Lo storpio che mi amava

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


 

Lo storpio che mi amava



Capitolo 1

 

 

Gentili lettori,

vi sono mancata? La breve pausa dalla mondanità in cui abbiamo indugiato sia voi che io è servita certamente a rendere la vostra Autrice fresca e riposata per l'imminente apertura della nuova Stagione. Mentre le giovanissime fanciulle si stanno preparando per fare il loro trionfale debutto (la più quotata sembra essere la frizzante Lily Evans) e le non più giovani sperano di strappare almeno quest'anno una agognata proposta di matrimonio (gli occhi sono puntati tutti su Andromeda Black, non è forse così?), non vale la pena sottovalutare le scommesse su chi sarà la preda ambita da parte maschile. Sarà l'aitante visconte Sirius Black pronto a dismettere le vesti da libertino? E chi è l'affascinante biondo da poco giunto a Mayfair con un sorriso per tutte le dame? C'è chi scommette sul novello duca Potter, James, ma l'autrice è certa che ormai si tratta di una preda bella che catturata… Quanto meno, miei cari lettori, non dovremo attendere ancora molto per scoprire chi sarà la donzella sulla quale convoglieranno tutte le attenzioni: proprio questa sera, al sontuoso ballo inaugurale della stagione, tenuto come di consueto nella lussuosa dimora di città di Lord Lumacorno, Sua Maestà in persona decreterà la dama più ambita, il Diamante della Stagione. Ancora qualche ora per puntare le scommesse dunque, e…



 

Andromeda sfilò l'ennesimo opuscolo di Lady Whistledown dalle mani della sua migliore amica, per poi accartocciarlo senza troppe cerimonie. "Non vale la pena perdere tempo con simili sciocchezze, lo sai, Doll".

Dolores si morse leggermente le labbra, impedendosi di rispondere male all'unica persona che non la trattava come ciò che era: semplice tappezzeria. Del resto, senza una dote importante e senza neanche un aspetto piacevole o particolari qualità, era arrivata a ventisette anni suonati ancora zitella, e se non ci fosse stata Andromeda sarebbe stato impossibile superare il senso di frustrazione che provava ogni singola serata nel passare sempre inosservata. In effetti, come mai la sua bellissima amica fosse a sua volta zitella – e per scelta, evidentemente – era un autentico mistero, uno però che Dolores per puro egoismo non voleva neanche approfondire, non finché avrebbe avuto la consolazione che nell'angolo di una sala da ballo non sarebbe restata da sola. Anche se una differenza tra le due c'era e non di poco conto: con i suoi setosi capelli corvini, gli occhi brillanti e il fisico leggiadro, Andromeda gli inviti a danzare continuava a riceverli, così come le proposte di matrimonio, prontamente respinte. Dopo il successo matrimoniale delle sue sorelle e godendo della preferenza incondizionata della madre Druella, ad Andromeda era concesso il privilegio raro di poter scegliere il suo futuro sposo. Dolores dubitava che il proprio padre, il decaduto e indebitato conte Orford Umbridge, le avrebbe permesso di rifiutare una qualsiasi proposta… dubitava che lei stessa avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. E perché avrebbe voluto mai, del resto? Un marito, una grande casa e una posizione sociale elevata erano ai suoi occhi gli ingredienti di un sogno perfetto, che però non si sarebbe purtroppo per lei mai concretizzato.

"Hai qualche altra idea in mente per passare il tempo?" replicò alla fine Dolores, accontentandosi di stringere le braccia al petto come dimostrazione di fastidio. Si lanciò un'occhiata intorno: oltre le coppie di ballerini, si potevano vedere chiaramente madri che chiacchieravano amabilmente progettando unioni matrimoniali, uomini affascinanti che si lanciavano già nei primi corteggiamenti della Stagione offrendo fiori e limonate, e infine zitelle che si avvicinavano quasi inosservate al buffet… Ecco, il buffet… Resistere per Dolores si stava rivelando una vera e propria tortura, specialmente se per lei non c'era proprio niente da fare in quella serata, nemmeno spettegolare un pochino grazie a Lady Whistledown. Per quanto la riguardava, chiunque fosse la persona nascosta dietro quello pseudonimo aveva la sua eterna simpatia per tutte le risate che le aveva regalato prendendo in giro tutte le ragazze che non avrebbe mai potuto ambire ad essere, e gettando nello scandalo tutti gli scapoli contesi che lei non avrebbe mai osato guardare due volte. La perdonava perfino per averle dedicato una volta due righe nell'equipararla a un rospo ubriaco due stagioni prima. Anzi, la perdonava e la ringraziava, perché era stata proprio Lady Whistledown a fare scoprire la felice passione per il rosa "...L'autrice si permette piuttosto di suggerire a Miss Umbridge di rinunciare al verde rospeggiante e optare per le tonalità del rosa, che potrebbero far risaltare la sua fisionomia da bambola da collezione…". Dolores non aveva mai capito se si trattasse di un complimento, in ogni caso Bambola era meglio di rospo e quindi da quel giorno il rosa era diventato il segno distintivo del suo guardaroba.

"Letteralmente qualsiasi idea è meglio che leggere questa roba, potremmo fare una passeggiata insieme nei giardini, o…" stava dicendo intanto Andromeda, o meglio stava provando a dire, visto che potesse finire di parlare fu avvicinata da un giovane baronetto, certamente mandato da sua madre. Dopo una non troppo decisa resistenza, si ritrovò ad accettare un ballo, lasciando l'amica da sola con la promessa di un celere ritorno mimata con le labbra.

Dolores strinse le labbra, unico segno di frustrazione che potesse mostrare apertamente, e poi si diresse con circospezione verso il tanto agognato buffet. Assicuratasi di essere ben lontana da uomini appetibili e personaggi importanti della gerarchia sociale, si lasciò finalmente andare a un pesante sospiro e a riempirsi senza troppe cerimonie un piattino di dolci. Stava proprio pensando se aggiungere o meno un ultimo pezzo di crostata alla torre già barcollante di delizie, quando una voce alla sua sinistra la colse in fallo, facendole quasi rovesciare il bottino. Una voce profonda e inconfondibilmente maschile.

"Non volevo spaventarvi, ma insomma sì, dicevo che tanto vale prenderlo quel pezzo di torta in più, tanto se non vi hanno invitata a ballare finora non lo faranno di certo un'ora dopo l'inizio della serata".

Dolores rimase per qualche momento interdetta. Soltanto dopo, quando avrebbe ripreso il controllo di sé stessa, avrebbe compreso la non troppo velata offesa insita nella frase. Per il momento, però, riusciva soltanto a fissare con gli occhi sgranati la figura che aveva davanti: un uomo di mezza età, senza una gamba, con un occhio bendato e il resto del volto segnato da orrende cicatrici. Un pirata, si ritrovò a pensare con un moto di orrore, prima di capire esattamente chi fosse. Soltanto un uomo, del resto, nelle Cronache di Lady Whistledown avrebbe potuto corrispondere a quell'apparenza: Lord Alastor Moody, duca di Norfolk e cugino lontano del re, eroe di Waterloo e – elemento ben più importante – completamente disinteressato alla sua eredità al punto che tutti davano per scontato sarebbe passata direttamente al figlio di suo fratello minore. Ecco, era proprio il nipote del duca, Bartemius Moody il giovane, ad essere uno dei nomi più ambiti nella appena iniziata Stagione. In quegli attimi di sorpresa, Dolores calcolò rapidamente la posizione dell'uomo e, a dispetto del divario sociale tra loro, si ritrovò a decidere che era comunque poco interessante. Alastor Moody era ricco e potente, certo, ma non era una preda possibile nel mercato matrimoniale, per non parlare del fatto che corresse voce di un suo principio di pazzia. Dunque, si rilassò visibilmente e sfoderò uno dei suoi finti sorrisi, permettendosi di soppesare fino in fondo il senso di quanto lui aveva appena detto.

"Hem hem, forse non ballerò questa sera ma perlomeno ho entrambe le gambe per farlo" replicò con cattiveria, lanciando un'occhiata esplicita al bastone riccamente intagliato dell'uomo.

Per tutta risposta, Moody strabuzzò l'unico occhio che gli era rimasto e scoppiò a ridere di gusto.

"Oh per tutti i diavoli, credo bene che non avete corteggiatori se siete così crudele…" Poi si alzò in piedi e mosse qualche passo strascicato verso il buffet, fermandosi giusto a poca distanza da lei, facendola sussultare nuovamente – questa volta non perché non lo aveva visto, ma perché lo aveva visto troppo, grosso e alto abbastanza da sovrastarla del tutto. Inaspettatamente, l'uomo allungò una mano sulla tavola e afferrò proprio il pezzetto di crostata a cui Dolores stava mirando, per poi infilarselo tutto in bocca senza il minimo di eleganza.

"Buono, davvero buono" commentò poi, con la bocca ancora mezza piena, mentre lei lo fissava palesemente disgustata da quella mancanza di buone maniere. "Vi consiglio proprio di prenderne un pezzo".

"Hem io…"

Qualsiasi cosa Dolores volesse dire – e l'espressione nei suoi occhi non lasciava presagire nulla di sottile – si spense di fronte alla pausa della musica e alla presa di parola da parte del padrone di casa.

"Oh, avete sentito, Bamboluccia? Andiamo a vedere chi sarà la pietra dello scandalo della Stagione…"


 



 


 

L'orchestra aveva smesso di suonare e gli ospiti di respirare quando il vecchio re Albus si era alzato in piedi e aveva accolto l'invito di Lord Lumacorno di emettere finalmente il suo giudizio. Come era nel suo stile, aveva indugiato più del necessario nel suo discorso, ma la conclusione era suonata forte e chiara a tutti.

"...Ed è dunque con molto piacere, dopo aver attentamente valutato la grazia, l'arguzia, l'ambiguità e ogni altra virtù delle nuove debuttanti così come delle fanciulle ancora nubili, che ho deciso di incoronare Diamantedella Stagione…" E qui fece una pausa solenne con un guizzo negli occhi azzurri che malcelava un palese divertimento, "...La signorina Dolores Jane Umbridge".

Il silenzio si fece, se possibile, ancora più intenso, mentre, quasi per un movimento concertato, la folla si aprì come le acque davanti a Mosé creando un vuoto attorno alla ragazza che da elemento di tappezzeria si ritrovava all'improvviso a essere la protagonista assoluta. In meno di un minuto si ritrovava circondata da tutti gli scapoli più ambiti in circolazione (lei, che da vicino non ne aveva visti neanche un quarto) e con il carnet dei balli all'improvviso pieno. Stava, di fatti, ancora battendo furiosamente le palpebre mentre il visconte Sirius Black in persona la prendeva galantemente per mano e la conduceva al centro della sala…


 


 

 


 

"Io… Io… Permettetemi di dire che trovo questa scelta un pochino azzardata, Vostra Maestà" balbettò Horace Lumacorno, non appena la porta della biblioteca si chiuse alle sue spalle e il piccolo concilio ristretto dei consiglieri di fiducia si ritrovò a faccia a faccia con il re.

"Un azzardo? Diciamo pure una follia, una buffonata!" esclamò sua moglie Minerva, l'unica in tutto il regno che potesse parlare così sfrontatamente in presenza di sua Maestà e poterlo raccontare. "Perdonatemi, Maestà, ma davvero non riesco a capire il motivo di questa scelta...”

"Suvvia, Minerva, sai bene che sono un burlone" rispose il re serafico, "e soprattutto che amo le sorprese! Sarebbe stato davvero noioso nominare la solita favorita al titolo, non credi?”

"Ma Dolores Umbridge, Vostra Maestà, avete scelto Dolores Umbridge" proruppe Horace, senza nascondere il suo orrore.

Il giovane medico di corte Severus Piton non fece attendere oltre il suo contributo, espresso con il suo consueto tono denso di sarcasmo. "Proprio un'immagine di specchiata – come avete detto? – ah, sì, grazia, arguzia e amabilità. Eppure ci sono tante altre fanciulle virtuose su cui la scelta potrebbe ricadere…"

"Oh, Severus, ti prego di fermarti qui, sarebbe anche il caso che ti togliessi dalla testa Miss Evans visto che è praticamente promessa al giovane Potter!" lo ammonì quasi con tenerezza il re, che per il resto non sembrò minimamente turbato da quel coro di rimostranze. "Fidatevi del vostro re: vi assicuro una Stagione scoppiettante. Inoltre, sono convinto che questa mossa potrebbe essere decisiva per smascherare una volta per tutte Lady Whistledown".

 

Gentili lettori,

questa Stagione si prospetta come la migliore mai esistita. Una Rivoluzione più spettacolare di quella francese si è verificata ieri sera nella dimora di Lord Slughorn. Per quanti non fossero a conoscenza degli eventi, permettetemi di darvi l'annuncio: a spuntarla tra tutte le candidate al premio ambito di protagonista della Stagione non è stata Lily Evans, il cui triangolo amoroso con il duca James Potter e il medico reale Severus Piton ha allietato le cronache della scorsa Stagione. In attesa del nuovo, probabile, duello tra i due gentiluomini, spostiamo l'attenzione su un colpo di scena inatteso: il nuovo Diamante della Stagione (o dovremmo forse dire Quarzo Rosa) è la signorina Dolores Umbridge, dopo quattro Stagioni di anonimato in cui è stata citata appena in tre righe totali delle presenti Cronache! La vostra Lady Whisteldown ne è entusiasta: finalmente un guizzo di imprevedibilità, finalmente una rivalsa per le fanciulle da tappezzeria! Auguriamo dunque i nostri migliori auspici alla signorina Umbridge e le consigliamo vivamente, come sempre, di indossare nient'altro che il rosa…

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Capitolo 2

 


 

Gentili lettori, chi è più felice di Miss Umbridge in queste piovose giornate inglesi? Un viavai di scapoli più o meno dorati (in una scala che va precisamente dal visconte Sirius Black a Peter Minus, lo spiantato ultimogenito dei falliti conti di Essex) si presentano puntualmente all'ora del tè in Casa Umbridge pronti a porre i loro omaggi al Diamante della Stagione e sono tanti, basta contare i variopinti ombrelli! Tra di loro, l'autrice non può fare a meno di menzionare anche il duca irlandese Gilderoy Allock, il libertino che in brevissimo tempo ha fatto già parlare di sé, soprattutto per le sue invincibili doti letterarie (prego di consultare gli scorsi numeri delle Cronache mondane, se non siete aggiornati!). Oh, come si sono ribaltati gli eventi!, l'autrice sarebbe pronta a credere nell'esistenza della magia, ché soltanto il ricorso a un sortilegio antico o a una bacchetta magica potrebbe spiegare un simile cambio di rotta nelle fortune di Dolores. Per parte sua, la vostra Autrice si limita a soffiare sul Diamante altra polvere di fata, in attesa di scoprire chi sarà il prescelto con cui coronare il sogno d'amore…

 

Alastor Moody sollevò lo sguardo con una smorfia. Dannazione!, si ritrovò ad esclamare ad alta voce, ripiegando malamente l'opuscolo che aveva tra le mani. Doveva essersi ridotto proprio male se per trascorrere il tempo indugiava a leggere quella sciocca rivista non ufficiale di gossip! Ma del resto cos'altro poteva fare nella situazione in cui si trovava? Sirius Black, Peter Minus, Gilderoy Allock – e, aggiungeva in più rispetto all’articolo, Fabian Prewett, Rabastan Lestrange, Edgar Bones, quel cafone rivestito di Mundungus Fletcher : lui li aveva visti tutti sfilare uno ad uno nel salotto di Casa Umbridge, lo stesso dove al momento era incastrato anche lui. Non per corteggiare Miss Umbridge, ovviamente, ma come semplice accompagnatore di suo nipote Barty, il futuro erede del ducato, un tipo che, tra il gioco d'azzardo e le avventure non proprio galanti, necessitava di essere tenuto sotto stretta sorveglianza.

Da osservatore esterno, aveva avuto modo di avere un'immagine privilegiata dell'argomento di cui tutti parlavano: Dolores Umbridge circondata da fiori di colore rosa, vezzeggiata da poesie vomitevoli scarabocchiate sul momento e da complimenti che, anche in un altro luogo, Alastor avrebbe trovato sempre fuori luogo. Gli uomini erano tutti tronfi, esagerati, impostati, e lei se ne stava seduta con la schiena perfettamente dritta, un sorriso congelato sul volto, e un'espressione da agnellino indifeso. Puah! Falsi loro, e falsa lei. Il mercato matrimoniale era un autentico circo, questa ne era l'ennesima prova, un circo a cui lui aveva rinunciato da tempo di prendere mai parte. Dal suo punto di vista, era palese che nessuno di loro era realmente interessato a lei per nessun motivo (né romantico, né economico) e che essere lì era semplicemente un modo per farsi notare e per dare il proprio sostegno al re nella sua decisione; così come d'altronde era palese che la ragazza stesse mostrando soltanto una maschera, nella speranza che almeno uno di tutti quegli uomini decidesse di tradurre quel corteggiamento di facciata in una proposta autentica. Senza rendersene neanche conto, si ritrovò a scoppiare a ridere di gusto – casualmente proprio mentre Gilderoy Allock terminava di leggere la sua ultima poesia, che decantava tra l’altro la sua bellezza e non quella della destinataria.

"Oh, scusate, fate pure come se non ci fossi" disse ridacchiando ancora, nel ritrovarsi decine di sguardi addosso, prima di infilarsi in bocca tre tartine tutte insieme senza ricevere per questo neanche un'occhiata di disapprovazione. Il privilegio di essere il cugino del re, supponeva. "Se hai finito di fare il buffone, potremmo anche levare le tende" disse poi a bassa voce al nipote che non si fece ripetere due volte l'esortazione.

E forse la storia sarebbe stata completamente diversa se la pioggia non fosse ricominciata o se gli altri scapoli non li avessero presi come esempio e non si fossero allontanati pian piano anche loro. Perché, dopo un primo pezzo di strada, colpiti da un nuovo scoppio di pioggia, il duca e suo nipote si resero conto di aver lasciato i loro ombrelli a Casa Umbridge. Imprecando, Alastor piantò il nipote in mezzo alla strada e decise di tornare dentro l'abitazione, vincendo al contrario la corrente della folla che stava uscendo proprio in quel momento.

"Domando scusa ma…"

Una volta arrivato con fatica al piano superiore ed essersi introdotto senza essere annunciato nel salotto, si ritrovò semplicemente pietrificato di fronte allo spettacolo che gli si palesò davanti. La signorina Umbridge se ne stava con la testa reclinata sullo schienale della poltrona e con il décolleté pericolosamente esposto, tanto che l'orlo della scollatura era arrivato all'altezza dei capezzoli, mentre si sventolava energicamente con un ventaglio. Ma la cosa ancora più sconvolgente fu che, invece di scattare a ricomporsi nell'udire la sua voce, continuò imperterrita nei suoi movimenti – secondo Alastor ai limiti della decenza.

"Ah, siete soltanto voi" disse semplicemente, enfatizzando quella dichiarazione di tranquillità accavallano le gambe e scoprendo anche le caviglie.

"Signorina, ricomponetevi, per l'amor di Dio!" esclamò lui, tentando (senza troppo impegno) di distogliere lo sguardo. "Sono pur sempre…"

Confusa, Dolores assunse lentamente una postura più composta. "Siete pur sempre cosa?"

"Un uomo, signorina, sono un uomo e voi non potete…" Di fronte allo sguardo ancora sorpreso di lei, Alastor sbuffò sonoramente e si ricordò convenientemente il motivo per cui era venuto. "Gli ombrelli, abbiamo dimenticato i nostri ombrelli".

"Oh" sospirò lei, prima di aprirsi lentamente in uno dei suoi soliti sorrisi eccessivi, unito a quella velenosa ironia che per tutto il pomeriggio si era imposta di non usare con i potenziali fidanzati. "Mi spiace abbiate fatto tutta questa strada in più con questa gamba, magari la prossima volta vostro nipote potrà venire senza un accompagnatore così non vi affaticate troppo".

Alastor la mandò al diavolo senza ulteriori cerimonie e si diresse rapidamente, per quanto rapidamente consentisse la sua gamba di legno, verso l'uscita. Soltanto una volta arrivato a casa e trangugiato due bicchieri di scotch, si rese conto di che cosa lo avesse irritato così tanto di quella scena. Anzi, no, non era irritato e neanche scandalizzato, era piuttosto un'altra la sensazione che aveva provato, una sensazione che non provava da anni e anni e che per questo stentava a riconoscere: vedendo quella ragazza mezza nuda e sentendola poi offenderlo (per la seconda volta) con una cattiveria immotivata… si era sentito incredibilmente eccitato.
 

 




 

Il duca aveva giurato a se stesso che non si sarebbe più recato a Casa Umbridge, eppure due giorni dopo era di nuovo lì a partecipare a quella farsa che pure intimamente disapprovava. La situazione non era cambiata di una virgola: le stesse presenze scialbe e anonime, gli stessi convenevoli vuoti e finti, la stessa ape regina, piccola e rosa, al centro di quello sciame confuso. Fiori su fiori, poesie su poesie, senza reale altro motivo che sperare di essere citati da Lady Whistledown o celare il reale interesse amoroso verso un’altra dama. Alastor si era accorto in poco tempo che, in effetti, lui era l’unico che la guardava davvero – così come del resto lui era l’unico che lei non degnava mai di attenzione. Di solito era una condizione che trovava perfettamente di suo gradimento, ma c’era qualcosa in quella mancanza di attenzione che lo faceva innervosire oltre misura, e dunque si ritrovò ben presto a fare un’altra cosa che non rientrava nei suoi di solito: attese finché tutti gli ospiti non se ne furono andati uno ad uno, esortò il suo stesso nipote ad andarsene in qualche bordello, e infine fece in modo di restare ancora un po’ in Casa Umbride, questa volta di proposito, senza neanche la scusa di un ombrello.

“Ancora qui, Lord Moody?” lo apostrofò lei, non nascondendo la sua sorpresa nel ritrovarsi ancora una volta sola in sua presenza.

“Già, vi pregherei di attendere questa volta la mia partenza prima di cominciare a denudarvi” rispose lui prontamente, con palese divertimento.

Lei ebbe la decenza di arrossire e balbettare qualcosa di confuso, reazione che lui interpretò come una piccola vittoria. Tuttavia, non impiegò molto tempo a riprendere il controllo, “Ehm, comunque, non avete ancora spiegato il motivo della vostra… permanenza. Avete dimenticato un parasole questa volta, forse? È stata una splendida giornata soleggiata oggi, dopotutto…”

Il duca arricciò le labbra, stringendosi nelle spalle con aria di noncuranza. “Semplice curiosità, a dire il vero. Ero curioso di vedere se le labbra vi sarebbero cadute a furia di sorridere come una completa idiota”.

Dolores spalancò gli occhi con aria indignata. “L’idiota siete voi”, ribatté alzando di un’ottava la sua voce già acutissima, “magari siete voi che dovreste provare a sorridere ogni tanto, a dire qualcosa di garbato, a… non lo so, a comportarvi in modo civile. Io l’ho sempre detto: il sangue evidentemente non è tutto, sarete anche il cugino del re ma siete comunque un villano!”

Alastor rimase per qualche istante senza parole, non era mai stato insultato nella sua vita in maniera così esplicita (neanche da lei nei precedenti incontri!) e la cosa lo fece scoppiare a ridere sonoramente di gusto. “Ah, eccovi qui, ecco di nuovo la velenosa, acida, schietta lady che siete quando nessuno vi guarda. E questo mi porta a chiedere: come mai siete una tenera gattina spaurita davanti a tutti quei bambocci e tirate fuori gli artigli solamente con questo villano qui?”

“Voi non vivete a Mayfair e non siete coinvolto nel mercato matrimoniale, che interesse avrei nell’essere, ehm per forza, gentile con voi?” replicò lei, con fin troppa fretta, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E, in effetti, nel suo mondo lo era. Tutti i gentiluomini e le dame conducevano da sempre lo stesso gioco di schermaglie e finzioni: gli uni dovevano essere cortesi e galanti, le altre graziose, accondiscendenti, gentili. Lei, Dolores, non faceva eccezione, anzi, era perfino eccessiva nelle rigide regole dell’apparire; eppure, allo stesso tempo, era l’unica donna che sembrava fare uno sforzo, l’unica che a uno sguardo attento lasciava rivelare tutto il marciume, l’insofferenza e il veleno sottostante. Era semplicemente la più falsa e la più autentica di tutte, nessuna via di mezzo. Lady Umbridge odiava quella società tanto quanto lui, si ritrovò a concludere, la differenza era che lei non poteva permettersi di voler rinunciare a farne parte.

Entrambi rimasero in silenzio a scrutarsi per attimi interminabili, quasi come due contendenti prima dell’inizio di un duello. Ma, all’ultimo, lui decise di deporre la sua arma e di abbozzare un sorriso, uno raro, incerto, uno non fatto per forza.

Voi. Mi incuriosite voi, dopotutto” mormorò, parlando quasi tra sé e sé, per poi tornare a guardarla negli occhi. “Sarebbe un peccato se accettaste di sposare uno di quegli idioti, lo sapete?”

Dolores sussultò colta di sorpresa, e ad Alastor parve quasi che la sua espressione si fosse addolcita. “State dando dell’idiota anche a vostro nipote?”

“Sopratutto a mio nipote!”

Invece di sorridere per la battuta (non troppo scherzosa), Dolores si morse un labbro con espressione quasi triste. “Nessuno di loro mi chiederà davvero di sposarmi, in ogni caso” disse poi in tono stanco. La sincerità: ecco un’altra dote che esce fuori, del resto, quando non si vuole impressionare nessuno.

Alastor riacciuffò il suo bastone, decidendo che la sua missione, qualunque fosse, in fondo era compiuta. Non uscì tuttavia senza avere l’ultima, onesta, parola: “Spero per voi che nessuno lo farà, in effetti”.


 

Gentili lettori,

la vostra Autrice vi scrive con un pizzico di delusione: la favola del Diamante della Stagione sembra concludersi più in fretta del previsto, e non possiamo dirci troppo felici della scelta. Lady Dolores Umbridge non è propriamente ciò che si chiama una bella ragazza, tuttavia non è un mistero che la sottoscritta l’aveva presa ormai in simpatia, e di certo saremo tutti concordi nel dire che meritava qualcosa di più del signor Peter Minus, carente di ricchezza quanto di doti personali. Nonostante l’afflusso di corteggiatori, quella dell’ultimo figlio di Essex è stata l’unica proposta ad essere arrivata formalmente alle orecchie di Orford Umbridge e, dunque, fatalmente quella ad essere presto accettata.

Su note molto più interessanti, il nostro occhio di falco segnala l’interesse ormai palese che il dottor Piton nutre nei confronti di Miss Burbage, che però è stata avvistata danzare per due volte di seguito con Mr Lupin all’ultimo Ballo dei Weasley. Sarà forse in arrivo un nuovo duello? Amiamo vedere lo sfortunato dottore coinvolto in triangoli amorosi, per quanto siamo certi che lui non è della stessa opinione…

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


Capitolo 3



 

 

Gentili lettori,

sembra proprio che la vostra Autrice, per una volta, arrivi in ritardo nel comunicare una notizia mondana. Il Re in persona ci ha tenuto a far sapere dell’insperato lieto epilogo del suo pupillo: il dottor Piton, scansato un probabile nuovo ultimo sangue, ha dimenticato la bella Lady Evans (la prossima settimana Potter, per chi ha perso il conto degli eventi) e risulta essere adesso ufficialmente fidanzato con Miss Charity Burbage. Abbiamo perso uno dei personaggi preferiti e più citati nelle Cronache con questo annuncio, è vero, tuttavia siamo amanti del romanticismo, voi lettori tanto quanto io, quindi auguriamo sinceramente alla coppia tanta felicità.

Ma, cari lettori, come sapete bene, la vostra Autrice ha sempre un asso nella manica in fatto di pettegolezzi e occhi dappertutto. E, a proposito di occhi, pare proprio che il guercio più famoso della famiglia reale non sia così intenzionato come prima a cedere il ducato al giovane Barty. Se così fosse, il bel biondino perderebbe forse il seguito di donne ai suoi piedi? Certamente sarebbe il caso di Miss Aurora Sinistra, che, grazie al prezioso anonimato, la sottoscritta può definire senza mezzi termini un’autentica arrampicatrice sociale…



 

Per essere uno che odiava i pettegolezzi e la società mondana, Alastor Moody, quindicesimo duca di Norfolk, leggeva gli opuscoli di Lady Whistledown un po’ troppo spesso, e proprio in quel momento, mentre sfogliava con aria un po’ troppo guardinga le pagine, si ritrovò a chiedersi non per la prima volta chi diavolo fosse l’anonima Autrice. Non che fosse stato contagiato dalla frenesia del mistero che aveva appestato da almeno quattro Stagioni l’intera Mayfair, ma adesso si trattava di una questione personale. Non cedere a Barty la sua eredità era stata finora un’idea, solamente un’idea appunto, formulata ad alta voce nella sua biblioteca personale davanti a una bottiglia di scotch e i volti rubizzi di suo fratello e suo nipote.

“Bartemius, fratello caro, tu sei sempre stato un uomo giudizioso, per cui dovresti sapere meglio di me che tuo figlio è un completo imbecille!” aveva esclamato e questo era stato tutto. Anzi, a onor del vero, Barty Senior aveva lentamente anche concordato, rendendo l’esplosione di rabbia di Barty Junior ancora più feroce.

Ma chi aveva potuto ascoltare? C’erano spie nella sua villa? Forse addirittura la famosa Lady Whistledown (che donna, in fondo, poteva essere soltanto sulla carta) viveva addirittura sotto il suo stesso tetto? No, prima che la consueta paranoia prendesse il sopravvento dei suoi pensieri, il duca pensò che non era magari tanto una questione di chi avrebbe potuto ascoltare, ma di chi aveva potuto parlare. Lui non aveva detto parola ad anima viva, questo era certo, ed era piuttosto sicuro anche del silenzio di suo fratello… ma il piccolo Barty, furioso com’era, avrebbe potuto spifferare tutto ai suoi sgangherati amici del club, anzi, era molto probabile che si fosse lamentato proprio con loro: Rodolphus Lestrange e sua moglie Bellatrix, Lucius Malfoy e la sua novella moglie Narcissa, Regulus Black... insomma tre quarti della famiglia Black poteva essere tranquillamente Lady Whistledown!

Scrollò le spalle e ripiegò l’opuscolo. Una volta chiarito che molto probabilmente non aveva una spia dentro casa e che quella notizia era solo il prodotto dell’ennesima prova di sconsideratezza del nipote, l’identità dell’Autrice di pettegolezzi era una questione che non lo interessava. Lui aveva altre cose per la testa…
 

 



 

Per la prima volta, forse, da quando era stato in Casa Umbridge, Lord Moody si fece annunciare e, quando entrò nel salotto, trovò lady Dolores intenta a versarsi del tè. Ne accettò educatamente una tazza anche lui, si accomodò senza dire una parola e la fece cianciare per un po’ su cose frivole e insignificanti, come il tempo, l’imminente matrimonio di Lily Evans e James Potter, la dubbia qualità delle tartine nel Ballo dei Weasley e le nuove ipotesi sull’identità di Lady Whistledown. In merito a quest’ultimo punto, Alastor avrebbe potuto suggerire che in effetti era ormai piuttosto certo che si trattasse di un Black (ora che ci pensava, Lady Whistledown era sempre stata piuttosto cortese con lady Umbridge, e lei non era forse la migliore amica della Black zitella?), ma la sua testa era ancora da un’altra parte, così come i suoi occhi che perlustravano attentamente la stanza: così vuota e spoglia, i pretendenti si erano arresi già a far parte della pagliacciata? E i fiori erano già tutti appassiti?

“E che mi dite del vostro fidanzamento, invece? Vi avevo detto che tutti gli uomini che vi facevano la corte erano degli imbecilli, ma lasciatemi dire che avete scelto forse proprio il più imbecille di tutti!”

Un rossore improvviso su tutto il viso della donna fu il solo segno visibile della sua irritazione, perché per il resto si ostinò a comportarsi come una lady, sorseggiando con eccessiva attenzione il suo tè e perfino sollevando il mignolo nel farlo.

“Mr Peter Minus non è il più brillante degli uomini, ne sono consapevole, ma mi ha fatto una proposta di matrimonio concreta e la sua famiglia è pur sempre nobile. Per di più, mi ha scritto una lettera che qualsiasi donna troverebbe galante, per cui potrebbe avere delle… ehm qualità nascoste”.

“Ah sì, un poeta anche lui?” ribatté Alastor, senza nascondere il sarcasmo. “E sentiamo, cosa dice questa lettera?”

Dolores pensò che era proprio rude chiedere a una donna di condividere una lettera privata, ma irritata com’era – e neanche lei sapeva dire in effetti come mai fosse così irritata nel sentirsi giudicata da quello storpio incivile e mezzo pazzo – cadde nel tranello con tutte le scarpe e si ritrovò a enumerare i complimenti che Peter le aveva rivolto: graziosa, incantevole, dolce, composta e giudiziosa.

Per tutta risposta, il duca scoppiò a ridere senza neanche aspettare la fine di quell’elenco. La prima cosa che gli venne in mente era che di sicuro quelle parole non le aveva scritte lui, forse si era lasciato aiutare dal suo amico libertino Sirius Black, ma non era per questo che rideva. No, rideva, perché graziosa, incantevole, dolce, composta e giudiziosa non erano proprio gli aggettivi che avrebbe usato lui per descrivere la dama che gli stava ora di fronte.

“Stronzate!” proruppe, quando riuscì finalmente a smettere di ridere e l’ilarità lasciò spazio a quella che Dolores si ritrovò a classificare come eccessiva veemenza. “Voi non siete affatto così! La verità è che, nonostante tutti i vostri tentativi, siete goffa, antipatica, crudele addirittura, assomigliate a un rospo, è la verità, e per favore, non sapete cosa sia il giudizio!”

La donna restò immobile per svariati secondi, compiendo l’unico movimento di sbattere più e più volte le palpebre, indecisa forse se urlare o scoppiare a piangere. Optò alla fine per una via di mezzo, emettendo uno strillo sgradevolmente acuto: “Siete venuto fino a qui per insultarmi?”

“No, dannata donna! Sono venuto fino a qui per dirvi che non potete sposare qualcuno che pensa qualcosa di voi che non è vero! Dovreste sposare qualcuno che vi veda per quello che siete, per tutto il brutto che c’è in voi, e lo trova in qualche modo… bello, sì, questo dovreste fare!”

Fu il turno di Dolores di ridere questa volta, una risata ironica e amara. “Ah sì? Forse siete proprio ehm folle come dicono tutti… Dove mai potrei trovare una persona così?”

Alastor corrucciò la bocca ed esitò solo qualche istante, un tempo infinitamente breve per il grande processo che stava avvenendo negli ingranaggi del suo cervello. Non era una persona romantica, non lo era mai stato, non credeva nell’amore, né desiderava un matrimonio, eppure… eppure, quasi senza neanche rendersene conto si ritrovò a pensare la cosa più svenevole e banale che un uomo avrebbe potuto pronunciare, forse, solo in un romanzo. La pensò e la disse. “Io, potrei essere io. Potreste sposare me”.

Inaspettatamente, a quella che era a tutti gli effetti una dichiarazione d’amore e una proposta di matrimonio, Dolores riprese a ridere più forte e con più gusto. Rise quasi sguaiatamente, quasi fino alle lacrime, e solo lentamente – forse accorgendosi che il duca non rideva affatto – si ricompose e assunse un’espressione confusa. “Oh, ma voi dite sul serio… Ehm, dite sul serio?”

“Certo che dico sul serio, Bamboluccia!”

“Oh, io… ehm… io non…” Aprì la bocca un paio di volte con scarsi risultati, poi alla fine tossicchiò un paio di volte per darsi un tono e, per evitare di mettersi a squittire dalla gioia di fronte alla prospettiva di un matrimonio così altolocato, si ritrovò a dire: “E cosa vi fa credere che io voglia sposare un uomo che mi insulta?”

Il duca sorrise. “Perché sono pur sempre un duca reale, il cugino del re e uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra… e, visto che voi non siete affatto dolce e gentile, vi interessano da morire questi dettagli”.

Sorrise anche Dolores. Sentimenti a parte, davvero non c’era bisogno di altro per dire di sì.


 





 

Gentili lettori,

la notizia del fidanzamento tra Lady Dolores Umbridge e il duca di Norfolk Alastor Moody è stato un fulmine a ciel sereno, proprio ora che credevamo di non avere più sorprese! Il giovane Barty pare non abbia preso bene la perdita del ducato e, per compensare le sue ambizioni frustrate, è stato visto in una sola sera fare il giro di tutti – e proprio tutti! – i club, i pub e i bordelli delle circostanze! Nessuna notizia dal signor Peter Minus, invece, ma sono piuttosto certa che tanto a me quanto a voi poco importi della sua sorte… Ad ogni modo, tornando alla coppia del momento, credo che l’unione tra la lady e il duca, per quanto inaspettata, possa risultare non soltanto vantaggiosa per entrambi (non parlo solo economicamente per la fanciulla!), ma anche felice. La loro affinità nell’ultimo Ballo dei Black non è, del resto, passata inosservata.

[...]

Tuttavia, le sorprese non sono ancora finite e purtroppo è giunto di darvene una poco piacevole. Le circostanze portano l’Autrice ad annunciare che il presente articolo sarà l’ultimo numero delle Cronache…



 

Una giovane donna stava rileggendo per l’ultima volta il foglio che aveva terminato di scrivere soltanto da qualche ora, prima di porgerlo al tipografo che dall’inizio di quell’avventura aveva curato la stampa e la distribuzione delle Cronache di Lady Whistledown, e che lentamente aveva iniziato a curare anche il suo cuore. Fuori, nella notte gelida e silenziosa, una carrozza l’attendeva, non per riportarla a casa ma per fuggire insieme a quell’amore che, restando a Mayfair, non avrebbe mai potuto realizzare. E forse quel piano ben preparato da tempo forse sarebbe potuto andare a buon fine, se non fosse stato per l’arrivo improvviso di una terza figura nella tipografia.

“Signore, l’esercizio è chiuso e...”

Il giovane tipografo rimase senza parole e crollò istintivamente in ginocchio quando l’uomo si tolse il mantello per rivelare il volto inconfondibile della persona più importante di tutta l’Inghilterra.

“Vostra Maestà…” mormorò Andromeda, inchinandosi finalmente anche lei dopo l’iniziale sorpresa. “Non è come sembra, posso spiegare…” aggiunse, spostando lo sguardo sulla bozza dell’ultimo numero di Lady Whisteldown che aveva tra le mani.

Il re sorrise bonariamente e inclinò la testa per scrutarla con i suoi occhi limpidi e cristallini. “Ah, Lady Andromeda, credo proprio invece che tutto è esattamente come sembra e francamente ne sono contento, è proprio quello che mi aspettavo!”

“Voi… voi lo sospettavate?”

“Certamente, perché credete che abbia nominato Diamante della Stagione la vostra amica, Lady Umbridge? Soltanto voi avreste potuto parlare di lei con la gentilezza e la simpatia che ha usato Lady Whistledown… e così non ho avuto più dubbi” spiegò, con una velata aria di autocompiacimento per la sua idea investigativa. Poi fece un cenno verso il foglio che la donna stringeva tra le mani e fu allora, dopo averlo stretto tra le mani e aver dato una veloce occhiata al contenuto, che la sua espressione si fece allarmata. “L’ultimo numero, cosa dovrebbe significare? Davvero vorreste dire addio al vostro lavoro dopo tutto il tempo in cui siete riuscita abilmente a portarlo avanti in segreto?”

“Vostra Maestà, non vorrei rinunciare, ma devo. Ho intenzione di sposare questo ragazzo, Ted” annunciò, lanciando un’occhiata amorevole al tipografo, che le prese subito una mano, “ma la mia famiglia non approverebbe mai, una nobildonna e un semplice popolano! Sarebbe uno scandolo per loro… Perciò, vedete, non ho altra scelta se non la fuga!”

Albus annuì meditabondo e tacque per qualche interminabile secondo. Alla fine sorrise e una scintilla baluginò nel suo sguardo, segno che una nuova trovata si era appena accesa nella sua mente. “Io non vedo nessun popolano. Credo, piuttosto, di avere di fronte a me il baronetto Ted… come ti chiami, ragazzo?”

“T-Tonks, Maestà” balbettò il giovane di riflesso.

“… Sir Ted Tonks, sì, che dite potrebbe essere sufficiente?”

Andromeda spalancò gli occhi sovrastata dalla sorpresa, sentimento che lentamente lasciò spazio alla gratitudine, mentre si lanciava senza troppe cerimonie tra le braccia di Ted.

“Io non so come ringraziarvi, Maestà… Tuttavia, devo chiedervelo, perché mi state aiutando?”

“Non lo sto facendo per voi, a dire il vero, Lady Andromeda… ma per Lady Whistledown” rispose il re facendole addirittura un occhiolino amichevole. “Sono un autentico appassionato delle Cronache e, vedete, quando arriverete alla mia età capirete che non si può davvero rinunciare a nessuna piccola gioia della vita… E adesso al lavoro, mia cara Lady Whistledown, avete qualcosa da rettificare o mi sbaglio?”

 

Tuttavia, le sorprese non sono ancora finite e purtroppo è giunto di darvene una poco piacevole. Le circostanze portano l’Autrice ad annunciare che il presente articolo sarà l’ultimo numero delle Cronache… E così terminano gli aggiornamenti in mio possesso, ma non temete, la vostra Autrice ha sempre modi segreti per scoprire nuovi intrighi e potete pur star certi che sentirete ben presto mie notizie.

Sempre vostra,

Lady Whistledown



 

Fine

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