate e che ci sia la possibilità di creare un... Un attimo…”


Il video cominciò a perdere di qualità, le immagini si fermarono lasciando solo l’audio:

“All..me, cond…. Ipersp…ale inst…e”

Il computer di bordo diete un allarme, di nuovo si sentirono le parole del capitano

Ah, mi h…. trov… maled…i Tha….., …oto io. M..sima pot…. Ai prop….ri”

Il video era molto confuso e luci verdi e gialle provenienti dall’esterno illuminarono il ponte. Poi un altro allarme dal computer di bordo:

All..me, pic.. energ…o non ide…icato”


IL PROGRAMMA HA RISCONTRATO UN’INTERRUZIONE INASPETTATA DELLA REGISTRAZIONE
FINE DEL FILE
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Capitolo 8
*** Breaking News ***


Virginia tolse il dischetto dal terminale e si resse il capo con le mani. Era distrutta e l’unica cosa che rimaneva della sua missione erano quelle registrazioni. Era decisa più che mai ad andare avanti, ritornare laggiù e comunicarlo a Fury, non c’era bisogno di riposo dopo un mese nella criocapsula. Prima però doveva darsi una sistemata e trovare quei due che l’avevano salvata.

Intanto Tony raggiunse la sala comune della portaerei che era gremita di persone. Si avvicinò al lungo bancone da bar e chiese distrattamente un drink al barista, il quale era intento a pulire alcuni bicchieri.
Non gli piaceva molto quella storia; forse si era esposto troppo con quella donna, tuttavia era intento a proseguire. Avrebbe lasciato del tempo a Virginia e poi sarebbe tornato alla carica, magari cercando di persuadere anche Steve il quale, non fece neanche in tempo a pensare dove fosse che sbucò dall’ingresso a grandi passi voltandosi di qua e di la, lo puntò e lo raggiunse rapidamente con un volto misto tra la preoccupazione e la scarsa pazienza.

“Tony, ti ho cercato per tutta la portaerei. Dobbiamo parlare della situazione della Corious Wanderer” Tony alzò entrambe le sopracciglia, sorseggiò il suo cocktail e si voltò “ah quindi ora hai bisogno del mio aiuto?” Chiese lui mentre sorseggiava distrattamente.

Cap, dal canto suo, sbuffò scuotendo la testa “Non capisco come mai tutta questa avversione nei miei confronti, stiamo solo eseguendo gli ordini, facciamo ciò per la quale veniamo pagati, sembra che quella donna trovata su quella luna ti abbia fatto il lavaggio del cervello”

Ecco che ricominciava, non aveva voglia di litigare così tagliò corto alzando un po’ la voce: “senti sei venuto qui per litigare o per darmi qualche notizia circa la missione?” nella sala calò il silenzio, anche la musica pareva essersi abbassata di intensità, cosa normale essendo in funzione del vociare dei dintorni.
I piloti cominciarono a bisbigliare tra di loro e i due avevano le attenzioni di tutti attorno; questo non piacque a Cap che si avvicinò a Stark in modo da potergli parlare all’orecchio:

“Senti Tony la situazione è alquanto critica, la fuga da quella luna ghiacciata a stressato troppo la nave e ora abbiamo diversi moduli di volo danneggiati. Le riparazioni richiederanno tempo e denaro e saremo bloccati qui per un po’. Ho intenzione di contattare il direttore e chiedere una nave per sostituire la nostra e anche un passaggio di ritorno alla bolla per la tua amica”
L’idea non era delle migliori ma almeno nel tempo in cui sarebbe arrivata la sostituta lui avrebbe potuto provare a chiedere altre informazioni circa il suo viaggio alla Potts. Annuì, bevve l’ultimo sorso del suo drink, lasciò i crediti al barista e si allontanò accompagnato dal suo compare.

“Allora è deciso, contatterai tu Fury? Io mi occupo del nostro ospite, penso oramai si sia ripresa” Disse infine Stark mentre si allontanò lungo il corridoio facendo l’occhiolino a Steve.
“hei Tony, prima che tu te ne vada controlla il GalNet, non butta bene…” Disse Steve in tono preoccupato.
Desiderava solo che il suo compare potesse collaborare un po’ di più con lui e invece dove fargli quasi da padre. Stark, che stava camminando all’indietro per ascoltarlo, controllò il suo palmare da braccio, alzò entrambi i pollici e proseguì la sua camminata lungo il corridoio.
Steve sbuffò per poi avviarsi alla sala comunicazioni.

 
GALNET – YOUR GALAXY IN FOCUS – BREAKING NEWS 15 SETTEMBRE 3308
Il ruggito Thargoid, la rivelazione al pubblico

Filmati audio e video classificati provenienti dalla battaglia di HIP 22460 dell’8 agosto 3308 sono stati diffusi tramite anonimato alla maggior parte dei mass media galattici.

La Alliance Tribune, il Federal Times, l’Imperial Herald, il The Sovereign e il Vox Galactica hanno tutti ricevuto dati recuperati da vari relitti presenti nel sistema di HIP 22460. Molti di essi sono stati recuperati da navi della marina mentre altri erano presenti nei database delle navi dei piloti indipendenti distrutte.

I maggiori mass media delle superpotenze hanno deciso di tenere celato al pubblico queste informazioni, secondo le loro linee guida di sicurezza. Tuttavia, grandi quantità di materiale hanno raggiunto il pubblico di tutta la Bolla consentendo così di ricostruire tutta la linea degli eventi dell’8 agosto scorso: l’attivazione della Proteus Wave, il contrattacco Thargoid e la conseguente distruzione della maggior parte delle meganavi presenti nel sistema.
Questi file includono registrazioni audio circa una trasmissione dalle origini sconosciute che si è diffusa per tutto HIP 22460.
Alcuni giornalisti indipendenti come Flint Lafosse e il reporter della Vox Galactica, Jade Sanderlyn, sostengono che questa trasmissione sia il tanto discusso e teorizzato Ruggito Thargoid.

Sono state proposte diverse interpretazioni di questo suono ultraterreno: il professore Shamus Madigan crede che “possa essere un residuo elettromagnetico dell’impulso Thargoid avvenuto su HIP 22460 10b”. Invece il dottor Jeong-hui Shin teorizza che fosse “Una comunicazione istantanea verso – o da – qualche località molto distante”. Intanto, il primo Apostolo del culto Far God dichiara: “La voce del Far God chiama i suoi fedeli. La manifestazione è cominciata!”.

Questa nuova rivelazione, assieme alla recente espansione Thargoid nei sistemi limitrofi a HIP 22460, ha alimentato l’ansia e la preoccupazione pubblica attorno alla minaccia Xeno. Membri dell’assemblea dell’Alleanza, il congresso Federale e il senato Imperiale rassicurano i loro cittadini che non c’è motivo di andare nel panico. Si crede che diverse agenzie di intelligence militare stiano indagando circa la fonte di queste rivelazioni pubbliche, il cui contenuto è stato classificato come di carattere militare.

Intanto, le operazioni Anti-thargoid continuano nei sistemi di 42 Persei, Chun Pindit e Tekkeitijal. La Federazione ha offerto diversi incrociatori da battaglia classe Farragut per respingere le forze aliene mentre le fazioni locali chiedono a grande voce dov’è Aegis.
 
Nick Fury posò il tablet dalla quale aveva appena letto la notizia. Ancora non aveva ricevuto i fondi necessari dalla Azimuth, alcuni dei suoi piloti erano tornati a mani vuote e altri percepiva che erano in grave pericolo. Era tempo di agire. Si diresse alla sala per le comunicazioni a lungo raggio, aveva un appuntamento con Steve Rogers, il quale gli avrebbe sottoposto un rapporto completo circa la loro attuale missione: indagare e reperire quante più informazioni possibili riguardo all’anomalia Thargoid.

Raggiunse la sala e come di consueto sigillò le porte e oscurò i vetri che davano sul vuoto dello spazio. Digitò alcuni comandi sul tavolo olografico e apparve in poco tempo la sagoma del capitano Rogers, in perfetta posa militare.
“Buonasera Capitano Rogers, mi fa molto piacere sentirla” Cominciò il direttore

“Direttore Fury” continuò Steve il quale redasse un rapporto completo della loro missione dalla partenza da Delphi nella nebulosa delle Pleiadi fino a quel remoto sistema, rimarcando la loro deviazione per salvare il comandante Potts.
Quest’ultima rivelazione stupì Fury ma mai quanto il data cache recuperato dai due.

“Vi ringrazio molto per il lavoro svolto e l’aiuto che avete dato al comandante Potts, è una dei nostri e potete stare certi che non tradirà mai la vostra fiducia. Accoglierò la sua richiesta di una nave sostitutiva, ovviamente coi giusti tempi di viaggio, ora mi scusi ma ho altre questioni a cui badare”

Liquidò rapidamente il capitano, era insolito da parte di Fury ma Steve pensò che fosse a causa dell’enorme mole di lavoro che la Aegis stava affrontando in quel periodo e così decise di contattare un’altra persona: in breve tempo la figura femminile di Natasha Romanov apparve sullo schermo e strappò un sorriso al capitano “Steve, non sai che piacere sentirti” Cominciò lei “Non ho tantissimo tempo, qui siamo presi con le ricerche, ho trovato degli artefatti mai visti prima! Vorrei che fossi qui per poterli vedere e darmi la tua opinione-“ “Natasha” la interruppe lui “Temo che la nostra missione si prolungherà più del previsto” Questo fece rattristare lei che abbassò leggermente lo sguardo mentre Steve continuò a parlare

“Ci sono delle importanti novità della quale non posso parlarti, però presto invieranno qui una nuova nave per un’indagine ancora più approfondita. Abbiamo scoperto delle cose strabilianti durante il nostro viaggio e vogliono che gli diamo un’occhiata più da vicino” Natasha non aveva idea di cosa si riferisse; d'altronde tutte le missioni dei piloti di Aegis erano segrete di proposito per evitare eventuali tradimenti o fuga di informazioni, un po’ com’era appena successo coi dati raccolti durante la battaglia di HIP 22460 però per Natasha questa notizia poteva essere un vantaggio: poteva proporsi lei per la sostituzione.
La sua Kobra MK III, dalla forma di punta di freccia, aveva solo due postazioni di volo una per lei, una per Steve ovviamente mentre Stark sarebbe potuto rimanere tranquillamente assieme alla nave a sovraintendere le riparazioni, d’altro canto era tra gli ultimi arrivati ad Aegis ed era tra i ranghi più bassi e per una missione tanto importante come stava suggerendo Steve sarebbero serviti piloti provetti.

“Capisco Steve, dunque non ci rivedremo ancora per un bel po’ eh?” chiese in tono malinconico mentre dall’altra parte lui abbassava lo sguardo. “Mi spiace Natasha, ora… Sarà bene che io vada, ho delle cose da sbrigare” e con un cenno la chiamata terminò.
Natasha rimase per qualche secondo in piedi davanti al terminale spento a fissare il proprio riflesso sullo schermo, fece un respiro profondo e poi si diresse verso il laboratorio dov’erano conservate le reliquie aliene che aveva consegnato.

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Capitolo 9
*** L'ultimo arrivato ***


Meganave Aegis numero 29394 – Laboratorio livello L4

Le doppie porte stagne si aprirono con un sibilo e uno schiocco mentre la figura longilinea della donna avvolta da una tuta nera, entrava nell’area a gravità zero. Per ragioni scientifiche che ancora non comprendeva, quell’area adibita allo studio degli artefatti alieni era priva di gravità artificiale. Alcuni tra i piloti sostenevano che era per comodità, la sezione era triangolare e dunque avevano tre lati sulla quale poter distribuire gli strumenti mentre tutta l’area centrale era sfruttabile in tutte le direzioni. Altri invece pensavano per mantenere un ambiente il più simile possibile a quello dello spazio. Quale che fosse la ragione, Natasha era poco interessata a scoprire la verità circa quella caratteristica; invece, era intenta a capire se quei tre cristalli verde acido avevano rivelato qualche segreto in merito alla loro natura.

“Buonasera signorina” Venne accolta da uno dei tecnici ricercatori che le porse la mano. un uomo mai visto prima d’ora, tra i trenta e i quarant’anni, pelle molto chiara, occhi verdi, capelli castani mediamente lunghi pettinati all’indietro, niente barba e un sorriso sornione ammaliante. “sei nuovo tu?” domandò lei in tono severo mentre fluttuavano verso il centro dell’area. “Oh certamente, mi chiamo Loki, sono giunto da Asgar, prima lavoravo alla Ethical Genetic Solution” Questo destò ulteriore sospetto in Natasha “Un genetista? Che serve in questo caso?”

Lo stava mettendo alle strette, Natasha aveva un forte ascendente sul consiglio di amministrazione della Aegis e difficilmente si lasciava sfuggire cambiamenti di questo tipo, soprattutto se si trattava di persone che mettevano le mani sulle sue cose come ricercatori o meccanici. Infatti, lui rimase un attimo in silenzio prima di balbettare una giustificazione.
“i-io sono stato inviato dalla Azimuth Biochemicals, mi hanno detto che sono stati ritrovati importanti manufatti Guardian, malgrado il mio titolo di studio ho molta dimestichezza con questo genere di artefatti, specialmente se hanno a che fare con la tecnologia e la biologia thargoid”

Il discorso era un po’ raffazzonato però lei decise di farselo bastare. Era un tecnico come un altro, l’importante era che facesse il suo lavoro con diligenza ed efficienza “Vediamo che hai scoperto allora, chiese infine lei”
Raggiunsero il centro della struttura: da ogni lato correvano dei tubi utilizzati come passaggi per il personale, rinforzo strutturale e trasporto di energia e materiali. Al centro la struttura mostrava un campo di contenimento sferico con i tre cristalli al suo interno. Attualmente sembravano in stasi, di un verde smorto e quasi spento.
Diversi scienziati stavano lavorando al progetto, erano intenti a leggere dati sui vari schermi e confabulare tra loro.
“Oh comandante Romanov!” Bruce Banner, lo scienziato a capo di Aegis la accolse con un caloroso abbraccio e un grosso sorriso a trentadue denti. “Allora Nat, mi hai portato qualcosa di meraviglioso questa volta” Lui era in brodo di giuggiole; inizialmente un ingegnere della Zorgon Peterson, il dottor Banner venne poi assunto da Aegis nel 3303 alla sua fondazione per studiare gli artefatti alieni ritrovati. Ora era a capo della squadra scientifica e grazie a lui gran parte del progetto Salvation era stato realizzato, seppur nel totale anonimato.

Nat e Bruce, poi, si conoscevano da tempo e fu una grossa sorpresa ritrovarsi a lavorare per la stessa compagnia quando lei si unì nel 3305; i due erano molto amici “Finalmente ci incontriamo Bruce, mi sarebbe piaciuto farlo davanti ad un bel bicchiere di Bourbon del ’78 però mi accontenterò di questo posto” la coppia si avvicinò accompagnata da Loki ad uno dei terminali vicino al campo di contenimento e Bruce trasferì quello che aveva sul tablet allo schermo principale.
“Allora, questo è ciò che sappiamo noi: abbiamo studiato i cristalli in tutta la loro interezza, comparando i dati anche con le reliquie Guardian e pare che mantengano ugualmente la loro funzione di chiave per attivare gli artefatti; tuttavia, la loro struttura fisica è leggermente diversa. È come se fossero appunto chiavi ma con la capacità di aprire serrature diverse”.

Loki si insinuò nel discorso, pareva particolarmente eccitato a quella scoperta e non riuscì a trattenersi: “Ho letto il suo rapporto comandante e sembra che la struttura Thargoid dalla quale ha forgiato questi nuovi cristalli fosse sin da sempre compatibile con le reliquie. È curioso che solo adesso dopo tutti questi anni sia stata fatta questa scoperta” Bruce guardò con perplessità il suo assistente, come un professore guarda un alunno che lo ha appena interrotto.
Di contro, Loki notò lo sguardo truce del dottore e si zittì.
“come accennava il mio assistente” Continuò Bruce guardando torvo Loki “la tecnologia Guardian pare essere compatibile con quella thargoid, sospettiamo che questi ultimi in passato, negli ultimi momenti della guerra coi guardiani, abbiano retroingegnerizzato la loro tecnologia-“

“al contrario dottor Banner” lo interruppe di nuovo Loki, stavolta con una fiamma negli occhi “gli storici e gli xeno biologi hanno fatto sempre l’errore di pensare che fossero stati i thargoid a studiare la tecnologia Guardian ma invece è l’esatto contrario. I guardian erano originari della Via Lattea, i Thargoid no. Il loro modus operandi era quello di piantare un seme sui pianeti, i cosiddetti Barnacles, dalla quale nascevano i Meta-Alloys utilizzati come materiali per costruire le loro navi e strutture.”
 
Natasha e Banner non riuscirono ad interromperlo, la sua parlantina era piuttosto contagiosa così lo lasciarono continuare:
“I guardian si espansero occupando ed utilizzando le risorse dei Thargoid che avevano meticolosamente seminato per la galassia ma come tutte le cose biologiche, queste crescono seguendo una logica naturale che per degli alieni provenienti da un’altra dimensione è del tutto sconosciuta nel nostro universo. E così, sicuri di riuscire ad avere la meglio, i Guardian ibridarono la loro tecnologia con quella Thargoid finchè non si rivoltò contro di loro. Furono i Thargoid ad usare queste nuove armi e opere contro i loro nemici. Siamo di fronte all’operato di una divinità! Noi umani non possiamo competere e il progetto Salvation ne ha dato l’esempio!”

Nat e Bruce erano veramente perplessi e leggermente spaventati dalla sua reazione, così la donna si avvicinò al dottore “Dottore mi concede un attimo per piacere?”
I due si allontanarono lasciando Loki dov’era, il quale sembrava non badare al loro allontanamento, anzi si avvicinò incuriosito al terminale sulla quale Banner aveva esposto i suoi dati di ricerca mentre un messaggio lo incuriosì.
“non mi piace quel tipo” iniziò Natasha “Chi lo ha trovato, da dove viene?” I due bisbigliavano mentre si tenevano aggrappati ad uno dei sostegni strutturali.

Natasha era seriamente preoccupata, quel tipo la inquietava mentre Bruce pareva conoscere qualcosa: “Vedi Nat, è stato il dottor Zola a consigliare Loki. Lavorava alla Ethical Genetic Solution però ha fatto un lungo periodo alla Azimuth sotto diretta supervisione di Zola, così abbiamo tutti pensato che fosse una mente brillante e lo abbiamo portato qui poco dopo la tua scoperta”
Lei era abbastanza inorridita e scandalizzata “come avete potuto fare una cosa del genere, ma alla Azimuth sono tutti pazzi questo dovresti saperlo. È un miracolo che il consiglio delle super potenze non abbia deciso di processare tutto il consiglio di amministrazione”

“Hei vacci piano” disse Bruce “anche io ho lavorato per la Azimuth ma non sono uno scienziato pazzo” Nat sollevò un sopracciglio, ruotò attorno a lui e riprese “davvero?” Disse in tono malizioso guardandolo negli occhi
“Si beh, ho fatto solo un master per qualche mese…” non riuscì a proseguire poiché un messaggio all’interfono lo fermò “Il comandante Romanov è atteso sul ponte. Il comandante Romanov è atteso sul ponte” Lei si guardò intorno “Il dovere chiama, non c’è mai pace per gli eroi” e con un gesto salutò il dottore usando il traliccio di supporto come base per darsi una bella spinta. Bruce vide l’amica volare via verso l’uscita per poi riprendere il tablet; notò una cosa strana: un messaggio letto che non aveva visto prima, inoltre Loki sembrava essere sparito.

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