Photos, Love, Vips and Kisses. When a photo changes your life di ClaudiaSwan (/viewuser.php?uid=72682)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata da dimenticare ***
Capitolo 2: *** Into the fire ***
Capitolo 3: *** Crawl ***
Capitolo 4: *** Complicated ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Keep holding on ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Why ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** capitolo 49. Epilogo ***
Capitolo 1 *** Una giornata da dimenticare ***
1
1: UNA GIORNATA DA DIMENTICARE
Cazzo, cazzo, cazzo.
Cazzo!!!!!!!!!!!
Maledetto traffico newyorkese!!!!
Tre anni che vivo qui e non sono
mai stata tanto infuriata al volante come oggi. Ma perché sempre quando è una
giornata importante? Le cose succedono sempre nei giorni in cui uno non deve in
nessun modo, per nessun motivo, essere in ritardo. E io sono bloccata sulla
quarantasettesima per una manifestazione di eredi dei figli dei fiori. Ma non
lo sanno che i pantaloni a zampa, i capelli lunghi lisci tutti uguali e le
magliette scrause dovevano finire con gli anni sessanta?
E io per la loro “Peace and Love Walking”
devo perdermi l’appuntamento più importante per la mia carriera. Fare da
fotografa per i servizi di Vanity Fair, dopo aver sprecato mesi e mesi, anni a
fare la paparazza, è un’occasione che capita una volta sola nella vita.
Cazzo. Devo solo attraversare
ancora un corso e ce l’ho fatta. Uno solo! E vengo dall’altra parte di New
York! Fermata da un corteo a 500 metri dalla meta era alquanto triste! Dio ce
l’ha con me. Mi vuole ancora chiusa dietro quel bancone a sviluppare rullini di
signore anziane che non riescono a pensare a niente di più eccitante del
fotografare i loro gatti.
Sto giusto per dire ciao ciao per
sempre al magnifico letto che ho visto in un negozio di design sulla East, quando finalmente la macchina
davanti a me si muove. Oh bontà divina! Allora esisti! Forse non è troppo tardi
per arrivare…no. E’ decisamente troppo presto per cantare vittoria, però! Mi
blocco di nuovo. Un’altra volta. Ma porca vacca!
Dopo minuti che paiono ore,
finalmente, le capre infiorettate finiscono di passare e il traffico riprende a
scorrere. Ovviamente, passato il gregge, c’è sempre l’automobilista più scemo
di New York che indovina un po’!? Sta di fronte a te. Maledetto! Se non
schiacci sto pedale giuro che scendo e ti buco le gomme, almeno hai un buon
motivo per stare fermo!
Questo qui proprio le mie minacce
mentali non le sente, perciò decido di infrangere il codice della strada
buttandomi sulla carreggiata opposta, dicendomi che se ottengo il posto, 80
dollari di multa saranno un prezzo equo. Ma mentre lo supero non posso
resistere alla tentazione di mandare a ‘fanculo il guidatore bradipo con il
dito medio. Tolta questa soddisfazione, schiaccio l’acceleratore e filo di
corsa verso il grande palazzo a vetri sede della rivista. Qualcuno lassù deve
avere avuto pietà di me perché trovo un parcheggio proprio dall’altro lato
della strada. Lo occupo di prepotenza, attirandomi tutti gli insulti di un
pinguino su un Cayenne, ma non me ne importa. Non sa quanto è importante per me
questo parcheggio.
Sperando di non essere investita,
attraverso la strada e finalmente sono lì.
L’occasione della mia vita è
arrivata. Sicura sulle mie Prada che mi sono costate uno stipendio intero,
salgo con crescente emozione i tre gradini dell’ingresso dell’edificio. Spingo
la porta rotante ed eccomi in un atrio completamente in marmo. Tutto in
quell’edificio trasuda lusso e prestigio, mostrando a tutti chi ospita quel
grattacielo. Studi di grandi avvocati, serjeants
da generazioni, ingegneri, sedi di importanti banche e gestori finanziari,
riviste…Vanity Fair…
- Signorina! posso esserle utile?-
mi chiede un uomo dalla guardiola.
- Oh si, grazie. Ho un colloquio di
lavoro per Vanity Fair - gli rispondo avvicinandomi al suo bancone.
- Allora buona fortuna. Carina
com’è sarebbero matti a non prenderla - dice porgendomi un pass. Sembra tanto
Ambrogio dei Ferrero Rocher. Ha persino il cappello con la visiera rigida da
custode. Gli sorrido e gli faccio un cenno di saluto avviandomi ai gate per
fare strisciare il pass. Una volta agli ascensori, mentre pigio il numero 32,
inizio a sentire un po’ di mal di stomaco. Da ansia. E se non mi prendessero? E
se tutti i castelli in aria che mi sto facendo siano già pronti a cadere? Che
stupida che sono stata, forse mandare il curriculum a una rivista del genere è
stata una pessima idea. Forse non sono ancora pronta, non ho il grado di
esperienza giusta. Mi liquideranno nel giro di cinque secondi, ne sono certa.
Stringo la mia cartelletta al petto, non più così sicura delle foto che ho
scelto. E se non avessero apprezzato l’originalità dei miei scatti? E se…
Il plin dell’ascensore mi avvisa che sono arrivata, interrompendo la
mia catena infinita di e se…mentali.
Cazzo. Ok, calma Ale. Ti sei avvalsa di una personal shopper per l’abbigliamento,
sei andata dalla parrucchiera persino per farti i capelli mossi, la tua
macchina non è né in divieto di sosta, né in un parcheggio a disco orario. Non
c’è niente che non va. Ora esci da questo ascensore e tenta di avere quella che
si chiama un’aria professionale.
Metto un piede fuori dall’ascensore
e il primo tac del mio tacco mi dice
che ora è troppo tardi per tornare indietro. Tac. Cos’ho da perdere? Tac.
Al massimo sarò cacciata brutalmente fuori dall’ufficio. Tac. Oppure mi ritroverò a reggere il treppiedi del primo fotografo
per i prossimi sei mesi. Tac. Reggere
il treppiedi e porgere obbiettivi non è male come inizio. Tac. Se sono fortunata dovrò occuparmi dello sviluppo. Tac. Se la fortuna decide di voltarmi le
spalle dovrò prepararmi a portare pacchi di carta fotografica per il resto
della mia vita. Tac.
- Salve, in cosa posso esserle
utile? - mi chiede una segretaria che è tutta un lifting, vestita come se
Valentino in persona si fosse presentato a casa sua giusto per abbinarle i
vestiti quella mattina.
Mando giù saliva che non c’è e
prendo un bel respiro, prima di vomitare fuori un - Ho un appuntamento con Gary
Marshall per quel posto da aiuto fotografo - piuttosto stentato.
- Si accomodi. Vedo se è
disponibile -
Mi fa pure l’alzatina di
sopracciglio! Spero che tutto il botulino che si è iniettata nelle guance
esploda! Prendo un altro respiro mentre mi siedo su uno dei divanetti di pelle
nera del salottino. Calma Ale, sta calma. Sei parecchio irritabile oggi. Hai
detto cazzo almeno cinquanta volte in un’ora e augurato mali improvvisi a metà
dei cittadini di New York. Calma.
Inizio a lisciarmi nervosamente la
gonna, a controllare che le mie scarpe siano a posto, che i braccialetti siano
voltati nella direzione giusta e non so più che altro. Ci manca solo che il mio
nervosismo lo sfoghi nel mettere bene impilate le riviste che ci sono sul tavolino
davanti a me e poi sono a posto.
- Come ha detto che si chiama? - mi
chiede Miss lifting 2009.
- Chianti. Alessia Chianti -
rispondo con un filo di voce.
- La può ricevere. Prego, mi segua -
dice dopo aver agganciato la cornetta ed essersi alzata in piedi.
Perché i suoi tacchi sembrano avere
una cadenza molto più aggraziata della mia? Perché io vestita di tutto punto,
firmata fino alle mutande, mi sento una nullità in confronto a Miss lifting? Mi
fossi presentata in tuta avrei ottenuto lo stesso effetto risparmiando un sacco
di soldi.
Oltrepassiamo una porta a vetri,
poi un’altra e un’altra ancora. Alla quarta, finalmente, mi trovo in un
laboratorio. Grandi tavoli luminosi e bozzetti ovunque. Il paradiso del
fotografo. Seduto ad uno sgabello rotante alto, vestito interamente di nero,
con tanto di pelata lucida, occhiale Ray Ban da vista e anello grosso quanto
una polpetta sull’indice della mano destra, il genio della fotografia sta
controllando alcune stampe con una lente di ingrandimento ottica.
- Signor Marshall - chiama dopo
qualche minuto la segretaria.
Questo alza gli occhi e posa lo
sguardo su di me. Fa cenno alla mia accompagnatrice di andarsene come se stesse
scacciando una mosca e appoggia il mento sulla mano per fissarmi in comodità.
- E tu sei..?- chiede con aria
annoiata.
- Alessia Chianti, piacere di
conoscerla - dico porgendogli una mano con un sorriso. Mi ignora e torna alle
sue stampe.
- Cosa sai di fotografia? - chiede
sempre con lo stesso tono annoiato.
- Beh… Lavoro in un laboratorio
fotografico da due anni e nel frattempo faccio foto da freelance per i
giornali. Ho un diploma di licenza superiore di perito fotografico e uno della
John Kaverdash di Milano. Ho partecipato a vari concorsi e ho vinto qualche
premio, in Italia… -
- Si, si…può bastare - dice sempre
annoiato.
- Hai portato qualche scatto?-
- Certo - rispondo prontamente
porgendogli la cartelletta rossa che tenevo stretta tra le braccia. La apre e
inizia a prendere le stampe. Le prime sono degli scatti paesaggistici delle
periferie di New York. Le fa scorrere in fretta.
Nel secondo blocco ci sono degli
scatti un po’ futuristici di oggetti di design, frutto di un lavoro che mi era
stato offerto per pubblicizzare una mostra. Anche queste le fa scorrere una
dietro l’altra senza nemmeno guardarle. Il terzo blocco raccoglie foto di
modelle e modelli, gentile concessione di un fotografo per riviste di
abbigliamento dei grandi magazzini, in cambio del mio aiuto. Gary Marshall le
lascia cadere e appoggia il viso annoiato su entrambe le mani tornando a
guardare le sue di stampe. Qualcosa mi dice che ho fallito. Speravo di non
dover tirare fuori il quarto blocco, ma dovevo tentare. Mi avrebbe certamente
gridato addosso, ma ormai ero lì. Le mie foto erano state tutte scartate con
appena un’occhiata. Più umiliata di così…
Tiro fuori dalla borsa una busta ocra
e la lascio scivolare sul tavolo.
Mi guarda spazientito per alcuni
secondi ma poi la prende. Ed ecco che diventa di tutti i colori. Bianco,
rosato, rosa, fucsia, rosso, porpora, viola, blu. - Mi prendi in giro?- mi
grida.
- No, signore -
- E con che proposito, allora, ti
presenti con le mie foto qui? -
- Con tutto il rispetto, signore,
se guarda attentamente…noterà di certo che non sono le sue foto queste - dico
abbassando la testa per l’imbarazzo. Ho giocato la mia ultima carta e mi è
andata male. Ale sei stata proprio un genio a pensare che avrebbe trovato
interessanti quegli scatti.
Lui prende la lente e inizia a
studiarle attentamente.
- Hai due minuti per spiegare - mi
dice guardandomi torvo. Mi sta dando una possibilità? La prendo come tale e
provo, inutilmente, a prendere in mano la situazione con molta calma.
- Questo è il suo servizio per le
giacche di Valentino di settembre, fatto a Central Park. Lei ha usato dei campi
medi sulle modelle, ma io ho pensato che il campo lungo sarebbe stato molto più
adatto, visto che lo stilista ha preso ispirazione proprio dalla natura dei
parchi per questa collezione. Ho pensato che tagliarla fuori, sarebbe stato un
peccato perché aiutava a contestualizzare le creazioni -
Ok, ho preso il via e devo giocarmi
questa possibilità fino in fondo. Prendo un’altra stampa e continuo. - Questo è
il servizio a Monica Bellucci per la versione italiana della rivista, ma è
stato realizzato qui a New York attorno ai primi d’ottobre a Time Square. Lei è
un’attrice molto prosperosa e per il campo della moda le sue taglie non sono
certo le più adatte. Ho pensato che prendendola di profilo si sarebbero
esaltate sia le curve che la magrezza del soggetto, togliendo lo sguardo dalle
spalle molto larghe e squadrate. E questa qui…questa è il servizio che ha fatto
su Robert Pattinson e Kristen Stewart in seguito all’uscita nelle sale del loro
film, Twilight. Mi piace molto questo scatto, ma io avrei usato un primo piano
in questo caso. Hanno una perfetta alchimia tra loro, e piacciono come coppia
al pubblico. Avrei cercato di sottolineare la possibilità di un’affinità anche
nella realtà piuttosto che i loro visi -
Finisco la mia spiegazione e mi allontano
dalla sua postazione, con lo sguardo basso, in attesa dell’esito.
Mette il pollice e l’indice sulla
curva del naso, tra gli occhi, dopo essersi tolto gli occhiali. - E posso
chiederti come hai fatto a fare questi scatti? -
- Come le ho detto, signore, per la
maggior parte del mio tempo sono una freelance, una cacciatrice di star, e mi
trovo spesso a girovagare per New York. Ho trovato spesso dei set in cui lei
lavorava e non ho saputo resistere alla tentazione di assistere ai suoi lavori.
Ho fatto qualche scatto di mia iniziativa, giusto così…per gioco…personale -
- Ma si da il caso che il tuo gioco
ora sia sul mio banco luminoso - dice con calma. La calma è sicuramente il
preludio per la tempesta. È così da secoli, cinque minuti con questo qui non romperanno
una tradizione millenaria.
- Si, signore -
- E non ti è mai passato per la
mente che fotografare un set di una rivista cui non si appartiene è un reato?-
- Si, signore -
- Vai. Fuori.-
Come dicevo: la tempesta.
- Si, signore. Arrivederci, signore
- rispondo infilando la porta a vetri e chiudendomela alle spalle.
La mia vita fa schifo. Questa è
l’unica frase che mi viene in mente. Ma come mi era venuto anche solo di
pensare che facendogli vedere le correzioni che io avrei apportato alle sue
foto, lui avrebbe visto del talento in me? Ha reagito come avrei fatto io. Si è
sentito preso in giro, come se una ragazza di 24 anni fosse in grado di
spiegargli come fare il suo mestiere. Che stupida!
Restituisco il mio pass all’uomo
della gabbiola ma non lo guardo nemmeno. Non ci riesco a dire che il fatto che
sono “carina”, come ha detto lui, non è servito a darmi il posto.
Mi rifugio in macchina e scaravento
le scarpe sul sedile del passeggero. Che razza di idea stupida tentare di far
colpo con dei vestiti firmati su un uomo dichiaratamente gay! Forse vedere il diavolo veste Prada venti volte mi
aveva un pochino fuorviata, rendendomi certa del fatto che l’abbigliamento
adatto sarebbe stato un elemento centrale nella valutazione di un dipendente di
una rivista di moda. Anche se era solo un fotografo.
Accendo la macchina e sprofondo a
braccia incrociate sullo sterzo. Ma che ho fatto di male nelle mie vite
precedenti, sempre che sta cazzata della reincarnazione sia vera?
- Ehi! Qui c’è gente che vuole
parcheggiare!- mi grida qualcuno da una macchina affiancata alla mia con il
finestrino abbassato.
Abbasso il mio e, con tutta la
finezza da newyorkese d’adozione che mi contraddistingue, gli urlo - - Perché
non va più avanti a parcheggiare? A ‘fanculo c’è un sacco di posto. Vada avanti
qualche metro e poi giri a destra. Ha bisogno di una piantina? O magari di un
paio d’occhiali per vedere che questo posto è già occupato?- e richiudo il
vetro. Scusatemi. Di solito non sono così scurrile, ma la mia soglia di
sopportazione per le mie disgrazie ha raggiunto il limite massimo.
Resto chiusa in macchina con al
faccia nascosta tra le braccia e lo sterzo per un’altra mezz’ora e poi mi
decido ad abbandonare il mio parcheggio.
Voglio solo andare a casa, mettere
la mia tuta vecchia e sprofondare sul divano con una bottiglietta di tè freddo
alla pesca e la mia scatola di muffin al cioccolato, presi da Michael quella
mattina. Le calorie sono una mano santa contro la tristezza.
Ingrano la retro ed esco dal
parcheggio per immergermi nel traffico delle cinque. Come se non bastasse la
mia giornata! Decido di tagliare per delle viuzze secondarie sperando di
arrivare a Midtown prima delle sei e cerco di rilassarmi accendendo un po’ di
musica. Quasi quasi funziona. Dai Ale, come ti aspettavi che andasse? Sinceramente,
credevi davvero di potercela fare? Non ti sembra di esserti presa troppo sul
serio? Di aver puntato un po’ troppo in alto? Andare dritta da Vanity Fair
senza un minimo di gavetta con qualche peso. Ma sei scema?
Baaaaaang!!!!!!
Mi ritrovo quasi affogata nell’air
bag. Ma che cacchio è successo? Cerco di schiacciare con le braccia il pallone
che ha invaso l’abitacolo. In qualche modo trovo la maniglia ed esco.
- Ma che cazzo fai?- dice una voce
maschile molto alterata di un tipo che sta uscendo da una porche nera.
Guardo la mia macchina ed è
completamente sfasciata sul lato sinistro. Ma Dio allora mi odia sul serio! E
dove li prendo i soldi per farla riparare? Ho speso i miei ultimi risparmi per
curarmi il look per l’appuntamento di oggi! Presi e buttati nel cesso visti i
risultati, lo so, ma li ho comunque spesi! Alzo gli occhi sul responsabile
della mia ennesima disgrazia del giorno. È un uomo morto. Un morto che cammina
con un paio di Ray Ban sul naso.
- Io? guarda che avevo la
precedenza!- grido allo sconosciuto.
- Ma che cazzo dici? Questo è un
incrocio di pari importanza! Dovevi guardare prima di tirare dritto!- grida in
risposta il pirata della strada.
- Ma dove l’hai presa la patente?
Avevo la destra libera, IO! Sei tu quello che doveva guardare!-
Ma guarda sto imbecille. Lui e il suo
bel macchinone sportivo hanno rifatto il muso nuovo alla mia povera vecchia Ford,
la mia caffettiera, e ha anche il coraggio di non ammettere il torto!
- Io HO guardato, signorina, ma non
si sfreccia a cento all’ora nelle strade secondarie, te lo hanno mai detto?-
Ah si sbraccia pure? Fa pure
l’incazzato? Capita proprio male.
- Non stavo andando a cento
all’ora! Già tanto se sfioravo i quaranta! -
- Si, si , come no!- sbuffa lui
appoggiandosi alla portiera della sua macchina che se l’è cavata con un fanale
andato e una bolla sul paraurti.
- Ora tu aspetti qui e mi fai il cid-
dico infilandomi nell’abitacolo della mia caffettiera a cercare il modulo da
compilare per gli incidenti. Dato che puoi permetterti una Porche sotto il
sedere, signorino, te ne farò sganciare di soldi. E tanti anche.
- Che?- esclama lui.
- Mi fai il cid- ripeto riemergendo
dalla plastica sgonfia dell’air bag.
- Ma io non faccio proprio niente.
Quanto ti costerà riparare questo catorcio? Cinquanta dollari? Te li do in
contanti e faccio prima-.
Anche simpatico il pirata. Non ha
nemmeno la buona educazione di levarsi gli occhiali da sole lo sbruffone
cafone.
- Sarà anche un vecchio macinino,
ma mi ci vorranno più di cinquanta dollari per rimetterla a posto-
Ok, la mia macchina è vecchia ma
almeno cammina, e ha anche un rombo di motore piuttosto aggressivo, adattissima
a girare in una città come New York. Una scusa come un'altra per non ammettere
che non posso assolutamente permettermene una nuova e, ora come ora, nemmeno
una vecchia.
- Te ne do cento al massimo -
sbuffa ancora prendendo il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans.
- Non spetta a te decidere. Lo farà
il liquidatore dell’assicurazione. Spero tu abbia la casco per il tuo
macchinone!- gli rispondo incrociando le braccia sotto al seno. Spero che
rimettere a posto la tua due posti ti costi parecchio! Oggi sono proprio pronta
ad attaccare tutto e tutti quindi vedi di non farmi incazzare! Oddio, sto
pensando davvero queste cose? Devo controllare la mia rabbia o mi troverò a
prendere a calci quel che restava del suo paraurti così per sport.
- E’ in affitto, per forza che è
assicurata- dice mentre fa spallucce, dopo aver controllato il danno a entrambe
le vetture. Cioè della sua vettura e del mio carretto preistorico. Si avvicina
al cofano della mia Ford dove avevo già appoggiato il modulo per
l’assicurazione e una penna che avevo trovato miracolosamente nel porta
oggetti.
- Sono contenta per te. Ora mi dai
le tue generalità?- gli chiedo indicando il modulo, con un ritrovato tono
debolmente cortese.
- Robert Pattinson- soffia.
Che? Ha voglia di scherzare? Un
nome falso meno falso non poteva darmelo? Tiro giù gli occhiali da sole e lui
mi imita. È alto, ha capelli castani tutti spettinati e occhi celesti. Una
leggera barbetta incolta e un taglio di sopracciglia che è impossibile non
riconoscere. Oh santo cazzo. Mi ha appena tamponata un attore.
- Ok Robert- dico cercando di fare
l’indifferente mentre gli porgo la penna - Pensi di essere in grado di compilarlo
da solo o devo scrivere io? -
Fa schioccare la lingua e incrocia
braccia e gambe mettendosi comodo sul cofano della mia macchina. Mi guarda
dalla testa ai piedi. - Il mio numero di telefono memorizzatelo sul cellulare,
preferisco. Non lo spreco per la carta dell’assicurazione- dice guardandomi da
sopra gli occhiali e aprendosi in un sorriso. Davvero pensa di incantarmi? Può
anche chiamarsi Robert Pattinson, ma non mi avrebbe raggirata per un paraurti.
Per me significa solo che ha soldi da spendere e tanti anche. Rivolgo gli occhi
al cielo e riprendo a compilare la mia parte di modulo in silenzio. Poi lo
passo a lui, che nel frattempo si è acceso una sigaretta.
- Me la tieni, per favore? Non
voglio far cadere la cenere sul tuo prezioso modulo - dice tendendomi la
sigaretta accesa. Gliela tolgo stizzita di mano e tanto per calmarmi, ci do un
tiro. Non fumo di solito. Di rado quando sono nervosa, e senza nemmeno aspirare
per giunta.
- Non ho detto “fumatela” - dice
ridendo mentre scrive i suoi dati.
- Considerala parte del
risarcimento. Falla rientrare nei danni morali - rispondo picchiettando sulla
sigaretta per far cadere la cenere. Sono talmente nervosa che non riesco a
stare ferma nemmeno un secondo, tanto che inizio anche a far ticchettare i miei
tacchi sull’asfalto. Mi guardo intorno, pur di non guardare lui. Bel posto
abbiamo scelto per fare un incidente, non c’è che dire. Deserto, sporco, con le
case in rovina, se fosse stato un killer a tamponarmi le mie possibilità di
essere salvata da qualcuno erano di una su un miliardo a esagerare.
- Fatto. Ora dammi il tuo numero di
telefono- dice togliendomi la sigaretta dalle labbra e mettendola tra le sue
con molta naturalezza.
- Come?- chiedo sconcertata.
- Il tuo numero di telefono per
tenerci in contatto per l’assicurazione, sveglia- dice ridendo e tirando fuori
il cellulare dalla tasca.
Glielo detto,anzi glieli detto. Per
andare sul sicuro, oltre a quello di casa gli do anche il mio numero di
cellulare.
- E così, Alessia, eh? Sei
italiana?- dice scrivendo il mio nome per salvarlo nella rubrica.
- Ma va? Che intuito!- rispondo.
Tra i miei dati c’era scritto “nata a Firenze”, più italiana di così.
- Scusa, era per fare un po’ di
conversazione - dice alzando le mani in segno di resa. Mi sorride e si toglie
la sigaretta dalle labbra per lasciarla cadere a terra e spegnerla con la punta
della scarpa. - Allora Alessia dall’Italia… vediamo se il tuo ferrovecchio si
accende - dice infilandosi nell’abitacolo. Il rombo del motore si fa subito
sentire e sorrido piena di soddisfazione.
- Caspita non mi aspettavo tanto-
dice Robert scendendo dalla mia macchina. È veramente alto. Io sono un metro e
settanta, con i tacchi che avevo anche uno e settantotto, ma lui resta un
gigante. Un gigante sexy, per giunta.
- I ferrivecchi circolano ancora
proprio per questo. Sono molto resistenti - gli rispondo in tono di sfida a
pochi centimetri dal suo naso.
- Non fa una piega come discorso.
Ma vedrai che anche la mia si accenderà anche se so che mi stai augurando di no
- risponde a un soffio dal mio viso. Il suo alito è profumato, nonostante sia
un fumatore. Ha un retrogusto di menta che…oh! Alessia un po’ di serietà. Non
mi dovevo far incantare. Prima pensi che sia sexy, poi che ha un alito
profumato…E’ una persona come un’altra che ti ha appena distrutto il tuo unico
mezzo di locomozione meccanica. Uno stronzo qualsiasi.
Lo guardo mentre si siede, no, non
si siede, si SDRAIA nella sua due posti e prego che non si accenda come ha
detto lui (tanto avevo già intenzione di farlo). E invece…
- Anche la mia si difende bene, non
trovi? - dice dopo aver abbassato il finestrino del lato passeggero, facendo
rombare ripetutamente il motore.
- Spero ti si stacchino i cerchi
mentre corri - dico tagliente rimettendomi in macchina anche io e staccando
quello che resta dell’air bag.
Facciamo retro e lui,
cavallerescamente (e ci mancherebbe altro) mi fa segno di passare.
- Ci sentiamo dolcezza- mi dice
quando mi fermo per salutare. Per educazione, non voglio essere cafona quanto
lui.
- Vedi di non fare un altro
incidente, Pattinson. Devi prima pagare i miei di danni - gli dico prima di
allontanarmi.
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Capitolo 2 *** Into the fire ***
2 p
Ok.
Questa è una giornata di merda.
Me lo sento.
Quando apro gli occhi la mattina so già se è una giornata
buona o no. A volte devo aspettare di appoggiare il primo piede giù dal letto
per avere la rivelazione, ma oggi no. Oggi non devo nemmeno aprire gli occhi.
Ho appena ripreso i sensi dopo una lunga notte di sonno e so già, senza aver
ancora aperto gli occhi al mondo, che questa sarà una giornata di merda.
Accarezzo l’idea di poter stare ancora lì tra le lenzuola, girandomi di spalle
e cacciando la testa sotto il cuscino, pensando di passare. Ma non credo che
Allen mi permetterà di farlo. Conoscendolo mi verrebbe a svegliare con il
megafono da regista che porta sempre appeso al collo, alzando il materasso e
scaraventandomi di peso sulla moquette. Meglio alzarsi da soli.
Svogliato come non mai, mi metto seduto sul letto e guardo quello che resta
delle mie lenzuola. Che spettacolo pietoso: tutte rovesciate per terra e tirate
via dal materasso. Ma che colpa ne ho se mi tocca dormire in una roulotte in
pieno luglio? L’aria condizionata funge, per carità, ma dormite con l’aria
accesa tutta la notte e ditemi il mattino dopo come state.
Con gli occhi ancora mezzi chiusi apro il getto della doccia in modo che sia il
più possibile fredda.
- Robert! -
Una cosa che odio la mattina è sentire gente che grida. Lo
detesto. Con un grugnito infastidito apro la porta e me ne vado in bagno.
- Dovrebbe assumermi lo Starbucks con tutte le consegne a domicilio che ti
faccio- dice Emilie dalla cucina.
- Allora? Vuoi da me gli stipendi che ti verserebbe se fossi assunta?- le
rispondo con la voce ancora rauca di sonno dal bagno.
Mi sfilo i pantaloni della tuta che uso come pigiama,
l’intimo e mi butto sotto il getto gelido. Che meraviglia. L’acqua che mi
scivola addosso porta via il sonno e la calura. Purtroppo non riesce con la
cattiva sensazione sul fatto che sarà una giornataccia. A pensarci bene non ci vuole
una medium per sapere che questa giornata farà schifo. Bastano due parole:
Central Park. Se poi davanti ci si aggiunge la parola ‘riprese’ si afferra
tutta la tragicità della cosa. Troppa gente, troppi obbiettivi, troppe urla che
sommate davano le parole ‘troppo stress’.
Quella della gente l’ho sempre considerata la parte negativa del mio mestiere.
Odio stare al centro dell’attenzione, mi vengono le crisi di panico. Un
controsenso bello e buono se si pensa che faccio l’attore e da sempre ciò
implica un’attenzione ossessiva da parte dei media quando il gentil sesso
decide di sfoderare gli ormoni. È un rapporto odio-amore con il pubblico quello
che ho io. Ovviamente sentire che conti qualcosa, che il mondo conosce il tuo
nome, che sei importante in qualche modo, è una gran bella soddisfazione. Ma
l’altra faccia della medaglia è di gran lunga più triste. Sempre quella sensazione
di deludere tutti che ti porti costantemente addosso, quella paura di non
essere mai abbastanza, non si addice per niente al mio modo di essere. Eppure
ci devo fare i conti tutti i giorni, dal primo momento in cui mi chiudo alle
spalle la porta della mia camera da letto. Esco e devo essere gentile anche se
non mi va (non mi piace prendermela con chi non ne può nulla se mi sono
svegliato male), sorridere, salutare, assolutamente non bere perché dopo
una volta che mi hanno visto uscire allegro da un pub hanno pensato che mi
dovessi iscrivere ad un gruppo di alcoolisti anonimi… Devo dare alla gente
quello che la gente vuole. E se la gente mi chiede di morderla sul collo? È
diventata un’ossessione questa storia del vampiro. A volte vorrei rispondere alla
squilibrata che me lo chiede “ma secondo te, se Edward si trattiene dal mordere
Bella che è la sua cantante, in quale universo remoto dovrebbe venire a mordere
te?”. Ma mi trattengo, sorrido e lascio la mia sigla su un pezzo di carta. Ma
che ci troveranno mai a essere morse? Una volta l’ho fatto, mordere sul collo,
intendo. Si trattava di una conduttrice televisiva di un programma molto
divertente. Non so se le sia piaciuto, ma a me non ha dato poi tutto sto
brivido.
A volte mi chiedo se tutte quelle ragazzine che mi assediano persino negli
autogrill, importi veramente qualcosa di me. Si sono mai chieste ‘chissà com’è
andata la sua giornata’ oppure ‘cosa ne pensa di tutti quegli attentati
talebani’ o ancora ‘chissà se ha visto quel film’? Lo hanno mai fatto? Non avrò
mai questa risposta. Forse per loro parlare di cose normali tipo la giornata,
la notizia del tg o l’ultimo film di Al Pacino è una cosa da escludere a
priori. Ovviamente gridarmi ‘Rob ti amo’ anziché chiedermi ‘Rob come stai oggi’
è una cosa assolutamente normale. Chi sprecherebbe mai i due secondi che ha a
disposizione per chiedere come sto io?
Per questo oggi sarà una giornata di merda. Set aperto significa avere troppa
gente attorno, troppi autografi da firmare, troppi flash fotografici ad accecarmi
gli occhi. Cristo santo, con tutte le volte che sono stato flashato avrò
sicuramente perso un paio di diottrie.
- Rob il tuo caffè sta diventando uno shakerato freddo!- urla Emilie dall’altra
stanza.
Chiudo l’acqua della doccia e mi avvolgo un asciugamano in vita. Fregandomene
di essere tutto gocciolante, la raggiungo in cucina e mi siedo sulla panca
davanti al tavolo. Lei mi sventola sotto il naso una busta bianca e mi da il
mio mega bicchiere di caffè. Quella di far colazione insieme è diventata
un’abitudine fin dal secondo giorno di riprese.
- Ehi! Prima la brioche- mi sgrida con aria severa togliendomi di mano il mio
bicchiere. Il suo viso a cuore circondato dai capelli biondi con al centro un
paio d’occhi azzurri molto teneri, fa a pugni con l’espressione ferma e
rigorosa che vuole avere. Guardarla è come vedere Winnie Pooh incazzato.
- Che palle che sei Emilie- sbuffo
riprendendomi il mio caffè. Siamo amici. Almeno con lei non devo sorridere se
non ne ho voglia.
- Di pure ‘che palle’ quanto vuoi, Rob. Quando ti troverai con lo stomaco
bucato allora magari ti ricorderai dei miei avvertimenti- dice dando un morso
alla sua brioche.
- Ma non erano le bevande gassate a perforare le budella?-
Tuttavia la ascolto e tiro fuori il mio triangolino alla
nutella. È una brioche italiana per cui vado letteralmente matto. Se un giorno
una ragazza venisse con un vassoio di queste delizie e mi chiedesse di
sposarla, le direi si a occhi chiusi e bocca aperta.
- Non fa differenza, dato che vai avanti a caffè e coca cola- mi risponde
pensierosa, assorta nell’ennesima rivista di gossip che aveva tirato fuori.
Ogni mattina, assieme a caffè e brioche, era il “vediamo
quanti cazzi nostri si sono fatti moment”.
Oggi non devono esserci belle notizie, ma già lo sapevo. È o
non è una giornata del cavolo? Afferro il suo tono e cerco di capire cosa c’è
in quella rivista che la possa turbare.
- Letto qualcosa di interessante?- chiedo addentando il dolce.
- No, no…che dici? Solita spazzatura, niente di che- dice tornando sorridente e
mettendo via il giornale. Forse la frase più giusta sarebbe ‘nascondendo il
giornale’ dato che lo aveva arrotolato e fatto magicamente sparire nella borsa.
Conosco quel trucco e non posso farmi incantare. Lo facciamo quando troviamo
qualcosa che l’altro non avrebbe mai voluto sapere, o gli avrebbe fatto troppo
male leggere.
- Tira fuori quel giornale - vorbotto buttando giù un sorso di caffè e tendendo
la mano sul tavolo.
- Davvero Rob, questa non la vuoi sapere - dice nascondendosi la borsa dietro
la schiena.
- Lili, per favore. Fammi apprendere la notizia da seduto e rilassato, tanto lo
scoprirò lo stesso quando uscirò da quella porta. Dammi quel giornale - insisto
esasperato facendole segno di darmi quel maledetto giornale. Lei, con aria da
martire, lo tira fuori e lo fa scivolare sul tavolo. Si tira le maniche della felpa
grigia fino a coprire i palmi e si appoggia a braccia conserte sul tavolo in
attesa. Guardando lei per cercare di capire se la notizia che sto per leggere è
una cosa ridicola, una vera, una stronzata o una cattiveria, apro la rivista.
- pagina 24 -
Scorro il giornale fino alla pagina che mi ha detto e, quando ci arrivo, sento
una gran voglia di rimettere quello che ho appena mangiato. Sono letteralmente
disgustato dalla foto grossa quanto l’intera pagina che ho davanti.
-Rob, mi spiace. Vedrai che non è come
pensi, vedrai che magari era ubriaca e non sapeva quello che faceva, vedrai…-
Odio quando fa così. Dare un’alternativa a una realtà troppo ovvia, è uno
spreco di tempo, di fiato e di energie. - Magari è una foto vecchia, guarda ha ancora
i capelli lunghi castani- continua Emilie indicandomi la capigliatura di
Kristen.
Non riesco a parlare, non riesco a pensare, non riesco nemmeno a respirare
tanto sono deluso e amareggiato. È vero sono foto vecchie, foto che non ho mai
visto, ma sono foto di quando stavamo già insieme. Di tre giorni fa.
- Robert…- dice dolce scuotendomi l’avambraccio come a consolarmi.
Non so da dove riesco a tirare fuori le parole, non so come faccio a dire
quello che sto per dire sapendo di mentirle. La conosco bene e starebbe in pena
tutta la giornata per me. Emilie è troppo emotiva.
- Si, Lili…hai ragione, sono foto vecchie. D’altra parte questo è il giornale
che ha il record di cazzate pubblicate, no?- dico accennando un sorriso che non
si beve.
- Robert, vedrai che non c’è niente di vero. Kris non lo farebbe mai…- dice
venendo dal mio lato del tavolo ad abbracciarmi. Le do qualche colpetto alla
spalla. - Su, dai, Lili…non è niente. E’ una montatura. Ora mi vesto e andiamo,
altrimenti Allen ci fucila -
- Ti aspetto fuori allora- dice mentre scende i gradini della mia roulotte,
capendo che mi serviva qualche minuto si solitudine.
Vado all’armadio e…non…non riesco nemmeno a fare un pensiero, a mettere insieme
due parole. Non ci riesco. Apro l’anta e guardo la nostra foto. L’avevamo
attaccata insieme. Era venuta con me il mio primo giorno sul set di questo
film.
Così ogni mattina, quando ti vestirai, penserai a me. E anche quando ti
svestirai, aveva detto ridendo mentre staccava pezzi di scotch con i denti.
Era vestita di blu. Adoravo quando si vestiva di blu. Perché dici che il blu
mi sta bene, amore? già sono pallida di mio, con questo colore sembro
cadaverica! E dire che io adoravo quel colore su di lei proprio perché mi
piaceva la sua pelle così chiara.
La mia mano si alza, da sola, senza che io abbia dato
l’impulso. Si posa sui nostri visi, accarezza il suo, poi si apre e intrappola
la carta fotografica nella sua morsa. Attaccati all’anta sono rimasti i
triangolini di carta incollati con lo scotch. Mi siedo sul letto, le mani nei
capelli e la foto della rivista sembra che mi segua. Riesco a vederla ancora
sul tavolo. Lei, lui…quel bacio…non era vecchia quella foto. Aveva esattamente
tre giorni. Tre.
Ehi amore, mi hai appena lasciata! si, lo so…anche tu mi manchi. Ora ti
lascio, mi chiamano. Di addio ai miei capelli perché li rivedrai in versione
parrucca solo a settembre. Ti amo…
Le avevo comprato io quella giacca, il pomeriggio prima. Era uscita da casa mia
vestita così quella mattina. Le sue all star erano legate in quel modo, la sua
maglietta era la stessa. La sera era tornata con i capelli neri che le
sfioravano a mala pena le spalle. C’era lui li.
Michael? È finito tutto, Rob, non sento più niente per lui. Ogni volta
che mi sfiora, che sto con lui…penso solo a te, ed è questo quello che voglio
ora. Voglio stare con te.
Quanto sono stato fesso, quanto sono stato stupido, quanto sono stato cieco.
Quanto sono cornuto. Fesso, stupido, cieco e cornuto. Nuovo nome per me: Robert
Thomas Fesso Stupido Cieco gran Cornuto Pattinson. Dovrò rifarmi i documenti.
Chissà se il mio nuovo nome ci sta tutto sulla patente? E quali lettere
prenderanno per il mio nuovo codice fiscale?
Un toc toc alla porta mi ricorda che Emilie mi sta spettando e che,
nonostante tutto, il mondo va avanti. Il mio si è appena fermato, però.
Mi vesto in fretta con le prime cose che mi capitano a tiro ed esco. Ora non
sono più me, sono quello che la gente vuole, e il me che la gente vuole ha un
gran sorriso sulle labbra e la mano sempre pronta ad alzarsi e salutare. Per
loro io e Kristen non siamo una coppia, per loro lei non c’è nella mia testa.
Ma c’è, e c’è anche lui con lei, Michael, nel Rob che ho chiuso dentro la
roulotte.
Seguo Emilie ascoltandola mentre chiacchiera del più e del meno per non farmi
pensare. Inutile.
- Ragazzi! Ragazzi, ragazzi, ragazzi…grandi notizie per voi!- trilla Allen
avvicinandosi a braccia aperte con un sorriso che va dall’orecchio destro al
sinistro.
Allen, il nostro regista, è un tipo piuttosto eccentrico, sia nel modo di
vestire che di essere. È il classico tipo che ha uno sbalzo d’umore ogni trenta
secondi in media. Se dici che soffre di disturbi da personalità multipla è
praticamente un complimento. Però è un genio. È un Tim Burton, solo…in versione
arcobaleno.
- Quanto grandi?. chiede Emilie incrociando le braccia e disponendo il viso con
fare sospetto. Le grandi notizie di Allen, in genere, riguardano le location
che ci erano finalmente state concesse, i finanziamenti della Summit
raddoppiati per le riprese o qualche critica favorevole sul nostro lavoro.
- Enormi- dice entusiasta.
- Spara- lo invita Emilie.
- Chiamate i vostri agenti, ditegli di prenotarvi un aereo e di mettervici
sopra per due settimane. Siamo a buon punto con le riprese ed è con grande
gioia che vi annuncio che avete due settimane di vacanza- dice sventolando una
camicia tutta fiori hawaiana che non capisco da dove sia uscita. Non mi lascia
il tempo di chiederglielo perché saltella da un lato all’altro peggio di una
gazzella a cui sono stati dati degli steroidi e si allontana.
L’avevo detto che quella era una giornata di merda, talmente di merda che mi ha
regalato due settimane libere. Non è solo di merda, a quanto pare. È una vera,
autentica giornata da letamaio.
Emilie mi schiocca un bacio sulla guancia e mi augura buone ferie, schizzando
via a telefonare da qualche parte, e io mi ritrovo da solo.
Me stesso.
Non qualcun altro.
Per due settimane.
Due settimane in cui avrei pensato.
Pensare ed essere soli fanno una pessima accoppiata.
Piuttosto che pessima, direi pericolosa.
Torno alla mia roulotte e senza manco togliermi le scarpe mi butto sul letto.
Mentre mi caccio il cuscino sopra la testa , sfioro inavvertitamente il tasto
della segreteria.
Lei ha 3 messaggi.
Ma quanto sono ricercato!
Ehi Rob! Allen mi ha appena detto. Dove vuoi andare in vacanza? Messico, Cuba o
Brasile? Quando hai deciso fammi un fischio! Biiip.
Jake, il mio agente, aveva scoperto da poco che io avessi la segreteria telefonica
in camera e da quando aveva appreso la notizia, non faceva altro che registrare
messaggi idioti o usarla anche quando eravamo nel raggio di 5 metri l’uno
dall’altro.
Rob, tesoro come stai? Non ti preoccupare sicuramente non è nulla. Sarà
sicuramente una montatura. Comunque ho nascosto il giornale a mamma per
evitarti migliaia di telefonate. Sta su, che non è niente, vedrai! Ah quand’è
che vieni? Le tue nipoti non vedono l’ora di vederti sai? Bacio ciao! biiiip.
Mia sorella Lizzy. Ha nascosto la rivista a mamma. Mia madre adora Kris, non la
finiva mai di dirle quanto fosse bella e quanto fosse contenta che avesse
scelto me. Povera mamma, se sapesse…
Amore! non ci crederai, già lo so , ma mentre tu ora sei sicuramente sul set
io sono su un aereo diretto a…NEW YORK! Ho tre giorni liberi e non vedo l’ora
di passarli con te! Ci vediamo tra qualche ora! Un bacio. Biiiip.
Alzo di scatto la testa e guardo l’ora. Le 11,07. Non ci avrebbe messo tanto ad
arrivare. Era a Phoenix e il messaggio e di sole sette ore fa. Cazzo. Dovevo
sparire di li nel giro di pochi minuti per essere certo di non incrociarla. Non
la voglio vedere.
Mi alzo di scatto dal letto e ne caccio da sotto il mio borsone. Spalanco le
porte dell’armadio, raccolgo tutti i vestiti in una sola bracciata e li
schiaccio come viene viene nella valigia. In bagno rovescio tutto in un beauty
da viaggio e lo faccio sparire nel borsone. Afferro al volo i miei Ray Ban e il
mio cappellino degli Yankies ed esco.
- Scusi, la roulotte di Robert Pattinson?- chiede una voce che ben conosco alle
mie spalle. È già arrivata cazzo.
- E’ quella là, signorina- risponde quella di un uomo.
- Oh grazie mille -
- Signorina? mi fa un autografo? Sa… mia figlia… -
- Certo -
Grazie figlia dell’uomo misterioso! Se ti trovo io non ti faccio un autografo,
ma ti porto a cena e ti bacio pure! Kris è alle mie spalle e approfitto del
fatto che sia bloccata a firmare per scapparmene via. Non posso prendere la
macchina, non ho avuto ancora il tempo di affittarne una, così, per quanto
possa sembrare poco stilosa come uscita, monto sulla mia bicicletta sgangherata
di scena e cerco di allontanarmi il più possibile.
Perché sono scappato? Non sono io quello che ha qualcosa da nascondere! Non
sono io quello che ha tradito! Avrei dovuto restare li e fare scenate…e
spaccare qualcosa…e gridarle tutto il mio disgusto. Ma sono scappato.
Non so dove stessi andando, non so a cosa stessi pensando. Avevo due settimane
per sparire dal mondo. Volevo sparire dal mondo.
Girai in bici con il mio borsone a tracolla per un bel po’ di ore, ora non so
più quante. Mi sono fermato, forse verso l’una, a mangiare un hot dog per
strada, ma poi avevo ripreso a pedalare.
Non potevo sparire dal mondo in bicicletta, già c’erano troppi visi che si
giravano e mi indicavano col dito. Dovevo prendermi un’auto, subito. Quella
sarebbe stata la prima tappa. E la seconda, un negozio di articoli sportivi
dove avrei comprato tenda e viveri per andare in eremitaggio due settimane.
Un’immagine di me stile David Crocket a girare un mashmallow sul fuoco mi
suggerì che non era una buona idea. Stavo diventando pazzo. Però della macchina
avevo bisogno.
Mi diressi verso un autosalone che avevo incrociato durante la mia fuga. Non
potevo andare da quello di fiducia, altrimenti…beh non so chi dovessi depistare
però non mi fidavo.
Non diedi molta retta al commesso mentre mi mostrava macchine su macchine. Io
volevo un catorcio talmente malandato da doverlo spingere e con i vetri scuri,
ma sembrava che le mie due richieste non fossero conciliabili in un unico
mezzo. Scelsi i vetri scuri a scapito del catorcio. Almeno dentro la porche con
cui stavo uscendo dal garage poteva esserci chiunque.
Un problema era risolto. Mancava il secondo. Ossia dove avrei dormito?
Stavo passando in rassegna tutti gli hotel di New York che
conoscevo quando ad un certo punto una ford grigia mi viene addosso. Provo a
inchiodare ma non serve. Lo schianto è inevitabile. Baaaaaang.
- Ma che cazzo fai?- urlo incazzato come una bestia scendendo dalla macchina.
Una signorina tutta vestita di beige cerca disperatamente di uscire
dall’abitacolo della sua macchina invasa dall’air bag. Appena riesce
nell’impresa scende e controlla i suoi danni prima di gridarmi addosso - Io?
guarda che ho la precedenza!-
- Ma che cazzo dici? Questo è un incrocio di pari importanza! Dovevi guardare
prima di tirare dritto!- le grido io in risposta, come nelle migliori liti tra
incidentati. Mi è venuta letteralmente addosso e la colpa è mia???
- Ma dove l’hai presa la patente? Avevo la destra libera, IO! Sei tu quello che
doveva guardare!-
- Io ho guardato, signorina, ma non si sfreccia a cento all’ora nelle strade
secondarie, te lo hanno mai detto?- grido ancora.
Non avevo guardato, ma lei doveva comunque fermarsi prima di
passare. E il codice del bravo automobilista tamponato e incazzato detta una
regola in proposito a questo tipo di incidenti, ossia negare. In questo caso è da
negare il fatto che io possa definirmi un vero automobilista, ma non è il caso
di dirlo a questa signorina che guido notoriamente da cani.
- Non stavo andando a cento all’ora! Già tanto se sfioravo i quaranta!-
- Si, si , come no!- sbuffo lasciandola perdere. Bolla sulla sinistra per lei,
sulla destra per me, uguale torto mio. Implacabile legge della dinamica.
- Ora tu aspetti qui e mi fai il cid- dice infilandosi nell’abitacolo della
sua…macchina?
Si può definire macchina un catorcio simile? La vernice
sembra si stia aggrappando con le unghie e con i denti per non staccarsi
definitivamente dalla carrozzeria, è disseminata di bolli e graffi ovunque e i
copri cerchi sono tutti sbeccati in più punti. Almeno sembra pulita. Non ha una
riga sola di fango nemmeno vicino alle ruote. Una vera combattente. la
signorina. Per la serie ‘andiamo in giro con l’armatura tutta intaccata, segno
delle nostre vittorie e sconfitte, ma almeno lucida come uno specchio!’. Quella
era la macchina che cercavo io. Peccato per i vetri scuri.
- Che?!-
- Mi fai il cid - ripete riemergendo dalla plastica sgonfia
dell’air bag.
- Ma io non faccio proprio niente. Quanto ti costerà riparare questo catorcio?
Cinquanta dollari? Te li do in contanti e faccio prima- dico cercando di
evitare di darle le mie generalità.
Non voglio togliere nemmeno gli occhiali da sole, altrimenti
mi sarei dovuto trasformare nel “Pattinson della gente”, e ne ho zero voglia,
al momento.
- Sarà anche un vecchio macinino, ma mi ci vorranno più di cinquanta dollari
per rimetterla a posto -
- Te ne do cento al massimo - sbuffo ancora prendendo il portafogli dalla tasca
posteriore dei jeans.
- Non spetta a te decidere. Lo farà il liquidatore dell’assicurazione. Spero tu
abbia la casco per il tuo macchinone!- mi risponde incrociando le braccia sotto
al seno. Decisa, la ragazza! Proprio non ne vuole sapere di una soluzione
amichevole ed equa, vuole il sangue! E le mie generalità. Ma porca vacca, mi tocca
fare pure il gentile!
- E’ in affitto, per forza che è assicurata-
- Sono contenta per te. Ora mi dai le tue generalità?- insiste indicando il
modulo.
Ok. Rob fa questo sforzo. Sii gentile e carino e metti da
parte la tua voglia di sfogare tutta la rabbia della giornata su questa innocente
(innocente il cazzo, mi ha frantumato un fanale!) fanciulla.
- Robert Pattinson- borbotto.
Evidentemente non mi crede, perché abbassa di qualche
centimetro gli occhiali da sole sul naso per essere certa del fatto che io dica
la verità. La imito e mi trovo a fissare un viso molto grazioso, con profondi
occhi verde chiaro, quasi azzurri, incorniciati da delicate sopracciglia nere. Un
paio d’occhi che sono letteralmente l’inizio e la fine, e perché no? Anche il
centro del mondo stesso.
Suppongo che il centro del mondo si trovi ad altezza stomaco
per me, visto il nodo in cui si è appena inspiegabilmente stretto.
Anche lei sembra impressionata, ma non mi permetto certo di
dire che anche lei sia rimasta incantata dai miei occhi come lo sono io dei
suoi. È solo il mio nome che fa quest’effetto di solito.
- Ok Robert- dice tornando l’aggressiva di prima - Pensi di essere in grado di
compilarlo da solo o devo scrivere io?-
Faccio schioccare la lingua e incrocio braccia e gambe mettendomi comodo sul
cofano della sua macchina. Non posso fare a meno di guardarla per intero. È
molto carina. No, dire carina non rende giustizia. È semplicemente uno schianto
di ragazza.
Gambe lunghe e snelle, vita sottile, morbidi capelli neri
che ricadono ribelli sulla schiena… è perfetta. Perfetta. Ma a parte questo…
- Il mio numero di telefono memorizzatelo sul cellulare,
preferisco. Non lo spreco per la carta dell’assicurazione-
Risulto spaccone persino alle mie orecchie, ma questo non
sono io, è l’altro me.
Lei guarda al cielo e, sbuffando, si china per scrivere i suoi dati sul suo
prezioso Cid. Nel frattempo io mi accendo una sigaretta e da sopra la sua
spalla mi metto a leggere quello che scrive. Si chiama…Alessia? Più giù leggo
che è nata a Firenze, quindi è italiana. Strano, non l’avrei detto. Deve essere
qui negli States da molto, perché persino nel modo di parlare sembra una
newyorkese doc. Appare stronza quanto una newyorkese doc. Perfetta e
stronza. Un binomio inscindibile, di questi tempi.
Dopo qualche minuto mi porge la penna e si tira gli occhiali da sole a
cerchietto sopra la testa.
- Me la tieni, per favore? Non voglio far cadere la cenere sul tuo prezioso
modulo- dico porgendole la sigaretta per farla innervosire ancora di più. Così,
tanto per... Se non posso sfogarmi, perché non divertirmi? Lei la prende
stizzita dalla mia mano e la mette tra le sue labbra.
- Non ho detto fumatela - dico ridendo mentre scrivo i miei dati.
- Considerala parte del risarcimento. Falla rientrare nei danni morali.-
Sagace la ragazza e dalla battuta pronta, quasi quanto me.
Mi prendo tutto il tempo per scrivere con calma i miei dati (al momento del
codice fiscale mi vengono di nuovo in mente le lettere del mio nuovo nome),
lasciandole il tempo di finirsi la MIA sigaretta in santa pace.
- Fatto. Ora dammi il tuo numero di telefono- dico togliendole la sigaretta
dalle labbra e mettendola tra le mie per prendere l’ultima nota che aveva
lasciato.
- Come?-
- Il tuo numero di telefono per tenerci in contatto per l’assicurazione,
sveglia- dico ridendo e tirando fuori il cellulare dalla tasca. Ci sono 23
messaggi, ma li ignoro. Per ora li ignoro e mi lascio dettare i suoi numeri di
telefono.
- E così, Alessia, eh? Sei italiana?-
- Ma va? Che intuito!-
Mamma mia che acida! Un ragno al limone. No, proprio ragno
no. Magari una sirena al limone. Insomma, la regina delle stronze acide.
- Scusa, era per fare un po’ di conversazione- dico alzando le mani in segno di
resa. Spengo la sigaretta e decido che è ora di metter fine alla mia farsa da “gentil’uomo”,
per tornare a pensare al mio problema irrisolto, ossia il tetto sotto cui avrei
dormito.
- Allora Alessia dall’Italia… vediamo se il tuo ferrovecchio si accende- sbuffo
scansandola e infilandomi nell’abitacolo. Il rombo del motore si fa subito
sentire come schiaccio l’acceleratore e lei sorride piena di soddisfazione.
- Caspita non mi aspettavo tanto- dico seriamente colpito
scendendo dalla macchina. È veramente bella. Stronza ma bella. La sua bocca a
bocciolo poi è particolarmente… Rob, basta. Automobilista incazzato e gran
cornuto, ricordi?
- I ferrivecchi circolano ancora proprio per questo. Sono molto resistenti- mi
risponde a pochi centimetri dal naso. Si avvicina come se mi stesse lanciando
un guanto di sfida.
- Non fa una piega come discorso. Ma vedrai che anche la mia si accenderà anche
se so che mi stai augurando di no- rispondo a un soffio dal suo viso.
Ha degli occhi veramente splendidi, impossibile non
guardarli. Verdi chiari chiari con il contorno più scuro. E giuro di aver
visto, nonostante le mie diottrie siano andate a spasso con i flash, delle
pagliuzze blu cobalto vicino all’iride. Sono letteralmente ipnotici. Oh Rob!
Piantala di pensare a quanto siano belli i suoi occhi e porta il culo sulla
macchina. E vattene, come avevi detto. Mi rimetto gli occhiali da sole e torno
al posto di guida della mia macchina. Si accende. Giusto per innervosirla un
altro po’, do qualche colpo d’acceleratore e abbasso il finestrino passeggero.
- Anche la mia si difende bene, trovi?-
- Sero ti si stacchino i cerchi mentre corri- ribatte con sguardo omicida,
manco stesse facendo il malocchio ai miei cerchi in lega, salendo su quel relitto
che è la sua macchina. Lotta qualche secondo con l’air bag, e infine accende il
motore. Le faccio cenno di passare, da vero gentil’uomo e le dico - Ci sentiamo
dolcezza-
- Vedi di non fare un altro incidente, Pattinson. Devi prima pagare i miei di
danni- risponde con tutta l’acidità di cui ancora dispone. Sembrava averne
scorte infinite.
La guardo allontanarsi e poi parto. Fantastico. Ora che ho fatto un incidente
stradale con “la stronza”, devo per forza restare a New York per via
dell’assicurazione. E ora che posso essere di nuovo me stesso, mi è concesso di
dirlo. Ma che razza di giornata di merda!
foto di Rob e Kristen nell'armadio
foto di Kristen e Michael nel giornale
|
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Capitolo 3 *** Crawl ***
3
Dopo una giornata così, fatta di licenziamenti ancora prima
di essere assunte e di incidenti stradali con sconosciuti o quasi, c’è da
biasimarmi se appena arrivo a casa la prima cosa che guardo è il frigo? Io mi
sento in colpa già solo a guardarlo, ma sono troppo a terra per pensare ai giri
di corsa dell’isolato che dovrò fare per smaltire quello che mangerò da qui ai
prossimi cinque minuti e per l’intera serata.
Tempo di togliermi i vestiti porta-sfiga e mettermi comoda che
sono già sul divano con una scatola di muffin al cioccolato e una bottiglietta
di the alla pesca. Svogliata e disperata, accendo la tv sperando che sulle reti
italiane, vista l’ora, ci sia uno di quei programmi tipo Forum per vedere gente
che si scanna e si fa a botte perché la signora del quinto piano ha un pesce
rosso nonostante, bello grosso, appeso nell’atrio del palazzo, ci sia l’avviso
“è vietato tenere animali in questo condominio”. Vedere che c’è gente più
depressa di me per dei motivi idioti mi fa sentire quasi normale. Trovo il
tanto desiderato programma e sprofondo nel divano.
Dopo un’ora e mezza di muffin il mio stomaco reclama altro e decido che imbottirmi
di schifezze è il minore dei miei mali. Ordino una pizza gigantesca e inizio a
gironzolare per casa.
Casa mia è un grande attico, più che attico una mansarda soppalcata da un lato.
Adoro casa mia. Ultimo piano, finestre tanto grandi che fanno entrare un sacco
di luce a qualunque ora del giorno, palchetto ovunque tranne che in bagno. In
due pareti su quattro più le colonne avevo lasciato la pietra a vista che
doveva aver messo il precedente inquilino e il resto l’avevo verniciato di un
tenue color panna. È una casa spaziosa ma calorosa e accogliente. Forse troppo
grande per una persona sola ormai…comunque, la adoro.
Dopo venti minuti di gironzolamenti e zapping, suona il campanello. Pizza! La
prendo e me la porto di sopra in camera da letto. Se mi metto a fare qualcosa
di manuale, magari la smetto di pensare a quanto questa sia stata una giornata
da piazzare al primo posto nella hit parade delle mie giornate di merda.
Appoggio la pizza sul pavimento e mi armo di cacciavite, viti e staffe. Mi
siedo sul pavimento e prendo il primo tronco facendo attenzione a non rompere i
rami. Ci avevo messo una vita a segarli e scartavetrarli ad arte e rovinare la
mia opera più bella e impegnativa, non era proprio il caso.
Prendo una fetta di pizza e le do un morso studiando con gli occhi i pezzi per
la struttura del mio letto made by me.
- Se continui a mangiare muffin e pizza dubito di poterti ammirare di nuovo
sulle pagine di un giornale -
- Zitto Matt, ho avuto una giornataccia- mugugno non alzando gli occhi dal
primo tronco. Forse dovevo prendere anche dello spago grosso. Ci sarebbe stato
bene e avrebbe reso la struttura più solida.
- Lo so- dice sedendosi sul mio letto e andando a sbattere con gli stinchi,
come sempre, contro il bordo sporgente della struttura.
- Perché non ti sei fatto vivo, allora? Avevo bisogno di te- gli rispondo
addentando un altro morso di pizza e continuando a pensare a spago e viti.
- Non avevi bisogno di me, te la sei cavata benissimo da sola- dice sdraiandosi
sul materasso con le gambe a penzoloni.
- Si, come no - sbuffo. Talmente bene che me l’ero data letteralmente a gambe
dallo studio di Gary Marshall, avevo mandato a ‘fanculo mezza New York e fatto
un incidente stradale. Senza contare che la mattina non ero riuscita a scattare
nemmeno una foto. A parte questo, direi che andava tutto alla grande. Ma per
favore! Lo guardo esasperata e mi alzo dal pavimento. È ora di trapano e
chiodi. Meno male che il soppalco su cui avevo sistemato la camera da letto era
spazioso, altrimenti non saprei dire proprio come avrei fatto a posizionare
quello che restava di due alberelli alla distanza giusta per inchiodarli
insieme con tre rami lunghi e sottili.
- Ma non sei mai stanca di rivoluzionare di continuo questa casa? Mi hai rotto
le scatole per un sacco di tempo per questo letto senza testiera, che sembra
più un futon che un letto, e ora che ci fai? Lo rovini bucandolo ovunque e
inchiodandoci rami secchi?- . Matt proprio non capisce. Ho bisogno di tenermi
occupata, sempre. Devo spiegarglielo io?
- Non ho avuto il posto, ergo non posso comprarmi quel letto fantastico che ho
visto sulla East. Quindi me lo faccio da sola - dico dando la prima martellata
per fissare la prima sbarra. Ci avevo messo mesi a raccogliere e preparare
tutto il materiale, sperando però di doverlo utilizzare per altre creazioni e
non per il letto. Quello sarebbe stato il mio regalo di assunzione.
- E questo ti da il diritto di sradicare alberi dalle strade?- mi chiede dal
letto.
- Non li ho sradicati io, e lo sai. Li hanno sradicati altri. Li ho solo
scartavetrati e tagliati secondo le mie necessità - rispondo battendo il
martello sul chiodo fino a quando non entra. Ne pianto ancora uno per essere
sicura della solidità e poi passo all’altro legno, da piazzare un po’ più
sotto.
Fare questi lavori di bricolage mi aiuta. Mi distrae. Mi aiuta a non pensare e
a scaricare le mie energie. Molte cose nella nostra casa…cioè nella mia casa,
le ho fatte io.
Checché Matt ne dica, non sto inchiodando solo rami secchi. Sto realizzando il
mio letto da fiaba. Il mio letto a baldacchino da principessa dei boschi. Avevo
anche comprato in un vecchio e polveroso negozio di tessuti il tulle e la garza
bianca per le tende da appenderci una volta finito.
- Ma anziché stare qui a giocare a fare Geppetto, che ne diresti di uscire Ale,
magari con un ragazzo? O almeno con degli amici - dice Matt togliendomi il
martello di mano. Ma quando si era alzato? Alzo la testa e lo guardo. Quegli
occhi neri erano tutto il mio mondo. Quei capelli mossi un po’ lunghi che gli
scendevano sulla fronte facevano da cornice ad una vera e propria opera d’arte:
il suo viso. Quegli occhi profondi, quel naso così dritto e perfetto, e quelle
labbra…Dio sarei morta su quelle labbra, così piene e ben disegnate. L’amore
della mia vita mi chiede di uscire con un ragazzo. Senza che me ne rendessi
conto lo trovai seduto di fianco a me, ad abbracciarmi e asciugarmi le lacrime
con le dita.
- Scusami Ale, scusa, scusa, scusa, scusa- sussurra al mio orecchio cullandomi,
mentre i miei singhiozzi si fanno più forti.
Come poteva mai chiedermi una cosa del genere? Come? Come avrei potuto anche
solo pensare di uscire e divertirmi senza di lui? Quella giornata era già stata
un inferno da sola senza che ci si mettesse pure lui con le sue solite frasi. È
meglio se esci, Ale. Prima o poi dovrò andare via, Ale. Perché ti
ostini a restare un’infelice, Ale ? Sempre le stesse frasi, che finivano
ogni volta per toccarmi nello stesso modo e ogni volta a portarmi alle lacrime.
E ogni volta era lui a consolarmi. Lui a ferirmi, lui a ridarmi il sorriso, lui
a farmi sentire viva, lui a restarmi accanto quando nessuno era riuscito a
farlo. Lui che io non lasciavo mai andare via. Lui per cui io sarei morta
volentieri pur di dargli la vita.
- Dai tesoro mio, calmati- mi sussurra all’orecchio.
Annuisco con la testa accettando un fazzoletto. “sono qui per te” dice
affondando le sue lunghe dita affusolate nei miei capelli.
- Non alla Grey’s Anatomy, vero?- dico tra i singhiozzi, cercando si fare la
spiritosa.
- No, amore. Non alla Grey’s Anatomy- mi risponde paziente con un largo e tenero
sorriso sulle labbra.
- Lo vuoi finire questo letto? Ti aiuto?- dice ridandomi il martello, per
cambiare discorso. Annuisco asciugandomi quel che resta delle lacrime con
il dorso della mano e gli sorrido.
Passammo tutta la sera a montare tutti i pezzi del nostro…mio letto, ridendo e
scherzando, non pensando più alle lacrime di prima, né alla mia brutta
giornata.
A lavoro finito ci appoggiamo alla ringhiera del soppalco e guardiamo con aria
critica la nostra opera.
- È venuto bene, no? beh mancano le tende, ma le taglierò
domani in negozio per ammazzare il tempo- dico beandomi della genialata dei
doppi bastoni per le tende che mi era venuta.
- Mmm…di che colore sono?- chiede lui incrociando le braccia al petto.
- Bianco panna, te l’ho già detto. Ma mi ascolti? - chiedo stupita.
Lui si ricordava sempre tutto. Ero io la smemorata cronica
del nostro duo. Ma il suo sorriso amaro mi fa ricordare la triste realtà. Più
tempo passa, più dimentica. Sento il mio cuore ritirarsi, farsi sempre più
piccolo fino a scomparire. Ancora poco e l’avrei perso. Poco tempo. Troppo
poco.
- Abbiamo ancora tempo, amore- dice cercando di tirarmi su e venendo a circondarmi
con le sue braccia. Ma io so che non è così, so che mente. Abbiamo avuto già
fin troppo tempo, più di quanto agli altri ne viene concesso.
- Dai, andiamo a letto tesoro- dice cullandomi nel suo abbraccio.
Mi avvicino per dargli un bacio, ma lui si scosta. - Sai che non posso-
- Ti prego, ne ho bisogno- lo supplico.
- Perderemo giorni…-
- Lo so…-
- E allora non chiedermelo-
- Ti prego-
Sospira. E mi bacia, come solo lui sa fare, con tutte le emozioni che solo lui
sa darmi, con il tocco leggero che solo lui ha, con tutta la passione e la
dolcezza che ha. Le sue labbra fredde e morbide accarezzano le mie, la sua
lingua le disegna, le bagna e le fa fremere di desiderio. Il mio cuore inizia a
correre all’impazzata, il sangue scorre sempre più veloce dentro le mie vene.
Ah se solo potessi strapparmi in cuore e raccogliere tutto quel sangue e
donarli a lui.
Le sue mani scivolano leggere tra i miei capelli, tenendo la mia testa vicino
alla sua. Le mie si aggrappano alle sue spalle, con la paura che lui possa scomparire
da un momento all’altro.
Lo stavo perdendo, e più lo baciavo, più lo sentivo scivolare via. Lo volevo
tenere con me, lo volevo stringere fino a farlo entrare nel mio corpo per dagli
un posto in cui abitare, un posto dove poter essere vivo.
- Matt…- sussurro bisognosa.
- Ale…no - sussurra senza interrompere il bacio. Ha capito. Capisce sempre dove
voglio arrivare.
- Per favore - lo prego ancora. Ho un disperato bisogno di sentirlo dentro di
me, di farlo entrare e dagli il mio corpo, di dargli vita.
- Se ne andranno via mesi, amor mio- sussurra sulle mie labbra, fronte contro
fronte.
- Lo so, ma io…voglio…-
- Sai quanto mi costa dirti di no?- sussurra ancora. Un rumore più forte di un
sussurro avrebbe rovinato tutto.
- Ha senso avere tutto questo tempo senza poterti avere? Voglio poterti sentire
in ogni modo possibile prima che tu muoia- dico stringendomi a lui, arricciando
la sua maglietta preferita sotto le mie dita.
- Ale, io sono già…morto - dice guardandomi triste, allontanandosi dalle mie
labbra.
Sentirglielo dire, ogni volta mi faceva precipitare in un
baratro senza fine. Sentivo il mio corpo svuotarsi, le ginocchia molli…era terribile
accettare la realtà. Lo è anche adesso.
- Ale…tesoro…non ho più molto tempo…se…se io ti dico si…ne resterà davvero
poco…- dice stringendomi sempre di più a sé.
- Ti prego…- lo imploro ignorando il dolore che mi provoca questa scelta.
Averlo un’ultima volta, sarebbe valso molto di più di mesi e mesi a vederlo
scomparire lentamente.
Sospira, mi accarezza. - Amore…voglio una promessa in cambio-
- Tutto quello che vuoi-
Ormai piango senza freni. Le lacrime scivolano veloci sulle
mie guance, una dietro l’altra, senza sosta, annebbiandomi la vista, privandomi
dei suoi occhi neri.
- Voglio che tu trovi qualcuno Ale. Sono passati più di otto mesi. Non chiudere
fuori il mondo, non smettere di vivere. Non posso andarmene sapendoti sola e
triste…ho bisogno di sapere che hai qualcuno, fosse anche solo un’amica…- dice.
È serio, le sue parole non mi lasciano spazio di compromesso. Prendere o
lasciare. Gli rispondo con un bacio. Non voglio dirgli di si con le parole. Fa
già abbastanza male dirle nella mente.
Sospira. Le sue mani mi riavvicinano al suo corpo, scivolano sui miei fianchi,
mi accarezzano fredde e leggere. Scivolano sotto la maglietta e la sollevano,
la sfilano, la lanciano sul pavimento. Le mie tracciano il contorno del suo
viso, come se non lo conoscessero già a memoria. Si stringono nei suoi capelli,
accarezzano il suo collo, scendono sulle sue spalle e sempre più giù a sfilare
la maglietta che mi nasconde la grazia del suo corpo d’angelo. Il mio angelo.
Mi stende dolce sul nostro letto e sfila i miei pantaloncini. È delicato, è
passionale, è forte, è deciso, è tenero. Le sue labbra morbide abbandonano le
mie per andare a caccia sul mio collo e portarmi via sospiri, uno dopo l’altro.
Lo sento. Lui è sicuramente frutto della mia immaginazione, ma lo sento. Sento
la sua mano dietro la mia schiena che tiene legati i nostri bacini, quella che
abbassa la spallina del mio reggiseno e scende a intrecciarsi alla mia. Sento
le scie bollenti che la sua lingua lascia sulla mia pelle. Sento il suo corpo
muoversi sul mio. Sento.
Fare l’amore con lui quella notte era la cosa più bella che mi fosse capitata
da quando lo avevo perso. Quando entrò dentro di me, lo trattenni il più
possibile fermo. Non potevo sopportare che lui mi lasciasse, non ancora. Ma
quando si mosse, credo di poter dire di aver visto ad occhi aperti il paradiso.
E lui non poteva che farne parte. Il mio corpo rispondeva al suo tocco,
esattamente come lo facevano i tasti del suo pianoforte mentre suonava per me.
Solo lui poteva suonare, solo lui conosceva lo spartito.
- Amore…- sussurra sulle mie labbra quando la magia finisce.
- Ti prego no…- sussurro capendo che era il momento di salutarsi per quella
sera.
- Devo, o non avrò più forze per stare con te - dice scivolando al mio fianco
sotto al lenzuolo.
- Ma gli angeli non restano perché hanno delle faccende in sospeso?- gli chiedo
sperando in un si. Gliel’avrei resa impossibile, così lui sarebbe rimasto per
sempre con me.
- Hanno un tempo limite per farlo, amore mio - dice baciandomi la fronte.
- Qual è la tua?-
- Non posso dirtelo, o non riuscirò mai a risolverla-
Sorride, sa che ha azzeccato il mio intento.
- Tornerò, non temere. Fino a che potrò io tornerò sempre da
te, e ti aiuterò a mantenere la tua promessa -
Sto per replicare, ma il suo indice freddo si posa sulle mie
labbra, impedendomi di protestare.
- Dormi bene, cuore mio - sussurra
mentre già il suo corpo inizia a dissolversi.
- Aspetta-
Ma lui se n’è già andato. Allungo la mano sul materasso e
tutto ciò che trovo è solo il vuoto e tante, tante lunghe piume bianche.
Succedeva sempre quando si indeboliva troppo. È il segnale. Non c’è più tempo.
Ale e Matt
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Capitolo 4 *** Complicated ***
cap 4
Oggi non
ho proprio voglia di aprire il negozio. Avrei voluto solo starmene a letto con
le mie piume d’angelo, tenendo gli occhi chiusi e rivivendo all’infinito i
momenti passati con Matt ieri sera. Ma, ahimè, quando c’è un affitto da pagare,
diventa difficile conciliare quello che vorresti fare con quello che devi fare
per forza.
Ancora con la testa tra le nuvole, tiro su la saracinesca del negozio e apro la
porta con le chiavi.
“Photo shop, le vostre foto dal
1895”. Ecco dove
mi chiudo per tre giorni a settimana. Tutti i lunedì, i mercoledì e i venerdì.
Appartiene a Henri Cartier Bresson, grande fotografo della seconda guerra
mondiale e del dopoguerra ora in pensione, che a sua volta lo aveva ereditato
dalla prozia della sua defunta moglie, fotografa anche lei. È uno di quei
laboratori fotografici per lo sviluppo che, a parte i macchinari nel
retrobottega e un computer della preistoria, di moderno non ha proprio nulla.
Entrare tra quelle pareti foderate di pannelli di mogano scuro, stipate da
mensole su cui facevano bella mostra vecchi pezzi di storia della fotografia,
mette un po’ d’inquietudine. Il Magie Sinister di Harry Potter, in confronto
pare un negozio di giocattoli. Ci occupiamo solo di macchine fotografiche a
pellicola, non vendiamo usa e getta e tanto meno, sarebbe stata una vera
eresia, macchine fotografiche digitali.
Il signor Cartier, come la gran parte dei fotografi, preferisce la pellicola.
Solo che è un tantino più fiscale di tutti gli altri fotografi che, ormai,
riconoscono la necessità di dover ricorrere al digitale di tanto in tanto. Il
mio capo aveva deciso di mantenere le vecchie tradizioni (già era tanto che per
lo sviluppo dei rullini dei clienti mi facesse usare i macchinari,
risparmiandomi tutta la fase del fissaggio in soluzione salina) e per questo
motivo, visto che la Kodac ha alzato bandiera bianca nei confronti delle nuove
tecnologie mettendo fuori commercio i rullini, ha stabilito la chiusura
definitiva della bottega per fine anno. E questo per me vuol dire
licenziamento. Che è ovviamente molto peggio del lavorare solo tre giorni alla
settimana.
I clienti
del “photo shop” sono ormai vecchie signore che vedono la tecnologia troppo
avanzata come la personificazione del demonio, che va combattuta mantenendo
viva la tradizione. Per questo, non fanno altro che immortalare i loro gatti e
nipotini pachidermici in 36 scatti la settimana. Vecchie vedove noiose e acide.
Le mummie clienti del negozio non avevano visto di buon occhio la mia
assunzione avvenuta due anni fa. Il nipote del signor Cartier aveva deciso di
andarsene in giro per il mondo , seguendo le vie dell’avventura per raccogliere
materiale valido per una mostra, ma sinceramente quel venticinquenne di mezza
età con la riga di lato, il papillon e una scopa perennemente infilata nel
didietro, ce lo avrei visto più in un museo del risorgimento a fare la muffa,
piuttosto che tra le vie di Copa Cabana con una macchina fotografica al collo e
un mohjito in mano. Da quando lui aveva lasciato la gestione del negozio, io
avevo preso il suo posto, e non per vantarmi, ma ero una sferzata d’aria fresca
la dentro.
Come dicevo, le signore gattare non hanno visto di buon occhio la mia
assunzione già solo per due motivi fondamentali: ho un tatuaggio alla base del
collo che lascio scoperto tirando su i capelli giusto per farle incazzare di
più, e mi vesto troppo colorata per il loro modo bigotto di intendere la moda.
A parer loro, con un vestito alla Rita Levi Montalcini sarei stata molto più
decorosa. Bella roba sarebbe stata vestirsi di velluto per una che è allergica
alla polvere in modo preoccupante. Il fatto di doverle sopportare solo tre volte
a settimana però mi consola. Il fatto che fosse sufficiente tenere aperto tre
giorni per raggiungere l’incasso necessario per non andare in perdita, aveva
convinto il signor Cartier a darmi questo lavoro part-time per consentirmi di
svolgere il mio lavoro da free-lance, occupazione verso cui lui era
particolarmente accondiscendente dato che lo era stato anche lui in gioventù.
Ed anche oggi eccomi qui. Nuovo giorno, stoffe nella borsa e tanta pazienza.
Oggi ho
solo quattro rullini da sviluppare, un ingrandimento, e cinque consegne. Ho
tutto il tempo per tagliare le tende del mio letto e iniziare anche a
cucirmele.
Sbrigo in fretta gli sviluppi e (purtroppo è passata solo un’ora) mi siedo allo
sgabello alto dietro al bancone a studiarmi come tagliare la stoffa.
Matt non verrà. Non può venire. Ieri sera è stato bellissimo, ma davvero troppo
per lui. Me lo aveva spiegato tante volte: gli angeli possono rimanere a
sistemare le loro faccende in sospeso, ma hanno un tempo limite. Quando gli
chiedevo di spiegarmi meglio, lui mi rispondeva di immaginarmi delle batterie:
hanno una certa carica, ma questa se viene messa sotto sforzo si consuma in
fretta.
E Matt ne aveva consumate di batterie con me. Col tempo non sarei riuscita più
a toccarlo, e infine…non l’avrei visto mai più. Ieri sera, dopo aver fatto
l’amore, lo sentivo già meno solido sotto le mie dita, la sua pelle iniziava a
diventare traslucida.
E dal canto suo, lui inizia a dimenticare.
Caccio il pensiero di Matt dalla mia mente e mi concentro sulle mie tende.
Verso le undici, passò la signora McCain a ritirare le foto dell’ultima
nidiata di nipotini (la nuora continuava a sfornare gemelli ogni volta che
restava incinta). Mezz’ora dopo si presentò anche la signorina Moreen, una
zitella acida sulla quarantina che aveva un gran bisogno di farsi una scopata,
che mi aveva portato una novità, ossia le foto del concorso cui aveva
partecipato con le sue amate orchidee. Niente sesso ma tanta botanica. Che
palle.
Poco dopo arrivarono anche le altre due consegne.
Mi manca
solo lei. La peggiore.
So che
esistono gli angeli, Matt ne è una prova vivente, ma so anche che esistono pure
i diavoli sulla terra. Una signora come la signora Cope sarebbe stata mandata
volentieri a ‘fanculo persino da Satana in persona, tanto è cattiva, gretta,
meschina e rompicoglioni. E io ce l’avevo intorno per almeno dieci minuti tutti
i venerdì. È il tipo di persona che ti insulta gratuitamente e senza contegno,
di quelle che pensano di poter dire di tutto e di più perché sono anziane e
quindi vanno rispettate. Ovviamente loro la parola “rispetto” la intendono
riferibile solo alla propria persona. Povero marito della signora Cope! Una
volta l’avevo incontrato. Seguiva la moglie come un cagnolino, si faceva
dirigere a bacchetta, ma sospetto che tenga un coltello sotto il cuscino con la
forte tentazione di usarlo prima o poi. Cazzo, l’avrei ammazzata volentieri io.
- Ale se ti incazzi con la gente non vai in paradiso -
- Oh sentilo! Ma gli angeli parlano tutti così sboccati?-
Ma…Matt…ma è matto? Ma che ci fa qui? Se ne doveva stare sulla sua nuvoletta a
recuperare un po’ di forze o almeno a dosare le ultime energie rimaste per dei
momenti importanti! Non per dirmi di fare attenzione a come parlo se no non
vado in paradiso!
- Matt, ma che..?- inizio a dire. Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo.
- …Cazzo ci faccio qui, lo so. Ale, che tristezza. Dillo che mi usi solo per il
sesso e per il resto del tempo non ne vuoi sapere niente di me - dice
scherzando con finta aria afflitta. È ancora solido, ma questo può voler dire
tutto o niente. Ma è anche tanto pallido.
- Possibile che in otto mesi da morto tu sia rimasto il solito cretino?- gli
rispondo scherzando, felice che comunque lui sia li con me.
- Beh, nessuno ha detto che con le ali ci danno in dotazione anche un cervello
nuovo- dice circondandomi da dietro con le sue braccia fredde.
- Certo che no! Dio non ha più materiale cerebrale a disposizione. L’ha dato
tutto a me quando mi ha creata. Che vuoi…sono fortune… a chi troppo e a chi
niente-
- Viva la
modestia, amore mio!-
- Si, si lo so. L’umiltà spicca tra le mie doti. Comunque, a parte gli scherzi,
cosa ti ha convinto a scendere dalla tua nuvoletta oggi?- chiedo controllando le misure del pannello di
stoffa che ho tagliato.
- Il fatto che me la devono cambiare perché sta per piovere. Sai, trovarsi
senza materasso mentre dormi…è brutto - risponde appoggiando il mento sulla mia
spalla.
- Matt!- lo riprendo. Io parlo di cose serie e lui continua il suo show!
- Sono venuto per la tua promessa- dice stringendomi forte a se. Se qualcuno
avesse guardato dalla vetrina ora vedrebbe me che sto in piedi totalmente
sbilanciata in un equilibrio che non si sa da dove venga. Non sanno che è Matt
a sostenermi. Provo a immaginare la scena da fuori, ma poi afferro il senso
delle sue parole. Già…la promessa…
- Ah. Non potevi aspettare qualche giorno?-
- No, perché inizierai a mantenerla, aspetta…aspetta, aspetta…-
Guarda
l’orologio appeso alla parete. – Adesso -
- Che?- manco il tempo di dirlo che…
I ain't got no money
I ain't got no car to take you on a date
I can't even buy you flowers
But together we can be the perfect soul mates
Talk to me girl
Matt mi guarda e poi indica il mio cellulare con lo sguardo.
-Stai
scherzando vero?- chiedo evitando di toccare il telefono manco avesse la peste.
- Per niente. Rispondi- dice convinto passandomi l’aggeggio infernale.
Numero sconosciuto.
Baby, it's alright, now you ain't gotta floss for me
If we go there, you can still touch my love, it's free
We can work without the perks, just you and me
Thug it out 'til we get it right
- Vedrai che sarà la Vodafone. Vuoi farmi fare amicizia con il disco delle offerte?- chiedo scettica
e sarcastica prendendo il cellulare.
- Rispondi. E poi cambia suoneria che questa fa pena!- dice sedendosi sul
bancone e distendendoci sopra le gambe.
Baby if you strip, you could get a tip
'Cause I like you just the way you are…
- Pronto?- dico
sperando di aver ragione sul fatto della Vodafone.
- Emm…pronto- risponde una voce roca dall’altra parte dell’apparecchio. Decisamente
non è la Vodafone. -Alessia?-
- Si, chi parla?- chiedo. Ma secondo te se fai il mio numero chi vuoi che
risponda?
- Ciao…Sono Robert…- risponde esitante
- Robert?- Ma Robert chi?
- Si…l’incidente, ti ricordi?-
- Ah si…si, dimmi pure-
Ah già.
Come dimenticare la piccola comparsa che mi ha sfasciato la macchina? Matt,
comodo dalla sua posizione sul bancone, mi fa un sorriso a trentadue denti.
- Nulla volevo solo sapere se eri arrivata a casa sana e salva ieri sera. La
macchina non ti ha abbandonato a metà strada, vero?-
- No…no. E’ andato tutto bene-
- Ah meno male, senti…ti ho chiamata anche per dirti se potevamo risolvere
amichevolmente la questione della riparazione, senza coinvolgere
l’assicurazione-
- Cioè?-
- Cioè…posso accompagnarti da un carrozziere e farti rimettere in sesto la
macchina-
- Emm…-
- Ti faresti un grande favore perché con l’assicurazione dovresti aspettare che
il perito venga a stimare il danno e solo dopo farla aggiustare…così…beh,
sempre se vuoi. L’assicurazione era compresa quando ho affittato la macchina…-
- Robert, io non so cosa dire…-
- Dì di si, Ale ma sei matta? Dì si!- dice Matt sbracciandosi per attirare
l’attenzione. Ma dimmi te che razza di situazione la mia. Il mio fidanzato
morto si preoccupa al posto mio di trovarmene uno nuovo vivo.
- Come preferisci, davvero…-
- O-ok…- rispondo girandomi dall’altra parte per ignorare le sue gesta per
attirare l’attenzione.
- Perfetto. Quando vuoi che ti accompagni? Oggi pomeriggio hai da fare? Prima andiamo
prima si risolve la cosa-
- Va benissimo-
- Quando passo a prenderti?-
Guardo
l’orologio. Sono le quattro meno venti.
- Io per le quattro smetto di lavorare, per te va bene?-
- Perfetto, passo a prenderti li?-
- Ok-
Gli do l’indirizzo del negozio, lo saluto e chiudo il telefono. Sospiro. Lo
ripeto: questa situazione sfiora il ridicolo.
- Hai un appuntamento- dice Matt tutto gongolante.
- Matt, se non fossi già morto ti ammazzerei molto volentieri- gli rispondo
alzando le forbici che stavo rimettendo a posto nel cassetto del bancone.
- Ti avevo detto che ti avrei aiutato, l’ho promesso, no?- risponde ridendo del
mio tentativo inutile di assassinarlo anche se il mio intento fosse stato
fondato.
- Già ma forzare gli eventi significa barare, non aiutare! - gli rispondo
stizzita.
- E chi te lo dice che lo abbia fatto? Io ho solo avvertito un’influenza
positiva nei confronti del telefono. Qualcosa mi dice che è un bravo ragazzo-
dice con aria innocente, da vero e proprio angioletto. Ma che tenero, quasi
quasi ci si crede. Manipolatore, approfittatore e subdolo fidanzato morto.
- Te la do io l’influenza positiva, Matt- gli rispondo buttando giù i suoi
piedi dal bancone.
- A proposito di influenze…sta arrivando Satana- mi risponde accennando con la
testa alla vetrina
La signora Cope. Quasi mi stavo dimenticando di lei. Cos’è che mi aveva
portato? Ah si, le foto del suo grasso e antipatico nipote. Ci è mancato poco
che dessi di stomaco mentre sviluppavo le stampe di quel maiale con le orecchie
e i baffi già a dieci anni. Ce n’era una che per regolare il colore
proprio mi ero sforzata di non cercare il secchio quando l’avevo vista. Il
‘nipotino’ al mare con cinque salvagenti di ciccia e quattro menti che
affondava la faccia intera in una gigantesca torta al cioccolato carica di
melassa verde. Che schifo.
Il campanellino della porta suona e mi rassegno ad affrontare Lucifero.
- Buon pomeriggio signora Cope - sospiro.
- Buon
pomeriggio Satana Cope - mi fa il verso Matt. Gli sorrido e lei, inevitabilmente
se ne accorge.
- Forse per te, dato che hai tanta voglia di sorridere. Dammi le mie foto e
sbrigati che altrimenti mi farai fare tardi dalla massaggiatrice -
Lo so che
non dovrei perdere tempo e fare immediatamente come mi ha detto ma, non ce la
faccio. Mi prendo un attimo per fissarla inviando tutto il mio sostegno morale
alla poverina che dovrà affondare le mani in quella roba che si porta addosso
al posto della pelle. La signora Cope ha di recente fatto un intervento di
liposuzione, che, peraltro, non è riuscito molto bene. La pelle prima troppo
tirata è rimasta molto grinzosa e, che Dio mi aiuti prima che vomiti, dato il
caldo, tutta inzaccherata di sudore.
Cercando di alzare lo sguardo per farle un sorriso ed esaudire la sua
richiesta, mi trovo a inorridire ancora di più. Il suo rossetto color ciclamino
è più sui denti che sulla bocca. Il poco che è riuscita a mettere in superficie
esce tutto dai contorni della matita per il contorno labbra. L’ombretto verde
acido che si è spalmata sugli occhi…mi giro per non rabbrividire.
- Bleh!!! E la gente paga per andare al cinema a vedere i film horror- dice Matt
voltandosi dall’altra parte e coprendosi la faccia con le mani. Come vorrei
poterlo fare anch’io.
Prendo la busta con il suo nome sopra e gliela passo in punta di dita mentre
lei l’afferra con tutta la mano pesantemente ingioiellata.
Apre il pacchetto guardandomi come se dovesse controllare che non ci avessi
messo dei serpenti velenosi dentro. No, poveri serpenti. Non li avrei mai
mandati a morire così.
Guarda le stampe con aria di sufficienza. - Qui l’hai fatto più grasso. In
realtà è davvero un fuscellino. Un soffio di vento se lo porterebbe via - dice guardando la foto del nipote che ha
rischiato il mio rigetto.
- Si, un tifone magari ci riuscirebbe- dice Matt sarcastico. Scoppio a ridere,
non riuscendo a trattenermi. La vipera mi trafigge con uno sguardo serie ‘se le
occhiate potessero uccidere’.
- Lo trovi tanto divertente?- Gli occhi
non le si vedevano praticamente più. Un orrore in meno.
- No, signora. Scusi. Stavo pensano a una cosa che mi ha fatto ridere e non
sono riuscita a trattenermi- dico arrossendo fino alla radice dei capelli
tirando un calcio sugli stinchi di Matt.
Satana stava per rispondere quando il campanello della porta suona ancora.
Un ragazzo con un cappellino bianco in testa che cela con la visiera il suo
viso, ha fatto il suo ingresso salvandomi dalla furia del diavolo.
- Salve- saluta educato la signora prima di aprirsi in un gran sorriso mentre
si toglieva gli occhiali da sole - Ciao Alessia-
Quel
sorriso mi lascia letteralmente con la bocca spalancata.
- Cento punti per Matt! Dio quanto sono bravo in queste cose! Visto, amore? te
l’avevo detto io che il ragazzo mi ispirava fiducia- dice Matt esultando.
Scende giù dal bancone e si mette a gironzolare attorno a Robert.
- Ben proporzionato, bel fisico, alto, asciutto…occhi chiari…barbetta incolta
come la portavo io quando mi cresceva ancora la barba…vi vedo davvero bene
insieme- commenta girandogli attorno con le mani dietro la schiena.
Forse devo essermi incantata per troppo tempo, perché Robert si gira a guardare
la vetrina dietro di sé.
- Hai visto qualcosa?- mi chiede portando la mano indietro e indicando la
vetrina con il pollice.
- Emm, no, no. Ciao- rispondo fulminando Matt con lo sguardo che continua i
suoi studi accurati sulla personcina della sua vittima.
- Scusa, sono in anticipo, ma mi trovavo a passare di qua e ci ho messo davvero
poco -
Altro
sorriso, altro abbaglio. Ma perché proprio davanti a Matt!?
- Non fa niente, sto per chiudere- dico abbassando lo sguardo imbarazzata.
- Cara, non prima di aver finito con me- lo anticipa la signora Cope, con più
gentilezza del solito mentre lo squadra. Robert è visibilmente imbarazzato e,
con molta probabilità, disgustato. Matt proprio Ha infilato la testa dentro il
porta ombrelli, simulando un attacco di vomito.
Per fortuna è troppo occupata ad analizzare il mio ospite per notare me che mi
mordo le labbra a sangue per non ridere.
- Ragazzo, tu non sei per caso…quell’attore…quello che ha interpretato quel
vampiro…come si chiama? Edoardo Culo?- dice Satana tirando giù l’orlo della
maglietta aumentando la scollatura della sua maglia.
Robert mi guarda e con una smorfia di puro dolore risponde “Edward Cullen,
signora. Sono io”
- Oh caro, allora dovrebbe proprio conoscere mia nipote, sai? Avete la stessa
età credo. Venticinque anni, un bon bon di ragazza. Dovresti proprio
conoscerla. Ma aspetta, qui ho una sua foto…dev’essere…-
Alla svelta, mentre la signora è immersa nella sua borsa, faccio segno a Robert
di rimettersi gli occhiali da sole. Sapevo già quale foto avrebbe tirato fuori
e una scena dell’esorcista, versione integrale, sarebbe stato uno spettacolo
meno raccapricciante. Lui prontamente li tira fuori dalla tasca e li inforca.
Matt si mette le mani davanti agli occhi e mi dice “ti prego dimmi quando posso
guardare. Sono diventato particolarmente sensibile da quando sono morto”
- Ahh. Eccola qui. Ma… ragazzo, come mai hai rimesso gli occhiali?- gli chiede
la vipera con un tono di voce talmente unto da far venire i brividi.
- Emm…ho problemi di vista. Sono lenti graduate- risponde Robert evasivo
aggiustandosi il cappello, abbassando ancora di più la visiera.
- Eccola qui. Non è splendida?-
Mi volto,
non voglio guardare. Ad un certo punto parte un fischio. Apro mezzo occhio e
vedo che è stato Robert a farlo - Cazzo che bru…che bella!- dice alla signora
ridandole la foto.
- Oh, suvvia, ragazzo. Forse non è proprio il caso di esprimersi così,
però…sono contenta che trovi mia nipote attraente-
Che
falsa. Sa benissimo che la nipote è un cesso ambulante, ma certe persone sono
proprio senza limiti. Sta per rimettere a posto la foto quando i suoi occhi
acquosi brillarono.
- Ehi tu. Dammi una penna- abbaia rivolgendosi a me. Le porgo un pennarello,
che dopo disinfetterò con cura, e lei si china, rovesciando tutta la sua
scollatura sopra al mio bancone. Dovrò disinfettare anche quello.
- Tieni, ragazzo. Sarebbe felice se la chiamassi- dice la signora Cope posando
il pennarello e passando la foto a Robert che la accetta con aria molto
afflitta. Il numero di telefono ‘dell’orrore’. Il prossimo film di Robert, dopo
quell’esperienza, sarebbe stato ‘non componete quel numero’
- Lo farò senz’altro- le risponde educato con una smorfia.
La signora Cope mi guarda con un’occhiata di mal celata sufficienza e
soddisfazione personale, e mi lascia i dieci dollari delle foto sul bancone.
- Arrivederci- dice andando verso la porta con quella che voleva essere una
camminata sexy, ma che invece somigliava tanto a quella di un ippopotamo zoppo.
Quando la porta si chiuse, mi trovai a guardare con tanta compassione Robert.
Poveraccio. Non avrei voluto esser stata nei suoi panni per questi dieci
minuti.
- Posso guardare ora?- chiede Matt già togliendosi le mani dalla faccia. Anche
lui guarda Robert, gli si avvicina e con aria tragica gli appoggia le mani
sulle spalle.
- Ale,
fammi un piacere. Da una possibilità a questo povero ragazzo. Non hai idea di
che inferno ha appena passato -
ecco i link :)
la
suoneria di Alessia
abbigliamento:
Alessia
Robert
Matt
e per
chi volesse vedere Matt come lo vede Ale, cioè senza ali , eccolo qui http://www.polyvore.com/cgi/img-thing?.out=jpg&size=l&tid=7100268
il
link della Signora Cope e della nipote ho preferito evitarvela! XD
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
capitolo 5
Lo so che vi ho fatto aspettare un pochino, e sicuramente coloro
che seguono anche la mia ff "the Saint Katrine" stanno seriamente
considerando l'idea di mettermi davanti a un plotone di esecuzione
perchè non riesco ad aggiornare spesso. il fatto è che
questa ff mi prende talmente tanto che la mia testa va sempre qui.
chiedo scusa, e ribadisco che, in un modo o nell'altro terminerò
tutte le mie ff. per quanto riguarda le recensioni... continuate
così! sette sta volta :) 8 se considero una che è stata
inserita nel penultimo capitolo dopo la pubblicazione dell'ultimo.
grazie grazie grazie grazie grazie! :) ultimo appunto. una persona,
anche solo una, potrebbe gentilmente mettere questa ff tra i preferiti?
sapete com'è... sono 17...e dato che inizio a studiare
già per gli esami non vorrei che portasse sfiga :P!!!XDXDXDXD
recensioni:
winniepoohina: faccio che rispondere a entrambe le recensioni che
hai scritto, anche quella che hai messo sul chap tre. Inizio col dare
il benvenuto anche a te tra le perosne che continuano a recensire le
mie storie e col dirti che sono molto contenta del fatto che tu segua
questa ff. Non ti preoccupare per dove hai sistemato la mia storia per
questioni di tradizioni tue :) sono già soddisfatta abbastanza
da averti colpita tanto da considerarla una delle tue preferite. che
dire? la signora Cope...che schifo, la pensiamo tutti allo stesso modo
e Matt....ah...che ragazzo è Matt? giuro che tra Rob e Matt...
un pochino sarei indecisa :)
fierons: ehi :) ciao! rispondo a te per Gray's anatomy, dicendoti che
non è quella situazione. infatti Matt le risponde "non alla
Gray's anatomy" quindi don't worry. non morirà più
nessuno e Matt poveraccio ha già dato :P
EmilyAtwood: benvenuta anche
a te :) e che dire? sono contenta del fatto che ci sia qualcuno pazzo
quanto me da leggere ff in piena notte mentre tutti dormono col rischio
di sbellicarsi dalle risate e svegliare tutti :) se mia madre mi
scoprisse sicuro che mi ammazza! l'idea del fidanzato morto e di rob
che ti accompagna dal meccanico... si è insolita... forse
è segno che il mio unico neurone ha iniziato a dare segni di
squilibrio...ma se questo fa contenti i miei lettori... non è un
neurone poi così matto no?
satyricon: io rido da sola ogni volta! mi è venuta in fase
di correzione della bozza sta cosa di Edoardo Culo. mio padre stava
seriamente pensando di portarmi in una clinica psichiatrica
perchè non la finivo più di ridere come una matta da sola
davanti a pc! purtroppo ( o per fortuna) la foto della signora Cope non
esiste... me la sono inventata di sana pianta. ma se troverò mai
qualcuna che possa assomigliarci, per gli amanti dell'horror non
esiterò a postarla al fondo di un capitolo.
per quanto riguarda il tatuaggio, pubblicherò la foto più avanti, quando ale ne spiegherà il significato.
sorellina mia deb: senti! vuoi dire che questo Matt... non diciamo per
favore!!! quella scena... eh arriverà :) te l'ho promessa e
prima o poi arriverà... fra un pò di capitoli però
mikki: emmm no... niente brutte malattie per Matt :) guardo troppi film
strani ed è per questa insana passione che ho partorito un'idea
così strana come quella dell'angelo. Matt si è dato
proprio alla pazza gioia in quanto a cretinate in quel capitolo lo
ammetto...credo di farlo continuare su questa linea ancora per un
pò :P
sweetcherry: la prima a recensire l'ultimo chap!!! :) il numero
uno mi ha riempito di gioia lo ammetto :) ho scioccato anche te con la
faccenda dell'angelo??
e lo so ...anche a me dispiace per Matt e Ale... :'( e tanto anche
perchè si amano ancora e tanto...non riescono a lasciarsi andare
via...però purtroppo sono cose che possono capitare...e mi piace
pensare che ad alcuni... possano capitare cose di questo
genere...almeno nei sogni...
Robert pov: hanging by a moment
Più
ci penso e più mi dico: Robert ma che cazzo stai facendo? Si
perché non è normale che mentre lei è nel
retrobottega a sistemare tutto per chiudere il negozio, io stia
pensando a come chiederle se vuole uscire con me stasera. Non è
per niente normale.
Assolutamente è proprio
fuori dal mondo che io la serata l’avessi passata a guardare il
fanale rotto della mia porche e la sua firma sulla mia copia del foglio
dell’assicurazione, fermo come un fesso nel garage
dell’albergo. Dovevo starmene chiuso nella camera
dell’hotel che avevo preso, svuotare il frigobar di ogni goccia
di alcool al suo interno e poi ordinarne dell’altro ancora.
Dovevo starmene sul letto al buio incazzato come una belva con Kristen,
maledirla in tutte le lingue del mondo che non conoscevo
(all’occorrenza me le sarei inventate) e dovevo pensare a tutti
gli epiteti ingiuriosi e offensivi, assolutamente poco galanti, da
scagliarle contro. Ma io? Io no. Io non riesco a fare la parte del
patetico fidanzato cornuto che ha lasciato la stronza autrice del
tradimento, tra parentesi senza avergliene dato ancora
cognizione. Io non la penso proprio. In questo esatto momento potrebbe
essere li li per lanciarsi nel cratere di un vulcano e a me non me ne
potrebbe fregare di meno.
Amavo Kristen…amo
Kris…o almeno…credo. Prendetemi pure per il culo quanto
volete, ma dopo aver fatto il vampiro innamorato due volte, ed
accingermi a farlo una terza, per di più sempre con Kristen,
follemente innamorato della sua Bella, disposto a cambiare anche la sua
stessa natura per amore di lei…posso dire con assoluta certezza,
alla luce della realtà della mia recente vita sentimentale, che
io dell’amore non c’ho capito una sega. E si, confesso.
Nonostante abbia strastudiato i testi di Stephenie Meyer, persino
quelli inediti, letto e riletto tutti i classici romantici che
conoscevo, piangendo come un dannato quando toccò a Romeo e
Giulietta, e nonostante abbia chiesto le traduzioni di alcuni libri
dall’italiano all’inglese di un tale Moccia (che
permettetemi di dirlo, se avete una copia dei suoi libri bruciateli
all’istante o vi depenno dall’elenco delle mie fan,
perché una tale quantità di stronzate nel giro di
più o meno 200 pagine non si erano mai sentite)…io posso
dire di non aver capito veramente una sega di questo sentimento.
Cioè, io leggo i guru dell’amore, li rileggo ancora,
arrivando ad avere quasi una crisi d’identità quando leggo
di Elizabeth Bennett…passo metà delle mie giornate sulla
carta stampata per non capirci un cazzo.
Dopo ore e ore seduto per terra,
roba da farsi venire il culo quadrato, a guardare quel fanale rotto, ho
iniziato a rendermi conto dell’assurdità del mio
comportamento, e da bravo psichiatra di me stesso, e ormai drogato di
romanzetti d’amore, sono arrivato a domandarmi il perché.
E la domanda, inevitabilmente, mi ha portato a riflettere su quello che
provassi per Kris. E da li, purtroppo per me, a considerare cosa
intendessi per amore. Ma come rispondere in tutta sincerità a
questa domanda? Potevo rispondermi che per me amore era pensare
continuamente a lei, desiderarla fino a dover ricorrere a cento e una
doccia fredda al giorno, considerare sacri i sabati e le domeniche per
portarla fuori e farle qualche regalo di tanto in tanto. Oh si, poi la
gente dice che c’è anche quella piccola cosa del dialogo,
che io e Kris proprio non avevamo. Forse la mia a me stesso è
stata una risposta del tutto convenzionale, insomma…quella che
la gente si aspetta. Pensi amore e vedi un cuore enorme con dietro un
preservativo o una pillola, piazzati li dai farmacisti per
sponsorizzare il sesso sicuro. Questo è l’amore. o forse
no? boh! Sta di fatto che la mia concezione malata di questo sentimento
strapubblicizzato, straparlato, strastigmatizzato prevedeva che io
quella sera la dovessi passare a crogiolarmi nella mia depressione per
il tradimento subito. Parola d’ordine era: pensare a Kristen.
Ma io che faccio? Nonostante questa
seduta con me stesso degna di uno strizzacervelli, in cui cerco di
sottomettermi riluttante alla comune regola del buon fidanzato tradito,
io che faccio? Continuo a pensare a chi? Ad una stronza acida che mi ha
distrutto la macchina rovinando il mio brillante piano di fuga dal
mondo. Volevo andarmene in esilio da qualche parte, e lei decide di
venirmi tra capo e collo con un carretto della preistoria con anche il
coraggio di chiamarla ‘macchina’.
Era una cosa totalmente,
innegabilmente, assurdamente senza senso. Quegli occhi verdi dalle
pagliuzze blu cobalto continuavano a balenare nei miei pensieri senza
un motivo.
Quando avevo chiamato la
concessionaria per spiegare il fatto, mi risposero che avrebbero
pensato a tutto loro. Io avrei dovuto solo riportare la macchina o
chiamarli perché qualcuno se la venisse a prendere e per me i
problemi sarebbero finiti li. Ma io cosa faccio? La chiamo, le chiedo
se posso passarla a prendere per portarla da un meccanico e togliermi
l’assurda preoccupazione che quel vecchio macinino le esploda
sotto i piedi mentre gira ignara dei pericoli che corre.
Oltre che cornuto sono anche ufficialmente pazzo.
E così, eccomi…con le mani in tasca a guardarmi i piedi mentre lei sistemava per la chiusura.
“Matt piantala!” dice
alterata. La porta del retro è socchiusa, probabilmente sta
parlando al telefono. Poi abbassa la voce e continua con strani
sussurri indistinti.
Matt. Ogni volta che sentivo il
nome ‘Matt’ mi veniva da sorridere. Per me
‘Matt’ rimandava necessariamente a ‘Tower House
Preparatory’ e di conseguenza a ‘lezioni di musica’
per poi finire con ‘pianoforte’. Semplice agglomerato di
parole per chi non sa chi è ‘Matt’.
Matt era il mio fidato compagno di
monellate delle elementari, il mio migliore amico. La Tower House non
era stata più la stessa senza di lui, o meglio, non era stata
più la stessa per me.
Era una scuola maschile,
frequentata solo da ricconi snob che ogni cinque secondi si sistemavano
il cravattino e portavano la cartella di cuoio a mano. Io e Matt
eravamo dei ricconi squattrinati, l’ultimo anello della catena
alimentare in quella scuola di piccoli lord. Come sia possibile questa
antitesi ve lo spiego subito. Ricconi perché i nostri avevano i
soldi per mandare noi e i nostri fratelli e sorelle in scuole private
di alto livello; squattrinati perché, essendosi fatti da soli,
non essendo eredi di chissà quali fortune, ci avevano insegnato
fin da subito ad avere rispetto per il denaro, guadagnandocelo portando
a spasso cani, lavando macchine e consegnando i giornali la mattina.
Noi non portavamo mai la cravatta, sulla spalla destra avevamo sempre
uno zaino pieno di scritte fatte con il bianchetto e i nostri voti a
scuola erano pessimi. Avevamo vinto anche dei premi importanti come
“il vincitore del primo premio per il banco più
disordinato del terzo anno” per me e “il vincitore del
primo pieno per il maggior numero di lezioni passate in infermeria del
terzo anno” per lui. L’unica cosa per cui entrambi andavamo
matti e seguivamo con dovizia e diligenza, era la lezione di
pianoforte. Passavamo ore e ore a casa mia o sua a suonare a quattro
mani o a turno, a fare parodie musicali dei classici e ridere come
matti quando la vicina, con le palle piene per tutto il trambusto che
facevamo, ci veniva a minacciare con il matterello sulla porta di casa.
Quella passata con Matt era stata
senza ombra di dubbio la parte più bella della mia infanzia. Ero
quasi caduto in depressione quando lui si trasferì, per quanto
sia possibile farlo per un bambino di dieci anni. Suo padre era entrato
a far parte come socio di un grande gruppo finanziario e aveva
trasferito famiglia e affari a New York.
Non avevo più sentito Matt.
Una volta, quando avevamo circa sedici anni ci ritrovammo per caso. Lui
era tornato a Barnes per il funerale della nonna paterna e me lo
ritrovai bagnato fradicio sulla porta di casa mia alle otto del
mattino, scatenando bestemmie in me che avrebbero tirato giù
tutti i santi e i beati del paradiso.
“hai ancora
l’avversione per il pettine la mattina Rob?” mi chiese
quando ancora in pigiama e gli occhi gonfi di sonno gli aprii la porta,
già pronto a pestare a sangue il disturbatore indesiderato.
“ e tu dormi ancora con il
cappello in testa per non farti gonfiare i capelli?” gli chiesi
abbracciandolo, fregandomene del fatto che fosse inzuppato
d’acqua fino al midollo e mettendo da parte tutta l’ira che
mi si era già accumulata in punta di lingua.
Quei sette giorni furono di nuovo i
più belli che avessi mai vissuto, recuperammo tutto il tempo
perduto. Mi raccontò tutto della sua nuova vita, e di come suo
padre lo spingesse già a scegliere il college, nonostante
mancasse ancora un anno, che voleva fare il fotografo, ma che sempre
suo padre non faceva nulla per incoraggiarlo e sostenerlo. Doveva
diventare un broker, il suo vecchio l’aveva già deciso.
Io gli raccontai del teatro, della
fidanzata che da poco avevo, ma che tutto mi sembrava tranne che una
fidanzata, delle proposte cinematografiche che mi erano
arrivate…ci raccontammo e non ci trovammo cambiati di una
virgola. Suonammo ancora a quattro mani e tentammo un nuovo
esperimento: lui suonava il piano e io strimpellavo la chitarra, il mio
nuovo amore.
Quando quasi tre settimane fa
arrivai a New York per Remember Me lo cercai, ma il suo nome non
compariva sull’elenco. Provai a cercare quello dei suoi, ma mi
riagganciarono il telefono come dissi il nome del figlio. Doveva
avercela fatta a staccarsi dal padre se questo mi aveva chiuso il
telefono in faccia quando lo nominai. Chissà ora che stava
combinando…
“ok andiamo” dice
Alessia sbucando fuori dalla porta, con il viso immerso nella sua
borsa, distogliendomi dai miei pensieri.
La aiuto a chiudere il negozio
evitandole di prendere il gancio per tirare giù la saracinesca e
poi la guardo. Ha un sorriso radioso in volto. Nulla a che vedere con
lo sguardo incarognito che aveva il giorno dell’incidente.
“allora? La chiamerai?” chiede infilandosi gli occhiali da sole.
“ma chi?” chiedo cascando dalle nuvole.
“la nipote della signora Cope, no?”
“oddio, no!”.
Rabbrividisco istintivamente tirando fuori la foto più orrenda
della storia. Un pachiderma di cellulosa a cavallo di una motocicletta
con tutte le vergogne al vento. Di certo non era il genere di foto che
ridava la vista ai ciechi! Manco mezza diottria! Passo ad Alessia la
stampa e lei la allontana da se stessa con una mano aperta “ti
prego, io per oggi ne ho già vista abbastanza di sta roba”
dice con faccia schifata. E come darle torto?
“non vuoi condividere con me questo dolore?” le chiedo per scherzare un po’ con finta aria tragica.
“io penso che ognuno debba soffrire da solo in silenzio” mi risponde facendomi la linguaccia.
È strano. Molto strano. Per
essere due che hanno fatto un incidente stradale nel quale si sono
amichevolmente insultati reciprocamente solo il giorno prima, eravamo
troppo amici. Scherzare e farsi le linguacce non era proprio la
reazione più normale che uno dovrebbe avere in questi casi. Il
tutto per la serie “le disgrazie uniscono”: essere due
vittime della signora Cope, farebbe alleare anche San Pietro e Caronte.
Va beh, io non facevo testo perché già dalla sera prima
avevo dato segni di squilibrio mentale.
Camminava rilassata al mio fianco
facendo oscillare la busta di carta che aveva in mano e rigirandosi in
mano il cellulare. Forse non era una stronza, chissà magari
anche la sua non era stata proprio una gran bella giornata quella di
ieri. E poi…che dovevo aspettarmi? Da quando ci si scambia
sorrisi e cortesia dopo che ci si è appena stampati?
Facciamo il giro dell’isolato
e arriviamo al parcheggio del rudere. Vedere quella vecchia ford
così fa molto Titanic sul fondo dell’oceano. Se ci fossimo
messi sul cofano a braccia aperte a dire “Jack sto volando”
non sarebbe stato poi tanto fuori luogo.
La povera macchina, quando Alessia
schiacciò l’acceleratore, emise un gemito soffocato e io
non potei fare a meno di trattenere un sorriso.
“dai piccolina, ti prego. Un
piccolo sforzo. Ti sto portando dal dottore, non ce la fai proprio a
metterti in moto?” sussurra tenera allo sterzo.
“non ci voglio venire dal dottore. Ho paura degli aghi” dico facendo il verso alla macchina.
“tesoro mio, lo vedi questo
signore qua di fianco a me? ecco, fai un piccolo sforzo e sputalo fuori
dal bagagliaio. È lui che ti ha rovinato il musetto, sai?”
continua lei con una falsa espressione dolce dipinta in viso. Ok. Avevo
trovato una più pazza di me: la donna che sussurrava ai catorci,
altro che ai cavalli.
“ma che l’hai presa per
Kit sta macchina? Sei tu quella che fa Super Car? E io che ho sempre
pensato che fosse quello di Baywatch!” rispondo sbuffando, mentre
lei cerca ancora di convincere la macchina ad accendersi. Ma questa, in
tutta risposta, lancia un fischio e, dopo un sonoro Bang,
inizia a mandare fumo dal motore. Piangiamo la morte della povera ford
fiesta, che con così tanto coraggio ha macinato i suoi ultimi
chilometri. Sai che roba, non trattengo le lacrime!
“anche questa
no…” piagnucola Alessia sprofondando sullo sterzo. Per me
no, ma di sicuro per lei la catastrofe c’è eccome.
“non c’è un
meccanico qua vicino? Magari la possono portare in officina con un
carro attrezzi” chiedo iniziando a guardarmi attorno dal
finestrino. Casa, casa, casa, bar, casa, casa, cartoleria, lavanderia,
casa, casa, casa, libreria, casa, casa. Niente meccanico. Scendo dalla
macchina e vado ad aprire la portiera alla fanciulla, che ormai si era
messa rumorosamente a tirare giù maledizioni da ogni dove,
mandando a quel paese tutte le fusa già fatte alla sua vecchia
macchina.
“dai piccola disperata.
Andiamo a cercare un meccanico” gli dico porgendole una mano. La
accetta e si alza. “non ne conosci nessuno qua in zona?” le
chiedo di nuovo.
Lei si guarda un attimo intorno e
dopo che le do un leggero colpetto per scuoterla, mi guarda smarrita,
con gli occhi lucidi. “n-no…non ero io ad occuparmi di
queste cose…Mat…non ero io a occuparmi di queste
cose” dice distogliendo lo sguardo. Il mento le trema le mani si
stringono e si rilassano di continuo. Cerca qualcosa con gli occhi e
non la trova. Oddio…forse era appena stata lasciata dal ragazzo.
Ha detto ‘Mat’, forse quel Mat si occupava di assicurarle
un motore funzionante sotto al sedere. Doveva essere fresca la cosa,
perché tutti i sorrisi e la voglia di scherzare di prima,
vennero oscurati con la mia semplice e banale domanda.
Inizia a camminare e io la seguo.
Non alza mai lo sguardo da terra, e a qualsiasi domanda io le rivolga
risponde con “si”, “no”, “a volte”,
“mmm”. Si è rattristata, eppure non ho fatto
chissà quale domanda. Ho chiesto solo che conosceva un
meccanico! Chissà quale catena di pensieri e collegamenti aveva
scatenato la parola ‘meccanico’ nella sua testolina.
Dopo circa un quarto d’ora di
camminata a piedi, troviamo il tanto agognato carrozziere. “Da
Pino”, con un insegna così doveva essere per forza
italiano pure lui. Varchiamo la soglia del capannone e scopriamo che
Pino è un signore sui quarant’anni, alto quasi due metri e
grosso quanto un armadio. Folti capelli neri, mustacchi ben curati e
mani sporche di grasso, si avvicina a noi.
“we, signorì, che poss
fare pe voi?”. Trovare un pezzo di jeans immacolato sulla sua
tuta è come cercare non un ago in un pagliaio, ma una capocchia
di spillo in un pagliaio.
Alessia fa per tendergli la mano e
Pino sta per stringerla quando si ferma con la mano a mezz’aria e
la bocca aperta. Ci siamo. E che posso mai andare da qualche parte
senza essere riconosciuto io? ovviamente no. Coraggio Rob, armati di
santa pazienza e preparati a firmare autografi e fare foto da appendere
nella bacheca dell’officina.
“Santa Maronn e San
Gennar!” dice Pino, lasciando cadere a terra lo straccio che
stava tenendo nell’altra mano. Rob, qua è peggio del
solito, ma non potevo scegliere un altro carrozziere? Alessia lo
guardava senza capire e teneva ancora la mano tesa in attesa di
stringerla alla montagna con i baffi che, alto com’era, la faceva
sembrare una lillipuziana.
“signorì! Che
piacère conoscervi, è veramènte nu piacer!”
dice Pino afferrando la mano di Alessia tra le sue e stringendola con
vigore. Qua c’era qualcosa di strano. Cioè, questo coso
conosceva lei e non cagava il sottoscritto? Cos’ha vinto il
premio nobel per la fotografia? O per la pace? ha fatto qualche film
che io non so? oddio, non sarà una pornostar, vero?
Alessia forse inizia a capirci
qualcosa, perché diventa all’improvviso tutta rossa e
inizia a guardare da tutte le parti tranne che la faccia di Pino. Ma
che cazzo sta succedendo qui?
“signorì, me lo fate
n’autografo?” chiede Pino trascinando Alessia per mano
verso la gabbiola dell’ufficio. Lei mi cerca con lo sguardo e mi
tende l’altra mano libera, che io corro a stringere, seguendola
nell’ufficio.
Come varco l’ingresso non
credo ai miei occhi: tre gigantografie di Alessia in intimo per
“intimissimi”. Dovevo essermi perso un pezzo. Ma non
lavorava per uno studio fotografico?
Lei era leggermente sconvolta. Non sapeva più da che parte guardare, anzi si. Guardava tutto tranne me.
“sono un vostro grandissimo
fan, signorì. Mio figlio non fa che parlare di voi, sul serio,
lo vulit canuscer?” dice Pino cercando una pennarello e porgendo
ad Ale un ritaglio di giornale con una foto ancora diversa. Lei era
quasi sull’orlo delle lacrime, il mento iniziava a tremolarle per
lo sforzo di trattenersi. Pino la stava squadrando da testa a piedi con
occhiate a dir poco lascive. Quando lei si piega sulla scrivania a
firmare il ritaglio, lui malcelatamente si sporge a guardarle il sedere
e i miei nervi arrivano al punto di rottura.
“signore, mi scusi. La
signorina è la mia fidanzata, quindi la prego di evitare sia
certi sguardi sia proposte di matrimonio da parte di suo figlio.
Andiamo Ale” dico guardandolo con puro disprezzo e tirando via
Alessia, che già iniziava a piangere, prima che riuscisse a
poggiare la punta del pennarello sul foglio. Le circondo le spalle con
un braccio e la trascino fuori dal capanno, a passo svelto per evitare
che il meccanico porco esca dietro di noi. Appena girato l’angolo
Alessia si stringe a me e inizia a piangere a dirotto, singhiozzando e
inzuppandomi tutta la maglietta di lacrime. “shhh, tranquilla.
È tutto a posto, tutto a posto. Sta tranquilla” gli
sussurro all’orecchio tentando di calmarla. Lei continua a
stringermi e a piangere. I singhiozzi la scuotono senza darle sosta e
le sue mani si sono strette alla stoffa in una morsa che sarebbe
difficile liberare.
“scu-scusa, Robert. Scusami tanto…non mi aspettavo che…”
“calma Ale…va tutto
bene” le rispondo porgendole un fazzoletto che accetta esitante
“posso chiamarti Ale, vero?”. Cerco di sorriderle, di
rassicurarla.
“si, si…non ti preoccupare” dice asciugandosi le lacrime e rispondendo al mio sorriso.
“andiamo, ti porto a casa.
Per la macchina non ti preoccupare. Ci penserò io,
d’accordo?” le dico prendendola per mano e trascinandola
via. Lei si lascia portare, dopo avermi detto dove si trovi casa sua.
E’ a dir poco sconvolta. Non deve essere stato bello per lei fare
un’esperienza del genere.
Quelle appese al muro di Pino erano
delle gran belle foto, ad essere sinceri. Ovviamente non mi ero preso
il tempo di studiarle con attenzione, ma anche se erano delle
pubblicità, il modo in cui lui le guardava facevano intendere
ben altro.
In pochi minuti arriviamo davanti
alla porta del suo appartamento, all’ultimo piano di un palazzo
in stile liberty, come ce ne sono tanti a Midtown. È una casa
molto spaziosa, un attico. Molto accogliente. Si vedeva proprio che ci
abitava una ragazza. Casa mia a Los Angeles era grande quasi quanto la
sua ma sembrava quasi una sala operatoria tanto era fredda e poco
vissuta.
La sua invece era calda. Entrando,
sulla destra, teneva allestito un piccolo set per foto, ma a parte
questo, tutto in casa sua infondeva calore e accoglienza. Fotografie di
lei e di un ragazzo appese ai muri, un grande divano bianco
dall’aria comoda, con qualche cuscino rosso qua e la. Ai suoi
piedi, impilati con ordine, alcuni libri, di cui però non
riuscivo a leggere i titoli sulle coste. Tutti i mobili erano in legno
chiaro eccetto un pianoforte a coda lucido nero dietro al divano. Sopra
vi erano un sacco di fogli sparsi, tutti scarabocchiati. Era anche una
musicista?
Alzo la testa e mi trovo a guardare
la ringhiera di un soppalco, e guardando il fondo della sala, vedo la
piccola scala che porta al piano superiore.
“prego, accomodati”
dice tirando su col naso e abbandonando borsa e chiavi vicino al
camino. Si toglie le scarpe e inizia a camminare scalza strusciando i
jeans sul palchetto. Si tira su i capelli e si avvia verso la cucina.
“ti posso offrire qualcosa? Caffè, coca cola,
tè…acqua…” mi chiede prendendo uno scottex
per asciugarsi le lacrime.
Non so cosa mi spinge ad essere
così con questa ragazza, forse perché la vedo dura e
sagace per difendersi, essendo in realtà tanto sensibile da
buttarsi giù per qualche foto. Forse perché la vedo
rabbuiarsi di continuo abbassando tutte le sue difese...ma mi sento,
ancora una volta inspiegabilmente, molto protettivo nei suoi confronti.
Mi avvicino a lei a grandi passi e
la spingo a sedersi su una sedia alta vicino all’isola della
cucina. “tu ora stai qui, ferma e tranquilla. Ci penso io a
prepararti del tè. Ma quello vero inglese” dico facendole
l’occhiolino, sperando di farla sorridere. Emerge dalle braccia
con cui si era legata le ginocchia al petto e mi sorride. “il
secondo armadietto in alto” dice tornando a sorridere.
“mmm…e i biscotti? Non
è tè senza biscotti” le chiedo ancora prendendo la
scatola del tè dall’armadietto.
“l’armadietto dell’isola” mugugna con la bocca coperta dalle braccia.
Prendo due tazze e le appoggio sul ripiano, aspettando che l’acqua che ho messo sul fuoco, si scaldi.
“ti devo essere sembrata una
matta. Quale modella si mette a piangere per delle foto che ha
fatto?” mugola ancora rigirandosi una tazza tra le mani.
“non ho pensato nulla, Ale.
Sul serio…” le rispondo. Chi più di me poteva
capirla? Chi più di me poteva capire cosa volesse dire esser
spogliato con gli occhi senza ritegno anche quando sei solo te stesso?
Il mondo non lo sa. Vede queste belle foto, queste belle ragazze,
questi bei ragazzi, ma si fermano all’aggettivo
‘bello’. Non pensano a chi sta dietro all’obbiettivo.
Si fanno i loro film mentali per una vita intera, e quando ti guardano
riesci a leggerglieli tutti negli occhi.
Pensando poi a Pino e a che film
possa essersi mai fatto su quelle foto che teneva ingrandite al
massimo, mi riempiva di disgusto.
Spengo il fuoco sotto l’acqua ormai calda e aspetto i famosi tre minuti di posa del tè.
“sul serio non dovrei
piangere…è solo che non me lo aspettavo” dice
portando una gamba giù dalla sedia, stringendone solo più
una al petto e abbozzando un sorriso.
“quella
è…è una marca di intimo prettamente italiana. Le
foto le ho fatte per delle riviste italiane…non andavo mai a
immaginare che le avrei trovate qui” continua smettendo di
giocare con la tazza che non smetteva di rigirarsi tra le mani.
“Ale…i giornali italiani qui…” inizio a dire pensando alla little Italy.
“si lo so che li vendono. Ma
sono vecchi scatti, li ho fatti più di un anno fa. Avevo bisogno
di soldi e per me…è stato difficile arrivare a mettermi
davanti ad un obbiettivo…per di più mezza svestita”
dice imbarazzata tendendomi la tazza perché gliela riempissi.
Faceva un po’ caldo per il tè, ma almeno calma sempre i
nervi. Nonna Rachel lo diceva sempre.
“ immagino che non debba
essere bello mettersi in intimo davanti ad un’intera equipe di
fotografi quando si è pudici. Io già mi imbarazzo da
vestito” dico prendendo un sorso e scottandomi inevitabilmente la
lingua anche se ci ho messo il latte freddo dentro.
“no…” dice. Poi
si apre in un sorriso, più rivolto a se stessa che non a me.
“c’era solo Matt…è stato lui a
fotografarmi”. Per un attimo la vedo perdersi in un mondo tutto
suo. Ha detto quel nome con una tale dolcezza nella voce, come se lo
stesse accarezzando, come se un’inflessione differente della voce
avesse rovinato il suono per le perfetto di quel nome. Di nuovo mi
venne da sorridere pensando al mio Matt. Quando Alessia mi vide
sorridere subito si rabbuiò, e iniziò a guardare altrove.
Forse prima ci avevo preso a
pensare che lui l’avesse lasciata. Eppure attaccate alle pareti
c’erano un sacco di foto incorniciate di lei e di un ragazzo. Da
come aveva pronunciato il suo nome era facilmente intuibile che lei
fosse pazzamente innamorata di lui. Che io ricordi non credo di aver
sentito mai Kristen pronunciare il mio nome con una tale tenerezza e
commozione. E nemmeno ricordo di aver mai pronunciato io il suo allo
stesso modo.
“comunque…è
stato tanto tempo fa. Non pensavo nemmeno circolassero più
quelle foto” taglia corto tornando alla sua tazza e prestando
molta attenzione alla gocciola al cioccolato che ci stava inzuppando
dentro.
Non sapevo cosa risponderle
più. Prendo a far vagare lo sguardo per l’ampia zona
living cercando di concentrarmi sui particolari. Volevo capire qualcosa
di lei. Mi interessava leggere quel libro. Quelli con la copertina
più strana si rivelano essere sempre i romanzi più belli
mai scritti. Ed era chiaro come il sole che la copertina di Alessia
aveva qualcosa che non attirava il lettore proprio come una calamita.
Al di la dell’aspetto fisico, intendo, è chiaro. Da quel
lato, la copertina era…ah…come definirla? La parola
“bella” non le rendeva giustizia. Come nemmeno la parola
“fantastica”, “meravigliosa”…era un vero
e proprio miraggio. Venere, a confronto sarebbe impallidita. Se
Botticelli l’avesse conosciuta avrebbe scelto lei per fargli da
modella nei suoi quadri.
Comunque…lasciando perdere
le copertine, altrimenti la parte più oscura di me si sarebbe
messa senz’altro a non essere da meno di quel Pino, mi concentrai
sulle foto alle pareti. Vicino alla finestra alle spalle di Alessia,
c’era un gruppo di quattro foto, tutte in bianco e nero, a
cornice spessa e scura, con l’immagine più piccola
centrata che attirarono la mia attenzione. Mi concentrai a tal punto
che dalla distanza a cui ero potevo distinguere chiaramente i tratti
del viso del ragazzo che quelle foto avevano immortalato. Cappelli
spettinati neri, occhi scuri, tratti non troppo marcati…spalle
larghe…Oh. Mio. Dio. Se esisti mi stai pigliando per il culo.
“Ale…le hai fatte tu
quelle?” chiedo indicando con l’indice le foto dietro di
lei. Si gira un po’ di schiena ed annuisce. Mi alzo per andarle a
guardare meglio e…santo cazzo! È lui. È Matt! Il
mio Matt! Dov’è? quando torna? A già…io e il
mio pensiero di Alessia lasciata da un ragazzo…ma se io fossi
stato lasciato non avrei ancora tutte le foto della mia ragazza appese
in giro, le farei sparire tutte. Io proprio non mi ero dato pena di
appenderle quelle mie e di Kris. L’unica eccezione era stata
quella dell’armadio e si è visto com’è andata
a finire. Quindi lui doveva abitare li. Matt. L’ha detto! Lei
l’ha chiamato oggi! L’ho sentita mentre diceva “Matt
piantala!” al telefono. Anche prima ha detto Matt…ha detto
che è stato lui a farle le foto. E guardando una foto sul piano
di loro due assieme…cazzo! Alessia era la ragazza di Matt! Ero a
casa di Matt! Avevo sfasciato la macchina di Matt!
“Ale…ma è
Matt!” dico lasciandomi scappare una risata isterica. Lei, mi
guarda a bocca spalancata, sorpresa. “è Matt, vero? Matt
Holsen!”. Ma che glielo chiedo a fare? Lo riconoscerei tra mille.
“non ci posso credere! E io
che ho provato a chiamarlo in tutti i modi! Ho provato a chiedere ai
suoi ma non mi hanno risposto... Oddio, non ci posso credere!
Ale… sei la sua ragazza, vero? Abitate insieme! Quando torna?
quando arriva? Saranno più di sette anni che non lo
vedo…dai dimmi dov’è che lo raggiungo” dico
camminando a grandi passi per la stanza, non smettendo mai di
torturarmi i capelli, passandoci di continuo le mani attraverso. Ma
quando mi fermo, aspettando una risposta, vedo Alessia che guarda
insistentemente fuori dalla finestra. Allora è vero…si
sono lasciati…e magari lei non ha staccato le foto perché
ci tiene ancora o…
“Ale…dov’è
Matt?” le chiedo avvicinandomi e chinandomi sulle ginocchia
davanti a lei. La faccio girare sulla base della sedia, per guardarla
in viso. Lacrime silenziose, senza singhiozzi le scorrono sul viso.
“Ale…” la chiamo. Ma lei continua a guardare fuori.
“Ale, per favore…dov’è Matt?” la
imploro.
Si gira, lenta. Mi guarda. Apre la bocca per parlare ma non esce suono. Dio, Ale…che stai cercando di dirmi?
“Matt…”
sussurra. Le lacrime iniziano a scendere una dietro l’altra,
senza sosta. Non si fermano. “Matt è…” cerca
di continuare, ma non ci riesce. Matt è…perché
quelle due parole dette con quel tono non mi ispirano niente di buono?
La guardo, confuso, cercando di incoraggiarla a parlare, a dirmi
dov’è il mio amico. “Ale…Matt
è…?” sussurro prendendole le mani e serrandole
nelle mie.
“Matt…non torna” sussurra. Ha cambiato casa, l’ha lasciata, cosa? Perché non torna?
“Matt è…”
riprende ma ancora una volta il respiro le si mozza. Il mio cuore
inizia a perdere battiti, inizia a sentirsi vuoto e capisco. Una
lacrima già scende anche sul mio viso
“…morto” sussurra. Morto…
Lo so ...anche questo finisce un pochino
triste... ma purtroppo la prima perte della storia avrà delle
ricadute di questo genere.
ora un pò di link. quello dell'abbigliamento è ovviamente quello del chap precedente :P
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
capitolo 6
Lo so. Anche sta volta vi ho fatti attendere un pokino. Chiedo
venia ma questo è stato un capitolo un pò difficile.
Avevo mille idee sul come scriverlo ma poi ogni volta dovevo fare i
conti su come volevo continuasse la storia, quindi... beh ho finito ora
ora di scriverlo.
colgo l'occasione per ringraziare:
1 - AlessandraMalfoy [Contatta]
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BlackPearl [Contatta]
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Dark Angel 1935 [Contatta]
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_la sua bella_ [Contatta]
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_MeLy_ [Contatta]
18 -
_MissCullen_ [Contatta]
per aver messo la storia tra i preferiti, e:
1 - Chelsea88 [Contatta]
2 -
EmilyAtwood [Contatta]
3 -
erymoon21 [Contatta]
4 -
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11 -
_la sua bella_ [Contatta]
per averla messa nelle seguite.
spero che il vostro numero aumenti sempre di più!
Recensioni:
mikki: si lo so... è un pò triste come capitolo...ma la
storia lo richiedeva...come chiede un inizio triste anche per questo
chap. ma non vi preoccupate. basta tristezza per un pò, o cmq
forse ancora per un capitolo ma non su questi toni, cmq. poi
sarà all'insegna dell'allegria :)
sorellina mia deb: sfaticata a me??? ma tu lo sai quanta roba sto
scrivendo??? senza contare che sono anche ricominciati i corsi! :P
Emilyatwood: se mi dici che sono un mito divento rossa peggio di bella
e non mi scoloro per un decennio! grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!! direi
che ti ho dato un pò di emozioni :) spero di continuare
così all'infinito!
sweetcherry: si in effetti rob avrebbe dovuto come minimo prendere pino
a calci nelle palle fino al giorno del giudizio universale...ma
è troppo gentleman inglese... troppo lord per abbassarsi a
simili sport. :P sono contenta che il colpo di scena sia riuscito! non
voglio che questa storia sia troppo piatta :) anzi ho già in
mente alcune cose, ma me ne devono venire in mente un sacco di altre
perchè ho ancora qualche buco...speriamo nell'ispirazione eterna!
fierons: e qui eccomi che arrossisco di nuovo :) grazie mille per il
complimento sui miei chap e per Moccia... dopo TmSc, che è stato
meglio il film e nemmeno poi tutto sto granchè...cioè si
bello però.... va be... avrebbe fatto meglio a posare la penna o
a legarsi lui al palo di ponte milvio!
satyricon: eheheheh saty saty saty... la risposta alla tua question sta
in questo capitolo... :) per la nipote della signora cope...beh.. io ho
provato a proporla per miss italia, ma hanno detto che era troppo bella
e che avrebbe fatto venire delle crisi di autostima alla altre
concorrenti e hanno detto di no XD
lisettola: dai su non piangere :) le cose andranno sempre meglio :)
winniepoohina: li unirà e.... li dividerà.... ma non farmi parlare che poi finisco per rivelare troppo!!!!!
Mannaggia ragazze 8 recensioni!!! arriviamo a 9???? dai dai dai!!!!!
già un'anima pia mi ha fatto la grazia di rompere il muro del 17
preferiti portandolo a un neutrale 18. fiuuuuuu....ho scampato la
sfiga! grazie al mio salvatore!!!!
e ora il chap: buona lettura!
Non ci posso credere…non posso. Non poteva essere. Matt… non
posso crederci.
Quando dicevamo che non saremmo morti mai, come Achille in
Troy. Dovevamo fare cose grandiose, perché il nostro nome non venisse mai
dimenticato. Avrebbe scattato lui la foto del secolo, e tutto il mondo avrebbe
saputo che era stato lui a farla, come il
bacio dopo la guerra a Time Square.
Lo aveva detto Achille: meglio una vita breve ma gloriosa,
che lunga e passata ad essere un nessuno. Cazzo Matt…era solo una frase! La tua
è stata troppo breve. Non scatterai mai la foto del secolo, non berrai più
birra con me come quella notte di otto anni fa sul tetto di casa mia, non
fumerai la sigaretta della vittoria dopo l’oro della nazionale di hokey alle
olimpiadi…non sfiorerai più un pianoforte…non vedrai mai tuo figlio, non vedrai
mai la tua sposa...
Mi hai lasciato solo a fare tutte queste cose. È vero, ci
siamo persi di vista, ma come amici non ci siamo persi mai.
Mi sento vuoto, mi sento come se tutta l’aria che avevo in
corpo mi fosse stata portata via. Cammino tra la folla ma non vedo le persone. Sono
circondato da rumori ma non sento suoni. Attorno a me c’è vita, ma nella mia
testa…
- ehi! È Robert Pattinson! - dice qualcuno fermandomi. Me lo
scrollo di dosso con rabbia. Non potevo pretendere che la gente mi lasciasse in
pace, non potevano sapere. Ma non mi si poteva chiedere di essere chi non ero.
Non quella sera.
Non so nemmeno dopo quanto tempo né come, ma arrivo al mio
hotel. Non ho avuto il coraggio di restare in casa di Matt, dovevo uscire,
dovevo pensare. Dovevo andare in un posto dove potessi piangere da solo senza
caricare Alessia anche delle mie lacrime. Chissà quante ne aveva già lei di
sue.
Vado al banco della reception e chiedo le chiavi della mia
camera. – 412, per favore -. Il receptionist mi da la carta magnetica e decido
di andare a piedi fino al quinto piano. Non volevo stare con la gente. Volevo
starmene da solo, senza nessuno che mi fissasse in ascensore.
Entro nella mia camera buia ed altrettanto al buio mi svesto.
Ho bisogno di una doccia. Ho bisogno di sentire sulla pelle la sensazione che
il mio dolore esca da me e scivoli via.
Non mi vergogno a dire che piansi per tutto il tempo che
passai chiuso nella cabina del bagno. Le lacrime per gli amici non sono mai
lacrime di cui vergognarsi, nemmeno se a versarle è un uomo.
Rob senti questa. Che
te ne pare?
Rob corri!
Diventerò un grande
fotografo, ‘fanculo a papà!
Ma che cazzo di parte
hai fatto qui? Un mago che si chiama Cedric? Ma che roba è?
Oh…sei
fidanzato…emm…bene, no?
Ehi Rob! Posso farti
qualche foto? Dai, cazzo. Sei un attore! Ti faccio qualche foto così tanto
per…non posso avere… com’è che ti hanno definito? Ah si… il futuro Jude Law. Ho
ul futuro Jude Law come amico e non posso fotografarlo? Sai che pacco di soldi
mi farò un giorno con queste foto quando sfonderai?
Ehi, bello! guarda che
questo non è un addio! Ci rivedremo…
Esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano in vita. Non
accendo nemmeno la luce. Mi butto sul letto, stanco. Voglio chiudere gli occhi.
Voglio spegnere il cervello e abbandonarmi a me stesso. Per una volta non può
fare male. Tendo la mano sul materasso in cerca del pacchetto di sigarette che
avevo lanciato appena arrivato. Tasto le lenzuola ma non le trovo.
- cercavi queste?-
Con un balzo salto su dal letto sconcertato. L’asciugamano
che ho legato in vita cade e ho appena il tempo di raccoglierlo da terra e
rimetterlo legato sui miei fianchi prima che la luce sul comodino si accenda.
Kristen.
- potevi anche tenerlo giù. Da quando sei così pudico
davanti a me?- chiede con sguardo malizioso indicando l’asciugamano con gli
occhi. Non le rispondo nemmeno. Vado alla porta, la spalanco. - Esci – dico
esausto. Questa sera non sono in vena di litigare anche con lei, non sono
dell’umore giusto per esternare tutta la mia delusione nei suoi confronti.
Soprattutto non sono in vena di sentire balle.
- Robert ascolta…quelle foto…sono vecchie…le hanno
pubblicate ora per fare storia…ti prego, sii ragionevole – mugola alzandosi dal
letto per venire vicino a me e chiudere la porta. Sono talmente stanco che non
riesco a non lasciarla fare. Torno al letto e mi ci siedo sopra pesantemente
- Robert…? –
Prendo un respiro profondo. Quella giornata non ne voleva
sapere di finire, doveva togliermi anche quel poco di forza che mi restava.
– Kris, per favore. Non raccontarmi balle. Non stasera.
L’hai baciato o non l’hai baciato? E bada che voglio la verità – le dico
guardandola negli occhi. E’ qui e vuole parlare, ok. Lasciamoglielo fare, sarà
come togliersi un cerotto.
- è stato un errore – dice con un sussurro inginocchiandosi
sul pavimento di fronte a me. Quindi si. Avevo ragione. Sapevo di averne
talmente tanta che anche se avesse negato non le avrei creduto.
- ma non potrà più succedere Rob, perché io amo te, io
voglio stare con te… - balbetta. Con la sua mano cerca la mia che prontamente
sottraggo.
- Kris…non puoi fare quello che ti pare con me. Un giorno è
si, quello dopo no, poi di nuovo assolutamente si…questi due giorni mi hanno
fatto pensare. E…ho scoperto che non mi manchi. L’unica cosa che ho sentito è
delusione. Profonda, delusione – vomito fuori dopo aver preso un gran respiro.
Se c’era una cosa che avevo avuto ieri sera, era del tempo per riflettere su me
stesso e su cosa provassi per lei. I suoi occhi azzurri, carichi di lacrime che
non riuscivano a scendere, non riuscivano a commuovermi. Ero freddo come il
marmo. Non soffrivo nel vederla così e il mio atteggiamento nei suoi confronti
non era una ripicca. Ero solo esausto. Di tutto. Di nuovo il desiderio di
scappare dal mondo prese possesso di me, diventando quasi soffocante.
Come nei migliori momenti di disperazione, tutto mi apparve
perfettamente chiaro. La chiamano lucida follia, e a sentirla così da tanto di
una fottuta frase fatta del cazzo. Ma io in quel momento stavo vivendo
esattamente quello: un momento di lucida follia.
Davanti ai miei occhi non c’è Kristen, non c’è Matt…non c’è
nessun altro che non sia io. Le altre persone sono uno sfondo indistinto e
sfocato. Grido, grido più forte ma nessuno mi ascolta. Nessuno che venga al mio
fianco a chiedermi il perché delle mie urla.
La morte di Matt mi ha fatto vedere quanto poco tempo io
abbia a disposizione per realizzare me stesso e avere tutto quello che
desidero, per essere ciò che voglio essere.
Basta essere il bravo ragazzo che fa un sorriso e mette da
parte se stesso con una scrollata di spalle, basta essere tutto ciò che gli
altri si aspettano da me, basta.
Se Kristen è arrivata ad essere qui, con me nella mia
stanza, dopo aver sicuramente pagato un inserviente con il pass par tout delle
camere, significa che sa già che io le dirò si, che la perdonerò, che vorrò
stare ancora con lei. È certa di questo fatto. Ci giocherebbe la vita.
- stai dicendo che non vuoi più stare con me? – sussurra
cercando di accarezzarmi il viso e portarlo a guardarla. Mi parla già sicura
della risposta no. Beh, questa volta
cara Kris, non giocarti la vita. Non giocarti niente perché qualsiasi cosa
giocassi la perderesti.
- sto dicendo che ho bisogno di stare per conto mio. Di pure
che non voglio più stare con te, di che ti sto lasciando, non mi importa. Il
risultato non cambia -. Mi alzo dal letto, oltrepassandola e inizio a vestirmi
in gran fretta, mettendo su le prime cose che mi capitano a tiro. Volevo
andarmene da quella stanza. Lasciare tutto la dentro, anche i vestiti. Facevano
parte del vecchio Robert, quello che compiaceva tutti e nascondeva le amarezze
dietro un finto sorriso. Prendo solo il passaporto dalla tasca del borsone per
farlo sparire nella tasca dei jeans. Infilo in portafoglio nella tasca libera e
do il mio cellulare a Kristen. La nostra foto era sullo sfondo. Li dentro c’era
la mia musica, le mie foto di noi insieme, il vecchio me. Tieni Kris, tu sarai
il primo passo per voltare pagina.
Non mi preoccupo nemmeno di salutarla e scendo giù nella
hall. Lascio le chiavi della Porche al receptionist dicendo che la
concessionaria se la verrà a riprendere, e saldo il conto.
Come metto piede fuori dalla porta rotante dell’albergo, un
mare di flash mi sommerge. Kristen non deve aver pagato abbastanza il cameriere
che l’ha fatta salire, perché era chiaro che questo aveva deciso di chiamare i
giornalisti e prendersi un altro po’ di soldi.
Cerco di coprirmi il più possibile il viso con le braccia e
attacco a correre. Non mi importa della pioggia che cade a gocce grosse dal
cielo e mi ha già bagnato fin nel midollo. Voglio andare da qualche parte e
ricostruirmi da capo. Voglio imparare ad affrontare la mia vita in modo
diverso. La vita è troppo breve per cercare di essere qualcun altro. Già è
difficile essere sé stessi, figuriamoci due persone insieme.
Cammino sotto la pioggia da più di un’ora ormai. So
benissimo dove andare, so che è lontano ma so che ci voglio andare a piedi. So
anche che sono un gran coglione, tra le altre cose. Perché sono un coglione?
Perché decido di arrivare alla meta passando per le scale antincendio, cioè
scale a pioli, quando piove a dirotto con il rischio di scivolare nel vuoto e
fare un budino di Robert sull’asfalto. Non avevo intenzione di suonare il
campanello. Dovevo entrare dalla finestra. Non chiedetemi perché, io ho smesso
di chiedermelo per stasera. Ho fatto più pazzie oggi che in ventiquattro anni
di vita.
Salto per prendere la scala e tirarla giù. Metto sul primo
piolo l’all star ormai zuppa e mentre mi sollevo, sento l’acqua dentro che si
sposta ai lati del mio piede. Forza Robert. Sei arrivato fin qui, ora va
avanti.
Le prime tre scale non mi danno problemi, anzi. Inizio quasi
a credere che la cosa sia divertente e nemmeno tanto pericolosa come possa sembrare.
Sono pazzo. Rischio di stamparmi al suolo e io rido. Rinchiudetemi prima che
possa fare qualche cosa di cui potrei pentirmi.
La pioggia continua a cadere giù grossa e io continuo a
salire. Mancano due scale, trenta pioli da salire e poi sarei arrivato. Sempre
che la finestra della cucina di Alessia sia aperta. La luce è accesa, quindi al
massimo avrei bussato. Bene, un problema in meno.
Manco fossi Ivanhoe, metto una mano sul piolo davanti a me e
continuo la scalata verso la finestra. Sono proprio un coglione, e non ho manco
bevuto!
Il mio piede scivola più di una volta, e più di una volta
rischio di cadere rovinosamente giù per quattro piani. Considerando che ogni
appartamento sarà alto quattro metri circa, che il palazzo è rialzato di altri
due… insomma…quasi una ventina di metri. Cazzo, sono un coglione. Un
coglionissimo coglione.
Dopo aver rischiato di fare il bunging jumping senza corda
per almeno una decina di volte, arrivo alla tanto agognata finestra. Aperta.
Che culo! Sono già li che sto per scavalcare ed entrare come Diabolik, ma la
sua voce mi ferma. Non è sola. Mi nascondo nei venti cm quadrati del
pianerottolo all’ombra del muro e aspetto.
- lo so che ho promesso, ma non mi sembra il caso di
insistere.
- me ne frego delle auree positive che senti, ok? Potrebbe
essere un errore il tuo, dato che ti sforzi così tanto di farmi mantenere in
una stupida promessa che mi hai estorto, tra parentesi, in un momento in cui
non ero troppo in me.
- ma piantala! Tu mi sa che hai i sensori inceppati. Senti
talmente tanta aura bianca che non ti ricordi manco chi è.
- come sarebbe dettagli?
Sento solo la sua voce. Magari è al telefono. Beh, allora
posso entrare. Prima o poi metterà giù no? mi affaccio dalla finestra e inizio
a scavalcare. Ho già un piede sul pavimento quando…
- non puoi fare questo Matt!
Esattamente nel momento in cui entro completamente in casa
sua. Che cazzo ha detto? Non credo di aver capito bene.
- Rob! Ma che ci fai qui?- chiede lei venendomi incontro.
- sono scappato dai fotografi e la prima persona che mi è
venuta in mente per mettermi al riparo sei tu. Ale…che stavi dicendo prima?- le
chiedo perlustrando con gli occhi l’intera casa, passando in rassegna anche il
soppalco. Non c’è nessuno.
- niente…- dice correndo verso la porta del bagno e tornando
con un asciugamano.
- no…hai detto “non puoi fare questo Matt”…- le dico confuso
cercando i suoi occhi.
- Robert…da quanto tempo sei li?- chiede mettendo su un
cipiglio arrabbiato.
- io…saranno un paio di minuti…Ale hai detto Matt!- dico
avanzando verso di lei. Non mi interessava spiegare cosa ci facessi li quella
sera. Aveva detto Matt. Parlava con un Matt!
Io avanzo e lei indietreggia, fino a che il tavolo le
impedisce di scappare ancora. Mi guarda strano, forse la sto terrorizzando o
forse pensa che sia uno che si inventa le cose…
Strizza gli occhi e fa no
con la testa. Ma io non ho parlato!
- Ale hai detto Matt! L’hai detto!- le urlo addosso. Forse
esagero, ma non riesco a controllarmi. Una piccola parte di me spera che quel
pomeriggio lei abbia mentito, che Matt sia vivo, che sia li, magari chiuso in
bagno.
- io non ho detto niente!- mi urla di rimando scrollandosi
di dosso le mie mani che le avevano serrato i polsi. Se ne va dal lato opposto
della sala rispetto a me e resta girata di spalle.
- si che l’hai detto! Ti ho sentita!- le grido infuriato.
Forse sto davvero esagerando. Anche se fosse una pazza che parla da sola erano
affari suoi. Sono io che ho fatto irruzione in casa sua senza invito. Ma ho
bisogno di sapere.
- Ale, ti prego. Dimmi che stavi parlando con Matt. Dimmi
che lui è di la e che tutto quello che mi hai detto oggi è una bugia- . Anche
se è una bugia dimmelo lo stesso Ale, ne ho bisogno. No, non è vero. Ho solo
bisogno di sapere per certo che il mio amico non tornerà.
- non stavo parlando con Matt – dice in un sospiro,
voltandosi a guardarmi. In quel momento esatto, sento un rumore. Il bicchiere
che prima era al lato destro del tavolo, è scivolato sul sinistro. Cazzo, c’ho
pure le allucinazioni adesso.
- Ale…dimmi dov’è Matt – dico avvicinandomi a lei. Questa
volta sta ferma.
- no- dice. Non cosa
stai dicendo? Dice no.
- Ale lo vedi –
- non glielo dico - . Allora lo vede!Non stava parlando con
me! si è girata verso il pianoforte dietro di lei! Non sta parlando con me!
- è qui?- le chiedo guardando dove guardava lei e non
vedendo nulla. Per favore rinchiudetemi, perché quello che sta succedendo qua
dentro non è possibile. Siamo tutti e due pazzi, purtroppo in libertà. Due
soggetti pericolosi per la società. Lei che vede la gente morta e io che le do
corda.
- non glielo dirò è chiaro?- parla come se io non ci fossi.
- non lo vuole sapere! Ci faresti una figura di merda Matt!-
- Come sarebbe chiedigli di dirti una cosa che sa solo lui?
–
- no che non glielo chiedo! A che servirebbe? –
- Matt non ti ricordi di lui. Quattro parole non te lo
faranno ricordare! Ogni volta che ci ho provato non ha funzionato! Cosa ti fa
pensare che con lui sarebbe diverso?-
Ecco che ha ripreso a parlare da sola. Di me. Con lui. Sono
pazzo. Vedo la gente che vede la gente morta!
Più pazzo di così non posso essere. Se non mi chiudono ora
in una cella imbottita con una camicia di forza non accadrà mai più. Tanto vale
chiederle di cosa sta parlando.
- Ale…che sta dicendo?- le chiedo mentre i miei nervi sono
li li per crollare.
- non si ricorda di te – sospira, ormai rassegnata alla
realtà delle cose.
- che cosa?-. Di tutto mi aspettavo ma non questo. Come
sarebbe non si ricorda di me??
- Matt, ma che cazzo stai dicendo?- chiedo al diretto
interessato senza sapere nemmeno dove guardare. Se arrivo in fondo a questa
serata mi presenterò io stesso alla casa di cura.
- dice che non si ricorda di te. Col tempo lui…dimentica…-
dice Ale sconsolata, sedendosi sul bordo del divano. Lui dimentica… si è
scordato di me…di noi… com’è possibile? Certe cose non si possono dimenticare…
- mi chiede…se puoi raccontargli qualcosa che sai solo tu… o
un qualcosa che avete vissuto insieme…vuole sforzarsi di ricordarti- sussurra
facendo la sua richiesta.
Ok. Proviamoci. Forse è tutta una cazzata, ma io ho visto il
bicchiere. Cioè l’ho sentito muoversi, non l’ho visto…
- quella volta alla Tower House…eri in infermeria per finta
come al solito…avremmo avuto non più di nove anni…e tu hai… rubato la cartella
di Charlie Mc Cain…volevi sapere se era vero che gli avevano tolto mezzo cuore
e per quello non poteva fare ginnastica- vomito fuori la prima cosa che mi
venne in mente. Guardo Alessia speranzoso, ma lei scuote la testa.
- forse sei andato troppo indietro…prova con qualcosa di più
recente…- dice.
- sul tetto…la sera che mi hai detto di esserti comprato da
solo una macchina fotografica professionale. Hai detto che volevi farmi delle
foto perché non potevi non averne nemmeno una…hai detto che ti saresti fatto un
pacco di soldi con quelle stampe se fossi diventato famoso- provo ancora a
dire. Alessia scuote di nuovo la testa.
- ok…allora… la mattina. Quella mattina ti sei presentato alla
mia porta tutto gocciolante. Tua nonna era morta ed eri tornato a casa per il
funerale. Sei venuto prima da me che dai tuoi parenti –
Alessia guarda speranzosa verso il pianoforte, ma ancora una
volta scuote il capo.
- Matt…quella volta che siamo andati a Buckingham Palace e
abbiamo scavalcato il muretto per andare
a sbirciare dalla finestra ma la guardia ci ha beccato e noi ci siamo quasi
rotti l’osso del collo per scappare. I tuoi jeans si erano tutti strappati-
dico ormai vicino al piano.
Ale inizia a illuminarsi un po’.
- ci siamo? – le chiedo.
- è confuso…di ancora qualcosa- dice mentre un sorriso le si
allarga sul volto piano piano.
- Matt…ti ricordi questa? . Poggio una mano sulla tastiera e
inizio a suonare un pezzo con una mano, fissando il vuoto dove pensavo stesse
lui. Era una parodia che avevamo scritto insieme del notturno di Chopin. Arrivo
quasi a metà e poi mi fermo. Sconsolato. Alessia non sorride più, anzi…si è
incupita.
Stavo per sedermi sul divano di fianco a lei quando i tasti
del pianoforte prendono a suonare. Si muovono da soli. I tasti. Si muovono. Da
soli. Da soli. Dio, non ci credo. Se la ricorda! Matt, sta suonando…Matt. O.
Mio. Dio.
Un morto, che io non vedo, sta suonando il pianoforte.
Rinchiudetemi voi, perché io non ne ho il coraggio!
Alessia ha preso a ridere. Quasi casca indietro sul divano
tanto ride forte.
- che c’hai da ridere?- le chiedo stizzito. Io credo di
essere un cerebroleso e lei ride!
- scu…scu…scusa, ma la tua faccia era troppo buffa!- dice
smettendo di ridere, scossa ancora da qualche risolino. Poi sono io il matto.
- Matt chiede… Matt chiede se hai ancora problemi con il
pettine la mattina – dice finalmente sorridente.
- e tu chiedigli se dorme ancora con il cappello per non
svegliarsi con i capelli gonfi – le rispondo sentendomi pervadere da una
felicità immensa. Matt c’era. Non potevo vederlo ma c’era! Dio grazie per
avermi dato il dono della pazzia! Grazie per avermi fatto fare l’incidente con
Ale! grazie per Kris nella mia stanza che mi ha fatto venire voglia di
andarmene via! grazie per aver montato una scala antincendio al palazzo! grazie
per Matt!
- metteva il cappello per dormire?- mi chiede Ale stupita,
alzandosi dal divano.
- si è una cosa che faceva s… s… se…e….e….etciù!-. eccolo
li. Lo starnuto. Mi stavo per chiedere quando sarebbe arrivato. Potevo sperare
che essendo un pazzo conclamato fossi esonerato dal raffreddore per aver corso
per più di un’ora sotto la pioggia? Ovviamente no. questo faceva solo aumentare
il mio indice di pazzia.
- Rob ma sei un naufrago! Aspetta che ti trovo qualcosa…-
dice Alessia schizzando al piano di sopra. Qualche secondo dopo piomba nella
stanza con una tuta piegata tra le braccia.
- ora ti faccio una tazza di tè caldo. Ti fai una bella
doccia e te ne vai a letto chiaro?- dice perentoria mentre inizia a trafficare
in cucina.
Sto per alzarmi dal divano, quando la penna che c’è sul
tavolino davanti a me si solleva e a mezz’aria scrive su un blocco di post-it.
Resta qui con lei. Ti
prego.
ecco anche oggi l'abbigliamento: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=12336778
colgo l'occasione per dare il benvenuto a una delle mie migliori
amiche qui su EFP, sia come lettrice che come scrittrice :), Sophief88
se volete dare un'occhiata ai suoi lavori eccovi i link :
sunday morning
il colpo di fulmine
|
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Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
capitolo 7
cioè...fatemi capire...io vi
chiedo se arriviamo a 9, e voi mi scrivete solo 5 recensioni?? si batte
la fiacca eh! va beh va...anche questa volta, ma è l'ultima, vi
perdono :P soprattutto perchè 6 persone hanno aggiunto la mia
storia alle preferite. quindi ringrazio
akire 83
chelsea 88 (che credo abbia fatto cambio :P)
deisy87
phoebe87
suxpicci_89
sei_nel_anima 2009
benvenute e grazie mille!
avviso che forse il prox chap ci metterò un pò a
scriverlo, semplicemente perchè al momento mi sto concentrando
sulla stesura di una piccola ff per un contest.
recensioni:
winniepoohina: beh eccoti accontentata! :) spero di non averci messo
troppo. Anche io sono contentissima del fatto che Rob abbia mandato a
quel paese Kris. lo facesse anche nella realtà mi andrebbe molto
più a genio.
lisettola: e lo so dispiace anche a me, ma magari non è
proprio così no? leggi questo chap e più avanti ancora
avrai una spiegazione più dettagliata :P
sweetcherry: maduuuuu!!!! davvero? non sapevo se metterlo o no quella
cosa del biglietto, poi ho scelto per il si...sono contenta di averci
preso anche sta volta!!!
satyricon: sono davvero contenta che ti sia piaciuto. ora basta
piangere! questo sarà un chap più brioso, e spero di
farti fare anche qualche risata!
mikki: io a Kris ci avrei dato anche un calcione nel didietro, ma come
ho già detto...Rob è troppo gentleman per trattare
così una signora... eccoti accontentata con il nuovo chap!
Ok. Ora non puoi più rimandare. Gli hai fatto il letto, gli
hai dato una tuta, hai aspettato che si facesse la doccia nel tuo bagno, hai
ascoltato tutto ciò che il tuo fidanzato aveva da dire, hai deciso di rimandare
il problema all’indomani, hai dormito, ora che ti sei svegliata, Ale, vedi di
mettere un po’ d’ordine nella tua testa.
Robert Pattinson sta dormendo sul mio divano con addosso il
pigiama del mio fidanzato. Robert Pattinson sa che parlo con il mio fidanzato
morto, che è un suo amico d’infanzia. Quello scemo di Matt ha pensato bene di
portarmi all’esasperazione la sera prima fino a farmi cuzzare sempre dal
suddetto Robert Pattinson, che credo pensi di essere pazzo pure lui dopo aver
visto un pianoforte che suonava da solo. Tra le altre cose, Robert Pattinson
non solo mi ha sfasciato la macchina ma ha anche commesso effrazione entrando
esattamente alle 23.09 della sera dalla finestra della mia cucina. La domanda
che apre la mia mattinata dunque è: che cazzo faccio mo?
Matt è tutto su di giri e continua a strapparmi le lenzuola
di dosso al grido di “alza il culo e prepara la colazione!”. Cioè…pure?? Punto
1: può un morto fare tutto sto casino di prima mattina? Punto 2: va bene
l’ospitalità e tutto…ma io il sabato mattina voglio dormire!
- Alessiucciaaa… cucciolaaaa…tesoro mioooo…
amooooooooreeeeeeeeeeee….alza quel graziosissimo fondoschiena che ti ritrovi
dal materasso e scendi di sotto!-
Ma che carino Matt! Non fosse che è già sotto due metri di
terra lo accoltellerei volentieri.
- Matt…evapora…torna sulla tua nuvoletta e scendi tra un
quarto d’ora, ok?- mugolo nascondendo la testa sotto al cuscino.
- nemmeno per sogno. Sono le dieci, fuori c’è il sole e hai
un sacco di cose da fare – dice sedendosi a cavalcioni sul mio sedere e
tirandomi via il cuscino dalla testa. Odio quando fa così. Quello era il MIO
modo di svegliarlo la mattina! Solo che io almeno lo svegliavo con dolci baci
sulla schiena non prendendolo a cuscinate! Sto stronzo!
Più per farlo star zitto che altro, mi alzo dal letto e
guardo di sotto dalla ringhiera. Robert dorme placidamente con un braccio a
penzoloni giù dal divano con il lenzuolo riverso quasi tutto per terra e i
pantaloncini da basket scomposti attorno alle gambe.
Quasi quasi lascio cadere
un cuscino di sotto e lo becco in piena faccia. Se non dormo io perché lo deve
fare lui??
- Non ci pensare nemmeno. Scendi e fai i pancake. Vedrai che
gli piaceranno – dice Matt levandomi di mano il cuscino che già avevo sollevato
sopra la testa per lanciarlo di sotto.
- Sii gentile. È pur sempre un ospite – continua con voce
angelica ignorando il mio sguardo truce.
- Un ospite con cui tu stai organizzando un incontro peggio
di un’agenzia d’appuntamenti per vecchie zitelle – gli rispondo piccata a bassa
voce scendendo di sotto.
Tempo di andare in bagno a buttarmi un po’ d’acqua fresca in
viso e già Matt mi spinge verso la cucina. Che rottura, io non mangio la
mattina, quasi mai, o comunque prendo un toast al volo, e questo mi mette ai
fornelli.
- dai amore, sai che adoravo i tuoi pancake la mattina.
Piaceranno anche a lui. Fa sempre piacere svegliarsi con una buona colazione –
dice Matt abbracciandomi da dietro e facendo qualche grattino sui miei fianchi
scoperti dalla maglietta troppo corta. Quella era corruzione. Non del grado di
quella a pubblico ufficiale ma ci andava molto vicino: corruzione a fidanzata
in astinenza da sesso. Molto peggio. Si vabbè… giusto l’altra sera era
successo, ma dopo più di otto mesi! Ora non fraintendete. Io ci metterei la
firma per poterlo fare un’altra volta e poi per tutta la vita con Matt in quel
modo. È stata la cosa più fantastica che si possa immaginare, ma era più una
sensazione che qualcosa di materialmente carnale. E questo qui ora va a
stuzzicare il can che dorme. Dio che voglia…va beh… basta. Pancake, dovevo fare
i pancake.
- Fai quelli con la cioccolata sopra e la panna – suggerisce
Matt quando stavo per condirli con lo sciroppo d’acero.
Lo ascolto per farlo star zitto, mentre lui apparecchia. Preparo
anche due tazze di cappuccino e le metto sulla tavola.
- Il tuo amico ha il sonno pesante. Ci sarà odore di pancake
fino al piano terra ma non si sveglia- dico osservando Robert dormire.
- Prova a mettergli il cappuccino sotto al naso. A me
piaceva – dice Matt facendo spallucce.
- Lo so benissimo cosa piaceva a te, ma quello non sei tu –
gli rispondo provando però con il suo suggerimento. Prendo una delle due tazze
e vado fino al divano, chinandomi sulle ginocchia all’altezza del suo viso.
Ed ecco di nuovo gli stessi pensieri che mi erano balzati in
mente il giorno dell’incidente e ieri quando è arrivato in negozio. È davvero
bellissimo. La fronte distesa, le labbra schiuse…un filo di barba gli colora la
guancia. È incredibilmente bello. Oggettivamente bello, s’intende. Non posso
fare a meno di scendere con lo sguardo oltre il suo viso e… Santi del paradiso!
Che schiena! E che sedere… è attraente persino da incosciente. Ohhhh Ale!
piantala! C’è il tuo fidanzato a due metri da te!
Con cautela e un groppo in gola senza fine avvicino la tazza
al suo naso.
- mmm….- mugola.
- sveglia bell’addormentato – sussurro divertita
dall’espressione del suo viso che si sta corrucciando. Dire bell’addormentato
non soddisfa la visione di lui sul divano, strafigo addormentato forse rende
l’idea.
- mmm…dimmi che non sto sognando- mugola stringendo ancora
di più il cuscino.
- dipende da cosa stai sognando – rispondo incerta.
- di nuotare in un mare di pancake al cioccolato e di avere
una vestale che mi porge una tazza di caffè – mugola ancora iniziando a
stiracchiarsi a occhi ancora chiusi. Li apre molto lentamente e già sorridono.
Ha gli occhi che sorridono. Due occhi azzurri che sono la fine del mondo,
ancora sonnacchiosi che scorrono lungo tutta la mia figura facendomi arrossire
quando li sorprendo a fermarsi sulla scollatura della mia canottiera di Hello
Kitty.
- sei a metà strada tra acqua e fuoco, campione. Ora alzati
che si fredda – rispondo con un mezzo sorriso, alzandomi e riportando il cappuccino
al suo posto sul tavolo, per evitare che si accorgesse del fatto che già solo
con gli occhi mi stava creando dei forti scompensi ormonali.
Matt ha già preso posto a tavola, dondolandosi con le mani
dietro la testa sulla sedia. Gli faccio una faccia alla “contento adesso?” e aspetto che lui annuisca. Continua a sorridere
soddisfatto, come se avesse finalmente dimostrato una realtà innegabile. Mi
ripeto: che il mio fidanzato fosse contento del fatto che provassi
un’attrazione particolarmente forte nei confronti di un altro uomo era una cosa
totalmente fuori dal mondo.
Robert prende posto subito dopo di me.
- si, state davvero bene insieme – commenta Matt notando il
fatto che entrambi, senza accorgercene, stavamo facendo esattamente gli stessi
gesti. Avevamo tagliato il pancake con la forchetta, pucciato il triangolino
nella panna, messo in bocca, assaporato, preso un sorso di succo d’arancia,
posato il bicchiere e sospirato in estasi per quella delizia.
Gli lancio uno sguardo omicida e prendo a guardare con la
coda dell’occhio Rob, per evitare di nuovo la sincronia dei nostri gesti,
cercando di ignorare l’effetto che mi facevano le sue labbra sulla forchetta.
Il pensiero “voglio essere la forchetta” fa a gara con il “voglio essere il
pancake”. E vince… la forchetta.
Ale, mia cara. Forse è il caso che tu torni a far visita
alla tua psicanalista. È evidente che desiderare di essere una forchetta è un
chiaro sintomo di un disturbo mentale incipiente.
- allora…emmm…che programmi hai per oggi? – mi chiede Robert
dopo un sorso di cappuccino, svegliandomi dalla trance in cui ero
involontariamente caduta.
- mmm…veramente ho il giro di Central Park – rispondo
tagliando un altro boccone di pancake, e prendendolo con le dita per evitare la
forchetta, che mi avrebbe rimandato a bocca, che sarebbe andato avanti con
bocca di Robert, che avrebbe proseguito con sapore per finire con…lasciamo
perdere. Sono da internare.
- Ale, puoi anche evitare per un giorno. Sta con lui,
andatevene in giro…chessò…cercate la chiesa e il prete per il vostro
matrimonio…- si intromette Matt.
- Matt, ma un pacco di affari tuoi?- gli rispondo piccata.
Già mi dava fastidio essere attratta fisicamente da Robert molto
sconvenientemente in sua presenza, soprattutto per il fatto che lui gongolava
ogni volta che mi beccava a osservarlo. Se poi si metteva anche a parlare di
matrimonio e di chiese…
- perché che ha detto?- si intromette Robert con la bocca
piena di pancake.
- nulla, si immischia di affari che non lo riguardano- rispondo riservando un’occhiataccia al mio
fidanzato.
- cosa vuol dire che hai il giro a Central Park?- chiede il
mio ospite posando la forchetta.
Domanda: come reagirebbe un attore scoprendo di essere a
colazione con una paparazza? A) si strozza con la colazione. B) infila la porta
di casa solo con i pantaloncini addosso e scappa a gambe levate. C) mi uccide approfittando
del fatto di non avere testimoni. D) fa volare la mia macchina fotografica, in
bella mostra sul mobile del televisore, fuori dalla finestra.
Dio mio spero non scelga l’ultima perché mi costerebbe un
patrimonio comprarne un’altra!
- dai diglielo- mi sfida Matt, con un sorrisone sornione
sulla faccia. Che fidanzato sadico!
- emm…ecco….io…- cerco di iniziare, vagliando le varie
parole possibili da usare senza traumatizzarlo troppo.
- I‘m your biggest fan I'll follow you until
you love me papa-paparazzi, baby there's no other superstar that know that I'll
be papa-paparazzi . Promise I'll be kind, but I won't stop until that boy is
mine ,baby you'll be famous chase you down until you love me papa-paparazzi
– canticchia Matt strafottente.
- Matt! Per l’ennesima volta, piantala! - gli ringhio. Torno
a guardare Robert che è molto impegnato con la sua tazza di cappuccino per
guardarmi in faccia. Meglio, meno imbarazzo.
- allora… vedi Rob…io
sono una fotografa e…sai, a volte pagano bene per…insomma sai, a volte c’è
bisogno di sbarcare il lunario in qualche modo...e non ci sono molto lavori che
ti permettono di lavorare in più campi senza sovrapporsi, quindi…sai…-
- è dacci un taglio! Mo glielo dico io!- dice Matt sbuffando
e mettendo una mano sulle mie che si agitavano nel gesticolare per sviare
l’attenzione di Robert dalle mie parole.
- Matt, non…-
- tu vai troppo per le lunghe. Rooob! Rob, mi senti?- dice alzandosi
e piazzandosi dietro al suo amico.
- ma che caz…-. Robert sputa un’ingente quantità di
cappuccino in un punto imprecisato del tavolo, dopo esser stato magistralmente
colto di sorpresa da quello scemo del mio ragazzo - Matt?? Matt, ma sei
veramente tu?- dice iniziando a voltarsi
da ogni lato sulla sedia. Non sapevo che Matt potesse parlare anche con altre
persone diverse da me. Dallo sguardo che mi lancia, capisco che è una cosa che
mi ha sempre tenuto nascosta. Sto infame! Me l’avrebbe pagata cara! Gliele
avrei staccate io una per una tutte le piume delle ali che non vedevo! Anzi no!
gli avrei smontato pezzo per pezzo, sotto al suo naso, la sua preziosissima
Hasselblad 500 C/M. A costo di far fuori un
pezzo di storia della fotografia che valeva una vagonata di soldi, ma mi
sarei vendicata. Soprattutto dopo che per mesi la mia psicanalista aveva detto
che soffrivo di allucinazioni! Ma non poteva farsi vivo prima?
- certo che sono io. Chi ti aspettavi? La fata Turchina?-
gli risponde Matt appoggiando le mani sulle sue spalle. Robert sussulta e mi
guarda stranito. Le sente anche lui le sue mani. Non vede ma sente. Purtroppo
per lui. Benvenuto nel club degli oppressi dalle angherie di Matt Holsen.
Abbiamo le tessere e degli ottimi programmi che insegnano come ignorarlo.
- tranquillo Robert. Quando un angelo decide di romperti le
palle lo farà finchè non spennerai le sue alucce. Purtroppo hanno l’insana
convinzione di avere il diritto di intromettersi un po’ troppo – rispondo alle
sue domande non espresse. Povero Robert. Quasi quasi mi fa pena. Troppe
emozioni nel giro di nemmeno ventiquattro ore. Fossi stata al suo posto, i miei
nervi se ne sarebbero già andati a spasso. Va beh… i miei nervi se n’erano
andati già a spasso con un viaggio di sola andata, sicchè…
- Matt tornatene sulla tua nuvoletta, farò io da interprete
per Robert. Non sprecare tempo o non te ne resterà abbastanza- dico a Matt con
la chiara intenzione di farlo sbaraccare fuori dalle scatole con un mezzo
sorrisino.
- E’ carino da parte tua preoccuparti così tanto per me,
tesoro. Tranquilla, è per una buona causa. Parlerò io stesso con il mio amico
fino alla fine del mio tempo. Sai com’è, amor mio…potresti omettere alcune
frasi- mi risponde imitando il mio sorrisino antipatico.
- Matt, sparisci o ti porto al cimitero-. Meglio ricorrere
alle minacce. Insomma, mi ero rimessa alla sua volontà di aiutarmi a mantenere
la mia promessa, ma lui da un dito non si stava prendendo non solo un braccio,
ma tutte e due le braccia più le gambe!
- non mi fa più né caldo né freddo vedere la mia lapide. So benissimo
che sono morto. Trova un’altra soluzione e poi ne riparliamo, eh! – mi risponde
liquidandomi con una pacca sulla spalla di Robert e disponendosi di nuovo ad
ignorarmi per parlare con lui.
E va bene Matt, toglimelo tu questo peso, che mi fai un
favore! Stavolta sono io che mi metto a dondolare sulla sedia con le ginocchia
appoggiate al bordo del tavolo.
- comunque…Rob…quello che Ale voleva dirti è che lei oggi
deve andare a Central Park perché Julia Roberts tutti i giorni ci porta i suoi
figli, perché Scarlett Johanson ci va a mangiare hot dog e rilassarsi sui prati
con il marito e Jhonny Deep ci va a far footing con Brad Pitt e Matt Damon –
gli dice sedendosi con una gamba sola sul bordo del tavolo e mettendo le
braccia conserte al petto.
Robert non parla. È rimasto con la forchetta a mezz’aria e
la bocca spalancata. Evidentemente sta scegliendo tra le quattro possibilità.
Matt si mette a schioccargli le dita davanti agli occhi ma Robert non si
scompone.
- ohi!
Rob!...Rooooob…Robertino…?!!! ohu! Ripigliati!- lo canzona Matt
battendogli le mani davanti agli occhi.
- Ale tu… - inizia incerto tornado dal paese delle
meraviglie.
- I’ m your biggest fan I'll follow you until
you love me papa-paparazzi,
baby there's no other superstar that know that
I'll be papa-paparazzi
promise I'll be kind, but I won't stop until
that boy is mine
baby you'll be famous chase you down until you
love me papa-paparazzi
- Matt piantala di cantare!- gli dico lanciandogli in faccia
il tovagliolo, ma scoppiando a ridere nello stesso tempo. Ancora un minuto e se
non lo avessi fermato si sarebbe anche messo a fare il ballettino. A certe
scene è meglio non assistere.
Robert, intanto, sembrava essersi ripreso.
- ok…Ale…ho afferrato il concetto. Ora, che hai intenzione
di fare?- dice facendosi serio e appoggiando il peso sui gomiti. Mi guarda
fisso, preoccupato e quasi incazzato. Per cosa poi? Cioè, lui stava pensando
che io…
- Senti Rob. Così mi offendi. Hai dormito sul mio divano,
sei qui a far colazione con me. Sei il migliore amico del mio ragazzo. Ti pare
mai che io potrei approfittare del fatto che tu sei qui per scattarti foto da
vendere? Mi vedi così venale?- gli chiedo decisa. E no, bisognava mettere le
cose in chiaro.
- no, non ti vedo così. L’esperienza però mi ha insegnato
che voi fotografi non vi fate molti scrupoli di coscienza- risponde con un
ghigno, prendendo a giocare con dei bocconi di cibo nel piatto.
- senti Robert. Tu qui puoi stare quanto tempo vuoi, venire
ogni volta che vuoi senza mai preoccuparti che io ti faccia foto per venderle
ai giornali. Non sono quel tipo di paparazzo- cerco di spiegargli. Non stavo
mentendo. Quella di vendere le sue foto era proprio un’idea che non aveva mai
attraversato i miei pensieri.
- e che genere di paparazzo sei?- chiede lui più sollevato e
riprendendo a mangiare.
- non mi piace andare in cerca dello scandalo. Preferisco le
foto banali. Cioè…anche voi avete una vita e non credo gradirei vedere la mia
sbandierata al mondo. Io faccio foto del tipo Jennifer Aniston che fa la spesa,
Leonardo di Caprio che si da al windsurf…George Clooney sul set di una pubblicità
del Martini…fare la cacciatrice scandalistica di star non è la mia ambizione…io
voglio diventare fotografa per un giornale importante. Il gossip…non mi
interessa.- dico sincera.
- hai mai fatto foto a me?- mi chiede con un sorrisino ormai
rilassato e un’espressione curiosa sul volto. Dio quanto è bello… quei capelli,
quel sorriso…quant’è bello quel sorriso anche se è solo una tirata di labbra
senza mostrare i denti!
- tutte quelle del tuo set qua a New York e poi ho sbirciato
il tuo servizio fotografico per Vanity Fair. Li ero più che altro una
spettatrice- ammetto prendendo io a giocare con il cibo.
- wow…te le hanno pagate bene, almeno?-
- abbastanza. Quanto bastava per finire di pagare le spese
mediche di Matt e il funerale-
Ebbene si. Mi sono serviti a quello. Ecco perché nonostante
i soldi che avevo tirato su con più di un centinaio di scatti, ero ancora al
verde.
- i suoi…- chiede lui cercando di essere delicato
sull’argomento.
- no… non ho voluto. Lui ha preso la sua strada e loro non
hanno accettato. Non hanno mai chiamato, non si sono mai visti in due anni…io
ho preferito fare da sola. Io e Matt ci siamo sempre presi cura l’uno
dell’altra da quando sono qui a New York. Dovevo continuare a prendermi cura di
lui – taglio corto. Voglio cambiare discorso. Questo è proprio un tasto da non
toccare per me.
Mi alzo e inizio a sparecchiare la mia parte del tavolo. Mi
è andata via la fame. Matt mi aiuta, stavolta badando bene a stare zitto e
farsi gli affari suoi.
- scusa se ho pensato che volessi approfittare del fatto che
io sia qui – dice Robert raggiungendomi al lavandino, dove avevo iniziato a
lavare i piatti sporchi.
- non ti preoccupare. Sei più che legittimato a reagire così
– gli rispondo con un sorriso.
Finiamo di sparecchiare e di lavare i piatti. Stavo giusto
asciugando il lavandino quando lui, dall’alto del bancone dell’isola su cui era
seduto mi chiede - allora…oggi che si fa?-
- emm tu non lavori?- dico rossa di imbarazzo inspiegabile.
La stavo prendendo come un invito? Non dovevo prenderla come un invito. Siamo
amici, abbiamo dormito sotto lo stesso tetto… cioè…Ale, non farti film mentali
che non esistono!
- no. Sono in vacanza per altri tredici giorni -
- bello! beato te…dove andrai a divertirti? -
- ancora non lo so – dice passandosi una mano tra i capelli.
Oddio…quasi mi sciolgo. Questo gesto mi distrae ancora di più della sua bocca
che avvolge la forchetta. Un’idea malsana inizia a formarsi nel mio cervellino
psicopatico e avere un ragazzo che di tira gomitate di incoraggiamento per
chiedere quello che sto per chiedere… non mi porta alla guarigione, anzi. Mi fa
sprofondare ancora di più nella pazzia.
- se vuoi… puoi… insomma, se non hai nulla da fare…se… se
volessi stare un po’ con Matt…cioè…il posto c’è. Ti do le chiavi e puoi fare
tutto quello che vuoi – vomito fuori in un misto di balbettii e mugolii.
- grazie Ale. Accetto molto volentieri – risponde lui
gentile, con un largo sorriso togliendomi lo straccio di mano e puntando i suoi
occhi nei miei. Dio, posso morire qui, adesso. Purchè lui continui a guardarmi.
Farfalle…sento farfalle all’altezza dello stomaco. No, no, no… è solo che la
colazione è stata un po’ pesante stamattina e... per quanto mi riguarda sono facilmente,
come dire…esaltabile? Esiste esaltabile come parola??
Alla fine cedo alle richieste di Matt e alle insistenze di
Robert sul lasciar perdere il lavoro per oggi. Quei due quando si alleano sono
più pericolosi di una bomba al napal. E se poi parlano del fatto che Robert ha
bisogno di andare a fare spese, perché non ha nemmeno un boxer per cambiarsi,
diventano un’arma di distruzione di massa. Povera me. Amo lo shopping, come
ogni donna che si rispetti, ma quando dovevo accompagnare Matt a comprarsi
qualcosa di nuovo, era una tragedia. Una vera e propria Odissea. Per questo il
mio divano era stato battezzato ‘Itaca’. Chiedeva consiglio, si faceva tre o
quattro ore di complessi per ogni jeans per poi lasciare tutto sul bancone
procurando a me e alla commessa un intenso e anomalo istinto omicida. Se Robert
fosse stato così non so se avrei retto.
Ma la roba di Matt non gli andava bene? Era tutta lavata e
stirata nell’armadio. Come sei lui potesse ancora usarla…
Comunque era irremovibile. Il problema ora era un altro. Come
rendere Robert irriconoscibile?
Si scelse qualcosa dall’armadio ma restava comunque troppo
Pattinson. Facciamo cambio di occhiali, dato che la montatura dei suoi Ray Ban
è un vero e proprio marchio di fabbrica. Provo addirittura a fargli un codino
basso molto tamarro, ma ancora non ci siamo.
- Rob, ho un’idea…ma non so se…- borbotto passandogli il
cappellino che aveva dimenticato a casa ieri pomeriggio.
- dimmi. Qualsiasi cosa per non essere me per due settimane
– dice con aria tragica afferrandomi per un polso mentre stavo uscendo dal
bagno dopo aver cercato di nascondere la sua chioma fantastica. Passare le dita
tra quei capelli morbidi e setosi e così…oddio, solo i suoi capelli evocano
pensieri non molto casti nel mio cervellino malato.
Esco dal bagno e vado alla cassettiera della sala. Mi sono
dimenticata di dirvi che oltre a lavorare in uno studio fotografico, oltre a
fare la paparazza, oltre a fare saltuariamente la modella di intimo, faccio
anche dei book fotografici a richiesta nel set che tengo allestito in casa.
E…bisogna essere creativi in certi casi. Jed era un vero maestro, dovevo
passarlo a trovare. Prendo la pellicola e vedo quante me ne rimangono nel
cassetto. Ok, urgeva passare da Jed.
Torno in bagno e srotolo la pellicola sotto il naso di Rob
che lancia un fischio – bello! cos’è?-
- Ale, deve non
sembrare lui, non diventare un maori in tecnicolor!- sbuffa Matt sedendosi sul
mobiletto degli asciugamani.
- se avete un’idea migliore… -. Insomma, voleva o no passare
inosservato? Un tatuaggio che poi va via e si attacca come un adesivo come
quelli che i bambini trovano nelle patatine, non mi sembrava una brutta cosa.
Che arrivasse dal polso al gomito…
- Matt io lo trovo carino. Ho sempre pensato di farmi un
tatuaggio prima o poi – dice Robert prendendo la pellicola. Altro che carino!
Me li fa tutti un tatuatore a mano, mica roba da poco!
- Matt, tutte queste storie! Anche tu ti sei fatto
appiccicare sta roba ogni tanto – dico togliendo il celophan protettivo e
appoggiando il foglio sul braccio destro di Robert. Lo bagno con un asciugamano
bagnato e premo un po’, china sul suo avambraccio appoggiato al lavandino. Ti
tanto in tanto controllo che stia attaccando bene.
- non ti da fastidio questo?- mi chiede Robert togliendomi
un ciuffo di capelli dal viso che mi era scivolato dal nodo in cui li avevo
raccolti, per posarmelo dietro all’orecchio.
- grazie- dico imbarazzatissima.
Tolta la pellicola, il tatuaggio è un vero capolavoro e Jed
è semplicemente un genio.
Gli dona addirittura!
- Beh ora decisamente sono solo un sosia di me stesso – dice
divertito torcendo il braccio per osservarsi meglio nella specchiera.
- sei perfetto per rapinare una banca ora. – commenta Matt.
- si grazie tante per i tuoi commenti Matt, ora andiamo?-
chiedo impaziente di uscire. Quattro mura, un angelo, un ragazzo …non fatemi
commentare, vi prego! Rischiavo di non
rispondere più di me. avevo bisogno di aria. Tanta aria.
Usciamo e chiudo il portoncino alle mie spalle.
- Ale hai dimenticato caschi e chiavi della moto- mi
riprende Matt.
Ci rimango di sasso.
Signorina la moto
l’abbiamo fatta portare via dal carroattrezzi. Questo è l’indirizzo
dell’officina. Quando sarà pronta gliela riporteranno a casa.
- preferisco andare in taxi- bofonchio iniziando a scendere
le scale a piedi.
- Ale… non puoi continuare così- mi urla Matt ancora al
piano di sopra. Ma non lo voglio ascoltare. Io quella moto…non ci salirò più. Mai più.
ora i link:
tatuaggio che Alessia attacca sul braccio di Rob
l'abbigliamento
per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone che canticchia Matt è Paparazzi di Lady Gaga
|
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Capitolo 8 *** capitolo 8 ***
capitolo 8
Allora! bene!!! finalmente
avete ascoltato il mio appello!! non siamo arrivati a 9 recensioni, ma
almeno a 8 siamo ritornati! scusate se insisto su questo fatto è
solo che è gratificante leggere i vostri commenti, soprattutto
dopo che si fa l'impossibile per scrivere i nuovi capitoli bene ma in
tempi record e quando si entra nel panico più totale quando
manca l'ispirazione.
comunque sono felicissima di notare che il numero dei preferiti e delle seguite aumenta! grazieeeeeeeeeeeeeeee!!!!
A tal proposito, voglio fare una
piccola deviazione sulle mie altre due ff dicendovi che il Saint
Katrine, per il momento è in un periodo di stallo perchè
so prefettamente la fine ma voglio arrivarci nel modo giusto. Al momeno
non vi viene in mente come scrivere il continuo. abbiate pazienza.
per quanto riguarda invece "quando
tutto accade", ancora qualche giorno e posterò il capitolo. E'
un pò lungo da scrivere :P senza contare che l'ispirazione per
questa ff galoppa, che mi devo concentrare a scrivere qualcosa per il
contest e che tra le altre cose dovrei studiare.
va beh.
recensioni:
sweetcherry: quello
sull'originalità è un complimento che fa ancora
più breccia nel mio cuoricino! in confronto i complimenti sul
mio modo di scrivere mi lusigano si, ma non quanto questo. Volevo
proprio scrivere un qualcosa di diverso rispetto alle altre storie!
winniepoohina: diciamo che la
canticchiata di Matt è stata un lampo di genio! :P a volte me ne
esco con questa cazzate, le mie sorelle lo sanno bene. va beh! almeno
sono felice del fatto che queste mie uscite facciano ridere!
lisettola: parlando con
winnipoohina di cazzate, quella dello strafigo addormentato è
stata un'altra delle mie. sono un caso patologico!
sorellina mia deb: tutte scuse!!!
prima mi rompi che non aggiorno e quando lo faccio ti dimentichi di me!
che sorella snaturata! :P va beh va... per una volta ti posso perdonare
sciagurata! per la moto....dovrai attendere...non te ne do più
anticipazioni! :P anche perchè ancora non so bene cosa
verrà fuori.
satyricon: si si si ...direi
che hai proprio ragione! Matt è davvero un mito e Rob...ah...io
mi sarei sciolta se lo avessi trovato sul divano di casa mia solo con i
pantaloncini. ora corro all'anagrafe e mi faccio cambiare il nome!!
voglio essere alessia!!! o almeno avere la sua fortuna...mi accontento
:P
ely_leyton: che dire? BENVENUTA! mi
ha fatto molto piacere la tua recensione e spero che continuerai a
recensire anche per i capitoli avvenire!
Fierons: ma daiii! non sentirti in
colpa!!! :P sei sempre qui a commentare i miei deliri se qualche volta
non puoi non fa nulla. cioè non nel senso che non mi importa
anzi! solo nel senso che può capitare :)) sono felice che quel
capitolo ti sia piaciuto. leggi questo e poi dimmi :)
mikki: e lo so ...Matt è
Matt. per le altre storie...l'ho detto sopra... la pov di Edward per
quando tutto accade è in via di scrittura. infatti è solo
la mia pov che è già pronta e finita. a onor del vero
dovrei riscriverla perchè come prima stesura è un
pò infantile. cioè...si vede che è stata la prima
cosa che ho scritto in tutta la mia vita. però mi ci sono
affezionata. l'idea della pov di ed mi è venuta di recente e il
suo sarcasmo richiede una giornata positiva alle spalle per essere
scritto.
vedrò comunque di fare il possibile :)
Non so più cosa pensare. Forse pensare non è nemmeno la cosa
più intelligente da fare in questo frangente. Forse questa è una di quelle
situazioni che bisogna semplicemente accettare senza chiedersi il perché.
Decido di lasciar perdere il tono di voce con cui Matt ha
gridato ad Ale per le scale. Era una cosa loro, almeno finchè nessuno dei due
me ne avrebbe reso partecipe.
Seguo Alessia giù di corsa per le scale, sicuro del mio
travestimento (capirai! Un codino alla base del collo, un paio di occhiali
diversi e un tatuaggio finto. Sono un vero e proprio trasformista), e la
raggiungo. Sul viso ha ancora un’aria strana, non riesco a definirla. Si infila
i miei occhiali da sole e mi sorride. – Allora sei proprio deciso per lo
shopping oggi?- mi chiede alzando un braccio per fermare un taxi.
- non è che sono deciso. È che ne ho proprio bisogno!- le
rispondo già pentendomi di averle chiesto di venire a far spese con me. Odiavo
andare a comprarmi vestiti e principalmente per due motivi: il primo era che
non potevo prendermi il tempo di guardare veramente cosa mi interessasse dato
che le commesse ed eventuali clienti del negozio indirizzavano le lo sgradite
attenzioni alla mia personcina. Io mi sento fortemente a disagio quando sono al
centro dell’attenzione.
Secondo motivo, non mi interessa per niente la moda. Per me
una maglietta e un paio di jeans sono più che sufficienti. Magari con un
cambio, è chiaro. Però, seriamente…non credo di avere nemmeno così tanto buon
gusto. Da quando la mia carriera è cominciata, poi, ho scoperto quelle
fantastiche camice di flanella da boscaiolo a quadrettoni che sono una vera
meraviglia. Insomma, una di quelle, una maglietta e un paio di jeans e che
altro?
Quando mi facevano mettere la cravatta per me era quasi un
incubo. Non che non mi piacesse, ma non è bello quando il servizio in camera
dell’albergo ti porta la sacca con dei vestiti che una perfetta sconosciuta ha
riempito senza che tu abbia aperto bocca, dicendo di averli scelti
appositamente per te.
Già è abbastanza grave il fatto che a ventiquattro anni mi
debbano vestire gli altri, se poi aggiungiamo che gli abiti che mi rifilavano hanno
addosso l’odore del nuovo…
Non mi fraintendete, non è che puzzano. Quando andate a
comprare qualcosa di nuovo in un negozio, sulla stoffa non sentite l’odore
dell’imballaggio? Io voglio sentire quello dell’ammorbidente di casa! Sono un
mammone ridicolo, lo so , lo so . Vi prego non giudicatemi male per questo, ma
mettere della roba nuova mi faceva sentire più un manichino che un ragazzo
normale.
- sai che non è vero! L’armadio di Matt è tutto tuo Rob –
dice salendo sul taxi, dopo che io le avevo aperto la portiera.
È vero. Mi aveva offerto l’intero armadio di Matt, ma non mi
osavo prendere qualcosa in più dei vestiti che avevo addosso. La sentivo come
una violazione. Non perché il mio amico non mi avrebbe prestato mai un paio di
jeans, ma trovavo sconvolgente quanto ancora Matt fosse presente tra quelle
quattro mura, come se Alessia sperasse che il fatto che il suo essere angelo
fosse solo una fase transitoria. Persino gli spartiti sul pianoforte erano come
lui li aveva lasciati, con tanto di pentagrammi scarabocchiati e depennati,
mezzi stracciati che poi erano stati recuperati.
Non volevo cancellare il suo profumo con il mio da quei
vestiti. Credo che lei ne avrebbe patito prima o poi.
- lo so – taglio corto seguendola nell’abitacolo.
- dove vi accompagno?- ci chiede il tassista.
- 22 Cortland Street, per favore – dice Alessia mettendosi
comoda sul sedile. Cioè Manhattan. Mi voleva uccidere?
- Ale, che ne dici di andare da qualche altra parte? – le
chiedo a ‘mo di supplica. Ti prego Ale, tutto tranne un outlet! Non mi sento
mai a mio agio con un Armani addosso, figuriamoci con un Cavalli, un Prada o un
Ferragamo! Persino la Nike a momenti mi mette in soggezione. Ma qualche bel
grande magazzino, o magari un negozio dell’usato no? l’Abercrombie non andava
bene lo stesso?
- fidati di me, almeno tu, Robert. Matt non mi dava mai
retta in queste cose. Giuro che non ti farò comprare nulla di ciò che non
vorrai – dice con un mezzo sorriso di preghiera rivolto a me.
Inizio ad adorare quel mezzo sorriso che le tira le labbra
piene e rosee. Era incredibile quando
fosse bella pur valorizzandosi il meno possibile. Una ragazza come lei dovrebbe
andare in giro obbligatoriamente con tacchi e vestitini, ma lei preferiva polo,
jeans e all star. E non mettersi nemmeno un filo di trucco. Perfetta.
Il mio mondo era pieno di ragazze che non facevano altro che
pensare alla propria immagine, al lato migliore da mostrare per le foto, alla
linea… Alessia aveva fatto incetta di pancake quanto me quella mattina, senza
bisogno di pesare sulla bilancina i grammi e le calorie di ogni singolo
boccone.
Mangiava con le mani. Ero affascinato da come con il pollice
e l’indice raccogliesse il boccone e lo facesse sparire tra le labbra, su cui
dopo passava la lingua con una delicatezza e una dolcezza che mi mandavano
fuori di testa. Il modo in cui chiudeva gli occhi mentre assaporava…Non c’era
nulla di volutamente provocatorio nei suoi gesti. Nemmeno nel modo in cui si
scopriva il collo dai capelli e se li appoggiava su una spalla.
Incredibile. Non mi ero mai soffermato in vita mia a
studiare così attentamente i movimenti di una donna, ma con lei
era…inevitabile. E mi vergogno come un ladro. Quella è la ragazza del mio
migliore amico. Off limits.
Cerco in tutti i modi di ignorare il fatto che i bottoncini
della sua polo bianca e gialla siano aperti e che io intraveda il bordino del
suo reggiseno bianco e mi concentro sul poggiatesta del sedile del passeggero
di fronte a me. Sono certo di poter dire che ha quattro sfumature di tonalità
di verde nella sua trama a piccoli rombi. Per arrivare a questa consapevolezza,
però, non ho ascoltato con grande attenzione le parole di Alessia, che mi
descriveva il possibile giro di negozi che avremmo dovuto fare.
Dopo circa venti minuti di assoluta concentrazione, più che
necessaria per evitare spiacevolissimi incidenti con il cavallo dei miei
pantaloni, pago la corsa prima che possa farlo lei e le tengo la portiera
aperta per farla scendere, esattamente davanti al mio incubo peggiore: il
Century 21. Un outlet. Cioè firme. Già mi viene l’orticaria.
Secondo me, la scienza dovrebbe intraprendere un vero e
proprio studio sulla mania delle donne per le grandi marche d’abbigliamento. Se
ci fosse un gene specifico, almeno un uomo si metterebbe l’anima in pace e si
rassegnerebbe a non trovare la perla rara che non si interessi allo shopping da
carta di credito a spesa illimitata.
Forse Ale, in questo, era esattamente come tutte le altre. Ossessiva,
maniaca compulsiva dello shopping griffato. Magari scoprivo che come Beckie
Bloomwood era perseguitata dai tizi del recupero crediti, perché spendeva cifre
esorbitanti per l’abbigliamento e aveva tutte le carte in rosso.
A guardarla però non direi, insomma…è semplice nel suo modo
di vestire. Che Dio me la mandi buona.
- pronto per la tortura?- mi chiede mettendosi la borsa a
tracolla. La guardo un attimo e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, le
sorrido. Il segreto è non osservarla troppo, non permettermi di indugiare sui
particolari. Scoperto il trucco, però, metterlo in pratica è più dura di quanto
si possa pensare.
Istintivamente mi trovo ad appoggiarle una mano aperta sulla
schiena per accompagnarla nell’entrata. Non si ritrae. Oddio, no Rob. Ma che
cazzo fai? Già troppo contatto fisico!
- tranquillo, amico. Così va bene – dice Matt. Ma da dove
cacchio era uscito fuori?
Mi giro spaesato, non abituato alla fonte della voce che
viene da ogni dove, come se fosse nella mia testa più che intorno a me.
- tutto bene?- mi chiede Ale preoccupata. Stavo per aprire
bocca quando oltre la sua spalla vedo lui. Matt. In carne e ossa. Cioè non
proprio carne e ossa, ma cazzo lo vedo! E io non dovrei vederlo, insomma. Non
ho fumato manco mezza sigaretta da stamattina, ho bevuto solo cappuccino e
succo d’arancia…non posso avere le allucinazioni!
È identico all’ultimo ricordo che ho di lui. Capelli
perennemente davanti agli occhi, aria strafottente, mani in tasca e sigaretta
dietro l’orecchio sinistro. Matt a sedici anni.
Lui si poggia il dito indice sulla bocca e con gli occhi mi
guarda fisso. Di nuovo la sua voce mi dice
ti prego non dirle che mi vedi,
non dirle niente. Dopo ti spiegherò.
Ancora scioccato, cerco di mentire ad Ale con una scrollata
di spalle e insieme entriamo nel negozio. È enorme. No, dire enorme non rende
l’idea. È sconfinato. Due piani stracolmi di scaffali carichi di roba. Un mare
di gente dentro. Una scala sontuosa al centro che porta al piano superiore. Che
incubo.
- tranquillo, non dobbiamo vederlo tutto – mi dice Alessia
rassicurante ed entusiasta. Si era messa i miei occhiali a cerchietto sopra la
testa e mi guardava con degli occhi talmente intensi che in quel momento le
avrei detto di si a tutto.
La prendo per mano, per evitare di perderla in tutta quella
folla, e mi faccio trascinare verso la parte del negozio riservata alla roba da
uomo.
Oltrepassiamo quasi di corsa la parte riservata ai blazer,
quella ai vestiti eleganti, alle camice, alle cravatte, alle scarpe in pelle e
finiamo nella sezione casual.
Ale mi da un’occhiata alla svelta, facendomi fare un giro
sul posto e inizia a tirare un sacco di roba giù dagli scaffali. Povere le
commesse che avrebbero dovuto rimettere tutto a posto!
Era incredibilmente selettiva e molto rapida.
Incomprensibile come entrambi questi aggettivi potessero permettersi il lusso
di viaggiare in coppia.
Prendo una maglietta dal mucchio di roba che ha depositato,
anzi no… lanciato, su un bancone e leggo la marca sull’etichetta del collo:
Dolce & Gabbana. Guardo il cartellino scommettendo mentalmente sul prezzo
di una semplice maglietta grigia. 50$ di sicuro.
Giro l’etichetta e… 12$. Cosa? maglietta, D&G, outlet
Century 21…non era matematicamente possibile. Guardo un’altra maglietta.
Cavalli. 14$. Un’altra: Ferragamo, 13,50$. Una camicia di CK. 25$. Cioè. Qui
c’era qualcosa che non quadrava. Io mi ero sempre rifiutato di entrare in
questi negozi, outlet e non, perché per quanti soldi avessi, mi sono sempre
rifiutato di spendere più di venti dollari per una maglietta che non aveva
nemmeno una fottutissima scritta microscopica al lato. Una maglietta era sempre
una maglietta anche se c’era scritto chessò…vattelappesca glamour, anziché
D&G!
Non che non mi
piacesse la roba firmata, ma semplicemente trovavo ridicolo lo spendere così
tanti soldi per qualcosa che aveva la stessa funzione e soprattutto la stessa
composizione di un’altra a basso costo. Non per dire ma alla prima di Harry
Potter sono andato con una giacca raccattata al negozio dell’usato di Barnes e
con un pantalone in simil pelle che ormai usa solo più Marilin Manson, dico,
più refrattario alla moda di così!
- abituatici, amico mio. Solo Ale riesce a scovare questi
posti- dice Matt appoggiandosi a uno scaffale.
- M-Matt…ti diverti a prendermi per il culo oggi?- gli
chiedo in un sibilo per non farmi sentire da Ale.
- chi, io? e perché dovrei?- mi chiede facendo spallucce e
buttando un occhio su tutta la roba che la sua ragazza aveva tirato fuori.
- ieri sera mi hai fatto vedere un pianoforte che suonava da
solo. Ho pensato per tre buoni quarti d’ora di essere pazzo e ora ti fai
vedere. Quindi te lo richiedo. Matt, mi pigli per il culo? –
Sospira e gli scappa un ghigno di fronte alla mia
espressione a metà tra il confuso e l’incazzato.
Accettare che il tuo migliore amico sia morto e che sia la
sua ragazza a dirtelo, è comprensibile. Sentire che questa ragazza lo vede e lo
sente, potrebbe esserlo se pensi che starebbe meglio in una casa di cura
piuttosto che in un appartamento di Midtown. Vedere dei tasti che si muovono da
soli e una penna che si solleva a mezz’aria e scrive su un foglietto con i tuoi
occhi, ti fa pensare che forse dovresti farle compagnia. Trovarsi il fantasma
di fronte…ti fa quasi considerare l’autointernamento. Se sommiamo il fatto che
il tutto è accaduto in meno di ventiquattro ore…comprenderete la mia
irritazione nell’impressione di non starci più capendo un emerito cazzo.
- no Rob, non ti sto pigliando per il culo. Se mi fossi
fatto vedere subito avresti pensato che fossi vivo e, ahimè, sono morto sul
serio. Ma ascoltami, ti prego. Non farle mai capire che mi vedi. Ti spiegherò
tutto quando sarai solo, non ti preoccupare. Giuro che ti spiegherò tutto, ma
non farglielo capire. Tu mi senti e basta – mi dice in tono di preghiera. Mi
volto a guardare Ale e la vedo intenta a tornare al bancone con le braccia
cariche di magliette e jeans.
- dimmi solo perché- sibilo a Matt.
- perché ho dovuto inventarmi un po’ di palle e non voglio
che tu mi faccia scoprire- mi dice lui, serio, in risposta.
- ok…ora chiuditi in camerino e prova – mi dice Alessia,
arrivando trafelata con un’altra bracciata di abiti.
- c’era proprio bisogno di correre?- le chiedo divertito,
cercando di non mostrarmi sconvolto. Istintivamente butto un’occhiata a Matt
che mi sorride con i pollici alzati. Che razza di pirla.
- Si. Sono pezzi unici. Taglie uniche, soprattutto. Tu non
hai idea di come ci si ammazza nel settore donna per questi pezzi- dice
soddisfatta di sé stessa e spingendomi nel camerino con un paio di jeans e una
maglietta appoggiati al braccio.
- Ale, siamo in un negozio di vestiti. È uso comune pensare
che ci sia più di una taglia- le dico da dietro la tenda mentre mi sfilo i miei
jeans per indossarne un paio un po’ più scuri e un po’ strappati sulle cosce e
le ginocchia. D&G anche questi, 42$.
- Signore, perdonalo perché non sa di cosa parla. Rob,
questi sono tutti pezzi di collezioni che sono state portate in passerella. Ce
ne potrebbe essere qualcuno della stagione appena finita o delle seconde
scelte. E bada che per seconda scelta, in questo negozio, significa un filo
tirato o un bottone un po’ lento. In quel caso è una tombola, perché una
maglietta la paghi anche 6$ e con dieci minuti di pazienza, con ausilio di ago
e filo, torna a valertene 60 – dice la sua voce attutita dalla tenda del
camerino.
- ma a questo punto non fai prima ad andare ai grandi
magazzini?- le chiedo uscendo per farmi vedere. Mi alza la maglietta e
controlla la cintura del jeans. Lo tira un po’ giù dai fianchi ed ecco che il
mio boxer fa capolino dal bordo. Che situazione terribilmente ostica se penso
che sono riuscito ad eccitarmi solo con un bottone slacciato della sua
maglietta. Rob non pensare, non pensare, non pensare, non pensare.
Matt, in mode pirla on, continua a ridersela e a pigliarmi
per il culo. Credo che abbia capito la mia situazione e st’infame gongola manco
avesse vinto alla lotteria. Mi avrebbe dovuto dare più di una spiegazione e
spero si faccia trovare solido nel caso sentissi l’istinto irrefrenabile di
tirargli un cazzotto in faccia.
- così è più divertente. E poi chi ti dice che non ci vado?-
mi dice con un sorriso, facendomi segno di metterci sopra la maglietta che mi
aveva dato. Senza tornare nel camerino sfilo la mia, e infilo alla svelta
quella che mi porge.
- il fatto che vieni qua?- le rispondo uscendo con la testa
dalla maglietta.
- vestirsi bene non vuol dire solo firma, sai? Se ti può
interessare addosso ho un jeans di Calvin Klein e sopra una maglietta della
Abercrombie. Le scarpe le ho prese a una svendita per chiusura locali a 15$ e
quegli occhiali che ho dato a te, nemmeno 20$ solo perché sono stati in
esposizione in vetrina in un negozio di ottica-
La guardo praticamente scioccato. Kristen non comprava nulla
che non fosse a prezzo pieno e solo nei rivenditori autorizzati. La giacca di
quel bacio sul giornale me l’aveva fatta pagare una barca di soldi e a me
faceva davvero schifo.
- allora? Che ne dici?- mi chiede guardandomi critica, per
poi aprirsi in un grande sorriso.
- di cosa?- le chiedo tornando alla realtà. Ero troppo perso
nel modo in cui si stava legando i capelli in una crocchia bassa improvvisata
con una matita tirata fuori dalla borsa.
- beh…dell’abbinamento. Guardati-. Mi fa voltare verso lo
specchio del camerino. Ma sono io quello? Cioè sto bene, tatuaggio finto
compreso, ma sto ancora meglio quando allargo il mio campo visivo oltre alla
maglietta e al jeans nuovo. Le mani di Alessia sono sui miei fianchi, distese
all’altezza del bordo del jeans. Il suo viso spunta per metà da dietro la mia
spalla, il suo mento è appoggiato. Sta sulle punte per poter permettersi quel
gesto. Un ciuffo dei suoi capelli mi solletica la nuca e il suo profumo dolce
mi avvolge completamente. Cerco di non pensare al fatto che i suoi seni siano
schiacciati contro la mia schiena, altrimenti…non so cosa avrei fatto.
Un contatto breve, ma che io avrei voluto fosse durato per
molto tempo ancora. Per favore non prendetemi per maniaco. Giuro che non lo
sono, anzi. Non so nemmeno come comportarmi perché un simile livello di
attrazione fisica immediata per qualcuna non sono mai riuscito a provarla in
ventiquattro anni di vita. Avere poi il suo ragazzo che continua a ripetermi,
appoggiato allo specchio, che staremmo bene insieme, non aiuta. Per niente.
- per me stai benissimo – dice la voce di Alessia. Scioglie
il contatto e il mio cuore perde un colpo quando sento la carezza delle sue
mani che si allontanano da me.
- per me stavi meglio con lei di fianco, comunque tutto
sommato…stai bene- dice Matt.
- Rob…io vado a vedere se ti trovo ancora qualcosa. Vedi tu
quello che ti piace e quello che no e scegli. Se trovi qualche difetto dimmelo
che poi vediamo se si può mettere a posto- mi dice la voce della dea già
saltellando dietro a un altro scaffale.
Resto imbambolato a guardarla a tempo indeterminato. Due
parole: è fantastica.
- lo so. A me ha fatto lo stesso effetto, anche se quando
l’ho conosciuta avrei voluto volentieri ucciderla- dice Matt con un sospiro.
Prendo una bracciata di roba dal bancone e mi chiudo in
camerino.
- Tu. Dentro- dico a Matt.
- Rob sei mio amico, ma gli spogliarelli maschili non mi
eccitano per niente, sappilo. Sono etero fino all’ultima piuma-
- non fare il finto angelo tonto. Dobbiamo parlare-
- e non possiamo farlo qui?-
- no -
Sbuffa ma alla fine lo convinco a entrare nel camerino con
me e, tirata la tenda, do sfogo a tutta la mia irritazione.
- tu mi devi spiegare un paio di cose. Primo: cos’è sta
storia del non dire ad Ale che ti vedo? Che palle le hai raccontato? Secondo:
perché continui a dire che staremmo bene insieme? Se lei fosse la mia ragazza,
anche da morto, taglierei le mani a chiunque si azzardi a guardarla!-
Il tutto per la serie, bel modo di ritrovare il tuo migliore
amico. Mi sarei aspettato un incontro alla pacche sulle spalle, alla bello
quanto sei cambiato, a ragazze come stai messo…e invece me lo trovo morto e
manipolatore. Ma che cazzo c’ho scritto sulla schiena? Telepass per la sfiga?
Infierite pure che devo arrivare a un punteggio minimo per avere i premi con la
tessera del club degli sgarrati?
Prima Kris, e va bene…che non l’aveva dimenticato e faceva
la spola tra i due ero praticamente l’unico a non saperlo. L’incidente in
macchina…passi anche quello. Sono cose che succedono. La nipote della signora
Cope…li qualcuno mi voleva male. Ma andando avanti, la mia cattiva sorte non
faceva che aumentare a dismisura.
- allora. Procediamo con ordine. Perché mi vedi- sbuffa
sedendosi sullo sgabello del camerino.
- già. E vedi di essere convincente –gli dico prendendo un
altro paio di jeans e provandoli.
- ehi Rob sta calmo! Altrimenti ti viene un colpo
apoplettico e mi raggiungi prima che io possa proferire parola!-
- fanculo Matt –
- che gentilezza. Comunque ad Ale ho detto qualche bugia. Ma
giuro che l’ho fatto per il suo bene-
- ma gli angeli possono raccontare palle?-
- amico mio, sugli angeli ci sono più luoghi comuni che sui
vampiri, ti dico solo questo -
- ok. Che cazzata le hai raccontato? -
- a parte il fatto che ho fatto finta di non ricordarmi di
te…il fatto che posso restare qua sulla terra a tempo determinato. Che funziono
tipo a batterie. Se faccio qualcosa di troppo umano, tipo andare a letto con
lei o anche solo baciarla, queste batterie si scaricano e accorcio il mio
tempo. In realtà l’unico effetto è che perdo piume –
- cazzo Matt, ma ne hai di fantasia! E quale sarebbe il
motivo di questa cazzata?-
- Rob, santo cielo arrivaci! Non è difficile! Se lei sapesse
mai che io posso stare qui a tempo indeterminato non si rifarebbe più una vita!
Passerebbe il tempo della sua esistenza con un ectoplasma, dico più macabro di
così!-
- e beh si…in effetti… ma perché non deve sapere che ti
vedo?-
- le ho detto che solo lei può vedermi, e che già farmi
vedere da lei mi comporta un dispendio di energie enorme. Tento di lasciarla
sola il più possibile, per far si che si abitui alla mia assenza. Le dico che
ho poco tempo perché lei se ne faccia una ragione-
- non potevi scomparire e basta, come tutti i morti? forse
così hai solo peggiorato la situazione-
- lo so. Ma vedi Rob…si è chiusa al mondo. I miei genitori,
per quanto siano stati degli stronzi con noi quando ero in vita, hanno tentato
di starle vicino. Lei li ha cacciati via brutalmente. La sua migliore amica
Beckie, ha cercato di aiutarla in ogni modo possibile e l’ha respinta. Tutti i
nostri amici…si è chiusa Rob. Lanciava certe urla in piena notte che scuotevano
i cancelli di San Pietro tanto erano agghiaccianti, lo giuro. Come potevo
starmene tranquillo sulla mia nuvola sapendola così?-
- no, certo che no. Avrei fatto la stessa cosa anche io. Ma
con me…insomma…non mi sta respingendo. O almeno…credo che non lo stia facendo -
- vorrebbe ma non ci riesce. Diciamo che la sto aiutando
molto in questo. Perciò ho deciso di farmi vedere e sentire da te. Voglio che
l’aiuti Rob –
- ma io cosa posso fare? Insomma…non c’è riuscita la sua
migliore amica, che dovrei fare io? –
- stalle vicino. Mostrale di nuovo come si vive perché credo
che l’abbia dimenticato –
- ma Matt…come fai a dirlo? Sta saltellando da uno scaffale
all’altro!-
- lo so. Ma lei sa che io stasera sarò con lei! Per lei è
come se io non fossi mai morto davvero. Io voglio che l’aiuti a non sentire la
mia mancanza –
- Matt…io ti aiuterei molto volentieri, ma non credo di
essere la persona più adatta-
- se ti riferisci al fatto che te la faresti qui in questo
camerino per tutta la giornata e credi che io non lo sappia…beh forse hai
ragione. Ma non ti devi preoccupare di questo. So benissimo come ti fa sentire
perché lei è…è qualcosa di… ah Rob, non so come spiegarti. Dire che è
fantastica è riduttivo, dire che non ce ne sono come lei è la pura verità. È pura.
Non conosce falsità, non riesce a mascherarsi con un finto sorriso quando non
ne ha voglia, è spontanea in ogni cosa che fa, in ogni parola che dice. Tra i
due penso sia più vero dire che sia lei l’angelo e non io.
Ti capisco benissimo. Conosco quella sensazione di
eccitamento che ti fa provare già solo se alza una mano, perché l’ho provata
anche io. E la cosa ti fa ancora più incazzare con te stesso perché ti senti un
mostro a pensare certe cose su di lei, che è del tutto inconsapevole del
fascino che esercita sulle persone. Robert, davvero…io so di essere morto. Una
volta mi sono concesso di stare con lei, ma non posso ripetere lo stesso errore
perché non le permetterei più di avere una vita reale. Dio solo sa quanto se la
meriti. Quindi se devo proprio scegliere qualcuno che stia con lei, anche fisicamente
intendo…preferisco che sia tu-
- Matt…non è semplice la cosa -
- guarda che non ti sto chiedendo di diventare il suo
ragazzo, ma solo di starle vicino. E se tra voi dovesse succedere di più…non
preoccuparti per me. Io sono felice se lei è felice. Lo sono ancora di più se
entrambi siete felici. Non abbiamo mai avuto molto tempo io e te, ma sappi che
ti ho sempre considerato un fratello, Rob-
- Matt…io non so cosa dire-
- non dire nulla. Guarda fuori e dimmi che lo farai-
Seguo il suo consiglio e metto il naso fuori dalla tenda.
Lei stava rovesciando un’altra bracciata di roba sul bancone e si era fermata.
Eravamo esattamente al confine tra la zona uomo e quella donna e stava dando
un’occhiata a un vestito che se lo avesse indossato ogni uomo sarebbe morto e
resuscitato per almeno una decina di volte nell’arco di due minuti.
- tanto non se lo comprerà- sospira Matt sulla mia spalla.
- perché no?- gli chiedo tornando dentro e decidendomi a non
provare più niente. Tanto avrei preso tutto, quindi. Inizio a rivestirmi.
- dal giorno della mia morte…non mette più vestitini. Né
gonne e tantomeno tacchi. Prima ne andava matta –
- ma il giorno che l’ho conosciuta…- obbietto scostando la
tenda per uscire.
- aveva un colloquio di lavoro con un gay quindi andava sul
sicuro. E comunque non era molto felice della scelta-
Non me la sento di chiedergli come è morto, anche se so che
la risposta potrebbe dare un senso a molti comportamenti di Ale e soprattutto ai
suoi. Già questa discussione nel camerino è stata abbastanza forte per me. Matt
sapeva che provavo un’attrazione sfrenata per la sua ragazza e gli andava bene.
Mi chiedeva di aiutarla e non avevo idea di come fare. Ma l’avrei fatto. Non
per lui e non per lei. O almeno…non solo. Lo avrei fatto per me. In quei due giorni
mi ero sentito più me stesso che non in ogni altra situazione. Con loro due ero
solo Robert.
- allora? Scelto?- mi chiede Alessia appena si accorge di
me. Mette a posto la gruccia con il vestito e mi si avvicina.
- prendiamo tutto quanto. Non so come tu abbia fatto ma non
c’è una cosa che non mi piaccia o non mi entri – le dico raccogliendo tutta la
roba per portarla alla cassa.
- deformazione genetica. Mia madre era una sarta. Lei mi ha
insegnato ad avere occhio per le riparazioni e per la roba che vale la pena
comprare. E anche per il divertimento in questo genere di caccia- dice
sorridente, prendendomi un po’ di roba dalle braccia. Mi fa una linguaccia e si
incammina verso la cassa. Il vestitino l’ha lasciato li dov’era.
- Matt! Che numero di scarpe porta Ale?- soffio al mio amico
che si era fermato di fianco a me.
- il 39 – risponde.
Senza che lei se ne accorga, recupero il vestito e un paio
di scarpe che sono appoggiate sullo scaffale. Per un fortunatissimo caso sono
proprio un 39. Almeno come tinta mi sembra stia bene con l’abito, entrambi
grigi. Il vestito è corto, una spallina sola e le scarpe hanno un tacco
vertiginoso.
Matt già sghignazza mentre io tento di camuffare i miei due
personali acquisti tra la mia roba.
Avevo già un’idea su come far uscire Alessia dalla sua tana.
Ce l’avrei fatta e già immaginavo come.
eccoci alla fine del chap, che
spero vi sia piaciuto. forse avrete notato che ho lasciato che Rob e
Matt parlassero senza descrizioni in mezzo. Di solito non è nel
mio stile ma ho pensato che un botta e risposta senza deviazioni
sarebbe stato meglio.
per quanto riguarda il century 21,
esiste sul serio, ma non so se si possano trovare vestiti a quei
prezzi. So però che esistono dei negozi così, almeno io
qui a Torino li ho trovati e ci vado anche spesso!
ecco i link:
abbigliamento
Century 21
|
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Capitolo 9 *** capitolo 9 ***
capitolo 9
buonaseeeeera a tutti!
inconvenienti di EFP a parte ce l'ho fatta a pubblicare! il capitolo
è due fogli Word più lungo del solito, questo anche per
farmi perdonare del ritardo. Premetto che nella prima parte, i
più penseranno di essere capitati in una ff a luci rosse, ma vi
assicuro che non è così. E' che questa versione di
Alessia mi serviva per il seguito della storia :P
L'edward Pov di "quando tutto
accade" è quasi pronta quindi state pur certi che tra un
pò la pubblicherò. intanto ringrazio coloro che fanno
crescere il numero di preferite e seguite nella mia pagina autore.
grazieeeeeeeeee!!!
Recensioni:
satyricon: eh eh eh
anche io sono innamorata di Matt! è figo ed è un
mito. ma sono innamorata anche di Rob, e aspettando che accettino la
poligamia femminile da qualche parte del mondo...scrivo questi deliri!
cmq per quanto riguarda la gelosia di Matt...beh, è ovvio che la
cosa lo tocchi, solo che come avrò modo di esplicitare
più avanti, per Rob è già difficile sentirsi
legittimato ad avere certi pensieri su ale con il permesso di Matt,
figurati senza! quindi Matt è geloso marcio, ma non può
dirlo :P
emilyatwood: grazie per il
complimento sul mio modo di descrivere le sensazioni :) devo ammettere
che avere dei compagni di corso in maggioranza uomini mi aiuta a
calarmi nella loro mentalità :)
sweetcherry: il piano di Rob
aspetterà un pò. c'è ma arriverà più
avanti :P come promesso il tempo dei chiarimenti è arrivato.
molte cose non le esplicito subito perchè altrimenti si verrebbe
a perdere la curiosità nel leggere la storia e si arriverebbe a
darla per scontata. quindi faccio del mio meglio per renderla il
più imprevedibile possibile!
winniepoohina: sono contenta di
farti ridere!!! è anche questo il mio obbiettivo! io adoro
ridere leggendo un libro. mi fa sembrare tutto più realistico,
nel senso. mi vedo li come se assistessi alla scena.
sophie!: tu hai già letto
metà di questo chap e mi hai dato la tua preziosa consulenza
come sempre, e l'incoraggiamento necessario a convincermi a non
cambiare nulla, quindi grazie!!!! i tuoi "muduuuuuuuuuuuuuuuu" sono
sempre molto incoraggianti sorellina mia ! :)) aaaaa e grazie tante per
la canzone! sai quella che mi hai mandato ieri sera? ha ispirato anche
me per questo chap!
sorella mia deb: lo so scemotta che
non era una scusa!!! :) anche tu mi sei stata di grande aiuto per
questo chap e per questo ti ringrazio molto! tuttavia rileggi il chap
da capo, che ho aggiunto alcuni pezzettini rispetto alla parte su cui
ti ho chiesto consiglio!
fierons: augurissimi allora!!! in
ritardo, ma augurissimi!!!! sono contenta di averti tirato un pò
su il morale! guarda, a venia dei mancati auguri tempestivi, ti regalo
questo chap come regalo di compleanno! un bacione!
mikki: grazie grazie grazie grazie!
grazie per i mille complimenti che mi riservi ogni volta! spero di
essere anche questa volta all'altezza delle tue aspettative!
Alessia Pov: Fidelity
Domanda:
quanto è normale, in una scala da uno a… facciamo dieci,
che io passi la serata con il migliore amico del mio ragazzo, dopo che
posso dire di conoscerlo da meno di 36 ore (l’incidente non
conta, perché il quel momento l’avevo classificato come
“nemico” e di certo non come conoscente), a mettere
nell’armadio i suoi vestiti nuovi accanto ai miei? Quattro?
Se aggiungo che l’armadio si trova nella mia camera da letto? Uno?
Se mi azzardassi ad aggiungere, nel caso non si sia già capito a
sufficienza, che non ho fatto altro, da pervertita quale sono diventata
dall’ora della colazione di ieri, che gettare occhiate ogni
trenta secondi al letto, immaginando di utilizzarlo in maniera un
po’ più attiva, che non come appoggia buste? Finiamo a
meno ventimila, vero?
Eh… lo sapevo. Meglio non aggiungere il fatto che Matt era
seduto accanto a me mentre mettevo la roba sugli appendini prima di
passarli a Robert, altrimenti il mio punteggio di normalità,
già basso in modo imbarazzante, diventava ancora più
basso, ma questa volta in modo scabroso.
Ale sei una pervertita! È ufficiale, accetta la dura realtà delle cose. Sei. Una. Pervertita.
Dai, in fondo non c’è nulla di male ad avere un sano
appetito sessuale nei confronti di un ragazzo che è talmente
bello da poter stare di fianco al David di Michelangelo senza subirne
la concorrenza anche vestito. Anzi! Sarebbe anormale non esserne
attratta minimamente!
In linea di principio, non ci dovrebbe essere nulla di male nell’avere un sano appetito sessuale, punto.
Guardando i lati positivi dell’essere una ninfomane ,quale io sto
diventando, fortunatamente o purtroppo, ancora non so decidermi,
classificherei al primo posto il fatto che si bruciano un sacco di
calorie. Beh, torna molto utile quando si è incredibilmente
pigri, come ultimamente sono diventata. Niente corsa attorno
all’isolato, solo tanto sesso. Ci si mantiene in forma, è
sicuramente più piacevole, a meno che non ci si dia a quello
acrobatico, il sudore si presenta in quantità decisamente
inferiore e, lato che preferisco, appena finito si è già
sul letto. Zero passi da fare per concedersi una bella dormita.
Certo che se manca la materia prima, o c’è ma è
intoccabile (come nel caso di Robert, che, a pari merito con Matt, si
sta dando all’alpinismo per arrivare in cima alla vetta delle mie
fantasie erotiche preferite), le cose si complicano notevolmente. Cazzo
Ale! sei una pervertita! Una fottutissima ninfomane! Non ci sono lati
positivi nell’essere ninfomane quindi rassegnati a tenerti quelli
brutti! Gioca a mio favore se dico che sono ninfomane solo mentalmente?
Si, dai. Concedetemi di pensare di non essere così
irrecuperabile. D’altra parte, nei miei precedenti non annovero
alcuna violenza su uomini, a parte Matt ma…era più che
consenziente, quindi non è da classificarsi violenza, no?
Il fatto è che da quando Mister Quanto Sono Figo Pattinson, non
che lo dica lui…lo dico io…che è figo…oh
insomma! Da quando è entrato nella mia vita, più
precisamente da quando si è intrufolato in casa mia passando
dalla finestra della cucina tutto infradiciato di pioggia, la mia
inibizione è andata a farsi benedire.
Ad oggi, ore 9,30 del mattino di una calda domenica di Luglio, mi ero
immaginata di essere una forchetta, avevo sbirciato dal riflesso dello
specchio dei vari camerini almeno una ventina di volte (trovando quello
che potrei definire “la terra promessa”, ma che,
volgarmente parlando, è chiamato “un culo da urlo”)
e avevo fantasticato su quella V fantastica dei suoi fianchi per tutta
la notte. Aggiungo, in varie versioni: con jeans, con boxer, con
pantalone elegante da vestito e con costume da bagno. Nudo ho evitato,
almeno un po’ di buon senso mi è rimasto.
Ma è così sbagliato che io pensi ad un uomo, che non
è il mio ragazzo, in situazioni tutt’altro che succinte?
Teoricamente non è sbagliato ma quantomeno anomalo. Ma se il mio
ragazzo fosse morto da nove mesi tra una settimana e io comunque lo
vedessi, e…ci andassi a letto (una volta sola!) è da
considerarsi tradimento? Ci fosse stata qualcun’altra al mio
posto, ad avere un fidanzato defunto intendo, le avrei detto:
assolutamente no, è giusto che tu ti rifaccia una vita,
perché tu cammini ancora sopra la terra e non ci dormi sotto. Ma
nel mio caso? Cioè, se vedi e senti il tuo ragazzo, nonostante
sia un angelo, se è capitato che tu abbia avuto un rapporto
fisico e anche molto intenso, al limite della piacevolezza più
piacevole con lui…il fatto che io pensi ossessivamente a quanto
starebbero bene le mani di Robert, quelle mani delicate, con quelle
dita lunghe e affusolate…sui miei fianchi, è da
classificare nella categoria tradimento o nel sano cambiamento di
pagina?
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento.
È chiaro che la vocina della mia coscienza ha molto più
buon senso di me. La voce della mia psicanalista, invece, avrebbe
patteggiato per l’altra risposta, ma lei mi credeva una pazza in
preda alle allucinazioni.
Secondo la dottoressa Barkley, infatti, il fatto che Matt fosse stato
il centro esatto della mia esistenza per due interi, e splendidi, anni,
mi rendeva difficile accettare il fatto che lui non ci fosse più.
Diceva che dipendevo così tanto da lui per il fatto di aver
sofferto la mancanza di mio padre e di un fratello, di una figura
maschile che mi proteggesse e mi guidasse. Stronzate. Io non ho mai
sofferto di allucinazioni e il fatto che anche Robert lo sentisse, ne
era la prova.
Certo era vero che avevo sofferto per la mancanza di mio padre e per
l’assenza di un fratello maggiore, ma questo non aveva nulla a
che vedere con Matt.
Che poi non capivo come questa storia avrebbe mai potuto scalfire la
mia esistenza dato che un padre ce l’avevo eccome e un fratello
non era mai stato nemmeno concepito. Tante persone non hanno un
fratello maggiore e non vedono fantasmi. Tante persone sono cresciute
con un padre distante, che quelle poche volte che decideva di fare il
padre era per comunicarti che ti aveva iscritta in una scuola media
privata, e continuare programmandosi che saresti andata al liceo
classico per affrontare al meglio la facoltà di legge per
diventare, in futuro, un brillante magistrato. Un come è andata
la giornata? oppure che libro stai leggendo? Non erano domande adatte.
A quella poi che gli facevo io di continuo non mi rispondeva mai se non
che con una risatina di scherno. Papà ti piacciono le mie foto?
Sempre e solo quella risata come risposta. Quindi sono scappata di casa
a quindici anni per evitare di diventare una donna troppo impegnata per
avere degli interessi come mia madre. Che fine avesse fatto la sua
ventiquattrore era la sua preoccupazione massima. Ma non divaghiamo.
Dicevo, tante persone hanno avuto un padre che sceglieva per loro, un
esempio a caso Matt, e non vedono spiriti. Quindi, cara dottoressa
Barkley, perché non se ne torna ad Harvard a meritarseli i voti,
anziché ottenerli andando a letto con dei vecchi professori
bavosi?
E perché io non decido di cambiare psicanalista, dato che
è più che evidente che ho bisogno di una bella seduta?
- bella addormentataaaaaa!!!- grida la voce di Robert dal piano di sotto.
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento, tradimento…
Cazzo. Giusto per aiutarmi a pensare meglio! Mi tiro il lenzuolo sopra
la testa, limitandomi a mugugnare in risposta, sperando che non si
accorga del fatto che sono già sveglia e da un bel pezzo. Per
colpa sua. E del suo sedere. Basta Ale! Devi smetterla di pensarlo in
questi termini poco consoni per una ragazza fidanzata! Dacci un taglio!
- se non ti alzi subito, mi toccherà o prenderti di peso e
cacciarti sotto la doccia ghiacciata, o prenderti a cuscinate. Cosa
preferisci?- dice la sua voce stranamente troppo vicina. Manco il tempo
di pensarlo che il mio lenzuolo mi viene brutalmente tirato via dalla
faccia per essere sostituito da una visione celestiale. Robert. Capelli
tutti disordinati, leggera barbetta, occhi azzurri spalancati e sorriso
mozzafiato sulle labbra. Questo bastava già a convincermi di
quanto fossi una maniaca mentale senza che scendessi con lo sguardo a
notare che era senza maglia.
- Rob…è domenica mattina- mugugno nascondendomi sotto al cuscino.
Allora Ale. Mettiamo in chiaro giusto un paio di cose, altrimenti non
sopravvivrai nemmeno mezzo secondo alla sua presenza, figurati per
dodici giorni.
Tu sei fidanzata (Matt c’è ancora ed ha passato tutta la serata di ieri con te, cioè con voi).
Pensare a Robert in questa maniera così sconveniente, non fa bene alla convivenza.
È ancora troppo presto per rifarti una vita. Non sei mai stata sposata, ma considerati pure una vedova.
Quelle che credi siano farfalle nello stomaco quando lui ti guarda,
sono soltanto il senso di colpa che provi nei confronti di Matt per i
pensieri ai limiti del decente che ti fai sul suo amico.
Il fatto che lui sia un gran gnocco e che abbia un sedere da urlo, non
ti da il diritto di fantasticarci in maniera così spudorata
sopra. È probabile, infatti, che sia il ragazzo di
un’altra.
Non devi assolutamente pensarlo da un punto di vista fisico perché faresti soffrire Matt.
Matt.
Ok, Ale. Hai ventitre anni e te la cavi da sola da quando ne avevi
quindici. Hai affrontato situazioni molto peggiori. Cacciarsi fuori
dalla testa un pensiero che si è formato solo da due giorni, non
dovrebbe risultarti un’impresa da super eroe dei fumetti,
soprattutto quando hai contato esattamente sette buoni motivi per cui
è sconsigliato pensare a Robert nella veste del bello,
impossibile e trombabile. È un amico. Ora tira fuori la testa da
sotto il cuscino e alzati dal letto prima che metta in pratica le sue
minacce. Cerca di dare una calmata ai tuoi ormoni e pensa a quanto
soffrirebbe Matt se sapesse come hai passato la nottata.
Fa finta di nulla e sorridi. Ignora l’attrazione che esercita già solo aprendo gli occhi. Ce la puoi fare.
Ooooooooooooooooooooo….k!
- cinque minuti- dico ancora con la testa ancora sotto il cuscino cercando di evitare le sue minacce.
- tre secondi- dice. - uno, due…due e mezzo…due e tre quartiiii… tr…-
- oh che palle, Rob!- Grande Ale. Come inizio non c’è male. Mi alzo e gli lancio il cuscino in piena faccia.
- era ora! Vestiti e brilla, mia cara. Abbiamo un bel po’ da
camminare oggi- dice alzandosi dal mio letto e affiancandomi davanti
all’armadio. Le nostre mani si sfiorano mentre prendiamo una
maglietta dall’appendino. Mi sorride e prende la sua. Arrossisco,
mentalmente mi sotterro e prendo la mia. Prendo di nascosto
l’intimo dalla cassettiera e mi fiondo in bagno.
Dopo venti minuti di doccia calda e rilassante, riesco a calmarmi del
tutto e mi convinco del fatto che tornare a pensare come una persona
normale, sia proprio una buona idea.
È soltanto l’ansia del momento. Il fatto di avere un uomo vero,
nel senso reale, che gironzola per casa e che mette a lavare le sue
magliette nel cesto della lavatrice assieme alle mie. Forse il mio era
un riflesso condizionato. Non avevo mai vissuto con un uomo sotto lo
stesso tetto per amicizia. Cioè, a parte Matt, non avevo vissuto
con nessun altro uomo e basta. Deve essere così, unito al fatto
che l’assenza costante di Matt mi fa sentire così sola.
Non mi bastano i pochi momenti che passa con me. Prima eravamo sempre
insieme.
Forse aveva ragione la Barkley. Ma con o senza dottoressa, potevo
benissimo arrivare alla conclusione che forse quello che il mio io
più profondo stava cercando era un altro Matt.
Il fatto che Robert fosse il suo migliore amico, lo rendeva ancora di
più il candidato perfetto. Vederlo sedersi alla panca del
pianoforte e suonare la musica che Matt aveva lasciato sui suoi
pentagrammi, era come rivedere lui. Sentire lo scroscio della doccia
nel bagno, mentre io ero accoccolata sul divano a guardare un film, mi
faceva pensare che lui potesse esserci ancora.
Persino Matt è stato oggetto, e lo è ancora, dei miei
film mentali a luci rosse. E Robert se la cava molto bene nel fargli
concorrenza.
Sono tante le cose, i gesti, i modi di fare che ha Rob che mi rimandano
a Matt. Forse troppi. Ma lui non è Matt. Lui è solo
sé stesso e non potrà mai sostituire il mio amore,
perché sono certa di poter dire che quello per Matt sia vero
amore, nel senso esatto del termine. Il fatto che sia rimasto con me
anche dopo quello che è successo ne è una prova
più che evidente.
Io ho Matt. Non devo cercarlo altrove. Lui è con me. E’ presente. Non mi ha lasciata sola.
Essere arrivata alla consapevolezza che cercavo Matt in Robert, mi
aveva reso più tranquilla. Aveva dato un senso ai miei pensieri
e mi aveva permesso di controllarli o, almeno, a prenderli per quelli
che erano, cioè un capriccio. Un bisogno di qualcuno a tutti i
costi. Osservando Robert con attenzione, potevo notare l’evidente
fatto che avessero ben poco di tutta quella somiglianza che ci avevo
visto fino a quella mattina.
Riuscivo a camminare di fianco a lui per i viali di Central Park senza
fare il minimo pensiero scabroso sulla sua persona, apprezzando invece
quanto fosse dolce e simpatico. Aveva un modo tutto suo di parlare e di
raccontarsi. Gesticolava in continuazione e faceva delle espressioni
facciali che erano davvero buffe. In media una volta ogni mezzo minuto
si passava una mano tra i capelli, e gli toccava rifarsi il codino
almeno ogni tre minuti interi.
Mi ha raccontato un sacco di cose, a partire da tutti i retroscena
negativi della vita di un attore per arrivare alla sua infanzia a
Barnes e a quanto gli piaceva il suo appartamento da single a Londra.
E’ spontaneo. Ride sempre e riesce sempre a trascinarti con sé in una risata sguaiata.
- …e quel giorno io e Matt eravamo in giro a distribuire i
giornali, quando ad un certo punto lui, tutto convinto, mi guarda serio
e mi dice “ ehi Spunk”. Spunk è il soprannome che mi
aveva affibbiato. Per intero sarebbe Spunk Ransom, ma non chiedermi da
dove gli è venuta perché non lo so. Comunque, mi fa
“ehi Spunk. Scommetti dieci sterline che riesco a colpire il
campanello della signora Smith e farlo suonare colpendolo con il
giornale?”. Io gli dico che ci sto e lui prende la mira e lancia-
racconta mentre ordina due hot dog al chiosco del venditore ambulante.
- e ce l’ha fatta?- gli chiedo curiosa.
- beh…rumore di certo ne ha fatto. Peccato che anziché
suonare il campanello è riuscito a rompergli uno dei vetri della
porta.- confessa dando il primo morso.
- con il giornale?-
- ehhhh si. Me lo ricorderò per sempre quel giorno. Non ho mai
corso così tanto e così in fretta in vita mia. Inutile
dire che dal giorno dopo smettemmo di distribuire giornali per
dedicarci al business più redditizio dell’autolavaggio-
- per fare tutte questa cazzate non vi pagavano?- lo prendo in giro addentando il mio hot dog.
- se così fosse stato, sarei talmente ricco da potermi mantenere nel lusso sfrenato per una vita intera- mi da corda lui.
- perché ora non lo sei?-
- o ma sai, gli stipendi degli attori scarsi come me sono una miseria-
risponde passandomi la sua coca cola. Indecisi tra Fanta e Coca,
infatti avevamo fatto che prendere ognuno una cosa e scambiarcela.
Rido della battuta e così fa lui. Stavo davvero bene, a stento
avevo tempo di sentire la mancanza di Matt al mio fianco che non si
fece vedere per tutto il tempo. Forse era troppo stanco. Aveva fatto
troppe cose da umano nell’ultimo periodo, e dopo che aveva deciso
di mettersi a fare il chiacchierone anche con Robert, chissà
quanti giorni si era mangiato.
Finiamo di pranzare e ricominciamo a camminare. O meglio, lui a
camminare e io a zoppicare. Mannaggia a me e a quando avevo deciso di
mettermi le ballerine quella mattina. Con il caldo, il piede mi
scivolava di continuo fuori dalla scarpetta e mi era venuta una bolla
gigantesca e dolorosissima al tallone.
- …e ora sono qui a girare un film in cui passo più tempo
da pestato, con la faccia gonfia e piena di tagli, a flirtare con
Emilie che non da essere umano degno di tale nome. Se lei non
sdrammatizzasse di continuo il rapporto che hanno i nostri due
personaggi sulla storia, mi verrebbe una crisi alla Edward Cullen o
alla Salvador Dalì- conclude dopo avermi raccontato del suo
nuovo film.
- che genere di…ahia..crisi?- gli chiedo fermandomi un attimo a tirare fuori il tallone dalla scarpa.
-beh…- esordisce passandosi per la milionesima volta la mano tra
i capelli facendola fermare sul collo. – diciamo che ho una
lievissima tendenza a farmi prendere un po’ troppo dai personaggi
che interpreto. Forse… è per questo che con
Kris…ma questa è un’altra storia- conclude con un
sorriso.
Con Kris…Kris...Kristen Stewart? Quella che faceva Bella nel
film che non ho visto? Ho letto il libro ma il film…lasciamo
perdere. Non sono pronta a dirgli del film. Non adesso.
Gli sorrido e riprendo a camminare.
- ah! Porca miseria! Maledette scarpe!- impreco dopo una fitta particolarmente dolorosa.
- come?- mi chiede Robert fermandosi.
- le scarpe…mi stanno torturando e non ho nemmeno mezzo cerotto
in borsa- mi lamento cercando di rimettere il piede nella ballerina.
- mmm…aspettami qui- dice facendomi sedere su una panchina.
Prende a correre da solo per il viale e sparisce dietro una curva. Non
devo essere io l’unica pazza in giro per il mondo evidentemente.
Frugo nella borsa in cerca di un pacchetto di fazzolettini di carta e,
dopo qualche minuto di ravanamenti tra la mia roba, lo trovo.
Mettere un quadratino di fazzoletto sulle ferite aperte ai talloni non
è propriamente la cosa più intelligente da fare, dato che
sicuramente, quando lo toglierai, si sarà seccato assieme alla
ferita e ti farà maledire il momento in cui la malsana idea di
ricorrere a questo barbaro rimedio ti è saltata in mente.
Ma ho scelta? Zero cerotti e tanto dolore, messi insieme fanno tanta
deficienza. Cerco di sistemare il pezzo di fazzoletto tra la scarpa e
la ferita e sento un immediato sollievo ingannatore. Provo ad alzarmi
in piedi e va decisamente meglio.
Sto li in piedi in mezzo al viale e noto quanto sia bello. Prendo la
digitale compatta che porto sempre con me e scatto un paio di
foto. E’ un tunnel formato da tanti alberi dai fiorellini
rosa. Strano che ci siano in questo periodo dell’anno. Sono
panorami tipici della primavera, di certo non di una torrida estate, ma
evidentemente una qualche bizzarria climatica doveva aver conservato
quel piccolo angolo di paradiso per un tempo più lungo del
consueto. In effetti, con che coraggio si può cancellare
un’opera d’arte simile?
Infonde una calma e una serenità tale che ti fa desiderare che
tutto il mondo sia un immenso viale di alberi dai fiorellini rosa.
Ancora con la digitale in mano, chiudo gli occhi e mi immagino come una
di quelle dame del ‘700, con quei vestiti alla Rossella
O’Hara e il parasole di pizzo, che passeggia per questi immensi
viali.
A occhi chiusi prendo a camminare in punta di piedi, immaginando di
essere in una di quelle passeggiate che le donzelle facevano nei parchi
dopo il loro debutto in società. Erano circondate da baldi
giovani aitanti che facevano a gara per ottenere un solo sorriso, o, se
erano fortunati, un loro guanto o un fazzoletto. Se mi concentro,
riesco persino a sentire il vociare allegro delle comitive che fanno le
loro consuete merende sui prati, le risate civettuole delle ragazzine
che fantasticano sul giorno del loro debutto, i sospiri di una dama di
compagnia dopo aver appena letto la lettera del suo amato segreto, lo
scalpitare di zoccoli del conte, sicuramente bellissimo, che la sta per
raggiungere…lo scampanellio di una bicicletta…lo
scampanellio di una bicicletta? Un attimo, ma che ci azzecca nella mia
visione settecentesca del parco una bicicletta?
Apro gli occhi e improvvisamente una vecchia bicicletta color verde
bottiglia gira la curva e mi viene incontro. Beh, io avevo immaginato
un conte a cavallo, non Robert in bicicletta!
- vieni principessa! Ti salverò io dalla scarpetta maledetta che
ha osato provocarti cotanto dolore. Monta sul mio destriero e ti
condurrò ovunque tu possa desiderare!- gridava Robert pedalando
nella mia direzione.
Scoppio a ridere, perché proprio non ne posso fare a meno,
così come non posso fare a meno di sollevare la mia digitale e
puntarne l’obbiettivo su di lui e scattare con il multiscatto da
36 pose.
Gli avevo scattato almeno già cento foto da quella mattina, ma
non per il mio lavoro. Solo per me, per il mio album delle giornate
più belle. Era da tanto tempo che non avevo una giornata
così spensierata e divertente.
- ancora foto?! Ma non ti sei stancata dello stesso soggetto?- mi
chiede frenando al mio fianco sulla bicicletta sbilenca e antiquata con
il manubrio da ciclista.
- per niente, e sono tutte una più bella dell’altra- gli
rispondo soddisfatta, prendendo la custodia della macchinetta.
- a si? allora dammi qua che te ne faccio una io- tende la mano e quasi riesce a prendere la mia Nikon.
- emmm…no-
-paura del flash?-
- no. Io sono una fotografa, sto dietro l’obbiettivo non davanti.
Tu invece per professione ci stai davanti. Non ho intenzione di fare a
cambio con te- cerco di sviare la provocazione. Come potevo dirgli che
era un altro il motivo per cui io non mi mettevo più davanti
agli obbiettivi?
-dai…- mugugna abbassandosi gli occhiali da sole e facendo
un’espressione alla Bambi. No, direi alla gatto di Shrek. Ma che
fa? Sbatte anche le palpebre? Gonfia le guance? Fa il labbro tremulo?
- ho detto di no- gli rispondo al limite della serietà. La
verità è che sto proprio per scoppiargli a ridere in
faccia!
- ti prego…una foto piccina piccina…- mi supplica
avvicinando il suo viso al mio sempre con la solita espressione da Hi
Ho. Dio perché mi punisci così? quando dico no è
no! cioè in genere è così…
-n…- stavo per dire, ma la sua mano era già sparita nella
mia borsa e aveva afferrato la digitale. Prima che potessi alzare una
mano per riprenderla mi aveva già scattato una foto. Maledetto!
Credo che se non mi contengo potrei avere una reazione sullo
stile di una tale “Madre” in un programma italiano chiamato
mai dire goal.
- dai fammene fare una, una sola, in cui posso provare a superare il maestro- mi supplica da dietro la digitale.
- dai Robert…non mi piace essere fotografata- dico mettendo il broncio sbuffando.
- cazzata più grande non la potevi dire miss Intimissimi- mi
canzona lui. Che figlio di… mi prende pure in giro?! Tuttavia il
suo sorriso e i suoi occhi mi inducono, sfortunatamente per me, a
cedere.
- uff, che rompiscatole che sei! Una sola!- sbuffo allontanandomi un po’ da lui.
- mettiti in posa-
- questo mai-
- allora sorridi-
- non ci riesco a comando-
- e a me le cazzate per farti ridere non vengono a comando! Sorridi,
per piacere- poi abbassa un po’ la digitale e mi sorride gentile
-fallo per me-. Dio mio ma allora qualcosa in comune con Matt ce
l’aveva sul serio! Non riuscivo mai a dirgli di no, almeno non
troppo a lungo.
- uff…va bene così?-
-fantastica- commenta. Fa schioccare la lingua e fischia di
apprezzamento guardando la sua opera. -guarda se non sono un genio
della fotografia! Ho un talento naturale- esulta girando lo schermo
verso di me. Osservo lo scatto e non posso trattenermi dal commento
tecnico del professionista al dilettante.- si, come no. E’ fuori
fuoco-
- e quindi?- borbotta deluso. Quasi mi fa tenerezza. Il suo viso
è il ritratto di un bambino che entusiasta per aver fatto un
disegno te lo mostra in cerca di apprezzamento, e tu gli rispondi che
il cielo non è una striscia azzurra nella parte superiore del
foglio.
- quindi, dovresti usare il mirino quando c’è, evitando il
display- mi avvicino a lui più dolce. Gli faccio avvicinare la
macchinetta al viso accompagnandola con una mano - poi…devi
cercare di metterti all’altezza media del soggetto, per evitare
che venga sproporzionato. Cerca di evitare lo zoom con queste
macchinette, altrimenti viene una foto sgranata-
- ok…ora?- dice, di nuovo entusiasta.
- ora pigia lo scatto a metà e lascia che faccia la messa a
fuoco-. Esegue l’ordine e sento il ronzio, indice del fatto che
sta seguendo bene le mie istruzioni - quando il ronzio cessa, allora
puoi scattare-
Il rumore dell’obbiettivo testimonia che ce l’abbiamo
fatta. Ha scattato una foto, sicuramente più decente
dell’altra. - fatto- dice esultante.
- fa vedere- dico ridendo e schiacciando il tastino per vedere lo
scatto. - visto? Questa è una foto- lo incoraggio soddisfatta.
- tutto questo casino per un’immagine?- sbuffa, abbassando la digitale e regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
- è necessario se vuoi che i momenti che fermi siano più fedeli possibili al tuo ricordo-
- è questo che ti appassiona della fotografia? Il fermare i ricordi?-
- no…-
- e allora cosa?-. E’ curioso. Maledettamente curioso. Come Matt.
Alza un sopracciglio e mi guarda incoraggiante. Il suo sguardo quasi mi
intimidisce. È dolce, ma è allo stesso tempo fermo e
deciso. Vuole sapere. Quando fa una domanda pretende una risposta. Il
suo sguardo mi scava dentro abbattendo una a una, giorno dopo giorno,
le barriere mentali che ho edificato attorno a me per non soffrire
più. Per essere forte nei confronti del mondo. Tirare fuori
vecchi ricordi era il modo giusto se mi volevi far cadere ed essere
quasi certo che non mi rialzassi più.
Era una domanda semplice, apparentemente priva di trappole, e lui
sicuramente era così che la intendeva. Ma per me…era una
domanda su di me. Su me stessa, sul mio modo di essere. Rispondere era
come spogliarsi davanti a un perfetto sconosciuto.
Ma lui non era uno sconosciuto. Era Robert. Il mio Robert…lo so che magari definirlo mio
risulta un po’ affrettato ma…dopo aver condiviso con lui
il nuovo Matt…era più mio amico lui che non la mia
migliore amica. Potevo permettermi di essere sincera con lui.
- punta l’obbiettivo dove vuoi e guarda dallo schermino. Cosa
vedi?- sospiro avvicinandomi a lui tanto da sentire il suo calore sulla
mia pelle. Lui obbedisce e guarda.
- alberi…verde…un sentiero… una panchina…cielo- elenca piatto.
- ora guarda senza- continuo oscurandogli l’obbiettivo.
- alberi, verde, sentiero, panchina, cielo, pallone rosso di una
bambina che sta correndo a raccoglierlo e bambina- risponde. Ma non
capisce. Mi guarda confuso, perché come molte persone,
sottovaluta l’aspetto forse più importante della
fotografia. Almeno…il più importante per me.
- ecco vedi? Il mondo è talmente grande che se lo guardi tutto
insieme cogli tanti aspetti senza soffermarti veramente su nessuno. Di
conseguenza non ne capisci realmente nemmeno uno e guardi tutto
superficialmente. Prova a inquadrare la bambina-
Lo fa e schiude le sue labbra perfette nella concentrazione.
- vedi quanto è perfetta? I boccoli biondi, il vestitino di lino
color panna, le guanciotte rosee. Zoomma un po’. Vedi? È
felice, è spensierata. Ride per un pallone. Se togli la
macchinetta, quanto di tutta questa bellezza riesci a cogliere sul
serio?- gli sussurro all’orecchio. Quando scopri questo lato
della fotografia, il chiasso di una voce alta è come un rombo di
tuono nella tua testa.
Lo osservo guardare affascinato, sperimentare la macchinetta osservando
la stessa immagine dal mirino, abbandonando lo schermo, proprio come un
vero fotografo.
- quindi tu… sei una studiosa del mondo…- afferma
rivolgendomi un sorriso mozzafiato e lasciando perdere la digitale. A
questo punto, tanto vale finire il discorso e scoprirmi completamente.
Per fortuna non è uno di quegli argomenti troppo dolorosi per
me, altrimenti avrei passato una bruttissima serata a tentare di
riprendermi.
- mi piace il mondo. Per me è più bello ancora di un
film. Per quanto lo guardi cambierà sempre e se ti prendi la
briga di osservarlo un po’ per volta, scoprirai che quello che ti
circonda…non è così banale come sembra- concludo
in un sospiro. Quando non racconti mai nulla di te a nessuno è
sempre così. Appena lo fai, non senti più i piedi che
poggiano per terra e hai la sensazione di esserti tolta un pezzo molto
pesante della tua corazza.
- non avevo mai sentito parlare nessuno così di una fotografia-
dice sorridendo e facendomi una tenera carezza con un dito. Quel gesto
così semplice e dolce ha avuto il potere di lasciare dietro di
sé una striscia infuocata che si è propagata sul mio
viso, facendomi arrossire vistosamente.
- così come?- chiedo iniziando a osservarmi le scarpe imbarazzata.
- con… passione. Come se la macchina fotografica avesse uno
scopo in più oltre a quello di salvare istantanee di
ricordi- risponde alzandomi il mento verso il suo viso e
facendomi perdere immediatamente nell’azzurro dei suoi occhi. Non
avevo mai visto occhi come i suoi. Gli occhi azzurri, in genere, ti
spingono a dire che sono belli in linea di massima per il colore.
Ma molti occhi azzurri non sono belli, perché sono spenti. Non
trasmettono nulla a parte il ghiaccio. Uno sguardo assente di una
persona con gli occhi azzurri ha il potere di metterti al muro.
Ma i suoi occhi azzurri erano vivi. Sprizzavano emozioni da ogni
pagliuzza più scura vicino all’iride. Ti scrutavano dentro
con una gentilezza e un tatto talmente straordinari che non potevi fare
a meno di aprire qualunque porta dietro cui avessi mai pensato di
nasconderti.
Potrei stare ore e ore a descrivere i suoi occhi, senza stancarmi mai.
Provavo le stesse cose di quando scrutavo il mondo dal mirino di cinque
millimetri per cinque di una macchina fotografica. Trovavo sempre nuove
argomentazioni sui suoi occhi meravigliosi.
- fammi riprovare… posso usarti come soggetto?- sussurra riportandomi fuori da quelle pozze azzurre.
-non ora, Robert...- gli rispondo ritraendomi. Non voglio che mi
fotografi con attenzione. Non voglio che provi a cercare in me cose che
cerco in tutti i modi di nascondere persino a me stessa. Soprattutto
non voglio che le trovi.
- perché?- mi chiede innocente.
- perché…queste macchinette non sono adatte a fare dei
buoni primi piani. Ti insegnerò la ritrattistica, te lo
prometto, ma non ora- mi invento. Non è per la digitale. Quella
macchina è un vero gioiellino della fotografia compatta. Non
sono ancora pronta a scoprirmi così tanto con lui. Anzi, non
sono pronta a scoprirmi così tanto, punto.
- ok…allora permettimi di usare questo aggeggino insulso che
è solo la pallida imitazione di una macchina fotografica, per
realizzare lo scopo primario di una foto- dice con un sorriso
utilizzando paroloni a caso nel chiaro intento di farmi sorridere.
- cioè?- gli chiedo curiosa.
- fermare attimi- dice semplicemente in uno dei suoi sorrisi
scioglicuore. Si mette ritto sulla schiena a mi fa spazio sulla canna
della bicicletta, invitandomi con una mano a sedermici sopra - prego,
principessa. Prenda posto sul mio destriero meccanico e sorrida,
perché voglio avere una prova di come in questa giornata
fantastica ci sia stata anche tu con me-
Si può resistere a delle bizzarrie del genere e soprattutto a un
viso del genere? No. La risposta è no. Prendo posto e un suo
braccio sul manubrio fa in modo che io non cada. Allontana la
macchinetta e avvicina il suo viso al mio. La sua barba mi fa il
solletico e i suoi capelli castano bronzei si intrecciano ai miei. Mi
viene da sorridere, stavolta spontanea e lui scatta la foto.
- posso farne un’altra?- dice ancora prima di abbassare la macchinetta.
- no-
-ti prego, una sola- mugugna di nuovo in gatto di Shrek mode on.
- uff…dammi qua e risolviamo il problema- sbuffo prendendo la
macchinetta per impostarla sullo scatto multiplo. Gliela restituisco e
gli dico - ora muoviti, parla, ridi, fa qualsiasi cosa e la macchina
catturerà ogni movimento. Così avrai trentasei foto in un
colpo solo-.
In tutta risposta inizia a pizzicarmi il fianco in modo che io mi giri
verso di lui e gli faccia una clamorosa linguaccia che lui liquida con
una faccia delle sue, e finisce che inevitabilmente io mi metto a
ridere come una matta.
- queste saranno davvero belle- commenta, facendo scivolare la macchinetta nella mia borsa. – pronta, principessa?-
- per cosa?- gli chiedo.
- beh, ho affittato questa sottospecie di cicloqualcosa per portarti in
giro senza che tu debba camminare, no?- dice chiudendo la discussione
mettendo il piede sul pedale in modo che fossi incastrata tra le sue
braccia e dal suo ginocchio.
Nemmeno il tempo di rispondergli che inizia a pedalare. Ed è
bello trovare un po’ di fresco in tutta quell’aria calda
che si respira. È bello sentirlo ridere, è bello sentire
le sue braccia che sfiorano le mie e il suo respiro sul collo. È
bello essere appoggiate al suo petto ampio e protettivo, è bello
pensare che lui non sia Matt, ma sia una persona che mi è
così vicina da convincermi ad aprirmi. Sento che sto iniziando a
voler bene a questo pirata della strada, a questo attore con la crisi
da palcoscenico e la lieve tendenza a immedesimarsi troppo nei
personaggi. Sento che anche se avevo immaginato un conte a cavallo
sotto quel tunnel di petali rosa, un principe su una bicicletta
sgangherata potrebbe andarmi bene lo stesso.
abbigliamento: Alessia e Robert a central park
il viale alberato che vedete nel link come sfondo, è esattamente quello che ho immaginato!
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Capitolo 10 *** capitolo 10 ***
capitolo 10
bene, bene, bene,
bene...sorpresi di vedermi qui così tanto presto?? eh si! ci ho
messo poco a scrivere questo chap è vero? sarà che le 10
recensioni che mi avete lasciato per il chap precedente mi hanno dato
la carica giusta!
e anche le 31 preferite e 17 seguite hanno dato una mano!
Vi avviso già: in questo
capitolo ho fatto un pò di casino. per la metà del tempo
non sapevo nemmeno quello che scrivevo. erano le mani di Robert che
scrivevano la propria pov sconvolgendo praticamente ogni cosa avessi in
mente di scrivere all'inizio. Sul serio! mi sono immedesimata talmente
tanto per scrivere che le mie dita volavano da sole sulla tastiera! una
cosa stranissima, davvero :) spero comunque che queste nuove 6 pagine e
mezzo word di deliri siano di vostro gradimento e non vi facciano
scappare via. Un bacione a tutti!
recensioni:
mikki: tranquilla per il ritardo!
l'importante è che tu ce l'abbia fatta :) mi dispiaceva postare
senza poter rispondere a un tuo commento :) cmq più che altro mi
ero preoccupata. pensavo che il trasferimento del server ti avesse dato
problemi con il sito. ma tornando al Chap....eh...la terra
promessa...come definirlo altrimenti?? :) per quanto riguarda la parte
sulla fotografia... per me è davvero così :) sarà
che faccio foto sempre a tutto, persino ai menù dei ristoranti
come Sophie88 ti potrebbe confermare :)
camillalice: benvenuta!!!!! beh...
meglio tardiu che mai no? sono davvero felice che questa storia sia
ufficialmente la tua preferita e spero che potrà esserlo ancora
dopo questo capitolo un pò incasinato.
satyricon: lasciamo perdere
la storia del bene o male per Ale del fatto che Matt sia ancora li
perchè credo di essermi infilata in un vicolo cieco. adoro Matt,
ma questa storia del bene o male mi sta davvero facendo scervellare!
soprattutto perchè come molte di voi, anche io adoro Matt! spero
mi venga fuori l'idea giusta. se hai un suggerimento non esitare a
dirmelo!
sorella mia deb: quando tua
sorella maggiore ti dice le cose è ovvio che abbia ragione no :)
ahhhh sorellina mia, ma come devo fare con te e la tua
curiosità? comunque questo è un altro di quei capitoli
inscrivibili per sms :P
emilyatwood: adesso sono io ad
essere curiosa!!!! senti facciamo una cosa, se dopo aver letto questo
capitolo vedi che ho fatto andare le cose in un modo diverso da come te
lo eri immaginato, mi dici cosa avevi pensato accadesse ok???
fierons: che dire? ti ho fatto
commuovere? :) sto migliorando! ti ho fatto ridere commuovere....spero
di non arrivare a farti anche piangere altrimenti non me lo perdonerei
mai! e per i pensieri poco casti su roooob....be...io me li farei lo
stesso al posto di ale, ma la ragazza è innamorata...
cricri88: innanzi tutto benvenuta!
sono io a ringraziarti per avermi regalato dieci minuti di puro
gongolamento con la tua recensione! hai il primato per la recensione
più lunga di questa ff! condivido pienamente quello che dici
sulle storie di questo fandom. Io non le leggo praticamente mai per lo
stesso motivo, e perciò ho provato a scriverne io una che
potesse rendere Robert come io mi immagino che sia. come ho detto
prima, in questo chap, le mie mani andavano da sole, e quando ho
riletto prima di pubblicare non ho avuto il cuore di cambiare nemmeno
una virgola di quello che ho scritto, perchè qui Robert è
venuto fuori da sè. è difficile da spiegare a parole, ma
credo davvero che sia l'insicuro, confuso cronico che apparirà
in questo capitolo. spero solo di essere stata ancora una volta
all'altezza delle tue aspettative. anche Matt è stata una cosa che
è venuta da sè mentre scrivevo. è uscito fuori
dalle mie dita senza che l'avessi realmente concepito quando ho deciso
di mettermi a scrivere di questa storia. ma vedo che ha riscosso molto
successo!!!
grazie mille ancora per aver recensito e spero di leggerne altre di recensioni tue nei prossimi chap!
vero15star: do il benvenuto anche a
te nell'angolo recensioni e ti ringrazio per i complimenti! certo che
Matt fa un vero e proprio atto eroico! e nemmeno io so se riuscirei a
fare una cosa del genere...bah... spero non muoia nessuno per mettermi
alla prova :P
sophie: ma quella della terra
promessa ti ha proprio sconvolto eh!!! cmq... l'album fotografico te lo
posso fare sul serio! sono la figlioccia di un fotografo, qualche cosa
di foto l'ho imparata! purtroppo non ho la macchina professionale, ma
se mi ci metto, anche con la compatta ti farei un capolavoro di foto!
modesta eh! ora leggi e dimmi se sta bene, come dici sempre tu!
sweetcherry: sei stata la prima
recensione del chap! guarda sono davvero davvero felice che l'altro
chap ti sia piaciuto così tanto! mi sono commossa quando ho
letto che hai scritto che il capitolo ti è entrato dentro, sul
serio...grazie :)
Robert pov: mother we just can't get enough
Sulla bocca di tutti ho sempre sentito dire che se le cose
vanno troppo bene, è una cosa che dura poco perché il momento brutto è proprio
li dietro l’angolo ad attenderti.
Beh, per quanto riguarda me…è meglio che questo momento
bellissimo duri a lungo, perché ho avuto fin troppi giorni bui alle spalle. E
quello che sto vivendo ora è uno dei momenti più belli della mia vita.
Sentire la sua risata, i suoi capelli che mi schiaffeggiano
il viso, il suo profumo che mi inebria, il calore della sua pelle attraverso la
mia maglietta.
Accelero la pedalata e inizio a zigzagare, per sentirla
ridere ancora, e ancora…e ancora.
Sfrecciamo sotto un tunnel di petali rosa, su una vecchia
bicicletta che ho comprato o affittato, ancora non l’ho capito (ho messo dieci
dollari sul bancone e mi ci sono fiondato sopra), io e lei. Rob e Ale. Un
ragazzo e una ragazza, due…cosa? amici? Conoscenti? Compagni di avventure o di
disgrazie, che dir si voglia?
Dire che sono un amico…forse non mi posso considerare
propriamente un amico. Un amico vero non osserva incantato ogni gesto della sua
amica, non sente un formicolio strano all’altezza dello stomaco quando lei lo
guarda, non avrebbe una voglia matta di allontanare il ciuffo disordinato che
le ricade sul viso approfittandone per avvicinarsi e baciarla.
Conoscenti? Nemmeno. Due semplici conoscenti non vivono
sotto lo stesso tetto.
Non riesco a definire cosa siamo. Forse perché non siamo
nulla, o forse, semplicemente, siamo qualcosa a cui non so dare un nome.
A complicare ulteriormente le cose, poi, c’è il fatto di
Matt. Mi ha chiesto di stare vicino alla sua ragazza e di aiutarla a uscire
fuori dal suo guscio. Per quanto riguarda il secondo punto, no problem. Ho un
sacco di idee e di progetti per lei, a cominciare da questa giornata a Central
Park. Niente lavoro. Una semplice passeggiata. Eh, lo so: banale. Ma se mi
fossi messo a fare cose eclatanti fin da subito…le sarebbe venuto qualche
sospetto, no?
Per quanto riguarda il
primo…vicino alla sua ragazza…chi me
lo aveva fatto fare a direi di si? Cioè…lei
era…lei è…e io, cioè…non credo di
…
forse potrebbe…oh cazzo! Lei è…non so cosa sia
lei. Sto facendo una pessima
figura, lo so. Sembro un ragazzino di tredici anni con l’acne
incipiente, lo
sfigato della scuola, che tenta di descrivere la capo cheerleader. Va
beh,
forse il paragone non rende proprio l’idea, perché da che
mondo e mondo, le
cheerleader, soprattutto le capo cheerleader, sono tutte delle stronze,
acide,
bionde, supersofisticate, dall’insulto pronto e la spugnetta
della cipria
sempre in mano. Ale decisamente non era una cheerleader, anche se con
il
gonnellino e la magliettina corta…
Ma guardate che mi sento molto più quel ragazzino di quanto
possiate credere! Ho scoperto il gel per capelli a dodici anni, ho passato metà
della mia infanzia a scappare dalle grinfie delle mie sorelle che insistevano a
conciarmi da ragazza, sono sempre stato un disastro con tutto ciò che non
avesse a che fare con un pianoforte o un testo di Shakespeare…sono decisamente
uno sfigato di dimensioni cosmiche. E anche se ora sono famoso e non devo più
lavare macchine e distribuire giornali per avere qualche penny in tasca, sono
ancora quel clamoroso sfigato.
Insomma, guardatemi. Per la metà del tempo non so come
comportarmi, alle interviste non so mai cosa rispondere, mi sono fatto
influenzare da un personaggio come quello di Edward Cullen per credere di
essere innamorato della Bella della situazione, cioè Kris.
Non è che io sia così…realmente intendo…è solo che nelle
pubbliche relazioni il lato sfigato di me tende a emergere di continuo.
Se dovessi descrivere me stesso, per come sono sul serio,
credo di potermi identificare senza esagerare in un cavaliere forte e
coraggioso, una sorta di Robin Hood, o di Ivanhoe o di principe azzurro
o…quello che volete, avete capito il genere. Non che io intenda salvare
principesse e regni, ma intendo come indole. O forse…ma che cazzo sto dicendo?
Ho solo letto troppi libri in vita mia e mi sto lasciando andare al delirio.
Forse il fatto che lei è qui, tra le mie braccia, su una
bicicletta, come una dama d’altri tempi può stare sul cavallo di un principe,
ha influenzato questi pensieri decisamente stupidi.
Quello che volevo dire, prima che iniziassi la mia epopea
tagliavene, era che non so proprio come fare a stare accanto a lei se non
riesco a darle un’amicizia più che disinteressata.
Si ho capito, non state capendo un tubo di quello che sto
dicendo. Ho fatto un casino, come mio solito, e chiedo venia per questo. Il
fatto è che quando attacco a pensare e a cercare di esprimere in parole i miei
pensieri, finisco sempre per fare un casino senza senso, perso nei miei
invisibili fili logici.
Ora vi riassumo la situazione in qualche punto chiave e
spero che stavolta quello che cerco di dire risulti chiaro e comprensibile.
Matt, il mio migliore amico, passato a miglior vita, dato
importantissimo per capire di che sto parlando, si è fatto vedere dal
sottoscritto chiedendomi di prendermi cura della sua donna. Sin qui, oserei
dire tutto ok, se non fosse che la ragazza in questione è il genere di creatura
che risveglia i miei istinti maschili più animaleschi (cosa, consentitemi di
dirlo, moooolto imbarazzante, quando speri che non noti mai la tenda indiana o
canadese, a seconda dell’angolazione da cui la si guarda, che hanno deciso di montare nei tuoi
pantaloni).
Ebbene, il quesito che mi si pone davanti è: come posso
mantenere la mia promessa di prendermi cura di lei se i miei pantaloni non
riescono a stare al proprio posto?
Sarebbe una cosa risolvibile se Matt non mi gironzolasse
intorno di continuo, sorvegliando il mio operato, almeno non mi sentirei
continuamente sotto pressione!
Ha un bel da dire il pennuto che non gli importa che io
senta certe pulsioni verso la sua donna perché tanto lui è morto, io sono vivo
e meglio me che uno dei tanti idioti senza cervello di cui è zeppo il mondo.
Ogni volta che riemergo dal mio stato di grazia e letizia per averla osservata
un po’ più a lungo, vedo il suo pugno che si apre e si chiude in maniera
spasmodica. Avrebbe tanta, tanta, tanta voglia di piazzarmi un gancio in
pancia. E come biasimarlo? Io stesso sentivo le mani che mi prudevano nei confronti del tassista che ci ha
riaccompagnato a casa ieri sera che se la stava spogliando con gli occhi!
nessuna sorpresa che lui sia…leggermente…incazzato per la sua condizione di
ectoplasma.
Comunque sia, meglio chiarire che non mi sono fermato al
punto di vedere le sue labbra muoversi e desiderarle sulle mie, con le sue mani
che frugano sotto i miei vestiti e le mie sotto i suoi. Sfortunatamente o
fortunatamente, dipende dai punti di vista, riesco anche a sentire quello che
dice, il modo in cui lo dice, restare affascinato dalle mille cose che leggo
nel suo sguardo quando la fisso. Sento la sua risata e pur non potendomi né
definire amico, conoscente, angelo custode (il posto è stato già assegnato) né
tantomeno…boh, quello che sia sia, ne resto affascinato.
E così facendo, posso dire con assoluta certezza, di essere
uno sfigato. Anzi no, nemmeno quello. Gli sfigati hanno la percezione delle
cose. Sono un’alga. Noiosa, complessata, inutile alga. Mi useranno per
avvolgere il sushi e quello sarà il contributo più importante che ho dato al
mondo allo stato attuale delle cose. Non riesco assolutamente a descrivere come
mi sento. L’unica cosa che percepisco è che da quando sono con lei, il mio
tempo scorre a velocità non doppia, né tripla. Scorre diecimila volte più in fretta.
E mi sento legittimato a sentirla mia,
tra le mie braccia in questo momento. Come un’alga, per l’appunto, sente suo il
riso e il pesce crudo che avvolge.
Cazzoooooooo!!!! Sparatemi per piacere, nessuno di voi
all’ascolto fa il cecchino? O il boia…va bene lo stesso, basta che facciate
sparire quest’inutile ammasso di cellule umanoidi che sono io dalla faccia del
pianeta! Ho fatto di nuovo un gran casino e di sicuro non c’avete capito una
sega di quello che ho detto, vero? Beh, benvenuti nel mio salotto mentale e
grazie per la compagnia, ormai siamo in tanti a non capirci più niente.
- Robert!- grida la sua voce interrompendo la mia catena
assurda di pensieri.
- emmm…si…cosa?- chiedo tornando alla realtà. Ecco che
Robert gran coglione Pattinson è tornato dal mondo del sushi. Allora? Come si
sente? Sembro tanto uno di quegli alieni del cazzo che si è inventata Stephenie
Meyer nell’Ospite. Vado di specie in
specie, solo che io non imparo niente dalle mie reincarnazioni, divento solo
più pirla di volta in volta.
- forse dovresti rallentare un po’, sai?- dice stringendo le
mani sul manubrio.
- sciocchezze! Siamo in discesa, è normale andare veloci. È
la parte più divertente!- le grido in risposta. Per il momento basta
complessarti Rob, ci penserai stasera mentre dormirai su quel meraviglioso
divano. Li avrai tutto il tempo per interrogarti su quanto abbiate in comune tu
e un’alga, però, per il momento resta nel mondo reale.
- Robert, rallentaaaa!!!- grida ancora.
- ma perché dovrei? Fidati di me! cosa vuoi che succ…oh
santo cazzo!- davanti a noi l’ultima discesa ci sta conducendo dritti dritti
dentro a uno dei tanti laghetti del parco.
- frena, Rob, ti prego frena!- grida allacciando le sue mani
al mio collo e nascondendo la faccia contro il mio petto. Dio che paradiso…si
ma, caro Dio, un momento più adatto no?
- lo farei, Ale, ma i freni…- . Ed ecco che il mio cervello
ha deciso di bussare alla porta della mia idiozia e farle visita per donarle un
po’ di comprendonio. C’era un motivo per cui questo triciclo senza rotelle era
appoggiato al capanno e sembrava abbandonato. E io che avevo lasciato pure
dieci dollari per sto rottame arrugginito!
- i freni cosa?- urla stringendosi ancora di più a me. La
velocità aumenta senza che io possa fare nulla per fermarla.
- non funzionano, Ale!-
-Cooooosa?-
Cerco di rallentare la corsa nel modo più istintivo che mi
viene in mente, cioè mettere giù i piedi. All’inizio tutto bene. Iniziamo a
perdere velocità, alzando un polverone dietro di noi degno di Bit Bit inseguito
dal Coyote, e siamo li li per tirare un sospiro di sollievo.
Siccome, però, quando una disgrazia ti è stata mandata, non
la puoi evitare, ecco che un graziosissimo sasso decide di spuntare dallo
sterrato e di scontrarsi con la mia scarpa.
- ahhhhhh! Porca miseria ladra, che doloooooore!- grido
attirandomi addosso gli sguardi di mezzo parco. Il mio piede, o quel che ne
resta, si alza da terra, ed ecco che la folle corsa riprende.
- Ale…abbiamo un problema.-
-sarebbe?-
Manco il tempo di risponderle che andiamo a sbattere contro
la ringhiera bassa che circonda il laghetto e ci ribaltiamo al suo interno con
tutta la bici. È il caso di dirlo? No meglio di no…se apro bocca e lascio
uscire tutte le imprecazioni che ho sulla punta della lingua, va a finire che
Satana mi fa socio onorario del circolo vip dell’inferno e mi adotta come
figlio.
Cerco di aprire gli occhi sott’acqua ma vedo solo verde e
alghe (ironia della sorte) ovunque. Non so più da che parte è il sopra e dove
il sotto. Gentili bollicine decidono di aiutarmi meglio di un tom tom e
finalmente, dopo mezza bracciata, aria!
Che bello respirare! Non mi ero mai reso conto di quanto
fosse bello fino ad oggi! Metto giù i piedi e tocco sul fondo. Non è tanto
profondo, l’acqua mi arriva appena sopra l’ombelico. Faccio un passo e inciampo
in qualcosa che ha tutta l’aria di essere un pedale.
- stronza di una bicicletta- sibilo tra i denti. Poi un
pensiero…
- Ale? Ale stai bene?- mi giro a cercarla e, che ci crediate
o no, quella che mi si para davanti è la scena più stupida a cui io abbia mai
assistito. Due mani spuntano fuori dall’acqua verdastra e reggono una borsa. La
sua borsa. Completamente asciutta. Manco fosse Excalibur! E subito dopo la sua
faccia esce fuori sputando un’ingente quantità d’acqua per poi tossire.
- possibile che a giorni alterni con te ci debba essere
sempre un incidente?- mi dice seccata andando ad appoggiare la borsa in un
punto asciutto vicino alla ringhiera.
- beh, ti rendo la vita meno noiosa e prevedibile!- le
rispondo divertito, osservandola mentre tenta di uscire lei stessa dal lago. La
sua maglietta bianca lascia molto poco all’immaginazione. Non può mica andare
in giro così!
- se volessi una vita avventurosa, me ne andrei sulle
montagne russe! Ah! Che schifo!- e ricade nell’acqua.
- che c’è?- dico andando in suo soccorso
- ho perso le scarpe e qui sotto è…è…bleah!- mugugna con una
faccia schifata senza precedenti.
- dai vieni. Ti prendo io sulle spalle-
Sale in groppa e
allaccia le sue gambe ai miei fianchi. Mi tira i capelli con forza – Ale ma che
cacchio fai?!- le dico irritato. Mi aveva quasi fatto lo scalpo!
- questo è perché sei ufficialmente un cretino! Ti avevo
detto di rallentare- dice impertinente aggiungendo anche uno schiaffetto sulla
guancia.
- e questo è per avermi appena tirato i capelli e
schiaffeggiato- le dico lasciandola ricadere in acqua per vendetta. Riesce
addirittura a emettere un gridolino di protesta prima di finire di nuovo nel
regno delle alghe e della melma.
Inutile dire che, quando riemerse, iniziò una vera e propria
battaglia, a suon di questo è perché mi
hai sfasciato la macchina, questo è
perché mi hai fatto fare la conoscenza della signora Cope, questo è per avermi costretto a girare per
ben 54 negozi di fila e questo è per
aver deciso di andare su una bicicletta sgangherata insieme. Che poi
continuò in una sorta di vendetta più giocosa con frasi del tipo questo è perché ieri non hai messo
abbastanza panna sul pancake, questo
è perché mi hai fregato il mio cuscino preferito davanti alla tv, questo è perché mi hai incollato il
tatuaggio un millimetro troppo a destra in alto e questo è per avermi svegliata brutalmente questa mattina.
Poi ci stufammo di inventare scuse e iniziammo a schizzarci
così per sport e basta. Era troppo divertente. Vederla ridere anche con gli
occhi cercando di cacciarmi la testa sotto l’acqua mentre gonfiava le guance
per lo sforzo, era la cosa più bella del mondo. Nessun pensiero impuro mi
sfiorò la mente nemmeno quando la presi per i fianchi per caricarmela sulle
spalle e ricacciarla sotto l’acqua un’altra volta, oppure quando lo feci di
nuovo perché si era messa in testa di fare la scena di Dirty Dancing del volo
dell’angelo in acqua. Eravamo dei veri professionisti, altro che saranno famosi! Se l’ho lasciata cadere
ad un certo punto, non era perché aveva troppo slancio, o perché i muscoli
delle braccia non mi reggevano più, sia chiaro. Mi stava semplicemente
affogando con tutta l’acqua che le grondava dalla maglietta.
- usciamo?- le chiedo quando inizio a vedere che le sue
labbra iniziano a scurirsi.
- s-si…forse è meglio- risponde immediatamente incrociando
le braccia al petto per evitare che la maglietta bagnata mostrasse le sue
grazie. Mi giro di schiena e le faccio segno di salire.
- non mi fido. Mi ricacceresti in acqua- dice prevenuta.
- Ale…sei senza scarpe, voglio solo evitarti di ferirti
sullo sterrato. Giuro solennemente che non ti farò cadere più- le dico cercando
di rassicurarla e concedendomi un gesto che forse avrei dovuto tenere per me.
Le accarezzo per la seconda volta in quel giorno, una guancia e infilo le dita
tra i suoi capelli portandoci fronte contro fronte. I suoi occhi sono così
belli, potrei stare ore e ore così, immerso in uno stagno, con gente che scatta
fotografie ai due scemi che ci sono finiti dentro con tutta la bicicletta, a
guardarli. A differenza dello stagno, i suoi occhi sono di un verde brillante,
che risulta ancora più chiaro se circondato dalle ciglia nere e lunghe che li
proteggono. Occhi così non dovrebbero chiudersi mai. Privare il mondo di
cotanta bellezza sarebbe un vero e proprio crimine. Se le Nazioni Unite
sapessero della sua esistenza la tutelerebbero come patrimonio dell’umanità.
Ma lei non era del mondo, non era nemmeno mia…sta di fatto
che io, e solo io, in quel momento avevo la possibilità di stare a guardare
quel miracolo che sono i suoi occhi.
Quello che ha detto a proposito della fotografia, poco
prima…beh… confesso che mi piacerebbe molto metterlo in pratica su di lei.
Voglio arrivare a conoscere ogni segreto, ogni pensiero più nascosto della
creatura che in questo momento ha la fronte appoggiata alla mia.
- te lo prometto- le sussurro. Ti prometto che ti porterò
fuori dal lago senza che tu ti faccia male, ti prometto che ti starò accanto e
che manterrò la promessa fatta a Matt, ti prometto che mi ucciderò piuttosto
che fare ancora un solo pensiero poco casto su un angelo come te, ti prometto
che ti salverò Ale. Te lo prometto.
Mi regala un timido sorriso e avvolge il mio collo con le
sue braccia. Mi giro in quell’abbraccio e le do la schiena. Porto le mani
nell’incavo tra la sua coscia e il polpaccio, dietro al ginocchio e mi sistemo
le sue gambe lunghe e affusolate sui fianchi. Sa reggersi benissimo da sola, ma
non riesco a spostare le mani di li. Diciamo che voglio essere sicuro che non cada.
Si…diciamo che è così.
In poco tempo, riusciamo a uscire dal lago e posso dire con
certezza che entro stasera qualcuno della protezione animali verrà di certo a
bussare alla nostra porta per riprendersi tutti i pesci e i girini che
sicuramente ho nelle scarpe.
Con Ale legata alla schiena modello koala, cammino fino a
trovare un angolo di prato assolato e deserto, dove poterci stendere a
evaporare.
- ma anziché affittare la bicicletta, non potevi portarmi in
giro così dall’inizio?- borbotta Ale appoggiata con il mento alla mia spalla.
E perdersi il romanticismo della
pedalata sotto gli alberi dai fiorellini rosa? Avrei voluto dirle, come un
cretino dodicenne alle prese con la sua prima crisi sentimentale. Ma che razza
di pensiero assurdo! Per perdermi il
romanticismo…ma sono diventato scemo? Lei è un’amica con cui ho intrapreso
un’azione di salvataggio. Beh ma che centra! Anche con gli amici si possono
fare cose romantiche senza essere per forza…beh avete capito.
- e perdersi te che urlavi ‘Rob, ti prego fermati’ da gran
fifona quale sei? Ma nemmeno per sogno! Anzi aspetta…che ne dici di affittare
un’altra bici?- mi limito a dire. In realtà non ho detto una bugia, ma solo una
parte della verità.
- se non la pianti ti do un morso che te lo ricorderai finchè
campi!- mi minaccia.
- Rooooob, ti prego fermati!- la canzono facendo una pessima
imitazione della sua voce.
Lei china la testa sulla mia spalla e affonda i denti nel
mio collo. Ahia! L’ha fatto sul serio! Mi ha morso, sta vipera!
- ahia!- dico ad alta voce.
- te la sei cercata, io ti avevo avvertito- mi risponde
petulante.
- poi dicono che sono io il vampiro!-
- te lo sei meritato!-
In risposta alla sua aria insolente, me la lascio scivolare
lungo i fianchi, fingendo di lasciarla cadere. Lei però mi serra le braccia
attorno al collo e quello che ci sta peggio per questo scherzo scemo sono io
che rischio il soffocamento. Ho già detto che sono un pirla? Ah…ormai avete
perso il conto, eh?
La ritiro su ma il risultato è disastroso. Ci sbilanciamo e
finiamo giù sdraiati sul prato. Almeno stavolta l’atterraggio è stato asciutto.
Faccio per rialzarmi ma la vedo sdraiata accanto a me che si
serra le braccia attorno al ventre a furia di ridere. E scatta un’altra mini
zuffa.
Che dire? Giocare a fare i dispetti a lei riempie il mio ego
di soddisfazione e le risate che le suscito facendole il solletico, sono un
suono celestiale, se contrapposti a tutti i momenti di silenzi che ogni tanto
la prendono e la portano lontano da me. Giuro che farò in modo che quei silenzi
si riducano sempre di più fino a scomparire.
- basta, Rob, ti prego basta!- dice tra le risate mentre si
contorce sotto di me per via del solletico.
- e tu cosa mi dai in cambio se la smetto?-
- tutto quello che vuoi , ma ti prego…basta!-
- mmm… voglio….voglio…che tu accetti un invito a cena fuori
quando lo deciderò io-
-mai!-
- allora continuo-
-ok, ok, ok! Una cena…quando vuoi- ansima con il fiato corto
quando la libero dal mio peso.
Bene. Almeno mi sono assicurato un si per una delle mie idee del suo programma di salvataggio.
- quando voglio, vuol dire che appena te lo chiedo tu dovrai
saltare su dal divano, abbracciarmi entusiasta e dirmi: Oh Robert, dove mi porti? E se vuoi, hai anche dieci minuti a
disposizione per disperarti su cosa mettere- preciso stendendomi sul prato per
far asciugare i vestiti.
- non ti sembra di esagerare?- mi chiede mettendosi seduta a
gambe incrociate.
- per niente-
- sei assurdo- borbotta scostandosi i capelli dal collo. E a
quel punto lo vedo. Un sottile intrico delicato di linee le decorano la nuca.
Un fiore. Ha un fiore stilizzato tatuato sul collo. È perfetto, non è volgare,
non sembra una marchiatura né una macchia. Sembra disegnato dal pennino sottile
di una stilografica e le sfumature sono fatte talmente bene da sembrare quasi
azzurrine.
- non sapevo avessi un tatuaggio, Ale – le dico sorpreso.
- tanta gente ha un tatuaggio, Robert- risponde incurante
strizzandosi l’acqua via dai capelli e recuperando un pinzone dalla sua
borsa-excalibur.
- è bello- ammetto alzandomi a osservarlo meglio. – ha un
significato?- le chiedo curioso sfiorando in punta di dita il disegno.
- certo che ce l’ha-
- e…non puoi dirmi quale sia?- La scusa del tatuaggio era un
buon modo per avvicinarmi al suo mondo. Doveva essere un mondo bellissimo
quello dei suoi pensieri. Ne avevo visto uno spiraglio mentre mi spiegava cosa
fosse in realtà la fotografia e devo dire che mi ha affascinato sul serio.
Sospira e mi guarda rassegnata alla nuova veste di detective
che ho assunto ai suoi occhi. Troppe domande su di lei per quel giorno? Beh,
era ora di restituire il favore. Io le avevo raccontato tutta la mia vita, lei
poteva almeno raccontarmi la sua.
La guardo cercando di incoraggiarla ma mostrando quanto
fossi curioso nello stesso tempo.
- è una marque- dice facendo spallucce.
- cioè?-
- una marque è un simbolo. In teoria le vere marque coprono
tutta la schiena, ma…ho pensato che più piccola sarebbe rimasta una cosa più
graziosa da vedere oltre che più discreta da portare.- inizia a spiegare. A
quel punto la guardo con rinnovato entusiasmo e curiosità, invitandola ad
andare avanti.
-Le cortigiane dei bordelli altolocati iniziavano a farsi
disegnare la loro marque, di solito fiori o simboli caratteristici della casa
della notte cui appartenevano, a partire dal fondo schiena per andare sempre
salendo. Lo pagavano di tasca loro, con i doni che i patroni potevano far loro
al termine del loro incontro. Man mano che questi doni aumentavano, il disegno
si sviluppava sulla loro pelle. Quando la loro marque sarebbe stata completa,
avrebbero avuto la possibilità di essere libere e decidere di se stesse.
Potevano restare al bordello e versare una parte dei loro guadagni al direttore
della casa presso la quale prestavano servizio, oppure andare via e vivere la
loro vita a loro piacimento-
- eh…questo cosa centra con te?- Ora sono decisamente
curioso.
- anche la mia marque simboleggia la mia libertà. Non
fraintendermi…non ho mai fatto la cortigiana, né tantomeno aspiro a diventarlo,
ma per me comunque dimostra la libertà che mi sono presa-
- spiegati meglio-
- diciamo solo che non potevo più stare a casa mia. Nel
momento in cui ho deciso di andarmene, ho aspettato di racimolare i soldi delle
mie paghette settimanali in modo che bastassero per la mia fuga e per completare
la mia marque. Il giorno esatto in cui ho preso la porta, la prima cosa che ho
fatto è stata andare dal tatuatore e farmela disegnare, e da allora sono libera
di decidere di me stessa e del mio futuro. Fine-
Caspita. Che storia.
- perché sei scappata di casa?- le chiedo ormai decisamente
e irrecuperabilmente curioso del conoscere la sua storia. Volevo sapere tutto,
tutto di lei.
- è una lunga storia- dice in un sospiro con lo sguardo
perso nel vuoto.
- ho tanto tempo a disposizione-
- non credo, sono quasi le sette. Dovremmo andare- dice
alzandosi in piedi. La mia aria esasperata, con tanto di alzata d’occhi al
cielo, la convince ad aggiungere. – se mi aiuti a preparare la cena te la
racconto-
- affare fatto- accetto afferrando la sua mano e issandomi a
mia volta in piedi. Mi sorride dolce e insieme ci incamminiamo verso il
vialetto. Fa per uscire dal prato quando si ferma e mi guarda.
- Rob…-
- si?-
- credo di aver bisogno di un passaggio-. Che scemo! È senza
scarpe! Beh, grazie lago per essertele fregate. La prendo in spalle e mi avvio
verso l’uscita del parco.
- non mi fai un trailer? Giusto per capire di cosa si
tratta- la canzono riferendomi alla storia che appena arrivati a casa mi sarei
fatto raccontare.
- oh si…è una storia piena di intrighi, tradimenti,
relazioni sadomaso e droga- mi risponde facendomi una linguaccia.
- spiritosa- Spero solo non dica sul serio!
l'abbigliamento è ovviamente quello del chap precedente , quindi l'unico link è quello del tatoo di Ale
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Capitolo 11 *** capitolo 11 ***
capitolo 11
PER FAVORE QUALCUNO MI DIA UN
PIZZICOTTO! Sto sognando, vero? non sono per me le 12 recensioni,
di cui la metà sono anche belle lunghe, sul capitolo precedente
vero? Lo sono? davvero??? cioè ma vi rendete conto di quanto
tempo ho passato a gongolare davanti a quelle recensioni? e davanti ai
numerini delle preferite e delle seguite che va alzandosi di volta in
volta??? grazie ragazzi! mi riempite il cuore, sul serio!
Parlando della storia, per la prima
volta in vita mia ho stilato una specie di scaletta del mio progetto
per questa storia e ...sarà su per giù di attorno ai
35/40 capitoli. Questa scaletta è assolutamente rigida, indi per
cui...bisognerà avere molta pazienza e non correre troppo. molte
cose devono ancora succedere e voglio raccontarle come si deve prima di
entrare nella parte che prima o poi tutti si aspettano.
Come sempre, per qualsiasi
suggerimento o consiglio sulla trama, non esitate a darmeli! insomma,
è vero che nella mia mente la storia è già
perfettamente tracciata, ma l'ispirazione improvvisa è sempre
bene accetta!
recensioni:
Sophie: questa volta sei stata tu
la prima a lasciare la recensione! Lo so che mi immagini già
gridare come una pazza eeeee la cosa non mi stupisce. Hai visto con i
tuoi occhi che grado di pazzia sono in grado di raggiungere! questa
volta ho preferito il bagno nel lago anzichè il tuffo nella
fontana. la prossima volta magari mi getterò dentro una
tinozza...ancora non lo so :P
sorella mia deb: maduuuuu!!! ce ne
hai messo d'impegno per la recensione stavolta! hai per caso capito che
vado in brodo di giuggiole per i commenti chilometrici?? :D ehhhh beh,
lo ammetto: sono il mio punto debole. cooooooomunque :) non ho ancora
smesso di farti ridere e di farti fare figuaracce con i tuoi davanti al
pc, sappilo! però vedi che svolgo il mio ruolo di sorella
maggiore con dovizia? ti insegno cose nuove! infatti sapere
cos'è una marque è un requisito importantissimo per la
tua cultura generale. se mai te lo chiederanno al milionario mi
aspettto la metà della vincita!
emilyatwood: guarda non so come
faccio XD io ormai ho smesso di chiedermi da che parte della famiglia
ho preso tanta idiozia. Mi vengono dal nulla...sarà che
già di mio parlo così e ho 22 anni di pratica alle spalle
:P . Per quanto riguarda il trip di Robert...lo so, è criptico
peggio di un sudoku livello difficilissimo, ma come ho detto nell'altro
chap...le mani andavano da sole. Forse perchè io me lo immagino
davvero un pò strambo e paranoico per quanto riguarda se stesso.
devo dire che guardare all'infinito il suo commento al film nei
contenuti extra di Twilight mi ha aiutato molto a capire il suo modo di
parlare e il suo carattere...e a volte se ne veniva davvero fuori con
cose senza senso (tipo la storia dell'uomo che si strappava le
sopracciglia)...per il quagliamento...ce ne va ancora un pò :P
araba89: benvenuta
nell'angolo delle recensioni :) spero che continuerai a commentare
anche i prossimi capitoli. ti ringrazio infinitamente per i complimenti
e sono contenta di aver tirato dentro anche te nel meraviglioso mondo
delle ff su Robert. Vedo che siamo in tanti ormai a pensarla
così, cioè che Rob sia veramente come lo descrivo.
sinceramente, non so nemmeno se riuscirei a descriverlo più
stronzo, più sicuro, più altezzoso...perchè, al di
la dell'aspetto fisico che è di tutto rispetto, è
soprattutto per il suo carattere che io lo adoro. si tiene sempre fuori
dagli scandali, cerca di avere sempre un sorriso per tutti è
molto disponibile con le sue fans (nei limiti del ragionevole) e
soprattutto non si è montato la testa. è meraviglioso
proprio per questo.
cricri88: bentornata! :) si l'avevo
capito, ma resta il fatto che la tua era la recensione più
lunga! :) per quanto riguarda gli istinti di Robert...mi sono affidata
alla fantasia, ma sinceramente penso ci sia una buona parte di
verità in quello che scrivo. non so voi ma io Robert me lo
immagino così: pur provando forte attrazione fisica per una
persona, proprio non ce lo vedo nel Big Jim di turno. Lo vedo comunque
molto impacciato e insicuro, che non ci sa molto fare con le donne.
parlando della sua
promessa....forse hai ragione, ma credo si darà una calmata o
almeno...ci proverà. Magari mettendo da parte queste pulsioni,
inizierà a prendere in considerazione altri lati di
Alessia, che prima gli erano sfuggiti :)
fierons:
alloooooooora...innanzittutto grazie mille per i complimenti, mi fanno
sempre molto piacere.... per la domanda quando si baciano ehehehe...hai
ragione non te lo posso dire, almeno... non il capitolo esatto. la
situazione difficile con Matt, richiede un certo grado di lentezza per
queste cose, quindi ci vorrà un bel pò prima di arrivare
ad un vero bacio...spero tu abbia la pazienza di continuare a leggere
fino a quel momento e anche oltre :)
vero15star: lasciamo perdere va!
mannaggia a me e a quando ho deciso di farlo morto! è talmente
ostica la situazione che mi sono scervellata un casino! ora,
fortunatamente, sono riuscita a dare un senso ai miei pensieri e ho
trovato la strada per continuare la storia :) come ho già detto
a Cricri88 nella risp alla recensione del chap precedente, Matt
è un personaggio che è venuto fuori da solo, senza che io
l'avessi realmente immaginato quando mi sono messa a scrivere. poi non
ho avuto il coraggio di toglierlo e semplificare la questione, mi era
entrato troppo dentro come personaggio e ora, sono follemente
innamorata di lui!
sweetcherry: ho fatto più in fretta che potevo, hai visto??? :) grazie mille per i complimenti!!!!!!!!!
camillalice: caspita ma
allora ho fatto strage con il capitolo precedente per quanto riguarda
le vostre corde vocali! a quanto pare Robert ha fatto ridere mezzo
mondo :) beh ne sono felice. è bello anche ridere quando si
legge una storia no? anche se il lato negativo è che chi
ci sta intorno inizia ad avere seri dubbi sul nostro indice di
sanità mentale, dato che ridiamo davanti a un pc!
AshG: benevenuta anche a te!
ahhhh sono davvero contenta di averti fatto cambiare idea, guarda.
ovvio che Robert non può per forza piacere a tutti ma
sinceramente all'inizio io ero indecisa sul fatto. mi piace o non mi
piace? poi ascoltando le sue interviste, leggendo le sue
biografie...ascoltandolo parlare...mi ha letteralemente conquistata!
lui e i suoi capelli pazzi! Alessia....è fantastica lo so. porta
il tuo nome ma in un certo senso anche il mio. i miei stavano per
chiamarmi alessia, ma poi hanno cambiato idea. peccato, lo avrei
preferito. continua a recensire!!! e un'ultima cosa...non chiedermi mai
scusa per le recensioni chilometriche: io AMO le recensioni formato
papiro!
mikki: ma non importa :) tranquilla
:) non ti fare paranoie se non riesci a recensire subito :) ormai so
che non mi abbandoni più (spero). puoi scrivermi "bellissimo"
anche centomila volte :) se realmente ti piace a me sta benissimo
così! l'importante è che la mia storia riesca sempre a
darti qualcosa!
lazzari: benvenuta anche a te! sono
davvero contenta che la storia di abbia conquistato. sulla faccenda
dell'aggiornamento, come avevo scritto mi pare nel primo chap...non
sono sicura sui tempi di aggiornamento. a volte potrei metterci tanto a
volte poco, dipende un pò. non dall'ispirazione perchè ho
la storia tutta in testa e non mi devo scervellare più a
scegliere gli avvenimenti, ma semplicemente per degli impegni
universitari. ho sempre un sacco da studiare e quindi...vedrò di
fare il possibile. spero che tu continui a seguire la mia storia e a
recensirla!
Dopo un ringraziamento
generale a chiunque legge, recensisce, preferisce e segue, mando
un bacione e auguro una buona lettura!
- ora posso metterti giù?-
- no-
- ma siamo sul pianerottolo!-
- ma almeno il pavimento di casa mia so che è pulito-
- cioè tu hai camminato per un’ora e mezza sulle alghe di
uno stagno, e ti schifi per un pianerottolo?-
- mi sono schifata anche
per le alghe. Abbassati un po’ che apro la porta…ancora un po’ che non arrivo
alla serratura…-
- Ale muoviti! Mi stanno venendo i polpacci come Beckham!-
- stai forse insinuando che sono pesante?-
- noooo! Ma che dici? Sto solo insinuando che mi sono issato
i tuoi cinquanta chili per dieci rampe di scale!-
- quante storie fai…-
Dopo quattro giri di chiave, la porta finalmente si apre e
Robert corre verso il divano a buttarcisi di schiena sopra. Con me sotto il suo
dolce peso. Vuole uccidermi!
- ahhhhh! Non mi ero mai reso conto fino in fondo di quanto fosse
comodo questo divano, davvero- dice stiracchiandosi come un gatto, affogando me
tra i cuscini.
- Rob! Pesi!- mugugno aggrappandomi con tutta la forza che
ho al suo collo per convincerlo a mollare la presa.
Lui per, tutta risposta, mi schiocca un bacio rumoroso
sulla guancia, e se ne scappa ridendo prima che io possa dargli un pizzicotto
di vendetta.
- non mi prendiiiiiii!- grida chiudendosi in bagno. – e
Robert Pattinson corre verso la meta, s’impadronisce del bagno e occupa la
doccia per primo! Uuuhhhhhhhhhh! - esulta da dietro la porta.
Che scemo! mi viene da pensare con tenerezza
osservando la porta che si è chiuso dietro le spalle. Pesantemente salgo le
scale per andare al piano di sopra e prendergli qualcosa di asciutto da
mettersi addosso, visto che, nella fretta di conquistare la doccia per primo,
ha dimenticato il fatto di essere senza vestiti puliti.
- deve essere un tuo tratto caratteristico quello di preoccuparti sempre per tutto
come una mamma- dice Matt, comparendo sul nostro letto.
- come una balia, vorrai dire. Ora ho capito perchè eravate amici: siete
entrambi due imbranati di dimensioni galattiche. Devo starvi dietro di
continuo!- gli rispondo afferrando qualcosa anche per me da mettermi dopo la
doccia. Avevo sicuramente depauperato tutta la flora/fauna di quel laghetto
melmoso. I resti erano tutti attaccati a pezzetti sulla mia roba (infatti la
mia maglietta aveva filini verdi incastrati dappertutto, che schifo!)
- sbaglio o stiamo facendo qualche passettino avanti?- dice Matt avvicinandosi
per togliermi i vestiti dalle mani e costringermi a guardarlo, tirandomi su il
mento con l’indice. Era, se possibile, ancora più bello dell’ultima volta in
cui l’avevo visto. Era già molto bello da vivo, ma ora…faceva male agli occhi
guardarlo. Attorno a lui c’è sempre una luce bianca, ma è strana. È una luce
che non si vede con gli occhi, ma si percepisce sulla pelle. Guardando lui, ti
viene da domandarti come Lucifero, primo tra gli angeli, possa aver rinunciato
a cotanta bellezza per diventare un dannato.
La sua voce era una vera e propria melodia ultraterrena, i
suoi occhi due pozzi neri senza fondo, i suoi capelli di un nero così intenso
da avere dei riflessi quasi blu elettrici. Era il mio Matt, e, allo stesso
tempo, non lo era più. Era per questo motivo che cercavo di guardarlo sempre il
meno a lungo possibile, per quanto fosse una vera penitenza: la sua bellezza mi
ricordava di continuo quanto non fosse più mio.
Parlargli come avevo sempre fatto, evitare di guardarlo troppo erano modi come
altri per non pensare a cosa fosse in realtà.
Mi riprendo la roba e sposto di nuovo lo sguardo, puntando
alle scale per scendere al piano di sotto.
- cosa vorresti dire? abbiamo solo fatto una passeggiata- gli rispondo cercando
di minimizzare per non dargli soddisfazione.
- si, come no. Le foto, la pedalata romantica finita tragicamente... i giochi
in acqua...ti ha portato a spalle fin dentro casa...ti piace, ammettilo-
continua trionfante seguendomi come un cagnolino che chiede la sua ciotola.
- ma va! cosa dici?- scatto subito. Ma le mie guance, maledette, mi tradiscono,
imporporandosi e diventando molto calde.
- che ti piace! Si vede, Ale. Non tentare di nasconderlo-
Odio, odio quando fa così. Quel tono cantilenante,
petulante, irritante…ma chi gli aveva chiesto di comportarsi da amica del cuore?!
Lui era il mio uomo, non l’amica con cui fare i pigiama party e scambiarsi i
diari!
- ok! E' vero, lo ammetto. Mi piace fisicamente ma la cosa finisce li. E' un
amico e basta...o almeno...è quasi un amico...lo conosco solo da pochi
giorni...è un...conoscente, ecco. Si, un conoscente molto simpatico- concludo
esasperata purché il suo plagio psicologico nei miei confronti cessi
all’istante.
- con cui vai in bici sotto alberi dai fiori rosa e torni a casa in braccio- Sarà
anche un angelo ma per quanto riguarda il carattere è rimasto sempre il solito
rompiscatole!
- è stato solo gentile. Ha affittato una bicicletta perchè le scarpe mi avevano
massacrato i talloni, e mi ha portato a casa in braccio perchè quelle stesse scarpe
hanno meritato la giusta punizione per quello che avevano fatto ai miei piedi.
Fine della discussione-. Gli lancio anche un’occhiata velenosa sperando che
capisca che la deve finire.
- ok, ok, ok...non ti piace...ma...hai detto che è un amico- continua alzando
le braccia in segno di resa.
- un quasi amico- preciso
- ok, quindi la tua promessa è quasi mantenuta-
- Matt...ti prego, ancora con questa stupida promessa? te l'ho dimostrato! sto
iniziando a relazionarmi con le altre persone, ma questo non vuol dire che tu
te ne debba andare-
Ok… con Robert mi sto aprendo, è l’unica persona con cui in
questo momento si può dire che abbia un rapporto stabile (i clienti del
negozio, a quanto pare, secondo Matt, non rientravano nel novero degli esseri
umani da includere nel conteggio delle mie pubbliche relazioni), ma Matt non
poteva andarsene! Il fatto che io abiti per due settimane con un ragazzo è
abbastanza per fargli credere di aver portato a termine la sua faccenda in
sospeso? Ma col cacchio! Inizierò ad odiare Rob con tutte le mie forze pur di
mandare all’aria il suo piano di fuga!
- e chi l’ha detto che me ne vado?! la mia missione non è ancora conclusa! è
sulla buona strada, ma non è conclusa- Ah, ecco! Iniziamo a ragionare! Rob, ti
sei salvato per un pelo dall’essere una vittima collaterale del mio progetto
“smonta faccenda in sospeso”.
Lo sguardo un po’ troppo felice di Matt, però, mi fa
supporre che stia architettando qualcos’altro alle mie spalle. Che Rob sia solo
la punta dell’iceberg contro cui mi manderà a sbattere come il Titanic? La
prossima volta che vi dicono che gli angeli sono delle creature celesti, buone,
rette, oneste, pure e affidabili … non ci credete!
- cos'hai in mente? qualche altra stupida promessa da estorcermi mentre mi
concupisci con le tue grazie angeliche?- sibilo per non farmi sentire da Robert
che aveva chiuso il getto della doccia.
- mi concupisci...che paroloni! Ale, hai ripreso a leggere parole a caso
dal dizionario per infilarle illogicamente in un discorso? apprezzo il tuo
impegno di parlare più forbito, tesoro, ma...non devi per forza far pratica con
me. Anche perché hai usato il verbo sbagliato per la frase. Sinonimi di
concupire sono bramare e desiderare. Non hanno nulla a che fare con il far cadere in trappola che intendevi tu,
anche se, ammetto, come suono ci stava bene!-
Ma guardatelo! Cerca pure di fare lo spiritoso aggirando la
domanda! Ora ti faccio vedere io, te lo tiro in testa il dizionario!
- Matt! Rispondi. Subito!-
- nessuna promessa, lo giuro. Mi caschino le ali, non ti chiedo altre promesse,
ma il mio lavoro qui non è finito-
- che hai in mente?-
- non te lo dico! e stavolta non te lo faccio nemmeno capire, altrimenti
bareresti e faresti di tutto per ostacolarmi-
- però...che acume. La perfidia non era una prerogativa dei diavoli?-
- non è perfidia, è che ti conosco-
-Aleeeeee! per favore, ho dimenticato...-. Le odi delicate di Robert
interrompono il nostro amichevole battibecco. Alzando gli occhi al cielo, apro
la porta del bagno e senza guardare dentro, infilo il braccio su cui erano
appoggiati i suoi vestiti.
- ...la roba pulita. Tieni e muoviti che vorrei lavarmi anche io prima di
mettermi a preparare la cena-
- siiii.- grida la sua voce da dietro la porta chiusa.- E poi ti devo
aiutare, no?- aggiunge.
Già...c'era anche quel piccolo particolare che il mio quasi amico andava in fissa per le favole. Ma se
prendo il libro di Cenerentola e glielo leggo, non va bene uguale?
Matt mi guarda con un sorriso trentadue denti. Sembra che ci
goda a vedermi sul patibolo.
- eccomi! al tuo servizio! chiamami pure "piccolo chef", come
Ratatouille!- dice Robert uscendo dal bagno, seguito da una nuvola di vapore.
Sembrava quasi di vedere la scena di un astronauta che esce dalla navicella per
andare nello spazio.
- allora piccolo chef e grande impiccione, apparecchiate e
mettete a scaldare l’acqua. Vedete di non dare fuoco alla cucina in mia
assenza- sbuffo entrando in bagno e chiudendomi la porta alle spalle. Ci
scivolo contro e finisco seduta sul pavimento.
Se vi dico che ho una grande confusione in testa, mi
credete? Non riesco nemmeno a pensare con ordine, e cercare di farlo, mettere
ordine, intendo, sarebbe un’impresa titanica e insoddisfacente.
Forse sono troppo dura con Matt. Troppo acida. E forse è
inutile che io mi imponga di rispondergli sempre così piccata. Forse dovrei
iniziare ad addolcire i toni, anche perché non mi resta ancora molto. Non
voglio che l’ultimo ricordo che avrò di lui sia un litigio.
D’altra parte, lui cerca solo di aiutarmi. Dovrei apprezzare
il fatto che si preoccupi che io non resti sola quando non ci sarà più…sul
serio. Dovrei prenderlo come un atto d’amore puro quello che sta facendo
per me.
Crede che io non mi accorga dello sguardo triste che si
impossessa dei suoi occhi quando Robert mi fa un buffetto o giochiamo insieme. Noto
quello sguardo e mi ferisce in un modo che cento lame infilate nel mio cuore,
in confronto, sarebbero solletico. Lo noterei sempre e comunque. Può
nasconderlo dietro tutti i sorrisi e le battute che vuole, ma so che c’è.
Eravamo sempre stati due gelosi cronici, l’uno più
dell’altro. Possessivi oltre il limite della ragionevolezza. Bastava uno
sguardo indiscreto a far saltare i suoi nervi, e un accento un po’ civettuolo
per far andare a quel paese i miei. A nostra difesa però, devo dire che c’è un
motivo a questa gelosia smodata: eravamo la nostra famiglia. Io avevo
rinunciato alla mia e lui alla sua. Avevamo storie simili, passati simili,
passioni simili. Lui era la mia vera famiglia e io la sua. Era il padre, il
fratello, il miglior amico, l’amante…tutto. E lo stesso ero io per lui. Non avevamo
mai fatto mistero di questo attaccamento quasi morboso che ci legava. Capite
che tutto questo, unito a un forte sentimento passionale…
Ecco perché mi sento confusa. Ha ragione Matt: Rob mi piace.
Non c’è nulla in lui, che io sappia s’intende, fin’ora che sia sbagliato. È
bello, dolce, spiritoso, premuroso, protettivo, simpaticissimo, discreto nella
sua curiosità, sensibile…non ha niente che non va.
Forse è proprio questo che mi spinge ancora di più verso
Matt. Lui è il mio tutto. Non posso tradirlo, nemmeno se è morto, nemmeno se è
lui a spingermi tra le braccia di un altro uomo e nemmeno se quell’altro ha il
suo favore. Lo so che ce l’ha: Matt non mi avrebbe mai data a uno qualsiasi.
Robert sarebbe stato e restato un amico e basta. Un buon
amico. Ma allora perché continuavo a sentire le farfalle?
Quando esco dal bagno, la prima cosa che odono le mie
orecchie sono le voci di Robert e di Matt che disquisiscono sul quando va messo
il sale nell’acqua.
- se lo metti subito, l’acqua ci mette di più a bollire-
- scemo, bolle sempre a cento gradi, sale o non sale-
- si, ma se lo metti adesso e aggiungi il coperchio ci mette
meno ancora-
E quelli sarebbero il grande e il piccolo chef? Ma per
favore! Vado in cucina e noto con piacere che almeno hanno apparecchiato.
- il sale si mette quando bolle, geni!- sbuffo prendendo dal
frigo uova e mascarpone. Per una serata come quella che mi attendeva avevo
bisogno di tante, tante, tante calorie. E la cosa più calorica che mi veniva in
mente era la crema che si usava per fare il tiramisù. A molti non piace
mangiarla da sola, perché è troppo dolce. Ma a me fa letteralmente impazzire.
Al massimo per compensare, avrei potuto fare una pasta al pomodoro fresco e non
mangiarne tantissima. Il Kinder Bueno non ti farà diventare tutta ciccia e
brufoli, ma sta roba si. Ma quando c’è un’emergenza in atto si può forse
rinunciare alle calorie? No. La pasta praticamente in bianco è quindi un buon
compromesso.
- prepari anche il dolce?- chiede Robert prendendo in mano
la scatola del mascarpone per vedere di cosa si trattava. Ok, forse il tiramisù
l’avrei fatto, ma per l'indomani, tenendomi un po’ di crema per stasera. Non mi
poteva aiutare a fare la pasta, ma il dolce si.
- preparate il
dolce, piccolo chef- dico passandogli la scatola delle uova.
- non ci mette troppo?-
- questo no. E poi è per domani. Stasera ci mangiamo solo la
crema- gli rispondo, iniziando a tirare fuori fruste, ciotole, zucchero e
vaniglia.
Metto a preparare due moka di caffè e poi mi giro verso Rob
e verso Matt
- Rob, tu ti occuperai delle uova e dello zucchero. Matt, tu
monterai le chiare-
- e tu?- chiede Matt con fare inquisitore, come se stessi
cercando di mollargli tutto il lavoro e stare a guardare mentre sgobbavano.
- io preparerò il sugo per la pasta e laverò l’insalata- gli
rispondo, prendendo i pomodori. Li lavo con cura e li metto in un’altra pentola
d’acqua per farli bollire.
Andavo matta per la pasta al pomodoro fresco. Era una
ricetta semplicissima. I pomodori andavano solo lessati e sbucciati, passati nel
tritatutto e conditi con un filo d’olio e con un po’ di basilico. Quando mamma
la faceva, io e papà la pregavamo sempre di farla con tanti pomodori perché
venisse tanto sugo. La parte più buona, infatti, non era la pasta in sé, ma il
fare la scarpetta col pane alla fine. Le lotte che non si scatenavano per
l’ultimo morso di pane a tavola!
Robert e Matt eseguirono i miei ordini anche se
inframmezzandoli con frecciatine che si lanciavano sul loro modo di sbattere
gli ingredienti.
- delicato Rob! Come faccio io!
- Matt, non hai capito un cazzo. Io delicato, ma tu devi
montare le chiare non accarezzarle e cantargli la ninna nanna!
Toccarono il fondo quando dovettero studiare come piazzare i
pavesini (non mi piaceva fare il tiramisù con i savoiardi, per cui mi ero presa
una piccola licenza poetica sulla ricetta).
- Matt se prima li metti tutti orizzontali, poi li devi
mettere tutti verticali, se no si sfalda!-
- Rob, per favore. Non insegnare al pasticcere come fare i
dolci. Si mettono ad incastro!-
- si, perché stiamo giocando a tetris!-
- io l’ho sempre detto che a te più che un pianoforte non si
può dare in mano niente-
- ma sentitelo! Ha parlato Suor Germana!-
Dubito che Robert sapesse chi fosse Suor Germana, ma era
evidente che aveva preso spunto dal libro di cucina che stava sulla mensola.
- io sono meglio di Suor Germana, amico! io non mi faccio
chiamare Ratatouille!-
- almeno Ratatouille è un topolino simpatico, non una
vecchietta che ha la paralisi facciale tanto è finto il sorriso!-
Dio mio, ma come faccio a vivere in questa casa con sti due
matti senza andare al manicomio? Ah…è vero…ero stata in psicoanalisi…ma non
vale! Era per una faccenda diversa! Ma perché ci devo andare io a farmi mettere
la camicia di forza? Che ci andassero loro due!
Dopo aver convenuto che avrebbero fatto un disegno a cestino
con i pavesini, cioè tre orizzontali e tre verticali per volta sullo stesso
strato, finalmente il tiramisù viene messo in frigorifero a riposare, la crema
avanzata messa in due tazze con una spruzzata di cacao e di biscotti triturati
sopra e la pasta viene messa in tavola.
E dopo troppe ore in piedi, finalmente, scopro che le sedie
sono l’invenzione più brillante che il genere umano abbia mai concepito.
Io e Robert mangiamo parlando del più e del meno, con Matt
che siede con noi, ridendo con lui per qualche monellata fatta da bambini.
Al termine della cena, che Robert sembra aver
particolarmente apprezzato, sparecchiamo e carichiamo la lavastoviglie. E
purtroppo per me, il momento tanto temuto, arriva.
Ma perché avevo acconsentito a raccontargli la mia storia?
Emozionalmente parlando, non che raccontarla minasse particolarmente il mio
equilibrio emotivo, ma sono sempre stata molto riservata sull’argomento.
Veramente sono abbastanza riservata in tutto: il mondo rosa del pettegolezzo
non mi attira per niente. A parte che dietro un obbiettivo, non sono molto curiosa del mondo e soprattutto
delle persone.
Robert si lascia cadere sul divano, dopo aver appoggiato le
nostre due coppette di crema sul tavolino. Si sistema meglio un cuscino dietro
la schiena e distende le lunghe gambe incrociate da un lato. Ormai avevamo
trovato quella posa tanto comoda per starci entrambi. Mi siedo dall’altra parte
del divano e imito i suoi gesti, schiacciando le mie gambe contro la spalliera
del divano e incastrandole tra il fianco di Robert e i cuscini. Era stato gentile,
fin dal primo momento in cui avevamo trovato questa posizione congeniale per
stare comodi a guardare i film la sera. Stava sempre nel lato esterno per
evitare che le mie gambe cadessero giù. Beh…sarà una cosa stupida però…a me a
fatto tenerezza.
- allora, film della serata ‘the fabulous life of Alessia
Chianti’. Categoria: autobiografia, attori emergenti. La critica sarà molto
severa- dice sporgendosi per prendere le due coppette e darmene una.
- ma alle prime non si mangiano i pop corn?- dice Matt che
si era seduto sul pavimento, appoggiando la schiena alla mia parte del divano.
- alle prime i registi non sono in carenza affettiva e
calorica- rispondo mettendo in bocca il primo cucchiaino di quel nettare.
Grazie Signore per averci dato il tiramisù e la sua crema. Amen.
- forza. Sono tutto orecchie- dice cacciandosi anche lui in
bocca un cucchiaino pieno di crema –mmm….Dio, Ale…fammi morire qui, ora con
questa crema –
- tutto merito di come ho montato le chiare- dice Matt
pizzicandogli un polpaccio.
- di come hai accarezzato
le chiare, vorrai dire. No, no. Il merito è mio per come ho aggiunto il
mascarpone alla fine-
- oh certo, Rob. Presto farai un programma come Gwinett Paltrow
dove cucinerai pollo e patate al forno!-
- ehi! Zitto adesso. Abbiamo un film da seguire- gli fa
Robert, tornando a guardarmi con uno dei suoi sorrisi disarmanti.
- dai Ale. Sono pronto-
- emmm…..- domanda: come si racconta la propria storia dall’inizio?
bisogna partire da quando sei nato, o dal momento immediatamente prima alla
svolta decisiva?
- parti dall'iniscio- mi viene in soccorso Rob, con il
cucchiaino in bocca.
- ok…mmm…Nacqui in una mattina di sole tra le mura di un'angusta sala operatoria
in una clinica di Firenze...-
- che sei, David Copperfield?-
- potrei esserlo, ma in quel caso dovrei iniziare dicendo: per prima cosa devo registrare che sono nato...la frase più idiota
del mondo della letteratura! certo che sei nato, altrimenti non staresti dietro
la penna!-
-Ale...- Dite che ha capito che stavo prendendo tempo??
- si! ok! è che... non so da dove cominciare- sbuffo.
- hai detto che te ne sei andata di casa a quindici anni. Perchè?-
- riassumendo perchè mio padre voleva decidere della mia vita e io non lo
accettavo perchè avevo altri progetti-
- voglio la versione lunga, non Bignami-
- ma non c'è nulla da sapere prima! e poi...non mi piace parlare di me-
- questo l'ho capito. Ma davvero...mi incuriosisce la tua storia. Vorrei
conoscerla- Conclude con il sorriso più…meraviglioso e convincente del suo
repertorio.
- Andiamo Ale...puoi resistere a degli occhi alla Bambi così? saresti veramente
crudele! Il WWF ti depennerebbe dalla lista dei suoi iscritti- Aspettate,
riavvolgiamo fino a quando mi sono chiesta se non dovessi smettere di essere
così dura e acida con Matt. Voi non lo fucilereste? …ne ero sicura. Ecco, ora
possiamo andare avanti.
- Matt, ma possibile che ancora tu non abbia imparato a farti gli affari tuoi?
non puoi tornartene sulla tua nuvoletta, dato che la storia la conosci già-
- No. Sono come i castorini di Papà Castoro. Mi piace risentire le vecchie
storie-
- sempre la risposta pronta tu, eh!-
- modestamente...dai basta fare storie e comincia-
-uff...ok- Un soggiorno in una miniera a spalare carbone sarebbe stato
sicuramente meno stressante che dare retta a sti due -che dire? emmm...
allora...-
- calma Ale, non sei a un esame- mi tranquillizza Rob.
- è che non so come cominciare, se non "modello libro"!- Grande Ale,
sei davvero un mito a dar sfogo alla tua “impacciataggine”
- e tu allora inizia come un libro-
- uff...ok...ci provo.- sbuffo e mi passo una mano tra i capelli ormai
asciutti, un tic che Robert mi aveva attaccato in soli tre giorni. Prendo un
bel respiro e inizio.
- Vivevo a Firenze, dove sono nata, in un bellissimo
appartamento in centro con i miei genitori. Mio padre è un importante avvocato
penalista e ha uno studio ben avviato. Mia madre...era una sarta...è...non è
morta...ma non fa più la sarta o quasi.
Mio padre si è innamorato di lei mentre gli stava prendendo
la misura dell'orlo dei pantaloni. All'epoca, lei lavorava come sarta in un
atelier e il giorno che incontrò mio padre, lui era andato a comprarsi un abito
per l'udienza forse più importante della sua vita. Da quel giorno, almeno una
volta a settimana, tornava sempre al negozio solo per vedere lei.
Dopo molti orli e riparazioni di giacche, si decise a chiederle di uscire e...
finì che si sposarono. Mia madre abbandonò il lavoro all'atelier per aprirsi un
negozio di riparazioni per conto suo. Questo negozio diventò una catena di
negozi e mia madre da sarta si trovò imprenditrice.
Nel frattempo, arrivai io. Non posso dire di non
aver passato un'infanzia felice, anzi... sarei davvero un'ingrata se lo
dicessi. Ero troppo piccola allora per capire che ci fosse qualcosa di
sbagliato nel fatto che mio padre mi insegnasse a leggere sul codice di
procedura penale, che mi facesse ripetere gli articoli della costituzione
come se fossero delle filastrocche per bambini e che ad ogni carnevale mi
ritrovassi vestita con la toga nera da magistrato o bianca e rossa
da Cicerone, anzichè da fatina o da principessa.
Frequentai sempre scuole private con tanto di bambini snob inclusi nel
pacchetto. Quando si facevano le festicciole di compleanno a casa, si
presentavano sempre vestiti come una copia in miniatura dei loro genitori. Erano
già degli adulti. Se gli chiedevi di giocare a nascondino ti ridevano in
faccia.
Ma come ho detto, allora non credevo ci fosse nulla di strano.
Alle medie conobbi una ragazzina, Nora, che faceva parte di una
famiglia di quelle che chiamano arrampicatori sociali. Suo padre
era un neo parlamentare, ex operaio, finito a fare il deputato per merito di
una lista sfigata che aveva strappato si e no cinque seggi.
Veniva da un mondo completamente diverso dal mio, e con lei imparai a
fare i palloni con la gomma da masticare, ad arrotolare un pò sui fianchi
la gonna della divisa troppo lunga, a scaricare le versioni di latino da
internet...si può dire che imparai ad essere un’adolescente.
Fu lei a regalarmi la mia prima Polaroid al mio tredicesimo compleanno. Fu
il regalo più bello e più prezioso che potesse mai farmi.
Quella macchina fotografica mi aprì un mondo. Fotografavo di tutto e più lo
facevo più mi piaceva. Quando chiesi ai miei la prima macchina digitale, non ci
videro nulla di male e me la comprarono. Almeno non ci videro nulla di male
all’inizio. La fotografia mi prendeva talmente tanto che iniziai a comprare un
sacco di libri per documentarmi e sapere il più possibile di quel mondo. Ero
letteralmente affascinata dal funzionamento della camera oscura, dai banchi
ottici…a volte sognavo di essere quell’omino che si vede nei film, che infila
la testa sotto un telo nero, alza una specie di torcia e quando scatta la foto
fa il botto.
Andai a cercare in cantina tutte le vecchie foto di famiglia
e iniziai a catalogarle meticolosamente, studiando con attenzione i minimi particolari.
A dire il vero non c’era molto da vedere o da studiare a parte l’abbigliamento
perché…le foto un po’ più…animate…non erano proprio concepite, al che
sembravano più vecchi busti impettiti che si mettevano in posa per un quadro
che delle persone.
Comunque, i miei notarono che questa mia passione mi stava
distraendo un po’ troppo per i loro gusti, così dovetti iniziare a coltivare la
mia passione di nascosto. Ogni volta che qualcuno bussava alla porta della mia
stanza, nascondevo in fretta e furia la rivista di fotografia sotto al
dizionario aperto di latino.
Fu così, durante una di queste incursioni di mio padre nella
mia stanza, che venni a sapere che mi avevano iscritto nell’ennesima scuola
privata. Finite le medie sarei andata in un liceo classico per prepararmi al
meglio in greco e in latino, per poi essere spedita per cinque anni a Torino, sede
della facoltà di giurisprudenza notoriamente più severa d’Italia. E sai cosa mi
regalò mio padre per il mio primo giorno di scuola? Una versione in latino, una
prima edizione molto antica, del Corpus Iuris Civilis, praticamente il primo
codice di diritto completo che ha regolato i rapporti giuridici dalla caduta
dell’impero romano fino ai giorni della codificazione-
- bel mattone- commenta Robert, mettendo la sua coppetta
ormai vuota sul tavolino. Aveva letteralmente divorato la crema, mentre io ne
avevo a mala pena assaggiati due cucchiai. Gli porgo la mia, guadagnandomi uno
dei suoi sorrisi abbaglianti. Doveva piacergli parecchio.
- già… comunque sia, fu in quel momento che capii che la mia
vita sarebbe stata esattamente quella di mio padre, fatta di toghe, di codici,
udienze, tribunali…mai a casa, sempre incavolato nero al telefono, fatta di
vestiti scuri ed eleganti e di ricevimenti dove bisognava essere sempre
all’altezza della situazione. Senza contare che lui per me, sognava la carriera
della magistratura…quindi… ancora più terrificante.
Il giorno che venne a sapere di un’insufficienza in greco,
mi tolse la macchina fotografica dalle mani e la fece in mille pezzi davanti ai
miei occhi.
- non devi pensare a
queste sciocchezze! Sei una Chianti, ci si aspetta che tu sia sempre
all’altezza, è chiaro? da domani tutti questi stupidi libri di fotografia
spariscono e ne facciamo un bel falò nel camino, siamo intesi? E inizierai
anche un corso serale di greco, per recuperare le tue mancanze! E non voglio
sentire discussioni-
Discussioni…e chi mai poteva discutere con lui? Non potevo
nemmeno parlare con mia madre, perché l’unica frase che aveva sempre in bocca
era – è per il tuo futuro. La fotografia
non è un lavoro-
Andai a quei maledetti corsi serali di greco. Ironia della
sorte, furono la mia salvezza. Esattamente prima delle ripetizioni, finiva
l’orario serale dell’istituto tecnico fotografico. Arrivavo sempre prima per
mettermi dietro la porta e ascoltare le lezioni, dall’inizio alla fine.
Prendevo appunti, tracciavo schizzi… Nel frattempo, ad un mercatino dell’usato
trovai una vecchia Reflex che rimisi in sesto e, sempre di nascosto, cominciai
a usarla. Fingendo di essere una studentessa, scendevo negli scantinati della
scuola per approfittare della camera oscura per sviluppare le mie foto.
L’ennesimo guaio avvenne quando mio padre una sera venne a
scuola per parlare con il docente di greco e mi trovò seduta con un blocco per
appunti dietro alla porta in cui si teneva la lezione di storia della
fotografia. Posso ancora sentire le sue urla nei corridoi. La gente che usciva
dalle aule e assisteva alla scena, e io che mi vergognavo come pochi, manco
avessi scassinato una banca.
Me ne diede talmente tante, una volta arrivati a casa, che decisi
che non avrebbe mai più deciso della mia vita.
Per il tempo necessario a racimolare i soldi delle mie
paghette, mi comportai bene, cercando di dimostrare ai miei come avessi capito
l’errore e mi fossi rimessa in carreggiata. I miei voti a scuola erano ottimi,
il mio comportamento irreprensibile, frequentavo gli amici giusti, i posti
giusti, le attività fisiche giuste.
Il giorno che ebbi l’ultima paghetta in mano, misi qualche
vestito nel mio borsone da palestra e tutti i soldi in tasca. Lasciai un
biglietto sul letto e me ne andai.
Come ti ho già detto, la prima cosa che feci fu andare da un
tatuatore a farmi disegnare la marque e subito dopo presi il primo treno per
Milano.
Andai dai miei zii. Cioè non sono veri zii, sono il mio
padrino e la mia madrina di battesimo. Loro figlio era già grande e per loro
sono sempre stata più che una vera figlia.
Riuscii a convincerli a restare a Milano solo promettendo
che di tanto in tanto avrei telefonato ai miei per dire loro che stavo bene.
Li mi iscrissi a un istituto tecnico fotografico e recuperai
con grande facilità i due anni che avevo perso con un esame di riparazione che
superai con voti brillanti grazie alle lezioni che avevo seguito di nascosto.
Mi diplomai come perito fotografico e per pagarmi la
Kaverdash, una scuola di fotografia privata dalla retta molto salata, iniziai a
fare qualche lavoretto come cameriera, barista…inventarista, quello che
capitava. Un giorno mentre ero a una lezione, una professoressa mi propose di
fare da modella per un esame di un allievo. Avevano bisogno di un soggetto che
stesse davanti all’obbiettivo. Ne venne fuori un vero e proprio book
fotografico, che, tanto per racimolare un po’ di soldi in più, presentai ad
un’agenzia.
E fu così che ebbe inizio la mia carriera di modella, non di
intimo, ma di marche d’abbigliamento sportivo. Ho fatto qualcosa per la Nike,
per la Puma e per la Freddy…e dei semplici servizi per dei negozi
d’abbigliamento.
Terminata la Kaverdash, volevo prendere il volo e andarmene
via dall’Italia. Non ci sono molte possibilità per i mestieri…creativi, da noi.
Ci sono in ogni settore vecchi dinosauri che non ne vogliono sapere di
abbandonare la loro sedia per lasciare spazio ai giovani.
Così, feci fagotto un’altra volta e mi trasferii qui. Ormai
sono passati più di due anni, quasi tre e ho trovato immediatamente il lavoro
al negozio. Mi trovavo li per caso, a sviluppare dei rullini quando sentii i
proprietari che discutevano della necessità di trovare un nuovo commesso.
Colsi l’occasione e mi presentai. Siccome potevo lavorare solo
tre giorni a settimana, mi dovetti inventare un mestiere e…fu così che diventai
una paparazza.-
- e fu così che incontrò me- mi interrompe Matt.
- a si? e come?- chiede Robert posando anche la mia tazza,
ormai vuota, accanto alla sua.
- ahhh è una storia degna di un film dell’orrore Rob.
Abbiamo versato molto sangue- gli risponde Matt con aria tragica.
- il fatto che tu mi abbia quasi buttato giù dalla sedia è
stato tragico!- gli rispondo con uno scappellotto in testa.
- mi raccontate anche questa parte di storia o devo andare a
cercarla negli archivi della polizia?- chiede Rob, sistemandosi meglio il
cuscino dietro la schiena.
- devi sapere che quando uno fa il paparazzo, porta lui
stesso le foto alle varie testate dei giornali tentando di venderle. Io e Matt,
il giorno che ci eravamo incontrati, stavamo facendo esattamente quello.
Eravamo entrambi fuori dall’ufficio del direttore di Us con delle foto di
Charlize Theron che entrambi avevamo fotografato alla prima di The Burning Plain. Ci eravamo visti da
lontano alla prima, per questo sapevamo esattamente che foto stavamo portando.
Quando la segretaria ci disse che potevamo entrare nell’ufficio, ci fiondammo
tutti due in una corsa a chi piazza per
primo il culo sulla sedia e…arrivammo insieme. Lui fa per spingermi giù e io
gli pesto un piede con il tacco della scarpa. –
- e il giornale che foto ha scelto?- chiede Rob curioso.
- un po’ di sue e un po’ di mie…le sue erano quasi tutte
fuori fuoco eccetto quelle della scollatura di Charlize, vero Matt!?-
- diciamo che era la cosa più bella da fotografare della
serata!-
- sei un maiale!-
- zitta tu, che quando hai fatto il servizio a Jhonny Deep
avevi quasi la bava alla bocca.-
- vogliamo parlare di te e Pamela Anderson?-
- emmmm….no. Meglio di no-
- e poi com’è andata avanti la storia?- ci ferma Robert
prima che iniziassimo a litigare.
- è andata avanti che tra noi iniziò una competizione senza
esclusione di colpi…ci mandavamo talmente tante maledizioni che ho preso a
portare una catenina con un pentacolo come ciondolo, tipo amuleto contro il
malocchio che sicuramente mi aveva mandato-
continuo con una vena più dolce, ricordando quei momenti. Ripensandoci a
distanza di tempo, quegli screzi lavorativi erano veramente esilaranti e
divertenti.
- e…com’è che siete finiti insieme?-
- posso raccontarla io questa parte?- mi chiede Matt. Gli
faccio un cenno affermativo con la testa e gli accarezzo i capelli, prima di
alzarmi a prendere un bicchiere d’acqua.
- alloooooooora… la nostra Miss, al verde perché nell’ultimo
periodo riuscivo a soffiargli la maggior parte dei servizi, ha deciso di
accettare una proposta per quel famoso servizio di Intimissimi. Caso vuole che io
venga ingaggiato come fotografo per lo stesso servizio.
Non sapevo che lei fosse la modella e lei non sapeva che
fossi io il fotografo. Sta di fatto che già dai camerini la sentivo nervosa.
Andava avanti e indietro indecisa se scappare o meno. Quando mi ha visto quasi
le è venuto un colpo e…credo stesse anche per mettersi a piangere-
- sentiiii! Ma tu che ne sai di quanto sia imbarazzante
mettersi in mutande davanti a una troupe intera con solo la truccatrice e la
parrucchiera come donne?- gli rispondo acida riprendendo posto sul divano. Lui mi
fa una linguaccia e va avanti.
- così io, da vero gentiluomo, faccio sgombrare tutto il set
e rimaniamo solo io e lei. Credo sia stato il servizio fotografico migliore che
io abbia mai realizzato in vita mia. Perché in quel preciso istante in cui la
vidi impaurita e timida e piccola…lei che è sempre così acida e rompiscatole…mi
sono perdutamente innamorato di lei. E questo è quanto – conclude Matt baciandomi
una mano e facendomi l’occhiolino.
- questo è quanto?- chiede Robert che ormai stava
abbracciando il cuscino e se ne stava a gambe incrociate sul divano manco
fossimo davvero a un pigiama party.
- si…più o meno…l’ho invitata a cena, non so per quale
grazia divina ha accettato e…beh…il resto è ovvio-
- ovvio…insomma…-
- basta pettegolezzi, dai guardiamo un film- interrompo
prima che la storia vada avanti. Non voglio che vada avanti. Quello è il mio
limite massimo di confessione. Non pensavo di arrivare a raccontare fino
all’incontro con Matt. Era troppo doloroso. Avevo tentato di fermarmi prima ma
Matt, come suo solito, deve sempre mettere il becco.
Mi avvicino alla cesta dei dvd e ne dispongo cinque a
ventaglio.
- sangue, commedia, storia, cartoni o amore?- dico elencando
i generi dei dischi che ho in mano
- metti il gladiatore,
va- dice Robert mettendosi su un fianco, e aggiustandosi con un pugno il
cuscino sotto la testa. Ha capito che per questa sera non posso sopportare
oltre.
- uff…io l’ho già visto mille volte. Vi lascio. ‘Notte a
tutti- dice Matt alzandosi e venendo a darmi un bacio sulla guancia per poi
dissolversi.
Cerco di non pensare al secondo di abbandono che mi prende
ogni volta che lo fa e sbuffo. Metto il dvd e torno al mio posto sul divano.
- ehi, dove vai?- mi chiede Rob alzando la testa dal
cuscino.
- nella mia parte di divano?-
- non scherzare nemmeno, vieni qui- mi risponde
schiacciandosi contro la spalliera per farmi posto. Allarga le braccia e mi fa
spazio.
- Rob…io…-
- shhh…hai bisogno di un abbraccio in questo momento -
- ma non è vero -
- allora ne ho bisogno io. Vieni qui o ti vengo a prendere
di peso –
Ho forse scelta? Ovviamente no. Prendo posto e due braccia lunghe e calde mi
avvolgono. Aveva ragione: avevo proprio bisogno di un abbraccio. Rivivere anche
solo a parole il primo incontro con Matt era stato più doloroso di quanto
avessi dato a vedere e lui mi aveva capita.
Mi stringe forte a sé e per tutto il tempo gioca ad
arrotolarsi le ciocche dei miei capelli attorno alle dita. Non aveva bisogno di
dirmi che gli dispiaceva per come era finita con Matt. Quell’abbraccio era un
muto sostegno. Era un “io ci sono” e io non posso fare a meno di ringraziarlo
mentalmente prima di addormentarmi su quel divano, tra le sue braccia.
I link :
l'abbigliamento
e queste sono alcune delle foto che Matt ha fatto ad Ale per il
servizio di Intimissimi, oltre a quelle che avete già visto da
Pino :P
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
foto 5
foto 6
foto 7
|
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Capitolo 12 *** capitolo 12 ***
capitolo 12
Mamma mia ragazzi! non c'è che dire! ad ogni capitolo mi date la
carica per continuare a scrivere quello dopo sempre più in
fretta! siete mitici davvero! come ormai di media, ci sono circa sei
persone in più ogni volta che si aggiungono tra preferiti e
seguite! e io gongolo come una matta!
questo capitolo è già pronto da un pò, ma causa
problemi di modem a casa mia è stato un pò difficile
postarlo subito. E' un pò più lungo del solito :P La storia è uno raiting arancione quindi...avvisati
Recensioni:
sorella mia deb: stavolta sei tu la
primaaaaaaaa!!! guarda... sul fatto del perchè Rob non viene ad
abbracciare te...ma... se ti consola non viene nemmeno da me. Solo Ale
è la fortunata, mannaggia a lei. Per il sale nella pasta... non
fa differenza credo ma io lo metto sempre quando bolle, e per il
tiramisù... è qui che si mostra la parentela :) adoriamo
la crema e facciamo il tiramisù con i pavesini! sono davvero
contenta che il capitolo ti sia piaciuto e hai visto? ho ampliato la
battuta del mi concupisci facendo diventare Matt un dipendente della
zanichelli. Poveraccio, dispiace anche a me per lui. se farò
morire qualcuno quando scriverò la prossima storia, avrò
cura di sceglierlo cesso e antipatico, così non
dispiacerà a nessuno.
sweetcherry: sono contenta che ti
sia piaciuto il modo in cui ho fatto incontrare Matt e Ale. Forse avrei
dovuto parlarne più diffusamente, ma ho pensato che per il
momento un accenno senza troppi particolari fosse più adatto
alla situazione. grazie mille per i complimentiiiiiiiiii!
mikki: :) visto?! ho battuto i miei
tempi lunghi! sono davvero contenta che il chap ti sia piaciuto e Matt
e Rob che cucinano è stata un'ispirazione improvvisa a cui non
ho saputo dire di di no. Un pò anche perchè voglio far
recuperare a loro due un pò di tempo perduto. Sono amici ma
purtroppo non hanno avuto la possibilità di viversi molto.
winniepoohina: che dici si vede che
studio legge anche io? XDXD colpa di storia del diritto e di sistemi
giuridici comparati! oddio, ti dirò...ero indecisa con le
institutiones di Gaio...ma poi ho pensato che forse il Corpus sarebbe
stato più... utile secondo il padre di Ale. Quindi si. sono una
studentessa di legge al 4 anno e studio a Torino. e tu? sono davvero
contenta che il chap ti sia piaciuto!
lazzari: grazie per i complimenti!
per quanto riguarda la storia di Ale...migliorerà certo ma... a
piccoli passi. E Robert avrà un ruolo decisivo nell'aiutarla a
compierli questo è certo. non ha ancora raggiunto il suo apice
di perfezione come principe azzurro :)
satyricon: :) si in effetti la
storia di Ale è un pò triste, ma non poteva non essere
così. Certo la morte di Matt è stata un duro colpo, ma il
fatto che Ale sia tornata a essere solo l'ha resa ancora più
dura. e in effetti anche la separazione, quando ci
sarà....sarà molto dura ....
sophie88: Soooo! hai visto?
avrò anche avuto internet pacco in sti giorni ma non sono stata
con le mani in mano! ho creato anche questo chap di cui tu hai
letto...nemmeno la prima pagina. :) spero ti piaccia anche
questo! ora mi sbrigo così vado a leggere il tuo nuovo chap.
cricri88: guarda Matt....voglio
sapere anche io dove comprarne uno così anche se devo
ammetterlo. per delineare il suo personaggio ho preso molto spunto dal
carattere del mio ragazzo, anche se non so se lui farebbe mai per me
quello che Matt sta facendo per Ale. e si! per lei Matt è stata
veramente una gran botta di culo dopo tanta sfortuna...ora è di
nuovo nella fase attira disgrazie, ma si sta riprendendo! Leggi questo
capitolo e vedrai che ci hai azzeccato. Robert ha già le
prime difficoltà nel mantenere la sua promessa :P
fierons: ma ciauuuuuuu :) Matt
avrà il suo bel da fare certo perchè Ale è una
testa dura e Rob un insicuro cronico anche se il suo intento non
è necessariamente quello di farli mettere insieme. per
quanto riguarda me.... non sono toscana. sono piemontese d'adozione :P
in realtà sono mezza pugliese e mezza siciliana, nata e
residente a Torino per un caso fortuito :P
Camillalice :) sono contenta che il
chap ti sia piaciuto, e quella di ratatouille è stata un'altra
delle mie cavolate che non riesco a trattenere...e va be...
vero15star: daiii anche Rob ha il
suo lato tenero :) sinceramente, al di la di team Jake o team Edward ,
a me Robert piace molto come persona e me lo immagino sul serio
così. Matt gli fa una concorrenza spietata è vero. ma che
possiamo farci se Ale ha così buon gusto? :P è colpa mia
se i fiumi sono straripati??? addirittura??? beh sono contenta di
essere riuscita a commuoverti :)
sei_ nell_ anima2009: grazie per
aver recensito :) la cosa mi fa molto piacere anche perchè vedo
che è da un pò che segui la mia storia. Hai fatto un
perfetto quadro della situazione e si... praticamente tutto sta ad Ale.
senza fare troppi spoiler posso dirti che Robert non ha mai fatto certe
cose per una ragazza, perchè mai ha sentito un tale trasporto
(amichevole, di attrazione, di simpatia...) per una donna. quindi
scoprirà molto di se stesso. però alla fine si...
spetta davvero tutto ad Ale. :)
ladyherm: benvenuta! guarda mi sono
commossa quando hai scritto che se fosse un libro lo compreresti
subito! :) giuro che se lo diventerà mai ti mando una copia con
dedica! grazie mille davvero! continua a recensire!
morapevert: ehi!!! mi hai seguita
anche qui!!!! brava brava! ora capisci perchè l'altra l'aggiorno
con lentezza??? perchè questo è il mio primo lavoro
serio! ci sto mettendo tanto tanto impegno!
Non vi rubo altro tempo :) Buona lettura e lasciate tanti commenti!
Un’altra mattina. Un altro giorno. Altri tredici giorni di
ferie. Solo più tredici giorni in questa casa. Sono pronto per il pronostico della
mattina. Bella o brutta giornata? Bah…il mio sesto senso mi dice “normale”. Ok,
il mio sesto senso inizia a fare cilecca. Come si può solo definire “normale”
una giornata con lei? Perché si mantiene su un banale “normale”?
Dopo aver passato la notte a stringerla, mi sembra che “normale”
non sia proprio l’aggettivo più adatto. Io userei …userei … oddio, sono proprio
messo male se non riesco a trovare un aggettivo adatto!
Magari la notte scorsa me la sono solo sognata. Era stata
qualche minuto abbracciata a me, poi se n’era andata a letto. Me lo sono
sognato di essermi svegliato nel cuore della notte trovandomela addormentata
con la testa sul petto. Perché se fossi stato sveglio, sempre che lei si fosse
realmente addormentata su di me, non mi sarei alzato dal divano per prenderla
in braccio e portarla nel suo letto. Me la saresti tenuta stretta!
Nei sogni, di solito, sono davvero un gentleman (indice del
fatto che il mio cervello bacato è montato al contrario), quindi dovevo essermi
sognato di metterle il lenzuolo sulle spalle e di scostarle i capelli dal viso.
Si, si. Sicuramente è stato tutto un sogno.
E invece no, cazzo! Ero maledettamente sveglio! Era tutto
vero! A svegliarmi era stata la sua presa che si era fatta più salda attorno al
mio torace e la sua coscia (sottolineo nuda, o quasi. Il pantaloncino corto non
la copriva molto) appoggiata ai miei fianchi come ad abbracciarmi. La mia mano
era sulla sua sul mio petto. Il mio braccio le circondava le spalle…la mia
bocca era sulla sua fronte…
Sono un cazzone avariato! No, no…ho fatto la cosa giusta…
invece no, resto un cazzone avariato lesso! Perché sono stato così coglione da
portarla nel suo letto? Perché sono un signore, ecco perché. Un signor cazzone
avariato lesso. Ecco cosa sono.
Quando mi ero svegliato e l’avevo trovata così avvinghiata a
me, avevo sorriso e l’istinto è stato quello di stringerla ancora più forte a
me.
Stava sognando Matt, non me. Ripeteva il suo nome di
continuo nel sonno. Mi ha fatto uno strano effetto, non so perché…sta di fatto
che non mi resi conto di tenere le mascelle serrate fino a quando non mi
accorsi di sentire dolore tanto stringevo forte. Non era il suo solito modo di
chiamarlo, era un lamento.
Fino a quando non sentii la maglietta umida, non mi resi
conto delle sue lacrime. Fino a che non le vidi, non mi resi conto che erano
strettamente collegate al modo in cui stringeva me. Sentiva Matt sotto le sue
dita, non me.
La sua fronte scivolò dalle mie labbra e ritrovai le sue
vicino alle mie. Sembrava mi stesse chiedendo di baciarla. No…non me. Chiedeva
a Matt di baciarla…eppure il suo corpo aderiva perfettamente al mio, premeva
contro il mio. Sembrava nato per combaciare con il mio. Non mi dava fastidio,
non trovavo nemmeno un punto scomodo nelle sue forme. Le sue anche non
pungevano contro i miei fianchi, la punta del suo mento non puntava sulla mia
clavicola…era perfetta.
La sua gamba si alzò fino ad arrivarmi sul ventre, tirandomi
a sé. Dio sarei morto se quell’impeto e quel desiderio fossero stati per me.
D’istinto la mia mano dalla sua, scivolò giù sulla sua coscia e l’afferrò,
ingorda e al limite del desiderio. La sua pelle era così liscia, e tenera, e
calda, e vellutata…La mia presa sulla sua spalla si fece più decisa. Le sue
labbra erano morbide e roventi sul mio mento. Il suo profumo così avvolgente,
dolce e fruttato mi stordiva tanto era intenso. Mi bastava abbassare un po’ la
testa e quella bocca, quelle labbra schiuse sarebbero state mie. Erano li, a
portata di bacio. Chiedevano un bacio. Pretendevano un bacio. Le mie bramavano
di darglielo come se fosse acqua, aria…cocaina della miglior qualità per un
cocainomane, per dirla alla Edward. Continuavo a fissare quelle labbra,
immaginando tutti i modi in cui le avrei accarezzate con le mie, fantasticando
sul sapore che avrebbero avuto sulla mia lingua…impazzivo pensando che
chiedevano di essere baciate da altre labbra. La mia gola era secca, il cuore
mi batteva furioso nel petto, sentivo il sangue scorrere caldo e viscoso nelle
vene, per non parlare di cosa sentivo immediatamente sotto la sua coscia. Ci
avrei potuto tagliare un diamante.
Mi strinse ancora più forte, la sua coscia preme ancora di
più sul mio ventre, mandando a quel paese il giuramento che le avevo fatto quel
pomeriggio nella mia mente. Come avrei fatto a non fare mai più pensieri spinti
su di lei? Come?
A quel contatto più profondo, la mia mente inizia a vagare e
vede lei che pronuncia il mio nome, che si spinge cercando le mie labbra,
tuffando le dita nei miei capelli. Aprendo gli occhi, mi vede e mi sorride,
continuando a baciarmi, con sempre più forza, più passione, più lingua, per
farla breve.
La vedo prendere posto a cavalcioni su di me e fare a pezzi
la mia maglietta. La vedo percorrere con labbra fameliche il mio collo, il
torace, il ventre…la vedo tirarmi via i pantaloncini con i denti. La vedo
rovesciare la testa indietro e sorridere felice prima di tornare sul mio collo
a lasciare tanti piccoli morsi alternati a baci di fuoco. E vedo me stesso non
resistere più a tutta quella sensualità straripante e portarla con impeto sotto
di me, per fare a brandelli i suoi vestiti e farla mia.
- Matt…- mugolò riportandomi alla triste realtà. Le sue
labbra ancora pericolosamente vicine alle mie.
Se stamattina dico che sono un cazzone è esattamente perché
in quel momento il mio essere gentleman ha prevalso su un’opportunità servita
su un piatto non d’argento,no… di platino! Avrei anche potuto rubarglielo un
bacio. Presi dal sonno tutti e due, sarebbe stata una cosa del tutto inconscia,
almeno…per lei. Avrei almeno potuto far finta di nulla e continuare le mie
fantasie tranquillo senza sfiorarla con un dito, metaforicamente parlando. Ma
io no!
Mi ricordo che con estrema riluttanza, tolsi la mano dalla
sua coscia e cercai di alzarmi senza svegliarla. Mugolò un po’ quando mi alzai
e, in cuor mio, mi concessi di sperare che fosse per me stavolta. Mi portai il
suo braccio dietro al collo e la presi. Salii le scale e la portai nel suo
letto da fiaba. Sembrava uscito fuori da un cartone della Disney, proprio
adatto a una principessa, con tutte quelle tende vaporose di tulle e garza
bianca. Scostai le lenzuola, la adagiai e la coprii.
Lo ammetto: sono anche rimasto qualche minuto a guardarla
dormire. La sindrome di Edward Cullen aveva deciso di impadronirsi di me ieri sera.
Era stupenda. I capelli sparsi sul cuscino, il respiro di
nuovo regolare, le labbra schiuse. Era un angelo. Un angelo che fino a pochi
attimi prima aveva tirato fuori la parte più oscura e animalesca di me.
Di solito io non sono così, quando sto con una donna,
intendo. Cerco sempre di essere il più dolce e delicato possibile, ma non
fraintendetemi…non perché penso sia fatta di porcellana e che quindi si possa
rompere con un soffio. Almeno…non solo per quello. Cerco solo di
essere…rispettoso. Si, rispettoso.
Sono più uniche che rare le volte che faccio sesso giusto
per divertirmi con la prima fan che si scoscia sedendosi di fianco a me (in
genere è quando proprio sono al limite) e anche in quel caso, quando lo faccio
più per sfogo che per sentimento, non riesco a non pensare ad altro che a far
star bene la ragazza che sta con me.
Non riesco a pensare che una donna debba disseminare il mio
petto di baci di fuoco, mettersi a cavalcioni su di me e fare tutta la fatica.
Non chiedetemi perché. Forse la vedo così perché vedo la donna come un a
creatura fragile, bisognosa di protezione, di coccole, di attenzioni. Quindi,
di conseguenza, anche nelle mie fantasie non riesco ad essere poi così
spudorato. Penso di essere l’unico uomo nell’intero mondo a sentirsi imbarazzato
e in colpa quando ha delle fantasie su una donna. Mi imbarazzo, sempre. Anche
se sono io a fare tutto il lavoro, mi imbarazzo. Va beh…che posso farci? Ora
sapete anche questo di me.
Eppure con Alessia avevo fantasticato in una maniera
talmente…talmente…Dio, mi sentivo una belva. Era lei che stava facendo star
bene me, nella mia fantasia, non il contrario. E quando nella realtà le avevo
stretto la coscia, avevo sentito il fuoco nelle mie mani. Desideravo tutto con
lei. Tutto di lei. Qualsiasi cosa
avessi mai fatto a lei, avrei voluto sentirla sul mio corpo, sulla mia pelle
per tramite della sua bocca e delle sue mani. Era la prima volta che mi
capitava, e ripensarci mentre seduto sul pavimento la guardavo dormire mi
faceva sentire in colpa, come mio solito, ma per dei motivi diversi.
Non ero in colpa per aver sognato che non fossi io ad
adorare il suo corpo, ma che fosse lei a strapparmi di dosso i vestiti, immaginandomela
in maniera forse troppo irrispettosa per una donna. Mi sentivo in colpa per
aver fantasticato in maniera così spinta su una donna che non era mia, che non
voleva essere mia e che non lo sarebbe comunque mai stata. Mi sentivo in colpa
per aver in qualche modo macchiato il suo amore. Lei stava forse sognando di
fare l’amore con il suo uomo, di essere baciata dal suo uomo, e io ho sognato
che quei sospiri fossero per me, che quella passione nello stringermi fosse per
me. Ho sognato di farla mia e se lei non avesse detto il suo nome non mi sarei
limitato a stenderla sotto di me. Sarei andato avanti, e non oso pensare dove
sarei arrivato.
Lei è così fragile…sembra forte, sembra acida e dura,
così…quasi fredda e sempre con una risposta tagliente sulla bocca. Ma so che in
realtà è di una dolcezza senza pari, un soffio di vento potrebbe buttarla giù
se non avesse questa corazza a proteggerla. Ne ha passate tante e quello che ha
fatto per prendersi la sua vita è prova del suo coraggio.
Ho sentito che aveva bisogno di essere abbracciata quando
Matt si è dissolto. Avevo un bisogno disperato di accoglierla tra le mie
braccia, per proteggerla…per dirle…abbassa pure le tue difese, piccolo fiore,
ci sono io a difenderti. Ma non per Matt…anche se non mi avesse chiesto di
starle accanto, avrei provato lo stesso desiderio di proteggerla. Era facile voler
bene a una ragazza come lei. E non solo per questo suo modo di essere, ma anche
per i suoi modi di fare. Il modo in cui ride, il modo in cui si preoccupa che
tutto sia sempre sotto controllo, il modo in cui a volte si comporta da
maschiaccio (sedendosi sulla spalliera della panchina al parco con le gambe
aperte come un uomo e impiastricciandosi tutta con la maionese)… volevo bene
sul serio a questa piccola donna che affrontava la vita con tanto coraggio. Come
potevo mai lasciare che i miei istinti prevalessero sul mio buonsenso?
Quella mattina, nel dormiveglia, mi sembrò quasi di sentire
un piccolo bacio posarsi sulla mia guancia, ma forse li stavo davvero sognando.
Sentivo dei rumori, ma non riuscivo a svegliarmi.
Volevo svegliarmi, ma le palpebre si sono decise solo adesso
ad sollevarsi.
Vengo inondato da una lama di luce che filtra dalle imposte
del terrazzo chiuse. Improvvisamente, del tutto sveglio e rassegnato al
“normale” del mio radar capta-giornatacce, mi alzo e mi passo le mani tra i
capelli tutti arruffati. Mi stropiccio gli occhi e quando li riapro, noto che
mezza sala è invasa di post-it colorati.
Ne raccolgo uno azzurro incollato sul tavolino su cui ieri
sera avevo appoggiato le coppette di crema vuote.
Vestiti e brilla, mio
caro (come dici sempre tu)! Io sarò al negozio fino alle quattro e poi passerò
a fare la spesa. Più o meno attorno alle cinque dovrebbe salire Beckie, una mia
collaboratrice per un servizio fotografico che dobbiamo fare a una modella qua
a casa…cercherò di essere a casa il prima possibile. Un bacio.
Un bacio. Posso mettermi a sorridere leggendo una frase
semplice e comune come questa? Si posso. Visto come sono messo…posso eccome.
Dopo stanotte, un bacio è molto più di quanto mi meriti.
Mi alzo e vado ad aprire le persiane, trovando un altro
bigliettino verde appiccicato al vetro.
Visto che bella
giornata, Rob? C’è il sole, fa caldo e se ti va di prendere il sole sulla
terrazza le sdraio sono tutte tue. Ps quella con il cuscino beige è la più
comoda
Sorrido ancora. Che matta! Spalanco la porta finestra e per
la prima volta esco sul terrazzo. È fantastico. Ai lati del parapetto sono
disposte in ordine delle siepi tagliate basse e senza una sola foglia che
fuoriesca dal taglio perfetto e regolare. In dei vasi più bassi, per terra, ci
sono dei tulipani bianchi e rosa. È ben strano vedere qualcuno che coltiva tulipani
in vaso, eppure ci sono. E ci sono anche margherite, violette, iris, rose
selvatiche, quello che restava delle campanule e alcuni fiori gialli di cui non
conoscevo il nome. Alzo la testa e noto una tenda tirata a metà giù, in modo da
non far bruciare i fiori sotto il sole cocente.
È un terrazzo spaziosissimo, con il pavimento in pietra e le
sdraio in legno (due) disposte al centro, con un tavolino in ferro battuto in
mezzo. Secondo me, se ci fosse stato ancora un po’ più di spazio ci avrebbe
montato anche la piscina.
Scherzi a parte, più guardavo quel terrazzo e più restavo
incantato. Faccio qualche passo fino al parapetto per guardare di sotto. La
vita frenetica della città ha ripreso a scorrere, anche se in questo quartiere
la situazione è decisamente più tranquilla. Ricorda molto il quartiere di
Notting Hill a Londra. Toh! C’è anche il mercato qua sotto, come in Portobello
Road. Da londinese quale sono, non posso trattenermi dal sentirmi veramente a
casa mia.
Rientro in casa lasciando le finestre spalancate e punto al
bagno. Dato che Ale non è in casa, forse dovrei anche salire di sopra e
prendermi dei vestiti, ma credo che lo farò dopo. Non avere donzelle che si
possano scandalizzare nei paraggi, mi lascia la libertà di pantofolare in giro
per le stanze in asciugamano. Sono anche pigro, ve l’ho già detto?
Vado in bagno e appoggiati sulla lavatrice ci sono degli
asciugamani puliti e l’ennesimo post-it giallo.
Così non dovrai fare
la caccia al tesoro in cerca degli asciugamani perduti!
Ps. Rob, ti prego. Se
devi mettere a lavare i boxer, lasciali nel cesto con la roba scura, che nella
lavatrice c’è la roba bianca. Sbadata come sono, finirebbe che mi vengono fuori
di nuovo i reggiseni grigi.
Matt ha indiscutibilmente ragione. Si preoccupa di tutto
peggio di una mamma. Va beh, in questo caso più una moglie. Lungi dal voler
rovinare ancora la sua biancheria di pizzo bianca, faccio come mi ha chiesto e
metto i miei boxer nel cesto vicino al lavandino.
Entro nella doccia e come sempre non posso fare a meno di
sorridere vedendo le tre mensoline cariche di flaconi. Quella più in alto per i
balsami e le maschere per i capelli, quella centrale per gli shampoo e quella più
bassa per i bagnoschiuma. Ci sono anche dei gancetti per le spugne colorate.
È il mio esatto opposto, riguardo all’ordine. Io sono un
confusionario perso, mentre lei è metodica e precisina.
Apro il getto e mi faccio scorrere l’acqua addosso. Scelgo uno
tra i tanti bagnoschiumi, quello al cocco, e mi insapono.
- capelli secchi e sfibrati…bah. Visto come me li concio,
forse questo fa per me- mi dico prendendo un flacone verde dalla mensola degli
shampoo.
Sto seriamente considerando anche il balsamo ricostruttore
per capelli stressati, quando noto un post-it rosa, ormai quasi illeggibile,
attaccato al vetro.
Se ti fai la doccia
dopo le dieci potresti avere qualche problema con l’acqua. I signori del primo
piano stanno ristrutturando il bagno e potrebbero esserci dei problemi con il
getto.
Manco fatto in tempo a leggere che una scarica d’acqua gelida
mi si riversa in testa come se fossi sotto una cascata. Ma porca
putt…biiiiiiiiiiiiiip!
Ghiacciato fin nel midollo, esco dalla doccia e mi avvolgo
in uno dei teli bianchi che mi ha lasciato sulla lavatrice. Ne prendo un altro
per frizionarmi i capelli che hanno dovuto rinunciare al balsamo ed esco.
Il mio stomaco decide di far sentire la sua presenza, e fa
puntare le mie gambe verso la cucina. Qui l’invasione di post-it è incredibile.
Il tavolo ne è quasi interamente ricoperto.
Su una scodella vuota ce n’è uno rosso.
Cereali. Dovresti
mangiarne un po’, sai? Ti farebbero bene.
Su un piattino con due brioches, uno verde.
Sono triangolini alla
nutella…non so se ti piacciono…io ne vado matta.
Santa donna! Dio, ma cos’ho fatto io di tanto buono per
meritarmi un angelo del genere? È la donna perfetta!
Ne prendo uno e sul tovagliolo che sta sotto ci trovo
scritto un altro messaggio:
…Anche lo yogurt!
Mangiare solo pasticcini e cioccolato, non ti fa bene!
Resto interdetto davanti a questo messaggio. Possibile che
in quattro giorni riesca già ad anticipare i miei pensieri?
Deciso a vedere fin dove si era spinta con i messaggini da
mamma, apro il frigo in cerca dello yogurt. Oh, che peccato! Non ce n’è manco
uno. Ah, ah…Ale…dovresti fare più attenzione quando fai la spes… come non
detto. Post-it bianco:
So che stai cantando
vittoria, ma gli yogurt sono dietro al cartone del latte.
Maledetta, mi ha beccato. Sbuffando, sposto il cartone del
latte e afferro un vasetto a caso. Vaniglia. Bah, non deve essere tanto male.
Appoggio il barattolino sul tavolo e vado ai fornelli per
mettermi su del caffè. Sopra, già pronti, ci sono una teiera d’acqua e una
moka. Cosa sceglierò mai? Ovviamente caffè. Un barile di caffè!
Prendo la tazza un po’ più piccola che ha lasciato di fianco
al fornello e accendo il gas. Faccio per girare la tazza e ci trovo un altro
biglietto.
Lo sapevo che avresti
scelto caffè! Giuro che Matt non ha suggerito. Comunque…fa attenzione con lo
zucchero. Il caffè della moka italiana è molto più forte del solubile
americano.
Ok…questo mi sembra un buon consiglio. Aspetto che il caffè
esca e spengo il gas. Lo verso nella tazza e lo innaffio di zucchero. Faccio
per alzare la tazza per berlo quando sotto il piattino fa capolino l’ennesimo
messaggio:
Ehi! Prima metti
qualcosa nello stomaco o te lo ritroverai più bucato di uno scolapasta!
Ho smesso di pensare, e di stupirmi. È peggio di un agente
della CIA! Previene le mie mosse! Questa donna inizia a farmi paura. Sul serio.
Finita la colazione e sparecchiato, perlustro la casa in
cerca di altri biglietti. A parte uno sul pc portatile, che mi da il libero
accesso, non mi pare di trovarne altri.
Salgo di sopra a vestirmi e, come non detto, trovo l’ultimo
attaccato all’anta dell’armadio.
Wow! Sei arrivato vivo
fino a qui! J
Ti auguro di passare
una bella giornata.
Ti voglio bene, un
bacio
Ale
Ti voglio bene. Non TVB, generico e veloce. Ti voglio bene.
Mi vuole bene…mi…e mi da un bacio. Sommato a quello dell’altro biglietto, fanno
due baci. Mi da due baci e mi vuole bene. Mi vuole bene e mi da due baci. Mi da
due baci e mi vuole bene…mi…basta Rob! Abbiamo capito.
- se l’ha scritto lo pensa sul serio- dice la voce di Matt
alle mie spalle.
- oh…- riesco solo a dire. Non riesco a levarmi dalla faccia
quel sorriso ebete che ha preso la residenza sulla mia bocca.
Prendo un pantalone della tuta e una maglietta dall’armadio
e metto il post-it assieme agli altri che ho già staccato dalla loro sede.
Faccio per girarmi e mi trovo Matt di fronte, tutto sorridente.
Ecco come togliere il mio di sorriso dalla faccia. Dio che
imbarazzo! Come faccio a sorridergli anch’io se ho fantasticato in maniera
spinta sulla sua ragazza per la maggior parte della notte? Perché le voragini
nel pavimento non si aprono mai quando servono? Qualcosa tipo ingresso
dell’inferno…con tante fiamme…il tizio
di cui ora mi sfugge il nome che si attorciglia la coda attorno alla vita tante
volte quanto è il livello del girone in cui andrai a finire…
Già mi vedo: li, fermo sul baratro, con sto coso mostruoso
che si fustiga da solo.
- Lussuria per me, non vado molto giù…grazie- gli dico per
risparmiargli il lavoro…cioè bisogna vedere dato che, sicuramente, sono a pari
merito con il cerchio della gola per colpa dei triangolini alla nutella e della
crema deliziosa di ieri sera.
Era Caronte il tipo? Non mi ricordo mai se è solo il
traghettatore o anche il tipo dalla coda lunga…bah, chiederò a Dante se lo
incontro all’inferno. Batterò Paolo e Francesca sul tempo e gli farò un paio di
domande. O forse è meglio che io mi rivolga a Virgilio dato che Dante sviene
ogni cinque secondi.
- Spunk…- dice Matt vedendomi assorto. Stavo guardando fisso
il pavimento, convinto di poter aprire le porte dell’Ade con la forza del
pensiero. Per la serie “aiutati che Dio ti aiuta”, dato che nessuno le apriva
per me, ero decisissimo a farle spalancare io stesso.
- eh…?- esordisco tornando alla realtà. Rassegnati Rob, devi
ancora sorbirti la figura di merda prima di andare a farti un giro tra i venti
del girone della lussuria.
- grazie…- sussurra Matt.
- cosa? perché?- chiedo sorpreso alzando lo sguardo su di
lui.
- per ieri sera… per…averla portata a letto e…beh…non…aver
approfittato della situazione, ecco- dice lui, fissandosi le scarpe con le mani
nelle tasche dei jeans. Più imbarazzato di me, di sicuro.
- oh….emmm…non c’è di che….- balbetto, iniziando a vestirmi.
Macchebello! Sa tutto e ha visto tutto. Apritevi, stupide porte, apritevi!!!!
- davvero Spunk…grazie…-
Ecco ora mi sento ancora più una merda.
- Robert…non avresti dovuto…tirarti indietro, dico – dice
serio.
- Matt ma che stai dicendo? Lei è tua…non posso…io
non…lascia perdere-. Come sarebbe non avrei dovuto tirarmi indietro? Stava
scherzando spero! Cioè…permesso o non permesso, morto o non morto…lei…
- grazie –
-di niente Matt. E…lo rifarei ancora…tirarmi indietro-
aggiungo convinto. Chissà, magari avrei avuto lo sconto di pena…2000 anni tra
le fiamme anziché attendere fino al giorno del giudizio.
-arriverà il giorno in cui lei non vorrà che tu lo faccia-
sussurra con aria afflitta.
- no, Matt. Non arriverà. Non vuole me. Vuole te. E io…ci
sarò io a proteggerla per te. Non la lascerò, su questo puoi contarci. Nemmeno
se mi manderà via io me ne andrò- . L’avrei fatto sul serio. Non era una
promessa campata così in aria. E nemmeno per risparmiarmi anni d’inferno.
- uh- sospira. Si lascia cadere sul letto con la testa tra
le mani. Lo imito e aspetto che parli. Stava per parlare ma si interrompeva da
solo ancora prima di iniziare.
– sai non…credevo di dovermi mai preoccupare di certe cose.
Credevo che ci sarei stato per molto tempo…credevo che…e invece… -
- certe cose non le puoi sapere…- cerco di consolarlo, come
a dire “non è colpa tua”.
Mi regala un mezzo sorriso e torna a guardare il vuoto, di
nuovo sereno in volto.
- sai Spunk…io voglio che lei si innamori di nuovo, voglio
che sia felice. Ahhh Rob… dovresti vederla quando è innamorata. È bellissima.
Ha gli occhi che brillano, arrossisce per ogni cosa, se poi le fai un
complimento di troppo, inizia a balbettare o a parlare alla velocità della
luce. Si incanta a guardare il vuoto tutta sorridente, sospira e…quando ti
guarda ti fa sentire così piccolo, perché non sai cosa fare di fronte a tanto
amore e allo stesso tempo ti senti forte come una roccia perché faresti
qualsiasi cosa per lei. Spaccheresti il mondo per lei e per rivederla guardarti
in quel modo.
Non voglio portarmi via questa sua bellezza. Voglio che la
viva ancora. Muoio di gelosia, ma voglio che sia ancora così bella.-
Mi aveva lasciato senza parole. Chi ero io in confronto a
lui? in quale mondo lontano e inesistente sarei mai stato pari a lui? in
nessuno. Ecco perché Ale lo amava così tanto. Perché lui l’amava così tanto. Mi
sento triste per loro e…per me.
- darei qualsiasi cosa per toccarla un’ultima volta con mani
umane. Potessi scegliere tra paradiso e inferno, sceglierei mille volte le
fiamme per toccarla ancora-
- tu non puoi…?- cioè…l’accarezza, la bacia…
- è una sensazione. È stupendo, per carità…ma è come…è solo
il ricordo di un tocco. Il ricordo di una carezza o di un bacio…ma non è né una
carezza né un bacio-
- e…anche lei sente te in questo modo?-
- si…- sospira. Poi, però, subito si mette a sedere ritto
sulla schiena e inizia a gesticolare. – oh, però…insomma sempre meglio di
niente. A molti non è concesso nemmeno questo quindi…siamo…sono fortunato,
ecco- si affretta ad aggiungere.
Non so. Non so come sentirmi, non so cosa provare, non so
cosa dirgli per aiutarlo in qualche modo. Posso solo immaginare cosa provi
dentro in questo momento. Ma, anche con questo piccolo aiuto da parte del mio
intuito, non so proprio cosa dire. Forse perché se io mi trovassi al posto suo
non ci sarebbe nulla che mi tirerebbe su il morale. Assolutamente nulla.
Se io l’amassi come la ama lui, probabilmente anche io
desidererei una nuova vita per lei. Ha solo ventitre anni, si può dire che per
lei, per noi…la vita è appena cominciata. Forse l’unico modo che ho di aiutarlo
è davvero quello di stare vicino ad Ale anche se, dopo questa conversazione, il
mio primo impulso sarebbe quello di correre via per non intromettermi in un
amore così perfetto.
Passo tutta la mattina e buona parte del pomeriggio sul
terrazzo, alternando libri al computer, il tutto inframmezzato da brevi pause
sigaretta. Ho iniziato un libro un po’ strano dal titolo “la moglie dell’uomo
che viaggiava nel tempo”. Eccetto la parte dove lei era piccola, la storia è
molto simile a come mi immagino potrebbe essere quella di Ale e Matt. Grandi
linee…ok, molto grandi.
Al pc ho letto qualche giornale, giusto per informarmi su
cosa accade nel mondo, e ho mandato qualche e-mail: una al mio manager per
dirgli che ho abbandonato il telefono e che fino al mio ritorno sul set non sarò
reperibile, e una a mia sorella Lizzy per avvisarla che sono a casa di
un’amic…o/a? …di amici… e che non passerò a casa. Avviso anche lei del fatto
che ho rinunciato al telefono e le chiedo di baciare per me le mie nipoti,
nostra madre e nostra sorella più grande.
Ci sono altre mail nella mia casella, alcune di Kristen, ma
le cancello senza aprirle.
Chiudo la pagina di internet per spegnere il pc e dedicarmi
a un altro capitolo del mio libro, quando una cartella sul desktop attira ala
mia attenzione. “scatti Matt”
Scatti, quindi foto? È violazione della privacy se do una
sbirciatina? Mi dico di ….bo, sta di fatto che la apro e mi trovo a sfogliare
tante foto di Alessia. Centinaia e centinaia di fotografie.
Alcune sono pose per qualche servizio fotografico, molto
serie. Altre…era splendida. Rideva sempre, in tutte. Ci sono foto davvero
buffe: una mentre dorme con la testa fuori dal materasso che solo lei sa come
facesse a dormire in quella posizione; una mentre con i capelli insaponati fa una
linguaccia uscendo con il viso dalla cabina della doccia; una mentre cerca di mettersi i capelli dentro
ad un casco; una su una moto con la tuta da motociclista che mi sembra di aver
visto nel ripostiglio…
Matt ha detto…le ha detto di prendere i caschi e la moto il
primo giorno. Si stava riferendo sicuramente a lei, che magari la sa portare
una moto, dato che io sono sempre stato un incapace con i motori. Lei si è
rifiutata…Matt è morto forse in moto? Magari ha fatto un incidente ….
Driiiiiiiiiiiiiiiin.
Il campanello mi fa riemergere dal mio mondo alla Sherlock Holmes. Chiudo in
fretta la cartella e tiro giù lo schermo del pc, per andare ad aprire alla
porta.
Guardo dallo spioncino e vedo, un po’ deformata dalla lente,
una ragazza un po’ bassina, dai capelli rossicci che si muove impaziente.
Rebecca?... no Beckie! Si la Beckie del biglietto, quella che mi ha detto Ale.
Le apro la porta e subito si fionda in casa come uno tsunami.
- ah, Ale finalmente. Che stavi facendo? No, fammi
indovinare. Eri chiusa nella tua camera oscura a smantellare e riparare vecchi
ruderi con un obbiettivo montato davanti, vero? Quante volte te lo devo dire
che dovresti uscire? Non ti fa bene restare tappata in casa come un’eremita.
Dovresti uscire, vedere gente…magari uscire con qualche bel ragaz….- Finalmente
lo tsunami in versione mignon dai capelli rossi e boccolosi e gli occhi castano
scuro si accorge di me. – ma tu non sei Ale…- dice sconvolta.
- emmm…no- rispondo imbarazzato mentre lei mi squadra da
testa a piedi.
- chi sei tu e che ne hai fatto della mia amica? si è
trasferita vero? E non mi ha detto niente, vero? Beh è un secolo che non mi
parla più e tu devi essere il nuovo inquil… no… oh Dio. O Dio, Dio, Dio, Dio.
Santi Prada e Coco Chanel tu sei…-
Ma sta qua fa tutto da sola? Prima sono un rapitore, poi il
nuovo inquilino e ora sono io. Mi ha riconosciuto. Il tatuaggio finto ancora
non si è tolto, ma la faccia, purtroppo per me, è sempre la stessa. Su Rob,
porta pazienza.
- tu sei Robert Pattinson!- grida con un urletto soffocato
posando una borsa nera sul tavolo della cucina.
- emmm…si…e tu devi essere…Beckie?-
- uhhhh! Si sono io, piacere. Rebecca Bloomers. Sono…ero…no,
sono la migliore amica di Ale. Sto al terzo piano.-
- piacere- dico semplicemente stringendo la mano a questo
folletto. Poi dicono di Ashley che è un folletto ma questa è decisamente il
folletto più follettoso che io abbia mai visto!
- uh mamma santa… tu abiti…qui?- dice indicando con gli
occhi le infradito da casa che porto ai piedi. L’ho detto che sono un
pantofolaio.
- emmm… momentaneamente, si- ammetto, ricordandomi il fatto
che, dato che fino al ritorno di Ale ero io il padrone di casa, forse era il
caso che le offrissi qualcosa da bere. – posso offrirti qualcosa?- le chiedo
mentre lei prende posto su uno sgabello alto dell’isola.
- oh no, no, no, no…sto a posto così, grazie.- risponde
tutta un sorriso. Ha grandi occhi castano scuro e giuro che, non solo di nome,
ma ci assomiglia molto a quell’attrice che ha fatto Beckie Bloomwood. Ma
ovviamente non è lei, anche perché ho avuto occasione di conoscere Isla Fisher
e posso dire che è più alta di almeno dieci centimetri.
- alloooooooora… tu…che ci fai qui?- mi chiede disegnando
cerchi immaginari con l’indice sul granito dell’isola.
- ero un amico di Matt e…Ale mi ha gentilmente offerto un
tetto per due settimane – dico preparando una moka di caffè per me.
- quindi voi due non…-
- non stiamo assieme. Siamo solo amici- preciso, anticipando
la sua domanda.
- oh… peccato- conclude intristita. Ma che è sta fissa che
hanno tutti nel vederla accoppiata? Sarà libera di decidere lei quando, come e
con chi rifarsi una vita?
Decido che non è il caso di rispondere e continuo a farmi il
mio caffè.
- sai che ti ho sempre pensato più basso?- dice di punto in
bianco.
- eh?-
- si e anche…no lascia perdere- dice improvvisamente
imbarazzata.
Cosa? più magro, più grasso, più brufoloso, con più
sopracciglia? Cosa? Le sorrido e accendo il gas.
-no, ti prego non farlo-
- cosa? accendere il gas?-
- nooo! Quel sorriso! Com’è che lo chiamano? Ah si, il
sorriso sghembo…ecco, se lo facessi di nuovo, rischi seriamente che io ti
chieda di mordermi e non è proprio il caso perché….perchè…perché mi sto facendo
la più grande figura di merda della mia vita- conclude sprofondando con la
testa fra le braccia sul bancone.
No, non ce la posso fare. Scoppio a ridere e non credo di
riuscire a fermarmi per la prossima mezz’ora minimo. Cioè fa tutto lei! Monta,
smonta, disfa… si fa le domande, dice le cose e si risponde da sola!
- non ridere, per favore…sto cercando un posto dove
sotterrarmi- piagnucola tirando su il viso dalle braccia.
- ma no è che sei così… così…-
- idiota-
- no…buffa-
- ma buffa in senso carino o in senso brutto?-
- in senso carino, credo. Si, carino –
- ohhhhhhh meno male. Non mi sotterro più, allora-
Prendiamo a parlare del più e del meno davanti a una tazza
di caffè, che alla fine ha accettato, quando sentiamo il rumore di chiavi nella
toppa. Alessia entra china, spingendo la porta con la schiena e richiudendola
con un piede per via delle mani occupate da due enormi buste della spesa.
Subito mi alzo per andarla ad aiutare.
- oh, grazie Robert.- dice stampandomi un bacio sulla
guancia quando mi chino a prenderle dalle mani le buste. Le sorrido di rimando
e lei sorride a me.
- passato una buona giornata?- mi chiede posando la borsa su
una poltrona.
- non c’è male e tu?-
- il solito- mi risponde sorridendo. – piaciuti i
bigliettini?- sghignazza.
- oh si, grazie mogliettina mia. Ti ho anche attaccato la
lavatrice- le rispondo.
- ma che bravo marito coscienzioso. Mi prepari anche la cena
stasera?-
- ora non ci allarghiamo-
Andiamo verso il fondo della sala, dove inizia l’angolo
cucina e nota Beckie.
- ciao Beckie- dice un po’ più dura.
- ciao tesoro! Come stai?- le chiede lei sempre allegra.
- bene. Tu?-
È fredda. Molto fredda, glaciale. Ma Beckie non si perde
d’animo e continua a sorriderle tentando di mantenere la conversazione su un
tono più allegro.
Gli unici sorrisi che fa, Alessia li rivolge a me, mentre
insieme disfiamo le buste e mettiamo le cose in frigo e nei vari armadietti.
Cerco di invogliarla a parlare in qualche modo, chiedendole
cose, facendole piccoli dispetti, ma non sortisco risultati soddisfacenti. Ha
deciso di chiudersi nel suo bozzolo di acidità e nessuno potrà tirarla fuori.
Beckie ogni tanto cede allo sconforto, ma quando si accorge
del fatto che la sto guardando, tira di nuovo fuori il sorriso e riprende a
parlare come se nulla fosse.
Mentre aspettano l’arrivo della modella, Ale si siede al
banco della cucina e inizia a preparare la macchina fotografica, mentre Beckie
continua a parlare a macchinetta. A quanto pare si deve sposare con tale Luke
entro la fine del mese. Luke…Beckie…fanno molto I love shopping, manco farlo apposta.
Quando arriva all’argomento “torta nuziale” il campanello mi
salva da una disquisizione sulla necessità o meno di una torta alla panna con
ripieno di frutta per non essere banali con la solita torta con il pan di
spagna e crema. Faccio per alzarmi ed andare ad aprire, quando Alessia mi mette
una mano sul braccio e mi sussurra – se vuoi arrivare vivo alla fine della
giornata o almeno vuoi mantenere l’anonimato in queste due settimane, va di
sopra e restaci. Questa qua è un’oca giuliva pettegola della peggior specie. Ti
ritroveresti i paparazzi anche alla finestrella del bagno-
- afferrato- le rispondo dandole un bacio sulla fronte prima
di alzarmi.- Beckie, è stato un piacere. Alla prossima-
- emmm, si…ciaaaaaao- mugola perdendosi nel suo mondo di
rose bianche e taffetà.
Afferro libro e portatile e lancio un ultimo sorriso ad Ale,
per incoraggiarla. Lei risponde con una leggera tirata di labbra e va ad aprire
la porta.
Dalla ringhiera del soppalco vedo una stangona tutta una
curva, bionda che fa il suo ingresso manco fosse Marylin Monroe. Sotto gli
occhiali da sole è completamente struccata e…non proprio una bellezza.
Beckie si mette subito al lavoro con spazzola e phon, mentre
Ale prepara il set. Sposta la poltrona bianca vicino alla tv sul telo grigio
del set e mette qualche cuscino per terra.
È davvero strano il suo comportamento. Nemmeno con me
all’inizio aveva mai toccato simili livelli di freddezza. Mi dispiaceva per
Beckie. Era un folletto pazzo, è vero. Maniaca delle torte nuziali, del tulle e
degli inviti, ma era buona…si vedeva che le dispiaceva.
Mentre le osservo dal balcone senza farmi notare, mi ritorna
in mente una frase che mi ha detto Matt mentre eravamo barricati nel camerino
dell’outlet sabato mattina.
La sua migliore amica
Beckie, ha cercato di aiutarla in ogni modo possibile e l’ha respinta. Tutti i
nostri amici…si è chiusa Rob
Dire chiusa è poco. Si è sigillata. È fredda, è distante,
sfiora quasi il cattivo quando risponde. Ma lei non è così, io so che non è
così. Non lo è e non lo era. Chissà cosa le ha fatto Beckie per meritarsi un
simile trattamento.
La guardo scattare foto alla modella (che con il tocco
magico di Beckie è diventata una strafiga. Odiosa, ma strafiga) e non vedo
nemmeno una volta il sorriso che le spunta sempre dalle labbra quando appoggia
l’occhio al mirino. Non sorride. Non compie il suo lavoro di studio del mondo.
Beckie ogni tanto tira su lo sguardo e mi rivolge un sorriso
malinconico, per poi tornare vicino alla modella e darle una ravvivata ai
capelli o per aggiustarle il rossetto.
Ale non tira mai su lo sguardo. E’ imbronciata, corrucciata.
Con la mia esperienza di quattro giorni di conoscenza, sono certo che non vede
l’ora che sbaracchino tutti fuori dalle scatole per restare un po’ da sola,
chiudersi nella doccia e perdersi in chissà quali pensieri. Penso di
conoscerli, non dovrebbero essere troppo difficili da capire.
Non voglio che lei si chiuda. Non voglio che tratti il mondo
con la stessa freddezza e la stessa distanza con cui ha trattato Beckie. Non
voglio che possa arrivare a trattare me così.
Farò qualcosa, qualsiasi cosa…ogni cosa per vederla felice.
Non mi importa quanto le farà male, non mi importa se mi odierà per questo. Ma
mi parlerà. Mi racconterà tutto e io troverò il modo di salvarla.
Domani non lavora e so già dove portarla.
Ed ecco l' abbigliamento: Ale e Robert e il nuovo personaggio :) Beckie
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Capitolo 13 *** capitolo 13 ***
capitolo 13
buoooooooooon pomeriggio a
tutti! Ci ho messo un pò ad aggiornare è vero, ma le
lezioni, la stanchezza e le difficoltà che ho incontrato nella
stesura di questo chap mi hanno rallentato notevolmente. A
proposito del chap, spero vi piaccia, anche perchè nn ne sono
così sicura...spero che la stanchezza e la fretta me lo abbiano
comunque fatto scrivere bene.
Rispondo subito alle recensioni e poi vi lascio al capitolo! un bacio a tutti!
recensioni:
SBAGLIO O BECKIE HA AVUTO MOLO SUCCESSO? :)
winniepoohina: voglio andarlo a
vedere il film!!! il trailer già mi manda fuori di testa, senza
contare che come colonna sonora c'è una delle mie canzoni
preferite!!! complimenti per storia! passato? io ormai, ho già
dato... mi tocca storia moderna però :)
lazzari: si in effetti il
fatto che Matt si confidi così a fondo con Rob può essere
controproducente per la sua causa, però d'altra parte, con chi
farlo se non con lui? tranquilla Robert supererà il trauma e
andrà avanti :) grazie mille per i complimenti!
sorella mia deb: purtroppo il
pov di Ale deve attendere il prox chap. questo è ancora per
Robert :P sono contenta del fatto che il chap ti sia piaciuto e attendo
con ansia di leggere finalmente qualcosa di tuo!!!!!
fierons: scontata o meno mi
piace sempre leggere le tue recensioni. e poi...non si può
essere scontati anche perchè io ad ogni capitolo ho il
terrore che arrivi qualcuno che mi scriva " hai finito di romperci le
scatole con tutte queste fesserie??" quindi, anche se mi riempite
sempre di complimenti, io ne sono comunque felice perchè
significa che non ho scritto così male come magari pensavo!
araba89: grazie, grazie,
grazie, per i complimenti! ammetto nuovamente che la scelta tra Rob e
Matt si fa sempre più difficile e... giuro...non ho bisogno di
sforzarmi per scrivere i pensieri di Robert...vengono da soli, come se
fosse lui a scrivere sulla tastiera. non sono messi li apposta con lo
scopo di far ridere...proprio.... escono così :) e sono contenta
che i suoi pensieri assurdi abbiano tutto questo successo!
cricri 88: ehi! ti è
piaciuto così tanto il chap che l'hai commentato due volte? :)
scusa se te l'ho segnalato...solo non volevo barare con il numero delle
recensioni per questo chap :) .
ti confesso che stavo morendo dalle
risate quando ho letto il tuo Santo Roberto da Londra: avevo le lacrime
agli occhi! sono contenta che anche questo chap ti sia piaciuto e anche
quella dei bigliettini è una cosa che è venuta da
sè... pensa che sulla mia scaletta dei capitoli c'era scritto
solo "robert incontra Beckie" senza nessun altro appunto....oddio,
chiamate un esorcista! Robert Pattinson ha preso possesso della mia
persona!
camillalice: perfetto quadro
della situazione :) non ti preoccupare per cosa scrivi nelle
recensioni! :) ogni vostra opinione, pensiero, citazione... qualsiasi
cosa mi scalda sempre e comunque il cuore.
sophie: non è colpa mia se
sei così!!! comunque...leggi un pò leggi e sentiti in
colpa. :) dai che il 14 si avvicina!
vero15star: non mi chiedere mai,
mai, mai ,mai scusa per la lunghezza della recensione ok? per me puoi
scrivere pure un libro di commento e non mi offendo! anzi!!!! mi
è piaciuto molto leggere bene cosa pensi di ogni personaggio!
beh... perchè Ale si comporta così con Beckie....lo
scoprirai in questo capitolo. Per quanto riguarda le persone in
generale...semplicemente non le interessa. non ha interesse a vivere
tra la gente. ma questo si capirà meglio più avanti :)
melycullen: ed ecco che un'altra
Cullenson si unisce all'allegra compagnia dei lettori delle mie
fesserie! :) a bella Melyyyyyyyyy!!! meglio tardi che mai! :) sono
contenta che la storia ti piaccia. ho lasciato un pò da parte
quella vecchia, perchè questa mi appassiona leggermente di
più :)
satyricon: ehhhh si! Rob si
è cotto come uno spiedino, ma ancora non lo sa... *-* è
così tenero! poverino... non capisce! anche tu sei entrata nel
fanclub degli amici di Beckie? :) è una grande davvero :) ho
dovuto farla entrare in scena così tardi e me ne dispiaccio un
pò ma... è tutto funzionale alla storia e... cmq d'ora in
poi sarà sicuramente molto presente :)
sei_nell'anima_ 2009: ah be!
allora sono davvero contenta che tu abbia iniziato a leggerla! :) e
spero di non deluderti con il passare dei capitoli. hai detto bene...
ci sono molte cose da sistemare... Rob ha un gran lavoro da fare sulla
nostra Alessia. da attore dovrà diventare un vero e proprio
strizzacervelli! :)
mikki: ecco hai detto la frase! non
ho scritto un chap deludente fin'ora. spero di non aver iniziato a
scendere proprio con questo perchè non so come mai di preciso, a
parte la stanchezza per l'intera giornata passata in facoltà, ho
trovato non poche difficoltà a scriverlo. spero di essere
rimasta all'altezza delle aspettative. cmq per la tua felicità,
questo è un altro pov di Robert! un bacione!
Mi sento un ladro. Un dannatissimo, maledettissimo,
fottutissimo ladro. In una versione di Diabolik molto poco sexy (ciabatte e
pantaloncini al posto di quella tutina nera sottolinea-pacco), guardo giù dalla
ringhiera del soppalco. Perfetto, la porta del bagno è chiusa e finalmente,
dopo quella che mi è parsa un’infinità, ha aperto il getto della doccia.
Calcolando che si è appena svegliata, e che non dovrebbe avere nulla su cui
meditare o quasi, dovrei avere circa dieci minuti, un quarto d’ora al massimo,
per portare a termine il furto del secolo.
Mi guardo attorno e apro le ante dell’armadio, con fare
circospetto. È la prima volta che le apro tutte e due insieme, e lo spettacolo
è quantomeno insolito: partendo da sinistra ci sono gli abiti di Ale (abiti,
insomma…pantaloni rigorosamente lunghi e magliette…zero vestiti e gonne e
nessuna traccia di scarpe col tacco nella scarpiera), poi ci sono i miei, che
in alcuni punti per la fretta di essere riposti sono mischiati ai suoi, e poi
ci sono quelli di Matt. I vestiti eleganti nella parte superiore, i jeans
appesi sotto sugli appositi sostegni, le magliette ben piegate e le cinture
appese in fila a dei ganci attaccati all’anta.
Il mio spazio era l’unico con magliette, pantaloni, giacche
e tute insieme. Ale me li rimetteva a posto di continuo, ma io poi rimettevo la
roba dove mi capitava e quindi…
Quello che volevo dire è che è strano vedere i nostri
vestiti tutti insieme in un unico armadio. Ed è ancora più strano vedere che i
miei sono tutti dalla parte di Ale. A quanto pare c’era più spazio da lei che
non da Matt. Bah…di solito è l’uomo ad avere più spazio nell’armadio…
Ma che cazzo sto facendo? Non ho tempo per perdermi in
sciocche constatazioni sulla quantità dei vestiti di Alessia rispetto a quelli
di Matt, sono in missione!
Guardo bene in ogni angolo dell’armadio, a momenti persino
dietro l’armadio stesso, ma non trovo niente.
Richiudo le ante, cercando con lo sguardo altri eventuali
posti dove possa aver nascosto il tesoro che cerco e per la prima volta noto
quattro scatoloni impilati nell’angolo tra la parete e l’armadio.
Che sia là dentro? Controllo l’orologio: avrò ancora circa
otto minuti prima che esca dalla doccia. Sollevo un pochino il coperchio della
scatola più alta e ci trovo vestiti. Tanti, tantissimi vestiti….corti, molto
corti. Ed ecco svelato il mistero dell’armadio vuoto di Alessia. Li ha fatti
magicamente sparire dalle grucce. Ne tiro fuori uno bianco panna, con una
stampa floreale blu sulla gonna. Spalline sottilissime e, dato che a me arriva
a mala pena alla cintura, posso pensare che sia molto molto corto. Quasi una
maglia.
Ne tiro fuori un altro ed è leggermente più lungo. Un altro
ancora nero che farebbe resuscitare i morti se lo mettesse…meglio che non vado
avanti a guardare se no la mia testa prende la tangente della fantasia e non
torna più indietro.
Ricaccio i vestiti dentro la scatola e stavo per guardare
quella sotto, quando sento il getto dell’acqua chiudersi. Cazzo! Ci ha messo
meno del solito!
Mi fiondo verso la cassettiera del comò e inizio ad aprire i
cassetti in tutta fretta. Magliette, vestiti per casa, calze, niente… Apro
l’ultimo cassetto, quello più alto e… Dio perché mi fai questo?
Quello che cerco è esattamente nel cassetto della biancheria
intima. Un trionfo di pizzo e merletto bianco, nero, blu, grigio perla…rosso…
Santa la Regina Elisabetta, ci sono anche i bustini!
Non guardare Rob, non guardare! Prendi quello che ti serve e
fila di sotto prima che ti becchi!
Infilo la mano in quel piccolo angolo di paradiso per la mia
mente malata e afferro l’oggetto della mia ricerca. Chiudo in fretta il
cassetto e apro l’armadio per prendere i miei vestiti.
- Roooob! Vuoi caffè?- grida dal piano di sotto. Guardo giù
dal soppalco e la vedo vicino al lavello con la caffettiera in mano, avvolta in
un accappatoio bianco. Capelli asciutti. Ecco perché ci ha messo così poco
stamattina.
- siiii!- le grido in risposta. Prendo qualcosa a caso
dall’armadio e scendo con i miei vestiti ridotti a una palla informe. Li lancio
sul divano e mi precipito in cucina, curandomi prima di controllare che il mio
bottino fosse ben nascosto sotto la maglietta.
- buongiorno principessa!- dico stampandole un bacio sulla
guancia. Sa di cioccolato al latte, merito di uno dei tanti flaconi di
bagnoschiuma. Ne ha persino uno al ribes! Dico, ma chi è che a casa ha il
bagnoschiuma al ribes??
- perché mi chiami sempre principessa?- mi chiede sorridendo
e passandomi una tazza di caffè. Ecco. Questa è una bella domanda. Non so
perché la chiamo principessa, però mi viene spontaneo da quel giorno in
bicicletta. La guardo attentamente e cerco di farmi venire in mente un motivo,
uno solo, anche scemo, per chiamarla “principessa”. Poi, il lampo di genio.
- perché tieni sempre i capelli su, con tutti questi…ciuffi
che scappano dall’elastico e…ti manca solo una tiara in testa per essere una
principessa- sparo imbarazzato, nascondendomi dietro un sorso di caffè. Beh, ho
detto la verità in fondo.
- Ah…- dice imitando i miei gesti.
Non resisto: uno di quei ciuffi neri a cui accennavo prima
le è appena scivolato davanti al viso, e la mia mano, come se fosse dotata di
vita propria, si alza per riportarlo al suo posto dietro l’orecchio. Ma bravo
Robert! Siamo già ai buffetti e alle coccole fliterecce!
- ti da fastidio se ti chiamo così?- le chiedo avvicinandomi
un po’ e addentando un morso della
brioche che stava per portarsi alla bocca. Si, decisamente mosse troppo
flirterecce, dovrei darmi una calmata.
- no, Spunk…-
- naaaaaa… dai anche tu con questo soprannome?!- mugolo
bevendo il mio caffè. Speravo di essermene liberato con Matt!
- dai, è carino! Ma se non ti piace…vorrà dire che mi
scervellerò per trovartene uno nuovo- mi dice, annullando la minima distanza
che è rimasta tra noi per togliermi una briciola di brioche che mi si è
incastrata nella barba. È molto, molto vicino. E mi sorride, come piace a me.
Non il sorriso spento e finto che fa quando è svogliata. Sorride anche con gli
occhi.
Il mio cuore prende a battere come una furia nel momento
esatto in cui, dopo aver tolto la briciola, il suo tocco si trasforma in
carezza. Ho la netta sensazione che stia fissando la mia bocca, ma forse è solo
suggestione perché io sto fissando la sua.
Fa caldo, tanto caldo. Troppo caldo. Forse dovrei
allontanarmi un po’, forse no…forse non mi fa bene starle così vicino vista la
mia fantasia galoppante, che è già abbastanza provata dal mio piccolo quasi
furto.
- no…mi…mi va bene che mi chiami Rob. Mi…piace come lo dici-
vomito fuori in un sussurro.
E forse dovrei anche riflettere prima di parlare! cazzo! Mi piace come dici il mio nome. Ma da
quando sono così sdolcinato?!
Lei continua a fissare la mia bocca e io rimango incantato
dalla sua. E se non fossi stato così attento alle sue labbra, mi sarei
sicuramente perso il suo – oh bene perché…a me... piace…dire il tuo nome…-
sussurrato allo stesso modo in cui l’ho fatto io senza allontanare lo sguardo
dalla mia bocca.
Le piace dire il mio nome. A me piace quando lo dice…ci
piace sentire il mio nome…queste semplici parole hanno svegliato qualcosa
all’altezza dello stomaco, che non ha nulla a che vedere con la fame, ma solo
con quelle labbra fantastiche che, millimetro più millimetro meno, stanno a
nemmeno cinque centimetri dalle mie. Sono così vicine, così morbide e
invitanti. Hanno un po’ di zucchero a velo sopra per via della brioche che ha
addentato prima. Ho una voglia pazzesca di portare via quel velo di zucchero
con la lingua e massaggiare, mordere, succhiare, adorare quelle labbra fino
alla fine dei miei giorni. Ma che dico? Morirei per poterlo fare un solo
istante!
La sua mano scivola via dalla mia guancia e torniamo alla
realtà.
- emmm…cos’avevi intenzione di fare oggi?- le chiedo finendo
il mio caffè come se il momento molto intimo che abbiamo condiviso per troppo
poco tempo, secondo i miei gusti, non fosse stato nulla di che.
- magari qualche paparazzata, se possibile- dice sciacquando
a testa bassa le nostre tazze nel lavandino. È arrossita! Quindi…anche lei
prima…
Ed ecco che la mia fantasia prende ancora il sopravvento. Mi
sdoppio, e la parte immaginaria di me si apposta dietro di lei, stringendola
forte. Inizia a baciarle il collo, spostando l’accappatoio fino a scoprirle le
spalle, mentre lei si appoggia rilassata a me…sussurra il mio nome, rovescia la
testa all’indietro cercando le mie labbra. Le schiude e dice…
- Rob! Robert, mi senti?-
- cosa?- chiedo ritornando dal mondo delle meraviglie. Devo
lavorarci un po’ su sta cosa delle fantasie. Iniziano a diventare un serio
problema.
- ti ho chiesto se tu avevi dei programmi- dice ridendo.
- emmm…si…si, si, pensavo…se vuoi…volevo portarti in un
posto ma…se devi lavorare, lo capisco insomma… non ci sono problemi…- balbetto.
Ormai sono un caso patologico, balbetto senza ritegno. Alla faccia dell’attore
navigato professionista. Alle recite dell’asilo facevo di meglio!
- va bene…emmm…dove volevi andare?- mi chiede tutta un
sorriso. Ha detto si! Dovrei sentirmi tanto in colpa dato che le sto facendo
saltare il lavoro, ma proprio non ci riesco! Mi sento solo tanto felice e basta.
- è una sorpresa. Tu vestiti e poi vedrai- dico già al
settimo cielo chiudendomi in bagno con i vestiti.
Bene. Ci sono. Asciugamani? si. Occhiali? si. Benda? A
posto. Cos…? Nella mia tasca. Possiamo andare.
- Ale? ci sei?- chiedo alzando un po’ la voce mentre lei
scende di corsa le scale legandosi i capelli in una coda alta.
- si, ci sono…- risponde affannata.
- bene. Ferma dove sei, non ti muovere- dico raggiungendola
alla base delle scale in poche falcate.
- Robert ma che…- inizia quando le lego una bandana attorno
agli occhi.
- Ale tu hai presente cosa implichi la parola “sorpresa” per
caso? In genere significa, che una persona, in questo caso io, ti metta davanti
a una situazione che si suppone ti debba far piacere e…che certamente tu non ti
aspetti- le rispondo perfezionando il nodo della benda e cercando di ignorare
l’effetto che mi fanno i suoi capelli tra le dita.
- io non sono molto tipo da sorprese. Matt lo sapeva- risponde sbuffando.
- questo solo perché Matt non le sapeva fare. Era totalmente
negato – le rispondo. Beh, sono contento che non le piacciano le sorprese. Sarò
io a farle scoprire molte cose che Matt non sapeva fare.
- e tu?- risponde girandosi verso di me, cieca, arrivando un
po’ troppo vicino senza rendersi conto di essersi avvicinata tanto.
- io…lo scopriremo presto- le dico prendendola in braccio e
afferrando con una mano lo zaino che avevo preparato.
- Rob, posso camminare- sbuffa aggrappandosi al mio collo.
Si, vuole decisamente camminare! Gongolo silenziosamente per quella stretta e ridacchio
in risposta.
Una volta in strada fermo un taxi alzando una gamba (e
scusate ma ho le braccia occupate!), e la porto nell’abitacolo.
Il tassista mi guarda come se venissi da un altro pianeta, e
arriva addirittura ad alzare un sopracciglio scettico quando gli mostro un
post-it con la destinazione scritta sopra. Ma farsi i cazzi suoi? Se Ale mi
avesse sentito, c’erano altissime probabilità che si fiondasse fuori dal taxi e
mi lasciasse li come un pinga.
Con un gesto seccato gli faccio segno di partire e torno a
guardare Alessia, seduta sulle mie gambe con ancora le braccia attorno al mio
collo. Sembra una bambina accoccolata al mio petto. Tiene le gambe raccolte
contro le mie braccia e la testa appoggiata alla mia spalla, senza lamentarsi più
della benda.
Si sistema più comoda e sospira.
- che c’è?- le chiedo.
- hai un buon profumo- dice inspirando a fondo. Non posso
fare a meno di sorridere e appoggiare la guancia sulla sua testa.
- merito dei tuoi bagnoschiuma- le rispondo.
- mmm… no…non è il bagnoschiuma…non…sei tu- inspira ancora,
sempre più a fondo, posando una mano sulla mia guancia come per tenermi fermo
in una posizione per respirarmi più a fondo. Sento il movimento dell’aria che
mi accarezza il collo. La punta del suo naso sfiora la mia pelle più volte,
fino a quando non si appoggia completamente con la guancia sulla mia spalla.
Per tutto il tempo resto immobile, fermo come una statua. Un movimento solo potrebbe
rovinare tutto. Cosa più difficile e trattenere i mugolii di piacere che mi
salgono su per la gola, pregando di essere liberati. Ci manca solo che mi metta
a fare le fusa come un gatto per dei semplici spostamenti d’aria sul collo e
sono a posto.
Non c’è che dire, sono molto macho. Chi è Big Jim in
confronto a me? Ma per piacere! E a me dicono di essere un sex symbol? A me che
di sex non c’ho proprio niente e di symbol faccio fusa come se fossero un
marchio di fabbrica? Ragazze mie, aprite gli occhi e osservate con quanta
ragione (e vergogna) io mi definisca uno sfigato.
Lei inspira ancora e a fondo. Le fusa, purtroppo per me,
escono dalla mia gola sotto forma di un ringhio sommesso nel momento esatto in
cui le sue dita sfiorano i miei capelli alla base del collo.
- ehi…fai le fusa?- mi chiede ridacchiando.
- ma chi io?- le chiedo indifferente.
- e chi? Io? Hai fatto le fusa!- insiste stringendosi ancora
di più a me per via delle risate che ormai la stanno scuotendo.
- non dire assurdità- nego cercando di restare serio.
- micio…- mi canzona facendomi dei grattini alla base del
collo che mi mandano in estasi.
- Ale…dai…- la imploro di… fermarsi? Non fermarsi? Non
fermarsi, aggiudicato.
- micio…ti sta bene come soprannome- continua insistendo con
i grattini.
- se non la smetti, finisce che lo faccio ancora, ed è molto
imbarazzante quindi…mmm… Ale dai…ti graffio, eh!-
Cosa è costretto ad ammettere un uomo per non farsi chiamare
micio. In intimità forse è carino, ma davanti a un tassista che ti fa
l’occhiolino dallo specchietto retrovisore…Sinceramente non so cosa sia peggio
tra micio e gatto. Qualcosa di più maschio tipo chessò…tigre, leone, volendo
anche stallone…sarebbe gradito.
Si, si, si… leone mi starebbe bene, anche per via dei
capelli…e delle sopracciglia…non trovate? No.
Mi rassegnerò a micio. Che umiliazione!
Dopo circa mezz’ora di strada, inframmezzata da tutta una
serie di fusa, ringhi e Dio solo sa che altri versi le mani di Alessia sul mio
collo sono riuscite a tirar fuori, ecco che finalmente il tassista accosta per
farci scendere.
Pago la corsa e aspetto che mi dia il resto fino all’ultimo
cent. Volevi la mancia, eh? E invece, no! Così impari ad alzarmi il
sopracciglio e a scuotere la testa come a darmi del “micio” anche tu! Tiè!
Allunga la mano per darmi il resto e nel momento in cui io
metto a coppa la mia per riceverlo, mi fa l’occhiolino e accenna un bacio con
le labbra.
Per favore, ditemi che non è successo a me. Ditemi che il
panzone peloso che guida il taxi sul quale siamo seduti non ha fatto a me
quello che ha fatto e (me ne accorgo adesso, perché prima ero altrimenti
impegnato), soprattutto, non ditemi che si sta ascoltando il best of di Dion
Warwic.
Muove ancora le labbra nello stesso modo, mentre io lo
guardo perplesso e quello è il segnale di conferma. È gay. Convinto. Di quelli
da gay pride e costume da Ape Maia sul carro di testa.
Mi fiondo con Alessia a seguito prima che si metta ad
ascoltare George Michael, e sbatto la portiera nel chiuderla, cercando di non
pensare alla scena di pochi istanti fa.
Le tengo un braccio attorno alla vita, e con una mano stringo
la sua per guidarla nell’attraversare il corso.
- puoi ridarmi il beneficio della vista ora?- sbuffa
seguendo il mio passo senza alcuna difficoltà-
- dopo la tortura cinese che mi hai fatto subire davanti a
un tassista gay che mi ha mandato un bacio e fatto l’occhiolino per il tuo
spettacolino…direi che, come minimo, io abbia diritto di vita o di morte su di
te. La benda te la tieni senza protestare fino a quando lo dico io-le rispondo,
fingendomi arrabbiato.
- eddai, Rob! Non è colpa mia se basta un grattino dietro il
collo per tirarti fuori quel mugolio così carino. Anzi no, nemmeno un grattino.
Ti basta un soffio- mi canzona lei.
- ti diverti, eh?-
- non sai quanto –
- lo immaginavo –
- dai…è inutile che fai il sarcastico, tanto lo so che ti è
piaciuto-
- si, ma dovevi proprio scoprire questo mio punto debole
davanti al tassista?-
- vorrà dire che ti scoccerò di nuovo sul divano stasera-
Cos’è una promessa? Mi piace l’idea io, lei, divano e
coccole, per carità. Lungi da me la tentazione di rifiutare tale offerta. Solo
che…è strano. Tra amici ci si fanno i grattini? In genere…no, ma…per lei è un
gioco, esattamente come lo sarebbe per me farglieli. Si va beh, ok. Per me
sarebbe più la realizzazione di una piccola parte delle mie fantasie, ma lei li
percepirebbe comunque come uno scherzo. Non c’è alcun coinvolgimento o fine
ulteriore da parte sua rispetto a quello del gioco…o forse…no?
- non ci pensare nemmeno- le rispondo ridendo.
- ti coglierò di sorpresa –
- si perché non ti vedo se ti arrampichi sul mio collo,
vero? Potrai sicuramente cogliermi di sorpresa-
Cioè non ho capito che ho fatto. Fatemi voi un riassuntino,
per cortesia. Ho accettato l’invito sul divano o no? Se non l’ho accettato sono
un pirla, se l’ho accettato…qui inizio seriamente a non capire cosa mi stia
succedendo.
La guido in silenzio, facendo attenzione a non farla
inciampare.
- Rob?- mi chiede.
- si?-
- posso chiederti un favore?-
- dimmi, ma non chiedermi di toglierti la benda-
Fa una smorfia strana con le labbra e si piazza, bendata,
davanti a me. China la testa verso la spalla destra e mette le mani giunte.
- mi rifai il verso? Quello a metà tra il ringhio e il
mugolio – mugola.
- no-
- dai Rob, un’ultima volta. Fammi ancora quel verso, ti
prego-
Sono certo, anche se non posso vederlo con i miei occhi, che
sotto la benda sta sbattendo le ciglia. Mi fa anche il labbro tremulo! Che
spera di convincermi? Si. Lo sa, che non sono bravo a resistere a questi
faccini teneri. Che volete farci? Sono un tenerone.
Le cingo la vita con le mani e l’attiro a me. Avvicino la
bocca al suo orecchio e le faccio il verso.
Scoppia a ridere e mi lancia le braccia attorno al collo ad
abbracciarmi. Più replico il vasto repertorio sonoro dei mugoli imbarazzanti
che mi ha strappato, e più ride.
Siccome la gente inizia a guardarci un po’ troppo, decido di
metter fine al nostro momento-show e la faccio voltare nella direzione
desiderata. La faccio camminare ancora un po’, guidandola con attenzione tra la
gente.
Appena trovo un posto che mi sembra sia buono, la faccio
fermare e mi posiziono dietro di lei.
- allora, principessa. Pronta?-
- ho scelta?-
- effettivamente no-
- allora togli pure. Sono pronta al peggio-
Che pessimista! E io che pensavo di regalarle una bella
giornata. Con studiata lentezza, le sciolgo il nodo del fazzoletto ma le tengo
ancora la benda sugli occhi con le mani, giusto per farla innervosire un po’.
- hai intuito dove siamo?- le chiedo pensando che dai suoni
attorno a lei potesse averlo indovinato, ma lei scuote la testa in segno di diniego.
- prometti che non mi uccidi- le chiedo.
- uccidere no, ma potrei comunque massacrarti di botte. Mi
accontento- sbuffa.
Sempre la solita! Sbuffo anche io, ma dal nervosismo, perché
temo di aver fatto una cazzata a portarla qui, ma poi mi faccio coraggio e
lascio scivolare via la benda da sotto le mie mani.
Per un attimo infinito resta in silenzio. Ok, ho fatto la
cazzata. Portarla a Manhattan beach è stata la più grande cazzata che il mio
cervello malato abbia mai concepito e mai concepirà. Ma come mi è saltato il
mente di portarla al mare? Cioè, un’altra passeggiata da qualche parte, un
cinema, una libreria no eh?
- Robert io…- inizia. Dai, su. Dai dimmelo che ho fatto una
cacchiata. Dimmi “Robert ma come cazzo ti
è venuto in mente?”. Dammi il via libera per fregare la paletta al bambino di
fianco a noi per scavarmi la fossa da solo.
- non…non ti piace- le dico. Non è una domanda, la mia è
solo una constatazione.
Forse ho azzardato troppo con questa mossa.
Lei non si scopre. Non lo fa mai, tranne che a casa. Nemmeno
i 36° di temperatura di questi giorni afosi l’hanno fatta rinunciare ai suoi
jeans lunghi.
Per carità, potrebbe anche star vestita, nessuno la obbliga
a spogliarsi ma, insomma…siamo in una spiaggia. La gente fa il bagno, gioca a
beach volley o a racchettoni sul bagnasciuga…prende il sole… Persino io non
vedo l’ora di svestirmi e buttarmi in acqua tanto fa caldo. Forse l’ho messa
davanti a una situazione troppo imbarazzante e troppo diretta.
Rob, hai fatto una cazzata. Ammettilo. Prendi il primo taxi
e cambia destinazione, oppure limitatevi a camminare sul lungo mare che fai
meno danni.
- no, non è questo è che…- inizia fermandosi e chinando la
testa.
- che…?- la incoraggio ad andare avanti. Già la sento: “Rob! Come hai potuto farmi questo? Ma come
ti è saltato in mente? Ma sei uscito fuori di testa?”. Chiudo gli occhi
pronto ad accusare il colpo.
- non ho il costume- borbotta, nascondendo il viso contro il
mio petto. Istintivamente mi viene da sorridere. Tanto. Come un idiota. Ma
posso mai sentirmi così felice perché lei ha fatto il piccolo passetto avanti
di tornare a fare una cosa che le ragazze normali fanno?
- non ti preoccupare, principessa. Te l’ho portato io-
confesso. Si era quello il mio piccolo furto. Ho cercato un costume da bagno per lei. Ripensando al fatto
che era nascosto tra la biancheria intima, arrossisco violentemente, e lei se
ne accorge.
Tiro fuori il bichini nero con i bordi dorati che ho preso
dal cassettone dalla tasca e glielo porgo. Allunga la mano, lenta e timorosa.
Non so perché abbia rinunciato a questa parte della sua
femminilità quando Matt è morto. Davvero, non posso immaginare quale sia il
motivo che l’ha portata a nascondere scatole e scatole di vestiti svuotando
quasi completamente il suo armadio.
Ho molte cose da tornare a farle scoprire e me lo sono
promesso il giorno prima: l’avrei fatto. Anche con una terapia d’urto se
necessario.
Mi guarda smarrita.
- cosa c’è Ale?- le chiedo
- emmm…non so dove…-
Ah. È vero. Mi guardo intorno e…spiaggia libera. Strapiena.
Tanti ombrelloni e sdraine ma zero cabine.
- emmm… credo che dovrai…che dovrò…ti copro io con
l’asciugamano- balbetto già arrossendo. Questo non l’avevo programmato. Proprio
no.
- non sbircio….tranquilla- la rassicuro tirando fuori
l’asciugamano, mentre lei fa passare il pezzo di sopra del bikini sotto la
maglietta.
Prima ancora che io tiri su il telo, lei ha già fatto il
nodo dietro al collo e agganciato il gancetto dietro la schiena, armeggiando
ora con la chiusura del reggiseno. Passo il telo attorno alle sue spalle e lo
chiudo davanti a me, girando la testa dall’altra parte, per darle intimità.
- ho… ho fatto- dice chiudendosi l’asciugamano attorno alle
spalle. Glielo lascio e cerco di rassicurarla con un sorriso al quale risponde
con un altro sorriso.
Inizio a spogliarmi e rimango in costume da bagno. Stendo
l’altro telo che ho portato sulla sabbia e aspetto una sua reazione.
- posso… la tua camicia… posso averla?- mi chiede guardando
i suoi piedi ormai mezzi nascosti dalla sabbia. La raccolgo e gliela tendo.
Nel mezzo secondo in cui lascia cadere il telo per infilare
le braccia nelle maniche della mia camicia, mi chiedo se può esistere mai un
corpo come il suo. Esile, slanciato e flessuoso. Non è né troppo grassa né
troppo magra. Ha tutto esattamente dove deve stare e nella quantità esatta. Un
seno non troppo grande né troppo piccolo. La vita sottile e i fianchi larghi al
punto giusto. Il ventre è piatto e liscio senza traccia minima di addominali a
vista, ma non troppo morbido.
Dire perfetta non è un’esagerazione, è solo realtà. Una
realtà che manderebbe fuori di testa qualsiasi uomo etero sulla faccia della
terra. E meno male che ho le mani nelle tasche del costume e l’oceano a pochi
passi, altrimenti nulla mi avrebbe salvato dall’imbarazzo del piccolo me sveglio, pronto sull’attenti.
Chiude in fretta i due bottoni al fondo mentre io stendo il
suo telo accanto al mio. Si sdraia a pancia in giù, lega i capelli e inforca i
miei Ray Ban neri, mentre io la imito mettendo i suoi. Sembra assurdo, ma
tatuaggio finto, codino e scambio di occhiali hanno fatto il miracolo nel darmi
l’anonimato. Benedetta Alessia e il giorno in cui ha avuto queste brillanti
idee!
- vuoi fare il bagno?- le chiedo imitando la sua posizione.
- mmm…si…anche se…- dice indicando la mia camicia. Da un
lato vorrei dirle: tesoro, tienila finche ti pare perché adoro vederti con la
mia roba addosso. Dall’altro… devo farla uscire dal guscio. Spero solo che il piccolo me non mi metta in situazioni
imbarazzanti.
- Ale, qua sono tutti in costume, a parte il panzone laggiù
con la canottiera bianca sbrodolata di sugo sotto l’ombrellone con un piatto di
pasta in mano- la incoraggio.
Si guarda attorno come a valutare la veridicità delle mie
parole, tornando a guardarmi come una bambina impaurita. Mi spunta un sorriso
sulle labbra se penso che questa stessa ragazza, così pudica e timorosa davanti
ai miei occhi, è stata fotografata in intimo ed è passata sotto gli occhi di
migliaia di persone e ora ha paura di essere vista in costume da bagno.
- dai Ale, ci sono io - la rassicuro prendendola per mano
nel tirarmi su. Sembra impaurita mentre si guarda attorno e si stringe le
braccia con le mani.
- tieni su gli occhiali da sole, ok?- le dico slacciandole i
due bottoni della mia camicia, stando attento a non sfiorarle nemmeno un
centimetro di pelle.
Quando le sfilo del tutto la camicia, è lei che si precipita
tra le mie braccia.
Mi lascia andare solo quando, ormai in acqua, è coperta fino
alle spalle. Allora rilascia un sospiro di sollievo e si rilassa, bagnandosi
anche i capelli, e concedendosi una nuotata verso il largo.
La sua reazione di prima non è stata per niente normale. Ha
il terrore di farsi vedere svestita. Non da me. Dagli altri. E lo fa, a detta
di Matt, da quando lui è morto.
Si è stretta a me per nascondersi, per celare il suo corpo.
Però non mi è sembrata arrabbiata quando ha scoperto dove
l’avevo portata, anzi. Mi ha chiesto lei il costume e l’ha messo. Avrebbe
potuto protestare, dire che non aveva intenzione di metterlo e ostinarsi a
restare nei suoi jeans, ma non l’aveva fatto. Può essere che si renda conto
dell’assurdità del suo comportamento e cerchi in qualche modo di correggersi, a
piccoli passi, facendo una cosa per volta.
Se questa sua timidezza, tanto forte da toglierle del tutto
la sua vena ironica, è partita veramente dalla morte del mio amico, allora non
so come possa reggersi in piedi la mia teoria sull’incidente in moto. Sono due
fattori completamente scollegati. È ormai chiaro che mi debba decidere a
chiederle di parlarmi di come sia morto Matt.
La guardo finalmente sorridere mentre rovescia la testa per
bagnarsi i capelli e mi dico che oggi non posso chiederglielo.
Devo iniziare a cercare seriamente di capirci di più, ma
devo fare il giro largo.
- Rooob! Perché stai li dove si tocca? Qua è molto più
bello!- grida contenta a occhi chiusi, come posso intravedere da sotto la lente
dei miei Ray Ban che le stanno tanto bene.
Tolgo gli occhiali e con una mano li tengo sollevati mentre
mi immergo sotto la superficie dell’acqua. Li rimetto al loro posto sul naso e
in poche bracciate la raggiungo. Con una mano le spruzzo dell’acqua sul viso e
lei smette di sorridere, schiacciando l’acqua davanti a me.
Come nostro solito, quando siamo immersi oltre la vita,
anzi…quando siamo immersi e basta…iniziamo una guerra giocosa, fatta di
schizzi, di buffetti e di solletico. Stiamo diventando più intimi dal lato
fisico e non me ne dispiaccio per nulla, anzi. Se non sento la sua pelle,
qualunque punto della sua pelle, a contatto con la mia per più di qualche
minuto, inizio a sentirne la mancanza.
Forse anche questo suo essersi avvicinata in questo modo a
me, potrebbe darmi coraggio nella mia impresa di salvataggio, no?
Ormai arrivati quasi a riva, mi
vado a sedere sul
bagnasciuga e mi sdraio sulla sabbia bagnata appoggiato ai gomiti.
Fulminea
come una saetta, si viene a sedere tra le mie gambe divaricate, dandomi
la
schiena. Mi costringe a mettermi seduto, tirando le mie braccia per i
polsi per poi avvolgersele attorno al suo corpo, e appoggiarsi
con la schiena al mio petto.
Va beh, non potevo pretendere che questa sua paura di farsi
vedere svestita passasse per due schizzi in acqua. Senza contare che per questa
sua fobia…beh, non per essere cinico, ma quello che ci guadagna sono io.
- freddo?- le chiedo
- no, però sto bene qui- bofonchia distendendo le gambe e
lasciandosele bagnare dalla risacca. Chiude gli occhi dietro le lenti degli
occhiali e si rilassa. Finalmente è tranquilla. Il mio corpo le fa da sdraio e
le mie braccia da coperta.
Il suo viso è coperto di goccioline d’acqua salate, e i suoi
capelli sono più neri del nero stesso, sparpagliati sulle sue spalle e sul mio
petto. Il suo profumo, anche se offuscato dall’odore salino e pungente della
salsedine, resta dolce e fresco, continuando a prevalere su qualsiasi altro
profumo attorno a me.
Di nuovo lo strano formicolio allo stomaco di stamattina si
impossessa di me. Più insistente del solito. Ok, forse devo andare a farmi
vedere da un medico. Con tutte le schifezze che mangio, era troppo bello non
soffrire mai di bruciori di stomaco. Va beh, dopo ci penserò.
Ora devo iniziare a farmi raccontare un po’ di cose a
cominciare da…da…emmm…da…Beckie! Si, da Beckie.
Rob, calma e sangue freddo. Mi sento come il Detective Conan
dei cartoni animati, con molti centimetri in più e molto meno acume. Dannato
cartone che mi fa venire i complessi d’inferiorità. A mia difesa posso dire che
sto nanerottolo con dei capelli che ci piglierebbe tutti i canali di Sky, più
tutti quelli coreani, almeno ha degli indizi! Un cadavere…un pelo lasciato per
terra…un’impronta digitale di cinquecento giorni prima del caso…per non parlare
delle prove testimoniali! È peggio della Signora in giallo, davvero. Sta sempre
li quando succede una disgrazia, sto corvo del malaugurio.
Io, invece, a disposizione ho solo una marea di
comportamenti strani e l’autrice di tali comportamenti, molto probabilmente,
non ne vuole parlare. Fantastico Rob. Eeeeee va bene, su. Hai pensato di
iniziare da Beckie perché ti sembra una delle domande che potrebbero farle meno
male? Forza e coraggio.
- emmm…allora…il servizio di ieri? Com’è andato?- le chiedo
distratto.
- bene…a parte il fatto che la bionda antipatica ha preteso
che le mettessi Kiss Kiss di Holly Valance come sottofondo per sentirsi più
sexy- rispose altrettanto distratta. E lo so. Li è stato il momento che mi sono
infilato le cuffiette del pc per ascoltarmi un po’ di radio, prima che le
cazzate della bionda mi facessero venire dei conati di vomito.
- si…è stato terribile- ammetto. – E Beckie? Sembra
simpatica…la conosci da tanto?-. Bravo Rob, così. Mantieni un profilo basso e
casuale.
- da quando sono in quell’appartamento. È suo. Io sono in
affitto - risponde secca.
- ho capito…beh, sembra davvero simpatica- continuo
sottolineando l’aggettivo.
- Rob, c’è qualcosa che vuoi chiedermi di Beckie? Facciamo
prima se mi dici direttamente quello che vuoi sapere, sai?- Mi ha cuzzato. La
carriera dell’investigatore proprio non fa per me. Sono veramente pessimo.
Altro che Detective Conan! Se sono Braccobaldo è già tanto.
Va beh, tanto vale parlarne in via diretta ormai.
- come mai ti comporti così con lei?- vomito fuori, cercando
di non assumere un tono troppo curioso.
- sapevo che me lo avresti chiesto- mugugna rabbuiandosi in
volto.
Resto in silenzio, sperando che continui da sola, senza
bisogno di forzarla. Ma niente, da fare. Non continua.
- ne vuoi parlare?- le chiedo cauto.
- cosa c’è da dire?-
- qualcosa deve averti fatto se sei la regina dei ghiacci
quando parli con lei-
- beh, di certo non mi sveglio la mattina e decido di non
parlarle più, non credi?-
- non vuoi dirmi cosa ti ha fatto? Matt mi ha detto che era
la tua migliore amica…che ti è stata vicino quando…-
- si, talmente vicino che mi ha presentato una marea di
ragazzi, uno dietro l’altro per farmelo dimenticare, che mi ha portato di peso
da una strizzacervelli quando le ho detto di vederlo e che stava sgombrando il
mio appartamento della sua roba mentre ero al lavoro. Si, direi che mi è stata
molto vicino, davvero-
Si è arrabbiata. Mi aspettavo che Beckie l’avesse forzata in
qualche modo ad andare avanti, ma non pensavo fosse arrivata a portarla da una
specialista e farle sparire le cose di Matt da casa. E io che credevo di essere
l’unico a tentare la strada della terapia d’urto! La mia in confronto era come
metterla davanti a una tv e farle guardare un episodio dei Puffi.
Però non mi sentivo di dare ragione ad Ale. Comunque sia
Beckie ha tentato di aiutarla, a suo modo. Esattamente quello che intendevo
fare io.
- ok…forse ha esagerato… forse non doveva forzarti a uscire
con altri uomini così presto, non doveva portare fuori le cose di Matt da
casa…ma per quanto riguarda il fatto di vedere Matt…insomma… io stesso ho
pensato di essere matto quando l’ho vis…sentito, e stavo impazzendo quando
vedevo te discuterci assieme… quindi…forse ha pensato che un aiuto
specialistico potesse aiutarti dove lei ha fallito- le rispondo cauto.
- perché da sempre andare a farsi spulciare il cervello da
un’estranea che non sa niente di te è la miglior cura-
- ehi! Aiutano molta gente!-
- si ma non me, perché io non sono pazza. Non ho le
allucinazioni. E tu sei la prova vivente del fatto che ho ragione!-
- si ma lei non lo sapeva. Voleva solo aiutarti…-
- portandomi via le sue cose? Organizzando feste in casa mia
dove ogni cinque secondi mi presentava un bonazzone uscito da uno dei set delle
soap opera che gira Luke? È questo il modo di aiutarmi?-
Ah Ale…tu non sai quanto sia difficile cercare di aiutarti.
Richiede una continua fantasia, una buona dose di autocontrollo e tanta
attenzione. Cercare di aiutare lei è come camminare su uno strato di lava. Ti
salvi solo se becchi le rocce che ci stanno sotto. Un passo falso e hai chiuso
la partita.
Nonostante io mi ripeta di andarci piano, cercando comunque
di ottenere più risposte possibili, decido di osare un po’ con le parole.
- Ale tu…non so se ti rendi conto del fatto che…è come se
non se ne fosse mai andato. Cristo, ci sono ancora le palle di carta che faceva
dei fogli su cui componeva per terra! Ci passi la scopa attorno, ma non li
sposti. La sua lametta da barba è ancora sul mobiletto del bagno. Ogni tanto,
per divertirti, tiri fuori la sua roba da vestire, le fai fare un giro in
lavatrice e ti diverti a giocare alla brava mogliettina che aspetta il marito.
È vero, lui c’è vicino a te, e anche vicino a me. Ma non potrà restare con te
per sempre!-
Ecco. Ora mi grida addosso, si alza e se ne va. Mi lascia da
solo come uno stronzo davanti a tutti quanti e mi sbatte fuori di casa.
- pensavo che dalla mia storia tu avessi capito perché lo
faccio. Perché per me è così difficile lasciarlo andare…- sussurra,
stringendosi ancora di più le mie braccia attorno a sé.
- lo so Ale, non credere che io non abbia capito quanto lo
ami. Me ne rendo conto in continuazione. Ma lui non potrà stare con te per
sempre… e allora cosa farai? Continuerai a passare lo straccio attorno a quelle
cartacce? A sistemare i suoi vestiti e toglierne sempre di più di tuoi
dall’armadio?-
- ha parlato con te da solo, vero?-
- si…parliamo parecchio-
- ora la cosa si spiega…-
- no, Ale…anche se lui non mi avesse detto nulla, l’avrei
visto da solo. Mi sarei accorto da solo di tutti i gesti strani che fai-
- ma se io sto bene così, nella mia bolla dorata di
felicità, vivendo come se lui fosse ancora vivo, a voi che vi importa? Che
fastidio vi da? Sono scelte mie!-
- ci preoccupiamo per te Ale. Matt…Beckie…e anche io-
- io sto bene-
- si, si vede…- borbotto. Come puoi ribattere a qualcuno che
dice in continuazione di stare bene, quando in realtà non è così? niente! le
dai corda e le lanci frecciatine velate.
La guardo con attenzione, cercando di capire dal suo viso se
c’è qualcosa che non mi ha detto, o se il fatto che resta in silenzio è solo
dovuto al fatto che sta pensando a quello che le ho detto io.
- da un’altra possibilità a Beckie. Parlale e spiegale…e
permettile di esserti amica. Ti vuole bene…- le sussurro all’orecchio, cercando
di convincerla a far pace con la sua amica.
Prima il costume, poi pace con Beckie… il terzo passo sarà
il vestitino con il tacco. Per il quarto ancora ci devo pensare. Ma un passo
alla volta, la farò staccare da Matt. Come vuole lui…e come inizio a volere
anche io…credo.
- ci penserò- mi risponde.
Stavo per risponderle anche io quando una pallonata mi
colpisce in piena testa. Ok…chi è il coglione che si diverte a usare le
balenottere piaggiate sul bagnasciuga come birilli?
- ehi amico, scusa! Davvero…Jackson ha tirato troppo forte…non
l’ha fatto apposta…- dice una voce profonda avvicinandosi per recuperare il
bolide che mi ha quasi fracassato il cranio. Riconosco questa voce. Alzo lo
sguardo e vedo Kellan che si avvicina a prendere il pallone.
Mi alzo e gli lancio la palla.
- pensavo che gli orsi giocassero solo con i palloni
colorati di plastica, non che si dessero alla pallavolo in acqua!- lo canzono
alzandomi gli occhiali sulla testa.
- Rob! Ehi! Che ci fai qui?- mi si lancia addosso non appena
mi riconosce.
- nulla di che sono con un’amica a prendere un po’ di sole,
tu? che ci fai qui a New York?-
- ma sai com’è…un giro. Io e Jackson siamo venuti a trovare
Ashley, e abbiamo deciso di passare una giornata con lei- risponde l’omone
biondo mettendosi le mani sui fianchi.
Kellan Lutz è un mio carissimo amico e collega. Un omone
gigantesco, tutto muscoli, biondo che si adatta molto di più alla figura di sex
symbol di quanto non possa fare io. Ha detto che è qui con Jackson e Ashley. Manca
Nikki e i fratelli Cullen sono al completo. Come suo solito, però, lei sarà da
qualche parte con Kristen.
Mi rendo conto di aver lasciato Alessia da sola, quindi mi
affretto a chinarmi di nuovo verso di lei, per invitarla a conoscere i miei
amici.
- Ale, ti posso presentare Kellan?- le chiedo quando decide
di alzarsi. Fa per nascondersi dietro di me, come una bambina vergognosa. Basta
un mio sguardo e capisce il messaggio che forse le ho mandato con la forza del
pensiero. “non ti sembra che la tua fobia
sia un po’ assurda?”
Mi sorride e si posiziona accanto a me, afferrandomi però
con forza la mano, come a farsi coraggio. Gliela stringo anche io, cercando di
trasmetterle tutto il sostegno di cui ha bisogno.
Kellan le porge la mano per stringergliela e le regala uno
dei suoi sorrisi più sinceri. Lei risponde alla stretta con un sorriso timido e
stringendo, di riflesso, ancora di più la mia mano.
Dopo questo passo in più verso la normalità, la incoraggio a
trascorrere il resto della giornata assieme agli altri.
Sembra si trovi particolarmente bene con Ashley, ma d’altra
parte, come si fa a non andare d’accordo con lei?
Kellan e Jackson mi mandano occhiate di fuoco, intervallate
da spinte giocose e occhiate eloquenti.
- siete proprio amici, eh Rob!- mi canzona Kellan.
- io una ragazza così non la vorrei per amica- continua
Jackson, il fratello Cullen soldato che sembra costantemente in agonia.
- Jack, sei proprio scemo. Nemmeno lui la vuole per amica,
ma lo vedi come la guarda? Se la mangia con gli occhi!-
- si perché lei lo guarda con gli occhi dell’amica, secondo
te?-
- ragazzi finitela. Siamo amici e basta. Sul serio…non c’è
niente tra noi- li metto a tacere mentre la guardo da lontano giocare a
calcetto con Ashley, dall’altra parte del bar rispetto a noi. Non c’è niente da
dire: è una favola con la mia camicia addosso. Ma è come ho detto ai ragazzi. Lei
è un’amica e basta. Il fatto che io preghi perché non sia così…è normale?
lo so, lo so .... forse alla
fine, quando sono entrati in scena Kellan e gli altri ho corso un
pò troppo... il fatto è che non volevo rubare la scena a
quello che c'era stato prima, portando l'attenzione su quest'incontro e
questa giornata tra amici. ho anche dato per scontato che sappiate chi
siano, per questo non ho perso molto tempo a identificarli
oggi vi consiglio di prestare
particolare attenzione al testo della canzone che ho linkato sotto la
foto di Rob. è una delle mie preferite. anche se il tono della
musica magari non si adatta particolarmente alla giornata, le parole
sono molto attinenti, in quanto potrebbe essere lo stesso Robert a
dirle ad Alessia. Per questo, oggi vi linko anche il testo con
traduzione. E' in una pagina con molti testi tradotti, e... nulla...
dovete scendere fino al secondo testo, che è quello della mia
canzone I dare you to move- ti sfido a muoverti
abbigliamento
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Capitolo 14 *** capitolo 14 ***
capitolo 14
Fatemi capire... C'è
stata una moria generale? siete andate tutte al festival del cinema di
Roma e vi siete dimenticate di me, ammettetelo! :(
Mi avete abbandonataaaaaa!!!!
va beh... io pubblico lo stesso anche perchè, il capitolo dopo è già in cantiere.
Vi avviso: questo è il
contrario rispetto al precedente, ossia prima tristezza a palate e poi
allegria (non riesco a stare triste troppo a lungo... finisco sempre
col dire la cavolata per sdrammatizzare). Questo chap, soprattutto
nella prima parte, molto spiega e molto rivela per il fututo
perciò attenti :)
recensioni:
sophie: ti tratto male? io? e
quando mai!!!! dai leggi che famo pace! ah, giusto per avvisarti,
perchè non ti venga un attacco di panico quando leggerai...
soprattutto perchè non ti venga l'istinto omicida o la vergogna
non ti seppellisisca, ho fatto fare a te la parte da psicologa maschile
che di solito faccio io!
lazzari: ehehehe....per
quanto riguarda le tue domande sulla vergogna di Ale...inizierai a
capirne qualcosina in questo capitolo! per i fratelli Cullen... dovrai
attendere il prossimo :) spero che questo chap soddisfi anche i tuoi
desideri pe Beckie e.... che dire ancora, a parte grazie infinite per i
bellissimi complimenti? un bacione!
cricri88: tranquillaaaaaaa!!! :) mi
fa piacere che tu sia praticamente esaltata!!! solo te l'ho fatto
notare per non barare con il numero delle recensioni che risultatvano
per capitoli e storia. se il capitolo prima di ha spaccato a
metà, lo farà anche questo....se non addiritttura in
tre...verso la fine..ma non ti anticipo nulla perchè devi
leggere! per il Santo da Londra... anche io e le mie amiche facciamo
cose del genere! :D poveraccio, che nomi assurdi!
camillalice: e lo so ...
è un pò triste l'ultima parte, come lo sarà la
prima di questo nuovo capitolo. potessi cercherei di sdrammatizzare
anche queste parti, anche perchè non sono il tipo da perdersi in
piagnistei, autocompatimenti e toni tristi...però sono
necessarie per il racconto. Alessia ha un lavoro davvero lungo da fare
su se stessa, e quindi la sua confusione e la sua tristezza vanno rese
a dovere. a parte il tasto Matt, però tranquilla... anche lei si
farà i suoi bravi trastulli mentali contorti!
ladyherm: una promessa
è una promessa :) e io le mantengo! ergo... va... vedremo se
questa fortuna tccherà a me... l'incontro con kristen,
l'incontro con kristen.... certo che ci sarà ma non penso
nell'immediato. conta che robert si è reso conto di essersi
preso una sbandata per lei dovuta in massima parte al ruolo che ha
interpretato. l'ha detto all'inizio, capitolo 5, che quello che ha
sempre pensato fosse amore, molto probabilmente non lo era... quindi...
kris al momento non è nei suoi pensieri, se non che per fare dei
paragoni con Ale. ma ci sarà prima o poi... credo... no senza
credo. ci sarà per forza :P
sorellina mia deb:
duuuuuuuuuuuuuuunque. chiudi tu le 6 recensioni e chiudo io con le 6
risposte.....tu hai già letto parte del capitolo, quindi sai
già come sarà grandi linee... ma cmq rileggilo lo stesso
perchè mi pare che io abbia apportato qualche altra modifica
mentre rileggevo... non mi ricordo.
kell&co li rivedremo a breve,
ma non ora, come ben sai! leggi e ....2 cose.... recensisci e scrivi?
possibilmente velocizza i tempi per entrambi capito? o ti canto la
canzoncina scema di einnie pooh che dicevamo ieri sera!
Tap. Tap. Tap. Tap. Tap…
Tamburello con il tappo della bic blu sul libro contabile aperto
davanti a me.
Tap. Tap. Tap. Tap….
Il cappuccio tocca il foglio prima di essere sollevato di
nuovo laconicamente dalla sottoscritta.
Tap. Tap. Tap. Tap…
È inutile che ci giro attorno. Devo iniziare seriamente ad
analizzare con calma quello che mi sta succedendo, in questo esatto momento.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Mi manca. Tanto.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Mancano ancora ventitre minuti e cinquantasette secondi alla
chiusura. Più altri dieci prima di aprire la porta di casa.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Ho voglia di rivedere il suo sorriso e i suoi occhi azzurri.
Ho voglia di sentire la sua voce e la sua risata. Ho voglia di sentire di nuovo
la sua pelle sotto le mie dita.
Tap.
Non posso averlo pensato, davvero. Non posso averlo pensato.
Spaventata dai miei stessi pensieri, lascio cadere la penna
come se mi fossi scottata e mi spingo lontano dal bancone. Ho il fiato corto.
Ho voglia di sentire
la sua pelle sotto le mie dita, di vedere i suoi occhi, di sentire la sua voce,
di sentirlo ridere…. Non posso averlo pensato sul serio.
Scivolo sotto al bancone, scossa da brividi ghiacciati che
salgono su per la schiena. Seduta sul pavimento, le ginocchia al petto, mi
sento improvvisamente troppo piena. Ho troppi pensieri, troppe emozioni che
duellano a ritmo incalzante dentro di me. La confusione copre gli ultimi spazi
liberi di me che restano fuori da questa lotta efferata, tra giusto e sbagliato.
Il mio corpo è sensibile. Molto sensibile. Ad ogni stoccata
trattiene il respiro, si scuote…ha freddo.
Il senso di colpa che fa da sfondo alle immagini di Matt e
Robert che si spintonano, si rincorrono, si sovrappongono, è una lama fredda
che spacca in due la mia testa.
“Allora, amore che ne
pensi?” mi chiede raggiante dopo aver fatto scivolare via le sue mani dai miei
occhi. Un appartamento vuoto, con le pareti bianche, eccetto per due muri in
pietra grigio chiaro a mattoncini, molto luminoso. Perfetto. Casa nostra.
“dovremmo lavorarci un
po’ per metterlo in sesto, ma ho pensato che per questa vista ne valesse la
pena” continua abbandonandomi al centro della stanza per andare vicino alla
portafinestra che da sul terrazzo. Si gira, mi sorride.
“tesoro…?” mi chiama,
vedendo che sono ancora in mezzo alla stanza con la bocca spalancata dallo
stupore. Qualche lacrima silenziosa di felicità mi scivola giù dagli occhi.
“amore…tutto bene? Ti
piace?” mi chiede premuroso tornando da me per circondarmi in un abbraccio.
“è…è… bellissimo,
amore…” balbetto contro il suo petto.
“e allora perché
piangi?” . Mi culla nel suo abbraccio, mi lascia tanti piccoli baci tra i
capelli, mi stringe come se fossi un tesoro di inestimabile valore…
Alzo la testa per
guardarlo negli occhi, quegli occhi neri che per me sono l’inizio, la fine e il
centro stesso del mondo intero. E per quanto sia sdolcinato, per quanto sia
troppo mieloso e forse non proprio adatto alla situazione, lascio che le parole
che gridano nella mia testa escano fuori.
“perché sono così
felice…l’appartamento è bellissimo, sul serio, ma in questo momento…non lo vedo
perché non ho occhi che per te… Sono qui che mi rendo conto, ora più che mai,
che avere te è un dono così straordinario… E…voglio ridere, e piangere insieme…perché
mi sento così fortunata per averti trovato e così spaventata perché ho paura di
perderti tutto nello stesso momento, che mi manca il respiro”
Mi asciuga le lacrime
con le labbra, attraverso piccoli baci che le portano via dalle mie guance.
“non mi perderai mai,
amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con
te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da
te. Io tornerò sempre da te” sussurra sulle mie labbra prima di poggiarci sopra
le sue.
E gli credo. Mi
aggrappo a lui, la cosa più preziosa che la vita mi ha concesso, per tenerlo
con me. Lo amo da morire, e non in senso figurato.
“ Ti amo…” sussurra.
“per sempre…” gli
rispondo prima di abbandonarmi completamente tra le sue braccia.
Ho promesso. Più e più volte ho giurato che nessuno mai
avrebbe preso il suo posto. Ma anche se non l’avessi fatto, il risultato non
sarebbe cambiato.
Mente, corpo, anima, pensieri, cuore….tutto gli apparteneva
già, senza che dovessi prometterglielo. Ero totalmente, incondizionatamente
innamorata di lui. In due anni non ho mai smesso di sentire le farfalle nello
stomaco quando lo guardavo. Le mie mani non hanno mai detto “ne ho abbastanza”
della sua pelle. Le mie orecchie non erano mai stufe della sua voce.
Il battito del suo cuore, sotto il mio viso, la sera, prima
di addormentarmi, era il suono su cui misuravo il mio respiro, l’orologio su
cui regolavo la mia stessa vita.
“Matt…Matt…Matt
guardami, guardami! Guardami amore, ti prego. Andrà tutto bene, te lo prometto,
ma tu continua a guardarmi” lo imploro stringendo la sua mano.
Un lieve sorriso si
apre, facendo colare più copioso il rivolo di sangue che gli scende giù
dall’angolo della bocca.
“…Dio, quanto sei
bella amore…” sussurra incatenando i suoi occhi neri ai miei.
“ Matt…ti
prego…non…andare via…” balbetto, scossa dai singhiozzi. Maledico le lacrime che
mi annebbiano la vista, privandomi del suo viso.
La sua mano sporca di
sangue, stretta nella mia, si fa sempre più fredda. Il battito del suo cuore,
sotto le mie dita diventa un'eco lontano.
“ te l’ho promesso…io
tornerò sempre da te…” bisbiglia.
“ non dovrai tornare,
perché tu non te ne andrai. Mi hai sentito? Mi hai sentito? Se te ne andrai,
arriverò fino all’inferno per venirti a prendere e riportarti indietro, hai
capito?!”. I miei toni si fanno più alti, preda della disperazione e della
paura, mentre inizio a sentire il suono delle sirene dell’autoambulanza alle
mie spalle che corrono verso la nostra direzione.
“ ti amo…” dice
guardandomi negli occhi prima che i paramedici mi allontanino da lui.
“ per sempre…”
completo la sua frase, la nostra frase, mimandola con le labbra… so che mi ha
visto. Che mi ha sentita. Non andrà via, l’ha promesso…
Il respiro si fa più affannato. Era tanto tempo che non
rivivevo più quei momenti. Li avevo censurati e chiusi nel mio vaso di pandora.
Evitavo di tirare fuori dai miei ricordi ogni volta che mi
avesse mai detto “ti amo”.
Ricordavo tutti i suoi “ ti amo”, come ricordavo tutti i
miei “per sempre”. La prima volta quando abbiamo fatto l’amore a casa sua, e
l’ultima…sull’asfalto granuloso e sconnesso davanti a quel distributore
automatico, all’incrocio tra la nona avenue e la quarantaquattresima strada.
Custodivo gelosamente quei ricordi, anche se li rivivevo il
meno possibile: erano la prova che lui era esistito veramente. Erano la prova
che io non amassi solo il fantasma che era diventato.
Ero gelosa di questo amore. Ero possessiva al limite del
ragionevole di questi ricordi.
Avevo alzato tante, tantissime solide barriere per
proteggerli. Per evitare di incappare in situazioni che assomigliassero a
quelle che avevo già vissuto con lui.
Evitavo qualsiasi situazione già vissuta, temendo i deja vue
come se fossero una bomba al napal scagliata dritta dritta su di me.
Non metto tacchi, perché lui adorava vedermici camminare
sopra. Non metto vestiti, perché mi
riempiva di complimenti fino a farmi arrivare all’autocombustione, quando li
indossavo.
Non mi svesto perché l’ultima volta che l’ho fatto è stato
davanti a lui.
E poi…non voglio che capitino altri incidenti per colpa mia.
Ho già fatto abbastanza danno con la mia nudità. L’ho perso per delle stupide
foto.
E ora arriva lui, che lo sente, come lo sento io…che si
mette a smantellare pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone, tutto quello che ho
faticosamente costruito per proteggere quel poco che mi resta.
Mi porta al mare, mi rimette tra la gente, mi chiede di far
pace con chi ha già tentato in precedenza di fare lo stesso lavoro che cerca di
fare lui ora. Se ne arriva, con il suo sorriso, la sua ironia, la sua
dolcezza…la sua comprensione… facendomi vacillare e arrivare a dubitare delle
mie stesse parole, delle promesse che ho fatto e dei limiti che mi sono
imposta.
Porta nel mio stomaco nuove farfalle, con ali più grandi
ancora per spazzare via le precedenti che si attaccano con tutte le forze che
hanno.
Il mio corpo inizia a tradirmi, rispondendo al suo tocco,
anche casuale, lasciandosi andare alla protezione e alla sicurezza che mi
offre.
Vede qualcosa. I deja vue per lui sono immediati. Alla mia
pelle è mancato così tanto il tocco vero, caldo, solido e rassicurante di un
essere umano da aver ceduto.
Sono così simili e così diversi… e io non so cosa fare.
Sono divisa a metà. Tutti, tutti vogliono che io mi lasci
andare…persino Matt lo vuole. Ma come posso farlo? Con che coraggio posso
tradire le mie parole? Con che coraggio posso lasciarlo andare? Perché tutti mi
dicono di lasciarlo andare? Cosa c’è di male a tenerlo con me? perché dicono
che sbaglio a volerlo ricordare, a respingere il mondo perché il mondo vuole
che io lo lasci libero? Cosa gliene frega al mondo di come vivo e delle
certezze o ricordi a cui voglio vivere aggrappata?
Sono inevitabilmente, e forse irrimediabilmente, spaccata a
metà.
Voglio restare come sono, vivere nei ricordi, nelle foto e
lavare di tanto in tanto i suoi vestiti e riporli nell’armadio, come dice
Robert…. e dormire dalla sua parte del letto, immaginando che lui sia ancora
sdraiato li dove appoggio la testa.
E, allo stesso tempo, voglio sorridere…mi piace il calore
che torna a invadermi quando lui sorride, facendomi sorridere di riflesso. Mi
piace il batticuore che arriva a scuotermi quando mi mette un ciuffo di capelli
dietro l’orecchio. Mi piace lo stupore che mi coglie quando la mattina lo vedo
dormire tutto storto sul divano, con le lenzuola ingarbugliate attorno alle
gambe.
Mi piace anche il suo modo di portarmi nel mondo,
proteggendomi dal mondo. Mi stringe la mano e mi fa coraggio.
Il fatto che Matt desideri tutto questo, mi toglie parte
della paura che mi coglie ogni volta che afferro la sua mano. La stretta della
sua presa, fa tutto il resto.
Quanto è giusto quello che provo? Quanto è sbagliato quello
che voglio?
Mi spaventa questa situazione. Tanto. A morte.
È capitato tutto così in fretta che non so cosa fare. Non ho
avuto il tempo di elaborare alcuna difesa per occasioni del genere. Non avevo
nemmeno mai messo in conto di doverle vivere, effettivamente.
Ma ora ci sono dentro e…non so cosa fare.
Non posso nemmeno pensare di diventare fredda con lui, come
ho fatto con Beckie. Il mio cuore perde un battito già solo all’idea. Non ci
riuscirei nemmeno se volessi.
E allora cosa? tenere duro per quel che resta del tempo e
poi non cercarlo più? Cercare di contenere gesti e parole che escono fuori da
soli, completamente fuori dalla mia sfera di controllo? Vivere il momento e non
pensarci? No, questa è da escludere.
Me l’hanno sempre detto e la vita stessa lo conferma di
continuo: non si può stare con un piede in due scarpe. O una cosa o l’altra.
Due uomini, due sentimenti diametralmente opposti si
scontrano dentro di me. Matt e Rob. La voglia di restare e la voglia di scappare.
La voglia di…morire… e quella di vivere. La voglia di ricordare e quella di
ricominciare. L’amore e…e…l’attrazione? Solo questo? Non è solo questo…so che
non è solo questo, ma non può esserci amore
anche dalla parte di Robert.
Non esiste una via di mezzo tra queste scelte. O si sta da
un lato o dall’altro. E io ora mi trovo a camminare in equilibrio sulla passerella
stretta che fa da confine. Prima o poi cadrò, da una parte o dall’altra. Devo
solo scegliere da che sponda lasciarmi cadere.
Mi alzo da terra, e inizio a riordinare il negozio per la
chiusura. Almeno questa è una cosa che posso sistemare.
In cinque minuti sono già fuori a chiudere la saracinesca,
che riaprirà venerdì.
Con passo lento e strascicato, inizio ad incamminarmi verso
casa, non più così desiderosa di arrivarci, per la verità.
Camminerò sul filo, fino a quando potrò. Non posso scegliere
da che parte lanciarmi, non ancora. E comunque non devo scegliere. Loro non
sono in competizione, è solo la mia stupida testa malata che ha qualche senso
di colpa di troppo.
Vocina numero 1 della
mia coscienza:
Fai bene a sentirti in
colpa! Fossi in te mi sotterrerei e se hai anche il cattivo gusto di
seppellirti accanto a Matt, almeno vedi di non guardarlo in faccia se vuoi
evitarti una figuraccia!
Vocina numero 2 della
mia seconda coscienza:
Forse sentirsi in
colpa è un po’ troppo esagerato. Fai solo dei pensieri su Robert. Poco casti,
certo, ma comunque solo pensieri. E poi lui è così cariiiiino e sa far le
coccole così bene…
Vocina 1 che risponde
alla 2:
Carino un paio di
palle!! È uno strafigo assurdo! Ed è per questo che si deve sentire in colpa! Matt
è altrettanto bello e coccoloso, ed è già suo! A parte il fatto che gli ha
giurato amore eterno, parlando in termini pratici, lasciandosi andare al
fascino vampiro, quest’ingrata priverebbe un’altra ragazza, magari triste,
infelice, sola e con il cuore libero dell’amore del baldo giovine di cui stiamo
amabilmente conversando!
Vocina 2 che risponde
alla 1
Piantala stupido disco
registrato! Una cosa è chiara! Ti piacciono entrambi. Ami Matt e senti le
farfalle per Robert. C’è solo una cosa da fare: scegli!
Vocina 1
Si scegli!
Vocina 2
Scegli, Ale…
Ecco. Ora ho un buon motivo per andare a far visita a uno
specialista: sento le voci della mia coscienza. Di solito, non era una? Va
beh…se ne ho due vuol dire che è vero che cammino con un piede in due scarpe.
Ho una voce per scarpa.
Io non devo scegliere. Nessuno me lo ha chiesto e quindi
nessuno me lo impone (a parte le vocine cretine nella mia testa). Io non devo
scegliere. Robert mi ha forse detto “scegli Alessia, o me o lui”? No. E Matt?
No, Matt lasciamolo stare che mi ha detto di scegliere Robert…quindi non fa
testo.
Io non devo scegliere.
Ripetendomi questo mantra, arrivo fino a casa.
Io non devo scegliere.
Cerco le chiavi nella borsa e apro il portoncino verde.
Io non devo scegliere.
Cavolo, funziona! Quasi ne sono convinta!
Io non devo scegliere.
Non devo scegliere. Non devo scegliere…arrivo al terzo piano e svolto per
salire la settima rampa di scale. Io non…
Il portoncino color crema di Beckie mi blocca. Ma perché
poi? Lei non fa parte del mio io non devo
scegliere, quindi salgo. Prendo a salire con più decisione le scale fino ad
arrivare al quarto piano.
Forse Rob ha ragione riguardo a Beckie.
Sono io che voglio tenere Matt dentro la mia vita, anche se
le persone normali in genere vanno avanti, in qualche modo. È quello che tutti
si aspettano da loro, ma io… a quanto pare, sono l’eccezione alla regola. Forse
scendo va…
Arrivo di nuovo davanti al suo portoncino color crema.
Si, però le amiche non si comportano così. Cercano di
consolarti e di ascoltarti. Ti tirano su con la cioccolata calda, non con i
festini a base di gnocchi muscolosi. E soprattutto non intentano la nuova
professione dell’agenzia di traslochi quando non le è richiesto. No, non sono
io che ho sbagliato, quindi tocca a lei venirmi a chiedere scusa.
Riprendo a salire le scale.
Si però, lei ti ha già chiesto scusa, e tu non le hai
nemmeno aperto la porta. Per evitare di sentirla scusarsi di nuovo, le passi la
busta con i soldi dell’affitto sotto la porta, meno incline ad accettare le
scuse di così…
Ri-scendo e mi ritrovo di nuovo davanti al portoncino.
Sollevo la mano per bussare, ma mi blocco.
Che le dico? Che posso dirle? Ciao Beckie… senti…Robert mi
ha detto che forse è il caso che faccia pace con te. Però, se non vuoi, non
importa.
E che sono una bambina dell’asilo? Quasi quasi vado di sopra
e chiedo a Robert di portarmi lui mano nella mano da Beckie per parlarne. Così
almeno oltre che con le parole, do anche l’immagine di una bambina di cinque
anni.
No, seriamente. Che posso dirle? Posso gridarle di
nuovo addosso e sfogarmi una volta per
tutte, per poi ricominciare daccapo? Oppure, dovrei dire semplicemente ‘scusa,
ho esagerato’?
Non sono mai stata molto brava con le parole, più che mai
con le scuse.
Sono un’inguaribile sarcastica, cinica e orgogliosa.
Preferisco negare fino alla morte pur di non ammettere il torto. Ma in questo
caso, il mio cinismo e la mia testardaggine non centrano. Non ho torto davvero.
So di avere una buona dose di ragione, molto più di quanto ne abbia lei.
Non so se sento la sua mancanza o no. A parte la confusione
nella mia testa per la storia della passerella stretta, non sento niente.
Nemmeno prima sentivo niente.
Da quando Robert è entrato nella mia vita, è come se mi
trovassi…nella sala di rianimazione di un ospedale. Si, proprio li. Sono stata
in coma per molto, molto tempo, e ora la mia testa inizia di nuovo a
funzionare. Anche se non apro gli occhi inizio a percepire il tutto attorno a
me.
Voglio che Beckie torni a far parte di quel tutto? Oddio,
no…detta così sembra una domanda che può farti il Dalailama! Va beh… il senso
è quello.
- hai intenzione di stare li con il pugno alzato verso la
mia porta ancora per molto?-
Macchebello quando l’oggetto delle tue tribolazioni decide
di venirti in soccorso! Beckie, in carne ed ossa, è ferma sull’ultimo gradino
del pianerottolo, appoggiata di schiena al mancorrente con le braccia
incrociate al petto.
Alza un sopracciglio scettico quando mi giro a guardarla, e
lo accentua quando decido di far uscire un po’ di fiato dalla bocca.
- veramente pensavo di stare qui ancora una decina di minuti
prima di decidermi- rispondo, ritrovando la mia vena acida.
- oh beh…fa con comodo. Solo…potresti lasciarmi lo spazio
per aprire la porta? Poi potrai startene li a meditare anche fino al tramonto-
dice sarcastica avvicinandosi con le chiavi in mano.
Apre la porta di casa con tre giri di chiave ed entra,
lasciando la porta aperta.
- ti ho tolto il pensiero del bussare o non bussare. Ora ti resta tutto il tempo per riflettere
sull’ entro/non entro- continua
infilando la prima porta sulla destra, quella della cucina.
Poi dicono che sono io quella che fa scena! Ma guardate lei!
Mi piglia pure in giro!! È così difficile da capire che davanti alla sua porta
stavo combattendo l’ennesima battaglia interiore della giornata?
Almeno lei è, assieme alla chiusura del negozio, una
faccenda che posso risolvere.
Anzi…credo di aver appena deciso di risolvere tutte le
questioni in bilico che ho fuori dalla questione del “scegli il lato giusto”. Almeno
questo mi avrebbe fatto guadagnare tempo, avrei fatto contenti tutti e per me
sarebbe stato un compromesso più che accettabile.
Quindi entro…
Si…datemi cinque minuti.
Mi guardo i piedi, fermi, immobili, uno accanto all’altro
sul tappetino dell’ingresso bordeaux. A pochi centimetri dalla fine delle mie
infradito inizia il pavimento del suo ingresso in marmo lucido bianco. Un passo
avanti e sono dentro. Un passo indietro e sono fuori.
Un’altra scelta. Solo che questa non la posso rimandare. Se
non mi avesse beccato alla sua porta magari avrei potuto prendere tempo,
entrare in casa, chiudermi nella mia doccia e riflettere con calma, forse
prepararmi un discorso…e poi decidere quando scendere ad affrontarla.
Ma destino vuole che mi cuzzasse mentre rincasava, e ora non
posso tirarmi indietro, perché se girassi i tacchi la prenderebbe come una
chiusura definitiva (almeno, io la prenderei così).
Quindi: affronto o perdo?
Perdo o affronto?
Entro? Non entro?
E se entro, che le dico?
E se me ne vado che dirà lei? E che diranno Robert e Matt
quando lo sapranno?
Potrei anche girarmi e salire su a casa, in fondo non dicono
che il mondo finirà nel 2012? Mi basta aspettare tre anni e la cosa si
risolverà comunque da sola.
Però c’è anche il detto “vivi
come se dovessi morire domani, pensa come se dovessi vivere per sempre”.
Quindi, per logica saggezza filosofica, dovrei entrare.
Beh… io sono la santa patrona del carpe diem, tanto che forse dovevo farmi tatuare quello al posto
della mia marque…quindi non dovrebbe essere un problema per me entrare.
Inizio a pensare che il bordeaux del tappetino si abbini
perfettamente con il colore delle mie scarpe. Sarebbe un tale scempio separare
due colori così perfetti no? e poi…le mie infradito sono bianche…bianco su
bianco (del suo pavimento) non stanno bene insieme…da che mondo e mondo, è
sempre stato così…quindi resto sul tappetino!
Ma guarda te il mio cervellino bacato dove si va ad
appigliare pur di non entrare!
- ti scei piazzata in meggio alla corrente perché hai
caldo?- borbotta Beckie con in bocca un cucchiaino, appoggiata allo stipite
della porta della cucina, reggendo un piattino in mano con… no, non ci credo!
Una fetta di torta mimosa sopra???
- no, studio l’aerodinamicità dei miei jeans- le rispondo
piccata, non muovendomi dal tappetino.
- sce scei venuta per parlare…e non ti va d’entrare…puoi
anche resctare li, sciai? La tua vosce mi arriva lo stescio-
- non ho nulla da dire- ribatto in fretta. Parlare…uno parla
se sa cosa dire! Almeno, per me è così…che poi al mondo ci sia un sacco di
gente che parla solo per cambiare aria alla bocca…beh…esistono anche queste
disgrazie.
- e allora perché sei qui?- mi chiede ancora, prima di
cacciarsi un’altra cucchiaiata di torta in bocca.
- emmm…-
- dai entra, che ho fatto la mimosa- sbuffa, entrando in
cucina.
Torno a guardare i miei piedi. Un passo. Uno solo. Forza,
Ale. Hai detto che avresti risolto le faccende che non rientravano
nell’argomento Rob-Matt, e ora che fai? Stai li ferma sulla porta?
Di che hai paura? È solo un ingresso, non la porta delle
forche caudine!
- ci vuoi tè freddo o sprite, assieme? La Cola se l’è finita
Luke ieri sera!- mi grida dalla cucina.
Prendo un respiro profondo. Com’è che diceva Stephenie Meyer
in New Moon? A si… taglio netto. Un colpo solo, secco… fa meno male e si
rimargina più in fretta. Posso applicare lo stesso principio anche in questa
occasione, no?
Conto fino a tre. Uno….du… sono dentro. Ce l’ho fatta! Sono
dentro!
- tè o sprite? Non è una domanda difficile…- mi dice
affacciandosi dalla porta con due bottiglie in mano.
Tiro un sospiro stanco e prendo a camminare verso la sua
cucina.
- tè, grazie.-
Dopo molto tempo entro nella cucina piccola e accogliente di
Beckie. I toni del verde acqua e del legno vivo, mi hanno sempre dato quel non
so che di caloroso, soprattutto d’inverno. Era bellissimo quando io, lei, Matt
e Luke, facevamo la serata scarabeo seduti attorno a quel tavolo, sparando le
peggio cavolate. Con un po’ di nostalgia, mi guardo attorno e vedo che nulla è
cambiato.
Sul tavolo fanno bella mostra di sé due piattini con una
gigantesca fetta di torta sopra. Che ci posso fare se sono una golosa
irrecuperabile?
Prendo posto sulla sedia e appoggio la borsa allo schienale.
Beckie, si siede vicino a me, incrociando una gamba sotto al
sedere e lasciando penzolare l’altra giù dalla sedia.
Non parliamo. Non chiede, non dico. Sto ancora cercando di
pensare a qualcosa di intelligente.
Mangiamo in silenzio, sorseggiando di tanto in tanto la
bibita dai nostri bicchieri, senza guardarci.
È chiaro che anche lei non sa come comportarsi con me. Ha
cercato di essere carina, gentile e spigliata per via di Robert l’altro giorno…
credo che in realtà mi avrebbe volentieri accecata con lo spazzolino del
mascara e soffiata via con il phon.
- Ale…- inizia. Che pavida che sono! Lascio che sia lei a
rompere il silenzio. Ragione o no, sono io che mi sono presentata alla sua
porta. La normalità impone che sia io a parlare per prima.
- …senti…non c’è bisogno di… parlare. Ci siamo già dette
tempo fa quello che volevamo dirci…io, ti ho detto che mi dispiace e tu mi hai
detto che ti ho fatto male. Ti ho ripetuto che mi dispiace…mi hai chiuso la
porta in faccia, ma…ora è praticamente come se l’avessi aperta e accettato le
scuse quindi…smettila di scervellarti sul cosa dire. Sento il rumore degli
ingranaggi del tuo cervello fin da qua- continua dolce e disarmante.
Se mi vuol far sentire una merda, ce l’ha fatta. Ora sono io
a sentirmi in colpa. La lista nera delle mie colpe si allunga inesorabilmente a
ogni parola che dico o penso e non c’è modo, a quanto pare, per rallentare la
sua folle corsa.
- non devi dirmi niente…io ho capito, Ale davvero. Quello
che voglio che tu sappia…è che l’ho fatto solo per aiutarti. Visto come stavi,
ho pensato che una terapia d’urto ti avrebbe magari scossa…ho messo in
preventivo che avresti potuto non gradire, ma ho rischiato lo stesso e… basta
parlarne. È passato-
Dopo minuti interminabili, trovo il coraggio di alzare lo
sguardo su di lei, per trovarla sorridente e solare come al solito. Si…forse mi
è mancata. Senza forse. Mi è mancata.
- allooooraaaaa- riprende appoggiando il mento sulle mani –
cosa mi sono persa?- trilla curiosa, dopo avermi strappato un sorriso.
- cosa dovresti esserti persa?- le chiedo finendo la mia
torta. Ho cancellato definitivamente il passato e sono decisa a comportarmi
come se nulla fosse successo con lei. Fa parte della mia terapia autoimposta.
- Ale, sei cieca? Hai un fustacchione in casa tua, che mi ha
preparato una tazza di caffè e che ti guarda con occhi adoranti. Se il fusto in
questione risponde al nome di Robert Pattinson, il vampiro più sexy, più dolce,
più misterioso, più…trombabile del momento, anzi no…il più trombabile dalla
notte dei tempi…direi che mi devi dire qualcosa-.
Ed eccoci qua. Lo sapevo che la sua vena curiosa sarebbe
esplosa prima o poi. Speravo poi, dato che ci terrei ad andare per gradi ma…
rispondo o non rispondo?
- vedi di rispondere! Ti ricordo che la qui presente ha
frequentato per un anno la facoltà di psicologia a Stanford e per di più con
ottimi voti. Il fatto che abbia deciso di redimere il mondo dall’ignoranza del
fondotinta, non vuol dire che non mi ricordi i rudimenti della materia.- dice petulante e colpita nell’orgoglio.
Sbuffo. Sa già tutto di quello che mi passa per la testa rispetto
a Matt, perché sono le stesse cose di cui parlavo ancora prima di Robert e
ancora prima che litigassimo. Nulla è cambiato in proposito.
- forza e coraggio. Non mi costringere a prendere penna e
taccuino!- continua severa.
Oggi è per caso il
“choose day”? devo scegliere di continuo?
Rob, non Rob. Entro, non entro. Parlo, non parlo. Ricordo,
dimentico…la mia linea è rimanere nel mezzo il più a lungo possibile.
Se c’è una cosa che mi è stata utile nell’andare da
una psicologa, è stato scoprire quanto parlare a voce alta dei problemi che ti
affliggono ti aiuti a vederli nella giusta prospettiva.
Visto che da sola non ne vengo a capo…facciamo divertire
Beckie…fa sempre parte dell’autoterapia.
- Robert è un amico di Matt. Abbiamo fatto un incidente in
macchina, si è offerto di portarmi da un carrozziere e ha scoperto che Matt è
morto. È in vacanza per due settimane, e non sapeva che fare… quindi l’ho
invitato a casa e ha accettato. Fine- snocciolo in fretta. Devo dirle che lui sente
Matt? No, no… già pensa che io sia una pazza…non complichiamo le cose. Facciamo
sembrare normale almeno lui.
- fine. Come sarebbe fine?
tu hai uno degli attori più strapagati e ricercati del momento che dorme sul
tuo divano e dici fine?-
- oh si… abbiamo anche avuto notti focose di passione.
Beck…sai…è un vero guru del sesso tantrico…ogni posizione, in qualunque posto a
qualunque ora. Instancabile- la prendo in giro mostrandomi seria.
- davvero?!- mi chiede giungendo le mani con gli occhi a
cuoricino.
- no! Beck, scherzavo! Ho detto fine, ed è fine… non c’è
niente! è un amico… e basta- ecco, brava Ale. Inizia a darti dei contorni. Si,
ma così non cammini sulla passerella: ti metti in posizione per lanciarti dalla
parte di Matt. Alla faccia dell’equilibrio e del non scegliere.
- un amiiiiico a cui fai gli occhi da cerbiatta, sorridi,
parli e …non ti neghi al contatto fisico che lui cerca. Si, si…è senz’altro un
amico- mi canzona con aria di chi la sa lunga.
- Beck, è inutile parlare con te. Vedi sempre significati
nascosti dappertutto- sbuffo portando le ginocchia al petto.
- primo anno a Stanford, tesoro. Primo anno a Stanford…- mi
ricorda. E come dimenticare la sua “qualifica” di psicologa della mutua?
- Stanford o non Stanford, Beckie…seriamente. È un
bravissimo ragazzo, molto attraente e dolcissimo…simpaticissimo e …-
- trombabilissimo su una sedia girevole da set fotografico-
continua per me. Ma che era sta fissa per gli sgabelli con la seduta rotante?
- forse…ma resta un amico. Tu non hai un amico con cui…. ma
che resta un amico?- le chiedo.
- hai detto con cui…
lasciando la frase in sospeso, quindi non ci faresti solo del sano sesso. E
questo mi da ragione sul fatto che non è solo un amico- replica con aria da
dottoressa saccente.
- rispondi alla mia domanda senza analizzarmi, tanto il test
delle figure non lo faccio!-
- tesoro, ti ricordo che l’amico trombabile che conosco, me
lo sono fatto, mi ci sono messa assieme e tra due settimane me lo sposo-
elenca. Fatemi indovinare un po’ il seguito perché proprio non lo
immagino…allora dirà: quindi vedi che ho
ragione? Te lo farai, ti ci metterai assieme e finirete con la fede al dito.
Scommettiamo?
- …quindi vedi che ho ragione? Te lo farai, ti ci metterai
assieme e finirete a scegliere il viaggio di nozze molto presto- continua.
Bingo!
Forse è il caso di non farla continuare, prima che inizi a
manifestare uno strano e del tutto assurdo interesse per il mio futuro abito da
sposa.
- allora…. Ti sposi…- introduco il nuovo argomento,
approfittando di un secondo di pausa.
- già. Tra due settimane e… in proposito avrei un favore da
chiederti- risponde giocherellando con il cucchiaino.
- le foto te le faccio io, non ti preoccupare- l’anticipo.
- non è solo questo… voglio che tu mi faccia da testimone-
spara fuori tutta un sorriso.
Cioè fatemi capire. E’ morta una delle damigelle in questo
momento e io non lo so? si è rotta il bacino e non entra nel vestito per via
del gesso? Cos’ho fatto per essere promossa a testimone da semplice fotografa?
- Beckie…non…-
- senti, sei la mia migliore amica. Non voglio che sia la
cugina zitella di Luke a farmi da testimone, soprattutto dato che non si lascia
fare la ceretta ai baffi. Dai Ale! Non puoi fare indossare a lei l’abito
spettacolare di Alberta Ferretti che ho scelto per la mia testimone!
Sembrerebbe una balena in una tuta di lattex! Ti preeeeeeeego!-
Ed ecco che mi sfodera gli occhi alla Bambi. Ma perché me li
fanno tutti? Non resisto agli occhioni corredati di labbro inferiore sporgente
e mani vicino alla bocca!
- uff… e va bene- sbotto. Spero almeno che il vestito sia
lungo fino ai piedi e non sia scollato! Alberta Ferretti o no, piuttosto mi
metto la tunica da parroco e dico io la messa!
- grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!!!!!!- grida
lanciandosi addosso a me manco l’avesse lanciata una catapulta.
Passiamo il resto del pomeriggio a parlare del matrimonio e
dei vari preparativi che ancora vanno sbrigati, tipo la scelta della torta e
delle bomboniere.
Mi accorgo che sono le sette e mezza, solo dopo che,
esasperata dalla scelta del colore dei segnaposti sui tavoli, guardo
l’orologio.
Robert si starà chiedendo che fine ho fatto. Spero per lui
che sia uscito oggi… che si sia andato a fare un giro…
Saluto Beckie e non capisco bene cosa mi grida mentre mi
chiudo la porta alle spalle. Boh… mi avrà fatto la domanda “ rosa o avorio, per
i tovaglioli?”. Se non rispondo può sopravvivere.
Dopo aver salito le scale a due a due, faccio il mio
ingresso trionfale a casa.
- scusa, scusa, scusa, scusa…mi sono fermata giù da
Beckie….abbiamo parlato e il tempo mi è volato- dico in fretta pensando subito
a lanciare le scarpe sul pavimento e a posare la borsa. Alzo lo sguardo e vedo Matt
con la scopa in mano, che spazza diligentemente il pavimento, e Robert con una
bandana blu e bianca legata sulla fronte con il ferro da stiro in mano tutto
sorridente.
- scusate…devo aver sbagliato appartamento…- dico incredula.
- ti stiamo solo dando una mano- mi risponde Robert tutto
sorridente. – Matt, non hai spazzato vicino alla tv!- lo rimprovera petulante.
- e tu hai lasciato una piega sul vestito! Usa il vapore
Robert! Hai due sorelle, non hai mai giocato con il loro ferro da stiro
giocattolo da bambino?- gli risponde Matt. Lui ha optato per la bandana bianca
a greca nera sulla fronte.
- solo perchè mi vestivano da femmina, non vuol dire che
giocassi con le bambole!-
Ok…qui inizio a non capire se veramente sono finita
nell’appartamento giusto.
- mi spiegate? Le pulizie erano in programma per dopo cena,
non adesso-
Si guardano e si scambiano un sorriso complice.
- emmm…. No, Ale…non c’è tempo stasera- dice Matt,
appoggiandosi alla scopa come se fosse l’asta di un microfono.
- come sarebbe non c’è tempo?- chiedo con sospetto. Sti due
quando si alleano sono ancora peggio di quando battibeccano.
Robert mi regala uno dei suoi sorrisi mozzafiato e tira su
dall’asse da stiro un vestitino di seta, monospalla, taglio a tunica grigio
fumo. Lo alza con attenzione fino al mento e con l’aria più innocente di sto
mondo dice - Stasera usciamo-
O. Mio. Dio.
ed eccovi un paio di link :)
traduzione canzone dei lifehouse leggetela perchè anche questa è molto attinente come parole alla storia.
casa di Alessia
abbigliamento Robert e Matt
abbigliamento Ale e Beckie ps: quello sullo sfondo è più o meno come immagino l'ingresso del loro palazzo,
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Capitolo 15 *** capitolo 15 ***
capitolo 15
che bello! siete tornati tutti!!!! devo far fare le pulizie a Rob e a Matt più spesso se questo è il risultato!
allora... inizio con il darvi una
notizia: ho da pochi giorni inaugurato il mio blog per novità,
teaser, e domande circa questa ff e il sito è questo.
pooooiiii... ancora 5 persone ai
preferiti e raggiungeremo il record dei 50! vediamo quanto ci metto a
raggiungerlo... si accettano scommesse :)
Oggi sono particolarmente allegra per due motivi fondamentali:
il primo è che la mia
sorellina più piccola Deb si è forse definitivamente
convinta a pubblicare i suoi racconti, e io sono davvero felice
perchè spero tanto che la scrittura e i vostri commenti possano
portare a lei la stessa felicità che portano a me.
secondo... siamo finalmente giunti
a un capitolo che io non vedevo l'ora di scrivere! Ammetto che non
l'avevo proprio immaginato così, ma quando parla Rob, io penso
una cosa e lui ne scrive un'altra. E va beh... ormai ci ho fatto
l'abitudine. La prima versione del capitolo, come l'avevo immaginata,
dovrei postarla a breve sul blog, quindi se siete interessati a dare
un'occhiata...
Ahhhhh.... dopo questo capitolo
voglio proprio vedere chi di voi inizia a farsi un'idea concreta sulla
morte di Matt. Chissà se indovinerete mai??
recensioni:
sophie: anche stavolta hai vinto la
corsa alla prima recensione! mannaggia a me, so che forse odierai
questo capitolo per il semplice fatto che mi sono praticamente isolata
per scriverlo e spero che leggendo cosa mi è venuto fuori
penserai che ne è valsa la pena e mi perdonerai. La cugina
pelosa di Luke... è frutto della mia immaginazione...non ho
preso spunto da un personaggio in particolare, ma se un giorno ti va di
venire a farti un giro nei corridoi della facoltà di lettere di
torino...bah... potrai eleggerne una tu stessa!
Emilyatwood: ehi :) ma non ti
preoccupare se non riesci a recensire sempre :) io lo dico solo
perchè mi fa piacere leggere i vostri pensieri e le vostre
impressioni.
grazie per i complimenti sui link.
tento di metterli sempre anche perchè voglio, per quanto mi
è possibile, farvi entrare davvero nella storia facendovi vedere
le cose esattamente con i miei occhi mentre scrivo.
cricri88: sei un mito! le tue
recensioni mi fanno sempre morire dalle risate! cmq... attenta alla
sedia rotante per il tromabilissimo di Rob! non ho resistito a metterlo
di nuovo! bah... magari il chap ti ha fatto un pò meno
impressione anche per il fatto che stavolta ho avvertito della parte
stratriste all'inizio.
purtroppo, come all'inizio, ci
saranno parecchi momenti un pò tristi almeno per i prossimi...
boh... devo vedere ancora di preciso per quanti ... ma sicuramente
nell'imminente almeno 3 saranno un pochino mesti... necessari anche se
mi preferisco nei momenti in cui posso scrivere con sarcasmo.
sorellina mia deb: ce li avessi tu
questi due uomini di casa... cosa??? sorellina mia, ma che dici?? io ti
devo proteggere dalle tentazioni. devi condurre una vita calma, pacata
e posata. Se... proprio tu che mi hai ispirato il trombabilissimo di
Rob sulla sedia! XD mamma mia mi sembrava quasi di vedere la tua faccia
quando scrivevo. Tra te e Angy siete una fonte inesauribile di
ispirazione, davvero!
dato che mi hai stressato per tutta
la mattina chiedendomi un pò di spoiler... ora leggi e dimmi che
altro spoiler potevo darti senza raccontarti la fine!
mikki: tranquilla! anche io
ultimamente sono molto presa con l'uni! i momenti per scrivere li devo
tirare via con le unghie e con i denti davvero. Oggi ad esempio
ho attaccato a scrivere sul quaderno degli appunti mentre il prof
spiegava, immaginati solo che gli racconterò all'esame!
winniepoohina: posso gongolare per
almeno mezz'ora? tra gli autori preferiti??? ma grazie cara! sono
davvero commossa sul serio!!!! sono contenta che storia sia andato
bene! io ora sto impazzendo con gli esami del 4 e... lasciamo perdere
che è meglio se no inizio a chiedermi 'chi me lo ha fatto fare?'
. certo che poi ti dico com'è il film anche se devo ancora
trovare l'anima pia che voglia venire con me a vederlo.
lazzari: grazie mille per i
complimenti! e si.... la prima parte è un pochino tagliavene
ma.... bah.... doveva esserci! ho compensato con la scemata del
tappetino. credo che questa possa entrare a pieno titolo nella top
twenty delle cazzate peggiori che ho sparato in vita mia! forse
è il caso che io inizi a preoccuparmi perchè ste cavolate
vengono fuori da sole!
camillalice: eeeee si! Rob ha
fatto davvero una delle cose più furbe non chiedendo nulla in
merito alla morte di Matt, anche se dopo questo capitolo... dire che
sarà confuso in proposito è un eufemismo! vediamo se
riuscite voi a capirci qualcosa con gli indizi che vi ho dato!
fierons: non dire mai che i tuoi
commenti sono troppo lunghi o senza senso!!!!! a me fanno sempre
piacere e mi fanno sorridere :) sentitevi libere di scrivere ogni volta
tutto quello che volete e se lo desideri, puoi anche dirmi quello che
vorresti tu dalla storia :)
quindi tu ti lanceresti dal lato di
matt? e ale dovrebbe scegliere quello di Rob... e beh... spero che
questo capitolo ti faccia capire un pò da che parte vorrebbe
buttarsi ale!
vero15star: io amo i lifehouse!
sono totalmente e incondizionatamente innamorata della loro musica,
così come quella degli switchfoot! mi hanno dato l'idea per un
sacco di lavori e per un sacco di capitoli. sono davvero una fonte
inesauribile di ispirazione!
lo so che Matt è il tuo
preferito ma purtroppo non esiste un modo per riportarlo dal regno dei
morti. oddio.... potrei anche inventarmelo dato che sono una patita di
fantasy.... ma vista la storia direi ahime che di soprannaturale ne ho
già messo abbastanza.
poisonbloodkaly: benvenuta!!!! sono
davvero contenta del fatto che la mia storia ti abbia conquistata, sul
serio. e spero tanto ti tenerti incollata allo schermo fino alla fine!
per quanto riguarda il tuo pensiero su Matt... anche io penso che se ne
dovrebbe andare per permettere davvero a Ale di rifarsi una vita. Lui
però sta aspettando solo una cosa per farlo e... forse.... dato
che è un angelo e ha una conoscenza più sottile e
più acuta di quella umana... credo che tu sappia cosa lo tenga
ancora fermo al suo posto :)
ladyherm: allora... io ti devo fare
i complimenti. Ti ricordi cosa ti ho detto nella scorsa risposta alla
tua recensione? quando mi hai chiesto di Kristen? ecco... mi hai fatto
cambiare idea sulla mia scaletta e pochi commenti ce l'hanno fatta. ho
trovato un piccolo posticino anche per lei almeno dieci capitoli prima
del previsto. spero solo di riuscire a cavarmela per il seguito, dato
che ho sconvolto un pò di cosette. grazie per l'ispirazione che
mi hai dato!
Mi sento un coglione. In quale film ho visto la scena in cui
lui solleva il vestito per lei (non con il ferro caldo davanti e l’asse da
stiro aperto. Questa deficienza è una mia esclusiva) per poi portarla fuori? Ah
si… un film di millenni fa che ho visto su Sky con Lizzy mentre eravamo
barricati in casa per via della neve. Mi pare si chiamasse “she’s all that”… un
film che un uomo sano di mente non guarderebbe mai, almeno se non vuole che gli
sorgano dubbi in merito alla sua virilità.
E ora l’ho appena informata del fatto che stasera voglio che
esca con me, con questo vestitino corto addosso che le ho comprato senza che
lei se ne accorgesse all’outlet…e lei mi guarda come se stesse considerando
seriamente l’idea di farmi rinchiudere.
Beh, ora che ci penso, il tipo del film, almeno, aveva un
non so che di sexy quando ha sfoderato la mossa del vestito…era vestito
elegante e con un sorriso beffardo e strasicuro stampato in faccia.
Per il sorriso…forse quello ce l’ho, per quanto riguarda
l’abbigliamento… sono un vero ciabattaro casalingo. Con il ferro e l’asse da
stiro davanti. Sono indeciso: faccio più ridere o più pena? più pena o più
ridere? Forse è il caso che dia conferma ad Alessia dei suoi pensieri e mi
faccia rinchiudere.
Il sorriso quasi sicuro
e quasi beffardo che mi sta
paralizzando la mascella inizia a ritirarsi man mano che la osservo.
Il suo sguardo fa su e giù, dal vestito a me, da me al
vestito. Poi va da Matt per tornare di nuovo a me.
Forse avrei dovuto farle la domanda. “Ale, vuoi uscire con
me stasera?”. Oppure, più gentile e
casuale “ti andrebbe di uscire con me stasera?”…più casuale ancora… “stasera
non c’è niente in tv, che ne dici di uscire?”
Ma io me ne vengo fuori con il mio brillante “stasera
usciamo”, senza lasciarle via di scampo. In effetti, in qualunque modo glielo
avessi chiesto, non avrebbe avuto scampo lo stesso perché Kellan e Jackson mi spezzeranno
il collo, e Ashley mi disosserà con calma poco dopo, se stasera lei decidesse
di tirarmi pacco.
“film o non film,
siamo Cullen. Siamo fratelli (fantastico, non me ne bastavano già due di
sorelle) e dobbiamo fare cose da fratelli!” dice Jackson, sventolando sotto il
mio naso il polsino che ormai non ci toglievamo più con lo stemma dei Cullen.
Persino Ashley continuava
a portare il suo nastrino di velluto lilla con lo scudo araldico di famiglia.
Sarebbe il colmo se scoprissimo che Nikki porta il suo medaglione appeso al
collo dato che lei non si considera una Cullen. Resta una Hale, lei…non si
mischia con i comuni immortali, beve sangue di altro genere e solo ed
esclusivamente in flute di cristallo, la miss. Tutta pace, amore, sorrisi e
amicizia ma con distacco, roba da “ehi tu, fuori dal mio tempio”
“Jack, i fratelli si
prendono per i capelli, litigano praticamente sempre, ed escono fuori a cena
insieme solo se costretti dai propri genitori” sottolineo, continuando a tenere
d’occhio Alessia mentre sorseggio la mia birra ghiacciata dalla bottiglia. Ride
e scherza con Ash tranquillamente e ogni tanto prende un sorso della sua coca
cola.
“ Chiamerò Elizabeth e Peter,allora…così verrai
obbligato da loro. Sveglia Rob! La regola è per i fratelli normali. Noi
adottivi, vampiri, strafighi e col portafoglio gonfio facciamo categoria a
parte. Domani sera si va a cena fuori tutti insieme come una allegra famigliola
felice e tu, Edward Anthony Masen Cullen, porterai Bella Swan con te” gli fa
eco Kellan, mentre Jack annuisce serio al suo fianco.
Quasi mi strozzo con
la birra. Non ci credo che l’ha detto. Cioè, loro non sanno niente di Kristen…e
ora mi vedono con Alessia… a quale delle due si stanno riferendo?
Li guardo smarrito,
staccando per la prima volta gli occhi da Ale. “Bella…chi?” chiedo cauto.
“oh…emm…la Bella…con
le gambe chilometriche che Kristen si sogna la notte e la tua camicia addosso?”
azzarda Jackson, prima di sorseggiare la sua birra, ma indicando Alessia con
una mossa laterale della testa.
“non c’è niente di
male in una scappatella di tanto in tanto, Rob. Tua moglie capirà” minimizza
Kellan incrociando le braccia al petto e accentuando notevolmente tutto il suo
apparato muscolare da campione di wrestling mancato.
Per evitare di
strozzarmi di nuovo con il liquido che ho in bocca, rumorosamente mando giù il
sorso con attenzione e li aggiorno sulla mia relazione quasi sentimentale con
Kristen.
“Kell, non c’è niente
da capire. Io e Kris…l’ho lasciata, meno di una settimana fa”.
Che faccio rido?
Perché rido mentre lo dico? È come se avessi annunciato che ho mollato l’ultima
scappatella della settimana, non la mia ragazza da quasi…beh, sarebbero stati
quattro mesi.
Jack non si strozza
con la birra. La sputa direttamente fuori e dritta in faccia a Kellan.
“fammi capire, tu hai
mollato Kris.piccola.sexy.quasi.vampira.Stewart? Dimmi che l’hai fatto per
miss.gambe.chilometriche.e.bel.culetto.Alessia, altrimenti ti taglio le palle
Rob, quanto è vero Jack Nicholson che lo faccio!” sbotta Kellan ripulendosi con
un tovagliolino della birra sputazzata di Jack. Ah pure! Non solo cornuto ma
pure eunuco?
“ci tengo alla mia
mascolinità quindi, ti prego… piuttosto sfigurami. Alessia non c’entra. E lo
ripeto. Siamo amici.” Chiarisco. Ma perché si ostinano a dire che ci sia
qualcosa di più tra noi? A si, forse perché sarà il quarto secchio di bava che
svuoto da quando si è messa il costume da bagno.
Miss.gambe,chilometriche.e.bel.cu…
che ha detto Kell? Ha guardato il sedere di Ale? Non ha visto il passo
carraio che ci ho appeso mentalmente dietro io? Mi trattengo dal picchiarlo
solo perché è un quasi fratello (e perché è più grosso di me in maniera
spropositata).
“ va beh, va beh, va
beh…la fortuna di aver incontrato questa Venere ti ha salvato dall’evirazione.
Per farti perdonare del fatto di non avercelo detto, la porterai a cena fuori
con noi. Chiaro?” continua con tono serafico.
“potrebbe esserci
qualche problema…” cerco di dire. Sicuramente Alessia non sarebbe venuta e se
ce l’avessi portata di peso mi avrebbe trafitto a sangue con le unghie pur di
farmene pentire. Non posso forzare la sua bolla perfetta tutta in una volta.
Devo andare per gradi o finisce che combino un casino.
“sciocchezzuole…quisquilie
che dovrai risolvere in qualche modo” sminuisce Kellan.
“tradotto: cazzi tuoi,
l’importante è che venite” traduce Jack.
“uff…vedrò che posso
fare. Ma basta che siamo solo noi cinque”. Non avranno intenzione di chiamare tutto
il cast con sta storia dell’allegra famiglia felice?! Già sarà un’impresa
convincere Ale a farmi il favore per far felici sti due cretini, se la
presentassi a un’intera folla…farei bene a iniziare a pensare al mio
testamento.
“tranquillo Rob. Ieri
abbiamo visto Kris, e dato che avevamo già in mente questa cena tutti
assieme…l’abbiamo invitata, ma ha risposto che non può venire…ergo:
approfittane e portaci Alessia. Dobbiamo conoscere la nostra futura cognata.”
Cerca di convincermi Jackson, accompagnando le parole con due pacche sulla
spalla.
“un’ultima volta
ragazzi: noi. non. stiamo. insieme. Chiaro?”
“certo, certo, certo,
certo, certo…”. Ma pure lui ora? Cioè non basta Kellan?
Si. Mi avrebbero certamente fatto passare dei brutti quarti
d’ora se lei non fosse venuta.
Ci tengo a sottolineare che io glielo volevo dire ieri sera
appena siamo tornati a casa di questa rimpatriata pre-sequel Twilight, ma Matt
mi ha espressamente vietato di farlo, ricorrendo alla pratica subdola del vieni per forza, tanto non hai scelta.
Lei inizia a diventare molto pallida, seriamente pallida.
Più pallida di me con il cerone da vampiro sulla faccia.
- Rob…forse è meglio che la reggi- mi sussurra Matt ancora
appoggiato alla scopa.
- Non ce n’è bisogno Matt…sto…sto bene…credo- dice con gli
occhi ancora incollati al vestito che ho in mano. E il bello è che non ha
ancora visto le scarpe.
- Ale…- la chiamo, sperando in un si…in un no…in un vacci te…in una risposta qualsiasi.
- si?- risponde pronta alzando lo sguardo su di me e lasciandolo
li, come se riemergesse da uno stato di trance.
Facciamo marcia indietro e ricominciamo da capo, che forse è
meglio. Ah e…se Matt mi da un altro consiglio del genere…ricordatemi di
spennarlo.
- usciresti con me…stasera...? non da soli io e te…non…ci
saranno anche gli altri…ma se vuoi…non- Ma che faccio, balbetto? E si, ormai è
diventato uno dei sintomi evidenti che manifesto quando guardo troppo a lungo i
suoi occhi verdi, con pagliuzze blu cobalto. Il fatto che ora probabilmente mi
manderà a ‘fanculo (arriverà la volta buona, lo so! è una certezza matematica!)
non fa che aumentare la mia balbuzie.
- con quello…?- chiede con il fiato mozzo, indicando con
l’indice il vestito che ancora tengo sollevato.
- oh…questo…questo è un…ma non importa…anche se vieni in
pigiama per me va bene lo stesso- mi affretto a dire, abbassando il vestito e
lasciandolo sull’asse. Meglio il passo dell’uscita tutti insieme. Quello del
vestito e del tacco può aspettare. Penso di essere arrossito fino alla punta
delle orecchie, perché Alessia si è aperta in un sorriso.
- quello è il vestito dell’outlet…lo…stavo guardando-
- si, si… emmm è questo. Miiii…sembrava ti piacesse e
quindi…- Dai Rob! Balbetta ancora! se arrivi un po’ più lento useranno te al
posto della tartaruga nel paradosso di Zenone!
- mi hai comprato un vestito…- sussurra avvicinandosi
sorridendo. Allunga la mano e si fa scivolare la seta della gonna tra le dita,
sorridendo a sé stessa. I suoi occhi brillano e studiano attenti le pieghe
della stoffa, il drappeggio della vita, le rifiniture…
Con la coda dell’occhio vedo Matt sorridere di riflesso e
farmi l’occhiolino. Lo ringrazio per l’incoraggiamento con un breve sorriso e i
miei occhi tornano a lei.
È inutile: quando siamo nella stessa stanza i miei occhi
devono guardarla. Non ce la fanno a guardare altrove, vogliono guardare lei.
Non rispondo più alla mia autorità, vanno per conto loro.
La osservano, la studiano…la adorano. Esattamente come in
questo momento adorano la linea dritta del suo naso, le sue palpebre chiare, le
labbra rosee, le fossette che le si creano agli angoli della bocca per via del
suo sorriso… sanno per certo che ha delle piccolissime lentiggini sul naso, un
neo chiaro vicino ad un altro di un tono più scuro sulla guancia sinistra, che
sulla sua fronte i capelli le fanno una rosa sulla destra…conoscono a memoria
il suo viso. E ne percepiscono qualsiasi mutamento…
- Rob io…non… non posso metterlo. Davvero, scusa…- ritrae la
mano come se si fosse scottata. I suoi occhi si sono spenti, diventando due
lastre di ghiaccio impenetrabili.
- Ale non importa…non ti preoccupare. Vieni come vuoi sul
serio, non c’è problema- mi affretto a rassicurarla.
- Il problema c’è eccome!- si intromette Matt,
improvvisamente infuriato. Lascia cadere di botto la scopa per terra, badando
bene a farla sbattere il più forte possibile.
- scusa?- dice Ale con un tono incredulo leggermente
incrinato dallo sfondo di una risata.
- la devi finire di colpevolizzarti così, mi hai sentito?-
le grida addosso Matt, raggiungendola in due falcate.
- sai che non è solo questo- gli risponde lei, seria e cupa.
- lo so che non è solo questo, ma so benissimo anche che ti
copri dietro questa scusa scema perché non la smetti di colpevolizzarti
inutilmente per quello che mi è successo. È stata colpa mia è chiaro? Io ho voluto prendere la moto quella
sera…-
- eravamo in ritardo e la macchina non partiva…-
- …io mi sono
allontanato da te per andarmi a prendere le sigarette. Io Ale, capito? Io! non tu
e il tuo vestito, io! sono stato io che non ho fatto attenzione quando
sono sceso per andare al distributore, ok? Non tu, io!-
- avrei potuto fermarti. Avrei potuto salire di sopra a
cambiarmi…-
Alessia è assente. È in un altro mondo mentre Matt le sfoga
la sua furia addosso. Immobile, non si muove, quasi non respira. Non sbatte
neanche le ciglia. E io… io sono pietrificato. Parlano della sua morte.
- avresti potuto, e l’hai fatto, ma io ti ho trascinata dicendoti che era tardi. Io, Ale, sempre e solo
io-
Ormai è arrivato a pochi centimetri dal suo viso. Ha la
mascella contratta, i pugni serrati. La sua rabbia vorrebbe esplodere con
ancora più irruenza, ma si trattiene. Lei resta ancora immobile. Guarda fissa
un punto imprecisato del tv che ha davanti…guarda oltre Matt.
Matt sembra notarlo. Si rilassa e la guarda, facendo di
nuovo posto alla tenerezza e all’amore che prova per lei. L’abbraccia, la
stringe e lei risponde. Torna sulla terra esplodendo in un pianto a dirotto,
lasciandosi andare completamente tra le braccia di Matt.
- Ale, tesoro… metterai il tuo vestito, stasera ok? Fallo
per me… ti ricordi come mi piaceva quando ti compravi un vestito nuovo?- le
sussurra sorridendo. – lo mettevi e venivi di corsa, ancora scalza, a farmelo
vedere…-
Sento una leggera risata attutita che esce da lei.
-… eri così bella… non vuoi essere bella stasera? Cioè, ti
rendi conto di chi ti sta invitando fuori a cena?-
Si allontana con il viso dal suo e si gira a guardarmi. Lei
lo imita e appoggia la tempia al suo mento. Le lacrime ancora le rigano le
guance, ma si sono fatte silenziose.
- non puoi andare in pigiama a cena fuori con una star di
Hollywood- mi canzona Matt sorridendomi e cullando Alessia nel suo abbraccio.
Tendo le labbra e sorrido anche io. A lui, a lei… anche se non riesco ancora a
capacitarmi di quello che sta succedendo.
- Matt…se…- inizia Alessia tornando a guardarlo.
- non gli succederà nulla, te lo prometto. È stato un
incidente, Ale. Un malaugurato caso isolato. Non esisti solo tu al mondo. La
maggior parte della gente non si ricorda nemmeno più di te e comunque sia…non
succederà. Robert ti porterà in un bel ristorante e tu…tu sarai splendida nel
tuo vestito e sui tuoi tacchi alti. Ti divertirai un sacco e avrai una serata
normale, te lo giuro. Non succederà di nuovo…a Robert non succederà niente, vero
Rob?-
- Si Ale, tranquilla…andrà tutto bene- mi affretto a confermare.
Cerco di sorriderle rassicurante, mettendo da parte la mia confusione, peraltro
del tutto inutile al momento. Non ha bisogno della mia confusione, ha bisogno
di un incoraggiamento. Avrò tempo poi di chiedermi di cosa Ale abbia paura che
mi succeda.
- ora non piangere più e… credo ci servano i rinforzi qui se
vuoi essere davvero splendida stasera, no?- le chiede Matt dolce asciugandole
le lacrime con i pollici, mentre lei sorride imbarazzata, cercando di tenere lo
sguardo basso. Annuisce e ridacchia, di nuovo serena. Sentirla di nuovo ridere
mi fa tirare un sospiro di sollievo, e sento finalmente il mio sangue
riprendere a scorrere copioso e caldo nelle vene. Non mi ero accorto di aver
trattenuto il fiato per la maggior parte del tempo.
- Robert Thomas Pattinson se non stai fermo giuro che ti
lego alla sedia- sbotta Beckie spintonandomi sulla spalla destra con il dito
indice puntato.
- Beckie, ti ho chiamata per Alessia, non per i miei
capelli!- ribatto alzandomi dallo sgabello dalla seduta rotante su cui mi aveva
piazzato.
- Con Ale ho già finito. Non posso mica permettere che tu te
ne vada in giro tutto spettinato!- continua lei venendomi a prendere e
riportandomi al mio posto. Folletto malefico devoto al gel! Me ne aveva
svuotato un vasetto intero in testa! Io è già tanto se mi faccio
impiastricciare i capelli quando devo lavorare, se me lo fanno fuori dal set
impazzisco. Che senso ha tirarmeli su con un chilo di gel se tanto tra tre
secondi interviene il mio tic nervoso a rovinarmi la testa? Già mi prudono le
mani perché sono almeno dieci minuti che non me ne passo una tra i capelli,
figuriamoci che razza di serata passerò se devo stare a pensare tutto il tempo
a frenare il mio istinto per non rovinarmi la capigliatura.
- Beckie, me li stai spettinando tu!- sottolineo guardandomi
allo specchietto che avevo preso dalla sua borsa da lavoro.
- il mio è un disordine artistico, studiato nei minimi
dettagli- mi risponde aggiustando ancora qualche ciuffo. – poi ho sempre
desiderato farlo. Non potevo farmi scappare l’occasione- termina dandomi un
leggero pizzicotto sulla punta del naso con un sorriso.
Uff, cosa non si deve sopportare per uscire con una ragazza.
- Aleeeeeeeeeee! Dai scendi!- grida tirando su la testa
verso il soppalco.
- Beckie!!! Mi hai messo troppo fard, troppo lucidalabbra e
troppo eyeliner! Io non scendo! Vieni su e struccami immediatamente!- le grida
Alessia in risposta.
Ok, ho capito. Se non davo retta a Matt, che in questo
momento è sdraiato sul divano e ride come un matto per le torture che la
nanerottola ci sta infliggendo, io e Ale ci saremmo mossi in due minuti e
saremmo stati anche più felici. Io con cinque chili di gel in meno e lei (non
l’ho ancora vista, quindi posso solo immaginare) di una bomboletta di lacca e
una trousse intera più leggera.
- muovi il culo e portalo di sotto! Subito!-
È chiaro che Beckie, quando la si tocca sul suo mestiere,
tende a perdere leggermente le staffe.
Toc, toc, toc…
Alessia ha ceduto alle intimazioni colorite della sua amica
e finalmente si sta muovendo. Sento il rumore dei tacchi sul palchetto.
Toc, toc, toc…
Oddio, sta per scendere. Mi odia per via del vestito che è
stata costretta a mettere? Magari aspetta solo di essere da soli per dirmene di
tutti i colori. Si toglierà le scarpe e le userà come arma impropria contro di
me. Già mi vedo pieno di lividi che hanno la forma del tuo tacco. Chissà se
Matt avrà almeno il buon gusto di spalmarmi poi le ferite di pomata?!
Certo… avevo escogitato io il piano di farla vestire e
portarla fuori, non lo nego. Ma è stato lui a inventarsi sta stronzata del ‘mettila di fronte al fatto compiuto’! Io
avrei preparato il terreno in tutt’altro modo!
Toc, toc, toc.
Non vorrei essere paranoico, ma è una coincidenza vero che
il mio cuore sembra battere in sincronia con il rumore dei suoi passi? È una
coincidenza pura…figuriamoci se dei passi possono dettare il tempo ad un cuore.
Toc, toc.
La sua figura alta e snella si staglia contro il bianco
della parete. Non ci sono parole per descrivere quanto sia bella. Forse dire
che è una vera dea rende in qualche modo l’impressione.
I capelli raccolti tutti ondulati in una coda bassa, sono
appoggiati con delicatezza su una spalla. I
veli del vestito ondeggiano al movimento delle sue gambe.
Non è troppo truccata, ha giusto quel filo di trucco che
valorizza i suoi occhi chiari e le labbra rosee. Benedetta Beckie, è stupenda.
Arriva al fondo delle scale, e tiene il capo chino. Avrei
una voglia pazza di tirarle su il mento e guardare ancora il suo viso. Non deve
nascondersi né vergognarsi. E’ talmente bella da costringerti a domandarti se
sia una creatura terrena e non una ninfa.
Dovrei dire qualcosa, forse dovrei dirle che è bellissima
oppure dovrei stare zitto, tanto in ogni caso non riuscirei comunque a parlare
dato che sto facendo una fatica bestiale a mantenere il mio cervello
funzionante.
Forse dovrei darle il braccio e accompagnarla alla porta, da
vero cavaliere. Oppure dovrei prenderla per mano…metterle un braccio intorno
alle spalle e…no…non so nemmeno se arriverò alla porta. Le mie scarpe sono
incollate al parquet quindi, accompagnarla alla porta mi risulterebbe
un’impresa piuttosto…complicata.
Alza lo sguardo su di me, in cerca di… approvazione? Mi sta
chiedendo di dirle qualcosa? O forse mi sta dicendo ‘non dire niente che io e te ora facciamo i conti’?….
Cazzo…sono nella cacca. In una montagna di cacca. Mi odia,
me lo sento.
Tira un sospiro e mi sorride. Ha sorriso…mi ha sorriso? Non
mi ha ringhiato contro vero? Ha sorriso…quindi…non mi ammazzerà a suon di
scarpate appena usciamo da quella porta…ha sorriso quindi forse dovrei…che
faccio sorrido?
Ma si va… sorridiamo.
Eh che cazzo, Rob!
Sorridi! Non sei a rischio ‘caduta bava dal mento’! Hai la gola più a secco di
una bottiglia vuota! Ecco…bravo così… cerca, se ti è possibile, di avere anche
una faccia meno idiota…ecco, grazie…perfetto!
Perché qualcosa mi dice che Matt abbia il potere di parlare
al posto della mia coscienza nella mia testa? A si… il fatto che sto scemo si è
piazzato dietro Alessia e mi prende per il culo con le sue facce trionfanti.
Lancio un’occhiataccia a lui e sorrido ad Alessia.
Mi piego un po’ in avanti a farle un mezzo inchino e le
porgo il braccio (l’ho visto in un film, e come disse Di Caprio in Titanic ‘non
vedevo l’ora di rifarlo’).
Il suo sorriso si allarga e appoggia la sua mano sinistra
sul mio braccio.
Posso tirare un sospiro di sollievo??
Mi sento più leggero, come se i chili di gel che mi ha
cacciato in testa Beckie fossero evaporati con quel sorriso.
- beeeeeeeeeeeene. Ho fatto un buon lavoro. Ora muovetevi a
uscire di casa, che è già tardi- dice Beckie saltellando verso la porta –
divertitevi!- conclude con un sorrisone novemila denti prima di sparire. Santa
donna, ha capito che il momento è già abbastanza imbarazzante così com’è senza
metterci anche le raccomandazioni prima di uscire di casa.
- Ragazzi, non vorrei dirvelo ma…non siete già in ritardo?-
ci dice Matt andandosi a sedere sul divano e accendendosi la tv.
Guardo l’orologio e… si… siamo in un fottutissimo ritardo.
Forse è il caso che io mi decida a comprarmi un cellulare nuovo, almeno per
avvertire.
- sei pronta?- chiedo ad Alessia.
- Si. Si, sono pronta- mi risponde regalandomi un largo
sorriso e stringendo la presa sul mio braccio.
Con un ultimo saluto a Matt, che aveva trovato una partita
di baseball sulla tv via cavo, usciamo fuori dalla porta e in pochi minuti
siamo già in strada alla ricerca disperata di un taxi.
La nostra destinazione è un ristorante giapponese vicino
alla spiaggia dove eravamo andati il giorno prima. Kellan si era messo in testa
di provare il sushi, proprio lui che avrebbe potuto benissimo fare il
testimonial per il Mc Donald tanti erano i Big Mac che si faceva sul set.
Doveva scegliere proprio stasera per scoprire il mondo del
pesce crudo? Ma un normale ristorante…una pizzeria… no. Diceva che era ora di
darsi un tono. Eh diamoci un tono…Prevedo già una grande, grandissima, enorme,
gigantesca, colossale, stratosferica figura di merda nel momento esatto in cui
avrò a che fare con le bacchette. Ma se serve a dare un tono a Kellan…
Alessia si stringe a me e non mi lascia mai la mano, nemmeno
in taxi. Scambiamo poche parole durante il tragitto, anche perché
sinceramente…non so cosa dire. Era la prima volta che li sentivo parlare della
morte di Matt e la cosa mi ha leggermente sconvolto.
Ci limitavamo a sorriderci di tanto in tanto e a far
pressione sulla presa delle nostre mani.
Un modo forse un po’ primitivo di comunicare ma…mi piaceva.
Che il silenzio ci fosse per l’imbarazzo, per la tristezza, il rimorso,
l’insicurezza, la confusione…ci andava bene riempirlo così.
Quando finalmente il tassista accosta, faccio attenzione ad
aiutare Ale a scendere dal taxi. Sui tacchi è alta quasi quanto me. La mia mano
trova immediatamente posto sulla sua vita sottile, nell’accompagnarla verso
l’ingresso del ristorante. Mi sorride e imbarazzata, abbassa lo sguardo.
- sei ancora in tempo per scappare- l’avverto.
- non voglio scappare- mi rassicura.
- no?-
- no-
- Ale…scusa-
- no, Rob…sono io che ti devo dire grazie-
- non sei arrabbiata con me?-
- no-
- non dirmelo solo per farmi sentire meno in colpa…-
Si avvicina. Alza le nostre mani intrecciate e se le porta
dietro la schiena. Con l’altro braccio mi cinge il collo e mi stringe forte a
sé.
Ha messo il profumo. Di solito sento solo il profumo della
sua pelle che lascia una scia fruttata per via dei saponi ai frutti che
adopera. Stasera ha messo il profumo. È un po’ più forte, più deciso ma sempre
delicato e buono.
- io voglio essere qui, Robert. Voglio stare qui….
con te…- sussurra al mio orecchio.
Il mio cuore perde un battito, mentre le mie braccia la stringono
nel loro abbraccio. Inspiro a lungo il suo odore e me ne lascio completamente
avvolgere.
Sinceramente? Non ho idea di cosa io stia facendo, so solo
che questa fragile ragazza riesce a mandarmi completamente fuori di testa,
tirando fuori da me sensazioni e pensieri e…non lo so… so solo che, forse per
la prima volta nella mia vita, mi sento esattamente nel posto giusto, con la
persona giusta, nel momento giusto e sono esattamente chi e come voglio essere.
Dopo un po’ ci separiamo e le mie braccia si sentono delle
appendici inutili attaccate al mio corpo tutto in un momento. Forse sto
impazzendo.
Per alleviare un po’ la mancanza, le circondo le spalle con
un braccio e le faccio strada dentro al ristorante.
- pronta?-
- Quante volte hai intenzione di chiedermelo ancora
stasera?- mi canzona con un sorriso.
- tutte le volte che sarà necessario-
Prende un bel respiro. – pronta-
Non appena entriamo, il maitre del locale ci indica il
nostro tavolo, avendo cura di farci notare che stanno aspettando solo noi. Ma i
maitre non dovrebbero essere gentili e cordiali con i clienti? Va beh va…
lasciamo perdere. Già sono teso come una corda di violino di mio, se sbrocco
faccio solo guai.
La sala è molto strana. Grandi vetrate, muri neri e colonne
luminose rivestite di pietra a forma di cornice. Dalle cornici di queste pietre
esce luce dorata, così come dai lampadari a tubo che scendono dal soffitto. Ci
sono anche molti pali che scendono dal soffitto, ma mi rifiuto di capire come
nel moderno design un palo che pende sopra la tua testa possa risultare bello.
Bah…almeno non è appuntito.
Raggiungiamo gli altri ad un tavolo circolare, cui loro
hanno già preso posto.
- finalmeeeeente! Hai noleggiato una delle carrozze di
Central Park per metterci così tanto?- chiede Kellan, sarcastico come suo
solito, alzandosi per venire a salutarci.
- è stata colpa mia, scusatemi… ci ho messo un po’ per…-
interviene in mio soccorso Alessia quando Kellan le accompagna la sedia mentre
prende posto al tavolo.
- …per dare una forma ai capelli di Robert- conclude Jackson
guardando la mia testa.
Lei scoppia a ridere, mentre io sbuffo alzando gli occhi al
cielo.
- lasciate perdere. Quella dei capelli è una lunga storia- Insomma…
lunga se raccontata assieme al convincimento che Matt ha dovuto operare per persuadere
Ale a unirsi a noi per stasera.
Prendo posto accanto a lei che subito cerca la mia mano
sotto il tavolo.
Io di solito non ho mai sofferto di arrossamento improvviso.
Sono sempre stato un tipo calmo e tranquillo. Certo, passo metà della mia vita
a essere imbarazzato e a non sapere che fare… ma non sono mai arrossito!
E ora arrossisco! Se le mie guancie diventassero un po’ più
calde ci potrei cuocere sopra il pesce crudo che il cameriere sta servendo
davanti a noi.
- abbiamo ordinato anche per voi. Tanto qua
sushi…sashimi…non si capisce nulla di quello che mangi nel menu comunque…tanto
vale provare di tutto- ci chiarisce Jack arrotolandosi le maniche della camicia
fin sui gomiti.
- sai che se fossi Alice in questo momento ti ucciderei
Jack?- lo punzecchia Ashley.
- dimmi tesoro mio, perché?-
- è maleducazione sbottonarsi il primo bottone della camicia
e tirarsi su le maniche così a tavola- lo rimprovera scherzosa prendendo in
mano le bacchette.
- e Rob? Lui ha la camicia aperta e le maniche tirate sui
gomiti come me!-
- si ma lui è già arrivato così, non si è messo a fare il
gesto davanti a tutti!- Ormai Ash ride di gusto e io e Ale ci stiamo sforzando
di mantenere un contegno.
- senti…Ash, tesoro. Abbiamo visto Kellan ruttare l’inno
nazionale canadese, Rob cantare I was
broken prendendo una stecca dietro l’altra ubriaco fradicio, Nikki darsi
fuoco alla parrucca bionda con la sigaretta perché si era distratta e Kristen russare
rumorosamente tra una pausa e l’altra delle riprese. Direi che tra noi il tempo
del bon ton è passato da un bel pezzo-
Non ce la faccio più. Scoppio a ridere e basta. Quello che
ha detto Jack è assolutamente vero. Ci siamo visti tutti quanti in delle
condizioni talmente pietose che non è proprio più il caso di formalizzarsi.
Preso dalle risate non mi accorgo di aver posato la mano di
Alessia che tenevo nella mia sulla mia coscia.
- scusa- mi affretto a dirle, diventando di nuovo rosso come
un peperone.
Mi sorride in risposta e stringe leggermente la mano, che è
rimasta nella mia sempre sulla coscia. Dio, quanto mi piace che lei abbia una
mano sulla mia coscia sotto un tavolo…
- ragazzi… emmm… qualcuno sa come si usano sti cosi?- chiede
Kellan, riportando le mie attenzioni al tavolo, salvandomi dall’inizio di una
delle mie fantasie ad occhi aperti. E’ li che sventola le bacchette tenendole
sollevate, una in una mano e una nell’altra, con un’espressione disperata in
volto.
- eri tu quello che voleva darsi un tono, Kell. Dovresti
insegnare tu a noi zotici ad avere più classe, no?- lo canzona Jack ,
incrociando le bacchette in una mano e afferrandoci un… che cos’è?… un rotolo
di alghe con del riso dentro? Toh! Le alghe… ma che strana coincidenza è la
vita. Ora che le guardo mi rendo conto di quanto non ci stessi con la testa
quel giorno. Ma come ho fatto a paragonarmi a un’alga?
Cioè, non che adesso sia messo meglio a testa. Credo di aver
sofferto di sindrome dell’abbandono per i primi cinque secondi in cui la mano
di Ale ha sciolto la stretta attorno alla mia per cercare di darsi da fare con
le bacchette. Sembrerò un adolescente pazzo alla sua prima cotta, ma pur di
sentire un contatto con lei allungo lateralmente un piede sotto il tavolo,
toccando il lato della sua scarpa con la mia. Distrattamente afferro il mio
calice di vino rosso e inizio a sorseggiarlo, mentre lei si gira a guardarmi
sorpresa.
- allora Alessia…ti posso chiamare Ale? tanto qua siamo in
famiglia- esordisce Jack, che a quanto pare è un maestro delle bacchette
giapponesi.
- certo che puoi. Ormai mi fa strano sentire il mio nome
intero- le sorride cordiale trovando anche lei la posizione delle bacchette.
- ok… allora, Ale… cosa fai di bello nella vita? non sarai
mica una sconclusionata come noi, vero?- continua Jack che ormai è già al
secondo sushi. Lo inzuppa in una salsetta di non so che prima di cacciarselo in
bocca in un solo boccone.
- emmm…-
- se vi dicessi che siete a tavola con il nemico, vi alzate
e scappate via urlando?- rispondo per lei. Poveraccia. È la seconda volta che
si trova a dover dire a un attore di essere una paparazza, il tipo di fotografi
più odiati in assoluto e maledetti da noi più volte al giorno.
- non dirmi che sei un’attrice o una che lavora nel set di
Harry Potter!- dice Kellan alzando il viso dal piatto. Ha rinunciato a capirci
qualcosa con le bacchette e ha infilzato la polpetta/rotolo/cosa indefinita…con
una bacchetta sola.
Ale, non si trattiene e scoppia a ridere. – Kell, ho detto
nemico, non concorrenza- chiarisco provando a cimentarmi anche io con le
bacchette. Inutile, sono un caso disperato.
- emmm sei una…f…- inizia Ashley cercando di intuire.
- fotografa…- conclude Alessia per conto suo.
- una fotografa, ma non una p…- continua Jack.
- paparazza…sono anche quello, si- conclude ancora una volta
Alessia imbarazzatissima.
- oh beh…- inizia Kell – non hai una macchina fotografica
dietro… posso anche ubriacarmi in tranquillità senza trovarmi foto strane sui
giornali… vero?-
Lei, in tutta risposta, sorride e alza la sua borsa, una
pochette minuscola in cui manco la digitale compatta ci sarebbe entrata.
Tutti e tre tirano un sospiro rumoroso di sollievo e
riprendono a mangiare allegri.
- e come hai conosciuto Robert?- le chiede Ashley curiosa.
- io lo so… allora emmm…l’hai fotografato, lui ha provato a
scappare dall’obbiettivo dopo averti fatto il dito medio, tu l’hai rincorso e
gli hai lanciato la macchina fotografica dietro per fermarlo e pretendere le
sue scuse- ipotizza Kellan.
- ne hai di fantasia, eh! Comunque no…e non lancerei mai la
mia macchina fotografica, questo te lo posso assicurare- le risponde lei con
tono divertito.
- veramente… le ho sfasciato la macchina a un incrocio-
ammetto lasciandomi scappare le bacchette di mano. Niente da fare. Sono un
impedito!
- ‘mazza che culo Rob! Con tutte le persone con cui potevi
fare un incidente, proprio con una fotografa!- . La solita finezza di Jackson…
- va beh, ma non è così inverosimile come cosa. Sappiamo
tutti che Rob…-
- …è un cane al volante- completiamo io, Ash e Jack tutti
insieme. Ehhh si. Alla guida sono una vera e propria vergogna per il mondo del
testosterone. E dire che mi impegno!
Scoppiamo tutti a ridere, Alessia compresa.
La serata prosegue tranquilla. Ale, è dovuta intervenire più
e più volte a darmi una mano con le bacchette, perché proprio non ci andavo
d’accordo. Ammetto anche che un paio di volte le ho lanciate sul tavolo
apposta, per risentire le sue dita sulle mie che me le sistemavano nella giusta
posizione.
Rideva di continuo e scherzava volentieri con gli altri. Era
a suo agio. Ascoltava interessata i nostri aneddoti percorrendo con il dito il
contorno del bicchiere, con una mano spostava la coda dietro la schiena… quando,
stufi di lottare con le bacchette, abbiamo preso a mangiare con le mani ho
creduto di morire osservando il modo in cui si portava il boccone alle labbra.
Lo stomaco non mi da un attimo di tregua. Un morso lo tiene
costantemente agitato. Ormai è chiaro che questo morso è dovuto solo ed
esclusivamente a lei. A quanto mi eccita già solo quando si succhia il dito
dopo aver messo in bocca il cibo, per non parlare di quando schiude le labbra
poco prima di appoggiarle sul bicchiere. Di nuovo prendo a immaginare quelle
dita e quelle labbra ovunque su di me, e rischio seriamente di entrare in un
mondo tutto mio nel bel mezzo della rimpatriata.
Vorrei smettere di notare tutti questi particolari,
soprattutto per l’effetto a cui portano sotto la mia cintura, ma non ci riesco.
L’ho già detto: è una calamita per i miei occhi. Ringrazio solo di essere
seduto e di non rendere partecipe il mondo del mostro di Lochness a cui ho dato
vita.
Di nuovo mi sento un mostro, un maniaco a pensare a lei
anche in questi termini, ma il mio cervellino malato non riesce a fare
diversamente. Ancora una volta immagina scene a luci non proprio rosse ma
quasi, dove lei è l’indiscussa protagonista.
- sono in tempo per il caffè?- interviene una voce alle mie
spalle. Una voce che… ahimè… conosco…e mi gela. I miei istinti animaleschi si
spengono all’istante nel momento esatto in cui, voltandomi sulla sedia, vedo
Kristen venirci incontro.
- ehiii! Ce l’hai fatta!- dice gentile Ashley, alzandosi
dalla sedia.
Il mio sguardo va direttamente a Kellan e Jackson e loro mi
rispondono con uno sguardo di chi è stato colto di sorpresa quanto me.
Evidentemente non hanno reso partecipe Ashley delle mie
rivelazioni pomeridiane.
- si, ho spostato un paio d’impegni e sono venuta. Non si
rinuncia a una cena di famiglia no?- risponde Kristen un po’ affannata.
- ciao tesoro- mi saluta chinandosi a stamparmi un bacio
sulle labbra, come se nulla fosse successo tra noi. Mi irrigidisco. La mano di
Alessia scivola via veloce dalla mia presa e si rifugia assieme all’altra tra
le sue ginocchia.
- Kris…- dico piatto guardandola con freddezza. Lei fa
spallucce, prende una sedia e si siede al mio fianco.
- uuuhhhh… allora? Che mi sono persa? Sushi? Kell è stata
un’idea tua, vero? Ah, Rob, amore… ti ho riportato il cellulare - prende a
parlare tranquilla afferrando uno degli ultimi bocconi di sushi rimasto in un
piatto centrale, subito dopo avermi ridato il mio telefonino. Ha per caso fatto
le extension? Ma quante volte si ritocca i capelli sta ragazza? È tornata a
taglio ‘Bella Swan’.
- emmm… si, si… è stata mia…- ammette Kellan cupo
togliendosi il tovagliolo dalle gambe e appoggiandolo spiegazzato sul tavolo.
- ehi! Che è quest’aria triste? Ho interrotto qualcosa?-
chiede prendendo un sorso di vino dal mio bicchiere. L’aria sul nostro tavolo
si è fatta talmente tesa e densa che la si potrebbe tagliare con un coltello.
Anche Ashley inizia a percepire che c’è qualcosa che non va, che la presenza di
Kristen non è propriamente... gradita. Mi cerca con lo sguardo e forse intuisce
la verità. Mima uno “scusa” con le labbra mentre faccio una smorfia, per farle
capire che in qualche modo ho accettato.
- No, figurati Kris. Siamo contenti che tu ce l’abbia fatta
a venire- prende in mano la situazione Jack. Kellan non è mai stato bravo a
mentire. È imbarazzato quanto me per la situazione. E io… io sento Alessia
lontana mille miglia, nonostante sia seduta a pochi centimetri da me.
- Kris, lei è Alessia, la ra…- la presenta Ashley, aiutando
Jack a risollevare la serata.
- … un’amica di Robert. Piacere- conclude lei pronta allungando la mano oltre il mio petto per stringere quella di Kristen. Ha fatto
bene attenzione a non sfiorarmi nemmeno per sbaglio.
Quell’amica mi ha
provocato una dolorosa fitta al cuore. Non sono riuscito a trattenere una
smorfia di…dolore? Delusione? Che ti aspettavi Rob? Lei è davvero un’amica, e
solo un’amica resterà. Mi attrae molto, certo… e a volte credo che anche lei
sia molto attratta da me, ma non voglio essere così presuntuoso da metterci la
mano sul fuoco. E anche se fosse… il fatto di Matt…poniamo il caso che lui se
ne vada e la lasci stare come ha intenzione di fare. Per lei è stata comunque
una storia importante. Cosa mi fa pensare che si metterebbe con me? come mai
inizio anche solo a desiderare che lo faccia?!
Sto desiderando che lei si metta con me! oddio, no…no, no,
no,no… non posso desiderare una cosa del genere…no… però quanto sarebbe bello
se mi dicesse di si…
- scusate… Rob, hai una sigaretta?- mi chiede alzandosi dal
tavolo.
Apro distrattamente il taschino della mia camicia e gli
porgo il pacchetto. Lei sfila una bionda e l’accendino e contemporaneamente
afferra la sua borsa.
Prima che io possa dire qualsiasi cosa è già andata via.
- emmm…ho…fatto qualcosa che non va?- chiede Kristen al
tavolo.
Prima che io le risponda una sola delle cose cattive che mi
passano per la testa, faccio strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento e
mi alzo. Chissà perché ho il terrore che non sia uscita solo per andarsi a
fumare una sigaretta.
Quasi corro fuori dal locale e, come temevo, lei non c’è.
Guardo a destra e a sinistra, in preda al panico e finalmente la vedo. Sta
camminando sulla passeggiata del lungo mare, poco lontano. Tiene un braccio
raccolto all’altezza del seno e l’altro appoggiato con il gomito sopra. Tra le
dita una sigaretta accesa.
Mi affretto a raggiungerla.
- Aleeee!- la chiamo correndo verso di lei.
Si ferma. Si volta, mi guarda. Quando mi avvicino abbozza un
sorriso.
- ehi…non ti dovevi preoccupare…sono solo uscita a fumarmi
una sigaretta.- mi dice tirando le labbra in un sorriso spento, cercando di
tenere ferma una voce che, nonostante lo sforzo che ci mette, continua a
tremare.
- tu non fumi Ale -
le ricordo. So che lo fa quando è nervosa, ma non si può dire che fumi
dato che aspira il fumo buttandolo fuori prima di inspirarlo.
- come lo sai?-
- a parte il fatto che viviamo insieme… si vede che non sei
una fumatrice-
- beccata…-
Abbassa lo sguardo e gira la punta del piede sul lastricato,
come se fosse un’attività molto interessante. Alza lo sguardo e abbozza un
sorriso.
- vuoi finirla tu, allora?- dice alzando la sigaretta per
porgermela. Quanto vorrei prenderla per il polso, tirarla a me e baciarla.
Baciarla con passione, con trasporto, con… vorrei stringerla e baciarla
all’infinito. Il sapore del non bacio di Kristen è quello sbagliato sulla mia
bocca. Io voglio il suo bacio, il suo sapore.
Ma non posso. Ho troppe barriere ancora che mi separano da
lei, e per quanto lo desideri non posso farle sparire tutte in una volta con la
forza del pensiero.
Mi limito a prendere la sigaretta dalle sue mani e a
portarmela alla bocca. Devo dirle di Kristen, devo dirle tutto. Mi sento sporco
se non lo faccio, mi sento come se le mentissi… e io è l’ultima cosa che voglio
fare con lei. Mentire. Il vero me che ha tirato fuori non mente. Non le mente.
- Ale, io e Kristen…- inizio sperando che non mi tremi la
voce, dopo aver cercato coraggio in una tirata alla sigaretta.
- Robert… non mi devi dire niente. Non ti devi giustificare
con me, sul serio- dice continuando a giocare con i movimenti delle sue scarpe
per terra.
- ma io voglio giustificarmi con te Ale, devo farlo- ribatto
io, forse con troppa irruenza. Lei alza lo sguardo e incontra i miei occhi,
incatenandoli ai suoi. Non riesco a capire cosa mi dicano quegli occhi, so solo
che il bisogno di spiegarle è sempre più vivo.
- no, Rob. Non devi farlo. Io e te non…-
- …stiamo insieme…lo so, lo so-. Ammettere questa realtà non
mi aveva mai fatto così male come in questo momento. In un secondo rivedo
daccapo tutta la scena: Kristen che entra, mi bacia, si siede, mi mette tra le
mani il cellulare, beve dal mio bicchiere, si presenta… lei che esce, che
scappa lontano da me… E sento male, tanto male al petto. Troppo male, talmente
tanto che ho il fiato mozzo. Lancio la sigaretta lontano e torno a guardarla.
- ma…non siamo neanche amici…- sussurro, ancora non so se a
me stesso o a lei.
- no. Non siamo neanche amici…- concorda allontanandosi per
andarsi ad affacciare alla balconata che da sulla spiaggia. Nemmeno per lei
sono solo un amico…sono un conoscente? O qualcosa di più? In che senso per lei
non siamo amici?
- Ale… io Kristen l’ho mollata la sera stessa che sono
venuto da te. Non doveva esserci stasera, Kellan e Jackson me lo avevano
assicurato, lei… io le ho detto di voler stare per conto mio, ma evidentemente
non ha capito quanto fossi serio quando gliel’ho detto. Io non ho risposto a
quel bacio, Ale l’hai visto…- vomito fuori tutto in una volta raggiungendola.
- Robert, smettila di giustificarti. Non ce n’è bisogno- Lo
dice come se fosse una battuta da recitare, guardando il vuoto. E io invece che
voglio farle capire in ogni modo quanto a me importi che lei sappia la verità,
non posso fare a meno di prenderla per le spalle e voltarla verso di me per
stringermela al petto e sentirla mia. Mia. Solo mia.
Vorrei dirle che il cuore mi sta uscendo dal petto. Vorrei
dirle che ogni volta che non c’è patisco la sua mancanza. Vorrei dirle del
desiderio che ho di baciarla da praticamente una vita intera. Vorrei dirle che
nessuna mai mi era entrata dentro come lei. E vorrei dirle che forse…ancora non
lo so con precisione e non so nemmeno se è così che ci si debba sentire, ma le
vorrei dire che…ci sono serie probabilità che io mi stia innamorando di lei.
Risponde al mio abbraccio e vi si aggancia con tutte le sue
forze. Lo sento che è così. Lo sento.
In cuor mio spero che sia stata un po’ gelosa di Kristen
quando mi ha baciato, che sia stato per me che è uscita fuori quasi correndo
dal ristorante.
Lei è qui, tra le mie braccia. E’ qui. È con me. Mi stringe
e si lascia stringere.
Improvvisamente, dal piano bar all’aperto che confina con il
nostro ristorante parte una musica. Con molta probabilità è da molto che stanno
suonando, ma io non me ne sono accorto prima perché evidentemente la canzone
non era quella giusta. Le note di “the book of love” di Peter Gabriel si
diffondono nell’aria e arrivano fino a noi, ancora stretti, ancora abbracciati,
che prendiamo istintivamente a muoverci sulle sue note.
The book of love is long and boring
No one can lift the damn thing
It's full of charts and facts and figures and
instructions for dancing
Il suo viso è nascosto nell’incavo del mio collo. La sua
mano brucia sotto la mia posata sul mio petto, sul mio cuore. Siamo talmente
vicini che quasi non riusciamo a muoverci. Ondeggiamo solamente.
But I
I love it when you read to me
And you
You can read me anything
Senza quasi pensarci, la sollevo, portando i miei piedi
sotto i suoi. Non per fare chissà quali grandi passi in più, ma perché ho
sempre desiderato di farlo con la persona veramente giusta. Edward lo fa per
gentilezza, io… perché forse sto diventando pazzo, ma mi piace sentire la sua
stretta attorno al collo, sentire il suo peso addosso.
The book of love has
music in it
In fact that's where music comes from
Some of it is just transcendental
Some of it is just really dumb
Inspiro il suo profumo dolce e mi godo il solletico dei suoi
capelli sul mio viso. Non so se qualcuno ci sta guardando, non so nemmeno se
siamo più a New York. Potremmo benissimo essere in mezzo a una tempesta e io a
mala pena me ne accorgerei.
But I
I love it when you sing to me
And you
You can sing me anything…
- I love it
when you sing to me…- canticchio. E ci credo. Forse davvero mi sto
innamorando di lei.
i link del giorno :)
she's all that
questo è il film di cui parla Rob all'inizio. la scena del
vestito è attorno al minuto 9.00...forse qualche secondo prima
:). Per chi lo volesse vedere questo invece è il trailer ufficiale
per l'acconciatura di Ale... giuro
che ho cercato un link, ma non ne ho trovato uno soddisfacente.
comunque l'ho immaginata pettinata come Izzye Stevens di Gray's Anatomy
nell'ultima puntata della seconda stagione, la scena in cui lei
è vestita da ballo e va da Danny.
abbigliamento Ale e Rob (Rob immaginatevelo esattamente come in questa foto, mi raccomando!)
abbigliamento di Jack, Kellan, Ash e Kris
|
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Capitolo 16 *** capitolo 16 ***
capitolo 16
buona seeeeera !!!! sorpresi
di quanto ho fatto presto? wow! 48 preferiti e 27 seguiti! devo
ammetterlo: sono emozionata! Lo so che ci sono storie che raggiungono
quote come 150 preferiti, ad esempio ma io sono comunque soddisfatta
del mio risultato in quanto è chiaro che le storie sugli attori
magari vengono lette da un numero più ristretto di persone
rispetto a quelle su twilight, quindi...che dire? vedere quei due
numerini crescere capitolo dopo capitolo un passettino alla volta mi
riempie di orgoglio.
Come ho annunciato lo scorso capitolo, ho aperto un blog per questa storia che si chiama everything to me
Il primo commento al teaser del
capitolo 16 mi ha fatto capire che forse non ho spiegato a dovere come
funzionerà e cosa conterrà questo blog quindi copio qui
la domanda che mi è stata posta e la mia risposta per rendere
partecipi anche voi del chiarimento.
Spero di aver chiarito
così eventuali dubbi. Ci tengo ad aggiungere che
risponderò sempre e quanto prima ai vostri commenti esattamente
sotto a dove li avete lasciati.(quindi le mie risposte non faranno
altro che aumentare il numero dei commenti sotto il post che avete
recensito)
Ultima cosa: questo capitolo. E'
uno dei chap per cui ho incontrato un pò di difficoltà a
scrivere in quanto avevo un'idea vaga del contenuto, ma che sapevo di
dover mettere prima di arriavre ai capitoli più succosi.
All'inizio come ormai d'abitudine, i miei personaggi se ne sono andati
un pò per gli affari loro e spero sinceramente di aver fatto un
buon lavoro. Se così non è...mi espongo comunque al
vostro giudizio.
Un appunto sul capitolo precedente:
cavolo! la odiate proprio Kristen! vabbè... la odio anche io, e
tanto anche! se avessi dato sfogo a tutto questo odio, sicuramente
l'avrei fatta prendere a calci in faccia da Kellan, Jack e Rob insieme
e magari anche da Ale...però ho tentato di essere obbiettiva e
di renderla normale. Non è che la odi per i suoi presunti flirt
con Rob...oddio anche per quello, ma principalmente perchè la
trovo molto antipatica nei confronti del suo pubblico. Quindi... bah...
ho risposto qui direttamente dato che in molte delle recensioni ho
letto dell'odio che condividete con me verso di lei :P.
Ora le risposte personalizzate e poi vi lascio al capitolo.
recensioni:
sorellina mia deb: io ti avevo
avvisato! al massimo ti è venuto un mezzo infarto! per il
sushi....sai che nemmeno io l'ho mai mangiato? però adoro il
salmone e i gamberetti e quindi io penso che mangerei relativamente
bene...anche se sarei un completo disastro con le bacchette. mangerei
con le mani direttamente!
sophie: ti prego non mi picchiare
per questo capitolo! se fosse successa realmente una cosa del genere
non saresti viva per raccontarlo! leggi un pò e dimmi che ne
pensi! vedi che nei giorni di cell fuori uso sono comunque riuscita a
impiegare bene il mio tempo?
sei nell'anima 2009: quanto
entusiasmo!!!! :) che farai dopo che leggerai questo capitolo??? :) se
quello era romantico...(e lo so che lo era perchè avevo gli
occhi a cuoricino mentre scrivevo) questo...come ti lascerà?
sono curiosissima di saperlo :)
winniepoohina: credo di aver
fatto un casino con tutti quegli indizi strani sulla morte di Matt
vero??? :P cmq si... credo anche io che giurisprudenza ci stia facendo
male alla salute! leggi gli sproloqui di Ale sulla legittima difesa e
poi dimmi chi delle due tra noi sta messa peggio! :) non vedo l'ora che
pubblichi il prox chap!!!!
camillalice: allooooora...
morte di Matt... perfetto riassunto degli elementi tranne che...il
distributore di benzina ce lo hai messo tu XD . Non centra il fare
benzina spiacente e nemmeno il fatto che Matt si imbambola
perchè vede Ale troppo svestita.
Va beh dai :) la domanda era per
divertirsi un pò e anche per vedere quanto sono riuscita nel mio
intento di rendere un mistero la morte di Matt. volevo l'effetto
sorpresa :) comunque sia a parte tutto non mi aspettavo che lo
indovinaste anche perchè è una dinamica che solo il mio
cervello malato poteva concepire. a volte ci penso e mi chiedo se non
ho esagerato con l'inverosimile! bah... ancora un paio di capitoli di
pazienza, forse anche meno e il mistero verrà risolto.
cricri88: bah! io spero di
farcela per l'uscita di New Moon!!! XD mamma mia cri! mi fai morire con
le tue recensioni davvvero! quella cosa della triglia riferita a Kris
mi ha fatto scoppiare a ridere davanti a tutti nell'aula computer
strapiena della facoltà, ti dico solo questo!
Lo so che è molto esagerato
il commento di Kell riguardo a Kris sulla sexy.quasi vampira...ma mi
piaceva metterlo a confronto con il nomigliolo di Ale! e poi... sai...
l'uomo ha un cervello molto più... elementare riguardo a queste
cose di noi donne che vediamo quanto in realtà lei sia davvero
odiosa!
ladyherm: grazie mille a te
per i complimenti!!!! Nikki la vedremo fooooooorse tra un bel pò
di capitoli. sinceramente non me la immagino molto diversa di
kris...potrebbero andare a braccetto quelle due.
sono contenta del fatto che i
fratelli Cullen abbiano riscontrato successo :) ho pensato che magari
avendo loro attorno il ritorno in società di Ale sarebbe stato
più graduale, più facile e meno imbarazzante per lei.
fierons: sbagliata la
supposizione sulla morte di matt :) spiacente. comuuuunque... guarda la
parte di quando Rob se ne va da casa di Ale proprio non vedo l'ora di
scriverla! mi sto imponendo in tutti i modi di andare con calma e
scrivere bene tutti i capitoli intermedi perchè se dessi retta
alle mie mani quelle scriverebbero direttamente di quel capitolo e
salterebbero tutto il resto!
mikki: visto che ho fatto presto
stavolta??? :) sono contenta che anche l'altro capitolo ti sia piaciuto
e come dicevo a ladyherm Nikki arriverà foooorse tra un bel
pò di chap. cmq le ho messo la mini descrizioncina fatta da Rob
dove faccio capire che la trovo molto altezzosa e in molte occasioni
anche finta...sarà che non mi interesso molto a lei come attrice
e sono influenzata dal personaggio di rosalie...però il fatto
che sta sempre appiccicata a Kris...insomma... se odio lei, questa
magari non si discosterà poi molto come carattere per andarci
così d'accordo.
lazzari: ehhhhh lo so! Rob... non
gli ho fatto fare nulla perchè non sapeva proprio come
comportarsi poverino. Se la vede spuntare così dal nulla... e
poi cmq ho pensato che l'indifferenza verso di lei fosse la cosa
migliore. Quando Ale si alza ed esce, ho fatto in modo da fargli tenere
a freno la lingua solo per dimostrare ancora una volta quanto lei stia
diventando importante per lui. così tanto da mettere in seconda
la rabbia e la voglia di urlare addosso a kristen per andare da lei e
spiegarsi. per quanto invece i sentimenti di Ale... li scoprirai
in questo chap :)
- ehihoooooooooooooo!!!!!!-
- Beckie! 'fanculo sono le otto del mattino!-
- sai quanto me ne frega? vi avevo avvertiti che oggi sarebbe stata una
giornata piena!-
- non mi hai detto un accidente! sparisci e fammi dormire!-
- nemmeno per sogno! alzati immediatamente!-
Domanda: perchè da una settimana a questa parte i risvegli a casa mia sono
sempre così traumatici?
Il mio materasso si piega sotto un nuovo peso morto e una folata d'aria fredda
mi raggiunge nel momento in cui sento il lenzuolo sollevarsi.
Mi giro su un fianco e lotto per riuscire ad aprire almeno un occhio quel tanto
che basta per capire che cazzo sta succedendo.
Attraverso la grata delle mie ciglia minimamente schiuse, scorgo l’intruso. Robert
si è venuto a sdraiare sul mio letto, a pancia in giù, con la faccia
completamente immersa nel cuscino e le braccia larghe.
- Rob, ma che ci fai qui?- chiedo stropicciandomi gli occhi con voce roca.
- considerami un rifugiato politico. Non estradarmi di prego! Di sotto c'è
Beckie che mi ha letteralmente buttato giù dal divano. Se mi rimandi di sotto
giuro che l'ammazzo!- bofonchia girandosi con il viso verso di me. Ha gli occhi
ancora gonfi di sonno.
Emetto un mugolio di disperazione e mi giro anche io con la faccia nel cuscino.
- Esattamente- dice approvando il mio atteggiamento.
Stavo quasi per riprendere sonno quando un ciclone mi travolge. Almeno sembrava
un ciclone. Quando apro gli occhi mi rendo conto che in realtà è solo Beckie.
- credetemi, mi dispiace molto rovinare questo quadretto felice, ma mi
dispiacerebbe ancora di più arrivare tardi all'appuntamento con il sarto che ho
preso apposta per voi!- urla il ciclone tirando via completamente il lenzuolo.
Ma se io, per ipotesi…. l'ammazzassi... e ne nascondessi il cadavere…magari in
un tappeto chiuso con il nastro isolante, come nei film, e lo scaricassi giù
dal ponte di Brooklyn… dite che me la concedono la causa di giustificazione per
abbassare di un terzo l'ammontare della mia pena? Rientro negli estremi che
configurano la legittima difesa?
Una cosa è più che certa: non appena metterò piede giù dal
materasso sarà lei a doversi dare da
fare per invocarla.
Ma non potevo aspettare almeno un altro giorno prima di far pace con lei?
Almeno stamattina avrei dormito!
Senza aprire gli occhi, caccio la testa sotto il cuscino e
lo tengo premuto con le mani cercando di controllare l’istinto omicida che ha
preso possesso di me.
- Beckie evapora!- ringhia Robert al mio fianco. Deve
essersi girato, sento il materasso piegarsi e io, inevitabilmente scivolo un
po’ più al centro vicino a lui.
- oh…si… certo, capisco…volete la vostra intimità
per…vabbè…torno dopo-
- Beckie!- grido alzandomi
di scatto sul letto. Stavolta la strangolo. Robert di certo non vi
avrebbe testimoniato contro in tribunale.
- lo sapevo che avresti reagito così! io vado di sotto e vi
preparo un bel caffè. Voi vedete di farvi trovare pronti in cinque minuti!-
dice facendomi una linguaccia. Mi fa l’occhiolino e si mette a trotterellare
verso le scale fino a sparire dietro di esse.
Stanca già di prima mattina, mi passo le mani sul viso e mi
tiro indietro i capelli. Sbuffo e mi lascio cadere all’indietro sul letto.
- Ah!-
Ops! Mi ero dimenticata che Rob era così vicino. La mia
testa è crollata a peso morto sulla sua pancia.
- oddio Rob, scusa!- mi alzo di scatto allarmata per
arrampicarmi sul suo petto fino ad arrivare a togliergli il cuscino dalla
faccia.
- ti ho fatto tanto male?- gli chiedo mordicchiandomi un
labbro, preoccupata e dispiaciuta.
- abbastanza- mugola massaggiandosi la pancia sotto la
maglietta.
- scusa…-
- e no…non c’è cura. Ci sono certamente delle lesioni
interne…- continua con aria grave.
- posso fare qualcosa?- chiedo stando al gioco.
- ahh…non lo so davvero!-
Mi alzo dal suo petto e mi inginocchio sul materasso. Con la
punta delle dita sollevo leggermente la sua maglietta fino a pochi centimetri
sopra l’ombelico. Prendo la sua mano ancora appoggiata sul ventre e la stringo
nella mia, spostandola sul materasso.
Avvicino il viso alla sua pancia e deposito un bacio leggero
poco sopra il nodo perfetto dell’ombelico. I peletti morbidi che fanno una
sottile striscia da li fin dentro il pantalone della tuta mi solleticano la
guancia. Li avevo sempre trovati particolarmente attraenti in un uomo, ma
quelli di Rob…sono sexy da matti!
Faccio per allontanare il viso ma lo sento mugolare.
- dottore…la cura credo stia sortendo qualche effetto,
ma…penso che un’ulteriore dose potrebbe accelerare la mia guarigione- sospira
fintamente dolorante.
Sorrido intenerita e mi chino di nuovo a dargli un altro
bacio soffiato. Poi un altro, un altro e un altro ancora.
- va meglio?- gli sussurro sdraiandomi al suo fianco.
- mmm…la convalescenza sarà lunga. Avrò bisogno di continui
richiami- risponde girandosi e alzando teatralmente un braccio per poi
lasciarlo cadere a peso morto ad abbracciarmi.
Tiene gli occhi chiusi. Il suo respiro si infrange sul mio
viso. Le sue labbra sono curvate in un sorriso.
Mi perdo a fissarlo. Non so raccontare tutti i pensieri, le
emozioni, i brividi…che mi attraversano in questo momento.
Ho agito d’istinto poco fa. Agisco sempre d’istinto quando
lui è vicino a me. Sempre. L’ho fatto anche ieri sera.
Già…ieri…quando è arrivata quella Kristen…non lo so perché,
ma improvvisamente il sangue mi è andato al cervello tutto in un momento.
L’adrenalina aveva preso a scorrermi nelle vene come acqua ghiacciata. Le mani
mi pizzicavano, il cuore galoppava all’impazzata, il respiro era irregolare.
Sentivo caldo, tanto caldo e tanto, tantissimo freddo contemporaneamente. E,
cosa più strana di tutte, gli occhi iniziavano a bruciare e la gola mi si era
chiusa. Per quanto mandassi giù saliva, il nodo che mi stringeva non ne voleva
capire di andarsene via.
Mi ero alzata sperando che un po’ d’aria fresca mi avrebbe
dato una mano.
Ho chiesto una sigaretta a Robert per darmi una scusa. Per quanto
li reputassi assurdi, ero ancora abbastanza lucida e concentrata su me stessa
per analizzarmi con cura e capire la causa dei miei sintomi: la mora dagli
occhi di ghiaccio che aveva appena baciato Robert davanti ai miei occhi.
Mi sono sentita tradita. Come una scema.
Dovevo immaginarmelo che Robert avesse una ragazza. Un
ragazzo come lui come poteva essere solo al mondo? Quale ragazza non avrebbe
fatto follie per lui? Quale ragazza al mondo avrebbe mai rinunciato al suo
amore? Non poteva essere single.
L’ho sempre considerato un amico e solo un amico. Eppure mi
sono sentita tradita. Non nel senso di tradita perché non mi ha detto di questa
ragazza. Tradita come se avessi ricevuto una promessa da lui che non ha
mantenuto.
Quando sono uscita fuori quasi di corsa dalla sala…avevo una
gran voglia di liberare quel nodo che mi stringeva la gola, perché era chiaro
come il sole che il mio cuore chiedeva di farsi un bel pianto liberatore.
Tanto…uno più, uno meno…piangevo sempre ultimamente.
Ero stata una sciocca. Una stupida dilettante idiota. Come
avevo mai potuto pensare di potermi permettere di continuare a stare a metà
strada tra due scelte quando, in realtà una seconda possibilità non ce l’avevo?
Come avevo mai potuto pensare che fosse lui la mia seconda possibilità? Mi ero
fatta incantare dai suoi gesti e dalle sue attenzioni…offuscare la mente
dall’attrazione sfrenata che provavo per lui. Faccio il passo gigantesco di
ammetterla a me stessa e mi tocca rendermi subito conto di aver commesso un
enorme errore di valutazione.
Poi lui arriva. Come amica, anch’io se l’avessi visto
fuggire via in quel modo nel bel mezzo di una cena, gli sarei corsa dietro…per
consolarlo…per…boh non lo so…
Lui, invece, corre da me per darmi delle spiegazioni.
Ricordo che ho lottato fino allo stremo per cercare di far
sparire il mio nodo alla gola prima di voltarmi verso di lui. Ho cercato di
fare la spavalda, di sembrare tranquilla e sicura di me…ma dentro bruciavo di
vergogna e di voglia di correre lontano, a chiedermi come avessi fatto a
pensare che lui fosse una scelta. Non era nemmeno un’opzione, come poteva
essere una scelta?
Voleva spiegare e io gli ho detto che non doveva farlo:
avevo capito da sola, e sentirmi dire dalla sua bocca, dalla sua voce, quanto
fossi stata scema a invaghirmi di lui… invaghirmi? Ho detto invaghirmi?.... si…
a quanto pare l’ho detto ma… forse è un po’… non so se sia veramente il termine
corretto…diciamo affascinata…no, no…proprio invaghita! Forse è ora che inizi ad
essere completamente sincera, almeno con me stessa…
Comunque…invaghita, affascinata…infatuata… di lui… quel che
sia sia… non volevo sentirmi dire che stavano insieme e che si era dimenticato
di dirmelo, come se queste fossero cose di poco conto da raccontare di sé…
Ho detto la solita e scontatissima frase del “noi non stiamo
assieme”, rendendomi conto all’istante che qualcosa non andava in quella frase,
senza che sapessi in realtà che cosa ci fosse di così sbagliato. Anche ora, non
me ne capacito. Ci ho pensato tutta la notte, così come ho pensato a lungo a
quel “non siamo nemmeno amici” che aveva detto e su cui io ho concordato.
Perché l’aveva detto lui? Per me era ben chiaro come mai non lo considerassi
solo un amico data la passione che mi spingeva verso di lui. Ma da parte sua?
Il quasi amico che
avevo precisato con Matt qualche giorno fa aveva preso tutto un altro
significato. Avevo capito fin da subito che la mia scusa del “lo guardo e ne
sono attratta perché in lui rivedo Matt” era una delle palle più grandi, più
false e meno probabili che avessi mai avuto il coraggio di raccontare a me
stessa. E quando pronunciò le parole “l’ho mollata…” giuro di aver sentito il
mio cuore uscirmi dal petto e arrivare fino a lui, prima di tornare indietro al
suo posto.
Quando mi ha stretta a sé… come posso descrivere come mi
sono sentita quando l’ha fatto? I pensieri e le sensazioni… il senso di colpa…
mi hanno assaliti come un’onda che io non riuscivo a cavalcare. Mi sentivo
sprofondare e allo stesso tempo mi sentivo sorretta da lui. Non solo
fisicamente dal suo corpo…proprio da lui. Il desiderio di sentirlo mio era
prepotente. La voglia di stringerlo per aggrapparmi a lui e chiedergli di
portarmi via… di…salvarmi…
Si, l’ho pensato. In quel momento l’ho pregato mentalmente
di salvarmi. Ho visto Matt nella mia mente come se fosse solo il frutto della
mia disperazione e non come un qualcosa di realmente attuale e presente nella
mia vita. L’ho percepito come un fantasma di cui non riuscivo a liberarmi.
Forse mi dovevo realmente decidere a fare una scelta. Da
sempre scegliere la via di mezzo è la strada più facile e il non voler
scegliere significa solo non aver coraggio delle proprie azioni, dei propri
sbagli. Più lo stringevo a me e più lo sentivo portarmi via con sé,
allontanandomi da Matt.
Ripensandoci a mente fredda ieri notte, sola nel mio letto,
continuavo a chiedermi come avessi potuto fare quei pensieri.
So benissimo che Matt più presto che tardi scomparirà e
uscirà per sempre in senso fisico dalla mia vita…ma io non voglio che il suo
ricordo scompaia con lui. Ho il terrore che un giorno io possa svegliarmi e non
ricordarmi più il suo profumo, il suo sapore… i suoi occhi… ho paura di vedere
l’azzurro nei suoi occhi neri, castano chiaro nei suoi capelli corvini…ho il
terrore di perderlo del tutto.
Mi sento tanto piena di amore per Matt da poter dire con
certezza che il mio cuore non riuscirebbe mai a contenerne di più.
Esploderebbe.
E Robert…Rob…non merito Robert. Lui non può essere una
scelta perché io non sono adatta per lui. Non merita di non essere amato in
maniera completa e incondizionata e io è un tipo di amore che non posso dargli.
Non merita una ragazza spezzata, come sono io.
So che forse esagero a parlare così…a parlare di amore,
intendo. Forse dovrei fare un passo indietro e chiedermi se lui è questo che mi
sta chiedendo. Mi sta chiedendo di amarlo? No. Non mi sta chiedendo niente. La
verità è che mi sta dando molto senza chiedermi in cambio nulla.
Guardo il suo viso, lo studio e mi rendo conto di iniziare a
notare i piccoli cambiamenti che lo attraversano. Sento il suo braccio attorno
al mio corpo e l’unico desiderio che ho è quello di stringermi a lui.
Corpo e mente non vanno più in sincronia quando lui è così
vicino. E non riesco nemmeno a lottare per riportare il mio corpo all’ordine.
Non ce la faccio. Non voglio smettere di flirtare con lui come adesso perché
farlo mi fa sentire bene. Il fatto che lui non si neghi al mio contatto, ma lo
cerchi come io cerco il suo mi fa sentire di nuovo desiderata e… desiderabile.
Si, desiderabile.
Da quando Matt non c’era più, avevo smesso di metterci troppa
cura nel vestirmi…non mi truccavo quasi mai… se mi guardavo in uno specchio per
trenta secondi era già un record.
E invece ora…avrei voglia di…mi vergogno a dirlo.
Tantissimo… ma quello che voglio è essere bella per lui.
Ero segretamente compiaciuta dell’averlo visto a bocca
aperta quando mi aveva visto con il vestito che mi aveva regalato, ieri sera.
Non mi ha fatto complimenti a voce…i suoi occhi parlavano anche meglio della
voce.
Ora i suoi occhi sono chiusi, nascosti. E non riesco a
capire da loro cosa stia provando lui in questo momento. Io so solo che più
guardo le sue labbra e più mi viene voglia di chiuderle nelle mie. Da troppo
tempo mi manca la consistenza di un bacio vero.
I baci di Matt sono perfetti ma…è come se quando si avvicina,
mi inviasse il ricordo di un bacio del passato e facesse rivivere alle mie
labbra gli stessi movimenti e le stesse sensazioni quando in realtà toccavano qualcosa
di più leggero dell’aria, solido e inesistente allo stesso tempo.
- dottoressa?- mi chiama Robert.
- si?- rispondo pronta, svegliata dai miei pensieri. Mi
accorgo solo ora del fatto che le mie dita sono sulle sue labbra.
- buongiorno- sussurra aprendo gli occhi.
Può un cuore, che non si sa in che condizioni sia perché un
giorno batte, quello dopo pesa o è del tutto assente, avere un sussulto
improvviso ogni volta che questo paio d’occhi azzurri si aprono al mondo?
- bu-buongiorno…- gli rispondo tirando via le mie dita dal
suo labbro inferiore. Lui è più veloce e le cattura tra i suoi denti, in un
morso leggero e giocoso.
- ahia!-
Sorride e libera le mie dita dalla presa dei suoi denti.
Immediatamente deposita un tenero bacio, la dove prima aveva morso. Nel farlo
non stacca un secondo i suoi occhi dai miei. Li ha letteralmente incatenati.
Ora…io…cosa dovrei pensare? Come dovrei comportarmi? I
brividi che mi corrono lungo la schiena implorano un contatto più profondo. La
mia schiena vorrebbe inarcarsi per portarmi più vicina a lui, per far
combaciare i nostri corpi e sostituire le labbra alle mie dita sulla sua bocca.
La parte razionale di me, almeno quel poco che ho mai avuto
di razionale, mi urla di alzarmi dal letto immediatamente.
Senza nemmeno accorgermene, senza ricordarmi di averlo
deciso, intreccio una gamba alla sua.
Il suo abbraccio si fa più stretto. Inizio a sentirmi
bruciare.
Vocina 2
Bacialo, bacialo,
bacialo, bacialo! Cosa aspetti? Bacialo!
Vocina 1
Alessia Chianti, non
t’azzardare a farlo!
Vocina 2
Ma sempre a rompere
stai? Ale…non dargli retta, bacialo! Lo vuole anche lui! guardalo! È bellissimo e ti vuole.
Vocina 1
Matt ne soffrirebbe se
lo facessi!
Vocina 2
Sei indietro cara!
Matt vuole che lo faccia!
Vocina 1
Dice di volerlo ma non
lo vuole.
Vocina 2
Al diavolo quello che
vuole Matt! Lascia che si goda la sua vita e vada avanti! Bacialo, Ale,
bacialo!
Le nostre labbra sono davvero a un soffio di distanza. Posso
sentire che sta sorridendo anche se il mio campo visivo non va al di la di
tutto quell’azzurro.
Il cuore ha preso a battermi all’impazzata, il respiro… a
perché dovrei per caso respirare? Come si usano i polmoni? Oddio…ma che sto
facendo… forse la vocina numero uno della mia coscienza (ho dovuto distinguerle
in qualche modo, se no iniziavo a pensare di avere una coscienza con problemi
di schizofrenia) ha ragione.
La mia gamba che rafforza la presa sulla sua, però, non la
pensa così. I nostri bacini si incontrano e… oddio… oddio, oddio, oddio, oddio…
si…mi vuole…ne ho la prova.
Ed ecco che la mia mente si distacca completamente dal mio
corpo e va avanti per conto suo. Fantastico. È chiaro che anche la mia testa
sta per cedere al suo richiamo.
I miei pensieri mi fanno andare avanti a incontrarlo, a
baciarlo con passione e trasporto. Fanno alzare le mie mani per poi tuffarle
nei suoi capelli, fanno stringere il mio corpo al suo, facendomi sentire ancora
quanto lui mi desideri. Perché è chiaro come il sole che mi desidera. Non è una
convinzione astratta, è anatomia!
Dopo che la mia mente mi ha dato questo gentile assaggio di
inferno…decido che forse…
Le sue labbra piene e perfettamente disegnate sono davvero a
un soffio. Il suo respiro caldo esce dalla sua bocca per entrare nella mia.
Non so come, non so perché i miei occhi iniziano a
chiudersi, la mia mano abbandona le sue labbra per appoggiarsi al suo viso,
scivolando giù fino alla base del collo. Due dita sono già tra i suoi capelli.
Dio, non resisto più. O lo bacio immediatamente o morirò
all’istante per autocombustione!
La sua mano si apre sulla mia schiena e mi tira a sé…
- Aleeeeeeeeeeee!!!! È tardiiiiiiiiiiiii!!!!!-
Per piacere…qualcuno…qualche anima pia che non ha paura di
rischiare la vita…mi trattenga perché io ora scendo di sotto…e l’AMMAZZOOOOO!
Il nostro abbraccio si scioglie immediatamente e torno a
respirare. Il freddo dell’aria mi riporta un po’ di lucidità, quel tanto che
basta per farmi alzare e voltarmi. È incazzato. Nero. Quanto me. Più di me.
Sbuffa e si passa una mano tra i capelli. Ale non guardare più
in basso! Proteggi i tuoi occhi innocenti da cotanta…oddio! Da quell’esagerata
mascolinità che…
Oddio! Io ammazzo Beckie!
Già sto vagliando tutte le possibilità per farla fuori nel
modo più pulito possibile. Ci manca solo che dopo averla uccisa mi debba pure
sbattere per ripulire tutto dal sangue.
Rob si aggiusta i pantaloni della tuta in modo da essere
più…presentabile… e prende a scendere le scale. Lo seguo e ci troviamo entrambi
Beckie davanti che ci porge due tazze stracolme di caffè.
Mossa sbagliata, amica mia. O mi fai una dose di camomilla
dritta nelle vene o così firmi la tua condanna a morte. L’avvelenamento
potrebbe essere una buona idea…
- forza che non abbiamo tempo!- dice allegra.
Rob afferra la tazza e le risponde con un grugnito
infastidito, voltandosi per entrare in bagno. Lascia la porta aperta ed entro
con lui. In perfetta sincronia appoggiamo la tazza sul ripiano e
ci guardiamo allo specchio. Due facce devastate, assonnate, eccitate e
interrotte.
I nostri occhi si incontrano nello specchio e si sorridono
imbarazzati.
Per fuggire a quegli occhi mi chino sul lavandino a
sciacquarmi il viso e lui poco dopo mi imita.
- forse è il caso che io mi faccia la barba. Tu che dici
Ale?- dice tendendo il collo e accarezzandosi la mascella con una mano.
- posso?- gli chiedo alzando la bomboletta di schiuma da
barba di Matt. Mi sorride e mi aiuta a sedermi sul ripiano di fianco al
lavandino. Divarico un po’ le gambe per fargli spazio e prende posto,
appoggiando le mani ai lati delle mie cosce sul mobiletto.
Agito la bomboletta prima di farne uscire una considerevole
quantità di schiuma su una mano.
Ne prendo un po’ con l’altra e inizio a stenderla con cura e
attenzione sul suo viso.
Non mi metto nemmeno ad analizzare la battaglia interiore
che ha luogo all’altezza di cuore (e di cosce) tra corpo e mente. Questa
situazione è altamente equivoca, e sexy, ed eccitante, e dolce e... Dio quando
si è tolto la maglietta per far si che non si sporcasse con la schiuma da barba
ho seriamente creduto di avere il sacrosanto dovere di possederlo li, sul
mobiletto del bagno. Non si può certo sprecare tutta questa bellezza!
Mi passa il rasoio e, cercando di far smettere la mia mano
di tremare, l’appoggio sulla sua guancia.
L’ho sempre fatto, quindi sono sicura di quello che sto
facendo… era un gioco che facevo sempre con mio padre e che qualche volta avevo
ripetuto per nostalgia con Matt.
Mi piaceva. Non chiedetemi perché però, non saprei darvi una
risposta. Tiro giù il primo strato di schiuma, portando via assieme ad essa la
barba che grattava sotto le lamette del rasoio. Una striscia perfettamente
liscia compare sul suo viso che continua a sorridere assieme ai suoi occhi.
Mi seguiva in ogni movimento, mi agevolava in ogni gesto, inclinando il viso a seconda
della necessità.
Era stupendo. Quando le sue mani abbandonarono il mobiletto
per stringere le mie gambe attorno alla sua vita ho creduto di morire. Mi sono
limitata a rispondergli con un sorriso, per evitare di sfigurarlo se mi fossi
concessa di più.
Appena finito, controlla il mio lavoro allo specchio e si
toglie con un dito un baffo di schiuma da barba rimasto su una basetta. Mi
guarda tenero e si avvicina.
- no, Robert…no!- ma protesto invano perché mi ha già
spalmato la schiuma al mentolo sul naso. Si china su di me e mi deposita un
lungo bacio all’angolo delle labbra.
- grazie- mi soffia sul viso prima di sciacquarsi il viso e
sparire dietro la porta del bagno.
Oddio.
O. Mio. Dio.
Oddei!
Che avevo fatto?
Ho flirtato apertamente, spudoratamente, vergognosamente con
Robert! E mi è pure piaciuto!
- fatti una doccia, Ale. Stai andando a fuoco- mi disse la
voce di Beckie divertita appoggiata allo stipite della porta.
Le lancio uno sguardo che se avesse potuto l’avrebbe
squartata viva. Non mi ero dimenticata dell’intrusione di prima!
Mi chiudo nella cabina doccia e lascio scendere giù acqua
fredda. Tanto fredda.
Non ci credo. Non ci credo. Non è assolutamente possibile
che io mi sia lasciata convincere a dire di si. Perché ho detto di si?
Ma non potevo limitarmi a fare il mio mestiere e basta? No.
Io dovevo fare anche la testimone. Si può fare la testimone quando si avrebbe
una voglia sfrenata di uccidere la sposa?
A parte i fatti di stamattina, non so se vi rendete conto di
dove ci troviamo tutti e tre in questo momento. Io e Rob, mano nella mano (meno
male che c’è lui a darmi sostegno morale), abbiamo esattamente la stessa
espressione sulla faccia: disperata, rassegnata e incazzata.
Ci troviamo davanti a quello che pare il castello di Walt
Disney con una gigantesca insegna sopra con una scritta fucsia in campo bianco.
“Il paradiso della sposa” . Questo dice già tanto.
- forza! Siamo già in ritardo! Antoine non aspetterà certo
ancora a lungo!- dice Beckie spingendoci dentro. Mi rifiuto categoricamente di
sapere chi sia Antoine.
O mamma. Dentro è ancora peggio. Sono indecisa: sono
capitata dentro la casa di Barbie o sono affogata dentro una torta panna e
fragola?
Tutto attorno a noi tutto è così bianco, e vaporoso, e
pacchiano e… Dio mio, se prova a farmi infilare un vestito con un fiocco rosa
sul sedere useremo bomboniere, confetti e partecipazioni per una cerimonia
diversa da un matrimonio. Diciamo che sarà senz’altro più cupa.
- credo…sto per sentirmi male- sento mugolare Robert. -
dimmi Ale…perché sono qui?- mi chiede.
- perché devi assolutamente esserci al matrimonio! Se non
per me, fallo per Ale. Non vorrai mica che venga da sola, senza accompagnatore,
vero?- risponde per me Beckie che già stava saltellando verso un bancone
centrale dietro cui c’è una signora che sembra uscita direttamente dal film
“Pleasentville”. Anzi no. Da “Hair Spray”. Capelli cotonati biondi, maniche a
sbuffo e rossetto color ciclamino. E con questo ho detto tutto.
- emmm, salve. Abbiamo un appuntamento con Antoine - dice alla
signora, appoggiandosi con i gomiti al bancone.
- Ale, quanto sei veloce nella corsa?- mi chiede Robert
all’orecchio.
- credo di esserlo abbastanza, soprattutto se si tratta di
scappare da qui-
- bene. Cammina con fare casuale fino alla porta, guardandoti
intorno. Poi prendi la porta e attacca a correre. Con la scusa di venirti a
riprendere io ti seguo e scappiamo via-
- ma perché devo essere io quella che scappa? Non puoi farlo
tu?-
- ma sei tu quella che rischia di essere vestita come una
meringa glassata, non io-
- tu potresti trovarti con una calzamaglia e un farsetto da
quello che vedo qui. Entrambi celesti-
- ok, al mio tre scappiamo tutti e due ok?-
Faccio un cenno affermativo con la testa.
- uno… due… tr….-
- che piasceeeeeeeere vederrrvi!-
Un signore basso, pelato con degli enormi mustacchi neri
ferma la nostra fuga spingendoci entrambi verso il bancone. E' talmente basso
che a mala pena mi arriva al seno.
- Alors, mademoiselle Beckie, ici il y a la...-
- testimone e il suo accompagnatore- conclude per lui Beckie
entusiasta.
- C’est magnifique! Allez! Vas-y!- dice il puffo baffuto giungendo
le mani compiaciuto per poi spingerci entrambi a braccia larghe attraverso un
arco foderato di tende bianche e vaporose tenute ai lati da grandi fiocchi fucsia.
Ci troviamo dentro ad una sala decisamente più sobria con
una specie di palchetto centrale, dai colori crema e bianco, piena di specchi.
Antoine mi separa da Robert e mi fa salire sulla pedana.
- mademoiselle, un tour, s’il vous plait- dice facendomi
segno con il dito di fare un giro su me stessa.
Obbedisco paziente e giro in fretta. Inizio a odiare questo
nanerottolo con i baffi che mi squadra con aria di malcelata sufficienza. Forse
per lui gonna e scarpe da ginnastica non dovrebbero mai andare insieme.
Eh si. Avete capito bene. Gonna. Corta di jeans. Robert mi
aveva guardato quasi scioccato quando l’ho tirata fuori da uno dei quattro
scatoloni che tengo incastrati tra l’armadio e il muro della mia camera da
letto. E dire che non ha ancora visto gli altri cinque che stanno dietro al
paravento.
Ok, avevo evitato di esagerare e sentirmi ancora di più in
imbarazzo optando per delle scarpe basse da ginnastica, però l’ho visto
chiaramente trattenere il fiato quando sono scesa di sotto, dove lui e Beckie
mi stavano aspettando. Vi ho già detto del mio assurdo desiderio di farmi bella
per lui, senza contare che con il caldo che fa oggi, mettere i jeans sarebbe
stato incubo.
- oui, oui…Alors, ma fille…volete seguirrrmi di la? Je vous
donne l’abito, lo indossate et après torrrnate ici- mi dice il nano spingendomi
verso un camerino.
Entro dentro e poco dopo un vestito di veli grigio fa la sua
comparsa da sopra la porta.
Lungo. E per fortuna non troppo scollato. Si, poteva
piacermi. Visto l’ambiente circostante, ho seriamente temuto di trovarmi
addobbata con un vestito rosa confetto dalla gonna a ruota, le maniche a
palloncino e un fiocco sul sedere.
Da sotto la porticina, spuntano presto anche dei sandaletti
intonati con il tacco.
Con un po’ di difficoltà nel capire come andavano sistemati
i veli e i nodi del vestito sul davanti, indosso le scarpe e mi raccolgo i
capelli in una crocchia improvvisata con un elastico che ho trovato nella
borsa.
Prendo un bel respiro ed esco.
Dal camerino di fronte a me, nello stesso momento, esce
Robert. Dire che è una visione è minimizzare. Fasciato in uno splendido vestito
nero, con camicia bianca e cravatta nera, è l’ottava meraviglia del mondo.
Con le mani raccolgo un lembo dell’abito e salgo sulla
pedana, accompagnata dal nanerottolo, senza riuscire a staccare gli occhi da
lui. Quando mi sorride e mima con le labbra le parole “sei bellissima” sento le
mie guance tingersi di rosso. Abbasso il capo imbarazzata e compiaciuta.
Antoine inizia a prendere la misura dell’orlo del mio
vestito e la signora del bancone inizia a far lo stesso con quello dei suoi
pantaloni.
Forse, non uccido più Beckie. Avermi dato la possibilità di
vederlo così bello la salva parzialmente. Per una frazione di secondo, inizio a
desiderare che arrivi presto il giorno del matrimonio per averlo al mio fianco
così bello e seducente. Mi vedo camminare al braccio di lui e danzare di nuovo
insieme.
Forse ne vale la pena subire questa tortura se mi porterà a
quel giorno con lui.
E ora i link:
breathe me - testo e traduzione
come sempre quando metto le traduzioni, leggetele perchè
sono attinenti con il chap, anche queste volte più per le parole
che non per la musica :)
abbigliamento
e no: non cè il vestito di Ale nè quello di Rob per
il matrimonio. per quelli dovrete aspettare il chap apposta :) per
questo li ho descritti sommariamente :P
|
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Capitolo 17 *** capitolo 17 ***
capitolo 17
Allora! ragazzi ci siamo :)
abbiamo raggiunto i 51 preferiti!!!! fa molto anniversario detto
così eh?! sono felice come una pasqua, sul serio!
E... non è finita qui. Se
pensavate di avere ancora del tempo per sciogliere il mistero sulla
morte di Matt...TEMPO SCADUTO :) ve lo dirò io :)
Mi aspetto un sacco di recensioni
per sapere che ne pensate, anche cariche di critiche se pensiate che la
cosa sia troppo inverosimile!
sorpresa sorpresa, oggi doppio pov!
Ma non vi prendo altro tempo per ora :) rispondo alle recensioni e vi auguro buona lettura.
recensioni:
cricri88: tu vuoi che inizi a
scrivere senza senso per caso? no perchè ogni volta che leggo i
tuoi commenti finisce che mi piego in due dalle risate finendo sulla
tastiera e schiacciando tasti a muzzo. se ho un doc Word aperto questo
è il risultato: wcvucububygybyuvytdt6es53atvkh.... e così
avanti per pagine e pagine! XD
quando mi hai detto che sono
riuscita a rendere la scena ancora meglio del sesso quasi piangevo, ti
giuro! :) in genere aspettano solo quelle quindi... ah come sono
felice! il pezzo di manzo britannico qui avrà uno dei suoi
momenti hot, quindi preparati! per sviluppi concreti... confermo! ce la
farò entro il 18 promesso :P
winniepoohina: ellosapevo che eri
tu! me lo sentivo! domanda: hai ancora un pò di quell'istinto
omicida verso Beckie? credo che ti servirà per questo capitolo.
dopo questo delirio che ho scritto spero davvero di non deluderti :) e
soprattutto che tu possa continuare a controllare con ansia i miei
aggiornamenti :)
sophie 88: hai già letto un
pezzo e finalmente... eccoci qua :) la morte di Matt. Ho perso tutti i
neuroni che mi erano rimasti per scrivere! cmq si... ammetto che i tuoi
messaggi del lunedì mattina hanno avuto una forte influenza
mentre scrivevo :P
camillalice: no no tesoro, non mi
sono spiegata. il distributore c'è ma non è un benzinaio
:) comunque oggi verrà rivelato l'arcano. dai non mi dire che
hai iniziato a saltare righe per vedere cosa succedeva che mi commuovo!
lo faccio sempre anche io! inevitabilmente mi succede quando leggo
new moon: la parte dove Bella corre per salvare Ed... avrò letto
due righe in croce XD e pensa quanto si è sbattuta zia Mey a
scrivere quello che sta in mezzo!
davvero... sono felicissima :)
mikki: di nuovo aggiornamento lampo
:) smettila di scusarti per le recensioni ok? :) per me puoi scrivere
anche solo "ciao" e mi fai contenta lo stesso! :) voglio proprio vedere
però dopo questo chap che ne pensi!
ladyherm: ho fatto venire un
pò di infarti a mezzo mondo con la scena del letto... è
questo quello che volete dirmi? anche io adoro la scena del bagno e...
non ho resistito a metterla proprio per dare degli indizi sulla
complicità che tu hai captato!
Antoine... si Antoine è un
incubo in versione nano. Io che odio le cose pacchiane e voluminose ho
voluto far prendere un pò di sano terrore ad Ale, soprattutto
pensando anche io a quella scena di I love shopping! XD vediamo
della scena di Rob in versione assatanato che mi dici stavolta :)
fierons: tranquilla puoi unirti! me
l'avete chiesto in così tante di strozzare Beckie che ho
organizzato un pullman per una spedizione punitiva! avanti che
c'è posto, quindi!
vero15star: che entusiasmo ma
chère! :) anche io ho fatto il linguistico! cmq... a parte tutto
rispondo alla tua domanda più importante. Matt... prende le
distanze. vuole lasciarla da sola il più tempo possibile, l'ho
già detto.... cmq... tornerà in questo chap tranquilla :)
purtroppo non c'è un modo
per farlo tornare in vita... ma magari se tu sei un angioletto e io non
lo so ... può essere che tra angeli vi capiate e convoliate a
giuste nozze insieme :) anche se credo che dovrai come minimo vincerlo
a una gara o qualcosa del genere, perchè ha molte pretendenti :)
poisonbloodkali: ma da dove
ti è uscita sta cosa dello stadio! XD troppo forte davvero!
tranquilla! ce la farò prima di New Moon ad arrivare al bacio
tanto atteso!
Chiedetemi se sono felice. Avanti… non è uno scherzo,
chiedetemelo. Robert sei felice? SI.
Si, sono felice, sono al settimo cielo e sono…arrapatocomeunabestia… ma sono felice!
Ahhhhhh che bella sensazione! Tutte quelle cose che dicono…
si tocca in cielo con un dito, si cammina sollevati da terra, si sente il
cuore battere forte… non ci credete. Tutte cazzate, dalla prima all’ultima.
Non si tocca il cielo con un dito, ci si fluttua
direttamente in mezzo.
Non si cammina sollevati da terra, non si capisce proprio
dove stia il sopra e dove il sotto.
Non batte forte il cuore, esplode!
E tutto questo per cosa? un quasi bacio, un flirt non
proprio casto in bagno e un probabile innamoramento.
Pensate a come sto messo male per essere così su di giri per
un quasi di tutto quello che ho
fatto.
Eppure è così che mi sento. Su di giri.
Per lei. Lei…lei…lei…Ale…
Come mi piace il suo nome nella mia bocca. Scivola fuori che
è un piacere. E lei è…è…è ancora più bella.
Ok, ok…mi calmo…il fatto è che sto praticamente impazzendo,
mi capite?! Cioè… inizio a credere che l’arrivo di Kristen a interrompere la
nostra cena si stata la cosa migliore che poteva capitarmi. Se lei non fosse
venuta a rompere, Ale non sarebbe mai scappata, io non le sarei mai corso
dietro, non ci saremmo mai confessati che non ci consideriamo degli amici e non
avremmo mai ballato insieme.
Grazie Kris! No, va
beh…grazie un par di ciufoli! Mi ha baciato davanti a lei! Diciamo che il suo
essere una scassapalle diplomata questa volta l’ha salvata dall’essere mandata
a quel graziosissimo paese, ricco di divertimenti e soprattutto di gente, che è
la metropoli di “Fanculoville”.
Cioè vedete come sto messo? Ricoveratemi!
Anzi no. Non fatelo,vi prego. Se mi rinchiudessero mi
imbottirebbero di psicofarmaci fino a non farmi più ricordare nemmeno come mi
chiamo e dimenticare è l’ultima cosa che voglio fare. Non voglio scordarmi mai
della scarica elettrica che mi ha attraversato quando mi ha quasi baciato. Men che meno voglio
dimenticare la sensazione di calore, di eccitamento e di desiderio che ho provato
quando ho preso le sue gambe da sotto le ginocchia sistemandole sui miei
fianchi mentre mi radeva. Li ho toccato uno dei picchi massimi di piacere mai
provati in tutti i miei ventiquattro anni.
È stato ancora meglio del sesso, non so se mi spiego. Semplice
contatto di pelle.
Pelle su pelle, senza vestiti di mezzo: le sue gambe nude
sui miei fianchi liberi dal cotone della maglietta.
Questo “girarci attorno”, questi ammiccamenti, questi
momenti intimi… lo ammetto: mi logorano.
Impormi di andarci piano, di non forzarla, di rispettare la
sua scelta riguardo a Matt... mi priva di un sacco di energie.
Parlando in termini calorici…lo giuro, non voglio essere
volgare e sinceramente mi faccio un po’ ridere pensando a me in questi termini,
ma dato che le cose stanno così, non vedo perché girarci attorno.
Mi attrae. Tanto. Troppo. Il fatto stesso che lei respiri,
il modo in cui lo fa… ha un effetto altamente erotico su di me. Parlando in
termini calorici, dicevo, avete una vaga idea di quante energie se ne vadano a
stare sempre così…così… in tensione?
Ma questa “tensione” mi piace, mi intriga.
Forse dovrei farle capire con un comportamento più attivo
quel che…ah, non lo so.
E’ da una settimana a questa parte che non so più niente di
me. Non controllo le mie emozioni, non controllo il mio corpo e, soprattutto,
non controllo i miei pensieri. Sono preda di quest’attrazione devastante che mi
fa essere un fascio di nervi e ormoni per tutta la giornata.
Mi ero ripromesso di lavorare sul problema delle mie
fantasie, ma secondo voi ho sortito qualche risultato? Ovviamente no. Riesco
solo a colorarle ancora di più. Persino di notte me le sogno, e quando mi
sveglio prego perché non noti mai i miei pantaloni gonfi.
Ma non è solo questo. Cioè, detto tra noi…siamo adulti, no?
Sappiamo entrambi cosa significhi avere una relazione di puro sesso. Io vengo a
letto con te, tu con me…non necessariamente a letto ma anche, ad esempio, il
pavimento del bagno andrebbe benissimo…senza legami.
Potremmo farlo. Io la desidero, lei desidera me (da quando
sono così convinto del mio potere di seduzione? Sto peggiorando. Sono convinto
di essere una macchina da sesso violento! È da me che prendono gli ormoni da
mettere nel viagra, ve lo dico io)…potremmo benissimo toglierci le nostre
voglie senza coinvolgimenti di vario genere. Sarebbe una soluzione al problema.
Tutti e due felici, contenti (e sai che felicità sarebbe?!), ognuno con la sua
vita. Lei con il suo Matt e io… lasciamo perdere…altrimenti inizio a vedere un
cartone animato di me stesso nell’angolino a girare l’indice sul pavimento con
le stanghette della disperazione disegnate sulla testa. Immaginate che capelli
avrei nella versione manga.
Comunque…tornando seri…potremmo farlo. Ma non lo facciamo. E
perché non lo facciamo? Perché oltre al contatto pelle contro pelle, ci piace
anche il calore che ci trasmettiamo. Mi piace stringerla tra le mie braccia sul
divano la sera mentre guardiamo la tv, mi piace riempirla di baci sulle guance,
mi piace tenerla per mano quando andiamo da qualche parte. Mi piace.
Sono certo che piaccia anche a lei, anche se a volte vedo i
suoi occhi spegnersi e andare via da me, per perdersi in chissà quali sensi di
colpa e pensieri strani.
Vorrei prendere tutti quei pensieri, quelle paure, quei
sensi di colpa e portarli via da lei, anche accollandomeli io, se necessario.
So che sembra una frase da canzone smielata di quart’ordine, ma mai frase detta
da me fu più vera di questa.
Forse dovrei iniziare a corteggiarla… portarle fiori,
invitarla a cena fuori su una terrazza panoramica, dedicarle canzoni…è così che
si fa, no?
Al diavolo… io non sono tipo da fare queste cose. So solo
che sono un colossale imbranato, sbadato e impacciato sempre e comunque, in
ogni questione e in qualunque momento. Sempre fuori posto e senza mai la
certezza di star facendo la cosa giusta. Sempre a chiedermi se io stia
sbagliando, se dovrei essere diverso, se dovrei osare di più, se stia
esagerando. Sempre.
È inutile che io stia qui, seduto su uno sgabello mentre la
osservo sviluppare dei rullini, a cercare dentro di me una risposta alla
domanda “cosa posso fare per far si che la nostra quasi storia/flirt/cotta
momentanea continui?”, tanto non riuscirei mai a trovarla. L’unica cosa che so
per certo è che quando la sfioro nei momenti allo zenit delle mie voglie
animalesche, queste insicurezze se ne vanno e so esattamente dove e come
toccarla. Quando fermarmi e quando andare avanti. Sono sicuro.
La cosa mi sconvolge un po’ ma mi fa sentire…uomo? Posso
dire che mi fa sentire uomo? Non nel senso di genere che qualifica il mio
essere maschio all’interno della categoria vertebrati mammiferi…nel senso che
mi sento…
Dio basta…i miei ormoni per oggi hanno parlato anche troppo!
- ehi…tutto bene? Ti annoi?- mi chiede Ale mentre studia
delle stampe che ha appena sviluppato.
- no…no, mi piace guardarti mentre lavori- . Ma che cretino
sono? Ti pare che ti piaccia guardarla mentre con dei guanti bianchi che manco
Michael Jackson sfoglia foto su foto? Forse se fossi stato l’uomo che mi sento
quando la tocco avrei dovuto fermarmi a “mi piace guardarti”.
Ma siccome io sono un logorroico senza cognizione di causa…
Sorride. Abbassa la testa e mi fa segno di avvicinarmi al
tavolo luminoso.
- metti questi- mi dice lanciandomi dei guantini di cotone
bianchi.
- devo proprio?-
- se non vuoi lasciare le tue impronte digitali su tutta la
foto si, devi proprio-
Mi infilo i guanti con uno sbuffo e mi avvicino
appoggiandomi di schiena al tavolo luminoso afferrandone i bordi.
- se non vuoi vederle non ti devi sforzare- dice ridendo,
portandosi le stampe al petto con aria da monella – non te le mostro, se non
vuoi-
- dai…fammi vedere-
- mmm…no…dovevi pensarci prima di sbuffare- mi risponde
dispettosa e tenera allontanandosi da me. Con la magliettina di Hello Kitty e i
codini bassi sembra davvero una bambina.
-…ti prego- mugolo allungando un braccio per riportarla a
me, ma mi scappa ancora.
- no-
- ti faccio il solletico -
- non mi convinci con il solletico-
- a no? e quale minaccia potrebbe funzionare su di te?-.
Lascio il banco per avvicinarmi a lei.
- ingegnati-
- non mi costringere a prenderle con la forza-
- non ce la faresti lo stesso perché non te le lascerei
senza lottare-
Mi sono avvicinato talmente tanto che ora è con le spalle al
muro. La chiudo appoggiando le mani alla parete e non posso fare a meno di
legare di nuovo i nostri occhi come ieri. Mi sento cacciatore, mi sento
uomo…cazzo mi sento un supereroe!
- wow…fai quasi paura, sai?- sussurra Ale con voce roca.
- non è mia intenzione- rispondo con un tono di voce simile,
completamente accecato dal desiderio.
Quella pelle candida, morbida e profumata mi chiama e io
vorrei tanto raggiungerla. Vorrei realizzare su quella pelle tutti i miei sogni
mentali, vorrei che quella pelle fremesse mentre lo faccio, che si scaldasse
sapendo che percepisce le mie mani e non quelle di Matt come quella notte sul
divano. Voglio che lei sia con me, come ieri sul letto. Voglio che sia mia,
senza doverla dividere con nessuno.
Siamo occhi negli occhi. Ma iniziano a non bastarmi più i
suoi occhi. E inizia a non bastarmi il pensiero, non quando sono così vicino.
Voglio toccarla e voglio i suoi sospiri all’orecchio, voglio sentirla
abbandonarsi a me per essere io a sostenerla. Voglio averla e subito dopo
passare ore e ore a coccolarla, per poi ricominciare di nuovo e far si che
questa storia si ripeta all’infinito.
La guardo e vedo i suoi occhi farsi più scuri, l’aria entra
ed esce veloce dai suoi polmoni sbattendomi addosso. La distanza è minima. Una
delle sue mani si appoggia sul mio petto e sale su, lenta e insicura. Non preme
per allontanarmi ma si chiude a pugno sulla stoffa della mia maglietta,
strappandomi un piccolo ringhio.
L’ho detto. Mi sento cacciatore e, oltre che pieno di
desiderio, sono anche geloso marcio di Matt. Sento che sta arrivando. Si
annuncia sempre quando decide di fare la sua comparsa. Sento già l’aria fredda
all’altezza del collo. Ma io non voglio staccare gli occhi da lei per lasciarla
a lui.
Quando lui c’è, lei perde ogni contatto con me. Diventa la
migliore amica che si possa desiderare, ma nel vero senso della parola. Amica.
Io non la voglio come amica. Io la voglio come amica, amante, amore…
Si, la voglio come amore nella mia vita. Se io ne sono
realmente innamorato ancora non lo so ma impazzisco ogni volta che mi guarda ,
perché vorrei che al desiderio che leggo adesso nei suoi occhi si aggiungesse
quel qualcosa in più che ha quando guarda lui.
Non ci vedo praticamente più. Sono completamente perso nel
verde dei suoi occhi e ho perso qualsiasi contatto con la realtà. Mi sto
avvicinando a lei e non vedo l’ora di prendere quelle labbra rosee tra le mie.
Voglio farle sentire quanto la voglio, voglio che lei lo sappia, costi quel che
costi.
È questo pensiero a farmi allontanare da lei terrorizzato.
Non il soffio di aria fredda che annuncia sempre l’arrivo di Matt.
La gelosia mi ha invaso a tal punto da farmi vedere rosso,
da provare il desiderio difficile da controllare di prenderla e baciarla fino a
farla stare male senza chiederle il permesso di farlo.
Non mi riconosco più. Che fine ho fatto? perché sono
diventato così aggressivo e possessivo? È questo l’effetto che fa l’amore?
cambia le persone facendo emergere con violenza il loro lato oscuro? È per
questo che si va all’inferno per il puro amore carnale?
Dio, mi faccio schifo da solo. Non voglio prenderla con
cattiveria, non voglio farlo contro la sua volontà. Voglio che lei venga da me
perché mi vuole, perché mi…non posso nemmeno pensare quel verbo coniugato in
prima persona che comincia per A. Se ci pensassi inizierei a creare un mondo
tutto mio dove lei ripete quella parola all’infinito al mio orecchio, e la
ripete ancora con gli occhi quando mi guarda e inizierei a studiare i suoi
movimenti, le sue parole, i suoi gesti da ogni angolazione possibile per
scoprire attraverso di essi se ha intenzione di dirmela.
Forse…forse dovrei andarmene. Si è meglio così. Stasera
prendo la mia roba e vado via. E’ l’unica cosa da fare.
La voglio ancora aiutare, ma voglio farlo nel modo giusto,
senza il dubbio di fare le cose per portarla più vicino a me. Devo aiutarla per
lasciarla libera di scegliere se vuole me o se vuole qualcun altro nella sua
vita e standole così vicino non posso farlo. Quindi si…andrò via.
Tu non te ne vai da
nessuna parte. Mi hai sentito?
Sgrano gli occhi. Non vedo Matt da nessuna parte, ma lo
sento forte nella mia testa.
Rispondi con i
pensieri, non parlare. Lei non sa che sono qui. Ora fai la persona normale e
ignorami per qualche secondo. Tra poco arriverà un cliente e andrà di là.
Allora io e te ci faremo quattro chiacchiere, intesi?
- Rob…tutto bene?- mi chiede Alessia preoccupata posando la
mano senza il guanto sulla mia guancia, quella stessa mano che stringeva la mia
maglia tirandomi a sé fino a pochi istanti prima.
- si…si tutto bene- .Ti avrei volentieri violentata e mi
sono controllato a mala pena, ma si… è tutto ok. Mi odio!
- sei diventato così pallido…sei sicuro di star bene?-
insiste.
- si Ale, non preoccuparti. Sto bene- le rispondo girando il
volto per baciarle il palmo della mano. Cerco di infondere in quel bacio tutto
il bisogno che avrei di chiederle scusa a voce alta. Perché dovevo rovinare
tutto? perché dovevo sempre rovinare tutto? E’ stato così bello l’altra sera
stare con lei e stringerla senza pensare ad altro se non al fatto che lei era
con me. Era tutto così perfetto, così giusto…perché avevo tutta questa fretta?
Perché ora?!
Si avvicina e in punta di piedi si solleva. Con una mano mi
tira indietro i capelli prima di appoggiare le labbra morbide sulla mia fronte.
- non sei caldo, quindi non hai la febbre- sentenzia ancora
preoccupata.
- Ale sto bene. Perché dovrebbe venirmi ora la febbre?-
sbuffo cercando di riassumere un tono giocoso, cercando di non farle capire
cosa avevo deciso di fare quella sera.
- ah perché si decide quando deve arrivare?- sbuffa posando
le foto che ancora stringeva al petto sul bancone.
- ehi…- la chiamo. Si è fatta cupa e si è allontanata. Che
abbia capito le mie intenzioni? Oddio spero di no. Pensavo di far la cosa di
nascosto, fingendo qualche impegno di lavoro improvviso…
Si gira verso di me come a chiedermi cosa volessi. Occhi di
ghiaccio, freddi e illeggibili si puntano su di me.
- Sei un coglione-
dice piatta la voce di Matt nella mia testa.
- Questo lo so. C’è
altro che mi vuoi dire o ti degni di chiarirmi perché ora sta facendo così?-
- Sei tu il maniaco,
mica io. Fatti un paio di conti e risponditi da solo-
Che bello avere per amico un angelo che a quanto pare legge
nel pensiero e che si rifiuta di aiutarti.
- Ale…- cerco di avvicinarmi.
- devo andare. È arrivato qualcuno di la- risponde scuotendo
la testa e uscendo dalla stanza per andare al bancone.
Cazzo! E che ho fatto adesso? Cioè…
- resti un coglione-
- questo lo so, Matt!- sbotto. È chiaro come il sole che lo
sono altrimenti saprei cosa le ho fatto di così sbagliato da meritarmi questa
reazione da parte sua!
- parla nella tua
testa, Rob! Non farti sentire!-
- perché? A lei fa
piacere sapere che sei qui- gli rispondo mentalmente sottolineando il
concetto. Torno seduto sul mio trespolo con le braccia incrociate al petto. Mi
sporgo un po’ indietro per vedere bene chi è entrato nel negozio. Oddio! No! la
signora Cope! Meglio che io stia di qua a farmi quattro chiacchiere con Matt.
Tra le due torture mi sembra quella meno dolorosa.
- cos’è? inizia a infastidirti
la mia presenza Pattinson?- chiede la sua voce sarcastica.
- no- Un po’ si.
- non raccontare palle-
mi ammonisce.
- ok, un po’ e
allora?- e ora che l’ho ammesso? Si volatilizza per sempre? Non si fa
vedere né sentire per tutta la giornata, arriva quando cazzo gli pare e mi
chiede pure se mi infastidisce la sua presenza quando decide di arrivare nei
momenti meno opportuni. C’ha il sesto senso all’altezza delle palle, questo è
poco ma sicuro.
- perché tu la vuoi…-
Ma che bello! non sapevo fosse venuto per farmi una seduta da psicologo! Quale
onore avere Matt Holsen al posto di Freud ad analizzarmi!
- ripeto: e allora?-
- allora perché cazzo
ti sei fermato prima?!- Coooosa? Cioè pure? Ma merita una risposta una
domanda del genere fatta da uno che ti legge la mente?
- perché lei non mi
guarda come guarda te. Ero arrabbiato per questo fatto, Matt. E io non voglio
prenderla se lei non mi vuole. Non voglio prenderla con la rabbia addosso. Ero
e sono accecato dalla gelosia-
- tu sei geloso di me?
di un fantasma Rob?- Quasi ride. Ma che cazzo c’avrà mai da ridere? Sono la
quint’essenza della gelosia, anzi no. Sono io la gelosia. Personificata. E lui
ride?
- un fantasma che la
bacia e la tocca Matt!- Sottolineiamo il fatto che nella comune credenza
questo un angelo non lo dovrebbe fare.
- un fantasma che le
fa provare solo ricordi! Rob sono io a essere geloso marcio di te!- Questa
si che è bella!
- tu? e perché mai
dovresti esserlo? Ma la guardi? O la tua fissa di spingerla tra le mie braccia
ti ha reso cieco? Guardala! Guarda come gravita attorno a te quando ci sei!
Guarda come guarda te e come guarda me!-
- io vedo solo che si
sta appoggiando a te. Che la stai svegliando e che lei vuole svegliarsi! Hai
capito Rob? Lei ti vuole! Vuole te!-
- lei non sa quello
che vuole-
- andrà a finire così
comunque. Che ora non lo sappia è solo un dettaglio- Cazzo Matt, no. Non
usare quel tono rassegnato. Ecco che inizio a sentirmi uno straccio. Questo suo
essere disposto a essere “dimenticato” pur di vederla felice mi dimostra ancora
una volta quanto io non potrò mai arrivare alla sua altezza. Come potrà mai Ale
amarmi dopo di lui?
- no che non lo è -
- si che lo è. Perché
accadrà presto. Lei si innamorerà di te e io sparirò dalla sua vita. Com’è nei
miei piani. Come è per il suo bene e per il tuo.-
- lei non è pronta-
- a me basta che lo
provi senza saperlo-
- ci stai manovrando
tutti Matt?- Come fa ad essere così stramaledettamente sicuro di ciò che
proverà lei per me? come? L’ha fatto apposta! Ha previsto tutto! quello che
provo io… che prova lei…è tutto una menzogna.
- cosa vuoi dire? Che
sono io a farti provare quello che provi? Che è la mia influenza a farti
gonfiare le mutande? No Rob. E se ci tieni a saperlo il fatto che io discuta
con te nella tua testa non vuol dire che io abbia potere sul destino. Posso
sentire arrivare alcuni eventi, ma non ne provoco nessuno! Tu sei destinato a
lei!-
- lei era destinata a
te!-
- ma guarda caso io
sono morto. Sono fuori dai giochi. Rob, vatti a fare un giro da una maga,
chissà che non impari che il destino non si ferma quando incontri qualcun altro
sulla tua via. Può essere una qualcosa di meramente passeggero.- A fa pure
il sarcastico? Lui sarebbe il passeggero e io il punto fermo? Siiiii, come
noooo…. Quanto è vero che di secondo nome faccio Dio.
- smettila di sparare
cazzate ok? Lei sogna te! la tocco e sente le tue mani non le mie!-
- cosa ti fa pensare
che sia così?-
- mmmm fammi pensare…
il fatto che mi ha chiamato Matt mentre dormiva con me- E non è stato
bello. Mi ha raffreddato talmente tanto che l’ho portata nel suo letto.
- è successo una volta
sola e quando cercava di controllarsi-
- a perché ora non si
controlla più?-
- ma sei cretino? Ma
non l’hai vista prima? secondo te perché si è allontanata?-
- perché… ma che cazzo
ne so io! dimmelo tu, Matt. Perché si è allontanata?-
- ha pensato che ti
fossi allontanato perché ti eri sentito male, ma quando le hai confermato di
stare bene si è sentita rifiutata! Ci va tanto a capirlo?-
Cheeee? Ma come
può solo pensare che io la possa rifiutare? Io la voglio
proteggere e lei ha paura che io non la desideri? Ma è
così innamorata di Matt da non notare l’evidenza?
- cioè io rifiuto me
stesso, cerco di proteggerla e lei…-
- lei si sta
innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo ammetterà per
molto tempo. Dovrai essere paziente-
- io non sono…-
- sei tu quello giusto
per lei. E te lo ripeto: sono contento che sia tu-
Lei si innamorerà di me… si innamorerà…mi amerà. E io?
- tu sei già partito,
bello mio- mi canzona l’angioletto veggente.
- che si vede così
tanto?-
- naaa che dici? Solo
lei non se n’è accorta-
- ah perché…-
- Si. I tuoi amici già
lo sanno. E anche Beckie lo vede. Come nelle migliori storie, i ciechi siete solo
voi due-
- a beh… ma hai detto
che lei non è innamorata-
- ho detto che lo sarà
prestissimo, ma che non lo ammetterà per un bel pezzo. Quindi armati di santa
pazienza, amico mio e falla felice-
- Matt io…-
Una folata d’aria gelida mi riempie la testa. - shhh… aspe…- dice Matt all’improvviso,
interrompendo la nostra discussione.
- che?-
- zitto… sta per
succedere qualcosa… ascolta un po’ che succede di la…-
Tendo le orecchie ma sento solo Ale che dice alla signora
Cope che fanno venti dollari e cinquanta. Matt però sembra convinto che stia
per accadere qualcosa.
Mi avvicino alla porta socchiusa e intravedo Alessia vicino
alla cassa e la signora Cope, disgustosa esattamente come l’ultima volta se non
di più, che infila qualcosa nella sua borsa appoggiata sul ripiano del bancone.
- Matt se questo è uno scherzo, ti giuro che…- inizio a
borbottare convinto che la sua sia stata tutta una presa per il culo per
ricordarmi la storia della nipote pachidermica della signora.
- shhh…!-
- allora cara…tutta sola, oggi?- chiede la signora Cope con
un falso tono mieloso.
Alessia fa un mezzo sorriso e scuote le spalle in risposta,
facendo finta di sistemare il bancone.
- eh si …un vero peccato. Magari pensavi che quel baldo
giovanotto venisse a farti visita anche oggi, ma a quanto pare non c’è-
Ah signora se sapesse!
- beh, cara… meglio che te lo dica io prima che tu lo venga
a sapere in un altro modo che possa spezzare il tuo tenero cuoricino. Sai…ha
chiamato mia nipote la sera stessa che gli ho fatto avere il numero e…beh, mi
spiace tesoro…davvero tanto…ma si stanno frequentando ora. Di certo mia nipote
non viene a parlare con una vecchia zia di queste cose, maaa…beh, sono stati
fotografati insieme e pare che lui abbia comprato tutte le foto per evitare che
venissero pubblicate. È stato così premuroso a volerla proteggere, non trovi
anche tu?-
Matt mi tiene ancora mentalmente fermo e zitto anche se
vorrei scoppiare a ridere per tutte le cazzate che quella vecchia strega ha
sputato fuori nell’ultimo minuto. Evidentemente vuole solo che ascolti bene in
modo da poterne ridere tutti insieme dopo.
Alessia non risponde. Sorride a testa bassa e finge di fare
altro. La vecchia strega, invece, si appoggia al bancone con un gomito,
mettendosi comoda. Che schifo si è pure passata un dito sui denti per togliersi
il rossetto e subito dopo ha dato un’altra ripassata con la lingua. Viva la
classe della signora Cope! Un disgusto fuori da ogni possibile competizione,
davvero.
- dai su…non essere afflitta cara…anche il tuo ragazzo, se
non sbaglio ha tentato di proteggerti, no?-
Ecco. Ora ho capito cosa voleva Matt che io sentissi.
Allarmato dalla piega che sta prendendo l’argomento fisso le mie attenzioni
solo su Alessia che si è immediatamente irrigidita, non appena la vecchia
strega ha menzionato Matt.
- ti chiederai come faccio a saperlo. Beh… ecco una mia
amica molto intima abita esattamente sopra il tabaccaio davanti al quale vi
siete fermati. La poverina è rimasta così sconvolta… esce sul balcone a bagnare
i gerani e si trova ad assistere ad una sparatoria- continua Satana come se
stesse parlando di una corsa di cavalli.
Le mani di Ale si serrano in pugni lungo i fianchi. Tiene la
testa bassa…non si muove, non respira.
- è stata una scena molto dolce la tua mentre aspettavi
l’ambulanza cercando di fermare il sangue, davvero. Mi ha detto che i
paramedici ti hanno dovuta sedare per portarti via e avere spazio per occuparsi
di lui. Com’è che si chiamava? Matthew? Oh, non ha più importanza ora-
Le mani iniziano a bruciarmi. Voglio uccidere quell’arpia
che si permette di parlare di cose che non la riguardano con tono tanto leggero
e civettuolo solo per il gusto di far soffrire la gente. Sto per intervenire,
il mio piede è già fuori dall’uscio, la mano già aperta sulla porta, ma in quel
momento Ale gira il viso nella mia direzione. Ha gli occhi pieni di lacrime e
trema come una foglia, ma riesce comunque a farmi un cenno con la testa e
implorarmi con gli occhi di non
intervenire.
- certo che anche tu te la sei andata a cercare, tesoro.
Andare in moto a mostrare le gambe a mezzo mondo con un vestitino microscopico
addosso non è proprio una cosa conveniente. Nessuna sorpresa che quei due
brutti ceffi si siano fatti avanti. E cosa poteva fare lui se non difendere il
tuo onore? Ohhh è terribilmente romantico, non trovi anche tu?-
- marcirai all’inferno
per questo, vecchia lurida strega. Hai già i demoni alle tue spalle, perfida
bastarda. Ci godrò a sentire le tue grida in mezzo alle fiamme. La pagherai.
Non subito ma la pagherai- ringhia Matt nella mia testa.
Ale ha totalmente perso il controllo di sé. È appoggiata al
bancone, boccheggiante. Si regge con quel poco di forze che le rimangono. Le
ginocchia non la reggono più. Dio cosa non darei per correre da lei e uccidere
quella vecchia stronza facendole ingoiare la lingua! Cosa non darei per non essere
legato qui. Ma lei continua a lanciarmi occhiate pregandomi di non muovermi.
- comunque… non vorrai che qualcun altro si faccia ammazzare
per te no, cara? Dammi retta…è stato meglio così, tanto non credo tu abbia più
il coraggio di stare con qualcun altro, no? Sarebbe proprio da ingrati
considerando che lui si è fatto ammazzare per difendere le tue grazie. Ma
nell’ipotesi in cui tu avessi delle mire su quel ragazzo, su quel…Robert…ecco
vedi…è meglio che lui ora stia con la mia dolce Betty perché comunque non credo
gli andrebbe di rischiare la vita per te. Sono una così bella coppia, dovresti
vederli. Magari un giorno svilupperai le foto del loro matrimonio, ti
ricorderai di me e dirai “ oh ma quanto è stata gentile la signora Cope a dirmi
che loro due si sono trovati”. Ti sto evitando l’illusione, tesoro. Pensa a
questo-
È a questo che si riferivano Ale e Matt l’altra sera? Al
fatto che lei temeva che mi succedesse…aveva paura che mi ammazzassero per un
vestito corto?
- uh! Ma come si è fatto tardi. Devo proprio scappare. È
stato un piacere parlare con te, mia cara. Ci vediamo venerdì prossimo-
Non appena sento la porta a vetri del negozio chiudersi con
un tonfo, mi precipito a sorreggere Ale che, come in una scena a rallentatore,
sta scivolando sul pavimento. L’afferro e lei si aggrappa alla stoffa della mia
maglia, mentre la trascino giù sul pavimento facendola sedere tra le mie gambe.
Singhiozza e stringe spasmodicamente i pugni, tanto che le
nocche le sono diventate bianche.
- shhh…Ale calmati…- le sussurro all’orecchio cullandola
avanti e indietro, accarezzandole i capelli. Glieli sciolgo dagli elastici
perché sembrano darle fastidio, e immergo la mano tra quelle onde nere, per
tenerla ferma su di me.
Si rannicchia contro il mio petto e mi sento completamente
impotente. Vorrei tanto andare a spaccare la faccia alla signora Cope,
mettergli una bomba in casa, staccare i freni della sua auto per farle avere un
incidente e poi arrivare e finirla con le mie stesse mani. La perfidia di
quella donna non aveva proprio limiti.
Mentre la stringo e la cullo sussurrandole all’orecchio, mi
chiedo come io abbia mai potuto pensare di andarmene. Come faccio ad andare via
stasera dopo quello che ha passato oggi? Come ho mai potuto pensare una cosa
simile?
- è stata colpa mia…è stata colpa mia…- ripete tra i
singhiozzi, stringendo sempre di più la presa sulla maglietta.
- non è stata colpa di nessuno, Ale. E’ successo- cerco di
calmarla.
- no! tu non sai cos’è successo, è stata tutta colpa mia…-
- Ale, non serve darsi delle colpe. Non ti aiuta…-
Matt si materializza finalmente fuori dalla mia testa e si
piega sulle ginocchia accanto a noi.
Con due dita le accarezza una guancia.
- Ale…non è stata colpa tua- le dice continuando ad
accarezzarla.
- oh Matt! Mi dispiace così tanto!- singhiozza ancora
stringendosi a me. Si stringe a me, non sta andando da lui. Lui c’è e resta con
me. Oh Rob! Non è il momento di analizzare le sue reazioni!
- Ale, guardami. Guardami.- le ordina. Lei tira su col naso
e si gira a guardarlo, appoggiando la testa alla mia guancia.
- non è stata colpa tua. E’ chiaro? io ti ho detto che non
c’era tempo per andarsi a cambiare, io ti ho detto che fare delle foto non era
una cosa così tragica, io ho deciso, nonostante fossimo in ritardo, di fermarmi
al distributore per prendere le sigarette, ok? Se cerchi qualcuno a cui dare la
colpa, dalla a me-
- ma tu… non… Matt non è vero- balbetta tornando a
nascondere il viso nel mio petto.
- Ale…Matt ha ragione…non è colpa tua- cerco di aiutarlo, ma
lei scuote violentemente la testa e ripete - tu non sai cos’è successo-
- raccontamelo Ale… raccontami cos’è successo-
- raccontami cos’è successo- dice la sua voce, che mi sembra
così distante nonostante sia incollata al mio orecchio.
Cerco di mettere ordine nella mia testa per dare un senso
alle sue parole, ma inutilmente. Immagini di quella sera mi corrono spezzate
davanti agli occhi.
Ho freddo, tanto freddo. E mi sento scivolare giù come
l’acqua dopo che è stato tolto un tappo. Un vortice a cui non posso opporre
resistenza mi trascina e mi sbatacchia da tutte le parti.
Vorrei riprendermi tutte quelle immagini che se ne vanno via
da me come fogli al vento, e chiuderle in un cassetto che non riaprirò mai più.
Non voglio condividerle con nessuno, non voglio più riviverle.
- Ale…raccontami…- insiste la sua voce.
E’ un richiamo… si
presenta come un punto fermo a cui aggrapparmi in quella tempesta. Per
raggiungerlo devo solo parlare. Devo mettere in ordine consequenziale tutte
quelle immagini e quando le avrò lette, la tempesta finirà.
- con calma, Ale…tranquilla…- mi culla.
Ha diritto di sapere
dopo quello che ha sentito. Ha diritto di sapere che è per colpa mia se il suo
amico non c’è più.
Non mi rendo nemmeno conto della mia bocca che si apre. Non
mi rendo conto dei suoni che inizia ad emettere. La voce esce da sola e io mi
lascio trascinare giù.
- aveva comprato i biglietti per la prima di Twilight.
Diceva che non potevamo mancare perché doveva vedere con i suoi occhi il
Pattinson che scalava la vetta del successo. Doveva venire per te, perché
voleva che foste insieme il giorno in cui tu realizzavi il tuo sogno e lui
doveva dirti che aveva realizzato il suo-
- ma ti rendi conto
amore? eravamo bambini! E ora il mio migliore amico è diventato…Dio, non ci posso
pensare! Ce l’ha fatta! Ce l’abbiamo fatta!-
- Doveva dirti che l’avevano appena assunto come primo
fotografo per i servizi di Vogue. Era il suo sogno diventare un grande
fotografo. Doveva dirti che per festeggiare l’assunzione aveva deciso di fare una
mostra con i suoi scatti più belli e voleva che…voleva dirtelo, perché tu ci
andassi…-
- lo devi conoscere
Ale, davvero! E guarda un po’! ho trovato i biglietti per la prima! ma ti rendi
conto? Festeggeremo insieme i nostri successi, ci ubriacheremo e brinderemo
insieme alla vittoria! Siamo diventati Achille!-
Pare una trottola
impazzita che gira per casa. Forse dovrei legare lui con lo spago e non le
rolatine che sto preparando. Ma è così felice che non posso fare a meno di
sorridere con lui e partecipare alla sua gioia.
- cos’è questa storia
di Achille adesso?- gli chiedo non appena mi rimette a terra.
- siamo Achille! Siamo
nell’olimpo degli immortali adesso- risponde tutto sorridente - il mondo si
ricorderà di noi per molto molto tempo. E quando vincerò il premio pulitzer per
la fotografia lui sarà la prima persona a cui manderò il biglietto per la
premiazione!-
- ah grazie, tesoro. E
io?-
- perché mia moglie
deve avere un biglietto separato? Pensavo venisse direttamente con me-
- quella sera…la sera della prima mi aveva comprato un
vestito. Un vestito rosso che arrivava al ginocchio…-
- ti voglio splendida
stasera-
- …ci avevo messo un sacco di tempo a prepararmi ed eravamo
stringatissimi con i tempi. Quando siamo scesi... la Ford aveva deciso di non
muoversi-
- dannato ferro
vecchio! Parti!- grida prendendo a pugni il volante - Ale scendi, prendiamo la
moto. Mettiti la mia giacca-
- Matt non credo di
poter venire in moto così…fammi andare di sopra…-
- siamo in un ritardo
pazzesco, Ale! metti la mia giacca e basta-
- siamo scesi in garage e abbiamo preso la moto. Mentre ci
stavamo mettendo i caschi si è accorto di aver finito le sigarette e… al primo
distributore che abbiamo incontrato sulla strada ci siamo fermati. Ha accostato
e ha attraversato la strada per andare al distributore-
- aspettami, faccio in
un attimo- mi dice porgendomi il suo casco. Mi da un bacio sul naso – sai che
sei bellissima, stasera?-
- era impegnato con la tastiera del distributore, quando da
un vicolo sono usciti due ragazzi ubriachi. Si sono avvicinati a me…-
- ehi bellezza! Che
fai tutta sola?-
- porco mondo, Mike!
Hai visto chi è?-
- cazzoTyler! ma è
quella strafiga che fa la modella per quella marca… quella che c’ha due tette
che sono un paradiso!-
- Matt non si è accorto di niente… volevo solo che si
sbrigasse. Ero convinta di riuscire a gestire la situazione da sola…-
- ehi ce lo fai un
autografo? Sai…tengo sempre la tua foto nel portafogli per quando…beh per
quando sono in giro e ho voglia di divertirmi un po’, non so se mi spiego…-
- ho cercato di lasciar perdere, non rispondendo alle loro
provocazioni. Tenevo il mio casco in mano per il cinturino e se si fossero
avvicinati di più l’avrei usato per spaccargli la faccia-
- beh, dato che non
vuoi…-
- ma che bel vestito
che hai…forse un po’ di troppo-
- gli ho detto di lasciarmi in pace, ma loro hanno
continuato ad avvicinarsi e hanno allungato le mani-
- fa un po’ vedere
cosa c’è sotto questa gonna. Oh! Che scemi…lo sappiamo già cosa c’è sotto-
- dai dolcezza… fatti
vedere dal vivo! Non farti pregare…-
- appena si è avvicinato ho fatto roteare il casco e
gliel’ho tirato dritto in faccia. Come minimo gli ho rotto il naso-
- brutta troia! Adesso
ti faccio vedere io!-
- l’altro mi ha afferrato di peso e io ho cercato di
divincolarmi. Ho gridato, e subito mi ha
lasciata andare-
- ma che cazzo fai,
eh? Che cazzo fai brutto pezzo di merda? –
- Matt era arrivato e l’aveva allontanato da me. Si
rotolavano sull’asfalto mentre si pestavano di santa ragione.-
- così impari lurido
verme schifoso a metterle le mani addosso!-
- Matt si è alzato e mi ha aiutato a risalire sulla moto.
Aveva appena avviato il motore quando quello che avevo pestato con il casco si
è alzato da terra-
- reggiti, amore-
- tu non vai da
nessuna parte, stronzo!-
- …quello ha tirato fuori una pistola e ha sparato-
- Maaaat!!-
- ...l’ha trapassato da fianco a fianco. Per il dolore
improvviso, Matt ha stretto la manopola dell’accelerazione e la moto è partita
in avanti, sbalzandoci tutte e due a terra.
C’era sangue dappertutto, Rob… ancora adesso mi sento tutto
quel sangue sulle mani. Quei due sono scappati via e io sono rimasta con Matt.
Le mani mi scivolavano sulla tastiera del telefono mentre chiamavo i
soccorsi….se ci avessi messo meno tempo…-
- Matt…Matt…Matt
guardami, guardami! Guardami amore, ti prego. Andrà tutto bene, te lo prometto,
ma tu continua a guardarmi- lo imploro stringendo la sua mano.
Un lieve sorriso si
apre, facendo colare più copioso il rivolo di sangue che gli scende giù
dall’angolo della bocca.
-…Dio, quanto sei
bella amore…- sussurra incatenando i suoi occhi neri ai miei.
- Matt…ti
prego…non…andare via…- balbetto, scossa dai singhiozzi. Maledico le lacrime che
mi annebbiano la vista, privandomi del suo viso.
La sua mano sporca di
sangue, stretta nella mia, si fa sempre più fredda. Il battito del suo cuore,
sotto le mie dita diventa un eco lontano.
- te l’ho promesso…io
tornerò sempre da te…- bisbiglia.
- non dovrai tornare,
perché tu non te ne andrai. Mi hai sentito? Mi hai sentito? Se te ne andrai,
arriverò fino all’inferno per venirti a prendere e riportarti indietro, hai
capito?!-. I miei toni si fanno più alti, preda della disperazione e della
paura, mentre inizio a sentire il suono delle sirene dell’autoambulanza alle
mie spalle che corrono verso la nostra direzione. Cerco di tamponare le sue
ferite, ma c’è troppo sangue…
- cercavo di tenere fermo tutto quel sangue. Gli ho rimesso
addosso la sua giacca perché iniziava a diventare freddo. Quando arrivarono i
soccorsi non volevo staccarmi da lui. Temevo che se avessi tolto le mani da
quelle ferite sarebbe morto all’istante -
- ti amo…- dice
guardandomi negli occhi prima che i paramedici mi allontanino da lui.
- per sempre…-
completo la sua frase, la nostra frase, mimandola con le labbra…
- hanno dovuto sedarmi per portarmi
via e mettermi
sull’ambulanza. Cadendo dalla moto mi ero escoriata tutte le
gambe, storta una caviglia e un polso. Avevo tanto di quel sangue
addosso che i
paramedici credevano avessero sparato anche a me –
- signorina! signorina
si calmi!-.
- Maaaaatt! Lasciatemi
andare!!! Matt! Hai promesso!-
- dalle della morfina…qualsiasi
cosa ma falla stare ferma!-
- Matt è morto in ambulanza. Quando siamo arrivati in
ospedale hanno cercato in tutti i modi di rianimarlo ma non c’è stato nulla da
fare…Se solo l’avessi convinto a farmi cambiare prima di prendere quella
maledetta moto, se… se fossi andata con lui al distributore…se fossi scappata…-
- Ale…shhh…non è stata colpa tua. Non è stata colpa di
nessuno se non che di quei due pazzi ubriachi. Non è stata colpa tua-
La voce di Robert mi tranquillizza. Sono arrivata al mio
punto fermo e la tempesta nella mia testa si è placata. Continua a cullarmi e
ad accarezzarmi i capelli e trovo il coraggio di finire la frase.
- non ho nemmeno potuto identificarli. Alla polizia non
avevano nessuno nelle loro foto che corrispondesse a quei due…-
- è tutto finito Ale…non è colpa tua- sussurra ancora.
Mi culla e mi rassicura, con pazienza e con affetto. Mi
sento completamente vuota e distrutta.
- ci sono io adesso con te…andrà tutto bene. Ci sono qua io
adesso-
Dio, ti prego, fa che sia così.
I link:
Ale e Matt giorno dell'incidente
Ale e Robert
|
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Capitolo 18 *** Keep holding on ***
18
Chi di voi non ha mai visto il film “Forrest Gump”? Quanti
hanno pensato che la frase “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai
mai quello che ti capita” fosse stupida?
Io sono una di quelli che l’ha pensato.
Non per quanto riguarda la parte sulla vita…ma quella dei cioccolatini. Voi
l’avete capita?
La domanda mi sorge spontanea: ma che cazzo di cioccolatini comprava la signora
Gump?
Da che mondo e mondo se compro una scatola di cioccolatini al latte, ad
esempio, so benissimo che mi capiterà un cioccolatino al latte. Idem se ho
comprato del cioccolato bianco o fondente. Persino se sono misti sei già avvertito
e, con un’attenta analisi, anche li hai un margine di errore nella scelta
decisamente basso. I cioccolatini ripieni al liquore, quelli alla menta, quelli
al caffè sono quasi sempre fondenti, mentre quelli pralinati e con il chicco
duro di caffè sono praticamente sempre al latte. Lo sanno tutti.
Quindi come faceva la mamma di Forrest a dire che non puoi mai sapere quello
che ti capita? Forse si riferiva ai cioccolatini da scartare, ma in quel caso
io avrei detto che non è la vita ad essere un qualcosa di imprevedibile, ma
magari il carattere di una persona.
Così come la frase fatta “l’abito non fa il monaco” o “una rondine non fa
primavera”, anche i cioccolatini da scartare potrebbero rivelarsi diversi da
come te li aspetti. Anche qui la vedo dura però. In genere i cioccolatini con
involucro sui toni dell’azzurro e del verde sono al latte, mentre rossi, rosa e
simili sono quasi sempre fondenti. E anche dove ci fosse il trucco, se ci si
prende la briga di leggere il gusto, si sa benissimo a cosa si va incontro. In
ogni caso, quindi, sei avvisato.
Quindi perché la vita è come una scatola di cioccolatini?
Io sulla Porche di Robert non c’ho letto un bel niente se non il marchio della
scuderia. Non sono stata avvertita come la mamma di Forrest. Lei sapeva di aver
comprato della cioccolata! Quindi come cacchio fa a dire che non sapeva quello
che gli capitava?!
Semmai io posso coniare la frase: “la vita è come fare un incidente con una
Porche: non sai mai chi c’è dentro”! E magari continuarla con un titoletto più
piccolo del tipo “quindi si prega di fare attenzione perché il suo conducente
potrebbe rivoluzionarti la vita”.
Si, sicuramente la mia frase ha più senso.
Rimetto il sacchetto di cioccolatini al latte con granella di nocciola (vedete
che si sa esattamente a cosa si va incontro??) sullo scaffale e riprendo a
spingere il carrello in direzione delle casse.
Mi sono svegliata presto stamattina per andare a fare la spesa e sbrigare un
po’ di faccende per avere il pomeriggio libero da passare con Robert.
Non ho voluto svegliarlo, dormiva così bene. E poi per cosa? Rovinargli il
sonno per cose banali come andare a fare la spesa e passare dalla tintoria?
Visti i risvegli traumatici degli ultimi giorni, direi che si merita una
mattinata di sonno con tutti i crismi, soprattutto dopo che tutte le sante sere
gli toccava portarmi in braccio nel mio letto perché mi ero addormentata sul
suo divano.
Da quando gli ho raccontato come è morto Matt, non riesco più ad andare a letto
da sola. Appena mi trovo, attenta e vigile, da sola nel mio letto prendo di
nuovo a rivedere nella mia testa le scene di quella sera. Così lui, ogni sera,
mi fa addormentare e poi mi porta nel mio letto.
Stasera voglio preparargli una bella cenetta di ringraziamento e prendermi cura
io di lui.
Sta facendo così tanto per me.
Durante il weekend siamo andati di nuovo al mare e ci abbiamo entrambi
guadagnato un bel colorito. La sera mi ha portato al luna park di Coney Island
ed è riuscito a vincere per me un Winnie Pooh di medie dimensioni, e meno male!
Quando siamo andati sugli autoscontri, il fatto di aver messo il peluche
accanto a me sul sedile mi ha evitato un bel livido quando mi è entrato dentro
sul lato. Se non ci fosse stato Winnie sarei andata a sbattere contro lo
sportello e avrei tutto il ginocchio viola!
Ieri mattina, poi, ha insistito per venire di nuovo in negozio con me. Penso
avesse paura che la signora Cope si presentasse prima di venerdì. Credo si sia
annoiato a morte, macinando una quindicina di riviste di gossip e girovagando
un po’ su internet. Nei momenti in cui non avevo lavori da sbrigare, mi sedevo
sulle sue ginocchia e insieme ci siamo fatti un sacco di risate sui montaggi di
foto che le fan fanno su di lui su you tube.
Abbiamo fatto un giro di negozi prima di tornare a casa e ci siamo visti un
film insieme prima di addormentarci tutti e due sul divano.
Facciamo talmente tanta vita di coppia che ha iniziato a chiamarmi moglie
e io a chiamare lui marito, giustificando il fatto che non portiamo fedi
e non adempiamo ai “doveri coniugali” con la scusa dell’essere dei “separati in
casa”. Come spiegazione non fa una piega. Certo che per quanto riguarda i
doveri…va beh, lasciamo stare va. Meglio non svegliare il can che dorme.
Cioè, non è che dorme…è in dormiveglia…sonnecchia…ok, è sveglissimo!
Fin troppo sveglio. Per fedeltà verso, Matt vorrei tanto trovare un sonnifero,
un sedativo…qualcosa che mi tenga a bada gli ormoni, ma a quanto pare non
esiste, o almeno…non me lo vogliono dare. Lasciamo perdere la figura di merda
che mi sono fatta in farmacia lunedì. Ho mandato Robert nella sezione di
omeopatia per prendermi della valeriana e degli integratori vitaminici e io
sono corsa dalla farmacista al bancone chiedendo disperatamente qualcosa che mi
facesse calmare le mie…pulsioni…voglie…la mia attrazione nei confronti di Rob,
insomma. E questa che fa? Mi ride in faccia dicendomi “signorina ce lo avessi
io questo problema, mio marito sarebbe felice come se fosse tutti i giorni il
ringraziamento”. Cioè, ma farsi i cavoli suoi? E se io fossi una ninfomane che
non ne può più di questa voglia continua? Mi ha risposto di andarmi a far
vedere da uno psicanalista. Ma va?!!! Non lo sapevo! Peccato che io non avessi
bisogno di sopprimermi gli ormoni ma solo di mandarli in letargo per il resto
della settimana!
- fanno 97$- dice la cassiera.
Pago e mi sbrigo a riempire le buste di cartone. Con un’accorta opera
d’incastro, riesco a riempirne solo due e ad avviarmi più o meno sicura verso
le porte scorrevoli dell’uscita. Perché io sono talmente furba da ricominciare
ad usare le zeppe quando devo andare a far la spesa. Mannaggia a me e a quando
ho preferito le gambe slanciate alla sicurezza delle All star!
Forse adesso sto esagerando un po’ con la storia del ritrovare la mia
femminilità. Stamattina mi sono vestita come se dovessi andare a una sfilata,
altro che portare dei pantaloni in tintoria e fare la spesa! Scommetto che se
avessi portato la fede al dito, chiunque mi avrebbe scambiato per una di quelle
ragazze che hanno sposato un vecchietto pieno di soldi e non disdegnano le
relazioni pericolose che possono nascere facendo il loro dovere di brave
massaie. Un po’ come Diane Lane in “unfaithfull”. A chi è che non capita di
essere travolte da un uragano mentre si fa la spesa e andare a sbattere contro
Olivier Martinez? E quando è tornata da lui? ma che cacchio voleva fare?
Restituirgli il cerotto usato?
Va beh. Piantiamola con queste elucubrazioni mentali idiote che io di amore
infedele proprio non posso parlare.
Per fortuna il supermercato è a soli due isolati da casa, giusto la distanza
necessaria per piantarla con nel mie considerazioni stupide su cioccolatini,
uragani, cerotti e Olivier Martinez.
Con molta attenzione, arrivata al mio palazzo, salgo i cinque gradini prima del
portone e con una fantastica dimostrazione di equilibrio riesco persino ad
aprirlo.
Sto per incamminarmi verso la prima rampa di scale, quando decido di dare
un’occhiata alla buca delle lettere.
Appena apro lo sportellino, trovo tre buste che infilo senza guardare in cima
ai miei sacchetti, incastrandole tra il gelato e le uova.
Non so per quale miracolo divino, ma riesco ad arrivare davanti alla mia porta
senza incidenti. Stavo per aprire, quando il portoncino si apre da solo.
- Ti avevo detto di dirmi quando dovevi andare a fare la spesa! Non esiste che
ti debba caricare su per dieci rampe di scale tutte sta roba da sola!- mi
rimprovera Rob ancora con i pantaloncini che usa per dormire addosso.
- Oh marito, non rompere. Ti ho lasciato dormire, dato che ieri hai preso sonno
tardi per colpa mia! Lasciarti dormire era davvero il minimo- sbuffo entrando,
mentre lui mi prende entrambe le buste dalle braccia.
- Moglie! La prossima volta chiama! Anche se dovessi scendere al supermercato
con gli occhi gonfi come un panda, intesi?- mi avvisa.
Insieme andiamo in cucina e iniziamo a disfare le buste, mettendo a posto le varie
cose negli armadietti.
- Hai già fatto colazione?- gli chiedo prendendo in mano la posta e sedendomi
ad aprirla.
- Questa è una domanda da mamma, non da mogliettina- soffia vicino al mio
orecchio, da dietro le mie spalle.
Quel soffio mi provoca un brivido di piacere talmente intenso che i miei occhi
si chiudono spontaneamente, mentre allungo una mano dietro per immergerla tra i
suoi capelli, avvicinandolo a me. Mannaggia, sto proprio messa male,
considerando che non mi trattengo nemmeno dall’inarcare la schiena!
Il brivido si fa ancora più intenso quando, sentendo le sue mani sulla mia vita
tirarmi contro di sé, non mi trattengo dal rovesciare la testa oltre la sua
spalla, scoprendo il collo all’altezza della sua bocca.
Quasi tremo quando le sue labbra morbide premono appena sotto l’orecchio in un
bacio prima di lasciarmi andare.
- Ho fatto colazione, ho pulito il bagno e ti ho rifatto il letto, moglie mia
adorata- sussurra prima di allontanarsi per prendere posto sull’altro sgabello
dell’isola.
Ho il respiro affannato e le guance rosse, il cuore che pompa a ritmo
indescrivibile e le gambe molli. Maledetti ormoni! Sono peggio di una donna
incinta!
Dio, fa che almeno io non abbia gli occhi lucidi e scuri, ti prego! Che cosa
imbarazzante se si accorgesse dell’effetto che mi fa!
- Tanto se n’è già accorto- dice piatto Matt, degnandoci finalmente della sua
presenza. Sono tre giorni che non si fa vivo!
- Oh ma guarda chi si vede! L’angioletto fuggitivo- lo canzono prendendo una
delle tre buste dal tavolo e stando attenta a non alzare gli occhi su Rob. Che
se ne sia accorto o meno, non voglio vedere con i miei occhi che ha capito che
genere di scompensi riesce a provocarmi.
- Hai caldo, amore?- mi prende in
giro, posando una delle sue mani ghiacciate sulla mia guancia. Gioia a
sollievo! Vorrei tanto tendere le braccia e invitarlo ad abbracciarmi,
soprattutto per sentire il sollievo del refrigerio in tutto il corpo, ma
qualcosa mi dice che non sarebbe la cosa più intelligente da fare.
Il respiro mi si mozza. Non voglio abbracciare Matt per sentirlo con me. Non
voglio farlo davanti a Robert.
È la prima volta che mi capita di non volere che Matt mi tocchi davanti a lui.
Questa è una cosa che di solito mi veniva quando era Rob che cercava un
contatto con me.
Perché non voglio che Matt mi tocchi? Forse sto esagerando a concedermi dei
piccoli momenti di flirt con Rob per dare un po’ di sfogo ai miei istinti
repressi. Forse dovrei smetterla e cercare di ignorare e al contempo cercare i
brividi lungo la schiena che i suoi tocchi leggeri e delicati mi provocano.
Sarà difficile, anche perché mi piace come mi tocca. Ogni suo movimento cerca
il mio consenso, mi accarezza come se fossi fatta di cristallo, con la stessa
attenzione e devozione. E quando capisce che non mi nego, la sua attenzione si
trasforma in una lentezza studiata per portarmi alla pazzia, che esplode quando
smette di sfiorarmi per accarezzarmi sul serio. Se già le sue mani mi fanno
questo effetto…
- E’ normale tesoro mio. Sei solo un essere umano- mi canzona ancora con un
sorriso sornione sulle labbra.
Gli lancio un’occhiataccia in risposta e guardo Rob. A quanto pare non ha
capito a cosa si riferisse il suo amico.
Per non dare adito a Matt di continuare con le sue danze tribali di vittoria
mentali, mi decido ad aprire la posta.
La prima busta contiene l’estratto conto della mia carta di credito e
l’ammontare attuale dei miei risparmi. La seconda è la bolletta del gas e la
terza è dell’assicurazione.
Vacca boia, sono nella cacca! In tanta, tantissima, in un oceano di cacca.
Con un mugolio disperato scivolo sul tavolo spingendo lontano la busta da me.
Non ce la farò mai a pagare i duemila dollari di rinnovo della mia
assicurazione sanitaria in due giorni! Ma manco se riuscissi a vendere alcune
foto di George Clooney che avevo da parte da quasi due settimane e chiedessi al
signor Cartier un anticipo sullo stipendio! Cazzo! Cazzissimo!
- Qual è il problema?- mi chiede Rob sporgendosi dalla sedia per afferrare il
foglio.
- Che sono nella merda, ecco qual è il problema- borbotto con la fronte ancora
appoggiata sul ripiano.
- Te l’ho detto che sei solo umana. Se avessi le ali anche tu questi problemi
non ti affliggerebbero- dice Matt saccente.
- Matt, non è il momento di scherzare, per piacere- lo rimprovero alzando la
testa.
- Ehi scusa! Cercavo solo di sdrammatizzare!-
- beh, finiscila!-
- Ehi, ehi, ehi…calma, calma, calma- ci ferma Robert sventolando il foglio dell’assicurazione
tra di noi - Ho io la soluzione-
- E quale sarebbe?- gli chiedo incrociando le braccia sotto al mento.
- Beh…mi pare di capire che se non paghi in due giorni, ti scade
l’assicurazione e assolutamente non puoi rinunciarci. Se ho capito bene il
sistema americano, che lasciatelo dire, è tra i più assurdi del mondo per
quanto riguarda il settore sanità, devi assolutamente levarti dalla testa
l’idea di rinunciarci perché se mai ti capitasse qualcosa non finisci nella
cacca ma l’impiccagione sarebbe un’alternativa molto attraente- inizia pratico,
facendo il quadro della situazione.
- Si, e quindi?- lo incito a darsi una mossa, dato che ho solo quarantotto ore
per inventarmi qualcosa.
- Quindi ti do io i duemila dollari che ti servono e il problema si risolve-
conclude trionfante, mettendosi le mani incrociate dietro alla testa e
sprofondando nello schienale della sedia.
- Non se ne parla Rob -
- Ale, dovresti accettare. Se non paghi sarà come se non avessi mai fatto
un’assicurazione in vita tua e non dovrai pagare la rata annuale di duemila
dollari. Te ne toccheranno seimila tutti insieme per aprire una nuova pratica!-
cerca di farmi ragionare Matt.
- Io non posso accettarli -
- Certo che puoi- interviene Rob, tornando ad appoggiarsi con i gomiti sul
bancone.
- No, che non posso. Sono duemila dollari e sono un sacco di soldi-
- C’è un modo in cui io possa convincerti ad accettarli?-
- No-
- Ale non puoi rinunciare all’assicurazione sanitaria. Se ti succedesse
qualcosa hai idea di quanto ti costerebbero le cure?- ritenta Matt.
- Lo so, correrò il rischio-
Posso forse fare diversamente? Mi ero completamente dimenticata
dell’assicurazione. Di solito era Matt che si occupava di sbrigare queste cose
anche per me, soprattutto dato che io non ci capivo molto del sistema
assicurativo americano. Gli americani stipulano assicurazioni per qualsiasi
cosa. In Italia già tanto se uno assicura la macchina. Non che anche da noi non
si potessero assicurare un sacco di cose, ma sinceramente non è tra le nostre
priorità.
Sprofondo di nuovo sul granito del bancone e osservo Robert che sembra molto
pensieroso, assorto sul bicchiere che si stava rigirando tra le mani.
- E se i miei duemila dollari te
li guadagnassi lavorando per me? Cambierebbe qualcosa?- mi chiede tornando a
guardarmi.
- Cambierebbero un sacco di cose, ma non vedo come io possa lavorare per te-
ammetto tornando composta sulla sedia.
- Ascolta attentamente, ok? Così vedrai che non ho intenzione di barare per
convincerti ad accettare i miei soldi-. Si alza e va a prendere il suo Iphone,
che è fisso da mercoledì sera sul mobile del televisore.
Torna al bancone, lo accende davanti a me e ignora bellamente i settantotto
messaggi che gli vengono notificati. Mi da un po’ fastidio notare che lo sfondo
del suo cellulare è una foto di lui con Kristen ma mi impongo di calmare i miei
nervi pensando che non ha avuto tempo di sostituirlo perché da quando lo ha
riavuto, il suo cellulare è sempre rimasto spento. Appena tornerà ad usarlo con
regolarità lo cambierà certamente. Ma che faccio la gelosa ora? Sta storia del
matrimonio finto mi sta mandando fuori di testa.
Apre la rubrica e scorre fino al numero di un tale Jake. Fa partire la
chiamata, attiva il vivavoce e appoggia il telefono sul ripiano davanti a noi.
- Ora ascolta e non fiatare- ribadisce afferrandomi una mano per stringerla tra
le sue.
Ecco che il mio senso di colpa riprende possesso della mia testa. Perché non mi
da fastidio che mi prenda per mano davanti a Matt?
Una voce dall’altro capo del telefono non mi lascia il tempo di mettermi a
riflettere sulla mia domanda.
- Pronto?-
- Pronto Jake -
- Oh ma chi si sente! Sua maestà Pattinson ha deciso di accendere il telefono!-
- Non rompere Jake, sono in vacanza-
- Si, anche io. Vorrei tanto dirti che sono alle Galapagos ma sono in ufficio a
sgobbare per te-
- Nuovi impegni?-
- Una caterva! Sei richiestissimo Rob! Domani avresti…-
- No, lascia perdere! Ho intenzione di finire la mia settimana senza rispondere
a stupide domande di giornalisti con poca fantasia-
Mi lancia un’occhiata accompagnata da un sorriso e rafforza la stretta sulla
mia mano. Vuole stare qui con me. Non vuole tornare alla sua solita vita. Vuole
restare con me.
- E allora perché mi hai chiamato se non vuoi tornare a lavoro?-
- Perché volevo chiederti se, per caso, tra i vari impegni che ho mi hai
fissato qualche servizio fotografico-
- Certo che si. Guarda, ne hai uno per Vanity Fair, uno per Us e uno per delle
foto che ancora devo piazzare. Ti bastano?-
- Sono anche troppi. Le foto devono proprio essere fatte dal loro fotografo? O
le possiamo fare noi e vendergliele?-
- Quelle di Vanity Fair le devono fare per forza loro. Quello scassacazzi di
Gary Marshall ha tutte le sue location e le sue idee strampalate per le foto-
Trattengo a malapena una risatina pensando alle location del signor Marshall.
Nessuna sorpresa che le foto per Vanity Fair le volesse fare lui, perfezionista
com’è.
- Perfetto, e le altre?-
- Le altre possiamo farle noi, ma perché me lo chiedi?-
- C’è un tema o qualche richiesta particolare per queste foto?-
- No…a parte le tue solite facce che dovrebbero risultare sexy, ma che in
realtà sono solo delle smorfie-
- Simpatico, comunque…quando potresti venderle se te le mandassi per mail entro
oggi?-
- Non prima di una settimana, Rob. Io gliele manderei subito ma devono prima
vagliarle tutte-
- Ho capito, e… quanto pagano?-
- Bhe…Us paga cinquemila dollari tondi tondi…l’altro servizio, lo devo ancora
piazzare perciò…-
- Ti va bene se per ora ti faccio quello di Us, e per l’altro ci pensiamo un
attimo?-
- Come sarebbe ci pensiamo?-
- Io e il fotografo che ho scelto-
- E da quando sei tu a sceglierti il fotografo?-
- Da ora-
- E che taglia di reggiseno porta?-
- Non sono affari tuoi, Jake. Prima di mandarti tutto di chiamo, ok? Quanti
scatti ti servono?-
- Tutti quelli che riuscite a fare-
- Ok-
- Senti un po’, ma almeno è carina? No, perché se è così puoi an…-
E con questo la chiamata viene interrotta da uno sbuffo di Rob accompagnato
dallo spegnimento del telefono.
- Ecco il modo in cui puoi lavorare per me- mi dice Rob lasciando la mia mano e
tornando a dondolarsi sulla sedia.
- Ha detto che non le venderebbe subito- preciso cercando di capire dove mi sta
fregando, perché mi sta sicuramente fregando.
- Va beh… conta come se ti facessi un anticipo-
- Ha detto che ci guadagneresti cinquemila dollari tondi, quindi escluse le
foto- replico socchiudendo gli occhi con fare sospetto. Mi sta fregando, me lo
sento.
- No. Pagherebbero cinquemila dollari le foto già fatte. Io dovrei pagare
comunque qualcuno perché me le faccia-
- E tu paghi un fotografo duemila dollari?- Ma che ladro era il fotografo che si
faceva pagare così tanto?
- Una volta a uno gliene ho dati tremila perché aveva promesso di togliermi con
Photoshop un brufoletto che mi era spuntato quella mattina- scherza lui con un
leggero risolino nella voce.
- Rob non scherzare…devo fare minimo quattro book fotografici da centocinquanta
foto per arrivare a duemila dollari io-.
Mi alzo a prendere un bicchiere d’acqua. Dovevo pensare a una soluzione
plausibile per recuperare quei soldi. Una che contemplasse l’uso delle mie sole
forze.
- E per… trecentocinquanta ne prenderai duemila tutti in un colpo. Dov’è il
problema?- insiste Rob raggiungendomi al lavello per riempirsi di nuovo il
bicchiere da cui avevo appena bevuto io.
- Il fatto che è esagerato spendere tutti sti soldi per trecentocinquanta
scatti- sbuffo riprendendomi il bicchiere e bevendo un altro sorso prima di
restituirglielo.
- Ale, ascoltami- dice mollando il bicchiere sul ripiano e afferrandomi per le
spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi. - Sono strapagato ok? Io
duemila dollari li guadagno per rispondere a quattro domande del cazzo in dieci
minuti. Non ho famiglia da mantenere, non ho fidanzate che mi chiedono un
gioiello di Tiffany a settimana e l’unica cosa che ho da pagare, al momento,
sono i danni della tua macchina. Se voglio spendere duemila dollari per
trecentocinquanta foto non è un problema tuo, intesi?-
Si fida così tanto di me? Avevo già ammesso con me stessa che era stato un
errore andare a portare il mio curriculum a Vanity Fair. Non avevo mai fatto la
fotografa per nessun giornale. Io scattavo foto rubate e creavo book
fotografici per modelle, mica per star di Hollywood!
- Ma io non credo di…-
- Sei bravissima Ale. Guarda gli scatti che hai fatto a Matt! Se riuscissi a
farmi venire bello almeno la metà di come hai fatto venire fuori lui, sarei già
più che soddisfatto- continua indicando con un cenno della testa alle foto di
Matt incorniciate appese al muro.
- ehi! Non offendiamo! Lei è bravissima ma io sono una bellezza naturale-
risponde questo, incrociando le braccia al petto con finta aria da offeso.
- Attento a non affogare nel lago in cui ti specchi, Narciso!- lo riprende Rob.
Poi torna a guardarmi -Allora? Puoi farlo? È un lavoro, Ale. E’ solo un lavoro.
Lo farai?-
- Ok…-
Prevedo una catastrofe.
Pannelli riflettenti bianchi? A posto. Fari? Sistemati. Mi sembra che la luce
sia buona, quindi scarto mentalmente l’ipotesi di un cavalletto. Forse dovrei
usare un flash con diffusore, ma mi pare che pannelli e fari possano bastare.
Raccolgo i capelli in una coda e lancio le scarpe lontano da me.
- Sta calma. Andrà tutto bene, sono foto esattamente come quelle che fai già-
mi tranquillizza Matt, massaggiandomi alla base del collo.
- Si, come no. Queste finiranno su un giornale, non su un composit per il
tavolo di un pubblicitario-
borbotto allontanandomi dal suo tocco. Di nuovo quella sensazione strana
all’altezza dello stomaco.
Forse è il caso che usi un cavalletto.
- Non ti serve il cavalletto. C’è abbastanza luce, le foto non ti verranno
mosse-
- Sei sicuro? Dovrei alzare un po’ l’intensità dei fari?-
- Mmm…no…prova a metterti tu sul set e io scatto. Vediamo su di te come viene-
Prendo posto davanti all’obbiettivo e Matt dietro. Mentre lo vedo piegarsi
sulle ginocchia per mettersi alla mia altezza, inevitabilmente torno indietro…
a due anni fa…
- Sto facendo una cavolata, sto facendo una cavolata, sto facendo una
cavolata- dico camminando avanti e indietro per tutta la lunghezza della mia
roulotte. La vestaglia di seta bianca, praticamente inesistente tanto è
leggera, mi irrita con il suo frusciare.
- Però sono tanti soldi, porco cacchio, non posso andarmene!- mi dico
guardandomi allo specchio. Truccatissima, capelli perfetti, pelle perfetta,
colori perfetti…quella non sono io. E se inizio a parlare con uno
specchio…oddio non è un buon segno.
- Alessia? Sei pronta?- chiede una voce dall’altro lato della porta, dopo
aver bussato.
Ecco. Ci siamo. Ti puoi tirare indietro? No.
Ti farai una grandissima figuraccia? Si.
Non pensarci ed esci. Pensa che con quei soldi potrai abbandonare la vecchia
pensione e cercarti un appartamento. Hai già fatto dei servizi fotografici no?
va beh…eri vestita…ma anche adesso lo sei…un po’ di meno ma sei vestita…
Presa da chissà quale coraggio, apro la porta della roulotte ed esco,
badando bene a stringermi addosso la vestaglia che mi svolazza attorno alle
gambe.
Cammino insicura e a testa bassa dietro la mia truccatrice e raggiungo il
set.
- Ma che mi date questa macchina qua? Non voglio cavalletti, voglio una
reflex! Ho chiesto una reflex. C’è una reflex da qualche parte o devo chiamare
Dio in persona per averla?-
Alzo gli occhi ed eccolo la: il mio peggior nemico. Matthew Holsen. Porca
zozza adesso si che voglio scappare.
Ti prego terra, apriti immediatamente e inghiottimi!
Sta gridando ordini a dritta e a manca. Quando finalmente gli portano la
digitale giusta inizia a darsi da fare a montare l’obbiettivo.
Ok Ale, respira. Fai un respiro profondo e cerca di non vedere come una
punizione divina il fatto che il tuo peggior nemico ti fotograferà mezza nuda.
Cosa mi aspettavo? Di passarla liscia così? e no! farsi fotografare in intimo,
non è mai una buona idea!
- Allora…- inizia Matthew, scostandosi la frangia con un soffio e un
movimento scattoso della testa - Toh! Ma guarda chi si vede! Anche tu qui?-
Fa pure il finto tonto, il sadico!
- Se sei sicuro di vederci bene, è così- replico pungente, stringendomi
ancora di più la vestaglia addosso.
- Ti ho fatto arrivare proprio al verde, eh bambolina?- mi canzona il
malefico. Dannatamente bello quanto insopportabile!
- Hai finito di chiamarmi bambolina? Non sei simpatico!-
- Tu invece si che sei miss simpatia anche se…non ti vedo la fascia a
tracolla-
- Vorrei vedere te a stare in mutande davanti a tutti sti uomini arrapati!-
Si gira guardandosi attorno, notando che, in effetti, macchinisti, tecnici e
non so chi altro… comunque, ben dieci uomini sono li con gli occhi fissi su di
me facendo tutt’altro che il loro mestiere.
- Emmm…stai tremando…ti infastidiscono?- mi chiede…preoccupato? Può essere
che Matthew Gran Bastardo Holsen sia preoccupato per me? Naaa! Lui si preoccupa
solo di se stesso e caso mai spende cinque minuti del suo tempo per escogitare
qualche nuovo modo di rovinarmi la vita, ma non si preoccupa per me.
Annuisco impercettibilmente, tenendo lo sguardo basso imbarazzata.
- Ragazzi? Sbaraccatevi fuori dalle palle per cortesia! La signorina e io
dovremmo lavorare e finire entro sera- grida alla troupe. Con una serie di
borbottii di protesta, tutti quanti si allontanano e spariscono. Cheeee? Che ha
fatto? ha fatto andare via tutti per…me? sul serio?
- Va meglio bambolina?-
Ok, forse l’ha fatto per prendermi per il culo ancora un po’.
Sbuffo in risposta e prendo posto sulla sedia di vimini del set. Se quella
era una tortura, meglio fare in fretta.
- Sei sicura che le foto devo fartele con quello addosso? Non
dovresti…insomma… non…- chiede imbarazzato, nascondendo il viso dietro
l’obbiettivo e indicando con l’indice la mia vestaglia.
Che ne avete fatto di Matthew Holsen? Chi è l’essere bellissimo che sta per fotografarmi?
Slaccio la vestaglia e la lascio scivolare ai miei piedi, ritornando al mio
posto. Lo vedo chiaramente trattenere il fiato mentre si piega sulle ginocchia
per arrivare alla mia altezza e scattare.
Ne sono segretamente compiaciuta, soprattutto notando il sorriso che si apre
sulle sue labbra scatto dopo scatto…
- Ale!- mi chiama.
- Si?- mi riprendo, tornando alla realtà.
- Smettila di pensare a queste cose- mi rimprovera severo - La luce va bene
così. Non spostare niente- continua appoggiando la digitale sul tavolino e mettendosi
le mani in tasca.
- Perché non dovrei pensarci?- gli chiedo confusa.
- Perché è passato e ti fa star male. Non ti aiuta ad andare avanti, ti frena-.
È freddo, indifferente, lontano.
- E’ perché mi sono allontanata da te?- chiedo con voce strozzata. Oddio se n’è
accorto…
- Ale, io voglio che tu ti allontani da me- risponde, più tenero, ma
ugualmente distante.
Non ho nemmeno il tempo di rispondergli che Robert fa la sua comparsa.
- Ale, ti prego. Aiutami. Sti capelli proprio non ne vogliono capire di stare
su e guai a te se chiami Beckie! L’ultima volta ho dovuto lavarmi i capelli
cinque volte per far andare via tutto il gel che mi ha messo in testa- brontola
esasperato, emergendo con la testa da una maglietta grigia tutta sbrindellata
sul collo.
Alzando gli occhi al cielo, gli faccio cenno di prendere posto sul set e vado a
prendere il vasetto del gel dal mobiletto del bagno.
Voglio che ti allontani da me…ha detto. Oggi è freddo. Lo so, anche io
sono molto più distaccata nei suoi confronti ma lui…è freddo, e non centra
niente con le mie remore a cercarlo.
Le poche volte che c’è stato, da quando Rob è qua a casa, ha sempre sciolto gli
abbracci in fretta, non mi ha mai baciata sul serio…mi ha toccato pochissimo…forse
è una mia impressione ma…no, no…meglio che non ci penso. Non se ne sta andando.
E se se ne andasse? Come la prenderei io? Come potrei mai reagire? Non che io
mi voglia preparare una scena madre…ma…non sono più sicura di me. Non riesco
più a fidarmi di me stessa. Lo amo e anche tanto, questa è una cosa su cui non
ho alcun dubbio, ma forse…non lo so…il fatto che non lo cerchi più fisicamente
vuol forse dire che io abbia finalmente accettato la sua morte, come direbbe la
Barkley?
Torno in sala e, sempre immersa nei miei pensieri, mi metto a pettinare con le
mani Rob, imitando goffamente i gesti che ho visto fare a Beckie miliardi di
volte. Spero solo che il mio lavoro non risulti che una pallida imitazione dei
suoi capolavori.
Matt mi osserva da lontano, appoggiato alla parete. Il suo sguardo è
indecifrabile, sembra concentrato. Rob ha la stessa espressione in viso. Che si
stiano facendo una delle loro discussioni mentali di cui non mi vogliono
partecipe?
Ecco, questa è un’altra cosa su cui dovrei ragionare: il fatto che abbia deciso
di farsi sentire anche da Rob. È vero che non lo può vedere, come lo vedo io,
ma è altrettanto chiaro che può benissimo intuire dove sia quando vede le cose
muoversi da sole o quando vede me fissarmi su un punto imprecisato dello spazio
che mi circonda. Se lo vedesse anche lui e io non lo so? A volte mi pare che
sia così, anche perché lo vedo fare dei gesti, anche quando io sono lontana…
Lasciando perdere la questione del vede o non vede…Matt è stato
parecchio strano in questa settimana. A parte la maggiore attenzione che ci sta
mettendo per non avere troppo contatto fisico con me…sembra che la sua memoria
sia tornata brillante come quella di un tempo, ha perso si e no due piume
in tutta la settimana e non è per niente sbiadito, alla faccia di tutte le
energie che dice di spendere. Mi rifiuto di credere che ci sia una spiegazione
che non mi ha dato dietro questi fatti. Non potrebbe mai mentirmi su una cosa
del genere.
Finito di sistemare i capelli a Robert, con il cuore in gola, l’ansia del mio
primo servizio fotografico serio e il sospetto per gli strani atteggiamenti di
Matt, recupero la mia digitale e misuro l’intensità della messa a fuoco.
- Rilassati…- mi dice Matt, mantenendosi sempre a distanza - inquadra, respira
e scatta-
Premo il pulsante dello scatto e un lampo di luce parte dal mio flash.
Dopo il primo, la mia mano si sposta libera e senza impaccio sulla macchina
fotografica. Zoommo, taglio, scatto… tutto. Faccio tutto in automatico,
praticamente senza pensare.
Dopo una prima serie di cento scatti, faccio cambiare Robert d’abbigliamento
per poi continuare con il mio lavoro.
Matt, sempre appoggiato al muro, ogni tanto mi da dei consigli che seguo
naturalmente. Peccato che la mia testa sia dappertutto tranne che concentrata
sulle pose di Robert.
Più lo guardo attraverso il mirino e più mi rendo conto di non avere più niente
da scoprire. Conosco già a memoria la piega delle sue labbra quando le curva in
un sorriso, le rughette che compaiono agli angoli dei suoi occhi quando alza le
guance…conosco perfettamente la forma delle sue mani quando attraversano i
capelli e soprattutto…so già tutto dei suoi occhi. So leggerli quasi alla
perfezione. Scatto dopo scatto me ne rendo sempre più conto.
Conosco perfettamente questo ragazzo. Non è difficile da capire, al contrario.
E’ semplice, è genuino…non mente. A volte nasconde qualcosa ma, sono più che
certa che le uniche cose che mi nasconde sono praticamente tutte legate a Matt.
Per le ultime foto, lo faccio cambiare ancora e propendo per un viaggio vestito
sotto la doccia. L’effetto bagnato è da sempre l’ultima frontiera del sexy
quando si parla di maschi e mi è sembrato di capire che la rivista voglia anche
questi scatti. Quando tutto infradiciato raggiunge di nuovo il telo grigio
dello sfondo, il mio cuore traditore non si nega un piccolo sobbalzo.
È strano lavorare così. Corpo e mente vanno su due piani completamente
separati. Da un lato mi muovo attorno a lui, guardandolo attraverso un mirino,
ma con la testa sono persa a chilometri e chilometri di distanza. Il fatto di
essermi accorta di non aver più nulla da imparare del viso di Robert mi
spaventa. È una cosa che mi è capitata solo quando fotografavo Matt.
Che sia finita qua? È questo quello che Matt vuole? Che mi dimentichi di lui?
che io mi innamori di un altro viso che non è il suo? Che…non lo so. Ma il suo
atteggiamento non mi fa presagire nulla di buono.
Ci siamo. Me lo sento. Mi sta per lasciare definitivamente. Non è una cosa
difficile da percepire e io non sono stupida. Lo conosco talmente bene che
sarei davvero un’idiota a non accorgermi del fatto che se ne sta andando.
Al solo pensiero però mi sale un groppo alla gola e un nodo si forma
chiudendomi le vie respiratorie. Se ne sta andando. Non pensare a queste
cose…
Di solito non gli dava fastidio quelle poche volte che mi concedevo di far
vagare la testa su qualche ricordo, ma stavolta…stavolta mi ha detto di non
farlo.
Se passo in rassegna l’ultima settimana…non c’è bisogno di un aiuto esterno per
farmi vedere quante cose sono cambiate. Non c’è bisogno di Matt per capire che
il merito è praticamente tutto di Robert. Cosa dovrei fare? Iniziare a odiarlo,
come avevo pensato qualche giorno fa, pur di non far realizzare la faccenda in
sospeso di Matt? Ho capito di essere io la sua faccenda in sospeso, non sono
scema.
Non gli basta che io abbia ripreso contatti con il mondo. Vuole che non resti
sola. Vuole che io… non posso…non posso innamorarmi di Robert. Per quanto sia
bello, dolce, premuroso e perfetto su ogni fronte…non sarebbe amore quello che
proverei per lui. Magari profondo affetto, ma non amore. E’ questo quello che
vuole Matt? Vuole che mi leghi a qualcuno dato che è più che evidente che da
sola non ce la faccio?
Non posso odiare Robert. Non me lo sta portando via. Lui se ne sarebbe comunque
andato prima o poi e io…io devo apprezzare quest’ultimo gesto che ha voluto
fare per me e soprattutto non posso più essere tanto egoista da trattenerlo a
tutti i costi. Questi nove mesi…tutto questo tempo, non è dato a tutti. Lui ha
oltrepassato le barriere della morte per stare con me. E’ tornato da me, ha
mantenuto la sua promessa. Che mi ama è più che evidente, non c’è bisogno di
altre prove e comunque…l’ho sempre saputo, senza che mi provasse mai nulla.
Mi ama e io amo lui. Questo non cambierà mai. Vita o non vita, morte o
non morte…Robert o non Robert…io e lui staremo sempre insieme.
Finiti i trecentocinquanta scatti richiesti, io e Robert ci mettiamo al pc e li
inviamo per posta al suo manager, e subito dopo entriamo nella homepage della
mia assicurazione e tramite la sua carta di credito paghiamo i duemila dollari
della mia polizza. Problema risolto, tutti felici e contenti.
Insomma…non proprio felici e non proprio contenti.
Mentre Robert si è chiuso in bagno per farsi una doccia e levarsi tutto il gel
dai capelli, io salgo pesantemente le scale per arrivare sul mio letto e
buttarmici sopra a peso morto. Matt mi ha seguito.
Lo sento. Sta per arrivare il momento dei saluti. È da quando ho iniziato a preparare
assieme a lui il set per le foto che ho questa sensazione.
Che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi, l’ho sempre saputo.
- Ale…- inizia sdraiandosi accanto a me sul nostro letto.
- So quello che stai per fare Matt…- borbotto nascondendo il viso nel lenzuolo.
Non voglio che mi veda piangere. Non voglio che l’ultimo ricordo che ha di me
sia un volto con gli occhi rossi di lacrime.
- E’ così evidente?- mi chiede allungando una mano per accarezzarmi il viso con
due dita.
Al diavolo le mie lacrime e le mie guance arrossate. Al diavolo i miei capelli
non proprio perfetti e la mia voce tremula. Non posso perdermi gli ultimi
istanti del suo viso.
Non mi esce voce dalla gola, devo limitarmi ad annuire e rassegnarmi alla mia
goffaggine.
- E’ ora, amore mio…- mi dice, anche lui con la voce non proprio ferma. Cerco
di imprimermi nella testa ogni inflessione, ogni nota della sua voce, per non
dimenticarla mai.
- Servirebbe a qualcosa se ti chiedessi di non andare?- articolo malamente tra
le lacrime.
- No… ho risolto la mia faccenda in sospeso, tesoro mio…non posso più restare-
- Ma…- Ma cosa? Ale…non essere egoista…non ci sono ma… - Non voglio che tu vada
via Matt…io ho bisogno di te-
- Amore, ascoltami. Ascoltami bene e non dimenticare mai quello che ti sto per
dire-
Si alza sui gomiti e gentilmente mi invita a sdraiarmi sul letto. Prende posto
su di me, appoggiandosi sui gomiti per non gravarmi del suo peso. Con una mano
prende ad accarezzarmi i capelli, mentre con l’altra continua a sfiorarmi il
viso, cercando di sorridermi e cullarmi in quelle ultime coccole.
- Io ci sarò sempre. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non
mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando
sarai triste, io ci sarò. Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice,
io ci sarò. Se un giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre.
Non mi perderai mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero
sicuro di quello che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino.
Continuerò a proteggerti sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far
spegnere il mio amore per te.
Non sentirti mai più in colpa per quello che è successo, perché morire per
proteggere te è stata la miglior morte che mi poteva capitare, intesi? E lo
rifarei altre mille volte, non ho rimpianti.
Hai reso la mia vita un dono talmente bello che non posso lamentarmi di niente.
Tu sei stata, sei e sempre sarai tutta la mia vita.
Vederti di nuovo felice, vederti di nuovo sorridere…amore, non mi togliere
questa gioia solo perché sei convinta di dovermi qualcosa. Io lo so che mi ami.
So che non mi dimenticherai e che mi terrai sempre con te, ma ricordati una
cosa: la vita per te sarà ancora tanto lunga e vivrai ancora tante emozioni e
tanti dispiaceri. Non lasciare che assieme alla mia di vita se ne vada anche la
tua. Ama ancora, fallo per me. Ama ancora perché vederti amare è il regalo più
bello che tu mi possa fare. Non ne sarò geloso, non sarò arrabbiato con te se
lo farai, non mi sentirò tradito. Se c’è una cosa che ho capito è che nella
vita non si finisce mai di innamorarsi. A volte della stessa persona, a volte
di una diversa, ma sono tanti tipi di amore che non sono mai in competizione
tra loro. Ognuno è a sé e non provano gelosia. L’amore è amore e basta. Non lo
puoi mettere da parte e, se sei intelligente, non lo negherai mai.
Io so di averti, Ale. Lo so. Non hai mai fatto altro che dimostrarmi il tuo
amore e di questo te ne sono e sarò sempre infinitamente grato. Non perdere la
tua vita per me, non ti chiudere al mondo un’altra volta. Vivi e fallo anche
per me. Ama, sposati…diventa madre…vivi tutte le emozioni che avrei voluto
darti io e fallo per tutti e due.
Tu tienimi con te e io ci sarò. Sempre.-
Le lacrime mi offuscano talmente tanto gli occhi che quasi non lo distinguo più
dalla luce che viene da dietro le sue spalle. Le sue mani mi aiutano a
spazzarle via dagli occhi e a regalarmi lo spettacolo più bello che occhi umani
abbiamo mai visto.
È la prima volta che vedo le sue ali, così bianche e grandi. Sono chiuse a
cupola sulle nostre teste, creando uno spazio tutto nostro. È così bello, così
ultraterreno e così…mi si strazia il cuore a guardarlo.
Non riesco più a parlare, non riesco più a respirare, nemmeno a formulare un
pensiero. L’unica cosa che riesco a fare è alzare le mani sul suo viso e
accarezzarlo cercando si smetterla di piangere.
- Promettimi che non ti chiuderai più fuori dal mondo-
Annuisco.
- Promettimi anche che se mai ti accorgessi di esserti innamorata di qualcun’altro
non lo allontanerai per me-. Non ce la faccio ad annuire. Non posso
prometterglielo.
- Promettilo-
Con la morte nel cuore, annuisco. Prendo un profondo respiro e cerco di
sbattere le ciglia più in fretta per togliermi le lacrime dagli occhi.
- Ti amo, Ale. Non dimenticarlo mai. Tienimi con te e non dimenticarti che io
sono sempre accanto a te- sussurra baciandomi la fronte.
Istintivamente gli getto le braccia al collo, cercando la sua bocca, cercando
un suo bacio. Lo trovo e cerco di imprimermi nella mente ogni sensazione, ogni
movimento, ogni sospiro di questo ultimo bacio. Lo stringo desiderando che non
se ne vada via, desiderando con tutta me stessa che non si allontani mai.
- Ti amo- balbetto sulle sue labbra.
- Per sempre…- continua prima di dissolversi lentamente, lasciandomi circondata
da piume bianche che continuano a cadere giù come neve.
È andato via.. e stavolta…non tornerà.
abbigliamento Rob e Ale
abbigliamento Matt
|
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Capitolo 19 *** capitolo 19 ***
capitolo 19
buonasera a tutti! Premetto
che non sono proprio nelle condizioni mentali più felici
stasera: A) devo scrivere una memoria di ricorso che mi sta facendo
impazzire e B) l'influenza e i giramenti di testa hanno deciso di farmi
impazzire.
Mi prendo questi dieci minuti per
pubblicare il capitolo prima di tornare a passare la mia serata tra
scartoffie e sentenze varie. Chiamate a raccolta tutti i santi e i
beati del paradiso, perchè qui c'è bisogno di tanto aiuto.
Allora... Matt. non vi aspettavate
che ci lasciasse così presto vero? Ripondo qui per tutti quelli
che ci sono rimasti male e offro una scatola di cleanex. Vorrei poter
dire che ho dovuto far morire il personaggio (per la seconda volta)
nella storia perchè il mio attore aveva deciso di licenziarsi e
la sua scomparsa dalla scena andava giustificata, ma, ahimè, non
è così. E' così che doveva andare...molti di voi
mi hanno chiesto se tornerà. Non posso dirvelo :P
Recensioni:
sophie 88: concediti concediti
concediti... So!!! quanta fretta! :P e il cordoglio per Matt??? te l'ho
detto che dovrai attendere per gli sviluppi e anche li....basta non
dico niente... :P
winniepoohina: ma tesoro mio,
io vi avevo avvisato! :) l'ho detto un sacco di volte che lui se ne
sarebbe andato.... lo so è traumatico lo stesso... :( facciamo
un minuto di silenzio per Matt...
per Rob maglietta bagnata... non
è ok... è STRAOK!!! e che solo noi ragazze a fare miss
maglietta bagnata? gli uomini soddisfano molto di più in questa
mise, soprattutto lui!
camillalice: forse è
il caso che ti offra due scatole di cleanex vero?? :( mi spiace un
sacco per le tue lacrime ma ne sono anche felice perchè vuol
dire che sono riuscita a farti provare un'emozione con quello che
scrivo :) come ho detto prima... sulla faccenda Matt parla o no con
Rob, torna o non torna resto una tomba! sorry... dovrai continuare a
leggere per scoprirlo :P
mikki: ehhhh si :) ho pensato
di farvi piangere due volte di fila per togliermi subito il pensiero!
:P tranquilla... tra un pò non piangerete più per un bel
pezzo lo prometto :) vedremo come Rob aiuterà la nostra Ale...
:) ti lascio al chap così lo scoprirai.
cricri88: e si... mi aspettavo lo
slittamento del sarcasmo anche per quel capitolo...hai ragione Ale ora
più che mai avrà bisogno di Rob e sono contenta che non
ti dispiaccia l'attesa. in effetti sarebbe falso un bacio adesso, ma
potrebbe anche non essere così... d'altra parte il dolore
può far fare cose che a prima vista sono sbagliate pur di
cercare una via di scampo... ma non parlo più se no do troppi
spoiler :P a buon intenditor poche parole.
ti ho risp alla mail...una volta me
l'ha rimandata indietro ma la seconda non ho più ricevuto
notifiche ma non so se ti è arrivata. cmq ti dicevo che non ci
sono su twitter ma su facebook si :)
piccola ketty: welcome! grazie per
i bellissimi complimenti davvero :) sono davvero felice che tu abbia
scoperto la mia storia e ti ci sia affezionata :) spero che continuerai
a seguirla e a recensirla. da parte mia cercherò di non
deluderti :)
cy_pattinson: benvenuta anche a te!
grazie anche a te per i bellissimi complimenti :) nemmeno io sono una
Robsten ma credo si sia capito. purtroppo...non posso nemmeno dire che
lei mi piaccia...se non ce li vedo insieme non è solo per mera
gelosia, ma proprio perchè non la sopporto. lui è sempre
così frizzante e brioso. sa benissimo che ha successo e quindi
non si perde in gratuiti sfoghi di stizza verso i suoi fan. lei invece
la vedo troppo trattenuta e troppo poco incline ad accettare con il
sorriso questa parte della sua popolarità. tipo "si si
accetto i complimenti ma state tutti lontano da me".... e va be :)
ryry: benvenuta anche a te nel
fantastico mondo delle recensioni di questa storia e grazie per la
nomina negli autori preferit! davvero grazie! sono davvero contenta che
la storia ti piaccia :) per gli aggiornamenti... che dire? sono una
studentessa universitaria in pieno periodo pre-esoneri e pre-esami.
quindi i tempi con cui posterò dipenderanno molto da quanti
neuroni funzionanti mi restano dopo le ore di studio. dal canto mio
cerco di essere rapida. avrei altre storie da aggiornare ma questa
è quella che più mi preme.
fierons: aspettare che quei due si amassero davvero... ah fierons...che dire? come risponderti? cito e basta :)
from capitolo 18:
Più lo guardo attraverso il mirino e più mi rendo conto di
non avere più niente da scoprire. Conosco già a memoria la piega delle sue
labbra quando le curva in un sorriso, le rughette che compaiono agli angoli dei
suoi occhi quando alza le guance…conosco perfettamente la forma delle sue mani
quando attraversano i capelli e soprattutto…so già tutto dei suoi occhi. So
leggerli quasi alla perfezione. Scatto dopo scatto me ne rendo sempre più
conto.
Conosco perfettamente questo ragazzo
e ancora from capitolo 17: lei si sta innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo
ammetterà per molto tempo. Dovrai essere paziente
lo so che è un pò triste il fatto che Matt se ne sia andato... però... poteva forse andare diversamente?
smemo92: hai ragione! ne
esistessero di Matt! questo sarà un pokino più corto come
capitolo ma spero ti piaccia lo stesso perchè credo sia uno dei
pov di Robert che io abbia mai scritto fin'ora! :P
vero15star: bella l'idea di
una storia su Ale e Matt :) davvero potrebbe essere una buona idea :)
potrei anche considerare di scriverla :) lo sapevo che a te più
di chiunque altro questo chap avrebbe fatto male... e non posso dirti
molto sul se tornerà o no, che fine farà... però
Rob o non Rob... sarebbe successo lo stesso prima o poi....
per il ps :) grazie :) è
bello sentirsi dire queste cose, soprattutto dopo che ogni volta che
dici di studiare legge, la prima cosa che ti chiedono è "ma con
questo sistema, ci credi in quello che fai?" quasi a dirti che sei un
delinquente perchè per soldi difendi la parte malvagia della
società. se diventerò avvocato...questo non lo so, quello
che è certo è che il mio obbiettivo e avere a che fare
con il diritto internazionale magari in una sede Onu, o intraprendere
la carriera diplomatica ...vedrò :)
Tum. Tum. Tum.
Qualcuno sta picchiando alla porta e sembra che abbia il
chiaro intento di sfondarla.
Stanco e ridotto a uno zombie, mi alzo dalla sedia puntellando
le mani sulle ginocchia e mi trascino fino al portoncino per aprire.
- noooon dite niente, non voglio sentire scuse stasera!-
Chi poteva essere se non l’uragano Beckie?
- Beckie, si può sapere di che stai parlando?- le chiedo con
voce roca.
Mi guarda scettica, alzando un sopracciglio e facendo
scorrere gli occhi su tutta la mia altezza, per poi arricciare le labbra
critica. Lo so, non sono per niente presentabile. Tuta sbilenca addosso, barba
lunga e occhiaie degne di un vampiro assetato. Forse sono anche pallido, ma non
ho il coraggio di guardarmi allo specchio, potrei spaventarmi da solo.
- è successo qualcosa che io non so?- chiede con sguardo
inquisitore Beckie.
Prende a camminare a grandi passi per la stanza, aprendo
ogni porta e salendo le scale. Appena arriva a metà, e credo scorga la schiena
di Alessia, si tranquillizza e torna vicino a me.
- avevi paura che avessi appena consumato un omicidio Beck?-
le chiedo sarcastico.
Ci mancava solo questa. Vado verso il frigo e prendo una
bottiglia di coca cola. Ne riempio due bicchieri e la rimetto al suo posto.
-no, ma che vai a pensare?! Solo che hai una faccia…-
commenta prendendo un sorso e sedendosi sullo sgabello dell’isola.
- lo so. Non ho dormito stanotte. Sono solo stanco-
minimizzo. In realtà sono due le notti che non dormo ma non è il caso di
farglielo sapere.
- uhhh e come maiiii?-
- che?-
- dai Rob, a me puoi dirlo. Che avete
combinato stanotte voi due?-
- che dovremmo aver combinato stanotte noi due?-
Ma che glielo chiedo a fare? Ha gli occhi lucidi, quasi
balbetta e a stento riesce a stare ferma sulla seduta. Lancia mugolii a getto
continuo…no, non sono mugolii, sono ultrasuoni! Peggio di quelli dei delfini.
Ma che sta facendo? Sta richiamando il branco? Tra un po’ dalla porta
d’ingresso appariranno tutte le casalinghe del palazzo per aggiungersi a questa
specie incomprensibile di euforia immotivata? Dio, fa di no.
- guardati! Sei stanco morto, hai le occhiaie e ti trascini
da una parte all’altra, quindi chiaramente ti ho disturbato. Lei è di sopra che
alle undici del mattino ancora dorme. È chiaro che stanotte voi due…
eddaiiii!!! Dimmelo!-
Ha smesso persino di costringersi a stare ferma sulla sedia
e ora rimbalza deliberatamente. Ma che ho fatto di male per meritarmi questo?
Vorrei dirgli che sono ridotto così per le ragioni che pensa
lei, ma non posso. Esattamente come non posso dirgli la verità sul perchè io
non ho dormito e Alessia non sta tutt’ora dormendo di sopra.
- Beckie, abbiamo guardato film e basta. Non abbiamo fatto
nulla di che- mento.
- se, se, se! Siete la coppia più pensionata che io abbia
mai visto. Due pantofolai diplomati voi due - sbuffa finendo la sua coca cola.
- premesso che non siamo una coppia…è un reato essere dei
pantofolai? Fammi causa - borbotto.
Mi siedo accanto a lei e bevo la mia bibita in silenzio.
Silenzio che, purtroppo per me, non dura poco.
- comunque, parliamo di cose serie. Stasera non prendete
impegni. Non accetto un no come risposta-
- Beckie, metti un soggetto e un luogo? Ed esplicitami il
motivo, in maniera chiara, semplice e diretta, per cortesia- sbuffo reggendomi
esausto la testa tra le mani. Ci manca solo che debba concentrarmi anche per
tradurre i suoi suoni senza senso per andare al manicomio.
- allora, stasera ci siete? Non importa perché dovete
esserci. I nostri amici ci hanno organizzato una festa in un locale stupendo
vicino a Manhattan, e ,stranamente, è l’unica iniziativa che sono riuscita a
far accettare a Luke dato che è refrattario a qualsiasi tipo di festa. Figurati
che non vuole nemmeno una festa di addio al celibato. Ma si può? Forse
raggiunge i tuoi livelli di prepensionamento, ma non posso dirlo con certezza.
La mia testimone e il suo accompagnatore non possono proprio mancare, intesi? –
articola a macchinetta alzandosi dalla sedia e riprendendo la sua borsa. Tira
fuori un bigliettino dalla tasca del jeans e me lo porge. Presumo che sopra
questo cartoncino nero ci siano le coordinate geografiche per raggiungere il
posto. Potrebbero mettere anche latitudine e longitudine sti qua, giusto per
essere ancora più chic e distinguersi dalla solita massa che scrive
semplicemente via e numero civico.
- Beckie non lo so…vediamo…- inizio.
- non accetto un no come risposta. Ciaaaaaao- dice
chinandosi su di me a stamparmi un bacio sulla guancia prima di schizzare fuori
dalla porta, così come era entrata.
- si, senz’altro- borbotto alla porta ormai chiusa.
Sarebbe stata un’impresa titanica, nonché impossibile essere
li stasera. Come faccio a dire ad Alessia che abbiamo una festa stasera, quando
si rifiuta già solo di scendere dal letto?
Apro il frigo e cerco qualcosa da mangiare, per poi
richiuderlo dato che mi accorgo che non ho voglia di niente.
Passeggio un po’ a vuoto per la sala prima di decidermi a
salire le scale che portano alla sua camera da letto. Prendo una birra dal
frigo, la stappo e inizio a berla direttamente dalla bottiglia.
Appena la vedo sul letto mi fermo. Davvero pensavo di
trovare la situazione migliorata? Davvero mi illudevo?
Scivolo sulla parete e mi ritrovo seduto sul primo gradino
della scala, in angolazione perfetta per osservare il suo viso spento.
Non posso vederla così. Mi si spezza il cuore.
Occhi spalancati nel vuoto, immobile, rannicchiata su sé
stessa, quasi non respira. Stringe un pugno di piume e non si muove. Da due
giorni.
Non ne vuole capire di mangiare, di bere… niente. Per quanti
sforzi io faccia, è inutile. Se cerco di sfiorarla per riportarla nel presente,
si ritrae e si rannicchia al centro del letto. L’unica cosa che mi ha lasciato
fare è stata quella di scioglierle i capelli dalla coda.
In queste due notti non ho avuto il coraggio di scendere di
sotto a dormire, lasciandola da sola. Ho trovato un materassino gonfiabile da
campeggio nel ripostiglio e l’ho gonfiato accanto al suo letto, mettendoci
lenzuola e cuscino, anche se di fatto è stato solo per figura. Come lei, sono
due notti che non chiudo occhio. Ho il terrore che lei si riprenda dal suo
stato catatonico mentre io sto dormendo e non mi trovi li pronto a starle
vicino.
Sono solo sceso a mettere un avviso sulla porta del negozio
per avvertire che sarebbe rimasto chiuso per tutta la giornata e a ritirargli
il pantalone in tintoria. Ho fatto il bucato e rassettato casa, sia per
occupare il tempo che per toglierle delle preoccupazioni.
Ho provato a invogliarla a mangiare in tutti i modi, persino
preparandole quella crema che tanto le piace con il mascarpone e le uova.
Mi aveva avvertito Matt che sarebbe stato difficile, ma non
pensavo fino a questo punto.
- ho intenzione di
lasciarla andare- mi dice Matt mentre sto mettendo sul gas la caffettiera per
me.
Alessia è già uscita.
Mi ha lasciato un post-it su cui mi diceva che passava in tintoria a lasciare
un pantalone e poi sarebbe andata a fare la spesa.
- come sarebbe hai
intenzione di lasciarla? Ti sei bevuto il cervello?-
- è da un po’ che ci
penso e…è il momento giusto, Rob. Approfitterò del fatto che tu starai qui
ancora qualche giorno. Forse così sarà più facile…l’ultima volta era da sola-
continua appoggiandosi al bancone della cucina di spalle.
- forse hai ragione,
ma non ti sembra un po’ presto? non ti pare che stiamo mettendo un po’ a dura
prova i suoi nervi?-
- beh…se resto ancora un
po’ lei inizierà ad abituarsi alla presenza di entrambi e non credo sia una
buona idea. Già ora non sa come comportarsi quando siamo tutti e tre nella
stessa stanza, figurati se dovessi rimanere. Tutti gli sforzi che stai facendo
se ne andrebbero a quel paese lunedì mattina-
E ancora una volta il
suo ragionamento non fa una piega. Lunedì io dovrò tornare sul set e non vivrò
più con lei.
- e poi…lei non si
spezzerà. È più forte di quanto creda. Ma dovrai avere pazienza, Rob. Dovrai
usare la forza se necessario- sospira sconsolato guardando il pavimento e
scuotendo la testa.
Ma che forza potrei mai usare con lei? Cosa pretende Matt?
Sta male, è normale che sia così. Cosa vuole da lei? Che si alzi, si metta in
ghingheri ed esca a fare shopping? Cosa crede? Che il fatto che l’abbia già
visto morire una volta cambi le cose? Che il fatto che stavolta l’ha salutata
gli renda la sua mancanza meno pesante, più sopportabile?
Non so se il suo sia il modo giusto di reagire. Non ho mai
vissuto la morte di una persona a me cara quindi non ho la più pallida idea di
come ci si senta.
Matt non può fare di certo testo nel mio conteggio dato il
modo anomalo in cui l’ho vissuto. È stato come averlo intorno esattamente come
quella volta che era venuto a trovarmi a Barnes, anche se quella volta non mi
aveva lasciato da solo con una fidanzata (sua) da consolare.
Ha detto che mi avrebbe aiutato, che se avessi avuto bisogno
d’aiuto sarebbe intervenuto lui a darmi manforte, ma mi rifiuto di chiamarlo.
Se non riesco a cavarmela da solo adesso, come posso anche solo pensare di
riuscirci poi?
Seduto con la schiena appoggiata alla parete, sul primo
gradino della sua camera da letto, la guardo fissare il vuoto.
Il cuore mi si stringe, fa male e sanguina.
Non so a quale dei sentimenti che si agitano dentro di me
dare la priorità. Alla rabbia? No, no… la rabbia lasciamocela per dopo. Alla
gelosia? No…anche questa lasciamocela indietro. Sarei profondamente egoista se
dessi ascolto alla vocina verde che urla e sbraita nella mia testa.
Allora di quale di questi sentimenti parlare a me stesso per
primo?
Che mi si stringe il cuore a vederla così, l’ho già detto.
Fa male. Dannatamente male.
Fa tanto male quanto più mi accorgo di essere impotente. Lei
non vuole essere salvata e io sono uno stupido ad aver pensato di poterlo fare.
Le ragazze come Ale…non si salvano. Le ragazze speciali come Ale, non vogliono
essere salvate.
Potrei anche essere un principe azzurro con tanto di
destriero bianco e pennacchio al vento, ma se combatto contro l’ombra di un
angelo del paradiso, che speranza di vittoria posso mai avere?
Matt vincerebbe sempre e comunque, senza alzare nemmeno un
dito.
Eppure ci deve essere un modo per scuoterla! Due giorni
senza cibo, acqua, sonno… non le fanno bene. Per un attimo mi attraversa il
macabro pensiero che si stia lasciando morire di proposito. No… Ale non lo
farebbe mai. Sta solo elaborando la cosa, non si sta lasciando morire. Non mi
sta lasciando.
Non mi sta
lasciando. L’ho pensato davvero? Oh si che l’ho pensato, è tempo perso
negare una cosa del genere.
Per un attimo provo a ripercorrere la mia vita prima di lei
e ne emerge un quadro a dir poco desolante.
Il mio appartamento? Asettico, tutt’altro che accogliente e
vissuto.
Amici? Pochi e assolutamente scelti.
Pubbliche relazioni? A perché dovrei fare della vita sociale
fuori dalle telecamere? Non mi basta essere inseguito persino nei bagni
dell’aeroporto?
Famiglia? La mia. Due sorelle che vedo poco e sento molto
per telefono, due nipotine di cui mi sto perdendo i momenti della prima
infanzia e una madre che prima o poi considererà seriamente l’idea di smuovere
le ambasciate inglesi dell’intero mondo pur di trovarmi, dato che per lei sta
diventando ufficiale che sono un disperso.
Ma fin qui, ancora ancora…mi potrei anche salvare. Se
considero la mia vita sentimentale…mi vergogno persino a parlare di una vita
“sentimentale”.
La mia prima ragazza l’ho avuta al liceo, e non sapevo mai
di che parlarci. Sei anni di silenzi, lingua e qualche toccatina innocente che
è sfociata nel sesso all’ultimo anno, senza, per’altro, essere tutta questa
gran cosa. Ci siamo guardati e ci siamo detti “forse è ora che io e te…che ne
pensi, eh? Mmm…”
La mia favella non ha mai toccato livelli più bassi di quel
momento.
Poi c’è stata una cosa a malapena iniziata con Katie.
L’avevo conosciuta sul set di Harry Potter e si è fatta avanti non appena ha
saputo che ero ritornato single. Mi sono fatto accalappiare come un fesso, giusto
per dire alla stampa “sono impegnato sentimentalmente”. Si, il cazzo. Manco un
mese è durata.
Dopo qualche flirt senza significato con qualche collega e
qualche fan, è arrivata Kristen.
Che dire di Kristen? Come definirla? Forse un abbozzo di
sentimento l’ho provato. In fondo mi sono sentito tradito quando ho visto
quelle foto, no?
In realtà, pensandoci ora, appoggiato ad un muro
sorseggiando una birra ghiacciata, direi che nemmeno lei è stata questa gran
cosa. Bellissima certo… piccolina, ben proporzionata, seno piccolo, fianchi
stretti e bel sedere. Sempre lodata da tutti, sempre elogiata, tutti avevano
una parola entusiasta per lei. Anche mia
madre, e questo già doveva mettermi in guardia.
E io…io sono un gran fesso. Il gran capo fesso della tribù
dei Fessotes.
La verità è che troppo preso ad essere sempre all’altezza
delle aspettative di tutti, dal far bene il mio lavoro, dall’essere adatto ai
miei personaggi, mi sono dimenticato di me, di come sono fatto io.
Chi sei tu? Robert Thomas Pattinson.
Che ti piace fare? Suonare e recitare.
Raccontati. Boh!
Eccola la verità. Eccola qua, nuda e cruda. So qualcosa di
me stesso? No. Perché? Perché non ho mai percepito me stesso! Sono stato tutti
tranne che me stesso. L’ho già detto, lo so. Mi sono fatto lo stesso discorso
esattamente una settimana fa quando Ale mi ha detto della morte di Matt.
Si però…il problema resta.
Sono stato Edward Cullen, porco cazzo, ma non per finta! Io
ero Edward Cullen! Io pensavo come Edward Cullen! Agivo come Edward Cullen! Ci
è mancato davvero poco che mi saltasse in mente di andare a dissanguare un puma,
e poi sarei stato il vampiro dagli occhi d’oro sul serio.
E inevitabilmente mi sono innamorato di Bella Swan, solo che
Kris non è Bella Swan.
Kris è una stronza montata che fa finta di fare la timida
quando qualcuno la loda mentre in realtà è solo li che pensa “ma solo questo?
Potrebbero elogiarmi un po’ di più”.
Sempre li a cercare di salvaguardare la faccia da brava
ragazza che non sa cosa dire alle interviste, che passa metà delle sue giornate
a cercare di capire il modo giusto per far entrare e uscire l’aria dalla bocca,
mentre in realtà l’unica cosa che muore dalla voglia di fare è alzare il dito
medio e mostrarlo alla telecamera.
Come ho fatto a stare con lei? Perché sono stato con lei?
Nemmeno a letto mi piaceva molto…troppo dominatrice per i miei gusti. E allora
perché cacchio ci sono stato insieme? come ho solo potuto pensare di essermene
innamorato?!
A costo di essere ripetitivo, continuo a dire che io
dell’amore non c’ho capito un cazzo. Almeno…fin’ora. Fino a quando lei non è
entrata nella mia vita.
Senza che io l’abbia mai richiesta, mi ha dato l’opportunità
che aspettavo da una vita: essere me stesso. Sapeva benissimo chi ero e non me
l’ha mai fatto pesare.
Non è stata una di quelle ragazze che fingono che non gli
importi del fatto che io sia un attore, di quelle che dicono di essersi
innamorate di me e solo di me, non di Edward, non di Cedric, non di Salvador,
ma di me.
Lei….
Lei, pur con i suoi problemi, con la sua fragilità, con il
suo peso enorme da portare, mi ha offerto amicizia e non mi ha mai chiesto
nulla in cambio. Non mi ha mai detto “però… pensavo fossi diverso. Mi aspettavo
questo…mi aspettavo quello…”
Mi ha regalato momenti spassosissimi e momenti emozionanti,
momenti dolorosi quando parla di sé stessa e momenti al limite del piacere più
proibito quando mi sfiora. E tutto questo senza la deliberata intenzione di
farlo.
È per questo che è speciale. Ammalia, seduce, attrae senza
fare niente.
Con lei puoi scherzare, puoi ridere, puoi mostrarti fragile,
puoi lasciarti andare e soprattutto… puoi parlare. Una cosa che non avevo mai
fatto veramente.
Il giorno che l’ho portata a Central Park per una
passeggiata, le ho raccontato tutto di me, cose che non sapevo nemmeno ci
fossero nella mia testa prima di averle formulate per lei a voce alta.
La mia mente quando parla, quando ride, quando piange,
quando sospira…diventa un enorme pentagramma e tutto quanto si trasforma in
note. Note per lei. Note in cui lei c’è, perché quella musica è la sua essenza.
Non se ne trovano di ragazze come Ale. Non esistono ragazze
come lei. Non esistono perché è difficile essere lei. Non parlo di bellezza. È
bella oltre ogni sogno mai sognato, su questo penso siamo tutti d’accordo, ma io
parlo del suo modo di affrontare la vita.
Aveva un sogno? Ha lottato e se l’è preso. Ha abbandonato
famiglia, ricchezza e paese per realizzarlo. È stata forte. Molto forte.
Anche io me ne sono andato di casa per il mio sogno, certo.
Ma i miei mi hanno sempre incoraggiato e spronato ad andare avanti. Ho sempre
saputo che su di loro potevo contare, che mi avrebbero sempre appoggiato. Ma
lei chi aveva? Non c’è stato nessuno che ha creduto in lei. Ha potuto
appoggiarsi solo a sé stessa e alla sua passione.
Certo, c’è gente che
se l’è passata molto peggio di lei, non lo nego. Ma
non si può nemmeno
negare che la sua vita sia non stata tutta rose e fiori. Ha avuto
coraggio da
vendere a prendere in mano la sua vita e a viverla. Ed ha avuto ancora
più
coraggio a innamorarsi.
Più penso alla mia misera esperienza in campo amoroso e più
mi rendo conto di quanto coraggio ci vada per vivere l’amore.
Fidarti cecamente di una persona, arrivare a donargli il tuo
cuore, i tuoi pensieri, la tua anima, la tua stessa vita… richiede una forza
d’animo e un coraggio notevole.
E lei ne ha. Non ho mai visto una persona più coraggiosa di
lei. Ama completamente e senza riserve. Non ha avuto paura di chiudersi al
mondo e di restare da sola per proteggere il suo sentimento. Non ha finto per
non essere giudicata un’esaurita. Non ha esitato a cercare una responsabilità
nel dolore. Come disse Anthony Hopkins nel film “vi presento Joe Black” l’amore
è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Bisogna buttarsi a
capofitto, trovare qualcuno da amare e che ti ami a sua volta con la stessa
intensità staccando il cervello e usando solo il cuore. Lei è l’esempio vivente
che questo si può fare se si ha coraggio. Se ha visto quel film, è chiaro che
ha preso in parola Anthony.
E io…io... io sarei disposto a tutto per lei. La guardo e
muoio con lei su quel letto, la guardo e mi maledico perché non so cosa fare,
la guardo e odio me stesso perché non ho abbastanza coraggio da scuoterla e
salvarla. Perché lei è passione, lei è ossessione, lei è quel qualcuno senza cui ormai non posso più dire di riuscire a
vivere.
Io mi fido cecamente di lei.
Se fossi il capitano dell’Olandese Volante, è a lei che
chiederei di custodire il mio cuore, sapendo che lo terrebbe più al sicuro di
quanto non sarebbe se seppellito in un forziere sotto la sabbia.
Non ho paura di parlare con lei: i miei pensieri, per quanto
assurdi e contorti, forse un po’ troppo melensi in certi giorni…non sarebbero
derisi, ma ascoltati.
Se mi chiedesse la mia anima, le direi “eccola, è tua.
Prendila”.
Se mi chiedesse la vita…cazzo strappatemela immediatamente
dal petto e dategliela!
Se potessi fare qualsiasi, qualsiasi cosa in questo
momento…venderei l’anima al diavolo pur di aiutarla.
La guardo e ancora non si muove.
Il mio cuore batte solo quando vedo la sua spalla alzarsi
per il respiro.
Forse è inutile che continui a dirmi che sento qualcosa per
lei ma non so cosa. Dovrei smetterla di dirmi che mi sto innamorando di lei,
perché io sono già innamorato di lei. Lo dice anche Anthony.
Amo tutto di lei. Amo il modo in cui mi è entrata dentro in
così poco tempo, con dolcezza e grazia che non sono mai diventate invadenza.
Amo il suo modo di toccarmi, il suo cuore che batte sotto il
mio braccio mentre la stringo…amo i suoi occhi e la scarica elettrica che mi
danno quando li lega ai miei. Amo il suo modo di trattenere un desiderio che
percepisco uguale al mio. Amo il modo in cui si prende cura di me. Amo persino
le mie fantasie su di lei, in cui mi ama e si lascia amare ai limiti della
passione più carnale pur non essendo mai volgare. Amo tutto di lei. Amo lei.
Io la amo.
Averlo ammesso a me stesso…wow!
Sorrido. Sorrido da solo al vuoto. Mi sento felice perché
sento che quella parola…amore…si sta diffondendo in ogni fibra del mio corpo
come un liquido denso, caldo e avvolgente, che entra fin nelle vene e di li al
cuore… che pompa, e pompa, e pompa ancora a ritmo con la sua vita, spingendo il
calore ovunque.
Sono felice. Ho una felicità delirante.
Mi sento invincibile, mi sento un supereroe, mi sento vivo.
E so cosa devo fare.
Mollo la birra per terra e mi alzo. Senza chiederle il
permesso, senza accettare un no come risposta, salgo sul letto accanto a lei e
la prendo tra le mie braccia.
Passando un braccio sotto le sue gambe e uno sotto la sua
spalla, la sollevo e me la porto al petto per stringerla.
- Ale, basta. Basta – la incoraggio con tono fermo al suo
orecchio. Con una mano apro le sue dita serrate attorno ad un ciuffo di piume e
le lascio cadere.
- lascialo andare. Lui non vuole questo per te. Vuole che tu
viva, per questo se n’è andato. Non ti ha abbandonato lasciandoti da sola. Ci
sono io qui con te, intesi? Ci sono io – cerco di rassicurarla cullandola sul
mio corpo come ho fatto quel pomeriggio in negozio.
Ci sono io, amore mio, e io non ti lascerò. Non lascerò che
tu perda il coraggio, perché sei tu il mio coraggio. Sei la mia felicità
delirante.
- io non ti lascerò, ma vivi Ale. Vivi!- la imploro ancora,
sentendola immobile tra le mie braccia.
Non ha importanza che lei non mi ami. Già il fatto di farmi
provare amore nei suoi confronti è qualcosa di bellissimo e straordinario. Non
posso chiederle di amarmi, l’importante è solo che non getti la spugna.
Lentamente scendo con la schiena, portandola con me, tra i
cuscini del letto. È gelida e solo ora mi rendo conto che ha iniziato a
tremare.
Non sono mai stato così felice di vederla tremare di freddo!
Un segno, una reazione, un qualcosa finalmente!
Con molta attenzione faccio scorrere il lenzuolo e il
copriletto sotto di me, alzandoli e portandoli su di noi a coprirci.
Frego le mani sulle sue spalle per scaldarla, continuando a
rassicurarla e incitarla sussurrandole all’orecchio.
Le racconto qualsiasi cosa mi passi per la testa, anche del
fatto che deve riprendersi per la festa di stasera.
Sembra ancora lontana mille miglia da me, ma non appena la
sua mano si chiude a pugno sulla mia maglietta, esulto mentalmente.
Stavo per dirle qualcosa quando mi accorgo che i suoi occhi
si sono finalmente chiusi e il suo corpo non è più contratto. Il respiro si è
fatto regolare e il suo corpo ha cercato una posizione più comoda sul mio. Si è
addormentata finalmente.
Da stasera andrà meglio, lo so. Il peggio è passato. E io
sono felice.
e si :) ho usato per una volta una
canzone italiana. Ma veramente...penso che non ci sia parola di questo
testo che non si adatti perfettamente alla storia. Da quello che pensa
Rob di Ale al motivo per cui si dispera :) quindi il link che ho messo
è la canzone con il testo già incluso.
e come dimenticare la scena di Anthony Hopkins di cui parla Rob? vi presento Joe Black
l'abbigliamento
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Capitolo 20 *** capitolo 20 ***
capitolo 20
salve, salve salve o popolo di
lettori affamati di parole! (mi sento molto Dante quando parlo
così XD) eccomi qui ancora oggi con un nuovo capitolo per voi :)
recensioni :
piccola ketty: tranquilla :) nessun
problema per quanto riguarda le recensioni quadruple :) come avevo
già detto a cricri quando anche a lei era capitata la stessa
cosa, l'ho fatto presente solo per non barare sul numero delle
recensioni ricevute, tutto qui. Grazie mille per gli splendidi
complimenti e soprattutto per la fiducia!
winniepoohina: ecco qua come si
riprende/non si riprende Ale...anche se... non finisce qua ma
fatemi stare zitta che vorrei dare un sacco di spoiler sul prox
capitolo che è da un mese che mi gira in testa! emmm Rob...
purtroppo per lui si...ci voleva tanto perchè lui non è
mai stato innamorato sul serio. Ha sempre vissuto come altre persone ma
mai come se stesso quindi ci ha messo un pò a capire che quello
che sente viene effettivamente da lui :) ma come sono filosofica!XD
lazzari: siete voi che fate
commuovere me con tutti questi complimenti :) davvero! comunque si ho
scritto un pò di capitoli strappalacrime in quest'ultimo periodo
e questo sarà l'ultimo per un bel pezzo ancora. non so se
sarà triste come gli altri, forse si... so solo che ci ho messo
una vita a scriverlo perchè fare la parte di Ale in questo
momento non è facile.
marika_bd: matt via troppo
velocemente dici? forse hai ragione ma probaibilmente ti sembra
così perchè la mia storia inizia da quando incontra
rob...lui è stato con ale 9 mesi quindi...le è stat
vicino a lungo e poi ha preferito farlo ora come ho detto nel capitolo
perchè rob è a casa con lei e quindi magari poteva starle
più vicino. forse non vi ho preparato bene la scena...magari vi
aspettavate un comportamento strano di matt per alcuni giorni come
Edward con Bella prima di andarsene via...mi sa che il taglio di Matt
è stato ancora più netto di quello del nostro vampiro :)
cricri88: forse il delirio lo
rimanderai ancora un pò. ma giusto fino al prox capitolo te lo
prometto. già sono qua che gongolo all'idea di scriverlo! XD
perfetta analisi come sempre :) rob
ha scoperto l'acqua calda (mica tanto alla fin fine per i motivi
scritti sopra a winniepoohina) e Ale ce la farà...quando non te
lo dico ma ce la farà.
l'olandese volante... io adoro i
pirati dei caraibi! non disdegno l'ipotesi di scriverci qualcosa sopra!
vado matta per johnny deep in versione jack sparrow mi fa morire dal
ridere! per twitter appena avrò un pò di tempo magari mi
iscrivo anch'io! :) ma twitter italia vero? o il twitter...l'altro?
vero15star: veroooooooooo non
mi far parlare ti prego che altrimenti per asciugare le tue lacrime
finisce che faccio troppi spoiler!!!! cmq...già pensata la cosa
della canzone :P altro momento di simbiosi per noi per quanto riguarda
la musica :) ma toglimi una curiosità: se io avessi scritto rob
esattamente come lo sto scrivendo ora, ma non avessi inventato
matt...l'avresti odiato lo stesso?
ryry: che cascata di complimenti!
:) ma siete voi che fate piangere me :) mi fa piacere che mi diciate
queste cose. ogni volta che scrivo tento di pensare a come reagirei io
e a cosa io farei...e a volte ho quasi paura di diventare troppo banale
nell'espressione dei sentimenti anche se penso che a volte si arrivi ad
un punto dove la banalità sia inevitabile ma allo stesso tempo
la cosa più giusta da fare :)
cy_pattinson: guarda mi sta
talmente simpatica che quando le mie due amate sorelle sophie e deb mi
fanno notare la mia somiglianza in alcune foto digrigno i denti.
l'unica cosa che mi consola è che magari se dovessi mai
incontrare Rob per strada magari c'è una possibilità che
io gli piaccia :P ma bando alle ciance...vero che la canzone ci stava
:) mi hanno appena suggerito anche "angelo mio" sempre di tiziano.
penso che diventerà la colonna sonora generale della storia un
pò come decode o meet me on the equinox per la saga di twilight.
sophie88: guarda non ti ripondo
nemmeno! sei incorreggibile! io ti dico rallenta quando racconti e tu
mi dici spicciati....ma come dobbiamo fare? :)
ladyherm: complimenti! hai
appena promosso la canzone che sarà la soundtrack generale della
mia storia! :) la conoscevo anche io ma non so perchè non ho
fatto il collegamento, forse perchè era un pò che non
l'ascoltavo...bah! è stupenda e adattissima! grazie mille per i
sempre numerosi complimenti!
camillalice: e lo so... anche io
con alcune storie ho questo dilemma. non parliamo poi di quando devo
scrivere scene particolari che voglio mettermi al pc e mi trovo con un
libro davanti. è una tortura! posso arrossire per i
complimenti su come ho fatto le riflessioni di Rob? grazieeeeeeeeeeeeee!
sorella mia deb: ma a te... te l'ho
già detto che sei sadica??? cioè io già mi sogno
cose la notte che....va be... SADICA! Ironica, saccente, sadica e
inguaribile sarcastica sorellina mia...mi spiace per la recensione
scorsa. :( vedi però che non era colpa mia! e tu che già
pativi la sindrome dell'abbandono!
con questa hai intenzione di
rifarti forse? mi vuoi far morire stecchita dalle risate? ma ti rendi
conto di quante cavolate nel giro di 5 cm di spazio??? XDXDXDXD
allora, procediamo per punti: A)
matt non ti dico niente...almeno per ora perchè non ho idee
chiare B) la bellezza di kris...ho cercato di essere obbiettiva...se
fossi stata realistica come mio solito, degna erede di
d'annunzio....avrei detto che il suo sopracciglio scettico sempre
alzato la fa sembrare una mentecatta e che ha delle espressioni
facciali degne di un pesce lesso....ma non potevo criticarla sul
fisico...mi sarei data la zappa sui piedi da sola cn tutte le volte che
salta fuori che ci somiglio!:P
la scena preferita sarà il
prox chap, don't worry. anche se dovrei posticiparla dato che mi hai
chiamata botticelli dei poveri... se la prox volta mi vocherai leonarda
da vinci può essere che io ti perdoni!
- Matt!-
- dai corri!-
- Matt, guarda che io non sono una velocista, aspettami!-
- sei sempre la solita! Vuoi andare a correre e ti fermi
dopo un isolato. Sei imbarazzante, Ale –
- non so se lo sai, ma io sono una da punte e tutù, al
massimo nuoto e tuffi. Non faccio Bolt di cognome!-
- stringi i denti e corri-
Corri…
Corri…
- Matt! Matt dove sei? Maaaatt! Daiii!-
- sono quassù-
- E quelle ali da dove vengono?-
- ricordi? Sono morto, amore mio!-
- cazzate, stavi correndo con me…-
- no…ti stavo accompagnando, amore…-
- accompagnando dove?-
- verso la tua vita, no?-
- quale vita? io non voglio vivere senza di te-
- na, na , na…non vale. Hai promesso-
- sono frasi di circostanza, io non ho promesso un bel
niente. Torna da me, o sarai tu quello che infrange le promesse-
- io le sto mantenendo le mie, amore. Se siamo qui a
discutere nel limbo della tua coscienza è perché IO sto mantenendo la mia
promessa. TU ti stai lasciando andare-
- ma smettila di dire baggianate! Sto vivendo, mi vedi?
Respiro. Emetto aria dai polmoni e il mio cuore sta battendo. Per i medici sono
clinicamente viva e questo basta –
- beata pazienza degli angeli, Ale! tu non stai vivendo. Tu
non mangi, non bevi, non dormi e respiri poco. Ergo, ancora un paio di giorni
così e verrai a farmi visita al Creatore –
- beh? Spero che la tua nuvoletta sia una due posti-
- smettila di fare la sarcastica, non hai capito perché ti stavo
facendo correre?-
- per farmi smaltire chili?-
- No! Cristo Santissimo…Oh, mi scusi Signore… comunque…porca
miseria Ale, no! ti ho fatta correre perché tu devi correre! Ti ho accompagnata
per un pezzo perché la corsa ti lancia in avanti, e stando con te è quello che
ho tentato di farti fare! E non parlo del sogno che stai facendo adesso, io
parlo del prima! in questi nove mesi io non ho fatto altro che correre con te!
speravo l’avessi capito-
- ma ora mi hai lasciata sola-
- tu non sei da sola e io non ti ho lasciata-
- si che l’hai fatto-
- no. Io ho rallentato perchè tu corra avanti, ma sarò
sempre un passo dietro di te. E sai benissimo che se fai ancora qualche metro
c’è già chi correrà al tuo fianco, ma fallo quel metro!-
- se ti riferisci a Robert lui non vuole correre con me –
- lui sta già correndo con te, sei tu che non lo vedi. È
solo un po’ più avanti. Raggiungilo, so che ce la puoi fare-
- Matt! Che fai? Perché ti allontani?-
- perché voglio che tu corra da sola. Resisti e aumenta
l’andatura. Vuoi superare Robert? Fallo. Superalo. Ma corri. Non smettere mai
di correre-
- Maaattt! Torna qui! Prometto che correrò ma torna qui!
Maaaatt!-
Sento il respiro affannato. Sto correndo, mi vedi Matt? Se
non stessi correndo non avrei il fiatone. Quindi sto mantenendo la mia
promessa. Sto correndo.
- Ale…-
Mi chiamano…chi è che mi chiama? Io sto correndo…
- Ale, svegliati-
Ma perché? Io non sto dormendo, sto correndo…
- Ale!-
Sobbalzo. E apro gli occhi. Io sto…non… io…non sto…
- mi hai fatto spaventare-
Alzo lo sguardo verso la voce, e il viso di Robert mi
accoglie con un sorriso.
- Io stavo correndo- dice la mia voce roca e impastata di
sonno.
- è questo quello che stavi sognando? sognavi di correre?- chiede
tenera la sua voce carezzevole quanto le sue dita sulla mia guancia.
- io devo correre…mi ha detto di…io devo raggiungerti…- ma
che cavolo sto dicendo adesso?
- ma io sono già qui, Ale -
- ma lui ha detto che stai…che sei…ha detto che devo correre
e che tu…ha detto che anche tu stai correndo-
- vuoi che corra con te?-
- tu sei più avanti…-
- calmati Ale, è stato un sogno -
- si, ma ho promesso. Devo correre…-
- l’unica cosa che dobbiamo fare ora è farti un bagno caldo
e mangiare qualcosa. Sei ghiacciata-
Si allontana da me, e pochi secondi dopo mi trovo tra le sue
braccia. Sta scendendo le scale, lo intuisco dalla cadenza dai suoi passi.
Davanti a me ho ancora tutto quel bianco… correvo, ma non
vedevo la fine di quel bianco. Non c’era spazio, non c’era dimensione, non
c’era odore, non c’era rumore.
C’era solo Matt che fluttuava sopra la mia testa
rifiutandosi di scendere. E io che correvo, correvo e correvo. Diceva che
Robert era davanti a me, ma io vedevo solo bianco. Non vedevo nessuno a parte
me e lui, dovunque mi girassi.
Più lo chiamavo e più saliva. Si alzava talmente tanto da
diventare un puntino scuro minuscolo che poi è scomparso, come una macchia di
graffite cancellata da una gomma.
E in tutto questo ho continuato a correre… ho promesso che
l’avrei fatto perché…perché magari se corro e se raggiungo Robert poi lui mi
dirà di fermarmi e ci raggiungerà di nuovo e…staremo ancora insieme…
Le mie orecchie captano uno scroscio.
Mi impongo di vedere la realtà attorno a me, almeno per
qualche secondo, quanto basta per capire dove io mi trovi, prima di tornare al
bianco.
Robert ha aperto l’acqua della vasca, da cui già galleggia
vapore. Lui è nella doccia e sta prendendo una bottiglia di bagnoschiuma che
poi rovescia interamente nella vasca. Alza e abbassa il braccio più volte, per
far cadere tutto il liquido verde chiaro dentro. Deve aver preso quello alla
mela verde perché… è l’unico che abbia quel colore.
Torna a me e si inginocchia ai miei piedi. Tende le braccia
e con le mani giunge fino ai bordi della mia canottiera.
- scusami- sussurra arrossendo.
Tenendo lo sguardo basso, ne alza i lembi e la fa scivolare
verso l’alto. Seguo il movimento alzando le braccia. Dovrei essere imbarazzata?
Dovrei avere timore? Perché? Cosa si prova quando si è vuoti?
Sempre tenendo uno sguardo concentrato, armeggia con il
bottone dei miei pantaloncini e con il nastro della cintura. Con delicatezza,
senza che mai le sue dita sfiorino nemmeno per errore la mia pelle, li sfila
dalle mie gambe.
Quando mi solleva di nuovo tra le sue braccia, mi rendo
conto che mi aveva fatta sedere.
Non sento più il mio corpo. Percepisco il fatto che sono tra
le sue braccia perché lo vedo. Ma sulla pelle non sento il contatto.
Chinandosi lentamente mi siede dentro la vasca, ormai piena
di schiuma e d’acqua calda che per pochissimo non arriva a coprirmi le spalle.
- scusami di nuovo, Ale. Prometto che non guardo- dice
ancora, sempre più rosso.
Gira la testa fino a mostrarmi completamente il suo profilo.
Le sue mani si immergono nell’acqua e le sue dita scivolano svelte e delicate
dietro la mia schiena, sganciando il reggiseno, che sempre in punta di dita
tira via abbassando le spalline.
Lo raccoglie dall’acqua facendolo prima sgocciolare, per poi
posarlo nel lavandino.
Le sue mani scivolano di nuovo nell’acqua e arrivano
all’altezza dei miei fianchi. Cerca di guardare niente altro che i miei occhi,
mentre io noto la sua mascella serrarsi, mentre fa scivolare via qualcos’altro
dalle mie gambe, che presto raggiunge il reggiseno nel lavandino.
Si avvicina. Appoggia le labbra sulla mia fronte, portandomi
indietro i capelli con una mano. Quel gesto mi ricorda qualcosa, ma non so
cosa.
- inizi finalmente a diventare calda. Va meglio?- mi chiede
dolce, appoggiando il mento sulle mani sul bordo della vasca. Vorrei
sorridergli in risposta, ma anche se sto riprendendo sensibilità non riesco a
percepire i muscoli del viso.
Dopo avermi lasciato un po’ tranquilla, semplicemente a
mollo, non staccando mai gli occhi da me, con le mani a coppa prende dell’acqua
dalla vasca e la fa scivolare sulla mia testa.
I rivoletti caldi che cadono sulle mie guance, lasciano una
scia di tepore sulla mia pelle e mi aprono il respiro. Inizio a percepire il
profumo di mela verde che aleggia attorno a me.
Ripete l’operazione un paio di volte.
Prende in mano un altro flacone e ne versa il contenuto
sulla sua mano, che poi porta tra i miei capelli, iniziando ad accarezzarli.
Restiamo in silenzio mentre io lo guardo fare smorfie buffe.
Di tanto in tanto, con le mani insaponate, mi fa qualche buffetto sulla
guancia, magari lasciandomi della schiuma sul naso.
Non so dire cosa io stia provando. Probabilmente non provo
nulla…non percepisco nulla attorno a me. Percepisco la sua gentilezza e la sua
attenzione nei miei confronti ma… non penso. Osservo i suoi movimenti e gli do
un nome nella mia testa, li catalogo, ma non penso. Ho la testa che ancora vaga
in tutto quel bianco.
Dopo avermi sciacquato la testa con il getto della doccia,
si alza e afferra il mio accappatoio bianco dal gancio dietro la porta. Mi
tende una mano e serra gli occhi con forza.
- non ti guardo, Ale. Alzati, per favore –
Afferro la sua mano e la uso come sostegno per alzarmi.
Infilo le braccia nell’accappatoio di morbida spugna e lui lo chiude davanti a
me.
Mi prende di nuovo in braccio e mi fa sedere sul mobile, di
fianco al lavandino.
Mentre mi tampona i capelli con un asciugamano sorride.
- va un po’ meglio?- chiede ancora.
Annuisco accorgendomi finalmente di farlo.
- Ale, tesoro…so che non è la migliore delle serate questa e
credimi, l’ultima cosa che voglio fare è proprio quella di uscire. Beckie è
venuta oggi e…vuole a tutti i costi che andiamo alla sua festa pre-matrimonio
stasera…se non vuoi andarci, non importa. Le telefono un attimo e le dico che
non ci saremo- sbuffa alzando agli occhi al cielo, facendomi capire con gli
occhi che lui non ha molta voglia di andare. E io? io di cos’ho voglia? Di
correre… di mantenere la mia promessa… più che voglia, lo devo fare.
- ok- dice la mia voce.
- ok andiamo, o ok stiamo a casa?-
- andiamo-
- come vuoi tu- conclude sorridendo e lasciando un piccolo
bacio sulla punta del mio naso.
Inizia a svestirsi, appoggiando un pezzo alla volta sul
bordo della vasca, vicino a un asciugamano ancora pulito.
Entra nella cabina doccia e da sopra fa volare i boxer.
Sento lo scroscio dell’acqua e vedo la sua sagoma muoversi dietro
i vetri opacizzati.
- amore! ma che cazzo
hai combinato qua?- urla da sotto la doccia.
- perché?- gli urlo in
risposta per sovrastare il rumore dell’acqua. Seduta come mio solito sul mobile
di fianco al lavandino, mi stavo asciugando i capelli.
- ma che fine ha fatto
il mio bagnoschiuma? Qui è il trionfo dello zucchero a velo! Sembra che tu
abbia svaligiato un negozio di caramelle-
- e beh? Sono tutti
buonissimi! Che hai da dire sui miei bagnoschiuma?-
- ma daiiiiii! Non
posso andare al lavoro come una fragola gigante! Abbi pietà di me-
- no. Questo è per
vendicarmi di tutti i soprusi che hai perpetrato nei miei confronti prima di
stare con me. Dovevi aspettartela una vendetta prima o poi!-
I vetri scorrevoli
della doccia si aprono e il suo viso insaponato esce fuori dalla doccia. Si è
tirato su i capelli a cresta di punk sopra la testa con lo shampoo e agita un
flacone bianco con l’etichetta marrone nella mia direzione.
- cioccolato fondente
è abbastanza virile secondo te?-
Scuoto la testa a cacciare via il ricordo. Devo correre.
Una mano, dopo qualche minuto, esce dai vetri della doccia e
afferra l’asciugamano.
Robert esce tutto gocciolante, con la spugna bianca avvolta
attorno ai fianchi.
- ok…mangiamo qualcosa? Ti va?- mi chiede passandosi
entrambe le mani tra i capelli.
Mi prende per mano e mi porta in cucina, accompagnandomi la
sedia sotto le gambe per farmi prendere posto al tavolo.
- allora…cosa vorresti?- mi chiede appoggiando entrambe le
mani sul tavolo e sorridendo.
Mi stringo nelle spalle. Vorrei alzarmi e andare a
controllare cosa c’è in frigo, ma appena lo faccio, ricado pesantemente sulla
sedia. Mi sento troppo debole, come se il mio corpo pesasse tonnellate.
- ehi, ehi, ehi…piano. Sei senza cibo da due giorni…ti va un
bel dolce?-
Mi fa un buffetto sulla guancia e si allontana verso il
frigo. Ne tira fuori un vassoio con della stagnola sopra e lo appoggia su un
banco vicino al lavandino.
Si piega a tirare fuori due piattini e dal cassetto prende i
cucchiai e la paletta da dolce.
In poco più di qualche minuto, davanti a me viene posato un
piatto con la fetta più grande di tiramisù che io abbia mai visto.
- beh…mi era talmente tanto piaciuto l’ultima volta che ho
provato a rifarlo. Non so se sia venuto buono. L’ultima volta gli ingredienti
li avevi dosati tu…però ho pensato che avresti avuto fame e…ti servisse
qualcosa di sostanzioso…- dice imbarazzato, giocando con il cucchiaino nel
piatto, prima di tagliare un pezzettino di dolce e portarselo alla bocca.
- grazie- sussurro, assaggiandone un cucchiaino.
Il sapore del cioccolato, quello più amaro del caffè,
mischiati al dolce della crema morbida mi riempiono la bocca e potrei giurare
di non aver mai assaggiato nulla di più buono in vita mia.
- è buono- ammetto prendendone un altro cucchiaino,
improvvisamente affamatissima.
- davvero? Non è troppo…-
- è perfetto-
Mangiamo in silenzio, io facendo il bis per due volte, fino
a che non sento svanire la voragine che ho al posto dello stomaco.
Finito di “cenare” mi accompagna di sopra in camera da
letto. Ho provato a dirgli che mi sento meglio, ma continua a starmi dietro
paziente, come se avesse paura che io possa cadere lunga distesa sul pavimento
da un momento all’altro, cosa che, per’altro, non è nemmeno poi tanto assurda.
Mi sceglie un vestito da una delle famose scatole e si
assicura che non sia stropicciato. Prende un qualcosa dal cassetto della mia
biancheria intima e me la porta dietro il paravento, dietro cui avevo
intenzione di vestirmi.
Quando mi lascia sola, appoggio l’abito al pannello di
vimini e mi friziono ancora un po’ l’accappatoio addosso, seduta su una
poltroncina che copriva altre scatole che avevo riempito di vestiti.
Dopo il bagno caldo e il dolce, ho preso di nuovo coscienza
di me stessa. Sento le dita, sento la consistenza dell’imbottitura della
poltrona sotto di me, sento i rumori della strada fuori dalla finestra, sento
il forte profumo di mela verde che viene dalla mia pelle.
La lucidità mentale…non lo so. Non so dire fino a che punto
io possa affermare di percepire la realtà.
Con gli occhi, con il tatto, con l’olfatto riconosco ciò che
mi circonda, ma è come se la mia mente lavorasse su due piani diversi contemporaneamente.
Un pezzo di me è ancorata al suolo, l’altra vorrebbe tanto correre indietro per
tornare in quel mondo bianco a cercare Matt.
Mentre mi infilo gli slip di raso nero che Rob ha tirato
fuori dalla mia cassettiera, ripenso a quello che è successo nelle ultime
quarantotto ore.
Veramente non è che io possa ripensarci chissà quanto, dato
che un attimo prima lui era con me sul letto e quello dopo fluttuava sopra la
mia testa incitandomi a correre. Sento che c’è stato qualcosa nel mentre, ma
non so cosa. O almeno…non lo so con certezza. Mi pare di aver sentito una voce
lontana…però poi è iniziato subito il sogno e non ho avuto modo di capire cosa
mi stesse dicendo.
Ancora adesso non so esattamente cosa devo fare, come
comportarmi.
Cosa devo fare?
Matt mi ha detto di correre, ma da che parte? non c’è solo
l’avanti. C’è l’indietro, il laterale…c’è…non so cosa c’è.
Cosa devo fare? Cosa devo pensare? Com’è che devo vivere?
Prima era facile darmi una risposta. Quando lui non c’era sapevo che dovevo
fare. Alza i pugni e vai, Ale. Combatti il mondo e qualunque ostacolo ti si ponga
davanti. Non hai niente da perdere.
Ma quando hai già perso?
Quando hai già perso che devi fare?
- ehi principessa sei pronta?- chiede la voce di Rob
apparendo da dietro il pannello. In fretta finisco di infilarmi il vestito
dandogli le spalle.
- aspetta chiudo io- dice avvicinandosi a tirare su la zip
del mio vestito nero. Mi siedo di nuovo sulla poltrona per allacciarmi i
sandali che mi sta porgendo e lui si china con me.
- Rob ce la faccio- sbuffo stizzita quando lui tenta di allacciarmi
il gancetto alla caviglia.
- no che non ce la fai. Sono tre minuti che tenti di far
passare il laccio nella chiusura e non riesci ad azzeccare il foro. Ora chiamo
Beckie e le dico che non andiamo- sbuffa lui lasciando perdere la mia caviglia e alzandosi, passandosi una mano tra i capelli.
- perché lo fai?- gli chiedo - perché ti prendi cura di me?-
perché si preoccupa di cullarmi, di farmi il bagno, di prepararmi un dolce, di
scegliermi la roba da vestire…di allacciarmi i sandaletti alla caviglia? perché
resta con me? perché non scappa lui che può? Io scapperei se fossi in lui. Io
andrei via perché…non avrei la forza per…io non saprei cosa dire, io…
- perché l’ho promesso a Matt - dice tutto d’un fiato. Gli è
passato qualcosa negli occhi, ne sono sicura perché conosco i suoi occhi a
memoria e c’è stato almeno un momento in cui ha trattenuto il respiro. L’ha
promesso a Matt. Dice lui.
- come vedi non ti…ha lasciato da sola…io…sono qui se vuoi
ma… se non vuoi non c’è problema…cioè veramente un problema ci sarebbe perché
io gliel’ho promesso e quindi…credo che, quando un giorno morirò…insisterà
affinchè io finisca tra gli spergiuri e mi farà letteralmente a pezzi impedendo
la mia resurrezione se ti lascio quindi…non posso andare, non posso lasciarti e
non lo farei comunque- balbetta confuso a macchinetta passandosi ripetutamente
le mani tra i capelli.
- perché resteresti lo stesso?- insisto. Perché glielo
chiedo? Cos’ho bisogno di sentirmi dire ancora? perché sento questa sensazione
strana all’altezza dello stomaco che si è intrufolata dentro di me ad
aggiungersi ai miei pensieri? Cosa aspetto che mi dica?
- perché…io- si avvicina. Trattengo il respiro. Lo trattiene
anche lui mentre porta un ciuffo dei miei capelli ormai asciutti dietro
l’orecchio. Lo sento perché non sento aria infrangersi sul mio viso. Il cuore
batte, pompa in fretta e lo sento. Lo sento forte e chiaro. Se ci fosse un
medico qui lo sentirebbe anche senza lo stetoscopio. - io… credo di…io sono
sicuro di…- balbetta.
- …di cosa sei sicuro?-
- ti voglio bene, Ale. Siamo amici e io non posso lasciarti
adesso- conclude con un sorriso. Sento il cuore perdere un battito.
Si avvicina ad abbracciarmi. Mi stringe e mi sento sicura
tra le sue braccia. Mi si è formato un nodo nella gola che è sta salendo veloce
verso gli occhi e io è inutile che tento di rallentare la sua scalata perché
tanto stanno già scendendo. Lo so che stanno scendendo, le sento.
- piangi, tesoro. Piangi pure- mi culla depositando lievi
baci sulla mia testa. – non ti dico non piangere perché è giusto. Sfogati,
Ale…butta fuori tutto. Urla, grida…piangi, prendimi a schiaffi, tanto saresti
comunque bellissima- scherza sempre cullandomi.
Mi scappa una risatina isterica, mista ai singhiozzi.
- grazie Rob- sussurro con la bocca appoggiata sul suo
cuore. Posso sentire la vibrazione delsuo battito sulle mie labbra
mentre la sua cravatta nera mi solletica la guancia.
- di niente, tesoro, di niente-
È tutto pieno di luci che spiccano sul nero della sera. Dopo
tutto quel bianco che ancora mi si para davanti di tanto in tanto, pare quasi
buio.
Fa freddo stasera. È il primo agosto ma stasera fa freddo. O
forse il freddo lo sento solo io.
Robert mi stringe la mano in ascensore, lasciandola solo per
circondarmi le spalle non appena il plin
ci dice che siamo arrivati.
- respira, tranquilla. Se non te la senti salutiamo e
torniamo subito a casa, ok?- sussurra al mio orecchio a voce appena udibile in
tutto quel fracasso.
- finalmeeeeeente! Alla buon’ora! Ancora un po’ e mandavo le
squadre di ricerca!- grida la voce di Beckie venendoci in contro e strizzandomi
in un abbraccio.
- ehi, Ale. Che è quella faccia?- chiede tirandosi indietro
per guardarmi.
- Rob che faccia ho?- gli chiedo a voce bassissima perché
Beckie non mi senta.
- devo essere sincero? Sei bellissima ma hai visto momenti
migliori- risponde con lo stesso tono divertito.
- cazzo…forse non è stata una grande idea venire- borbotto a
me stessa mordendomi il labbro inferiore
- parli pure da sola adesso?- si intromette Beckie.
- non è stata una bella giornata Beckie. Lascia perdere- mi
salva Robert.
- capito. Vorrei presentarti Luke ma…non lo trovo da nessuna
parte. Forse è il caso che lo vada a cercare. Conoscendolo si sarà rubato una
bottiglia e si sarà chiuso in bagno ad aspettare la fine della festa, razza di
vecchio pensionato precoce - si congeda Beckie in fretta e furia.
Robert rafforza la sua stretta e prende a girovagare con me
per la sala.
È piena di gente, piena di vecchi amici che non vedevo
da…beh…dal funerale di Matt. Tutti li pronti a dire che ci sarebbero stati ma
chi li ha più visti?
Alcune mie amiche, amiche…insomma…non che si possa definire
vera amicizia la loro, si avvicinano a noi mentre io già tento di scappare non
appena le metto a fuoco nel mio campo visivo.
- Ale, tesoooooooooro! Ma ci sei anche tuuuuuuu!- mugola
Alisha.
Ma che carina! Si ricorda il mio nome! non pensavo se lo
ricordasse dopo che gliel’ha praticamente sbattuta in faccia a Matt davanti a
me! Questa sottospecie di Barbie ossigenata e lampadata, purtroppo, non si è ancora
estinta.
- se sei convinta di non soffrire di allucinazioni…-
rispondo piccata. Non l’avevo mai sopportata, è stato odio a prima vista il mio
per lei. Io e Beckie l’avevamo conosciuta per un lavoro ed è venuto fuori che
era un’amica di Luke. A volte le conoscenze sono dannose.
- tesoro ci sei mancata tantissimo! È un po’ che non ti si
vede in giro- . Però! Che spirito di osservazione l’oca! E io che pensavo che
riuscisse a elaborare solo immagini come uomini nudi a letto, tanga e frustini.
Ci sei mancata tantissimo, si come no. Quanto ti può mancare un serpente
annodato attorno al collo.
- come ovvio che fosse- Toh guarda, ti faccio anche il finto
sorriso!
- maaaaa…il tuo amico non ce lo presenti?- eccola li. Erano
già troppi minuti che non troieggiava.
- non sapevo dovessi presentartelo- sputo fuori sarcastica.
- in effetti…chi è che non lo conosce?-
Fatemi capire, ma l’ha fatto davvero? Si è sul serio alzata
le tette davanti a lui? disgustosa!
Anche le altre oche starnazzanti del suo seguito, Keira e
Natalia, decidono di far sentire i loro starnazzi e si uniscono ad Alisha nel
programma “siamo ragazze facili e ce ne vantiamo. Perché facile è bello”.
Non fanno altro che civettare con Robert, elogiarlo,
complimentarsi, perdersi in smancerie cui lui, fin troppo gentile e garbato (la
galanteria inglese non muore mai), risponde con un sorriso cortese mentre io
avrei tanta voglia di staccare la testa a morsi a tutte quante.
Ok non è il mio ragazzo, ma non è comunque buona educazione
comportarsi da puttanelle in calore con l’accompagnatore di un’altra ragazza.
- ragazze, vogliate scusarci ma devo assolutamente
presentare a Robert un altro paio di persone. Divertitevi- dico prendendo
Robert per mano e trascinandomelo via.
- ne deduco che non ti stanno molto simpatiche- scherza lui
seguendomi senza lasciarmi mai la mano.
- dire che ce le vedrei bene a sciogliersi nell’acido, rende
l’idea?- quelle tre hanno risvegliato un odio sopito nei loro confronti che
proprio mi aveva attraversato come una scarica elettrica.
- alla perfezione-
Nemmeno il tempo di fare tre passi che vengo di nuovo
fermata da Christian, un vecchio conoscente di Matt.
- Ale, ti trovo emmm…bene…-
Però! Che esordio brillante. Siccome sta riscrivendo a voce
un necrologio su quanto fosse buono, bravo, bello e simpatico Matt, decido di
non prestargli più attenzione, soprattutto dato che l’avevo sempre considerato
un leccaculo di dimensioni cosmiche.
Purtroppo per me la mia attenzione viene catturata da altre
voci alle mie spalle. Cioè altri starnazzi. Poco graditi.
- certo che presentarsi qui, con lui…la dice lunga-
- già, lo penso anche io. Quanto è passato? Meno di un anno
vero?-
- si e lei già sta con un altro. Io l’ho sempre pensato che
dietro quella faccia da santarellina ci fosse qualcosa di mica tanto angelico-
- povero Matt. Almeno ha avuto il buon gusto di mettersi un
vestito nero!-
- come cavolo ha fatto a stare con lei io proprio non lo so.
Evidentemente sarà brava a letto –
- ma secondo me no. Però hai visto con chi sta adesso? Cioè
ma che gli fa agli uomini?-
- Keira svegliati! Il silicone ti è andato a finire al posto
del cervello? Se apri le gambe dopo pochi minuti certo che li trovi gli
uomini!-
- si ma Robert Pattinson?-
- sarà andata a letto con lui per un paio di foto in cambio.
Chissà…-
- quindi dici che anche mentre stava con Matt…-
- lo tradiva? Che non si vede? Comunque vi ho già detto del
fatto che io e Matt avevamo iniziato a uscire quando ancora non stavano
insieme…e lasciatemelo dire, lui era un figo pazzesco! Poveraccio lui era
cotto, ma lei…a quanto pare…-
- a parte che io l’ho sempre trovato un po’ sottomesso il
poverino. Secondo me non era perfettamente in sé quando si sono messi insieme-
- già…-
- Ale vieni- dice la voce di Rob al mio orecchio. Ero
spiazzata. Sapevo che erano delle viscide serpi quelle tre, ma non pensavo fino
a questo punto.
E soprattutto pensavo di farmi scivolare tutto addosso come
sempre ma perché scorgevo qualcosa di vero nelle loro parole?
- sto bene Rob…voglio solo…prendere un po’ d’aria- articolo
atona dirigendomi verso le porte finestre che davano sul terrazzo deserto.
- vuoi che ti prenda qualcosa da bere?- mi chiede con
premura.
- si grazie. Sei gentile-
Cammino senza guardare nessuno, quasi correndo tra la gente
verso l’aria fresca.
Non le voglio più sentire tutte quelle voci false e ipocrite
attorno a me.
Che ne sanno loro? Che ne sanno?! Cosa ne sanno di com’è
stato vederlo andare via? che ne sanno di come è stato credere di essere una
pazza da legare quando lui è tornato da me? che ne sanno di tutto quello che ho
passato?
Si permettono di sputare sentenze come se fossero i
detentori della verità assoluta, i giudici della Santa Inquisizione!
Come possono parlare così di lui? di me dicano quello che
vogliano ma non di lui!
Si divertono a farmi sentire così? che ci guadagnano? Le fa
stare meglio vedere che c’è qualcuno che arranca, piegato in due dal dolore? Da
un senso alle loro misere vite?
Loro, quel Christian...la signora Cope…i suoi…tutti! Tutti!
Tutti!
Io non cerco la comprensione né la pietà di nessuno, chiedo
solo di essere lasciata in pace!
L’aria fresca mi schiaffeggia il viso, rinfrescandolo dal
calore della rabbia che mi ha pervasa.
Mi affaccio al balcone ma non riesco a guardare giù. È
troppo largo e vedo solo una striscia di strada.
Sento il vento solo in faccia, poiché il muretto del balcone
mi protegge le gambe dall’aria.
Io voglio sentire il vento. Voglio che spazzi via la
sensazione che una parte di quelle parole che ho sentito siano vere.
Facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, mi arrampico
su una sedia e da li salgo in piedi sul muretto del balcone.
Saranno dieci piani di altezza, se guardo giù. Le macchine
che filano veloci lasciano scie gialle, rosse e arancioni dietro di se. Il
rumore dei clacson e delle voci per strada è forte e l’aria… l’aria è
fantastica.
Sciolgo i capelli e la sento addosso, allargando le braccia.
Scivola sulle mie gambe, sulle braccia, sul collo tra i capelli. È piacevole.
È questo quello che si prova mentre si vola? È questo che
sente Matt? Nessuna sorpresa che abbia preferito le ali a me. E’ una sensazione
bellissima, di libertà. Pura.
Quelle parole perdono senso, anche se so che molto
probabilmente sono vere. Sono con Robert e non ho dimenticato Matt. Non lo
voglio dimenticare e non voglio rinunciare a Robert e alla sua amicizia, perché
è diventata parte di me.
Lui da perfetto sconosciuto mi è stato più vicino di loro,
di tutti loro!
Penso che sarebbero felici se in questo momento per caso
scivolassi e morissi. Già li sento dire “se l’è meritato!”
E lui? lui sarebbe felice? Robert sarebbe felice se cadessi?
Probabilmente no.
E Matt? Matt sarebbe contento di riavermi con sé.
Quando stava per morire gli ho gridato che se fosse morto
sarei arrivata fino all’inferno pur di riportarlo indietro.
È questa la porta dell’inferno?
Mi ha detto corri. Mi ha detto vivi. In questo momento però
penso che per vivere davvero devo prima morire.
Dieci piani. Solo dieci piani. Per la legge di gravità, non
dovrei metterci molto ad arrivare giù. Morirei subito. E poi…anche io avrei
avuto un paio d’ali e sarei volata da lui. Non sarebbe più stato solo un
puntino che si allontanava, ma un puntino che più mi avvicinavo e più diventava
grande e definito.
Cos’ho da perdere?
Robert…
Capirà. Lui capirà. Perché lui sa come stanno le cose.
Però…non rivedrei più il suo viso…non rivedrei più i suoi
occhi azzurri…non potrà più dirmi che mi vuole bene, come stasera. Gli importa
di me. Per quanto sia assurda come cosa, ma gli importa di me.
Forse dovrei scendere e fare come mi ha detto Matt. Correre
verso di lui… mi renderebbe felice, lo so. Non è Matt ma…mi vuole bene…
Però come faccio a correre verso di lui se ogni passo che
faccio mi porta a girarmi e correre dalla parte opposta?
Se saltassi…non dovrei scegliere e Matt…capirà. Non mi
odierà per sempre. Quello che sarà fatto sarà fatto e dato che non esistono
pozioni o magie per resuscitare i morti, se ne farà una ragione.
Però Robert…
Filo, Ale… non ci puoi più camminare in mezzo. Scegli! Una
parte o l’altra. Ali o terra, Matt o Robert, morte o vita…
Non ho mai pensato molto a come sarei morta, tranne che al
fatto che mi vedevo molto vecchia in una bara aperta, con il rosario attorno
alle mani e un fiore appoggiato sul petto.
Però morire giovane per raggiungere qualcuno che amo… mi
pare un bel modo per andarmene.
Dio mio, ti prego almeno tu dimmi… cosa devo fare? So che tu
mi diresti di vivere, ma perché te lo sei preso? Non potevi prendere me? di me
non sarebbe importato molto, avresti fatto soffrire meno gente! perché lui?
Fantastico. Io che non sono mai stata molto religiosa ora
parlo anche con Dio.
Il fatto è che non so proprio cosa fare, perché non so più
cosa è giusto e cosa non lo sia! cosa ci sarebbe di sbagliato a voler andare da
lui, e cosa c’è di sbagliato a venire a questa stupida festa con Rob? Perché
tutti vedono come giusta la via della vita? non è egoistico da parte loro?
Vivi… si, ok, tanto mica tocca a te farlo! parlano tutti per
frasi fatte, ma se io non ne potessi più? Se io saltassi quale scelta sarebbe
più egoistica? La mia che voglio uscire dalla vita per raggiungerlo o la loro
che mi vogliono incatenata qui a soffrire?
Cosa c’è di male ad alzare bandiera bianca? Sono stanca di
combattere sempre, sono stanca di cadere e rialzarmi….io voglio solo…
- Ale!-
Improvvisamente mi manca l’appoggio da sotto i piedi e ho
paura di essere caduta giù. Sto cadendo. Quindi ho scelto. E Robert…mi
perdonerà?
Il suolo arriva troppo presto e l’impatto è poco doloroso.
Sono caduta. Ma dalla parte della vita.
- ma sei impazzita? Che stavi cercando di fare, sant’Iddio!-
dice la voce di Robert troppo vicina a me.
Mi scuote forte. La sua camicia bianca ha una grande macchia
arancione sul davanti. Sposto lo sguardo e vedo un bicchiere rotto per terra da
cui stilla ancora qualche goccia del liquido che si è versato addosso. Trovo il
coraggio di guardarlo negli occhi. E’ arrabbiato. È nero di rabbia. Mi scuote e
mi grida addosso. I suoi occhi azzurri sono diventati blu elettrico.
- pensi davvero che questa sia la soluzione? Pensi che se
muori risolverai tutto? Ale, la morte non è una via d’uscita e non lo è mai
stata! Perché non vuoi vivere? perché? Io sono qui, capito? Se lo fai perché
hai paura di restare sola, beh rassegnati perché non accadrà! Io sono qui e non
ti lascerò! Mai!-
Mi stringe convulsamente a sé. Ha gli occhi lucidi. Sento le
sue lacrime bagnare le mie guance.
- dimmi perché Ale? io non ti voglio lasciare, ma perché tu
vuoi lasciare me? perché vuoi scappare?- ormai la sua schiena trema . La
vibrazione della sua voce sulla pelle del mio collo è forte e discontinua.
- io non volevo… io non…so… cosa- balbetto. Improvvisamente
non ricordo più un solo pensiero. Ricordo solo la paura che mi ha attanagliato
lo stomaco quando ho creduto di esser scivolata, prima di accorgermi che ero
caduta all’indietro. Per un attimo il panico della fine mi ha assalito e
l’ultimo pensiero… è stato per lui. Per Robert.
Mi stringo a lui, forte. Mi aggrappo alla sua schiena come
se fosse l’unica roccia in mezzo alla tempesta. E forse lo è.
È la mia roccia nella tempesta.
come penso abbiate capito la canzone di oggi è come
musicalità più adatta alla scena del balcone. Ora basta
capitoli tristi. piccolo spoilerino per il prox chap: signora Cope :P
Beckie
Ale e Rob
mi raccomando: quando metto le foto x Rob significa che dovete immaginarvelo esattamente così :)
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Capitolo 21 *** capitolo 21 ***
capitolo 21
Oddeiiiiiiiiii!!!! 17
recensioni??? tutte per me??? Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! e
grazie mille anche ai 59 preferiti e i 33 seguiti :)
Il capitolo di oggi ...beh...vi
dico solo che è dall'inizio che ce l'ho in testa e non vedevo
l'ora dis scriverlo! spero di essere riuscita a renderlo a dovere! un
bacione a tutti e ancora grazie!!!
recensioni:
sorella mia deb: doppia recensione!
ma graaaaaassie! va be :) rispondo solo alla seconda per via della sede
in cui ci troviamo :) allooooora seria...
visto che roba? la scena del bagno
non era propriamente nei miei piani, è venuta fuori da sola.
all'inizio pensavo solo alla scena del balcone.
Ale non si sta suicidando
cioè... non sale sul cornicione per buttarsi di sotto.
semplicemente vuole sentirsi libera, vuole buttarsi alle spalle quei
commenti cattivi. solo quando è sopra inizia a rifletterci,
senza però considerare davvero l'ipotesi di buttarsi. pensa a
cosa accadrebbe se lo facesse ma non ha nemmeno il coraggio di
allungare fuori un piede dal cornicione.
il bagno... anche io vorrei fare un
bagno con Rob:) e tu piccola pestifera che lo vuoi dentro la vasca!
preferisco non rispondere al commento sulle BB perchè ancora mi
rotolo dalle risate sul serio! pure tu non scherzi a tirarne fuori di
cavolate. Il premio per essere stata la prima a recensire? ti regalo
questo capitolo, dato che lo hai tanto atteso e mi hai chiesto di
continuo quando l'avrei scritto! è tuo!
cy_ pattinson: allora abbiamo
fatto lo stesso pensiero! :) si quelle oche sono proprio delle stronze,
magari mi vendicherò di loro al matrimonio di Beckie :P
veri15star: addirittura ti ho
rovinato l'adolescenza? ti prego allora non ammazzarmi per questo
capitolo! i falshback su Matt purtroppo o per fortuna ci saranno e
saranno molti, anche se li lascerò da parte per un pò di
tempo. dai coraggio. Rob alla fin fine è un bravo ragazzo e come
dice Matt "meglio lui che qualsiasi altro"
cricri88: premesso che mi
stai convincendo a iscrivermi su twitter per reclamare la mia
ammissione ad honorem al gruppo, io adoro le tue recensioni anche
quando sono serie. Ti dirò...un pensierino a descrivere il suo
streap ce l'ho fatto...ma mi sono trattenuta per rispetto ai pensieri
di Ale. ecco il capitolo che aspettavi, e non ti dico quello che
succederà nel prox che so già ti piacerà. questo
è ancora un Ale pov, ma il prox torneranno le pippe mentali di
Robertino da Londra, lo giuro :P
anche io andavo matta per Orlando
Bloom! solo che da quando è comparso Roberto... beh... sappiamo
com'è andata a finire :P
ryry: grazie per i mille
complimenti davvero! a costo di diventare ripetitiva, continuo ad
ammettere che mi fanno sempre un sacco piacere :) per il gesto di Ale,
ti rimando a quanto ho chiarito nella prima risposta, quella di Deb,
mentre per la sua reazione .... leggi leggi leggi :) per favore non
giudicatemela male!
camillalice: chissà come mai
ho il netto presentimento che oggi ne salterai parecchie di righe! :D
hai comunque azzeccato lo spoiler su questo capitolo. Rob andrà
in negozio! :) spero che la febbre ti sia passata!
piccola ketty: grazie
milleeeeeeeeeee!!! quanti complimenti! per la signora Cope.... forse
proprio un bacio no....ma... dai non ti anticipo :) leggi e dimmi se
sono stata all'altezza delle tue aspettative.
mikki: mamma mia Mikki grazie :)
davvero davvero grazie :) sentirmi dire che riesco davvero a rendere le
emozioni mi riempie il cuore. molte volte penso di non farcela, molte
volte penso di non essere in grado. hai detto che sono io che scrivo ed
è vero, però non so come spiegare... è strano.
arrivata a questo punto le mani vanno da sole. sono Ale e Rob che
scrivono...io penso una cosa e loro vanno per conto loro...forse
è per questo che riesco a descriverli bene
lazzari: tranquilla! non si
piange più per un pò lo prometto! :) grazie mille per i
complimenti, davvero! guarda già da questo capitolo ti prometto
che non ti serviranno più i fazzoletti :)
marika_ bd: sbaglio o sei in estasi mistica? XD grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
winniepoohina: come cosa vuol
dire Signora Cope??? dopo che l'abbiamo passata per le armi non hai
afferrato la promessa di vendetta nei suoi confronti??? Ale!!!! dai!
XD proprio tu :D oggi vedrai quanto fa male frequentare legge al
4 anno e quando posterò il prox capitolo...beh dirai che
è una strada di pazzia senza ritorno!
romina75: benvenuta! cavolo che
recensione! grazie infinite per tutti i complimenti,
grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!! quando mi hai detto quella cosa del
cervello con il soppalco stavo morendo dal ridere e sentirmi dire che
sono la Meyer italiana da qualcuno che non fosse mia sorella...beh, mi
sono commossa! considerando che per me zia Mey è un mito
irraggiungibile, mi ha fatto piacere sapere di essere in grado di
affascinare così tanto con una storia :) ancora gongolo e
ammetto che ho riletto la tua recensione un paio di volte. grazie!
grazie davvero! spero tu recensisca ancora e di non deludere mai le tue
aspettative.
cripattinson: benvenuta anche a te
e grazie mille per i complimenti!!! :) anche per te dico che mi fa un
sacco piacere averti tra le mie recensioni e spero che continuerai a
lasciarmi commenti e a seguire la mia storia!
smemo92: eccoti ! beh... perfetto
quadro riassuntivo della situazione davvero :) grazie mille per i
compliementi. Luke... Luke entrarà presto in scena, solo che ho
preferito non tirarlo in ballo in quel capitolo perchè non
volevo rubare spazio ai pensieri di Ale, già di loro sconvolti,
rischiando poi di non renderlo come vorrei. per quanto riguarda le
amiche, si... sono delle stronze. ma ricordiamoci che il mondo con cui
hanno a che fare Ale e Beckie per mestiere, e anche Luke che è
un regista di soap non è caratterizzato nella maggior parte dei
casi dalla profondità d'animo. come spiegherò più
avanti, c'erano degli inviti obbligati da fare a quella festa, anche se
non molto graditi. perchè Rob non ha risposto male?
perchè era più preoccupato di Alessia che non di
difenderla da delle cattiverie totalemente gratuite. avendo già
scambiato 4 parole con le oche, aveva inquadrato benissimo i soggetti e
anche per rispetto a Beckie e alla sua festa, ha preferito evitare
scontri per cui non ne valesse la pena.
emilyatwood: scrivi anche tu?
ammetto che ogni tanto mi piace andare a vedere i profili dei miei
lettori scegliendoli a caso. oara che me lo hai detto mi hai
incuriosita e credo che già da stasera mi metterò a
leggere i tuoi lavori! eccoti accontentata :)basta momenti tristi e
tutti felici, per ora :P spero che afferriate il senso di questa
reazione di Ale senza giudicarla male o troppo affrettata :)
sophie88: ma non è colpa
mia!!!! sei avvisata che sono una macchina da scrittura in piena estasi
mistica! questo capitolo poi non vedevo l'ora di scriverlo e quindi ho
fatto in fretta! leggi leggi, che ora vado a leggere la mia prova abito!
Bene, male.
Bianco, nero.
Brutto, bello.
Giusto, sbagliato.
Vita, morte.
Rob, Matt.
Parole opposte. Vie di mezzo? Probabili, ma la via di mezzo
risulta in ogni caso mediocre.
Persino tra la vita e la morte c’è una via di mezzo, e
quella via di mezzo ero io ieri sera.
In piedi, sospesa su dieci piani d’altezza. Dieci piani
prima di morire. Un passo indietro per continuare a vivere.
Sono stata a metà strada tra la vita e la morte. E ho scelto
la vita. Ho scelto Rob.
Ho scelto la vita. Questo non vuol dire che ho rinunciato a
Matt. Significa solo che sto facendo quello che mi ha chiesto: correre avanti
senza voltarmi. Correre in una direzione ben precisa, che è la direzione di
Rob.
Non so perché ho acconsentito a correre proprio verso di
lui, non so perché ogni volta che non c’è lo cerco, non so perché sento le
farfalle allo stomaco quando mi sorride e non so perché ogni volta spero che
dica qualcosa di più.
Aver rischiato la morte sul serio ieri sera, senza che
l’avessi realmente considerata come ipotesi, mi ha aiutato a mettere le cose
nella giusta prospettiva.
Non posso andare da Matt perché non è la mia ora, e se
proprio vogliamo dirla tutta anche volendo non finirei da lui perché Matt è un
angelo del paradiso mentre io, in quanto suicida, finirei all’inferno.
Rischierei anche, se fossi sicura che le cose stessero
realmente come nel film “al di la dei sogni”, ma dubito che lui possa fare il
viaggio (e se ci fosse la possibilità fisica/spirituale credo proprio che lo
farebbe) attraverso l’inferno per venire a prendere me. Insomma…è chiaro che le
cose non stanno così: lo dice anche Dante!
E di lui credo di potermi fidare un pochino di più. So che
la storia se l’è inventata, ma è riuscito a farmici quasi credere.
Quindi, se gli angeli, o comunque quelli che stanno in
paradiso, potessero andare a prendere anime all’inferno, perché cacchio Dante
si è fatto scortare da Virgilio fino al purgatorio? Ma non poteva andare a
raccattarselo nella selva oscura direttamente Beatrice? Va beh che lei non lo
amava quanto Matt ama me, e forse già era scocciata per il viaggio di 33
capitoli che le toccava sorbirsi per accompagnarlo dal Creatore ma…si, secondo
me Beatrice non ne poteva più di Dante. Magari appena l’ha visto ha pensato “oh
porca miseria! Ma pure qui sto cesso ambulante con la palandrana rossa e un
naso che a stento si può definire tale?”. Secondo me l’ha pensato.
Indi per cui, appurato che Matt non potrebbe venire a
salvarmi e tantomeno andare io da lui, mi sa che mi tocca attendere di essere
vecchia e canuta per rivederlo, sperando che almeno sia vera la cavolata che
tutti in paradiso tornano giovani e belli. Pensate che bella fregatura sarebbe
trovarsi vecchietta e decrepita con la coperta a quadrettoni sulle spalle, il
bastone e gli occhiali a mezzaluna, con
il terrore di baciare quello che era il tuo ragazzo perché è molto probabile
che ti caschi la dentiera!
Scoppio a ridere da sola già solo al pensiero.
- Ale…che c’hai da ridere?- ringhia la voce di Robert da…sotto
il mio letto? Possibile?
Gattono dal centro del materasso fino ad arrivare al lato e
guardare giù. Un ammasso informe di lenzuola rosse, capelli e cuscini respira e
ringhia infastidito.
- Rob, che ci fai sul mio materassino da campeggio?-
- mi alleno a dormire scomodo per entrare nelle Giovani
Marmotte, Ale , ma che cazzo di domande fai?- mugugna emergendo con i capelli
tutti schiacciati da un lato da sotto un cuscino.
- perché? Fino a ieri dormivi sul divano e ora ti trovo ai
piedi del mio letto-
- veramente questa è la terza notte che mi faccio qui e
lasciatelo dire, tra divano e materassino inizio ad avere la schiena a pezzi!-
brontola nascondendo di nuovo la testa sotto il cuscino e girandosi a pancia
sotto.
- mmm…- mugugno osservando la curva della sua schiena e del
suo meraviglioso sedere.
Vocina numero 1
No, Ale, no! toglitelo
dalla testa e vedi di non ricominciare con le tue fantasie perverse che non è
proprio il caso. Va beh che hai deciso di rassegnarti a vivere sul pianeta
terra fino a che morte non ti separi dal tuo corpo, ma…insomma, da depressa a
euforica in una notte non ti pare un tantino esagerato?
Aspetto la risposta dell’altra vocina petulante ma…non c’è!
è sparita! Mi è rimasta una coscienza sola! Allora sto guarendo, ho fatto la scelta
giusta!
Vocina ( che
bello non doverla più vocare per numero!)
Come vedi è rimasta la
vocina migliore, ma ora ti degneresti di rispondere? Non era una domanda
retorica la mia!
Uff…la più moralista e rompipalle, altro che la migliore!
Vocina
Rispondi!
E va bene! No! non mi pare esagerato perché A) è Matt che me
l’ha chiesto; B) vedi forse alternative? C) non sono la ragazza delle vie di
mezzo, non sono mediocre io! C’è stata solo un’occasione in cui ho camminato su
un filo ed è stato prima di scegliere tra Matt e Rob. E ci ho camminato pure
male dato che alla fin fine Rob è una scelta obbligata! Una bella scelta ma comunque
obbligata!
Vocina
Quindi che intendi
fare ora? Darti a una vita di dissolutezze, sesso, alcool e droga o darti al
punto croce?
Mi stai chiedendo se scelgo tra una vita di sesso e una di
castità?
Vocina
Mi pare di essere
stata chiara
Vocina?
Vocina
Si?
Vaffanculo!
Come speravo, si è spenta. Ci manca solo che la mia
coscienza mi dia della meretrice solo perché ho deciso di non vivere più in
funzione di Matt fino al giorno in cui scatterà la mia ora.
Non ho detto che intendo dedicarmi al sesso sfrenato con
Rob! Non ho detto nemmeno che voglio accalappiare Rob! Cacchio nemmeno quando
c’era Matt il problema era “con chi dei due mi metto?”!
La mia domanda era sempre stata “passato o futuro”! Non può
dirmi adesso che la scelta futuro sia
quella sbagliata! Ricordiamoci che quella passato
meno di dodici ore fa mi ha portato su un cornicione! Io amo, amo Matt,
e questo non cambierà mai.
Per me Robert è un amico. Che mi piace. Tanto. Ma questo non
implica che io mi ci debba necessariamente mettere insieme! Il fatto che io
abbia ripreso lo sport delle fantasie a luci rosse su di lui a partire da…ora,
si ora, non significa che io abbia intenzione di farmelo sullo sgabello del set
fotografico di sotto come suggerirebbe Beckie!
Voglio solo provare a seguire il consiglio di Matt. Ha detto
corri no? Rob è davanti a te, raggiungilo. Quindi ok. Ci proverò. E quel che
sarà sarà.
Giusto per approfittare e dare un inizio concreto al mio
proposito di tornare ad essere me stessa, decido di prendermela un po’ con Rob.
L’idea di rompergli le scatole mentre tenta ancora di dormire è fin troppo
allettante per non coglierla.
Mi metto seduta sul letto, attenta a non fare alcun rumore
sospetto. Con estrema lentezza inizio a far scendere un piede, fino a toccare
un angolo vuoto del materassino sotto di me. Appena ci sono affondo con
prepotenza un paio di volte, scuotendo lui e materasso insieme.
-Ale, piantala- ringhia attutito dal cuscino.
Ripeto l’operazione, fregandomene della richiesta.
-Ale, ancora una volta e appena mi alzo giuro che te ne farò
pentire-
Continuo imperterrita nella mia opera di rompimento di
scatole e, come previsto, lui reagisce. Si gira fulmineo e afferra la mia
caviglia, tirandomi giù e facendomi sbattere il sedere per terra.
- io non ti ho fatto male però- mugolo inarcando la schiena
quel poco che mi permettesse di massaggiarmi il mio culetto dolorante.
- e chi te lo dice?- soffia lui sul mio viso incredibilmente
vicino. Come ogni volta che si trova a questa distanza da me, i miei occhi
prendono a fissare la sua bocca. Ok…forse la mia vocina un pochino di ragione
ce l’ha. Dovrei andarci piano, più che per rispetto a Matt per rispetto a me
stessa. Pensando con la mia parte razionale, arrivo a riconoscere che sono
ancora molto confusa appurato che passo da uno stato di totale depressione a
uno di delirio come se avessi cambiato canale con il telecomando. Anche per
Rob…non vorrei che si facesse un’idea sbagliata e magari si allontanasse da me.
Con estremo sforzo, faccio salire gli occhi dalle sue labbra
ai suoi occhi.
Sinceramente? Non so se ho fatto bene o male. Tutto di
quegli occhi mi attrae. Ok, no. Tutto, tutto di lui mi attrae: i suoi occhi, la
sua voce, il suo viso, il suo odore perfino. Il suo odore è qualcosa di solo
suo. Non posso descriverlo perché non ha paragoni, posso solo dire che è buono,
caldo, dolce senza esagerare, a tratti addirittura pungente ma non in senso
cattivo. È quasi afrodisiaco. Sa di muschio bianco, sa di sapone alla vaniglia,
sa di buono. Ed è forte. Mi sbatte addosso di continuo.
Ora ha addosso ancora qualche reminescenza del profumo che
ha messo ieri sera e questo non fa che amplificarne la piacevolezza.
- come sarebbe chi me lo dice?- borbotto cercando di
sciogliere i nodi che legano i miei occhi ai suoi per tornare a pensare con
lucidità.
- si, chi te lo dice che non stessi facendo un sogno bellissimo e tu mi abbia svegliato sul
più bello? anche quello fa male-
Niente, non ce la faccio. Non riesco a sciogliere un bel
niente, soprattutto quando, sempre senza rompere il contatto visivo mi fa
spazio sul materassino monoposto e mi fa sdraiare accanto a lui, coprendomi con
il lenzuolo rosso e rimanendo con un braccio appoggiato su di me. Sono li tra
le sue braccia, con il suo mento sistemato sull’incavo della mia clavicola e la
prima cosa che penso è “restano tre giorni”.
Solo tre giorni e poi anche lui andrà via. Riprenderà il suo
lavoro e questa casa diventerà di nuovo troppo grande per me.
Ha detto che non mi lascerà mai, quindi…quindi non ha
intenzione di non farsi più sentire ora che anche Matt è andato via. Gli avevo
detto che poteva stare qui per poter avere ancora un po’ di tempo con Matt
anche lui ma forse…dico forse, ma non so con quanto margine di certezza io
possa affermarlo, ma è il caso di dire che…non è per Matt che gli ho chiesto di
restare. Gliel’ho chiesto per me.
- a che stai pensando?- mi chiede con la voce ancora roca di
sonno.
-al fatto che tra tre giorni dovrai andare via- ammetto
fissando il soffitto.
- andrò via da questa casa, ma non uscirò dalla tua vita
Ale. Te l’ho detto che non ti lascerò ed ero serio quando l’ho fatto-
- lo so ma…per quanto tempo resterai ancora a New York?-
- una settimana o poco più-
Dieci giorni. Dieci giorni di lui. Dieci giorni e poi cosa?
e-mail? Telefonate? Messaggini? Per quanto? Una settimana? Un mese? Due?
Sono una stupida. Una stupida, idiota e deficiente. Mi
faccio pena da sola. Dopo tutto quello che ha fatto per me, dopo tutto quello
che fa per me… io ho il coraggio di
pretendere che stia ancora con me? Ho il coraggio di desiderare che resti?
Perché? Forse non starà con Kristen Stewart come mi ha detto, ma prima o poi
vorrà farsi una vita sua! E io cosa farò? Io che vita devo rifarmi? Che vita
sarebbe dover ricominciare continuamente da capo? So benissimo che se lascio
andare lui la mia vita sarà un susseguirsi di tentativi di relazioni che non
andranno mai a buon fine. Come lo so? Perché io non mi aprirò mai più come ho
fatto con lui e nessuno potrà mai capirmi come lui. Nessuno.
Lui ha vissuto parte della storia con me, era li quando ho
iniziato a mettere un costume da bagno, un vestito…era li quando la signora
Cope mi ha sputato in faccia tutte quelle cattiverie, era li a cullarmi e ad
ascoltarmi quando ha saputo come è morto Matt…era li quando se n’è andato…era
li quando per un momento, un solo momento, l’idea di lasciarmi cadere nel vuoto
aveva preso possesso della mia volontà. Come potrei ricominciare tutto daccapo?
Chi non rinuncerebbe a me? Troppo complicata, sarcastica e irrimediabilmente
spezzata…
- Ale…- mi chiama.
- si?-
- non voglio andare via da New York -
Istintivamente mi giro verso di lui, a controllare la
veridicità delle sue parole direttamente dai suoi occhi. Mi guardano di rimando
chiari, luminosi e sinceri. Occhi che mi costringono con piacere ad aprirmi in
un sorriso di ringraziamento.
La sua mano sale dalla mia spalla per andare a fermarsi tra
i miei capelli, provocandomi un brivido intenso che percorre in un secondo
tutta la spina dorsale.
Il suo viso si alza verso il mio, i nostri nasi già si
sfiorano. Il suo respiro si infrange su di me aumentando i brividi già creati
da contatto delle sue dita tra i miei capelli.
- allora resta-
sussurro ormai a pochissimi millimetri dalla sua bocca.
Il cuore batte a mille già così. Ci guardiamo negli occhi e
so che sta facendo i miei stessi pensieri. Vorrei il suo bacio, ma ho paura di
baciarlo. Ho paura di quello che succederebbe se le nostre labbra si
toccassero, ho paura anche se non so esattamente quale parte del “dopo” dovrei
temere di più. Se il fatto che sia un bacio che resti solo un bacio isolato o
se il fatto che nasca qualcosa da questo bacio che io non riesca a gestire. E
se dovesse nascere davvero qualcosa io non so se sopporterei la separazione dei
suoi viaggi.
- Ale?- soffia la sua voce ancora vicino alla mia bocca.
- si?-
- oggi dovrebbe venire la signora Cope in negozio, vero?-
Che? Cioè in un momento così, lui va a pensare a quella
vecchia strega? Avete presente quel rumore che mettono nei film, quello scretch
che mettono quando uno sta facendo un sogno ad occhi aperti che si interrompe
all’improvviso? Ecco, sarebbe stato un sottofondo perfetto per la mia testa in
questo momento.
- emmm…si. perché me lo chiedi?- gli chiedo allontanando un
po’ il mio viso dal suo per guardarlo meglio.
- tu ti fidi di me?- mi chiede serio.
- Rob, che stai dicendo?-
- rispondi alla mia domanda, per favore -
- ma certo che mi fido di te, ma che domande!-
Abbassa lo sguardo e prende a giocare con una ciocca dei
miei capelli, rigirandosela attorno alle dita.
- quindi se oggi io…facessi una cosa…per farla pagare a
quella vecchia stronza…tu me la lasceresti fare?- articola timoroso.
- Rob, non è il caso davvero…- gli rispondo. Non merita
tanto cruccio questa situazione. Certo che il pensiero di incontrare quella
vecchia strega oggi mi aveva più volte, durante la settimana, preoccupata, ma
non avevo mai pensato seriamente a un modo per vendicarmi.
- si che è il caso. Non è giusto quello che ha fatto Ale. E’
stato un comportamento meschino totalmente gratuito, fatto al solo scopo di
farti star male per divertimento. Quindi si, è il caso-
- cos’hai intenzione di fare?- acconsento con un sospiro.
- non posso dirtelo, per questo ti ho chiesto se ti fidi di
me-
- e perché non puoi dirmelo?-
- senza offesa Ale, ma… non sei un’attrice e se ti dicessi
cos’ho intenzione di fare, non saresti naturale e ci faresti scoprire subito -
dice trattenendo una risata.
- se lo dici tu- sbuffo.
- non ti preoccupare, ci penso io. La cosa riguarda anche me
no?-
Così eccoci qui. Tutti e due a guardare ogni cinque minuti
l’orologio grande appeso alla parete, per scoprire che in realtà sono passati
solo due minuti.
Entrambi saltiamo non appena sentiamo lo scampanellio della
porta, per poi scoprire che non è la vecchia strega.
Per tutto il tempo ho cercato di strappargli di bocca cosa
intendesse fare ma lui non ha voluto dirmi nulla. La cosa che mi ha lasciato un
po’ perplessa è stato il fatto che mi ha accompagnato fino al negozio per
l’apertura per poi tirare dritto, dicendomi che aveva un affare da sbrigare e
che sarebbe tornato subito. Ignoravo e tutt’ora ignoro cosa abbia in mente.
Ad ora, le due e mezzo del pomeriggio, tutti i miei clienti
sono già passati a ritirare le loro foto e a portare i loro nuovi rullini.
Manca solo lei.
- Ale sta calma- dice fermando le mie dita che continuavano
a tamburellare sul bancone.
- si, si…è facile per te che sai che stai per combinare -
sbuffo tirando fuori il blocco dell’inventario da sotto il bancone. Cosa c’è di
meglio per scaricare la tensione di controllare quanta carta fotografica è
rimasta e quanti rullini per decidere quanti ordinarne la prossima settimana?
- sarebbe più facile se ti dessi un indizio?- mi chiede
sedendosi sul bancone e tirandomi davanti a sé per una mano. Un sorriso furbo e
fantastico mi accoglie mentre lo guardo cercando di capire cosa avesse in
mente.
- dici che non minerebbe la mia recitazione?- lo canzono
come se stesse sottovalutando un’attrice fatta e finita.
- in realtà si, ma la verità è che non voglio che tu mi
caschi per terra per lo shock e…sinceramente…non vedo l’ora di darti…emmm…come
chiamarlo? L’accessorio fondamentale per la nostra messa in scena- dice aspirando
un po’ le parole e godendo della mia curiosità che si sta manifestando con
sbuffi ansiosi e torturamenti vari di mani.
- Rob… per favore, mi stai quasi facendo preoccupare -
sbuffo ansiosa facendo per allontanarmi un po’, ma lui mi tira per una mano
verso di sé facendo sbattere i miei fianchi contro la porzione di bancone
libera tra le sue gambe.
- ok, ok, ok…emmm…ti prego non pensare che ci sia un doppio
fine in questo… è veramente per la nostra messa in scena…- inizia passandosi
come al solito le dita tra i capelli, come ogni volta quando è nervoso. - anche
se vorrei che poi lo considerassi come…non so, mi sembra di farti una
dichiarazione in piena regola, e…-
Dalla tasca del suo jeans tira fuori una scatolina di
velluto blu, con un bordino dorato opaco sulla linea della chiusura.
Oddio…sembra quasi una scatolina di un…di un…ma no…non può
essere la scatolina di un …anello?
- aprilo – dice in una mezza risatina porgendomi la
scatolina. - senza paura, Ale…non ti sto chiedendo di sposarmi-
Dopo questa conferma, con mani tremanti, apro il piccolo
cofanetto. Al suo interno c’è un brillantino, di quelli da fidanzamento. Non i
classici cerchietti d’oro bianco con il brillante incastonato in una specie di
ragnatela a trattenerlo fisso. Nemmeno di quelli carichi di brillantini al cui
centro spicca un diamante più grosso.
È un cerchietto d’oro rosa opacizzato irregolare. La pietra
dura del diamante è incastonato all’interno di un bocciolo di rosa stilizzato.
Da sotto i petali, spunta una piccola fogliolina d’oro con un altro diamantino
più piccolo incastonato. È splendido.
- ti piace?- mi chiede insicuro, passandosi ancora una mano
nei capelli.
- Rob… io…- Non riesco ad articolare nemmeno un pensiero.
- vorrei che lo mettessi per il mio scherzetto alla signora
Cope, ma… vorrei anche che lo tenessi come un pegno…d’amicizia, non
di…insomma…è un regalo…per te. Per dirti che io non me ne andrò… Non devi
portarlo necessariamente al dito, sotto il cuscinetto ti ho fatto mettere una
catenina così… puoi portarlo al collo, se preferisci -
È nervoso. Guarda tutto tranne i miei occhi. Mi ha regalato
un anello.
Cosa devo fare? Cioè non ho pensieri, sono talmente tanto
shockata che non riesco nemmeno a decidermi se posso accettare il regalo o no.
Ha detto che devo considerarlo come un pegno d’amicizia, come una promessa che
lui non se ne andrà. Ma questo alla fin fine è lo scopo nel matrimonio…è vero
anche che ha detto che è un accessorio per la messa in scena quindi…ha unito
l’utile al dilettevole…
- Rob io non so…-
- Ale, non devi essere confusa. Non è una proposta questa. È
come se ti avessi regalato una collana o un paio d’orecchini. È solo un regalo.
Devi portarlo come anello solo ora…poi potrai portarlo come vuoi e al dito che
vuoi. Ok? - dice appoggiando la sua fronte alla mia e accarezzandomi le guance
con i pollici.
- ok- sospiro. Prendo un bel respiro a occhi chiusi e torno
a guardarlo - è splendido Rob, grazie-
- sei pronta a essere la mia fidanzata per i minuti in cui
la vipera sarà qui?- chiede sollevato e prendendo a dondolare i piedi a
penzoloni dal bancone.
- si - sorrido. - Mi metti l’anello?-
Gli ho chiesto di mettermi lui l’anello? No, non l’ho fatto.
Si invece! Cazzo! Ora chissà che penserà di me! magari che inizio a farmi film
mentali e a sentire la marcia nuziale nella mia testa alla faccia del pegno
d’amicizia.
- certo. Meglio iniziare a calarsi nella parte no?- dice
ridacchiando prendendo la scatolina dalle mie mani. Toglie l’anello e ripone la
scatoletta con ancora il filo d’oro della catena al suo interno nella tasca del
jeans.
Con un certo imbarazzo, alquanto visibile, da parte di
entrambi infila l’anello all’anulare sinistro della mia mano.
- uhhh…stai emmm bene- dice osservando la mia mano.
- è merito dell’anello…una rosa?-
- si…si… volevo che restasse una qualcosa che potessi
portare senza apparire necessariamente un anello di fidanzamento -
Scende dal bancone e insieme guardiamo la mia mano e il suo
nuovo ornamento.
- ce l’ho la faccia da fidanzata?- gli chiedo
improvvisamente preoccupata. Insomma…l’anello non basta, ci deve essere
qualcos’altro… no?
Si posiziona dietro di me e con il dito mi fa girare il viso
verso il suo.
- tu sorridi e manifesta una felicità delirante- Già, come
se fosse semplice! e lui che voleva fare? Tenermi all’oscuro di tutto? ma io
sarei morta li in due secondi se mi avesse dato l’anello davanti alla signora
Cope!
Manco il tempo di rispondergli che il mio campo visivo si
allarga e scorgo la Signora Cope che marcia verso il negozio. Sta guardando a
destra e a sinistra per decidere quando attraversare la strada.
- oddio… eccola- sussurro già col cuore a mille dall’ansia.
- tranquilla…respira, ok?- sussurra al mio orecchio
allontanandosi da me per andare nel retro. Ma che fa? Il suo scherzetto
consiste nel costringermi in quattro mura con la Signora Cope e un anello da
sventolargli davanti? Però…che piano scemo!
Afferro il bicchiere d’acqua vicino al computer o lo butto
giù tutto in una volta per idratare la gola ormai secca.
Vivo a rallenty i passi della signora Cope che si avvicina
alla porta del negozio. Mi pare passata un’eternità quando sento lo
scampanellio della porta.
- salve cara- dice la vecchia strega con la sua solita voce
strascicata e altezzosa. Si porta indietro un ciuffo di capelli con la mano
pesantemente ingioiellata, manco fosse il Papa.
Il terrore e l’ansia vengono messi da parte dal disgusto che
mi coglie ogni volta che l’osservo. Le cose sono due: o fuori fa davvero caldo
o la signora soffre di sudorazione eccessiva. A parte gli aloni giganteschi che
spuntano da sotto le sue ascelle, a farmi davvero schifo sono le goccioline che
contornano il rossetto, come sempre fuori dai contorni della matita.
Osservando il suo collo, mi rendo conto di come la mia
incolumità sia in serio pericolo. La catena che trattiene la pietra verde
grossa quanto una polpetta sembra stia considerando seriamente l’ipotesi di
mollare. È talmente tirata attorno al suo collo che potrei scommettermi la
testa che se la togliesse, sulla sua pelle rimarrebbe il segno delle maglie.
Insomma…orribile e disgustosa come sempre.
- il mio ordine?- chiede lenta e altezzosa come sempre,
appoggiando la sua borsa sul bancone.
Mi chino sul cassettone sotto al banco, dove tengo
catalogate in ordine alfabetico gli ordini da consegnare e ne estraggo la sua
busta.
Come al solito, lei la apre e inizia a sfogliare le stampe, a
criticare come al solito il dosaggio dei colori, i tagli e le sfocature come se
fosse colpa mia se lei non ha idea di cosa sia una messa a fuoco.
- bello quell’anello, tesoro. L’hai messo per nostalgia?-
chiede serafica continuando a guardare le sue foto. Ovvio che stesse tentando
di ritirare fuori la storia di Matt per farmi deliberatamente soffrire. Rob ha
ragione: si merita un bello scherzetto. Prendo coraggio e guardando l’anello
prendo anche sicurezza e determinazione.
- veramente no…è recente- le rispondo facendo finta di
controllare alcuni fogli, indifferente alla provocazione.
- ah si?- continua improvvisamente interessata, lasciando
perdere le foto. – non ti pare un po’ presto?-
- presto o non presto, le cose non cambiano – continuo
indifferente il mio lavoro.
- amore?- mi chiama Robert dal retro.
- si?- gli grido in risposta.
- sei proprio sicura di volerti sposare in primavera? Ci
sono un sacco di date libere a febbraio!- grida ancora.
La signora Cope inizia a guardarmi strana.
- dobbiamo proprio parlarne adesso?- gli rispondo.
- ma io devo prenotare la chiesa!-
- scegli tu, amore- lo liquido.
Continuo il mio lavoro come se niente fosse, come se non
avessi appena parlato di date e di chiese con il mio futuro finto marito.
- e così ti sposi cara?- chiede Satana arricciando le labbra
in segno di disappunto.
- si…pare di si- dico con un’aria felice e imbarazzata,
alzando la mano per mostrarle l’anello.
- ed è un… diamante vero quello?- chiede osservando a
distanza le rifiniture del mio anello.
- mmm, si… credo di si... Rooob! Amore, puoi venire qui un
secondo, per piacere?- lo chiamo.
Godo all’infinito osservando la sua mascella cascare dalla
sorpresa quando lui compare da dietro la porta del retro.
- oh salve signora Cope! Come sta?- le chiede affabile
chiudendo la chiamata e posando il cellulare di fronte a me sul bancone. Lo
schermo, che ancora non è andato in stand-by, mi rimanda l’immagine
dell’autoscatto che aveva fatto con la mia digitale al parco. Su uno sfondo di
fiori rosa, ci siamo io e lui che ridiamo insieme guardandoci. È una delle mie
foto preferite di quel giorno, e sta sul suo cellulare. Non c’è più Kristen, ci
sono io. Ci siamo noi.
- bene, ragazzo. Grazie. E tu?- risponde lei tutta sulle sue,
evidentemente indispettita perché inizia ad accorgersi della figura di merda
che si era fatta davanti a me la volta scorsa.
- mai stato meglio- le risponde guardando me con un sorriso
mozzafiato stampato sulle labbra perfette.
- Tesoro, mi sono scritto un paio di date disponibili che
per me potrebbero andare bene. Stasera ne possiamo parlare con calma- continua
prendendo la mia mano sinistra e posando un bacio sull’anello, senza sciogliere
il nostro sguardo.
È un signor attore, non c’è che dire. Stento a credere che
stia fingendo. Ha uno sguardo talmente radioso che sembra realmente che mi
abbia chiesto di sposarlo e io gli abbia risposto di si.
- d’accordo tesoro- rispondo abbassando gli occhi e
iniziando a battere lo scontrino per la signora Cope. È diventata talmente
paonazza che secondo me è a serio rischio infarto.
- tesoro ti ho già detto che sei bellissima oggi? Signora
Cope, non è bellissima la mia futura sposa?- la provoca lui venendo ad
abbracciarmi da dietro.
- divina- sibila fuori a denti stretti la vipera mentre posa
una banconota da cinquanta dollari sul bancone.
- si lo penso anch’io- conferma lui. Sposta i miei capelli
dal collo ed inizia a lasciare una scia di piccoli e teneri baci che mi fanno
venire i brividi.
- Rob, amore… non…- cerco di oppormi in realtà rovesciando
la testa all’indietro scoprendo del tutto il collo, lasciandogli più spazio. Le
mie mani allungano il resto in direzione della signora Cope e non resistono
alla tentazione di tendersi all’indietro per intrufolarsi tra i capelli di
Robert.
I baci leggeri e di piccoli morsi che lasciava mi avevano
fatto perdere qualsiasi controllo. Desidero altri baci, desidero altri morsi,
desidero che lui continui a baciarmi il collo all’infinito.
Presa da questa voglia improvvisa e irrefrenabile mi
schiaccio contro il suo corpo, e sento il suo di desiderio. Il contatto mi fa
leggermente rinsavire.
- tesoro…non è il momento di…- articolo poco convinta
persino alle mie orecchie. Io voglio che continui, ma forse, anzi decisamente
non davanti alla signora Cope!
- non è colpa mia se mi fai questo effetto- continua
scendendo sulle spalle e scostando di qualche centimetro la bretellina del mio
vestito.
Quelle parole sussurrate sulla mia pelle mi fanno un effetto
strano. Le percepisco come vere e del tutto uguali al mio pensiero. Anche a me
sta facendo quest’effetto.
Il caldo si sta impadronendo del mio corpo, si diffonde
ovunque, arrivando dritto dritto tra le mie gambe. Ci manca poco che ansimi e
mi faccia una grandissima figuraccia per l’effetto che dei semplici baci mi
provocano. L’astinenza è una brutta bestia, che volete farci…
Nell’attimo esatto in cui i suoi occhi incrociano i miei, li
vedo blu scuri e almeno eccitati quanto i miei. Velocemente mi fa voltare verso
di lui e prendendomi sa sotto le ginocchia mi siede sul bancone, facendosi
largo con il bacino tra le mie gambe che si serrano istintivamente ai suoi
fianchi.
Sento il rumore della zip della borsa della signora Cope
chiudersi in fretta, ma non mi importa più che lei sia li. Non m’importa più di
niente.
Le mani di Rob, così calde, ferme e sicure, lasciano le mie
ginocchia per percorrere l’intera lunghezza delle mie cosce fino a intrufolarsi
sotto il mio vestito e raggiungere la curva delle mie natiche, che stringe con
passione straripante tirandomi a sé. In quel momento mi si mozza il respiro e
nella mia testa rimbomba solo una parola.
Continua.
Le mie mani si intrecciano nei suoi capelli, e quando
aumento la stretta dalla sua bocca esce un ringhio soffocato. Nel momento in
cui prende a salire con i baci lungo il mio mento mi scappa un gemito dalla
bocca e sento lo scampanellio della porta il rumore della serratura che si è
chiusa.
- Ro…oh..b- sospiro con il poco di fiato che mi è rimasto.
- shhh…ancora non è andata via- soffia sul mio collo
allungando le mani sulla schiena accompagnando la mia discesa sul bancone. Mi
sdraia e continua a baciarmi. Alza un po’ il vestito, non abbandonando mai i
miei fianchi e deposita un piccolo bacio vicino all’ombelico scoperto.
Con il minimo di lucidità che mi è rimasta, apro gli occhi e
vedo la signora Cope gettare un ultimo sguardo indignato dalla vetrina. Guarda
ancora scioccata e resta ferma giusto per lasciarmi il tempo di farle ciao ciao
con la mano e alzarle il dito medio prima di volatilizzarsi impettita.
Mi esce una leggera risatina di soddisfazione che viene
imitata dalla voce di Rob ancora con le labbra sulla mia pancia. Come ci
rendiamo conto della posizione ci zittiamo entrambi e io mi tiro su di scatto a
sedere sul bancone.
- è andata emmm… bene- dice lui dopo un colpo di tosse. La
sua mano si infila in fretta nella tasca del jeans a nascondere la tenda
canadese che gli si era formata all’altezza del cavallo.
- si…direi… di si- rispondo imbarazzata scendendo dal
bancone e mettendomi a riordinarlo per la chiusura.
Non c’è bisogno di dire che entrambi non immaginavamo di
arrivare fino a quel punto. Non sono così malpensante da credere che l’avesse
calcolata una cosa del genere. E’ successa, perché sono quasi due settimane che
desideravamo farlo e io…lo desidero ancora.
Al di la dei sogni questo è il film a cui si riferisce Ale all'inizio. Guardatelo che è splendido!
abbigliamento
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Capitolo 22 *** capitolo 22 ***
capitolo 22
Avanti ammettetelo: non vi
aspettavate di vedermi già stasera! SORPRESA! la verità
è che ieri sera non ho resistito a mettermi subito al lavoro per
questo capitolo e ho anche approfittato del fatto di avere ancora a
disposizione una mattinata libera.
Io non so più cosa dire di
voi, davvero! siete fantastici! cioè, ai preferiti si sono
aggiunti altri 10 nuovi nomi e 4 alle seguite, ma siete i miei eroi! e
ben 17 recensioni con almeno tre new entry in un solo giorno! voi mi
volete morta!
Dopo aver letto questo capitolo
sono certa che sarete voi a dire che vi voglio morti, e lo so. Per i
deboli di cuore...premetto che il rating di questo capitolo è
Aranosso. Lo so, non volevo rovinarvi la sorpresa, ma ho dovuto
avvertirvi perchè devo tutelarmi dal linciaggio. Non vi dico
più niente, salvo una cosa: questa non è la fine della
storia, che sarà ancora molto lunga, intesi? Quindi le cose
potranno cambiare, come potrebbero restare uguali con qualche aggiunta.
beh...ora che vi ho avvisati, mi rimetto al vostro giudizio.
recensioni:
sophie88: So, reggiti,
perchè questo è il capitolo in cui sarai accontentata. :P
non ti anticipo nulla, tu leggi e poi dimmi.
vannyp1987: ciao! sono davvero
contenta che ti sia piaciuto! l'anello? l'anello l'ho messo nel link
dell'abbigliamento di quel capitolo, lo puoi trovare li :) visto? con
un pò di fatica ma Ale ce l'ha fatta!
cripattinson: e no! non erano dispiaciuti per niente XD leggi quanto sono dispiaciuti ora.
romina75: ma ciauuuuuu! si la
vocina numero due l'ho mandata in pensione :) forse non sono stata
brava a chiarire il sotto inteso, ma ora di illumino in proposito. La
vocina 2, se ci fai caso, era sempre quella che incoraggiava Ale verso
Rob, e la 1 quella che la frenava. Visto la decisione di Ale, la 2
diventa superflua dato che ha praticamente vinto sulla prima :)
signora Cope? hai inquadrato alla
perfezione il soggetto! è esattamente così :) io me la
immagino con dei capelli stopposi di un arancione stinto più o
meno XD il bacio... dai non mi far parlare! cmq non l'ho messo in
quella scena perchè Rob è vero che ha messo su questo
teatrino, è vero che desidera Ale e si vede, ma siccome oltre
che desidera la ama ha deciso di riservarsi il bacio per un momento
più intimo :)
In ultimo, il film :) è uno
dei miei preferiti, l'ho visto miliardi di volte. ti ricordi quella
scena con tante facce, dove i morti emergono dal pavimento? lui vede il
volto di lei e quando la raggiunge precipita. Lei è all'inferno,
ma è un inferno diverso... senza torture, perchè la
tortura più grande del suicida è vivere ancora con i
propri ricordi nella disperazione. lei è nella loro casa
distrutta ma lui non c'è :) si è uccisa per raggiungerlo
e il fatto di non averlo trovato la fa impazzire, portandola al punto
da non riconoscerlo nemmeno quando le si para davanti :)
Mamma che filosofa! scusa se mi sono dilungata troppo :)
marika_bd: garzieeeeeeeeeeeee!!! spero di non farti precipitare con questo capitolo :)
camillalice: ma sai che mi hai
fatto stare piegata in due dalle risate quando hai scritto quella cosa
di Rob che lancia il materassino??? avevo le lacrime agli okki!!!! io
da domani devo rimettermi sui libri :) quindi ti faccio compagnia.
infatti ho approfittato dell'ultimo giorno di vacanza che mi sono
concessa :)
io dico che questo capitolo lo rileggi 3 volte, perchè anche la seconda salterai righe su righe XD
cricri88: il commento sarcastico
èèèèèèè
tornatoooooooooo!!! io ti ho avvisata oggi! premurati di essere seduta
prima di leggere questo chap perchè non voglio averti sulla
coscienza! E come avrai letto, di pure grazie a Pupetta per i video
ispiratori! maduuuuuu ma non vedo l'ora di leggere il prossimo
commento! questo è stato spassosissimo!
Ttranquilla!!! prima o poi uno
streap lo scriverò :P ma come sempre mi freno se no troppi
spoiler e qui...non va bene se vi rovino l'attesa :)
tornano le pippe di Rob e in questo caso delle sue pippe con il coinquilino, come l'hai chiamato tu!
per quanto riguarda talami e baci vari...silenzio stampa
comuuuunque, tu avrai ancora i
poster di orlandino bello, io ho aggiornato a Rob direttamente. La
parte sul letto è tappezzata di lui! ora si spiega dove mi
vengono le fantasie a letto XD
sorry se mi è venuta fuori
una risposta così risicata e strana, ma non posso parlare molto
se no per rispondere a tutti i riferimenti che hai fatto va a finire
che ti rovino il capitolo!
lazzari: grazieeeee! il bacio? ti
risp come a Romina75 cioè che non l'ho messo in quella scena
perchè Rob è vero che ha messo su questo
teatrino, è vero che desidera Ale e si vede, ma siccome oltre
che
desidera la ama ha deciso di riservarsi il bacio per un momento
più
intimo :)
so anche che il fatto di
condividere lo stesso tetto mi dovrebbe indurre a velocizzare i tempi,
ma la storia continua ancora per molto...quindi :P
piccola ketty: ketty...fammi un
favore...se tu sei stata a rischio infartiper l'altro capitolo
procurati un defibrillatore per questo, altrimenti ti avrò sulla
coscienza. :) grazie mille per tutti i complimenti :)
ellebaker: benvenuta :) sono
davvero felice che la storia ti piaccia :) la cosa mi gratifica
soprattutto perchè in questa storia ci sto mettendo davvero
tanto impegno e tanta dedizione. Le altre erano più un gioco e
un passatempo senza reale importanza, ma questo è un progetto
che davvero mi prende, anche perchè per la prima volta so
veramente come voglio che vada la storia. Ale... :) beh grazie per il
complimento. Non sono bellissima certo, ma la verità è
che praticamente Ale sono io. ci metto davvero tutta me stessa per
scriverla. l'avevo inventata per un'altra storia, e in questa non ho
avuto il coraggio di lasciarla perchè davvero mi rappresenta
come gli altri personaggi riescono a fare solo in piccola parte.
sei nell'anima 2009: hi Vale!
eeee si :) ammetto che leggere più capitoli tutti insieme ha i
suoi vantaggi :) almeno decidi tu quando smettere che dire? cono
contenta che ti piacciano, anche se ultimamente mi sembra di correre
alla velocità della luce con gli avvenimenti. il fatto che
vivono insieme lo giustifica certo, ma non vorrei scombussolarvi troppo
con decisioni repentine e cambi di rotta improvvisi...però lo
devo fare :P
io cmq la signora cope l'avrei presa ad accettate cn una mannaia...loro hanno voluto essere più subdoli... :P
smemo 92: un quadro perfetto, anzi
impeccabile della situazione :) hai colto perfettamente il senso di
tutto. Ale è confusa. talmente confusa che fa quello che fa in
questo capitolo, presa dalla volontà di andare avanti dato che
indietro non può tornare. l'ha detto: lei non ha via di mezzo.
considera il grigio della vita una scelta mediocre, perchè non
l'ha mai visto il grigio. ha sempre dovuto scegliere tra due estremi.
quindi non c'è rob e matt insieme: o solo uno o solo l'altro,
anche se ovviamente non è semplice separare le due cose.
è vero mancano tre giorni
ma...la storia non so se dire che siamo proprio a metà, ma posso
dirti che sarà ancora molto lunga e quella che adesso ti pare la
fine, in realtà è solo l'inizio :P
vero15star: non so cosa
risponderti...perchè so che ti dispiace per Matti...ma ho io una
richiesta da farti per questo chap: NON MI UCCIDERE!
jordy Klein: welcome! :) grazie
mille per i complimenti :) io continuerò ad aggiornare e spero
che tu continui a recensire :)
winniepoohina: maduuu hai recensito
appena in tempo! quando ho letto il tuo commento, mi stavo mettendo a
fare l'html per la pubblicazione! :) grassie mielle per i complimenti
:) bello l'anello vero? ho chiesto al mio ragazzo di regalarmene uno
uguale ma dato che costa 6000 dollari ha detto che non è il caso
:( XD
guarda, oggi accontento la tua dipendenza, postando in fretta :) visto che brava!?
sorella mia deb: ave a te
stronzetta cara di una sorella degenere! tu e gli spaventi che mi fai
prendere! va che io finisco davvero per cancellare il capitolo!
certo che lo voglio Rob nella
vasca! e pure sul bancone, in macchina, per terra, sul lavandino, nel
letto e in tutti i posti, anche quelli più improbabili, che il
tuo cervellino perverso riesca a immaginare XD lo so che tu ti saresti
fiondata modello piovra sulle labbra di Robertino ma....e che ci
posso fare se Ale sono io e resto una puritana complessata???
La scena del bancone, caro il mio
Sottoboxer, è giunta! ma io mi chiedo come tu abbia fatto a
scordarti di questa di oggi?! ma si può??? qua c'è tutto
il più bello e tu te lo scordi! va beh piccola perversa , ti
avviso. il finale l'ho cambiato un pokino ma credo ti piaccia di
più :)
e ora vedi di non farmi spaventare più! altrimenti da sorella ti declasso a cugina di 9 grado!
Cy_ pattinson: bello è
che appena finisci di commentare hai già il seguito da leggere
vero? :) sorpresa :) mi hai preo so per un pelo, perchè stavo
proprio per postare. beata Ale...mah... dipende dai punti di vista :P
se dovessi scegliere necessariamente tra il capitolo di oggi e quello
di ieri...non so quale alessia vorrei essere :) mi inventerò
qualcosa per le tre oche, tranquilla :)
Cazzo! Cazzissimo! Chiamate un medico, per favore. Credo di
avere un problema. Un problema…grosso…molto grosso… e imbarazzante…
Per favore ditemi che esiste una pillolina che funzioni al
contrario rispetto al viagra. Per favore ditemelo. E datemela. Ho il mostro di
Lochness nei jeans e non vuole saperne di scendere giù!
L’inquilino delle mie mutande ha deciso di fare lo sciopero
del sonno stasera!
È da quando siamo usciti dal negozio che tengo le mani in
tasca e sinceramente non credo serva a molto come camuffamento. Quasi usciva
dai pantaloni quando Ale mi ha chiesto di agganciarle la catenina con l’anello
al collo, e tutto questo per cosa? Per averle accidentalmente sfiorato il collo
con le dita.
Porco cazzo, e adesso che faccio? Cioè non so se mi spiego,
ma è un problema. Serio. Serissimo. Cioè, so che a sentirmi parlare così ci
sarebbe una schiera inferocita di vecchietti che sarebbero pronti a tirarmi il
bastone in testa e ad investirmi con la sedia a rotelle, e io gli darei anche
ragione…ma insomma…un conto è averlo sveglio al momento del bisogno, un altro è
non riuscire a mandarlo a nanna neanche quando sei da solo!
Sto facendo di tutto, davvero. Sto persino cercando di
pensare alla nonna di “tutti pazzi per Mary” per farlo abbassare ma niente!
Cazzo, forse è una cosa seria!
Una volta ho visto una puntata di Gray’s Anatomy, mi pare
fosse nella seconda serie…dove c’era uno che era andato al pronto soccorso
perché non gli si abbassava più e gli hanno dovuto fare un drenaggio o che
cacchio ne so.
Cazzo!!!! Abbassati, ti prego abbassati! Se non vuoi un ago
infilato come un catetere abbassati immediatamente!
Al pensiero di un ago infilato li, la tensione cala e inizio a sentirmi un po’ meglio. Funziona!
Grazie a Dio le minacce servono! Il piccolo Robertino
decide di ritirarsi nel suo guscio e di lasciarmi in pace. Certo che se gli
aghi funzionano di più delle vecchiette, la cosa inizia a farsi preoccupante.
Sfilo le mani dalle tasche e prendo la busta della spesa.
Non è pesantissima, abbiamo preso giusto della frutta e qualche affettato. Fa
troppo caldo per mangiare roba cotta stasera. Fosse per me, mi farei fuori un
barile di granita e sarei a posto, ma la mia quasi moglie dice che mangiare un
po’ di frutta ci fa bene e che quasi marito sarei se la contraddicessi in
questo? Che poi, scusate tanto, la potevo forse contraddire mentre sceglieva le
fragole e i frutti di bosco con tanta attenzione? Quando ha messo le fragole nel
carrello, credo di aver avuto quasi un attacco cardiaco per via della fantasia
che subito aveva preso il sopravvento. Si lo so, sono un caso disperato.
Quello che c’e stato tra di noi su quel bancone oggi…non
l’avevo programmato. Cioè i baci sul collo si, facevano parte del piano, ma
solo i primi. Quando le sue mani si sono infilate tra i miei capelli non c’ho
visto più. Tutto quel piacere, solo immaginato, mi era entrato dentro e si era
sparso come fuoco sulla benzina. Caldo e veloce. Sentire il suo respiro
affannato sotto la mia bocca, la sua carne sotto le mie mani…ah…
È stato istinto. Puro istinto animalesco. E darei qualsiasi
cosa per averne un altro po’.
Persino tra i banchi frigoriferi del supermercato i miei
istinti non si sono placati, anche se per un attimo i miei pensieri sono stati
dedicati ad altro. Mentre sceglievamo insieme i cereali per la mattina,
litigando se fossero più sani quelli al cioccolato o i Korn Flakes (indovinate
per quali patteggiavo io), mi sono reso conto di quanto mi piacesse stare con
lei in quel modo.
È vero, non facevamo grandi cose: preparavamo la cena
assieme, facevamo la spesa, andavo con lei a lavorare e la sera ci piaceva
stare spaparanzati sul divano a guardare film. Ci piaceva la vita da
pensionati, come l’ha definita Beckie una volta. Ma a me non dispiaceva, perché
io non avevo mai avuto troppo tempo per la vita da pantofolaio. Cambiavo sempre
camere d’albergo, cambiavo sempre materasso e armadio…a lungo andare inizi a
non sentirti a casa nemmeno quelle poche volte che varchi la soglia del tuo
appartamento. Invece con lei mi sento a casa.
Senza contare che avevo segretamente goduto come pochi
quando mi è stato concesso chiamarla “amore” a voce alta per il nostro scherzo
alla signora Cope. Per quei minuti in cui è stata la mia fidanzata ero in piena
estasi mistica, che ha raggiunto il suo apice massimo quando…beh lo sapete.
Io non ho più parole per dire quello che provo per lei,
insomma…quante volte l’attrazione mentale e quella fisica viaggiano su due
binari completamente separati? Vi assicuro che sentirle viaggiare su un unico
vagone, e che vagone, è qualcosa di assolutamente fuori dal mondo.
È come se fossi fatto di anfetamine e di viagra dalla
mattina alla sera. Altro che Kristen! È lei, Ale, la mia qualità preferita di
eroina! Un’eroina talmente buona e pura di cui non potrei mai andare in
overdose. Non mi ucciderebbe mai per quanta me ne inietti. Sono completamente
assuefatto e dipendente da lei.
Ecco perché sono qui, sotto l’acqua ghiacciata della doccia
a cercare di convincere il piccolo Robert a scendere.
Se pensavo di esser stato efficace con la minaccia dell’ago
per il drenaggio, è stata un’illusione temporanea. Quando lei si è chinata
davanti al frigorifero per mettere la frutta nel cassettone apposito, ho dovuto
correre in bagno di gran carriera per evitare di fare cavolate sul bancone
della cucina. Si, ormai le superfici piane sono uno dei miei posti preferiti
per pomiciare, problemi?
Sono corso via talmente in fretta che è dovuta venire lei a
portarmi il cambio in bagno, perché io me l’ero di nuovo dimenticato.
L’acqua fredda non mi fa niente. Continua a essere un
tronco, vorrei dire di quercia ma credo che il baobab forse renda meglio
l’idea.
Sono arrivato alla frutta, signori miei. Non ho mai parlato
con il mister al di sotto della mia cintura e non sono mai arrivato a dargli un
nome diverso dal piccolo me, che poi…
piccolo… non vorrei essere un autolesionista minimizzando sulla mia virilità.
So per certo che molti uomini danno un nome al proprio arnese,
un esempio a caso Kellan che poteva sicuramente scegliere un nome più adatto di
“Poldo” per il suo affare. Jack era stato più originale almeno! Nei nostri
discorsi “da uomini” si riferiva a lui
con “Kenshiro”.
Io che devo fare? Lo devo battezzare per farmi ascoltare?
L’acqua c’è, non è benedetta però…il senso è quello. Come lo potrei chiamare?
Jim? Billy? Grade Puffo? Robert Thomas Junior? Forse si sentirebbe più a suo
agio con il Senior.
Ma che cacchio faccio? Il fatto che io pensi a come
battezzare il mio pisello per farmi ascoltare è una cosa assurda. Resto un po’
sotto il getto gelido con le mani sulla faccia finchè non mi decido per un
generico TU.
- Allora, io e te non parliamo molto ma… è arrivato il
momento di farsi quattro chiacchiere. So che in questo momento ce l’hai con me
e potrei anche darti ragione, dato che è quasi un mese che non ti permetto di
entrare in azione. Posso darti anche ragione sul fatto che tu sia
particolarmente sveglio perché è praticamente da una vita che non ti do da mangiare,
dato che le mie scopate non sono mai state nulla di così memorabile e va bene,
te lo concedo- sospiro alzando gli occhi al cielo.
Che bello parlare con un’appendice del proprio corpo. È
gratificante quanto parlare con un muro. Entrambi non ti rispondono ed entrambi
non si decidono a crollare.
- ma per favore! Ti supplico! Abbi pietà di me! Scendi! Sai
benissimo che se fosse per me io ti lascerei correre felice ma non posso e sai
perché? Perché quella è la donna della mia vita! e se affretti le cose portiamo
a sotto zero le possibilità già infinitamente basse che io e te abbiamo di
conoscere io la sua bocca e tu…qualcos’altro. Intesi? Quindi vedi di smetterla
di farmi pensare con la tua testa e lascia che io pensi con la mia. La materia
grigia funziona molto di più dei vermi bianchicci che c’hai tu! te lo assicuro-
Detto questo, credo che il piccolo me si sia offeso,
andandosi a rintanare nel suo guscio.
Da un certo senso di potere riuscire a imporsi sul proprio
animale, davvero.
Finalmente con un po’ di pace, cambio il getto dell’acqua e
riesco a continuare tranquillo la mia doccia.
Mi sbrigo in fretta e lascio il bagno libero, puntando
dritto alla cucina per vedere se Ale ha bisogno di una mano.
Lei è li, che avvolge con attenzione delle fette di prosciutto
crudo su alcune fette di melone. Di fianco a lei, la terrina con l’insalata è
già pronta e aspetta solo di essere condita.
Mi do da fare ad apparecchiare e, come da quando abbiamo
chiuso la nostra parentesi hot, evitiamo sia di sfiorarci che di guardarci
troppo a lungo. Evitiamo qualsiasi argomento serio, limitandoci a frasi banali
e di circostanza anche per tutto il tempo della cena.
Non so decidermi se sia un bene o un male tutto ciò. Da un
lato mi rendo conto che lei abbia bisogno di tempo per metabolizzare il fatto,
come dimostra chiaramente il suo essersi accoccolata ai all’angolo del
divano,dalla parte opposta alla mia, come nei primi tempi; dall’altro… mi
dispiace questa situazione. Ci guardiamo di sottecchi come se avessimo fatto
qualcosa di sbagliato. Lei guarda me, pensando che io non la veda e io guardo
lei quando penso non se ne accorga.
Altro che adulti, qua sembriamo due bambini delle elementari
che non sanno come comportarsi dopo essersi scambiati un bacetto sulla guancia!
Va beh che il peso di quello che abbiamo fatto noi è lievemente più oneroso
ma…insomma, avete capito.
Certo che, pure noi, guardare “Unfaithfull” sdraiati sul
divano con sta tensione di mezzo siamo dei veri geni! Il tutto per la serie
“facciamo finta che non sia successo niente”, quando c’è chiaramente Ale che
non fa altro che strusciare le gambe una sull’altra nervosa, schiacciandosi il
più possibile contro il bracciolo del divano e giocando un po’ con la sua
treccia un po’ con l’anello appeso al collo, e quando ci sono io che minaccio
mentalmente il piccolo me per non
farmi fare figure del cazzo (per l’appunto).
Ale trattiene il respiro nel momento in cui Diane Lane torna
indietro per aver dimenticato il cappotto e io quando Olivier Martinez le
scopre la pancia, quando lo fanno la prima volta.
I nostri scambi di sguardi nascosti si fanno sempre più numerosi
e ravvicinati, man mano che il film va avanti. Ale arriva ad afferrare un
cuscino e stringerselo addosso nella scena in cui consumano nel bagno del
ristorante.
- Ale…cambiamo film, ti va?- propongo prima che la
situazione diventi tragica. Potevi farlo prima, direte voi. Tanto ora le scene
di sesso sono praticamente finite! E va beh, meglio tardi che mai.
Lei fa un cenno di assenso con la testa e io allungo una mano
dietro la mia testa per afferrare il telecomando sul tavolino. Già che ci sono,
pigio anche l’interruttore della lampada, giusto per riportare a un’atmosfera
un po’ più normale, al posto della luce azzurrina del video.
Cercando di sembrare indifferente, inizio a scorrere la
lista dei canali, non trovando nulla d’interessante a parte i Simpson.
- Rob…tu….- inizia tutto ad un tratto, senza guardarmi.
- si?-
- no, niente-
E va bene. Che faccio, le parlo? Cerchiamo di risolvere la
situazione da persone adulte, oppure la lasciamo passare con la certezza che
domani andrà sempre peggio?
Cerchiamo di valutare attentamente le due ipotesi. Partiamo
dalla più facile: faccio finta di niente. E’ ormai evidente che quest’imbarazzo
ce lo porteremo avanti per un bel pezzo e non saremmo più noi stessi. Il
distacco aumenterà fino a quando entrambi non supereremo la cosa.
Seconda strada: le parlo. Ma che cazzo c’è da analizzare
qui? Ogni volta non dice mai quello che mi aspetto, penso che faccia una cosa e
ne fa tutta un’altra, se ora parlo… che cavolo ne so di cosa mi risponderebbe,
non so nemmeno cosa dire! Potreste dirmi che, a questo punto, dovrei averci
fatto l’abitudine dato che io non so mai cosa dire, ma che volete farci?
Io spero ancora nel miracolo.
- Ale?-
Ho iniziato? Ho scelto la via del parlare? cazzo!
- si?- salta su come una molla lei.
- emm… tutto bene?-
Ma quanto sono idiota? No che non va tutto bene! Siamo qui a
eccitarci con un film che non è nemmeno un porno, facendo riferimenti mentali
indiretti a quanto abbiamo combinato oggi. Non c’è un cazzo che va bene!
- emmm…-
Ale, mandami a Fanculolandia tu, mi serve il lascia passare
della dogana, altrimenti mi ci manderei da solo!
- no…non va tutto bene- Ecco vedete? Dice mai qualcosa come
vi aspettate che la dica? Io mi immaginavo un “no, perché me lo chiedi”! e ora
che devo dire?
- emmm…- Grande Rob, sei un esempio di loquacità per tutti
noi.
- quello che è successo oggi…- inizia lei, giocherellando
con la sua cavigliera - non… è stato…cioè…si, è stato…e quindi… uff!-
Resto zitto. Dato che almeno lei ha avuto le palle (certo le
mie le ho anestetizzate per non fare casini!) per introdurre l’argomento, non
posso lamentarmi delle parole sconnesse. Prima o poi ce la farà.
- quello che voglio dire…è…- continua alzando gli occhi
verso di me. Non so cosa leggerci dentro, so solo che non sono più chiari. Sono
verde scuro. - pensi che…dovremmo rifarlo?- vomita fuori tutto in un colpo,
tornando a osservare la sua cavigliera, rossa in volto come forse non è mai stata.
- cioè pensi sia sbagliato quello che abbiamo fatto?-
Domanda: mi comporto da uomo e cerco di tirare acqua al mio
mulino, o mi comporto da amico e cerco di dirle che forse è troppo presto per
lei concludere un qualcosa di più profondo perché potrebbe destabilizzarla?
Ma che sono? Freud? Ma lo dicono tutti che il sesso è la
miglior cura contro la depressione e io che faccio? Penso a come dirle “si,
cara, abbiamo sbagliato. Perché tu magari ancora pensi a Matt e non a me in
quei momenti”. Sparatemi. Il mio regno per una fossa e una lapide!
- non lo so, Ale…- Vigliacco!
- cioè, so che…forse è un po’ presto, per tutto quello
che…però…- Ecco che un nodo mi sale in gola. Se la mia faringe è totalmente
bloccata, non oso pensare le mie interiora torturate dall’ansia come siano
messe. - …Però io non riesco a non pensarci. E non centra il film - conclude
con un sospiro, come se si fosse liberata di un peso.
Non pensare, Rob. Non. Pensare. Se pensi in questi casi sei
fottuto, perché novantanove volte su cento farai qualcosa di cui ti pentirai.
- anch’io non riesco a non pensarci- ammetto cercando di
seguire il mio stesso consiglio.
Silenzio. Imbarazzante. Interminabile.
Bene ora che entrambi abbiamo ammesso di essere sessualmente
attratti l’uno dall’altra che si fa?
- pensi che sarebbe sbagliato se…-
- se noi…-
- insomma…tanta gente lo fa-
Si sta attorcigliando nervosamente le dita, e mi getta
occhiate preoccupate di tanto in tanto. Io ho perso il controllo di me stesso e
mi rigiro il telecomando tra le mani.
- dici che…?- comincia
- si, forse potremmo…-
- una notte sola e ci togliamo il problema- più che un
problema è un tarlo fisso che mi sta mangiando la mente da due settimane,
amore.
- una notte sola…non ci farà male-
- tu da quant’è che non…? - Fantastico. E ora che le dico?
Faccio riferimento al puro fatto fisico o alla scopata memorabile che non c’è
mai stata?
- emm… un po’- rispondo generico.
- quindi…- Mi guarda fisso, cercando un incoraggiamento, una
conferma. Ha gli occhi quasi imploranti, in mezzo a tutta quella insicurezza.
Il lato tenero di me, prende il sopravvento. Certo, lei lo sta facendo per
motivi che io posso solo immaginare, ma io…io la amo. Io sono due settimane che
muoio dalla voglia di averla, e credo sia lo stesso per lei, quindi non prendiamoci
in giro.
Trattengo l’istinto di saltarle addosso senza mezzi termini
e mi metto seduto sul divano. Attento a non fare gesti bruschi, tendo una mano
verso di lei, appoggiandola sul suo collo. Le mie dita sfiorano l’attaccatura
dei suoi capelli.
Si avvicina, le sue gambe nude sfiorano i miei pantaloni, la
sua mano si posa sulla mia sul suo collo.
Fronte contro fronte, occhi negli occhi, eccitati e
impauriti, restiamo a fissarci. Vorrei dire un sacco di cose in questo momento,
e allo stesso tempo non vorrei dire niente. Ho aspettato così tanto tempo per
baciarla che ora…ora quasi non ci credo.
Vedo le sue palpebre abbassarsi leggermente e i suoi occhi
puntare dritti sulle mie labbra. È il momento. Aspetto che lei chiuda
totalmente gli occhi per chiudere anche i miei.
- sei pronta?- le chiedo. Le do un’ultima possibilità per
tirarsi indietro anche se spero che non lo faccia.
- si- soffia col fiato mozzo.
Il viaggio verso le sue labbra mi sembra infinito. Ho il
cuore che batte a mille, una temperatura corporea di 180°, le mani che tremano
e il terrore costante di sbagliare qualcosa. Insomma, mi sento peggio della mia
prima volta. Solo che è molto meglio. Che controsenso!
Mi avvicino ancora e sento un lieve sfioramento del suo
labbro superiore sul mio.
Di li ad un primo bacio a stampo fuggevole, il passo e
davvero breve e quando lo faccio… Dio mio…
Ci allontaniamo un po’, e ritentiamo con un altro bacio
leggero, per poi riallontanarci e riavvicinarsi ogni volta prendendo più
sicurezza. Ed eccolo: il bacio. Il suo bacio. Un bacio vero. Si alza sulle
ginocchia e si spinge contro di me che con una mano sulla schiena la stringo
forte. Le sue dita sono tra i miei capelli e la cosa mi fa letteralmente
impazzire.
Le sue labbra sono morbide, fresche, sanno ancora di
fragola. Si muovono in perfetta sincronia con le mie, modellandosi
perfettamente le une sulle altre. Quei pochi centimetri che ci concediamo di
spazio per prendere aria, vengono riempiti da sospiri, che per me si
trasformano in veri e propri ringhi di piacere quando si siede a cavalcioni su
di me.
È un bacio in crescendo e quando dopo molti baci e molte
pause aria, le sue labbra si schiudono per approfondire il bacio, io sono certo
di poter dire di aver visto cosa c’è nella luce al fondo del tunnel.
Le nostre lingue danzano con leggerezza, rincorrendosi e
intrecciandosi senza fretta all’inizio, ma sempre con più passione e desiderio
ma mano che andiamo avanti.
Non ho mai baciato nessuna come sto baciando lei, con lo
stesso trasporto e lo stesso desiderio con cui lo sto facendo. E nessuna mi ha
mai baciato come lei.
Senza rendercene nemmeno conto, iniziamo a spostarci sul
divano. La stringo e l’accompagno sotto di me, non interrompendo mai il nostro
bacio.
Come appoggia la testa tra i cuscini, ci stacchiamo un
attimo. La guardo e penso che non sia mai stata più bella di così, con le
labbra leggermente gonfie e arrossate come le guance, che praticamente
scottano. I nostri respiri sono corti e affannati.
- wow… ci…- soffia non staccando gli occhi da me.
- ci siamo baciati…- concludo per lei. Un sorriso le si apre
sulle labbra, mentre tende le mani verso di me, cercandomi ancora.
- e…come…?- come cosa? come mi è sembrato, amore?
- è fantastico- ammetto in un sorriso che la contagia facendo sorridere anche
lei. - e…per te?- e da quando ho bisogno di conferme io? ok, da sempre…però..
- rifallo…- dice tirandomi a sé per la maglietta.
Un nuovo bacio più sicuro e più impetuoso di quello
precedente ci travolge. Dio adoro sentirla così, adoro baciarla così, adoro il
modo in cui intreccia le dita tra i miei capelli e adoro farlo io con i suoi.
Se mi togliessero il suono dei suoi sospiri dalle orecchie credo che potrei
morire.
Le sue mani si infilano sotto la mia maglietta e prendono ad
accarezzarmi la schiena, salendo e scendendo in punta di dita, tracciando
disegni immaginari.
- Rob?- mi chiama mentre io sono sceso sul suo collo.
- mmm..?-
- ti da fastidio la luce accesa?- chiede con il respiro
irregolare.
- mmm… no… a te si?- le chiedo tornando a guardarla.
- un po’-
Mi allungo con un braccio sul tavolino e premo il bottoncino
dell’interruttore, approfittandone per spegnere anche la tv.
Al buio più completo, torno su di lei e riprendo da dove
avevamo lasciato.
Le sue mani hanno spostato in alto la mia maglietta e ora si
divertono a ritracciare il contorno del bordo del mio pantalone. Le mie,
invece, hanno iniziato a sollevare la canottierina del suo pigiama.
- Rob? Forse è meglio…-
Senza nemmeno lasciarle finire la frase, allungo di nuovo il
braccio oltre la sua testa e riaccendo la luce e lei torna a rilassarsi sotto
di me.
La voglio, la desidero come si può desiderare l’acqua nel
deserto e l’aria nei polmoni. È la mia aria, la mia acqua, la mia droga…è il
mio amore. E’ tutta la mia vita.
Con un ginocchio, mi faccio spazio tra le sue gambe che si
schiudono all’istante. Piega un ginocchio che mi porto sui fianchi. Il contatto
della pelle della sua coscia torna familiare sotto la mia mano, facendomi
riprovare quadruplicate le sensazioni già provate quel pomeriggio.
Faccio per scendere su di lei, per appoggiarmi nello spazio
che mi ha lasciato, ma il suo piede scivola giù dal bordo del divano.
- Forse…è meglio che andiamo di sopra…- commenta in un
sorriso.
- andiamo- dico alzandomi e prendendola per mano, ansioso di
raggiungere il suo letto comodo e spazioso.
Mi segue e con un movimento sinuoso si alza dal divano.
Spengo per l’ennesima volta la luce e la sento girare su sé stessa per poi
posare entrambe le mani ai lati del mio viso e far di nuovo ritrovare le nostre
labbra. Il bacio parte subito profondo, fatto anche da piccoli morsi sul mio
labbro inferiore. Sant’Iddio, muoio ogni volta che lo fa!
La sollevo e nel momento in cui i suoi piedi non toccano più
terra, si da una piccola spinta per serrare le ginocchia ai miei fianchi ed
intrecciare le gambe dietro la mia schiena.
Ormai affidandomi solo alla mia conoscenza della casa, senza
accendere nemmeno una luce e senza guardare altro che lei, salgo le scale e
aggiro il mio materassino per poi sdraiarci entrambi al centro del letto. Le
lenzuola a contatto con i nostri corpi caldissimi sembrano ghiacciate, e danno sollievo
in tutto quel bruciare.
Le sue mani tornano sulla mia schiena, scivolando sotto la
mia maglia e poi sollevandola fino a sfilarla. Con un colpo di reni, ribalta la
situazione portandosi a cavalcioni sopra di me. Alla poca e stentata luce che
filtra dalle finestre è assolutamente ancora più bella di quanto me la fossi
mai immaginata nelle mie fantasie. Con un dito traccia i contorni dei pettorali
scendendo lenta in una linea retta giù fino all’ombelico, strappandomi un
fremito per via dei brividi che quel gesto semplice mi scorrono lungo la colonna
vertebrale. La voglio qui e adesso, a tempo indefinito, ma devo andarci calmo.
Non posso spaventarla.
Ammirando il miracolo delle sue labbra schiuse, tendo le
mani appoggiandole ai suoi fianchi. Raccolgo i lembi della sua maglietta e
faccio per tirarla su.
Come se avesse appena ricevuto una scossa, porta le mani
sulle mie e le ferma.
- Ale, tutto ok?- le chiedo preoccupato dal suo gesto
improvviso.
- si, si … è che…- si mordicchia le labbra e mi guarda come
se mi dovesse appena confessare una birichinata.
- …che?- la incoraggio.
- non posso… insomma, non posso farlo stasera con te
conciata così!- sbotta portandosi indietro i capelli con le mani.
- così come scusa? Ti assicuro che le tue gambe sono
liscissime, se è questo quello che ti preoccupa- cerco di buttarla sul ridere.
Però è vero che le sue gambe sono liscissime e morbidissime. Se le sfioro
ancora un po’ finisce che vengo nelle mutande come un adolescente alla sua
prima volta, e decisamente una figura di merda di tale portata non me la posso proprio
permettere.
- ma dai Rob! Non scherzare! Ho addosso il pigiama di Hello
Kitty, decisamente antistupro almeno quanto i gambaletti di nylon tinta carne!
Dammi cinque minuti- dice in fretta alzandosi da me per scendere dal letto.
Strizzo gli occhi infastidito dalla luce della lampada che
ha acceso sul comodino e appena riesco a non vedere più a macchie, la vedo
indaffarata a frugare nel primo cassetto del comò. Ne tira fuori qualcosa che
nasconde dietro la schiena e si gira a sorridermi, per poi sparire dietro il
paravento di vimini vicino alla finestra.
Sprofondo nel letto a braccia aperte.
Sto per farlo con Ale. Lo stiamo facendo. Con qualche
interruzione dovuta all’insicurezza, ma…pian piano ci arriviamo. Dio mio!
E se non le piacesse? E se si aspettasse di più? Se non
fossi abbastanza bravo, se… oddio…no! no, no, no, no! Non posso farmi queste
pippe mentali ora! Il piccolo me inizia a calare per ansia da panico! E non può
succedere!
- ehi tu! che cacchio stai facendo adesso? su ti prego!
Svegliati! Collabora! Non puoi ritirarti ora! Cazzo, fino a 5 secondi fa eri
peggio di un palo e mo? - bisbiglio a Robert Junior, cercando di non farmi
sentire da Ale.
- ti prego, ti prego, ti prego… non è il momento dell’ansia
da prestazione! La fai scappare se ti vede così! alzati su…-
Cerco di andare mentalmente avanti con la serata, sperando
di ritrovare l’eccitamento per il tramite della fantasia.
Solo che andando avanti mentalmente, mi rendo conto di aver
un piccolissimo problema da risolvere. Dov’è il mio portafoglio?
Cerco di fare mente locale e mi ricordo di averlo appoggiato
appena sono entrato a casa sul bancone vicino al microonde.
Con passo felpato scendo subito di sotto e corro verso la
cucina. Prendo il portafoglio e faccio per tirare fuori il preservativo che
tengo nel taschino sotto la patente. Non vi stupite, tutti gli uomini ne hanno
uno e se non ce l’hanno è perché sono sposati.
Stavo per tirarlo fuori quando l’occhio mi cade su una
scatola di pastiglie dalla confezione rosa. La prendo e leggo che si tratta
di…pillole anticoncezionali. Non può essere un caso… o si?
Apro la scatola e vedo che mancano all’incirca venti pillole
dal blister, quindi le prende già per affari suoi. Deo gratias! Tiro un sospiro
di sollievo, pensando ai casini che ogni volta i profilattici mi danno, dato
che non c’è una volta che azzecchi la parte giusta al primo colpo.
Lascio perdere il portafoglio e mi ri-fiondo in camera,
buttandomi a volo d’angelo sul letto, prima che lei si accorga della mia visita
in cucina.
Chiusa la mia parentesi responsabile, alzo il pantalone per
controllare lo stato del Junior.
- Cazzo! Ma ti vuoi muovere?! È la tua occasione, non puoi
dormire adesso! Per favore!- lo incito bisbigliando ma lui niente. Non si
muove. Un morto. Un’appendice inutile accasciata su sé stessa. Ma che figura di
merda!
- Rob tutto ok?- chiede la voce di Ale da dietro il
paravento. Deve aver sentito tutte le mie suppliche (inutili) alla mia
appendice.
- si, si…- mento.
- potresti spegnere la luce?-
- perché?-
- eh beh…mi… vergogno un po’…- ammette spuntando con la
testa fuori dal paravento. Ha sciolto i capelli. Già solo l’idea di quella
cascata di capelli su di me funziona come un defibrillatore sulle mie parti
basse, che iniziano a dare segni di vita. Recependo il messaggio dell’animale,
decido di non accontentarla stavolta e di lasciare la luce accesa. Incrocio
braccia e gambe e, appoggiato alla testiera del letto, mi dispongo a guardarla.
Sarebbe un peccato mortale non osservare il completino che ha interrotto il
tutto per essere indossato no? dato che sulla mia testa gravano già un sacco di
condanne, prima fra tutte quella di finire nel girone dei lussuriosi, non posso
firmare altri anni di pena per farmi punire di questa mia mancanza. Va bene
tutto, ma prima o poi il paradiso vorrei vederlo anche io.
- dai Ale…- sbuffo cercando di incoraggiarla con lo sguardo.
Lei alza gli occhi al cielo e con uno scatto fulmineo esce
da dietro il paravento e si fionda sotto le lenzuola, coprendosi fino al mento.
Giusto il tempo di capire che indossa qualcosa di nero.
- Ale!- la rimprovero.
-uff!- sbuffa tirando fuori le braccia da sotto il lenzuolo.
Curioso come mai in vita mia, riallaccio i nostri sguardi e
prendo un lembo del lenzuolo sopra il suo seno.
- posso?-
Distoglie gli occhi imbarazzata e mi lascia alzare il
lenzuolo. Il paradiso è fatto di bustini neri di raso e di brasiliane di pizzo.
Ora posso morire felice. E con l’uccello di nuovo funzionante.
- ora puoi spegnere la luce, per favore?- dice spingendosi
contro di me, attraverso il lenzuolo.
Stavolta l’accontento e mi giro per premere l’interruttore. Faccio
scivolare il lenzuolo sotto di me e la raggiungo.
Nel buio mi cerca, trova il mio braccio e inizia a sfiorarlo
con un dito. Riprendiamo a baciarci, con baci piccoli, teneri e non troppo
irruenti, cercando di riprendere da dove avevamo lasciato.
La stringo a me e so che sente quanto io la desideri.
Allaccia una gamba attorno al mio fianco che non posso fare a meno di
ripercorrere più e più volte con le dita.
Con la mano dietro la sua schiena arrivo fino ai lacci del
bustino e mi permetto di cercare una conferma nei suoi occhi. Mi guarda di
riflesso, timorosa e tremante.
- Ale… tutto ok?-
- s..si..- soffia sulle mia labbra.
- Ale, tesoro… non dobbiamo… per forza…- la rassicuro,
spostando la mano dai lacci e portandola ad appoggiarsi sul mio petto.
- no, ma io…- inizia tremante stringendomi la vita con un
braccio.
- Ale va tutto bene, ok?-
So che si è raffreddata. So che si è preoccupata. So che è
insicura e so anche che non posso forzarla per quanto io la desideri.
Con tanta violenza a me stesso, mi rassegno e mi dico di
darmi una calmata. Era tutto troppo bello per essere vero. Faccio per
allontanarmi e scendere dal letto per andare a dormire ma lei rafforza la presa
attorno a me.
- resta qui. Dormi con me stanotte, vuoi?- chiede tornando a
guardarmi. Quell’invito mi scalda il cuore e mi rende felice. Non vuole che mi
allontani, quindi anche lei mi vuole e quello che l’ha fermata è solo la paura.
- ma certo che voglio principessa. Vieni qui-
Allargo le braccia e le faccio posto. Appoggia la sua
schiena contro il mio petto e rannicchia le gambe mentre la circondo con le
braccia e avvicino il viso per addormentarmi (si spera che io riesca a dormire
con l’ormone galoppante che mi ritrovo) con il profumo dei suoi capelli.
- buonanotte-
- ‘notte principessa-
Diverse ore dopo…
Forse sogno, forse sto soltanto rivivendo i momenti passati
con lei questa sera ma…la sento ancora sulle mie labbra. La sento tracciarne i
contorni con la lingua, la sento accarezzarmi il viso mentre lo fa, sento il
suo corpo incollato al mio…le sue gambe cingermi i fianchi e…
Forse dovrei aprire gli occhi perché…sembra vero… troppo
vero.
Temendo di prendermi una sbandata colossale perché tutto
questo è solo frutto della mia immaginazione e lei sta dormendo a fianco a me
ma non su di me, apro gli occhi e… non è un sogno. È vero sul serio!
Senza pormi troppe domande, rispondo al bacio stringendola
di più a me.
I suoi sospiri tornano a riempirmi le orecchie e ad occupare
qualsiasi angolo della mia mente. Le sue mani tra i miei capelli sono l’unica
cosa di cui mi importa.
Con un abile gioco di movimenti, ci ritroviamo seduti sul
letto, lei su di me, con le gambe incrociate dietro la mia schiena che percorre
con baci leggeri e soffi la curva della mia spalla. Le mie mani salgono a
ritrovare i laccetti del suo bustino.
- fallo, Rob… prendimi- soffia al mio orecchio mentre con
due dita inizio ad allentare il fiocco, incoraggiato dal suono del mio
nome sulla sua bocca.
Lentamente e con attenzione mi libero del suo bustino,
lanciandolo in un punto imprecisato del buio. Sembrerà assurdo, ma non mi
interessa guardare i suoi seni. Non faccio altro che guardare lei, i suoi
occhi. Quando la sfioro mi perdo nel guardarla rovesciare la testa
all’indietro, quando disegno la curva dei seni mi salgono brividi lungo la
schiena sentendo il suo petto alzarsi con più forza sotto le mie dita. Morirei
su quelle labbra schiuse dal piacere. Per non parlare delle carezze che fanno i
suoi capelli lunghi sulle mie mani che le accarezzano la schiena. Mi fanno
letteralmente impazzire, perché sfiorano e accarezzano li dove cadono con
discrezione e dolcezza.
Non posso fare a meno di baciare solo le sue labbra, labbra
che ho desiderato così tanto che ora sono diventate una vera ossessione.
Le sue mani corrono sul mio corpo strappandomi ringhi e
mugolii che si amplificano quando i suoi fanno eco ai miei.
La stendo sotto di me e sento le sue dita giocare con
l’elastico dei miei pantaloni che sfila assieme ai boxer aiutandosi con le
gambe.
Avvicina il suo bacino al mio e cerca un contatto che non le
nego, beandomi del vicinanza pungente del suo slip di pizzo a me.
Percorrendo un’ultima volta con le mani il suo corpo,
soffermandomi un minuto di più sui suoi seni sodi, scendo anche io, pronto a
liberarla dell’ultima barriera.
Quando mi posiziono tra le sue gambe, allaccia le braccia
attorno al mio collo e punta gli occhi nei miei. Le accarezzo il naso con il
mio e appoggio le labbra alle sue, che sento tirarsi in un sorriso sotto le
mie.
Affondo. Un sospiro mozzo le muore in gola, molto simile al
mio. Continuiamo a baciarci mentre insieme ci muoviamo prima lentamente, poi
con più impeto, e poi di nuovo lentamente.
Si inarca sotto di me, sospira per me, ansima con me. Sente
me. Lo so che sente me. Sente le mie mani su di lei.
Non so cosa accadrà domani mattina quando si sveglierà, al
momento nemmeno mi importa realmente. Non so se abbiamo fatto bene o male, non
so se saremo ancora noi quando ci alzeremo da questo letto. Ma una cosa la so:
so che mi ha regalato la notte più bella della mia esistenza, lei che è diventata
tutta la mia vita.
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Lo so, lo so...vi pare che io
sia passata da un estremo all'altro e riporto la spiegazione che ho
dato a Smemo92 in modo che la teniate in considerazione:
Ale è confusa. talmente
confusa che fa quello che fa in questo capitolo, presa dalla volontà di
andare avanti dato che indietro non può tornare. l'ha detto: lei non ha
via di mezzo. considera il grigio della vita una scelta mediocre,
perchè non l'ha mai visto il grigio. ha sempre dovuto scegliere tra due
estremi. quindi non c'è rob e matt insieme: o solo uno o solo l'altro,
anche se ovviamente non è semplice separare le due cose.
Unfaithfull- l'amore infedele
abbigliamento (l'intimo di Ale nella foto, è esattamente quello che ho scelto)
|
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Capitolo 23 *** Why ***
18
23
Why
Ok. Attenzione. Ecco quello che ci vuole ora. Massima.
Attenzione.
Con un due dita, cercando di essere delicata per non
svegliarlo, sollevo la sua mano dal mio fianco e tento di scendere dal letto.
Mi sento tanto Tom Cruise in “Mission Impossible”.
Cerco di far muovere il materasso il meno possibile.
Appoggio con estrema delicatezza la sua mano sul lenzuolo e scivolo giù dal
materasso.
Senza nemmeno voltarmi a guardarlo, altrimenti so già che il
panico prenderà possesso di me in maniera ingestibile, apro le ante
dell’armadio e prendo il primo pantalone e la prima maglietta che trovo.
Cercando di non fare il minimo rumore, scendo in fretta
scalza le scale e corro in bagno a vestirmi. Mi rifiuto categoricamente di
mettermi a pensare fino a quando non avrò l’Ipod sparato a tutto volume nelle
orecchie e i miei piedi avranno iniziato a muoversi.
Raccattando l’intimo e i calzini dallo stendino, mi vesto in
fretta e furia e con la stessa premura afferro il lettore dal primo cassetto
del tavolino vicino alla porta.
Già essermela chiusa dietro mi fa tirare un sospiro di
sollievo. Lascio scivolare le chiavi nel portaombrelli accanto alla porta
inizio a scendere le scale.
Ancora non posso pensare. Quando sarò in strada lo farò.
Attacco l’Ipod e lo fisso nel taschino interno del
pantaloncino, in modo che resti fermo tra la mia pelle e l’elastico del bordo.
Infilo le cuffie e apro il portone.
È presto, forse troppo presto. Sono circa le sei del mattino
e l’aria è almeno respirabile, l’ideale per correre. Faccio un po’ di
stretching per sciogliere i muscoli e attacco a correre, senza tirare troppo in
velocità.
Ci siamo, non posso più scappare. È ora che ripensi al
casino che ho combinato ieri sera.
Già…ieri sera. Sono andata a letto con Robert. Contro ogni
buon proposito di stare calma, di non scalpitare, stamattina mi ritrovo nuda
abbracciata a lui.
Va bene il prendere le cose come vengono che mi sono
ripromessa, ma a tutto c’è un limite ed esordire in questo modo…Ho combinato un
casino. Un grande, enorme e forse
irrimediabile casino.
Sono stata una scema senza nerbo, ecco cosa sono stata.
Anzi, peggio.
Ho dato retta agli istinti primari del mio corpo senza usare
la testa. Perché di questo si è trattato, di un puro, incontrastabile, istinto
animale. Manco fossi una femmina di… chessò di…martora nella stagione degli
amori.
Dal momento in cui ho appoggiato i piedi per terra,
scendendo da quel bancone, non ho fatto altro che desiderare le sue mani
addosso.
Ammettere che lui aveva finto con me davanti alla vecchia
strega era una cosa assolutamente impensabile e fuori da ogni logica concreta.
Sarò anche stata in astinenza fino a ieri notte, ma un minimo di obbiettività
nel valutare l’attrazione fisica nei miei confronti riesco ancora ad avercela.
E lui non stava mentendo. Avevo visto i suoi occhi azzurri diventare blu
elettrico troppe volte per poter giustificare il fatto con “è un attore, è
logico che sappia fingere”.
E ammettere tutto davanti a lui sul divano? Ne vogliamo
parlare? No. Preferirei di no, da vigliacca quale sono, preferirei di no. Ma
riconosco che per arrivare a capo di qualcosa forse dovrei essere sincera in
tutto e per tutto almeno con me stessa. Quindi parliamone, forza.
Quel film centrava qualcosa? Si e no. Per tutto il tempo
della cena non avevo fatto altro che fantasticare ad occhi aperti su come
sarebbe stato se la nostra parentesi hot in negozio fosse proseguita…quindi il
film non aveva fatto altro che rimandarmi li con la testa, per quanti sforzi
facessi nel trattenermi dal farlo.
Sentivo i suoi sguardi pungermi costantemente e con cadenza
regolare persino durante la pubblicità, e dentro di me non facevo che chiedermi
se davvero i suoi pensieri fossero lo specchio esatto dei miei, come avevo sospettato.
Con la mente completamente vuota e solo il mio istinto a
dominarmi, gli avevo confessato il mio desiderio e un attimo dopo mi sono
trovata con le labbra sulle sue, a cavalcioni sulle sue gambe.
E di li a poche manciate di minuti sul mio letto, e poi
dietro un paravento a mettermi un completino intimo per essere sexy per lui,
per essere bella per lui, anche se avevo imbarazzo a mostrarmi svestita.
Imbarazzata per via del motivo per cui ero mezza nuda. Imbarazzata per tutto il
tempo per paura.
Mi sono ritratta alla fine, è vero. La paura del domani, di
oggi, di come saremmo stati, di come ci saremmo comportati, era diventata
insostenibile e aveva preso il sopravvento. Avevo paura di rovinare tutto, che
la mia ansia di tenerlo per me lo facesse scappare. E invece quella che è
scappata sono io.
È questo quello che ho fatto stamattina. Sono scappata. Non
volevo vedere i suoi occhi compatirmi e provare pena per me, magari pensando
che avessi cercato Matt tra le sue braccia ed avendomi accontentata per una
sera. Perché è questo che lui fa: mi accontenta. Si prende cura di me come ci
si prende cura di un cucciolo inerme, per compassione e tenerezza.
Io non cerco Matt. Io so che lui non c’è più e sto cercando
di fare esattamente quello che mi ha detto di fare, ossia correre avanti. In
tutti e due i sensi.
Sono arrivata a Central Park da un bel pezzo, le mie gambe vanno da sole, a passo lungo e
sostenuto. Sentire il dolore dei muscoli e il petto dolorante mi è sempre
piaciuto. Ho sempre corso, anche se la maggior parte delle volte i miei erano
degli scatti brevi e rapidi. Per me il bello della corsa è il riuscire a
scaricare la tensione in pochi metri. Uno scatto ben fatto ti libera molto di
più che una corsetta a ritmo sostenuto e costante per l’intero parco.
Passo sotto il viale di fiori rosa, che ormai è solo un
tunnel di foglie verdi dopo la sfioritura. Ma è bellissimo lo stesso.
Quel giorno lui è stato così…così…dolce, e tenero, e
simpatico…premuroso…perché ho rovinato tutto? perché ho lasciato che il mio
istinto rovinasse tutto?
Cosa penserà di me quando si sveglierà e non mi troverà li
con lui? Gli darò ragione di pensare che l’ho solo usato per cercare in lui
qualcosa di Matt. Un contatto, immaginando che sia stato lui a darmelo.
Dopotutto, dato che ancora pensa che io realmente avessi cercato di buttarmi
giù dal terrazzo l’altra sera, da una quasi suicida ci si aspetta di tutto no?
perché non aspettarsi anche una reazione del genere?
È questo che cerco di fare ora? Cerco di giustificare quello
che ho fatto con il dolore? Assolutamente no! Sono stata tranquilla e buona per
otto mesi e mezzo. Otto mesi lunghissimi in cui sono stata sola. Le visite di
Matt si facevano man mano più corte e più sporadiche. Tornava sempre quando
crollavo, per tirarmi di nuovo su. Ma ora lui non tornerà più. E io devo
continuare. Quindi non è una reazione al dolore la mia. Io so che devo andare
avanti.
Se c’è una cosa che ho imparato è che l’orologio non gira
mai all’indietro. Per quanto tu ti dia da fare a girare la corona, le lancette
gireranno sempre a vuoto. Ma io voglio cancellare ieri notte? Non lo so…
Faccio dietro front continuando a correre, riprendo la
strada di casa prima che mi trovi a cambiare stato come Forrest Gump.
Non c’è ancora nessuno nel parco, a parte qualche corridore
solitario come me. Mi superano, li supero e tutti, nascosti dai nostri Ipod,
battiamo un tempo solo nostro. Corriamo nella natura ma non ne siamo parte.
Corriamo per sentieri solo nostri e non vogliamo essere interrotti.
-Aleeeeeeeeeee!- per l’appunto…quando si dice il tempismo.
Mi fermo sullo sterrato e mi piego ansante sulle ginocchia,
cercando di riprendere fiato. Non mi ero accorta di esserne quasi in riserva.
- Ehi! Mattiniera anche tu oggi?- dice la voce di Beckie.
Alzo leggermente lo sguardo dai miei piedi e trovo la sua
figura slanciata e minuta davanti a me.
- Ciao Beck- rantolo con il poco fiato che mi resta.
- Buongiorno a te. Non riuscivi a dormire che ti sei alzata
così presto? non è da te- dice tutta un sorriso già alle sette del mattino.
Aspetta che io mi sollevi del tutto per prendere a camminare
con me sulla strada di casa, con le mani dietro la schiena.
- Qualcosa del genere...- butto fuori - e tu?-
- Oh..io! io stavo tornando a casa. Mi conosci! Tanti buoni
propositi ma appena arrivo qui faccio appena cento metri e poi mi metto a
camminare- articola allegra al mio fianco. - E Simo? Ancora dorme?-
-Chi?-
- Robert!-
- E perché l’hai chiamato Simo?-
- E beh…dal suo nuovo soprannome-
- Che sarebbe?-
- Il TrombabilisSimo. Gliel’ho affibbiato ufficialmente la sera
della festa, dato che era una vera e propria visone. Ma, sono più che certa che
se glielo dicessimo apertamente ci farebbe secche tutte e due, quindi meglio
mantenere un nome di copertura- conclude con un tono alla “certe persone
proprio non capiscono la mia arte”
- Tu sei tutta andata- sbuffo alzando gli occhi al cielo,
cercando di non pensare a nessun sinonimo di “trombabile”. Fintanto che la
pensavo come una parola astratta potevo anche riuscire a tenere il fatto che
eravamo stati insieme per me sola.
- Si, lo so. Lo prendo come un complimento. Allora dov’è?
ancora a dormire immeritatamente sul tuo divano? Dovresti condividere il
talamo, Ale. Non va bene che un uomo di tale di bellezza e avvenenza adagi le
sue membra perfette su uno scomodo sofà- mi rimprovera con aria canzonatoria.
- Beck sono le sette del mattino. Solo io, te e questi
quattro citrulli che stanno qui abbiamo il coraggio di alzarci alle sei il
sabato mattina- borbotto tirandomi i muscoli delle cosce, afferrandomi prima un
piede e poi l’altro, deviando la frecciatina su divani e talami, dato che più
che probabilmente il “Simo” è ancora nel mio letto. Il mio proposito di non
pensare con lei nei dintorni a stanotte è andato evidentemente in fumo.
- Si, direi che siamo proprio degli autolesionisti- commenta
piatta osservando i miei esercizi.
Chiacchieriamo del più e del meno fino a oltrepassare i
cancelli del parco. Lei mi racconta di Luke, di quanto non sopporti sua madre
che tenta sempre di mettere il becco in qualsiasi cosa riguardi il matrimonio,
di quanto ci sia rimasta male per il fatto che siamo andati via subito dalla
sua festa…
Lei parla e io annuisco, o borbotto qualche risposta
confusa, mentre distrattamente giochicchio con il ciondolo appeso al collo che
porto da ieri sera, persa nei miei pensieri.
Mi ha regalato un anello. Un anello che, ora come ora, sto
giocando a fare entrare e uscire dalla prima falange del mio indice.
Ha detto che è un pegno. Un pegno è una promessa. Ha detto
che non se ne andrà mai via. Mi scappa una risatina leggera, pensando che Matt
mi aveva ripetuto la stessa cosa miliardi di volte e invece…
Conoscendo l’andazzo della mia vita, se il trend della mia
sfiga si mantiene costante e sempre puntato verso l’alto, anche Rob se ne
andrà. E non ho motivi per credere che prima o poi non lo faccia.
Ha detto che quest’anello è una promessa. A parole si dicono
tante cose…
- Ale! Ale, mi ascolti?- chiede la voce di Beckie
riportandomi alla realtà.
- Come? Si Beck, dicevi?-
- Allora si o no?-
Si o no cosa?
- Emmm si…si, si… assolutamente- nel dubbio meglio
acconsentire.
- Ah davvero? Hai appena confermato che sei la cugina di
Shirley Temple?- mi guarda con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate
al petto.
La odio quando fa così: approfitta dei miei stati di
isolamento per farmi questi scherzi stupidi.
Arriccio le labbra e le lancio un’occhiataccia.
- Ok, Ale. Seriamente. C’è qualcosa che non va?- mi chiede
tornando seria e assumendo un cipiglio preoccupato.
- Esisto?- sbuffo dopo aver preso fiato.
La mia vena tragicomica tende a diventare una costante nei
miei momenti di depressione, perché è chiaro che io oggi sono depressa. SONO.
DEPRESSA.
- Posso…emm…esserti d’aiuto?- chiede Beckie mettendosi a
camminare all’indietro davanti a me. - se vuoi starò anche zitta solo ad
ascoltare. Il parere te lo do solo a tua richiesta, ci stai?-
Non posso fare a meno di sorriderle. Beckie è sempre stata
così. Sembra tanto sbarazzina, a volte superficiale ma in realtà non è così. E’
molto più profonda di me, se vogliamo dirla tutta. Ha un modo tutto suo di
affrontare le cose, un modo che le ho sempre invidiato e che ho tentato sempre
di imitare con scarsissimi risultati. Lei è il tipo che dice “hai un problema?
Bene. Puoi rimandare e girarci attorno, ma non lo puoi spostare né farlo
sparire con la bacchetta magica”. Per lei devi restare e affrontarlo di petto,
subito. Dice sempre che la vita è già piena di problemi che non dipendono da
noi e quindi è sciocco crearcene di altri da aggiungere a quelli che non possiamo evitare. Penso che in una vita
precedente sia stata un guru, o un saggio capo indiano…ha una filosofia di vita
che proprio a volte mi da sui nervi, per quanto io possa apprezzarla. Come fa a
non essere per niente razionale? O come si fa a essere razionali nell’istinto?
- SonoandataalettoconRobertstanotte- vomito fuori a testa
bassa prima ancora di aver deciso di confessarmi a lei.
- Puoi ripetere in modo comprensibile agli esseri umani? Gli
ultrasuoni ancora non li so tradurre-
- Sono andata a letto con Robert - ripeto con un sospiro,
l’ennesimo.
- E tu hai sta faccia? Cioè dico…sei andata a letto con quel
perfetto esemplare di manzo britannico, roba che se le sue fan lo venissero a
sapere ti passerebbero per le armi all’istante… e tu non metti i manifesti?- le
scappa una risatina isterica e canzonatoria- Ma è magnifico Ale, finalmente!-
In teoria, proprio visto che mi ucciderebbero lo dovrei
tenere per me, ma al momento, sinceramente, non me ne frega un accidente.
Visto che io non do segni di vita, si ferma e mi trascina su
una panchina.
- Ok, cosa c’è? Non ti è piaciuto? Ti aspettavi di meglio e
non è stato così? te ne sei pentita?- spara a raffica portandosi un ginocchio
al petto, mantenendo un cipiglio serio sul volto.
- Non è questo Beckie…mi sa che ho fatto una cazzata-
- …Dici di aver fatto una cazzata…perché?-
- Perché…uff…-
Le devo raccontare tutto? del negozio, dell’anello…di tutto?
bah…ormai…speriamo solo che la reincarnazione del buddah qua davanti abbia una
risposta anche per me.
Brevemente le riassumo come sono andate le cose in negozio,
partendo da quello che aveva combinato la settimana prima la signora Cope per
arrivare alla storia dell’anello e passarci anche oltre.
- No, aspetta. Fammi capire bene. Ti ha regalato un
anello?!- chiede a un livello di decibel talmente alto che la commessa della
pasticceria davanti alla quale siamo sedute esce fuori a controllare cosa stia
succedendo. Vecchia impicciona.
Alzando gli occhi al cielo, tiro fuori da dentro la maglia
la catenina con l’anello appeso e glielo mostro.
- Beckie non mi ha chiesto di sposarlo, ci serviva per
vendicarci della Strega. Ha detto che devo considerarlo come un pegno per dirmi
che lui non se andrà e che non mi lascerà sola. L’ha fatto per amicizia. Punto.
Non cominciare a vederci significati nascosti dietro- sbotto, ricacciando la
catenina dentro la maglia.
- Ma io non ci vedo significati nascosti, Ale. Io vedo
esattamente le cose come stanno e sono palesi. Non c’è niente di nascosto, ma
tu hai il calcestruzzo sugli occhi!- continua sorridendo ed alzando le mani in
segno di resa. - Davvero pensi che sia amicizia?-
- E che altro potrebbe esserci?-
Si mette più comoda sulla panchina e prende fiato, come se
si disponesse a spiegare a un bambino che non è vero che i neonati li porta la
cicogna.
- Ale, so che ti sembra incredibile ma sono seria. Tu hai
visto come ti guarda? Hai visto come gravita attorno a te? Alla festa ti teneva
un braccio attorno alle spalle come se dovesse proteggerti da chissà quale
mostro. E come ti parla? Ne vogliamo parlare? O quando parli tu. Pende
letteralmente dalle tue labbra. Non è amicizia quella che ti ha promesso-
- Lui ha detto testuali parole- insisto. Che assurdità
pensare che lui sia inn…no, no, no. Non ci voglio nemmeno pensare.
- Ma secondo te… a una ragazza come te, che ha passato
quello che hai passato tu, si va a dire direttamente “ti amo, voglio star con
te”? Ale, per favore, ragiona- cerca di convincermi appoggiando un braccio
esausta sullo schienale della panchina.
- Beck, le cose non stanno così-
- A no? E dimmelo tu come stanno. Hai detto che non si è
tirato indietro ieri sera, quindi anche lui ti desidera-
- Un conto è desiderare e un conto è amare Beck-
Oh finalmente. Forse l’ho zittita. No, forse ho cantato
vittoria troppo presto.
- Va bene, ammettiamo che non sia così. Lasciamo perdere
anello e significati palesi che tu non vedi, parliamo di ieri sera. Sei andata
a letto con lui. Che c’è di così tragico?-
- Il fatto che ci sono andata a letto e il fatto che
stamattina ce l’ho lasciato da solo sopra, senza nemmeno il coraggio di
guardarlo. Ho una paura fottutissima che lui pensi che l’abbia fatto per…-
-…Per?-
- Perché in lui cerco Matt-
- Non credo che lo pensi, e anche se così fosse Ale, nessuno
avrebbe il coraggio di metterti in croce per questo fatto-
Si, come no. Io odierei se un uomo venisse a letto con me
cercando il tocco di un’altra donna. Non credo che la situazione sarebbe tanto
diversa se ribaltata.
- Ma non è così, io non l’ho cercato!-
- Beh, meglio così. Un problema in meno.-
- Beckie!-
- Scusa ma è così! senti un po’… ma anziché scervellarti in
sciocche e inutili seghe mentali su quello che pensa lui… ti sei chiesta che
hai sentito tu?-
- Non è importante-
- Si che lo è! Tu percepisci quello che avete fatto ieri
sera come un semplice sfogo di voglie represse perché guardi solo il fatto in
sé. Tu, come tuo solito, sei talmente razionale che guardi solo i fatti e non
ti prendi cura di analizzare quello che senti-
- Io analizzo le mie emozioni, se è questo che intendi
dire!-
- No, non lo fai. Analizzare significa pensarci e capire il
motivo del perché ti senti in un certo modo. Elencare una dietro l’altra le
sensazioni non significa analizzarle. Elencare e analizzare sono due cose
completamente diverse-
Io non…ok. Forse è vero. Colta sul vivo. Elenco e rivivo e
non analizzo. Chi sono io per sindacare in merito a questa verità suprema? Un
anno alla Stanford figura nel suo curriculum non nel mio.
- E quindi?- sbuffo
- Quindi ti devo insegnare proprio tutto io. Allora forza.
Com’è stato?- Dio fa che non inizi a saltellare sul posto.
- Cosa?-
- Ossantocielo! Partiamo dall’inizio. Com’è stato baciarlo?-
Come non detto. Sta saltellando sulla panchina.
- Emmm…bello?-
- Si, ok…grazie tante. Ma ti è piaciuto? O ti ha disgustato
perché ti ha lavato la faccia usando troppa lingua?-
- Beckie!-
- Scusa ma con te bisogna essere elementari, altrimenti non
capisci. Allora. Com’è stato e cosa hai sentito. Forza e coraggio-
Con uno sbuffo carico di sopportazione (pretendo la
beatificazione già solo per questo) incrocio le braccia al petto e scivolo sullo
schienale della panchina.
Non ho più ripensato al nostro bacio. Non ho più ripensato a
stanotte. Ho evitato di rivivere quei momenti per non…
Però…ah che bacio. Quando mi ha baciato è stato come…non lo
so…è stato bellissimo. Le labbra morbide, quel leggero strato di barbetta che
mi sfregava le guance, il suo profumo. Accarezzava le mie labbra con
delicatezza. Proponeva movimenti e attendeva che io decidessi di seguirlo. E
quando sorrideva…oh Dio…che bello quando sorrideva! Lo faceva ogni volta che
prendevamo fiato.
E quando si tirava indietro apposta per farsi inseguire?
Oddioooooo!
- E’ stato…è
stato…cioè…era…e poi…non
era…però…wow! -
Ma che ho detto?
- Sei stata chiarissima. Ma io lo sapevo, me lo sentivo! uno
così non può baciare male! E poi?-
- Poi che?-
- Mmm!!! Ale! di che stiamo parlando?! Dopo! Appurato che la
bocca la sa usare…dopo…com’è?-
Le lancio un’occhiataccia a cui lei risponde con una
facilmente decifrabile come “o parli o ti ammazzo”
Che devo dirle? Che ho cercato la sua bocca nel buio? Che mi
sono avvinghiata a lui svegliandolo per farmi assecondare? E che lui…
Ho creduto di morire quando mi ha liberato del bustino. Non
ha perso mai d’occhio il mio viso. Non ha guardato il mio corpo nemmeno un
momento, anche se l’ha sfiorato in tutti i modi possibili, sempre in punta di
dita, come se usando la mano intera mi avrebbe fatto del male.
Era stupendo anche nel modo in cui si lasciava toccare da
me. Non seguendo il suo esempio, io l’ho guardato. Eccome se l’ho guardato ed
è…davvero perfetto. Con tutte le volte in cui l’ho visto senza maglia, avrei
dovuto farci l’abitudine e invece…il petto ampio, con un leggerissimo strato di
peluria morbida, quasi invisibile seppur presente, come piaceva a me. E quella
striscia che da sotto l’ombelico scendeva fin dentro ai pantaloni…gli
addominali tonici e appena definiti, come la V dei suoi fianchi…è la perfezione
fatta uomo. Perfezione che ammirai ancora senza farmene accorgere quando lui si
era addormentato. Ho smesso solo quando si è svegliato non trovandomi accanto a
lui. si è alzato su un gomito, mi ha dato un bacio leggero e mi ha portato tra
le sue braccia, coprendomi con il lenzuolo.
È stato così bello, così perfetto. Era si dolce, ma allo
stesso tempo era passionale e impetuoso, e intraprendente. I suoi baci erano
profondi e quando è entrato in me…oh santi del paradiso, è stato…ah…
- Si ok… con quella faccia hai reso l’idea, è meraviglioso
anche li. Ora la mia domanda è: che ci fai tu qui?-
- Perché?- chiedo allarmata, riemergendo dal mio revival ad
occhi aperti.
- Dovresti essere li con lui, non qui con me scema!-
- Beck io non so se mi sento pronta…e se lui si aspettasse
qualcosa da me?- ecco che è tornato il panico di stamattina quando mi sono
svegliata e ho sentito il suo braccio attorno a me.
- Se è come hai detto tu, cioè che lui sa che hai cercato
Matt per questa notte tra le sue braccia, non si aspetterà niente-
- Ma io non ho cercato Matt-
Non ho pensato a Matt. Matt se n’è andato e non torna. E mi
ha detto di correre. Io sto correndo. Forse troppo però…l’importante è che io
lo faccia giusto?
- Bene! Finalmente Ale! Non devi sentirti in colpa se
finalmente senti il bisogno di qualcun altro accanto a te. E’ giusto. Buttati
una buona volta. Tu hai avuto sempre coraggio per fare le cose, ma per una volta
vedi di averlo lanciandoti senza pensare troppo. Spegni la calcolatrice che hai
in testa!- mi incoraggia scuotendomi un braccio entusiasta.
- Sai che ti dico, Beck? Hai ragione- dico alzandomi di
botto dalla panchina.
- Oh che miracolo, domani pioveranno calendari di Brad Pitt
nudo! Mi hai dato ragione?- si alza anche lei.
- Si, hai ragione!- le ripeto sorridendole.
- Dei del cielo, è successo il miracolo!- esulta guardando
il cielo e giungendo le mani come se fosse una donna molto pia.
- Beck io…-
- Vai! Corri!- mi fa gesto anche con le mani
- Tu…-
- Oh, io cammino… forse torno indietro e cerco di
convincermi a prendere il tuo esempio per correre un pò-
- Ok-
Attacco a correre più veloce che posso verso casa, cercando
di divorare in pochi minuti i due isolati che mi restano.
Ha ragione, Beckie. Devo smetterla di pensare e farmi
problemi. Lui sa quello che vuole e i suoi pensieri sono solo suoi. Non ha
detto nulla perché io potessi pensare che percepisse che l’ho usato, o che
almeno l’abbia pensato. Forse ho fatto una grandissima cavolata, è vero. Ma
l’abbiamo detto. Per una notte. E lui ha detto si. Non c’è nessun problema, a
parte le farfalle che sbattono come mai hanno fatto prima nel mio stomaco.
Non so cosa mi aspetta adesso che arriverò a casa, ma con un
po’ di fortuna lui ancora dormirà e non si è renderà conto di niente. Dio, ti
prego, fa che sia così! voglio risparmiargli la delusione di svegliarsi e non
trovarmi li con lui. Perché non lo so, ma non voglio che pensi che per me sia
stato solo un giocattolo usa e getta. Non voglio leggere la delusione nei suoi
occhi, già gli avevo dato le lacrime la sera della festa di Beckie ed era stato
un colpo al cuore vederlo in quello stato.
Ma ora io sto correndo da lui. Mi vedi Matt? Sto vivendo.
Sentendomi di nuovo molto Tom Cruise, apro piano la porta
d’ingresso e mi tolgo le scarpe dal tallone. Forse dovrei anche farmi una
doccia, anche se per fortuna non ho un odore terribile addosso, ma prima voglio
salire di sopra a vedere se ancora dorme. In punta di calzino, scivolo sul
parquet per non disturbare il silenzio della casa. Salgo piano le scale e lo
cerco tra le lenzuola ancora sfatte del letto. Vuote.
Non ce l’ho fatta. Non sono arrivata in tempo. Ma perché
sono stata così codarda? Perché ?
Non sarebbe stato meglio aspettare che si svegliasse e
parlarne insieme anziché farmi i miei giri mentali che hanno una buona
probabilità di avermi portato sulla strada sbagliata?
Scendo di sotto e spero mentalmente di affogare sotto la
doccia per espiare almeno parte delle mie colpe. Butto un occhio veloce e
distratto alla cucina e lui è li. Appoggiato di schiena al bancone, le mani
appoggiate ai bordi. La testa bassa.
- Ciao- dice non alzando lo sguardo da terra
Faccio un passo verso di lui, voglio andare da lui, abbracciarlo,
fargli sentire che sono qui. Che sono tornata. Il suo sguardo, improvvisamente
alto e triste, però mi inchioda.
- Non ti dirò che non me l’aspettavo - inizia, riabbassando
lo sguardo sul palchetto - non… ieri sera…per tutto il tempo ho avuto paura di
non trovarti stamattina…sapevo che molto probabilmente avremmo rovinato tutto,
ma…non me n’è importato. Ale, ti devo delle scuse. Ieri sera io…non ho saputo
controllarmi e…Ti desidero troppo. Questa è la verità. Sono due settimane che
non faccio che pensare a te e ieri sera avrei dovuto controllarmi-
Parla a voce bassa, quasi monocorde, come se io non fossi
qui a pochi metri da lui.
- Ho sbagliato perché so che non sei in condizioni di
poter…non lo so… non so che ti passi per la testa perché non me ne parli.
Conosco il tuo passato e …posso solo immaginare quello che tu possa provare
per…Matt... e per…il fatto che se n’è andato… però dovevo fermarti. Dovevo
dirti di no ieri notte-
È pentito? Mi sta dicendo che stanotte per lui…ha detto che
mi desidera, eppure non…forse è a lui che non è piaciuto, non a me. Forse
voleva qualcosa di diverso, forse…
- Però la sai una cosa?- chiede alzando lo sguardo su di me.
Le labbra sono una linea dritta e le mascelle sono serrate, i suoi occhi…non so
leggerli stavolta.
Scuoto la testa lentamente, incapace di proferire qualsiasi
parola.
- Non so cosa ti abbia fatta scappare da me, o forse si ma
preferisco non pensarci perché altrimenti la gelosia mi divorerebbe vivo e
non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di questo discorso forse inutile e
sicuramente insensato che sto facendo. Quello che voglio che tu sappia è
che…per me…è stata la notte più bella della mia vita-
Non riesco a respirare, non ci riesco. Il cuore ha perso un
sacco di battiti e le farfalle che ho nello stomaco sembrano voler sfondare il
mio corpo per uscire a tutti i costi.
- Non parlo
del…sesso…che è stato bellissimo, ma…io parlo di tutto. Ci speravo un po’ che
restassi con me stamattina…volevo essere io a svegliarti e a darti il
buongiorno. Volevo stare ancora un po’ a rigirarmi e a dormicchiare tra le
lenzuola con te. Ma non è successo…L’abbiamo fatto e non me ne pento.
Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come rifarei
l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla tua
finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto a
fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò qui
per te. Sempre-
I miei piedi decidono finalmente di muoversi. Seguo solo
l’istinto, perché se penso è la fine. Non voglio pensare, sono stanca di
pensare, vorrei non doverlo fare più in tutta la mia vita.
Mi avvicino a lui e faccio solo quello che il mio corpo mi
dice di fare. Appoggio entrambe le mani sulle sue guance e lo costringo a guardarmi.
- Scusami se sono andata via-
- Ale non devi scusarti, tu…-
- No, lasciami parlare, ti prego- Prendo un bel respiro. Non
pensare.
- Se sono andata via stamattina…se ieri ho…tergiversato un
po’ nel…prima…è stato perché avevo una paura folle che le cose tra noi si
sarebbero rovinate. Sono terrorizzata all’idea di perderti perché, per quanto
assurdo ti possa sembrare, non credo di poter più fare a meno di te. Quando
ieri ti ho detto che stavo pensando al fatto che mancano tre giorni, ormai due,
prima che tu vada via…Io non voglio che tu te ne vada. Ho paura che all’inizio
le cose andranno bene ma con l’andare del tempo tu ti possa dimenticare di me.
Non mi chiedere di tradurre le mie parole in nomi di sentimenti perché non
saprei risponderti. Non so dare un nome a quello che sento, tranne che a una
sola emozione. Mi hai chiesto scusa ma…non dovevi farlo perché…sono io che ti
desidero alla follia. Sono io che ieri sera non ragionavo più. È la mia paura
più grande questa mattina non è stata solo quella di perderti, ma quella che
tu…insomma che tu ti fossi sentito…usato da me-
Cavolo. L’ho detto.
- Cosa intendi dire?-
- Avevo…ho paura…che tu possa pensare che l’ho fatto
per…immaginare Matt al tuo posto- ammetto imbarazzata. Non pensare, non
pensare, non pensare.
- Ed…è stato così?-
- No. Nemmeno per un momento. Ci sei stato sempre tu davanti
ai miei occhi-
Il suo viso serio si apre sul suo viso e contagia gli occhi,
che tornano azzurro chiaro, splendenti. Prende le mie mani e le chiude nelle
sue.
- Sapevo che pensavi a me-
- Come facevi a saperlo?-
- Quando mi hai svegliato, quando…mi hai chiesto di …hai
detto il mio nome -
- Oh…Rob…mi spiace per questa mattina. Sono scesa per…
schiarirmi le idee e tornando a casa ho sperato che tu fossi ancora a letto
per…essere li con te…-
Ormai non trattengo più le parole. Ogni cosa che mi passa
per la testa esce direttamente fuori dalla bocca. Ma se il risultato è vederlo
sorridere come sta facendo…mi va bene anche il parlare a ruota libera.
- Beh se è servito a farci fare questo…sono contento che tu
non fossi li con me questa mattina-
Sorrido a quella frase. Mi lascio tirare e mi lascio
abbracciare. L’ha detto per rincuorarmi, per dirmi di non preoccuparmi che è
tutto a posto. E vorrei davvero che le cose stessero così…che fosse tutto a
posto. Ma finchè non chiariamo ancora un punto le cose non saranno mai a posto.
- Rob?-
- Si?-
- Io e te…adesso…cosa siamo?-
Preferisco non guardarlo. Trovo i miei calzini bianchi un
po’ monotoni come panorama, ma non voglio guardarlo. Non so nemmeno quale
risposta voglio. Non so quale sia la risposta giusta e quella sbagliata.
- Siamo noi. Io e te. Come siamo sempre stati, se tu lo
vorrai- dice tra i miei capelli.
- Certo che lo voglio, ma…cosa siamo…per gli altri, per
noi…cosa siamo?- Ho bisogno che sia lui a dare una definizione al nostro
rapporto, perché io non ne sono capace. Ma lui non risponde. – Rob, ti prego…di
qualcosa, dimmi cosa siamo. Siamo amici, siamo…cosa?-
- Io so cosa vorrei che fossimo, Ale, ma…non so cosa vuoi
tu. Per me è importante capire cosa vuoi… quello che voglio io non è
importante- dice sempre con la bocca appoggiata sui miei capelli.
- Tu cosa vorresti?-
Il cuore batte all’impazzata nell’attesa di una risposta.
Quasi non respiro. Contro il suo petto, sento che anche il suo battito ha
accelerato la sua corsa. È una gara a quale cuore batte più forte.
- Vorrei…vorrei… che io e te provassimo…a… essere una coppia.
M-ma, ma, ma…questo è solo un pensiero mio…sciocco e stupido…io non voglio che
tu…-
Lui continua a balbettare e a dire cose che al momento non
capisco. Sento solo la parola coppia. Cuore fermo. Linea piatta. Respiro
totalmente assente. Clinicamente morta e inspiegabilmente viva. Mi sento viva.
Sento che la sua risposta ha scatenato qualcosa dentro di me e non so se è
questa la risposta che volevo, ma il mio nuovo stile di vita all’insegna del
non pensare mi impone una sola risposta.
- Proviamo-
- Ma, non devi, insomma… io e te potremmo anche restare solo
amici….e…aspetta che hai detto?-
Mi allontana da sé, mi stringe per le braccia e mi guarda
fisso.
- Ho detto proviamo- ripeto.
Lo guardo e non so cosa leggere sulla sua faccia. È un misto
di tutte le sue espressioni facciali più frequenti: la faccia felice, quella
triste, quella incazzata, quella dubbiosa, quella scettica…tutte li.
- Sei sicura di quello che dici? Lo vuoi davvero? Non dire
si solo perché questo è quello che vorrei io. Mi hai chiesto una definizione e
io te l’ho data, ma per te sono anche disposto a far restare il nostro io e te
senza nome. Non farlo per farmi felice- dice serio, non lasciando mai i miei
occhi.
- Sono seria, Rob. Non ti voglio far contento dicendolo,
voglio provarci. Con te-
La sua espressione indecifrabile inizia a distendersi. Le
rughe che le solcano la fronte scompaiono e si apre in un sorriso talmente
radioso che è minimizzare dire che ha contagiato solo gli occhi. E’ come se
avesse una specie di aura attorno a sé quasi palpabile, talmente intensa che fa
sorridere anche me.
Con lentezza si avvicina, fa sfiorare le nostre labbra
portando le dita tra i miei capelli.
Mi bacia con devozione e rapimento, e io rispondo allo
stesso modo.
È uno dei suoi baci migliori, di quelli che partono lenti
per poi andare sempre più intensificandosi di quelli che ieri sera, più di una
volta, mi hanno fatto perdere la percezione del tempo e dello spazio.
La presa delle mie mani sulla sua maglietta è diventata
talmente serrata che dubito di poterle più riaprire ma…chissene frega. Mi sta
portando in paradiso solo con un bacio. Le gambe non mi reggono e il bancone
ormai dietro di me è un vero miracolo che sia li a sostenermi.
Dopo un tempo che a me è parso sinceramente troppo breve
(anche se non so dire in realtà quanto sia stato lungo), interrompe il bacio.
-…Ti…ti va…di tornare di sopra con me? non per…voglio
solo…stare ancora un po’ nel letto con te…- chiede imbarazzato e col fiato
grosso sulle mie labbra.
In tutta risposta, gli prendo la mano e lo trascino verso le
scale. Possiamo far finta che stamattina io non sia andata via. Possiamo
riaddormentarci e risvegliarci insieme un’infinità di volte prima che arrivi
lunedì mattina e quando arriverà, non importa se non vivrà più qui perché ora
siamo un io e te. Una nuova pagina per me che voglio iniziare a scrivere
smettendo di pensare. Voglio vivere e basta. Come andranno avanti le cose…si
vedrà.
l'abbigliamento
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Capitolo 24 *** capitolo 24 ***
capitolo 24
WOW!!!!!!! 20 recensioni!!!!! ma io muoio!!!!!!!
siccome ho tanto a cui rispondere,
non mi perdo in ciance e dico immediatamente che questo capitolo
è per Chiara. Grazie Chia per avermelo suggerito e
ispiratoooooo! e grazie anche alle twittergirl che ieri sera mi hanno
tenuto compagnia mentre scrivevo. con i loro discorsi di ieri sera
hanno messo a serio rischio pervi questo capitolo! prima o poi
finirà che mi influenzeranno troppo :P
recensioni:
emilyatwood: che dire? grazie
mille! c'hai azzeccato in pieno, perchè anche a me piacciono le
recensioni papiro! come forse hai già avuto di notare sia qui
che per quella che ti ho scritto su quel racconto che mi hai
raccomandato (prima o poi leggerò anche l'altro :))
ma tu ti rendi contio che quando mi
hai detto che ti ho ispirata mi stavano le lacrime algli occhi? io che
ispiro quando in genere sono io quella che prende ispirazione dagli
altri è... WOW! hai ragione per quel che riguarda le altre
storie: molte volte scrivono di lui che è un buono, un pazzoide
gentile e tenero ma lo danno per scontato. io non posso dirti che l'ho
voluto rendere così apposta...nel senso che è venuto
tutto fuori naturalmente dalla mia testa. l'unica cosa che mi ha
influenzato un pò sono state le due biografie su di lui che ho
letto e ho cercato di farlo restare il più fedele possibile a
quello che ho letto e a quello che dice nelle interviste :)
camillalice: tu mi vuoi far
piangere!!! :) sono Jasper??? dici sul serio??? il complimento dei
complimenti! grazie! grazie di cuore! tranquilla per lo studio, nessuno
come me ti può capire. pensa che scrivo di notte perchè
di giorno sto sempre sui libri!
veri15star: mazza sei proprio
arrabbiata eh?! XD no davvero dimmi se mi devo affittare una guardia
del corpo perchè per i prossimi capitoli mi odierai veramente.
l'unica cosa che ti posso dire è abbi fede, che la storia
è ancora lunga :) e se mi viene qualche lampo di genio adatto
potrei anche scrivere la storia di ale e matt prima di rob.
skitty: grazie mille davvero!
:) so quanto era atteso quel capitolo quindi...tieni pronta
perchè ho intenzione di farvi restare con gli occhi a cuoricino
davanti allo schermo per un bel pò di capitoli ancora :)
vannyp1987: grazie! :) grazie mille :) spero di non averci messo troppo.
romina75: cioè ma tu mi
leggi nel pensiero???? :) mi hai appena detto che i capitoli che
già avevo intenzione di scrivere (matrimonio di Beckie e
soddisfazioni lavorative) sono quelli che vorresti tu. davvero erano
già in scaletta! oh beh son proprio contenta va :)
le tue teorie sul mio cervello mi fanno sempre morire dalle risate davvero :) sei un mito!!!
cricri88: ti ho già detto
che ti adoro? no? te lo dico ora. TI ADORO!!!! dovrei raccogliere tutte
le tue recensioni e farne un racconto perchè sei tu che riesci a
farmi morire dal ridere fino alle lacrime e a commuovermi nel giro di
poche (poche solo in confronto a un racconto perchè sappiamo che
a te servono i rotoloni regina per la lunghezza delle recensioni che
scrivi) righe. davvero...quasi mi sento tutti questi complimenti
immeritati... ma se lo dite voi... va be mi fido.
ogni volta mi dici sempre che
succedono cose inaspettate nei miei capitoli e sono contenta di
cogliervi sempre di sorpresa. a volte non me ne rendo conto
perchè la storia per me è già perfettamente chiara
e quello che per voi è un colpo di scena, la maggior parte delle
volte lo sento come un evolversi più che logico della storia.
Beckie... ti stava bene addosso come personaggio davvero XD anche se
sono sicura che tu ad Ale ne avresti dette ancora di peggio!
e Rooooob.... si è un
magnifico balbuziente :) teneroooooooo!!! cmq questo capitolo per la
seconda parte è merito di chiara e se succede qualcosa che non
ti aspetti la colpa è sua! :P
smemo92: oddio no!!! io l'istinto
del killer ce l'ho solo nei confronti di kris, lo giuro!!!!!
cioè io non so cosa dire davvero :) mi hai fatto una marea di
complimenti punto per punto che non posso rispondere che grazie
(GRAZIEEEEEEEEEEE!!!!!) e sperare di meritarmeli ancora :)
Rob... e lo so è teneroso e insicuro... spero ti piaccia questo nuovo pov...secondo me è molto tenero.
sophie88:aspetta quando l'hai
scritta quella frase??? l'ha detta Mike???? cavolo me ne ero scordata!
cioè npn mi ricordavo l'avessimo scritta proprio così :)
sentiiiii menata .... parliamone.... c'ho paura, che dovevo fare! ma
oggi mi faccio perdonare tranquilla tranquilla leggi ( stavolta tutto
perchè un pezzo l'hai già letto) e dimmi fino a che punto
ti ho fatto venire l'infarto.
lazzari: avresti ucciso
Aleeeeeee!!!!! beh si in effetti se correva ancora un pò ce la
trovavamo a fare forrest gump 2 e sarebbe stata da ammazzare sul serio,
però beckie è beckie :) un misto di tutte le mie amiche ,
quindi non poteva non essere così speciale :) Rob ce l'ha
fatta, ma si trattiene ancora... spero che questo pov chiarisca ancora
meglio la sua posizione.
piccola ketty: come farà con
il lavoro???? ehhhhhhhhhh non te lo posso dire :) vorrei ma non posso
:P grazie mille per i complimenti!
ellebaker: innanzi tutto
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! per aver recensito e per tutti i
complimenti con cui ogni volta mi ricopri che mi fanno davvero
commuovere. eeee lo so , far svegliare rob tutto solo è stato un
atto di sadismo vero e proprio, e conta che lei esce da casa come se
non sapesse che al ritorno lui ci sarà ancora perchè
abita li (pure scema quindi) beckie... beckie era forse l'unica che
poteva farcela con lei :) è per questo che l'ho inventata! il
suo ruolo diventerà davvero importantissimo più avanti
quindi teniamola d'occhio.
ladyherm: dici sul serio? sono
senza parole ... posso solo dire che sono contenta di averti regalato
un finale diverso e conseguente emozione e che mi dispiace che per te
non sia finita come ale e rob.
sei nell'anima 2009: allora
vado per punti :) ale: ale.... cosa prova lei per rob? non lo sa.
lei crede sia principalemte attrazione sommata al fatto che lui
è simpatico dolce bello e compagnia bella e quindi vede in lui
una persona che la può sorreggere. diciamo che per il momento
quello che pensa ale è : non è matt ma mi vuole bene e mi
renderà felice. un pò triste per ora come cosa ma tutto
prenderà aforma più avanti.
kristen??? oooo ci sarà :)
te lo assicuro. ho pensato al tuo suggerimento oggi e sicuro che lo
metterò, anche se un pokino più avanti :P qualsiasi altra
idea dimmela!
jordy klein: grazie davvero :)
polpettina 90: nuuuu!!!! Ale ormai
direi che è una twitter XD esistesse davvero la inviterei alle
serate pervi che ieri è stata esilerante! sono felice che il
tutto ti sia piaciuto e sono convinta che avresti linciato ale
all'inizio, ma va be... la seconda parte di questo chap è tutto
merito di chiara però che mi ha dato l'idea :P
il seguito... se mi faccio prendere
la mano direi che dovrò cambiare il raiting in rosso, ma non
sono molto brava a scrivere rosso passione. forse rosso sangue triglia
si però.
ryry: tranquilla sei sempre magnifica! grazie :)
fallsofarc: ave mia musa
ispiratrice! ci siamo già parlate tanto ieri sera e quello che
posso dire ancora è semplicemente grazie!!!! :) la telecamera su
rob???? ti giuro vorrei averla! soprattutto una waterproof per quando
è sotto la doccia, ma ahimè... non c'è :'(
ti giuro se ieri sera non avessimo
passato tutto quel tempo al pc avrei una risposta alla recensione
modello romanzo (guerra e pace per lunghezza tanto per intenderci) e
non finirò mai di ringraziarti per il tuo consiglio sulla scena.
spero di averla scritta bene e soprattutto che ti piaccia :) mi pare
che il primo pezzo che hai letto ti sia piaciuto e... spero di non aver
rovinato le 8 pagine seguenti :P
mikki: grazie grazissimo!
tranquilla per i neuroni e per lo studio... i miei si stanno decimando
:P spero che l'effetto non sia iniziare a scrivere castronerie!
sorella mia deb: mazza che
fatica!!! un'ora a rispondere ma sono felice come una pasqua come ben
sai, sorellina mia complessata! :P
- mi risveglio con rob e scappo?
volevo dire che scappavo per prendermi un momento di pausa
perchè lui è bravissimo a letto e mi avrebbe smontato se
non avessi preso fiato, ma poi rovinavo il romanticismo :P
-io avrei decretato festa nazionale altro che manifesto!
-simo.... :)) lampo di genio creativo
i due punti in mezzo XDXDXDXDXD
- hai detto davvero che quella
scena è meglio di quella del sesso? oddio deb stai bene??? sei
tu? che ne hai fatto di mia sorella?? :) a parte gli scherzi, sono
felice che ti sia piaciuta
ho risposto per punti come te, hai
visto??? la foto dell'anello dici? ma non l'hai vista? è
nell'abbigliamento. nel montaggio su polivore ho messo un anello al
centro che è proprio quello. hai già letto anche tu la
prima parte di questo chap e spero ti piaccia anche il seguito! ti
voglio bene pestifera!!! :P
Ho sempre scritto musica. Fin da quando ero bambino. Per me
le note hanno tutte perfettamente senso, anche se solo lette su un foglio.
Pallini bianchi, neri, pause lunghe, corte, chiavi, tempi…tutto in quelle
cinque righe ha un senso. Un senso che ha un suono che chi non sa leggere la
musica non sente eppure esiste.
Così come ho sempre scritto musica, l’ho sempre ascoltata e
fin da bambino ho fatto un gioco stupido che però mi sembrava importante. Ogni
volta che vivevo un qualcosa di particolare, di intenso, bello o brutto che
fosse, io cercavo tra le canzoni e le musiche che conoscevo qualche melodia
adatta a quel momento. Con l’andare del tempo ho finito per fare delle vere e
proprie play list nella mia testa, piene zeppe di musica che mi ricordava pezzi
di vita.
E’ un passatempo che mi rilassa. È importante avere un
sottofondo musicale delle nostre vite, perché non c’è niente che la musica non
possa raccontare. Qualcuno potrebbe obiettare che esistono le parole, ma non è
la stessa cosa.
Le parole una volta che le fermi sulla carta possono essere
rilette sotto varie interpretazioni solo un certo numero di volte e arriverà
sempre il momento in cui ti renderai conto che quelle parole non hanno più
niente da dire, non avranno più significati nascosti da svelare.
La musica invece può raccontarti sempre cose diverse ed
esprimere tutta la potenza di un’emozione fino a farti vibrare le corde del
cuore. Attraverso la musica quell’emozione la senti, è palpabile, è tua. Non
del musicista, solo tua.
Prendete la parola rabbia,
o meglio, la parola amore. Quante
volte l’abbiamo letta? Eppure quante volte avete sentito lo stesso brivido lungo
la schiena che lo scrittore ha solo immaginato? Nessuna perché le parole glielo
hanno fatto descrivere solo fino ad un certo punto. Non esistono parole per
dare la sensazione di un brivido come ad esempio un mi cantino potrebbe fare.
Così eccomi qua. A cercare di raccontare un brivido.
Io, un foglio bianco su cui ho tracciato righe a casaccio,
una penna e lei. La mia musa. L’emozione che voglio raccontare.
Le labbra schiuse, il viso coperto dal capelli, il braccio
piegato sotto la testa e l’altro sotto il mento, gli occhi chiusi …la maglietta
disordinata che le scopre un po’ il fianco e il lenzuolo bianco a coprirle le
gambe.
La mano corre da sola sul foglio, non guardandolo nemmeno.
Occhi fissi a lei, la mia mano la compone, la suona.
Sono ore che sono fermo qui, sdraiato accanto a lei sul
materasso che la guardo semplicemente dormire. Si è addormentata praticamente
subito, come abbiamo sfiorato il letto.
Lo so, lo so, lo so… dovrei dire “è un vero peccato” ma non
lo dirò, perché io volevo esattamente questo.
Sono un cretino, so anche questo, perché se fossi un vero
uomo ora sarei qui, incazzato come una belva, perché lei si è addormentata. Ma
siccome la mia massa grigia, divisa in due emisferi uniti da un fascio detto
corpo calloso (non vi emozionate, è l’unica cosa che mi ricordo del corso di
biologia delle superiori) è montata al contrario, la cosa non mi stupisce.
È per questo che le ho chiesto di salire, no? Per poterla
sentire addormentata accanto a me e vederla svegliarsi come se stamattina lei
non se ne fosse andata.
Non ho più voglia di analizzare il suo comportamento, anche
se forse dovrei farlo, soprattutto dato che due giorni fa stava per lanciarsi
giù dal decimo piano di un palazzo. Me ne riservo perché sono sicuro al duemila
per mille che se lo facessi scoprirei qualcosa che non mi piace e mi farebbe
restare male.
Sono innamorato e la donna che amo ha detto che vuole
provare a stare con me, questo è quanto. Questo è quello che conta.
In fondo la fortuna ha baciato me per una volta, e chi sono
io per sindacare le scelte del signor “inesorabile destino”? Un insulso ammasso
di cellule umanoidi privo di qualsiasi interesse particolare. Essendo una cosa
tanto piccola e tanto inutile, perché non dovrei accettare cotanta bontà divina
senza pormi domande su motivi che magari voglio vedere solo io?
Ecco che sto ricominciando con i miei discorsi filosofici
tra me e la mia crisi esistenziale. Dico che non voglio mettermi ad analizzare
niente ed eccomi a fare il prologo al capitolo uno del libro “come
demoralizzarsi in due mosse” (la prima è chiedersi il perché di tutto, la
seconda è rispondersi). Sono un caso clinico. Altro che schizofrenia femminile!
Freud doveva studiare me altro che Anna O.
Sta Anna mi fa una pippa.
Più complessato di me non esiste nessuno non nel mondo, ma
nell’intera galassia! Anzi no, la via lattea è troppo ristretto come esempio.
Non esiste nessuno più complessato di me in tutte le galassie esistenti! Nella
storia del mondo, sono una caso patologico talmente raro che… che sono un
coglione perché sto continuando a dettare il prologo al mio libro di
autodistruzione.
Chiedo venia, e mi accollo la responsabilità della scomparsa
di tutte le persone che si sono tagliate le vene nell’ascoltare i miei
sproloqui mentali. Non vi preoccupate prima o poi mi rinchiuderanno e vi
sbarazzerete di me.
Però, insomma, capitemi no? Sono qui che cerco di essere
“completamente” felice per una cosa che mi è stata concessa così, dalla sera
alla mattina e…siccome io ho la cittadinanza onoraria a “sfigatoville” da
ventiquattro anni a questa parte, tentate di capire come la cosa mi appaia
strana.
È tutto troppo bello per essere vero.
Io e lei qui, su questo letto. Io scrivo musica per lei
mentre la guardo dormire. Lei vuole provare a stare con me. Secondo il normale
senso comune quindi lei ora è la mia…ragazza?
Non ho fatica a concepire il fatto che io sia il suo ragazzo. Sono completamente suo da
ormai quasi due settimane anche se me ne sono accorto da pochi giorni…ma il
fatto che lei sia mia…
Mia…
Mia…
Mia…
Lo è davvero? È mia? Posso dire che è mia? Non dico al
mondo, cosa che per’altro avrei anche voglia di fare…mettermi sul balcone e
gridare a pieni polmoni che lei è mia… ma se lo grido solo nella mia testa
forse per il momento è la cosa migliore per lei.
Ho riempito più di dieci fogli di note e ancora mi sembra di
non averla raccontata a dovere.
Vorrei rendere quanto è perfetta nella sua imperfezione,
quanto è bella pur, a parer mio, non rendendosene conto davvero…quanto è
fragile… ma forse non sono abbastanza bravo. Anzi, sicuramente è così.
Aggiungo ancora qualche nota, cercando un finale adatto e
suono tutto daccapo nella mia testa.
Lo faccio ancora, e ancora… e più lo faccio e più mi sembra
che manchi qualcosa…
Un movimento del materasso sotto di me mi distrae dai fogli.
Si è girata. Ha incrociato le braccia davanti agli occhi e la maglietta si è
sollevata quel poco in più da scoprire il piccolo foro perfetto dell’ombelico
sul ventre piatto e morbido.
Cambio ancora qualche nota e credo di aver finito. Appoggio sul
comodino i fogli scarabocchiati con la mia calligrafia disordinata persino
quando si tratta di scrivere note e mi volto a guardarla. Ho paura di
svegliarla, ma la voglia di toccarla è troppa.
Sollevo una mano e seguo i suoi contorni con le dita,
lasciandole sospese a pochi millimetri dalla sua pelle, giusto quel poco che mi
permetta di sentirne comunque il calore.
Sono letteralmente affascinato. Ipnotizzato. Rapito.
Potrebbe crollarmi di fianco il mondo e non me ne accorgerei.
Ripenso ancora una volta alla mia scarsa esperienza
sentimentale e finalmente capisco appieno le parole di Edward.
Stephenie mi aveva fatto leggere Midnight Sun per entrare
meglio nel personaggio, vale a dire tutta la storia di Twilight dal punto di
vista di Edward e…devo dire che arrivavo sempre ad un punto che per quanto
sentissi mio quel personaggio, inevitabilmente pensavo “ma che cazzo sta
dicendo?”
Cioè…ha una visione troppo idilliaca, troppo pura dell’amore
per Bella. La desidera ma si trattiene per la sua natura, eppure la ama…e il
modo in cui la ama…ama tutto, persino le figure di merda che lei si fa cascando
rovinosamente in ogni dove. Ne parla sempre con devozione e rapimento, la
guarda con occhi con cui io non ho mai creduto possibile si potesse guardare
una donna. Ma quando mai?
Eppure eccomi qui. Ancora una volta Edward Cullen…ma
stavolta solo nei pensieri condivisi. Stavolta sono io, sono solo io… e sono io
ora che la guardo con rapimento e devozione, sono io che amo ogni cosa di lei,
sono io che ho la visione idilliaca dell’amore. Non mi stupirei se alzando la
testa vedessi gli amorini sopra al letto a canticchiare canzoncine romantiche.
Mi piace guardarla dormire, anche se non vedo l’ora che si
svegli per guardare i suoi occhi e convincermi che è tutto vero. Che lei è mia.
Ahh… che bello dirlo.
Mia, mia, mia, mia, mia, mia!
Mi piace troppo.
Si, lo so, mi gaso con poco e allora? Sono un’anima
semplice, che posso farci?
Il materasso si muove ancora. Lei si gira e per poco non
incontra la mia mano sospesa sul suo corpo. Allunga una mano e trova solo in
lenzuolo. Qualche centimetro in più e avrebbe trovato me.
Tasta a vuoto con la mano e non mi trova… tasta a destra, a
sinistra e ancora vuoto.
La sua fronte si cruccia, le labbra si schiudono un po’ di
più e si richiudono, come offese dalla situazione. È troppo divertente
osservarla. Fa delle facce assurde e talmente tenere che non diresti mai ne
sarebbe capace da sveglia.
Decido di mettere fine alla sua ricerca e mi avvicino quel
tanto che basta per farmi trovare. La sua mano mi sfiora, afferra la mia
maglietta e la usa come leva per avvicinarmi e avvicinarsi. La sua gamba sale e
si posa sul mio fianco, mentre l’altra si insinua tra le mie gambe e si ferma
li, intrecciandola semplicemente alle mie.
Il suo viso cambia espressione troppe volte in poco tempo,
indice del fatto che si sta svegliando.
Cacchio sarò la prima cosa che vedrà appena aprirà gli occhi!
sono presentabile? Forse dovrei decidermi a rasarmi. Con sta storia del look
trasandato, che a quanto pare è particolarmente apprezzato, va a finire che
lascio crescere troppa barba.
Metto una mano davanti alla bocca e alito. Ok no, l’alito è
a posto. I capelli? Mah…sono, restano e resteranno ingestibili ormai sono
rassegnato.
Inspiro a fondo e prego che non si spaventi di trovarmi così
vicino. D’altra parte sarebbe più che comprensibile dato che è da molto che non
condivide più il letto con nessuno. Almeno…spero…cioè no, ma che vado a
pensare?! Dopo Matt è sicuramente così! già mi prudono le mani al pensiero di
un altro uomo con lei. Ecco ci mancava solo più la gelosia smodata per fantasmi
che sul serio non esistono.
La sua mano scivola giù oltre il mio fianco, sulla mia
schiena e preme. Si sta davvero svegliando.
Le sue palpebre già sbattono impercettibilmente senza mai
aprirsi davvero.
Ora che è vigile posso anche posare la mia mano su di lei
smettendola di farla solo fluttuare.
Le accarezzo i capelli, ne sciolgo i nodi con le dita.
Appoggio il mento sulla sua testa e la sento svegliarsi.
- ehi…- soffia sul mio petto.
- ciao…- la saluto scostandomi leggermente per guardare il
suo viso. Due occhi ancora sonnacchiosi mi fissano dapprima confusi e poi
luminosi.
- ciao…- risponde riconoscendomi del tutto e stringendosi a
me.
E con questo potevo anche dire che avesse recuperato un po’ quella mattina.
Era stato tremendo cercarla e non trovarla, ma come le ho
detto, un po’ me l’aspettavo anche se speravo non accadesse.
Non sono mai stato un fan sfegatato delle coccole dopo il
sesso o alla mattina dopo la notte del sesso. Ero come Connor Mead in quel
senso, il tizio della “Rivolta delle ex”. Si, lo so è un film da femmine, però
quando non sai che cazzo fare la notte da solo in albergo o ti metti a scorrere
la lista film e subisci ciò che ti propinano oppure crepi di noia e ti svuoti
il frigobar. Comunque, dicevo…ero come Connor. Ero uno scopa e fuggi.
E ora invece sono come Jenny, la donna che Mead non sa
ancora di amare profondamente perché se ne accorge solo alla fine. Sono
diventato uno scopa e coccola. Una cosa che solo a pensarci due settimane fa
avrei definito quasi vomitevole. Tutti quei nomignoli scemi, quegli squittii
fastidiosi…non erano proprio roba per me. Non sono mai stato uno da smancerie
spocchiose.
Eppure sono diventato uno scopa e coccola.
Se lo sapesse Jack, che una volta mi ha beccato fuggire
mezzo nudo per i corridoi dell’albergo dopo una notte (una sola e senza enfasi.
Puro bisogno fisiologico) con una truccatrice, si metterebbe a ridere.
Ma ora sono uno scopa e coccola. Senza squittii e nomignoli
cretini, ma pur sempre uno scopa e coccola. E ora è il momento coccoloso. E mi
piace un sacco.
Mi stringe, alza le nostre mani intrecciate alla luce e
osserva i raggi del sole ormai già alto tra le nostre dita, poi le abbassa,
appoggia le labbra sul mio palmo e si gira di schiena a farsi stringere.
Era questo il risveglio che desideravo. Stringerla come sto
facendo adesso e giocare con lei a intrecciare le dita e mordicchiarle il lobo
dell’orecchio dopo averle spostato i capelli. Sentirla ridere e pregarmi di
smetterla perché le sto facendo il solletico. Lo sta facendo ora. Non è lo
stesso ma…avremo tempo perché lei ora è mia.
Di nuovo mi coglie l’euforia e non riesco proprio a
trattenermi dall’aumentare la stretta attorno al suo corpo per farle sentire
almeno un piccola parte di quello che sto provando. Sono lo scopa e coccola più
felice della terra in questo momento.
Le solletico i fianchi e lei ride, si contorce, afferra un
cuscino e cerca di colpirmi.
- Rob! Basta!- grida ridendo.
- ma nemmeno per sogno. Sei troppo buffa. Se ti vedessi
rideresti anche tu- la prendo in giro afferrando il cuscino dalle sue mani e
ritirandoglielo addosso.
- Rob, la tortura è illegale in tutti gli stati non solo
d’America ma teoricamente del mondo intero! Smettila!- cerca di argomentare tra
una botta di cuscino e l’altra.
- ma questa non è tortura-
- si che lo è! il solletico per me è la peggiore delle
torture!- mi tira un’altra cuscinata. Prima che possa tirare ancora, la placco
sul materasso con il mio peso, continuando imperterrito con la mia opera di
solletico selvaggio. Solo per sentirla ridere.
Ecco cosa mancava alla mia musica. Quelle note che
riproducessero la sua risata. Chiara e cristallina. Mai fastidiosa, mai
inappropriata o civettuola. Toni alti e bassi che si alternavano e la
scuotevano in un modo così perfetto che arrivai a pensare che mai nemmeno la
musica potesse renderne l’effetto. Dovrebbero aggiungere un tasto al pianoforte
solo per lei.
Allunga le mani sotto la mia maglietta, sui fianchi e tenta
di farmi il solletico. Prova e riprova e ad ogni tentativo un tenero broncio
infastidito si disegna sulle sue labbra.
- Ale, così…tanto per sapere…cos’è esattamente che stai
cercando di fare?- le chiedo per prenderla in giro, appoggiandomi sui gomiti
per non pesarle addosso.
- sto cercando di farti il solletico- mi chiarisce muovendo
in maniera confusa la mani sui miei fianchi.
- ma io non soffro il solletico- ammetto candidamente,
attento alla sua espressione, che si trasforma da imbronciata a sorpresa.
- tu non soffri il solletico?-
- no-
- nemmeno un pochino?-
- nemmeno un pochino-
- se faccio così?-
Fa scorrere le sue dita un po’ più al centro della mia
schiena.
- niente-
- e così?-
Ora le sposta un po’ più in alto.
- niente?-
Scuoto la testa in risposta.
- e così?-
Fa scivolare le mani dalla mia schiena per andare a cercare
sulla mia pancia, infilandosi tra noi due. Non sento per niente solletico, e le
faccio ancora cenno di no con la testa.
Ma quando nel ritirare le mani per riportarle sulla schiena
sfiora leggera un punto appena sopra l’elastico della mia tuta, un brivido mi
percorre la schiena e mi ruba un mugolio di piacere.
- ah! Visto che soffri il solletico anche tu?- trilla
vittoriosa.
- non era solletico, Ale – ammetto vergognoso, abbassando lo
sguardo dai suoi occhi. Pessima scelta. Vedo la forma dei suoi seni attraverso
la maglietta schiacciati contro il mio petto e la cosa non fa che aumentare
l’eccitazione che già da un bel po’ di minuti cercavo di ignorare.
Dovevo continuare a ignorarla se non volevo rovinare tutto.
Mi impongo di alzare lo sguardo di nuovo su di lei e le trovo gli occhi scuri,
velati. Ha sentito. Cazzo!
Cerco di sorriderle, cercando di trasmetterle che non ho
intenzione di affrettare i tempi. È vero, stanotte siamo stati insieme ma
questo non vuol dire che ormai quella barriera tra noi si sia infranta. Anzi.
Si è risollevata. Prima eravamo due amici che si desiderano a vicenda e si sono
concessi una notte di sesso.
Ora siamo una coppia. Da quattro ore e quarantasette minuti.
Le vere coppie non fanno sesso subito. Aspettano. Almeno… io ho sempre saputo
così…no? Sono o non sono un vero scopa e coccola teneroso?
Apro e chiudo gli occhi più volte, cercando di controllare
il mio respiro e di calmare il mio desiderio. La vedo fare lo stesso.
Una volta riusciti a controllarci riusciamo anche a
sorriderci.
- abbiamo…tempo…- sussurra accarezzandomi la gola con un
dito.
- si- sorrido - si, abbiamo tempo. Non dobbiamo correre-.
Per quanto io la desideri non voglio correre. Non voglio che intenda che sia stato il mio
desiderio a parlare chiedendole di diventare mia.
Il fatto che mi trattenga dall’averla, però non significa
che io non possa baciarla.
Sfiorando col naso le sue guance, il suo naso, le sue
labbra…inspirando forte il suo profumo mi abbasso a cercare la sua bocca.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo baciata? Troppo,
certamente troppo.
Quando le nostre labbra si incontrano, un brivido mi parte
su dalla colonna vertebrale e si irradia ovunque. Stringe le mani nei miei
capelli e la cosa, non smetterò mai di dirlo, mi fa impazzire.
In genere mi irrita, forse perché mezzo mondo ha la fissa
per i miei capelli e una delle prime cose che mi chiedono quando mi incontrano,
a parte mordere s’intende, è quella di passarci una mano in mezzo. O forse per
il fatto che già il mio tic di passarci sempre le mani mi infastidisce a volte,
se lo fanno altri mi da proprio ai nervi.
Eppure lo fa lei e il gesto diventa sexy e irresistibile. Mi
piace da matti. Arrivo a un punto dove non resisto più l’assenza delle sue mani
sulla nuca e sono io stesso a portarcene una per farmi accarezzare.
Alla faccia dell’aspettare
che tanto non abbiamo fretta, subito dopo che si è portata su di me con un
colpo di reni, mi ritrovo a girare famelico con le mani sulla sua schiena sotto
la sua maglietta.
Incontro l’ostacolo del reggiseno nella mia salita verso la
nuca, e lo supero passandoci sotto. Non in punta di dita, ma a palmo aperto. È
talmente impossibile che lei sia mia che ho bisogno di accertarmene in ogni
modo possibile, come se ne nostre lingue che danzano insieme non fossero una
prova sufficiente.
Amo baciarla perché non è un bacio fatto di movimenti
ripetuti e sempre uguali. Il modo in cui passa la lingua sotto il mio labbro,
il modo in cui ogni tanto lo succhia e lo mordicchia, il modo in cui a volte
non usa per niente la lingua ma si limita a dei baci a fior di labbra.
Passato il momento più passionale, ci viene da continuare giocando.
Ci cerchiamo, ci tiriamo indietro, ci mordiamo…
Dopo un tempo troppo breve, ma sicuramente infinito per il
resto del mondo, riusciamo a staccarci. Non per volere nostro, intendiamoci,
solo che i nostri stomaci hanno iniziato a far sentire la loro presenza.
Svogliati ci alziamo dal letto e scendiamo di sotto.
Visto che è ormai l’una passata e sarebbe ora di pranzo, ma
noi ci siamo di fatto appena alzati, anziché la pasta finiamo per prepararci i
pancake.
Mettendoci molto tempo per via del fatto che non la
smettevamo più di ridere per gli scherzi scemi che continuavamo a scambiarci,
riusciamo con tempi da record per quanto sono lunghi a finire di mangiare.
- che facciamo oggi?- mi chiede infilando i piatti sporchi
nella lavastoviglie.
- mmm…non lo so, sai? Tu che vuoi fare?-
Nemmeno il tempo di finire la frase, che un rombo di tuono
attira la mia attenzione e mi spinge a guardare fuori dalla finestra. Se fino a
poco prima c’era il sole, ora sopra le nostre teste grava un nuvolone carico di
pioggia, nero e minaccioso.
Con un secondo tuono, ancora più forte del primo, ecco che
arrivano anche le prime gocce di pioggia e grandine.
- penso che non abbiamo molta scelta- ammetto laconico.
- mmm…- mugola appoggiata alla mia schiena.
- film?- le propongo accarezzando le mani che mi hanno
circondato la vita.
- film. Scegli tu. Dammi cinque minuti per fare una doccia,
ok?- si solleva e in punta di piedi mi lascia un bacio a fior di labbra prima
di correre verso il bagno.
Come la porta si chiude dietro di lei, non posso fare a meno
di pensare quanto tutto questo sia assurdo. Va tutto troppo in fretta, talmente
in fretta che il tempo sembra scivolarmi dalle mani.
Forse il fatto che abbiamo vissuto assieme per due settimane
intere ha accelerato i tempi. Abbiamo avuto più tempo per conoscerci e stare insieme
quindi forse questo fatto ha creato una specie di quotidianità serena e intima
che fa venire normali i nostri gesti. Come due amici che dopo tanto tempo
scoprono di non provare solo amicizia.
Evito di domandarmi cosa provi lei per me. Non ci voglio pensare.
Non voglio tirare troppo una corda che con molta probabilità si spezzerebbe e a
finirci male sarei io.
Devo darle tempo e aspettare che lei faccia chiarezza,
perché di sicuro non ne ha fatta nemmeno un po’. A volte la sento sussurrare a
sé stessa “non pensare”. Segue l’istinto e non pensa, quello che dovrei fare io
smettendola con tutte le mie paranoie. La cosa che però è più che certa è che
non le dirò nulla di quello che provo io per lei per ora. Non le dirò il
fatidico “ti amo” finché non avrò una qualche certezza che lei possa reggerlo. Non
dirmelo a sua volta, solo reggerlo.
Presa almeno questa decisione, accantono i miei pensieri e
vado al cesto dei dvd sotto al televisore. Lo tiro fuori dal ripiano e inizio a
cercare in mezzo a tutti i dischi quello che faccia al caso nostro.
Una commedia? Un film romantico e struggente? Azione? Un
cartone animato?
Scelgo banalmente Notting Hill, ridacchiando già al pensiero
del coinquilino di Hugh Grant che esce in mutande fuori dalla porta tra i flash
dei giornalisti e si preoccupa del colore dei suoi slip.
In quella storia c’è un po’ di noi, in fondo. Io sono Julia
e lei è Hugh.
Mi chino per rimettere a posto il cesto ma mentre lo spingo
in avanti c’è qualcosa che gli impedisce di scivolare in avanti. Forzo un po’
ma nulla.
Mi metto carponi per vedere cosa ci sia che non va e
allungando la mano verso il fondo del ripiano, mi trovo ad afferrare una
scatola rettangolare piatta. Un dvd doveva essere caduto dalla cesta. Estraggo
la scatola e mi blocco. Una copia di Twilight Gold Edition ancora
incelophanata.
- l’avevo comprato ma…non avuto il coraggio di guardarlo-
confessa la voce di Ale alle mie spalle. Mi giro a guardarla. In piedi di
fianco al divano si sta tamponando i capelli con un asciugamano.
- vuoi…vederlo con me?- mi chiede incerta lanciando
l’asciugamano sulla poltrona.
Annuisco con un sorriso e strappo la plastica dalla
confezione, anche se in genere non mi piace riguardare i miei film. Reggerli
alle prime era già troppo per me.
- la gold edition?- le chiedo curioso aprendo la scatola e
tirando fuori il dvd per metterlo nel carrello del lettore.
- mi piaceva l’idea del terzo cd. Non della borsa dalla
spesa con la tua faccia stampata sopra- ridacchia sedendosi sul divano e
afferrando un cuscino.
- strano, credevo l’avessi fatto per il tatuaggio che
s’illumina al buio – la canzono prendendo posto accanto a lei e facendola
sdraiare con me.
- ti dirò…mi ha tentata…ma poi ho pensato che le figurine
sarebbero state il pezzo forte. In realtà volevo provare a vincere la Volvo per
sostituire la Ford ma…penso che ora il concorso sia scaduto-
Sembra serena. Forse vedere insieme il film non sarà così
traumatico come immagino sia. Sono certo però che si sta sforzando di non fare
il collegamento con Matt.
- e come facevi a sapere che c’era tutta sta roba dentro?
Non l’hai nemmeno aperto-
- Rob sta scritto sulla scatola-
- io resto dell’idea che ti abbia convinto il tatuaggio
fluorescente. Prima o poi te lo incollerò da qualche parte mentre dormi e scopriremo
se sberluccica di più lui o io –
Faccio partire il disco con il telecomando e aspetto che
passi il messaggio contro la pirateria che non si riesce a mandare avanti.
- tu conosci la storia vero? O te la devo riassumere per
sommi capi?- le chiedo cercando una posizione più comoda sul divano. Non riesco
a vedermi in un film senza criticarmi ad alta voce. Criticarmi…
insomma…prendermi per il culo sembra più appropriato, dato che mi trovo sempre
ridicolo. Voglio essere almeno certo che conosca già la storia, così se mi
perdo nelle mie fesserie non si perderà troppo.
- Rob, conosco Stephenie Meyer da più tempo di te. I libri
li so quasi a memoria. Certo che conosco la storia!-
- ok, scuuuuusa!- la canzono dandole un bacio leggero sulla
guancia prima di far partire il film.
- sei comoda? È tutto ok?- le chiedo prima di abbandonarmi
alle mie figuracce mondiali.
- ho un po’ freddo-
- se stai con i capelli umidi, tesoro, certo che hai freddo-
Ops. L’ho chiamata tesoro. L’ho già fatto prima ma…ora ha un
altro senso no?
Facendo finta di niente riguardo al mio scivolone sul
nomignolo, mi allungo a prendere un plaid leggero da sotto il cuscino ai nostri
piedi e lo stendo su di noi. Quando sto per coprire le sue spalle, l’occhio mi
cade sulla scritta sulla sua maglietta.
- Ale?-
- si?-
- non hai scritto “Bite me” sulla maglietta vero?-
Lei scoppia a ridere e si copre le spalle con il plaid. Mi
sta forse prendendo in giro?
- Rob i vampiri non sono nati con Edward Cullen, lo sai?-
articola nella risata sconnessa.
- mmm… a me suonava tanto come un invito- soffio al suo
orecchio spostandole i capelli umidi dal collo.
- non lo faresti mai. Hai detto tu che odi quando ti
chiedono di mordere-
- scommetti?-
Nemmeno il tempo di lasciarla rispondere che a fauci aperte
mi avvento sul suo collo, mordendo leggermente. Il suo corpo si inarca
attaccato al mio e dalla sua bocca esce un respiro strozzato.
- oh….sii! Edward!- ansima stringendo le mani nei miei
capelli.
Sorrido a quella simulazione di piacere e trasformo il morso
in un bacio, prima di allontanarmi.
- mmm…e quanto c’era di finto in questo urletto altamente
erotico?- Sono veramente curioso di sapere se essere morsi sul collo sia
davvero così eccitante.
- proprio poco, fidati- mormora imbarazzata, nascondendo la
bocca sotto la coperta.
Sono stranamente compiaciuto dell’effetto che ha la mia
bocca su di lei. Stava chiaramente giocando, però ho sentito anche io che
scherzava solo fino ad un certo punto.
La lascio tranquilla senza indagare oltre, ma promettendomi
di rifarlo per capire davvero fino a che punto scherzasse.
Il film inizia ed entrambi prendiamo un respiro profondo
appena si vede Kristen alle prese con il primo giorno di scuola.
Quando arriva il momento del mio ingresso, la sento
trattenere il fiato.
- Potrei dire molte cose sul mio ingresso- commento
- io ne dico solo una. Sei illegale-
- cosa?-
- si, dovresti essere dichiarato illegale! Sei andato in giro
spargendo infarti ovunque. Un’arma di distruzione di massa avrebbe fatto meno
danni-
- stai dicendo che…sono bello?- le chiedo curioso. Mi piacerebbe sapere cosa
pensa di me in quel senso. Io non finirei mai di ripeterle che è bellissima.
- sto dicendo che sei molto più che bello. Ti dona il blu,
dovresti vestirti più spesso così-
- col doppiopetto che sembro uno che passa la sua vita allo
specchio e tre dita di fondotinta dici?-
- con quella t-shirt blu- ridacchia secondo me già solo
all’idea di me che mi metto il fondotinta.
- mmm…potrei anche accontentarti- sussurro al suo orecchio
prima di tornare a guardare il film.
A parte le battute sulle mie sopracciglia depilate che sono
praticamente infinite e altre battutacce del tipo “se avesse guidato una Volvo
non sarebbe successo” quando arriva la scena dell’incidente, o il mio presunto
detto sulla diffidenza che dovrebbe suscitare un uomo che si strappa le
sopracciglia, in questo caso io, arriviamo alla scena del ristorante, dove
puntualmente piango e scappo dalla sala.
Davvero non mangi?
La
mia è una dieta un po’ speciale…
Mi
devi dare qualche risposta
Si,
no, perché due non fa tre…1,772453
La
radice quadrata di p greco non mi interessa!
La
conoscevi?
Come
facevi a sapere dov’ero?
Non
lo sapevo
Capito….
Aspetta…ferma…non…andare
via
Tu…mi
stavi seguendo?
- io…mi sento…molto protettivo… verso di te- recito al suo
orecchio, pensando che non poteva esserci niente di più vero al mondo per me in
quel momento.
La sua risposta? Mi scalda il cuore. Non dice niente. Sorride
e prende la mia mano per baciarne il palmo prima di intrecciarla alla sua.
- non riesco a trovare la forza per stare lontano da te
neanche un attimo- recito ancora, ormai preso da quel nuovo gioco.
- non voglio che tu lo faccia- risponde voltandosi con il
viso verso di me.
L’ha detto lei. A me. Non l’ha detto Bella. Non ha usato
nemmeno le stesse parole perché non conosce il film. Quindi…
Non riesco a trattenermi dal baciarla, e perdermi ancora una
volta in tutta quell’adrenalina che mi sale in corpo. Eccitamento, desiderio,
possessione, ossessione, paura, amore, delicatezza… tutto. Tutto tutto insieme.
L’ho detto che è la mia qualità preferita di eroina.
È tutto un rincorrerci e un cercarci, un desiderarsi. La
voglia di amarla anche carnalmente su quel divano sta diventando irresistibile.
Non so se riuscirò a controllarmi, e veramente non so nemmeno se intendo farlo
sul serio. Il desiderio è troppo, troppo forte, aumentato dalla consapevolezza
che non è una cosa sola mia.
La sua gamba si è sollevata attorno al mio fianco e le sue
mani stringono spasmodicamente i miei capelli. La mia mano già fruga sotto la sua
maglietta e senza inibizione seguo di nuovo la richiesta di quelle sei lettere
stampate sopra. La mordo. E se l’effetto è sentirla inarcarsi e gemere ormai
sotto di me, credo che lo rifarò molte altre volte.
Vorrei tanto prenderla di nuovo, e non solo una volta. Tante
volte. Un’infinità di volte.
- io so cosa sei…- ripete dopo che l’ha detto la voce
registrata di Kristen. Solo che detto da lei, dalla sua voce roca dal piacere,
è molto meglio.
- dillo…ad alta voce…dillo- la seguo con un tono di voce molto
simile, mentre ripeto l’ormai consolidato esperimento del morso, strappandole
un altro sussulto.
- il mio vampiro- mormora.
Non è la parola vampiro
che mi fa smettere. È la parola mio.
Il modo in cui ha detto quelle tre lettere mi ha fatto perdere un battito di
cuore. Sensualità e dolcezza insieme. E mi sento pieno. È come se mi avesse
detto “ti amo”. Mi considera suo. E forse il fatto di essersi lasciata mordere
come se fosse davvero una preda tra le mie braccia posso considerarlo un “sono tua” implicito.
Mi sollevo a guardarla e i suoi occhi velati mi stravolgono.
La sua bocca rossa e leggermente gonfia mi lascia senza fiato.
Lascio un tenero bacio su tutto quel rossore cercando di
calmare l’irritazione della mia barba sulla sua pelle e lei sorride del mio
gesto, rispondendo al tocco con altrettanta dolcezza e calma.
È così. Un attimo prima siamo due fuochi che lottano e
s’intrecciano, quello dopo due gatti che si coccolano e fanno le fusa.
Torniamo a guardare il film e la vedo commuoversi quando mi
vede suonare per Bella. Forse dovrei trovare il coraggio e suonare per lei la
mia musica, quella che ho scritto per lei, prima o poi. Mi piacerebbe farle
sentire tutto quello che riesce a tirare fuori da me.
Sussulta quando mi vede sul letto di Bella, dopo che sono
entrato dalla finestra.
- tu entri sempre dalle finestre degli altri?- mi rimprovera
bonaria.
- no, solo dalla tua volontariamente-
L’hai fatto tante volte?
Beh…
diciamo nell’ultimo paio di mesi. Mi piace guardarti mentre dormi…è… una cosa
che mi affascina molto.
Voglio
solo provare a fare una cosa, però non ti devi muovere…
Non
ti muovere…
- oddio. Non la stai per baciare, vero?- mi chiede
deglutendo rumorosamente.
- emmm…si- rispondo imbarazzato.
- non voglio guardare- dice tirandosi la coperta fin sugli
occhi, come una bambina che ha paura del buio - dimmi quand’è finito -
Non ce la faccio più, è troppo buffa. Scoppio a ridere e non
credo di riuscire a fermarmi tanto presto.
- che c’è? perché ridi? Mi da fastidio vedere che la baci, è
tanto strano?- borbotta alzando la coperta dal mio lato ma coprendo lo schermo.
- peccato sono stato piuttosto bravino…ti perdi il pezzo
forte del film- la canzono guardando sopra la coperta lo schermo. Altro che
bravino, quel bacio mi aveva dato meno della metà dei brividi di quelli che mi
da lei. E mi avevano pure premiato agli Mtv Movie Awards per quella scena! Se
mi avessero visto ora…sarebbe arrivato l’oscar.
- vedere te che baci quella triglia pallida, secca e
antipatica non è il pezzo forte del film. È la parte horror!-
- ma allora sei un po’ gelosa!- la canzono ancora, mentre
esultavo mentalmente.
- e che t’importa? Tanto tu hai detto che baciare lei è
stata la parte forte del film, quindi, goditi pure la scena!- conclude
imbronciata serrandosi le braccia al petto.
- ma come siamo gelose e permalose- sussurro sulla sua bocca
cercando il suo bacio, che non arriva perché, dispettosa, mi morde le labbra.
- ahia! Sei una vipera!-
- ben ti sta, così impari -
- a fare che? A fare il mio mestiere?-
- no, a metterci tutta quell’enfasi baciando una che di
fatto è una triglia!-
Scoppio di nuovo a ridere. Non so perché le stia tanto
antipatica Kristen. Forse per via di quello che è successo al giapponese, o
forse già non la sopportava prima.
- ma ti faccio così ridere?-
- non sai quanto- Sono praticamente alle lacrime. Quasi non
ce la faccio più .
- felice di essere fonte del tuo divertimento- borbotta
acida, controllando il film, che ormai ha superato la scena dell’incontro con i
nomadi.
Mi ridà le spalle e mi toglie tutta la coperta. Permalosa al
cento per cento.
Se dovesse … se dovesse… succedere qualcosa
Andrà
tutto bene. Noi siamo sette e loro sono due. E quando tutto sarà finito tornerò
indietro a prenderti.
- tu sei tutta la mia vita
adesso- recito al suo orecchio per farla calmare dicendole comunque la verità.
- non attacca- mormora divertita con la voce attutita dalla
coperta sulla bocca.
Inizio a baciarle la porzione scoperta di collo sotto i suoi
capelli.
- la corruzione non è valida- sussurra già con la voce poco
ferma.
Continuo la mia opera di convincimento risalendo lungo il
suo mento, per poi arrivare a girare attorno alle sue labbra.
- nemmeno la tortura- mi ricorda quando, dopo aver cercato
la mia bocca, io mi sono prontamente tirato indietro.
- ma io non ti sto torturando, ti sto dando solo quello che
ti meriti- soffio al suo orecchio riprendendo a stuzzicarla sul collo.
- e da quando non voler guardare il proprio ragazzo che
bacia un’altra è meritevole di pena?- borbotta imbronciata. Ha ripetuto il fatto
che sono suo. La piccola miniatura di me che sta nel mio cervello ha iniziato
tutta una serie di danze tribali dalla contentezza che sono difficilmente
definibili. Sempre la mia miniatura pazza che si dimena nella mia massa grigia,
inizia a sragionare e chiede una prova. Va beh, non è poi tanto pazza se penso
che anche io sono curioso di sapere se lei si considera la mia ragazza ormai.
- e da quando essere contenti del fatto che la propria
ragazza sia gelosa è una cosa tanto terribile?- rispondo cercando di capire se
stia rifiutando il suo nuovo stato di fatto.
Boccheggia. Apre e chiude la bocca cercando di trovare
qualche parola che non vuole uscire. Oddio ora mi dice “io non sono la tua
ragazza” e dovrò fare il funerale all’omino della mia testa che morirà di
crepacuore. E se mi avanza tempo scaverò una fossa anche per me.
- questo non lo so! ma davvero sei contento che io sia
gelosa?- butta fuori alla fine.
Non ci credo. Non ha detto nulla quindi…quindi sono scemo
perché cerco conferme nelle cose più ovvie. Scemo e paranoico.
- certo che sono contento, non dovrei?-
- non lo so…magari penserai che stia esagerando dato che è
solo da oggi che…-
- ma anche io sono gelossissimo di te, quindi siamo pari-
Il suo viso finalmente si rilassa e torna di nuovo sereno e
luminoso.
- vieni qui…- sussurro alzandole il mento con un dito per
baciarla. Voglio assolutamente baciarla. Un minuto ancora senza le sue labbra e
diventerei quello che i medici chiamano “codice blu”.
- ma mi fai perdere il finale del film!- protesta con poca
convinzione girando il viso verso lo schermo.
- tanto finisce che la bacio e tu non vuoi guardare, quindi
approfitta della distrazione- dico tirandola di nuovo a me e facendo finalmente
incontrare le nostre labbra. Si scioglie subito e cinge il mio collo con
entrambe le braccia, cosa che scioglie anche me.
Improvvisamente le sue mani si sciolgono e mi accorgo che ha
tirato la coperta sulle nostre teste solo quando non vedo altro che bianco
attorno a me.
- per sicurezza…non vorrei che mi cascasse l’occhio- dice
sorridendo sulle mie labbra tornando ad allacciare le braccia attorno al mio
collo.
La mia ragazza.
la rivolta delle ex
La musica che Rob compone per Ale
l'abbigliamento
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Capitolo 25 *** capitolo 25 ***
capitolo 25
Buonasera gente :) oggi ho
poche chiacchiere preliminari da fare, quindi mi lancio subito nelle
recensioni e vi lascio al capitolo. mi scuso se sarò un
pò stringata nel rispondervi, ma vista lora, preferisco
affrettarmi a lasciarvi alla lettura :)
recensioni:
marika_bd: come sarebbe non c'era?
scusa Marika davvero. Ogni tanto capita che non arrivino le recensioni,
non è la prima volta, ma non ti ho dimenticata tranquilla :) so
bene che continui a seguire e ne sono lieta. Matt? npon posso dirtelo
mi spiace, altrimenti faccio troppi spoiler :) tu abbi fede
sophie: e ma io sono una
dura! XD mi sciolgo a lungo termine :) però le frasette
all'orecchio sarebbero state un buon inizio. anche tu hai già
letto l'inizio del capitolo e... mi conosci. appena finirai questo
dirai "eccola li, sempre la solita" ma tu sai benissimo quanto io ami
guidare no???
lazzari: sei sempre un
uragano di complementi che mi fanno gongolare ogni volta di più
grazie!!! :) la storia della triglia e lunga :) merito di alcune amicke
che ce l'hanno a morte con Kris peggio di me :) sono loro che tirano
fuori queste cose da me.
fallsofarc: eccola qui la mia
musa!!!!! Chia grazie! poi sono io che scrivo bene le recensioni, ma
anche tu non scherzi :) sono contenta che ti sia piaciuto così
tanto il capitolo sul serio, e sai benissimo che le nostre
chiacchierate tra autrici mi aiutano molto, per non parlare delle
serate perv tutte insieme che sono fonte infinita di ispirazione e
gioia :)
anche tu parte di questo capitolo
l'hai già letto e sai già, in parte cosa ti aspetta, per
di più sapendo anche da cosa ero reduce mentre scrivevo XD. non
so mai cosa scrivere nelle risp alle recensioni, forse perchè il
fatto che passiamo le serate assieme ci fa già dire tutto il
anticipo... e va beh :) mi piace ancora di più come cosa :)
piccola ketty: e si :) sti due sono
due torce umane, come leggerai anche da questo capitolo. rob è
andato e ale.... ale resterà un mistero per ancora un pò
di tempo. è vero che matt ha dato lo spoiler che si
innamorerà certamente di rob, ma come lo farà e quando
restarenno ancora un mistero
romina75: grazie mille per i
miliardi di complimenti :) sul serio :) ho letto la tua storia e stavo
giusto aspettando di postare questo capitolo per andare a leggere il
tuo aggiornamento :) sono felice di essere stata io, una volta ogni
tanto, fonte d'ispirazione, mi fai quasi sentire importante sai???
winniepoohina: ma certo che ti
perdono Ale!!! come faccio a non perdonare te???? :) praticamente ho
risposto alla tua recensione recensendo a mia volta il tuo capitolo e
che dire ancora se non semplicemente grazieeeeeeeeeee! sia per il
sostegno che per le idee che pubblichi sul blog? un bacione.
smemo92: aspetta... non ho
capito... ti è per caso piaciuto il capitolo??? XD non l'avrei
detto dal commento! :) grazie mille per tutti i complimenti davvero.
sono felice di esser riuscita a rendere bene quel momento sul serio :)
vero15star: va che matt inizia a saltare fuori... secondo me ci saranno 5 righe qui che apprezzerai... abbi fede!
ryry: io ormai sono senza parole sul serio... GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!
sorellina mia deb: cioè ma a
te di tutto il capitolo possibile che la parte che ti salta all'occhio
sia la truccatrice ???XD poi sono io la ninfomane!!!! eccomi qui,
ad aggiustare. allora :) chissà perchè lo sapevo che ti
coprivi gli occhi pure tu! ci sono cose che lo sappiamo bene bloccano
la crescita e tra queste c'è sicuramente Kris. hai già
letto parte del capitolo quindi sai quale andazzo avrà. Mi
raccomando non ti immedesimare troppo!
ellebaker: sei sempre fin troppo gentile nei complimenti elle, davvero. grazie mille :)
cricri88: ti ho lasciata per ultima
stavolta, è vero. Ma per rispondere al rotolone con il rotolone
ci va tempo no? stavolta ti mando Seth, però mandamelo inidetro
almeno ci fa da postino ufficiale bedda!
prendo esempio da te e frammento la mia risposta:
parte 1: mille
grazie per il complimento :) ho scritto quella parte perchè
penso che in fondo questa parte di Edward Cullen sia un pò sua.
profondamente timido com'è, vedo la musica come l'unico modo di
esprimersi senza mangiarsi le parole come fa di solito.
parte 2: l'idiot
version di Rob non poteva mancare! dopo tanta serietà era il
minimo davvero :) non ho più resistito alla tentazione, come non
ho resistito a far commentare Ale alla nostra maniera il bacio con Kris
nel film!
è vero che ho usato il commento del trio, che trovo
spassosissimo tranne che ovviamente quando parla lei. ma che
c'avrà da ridere??!!!! ho a mala pena resistito per non scrivere
di Rob sull'aiuola o di Rob durante il salvataggio daigli stupratori!
io li lo amo! quel " and now listen guys!!!" mi fa morire ogni volta!
quasi quanto il lancio delle sopracciglia come nuova arma in new moon!
purtroppo io ho l'edizione a due dischi perchè la cretina della
feltrinelli non le aveva ordinate. io impaziente mi sono accontentata
della due dischi e un mese dopo è uscita la ristampa, che
tristezza!
stavo morendo dalle risate quando hai scritto :"Robert,ragazzo mio, ti
chiedi ancora perchè lei ce l'abbia tanto con la triglia?? Ma
che domande fai? Certo che avvolte sei proprio bestia! " ti giuro che
avevo il mal di pancia dal ridere! sei un mito Agata, non
smetterò mai di dirlo!
infine, come puoi notare, non ho resistito a un piccolissimo omaggio al
gruppo del trombabilissimo. Closer, come vedi, (per colpa tua! ) mi ha
profondamente segnata!!!
Non pensare, non pensare, non pensare, non pensare…
Riesco a dirmelo meno volte al giorno adesso. Solo una
cinquantina rispetto ai tre milioni iniziali.
Non pensare.
Quando non si pensa le cose sono più facili. Quando non si
pensa, la strada che devi scegliere è chiara davanti a te. E’ come il sentiero
di pietre d’oro di Dorothy, impossibile confonderlo con altri.
Robert è quel sentiero per ora, e l’unico pensiero che devo
avere è quello di seguirlo e di certo non è una scelta così orribile da
compiere.
È così tenero, attento, premuroso… è così…oddio… a parte
dolcezza, tenerezza e simpatia…è anche la mia strada verso la depravazione più
assoluta.
Quando mi bacia, quando mi tocca, quando lega i nostri
occhi…quando mi morde…
Quando stanotte mi ha stretto a sè nel sonno e ho avuto una
prova concreta di cosa stesse sognando dal contatto con i suoi pantaloncini…lo
ammetto, ho avuto la tentazione di svegliarlo di nuovo e ripetere l’esperimento
della notte prima.
Quella tenera furia che lo prende mi fa impazzire. Un attimo
prima le sue mani vagano su di me vogliose e sicure, quello dopo dolci e
leggere. Le voglio ancora addosso. Lo voglio ancora addosso. Lo voglio
sentire…oddio non fatemi dire dove, vi prego.
Non sono mai stata una ragazza particolarmente ossessionata
dal sesso. Cioè, ovviamente mi piaceva farlo, ero presa dai miei momenti hot e
non mi tiravo indietro dal provocare Matt per soddisfarmi quando ciò accadeva.
Assolutamente non disdegnavo quando era lui a cercarmi in quel senso. Diciamo
che ero nella norma.
Ora non lo sono più. Ora sono sopra le righe. Ora ho
oltrepassato il limite della decenza e posso dire con assoluta certezza, senza
margine di dubbio, di essere una martora nella stagione degli amori. Peccato o
per fortuna, bisogna ancora valutare i pro e i contro, non credo proprio di
essere destinata a spegnermi appena il periodo sarà passato. Proprio no.
Ci sono momenti, parecchi momenti, dove manderei al diavolo
il nostro accordo di andarci con calma e gli strapperei i vestiti di dosso. A
morsi. Non sfilarli in maniera irruenta e sbrigativa, no…mi considererei ancora
recuperabile se fosse così. Quando dico che glieli strapperei di dosso intendo
nel senso più letterale possibile del termine.
Glieli. Strapperei. Di. Dosso.
Non so se sono riuscita a rendere bene il concetto, ma tanto
per chiarirvi vi dico che io, in questo momento, sono davanti alla cassettiera
della mia camera da letto, con il primo cassetto spalancato a vagliare il mio
abbigliamento intimo ripetendo nella mia testa “pensa come un uomo” per cercare
di scegliere un completo abbastanza carino che possa far venire a lui la voglia
di strapparmi i vestiti di dosso.
Lo so, sono una codarda. Utilizzo questi mezzucci subdoli
per far si che sia lui a rompere il nostro tacito accordo per sbarazzarmi
dell’incombenza. Codarda e scarica barile.
E ora vi chiederete anche a cosa cacchio serva, dato che lui
più che infilare le mani sotto la mia maglietta, senza mai arrivare a sfilarla,
non fa.
Visto che mi ha trasformato in una ninfomane impropria (sono
dipendente solo ed esclusivamente da lui), ho tutta l’intenzione di vestirmi
davanti a lui oggi, in modo che veda cosa nascondono i miei vestiti, se ne bei,
e poi decida di non farmi vestire per dilettarci in un’attività a me molto
gradita che prende il nome di…
Cazzoooooooo!!!! Sono davvero ninfomane allora! Però quelle
mani… quei baci… quei morsi…io li voglio! Li volevo stanotte, li voglio ora, li
voglio più tardi, li voglio per quest’ultima notte sotto lo stesso tetto, li
voglio! Lo voglio!
Ok, Ale basta! datti una calmata!
Si, il cazzo! E scusate il francesismo.
Voglio proprio vedere qualcun’altra al mio posto, dopo mesi
di astinenza. Finalmente arriva un uomo che ti fa sesso solo a guardarlo, che
in più è anche la copia terrena del principe azzurro e, come se non bastasse, è
il tuo ragazzo…
È il mio ragazzo…
Ed ecco che dalla versione Lolita, la mia faccia prende l’espressione
alla “kiss me Licia”. Mi vedesse Beck, chiamerebbe immediatamente un’esorcista.
Ho esattamente gli occhi a cuoricino, come li chiama lei. Sospiro pure, indice
di quanto io sia un codice rosso.
È il mio ragazzo.
È mio.
E lui ieri mi ha definita sua.
Lui è mio e io sono sua.
Scambio biunivoco.
È mio e io sono sua.
Ridacchio pure da sola, sentendo il mio stomaco solo per via
delle farfalle che ci svolazzano dentro. Secondo me si sono infilate anche
nelle vene e sono arrivate fino al cuore, perché non è possibile che batta così
forte.
È il mio ragazzo.
L’uomo che sta salendo le scale della mia camera da letto,
che mette a lavare le sue magliette con le mie nel cesto della lavatrice, che
dorme tra le mie lenzuola e gironzola mezzo nudo per casa mia è il mio ragazzo.
È. Il. Mio. Ragazzo.
Wow!
È bello dirlo di nuovo con qualcuno di reale. Robert è il
mio ragazzo.
Quindi urge essere presentabile anche sotto i vestiti.
Insomma, sarebbe poco carino fargli trovare l’intimo spaiato no?
Allora. Con calma. Colore? Il nero sembrava piacergli ma…
non potevo nemmeno dargli l’idea di una che sceglieva l’intimo solo ed
esclusivamente in base al suo gusto no? tanto poi a che scopo? L’avrebbe
strappato via con i denti perciò… Ale basta! non ti ha strappato via l’intimo
con i denti, ma con le mani come tutte le persone normali! Però che bello se lo
facesse con i denti! Sentire il respiro mentre… Ooooh!!!!! Basta!
Allora seriamente adesso. Basta scuro, proviamo con il
chiaro. Per il reggiseno no problem, dato che non sopporto il balconcino, non
c’è molto da scegliere a parte il triangolo. Un problema risolto.
Ora tutto sta nel pezzo di sotto.
Slip? Troppo casta? Troppo bimba? Beh, certo se metto quelli
di Hello Kitty o di Pukka per forza…
Perizoma? Ok forse così diventa un po’ troppo esagerato dato
che non devo mettere pantaloni attillati e tantomeno gonne di maglia che fanno
vedere il segno quindi…
Brasiliana? Sembra un buon compromesso tra i due ma l’ho già messa l’altra notte,
non vorrei essere ripetitiva.
- che stai facendo, tesoro?-
Cazzo! Beccata in pieno a scegliere la via che lo porterà al
peccato.
- emmm… niente perché?-
Mi giro a guardarlo appoggiandomi alla cassettiera in modo
da chiuderci dentro la mia biancheria intima. So che l’ha già vista. Ma un
conto è vederla tutta ammucchiata, un altro è tirarla fuori con il chiaro scopo
di sedurlo. Sono una martora, lo so.
Prendo il telecomando dello stereo sulla cassettiera,
cercando di essere il più naturale possibile come se non avesse interrotto
nulla di particolare. Accendo la radio e mi tiro sulla testa il cappuccio
dell’accappatoio per continuare a frizionarmi i capelli umidi.
You let me violate you, you let me desecrate
you
You let me penetrate you, you let me complicate
you
Help me I broke apart my insides, help me I’ve
got no soul to sell
Help me the only thing that works for me, help
me get away from myself
I want to fuck you like an animal
I want to feel you from the inside
I want to f…
Cazzooooo!!!! Pavimento apriti e inghiottimi! Anche la radio
è contro di me! La spengo con un gesto rapido del telecomando e lancio
imprecazioni mentali all’aggeggio elettronico infernale e traditore.
Dannazione! Ci voleva anche la canzone che esternasse le mie scelleratezze
mentali e poi ero a posto, soprattutto dato che non era il sesso baci, coccole
e carezze quello a cui pensavo stanotte. Oddio, Ale basta!!!
Mi concentro sull’asciugare i capelli a testa in giù che
forse è meglio.
- beh, era carina come canzone. Perché hai spento?- chiede
con voce innocente inginocchiandosi davanti a me.
- eh beh… perché…- perché cosa? Dillo Ale che sei arrivata
al capolinea della sopportazione! Dillo che lo vuoi e facciamola finita con
questa pagliacciata. Non vogliamo aspettare, io non voglio aspettare. Cazzo,
scelgo completino per svegliare il suo lato animale! Decisamente l’ultima cosa
che voglio fare è aspettare!
Con il viso in fiamme, mi decido ad alzare gli occhi su di
lui.
Si è rasato di fresco. L’odore del mentolo della schiuma da
barba mi sbatte addosso, misto al suo profumo irresistibile. Ha i capelli umidi
tutti arruffati e…oddio no… senza maglia solo con i jeans addosso quest’uomo è
la reincarnazione della tentazione. L’unica cosa che vorrei fare ora è
lasciarmi cadere sul letto e trascinarlo con me, ma non ce la faccio. La bellezza
dei suoi occhi azzurri, del suo sorriso sghembo appena accennato e delle
goccioline che ogni tanto cascano dai capelli umidi mi blocca. Li, ferma,
immobile. Incapace di parlare e di pensare. Desiderio e dolcezza, forza e
tenerezza, passione e premura tutto in quegli occhi.
- non me lo vuoi dire quello che stavi facendo?- riprende
guardandomi di sottecchi. Ancora chinato davanti a me, sposta l’accappatoio e
mi scopre un ginocchio.
- io…stavo…-
- che stavi facendo davanti a quel cassetto tesoro?-
Deposita un piccolo bacio sul ginocchio e un altro, e un
altro, e un altro ancora sempre salendo e non sciogliendo mai il contatto
visivo con me. Con le dita sposta lento e provocatore la spugna
dell’accappatoio e sale con la sua scia di fuoco sulle mie gambe. Oddio… non so
se essere felice di questa lentezza esasperante che mi provoca ondate continue
di brividi e vampate di calore ai limiti dell’autocombustione, oppure non
esserlo e allungare una mano fino a tirarlo per la cintura ancora sbottonata
del jeans e farlo stendere su di me.
- vuoi dirmelo che stavi facendo o devo continuare la mia
tortura?- soffia con voce roca passando all’altro ginocchio e ripetendo gli
stessi gesti.
- secondo te cosa scelgo? - rantolo non trattenendo più
l’istinto di rovesciare la testa indietro e lasciarmi cadere completamente sul
materasso.
- fammi indovinare…-
Sale ancora con i baci, lungo le cosce. Soffia, bacia,
mordicchia…fino ad arrivare a pochi centimetri dalla cintura. Fino ad arrivare
a un passo dal farmi gridare senza aver fatto niente di così particolare da
meritarlo.
Non sento più la sua bocca sulle gambe. Cazzo no! Si è
fermato! Ma perché si ferma sempre? Ma non mi vuole un po’ anche lui? Cristo
sono qui, su un letto, con solo un accappatoio addosso! Vuole un invito scritto
in carta bollata con ricevuta di ritorno?
- dai Ale, dimmi che stavi facendo- soffia sul mio collo.
Quando il materasso si piega capisco che non ha per niente abbandonato il campo
ma è solo salito sul letto. Apro gli occhi e lo trovo a carponi sul letto,
esattamente sopra di me.
- Rob…io stavo…- cerco di iniziare mentre lui si abbassa sul
mio collo.
- …stavi?-
Riesco a trovare il controllo necessario per allungare le
mani e intrufolare le dita tra i suoi capelli umidi. Sentire la pelle nuda contro
gli avambracci e allo stesso tempo la stoffa del suo jeans sulla mia pelle è
una cosa che mi fa uscire fuori di testa. È un a fantasia che si realizza
vederlo così. Capelli bagnati e jeans aperti: visione di uomo più celestiale e
sexy non esiste.
- stavi forse scegliendo un completino sexy per me, tesoro?-
sussurra con voce roca al mio orecchio.
- emmm…veramente…- Ma perché mi fa domande a cui per colpa
sua non riesco a rispondere? Appena formulo un pensiero di risposta, mi bacia e
mi porta via fiato e parole, strappando via da me un mugolio di piacere
intenso.
- era un si?- lo sento sorridere sulla mia pelle.
La sua mano scivola sotto l’accappatoio sotto la cintura e
non trattengo l’istinto di tirare su un ginocchio e cingergli il fianco. I
brividi ormai non fanno che scuotermi e il calore è in continuo aumento.
È un lento gioco di tortura quello che sta facendo. È come
mostrare a una persona golosa un dolce buonissimo, facendole passare il piatto
avanti e indietro sotto il naso senza mai dargli un cucchiaino. E lui fa
esattamente quello. Sfiora le mia gambe un po’ in punta di dita, un po’ a mano
aperta, arrivando all’inguine e tornando indietro. Mi scopre le spalle,
dissemina il mio petto di baci ma non scende di più.
- e dimmi…perché vorresti metterti un completino intimo
quando…per me dovresti stare sempre così?-
La sua voce è sempre più roca. Le sue mani sempre più
audaci.
Con entrambe le mani avvicino al suo viso al mio e lo bacio
mettendo fine alle sue chiacchierate in solitaria e cercando di trasmettergli
il mio desiderio.
Forse riesco nel mio intento perché non è per niente
delicato e premuroso nel bacio. È passione pura. È fuoco. È forza. È mio.
Audace come forse sono stata ben poche volte in vita mia,
prendo la sua mano e la porto sul nodo della mia cintura, un chiaro invito a
scioglierlo, che lui coglie.
Con una carezza leggera si infila nell’apertura e
accarezzandomi i fianchi sposta definitivamente l’accappatoio, legato a me
soltanto più per il tramite delle braccia.
Il suo corpo forse è ancora più caldo del mio ma questo non
fa altro che aumentare la mia voglia di lui.
Chissene frega se sono una ninfomane, chissene frega se
stiamo correndo troppo, chissene frega di tutto. Non ho mai percepito così
tanto me stessa come in questo momento.
Sento tutto. Sento i brividi, sento il caldo, sento i
leggeri colpi di lingua sotto le mie labbra, sento la scia dei suoi
tocchi…sento qualsiasi spostamento, sento il suo cuore battere forte sul mio,
la sua mano che si intreccia con la mia sulla sua nuca. Il suo respiro che si
mescola con il mio e sento…
Una vibrazione… una vibrazione insistente…dal suo jeans…
Mugola infastidito, ma la vibrazione continua. Adesso
proprio ringhia infastidito e si infila una mano in tasca per togliere
l’aggeggio rompipalle. Ci giriamo entrambi verso lo schermo dell’iPhone
e leggiamo “numero sconosciuto”.
- tesoro scusa, a questa devo proprio rispondere- dice
alzandosi di botto da me e gattonando sul materasso fino a scendere.
Posso dirlo? Posso? Sarà la centocinquantesima volta che lo
dico oggi ma… CAZZOOOOOOOOOOOOO!
Stizzita, chiudo l’accappatoio e mi alzo dal letto. Lui è
sceso di sotto e borbotta al telefono fino a quando non lo sento chiudere dopo
qualche secondo e tornare di nuovo su da me.
Te la do io la chiamata a cui devi proprio rispondere dopo
avermi portata sull’Everest come livello ormonale!
Riapro nervosa il cassetto della mia biancheria intima e
cerco gli slip di cotone che in genere uso per i miei giorni di indisposizione,
dato che si adattano meglio ai problemi tecnici della situazione. Con quelli
addosso, l’avrei fatto prima arrivare alla pazzia e poi scendere di botto non
appena li avesse visti. Tiè! Il cotone bianco e le mucchette disegnate sopra
faranno al caso mio.
- scusami tesoro- dice arrivando di corsa dietro di me dopo
aver agganciato la chiamata.
- mm-mmm -
Grande Ale, fredda e impassibile. Terminator diventa il
Bianconiglio in confronto a me in questo momento.
- ehi…dovevo rispondere, non potevo riattaccare- continua
dolce lasciandomi dei baci lungo la spalla.
Fai bello mio, fai pure. Tanto non ci riesci a ritrascinarmi
nel letto. Si vabbè Ale, raccontalo a qualcun altro. Ancora due minuti e sarai
tu a trascinarcelo.
- sei di nuovo alle prese con l’ardua scelta?- chiede
sporgendo la testa oltre la mia spalla per guardare nel cassetto, limitandosi
solo ad abbracciarmi.
- non direi. Ho già scelto- dico non negandomi il piacere di
sentire la sua delusione quando vedrà che razza di intimo antistupro ho scelto
per lui. Sollevo gli slip bianchi di cotone con le mucchette disegnate sopra e
le giro dall’altra parte, dove la scritta “je t’aim-uuhhhh” fa bella mostra di
sé.
- oddio…- mugola appoggiando la fronte sulla mia spalla.
- Ale come facevi a saperlo?- chiede in un simil lamento.
- che cosa, Rob?- chiedo innocente, come se non fossi io
quella che cercava vendetta.
- che le mucche sull’intimo di una donna sono la mia
fantasia erotica preferita- dice guardandomi come se gli avessi fatto un
grandissimo regalo portatogli da Babbo Natale in persona.
- che?- mi scappa mentre lo guardo incredula. Non può
piacergli sta roba! Ma che razza di uomo montato al contrario è? Mucche e
cotone al posto di pizzo e raso? Oddio, e io che mi scervellavo tanto! A
saperlo mi sarei risparmiata un’ora d’indecisione e a quest’ora sarei già
vestita e presentabile.
Eh beh…non potevo pretendere chissà che. La perfezione
doveva pure avere un limite.
- non mi dire che pensi che io dica sul serio!- chiede
sconvolto, quando chiudo il cassetto e mi siedo sul letto per iniziare a
vestirmi.
- perché? Non avevi la faccia di uno che scherzava-
Cioè, fatemi capire? è traumatizzato si o no dalla mia
scelta?
- Allora sono un attore più bravo di quello che pensassi, mi
faccio i complimenti da solo-
- aspetta, riavvolgi. Che stai dicendo?-
Sbuffa e alza gli occhi al cielo. Pure? Cioè io una persona
più criptica di lui non la potevo incontrare, davvero.
Si china a strapparmi dal piede lo slip e lo caccia nel
cassetto nascondendolo sotto strati e strati di roba, per poi tirare fuori un
completo beige.
- questo direi che va meglio- dice porgendomelo – sbrigati a
vestirti che dobbiamo scendere, io arrivo subito, ok?- mi da un bacio veloce
accompagnato da uno dei suoi sorrisi mozzafiato e si fionda di sotto, dopo aver
afferrato una maglietta a caso dalla sedia vicino alla scala. Qualche secondo
dopo sento la porta dell’ingresso sbattere, segno che è proprio uscito di casa.
Ok. La cosa inizia a diventare strana. Non dico sospetta, ma
strana si.
Prima il telefono, poi le mucche, poi il fatto che esce di
corsa da casa dicendomi che torna subito. Non ultimo il fatto che mi rifiuta
per un telefono. Devo preoccuparmi?
Dai Ale che paranoica che sei! Se ti devi proprio
preoccupare di qualcosa, sai benissimo che tutte le cose su cui dovresti ragionare
sono li ad aspettarti. Scervellati con quelle se proprio non sai cosa fare. Non
stare a cercare significati nascosti in cose che sono perfettamente normali.
Stai diventando peggio di Beckie!
Detto questo, lungi da me la tentazione di continuare a
cercare motivi nascosti, mi vesto, mettendo su le prime cose che mi capitano a
tiro.
Non avevamo nulla in particolare in programma, magari
saremmo solo scesi a mangiare un gelato. Non facevamo chissà quali cose
stratosferiche da primi appuntamenti, tipo giri sul battello attorno alla
Statua della Libertà, giri a Time Square, visite a musei vari e simili.
Sarebbe stato carino, certo ma forse non eravamo più nella fase del “doverlo
fare”.
A dir la verità, non so in che gradi dovrebbe procedere una
coppia come la nostra. Stiamo facendo tutto al contrario: prima conviviamo, poi
andiamo a letto insieme, dopo ci baciamo e ora penso al primo appuntamento. Poi
dicono che la storia di Edward e Bella è anticonvenzionale. Che la Meyer si
faccia un giro a casa mia e dopo ne riparliamo.
Infilo alla svelta una maglietta e una gonna di jeans.
Mentre mi lego i capelli, recupero da sotto al letto un paio di ballerine che so
per certo essere comode, evitando così i problemi dell’ultima volta che ne ho
messe un paio.
Appena il tempo di riempire la borsa e passare il burro
cacao sulle labbra, che la porta si apre e la sua voce mi chiama.
- Ale scendi?-
- arrivo-
Mi do un’ultima occhiata alla svelta allo specchio del comò
prima di decidermi a scendere, pensando di essere forse presentabile.
Stavo per aprir bocca per dire non so più quale scemata, ma lui
mi anticipa.
- non dire niente, chiudi casa e scendiamo- dice prendendomi
per mano euforico come poche volte l’avevo visto.
- Rob si può sapere che c’hai oggi?- gli chiedo con un tono
che non voleva essere così esasperato come mi è uscito mentre chiudevo a chiave
il portoncino.
- lo scoprirai presto. Ora vieni-
Tenendomi per mano, quasi corre giù dalle scale, tanto che
più di una volta ho rischiato seriamente di prendermi una storta per star
dietro alle sue falcate.
Arrivati davanti al portone, mi copre gli occhi con entrambe
le mani e subito uno sbuffo parte dalla mia bocca. Odio le sorprese. Non i
regali, attenzione. Solo le sorprese.
Non per qualcosa in particolare, ma le odio. Io non le so
fare, perché non riesco mai a trattenermi dal confessare cos’ho in mente, e in
più quando gli altri mi dicono “sorpresa” io li torturo finchè non mi dicono in
cosa consista. Io devo sapere le cose, non mi piace trovarmi impreparata
davanti alle situazioni, che posso farci?
- sempre fiduciosa, vedo- commenta Rob sarcastico al mio
sbuffo scocciato.
Per un attimo mi copre gli occhi con una mano sola, mentre
con l’altra intuisco che apre il portone dal cigolare dei cardini.
- attenta ai gradini-
- lo so, Rob. Conosco casa mia-
- mi scusi, signorina. Non c’è bisogno di essere così
acida!-
- forse. Ma sai che non mi piacciono le sorprese-
- si, lo so. Ma questa ti piacerà. Sei pronta?-
- ho forse scelta?-
- veramente si, solo che non so quanto te ne pentiresti
dopo-
- uff…-
- dai, tesoro, sii un po’ positiva-
- ma io sono positiva!-
Talmente positiva che mi stavo lanciando da un balcone! No,
Ale, no. Non pensare, ricordi? Non pensare!!!
- e allora cosa sono quei meno rossi che vedo sulla tua
testa come nei personaggi di The Sims?-
- giochi a The Sims?-
No, fatemi capire. Robert Pattinson…gioca a The Sims? Alla
famiglia, a nutrire gli omini, vestirli, sposarli e farli divertire? Non ci
credo manco se lo vedo.
- tra le altre cose…Ma non è di un videogioco che stiamo
parlando adesso. Allora…pronta?-
- pronta- sbuffo.
- ok, torniamo di sopra. Non ti faccio vedere la tua
sorpresa- dice sbuffando sconsolato facendomi voltare verso di lui e tenendo
ancora una mano sui miei occhi.
- nooo…- mugolo mentre riprende a camminare.
- ma hai detto che odi le sorprese- dice divertito
fermandosi.
- si, ma ora mi hai messo la curiosità. Daiiii!- lo prego. E
scusate, prima lancia il sasso e poi nasconde la mano? e no, ora io voglio
sapere. Anche perché quella situazione iniziava a piacermi, anche se mi guardo
bene dal dirglielo.
- convincimi- sbuffa lui sempre con una mano sui miei occhi.
Gli butto le braccia al collo e inizio la mia opera di
corruzione con tanti piccoli bacetti miciosi e sdolcinati di come forse, anzi
sicuramente, non ne ho mai dati in vita mia. Non sono una da sdolcinatezze,
peluche e cioccolatini.
- ti prego- mugolo peggio di un gatto che fa le fusa.
- sei tremenda- soffia sulla mia bocca cercandola ancora.
- lo so, ora posso avere la mia sorpresa?-
- cioè tu mi seduci in mezzo alla strada solo per avere la
sorpresa?-
- zitto tu, che mi hai lasciata su un letto per un
telefono!-
- era per la tua sorpresa, come vedi l’ho fatto per te-
Indecisa se accettare o meno la sua versione dei fatti mi
lascio voltare e aiutare nel fare i due passi per riportarmi dove eravamo
prima.
- allora. Pronta?-
- si-
- sicura?-
- hai intenzione di tirarla avanti ancora per molto?-
- scusa ma è troppo divertente!-
- contento tu-
- uff…non c’è gusto con te. Un pochino di entusiasmo in più?
Le mie nipoti di un anno mi danno più soddisfazione!- brontola nel chiaro
tentativo di portarmi all’esasperazione. Lo so che è così. La sua risata mal
celata dal tono irritato ne è una prova inconfutabile.
- dai Rob, per piacere, posso guardare?- chiedo di nuovo col
tono petulante di una bimba capricciosa. Ma tu guarda che mi tocca fare!
- molto meglio, grazie- soffia al mio orecchio prima di
darmi un leggero bacio sulla guancia – allora… uno, due, due e mezzo….due e tre
quarti….tre!-
Qualcuno mi prenda a schiaffi per favore. Mi dia un
pizzicotto o mi tiri una secchiata d’acqua gelida in testa perché la Volvo C30,
con un fiocco rosso legato allo specchietto, non è possibile che sia per me. E’
sicuramente di qualche sposa trash che ha deciso di mettere i fiocchi rossi
all’auto degli invitati, ma non è mia.
Mi guardo intorno in cerca di altri fiocchi rossi, ma non ce
ne sono. Al massimo uno bianco sporco, tutto sfilacciato, legato all’antenna
radio di una Seat. Niente rosso da nessuna parte, tranne che sulla Volvo.
- …Rob…qu-questa … non è… vero?- balbetto indicando la
macchina con il dito. Qualcuno mi regga, per favore. Credo di essere sul punto
di svenire.
- questa è una macchina, Ale. Dicesi macchina un veicolo
generalmente a quattro ruote, mosso da un proprio motore per lo più a
combustione interna, destinato al trasporto su strada di persone- ribatte
saccente manco fosse un rappresentate di enciclopedie che per far bella figura
ha imparato alcune definizioni a memoria.
- lo so cos’è una macchina Rob, ma questa non è una macchina –
- a me pare di si. Ha quattro ruote, se apro il cofano
scommetto che c’è anche un motore e guarda un po’! da quel che vedo dai
finestrini sei fortunata perché ha pure i sedili- mi prende in giro mettendomi
in mano un telecomando.
Mi ha regalato una macchina. Non mi ha regalato una
macchina, ma LA macchina. Chissene frega se è quella del film! Questa è LA
macchina per eccellenza, indipendentemente dal marchio Cullen che sicuramente
c’è sulla pubblicità.
- Rob, forse non mi sono spiegata. Questa non è una
macchina, questa è LA macchina per eccellenza. È la Ferrari del popolo, mi
spiego?-
La mia curiosità e la mia contentezza prendono il
sopravvento sul buon senso e prendo a gironzolare attorno alla vettura felice
come una bambina davanti all’ingresso del paese dei balocchi.
- attrito interno ridotto, gestione elettronica del motore,
distribuzione a fasatura variabile e iniezione diretta Common Rail. Lunghezza
4,25 m,ottima accelerazione ed aderenza, per non parlare poi del sistema
antisbandamento. È un diesel?-
- emmm…si, si è un diesel- risponde con le mani in tasca
dondolandosi da un piede all’altro.
- allora ha anche l’antiparticolato. È dotata di alti
sistemi di sicurezza e consuma pochissimo. Ora capisci perché questa è LA
macchina?- concludo la mia presentazione con un sospiro guardando quella
meraviglia grigio metallizzata.
- ma ti sei bevuta il Quattro Ruote? Come le sai tutte ste
cose?- mi chiede sconvolto venendo vicino a me ad abbracciarmi da dietro. Il
suo sorriso era immenso e non poteva far altro che essere più che contagioso.
- mi piacciono i motori e la velocità- ammetto
abbandonandomi nel suo abbraccio.
- però non sapevi dove si trovasse un meccanico vicino a
casa tua- mi prende in giro cullandomi nel suo abbraccio.
- ehi! Chi ha detto che so dove metterci mano alle macchine?
Io le guido e basta –
È una meraviglia. Dire che sono in estasi è dire davvero
poco. Sono in paradiso. Ho sempre sognato una macchina così. Adoro guidare, amo
guidare. È una delle poche cose nella vita, almeno che io riesca a trovare, che
mi piaccia sul serio. Persino quando sono incarognita al volante mi piace,
anche a stare in coda mi diverto. È uno sfogo, è adrenalina pura.
Ma quella è un’adrenalina un po’ troppo costosa e non posso
assolutamente accettarla. È stato bello pensare di poterla guidare per un
attimo, ma “la cosa giusta da fare”
reclama la mia attenzione
- ti piace?-
- Rob è stupenda, davvero ma… non posso accettarla-
Abbandono il suo abbraccio e mi dirigo verso l’ingresso del
palazzo per sedermi sui gradini dell’ingresso. Giusto per ammirare la Volvo un
altro pochino. Rob mi segue e, paziente, si china sulle ginocchia davanti a me.
- e perché scusa?-
- hai idea di quanto costi questa macchina?-
- certo che lo so, l’ho comprata io!-
- ecco, appunto. È troppo. Riportala subito indietro-
- non posso. Ho già fatto fare la voltura e le carte
dell’assicurazione aspettano la tua firma-
Che? No, non è possibile. Qui, lui e il suo sorriso
sornione, mi stanno di nuovo prendendo in giro.
- non mi prendere in giro-
- non lo faccio. Ieri hai detto che ti piaceva e volevo
procurarti un mezzo che non ti esplodesse sotto i piedi mentre cammini-
continua pratico, come se regalare una Volvo fosse una cosa che fa tutti i
giorni.
- piantala di prendermi in giro! Ci vanno almeno tre giorni
per la voltura, quindi la puoi ancora portare indietro-
- ah, tesoro mio, quanto sei ingenua su come va il mondo- mi
canzona con un buffetto sulla guancia.
- fantastico, ora non mi dire che hai dato anche la mazzetta
al rivenditore!-
- ehi! Mi ha messo anche i cerchi in lega e i twitter
dell’autoradio, sono stati più che ben spesi-
- Rob davvero…-
Il suo sorriso si fa, se possibile, ancora più dolce e i
suoi occhi ancora più luminosi. Con i riflessi del sole che giocano con i suoi
capelli, sembra quasi biondo miele, e non biondo cenere.
Ma cos’ho fatto io di tanto buono nella mia vita da
meritarmi prima Matt e poi lui?
Può tanta bellezza e bontà essere data a una persona sola?
- è tua, tesoro. L’ho presa per te perchè voglio sapere che
la mia ragazza non rischierà la vita ogni volta che salirà sulla sua auto, che
tra parentesi le ho sfasciato io. Non puoi accettarla e basta? tanto chi mi
dice che non ti saresti rifatta la macchina nuova lo stesso con i soldi dell’assicurazione?-
- eri odioso e spaccone, mi sarei comprata io il Porche con
quello che ti avrei scucito- lo prendo in giro cercando di non commuovermi
troppo.
- ecco appunto, quindi mi hai fatto un favore no? una Volvo
costa meno di una Porche.-
- io non so cosa dire, Rob…davvero-
- vederti felice è il miglior ringraziamento, tesoro-
- io non sono felice. Io sono molto più che felice!-
Mi mette un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e si sporge
a darmi un piccolo bacio sulla punta del naso. Non ce la faccio. Non trattengo
più la commozione, che si manifesta nell’impulso irresistibile di baciarlo e
stringerlo forte, per assicurarmi che sia vero. Che sia mio sul serio.
È bellissimo baciarlo, è bellissimo stringerlo, è bellissimo
tutto con lui.
Anche quando mi lascia sul letto per rispondere al telefono,
anche quando la notte mi sveglia perché scalcia di continuo e mi ruba le
lenzuola, anche quando mette i suoi boxer scuri a lavare assieme alla roba
bianca e io me ne accorgo giusto un secondo prima di farla partire. È
bellissimo. Tutto con lui è meraviglioso.
- mi hai regalato una macchina - riesco a realizzare tra un
bacio e una lacrima e l’altra. Nel frattempo riesco anche a ridere, ormai il
mio sistema emozionale è andato a farsi un giro.
- ti ho regalato una macchina - mi da conferma sulle mie
labbra, asciugando le piccole gocce che ormai scendono senza fine dalla
felicità con i pollici.
Ho un ragazzo meraviglioso. Che è molto più di quanto io mi
meriti perché io… no, non pensare!
Dopo troppo poco tempo per i miei gusti, si alza, sorridendo
e trascinandomi con sé.
- dai sali. Non vuoi provarla?- dice rimettemdomi in mano le
chiavi. Rimango interdetta. Davvero voleva farla guidare a me? beh…di solito
gli uomini detestano quando sono le loro donne a scarrozzarli.
- non vuoi guidare tu?- chiedo scettica e incredula.
- Ale, la macchina è tua-
- si lo so, ma pensavo la volessi portare tu-
- io so già com’è guidare una Volvo, Ale. Provala tu,
adesso-
E con questo chiude la discussione infilandosi
nell’abitacolo dal lato passeggero.
Ok, Ale. Un bel respiro profondo. Un altro. Stai per guidare
per la prima volta l’auto dei tuoi sogni. Ahhhhhhhhh!!!!!!!!
Scusate ma l’urletto
liberatorio, almeno mentale, ci andava!
Prendendo l’ennesimo respiro profondo, mi decido ad entrare
anche io nell’abitacolo. E ci manca seriamente poco che io sbavi sul volante.
I sedili in pelle nera, la tastiera opaca argentata del
cruscotto, il marchio Volvo lucido al centro dello sterzo. Una reliquia.
- hai intenzione di farla partire prima o poi?- chiede
divertito Rob, rigirandosi il fiocco rosso tra le mani, dopo averlo staccato
dallo specchietto.
- cosa?- chiedo riemergendo dal mio stato di grazia e
letizia.
- la chiave nel quadro…non si gira da sola, per quanto
questa macchina sia automatizzata, tesoro- ripete dolce accarezzandomi una
guancia con un dito.
- lo so …è che ancora non ci credo-
- credici, Ale. Dai su. Parti. O ti devo insegnare come sia
accende?-
- Rob, forse è il caso che tu metta la cintura. Oggi ti farò
vedere cosa può fare veramente una Volvo- dico seria. Oggi mi sarei divertita
un sacco con quella macchina. L’autostrada sembrava proprio fare al caso mio, anzi no.
Le strade vicino all’aeroporto erano il massimo per chi voleva correre.
- wow, devo avere paura?- mi canzona seguendo però il
consiglio.
- no, perché? Non per dirtelo ma sei tu più al sicuro in
macchina con me al volante che non io dal lato passeggero se dovessi guidare
tu- lo riprendo facendo manovra per uscire dal parcheggio.
Mi faccio tirare fuori dalla borsa i suoi Ray Ban, ormai
ufficialmente miei, e li inforco prima di immettermi nel traffico che mi avrebbe
portata sulla tangenziale.
La macchina è una vera e propria prosecuzione delle mie
gambe. Basta un niente perché acceleri, le frenate sono perfette e la frizione
è morbidissima.
Dopo un po’ di tempo, credo dovuto al fatto di volersi
abituare alla mia guida, Rob finalmente si rilassa sul sedile, arrivando
addirittura ad accendere l’autoradio.
- dovrò riempirti il cruscotto di musica, tesoro. Non va
bene viaggiare con un autoradio del genere senza cd- commenta smanettando con
il tastino per mandare avanti le stazioni radio, con quello dei bassi e la
rotellina del volume.
- non basta il fatto che mi hai comprato l’auto? Anche alla
musica ci devi pensare tu?- chiedo tutta uno zucchero, divertita e lusingata
dalla sue attenzioni.
- senti già è imbarazzante che sia tu l’Edward Cullen della
situazione e io la Bella Swan, almeno fammi pensare alla musica dato che è il
mio campo- borbotta ridacchiando cercando chissà quale stazione radio
particolare.
- come sarebbe che io sono Edward e tu sei Bella?-
- sarebbe che tu guidi una Volvo e pure bene, mentre io è
già tanto se le macchine le metto in moto-
Scoppio a ridere a quell’affermazione. Lui un po’ fa
l’offeso e un po’ ride con me, indeciso se rassegnarsi al fatto di essere un
cane al volante e rattristarsene, o riderne con me.
Continuiamo a ridere e a cantare canzoni radio a squarcia
gola, finchè non arrivo alla mia destinazione, ossia la complanare. Il bel
vialone libero, spazioso, di asfalto liscio che costeggia l’aeroporto.
- sei pronto?-
- oddio, ora ho paura. Non era già finito il giro
turistico?- chiede aggrappandosi con entrambe le mani al bordo del sedile.
- veramente deve ancora iniziare- ammetto iniziando la mia accelerata.
- tesoro…non per farmi i fatti tuoi, ma fin dove hai
intenzione di portarlo quel tachimetro?- quasi urla mentre io continuo a
spingere sull’acceleratore.
Dove ho intenzione di portarlo? Al limite massimo. Non si
può girare con una macchina così sotto al sedere e andare ai limiti consentiti.
Il bello sta nel tirare.
Non contenta dell’ebbrezza che mi da il non sentire quasi
più l’asfalto sotto le gomme, abbasso anche i finestrini.
L’aria mi frusta il viso, e i capelli svolazzano liberi
senza però darmi troppo fastidio agli occhi protetti dagli occhiali.
È meraviglioso. L’ho detto e lo ripeto, amo guidare. Il
senso della velocità ma al contempo della stabilità, l’adrenalina che ti sale
in corpo nel domare qualcosa di più grande e più forte di te è qualcosa di
unico e di elettrizzante. Quando poi la musica che esce dall’autoradio è quella
giusta è ancora meglio.
Dimentica di non essere da sola nell’abitacolo, mi cimento
anche nelle evoluzioni con lo sterzo. Avevo imparato da sola, a furia di
guardare degli amici che lo facevano.
Quando avevo circa sedici anni, i miei amici andavano quasi
tutte le sere a fare le corse clandestine ai mercati generali e io mi divertivo
un sacco a salire in macchina sul lato passeggero e osservare i loro piedi che
giocavano abilmente con la pedaliera, come se non fossero a bordo di dei
giocattoli di lamiera molto pericolosi, ma come se l’abile gioco di
acceleratore, freno e frizione fosse una delle cose più naturali del mondo.
Solo dopo una buona mezz’ora frenai e mi fermai per
riprendere fiato. Mi piaceva sentire il respiro che mi si mozzava in gola
quando tentavo qualcosa di nuovo, o quando sentivo che era la macchina a
portare me e non il contrario.
- Ale…ti prego, torniamo a casa- dice la voce di un Rob
molto pallido e sconvolto al mio fianco.
- Rob ti senti bene?- gli chiedo vedendo che era davvero
molto molto pallido – vieni, scendiamo. Prendi un po’ d’aria-
Gli sgancio la cintura e corro a spalancargli la portiera.
Come respira l’aria fresca fuori dall’abitacolo subito
riprende colore.
- chi sei tu? sei certa di essere la mia ragazza e non la
reincarnazione di Airton Senna?- chiede tutto sorridente ed entusiasta
scompigliandomi i capelli.
- e non mi hai mai vista su una moto- mi vanto un po’.
- beh, un giorno potresti portarmici- dice abbracciandomi e
appoggiandosi alla carrozzeria della Volvo.
-Ale, amore, allora…
freno, acceleratore, frizione, ci sei?- dice la voce di Matt attutita dal
casco.
- è la centesima volta
che me lo ripeti Matt, ho capito!- gli rispondo impaziente.
Sale con un abile
movimento atletico dietro di me e lascia le mie mani finalmente sole sul
manubrio.
- va calma, Ale. So
che a te piace correre ma qua ci ammazziamo tutti e due se sbagli- mi ammonisce
quando già stavo facendo rombare il motore.
- Matt, lo so!-
- è la prima volta che
sono scarrozzato in moto da una donna sai?-
- io è la prima volta
che porto una moto, quindi siamo pari-
Mi aveva insegnato Matt a portare la moto. Era molto
paziente con me. Mi portava sempre in questo posto a provare le guide per
prendere la patente. Voleva a tutti i costi regalarmi una moto, ma io gli avevo
sempre detto di no perché mi piaceva stare aggrappata a lui mentre guidava. Non
pensare, non pensare, non pensare.
- Si. Si Rob, un giorno ci andremo- rispondo cercando di
allontanare quel ricordo da me. Io ho scelto.
Un aereo davanti a noi sta iniziando la manovra di decollo.
Il rumore assordante del motore mi romba nelle orecchie, e l’aria che solleva
mi sbatte i capelli in faccia.
Rob dietro di me è un appoggio sicuro, morbido e
rassicurante. Il mio appoggio, il mio sostegno, la mia emozione più intensa, la
mia scelta. Il mio ragazzo.
abbigliamento
canzone che trova Ale per radio - Closer
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Capitolo 26 *** capitolo 26 ***
capitolo 26
salve, salve, salve. Lo so, sto postando a degli orari strani
ultimamente ma purtroppo per preparare gli esami non posso scrivere il
pomeriggio e mi tocca farlo la sera, anzi la notte, postando quando capita.
Mi spiace quindi se i post sono rallentati ma faccio davvero il
possibile e l'impossibile. Portate pazienza. E' questo il motivo per
cui ho risposto stringatamente alle vostre recensioni la volta scorsa e
con molta probabilità dovrò fare anche ora. I vostri
commenti sono più che graditi e mi riempiono davvero di gioia.
Fosse per me passerei ore a parlare con ognuno di voi, ma capitemi. E'
un periodo un pò pieno per me che spero passi presto.
Spero comunque che continuiate a leggere, a seguire e a lasciare commenti e suggerimenti.
Premetto che sono io stessa un
pò scettica su questo capitolo, non in merito al contenuto che
secondo me è importante per la storia ma riguardo a come l'ho
scritto. Sono un pò dubbiosa, ma lo rimetto comunque al vostro
giudizio.
voglio cmq ringraziare le 79 persone che mi hanno messo tra i preferiti, le 45 delle seguite e le 11 degli autori preferiti!
vi avviso già che una nuova
storia è in fase di elaborazione mentale, ma arriverà
solo quando questa sarà finita.
recensioni:
skitty: nemmeno io so cosa dire :) davvero. Anche se hai detto che me
l'hai già detto ( scusa il gioco di parole) sono sempre felice e
lusingata dei complimenti che mi fai ,sul serio. grazie di cuore :)
marika_bd: sono contenta che anche la scena hot ti sia piaciuta e
non l'abbia trovata volgare. la mia preoccupazione era proprio quella.
solo che mi sembra un pò assurdo limitare queste scene o
censurarle, e forse risulateranno un pò ripetitive ora ma... si
vogliono, si cercano quindi perchè non essere realisti. se non
le scrivessi sarebbe troppo assurda come cosa. quindi grazie mille per
il complimento. :)
vannyp1987: che posso dirti se non grazie :) per i complimenti, per il sostegno, per l'apprezzamento... per tutto :)
piccola Ketty: che dirti Ketty? manco a me la regalano. se ti dico che guido una multipla? XD proprio uguali eh ?
ellebaker: mi spiace che questa sia la tua ultima recensione, davvero.
ma spero che tu torni a leggere appena potrai. i capitoli credo saranno
attorno a una quarantina
quindi... c'è tempo. considerando che andrò un pò
a rilento per via dello studio. grazie per i complimenti fatti sulla
fiducia!
cricri88: oggi ti mando Quil e per
favore rimandami indietro Seth :) facciamo un pò per uno dato
che Jake te l'ho mandato e mi hai restituito un chihuahua!
parlando di cose serie...un remake
di 40 giorni e 40 notti?? ma anche si! con Rob e per Rob questo ed
altro! ma sai che? l'ho letto in un sacco di ff e non volevo essere
ripetitiva e scontata, ma ti prometto che si rifaranno :)
anche io credo che Rob non
regalerebbe mai una macchina ma.... chissà forse preso
dall'euforia. Cmq dovevo cambiare qualcosa in lui no? altrimenti vi
avrei confermato ancora una volta di avere una videocamera nascosta su
di lui 24 h su 24 e avrei dovuto condividere con voi i video :P
magari ce l'avessi!!!!
esatto Ale aggira il problema, e
come vedrai da questo chap, anche Rob lo aggira. Non ti posso dire come
reagirà Ale quando non lo aggirerà più e nemmeno
quando si deciderà ad affrontarlo. voi abbiate fede e fiducia e
se in un primo momento vorrete ammazzarmi, poi tornerete sui vostri
passi, ve lo prometto. :P
jordy Klein: grazie per i
complimenti cara :) davvero grazie. faccio il possibile per aggiornare
presto, ma tranquilli. questa ff vedrà anche una fine, questa
volta sicuramente.
cicci12: ehhhhhhhh
perchè perchè perchè.... perchè sogno ad
occhi aperti ecco perchè :P no a parte questo... penso sia
normale in una coppia come la loro l'attrazione, e non mi freno dal
metterla a costo di essere stata un pò ripetitiva in questi
ultimi capitoli :) perdeva di realismo altrimenti :P non voglio nessuno
sulla coscienza tranquilla :) ma se è una morte felice sono
contenta di darvela.
polpettina 90: hai rubato i
rotoloni regina ad agata per il commento??? è lunghissimo!!!!
allora premettendo le tue analisia accurate circa il fatto che ale
doveva concludere, telefono o non telefono... io anche sul pavimento!
cioè lui si alza e tu lo atterri XD va be... si ne è
valsa la pena :) certo che tra te, agata e chiara per le scene hot sui
motori siete fenomenali. loro che mi chiedono di battezzare la
macchina, tu praticamente la moto, perchè non esiste vedere rob
in tenuta da motociclista e non saltargli addosso letteralemente!
si in effetti ti ho dato un
pò di spoiler e....come ben sai dovrebbe esserci ancora un
capitolo prima del matrimonio spezza castità :) e ma rob con il
vestito sappiamo tutte che effetto fa no?? mi prenderò un giorno
intero per scrivere quella scena, mi chiuderò in eremitaggio e
tu tieniti pronta a darmi istruzioni!
fallsofarc: Chia, Chia,
Chia... come devo fare con te, con i tuoi ormoni impazziti e i
miei messi assieme che non fanno altro che scolvolgermi??? come
dobbiamo fare dopo il trailer fantastico di ieri sera e le foto?
bah... io su ispirazione avrei
scritto la scena hot, ma c'erano altre scene prima che meritavano la
mia attenzione. a proposito...dimmi poi se ti riconosci in una frase
che ho scritto XD
qualcosina IN volvo???? ci
penserò cara, ci penserò lo prometto....dopo che gli
faccio prendere il via magari potrei anche considerare l'ipotesi :D
mannaggia parlare con te per ore ha
un effetto deterrente sulle mie risposte alle recensioni, perchè
ti ho già detto di tutto!!! :)
sta di fatto che non finirò
mai di ringraziarti per tutti i complimenti che mi fai e le idee che
tiri fuori, e soprattutto per incoraggiarmi a metà chap quando
in preda alla disperazione mi viene da chiederti se sto scrivendo
scemenze o se il chap va bene :) ormai mi devi sopportare :) un
bacione!
vero15star: mi spiace sentirti
così per via di Matt... ma più che abbi fede per qualche
capitolo non so cosa dirti. forse Emilie sarà la tua eroina
questa volta :)
romina75: tu mi vuoi fare arrossire
per caso???? sono contentissima di ...darti un aiuto in qualche modo ma
ho ancora un sacco da imparare davvero :) grazie mille per i
complimenti, sul serio. non so più che dire :)
ryry: sbaglio o sei entusiasta???
sbaglio vero ??XD grazie mille per la caterva di complimenti sperando
di meritarmeli anche stavolta che per via della stanchezza e
dell'insicurezza ho scritto un cahp che mi convince poco dal punto di
vista stilistico.
lazzari: Ale ha tutte le
fortune di questo mondo? si :) ha tanta tanta fortuna. la vedesse
davvero sarebbe felice ma ricordiamoci che...non lo è :)
lanemo: grazie mille per i
complimenti sul serio :) io la maglietta la sto cercando! la
vorrei anche io! così come vorrei la volvo... ma fino alla
laurea mi tocca guidare la multipla di papà.... due cose proprio
uguali eh ? XD
marina70: beh... benvenuta :)
grazie per i complimenti. :) la piega che ha preso la storia? si....
diciamo che è quello che ci sia aspetta da una ff su rob,
cioè il lieto fine, perchè già è triste
pensare che per noi comuni mortali resterà solo un sogno ad
occhi aperti e sarebbe masochistico non fingere almeno dove ci è
concesso che una storia con lui possa finire bene. però la
storia di ale è un pò complicata...quindi... ci saranno
variazioni, su questo non ci piove.
sophie88: lo so lo so lo so ma sai
che mi piace guidareeeeeeeee!!!! non vedo l'ora di prendere la laurea
solo per vedere la 500 nuova parcheggiata nel vialetto dimmi te!
mannaggia se vienei qua però un giro sulla multipla te lo faccio
fare! do il meglio di me al volante di quel camion sul serio XD (anche
come insulti)
ora la storia qua si ridimensiona un pò e torna normale e riflessiva. vedrai vedrai.
sorellina mia deb: quanto tempo...
beh parliamone...cmq sono contenta che anche questo capitolo ti sia
piaciuto, e si mi hai scritto di quello che avresti fatto tu nella
situazione di ale. non avevo dubbi! a parte che tutti quanti faremmo la
stessa cosa , cioè l'incavolatura durerebbe si e no 5 secondi.
anche tu sei una che vuole qualcosa
di hot nella volvo??? ma siete tutte all'insegna del contorsionismo
estremo???? XD e va beh... vedrò se riuscirò ad
accontentarvi.
l'ho già detto deb...
farò in modo di postare in fretta ma sono sotto periodo esami e
la sera in cervello mi fonde. mi metto a scrivere e cancello mille
volte. non è una cosa semplice da fare. ci va concentrazione e
lucidità mentale. cosa che io inizio a perdere.
Non ho mai sofferto la fine delle vacanze in vita mia.
Nemmeno quando andavo a scuola.
Mai una volta.
Oggi invece… Oggi vorrei che Allen mi desse la bella notizia
di un’altra settimana di ferie.
Alzarmi da quel letto stamattina è stata l’impresa più
titanica che mi sono trovato ad affrontare in tutta la mia vita. Prendere
tempo, infilando qualche vestito nella sua borsa da palestra, mentre la
guardavo dormire, è stato davvero straziante.
Si, lo so. Troppo melodrammatico. Ma che ci posso fare se
sono diventato un sentimentale!?
Tra un po’ finirò come Kellan che piange anche per le
pubblicità manco fosse una donna gravida e diventerò lo zimbello di Jack che
non perderà occasione di pigliarmi per il culo.
Anzi, perché aspettare Jack a prendermi per i fondelli?
Perché non iniziare da solo, visto che è la prima volta in tutta la mia vita
che sto sempre col cellulare in mano in attesa di un messaggio?
Sono qui in taxi che non faccio altro che rigirarmi il
telefono tra le dita, lasciando anche tutta una serie obbrobriosa di impronte
digitali sullo schermo che tolgo ogni cinque minuti, strofinandolo sul jeans.
Avanti, Rob. Dittelo: non sei solo uno scopa e coccola, ma
anche un apprensivo, paranoico e ansioso! Tutto coccola e niente scopa!
Vergognati!
E invece no! Mi piace questa situazione “ti voglio ma mi
fermo” molto masochistica (che poi ieri mi abbia salvato il telefono…). Mi
sento quasi un eroe a resistere così stoicamente, senza nemmeno un motivo
preciso.
Veramente un motivo c’è, almeno per me. Il nostro andarci
piano per me significa rimettere le cose nell’ordine giusto.
Abbiamo iniziato la nostra storia in un modo talmente strano
e inconsueto che non so più la tempistica quale sia. Inoltre voglio vivere
tutto con lei.
Non conto più le volte in cui vi ho detto delle mie
precedenti relazioni, e se ne parlo un’altra volta, qualcuno di voi potrebbe
prendere seriamente in considerazione l’idea di freddarmi con tutta la ragione
di sto mondo dalla sua, però… capitemi. Quello che voglio dire è che stavolta
voglio fare le cose per bene.
Voglio portarla fuori a cena, voglio regalarle fiori, voglio
ricordarmi le nostre date importanti… voglio ricevere e mandare il messaggio
del buongiorno la mattina e della buonanotte la sera.
Voglio fare le cose per bene.
Le ho regalato una macchina, lo so. Non ho fatto altro che
sottolineare quanto siamo anticonvenzionali come coppia, ma era un’esigenza
pratica oltre che dovuta, dato che l’avevo lasciata di fatto senza un mezzo con
cui gironzolare.
Non sono mai stato uno spendaccione, e non l’ho fatto per
dimostrare chissà che. Potevo portarle la Ford ad aggiustare, è vero. Ma mi
sono sentito di far così, anche perché per aggiustare quel rudere, altro che
meccanico. Persino l’acqua di Lourdes si sarebbe arresa davanti a un’impresa
tanto impossibile.
A parte questo, voglio iniziare dalle basi, e magari il
fatto di non dover più condividere lo stesso bagno può essere un’ottima
occasione per farci riprendere in mano la situazione. Che questa sia l’unica
nota positiva nel non abitare più con lei, è tutta un’altra storia che lascerei
perdere.
Però il concetto base è questo: voglio tutto.
Quindi, chissene frega se ho fatto marcia indietro! Voglio
essere un tredicenne esaltato col batticuore e l’ansia pre-appuntamento!
Dio, sono irrecuperabile.
Il taxi mi scarica davanti al Greenwich Village alle nove
esatte del mattino.
Dannazione! A quest’ora dovrebbe essere sveglia no? Deve
aprire il negozio alle dieci, lenta com’è la mattina è il caso che si svegli! E
allora perché niente messaggino sul telefono?
Cazzo Rob, ripigliati! Ti sta sfuggendo il fatto che lei non
ha niente in comune con altre ragazze.
Lei si siede sullo schienale delle panchine, mangia di tutto
con appetito, guida auto sportive come se stesse facendo una gara di rally, non
perde ore a truccarsi la mattina ed è già tanto se si ricorda cosa sia un
telefono cellulare. Lei non manda messaggini sdolcinati al suo ragazzo di prima
mattina. Stai calmo.
Si, devo stare calmo perché altrimenti rischio di
oltrepassare una linea che un vero uomo non dovrebbe mai oltrepassare: quella
del patetico.
Ripetendomi di non pensare a tutte queste cavolate, mi dirigo
svogliatamente verso la mia roulotte. Appena spalanco la porta mi rendo conto
di quante cose sono cambiate in due settimane e di quanto questa stanza sia
stata il mio punto di partenza.
Qui dentro non c’è odore di lei.
C’è solo il vecchio me. C’è la foto mia e di Kris
accartocciata per terra e la rivista aperta sul tavolo, di fianco al bicchiere
di carta vuoto dello Sturbucks . Ci sono i triangolini dello scotch incollati all’anta
dell’armadio spalancata e c’è il mio iPod sulla mensola sopra al letto. Ci sono
ancora le mie lenzuola sfatte e la mia tuta sulla sedia. C’è la mia fine e il
mio inizio.
Tutto è partito da questa stanza, da un giornale e da una
foto. È incredibile quanto una semplice fotografia abbia cambiato la mia vita.
- eccomi qua…- sbuffo lasciando cadere il borsone sulla
moquette grigia.
Cerco di racimolare quel poco di buone intenzioni che mi
restano dopo questo panorama desolante per mettermi a fare il casalingo, o
forse è meglio dire il roulottaro.
Sbuffando a pieno ritmo, manco fossi una locomotiva, tolgo
in un solo gesto le lenzuola sporche e le lascio per terra. Avrei cercato una
busta per poi portarle a lavare più tardi.
Apro i finestrini, recupero della biancheria pulita
dall’armadio e la stendo. Faccio anche un rapido giro di rifiuti e li infilo
tutti in un sacchetto di plastica in cui ci finisce anche la rivista.
Tolgo persino i triangolini di nastro adesivo dall’anta e
quando apro il borsone per sistemare i vestiti nell’armadio, il profumo di casa
sua mi sbatte addosso. Guardandomi attorno adesso tutto sembra meno triste e
meno desolante.
Lei c’è.
E’ davvero parte della mia vita adesso.
Appena varcata la soglia, per un momento, ho avuto il serio
dubbio di essermi sognato tutto quanto.
Prendo il telefono dalla tasca e la foto dello sfondo mi
conferma che nemmeno il profumo di casa sua è immaginario. È sul serio tutto
vero.
Da cittadino onorario di “sfigatoville” ad apolide in meno
di due giorni. Non c’è che dire, faccio passi da gigante.
Guardo ancora una volta il telefono, così tanto per
controllare se magari durante le pulizie forzate non mi sono accorto della
vibrazione, ma sono destinato a restare deluso. Non c’è niente.
Forse dovrei scriverle io, forse dovevo lasciarle più di un
biglietto appiccicato sulla caffettiera già pronta in cucina, forse avrei
dovuto svegliarla per dirle che stavo uscendo.
Che bello, ho detto di voler fare le cose per bene e non so
nemmeno se scriverle un semplice messaggio o no.
A quanto so, le coppie si scambiano spesso messaggini
tenerosi e quant’altro, solo che io non l’ho mai fatto quindi…cosa dovrei
scriverle?
Dovrei inventarmi un nomignolo un po’ più creativo di
“tesoro”? Fosse per me, il mio primo istinto è quello di chiamarla “amore” e
basta, ma così correrei decisamente troppo. Però come altro dovrei chiamarla?
Cucciola? Stellina? Micia?
Sinceramente io non ce la vedo né come Cucciola né come
Stellina. Micia tanto quanto, ma solo in certi momenti. Terminator o Joker le
starebbero sicuramente meglio per come è fatta lei.
È come me in questo campo. Niente nomi scemi e imbarazzanti.
Niente squittii, saltelli e battimani a sproposito.
Tesoro è quindi il
nomignolo neutro più appropriato, fino a quando non potrò parzialmente
sostituirlo con qualcosa di più sostanzioso e impegnativo.
Bene, appurato che “tesoro” è il suo secondo nome, cosa
dovrei scriverle?
Prendo l’iPhone giusto per fare un po’ di prove e vedere che
ne viene fuori.
Buongiorno tesoro.
Banale, banale, banale, più creativo!
Com’è che le avevo detto una volta?
Alzati e brilla, mia
cara…
E che sono un nonno? Mia cara… sostituibile con tesoro ma se
si è già alzata a che cacchio serve?
- uff…ma non esiste un manuale del bravo fidanzato? Capitolo
uno: i primi messaggi- mi chiedo da solo buttandomi sul letto.
Ora parlo pure in solitaria ad alta voce. Ancora una
stupidata del genere e mi fanno sindaco di Sfigatoville, altro che cittadino
onorario.
- Qua servono i rinforzi- mi decido alla fine, tirandomi su
dal letto. È inutile cercare di trovare una soluzione da solo, tanto vale chiamare
l’unica persona al mondo che forse mi può dare una mano: mia sorella.
Dopo un quarto d’ora di complessi, sul “la chiamo, non la
chiamo” mi decido. La chiamo.
Camminando a grandi passi per la piccola stanza, passando
innumerevoli volte le dita tra i capelli, cerco il numero di Lizzy nella
rubrica e faccio partire la chiamata.
Uno squillo.
Non risponde.
Due squilli.
Forse è una cattivissima idea. Cosa le dico “ehi Liz, mi
aiuti a scrivere un messaggio per la mia ragazza?”
Tre squilli.
Al che lei dirà “quale ragazza, scusa?”.Dovrei spiegarle
tutto quanto, sperando che non sia li con mamma, perché in quel caso le
chiederà di mettere il viva voce e molto probabilmente dovrò sorbirmi la sua
delusione per aver perso una nuora come Kristen.
Quattro squilli.
Capirai quanto si è persa. Mia sorella Vic non mascherava il
fatto di non digerirla per niente (incitava le sue figlie a tirarle i capelli
ogni volta che Kris le prendeva in braccio, forse dimenticandosi che le mie
nipotine avevano soltanto un anno) ,mentre Lizzy… Liz mi appoggiava ma non ne
era entusiasta. La ignorava nel modo più assoluto.
Solo mamma era davvero contenta. In effetti Kris era l’unica
che riusciva ad essere convincente quando mentiva sulla bontà dei suoi muffin
quindi come poteva non esserlo?
Cinque squilli.
Chissà come la prenderebbe mia madre se le dicessi che ho
mandato al diavolo Kris e ora sto con la ragazza di Matt.
Sei squilli.
Forse dovrei omettere il particolare di Matt, per ora.
Sette squilli.
Liz, ma dove cavolo hai sto telefono?
Otto squilli.
- Toh guarda chi si sente! Il mio fratello disperso. Hai
fatto il naufrago per due settimane Rob?- mi risponde Liz con la voce arrochita
leggermente dalla trasmissione.
- Liz ti ho mandato una mail- le ricordo. Eh insomma…l’avevo
avvertita che sarei stato irreperibile no?
- capirai che sforzo! Due righe contate hai scritto. Hai
rubato la connessione wireless a Robinson Crusoe? ti ha beccato e l’ha
protetta? No, perché solo così sei giustificabile!- mi rimprovera ancora.
- ma non puoi semplicemente dire “sono contenta di sentirti”
come tutte le sorelle normali?-
- ti sembro una sorella normale io?-
- emmm… effettivamente no. Che stai facendo?-
- sono con la mamma. Sta facendo i muffin-
- ancora? ma non si rassegna mai?-
- dice di aver intuito che sbaglia a dosare lo zucchero. Beato
te che stai in un altro continente e non rischi l’avvelenamento-
- verranno buonissimi, intesi? È tuo fratello Liz? Passamelo
un attimo, per favore- dice la voce lontana di mia madre dall’altro capo della
cornetta.
Dopo alcuni gracchiamenti e rumori indefiniti dall’altro
capo del telefono, le dolci note di mia madre mi perforano un timpano.
- Robert Thomas Pattinson! che fine hai fatto si può sapere?
Niente telefono, niente messaggi, niente di niente! Ancora un po’ e smobilitavo
le ambasciate per sapere che fine avessi fatto! dimmi te se di mio figlio devo
leggere solo sui giornali e andare a scovarmi le interviste su you tube! Non
una telefonata a tua madre in due settimane! Ma non ti vergogni? Sei peggio di
tuo padre! La prossima volta che…- e qui allontano il telefono dall’orecchio in
modo che finisca la sua sfuriata da sola. Il mio essere un “mammone” va a
periodi. Ci sono momenti in cui la mia mamma e le mie sorelle sono
indispensabili come l’aria che respiro, altri in cui riesco a non sentire
troppo la loro mancanza. Ad esempio, questo è il mio periodo indipendentista,
in cui le penso sempre ma non sento tutta questa necessità di chiamare.
Adesso mia madre me ne dirà di tutti i colori, sfogando
tutto il suo istinto materno verso il cucciolo di casa che sarei io, si calmerà
e concluderà dicendo “mannaggia a te e al giorno che ti ho permesso di
piazzarti davanti a una telecamera”.
- …. mannaggia a te e al giorno che ti ho permesso di
piazzarti davanti a una telecamera!-
Visto?? L’ha detto.
- hai finito ora?- le chiedo con uno sbuffo.
- si, tesoro. Allora che stai facendo, amore?- risponde di
nuovo tutta uno zucchero. Ah le mamme!
- sono stato un po’ in vacanza e… sono tornato sul set-
- sei stato un po’ con Kristen? Perché non siete venuti
qualche giorno qua a casa? Potevate approfittarne, no? non hai mai vacanze.
Nelle ultime foto, poi ti ho visto un po’ sciupato. Mangi abbastanza, amore?
devo dire a Kristen di tenerti più sotto controllo-
Ecco qua. Come glielo dico ora?
- mamma…senti… Io e Kris…- forse è meglio dirglielo tutto
d’un fiato. Uno strappo secco, come per i cerotti. - non stiamo più insieme-
- cooooooooooooooooooooooooosa? Che hai fatto alla mia
Kristen?-
- mamma! tuo figlio era un gran cornuto. Chiedi a lei che ha
fatto, non a lui!- mi salva la voce di mia sorella. Dio grazie per aver portato
nel mondo Lizzy. Le dovrò comprare un bel regalo appena torno.
- oddio, tesoro mi dispiace tanto!- mugola tornando la mamma
zuccherosa di sempre. - e ora…come stai?- chiede cauta.
- sto bene ‘ma. Mai stato meglio in vita mia-
- come sarebbe che stai bene? Dovresti essere affranto e
svilito, che significa “bene”?-
- mamma non è affar tuo, passami Rob. Tu torna a fare i
muffin- mi salva ancora la mia super eroina preferita.- raccontami
immediatamente questa storia del “bene”- continua con aria minacciosa Lizzy.
Ok, forse non è proprio la mia eroina. Signori, la Santa Inquisizione ha
riaperto i battenti.
Giudice supremo spaccamaroni: Elizabeth Pattinson.
Imputato: Robert Thomas Pattinson.
Crimine commesso: ha detto che sta bene.
La seduta è aperta.
- Rob, parla immediatamente-
Forza e coraggio, Rob. L’hai chiamata per una richiesta di
aiuto quindi avevi già preventivato di accennarle qualcosa. Bene, ora è il
momento. Diglielo.
- sto…uscendo con una ragazza- ammetto con un tono che quasi
sembra tradire la mia felicità. In realtà è solo che sono un tantino
imbarazzato per il fatto che è la prima volta che confesso da solo di star
uscendo con una ragazza.Non è che ci sto uscendo. Ci ho vissuto, ma conto di
uscirci. Quisquilie tecniche e insulse che per un breve resoconto possono
essere tralasciate.
- ellosapevo che doveva centrarci una ragazza!-
- sta con un’altra! E Kris?-
- zitta mamma, parliamo dopo. Rob, chi è? la conosciamo? È
famosa?- tipico di Liz parlare a macchinetta quando è su di giri per qualcosa.
Ultimamente i gossip su di me vanno molto di moda in casa mia. Cosa non si sopporta
a essere il fratello più piccolo!
È famosa? Eh beh… dipende dai punti di vista. Ma non credo
che mia sorella conosca la marca di intimo per cui è stata fotografata, quindi…
- no…no, non è famosa. Non la conoscete- borbotto,
camminando su e giù per la stanza ancora più in fretta.
- e…su dai! Dimmi com’è? è carina? È simpatica? È intelligente
o è una delle tante cretine che ti porti a letto di tanto in tanto? guarda che
lo so che lo fai, non perdere tempo a negarlo. Che lavoro fa? Come l’hai
conosciuta? Daii!!!!-
- lei è… è…-
Posso dire a mia sorella che sono letteralmente pazzo di lei?
Posso confessare almeno a mia sorella che ne sono perdutamente innamorato?
- lei è….? – trilla impaziente Liz.
-…è meravigliosa, Lizzy, davvero. È…meravigliosa- sospiro
preso improvvisamente da un attacco acuto di euforia ad altezza stomaco. Già
solo pensare a lei mi fa andare su di giri. Immaginare il suo sorriso e i suoi
occhi chiari hanno l’effetto di stamparmi in faccia un sorriso ebete e
trasognato.
- fammi indovinare… è…meravigliosa, eccezionale, fantastica,
adorabile e sinonimi?-
- si! cioè no… lei è… molto, molto di più-
Ormai vado a ruota libera. Parlare di lei con qualcun’altro
da quando posso finalmente dire che è mia…ah che sensazione!
- ti sei innamorato, per caso?- chiede con tono inquisitore.
- si, Lizzy. Si! sono letteralmente pazzo di lei! E’ davvero
meravigliosa. Persino tu l’adoreresti-
Ed è tutto dire perchè mia sorella è una che per fargli
andare a genio le persone ci va tutta un’opera di studio accurato e meticoloso
sul prenderla nel modo e nel momento giusto. Un momento molto, molto raro.
- ti sei fatto di qualcosa?-
Cioè perché secondo voi sembra che io mi sia fatto di
qualcosa? Va bene…forse si. Sembro un tossicodipendente dopo una dose
particolarmente forte, ma credo che siano effetti collaterali
dell’innamoramento no?
- no Liz. Ora che ci penso è anche una vita che non mi
accendo una sigaretta!-
- quindi sei innamorato-
- si, sono perdutamente, follemente, pazzamente e
irrimediabilmente innamorato-
- chi è che è innamorato qui?- trilla una voce alle mie
spalle.
Dalla finestra aperta sopra il mio letto, spunta il visino a
cuore di Emilie, tutta un sorriso e un movimento di sopracciglia, evidentemente
impaziente di farsi raccontare anche lei.
- Emilie!-
- sei un fetente,
Rob! Venirmi a salutare? No?- grida sparendo dietro la finestra per entrare
dentro, dopo che le ho fatto segno.
- ecco Rob, quella non l’adorerei per niente- commenta acida
mia sorella.
Non sopporta Emilie, è più forte di lei. Dice sempre che la
odiava già da “Lost”. Le stava venendo quasi una crisi quando le ho detto che
partivo per girare un film con lei.
- si, lo so. Ti chiamo più tardi, ok? Da un bacio a mamma e
vedi di non farti beccare mentre sputi i muffin nel lavandino-
- sarà un’impresa, fratellino, ma ci proverò. Se ce li
propinerà in sala credo proprio che il vecchio vaso di zia May mi tornerà
utile-
- tu sei tutta matta-
- tu pure! Ricordati che abbiamo lo stesso corredo genetico-
- si ma il tuo era ancora in fase sperimentale, mentre il
mio è perfetto-
- dopo questa non dovrei più parlarti sai?-
- si, lo so, ma non lo farai perché tu mi adori-
- non ricordarmelo-
- ti voglio bene, Liz. Un bacio-
- anch’io te ne voglio broth’. Chiamami quando puoi che mi
devi finire di raccontare di lei, ok?-
- va bene. A dopo allora-
- un bacio-
Chiusa la chiamata con mia sorella, ecco che mi trovo
davanti una Emilie tutta un sorriso e un saltello. Chissà perché mi ricorda
Beckie mentre fa così.
Aspetta solo che lanci il telefono sul letto per saltarmi
addosso e stritolarmi in un abbraccio.
- Lily… soffoco- riesco a rantolare dopo qualche secondo
passato in apnea.
- ops…scusa- dice sciogliendo l’abbraccio.
Non è molto abbronzata. Conoscendola si è trattenuta non
poco per non passare il tempo ad abbrustolirsi al sole, come di solito fa.
Credo sia per evitare lo scotennamento che Allen avrebbe sicuramente perpetrato
nei suoi confronti se se ne fosse tornata marrone e non bianco latte. Lui e la
sua “continuità del film”.
- allora… le tue vacanze come sono andate?- le chiedo
prendendo gli occhiali da sole e rimettendomi il telefono in tasca.
- bene, bene, non c’è male ma non cambiare discorso- risponde
vaga seguendomi fuori dalla roulotte.
Non so bene cosa ci sia in programma per oggi, quindi
cazzeggiare in giro per il set sperando di incrociare qualcuno che lo sappia mi
sembra l’unica soluzione possibile.
- ne abbiamo iniziato uno?-
- ti ho sentito! Hai detto che sei innamorato e mi devi
raccontare ogni cosa! – trilla allegra prendendomi a braccetto.
Anche con lei, la voglia di raccontare prende il
sopravvento.
Cazzo! Io sono un ragazzo, dovrei parlarne con i miei amici
dotatati di testosterone! Non mi dovrei confidare come a un pigiama party con
il gentil sesso!
Eppure sono talmente entusiasta, talmente felice,
talmente…vivo che non resisto.
Mi ripeto: poter parlare di lei come mia ragazza, mi esalta
particolarmente.
Con Kell e Jack sarebbe stata tutta un’altra cosa, certo, e
forse è anche il caso che io mi decida a chiamarli per una delle nostre notti di
birra e discorsi da uomini. Anzi credo che lo farò adesso.
Rivolgo un sorriso di conferma ad Emilie e tiro fuori il
telefono dalla tasca per scrivere un messaggio veloce a Jackson.
Mentre sto scrivendo, ecco che il telefono prende a vibrare,
quasi scivolandomi via di mano.
Mi sbrigo a finire il messaggio per Jack e vedo la casellina
che aspettavo.
1 messaggio.
Ale.
È arrivato! Mi ha scritto! Ci ha messo un po’ ma…l’ha fatto
no?
Con il cuore a mille, la gola secca e le mani che mi tremano
quasi, do l’ok e apro il messaggio.
Ciao…
Un semplice “ciao” non mi ha mai mandato così fuori di testa
come questo.
- è lei?- chiede Emilie affacciandosi con la testa sullo
schermo del mio telefono.
- si…è lei- ammetto.
Devo bere qualcosa. Assolutamente. Ho la gola secca. Che le
rispondo?
Cercando di controllare il tremore della mia mano destra le
rispondo.
Ciao :)
- che creatività, Rob!- mi canzona Emilie.
- ci credi se ti dico che è la prima volta che messaggiamo?-
confesso ormai prossimo a saltellare anche io alla faccia della mia allergia
per saltelli e squittii. Dio, forse mi stanno spuntando i ferormoni. Tra un po’
metterò su un bel paio di tette e avrò le mestruazioni. Chissà se sarò anche
una bella donna?
Cazzo Rob! Ma fai schifo! Che razza di pensieri fai?
- no, ti dovrai spiegare meglio-
Ci fermiamo davanti a un distributore automatico e prendiamo
due Coca Cola, prima di sederci sul gradino di una delle tante roulotte.
Faccio per aprire la lattina, ma la mia tasca vibra ancora.
Libero il telefono e c’è un nuovo messaggio per me.
Mi sei mancato
stamattina
Non posso fare a meno di sorridere e gongolare come un
cretino davanti allo schermino luminoso.
Le sono mancato. Lei mi manca anche ora. Mi è mancata appena
sono uscito di casa.
Cercando ancora di controllare l’emozione le rispondo
Tu mi manchi anche
adesso
- Rob sputa il rospo in fretta- mi incita Emilie non appena,
ancora con un largo sorriso stampato sulla faccia, metto il telefono in tasca.
- sei pronta a sentire una storia lunga due settimane?- le
chiedo aprendo la lattina e prendendo un lungo sorso.
- prontissima-
A lei posso raccontare davvero tutto. Per filo e per segno.
Non si spaventerà se le racconterò anche di Matt.
Fin dal primo giorno di riprese ha tirato fuori la storia
delle sue origini irlandesi, mezze druidiche o che cavolo ne so.
Ha sempre detto che sua nonna era una specie di medium e non
c’era pausa che non la trovassi con un libro sugli angeli, spiriti e roba
simile in mano. Diceva sempre che la materia la interessava a prescindere dalle
sue origini. Diceva che le sarebbe piaciuto vedere qualcosa anche lei, prima o
poi, ma che, a quanto le pareva evidente, il carattere della “vista” non
l’aveva toccata.
Chi meglio di lei, dunque, per essere completamente sincero?
Non cerco un parere, non cerco niente. Voglio solo… poter parlare anch’io della
persona di cui mi sono innamorato, voglio solo…esternare la mia felicità dato
che con lei mi guardo bene dal farlo completamente per darle tutto il tempo che
le serve per… no, Rob. Non pensare.
Non pensare al perché lei si sia legata a te. Non farlo.
Tu sei felice ora. Goditi il momento.
Le racconto ogni cosa. Dell’incidente, della comparsata di
Kris in albergo, del pianoforte che suona da solo, dell’invito di Ale…della
nostra giornata al parco, del ristorante, dell’anello…di tutto. Per un’ora
intera parlo solo di me e di lei.
Emilie mi ascolta silenziosa, assorta sempre di più nella
lattina rossa che si sta rigirando ormai vuota per le mani.
A lattina ormai finita, riesco anche a concludere il mio
racconto. Riascoltando la mia voce, mentre parlavo a lei, non ho potuto fare a
meno di pensare ancora una volta a quante cose fossero cambiate in due sole
settimane.
- …e stamattina sono tornato qui. Fine- concludo
accartocciando la lattina e cercando il pacchetto di sigarette nella tasca dei
miei jeans.
Emilie, accanto a me, ancora non dice nulla. Resta
silenziosa e ferma.
- un penny per i tuoi pensieri, Lily- la canzono togliendole
la lattina vuota di mano per alzarmi a buttarla assieme alla mia in un cestino.
- non credo tu voglia saperli, Rob – risponde con una
venatura amara nella voce.
- perché no?- le chiedo curioso, accendendomi una sigaretta.
Non è da lei reagire così.
Di solito le storie d’amore a lieto fine la fanno impazzire.
Era tutta felice quando ha saputo della storia andata a buon fine tra un
cameraman e una sarta del nostro set, perché per la mia storia si comporta
così?
- perché non voglio vederti soffrire Robert – ammette con un
sospiro, alzando lo sguardo su di me.
- che intendi dire?- perché dovrei mai soffrire se sono al
picco massimo di una felicità mai provata prima?
- sei sicuro di voler sapere quello che penso di tutta
questa storia?-
- assolutamente-
- penso…che non andrà a finire bene- ammette tornando a
guardare l’asfalto davanti a sé.
- come scusa?- non credo di aver capito. Perché non può
essere felice per me e basta?
- mi hai capito benissimo. Non andrà a finire bene, Rob. Sta
attento. Lei non sta giocando con i tuoi sentimenti, ma da quello che ho capito
lei sta solo scappando da sè stessa. Tu le hai offerto un appiglio, Rob. Ed è
questo quello che sei tu per lei-
- e anche se fosse? Cosa c’è di male in questo?-
- non è una cosa sana, Rob!- risponde alzando il tono della
voce alzandosi in piedi anche lei.
- ma lei sta bene adesso! Cioè…lei…-
- lei non sta bene. Non ti pare un po’ strano che un giorno
voglia provare il bunging jumping senza la corda e quello dopo venga a letto
con te, addirittura accettando di stare insieme? Non ti fa pensare la cosa?-
No Emilie, non farlo. Non costringermi a pensare a queste
cose. Non lo voglio fare, voglio solo essere felice.
- certo che mi fa pensare, ma non lo faccio, e sai perché?
Perché per la prima volta in vita mia so qual è il mio posto e so che è quello
giusto. Io la amo, Emilie. La amo. Non le chiedo di amarmi a sua volta. Mi
basta questo-
- Per ora. E quando lei crollerà? Quando crollerà, cosa
farai?-
- La sosterrò. Posso farlo, l’ho già fatto-
Gliel’ho promesso. Per me quell’anello che porta al collo è
la prova tangibile della mia promessa. Io le starò vicino. E non me ne frega di
essere un sostegno e basta. Non me ne frega che lei non mi ami, non me ne frega
di niente. Io la amo.
Amerò io al suo posto, amerò io abbastanza per tutti e due.
- non sarà la stessa cosa, perché sarà per te che crollerà.
Non si farà tirare su da te se sarai tu a toglierle le sue sicurezze!-
- chi ti credi di essere, Emilie? Tu non la conosci, tu non ci conosci-
Io non la abbandonerò. Lei ha solo bisogno di tempo, solo
questo. E io posso darglielo. Tutto quello che le serve può prenderselo.
Cosa c’è di male in questo? Cosa c’è di così sbagliato nel
volerla per me?
- conosco te, però. E da quello che mi hai raccontato non
c’è un granché da conoscere per vedere l’evidenza. Ti farai male. Ti farà male-
-no…tu non la conosci-
La rabbia prende il sopravvento sull’euforia, accecandomi
completamente.
Ne ho abbastanza. Ne ho abbastanza di lei. Ne ho abbastanza
di sentir parlare di lei come se fosse un giocattolo difettoso, come se fosse
un qualcosa di irreparabilmente rotto.
Cosa vuol dire? Solo perché ha passato quel che ha passato
che non possa più avere un futuro? Che non possa più essere felice? Io voglio
che sia felice, perché se lo merita. Perché so benissimo quanto è combattiva e
quanta fatica sta facendo per essere forte.
Non merita di essere lasciata sola, non merita di essere
abbandonata perché si sta facendo del male. Si sta facendo male a stare con me?
mi sto facendo male io a stare con lei?
‘Fanculo, io non la lascio.
Può farmi tutto il male che vuole se questo può servire a
tirarla definitivamente su dal quel dirupo che sta tentando di scalare. Io
continuerò a tenderle la mano per tirarla fuori. Perché io la amo e non si può
decidere di chi innamorarsi. Io la amo e niente è importante se lei non è
felice, niente è importante se lei non è viva, niente è importante se lei non
combatte. Vuole fingere con sé stessa stando con me? lo faccia pure se la fa
star bene. Qualsiasi cosa per lei.
A volte mentire a sé stessi è l’unica via. Troppa verità può
fare anche male.
Io ora la vedo sorridere, la vedo ridere quando è con me.
Lei si sente felice e io so di esserlo. Questo è quello che conta. Siamo un io e te. Siamo un noi.
- e ora dove vai?-
- A chiamare Lizzy. A parlare con qualcuno che è felice per
me-
A cercare di ricacciare i dubbi che Emilie ha tirato fuori
in un cassetto per non tirarli fuori mai più.
abbigliamento
|
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Capitolo 27 *** capitolo 27 ***
capitolo 27
Eccomi qui, ancora una volta
con il nuovo capitolo :) oggi non ho comunicazioni da fare eccetto la
solita del non so quando posterò di nuovo perchè dipende
dai miei impegni di studio. Colgo l'occasione per ringraziare gli 81
preferiti e le 45 seguite. grazieeeeeeee!
recensioni:
sophie88: non so perchè ho
detto che l'altro chap sarebbe stato un flop... forse non ne ero molto
convinta, e sicuramente avrei voluto scrivere un pò meglio la
scena di Emilie...non lo so ... sai che a volte io mi faccio di queste
sparate :P ma se tu dici che è venuto bene, allora mi fido :)
marika_bd: abbiamo trovato un'altra
che odia Emilie allora :) io sinceramente non lo so .... mi è
indifferente. per questo ho pensato di darle questa parte.
apparentemente è odiosa è vero, ma ricordati che sta
mettendo all'attenzione di Rob un particolare che lui non vuole vedere,
proprio come devono fare gli amici.
fallsofarc: tesoro mio :) sai che
Emilie... mi è indifferente... il mio odio nel puro senso del
termine è riservato alla triglia :) ho pensato quindi di farle
fare la parte della coscienza di Robert...non mi è venuta
particolarmente cattiva lo so :P la chiaccherata con kell e jack?
forse si... dopo il matrimonio di Beck ho un pò di spazio da
riempire. devo solo pensare bene alla scena :) tu mi dai sempre troppa
fiducia, tesoro! spero di essermela meritata anche stavolta. mi sbrigo
a rispondere così poi posso filare a commentare l'ulitmo chap di
secretly!
smemo92: e lo so... avevo
avvertito che non ero molto soddisfatta di questo capitolo e si...
è un pò strano. ho pensato però a emilie come alla
persona che potesse aprire gli occhi a rob. insomma Ale ha beckie e rob
ha emilie. Kellan e Jack non ce li avrei visti bene ad aprire gli occhi
a rob, forse perchè conoscono già Ale, e un pò per
il suo aspetto, un pò per il fatto che hanno già avuto
occasione di conoscerla...magari non sarebbero mai stati così
diretti e sinceri con lui. inoltre a loro non avrebbe mai potuto
l'intera storia, con anche Matt, come fa con lei...quindi... boh...
spero che questo capitolo ti convinca di più.
skitty: cosa faranno ale e rob?
beh... si illuderanno. come è giusto che sia e ci sia aspetta da
loro. si illuderanno per un pò vivendo semplicemente il momento.
ma la storia è ancora lunga :) grazie per la comprensione sui
miei tempi di post un pò lunghi :)
piccola ketty: emi ha ragione :)
Rob... rob seguirà l'esempio di Ale. strano ma vero, per quel
che riguarda ale metterà da parte la sua tendenza a farsi
complessi, come già potrai intuire da questo capitolo :)
romina 75: scusa scusa scusa! non
sono riuscita a recensirti prima che pubblicassi il nuovo capitolo! ho
avuto un pò da fare, scusami! provvedo immediatamente! come al
solito le tue introduzioni mi fanno morire dalle risate! la situazione
si fa bigia...XDXD
e così proprio non riesci a
immaginare come andrà avanti la storia? caspita e io che pensavo
di essere davvero prevedibile! forse il fatto che io conosco già
la storia devia un pò le mie percezioni al riguardo, bah.
comunque... anche io la penso come
Emilie, e per quanto ami la coppia Ale e Rob... non è questo il
modo di far funzionare e risolvere le cose, ma si sa che quando si
è ostinati.... certe cose non si vedono...
cicci12: tranquilla non
incontri le mie ire :) mi è totalemente indifferente la giovine
e non ho mai visto un suo film o telefilm prima. la battuta di lost
fatta da lizzy l'ho presa da una mia amica che la ripete sempre :) per
la reazione di kris ci sarà un pò da aspettare ma
arriverà :)
cricri88: mbare! e lo so che
non dovevo far adorare la triglia da mamma claire... ma dai... ho
cercato di essere un pò obbiettiva su... odio kris con tutta me
stessa e tu lo sai bene però... dovevo essere imparizale,
dai.... ci sono lizzy e vic che la odiano abbastanza anche per lei,
tranquilla :)
hai visto? ho fatto fare a Emilie la parte del grillo parlante! beh ci voleva qualcuno che dicesse la verità a rob, no?
ma il Patty, tenero, è un
sognatore in questo senso. pensa che il tempo e la sua presenza basti
ad aiutare Ale ma...non è così, come hai capito.
per il momento lui pensa ad essere
felice e a vivere al 100% il presente, con un atteggiamento in parte
anche egoistico, ma un rob troppo buono sarebbe un supereroe e non una
persona in carne e ossa. quanti si sarebbero comportati diversamente?
per la scena di 40 giorni e 40
notti... ho capito che era la fine la scena a cui ti riferivi!!! :)
sadica???? io????? ma sei sicura??? no daiiiiii :) perchè
sadica che sto facendo mbare mea? ci ni scanza u signure!!!! XD
jordy klein: grazie :) davvero grazie :)
vero15 star: te l'avevo detto io
che saresti stata daccordo con emi, e per quanto ti sembri strano,
anche io sono daccordissimo con lei :) è tutto vero quello che
ha detto e non si può assolutamente negare. ma la gente a volte
prende la via più facile....
lazzari: grazie per i fantastici
complimenti :) Rob e Ale dovranno ancora imparare a vedere la
realtà delle cose. ale a non scappare di fronte al dolore
scegliendo la via giusta ma per i motivi sbagliati, e rob... rob deve
imparare che a volte riflettere per i motivi giusti, smettendo di farsi
paranoie per tutto tranne che per le cose giuste.
marina70 :sicura di non sapere cosa
farà rob? :) seguirà per la sua strada. per lui tempo e
presenza metteranno tutto a posto. le parole di emilie saranno messe da
parte per il momento,
winnie poohina : un pò di
tatto.... forse :) ma tanto il succo sarebbe stato quello. se ci avesse
girato intorno non avrebbe avuto lo stesso effetto su rob :) un
bacione!!!! :) cmq sono curiosa di sapere come pensi che vada :)
ryry: lizzy è adorabile
davvero :) ed emilie... a me è indifferente ma se non fosse
stata così diretta non avrebbe avuto lo stesso impatto su rob.
tatto o non tatto devi ammettere che ha colpito nel segno. ed è
importante perchè se rob ha reagito così... vuol dire che
le da ragione. altrimenti non si sarebbe arrabbiato no?
camillalice: complimentissimi per
le righe!!! :) emilie non ti sta più simpatica??? e beh... me lo
aspettavo... però... ha detto la verità, no? ha tirato
fuori il nocciolo della situazione...
mikki: tranquilla per il
ritardo... anche io sono parecchio incasinata. emilie... emilie... non
mette i bastoni tra le ruote... qui lei è semplicemente un'amica
preoccupata... senza doppi fini dietro. vuole solo aprire gli occhi a
robert su quella che in fin dei conti e la verità. i dubbi rob
li ha già. che poi non li ascolti è un'altra cosa.
sei nell'anima 2009: ti dirò
sono contenta della tua confusione :) ale e rob sono confusi almeno
quanto te. ale non può chiarire ora quello che sente, se vedi ci
giro sempre intorno senza chiarire, perchè lei al momento non
vuole chiarire. arriverà il momento in cui lo farà. il
ciao... è imbarazzata. lei non sa come comportarsi in questo
caso, è passato troppo tempo e ha paura di sbagliare qualcosa,
un pò per timore un pò perchè inconsciamente sa
che non sta facendo le cose per bene. ha scelto rob ma per i motivi
sbagliati...e semplicemente non vuole affrontarli.
il capitolo sui suoi sentimenti
arriverà, tranquilla :) li spiegherò ampiamente
più avanti. quelli di tutti e due :)
Ho cercato per tutta la sera di tenermi occupata. Ho
rassettato tutta casa, ho rimesso alcuni dei miei vestiti nell’armadio, ho
cucinato un sacco di cose in modo da portarmi avanti e dover scaldare solamente
a microonde.
Ho cercato di tenermi occupata.
Ho cercato di evitare di stare da sola con me stessa.
Ho cercato di evitare i silenzi con la musica sparata a
tutto volume dallo stereo e con il televisore acceso.
Ho cercato di riempire il tempo e il vuoto per non sentire
la sua mancanza nella mia casa troppo grande per una persona sola.
Ho riordinato gli spartiti sul pianoforte. Ho raccolto i
fogli accartocciati di Matt, li ho stesi e ritirati nella sua libreria
musicale. Ho lucidato il palchetto.
Ho fatto tutto.
Però mi manca.
Mi manca Robert. Mi mancano le sue scivolate con le calze
sul pavimento per arrivare per primo in bagno. Mi mancano le poche volte che
sia avvicinava al pianoforte, sfiorava qualche accordo e si allontanava. Mi
manca lo svegliarmi e vederlo con le lenzuola ingarbugliate attorno alle gambe.
Mi mancano le sue magliette sparse in giro per casa e il suo gironzolare con lo
spazzolino in bocca, mugugnando parole incomprensibili con la bocca tutta
sporca di dentifricio.
Mi manca.
Ma è una mancanza dolce, non dolorosa. Forse leggermente
amara, ma tutto sommato dolce. È la mancanza che ti fa sorridere perché ti
trovi a pensarlo in ogni cosa che fai. È la mancanza che si sente nei momenti
in cui lui non c’è ma sai che ritornerà.
È una mancanza completamente diversa da…non voglio pensare a
quella mancanza, anche se stendere la mano sull’altro lato del materasso e non
sapere chi cercare è senza dubbio una delle cose a cui mi rifiuto di pensare.
Allungo la mano e l’unica cosa che trovo è il mio telefono.
L’ho lasciato li, attaccato al caricabatterie. Ha pazientemente aspettato che
mi addormentassi ieri sera, sussurrandomi parole dolci all’orecchio.
La sua voce, unita alla sua maglietta che ho indossato per
dormire, mi ha aiutato a non sentire troppo la sua assenza.
Tre notti ho dormito nello stesso letto con lui e già non
riesco più a fare a meno della sua presenza.
Ritrovare il calore e l’abbraccio rassicurante di un uomo
accanto a me durante il sonno, è stata una delle cose più belle che ha portato
con sé nella mia vita.
Una ventata di aria fresca, ecco cos’ha portato con sé.
Aria, calore, sorrisi, sicurezza e protezione.
Rallegrata dal fatto che oggi è martedì e quindi non devo
aprire il negozio, mi alzo dal letto e scendo di sotto a lavarmi prima di
vestirmi e uscire di casa.
In bagno c’è il suo spazzolino, c’è il suo vasetto di gel,
c’è la bottiglia del suo profumo. Lui c’è.
Guardando questi piccoli oggetti mi viene da sorridere. Lui
c’è e torna.
Mi scappa da sorridere quando entrando nella doccia, vedo
che mi ha incasinato ancora una volta le mensoline degli shampoo. Combatto
l’istinto di rimetterle in ordine e mi lascio scorrere l’acqua addosso.
Quando esco dalla cabina doccia, afferro distrattamente un
asciugamano e mi asciugo le poche ciocche che si sono bagnate mentre salgo le scale
per andare a recuperare il cellulare.
1 messaggio
Robert
Il rettangolino bianco luminoso che risalta sullo schermino
un po’ graffiato, ha l’effetto di allargare il mio sorriso a dismisura. Cercando
disperatamente una coordinazione delle dita ormai inesistente, apro lo
sportellino e pigio l’ok per leggere il messaggio.
Buongiorno
principessa :)
Mi piace. Mi piace, mi piace, mi piace.
Mette sempre gli smile al fondo dei suoi messaggi. Sorride
sempre. Le poche volte che l’ho visto senza sorriso è stato come alzarsi la
mattina, guardare fuori dalla finestra e accorgersi che il sole era sparito.
Il suo sorriso, anche se composto da un due punti e una
parentesi tonda, è sempre caloroso e contagioso.
Lo devo vedere. Subito. Ho bisogno di sentire il suo
abbraccio e di vedere il suo sorriso. Ne ho bisogno.
Mentre con una mano mi abbottono i jeans, con l’altra digito
in fretta un messaggio per lui.
Dove sei oggi?
Sempre più in fretta e impaziente, infilo alla svelta una
maglietta e metto i piedi nelle scarpe da ginnastica lasciandole slacciate.
Come sento la suoneria, mi lancio letteralmente sul letto a
leggere la sua risposta.
Central Park. Giriamo
vicino al Bow Bridge :)
Perfetto. Due isolati ed ero anche dal lato giusto del parco
per arrivare più in fretta.
Stavo per scendere a prendere la mia borsa dal piccolo
armadio a muro che uso tipo attaccapanni e quant’altro, ma mi fermo dicendomi
che forse è il caso che almeno io rifaccia il letto.
Alla svelta tiro le lenzuola e il copriletto, quasi
strappando le tende del baldacchino a furia di inciamparci, e mi catapulto di
sotto.
Afferro alla svelta la borsa dall’armadio e ci ficco dentro
la mia digitale professionale. Non si sa mai che ci scappi anche qualche scatto
da vendere che mi possa portare un po’ di soldi. Mi farebbero davvero comodo.
Per un secondo, un solo secondo, faccio una cosa che non mi
capitava da un sacco di tempo: mi trovo a riavviarmi i capelli e a osservarmi
critica allo specchio vicino alla porta.
Gli piacerò? Forse dovevo mettere una maglietta un po’ più
carina, forse avrei dovuto truccarmi un po’, forse dovevo legarmi i capelli…
forse sto solamente impazzendo, perché mi ha visto in condizioni ben peggiori
di così.
Però non esiste proprio che io abbia le guance in fiamme e
il petto a chiazze rosse dall’agitazione.
No, no, no. Decisamente no!
Qui urge darsi una calmata. Mi sento peggio che ad un primo
appuntamento, con il cuore che è definitivamente schizzato via dal petto per
precedermi nella corsa fino a Central Park.
Se il cuore è già corso in avanti, le farfalle che ho nello
stomaco sbattono le ali con così tanta forza che mi stupisco di avere ancora i
piedi ben piantati per terra.
Basta fare la scema Ale, non sei più una ragazzina. Datti
una calmata ed esci. Do un’ultima riavviata alla mia chioma mossa, e prendo le
chiavi dal cestino sul tavolino sotto lo specchio.
Mentre chiudo la porta e scendo le scale, non faccio altro
che sventolare la mano cercando refrigerio nello spostamento d’aria.
Calma, Ale, calma. Prendi fiato e rilassati. Stai andando da
lui, non c’è motivo di essere agitata.
Si, due palle non c’è motivo!
Sono praticamente due giorni che non lo bacio, che non lo
stringo a me e intrufolo le dita nei suoi capelli. Sono due giorni che non
pomiciamo in ogni dove! Sto andando di nuovo in astinenza!
Non da…cioè si, ma diventa tutto una conseguenza.
Se dessi retta al mio istinto animale, ieri sera mi sarei
trovata a correre verso il Greenwich Village, cercare la sua roulotte e, una
volta trovata, non lasciargli manco il tempo di aprire la porta per sbatterlo
contro la parete e cercare di soddisfare il mio desiderio.
C’è stato addirittura un momento in cui mi ero infilata i
jeans e stavo per mettermi anche la maglia, prima di dirmi che lui, comunque,
stava lavorando e non era il caso.
Soprattutto perché non potevo fare pazzie del genere quando
era chiaro che continuando a stare con lui avrei dovuto sopportare periodi di
lontananza ben peggiori.
Caccio il pensiero con uno scossone della testa. Non devo
pensare alla lontananza e, anche se mi capitasse mai di pensarci, devo
ricordarmi che lui c’è e che lui torna.
Stavo per girare sulla destra appena uscita di casa, quando
mi ricordo di una cosa.
Lui adora le brioche al cioccolato.
Se voglio fargli una sorpresa, perché non fargliela fino in
fondo?
Anziché andare a destra giro a sinistra e attraverso la
strada.
Lo Sturbucks, una caffetteria che è praticamente
un’istituzione non in America ma nel mondo, è strapieno, come sempre.
Ma non è lo Sturbucks la mia destinazione. Esattamente di
fianco al colosso del caffè americano nei bicchieroni di cartone, c’è una
piccola panetteria.
Michele, che si ostina a farsi chiamare Michael per essere
più americano, è il genio del pane alle olive e dei croissant alla crema, senza
parlare dei suoi fantastici triangolini sia alla nutella che alla crema di
latte.
Michele è stata la prima persona che mi ha accolto con un
sorriso nel quartiere, subito dopo Beckie ovviamente.
Mi ricordo ancora la prima volta che sono entrata per caso
nel suo negozio.
Diluviava e io non avevo le chiavi di casa dietro. Matt
doveva andarmi a fare i doppioni, ma non doveva essere ancora arrivato a casa
perché al citofono non rispondeva nessuno e il portone era chiuso. Avevo provato
a chiamarlo ma era dall’altra parte della città e ci avrebbe messo un sacco di
tempo per venire ad aprirmi.
Tirava un vento gelido e non riuscivo nemmeno a stare in
piedi sotto la tettoia del portoncino senza morire assiderata.
Fu così che mi imbattei nella sua panetteria. Avevo in mente
di entrare nello Sturbucks ma era come sempre affollatissimo e io e i luoghi
affollati, in genere, non andiamo molto d’accordo.
Appena entrai nel suo negozio, bagnata peggio di un
naufrago, mi mise in mano un asciugamano e si affrettò a prepararmi una
cioccolata calda.
Quando avevo tirato fuori il portafogli per pagarlo, me l’ha
fatto chiudere e mettere via, dandomi anche un triangolino alla nutella appena
sfornato da assaggiare.
Era da poco anche lui States e ancora non aveva fatto molte
amicizie. Beh, ne aveva appena trovata una. Se c’è una cosa che noi italiani
sappiamo fare bene quando siamo all’estero, è gioire nel trovare un
connazionale e prenderlo subito in simpatia. Siamo fatti così.
Ricordo un’estate in cui i miei mi avevano mandato in Spagna
per due settimane in una specie di college a Santander.
Mentre camminavo per strada, un romano con la maglia di
Totti e il cappello da cowboy in testa, equipaggiato come se sul suo zaino ci
fosse impacchettata non solo una tenda ma un intero campeggio, mi aveva fermata
per chiedermi delle indicazioni. Per quanto girasse la cartina della città,
infatti, sembrava perdersi di continuo. Lui e il suo amico sverso che girava
con una specie di palandrana da frate addosso.
Quando gli avevo risposto in italiano, mi ha abbracciato e,
quasi con le lacrime agli occhi dalla commozione, mi ha offerto un caffè
disgustoso in un chioschetto della piazza. Se penso al suo marcato accento
dialettale e al fatto che girava con il bastone da pellegrino con la concha e
la croce rossa disegnata sopra, vestito da giocatore di calcio mi viene ancora
da ridere.
Immaginate quindi la commozione e il piacere di trovare
Michele, o Michael che dir si voglia, scoprendo che lui era di Livorno, quindi
nemmeno troppo distante da me come città natale.
Spingo la porta a vetri e lo scampanellio di uno scaccia
pensieri annuncia il mio ingresso.
La testa ricciola e castana di Michele, si alza di scatto da
dietro il bancone ed emerge curiosa.
- Buongiorno compaesana!- mi saluta allegro.
Avrà circa una quarantina d’anni e, secondo i normali canoni
di giudizio, è quello che si definirebbe un uomo fascinoso. Non oggettivamente
bello, ma con quel qualcosa che non si può definire che riesce ad affascinare.
Sarà la voce, il sorriso o i suoi occhi castano nocciola…
forse la leggera barbetta incolta, ma è fascinoso. Molte mie clienti gli fanno
visita più volte al giorno solo per vederlo.
Per me…è un pezzo d’Italia oltreoceano. Lui di certo i suoi
li sente di più di me e mi può portare qualche notizia in più dal bel paese. I
miei zii li sento di tanto in tanto e sempre con molto entusiasmo, ma per la
maggior parte del tempo non fanno altro che cercare di convincermi a chiamare i
miei genitori, tralasciando le notizie più frivole.
- buongiorno a te Mic!-
- solo tu mi chiami Mic, gioia. Come stai oggi?- mi chiede
allegro cercando di togliersi un po’ di farina dalla maglietta con uno
strofinaccio.
- bene Mic. Davvero bene, grazie- rispondo sincera con un
sorriso largo.
Sto davvero bene. Sto andando da lui, come potrei non essere
felice?
- sono contento, Ale. Davvero-
- e tu? tu come stai? Giada?-
Giada è sua moglie. L’ha raggiunto da poco qua a New York.
Lui è andato avanti per avviare l’attività e lei è giunta dopo per chiudere la
sua. Hanno una bimba, cioè…aspettano una bimba, dovrebbe nascere di li a poco e
si chiamerà Elisa.
- tutto bene tutti e due, grazie. Stanno per scadere i
giorni e… sono in ansia. Ma a parte questo tutto ok. I nostri genitori
arriveranno tra qualche giorno e si fermeranno fino alla nascita della piccola-
risponde sprizzando, come suo solito, vivacità da tutti i pori.
Vorrei tanto fermarmi a chiacchierare un po’, ma la voglia
di raggiungere Robert detta un tempo totalmente diverso da quello imposto dalla
cortesia.
Michele sembra accorgersene perché mi chiede - Allora, che
ti do stamattina?-
- due triangolini alla nutella e due alla crema di latte,
per favore-. Voglio farglieli provare tutti e due. Quelli alla nutella sembra
apprezzarli parecchio, anzi. Ha esplicitato più e più volte che sono la sua
brioche preferita. Ma del resto… come si fa a non andare matti per quelle
delizie?
- fame stamattina? Hai intenzione di mettere su chili o
Beckie è incinta e ha voglia di brioche?- chiede scherzoso mettendo le brioche
in due bustine bianche separate.
- nessuna delle due Mic-
- e allora tutte queste brioche? Non dirmi che ti vedi con
qualcuno?- chiede curioso.
- una specie- ammetto gongolante prendendo anche dei
tovagliolini dal portatovaglioli sulla vetrinetta.
- era ora Ale! sono davvero contento per te, sul serio!-
- grazie Mic, davvero-
- digli di trattarti bene o se la vedrà con me, intesi?-
scherza porgendomi le bustine che faccio sparire nella borsa, scambiandole con
una banconota da dieci dollari.
- mi tratta più che bene, Mic. Tranquillo-
- bene. Sei o non sei la mia nipote acquisita?-
- siii che lo sono zio!-
Prendo il resto e gli rivolgo ancora un sorriso. Da quando
abbiamo stretto amicizia si è sempre considerato una sorta di parente
acquisito, sempre dovuto al legame italiani
all’estero tipico del nostro DNA. Abbiamo scelto il grado di parentela
dello zio per questioni di età, ma è davvero un buon amico.
- dai corri, che ti vedo impaziente!-
- lo sono, infatti! Da un bacio a Giada e mi raccomando! Voglio
sapere quando nasce la piccolina!- dico prima di uscire dal negozio,
salutandolo con un gesto della mano.
Uscita dal negozio mi sento…sollevata. Si sollevata.
Ho appena detto a una delle persone che ho più a cuore di
New York che sto uscendo con qualcuno.
Tecnicamente non è proprio così dato che è già il mio
ragazzo ma…in base alla domanda che mi ha fatto, il concetto è quello.
A parte Beckie, anche Michele ora sa che esco con qualcuno.
Vedi Matt? Sto andando avanti. Sto portando le brioche al
mio nuovo ragazzo e sto sorridendo. Sto correndo.
Mi trovo di nuovo davanti all’ingresso del mio palazzo e
faccio per tirare avanti, quando l’occhio mi cade sulla Volvo parcheggiata poco
più avanti.
Sono a soli due isolati da Central Park, potrei andare a piedi.
Sarebbe uno spreco prendere la macchina per non fare quattro passi. Però è
così…
Nemmeno il tempo di pensare alla parola “irresistibile”, che
già mi trovo a inserire la retro e fare manovra per uscire dal parcheggio. Non
ho resistito a pescare le chiavi dalla borsa e fare un giro.
In meno di cinque minuti sono già in cerca di parcheggio
lungo le cancellate del parco. Ne trovo uno abbastanza largo dopo un paio di
giri, e appena sistemata la macchina, chiusi gli specchietti laterali, inserisco l’antifurto prima di
avviarmi verso l’ingresso.
È una bella giornata luminosa, piena di sole che filtra
dalle foglie.
Central Park è sicuramente uno dei motivi che mi hanno
convinto a scegliere New York come destinazione della mia fuga, per realizzare
il mio bisogno di una svolta decisiva nella mia vita.
Avevo letto di questo parco in un sacco di libri, ne avevo
visti scorci in molti film.
Lo chiamano il polmone verde di New York. Per me, invece, è
semplicemente un luogo magico e meraviglioso.
Ho passato tanti pomeriggi stesa su una coperta a leggere in
questi prati, e ho scattato un sacco di foto a persone, alberi, viali… È un
posto magico. Ogni volta è come entrare in un mondo diverso.
Cammino svelta sul viale sterrato in direzione del ponte che
mi ha indicato e, quando sono quasi arrivata, una folla di gente urlante attira
la mia attenzione.
- Roooob!-
- O mio Dioooooooooooooooooo!-
- Rooooob! Un autografo!-
L’ho trovato. Non poteva essere più facile di così, no?
anche se non mi avesse detto dove si trovava sarebbe stato davvero un gioco da
ragazzi rintracciarlo.
Raggiungo il capannello di gente vicino alle transenne e
cerco di farmi largo a spintoni per vedere qualcosa, ma è praticamente inutile.
Per fortuna, la mia esperienza da paparazza ha fatto si che
io non fossi una persona particolarmente incline a perdersi d’animo.
Faccio marcia indietro e vedo di trovare un buco da qualche
parte.
Riesco a intrufolarmi su un pendio senza essere vista dai
bodyguard che piantonano le transenne, manco ci fosse il presidente Obama in
persona da proteggere. Cioè dico, se si preoccupassero così tanto della gente
non ci sarebbero tutti questi attentati in giro per il mondo, e invece no.
Tutti li, armadi grandi, grossi e muscolosi a proteggere il silenzio e la
concentrazione di un paio d’attori da una folla inferocita. Gran mestiere,
davvero. Poi dicono a noi fotografi che siamo dei nullafacenti.
Appollaiata su un albero basso, riesco a vederlo. È
appoggiato su una vecchia bicicletta, con un piede su una panchina che parla
con una bambina. Un microfono pende sulle loro teste, mentre sono circondati da
un sacco di operatori e cineprese.
Ho sempre assistito a scene del genere, ma solo la prima
volta ero davvero emozionata. Poi è diventato semplicemente un lavoro e tutto
ha perso il carattere della novità.
Adesso invece è tutto di nuovo bellissimo ed emozionante.
Dalla distanza a cui sono non riesco a vedere molto, così
tiro fuori la mia digitale ed estendo lo zoom al massimo.
Quanto mi è mancato il suo viso sorridente. Un giorno solo
senza vederlo e già mi sento quasi male. Vorrei tanto scendere da questo albero
e correre da lui, ma mi devo dare una calmata.
Il mio indice, troppo abituato a girare su una macchina
fotografica, non può fare a meno di pigiare il tasto dello scatto e fare foto su
foto. Non mi scappa nemmeno una piega del suo sorriso, ogni movimento della sua
testa.
Di nuovo quella sensazione di pura conoscenza, già provata
quella volta in cui l’ho fotografato a casa mia, si impossessa del mio stomaco.
Conosco già le sue espressioni e la sua mimica. Se scatto non è per conoscerlo,
non è per studiarlo ma per ricordarlo. Perché non mi voglio perdere nulla del
suo viso, perché voglio avere qualcosa di lui di tangibile.
- Aaaaaaand cut!- grida la voce del regista dal suo megafono
dopo qualche minuto.
Robert aiuta la bambina a scendere dalla panchina e le
scompiglia giocoso i capelli prima di cingerle una spalla con un braccio. È
così…dolce! Non c’è altro modo per definire la scena. È semplicemente dolce.
Dopo lo stop del regista, i decibel delle grida, sempre che
sia umanamente possibile, si moltiplicano all’infinito in crescendo e lui,
gentile come l’ho sempre considerato e scoperto convivendoci, si avvicina alle
transenne a firmare qualche autografo.
È il suo mestiere e ho sempre apprezzato la sua
disponibilità nei confronti dei suoi ammiratori. Fin da quando ho iniziato a
occuparmi delle foto di questo film, non l’ho mai visto negare un sorriso o una
parola a chicchessia. È sempre gentile con tutti.
Lui è gentile è basta, capito Ale? non devi assolutamente
iniziare con le crisi di gelosia. È il suo lavoro. È normale che le ragazzine
abbiano le sue foto appiccicate sopra al letto o nelle porte dell’armadio.
Datti una calmata.
Nel momento in cui vedo una ragazza buttargli le braccia al
collo e stampargli un bacio sicuramente bavoso sulla guancia, la voglia
inspiegabilmente omicida di farla a pezzi prende pieno possesso delle mie mani,
e per poco non disintegro la mia digitale per via della stretta troppo forte
che mi ha sbiancato le nocche.
Cerco di concentrarmi sulle foto che ho scattato e la
decisione di non venderle prende una sfumatura molto allettante.
Ok, Ale. Metti a cuccia i cani che vorresti lanciare contro
quella ragazza e cerca di prendere il telefono dalla tasca del jeans. Ce la
puoi fare.
Se i cani se la sbranassero staresti sicuramente meglio ma
dovrebbero sbranare un sacco di altra gente. Ricordati che lui è tuo e che le
fan esagitate fanno parte del suo lavoro. Lui vuole te.
Cercando di darmi una calmata e di farmi forte con questa
verità, prendo il telefono e pigio il tastino per scrivere i messaggi.
Guarda sull’albero
sulla collinetta alla tua destra :)
Premo invio e aspetto.
Rimetto via il cellulare e sistemo la digitale nella borsa,
tirando fuori i pacchetti con le brioche.
A pensarci bene, quelle foto non le avrei vendute lo stesso,
a prescindere dalla scena della fan con episodi più che evidenti di isteria.
Lui è mio e non mi va di condividerlo con il mondo più dello stretto
necessario.
Lo vedo tastarsi il pantalone fino a tirarne fuori il
telefono.
Credo che abbia letto il mio messaggio perché inizia a
guardarsi attorno allontanandosi dalle transenne.
La sua reazione nel vedermi con le gambe a penzoloni giù dal
ramo di un albero a sventolare due bustine di carta è una sonora risata che lo
fa piegare con le mani sulle ginocchia e contagia anche me.
- tesoro! Scendi da li!- mi grida unendo le mani davanti
alla bocca, dopo essersi ripreso dalle risate.
Forse è meglio che segua il suo consiglio se non voglio
rompermi qualcosa cascando dall’albero mentre ridendo perdo l’equilibrio. Mi
sistemo la borsa sulla spalla e uso un ramo più basso per scendere in sicurezza.
Appena tocco terra, mi fa segno di avvicinarmi tendendomi
una mano. Oddio… devo proprio andare? Mi vuole davvero dare in pasto alle sue
fan allupate? Va bene che ci tengo molto a marcare il territorio attorno a lui
e non disdegnerei l’ipotesi di transennarlo oppure di farlo girare imbaccuccato
tipo mummia per proteggerlo dalle vere vampire della situazione…però…non so
cosa sia peggio per lui. Starebbe più tranquillo a vivere nella condizione
della sua “scapolaggine” presunta, oppure a dichiarare apertamente la nostra
relationship?
Bah…sinceramente vedo bigie entrambe le ipotesi, e la mia
esperienza diretta sul campo me ne da ampiamente ragione.
Se una star di Hollywood è single, le sue foto sono comunque
sempre richieste per i giornaletti da ragazzine e per i settimanali su
internet. Se si fidanzano, il lavoro si fa più copioso ancora.
Lui già così vanta una media di una ventina di paparazzi nel
raggio di quattro metri a esagerare, che si raddoppiano se si arriva a cinque.
Figuriamoci se decidesse di rendere di dominio pubblico la notizia che stiamo
insieme!
Scuoto la testa spaventata e lui mi sorride, piegando la
testa di lato, mimando con le labbra un “per favore” sempre tendendomi la mano.
E va bene, Ale. Prega solo che le sue fan non abbiano bombe
da lanciare contro di te o i tuoi cani immaginari non ti salveranno.
Con uno sbuffo mi avvicino con passo sostenuto, velocizzato
dalla pendenza della collina su cui mi trovavo.
- che stavi facendo lassù, si può sapere?- mi chiede mentre
afferro la sua mano.
Faccio per rispondere ma prima che io possa iniziare a
muovere le labbra porta una mano sul mio collo avvicinando i nostri visi e
facendoli incontrare in un bacio.
Un bacio veloce, come se fosse ormai un’abitudine. Un bacio
veloce ma pur sempre in pubblico.
E afferro tutta la tragicità della situazione in cui ci
siamo appena cacciati.
Cazzo. Avrei dovuto tirarmi indietro, avrei dovuto fermarlo,
forse non sarei proprio dovuta venire!
Ho contato almeno altri quindici fotografi sparsi tutti
attorno al set e, se hanno ripreso la scena, e sono più che certa che non se la
sono fatta scappare perché piuttosto avrebbero preferito la morte per
impalamento, l’ho appena dato in pasto a tutte le riviste di gossip del pianeta
e l’ho esposto ad un sacco di domande, e di…pianti e linciaggi di varia natura
e… cazzo!
Fa per baciarmi ancora ma stavolta lo fermo. Lui mi guarda quasi
deluso e, lungi dal volere che si faccia un’idea sbagliata, gli sorrido e tento
di ricordargli il contesto in cui ci troviamo.
- Rob…non sono l’unico fotografo presente- gli ricordo.
Lui sorride e fa spallucce prima di dire - e allora? Lascia
che guardino-, e andare avanti posando di nuovo le sue labbra sulle mie.
Dapprima tesa e insicura per via della folla poco distante
da noi, che ha iniziato ad accorgersi di quello che sta succedendo, non riesco
a rispondere al suo bacio.
Ma quando lo sento sorridere sulla mia bocca e la sua lingua
spingere per farsi spazio, mando a quel paese tutto. Fotografi, fan, possibili
lettere minatorie e perseguitamenti di giornalisti…tutto.
Mi sta baciando. Mi sta dando uno dei miei baci preferiti.
Impazzisco quando porta una mano sul mio collo e tuffa alcune dita tra i miei
capelli, come a tenermi ferma per paura che scappi.
Dal canto mio, non riesco a trattenere l’istinto di
stringermi a lui e intrufolare le dita tra i suoi capelli.
Mi è mancato. Voglio fargli sentire che mi è mancato.
- mi sei mancata- soffia appoggiando la fronte alla mia.
- anche tu mi sei mancato- confesso
- davvero? Non l’avrei mai detto- mi canzona dandomi un
ultimo tenero bacio prima di prendermi per mano e incontrare quella che ancora
stringeva i pacchetti con le brioche.
- e questi?- chiede curioso.
- emm… ti ho portato la colazione- ammetto un po’
imbarazzata, tornando a rendermi conto delle urla disperate che provenivano
da…bah… erano praticamente tutte attorno a me. Dire che ora siamo nella cacca è
decisamente minimizzare.
- davvero?-
Sembra tranquillo. Tanto tranquillo. Troppo tranquillo. Ha
appena firmato la sua condanna a morte e lui è felice per le brioche. Forse non
si è ancora reso conto della gravità della situazione, anzi, è certamente così.
- Rob senti… se ci hanno fotografato, e sono più che certa
che lo abbiano fatto… sei nei guai lo sai?-
- perché?- chiede innocente cercando di prendere le bustine
che ho nascosto dietro la mia schiena per cercare di farlo concentrare sulle
mie parole.
- beh… ti daranno la caccia. Ci daranno la caccia…- Ma scusate, non è evidente?
Lui sorride come se mi sfuggisse un punto fondamentale della
questione. Sospira, si mette le mani in tasca e, disegnando cerchi astratti con
il piede sull’erba, chiede- sei la mia ragazza?-
- si però…-
- Però non ci sono però- dice con un sorriso. Si avvicina e
mi cinge la vita con entrambe le mani e appoggia la sua guancia contro la mia
fronte prima di continuare.
- Io sono pazzo di te, Ale. Io…io non voglio dovermi preoccupare
di quanti fotografi avrò intorno se ho voglia di baciarti. Tu sei parte della
mia vita adesso e… non voglio nascondermi. Voglio vivere tutto con te, come
tutte le persone normali. E se ho voglia di tenerti per mano, di andare al
cinema, di…baciarti in mezzo a una strada lo voglio fare. A me non importa se
quelle foto finiranno su un sacco di giornali. Scrivono tante di quelle
fesserie che se finalmente scrivono qualcosa di vero nessuno se ne accorgerà, e
anche se se ne accorgessero…amen. Le cose stanno così-
Ha appena detto che non gliene frega niente di essere
perseguitato a causa mia? Ho capito bene?
Cerco i suoi occhi per cercare di capire un qualcosa che mi
dica che ho capito male ma… trovo solo due occhi chiari e sinceri. E
sorridenti. E stavolta sono io a baciarlo.
Questo è il caso di chiederselo ancora: cos’ho fatto io di
tanto buono nella mia vita da meritare un ragazzo così?
- hai detto che sei pazzo di me?- mugolo gongolante sulle
sue labbra. Una conferma non fa mai male.
- ho detto che sono pazzo di te - conferma prima di
continuare a baciarmi- ora mi dai le brioche?-
- l’hai fatto solo per le brioche?- mi stacco facendo la
finta offesa.
- in parte- risponde facendomi l’occhiolino -dai vieni.
Voglio presentarti Ruby-
- Ruby?- chiedo iniziando ad addentare una brioche. Tutta
quest’emozione mi ha fatto venire fame.
- si, l’attrice più brava del mondo. Adoro quella bambina-
dice rubando un morso dalla mia brioche.
Mentre gli passo la sua, lui allunga una mano a scompigliare
i capelli di una bambina seduta su una sedia da regista.
- Robert! La parrucchiera ti tirerà la piastra in testa se
continui a mettermi in disordine i capelli!- protesta la bambina girandosi
sulla sedia.
- lo so piccolo mostro, ma correrò il rischio. Fame?-
scherza porgendole una brioche che tira fuori dal sacchetto.
- un sacco, grazie!- risponde allegra prendendo il
triangolino alla crema di latte.
- non ringraziare me, piccola. Ringrazia lei-
La bambina con due occhi azzurri che sembrano due zaffiri,
la pelle talmente liscia e bianca che pare fatta di porcellana mi guarda
curiosa con la punta del nasino sporco di zucchero a velo.
- grazie signorina- dice gentile.
- Alessia lei è Ruby. Ruby, lei è Alessia, la mia ragazza-
ci presenta Rob, tra un morso di brioche e l’altro. Nemmeno il tempo di girarmi
a guardarlo che già ha afferrato la seconda brioche.
- piacere- dice Ruby tendendo la mano che stringo
volentieri. Una piccola donnina, ecco cos’è.
- che stavi facendo?- le chiede Rob, piegandosi sulle
ginocchia.
- i compiti…- mugola Ruby, sconsolata.
Mi dimentico sempre di come i bambini attori debbano pensare
anche alla scuola mentre sono sul set.
- ti posso dare una mano?- le chiede Rob togliendole con un
dito lo zucchero dal naso.
- se mi dici che sai disegnare in modo credibile le foglie
degli alberi con gli acquerelli si- risponde lei.
- fammi vedere quel disegno-
- no, è orrendo. Non mi vengono le foglie!-
Alzandomi sulla punta dei piedi riesco a sbirciare tra gli
avambracci d’avorio di Ruby e vedere che il suo compito è un disegno di un
parco da colorare ad acquerelli. Parte del foglio è già secco quindi ne colora
un pezzo per volta tra una pausa e l’altra.
- dici che non ti vengono le foglie, Ruby?- le chiedo
chinandomi anche io.
- già…sembrano solo una macchia verde e…le foglie non sono
così- piagnucola sconsolata, spostando i gomiti per farmi vedere il suo lavoro,
e indicando le foglie degli alberi sopra la sua testa con l’estremità del
pennello che ha in mano.
- posso?- chiedo tendendo la mano per farmi dare il
pennello. Lei me lo porge e mi fa spazio sul blocco da disegno, allungandomi la
scatola dei colori.
- allora Ruby, guarda. Prendi il pennello e…allarga le
setole, in questo modo- le dico allargando le setole del pennellino con le
dita, facendole diventare una sorta di ventaglio.
- si dice “smucciare”. È un termine molto tecnico. Se lo
dici al tuo insegnante ti darà sicuramente un dieci- continuo guadagnandomi un
sorrisetto interessato da parte della bambina.
- poi strofinalo sul colore, in questo modo e…quando devi fare
le foglie, usa il pennello come se stessi disegnando tanti piccoli trattini,
così- mentre muovo il pennello sul foglio tanti trattini asimmetrici escono dal
pennello, dando alle foglie un aspetto abbastanza realistico, almeno…per quanto
si possa ottenere con degli acquerelli.
- e se vuoi le foglie un po’ più chiare, o un po’ più
scure…devi solo dosare bene l’acqua. Più scuro poca acqua, più chiaro tanta
acqua- concludo porgendole il pennello. - prova tu-
Ruby mi sorride e segue le mie indicazioni, regalandomi un
sorriso ancora più grande quanto più è soddisfatta dei suoi risultati.
- sei anche una pittrice ora?- mi chiede Rob cingendomi la
vita da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla, guardando il disegno.
- no… usavo gli acquerelli per colorare i bozzetti al liceo.
Era una specie di istituto tecnico, scuola d’arte…qualcosa di indefinito- lo
chiarisco appoggiandomi a lui.
- un’artista, una fotografa, una pilota spericolata, una
brava cuoca, una scova outlet…quante cose sei, tesoro?-
- tu sei un attore, un pianista, un chitarrista, un genio
del tiramisù, un gran fidanzato…quante
cose sei tesoro?- lo imito rispondendo a un bacio che si sporge per darmi.
- ok, ok, ok. Gente, portiamo a casa la scena!- grida quello
che sicuramente è il regista di nuovo in un megafono bianco che porta appeso al
collo.
- Alessia resti? Mi aiuti a fare l’acqua del fiume?- mi
chiede Ruby tirandomi una mano implorante.
- si resta, Ale. Ci aiuti a fare l’acqua. Vuoi?- mi canzona
Rob sciogliendo l’abbraccio.
A parte il fatto che inizio a sentire le punte delle lance
dietro la mia schiena come se fossero reali, e probabilmente di qui a qualche
secondo mi cadranno anche dei fulmini in testa, non sono proprio convinta che
restare sia una buona idea. Insomma lui sta lavorando!
Due paia d’occhi di due tonalità diverse di azzurro mi
guardano come quelli di due cuccioli che pregano di essere scelti e portati a
casa.
- e va bene- sbuffo pregando che le lance non mi trapassino.
- grandioso. Appena ho finito ce ne andiamo a pranzo in un
ristornate che ho visto stamattina e poi passeremo tutto il pomeriggio
insieme, promesso- dice Rob dandomi un bacio veloce, prima di allontanarsi.
- tu non vai da nessuna parte se prima non finiamo il mio
disegno!- lo riprende Ruby facendogli una linguaccia.
- mi aiuti vero?- mi chiede ancora la piccola facendomi
sedere sulla sua sedia e passandomi un paio di cuffiette che si è fatta dare da
un cameraman.
- se la metti potrai seguire quello che diciamo- mi
chiarisce mentre me la mette sulle orecchie.
-resti vero? Mi aiuti ancora, vero?- piagnucola con gli
occhioni dolci.
Le sorrido in risposta e faccio un cenno affermativo con la
testa.
Mentre si allontana e riprende il suo posto sulla panchina e
Rob il suo sulla bicicletta, faccio il grave errore di voltarmi indietro e
guardare alle mie spalle. Almeno una decina di ragazze è in lacrime, e le grida
isteriche si sprecano.
Poveri noi. Non oso immaginare cosa succederà domani quando
quelle foto saranno pubblicate.
Guardando alla mia destra, scovo un fotografo appostato
dietro un cespuglio che sta fotografando me. Imbarazzatissima, mi porto i
capelli davanti al viso e cerco di concentrarmi sulla scena, ma non sentendo
realmente le parole.
La mia vita è appena cambiata un’altra volta e nella maniera
più inaspettata. Ironia della sorte, io che sono sempre stata dietro
l’obbiettivo del gossip, ora ci sono davanti. E assieme al personaggio più in
vista del momento.
Se penso ai soldi che fioccavano per foto su presunte
camminate mano nella mano con Kristen agli aeroporti…sono più che certa che il
primo che riuscirà a vendere le foto vivrà di rendita per il resto della sua
vita, con quello che le pagheranno i giornali. Beh…ho fatto felice un padre di
famiglia. In fondo abbiamo fatto anche una buona azione no?
Guardiamo il lato positivo della nostra condanna a morte.
Mentre sono persa nei miei pensieri, sento la tasca del
jeans vibrare sotto il mio gomito. Mi tolgo svelta la cuffietta che ho in testa
e la poso sulla sedia, allontanandomi sia per appartarmi che per non disturbare
il lavoro del cameraman al mio fianco.
Rispondo senza nemmeno guardare il numero.
- pronto?-
- pronto, parlo con Alessia Chianti?- dice la voce roca di
un uomo dall’altro capo del telefono.
- si chi parla?-
- sono Derek Brandon, della Dantey West-
La Dantey West? E che vuole un editore da me?
- la chiamavo per quel servizio fotografico che ha fatto a
Robert Pattinson per Us Weekly-
Ecco che il cuore prende inspiegabilmente ad accelerare. Il
respiro a farsi irregolare.
- si…-
- avrei una proposta di lavoro per lei, sempre che le
interessi e…mi piacerebbe molto parlargliene del mio ufficio oggi pomeriggio-
Una proposta di lavoro. Per me. Dalla Dantey West. Non è
possibile.
- emmm…si, si …oggi pomeriggio va bene- riesco a dire senza
nemmeno capacitarmi di come ho fatto a parlare.
- allora l’aspetto per le quattro al mio ufficio, Derek
Brandon. Lei sa dove si trova la nostra sede vero?-
- certo, certo...-
- allora a più tardi. Arrivederci-
- arrivederci- dico ormai al telefono muto.
Non ci posso credere. Non ci posso credere. Non ci posso
credere!
- tesoro, tutto ok?- chiede la voce di Robert alle mie
spalle.
Non mi ero nemmeno accorta che si era avvicinato. Ero ancora
sotto shock per la telefonata. Una proposta di lavoro, da una rivista. Per me.
- mi hanno appena proposto un lavoro- confesso rimettendo il
cellulare in tasca.
- ti ha chiamato Derek Brandon?- chiede abbracciandomi.
- e tu come lo sai?- le chiedo stupita. Io ho detto “un
lavoro” e basta!
- oh beh… sai… ieri sera…Jake mi ha detto che questo signor
Brandon gli aveva telefonato chiedendo di te perché gli sono piaciute le tue
foto e io…non ho fatto altro che dargli il tuo numero- risponde serafico.
- tu hai dato il mio numero al tuo agente per darlo a un
editor?- chiedo ancora incredula.
- non ti ho raccomandata, tesoro. Gli ho solo dato un numero
di telefono- risponde cercando di capire chissà che dalla mia faccia – ho fatto
male?- chiede dispiaciuto.
- hai fatto male? Mi chiedi se hai fatto male?-
- scusa io non volevo…-
- Rob tu mi hai offerto forse l’opportunità più importante
della mia vita!- grido saltandogli letteralmente tra le braccia, dando sfogo a
tutta la mia euforia.
- tesoro sono così felice per te!-
- devo andare a casa, tesoro…ho bisogno del mio armadio!
Alle quattro vuole vedermi per illustrarmi la proposta!- dico riprendendo il
cellulare in mano per mandare un messaggio a Beckie e darle la notizia.
- e di me? non hai bisogno che ti accompagni?- mi chiede
dandomi un bacio sulla tempia.
- verresti con me?-
- se vuoi si. E poi non ho niente da fare questo pomeriggio-
Io non ho più parole per dire cosa sia questo ragazzo. So
solo che non fa altro che dare, dare, dare e dare e io…io sono la ragazza più
fortunata del mondo ad averlo con me.
abbigliamento
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Capitolo 28 *** capitolo 28 ***
capitolo 28
Salve gente! eccomi qua con un
capitolo bello corposo per voi! non mi perdo in chiacchere e mi
scuso per le risposte stringate alle recensioni, ma vado più di
corsa del solito oggi.
recensioni:
sophie 88: so ci siamo. il prossimo capitolo è tuo!!!! :) ti dico solo questo e oggi... presenterò il tuo sposo :)
jordy klein: semplicemente grazie
:) grazie per i mille complimenti. Ale è premurosa è vero
ma... non farmi dire niente :)
fallsofarc: come al solito, ma
forse oggi più di tante altre volte, la tua recensione mi ha
fatto commuovere tesoro, davvero! mi fa piacere leggere che le mie
descrizioni colpiscono nel segno e sono efficaci per portarvi con me
all'interno della storia. sono sempre più felice del fatto che
il mio rob continui a coinvolgere tutti quanti voi e in particolar modo
te, perchè come ben sai tengo molto al tuo giudizio, sia in fase
di scrittura che in fase di pubblicazione. leggere quello che scrivi
tu, quelle righe piene di emozioni e sapere che con le mie di righe
riesco a restituirti un pò delle emozioni che tu mi dai con le
tue storie mi rende molto felice. :) ti voglio un mondo di bene, tesoro!
sei nell'anima 2009: ciau! :) ti assicuro che Emilie non ha doppi fini nei confronti di Rob. è solamente preoccupata.
per quanto riguarda il modo in cui
Ale ha trovato Rob...le ha mandato un messaggio, ricordi? :) se
è stato rob a procurare il lavoro a Ale...lo scoprirai in questo
capitolo. :) grazie mille per i complimenti Vale!! :) grazie grazie
grazie!!!
smemo92: grazie mille per i
complimenti :) sul serio grazie :) questo è un altro pov di Ale
e spero che ti piaccia tanto quanto il precedente :)
romina75: che dire ancora? :) ho
scritto i papiri oggi! :) sia per questo chap che per la tua
recensione! quella cosa dei panettieri Michele non me l'aspettavo! da
me si chiamano tutte o maria o stefania... :D scusa se non so cosa
scrivere, ma aver parlato così profusamente nella tua recensione
mi ha tolto ogni idea su cosa dire nella mia risposta! ti ringrazio
ancora per il capitolo che mi hai regalato e spero che questo nuovo che
ho scritto io ti piaccia.
sorellia mia deb: guarda...
già rido se penso alle reazione che avresti avuto tu ad
assistere a un bacio di rob, sia come fan dalla parte della transenna,
sia come alessia a vedere le fan appiccicose! già immagino le
grida e i pianti e gli strappamenti di capelli! XDXDXD:)
non ti preoccupare per la
recensione dello scorso capitolo, so bene che sei occupata con la
scuola, proprio come io sono preoccupata con l'uni. è per questo
se sono così sbrigativa nel rispondere. preferisco regalarvi il
capitolo il più in fretta possibile :) anche se cerco di
rispondere bene a tutti.
un bacione!
cicci12: davvero... grazie grazie
grazie! sono felicissima che tutte quante voi riusciate a identificarvi
in alessia :) davvero. sono felice felice felice.!
spero che anche questo capitolo ti piaccia :)
skitty: grazie :) grazie, grazie, grazie!!!!
lazzari: semplicemente grazie! :)
enris: benvenuta :) ti giuro...sono
rimasta... mi hai commosso davvero tanto con le tue parole! :) mi ha
riempito d'orgoglio leggere i tuoi commenti alla mia storia. hai fatto
un quadro della situazione a dir poco sorprendente e sapere che la
scena del lago ti ha colpito così tanto... mi fa piacere
perchè è una delle mie preferite davvero. :) vorrei dirti
tante cose ma la fretta di pubblicare impone un tempo totalmente
diverso da quello che vorrei dedicare a tutti voi. spero che
continuerai a seguire la mia storia e che questo capitolo sia ancora
all'altezza delle tue aspettative. :)
vero15star: ho capito bene? hai
detto che rob non è malissimo???? l'hai detto davvero? o
giubilo!! sono riuscita a farti piacere Rob! ma tu proprio prima di
questo capitolo me lo dovevi dire?? ho come
l'impressione che ti piacerà :)
mikki: anche io avrei una
fifa nera se fossi al posto di Ale. da che mondo e mondo noi fan di rob
potremmo arrivare a essere molto pericolose per lei !!!! :)
lucy_scamorosina: benvenuta
anche a te :) non è stupido se la mia storia ti fa
sognare.leggere che riesco a darti queste sensazioni è un grande
regalo per me :)
io mi emoziono sempre con
le storie degli altri, e sapere che anche io posso donare qualcosa a
voi... è bellissimo. ci hai messo un pò ma l'importante
è che l'hai trovata no? :) spero che continuerai a seguire e
commentare.
cricri88: mbare mea! si lo so che
non sei stata bene, non ti preoccupare per il tuo ritardo :) mi
raccomando quando leggerai la prima parte di questo capitolo siediti e
stai calma... per quanto riguarda il problema ale che gira intorno alla
questione... questo capitolo.... inizierà a dare la prima
picconata al muro che ha creato. ma non ti anticipo niente :)
lo so, lo so che far piacere la triglia a mamma claire
è stata una cosa scabrosa e mi ha profondamente disgustata
però.... s'ha dda fa! scusa se oggi sono così
breve, ma sono stanca morta perchè ho scritto fino ad ora e non
vedo l'ora di farvi leggere il chap! :) nu vasuni grosso grosso mbare
mea! ripigghiati!
Scarpe, tubino, camicia…forse dovrei dare un’altra stirata
alla camicia. Dovrei mettere delle scarpe un po’ più basse o magari un
pantalone. Si un pantalone sarebbe perfetto, con il tubino nero magari sembro
una che si prende troppo sul serio. Magari se mettessi una cinturina sottoseno
andrebbe meglio.
Si però…la camicia a maniche corte o lunghe? Ho preso quella
a manica corta, ma forse la manica lunga mi darebbe un’aria un po’ più
professionale.
Si ma se metto la manica lunga dovrò metterci sopra una
giacca e completare il tailleur e sono pazzi se pretendono che io ai primi di
agosto vada in giro con le maniche lunghe!
Pezzerei sotto le ascelle, che schifo! E addio lavoro.
Si, lo so. Tutto il mondo suda, persino gli elefanti, ma
dobbiamo proprio andare a sbandierarlo in giro? Insomma…l’incipit ha il suo
valore, come l’igiene.
Se ci fosse mia nonna qui mi griderebbe anche di mettermi
dei collant ma… il bon ton della calza di nylon se la può anche andare a
prendere in quel posto. Preferisco avere le gambe scoperte piuttosto che
trovarmi a metà riunione con la fronte imperlata di sudore e il prurito alle
cosce. Solo le nonne possono resistere stoicamente alle alte temperature con il
collant 50 denari, ma io non posso vantare la stessa tempra.
Va beh… una volta scelti i vestiti…il secondo problema da
risolvere è sicuramente il più tragico da affrontare: i capelli.
Lisci, mossi, sciolti, legati…
Nei film le vere donne in carriera li portano stretti in uno
chignon elegante e tiratissimo, magari con qualche ciuffo che spunta dalla cima
giusto per evitare lo stile “Rottermeyer”.
Potrei tentare l’esperimento, ma la mia abilità di
parrucchiera di me stessa si limita allo stiraggio con la piastra e alla coda
bassa.
Mi dovrò rassegnare a questo look semplice e spartano, vale
a dire sciolti, mossi e probabilmente scialbi. Non ho tempo di giocare alla
parrucchiera sperimentalista.
Forse è anche la cosa migliore, no? La mia parola d’ordine
non è forse “non prenderti troppo sul serio”?
A parte che chi è che prende mai sul serio i fotografi?
Insomma…secondo la tradizione dovremmo essere tutti degli scioppati con pessimo
gusto e livelli di menefreghismo in materia “abbigliamento” talmente alti da
essere raggiungibili solo dagli squatter…certo se non ti chiami Gary Marshall.
Quindi… bah…non so più che pensare.
Forse dovrei riconsiderare l’ipotesi tubino e camicia bianca
per sostituirla con qualcosa di più easy…mantenere un profilo basso…
- tesoro…adoro vederti così sexy, ma se mi cammini ancora
una volta davanti conciata così, tu l’ufficio di quel Derek oggi non lo vedi- dice la voce di Rob che si sta
abbottonando la camicia davanti allo specchio del comò.
- eh?- esordisco interrompendo la mia camminata di
osservazione degli abiti stesi sul letto.
Conciata come? Non mi sono manco vestita ancora!
Sempre abbottonandosi fa scorrere il suo sguardo eloquente
su tutta la mia figura, dalla testa ai piedi per poi tornare su e schiarirsi la
voce prima di tornare a guardarsi allo specchio.
Si, ok. Sto andando su e giù per la camera da letto in
intimo e tacchi alti e allora? Sto allargando le scarpe, qualche problema?
- Rob è necessario- sbotto prendendo in mano la camicetta
dal materasso e valutando l’ipotesi di stirarla un’altra volta.
- camminare per casa con le scarpe alte è una regola
fondamentale per ogni donna che non voglia andare in giro zoppicando. Non hai
idea di quanto male facciano le scarpe nuove- lo chiarisco guardandolo
saccente. Non è forse la cosa più ovvia del mondo?
Lui sorride e si da un’ultima sistemata ai capelli, come se
in testa a lui potessero durare “ordinati” per più di un minuto.
- sono a favore di queste passeggiate, tesoro mio, non mi
fraintendere…ma ne sarei molto più felice se potessi…- dice con voce roca
avvicinandosi a cingermi la vita da dietro - … approfittarne- soffia al mio
orecchio spostando i capelli.
Le sue mani iniziano a tracciare tanti cerchi leggeri e
tentatori sulla mia pancia, provocandomi brividi indefinibili e pensieri
scabrosi che manco un film di Tinto Brass.
Una mano abbandona il mio ventre e risale lenta e delicata
lungo il mio braccio. Quando abbassa una spallina del reggiseno, finisco
inevitabilmente per rovesciare la testa all’indietro, con l’effetto di
lasciargli libero accesso al collo che ormai è diventato il suo terreno di
caccia.
La mia mente è completamente vuota, eccetto che per le
piccole scosse elettriche che si ripetono a intervalli regolari nel mio
cervello al ritmo dei brividi che il contatto delle sue dita affusolate sulla
mia pelle mi provocano.
Baci, soffi, morsi…mi sta letteralmente mandando all’altro
mondo.
Di li a che io mi giri per cercare la sua bocca e frugare
con le mani sul suo petto per sbottonargli la camicia, il passo è davvero
breve, e prima che io possa anche solo formulare il pensiero sono già li a
infilare le mani tra la camicia e le sue spalle per scoprirgliele e riempirle
di baci ardenti.
Senza averlo premeditato, ci ritroviamo attorcigliati sul
letto, che ormai abbiamo percorso in tutta la sua grandezza a furia di girarci
e voltarci.
I suoi occhi sono due frammenti di oceano tanto sono scuri e
pieni di impeto. Mi guardano famelici, intensi e maliziosi.
Lo voglio. Da morire. Lo voglio. Questo è l’unico pensiero
che ho in testa.
Nella mia mente, in questo momento, la necessità “respirare”
viene subito dopo quella di “averlo”.
Le sue mani, ferme e sicure, rapide e ingorde, vagano sul mio
corpo tirando fuori dalla mia gola sospiri, mugolii e ansiti talmente intensi
da coprire quasi i suoi, più accelerati e gutturali dei miei.
La sua camicia è sparita, volata chissà dove, così come il
mio reggiseno. I capelli che si era appena sistemato, sono già diventati una
massa disordinata e senza nessun senso logico, in continuo mutamento per colpa
delle mie dita che non riescono a non stringerli.
Il suo corpo così perfetto e definito è un piacere per occhi
e mani e sentirlo con tutto il suo peso sul mio…mi fa venir voglia di
accelerare ancora di più. Lo voglio.
Le sue labbra lasciano scie bollenti di fuoco ovunque
passano: sulle mie spalle, sul mio petto, sui miei seni, sul mio ventre… bruciano.
Brucio.
C’è urgenza nei nostri movimenti. Ci vogliamo, e subito.
Impossibile andarci piano. Impensabile perdere tempo in preliminari. Aspettare
anche solo un minuto sarebbe una vera tortura.
I nostri ansiti, che già si mescolano, vogliono uscire
ancora più forti e decisi dalle nostre bocche. I nostri corpi chiedono di più
del frenetico sfregarsi senza congiungersi mai veramente.
Le sue mani che scivolano sicure sulle mie cosce, arrivano
in fretta a sfilarmi le scarpe per poi portare le mie gambe a incrociarsi
attorno ai suoi fianchi.
La mia mano scende impaziente a cercare il bottone dei suoi
jeans, mentre le sue già scivolano sotto l’elastico dei miei slip. Aiutandomi
con le gambe, gli sfilo pantaloni e boxer insieme. Scalcia per toglierseli del tutto
e mentre sta per liberare me dell’ultimo impiccio…
- Ahhhhhhhhh!!!! Roooob! È tardissimo!!!!- grido quando,
portando le braccia attorno al suo collo, il mio occhio cade sull’orologio.
Alla velocità della luce, roba che Flash in persona sarebbe
venuto a stringermi la mano per complimentarsi con me, recupero il reggiseno
dal pavimento, e mentre io ho già infilato il tubino nero e sono tornata sui
miei trampoli, Rob è ancora sul letto stravolto.
- tesoro muoviti! Sono le tre e un quarto! Se non scendiamo
in cinque minuti arriveremo tardi!- lo rimprovero sfilando la mia camicetta da
sotto le sue gambe ancora nude per indossarla leggermente stropicciata.
- questo è tutto un incubo, Rob. Solo un incubo- mugugna
affondando la faccia nel materasso.
Spazientita e preoccupatissima dal ritardo, gli lancio la sua
camicia in testa e recupero i suoi boxer dal pavimento.
Si alza e, svogliato e lento come solo Frankling la
tartaruga saprebbe fare, se li infila.
Ok. È vero, lo ammetto. Mi sono concessa un attimo di religioso
silenzio per cedere totalmente all’estasi mistica che mi ha procurato vedere il
suo magnifico fondoschiena nudo per quei pochi secondi prima che venisse
coperto dalla microfibra nera del boxer. Un vero peccato coprire opere d’arte
del genere.
- su dai non fare quella faccia!- lo riprendo ancora
spazientita, una volta concluso il mio momento “sbavo senza contegno”, quando
lui si gira per rivolgermi un’occhiata di rimprovero.
- si, come no- sbuffa quasi incazzato, abbottonandosi i
jeans e guardando un punto imprecisato del vuoto.
È incazzato? Sul serio? Quasi mi viene da ridere. Anzi,
senza quasi. Il suo viso contratto in una smorfia imbronciata mi fa scoppiare a
ridere, lasciando perdere il mio tentativo di chiudermi una cinturina sottoseno
sulla camicetta.
- che c’è da ridere?- chiede ancora con il broncio,
infilandosi la camicia.
- nulla tesoro, è che sei così…buffo- confesso riuscendo
finalmente a mettermi la cintura.
Anche lui ritrova il sorriso e scuote la testa, come se
stesse ridendo per una battuta che ha capito solo lui.
- tu mi farai impazzire un giorno di questi, Ale, e potrai dare
la colpa solo a te stessa, alle tue scarpe e alla tua collezione di completini
intimi troppo seducenti- mi avvisa lasciandomi un bacio sul collo prima di
chinarsi sotto il letto a recuperare le sue scarpe.
Riprendendo contatto con la realtà, l’orologio mi avvisa che
iniziamo ad essere seriamente in ritardo. Alla velocità della luce, riempio la
mia borsa e afferro una cartelletta con un po’ di foto dentro, non si sa mai
che me le chiedano. Lui si risistema i capelli e ci lanciamo insieme giù dalle
scale verso la Volvo.
Quando gli lancio le chiavi prima di infilarmi dal lato
passeggero, mi guarda quasi sconvolto.
- tesoro, ma che…?-
- guida tu, Rob. Io ho una preparazione da portare a
termine- dico sbrigativa aprendo una piccola pochette da trucco che avevo
cacciato in borsa e tirando giù il parasole del passeggero per poter usufruire
dello specchietto.
Benedetta Beckie e il natale in cui mi ha regalato questo
kit per le emergenze restauro!
Ok… allora…evitiamo di fare casini con il fondotinta e
passiamo giusto un po’ di correttore, di matita sotto gli occhi, un po’ di
mascara e lucidalabbra. Non facciamo casini che altrimenti se ci metto troppo
impegno in queste condizioni precarie rischio di fare disastri.
Di tanto in tanto lancio un’occhiata alla strada e o siamo
fermi a un semaforo o a un attraversamento pedonale.
- Rob schiaccia sto chiodo!- lo rimprovero guardando con un
occhio la strada e con l’altro il mio riflesso nello specchietto, quando vedo
che siamo partiti già da dieci minuti e abbiamo fatto si e no due isolati. Non
sono strabica, se ve lo state chiedendo! È tutta una questione di posizioni
davanti allo specchio, aiutata dal fatto che la mia vista, come quella di tutti
gli esseri umani, copre un angolo di 180°.
- Ale c’è il limite!- risponde scocciato lui.
- il limite è solo per automobilisti idioti che non sanno
dosare l’acceleratore!-
- beh che bello! io cerco di non correre per non farti
accecare con lo spazzolino del mascara e tu mi dai dell’idiota- sbuffa
cambiando la marcia e facendola grattare per non aver abbassato bene la
frizione. Già piango per quella povera macchina in mano sua.
- non ti sto dando dell’idiota. Ti sto dicendo che mi serve
“Fast and Furious” non “a spasso con Daisy”!- rispondo chiudendo nervosa il
parasole.
Miracolosamente sono riuscita a truccarmi decentemente senza
accecarmi o senza farmi un occhio più scuro del’altro.
- guarda che “a spasso con Daisy” è un film molto più bello
di quello che tu possa immaginare. Dovrei fartelo vedere, lo apprezzeresti-
borbotta come se lo avessi ferito nell’orgoglio.
- Beh, tesoro, ora che mi hai detto che ti piace quel genere
di film so già che se ti regalassi una casa per le bambole a natale ne saresti
felice- lo canzono appoggiando le ginocchia al cruscotto davanti a me e
lasciando penzolare i piedi.
- ehi!-
- ti commuovi se ti prendo quella con l’ascensore e il
lampioncino del giardino che si illumina davvero?- lo stuzzico incazzandomi
mentalmente con il vecchio davanti a noi che non tiene né la destra né la
sinistra. Alcuni sono proprio delle bestie al volante. Mi chiedo se trovino la
patente nelle uova di pasqua.
- solo se mi regalassi la versione con Barbie Regina delle feste potrei piangere- risponde facendomi
l’occhiolino accompagnandolo con il suo sorriso sghembo ironico e sexy da
matti.
Ma si può restare seri davanti a una faccia così? Ovviamente
no.
Le mie risate non fanno che aumentare quando sento le sue
imprecazioni al volante talmente gentili da essere quasi una barzelletta, dato
che, se mi prendo la briga di girarmi a guardare il lunotto posteriore, posso
vedere almeno dieci automobilisti incazzati con lui a livelli tali da
sorpassare i miei record e che fanno rombare minacciosi il loro motore per
incitarlo “gentilmente” a darsi una mossa.
Non c’è dubbio. Se non sono capitata in “a spasso con Daisy”
almeno nei dintorni di “Pleasentville” ci sono arrivata.
Lui è l’unico che può abbassare il finestrino e dire in
tutta calma e senza un briciolo di ironia “scusi signora, non vorrei
disturbarla ma avrei una certa premura. Non potrebbe allungare il passo per
cortesia?” alla vecchietta che sta attraversando la strada e poi dirle anche
“buona giornata” prima di richiuderlo.
Che bella coppia che siamo. Lui è l’uomo che sussurra alle
vecchiette e io quella che si affaccia fuori dal finestrino e, con un tono e
degli epiteti degni di uno scaricatore di porto da generazioni, dice al tizio
del camioncino dell’ortofrutta di muovere il culo.
Che devo dire? È lo stress.
Ogni volta che vado a un colloquio sono stressata. E
scurrile.
Ma stavolta almeno non ho le Prada portasfiga ai piedi. E ho
Rob con me, lui è una garanzia come portafortuna. È un fatto noto, ormai, che
funziona meglio degli amuleti contro il malocchio.
Guardo l’orologio analogico vicino al tachimetro che in
tutta la luminescenza del suo blu cobalto mi avvisa che sono le quattro meno
dieci.
- Rob, ti prego. Non potresti accelerare un pochino?- lo
prego quasi giungendo le mani, vedendo che per l’ennesima volta si è fermato a
semaforo giallo.
Lo sanno tutti che per i veri automobilisti il giallo è un
invito ad accelerare e non a fermarsi immediatamente come dice la scuola guida.
A che cazzo mi serve un invito a sgombrare l’incrocio, se nell’incrocio ancora
non ci sono dentro?!
- tesoro mio, primo punto: quelli come Derek Brandon
arrivano sempre con minimo cinque minuti di ritardo agli appuntamenti. È una
regola fissa proprio. Quando gli danno in mano il loro contratto da dirigenti
firmano un’apposita clausola, di quelle scritte in piccolo sotto, in cui si
impegnano ad arrivare sempre in ritardo- mi spiega con tutta la serietà di uno
che sta spiegando un’importante verità del mondo che io , povera sciocca
mortale, ancora non ho colto.
- dimmi il secondo punto perché questo è meglio se non lo
commento- sbuffo esausta passandomi una mano sugli occhi. Improvvisamente mi
ricordo di essere truccata e salto ritta sul sedile, cercando di controllare i danni,
che fortunatamente non ci sono, dallo specchietto laterale.
Lui si mette quasi a ridere ingranando la seconda dopo la
partenza, e mi chiarisce.
- il secondo punto è che sai benissimo quanto io sia
inadatto alla guida già rispettando il codice della strada. Fammelo infrangere
e la tua Volvo nuova spargerà incidenti a catena in tutta New York- spiega
pratico infilandosi in un parcheggio a lisca di pesce. Che razza di culo
inaspettato! Dopo questa frase già temevo per i paraurti verniciati se avesse
tentato un parcheggio a incastro.
Beh, se non altro siamo arrivati sani e salvi e con la
macchina incolume.
Il palazzo della Dantey West, in stile europeo, si erge
imponente davanti a noi.
Sono entrata un sacco di volte nel suo atrio e un sacco di
volte sono salita ai piani alti per parlare con il caporedattore di Us weekly
per vendergli delle foto, ma… stavolta è diverso. Oggi sto andando per avere un
posto si spera fisso e non più come freelance.
Solo a pensarci, il mio mal di pancia da ansia si sveglia in
tutta la sua prepotenza lasciando un buco enorme nel mio stomaco.
-sta calma, tesoro- mi sussurra Robert prendendomi per mano.
È un gesto che mi da coraggio.
Prendo ancora un bel respiro, cercando di calmarmi
concentrandomi sul rumore del tacco delle mie scarpe e misurando i miei passi
sui suoi.
I miei colloqui di lavoro per le riviste non sono mai andati
bene. Forse sceglievo le foto sbagliate da presentare, forse non riuscivo ad
essere abbastanza sicura nell’esporre il mio curriculum…forse, semplicemente,
ho la nuvola grigia dello sfigato che pende come una spada di Damocle sulla mia
testa quando si tratta di lavoro. Forse il destino non aveva ancora deciso che
fosse il mio momento.
È stupido che proprio ora, nell’ascensore che ci sta
portando al venticinquesimo piano, io pensi al destino.
Non sono mai stata una fatalista. Razionale come sono,
pensare che gli eventi che si susseguono nella mia vita siano decisi da qualcun
altro e che io non possa fare niente per cambiarli è una cosa che non posso
assolutamente concepire.
A tutto c’è un perché. Causa e conseguenza, è così che
accadono le cose.
Ogni nostra decisione avrà una conseguenza che
inconsapevolmente scegliamo noi e solo noi. Non esiste il destino. La storia
del destino è solo una sciocca e banale scusa che si inventa la gente per
giustificare i propri insuccessi. “È andata male, evidentemente era destino che
non andasse come avrei voluto”. Cazzata. Cazzata. Cazzata.
Non è mai questione di destino. È solo questione di capacità
e di scelte.
Per un attimo sono stata esattamente come tutti gli altri, pensando
che fosse stato il fato a decidere che non fosse il mio momento. Sicuramente
avrò sbagliato qualcosa, o più probabilmente mi sono presa troppo sul serio e i
miei precedenti “esaminatori” non hanno visto in me tutto il talento che penso
di avere.
Chissà se questa volta riuscirò ad essere all’altezza della
situazione.
Insomma…stavolta io non ho presentato alcun curriculum…sono
stata “scelta” se così posso definire la telefonata di stamattina. Si, sono
stata scelta per le mie capacità e basta. O forse…
- Rob, ti prego, ho bisogno che tu mi dica una cosa- chiedo
non appena mettiamo piede fuori dall’ascensore. Lui si dispone ad ascoltarmi,
invitandomi a domandare con un caldo e tenero sorriso.
- davvero è stato il signor Brandon a chiedere di me al tuo
agente? Non sei stato tu a…-
So che è una cosa stupida e insensata, ma ho assoluta
necessità che lui mi dica che il tutto è dovuto solo ed esclusivamente a me e a
quello che sono in grado di fare, senza raccomandazioni, spintarelle e mazzette
sottobanco.
- tesoro mio, io non mi azzarderei mai a fare una cosa del
genere! a raccomandarti, intendo. Ti giuro che le cose sono andate esattamente
come ti ho detto. Io ho solo passato un numero di telefono- dice serio
appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle.
- scusa, non volevo dire… avevo solo bisogno di saperlo-
articolo un po’ imbarazzata dalla mia domanda sciocca.
- vieni qui- sussurra paziente attirandomi a sé in un
abbraccio. - Ale, tu sei brava nel tuo lavoro. Ci metti passione, ci metti
attenzione, ci metti tutta te stessa. Qualcuno doveva accorgersene, prima o
poi. Smettila di sminuire le tue capacità e di essere costantemente in dubbio. Tu
sei bravissima, intesi? e questa è la tua occasione- dice cullandomi in
quell’abbraccio protettivo in cui mi ha accolta. Per la milionesima volta mi
trovo a pensare quanto io sia fortunata ad averlo accanto.
È tutto. È tutto troppo insieme. È bello da mozzare il
fiato, è gentile, è premuroso, è attento, è spassoso, divertente, sagace,
passionale, mai invadente…forse devo ricredermi. Forse il principe azzurro
esiste davvero, perché io non potrei definire una persona come Robert in un
altro modo che possa anche solo rendere vagamente l’idea del miracolo che è
questo ragazzo. È il principe azzurro. È il genere di ragazzo che ogni donna
vorrebbe avere al suo fianco.
Mi stacco da lui per rispondergli con un sorriso e,
prendendolo per mano, gli faccio strada verso la sala d’attesa in cui ho
passato molti pomeriggi, aspettando di essere chiamata per vendere le mie foto.
Mi dirigo relativamente sicura al bancone alto, bianco e
semicircolare della receptionist e schiarisco la voce per annunciare la mia
presenza.
Ci conosciamo. Non bene ma quel poco che basta per
scambiarci un sorriso sincero e parlare con una cortesia non meramente formale
ma calorosa.
- ciao Alessia, cosa posso fare per te?- mi chiede la voce
gentile di Susan dall’altro lato del bancone.
È una donna di mezza età, con gli occhi più neri del nero
stesso, circondati da arcuate sopracciglia color caramello, che riprendono il
colore dei capelli. Non avevo mai visto occhi così neri, eccetto forse quelli
di Matt ma… quelli di Matt erano tutta un’altra poesia.
È molto semplice e gioviale come persona, mai scortese e mai
sbrigativa,nemmeno quando è immersa in scartoffie che io mi metto le mani nei
capelli solo a vederle.
- avrei un appuntamento con il signor Derek Brandon, Susan.
Puoi dirgli che sono arrivata?- le chiedo con un sorriso.
- certamente. Tu intanto accomodati pure- risponde
accompagnando la risposta con un gesto della mano che mi invita a prendere
posto sui divanetti bassi e grigi della sala d’attesa.
Seguo l’indicazione e vado a prendere posto accanto a Robert
che, già seduto, sta sfogliando una rivista con i gomiti appoggiati sulle
ginocchia.
Io lascio vagare lo sguardo per la sala familiare,
soffermandomi particolarmente sulla porta a vetri alla mia sinistra. Non è
cambiato nulla. Proprio nulla. Apparentemente. In realtà…è cambiato tutto.
L’ansia mi sta
torturando le viscere. Ho bisogno di vendere assolutamente queste foto,
altrimenti non ce la farò a pagare l’affitto della stanza.
Non posso
assolutamente chiedere un anticipo al signor Cartier. Insomma, mi ha assunta da
una settimana…chiedergli ora di anticiparmi lo stipendio è come dire “sono una
scansa fatiche, signore”.
Voglio farcela da
sola.
Ieri sera ho passato
tutta la notte attaccata a una transenna, roba che mi stupisco ancora di avere
tutte le dita attaccate alla mano tanto si gelava!
Ho scattato un bel po’
di foto nitide e ben angolate, secondo me. E devo riuscire a piazzarne almeno
una ventina!
Chissà com’è questo
signor McGregor. Spero che non sia uno stronzo maschilista come tutti gli altri
caporedattore a cui ho precedentemente presentato altri scatti! Per loro è
inconcepibile che una donna possa fare la cacciatrice di star, chissà perché
poi. Una donna può passare sicuramente più inosservata di un uomo.
Gli uomini paparazzi
in genere sono dei caproni senza cervello che fanno scappare a gambe levate le
loro “vittime” perché si fanno cuzzare subito. Cioè, ma un minimo di
discrezione no?
Mi consolo pensando
che questa è sicuramente una fase transitoria della mia vita.
È solo un lavoro per
portare a casa qualche soldo, non è la mia massima aspirazione nella vita.
Io voglio un bello
studio fotografico, con set differenti, tendoni di fondo, lampade, fari,
ventilatori e banchi luminosi ingombri di bozzetti… e gente indaffarata che mi
chieda che macchina fotografica io intenda usare e un assistente che mi elenchi
quanti nuovi servizi fotografici ho in programma per la giornata…magari
portandomi anche del caffè…
- lei è…?- chiede la
voce gentile della receptionist dal bancone, interrompendo la mia catena di
pensieri.
- Matthew Holsen, sono
qui per vendere delle foto- risponde la voce bassa e profonda di un ragazzo
appoggiato al bancone.
- prego signor Holsen,
si sieda. Il signor McGregor la chiamerà appena possibile-
Da sopra la rivista
che sto sfogliando, un paio di scarpe da ginnastica nere attira la mia
attenzione.
L’uomo che le possiede
si siede stancamente di fronte a me sui divanetti grigi identici a
quelli sui quali sono seduta io, allargando entrambe le braccia sugli
schienali e
rovesciando la testa indietro.
Ha un’aria vagamente
familiare, anche se l’identificazione è alquanto ardua dallo studio del suo
pomo d’Adamo e del suo mento, le uniche parti visibili che restano di lui.
Bah, poco male. Se lo
conosco non dovrò darmi pena di iniziare una conversazione e potrò continuare a
sfogliare la mia rivista.
Continuo a girare le
pagine sbuffando e dondolando ansiosamente il piede della gamba accavallata.
Questo signor McGregor se la sta prendendo davvero troppo comoda.
- già sbuffi
bambolina?-
- come prego?- chiedo
alzando lo sguardo dalla rivista.
- sei irritante-
- ripeto: come prego?-
Finalmente il morto
stravaccato sui divani si decide ad alzare la faccia e a rendersi
riconoscibile.
Non ci posso credere.
Non ci posso credere.
Questo è un incubo.
Non può essere altro
che un incubo.
Il cafone seduto di
fronte a me, non può essere lo stesso cafone che non ha fatto altro che
prendermi a spintoni per tutta la sera vicino alle transenne. Deve esserci solo
una somiglianza molto marcata, perché nel caso fosse lui… beh, sarei ben
disposta a fare da boia per la sua esecuzione che potrebbe avvenire…adesso!
- ci conosciamo forse?
siamo così intimi da poterti permettere di chiamarmi “bambolina”?- chiedo
facendo la finta cortese ma cercando di lanciare fuochi e fulmini dagli occhi.
Odio essere chiamata
bambolina o con qualsiasi altro nomignolo che mi faccia sembrare una cretina!
- ci conosciamo…questa
è davvero una domanda interessante, bambolina. Direi di si, dato che ieri sera
non hai fatto altro che disturbare la mia concentrazione e rovinarmi le scarpe
a furia di pestarmi i piedi- risponde portandosi l’indice al mento con fare
pensoso. -quindi si, bambolina ci conosciamo- conclude con un sorriso maligno,
spostandosi una ciocca di capelli corvini dalla fronte con un gesto scattoso
della testa..
Come si dice? In
questi casi l’urlo più forte è il silenzio.
Inutile ricordargli
che l’ho preso a pestoni soltanto perché lui, con la grazia di un ippopotamo
ballerino della Walt Disney, non ha fatto che spintonarmi e tirarmi gomitate
tutta la sera mentre io stavo facendo il mio lavoro.
Che credeva? Che tutti
dovessero aprirsi al suo passaggio manco fosse Mosè davanti al Mar Rosso e
lasciargli spazio per scattare le sue foto in tutta tranquillità? Ma che si
fottesse.
Ignorarlo è
sicuramente l’arma più efficace che ho a disposizione.
Riprendo a sfogliare
distrattamente la mia rivista, trovando molto interessanti delle decolté di
Dior di raso color champagne. Starebbero davvero bene con…
- bambolina non mi
starai ignorando spero?- mi prende in giro - sarebbe maleducato da parte tua
non partecipare alla conversazione –
Questo tizio inizia
proprio a darmi sui nervi. Alzo lo sguardo dal giornale che sto sfogliando e
quello che incontro sono due occhi neri come l’onice che mi fissano quasi
divertiti, leggermente coperti da qualche ciuffo ribelle della sua chioma mossa
e disordinata
- senza contare che,
conoscendo i tempi di McGregor, dovremmo stare qui parecchio- continua serafico
con la sua tiritera.
- senti, io non voglio
fare conversazione con te, è chiaro il concetto? Ti devo mettere i
sottotitoli?- sbotto per evitare che per tutto il tempo che dice che dovremmo
passare qui seduti in attesa lui mi chiami con quel fastidiosissimo nomignolo.
- ok, scusa. Altro che
bambolina. "Nazista" ti starebbe quasi meglio come soprannome- commenta alzando
le mani in segno di resa.
- “rompiscatole” è il
tuo secondo nome, per caso?- gli chiedo tagliente, continuando imperterrita a
sfogliare il mio giornale.
- solo in certe
occasioni, bambolina-
- smettila di
chiamarmi bambolina!-
- ma non posso non
chiamare “bambolina” una che di fatto è una bambolina! Come ti chiami? Shelly
per caso? No, no…forse Teresa, come l’amica di Barbie dai capelli neri-
Non so se creda
realmente di essere simpatico e non so nemmeno perché cavolo ce l’abbia con me,
sta di fatto che è terribilmente irritante.
- senti- dico stropicciandomi
gli occhi con una mano, cercando di controllare il respiro per non farmi venire
una crisi nervosa -io non so perché tu ce l’abbia tanto con me, dato che è
evidente che IO non ti ho fatto nulla, ma sappi che sono davvero a un passo dal
perdere la pazienza- lo avverto cercando di essere calma ma allo stesso tempo
minacciosa.
- tranquilla, non ce
l’ho con te. La mia intenzione era farti esasperare in modo che tu scocciata te
ne andassi e mi lasciassi il posto davanti a te per sbrigarmi più in fretta-
commenta con un sorrisetto ironico come se la cosa che ha detto fosse talmente
ovvia che non valesse nemmeno la pena spiegarla.
Sbuffo alzando gli
occhi al cielo e cerco di nuovo di ignorarlo.
- signorina Chianti?
Signor Holsen? Il signor McGregor vi attende nel suo ufficio- dice la voce
della segretaria al bancone.
È un attimo. Ci
guardiamo entrambi con aria di sfida, socchiudendo gli occhi e augurandoci
vicendevolmente di inciampare in una piega del tappeto, prima di alzarci di
scatto e correre entrambi verso la porta a vetri alla mia sinistra.
Riesce ad aprirla per
primo, ma io riesco a sgusciare sotto il suo braccio e lanciarmi a conquistare
la sedia davanti alla scrivania del signor McGregor.
Riesco a mala pena a
scivolare su un angolo, che subito l’altra metà della sedia viene occupata
dallo stronzo. Ormai è quello il suo soprannome: lo Stronzo.
Mi tira una gomitata
per spingermi via e io lo ripago con una stilettata del mio tacco a spillo sul
suo piede.
- non perdi il vizio e
bambolina?- boccheggia cercando di darsi un contegno, resistendo al dolore che
sicuramente gli ho inferto.
- nemmeno tu stronzo-
dico tra i denti sorridendo al signor McGregor che ci guarda quasi scioccato.
Per tutto il tempo in
cui gli presentiamo i nostri scatti e lui li esamina, non facciamo altro che
cercare di guadagnare centimetri di sedia spintonandoci con le spalle.
Quando il
caporedattore sceglie venticinque foto scattate da me, contro le dieci scattate
da lui, esulto mentalmente nella più sfrenata delle mie danze di festeggiamento
di repertorio.
Con seicento dollari
in tasca e venticinque scatti di meno nella mia borsa, mi sento una vincente.
La soddisfazione e il
senso di potere sono tali da farmi sorridere da sola e lanciare un sorrisino
serafico anche allo Stronzo.
- stavolta ai vinto
tu, bambolina- commenta con un sorrisino altrettanto falso sovrastandomi con la
sua altezza. – la prossima volta non sarai tu a cantare vittoria-
- è una sfida
Stronzo?-
- certo bambolina. E
perderai tu- dice chinandosi a darmi il bacio di Giuda sulla guancia, prima di
andarsene via con la sua camminata strafottente.
Io lo odio! Lo odio!
- Ale!-
La voce di Rob mi richiama dai miei pensieri, trovandomi
quasi boccheggiante.
L’ho visto! Ho rivisto l’intera scena davanti ai miei occhi!
Ricordo persino le righe del suo maglioncino sotto la giacca sbottonata e gli
strappi sdruciti dei suoi jeans.
- ci chiamano- dice Robert accarezzandomi il viso con la
punta delle dita e regalandomi un largo sorriso cui vorrei tanto essere capace
di rispondere.
Mi alzo e come un automa lo seguo. Non so nemmeno dove mi
stia portando.
Sono totalmente sopraffatta da questo ricordo.
Non pensavo di aver serbato una memoria così dettagliata del
nostro primo vero incontro.
È venuta su da sola dalla mia mente, senza che io la
cercassi o anche solo pensassi distrattamente a cosa aveva significato per me
quella sala d’attesa dai divanetti grigi.
La prima volta che io e Matt ci siamo parlati. Il giorno in
cui l’ho odiato dal profondo del cuore perché era l’ennesimo uomo che non
credeva nelle mie capacità, facendomi sentire solo una bambola da tenere seduta
su un letto senza l’acume di formulare un pensiero degno di nota.
Ho odiato il soprannome che mi aveva affibbiato. Ho odiato
lui, la sua arroganza e la sua strafottenza.
- tesoro, è tutto a posto?- chiede Rob spingendo una porta a
vetri con una spalla e accompagnandomi nell’ingresso con una mano sulla
schiena. Quel breve contatto mi fa salire brividi lungo la schiena, e il bacio
sulla guancia che lo segue mi gela.
Un bacio, una porta vetri…questo posto…
No, Ale, no. Non devi pensare. Non devi pensare. Non devi.
- si…tutto a posto- sospiro, cercando di nascondere il mio
malessere dietro un sorriso.
Robert mi guarda scettico, come se non si bevesse la mia
bugia, e stacca lo sguardo da me solo quando un uomo brizzolato e vestito di un
completo grigio con cravatta rossa si alza per venire a stringerci la mano.
Ale, calmati. Ora pensa a questo colloquio e basta, intesi?
Scuoto leggermente la testa e nervosamente mi tiro indietro
i capelli passandoci le dita in mezzo, come se quel gesto fosse più che
necessario per spazzare via il momento che ho appena vissuto. Non funziona,
come ovvio che fosse.
Il signor Brandon ci fa accomodare sulle due sedie design
davanti alla sua elegante scrivania di vetro e scambia gioviale qualche parola
con Robert, che, purtroppo, io non sento perché cerco di recuperare una
stabilità che spero di non aver perso del tutto.
Ora devo pensare al colloquio.
Devo pensare a ottenere questo posto.
Non devo assolutamente più pensare a Matt.
Io devo correre.
Ottenere il posto è un bel modo per dimostrargli che sto
seguendo il suo desiderio.
Io. Devo. Restare. Concentrata.
- Allora signorina, Chianti…- esordisce il signor Brandon
rivolgendomi un sorriso gentile riportandomi al presente. Coraggio Ale. Lucida.
- Alessia…mi chiami Alessia, per favore- rispondo cercando
di sentirmi meno imbarazzata se vengo chiamata con il mio nome di battesimo.
- Alessia…dunque…lei è sempre stata una freelance per i
nostri giornali, vero?- riprende sfogliando un fascicolo con quelli che credo
siano i documenti che provino i compensi che ho ricevuto per le mie foto.
- esattamente. Soprattutto per Us weekly- preciso con un
sospiro, prendendo coraggio dalla stretta della mano di Rob al mio fianco. C’è
Robert con te, Ale. Resta con i piedi per terra. Non pensare.
- e…lei lavora solo come freelance o è un’occupazione
secondaria?- chiede ancora Brandon, sempre sfogliando il fascicolo.
- possiamo dire che è secondaria. Il mio vero lavoro è
occuparmi di sviluppo in un piccolo negozietto a Midtown e qualche volta anche
di riparazioni- preciso.
- quello che vorrei offrirle io, signorina, è un’occupazione
totalmente diversa- dice chiudendo il fascicolo, intrecciando le dita e disponendosi
a guardarmi serio.
- quello che le propongo io è un posto come fotografo
ufficiale del nostro gruppo editoriale. Vede…abbiamo acquisito un’altra rivista
nel nostro gruppo e…il nostro fotografo non riesce più a stare a dietro a tutti
i servizi che gli vengono richiesti. Come lei ben sa, siamo dovuti arrivare a
comprare le foto da altri fotografi, come è successo nel caso del signor
Pattinson. Quello che stiamo facendo è cercare di ampliare un po’ la squadra
per evitare questi inconvenienti e devo dire che sono rimasto piacevolmente
sorpreso dai suoi scatti-
Si interrompe, forse per darmi il tempo di metabolizzare le
sue parole e comprenderne il significato.
Accanto a me, Robert sorride e stringe la mia mano, quasi
orgoglioso di me, come se io avessi realmente fatto qualcosa di più del pigiare
un bottone di una macchinetta fotografica.
- e come… come verrebbe organizzata la cosa?- chiedo una
volta afferrato il concetto che sta aspettando una mia domanda.
- le apriremo una partita IVA, in modo che lei entri nell’organico
come libera professionista. Avrà un suo studio in questo stabile e un
assistente che la terrà aggiornata circa i servizi di cui dovrà occuparsi. Starà
a lei gestire il lavoro, sia per quanto riguarda gli orari che i giorni. Quello
che le chiediamo noi è solo di rispettare le scadenze. Potrà scegliere il suo
staff, sia di aiuti che di sarti e truccatori o tutto quello che le serve. Il
suo compenso si aggirerebbe attorno ai settemila dollari al mese e le spese dei
suoi eventuali viaggi saranno tutte quante coperte dall’azienda-
Il signor Brandon mi sta offrendo il paese delle meraviglie
su un piatto d’argento. Mi sta offrendo uno studio e settemila dollari al mese.
Tutto quello che ho sempre desiderato. Ancora non ci credo.
Sono letteralmente stordita.
Fatico a pensare, a respirare, a credere a tutto ciò che mi
sta succedendo.
Fisso a bocca aperta la figura scura del signor Brandon in
controluce, e allargo lo sguardo al panorama che si ammira dalla vetrata alle
sue spalle.
Palazzi grigi, altri uffici, altre opportunità per altre
persone si trovano dietro a quel vetro. E in tutto quel grigio, in tutto
quel…fuori… una piccola piuma bianca che fluttua sospesa nell’aria attira la
mia attenzione.
Matt.
…Forse non mi vedrai,
ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te…
- dove devo firmare, signor Brandon?- dice la mia voce. I
miei occhi sono ancora sulla piuma.
Uscita da quel palazzo, con l’aria finalmente fresca sul
viso, riesco a tornare a respirare e a realizzare quello che è successo. A tornare
realmente lucida.
- allora? Primo fotografo della Dantey West? Come ci
sentiamo?- mi chiede Robert con aria gongolante mentre fa oscillare le nostre
mani intrecciate mentre camminiamo verso la Volvo.
- Ah Rob… è come…è come se… è un sogno!- ammetto felice.
Non riesco a definire in un altro modo quello che mi è
appena successo. Forse non riesco nemmeno a realizzarlo completamente.
Forse dovrei solo non pensarci.
La mia politica del “non pensare” in fondo sta portando i
suoi frutti, no? Da quando non penso, correre è più facile. Visto Matt? Non sei
orgoglioso di me?
- tieni tesoro- dice Robert mettendomi in mano le chiavi
della macchina.
- no, Rob. Guida tu- le rispondo chiudendo il telecomandino
nel suo pugno.
Con un sorriso, fa scattare le serrature dell’auto e non
appena entriamo nell’abitacolo, istintivamente mi trovo ad appoggiare la
guancia sulla sua spalla e stringere il suo braccio destro, già allungato per
tenere la mano sulla leva del cambio.
Mi sento al sicuro in questa posizione, con la sua guancia
un po’ ispida di barba appoggiata sui capelli e la stoffa della sua camicia a
contatto con la pelle, completamente avvolta dal suo profumo agrumato.
Non mi dispiace la sua guida lenta e tranquilla.
Sono completamente rilassata e quasi stordita da tutte queste
emozioni. Sono talmente in pace con il mondo che non riesco a evitare che le
sensazioni mi prendano, come se fossero acqua che lenta e senza scosse risale
lungo il mio corpo riempiendo lentamente la campana di vetro in cui mi sono
sigillata. Riempiendo il mio “non pensare”.
Sono felice del mio nuovo lavoro, e sono felice che Robert
sia qui con me in questo momento…ma c’è qualcosa…c’è qualcosa che non va in
tutto questo.
È una piccola sensazione di fondo che non dovrebbe esserci.
Non è nulla se messa a paragone con lo stato di euforia generale che mi pervade,
eppure c’è.
La accantono, ma riesco sempre a vederla con la coda
dell’occhio. Quella piccola macchiolina nera, richiama costantemente la mia
attenzione.
Non pensare, non pensare, non pensare…
Quando scendiamo dalla macchina dopo aver parcheggiato, non
ho nemmeno il tempo di mettere fuori un piede sull’asfalto che un uragano mi si
fionda tra le braccia.
- allora com’è andata, com’è andata, com’è andata????-
Chi altri se non Beckie?
- scusa Ale, ho provato a trattenerla ma la conosci- dice la
voce di Luke poco distante. Allungo lo sguardo oltre alla spalla della mia
amica e trovo il suo ragazzo intento a osservarci sorridente, con le mani
infilate nelle tasche dei jeans.
Mi è sempre piaciuto Luke come tipo. Ha una bellezza fine,
tutta sua. Non è esattamente un ragazzo che a prima vista consideri un sex
symbol, è semplice. Anche come persona lo è. Non avrebbe potuto essere
diversamente altrimenti non avrebbe resistito troppo a lungo con una ragazza
come Beckie, che è la versione umana di uno Tsunami per la forza e l’energia
che sprigiona da tutti i pori.
Pur essendo un ragazzo calmo e pacato, tuttavia, non è mai
noioso o scontato, ed è un grande amico almeno…per me e Matt lo è sempre stato.
Rispondo all’abbraccio di Beckie con affetto e calore. La
macchiolina nera è ancora li presente, e non ne vuole sapere di cancellarsi.
Robert deve aver fatto un cenno a Beckie per farle capire
che è andato tutto bene, perché un altro urletto mi spacca il timpano destro.
- Ahhh!!! Lo sapevo! Lo sapevo! Sono così fiera di te Ale!
anche Matt ne sarebbe fiero!- dice dondolandosi euforica nel mio abbraccio.
Al nome “Matt”, pronunciato a voce alta, la macchiolina nera
che cerco di non vedere è come se facesse un sobbalzo, diventando per una
frazione di secondo più grande, prima di tornare nel suo angoletto.
Non pensare, non pensare, non pensare.
- siamo tutti fieri di te, Ale. Sapevo che ce l’avresti
fatta- dice Luke avvicinandosi e abbracciandomi dall’ultimo lato di me che è
rimasto libero dalla stretta della sua ragazza.
- ora è tutto perfetto Ale. Hai Rob, il lavoro dei tuoi
sogni, domani io mi sposo… è tutto a posto!- trilla Beckie che ancora non ne
vuole sapere di lasciarmi andare.
Alt. Fermi tutti.
Che significa domani mi sposo?
Oh santo cazzo!
Oh cazzo santissimo!
Oh merda!
Domani si sposa??? Oddio! Me l’ero completamente
dimenticato!
È già domani? Ma non
può essere domani, che giorno è domani? È mercoledì! E io ho preso ferie
dal negozio proprio… mercoledì…
Per un attimo mi consolo della mia sbadataggine con il
pensiero che il suo regalo di nozze (un copriletto estivo tutto lavorato
all’uncinetto di filo di scozia bianco) è bello impacchettato nel mio armadio.
- il tuo vestito è a casa mia Ale- dice staccandosi dal mio
abbraccio e sorridendomi contenta - e anche il tuo Rob- continua guardando
Robert, che nel frattempo aveva pensato da solo a fare le presentazioni con
Luke.
Cercando di avere la faccia dell’amica perfetta che si
ricorda sempre di tutto e che non ha dimenticato il matrimonio della sua
migliore amica, cerco di recuperare un po’ al fatto di non averle dedicato
tutte le attenzioni che si meritava facendole una proposta di cui forse mi
pentirò per tutta la vita.
- beh sposina? Niente addio al nubilato?- le chiedo come se
io sapessi che lei non aveva in mente nulla da fare per quella sera.
- veramente io e Luke pensavamo di stare a casa
stasera…domani sarà una giornata piena- mi dice guardando Luke come se gli
stesse facendo un favore a restare a casa con lui la notte prima del
matrimonio. Beckie e Luke su questo punto sono proprio come il giorno e la
notte: lei festaiola e scatenata, lui un tipo da birra e divano.
- ma non scherzare Beckie! Gli sposi non possono
assolutamente passare insieme la notte prima del matrimonio! È la tradizione!-
dice Rob dandomi man forte, recependo lo sguardo SOS che tendo di mandargli.
Come al solito mi ha capito al volo.
- Luke…hai detto che sei un regista di soap, vero?- gli
chiede. Mi domando come abbia fatto a ricordarsene, dato che glielo avrò
accennato si e no una volta.
- esatto- risponde lui.
- credo che le ragazze vogliano starsene un po’ per i fatti
loro stasera…mi chiedevo se tu, per caso volessi far compagnia a me - dice Rob,
ficcandosi le mani in tasca. Non lo facevo con tutto questo spirito
d’iniziativa.
- veramente io…- inizia Luke. Conoscendolo non parteciperà a
nessuna festa per l’addio al celibato. È troppo timido per infilare banconote
nello slip di una spogliarellista.
- sempre se ti va…io dovrei girare una scena a Coney Island
stasera e… dopo vedermi con alcuni amici…-
- a si? con chi?- le chiedo curiosa. Non mi aveva accennato
nulla.
- Kellan e Jackson, tesoro. Ho sentito Jack ieri e volevamo
organizzare una serata tra uomini finchè sono ancora qui a New York- risponde
lui passandosi una mano tra i capelli.
- per cui…vuoi essere dei nostri Luke? Solo una birra dopo
il lavoro, niente di eccezionale- continua rivolto a Luke, che dopo varie
insistenze mie e di Beckie accetta con un sorriso.
Luke è salito un attimo a prendere la sacca con l’abito di
Robert per il matrimonio in modo da incontrarci direttamente in chiesa, domani
mattina.
- riportamela intera- mormoro all’orecchio del mio ragazzo
lasciandogli le chiavi della macchina. Ne avrà sicuramente più bisogno di me
questa sera.
Dopo averlo baciato a fior di labbra, lo lascio andare con
un sorriso e una leggera malinconia nel cuore. Non vorrei mai lasciarlo. Ho
paura che se lo lasciassi il puntino nero diventerebbe una voragine tanto
grande da potermi inghiottire senza via di ritorno.
Io e Beckie sospiriamo assieme, lei probabilmente di
liberazione mentre io di malinconia, guardando i nostri uomini andarsene via in
macchina.
- Allora? Film e pop corn stasera?- mi chiede voltandosi
verso di me, non perdendo tempo a guardare la macchina sparire dietro l’angolo,
cosa che invece io non manco di fare.
Ma c’è Beckie con me stasera. Non sarò sola. E non ho alcuna
intenzione di pensare.
- stai scherzando vero?- le chiedo stupita. Mi devo
assolutamente far perdonare delle mie mancanze come testimone, senza contare
che questa è la sua ultima notte senza fede al dito. Una scusa più che perfetta
e valida per chiuderci in un posto molto rumoroso e affollato che sicuramente disturberà i miei pensieri.
- e allora che facciamo?- mi chiede curiosa con gli occhi
accesi che pregustano il divertimento.
- mettiti il vestito più bello che hai e le scarpe col tacco
più vertiginoso, Beck. Stasera è la notte della tequila- dico trascinandola su
per le scale, conscia del fatto che sa già dove la voglio portare: lo Star and
Roses.
Discoteca e alcool, per la sua ultima sera.
abbigliamento Ale e Matt
abbigliamento Ale e Rob
Luke
Beckie
|
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Capitolo 29 *** capitolo 29 ***
capitolo 29
Ave lettori! lo so, lo so ...
ci ho messo più del solito a pubblicare (anche colpa vostra che
aspettavo che arrivassero le recensioni che andavano a rilento 0:) ),
ma a parte gli impegni di studio numerosi e fastidiosi, ci ho messo
veramente molto a scrivere questo capitolo perchè spesse volte
mi è venuto il blocco dello scrittore, tanto da dover chiedere
aiuto alle mie amiche per darmi alcune idee. Lo so che vi avevo
promesso che questo capitolo sarebbe stato il matrimonio di Beckie, ma
ho preferito assecondare una mezza idea che mi era balenata in mente
supportata dalla vostre richieste ricevute via recensione. Quindi,
quello che vi propongo oggi è l'addio al celibato di Luke. Ci
voleva un bel Robert pov no?
il prossimo capitolo sarà
sul serio il matrimonio della nostra Beckie però e vi prometto
un doppio pov. Vi ricordo che i teaser sono postati sul mio blog, il
cui indirizzo è rintracciabile nella mia scheda personale.
ringrazio di cuore gli 88
preferiti e i 58 che mi seguono, nonchè i 15 che mi hanno messo
tra gli autori preferiti. Ringrazio tanto anche chi si limita a leggere
:) e ora mi dedico con tranquillità (finalmente) alle recensioni.
recensioni:
fallsofarc: ciao crostatina!!!!
questo è quello che è venuto fuori del capitolo per cui
ti ho chiesto costantemente aiuto e supporto secondo me portandoti
spesso all'esasperazione. conosci già l'andazzo del capitolo e
spero che ti piacci a e ti faccia ridere come nella versione non
completa e non betata che hai letto. mannaggia a te e al fatto che oggi
siamo state così tanto al telefono e ieri sera a parlare che
ogni volta mi tolgono idee sulle recensioni.
dicevi se vengo a salvare il tuo
armadio in cambio di ciambelle della nonna, tv lcd e rob in versione
blue ray??? mi avevi già convinto a ciambelle della nonna tesoro
mio, certo che vengo! :P
sono felicissima che lo scorso
capitolo ti sia piaciuto, soprattutto l'idea della piuma perchè
è proprio la figura della piuma che voglio utilizzare per il
nostro Matt per un bel pò. e lo so...fa sempre scendere la
lacrimuccia quel baldo giovine...
un bacione crostatina! ci sentiamo
tra qualche minuto sperando che tu non muoia ridendo troppo del tuo
avatar in questo capitolo. :)
romina75: tranquilla! al matrimonio
un patatrac ci sarà ma non del genere che pensi tu :D sono
davvero contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, davvero
davvero :) così come sono felice del fatto che le mie recensioni
anche a volte chilometriche ti facciano piacere. le ultime lo so non
sono state delle migliori, ma un pò per lo studio, un pò
per dei casini a casa e un altro pò per dei momenti bigi miei...
non riuscivo proprio a fare di meglio per quanto mi sforzassi. ora
finisco e ti recensisco il nuovo chap. un bacio
cricri88: mbare mea bedda!
figghiuzza mea! sangu meo!!!! mannaggia a sta febbre che ti ha messo a
terra! mi spiace un sacco venire poco su twitt ma sai
com'è...studio tutto il giorno e la sera è l'unico
momento libero che ho per scrivere.
il ritorno del cazzo
cazzissimo! XD coraggio coraggio, prestissimo il trombabilissimo
verrà soddisfatto e non dovrà più penare.
dovrò però chiedere consiglio a nunzia per... come
dire... rendere al meglio la scena! XD dici che mi è venuta bene
la versione di Matt stronzo mode on??? si lo so alla fine è un
pò triste perchè ale inizia a percepire qualcosa che non
va e come ben sai arriverà il momento in cui se ne
accorgerà come si deve e succederà quel che
succederà... ma non ancora.... abbiamo ancora qualche capitolo
di "non pensieri" prima del disastro.
Beckie è tornata e il
prossimo capitolo sarà proprio per lei, sperando che non sia
solo strappalacrime ma anche un minimo esilerante, però per oggi
dovrai accontentarti dell'uomo pendolo e di Jack che come ben sai hanno
sfruttato dei tuoi lampi di genio.
riguardati bedda!!!! un bacione
sophie: non cercare di corrompermi
a fare disastri al matrimonio che tanto non mi smuovo!!! mi è
già venuta in mente una scena alla beckie bloomwood da farti
fare ma più di questo... sarà un capitolo dove dovrai
tenere a portata di mano i fazzoletti, te lo prometto! guarda se vuoi
ti mando un vaglia con i soldi per risarcirti di tutti i pacchi di
fazzoletti che dovrai usare!!! per questo capitolo ti sei ancora
salvata però! XD
smemo92: sono davvero felice che lo
scorso capitolo ti abbia entusiasmato così tanto, davvero :) ho
cercato di evitare di raccontare altre storie di attrazioni fisiche
immediate nella conoscenza di ale e matt per non ripetere la storia con
rob. ho pensato che la competizione fosse più interessante,
soprattutto dato che odio e amore sono due sentimenti si opposti, ma
che spesso hanno la stessa intensità, e perciò ho trovato
interessante osservare il loro mutamento e scambio.
Non vorrei deluderti dato che mi
hai chiesto di sapere di più sull'addio al nubilato di beckie,
ma questo capitolo l'ho dedicato ai ragazzi. per il nubilato pensavo di
accennare spiegando come è andata la serata nel prossimo
capitolo, quindi...abbi un pò di pazienza :)
vero15star: ok... abbiamo capito
che qualsiasi coppia è migliore di quella Rob- Ale. cmq hai
ragione a dire che quella Luke Backie è davvero carina :) non
posso darti torto in questo così come non era male quella Ale
Matt ai tempi che furono. un piccolo spoiler per te... Matt non torna
realmente. Ale non lo vedrà più se non sottoforma di
piume, però ti posso assicurare che ci saranno ancora molti
flashback, soprattutto nel momento in cui ale tornerà sui suoi
passi. è inutile nascondere che prima o poi lo farà
perchè tanto l'avete intuito tutte quante. c'è chi spera
che nel frattempo resti insieme a Rob e chi, come credo te, che speri
che lo lasci, ma su questo non vi dico ancora nulla.
un bacio!
cicci12: poverino rob si!!! XD e lo
so che descrivo molto... dici che ti avrò sulla coscienza ma se
non le mettessi? saresti tu a uccidermi perchè lascio tutto
all'immaginazione galoppante dei lettori. io ho odiato zia mey quando
non ha descritto nemmeno un pokino la prima notte di edward e bella...
non vorrei subire lo stesso destino e trovarmi un vortice di minacce e
insulti sopra la testa... quindi nel dubbio... descrivo :P
tu eri una di quelle che mi ha chiesto la serata di Rob :) eccola qui per te allora, sperando che ti piaccia.
per quanto riguarda la
macchiolina... ale rifletterà, prima o poi.... è
inevitabile e se vogliamo è forse la cosa migliore sia per lei
che per robert stesso...ma tranquilla posticiperò il momento il
più possibile.
lazzari: sono felice che il
capitolo ti sia piaciuto! :) e lo so ... nessuno vorrebbe vedere questo
rob soffrire. è talmente dolce e perfetto che non se lo merita.
così come non se lo merita ale... però... matt c'è
ancora, quindi, fare chiarezza prima o poi e inevitabile e la
verità non è sempre bella. spero comunque che tu continui
ad avere fiducia in me e nella mia fantasia, confidando che io vi porti
un bel lieto fine :)
marika _bd: questo capitolo
ha un piccolo riferimento alla tua domanda su emilie. però te la
anticipo io la risposta. rob ha accantonato quello che gli ha detto
emilie. sta facendo esattamente quello che fa ale con i flashback su
matt. cerca di ignorarli e di vivere il presente. solo che ale sa che
prima o poi ci dovrà fare i conti, mentre rob spera di non
doverlo fare mai e che emilie si sbagli.
piccola ketty: allora :) primo
chiarimento. nubilato per le donne e celibato per gli uomini :) ale e
matt? ale farà i conti con il suo passato stavolta, questo
è certo ma non ti posso dire se per farlo terrà robert
con se o lo lascerà. finirei per dirti troppo. ma tranquilla,
ancora per qualche capitolo ci sarà la vita rosea e senza
pensieri di ale e robert :)
skitty: non ti preoccupare se mi
ripeti spesso che i capitoli sono meravigliosi, sono comunque contenta
di saperlo.:) grazie mille per i complimenti!
winniepoohina: ti ho fatto un
regalo di compleanno senza saperlo??? oddio! ma io lo volevo sapere!
perdona il mio ritardo ma ti regalo questo capitolo a venia del mancato
regalo per il tuo complex :) un bacione!!!!
sei nell'anima2009: sono davvero
davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto e che tu sia rimasta
soddisfatta dalla reazione di ale al ricordo di matt! :) per quanto
riguarda il rapporto di ale con le fan di rob, ne avrai un piccolissimo
assaggio nel prossimo capitolo e uno più consistente in avanti.
quella che ho raccontato negli scorsi due capitoli e anche in questo,
è una giornata unica, quindi le foto che sono state scattate nel
parco devono ancora essere pubblicate, quindi il mondo vero ancora non
sa nulla di lei e di rob. per quanto riguarda invece le emozioni di ale
con il nuovo lavoro riguardo a matt, non ti devi preoccupare. il
problema non c'è perchè ale lavorerà si in
quell'edificio ma non entrerà mai in quell'ufficio.
quell'ufficio li era per la rivista, e lei è il fotografo
dell'intera compagnia editoriale. è stato un caso che si dovesse
presentare in quell'ufficio quando ha fatto il colloquio. il suo
fascicolo di "dipendente saltuaria" era legato alla rivista e non
poteva andare diversamente.
marina 70: tranquilla per la
recensione :) anche io sono molto impegnata e fuori casa ultimamente.
in effetti è un pò esasperante che questi due non
concludano mai... però... bah arriverà il loro momento te
lo assicuro. :)
mikki: il matrimonio di bekie
doveva esserci ma l'ho posticipato per dare un pokino di spazio anche a
rob. altrimenti avremmo avuto 3 pov di ale! sono davvero contenta che
lo scorso chap ti sia piaciuto e anche che tu ti sia commossa per la
piuma :) è sempre un piacere regalarvi emozioni :)
sorellina mia deb: ci hai preso
gusto a essere l'ultima a recensire eh??? non è stringata
tranquilla e anche se lo fosse stata sei più che perdonata dato
che questa è una delle poche sere in cui io mi possa dilungare
nel rispondere.
ma scusa chi ti dice a te che io
avrei mandato all'aria il colloquio per continuare con rob????
settemila dollari al mese non si buttano così! e poi è
stata vendetta! ti ricordo che è stato lui a iniziare questa
storia del ti porto in paradiso e poi ti faccio scendere subito
quindi.... :P
se puoi partecipare alla notte
della tequila??? la notte della tequila no, perchè ho già
in mente alcune cose...cui cmq non dedicherò il capitolo
perchè il prox sarà già il matrimonio di deb, ma
uno spazietto anche per te durante la cerimonia l'ho già trovato
tranquilla. sia per te che per mely e ste :) (quando leggeranno)
grazie mille per i complimenti sul
flashback. sono contenta che sia venuto bene, anche perchè ho
sempre timore di essere troppo buona e non fare gli stronzi cattivi
abbastanza. :P anche io non vedo l'ora che tu abbia di nuovo
letteratura!!!
Se c’è una cosa, una sola cosa, di cui ogni tanto un uomo ha
veramente bisogno è una serata con i suoi amici.
Una serata tra uomini.
Una serata in un pub con della musica anche orribile, con
dei tavoli graffiati su cui sono incise con dei coltellini le peggio cavolate,
con la birra che scorre a fiumi e noccioline a volontà.
Una. Serata. Tra. Uomini.
Non ho un vero motivo per dire che ho bisogno di una serata
del genere, però…ne ho bisogno. Non sono stressato, scontento, malinconico…sono
euforico.
È per questo che ho chiamato Jackson ieri mattina: per dire
a Kellan di non prendere impegni per stasera perché avevo voglia di vederli e
raccontargli di lei.
Lei…
Lei…
Sempre e solo lei. Di chi altro potrei parlare?
Ormai è il mio chiodo fisso, la mia voglia insaziabile, la
mia euforia, la mia felicità delirante.
Checché ne dica Emilie, io sono felice ora. Siamo felici
ora.
Tutta la mia vita gira intorno a lei. Alcuni potrebbero dire
che è una cosa triste, patetica o addirittura “malsana”, per dirla con le
parole di Lily. Ma per me non è nessuna di queste tre cose. Che male c’è a
prendersi cura di una donna? Lei si prende cura di te.
Lei mi ha tirato fuori da un baratro in cui non mi ero mai
nemmeno accorto di essere caduto. Lei è diventata tutta la mia vita. E il
motivo per cui sono qui stasera è quello di poter parlare di lei con i miei
amici, come farebbe un ragazzo qualunque che scopre di essersi innamorato per
la prima volta. Sto dando un altro tocco importante di normalità al nostro
rapporto: è venuta a trovarmi sul lavoro, abbiamo pranzato insieme, mi ha portato
alla pazzia e quasi all’orgasmo senza poi concludere, l’ho accompagnata a un
colloquio di lavoro e ora io sto raggiungendo i miei amici in un pub sperduto
di Brooklyn mentre lei è con la sua migliore amica per un’ultima serata tra
donne.
Magari anche loro passeranno la serata in sospiri, risate e
squittii a raccontarsi i dettagli piccanti delle loro relazioni, a lamentarsi
di noi ragazzi e a scambiarsi i desideri mentre si fanno le treccine a vicenda
sedute sul divano. Mi sento quasi orgoglioso all’idea che lei possa parlare di
me con un’altra persona, magari esternando tutta la sua soddisfazione per il
sottoscritto, come io voglio fare con i miei amici.
Dio quanto sono diventato smielato da una settimana a questa
parte! Fatico a riconoscermi.
Non sono mai stato un romantico e vi assicuro che non ho mai
sospirato pensando a una “lei” fissando il vuoto.
Però pensare che magari lei stasera parlerà di me con la sua
amica, si confiderà, risponderà a domande che sicuramente saranno anche molto
dettagliate…
Ok Rob, piantala! Ancora con sta storia del parlare di te?
Che razza di egocentrico! L’hai già pensato due volte in meno di trenta
secondi, ora basta! Stai diventando peggio di una teenager svitata che legge
fotoromanzi!
Stai sospirando, Cristo Santo, non puoi sospirare! Datti una
controllata! Hai sempre il testosterone in circolo, non te lo dimenticare.
Però forse è meglio se per ora non penso nemmeno a che tipo
di ormoni girano nel mio corpo perché sarebbe assolutamente controproducente.
Finirei per pensare a oggi pomeriggio, a quanto era sexy e
arrapante su quei tacchi alti, nella sua brasiliana di pizzo bianco panna e il
suo reggiseno lavorato. Inizierei a immaginarmi le sue labbra sul collo, a
quanto mi fa impazzire quando mi bacia l’incavo della gola, risalendo lenta e
letale sul pomo d’Adamo fin su sul mento… mi ricorderei la morbidezza della sua
pelle di seta sotto le dita, la consistenza dei suoi seni nelle mie mani…e… e…
e se ci penso ancora un po’ finisce che vengo nelle mutande da solo.
Cerco di concentrarmi sulla strada e, cercando di mantenere
la lucidità, mi infilo in un parcheggio lungo il viale illuminato. Se mi aprono
la macchina Alessia mi priverà come minimo della mia virilità e io non potrò
più avere il mezzo per continuare nella realtà le mie fantasie.
- Tu che dici, le ragazze saranno uscite?- mi chiede Luke
scendendo dal lato passeggero, prima che io chiuda la macchina con il
telecomandino e inserisca l’antifurto.
Di nuovo l’immagine di loro due sul divano a scambiarsi
commenti indecenti tra un risolino e l’altro si fa strada nella mia mente e mi
fa sorridere. Poi metto a confronto quest’immagine con un quadro del carattere
della mia ragazza: non c’azzeccano l’uno con l’altro.
- saranno sicuramente uscite- concludo avviandomi con lui
verso il pub dall’altra parte della strada.
Magari hanno preso un taxi e saranno andate in un wine bar,
molto chic, a sorseggiare vino bianco e scambiarsi confidenze.
Ma chi prendo in giro? È l’addio al nubilato di Beckie, non
faranno di certo qualcosa di tranquillo.
La mia speranza è che si siano limitate ad accendersi lo
stereo a casa e a saltare sul letto, magari festeggiando con qualche goccia
d’alcool, piuttosto che pensarle fuori in un locale pieno di uomini a sbavare
sulle loro grazie.
Cazzo! Non saranno andate in qualche localaccio a ubriacarsi e guardare uomini
unti e bisunti con un perizoma leopardato e un calzino al posto del pacco?
Non è che sono geloso di un uomo che ha fatto il bagno nel
grasso e ha gli addominali più disegnati (con la matita, non intendo scolpiti!)
di me in New Moon. Semplicemente mi disgusta pensare alla mia donna in uno di questi
postacci per vecchie tardone pervertite con la sindrome del “ritrovamento della
giovinezza perduta”!
Più che altro non è Ale che mi preoccupa. Conoscendola le
verrebbe l’orticaria solo a pensare a varcare la soglia di uno streap club per
sole donne.
La mia preoccupazione è Beckie. Chi mi assicura che Beckie,
nella sua immensa e sconsiderata follia, non trascini la mia ragazza in questi
turpi e immorali sollazzi?
Meglio non pensarci se non voglio farmi venire un
esaurimento nervoso accompagnato da un bell’attacco di panico. In più la faccia
di Luke sembra tranquilla e se lui è tranquillo sapendo la sposa in giro…beh,
vorrà dire che quelle due non combineranno niente di particolarmente
preoccupante.
Si, però, Rob, ricordati dell’insistenza delle ragazze
affinchè lui accettasse il tuo invito. Ci hanno messo cinque minuti buoni a
convincerlo.
E il premio per mister seghe mentali estate 2009 va a…mister
Robert Thomas Pattinson!
Sono davvero paranoico! È semplicemente un ragazzo timido!
Insomma, si è trovato a festeggiare il suo addio al celibato
con un perfetto sconosciuto che lo sta portando a bere con altri due tizi
altrettanto sconosciuti. È ovvio che sia un po’ in imbarazzo!
Cercando di non pensare più al posto dove sono andate a
festeggiare le due donzelle, entro nel locale seguito da Luke e trovo Kell e
Jack già seduti a un tavolo con due birre medie già scolate a metà davanti a
loro.
Il locale è esattamente quello che ci vuole per noi:
paradossalmente troppo affollato perché la nostra presenza si noti, pieno di
gente che sbuccia noccioline e fa cadere i gusci a terra, birra in ogni
bicchiere che rilevo con il mio radar e tanto baccano. Perfetto.
Ci avviciniamo al tavolo e, prendendo posto guardando
l’orologio, scopro di essere in ritardo di quaranta minuti, vacca boia.
- niente battute sul mio ritardo?- chiedo afferrando un menù
al volo. Ho una fame che mi mangerei un lupo Queliute intero!
- no…ormai sei talmente in ritardo che oserei dire che sei
addirittura in anticipo sulle previsioni- risponde con aria falsamente annoiata
Jack, facendo roteare il liquido frizzantino e ambrato nel suo bicchiere prima
di prendere un sorso.
- ah, ah, ah. Simpatico Jack, davvero- commento lasciando
perdere il menù e scegliendo senza ulteriori indugi un hamburger con patatine e
una birra media.
Servirebbe forse a qualcosa ricordargli che io lavoro e loro
sono in vacanza? Ovviamente no, quindi non perdiamoci tempo.
- Luke, loro sono Kellan e Jackson- li presento mentre i tre
già si scambiano strette di mano.
Dopo aver fatto le nostre ordinazioni a una cameriera che
ancora un po’ ci sveniva in braccio (deve averci riconosciuti la poverina),
decido di rivolgere le mie attenzioni ai miei due fidi compagni di caccia e
dissanguamento che sembrano fare di tutto per avere un’aria indifferente quando
so benissimo che “indifferenti” non vogliono essere.
Jack più di Kellan sembra aver assunto la faccia di Robert
De Niro nel Padrino. Quel mezzo sorrisetto sembra dire apertamente “confessami
una cosa che so già”.
- allora, Eduardo. Illuminaci sulla tua necessità di vocarci
prontamente a consiglio- inizia rispondendo al mio sguardo ingenuamente
interrogativo.
Ancora con sta storia dell’Eduardo! Se dico qualcosa in
proposito mi sbologna di nuovo la scusa del “siano Cullen, siamo fratelli,
comportiamoci da consanguinei”, quindi meglio glissare.
- ti stai allenando per entrare a far parte della guardia
dei Volturi Jack? Ti alleni a parlare forbito? Guarda che noi siamo i buoni,
non i cattivi- lo prendo in giro fregandogli un sorso di birra.
Il liquido fresco e frizzantino mi da un brivido nella gola,
ma il sapore del malto in bocca mi manda quasi in estasi.
- non ci girare attorno, Rob. Parla!- ci interrompe Kell,
prima che Jack apra bocca per rispondere.
- manco sono arrivato che voi due volete già arrivare al
sodo? Fatemi mangiare almeno!-
- i tuoi bisogni nutrizionali non ci interessano, Robbino
bello. Ci interessa…ALTRO –
Kellan in questi momenti è peggio di una comare. Sono
indeciso nella classificazione, a volte: portinaia, comare o suocera?
Oggi ha coniato sicuramente una nuova razza perché è più
agguerrito che mai: è un misto di tutte e tre. Insomma, è praticamente sdraiato
sul tavolo tanto si è appiattito e ha addirittura stretto gli occhi!
Vorrei godermi l’attimo di farli bruciare di curiosità (sto
diventando io qua la comare perfida, altro che Kellan) ma d’altra parte sono io
che aspetto da un po’ la possibilità di sputare il rospo, quindi l’attesa
torturerebbe più me che loro.
Sto per parlare quando la cameriera torna decisamente in
imbarazzo a mettere maldestramente sul tavolo le nostre ordinazioni. Per una
volta preferisco trattenermi dal ringraziarla con un sorriso come educazione
vuole. Badate, non perché inizio ad avere un livello quasi normale di
autostima. Non ce l’ho avuto in ventiquattro anni e non sarà certo una
ragazzina con seri problemi di stabilità sulle superfici piane a cambiare
quello che per me è diventato ormai un assioma. Semplicemente mi spiacerebbe
destabilizzarla ulteriormente, dato che è chiaro che ci ha riconosciuti tutti e
tre, e non vorrei dover passare il tempo a cercare di rianimarla. È talmente
pallida che fatico a credere che gli possa ancora circolare il sangue nelle
vene.
Luke prende al volo la sua birra mentre io metto al centro
il piatto con le patatine fritte, che Kellan affoga già sotto il ketchup e la
maionese. Che maiale!
Il mio stomaco, più forte di me in questo frangente, mi
impone di saziarmi prima di parlare.
Dato che i loro sguardi, però, non sembrano concedermi manco
il tempo di un morso al mio panino, decido di lanciare un generico – Voi che
pensate vi debba dire?- sul tavolo in modo da riuscire a mangiare mentre le
loro menti vagano in lande una più desolata dell’altra alla ricerca della
risposta giusta.
- Rob, niente giochetti per favore. Sputa il rospo
immediatamente, ci devi qualche spiegazione- dice Jack iniziando a dondolarsi
sulla sedia appoggiando il gomito sullo schienale.
- ma di che parli?- chiedo con la bocca ancora piena, colto
di sorpresa. Spiegazioni di che? Ancora non avevo parlato, non sapevano ancora
nulla, che razza di spiegazioni a cosa dovevo dare???
- sentito Jack? Fa pure il finto tonto il ragazzo. Ci
scarica in un ristorante con la sua ex fidanzata che è diventata più fastidiosa
di una spina piantata nel culo e si chiede pure di che stiamo parlando?-
- la finezza ti contraddistingue come al solito, Kell. Resto
sempre basito di fronte a cotanta proprietà di linguaggio da parte tua, sul
serio- lo prende in giro Jack, guadagnandosi un calcio sugli stinchi
vendicativo sotto il tavolo.
Avevamo dei ruoli ben precisi all’interno del nostro sparuto
gruppetto. Jack era il saccente dal sarcasmo sottile e pungente, molto pratico
ed estremamente sbrigativo; Kell il bambinone che come la pensa la dice, che
spesso cerca di darsi un tono lanciandosi nelle esperienze più assurde ma che
finisce sempre per smascherarsi dopo pochi minuti; e poi ci sono io che…beh mi
conoscete.
Dio solo sa cosa centrassimo l’uno con l’altro, ma siamo
comunque amici. Buoni amici. Veri amici.
- se, se, se… va beh, quel che ti pare Jack, ma non ti sembra
che il signorino qui presente dovrebbe avere la grazia di non porre nemmeno
domande così cretine?- risponde Kellan liquidando la battuta di Jack sulla
raffinatezza del suo vocabolario e ingurgitando patatine fritte una dietro
l’altra.
- su questo Kell ha ragione, Rob. Attendiamo ansiosi
delucidazioni in merito-
Ed ecco che tre paia d’occhi si puntano su di me. Anche Luke
pare curioso di sapere, anche se credo che sappia già visto che l’evidenza ha
parlato da sola oggi pomeriggio.
- fate la domanda, forza- sospiro rassegnato lasciando
perdere l’hamburger nel piatto e prendendo un sorso di birra fresca. Avrei
preferito finire di mangiare almeno. Per venire qui in fretta non mi sono
nemmeno preoccupato di far sparire i finti lividi e i tagli in faccia della
scena che avevo appena girato, il tempo di cenare in pace potevano almeno
lasciarmelo!
- che fine avete fatto tu e la dolce Venere dopo esser
letteralmente scappati dal ristorante, lasciandoci alle paranoie tagliavene di
Kristen?- chiede Kell con aria spazientita.
- Nulla. L’ho fermata, le ho detto che non era come
pensava…-
- viva l’originalità- commenta Jack interrompendo il mio
racconto
- … e siamo tornati a casa. Fine- concludo riprendendo a
mangiare. Fine. Relativamente fine. Ma loro mi avevano chiesto solo di quella
sera quindi…
- fine?-
- come sarebbe FINE? Perché FINE? Rob, ma Cristo santo, te
la mangiavi con gli occhi, lei non faceva che cercarti con lo sguardo e tu ci
dici FINE?!- sbotta Jack smettendo di dondolarsi e sbattendo una mano aperta sul
tavolo vicino a me.
- per quella sera “fine”- preciso con aria indifferente
prima di infilare in bocca l’ultimo boccone di hamburger e prendere un sorso di
birra.
- ma dico, ma… che? Che significa ora quel “per quella sera
fine”?- chiede un Jackson esasperato e gesticolante.
Li guardo entrambi cercando di avere quello che si chiama
“uno sguardo eloquente”, sorseggiando distrattamente la mia birra.
Dopo quello che a me pare un tempo decisamente troppo lungo
per afferrare certe cose, finalmente inizio a scorgere lo stupore sulle loro
facce.
- noooo! Non dire, Rob! Te la sei sco…-
Interrompo Kellan con uno sguardo omicida prima che possa
finire la parola “scopata”.
Lei non è una scopata. Certo per lei magari la prima volta
lo sono stato io, una scopata intendo. Ma per me le cose non sono mai state e
mai saranno in questo modo.
Non posso nemmeno dire di aver fatto “l’amore” con lei,
questo no. L’amore si fa in due, però…non mi sento nemmeno di definire quello
che c’è stato con il termine tecnico volgare della cosa.
- no, ok… scopata no. Avete fornicato?- continua Kellan con
un tono più cauto, come se avesse paura di sbagliare di nuovo termine.
Luke, a capo tavola alla mia sinistra, quasi si strozza con
la birra prima di scoppiare a ridere.
- hai sguinzagliato il tuo caro amichetto e l’hai lasciato
libero di pascolare spensierato per i prati verdi e rigogliosi dell’Eden?-
rincara Jack con lo sguardo inquisitore, sporgendosi interessato sul tavolo.
- o di El Dorado… non ti sembra che El Dorado sia meglio di
Eden?- chiede Kellan rivolto a Jack
- No Kell. L’Eden è il vero paradiso, mentre El Dorado solo
una stupida leggenda su una città fatta d’oro, che, tra parentesi, non credo
possa vantare prati verdi e rigogliosi tra le sue attrattive turistiche. Io
direi che se Rob si è fatto Ale abbia fatto un importante passo avanti verso il
paradiso, e non verso le nefandezze dissolute della ricchezza venale. Indi per
cui Eden!- gli risponde Jack pacato.
Dio dammi la forza per non ascoltare le stronzate che sti
due sparano a getto continuo!
Lasciato perdere questo piccolo siparietto sulla questione “Eden
ed El Dorado”, tornano entrambi a guardarmi carichi d’attesa. Sto per soddisfare
la loro curiosità prima di finire arso vivo per aver anche solo considerato
l’ipotesi di non farlo, ma un pensiero mi ferma.
La presenza di Luke mi mette un po’ in soggezione nel
rispondere. Lui è un amico di Ale e… di Matt. Come mi giudicherebbe se
ammettessi davanti ai miei amici che sono andato a letto con lei? Oddio, non
c’è niente di male, per carità… ma conoscendo i soggetti che frequento non si
accontenteranno di un “si” e basta. Vorranno sapere “altro” e non so quanto
piacere possa fare a Luke sentirlo.
- Serata tra uomini, amico. Serata tra uomini- dice Luke
prendendo un sorso dal suo bicchiere. -rispondi- continua con un’alzatina di
sopracciglia, disponendosi all’ascolto anche lui.
Fantastico, ho creato un mostro. Ho messo insieme un altro
elemento degno di nota al mio gruppo di sbandati.
Le facce di Kell e Jack non accennano minimamente a
smetterla di fissarmi con cipiglio inquisitore.
- ecco… veramente…- inizio un po’ titubante facendo rollare
il mio bicchiere tra le mani - …veramente si- concludo guardandoli di sottecchi.
- uuuuhhhh!- ulula Jack quasi cappottandosi con la sedia
dopo aver ripreso a dondolare.
- Cazzo Rob non ci credo! Ti sei fatto quella grandissima
gno... emm hai conquistato quella splendida ragazza!- continua Kell.
- no, no, Kellan. Dillo pure: gnocca!- gli da manforte Luke
prendendo un altro sorso di birra.
Lo guardo stupito, più per gli scrupoli assurdi che mi ero
fatto su di lui che non per il fatto che consideri la mia ragazza una gnocca.
Per tutta risposta lui liquida tutte le mie preoccupazioni con un sorriso e una
scrollata di spalle.
- vedi?? Lo vedi?? Io l’ho detto subito che il ragazzo aveva
potenziale- mi dice Jack dando una pacca sulla spalla a Luke con fare molto
cameratesco.
- già Rob. Ho sempre pensato che la tua ragazza fosse una
gran bella figa, a dir la verità- mi confessa Luke con aria sincera, come se mi
stesse facendo una confessione cuore a cuore.
- anche io l’ho pensato, Rob. Dalla prima volta in cui l’ho
vista in costume da bagno- continua Kell.
Già mi dava fastidio allora che l’avesse chiamata miss.gambe.chilometriche.e.bel.culetto.Alessia
una volta. Ora la cosa inizia a darmi sui nervi. Sono geloso di lei e allora?
Problemi forse? Fatemi causa.
- gran bella figa la tua ragazza. Concordo con Luke- continua
Kellan.
Prendo un bel respiro e cerco di stare calmo. Sapere di
avere una bella ragazza è ovviamente motivo di compiacimento per me, ma pensare
che altri, anche i miei amici, l’abbiano considerata un po’ troppo a lungo
come donna sessualmente dotata di fascino e di capacità di attrazione notevoli…
- perché Ale ora è
la tua ragazza, vero Rob?- chiede subito dopo Jack, riprendendomi prima che
potessi trovare completamente il controllo di me stesso.
- certo che è la mia ragazza ora, ma che domande cretine
sono?- rispondo tanto svelto quanto indignato.
Cioè non potevano pensare che lei fosse una da una botta e
via!
Certo che pensando al fatto che l’idea di partenza per lei
era quella… va beh ma non conta. La situazione attuale retroagisce come
terminologia fino alla sera della nostra prima, e finora unica, volta, indi per
cui il termine “botta e via” non è assolutamente accettabile.
Ma quanto sto diventando puntiglioso anche sul vocabolario??
Pensavo di aver quasi superato la fase complessata della mia vita, ma a quanto
pare tutto quello che c’è stato prima era stato solo il preludio a una vita
intera all’insegna delle seghe mentali. Che faccio, mi rassegno?? Forse dovrei
dato che sono un caso patologico.
- scusa, è che magari lei voleva solo divertirsi. Se una è
gnocca può permettersi anche questo no?- chiede Jack sottolineando ancora una
volta l’aggettivo “gnocca” per farmi imbestialire. Un altro vocabolo che inizio
a non tollerare, assieme a “bella figa”. La lista aumenta.
- ma la finite di dire che la mia ragazza è “gnocca”?!-
sbotto infastidito.
- ma se lo è che colpa ne abbiamo noi?- continua Jack ormai
trattenendo a stento una risata che ha contagiato anche Luke, che al momento
cerca di affogarla nell’ultimo sorso di birra.
- ha assolutamente ragione, Rob. Non te la devi prendere.
Quando una è gnocca, è gnocca. Non c’è nulla di male a dire che LA RAGAZZA DI
ROBERT PATTINSON E’ UNA GRAN GNOCCA!- grida Kellan sottolineando l’ultima parte
della frase, facendoci scoppiare tutti quanti a ridere. Persino me, si, avete
capito. Non resisto mai troppo a lungo arrabbiato con lui, nessuno ci
riuscirebbe. E poi… è pur sempre una serata tra uomini.
Gli effetti della sua sparata sono principalmente due: il
primo è il fatto di attirare l’attenzione su di noi. E dire che all’inizio
eravamo passati beatamente inosservati. Un applauso per Kellan, davvero. Quando
servono i fulmini…
Il secondo è che, alle nostre spalle, un pianto isterico esplode
non appena il suono della parola “gnocca” si spegne.
- dai Nu, non fare così…- dice la voce di una ragazza,
probabilmente riferendosi alla “piangente”.
- il cazzo non fare così, Clare! Io quella l’ammazzo! E ora
io su chi mi faccio i miei sogni a luci rosse?? Mi vuoi forse dire di ripiegare
sul ragazzino mongolo di Harry Potter? Che tristezza!!!- grida “Nu” con la voce
rotta da un pianto nervoso.
- si, ma quanto la fai lunga! Anche se ora ha una ragazza
puoi farteli lo stesso i tuoi sogni, no?-
- ma non è la stessa cooooooosa!-
- Nu, ora calmati!-
- Cri, non mi dire di stare calma per favore!-
Le voci si fanno sempre più vicine e in mezzo a tutte le
teste dei curiosi e le mani delle persone che si sono avvicinate tendendoci
braccia, fogli e tovaglioli, noto una ragazza mora con il viso sconvolto dalla
rabbia che mi lancia uno sguardo omicida prima di allontanarsi, seguita da
altre due ragazze che alzano gli occhi al cielo esasperate prima di voltarsi e
lanciarmi un sorriso.
Rispondo al loro gesto in un messaggio di muta solidarietà
nei loro confronti. Che raro esempio di pazienza!
Stavo per prendere un’agendina dalle mani di una ragazza
vittima di un’altra crisi di pianto isterico, quando la ragazza che ha tentato
di assassinarmi con lo sguardo al veleno si fa largo tra la folla e appoggia
tutte e due le mani, leggermente divaricate , sul tavolo. Con uno sguardo se
possibile ancora più omicida, arriva a due centimetri dal mio naso e con gli
occhi ormai ridotti a due fessure sibila - e comunque io ho sempre tifato per
Jacob!-
- ahia. Questa è brutta, Rob- dice Kellan tra le risate.
Le due amiche di “Nu” intervengono fortunatamente in mio
soccorso, salvandomi senz’altro la vita che mai come ora, a mio parere, è stata
in serio pericolo. Prendono di peso il mio boia e, mormorando scuse
imbarazzate, cui rispondo con sorrisi di gratitudine e con un “non
preoccupatevi”, la trascinano via.
- bravo Rob. Hai spezzato un cuore, complimenti!- mi prende
in giro Jack dandomi una manata sulla spalla mentre firmo distratto un autografo
su un tovagliolino di carta che mi è stato praticamente costretto tra le mani.
Ormai non faccio nemmeno più attenzione a come firmo. La
traccia di inchiostro che lascio non è altro che uno scarabocchio senza senso
per niente corrispondente alla mia sigla. Sono troppo occupato a elaborare un
piano di fuga, contando mentalmente su quanta gente dovrò passare e quanti
passi mi separino dalla porta d’ingresso del locale.
Qui la situazione inizia a farsi bigia. Io e Jack
malediciamo Kellan in tutte le lingue del mondo, a momenti anche in sanscrito,
per la sua genialata di gridare a mezzo pub il fatto che ora sia sentimentalmente
impegnato.
Dopo esserci lanciati uno sguardo d’intesa e indicato la
porta anche a Luke (che Kellan soffrisse un po’ di più per il casino che aveva
combinato), con molta poca grazia facciamo strisciare rumorosamente le sedie
sul linoleum del locale e, cercando di farci strada a spintoni tra la gente, con
uno scatto felino e fulmineo riusciamo a uscire dal locale. Inutile dire che
non so quanto sia stata brillante come idea, dato che mezza clientela esce con
noi, aumentando a dismisura i decibel delle urla e portando con sé le
imprecazioni del proprietario che aveva perso un sacco di pagamenti di
ordinazioni già fatte, tra cui la nostra.
Scommetto che lui più che i nostri autografi vorrebbe
volentieri le nostre teste.
Non che con le foto che Ale aveva visto scattarci quella
mattina io mi aspettassi di mantenere il segreto sulla nostra relazione, anzi.
A me non importava un bel niente di escogitare sotterfugi e piani alternativi
per mantenere segreta Alessia agli occhi del mondo, ma porca miseria preferivo
evitare di essere scoperto rischiando di morire affogato, o fustigato
ripensando a “Nu”, da una massa inferocita di fan!
Corriamo svelti tutti e quattro verso la Volvo, che apro e
faccio partire prima di dare possibilità a Kellan e a Jackson di chiedermi che
ci faccia una Volvo C30 sotto il mio sedere.
Per fortuna non avevo nessuno parcheggiato davanti e, per la
prima volta in vita mia, credo di aver fatto quella che si chiama “un’uscita in
grande stile”, con tanto di sgommata e di rapido giro di sterzo. Non dico che
sono stato Fast and Furious, ma almeno sono stato molto Edward.
- sei un genio Kell, non c’è che dire!- lo punzecchia acido
Jake abbassando il finestrino per poi appoggiare un gomito alla portiera.
- scusate…mi sono lasciato trasportare- dice con una voce
che farebbe spuntare le lacrime agli occhi persino ad Aro dei Volturi,
mettendosi con la testa tra a me e Jack seduti davanti.
Si può restare arrabbiati con un soggetto del genere? Bah…
volendo si potrebbe anche fare uno sforzo, ma in questo momento riesco solo a
scoppiare a ridere seguendo l’esempio di Jack e Luke.
- e ora che si fa?- chiede sconsolato Kellan in versione
EmmyPooh mode on.
Silenzio nell’abitacolo. Già, e ora che facciamo?
Tempo netto speso nel locale? Trentacinque minuti e ventisei
secondi. Ora attuale, 23:12. La serata non è manco cominciata e noi siamo già
fuori dal pub e per di più sobri. Un evento più unico che raro davvero.
- se ce ne andassimo di nuovo alla spiaggia? Niente locali,
altrimenti passeremo il resto della notte in fuga perché l’orso Yogi tende a
farsi trasportare un po’ troppo spesso. Ci prendiamo qualche birra…- propone
Jack iniziando a smanettare con l’autoradio.
- io passo ragazzi. Sto guidando- dico fermandomi a un
semaforo. Il mio senso di responsabilità esce finalmente allo scoperto. Ma
quale senso di responsabilità? Se le sfascio la macchina Ale mi uccide! Più che
senso di responsabilità sarebbe meglio parlare di istinto di sopravvivenza.
- ma come siamo responsabili stasera- mi canzona Kellan.
- se non riporto ad Ale la macchina intera, sicuro come la
morte che dovrete chiamarmi Roberta…quindi passo-
- ma che sarà mai! Quanto devi andare lontano da dove sei
ora?- insiste Kellan
- a Murray…è una zona di Midtown Manhattan, sulla East. Ale,
abita li -
- va beh, va beh… allora sei perdonato, considerato che
siamo dall’altra parte della città- dice Jack mettendo fine alla discussione.
- in che spiaggia andiamo?- chiedo prima di ripartire,
giusto per sapere da che parte andare.
- se andiamo a Wolfe’s Pond Park credo che ci piglieranno
per il culo a vita. Vai alla solita che è meglio- dice Jack, fermandosi su una
stazione radio di musica country.
- Bleah, Jack! Ma che è sto schifo?! Non siamo mica in
Oklahoma! - si lamenta Kell che si è definitivamente lasciato andare sullo
schienale del sedile posteriore.
- non capisci un accidenti di musica Kell!- lo riprende Jack
sbuffando.
- se fa schifo, fa schifo. Vero Luke?- do manforte a Kell,
ridendomela sotto i baffi.
- si, ti prego cambia!- lo implora Luke.
- che banda di scassapalle che siete!- impreca Jack,
cambiando stazione e riprendendo la sua ricerca frenetica di stazioni radio con
un segnale decente borbottando qualcosa come “insulsi spaccacoglioni privi di
conoscenza alcuna sulla buona musica”
Per qualche minuto regna il silenzio nell’abitacolo,
smezzato solo dal volume basso della radio e dal rumore del tastino per mandare
avanti le stazioni che Jack continua a pigiare nervosamente.
Per un attimo mi viene quasi da chiedermi come sia possibile
che ci sia tutto questo silenzio, dato che di solito siamo dei casinisti senza
speranze, ma come prevedibile il silenzio non dura.
- allora Rob…credo proprio che tu debba continuare un
raccontino- torna alla carica Kellan con un sorriso sornione che intravedo
dallo specchietto retrovisore, e che subito si riflette sulle facce di Jack e
Luke nello stesso identico modo.
- da dove comincio?- dico sbuffando per un deficiente che mi
ha tagliato la strada. Ha ragione Ale a dire che certe persone sono proprio
delle bestie al volante. Si, lo so: di solito la bestia sono io, ma per una sera che posso autoescludermi fatemi
gridare un sonoro “vaffanculo” al coglione che ha appena rischiato di essere
travolto dal sottoscritto che aveva il verde!
- da dove hai lasciato, cioè…che è successo dopo che siete
tornati a casa la sera della cena?-
Ovviamente non posso dire loro tutto tutto, come ho fatto
con Emilie. Non mi crederebbero mai e sinceramente credo non sia nemmeno quello
che realmente vogliono sapere.
Siamo ragazzi, ogni tanto ci piace fare i cretini. E anche
se io ho indetto questo incontro di cervelli per dare loro la lieta novella, ho
sempre saputo che sarebbe stata una serata più leggera, senza toccare argomenti
pesanti. Ci saremmo solo divertiti.
Gli racconto tutto quello che potrebbe interessargli, non
mancando di ridere con loro per le pessime battute al limite dello sconcio
sparate da Kellan. Come ho detto, quello che gli passa per la testa lui dice.
Il filtro del buonsenso per lui è un optional.
Finiscono persino per chiedermi com’è Ale a letto, e gli
stronzi hanno tifato per lei quando gli ho raccontato di come sono stato
mollato in pieno momento tantrico oggi pomeriggio.
- ha fatto benissimo, Rob! Mica ti possono cascare tutte ai
piedi subito- mi prende in giro Kellan. – mi disgusta pensare a quante donne si
infilano sempre nel tuo letto- continua quasi il fatto lo colpisse dritto
nell’orgoglio.
- si perché solo lui si trova a scappare per i corridoi
dell’albergo e rifugiarsi in camera mia perché una cameriera esaltata si fa
trovare nuda e pronta nel suo letto!- rincara Jack, quasi a darmi del gay
perché ho rifiutato del sesso facile.
Ok, sembrerò stato un cretino alla maggior parte del genere
maschile sentita così. Ma il caro Jackino omette il fatto che se sono scappato
non è stato solo per galanteria, ma anche perché la cameriera in questione era
larga almeno quanto la signora Cope e più brutta di sua nipote. Non è che ho
scritto “beneficenza” in fronte!
- a me non è mai capitato che una cameriera dell’hotel si
facesse trovare nel mio letto come si trovano le saponette nuove sul lavandino-
piagnucola Kell
- questo perché tu dormi ancora con l’orsacchiotto- gli
ricordo.
E' la presa per il culo massima per lui. Tutti quanti sapevamo che
nella valigia teneva sempre un orsetto di pezza, ma lui insisteva col dire che
era un portafortuna… si, si… come no. Caso strano la mattina quando andavamo a
fargli il caricone per svegliarlo io e Jack lo trovavamo sempre con il peluche
stretto al petto. A volte ridiamo insieme pensando a quel povero orsetto quando
ci sono i tuoni, cosa per cui Kellan se la fa letteralmente nei pantaloni.
Ricordo una notte in
cui sembrava stesse per cadere il mondo a furia di tuoni e lampi. Io e Jack ci
siamo intrufolati in camera di Kell per fargli uno scherzo e l’abbiamo trovato
con il culo per aria nascosto sotto le coperte. Grande, grosso e coglione, come
si dice.
- ma alle donne piacciono i tipi coccolosi- cerca di
difendersi EmmyPooh.
- se lo dici tu-
Il viaggio verso la spiaggia procede così, tra risate e
prese in giro. E va ben oltre dopo che i ragazzi mi hanno fatto fermare in un
market per comprare qualche lattina e me li vedo tornare indietro con birra e
un pallone da calcio ancora nella rete.
- Partitina amico. Inghilterra-Stati Uniti - dice Jack sventolando
il pallone rimettendosi a sedere e sbattendo la portiera prima che io riparta,
rispondendo alla mia faccia a punto interrogativo.
- cos’è un tre contro uno?-
Qui l’unico inglese sono io! Kell è del North Dakota, Jack…
va beh è nato a Singapore ma ha la cittadinanza americana, Luke…suppongo sia
americano…
- uno scontro pari, Rob. Luke è un British come te- dice
Kell.
È bello farsi certe figure. Kellan sa di dov’è Luke e io che
l’ho invitato alla serata no.
- si…si lo sapevo… quello che non sapevo era per quale
nazionale si schierasse il mio compare, dato che ha la doppia cittadinanza-
rispondo vago, per mascherare il fatto che non sapevo che anche Luke fosse un
europeo.
Dopo un paio di chilometri ancora, passati a ridere come
matti per via di una canzone stupida scovata alla radio, arriviamo alla tanto
agognata meta solitaria.
Chiusa la macchina e sfilate le scarpe, finalmente i nostri
piedini camminano sulla sabbia fine e tiepida di quella che ormai potrei
definire la nostra spiaggia.
Deserta, tranquilla, silenziosa…perfetta.
- allora come facciamo le porte?- chiede Jack che già si
stava arrotolando i jeans sui polpacci.
-abbiamo le scarpe- ipotizza Kellan.
- si ma se ci lanciamo e la sabbia ci entra dentro chi la
leva più?- commenta a ragione Luke.
- via maglie e camice ragazzi, facciamo prima- dico io.
Tanto le avremmo tolte comunque, altrimenti sarebbero state da strizzare nel
giro di pochi minuti.
Spogliati dell’indumento, disponiamo le porte e, messi al
sicuro i telefoni nelle calze appoggiate sulle scarpe a debita distanza di
sicurezza, finalmente il pallone viene liberato dalla retina e messo a centro
campo.
- Perderete. Gli americani sono da sempre delle schiappe a
pallone- gongola Luke con un ghigno malefico rivolto ai nostri due avversari.
- Già, perché non fate la haka? Di solito non vi porta
bene?- rincaro io, facendo quasi ringhiare Kellan, sottolineando la
predisposizione degli statunitensi a giochi di contatto come il rugby o il
football.
- Senti tu, Beckham dei poveri… non ti permettere sai?!- mi
grida addosso con il dito puntato nella mia direzione, manco fosse una vecchia
tata imbestialita con un bambino che fa i dispetti.
Gli scoppio letteralmente a ridere in faccia, piegato sulle
ginocchia, e lo stronzo approfitta per iniziare la partita facendomi tunnel tra
le gambe.
Passa la palla a Jack che la ferma poco più avanti con un
piede.
- fatevi sotto piccoli Lord, se avete le palle- ci provoca
spaccone, trovando chiaramente l’appoggio di Kellan che prosegue dicendoci - e,
signorine, andare a piangere dalla Regina non è valido-
- dai Luke, facciamogliela vedere noi a questi Pilgrim
Fathers del cazzo - ringhio squadrando gli avversari con sguardo assassino.
- Dio salvi la Reginaaaaaa!!!!!!- grida Luke, molto
patriottico, lanciandosi contro Jack per soffiargli la palla con successo e
spedirla nella porta che Kell non si era preoccupato di difendere.
- questo non vale!!!- piagnucola lo scimmione.
- o si che vale. Se tu sei scarso non è colpa nostra- lo
provoco con aria strafottente a livelli indecenti.
- io scarso?? Io scarso??- chiede retoricamente prima di
avventarsi su di me e lanciarmi a terra in modo da consentire a Jack di andare
in goal.
Inutile dire che la partita durò a lungo su questi toni. A
ogni fallo corrispondeva un’ammucchiata di pestaggi, scazzottate e calci nel
sedere, con conseguenti canzonamenti anche poco gentili, che però ci facevano
scoppiare tutti quanti a ridere.
Avevo davvero bisogno di una serata così, fatta di cose
stupide e di risate. Una serata da maschi, a parlare di cose da maschi e a fare
cretinate da maschi.
Dopo l’ennesima caduta, eravamo tutti su Kellan a
scazzottarlo quando un braccio emerge dal mucchio. Presumiamo sia il suo ma non
ne siamo del tutto certi finchè la sua voce non si alza strozzata da più o meno
sotto le mani di Jack.
- e quello cos’è?-
Tre paia d’occhi si puntano li dove indica il suo dito, e
scorgiamo dei gazebo poco più avanti, con delle tende bianche e vaporose che si
gonfiano e sgonfiano alla brezza come dei piccoli paracaduti. Non ci sono mai
stati gazebo in quella parte di spiaggia. Non c’era mai stato un bel niente su
quella spiaggia.
- oh quello- dice Luke distogliendo subito lo sguardo,
facendo spallucce. Le nostre facce stupite lo inducono a continuare la frase.
- niente, domani mi sposo li- dice alzandosi e scrollandosi
la sabbia dai jeans.
- tu cosa?- chiede quasi urlando Jack
- mi sposo-
- e lo dici così?-
- e come lo devo dire?-
- un amico single che se ne va- dice Kellan fingendo delle
lacrime.
- un compare che abbandona il mondo del cazzeggio per
mettersi il cappio al collo- continua Jack, facendomi un cenno d’intesa e
indicando il mare con la testa.
- non sarai più un uomo libero - commento anche io con aria
triste e sconsolata
- niente più partitine di mezzanotte con gli amici- inizia
Kell
- niente più birre nei pub a scappare non pagando il conto-
continua Jack
- poi arriverà un bambino e ti dovrai alzare la notte a
cambiarlo - faccio eco anch’io
- …a dargli da mangiare…-
- … fargli fare il ruttino…-
- …farlo giocare…-
- che vita dura…-
- tua moglie poi sarà troppo stanca la sera e ti lascerà a
secco praticamente tutte le sere...-
- con la gravidanza probabilmente si allargherà e avrà le
crisi ormonali…-
- ragazzi piantatela- dice con il terrore negli occhi
indietreggiando sempre di più.
- ma no fatti coraggio Luke! Ancora per stasera sei libero -
lo canzono ancora mettendomi alle sue spalle.
- si… hai ancora qualche ora di libertà. Fossi in te me la
godrei alla grande- continua Kell affiancando Jack davanti a lui.
- ragazzi, che state facendo?- chiede Luke finalmente accorgendosi
che qualcosa non quadra.
Non lo degniamo di una risposta e ci chiniamo sulle
ginocchia per prenderlo di peso e correre in direzione del bagnasciuga per
buttarcelo dentro, incuranti delle sue imprecazioni.
- siete dei bastardi!!!!- ci urla ridendo e sputazzando
acqua a getto continuo.
- tu sei troppo asciutto, Rob- constata Kellan prendendomi
come un sacco di patate a spalla e gettandomi in acqua di peso.
Al che interviene Jack che spinge Kellan in acqua restando
l’unico asciutto per poi subirsi il caricone di noi tre mostri marini, ormai
fradici.
Una vera e propria serata tra uomini.
abbigliamento Luke e Rob
abbigliamento Jack e Kellan
ps. Kellan qui è nella
versione con i capelli biondi un pò lunghetti, come vedrete
nell'abbigliamento del prossimo capitolo
|
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Capitolo 30 *** capitolo 30 ***
capitolo 30
Eccomi qui finalmente (o magari per disgrazia, direte voi!).
Oggi ho un po’ di cose da dire, quindi portate pazienza e leggete.
Lo so che ho promesso il doppio pov per questo capitolo, e
avrei tanto voluto accontentarvi, ma il fatto che io abbia finito per scrivere
molte più pagine di quelle che credevo mi ha costretto a dover scindere il
capitolo in due parti. Pensate che già solo questa prima parte consta
esattamente 18 fogli word, e in termini numerici di capitoli da voi conosciuti…
beh, è lungo quanto ben tre dei miei capitoli standard (che contano tutti
minimo sei fogli word fino a un massimo di dodici). Il doppio pov arriverà
certamente nel prossimo capitolo.
Ci ho messo un po’ a scriverlo, sia per la lunghezza che per
il tempo risicato dovuto al periodo di estremo stress che sto passando in
questi giorni.
Indi per cui, colgo l’occasione della pubblicazione di
questa prima parte del matrimonio di Beckie per scusarmi con le mie
amiche, compagne di deliri la sera tra msn e twitter, per non esser stata presente
in questi ultimi giorni. Scusate ragazze!!!!
A parte il tempo a disposizione e il destreggiarmi tra i
vari problemi di studentessa sciroccata nel periodo di esami, devo dire che ci
ho messo così tanto anche perché volevo dedicare un’attenzione particolare alla
giornata raccontata in questi due capitoli (il prox cercherò di postarlo più in
fretta, ma dipenderà sempre dalla lunghezza dei miei deliri).
Sapete tutti che questo è il matrimonio di Beckie e non ho
mai fatto mistero dell’aver racchiuso in questo personaggio molte
caratteristiche che trovo realmente nelle mie amiche. Beckie è sempre stata una
summa di tutte loro, e chi di loro legge sa bene quante volte io le abbia messo
in bocca parole che sono delle loro massime.
Però Beckie è soprattutto una persona. Più di ogni altra
amica che mi sostiene, mi da consigli e suggerimenti per scrivere, riempie i
miei momenti di panico e di pagina bianca…Beckie è la mia migliore amica:
Angela, ossia la mia piccola Soph.
Lei sa quanto di vero c’è in questo capitolo, quanto di noi
ci ho messo dentro (il fatto che lei volesse che la facessi scappare
dall’altare come in una scena di “se scappi ti sposo” giusto per ridere un po’
è solo indice di quanto sia pazza almeno quanto me quando si tratta di fare
cose stupide, a partire dal fare il bagno nelle fontane di piazza del popolo
con la camionetta dei carabinieri di fianco, al mettersi in un museo e imitare
le facce sceme di tutti i mezzi busti facendo scoppiare a ridere il
custode)…quindi questo capitolo è per lei.
Grazie Soph per tutte le volte che ci sei pur essendo così
lontana e per tutte le risate che mi fai fare. Grazie per avermi fatto piangere
come una fontana quando ci siamo lasciate a Roma, ma grazie anche per le risate
al Disney Store, per quelle al ristorante “da Gianni” e per quelle la sera in
piazza Navona (più figure di cacca in una sola notte non le potevamo proprio
fare!). Grazie per tutto!
Non ho resistito anche a dare un piccolo spazio anche alle
altre amiche del nostro gruppo, le mitiche sorelle Cullenson, perché non
riuscivo a immaginare un matrimonio senza di loro.
Ci sto mettendo davvero molto in questi capitoli, e spero
che nonostante la lunga attesa, un po’ delle emozioni che ho provato io nello
scrivere passi anche a voi e me ne facciate partecipe con le vostre recensioni
(dopo un capitolo così lungo se non vedo tante recensioni vi lascio a
bocca asciutta per almeno un mese! :P )
Ringrazio le 90 persone che hanno inserito questa storia tra
i preferiti, e le 63 delle seguite, nonché le 15 che mi hanno messa tra i loro
autori preferiti.
Recensioni:
Sophie88: allora piccola So! contenta??? Finalmente ti
sposi! Ce l’ho fatta!!!!!! Io lo so che piangerai qui, perché ti conosco! E
poi… beh… sai che non ho resistito a mandartene un pezzo in via anticipata!!!
:P sono sempre troppo curiosa dei tuoi commenti! E se come sempre nelle
recensioni io e te siamo piuttosto brevi, sappiamo entrambe che il motivo è che
passiamo già tutta la fase della scrittura a commentarci che qui non sappiamo
mai che dire! Goditi il capitolo e dimmi se la chicca che ho aggiunto alla fine
(una tua piccola scenata isterica) ha in parte sopperito al non averti fatto
fuggire dall’altare!
Fallsofarc: ormai è ufficiale! Tu e Cri vi allentate per la
maratona di recensioni più lunghe, dettagliate e deliranti di EFP! Adoro le
vostre recensioni!!!
A parte il piccolo momento di vuoto che tu e Cri avete
riempito alla grande, se avessi dovuto scrivere ieri quel capitolo credo che me
ne sarebbero venute fuori di peggio, sul serio! Sai benissimo da dove prendo
spunto in genere, vale a dire da quegli zotici dei miei compagni di corso cui
però voglio un mondo di bene e che mi fanno sempre morire dalle risate (colpa
loro se poi mi viene da pensare come un uomo!).
La partita Inghilterra-Stati Uniti è una summa di tutte le
partite tra ragazzi a cui ho assistito, sia di Gianni, che di altri amici cui
spesso ho partecipato con risultati disastrosi soprattutto nei prati a
Pasquetta :P
Mi hai fatto morire letteralmente dalle risate con la tua
recensione, soprattutto per quando ti sei intenerita davanti a Kell in versione
Winnie Pooh! Rob… ah guarda, io spero ardentemente che sia così, sul serio. Sto
cercando di scrivere di lui per come me lo immagino sul serio quindi credo che
non scriverò più ff in questa sezione su di lui perché mi dispiacerebbe un
sacco dovergli reinventare un altro carattere che comunque sarebbe totalmente
contrastante con quello che ho tirato fuori per lui in questo racconto. Ovvio
che avrò sempre davanti il suo viso quando scriverò di lui, ma…mi sono troppo
affezionata a questo Rob per cambiarlo ancora :)
Poi certo…mai dire mai…
Cmq… va bene che ho in mente un sacco di storie nella mia
testa da scrivere subito dopo questa ma… io voglio scrivere presto anche con
te! quindi sbrighiamoci a trovarci una storia :)
Un bacione crostatina!!! Ti voglio un mondo di bene!
Lazzari: qualcosa mi dice che il capitolo ti è piaciuto!!!
:P sono contenta di essere riuscita a rendere quella serata abbastanza
realistica e divertente. Ma il merito va principalmente a Claire e Cri, le
mitiche amiche di Nu che mi hanno aiutato nei momenti di panico da pagina
bianca e ai miei compagni di corso, tutti maschi uno più cretino dell’altro,
che non fanno altro che ripetermi di comportarmi da uomo dato che sono l’unica
ragazza del gruppo. Che dire, sono una mascotte ormai… povera me.
Cricri88: mbare lo
so! lo so di averti scioccata inserendoti senza un’adeguata preparazione
psicologica nel mio racconto, ma doveva essere una sorpresa! Solo Chiara sapeva
e Nu manco immaginava!
Non so te, ma io ho riso doppiamente facendo limitare la
nostra Nu al “e comunque ho sempre tifato per Jacob”, perché come te so
benissimo che con Rob a due cm dalla faccia non si sarebbe di certo limitata a
quello! XD
In effetti… potevo metterci
anche un po’ di commentini sul
fisico del cagnolo ma… e va beh…l’idea me
l’hai data post pubblicazione quindi… :) sarà
per la prox ff, perché
contate che in qualche modo vi rimetterò dentro.
Cmq il tuo pendolo è disponibile, tranquilla!! Con tanto di
orsacchiotto e ha detto che è ben disposto a farti spazio nel suo letto quando
ci sono i tuoni.
Non so bene quanto sia esilarante questo chap… forse sarà
una via di mezzo, ma mi dirai tu.
Sorry, sorry e ancora sorry per la mia mancanza in
quest’ultima settimana ma davvero… è stata un inferno. Ci sono stati giorni in
cui nemmeno riuscivo a scrivere. Tra università e problemi miei…bah è stato un
incubo, ma cercherò di non stare più lontana così a lungo :P
Marina70: ehi! :) nemmeno io credo che siano molto amici
nella realtà ma mi sono presa la licenza poetica in quanto certamente so più di
loro che del vero migliore amico di Rob, cioè Tom Sturridge. In qualche modo
con loro due era più facile e spero che mi perdonerete questa piccola non
verità.
Io cerco sempre di attenermi a quello che so per certo di
Rob, ma a volte per la storia lo metto anche in situazioni in cui mi piacerebbe
vederlo, tipo zio di due gemelle di un anno, figlie di Victoria che non credo
proprio esistano… e va beh… :) finchè non vi deludo credo che possiate
perdonarmi.
Skitty: semplicemente grazie! Anche secondo me ci voleva un
capitolo un po’ scemo per spezzare un po’ il clima che si stava venendo a
creare :)
Romina75: ma ciauuuu!!!! Sono felicissima che il capitolo ti
sia piaciuto sul serio! E si… il termine “bigio” mannaggia a te ormai è entrato
nel mio vocabolario quotidiano XD
Scusa se sono stata un po’ saltuaria nel recensire la tua
storia, tipo 3 capitoli ad oggi, ma ho dovuto preparare un esame in dieci
giorni e la sera ero talmente stanca che proprio non sarei riuscita a scrivere
nulla di decente. Prometto che ora che ho 2 giorni di vacanza prima di tuffarmi
sui libri provvederò immediatamente a sopperire alle mie mancanze :)
Vero15 star: dai, sono contenta che cmq il capitolo ti sia
piaciuto. Matt non tornerà. È vero… non si farà più vedere ma ci saranno tanti
ricordi di lui, e spero che ti piacciano quelli che ho messo in questo capitolo
:) però non mi far scucire nulla più altrimenti poi davvero finisce che ti dico
troppo!
Sei nell’anima 2009: per quanto riguarda la tastiera abbiamo
gli stessi problemi: dalla tastiera pacca allo scrivere troppo in fretta e fare
errori, quindi nessuno più di me ti può capire! Nu e Cri, stanno per Nunzia e
Cristina, due mie carissime amiche come Claire sta per Chiara, altra loro degna
compare che io adoro indiscutibilmente. Mi hanno talmente aiutato in quel chap
che non ho potuto fare a meno di trovare quel piccolo espediente per
ringraziarle :) cioè tua cugina ha avuto l’immensa fortuna di scovarlo
all’aeroporto????? Oddiooooooo!!!!! Anche io voglio scovarlo! Pensa poverino se
mai dovesse leggere questa storia quante me ne direbbe!!!! E va beh… correrò il
rischio, magari si innamora perdutamente e fuggiamo insieme… bah…chissà!
Avrei voluto scrivere anche l’addio al nubilato davvero, ma
avevo poche idee senza contare che già così mancano ancora un sacco di capitoli
da scrivere per finire la storia e io sto fremendo perché ho altre storie in
mente e dato che scrivo volta per volta… diventa un problema…
Smemo92: sbaglio o il capitolo ti è piaciuto??? :) sono
davvero contenta che sia così. pensavo di aver fatto un casino perché scrivere
da uomo non è facile anche se i miei amici maschietti mi danno sempre nuovi
spunti… ma un conto è ascoltare e un altro è scrivere… sono felice di essere
riuscita nell’impresa :)
Cicci12: sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e
ti abbia fatto così ridere davvero!!! Ne sono davvero davvero felice! Mi scuso
solo di non aver potuto postare in fretta ma ho finito il chap solo ieri e
considerando che devo ancora scrivere la seconda parte a due pov…spero di
metterci meno tempo e di postare in fretta :) farò il possibile.
Enris: tranquilla :) non ti preoccupare! Può capitare di
dimenticarsi o di non fare attenzione :) però ne è valsa la pena per sentire un
commento così dettagliato ai miei personaggi :).
Ho cercato di dare a tutti una personalità, evitando di far
diventare tutti una copia l’uno degli altri solo con tratti somatici diversi.
Luke, c’hai azzeccato. Ho proprio voluto renderlo un po’ schivo e pantofolaio,
senza contare che io non l’avrei visto in vesti diverse. Ultimo in una
compagnia già formata che si incontra per discutere di certi argomenti…non deve
essere semplicissimo. L’imbarazzo su cosa puoi dire e cosa no… credo sia una
cosa che abbiamo provato tutti almeno una volta. Ma cmq abbiamo visto che se
l’è cavata egregiamente. Non ho scritto l’addio al nubilato di Beck, ma spero
di aver sopperito in alternativa con questo capitolo :)
Phoebed87: ciao Dania e benvenuta nel mondo delle recensioni
:) anche io spesso sono una lettrice silenziosa, ma per lo più lo sono solo per
ff che non mi entusiasmano più di tanto. all’inizio, quando mi sono iscritta,
proprio non commentavo mai però per pigrizia.
Da quando ho iniziato a scrivere e pubblicare però mi sono
resa conto quanto un semplice “bello”, “brutto”, “potevi fare di meglio”, “mi è
piaciuto ma…” siano importanti per un autore. Ci si spende tempo, ci si mettono
sentimenti e aspettative e, nel mio caso, anche tanti sogni dentro. Non ti
preoccupare mai di essere banale quando commenti un capitolo, perché quella che
a te sembra una banalità in realtà riesce a scaldare il cuore dell’autore e a
incitarlo a proseguire :) ci incoraggia.
Certo, noi scriviamo solo sempre e principalmente per noi
stessi, perché immaginare di non scrivere più una volta che hai iniziato è come
immaginare di non avere più un pezzo di te…ma sentire che qualcuno ci
incoraggia assicurandoci che stiamo facendo bene è una gran cosa davvero.
E poi non penso che la tua recensione sia stata banale. Le
emozioni che mi hai scritto di aver percepito sono tutt’altro che banali e per
questo ti ringrazio :)
Quando vuoi io sono sempre a disposizione, felice di
rispondere a qualsiasi cosa vorrai scrivere.
Vannyp1987: grazie!!!!!! Sono davvero felice che ti sia
piaciuto ma come ho già detto molto del merito va alle frasi lancio di Cri
(proprio la Cri del capitolo!) e alle ore e ore di conversazioni demenziali con
i miei compagni di corso giurisprudenti, uno più scemo dell’altro ma davvero
dei grandi amici :) in poche parole…sono abituata a sentire discorsi da uomini
(giusto ieri avevano intavolato la discussione “meglio la donna gatta o quella
che fa la difficile”? dilemmi maschili…)
Mikki: grazie mille per il complimenti sul mio entrare nelle
menti maschili :) ormai ho il pass e il dizionario per tradurre le loro
stupidate. Sono circondata da uomini all’uni e mi danno continuo spunto :)
felice quindi di sapere che sono riuscita a rendere bene una serata tra uomini,
anche se ne ero terrorizzata all’inizio!
Lanemo: per me sapere che riesco a coinvolgerti così tanto è
il migliore dei commenti che potessi farmi, grazie!!!! :)
Winniepoohina: tesoro!!!!! Sono davvero felice che ti sia
piaciuto il chap e che la volvo di Ale non abbia subito danni :) anche io ,
infatti, ho seriamente temuto per la sua incolumità. Quando mi metto a scrivere
i pov di Rob non so mai cosa ne uscirà fuori. So sempre come iniziano ma mai
come finiranno. Prende possesso delle mie mani e si scrive da solo!
Vorrei tanto scrivere l’addio al nubilato di Beck…magari lo
posterò come capitolo speciale quando finirò la storia… vediamo un po’, non
faccio promesse. Lo so che mi hai consigliato il trenta pagine per questo chap,
ma 18 erano già infinite e alla fine ho scelto per due capitoli in modo da dare
a tutti lo spazio di commentare bene anche questa prima parte che ha la sua
importanza. Un bacione!!!!
- A cosa stai
pensando?-
- sto pensando al film
di prima-
- a cosa faresti se ti
trovassi nella situazione di Richard Gere se io scappassi dall’altare semmai io
e te ci sposassimo?-
- no…penso
al…matrimonio in generale-
Mi puntello con un
gomito sul materasso, facendo entrare con il mio movimento un rivolo d’aria
fredda che mi provoca un piccolo brivido sotto al piumone.
La faccia di Matt è
seria e assorta, con gli occhi spalancati nel semibuio della nostra camera da
letto nella nostra nuova casa.
Attendo che parli,
lasciando perdere il gomito e rannicchiandomi contro di lui sotto le coperte.
- mi chiedevo perché
il matrimonio fosse così importante per le donne. Guarda Julia Roberts: non
poteva convivere e basta?-
Io non mi ero mai
spinta così avanti nei miei progetti da contemplare la possibilità del
matrimonio. Pensandoci, direi che lo vedo come un passaggio naturale di una
coppia, magari già convivente, che vuole un qualcosa di scritto per suggellare
il proprio sentimento. Però forse per la maggior parte delle donne è anche il
sogno dell’abito bianco.
- però io vorrei tanto
sposarmi un giorno, sai?- dice rompendo la mia catena di pensieri. Si gira
anche lui su un fianco, portandosi un braccio piegato sotto la testa e
prendendo ad accarezzarmi il viso con le dita.
Non mi aveva mai detto
di questo suo desiderio. Forse pensava che non mi interessasse, che io non
volessi perché non ne avevamo mai parlato, per il mio modo di essere “strana” a
volte quando si parla di cose da ragazze… forse per tanti motivi. Ma me lo sta
dicendo adesso, nel nostro letto, con l’odore della vernice passata da poco che
impregna ancora leggermente l’aria.
- davvero?- riesco a
chiedere stupidamente, non trovando nulla di più intelligente da dire.
- Si. Mi piace l’idea
di immaginarti con l’abito bianco, i fiori in mano…il velo. Magari con uno di
quei vestiti con la gonna tanto vaporosa che sembra panna montata…- risponde con
un tono divertito nella voce che fa nascere il sorriso sulle mie labbra, continuando
ad accarezzarmi il viso nel buio della stanza.
- di la verità: l’unica
idea che ti piace sul serio è quella di togliermi la giarrettiera con i denti-
lo stuzzico con un buffetto sulla mascella.
- anche, m-ma ma che
centra?- balbetta imbarazzato abbassando lo sguardo. -Io vorrei davvero
sposarti prima o poi. Anche se mi considero già tuo marito, dato che viviamo
insieme. Insomma tu… mi prepari la cena, mi stiri le camice…ti preoccupi di
coprirmi la notte quando scalcio via la coperta…siamo praticamente sposati,
solo…senza un foglio a testimoniarlo -
Sorrido. Non riesco a
rispondere in nessun altro modo se non sorridendo.
Lo so che sembra
proprio l’ultima cosa da fare in questi momenti quello che sto facendo, ma non
riesco a non farlo. Non riesco a non avvicinare l’immagine dello Stronzo al
Matt che ho davanti e cercare di capire se realmente siano la stessa persona. È
accaduto tutto così in fretta… da quella sera al ristorante la mia vita è stata
un treno lanciato a folle corsa senza freni e senza fermate. Il giorno prima lo
odiavo con tutte le mie forze e quello dopo ero perdutamente innamorata di lui.
- se io ti proponessi
una pazzia… in questo momento, tu mi asseconderesti?- mi chiede cauto guardandomi
dritta negli occhi. Anche nel buio il suo sguardo scuro e intenso riesce a darmi
gli stessi brividi che mi da alla luce del sole. È bellissimo. E questa,
almeno, è una cosa che ho sempre pensato, fin dal primo momento.
- si…- soffio ancora
persa nel luccichio dei suoi occhi neri che sono diventati l’inizio e la fine
di tutto il mio mondo. Il centro esatto del mio universo.
- alzati e accendi la
luce-
- eh?-
- alzati e accendi la
luce, amore -
Capendo sempre di meno
la sua mente contorta, assecondo le sue richieste e scosto le coperte per
scendere dal letto e accendere la luce della lampada sul comodino. Lui era già
in piedi e frugava nell’armadio. Ne emerge dopo poco portando con sé un
lenzuolo e subito dopo si mette a rovistare facendo un gran baccano nella mia
scatola di elastici per capelli, mollette e pinzoni messa sul comò.
- Matt… ma che…?-
- shh… adesso vedi-
Dal comò, si lancia
come un fulmine verso la sedia vicino alle finestra e si mette a frugare nella
mia borsa, sempre mantenendo il segreto di stato sulla sua attività. Ne tira
fuori il mio moleskine, da cui strappa una pagina, e una penna.
Scarabocchia in fretta
qualcosa di cui mi guardo bene dal conoscere la natura e inizio seriamente a
considerare l’ipotesi di dare un taglio alle commedie romantiche in tv la sera
prima di andare a letto. Guardarle con lui era chiaro che portava a effetti
collaterali decisamente bizzarri.
- ora chiudi gli occhi
e non sbirciare - dice severo, prima di cacciarsi per l’ennesima volta con la
testa nell’armadio.
- Matt…sono le due del
mattino… abbi pietà…- mi lamento sbuffando ma chiudendo gli occhi come mi aveva
chiesto.
- come sei noiosa,
Ale. Sta al gioco e non ti lamentare- dice la sua voce alle mie spalle mentre
sento le sue dita sulla nuca armeggiare con i miei capelli. Dal modo in cui li
tocca credo li stia legando, e infatti l’aria fresca che sento quando mi lascia
per iniziare a trafficare con qualcosa all’altezza del mio seno, mi da la
dimostrazione che me li ha legati alla bell’e meglio sulla testa.
- ancora un attimo… ancora
un attimo … ecco… ci siamo - borbotta forse più a sé stesso che non a me.
- posso aprire gli
occhi adesso?- sbuffo ormai con la pazienza a pian terreno.
- ok… apri!-
La prima cosa che i
miei occhi mettono a fuoco è l’immagine di Matt con una cravatta annodata larga
al collo, appoggiata sulla maglietta sbilenca bianca e a manica corta che usa
per dormire. Poi il mio sguardo cade ai miei piedi e l’unica cosa che vedo è…
il lenzuolo.
Il lenzuolo?
- non è proprio un
vestito, ma è lungo e bianco quindi… almeno l’idea la rende- dice a mo di scusa
accendendo la sua digitale e montandogli alla base un cavalletto da tavolo.
- e adesso che stai
facendo?- chiedo ancora più stupita. Dovrei averci fatto l’abitudine alla sua
eccentricità, ma ancora spero di scorgere un minimo di raziocinio nella sua
mente malata.
- ma la smetti di fare
domande?- borbotta esasperato e divertito impostando la digitale e
appoggiandola accesa sul comò, prima di venire da me con il foglietto strappato
della mia agenda in mano.
- ah-ehm…Allora… non
ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo-
dice serio prendendomi la mano sinistra.
- Matt… ma che hai
fatto con la digitale?- chiedo ormai con la curiosità al limite della
sopportazione.
- non si può non avere
delle foto del proprio matrimonio, no?- risponde pratico spostandosi i capelli
dalla fronte con una mano, come se io dovessi aver capito qualcosa di tutto
quello che sta per fare.
Ho capito solo la
parola “matrimonio” in realtà…ma forse me la sono sognata.
- io, Matt Holsen,
dichiaro di voler prendere Alessia Chianti come mia sposa, e di amarla e
onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e
nella cattiva sorte finchè morte non ci separi- dice serio infilandomi uno dei
miei anelli di bigiotteria all’anulare sinistro. Ok, no…è tutto vero. Qualcuno
mi dia un pizzicotto e mi assicuri che non sto sognando.
Non riesco a parlare.
Non riesco a pensare, non riesco nemmeno a tradurre in parole il suo gesto. Il
cuore mi batte come un tamburo e sono quasi certa di stare anche tremando. Il
suo sorriso radioso è tutto quello che i miei occhi vedono e il suo respiro
diventa un ritmo ipnotico su cui tento di regolare il mio con il fine,
sicuramente irraggiungibile, di trovare un po’ di lucidità.
- e tu vuoi fare la
stessa cosa che ho detto io con me?- mi chiede con la voce allegra e rotta di
tanto in tanto da un risolino spensierato.
Si… è l’unico pensiero
che ho in mente.
Si… è l’unica parola
che mi sembra di conoscere.
Si… è l’unica cosa che
gli risponderei per tutta la vita a qualunque domanda.
- si!- quasi urlo
buttandogli le braccia al collo e incontrando le sue labbra in un bacio che non
vedo l’ora di approfondire.
- ehi! Non è ancora il
momento di baciare lo sposo! Dobbiamo ancora fare una cosa- soffia sulle mie
labbra gentile e tenero.
Non capisco di cosa
stia parlando, ma mi allontano un po’ contrariata da lui che mi sventola
davanti il foglietto di carta ormai sgualcito e fa ticchettare la molla di una
penna.
- io ho già firmato-
dice allegro porgendomeli entrambi.
“Per il mondo noi da
ora siamo sposati. Matthew Holsen” c’era scribacchiato sopra con la sua
calligrafia disordinata.
Resto un attimo
interdetta e con il cuore che ormai non controllo più ma…chissà dove riesco a
trovare la lucidità mentale per firmare anche io il foglietto. Non riesco a
descrivere cosa sento, perché sento troppo. Sento tutto con un’intensità tale
da credere di esplodere per tutte quelle emozioni.
- ora puoi baciare lo
sposo- dice togliendomi di mano il foglietto per poi farlo sparire nella tasca
del pantalone del suo pigiama.
Mi lancio sulla sua
bocca e assaporo per la prima volta le sue labbra da marito. E chissà come mi
sembra di percepirle ancora più dolci del solito.
Le sue braccia trovano
la strada per le mie ginocchia e mi sollevano con tutto il mio finto vestito da
terra.
- e ora che hai
intenzione di fare?- chiedo cercando comunque di non sciogliere il bacio,
continuando a sfiorare le sue labbra con le mie.
- ma la prima notte di
nozze, naturalmente! Non lo sai che per la Chiesa fino a che non consumi non
sei davvero sposato?-
- cazzo!!!!! Cazzo!!!!! Cazzo e ancora cazzo!!!!!-
Ora lo dico io: ma chi cazzo è che grida a quest’ora del
mattino???!!!
- Ale, svegliati! Svegliati, svegliati, svegliati,
svegliati!!!!!-
Beckie. È sempre Beckie. E che poteva essere mai qualcun
altro? Dovrei averci fatto l’abitudine, no? No.
- Beck…ma che ore sono?- biascico tirandomi via il lenzuolo
dalla testa e non vedendo niente lo stesso perché ho tutti i capelli davanti
alla faccia.
- Ale sono le sette!!!- grida strappandomi del tutto il
lenzuolo di dosso e tirandomi via il cuscino da sotto la faccia, con la
conseguenza di farmi cadere rovinosamente giù dal letto di culo.
Con un enorme sforzo, che potrebbe essere definito senza
esagerare un vero e proprio atto eroico meritevole di medaglia al valore, cerco
di aprire gli occhi e me ne pento subito. Le uniche cose che vedo sono due
Beckie che si sbracciano e ondeggiano.
Mannaggia a me e al pieno di Sex on the Beach e Daiquiri che
ho fatto ieri sera!
Apro e chiudo gli occhi, ma senza risultati apprezzabili:
continuo a vederci doppio.
Suoni non meglio identificati e non definibili fuorché come
ringhi e borbottii, mi escono dalla gola mentre faccio l’ultimo tentativo di
far tornare i miei occhi alla normalità stropicciandoli con i pugni.
Nulla. Ci vedo irrimediabilmente doppio.
- cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!!!- continua a borbottare Beckie
mentre saltella su un piede solo infilandosi i jeans. -Ale, muoviti!-
- vorrei tanto, Beck…ma ci vedo doppio!- mi giustifico
cercando di tirarmi su e sentendo tutto ondeggiare. Io non ho mai sofferto il
mal di mare, ma credo che un altro minuto così e sarò costretta ad aggiornare
l’elenco delle mie patologie.
Provo a fare un passo ma improvvisamente uno tsunami mi
travolge ridandomi…la lucidità!
Mezza affogata e tossicchiante, riapro gli occhi e
finalmente vedo il pavimento al suo posto e una sola Beckie che regge in una
mano un mazzo di fiori e nell’altra il
vaso che probabilmente conteneva l’acqua che mi ha lanciato addosso.
- allora…dimmi, con calma, che succede- dico sbuffando e
asciugandomi il viso con la maglietta che avevo addosso.
- succede che io mi sposo tra poche ore! E che sia reduce da
una sbornia, che abbia due occhiaie che manco le Luis Vuitton sono così grosse
e, guarda un po’, dobbiamo andare dall’altra parte della città!- sbraita
lanciandomi alcuni suoi vestiti.
In effetti solo ora realizzo di essere a casa sua, con la
sua adorata maglietta di Madonna come pigiama e che oggi è mercoledì. Mai, mai,
mai più tenterò l’esperimento di mischiare daiquiri, sex on the beach e chissà
che altra diavoleria ho fregato dal bicchiere di chi mentre io e Beckie
ballavamo sulla pista dello Star and Roses. Anche perché, oltre ad avermi
portato via la lucidità mentale, il mio cocktail micidiale mi aveva portato via
anche parecchi ricordi sulla sera precedente. Praticamente tutti tranne le
risate. Non ho mai riso tanto come ieri notte in vita mia.
- come sarebbe che dobbiamo andare dall’altra parte della
città? La chiesa è qua dietro- borbotto iniziando a infilarmi i suoi jeans.
Evito di guardarmi allo specchio lungo al mio fianco altrimenti potrei spaventarmi.
- non mi sposo in chiesa Ale!!!-
Va che bella gaffe! Sono pessima. Davvero davvero pessima.
Mi chiudo in una sorta di mutismo pentito e imbarazzato
prima di spararmi altre figuracce su un matrimonio di cui avrei dovuto sapere
ogni cosa. Persino la marca delle scarpe della sposa non avrebbe dovuto essere
un mistero per me, e dire che non avevo nemmeno visto il vestito.
Mi infilo svelta una maglietta cortissima e infilo un paio
di scarpe da ginnastica cercando di muovermi per stare dietro alle sue imprecazioni.
Chiudiamo casa e ci fiondiamo in strada alla velocità della
luce, fregando un taxi a una vecchietta che, se non fosse stato per i riflessi
pronti di Beck nel chiudere la portiera, ci avrebbe tirato il suo bastone in
testa per “insegnarci l’educazione”, per dirla proprio in maniera nonnesca.
Beckie è tutta un fremito. Non riuscirebbe a stare
tranquilla sul sedile nemmeno se ce la dovessi legare, e i miei tentativi di
dirle di stare calma durante il tragitto sono tutti miseramente destinati a fallire.
- allora…ripetiamo…i vestiti…Mel li ha portati ieri
pomeriggio; del catering abbiamo detto che se ne sarebbe occupata Deborah…
Stephanie mi ha detto che sarebbe avrebbe pensato all’orchestra…-
Parlava tra sé e sé, accompagnando con le dita il conto delle
cose da fare. Sua sorella Stephanie aveva un compito, la sua amica del college
Mel anche. Persino sua cugina Deborah aveva un incarico da svolgere.
Io ero la testimone e a mala pena l’avevo portata a
ubriacarsi per festeggiare il suo addio al nubilato. Io ero la sua migliore
amica e non ero riuscita a fare per lei un bel niente a parte offrirle
caipiroska e vodka fragola lemon.
- i vestiti, il catering, l’orchestra, la parrucchiera…il
fotografo…- continua.
- Beck, eravamo d’accordo che le foto te le avrei fatte io-
intervengo ricordandomi immediatamente della promessa che le avevo fatto.
- eh?- chiede con sguardo vacuo, cascando letteralmente
dalle nuvole.
- le foto…te le dovevo fare io… ricordi?-
- oh si, Ale, ma ci ho pensato e… voglio che tu ti goda la
festa. Non voglio vederti lavorare il giorno delle mie nozze. Sei la testimone
e devi fare la testimone- dice con un sorriso che mi fa sentire ancora più uno
schifo.
È il suo solito sorriso dolce e protettivo. Il sorriso dell’io capisco, quello che mi fa ogni volta
che io mi scuso perché mi rendo conto di averla trascurata troppo. Se in altri
frangenti, però, riesco a superare in fretta, soprattutto grazie a lei, i miei
sensi di colpa…questa volta non ci riesco.
Questa volta non riuscirà a convincermi del fatto che sia
tutto a posto, perché per me…non è tutto a posto. Non è così che ho sempre
immaginato il suo matrimonio.
Non fraintendetemi, non intendo con Luke o cosa…intendo il
come ci sarebbe arrivata a questo giorno così importante per lei.
L’avevo sempre immaginato come un qualcosa di bello e
divertente…come un qualcosa che ci avrebbe reso complici una volta di più. Mi
ero immaginata la sua faccia sorpresa nello scoprire tutte le stupidate che avevo
in mente per farla divertire. Mi ero immaginata le sue prove abito e il suo
affogare in una gonna troppo gonfia per lei così piccina…me l’ero immaginata
provare gli abiti più brutti solo per poterne ridere insieme.
Già tanto se ho passato con lei un pomeriggio a decidere il
colore delle tovaglie e anche quel poco c’è stato solo grazie a Robert. Non
fosse stato per lui, ora non sarei qui a amareggiarmi per aver perso la
preparazione delle nozze. Sarei a casa a maledirmi per non esserci stata.
So di essere stata dura con Beckie, e guardando il passato
dalla nuova prospettiva con cui guardo e vivo la vita ora, mi rendo conto che
il mio è stato un atteggiamento stupido e vigliacco.
Lei voleva solo aiutarmi. Lei vuole sempre aiutarmi. Lei
vuole sempre aiutare. Lei si fa sempre in quattro per tutti.
Quando il taxi accosta e Beckie apre la portiera per
scendere, mi rendo conto che siamo ancora una volta a Manhattan Beach. Questa
spiaggia inizia a diventare una parte davvero importante della mia vita. Sembra
che molti eventi importanti del mio ultimo mese debbano avere questo set.
Guardo la passeggiata del lungo mare e ricordo la sera passata con Robert a
dondolarci silenziosi sulle note della musica proveniente da un piano bar.
Guardo la sabbia e ricordo la nostra prima giornata al mare. Guardo Beckie e mi
sembra di non averla mai persa, come se il giorno passato da Antoine a provare
il mio abito fosse un evento di secoli fa.
È incredibile quanto il tempo passi lento e poi di botto
acceleri, rendendo il conteggio delle ore rapido come il timer di una bomba
esplosiva. I minuti restano sempre composti da sessanta secondi, così come i
minuti stessi, in gruppi di sessanta per volta, vanno a comporre le ore. Eppure
ogni minuto è come se fosse un solo secondo, un’ora… un misero minuto.
E tu cambi.
Mi sento cambiata. Mi sento diversa. Non so dire se mi senta
giusta o sbagliata. Ma mi sento diversa. E di nuovo la macchiolina nera che
ieri mi ha tormentato fino a sparire solo dopo il terzo cocktail, torna nel mio
campo visivo. Pulsante e più grande, sempre più grande. E il fatto che
l’istinto mi dica che abbia a che fare con il sogno di stanotte mi spinge
ancora di più a volerla rimettere al proprio posto. Sono diversa…
Cercando di non pensare più a queste cose, mi concentro nel
seguire i passi di Beckie, che sicuri e svelti si dirigono verso la zona
transennata della spiaggia.
Mi guardo attorno e capisco il perché sia transennata. Una
parte enorme di spiaggia è stata chiusa al pubblico e ospita un enorme gazebo
carico di tende bianche di tulle che si gonfiano e sgonfiano leggere, sotto cui
sono disposti tutta una serie di tavoli rotondi da lunghe tovaglie color avorio
su cui troneggiano centrotavola floreali.
Camminando dietro di lei sulla passerella di assi in legno
sopra la sabbia, mi rendo conto del meraviglioso lavoro che ha fatto la mia
Beckie, o chi per lei, nell’organizzare questo giorno. È tutto davvero troppo
perfetto per non sembrare uscito direttamente da un sogno. Persino il modo dei
raggi del sole di giocare con le tende bianche non è descrivibile in nessun
altro modo se non avvalendosi della parola “perfetto”.
Superiamo svelte i tavoli già apparecchiati con posate
d’argento e piatti di porcellana bianca su cui alcuni camerieri in giacca
bianca e cravattino nero stanno finendo di sistemare i bicchieri per poi entrare
in uno stand più piccolo e decisamente caotico. Vestiti, fiori, borse, specchi
e chissà che altro, quel piccolo quadratino di palchetto di legno appare molto
angusto e soffocante.
Come Beckie scosta le tende, ecco che sei paia d’occhi, due
dei quali vedono le loro proprietarie con tutta una serie di bigodini in testa
che ti fa quasi pensare di essere capitata in casa di una vecchia zitella
scocciata per aver interrotto il suo momento di restauro, si puntano su di noi.
- sei in ritardo- sibila minacciosa la voce di Stephanie, la
sorella maggiore di Beckie, che si stava sistemando un paio di orecchini
perfetti per il suo vestito color giunchiglia dal taglio semplice e raffinato.
Capelli perfetti, trucco perfetto, mani perfette…era sempre
perfetta.
Lo so, lo so. Oggi per me è il giorno dell’aggettivo
“perfetto” e forse dovrei darmi un po’ più di pena nello scegliere qualche
sinonimo apprezzabile, ma davvero…io Stephanie l’ho sempre considerata perfetta
su ogni fronte: pratica, efficiente, brillante nella carriera e ancor di più
nel cipiglio, meravigliosa nel portamento e simpatica senza essere mai
irritante. Perfetta.
- lo so, lo so… cominciamo?- chiede impaziente Beckie
torturandosi le mani e mordicchiandosi il labbro inferiore.
Stephanie si avvicina e inizia ad annusare l’aria attorno a
noi, con piccole inspirazioni critiche che si risolvono anche nel sollevare
alcune ciocche dei nostri capelli in punta di dita con aria un po’ schifata.
- Voi due…Andate. Subito. A. Farvi. Una. Doccia.- ci
minaccia ficcandoci in mano due flaconi di non so cosa e spingendoci fuori dal
gazebo, facendoci trovare davanti a due porte verniciate bianche e blu. Le
docce dello stabilimento balneare che Beckie aveva affittato per la cerimonia
si presentano davanti a noi in tutta la loro tragicità.
Di tutto avrei pensato, lo giuro, di tutto. Trattandosi di
Beckie io mi aspetto sempre possibile e impossibile. Ormai non mi stupisco più
di niente.
Ma di certo non mi sarei mai aspettata di dovermi fare la
doccia nella microscopica cabina di uno stabilimento balneare, con acqua
ghiacciata, passandoci i flaconi da sopra il pannello divisore perché era
chiaro che portavamo ancora segni e odori della nostra notte brava.
- sorriso!- squittisce non appena esco dalla doccia quella
che dal colore dei capelli annodati attorno ai bigodini credo sia Deborah con
in mano una digitale compatta rosa confetto.
Abbozzo un sorriso che evidentemente la soddisfa prima che
si rivolga a Beckie e spieghi che ha intenzione di immortalare anche il
pre-matrimonio.
Una cosa è certa: se andiamo avanti di questo passo, il mio
obbiettivo principale della giornata sarà quello di dare la caccia a quella
maledetta macchinetta e resettarne il contenuto prima che foto troppo
raccapriccianti vengano messe in giro.
Non abbiamo nemmeno il tempo di guardarci e alzare
contemporaneamente gli occhi al cielo, che io e la mia amica veniamo trascinate
dentro al gazebo e piazzate su una sedia, io con un phon in mano e lei con già
un pinzone in testa e la parrucchiera alle spalle che già trafficava con i suoi
capelli castano ramati.
Accendo il piccolo phon da viaggio che mi ha dato Mel,
l’altra damigella, e chino la testa per iniziare l’asciugatura, ma un urlo di
Beckie, degno della scena più sanguinolenta di un film splatter, mi ferma a mezz’aria.
- che stai facendo?- articola in un soffio strozzato con lo
sguardo del terrore e una mano sulla gola.
Mi guardo attorno e vedo che i volti degli altri presenti
sono esattamente scioccati quanto il mio se non di più.
- mi asciugo i capelli?-
- io non ti voglio nemmeno pensare a mettere la tua firma
sotto la mia con i capelli crespi, Ale!!! - quasi urla strappandomi il phon di
mano e lanciandolo dall’altra parte dello stand.
Non so come abbia fatto, ma Deborah l’ha preso al volo. Se
lo avessi acceso che avrebbe fatto? Avrebbe fregato l’acqua santa al prete e mi
sarebbe corsa dietro urlando al sacrilegio cercando di esorcizzarmi?
- ora tu ti siedi qui, e a te ci penso io- dice severa
trascinando un po’ più vicino a sé il carrello della parrucchiera che, invano,
tenta di pettinare lei.
Mi siedo sul pavimento tra le sue gambe e mi lascio fare. È
la sua festa, contenta lei…
La scena è quasi comica, tanto che Deborah non manca di
nuovo al compito di immortalarla: io seduta per terra a tenere il ferro arriccia
capelli a Beckie che nel frattempo si fa passare le spazzole da Mel; la
parrucchiera sconosciuta che liscia i capelli di Beckie con il phon prima di
acconciarli e Stephanie che sceglie i fiorellini bianchi giusti da mettere tra
i capelli della sorella.
Una catena di montaggio che farebbe indivia a qualsiasi
industria per l’efficienza, sul serio.
- chissà che hanno fatto i ragazzi ieri sera- esordisce la
voce di Beckie, lievemente distorta dal fatto che teneva qualche forcina tra le
labbra mentre sistemava dei boccoli solo apparentemente disordinati cui aveva
dato vita sulla mia testa.
- bah…conoscendo i soggetti…- rispondo pensierosa. Veramente
a parte Rob e Luke non conosco “i soggetti”, ma posso immaginarlo.
Kellan e Jackson non mi sono sembrati poi tanto pantofolai
come gli altri due, ma dubito che Rob si sia anche solo azzardato a pensare di
portare Luke in uno streap club.
Sinceramente non ci vedo nemmeno Rob a infilare banconote
del perizomino-ino-ino di una spogliarellista dalle tette grosse e rese troppo
sode dai palloncini di silicone che di certo non sono stati il frutto di un
momento di carità da parte di madre natura, anzi.
Certo, con me non sembrava tutto questo mister castità come
l’avevo certamente bollato all’inizio quando bastava una scena di sesso un
pochino più esplicita in un film per fargli distogliere lo sguardo imbarazzato
e buttarsi sui pop corn… però anche se nei miei confronti non c’era traccia di
insicurezza o di imbarazzo nei suoi gesti, non credo avrebbe mai abbastanza
spavalderia da entrare in uno di quei club.
- conoscendo i soggetti…?- mi invita a proseguire Beckie.
- saranno andati a mangiare sushi- concludo facendo
spallucce, ricordando la predilezione di Kellan per quel genere di ristoranti.
- Ale, ma secondo te tre attori e un regista la notte di un
addio al celibato vanno a mangiare sushi?- mi canzona Beckie sottolineando
tutta l’idiozia della mia risposta.
- ma che ne so, Beck! Rob ha detto che sarebbero andati a
bere qualcosa, che non avrebbero fatto nulla di eccezionale… e poi che c’è di
male nell’andare al sushi, scusa?-
Nemmeno il tempo di aspettare la sua risposta che un altro
urlo agghiacciante ci fa sobbalzare, ma questa volta Beckie non centra niente.
- e questa chi cazzo è??????- chiede furibonda la voce di una
Deborah con gli occhi ormai fuori dalle orbite e un ricciolo biondo cenere
scuro che è saltato molleggiante fuori da un bigodino sopra la sua testa.
Si avvicina a grandi passi reggendo con una mano un lembo
del suo vestito verde pastello e con l’altra una rivista.
Io e Beckie la guardiamo con aria interrogativa e lei si
decide ad aprirci il giornale davanti ad una foto ben precisa.
Oh cazzo.
Oh. Cazzo.
Oh cazzooooooooooooooooooooo!
Non mi immaginavo avrebbero fatto davvero così in fretta!
Colta dalla sorpresa da una foto mia e di Rob grande tutta
la pagina sotto la scritta “ il vampiro ha trovato la sua Bella”, Beckie
infilza con troppa foga la forcina che aveva tra le dita quasi facendomi lo
scalpo. Altro che scalpo…spingeva un po’ più a fondo ancora e mi avrebbe fatto
una craniotomia, manco facesse Shepherd di cognome!
Deborah, che con labbro tremulo e occhioni luccicanti per
via delle lacrime che tenta di tenere a freno, abbassa il giornale con la foto
incriminata. Si vede praticamente solo Rob che bacia una ragazza dai capelli
neri di cui, fortunatamente, non si riconoscono i tratti. In altre parole, io.
- Ale, ma quella non è quella maglietta che…- inizia Beckie
prima che io le tiri un pizzicotto sul polpaccio.
Deborah, sedici anni moltiplicati per una vita intera
passata a incollare foto di Robert sopra al letto e a sbavarci sopra, ha
sicuramente quello che si chiama “un crollo emotivo”.
Estremista com’è nelle sue emozioni vista la sua giovane
età, è chiaro che quella foto le aveva rovinato già abbastanza la giornata
senza dirle che la ragazza della foto era la stessa che le forniva alcune foto
inedite dell’attuale set del suo ragazzo per farla contenta.
Per lei Rob è letteralmente un’ossessione. Una vera e
propria fissazione, in qualsiasi senso possiate immaginare. Credo sia per il
fatto che non si sia mai innamorata veramente di nessuno, oppure l’ha fatto e
non era ricambiata, oppure semplicemente le cose stavano così e basta. Aveva
concentrato talmente tanto l’attenzione su di lui da riuscire quasi ad
autoconvincersi della sua stessa immaginazione circa un futuro roseo e felice
dove loro due correvano in un prato verde (si, lo so. Se mi sentisse Deb
sottolineerebbe il fatto che con lui correre in un prato verde sarebbe l’ultima
delle sue priorità avendone altre in cima alla lista che preferisco che
rimangano sue. A buon intenditor, poche parole).
I pianti che non si è fatta quando giravano voci sulla sua
relazione con Kristen Stewart, che poi si è rivelata drammaticamente vera, solo
io e Beckie li conosciamo.
È una specie di sorellina più piccola. Riusciva a farci
ridere esattamente nella stessa proporzione in cui di tanto in tanto ci portava
all’esasperazione. E, da notare, che queste proporzioni avevano livelli molto
alti.
- tanto lo verrà a scoprire lo stesso che sei tu, Ale. Ti
devo ricordare che lui tra un po’ sarà qui?- soffia Beck al mio orecchio
fingendo di piegarsi in avanti per sistemarmi un pettinino con dei finti fiori
argentati sopra il mio orecchio sinistro.
- si, Beck, lo so. Ma non pensi che se lo scopre con lui
davanti la cosa magari è meno traumatica? - le rispondo bisbigliando mentre
fingo di passarle una forcina.
- forse hai ragione, spero solo che tu sappia correre coi
tacchi sulla sabbia senza azzopparti e soprattutto che tu sappia nuotare-
- sei sempre di grande consolazione, Beck-
- guarda il lato positivo: non dovrò perdere tempo a
organizzarti il funerale. Sai quanto ci si mette a fare il giro delle chiamate?
Sono già tutti qui…una cosa in meno da fare.-
- ma perchè ha scelto lei? perché?- singhiozza Deborah con
il viso nascosto tra le mani mentre Mel le scioglie i capelli dai bigodini.
- perché tu sei minorenne Deb- le spiega con un sospiro
Beck, ritoccando ancora qualche ciuffo della mia chioma. Io mi guardo bene
dall’intervenire dalla discussione, fingendomi molto interessata all’intimo che
dovrebbe andare con il mio vestito. Un bustino di pizzo nero…wow…morirò
sicuramente liquefatta prima delle tre del pomeriggio, su questo non ci sono
dubbi.
- ma non è vero! Ho appena preso la patente, te lo devo
ricordare?- mugugna l’afflitta.
- ma non hai ventuno anni e nemmeno diciotto, se è per
questo. Per lui sarebbe comunque illegale, cuginetta. Ti devo ricordare che è
un europeo?- le spiega Beck con una dose infinita di pazienza.
- si ma poteva aspettarmi!!! Se se lo tiene per due anni
sotto chiave cosa vuoi che succeda? Io per lui l’ho fatto!- singhiozza ancora.
A stento mi trattengo dal ridere di lei e di tutta la sua
teoria sul metterla sotto spirito in attesa di Robert Pattinson. Non scherzo!
Sul serio se l’è tenuta stretta nelle mutande per Robert!
Tra lamenti agonizzanti di Deborah, sguardi di rimprovero di
Stephanie, risatine di Mel e sbuffi esasperati della parrucchiera, io e Beckie
iniziamo ad assumere un aspetto quasi presentabile.
La deformazione professionale porta la mia amica a non
frenare il desiderio di truccarsi da sola e di sistemare la faccia anche a
tutte quante noi, infischiandosene bellamente delle imprecazioni e delle
minacce fallite della sorella sul farla sedere zitta e calma e soprattutto
seduta perché quello “è il suo giorno”.
Stava giusto finendo le mie labbra quando Mel irrompe nel
nostro capanno gridando che gli invitati iniziano ad arrivare.
- e tu falli accomodare, no?!- grida Beck rimettendo a posto
il pennellino da labbra quasi tremando.
- ma sono una marea Beck! Non può venire qualcuno a darmi
una mano?- piagnucola saltellando nervosa sul posto facendo ondeggiare il suo
vestito di un tono di verde leggermente più scuro di quello di Deborah.
Beckie la guarda stralunata, secondo me non recependo
nemmeno bene il messaggio, forse chiedendosi se anche Luke sia già arrivato. O
forse, anzi sicuramente, iniziando finalmente a provare quello che tutte le
spose provano: il panico.
Fin’ora ha fatto la schizzata e ora è il panico. Oh deo
gratias! Un sintomo evidente della normalità finora solo presunta di questa
ragazza!
È diventata talmente pallida che però inizia a preoccuparmi,
soprattutto quando la vedo andare a tentoni in cerca di un appoggio.
- ok…emm… Mel…Steph e Deb verranno con te a darti una mano,
ok?... ci penso io qui…qualcuna di voi solo torni ad avvisare quando tutti
saranno pronti, intesi?- dico spingendo le altre due damigelle fuori dalla
tenda del gazebo, ignorando bellamente le loro proteste.
Una volta riuscita a cacciare fuori le altre, mi giro verso
Beck, che stringendosi nel suo accappatoio si è lasciata andare sulla sedia con
una mano al petto e lo sguardo vacuo.
- Beck… - la chiamo.
Alza lo sguardo e il mio cuore perde un battito nel vedere i
suoi occhi lucidi.
- e se arrivassi all’altare e scoprissi che non lo amo?-
soffia impaurita e tremante.
- non succederà…- cerco di rassicurarla piegandomi sulle
ginocchia davanti a lei e prendendo la sua mano tra le mie.
- e se invece fosse lui che vedendomi arrivare pensasse che
non sono quella giusta?…se…-
- non succederà niente di tutto questo, Beck-
Prendo un respiro profondo e cerco in tutti i modi di darle
la sicurezza che lei in questo momento ha perso.
- tu sarai bellissima nel tuo vestito e lui…lui non riuscirà
a pensare ad altro se non a quanto sia fortunato ad averti trovato. A quanto
sia fortunato ad averti come moglie-
- si ma se…-
- non ci sono se... non ci sono se, Beck. Tu e lui siete
fatti per stare insieme, tesoro-
- anche tu e Matt lo eravate e…- commenta sciogliendo i
nostri sguardi. La fitta al cuore è dolorosa al suono di quelle parole e la
macchiolina nera inizia a pulsare in maniera frenetica e incontrollata. Non
ora. Non ora. Non posso mettermi ora a darle considerazione. Sono qui per Beckie
oggi. È lei che ha bisogno di me.
- lo so… ma…non per tutti c’è il lieto fine, Beck. Vivi il
tuo lieto fine anche per me, tesoro. Infila il tuo abito e va a prenderti
l’uomo che ami. Non aver paura perché sono certa che come incontrerai i suoi
occhi saprai che l’unica cosa che vuoi di più al mondo è quella di diventare
sua moglie. E la marcia nuziale, per quanto bella e romantica…ti sembrerà una
vera scocciatura perché quello che in realtà vorresti fare è correre da lui e
urlare subito il tuo si senza dover
aspettare tempi dettati da note e parole che non sentirai comunque. Sarà
bellissimo Beck, te lo prometto-
- sono una sciocca, vero?- articola singhiozzante facendo
finalmente spuntare un sorriso tra le lacrime.
- non sei una sciocca, Beck. Sei solo una sposa. Sei un po’
impicciona e casinara. Un po’ sciroccata e svampita ma…sei sempre una sposa. Le
anfetamine che ti scorrono nelle vene al posto dei globuli rossi prima o poi
dovevano essere sostituite da qualcosa di normale, no?- cerco di sdrammatizzare
per trasformare quel sorriso mite in una vera risata che non tarda ad arrivare.
- grazie Ale-
- grazie a te Beck-
- per cosa?-
Per cosa… per tutto…
- per tutto- soffio. Prendo un bel respiro e mi impongo di
continuare. Mi devo scusare con lei. Voglio scusarmi con lei di tutte le mie
mancanze. Voglio essere per una volta l’amica che vorrebbe avere.
- io…so…sono consapevole di…di non essere l’amica perfetta.
Non sono l’amica dei messaggi a tutte le ore del giorno e della notte. Non sono
l’amica dello shopping selvaggio al periodo dei saldi. Non sono l’amica da
tutti i giorni insieme…non sono stata nemmeno l’amica che ti ha dato una mano a
mettere in piedi questa festa…-
- Ale ma tu non…tu hai avuto altro per la testa… la morte di
Matt non è una cosa facile da superare…io capisco…- mi interrompe affrettando
le sue parole sulle mie.
- è questo il punto Beck. Tu capisci sempre. Sei sempre
stata tu l’amica dei messaggi a tutte le ore, delle serate make up, del
pitturare le pareti di casa improvvisando lotte a colpi di schizzi di vernice…-
- quando abbiamo riverniciato il mio appartamento…- ricorda
con un sorriso.
- esatto… io non sono stata niente di tutto questo per te,
Beck e ti chiedo scusa. Scusa se spesso e volentieri non sono l’amica che
vorresti; scusa se spesso do per scontato che tu capisca e finisco sempre con
il parlare sempre io dei miei problemi senza chiederti dei tuoi…scusa se ho
rischiato di non esserci nel giorno più importante della tua vita… scusa se…ti
ho chiuso la porta in faccia quando tu volevi solo aiutarmi…-
Con un cenno della mano mi ferma.
- sai una cosa?- dice con un tono di voce talmente basso che
solo dalla mia posizione potevo sentirla.
- cosa?-
Il suo viso si fa di nuovo triste, e per un attimo credo di
aver rovinato di nuovo tutto. Non volevo renderla triste. Lei deve essere
felice e ancora una volta mi accorgo di aver compiuto di nuovo l’errore di aver
messo al centro me e non lei.
- ho sempre creduto che Matt mi avrebbe accompagnato all’altare
- dice a voce quasi inudibile e distante.
- davvero?-
- si…- ammette con un sospiro. I suoi occhi guardano
lontano, qualcosa che io non posso vedere.
- manca tanto anche a me sai? È stato come un fratello
maggiore per me. Al college…era sempre li a controllare ogni ragazzo con cui
uscissi perché secondo lui nessuno era degno a sufficienza di me. Trovava
sempre qualcosa che non andasse in qualunque ragazzo scegliessi. Però tutte le
volte in cui non lo ascoltavo e facevo di testa mia nonostante lui mi avesse
avvertita, lui c’era. Era sempre li sulla porta della mia stanza con un
bicchiere di cioccolata calda presa alle macchinette e il suo immancabile “ne
vuoi parlare?” in punta di lingua. L’avevo soprannominato “l’uomo salvietta”
perché non sai quante lacrime ha asciugato con i suoi maglioncini. È sempre
stato…il ragazzo perfetto -
Sentir parlare di lui fa male, fa troppo male. Ricordare,
sognare di lui è già una pugnalata al cuore…sentirlo ricordare da qualcun
altro… mi uccide. Ma è Beck…e il problema è solo mio. Devo superare questa
cosa, devo farlo perché me l’ha chiesto Matt.
- quando è morto mio padre, aveva promesso che mi avrebbe
accompagnato all’altare…da stupida che ero ho pensato intendesse in un altro
modo. Lui era davvero… Ale, era impossibile non innamorarsi di lui... e quando
ha conosciuto te, anche se io stavo già con Luke…per un attimo ti ho odiata. Ho
pensato che saresti stata l’ennesima ragazza che gli avrebbe spezzato il cuore.
Lui faceva sempre la parte del ragazzo duro e superficiale con le ragazze…un
vero stronzo e tu lo sai meglio di me…ma io so benissimo che dietro quella
maschera non era così…Ogni volta che abbatteva le sue difese da spaccone, che
iniziava ad aprirsi rimaneva inevitabilmente deluso e amareggiato. Cercava
l’amore, Ale. L’ha sempre cercato e…con quanta gentilezza mi ha detto che non
poteva accettarlo da me… Quando ha incontrato te ho pensato che si sarebbe
fatto male un’altra volta, Ale. Avevo una paura folle e cieca che lui potesse
soffrire. Eri una di quelle ragazze che gli tenevano troppo testa per essere seriamente
innamorate di lui…e invece…quando ti ho vista, quando ho visto il suo sorriso
mentre ti presentava a me…ti ho subito voluto bene, Ale. E’ impossibile non
volertene. Tu non sarai l’amica che mi organizza il matrimonio…ma sei sempre
stata l’amica del cucchiaino e del barattolo di Nutella quando ero triste. Sei
sempre stata l’amica del “non ti preoccupare che adesso risolviamo
tutto”…arrivavi con la tua bacchetta magica nascosta chissà dove e facevi
sparire il problema… l’amicizia non è solo risate, scherzi e sorrisi…l’amicizia
è anche esserci nel momento del bisogno. E tu in questo non hai mancato mai-
- non è vero, Beck…anche in questo ho mancato. Tu soffrivi
quanto me quando Matt se n’è andato e io ti ho chiusa fuori. Ti ho lasciata da
sola a soffrire la sua mancanza-
- la mancanza che provo io Ale…non è niente in confronto al
dolore che provi tu, questo lo so. So quanto amavi Matt…so quanto AMI Matt… io
ho cercato in tutti i modi di alleviarti il dolore e di alleviare anche il mio.
Lui non avrebbe voluto vederci così. Lui odiava vederci tristi… e non sarebbe
tornato a portarmi la cioccolata e a dirmi che tutto si sarebbe sistemato. Ero
io che dovevo portarla a te e dirti quelle frasi di circostanza. Avrei dovuto
lasciarti piangere tutte le lacrime che volevi sul mio maglione. Avrei dovuto
sfondare quella porta quando me l’hai chiusa in faccia… ma non l’ho fatto…e per
questo sono io che devo chiedere scusa a te-
- Beck, non è vero…sai che non è vero… e io ora…con Rob…sto
facendo un gran casino-
- tu stai facendo la cosa giusta, Ale. Tu stai andando
avanti con la tua vita…ed era normale che questo ti portasse via del tempo per
me, è giusto Ale! non ti rinfaccerò mai tutto questo-
- la mia paura non è che tu possa rinfacciarmelo, Beck. Ti
conosco talmente bene da essere certa al mille per mille che non lo farai… sono
io che mi sento male perché tu fai sempre così tanto…così tanto per me…e io…-
- tu sei qui… io sono qui… questo conta- mi ferma convinta,
con un tono che non ammette repliche alla chiusura del discorso.
Davanti ai suoi occhi lucidi di commozione e di comprensione
non riesco a non dirglielo. Non riesco a trattenere quanto io le voglia bene. -ti
voglio bene Beck-
-anche io te ne voglio, Ale. Tantissimo -
Quello che ci scambiamo è sicuramente uno degli abbracci più
profondi e sentiti di tutta la mia vita. Mi aggrappo al suo collo come se,
diminuendo anche solo un po’ la stretta, lei potesse mai iniziare a dubitare
del mio affetto.
La mia Beckie.
La mia amica.
La mia migliore amica.
- ti posso chiedere un favore, Ale? - mi chiede senza
sciogliere il nostro abbraccio lacrimoso e silenzioso.
- tutto quello che vuoi, piccola Soph- rispondo ormai
annegata nelle mie stesse lacrime di commozione.
-ecco, in primis, non mi chiamare Soph! Sai che odio il mio secondo
nome!- sbotta lasciandomi perdere per incrociare le braccia al seno e mettere
su la migliore delle sue finte facce imbronciate di repertorio.
- come fai a odiare un nome bello come Sophie sai solo tu-
sbuffo con un sorriso alzandomi in piedi e stringendo ancora di più la cintura
del mio accappatoio giusto per dare un’occupazione alle mani.
- va beh, va beh…allora questo favore?- ripete impaziente.
- dimmi-
- accompagnami tu all’altare-
- eh?- No, non credo di aver capito.
- accompagnami tu, Ale… fallo tu al posto di Matt…- chiede
ancora con lo sguardo alla gatto di Shrek cui sa benissimo che io non so
resistere. Sono più che convinta che se Bin Laden andasse mai da Obama con
quella faccia sarebbe graziato anche lui.
- Beck ma io…- Io non posso prendere il posto di Matt. Da
quando sono le testimoni di nozze a consegnare la sposa allo sposo davanti
all’altare?
Ma chi voglio prendere in giro? Non è assolutamente il
rispetto della tradizione che mi frena dall’accettare. È solo il fatto che già
questo breve viaggio nel passato mi ha sconvolta abbastanza, destabilizzando
notevolmente la mia situazione emotiva che dire precaria è minimizzare.
Sognarlo, sentir parlare di lui… non posso farcela. Io mi
impongo di non pensare ma mi riesce inevitabile non cadere nella trappola del
senso di colpa.
Mi sento tremendamente in colpa. Per tutto.
E se respiro ancora un po’, pensando a quanto questo
sentimento mi opprima…
- voglio che sia tu a mettere la mia mano sopra quella di
Luke. Fa tu le veci di Matt -
L’ho detto. Amo Matt. Da morire. Se in questo momento
potessi fare un patto col diavolo per ridargli la vita in cambio della mia,
chiederei subito dove devo firmare. Ma non posso farlo, così come per ora non
posso raggiungerlo. Meglio che mi rimetta a non pensare e mi convinca di questa
realtà. Però non posso dire di no a Beckie, non nel suo giorno.
Annuisco rassegnata, convincendomi del fatto che sarò
abbastanza forte da reggere il peso dell’incombenza che ha messo sulle mie
spalle senza uscirne troppo ferita.
Sono quattro passi fino a un tavolo davanti a un prete,
certo. Che saranno mai? Ma sapendo chi avrebbe dovuto farli quei passi…
- grazie!- grida lanciandomisi addosso di nuovo felice e saltellante
con uno dei suoi abbracci strizzacostole.
Se bastava così poco per ridarle il suo status perenne di
esagitata, come potevo non stringere i denti? Senza contare che, come minimo,
se l’avessi portata davanti agli ospiti cupa e mesta sicuramente avrei
rischiato di esser passata per le armi da tutti i presenti che, conoscendo
Beckie, si sarebbero aspettati un qualcosa di più simile alla festa del 4
luglio che non una giornata in pieno stile funerale masai, con la sposa che a
mala pena sorride e quasi si muove.
No, no…meglio dare una botta di vita alla situazione, anche
perché mi sono imposta (nuovamente, il primo avviso iniziava a essere
bellamente ignorato) di non pensare. Devo assolutamente farmi spuntare un
sorriso degno di una pubblicità di dentifrici anche a costo di cucirmi gli
angoli della bocca alle orecchie per tenerla in tensione. Ok, forse questa
battuta in stile Saw potevo anche evitarmela.
- su… ora basta chiacchiere… abbiamo un vestito da
indossare!- dico sbrigativa andando a raccattare da una sedia una scatola
bianca con dentro quello che avrebbe dovuto essere il suo intimo.
Mentre lei è impegnata a chiudere i gancetti del suo
bustino, io mi vesto in quattro e quattr’otto non riscontrando alcun problema
tecnico con i gancetti del mio. Aver fatto la modella di intimo almeno aveva
risolto la mia goffaggine in quel campo (tanto per trovare una nota positiva
nel farsi fotografare in mutande).
Allaccio in fretta i sandali e mi chiedo seriamente perché
Antoine mi abbia fatto perdere quasi un’ora per prendere la misura dell’orlo
del mio abito se tanto struscia a terra di almeno cinque centimetri.
Sicuramente inciamperò nel vestito, me lo sento. E mi farò
una colossale figura di merda. Si, ok… per gli amici questo ed altro, ma nulla
mi avrebbe impedito di andare a cercare Antoine in ogni buco dell’intero
pianeta e di rendergli quel poco di INgiustizia divina che aveva contribuito a
dispensare con la sua arte del cacchio.
Aiuto Beck a finire di allacciare il bustino e ringrazio di
non essere io la sposa quando le do una mano a fermare le autoreggenti con i
gancetti. Saranno anche autoreggenti, ma con un caldo che avrebbe fatto
sciogliere anche l’iceberg che vanta tra le sue glorie quella di avere
affondato il Titanic, quelle calze tutto avrebbero fatto tranne che
autoreggersi. Era più probabile che un mulo volante passasse sopra le nostre.
Con estrema cura le faccio infilare l’abito. L’impresa è
parecchio complicata, dato che è un unico pezzo, e farlo scivolare con le
cuciture giuste al posto giusto in attrito con il macramè del bustino diventa
una vera fatica anche se ne vale certamente la pena.
Dire che Beckie è splendida è dire veramente poco. Le balze
di seta liscia che adornano la sua gonna sembrano petali di fiore rovesciati e
il bustino semplice che la stringe, adornato di perline e ricami, fa risaltare
la sua vita sottile a confronto con il suo seno mediamente prosperoso. Sembra
davvero un fiore. E’ bella come solo un giglio bianco può essere.
La tradizione vuole che il bianco dell’abito significhi la
purezza virginale della sposa, ma a me piace pensare che non sia quello il
motivo del candore. Mi piace pensare che le spose si vestano di bianco perché
il bianco è sinonimo di luce, è sinonimo di novità, è sinonimo di voltare
pagina e riprendere a disegnare con nuovi colori la tua vita.
L’abito della sposa è come la tela bianca del pittore.
Cos’è il matrimonio se non il cominciare una nuova opera
d’arte? Una nuova vita insieme?
Certo, il rosso carminio del sangue sarebbe sicuramente il
colore perfetto per iniziare il nuovo capolavoro…ma un petalo di papavero su un
telo bianco è forse più importante di tutti gli altri colori della tavolozza? È
forse più importante di un azzurro terso o di un giallo luminoso? Il petalo
carminio della verginità è davvero più apprezzabile della pennellata lunga e
densa di un battito di cuore? Della forza con cui il sangue viscoso scivola
fluido nelle vene quando il pennello prende a tracciare i contorni della tua
storia?
Beckie è una splendida tela ora, e sono più che convinta che
Luke sarà un meraviglioso pittore.
Si meritano a vicenda. Non potevo augurare loro niente di
meglio dell’amore dell’altro.
Appuntando il velo di tulle liscio con un pettinino sopra il
suo chignon elegante, a mala pena riesco a trattenere lacrime di commozione.
Deve essere bello poter essere la tela nuova di qualcuno. Deve
essere bellissimo provare l’ansia dell’ignoto, la paura che il dipinto non
venga bene e deve essere meraviglioso scoprire che non devi avere queste paure
perché il tuo pittore è il migliore che ci sia sulla piazza, che sia l’unico
che riesca a dipingerti e a darti colore, perché se un altro pittore provasse
mai a prendere in mano il pennello aggiungerebbe solo bianco al bianco, senza
dare colore e vita a nessuna intrecciatura del tuo lino grezzo. Deve essere
davvero stupendo…
Trema mentre le allaccio la catenina d’oro bianco, primo
regalo di Luke, al collo. Il tremore diventa ancora più incontrollabile quando
le faccio scivolare sulla calza la giarrettiera con il fiocchetto blu. Quasi
batte i denti quando le passo le scarpe nuove da calzare.
Sto giusto per dirle di darsi una calmata quando la faccia
di Mel spunta dall’apertura della tenda, seguita immediatamente dopo da quella
di Stephanie subito sotto.
- Ale… potresti venire un attimo per cortesia? Chiedono di
te e… ti conviene venire in fretta se non vuoi che l’altra damigella diventi
del tutto inutile in questa cerimonia- dice ansiosa la voce di Mel.
- sto io con Beck, tranquilla- mi rassicura Stephanie,
notando la mia incertezza nel lasciare la mia amica nel momento del panico.
- chissà perché qualcosa mi dice che sia arrivato Rob - mi
sussurra Beck divertita all’orecchio.
Visti e considerati i miseri indizi rilevabili dalla notizia
di Mel, lo penso anche io. Ma non riesco a uscire da quella tenda per andare da
lui.
Non ci riesco.
Troppi ricordi di Matt, troppi momenti di pensiero libero mi
fanno salire su il dubbio che io stia sbagliando ogni cosa. Conosco me stessa e
so per certo che quando lo vedrò il mio cuore prenderà a battere all’impazzata
aumentando ancora di più il mio senso di colpa e la mia confusione.
- ragazze, Ale arriva subito. Lasciateci ancora un momento,
intesi?- dice Beck rilevando con il suo radar infallibile il mio cambio d’umore
e facendo segno con una mano alle due damigelle di uscire dalla tenda.
- che c’è adesso?- chiede in fretta prendendomi per le
spalle e costringendomi a guardarla.
- nulla Beck - dico nella vana speranza che non mi costringa
a confessare il mio crimine.
- hai litigato con Rob?-
- non ho litigato con nessuno, Beck…-
- e allora cosa c’è?-
- io…-
Mi scruta attentamente e il fatto che sgrani gli occhi da
conferma al sospetto, che già da un po’ ha iniziato a ronzare nella mia mente,
che abbia sicuramente qualche dote precognitiva. Come al solito è riuscita a
captare il problema senza che nemmeno glielo dicessi o prima che io mi rendessi
conto di cosa si trattasse.
- tu ti stai facendo prendere dai sensi di colpa dopo che ti
ho parlato di Matt, vero?-
- si…-
- Ale, sentimi bene, perché questa voglio che sia l’ultima
volta che io ti debba dire certe cose. Tu non devi sentirti in colpa, intesi? Quello
che fai non è sbagliato. Lo amavi, lo ami ancora ma non c’è nulla di
disdicevole nel rifarsi una vita e lui lo sa. Lui lo sa. Mi ha spesso
raccontato di Rob, anche se non sapevo che fosse quel Rob, e so benissimo quanto gli volesse bene e quanto si
fidasse di lui. Sarebbe contento di vedervi assieme. Ma non è solo questo
quello che deve toglierti la paura di sbagliare, Ale. Non si ama una volta sola
nella vita…non si finisce mai di innamorarsi…
Se c’è una cosa che ho
capito è che nella vita non si finisce mai di innamorarsi. A volte della stessa
persona, a volte di una diversa, ma sono tanti tipi di amore che non sono mai
in competizione tra loro. Ognuno è a sé e non provano gelosia. L’amore è amore
e basta. Non lo puoi mettere da parte e, se sei intelligente, non lo negherai
mai.
Non è che se scopri di esserti innamorata di qualcuno, tutto
l’amore che provi per altre persone, di qualsiasi specie di amore si tratti,
sparisca all’istante. Si possono amare tante persone contemporaneamente Ale…
L’amore è amore e
basta…
Non negarti la possibilità di innamorarti ancora, Ale…non
essere sciocca…
Se sei intelligente
non lo negherai mai…
Forse adesso non è ancora il momento dell’amore, Ale. Forse
per te non è ancora tempo di innamorarti di nuovo, ma non ti precludere niente
con Robert…è un ragazzo bellissimo, dolcissimo…non sai quanto brillino i suoi
occhi quando li posa su di te. Non vedi il sorriso che ha sempre sulle labbra
quando ti stringe…sii libera di vivere e di sentire Ale. Senti. Non dare retta
al cervello perché il cervello non ha istinto di sopravvivenza. Il cervello non
capta cose che per il cuore sono innegabilmente evidenti. Per l’ennesima volta,
spegni il cervello e lasciati andare-
Non mi aveva mai fatto un discorso del genere. Non così
lungo, almeno.
Risentire dalla sua bocca frasi dette da lui…
Ho promesso.
- ora va fuori da lui e vallo a salvare dalle grinfie di
Deborah prima che ci troviamo senza vampiro per finire la saga di Twilight. Sai
quanti soldi di danni dovremmo poi pagare alla Summit?- mi rimprovera spingendomi
di schiena fuori dalla tenda, smorzando i toni già troppo seri dei nostri
discorsi.
Senza avere nemmeno il tempo di protestare, mi trovo fuori
dalla tenda con lei che mi chiude i pannelli di tela cerata in faccia,
impedendomi di rientrare. I raggi del sole, ormai alto e praticamente allo
zenit, mi danno fastidio agli occhi. Con una mano cerco di schermarli e
finalmente riesco a vedere ciò che mi circonda. Una folla vociante, intenta a
prendere posto seguendo le indicazioni di Mel che fa gli onori “di spiaggia”,
prende corpo davanti ai miei occhi.
È un trionfo di colori e di allegria. Facce conosciute mi
fermano per un breve saluto mentre vago cercando Robert. Penso anche a chiedere
di Deborah, certa al novemila per certo che dove c’è lei ci sia anche lui. Mi
riesce incredibilmente difficile credere che sia riuscito a scrollarsela di
dosso.
Li cerco ovunque, senza trovarli. Provo anche a uscire dal
marasma di gente che ho attorno, sperando di cogliere il suo ciuffo castano chiaro
al di sopra delle teste di tutti gli invitati. Mi spingo fin dove la passerella
di legno costruita sulla sabbia mi concede e mi volto cercando di mettere a
fuoco qualcosa.
Vedo Luke che stringe mani e riceve pacche sulle spalle,
vedo Kellan e Jackson…Kellan e Jackson? E che ci fanno loro qui?
Kell per fortuna mi scorge e si fa largo tra la gente che
ormai inizia a confluire verso le sedie per assistere alla cerimonia, cercando
di non urtare nessuno e non rovesciare sedute con il suo incedere.
Subito dietro di lui… eccolo…
Vederlo corrermi in contro (Deb a seguito non rientrava
propriamente nella visione) sorpassando Kell e Jack, sorridente e fantastico
nel suo completo nero, è uno spettacolo che mi toglie il fiato.
Già alle prove del vestito avevo pensato che fosse molto più
che bellissimo nel suo vestito scuro, senza contare che lo adoravo
indiscutibilmente, con o senza giacca sempre e comunque, quando le sue spalle larghe
e il suo petto ampio erano messi in risalto dalla viscosa bianca e leggera
della camicia su cui restava appoggiata la fascetta sottile e sexy della sua
cravatta nera a noto stretto.
Le farfalle tornano prepotenti a sbattere furiose le loro
ali all’interno del mio stomaco e il discorso fatto da Beckie pochi istanti fa
sembra un fatto lontano anni luce.
Mi basta vederlo per sentire ogni dubbio prendere il volo e
andarsene via da me, come se non mi fosse mai appartenuto, come se l’avessi
dovuto portare per conto di un’altra persona, di un altro cuore. Altro che
farfalle. Quello che mi provoca la morsa allo stomaco stavolta è uno stormo
intero di fenici!
La sensazione dei suoi baci sulla bocca prende possesso
delle mie labbra, smaniose di incontrare di nuovo le sue e riprendere la loro
consueta danza, ormai collaudata, ma dai passi completamente imprevedibili.
Non so se il sentimento che mi lega a lui sia amore o
profondo affetto misto a un desiderio carnale praticamente incontrollabile, sta
di fatto che il mio cuore perde sempre un battito prima di iniziare la sua
folle corsa nel mio petto. È come se fosse una sorta di richiamo: lui compare e
il mio cuore prende a battere furioso, sperando che lui senta l’eco sordo del
suo battito e si affretti a venire da me.
- tesoro, non hai
idea di quanto tu mi sia mancata- sussurra al mio orecchio stringendomi forte a
sé, sollevandomi di poco da terra.
- anche tu mi sei mancato- ammetto rendendomi conto davvero
solo ora di quanto siano vere le mie parole. Il suo profumo mi avvolge
completamente, leggermente modificato dalla fragranza più forte ma comunque
fresca del “Blu” di Bulgari. Riconoscerei quel profumo tra mille, ormai.
Trattengo con un enorme sforzo l’istinto di tuffare le dita
tra i suoi capelli per non spettinare il suo disordine studiato e ingellato, e le
faccio scivolare lungo la sua giacca prima di chiuderle dietro la sua schiena
mentre mi bacia tenero e delicato dando l’inclinazione giusta al mio viso con
le dita sotto il mio mento.
Pur trattandosi di una serie di baci all’apparenza casti, il
desiderio non manca di certo. Lo posso percepire forte e chiaro da come non si
limiti a sfiorare le mie labbra e schioccare veloci bacetti corti e misurati,
ma le lambisca con le sue pur non schiudendole mai a sufficienza per
approfondire il bacio.
Io sono perdutamente innamorata dei suoi baci. Così dolci e
delicati ma allo stesso tempo impetuosi e pieni di passione. Il modo in cui
guida le mie labbra a muoversi con le sue è qualcosa di assolutamente
fantastico.
So che sembrano descrizioni banali e affrettate le mie,
fatte quasi senza impegno nella ricerca del vocabolo corretto ma la semplicità
della bellezza non ha bisogno di essere elogiata con altisonanti paroloni. Se
dico che i suoi baci sono meravigliosi intendo proprio che sono meravigliosi,
qualcosa che mi meravigliano sempre lasciandomi senza fiato per la loro
intensità.
Sto restituendo ai baci un’importanza che avevo ormai dato
talmente per scontata che mi sembrava quasi che fosse normale dire che i baci
sono importanti per una coppia. Peccato che il suo modo di baciare mi abbia
sottolineato quanto lo pensassi solo per sentito dire.
E invece ora…lo ripeto, sono perdutamente, follemente,
indiscutibilmente e irrimediabilmente innamorata dei suoi baci.
E di lui? sono innamorata di lui?
- ah-emm…ragazzi…- ci chiama la voce di Jack da qualche
parte attorno a noi. Dove precisamente non lo so proprio dire. Forse da una
galassia vicina.
Con riluttanza estrema ci stacchiamo, ma non mi nego
assolutamente il capriccio di continuare a legarlo a me con le mani dietro la
sua schiena appena sopra la cintura e di appoggiare la fronte alla sua mascella
ispida di barba terribilmente sexy.
Stavo per chiedere a Kell e a Jack cosa ci facessero qui,
quando una voce mi sbatte addosso sperando, probabilmente, di darmi un primo
colpo mortale con la sua onda d’urto.
- tu! sei tu la ragazza del giornale!-
È ufficiale: Gozzilla ha dei capelli biondo cenere, un
vestito color verde pastello da damigella e ha sedici anni. Incede con passi
rapidi e pesanti sulla passerella di legno senza mai incastrarsi nemmeno una
volta con i tacchi a spillo nelle fenditure tra un’asse e un’altra. Incredibile
quanta abilità concentrata in una sola persona.
- ti prego, Ale, salvami. Le ho già fatto un autografo,
concesso una foto e le ho persino dato un bacio sulla guancia ma mi perseguita-
piagnucola Rob girandomi leggermente per farsi proteggere da me. Forse non
aveva proprio capito che quella da proteggere ora ero io. Chi mi assicurava che
Deb non avesse un serramanico nel laccetto alla caviglia dei suoi sandali?
- tu! sei tu la ragazza della foto e non mi hai detto niente!-
mi grida addosso sconvolta non so se con il viso paonazzo per via della rabbia
o delle lacrime che trattiene. Dal suo sguardo assassino, direi la prima.
- sarebbe stato diverso se te lo avessi detto?- chiedo
retorica lasciando perdere la schiena di Rob per nascondermi dietro di lui.
A) lui è l’uomo e io la donzella in pericolo;
B) Deborah non avrebbe mai fatto a fette l’oggetto del suo
desiderio più profondo, quindi a conti fatti lui era più al sicuro di me.
- qualcuno si degna di spiegarmi?- chiede Rob confuso
indietreggiando.
- niente…Deborah ha visto le foto che ci hanno scattato ieri
su un giornale e… vuole uccidermi perché è la presidentessa del tuo fan club -
riassumo brevemente cercando di ignorare i due spettatori che ridono bellamente
di me e delle mie disgrazie. Ancora una risatina e gli avveleno l’aperitivo. Poi
col cacchio che potranno essere ammirati ancora sul grande schermo!
- ah… ora… è tutto più chiaro…- articola Rob, girandosi a
cingermi le spalle con un braccio, mentre io cerco di fare di tutto per non
essere a portata di pugno.
- emm… Deborah…ti chiami così, vero?- dice zuccheroso
cercando di tranquillizzare Cerbero.
- si- ringhia lei non perdendomi d’occhio nemmeno un secondo
sicuramente passando mentalmente al vaglio tutte le sue conoscenze in tema di
torture medievali apprese nei film.
- posso… posso fare qualcosa per convincerti a darti una
calmata?-
- si, lasciala e mettiti con me-
- qualcosa di realistico-
Deborah si blocca, forse fermata dal fatto che Rob ha appena
messo fuori discussione il fatto che lui possa mai lasciarmi o forse
registrando il fatto che Robert Pattinson in persona e non formato poster,
ergendosi a genio della lampada improvvisato, le abbia dato la possibilità di
esprimere un desiderio.
Per un attimo lo squadra con sospetto, cercando un tentativo
di fregatura che so per certo non esserci. Non credo che Rob sia tanto scemo da
scherzare di fronte a una fan talmente inferocita che potrebbe competere con i
tori dell’encierro di Pamplona.
- tutta la giornata con me più un pacchetto di dieci baci-
spara lei incrociando le braccia al petto e spostando tutto il peso su una
gamba sola.
- cala- risponde lui, chiedendole di abbassare la posta con
uno sbuffo.
- giornata e cinque baci-
- cala-
- tutta la giornata con me-
- cala-
- mezza?-
- cala!-
- un’oretta?-
- cala ancora!-
- uff…-
- ti concedo un ballo -
- che genere di ballo?-
- un...lento - soffia rassegnato e afflitto Robert
abbassando la testa. Forse avrebbe voluto dire cala ancora una volta.
- posso dire “alza a due”?-
- no!-
- ok, vada per il lento- sbuffa rassegnata Deborah. Chissà
come mai in questo momento mi viene in mente un bozzetto di lei in versione
manga con le stanghette della disperazione sopra la testa e lo sfondo grigio
piombo.
- e lasci stare Alessia, altrimenti dimezzo la durata della
canzone- continua Rob stringendomi a sé, come se avesse paura che Deborah in un
raptus di follia potesse mai strapparmi dalle sue braccia. Il bello è che non
sa quanto i suoi timori fossero fondati.
- così non vale!- mugola pestando un piede la damigella
tornata ormai a colori un po’ più banali del viso. Il rosa shocking fa sempre
un certo effetto, si, ma il rosa pallido è molto più adatto come colore del
viso.
- prendere o lasciare- dice Rob, non concedendo margine di
trattativa.
Deborah sembra valutare attentamente il suo avversario,
pesando con cura i pro e i contro della situazione. Rob, dal canto suo è
risoluto e non accenna a dare segni di cedimento.
- uff…andata- lascia Deborah abbandonando esasperata le mani
lungo i fianchi.
Anche il petto di Robert, sotto il palmo della mia mano, si
sgonfia rilasciando un sospiro di sollievo. Come si dice? Scampato pericolo.
Per l’ennesima volta, sto per chiedere a Rob come mai ci
siano anche i suoi amici, quando una voce gracchiante proveniente da un
megafono mi richiama all’appello.
- cercasi testimone della sposa immediatamente!!! E
sarebbero gradite anche due aspirine - gracida la voce di Stephanie sopra le
teste degli invitati, resa molto più minacciosa del solito dall’effetto
megafono.
- devi già andare?- mugola Rob sconsolato facendo un broncio
tenerissimo.
- si, ma torno, tesoro. Il dovere mi chiama -
- sarà meglio per te. Ora, corri in fretta da Beckie, ma non
ti fermare a parlare con nessuno, tieni gli occhi a terra e soprattutto non ti
fermare troppo tempo nello stesso punto. Potrebbero saltarti addosso in meno di
un nano secondo se ti fermassi a dare troppa confidenza. Sei talmente bella che
le guardie del corpo servirebbero a te oggi - dice serio Rob attorcigliandosi
al dito uno dei ciuffi studiatamente disordinati che sfuggivano dal mio chignon
alla base della nuca.
- ma quanto esageri- soffio sulle sue labbra prima di
lasciargli un piccolo e castissimo bacio.
- per niente - risponde restituendomi un bacio identico al
mio prima che venissi trascinata via da Deborah.
- potresti almeno non baciarlo davanti a me? non vorrei
vomitare sul tuo vestito, Ale - sibila minacciosa mentre quasi corriamo da
Beckie.
Più per fretta che per altro, mi trovo a esaudire la
richiesta di Rob di tirare dritto e non guardarmi troppo in giro, puntando
direttamente alla tenda della sposa.
Cercando di non aprire troppo le tende concedendo ai soliti
curiosi che cercavano di sporgersi per buttare un occhio all’interno, scivolo
tra le tende del gazebo e noto con dispiacere che Stephanie è riuscita a
buttare nel cesso tutto il nostro lavoro di autoconvincimento e rassicurazioni.
Quella che mi trovo davanti è una Beckie che si aggrappa con le unghie al palo
centrale della tenda, mentre viene tirata per la vita da Stephanie che ormai ha
tutto il vestito spiegazzato e l’acconciatura che sta per andarsene a quel
paese.
- Beck è quasi ora di cominciare!- ringhia tra i denti Steph
nello sforzo di trascinare la sorella davanti all’ingresso del gazebo per poi
farla uscire.
- col cacchio! Io la fuori non ci vengo!- quasi grida Beck
rinsaldando la presa sul palo.
- ma ti devi sposare!-
- magari un’altra volta, eh! -
- Rebecca Sophie Bloomers! Molla quel palo prima che ci
caschi il tendone in testa e pianta il culo sulla sedia!- le ordino minacciosa
staccandole a una a una le dita dal palo. - E voi filate fuori e dite a tutti
che stiamo per cominciare- abbaio alle altre.
Devo essere abbastanza convincente quando mi incavolo,
perché le tre damigelle scappano con lo sguardo del terrore manco fossi stata
una posseduta. E beh…sono soddisfazioni!
- Beck, per l’ennesima volta. Non c’è niente di cui aver
paura, è chiaro?- dico sistemandole di nuovo il velo che si era leggermente
sgualcito.
- scusa Ale…è che quelle pazze isteriche mi hanno messa
un’ansia addosso…- sbuffa insaccandosi nelle spalle sconsolata. – Hanno
iniziato a commentare gli invitati, il fatto che quella stronza di Alisha già
si stia fregando il fiori dai cuscinetti accanto al passaggio… Deborah che
perseguitava uno degli invitati che presumo sia Rob…sarà un disastro, me lo
sento- sbuffa.
- ma che te frega di Alisha, Deborah o di che fanno gli
invitati? A te deve importare solo di focalizzare la tua attenzione nel mettere
i piedi uno davanti all’altro senza inciampare e di arrivare davanti al prete,
stop. Nessun altro pensiero che non sia per Luke è accettato, intesi? Siete tu
e Luke. Punto-
La faccio alzare e le sistemo le pieghe della gonna, del
velo e le controllo il viso a caccia di sbavature nel trucco che non trovo. E
dovevo aspettarmelo che usasse i trucchi waterproof oggi!
Quando confermo che tutto è a posto, do l’ok a Stephanie che
si assicura che tutto sia pronto per poi farmi cenno di uscire con la sposa.
- Beck, guardami- la chiamo prendendole le mani tra le mie. Aspetto
che alzi lo sguardo su di me e rinforzo la presa sulle sue mani quando le sento
tremare violentemente sotto le mie.
- andrà tutto bene, te lo prometto-
Cerco di infonderle coraggio, ignorando il fatto che anche
io inizi a sentirmi un po’ emozionata e insicura. Sono diventata un
catalizzatore delle sue emozioni ormai, le rifletto peggio di uno specchio e le
percepisco uguali alle sue. E’ il momento più importante della sua vita.
Ci stringiamo in un ultimo abbraccio muto prima di guardarci
negli occhi e farci forza per uscire.
Non riesco a descrivere quello che provo in piedi con lei
tenendo la sua mano stretta nelle mia davanti alla passerella. È una sequela di
emozioni talmente intensa e talmente vasta che è impossibile anche solo tentare
di scinderle l’una dall’altra e provare a elencarle.
Mi concedo una piccola parentesi egoistica di mezzo secondo
per desiderare tutto questo anche per me in un futuro.
Avanziamo seguendo il ritmo dettato dalla marcia nuziale,
passando in mezzo alle due file di sedie bianche, tenendo lo sguardo fisso sul
piccolo arco carico di fiori bianchi sotto cui si trova il pastore e, dietro di
lui, un mare relativamente calmo.
Luke è assolutamente impeccabile e bellissimo nel suo
completo di lino bianco panna. Di una semplicità estrema ma altrettanto
elegante e del tutto adatto a una cerimonia sulla spiaggia.
Se solo Matt fosse qui…
Nemmeno il tempo di formulare il pensiero che i miei occhi
si distolgono dall’altare per seguire i ghirigori invisibili che una piuma
bianca disegna nell’aria davanti a noi, all’altezza delle nostre ginocchia.
Seguo le spirali delicate che ci fanno strada verso l’altare
e sento la stessa sensazione strana che ho provato nell’ufficio del signor
Brandon.
Quando lascio la mano di Beckie per posarla su quella di
Luke, la piuma si alza e gira una volta attorno alle mani intrecciate dei miei
amici prima di posarsi, piccola e leggera sulla spalla di Luke.
C’è, è qui.
Matt c’è.
fine prima parte...
i link di oggi :)
Ale e Beckie uscite di casa
casa di Beckie
abbigliamento Ale e Rob
Beckie
Luke
Kell e Jack ( Kell da immaginare proprio con quei capelli)
damigelle (il vestito è uguale per tutte e tre, ma con tonalità diverse di verde)
film che ale e matt stavano guardando
|
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Capitolo 31 *** capitolo 31 ***
capitolo 31
Confesso, sono rimasta un tantino delusa lo scorso capitolo.
Tante visite e pochi commenti. Credevo attendeste il matrimonio di Beckie… va
beh. Confido che la maggior parte di voi si sia voluta trattenere e attendere
questa seconda e ultima parte.
Come alcuni di voi già sanno, ho stilato la scaletta
definitiva della ff e sono praticamente certa, salvo ispirazioni improvvise e
irresistibili, che conterà di 46 capitoli compreso l’epilogo.
Vi ricordo di tenere d’occhio il blog per aggiornamenti,
avvisi e teaser.
Anche stavolta ci ho messo quasi una settimana a scrivere
questo capitolo e, come al solito ho lasciato indietro un po’ di cose da fare,
come recensioni e letture, ma sapete com’è…studio e regali di natale, nonché
mobili da montare dell’ikea… faccio il possibile.
Questo capitolo è lungo praticamente quanto il precedente e
giunge il doppio pov. Fossi in voi presterei particolare attenzione alla prima
parte delle riflessioni di Ale, saranno utili più avanti e vi faranno capire
molte cose, almeno credo.
Dedico questo capitolo a tutte le mie amiche, twittergirls e
Cullenson, ma in particolare alla mia Nu, che so che lo attendeva con
impazienza (spero di essere stata all’altezza maestro, anche se ho dovuto
edulcorare parecchio per via del raiting) e alla mia Crostatina, che nonostante
la sua settimana un po’ difficile è riuscita comunque a starmi accanto e
incoraggiarmi a proseguire.
Ragazze vi voglio bene!!!!
Recensioni:
cricri88: mbare!!! Perdonami ma io chiedo sempre scusa per
tutto. Mi sembra sempre di togliervi troppo spazio e io… mi sono affezionata a
voi. Anche se il commento è serio (e sai quanto adori i tuoi deliri) volevo
dirti che mi si è allargato il sorriso fino alle orecchie quando ho letto che
ti sei legata alla mia ff non solo per Rob ma anche per la storia di Ale.
Davvero, ne sono proprio felice soprattutto per un fatto. Io ho letto poche
storie su Rob, si possono davvero contare sulle dita di una mano, ma
principalmente perché, perdona il pensiero da tredicenne esagitata e stupida a
ventidue anni suonati, già pensare al fatto che non sai nulla di lui, della sua
vita sentimentale… insomma credo che tutte noi ci perdiamo a sognarlo a occhi
aperti e di certo non ci immaginiamo come amiche. Leggere ff in cui lui vive
storie d’amore con ragazze che non sono la tua immagine… beh… se in più sono
scritte con poca attenzione mi da ai nervi sul serio.
Quando ho iniziato a scriver questa, confesso, l’ho fatto
per un esperimento. Il personaggio di Ale è già protagonista di un altro
racconto che sto scrivendo e ci tenevo a vedere se potesse funzionare. In più
ho legato l’istinto di vedere un Rob reale, che si muove, parla e si complessa
che mi è nato dopo aver letto la sua biografia.
Ale è un personaggio davvero speciale per me, quindi… grazie
:)
Sono felice anche del fatto che tu ti possa ritrovare molto
in Beckie :) l’ho detto che è una summa di tutte le mie amiche, e dentro ci sei
anche tu, come già sai (certo ho tralasciato di farla parlare in siciliano… va
beh… tenterò l’esperimento, magari)
Per la piuma…te lo auguro. Ti auguro di vederla :)
Grazie mille per i complimenti mbare!
Marika_bd: il tuo commento sulla piuma mi ha commossa
davvero!*__* grazie! La scena della preparazione della sposa non potevo non
scriverla, mi tentava troppo! E la ragazzina isterica… fidati è quasi tutto
reale :D
Cicci12: quanto entusiasmo!!! :D l’organizzatrice di
matrimoni?? Addirittura?? XD grazie, grazie :) cerimonia e rinfresco… ovvio che
ci sono, anche se, lo ammetto, la cerimonia sarà solo accennata per i motivi
che leggerai. Spero ti piaccia comunque :) Rob lo farò meno martire stavolta,
giuro!
Vannyp1987: non hai ancora capito il finale? Me tanto
contenta!!!!!! Vuol dire che non sono poi così prevedibile come credo di
essere… questo chap ti darà forse qualche delucidazione, o almeno un
chiarimento di quello che succede ad oggi nella testa di Ale. spero ti piaccia
:)
Vero15star: sono davvero felice ti sia piaciuto. Ti giuro
mentre scrivevo pensavo, qui Vero appena vede un ricordo così lungo fa i salti
di gioia! È meglio che quella li se lo ricordi… fin’ora solo vi ho fatto solo
intuire cosa senta Ale da quando sta con Rob, sempre per la sua politica del
non pensare…spero però che leggendo questo capitolo qui tu possa iniziare a
capirla un po’ di più e non giudicarla troppo severamente.
Sophie88: lo so! ma siamo di nuovo ai nostri soliti
discorsi! :D sai che il senso di colpa è un po’ come il mio fidanzato. C’è l’ho
sempre addosso, vuoi forse separare quest’eterno amore che ci lega? Hai visto?
Non ti ho fatta fuggire, ma almeno uno dei tuoi siparietti comici te l’ho
lasciato. Ti giuro, ridevo come una matta immaginandoti attaccata a quel palo!
XD e stavolta ti faccio fare anche la zia! Un bacione grosso grosso!
Romina75: ciao carissima!!!! Scusami ancora ma avevo un po’
da fare…. Gli esami… attendo gli esiti! Ho letto il tuo capitolo, ma aspetto di
avere un momento di calma e concentrazione per recensirtelo a dovere :) non
temere ce la farò! :P
Su Matt spirito… non posso assicurarti nulla. Ho un paio di
idee una che vanno in senso opposto all’altra quindi… bo! Lei si sta
innamorando di Rob?? Ehhhhhhhhh! Bah chi lo sa… io ho scritto qualcosa in
questo chap, dimmi poi cosa ne pensi. Innamorata o no?:)
E ora che fai? Mi leggi nel pensiero pure? Volevi la loro
prima notte insieme? è già tutto programmato tranquilla! :) arriva, arriva. non
potevo non scriverla, anche se spero di esser stata all’altezza, le scene di
sesso non sono propriamente la mia parte forte. Io AMAVO Vicini di stupid lamb
e ti giuro, darei un braccio per scrivere come lei! ho dovuto salvare il
raiting arancione però…quindi… spero di averti trasmesso lo stesso qualcosa :).
Un bacione! Stasera mi metterò con calma sulla tua recensione. Essendo l’ultima
volevo metterci un po’ più di cura e attenzione :). Un bacione cara!
Winniepoohina: Pooh!!!! ormai per me sei Pooh e stop :) puoi
taggarmi tutte le volte che vuoi, non mi formalizzo :D anzi… essere citata è
qualcosa di emozionante, davvero!
Ti devo scrivere una recensione coi fiocchi quindi ti prego,
sii paziente che giungerà! Ieri mi sono messa a finire questo chap tutto d’un
fiato eh… già tanto se ogni tanto trovavo il tempo di respirare.
Cmq inconsciamente ho fatto esattamente a metà con il
capitolo :) tante pagine anche per questo! Spero ti piaccia! Un bacione!
Enris: semplicemente grazie! Sono felicissima del fatto che
il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia emozionata. Ecco la seconda parte,
sperando che sia all’altezza delle tue aspettative :) il rapporto Ale-Beckie è
assolutamente quanto di più reale ci possa essere, te lo garantisco. C’è molto
di me in questa storia, soprattutto riguardo a Beck :)
Smemo92: in sostanza? Ti è piaciuto! :) ne sono strafelice!
Davvero davvero davvero ! ti confesso che era uno dei capitoli che temevo di
più. L’ho aspettato tanto, come la scena della morte di Matt, quella del
bancone… e ho scritto con l’insicurezza di non renderla esattamente come avrei
voluto. In effetti il rischio di questi capitoli è proprio questo: per noi
scrittori non è mai abbastanza. Spero di aver continuato sulla retta via e che
anche questa Ale e questo Rob ti piacciano :) personalmente li adoro!
Sono contenta ti sia piaciuta la parte Beck che ricorda
Matt. Volevo sottolineare come Ale non fosse l’unica a sentire la sua assenza,
perché cmq era un ragazzo che aveva anche degli amici e una vita e Beckie… mi
sembrava l’amica più sincera a cui farlo raccontare.
Skitty: grazie mille cara :) davvero grazie! Sono felice che
il capitolo ti sia piaciuto! Spero continuerà a farlo e che i pensieri di ale
nei confronti di rob ti piacciano anche stavolta. Saranno molto contorti ma…
spero di non esser stata troppo criptica.
Lazzari: grazie mille per i complimenti. Scusa se non sono
lunga nella risposta ma credo tu preferisca avere una risposta sui sentimenti
di ale nei confronti di Rob direttamente dal capitolo che sto pubblicando.
Finalmente i pensieri di ale si apriranno in parte :)
Maryellina: tesoro!!!!! Anche tu!!!! dai che ora inizio a
sentirmi importante!!! Ho cercato di fare il prima possibile per pubblicare
questo capitolo :) visto? Un giorno di anticipo sull’altro! non vedo l’ora di
sapere che ne pensi!.
Fallsofarc: crostatina! Perdonami se sto rimandando la
recensione ma giuro che stasera mi ci metto d’impegno. Voglio scrivere qualcosa
di decente e smontare pezzo per pezzo le accuse contro di te. ne ho di cose da
dire e voglio scriverle bene!
Ti stai allenando per far diventare le recensioni uno sport
olimpico, per caso? È infinita!!!!!
Lo so, ho la tendenza a demoralizzarmi e in questo caso ti
giuro, meno male che ci sei tu! sono anche un po’ Rob, oltre che Ale, se non si
è capito. I complessi e le insicurezze sono parte integrante della mia persona.
Tu sai già che faccina avevo mentre leggevo il tuo commento
sulla parentesi Matt, tipo questa *__* ma resa in msn rende di più!
Tu però mi vuoi far morire! davvero un libro? Intendi un
libro vero, di quelli con le pagine, i fogli rilegati, i numerini sotto e
l’elenco dei capitoli alla fine?? *__* sarebbe un sogno, Chia, un sogno!
Cmq… cosa sarebbe questa storia che sono sadica nei
confronti di Rob?? Cioè… dici che sono sadica se non lo faccio scopazzare in
giro? Ehhhhh lo so è uno spreco ma tu conosci il futuro sai tutto di questa
storia e quindi… sai! Il finale di 40 giorni e 40 notti è giunto!
Cmq ci hai preso. Ci conosciamo da poco, è vero, ma sai
molte cose di me. L’odio di Beck per Ale all’inizio è reale. Mi è capitato e mi
capita sempre. Sono gelossissima dei miei amici e ho sempre paura che me li
portino via. E si…anche la chiacchierata di Ale e Beck è reale. È una delle mie
paranoie tipo mensili nei confronti di Angela.
Io non so più che dirti tesoro mio! Abbiamo parlato così
tanto di noi che sai già quanto la tua recensione mi abbia commossa in ogni
riga. Quasi piangevo, anzi, togli pure il quasi!
Vorrei solo poterti essere più vicina, ma ricordati che con
il cuore lo sono sempre e in ogni momento e che qualsiasi problema ci sia
chiama e io corro!
Ti voglio bene crostatina :) tantissimo!
Sorellina mia deb: cavolo! Un papiro egizio è stato
ritrovato sulla mia pagina autore! Dovrò portarlo al museo! È lunghissimo Deb!
Allora, già te lo volevo dire, l’H l’ho aggiunta di
proposito per americanizzarti almeno un po’! ti fo notare che ho storpiato
anche il nome delle altre nostre due compari!
Io ho sempre detto di essere Ale quindi… i complessi e i
sensi di colpa dovevano arrivare prima o poi! Certo fossi anche la strafiga che
è lei…ah che roba!
Cos’ho da dire sulle foto attaccate al letto? Nulla! Il mio
ne è tappezzato! Piuttosto tu! è inutile che ti offendi! Le reazioni esagerate
sono parte di te! :D e sono anche divertenti, indi per cui… dai che ti ho fatta
più normale stavolta :) e per il fatto del tenerla sotto spirito… non ho
resistito. Te la ricordi la storia del tatoo con la scritta??? Io quasi ci
credevo!
Per quanto riguarda la tua aggressione… so benissimo che
avresti fatto di peggio! Ti conosco! Però felice di sapere che il serramanico
lo tieni nella giarrettiera, almeno saprò regolarmi sui tempi di fuga!:)
So anche che non avresti chiesto un bacio sulla guancia ma…
salviamo la castità! Sono sempre io la puritana! E poi, in ultimo… niente…
dovevo dirti ancora una cosa ma me la sono scordata. È mezz’ora che ci penso ma
non me ne sovvengo. Va beh, appena me ne ricorderò te lo dirò!
Sono contenta che tu sia tornata! Un bacio grande grande!
seconda parte....
È come un sogno. Un sogno che però non so dire fino a che
punto sia bello o brutto.
È come stare sospesi tra passato e presente senza essere né
da una parte né dall’altra.
Sono in un limbo.
L’unico suono che rimbomba nelle mie orecchie è il sordo
battere del mio cuore e la sua eco.
Tum…
Tum…
Tum…
Regolare. Tranquillo. Ma confuso. Troppo confuso.
Guardo quella piccola piuma posata sulla spalla di Luke e so
che è lui. Lo so. Lo sento.
Esattamente come sento gli occhi di Robert addosso. Li sento
come se fossero mani che mi accarezzano ogni centimetro di pelle, come se
scorressero sul mio corpo più lievi e delicate della seta che mi veste.
Però sento anche una leggera brezza tra i capelli e mi
ricorda un altro tocco, uno diverso… gentile… ultraterreno…
Ricordi di quello che è stato filtrano tra le crepe del mio
cuore. Percepisco le ferite aprirsi e le pareti del cuore trasudare rimorso.
Allo stesso tempo farfalle invisibili lacerano il mio
stomaco, sbattendo furiose le proprie ali. Troppa energia per poter essere
contenuta in un misero organo. Si librano con così tanta forza che potrei
giurare stiano cercando di scavarsi un tunnel per uscire ed essere finalmente
libere.
Il dolore è troppo forte, il tormento troppo grande, il
rammarico un qualcosa di troppo prepotente per essere vinto.
È come se il mio corpo fosse costituito da solo tronco.
Mani, braccia, gambe...collo…testa… non esiste nulla. Solo questo battere
regolare e assordante e questo movimento incessante che per qualche strana ironia
pulsa similmente al mio organo cardiaco.
Stomaco e cuore si comportano allo stesso modo:
pulsano…suppurano…dolgono.
È il dolore del momento prima dello strappo. I punti tirano,
la ferita sotto di essi si allarga e i lembi di carne che cercano di coprirla
si sfilacciano man mano che i punti affondano. Non sopporta più lo stato di
tensione, ma regge.
È uno scontro alla pari, ma molto doloroso per il campo di
battaglia.
Tum…
Tum…
Tum…
Io che non riesco a staccare gli occhi da Matt e quelli di
Rob che continuano a fissarsi su di me, chiedendomi incessantemente di voltarmi
a incontrarli.
Per un attimo riesco addirittura a oltrepassare la piuma e a
vederlo ma so benissimo che è solo suggestione questa volta.
Il desiderio di rivedere i suoi occhi neri è un sentimento
talmente amaro che non fa che stracciarmi ancora di più il cuore, facendo
tirare i punti con cui ho chiuso le crepe delle pareti che si erano rotte una
notte di fronte a un distributore automatico di sigarette.
Allo stesso tempo la voglia di incrociare nuovi occhi lotta
in senso contrario, cercando di tenere strette quelle pareti, rinforzando i
miei punti messi su maldestramente.
Lo scontro che si sta svolgendo all’altezza del mio petto
inizia a diventare insopportabile e tutto quello che mi trovo a sperare è che
finisca presto.
Non mi importa se in un modo o nell’altro, basta che questo
strazio cessi.
Ricordi confusi si susseguono davanti ai miei occhi. Occhi
neri e occhi azzurri si rincorrono e sostituiscono veloci davanti ai miei. Si
sovrappongono, si guardano con intesa, si legano, si sciolgono, mi cercano, mi
parlano…dettano un battito nuovo.
Tum…tum…tum… nero…
Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum…azzurro…
Tum…tum… ancora
nero…
Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum…
Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum… ancora azzurro… più forte… più scuro… più
impetuoso… l’acqua che sommerge la roccia.
Ci si infrange, si rompe sulla roccia, la bagna e la leviga.
Intanto la marea e la forza dell’acqua stessa si alzano sommergendo
completamente la roccia…ogni tanto il pinnacolo della roccia lavica spunta,
prima di essere sommerso ancora.
La bassa marea riporta a galla centimetri di pietra, ma sono
attimi… questione di ore che sembrano troppo brevi e sarà sommersa ancora.
Allo stesso modo il nero e l’azzurro degli occhi dei due
uomini che amo si sommergono e riemergono.
Amo…
Amo la roccia. Amo da sempre la mia roccia lavica e l’ho
sempre amata. Col tempo si è trasformata in una splendida pietra di onice
lucida e preziosa…ma… me l’hanno rubata.
L’acqua si sta facendo largo, riempiendo ogni parte di me,
come solo lei sa fare… calda…sempre calda…dove passa torna vita nelle caverne
che si erano trasformate in roccia calcarea.
Lo sento…Manca poco e raggiungerà la grotta di smeraldi,
zaffiri e diamanti, la sala del trono del re del mio cuore. Un trono su cui ora
siede un fantasma.
Non voglio che il mio fantasma anneghi. Voglio proteggerlo
ma allo stesso tempo bramo un nuovo re. Uno vivo, che riporti sangue nelle mie
caverne e riempia di vita il mio castello.
Il fantasma non se ne andrà mai da quello che era stato il
suo regno, ma vuole cedere la corona. Sono i sudditi che sono dubbiosi e
impauriti.
I miei sentimenti sono timorosi di fronte al nuovo sovrano
del mio cuore. Temono di dimenticare il precedente monarca. Il più grande, il
magnifico…il condottiero dall’armatura splendente.
Se il nuovo sovrano non fosse all’altezza? Se mi facesse
dimenticare totalmente il mio grande amore? Se cattivo ed egoista non se la
sentisse di dividere la sua sala del trono con un angelo?
O forse è solo il mio castello che è indeciso nell’abbassare
di nuovo il suo ponte levatoio?
Amo l’acqua? Amo il nuovo re dagli occhi celesti e
sorridenti?
Desidero il nuovo re, gli sono molto affezionata, lo bramo e
lo sogno tra le mie lenzuola ma sono restia a concedergli il trono. O almeno…
credo di esserlo.
La piuma è ancora li, sulla spalla di Luke mentre il pastore
inizia il suo sermone, incitando gli sposi a un amore sano ed eterno, un amore
duraturo e solido ma soprattutto fedele.
Ecco la parola che cercavo: fedele.
A chi va la mia fedeltà? Quando decade il mio vincolo? Posso
ristabilirne uno nuovo o il precedente legame sarà valido a vita?
- L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso...
L'amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese o egoista, non
si offende e non porta rancore. L'amore non prova soddisfazione per i peccati
degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare
fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta- dice la voce del pastore
in un mondo che in questo momento percepisco troppo lontano dal mio.
L’amore è sempre pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La
morte è una tempesta abbastanza forte da spazzarlo via? no… non per me…
altrimenti non sarei qui…ma l’amore è anche pronto sul serio a rinnovarsi e a
far spazio a nuovo amore?
La certezza degli occhi di Robert fissi su di me mi fa
sperare di si. Che l’amore nuovo si affianchi a quello vecchio senza coprirlo
mai.
Ma è questo quello che provo ora? È amore? è davvero amore?
Non lo so… l’unica certezza che ho è il piacere della sua
pelle sotto le dita, della sicurezza delle sue braccia e della forza dei suoi
occhi. Della tenerezza del suo sorriso e del sostegno delle sue parole, del
fremito che si libera come un canto sotto il suo tocco.
Tutto questo è amore?
Lo si può chiamare amore?
Posso dire “ti amo” a quello che si presenta e io stessa
presento al mondo come il mio uomo?
No…non credo di poterlo mai più dire in vita mia. Vorrei
tanto, ma la paura mi impedisce di farlo.
Sento la voce sussurrata di Beckie pronunciare felici quelle
due paroline e sembra davvero così facile da fare.
Sarebbe semplicissimo tentare l’esperimento con Rob, ma… se
non fosse così? se io ora dessi il nome di amore
ai miei sentimenti per lui…come faccio a sapere che si tratta realmente di
amore?
Sto pensando troppo.
La mia regola del non pensare è andata a farsi fottere
un’altra volta. E dire che nemmeno due ore fa mi ero ripromessa di riprendere
questa saggia politica e aspettare che il tempo agisse per me e mi dicesse cosa
fare.
Ora penso. E anche troppo. E sto male, e vorrei piangere e
scappare. Vorrei sparire.
Si, questo vorrei. Sparire.
Vorrei esser scivolata giù da quel balcone e non avere più
un corpo da trascinare avanti su questo pianeta di cui calpesto erba di cui non
sento il profumo, di cui respiro aria in cui non sento vita, di cui bevo acqua
ma non sento sostentamento.
Vorrei non ubriacarmi di sentimenti confusi che mi
distolgono dal ricordare e dal soffrire, ma la droga che mi sono scelta è
troppo buona e irresistibile per sprecarla e non assumerne.
Robert è la droga perfetta per tenermi in vita. Mi da
dipendenza e mi fa sentire forte ed euforica, ma appena mi lascia, anche solo
per poco tempo…la voglia di essere scivolata giù da quel balcone o di aver avuto
il coraggio di incidermi le vene dei polsi anziché lanciare via il coltello da
me…
La lama affilata del tagliacarte mi era sembrata molto
attraente quella sera. L’argento lucido rifletteva un taglio della mia immagine
alquanto desolante. Ero sola.
Lui non era li a rimirarsi con me, c’ero solo io. E ogni
volta che con la punta del mio dito sfioravo la lama, riuscivo a immaginarci il
rosso del mio sangue sopra e vedere nel suo luccicare un’immagine di me e Matt
insieme.
Era iniziata col sangue, perché non finirla nel sangue? Le
mie mani ne sarebbero sempre state sporche, per quanto le lavassi.
Ma quando ho appoggiato la lama al polso, non ho avuto il
coraggio di incidere a fondo, rinunciando alla possibilità di raggiungerlo.
Quello che mi resta ora è un filo color avorio sul mio polso
sinistro, un filo talmente sottile da sembrare un graffio. Ma c’è, prova della
mia codardia.
Alessia la forte, l’impavida, quella che non si fa mettere i
piedi in testa da nessuno, quella che se il mondo le da uno schiaffo lei gli
mostra il dito medio con sfida e continua per la sua strada…quella Alessia si
nasconde ora. Dietro una lama gettata via, dietro la balaustra di un balcone,
dietro un uomo…
- ora puoi baciare la sposa- conclude il parroco.
La cerimonia è già conclusa e sento due mani forti e sicure
afferrare le mie pochi secondi dopo che gli sposi hanno abbandonato il palco
per ricevere le congratulazioni di amici e parenti.
- stai bene?- chiede la voce della mia droga personale,
dolce e rassicurante come solo l’eroina può apparire quando senti il tuo corpo
vuoto.
- si…- dice la mia voce riportandomi alla realtà. Sentirmi
parlare, sentire che ho ancora un corpo da gestire mi ricorda dove mi trovo e
soprattutto in che situazione.
- non è vero…c’è qualcosa che non va…- insiste Robert.
Più per convincere me stessa del fatto che io sia in grado
di mentire anche ad altri oltre che a me, alzo lo sguardo da terra e incrocio i
suoi occhi azzurri.
Bam! Un colpo secco e tutto è spazzato via. Tutto.
È come se fossi io stessa la pietra lavica, non Matt. Mi
sommerge e mi travolge, mi fa desiderare di avere la sua copertura protettiva
addosso. Mi fa desiderare con tutta l’anima che sia sempre alta marea.
- va tutto bene - dico scoprendo che in questo momento è
vero.
Risponde al mio sguardo con uno poco convinto ma lascia
correre, distendendo le labbra in un fantastico sorriso. Se questa è la mia
droga…ben felice e fiera di essere una tossicodipendente.
Ritrovo aria e la sento fresca nei miei polmoni, ritrovo
contatto e sento calore. Rivedo le sue labbra e ho voglia di lasciarmi
sommergere anche da brividi che solo loro mi danno. I brividi della vita.
Quelli che appena li senti scopri di essere vivo e il minuto
dopo, quando il contatto si perde, te ne fanno dubitare.
Cerco le sue labbra, le trovo, le lambisco con le mie e
sento che forse…potrei anche innamorarmi di questo nuovo re dagli occhi azzurri
e il sorriso gentile. Forse lo sto già facendo o mi sto illudendo di farlo.
Ma chissene frega! Non è importante definire il sentimento…basta
sentirlo… e io lo sento… sento il fuoco che dalle mie labbra, accarezzate con
passione dalle sue, si dirama e si va a congiungere con gli altri fasci di
fuoco che partono dai punti in cui le sue mani mi toccano.
Vita…nuova vita… vera o fittizia che sia, mi piace troppo e
io voglio gustarmela. A pieno.
Ingorda e insaziabile, mi stringo a lui respirando quanta
più vita posso, fino a ubriacarmene.
Droga, illusione, affetto mascherato da amore o amore che si
diverte a travestirsi da affetto misto a potente desiderio non mi importa. Ne
voglio ancora. E ancora…e ancora…
- Rob, amico mio, il prete ha detto “puoi baciare la sposa”
non fare i succhiotti alla bocca della testimone, e comunque non si stava
riferendo a te. Mi permetti di ricordartelo?- dice sarcastica una voce alle mie
spalle che scopro appartenere a Kellan solo dopo che Rob ha liberato le mie
labbra dal massaggio che le sue, peccatrici,stavano inducendo in
tentazioni molto più lascive di quelle consentite. La mia voglia di vita andava
di pari passo con il mio desiderio di sentirlo totalmente addosso, affinchè
terminasse il suo compito di trasfondermi nuove forze e nuovi sogni.
- se sei geloso puoi anche dirlo, Kell - gli risponde Robert
con il suo immancabile sopracciglio sarcastico.
- certo che sono geloso! Tu pomici con la testimone mentre
io sono condannato a passare fazzolettini di carta a Jack per i prossimi tre
quarti d’ora. Perché mai non dovrei essere geloso?!- sbuffa Kellan con aria
esasperata, porgendo un fazzoletto a Jack. Quest’ultimo lo afferra e si soffia
rumorosamente il naso.
Cercando di rimettere metaforicamente parlando i piedi a
terra, metto a fuoco la situazione e un Jack con gli occhi rossi e gonfi di
pianto mi si para davanti in tutta la sua assurdità.
- Jack, non ci posso credere! Ancora?? Basta!!!- lo canzona
Robert battendogli una pacca sulla spalla e prendendomi per mano, quella
lasciata libera dal bouquet di Beckie che ho retto per tutta la cerimonia.
- che ci posso fare io se mi commuovo sempre ai matrimoni!
Sono peggio del gas lacrimogeno per me! Ah, Dio mio che imbarazzo ogni volta!-
impreca buttando la testa all’indietro e sbattendo le palpebre per cercare di
fermare le lacrime.
Non so come accada. Non so che magia faccia Rob ogni volta
che compare. Non so come faccia a spazzare sempre via i miei pensieri quando mi
sta accanto, sta di fatto che ancora una volta, come poco prima, i miei
pensieri li, ferma sull’altare dietro Beckie e a debita distanza da lei, volano
via, come se fossero appartenuti a un’altra persona.
E mi trovo a ridere spensierata assieme a lui e a Kellan.
Insieme ci avviamo verso il gazebo grande per il rinfresco.
Di tanto in tanto mi fermo a stringere mani e a ricevere complimenti non
meritati per l’organizzazione del matrimonio, che riferirò a chi li dovrebbe
ricevere, e sguardi certamente di compassione che però cerco di registrare come
assolutamente privi di significati nascosti. So benissimo che tutti i miei
conoscenti appena mi volto bisbigliano commenti sul mio conto ma non voglio
ascoltarli. Non voglio far pena a nessuno. Non voglio la compassione di
nessuno. Non voglio cattiverie gratuite da chi parla senza sapere.
Sicura della stretta di Robert, rido e scherzo con lui e i
suoi amici, cercando disperatamente di vivere tutta la vita che mi ha passato.
- Jack…però dobbiamo trovare una soluzione a questo
problema! Non è possibile che tu pianga ogni volta!- lo prende in giro Kellan
con il tono di chi vuol dire “io comprendo”
- ma
sentitelo! Quello che piangeva per la pubblicità del coccolino!- gli
risponde per le rime Jack cercando di liquidare l’argomento, lasciandoci un
Kellan molto imbarazzato che si passa una mano tra i capelli guardando il
pavimento.
- ehi! Sfido chiunque a rimanere impassibile davanti a
quell’orsotto così tenero!- si giustifica l’orso.
- si, come no. Tu piangeresti anche davanti alla pubblicità
del Wallmart-
- e beh? Che c’è di male a essere un tipo sensibile?-
- che ne dite? Sarà il nostro turno di fare gli auguri agli
sposi o gli alieni che li rapiranno sono in coda prima di noi?- interviene Rob,
interrompendo il battibecco.
- forse è il caso che ci avviciniamo, altrimenti anche i
mostri marini abbandoneranno gli abissi per fregarci il posto- risponde Jack,
ritrovando la sua vena sarcastica.
Ci facciamo largo tra la folla assiepata attorno agli sposi
e finalmente riesco a scorgere la testa velata di Beck. Sorride a tutti, anche
a persone cui so per certo che preferirebbe cavare gli occhi e organizzarci una
partita di biglie.
Luke risponde alle domande e riceve le congratulazioni con
il suo solito sorriso imbarazzato e impacciato.
Di una cosa sono contenta, però. A parte la cara Deborah,
nessuno sembra fare troppe scene per la presenza di Rob, Kell e Jack. Si
complimentano, esprimono il proprio entusiasmo, spettegolano dietro la
sottoscritta, ma a parte ciò restiamo relativamente tranquilli. In effetti, se
così non fosse stato, avrei certamente fatto ricorso al giudice di pace del
tribunale della suprema sfiga perché rischiare la vita come se fosse un gioco a
premi era proprio un’ingiustizia bella e buona! Come se non bastasse già Deb!
Dopo qualche minuto ancora di attesa esasperata dietro una
vecchia zia di Luke che non faceva altro che tastare i fianchi di Beckie per
cercare di capire se per lei un’eventuale gravidanza sarebbe stata più o meno
dolorosa, raggiungiamo gli sposi.
- Oh, Ale! Non ce la faccio già più!- sospira Beckie
lanciandosi tra le mie braccia.
- e sei solo all’inizio- la canzono stringendola forte per
ridarle un po’ di coraggio. Per lei questo ed altro.
- già, hai ancora una schiera infinita di vecchie zie che
testeranno i tuoi fianchi- continua Rob dopo aver dato una pacca sulla spalla a
Luke e avergli fatto le congratulazioni.
- non me lo ricordare! In genere vado matta per le famiglie
numerose, ma in questo caso…se i miei genitori fossero stati figli unici non mi
sarebbe dispiaciuto per niente - mugola disperata Beckie abbracciando anche
Rob.
- si anche a me non sarebbe dispiaciuto… intendo per te Luke
- si intromette Kellan scherzando con Luke.
- si anche a me dispiace per me - conferma Luke, stringendo
la mano anche a Jack.
- vedi che allora avevamo ragione ieri sera?- scherza
quest’ultimo facendo un cenno d’intesa agli altri tre compari.
- ragione su cosa?- chiede curiosa Beckie.
Guardo i quattro uomini e dalle loro facce deduco che siano
rei di qualcosa che evidentemente è troppo da maschi per rendercene partecipi.
Quello che però è più che evidente è che Rob è riuscito in
un altro dei suoi miracoli. Luke dopo Matt non aveva più partecipato a serate only man. Già era un pantofolaio cronico
di suo, con tanto di diploma filigranato incorniciato ed appeso sul muro dalla
sua parte del letto che gli avevamo fatto stampare io e Matt per prenderlo in
giro, ma non aveva mai toccato livelli così bassi come in questi ultimi mesi.
Il divano aveva preso la forma perfetta del suo sedere e i numeri dei tasti del
telecomando erano ormai cancellati per via dello zapping selvaggio di cui aveva
fatto un vero e proprio sport olimpico. Quando non lavorava, questa era la sua
vita.
Vederlo ridere, scherzare e scambiarsi pugni e spallate
molto cameratesche con altri ragazzi… fa sorridere sia me che Beckie, che ci
guardiamo complici, alzando gli occhi al cielo esasperate dopo aver rinunciato
definitivamente a capire la stupidità maschile.
È stupidità, non c’è nulla da capire. Quando si riuniscono
in branchi, poi, è peggio che mai. Per un qualche stranissimo fenomeno fisico,
di cui persino Einstein era vittima, quando un uomo trova un altro mammifero di
sesso uguale al suo nei paraggi, è scientificamente provato che i pochi neuroni
che ha li mette da parte, lasciandone solo uno a girare libero da un emisfero
all’altro, entrando in comunicazione telepatica con il neurone dell’altro
mammifero che gli si trova di fronte, facendo una specie di sinapsi in sistema
wireless. Quando i maschi presenti sono più di due, il fenomeno si ingigantisce
e se si è fortunati, con un’adeguata dose i uomini nello stesso metro quadro,
forse si riesce a ottenere un cervello intero.
Non è una mia teoria, giuro. È proprio così! Certo che se
nel gruppo fa la sua comparsa la playstation o un pallone da calcio… nemmeno un
esercito intero di maschi riuscirebbe a formare una massa grigia perfettamente
funzionante e quasi, e sottolineo quasi, simile a quella di una donna.
E me ne convinco sempre di più osservando a bocca aperta
come Luke scherzi con i ragazzi.
L’essere razionale, posato e cauto si è trasformato in uno
ridacchiante, un po’ buzzurro e certamente dotato attualmente di un neurone
solo. Ma è fantastico!
E anche per questo c’è da dire grazie sempre e solo a lui:
Rob. Il mio ragazzo, il mio tesoro, il mio am…ante.
- lascia perdere Beck. Io preferisco non saperlo- taglio
corto lanciando un sorriso a Luke.
- già…forse è il caso di non pensarci- sospira tirandosi
indietro il velo che iniziava a infastidirla. - tu Ale, tutto ok? Le scarpe ti
fanno male? Il bustino ti stringe o ti fa troppo caldo…?-
- Beck ma ti sembrano domande da fare?- le rispondo tra i
denti con un finto sorriso stampato in faccia. Rob appena ha sentito la parola bustino ha drizzato le antenne e
spalancato la bocca. Se sapesse che la mia cara amica mi ha anche costretto a
indossare un perizoma probabilmente la proporrebbe all’istante per la
santificazione.
- ma che ne so io?! chiedevo! Io inizio già ad avere male ai
piedi!- sbuffa aggiustandosi un po’ la gonna, un po’ il corpetto e un po’ la
scarpa con movimenti ondulatori della caviglia.
- Beck, ma non te le puoi tenere per te certe cose? Sai
com’è non è che siamo proprio sole- bisbiglio al suo orecchio perché solo lei
possa sentirmi.
- dov’è? dov’è? dov’è mia sorella??-
Ecco che l’altro uragano impazzito della famiglia si
catapulta sulla sposa, facendola tossicchiare dopo l’impatto che l’ha lasciata
con il fiato mozzo.
- Stephanie… soffoco!- articola Beck battendo colpetti sulla
spalla della sorella maggiore.
- ops, scusa…è che sono emozionata! Finalmente non sono più
l’unica sposata della famiglia! Ora manca solo Dave!-
- Steph, Dave ha sedici anni!-
- si, lo so- sospira sconsolata Stephanie che già non vedeva
l’ora di buttarsi nell’organizzazione di un nuovo matrimonio. La tradizione
vuole che tutte le damigelle siano assolutamente nubili ma Beck ha fatto uno
strappo alla consuetudine, dando la possibilità alla sua sorella preferita, e
unica dato che aveva al massimo un fratello ancora, di indossare l’abito verde
della damigella. Verde… io avrei scelto un altro colore, chesso…azzurro…ma lei
voleva intonarli con il colore delle decorazioni sulla torta. E va beh… meglio
stendere un velo pietoso.
- e li dimostra tutti, anzi. Anche meno! Sai dov’è ora il
nostro caro fratellino? A tirare i capelli a Deborah, manco ne avesse cinque di
anni!- sbotta Stephenie alzando i lembi del suo vestito per dirigersi a passo
di marcia verso il fratellino contro cui Deborah stava lanciando ogni genere di
imprecazione. Ah, la famiglia! Anche io con mio cugino ero cane e gatto, ma
almeno nel mio caso era lui che se le prendeva sempre di santa ragione!
- Beck, forse sarebbe ora di…- inizio indicando i tavoli rotondi
con il dito, cercando di dire che forse sarebbe meglio iniziare a far
accomodare gli ospiti per il pranzo. Tocca a me l’ingrato compito di
accompagnare ai tavoli. Fanculo a Mel e alle sue crisi nervose che le impediscono
di darmi una mano!
Ma non faccio a tempo a finire la frase, perché un’altra
signora anziana, probabilmente la bis-prozia della nipote della moglie del
fratello del cugino acquisito, si avventa sulla sposa indovinate un po’?! con
le mani dritte sui fianchi. Povera
Beck! Questa storia delle vecchie zie potrebbe farmi riconsiderare
seriamente l’opzione matrimonio e farmela inserire nella lista delle cose che
non farò mai e poi mai nella mia vita.
- Oh cara! È
stata una cerimonia stupenda! Quella frase di Romeo e Giulietta poi…ah…mi sono
commossa, sul serio!- inizia la vecchietta con voce stridula.
- mi ha ricordato tanto il mio matrimonio con il mio Jhon,
davvero. Certo io non avevo dei fianchi così stretti chiusi nel mio vestito da
sposa! Ti provocheranno non pochi problemi quando partorirai cara, soprattutto
se avrete un maschietto- continua la vecchietta, facendo quasi strozzare Kellan
che cercava di trattenere le risate, mentre Jack e Rob non si degnano nemmeno
di fingere di provarci.
Se c’è una cosa, una sola, su cui non bisogna toccare Beck,
sono i suoi fianchi.
Una cosa che non sapete della mia Beck è che lei sia
l’essere più complessato esistente in natura. È troppo bassa, troppo grassa
(solo nella sua testa perché è un fuscello), con le caviglie troppo grosse, i
capelli che non vanno mai bene…insomma…trova da dire anche sulle sue unghie.
L’unica cosa di cui va fiera sono i suoi fianchi. Insiste nel dire che sono
l’unica cosa buona che madre natura le ha concesso perché almeno si sposano
bene con la sua altezza e non le creano
problemi con i jeans.
Vorrei sul serio aiutarla a non avere il crollo emotivo che
è dietro l’angolo ad attenderla, ma Mel mi trascina via parlando di tavoli, di
posti, e di casini vari per via del pro-zio che si rifiuta di star seduto
accanto al cugino della moglie del fratello perché ai tempi delle elementari
gli aveva soffiato la ragazza (in questo caso la bambina).
Forse quella che sta per avere un crollo emotivo sono io!
A malincuore abbandono i ragazzi che sono ancora li a
godersi lo spettacolo che a quanto pare è meglio di un episodio di Saturday
Night Life, e prendo in mano la lista dei tavoli. Beckie li ha fatti
contrassegnare con diversi tipi di conchiglia, anziché usare banalmente fiori e
frutti.
Man mano identifico i vari ospiti e gli indico il tavolo a
cui prendere posto.
Dopo avermi visto con Robert, qualche zia di Beck che mi
conosce abbastanza azzarda a tastare i fianchi anche a me. Stringo i denti e
cerco di ripetermi che una palpatina ai miei fianchi è senz’altro più
sopportabile di quello che sta per arrivare, ossia Alisha e le sue degne compari
oche a seguito che si sono vestite come se dovessero fare uno spettacolo di
Barbie a grandezza naturale. E io che pensavo che Barbie Feritopia fosse solo
un cartone animato! Mi chiedo se la Mattel l’abbia inviata per fare ricerche di
mercato.
- Alessia, cara!- squittisce Barbie silicone.
- Alisha. Il vostro tavolo è quello laggiù in fondo- dico
piatta controllando l’elenco sulla mia cartelletta e scoprendo con piacere che
Beckie ha avuto il buongusto di piazzarla vicino ai bagni e di farla circondare
da vecchi parenti totalmente fuori dai suoi canoni estetici.
- hai un vestito magnifico cara- articola con quella che
registro subito come una nota acida di invidia. - è di…-
- Alberta Ferretti…si- dico girando il dito nella piaga. Si
è voluta rifare le tette? Bene! Ora che rosichi pure se non gli entrano più nei
vestiti di haute couture.
Mi sto divertendo troppo. Sa bene che la odio e non c’è
niente di meglio che sfogare un po’ su di lei la mia frustrazione.
- vedo con piacere che invece tu ti sei buttata direttamente
nell’armadio stamattina- commento acida indicando con la penna il fiore
gigantesco rosa shocking che si è appuntata tra i capelli biondi ossigenati e
facendo segno ai signori dietro di lei di avvicinarsi per indicare loro il
tavolo a cui prendere posto.
Con uno sguardo alla soda caustica molto mascarato e carico
di eye liner, Barbie regina del cattivo gusto si allontana e va a prendere
posto assieme alle altre due sceme che le stanno appresso che adottano la
politica delle due scimmiette. Non vedo, non parlo, ma sento. La terza
scimmietta l’hanno spinta al suicidio.
Passo circa un’ora a far sistemare tutti, e quando per
ultimo arriva Rob vicino a me, seguito dai suoi amici, mi apro finalmente in un
sorriso sincero e anche un po’ stanco.
- allora, siamo il signor Pattinson, il signor Lutz e il
signor Rathbone. Dove ci possiamo accomodare per il lieto desinare?- articola
pomposo Rob, fingendo di essere uno con la puzza sotto il naso.
- vorrei potervi dire, signori, di andavi a sedere sul regio
palco nuziale, ma…temo vi dobbiate accontentare del tavolo delle damigelle e
dei testimoni- dico facendo finta di spuntare anche loro dall’elenco.
- è una minaccia?- chiede Rob con lo sguardo del terrore,
indicando Deb già seduta con gli occhi.
- potrebbe esserlo, ma in realtà non lo è. Sono davvero i
nostri posti quelli- rispondo posando la cartelletta su un tavolino messo
vicino a un palo di sostegno del gazebo.
- ok…-
Molti degli invitati si girano a guardarci, forse perché a
parte gli sposi siamo gli unici che ancora sono in piedi o comunque non vicino
a un tavolo.
- ci stanno guardando tutti- esordisco imbarazzata mentre
Rob mi scosta un ciuffo di capelli dal viso.
- no, quello laggiù no- risponde Rob guardando un tizio
dietro Kell e Jack che sono già andati a prendere posto. - No, ora anche lui-
continua assumendo un’espressione contrita.
- a quanto pare stiamo infrangendo molte regole, ma se devo
andare all’inferno…- dice passandomi un braccio attorno alla vita protettivo e
iniziando ad incamminarsi con me attraverso la sala fino al nostro tavolo.
Disgrazia vuole che la nostra sia una vera e propria
passerella, dato che i tavoli rotondi sono disposti in due anelli concentrici
attorno a uno spiazzo libero lasciato come pista da ballo, e che ovviamente il
nostro tavolo si trovi in posizione diametralmente opposta alla nostra.
La musica dell’orchestra che ha appena iniziato a suonare
rompe il silenzio, facendo tornare tutti alla contemplazione attenta e critica
del menù selezionato dagli sposi.
Tiro un sospiro di sollievo e quasi mi sembra di vaneggiare
quando finalmente prendo posto sulla sedia tra Jack e Robert. Ormai è un rito:
Jack sempre alla mia sinistra e Rob sempre alla mia destra. E Kell, sempre
davanti a me a occupare il posto tra Mel e Deborah.
Gli altri nostri commensali sono il marito di Stephanie,
Phil, con la piccola Marie, la loro bambina di tre anni, e i due testimoni di
Luke, Fred e Will, amici di college e fedeli compagni di cazzeggio davanti alla
x-box.
Ricordo che le sere dei campionati a PES io e Beckie le
passavamo a raccogliere lattine di birra che se ne andavano come se fosse acqua
e a recuperare coperte e cuscini in giro per casa perché Fred e Will non erano
del nostro palazzo e certamente non potevano guidare in quelle condizioni. Avrebbero
fatto esplodere persino una mongolfiera, altro che palloncino. E Matt? Matt
restava piuttosto sobrio ma finchè non si addormentava continuava a ripetermi
delle azioni miracolose che lui e Luke avevano fatto per salvare la partita
all’ultimo secondo del recupero. Come se a me, in fondo, ne fregasse veramente
qualcosa dato che si trattava di partite finte e che per di più mi avevano
costretta a perdermi film fantastici alla tv perché il televisore era occupato.
Mi cacciavo il cuscino sulla testa e mi ostinavo a cercare di dormire.
- Ale!- grida la piccola Marie lanciandosi tra le mie
braccia e decidendo che le mie gambe sarebbero state la sua sedia per tutto il
pranzo.
È una bambina molto tenera, che assomiglia molto a sua zia
Beckie, a partire dai morbidi boccoli castano ramati per finire con il piccolo
nasino con la punta leggermente all’insù. Però ha preso gli occhi, peraltro
meravigliosi, da suo padre: castano verde.
Ha tutta una serie di fiorellini bianchi infilati tra i
capelli e mi meraviglio di come possa essere così tranquilla e posata come
bambina, considerando che mamma e zia sono due uragani. In effetti si comporta
come una piccola donnina molto vanitosa, talmente tanto chic che pretende anche
che le faccia assaggiare il vino bianco dal mio bicchiere.
Rob la fa giocare e quando inizia a piangere perché non
voglio darle il mio vino (è pur sempre solo una bimba), cerca di convincerla ad
assaggiarlo dal suo bicchiere, che in realtà è solo acqua in cui ha fatto
scivolare meno di una goccia di vino rosso.
- no è vino quello!- borbotta Marie incrociando le braccia
al petto e mettendo su un broncio talmente tenero che avrei divorato di baci le
sue gonfie guanciotte rosee.
- hai ragione, ma non è nemmeno acqua, vedi?- dice Rob
gentile mostrandole il suo calice d’acqua ormai rosa confetto - questo è il
vino delle principesse-
- e come mai Alescia non ce l’ha?- borbotta ancora Marie
come a dire “bello mio, non mi freghi. Sgancia la bottiglia”
- ma Alessia non è una principessa-
- sci invece-
- no, è una
fata. E le fate bevono solo miele speziato. Le principesse bevono il
vinacqua rosa - continua Robert con un sorriso che avrebbe convinto persino me.
- vuoi assaggiare?- le chiede dolce porgendole il bicchiere.
La piccolina, molto scettica, aggrappandosi alle mie mani
attorno alla sua vita, si sporge verso Rob che le allunga in bicchiere.
Il vino rosso che ha scelto Rob è molto dolce, come avevo
potuto constatare io stessa che finivo per bere dal suo bicchiere più di quanto
non facessi dal mio, e incontra subito l’entusiasmo della piccola Marie, che si
gli si getta letteralmente tra le braccia per finire il suo bicchiere di
vinacqua direttamente dalle braccia del principe azzurro per eccellenza.
- Ale, è un segnale. Ti sta chiedendo di dargli presto un
figlio- dice saccente Jack al mio fianco tirandomi una gomitata giocosa prima
di cacciarsi in bocca una generosa forchettata di risotto allo champagne.
- ti donano i bambini in braccio, Rob. Ale, quando ci fai diventare
zii?- continua Kellan sorseggiando il suo vino.
È verissimo. Rob con in braccio la piccola Marie, mentre con
il suo tovagliolo le asciuga lo sbrodolo del vinacqua delle principesse, è la
cosa più tenera che io abbia mai visto. Ti fa venir voglia di fare un figlio
subito, anche sul tavolo. Nove mesi di pancione e ore di travaglio sarebbero un
prezzo più che equo per avere tutti i giorni davanti una scena del genere.
Per quanto riguarda Marie, si è letteralmente innamorata di
Rob e a me non calcola nemmeno più, lasciandomi sola a mangiare il mio risotto
senza dividerlo con lei. Il suo concetto di “facciamo a meccia”, tradotto metà, era tre forchettate a lei e una a me,
indice più che evidente del fatto che la pargola da grande avrebbe fatto meglio
a scegliere università umanistiche e lasciar perdere la matematica. Non è un
giudizio precoce, affatto! Quando uno è recidivo alla matematica lo è da
sempre, parlo per esperienza personale! Io da piccola preferivo i libri
illustrati, mentre i cubi e i giochini con i numeri li schifavo manco avessero
la peste. E infatti in matematica risicavo sempre un 6 con notevole sforzo. Che
dire? Io lanciavo segnali, ma a quanto pare l’istituzione scolastica non li
captava!
- come Kell, non lo sai? Aspettiamo che tu smetta di dormire
con l’orsetto, così almeno lo regalerai al nostro bimbo - gli risponde Rob
sporgendosi per farsi sentire solo da lui e da me.
- per
l’ennesima volta, Rob. Io NON dormo con l’orsetto!-
- Ale, ti conviene non fare bambini finchè c’è Kellan nei paraggi.
Gli fregherebbe tutti i giocattoli!- lo prende in giro Jack allontanando da sé
il piatto ormai vuoto.
- beh suo zio Jack gli fregherebbe la playstation!- replica
in fretta Kell.
- Ale, tesoro, meglio che non facciamo figli per ora.
Abbiamo già questi due da crescere. A proposito, ti sei ricordata di comprare i
pannolini per il piccolo Kellan e il latte in polvere per Jackino?- sbuffa Rob
guadagnandosi un’occhiataccia da entrambi.
Sto per rispondere ma Beckie con uno svolazzo mi è alle
spalle.
- allora? Com’è
il pranzo?- chiede con il fiatone prendendo posto sulla sedia che le ho
lasciato.
- perché non lo sai?- le chiedo appoggiando entrambe le mani
sulle spalle di Rob che subito ne intreccia una alla sua, disegnando linee
astratte con il pollice sul palmo della mia mano.
- scherzi? Ho assaggiato giusto una forchettata di tutto e
sempre in piedi. Continuo a vagare di tavolo in tavolo senza una meta precisa-
sbuffa esasperata abbandonandosi sullo schienale della sedia.
- è tutto buonissimo, Beck- la rassicura Rob, ormai vittima
designata di quella mangiona della piccola Marie che aveva spazzolato tutto il
suo risotto. Quella bambina era straordinariamente gracile, eppure mangiava
quanto un cavallo.
- Marie, amore, vieni dalla zia?- le chiede dolce.
- gno!- riesce a dire lei dopo che Rob le ha pulito la
boccuccia con il tovagliolo cercando di limitare il pasticcio che la piccola
aveva creato sulla sua faccia e sul suo vestito.
- chiamala scema- dice Jack già ridacchiando sotto i baffi.
Beckie non può che alzare gli occhi al cielo con un sorriso
in stile “quanto hai ragione” e osservare la sua nipotina che beatamente si
sistema più comoda tra le braccia del mio ragazzo.
- quanto vorrei avere la mia digitale adesso- sospiro
pentendomi di non essere salita a prenderla quella mattina.
- c’è l’ho
io, tesoro. Te l’ho presa stamattina da casa. Abbiamo fatto che dormire
a casa tua dato che quando siamo entrati a casa di Luke abbiamo visto che
c’eravate già voi due - mi spiega Rob mentre mi passa la mia digitale tirata
fuori dalla tasca della sua giaccia appesa allo schienale della sedia.
Mi chino a dargli un bacio di ringraziamento, ma Marie mi
allontana la faccia dal viso di Rob con la manina aperta.
- vedi? La mia cuginetta ha già capito tutto dalla vita - mi
canzona Deborah, bevendo distrattamente dal suo bicchiere mentre un cameriere
le porta via il piatto.
Le lancio uno sguardo che potrebbe definirsi una freccia
puntata dritta dritta sulla sua mano e accendo la mia macchinetta iniziando a
fare un sacco di foto a tutti.
Quasi mi casca la digitale a terra per il troppo ridere
quando Beck, per convincere la nipote a scendere dalle gambe di Rob si toglie
il velo e promette alla piccola di farglielo provare. In tutta risposta Marie,
più sveglia e meno tonta della zia, lo afferra prontamente, se lo spinge sulla
testa quasi affogando Rob con il tulle, e si allaccia saldamente con le sue
piccole manine paffute alla camicia del mio ragazzo.
Smetto di scattare solo quando Beck mi stacca la digitale
dalle mani brutalmente per passarla a sua sorella e farci fare delle foto noi
due assieme, con Rob, con i ragazzi e con Luke, che immediatamente è accorso
per godersi il tavolo più divertente della festa.
Deborah sembra essersi finalmente arresa a sotterrare
l’ascia di guerra con me e a tornare la ragazza simpatica di sempre.
- dopotutto ballerò con il Pattinson, quante ragazze possono
dire di averlo fatto?- dice per consolarsi, mettendosi in bocca il cucchiaino
carico di sorbetto alla mela verde.
- solo due su tutto il pianeta- rispondo ricordando nel
conteggio quella simpaticona di Kristen. Quella ragazza mi è sempre stata
antipatica, anche prima di Robert. Un odio del tutto innato il mio. L’ho
fotografata in vari eventi e la maggior parte delle volte era tutt’altro che
gentile con i suoi fan.
- appunto, quindi tu, cara cugina acquisita, scatterai
quante più foto possibili del lieto evento e me le manderai tutte. È il minimo
che puoi fare per farti perdonare- E su questo non ci piove.
Il pranzo prosegue tranquillo e divertente, senza incidenti
particolari per il nostro tavolo, ma con alcune gag esilaranti negli altri, a
partire da due cugini di Luke che si azzuffano salendo sul tavolo e cascando a
terra portandosi dietro tovaglia e coperti, per continuare (e questa l’ho
fotografata, potete giurarci!) con il cameriere che ha rovesciato tutto il sugo
dell’arrosto sulla testa di Alisha che si stava alzando proprio mentre il
cameriere passava per riportare il vassoio nelle cucine.
Kell l’ha soprannominata la “ragazza Fido-bau”, dato che
l’odore del sugo dell’arrosto mischiata al suo profumo troppo forte, aveva
creato una nuova fragranza molto simile all’odore del cibo per cani in scatola.
Eheh! La giustizia divina
esiste!
Ci siamo sbellicati dalle risate quando abbiamo visto la
faccia di Luke diventare di tutti i colori nel momento in cui gli è stato
richiesto di togliere la giarrettiera alla sposa con i denti e le mani dietro
la schiena. Strizzava gli occhi per non guardare e secondo me, mentalmente,
stava anche recitando a memoria tutte le preghiere che conosceva, anche se
ancora sono indecisa sul perché. Perché era imbarazzato o perché aveva
intravisto qualcosa che avrebbe potuto piacergli sotto la gonna della sposa?
Bah, mistero.
Passò liscio anche il primo ballo degli sposi, il taglio
della torta (dove Luke non ha mancato l’occasione di spiaccicarne un po’ sul
naso di Beck e poi portarlo via con la lingua. Le cose erano due: o era
impazzito oppure i Cullen gli hanno alterato la sua inibizione cronica), il
lancio del bouquet afferrato prontamente da Mel, il ballo di Beck con il padre
di Luke e quello di Luke con la madre di Beck…
La scena di Deb che si sceglie la canzone giusta, facendo
per alzarsi per poi risedersi se non le garbava, e prende la mano di Rob per
trascinarlo esasperato e rassegnato sulla pista per ricevere il suo ballo, me
la ricorderò finché campo. Io e Jack stavamo piangendo dal ridere sostenendoci
l’uno con l’altro mentre ballavamo anche noi. Ballare… insomma. Se restare
fermi a ridere come due pazzi appena usciti da un manicomio, lui con la fronte
sulla mia spalla e io che mi reggevo con un braccio attorno alle sue di spalle,
mentre entrambi ci tenevamo la pancia scossa dal troppo ridere si può
considerare ballare…allora io e Jack abbiamo ballato insieme in quel momento.
Anche Kellan sgomitò per ballare con me e Jack pretese un
ballo “decente” senza Rob a sbuffare per via di Deborah che gli si era spalmata
addosso. Alla fine lo rapì per ben tre balli di fila e subito dopo fu il turno
della piccola Marie, che appena svegliata dal suo sonnellino nel passeggino,
recepito il fatto che il suo principe era stato sequestrato, si precipitò a
tirare i pantaloni di Rob che stava ancora ballando con Deborah e pretendere
che lui la facesse ballare.
Anche li, quasi mi scioglievo tra le braccia di Luke, mentre
osservavo Rob che volteggiava attorno a me con in braccio la bambina che rideva
ad ogni piroetta.
Ero li, circondata da gente che con molta probabilità mi
considerava una mangiauomini, per
dirla in modo fine, ma non mi importava perché avevo accanto le persone che più
amavo con me.
Passai tutto il tempo con loro, con Beck e Luke, quando non
dovevano altrimenti dividersi, con i ragazzi, cui stavo imparando a voler
davvero bene, con Steph, Mel e Deborah e la piccola Marie e con lui…
Già solo guardarlo mi provoca scompensi ormonali talmente
intensi che rasento ogni volta lo svenimento, pensare al suo nome fa battere il
mio cuore all’impazzata, incontrare i suoi occhi che mandano lampi quando uno
dei suoi amici stringe un po’ troppo la presa mentre stiamo danzando…
È stupefacente l’effetto che ha su di me. Non riesco a
spiegarmelo in nessun modo. Un attimo prima la mia mente è preda dei pensieri e
dei ricordi, quello dopo ho occhi e mente solo per lui.
Per tutto il tempo in cui siamo rimasti seduti a tavola non
ha fatto altro che giocherellare con la mia mano sul tavolo e sotto il tavolo,
appoggiandola sulla sua coscia e tracciando disegni di cui solo lui conosceva
la natura. Quando è riuscito a far addormentare Marie e averla passata a sua
madre perché la mettesse nel passeggino, ha incollato le nostre sedie e mi ha
avvolta con le sue braccia, protettivo e rassicurante, lasciando piccoli baci
dietro il mio orecchio o giocando con le ciocche dei miei capelli che
scendevano dal nodo che avevo sulla nuca. Inutile sottolineare come vivessi su
un altro pianeta in quei momenti e quanto lo desiderassi.
La mia
vita.
È letteralmente tutta la mia vita adesso.
Quando non c’è sto male e il peso del mio passato mi
schiaccia. Quando, invece, è li con me… potrei anche camminare in una valle di
lava e scambiarla tranquillamente per una spiaggia assolata.
Mi bacia e mi passa vita, mi tocca e mi da brividi di vita,
mi sussurra all’orecchio e mi alita sempre vita.
Lo voglio.
Lo desidero.
È tutta la mia vita adesso.
- posso avere l’onore di un ballo, signorina?- chiede
educato e sexy fino all’inverosimile inchinandosi e baciandomi una mano.
In risposta tendo le braccia nella sua direzione,
appoggiando le mani sulle sue spalle e avvicinando i nostri corpi.
- finalmente- bisbiglia al mio orecchio mentre abbandono
tutto il mio peso su di lui.
- hai avuto molti cavalieri, oggi- commenta portando una
mano sulla mia nuca invitandomi ad appoggiarmi con il viso nell’incavo tra
collo e spalla.
- in realtà desideravo ballare con uno solo, ma era
occupato-
- mmm…chi
è? Lo conosco?-
- no, non
direi. È molto bello, sai?-
- a si?-
- si… è bellissimo-
- descrivimelo un pò, magari so chi è-
- allora è… alto, molto alto. Ha i capelli di un colore
difficilmente definibile…tra il biondo cenere e il castano chiaro. Poi ha una
leggera barbetta incolta mooooolto sexy. Ha un sorriso che riesce sempre a
scaldare il cuore di chi lo riceve e degli occhi azzurri che sono l’inizio e la
fine del mondo tanto sono belli. Brillano e sono sempre sorridenti- soffio al
suo orecchio. La sua guancia è bollente contro la mia tempia, indice del fatto
che è arrossito. - Certo, peccato per quelle sopracciglia che quasi li
seppelliscono- aggiungo per sdrammatizzare.
- e allora spiacente… non lo conosco. Fino agli occhi potevo
anche credere di essere io ma quando hai parlato di sopracciglia…non posso
vantare cespugli a margine della mia fronte. Peccato, mi sarebbe piaciuto
essere io il fortunato- risponde sconsolato.
- ma io non parlavo di cespugli. Io parlavo di boschi-
- a beh, ma allora sono io! il parco di Yellowstone in
confronto è un’estensione del Sahara -
Ridacchiando di quello scambio di battute torno ad
appoggiarmi a lui e a farmi avvolgere dal suo profumo fresco.
Ci dondoliamo silenziosi, persi ognuno nei propri pensieri e
nel profumo dell’altro. La musica cambia e noi continuiamo a danzare.
Le prime note di Celine Dion mi fanno sorridere. Conosco
questa canzone, l’ho sempre amata e sempre l’amerò. E in termini di parole, non
c’è canzone più azzeccata di questa per parlargli di ciò che lui sia per me.
- ascoltala, è per te- mormoro al suo orecchio stringendomi
il più possibile contro il suo petto.
For
all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through, through it all
You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me…
You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you
You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me
Canticchia al mio orecchio, e io sono felice. Sono all’ottavo cielo.
Mi sembra impossibile come non riesca a sentire il mio cuore
che sbatte contro il mio petto con il chiaro intento di sfondarlo per andare a
rifugiarsi tra le sue mani. La stringo a me e la sento mia. Davvero mia.
Attraverso Celine mi ha detto delle parole importanti.
Certo, non mi ha detto ti amo,
infatti è una canzone che potrebbe essere benissimo dedicata anche a un amico,
però…
Però basta farmi seghe mentali per oggi. Già me ne sono
fatte troppe durante la cerimonia, quando l’ho vista immobilizzarsi a fissare
un punto sulla spalla di Luke e sbiancare. Quasi non respirava e non si muoveva
nemmeno per spostare il peso da una gamba all’altra.
Il fatto che almeno una volta ogni tanto sbattesse le ciglia
mi rassicurava un po’, ma proprio poco.
Se non fosse stato per Kellan che mi tranquillizzava e mi
imponeva di restare seduto al mio posto, sarei corso da lei a scoprire cosa ci
fosse che non andava.
Lo ammetto, per un attimo ho avuto paura. Paura di perderla.
Non sono uno stupido, anche se so di essere un perfetto
cretino in alcune occasioni, e so benissimo che lei ancora non ha fatto
chiarezza con sé stessa. Lo so.
E per quanto io mi imponga di non pensarci e di vivermi
questa storia momento per momento, attimo per attimo, e credo cerchi di far la
stessa cosa anche lei, il problema resta.
Che poi io non lo voglia affrontare è tutto un altro
discorso.
Per questo ho paura quando la vedo così assorta e
silenziosa, così pallida e immobile. Ho paura che lei affronti il problema ed
egoisticamente me ne rammarico perché ho paura di perderla.
Ho una paura fottuta di perderla!
Io la amo, e questa è l’unica cosa di cui sono più che
certo.
L’amo.
Da morire.
L’amo più di quanto la desidero, e considerando che la
desidero a livelli folli, quasi da satiriasi, anzi, togliete pure il quasi…dire
che io l’ami più di quanto la desideri… è praticamente impossibile quantificare
il mio amore per lei.
Scoprire di amarla è stato come scoprire il sole. Poterla
amare e adorare è come continuare a guardarlo. È qualcosa di talmente potente
che ti vincerà sempre.
Amo tutto di lei, tutto. Persino i suoi silenzi, quelli che
mi mettono il terrore addosso. Li amo perché mi dimostra ancora una volta
quanto sia una continua sorpresa, quanto riesca a reinventarsi e quanto riesca
a non risultare mai banale.
L’amo perché è forte, ma al contempo fragile, perché è
intelligente e spiritosa, perché riesce a essere amica e amante senza mai stare
troppo da una parte o dall’altra. L’amo perché mi fa sentire vivo, l’amo perché
mi fa sentire utile, l’amo perché quanto mi guarda mi sento piccolo,
infinitamente piccolo davanti a una cosa tanto bella, e allo stesso tempo mi
sento grande, perché quando gli occhi di Ale ti guardano…non ti fanno mai
sentire inadeguato, anzi. Ti portano fiducia, in te stesso e in tutto quello
che ti circonda. L’amo perché quando mi guarda mi sento davvero speciale.
L’amo per tutti i motivi di questo mondo e allo stesso tempo
per nessuno di essi.
L’amo perché l’amo.
E con lei tra le braccia mi sento pieno.
Per un attimo durante la cerimonia ho provato a immaginarla
in un abito bianco, e durante il pranzo, con la piccola Marie in braccio, ho
desiderato vederla un giorno con il ventre dolcemente arrotondato da un figlio
mio.
Forse hanno ragione Kell e Jack, inizio a diventare pazzo. E
sentimentale.
Ma come si fa a non esserlo?
La canzone finisce e un’altra la sostituisce. Lei,
evidentemente imbarazzata, non mi guarda ma mantiene il viso nascosto
nell’incavo del mio collo.
- andiamo a passeggiare un po’ io e te? vuoi?- le chiedo
ansioso di poter stare con lei lontano da tutta questa gente da cui ho sentito
provenire ogni genere di commenti, alcuni maligni e gratuiti, alcuni carichi di
pena e compassione per la “povera ragazza che ha visto morire il suo
fidanzato”.
Annuisce in risposta e insieme ci allontaniamo dalla pista
da ballo, per addentrarci nel buio della spiaggia silenziosa. Sono circa le
dieci e mezza di sera e tra poco si vedranno le stelle, almeno lo si potrà fare
se tutte queste nuvole, totalmente assenti questa mattina, si spostassero.
Ci togliamo le scarpe e le portiamo a mano, camminando a
piedi nudi sulla sabbia fianco a fianco, mani intrecciate a dondolare in mezzo
a noi.
Lontani dalla festa, al buio della sera, l’unico rumore
attorno a noi è quello della piccola risacca delle ondicine di un mare
totalmente piatto. Il rumore è talmente lieve che se mi concentrassi riuscirei
persino a sentire il suono della sabbia che rotola trascinata dal suo piccolo
strascico, diventato un po’ più lungo nel momento in cui è scesa dai suoi trampoli.
Si ferma. Posa le scarpe a terra e cammina sul bagnasciuga,
bagnando appena il suo abito.
Sembra una dea uscita dalle spume del mare. Sembra Venere.
Cammina lenta e silenziosa. E di nuovo la mia testa diventa
un immenso spartito, dove nuove note si aggiungono e si sovrappongono a quelle
già scritte. Come altro potrei raccontare il galoppo selvaggio del mio cuore
davanti a una visione di tale bellezza?
Non so cosa dire. Non so proprio cosa dire.
È lei la prima a rompere il silenzio.
- ho così tante cose per la testa, Rob…- sussurra come se
stesse parlando alla sua coscienza dopo averle dato il mio nome.
Dentro di me il mio cuore perde un battito, per poi
accelerarlo di colpo a un ritmo forsennato, dettato dal fluire troppo svelto
del sangue che dirama una goccia di paura in ogni parte di me.
- dimmene una…- articolo con la gola secca.
Ti prego non mi lasciare, non mi lasciare, non mi lasciare,
non mi lasciare….
- una… a sceglierla una- scherza amara dandomi le spalle e
fissando l’acqua scura davanti a sé.
Non mi lasciare, ne morirei…
- ho pensato… a quello che stavo per fare la sera della
festa di Beckie - inizia con un sospiro. Non vedere il suo viso mi strazia
letteralmente.
- avevi ragione a pensare che mi stessi per lanciare di
sotto, anche se mi ostinavo a dire che non era così-
Non ho la forza di parlare. Non riesco a trovare nemmeno una
parola che mi possa attraversare la mente in questo momento. Rivedo solo lei in
piedi sulla cimasa del balcone con le braccia larghe e la testa rovesciata
all’indietro. Il vestito nero che danzava spinto dal vento attorno alle sue
gambe e nei suoi capelli sciolti. L’angelo della morte pronto a spiccare il
volo.
La paura di perderla in quel momento è stata immensa, vero e
proprio terrore. Aveva sempre insistito nel dire che non aveva la minima
intenzione di gettarsi di sotto e io quasi quasi iniziavo a crederci.
- perché dici questo?- le chiedo. Tutto purchè parli. Può
dire tutto quello che vuole, anche qualcosa che so che mi farà male. Tutto.
Tranne che mi lasci. Quello è un dolore a cui non potrei sopravvivere.
- perché ci avevo già tentato una volta. Chissà perché mi è
tornato in mente proprio oggi-
Resto zitto, non fiato nemmeno.
- la…sera del funerale di Matt stavo…aprendo le lettere che
alcune persone mi avevano scritto per farmi le condoglianze… avevo il
tagliacarte in mano e… per un attimo mi sono specchiata nella lama. Lui non
c’era-
Tremo come una foglia. Non voglio sentire, non voglio
nemmeno pensare a come ha pensato di togliersi la vita.
- sai quando…improvvisamente ti chiedi perché stai vivendo?
Quando guardi al giorno dopo e vedi solo una serie infinita di giorni tutti
uguali, di giorni… pieni di un dolore che è talmente forte in quel momento che
non puoi pensare che una bestia nera di tale portata possa mai quietarsi...
stringevo le mani e ancora le sentivo sporche del suo sangue, Rob. Pensavo
che…tagliarmi fosse il modo migliore per restituirglielo, ma non ne ho avuto il
coraggio-
Mi trovo a tirare un sospiro di sollievo a quella
conclusione.
- se penso a tutto quello che è stato… se penso…la bestia è
ancora li, Rob. È li. E io la sento alitarmi sul collo ogni giorno e ogni
notte. La sentivo anche quando Matt tornò da me. So che secondo te io non ho
ancora metabolizzato il fatto che lui sia morto e che il fatto che poi lui sia
tornato in questo momento mi crei confusione. Per me Matt era già morto allora.
Sapevo che se ne sarebbe andato e che sarebbe stato per sempre, ne ho avuto di
tempo per pensarci. Alzarmi la notte e sentire la sua parte del letto vuota,
cercarlo in giro per casa e non trovarlo… ne ho avuto di tempo per pensarci e
per digerire la cosa. Ciò non toglie che faccia male. Fa talmente male che è
come se mi avessero strappato carne viva con brutalità dal mio corpo,
lasciandomi sola a sanguinare…-
Parla… e io l’ascolto tremando per quelle parole. È la fine,
lo sento. Non poteva durare perché lei non sarebbe mai stata mia. Mai. Ero
stato uno stupido a credere che fosse felice con me.
- quello che sto cercando di dirti è che…-
Ti prego non dirlo, non dirlo… fammi illudere che tu possa
amarmi ancora per un po’, ti scongiuro… non parlare…
- ... è che tu… tu mi stai aiutando tantissimo, Rob.
Davvero…-
Ma… sento che c’è un ma dietro. Lo sento e ora è il mio di
cuore che è già pronto a sanguinare.
- tu… ah, non so come tu faccia e ormai ho smesso di chiedermelo,
ma quando tu sei con me la bestia sparisce… ogni pensiero se ne va, o se torna…
è più sopportabile. Quando mi baci, quando mi tocchi… sento vita, sento aria,
sento…tutto. Quindi… posso chiederti una cosa?-
- dimmi- concedo non capendo più praticamente nulla.
Si gira, lenta. O almeno a me sembra che lo faccia
lentamente.
- non lasciarmi mai, Rob. Ne morirei… Ho un bisogno
disperato di te, io…-
Non la lascio nemmeno finire di parlare. Le mie labbra sono
sulle sue, le mie mani attorno al suo viso.
Lei dice che io le passo vita, ma lei è la mia vita. E sono ben felice di dargliela. Cazzo, le darei il mondo
intero se me lo chiedesse!
- mai Rob, prometti- articola svelta tra un bacio e l’altro
con le lacrime che le escono dagli occhi e finiscono tra le mie dita.
- mai- prometto. È la stessa mia anima a promettere. Mai!
- salvami Rob, ti prego, salvami- mi prega tra un bacio e
l’altro stringendosi a me.
La stringo forte, quasi volessi farla entrare nel mio corpo
per darle un rifugio in cui non avere più paura. La bacio e cerco di farle
sentire con quanta sincerità ho fatto la mia promessa.
Le sue labbra sanno di sale ma hanno ugualmente il sapore
più dolce del mondo.
I baci si fanno più intensi, più decisi, più incauti.
Divoriamo tutto l’uno dell’altro.
- ti sento Rob… ed era da così tanto tempo che non sentivo davvero...
- sussurra sulle mie labbra prima di riprendere il bacio.
- sentirai, tesoro mio. Sentirai- le rispondo stringendola
sempre di più.
Senza neanche accorgercene, scivoliamo distesi sulla sabbia
e le mie mani prendono a frugare tra i suoi capelli togliendo fermagli uno dopo
l’altro, abbandonandoli li sulla sabbia.
Ho bisogno di sentirla senza nessun impedimento, ho bisogno
di averla pelle contro pelle, ne ho un bisogno disperato. Voglio sentirla e
farmi sentire.
Non ci accorgiamo delle gocce di pioggia che iniziano a
bagnarci, almeno fin quando non diventano troppo grosse e vi si unisce la
grandine.
Ci alziamo e cerco di proteggerla come meglio posso fino a
quando non entriamo nella Volvo, riprendendo a baciarci famelicamente. Chiudo
le portiere senza nemmeno guardare e tuffo le dita tra i suoi capelli bagnati e
gocciolanti.
Lecco ogni singola goccia che le bagna il collo e il petto,
ingordo di quell’acqua che ha osato portarsi via parte del suo sapore. Niente e
nessuno può portarmi via niente di lei, nemmeno un infinitesimo di lei. È mia.
La stringo e sento il suo petto scosso da respiri irregolari
sotto le labbra, mentre insaziabile e possessivo assaggio quella pelle tanto
desiderata, l’unica porzione che il suo abito lungo mi concede.
- Rob… voglio…- ansima rovesciando la testa contro il
finestrino alle sue spalle.
- cos’è che vuoi… ? - quasi ringhio spostando le spalline
del suo vestito fino a lasciarle le spalle completamente nude.
- voglio te…-
- dimmelo ancora- la prego, beandomi di quel te. Vuole me. Vuole sentire me.
- ti voglio…- ripete inarcando la schiena sotto il tocco
delle due dita che sono riuscito a far passare nella sua scollatura,
accarezzando la pelle lievemente umida sotto il vestito fradicio di pioggia.
- ti voglio…- ripete ancora senza che glielo chiedessi.
Quest’ultima richiesta riesce a convincermi a infilare le
chiavi nel quadro e a far partire la macchina a tutta velocità.
Ho fretta, tanta fretta.
Senza nemmeno pensarci realmente mi trovo a percorrere la
strada per il Village. Evidentemente il mio cervello ha realizzato che la mia
roulotte è molto più vicina di casa sua senza che io dovessi fare lo sforzo di
pensarci.
Quando la mia mano non è per necessità richiesta al cambio,
vaga cacciatrice sulle sue cosce coperte dalla seta del vestito. Voglio che mi
senta. Voglio che non smetta mai di sentirmi. Voglio che sappia che sono con
lei.
Come varchiamo la porta della mia roulotte, non riesco a
trattenere l’impeto di appoggiarla al muro e riprendere a baciarla smanioso di
risentire il suo sapore, di cui avevo dovuto fare a meno per ben dieci
preziosissimi minuti.
Le sue mani fresche si intrufolano nei miei capelli prima di
scendere sul mio collo e allentare ancora di più il nodo della mia cravatta già
lento fino a scioglierlo completamente e liberarmi del nastro nero.
Rapida e impaziente almeno quanto me, sbottona uno dopo
l’altro i bottoni della mia camicia, sfilandomela dai pantaloni ma non
togliendola. Accarezza la mia pelle passando sotto la viscosa bagnata del mio
indumento, prima leggera e delicata quanto un soffio, poi di piatto tirandomi
maggiormente a sé, come se potessi mai tentare di allontanarmi.
L’amo, l’amo, l’amo!
Solo a questo riesco a pensare, a quanto io l’ami.
Il terrore di essere lì lì per perderla e il sollievo
provato per la certezza di averla ancora sotto le mie dita, contro ogni
aspettativa, sono i due sentimenti più forti che accompagnano l’amore nel mio
tirare su il suo vestito per sentire la pelle delle sue gambe sotto le mie
mani.
È calda, liscia, leggermente umida e soprattutto profumata.
Pioggia e mare nulla hanno potuto sulla dolcezza del suo profumo.
Per il bavero della camicia mi tiene stretto a sé mentre
solleva una gamba che appoggio al mio fianco per avere più contatto possibile
con la sua pelle. Nemmeno la più piccola distanza è consentita tra noi
stanotte.
- mi senti?- le chiedo ansioso di saperlo. Voglio che mi
senta anche se sono sicuro di essere disposto a ripetermi per tutto il resto
della mia vita.
- si…- soffia sulle mie labbra inarcando la schiena e
spingendosi ancora di più sul mio corpo.
La stessa mano con qui stringevo la sua carne si spinge a
tracciare il contorno del bordo delle sue mutandine.
- e ora? Ora mi senti?- chiedo ancora.
- si…- ripete con un tono di voce più alto.
Smanioso di averla e di trasmetterle tutto quello che sento,
tutto quello che voglio essere per lei scivolo sotto il pizzo raggiungendo il
suo centro: le porte del paradiso.
- e così? così mi senti?-
La sua risposta è un’inspirazione improvvisa e secca, che la
porta ad aggrapparsi a me che di nuovo mi trovo a giurare di non poter più fare
a meno di quel suono nelle mie orecchie. Non riesco più a fare a meno del suo
fiato spezzato sul collo mentre con una mano si aggrappa ai miei capelli e con
l’altra stringe forte la stoffa della mia camicia.
È lei stessa, ad un certo punto, a scendere a slacciare
svelta la mia cintura e abbassarmi pantaloni e intimo di quel tanto che bastava
per riuscire a prenderla.
Lo faccio e in quel
momento sento quanto in realtà non sia solo lei ad avere bisogno di me.
Anch’io ho bisogno di lei. Ne ho bisogno perché già so che
se mai dovesse uscire dalla mia vita non riuscirei mai più ad essere me stesso,
non riuscirei più a riconoscermi in nessun’altro specchio che non sia quello
dei suoi occhi verdi, non riuscirei più a sentire niente perché dov’è passata
lei è riuscita a portare colore sul grigio che era la mia vita.
Avevo tutto, ma mi mancava la cosa più importante : lei.
Mentre la porto sul letto mi rendo conto di quanto abbia
fatto per me, senza nemmeno rendersene conto. Forse esagero nel dire che con
lei ho chiuso la mia fase adolescenziale diventando davvero un uomo.
Sicuramente esagero ma io mi sento così: uomo. Il desiderio di proteggerla, di
far qualcosa per lei… la voglia di amarla… hanno fatto si che trovassi me
stesso e capissi quanto sbagliavo a cercare a tutti i costi con le persone
sbagliate quel qualcosa che lei mi da.
Non si può forzare l’amore. Arriva e basta. Ti fa scontrare
ad un incrocio e si porta via parte del tuo cuore assieme ad un numero di
telefono che ti servirà per ritrovarlo.
Quando ho preso in mano il cellulare quel pomeriggio di
ormai tre settimane fa, non sapevo che sarebbe stata la cosa più sensata che
avrei mai fatto in vita mia. E quando mi sono messo su un taxi per raggiungerla
non sapevo che stavo andando in contro al mio vero amore.
È lei l’amore. Ora lo so. So anch’io cos’è. E di certo non è
nulla di neanche vagamente simile a quello che ho mai provato prima.
Trovo la zip nascosta al lato del suo abito e la tiro giù,
sfilandole con dita leggere il vestito e lasciandolo cadere ai suoi piedi,
ancora calzati dai sandaletti argentei. Con attenzione ne sciolgo i lacci e
sfilo dalle sue gambe il suo perizoma di pizzo nero, che era sceso solo a metà
coscia.
Ritrovando calma e più o meno ragione, mi perdo ad osservare
le sue labbra schiuse e i suoi occhi che da dietro le palpebre lievemente
abbassate mi seguono in ogni mio movimento. I suoi capelli sparsi sul mio cuscino e sulle lenzuola del mio letto… il corpo sinuoso illuminato
dalla poca luce che filtra dai finestrini, riflettendo le ombre delle gocce
della pioggia che vi sbatte sopra torrenziale… È la reincarnazione di Venere,
non c’è altro modo per descrivere ciò che vedo.
Come si può essere così dolci e sensuali allo stesso tempo?
così passionali e allo stesso tempo così timidi e pudichi? Solo lei ci riesce.
Mentre mi distendo su di lei, con un piede si fa spazio tra
le mie gambe abbassando totalmente quello che restava dei miei pantaloni e del
mio intimo costringendolo sulla moquette.
Ci sorridiamo a occhi aperti, legati e inscindibili, mentre
ci baciamo con piccoli baci a fior di labbra che di tanto in tanto vengono
accarezzate da piccoli colpi di lingua.
Non sciogliendo mai questo contatto che fa battere il mio
cuore all’impazzata, trovo la cernierina nascosta del suo ultimo indumento di
cui mi libero facendoci trovare cuore su cuore, battito su battito.
Mentre scivolo di nuovo in lei, più lento e dolce questa
volta, le sue mani accompagnano la discesa della mia camicia lungo le mie
spalle e la lanciano in qualche punto ignoto del buio.
Ci muoviamo lenti e sincroni, complici in questa danza che è
sempre la stessa da migliaia e migliaia di anni, ma che sono certo di poter
dire che non è mai stata così intensa.
Percepire il suo battito contro il mio petto è il colpo più
dolce e benvenuto che potessi mai incassare in vita mia. Cerco di regolare il
mio respiro e le mie spinte su quel battito, ma mi rendo conto che è
impossibile tenerne il ritmo forsennato.
Mi sente, non ho bisogno di chiederglielo, e sapere anche
che il suo corpo sta reagendo esattamente come il mio provoca un sorriso largo
fino alle orecchie sul mio viso.
Sorrido mentre bacio quella fossetta che tanto adoro alla
base del collo, sorrido mentre dissemino il suo collo candido di baci delicati
e soffiati, sorrido quando sussulta per i piccoli morsi che le lascio
stringendo ancora di più le mani nei miei capelli. Non posso fare a meno di
sorridere.
L’ho sempre detto: un attimo siamo due fiamme che crepitano
insieme seguendo solo l’istinto più intenso, e quello dopo due gatti che si
scambiano coccole e tenerezze.
E mi piace. Mi piace da morire come questi due aspetti
convivano in noi complementari e non in antitesi.
Mi piace tutto di lei, amo tutto di lei.
Quando stanchi ed esausti, ubriachi di piacere, crolliamo
l’uno nelle braccia dell’altro, non posso fare a meno di sorridere ancora felice.
E la mia felicità diventa ancora più grande e sentita quando non sentendo più
le sue dita che mi accarezzano i capelli alzo il viso dal suo petto su cui mi
ero accasciato e la trovo beatamente addormentata. Il mio angelo.
Cercando di non svegliarla, faccio scivolare il lenzuolo
sotto di noi e ci copro entrambi. Subito si rifugia istintiva tra le mie
braccia in cui l’accolgo sempre più felice.
Cos’è che ho detto? Che la notte della nostra prima volta
era stata la più bella della mia vita? Come non detto, declassatela al secondo
posto, perché per ora è questa la notte più bella della mia vita. E se un
giorno mai dovessi fare l’amore, il vero amore…nel momento in cui le confesserò
che l’amo… beh, sapete già come sistemare la mia classifica.
Allora eccomi qui. Spero che
ora i sentimenti di Ale vi siano più chiari e di avervi fornito
elementi sufficienti a capire come andrà la storia.
Per chi ha tentato di indovinare il
mio teaser dal trailer di remember me sul blog, la risposta esatta era
casa di Rob e baci di fuoco al muro, nonchè letto del
tromabilissimo!
La canzone del pov di Ale è la seconda canzone ufficiale della storia, assieme ad angelo mio
di tiziano ferro. Vi invito a leggere la traduzione del testo per
constatare quanto questa canzone sembra scritta sul mio personaggio, a
parte qualche piccola e ovvia imprecisione riguardo al personaggio di
Matt.
Near to you - vicino a te
Concludo allegando anche il link
della canzone di Celine Dion che Ale e Rob ballano insieme,
aggiungendovi anche qui testo e traduzione, molto attinenti sempre al
personaggio di Ale.
because you loved me
because you loved me - perchè mi hai amata
ps: ho cambiato il titolo della
canzone del pov di Robert. Le persone che hanno già letto e
trovano un nome diverso non si preoccupino. la canzone è sempre
la stessa, solo che essendo che l'ho scoperta guardando il film le ho
messo il titolo del ritornello senza sapere con esattezza il titolo
della canzone, che non è "I need your love" ma "nothing else
matters" dei Bedroom Rockers.
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Capitolo 32 *** capitolo 32 ***
capitolo 32
Salve miei adorati lettori! Eccomi qui, a pochi giorni dalle
feste, a postare il mio capitolo. Viste le festività e gli impegni con il
parentado che queste comportano, non ho la minima idea di quando posterò il
prossimo capitolo. L’idea era quella di rallentare per portarmi avanti nella
scrittura e avere così dei capitoli da postare mentre scrivo la mia nuova
storia. Si intitolerà “No time for us” e sarà postata sul fandom di twilight.
Quando posterò il primo capitolo sarete le prime a saperlo.
Non sono riuscita a preparare nulla di speciale per il
natale perché, purtroppo, il tempo è tiranno.
In compenso spero non vi dispiaccia se regalo a tutti i miei
lettori questo capitolo. Effettivamente non è un granchè, in quanto è un
capitolo intermedio diciamo “di collegamento” con i prossimi, ma spero vi
piaccia lo stesso e vi faccia piacere riceverlo sotto l’albero di natale.
Quanto a me, oggi ho ricevuto un bellissimo regalo, ossia…la
storia ha raggiunto finalmente i 100 preferiti! (un altro dei miracoli di Rob,
senza dubbio, per dirla alla Alessia maniera!)
Che dire? Grazie mille a tutti quanti! Non solo ai 100 delle
preferite ma anche ai 69 che mi seguono e ai 16 che mi hanno messo tra gli
autori preferiti. Mi riempie di gioia ogni volta veder quei tre numerini
crescere sempre di più ad ogni post.
Grazie mille anche a chi legge senza commentare anche se, si
sa, sono per la campagna pro-recensioni! Un bacione a tutti e un felicissimo
Natale!
Ps: ho due link da proporvi oggi indipendentemente dal capitolo.
Il primo è di questo blog in cui una mia carissima amica
recensisce le storie più belle di EFP. Se a volte siete indecisi su cosa
leggere, se la trama non vi convince molto o semplicemente non avete idea del
“da che parte cominciare” questo blog vi sarà molto utile.
Il secondo è per gli scrittori. Chi di voi ha facebook è
stato creato questo bellissimo gruppo in cui chiunque può pubblicizzare le
proprie storie nell’area discussioni e commentare tutte le altre già presenti.
Ricordo sempre il mio di blog per avvisi e teaser.
Recensioni:
sei nell’anima 2009: non ho parole. Sei stata chiarissima!
Almeno quanto Ale nel racconto a Beckie dei dettagli della prima notte con Rob
:P
la cammy??? Tranquilla! Non sei l’unica! Anche io la bevo a
tutte le ore del giorno e della notte, sempre e comunque, solo che
evidentemente a me più che da tranquillante fa l’effetto opposto :P
cosa non è finito? Il matrimonio o il racconto? Il
matrimonio si, è finito. Il racconto… mi dovrai sopportare per altri 15
capitoli!
Emilyatwood: e immaginavo :) va be, comunque… ti aspettavi
che sarebbe successo qualcosa… quello che ho scritto o qualcosina di diverso?
Sono contenta che il pov di Ale ti sia piaciuto. A questo punto iniziava a
essercene davvero bisogno anche se questo è diciamo ancora un anticipo.
Sono contenta del fatto di riuscire a far capire bene ogni
cosa, soprattutto perché più si andrà avanti e più sarà difficile. Bah, spero
di non smentirmi.
Enris: allora questa era la mia faccia mentre leggevo la tua
recensione *______*
Grazieeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cioè mi sono commossa! È una vera e propria gratificazione
per me. Sapere che tutto l’impegno che ci metto in questa storia è apprezzato
ma soprattutto traspare è davvero motivo di orgoglio, soprattutto visto quanto
di me ci investo.
Sono felice anche del fatto che le canzoni che scelgo ti
piacciano e ti diano quel qualcosa in più che ti fanno amare la storia.
Marika_bd: sono felice che ti sia piaciuto!!!! :) si lo
ammetto anche io sono in quel 99% che darebbe un figlio a Rob, anche due o tre!
Allora… hai detto che Ale si legherà di più a Rob… questo è indubbio ma… nulla
non ti dico niente. Ci sono altri 15 capitoli che probabilmente sconvolgeranno
un po’ i piani di tutti.
Per il fantasmino… non prometto niente :P
Lazzari: grazie mille per i complimenti!!!! Paura eh??? E…
lo so… ne ho avuta anche io mentre scrivevo. Tu ora mi chiederai perché dato
che sono io a scrivere e quindi in teoria le cose dovrebbero andare come decido
io… sbagliato. Ormai sia lei che Rob vanno per i cavoli loro. Io scrivo di
getto quello che viene e questo è il risultato. Speriamo ne esca qualcosa di
buono anche i prox chap.
Pooh!!!! : ormai ti chiamo Pooh anche qui! Mi piace troppo
come soprannome e ti sta anche benissimo! Grazie mille per i complimenti di cui
mi ricopri ogni volta!!! figa e Ale? io avrei avuto un attacco alla Deborah nei
suoi confronti in quel momento ti consola???? :P
Dai che se continuiamo così quel gruppo lo riempiamo di
storie!!! Un bacione bellissima!
Smemo 92: tranquilla :) anche io sono di corsa! Figurati che
rispondo e guardo l’orologio a ogni battitura di spazio! Grazie mille per i
complimenti! Sono contenta che il paragone acqua-roccia sia piaciuto dato che a
me convinceva poco. Felice di aver colto ancora nel segno!
Cricri88: mbare!!! A parte la pubblicità che ti ho fatto qui
(spero di incontrare la tua approvazione, altrimenti basta che me lo dici e
rimuovo il link) rispondendo punto per punto…
1: la riflessione di Ale a dirla tutta è stata un fuori
programma. La riflessione doveva arrivare più avanti nella storia in un momento
ben preciso, ma il fatto della piuma che non ho resistito a inserire, mi ha
fatto abbreviare i tempi e dare un assaggio dei suoi pensieri. Sono felice che
ti sia piaciuta, anche perché Chia e Nu, poveracce, hanno sopportato le mie
paranoie nel dire che forse ero stata troppo contorta, ma sono contenta del
fatto che invece il messaggio sia passato.
2: :) sorriso gongolante perché invece temevo di aver rotto
chissà quale atmosfera mistica! In effetti se continuavo anche solo di una
pagina su quei toni sicuro che ci sarebbe stato un suicidio di massa qui su
EFP.!
3: il tuo commento al “mi senti” mi ha fatto ridere per
almeno tre quarti d’ora buoni! Ero alle lacrime ti giuro!!! Sei sempre un mito
Agathe!!!
L’idea di quel blog è stata bellissima e mi ha fatto uno
strano effetto vederci la mia storia recensita sopra. Quasi piangevo! Grazie,
grazie, grazie!
Vero15star: mi spiace per Matt… davvero… ma come altro
poteva andare? Sono contenta comunque che ti piaccia il mio modo di scrivere e
che questo ti spinga a continuare a leggere la storia. Comunque Matt avrà
ancora una sua piccola parte, spero che questo t’incoraggi un po’.
Vannyp1987: grazie :) grazie grazie grazie. Da dove mi esce
quello che scrivo? bah… forse ho divorato troppi libri nei miei 22 anni di età
e qualcosa è rimasto… in realtà non lo so… forse cerco di trovare un qualcosa
che sulla pelle a me trasmetterebbe quella sensazione che voglio far passare.
Per il resto… viene tutto da sé. I personaggi vanno da soli e non c’è modo di
fermarli. Sono sempre loro che parlano. Non mi è ancora capitato in questi
punti un po’ critici che le mie mani si fermassero sulla tastiera. Per me il
segreto sta nel non pensare a quello che scrivi. Se ti immedesimi nel
personaggio le sue emozioni diventano le tue e tutto è più semplice :)
Romina75: hai scritto un papiro!!!!! Come gongolo!!! Ah Romy
Romy :) non ti abbattere! È tutta una questione di allenamento lo scrivere. Man
mano che andrai avanti sarà sempre meglio e ogni lavoro che scriverai sarà più
bello di quello prima! cmq non nego che mi fanno un sacco piacere i tuoi
complimenti!
Hai quasi commentato riga per riga e ne sono rimasta…
estasiata?? Sono davvero felice che il capitolo sia piaciuto e che il pov di
Ale non sia risultato troppo arzigogolato e difficile da capire.
Rob in versione “papà per un giorno” non me lo sono potuta
risparmiare!
Mi sa che tu e la tua ff mi abbiate inconsciamente ispirato
sai??? Troverai un tuo amico in questo capitolo, me ne sono accorta scrivendo.
Ho un debole per Ben Barnes e ho sempre pensato di usarlo in una delle mie
storie. Visto che per questa era troppo tardi… ho seguito l’ispirazione :P
Un bacione bellissima e tanti auguroni di buon natale!
Skitty: sei tu che mi lasci senza parole! Davvero! Dici che
non sei molto brava nelle recensioni ma a volte anche poche righe trasmettono
un sacco. Sono davvero felice che la mia storia ti sia entrata nel cuore e ti
regali emozioni :)
Cicci12: beh il fatto che del cioè a getto continuo mi fa
gongolare! Se non trovi parole a parte cioè vuol dire che so fare quello che
vorrei diventasse il mio mestiere ossia scrivere! :) grazie grazie grazie!!!
Mille cioè sono più di mille parole!
Sophie88: quanto vorrei essere una micra in questo momento
per sdoppiarmi! Ho letto il tuo capitolo e lo trovo meraviglioso. Stavo per
recensire ma mia madre mi ha trascinato fuori a comprare gli ultimi regali!
Appena torno a casa stasera te la scrivo! bando alle ciance… davvero ti è piaciuto!!!!?????
Scusa per il ballo con Rob, lo davo per scontato! Ma tranquilla lo citerò più
avanti così diventerà esplicito!!! :P
Non ho detto che non era un granchè il capitolo cmq… :) era
la risposta dei lettori che mi convinceva poco!!! Un bacione so! corro!!!!
Marina70: grazie! Grazie, grazie!!!
Polpettina90: ahhhhhhhh Nu!!!! Molto soft come cosa vero???
Impeccabile dici??? Sono contenta :) ma anche conscia del fatto che non ti
supererò mai (sob!) cercherò comunque di migliorare :P ho ancora… fammi
contare… 3 scene rouges da scrivere :P e una sarà rouge sul serio!
Fallsofarc: amore mio!!! Che papiro immenso!!!! Vorrei stare
qui a commentarlo riga per riga ma sono di una fretta tale che non hai idea! Mi
devo ancora vestire!!!! E tra poco devo già essere in macchina per andare alla
festa! Uff… voglio essere una micra!
Ormai divento ripetitiva lo so, ma questa è la faccia che ho
davanti alle tue recensioni *________*
ogni volta, immancabilmente è sempre questa!!!! Sei davvero un mito!
Ci metti così tanta pazienza e amore nello scrivere e nel
commentare riga per riga che non posso fare altro che essere felice ogni volta
di più per avere trovato un’amica come te! sai sempre dire le parole giuste per
tirarmi su e incoraggiarmi e anche per farmi ridere!
Anche la risposta alla recensione di Agata sul blog… io non
ho parole! Grazie!
Grazie per il tempo che mi dedichi, per le parole che mi
regali e per la tua infinita pazienza nel leggere alle ore più impensate della
notte i miei deliri! Un bacione crostatina! Ti voglio tantissimo bene!
Alessia pov: celebration
- tesoro hai visto le mie scarpe?-
Quelle dannate scarpe! Quando le cerco non le trovo mai. Che
si offendano perché non le metto tanto spesso e si vendichino nascondendosi?
- no, Ale. Ma quali cerchi?- mi risponde Rob in uno
sbadiglio.
- ma quelle dell’adidas…tipo rosa…cacchio le ho messe
l’altro giorno!-
- allora guarda di sotto nel ripostiglio -
- guardi tuuu??-
Mi sono svegliata con ben tre ore di anticipo per prepararmi
adeguatamente al mio primo giorno di lavoro. E dire che avevo già visionato
mentalmente il mio guardaroba almeno una ventina di volte! Già pensavo a come
vestirmi quando firmavo le mie dimissioni davanti al signor Cartier, ho
continuato a farlo il sabato mentre aspettavo seduta nella hall di un albergo
che Rob finisse la sua intervista, e l’ho fatto durante tutto il tempo delle
svariate docce che ho fatto da giovedì a questa mattina. E ad ora, alle 7:50
del mattino di lunedì, ancora non so che mettere.
- Ale… dai, non c’ho voglia di alzarmi!- mugola la sua voce
attutita probabilmente dal cuscino.
- ti prego!-
- no… sono nudo e non posso andare in giro con le vergogne
al vento-
- a me non dispiacerebbe vederti passeggiare nudo- gli
rispondo sincera riemergendo da sotto il letto, dove avevo appurato che le mie
scarpe da ginnastica erano state rapite dagli alieni.
- nemmeno a me se non fosse per le vecchie zitelle che
spiano dalla finestra- risponde saccente afferrando il mio cuscino per
abbracciarselo e appoggiarci il mento sopra.
- tesoro, siamo all’ultimo piano! Chi vuoi che ti guardi
dalla finestra all’ultimo piano?!- sbotto esasperata tirando fuori dall’armadio
una camicetta che sarebbe andata benissimo con le scarpe sperdute. Ammesso e
non concesso che le avessi trovate, s’intende.
- eeeee… ma tu non sai le vecchie zitelle la vista che
hanno. Quando poi decidono di prendere in mano i binocoli…-
- dai! Già non so cosa mettermi!-
- e parti dalle scarpe a scegliere?-
Beh, si se mi aiutano a scegliere il colore della camicia!
Va beh che non ci devo spendere poi così tanto fiato. È un fatto genetico che
riguarda le doppie eliche del DNA maschile quello di non capire a fondo
l’importanza dell’abbigliamento il primo giorno di lavoro. Anche il minimo
dettaglio può fungere da rivelazione.
- va beh, era per vedere se mi davano l’ispirazione –
rispondo brevemente concentrata sul vaglio dei miei jeans. Non volevo essere
troppo formale. Un misto tra elegante e sportiva magari… non sapendo con che
genere di persone avrei avuto a che fare, la via di mezzo mi sembra il miglior
compromesso.
- e io per scendere a prendertele dovrei perdermi la tua
vestizione?-
- Rob, sei un guardone!-
- sono un guardone se adoro ammirare la mia ragazza mentre
si veste? Pensavo fosse uno dei diritti ricollegati al mio status di fidanzato-
Mi giro a guardarlo e quasi svengo.
- mmm… mentre si veste? Perché ti piace guardarmi mentre mi
vesto?-
- perché poi mi piace ancora di più svestirti -
Lo dice con una voce talmente sexy che non resisto alla
tentazione di tornare tra le lenzuola da lui, ovviamente subito dopo aver
recuperato quel poco di nerbo sufficiente per riuscire a coordinare i miei
movimenti. Il mio cervello se n’era andato alle Bahamas con un biglietto di
sola andata nel momento esatto in cui ho incrociato i suoi occhi.
Sdraiato a pancia sotto sul materasso, abbraccia il cuscino con il fondoschiena
coperto (peccato) dal lenzuolo sfatto nella luce rosa del mattino. I capelli
tutti disordinati di sonno e quello sguardo ammiccante, corredato di sorriso
sghembo, è un vero e proprio miraggio.
Il mio ragazzo.
Sono questi i momenti in cui sono strafelice del fatto che
lui non sia veramente Edward Cullen, davvero. Se riuscisse a leggere sul serio
nella mia mente tutte le danzette tribali, gli urletti di sfogo per la troppa
contentezza di averlo mio… penso seriamente che considererebbe l’ipotesi di
scappare dalla tredicenne esaltata che è in me, cui manca davvero poco per
alzarsi, uscire e correre in edicola a comprare un suo poster a grandezza
naturale da attaccare vicino al letto e sbaciucchiare nei momenti di
depressione o di ormone galoppante. Sarebbe un’ottima cura in entrambe le
situazioni quando non hai a disposizione l’originale. E io…CE L’HO!
Si gira sulla schiena per accogliermi mentre mi sdraio sopra
di lui.
- ti prego- soffio sulle sue labbra.
- mmm…no… impegnati di più - mugola tuffando le dita tra i
miei capelli.
Abbandono le sue labbra per saggiare la carne tenera e
sensibile del collo, strusciando il naso sulla sua barba morbida di qualche
giorno.
- dai…scendi tu…- miagolo ancora scendendo a disseminare il
suo petto ampio di baci.
- no, no, no… sono malato. Non posso alzarmi dal letto. Ci
fosse un’infermiera gentile che volesse curarmi…- risponde serafico
accarezzandomi i capelli, con il respiro sempre più accelerato che scuote il
suo petto sotto le mie labbra.
- non ne hai avute abbastanza di cure stanotte?- sussurro
ormai sul foro perfetto del suo ombelico. Ho una sfrenata passione per il suo
ombelico e per i peletti morbidi che lo circondano. Forse, però, sarebbe il
caso di dire che ho una passione sfrenata anche per l’incavo della sua gola,
per le sue spalle, per il suo collo, per il suo petto, per le sue anche… ok,
riassumendo, ho una passione sfrenata per ogni centimetro, e intendo proprio ogni centimetro, del suo corpo.
- le terapie bisogna farle come si deve altrimenti non
servono a niente- ansima inarcando i fianchi.
E te pareva! Forse ci avrei messo meno tempo a prendermele
da sola le scarpe, ma visto che mi sono svegliata con tre ore d’anticipo per
prepararmi prima di andare al lavoro… E lui sembra così… anzi, non è che
sembra, è…così… Dio, tutta la mia
ninfomania repressa di mesi e mesi si sta riversando su di lui.
- quindi… dici che dovremmo fare un richiamino?- cerco di
indovinare le sue intenzioni, rese fin troppo chiare dalla posizione
inequivocabile della sua mano sulla mia schiena.
- certo, tesoro. Senza contare che per colpa tua mi sono
svegliato a quest’ora assurda- mugola sganciando il mio reggiseno con abilità.
- le otto del mattino non sono un’ora così assurda. Io mi
sono già fatta la doccia, lavata i capelli e fatto colazione- rispondo
lasciandolo fare. Quando uno è in anticipo… non voglio mica arrivare troppo
presto no? Poi che faccio lì mentre aspetto che arrivi l’ora?
- Questo solo perché tu sei una maniaca precisina che ci
tiene ad avere sempre ogni cosa sotto controllo. Ma non esiste che io mi alzi
all’alba per scegliere una camicia! Al massimo esco in mutande- ribatte sul mio
collo che aveva iniziato a baciare mentre mi sfilava le bretelline del
reggiseno.
- ne trovi di scuse per non alzarti dal letto- commento
scivolando sotto di lui.
- tu, piuttosto, non vorrai sprecare l’occasione di qualche
minuto d’amore in più con l’uomo bello, affascinante e nudo che si trova in
questo esatto momento nel tuo letto prima di andare al lavoro, vero?- cerca di
convincermi mentre già le sue labbra vagano sul mio petto strappandomi sospiri
e le sue mani saggiano i miei seni.
- no, no… sarebbe un vero peccato- riesco chissà come a
rispondere. Trovare le parole, metterle insieme e farle uscire dando loro un
senso compiuto è sempre una difficoltà quasi insormontabile quando è così
vicino e quando mi accarezza così.
- si, lo penso anch’io…- soffia sul mio ventre.
Inevitabilmente finiamo di nuovo per fare tutt’altro che
cercare le mie scarpe. Ma quanto mi dispiace!
È la stessa storia tutte le mattine.
Rob è tornato a vivere a casa mia per i pochi giorni in cui
starà ancora qui a New York. Le riprese di Remember
me sono ormai concluse e quel che gli resta da fare sono solo alcune
interviste e qualcosa per il film che non ho ben capito prima che vada in post
produzione.
Dato che mi ha già avvisato del fatto che presto dovrà
partire per Vancouver per le riprese di Eclipse,
ma non prima di aver passato due settimane a casa sua a Los Angeles, dove dovrà
passare il tempo tra servizi fotografici, interviste e partecipazioni a vari
talk show, cerco di godermelo quanto più posso, e non c’è modo migliore di
averlo qua a casa con me.
Cerco di non pensare a come starò quando lui non ci sarà, a
come starò senza di lui. Per ora voglio solo godermi questa bolla di felicità
che abbiamo creato intorno a noi.
Ogni notte è sempre la più bella delle notti, da passare tra
coccole, baci e tante, tante parole. Abbiamo parlato un sacco sdraiati nudi
sotto le lenzuola dopo esserci amati per ore. E la mattina è sempre un dolce
risveglio con lui accanto.
Sto bene con lui.
Mi sento bene.
Non posso dire che mi sento benissimo, sarei una bugiarda a
dirlo, ma va al meglio di come può andare per una come me. Posso forse
azzardare a dire di aver trovato un mio equilibrio.
Certo, è un equilibrio le cui fondamenta sono ancora in via
di revisione ma…ci sto lavorando, o meglio, prima o poi lo farò. Una cosa per
volta, un passetto per volta e sistemerò ogni cosa.
Il primo passo di oggi, appena uscirò da questo letto
(sicuramente riluttante vista l’opera di convincimento che sta esercitando
Robert per non farmene uscire tanto presto), sarà quello di affrontare il mio
primo giorno di lavoro.
La mia soddisfazione personale più grande.
Ce l’ho fatta, finalmente. Certo non è Vanity Fair, ma
comunque la Dantey West è un gruppo editoriale che ha il suo peso, e gestisce
tutta una serie di riviste che interessano svariati target di età. Pensare che
saremo solo due fotografi a curare l’immensa mole di lavoro che tutte queste
riviste richiedono… beh… forse è meglio che mi decida a pensare seriamente a
cosa mettermi.
Si, certamente… ma lo farò dopo.
Ora come ora sono felicemente, superbamente,
meravigliosamente, splendidamente, straordinariamente diversamente impegnata.
- ok, Ale. Un bel respiro… fanne un altro… ora entra-
Spingo la porta vetri dell’imponente edificio e finalmente
eccomi nell’ingresso della Dantey West.
Ripeto, ci sono stata migliaia di volte, sul serio. Ma
essere qui oggi, al mio primo giorno di lavoro, nelle mie adidas rosa antico
spuntate fuori da sotto il borsone di Robert nel ripostiglio, mi riempie di una
strana eccitazione.
Mi prendo giusto un minuto per realizzare di aver raggiunto
il mio obbiettivo. Quello per cui me ne sono andata dall’Italia, quello per cui
ho spedito centinaia e centinaia di curriculum, quello per cui ho servito
tavoli e posato in intimo per pagarmi gli studi per poterlo un giorno
raggiungere.
Ce l’ho fatta.
Ce. L’ho. Fatta.
CE L’HO
FATTAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tento di contenere l’urlo di liberazione che mi nasce in
gola, eco di quello che sto già cacciando a livello mentale. Mi costa un enorme
sforzo ma ce la faccio.
Cercando di riassumere la consueta “aria professionale” che
riservo ai colloqui, mi incammino sul marmo dell’ingresso per giungere alle
scale mobili davanti a me.
Questa volta non c’è il ticchettare dei miei tacchi a
inquietarmi e sono felice delle mie scarpe da ginnastica. Mai scelta fu più lieta
di questa: il rumore dei tacchi mi inquieta particolarmente quando sto per
affrontare qualcosa di importante senza contare che oggi già sono abbastanza
fusa di mio anche senza di loro. Rischiare la vita su trampoli di dieci
centimetri per piede non ha proprio senso, specie se oltre all’ansia pre-primo
giorno ci sono ancora i postumi dei tremori alle gambe del fantastico,
meraviglioso, eccitantissimo sesso di nemmeno un’ora fa. Meglio che non ci
penso, altrimenti mi rimetto immediatamente in macchina per tornare a casa e
farmene un’altra dose prima che Rob vada al lavoro.
Per evitare di pensare a chi ho lasciato a casa tra le
lenzuola sfatte del mio letto, mi concentro sulle vetrate luminose su cui
spicca il logo dell’azienda.
Quando la scala mobile termina la sua scalata verso il primo
piano, mi rendo conto di non sapere nemmeno dove andare. Non credo di dover andare
negli uffici di Us, però non ho idea di dove siano gli uffici dell’editoriale.
Mi avvicino al bancone rotondo di fronte a me, quello che
credo sia quello generale, e mi alzo sulle punte per vedere se magari, disperso
nelle profondità della scrivania, ci sia qualcuno disposto ad aiutarmi.
Una testa ingellata ondeggia a pochi centimetri dal ripiano
della scrivania e delle imprecazioni tra i denti mi confermano che si tratta
della forma di vita che stavo cercando.
- emmm… mi scusi…- chiamo.
- si? ahia! Porca di quella…-
Il poveretto, alzando lo sguardo per rispondermi, per poco
non si spacca la testa, ma comunque sbatte talmente forte che si erge in tutta
la sua altezza non smettendo di massaggiarsi la parte lesa.
Stranamente rimane a bocca aperta e continua a fissarmi
quasi sotto shock.
- po-posso aiutarti?- mi chiede con una smorfia che mal cela
il fatto che provi dolore.
È un ragazzone alto e molto ben piazzato, che pare uscito
direttamente dal poster pubblicitario dell’acqua di Giò. In un completo scuro,
camicia bianca e cravatta lilla sembra che sia pronto per un servizio
fotografico di li a pochi minuti.
- emmm… si…- rispondo cercando di capire che abbia da
guardare tanto. Che stia cercando di valutare dal mio abbigliamento se io sia
facoltosa a sufficienza per potermi fare causa e farsi pagare i danni del suo
piccolo incidente?
- sarei la nuova fotografa…Alessia..-
- Chianti, si. Maicol ti stava aspettando. Ancora un po’ e
avrebbe spaccato i vetri tanto grida- dice ridendo.
Ma questo ci fa o ci è? Va beh che sono giovane, ma manco mi
conosci e mi dai del tu! Tutta sta confidenza…
- scusa, ma chi sarebbe Maicol?- chiedo cercando di
risolvere almeno uno dei tanti misteri, lasciando perdere il lei che, in ogni caso, mi avrebbe
disturbato lo stesso perché mi faceva sentire troppo vecchia.
- George!!!!- grida qualcuno alle mie spalle.
Mi giro per scoprire chi sia la fonte di tutto quel chiasso.
Un ragazzo con i capelli color mogano dai riflessi rossi tutti sfilzati e due
occhi azzurri talmente grandi che sembrano sue fari, ha appena fatto la sua
comparsa spalancando con entrambe le mani le porte dietro cui si nascondeva.
Alto e dinoccolato, senz’altro eccentrico, ondeggia nella
mia direzione e con uno sguardo d’intesa a quello che suppongo si chiami George,
ma che io ribattezzerei senza remore il pesce
lesso, si fionda di fronte a me giungendo in scivolata a pochi centimetri
dai miei piedi.
- sei tu Alessia?- mi chiede con aria da giudice della santa
inquisizione. Guardandolo più da vicino scopro anche che ha un piercing al lato
destro del labbro inferiore. Molto eccentrico, non c’è che dire. Proprio il
tipo che ci si aspetta lavori in un posto come questo.
- si…- rispondo quasi spaventata da questo strano soggetto.
Sembra un cartone animato, sia per la sua fisionomia che per il suo modo di
muoversi.
- ohhhh perfetto! Finalmente! Abbiamo un sacco di cose da
fare e siamo già in ritardo- dice con una vocetta di cui non saprei descrivere
bene la tonalità. È esattamente a metà strada tra quella di un uomo e quella di
una donna, con le vocali un po’ strascicate.
Tirandomi per la mano che aveva afferrato con impazienza,
varchiamo le stesse porte da cui aveva fatto il suo ingresso trionfale.
- io sono Maicol. Non mi chiamare né Mike, né Mik, né Mikky,
né tantomeno Col. Mi chiamo Maicol. Il nome intero da più importanza. Sarò il
tuo assistente. Il mio lavoro consiste del ricordarti i tuoi impegni,
preoccuparmi che i tuoi set siano tutti pronti, organizzarti gli appuntamenti
in piani perfetti di lavoro che, se ci tieni alla mia salute mentale, io non mi
azzarderei a contestare. Abbiamo un sacco di lavoro da fare e troppo poco tempo
per farlo. Quindi se tu sei davvero straordinariamente brava come si dice in
giro, con molta probabilità, riusciremo a essere tutti a casa per le sei del
pomeriggio…-
Parla, sbraita e cammina. Ma come si spegne? Faccio fatica a
stargli dietro, sia in termini di incedere che di parole, che snocciola una
dietro l’altra a una velocità sconvolgente. Se poi ci mettiamo anche il fatto
che sto cercando disperatamente di ricordarmi la strada per essere in grado di
tornare domani dove mi sta portando… inizio già da esaurita il mio primo giorno
di lavoro.
- allora…- sospira quasi stanco aprendo una porta bianca
alla nostra destra. - Ora facciamo un giro, così vedrai dove ci sono tutte le
cose e dove puoi rintracciare le persone che cerchi. Questa è la sartoria- mi
istruisce spalancando la porta.
- ci sono cinque sarte pronte a esaudire i desideri di voi
fotografi da strapazzo e a occuparsi delle collezioni che arrivano qui per Elle, capito? Uhhhhhh! Maria! Tienimi da
parte quella sciarpetta! Per cos’è?- chiede rivolgendosi a una delle cinque
sarte che mi avevano sorriso amichevoli quando avevamo fatto la nostra
comparsa.
- è per il servizio a Cameron Diaz che sta facendo Taylor.
Appena finiscono te la tengo da parte- le risponde la signora piegando la
sciarpa rosa pesca e mettendola da parte su una pila di roba piegata con
altrettanta cura al suo fianco.
- Cameron Diaz? Porca pupilla! Non lavarla che la voglio
così! Adoro Cameron quasi quanto adoro Sailor Moon! Passo a prenderla prima di
andare via stasera!-
Detto questo, chiude la porta alle nostre spalle e subito
s’infila in un’altra prendendo fiato per l’ennesimo spiegone.
- questa invece è la sala make-up. Puoi scegliere chi vuoi
tra i vari make-up artist e loro saranno ben felici di gironzolarti attorno sul
set per sistemare l’oca del giorno davanti all’obbiettivo. Dio santissimo,
perché non ci è ancora capitato quello strafigo di Brad Pitt sui nostri set? Mi
accontento anche di Matt Damon o anche di James Franco! Va beh…-
Anche stavolta, tempo di buttare un’occhiata rapida rapida
dentro la stanza che già la richiude per continuare a tirare dritto lungo il
corridoio indicando con movimenti molli delle mani quelli che credo di aver
capito siano i camerini dei modelli e una piccola cucina per lo stuff.
- Maicol, cosa devo fare per il servizio ad Emma Watson?-
chiede la voce disperata di un ragazzo che incrociamo nel corridoio.
- ma secondo te? Chiama il suo agente e cerca di capire
quanto vuole. E vedi di farcela avere ad un prezzo conveniente, non come
l’altra volta che per Daniel Radcliffe ci hai fatto spendere duemila dollari
per cinquanta scatti del piffero! Lui e il suo Equus delle mie All star!-
- l’ho già fatto, ma vuole più di mille altrimenti non se ne
fa niente- si giustifica il poveretto sull’orlo di una crisi di pianto.
- e tu digli che può andare a farsi fottere, allora!- abbaia
Maicol al ragazzo che ormai, tremante e terrorizzato, si è schiacciato contro la
parete. Incredibile quanta dose di carogna questo scricciolo di uomo riesca a
contenere.
- vedi Alessia come vanno le cose qui? Dai un minuto di
tregua alla gente o dalle qualcosa di tuo da fare e sei finito. Io penso che ognuno
di noi abbia una certa percentuale di cacca da mandare giù nella sua vita. Io
devo averne a vagonate, se mi ritrovo a dover lavorare con idioti patentati di
questo calibro. Evidentemente nelle mie vite precedenti ho fatto l’errore di
nascere maschilista e questa è la punizione divina- sospira stanco varcando
sempre molto teatralmente, in pieno stile super star, due porte a vetro che
danno su un salone immenso.
- questo è il tuo studio. Quello dell’altro fotografo, Taylor,
è quello di fianco- dice alle mie spalle la voce di Maicol.
Svegliatemi, è un sogno.
Non è assolutamente possibile che questa sala gigantesca,
piena zeppa di persone che vanno avanti e indietro ad allestire set, montare
pannelli di luce e teli bianchi di sfondo, sia il mio studio.
Ovunque grandi tavoli luminosi sono ingombri di bozzetti,
lenti ottiche, pennarelli, flash e obbiettivi smontati e quello seduto su una
sedia vicino al set vicino alle grandi vetrate che danno sulla strada non è Ben
Barnes che si sta facendo passare la cipria sul naso, aspettando probabilmente…
me?
È tutto esattamente come lo avevo sempre sognato e anche di
più. Molto di più. Mi sembra di vivere in una favola.
Ero talmente sulle nuvole che non mi sono nemmeno resa conto
del fatto che tra le mie mani non sentivo più il peso dei manici della mia
borsa.
- se vogliamo finire prima di sera, cara, sarà il caso che
ci diamo una mossa- mi incita Maicol spingendomi proprio verso il set di Ben
Barnes.
Non ho percezione di quello che mi circonda. O meglio, ce
l’ho ma è come una di quelle realtà troppo colorate per essere vere, dove tutto
sembra acquerellato, dove tutto sembra bello e magico.
Mi trovo davanti ad un cavalletto con un banco ottico
montato sopra e anche quello sembra quasi finto.
Alzo le dita per sfiorare i contorni della macchina
fotografica, studiandone il nero opaco della scatola e quello più lucido delle
pieghe dell’obbiettivo. I fili argentati sui contorni, la consistenza dei tasti
di regolazione, leggermente più ruvidi per via della gomma usata per
l’antiscivolo…
Alzo gli occhi e un telo grigio gigantesco si trova davanti
a me e al mio fianco un sacco di fari e pannelli bianchi di luce fanno bella
mostra di sé.
Metto entrambe le mani sulla macchina fotografica e guardo
nel mirino, piena di timore reverenziale per il gioiello della tecnologia che
ho davanti.
La so usare. È il mio lavoro. Finalmente è il mio lavoro.
Con il pollice provo lo zoom, regolo l'intensità, ma non mi
convince. Riprovo ancora ma non mi sento comoda con il cavalletto e il banco
ottico.
- Mi portate una reflex, per favore. E anche un obbiettivo.
Un 20 mm dovrebbe andare bene - chiedo iniziando a smontare il fermo del
cavalletto che avevo di fronte a me per farmi spazio.
- Taylor aveva chiesto il banco ottico, Alessia- mi ricorda
Maicol con l’aria esasperata e quasi incazzata che aveva con il ragazzo di poco
fa.
Non so cosa mi sia preso, ma i miei occhi hanno mandato
tutta una scarica di lampi nella sua direzione che probabilmente ci avrei
potuto incenerire l’intera foresta amazzonica.
Forse per il fatto di esser stata colta nel vivo, forse
perché non avevo la minima intenzione di farmi mettere i piedi in testa da
quell’elfo molleggiante che è il mio assistente. Odio essere così. Mi odio da
sola quando mi comporto così, ma se non volevo passare il tempo a farmi
schiacciare dovevo assolutamente ristabilire le gerarchie. Essere donna non è
sinonimo di incapacità! Questo è il mio mestiere e decido io come muovermi.
- si da il caso che Taylor non abbia più questo set, Maicol.
E se io dico che mi serve una reflex, intendo una reflex. Non una compatta, non
un banco, ma una reflex. E non voglio perdere tempo a discutere. Questo è il
mio studio? Bene. Allora decido io come andranno le cose qui. Tu fa il tuo
lavoro e io farò il mio e andremo d’accordo, intesi? Ora posso avere una
reflex?- le chiedo con una calma innaturale ma glaciale. Ho usato il tono di
chi non ammette repliche.
Mi è dispiaciuto essere così scortese, in fondo sembra un
tipo simpatico anche se parecchio esagitato, ma visto come teneva tutti in riga
non dovevo assolutamente permettere che mi prendesse per una dei tanti idioti
che vengono assunti senza conoscere nemmeno le basi del mestiere. Io ero il
fotografo e lui l’assistente. Meglio chiarire il concetto.
Se mi aspettavo lampi di odio allo stato puro da lui,
dovetti ricredermi perchè i suoi occhi non hanno reagito come mi aspettavo. Anziché
rimandarmi indietro tutta la scarica di lampi che gli avevo lanciato io, si
illuminano di una luce strana e un sorriso di compiacimento compare sul volto
del ragazzo che ho davanti.
- una reflex e un 20mm qui!- grida la voce di Maicol
alla sala, prima di tornare a sorridermi e dire - finalmente ci hanno mandato
qualcuno che conosce il mestiere!-
Lo guardo leggermente sbigottita prima di legarmi i capelli
in una coda alta e afferrare la macchina fotografica che una signorina mi sta
porgendo.
- Caspita! Sei una dura- commenta qualcuno alle mie spalle
mentre sono intenta a montare l’obbiettivo sulla macchina fotografica.
Come mi giro vado a sbattere contro due occhi neri
profondissimi. Talmente neri che non riesco a vedere nemmeno la pupilla. Io ho
già visto occhi così…ma non sono i miei
occhi neri.
- è il mio primo giorno di lavoro. Se non faccio capire che
non sono una completa cretina non mi daranno mai retta e nessuno mi prenderà
mai sul serio- rispondo a Ben Barnes scostandomi la frangia dagli occhi con un
piccolo movimento scattoso della testa.
- capisco. Beh, piacere. Io sono Ben- continua tendendomi
una mano.
Lo guardo un attimo perplessa. Poi afferro che la buona
educazione era stata sotterrata dalla mia concentrazione e che quella mano tesa
mi stava solo ricordando di disseppellirla.
- Alessia- mi presento stringendo la mano che mi porgeva.
- ci conosciamo? Io… sono convinto di averti già visto da
qualche parte- mi chiede curioso prendendo posto sul telo dello sfondo.
- se hai sfogliato qualche giornale di gossip, di recente,
l’hai vista senz’altro- commenta Maicol alle mie spalle. Mi giro a fulminarlo
con lo sguardo per l’ennesima volta in cinque minuti e me lo ritrovo a
rispondermi con la faccia più innocente di questo mondo. Da neoconoscenti ad
amiconi in meno di un secondo. Però, il mondo è zeppo di strani soggetti!
- che c’è? è vero!- si giustifica facendo spallucce con le
braccia incrociate al petto.
- leggi le riviste di gossip?- gli chiedo divertita mentre
inizio a regolare la messa a fuoco per gli scatti a Ben. Meglio amiconi che
rivali, questo è certo.
- sono il mio pane quotidiano, Ale. Posso chiamarti Ale?-
- ma non eri tu quello che non sopportava i nomignoli?-
- si, ma stavo solo giocando a fare lo stronzo. In realtà
sono un’oca patentata. Mi piace lo shopping, vado matto per Pimpi e per casa
giro con le pantofole muccate- snocciola in fretta, come per sottolineare
quanto si possa capire di lui da questi dettagli. E in effetti si capisce
abbastanza.
- comunque dicevi? Maicol, giusto? Dov’è che avrei dovuto
vederla?- ci interrompe Ben mentre io ormai ho iniziato a scattare muovendomi
attorno a lui, abbassandomi e alzandomi a seconda delle angolazioni.
- su qualsiasi giornale spazzatura che ammorba con la sua
presenza le locandine dei giornalai. Ma se vuoi qualcosa di più attendibile…
anche un sacco di riviste serie hanno una sua foto in copertina- spiega Maicol
quasi sbuffando, come se stesse parlando di ovvietà.
- sei forse una modella?- mi chiede Ben quando mi fermo alla
sua altezza per un primo piano.
- lo sono stata, tanto tempo fa, ma dubito che Maicol si
stia riferendo a quelle foto- rispondo senza dare eccessivo peso alle mie parole,
troppo concentrata sul mio lavoro.
- no, infatti- sospira Maicol controllandosi le unghie.
- e… dunque? Perché dovrebbe stare sulla copertina di un
giornale di gossip?- incalza Ben allargando le braccia per incitare Maicol a
parlare.
- uff… è tutta la settimana che i paparazzi non fanno altro
che starle alle costole. È la ragazza di Robert Pattinson! Ma dove vivi?-
trilla Maicol spazientito.
Grazie Maicol per avermi ricordato la vita d’inferno che
ultimamente io e Rob stiamo facendo.
Per tornare a casa dovevamo fare le gimcane per le strade
più sperdute di New York solo per evitare che i paparazzi scandalistici
piantassero le tende sotto il mio portone; la nostra parola d’ordine era “occhiali da sole” sempre e comunque e
fermarsi in un bar a bere qualcosa era una specie di missione suicida. Persino
fare la spesa era un incubo. Mannaggia a me e a quella mattina che sono andata
a trovarlo sul set. A lui e a quando non si è preoccupato di baciarmi di fronte
a un intero plotone di esecuzione!
Negli ultimi cinque giorni ero diventata la maestra
indiscussa del travestimento. Che poi tutti conoscessero la mia faccia ma
nessuno sapesse il mio nome, beh è l’unico punto di vantaggio che mi resta.
- oh… allora… immagino di dover smettere di provarci con te -
Che?
Alzo gli occhi da dietro il mirino della fotocamera e mi
trovo a sbattere contro i suoi occhi nerissimi e leggermente divertiti. I
capelli lunghi neri che gli accarezzano le tempie mi ricordano altri capelli,
ma anche loro, non sono i miei
capelli neri. Persino qualcosa nei suoi modi di fare mi porta indietro nel
tempo, ma non appartengono a lui.
Per un secondo tutte queste somiglianze fisiche con Matt mi
mandano in confusione, ma è solo una sensazione momentanea, perché il sorriso
di Robert torna prepotente davanti ai miei occhi assieme ai suoi occhi azzurri.
- direi proprio di si- commento piatta tornando dietro al
mirino.
- un vero peccato - mi risponde in un sussurro Ben.
Questo qui ora lo uccido! Ma un lanciarazzi incorporato
nella macchina fotografica non potevano darlo in dotazione? No! La Nikon si
diverte a darti i laccetti per appenderti la macchina al collo, davvero utile!
Avessero un po’ d’inventiva…
Non per lamentarmi, ma è forse una tentazione diabolica
questa? Mettermi davanti un ragazzo che assomiglia molto al mio angelo per
incoraggiarmi a riflettere su Rob?
Beh, arriva tardi perché io ho già riflettuto su Rob! E ora
sono stufa di pensare. Sto bene con lui e non manderò tutto all’aria per due
occhi neri che non sono nemmeno una pallida imitazione di quelli che desidero.
Mi sbrigo a finire gli scatti, in modo da liberare sia lui che
me da quella situazione imbarazzante che si era venuta a creare, e appena si
allontana per cambiarsi tiro un sospiro di sollievo, già dimentica del piccolo
siparietto di avance, ma molto soddisfatta del mio lavoro.
- suppongo che ci vedremo sabato sera alla serata di
beneficenza, allora- mi dice Ben stingendomi la mano prima di congedarsi,
una volta tornato nei suoi abiti.
- come scusa?- Ma di
che sta parlando?
- la serata di sabato… Robert non te ne ha parlato? È stato
invitato anche lui, se non vado errato- mi chiarisce con un sorriso furbo.
- oh, si! quella serata…deve avermelo detto, ma sicuramente
me lo sono dimenticato- rispondo in fretta. Probabilmente è andata davvero
così. Lui me l’ha detto ma io ero troppo occupata a pensare a come vestirmi
oggi, oppure se n’è dimenticato anche lui visto che quando siamo insieme
abbiamo ben altre occupazioni da adempiere.
- allora ci sarai?- chiede nascondendo le mani in tasca come se mi stesse facendo un invito . Ha un sorriso speranzoso stampato in faccia. Non
sono così presuntuosa da pretendere di aver ragione ma lo sguardo cacciatore lo
so riconoscere!
- Ben… sono fidanzata, te lo devo ricordare?- rispondo
piccata evitando la risposta. È insistente il ragazzo!
- giusto… scusami. Allora…grazie di tutto e…- dice
imbarazzato, chinando la testa e iniziando a studiarsi le scarpe.
- grazie può bastare- lo fermo con un sorriso.
- ok, beh… ci vediamo - mi saluta in fretta, praticamente teletrasportandosi
fuori dal mio studio.
- perché tu sei qui da nemmeno due ore e hai già
accalappiato un uomo mentre a me non mi si fila nessuno?- chiede Maicol con
aria trasognata alle mie spalle.
- ti cedo volentieri il mio posto- rispondo sbrigativa andando
a uno dei tavoli luminosi. Mi sentivo già a casa mia, forse perché mi ero
immaginata tutto così talmente bene nei miei sogni che mi era praticamente
impossibile non sentirmi a casa.
- oh, si… lo accetterei volentieri se il tuo Robert fosse
compreso nel prezzo- mi risponde lasciandosi cadere su uno sgabello e
appoggiando entrambi i gomiti sul banco.
- quello mi spiace ma lo tengo tutto per me- gli rispondo
sorridendo di quella sua piccola confessione.
- va beh, va beh… mi accontenterò di Ben Barnes. Andrai vero
a quella serata di beneficenza? Già ti vedo in un fantastico vestito rosso,
molto femme fatale, contesa tra quei due fustacchioni che se le daranno di
santa ragione per un tuo ballo. Oh! Sarebbe terribilmente romantico!-
squittisce giungendo le mani sotto il mento e sfoderando tutte le luci che
aveva a disposizione nei suoi occhioni sognanti.
- veramente io…- inizio senza poter continuare perché il mio
cellulare prende a squillare in borsa.
- scusami un momento Maicol – mi congedo pescando il telefono
dalla mia borsa e allontanandomi verso le vetrate dello studio.
- pronto?- rispondo quando sono certa di essere da sola.
- ciao tesoro, che fai?- dice la voce di Rob leggermente
arrochita dalla trasmissione.
- lavoro?-
- beh, penso a te
sarebbe stata una buona risposta alternativa-
- ma se lo sai già che penso a te, cosa te lo dico a fare?-
- mi piace sentirmelo dire, senti…hai un minuto?-
- si, perché?-
- mi ha chiamato Jake e… dobbiamo ritardare di un giorno la
partenza per Los Angeles-
- si, d’accordo, ma è successo qualcosa?-
- niente di che, devo partecipare a un galà di beneficenza-
- a si, lo sapevo- Quindi non è che me l’aveva detto e io
non l’avevo ascoltato. Non lo sapeva nemmeno lui, quindi il piccolo sospetto
che inconsciamente mi è venuto che lui non volesse portarmici… è solo frutto
della mia mente malata. Non si cura di baciarmi per strada davanti a una marea
di paparazzi, figuriamoci se si farebbe mai qualche scrupolo a tenermi nascosta
durante un evento mondano.
- e come facevi a saperlo?- chiede con un tono di voce di
una nota più alta per la sorpresa.
- me l’ha detto Ben… Ben Barnes-
- a si?-
- si! ho appena finito il suo photoshoot- rispondo entusiasta
realizzando che ho appena firmato il servizio fotografico di una star. La prima
dopo Robert. Il mio primo incarico come fotografo!!!
- ah… e come mai parlate dei miei impegni?-
- è una lunga storia. Appena arrivo a casa te la racconto- tanto
non ho nulla da nascondere quindi…
- ok, allora quello che volevo chiederti è se ti andrebbe di
venirci con me. Sarà una serata sicuramente infinita e noiosa ma ci terrei
tanto-
- questo significa che…è una specie di…-. Un nodo gigantesco
prende possesso della mia gola, impedendomi di deglutire saliva che comunque
non emetto da quando ho fatto l’associazione serata di
beneficenza-tappeto.
- presentazione ufficiale?- completa lui per me.
- si…quella-
- si e no, tesoro. Nessun tappeto rosso da calpestare,
tranquilla-
- ok…-. Deo gratias! Un problema in meno. La mia emotività è
appesa ad un filo ultimamente.
- ti divertirai, vedrai!-
- ma se hai appena detto che sono delle serate lunghe e
noiose!-
- si ma hanno anche il loro lato divertente. Tipo i
finanziatori che si ubriacano per la disperazione sono uno spettacolo che non è
assolutamente consigliabile perdersi-
- oh si, ho sempre sognato osservare gli effetti della
sbornia su dei vecchi panciuti-
- e lo so. Tesoro devo chiudere. Jake mi sta chiamando per
andare a rispondere a tutta una sfilza di domande una più pallosa dell’altra-
- ok, am…tesoro- lo stavo chiamando amore? no, no, no… non è assolutamente possibile.
- ci vediamo stasera a casa. Ah, Ale?-
- si?-
- tu arriverai sicuramente a casa prima di me, devo passare
a prenderti qualcosa?-
- no, credo di no-
- va beh, va beh. Se riesco passo a prendere il gelato che
ieri sera l’ho finito. Un bacio-
- tanti baci-
- tantissimi-
Chiudo la chiamata e mi viene da sorridere stupidamente al
telefono.
Una serata di gala con Rob. Rob che mi chiede se deve
passare a fare la spesa prima di rincasare. Passi da gigante davvero a livello
di coppia i nostri. Forse stiamo correndo un po’ troppo ma… forse è solo una
mia impressione. Abbiamo vissuto insieme fin da subito, anche se come amici.
Già allora mi chiedeva se doveva andare a fare la spesa o se doveva attaccare la
lavatrice. Le nostre tempistiche sono state sballate fin dall’inizio.
Per il resto della mattina controllo bozzetti e taglio foto
di lavori già svolti dal mio collega fotografo mentre ripianifico con Maicol i
nostri impegni.
Concentro tutti i lavori in cui c’è bisogno di me in questa
settimana in cui Rob resterà a New York. Mi ha fatto promettere che sarei
andata con lui a Los Angeles per la settimana di ferragosto, e se volevo
mantenere la mia promessa dovevo concentrare tutto il lavoro in questa settimana.
Mentre lavoravo, Maicol mi raccontava di sé e di vari
pettegolezzi dello studio. Chi stava con chi, chi era andato a letto con chi
tradendo chi, chi cercava di accoltellarmi nel sonno per avere il mio posto…
cose così. Ovviamente non ha tralasciato di fare continui riferimenti a Ben, la
cui visita nei nostri studi doveva averlo mandato molto su di giri. Ma io ero
troppo occupata a pensare a quanto mi piacesse la mia bolla di felicità per
dargli ascolto.
Il mio nuovo lavoro, un fidanzato che adoro…sono felice.
Almeno… credo.
Ale, Maicol, Ben
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Capitolo 33 *** capitolo 33 ***
capitolo 33
Passate le feste …il prossimo avvenimento sarà capodanno e
poi…gli esami :( che tristezza. Bel modo di cominciare l’anno davvero. Ma siamo
positivi. Andranno bene e questo sarà un anno felice.
Spero che come me abbiate passato buone feste :) e che
almeno voi non siate alle prese con problemi come lo smaltire tutto il ripieno
che mamme, zie, nonne eccetera hanno infilato nelle nostre bocche scambiandoci
spesso e volentieri per dei tacchini da mettere nel forno. Tutto buonissimo,
per carità, ma…ora direi che ho accumulato scorte per almeno un anno!
Ricevuto tanti regali? Io vi dirò… sì, ne ho ricevuti e uno
in particolare mi ha fatto vacillare un po’ nel continuo di questa storia. Si,
perché mi è stata regalata una nuova biografia del nostro Rob e leggendola… in
molti punti mi è sembrato di non averlo reso come avrei voluto. Per un attimo
mi è venuto in mente di rivedere il suo personaggio nella mia storia ma… è nata
così. Però mi sono ripromessa di essere ancora più fedele a lui nei capitoli
che restano, e ho iniziato da questo. In molti punti ho usato frasi dette da
lui, situazioni da lui descritte nelle interviste raccolte in quel libro.
Certamente non posso sapere se il vero Rob farebbe mai quello che gli ho fatto
fare oggi ma… visto e considerato com’è nella mia storia… ho pensato potesse
essere interessante fargli vivere un sentimento potente come la gelosia e la
possessività. È cresciuto, è innamorato… Ale l’ha reso più sicuro… spero
proprio che vi piaccia.
Ricordo ancora il blog di Agathe per consigli sulle ff più
belle da leggere e il gruppo di facebook per noi scrittori, e ovviamente anche
il mio di blog per avvisi e teaser. Tra parentesi, per chi mi avesse chiesto
del destino di “the Saint Katrine” li ho dato delucidazioni in merito proprio
pochi giorni fa.
Ringrazio i 105 preferiti, i 70 seguiti e le 18 nomination come autore preferito. Grazieeeeeeeee!!!!!
Recensioni:
Sophie88: sono sopravvissuta all’ingozzamento natalizio
anche se ovviamente con qualcosa di non proprio gradito quanto gli agnolotti di
mamma. La ciccia mi si è incollata addosso e non ne vuol capire di espatriare!
Allora… un po’ di romanticismo nella telefonata? Non era proprio possibile
Soph! Dovresti ormai aver capito che Ale e Rob non sono proprio una coppia
pucciosa, ed essendo partiti prima dalla convivenza… beh… risulta più facile
avere un’intesa “attempata”…poi sai che Ale prende molto da me e… al telefono
non riesco a essere molto romantica :P
Ecco qui il galà e … nulla spero piaccia perché l’ho scritto
tra un pistacchio e l’altro mentre i miei si lanciavano le carte dei torroncini
quindi… boh!
però tu hai dato il tuo personale e utilissimo contributo nella lite, quindi ti dedico anche questo chap! :P
Lazzari: si direi che anche io vorrei tanto un risveglio
così! spero tanto che l’anno nuovo mi porti tanti di questi risvegli! Maicol…
non lo so, io non guardo Gf, o cmq non tanto… Maicol l’ho conosciuto tramite
mai dire Gf e mi ha fatto morire dal ridere! Ora guardo gf solo quando c’è lui…
e quando ho dovuto pensare ad un assistente per Ale… ho pensato subito a lui!
Grazie mille per i complimenti!!!!
Cicci12: ciau! Si davvero vorrei fare la scrittrice ma… mi
piace tanto fantasticare, ma il mio futuro per paradosso è una cosa su cui
tengo bene i piedi per terra. Tutto quello che scrivo… lo faccio per me e a
livello puramente amatoriale. Però non nego che sia un mio sogno. Credo che nel
momento in cui uno scrive solo con l’obbiettivo della pubblicazione non
scriverà mai nulla di buono, quindi … bo si vedrà.
Sono felice del fatto che la new entry di Maicol ti sia
piaciuta! E anche il modo di Ale di prendere in mano la situazione. :) ora
vedremo come andrà.
Sei nell’anima 2009: entusiasmo allo stato puro eh?? :)
bello!!!! Ben non ho resistito a metterlo anche se purtroppo gli ho dovuto
affibbiare la parte dello stronzo, come vedrai in questo capitolo. Ale si, ha
un culo senza fine! Tutti sti fighi, tutta sta fortuna… beh… è il suo momento
fortunato.
Ti dirò il tuo piano killer mi preoccupa un po’, ma… capisco
perfettamente i motivi di questo insano gesto!:P
Eccoti Ben, sperando che in questa versione Dorian Gray ti
possa piacere.
Pooh!!!!: pooh!!!! sei sopravvissuta alle feste???? Cioè sei
sopravvissuta a Rob nudo in modo da poter partecipare alle feste??XDXDXDXDXDXD
Daresti un pugno a Barnes??? Allora sto capitolo ti piacerà
moltissimo!:P nella mia ff sono amici ma… vedrai :P
Per la refelx… lasciamo perdere… io sto facendo foto ad ogni
cosa!!!! mannaggia ad Ale!!!!
Sono contenta che il gruppo vada bene! È stata una grande
idea!
Grazie mille per i complimenti, sei carinissima come sempre!
Cricri88: mbare!!!! Passato un buon natale??? Io ho preso
almeno una tonnellata e inizio ad avere seri dubbi sull’entrata nel mio vestito
per capodanno ma… chissene.
Allora, sapevo che Barnes non avrebbe incontrato le tue
simpatie :P io lo trovo carino ma non ho idea del suo carattere quindi… era
perfetto per me per lavorarci su. Anzi… mi sa che mi sono fatta impressionare
un po’ troppo dal suo Dorian Gray in questo chap. Vedrai che ti starà più…"simpatico"…
(per la fine che farà s'intende) in questo chap. Sono contenta che questo capitolo di passaggio ti sia piaciuto
e Maicol… Maicol non ce lo avrei visto in nessun altro modo. Appena ho pensato
ad un assistente per Ale mi è venuto in mente lui! mi spiace solo all’inizio di
averlo fatto un po’… non so come se trattasse Ale con sufficienza, cosa che non
è da lui, ma… ho pensato fosse più adatto al contesto.
Posso solo immaginare il “ti
sento” in sicul version! XDXD e
nn trattengo le risate! Ti ringrazio ancora per il tuo blog e sappi che
quello
che hai scritto non è molto: è moltissimo!!! Ancora
grazieeeee!!!! io intanto continuo la mia campagna pubblicitaria :P
Fruminella89: benvenuta! Sono felice che tu abbia trovato la
mia ff e l’abbia letta. Soprattutto sono felice del fatto che ti sia piaciuta
tanto. se l’hai scoperta grazie al blog poi lo sono ancora di più perché vuol
dire che il giudizio della critica è veramente imparziale (la persona che lo ha aperto è una mia amica)
Rob non può piacere a tutti ma io ho cercato di fare il mio
meglio, cercando di descriverlo come mi immagino possa essere sul serio, cioè
come un insicuro, umile e comunque simpatico ragazzo, che cresce vivendo le
situazioni scoprendo sempre nuovi lati di sé stesso. La cosa che mi fa ancora
più piacere però è Ale. Ale è in realtà la protagonista di un’altra storia che
sto scrivendo e ci sono molto affezionata. Questa storia è un po’ un
esperimento per testare il suo personaggio e vedere se cmq il mio modo di
scrivere possa piacere. Ovviamente in questa storia vive delle situazioni
completamente diverse dalla sua storia originale ma il suo modo di vivere e di
ragionare è sempre lo stesso. Spero di poterla pubblicare un giorno.
Matt invece è una new entry su tutta la linea. So che può
apparire una coincidenza un po’ troppo forzata il suo essere amico di Rob e
ragazzo di Ale… ma… non so se traspare, anche se ho cercato di farlo capire nel
capitolo in cui Ale racconta a Rob della morte di Matt. Centra molto il
destino in questa storia, e il destino a volte è ironico.
L’interpretazione del suo comportamento è esattamente quella
corretta e non ho nulla da aggiungere. Felice anche di passarti tante emozioni
e tanta voglia di leggere con le mie fantasie.
Spero che tu voglia continuare a recensire e a seguirmi.
Enris: ohhh sono felice che a qualcuno piacciano questi
capitoli intermedi in cui tutto prende una sorta di tranquillità e di
equilibrio. Ben è stato molto sfacciato. A me piace esteticamente ma non ho mai
letto niente di lui e non ho idea di come sia, quindi il suo volto si prestava
perfettamente a quello che volevo fosse il suo personaggio, perché non sarei
stata influenzata da nulla.
Sono contenta anche del successo di Maicol :) è troppo
forte! Ci accompagnerà fino alla fine :)
Vannyp1987: grazie grazie grazie!!! Sono felice che ti sia
piaciuto! Per il saint Katrine ho postato delucidazioni sul mio blog, il link
lo trovi sopra. Almeno li mi sono potuta dilungare a spiegare :)
Vero15star: beh sono contenta di essere abbastanza brava per
te da tenerti comunque incollata allo specchio :) vuol dire che non scrivo poi
così male. :) grazie mille per l’appoggio :)
Romina75: allora qui la tua influenza continua anche se Rob
avrà una reazione totalmente diversa dal tuo. Ben è stato utile a far scoprire
la gelosia a Robert e a ribadire ancora una volta quanto Ale sia importante per
lui.
Si esattamente, Ale sta voltando pagina anche se… come ha
detto le fondamenta del suo equilibro vanno riviste. Abbiamo ancora 14 capitoli
e il lieto fine ha ancora un’ombra da sopportare prima di giungere. Grazie
mille per gli auguri tesoro! Spero che tu abbia passato un sereno natale e che
il nuovo anno ti porti tutto giò che desideri!
sorellina mia deb: oooooooo
giubilo! ero impaziente di pubblicare :) più che altro
perchè se tengo questo capitolo sotto mano ancora per un
pò finisce che lo smonto! continuo a riprenderlo in mano,
rivederlo, aggiungere frasi, complessarmi e quant'altro... lo so, sono
un caso patologico almeno quanto Rob su questo punto ma... beh... se
dite che mi viene così bene un motivo ci deve pur essere no???
ci metto dentro le mie paranoie ed è fatta! :P
sono contenta che ti sia piaciuto far parte del capitolo e anche in questo non mancherà una citazione delle tue gesta :P
dai... sublime eccezionale
meraviglioso... ogni volta che rileggo dico "ma porca miseria, le idee
mo mi devono venire che ho già pubblicato????" e va beh...
si lo so che ormai hai preso il vizio di essere l'ultima e
infatti lo sei a pari merito con Chiara :)
oggi leggerai la conv che mi ha
tanto crucciata ieri sera, cioè quella di rob e ben... Ben... io
lo trovo esteticamente carino... non bello ma fascinoso. non so un bel
niente di lui tranne che è amico di Rob e questo era un punto a
favore perchè almeno non ero condizionata da nulla e non avrei
avuto remore sulla parte del cattivo che gli tocca fare. eeeeee va
beh... spero ti piaccia anche questo. un bacio!!!
fallsofarc: luce dei miei occhi!
Cruuuu!!!! ( nuovo soprannome :P) e si... 4 ore...e quasi e mezza
direi! guarda che erano quasi le 5! vorrai dire che alle 4 ore avevamo
iniziato a salutarci!
sapevo che avresti cenato col
panettone e il latte!!!! tranquilla, non devi chiedere venia per il
ritardo anche perchè sappiamo che le feste sono il modo migliore
per mettere a ko gli stomaci e la voglia di fare. tu con il brachetto e
io col bianco siamo due avvinazzate, ma da un lato... meglio. se
fossimo state troppo lucide Rob nudo sul letto non sarebbe
sopravvissuto a lungo temo...almeno... vivo!
il poster... XD si, si... un
riferimento puramente casuale! perchè, tu hai forse il poster a
grandezza naturale di Rob di fianco al letto che appena ti giri ti
ritrovi il suo pacco in faccia??? beh... mettiamola così...
è natale, i pacchi dovrebbero essere una cosa normale :P
sono contenta che ti sia piaciuto
il chap e Maicol... nemmeno io lo conosco poi tanto dato che
praticamente seguo solo le cassate che dice su mai dire gf e
basta...però mi sembrava eccentrico abbastanza.
la telefonata... davvero ti piace?
*______* cioè... bo... la vedevo come niente di così
speciale, ma se tu dici che non le ho reso giustizia... beh. meglio
così almeno ti è rimasto l'effetto sorpresa. sono
già al lavoro per mettere in pratica le idee di cui abbiamo
parlato oggi :) quindi ora ti lascio al nuovo capitolo e sadicamente
aggiungo alle 17 pagine word alla tua mole di roba da leggere
hihihihihihi e mi mangio un'altra crostatina! :P
ti voglio benissimo Chia! mi sono
divertita un sacco oggi al tel e il mio segnalibro non è mai
stato più scarabocchiato di così! (ps, le pagine sono
riuscita a finirle! addormentandomi 5 o 6 volte ma le ho finite!)
ps: un benvenuto anche a Dindy!
rispondo qui alla rec lasciata nel primo capitolo :) ma sappi che sono
felicissima di vederti anche qui!
- Ale, tesoro, stai calma!-
- Inciamperò nel vestito, lo so. Perché mi hai imposto
l’abito lungo?!- piagnucola la donna più bella dell’intero pianeta che per
un’insperata serie di circostanze fortunate (per me, è chiaro) è da ben due
settimane la mia ragazza.
- Perché a queste serate si va vestite così. E poi mi pare
che tu abbia già messo un abito lungo una settimana e mezzo fa e non ricordo
che tu abbia fatto incidenti mortali- le rispondo per forse la centesima volta
da quando siamo saliti in macchina.
- Non è vero! Non tentare di liquidarmi con questa risposta
così generica, tanto non mi freghi! Posso tirarti fuori una lista infinita di
nomi di attrici che si sono presentate in minigonna persino per raccogliere
fondi per la ristrutturazione di chiese, quindi l’abito lungo non è poi così
necessario. Secondo punto, importantissimo, da tenere assolutissimamente
presente, è che una settimana e mezzo fa era solo il matrimonio di Beck. Non rischiavo
di esser presa per il culo in diretta mondiale!-
Ha ragione suo padre: doveva fare l’avvocato. Ma lei vuole
fare la fotografa… Un vero peccato dato che la favella per arrampicarsi sugli
specchi non le manca.
- Non sarai in diretta mondiale- sbuffo esasperato con una
mano davanti agli occhi. Esaurimento nervoso arrivo! È da un’ora che andiamo
avanti così.
- Si lo so, ma hai capito quello che voglio dire- brontola
lasciandosi pesantemente cadere sullo schienale del sedile a braccia conserte.
- Senti, scusa se
voglio proteggere le tue gambe da sguardi indiscreti. Scusa se ti preferisco leggiadra ed eterea, anziché scosciata e
scollata e scusa tanto se ti dico che
per me sei davvero più che bellissima così. Ti chiedo scusa. Ora la smettiamo con queste scemenze?- sbotto guardandola
negli occhi e osservando la sua bocca che si apre e si chiude senza emettere
suono.
Beato silenzio. Forse ho parlato troppo presto.
- Quindi… tu rischi la mia vita con un vestito lungo e dei
tacchi perché…sei geloso delle mie gambe?-
Questa donna in certi momenti è assolutamente capace di
mandarmi più che in bestia in meno di cinque secondi tanto quanto è capace di
farsi amare in ancora meno tempo.
Ma non capisce? Già che Ben ci abbia provato con lei mi
infastidisce non poco, ed è mio amico. Mi stavo sbranando Kell e Jack quando
continuavano a fare apprezzamenti non proprio discreti, figuriamoci cosa non
avrei fatto agli altri!
Sarà il giocattolino della serata. La ragazza borghese che
fa il suo debutto a palazzo, la notizia della festa. Tutti vorranno parlare con
lei, ballare con lei, mettersi in mostra e atteggiarsi, chi per farla sentire a
disagio per gusto personale, chi per semplice vanità o per gioco e chi per
motivi a cui non voglio nemmeno pensare. È così sbagliato se cerco di
proteggerla come posso?
E poi da come parla sembra che l’abbia fatta infilare in un
abito da monaca mentre è tutto tranne che questo. È assolutamente perfetta ed
elegante, per niente banale ma assolutamente raffinata. E ci tengo a
sottolineare che prima di avere questo attacco di panico salendo in macchina
era entusiasta del suo vestito.
- si, sono geloso, e allora?- le rispondo serio e quasi
scocciato, ammettendo la mia colpa e prendendomene tutta la responsabilità.
In risposta alla mia faccia scocciata, lei scoppia a ridere
e non credo abbia intenzione di smettere tanto presto, cosa che mi fa incazzare
ancora di più e mettere il broncio. Mi volto verso il finestrino e osservo
scorrere via le luci della città, concentrandomi su qualsiasi altra cosa che
non sia lei.
Lo so che il mio è un comportamento infantile, ma lei non ha
la minima idea della fossa dei leoni in cui la sto facendo entrare.
Sinceramente mi fa quasi sentire in colpa, dato che se è
tesa è colpa mia. La sua reazione di fronte all’ignoto è più che giustificata.
È la mia a non esserlo.
Io le ho chiesto di accompagnarmi e lei è venuta per farmi
contento.
Durante tutta la settimana è stata normale, come se andasse
a un galà di beneficenza almeno una volta al mese e la cosa non la preoccupasse
più di tanto. Sicuramente era solo presa dal suo lavoro.
Per partire con me due settimane aveva dovuto concentrare in
una settimana sola gli appuntamenti di due, e la sera, quando tornava a casa,
non aveva nemmeno il tempo di sdraiarsi sul divano che mi crollava addormentata
tra le braccia. Non aveva proprio tempo materiale per rendersi conto della
serata a cui andava incontro.
Stamattina, cioè sto pomeriggio perché ci siamo concessi
tutta una mattinata di sonno e coccole (bei tempi quelli!), ha però realizzato
tutta la catastrofe che si preannunciava e mi ha trascinato in giro per negozi
alla ricerca del vestito perfetto.
Inutile dire che non ne trovava uno che le andasse bene.
Tutto era troppo qualcosa per i suoi
gusti. Finì che mentre sceglieva una camicia nera per me, io presi il vestito
che più mi piaceva dalle stampelle
del negozio e lo pagai prima che lei potesse proferire parola. Tutto pur di
farla finita con quel giro assurdo di shopping inconcludente (fortunatamente
per me, nemmeno troppo griffato altrimenti sarei stato a letto tutta la sera
con la malaria).
Per fortuna, almeno oggi, sembrava che i paparazzi ci
avessero dato tregua, ma non mi illudo. Sono più che certo che si siano presi
la giornata per affilare le armi per questa sera.
Mi viene da sorridere pensando a un fotografo che lucida la
sua macchina fotografica e la mette in sesto come farebbe un tiratore scelto
con il suo fucile di precisione la sera prima del grande delitto. In effetti,
mi sento molto Jhon Kennedy ogni volta che scendo dall’auto per una prima o per
partecipare a qualche evento. Prima o poi arriverà sicuramente qualcuno che mi
ucciderà perché non ne può più di sentir parlare di me. E non gli potrei dare
torto, dato che anche io mi annoio di me stesso.
Mi spiace solo di aver trascinato Alessia in questo girone
infernale che sono le pubbliche relazioni. Puro egoismo il mio, non ho problemi
ad ammetterlo.
Un po’ perché averla vicina mi rassicura. Io e il pubblico
durante le passeggiate sul tappeto rosso non abbiamo un così bel rapporto come
potrebbe sembrare. L’attacco di panico mi prende ogni singola volta, tanto che
quando mi rivedo nelle brevi interviste che concedo mi sembro uno che si è
fatto di anfetamine prima di buttarsi nella mischia. Sentire la presa sicura
delle sue dita attorno alla mia mano, mi rilasserebbe sicuramente.
L’altro po’, però, è forse ancora più egoistico da parte
mia. La voglio nella mia vita in ogni modo possibile, e tutto questo fa parte
della mia vita.
Mi piace l’idea di tenerla per mano e rivendicarla come mia davanti al mondo intero. Mi fa
proprio impazzire, e per questo non ho resistito alla tentazione, nonostante
fossi più che consapevole dell’attenzione mediatica l’avrebbe letteralmente
investita.
Non prendetelo come un desiderio di egocentrismo. Non lo
faccio perché voglio che si parli di me, anzi. Se la smettessero di farlo mi
farebbero un grandissimo favore. Resto sempre e comunque un complessato
cronico.
Lo faccio perché…non lo so, non lo so spiegare… forse
l’amore mi sta portando alla pazzia, ma mi piace l’idea di condividere ogni
cosa che mi riguardi con lei. Mi piace cercare di farle capire in ogni modo
possibile e con ogni mezzo che ho a disposizione cosa sia lei per me.
Ed è per questo che sono così geloso. Nella mia vita non mi
sono mai sentito adeguato in nessunissima occasione, sempre come se mi mancasse
qualcosa, sempre come se non facessi mai abbastanza, sempre…ordinario e
assolutamente poco interessante. Poi arriva lei e riempie la mia vita,
diventando il centro esatto del mio universo, facendomi sentire sempre
importante, sempre al posto giusto…
Se mai me la dovessero portare via, se mai lei trovasse
qualcun altro che sia più di me… impazzirei. Per questo sono geloso. Ho una
paura fottuta che me la portino via.
Complessato, nevrotico e geloso. Un tris vincente, non c’è
che dire.
Quindi il mio di adesso è un comportamento più che
infantile. È senz’ombra di dubbio colpa mia se lei questa sera sarà il
bersaglio preferito di un esercito di snobboni, dovrebbe essere lei ad essere
incazzata con me, non il contrario.
Forse questa di invitarla stasera è stata la peggiore delle
idee che mi sia mai venuta in mente.
- sei arrabbiato?- chiede cauta appoggiando una mano sul mio
avambraccio.
- si e no…- soffio accarezzandone distrattamente il dorso
liscio.
- perché si?- mi chiede ancora appoggiando anche la guancia
sulla mia spalla, movimento che fa sì che i suoi capelli, elegantemente
annodati alla base del collo, mi solletichino la pelle del viso.
- perché… forse non avrei dovuto chiederti di venire…-
confesso. La sento trattenere il respiro. Probabilmente non si aspettava questa
risposta, ma quasi sicuramente le ha dato una motivazione sbagliata.
- non fraintendere, tesoro. Non intendo dire che non mi
faccia piacere il fatto che tu sia qui, solo che…-
- …che?-
- … che non ti sto proteggendo. Diciamo che se di
professione avessi fatto il gladiatore correresti meno rischi- concludo con uno
sbuffo nervoso.
- Rob, ti dimentichi una cosa- mi risponde gentile
stringendo la presa attorno al mio braccio.
- cosa?-
- se ti riferisci ai fotografi… io so benissimo a cosa vado
in contro -
E già. C’era quel piccolo particolare che lei stessa era
stata una paparazza. Troppo spesso tendevo a dimenticarmelo. Fossero solo loro
a preoccuparmi…
- forse hai ragione- soffio più per tranquillizzarla che non
perché lo pensassi davvero. Restava comunque la preoccupazione per i miei
colleghi.
Intendiamoci, non che tutti siano dei montati snob che si
divertono a manipolare la gente, per carità. Alcuni sono davvero delle
bravissime persone, solo che… è davvero facile invaghirsi di una ragazza come
Alessia. A parte la bellezza, diciamocelo, per chi non la conosce come la
conosco io, che sono più che consapevole del fatto che possiede qualità molto
più serie e importanti che fanno sì che la si ami incondizionatamente, la cosa
che più attrae in lei è un’altra: l’indifferenza.
Non nel senso di distacco, assolutamente no. Nel senso che…
sarà perché per via del suo lavoro è abituata a vedere attori e attrici e
quindi la cosa non la esalta particolarmente…ma…per un personaggio
famoso…trovare un po’ di tranquillità, una conversazione normale, priva di
gridolini o ultrasuoni, di foto e autografi… è come trovare la terra promessa.
È questo che colpisce in lei, che ha colpito me, che ha
colpito Kellan e Jackson e persino Ashley…
- a parte il mio incidente con il vestito, che è una
certezza matematica, vedrai che andrà tutto bene- soffia sulla mia guancia,
lasciandomi un tenero bacio a fior di labbra.
Non mi basta. Allungo una mano sul suo collo e la porto a
baciare le mie di labbra. In questo momento ho bisogno di sentire concretamente
che solo io posso averla, che solo io posso baciarla in quel modo, che solo io
posso sentire le sue mani stringere la mia vita tirandomi a sé. Ho bisogno di
sentire che sia mia.
- wow… emmm…- cerca di articolare quando, ormai con il
fiatone, mi allontano dalle sue labbra morbide e succose.
- avevo bisogno di…-
cerco di spiegarle, ma il tossicchiare dell’autista mi interrompe.
- mi scusi, signor Pattinson. Siamo arrivati-
Immediatamente i miei occhi corrono a quelli di Alessia che
li sgrana a più non posso appena riesce a tradurre in fatti le parole del
nostro autista.
Macchina ferma, tappeto rosso che si stende per una
quindicina circa di metri fino al muro delle foto con i loghi degli sponsor
disegnati in campo bianco e urla sempre più alte appena fuori dall’auto… me la
faccio sotto anch’io.
Per dieci secondi è il black-out nella mia testa. So già che
quando aprirò questa portiera, i decibel delle urla non faranno altro che
aumentare esponenzialmente, che un mare di striscioni si alzerà rendendo il
tutto ancora più surreale. Come ogni volta mi trovo a pregare che questo senso
di vuoto che pervade la mia testa duri il più a lungo possibile. Non devo fare
altro che smettere di pensare e restare in piedi di fronte alla folla. Sopporto
meglio le urla delle fan e i flash dei fotografi.
Questa è la mia vita. La gente mi conosce e mi insegue per
la strada, fa di tutto per scoprire in quale hotel io alloggi, e alcuni mi
chiedono di morderli o di toccarmi i capelli. È una realtà che ho imparato ad
accettare ma… è sempre dannatamente difficile uscire fuori dalla macchina.
Come ogni volta, lotto con la seducente tentazione di
scavalcare i sedili, piazzarmi al posto passeggero di fianco all’autista e
allungare il piede per schiacciarlo sul suo sopra l’acceleratore per scappare a
tutta birra in un posto lontano, ma la mano del mio amore legata alla mia tra
le nostre gambe che si sfiorano mi da quel poco di lucidità mentale per
rendermi conto che questa serata è per lei.
- andrà tutto bene- ci diciamo entrambi rafforzando la presa
sulle nostre mani.
Qualcuno là fuori per me apre la portiera dal mio lato, e il
tappeto che mi si stende davanti sembra ancora più rosso del solito.
- avevi detto niente tappeto rosso…- rantola Alessia con una
mano sulla gola e lo sguardo terrorizzato.
- se ti avessi detto che ce n’era uno saresti venuta?-
- no -
- ecco, appunto -
Tra tutto quello di cui si dovrebbe preoccupare, lei si
fissa sul colore del tappeto. Piccolo, dolce e ingenuo amore mio.
Sto per poggiare un piede a terra su quel tappeto, ma non
prima di sollevare la sua mano e baciarne il palmo.
- sei bellissima, tesoro mio- mormoro contro la sua pelle. E
lo è davvero. È bella da mozzare il fiato. L’abito blu, i suoi capelli corvini
raccolti, le labbra rosee, il trucco leggero che evidenzia i suoi grandi occhi
da cerbiatta…
Mi costa dannatamente dovermi trattenere così tanto con le
parole. Più di una volta in questi giorni avrei voluto dirle che l’amo e
all’ultimo mi sono sempre morso la lingua per trattenermi. Non è ancora pronta
per reggere queste parole, è ancora troppo presto. Però in questo momento mi
costa davvero tanto non farglielo sapere.
Sfuggo alla tentazione, uscendo completamente fuori
dall’auto, e lasciando che le urla e i flash mi investano con il loro colpo più
forte, sperando che poi venga risparmiato a lei.
Per una manciata di secondi resto completamente disorientato
dai lampi dei flash, ma la mano che mi lega ad Ale riesce a darmi ancora la
percezione delle cose.
L’aiuto ad uscire dall’auto e quasi mi esplode il cuore
quando osservo il tacco del suo sandalo appoggiarsi sulla moquette rossa del
tappeto.
Alta e sinuosa, fasciata di seta blu, mi si affianca timida
e impacciata, ma impossibilmente sexy allo stesso tempo. È sesso e dolcezza
allo stato puro.
Un groppo alla gola mi assale e gli occhi non riescono
assolutamente a staccarsi da lei. Pensavo che avesse già toccato le vette più
alte della bellezza quando l’ho vista camminare nella notte sul bagnasciuga, e
l’ho pensato di nuovo tutte le volte che osservavo il suo viso stravolto dal
piacere, e ancora quando la rimiravo addormentata con i capelli davanti al
viso… ma stasera… stasera è un’altra bellezza ancora. Il mio angolo di paradiso
in terra. Sono qui, assolutamente tramortito da lei, attratto all’ennesima
potenza e totalmente assuefatto dal suo profumo, davanti a una folla immensa e
non me ne frega niente.
Un lampo di luce improvviso mi riporta alla realtà. Se
speravo di risparmiarle flash, mi sbagliavo di grosso, ma almeno per le urla
ero riuscito a fare qualcosa.
La mia mano destra trova subito spazio sulla sua vita
sottile e quasi mi sembra impossibile sentirne il contatto.
- Rooob! Chi è?-
- il suo nome! dicci il suo nome!-
- Rooob! È la tua fidanzata?-
- Rob, di qua!-
Grida di questo tipo impazzano tutte attorno a noi. Tra le
luci riesco a scorgere qualche striscione, tra cui uno fa ridere sia me che
Ale, che sempre più timida tiene il viso basso e si stringe a me. “Ho sedici
anni e non ho mai baciato nessuno. Vuoi essere il primo?” e un altro che dice
“quando Dio ha creato Robert Pattinson voleva proprio strafare”. Esagerati.
Mi avvicino a una transenna per firmare qualche autografo e
lei, accanto a me, segue i miei passi.
- come ti chiami?- chiedo a una ragazzina bionda che non la
smetteva più di sorridere.
- Susan- mi risponde emozionata.
Sempre cingendo il fianco di Alessia, afferro la penna che
Susan mi porge e lascio la mia firma sulla mia faccia in quella che dovrebbe
essere una copia del libro del backstage di Twilight.
- puoi firmarmelo anche tu?- chiede Susan porgendo la penna
ad Ale.
Mi guarda smarrita, quasi spaventata. Non posso che
rispondere divertito e incoraggiante.
- coraggio, firma- la incito.
- ma io…-
- è solo una firma, tesoro-
Tremante allunga la mano verso il pennarello nero e lascia
una firma un po’ tremolante sotto la mia.
- è stato così terribile?- le chiedo in un sussurro
all’orecchio mentre restituisce la penna alla ragazzina.
- terribile no…imbarazzante si- mi risponde in un risolino
nervoso.
- Rooob! Il mio bacio!- urla una voce che si solleva sulle
altre poco distante da noi. Quasi dimenticavo la richiesta dello striscione.
Vorrei tanto fiondarmi dentro l’hotel e farla finita ma è il mio lavoro. Questa
è la parte un po’ meno bella ma… mi devo tenere anche questa. Sono tornato il
Pattinson della gente ora anche se con la sostanziale differenza della dea che
fluttua al mio fianco.
Ci avviciniamo alla proprietaria di cotanta arditezza e
chiedo anche a lei come si chiami.
- Amber- risponde perdendo all’istante tutta la sua
spavalderia.
- Amber… vuoi davvero un bacio?- le chiedo sperando con
tutto il cuore che mi dica di no.
- veramente… volevo solo un pretesto per parlarti, Robert-
risponde lei diventando di un colore molto simile a quello del tappeto e
facendomi sorridere.
- oh, beh… Amber… ti esaudirei più che volentieri ma… la mia
ragazza qui non sarebbe poi così felice. Spero ti possa bastare un autografo-
le rispondo prendendo già un pennarello rosso da una fan vicina e lasciando la
mia sigla sul suo cartellone.
- di piuttosto che avevi paura di Deborah. Se l’avessi
baciata e lei lo fosse venuto a sapere saresti stato un uomo morto- mi sussurra
Ale all’orecchio, facendomi scoppiare a ridere. In effetti anche questo era un
buon motivo anche se il principale è che trovo le richieste di baci tanto
assurde quanto quelle di morsi e di toccatine ai miei capelli.
Firmo ancora qualche autografo e attendo Alessia che mi imita
sotto richiesta dei miei fan.
Non mi aspettavo tanto appoggio, devo ammetterlo. È
incoraggiante sapere che sia stata accettata e non passata per le armi. Per un
attimo posso giurare di aver avuto la tentazione di farle indossare un giubbino
antiproiettili sotto al vestito.
Sopportiamo stoicamente qualche minuto di foto davanti al
muro degli sponsor per poi dirigerci nella hall del Plaza Hotel.
La cena di beneficenza dell’Unicef, in genere, si tiene a
Los Angeles in dicembre, ma quest’anno hanno deciso di raddoppiare l’evento e
tenerne l’anticipo qui a New York nelle sale di un hotel che si affaccia su
Central Park. Formalità vuole che ci andassimo in macchina, ma se Jake mi
avesse permesso di dare il mio contributo per salvare il pianeta
dall’inquinamento, avremmo anche potuto andare a piedi, visto quanto vicino a
casa ci troviamo.
Come la fama che tutto il mondo riconosce a questo albergo
di lusso, allo stesso modo la sala dedicata al ricevimento mi pare immensa e
lussuosissima.
Luci blu danzano e si rincorrono sull’immenso soffitto
bianco e sulle fastose greche dorate che uniscono il soffitto alle pareti. Un
gigantesco lampadario di gocce di cristallo pende su circa una cinquantina di
tavoli rotondi coperti da tovaglie blu notte, già finemente apparecchiati.
Questa è una di quelle cose a cui non mi abituerò mai. Ogni
volta, ogni singola volta in cui mi trovo a entrare in una di queste sale ho
sempre l’impressione di essere nel posto sbagliato. È tutto troppo principesco,
troppo lussuoso, troppo opulento per uno come me. È tutto splendido ma… alla
faccia della serata di beneficenza.
Sembra che l’assegno che tutti gli invitati hanno staccato
per potersi sedere a un tavolo e godere della musica se ne sia andato tutto per
pagare questa cena. Ripeto, alla faccia della beneficenza.
Però, se questa volta serve a vedere il viso di Ale stupito,
affascinato e sognante come ora… che mi invitino a mille altre serate come
queste.
- salve gente!-
- Jack! E tu che cazzo ci fai qui?-
La sorpresa spesso mi fa essere scurrile, è un mio difetto.
Ma porca miseria, mi voleva forse uccidere?
- noto con piacere che sei contento di vedermi. Non essere
mai troppo entusiasta, mi raccomando- mi rimprovera il mio amico mentre saluta
con due baci sulle guance la mia ragazza.
- dai non rompere, sai quello che voglio dire. Non dovevi
andare a Seattle con Kell?- gli chiedo iniziando a guardarmi intorno. Un sacco
di gente già affolla la sala e in piedi, ancora sulla scala, noto con piacere
che non è poi così tanta come mi aspettavo.
- si ma… ho avuto da fare…- mi risponde imbarazzato.
- che dovevi fare?- gli chiede Ale. Ormai sti due sono
diventati pappa e ciccia. Evidentemente sghignazzare alle mie spalle mentre
vengo torturato ai matrimoni ha il potente effetto di far alleare le persone.
- emmm…- inizia imbarazzatissimo, cosa molto strana e
sospetta per uno come lui.
- ciao ragazzi!- trilla la voce di Ashley alle mie spalle.
Splendida nel suo abito rosso, mi getta le braccia al collo e mi saluta, anche
lei con due baci trattenendosi dallo scompigliarmi i capelli come fa di solito.
Ho tutta un’opera di gel in testa che mi è costata un’ora
davanti allo specchio. Fosse stato per me ne avrei fatto volentieri a meno, ma
Ale mi ha minacciato con l’astinenza se non ci avessi almeno tentato. Cosa non
si fa per un po’ di sano amore con la propria donna?!
Beh, il tentativo è comunque rimasto solo un tentativo,
visto che il mio tic di passarmi le mani nei capelli ogni tre minuti ha mandato
in fallimento tutti i miei sforzi non appena siamo saliti in macchina. Quindi
diciamo che Ash si è solo trattenuta dal non peggiorare la situazione.
- ciao Ale, come stai?- le chiede gentile salutando allo
stesso modo anche lei, sempre adorabile.
- benissimo, grazie. Tu?-
- non c’è male. Jack, amore, forse è il caso che andiamo a
sederci. Peter non ne potrà più di stare da solo a tenerci il posto- articola
svelta trascinando Jack giù dalle scale.
Ho capito bene? L’ha chiamato amore?
- amore?- soffio all’orecchio di Jack mentre lo seguo nella
discesa tenendo per mano Alessia.
- te l’ho detto che ho avuto da fare- mi risponde in un
bisbiglio, senza che Ashley se ne accorgesse.
Come minimo dopo mi avrebbe dovuto dare un paio di
spiegazioni. Ma lei non usciva con Chace Crawford?
Lascio momentaneamente perdere e li seguo, stringendo la
vita di Ale mentre camminiamo sul pavimento di marmo chiaro della pista da
ballo in direzione del nostro tavolo.
- stai bene?- le soffio sul collo prima di lasciarle un
bacio leggero. Mi beo del suo profumo fruttato, amplificato dall’acqua alla
violetta che ha usato stasera.
- si… è tutto ok- mi risponde con un sorriso rispondendo al
mio bacio con uno a fior di labbra. Bacio che subito si intensifica, portandomi
a stringerla in maniera forse un po’ troppo appassionata per il contesto.
- Rob, piantala di sbaciucchiare questa bellezza e
presentamela che qui sto facendo la muffa-
Peter. Chi altri se non lui? Ci si può immaginare un esordio
diverso dal soggetto che si è messo a imitare Beyonce con il costume di scena
da medico addosso? In effetti si è contenuto, avrebbe benissimo potuto fare di
peggio.
Peter Facinelli, grandissimo attore e fantastico padre di
famiglia, nonché assurdo e divertentissimo personaggio. Ci sono solo due parole
con cui descriverlo: un mito.
Su tutta la linea. È un mito. Le stronzate che non si
inventa sul set…
- Peter, questa è Alessia, la mia ragazza. Ale, lui è Peter,
alias il dottor Carlisle Cullen - li presento mentre si stringono la mano.
- non c’è che dire, Rob. È davvero bellissima- risponde lui
galante, sfoderando uno dei suoi sorrisi più seducenti. Ne sorrido anch’io
anche perché lui è proprio l’ultima delle persone che potrebbe mai puntare ad
assediare Ale, e se adesso le sta accompagnando la sedia mentre prende posto,
so bene che è solo per cavalleria.
Lo so, sono paranoico. Non ho la presunzione di affermare
che la mia ragazza debba piacere per forza a tutti e che quindi tutti me la
vogliano portare via, ma si sa… ogni uomo vede la sua donna come la più bella
tra tutte le altre, almeno per me è così… perdonate quindi tutte le mie seghe
mentali, tanto ormai ci avete fatto l’abitudine, no? insomma, una più una meno…
- allora Pete…che fine ha fatto Jennie?- gli chiedo
prendendo posto tra lui e Ale. Come ormai da tradizione Jack si è seduto alla
sua sinistra e Ash subito di fianco a lui. Ancora tre posti risultavano liberi
al nostro tavolo.
- oh credo sia in qualche bagno a chiamare la tata. Fiona ha
la febbre ed è leggermente in apprensione- risponde sbrigativo già studiando il
menu sul nostro tavolo. Avevamo partecipato a talmente tante cene di
beneficenza da sapere abbastanza bene com’era l’andazzo. Prima ti ubriacavi e
prima saresti uscito incolume da queste serate. Vino e cibo erano delle ottime
alternative alla lucidità mentale.
- e… quanti altisonanti nomi figurano accanto al nostro in
tabellone?- chiedo ancora.
Tipico nostro quello di non considerarci parte del giro
della “Hollywood bene”, ma al livello degli sfigati da mettere al tavolo in
fondo alla sala, magari vicino alle cucine. L’ultimo anello della catena
alimentare dell’industria cinematografica.
- allora, questa sera abbiamo…Renee Zellwegher, Colin Firth…
Nicole Kidman e per finire i coniugi Cruise. Se Nicole e Katie non si prendono
per i capelli stasera non lo faranno mai più nella loro vita. Ci fosse stata
anche Penelope avrei organizzato un’asta di biglietti su twitter per lo scontro ma, ahimè,
dovremmo accontentarci- elenca posando il menù semiaperto vicino ai suoi
bicchieri.
- e basta?- chiedo sorpreso.
Siamo così pochi stasera? Va beh che il galà vero e proprio
è quello di dicembre ma mi aspettavo un po’ più di gente. Tutto sommato mi è
andata bene, dato che ero già pronto a trovarmi Alessia assediata su ogni
fronte. Per fortuna avevamo un uomo sposato con tanto di ex moglie a completare
il quadretto familiare, e Colin Firth, notoriamente un vero e proprio lord
inglese. Forse la serata non sarebbe stata un totale disastro, ero solo stato
troppo paranoico come mio solito.
- se però dobbiamo iniziare a considerare anche Ben uno
della Hollywood kingdom…- inizia Peter. A già… Ben.
- già… ora che sta recitando con Colin, possiamo ancora
considerarlo membro a pieno titolo della classe media?- continua Jack scorrendo
l’elenco dei vini.
- se sbattete fuori me dal gruppo, allora anche Rob ne deve
uscire. Ha recitato con Pierce Brosnan di recente o sbaglio?- replica il
diretto interessato alle mie spalle.
- Colin e Pierce sono su due piani totalmente diversi, Ben.
Mi spiace. Dopo la prima sarai fuori- gli risponde con aria tragica Jack
alzandosi a salutarlo.
Domanda da cento milioni di dollari: come mi dovrei
comportare io?
Sono stato talmente pressante quel lunedì sera che mi sono
fatto ripetere da Ale per filo e per segno tutta la conversazione che avevano
avuto, e sono comunque fierissimo di come lei lo abbia rimesso al suo posto
assieme al suo assistente che fosse per me meriterebbe una statua.
In più lui è mio amico, quindi… ma si… faccio l’indifferente
che è meglio. Meglio evitare risse per delle avance nemmeno troppo esagerate
che non sono state accettate. Si, ma se ci prova un’altra volta lo concio
talmente male che nemmeno per fare il mimo andrà più bene.
Mi alzo anche io a salutarlo e Peter con me.
- mi avete ancora tenuto un posto qui con voi o devo
emigrare?- chiede mentre mi da una pacca sulla spalla.
- bah… ce ne sono giusto due, Dorian - lo canzono prima di
risedermi, notando con piacere che anche lui è accompagnato da una signorina
bionda anche se decisamente meno impacciata di Ale. Non ho la più pallida idea
di chi sia, ma certamente una modella o un’attrice che spera di sfondare.
- Alessia…- la chiama scorgendola seduta.
- Ben…- lo saluta lei con un sorriso gentile tendendogli la
mano.
- sei davvero incantevole stasera…- continua Ben chinandosi
a farle il baciamano. Il solito spaccone. Calmo Rob, calmo… ha una compagna.
Non ci proverebbe mai con lei davanti a te e alla sua accompagnatrice. Non è un
pazzo suicida.
- voi due vi conoscete?- chiede Ashley, riemergendo dal
mondo del cellulare.
- si…ho realizzato il suo photoshoot l’altro giorno- spiega Ale
tornando a sedersi composta sulla sedia.
- ah! Mi sembrava che Jack mi avesse detto che avessi
cambiato lavoro. Raccontami un po’- la incita Ashley mentre scala sulla sedia
di Jack che prende il suo posto lasciando spazio alle due di chiacchierarsela.
Presto anche la moglie di Peter, Jennie, ci raggiunge
informando il marito della salute della loro ultimogenita.
Per conto mio, io ascolto distratto i discorsi al tavolo e
tengo d’occhio Ben. Guarda un po’ troppo nella direzione di Ale, per i miei
gusti. Nemmeno quando appoggiai un gomito sullo schienale della sua sedia per
giocare con i ciuffi disordinati dei suoi capelli che sfuggivano al nodo smise
di fissarla. Non aveva capito il concetto di proprietà privata nemmeno quando
lei aveva avvicinato le nostre sedie per starmi più vicina, né quando ogni
tanto prendeva un sorso di vino dal mio bicchiere perché, come al solito, ero
riuscito a scegliere meglio di lei quale vino farmi versare.
La cosa mi innervosiva non poco, ma il fatto che Ale
partecipasse alla conversazione radiosa e spensierata mi rilassava. Quando Ben
le rivolgeva la parola rispondeva gentile senza mai escludere nessuno dalla
conversazione e non si soffermava mai troppo a lungo a rispondere al suo
sguardo.
Rideva, parlava, gesticolava… era magica. Tutti quanti
pendevano dalle sue labbra quando raccontava degli aneddoti dei suoi tempi
passati da paparazza, e rideva con noi quando Peter se ne usciva fuori con una
delle sue scemenze.
La sua allegria era talmente contagiosa che non riuscivo a tenere
lo sguardo truce che mi ero imposto nei confronti di Ben. In effetti era
davvero impossibile non rimanere incantati da lei, persino io che ce l’avevo
attorno tutti i giorni mi trovavo a osservarla a bocca aperta chiedendomi una
volta di più cos’avessi mai fatto di tanto buono nella mia vita per meritarla.
…Dire che è fantastica
è riduttivo, dire che non ce ne sono come lei è la pura verità. È pura. Non
conosce falsità, non riesce a mascherarsi con un finto sorriso quando non ne ha
voglia, è spontanea in ogni cosa che fa, in ogni parola che dice. Tra i due
penso sia più vero dire che sia lei l’angelo e non io…
L’aveva detto Matt. E io non posso far altro che trovarmi
d’accordo. È un angelo.
La serata scorre serena e senza troppi scatti d’ira da parte
mia. Accetto di buon grado uno scambio di coppie quando Ashley mi chiede di
farla ballare e Jack insiste per un giro di pista con Ale, anche se, come da
copione, passano più tempo a puntellarsi l’un l’altro scossi dalle risate che
non a danzare.Non faccio una piega nemmeno quando è Peter a chiederle un ballo
e la presento con tranquillità anche agli “hollywoodiani”.
Non che fossimo amici, ma mi erano stati tutti quanti presentati in occasione
della notte degli Oscar e la buona educazione pretende che ci si scambi dei
convenevoli. Loro sono stati molto garbati e simpatici, soprattutto Colin che
ha rivolto qualche domanda ad Ale, ascoltando con interesse le sue risposte.
Sono partiti da “New York” per arrivare a parlare di vecchie parentale radicate
nel centro Italia.
Molta gente mi si presenta e mi stringe la mano,
complimentandosi con me per la mia carriera e scherzando con me sulla mia
rapida ascesa.
Importanti produttori, direttori di testate giornalistiche e
di case discografiche fanno la loro figura nei loro abiti scuri, e tutti
guardano la mia Alessia con curiosità.
Lo so che parte della notizia che suscita è data dal fatto
che la mia storia con Kris è sempre stata avvolta dal mistero e vedermi uscire
allo scoperto per loro è un evento, ma sicuramente parte dell’attenzione è
merito suo. Timida e sorridente, ringrazia per i complimenti e stringe mani una
dietro l’altra, sempre con cordialità e gentilezza, alla faccia degli stronzi
che l’avevano definita una specie di arrampicatrice sociale su parecchi giornali.
Intavola conversazioni interessanti, frivole abbastanza per la serata, ma non
troppo civettuole. È certamente più brava di me a gestire questi
incontri…diplomatici (manco stessi parlando di un ambasciatore ONU!).
- signor Brandon!- saluta sorridente il suo capo, unica
faccia a lei nota, emerso dalla folla mentre stavamo per considerare seriamente
l’ipotesi di concederci un ballo.
- signorina Chianti, che piacere!- la saluta questo, vestito
di un elegante smoking nero e un bicchiere di brandy a completare l’aria
fascinosa.
- signor Pattinson- mi saluta, stringendomi la mano.
- signor Brandon…- rispondo con un sorriso.
- Allora… come si trova a lavorare per noi?- chiede gentile
ad Ale.
- molto bene, grazie. Lo studio è fantastico e Maicol è
veramente un angelo di assistente- gli risponde lei entusiasta.
- Ale, tesoro, vado a prendere qualcosa da bere. Hai
preferenze?- le chiedo per lasciarla un po’ tranquilla a chiacchierare con
qualcuno che finalmente conosce.
- no, Rob, scegli tu. Qualsiasi cosa va bene- risponde con
un sorriso, prima di tornare a parlare con il signor Brandon.
Mi dirigo verso il bar e ci trovo Jack, intento a
sorseggiare del whiskey, seduto a uno sgabello alto, ormai senza cravatta e con
il primo bottone della camicia aperto.
- ehi- mi saluta.
- una birra e un daiquiri, per favore- chiedo al barista
prima di prendere posto accanto a lui. Ne ho abbastanza di vino e spumante.
Sono un buzzurro, lo so, ma la birra è la birra. Quando poi è una Tennent’s
super…
- allora Jackino? Mi devi dire qualcosa?- lo esorto
iniziando a sorseggiare bibita. Ale è a portata d’occhio in caso necessitasse
di un salvataggio immediato. Pure apprensivo, oltre che paranoico. Per favore,
rinchiudetemi prima che possa diventare un pericolo per la società!
- che dire…? Una sera le ho chiesto di uscire come al
solito, lei ha accettato ed è successo- risponde sbrigativo osservando Ashley
che ballava con Peter una danza improvvisata e senza ombra di equivoco stupida.
Tipico di Peter coinvolgere povere creature innocenti in siparietti che anche
individuali sarebbero senz’altro graziosi.
- Non mi avevi mai detto che ti piacesse Ash - osservo
continuando a sorseggiare liquido ambrato e frizzantino.
- non ne avevo idea, lo giuro. È successo così. Un minuto
prima ero seduto al tavolo davanti a una pizza ai funghi a chiederle perché
fosse finita con Chace con l’interessamento di un amico, e quello dopo mi trovo
eccitato come un mandrillo ad osservare la sua bocca. Quando finalmente mi decido a baciarla, lei
mi chiede come mai ci avessi messo tanto tempo e ora… eccoci qua. Monogamo
anch’io- risponde prima di prendere una lunga sorsata di whiskey. - e tu? come
vanno le cose?- mi chiede dandomi una leggera spinta di gomito, giusto per
incitarmi a parlare.
- tutto bene- rispondo tornando a osservare la mia dea. Sarò
forse un po’ malato, anzi lo sono di certo, ma mi piace osservarla così da
lontano, mentre inconsapevole del mio sguardo continua a parlare ed affascinare
chiunque le si trovi davanti.
- ti prego dimmi che hai sollevato il maestoso obelisco
della fertilità e l’hai piazzato nel tempio, altrimenti ti disconosco-
- più di una volta, Jack. Ho consacrato un sacco di templi,
se proprio lo vuoi sapere- rispondo come in trance, gli occhi incollati a lei.
- meno male. Dopo che siete spariti al matrimonio, se non
avessi concluso avrei iniziato a pensare che stessi cambiando sponda, amico-
- Jack, guardala. Si potrebbe mai anche solo ipotizzare di
sprecare tutto quel ben di Dio?-
- effettivamente no-
- ecco, appunto-
- signori!- interviene la voce di Ben da qualche parte alla
sinistra di Jack. - di che si parla qui?-
- oh di templi, consacrazioni, sponde varie e quant’altro-
risponde Jack a Ben che si era unito al nostro “discorsi da uomini moment”.
- allora, Ben, chi è la bionda?- chiede Jack sempre con lo
sguardo puntato sulla sala, in particolare su Ashley e Alessia che si erano ritrovate a
parlare al nostro tavolo assieme alla moglie di Peter e alla compagna di Ben.
- un’amica che mi ha fatto la cortesia di accompagnarmi-
risponde generico dopo aver ordinato anche lui una birra al barman.
- di accompagnarti e basta o di accompagnarti e dilettarti?-
insiste Jack.
- la seconda credo. Si…decisamente la seconda- ammette Ben
prendendo a sorseggiare la sua bevanda e disponendosi come noi a osservare il
nostro tavolo.
- ah ecco. Però potresti darle lo stesso un po’ di
considerazione, non trovi?- vomito fuori, fingendomi distratto, come se non
avessi colto l’occhiata famelica che ha lanciato in direzione della mia
ragazza.
- forse, ma non è che abbia una conversazione chissà quanto
brillante. È piuttosto noiosa, per la verità- mi risponde distratto continuando
a fissare la mia donna.
- Mugolii, squittii, ultrasuoni non
meglio traducibili e risatine da civetta con frequenti crisi
d’isteria. Mooooooolto interessante, davvero. I miei spermatozoi
si sono suicidati dopo l’ennesima citazione dell’articolo
di Cosmopolitan sui lucidalabbra e non credo siano candidati alla
resurrezione- continua con aria annoiata.
- la prossima volta allora fa che venire da solo e
incontrarla direttamente nella camera dell’albergo, no? le risparmi una figura
di merda, almeno- . Poveraccia, mi ha fatto quasi pena stasera, anche se lui ha indiscutibilmente ragione. Tutto il tempo
a cercare un po’ di attenzioni da parte di Ben e lui non si è preoccupato di
nascondere il fatto che si stava spogliando con gli occhi un’altra donna. La
mia donna, per di più. Mi sbagliavo su
di lui: è veramente un pazzo suicida. Lui per intero e non soltanto i suoi vermicelli riproduttori.
- ha avuto tutta la serata a sua disposizione, Rob. Se non
riesce ad essere nemmeno un minimo interessante, non è mica colpa mia.
L’evidenza dimostra come ci siano donne al mondo che te lo fanno alzare e
diventare di marmo anche mentre parlano del tempo- continua serafico scorrendo
con sguardo lascivo le curve di Alessia.
Ora. Lo. Legno. È chiaro che
mi ha appena chiesto di
ammazzarlo.
Se spera che il frutto tramortito dei suoi lombi mi faccia pena, si
sbaglia di grosso. Non me ne frega un cazzo di quanto i discorsi della
sua bionda gli abbiano scartavetrato i coglioni, non gli permetto di
rianimare il suo pisello sulla mia ragazza!
- non lo metto in dubbio, Ben, ma non ti pare che questi
studi di settore dovresti farli quando sei da solo?-
- perché mai? Se l’occasione mi si presenta quando sono in
compagnia posso forse buttarla via?-
- la galanteria e l’onestà dicono proprio questo-
- ma la galanteria e l’onestà non mi fanno alzare l’uccello,
mio caro Rob -
- ah beh… se la metti così allora…-
Che razza di discorsi del cazzo.
Se speravo di liquidare l’argomento lasciandolo perdere, mi sbagliavo. Ho commesso un gigantesco errore di valutazione.
- quando incontri una creatura che è più eccitante della
ragazza che ti sei portato dietro, perché non guardarla? Se è bella è bella,
indipendentemente dal fatto che io sia accompagnato o meno-
- può essere bella quanto ti pare, ma sei impegnato. Tieni
gli occhi a posto -
- gli occhi sono fatti per guardare Rob, e quello che vedono
è decisamente degno di nota. E poi siamo in un paese libero-
- no, hai capito male. Lascia che ti spieghi meglio: in quel paese vige la dittatura, Ben! -
- potrei anche tentare un colpo di stato. Dio, è una
tentazione che si muove... -
Fingo di non aver sentito. Devo farlo se voglio evitare di
pestarlo a sangue davanti a tutti, e sono a tanto così dal farlo. Aspetterò di esser solo con lui prima di
farlo a brandelli talmente piccoli da poterlo inscatolare e vendere come un puzzle
da un milione di pezzi.
- beato chi sei la scopa, dico solo questo-
Ecco bravo. E fermati pure, dato che quello che se la scopa è qui con un pugno a portata del
tuo naso.
- mi sa che ti stai trasformando in Dorian Gray, caro Ben.
Non è che anche tu tieni un tuo ritratto nascosto in soffitta?- gli chiede Jack
per smorzare i toni. Finalmente ha colto il nocciolo della questione. Grande
Jack, alla buon’ora ti svegli!
- in questo momento, Dio solo sa quanto vorrei averlo- risponde
Ben umettandosi le labbra e lanciando l’ennesimo sguardo affamato in una direzione in cui non avrebbe
mai dovuto lanciarlo.
- ok, Ben. Ora mi hai rotto il cazzo- sbotto sbattendo il
mio bicchiere ancora mezzo pieno sul bancone.
Sono arrivato al capolinea.
- come scusa?-
- ho detto che mi hai rotto il cazzo-
Ho una voglia di prenderlo per il collo della camicia e
sbatterlo al muro che proprio faccio fatica a trattenere. Ho una voglia
pazzesca di fargli passare quel sorrisino strafottente a furia di calci nelle
palle.
- ma di che cazzo parli?- . Ah fa pure lo gnorri lo stronzo?
- del fatto che gradirei molto se la smettessi di fare la
TAC alla mia ragazza, sempre se non ti è di troppo disturbo e già che ci sei,
fossi in te smetterei anche di immaginare di scoparmela. Ti è chiaro ora?- sbotto
avvicinandomi a due centimetri dal suo naso.
- ok, ragazzi, che ne dite se proseguiamo questa amichevole
conversazione fuori? Iniziamo ad attirare pubblico-
- me ne sbatto il cazzo del
pubblico, Jack- sbotto con gli
occhi fuori dalle orbite dalla rabbia. Mi fa proprio incazzare che sto
stronzo
sostenga il mio sguardo con tanta strafottenza. Se non lo abbassa
immediatamente rischia la castrazione, e non sarò così
gentile da concedergli
quella chimica!
Dato che i suoi ormoni si sono suicidati, non sentirà la
mancanza del loro luogo di produzione, e comunque, in ogni caso, non
credo che le sue palle mi staranno a lungo sulla coscienza.
- andiamo fuori… anche tu Ben- ripete Jack trascinandomi da
qualche parte, probabilmente sul balcone che da sul giardino interno
dell’hotel.
L’aria un po’ più fresca della sera mi fa riprendere giusto
un briciolo di lucidità che perdo subito, non appena Ben apre bocca.
- ok, ho guardato la tua preziosa ragazza per tutta la sera
e allora? Dov’è il problema?- mi aizza con un tono che rasenta la canzonatura.
- il problema è che non devi farlo. Un amico non lo fa! Un
amico non si spoglia con gli occhi una donna che non è sua, o almeno ha il buon
gusto di non farlo di fronte al suo ragazzo! Questo è il problema. Tieniti il
cazzo nei pantaloni, Ben, o ti taglio la tua appendice preferita e inizierai ad
essere attratto da ben altre compagnie - ribatto sputando per terra un grumo di
saliva che avevo accumulato per il troppo nervosismo. Mi sento come un leone in
gabbia per via di Jack che mi tiene una mano sul petto per tenermi lontano
dalla faccia di Ben. E dire che fa anche bene, altrimenti non ci sarebbe stato
nessun quadro a salvarlo dal ritocchino che avevo intenzione di fargli in faccia.
Nemmeno un esercito di santi lo avrebbe graziato da un pugno in un occhio.
- non mi sembra di aver fatto niente di male, comunque. Ma
se proprio ci tieni, ti chiedo scusa- dice Ben alzando le mani in segno di resa,
ancora quel falso sorrisino canzonatorio stampato in faccia.
- accetta le scuse e falla finita, Rob. Evitiamo di dar
spettacolo- mi bisbiglia Jack sempre spingendomi lontano da Ben.
- ok, scuse accettate. Ma rifallo
un’altra volta, Ben, e
giuro che ti pesto a sangue, fosse l’ultima cosa che faccio.
Sarai talmente sfigurato che non riuscirai più a trovare la
differenza tra la tua faccia e il tuo culo, ci siamo capiti?- lo
minaccio
cercando di darmi una calmata, mentre si allontana avvicinandosi alla
portafinestra della sale del ricevimento.
- ok, ok! Rilassati, amico. Non vorrai mandare a puttane il resto della
serata?- risponde sempre più strafottente il microcefalo.
- comunque… gran bel culo la tua Alessia, questo concedimi
di dirlo. Metti il suo nome su internet e ti vengono giù trentacinque pagine di
google di foto. Roba da perderci la testa-
Uno di loro ha detto “è
quella strafiga che fa la modella per quella marca… quella che c’ha due tette
che sono un paradiso!”
Avevo così tanta paura
Rob. Sapevo cosa avevano in mente quei due ma non ho avuto la forza di gridare
e chiamare Matt.
Hanno chiesto se gli
facevo un autografo su una foto che uno di loro teneva nel portafogli per
divertirsi… erano disgustosi…
È un attimo e il sangue mi sale agli occhi. La presa di Jack
sulla mia camicia non è un ostacolo sufficiente a trattenermi dall’agguantare
una spalla dello stronzo e girarlo per assestargli un pugno dritto dritto in
faccia.
Probabilmente mi ha colpito anche lui cercando di
difendersi, ma non sento male perché la voglia di fargli sparire quel ghigno
dalla faccia a suon di calci e pugni è molto più forte di qualsiasi dolore. Lo
colpisco ancora ma quando sto per rifarlo una terza volta Jack mi spinge via.
- sei un bastardo, Ben! Un lurido bastardo!- inveisco
cercando di liberarmi dalla presa di Jack.
- basta Rob, basta!- continua a ripetermi cercando di
calmarmi.
- oh, siete qui… vi stavo cercando, io…-
È lei. Ferma in piedi, stupita e silenziosa, fa scorrere i
suoi occhi avanti e indietro su noi tre.
- Rob! Ma che stai facendo?- grida la voce del mio angelo
mentre corre nella mia direzione, rendendo la domanda retorica poiché ha
perfettamente intuito cosa sia accaduto.
- ma che è successo qui?- chiede appoggiando le mani agli
angoli del mio viso e controllandone la situazione con sguardo critico.
- niente, tesoro. Il tuo ragazzo non accetta la concorrenza-
risponde ancora più strafottente lo stronzetto asciugandosi un rivolo di sangue
con il dorso della mano.
- sparisci Ben o stavolta ti ammazzo sul serio!- Non ti
permetto di chiamarla tesoro nemmeno
per scherzo brutto pezzo di merda!
- Ben, andiamo. Tappati quel cesso di bocca e andiamo via-
interviene Jack, allontanandosi da me per spingere Ben nella sala, lasciandomi
solo con Ale.
Ho il fiato grosso e le mani ancora mi tremano per l’energia
non sfogata. Avrei voluto averlo ancora sotto le mani per scaricare tutta la
rabbia che mi aveva fatto schizzare al cervello.
Non respiro, mi sento soffocare. A tentoni cerco il nodo
della mia cravatta per allentarlo e slacciare i primi due bottoni della mia
camicia. Mi appoggio alla cimasa del balcone per ritrovare aria respirando a
fondo.
Quando ha parlato di foto, quando ha commentato il fisico
della mia Ale… per un attimo ho rivissuto il suo racconto e mi si è gelato il
sangue nelle vene. So benissimo che Ben non aveva le stesse intenzioni di quei
due farabutti, ma l’associazione mi è venuta spontanea.
Due mani piccole e fresche mi cingono per la vita e un dolce
peso si appoggia alla mia schiena, distraendomi e dandomi qualcos’altro su cui
concentrarmi.
- Rob… tesoro…vuoi dirmi cos’è successo?- sussurra lasciando
un piccolo bacio sulla mia spalla.
- mi ha provocato…- rispondo generico. Forse se avessi
tenuto a bada la mia gelosia sarebbe stato meglio.
- capisco…- si limita a dire.
Mi giro nel suo abbraccio e cerco le sue labbra, le mie labbra. Si lascia baciare, si lascia
stringere. Mi bacia, mi stringe… è mia. È la mia donna, l’altra metà di me
stesso.
Come cazzo potevo lasciar perdere? Come potevo lasciare che
la storia si ripetesse? Non solo per lei, ma per me.
Quando ancora non era entrata nella mia vita, prendevo le
distanze dagli sguardi che cadevano su Kristen facendo finta di non vederli. Mi
giravo dall’altra parte e mandavo giù. D'altronde avevamo deciso di comune
accordo di non esporci ai media. Ma non posso far finta di non vedere quando si
posano sulla cosa più preziosa che ho al mondo. Non sono un vigliacco. Sarò anche
un’anima solitaria per la maggior parte del mio tempo, un insicuro, un
paranoico complessato, ma non sono un vigliacco. Soprattutto per lei.
- Rob, hai la faccia piena di sangue!- esclama scostandosi
preoccupata e concentrata su un punto dalle parti del mio sopracciglio destro.
- non preoccuparti, è solo un graffio, davvero. Non mi ha
colpito, ma per difendersi mi ha messo le mani in faccia- cerco di rassicurarla
perdendomi nel verde dei suoi occhi e nello studio attento di quelle pagliuzze
blu cobalto che li attraversano. Starei ore intere a godere di quella
meraviglia che sono i suoi occhi.
- un bel graffio, non c’è che dire. Ti ha portato via un bel
pezzo di pelle. Ti verrà una bella crosta, questo è certo- sentenzia studiando
ancora il mio taglio, scostando in punta di dita i miei capelli dalla ferita. -
se stessi ancora girando, tesoro, ti saresti risparmiato almeno un’ora al
trucco- scherza con un lieve sorriso riferendosi ai tagli finti che avevano
dovuto riprodurre sulla mia faccia per Remember
me trascinando anche me nella sua bassa risata.
- Ale, verresti con me in un posto?- le chiedo. Ho bisogno
di andare via da quel balcone.
Annuisce senza nemmeno pensarci un attimo, evidentemente
anche lei ansiosa di andarsene.
Torniamo dentro mano nella mano, e ringrazio le luci blu e
il buio che praticamente regna sulla sala che mi aiutano a nascondere il sangue
che ho sul viso. Camminando a testa bassa nessuno dovrebbe accorgersene.
Ale si allunga con una mano sul nostro tavolo per recuperare
quello che credo sia un tovagliolo, per togliermi in fretta le tracce dello
scontro dalla faccia. Tampona con rapidità e delicatezza e appena finito
facciamo giusto un cenno veloce di saluto a Peter, a sua moglie e ad Ashley
prima di correre verso l’uscita della sala.
Per fortuna riusciamo a convincere il receptionist a farci
uscire dal retro e a chiamarci un taxi, su cui montiamo in fretta e furia
partendo immediatamente verso l’indirizzo che ho dato al conducente.
Era una cosa che avevo già in mente di fare da un pezzo, e
Jack mi era stato molto utile nella sua realizzazione. Giusto stasera,
approfittando di un minuto di distrazione delle ragazze, mi aveva dato le
chiavi che mi servivano e spiegato che non c’era nessun tipo di problema.
Arriviamo in pochissimo tempo, e, per fortuna, la strada
sembra anche deserta. Un po’ inquietante come cosa effettivamente, uno scenario
in pieno stile Jack lo Squartatore, certo. Ma visto lo stato della mia faccia
direi che l’assenza di qualsiasi forma di vita nel raggio dell’intero vicolo è
una vera benedizione. Tanto, in ogni caso, passerei per la vittima, e non per l’assassino.
- Rob, dove siamo?- mi chiede Ale mentre io cerco la chiave
giusta per aprire la pesante porta metallica nera.
- ora vedrai, è una sorpresa- rispondo inserendo la chiave e
facendola girare nella serratura. È un po’ difettosa nell’apertura, ma dopo una
leggera spallata si apre.
Infilo le mani nella tasca del mio pantalone cercando il
cellulare, in modo da fare un po’ di luce e cercare l’interruttore generale.
- vieni- le sussurro dopo averlo trovato. La prendo per mano
e la trascino nello stretto corridoio ancora alla luce fioca del mio telefono.
Jack mi ha sconsigliato di accendere la luce del corridoio, almeno se non
volevo che la vigilanza notturna venisse a interromperci per chiedere se c’era
qualcuno.
Il cuore mi corre all’impazzata al pensiero di quello che
sto per fare, ma non vedo l’ora di
farlo.
- Rob, cos’è questo posto?- mi chiede ancora Alessia,
avvicinandosi a me nel buio, aggrappandosi con la mano libera alla mia camicia.
- ancora un attimo di pazienza e lo scoprirai, principessa-
- era tanto che non mi chiamavi così- mi fa notare,
sporgendosi a cercare e trovare le mie labbra.
Siamo soli qua dentro, e di questo ne sono sicuro…però non
lo so… Questa situazione è dannatamente eccitante, e per un attimo mi concedo
il lusso di godermela. Appoggiati a un muro, assaporo le sue labbra che portano
ancora il sapore del vino rosso della cena. È inebriante e mescolato assieme al
suo profumo dolce diventa una vera e propria droga per me. Mordo quelle labbra,
le succhio, ne traccio i contorni con la lingua e godo del sapore che hanno. Le
mie labbra.
Le mie mani, ingorde e possessive, scendono dai suoi fianchi
per avventurarsi più in basso sulle sue rotondità, afferrandole saldamente,
facendola sussultare e gemere sulla mia bocca. La mia carne.
Le sue di mani mi invitano ad un contatto più profondo
afferrandomi per la cintura e tirandomi ancora di più verso di lei, facendo
scontrare i nostri bacini e strappandomi un ringhio dalla gola.
Sono vittima della mia gelosia, della mia possessività, del
mio egoismo. La voglio, la voglio, la voglio!
Ma il mazzo di chiavi che quasi mi perfora il palmo della
mano tanto stringo mi ricorda il vero motivo della nostra presenza qui.
Faccio violenza a me stesso staccandomi da lei, ma lo devo
fare.
Cerca di trattenermi a sé, contrariata dal mio distacco, il
mio amore.
- ancora un po’ di pazienza, tesoro. Prima devo mostrarti
una cosa- ansimo sulla sua bocca cercando di ritrovare un po’ del fiato che mi
ha rubato. Cazzo, ma perché l’ho fatto? Cioè… insomma…potevo continuare, poi
fare quello che dovevo fare e dopo… maledetti geni inglesi del cazzo! In queste
situazioni sono solo un impiccio!
- ok…- soffia con il fiato corto.
Con molta fatica ci separiamo e, ritrovata la sua mano, la
guido a destinazione. Allungo una mano per cercare l’interruttore nella stanza
che cercavo e pigio il bottone.
- Rob, ma che ci facciamo qui?- chiede entrando nella cabina
regia della sala di registrazione che ha davanti.
Proprio così, una sala di registrazione. Una vera sala di
registrazione, di quelle dove i cantanti e i musicisti si chiudono per
registrare la loro musica e provano, provano, provano e provano.
- ora vedrai- le rispondo aprendo la prima porta alla mia
sinistra, quella che da sulla sala insonorizzata.
- come hai fatto ad avere le chiavi di questo posto?-
insiste. Si è avvicinata alle console. Ne accarezza lenta e attenta i contorni.
Si guarda attorno curiosa e sorridente.
- Jack suona in un gruppo. Hanno affittato questa sala per
incidere la loro demo e… mi ha gentilmente prestato le chiavi- le rispondo con
aria indifferente raggiungendola e buttando un occhio sulla pulsantiera che ho
davanti.
- perché?- chiede ancora, accarezzando la mia mano che già
scorre rapida e sicura su tutti quei tasti e quei livelli che conosco a
memoria. Ho inciso alcuni miei lavori che sono rimasti solo miei perché non li
ho mai fatti uscire dal mio appartamento e ho dato una mano a Jack in svariate
occasioni. Far funzionare una sala di registrazione, quindi, figura nell’elenco
delle mie scarse doti nel mio curriculum.
- perché anche noi dobbiamo registrare qualcosa- rispondo
inserendo un cd nel carrellino del masterizzatore. Ok… dovremmo esserci. Do
un’ultima occhiata a livelli e accensioni e dovremmo esserci. Anche se per un
pezzo verranno registrate le nostre voci non ha importanza.
Senza attendere che lei chieda ancora una volta perché, la trascino nella sala
insonorizzata e l’accompagno al pianoforte centrale. Avevo chiesto
espressamente a Jack di farmelo avere e nonostante avesse fatto un po’ di
storie, perché secondo lui più di un piano elettrico a tastiera non sarebbe riuscito a procurarmi,
ce l’aveva fatta.
Un perfetto Yamaha nero lucido si erge in tutta la sua
perfezione al centro della stanza. Mi ha sempre affascinato la forma dei
pianoforti, così imponente ma al contempo delicata e sinuosa. Mai fuori luogo.
Alessia si allontana da me, camminandoci intorno,
accarezzandone i tasti senza farli suonare. La osservo ancora una volta
incantato e rapito dalla sua dolcezza e dalla sua sensualità, totalmente
inconsapevole della carica erotica che trasmette anche solo camminando.
Si ferma e mi guarda, in attesa. Silenziosa e bellissima
nella luce fioca che proviene dai vetri rettangolari della cabina di regia. Una
dea.
Mi avvicino alla tastiera e prendo posto sullo sgabello.
Forse dovrei dire qualcosa, o forse…dovrei limitarmi a parlare con la musica
che ho scritto per lei.
Senza nemmeno prendermi il tempo per decidere, le mie mani
attaccano a suonare. Le mie dita accarezzano leggere i tasti suonando la sua
essenza.
Ad ogni nota, ad ogni pausa corrisponde un’espressione del
suo viso, un suo tono di voce, una sua carezza. La suono e ripercorro ad occhi
aperti tutte le immagini di lei che mi hanno ispirato.
Il suo viso imbronciato della prima volta in cui l’ho
incontrata, le sue lacrime, la tristezza di fondo che le leggevo dietro ad ogni
sorriso e ad ogni risata… il suo timore di mostrarsi e la sua paura che io
fossi di qualcun'altra…il sorriso più sereno e rilassato, i suoi i occhi chiusi
nel sonno, i suoi silenzi e tutte le sue parole.
Ci sono tutti i suoi sospiri e i suoi ansiti, tutte le sue
preghiere mute e le sue attenzioni… ci sono tutte le sue risate e tutte le sue
smorfie. Tutto il suo dolore, il suo coraggio, ma anche la sua dolcezza e la
sua tenerezza, la sua forza e la sua sensualità… c’è lei.
Suono e non perdo di vista i suoi occhi che brillano di
tutte le luci che non ci sono in questa stanza ma che sono dentro di lei.
È il mio amore, il mio cuore, la mia passione, il mio desiderio,
la mia ossessione, la mia forza e il mio tormento. È la mia rabbia, la mia
gelosia, la mia forza e il mio sostegno. È la mia vita.
La voglio mia e solo mia perché se se ne andasse tutto
questo se ne andrebbe via con lei e io cesserei di esistere. Quando si tratta
di lei tutte le mie insicurezze, i miei complessi, i miei dubbi e le mie
esitazioni spariscono.
Dovevo innamorarmi per scoprirmi, per sentirmi, per restare
esattamente lo stesso ma al contempo diventare completamente nuovo.
La musica va lenta a
finire, delicata come lei, che in piedi accanto a me osserva le mie dita
scorrere sui tasti bianchi e neri.
Il silenzio ci avvolge. Non parla, non parlo. Si avvicina,
lenta e sinuosa. Ad ogni suo movimento la seta blu del suo abito si piega in una
nuova sfumatura creando un gioco di ombre che amplifica la sensualità del suo
movimento.
Con una mano si solleva un lembo del vestito per aiutarsi ad
allungare una gamba oltre alle mie e sedersi a cavalcioni sulle mie ginocchia,
prigioniera tra me e la tastiera.
- quella…- inizia tracciando con le dita i contorni nel mio
viso, assumendo un’espressione concentrata.
- …sei tu- rispondo appoggiando le mani sui suoi fianchi.
- è bellissima-
- tu sei bellissima-
- e cosa…-
- …significa?-
- …si-
- significa cosa tu sia diventata per me. Questa musica… è
il motivo della mia scazzottata di stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai
tirato fuori da me emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare. Per te
sono sicuro, sono felice, sono geloso, sono impaurito, sono forte, sono… tutto.
Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a tempo indeterminato e incondizionato. Ti
voglio mia e io voglio essere tuo-
Sono sincero. Completamente sincero. Il mio sentimento più
profondo è facilmente intuibile solo che non gli ho dato il suo nome.
- Rob… io…-
- tu cosa?-
- io…-
- tu…?-
- io…-
Quell’io si spegne sulla mia bocca. Occhi negli occhi,
formulare una parola di più di quell’io
e quel tu diventa inutile a fronte
del desiderio che scorre nelle nostre vene. Le nostre labbra si rincorrono
ingorde, si mordono, si assaporano. Le nostre lingue danzano insieme e si
accarezzano con passione. Le sue cosce sui miei fianchi rinsaldano la presa e
le mie mani già vagano sul suo collo alla ricerca della zip dell’abito. La
desidero talmente tanto che se non la faccio mia potrei anche restarci secco
per la prepotenza con cui il mio cuore mi scuote il petto, pompando nelle mie
vene ancora più desiderio, sempre più desiderio.
Abbassando la cerniera del suo abito sfioro la sua pelle e i
suoi brividi la spingono contro il mio petto. Le abbasso le spalline e freme
mentre veloce apre tutti i bottoni della mia camicia.
Scosto il pizzo del suo reggiseno e la mia cravatta
sparisce.
È tutta una danza di simmetria la nostra. Prendiamo l’uno
dall’altro tutto ciò che possiamo offrirci a vicenda. Non avevo mai amato
nessuna donna così completamente, godendo per me delle attenzioni che lei mi
riservava. Sfioravo, baciavo, leccavo. Ma sentivo poco più di un leggero
tepore. Ora sento una scia di fuoco che accompagna ogni mio gesto.
Denuda le mie spalle e con le mani disegna linee che mi
regalano brividi, amplificati dal calore della sua pelle sotto le mie mani. Le
ricopre di baci e di soffi, di morsi che mi regalano brividi intensi.
Adoro i suoi seni, li venero come più mi aggrada e godo con
lei nel sentire una riproduzione del suo piacere che mi regala stringendo le
dita nei miei capelli.
Accarezzo la pelle nuda dei sui fianchi e del suo ventre,
tracciando con un dito il contorno del suo abito diventato solo più un nastro
di tessuto arrotolato sui suoi fianchi.
La voglio in ogni modo possibile. La voglio con le mani, la
voglio con la bocca, la voglio con la pelle… la voglio col cuore.
Asseconda le mie richieste quando con una leggera pressione
sui suoi fianchi la sollevo per farla sedere sulla tastiera del piano,
accompagnando le sue gambe ad appoggiarsi al seggiolino su cui sono seduto.
Una cacofonia di suoni di note si perde per la sala prima di
tornare all’unico celestiale suono dei nostri sospiri. Percorro le sue cosce
nude con una scia di baci che quasi mi bruciano le labbra mentre salgono fino
ad accompagnare nella discesa che le mani hanno intrapreso assieme al piccolo
lembo di stoffa totalmente inutile tra noi.
I suoi occhi seguono la mia opera e quando con le mani
arrivo al suo centro mi privano del loro splendore, chiudendosi con l’unico
suono di un sospiro.
Mi muovo e cerco parti di lei che ancora non conosco. E io
voglio conoscere ogni cosa di lei, voglio averla in ogni senso, figurato e
materiale, immaginario e carnale. La voglio. Si chiude attorno a me ed è un po’
come se mi facesse prigioniero del suo cuore, una prigionia che per me è
praticamente una benedizione. Mi chiama, mi spoglia, mi accarezza, mi eccita e
io… io inizio a non essere più in grado di accontentarmi delle sue carezze.
- Rob…- mi prega tirandomi a sé e dando vita con il suo
movimento ad un’altra serie di note indistinte.
- Rob, amore, ti prego…- ansima quando scivolo in lei.
Non so se questo nomignolo tanto agognato e assolutamente insperato
sia frutto del momento o sia vero, ma non mi importa. Ora l’ha detto e ora
voglio godermelo.
… Lei si sta
innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo ammetterà per
molto tempo. Dovrai essere paziente…
Io aspetterò amore, tutto il tempo che vorrai. Aspetterò.
Allora… mancano ancora 13 capitoli e di cose ne succederanno
ancora molte, quindi… non cantate vittoria e tenete a mente le parole di Matt.
Mi sono presa molte licenze poetiche in questo capitolo ma… Rob cresce con la
storia e quindi non può fare a meno di scoprire nuove versioni di sé che magari
non avrebbe mai detto di possedere.
Gli striscioni che ho inserito Rob li ha ricevuti davvero,
così come è vera la storia della fan che gli ha detto di aver cercato solo un
pretesto per parlargli. Parole sue sono le sensazioni che prova davanti ai
flash dei fotografi. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Per quanto riguarda i riferimenti a Dorian Gray, mi soffermo a spiegare
l'ultima battuta di Ben che fa uscire Robert fuori dai gangheri per
coloro che non hanno letto il libro o non hanno visto il film.
Dorian Gray (Ben Barnes), un
bellissimo ragazzo dall'aria ingenua e un po' svampita, giunge nella
Londra vittoriana perché ha ereditato una fortuna dallo
zio. Viene subito preso sotto l'ala protettrice di lord Henry
Wotton (Colin Firth) che lo instrada alla dissolutezza. Nel frattempo
il pittore omosessuale Basil Hallward (Ben Chaplin) completa il
ritratto del giovane. Alla presentazione del dipinto gli astanti non
possono fare a meno di notarne la bellezza e la perfezione. Watton dice
a Gray che l'opera di Basil è anche meglio del vero Dorian,
perché esso non invecchierà, al contrario del giovane
che, col tempo, esteriormente si rovinerà. Wotton stuzzica
semplicemente Gray chiedendogli se sarebbe disposto a vendere l'anima
al diavolo pur di rimanere per sempre giovane. Dorian Gray prende la
questione sul serio e, esprimendo un desiderio, riesce a rimanere
giovane concentrando l'effetto degli anni sul suo dipinto. Qualsiasi
azione malvagia si riflette solo ed esclusivamente sul quadro che
diventa una sorta di specchio della sua anima oltre che assorbente per
la vecchiaia. Dorian inizia a dedicarsi ai piaceri più sfrenati
e intensi non rimanendo mai intaccato dai suoi errori.
La risposta che Ben da a Jack in riferimento al quadro quindi starebbe
a significare che vorrebbe anche lui un quadro che sopportasse la
carognata di avere fantasie sessuali sulla ragazza di un amico e
desiderare ardentemente porle in essere.
Il film è stupendo e ve lo consiglio, questo è il trailer
Musica per Ale: her.
Ale e Rob, ospiti della serata.
So bene di sorprendervi con questo link, ma... ho deciso ugualmente di
metterlo in questa pagina. Per salvaguardare il raiting arancione di
questa ff, molto spesso, come nel caso di questo capitolo, mi devo
trattenere nel descrivere certe situazioni ed edulcorarle. Nulla
però mi impedisce di scriverle come si deve in separate one-shot
rosse :P
Ecco qui, quindi, il link della one-shot che ho scritto su questa notte di Ale e Rob. the piano's truth
|
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Capitolo 34 *** capitolo 34 ***
capitolo 34
Buon pomeriggio a tutti.
Inizio con lo scusarmi per l’immenso ritardo con cui posto questo
nuovo capitolo. Problemi personali mi hanno portato via ogni voglia di
scrivere ed anche la più misera vena ironica, quindi scusatemi
se questo capitolo non è venuto un granchè. Scusate anche
per il mio ritardo nel leggere i vostri nuovi capitoli e recensirli, ma
davvero mi sono tenuta il più alla larga possibile dal sito.
Questo è un altro dei
capitoli di passaggio, come lo sarà sicuramente anche il
prossimo che non ho la minima idea sul quando lo pubblicherò in
quanto, oltretutto, devo anche preparare un esame davvero importante.
Motivo del ritardo, a parte la mia
situazione emotiva, è anche il fatto che ho pubblicato anche una
one-shot sul capitolo 33. Ho praticamente raccontato cosa accadde
realmente la notte in cui Rob ha portato Ale in una sala di
registrazione, evitando di trattare l’argomento con le pinze,
cosa che mi sono imposta per via del raiting di questa ff. Diciamo che
per me quello che ho scritto non era abbastanza per passare
dall’arancione al rosso, dato che di rosso, a parte appunto quel
capitolo… non so quanto altro ce ne possa mettere. Per chi
ancora non l’avesse letto, la one-shot si chiama The
piano’s truth.
Ricordo come ogni volta che se
volete avere notizie circa questa ff dovete guardare su questo blog, in
quanto non ho l’abitudine di postare avvisi come se fossero
capitoli su questo sito. Se voleste farci un salto, troverete un
piccolo teaser del prossimo capitolo.
Ricordo sempre anche il blog di Agathe per consigli sulle ff migliori del sito, e il gruppo su facebook per gli scrittori.
Recensioni:
dindy80 :Sei sempre estremamente
gentile! :) sono felicissima del fatto che questa ff ti piaccia e ti
coinvolga anche perché ci sto investendo molto in termini sia di
impegno che anche di affetto. Sono molto legata ai miei personaggi, e
credo che anch’io ne sentirò la mancanza quando tutto
sarà finito ma… purtroppo io sono dell’idea che
anche le storie più belle prima o poi debbano avere una
conclusione. Spesso e volentieri tirarle per le lunghe rovina la storia
e finisce per annoiare il lettore. Io stessa quando vedo che una ff che
adoravo inizia a diventare noiosa e irrealistica solo perché chi
scrive vuole compiacere i lettori che chiedono un seguito finisco con
il non leggerla più. Al contrario di quanti fuori da questo sito
pensano, credo che alcune ff non abbiano nulla di diverso da un libro,
come credo pensi anche tu a giudicare da quello che hai scritto, e che
quindi… prima o poi debbano giungere ad un termine. Mi hai
chiesto se ho intenzione di farne un libro… beh… non lo
so, può darsi ma… non lo so. Ovviamente la presenterei
con le dovute modifiche in modo da renderla un’originale
ma… so che nella vita bisogna tentare se si vuole ottenere
qualcosa però… in campo di autostima predico bene e
razzolo molto male, quindi sentirmi dire da un editore che la mia
storia fa schifo… non so se reggerei dato che a me basta leggere
altre ff per trovarmi il morale sotto le scarpe. Finisco sempre per
dire “non sarò mai brava così”.
Anche io appena finisco di leggere
una ff o un libro entro in depressione da sindrome d’abbandono
sai? Abbiamo un qualcosa in comune :P
Un bacione!
Smemo92: Sono felice che il Rob
versione Jalous guy abbia avuto successo!!! In effetti molti si
aspettano che gli inglesi siano abbastanza freddi e passivi da questo
punto di vista ma… non credo sia il caso di Rob. In questi
giorni sto leggendo molte sue biografie ed è inutile dire come
tutte dicano cose spesso molto diverse tra loro. Quella che sto
leggendo ora, addirittura lo dipinge come uno che appena finito Harry
Potter si è dato alla pazza gioia spendendo a dritta e a manca
quindi… non lo so. Non so più che idea farmi su di lui,
fatto sta che cerco di renderlo sempre più simile a come me lo
immagino io.
Riusciranno a resistere?
Beh… non posso anticipare nulla eccetto che… la tua
risposta arriverà fra uno o due capitoli (devo ancora decidere
come tagliare, dipende da quanto riesco a scrivere)
Sei_Nel_Anima 2oo9: Come ho appena
finito di dire a Smemo, ultimamente sto leggendo un sacco di biografie
sul nostro Rob, tutte in contrasto tra loro quindi… il Rob
incandescente è praticamente frutto della mia fantasia. Io,
almeno, alla luce dei cambiamenti che il suo carattere ha subito, come
anche è cambiato il suo modo di rapportarsi all’amore,
fosse naturale la sua reazione.
Ale… Ale si… è
un po’ tonta. Anche se in realtà potrei anche dire di no:
lei sa benissimo che è Rob quello più coinvolto dei due,
ma oltre al fantasma di Matt, la paura di soffrire di nuovo la spaventa
a morte e prima o poi ci dovrà fare i conti. Dovrà
decidere se Rob vale il rischio oppure no.
Per quanto riguarda Dorian…
beh. A parte il fatto che ha fatto le cronache di narnia e dorian gray,
sinceramente non so molto di Ben Barnes, così ho preso in
prestito il suo bel visino e gli ho fatto impersonare l’altra
faccia della medaglia del successo. C’è chi come Rob resta
coi piedi per terra, e chi dopo aver marciato su un tappeto rosso si
crede Dio. Non so se sia il suo caso, ma ci tenevo molto a mettere in
risalto questa possibilità che purtroppo è un rischio
concreto nella vita di un attore sotto le luci della ribalta.
Ale gelosa… la vedrai nel
prossimo capitolo, non disperare. Spero che il taser che ho postato
ieri sera sul blog ti possa dare uno spunto per iniziare a lavorare di
fantasia e immaginare in che genere di gelosia venga invischiata.
Un bacione!
alice_cassedy: Benvenuta!
Sono contenta che anche tu sia entrata nel cerchio delle fan di questa
storia e sono contenta del tuo incespicare nel trovare aggettivi :)
lasciare senza parole è proprio quello che fa piacere a che
scrive.
I capitoli lunghi… :) anche
a me piacciono! Sono sempre minimo sei pagine word, e faccio del mio
meglio per descrivere tutto bene e riempirle di cose sensate.
Se il capitolo prima ti era
piaciuto e vuoi sapere veramente cosa è successo, potresti
leggere la one shot, sempre che ti piacciano i capitoli rossi. Non ti
preoccupare comunque, non sono molto brava in quel raiting, è
stato per lo più frutto di una scommessa quindi… credo si
veda che ho cmq cerato di descrivere il meno possibile.
Il ti amo… a breve promesso,
sperando di essere ancora viva alla fine del capitolo in cui lo
scriverò. Non dico di più altrimenti faccio spoiler!
Spero che tu continui a recensire e anche di non deludere mai le tue aspettative.
CriCri88: Mbare mea, me scusasse si potesse pi la scomparsa, ma nun c’avia testa pi parare. Sugnu viva.
La mia situazione sembra si sia risolta e sicuramente, se ci sarai stasera, resusciterò.
Per restare in tema di capitolo, tu
e la zita lo avete letto insieme, e la telefonata di commento è
stata bellissima! Grazia a voi se ho trovato le palle per scrivere la
rossa.
Rob dovrebbe proprio darsi alla
chirurgia plastica perché è stato davvero un artista nel
rifare la faccia a Barnes! Visto che roba? Ha sfoderato il testosterone
ed è risultato molto seghisi, come dici tu! certo che
però, pure tu, farmelo immaginare da siculo, con la coppola in
testa e la lupara in mano…
Per Ash e Jack… e si, quelle
foto che hanno fatto insieme hanno scatenato la mia fantasia e non
potevo non concedermi una piccola licenza poetica. Sono troppo carini
insieme!!!!
La parte sul pianoforte…
beh, ora sapete anche voi cosa c’era realmente dietro e come
direbbe Chiara, avevo le mie quattordicenni da proteggere!
Anche io sono rimasta davvero
colpita dalla ragazza a cui non piaceva Robert e che ha letto la mia
ff. sicuramente tu sei stata un genio a convincerla con le tue
recensioni! Sappiamo tutti quanti che non sono molto buona nello
scrivere le trame delle mie ff anche perché le invento volta per
volta e non ho quasi mai la storia bene in mente se non dopo qualche
capitolo.
Un bacio bedduzza mea!!!!
Cicci 12: Sbaglio o il capitolo e i personaggi ti sono piaciuti ?:P
A giudicare dalla recensione direi
di si e sono contenta anche del fatto che vi siano piaciuti ash e jack.
Non è sulla scia di twilight che ce li vedrei bene insieme, ad
esempio kellan e nikki non mi piacciono per niente come coppia. A darmi
l’ispirazione sono state le loro foto insieme, proprio tenere e
dolci.
Anche io ormai ogni volta che vedo
un cartellone di intimissimi sorrido pensando alle foto di Ale, e lo
stesso ho fatto quando a natale mi hanno regalato degli orecchini di
Guess e sulla garanzia c’era la sua foto mentre li sponsorizzava.
Finisce che la saluto sempre e ogni tanto penso pure “ beata
te!”
So fuori lo so :P
Un bacio!
lazzari: Anche tu quindi sei
una maniaca delle biografie del pattinson? Anche io!!! anzi più
le leggo più a volte mi rendo conto ti come ho sbagliato alcune
cose che ho scoperto solo dopo però… pazienza. Lo
conoscessi davvero farei di meglio.
Ultimamente poi mi stanno venendo
un po’ di paranoie per questo mio leggere perché pens
sempre che forse non l’ho reso bene, ma poi obbiettivamente mi
rendo conto che ognuno scrive di lui un po’ come gli pare in quei
libri e che quindi la mia non è una così grave mancanza.
Sono felicissima che il capitolo ti
sia piaciuto e che entrambe siamo sulla stessa lunghezza d’onda
nell’immaginarcelo così!
Skitty: Grazie mille dei
complimenti! Sono felice di riuscire a trasportarti li dove si svolge
la scena. È davvero una cosa che mi fa impazzire di
felicità anche perché credo che se un racconto non riesca
a fare questo effetto allora ci sia qualcosa che non vada. Come ho
fatto dire a Rob, le parole possono trasmettere fino ad un certo punto,
e quindi la combinazione che si decide di usare è fondamentale
per trasmettere il più possibile. Essendo solo parole spesso
è un’impresa descrivere bene le cose e spesso cado in
difficoltà, ma continuerò a fare del mio meglio. Promesso.
Enris: Ciao! si devo ammettere che il natale ha contato parecchie vittime qua sul sito, me compresa.
Sono rimasta colpita dalla
riflessione che hai fatto sulla vita dell’attore, perché
io non avrei saputo parlarne meglio. Anche io credo che a lungo andare
sia snervante e che comunque restare se stessi diventi una vera e
propria impresa eroica contro i mostri sacri del cinema. Da un lato
è anche per questo che ho voluto rendere Ben così cinico,
volevo mostrare come si trasformerebbe una persona sotto le luci della
ribalta se si facesse conquistare dalla sensazione di potere che da la
celebrità. Il diventare strafottenti e perdere
l’umiltà. Cmq si… tutte quelle stronzate che hanno
detto tutti quanti sono stati partoriti dalla mia mente malata ormai
senza speranze di cura. Sono anni che provo a curarmi, prendo farmaci
ma nulla. Credo sia un difetto genetico :P. Rob possessivo… beh,
credo sia normale no? se uno è innamorato… insomma. Anche
lui è uno dei protagonisti della storia e non poteva restare
sempre uguale a se stesso. Man mano che cresce scopre nuovi lati di
sé compresa la gelosia :)
Marika_BD: Sono felicissima
che ti siano piaciuti entrambi! E si… Ben… se
l’è proprio andata a cercare! XD
vero15star: Si direi che sei molto
molto violenta. :D ma lo sono anche io tranquilla, niente di anomalo
credo :) Ben non ha ricevuto larghi consensi. Sono curiosa di
sentire cosa dirai di questo capitolo, di una parte in particolare.
winnie poohina: Tesoro mio scusami
se ancora non ho letto il nuovo capitolo e non ho recensito quello
prima. L’anno non poteva iniziare peggio, quindi scusa. Mi
rimetterò in pari quanto prima.
"quando Dio ha creato Robert
Pattinson voleva proprio strafare" è uno degli striscioni che
rob ha ricevuto sul serio. Fa parte del mio piano, inserisci
particolari reali della sua vita :P
Visto che Rob ha seguito il tuo consiglio di fare il culo a Ben?
Sono felicissima anche del fatto
che la rossa ti sia piaciuta :) ero un po’ intimorita da questa
nuova impresa ma.. sono felice di essermi cimentata anche in quel
genere.
Un bacione pooh!
romina75: Cara Romy :) che
dire? Era ora! Era ora che qualcuno si accorgesse di questo piccolo
particolare che stonava! Il Rob troppo perfetto.
non mi hai offeso quando mi hai
criticato la perfezione del trombabilissimo anzi. Hai colto un punto
che comunque avrà il suo daffare per essere palesato nei
prossimi capitoli.
Rob non è perfetto. Rob è imperfetto nella sua perfezione.
Ricordi quello che diceva
all’inizio? ossia che dell’amore lui non ha capito nulla?
Ecco. Non nego il fatto che lui sia seriamente innamorato, solo che non
capisce ancora come va gestito quest’amore.
Ale non è l’unica
protagonista che si evolve nel corso della storia. Anche Rob cresce con
lei, solo in maniera un po’ insolita. Se noti, lui si comporta
come il ragazzo perfetto: è gentile, premuroso, si mette da
parte, aspetta che lei sia pronta… anche lui se vogliamo vive
nel modo sbagliato. Sono contenta che tu abbia trovato
l’imperfezione, ma vedrai che tra un po’ di capitoli
capirai che tutto è inserito in un quadro che poi ti
sembrerà a posto, come se questa perfezione non avrebbe mai
potuto mancare, come se fosse una conseguenza logica delle esperienze
amorose passate di Rob. Abbi fede :)
Un bacione.
crystal_black: Beh, che
dire… benvenuta! :) il fatto che tu sia la bestia nera degli
scrittori, come ti sei autodefinita, non fa che farmi apprezzare ancora
di più questa recensione :). Me ne sento lusingata.
Sono felice che questa ff ti
piaccia. Per quanto riguarda Ale mi trovi perfettamente
d’accordo. Io vivrei esattamente come lei se avessi la sua
libertà. Forse non farei esattamente la fotografa, ma
l’idea di prendere e partire mi alletta non poco.
Ancora più contenta mi ha
fatto il tuo commento su Rob. Ho cercato di renderlo come l’ho
sempre immaginato, utilizzando le cose che sapevo di lui, anche se sono
proprio poche.
Per l’italiano… non ho
resistito. Andare all’estero e trovare italiani è sempre
bellissimo, davvero. Sono dell’idea che anche se in casa nostra
ce ne diciamo di cotte e di crude siamo uno dei pochi popoli che
all’estero si sente davvero unito. Non credo che nemmeno gli
americani patriottici condividano appieno questo legame tra di loro,
forse solo nel sud.
Matt… lo so. E’ andato
via troppo presto, ma sinceramente non credo che se non fosse andata
così, Ale avrebbe avuto il coraggio di reagire in questo modo.
Credo fosse una conseguenza inevitabile.
Quando mi sono messa a scrivere
quel capitolo… non avevo intenzione di fare andare via Matt.
È una cosa che è venuta da sé come Rob che aiuta
Ale a farsi il bagno e come la scena del balcone. Programmo solo grandi
linee… e so che arriverà la volta in cui mi direte che le
mie mani hanno fatto cilecca, anche se spero di no.
Non so se negli USA si festeggi il
ferragosto, ne dubito fortemente… ma sai… Italia…
:) non ho saputo resistere :P
Sophief88: Tesoro mio scusami
infinitamente. Stasera di certo la dedicherò a leggere e
recensire tutto, appena sarò tornata a casa.
Ho cercato di tirarmi su con la scrittura e questo è il risultato.
Ma dimmi una cosa: perché speri che qualcuno si intrappetti sempre nelle proprie scarpe quando fugge? Sei sadica!
Mannaggia mi aspetta un lavoro infinito di lettura stasera! Spero di farcela! Un bacione So!
Mimetizzarsi.
Questa è la regola numero uno.
Mimetizzarsi.
Diventare un tutt’uno con il
linoleum del pavimento, spostarsi come il Grinch e soprattutto non
parlare. Mai. Evitare di respirare così da sembrare una di
quelle statue di cera destinate al museo sarebbe ancora meglio
ma… difficile poi andare al recupero bagagli e defilarsi.
Cappello in testa, codino basso
sulla nuca, occhiali da sole e una maglietta che… mi lusinga ma
è più adatta a uno come Jack che non a un tipo come me. A
completare il tutto tengo la testa bassa fingendo di essere molto
impegnato con il cellulare. Sono in incognito.
La fase del ritiro bagagli è la parte più difficile.
L’imbarco, infatti, non
è tutta questa gran cosa. Sei li, ti muovi, ritiro biglietti,
check in, dogane, metal detector… ti muovi e riesci a evitare
che la gente si soffermi troppo sui tuoi tratti.
Ma il ritiro bagagli… no.
Il ritiro bagagli è il momento in cui mi considero come un infiltrato nelle linee nemiche.
Cammino esattamente su quello che si definisce senza esagerare un campo minato.
Un passo falso e sei fottuto.
Odio il ritiro bagagli.
Tutti fermi e scocciati a guardarsi
in faccia. Troppo tempo prima che quel dannatissimo rullo inizi a
girare attirando la loro attenzione. Io non credo di aver mai adorato
tanto un aggeggio elettrico quanto l’argano dei rulli dei bagagli
dell’aeroporto. Appena prendono a tirare tutti, e dico tutti,
persino le guardie giurate, sono concentrati a inveire contro la
compagnia aerea che ha avuto la faccia tosta di caricare la propria
valigia per ultima sul carrello, studiandosi già tutta una serie
di imprecazioni abbastanza incisive da sputare in faccia al servizio
clienti in caso il bagaglio non si presenti all’appello.
- Rob sei paranoico- sbuffa Ale scocciata mentre cerco di eclissarmi dietro una colonna dell’aeroporto di Los Angeles.
- shhhhhh!!!!!! Non dire quel nome!-
- ok, allora. Thomas sei paranoico- ripete sempre più esasperata appellandomi con il mio secondo nome.
- shhhh!!!! Non dire nemmeno
quell’altro nome!- la prego sporgendomi appena per constatare di
persona se il rullo del ritiro bagagli sia entrato in funzione.
Sono questi i momenti in cui vorrei
ancora vantarmi di gironzolare con una bacchetta infilata nella tasca
posteriore del jeans. Ora come ora mi tornerebbe davvero utile. Certo
che se avessi anche il mantello dell’invisibilità di Harry
Potter… mi sa che dovrò assoldare Voldemort in persona
pregandolo di vendermi il famigerato mantello
dell’invisibilità che sicuramente soffierà a
Potterino quando lo farà secco. Gli farò un’offerta
che non potrà rifiutare.
- essere innominabile che ti
nascondi dietro la colonna sei paranoico- sbuffa ancora Ale con aria
sempre più scocciata. Si appoggia con le spalle alla colonna e
gli occhiali da sole le scivolano leggermente lungo la linea dritta del
naso. - A chi vuoi che freghi qualcosa se un Robert o un Thomas si
nasconde dietro a un muro?- borbotta osservando il tabellone luminoso
sopra il carrello dove dovrebbe arrivare il nostro bagaglio, o meglio
il suo, dato che la mia roba l’avevo stipata praticamente tutta
nel bagaglio a mano manco la mia borsa fosse uno di quei sacchi
sottovuoto da cui si toglie l’aria con l’aspirapolvere.
- Chi vuoi che conosca il tuo
secondo nome, poi…- borbotta ancora controllando
l’orologio evidentemente stufa di aspettare.
- fammici
pensare…mmm… si… almeno un trilione di ragazzine
allupate e… probabilmente anche un sacco di giornalisti
e… sicuramente anche un sacco di paparazzi. Una cerchia di
persone assolutamente ristretta, come puoi ben capire- ribatto
sarcastico sporgendomi ancora e maledicendo quei dannatissimi
scaricatori che non ne vogliono sapere di muoversi. Questo è un
altro di quei momenti in cui vorrei tornare ad essere un mago: vorrei
usare un bell’incantesimo di appello (com’è che
avevano fatto dire a Daniel? Ah si… accio…). Accio
valigia di Alessia! Una bella passaporta a pochi metri e tac! Davanti
al portoncino del mio appartamento.
Ma perché i vampiri non
hanno poteri di questo tipo? Qualcuno adesso mi spieghi a che cazzo
serve sberluccicare alla luce del sole! Nemmeno al buio, come uno di
quei cosi che se tieni per abbastanza tempo vicini alla luce brillano
nell’oscurità. Ditemi a che cacchio serve brillare alla
luce del sole! Questa è una cosa che non capirò mai. Se
Stephanie voleva suggerire in qualche modo al marito di regalarle un
diamante sarebbe bastato scrivergli un biglietto!
- si, perché giustamente solo tu al mondo ti chiami così- risponde Ale piccata e sempre più nervosa.
- probabilmente no, ma è la
mia faccia assieme alla tua che campeggia sulla prima pagina del
giornale spazzatura appoggiato al tuo trolley. Il mio nome poi è
scritto bello grosso proprio di fianco- borbotto scocciato almeno
quanto lei. Ci siamo alzati molto male stamattina, non perdo tempo a
negarlo.
- tu ti lamenti del fatto che ti
chiami per nome quando hai una maglietta con una freccia che ti indica
la faccia e ti definisce “l’uomo”? Non ti sembra un
po’ ridicola come cosa?- continua piccata controllando da lontano
le valige che avevano appena preso a scivolare sul nastro.
- ho anche un’altra freccia
che mi definisce una “leggenda”, ma questo gli altri non lo
sanno. Tu piuttosto, era il caso di mettersi la maglietta di superman
abbinata alla cintura con il bat segnale?-
- certo perché per
sopportarti oggi ho bisogno di almeno due supereroi a darmi man forte-
risponde secca prima di avvicinarsi al rullo a recuperare la sua
valigia, facendomi capire chiaramente che ce l’aveva ancora con
me.
- Ale, hai
visto la mia maglietta nera?- urlo dalla camera da letto mentre sono
intento a riempire il mio borsone con qualche vestito che ci tenevo a
portarmi.
- l’ho lavata l’altro giorno, deve essere nell’armadio. Guarda bene!- mi urla in risposta dal piano di sotto.
- ma ho già guardato!-
- guarda meglio!-
Apro di nuovo
le ante dell’armadio e inizio di nuovo a frugare, passando capo
per capo, nella ricerca disperata della mia maglietta. È
un’impresa impossibile.
I vestiti sono
tutti appiccicati, mischiati tra di loro (colpa mia che li metto dove
capita anziché dal mio lato, lo so) e le grucce non riescono a
scorrere sul’asta ormai stipata della pendrie. Da quando Ale ha
deciso di tirare fuori un po’ di abiti dagli scatoloni e
rimetterli nell’armadio, ogni volta che apro una portina ho il
terrore di essere sommerso da un’esplosione di vestiti e di
trovarmi per terra mezzo affogato dalla stoffa. Una cosa è
chiara: dovrò farle montare un altro armadio.
Tiro fuori una
ad una le grucce dei miei vestiti per dare più mobilità e
finalmente trovo la maglietta desiderata. La piego un po’ troppo
precisino per come sono fatto io, e la caccio in valigia,
schiacciandola con tutto il mio peso per farle occupare il minimo
spazio possibile. Volevo portarmi solo il bagaglio a mano visto la mia
idiosincrasia per check in e rulli del ritiro bagagli.
Finita la mia
“valigia”, l’occhio mi cade sulla mia roba ancora
nelle grucce che avevo tolto dall’armadio e appoggiato sul letto.
Prendo il tutto con due mani e apro le ante per rimettere tutto al suo
posto. Un vero peccato considerando che i vestiti di Ale sono
difficilmente selezionabili già così. Ma l’armadio
ha sempre un altro vano.
Apro le altre
due ante e appendo una ad una le mie camice e i miei jeans accanto a
quelli di Matt, almeno per dar loro una sistemazione finchè non
avessi ordinato un armadio nuovo.
- Rob, tesoro, hai tr…- mi raggiunge la sua voce mentre stavo appendendo l’ennesima camicia.
- che stai facendo?- rantola.
Mi giro a guardarla e la trovo fredda, immobile con lo sguardo perso in direzione dell’armadio, fisso sugli abiti di Matt.
- sto…
solo mettendo i miei vestiti da questa parte, tesoro. Non riuscivo
più nemmeno a tirarli fuori perché da te ce ne sono
tr…- le rispondo cercando di capire che le prenda.
- rimetti tutto com’era- sibila a pugni chiusi, lo sguardo ancora perso e vacuo.
- Ale ma non ci st…-
- Rob, non farmi ripetere. Rimetti tutto com’era- sibila ancora glaciale.
Mollo quei pochi vestiti che mi restano ancora appoggiati al braccio e la raggiungo.
L’abbraccio ma lei rimane ferma e immobile, sempre più fredda e distante.
- Ale…-
- quello
è il suo spazio… rimetti tutto com’era- dice ancora
prima di divincolarsi e scendere di sotto, lasciandomi esterrefatto e
confuso…
Quello è il suo spazio…
Non ha urlato, non ha inveito, non ha pianto. Si è ghiacciata, e questo è ancora peggio.
Sinceramente non so più cosa
pensare. Continuo a dirmi che "è troppo presto". E' sempre
troppo presto. Per qualsiasi cosa.
Ma lei ha detto che ne ha avuto di
tempo per pensarci e metabolizzare la cosa, eppure la sua reazione di
stamattina dice esattamente il contrario.
Forse sono io, come al solito, che
mi faccio paranoie che non ci sono. Insomma... stanotte mi ha chiamato
"amore", abbiamo fatto del sesso stupendo e, una volta tornati a casa,
ne abbiamo fatto dell'altro.
Dall'aeroporto di New York, le
uniche parole che ci siamo scambiati sono state "hai tu i biglietti?",
"lascia stare, prendo io la valigia", "ti ricordi qual è il
nostro gate?" e "hai fame? mangiamo qualcosa prima di partire?". E
appena atterrati la prima parola che mi ha rivolto è stata per
sottolinearmi quanto io sia paranoico.
Lei si stava ovviamente riferendo a
tutt’altro genere di seghe mentali ma, comunque forse ha ragione.
Sono sicuramente io a farmi troppe paranoie in pieno stile Robert
Pattinson, non mi smentisco mai. Stamattina si è alzata male e,
considerando che aveva ancora le valige da fare, ha semplicemente
sfogato il nervosismo senza pensare sul serio a quello che faceva.
Va beh. Ieri sera è stato il
mio turno a essere scorbutico e incarognito, oggi è il suo. Ci
posso forse fare qualcosa? No. Ergo... le passerà. Non
c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi.
- lascia, faccio io- dico non
appena la vedo tornare con il suo trolley sbuffante e nervosa. Niente
da fare, oggi butta proprio male.
Allungo la maniglia del suo bagaglio e mi preparo a trascinarlo mentre la prendo per mano facendole alzare gli occhi su di me.
- grazie- mormora abbassando subito il mento e stirando le labbra in un debole sorriso.
Che avevo detto? Niente di cui
preoccuparsi. A saperlo che bastava trascinarle la valigia e prenderla
per mano per farla tornare quella di sempre l’avrei fatto prima!
- di nulla, tesoro- le rispondo finalmente rilassato ricambiando il suo sorriso.
Si ok… so che può
suonare poco romantica come cosa, ma assolutamente non posso
permettermi di perdermi nella contemplazione dei suoi occhi verdi in
questo momento, così come non posso cacciarle la lingua in bocca
anche se non avete proprio idea di quanto avrei voglia di farlo.
La consapevolezza di essere in territorio nemico è troppo pressante per lasciarmi andare a bassi istinti animaleschi.
Mi dirigo frettolosamente verso
l’uscita che, come se non bastasse già la disgrazia di non
possedere il mantello dell’invisibilità, si trova
esattamente dalla parte opposta rispetto a noi. Maledetta compagnia
aerea che ci ha rifilato il rullo sfigato!
Furtivo e circospetto, manco fossi
una vietcong-spia, mi muovo tra la gente, testa bassa e occhiali ben
schiacciati sul naso sperando che il codino bello in evidenza basti per
non essere riconosciuto.
Trascino Ale con una mano e la sua valigia con l’altra cercando di essere il più possibile invisibile.
- si, lo ripeto. Sei paranoico-
ridacchia Ale facendosi veramente trascinare fuori
dall’aeroporto. La prossima volta credo che prenderò in
seria considerazione il carrello portabagagli. Se magari ce
l’avrei piazzata sopra ci saremmo mossi prima.
You spin my head right round, right round
When you go down, when you go down down
You spin my head right round, right round
When you go down, when you go down down
- tesoro, aspetta… il
telefono è in fondo alla borsa- borbotta Ale mentre già
con un ginocchio alto sorregge la borsa cercando il responsabile di
tanto frastuono. Se mi riconoscono siamo nella merda. In un mare, un
oceano, una distesa sconfinata di merda. Troppi metri ci separano
ancora dall’uscita.
Cazzo, ma chi me l’ha fatto
fare ad affittare un appartamento a Los Angeles? Ma Bella non mi ha
insegnato niente??? Forks era senza dubbio più sicura con il suo
piccolo aeroporto a Seattle!
Va beh che forse nel mio caso
nemmeno il polo sud sarebbe bastato. Con la sfiga che mi ritrovo, anche
i pinguini mi avrebbero inseguito e mi sarei ritenuto fortunato se
almeno gli orsi polari non avessero deciso di evolversi in questo senso
ma restassero nella beata ignoranza dell’essere dei semplici
mammiferi mangiapesce senza il dono della parola.
- non ti stanca sta canzone? Non ti
basta ballarla davanti allo specchio in bagno in versione Demi Moore
mode on?- sbuffo sperando che nessuno ci calcoli mentre siamo fermi a
metà strada. Ma da quando in qua bisogna per forza fermarsi per
parlare al telefono? Si chiamano cellulari apposta! Sono senza fili,
ergo si può benissimo ciarlare mentre ci si da al jogging!
From the top of the pole I watch her go down
She got me throwin my money around
Ain’t nothin more beautiful to be found
It’s goin down down.
- no, Rob. Rassegnati. Pronto?-
risponde alzandosi gli occhiali a cerchietto sopra la testa prima che
io glieli riabbassi brusco sul naso. È forse pazza? Vuole essere
riconosciuta?
- Shhhhh!!!! Ti ho detto di non dire quel nome!- la riprendo per poi esser messo a tacere da un gesto esasperato della mano.
- oh, Ale, grazie al cielo hai acceso il telefono. Qui è tutto un casino!-
Deve essere sicuramente il suo
assistente, Maicol credo si chiami. Deve essere davvero un casino li in
“ufficio” se strilla così. Lo sento perfettamente
anche senza il vivavoce!
- Calma Mic, prendi un bel respiro
e dimmi che succede- gli risponde Ale già alzando gli occhi al
cielo. Possibile che lavorino anche di domenica? Fotografi stacanovisti
e masochisti.
- succede che
qui è l’apocalisse! Ben Barnes oggi ha telefonato dicendo
che non è per niente soddisfatto delle foto che gli hai fatto e
minacciando di non rilasciare l’intervista se non le
rifacciamo…-
- Di a Ben di andare a farsi
fottere se non vuole sentire la mancanza di una faccia da farsi
fotografare- ringhio tra i denti. Forse non sono stato abbastanza
chiaro con lui ieri sera, sarà forse il caso che gli ribadisca
il concetto magari mandandogli delle lettere minatorie. Potrei usare la
tecnica del collage di lettere ritagliate dai giornali, giusto per
farlo cagare un po’ sotto…male non gli farebbe.
- ok, tu digli che Robert gli ha
detto di andare a farsi fottere se non vuole rischiare di essere il
vincitore del premio “un mese in ospedale” - ripete per me
Ale stringendo la presa attorno alla mia mano.
Un mese sarebbe stato proprio poco,
comunque. Diciamo che la sua degenza sarebbe stata talmente lunga da
diventare un record nel guinness dei primati, oltre che per il motivo
degli interminabili interventi plastici per rendere il suo viso
più simile a una faccia che non a un culo. Vorrei poter dire di
essere io l’artefice di questo capolavoro ma… è
madre natura che ha provveduto per me.
- o-ok…
bene e questa è una. La seconda cosa che attenta alla mia
santità mentale è il fatto che siamo di nuovo carichi di
lavoro e Taylor ha avuto la brillante idea di farsi investire da un
taxi rovesciandosi un intero bicchiere di cappuccino sulla camicia
facendo in modo di ustionarsi oltre che di rompersi una gamba e il
coccige. Quanto spreco! Dio, perché decidi di punire dei culi
così belli? Comunque, è in malattia e le tue ferie si
riducono da due settimane a cinque giorni! Per di più ho anche
qualche problemino con George che credo mi abbia accennato di volersene
andare una settimana alla Hawaii con la fidanzata lasciandomi da solo
qui a New York e io sono sull’orlo di un esaurimento nervoso. Ti
prego Ale, almeno tu dimmi che non hai intenzione di ammazzarmi
altrimenti i pochi neuroni che non sono rimasti vittime
dell’esaurimento daranno le dimissioni e si cercheranno un altro
cervello-
Fatemi capire: dieci giorni in meno
con lei perché un coglione è stato così coglione
da farsi investire e ustionarsi??? Con un cappuccino? Lassù
c’è qualcuno che mi vuole male. Dio, a volte hai proprio
un gran senso dell’umorismo, davvero. Sei per caso di origini
inglesi anche tu?
Un viso carico di scuse mi si
presenta davanti mentre Ale risponde. - ok, Mic… fa così.
Tu cerca di incastrarmi gli impegni in modo da darmi più giorni
liberi possibili, prendi un bel respiro e va da George a dirgli chiaro
e tondo che la cosa non ti va bene. Intesi?-
- non sei
arrabbiata con me? me lo farai fare lo stesso l’autografo su
quella foto di Rob senza camicia che ti ho lasciato l’altro
giorno?-
- Certo. Ti ho promesso
l’autografo di Robert Pattinson e cascasse il mondo avrai
l’autografo di Robert Pattinson!- risponde Ale ridacchiando.
È un attimo e i miei timori
più profondi prendono ragion d’essere. Il mio nome viene
pronunciato ad alta voce e subito un’occhiata inquisitoria da
parte di una ragazza poco distante si punta su di me.
Cazzo.
Cazzo, cazzissimo.
- è Pattinson!- grida indicandomi con l’indice teso.
- Ale, appena arriviamo a casa
ricordami di uccidere te e il tuo assistente da strapazzo con una morte
lenta e dolorosa!- le sibilo prima di lanciarmi in corsa verso le porte
a vetri dell’uscita trascinandomela dietro.
A volte uno si chiede come certe
cose siano possibili quando ogni logica ti da a intendere come nella
maggior parte dei casi non lo siano affatto.
In genere ci si disfa di questi
eventi con la frase “i miracoli a volte accadono”, ma mi
rifiuto di credere nello zampino del divino in questo caso dato che
l’ho appena accusato di essere un britannico vista la
pietosità delle sue battute. Quindi è semplicemente
impossibile.
È impossibile che io riesca
a correre come un corridore jamaicano alle olimpiadi con un borsone a
tracolla, trascinandomi un trolley gigantesco e una ragazza che a sua
volta si trascina un altro trolley più piccolo e restare in
perfetto equilibrio. È ancora più impossibile che io mi
ritrovi seduto dentro ad un taxi in cui mi sono fiondato approfittando
del tizio che aveva appena spalancato la portiera per salirci lui!
Pur di non perdere tempo a caricare
le valige nel bagagliaio, me le sto tenendo tutte sulle ginocchia
riuscendo a stento a vedere ancora oltre.
Ale è troppo sconvolta e
senza fiato per pronunciare qualche parola, e sicuramente troppo scossa
dalle risate per poter anche pensare di cercarne una adatta.
Do il mio indirizzo al tassista e mi rilasso contro lo schienale del sedile cercando di riprendere fiato.
Odio gli aeroporti!
- Rob, cazzo, aspetta un attimo!-
- shhh…-
- soffro di claustrofobia! Non mi va di farlo in un ascensore sulla mia valigia!-
- oh dai, ti prego!-
- no, no, e no! fallo ripartire immediatamente!-
- uffa…-
Quando la tua ragazza ti smonta la
tua fantasia numero uno così, che si deve fare? Cercarsi
un’altra fantasia erotica che non le faccia venire le crisi di
panico o sperare nel miracolo che suddette crisi passino? Provarci
ancora sperando che la situazione la intrighi o desistere?
Il plin
dell’ascensore/ex fantasia numero uno mi salva dalle risposte.
Cazzo, mi sa che devo ripiegare sulla banale divisa da cheerleader o su
quella da infermiera.
Leggermente frustrato, spingo fuori
con un calcio il mio borsone travolgendo però anche il trolley
su cui Ale era seduta, facendola capitolare a terra e trovandomici
spalmato anche io che le sono caduto addosso.
- Rooob! Pesi! Levati!- grida Ale ridendo fino alle lacrime.
- ahh no! Mi rifiuto di muovermi da
qui- le rispondo sistemandomi meglio molto teatralmente tra le sue
gambe fasciate dai jeans. Forse farlo sul pianerottolo davanti alla
porta del mio appartamento con le gambe ancora nell’ascensore
schiacciati dalle valige… oddio si!
- che ne dici di…-
- ma se arriva qualcuno?- già ansima mentre mi faccio largo sul suo collo a furia di baci e morsi.
- mmm… non arriverà
nessuno. Se ho scelto anche io l’attico è perché
non amo avere dirimpettai, tesoro-
- e se qualcuno venisse a reclamare
l’ascensore?- continua ad ansimare mentre le mie mani già
le frugano sotto la maglietta.
- se ne faranno una ragione- mugolo sul suo collo sbottonandole i jeans dopo aver rimosso la bat-cintura.
- e se…-
- tesoro, sono diciannove ore che
non ti sfioro, dicianove ore che non ti tocco e sto letteralmente
impazzendo. Per favore, potresti…stare zitta?-
- oddio, Rob vieni qui!- risponde
tirandomi a sé attraverso la maglietta. Un luccichio selvaggio
le è passato negli occhi prima di afferrarmi brutalmente. Io amo
questa donna!
Accarezzo possessivo la pelle dei
suoi fianchi, ingordo delle sue labbra. Bevo i suoi sospiri e i suoi
gemiti. Il freddo del marmo del pianerottolo non da fastidio, anzi.
È un fresco refrigerio per il caldo che mi invade. Voglio farla
mia, voglio farmi sentire in modo che tutti i suoi dubbi e le sue
incertezze su di noi spariscano, perché capisca che io non sono
Matt ma che sono comunque in grado di darle amore. Voglio farla mia
perché la desidero fortemente.
Chiudo gli occhi e mi immergo
ancora una volta nelle sensazioni più sconvolgenti che non avevo
mai provato prima, gustando appieno il sapore delle sue labbra. Adoro
il suo modo di baciare e lo amo indiscutibilmente quando è
così famelica. Accarezza, morde, succhia, saggia…
lecca…
Lecca… si, ok… sulle
labbra di solito lo fa ma… non mi ha mai leccato una guancia
prima d’ora. Non avrei nulla in contrario, mi può fare
tutto quello che vuole ma… dopo cinque ore di aereo e tre in
aeroporto… non sarebbe più igienico se prima mi facessi
una doccia? E poi perché mi lecca sempre lo stesso punto? Beh,
lasciamola fare. Evidentemente oggi è la giornata delle
esperienze estreme: io ho avuto l’idea di farlo sul pianerottolo
con le gambe ancora nell’ascensore e lei quella di leccarmi
insistentemente una guancia. Di certo non possiamo dire di non essere
fantasiosi a letto.
- Wof!!-
Apro gli occhi di scatto e mi
ritrovo davanti Ale che si copre la bocca con una mano per soffocare le
risate e il respiro. Strizza gli occhi per non ridere e appena li
riapre, li strizza ancora una volta lasciando perdere la mano ed
esplodendo in una fragorosa risata.
Un’altra leccata.
- Wof-wof!!-
Scusate tanto. Qualcuno può
spiegarmi come mai un cane mi stava leccando la faccia mentre pomiciavo
con la mia ragazza? E sempre quel qualcuno saprebbe per caso dirmi
perché mai il suddetto cane sia il mio di cane, la mia piccola
Patty, che in questo momento dovrebbe essere in un altro continente a
dieci ore di aereo di qua? E se non è troppo, posso anche avere
una qualche delucidazione in merito al fatto che il mio cane sia sul
pianerottolo con me e non semmai in casa?
- pomici in ascensore adesso? Non
mi è bastato forse beccarti a diciotto anni mentre lo facevi
sulla lavatrice in funzione? Pure sui pianerottoli adesso?-
Grazie per la risposta. Di tutto
avrei pensato, davvero: che sentendo la mia mancanza la mia cucciola
abbia nuotato per tutto l’Atlantico e poi abbia zampettato per
tutto il paese arrivando da una costa all’altra; che gli alieni
avessero rapito il mio cane e trovandosi di strada a Los Angeles me
l’avessero recapitato qui anziché tornare a Londra; che la
mia Patty abbia trovato una specie di stargate e sia riuscita a
materializzarsi qui oppure, per rimanere sul pratico, che mia madre,
stufa di farsi masticare le sue scarpe, me l’abbia spedita qui
per la disperazione.
Ma pensare che Lizzy l’abbia
presa e me l’abbia portata qui, e che ora la mia sorellina mi
abbia anche sorpreso a farlo su un pianerottolo… è
evidente che il destino non ne ha ancora abbastanza di infierire su di
me, a quanto pare si diverte troppo.
E a giudicare dalle risate che ancora la scuotono, anche Ale si diverte parecchio.
- Lizzy… di grazia…
tu che cazzo ci fai qui?- le chiedo alzandomi e portando su con me
anche Ale che ancora non la smette di ridere.
- quanta finezza ti
contraddistingue, fratellino. Che non si dica mai che tu e lo zio Ernie
non siete parenti- sbuffa Lizzy alzando gli occhi al cielo,
ancora appoggiata allo stipite della porta spalancata.
- rispondi- ringhio prendendo in mano due valige e facendomi spazio per entrare in casa.
- volevo riempirti il frigo, Rob.
Non sia mai che tu torni a casa e non trovi niente da mangiare!
Pantofolaio come sei, saresti morto di fame pur di non uscire di casa a
fare la spesa- borbotta prendendo Patty in braccio.
- tu non ti sei fatta dieci ore di
aereo per farmi la spesa Liz e io al massimo avrei anche vissuto di
pizza. Che ci fai qui?- insisto invitando Ale a entrare.
- avevo voglia di mare, Rob. Londra
quando vuole sa essere davvero deprimente!- mugugna ancora mia sorella.
Non lo richiedo un’altra volta: mi basta farle un’alzata di
sopracciglio per farle capire che la storia del mare non attacca.
- Ohh, e va bene! Sono venuta qui
con un ragazzo perché non volevo farlo sapere a mamma e a Vic,
contento adesso?- sbotta mettendo giù il cane che prende a
zampettare per tutta casa fino a saltare sul divano e aggredire un
cuscino. È talmente bianca che si confonde quasi con il
rivestimento del divano.
- contento no ma almeno è
una motivazione seria. Comunque, prima di capire che ci facevi in casa
mia con un uomo e sperare che almeno tu mi abbia cambiato le lenzuola,
ti presento la mia ragazza. Lizzy lei è Alessia, Ale lei
è Elizabeth, la sorella rompipalle con cui ho la sfortuna
condividere il corredo genetico-
- Ale… quella Ale? Quella di
cui sei inn…- inizia Lizzy prima che io la fulmini con lo
sguardo e lei si morda una guancia in un messaggio muto di scuse.
- chiamami Lizzy e basta, non
sopporto il mio nome intero- si presenta la mia sorellina sorridendo e
tendendo la mano, facendo come se nulla fosse.
- piacere - le risponde imbarazzata Ale rispondendo al sorriso.
- Ale, tesoro, fa come se fossi a casa tua, ok? Lizzy, riesci a non combinare casini mentre le faccio fare un giro della casa?-
- non le darò fuoco per
disfarmi delle prove della mia colpevolezza, se è questo che
intendi- sbuffa lasciandosi cadere a braccia conserte sul divano. Ci
credo poco dato che io farei esattamente quello, ma annuisco.
- allora Ale. Soggiorno,
cucina… bagno, ripostiglio, altro ripostiglio, camera,
lavanderia… scale- elenco indicando con la mano tutti i luoghi
della casa prima di accompagnarla su per le scale trascinandomi su le
sue valige. Mi segue guardandosi attorno a bocca aperta e forse un
tantino incredula.
- questa è la camera da
letto, li c’è la cabina armadio e qua c’è un
altro bagno- finisco spalancando la porta del bagno con la vasca che
avrei voluto testare con lei appena arrivato se mia sorella avesse
avuto il buon gusto di non venire a rompere.
Si guarda ancora intorno, prima di mollare la borsa sulla panchetta imbottita ai piedi del letto.
Cammina lenta, tracciando con le
dita i contorni della struttura del letto che è ordinatamente
rifatto e ingombro di cuscini. Mi sento quasi nervoso, come in attesa
del suo giudizio sulla mia casa asettica e poco vissuta.
- è davvero bella, Rob- dice sorridendomi.
- veramente non è
mia… sono in affitto- preciso, cercando di capire se le
dispiaccia il fatto che non sia mia mia. Se le piace potrei anche fare
una proposta al proprietario e comprarla. È abbastanza spaziosa
nel caso uno volesse metter su famiglia. Ma che cazzo sto dicendo?
Parlo di case e di figli adesso?
- non lo so ma… non me la immaginavo così casa tua, sai?- dice ancora avvicinandosi.
- e come te la immaginavi?-
- come uno di quegli appartamenti
da bohemien… con… le pareti spoglie, libri dappertutto,
letto senza struttura e lenzuola beige sfatte… disordinatissimo
e decisamente più piccolo-
- beh, in un certo senso… hai descritto casa mia a Londra - rispondo imbarazzato.
In effetti questa casa si addice
poco a me. Davvero davvero poco. È troppo grande, troppo
luminosa, troppo arredata, troppo ordinata… la camera da letto
sembra tanto una suite di un albergo cinque stelle, la sala pare uscita
fuori da un catalogo di superattici lussuosi così come la
cucina. Il bagno non ne parliamo perché in effetti un bagno con
una finestra grossa quanto una parete non l’avevo mai visto
prima, senza contare il fatto che fosse dotato di una vasca
idromassaggio quattro posti come se ci dovessi fare le orge dentro.
Jake me l’ha trovata. Avevo
bisogno di una casa a Los Angeles e lui mi ha preso questa. Non avevo
molto tempo per gironzolare per la città entrando e uscendo
dalle agenzie immobiliari e il mio sogno di un altro appartamento
piccolo e modestamente arredato è svanito nel nulla nel momento
in cui ho lasciato al mio agente carta bianca.
- sarei curiosa di vedere anche quello allora- dice ancora alzandosi sulla punta dei piedi per darmi un bacio a fior di labbra.
Possibile che con lei dentro questa
camera da letto non mi sembri più anonima e fredda? Possibile
che la mia sala mi sia sembrata perfetta per lei? possibile che mentre
le indicavo la cucina già me la immaginassi seduta la mattina
sull’isola centrale a sorseggiare il caffè dalla sua
tazza? Si, possibile. Casa mia era fredda e poco accogliente
perché non c’era nessuno che la vivesse. Ben arredata ma
comunque vuota e anonima.
- Rob posso… farmi una doccia?- chiede indicando con la testa il bagno alla mia destra.
- ma certo, tesoro. Come se fossi a
casa tua. Non mi chiedere il permesso per niente, intesi? Sistemati le
tue cose in bagno, metti i tuoi vestiti nell’armadio e apri il
frigo quando vuoi. È casa anche tua adesso-
Oddio. Che ho detto? Le ho
praticamente fatto un invito alla convivenza vera e propria non…
a quella di comodo come quella che abbiamo vissuto fino ad ora. Sono un
cazzone! Non le dico “ti amo” ma le propongo di convivere?
Ma sono completamente rincoglionito? Ci manca solo che mi inginocchi e
le chieda di farmi diventare padre e sono a posto. Ci fosse qui Jack si
ergerebbe a boia delle mie palle, dicendo che me le deve amputare
perché a quanto pare ho scelto di avere le ovaie al posto dei
testicoli. Ok, Rob: ora basta!
- beh… io adesso
scendo… se non trovi qualcosa… fruga un po’ e
salterà fuori altrimenti chiama e la cerchiamo insieme, ok?-
- ok-
Con un sorriso, sfiora ancora le mie labbra e sparisce dietro la porta del bagno.
Lei è qui. A casa mia. E
stanotte sarà nel mio letto. Nel mio vero letto, non in quello
della mia roulotte. Nel mio letto!
Scendo le scale euforico e sono quasi dell’umore adatto per non incazzarmi con mia sorella.
- complimenti è davvero carina. Non ci ho parlato molto ma… mi piace- dice la sua voce da dietro al divano.
Le prendo il nostro cane dalle
braccia e mi lascio leccare di nuovo la faccia mentre mi svacco sul
divano di fronte. Niente a che vedere con quello a casa di Ale,
è troppo rigido, ma per quello che lo uso…
- lo so. Te l’avevo detto- le rispondo ancora pensando a quanto mi renda felice il fatto che lei sia qui.
- tu sai sempre tutto?-
-sono un ottimo medium quando si tratta di te Liz. Mi dici ora che ci fai qui?-
E spero seriamente che avere un essere vivente tra le mani mi eviti di vomitarmi addosso. Povera la mia Patty, non se lo merita.
- te l’ho detto e sta tranquillo, ti ho cambiato le lenzuola- sbuffa lei intrecciandosi le mani dietro la testa.
- beh, dato che hai fatto di casa mia il tuo nido d’amore, ospite delle dissolutezze più sfrenate…- inizio.
- come no! non hai visto le manette attaccate alle testiera del tuo letto?-
- farò finta di non aver
sentito, e comunque dicevo… dato che hai scambiato il mio
appartamento per un hotel a ore, posso almeno sapere chi è lui?-
- no, perché tanto non lo
conosci e non so nemmeno se ne avrai l’onore o il dispiacere,
scegli tu, visto che non so se andranno avanti le cose con lui-
No, non ci credo. Liz non è
mai stata una ragazza facile, anzi. È stata sempre molto
selettiva con i ragazzi, secondo criteri che conosce solo lei, certo,
ma comunque selettiva.
- tu lo porti a casa mia per una
settimana di scopatlon e non sai se andranno avanti le cose con lui?
Lizzy!- quasi grido stupito.
- Ehi! Io avrei voluto fosse una
settimana di scopatlon ma non è stato manco un weekend! Non
è molto… insomma lui non… non è molto
soddisfacente da quel lato… almeno non quanto lo è
intellettualmente… anzi non è per niente soddisfacente
quindi… non credo di poter reggere il fatto che questi due
aspetti non convivano, quindi… niente cognato per te-
Ora sono addirittura shockato.
Estremamente selettiva. Deve aver aggiunto il criterio “ ben
dotato” alla sua lista, o forse c’era già e non ho
mai avuto la disgrazia di saperlo perché i precedenti erano
tutti ben attrezzati.
- ah… e ti sei portata il
cane?- chiedo stupidamente dopo che Patty mi ha ricordato la sua
presenza con un’ennesima leccata sulla faccia.
- e beh… non potevo
lasciarla a casa con la mamma che le dava da mangiare la sua cucina
alternativa, no? ti saresti trovato un peluche impagliato al posto del
cane!-
- in effetti…-
Persino la povera Patty, lei che
sola, grazie alle scatolette e ai croccantini, poteva sperare di
salvarsi dalle inesistenti doti culinarie di mia madre, non è
stata risparmiata.
- e tu? mi vuoi fuori di casa
perché vuoi tentare l’impresa della settimana di
scopatlon?- chiede Liz con aria indifferente, i capelli biondi, dello
stesso color grano dei miei fino ai sei anni, che cadono giù dal
divano.
- veramente… io…-
- tranquillo, io devo tornare a Londra domani mattina, se vuoi me ne posso andare in albergo-
- non dire stronzate Liz, hai una camera tutta tua qui, perché dovresti andare in albergo?-
- E la tua settimana di scopatlon? Non vale se salti un giorno o non sarà più una settimana di scopatlon-
- ehi! Primo scopatlon l’ho inventato io! o mi paghi i diritti d’autore per questa parola o non la usare…-
- non l’hai inventato tu
scopatlon! L’hanno detto nel film “quarant’anni
vergine”, non l’hai inventato tu!-
- ma io ho scoperto quel film
demenziale per primo, e dicevo, secondo… non mi formalizzo. Noi
saremo al piano di sopra e tu a quello di sotto…-
- non vorrei sentire i tuoi latrati, Rob mi traumatizzeresti…-
- anche qui faccio finta di non aver sentito… terzo…ma ti pare che devo parlare di sesso con mia sorella?-
- con nostra sorella Vic forse no,
ma dato che io ti ho beccato sulla lavatrice e tu hai beccato me nella
Mustang di papà… direi che io e te siamo due fratelli che
parlano anche di sesso-
- non mi ricordare il giorno in cui ti ho beccato a darci dentro con Tommy Sowyer nella Mustang, è stato disgustoso!-
- quasi quanto vedere te con Nina sulla lavatrice!-
- noi almeno avevamo i vestiti addosso!-
- questo mi ha solo dato di
più da pensare sull’esistenza del tuo istinto animale,
fratellino. Non sembravi molto coinvolto-
- ero coinvoltissimo invece-
- sembrava di assistere all’accoppiamento delle seppie su un documentario…-
- piantala…-
- sembrava un episodio del National Geographic…-
- Lizz…-
- Wof!-
- ma voi due vi dovete sempre coalizzare contro di me?-
Come sempre durante i nostri
punzecchiamenti fraterni, è la nostra cagnolina a zittirci.
Adoro la mia Patty. Quando sono a casa passiamo ore e ore sul mio letto
a farci le coccole. Nessuno mi ha mai coccolato tanto quanto il mio
cane. Datemi del patetico, forza! Non c’è niente di male
ad essere iscritto alla lega dei cuccioli, campione indiscusso del
videogioco “i cuccioli cercamici” e, questa è un
po’ più seria, iscritto al WWF! Sono un tenerone in fondo,
non l’avete ancora capito? Almeno io mi stringo addosso animali
veri, non peluches come Kellan!
Rivolgo un sorriso compiaciuto a
mia sorella e mi stringo di più la piccola Patty al petto, unica
mia alleata contro Lizzy.
- questo perché la nostra cucciola ha capito tutto dalla vita. Si schiera dalla parte del migliore, vero piccola?-
- solo dalla parte di chi le fa più grattini-
- tu sei quella che le riempi di più la ciotola. In teoria dovrebbe venire da te. Invece viene da me-
- solo perché sei maschio e trasudi testosterone-
- no, perché sono più bello di te-
- non è vero-
- si che è vero-
- invece no-
- invece si-
- potrei anche rifilarti un muffin di mamma, sai?-
- non oseresti-
- oh si. Ne vuoi uno? Sono nella scatola sul bancone-
No. Tutto ma i muffin no!
- dimmi che non è vero…- Credo di avere anche gli occhi sbarrati dal terrore.
- li ha fatti apposta per te- rincara la mia subdola e crudele consanguinea.
- mamma non sapeva che venivo
qui… e nemmeno che ci saresti venuta tu - cerco di dire per
farla capitolare e rivelarmi lo scherzo scemo e di pessimo gusto in
tutti i sensi possibili.
- si che sapeva che sarei venuta.
Le ho detto che venivo a far prendere un po’ d’aria alla
casa perché era chiusa da troppo tempo e nel frattempo mi sarei
goduta le vacanze. Così… ha detto “portali, non si
sa mai, se il mio bambino torna e non li trova ci resterà
male”- continua serafica alzandosi dal divano per andare alla
cucina.
- poi ha detto che stavolta le sono venuti bene- aggiunge sempre con voce falsamente rassicurante.
- offriti come cavia-
- nemmeno morta-
- devi! L’ultima volta l’ho fatto io!- rispondo alzandomi anche io e lasciando Patty sul divano.
- ti sbagli. L’ultima volta li ho assaggiati io, ora tocca a te!-
- non cercare di fregarmi! E poi io
sono il più piccolo, ho ancora tutta la vita davanti e non
voglio morire d’intossicazione alimentare-
- mi stai dicendo che sono vecchia?-
- esattamente-
- Robert Thomas Pattinson!- tuona prima di tirarmi in faccia una cuscinata.
- Elizabeth Amie Pattinson!- grido
prima di afferrare un altro cuscino e ripagandola del colpo subito cui
lei risponde e io rispondo a mia volta.
Presi dalla lotta di cuscini che abbiamo ingaggiato, non ci accorgiamo di Ale che scende le scale e si dirige verso la cucina.
- cosa sono? Muffin?- mi sembra che
chieda mentre ormai ero a cavalcioni sul sedere di mia sorella sdraiata
a terra che tentava di togliermi il cuscino dalle mani sbracciandosi in
tutte le angolazioni.
Come registriamo la parola muffin, sia io che Liz ci blocchiamo.
- Ale, no!- gridiamo insieme
purtroppo troppo tardi. Anche lei finisce per sputare il morso nel
lavandino, esattamente come tutti i Pattinson da quando mia madre ha
deciso di darsi alla pasticceria.
Non c’è dubbio: sono davvero a casa.
Ecco qui i link: abbigliamento Ale e Rob, abbigliamento Lizzy.
Casa di Rob.
suoneria di Ale
film 40 anni vergine da cui è stato preso lo "scopatlon"
the piano's truth per chi volesse leggere la versione rossa del capitolo precedente, la ricordo ancora.
|
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Capitolo 35 *** capitolo 35 ***
capitolo 35
Buon pomeriggio, care lettrici! Scusate come sempre il mio
ritardo nel postare, ma come sapete lo studio e altri problemi mi portano via
tempo e ispirazione. Ringrazio comunque tutti voi per il sostegno che mi avete
gentilmente offerto, siete davvero mitiche!!!!
Ora, però vi prego di fare un piccolo sforzo e leggere
questo MESSAGGIO IMPORTANTE.
TANTO PER COMINCIARE, DICO CHE CI TENGO A SEGUIRE LE REGOLE
DI QUESTO SITO E A FRONTE DI ALCUNI PROBLEMI INCONTRATI DA ALTRI AUTORI , MI
PREME CHE VOI LEGGIATE QUESTO AVVISO E NE TENIATE OPPORTUNAMENTE CONTO:
1- IL SITO SCONSIGLIA DI INSERIRE AVVISI AL POSTO DEI
CAPITOLI DA POSTARE, COSA CHE PERALTRO IO HO SEMPRE EVITATO, QUINDI VI INVITO
CALDAMENTE A TENERE D’OCCHIO IL MIO BLOG, PER QUALSIASI GENERE DI AVVISO.
2- A QUESTO LIVELLO DELLA STORIA, LA TENTAZIONE DI SCRIVERE
ROSSO E’ DAVVERO TROPPO GRANDE MA MI DEVO TRATTENERE PER VIA DEL RAITING. NON
HO INTENZIONE DI MODIFICARLO, ANCHE PERCHE’ A MIO PARERE LA STORIA COSI’ COM’E’
NON LO PERMETTE. POTREI ANCHE FREGARMENE, MA VISTO RECENTI FATTI CHE MI SONO
GIUNTI A ORECCHIO, PROCEDERO’ COSI’: LA STORIA MANTERRA’ LO STESSO RAITING E LE
POCHE SCENE OSE’ CHE RESTANO VERRANNO SCRITTE IN VERSIONE EDULCORATA, IN MODO
CHE ANCHE COLORO CHE NON SONO MAGGIORENNI NON SI PERDANO NULLA DELLA STORIA.
PER COLORO INVECE CHE HANNO UN ACCOUNT CHE GLIELO PERMETTE, SCRIVERO’ DELLE
ONE-SHOT ROSSE DI CUI DARO’ AVVISO SUL BLOG (ALTRO MOTIVO PER TENERLO D’OCCHIO)
IL BLOG E’ UN IMPORTANTE MEZZO PER TENERVI AGGIORNATE, TANTO
NON RISPONDERO’ A DOMANDE FUORI DALLA STORIA SE NON IN QUELLA SEDE (UN ESEMPIO
E’ STATO CHI MI HA CHIESTO CHE FINE FARO’ FARE ALL’ALTRA MIA FF “the saint
katrine”, DI CUI HO DATO NOTIZIE SUL BLOG MA NESSUNO SI E’ DATO BRIGA DI
LEGGERE)
VI PREGO QUINDI DI TENERLO PRESENTE, IN QUANTO TRA RAITING E
INFO NON VORREI INCORRERE IN VIOLAZIONE DI REGOLE CHE POTREBBERO PORTARE MAGARI
AL BLOCCO DELLE MIE STORIE.
Ricordo come sempre il blog di Agathe per consigli sulle
storie più belle di ff, e il gruppo su facebook per gli scrittori, e ringrazio
i 118 preferiti, le 80 seguite e i 22 che mi hanno messo tra gli autori
preferiti.
Recensioni:
fallsofarc: ma amore mio sta tranquilla! So benissimo che
mole infinite di roba avevi da leggere e soprattutto che casini hai dovuto fare
per le tue storie quindi non preoccuparti :).
Come hai constatato tu stessa il tunnel delle dramioni ha
avuto parecchio effetto sulla sottoscritta, sia in quanto a riferimenti che a
nuove idee. Malfoy insegna, e non dilunghiamoci perché ci siamo capite :)
In risposta al piccolo momento anomalo di Ale, ho provato a
scrivere questo capitolo, sperando che non sia venuto male, in cui ho cercato
di spiegare la sua situazione mentale un pochino contorta. Si… in effetti metto
molto di me in Ale e le stronzate che le faccio sparare… che dire ho un
cervello fuso, gioia, fammi causa! :P
Il Rob pervy closer style… dimmi se ti piace il siparietto
che ho creato in questo capitolo. È mooooolto closer (sarà che la stavo
ascoltando mentre scrivevo e questo è il risultato!)
Cru, amore, sei sempre gentilissima nei tuoi commenti e nei
tuoi complimenti che puntualmente mi fanno arrossire e gongolare. Ultimamente
mi sembra di girare troppo attorno alla questione e scrivere abbastanza
maluccio, ma forse sarà solo il periodo che mi fa vedere tutto nero. Boh… spero
però di aver fatto un buon lavoro. Un bacione amore mio!!!!! Ci sentiamo
stasera !
Enris: ciao carissima :) non importa tanto abbiamo visto i
tempi lunghi che ultimamente ho nel post. Pensavi a una litigata con Ale? beh…
credo che questo capitolo forse ti chiarirà perché non c’è stata. Ale non
capisce, e questo capitolo tenterà di spiegare un po’ quelli che sono i suoi
pensieri. Spero ti risultino un po’ più chiari.
Sei nell’anima 2009: anch’io penso che le biografie servano
alla fin fine a poco se non sono da lui autorizzate, però boh… sembrano almeno
una valida fonte di aneddoti.
Rob in versione 007 è stato un mio punto debole :P sarà che
ho visto il Grinch di recente e la sua camminata mi ha ispirata!
Ne deduco che il capitolo ti ha entusiasmata! Lizzy, Rob, la
piccola Patty…i muffin di mamma Clare!!!
Per i pensieri di Ale… c’è questo capitolo :)
Court: benvenuta! Sono felicissima del fatto che la mia
storia ti abbia appassionata e spero che continuerai a recensirla. Pattinson
ovviamente non può piacere a tutti, ma a me piace pensare che sia realmente
così come l’ho descritto. Ale, come ho già spiegato ad altri, è un personaggio
che ho preso da una ff originale che sto scrivendo con una mia amica e… questo
è stato il suo banco di prova, che a quanto dici… beh, ha avuto successo :)
Ben… anche a me piace abbastanza ma non essendo molto
informata su di lui, non ho avuto remore a fargli fare la parte del cattivo, in
quanto nulla mi avrebbe influenzata (chiedo venia soprattutto dopo la sua bellissima
interpretazione in Dorian Gray).
Tranquilla non mi sei affatto sembrata una persona noiosa,
anzi, tutt’altro! spero di leggere presto altre tue recensioni.
Vero15star: lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Lo sapevo che
avresti cantato vittoria! Tranquilla, questo e un altro capitolo ancora ed è il
tuo momento!!!
Cricri88: lo so che questa non è una recensione e che mi hai
recensita su twit man mano che leggevi, ma ti ringrazio lo stesso mbare!!!! Il
progetto delle frasi in siculo è naufragato, sigh, ma solo perché ho deciso di
rendere utile questo capitolo per quello che accadrà dopo, altrimenti lo stacco
sarebbe stato troppo grande, improvviso e soprattutto immotivato.
So che io e Chia dovremmo fregarcene un po’ di più per la
storia di raiting e balle varie ma meglio non rischiare, avrai le tue one-shot
e canteremo insieme lemon tree !XD
Tornando al capitolo precedente… Rob non ha detto nulla e
Ale è tornata quella di sempre… ma siamo quasi arrivati alla svolta, che ci
sarà… il prossimo capitolo secondo i miei calcoli.
Non sapevo della piccola Patty, sai??? Era così carina!!!!
Un vero peccato, io non credo sopravvivrò quando toccherà al mio cane, che è la
copia maschile di Patty, solo in versione biondo platino misto a grigio
elettrico. Ni sintemu mbare!!! Un bacione
Dindy80: tu mi vuoi fare commuovere!!!! La pubblicazione di
questa storia sarebbe un sogno, anche se andrebbe ritoccata per via di alcuni
riferimenti… in ogni caso vedrà una pubblicazione fittizia in quanto appena
finita, rifarò un betaggio e me la stamperò e rilegherò. Sarebbe bello un posto
in libreria ma credo che dovrò farmi venire un colpo di genio per una storia
originale. Nel frattempo mi esercito :D
Grazie mille per i complimenti e il sostegno comunque!!!
Prima o poi finirò anche l’altra non disperare. La rileggerò e andrò avanti :)
Pooh: amore mio tu inizi a postare a una velocità
sconvolgente! Non riesco a starti dietro! Tranquilla che stasera mi rimetterò
in pari! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia fatto ridere!
Di rossi… ne ho altri due in programma, ma li devo ancora scrivere :D e ti
assicuro che li il patty ci darà davvero dentro ma con più sentimento ancora!!!
Un bacione Pooh! ti voglio tanto tanto bene!!!
Lazzari: ciau! Si anche io ci sono rimasta un po’ male per
la reazione di Ale, però l’ho dovuta mettere, e spero che cmq questo nuovo
capitolo ti chiarisca un po’ i suoi pensieri.
Per la biografia che mi hai consigliato, è proprio quella
che sto leggendo adesso! È li sul mio comodino ed è da li che traggo qualche
spunto. È carina, anche se mi ha un po’ confuso le idee, e va beh… cmq la
svolta nel loro rapporto quella vera è vicina… pazientate ancora un capitolo!
Vannyp1987: sono felicissima che ti abbia divertita il
capitolo!!! Il ritardo… spero di non doverne fare più ma davvero il tempo per
scrivere è ridotto all’osso. Sto preparando l’esame del prof a cui voglio
chiedere la tesi ed è un casino! Cercherò di fare il più in fretta possibile!
Skitty: grazie per i complimenti. Sarà il periodo un po’
nero e mi sembra sempre di scrivere boiate, portate pazienza, sono un po’
paranoica anche io, a volte peggio di Rob, il che è tutto dire.
Un bacione carissima! E grazie mille ancora!!!
Sophie: concediti una volta a Rob? Questi trombano come
ricci, So!!!!! poi è stato il cane stavolta, Ale non centra!!!! Stasera leggo
anche Iris, un po’ per volta e ce la faccio. Ieri sera sono tornata
distruttissima dalla Rotonda e non tenevo gli occhi aperti. Poi msn fa i cavoli
che vuole e allora… ci sto lavorando. Cerco di risolvere il problem. Stasera
cascasse il mondo ci sono!
Romina75: eccomi qui di nuovo. lo so che ultimamente mi
faccio troppe pippe sui capitoli ma sarà il periodo che mi fa vedere tutto
nero, boh.
Per l’evoluzione di Rob e Ale… il prossimo capitolo inizierà
a chiarirti le idee su come sono andate le cose, pazienta ancora per questo che
cmq è un pov sui pensieri di Ale. non hai detto un mare di cavolate tranquilla!
Non contando questo, fra tre capitoli conosceremo un altro lato di Rob… ma non
voglio anticiparti nulla. Scusa se non sono ancora riuscita a leggere la tua
nuova ff, ma davvero… ultimamente già tanto se riesco a buttare giù due righe.
Un bacione!!!!!
Cicci12: piaciuto il capitolo??? Beh i siparietti stupidi
sono basilari in questa storia, io non riesco già di mio a essere troppo seria
e chi mi conosce si aspetta anche di peggio da me XD
Ron in versione fuggitivo è stata una debolezza anche se non
credo si comporti realmente così agli aeroporti… e va beh… piccole licenze
poetiche!
Grazie mille per i complimenti cara, un bacione!!!!
Quando c’è qualcosa che non va, lo senti.
Puoi fare tutto quello che ti pare: far finta di non vedere,
ripeterti che va tutto bene, pensare che sia frutto dello stress o addirittura
attribuire la colpa al cambio di materasso, ma quel qualcosa resterà li.
Irremovibile.
È una sensazione, una pesante coperta che ti grava sulle
spalle senza che tu possa fare nulla per scrollartela di dosso. È un qualcosa
che si fa strada nei tuoi pensieri ogni volta che lo guardi e lui ti sorride e
tu… senti di non meritartelo.
Io è più di un’ora che mi sento così mentre cerco di non
guardarlo. Mi nascondo dietro il mio netbook e fingo di lavorare, seduta su un
divano di pelle nera, mentre attendo che inizino. Avrei potuto stare a casa,
ma… credo che la solitudine mi avrebbe fatta stare sicuramente peggio, anche se
purtroppo, nemmeno accompagnare Robert alle prove costume per il nuovo film può
qualcosa sul mio pessimo umore.
Una goccia, due gocce,
tre gocce, quattro gocce, cinque gocce…
Tante, troppe per
poterle contare.
Scivolano sul vetro e
ne travolgono altre, creando gocce più grosse che scendono sempre più giù.
Tante, tante gocce.
Con la punta del dito
ne tocco qualcuna, lasciando la mia scia sul vetro, creando una linea in cui
sopravvivono gocce infinitamente più piccole di quelle che ho portato via.
Disegni privi di ogni
logica compaiono sul vetro della cabina doccia.
Ogni traccia che
lascio mi ricorda un brivido di stanotte.
Le sue dita lunghe e
affusolate che portavano via gocce dalla mia pelle tracciando i miei contorni,
il modo in cui mi sollevava facendomi inarcare e trovare nuovi punti di
infinito piacere… il piccolo brivido freddo che mi provocavano le goccioline
d’acqua che stillavano dai suoi capelli bagnati giù sul mio petto… la sua
bocca… Dio, era ovunque.
Ovunque.
Lui era ovunque.
Era dentro e fuori di
me e non solo in senso materiale del termine. Era dentro di me.
Lui.
Solo lui.
Ovunque lui.
Nella mia testa, nelle
mie vene, sulla mia pelle, tra le mie gambe, nei miei respiri, nei miei gemiti,
nel mio cuore… lui.
Il respiro mi si
accelera al solo pensiero delle sensazioni provocate dalle sue mani sulla mia
pelle, che non svaniscono e non si affievoliscono pensando alle mie di mani
sulla sua di pelle. Anche le mie portavano via acqua e disegnavano i contorni
perfetti del suo torace, le mie dita seguivano le spigolosità del suo viso e si
pungevano sotto quello strato di barba che aveva ricominciato a crescere…
sentire il suo respiro farsi sempre più rotto al ritmo delle mie carezze…
Senza aprire gli
occhi, giro il miscelatore dell’acqua verso destra e il getto fresco riporta un
po’ di lucidità che il calore aveva offuscato.
Non so cosa mi sta
succedendo.
Non ho la più pallida
idea di cosa mi stia succedendo ultimamente.
Sento la sua mancanza
ogni volta che i miei occhi non si possono poggiare su di lui, anche ora,
mentre io sono sotto la doccia e lui è probabilmente in terrazza a fumarsi una
sigaretta. Sento un dolore acuto al petto ogni volta che guardandolo da lontano
rivolge una gentilezza a qualche ragazza. Sento il terrore lungo la schiena
quando lo scopro pensieroso e con gli occhi velati dalla preoccupazione… sento
la paura…
E allo stesso tempo
sento… il calore dei suoi abbracci, la dolcezza delle sue attenzioni, l’impeto
del suo desiderio, la passione dei suoi baci, sento…
Sento.
Tutto quanto.
Sento.
E ho paura.
Non so bene perché ho
paura, né di cosa io ne abbia…
Non so come
descriverla. È come se… come se tutto andasse bene, ma senti che c’è qualcosa
che ti impedisce di essere completamente felice.
Io so cos’è… è Matt.
Ma… non riesco a capire cosa del mio passato con lui mi faccia così paura.
Il fatto di perdere il
suo ricordo? No… è impossibile che io mi dimentichi di lui.
La paura di
dispiacergli? No, questo proprio no. Lui l’ha voluto, lui me l’ha chiesto. Ho
imparato ad accettarlo.
Il fatto di temere di
non poter dare a Rob tutto l’amore che si merita? Forse ma… no… non è nemmeno
quello.
Io non…
Guardo la cicatrice
sottile sul mio polso sinistro, come se lei potesse darmi la risposta che mi
sfugge. Da quella notte con Robert sulla spiaggia in cui gli ho raccontato di
quanto stare con lui mi faccia stare meglio le cose tra noi sono migliorate, e
molto anche. Sono diventata ancora più dipendente da lui.
Ma quando tre giorni
fa… non so perché gli ho detto di non mettere i suoi vestiti nell’armadio di
Matt. Gli avevo lasciato indossare i suoi vestiti… ha dormito su quello che era
stato il nostro letto, tra le nostre lenzuola… ha fatto l’am… con me…
Ho paura… ho paura
perché non mi conosco più, ho paura perché non riesco a capire più cosa sia
giusto e cosa sia sbagliato, ho paura perché lui sta entrando così tanto dentro
di me che… non lo so.
Chiudo il getto della
doccia e mi avvolgo nel telo bianco che avevo appoggiato al vetro.
Prendo il
telecomandino dell’impianto stereo della camera da letto e lo faccio partire,
giusto per evitare che il silenzio mi induca a pensare ancora. Mi frustra non
sapere… mi frustra non capire.
Il cd di Bryan Adams
che avevo messo ieri mattina riparte da dove l’avevo lasciato.
…And how you stare at
me with those undress me eyes,
Your breath on my body makes me warm inside.
Let's make out, let's do something amazing,
Let's do something that's all the way
'Cause I never touched somebody like the way I touch your body,
Now I never want to let your body go ...
Let's make a night to remember
From January to December,
Let's make love to excite us,
A memory to ignite us,
Let's make honey, baby, soft and tender,
Let's make sugar, darlin', sweet surrender…
Adoro Bryan Adams.
Conosco a memoria tutte le sue canzoni. Riesce a trasmettere ogni brivido, ogni
sospiro… sarà la sua voce sabbiata, saranno le parole, saranno le musiche… ha
una canzone adatta ad ogni situazione.
Inizio a canticchiare,
muovendomi quasi inconsapevolmente a tempo di musica mentre finisco di
asciugarmi.
-… 'Cause I never
touched somebody like the way I touch your body…- canticchio recuperando la
crema corpo al cioccolato dal mio beauty case.
- si, lo stesso vale
per me-
Bello come il sole, se
ne sta li, appoggiato allo stipite della porta, solo con un paio di jeans
addosso, rasato di fresco e i suoi immancabili capelli disordinati, lo sguardo
già acceso, come se quello che abbiamo consumato stanotte nella meravigliosa
vasca da bagno incassata nel pavimento
ai miei piedi non gli fosse bastato. Non è bastato nemmeno a me, per la
verità. Non basta mai. Non ne ho mai abbastanza di lui.
- però… io preferisco
questa…permetti?- chiede avvicinandosi sensuale e prendendo il telecomandino
dal ripiano alle mie spalle senza aspettare risposta. Da quando è così…
sfacciatamente sexy?
I wanna be your t-shirt when it's wet…
Domanda: a cosa
servono coltelli e accette quando si vuole far fuori la moglie? Basta mettere
su un cd di Bryan Adams che canta “I wanna be your underwear” ed è certo che
morirà di autocombustione. Meno sangue da pulire e state pur certi che non si
accorgerà nemmeno del trapasso.
- I wanna be the
shower when you sweat…- canticchia il mio torturatore avvicinandosi e
fermandosi alle mie spalle.
- I got to be the tattoo on your skin… - continua tracciando con un dito le
linee del mio tatuaggio sulla nuca.
… You let me be your
bed, baby, when you climb in, yeah
I wanna be the sheets when you sleep
Let me be the secrets that you keep
I got to be the spoon to still your cream
I wanna be, the one, that really makes you scream…
Bacia la pelle delle
mie spalle, soffia, mordicchia… accarezza le mie braccia in punta di dita
mentre mi trascina ad appoggiarmi al suo petto. Succhia la pelle del mio collo
come se fosse un frutto di rara dolcezza. Indugia lento e tentatore facendomi
gemere, sospirare, fremere di desiderio. Rovescio la testa all’indietro,
lasciandomi completamente andare a lui. Amo quando fa così, quando si lascia
alle spalle il ragazzo premuroso, simpatico ma tanto paranoico e si trasforma
in cacciatore. Sono in sua balia. E sto bene.
Mi sento piena, mi
sento completa. Istintivamente mi passo una lingua sulle labbra per raccogliere
quel che resta del suo sapore dopo il bacio che mi ha rubato.
- now, I wanna be your
lipstick when you lick it… - mormora sul mio viso, mentre le sue dita tracciano
il bordo dell’asciugamano legato al mio seno prima di spostarmi i capelli e
appoggiarli delicatamente su una spalla.
I wanna be your high heels, ah, when you kick it…
- I wanna be sweet love babe, when you make it- susurra spostandosi dalla mia
schiena per farmi appoggiare al banco del lavandino.
- From your feet up to your hair, more than anything I swear- continua
accarezzando le mie gambe, partendo dalle caviglie per fermarsi dietro le mie
ginocchia e aiutarmi a sedere sulla pietra grezza del ripiano. Ancora un altro
po’ e morirò, felice e soddisfatta, ma è sicuro che morirò annegata in un mare
immenso di piacere.
- I wanna be your underwear…- bisbiglia con voce roca prima di sciogliere il
nodo dell’asciugamano e lasciarlo cadere.
Mi aggrappo alle sue
spalle e mi sento legata a lui in un modo che va al di là di quello della
carne. Mi prende continuando a sussurrare al mio orecchio strofe della canzone
mentre mi possiede travolgente e impetuoso ed io non connetto più, purtroppo
solo in senso lato. Tutti i pensieri che mi hanno colto sotto la doccia mi si
rovesciano di nuovo addosso.
La paura mi attanaglia
un’altra volta inaspettatamente.
C’è mentre gli sono
vicina, c’è quando gli sono lontana. È un paradosso, lo so. Soprattutto quando
dico che è il mio sostegno e la mia vita. Ma… ho spesso sentito dire che la
vita fa paura. Che sia questo? Che io abbia paura di… lui?
Posso avere paura di
lui?
Perché?
Perché di lui? Cosa
può farmi di male?
Può fare di tutto
tranne che farmi del male, questo lo so. Ma allora perché ho così tanta paura
di lui?
E perché allo stesso
tempo ho paura di me stessa? E…
Non so, non so più
niente.
Stavolta nemmeno le
sue spinte e i suoi affanni riescono a levarmi questo peso enorme dal cuore
forse proprio perché ho paura di lui. Questo è l’unico punto chiaro che ho: ho
identificato le mie paure. Il fondamento che hanno… resta un mistero…
Spasmodicamente mi
aggrappo a lui, stringendolo a me più che posso, trattenendo lacrime che
pulsano per uscire. Piango sempre quando sono nervosa, quando non capisco, ma
devo trattenermi. Potrebbe fraintendere e l’ultima cosa che voglio per lui è
proprio questa. Bacio insistentemente il suo collo, nascondendo il viso
nell’incavo così che se qualcosa sfuggisse mai dai miei occhi lui non la possa
vedere.
Non ho motivo di avere
paura, non ho motivo di avere paura, non ho motivo di avere paura, non ho
motivo di avere paura…
Lo guardo negli occhi
e me lo ripeto ancora: non ho motivo di avere paura.
Non quando un ragazzo
così fantastico e perfetto risponde al mio sguardo in maniera tanto dolce,
rassicurante e passionale. Non quando dopo esserci uniti mi stringe a sé come
se fossi la cosa più preziosa esistente sull’intero pianeta.
Eppure... la
macchiolina nera non ne vuole sapere di andarsene via.
E’ tutto il giorno che mi porto dietro questa sensazione. Da quando mi sono
svegliata, ho iniziato ad avvertirne dei sentori che sono andati amplificandosi
man mano che le ore passavano, toccando il culmine nel momento in cui mi sono
unita a Rob per la milionesima volta..
La maggior parte del nostro tempo la passiamo così, e da un
lato lo preferisco. Più sesso facciamo, meno bisogno di parlare abbiamo. Da
quando sono qui a Los Angeles ho quasi paura di aprire bocca e di far uscire
fuori cose che preferirei tenermi per me, come questa sensazione assurda e
totalmente irragionevole.
Ritocco alcuni scatti con Photoshop, tanto per portarmi un
po’ avanti nel lavoro ma in realtà concludo poco. Sono di umore troppo nero,
come ogni volta in cui mi trovo davanti a una situazione di cui non riesco a
venire a capo.
Chiudo il portatile senza nemmeno spegnerlo e lo lancio
dall’altra parte del divano stizzita. Fantastico, ora anche nel mio lavoro non
riesco a combinare nulla.
- nervosette oggi, eh Ale!- dice il vocione di Kellan mentre
prende posto accanto a me e mi batte un buffetto sulle gambe distese.
- abbastanza- confesso lasciando la testa sul bracciolo. -
Diciamo che sono emotivamente instabile- sbuffo coprendomi gli occhi con
l’avambraccio.
- è successo qualcosa?- domanda con una leggera incrinatura
di sincera preoccupazione.
- no… credo solo… di essermi alzata male stamattina-
minimizzo. Già è difficile spiegare il miscuglio indigesto di ansie che mi si
muove su e giù nello stomaco a me stessa, figuriamoci provare a spiegarlo a
qualcun altro.
- allora forse ho la soluzione ai tuoi problemi, sempre che
il problema sia quello che penso io- proferisce con l’aria saccente di chi la
sa lunga. Peccato che è quasi impossibile che ci azzecchi e, diciamocelo,
nemmeno io ho capito bene a cosa si riferisca. Cioè, a parte la mia crisi
esistenziale, quale altro problema dovrebbe mai angosciarmi?
- non so di quale problema tu stia parlando ma, qualunque
essa sia, quale sarebbe l’ipotetica soluzione?- borbotto sempre persa nel
riparo del buio offertomi dal mio braccio.
- questa-
Un ammasso di quella che penso sia stoffa mi viene scaraventata
in faccia, facendomi uscire dal mio piccolo limbo fai da te. Con un gesto
stanco me lo tolgo dalla faccia e ci do un’occhiata veloce.
- stai scherzando, spero!- grido guardando con quella che
credo sia un’espressione di disgusto mista a scetticismo la maglietta nera con
la faccia di Robert in versione Edward Cullen stampata sopra.
- e secondo te che ci dovrei fare con questa?- sbuffo
lanciandola sul portatile ai miei piedi ricadendo pesantemente sul divano.
- beh, è una maglietta… volendo potresti anche lavarci i
pavimenti o usarla per asciugare i piatti, ma credo che nell’immediato dovresti
indossarla-
- lo vedo anche io che è una maglietta, ma Kell, sono già
vestita. Non ne ho bisogno-
Ma posso mai andare in giro con la faccia di Rob stampata
sulle tette come un’adolescente invasata?
- lo vedo, Ale. E non mi fraintendere, Jack Skeletron che
ghigna malefico ti si addice parecchio oggi, avete una faccia molto simile ma…
potresti desiderare fortemente la mia magliettina magica, fidati-
- non ne vedo il motivo- borbotto cercando di controllare la
mia esasperazione per evitare di investire Kellan di tutti gli insulti
possibili e immaginabili solo per dar sfogo alle mie paturnie.
- io si. Guarda un po’, ha giusto fatto il suo ingresso ora-
ghigna indicando un punto alle mie spalle.
Tanto per capire a cosa mi serva quella maglietta idiota, mi
giro quel tanto che basta per seguire lo sguardo di Kell.
- continuo a non capire, spiacente- borbotto tornandomene al
mio posto con tanto di braccio a coprirmi gli occhi. Kristen Stewart non è
proprio uno spettacolo che mi interessa seguire al momento.
- non ti interessa marcare il territorio, bambina?- mi sfida
ributtandomi in faccia la t-shirt incriminata.
- non ho intenzione di farlo, e poi Jack Skeletron fa già tutto il lavoro-
- se lo dici tu. Io però ti dico che dovresti… certo che se
sei così virtuosa da sopportare così stoicamente che lei gli accarezzi i
capelli in quel modo…chapeau, mademoiselle. Sei un esempio per tutti noi-
Spalanco gli occhi e li punto dritti su Kellan, cercando un
qualche segnale che mi stia mentendo giusto per costringermi a mettere quella
dannatissima maglietta. Ha una faccia piuttosto convinta di quello che dice
quindi mi volto a dare un’occhiata.
Forse era meglio se evitavo di farlo perché ora sicuramente
provocherò un sacco di casini in Italia. La Farnesina avrà il suo bel daffare a
cercare di ottenere la mia estradizione e spero sinceramente che riescano ad
ottenerla, dato che al momento non mi rammento se in California l’omicidio è
punito con la pena capitale. Non ci terrei proprio a morire per aver compiuto
l’atto eroico di liberare il mondo dalla “piattola”.
No, non sto esagerando, per niente.
Perché una donna, almeno… se proprio dobbiamo chiamarla
così… anzi definiamola più correttamente… un mammifero di sesso femminile
minimamente cosciente, nel senso di “dotata presumibilmente di massa grigia
funzionante a livello elementare”… Dicevo, se questo mammifero di sesso
femminile si appropinqua con movenze ambigue, compiendo gesti ancora più
ambigui, nei confronti del mammifero maschio di proprietà di un’altra mammifera
femmina, che sarei poi io, cercando di circuire il suddetto maschio,
consapevole del fatto che è diventato monogamo, allora non è più un mammifero,
ma una piattola! Una piattola fastidiosa, un pidocchio da pube (giusto per
usare il suo termine scientifico) e, vista la giornata in cui mi trova, direi
anche che ha non proprio lievi tendenze suicide.
- dici ancora di no alla maglietta?- mi canzona Kellan.
- certo che si. Preferisco utilizzare altri mezzi più
efficaci-
Ho gli occhi ormai ridotti a due fessure e credo anche di
iniziare a vedere il mirino da tiro che centra perfettamente la sua testa.
Questi sono i momenti in cui mi piacerebbe tanto lanciare razzi dagli occhi.
Se ne sta lì, la pidocchia, ad appoggiarsi mollemente al
braccio del mio ragazzo, ridendo per chissà che cosa mentre lui la guarda
divertito sorridendo. Ora gli stacco le palle e le appendo allo specchietto
retrovisore della Volvo, lo giuro.
- Ale… non volevo fomentarti così! non stanno facendo nulla
di male in fondo… sono colleghi. Io volevo aiutarti a transennarlo in maniera
pacifica non darti il benestare per mettere alla prova le tue doti di kamikaze-
mi trattiene Kell con un braccio attorno alle spalle.
Forse ha ragione, inizio a diventare paranoica. Non sono
amici ma colleghi. Sono Edward e Bella. Hanno feeling, li hanno scelti apposta.
Si vabbè, quante cazzate.
Mi tranquillizzo solo quando osservo meglio Rob e noto che
non è proprio così accondiscendente come mi era risultato a colpo d’occhio.
Questo punto a mio favore mi tranquillizza molto più della presa si Kellan e
riesco ad accantonare il proposito di offrire il corpo di Kristen alla scienza.
Lui è mio, e lei può fare il polipo quanto le pare (basta
che non mi lasci i segni delle ventose) tanto tutte le notti, tutte le mattine
e qualche volta anche nel pomeriggio, è nel mio di letto. Ahhh che
soddisfazione: potente strumento la verità.
Qualche minuto, parecchie occhiatacce e innumerevoli tranquillizzamenti
di Kellan dopo, anche il resto del cast fa il suo ingresso nello studio. Vedere
Jack biondo, Kellan bruno e Ash coi capelli corti è un vero e proprio shock per
me. Jack è sicuramente il più sconvolgente di tutti dato che gli hanno fatto
dei capelli che sono a dir poco inguardabili tanto sono cotonati.
- tesoro tutto, ok?- mi chiede Rob in versione Edward Cullen
diafano, degnandosi finalmente di raggiungermi al divano, dopo aver appioppato
la regina dei molluschi agli altri.
- potrebbe andare meglio- ribatto scostando il viso dal suo
bacio e riprendendo il mio portatile. Kellan cuor di leone ci abbandona dopo
aver colto che tira cattiva aria, almeno da parte mia.
- lo vedo- borbotta sedendosi al mio fianco e circondandomi
le spalle con un braccio prima di lasciarmi un bacio sui capelli.
- si, anch’io vedo- ribatto riaprendo i file per rimettermi
a lavorare.
Sono una stronza, lo so. Sono colleghi, mi sono detta che
lei può esercitarsi a immedesimarsi nella parte della cozza attaccata allo
scoglio quanto le pare perché tanto lo scoglio è di mia proprietà… ma oggi per
me è l’incazzo-day.
- cosa, di grazia?- sussurra mordicchiandomi il lobo
dell’orecchio, cercando in tutti i modi di farmi capitolare.
- c’è bisogno che te lo dica?- replico secca alzando un
sopracciglio, sottolineando la stupidità della sua domanda.
- la sai una cosa?- mormora divertito avvicinandosi alla mia
bocca e bloccandomi la testa in modo che non possa più scappargli. Devo dire
che le lenti a contatto dorate danno un non so che di ipnotico ai suoi occhi.
Se non fossi già mezza sdraiata sul divano cascherei a terra.
- mi fa impazzire scoprirti così gelosa- sussurra scatenando
tutto il potere del suo sguardo ambrato prima di darmi un bacio che di casto e
tenero ha proprio poco. Quando allaccio le mani al suo collo, lo prende come un
invito e la sua lingua preme chiedendo asilo che, senza remore, gli concedo.
Neve al sole. Ecco cosa sono i miei pensieri e le mie paure
quando lui c’è, quando lui mi bacia così. Neve al sole.
I problemi vengono quando siamo lontani, quando sono sola.
Cazzo, quanto odio non riuscire a lasciarmi andare
completamente con lui se non nel sesso. Quanto vorrei poterlo fare!
Lui è così… e io sono così… imperfetta. Si ecco, sono
imperfetta. Ho un cervello montato al contrario che purtroppo non è nemmeno più
in garanzia quindi me lo dovrò tenere per tutta la vita. A mala pena in campo
sentimentale sa registrare le informazioni basilari e a volte manco quelle
perché passa la maggior parte del tempo a ingarbugliarsi divertendosi a creare
problemi su problemi, che con molta probabilità vedo solo io, giusto per darmi
un po’ da pensare.
Però c’è da dire che quando lui mi bacia così, anche il mio
cervello schizofrenico se ne va in arresto.
- non vorrei rompere l’idillio, Edward, ma David ci ammazza
se non ci diamo una mossa. Non vorrei che si trasformi nell’assassino di
“trenta giorni di buio”. Non sopporterei di morire così male- dice quella che
riconosco come la voce di Jack.
Vorrei rispondergli che tale David può andarsene anche a
‘fanculo perché io sto saggiando il mio territorio (e un lato del mio
cervellino bacato spera anche che la piattola si goda lo spettacolo e capisca
come gira il mondo), ma lui deve lavorare, e da brava e coscienziosa fidanzata
faccio violenza a me stessa per slacciare le mie mani dal suo collo e lasciarlo
in libertà vigilata.
- mi stai cacciando?- scherza con un ultimo bacetto a stampo
prima di allontanarsi.
- purtroppo devo- rispondo con un sorriso, ancora sotto
effetto della droga che sono le sue labbra.
- mmm…spero che stanotte tu non lo faccia- dice malizioso
prima di alzarsi e seguire Jack, che sbuffa alzando gli occhi al cielo.
C’è forse bisogno di dirlo? Si può rifiutare Edward Cullen,
alias Robert Pattinson? Assolutamente no!
Se penso che la maggior parte della popolazione mondiale
femminile direbbe di si già solo per il suo nome mi viene da ridere. Non sanno
che anche se si chiamasse Fiorenzo Brambilla, o Gino Fumagalli farebbero carte
false per averlo sotto le lenzuola bravo com’è, un vero dio del sesso.
Mi godo un minuto di danzette tribali della felicità mentali
pensando alla mia fortuna sfacciata e sperando che Dio non annoveri questo
piccolo momento di egoismo e superficialità tra i peccati da conteggiare nel
tirare le somme quando verrà la mia ora.
Sempre alla suddetta popolazione mondiale femminile, farò
una rabbia immensa e secondo loro starei sprecando un’occasione imperdibile,
ma… ho già visto troppi set, sia cinematografici che fotografici, per restarne
incantata, quindi cerco di tornare seriamente al mio lavoro. Maicol è riuscito
a concedermi altri quatto giorni massimo di ferie, ma in compenso devo sbrigare
il lavoro che mi ha mandato per posta, altrimenti siamo nella cacca tutti e
due.
Apro i miei bravi file e il mio programma di fotoritocco e
tento di trovare la concentrazione mentre elimino con il tampone i buchi di
cellulite dalle cosce della modella che ho fotografato per un articolo sul
ritorno delle minigonne a vita alta. È un lavoro un po’ noioso, però bisogna
starci attenti. Basta selezionare male il campione di colore e la foto verrà a
pois.
Credo passi più o meno mezz’ora, quando un urlo degno di un
troll di montagna che si è appena azzoppato con la sua stessa clava mi
distoglie da un regolamento di flash di riempimento.
- Cristo! Ma perché mi tocca sempre lavorare con degli
imbecilli?!- grida quello che presumo sia il regista sbattendo furiosamente un
plico di fogli sul tavolo in maniera tanto brusca da fare uno schiocco che
riecheggia nell’eco della sala.
- mi-mi… mi dispiace, David… io non… non so cosa sia
successo, davvero… forse la pellicola era troppo tesa, forse…lo sportellino era
chiuso male, forse…- balbetta un ragazzo cercando di recuperare quella che
credo sia pellicola fotografica.
È decisamente pellicola fotografica, ed è… da buttare.
Troppa luce perché sia rimasto un solo pezzo sano di quel rullino.
Senza che in realtà nessuno mi chiamasse, la mia
deformazione professionale mi fa alzare e raggiungere il ragazzo balbettante
per dare un’occhiata al casino che ha combinato. Per fare esplodere un banco
ottico ce ne va di fantasia.
- forse un cazzo!- sbraita ancora il regista diventando
paonazzo a livelli preoccupanti, facendosi venire macchie rossastre anche sulla
pelata. David Slade, nuovo regista della Twilight saga, è decisamente sull’orlo
di una crisi acuta di nervi.
- e lei che ci fa qui? Stiamo lavorando, non le permetto
di…- inizia a inveire anche contro di me.
- anche io sto lavorando, signore. E mi consenta di dirlo,
il suo fotografo qui ha fatto un gran casino- rispondo sicura smontando quello
che resta della pellicola per capire cosa l’abbia fatta saltare. Mi stupisce
che il ragazzo sia riuscito a fare già solo un paio di scatti prima che il
banco ottico se ne andasse all’altro mondo. Doveva aver messo male il rullino
perché i fermi del rullo erano andati carinamente a farsi fottere. In sostanza,
questa macchinetta oggi aveva scattato la sua ultima foto e il ragazzetto,
evidentemente alle primissime armi, ne era più che consapevole.
- e lei chi cazzo è?- sbraita ancora cercando forse di
capire come cavolo faccio a sapere che ha ragione a dire che ha mandato a
puttane ben… e si, trentadue scatti miracolati, a giudicare da quel poco che
ancora riesco a vedere sul rullino ancora non trattato.
- mi definisca pure il suo angelo custode. Ragazzo, hai
portato solo il banco ottico? Non è che hai una reflex e magari anche un
obbiettivo da 300 mm? Se hai un 200 va bene uguale, ma preferirei un 300- dico
già smontando il cavalletto davanti a me. Si, sono una malata delle reflex ok?
Qualche problema?
- fidati David. È una fotografa vera- dice la voce di Kellan
in piedi sul telo blu scuro del set, con Jack e Rob che annuiscono accanto a
lui.
- sul serio?- chiede con sguardo inquisitore fissando due
occhi ridotti a fessure su di me.
- vuole telefonare al gruppo editoriale per cui lavoro o si
fida sulla parola?- gli rispondo guardandolo come se non valesse nemmeno la
pena farlo.
- ho scelta?-
Ma che razza di domanda cretina è? Cioè, gli devo
rispondere? Questo mi sa che ha visto troppi film e ormai parla per battute
dette. In risposta gli porgo la reflex che il ragazzo mi ha passato invitandolo
a farsele da solo le sue foto.
Grugnisce in risposta prima di voltarmi le spalle e sedersi
con una gamba sola sul tavolo ingombro di carte e con un computer pieno zeppo
di post-it fluorescenti.
- Ragazzi non ho voglia di stare qui tutto il giorno-
borbotta mettendosi a studiare alcuni acquerelli con cui avevano tentato di
creare il nuovo stile Cullen.
Prendo un bel respiro e avvicino l’occhio al mirino. Non è
la mia Nikon, che in questo momento si trova a casa sul comò, e ammetto che le
Canon non mi fanno propriamente impazzire, ma… cerco di fare del mio meglio.
David gestisce il cambio degli attori e io ogni tanto
correggo qualche posa o chiedo che si dia un’aggiustatina al trucco o ai
capelli senza farmi troppi problemi.
Sotto l’occhio del mio obbiettivo passano uno a uno tutti i
membri del cast: prima Kellan, poi Jack, Ash, quella che se non ricordo male si
chiama Nikki Reed, che interpreta Rosalie…
Quando arriva il turno di Taylor Lautner, l’interprete di
Jacob, quasi non trattengo un sorriso.
- ehi ma io ti conosco!- dice con un tono di voce stupito
quando si posiziona sul telo, sempre rigorosamente a torso nudo, come ogni
lican che si rispetti.
- certo che mi conosci, ti ho fotografato una settimana fa-
gli rispondo emergendo da dietro la digitale.
Taylor è un ragazzo davvero davvero simpatico. Disponibile,
sorridente, solare… adattissimo per interpretare il ruolo di Jacob. I tratti un
po’ infantili e il volto imberbe certo non fanno pensare a primo acchito a un
lupo alfa, ma… la sua mimica facciale è talmente sorprendente che quando vuole
riesce davvero ad apparire minaccioso.
- a ecco! Che fai, lavori anche oggi?- chiede gioviale
mentre io regolo luminosità e focus.
- a quanto pare…- gli rispondo sorridendo e scattando la
prima foto.
- scommetto che a saperlo te ne saresti rimasta a casa
volentieri, vero?- scherza accennando a un punto non molto lontano nel quale
Peter e Rob stavano lottando accanitamente per assicurarsi quella che suppongo
sia l’ultima ciambella sotto gli sguardi divertiti di Kellan, Jack ed Elizabeth
e quelli esasperati e sufficienti di Nikki e Kristen. Almeno, esasperati e
sufficienti solo quando non li posavano su di me. In quei momenti avessero
potuto freddarmi con quegli sguardi non credo se ne sarebbero molto
rammaricate. Non vi preoccupate, gioie, la cosa è reciproca.
- Taylor, zitto ora e lasciala lavorare- lo rimprovera il
regista zittendolo all’istante.
Quasi scoppio a ridere nel vedere la sua faccia cupa da
bimbo rimproverato e un leggero accenno di divertimento traspare lo stesso
quando dico - Taylor, una faccia leggermente furibonda, please - prima di
riprendere a scattare a pieno ritmo.
Come i baci di Rob, anche la macchina fotografica ha un
effetto calmante sui miei nervi. Potessi sezionare e analizzare con cura me
stessa così come faccio mentre scatto foto alla signora Esme Cullen, sarebbe
senza dubbio tutto molto più semplice. Il viso dolce di Elizabeth ha ben pochi
segreti da nascondere quando la guardo attraverso un mirino. Non è solo il suo
ruolo a imprigionarla nella parte della mamma dolce e protettiva, lei sembra
effettivamente dolce e protettiva. A giudicare dal modo in cui si liscia la
gonna e ogni tanto si aggiusta i capelli sembra anche un tipo piuttosto
rigoroso e preciso, senza dubbio riservato.
Questa è la magia della fotografia: scomporre, dividere in
piccole parti un’immagine infinitamente più grande e dedicarsi a
un’inquadratura per volta.
Quando sul telo davanti a me prende posto anche Robert, per
l’ennesima volta la mente si svuota, rifiutandosi di recepire qualsiasi
messaggio. Non c’è più nulla da capire per me in Robert, conosco a memoria ogni
tratto del suo viso, anche quando sono io a dirgli che broncio assumere o che
sorriso tirare.
Faccio un primo piano del suo volto e il cuore prende a
galoppare quando i miei occhi si posano sulle labbra morbide e ben definite,
per poi salire sulla linea dritta del naso e concludere con gli occhi ambrati.
Assieme al batticuore però, torna anche quella strana
angoscia, quell’ansia di non riuscire a carpire un pezzo fondamentale che
ancora mi sfugge. Di lui.
Continuo a scattare, zoommare, analizzare, studiare il suo
corpo e le sue pose con rinnovato interesse e capisco che mi da ansia il fatto
di aver tralasciato qualcosa di lui, qualcosa d’importante.
Qualcosa di lui che inevitabilmente è legato a me, anche se
non riesco a determinare in che modo questo sia possibile. Ansie, paure, timori
e preoccupazioni sono date da questo qualcosa.
Lo fisso da dietro il mirino e non so… è come se tutto il
suo corpo mi stesse gridando qualcosa, ma l’eco troppo forte mi impedisca di
distinguere le lettere che compongono le sue parole.
È tutto troppo, troppo confuso, talmente tanto da lasciarmi
senza fiato.
Recupero un po’ di lucidità mentale quando mi tocca fare
foto alla piattola, e poi a lei con Taylor. Insomma… lucidità mentale…
parliamone. Non è proprio lucidità mentale, direi che piuttosto è un momento di
lucida follia la mia.
Sinceramente parlando, non è che abbia fatto tutte queste
gran cose per farsi odiare da me. Lei è Bella, lui Edward, normale che lui non
possa evitarla o comunque respingerla di continuo, sarebbe difficile lavorare
il un clima teso e ostile, soprattutto nel loro campo.
A dirla tutta, non è nemmeno questo… lei mi è stata sempre
abbastanza sulle scatole. La sua aria da reginetta proprio mi manda su tutte le
furie, soprattutto quando i suoi atteggiamenti strafottenti la portano a sfiorare
i limiti della scortesia con gli sconosciuti.
Quando l’ho vista la prima volta, a malapena mi ha rivolto
uno sguardo di malcelata sufficienza, come se nessuno oltre lei fosse degno di
cenare con la sua cricca. I suoi modi possessivi nei confronti di Robert poi…
tutta un’altra storia.
Sono sicura di lui, anche se non riesco ancora a spiegarmi
da dove venga tutta questa fiducia, però i suoi modi di avvicinarlo, di
toccarlo… non hanno nulla a che vedere con il film. È una bambina viziata, ecco
cos’è. Se ne frega di quello che vogliono gli altri, a lei interessa solo di sé
stessa. L’ho capito dal modo in cui al ristorante ha chiamato “amore” Robert e
gli ha restituito il suo cellulare, come a dire “è evidente che la sera in cui
mi hai lasciata eri ubriaco, quindi facciamo come se nulla fosse successo”.
E anche ora, lo vedo chiaramente, anche senza obbiettivo di
mezzo, che il suo essere apparentemente simpatica, dolce e disponibile è tutta
una facciata ben costruita e perfettamente architettata. In questo, devo
dargliene atto. Bernini, Juvarra e Borromini alla signorina gli fanno davvero
una pippa. Un architetto così efficiente e meticoloso non l’avevo mai visto.
In poco tempo finisco il mio lavoro con una resistenza degna
di una moglie spartana quando mi tocca fare foto anche a… non fatemelo dire, vi
prego. Ho rischiato seriamente di mandare fumo dalle orecchie e sono riuscita a
trattenermi soltanto ripetendomi come un mantra “è il suo lavoro e tu sei una
professionista. Non devi essere gelosa, sono solo foto”.
Ammetto che per poco non stritolavo la digitale in una presa
che dire ferrea e come dire che Hulk è il campione indiscusso dei pesi piuma
quando David ha ordinato ai due un bacio che io ho (sigh!) dovuto fotografare.
Sono stata ben attenta a scattare bene per evitare di dover ripetere la scena,
altrimenti mi sarebbe venuto un attacco di vomito, lo giuro.
Già vederli scambiare due baci in croce in Twilight aveva
rischiato di farmi venire gli incubi per una settimana, figuriamoci quando sarà
l’ora di Eclipse, dove si baciano da mane a sera… mi sa che mi dovrò portare
dietro una di quelle graziose bustine che ci sono sugli aerei, così tanto per
sicurezza.
Me l’ero sempre chiesto come facessero mogli e mariti di
attori e attrici a sopportare scene di baci o di sesso di altri con il proprio
partner e la risposta alla domanda è… non sopportano: rosicano e basta.
- vuoi la maglietta?- mi prende in giro Kellan mentre scatto
l’ennesima foto alla coppia dell’anno.
- no- ribatto deglutendo rumorosamente e facendolo scoppiare
in una fragorosa risata che ci fa guadagnare un’occhiataccia dal regista.
- io la metterei- si aggiunge anche Jack - te l’ho anche
fatta autografare, meglio di così!-
- siete due stronzi bastardi lo sapete?-
- si, lo sappiamo e permettici di vantarcene-
Li guardo un attimo in faccia, giusto per vedere se dicono
sul serio, approfittando della piccola pausa che mi è concessa per far
sistemare anche Taylor sul set per le foto di Bella, Edward e Jacob.
Sembrano serissimi. Cazzo.
Sto per voltarmi e tornare al mio lavoro quando con la coda
dell’occhio vedo la piattola che si erge sulle punte per sussurrare qualcosa
all’orecchio di Robert con anche il coraggio di mettergli una mano sulla
guancia.
- Jack, dammi quella cazzo di maglia. Kell, tu reggi la
macchina fotografia- dico fredda e glaciale ripassando mentalmente tutte le mie
conoscenze di tortura medievale. Legarla alla ruota o farla tirare dai cavalli
mi sembra una buona idea. Farla a pezzi è sempre un modo abbastanza carino,
senza contare che non mi sarei sporcata nemmeno i vestiti. Si lo so, sono
sadica, ma è colpa sua se ha dissotterrato l’istinto del killer che tenevo
sotto chiave. Se avesse tenuto le manine a posto, non avrebbe stuzzicato
l’erede di Jack lo Squartatore, anche se, ammetto, per un attimo anche l’idea
essere la pronipote di Sweney Todd mi ha stuzzicato.
Infilo svelta la maglietta sopra la faccia minacciosa di
Jack Skeletron e per poco non faccio strozzare Robert dalle risate.
La nuova me in versione quindicenne infoiata riprende a
scattare non appena la piattola si accorge del mio sguardo assassino e ritrae
la mano dalla guancia del mio uomo.
Fortuna che c’è anche Taylor sul set adesso e il momento
degli sbaciucchiamenti è passato lasciando posto alla contesa. Qualche scatto
dopo la piattola smette di appestarmi la pellicola e si eclissa (per
l’appunto), lasciando solo i due boys a squadrarsi in cagnesco immergendosi
totalmente nella loro parte.
- non ci credo che l’hai messa davvero- sghignazza Kellan
mentre abbraccia Jack per sorreggersi, che, con Ashley accanto, credo che
vorrebbe fare tutto tranne sostenere Kellan che si spancia dal ridere.
- non vedi? Marco il territorio- ringhio tra i denti mentre
continuo a scattare.
- siete pazzi, tutti quanti- sbuffa Ashley ancora vestita da
Alice.
- lo sappiamo, amore. Grazie per avercelo ricordato- le
risponde Jack stringendola di più a sé.
- siamo dei pazzi divertenti però. Non so tu, Ash, ma io non
ho la minima intenzione di sopportare ancora una volta il Rob versione mission
impossibile, paranoico e complessato che non usciva di casa se prima non si era
messo le sue bende da mummia. Stare con Kris era stressante, non lo vedevi
dimagrito?- spiega Kellan con aria saccente mentre io faccio gli ultimi scatti.
- certo che era dimagrito, scopavano da mattina a sera!
Saresti dimagrito anche tu Pendolo!-
gli risponde Jack. Quasi non muoio soffocata. Che vuol dire scopavano da
mattina a sera? Anche io ci scopo da mattina a sera, e anche di pomeriggio,
eppure non lo vedo per niente dimagrito! Mangia quanto un cavallo e tromba
anche meglio, non lo vedo così sciupato! Oppure la mia cara pidocchia si dava
al sesso acrobatico?
- ragazzi, dovete proprio?- brontolo stizzita posando la
digitale e guardandoli tutti e due con sguardo truce.
- quello che volevamo dire, Ale, è che con te sta bene. Non
è malaticcio, bianchiccio e molliccio ai bordi. Il loro rapporto non
travalicava i confini del sesso e… poveraccio, il suo grado di paranoia non
aveva mai toccato livelli così alti come in quel periodo. Soffriva di manie di
persecuzione!- spiega dottor Rathbone. Gli manca il camice e sarebbe un
perfetto strizzacervelli della mutua.
- oh si, questo mi consola- sbotto alzando gli occhi al
cielo.
- non fare la santa, Ale. A quanto ne so io anche voi due ci
date dentro parecchio. Che genere di integratori multivitaminici gli rifili?-
Qualcuno adesso mi dia un buon motivo per non ammazzare
Jack. Uno solo. Jasper non è poi così importante ai fini della storia, o
almeno… lo è ma facciamo finta di no, così posso levarmelo di torno.
- inutile che cerchi di farmi fuori, tanto sappiamo tutti e
due che mi adori- mi anticipa facendomi una linguaccia.
- potrei anche cambiare idea- sibilo velenosa.
Un abbraccio alle mie spalle gli impedisce di replicare,
stampando però sulla sua faccia un sorriso sornione.
- e così hai lavorato anche oggi, eh?- mormora Robert
lasciandomi un piccolo bacio sul collo.
- già…-
- dire che ci hai salvato il culo è dire poco, tesoro. David
non mi sembra un tipo molto ben disposto alla pazienza-
- si, credo anch’io. Sarà che è un regista di film
dell’orrore… Non credo che i tuoi tre mesi a Vancouver saranno una vera e
propria passeggiata-
Mi lascio andare tra le sue braccia e mi sento meglio. È
mio.
Chiacchieriamo ancora un po’ con gli altri e presto si
aggiungono anche Taylor, Peter ed Elizabeth. Sono davvero una famiglia. Mi fa
sorridere il modo in cui scherzano e giocano. È incredibile l’affetto sincero
che è nato tra loro sul set di un film.
Quasi non trattengo una lacrima di commozione al pensiero,
ho un debole per le famiglie anche di amici, ormai lo sapete, e il modo in cui
me ne fanno sentire parte mi commuove ancora di più.
Ovviamente, quando tutto va bene, c’è sempre la pecora nera
che si aggiunge e fa andare tutto male.
- ragazzi, io e Nikki stavamo pensando a una cena stasera
tutta per noi. Che ne dite?- annuncia con aria quasi gentile prima di fissare i
suoi occhi di ghiaccio su di me e continuare - solo noi, come ai vecchi tempi.
Niente registi, cameraman e fotografi, ci state?-
Tutti l’hanno capita, è impossibile non afferrare il
significato sotteso a questa frase. La presa di Rob sui miei fianchi si è fatta
tesa e credo quasi di aver sentito i suoi denti digrignarsi.
Caro Dio, spero tu mi possa perdonare per quello che sto per
fare ma veramente ho esaurito le già esigue scorte di pazienza che mi hai messo
a disposizione, quindi...sii buono nel tuo giudizio.
- Kristen- la chiamo.
- si?-
Mi tolgo la maglietta con il viso di Robert stampato sopra e
la piego con cura.
- io non ti conosco ma è tutto il giorno che stai mettendo a
dura prova il mio spirito di sopportazione e ora… ora sono arrivata al
capolinea. Le cose sono due: o la smetti di fare quello che stai facendo,
rendendoti conto di quanto ti rendi ridicola dato che lui non ti vuole più,
oppure toccherà a me farti scoprire questa innegabile verità con le maniere
forti. Non ti preoccupare, ti lascio tutto il tempo per decidere con calma, ma
perché nel frattempo non te ne vai a cena con questa stasera?- concludo
sbattendogli tra le mani con un gesto brusco la maglietta e osservando con
piacere le sue guance tingersi di rosso dall’imbarazzo.
Potente, potentissimo strumento la realtà.
Eccoci qua. So che forse sembra che io stia tirando per le
lunghe la storia ma vi assicuro che dal prossimo capitolo non la penserete più
così, quindi recensite. Vi ho avvisato che ci sarà un cambiamento e sono
curiosa di sapere in cosa immaginiate consista.
So che avrei dovuto mettere anche i personaggi di Ryan e di
Victoria, ma troppi personaggi sono difficile da gestire, per cui anche Nikki
l’ho appena accennata così come Elizabeth. Scusatemi tanto per questa piccola
mancanza.
Abbigliamento Ale
Cast
Rob e Kristen
Kellan e Nikki
Taylor
Jackson e
Ashley
Peter ed
Elizabeth.
Regista David
Slade
Prima canzone che Ale ascolta sotto la doccia Let’s make a
night to remember
Canzone che Rob mette e canticchia ad Ale I wanna be your
underwear.
|
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Capitolo 36 *** capitolo 36 ***
capitolo 36
Buonasera gente, sorpresi di vedermi già qui? Si? Anch’io.
La vita mia nuova vita da single mi lascia molto più tempo libero e quindi
eccomi qui, anche se ammetto che scrivere questo capitolo è stata una vera
tortura vista la mia attuale situazione.
Scusatemi quindi se per questa volta sarò breve nelle
risposte alle recensioni e se soprattutto ritardo la lettura dei vostri
aggiornamenti quando si tratta di storie romantiche (scusate ma al suicidio
preferirei arrivare a non pensarci ancora). Abbiate un po’ di pazienza.
Vi ricordo come sempre il mio blog per i teaser e quello di
Agathe per le storie migliori di efp.
Ringrazio i 123 seguiti, le 82 seguite, i 23 autori
preferiti e festeggio il raggiungimento delle 5000 visite alla storia.
Recensioni:
giu__O: benvenuta carissima! Cristiana ti ha fatto entrare
in questo tunnel di pazzia?? Beh :) mi sa che le dovrò regalare un altro
monumento dato quanto mi pubblicizza. Sono contenta però che la storia ti sia
piaciuta indipendentemente dal consiglio, e soprattutto di averti anche
commossa. Tranquilla per gray’s Anatomy! Anche io piango sempre anche io per
quel telefilm!
Spero che continuerai a leggere e a recensire! Un bacio!
Red Ducati: benvenuta anche a te! Grazie mille per i
complimenti :) grazie di vero cuore
Alice cassedy: entusiasta del capitolo eh? :D tranquilla,
può capitare di dimenticarsi qualche recensione :) se ti è piaciuta la parte
finale, dove Ale sbatte in faccia la maglietta a Kris… qualcosa mi dice che
adorerai questo capitolo qui... scusa se sono breve ma ultimamente ho poca
fantasia con le parole. Vedrò di recuperare sperando che il capitolo compensi
la mia mancanza.
Smemo 92:la lezione di Ale a Kris non è finita :) ecco il
secondo round! Per quanto riguarda la macchiolina… è scoppiata oggi… spero di
non deluderti ma ci tengo cmq a ricordare che mancano ancora dei capitoli
quindi, rimandate la mia esecuzione per favore.
Dindy80: aspetta aspetta, che per Kris ancora non è finita
:P io non la sopporto di mio, indipendentemente da Rob intendo, e cmq..
qualcuno doveva pur fare il ruolo del cattivo qui.
Quando sarà finita non preoccuparti. Finito il betaggio
definitivo te ne farò avere una copia :)
Cricri88: mbare, ci credi se ti dico che sono una
clandestina stasera a postare questo capitolo? Ho rubato il pc di mio fracchio
perché sul mio mi rincoglionisco a scrivere tanto è piccolo, quindi dovrò
essere breve.
Spero che questo chap incontri le tue simpatie per le
reazioni nei confronti della triglia! Te l’avevo detto che non era finita :P
Anche a me ha disgustato parecchio scrivere di Rob che
scopazzava con Kristen ma dovevo dare un po’ di credibilità alla cosa. La
risposta alle tue domande giunge con questo capitolo… spero di non essere
passata per le armi. :( in caso contrario… non saprete mai come andrà a
finire…un bacio mbare!
Pooh: scusa tanto amore, ma purtroppo già scrivere questi
capitoli mielosi mi strazia, leggere di amori felici mi butterebbe sottoterra
ultimamente quindi spero tu mi possa perdonare se sto andando a rilento a
leggere la tua storia. Lo faccio a piccole dosi. Lunghe o non lunghe siamo
arrivati al capitolo di svolta, e spero di non morire assassinata nel sonno
dopo che lo leggerete.
Un bacione pooh!
Lazzari: :D beh… felice di averti fatto venire…. Caldo con i
pensieri di Ale mentre fa con Rob! La vendetta nei confronti di Kris continua
in questo chap, :) Ale era stata troppo buona e la triglia non capisce… se le
cerca! Capitolo decisivo… per i pensierini Ale, quelli veri ci sarà da
attendere un po’ ma arriveranno. :)
Cicci12:abbiamo una pro-kristen tra noi? Beh… io la detesto
di mio, a parte rob intendo, però ho cercato di essere obiettiva. Non me ne
volere se le ho fatto fare una brutta fine anche qui, ma qualcuno doveva pur
fare la parte del cattivo. Spero ti piaccia la sua reazione anche stavolta.
Fallsofarc: amore… nemmeno io sono troppo in forma come sai…
quindi scusa se sono piuttosto breve in confronto alla recensione chilometrica
che hai lasciato. Le dita lunghe di rob sono state un momento di debolezza
pervi :P “Jack e Kell for president” mi hai fatto ridere per un 4 d’ora
buono!!!
Qui siamo allo scuoiamento definitivo della triglia, e la
maglietta resterà il modo fine di mandarla a cagare.
Da un lato non vedevo l’ora di arrivare a questo chap che…
casca a pennello con la mia situazione. Cercando di vedere il lato positivo
della cosa, posso dire che la mia tristezza sarà meglio impiegata nei prossimi
capitoli. Ci sentiamo tra poco su msn quando recupero il portatile microscopico
ok? (ora ho rubato ilpc di mio fratello che mi impone una certa celerità)
Un bacio amore, a dopo.
Vannyp1987: e si :) ci hai preso sulla maglia :) le paure di
Ale… bisognerà attendere altri tre capitoli escluso questo… anche se ora ti
aggiungerò un elemento che ti farà pensare.
Tu punta bene su Ale che forse vinci! :P
Romina75: anche da me si picchiano! Con un chap di ritardo
ma si picchiano! O almeno… Kris se le prende e basta…non posso rispondere alle
tue supposizioni altrimenti direi troppi spoiler, ma non sono completamente
errati. Forse non ti aspetterai questa svolta. Ma tu abbi fede… tra un po’
anche il perfetto rob cadrà… e la storia entra nel vivo della sua parte finale.
Un bacione! E scusa se non scrivo di più ma sono una clandestina su questo pc
in questo momento! :P
Sophie 88: leggerò stasera tesoro. Il casino è questo. Il
portatile su cui scrivo si è rotto il caricatore. Quello piccolo si connette ma
sono troppo cecata per leggerci bene senza farmi venire il mal di testa e
quello fisso ha deciso di non connettersi più per sciopero. Ergo, sono su
quello di mio fratello che ancora un po’ e mi caccia a pedate. Appena riavrò il
mio portatile funzionante comparirò di nuovo anche su msn promesso. Ecco il
capitolo che aspettavi. Niente cadute, dai… era già abbastanza triste così. Un
bacione tesoro mio! Ti voglio un mondo di bene!
Sono basito.
Semplicemente… basito.
Inizio a pensare di non aver capito un accidenti. Quasi
quattro settimane che stiamo insieme e io… Io non ho capito un cazzo. “Come al
solito” direte voi, ebbene si, come al solito. Sono un inguaribile paranoico
del cazzo, fatemi causa e dopo andatevene pure a ‘fanculo!
Quasi quattro settimane a farmi seghe mentali del tipo
“glielo dico, non glielo dico, glielo dico, non glielo dico” per concludere con
“non glielo dico, non è pronta”…E ora… sono basito.
La osservo guardare in cagnesco Kristen dall’altro capo del
tavolo e sono basito.
Il mio cervello dovrebbe andare a farsi uno di quei corsi di
aggiornamento rapidi per rimettersi in pari con quello che accade nel mondo
reale, anche se nel mio caso direi che la soluzione migliore sarebbe fare una
grossa donazione alla ricerca in modo che trovino una cura per i casi
patologici come me sperando di non essere ormai allo stadio terminale.
Io non ho capito un cazzo!
Innegabile verità.
Non capisco mai un cazzo!
L’evidenza parla da sola e io sono un minchione!
Il modo in cui ha reagito oggi alla cattiveria gratuita di
Kristen è un segnale, chiaro e forte! Mi considera suo a tal punto che non ha
esitato a rivendicarmi anche davanti a lei, prima con il fatto di indossare la
maglietta, poi con quello di risponderle per le rime e lanciargliela in faccia.
Frena Pattinson, l’hai detto tu che la cattiveria di Kristen
è stata gratuita e provocatoria, potrebbe averlo fatto anche solo per
rimetterla al suo posto, non significa nulla. Ha detto “dato che lui non ti
vuole più” non “dato che lui sta con me” quindi… chessò magari anche per un suo
amico sarebbe stata la stessa cosa, no?
No.
Paranoico, cervellotico, scemo, idiota e coglione di un
Pattinson.
Ci fosse qui Lizzy direbbe che ho preso anche questo da quel
vecchio rimbambito dello zio Ernie, e forse non ha nemmeno torto.
Lei lo ha fatto per me, ha marcato il territorio, me lo
sento. E io… io ci godo come un dannato, lo ammetto.
Satana avrà dei bei grattacapi con uno come me quando
scenderò giù dabbasso, su questo mi pare che possiamo essere tutti d’accordo.
Dopo la lussuria e la gola, che già gli avranno dato un bel po’ da pensare
sulla mia certa permanenza nell’uno o nell’altro dei due gironi, dovrà anche
ingegnarsi a far ristrutturare l’inferno per far spazio a un nuovo antro in cui
rinchiudermi, perché come sto godendo nel vedere la mia donna così gelosa e
possessiva a scapito della mia ex ragazza mi regala un bonus per la camera
singola. Ho superato tutte le soglie di goduria mai viste e, quasi certamente,
la perfidia potrebbe anche regalarmi una promozione e convincere Lucifero a
designarmi come erede.
Sono pessimo, lo so. Pessimo e balordo.
Però non siate troppo duri con me. Diciamocelo, Ale non
esprime mai a parole i suoi sentimenti. L’unica volta in cui mi ha detto “ti
voglio bene” me l’ha scritto su un post-it lasciato a volo prima di andare a
lavorare, quindi… uno cerca indizi dove può, e questo è un indizio. Bello
grosso anche.
E il fatto che lei tiri calci agli stinchi di Kris sotto il
tavolo quando capta dai miei occhi che mi sta facendo piedino sotto il tavolo è
un altro indizio ancora più succoso.
Non lo faccio apposta, giuro! Non lo faccio perché lei la prenda
a calci al posto mio, davvero. Semplicemente mi viene naturale e spontaneo fare
il broncio infastidito e l’occhiataccia quando Kristen cerca di attirare la mia
attenzione.
È guerra aperta tra di loro, l’ho capito dal momento in cui
Kristen, dopo un lieve momento di imbarazzo per esser stata messa alle strette,
ha avuto il coraggio di sfidare le parole di Ale dicendo “bene, allora. Sono
proprio curiosa di vederla questa innegabile
verità”.
Da quando ci siamo seduti al tavolo del ristorante, si
guardano come se si potessero scarnificare con gli occhi ma devo ammettere una
cosa: Ale ha un talento innato nel far apparire inadeguate e disdicevoli le
persone, se ci si mette d’impegno.
Cosa fa?
Assolutamente nulla. Lascia che Kris si ridicolizzi da sola.
Kris le chiede la saliera? Lei gliela passa senza sorrisini
ipocriti e senza movimenti scattosi, ma con assoluta naturalezza. Kris la fa
cadere sporcandole tutte le mani di sale? Lei non si arrabbia, semplicemente
ritrae la mano e la pulisce nel tovagliolo per poi tornare a parlare con
Ashley.
Anche quando scalcia sotto il tavolo nessuno direbbe mai che
ha appena centrato lo stinco di Kristen, perché continua a parlare con una
calma e una pacatezza invidiabili.
E non manca nemmeno di tracciare i confini della nostra
relazione davanti agli altri, sempre in maniera gentile e assolutamente
appropriata.
Senza salamelecchi di sorta, mi lascia assaggiare il vino
dal suo bicchiere per vedere se anche stavolta ha scelto male (ormai ho capito
che sceglie a seconda del nome del vino, se la incuriosisce oppure no), e
quando capisce che è così, senza accentuare risatine civettuole, ride e prende
a bere dal mio bicchiere come sempre. È una cosa che mi fa impazzire, una cosa
intima, solo nostra. L’ha sempre fatto e sempre glielo lascerò fare.
Jack e Kellan la prendono sempre in giro per questo, perché
si chiedono come sia possibile che non lasci scegliere me anche per lei dato
che io ho gusti più attendibili dei suoi in fatto di annate, ma lei risponde
semplicemente “perché arriverà il giorno che io sceglierò meglio di lui”.
Scherza con Peter, parla con Elizabeth, coinvolge Nikki e
Taylor nella conversazione e persino Kristen. Non fa nulla per metterla in
imbarazzo, assolutamente nulla. Fa tutto da sola.
Persino quando Kris si azzarda a dire “certo che sarà dura
per te non poterlo vedere per più di tre mesi di fila. Io ne morirei, sicura di
riuscire a gestire un rapporto a distanza? Dopo le riprese ci saranno i tour
per promuovere il film, le interviste, gli eventi… non ti stancherai ad
aspettarlo?”, lei le risponde con tranquillità “Vedi Kris, anche io ho il mio
lavoro e a volte comporta anche viaggiare. Potrebbe essere lui a dovermi
attendere, quindi saremo pari. E poi… sinceramente, io mi fido di me stessa e
so come sono. Finché so che tornerà, che sta bene e fa quello che gli piace,
perché mai dovrei preoccuparmi? Non gli chiederei mai di lasciare il suo lavoro
per me, e nemmeno io lo farei per lui”
Su questo punto, lo ammetto, chi non la conosce potrebbe
pensare che sia una di quelle persone che vive alla giornata senza curarsi
troppo del destino delle persone che le girando intorno, ma non è assolutamente
così. Lei sa cosa vuol dire avere una passione e sacrificarsi per essa, e non
deve necessariamente essere un’attrice per capirlo. Amo il mio lavoro e lo sa,
così come lei ama il suo. Chiedere all’altro di rinunciarvi per starci accanto
sarebbe come mutilarlo di una parte fondamentale del suo essere. Assolutamente
impensabile. Con questo non dico che non ne sentirò la mancanza, ma sono sicuro
che riusciremo a venirci incontro in qualche modo.
La amo anche per questo, anzi. Soprattutto per questo.
Patisce l’abbandono, teme la solitudine ma mi lascia andare per seguire la mia
passione. Sicuramente soffrirà ma non avrebbe mai il coraggio di legarmi in
questo modo. Sa che potrei odiarla per questo esattamente quanto lei odierebbe
me. Se succederà che uno di noi due rinunci al suo mestiere sarà sicuramente
una scelta che non incontrerà le simpatie dell’altro, ma almeno sarà volontaria.
Finita la cena-inquisizione, decidiamo di andare in un
locale per proseguire la serata, anche se rimaniamo praticamente solo noi due,
Jack, Ashley, Kellan e Kristen perché gli altri avevano tutti quanti degli
aerei la mattina dopo e non potevano fare più tardi di quello che avevano già
fatto.
Nikki saluta calorosa Alessia, evidentemente conquistata
anche lei come lo siamo stati tutti quanti con una sola eccezione.
C’è da dire una cosa di Nikki: è una buona amica che da
appoggio e sostegno, ma quando c’è da essere obiettivi non si tira indietro. E
lei sa benissimo che Kris non ha per niente ragione, e non ha perso tempo a
sforzarsi di odiare la mia ragazza quando è impossibile odiarla.
Pigiati tutti nella Mercedes di Jack, raggiungiamo una
discoteca e ci mettiamo in coda per entrare, cercando in tutti i modi di
passare inosservati. Kellan e Jack con il loro nuovo colore di capelli ci
riescono davvero benissimo e io faccio del mio meglio per nascondermi dietro ad
Ale, che sui suoi tacchi alti stasera è alta quasi quanto me. Se sto appoggiato
al muro con le gambe distese in avanti e lei a coprirmi sono praticamente
invisibile.
Quanto a Kris… beh… è Kris, quindi se ne sta li a sbuffare e
a borbottare.
- ma perché non possiamo andare dal buttafuori a chiedergli
di farci entrare e magari procurarci un tavolo?- sbuffa quando ormai siamo
quasi vicini alla meta.
- perché ci riconoscerebbero, genio. E noi stasera vogliamo
divertirci- ringhia Jack tra i denti che è noto nel nostro gruppo per non
vantare livelli alti di sopportazione.
- divertimento consiste nell’attendere che mi vengano i
calli ai piedi per via delle scarpe mentre studio le mille sfaccettature del
fascino di impersonare un palo?-
- inutile che ti affanni, Kris. Tacco o non tacco resterai
sempre una nana. Tu hai deciso di metterti quelle scarpe e tu ti tieni il male.
Se non ti va, ti chiamiamo un taxi e te ne puoi tornare in albergo- sbotta
ancora Jack, facendoci sussultare dalla sorpresa per via del tono della sua
voce. Per fortuna attorno a noi c’è talmente tanto baccano che nessuno si è
accorto del litigio.
Kristen si zittisce e decide di barricarsi nel suo mutismo
ostile mentre invece Ale scova nella sua borsa un elastico per capelli e me lo
porge per farmeli legare. Questa cosa del codino pirata funziona quasi sempre.
Dopo circa mezz’ora di attesa finalmente riusciamo ad
entrare.
Il rapporto che ho con le discoteche è di amore e odio.
Odio quando c’è talmente tanta gente che spinge e sgomita
per passare in mezzo alla pista anziché passarci attorno tirando delle gomitate
che nemmeno i migliori wrestler in tutta la loro carriera hanno mai dato, che
finirà sicuramente per rovesciarti tutto il contenuto del loro bicchiere sulle
scarpe con anche il coraggio di guardarti come se fossi stato uno stronzo ad incrociare
disgraziatamente il loro cammino. Odio quando le stesse persone si comportano
da arroganti al bancone del bar e ti cacciano fuori dal cesso perché devono
sboccarci dentro.
Per contro, amo quando c’è talmente tanta gente a
schiacciarti sulla pista che puoi strusciarti con sulla tua ragazza senza
essere considerato un maniaco, quando sono talmente tanti i volti in una sala
che nessuno si prende la briga di soffermarti sul tuo, quando c’è un sacco di
gente ubriaca fradicia che se bevi anche tu diventi solo un membro di una
grande nuova famiglia e non sei una persona che forse “ha un problema”.
Amore e odio.
Anche questa discoteca è così: luci blu, tanta gente, musica
mediocre e remixata peggio…il bar è una prospettiva moooolto attraente.
Tutti quanti puntiamo dritti a quella meta e Jack ordina per
tutti della tequila.
- sale e limone?- chiede a tutti quando il barman ci versa
sei bicchierini di liquido trasparente.
- Che, domande balorde! Ovvio!- rispondo allungandomi
direttamente dietro al bancone per prendere il cestello delle fettine di limone
e la piccola saliera dopo aver fatto un cenno al barista.
A turno ci passiamo la saliera e quando la porgo ad Ale, lei
mi guarda con un’espressione a punto interrogativo.
- scusa, che dovrei farci?- chiede.
- non sei capace? Non sai come si beve la tequila sale e
limone?-
Scuote la testa in risposta e continua a guardare in attesa
la saliera tra le mie mani. Prendo la sua mano destra e ne bacio il dorso prima
di guardarla di sottecchi e iniziare la mia lezione, non senza il sottofondo
poco carino degli sbuffi impazienti di Kristen, che comunque ignoro.
- allora… il sale va messo in questo modo, nell’incavo tra
il pollice e l’indice della mano destra. Attenta a non farlo cadere-
Le passo un bicchierino e uno spicchio di limone prima di
ripetere la procedura sulla mia mano.
- prima di bere devi succhiare il sale e poi buttare giù
tutto d’un fiato, alla goccia… e subito dopo ingoi il limone-
Aspetto che annuisca e insieme attendiamo che anche gli
altri abbiano completato il rito.
- allora… a noi…che torneremo a breve ad essere i peggiori
nemici del WWF dato che scuoiamo alci…e… ad Ale che ci ha salvato il culo
rischiando la vita provocando le ire di Slade. A noi- proferisce Jackson con
aria solenne alzando il goccio.
- salute!- gridiamo in coro facendo cozzare i bicchieri
prima di ciucciare il sale e ingoiare il liquido trasparente tutto in un sorso.
Porco cazzo, che botta!
Per un attimo tutto quello che sento è un leggero
stordimento e un forte bruciore alla gola, prima di percepire anche il
retrogusto amarognolo dell’alcoolico che ho appena ingerito.
Appena riapro gli occhi trovo Ale che ancora strizza i suoi,
senza accennare ad aprirli, cercando a tentoni il banco su cui appoggiare il
bicchierino vuoto.
- tutto bene, tesoro?- le chiedo quando riesce ad aprire gli
occhi.
- si… si… che se ne potrebbe avere un altro?-
- ci hai preso gusto, eh? Nuovo giro per tutti?-
Senza attendere la risposta ordino altri sei bicchieri di
tequila, stavolta boom boom, e quando stiamo per bere ecco che Kellan ci ferma
per l’ennesimo brindisi.
- vi offendete se questo lo riservo a me? Ho bisogno di una
donna stasera altrimenti impazzirò. Quindi, Santa Tequila, prega per me-
borbotta al bicchiere con aria da cucciolo bastonato.
Si, vabbè… stiamo parlando di Kelly Pooh, lo sappiamo, ma
permettetemi di dirvi che, cucciolo o non cucciolo, ha la terza gamba nascosta
in quei jeans. Io e Jack abbiamo seriamente considerato l’ipotesi di andare
tutti e due in terapia per riprenderci dal pesante calo di autostima nel
confronti del nostro attrezzo quando lo abbiamo visto alle docce dopo una
partita di calcetto.
Se non trova una donna lui che possiede la “chiave delle
meraviglie”…cazzo, mi sento inutile.
- stai così alle pezze da dover pregare Kell?- lo canzona
Jack prendendo il suo bicchiere dal banco.
- sono un tipo spirituale, io! vuoi che ti presti il mio
braccialetto buddista? Potresti averne bisogno anche tu se Ash decidesse
saggiamente di lasciarti a secco di tanto in tanto- ribatte sarcastico
ingollando tutto il contenuto del bicchiere.
- vaffanculo, Pendolo. Andiamo!- ordina Jack trascinandosi
dietro Ash in direzione pista.
Ora vi chiederete perché “pendolo”… Beh… perché… il
proprietario dell’albero maestro dell’Argo ha ribattezzato Poldo il suo arnese
e… diciamo che…beh lui…è troppo dotato e quindi… ci sono alcuni problemi
logistici in alcuni casi e da qui… oh cazzo, lo chiamiamo Pendolo giusto per
farlo incazzare.
- fottiti stronzo. Ash, ti regalerò una cintura di castità
per natale, e vedi di usarla quando devi vederlo- sbuffa Kell seguendo i due
per andare a lanciarsi nelle danze.
Qui, sinceramente, anche lui e Ash sono dei grandissimi
bastardi dato che mi hanno lasciato da solo con Ale e Kris. Ma Kell non poteva
portarsela dietro? Si, va bene… stasera ragiona con l’uccello più del solito,
non posso aspettarmi un coordinamento perfetto tra neuroni che comunque sono in
parte evaporati dopo la tequila.
- non bevi?- chiedo ad Ale per rompere il silenzio
imbarazzante che si è venuto a creare.
- si…- mi sorride mentre fa roteare il liquido trasparente
nel bicchierino. - tutto d’un fiato anche ora?-
- in teoria…- rispondo svuotando il bicchiere in un unico
sorso.
- hai mai bevuto, Alessia? Ti sei mai ubriacata o fatto cose
strane, in vita tua?- sbuffa Krsiten con malcelato scherno nel tono,
trattandola come se avesse di fronte una verginella di paese, tutta casa e
chiesa che non la da prima del matrimonio e se lo fa è solo a fini procreativi.
Se sapesse…
- ubriacata mai, però ho invitato un perfetto sconosciuto a
vivere con me per due settimane. Un rischio bello forte…avrebbe potuto essere
un serial killer- risponde tranquilla, ignorando la cattiveria, mentre prende a
sorseggiare il suo drink.
- mmm… davvero si. Avrei potuto essere un pazzoide che
strangola le povere donne caritatevoli nel sonno- rispondo malizioso
stringendola a me e tuffando il viso nei suoi capelli.
Non è una tattica per far incazzare Kristen, giuro.
Sinceramente non me ne frega un cazzo, ma mi andava di farlo. Sono completamente
dipendente dal contatto fisico con lei, profondo o lieve che sia. Non c’è
secondo che non passerei senza averla addosso.
- sei tu lo sconosciuto?- mi interroga alzando la voce fino
a quasi soffocarsi.
- si… quella sera…- rispondo sottolineando il quella con un tono più deciso.
- sei un bastardo, Rob. Non sei stato poi così tanto meglio
di me, allora. Io ho solo baciato Michael, non ci sono andata a letto. Mentre
tu con lei ci hai scopato! Cristo, io ero venuta a chiederti scusa!- inveisce
serrando i pugni e creando il set adatto per una bella scena madre. Ho sempre
avuto ragione a dire che sia una grande attrice. Appunto, attrice, ma mai
persona.
- io non ci ho scopato! E anche se fosse non sarebbero cazzi
tuoi, Kris! Io ti avevo lasciata, se tu non avevi afferrato era un problema
tuo!- ribatto iniziando a percepire l’irritazione salire. Mi piazzo davanti ad
Ale cercando di proteggerla da quel battibecco, e al contempo pregando che
nessun altro se ne accorga.
- certo, certo! E secondo te con tutte le stronzate che fai
io avrei dovuto prenderti sul serio?- sbraita agitando le mani per aria.
- solo perché sono stato spesso comprensivo con te non
significa che sia un idiota! Ti ho mollato e ti rode perché non sei stata tu a
farlo per prima!-
- no a me rode perché non hai capito quanto fosse difficile
per me relazionarmi con lui dopo che avevo scelto te!-
- io non ho capito? E cosa c’era da capire? Tu non hai
scelto, Kris. Tu mi hai preso e mollato, aggiungerei diverse volte, a tuo
piacimento. A te non è mai fregato niente di quello che pensavo io o di cosa
volessi per noi. E il fatto che tu sia comportata come se stessimo ancora
insieme quella sera al ristorante mi da solo ragione. Sei una viziata Kris, una
bambina viziata che vuole tutto e quando lo vuole. Non sono più tuo, dovevi
pensarci prima- rispondo ritrovando un controllo e una calma glaciali. Non
voglio attirare troppa attenzione su di noi, non voglio che Ale si senta più in
imbarazzo di quanto probabilmente è già ascoltando questo litigio.
- e dimmi, ora saresti di questa puttanella?-
Quasi non ci vedo più. Il blu delle luci è diventato nero, e
l’unica immagine che metto a fuoco con odio crescente è quello della ragazza
che una volta ho creduto di amare.
L’ho sempre vista dolce e tenera, ma anche aggressiva e
spregiudicata e questo mi piaceva. Solo che non credevo che il suo lato nero
fosse più vasto di quello bianco.
- modera i termini, Kris- sibilo minaccioso. Lei mi ignora e
si sposta lateralmente per mettersi davanti ad Ale che si era messa educatamente
in disparte lasciandoci un po’ di privacy per risolvere le nostre questioni.
- dimmi, Alessia, è tua abitudine aprire le porte di casa
tua a perfetti sconosciuti e scoparteli oppure hai fatto l’eccezione perché si
chiama Robert Pattinson?- parla petulante Kristen. Più che come Bella io ce la
vedrei bene per il ruolo di una delle Mogli.
Nemmeno il tempo di farla finire che Ale le ha lanciato
l’intero contenuto del bicchiere in faccia con gli occhi sgranati e accesi
dalla rabbia, le labbra rosee arricciate dal disappunto.
- non ti permettere mai più, mi hai sentito?- scandisce con
la voce che trema dall’ira repressa. Prende un lungo respiro e trova la forza
per continuare a parlare, occhi negli occhi, ghiaccio nel ghiaccio, è
spaventosa. Spaventosamente bella e altrettanto spaventosamente ferma, risoluta
e temibile.
- mi hai sentito? Non ti permettere mai, mai, mai più di
dire una cosa del genere. Non ti azzardare manco a guardarmi più in faccia.
Tutto oggi sei stata incollata al mio ragazzo come se fosse di tua proprietà,
tutta la sera hai cercato di mettermi in imbarazzo ma come ti ho già detto… ti
rendi solo ridicola. E se mi permetti ora non sei solo ridicola, ma anche
patetica. Patetica perché giusto per sfizio pretendi attenzioni da un uomo che
non ti vuole. Patetica perché forse saresti quasi simpatica se non ti ostinassi
nella tua superficialità, patetica perché forse sei tu quella che si mette su
un piedistallo e che considera gli altri come pezza da piedi. Non ho aperto la
porta a Robert perché fa Pattinson di cognome. Per me è sempre stato Rob senza
cognome, non me ne è mai fregato un cavolo e non ti permetto di macchiare con
la tua cattiveria questa verità. Intesi?-
Lenta si avvicina al bancone per posare il bicchiere che
stringeva ancora in mano. Un vero miracolo che sia ancora integro e non gli si
sia rotto in mano tanta era la forza con cui lo stringeva.
- mi hai dato della patetica?- gracida la sua avversaria
dopo aver perso qualche secondo a boccheggiare prima di afferrarla per i
capelli e costringerla a voltarsi. Pessima mossa, perché prima che io possa
fare qualsiasi cosa, Ale l’ha già schiaffeggiata lasciandole uno stampo
perfetto delle sue dita sulla guancia che già si sta tingendo di rosso. Se
riesco a vedere il rosso alla luce blu del locale, deve averglielo piazzato
proprio bene quel ceffone, non vorrei esserne mai vittima.
- evapora, Kristen. E se ci tieni ad avere almeno una
guancia sana, vedi di non rompere più i coglioni in futuro. Rob, tesoro, io
vado un po’ dagli altri-
Si allontana e scende i pochi gradini che portano alla
pista, infiltrandosi nelle fenditure della folla per andare a cercare i nostri
amici.
Mi guardo attorno e fortunatamente solo poca gente sembra
essersi accorta del piccolo spettacolo che abbiamo dato negli ultimi minuti.
- hai visto cos’ha fatto?- balbetta “la sopravvissuta”.
- te la sei cercata- rispondo freddo e distaccato, con tanto
di mani in tasca.
- mi ha schiaffeggiata!-
- tu le hai tirato i capelli-
- ma mi ha dato della patetica!-
- lo sei. E ora scusami, devo andare dalla mia ragazza-
Faccio per andarmene anche io ma, come mi aspettavo, fa
ancora l’ultimo tentativo di fermarmi.
- e io che dovrei fare?- piagnucola dopo avermi costretto a
girarmi.
- quello che ti pare, Kris. La cosa non mi tange. Cerca solo
di pensarci su e di evitare vendette sul lavoro, cresci per una buona volta. Ci
vediamo-
Senza più voltarmi a guardarla in faccia, fregandomene
altamente del suo destino, mi immergo nella folla, facendomi spazio per
raggiungere la capigliatura leonina che riconosco come quella di Jackson.
Sono sempre più basito. E mi do sempre più del coglione. Ha
schiaffeggiato la mia ex! Le ha rovesciato la tequila addosso! E l’ha fatto
per… no dai, non l’ha fatto per me. L’ha fatto perché le ha dato della troia.
Però… niente, sono un deficiente. L’ha fatto per me, me lo sento.
Con qualche spintone e qualche gomitata riesco a
raggiungerla e la trovo a ballare tranquilla e serena con Kellan che cerca di
farle scudo dagli spintoni altrui per lasciarle lo spazio di muoversi.
Mi fermo e continuo a guardarla da lontano. Sono così poche
le volte in cui posso farlo che non voglio perdere l’occasione.
Kellan l’aiuta gentilmente a salire su un tavolinetto basso,
e lei… ride…
Ash prende posto al tavolino di fianco e prendono a muoversi
insieme cantandosi a vicenda le poche parole della canzone che stanno ballando
mentre Kell e Jack credo le osservino in piena estasi mistica esattamente come
me adesso.
I suoi capelli neri che ondeggiano morbidi sulla schiena
nuda… Le gambe lisce, snelle e slanciate che restano chiuse mantenendo il
perfetto equilibrio del suo corpo che si muove aggraziato con movimenti che per
me rispecchiamo la quint’essenza della sensualità. Il modo in cui rovescia la testa e allarga le
braccia…
Dio… mi fa male il cuore a guardarla.
La guardo da lontano e godo dello spettacolo di ogni
centimetro del suo corpo, di lei. Mia.
La trovo così bella che non riesco a smettere di guardarla e
sorridere come un ebete. Ci passerei la vita a guardarla, a toccarla, a ballare
con lei, a sorridere del suo sorriso, a godere dei suoi sospiri…
Anche ora, appoggiato alla cornice della porta del bagno
della mia camera da letto, mentre la osservo lavarsi i denti avvolta nella
sottoveste di pizzo grigio fumo che abbiamo comprato insieme, con i piedi
scalzi sul pavimento, non mi capacito di quanto sia meravigliosa. Meravigliosa
e mia.
Due parole che non avrei mai pensato che potessero
permettersi di viaggiare in coppia per uno come me.
- tesoro, hai finito di guardarmi? Giuro che non è una nuova
tecnica particolare il mio modo di lavarmi i denti- mi dice sorridendo
indicandomi con lo spazzolino.
- mi piace guardarti. Ti da fastidio?- le chiedo sperando
con tutto il cuore che mi dica di no.
- No, tesoro, solo non capisco perché- risponde prima di
sciacquarsi la bocca e asciugarsela con l’asciugamano.
- ci deve essere per forza un motivo?-
- no è solo che… sei un po’ strano stasera-
Si avvicina e mi porge il pantalone della tuta che uso come
pigiama, che come di consueto si trova sulla sedia vicino alla porta. Mi da un
veloce bacio a stampo prima di tornare in camera e rimettere il vestito che si
era tolta nell’armadio, spegnere il telefono e iniziare a togliere di cuscini
dal letto.
Mentre mi preparo per la notte, non riesco a smettere di
osservarla compiere tutti questi gesti in casa mia… nostra. Mi piace
considerarla nostra, anche se prima
che lo sia davvero io forse dovrei parlarle. La sua reazione nei confronti di
Kris, la nostra intimità, i suoi comportamenti… dovrebbero darmi coraggio per dire
le fatidiche paroline magiche, e le direi se non fossi me stesso. Cosa non
darei per essere un uomo affascinante, sexy e sicuro di sé, dannatamente
sfacciato e sfrontato da prendere la situazione in mano e dichiararmi alla mia
donna.
Purtroppo mi devo accontentare di essere un impacciato
cronico e tentare di fare al meglio con quelle poche doti di cui sono stato
sgraziatamente fornito.
- Rob, tutto ok?- mi chiede mentre sta per alzare il
lenzuolo prima di sedersi sul letto.
- si, certo- rispondo svelto interrompendo le mie
elucubrazioni mentali. Sono un coglionissimo coglione indeciso.
- sicuro? Non è che sei così per quello che è successo
stasera, vero?-
Si siede sul materasso e si copre le gambe con il lenzuolo
bianco.
Veramente vorrei dirle che è proprio per quello che è
successo stasera che vorrei decidermi a fare il passo ma, siccome sono il re
degli impediti, mi limito a scuotere la testa in un gesto di diniego e ad
avvicinarmi al letto.
Sul comò alla mia sinistra, la sua macchina fotografica professionale
fa bella mostra di sé e in un secondo un’idea mi balza alla mente, assieme ad
un ricordo.
Se togli la
macchinetta, quanto di tutta questa bellezza riesci a cogliere sul serio?
Una foto mi ha portato ha cambiato la vita. Una sola foto.
Non era lei il soggetto ma… quello scatto mi ha portato sulla via di casa sua.
È incredibile quanto una cosa così semplice condizioni la tua esistenza e
diventi ricorrente nel corso della tua nuova vita.
Foto, foto, e ancora foto… la sua vita, la mia vita è disseminata
di foto, camminiamo entrambi su un tappeto fatto di pellicole.
Ma stasera voglio portare a srotolarsi quel rullino dove
voglio io. Sarò attore nel vero senso della parola: compirò un atto, un gesto…
e lo farò in un modo che lei possa capire.
Prendo la digitale e l’accendo.
- che stai facendo ora?- chiede guardandomi scettica e
confusa.
- ti faccio una foto-
- grazie, lo vedo. Ma perché?-
- posa per me- chiedo dopo aver preso un bel respiro,
pregando con tutto il cuore che l’istinto abbia un po’ più di palle del
sottoscritto, altrimenti sono fottuto.
- come scusa?-
- hai fatto la modella, Ale. Non puoi posare una volta per
me?-
Quasi piagnucolo, ma spero che la mia faccia sia più
convincente delle mie parole, almeno… quella parte di faccia che non è coperta
dalla macchina fotografica da cui la sto osservando.
- perché?-
- una volta hai detto che riesci a studiare meglio le
persone se le osservi dietro un mirino e io… voglio osservare te- ammetto
candido scattando la prima foto, sperando che la macchina sia già impostata sul
livello standard.
- non ho intenzione di accettare un no come risposta. Io ho
passato una giornata intera sotto i tuoi occhi, ora tocca a te- le ricordo
sperando che questa constatazione mi dia punti.
- ma tu eri vestito- borbotta lasciandosi cadere tra i
cuscini mentre io scatto un’altra foto.
- e da quando la nudità è un problema per noi?-
Un altro scatto.
È assolutamente meravigliosa e più scatto, più mi sorprendo
a scoprire come sappia ogni cosa di lei, o quasi. Non proprio in senso tecnico
della locuzione ma… conosco lei. I suoi modi di fare, di ragionare, di ridere,
di rilassarsi… tutto.
Dopo parecchie insistenze da parte mia cede alla richiesta e
si lascia immortalare mentre si gira e rigira nel nostro letto e più la guardo
più le parole “ti amo” prendono colore nella mia testa.
Diventano un bisogno impellente di dirglielo, di farglielo
sapere, perché improvvisamente vedo le mie parole come un qualcosa che
potrebbero aiutarla anziché come un peso che la schiaccerebbero. Se sapesse che
l’amo… magari…
Forse aspetta che sia io a dirlo per primo, d’altra parte
lei dopo quella notte allo studio di registrazione non mi ha più chiamato amore, forse per vergogna… non lo so ma…
per come io la giri, inizio a non vedere più tutto il male di una mia eventuale
dichiarazione.
L’unico male colpirebbe il sottoscritto perché se mi tengo
questo segreto ancora un po’ rischio di impazzire. Non mi basta più chiamarla
tesoro, perché non è quello il suo vero nome. Ho bisogno di chiamarla con il
suo vero nome.
Le giro intorno come lei ha fatto con me più volte, la
osservo sorridermi e provocarmi approfittando del fatto di essere in qualche
modo protetta da un obbiettivo e più la guardo, più la fotografo più me ne
convinco: glielo devo dire.
- dammi qua- dice ridendo tendendo una mano verso di me, in
ginocchio davanti a lei sul letto, parecchi minuti di indecisione e scatti
dopo.
- ma io non ho finito- brontolo restituendo il marchingegno
miracoloso.
- nemmeno io- risponde maliziosa posando la sua digitale sul
comodino facendo attenzione a non farla cadere.
Si alza sulle ginocchia, fronteggiandomi maliziosa e gatta
come non mai. Appoggia entrambe le mani sulle mie spalle e le fa scorrere fino
a intrecciarle tra i miei capelli.
- ho… intenzione di provare un nuovo modo di… studiarti-
sussurra con voce leggermente arrochita al mio orecchio prima di iniziare a
baciarmi lentamente il collo, facendomi perdere il poco di lucidità mentale di
cui sono in possesso.
- e in cosa…in cosa consisterebbe?- chiedo sentendo la mia
stessa voce arrochirsi mentre faccio scorrere le mani sui suoi fianchi foderati
di pizzo.
- beh… in questo...-
Mi spinge gentilmente a sdraiarmi tra i cuscini, prendendo
posto a cavalcioni sui miei fianchi. Resta dritta, con lo sguardo studia attentamente
il mio petto nudo come se da questo primo pomeriggio fosse cambiato. Con un
dito sfiora la mia pelle, facendomi sussultare quando raggiunge il punto
sensibile sui miei fianchi appena sopra il bordo del pantalone.
- sto… cercando di capire quanti punti… oltre a questo-
continua sempre sussurrando mentre ripassa le dita sui miei fianchi - …ti
facciano questo effetto- mormora avvicinandosi al mio orecchio, stendendosi
completamente su di me.
Cerca famelica le mie labbra, i suoi capelli accarezzano il
mio viso e quasi impazzisco quando si sposta lievemente arrivando a scoprire
quanto io la desideri.
Devo dirglielo. Prima che io perda completamente ragione e
autocontrollo, devo dirglielo, devo farglielo sapere.
Con un colpo di reni riesco a ribaltare le posizioni,
trovandomi le sue gambe a cingermi i fianchi così come le sue mani a vagarmi
sulla schiena.
Velocemente faccio sparire la sottoveste di pizzo e il
reggiseno morbido che usa per dormire, liberandomi al tempo stesso dei miei
pantaloni.
Non posso aspettare, non posso perdermi in preliminari
stavolta. Voglio l’atto più puro che si possa immaginare per questa nostra
prima volta, sempre che lei mi dica di si.
Non ferma la mia tenera furia, segno che non le dispiace poi
molto il fatto che voglia farla mia subito, anzi… aiutandosi prima con le mani
e poi con le gambe fa sparire i miei boxer ancora prima che io getti giù dal
letto le sue mutandine.
- Rob…- mi chiama stringendosi a me, facendomi spazio tra le
sue gambe, prima di cingermi.
- Ale…- la chiamo, ma tiene ancora gli occhi chiusi.
- Ale…- la chiamo ancora a pochi centimetri dal suo viso. Ho
bisogno che mi guardi. Ho bisogno di avere i suoi occhi verdi puntati dritti
nei miei.
Dopo un tempo per me infinito li apre, e finalmente posso
vederli. Posso vederla. Non nasconde una lieve curiosità nel modo in cui arcua
le sopracciglia, nel modo in cui i suoi occhi si muovono cercando di
interpretare i miei.
- Ale… fa l’amore con me- le chiedo con la gola secca
dall’emozione.
Sgrana gli occhi, la bocca si schiude leggermente. Forse
l’ho scioccata, forse… ho fatto una grandissima cazzata, forse…
- fa l’amore con me…- la supplico ancora prima di chiudere
gli occhi e riprendendo a baciarle le labbra, per vedere se mi respingerà.
Per qualche secondo resta immobile sotto di me.
Completamente immobile. Momenti in cui credo letteralmente di morire.
- fa l’amore con me…- chiedo di nuovo, svegliandola dal
torpore in cui era scivolata.
Le sue labbra prendono a muoversi con le mie, le sua mani si
stringono nei miei capelli e quando le sue gambe si allacciano spontaneamente
ai miei fianchi posso permettermi di esultare mentalmente.
Affondo nella sua carne e mi sento davvero, davvero
completo. Per la prima volta mi sento completo.
Lei è sempre la stessa, ma averle chiesto di dare un senso
diverso al nostro unirci, ha cambiato profondamente le cose tra di noi. È il
mio amore, e sta facendo l’amore con me.
Non mi chiede di accelerare, non mi chiede alzarmi un po’
perché le gravo troppo addosso… mi stringe. Forte. Con braccia e gambe. Sposta
le sue mani sul mio viso e mi bacia. Occhi negli occhi, senza chiuderli mai.
- ti amo…- sussurro prendendo un po’ di distanza per
permetterle di sentirlo.
Cattura di nuovo le mie labbra e non smette mai di
guardarmi. I suoi occhi sono completamente indecifrabili, assolutamente
illeggibili, ma sono aperti.
C’è solo lei e la sua bocca che si muove sulla mia, il suo
bacino che viene incontro alle mie spinte, le mie mani tra i suoi capelli
setosi.
- ti amo…- ripeto all’infinito prima, dopo e durante il
raggiungimento del culmine che ci trova uniti anche in questo. Rare volte siamo
arrivati insieme, e voglio prenderlo come un segno del destino.
Non parla, quasi non respira. Semplicemente si rifugia tra
le mie braccia e li resta, nascondendo la testa nell’incavo del mio collo e
poggiando le labbra sul mio petto.
Sono sereno e tranquillo, quasi stanco, ma fiero di me… l’ho
detto. E ora posso darle il suo nome.
Parecchie ore dopo…
Non so di preciso cosa mi svegli. È una strana sensazione alla
bocca dello stomaco. Forse… ansia. Si, ansia…
Mi sento come in attesa… di cosa non so, ma sono in attesa.
Il mio radar capta-giornatacce forse è entrato in funzione dopo tanto tempo di
assenza ed è andato leggermente in tilt.
Allungo una mano sul materasso e stranamente non mi
sorprendo di sentirlo vuoto.
Sarà in piedi a gironzolare per casa, oppure avrà fatto come
la nostra prima volta. Avrà preso e se ne sarà andare a farsi una corsetta
chiarificatrice.
Mi alzo dal letto e recupero boxer e pantaloni dalla
moquette, prima di scendere al piano di sotto a farmi una tazza di caffè.
Lo ammetto, anche questa volta mi dispiace non essermi
svegliato con lei stamattina, ma ho imparato a conoscerla abbastanza da capire
che quando ha bisogno di riflettere su qualcosa lei vuole stare da sola. Ha
bisogno di uscire e chiarirsi le idee prima di tornare e affrontare quello che
succede.
Quello che ho detto ieri deve averle dato parecchio da
pensare. Probabilmente non se lo aspettava anche se secondo me gli indizi per capirlo
ce li aveva tutti.
E allora se so che è fatta così, perché ho questo strano
morso allo stomaco?
È semplicemente scesa. Sul divano ci sono i suoi jeans
piegati che ha stirato il giorno prima, vicino alla porta ci sono le sue
scarpe… sul banco della cucina sono appoggiati i suoi braccialetti… eppure c’è
qualcosa di strano.
Non chiedetemi perché. Non sono nemmeno riuscito a farmi il
caffè, ho preso a girare come un matto per la casa, ma non ci ho trovato nulla
di strano. Assolutamente niente.
In bagno c’è il suo beauty, in camera c’è la sua valigia ed
i suoi vestiti sono tutti nella cabina armadio al loro posto. Persino la sua
digitale è ancora sul comodino e allora…
Prendo a guardare fuori dalla finestra che da sul lungo mare
in attesa di vederla passare magari correndo in direzione del portone di casa.
Passa un’ora, due… niente…
E l’ansia mi rode.
C’è la sua valigia, ci sono i suoi vestiti, c’è il suo
spazzolino… c’è tutto… tutto… tranne…
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo!
No, no e no!
Afferro il primo jeans che trovo e la prima maglietta,
infilandomi a volo le scarpe da ginnastica all’ingresso, afferrando a stento
cellulare e chiavi di casa.
Non può, non può, non può…
Mi fiondo in strada e fermo un taxi quasi facendomi
investire, ma al momento non è che mi freghi molto della mia vita.
- all’aeroporto, in fretta!- grido al conducente.
Dovevo accorgermene subito. Subito! I nostri passaporti sono
stati sempre sul comò, uno sull’altro… peccato che ci fosse solo il mio.
Cazzo, cazzo, cazzo! Sono un idiota! Perché cazzo gli ho
detto quelle cose ieri sera?! Cos’era tutta quell’urgenza? Lei non era pronta,
lei… lei non vuole che io la ami, lei non vuole che…
Cazzo!
Sono stato un coglione!
Un coglione!
I vestiti, la valigia… è scappata! È letteralmente scappata
via da me! Se avessi guardato meglio forse me ne sarei accorto prima e forse
sarei riuscito a raggiungerla e fermarla.
Guardo i tabelloni degli imbarchi e trovo quello di New York
che ha aperto già da mezz’ora. Corro, corro come un dannato, sperando che lei
sia a quel gate e non sia già partita. Prego di essermi sbagliato, anche se so
che non è così. Corro e i polmoni mi fanno male, mi bruciano, le gambe tremano
dallo sforzo prolungato ma non mi fermo.
Arrivo all’imbarco e trovo l’ultima persona, un uomo, che
sta consegnando il suo biglietto all’hostess di terra dietro al bancone. Lei
non c’è.
Mi avvicino ancora, deciso magari a chiedere alla ragazza
che controlla i documenti se l’abbia vista, quando un movimento di capelli neri
cattura la mia attenzione. Ancora all’ingresso del tunnel mobile cui è
collegato l’aereo, sta frugando nella sua borsa in cerca di qualcosa.
- Ale!- grido cercando di raggiungerla, prima di essere
fermato da una guardia giurata. Dannati terroristi! Se non fosse per loro non
ci sarebbero tutte queste guardie!
Si gira, mi vede...
- se non è passeggero, la prego di allontanarsi, signore-
dice la guardia con tono severo.
- scusi, devo solo parlare con quella ragazza, la prego!
Ale!- grido, dimenandomi dalla stretta dell’omone in divisa che mi ha stretto
le braccia dietro la schiena.
- Ale, non farlo, ti prego!- le grido, ma lei non si
muove. Mi guarda, ma non riesco a
leggere nulla nella sua espressione. Nulla.
E poi la consapevolezza… lei non mi vuole.
Brucia.
Cazzo se brucia.
Da morire.
Posso ancora sentire il rumore dei frammenti del mio cuore
che cadono spezzati e troppo piccoli per essere rimessi assieme. La guardo e
vederla così inespressiva polverizza totalmente tutti i miei cocci, che se ne
vanno via con lei quando, senza una parola, si gira e scompare dietro la curva
di quel tunnel.
Se n’è andata, e con lei… me ne sono andato anch’io.
Vi prego non mi uccidete, abbiate fede che mancano ancora
dei capitoli, piuttosto fatemi sapere che ne pensate. Probabilmente il prox
capitolo verrà postato un po’ in ritardo perchè molto probabilmente scriverò la
one-shot rossa di questo capitolo di cui avrete notizie sul blog.
Abbigliamento Ale e Rob
Abbigliamento Jack e Ash
Abbigliamento Kellan e Kris.
vi lascio anche il testo della canzone, molto pertinente, anche se non riescoa trovare la traduzione.
be here now
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Capitolo 37 *** capitolo 37 ***
capitolo 37
Buon pomeriggio gente! caspita, ammetto che speravo in un
pochino più di commenti per il capitolo scorso, dato che è stato il momento
della svolta. Bah… la prendo come una muta protesta a come sono andate le cose.
Non ho molto da dire oggi, tranne che questo è un capitolo
un po’ strano dato che entreremo nella mente di Ale in un modo un po’ diverso
dal solito. Vedremo i suoi ricordi, quelli che si rincorrono nella sua mente
portandola a scegliere come ha scelto. Non hanno un vero e proprio senso
logico, ma rispecchiano la sua confusione. Troverete dei pezzi già incontrati
in precedenza e pezzi nuovi. In compenso mi sono sbizzarrita con canzoni e
abbigliamenti e spero che la cosa vi faccia ugualmente piacere.
È probabilmente una pazzia, ma questo capitolo l’ho sempre
immaginato così… ditemi che ne pensate. Ho avuto l’ispirazione e questo è il
risultato, ma non temete… la one shot rossa è in cantiere.
Ricordatevi di guardare il Blog e anche di fare un salto in
quello di Agathe per le storie più belle del sito.
Recensioni:
lazzari: immaginavo che avresti avuto un appena accennato
istinto omicida dei confronti di Ale. in effetti la sua non è una reazione
molto matura ma… ho pensato di scriverla così perché questo distacco sarà utile
a Rob che… piccolo spoiler, ha sbagliato tutto quanto. Non posso dire di più ma
ora tocca a lui… capirà tante cose e imparerà forse a gestire meglio i suoi
sentimenti, e forse capirà che in amore è giusto pensare alla persona amata ma
che è sbagliatissimo annullare sé stessi per essa.
Enris: lo scontro Ale e Kris ha avuto parecchie standing
ovation a quanto pare! Come ho già detto non ricordo a chi… io odio Kris, ma
sinceramente mi dispiace un po’ descriverla nelle mie storie come una pessima
stronza acida e antipatica. Cioè si è vero, le ho fatto fare la parte della
cattiva perché qualcuno doveva pur farlo, così come Ben… ma ho cercato di
essere obbiettiva, contenendomi abbastanza nelle reazioni dei miei personaggi
alla sua sfrontatezza. Ho cercato di immedesimarmi e capire davvero che grado
di reazioni potevano avere in base ai loro motivi.
Non so se si capisce il motivo per cui Ale scappa da questo
chap, ammetto che è abbastanza criptico, però tu tentaci… per quanto riguarda
Rob… ci hai preso, ti dico solo questo.
Un kiss.
Pooh: addirittura piangi? Va beh che io ho pianto per questo
capitolo quindi… siamo due piagnone.
Te lo aspettavi? Eh beh :) complimenti! Ho ricevuto reazioni
di shock allo stato puro, ma per me non poteva andare diversamente.
Per Kelly Pooh si, ti ho pensata! XDXDXD sarà che ho davanti
anche il ciondolo da borsa di pooh e allora traggo ispirazione… boh!
Per quanto riguarda me…ogni tanto mi prende di nuovo lo
sconforto ma sto già seguendo il tuo consiglio. I miei amici e le mie amiche
sono davvero fantastici!
Grazie mille Pooh, per tutto. per il muto sostegno e le tue
parole gentili e comprensive. Grazie. Per Milano, certo che ci sarò! Salvo
imprevisti credo proprio che ci sarò davvero!
Un bacione tesoro! Ti voglio tantissimo bene!
Dindy80: disperazione allo stato puro eh? E va beh… sai che
nelle mie storie io se non smonto tutto almeno una volta non sono felice. Sono
sadica lo so … e il bello è che non è stata la situazione mia a farmi decidere
questo colpo di scena. Purtroppo era già tutto programmato.
Ma tu abbi fede. :)
Grazie per le tue parole gentili, mi hanno fatto davvero
tanto piacere, soprattutto perché spesso si sottovaluta la capacità di siti
come questi di creare dei legami di amicizia, o comunque di affetto reciproco.
Grazie mille!
Alice cassedy: eeee no… spiacente, non sono una terrorista
quindi… no, non volevo far morire nessuno anche se forse avrò dato un po’ da
fare ai prontosoccorso.
Abbi fede :) però entrambi devono fare l’ultimo passo
importante. Devono capire. E stando insieme non potevano farlo. Avevo già
deciso che andasse così prima del mio periodo nero e le mie ipotesi si sono
rivelate fondate.
Tu mi dirai che potevano capire approfittando della
lontananza di Robert per il lavoro, ma no… non si può riflettere bene così…
perché se si ha la certezza che l’altro c’è, che ti telefona, che ti pensa… ti
adagi e non dai molta retta ai tuoi dubbi. Se lo perdi… invece riesci a mettere
tutto nella giusta prospettiva. So che molto spesso sono scelte definitive e
che non si può tornare indietro ma… in questa storia le cose non vanno mai
nell’ordine giusto quindi… da riposo alla tua tastiera :)
Fallsofarc: amore mio tu sapevi già tutto ma ammetto che
scriverla e leggerla… non è stato bello. questo chap è un po’ strano… ricordi
abbozzati e messi insieme. ne abbiamo parlato del problema di ale ma…non so, tu
mi dirai se questi ricordi che ho scelto avranno un senso per chi legge per la
prima volta, dato che io magari ci vedo fili solo miei.
La one shot rossa è in cantiere, ogni tanto aggiungo pezzi
ma… chissà perché i capitoli tragici improvvisamente mi vengono bene… bah!
Tranquilla per la rec! Non è un’oscenità e poi ricordiamoci
che a quanto pare tutte e due non siamo propriamente in forma quindi…
Ricordati però che ti voglio un mondo di bene! Davvero davvero
tanto. E che se tu, Angela e le ragazze non mi foste state così vicine
propriamente la mia lucidità mentale di questi giorni sarebbe solo un miraggio.
Grazie di tutto cru! Un bacione!
Cricri88: mbare com’aggia fare? Trasii ind’o tunnel de mimmo
i nun n’escio cchiu! Appiddaveru però facim i cristiani seri e poco zaurdi…
Ale è stata un po’ drastica in effetti e come dicevo a Chia
di sopra… non so se si riuscirà a capire il motivo per cui l’ha fatto. io vedo
tutti i fili perfetti ma ammetto che per il lettore la cosa potrebbe risultare
criptica.
Te l’avevo detto che la faccenda con Kris non era finita :)
se ero io facevo di peggio, ma per amor della storia ho dovuto misurare le
reazioni ai motivi… io avrei usato i tacchi delle scarpe per sfregiarla come minimo…
cmq non ho resistito a Pendolo! Mi avete contagiata! Avrei voluto mettere
l’immaginetta però… dai teniamocela per noi e non scandalizziamo la gente!XD
Appiddaveru nun te preoccupare pa ricensiune! Anzi!!!
Vasuni mbare ni sintemu! Ps: un dite a Pina ca niscii!
Giu_O: ave nuova twittergirls! Dopo i tuoi elogi a mister
pendolo direi che si, hanno contagiato anche te! e dire che una volta eravamo
delle gran brave ragazze… ora siamo coltivatrici di limoni a tempo continuo!
sai che Ale tornerà? E cchi te risse sta cosa?? mimmo? Pina? Nun dire Giuanni
ch’iddu avi i zicchi!
Gia che se una Anti…. Questo per me non ha prezzo! Jack mi
da man forte! È il mio alterego per questo lui e Ale vanno così d’accordo :P
Dai che ho fatto in fretta stavolta a postare :) la rossa è
in fase di scrittura e non penso si farà attendere a lungo, ma il fatto è che
l’ispirazione per i prossimi chhap di questa è infinita praticamente.
Nu vasune bedda!
Annina 88: benvenuta :) un sonetto di Shakespeare? Per me???
*____* sapere che tu sei così selettiva nelle storie di questo fandom… beh, mi
riempie di orgoglio per la mia creatura. Immaginami come una mamma che si sente
dire che suo figlio è il primo della classe o qualcosa del genere. :P
Quindi… che dirti se non grazie? Sono felice di averti
trasmesso qualcosa, che sia pianto o gioia, che sia una risata che un po’ di
sano arrapamento. Amo leggere, se io non avessi scopeto la lettura non so come
sarei riuscita ad essere quello che sono. Così come amo leggere amo scrivere e
cerco di metterci la maggior cura possibile perché anche se qui siamo in un
sito di ff dove uno, volgarmente parlando, può farsi i film che vuole, io trovo
che si possano raccontare delle belle storie comunque, che non hanno nulla da
invidiare ai libri veri.
Vanno curate e cresciute. E vanno scritte in primis per se
stessi. Se si inizia a scrivere per gli altri, seguendo i desideri del
pubblico… secondo me si sbaglia tutto.
Per quanto riguarda Rob… una volta ho sentito una sua
intervista, mentre era a Cannes e… se prima pensavo fosse un gran figo e stop…
li mi sono innamorata di lui.
Ho messo una frase nel suo primo pov, che lui ha detto
veramente… ha detto che la gente si preoccupa tanto di gridare e schiamazzare
ma nessuno gli chiede mai come stia lui. e l’ha detto con uno sguardo che mi è
entrato dentro… sembrava nascondere un velo di rammarico dietro tutta la sua
solarità.
Va beh dopo queste scemenze (non riesco a fare troppo la
seria, perdonami), se vuoi scambiare quattro chiacchere… disponibilissima di
farlo. Sul gruppo di facebook , questo link che ti ho messo, mi trovi
sicuramente perché nell’area discussioni c’è la mia storia. Tu dimmi chi sei,
chiedimi l’amicizia e sarò ben lieta di accettarla. Altrimenti, come
preferisci, usa pure la mail che ti da il sito :)
Crystal black: stucco? Si censuriamo altrimenti mi costringi
ad alzare il raiting! E io che già mi faccio fisse per le one shot!
Grazie per il tuo appoggio riguardo alla mia situazione e
spero davvero che ci sia qualcos’altro per me. un bell’incontro come quello di
Ale e Rob non mi dispiacerebbe, sinceramente ma forse meglio evitare di
sfasciare la macchina di famiglia XD
Per la storia dei capitoli di passaggio… io mi scuso sempre…
temo che la mia storia stia diventando troppo cervellotica o troppo tirata per
le lunghe… esasperata… sarà il calo delle recensioni che non si accompagna ad
un calo delle letture booo… sono paranoica quanto e più di Rob, porta pazienza.
Cerco di curarmi ma ho scarsi risultati.
Ale… Ale è me, praticamente quindi mi riesce facile scrivere
di lei… e se a te pare complicata… in effetti lo è ma tutte le persone sono
complicate. Come dicevo ad Annina sopra le ff vanno curate. Non vuol dire che
perché uno scrive tanto per debba essere sbrigativo e sporco nel suo modo di
scrivere. Dare spessore e concretezza ai personaggi secondo me è addirittura la
parte più bella del lavoro. Non mi prendere come una che se la tira, per
favore, ho ancora un sacco da imparare e quando leggo certe storie mi complesso
perché non raggiungerò mai certi livelli… ma ho letto tante ff che basavano
tutto sulla trama senza dire niente dei personaggi. A pensare a una storia sono
bravi tutti, è come farsi un film mentale… aspettare i tempi e descrivere bene
a volte è una tortura… ma se si scrive per se stessi in primis… ne uscirà
sempre un buon lavoro, qualunque sia la storia.
Le cose tra loro… si aggiusteranno? Mah… con dei paletti e
delle nuove certezze forse si… :)
Vannyp1987: oddio! Burke è sparito da Gray’s Anatomy e ora
chi chiamo io per rimettere a posto il tuo cuore??? Porca miseria ho fatto
danno!
Tranquilla… abbi fede, prega tanto e vedrai che tutto andrà
bene! Sono felice che almeno la scena di Ale e Kris ti abbia regalato qualche
risata prima della grande depressione!
Baci.
Marika_bd: quindi mi stai dicendo che sto assistendo al
miracolo di una lettrice che mi ha capito Ale? deo gratias non ci speravo più!
Come hai detto tu non è stupida. Forse un po’ drastica ma a volte questo è il
rischio del pensare troppo, anche se appare un paradosso. La fuga è segno d’impulsività,
ma a lei serve per un altro motivo. Non avrebbe ottenuto lo stesso risultato se
ne avesse parlato con lui.
Sophie 88: come non detto ieri. Ho finito di scrivere ma il
doc di postaggio l’ho dovuto fare oggi. Rimandami poi il video che su fb non me
l’ha fatto vedere :( cmq….
Allora la faccio o non la faccio sta one shot??? Qua ormai
abbiamo lasciato scappare l’ormone e chi lo piglia più? Stavo pensando di fare
la nostra storia a raiting rosso, ma… forse è meglio arancione con one-shot…
boh… vedremo. Io ho già iniziato a rileggerlo, solo che dobbiamo deciderci bene
su come mettere a posto la storia.
ora dedichiamoci all'altro progetto, così ci facciamo un account per tutte e due ok?
Rob acquisterà sicurezza, tranquilla, ma questa partenza era
necessaria per ottenerla e si… tu sei in viaggio di nozze ( ti ho fatto fare
una comparsata qui però :) ) non quagliare troppo che tra poco torni e non ti
voglio sciupata!
Romina75: lo so, lo so … sono leggermente sadica quando
faccio ste cose ma… sono a fin di bene…hai detto due possibili reazioni per
Rob… se fossero tutte e due? Una consequenziale all’altra? Ehehe… riflessivo
com’è… ci starebbe un po’ di autocommiserazione prima della presa di coscienza
:) e la litigata… o ci sarà fidati.
Grazie mille per la comprensione tesoro :) che tu ci creda o
no, Vicini mi ha talmente contagiata che l’altro giorno mi sono detta davvero “
sono Ulisse! Non Penelope”… spero che nessuno mi abbia sentito altrimenti si
sarebbero preoccupati di dovermi procurare un biglietto per Casablanca… va beh dopo questa… baciiiii!!!!!
Coffee shop
Mi ha sempre
affascinata il suono che creano le dita sul bordo dei bicchieri. Puro e chiaro.
Forte e deciso, forse assordante e fastidioso per alcuni ma io l’ho sempre
trovato molto delicato.
Seguo il contorno del
bicchiere, fissando il liquido rosato al suo interno cercando nel vino una
risposta alle mie domande, prima fra tutte “perché mi sento così?”
Perché sono seduta al
tavolo di un ristorante a mangiare pesce con il mio peggiore nemico? Perché ho
accettato il suo invito? Perché mi sono messa tutta in tiro per presenziare a
questa condivisione di desinare?
Ma soprattutto,
domanda cruciale, perché mi sento così?
Perché continuo a
desiderare il suo sguardo addosso? Perché mi sembra di essere attraversata da
una scarica elettrica ogni volta che le nostre ginocchia si sfiorano
accidentalmente sotto il tavolo?
Perché sono un’idiota,
ecco perché.
Perché ho visto troppe
volte la Bella
e la Bestia e
mi illudo che lui, la Bestia,
mi abbia invitata a cena perché in fondo prova un interesse sentimentale nei
miei confronti e non perché debba spezzare l’assurda maledizione che lo rende
così stronzo.
Sveglia, principessa
delle speranze perdute e mal riposte! Le favole non esistono!
Sicuramente avrà messo
su questa messa in scena per darmi il colpo di grazia con le umiliazioni, come
se dover posare in mutande perché per colpa sua sono rimasta al verde non fosse
già stato abbastanza avvilente. E io sono una stupida deficiente a pensare che
alla fin fine possa provare qualcosa per me.
- hai intenzione di
guardarmi prima o poi, bambolina, o hai paura di trasformarti in pietra?-
Ok. Spero non provi un
bel niente perché io proprio non lo sopporto!
Nei film c’è sempre
qualcuno che si strozza con l’oliva del suo Martini, perché non capita a lui?
Sorseggio il mio Fragolino
e lo guardo con aria di sufficienza malcelata.
Obbiettivamente
parlando, è un gran pezzo di figo, sono abbastanza adulta da evitare la
bambinata di ostinarmi a dire il contrario solo per spirito di contraddizione.
Ma sempre per amor dell’obbiettività, è anche un grandissimo stronzo e non sarà
una cena a salvarlo da questa cruda ma purtroppo conclamata realtà.
- ciao!- mi saluta
come se ci fossimo appena visti.
In effetti è la prima
volta che lo guardo in faccia da quando ho preso posto al tavolo. Non che io
abbia paura di lui, intendiamoci. Dopo tutti gli insulti che ci siamo
amichevolmente scambiati da quando le nostre strade hanno avuto la disgrazia di
incontrarsi, direi che l’ultima cosa che ho è proprio paura di lui.
Forse ne ho di me
stessa dato che i miei ormoni iniziano a cedere al suo oggettivo fascino.
Sarà il modo in cui
porta i capelli, senz’altro.
I capelli spettinati e
un po’ mossi hanno sempre avuto un certo fascino sulla sottoscritta, e il modo
in cui se li scosta dalla fronte è davvero degno di elogi, ma… a parte questo…
No, non credo che il
tatuaggio dietro l’orecchio sinistro mi faccia lo stesso effetto, o forse si
dato che lo trovo piuttosto sexy… ma no… no, no, no. Sono solo i pensieri di
una vergine, una razza in via d’estinzione, che si è rotta le palle di
attendere il principe azzurro.
Si, sono vergine e
allora? Ho vent’anni e mezzo e sono ancora integra, problemi forse?
Ho problemi più seri
dello scopazzare in giro io.
Cioè… vorrei averli
questi problemi più gravi, ma il fatto è che la tengo sotto spirito in attesa
del cavaliere dall’armatura splendente. Ve l’ho detto che in fondo credo ancora
alle favole, no?
- allora… si può
sapere, di preciso, come ti è balzata in mente quest’idea malsana stasera? Vuoi
definitivamente sbarazzarti di me facendomi avvelenare il cibo?- lo stuzzico
mettendo il tovagliolo sulle gambe.
- idea malsana o no,
sei qui- risponde scolandosi il suo drink, prima di appoggiarsi anche lui il
tovagliolo sulle ginocchia.
- non me lo ricordare,
ma seriamente… hai battuto la testa? Hai avuto una commozione cerebrale che ti
fa fare cose strane, oppure sei stato graziato e una cricca di scienziati pazzi
hanno tentato su di te il primo trapianto di cervello e tu ora cerchi qualcuno
che ti insegni come usarlo?-
- sei sempre così
simpatica ai primi appuntamenti?- chiede con aria divertita sporgendosi verso
di me puntellandosi sui gomiti.
- questo non è un
primo appuntamento-
Cazzo, no! Io ho
parlato di sentimentalismi ipotetici, non reali! Andiamo, io e Matt gran bastardo
Holsen??? ma non scherziamo! Forse cerca davvero di avvelenarmi… prima fa in
modo che io mi fidi di lui e poi mi accoltellerà alle spalle, me lo sento.
- si che lo è-
- invece no-
- ti dico di si-
- ho detto di no-
Mi guarda con aria di
sfida, fintamente offeso dalla mia reticenza, prima di alzarsi e dirigersi al
tavolo di una coppia di anziani poco distanti da noi.
- scusate- dice
cortese per attirare la loro attenzione.
- si giovanotto?-
risponde la signora. Chissà perché mi ricorda molto nonna Papera… bah. Forse
c’era qualcosa nel mio aperitivo.
- chiedo scusa, non
vorrei apparire scortese con la mia richiesta, ma la vedete quella ragazza
seduta al tavolo?- esordisce con voce melliflua indicandomi con un cenno della
testa e facendo si che i due si girino a guardarmi. Ma un menù dietro cui
nascondermi no? E no, sfiga vuole che abbiamo già ordinato, sicchè…
- si rifiuta di
considerare la nostra uscita un primo appuntamento - recita con aria tragica da
attore consumato. - E io ci terrei tanto a che lei la considerasse tale
perché…sapete… mi piace parecchio-
- oh povero caro!-
dice la signora seriamente dispiaciuta, talmente tanto da fargli una carezza.
Trattengo a stento uno sbuffo dato che suo marito mi sta già guardando con aria
di rimprovero.
- così pensavo di fare
qualcosa per rendere tutto più ufficiale, ma vista l’ora tarda non sono
riuscito a trovare nemmeno un fioraio aperto… quindi mi chiedevo se poteste
cedermi la vostra rosa rossa. Ve la pagherei, dite una cifra e l’avrete, ma ne
ho davvero bisogno-
- oh Alfred…- mugola
la signora allungando una mano su quella del marito.
- ma cara… te l’ho
comprata per il nostro anniversario- balbetta mastro Geppetto Alfred. Perché la
terra non mi inghiotte? Anzi, perché devo morire io? Inghiottisca lui!
- oh, tesoro! Avrai
altri anniversari per regalarmi rose, ma non vorrai mica che questo ragazzo non
ne veda nemmeno uno?! Prendi, caro. Dalla a lei. Siete così carini- conclude la
vecchietta rifilando la rosa che aveva appoggiato sulla tovaglia in mano al
Viscido.
- e lei signorina, dia
una possibilità a questo bel giovanotto!- mi rimprovera bonaria. Cioè pure? Va
beh… mi sorprende che quella rosa non si sia carbonizzata al contatto con la
sua pelle tanto è acido.
- troppo gentile
signora, grazie. E grazie anche a lei signore- li saluta con un sorriso prima
di tornare da me.
Ci manca che la
vecchietta giunga le mani sotto il mento e siamo a posto. Ecco l’ha fatto: ora
mi lancerà una fattura se rifiuto il fiore.
Si avvicina a me con
un sorriso tutt’altro che rassicurante, almeno per me. Ha un sorriso furbo
stampato in faccia che lo rende, lo ammetto, tremendamente irresistibile…
oddio! E ora che fa? Non si sta inginocchiando vero? Si, purtroppo si.
- si può sapere che
stai facendo adesso?- sibilo cercando di ignorare nonna Papera che si gode la
scena.
- non lo vedi? Mi
inginocchio. Mi prostro davanti a te chiedendoti di accettare questo umile dono
e di concedermi un ballo in cambio- mi risponde porgendomi galantemente il
fiore. I suoi occhi neri brillano, non saprei dire se di divertimento o di… no,
no… sicuramente di divertimento e basta.
- scusa?- chiedo con
voce quasi strozzata. Ha detto ballo?
- Balleresti con me?-
chiede ancora prendendomi per mano e facendomi alzare. – guarda che se dici di
no, la signora è pronta a sventrarti con la forchetta, io avrei paura- mi
canzona prima di trascinarmi dall’altro lato della sala, dove un pianista stava
allietando i clienti con la sua musica.
- vorrei poter suonare
io qualcosa per te, ma poi non potremmo ballare insieme… spero tu mi possa
perdonare- sussurra al mio orecchio prima di cingermi la vita e portare la mano
che mi stringeva, quella con cui reggevo la rosa, sul suo petto all’altezza del
cuore.
Permettetemi un attimo
di confusione ma… io credo di essere uscita con un soggetto che è stato rapito
e manipolato dagli alieni. Questo non è Matt gran bastardo Holsen, questa è la
sua copia in formato principe.
Ale, sta in guardia,
cosa ti hanno insegnato le favole? Mai farsi ingannare, il cattivo potrebbe
essersi bevuto la pozione polisucco di Harry Potter e potrebbe star cercando di
fregarti.
Ci muoviamo lenti con
la musica e io inizio a non capirci più niente. Il suo odore… il suo odore è
così buono, maschio… non posso fare a meno di appoggiare la guancia alla sua
spalla e inalarne a grandi respiri direttamente dal suo collo, la dove è più
forte.
- dovevo regalarti
fiori prima se questo era il risultato. Mi sarei risparmiato un sacco di
grattacapi- sussurra al mio orecchio appoggiando la guancia alla mia tempia.
- sto solo cercando di
capire se ti fai di metadone- invento su due piedi giusto per trovare una scusa
al mio gesto che comunque…stranamente non interrompevo.
- per questo mi sniffi
con aria beata? Ti do assuefazione?- ridacchia facendo vibrare leggermente il
suo petto sotto la mia mano.
- ci stai prendendo
gusto Holsen?-
- potrebbe essere, e
poi… l’ho detto alla signora-
- che cosa le hai
detto?-
- che tu… mi piaci
parecchio-
Hide and
seek
Sospiri… gemiti…sussurri…
Baci rubati nel buio…
Corse per i corridoi
dell’ultimo piano… è buio ovunque…
Il rumore dei nostri
passi affrettati, dei nostri gemiti… uno sferragliare di chiavi prima di
intravedere una lama di luce azzurrina in tutto quel buio.
Il suo viso a mala
pena illuminato, i suoi occhi così passionalmente accesi, il respiro affannato…
lo voglio… lo voglio…
Scivoliamo all’interno
dell’appartamento e chiudiamo la porta con le nostre spalle mentre ci
appoggiamo entrambi a ridosso della porta, senza interrompere il gioco di
labbra che stiamo portando avanti da ormai quattro rampe di scale.
Le sue mani sono sulla mia pelle mentre
portano via in fretta la maglietta assieme al golf, e fremo… desiderio, brividi
di piacere e di paura che si mescolano sovrapponendosi l’uno all’altro.
Le mie mani vagano
veloci sui suoi fianchi per cercare i lembi del maglione e sbarazzarmene…
Lo voglio…
È lui l’uomo che ho
atteso, l’uomo per cui mi sono mantenuta pura. Lo amo da impazzire per la sua
forza, la sua dolcezza, la sua sagacia, la sua tenerezza e la sua
testardaggine… amo tutto di lui…
- ti amo- mi sussurra
facendo sparire il mio reggiseno.
Mi ama…il mio cuore
perde un battito ogni volta che lo dice…mi ama…
- per sempre…- dico
guardandolo negli occhi.
Voglio una promessa.
Voglio che tutto questo sia per sempre. Voglio che lo sappia. Voglio che sia
consapevole di quanto io lo ami. Voglio che sappia a cosa va incontro dicendomi
“ti amo”.
- per sempre- conferma
sorridendomi dolce.
Non si torna più
indietro.
Ha detto per sempre. E
per sempre sarò sua.
Ale… fa l’amore con me…. fa l’amore con me…con
me… fa l’amore con me…
High
-Allora, amore che ne
pensi?- mi chiede raggiante dopo aver fatto scivolare via le sue mani dai miei
occhi. Un appartamento vuoto, con le pareti bianche, eccetto per due muri in
pietra grigio chiaro a mattoncini, molto luminoso. Perfetto. Casa nostra.
-dovremmo lavorarci un
po’ per metterlo in sesto, ma ho pensato che per questa vista ne valesse la
pena- continua abbandonandomi al centro della stanza per andare vicino alla
portafinestra che da sul terrazzo. Si gira, mi sorride.
-tesoro…?- mi chiama,
vedendo che sono ancora in mezzo alla stanza con la bocca spalancata dallo
stupore. Qualche lacrima silenziosa di felicità mi scivola giù dagli occhi.
- amore…tutto bene? Ti
piace?- mi chiede premuroso tornando da me per circondarmi in un abbraccio.
-è…è… bellissimo,
amore…- balbetto contro il suo petto.
- e allora perché
piangi?-
Mi culla nel suo
abbraccio, mi lascia tanti piccoli baci tra i capelli, mi stringe come se fossi
un tesoro di inestimabile valore…
Alzo la testa per
guardarlo negli occhi, quegli occhi neri che per me sono l’inizio, la fine e il
centro stesso del mondo intero. E per quanto sia sdolcinato, per quanto sia
troppo mieloso e forse non proprio adatto alla situazione, lascio che le parole
che gridano nella mia testa escano fuori.
-perché sono così
felice…l’appartamento è bellissimo, sul serio, ma in questo momento…non lo vedo
perché non ho occhi che per te… Sono qui che mi rendo conto, ora più che mai,
che avere te è un dono così straordinario… E…voglio ridere, e piangere
insieme…perché mi sento così fortunata per averti trovato e così spaventata
perché ho paura di perderti tutto nello stesso momento, che mi manca il respiro-
Mi asciuga le lacrime
con le labbra, attraverso piccoli baci che le portano via dalle mie guance.
- non mi perderai mai,
amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con
te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da
te. Io tornerò sempre da te- sussurra sulle mie labbra prima di poggiarci sopra
le sue.
E gli credo. Mi
aggrappo a lui, la cosa più preziosa che la vita mi ha concesso, per tenerlo
con me. Lo amo da morire, e non in senso figurato.
- Ti amo…- sussurra.
- per sempre…- gli
rispondo prima di abbandonarmi completamente tra le sue braccia.
… Non mi chiedere il
permesso per niente, intesi? Sistemati le tue cose in bagno, metti i tuoi
vestiti nell’armadio e apri il frigo quando vuoi. È casa anche tua adesso…
Running up that hill
Vuoto e sangue, vuoto
e sangue, vuoto e sangue…
Quello che sento nel
mio cuore e sulle mie mani… è solo vuoto e sangue.
Le mie dita luccicano
di rosso… non ho voluto che mi portassero via il suo sangue…
È quasi secco sulle
mie mani, ne sono sporchi i miei capelli per tutte le volte che ci ho passato
le mani in mezzo per reggermi la testa carica di troppi pensieri…
- signorina Chianti…-
dice la voce di un dottore in camice bianco. La sua divisa blu al di sotto ha
qualche macchiolina di sangue, lo stesso che macchia le mie mani.
Non lascio nemmeno che
parli. So già cosa sta per dire e… è solo più vuoto e sangue….
This time
Silenzio e vento…
vento e silenzio… è questa la voce dei morti?
È questo tutto quel
che rimane? Lacrime, vento e silenzio?
Sono andati via tutti…
Sono qui… sono con te,
amore…
Avevi un cuscino di
rose rosse sulla cassa. Proprio come quelle che mi hai regalato centinaia di
volte. Ti piaceva tanto il rosso… dicevi che mi stava bene…
Inizio a odiarlo…
Inizio a odiare il
silenzio…
Inizio a odiare il
vento…
Inizio a odiare tutto
perché non ci sei…
Odio questo cumulo ti
terra smossa…
Odio casa nostra…
Odio la tua moto…
Odio il nostro
mestiere…
Odio il mio
maledettissimo corpo…
Odio me stessa…
Odio me, e odio te…
Ti odio Matt.
Ti odio ma allo stesso
tempo… ti amo… tanto… per sempre…
Halo
Il tempo non passa. Il
tempo non passa mai.
Il suo odore è
ovunque… ovunque… non ho il coraggio di mettere via le sue cose… e non voglio
farlo. Indosso la sua camicia e mi illudo che lui stasera tornerà a casa, anche
se il mio polso sinistro bendato mi dice il contrario… voglio credere che
tornerà… per stanotte voglio illudermi.
Mi guardo allo
specchio e non mi riconosco più: occhiaie profonde solcano i miei occhi, i
capelli in disordine, il viso troppo magro… sono il fantasma di me stessa.
Due occhi neri alle
mie spalle… quei capelli… quelle spalle… le guardo nello specchio e mi dico che
sono proprio brava a immaginarmi le cose quando mi metto d’impegno…
- non sono una tua
fantasia-
Ha una voce troppo
simile alla sua… si, sono davvero brava.
Mi volto e… non esiste
solo nello specchio…è… non è possibile…
- oddio… sono…morta?-
- non sei morta…-
- si, sono morta
perché tu sei li e io… io mi sono tagliata… io-
Lui è… bellissimo… è…
luminoso… è morto… lui è morto.
- è stato un gesto
idiota, Ale… idiota e insensato! Ma che cazzo pensavi di fare eh?- grida
avvicinandosi a grandi passi sul palchetto di quella che è stata la nostra
camera da letto.
- tu sei…-
- sono qui-
- no, tu sei morto… tu
sei….-
- sono qui-
Si avvicina più lento,
ma mi ritraggo… se scopro che è solo un sogno e che io mi sto immaginando tutto
ne morirei.
- tu sei morto, tu non
sei qui…-
- si che ci sono.
Toccami … -
- no…-
- Ale… toccami…-
- no…-
- toccami, Cristo Santo,
toccami!-
- no!- grido.
È lui a prendermi tra
le braccia. Sbatto contro il suo petto ampio e… freddo…ma lo riconosco. È il
mio petto ampio… il mio viso angelico… i miei capelli neri, i miei occhi scuri…
è lui…
- Matt…- sussurro
guardandolo negli occhi.
- si amore… sono qui…
sono tornato da te…-
Mad about you
- Ale… forse è il caso
che tu vada a farti vedere da qualcuno- dice Beckie con aria preoccupata.
- io non sono pazza,
Beck! Io lo vedo!- grido per la centesima volta.
Vado avanti e indietro
per la cucina e continuo a ripeterle che vedo il mio ragazzo morto. È lei la
strizzacervelli, che ci vado a fare da un’altra! Non ha finito l’università è
vero, ma non è lei quella che si vanta del suo anno a Stanford?
- è inutile amore,
tanto non ti crede- sbuffa Matt appoggiato al muro con le braccia incrociate al
petto.
- lo vedo che non mi
crede, ora sta zitto!- inveisco contro di lui.
- Ale, con chi parli?-
incalza Beckie.
- è mezz’ora che te lo
sto dicendo!-
- Ale a volte il
dolore… ha il suo modo di sfogarsi… e tu… tu credi di vederlo, ma… lui non c’è
più Ale. Se tu togliessi le sue cose, le sue foto… magari te ne renderesti
conto-
Mi parla con aria
materna e comprensiva, ma in realtà non sta capendo un accidenti perché se si
sforzasse di credermi sono sicura che lo sentirebbe anche lei.
- non può vedermi,
amore. E’ inutile. Lascia perdere. Tu non sei pazza, io sono morto e lei sa che
sono morto ma non che sono un fantasma. Ti è chiaro il quadro della
situazione?- parla ancora quasi stanco di ripetere sempre le stesse cose. Beh,
siamo in due!
- grazie per il
riassuntino!-
- allora… vedi Rob…io sono una fotografa e…sai, a volte
pagano bene per…insomma sai, a volte c’è bisogno di sbarcare il lunario in
qualche modo...e non ci sono molto lavori che ti permettono di lavorare in più
campi senza sovrapporsi, quindi…sai…-
- e dacci un taglio!
Mo glielo dico io!- dice Matt sbuffando e mettendo una mano sulle mie che si
agitavano nel gesticolare per sviare l’attenzione di Robert dalle mie parole.
- Matt, non…-
- tu vai troppo per le
lunghe. Rooob! Rob, mi senti?- dice alzandosi e piazzandosi dietro al suo
amico.
- ma che caz…-. Robert
sputa un’ingente quantità di cappuccino in un punto imprecisato del tavolo,
dopo esser stato magistralmente colto di sorpresa da quello scemo del mio
ragazzo - Matt?? Matt, ma sei veramente tu?- dice iniziando a voltarsi da ogni lato sulla
sedia. Non sapevo che Matt potesse parlare anche con altre persone diverse da
me. Dallo sguardo che mi lancia, capisco che è una cosa che mi ha sempre tenuto
nascosta. Sto infame! Me l’avrebbe pagata cara! Gliele avrei staccate io una
per una tutte le piume delle ali che non vedevo! Anzi no! gli avrei smontato
pezzo per pezzo, sotto al suo naso, la sua preziosissima Hasselblad 500 C/M. A
costo di far fuori un pezzo di storia
della fotografia che valeva una vagonata di soldi, ma mi sarei vendicata.
Soprattutto dopo che per mesi la mia psicanalista aveva detto che soffrivo di
allucinazioni! Ma non poteva farsi vivo prima?
- certo che sono io.
Chi ti aspettavi? La fata Turchina?- gli risponde Matt appoggiando le mani
sulle sue spalle. Robert sussulta e mi guarda stranito. Le sente anche lui le
sue mani. Non vede ma sente. Purtroppo per lui. Benvenuto nel club degli
oppressi dalle angherie di Matt Holsen. Abbiamo le tessere e degli ottimi
programmi che insegnano come ignorarlo.
- tranquillo Robert.
Quando un angelo decide di romperti le palle lo farà finchè non spennerai le
sue alucce. Purtroppo hanno l’insana convinzione di avere il diritto di
intromettersi un po’ troppo-
I do it for you
- Ale!-
Improvvisamente mi
manca l’appoggio da sotto i piedi e ho paura di essere caduta giù. Sto cadendo.
Quindi ho scelto. E Robert…mi perdonerà?
Il suolo arriva troppo
presto e l’impatto è poco doloroso. Sono caduta. Ma dalla parte della vita.
- ma sei impazzita?
Che stavi cercando di fare, sant’Iddio!- dice la voce di Robert troppo vicina a
me.
Mi scuote forte. La
sua camicia bianca ha una grande macchia arancione sul davanti. Sposto lo
sguardo e vedo un bicchiere rotto per terra da cui stilla ancora qualche goccia
del liquido che si è versato addosso. Trovo il coraggio di guardarlo negli
occhi. E’ arrabbiato. È nero di rabbia. Mi scuote e mi grida addosso. I suoi
occhi azzurri sono diventati blu elettrico.
- pensi davvero che
questa sia la soluzione? Pensi che se muori risolverai tutto? Ale, la morte non
è una via d’uscita e non lo è mai stata! Perché non vuoi vivere? perché? Io
sono qui, capito? Se lo fai perché hai paura di restare sola, beh rassegnati
perché non accadrà! Io sono qui e non ti lascerò! Mai!-
Mi stringe
convulsamente a sé. Ha gli occhi lucidi. Sento le sue lacrime bagnare le mie
guance.
- dimmi perché Ale? io
non ti voglio lasciare, ma perché tu vuoi lasciare me? perché vuoi scappare?-
ormai la sua schiena trema . La vibrazione della sua voce sulla pelle del mio
collo è forte e discontinua.
- io non volevo… io
non…so… cosa- balbetto. Improvvisamente non ricordo più un solo pensiero.
Ricordo solo la paura che mi ha attanagliato lo stomaco quando ho creduto di
esser scivolata, prima di accorgermi che ero caduta all’indietro. Per un attimo
il panico della fine mi ha assalito e l’ultimo pensiero… è stato per lui. Per
Robert.
Mi stringo a lui,
forte. Mi aggrappo alla sua schiena come se fosse l’unica roccia in mezzo alla
tempesta. E forse lo è.
È la mia roccia nella
tempesta.
…Non so cosa ti abbia
fatta scappare da me, o forse si ma preferisco non pensarci perché altrimenti
la gelosia mi divorerebbe vivo e non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di
questo discorso forse inutile e sicuramente insensato che sto facendo…
L’abbiamo fatto e non
me ne pento. Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come
rifarei l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla
tua finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto
a fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò
qui per te. Sempre…
- quella…- inizio
tracciando con le dita i contorni del suo viso
- …sei tu- risponde
appoggiando le mani sui miei fianchi.
- è bellissima-
- tu sei bellissima-
- e cosa…-
- …significa?-
- …si-
- significa cosa tu
sia diventata per me. Questa musica… è il motivo della mia scazzottata di
stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai tirato fuori da me emozioni che non
sapevo nemmeno di poter provare. Per te sono sicuro, sono felice, sono geloso,
sono impaurito, sono forte, sono… tutto. Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a
tempo indeterminato e incondizionato. Ti voglio mia e io voglio essere tuo-
Fa l’amore con me…
Ti amo…
Please forgive me
- Ale!-
Mi giro e lui è li… è
venuto a fermarmi… se solo sapesse perché non posso tornare…
- se non è passeggero,
la prego di allontanarsi, signore- dice la guardia che lo sta tenendo fermo con
tono severo.
- scusi, devo solo
parlare con quella ragazza, la prego! Ale!- grida mentre si dimena disperato.
Mi strazia il cuore
sentirlo così.
Ma devo farlo per
tutti e due… riuscirà a dimenticarmi, lo so. Lui è forte… più di me. Ce la
farà.
- Ale, non farlo, ti
prego!- grida ancora.
Vorrei tornare
indietro, ma non devo… non posso… lo faccio per te, Rob. Ti prego, cerca di
capirmi.
- Si pregano i signori passeggeri di riportare i sedili in
posizione eretta e di allacciare le cinture di sicurezza. Tra poco avrà inizio
la manovra di atterraggio-
Perché devo allacciarmi la cintura? Ho ancora una vita che
vale la pena di essere salvata?
No… i codardi non meritano tutte queste attenzioni e
premure.
E io sono questo. Una codarda… o forse no… forse….
Ho solo tanta paura. Per lui… e anche per me.
Lo so… probabilmente non ci
avete capito nulla, anzi
sicuramente visto anche che ad alcuni ricordi di Matt ho mischiato
quelli di Rob (lei li ha sempre sovrapposti, ricordate?) … ma
giusto per darvi un altro indizio vi invito a leggere la
traduzione della canzone principale del capitolo chasin pavements.
Per l’abbigliamento do il nome delle canzoni che hanno
accompagnato i ricordi nei link… se li aprirete troverete i vestiti e non le
pagine di you tube ;) (sono cmq in ordine di lettura)
Coffee shop
Hide and
seek
High
Running up
that hill
This time
Halo
Mad about
you
Please
forgive me
|
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Capitolo 38 *** capitolo 38 ***
capitolo 38
Buonasera ragazze, scusate l’ora tarda nell’aggiornamento e
spero che aggiornamento e recensioni non ne risentano. Studio, cerco di uscire
e rosico il tempo per scrivere, mentre quello per leggere è purtroppo quasi
totalmente assente.
Bando alle ciance, ricordo sempre il blog mio e quello di
Agathe e ringrazio le new entry nei seguiti e nei preferiti.
recensioni:
Enris: sono davvero felice del fatto che il capitolo ti sia
piaciuto e sono contenta soprattutto del fatto che tu sia riuscita a capire Ale
anche se non è solo l’amore per Matt che la ferma. Lei sa già cosa prova. L’ha
scoperto la notte che se n’è andata, anche se ci vorrà un po’ di tempo prima
che abbia il coraggio di affrontarlo. Oggi vedremo come sta Rob e soprattutto
il suo cuore, e posso assicurare che la sua reazione alla fine e poi nei
prossimi capitoli non sarà forse quella che tutti si aspettano preso com’è.
Grazie mille per i complimenti alla storia, sei sempre
gentilissima! Un bacione!
Dindy80: carissima grazie mille :) intendo per la
comprensione e tutto. sto uscendo praticamente sempre perché meno resto a casa
meglio sto. Comunque…
Sono contenta che apprezzi un po’ questi colpi di testa. Se li
metto in genere è perché altrimenti la storia mia sembra troppo piatta e
sinceramente anche poco realistica. Un “ti amo anche io” l’avrei visto falso e
forzato e questo è il risultato.
Spero ti piaceranno anche le uscite di Rob! Un bacione!
Sei nell’anima 2009: ebbene si, finalmente ha trovato le
palle per dirle che l’ama. E Ale è scappata ma… parlarne non avrebbe risolto la
cosa, non in quel momento. Mi scuso già da adesso i suoi pensieri nel prox chap
non saranno chiarissimi, ma voglio che li sentiate anche voi più avanti per la
prima volta. L’analogia delle dichiarazioni purtroppo non centra, è solo che
lei ha ben chiaro tutto in testa, per quello ha detto quelle parole a fine
capitolo.
Il pov di Matt credo di farlo ma non adesso. Mi è balzata in
mente l’idea di fargli raccontare l’epilogo ma non so ancora… ogni strada è aperta.
Giu_O: ti dico solo una cosa: ci hai preso. Non ti dico su
cosa di preciso se no magari ti rovino la sorpresa ma ci hai preso. Ci hai
preso :)
Hai capito tutto!!!! non parlo di più così almeno resta la
sorpresa a chi ancora non ha unito tutti i pezzi ma tu l’hai fatto.
Quello che ti resta da capire è la reazione di Rob a tutto
questo :)
Non ti rubo più tempo, e te lo lascio scoprire.
Ni sintemu su twitter bedda!
Sophie88: sophie, sophie, sophie…. Ale ha questi ricordi perché…
ha capito tutto. ha fatto chiarezza. Rob aveva ragione sul fatto che la sua
dichiarazione l’avrebbe aiutata a capire. il mistero resta cosa ha capito. La one
shot la scriverò tranquilla :P ti darò taaaaaaaaaaaaaaanta ispirazione!!!!!! Ora
però voglio finire questi chap un po’ tristi :)
Emilyatwood: sono felice del fatto
che il capitolo scorso
non sia stato un delirio su tutta linea e che l’abbiate
apprezzato. Però il
motivo di Ale si scoprirà alla fine… ho intenzione di
lasciare la sorpresa :) al massimo seminerò indizi e mezze
frasi :)
attenzione a coglierle.
Appena finiti gli esami mi metterò a leggere tutto quello
che mi consigliate lo prometto. Ce la farò. Ora però non riesco. Già rosico il
tempo per scrivere e per lo più preferisco uscire per evitare di chiudermi. Ma prima
o poi ce la farò. Piano piano visito i vostri profili e leggo le vostre storie.
Annina88: mmmm sono felice che ti sia piaciuto il chap ma…
non hai colto un particolare :) lei non ha paura con Rob… lei ha paura PER Rob :)
cambia un po’ di cose no?
Lei ha già capito tutto, e lei vuole solo proteggere se
stessa e lui.
Scusa per questo schifo di risposta ma non posso dilungarmi
troppo senza fare spoiler veri e propri.
Inoltre così esaudisco il tuo desiderio di un post rapido! Un
bacione tesoro ci sentiamo su fb!
Skitty:grazie mille per i compliementi cara, davvero :)
pensavo di esser stata troppo criptica nello scorso chap.
Romina75: spiacente ma stavolta non ci hai preso. Non posso dirti molto perché farei troppi spoiler
ma Ale ha già capito tutto. solo che deve trovare il coraggio ma non ti dico di
fare che.
Non mi hai fatto la predica tranquilla :)
Mi piace leggere le tue congetture e i tuoi pensieri sui
personaggi ed ecco il tanto atteso pov di Rob dove arriverà il suo cambiamento,
o almeno il suo inizio anche se per un po’ non si smentirà.
Un bacione bella!!!!!
Cricri88: tanto alla fine hai pianto lo stesso mbare!!! Tu rico
mbare, ci pigghiasti! Appiddaveru capiscisti tutt’i cosi! Scusa se non mi
dilungo, ma non vorrei spoiler are per chi ancora brancola nel buio!
Running up that hill è una delle mie canzoni preferite! L’ascolto
praticamente sempre e più volte di fila. È da quando ho iniziato a scrivere
questa storia che volevo infilarla da qualche parte e finalmente ce l’ho fatta!
Sono contenta che ti siano piaciuti i missing moment, e anche la spavalderia di
Matt nel primo ricordo. Pero nun chiancere cchiu ca staiu male io pi ttia!!!!
Ni sintemu bedda!!!!
Marika BD: hai capito??? Davvero?? Sarei curiosa di
sapere ma ti accontento con il nuovo
chap.
Cicci12: spiacente… non la segue. E se all’inizio si farà le
sue paranoie scoprirà un po’ d’amor proprio e inizierà a capire di più sé stesso
e il suo modo di rapportarsi agli altri.
Lui non la può seguire, perché lei scapperebbe di nuovo. E
non tocca a lui seguirla comunque :)
Non più almeno.
Fallsofarc: eccomi amore ancora una volta qui :) mi sto
dando alla pazza gioia con le uscite e cerco di fare il possibile per stare
meglio e devo dire che scrivere mi aiuta molto.
Se io ti ho fatto venire la pelle d’oca leggendo il chap tu
me l’hai fatta venire con la recensione. Sono davvero felice di essere riuscita
a far passare tutto questo con le parole e gli spezzati. Temevo di fare una
cosa troppo confusionaria e che non si capisse.
Ale pensa di migliorargli la vita… si… in parte si… Ale ha
già detto di cosa ha paura, l’ha detto molto chiaramente in un capitolo già… ma
più di questo :) silence…
Non t’azzardare a non scrivere tu!!!! sei bravissima e tu
riesci a far passare moltissime cose dalle tue storie, molte davvero. Sono convinta
che se alcune ragazze le leggessero male non farebbe perché oltre che
raccontare storie io penso che tu dia anche dei buoni consigli sulle situazioni
e da ogni virgola traspare la persona meravigliosa che sei.
Ognuno di noi ha il suo stile che è un nostro marchio di
fabbrica inimitabile e il tuo… è davvero un meraviglio scudo araldico, sappilo.
Ti voglio bene amore! tanto tanto!
Vannyp1987: lo spoiler non era facile lo ammetto :P sono
sadica quando mi ci metto. Spero che quello di questo capitolo ti abbia portato
sulla buona strada :)
Un bacio!!!!!
Marina70: Ale scappa… si Ale è una che scappa in amore. in
tutto è fortissima ma scappa in amore. perché lo fa spero sia chiaro… per lei è
difficile restare e “rischiare di fare danno” ma prima o poi sconfiggerà anche
questa :)
Sette giorni.
Sette schifosissimi giorni.
Sette schifosissimi, merdosissimi giorni.
Centosessantotto lunghissime ore.
Diecimilaottanta infiniti minuti.
Seicentoquattromilaottocento secondi… più uno.
Sigarette fumate? Non le conto nemmeno più…
Lo schermo del mio telefono scoppia di lucentezza. Vive
attaccato al caricabatterie in attesa di un nome… uno solo.
Di tutti gli altri non mi interessa, ne aspetto uno solo.
Jake continua a chiamarmi e io continuo a mettergli giù il
telefono. Sono peggio di uno straccio. Rispondere a domande e sorridere non è
proprio nelle mie capacità, allo stato attuale delle cose.
Jack e Kellan pure… anche se ignoro totalmente il perché mi
cerchino. Mi rifiuto di pensare che lei li abbia chiamati e che quindi
sappiano…
Emilie… Emilie… credo si sia rassegnata al fatto che già da
tempo non le rispondessi più e ha iniziato a fregarsene.
Per fortuna Kris sarà li a leccarsi le ferite e non ha la
più pallida idea di cosa sia un telefono, unica nota positiva della mia
settimana.
- non devi stare qui per forza- borbotto riferendomi alla
piccola Patty che, come me, è da sette giorni buttata sul tappeto al mio fianco
a osservare il telefono. È l’unico essere vivente e dotato di una benché minima
forma di raziocinio di cui sopporto la compagnia.
Mi guarda con un’occhiata che dice tutto. Una specie di “ma
non dire stronzate”, prima di tornare a guardare lo schermo dell’Iphone.
Mi sono sempre chiesto come facciano i cani ad essere così
sensibili e fedeli nei confronti del proprio padrone. Vorrei chiederlo alla
diretta interessata ma mi risponderebbe con uno dei suoi sbuffi canini e
tornerebbe a guardare il telefono.
La mamma le porta la ciotola in camera mia, ma lei non
schioda. Mi tocca alzarmi, mangiare anch’io, magari andare in bagno per
convincerla a uscire un po’ in giardino a sfogarsi, se non voglio che il mio
cane muoia mummificato come probabilmente accadrà al sottoscritto.
Improvvisamente la prospettiva di Bridget Jhons di venire
divorato dagli alsaziani diventa molto reale. Finalmente capisco quella
battuta, e dire che mi ci ero tanto scervellato.
Va beh… non penso che il mio piccolo batuffolino di neve mi
divorerebbe mai e non avrebbe nemmeno la stazza di un alsaziano per potermi
divorare…
I miei avranno la mia salma integra, almeno.
Chissà se lei verrebbe al mio funerale.
No, ok… non è divertente. Credo ne abbia già avuti troppi di
funerali.
Probabilmente no… o comunque si, dato che spero che almeno
un sentimento sincero nei miei confronti ce l’abbia.
Cos’ho sbagliato?
Dove ho sbagliato?
Cosa… può averla spaventata così tanto da farla scappare da
me?
È perché ultimamente non sto più andando in palestra e sono
diventato un po’ più morbido sui fianchi? No, non credo...oddio, spero di no.
Saranno i capelli, oppure semplicemente non le sono mai
piaciuto ma non me l’ha mai detto, usandomi solo per il sesso. Pensava a
qualcosa come una storiella passeggera e quando ha visto che la cosa stava
diventando seria per me se l’è squagliata.
Sono un deficiente. Cerco di fare dell’ironia spicciola che
non fa ridere manco me per dare un senso a quello che è successo.
Cerco scuse e motivi che non so nemmeno se esistono, ma
giusto per mettermi l’anima in pace me li invento. Che poi… anima in pace un
cazzo!
Sono qui a fare le macumbe, a cercare di ipnotizzare il mio
stesso telefono perché lei chiami ma non succede niente.
Mi sento come in un episodio di Ace Ventura, quando lui si
chiude in stato catatonico per arrivare alla soluzione del caso. Parlo da solo,
faccio su e giù per la stanza, scatto ad ogni minimo rumore e scambio il giorno
per la notte e viceversa. Ho anche un animale con me, mi mancano solo i
pantaloni a righe a cavallo alto e sono perfetto.
Sono ufficialmente un pazzo.
Barba lunghissima, vestiti indecenti, probabilmente puzzo
anche… Se voglio farvi pena? No, non serve. Mi faccio già abbastanza pena da
solo senza che vi disturbiate voi.
Oltre a essere un puzzone sono anche più cervellotico del
solito ma la lucida follia non giungerà questa volta, rimarrà follia e basta.
Ma perché non chiama?
Cioè dico… l’ho scioccata? Ok, ci sta. Sono un deficiente e
ho sbagliato i tempi. Ho approfittato del fatto che ci siamo conosciuti in
questo modo… particolare… e che la nostra amicizia è nata in un modo ancora più
particolare. Siamo diventati particolarmente
una coppia e abbiamo particolarmente
convissuto fin da subito, credendo che questo mi desse un particolare permesso di accelerare i tempi della mia dichiarazione.
Lei è un tipo particolare e io dovevo andarci
particolarmente cauto.
Non c’è niente da fare, da qualunque lato la guardi, da
qualunque angolazione io cerchi di capirla, ho sempre torto.
Io ho fatto il casino. Dall’inizio.
Io ho preso in mano il telefono per chiamarla.
Avrebbe potuto occuparsi l’assicurazione della sua macchina
ma no, io dovevo andare a cercarla di persona e non limitarmi a mettere una
firma su un foglio. In fondo avrei dovuto preferire questa seconda possibilità
a rigor di logica, dato che, in fondo, io faccio firme di mestiere e una più
una meno non mi avrebbe cambiato la vita considerando che sarebbe stata la
firma più bella della mia vita dato che non avrebbe comportato un incontro del
terzo tipo con la destinataria.
Ma fin qua… ancora, ancora mi perdono.
Sono un ragazzo che ha fatto un incidente con… ma si
diciamolo alla maschia maniera… con una grandissima gnocca, e, rapito dalla
tentazione di avere le sue grazie, ha colto l’unica opportunità per rivederla
ancora. Il fatto che avessi una specie di sensazione, di morso allo stomaco,
ogni volta che fissavo la sua firma sulla mia copia del CID….
Fatto sta che è stata ancora colpa mia se ho accettato di
vivere sotto il suo stesso tetto. Ma li non conta… l’ho fatto per passare un
po’ di tempo con Matt anche se lo stronzo ha fatto si che passassi più tempo
con la sua ragazza che non con lui.
Quindi perché dico che è colpa mia? È colpa di Matt!
È sempre colpa sua, ma me lo dovevo aspettare no? Era lui
quello del duo che riusciva a mercanteggiare sulle punizioni, quello che la
faceva quasi sempre franca mentre io ero il povero tapino che subiva tutto.
L’ha fatto apposta, quel bastardo, a convincermi e a farsi
sentire! Era tutto studiato! Con la cosa che poi… com’è che diceva? Ah si…
sentiva arrivare gli eventi… te li do io gli eventi! Aspetta che vengo lassù e
ti spiumo, Matt, quant’è vero Iddio che lo faccio!
Razza di volatile pennuto a due gambe con il mais al posto
dei neuroni. Ti friggerò talmente bene che avrai la testa piena di pop-corn!
Mi piacerebbe che le cose stessero davvero così perché almeno
avrei una scusa per non sentirmi così idiota e colpevole.
Ma non è nemmeno colpa di Matt. Lui è lo stronzo che ha
creato la situazione e io quello che ha fatto il resto.
No, io ho fatto tutto da solo dall’inizio. Chi sapeva
qualcosa di Matt prima che mi arrampicassi su per scale e tubi delle grondaie
per salire da lei?
Ho fatto io tutto il casino.
Quando ho deciso di aiutarla, quando mi sono lasciato
trasportare dalla lussuria cedendo alle sue grazie anche se sapevo che era
sbagliato…Quando mi sono lasciato andare confessando cosa avrei voluto per noi
in un momento in cui lei era talmente confusa che aspettava solo che qualcuno
decidesse per lei.
Quando le ho detto che l’amo.
Sono un inutile cazzone, occupo uno spazio sprecato su
questa terra e se qualcuno mi facesse mai un processo se ne accorgerebbe e mi
darebbe il via libera per il suicidio. Persino la Corte Europea dei diritti
dell’uomo non avrebbe nulla da obbiettare.
È stato un piacere conoscerti mondo, ma c’è stato un piccolo
errore circa la mia nascita. Diciamo che i miei avevano fretta e si sono
dimenticati di farmi il cervello.
Pensavo di aver imparato qualcosa dalle mie esperienze
passate, ma forse me ne sono solo illuso perché sentivo, sento… qualcosa di
diverso. Qualcosa di più forte e intenso, qualcosa di viscerale e
indispensabile alla mia vita.
È questo quello che si è portata via, la mia vita.
E mi ha guardato in un modo come per dire “scusa se l’ho
presa, te la voglio restituire”… non vuole più la mia vita. Peccato che il mio
respirare e pompare sangue siano totalmente privi di significato se non hanno
il fine ultimo di mantenere le mie funzioni fisiche vitali per starle accanto.
Peccato che non l’abbia capito, peccato perché se l’ha fatto non accetti il
sacrificio… no, non sacrificio… i sacrifici sono rinunce fatte per dovere…il
dono… si, il dono.
Peccato.
Peccato perché non sono stato capace di gestire tutto quello
che sento.
Scoprire di essere seriamente innamorato è stato come un
fulmine a ciel sereno, bellissimo ma allo stesso tempo terribile. Una scarica
elettrica che attraversa l’azzurro…uno spettacolo meraviglioso, ma anche
spaventoso perché l’amore, quello vero, fa paura.
Ti rende così tanto dipendente dall’altra persona che
accetteresti persino le più atroci torture con gioia pur di non vederla
piangere mai, saresti disposto a farti la Parigi-Dakar a piedi e senz’acqua pur
di godere di un suo sospiro, pregheresti ogni Dio esistente perché non le
accada mai nulla di male e l’unica pretesa che vanteresti sarebbe quella di stargli
accanto.
Ma evidentemente non basta.
Oppure io non ho ancora capito un fico secco dell’amore e
parlo per altisonanti concetti giusto per renderlo un sentimento più eroico,
sfrontato e valoroso di quello che non sia in realtà.
Forse il tutto va
provato in una certa misura, oppure va sviluppato in vari step che non ho idea
di quali siano… forse ogni persona ha le sue regole per essere
amata e bisogna semplicemente arrivare a capirle. Mi sa che il libretto
d’istruzioni del cuore di Alessia io l’ho letto in giapponese con l’assurda
presunzione di saperlo leggere pur conoscendo a stento cosa sia un ideogramma.
Lei è stata il mio più grande fallimento, lo posso dire. Lei
era la mia possibilità più grande e io l’ho colta ma sfruttata male.
Lei non era pronta, lei non poteva darmi più di quello che
mi dava… se il suo corpo me l’ha donato più e più volte non potevo pretendere
che il suo cuore e la sua mente mi fossero donati così nella più completa
totalità.
Oddio, mi sento come un approfittatore. Avessi fatto saltare
un aereo dopo averlo fatto schiantare su un grattacielo mi sentirei con la
coscienza più leggera.
Dovrei chiamarla e chiederle almeno scusa, dovrei dirle che
sarò disposto a mettermi da parte purchè lei resti con me… dovrei…
Però se se n’è andata, vuol dire che non vuole più avere
niente a che fare con me. Se non mi ha chiamato vuol dire che non le interessa
capire, non le interessa chiarire o semplicemente le ho messo un peso troppo
grande sulle spalle e non ha la minima intenzione di trascinarselo dietro.
Però lei chiamerebbe… lo farebbe… per come la conosco io… si
preoccuperebbe di tranquillizzarmi. In fondo, a parte il mio amore… siamo
amici… siamo stati insieme… si lei chiamerà.
- chiamerà vero, Patty?-
- wof!- abbaia convinta la mia cagnolina.
Con i suoi occhietti d’onice sembra mi voglia dire
“tranquillo andrà tutto bene, ha solo bisogno di tempo per metabolizzare la
cosa e poi verrà da te”.
Vorrei tanto avere la sua stessa fiducia nel futuro mentre
guardo ancora il telefono carichissimo ma desolatamente vuoto.
La sua foto è ancora sullo sfondo, e più la guardo più mi
convinco del fatto che lei… non sarebbe mai stata mia. Mai. Io l’ho sempre
saputo ma non mi sono dato retta.
Ho visto l’oggetto dei miei desideri li e l’ho preso, non
prestando troppa attenzione a lei.
Ma chiamerà, non foss’altro che per dirmi che è finita, che
sono stato un idiota, che non le piacciono più i miei capelli… ma chiamerà.
- è inutile che fissi il telefono. Tanto non chiama-
Alzo gli occhi dal display del telefono e un paio di
infradito mi si presentano davanti. Alzo lo sguardo e mia sorella Lizzy è
appoggiata allo stipite della porta della mia camera a mangiarsi un vasetto di
yogurt.
- chiama- rispondo convinto, tornando a guardare il mio
telefono praticamente affondato nel pelo del tappeto.
- è una settimana che sei davanti a quel telefono e se non
ha chiamato fin’ora non lo farà certo a minuti- continua imperterrita e sadica.
- ho detto che chiama. Tu non la conosci-
- ok, Rob ora basta!- sbotta mollando il vasetto sulla
cassettiera a fianco alla porta e venendo a sedersi sul mio sedere.
Adesso ditemi chi mi ha messo in testa l’assurda idea di
tornarmene a casa dei miei genitori e non restarmene sigillato in uno dei miei
due appartamenti, forza! Si faccia avanti il colpevole che lo sventro!
- shhhh! Zitta che se parli non sento la suoneria!- sbotto
infastidito.
- ma se sei a nemmeno trenta centimetri da quell’aggeggio,
per l’amor del cielo!-
Mi toglie rapida il cellulare da sotto il naso, e, prima che
io possa afferrarla e pestarla di botte, è già scappata fuori dalla mia stanza.
- Liz, dammi quel dannato telefono!-
- vieni a prendertelo!-
- Rob, non si corre scalzi per casa-
Fantastico, ci mancava solo il rimprovero bonario di mia
madre a ricordarmi le pantofole manco avessi tre anni.
- vorrà dire che metterò le scarpe da tennis la prossima
volta. Dannazione, Liz!- grido ormai in sala cercando con lo sguardo mia
sorella che deve essersi nascosta da qualche parte.
- wof, wof!-
Anche Patty mi rimprovera tirandomi per il bordo dei
pantaloni.
- Rob, le bambine dormono. Potresti fare a meno di gridare?-
mi rimprovera ancora mamma, alzando gli occhi dal suo libro.
- Liz si è presa il mio telefono, e io aspetto una
telefonata!- sbraito sprofondando nel divano di casa mia, nel nostro
stipatissimo soggiorno dai divani comodosi e i cuscini vaporosi. Allungo le
gambe sul tavolino e ne abbraccio uno prima che Patty salti sulle mie cosce e
vi si acciambelli sopra.
Mi è sempre piaciuta casa nostra, sempre uguale da quando
sono venuto al mondo. Una modesta villetta con giardino in un quartiere della
Londra bene, in periferia, piena di parchi e di vialetti.
C’è ancora il nostro scivolo e la nostra altalena montati in
giardino, su cui a breve saranno in grado di andare anche le mie nipotine. Per
un attimo, una notte in cui mi giravo nel letto con Ale addormentata al mio
fianco ho persino pensato di chiedere a mia sorella Vic di insegnarmi a
preparare le bambine e ad accudirle, giusto per far pratica in caso fossi
diventato padre. Che scemenza.
- vieni in cucina, bestia di un fratello rincretinito, che
io e te dobbiamo farci quattro chiacchiere- grida la voce della rompipalle
dalla cucina.
- parla con tua sorella, tesoro. Può farti solo bene- dice
mia mamma alzandosi per venirmi ad abbracciare.
Godo delle coccole della mia mamma cingendola anche io in un
abbraccio, e quasi piango (fottetevi tutti se pensate che io sia patetico)
mentre mi bacia i capelli e mi stringe.
- ma che carini, posso unirmi anch’io?- ci canzona Lizzy,
abbastanza allergica di carattere alle coccole inter familias.
- no, volatilizzati strega. E molla il mio telefono. Io sono
il più piccolo e a me spettano tutte le coccole della mamma- borbotto con la
voce attutita dal corpo morbido e confortevole di mia madre.
- e io che ti avevo anche fatto la tua torta preferita,
fratello ingrato! Me la mangerò io- dice accompagnata dal rumore di una posata
che gratta su un piattino. -un vero peccato che non l’assaggi, Rob. Questi
frutti di bosco sono una delizia-
- dammi qua, non un solo morso di più!- sbotto sciogliendo
l’abbraccio della mamma per allungare una mano in direzione di quella che,
nutro seri dubbi al riguardo, è mia sorella.
- solo se parli- ribatte allontanando il piatto da me e
guardandomi come un agente dell’Interpool.
- uff… e va bene- sbotto, prendendomi con foga il mio
piattino.
- vado a prendere il resto della torta di la- dice mamma
alzandosi. Quanto è vero che solo le madri conoscono veramente i figli!
- allora, alienato, che le hai fatto?- sbuffa stanca
sedendosi sul divano e allungandomi le gambe in grembo.
- ma perché devo essere sempre io a fare qualcosa?- borbotto
con la bocca piena. Si sente quando sono le mie sorelle a cucinare. Non per
niente, adoro mia madre, ma ci terrei a non restituirle tanto presto la vita
che mi ha donato.
- tu fai sempre qualcosa. Allora che hai fatto?-
- le ho detto che l’amo- rispondo dopo aver deglutito.
Confessarlo ad alta voce mi fa sentire ancora più stupido. Non dovevo
dirglielo…
- ah-
- tutto qui? Ah?-
Speravo che mia sorella, almeno lei, avesse qualche parola
in più di “ah” per il suo fratellino.
- e si… e… lei che ha fatto, di preciso quando gliel’hai
detto?- chiede cauta, nascondendo i piedi sotto il pancino della mia Patty che
non accenna minimamente a schiodare dalle mie gambe.
- all’inizio niente, cioè… oh Liz…stavamo…- rispondo
imbarazzato. Eravamo altrimenti impegnati e… si magari ho approfittato anche di
questo. Troppo coinvolta da altre priorità non avrebbe avuto il tempo di
gridarmi contro semmai avesse voluto farlo.
- si, si, si… ho capito- risponde svelta gesticolando per
farmi andare avanti. Ogni volta gli veniamo in mente io e Nina che facciamo
sulla lavatrice e preferisce non pensarci. In realtà nemmeno io: la mia prima
ragazza e la mia prima volta. Eravamo convinti di avere il sacrosanto dovere di
sperimentare.
- la mattina è scappata. Ha lasciato tutto a casa, nessun
biglietto, nessun messaggio e ho capito che era partita perché non c’era più il
suo passaporto-
- e tu sai perché l’ha fatto?-
- se lo sapessi starei così secondo te?-
- no, intendevo… hai una minima idea…-
- forse si-
- e …?-
- e… è una storia lunga-
Che purtroppo non posso raccontarti davvero sorellina,
scusami. Mi prenderesti per pazzo più di quanto tu non faccia già abitualmente
e… forse stavolta avresti anche ragione.
- non ho niente da fare. Sono qui in veste di baby-sitter ma
le bimbe stanno dormendo. Forza… parla- risponde sistemandosi più comoda sui
cuscini del divano e distendendo meglio le gambe sulle mie.
- te lo ricordi Matt?- inizio con uno sbuffo dopo aver preso
un lungo respiro preparatorio.
- Matt… Matt… il Matt che mi tirava le trecce e mi fregava
gli orsetti alla frutta?-
- si, proprio quel Matt -
- a si… mi ricordo di lui, era il tuo migliore amico, no? A
proposito, dovresti chiamare Tom. L’ho incontrato ieri per strada e mi ha
chiesto di te-
- si, poi lo faccio-
- dicevi di Matt?- chiede ancora dopo un attimo di silenzio.
- Matt era il ragazzo di Alessia-
- Ah… e… lei l’ha cornificato con te e adesso è tornata da
lui?-
- emmm… non proprio… non la metterei così-
Cioè forse è proprio così se penso a come sono andate
realmente le cose, o forse no dato che lui ha fatto la sua brava parte per
farsi cornificare. Gli angeli possono essere dei cornuti? Bah… forse si, ma
tecnicamente no.
- e quindi?-
- quindi… Matt è… Matt è morto quasi un anno fa-
- Ah… mi dispiace Rob…-
- si anche a me…-
- anche se mi fregava le caramelle e mi tirava i capelli
l’ho sempre trovato simpatico-
- se lo vuoi sapere a nove anni aveva una cotta per te-
- a si? -
- già…-
Altro minuto di silenzio. Devo raccogliere le idee, o
almeno… quelle poche che ho e che peccano di originalità, per giunta.
- quindi…-
- quindi io credo che lei sia ancora innamorata di lui e
che… non se la senta di lasciarsi andare con me- rispondo semplicemente.
Forse è inutile che mi scervelli più di tanto. Le cose
stanno esattamente così e io non posso farci niente. E’ davvero incredibile
come i pensieri prendano il gusto amaro della verità quando li pronunci ad alta
voce.
- beh… è comprensibile però…- inizia Liz - però… secondo me
è innamorata anche di te-
- dici?-
Quanto vorrei che fosse davvero così. Lo vorrei davvero
tanto, ma ho ottimi argomenti a favore della tesi opposta, purtroppo, e mi
rifiuto di aver interpretato male i miei ricordi. Ho passato questi sette
giorni a pensare e ricordare, imponendomi di guardarci con occhi estranei per
cogliere segnali che magari io non volevo vedere e che ho ignorato la maggior
parte delle volte.
- si… sono cose che noi donne percepiamo a pelle-
- e dirmelo?-
- perché? Hai fatto tutto tu. Se ti avessi detto quello che
pensavo che avresti fatto? ti saresti prostrato a tappetino?-
- che vuoi dire?-
E questa da dove viene adesso? Mi ero paragonato ad un’alga,
ma le mie analogie con un tappetino non riesco proprio a vederle.
- che io la vedo innamorata ma che tu sei vomitevole,
fratellino-
- continuo a non capire-
- non mi sorprende, mi sarei stupita del contrario-
- tagliatela, Liz. Arriva al sodo-
Voglio proprio sapere perché sarei vomitevole. Passi
paranoico, complessato e scemo ma vomitevole…
- andiamo Rob, le aprivi la porta, le scostavi la sedia, eri
un continuo accarezzarla e coccolarla. Ti sei messo a fare lavatrici, tu! Tu
che non sei mai riuscito a capire la differenza tra l’ammorbidente e la candeggina. Per te usare
l’acchiappacolore era un evento degno di foto e medaglia…-
- si ho capito, e allora? Vivo da solo. Che c’è di male se
imparo a fare la lavatrice?-
Che cacchio centrano ora le mie scarse doti da massaia?
Senza offesa ma credo faccia parte del fan club del testosterone non avere idea
di come funzioni un marchingegno complicato come la lavatrice. Distinguere capi
e gradi richiede quasi un diploma, se non addirittura una laurea per un uomo,
ma tanto vale provarci da privatista.
- il fatto che sei tu. E tu non fai queste cose. Tu metti
tutto quanto insieme nella lavatrice senza smistare per colore e il tuo
rapporto con l’elettrodomestico si conclude con la chiusura dello sportello.
Spingere il pulsante è troppo difficile. Tu la mattina ti strafai di caffè e
solo dopo mangi una brioche, mai prima. Tu lasci tutto in giro per casa, non
pieghi il plaid sul divano quando lo usi, non ti sai fare una valigia manco se
dovessi seguire delle istruzioni video e non pulisci il lavandino dopo che ti
sei lavato i denti. Tu non sei più tu-
Cazzo.
Non pensavo che la sentenza fosse così grave. Ale mi ha
lasciato perché sto facendo tutte queste cose?
- vuol dire che devo riprendere a lasciare il lavandino
sporco e appallottolare le cose nella valigia? No, perché se è per questo che
mi ha lasciato io tornerei anche a fare come prima… lo facevo per farle
piacere…- rispondo sperando di aver finalmente capito l’arcano.
- mamma! Hai fatto un figlio idiota, rassegnati!- grida mia
sorella prima di coprirsi la faccia col cuscino.
- Liz, modera il linguaggio- la rimprovera mamma portando in
sala l’intera torta.
- ma non capisce i termini più semplici!- sbuffa tagliandosi
una fetta di dolce.
- ma ci sono modi e modi di dire le cose, tesoro-
- uff… e va bene! Allora, Rob, userò termini elementari,
ok?-
- Liz….- la richiama mamma.
- quello che voglio dire, Rob, è che amare una persona non
significa annullare se stessi. Da come parli di lei, da come ti colpevolizzi…-
La guardo quasi scioccato. Come fa a saperlo?
- … sono tua sorella e so che lo fai! Dico… graviti intorno
a lei, parli sempre di lei, pensi sempre e solo a quello che potrebbe farle
piacere, a come starebbe se facessi determinate cose, a come reagirebbe se
dicessi certe parole… -
- io sono un uomo e lei è una donna, cosa c’è di sbagliato
se la voglio proteggere?- sbuffo prendendo direttamente l’intera torta per poi
staccarne un boccone enorme con la forchetta.
- innanzitutto noi donne sappiamo proteggerci benissimo da
sole, ma lasciamo stare… non è un fattore di protezione, Rob. Ci sta la
gelosia, la premura e tutto il resto, ma un minimo di egoismo nel conservare te
stesso lo devi mantenere- conclude cacciandosi una nuova forchettata di torta
in bocca.
Guardo mia madre, quasi a cercare conferma che anche lei
pensi che mia sorella abbia appena bestemmiato. Mi sento ferito dalle sue
parole, non so se perché le riconosco vere o perché mi sento messo sotto
inchiesta nel mio modo di gestire i miei sentimenti e il mio modo di essere.
Mamma mi guarda con uno sguardo mesto e malinconico, non
smentendo in alcun modo le parole di Liz.
Una rabbia improvvisa mi assale, facendomi alzare di colpo e
provocando un ringhio da parte di Patty che era stata malamente allontanata dal
suo rifugio.
Sento le mani troppo calde, la testa che mi scoppia e le
parole si affollano sulla mia lingua prima di essere vomitate fuori di getto.
- Solo perché tu hai sempre trovato degli stronzi misogini,
che non hanno fatto altro che farti star male e non venirti mai in contro, Liz,
non significa che la stronzata dell’egoismo sia vera per tutti. Se sei gelosa
di quello che aveva lei potevi anche dirlo subito! Se ho fatto tutto quello che
ho fatto è stato perché l’ho voluto io e non perché me l’ha chiesto lei, ok? Io
non ho sbagliato a fare quello che ho fatto, intesi? e se ho imparato a fare
una lavatrice non sono affari che ti riguardano!- sbraito prima di lasciare la
stanza e chiudermi nella mia sbattendo la porta talmente forte da far cadere la
chiave dalla toppa.
Sono stato cattivo e stronzo, lo so.
Lo so e… l’ho fatto perché è vero.
Lei non mi ha chiesto nulla, ho fatto tutto di mia spontanea
volontà.
Ho fatto di tutto per lei e sono sicuro che lo sa. L’ho
fatto senza pretendere un bel niente in cambio, e non lo voglio nemmeno adesso.
Ma una cosa l’ho capita: io l’amo e su questo non ci sono
dubbi, ma anche se lei non dovesse amarmi una spiegazione me la deve. Un
messaggio, una telefonata… me la deve. Anche se probabilmente la so già, me la
deve dire lei.
Voglio sentire da lei che non mi ama e che non mi vuole più
con sé.
E lei non chiama. E non lo farà. Ha ragione Liz, su tutto.
Ha dannatamente ragione.
E io… sento rabbia. Rabbia perché mi ha lasciato senza dirmi
niente, rabbia perché io mi distruggo aspettando che lo faccia, rabbia perché
ho inveito contro mia sorella che cercava solo di aiutarmi, rabbia con me
stesso perché per l’ennesima volta nella mia vita non ho capito niente.
Abbigliamento Rob
Abbigliamento Lizzy e mamma Clare
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Capitolo 39 *** capitolo 39 ***
capitolo 39
Buona sera a tutti lettori!
Apro questo capitolo con un grazie. Un grazie a tutti voi
che leggete ma soprattutto che commentate questa storia perché grazie a voi è
al quarto posto nella pagina delle storie più popolari del fandom.
Vorrei ringraziare tutti uno a uno, ma in generale ringrazio
i 131 preferiti, gli 81 che mi seguono e le 27 persone che mi hanno messo tra i
loro autori preferiti.
Dedico a voi questo capitolo perché credo sia l’unico modo
che ho a disposizione per ringraziarvi sul serio.
Ricordo a tutti il mio blog, dove già vi attende un teaser
del prossimo capitolo, e quello di Agathe per qualche consiglio sulle storie
più belle del sito.
Anche se avevo già avvertito sul blog (mannaggia a chi non
mi da retta e non lo legge!) ho pubblicato la one-shot rosa (rossa rossa non è
ma capirete che la situazione non permetteva più di questo) del capitolo 36 dal
titolo "make love with me ‘cause I just can’t stop thinking that I love you".
Intanto oggi incontreremo la nostra Alessia. Il capitolo non
vuole dire esplicitamente come mai lei abbia fatto quello che ha fatto, ma
spero si intuisca. Aspetto tante recensioni con supposizioni ed eventuali
linciaggi. Mi sottometto al vostro giudizio!
Recensioni:
smemo92: non so a impegni come tu sia messa ma ho velocizzato
il post di recente, hai ragione.
Ale si farà sentire? Mah… tu speri di si… ma se si facesse
sentire non pensi che forse sbaglierebbe tutto? è come quando uno si lascia per
la pausa di riflessione. I primi due giorni sembra quasi che ti manchi l’aria
dalla mancanza, mentre è solo l’effetto del fatto che stai uscendo dalla tua
vita. Parlare e sistemare subito le cose a volte non è la soluzione più giusta
anche se tutti quanti vorremmo che lo fosse. Questo cmq è quello che è successo
alla nostra Ale :)
Sei nell’anima 2009: solo gli dei sanno quanto ho voglia di
arrivare alla fine di questa storia! Mi mancherà un sacco questo è vero, ma
anche io non vedo l’ora che sti due si rimettano in pace, se non come amanti
almeno come amici. È una tortura scrivere questi capitoli sappilo! Ale sta
male, Rob sta male… quando una storia finisce tutti stanno male, l’ho provato
sulla mia pelle ma ho imparato che per essere felici e darsi completamente a
qualcuno bisogna stare bene con se stessi prima di tutto (a buon intenditor
poche parole)… quindi…
Fallsofarc: ciao Cru! Alla fine ho ceduto alla tentazione di
scrivere del quarto posto (piccola minaccia velata). Avrei voluto non farlo, ma
molti non si sono dati pena dal trattenersi dal farlo e mi sono lasciata
tentare e sconfiggere anche io.
Più che con gli altri capitoli oggi sono stata Ale. mi sono
immersa senza riemergere per due notti di fila e ho continuato a scrivere di
getto (per questo la sera non ci sono. Purtroppo Rob e Ale sono impazienti).
Lo sapevo che parlando di Rob e di tappeto ti sarebbe venuta
in mente quella foto!!!! E spero non ti dispiaccia se ho riservato un piccolo
tributo al tuo frigorifero, ormai ex, mitico pieno di foto! Sarà il frigo di
Ale in questa puntata!
I battibecchi con Liz di Rob sono presi dalla mia
quotidianità di figlia minore dotata di fratello maggiore che a volte rompe e
pure tanto, quindi… ben venuta del mondo dei fratelli!
Come ti ho già anticipato Rob lascerà da parte le pippe
mentali idiote per diventare qualcosa di diverso e giuro, mi piange il cuore a
scriverlo così. terrò duro e continuerò su questa strada però. Rob alla fin
fine è un uomo con le palle non una femminuccia!
Un bacione cru!!! Ti voglio tantissimo bene!
Lorelag: benvenuta! Posso dire che quando ho letto la tua recensione
ho gongolato per mezz’ora e l’ho riletta almeno 10 volte? Ma si te lo dico. Mi
ha fatto piacere quando mi hai fatto i complimenti per il mio stile di
scrittura. l’ho già detto miliardi di volte ma io credo che le ff non abbiano
niente da invidiare ai libri a parte la copertina, e che quindi metterci cura
nello scriverle è importante. Se uno si limita a raccontare una storia come se
stesse riassumendo la trama di un film non ha senso scriverle.
Sono felice che tu mi abbia recensito e spero che continuerai
a farlo per i pochi capitoli che mancano alla fine. Per quanto riguarda Ale ti
posso confermare che una delle tue supposizioni è corretta ma non posso dirti
quale. Sta a te capirlo da questo chap ;)
Un bacione!
Cicci12: e si :) rob in quel capitolo ha fatto concorrenza a
Kellypooh lo ammetto, ma… c’è un ma… e da questo capitolo ne sarà
l’anticipazione :) vediamo se scopri che accadrà a Rob.
Venomous kiss: benvenuta! L’hai trovata grazie al blog? :)
ne sono strafelice! Spero che continuerai a recensirla e che questo capitolo ti
piaccia.
Skitty: quando chiamerà Ale… se chiamerà… chiamerà o no?
questo è il suo capitolo quindi… la risposta è tutta qui :) buona lettura!
Giu O: la battuta sui capelli ha fatto ridere anche Chia!
Deve essere una cosa di noi pervy notare tutte queste scemenze :P hai ragione
cmq. Al prox chap sono quasi tentata di mettergli un pallone da pallavolo in
mano e battezzarlo Wilson! Era carino certo ma con il barbone così lungo non si
poteva guardare!!!! Un po’ di barbetta sexy si, ma così… mandiamo Ale a fargli
la barba che se aspettiamo lui…sono felice che almeno tu nell’universo capisca
un po’ Ale, dato che qua poveraccia è bersagliata su tutti i fronti manco Rob
fosse una specie protetta e lei una bracconiera!
Va beh… dopo questa… torno alla mia pagina word e continuo
il pov di Rob del prox chap che è quasi pronto.
Un baciooooooo!
Annina88: ti ringrazio per i complimenti! E anche la mente
di Rob gongola nel sapere che a qualcuno piace come ragiona! Iniziava ad andare
un po’ in crisi di autostima! Lei lo chiamerà… bah… questo è il capitolo.
Secondo te prima o poi lo chiamerà?
Marina70: quante domande tutte insieme!!! mamma mia!
Comunque le risposte che cerchi sono tutte in questo capitolo tranne
l’evoluzione mentale di Rob che arriverà con il prossimo. Il suo teaser è già
nel blog se sei curiosa di avere qualche indizio :)
Grazie mille per i complimenti!!!!
Romina75: ha bisogno di un hobby? Hai ragione! Meglio che tu
non sappia però quale hobby si è scelto per il prox capitolo!:P
Il discorso che gli fa Lizzy non è per dirgli cosa non
sopporta Ale. l’elenco delle cose che lui ha cambiato di sé non vogliono essere
il pensiero di Lizzy sul perché lei lo ha mollato, ma vogliono dimostrare come
Rob abbia sbagliato a gestire il sentimento che prova.
L’incazzatura di Rob vedrà la prova il prox capitolo te lo
assicuro e ci terrà compagnia per altri tre :P te l’avevo detto che avrei
mischiato la fase depressiva con quella incazzata quindi, come ormai ripeto
sempre, abbi fede!
Spero che dopo questo capitolo tu possa arrivare a
comprendere meglio Ale prima di scoprire nel prox capitolo l’hobby di Rob.
Leggi il teaser sul blog che può darti qualche indizio!
Un bacio!!
Alice cassedy: tranquilla! L’importante è arrivare no? :) in
effetti hai ragione. Come ho detto a Romina di sopra Lizzy vuole solo dirgli in
cosa secondo lei ha sbagliato suo fratello nel gestire il suo rapporto. Non ha
la più pallida idea del perché lei lo abbia lasciato e brancola nel buio come
tutti voi ( che bello essere l’unica a sapere come stanno le cose hihihiihihi).
Quando si ama io credo bisogna mantenere quel minimo di egoismo per tenere
integri se stessi. Annullarsi per far piacere all’altro non è amore ma completa
sottomissione.
Cmq questi sono i perché di Ale, o almeno… i loro accenni :)
Vannyp1987: grazie mille per i complimenti tesoro! Se lei ha
intenzione di chiamare lo scoprirai in questo capitolo :)
Cricri88: mbare! Anche Giu mi ha detto dell’attinenza alla
barba sfoggiata da Rob al TELETHON! Mooooolto cast away e mi piaceva proprio
poco. Non fosse stato per i capelli che lo salvavano…
Liz non voleva dirgli che il suo essere cambiato è stato il
motivo della fuga di Ale, tutt’altro. lei non sa perché Ale se la sia data a
gambe, ma stava dicendo che qualunque sia il motivo suo fratello ha sbagliato
il modo di gestire il suo sentimento. Non doveva annullarsi così per lei,
indipendentemente dal motivo che l’abbia indotta a scappare. Rob la interrompe
prima che Liz possa finire il suo discorso, semplicemente perché non gli va di
sentirsi dire che anche stavolta ha sbagliato. Però Ale non è stata spaventata
dalle sue parole :) ho nascosto molte risposte in questo capitolo e spero che
tu le colga tutte.
Sto già scrivendo i prossimi capitoli, mi sto portando
avanti finchè sono ispirata!
Ni sintemu mbare!!!
Pooh!: mannaggia a me, ancora mi fustigo per lo scorso
capitolo, scusami! Sono felice che il capitolo ti sia comunque piaciuto, così
come la rossa!!!! Un bacione!!!
Lazzari: lo so Lorena, lo so :( anche a me piangeva il cuore
scrivere di Rob, così come mi ha fatto male scrivere questo capitolo di
Ale…spero che dopo questo tu possa capirla un po’ di più anche se sarà davvero
esplicita solo alla fine. Un bacione cara!
Sophie88: stai cercando di battere il record della categoria
“prime a recensire”? :D daiiii sappiamo
che Rob quando si deprime lo deve fare come si deve, ma Ale non sta meglio, te
lo assicuro! Leggi e constata tu stessa! Un bacione amore mio!!!!
Agosto….
Settembre…
Ottobre…
Novembre…
…The world we knew
Won't come back
The time we've lost
Can't get back
The life we had
Won't be ours again…
La vita che avevamo non sarà nostra di nuovo…
Decisamente no…
La pioggia che cade, gli ombrelli aperti e i cappotti al di
là della vetrata mi dicono che non serve più a niente pensarci. Che non si
torna indietro.
Non sono pentita di quello che ho fatto. Prima o poi…
l’avrei dovuto fare ma… se fossi stata un po’ più egoista forse avrei potuto
godere ancora un po’ di quell’amore in cui ho sempre sperato nel profondo di me
stessa e che tanto mi rendeva felice.
Ti amo…
Ancora il mio cuore perde un battito nel ricordare la sua
voce, così calda, vellutata… traspariva tutto il suo timore nel confessarmi
quel piccolo segreto che ho sempre saputo celasse, solo che non lo volevo
vedere. Se l’avessi visto prima…
No, per quanto desideri che il passato ritorni non posso
permettermi di desiderare di aver temporeggiato un po’ più a lungo. L’ho già
fatto troppo… avrei dovuto farlo prima, quando ancora non si sarebbe fatto così
male.
Lo conosco e so che sta male. E immaginarlo triste per me è
come ricevere una pugnalata in pieno petto. Sapere poi di essere io l’artefice
della sua ferita è ancora più doloroso. Faccio sempre male alle persone che
amo, in un modo o nell’altro, che io lo voglia o no.
Ma per lui sarebbe stato ancora peggio con l’andare del
tempo perché il suo sentimento è sprecato per una come me.
Lui merita di stare con una persona che riesca ad amarlo
pienamente, senza nessuna paura o riserva e io… io ho troppa paura per potergli
dare tutto questo.
Ho guardato per settimane il telefono pregando che non
chiamasse, per ore la porta sperando che non l’aprisse… lo voglio proteggere,
da me stessa e da lui.
Lui non vorrebbe una ragazza come me, non vorrebbe una
ragazza a cui vengono le crisi di panico e la sindrome dell’abbandono ogni
volta che lui deve partire, che va in paranoia dalla gelosia per via del
contatto troppo frequente che il suo essere chi
è comporta. Non vorrebbe una ragazza che non ha le palle di fare i conti
con il suo passato e cercare di rimettersi in sesto prima di dirgli “eccomi,
sono tua”. E se dice di volerlo è solo un pazzo incosciente.
Siamo all’inizio di novembre, ormai.
Due mesi e mezzo che passo le nottate a cercare di
ricordarmi il suo viso che quasi mai si sovrappone più con quello di Matt. Due
mesi e mezzo che piango davanti ad ogni coppia che incrocio per strada, due
mesi e mezzo che ascolto musica spaccatimpani pur di non riascoltare parole che
cantano di un sentimento che non è più per me.
Chissà cosa starà facendo adesso. Anche lui è in una
palestra a guardare il buio della città che scorre sotto i suoi occhi, che
coraggiosa sfida il buio con migliaia di luci? Anche lui guarda lo stesso cielo
plumbeo?
Non potrò mai saperlo.
Salgo sul tapis roulant e lo faccio partire attaccando di
nuovo a correre dopo la breve pausa che mi ero concessa dai primi cinque minuti
di corsa, riprendendo ad ascoltare le urla di un cantante più penoso di me
dalle cuffiette dell’Ipod.
Nemmeno la fit-boxe mi aiuta più a scaricare a dovere la mia
ansia e la mia frustrazione, e dire che il primo mese ci riusciva alla grande.
Ora devo ripiegare sulla sola cosa che mi svuota completamente dopo avermi
fatto mettere a posto il caos che regna perenne nella mia testa: la corsa.
Il bruciore ai polmoni dopo lo sforzo mi aiuta a non pensare
più a quanto io sia patetica. Patetica perché da quando ho preso quell’aereo
non faccio altro che comprare giornali spazzatura e vivere su internet per
cercare notizie di lui.
So che la maggior parte delle volte i giornali sparano solo
stronzate e che lui nelle interviste resta su un profilo molto basso perché non
ama parlare di sé, ma mi affanno a cercare nelle poche che arraffo qualche
frase, qualche parola che mi dica che lui ancora mi ami.
Lo so, è sciocco ed egoistico, soprattutto visto come l’ho
lasciato ma… la parte di me che lo vorrebbe ancora con sé, quindi la più grande
parte di me… cerca questi indizi per aggrapparvisi con tutta la forza che ha
per non soccombere nella freddezza in cui mi sto rintanando.
Non avrei voluto andarmene così, sul serio. Avrei voluto
sedermi a gambe incrociate sul nostro letto e parlarne con lui, spiegargli
perché non potevamo stare insieme, ma lui mi avrebbe messo a tacere con
l’ottimismo che aveva tirato fuori da chissà dove nelle nostre ultime
settimane. Mi avrebbe fermata e io non avrei trovato mai più il coraggio di
andarmene e salvarlo da me stessa.
Voltargli le spalle all’aeroporto è stata un’impresa
titanica. Il mio cuore sanguinava mentre camminavo per quel corridoio e forti
singhiozzi sconnessi mi scuotevano. L’hanno fatto fino a quando non ho varcato
la soglia di casa, e hanno ripreso a farlo in più occasioni quando per caso mi
passava tra le mani qualcosa di suo.
Inutile che cerchi tracce di noi nelle sue parole perché
lui… non parla. Risponde a domande su “New moon”, il suo ultimo film che tra
una ventina di giorni dovrebbe uscire nelle sale, sui suoi progetti e sui suoi
futuri contratti ma di noi non c’è traccia. È come se non fossimo mai esistiti.
Cerco di intuire come stia passando ore a studiare le sue
foto con la lente ottica, mi faccio spedire per posta tutte quelle che arrivano
ai giornali del nostro gruppo editoriale per scoprire come se la stia passando
senza di me.
Non che da delle istantanee possa trarne molto, considerando
che lui ha sempre detto di dividere il suo corpo con Robert, il suo vero
essere, e il Pattinson della gente, quello che mostrava al mondo intero.
Per un attimo una sera ho addirittura pensato che non mi
dovesse amare poi così tanto se era sempre così bello sorridente in ogni
occasione, ma mi sono fatta schifo da sola. Fa parte del suo lavoro, si
protegge. Così come proteggeva me, noi… protegge sè stesso.
Una volta, però, credo di averlo intravisto il mio Robert.
Come sempre vagavo su You Tube alla ricerca di nuovi video
rubati agli eventi o durante le riprese, e così per nostalgia ho aperto
un’intervista sul set a Kellan. Sullo sfondo dietro di lui, Rob e Jack
sembravano parlare di qualcosa, finche Rob non l’ha spinto brutalmente lontano
da lui prima di andarsene.
Rob e Jack non litigano mai. Si insultano, magari, ma non si
prendono a spintoni.
Mi si è stretto il cuore.
Poco dopo trovo una nuova intervista in cui quando la
giornalista dice “riguardo alla ragazza misteriosa che ha camminato con lei sul
red carpet alla serata di…” lui la interrompe secco con un brusco “no comment”
e degli occhi talmente accesi, delle mascelle talmente serrate che il respiro
mi è mancato.
Non è più il mio
Robert. Non è più il ragazzo gentile ed educato con tutti che ho conosciuto io.
Due parole sommate ai suoi occhi mi hanno dato l’esatta stima del danno che ho
provocato: immenso.
Non gli è ancora passata, ma del resto… nemmeno a me.
È a Vancouver adesso.
3902.64 chilometri tra di noi, otto Stati e un confine a
separarci. Guardiamo due oceani diversi.
A volte sono li li per salire in macchina e correre da lui,
ma gli occhi gelidi e scintillanti di… rabbia? Probabilmente è proprio rabbia.
I suoi occhi mi fanno desistere dai miei propositi, e torno a cercarlo in tutti
i giornali che riesco a comprare.
Mi manca da morire.
Mi manca ogni cosa di lui, e mi ritrovo a pensare a quanto
Beckie e Matt avessero ragione, solo che io non gli volevo credere.
Spengo l’attrezzo e mi dirigo svogliata verso gli
spogliatoi. Senza guardare in faccia nessuno, prendo il mio asciugamano e il
mio docciaschiuma e mi lascio andare sotto il getto caldo delle docce.
Mi sono iscritta in una palestra vicino allo studio.
Ultimamente sbrigo il mio lavoro talmente in fretta che non ha manco il tempo
di arrivare, cosa che rende felicissimo Maicol. Sto viaggiando un po’ per il
paese per portare a termine i vari servizi che mi vengono commissionati e non
c’è volta al ritiro bagagli che non mi venga da sorridere.
Ho bisogno di tenermi impegnata in qualche modo, e siccome
la prima settimana l’ho passata a cucinare montagne di roba, ho pensato che
forse iscriversi in una palestra e fare tutti i corsi a disposizione mi avrebbe
aiutata a impiegare il tempo e a scaricare la tensione e lo stress che accumulo
di continuo.
Uno dice “via il dente, via il dolore” ma io il mio dente
avrei voluto tenermelo bello stretto. Solo che… forse sono io il dente. Il suo
dente. All’inizio fa un po’ male, è vero. È una ferita e ci va il suo tempo
prima che guarisca, ma poi sarà solo il sollievo. Bisogna solo trovare qualcuno
che ti metta i punti.
Al solo pensiero di un’altra donna tra le sue braccia, però,
mi ribolle il sangue di gelosia, forte e incontrollata.
Ma sono una stupida perché non posso pretendere fedeltà da
chi non mi appartiene.
Chiudo il getto della doccia e mi vado a rivestire.
Ho preso una pessima abitudine, credo. Devo avere sempre
addosso qualcosa di suo. Sempre. Inizio persino a portare boxer da uomo, solo
perché sono i suoi. Oggi ho una delle sue camice a quadrettoni preferite
addosso, ma ancora un po’ e la dovrò mettere nell’armadio. Ritiro sempre la sua
roba man mano che perde il suo profumo e prende il mio.
Non ha lasciato moltissima roba in casa mia e le mie scorte
sicurezza stanno per finire. Mi fa sentire al sicuro essere avvolta dal suo
profumo. Mi riporta a quella mattina, a quella meravigliosa mattina in cui ho
preso la mia tragica decisione.
Gli ho lasciato la mia roba perché non si accorgesse subito
della mia assenza, lasciandomi il tempo di partire. Ma l’ho fatto anche perché
lui avesse qualcosa di me, anche se non potrà indossarlo come faccio io. Gli ho
lasciato persino la mia digitale che fino al suo arrivo ho creduto potesse
essere l’unico amore ricambiato che potevo avere. Con quella macchinetta gli ho
lasciato il mio cuore.
Per un attimo ho considerato l’idea di lasciargli anche
l’anello ma… non riesco a separarmene. Da quando l’ha legato attorno al mio
collo non l’ho più tolto. L’ho sempre portato con me e lo faccio tutt’ora.
Vorrei che lo mettessi
per il mio scherzetto alla signora Cope, ma… vorrei anche che lo tenessi come
un pegno…d’amicizia, non di…insomma…è un regalo…per te. Per dirti che io non me
ne andrò… Non devi portarlo necessariamente al dito, sotto il cuscinetto ti ho
fatto mettere una catenina così… puoi portarlo al collo, se preferisci.
Non l’ha mai considerato un pegno d’amicizia e io riesco a
rendermene realmente conto solo adesso. Lui non è scappato, lui non se n’è
andato, ma io si. Io me ne sono andata dopo avergli fatto promettere che non mi
avrebbe lasciata mai.
Io che ho sempre saputo che dietro il suo sguardo
imbarazzato c’era di più di un semplice preoccuparsi di difendermi e di
vendicare l’umiliazione. Che due giorni dopo quel dono ho preso il suo
desiderio di stare insieme come fosse una scelta imposta da una promessa che
avevo fatto, come se lui lo stesse facendo per aiutarmi a mantenerla.
Non dovevo dirgli di si, non dovevo. Avrei dovuto dirgli che
mi dispiaceva ma che non potevo appoggiarmi a lui per dare un senso alla mia
vita rovinando anche la sua, dovevo dirgli che non ero adatta a lui, dovevo
mettere da parte il desiderio che mi spingeva tra le sue braccia e non
rinchiudere la voce della mia coscienza che mi stava mettendo in guardia.
La mia macchiolina nera è diventata un enorme baratro senza
fondo, in cui precipito da due mesi e mezzo senza arrivare mai a vedere la
fine.
È un baratro senza fine che conosco bene e che ho già
visitato. Lui me ne ha tirato fuori e io mi ci sono volontariamente ributtata
dentro perché questo è il mio posto.
Mi consola sapere, però, che a differenza della prima volta
del mio viaggio ormai senza ritorno lui è vivo. Lui esiste da qualche parte del
mondo.
Mi sento molto Edward Cullen facendo questi pensieri, me lo
diceva spesso anche lui.
Lui era Bella Swan e io Edward Cullen. Diceva che lui
cercava di concupire le mie grazie e io non cedevo, rimandando sempre. Lo
diceva per prendermi in giro perché semmai io ero Edward Cullen in versione
post-trasformazione di Bella, vale a dire “ogni minuto è buono per…”
Al volante poteva aver ragione ma in questo caso ha
estremamente ragione.
Per un attimo prego che lui non sia Bella Swan fino in fondo
e non decida di fare il bunging jumping senza la corda giù da una scogliera
perché i miei Alice, i paparazzi, quando servono non ci sono mai e quindi non
mi avrebbero avvisata in tempo. Certo io sarei corsa da lui a salvarlo ma…
insomma, avete capito.
Spero solo che non sia corredato anche di una Jacoba Black
che gli ronza attorno anche se, anche qui, non potrei biasimarlo. Sono Edward
Anthony Masen Cullen fin nel midollo e io voglio che si rifaccia una vita con
qualcuna che possa dargli tutto l’amore che si merita.
Ma che cazzo sto dicendo adesso?
Se inizio a parlare per analogie vuol dire che forse il
fondo del baratro inizio a intravederlo. Quando sarò convinta di sberluccicare
al sole ci sarò proprio andata a sbattere contro di prepotenza.
Esco dalla palestra nell’aria fredda di New York e mi
stringo meglio la sciarpa attorno al collo mentre mi incammino verso la Volvo
parcheggiata all’altro lato della strada.
C’è tanta gente per strada, che cammina svelta ognuno
assorto nella sua storia, nei suoi pensieri e inizio a pensare a una di quelle
frasi fatte del cavolo che mi han sempre fatto imbestialire: “probabilmente c’è
chi sta peggio di te”.
Su questo non ci piove. Lo so che il mondo non è esattamente
un parco divertimenti (o almeno non il nostro, di Dio lo è di sicuro) e che
tutti hanno problemi. La fame nel mondo, la guerra, il debito pubblico, le
catastrofi naturali… Lo so, sono tragiche realtà che ti fanno chiedere se
qualcuno da qualche parte non si stia divertendo a pigliarci per il culo. Ma ho
sempre odiato chiunque mi dicesse “non fare così. Pensa che c’è chi sta
peggio”.
A parte che pensare al fatto che qualcuno stia peggio di me
e consolarmi con questa realtà mi pare una mancanza di tatto nei confronti del
poveretto che si trascina il peso del suo immenso problema. Non mi sembra
giusto essere felice perché c’è qualcuno che ha una condanna più lunga della
tua da scontarsi.
Ma a parte questo, la trovo una frase completamente priva di
senso, almeno… detta in certi momenti.
Se io sto male, assodato che ahimè non sono un essere divino
né uno dei potenti della terra che si divertono a giocare a monopoli con i
soldi degli altri, fuorchè fare nel mio piccolo quello che posso, io, Alessia
Chianti, che posso fare per cambiare la situazione? Se un terremoto deve
scatenarsi, sono forse Ercole che può reggere le colonne della terra e salvare
tutti? Purtroppo anche qui la risposta è no.
Quindi, è così sbagliato se mi prendo un’oretta per pensare
a quanto stia male io? Credo ancora una volta di no. E’ una magrissima
consolazione sapere che siamo tanti a portarci un peso sulle spalle.
Eppure ora ci penso e… niente, sono talmente a pezzi che non
riesco nemmeno a inscenare un’arringa tra me e il mio cervello in cui valutiamo
le possibilità interpretative della frase.
Apro il cofano e lascio cadere dentro il borsone e la borsa
con i vestiti che ho messo per andare a lavorare oggi.
Un tizio con un bomber fucsia fluorescente che dovrebbe
esser messo fuori commercio seduta stante tanto è orribile, mi spintona
passando in fretta per salire sul marciapiede.
- ehi! Almeno chiedi scusa!- gli grido dietro, ma il cafone
deve avere anche qualche problema di udito oltre che uno non tanto celato con
il buongusto. Continua a camminare svelto per la sua strada, dribblando la
folla e sparendo alla mia vista.
- ma che razza di cafone!- borbotto mentre mi friziono le
braccia per scrollare l’acqua piovana che aveva fatto cadere sulla mia giacca.
Va beh che non mi sono curata di aprire l’ombrello uscendo
dalla palestra, ma ora che sono al riparo sotto il bagagliaio aperto della mia
macchina devi venire per forza a infradiciarmi di più?
Do un’ultima scrollata alla manica della mia giacca e quello
che mi pare un luccichio bianco prende a svolazzare nell’aria.
Lo afferro senza nemmeno sapere il perché e aprendo il pugno
mi trovo una piccolissima piuma bianca, di quelle che perdono spesso i piumini
in inverno.
Con un’alta dose di certezza sarà del cafone ma… chiudo
svelta il bagagliaio e mi infilo nell’abitacolo, posando la piccola piuma sul
piccolo ripiano davanti al contachilometri dietro lo sterzo.
Il mio con le piume è diventato un rapporto particolare.
Sono diventate una costante nella mia vita da quando lui se n’è andato.
Le mattine in cui mi svegliavo sotto una coltre di candide
piume bianche, la loro bellezza immacolata ed eterea sulle sue ali, la loro
presenza costante in momenti particolari di insicurezza… mi piace pensare che
sia Matt a mandarmele, a darmi un segnale, a rassicurarmi.
Io ci sarò sempre.
Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io
troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci
sarò .Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un
giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai
mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello
che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti
sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per
te…
Così aveva detto. Così è, per me. Sento la sua presenza
nelle piume bianche. Le sue le ho raccolte tutte e messe in una scatola, e
continuo ad aggiungerci tutte quelle che per qualche strano motivo si poggiano
su di me.
Sono diventate una sorta di filo rosso da seguire, un
cammino tracciato… come a dire “Ale, passa di qui. Questa via è sicura”.
E quando sono triste il loro tocco mi dice “non ti
abbattere, ce la farai”.
So che può sembrare una cosa stupida ma… tutto ha un senso.
Inizio persino a credere nel destino e nella fatalità.
Non sono tornata a far visita alla mia psicanalista, non ne
ho bisogno. Ma… inizio di nuovo ad analizzare gli eventi in maniera quasi
scientifica tanto sono meticolosa.
Rob doveva entrare nella mia vita prima o poi. Quando Matt è
morto noi stavamo andando da lui.
Lui ha fatto la sua comparsa quando Matt mi ha strappato la
promessa di cercare di andare avanti con la mia vita. Lui mi è stato vicino
quando Matt è sparito.
Lui doveva far parte della mia vita. Era destino.
Inesorabile, incontrastabile, insindacabile destino.
La fortuna è strana, gira e bacia chi vuole. Io non so se le
cose tra me e lui sarebbero andate diversamente se Matt non fosse morto e ci
fossimo incontrati alla prima del suo film. Probabilmente no, o forse si.
Magari avrei provato sulla mia persona il “colpo di fulmine” e avrei lasciato
Matt per lui…
No… non sarebbe accaduto mai, amo troppo Matt, così come…
meglio che non lo dico, fa troppo male.
Magari a volte il destino si rende conto dei suoi errori
madornali e decide di correre ai ripari come può, concedendoti almeno di non
dover scegliere, ma a quel punto siamo noi a combinare casini sentendoci in
dovere di scegliere lo stesso.
O forse sono io che sparo una marea di cazzate giusto per
trovare spiegazioni alla mia vita che prende pieghe sempre più inaspettate e
fuori da ogni logica concreta.
Le piume sono l’unica cosa che mi rassicura ora come ora,
cosa ben triste se si pensa che sono io a volergli dare tutta questa importanza
fingendo di vedere segnali che magari non ci sono nemmeno. Ma mi confortano.
Talmente tanto che ho avuto l’ennesima genialata della mia vita: sono andata da
Jed e mi sono fatta fare un nuovo tatuaggio. Veramente ne avrei fatti due.
Non so spiegare cosa spinga la gente a tatuarsi, forse il
desiderio di avere un marchio addosso che racconti la loro storia o
semplicemente che gli rammenti chi siano nei momenti di sconforto.
Io ho tatuato una piuma sulla caviglia sinistra. Le piume
indicano la via dei miei passi, mi guidano e mi confortano.
La A e la R intrecciate sulla mia anca, sempre sinistra, mi
ricordano quanto si possa cambiare idea nei confronti delle proprie convinzioni
più radicate. Quanto sia possibile lasciarsi sconvolgere in maniera così
radicale e irreversibile.
Sono i miei simboli: la mia libertà, il filo rosso del mio
destino, la mia convinzione.
Guido fino a casa come sempre cercando significati nascosti
che vedo solo io nella comparsa della piuma in questo momento.
Non succede più niente nella mia vita che possa essere
considerato un pericolo o un imprevisto. C’è stato un tempo in cui un sacco di
imprevisti si sono succeduti nell’arco di un mese.
Ignoro totalmente quale sia l’imprevisto che mi attenderà
nei prossimi giorni ma sento che la piuma di oggi è un avviso.
Mentre salgo le scale, mi fermo a notare quanto mi paia
strano non vedere la piccola lama di luce che filtra da sotto il portoncino di
Beckie. Di solito la luce dell’ingresso è perennemente accesa a casa sua. Bah
saranno usciti.
Salgo ancora e apro il portoncino della mia casa troppo
grande per una persona sola. È diventato un unico appellativo questo per il mio
appartamento, chissà poi perché mi ostino a ripetermelo come se già il letto a
due piazze non fosse sufficiente a ricordarmelo.
- sorpresa!- gridano appena accendo le luci.
- mi sono persa qualcosa?- chiedo lasciando cadere il
borsone di fianco alla porta mentre scruto attenta Maicol, Beckie e Luke seduti
attorno al tavolo apparecchiato.
- non si può fare una cena tra amici senza avere nessun
motivo particolare?- chiede Beckie alzandosi per venirmi in contro. Quasi mi fa
tenerezza, è incinta di soli tre mesi e già si dà da fare con i vestitini
pre-maman quando la pancia non si vede ancora.
Tornata dalla luna di miele, ha scoperto di essere incinta
già da prima del matrimonio, alla faccia delle sue vecchie zie.
Nonostante la gravidanza, ha accettato immediatamente di
venire a lavorare con me allo studio e devo ammettere che è più che
indispensabile. Non per essere schizzinosi, ma i make-up artist che mi avevano
dato erano degli emeriti idioti.
Ha stretto subito amicizia con Maicol che la adora e già si
è lanciato con lei in tutta una serie di progetti per la cameretta del
nascituro/a. Come sempre, non sono mai io quella dei progetti, io al massimo
prendo in mano il pennello e vernicio.
- posso permettermi di insospettirmi visti i soggetti?-
rispondo ironica iniziando a svuotare il borsone.
- te lo concediamo solo perché sappiamo di essere dei sadici
pazzi- concede Luke girando qualcosa in una padella sul fuoco acceso.
- ehi! Siamo la sua squadra di supporto!- lo riprende Maicol
sculacciandolo con un cucchiaio di legno.
- mi sa che tra te e Beckie questa ci finisce solo in
terapia. Siete due pazzi- ribatte assaggiando il contenuto della padella.
- e tu ci fai compagnia-
- no, io sono il punto di equilibrio. Sono neutrale. Siete
voi le esaltate-
- si, si… senti fatina bianca, è pronto sto sugo?-
Mai come prima d’ora casa mia è un porto di mare. Ormai
questi tre vanno e vengono come vogliono, persino Maicol si è fatto fare una
copia delle chiavi per entrare a suo piacimento ad “attingere dalla mia
libreria” come dice lui, “a controllare che io non mi sia annegata nella vasca
da bagno” come dico io.
Credo che Beckie abbia preso molto sul serio il suo ruolo di
migliore amica, ora più che mai, decisa a lasciarmi da sola il meno possibile.
Credo che si senta in colpa per quello che è successo tra noi e tutti i miei
tentativi di dirle che non deve perché sono stata io la prima ad allontanarla
non sono serviti a molto.
- allora che si mangia stasera?- chiedo cacciando il borsone
vuoto e la borsa con i vestiti che ho usato oggi in studio nel ripostiglio per
poi sistemare le mie riviste del giorno sul tavolino di fronte al divano per
dargli una lettura più tardi, quando sarei stata da sola e senza possibilità di
essere presa per fissata dalla mia squadra di supporto psicologico.
- ho fatto il ragù alla bolognese con le tagliatelle-
- ahhhh! Pazzo! Non lo sai che mi sono messo a dieta?-
Appunto. Forse sono io a dover fornire supporto psicologico
a tutti quanti. Sono più pazzi di me, questo ormai è un dato di fatto assodato.
- come stai?- mi chiede Beckie preoccupata, avvicinandosi al
tavolino a vedere che genere di giornali ci sto mettendo sopra.
- così…- ammetto in un mezzo sorriso. Uno intero sarebbe
davvero chiedere troppo.
Riesco a essere me stessa solo con loro. Per il resto del
mondo sono tornata la lady di ghiaccio.
- hai comprato nuovo materiale per la porta del ripostiglio
e per quella del frigo?- mi chiede sfogliandone uno.
Il mio frigo e la porta del mio ripostiglio sono diventate
delle vere e proprie bacheche di ritagli di foto sue, di articoli, di
trafiletti… credo sia perché in questo modo io mi sento parte della sua vita.
Mi piace seguire i suoi passi e gioire con lui dei suoi successi anche se lui…
non lo sa.
Scrollo le spalle in risposta, e mi lego i capelli prima di
andarmi a lavare le mani.
- perché non lo chiami, Ale?- chiede Beck appoggiandosi alla
porta del bagno.
- perché non ho niente da dirgli- taglio corto.
Dirgli cosa? Che l’ho voluto lasciare libero da una ragazza
con troppi fantasmi che non lo sa amare nel modo giusto?
- no, no, certo. Non hai niente da dirgli. A parte che ti
manca, che sei sulla buona strada per diventare l’erede di Psyco vista la nuova
tappezzeria delle tue porte, che sei dimagrita in un modo pauroso perché corri
solo e non mangi niente, che ti sei ritatuata con la sua iniziale e che sei
innamorata di lui. Poche cose, zero argomenti di discussione, hai ragione. Non
c’è motivo di chiamarlo- sbuffa infastidita.
Da quando è in gravidanza é più apprensiva che mai nei miei
confronti.
- Beckie…sinceramente... cos’ho da dirgli?-
- se tu mi parlassi magari cercheremmo di risolvere insieme
la cosa, o almeno di capire perché tu sia scappata…-
- Beckie, io so perché me ne sono andata, ok? Non ho bisogno
di capire niente-
- bene, allora dimmi. Perché te ne sei andata?-
Non posso dirglielo, non capirebbe.
Per quanto lei si ostini a dire di capirmi, non capirebbe.
Perché secondo lei le mie paure sono totalmente infondate e solo mie.
È sempre facile rispondere in questo modo, se non fosse che
né lei né Robert potrebbero mai capire a fondo la mia scelta perché non è stata
solo paura, ma anche e soprattutto consapevolezza.
Se devo amare una persona… lo voglio fare nel modo più
totale e incondizionato. Lo voglio fare gioendo di ogni attimo spensieratamente
per poter dare alla persona che amo tutto quello che si merita e anche di più.
Ma io… non posso più amare nessuno in questo modo.
- allora?- mi chiama cercando di ricordarmi che non ho
ancora parlato.
- Beckie…- sospiro.
- è pronto!- grida la voce di Luke dalla cucina.
- ne parliamo dopo…- sbuffo oltrepassandola.
- fa che sia così- mi risponde entrando in bagno a lavarsi
le mani anche lei.
Prendiamo tutti quanti posto al tavolo davanti a piatti
stracolmi di pastasciutta.
- Ale, ora vedi di finirtela tutta. Ci ho messo un’ora
intera a fare la pasta fresca e solo per vederti mangiare- mi rimprovera Luke
versandomi l’acqua nel bicchiere. Mi ha fatto un piatto colmo quanto il suo,
che è noto per mangiare le peggio schifezze senza mai mettere su un etto.
Sotto gli occhi dei miei amici, arrotolo sulla forchetta
alcuni fili di pasta e li porto alla bocca.
Luke è straordinario ai fornelli non c’è che dire. Non ho
molta fame, non ne ho da quando non cucino più per lui che mi aiutava a fare
disastro in cucina più che cucinare.
- com’è?- mi chiede in un sorriso.
- buona… davvero, Luke è formidabile- commento seguita da
Maicol con il suo “Ci piace!”
Ceniamo insieme, parlando del più e del meno, senza
soffermarci troppo su nessun argomento e dando fondo alla terrina della pasta
magnifica di Luke.
- Maicol… nuovi servizi da fare nei prossimi giorni?- chiedo
ansiosa pulendomi la bocca con il tovagliolo.
- veramente… si. Uno per dopodomani- risponde con aria
preoccupata cercando la mano di Beckie come a farsi coraggio.
- oddio non sarà…- sussurro già pensando a… lui. A giudicare
dalla sua faccia sembrava temesse di rivelarmi di chi si trattasse.
- no, no… non …- gesticola Maicol prendendo a bere
rumorosamente dal suo bicchiere.
- e allora chi?- chiedo ancora con la gola secca.
- Kellan Lutz- vomita fuori tutto in un colpo prima di
affogarsi di nuovo nel bicchiere.
Eccolo. L’avvenimento.
Canzone che Ale ascolta all’inizio
Ale in palestra
Ale dopo la palestra
Beckie, Maicol e Luke
Tatuaggi di Ale
|
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Capitolo 40 *** capitolo 40 ***
capitolo 40
Allora io oggi inizio con un enorme GRAZIE!
Grazie perché oggi avete abbattuto il record delle 20
recensioni raggiunto solo in un capitolo. Oggi siamo a 21! E io gongolo perché se
ancora non lo sapete il numero sempre maggiore delle recensione porta sempre
più in alto nella classifica delle storie più popolari… quindi grazie perché mi
aiutate a mantenere il mio 4 posto e magari anche ad arrivare al terzo. Quindi GRAZIE!!!!
Eccomi qua con il nuovo pov di Rob. Anche questo è più un
capitolo di transizione, di riempimento volgarmente parlando. La scena ora è
incentrata su Ale, di cui tutti attendiamo il risveglio dal paese
dell’imbecillità almeno… per noi è sicuramente così, no?
Va beh, proprio su questo punto vi prego di leggere quanto
sto per scrivere, in quanto risponderò una sola volta uguale per tutti ai
commenti su di lei ricevuti nelle recensioni, per evitare di scrivere a tutti
la stessa cosa, poi risponderò comunque come sempre in modo particolareggiato
ad ognuno di voi. Perciò per cortesia LEGGETE QUANTO SEGUE.
Molti di voi hanno trovato i motivi di Ale (lui merita di
più e io non sono all’altezza di dargli quel tipo di amore perché amo un altro)
stupidi e infondati. Ahhh ragazze come devo fare con voi?
Allora, allora, allora… meglio che vi spieghi un paio di
cosette.
In primis, nell’altro capitolo vi avevo avvisato di
prenderne il contenuto con le pinze perché bisognerà aspettare ancora…3
capitoli perché lei spieghi tutto esplicitamente. Quelle che ha detto fin’ora
sono mezze frasi.
In secundis, qualche capitolo fa, ora non ricordo più quale,
probabilmente il 37, ho detto che era già stato detto cosa Ale temesse. Ai
tempi c’era ancora Matt.
Terzo… io credo che qualunque scusa accampi alla sua fuga a
noi parrebbe stupida e insensata. Robert l’ha riportata ad avere una vita
normale, ad interagire con il resto del mondo, ma io sono dell’idea che per
quanto le persone che ci girano attorno ci possano aiutare a reagire alle situazioni
spiacevoli che la vita ci presenta, se prima non riusciamo a mettere a posto
noi stessi non riusciremo mai a funzionare bene nemmeno con gli altri (si credo
nella filosofia “ama te stesso e amerai il mondo” e allora? Problemi forse? :P)
Io lascio a voi la libertà di farvi l’idea che volete dei
personaggi che invento ma vi chiedo solo per un attimo di immaginare che il
protagonista maschile non sia Rob, che sia un ragazzo qualsiasi che vende
frutta al mercato, ad esempio. Ora immedesimatevi in Alessia.
La vostra famiglia ha cercato sempre di imporvi una strada
che non era adatta a voi giusto perché certe carriere “danno prestigio e
sicurezza” mentre altre sono “incerte e assurde”. Siete stati costretti a
scegliere tra la famiglia e il sogno, ve ne siete andati per poter vivere il
vostro sogno rinunciando alla vostra sicurezza. Incontrate un ragazzo che
diventa il vostro unico punto di riferimento, la vostra famiglia. Lui muore per
difendere il vostro “onore”, se così vogliamo chiamarlo. Passate i prossimi
nove mesi della vostra vita a sentirvi in colpa e improvvisamente vi trovate a
provare attrazione per uno sconosciuto, attrazione che poi si trasforma in
affetto e poi in amore. Ora, in tutta sincerità, se avete già perso una volta
tutto questo, non avreste paura che capiti di nuovo?
Certo è una probabilità su un milione, soprattutto visti i
perché della morte di Matt, ma voi non vi sentireste impaurite? se aveste
questa convinzione, non rinuncereste voi a innamorarvi di nuovo perché l’altra
persona non vada in contro allo stesso, lo ammetto IMPROBABILE, destino?
Ecco, questo è il quadro, a buon intenditor poche parole.
Come sempre ricordo il mio blog in cui vi attende già il
teaser del prossimo capitolo e quello di Agathe per le storie più belle del
sito.
Recensioni:
midnightsummerdreams: sono contenta che tu ti sia finalmente
messa in pari. Oggi abbiamo il pov di Rob e l’incontro di Ale e Kellan sarà nel
prossimo capitolo. Se Kellan sarà illuminante… non so quanto possa esserlo.
Però darà una scossa questo si :)
Oggi vediamo quanto danno a fatto Ale, a te la stima esatta
:)
Marika_BD: eheheh Come ha fatto Ale a resistere? Semplicemente
perché Ale è me. Ho messo molto di me stessa in lei e questo è il risultato.
Sarò testarda e fatta male, ma quando mi impunto riesco a non farmi sentire.
Piuttosto soffro in silenzio
Giu _O: giuuuuu!!!!!!!! No no, cast away è stato abbandonato
per far spazio a stronzdisillusocinico Robert. Ho fatto un po’ un mix :P!
Le piattaforme di atterraggio al posto delle orecchie? XDXD
tu mi hai fatto morire dal ridere per 40 minuti con sta battuta sai??? Ha
ragione Cri, sei un’antikristen convintissima!!!!!
Sono contenta del fatto che almeno tu capisci la situazione.
A volte credo che qua si voglia il lieto fine solo perché c’è Rob, ma se lei
avesse dimenticato Matt così… secondo me sarei caduta nel banale e
nell’assurdo. Eeeeee va be! Un bacio mbare! (te chiamo raccussi accussi pari
puro tu cu no attri in dialetto!!! XD)
Cricri88: ahhhhhhhh mbare!!! Cum’aggia fare cu ttia??? U
sacciu ch’ idda è pazza, appiddaveru… però… ehehe ti devo rimandare a quanto
sopra detto.
Dovrebbe essere una macchina rotta, e in fondo lo è perché
se ha queste paure lo è eccome. E’ il suo essere rotta che la fa agire così. E’
talmente spezzata che non pensa che le cose per lei potranno mai cambiare.
Concetti contorti forse ma l’ho detto. Per me se non si è prima a posto con se
stessi non si può andare avanti, soprattutto non con altre persone. È vero che
insieme ci si aiuta e si cresce ma la mia personale esperienza mi ha insegnato
che questo ragionamento non vale proprio per tutto perché certi fantasmi
bisogna affrontarli da soli altrimenti non ce ne se libererà mai davvero.
Poi ognuno è libero di credere quello che vuole.
Un bacio bedda, ni sintemu!
Alice_cassedy: allora per ale… vedi sopra, e si questo chap
è di Rob :) Kellan arriverà con il prossimo! Non dico che farà ragionare Ale ma
qualcosa la farà :)
Un bacio!!!!
Smemo92: i mesi che si susseguono tutti uguali… ammetto che
può fare molto new moon come cosa però li ho messi principalmente per un
motivo, ossia dare tempo ai due di elaborare dei pensieri e scoprire delle
verità. A volte forse sono troppo riflessiva, ma so per certo che certe cose
non si possono risolvere a caldo e necessitano di una lunga fase di posa prima
di riuscire a capirci qualcosa.
Enris: :) non posso fare che sorridere dei tuoi complimenti
perché sapere di esser stata in grado di creare una storia che da dipendenza
non può fare altro che farmi piacere. Tante volte ho letto storie che mi davano
dipendenza e arrivare al livello da provocarne ad altri è una soddisfazione.
Ale…Ale non accetta aiuto… purtroppo non c’è nessuno che
possa aiutarla. Quando il problema è nella tua testa… devi essere tu la prima a
risolverlo. So che parlare fa sempre stare meglio e aiuta a mettere le cose
nella giusta prospettiva ma… sarà che io sono fatta così e finisce sempre che
quando gli altri mi parlano inizio ad autoconvincermi di quello che dicono e la
mia scelta non è mai solo mia… e il problema torna inevitabilmente… non so.
Araba89: barbyyyyyy!!!!! Anche tuuu!!!! Allora Ale…. ormai
abbiamo capito che Ale è un Edward e che Rob è una Bella ma Ale si differenzia
per una cosa. Edward è molto altruista se vogliamo, mentre quello che spinge
Ale è puro egoismo, da un lato. Ok lei ha ammesso almeno a se stessa di essere
innamorata, ma da la colpa del suo comportamento a questa sorta di “non ti
merito, sei troppo per me”. in realtà non è questo, ma è qualcosa di più
profondo, complesso e se vogliamo stupido… però quando uno vive certe
situazioni inevitabilmente perde la capacità di quantificare le paure, e la più
piccola sciocchezza sembra un problema insormontabile. Questo è quanto :)
ovviamente sapremo tutto fra un po’ di capitoli.
Pooh!: tesoro!!!!! Sono a metà del tuo capitolo!!! Lo sto
leggendo a pezzetti ma ce la sto facendo! Matt e i consigli piumosi sono
diventati una costante :P e l’anello ancora non ha finito il suo lavoro :)
Kellypooh si presenterà al prossimo capitolo e niente…. vedremo se un po’ lui,
un po’ jack riusciranno a rimettere insieme i pezzi.
Quella dei tatuaggi è stata un’ispirazione momentanea,
pensata sul fatto che Ale ama molto il contatto visivo con le cose che le sono
care e il fatto che tenga i ritagli di Rob ne è già una prova. I tatuaggi sono
un modo di rendere materiale l’immateriale e portarselo sempre addosso. E’ un
modo di portarsi addosso la propria storia secondo lei.
Un bacione pooh!!!!
Dindy80: grandi aspettative per il nostro Kellan a quanto
vedo!!!! Chissà se riuscirà a fare la persona seria una volta ogni tanto nella
sua vita. bah! Vedremo cosa mi verrà fuori dalle mani.
Spero che l’idea che avevi di Ale sia la stessa di cui ho
dato notizia sopra :)
Purtroppo si mancano pochi capitoli…ieri sono passata
davanti a un negozio di intimissimi dove c’era il poster di Ale e per poco non
piangevo… va be.. scriverò ancora :) don’t worry!
Venomous kiss: ciao allora per la risposta al tuo commento
ad Ale ti rimando a quanto sopra, sperando di aver dato delucidazioni
sufficienti al suo comportamento. Ripeto secondo me alcune cose bisogna
risolversele da soli, perché gli altri ci confondono. Prima bisogna stare bene
con sé stessi.
Abbi fede che le cose in un modo o nell’altro si
risolveranno.
Sweetdreams: sono felicissima del fatto che segui anche il
blog! Sembra un motivo scemo per esaltarsi lo so, ma il fatto è che qui sul
sito mi è giunta voce di controlli un po’ più intensi e non vorrei mai
rischiare sforando le regole del sito, per questo avevo dato vita al blog.
Quindi grazie mille!
Grazie anche per i complimenti e spero di non deluderti sull’intervento
di kellan
Red ducati: :) sei una pro Matt allora! Beh… si li è
questione di scelte. Tu dici che sceglieresti Matt, io invece sono per il
voltare pagina. Sono anche io dell’idea di Matt. Nella vita si possono amare
tante persone e saranno tutti amori diversi.
Non a caso la frase su cui impronto la mia vita è "Andai
nei boschi perchè volevo vivere con saggezza, volevo vivere in profondità e
succhiare tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era
vita, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto"
Amare più persone non rende l’amore meno assoluto.
Poi certo, ognuno è libero di pensarla come vuole.
Cicci12: ciaoooo!!! Allora questo sarà proprio un rob pov,
spiacente. Per Kellan c’è ancora tempo d’attesa ma è già in fase di
elaborazione. Spero non ti dispiaccia se oggi vedremo robertino nostro. Anche
Jack inizierà una specie di opera di riavvicinamento, vediamo chi dei due
riesce nel suo intento :)
Lazzari: anche a te ti devo rimandare a quanto sopra per la
risposta sul comportamento di Ale. non mi piace rispondere in questo modo ma
avrei dovuto riscrivere sempre le stesse cose a tutti e quindi ti chiedo scusa
per questo modo un po’ formale. Spero tu sia riuscita a calmare i tuoi istinti
omicidi!!!!
Fred cullen: grazie mille per i complimenti! Per la risposta
all’altra storia ho risposto diffusamente nel blog, li ho spiegato tutto per
filo e per segno. Cmq ancora non so se la continuerò, forse si ma cmq solo dopo
aver finito questa.
Per gli aggiornamenti faccio il possibile, ma non ho un
calendario di post. Sono in periodo esami e io scrivo solo quando sono
ispirata, perché se mi forzo per postare vengono fuori delle vere schifezze…
quindi… spero che arrivi in fretta!
Lorelag: addirittura non finirla??? :) sarebbe bello credo
ma non sono per le storie che non finiscono. Esperienza personale mi insegna
come tirare storie per le lunghe senza che ci siano nuovi intrighi che possano
essere compatibili con i personaggi non fa altro che annoiare e poi rovinare la
storia. Io ho abbandonato un sacco di ff proprio perché col tempo diventavano
assurde proprio perché le si volevano tirare per le lunghe.
Per il comportamento di Ale ti rimando a quanto sopra… e per
il “non lo poteva fare prima?” rispondo semplicemente che spesso la gente fa
cose stupide per stare bene, facendosi vincere dall’egoismo.
Sophie88: si si :) so
che tornano sempre i nostri discorsi sull’essere vicino, lontano ecc… Ale… beh
sai come sono io coi miei personaggi. Prima o poi se ne vanno sempre :P
Ma aspetta di leggere quella nuova e vedrai!!!! Per la tua
ancora non vedo niente :( provo a scannerizzare di nuovo il pc. Ultimamente da
un po’ di problemi.
Romina75: ehhhh vicino ma ti rimando a quanto sopra per la
spiegazione diffusa :) è un abbaglio quello che hai preso. Lei non si sta
autopunendo e in realtà fa tutto tranne che riflettere seriamente, si ferma
prima. Non riesce ancora a fare quel passo in più per risolvere il suo problema
centrale.
Ce la farà? Magari Kellan la metterà sulla buona strada, bo!
Per ora Rob pov!
Un baciooooooooooo!!!!!
Fallsofarc: premetto che il tuo frigo doveva assolutamente
avere un posto in questa ff. assolutamente! Adesso è diventato più serio ma è
stato un’istituzione per noi donne dei limoni!!!!
Sono felice del fatto che alcune frasi ti colpiscano… non so
come vengano fuori… a volte penso di essere troppo melodrammatica… bah… Rob la
chiamerebbe lucida follia. Ma la mia credo sia follia e basta.
Il presagio della piuma era proprio Matt. È sempre lui. Ma
questo lo daremo per assodato solo nell’epilogo. Io ogni volta resto senza
fiato nel leggere i tuoi commenti amore, perché ogni volta mi commuovo. Ogni
volta mi incoraggi e mi sproni e di questo non ti sarò mai grata abbastanza.
Sei davvero un’amica speciale e abbiamo ragione a definire la nostra amicizia
un miracolo di internet, perché proprio di questo si tratta. Di un miracolo. ti
voglio benissimo, amore!!!!!
A stasera!!!!
Emilyatwood: tu sarai al settimo cielo immagino! Leggi oggi
l’ultimo capitolo e oggi arriva quello nuovo! beh… anche questo capitolo sarà
un po’ tagliavene, ma spero ti piaccia lo stesso! Un bacio!!!!
Se vi dicono che la ferita che portate nel cuore si
rimarginerà, con ci credete.
Se vi dicono che farà male solo per un po’, non ci credete.
Se vi dicono che vi feriscono per il vostro bene, non ci
credete.
Se non vi dicono niente, non credete lo stesso al silenzio.
Non è pieno di cose non dette, è solo silenzio.
Muto, triste, desolante silenzio.
Con una mano tasto la moquette della camera d’albergo e
cerco i miei jeans. Li trovo, li afferro, mi metto a sedere sul letto e inizio
a rivestirmi.
Cazzo, non trovo i boxer. Pazienza, lascerò un souvenir. Se
li venderanno su e-bay e qualcuno si farà un pacco di soldi. Il tutto per un
paio di mutande. Quando si dice che la vita si diverte a prenderti per il culo.
- dove vai? Perché non torni a letto e stai ancora un po’
con me?- mugola assonnata la voce di… com’è che si chiama?
- gioia, io la mattina vado via- rispondo senza nemmeno voltarmi
alzandomi ad abbottonare i jeans. Fastidiosi senza intimo, ma d’altra parte
devo solo fare tre piani in ascensore. Posso patire in silenzio.
- capisco… solo che pensavo…-
Sinceramente non me ne frega un emerito cazzo di quello che
pensa, e non perdo nemmeno tempo a chiederglielo.
- insomma… questa notte… ti sei girato dall’altra parte e ti
sei messo a dormire. Pensavo che almeno stamattina saresti stato con me…-
La stilettata al cuore che ho accusato due mesi e mezzo fa
stilla una goccia di sangue.
Io non dormo abbracciato a nessuna. Mai. Nel letto ho
bisogno dei miei spazi per girarmi e rigirarmi come voglio.
Una volta l’ho fatto. Una volta mi sono ritrovato con le
braccia vuote.
- se mi stai chiedendo di rifarlo, io sono anche disposto,
gioia. Ma me ne andrò comunque appena finito. A te la scelta- rispondo secco
voltandomi a guardare la ragazza di cui non ricordo nemmeno il nome stesa tra
le lenzuola di un letto sfatto.
Ha i capelli neri, lunghi, mossi… e ha gli occhi azzurri. Ma
non sono gli stessi capelli neri né gli stessi occhi chiari che avevano un
colore e una profondità tutta loro.
La sua pelle non aveva la metà della sua morbidezza, il suo
profumo nemmeno un decimo della sua bontà… i suoi tocchi nemmeno la più pallida
traccia dei brividi che davano i suoi. Un surrogato alquanto scadente.
Bella ragazza, certo, ma le mie mani non riconoscevano le
sue forme. Le mie mani non riconoscono più nessuna forma di recente.
- no…- sospira coprendosi gli occhi con un braccio e
distendendosi supina sotto le coperte.
- bene. Ci vediamo- dico secco prima di prendere l’involucro
del resto dei miei vestiti e uscire dalla porta, felice che non mi abbia
chiesto il bis.
Non era nemmeno particolarmente brava a letto e ora come ora
non sono nemmeno lontanamente eccitato quindi…
Davanti all’ascensore infilo i piedi nelle scarpe senza
preoccuparmi di infilarmi i calzini, in attesa.
Il plin mi avvisa
che è arrivato e quando le porte si aprono ci trovo David dentro.
- Rob- mi accenna con un lieve movimento del capo. Fermo con
le gambe divaricate e le mani incrociate dietro la schiena pare un generale
della corte marziale. Da come si comporta con noi sul set direi che se non lui,
almeno qualche suo antenato ne faceva parte.
- Dave- rispondo svogliato passandomi una mano sugli occhi.
- passato una buona serata?- mi chiede con interesse forzato
osservando critico il mio quasi-abbigliamento. Oh ma che cazzo vuole? Mai visto
un ragazzo a torso nudo?
- non tanto- rispondo sincero. La mia palla di vestiti in
mano dice già tutto quello che la mia faccia non riesce a esprimere.
- oggi giriamo la scena del falò sulla spiaggia- dice come
se stesse parlando delle condizioni meteo.
- si?-
Perfetto, voleva dire un giorno di vacanza per il
sottoscritto. Mi avrebbe fatto piacere dormire un po’. Ho praticamente sempre
sonno ultimamente.
- mmm… senti… e… quel progetto che ti ho assegnato…come va?-
Già… come va… Male, ecco come va. Scrivere testo e musica di
una canzone che canti le promesse di Edward a Bella da inserire nel film è la
cosa peggiore che mi potesse chiedere di fare.
- veramente io non so se…- inizio a rispondere mentre
l’ascensore continua a salire con noi dentro.
- tu non sai se, ma io so che ce la farai. Quelle per
Twilight sono state meravigliose. Scriverai qualcosa di decente anche questa
volta- conclude senza lasciare spazio di replica.
L’ennesimo plin ci
avverte che almeno lui è arrivato al suo piano, io salgo ancora di due.
- Rob, fammi un favore- articola voltandosi a guardarmi.
Alzo il capo giusto per fargli capire che lo sto ascoltando.
- quando hai finito di scoparti tutte le mie assistenti,
lavoraci sul serio a questa canzone. Ci serve-
Le porte si chiudono prima di lasciarmi il tempo di
formulare una qualsiasi risposta.
Vecchio bastardo di un nano pelato stronzo!
Esistono i parolieri, gli autori e i cantanti per scrivere
canzoni. Un bordello di gente la fuori si sta ammazzando pur di inviarci una
demo che ci faccia da colonna sonora e lui chiede a me.
Scrivere una canzone d’amore. Io. Ma si è bevuto il cervello
forse?
Che cazzo dovrei scrivere?
Le canzoni d’amore sono scritte da gente che ci crede
nell’amore e io non sono proprio la persona più adatta per farlo. Non più.
Arrivo alla mia stanza e cerco nelle tasche dei jeans la
tessera magnetica per aprire la porta.
La passo nello scanner ed entro per poi infilarla in un
altro scanner all’ingresso.
Lascio i vestiti per terra e guardo la desolazione che mi
circonda.
Abiti sparsi per terra letto sfatto, fogli disseminati in
giro, alcuni accartocciati, altri strappati, altri ancora scribacchiati e poi
cancellati con pesanti tratti di indelebile nero.
La mia chitarra appoggiata vicino alla finestra con le tende
bianche tirate da cui filtra luce dorata.
Ho chiesto alle cameriere dell’albergo di passare davanti a
questa stanza senza entrarci mai, di lasciarmi gli asciugamani puliti fuori
dalla porta che avrei provveduto io a mettere fuori quelli sporchi.
Vedere il caos attorno a me mi da quasi la sensazione di non
averne affatto nella mia testa, ma è solo un’illusione.
Nella mia testa tutto è ancora più in disordine della tana
in cui mi sono chiuso ma di certo non vi regnano i colori tetri che in realtà
sono in me.
La struttura classica del letto, le pareti color pesca, il
vaporoso piumone bianco fanno a pugni con l’anima nera che ha preso possesso di
me.
Sfilo le scarpe dal tallone e mi butto a peso morto sul
letto. Dovrei farmi una doccia ma non ne ho voglia adesso. Dovrei magari
mettermi un paio di boxer ma prima dovrei farmi la suddetta doccia. Sono solo
stanco, tanto stanco.
Chiudo gli occhi e inizio a chiedermi quando tutto questo
finirà. Quando questo dolore che mi scava dentro le viscere se ne andrà via.
Due mesi e mezzo sono passati.
Non ha mai chiamato.
Potrei farmene una ragione se lei chiamasse, forse.
O forse no perché comunque non me ne capaciterei qualsiasi
spiegazione lei mi possa dare.
Mi ha lasciato.
Mi ha sempre lasciato.
Più cercavo di tenerla con me e più mi lasciava.
Mi chiedeva di restare e io restavo. Ma lei mi ha lasciato.
Senza una spiegazione, senza un motivo che non sia quello di non accettare il
mio amore non ricambiato.
Stringo i denti a pensare al suo viso. Stringo i denti
perché per quanto io non voglia pensarci lei torna sempre nei miei pensieri. A
volte cedo persino e sono io a cercarla.
Accendo la sua digitale e scorro le foto che le ho scattato
quell’ultima notte insieme, vado ancora più indietro e ci trovo entrambi
sorridenti e stretti l’uno all’altro. Vado più indietro ancora e trovo foto mie,
di come mi vedeva lei. Io che dormo con un braccio a penzoloni giù dal divano,
io con lo spazzolino da denti e la bocca sporca di dentifricio che le faccio
una smorfia, io che lotto con il nodo della cravatta davanti allo specchio, io
che suono qualcosa al piano o io che studio il nuovo copione.
Quante volte mi ha aiutato a imparare le battute per questo
film? Quante volte si è calata nel personaggio di Bella? Quante volte abbiamo
provato e riprovato il siparietto di seduzione e l’inamovibilità del vampiro
che non cede alla lussuria come finivamo invece per fare noi ogni volta? Per me
è sempre stata un Edward.
Sono io l’insicuro, quello che si chiede come possa essere
che una creatura tanto perfetta decida di dare il suo amore a uno come me.
Infatti non me l’ha dato.
Sono Bella nel bosco, nella sua stanza, nel suo limbo. E
aspetto.
Non tornerà. So che non tornerà più e che la mia attesa è
insensata. Per me la Twilight saga si ferma a New Moon con tanto di esclusione
dei capitoli finali.
A volte sogno che lei torni e mi vedo accoglierla a braccia
aperte, impossessandomi di nuovo delle sue labbra e stringendomela addosso per
impedirle di andare via.
Ma il più delle volte la vedo tornare e io me ne vado via.
L’amo con tutto me stesso anche ora, la cerco in ogni
ragazza che mi ricordi vagamente qualcosa di lei. Il taglio dei capelli, un
sorriso, un tatuaggio sulla nuca… un anello appeso al collo… per poi scoprire
ogni volta che non è lei.
Non riesco più a fingere con nessuno, lavorare diventa ogni
giorno di più maledettamente difficile.
Interpretare il ruolo dell’Edward innamorato che cerca di
riconquistare punti dopo l’abbandono della sua amata è un ruolo che non mi si
addice più.
Ho avuto seri problemi a mettere una firma sul contratto per
il sequel della saga. Fare l’Edward sposato e innamorato a manetta non è più
roba per me. L’Edward padre poi…
Ho sempre odiato il matrimonio, sempre odiato bambini che
non fossero le mie nipoti e a volte anche loro quando piangevano come se le
stessero squartando vive.
Benchè cercassi un senso nell’amore, non credevo che un
vestito bianco e un anello al dito avrebbero dato tutta questa concretezza al
rapporto. Non ho mai creduto che un figlio potesse cementare la coppia e
suggellare l’amore tra due persone.
Non lo credo tutt’ora, ma con lei… Lei l’ho immaginata
venirmi incontro in un abito bianco, l’ho immaginata con il ventre arrotondato
da un figlio mio, ho immaginato me stesso accarezzare quella pancia e
sussurrargli promesse. Ho giocato con la nipote di Beckie al matrimonio e ho
pensato che i bambini non sono poi tanto mostruosi. Ho pensato di chiedere a
mia sorella di insegnarmi a prendermi cura di un bambino in previsione di un
futuro insieme a lei. Di una famiglia insieme a lei.
Ma ora sono tornato il solito cinico sull’argomento.
Ora non so nemmeno più di cosa m’importi davvero. Non
desidero niente eccetto la fine di questo tormento e quando e se finirà non ho
idea dei desideri che potrei avere in futuro.
Fare lo stronzo, lo sprezzante mi da sollievo. Io non sono
così, ma egoisticamente solo in questo modo riesco a liberarmi dell’odio che ho
per lei.
La odio esattamente quanto la amo. Infinitamente.
Si è portata via tutto di me. Tutto.
Ho messo in gioco me stesso ripetutamente per riportarla
alla vita dandole me stesso. Non sono il tipo che rinfaccia le cose, ma dov’era
lei quando mi sono sentito indifeso? Quando mi sono sentito piccolo e disarmato
per lei e davanti a lei? dov’era?
Cristo, non le ho detto “dimmi che mi ami anche tu”, non le
ho chiesto nemmeno di accettarlo questo sentimento, ma se proprio lo doveva
rifiutare almeno me l’avesse detto in faccia! Me lo avesse fatto intuire in
qualche modo, anche a gesti!
È vero, un gesto l’ha fatto. Se n’è andata, più chiaro di
così! Ma un cazzo di motivo!!!
Un cazzo di motivo detto da lei! Avrei sofferto lo stesso come
un cane a sentirmi rifiutato ma almeno non mi sarei sentito quasi in dovere di
odiarla.
La odio quanto la amo e per quanto io non voglia pensarci è
questa la realtà.
Posso andare a letto con tutte le donne che voglio, posso
cercarla in un sorriso, in un modo di camminare, in una frase ricorrente…
oppure posso cercare di dimenticarla cercando caratteristiche che non le
appartengono. Ma c’è, in ogni caso.
C’è.
C’è quando la cerco e c’è quando scappo da lei.
Nel bene o nel male è sempre nella mia testa.
Scrivo ancora di lei, suono di lei, sogno di lei. Sento lei
nelle canzoni che ascolto, sento il suo sapore sulle labbra che non ne vuole
sapere di andarsene via.
Per questo la mia canzone non è ancora pronta e non credo lo
sarà mai. È completa: ha un inizio e una fine. Ma non è quella giusta.
Non è una canzone per Bella quella che ho scritto, no.
È sua.
È sempre tutto suo.
Quelle parole sono per lei, sono la mia speranza andata in
frantumi, sono tutto ciò che ho sempre desiderato per noi e che lei non vuole
senza dirmi nemmeno perché.
Giro la testa verso il comodino e la sua digitale mi guarda
con l’occhio del suo obbiettivo ritratto.
Allungo una mano e l’afferro per accenderla e farmi ancora
più male.
I suoi sorrisi, i suoi occhi, i nostri baci… scorro tutto
masochisticamente ancora una volta, e poi di nuovo e di nuovo ancora.
Odio me stesso perché riesco ancora a dire di amarla. Mi
odio perché tra tutte io ho scelto d’innamorarmi di lei. Lei che non sarebbe
mai stata mia, lei che non mi vuole perché ama un altro, lei che è stata con me
senza amarmi mai nemmeno un po’.
Me lo aveva detto Emilie e io mi sono arrabbiato con lei, mi
sono arrabbiato con mia sorella che cercava solo di dirmi cosa avessi
sbagliato.
Prendo il foglio del testo che ho scritto da sotto il
cuscino. La mia calligrafia disordinata è sbavata qua e là per via di gocce che
avrei voluto non far cadere. Leggo e mi odio. Leggo e la odio, ancora di più. Sempre di più.
I'll be your man
And I'll understand
And I'll do my best
To take good care of you
You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will
Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true.
And ohhh when the day is through
I will come to you and tell you of
Your many charms
And girl you look at me
With eyes that see
And we'll melt into each others eyes
You'll be my queen
And I'll be your king
And I'll be your lover too
Accartoccio il foglio senza nemmeno rendermene seriamente
conto. Lei sarà sempre la mia regina ma io non sarò mai il suo re.
Mi alzo da letto sconfitto e guardo fuori dalla finestra la
città che si muove, presa dalla frenesia del mattino.
3902.64 chilometri tra di noi, otto Stati e un confine a
separarci. Guardiamo due oceani diversi.
Ma non è solo la distanza geografica a separarmi da lei.
È una distanza incolmabile che io ho fatto di tutto per
coprire. Di tutto.
E lei…
Lei…
Lei non si sta innamorando di me. Lei non è innamorata di
me. Matt, Lizzy, Jack… Kellan… sparano tutti una marea di stronzate.
È colpa sua se vago da una donna all’altra cercandola, è
colpa sua se sono diventato uno stronzo di dimensioni galattiche, è colpa sua
se non riesco più a fare un cazzo a parte bere, fumare e scopare, è colpa sua
se non riesco nemmeno più a fare il mio lavoro. È colpa sua se ho il cuore a
pezzi guardando la nostra foto insieme che riluce nello schermino della
macchina fotografica che ho lasciato accesa sul letto.
Accecato dalla rabbia che mi attanaglia il cervello in una
morsa d’acciaio, prendo la sua digitale e la lancio con tutta la forza che ho
contro il muro.
Pezzi di plastica, ingranaggi, molle, vetro e quant’altro si
spargono a terra rimbalzando in ogni dove. Lo schermo non brilla più.
Sul muro è rimasta una piccola macchiolina nera dovuta
all’impatto.
Scivolo a terra e con il fiato ancora grosso fisso quei
frammenti che racchiudono meglio di qualsiasi altra cosa al mondo la sua
essenza.
Per un attimo, un solo attimo, mi balza in mente l’idea che
forse anche lei è a pezzi per la sua scelta. Che l’ha presa perché ha dovuto
farlo, che ha pensato che il non dirmelo fosse la cosa più giusta da fare per
farmi soffrire di meno.
Che se non chiama è solo perché non ha la forza per farlo,
perché pensa che così facendo mi farebbe ancora più male e che con il silenzio
io possa guarire da solo.
Per un attimo guardo i pezzi di quella macchina fotografica
e mi sento come se l’avessi uccisa scagliando il suo cuore dritto contro il
muro.
Devo uscire.
Devo uscire di qua.
Rapido mi vesto con le prime cose che trovo, afferro un
cappello e gli occhiali da sole e mi lancio fuori dalla camera.
Boccheggio scendendo di corsa giù per le scale. Oltrepasso
Ashley e Nikki ferme al banco della reception senza nemmeno salutarle e mi
dirigo svelto alle porte che danno sul cortile. Devo usare l’uscita secondaria se
non voglio essere sommerso dalle scimmie urlatrici.
Come respiro aria fresca mi sento subito meglio.
Lei non sta soffrendo per me.
Chi lascia non soffre.
Se uno lascia è perché non stava bene, altrimenti non c’è
motivo per farlo.
Mi accendo una sigaretta ed esco dal cancello che conduce a
un vicolo dietro l’hotel, quello dove la mattina arriva il fattorino della
lavanderia a portare i pacchi di biancheria pulita.
Prendo a camminare e non so nemmeno dove vado, come se
scappando da un albergo scappassi anche da lei.
Come se fosse possibile scapparle.
Come se fosse possibile dimenticarla.
Come se fosse possibile smettere di amarla.
Come se potessi coprire il suo profumo, come se potessi
trovare da qualche parte il suo tocco…come se lei potesse tornare da me.
Cammino a testa bassa nel freddo gelido di questa città dove
mi trovo per la seconda volta nella mia vita.
Stesso albergo, stessa camera, stesse persone, stesso
progetto. Solo io sono cambiato.
Persino la neve ai bordi delle strade sembra la stessa. La
neve che dovrebbe cambiare sempre sembra la stessa. Sono proprio cambiato.
Una volta per queste strade ci camminavo con Kristen, una
volta non sapevo che le cose di li a meno di un anno sarebbero state totalmente
diverse.
Sono un fatalista. Le cose quando devono accadere accadono.
Ben magra consolazione quando va tutto storto. Vivere in questa filosofia ti fa
sentire completamente inutile e impotente.
Mi infilo in una caffetteria che straborda di gente e, dopo
innumerevoli spintonamenti e gomitate, ecco che intravedo il miraggio del
bancone.
Sto per ordinare un cappuccino ma mi trattengo. So già che
esco pazzo solo per quello che prepara lei. Ordino un caffè da portar via e nel
frattempo di guardo intorno.
La vita è strana. Quando sembra che tutto il mondo crolli a
pezzi magari per un altro non potrebbe girare meglio di così. Entri nei bar e
vedi amiche che si scambiano confidenze, coppie che battibeccano divertite
leggendo i menu accordandosi sulla strategia da adottare nell’ordinazione (se
tu prendi la torta al cioccolato, io prendo quella al limone così le assaggiamo
tutte e due), uomini in giacca e cravatta che fissano l’orologio mentre
impazienti battono il tempo della fretta con il piede sul pavimento.
Tutto va avanti, e ti sembra strano restare fermo e non
venire trascinato da questa spinta prepotente che vuole che tu vada avanti e
faccia ancora parte del gruppo.
Ma se io mi dichiaro fuori, sono fuori.
Tiro fuori il portafogli e conto i dollari per pagare il mio
ordine. Mi sento osservato.
Alzo lo sguardo e una ragazza accanto a me mi sorride in
attesa.
Ha dei corti capelli lisci e castani, un viso molto dolce su
cui spiccano un paio d’occhi castano nocciola e una bocca rosata leggermente
lucida per via del gloss che ci ha messo sopra.
Dallo scollo del cappotto, libero dalla sciarpa che tiene in
mano, intravedo il suo collo da cigno su cui si posa delicata una catenina.
- ciao- dice piegando leggermente la testa di lato.
- ciao- rispondo tirando fuori banconote e monete e
rimettendo a posto il mio portafoglio nella tasca posteriore del jeans.
Carina, si. Decisamente carina.
Sorride e basta. Non mi guarda né estasiata, né in preda a
un attacco isterico incipiente, né come se stesse trattenendo la voglia di
cacciare un urlo. Mi ricorda qualcuno.
- piacere, io sono Alexandra- dice tendendomi la mano.
Ecco chi mi ricordava.
Accenno un saluto con la testa, prendo il mio caffè ed esco.
Oggi sono nella fase negazionista. Evito i suoi ricordi come
la peste perché so già che finirei solo per commiserarmi, piangere e magari non
resistere più alla tentazione di chiamarla io.
E io non devo chiamarla.
Esco dal locale e giro l’angolo diretto ad un piccolo parco
nei dintorni dell’albergo abbastanza sconosciuto che di solito io, Jack e
Kellan frequentiamo quando vogliamo tirare quattro calci a un pallone senza
paparazzi tra i piedi.
Anche oggi non c’è nessuno, come al solito, e come al solito
la panca dell’altalena mi attende solitaria.
Mi siedo e inizio a sorseggiare il mio caffè, cercando di
non pensare a nulla di particolare, cercando di evitare ogni pensiero che abbia
come protagonista una persona il cui nome inizia per A.
Inizio persino a contare i riquadri della pavimentazione ai
miei piedi giusto per tenermi impegnato.
- sapevo che saresti venuto qui-
Jack prende posto all’altalena di fianco alla mia. Distende
le gambe e caccia le mani in tasca per proteggerle dal gelo che è una costante
in questa città.
Le nostre giacche da sci non passano proprio inosservate
quanto a colori, ma non potevamo pretendere chissà che. Quando siamo andati a
comprarle abbiamo fatto impazzire il commesso perché cercavamo qualcosa che non
fosse troppo voluminoso e questo è il risultato. Blu elettrico per me e giallo
canarino per lui. Giusto per mischiarsi a dovere tra la folla.
- che sei venuto a fare?-
- Nikki e Ash ti hanno visto uscire senza nemmeno salutare e
si sono preoccupate-
- e tu rispondendo all’ordine del comitato di salvataggio
supremo hai pensato bene di venire in avanscoperta?-
Non ho voglia di parlare con nessuno. Non ho voglia di
vedere, sentire, rispondere a nessuno.
Tiro fuori dalle tasche il mio pacchetto di sigarette e me
ne accendo una con ancora il caffè da finire in mano.
- me ne offri una?- sbuffa Jack appoggiandosi di schiena
alla catena.
Gli passo il pacchetto e l’accendino e restiamo in silenzio,
studiando le nostre stesse volute di fumo che si alzano in disegni astratti
nell’aria fredda.
- Kellan è partito per New York stamattina- dice come se mi
stesse raccontando che film davano in tv ieri sera.
- dovrebbe importarmi?- rispondo secco tirando a lungo dalla
sigaretta.
- sta andando da lei- continua cauto, come se io non avessi
proferito verbo.
- ripeto, dovrebbe importarmi?-
- a me importerebbe-
- a me no-
- perché non la chiami?- continua dopo un lungo minuto di
silenzio.
- perché non ho niente da dirle-
- beh… potresti anche solo dirle “vaffanculo”, io lo farei-
- non voglio darle soddisfazione-
- e da quando sei diventato così orgoglioso?-
Lo guardo malissimo. Ancora con sta storia dello zerbino. Tra
lui e mia sorella parevano essersi messi d’accordo. Per loro avere dei riguardi
e delle cortesie vuol dire inzerbinirsi, ma in che mondo vivono?
- ah già, da quando sei diventato uno stronzo. Da quando ti
scopi chiunque e mandi a cagare tutti. Si, ha una sua logica reagire così.
D’altra parte, tutto il mondo sa che ti stai vendicando di lei e lei… sta
sicuramente soffrendo per il fatto che tu sia cambiato così tanto, o almeno lo
farebbe se lo sapesse-
Orgoglioso o no, non me ne frega un cazzo. Né di quello che
ha da dire, né di come giudica il mio modo di reagire. Sono stufo di fare pena
a tutti quanti loro. Ripeto, fare lo stronzo non è una vendetta nei suoi
confronti, dato che, come ha infingardamente sottolineato, lei non ha la più
pallida idea di come io stia o di cosa io faccia. Ma cosa faccio di così
sbagliato se ho scelto questo modo per sfogare tutta la rabbia che ho dentro?
Sospira e mi sento i suoi occhi addosso.
- senti… io non so perché le cose siano andate così. Dio
solo sa quanto vorrei saperlo almeno per darti una risposta. Per quanto io un
sonoro “vaffanculo” glielo manderei a dire per bocca di Kellan, e sta sicuro
che lo farò perché non esiste che tu ti sia ridotto così. Cioè, io sono un
grandissimo sostenitore dello scopa e fuggi, intendiamoci. Prima di mettersi le
manette è d’obbligo provarlo…-
- arriva al dunque-
- sono certo che ci deve essere un motivo per cui ha fatto
quello che ha fatto. Mi rifiuto di credere che ti abbia lasciato in questo modo
solo perché non voleva stare con te. Io credo di saperla la verità, ma… non
credo tu la voglia sentire-
- perché non dovrei? Sei venuto a rompere i coglioni di tua
sponte, già che ci sei finisci-
Che fa? Prima lancia il sasso e poi nasconde la mano?
- lei ti ama, Rob. Pare un controsenso ma… per me le cose
stanno così-
Ok, forse era meglio che se la teneva per sé la sua teoria
campata per aria, perché più sbagliata di così non la poteva dire.
- basta con queste stronzate, non ci credi nemmeno tu-
- no, infatti. Più che altro non dovrei crederci ma… per
quello che ho visto io le cose stanno così. E tu dovresti smetterla di scoparti
qualsiasi ragazza che abbia anche solo una cazzo di camicetta uguale alla sua-
- cazzi miei-
Lei ama un altro, morto o vivo che sia, ma ama un altro e io
non posso andare a letto con chi mi pare?
- fai del male solo a te, Rob, fidati. A nessun altro -
Perché si può stare ancora peggio di così?
Allora, avrete tutti riconosciuto la canzone di Van Morrison
che Rob spaccia per sua in questo capitolo. Ho pensato si adattasse
particolarmente e quindi qui la linko cantata e suonata dal nostro Rob: I’ll be
your lover too
Vi invito anche a leggere la traduzione della canzone del
capitolo molto pertinente. il link sotto la foto la traduce mentre viene cantata.
Abbigliamento Rob e Jack
E ricordo ancora la versione rossa del capitolo 36 per chi
ancora non l’avesse letta.
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Capitolo 41 *** capitolo 41 ***
capitolo 41
Io ora davvero piango. Sul serio.
Cioè dico… mi volete far morire affogata nelle mie stesse
lacrime di commozione? 24 recensioni??? Tutte mie???
GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
Sia che l’abbiate fatto perché vi è piaciuto particolarmente
il capitolo, che perché volete aiutare questa storia a salire sempre di più in
classifica io vi ringrazio lo stesso!!!!
Siete davvero grandiose!!!! Continuate così che io non mi
offendo! :P
Questa volta il teaser non è ancora pronto, ma dovrete
tenere d’occhio il blog per i prossimi giorni.
Sono impegnatissima per l’ultimo esame del semestre quindi…farò
il possibile per aggiornare il più presto possibile.
Vi ricordo sempre il blog di Agathe per le storie più belle
del sito, e mi riprometto di mettermi d’impegno nel leggere i vostri
aggiornamenti. Scusatemi davvero ma purtroppo la giornata è fatta solo di 24 h
e io non riesco a leggere così per leggere. Voglio dare attenzione a ogni
storia :)
Recensioni:
skitty: e si :) stavolta sei tu l’ultima, ma tranquilla :)
io con lo studio sono sempre costantemente in ritardo nel leggere. Sono felice
che la storia continui a piacerti e spero che finita questa anche le altre che
scriverò ti attireranno allo stesso modo. Un bacio!!
Araba89: Barbyyyyyyyyy!!!!!!! Sono contenta di essere
riuscita a darti delucidazioni in merito. In verità avrei voluto evitare di
farlo e lasciarvelo scoprire assieme a Robert, ma siccome stavano istituendo un
tribunale della santa inquisizione solo per Ale… ho pensato di evitare la
rivolta popolare.
Jack non so ancora quanto potrà essere utile, ma ti lascio
giudicare da te l’importanza di Kellan, spero di restare ancora viva alla fine
del Chap perché ovviamente magari sul più bello vi dico ciao alla prossima
puntata :)
Romina75: sono felice di averti chiarito Alessia, ovviamente
per quanto ho deciso di chiarire, perché il motivo chiaro, esplicito e
spassionato arriverà solo tra un po’. :)
Il chiarimento… il chiarimento è difficile. Ale lo teme
perché Rob non capirebbe, cioè si ma non servirebbe a niente che capisca,
almeno secondo lei.
Kellan darà forse la sua scossa, a voi il giudizio.
Urla, strepiti…. Dico solo che non finisce propriamente qui
:)
Un bacioooooooo
Sophie88: falli rimettere insieme… si ma con
calmaaaaaaaaaaaaa! Se no che gusto c’è????? però sappiamo che Rob stronzo è una
piccola debolezza :) non ho resistito!!!!!
Enris: hai capito Robert alla perfezione. Davvero. Le cose
stanno esattamente come hai detto tu.
Kellan darà il suo contributo, così come Jack, ma… spetta
sempre tutto ad Ale… e anche a Rob.
Stiamo per entrare davvero nel vivo della questione.
Grazie mille per i complimenti!!! Un bacio!!
midnightsummerdreams:
:) sono felice della tua curiosità perché dimostra che la storia riesce a
mantenere la suspance e non annoia. Il riavvicinamento di Ale e Rob nonostante
lui sia cambiato così tanto… mmm… non so… non ho ancora scritto quel capitolo
quindi per ora non riesco a darti nemmeno un accenno di risposta dato che io
vado molto a ispirazione momentanea in questi ultimi capitoli.
Smemo92: in effetti ho pensato anche io che per l’incolumità
di Ale mandare Kellan fosse la scelta più saggia anche se Jack… riuscirà a
trovare il modo di mandarla a quel paese
come promesso a Rob :D Avviso subito che l’incontro Ale-Kellan non finisce
propriamente qua… quindi dovrete pazientare altri due capitoli anche se già dal
prossimo capirete com’è andato a finire :)
Venomous kiss: sono contenta che almeno il comportamento di
Rob sia stato capito appieno e si, questo è il capitolo di Ale e Kellan anche
se non posso dire che lui sistemerà le cose, purtroppo. Come anticipato e come
vedo tu ti trovi a concordare, sarà Ale a dover fare il passo, ma lo deve fare
da sola.
Alice cassedy: se mi sento in colpa per Rob? La verità? No,
non mi sento in colpa per nessuno dei personaggi. Insomma… la vita va così
spesso e volentieri anzi… spesso non ha un lieto fine. Io sono amante dei lieti
fini e per questo ne scrivo ma il periodo di dolore che sta in mezzo non me la
sento di risparmiarlo semplicemente perché Rob è il protagonista della mia
storia. Certo, avrebbe potuto fare palestra, ma l’esperienza mi ha insegnato
che pochi uomini riescono a superare tutto nella maniera migliore mentre molti
tendono a cadere nell’autodistruzione. Così è stato per il mio ex e così è
stato anche per il ragazzo di una mia amica. loro cercano in qualche modo una
sorta di vendetta, ma poi si sentono sempre peggio. :) niente da fare, solo noi
donne siamo davvero una forza!
Giu O: giu… ode al tuo papiro, mbare!!!! Di che paramo uora?
Facisti tutt’ i cosi tu! perfetta l’analisi di Rob davvero. Io mi rendevo conto
di descrivere il ragazzo perfetto all’inizio ma la cosa era assolutamente
voluta. Infatti quando noi non sappiamo come comportarci tendiamo sempre ad
agire secondo dei prototipi di comportamenti giusti che abbiamo nella nostra
testa. Non che Rob in realtà non sia così come l’ho descritto, ma il tutto era
molto più esagerato e portato all’esasperazione perché non credo sia tipo che
si sacrifica totalmente per la persona che ama. Non lo trovo giusto, e secondo
me lui doveva provare gelosia nei confronti di Matt, doveva provare rabbia per
lei in certi momenti, ma la scusava sempre e questo …no buono (per citare Cri).
So che forse non mi sarei nemmeno dovuta dare pena a
spiegare i comportamenti di Ale, ma a volte ci si lascia trasportare dal fatto
che il personaggio della storia è Rob e che quindi nessun male lo deve mai
colpire… semplicemente mi dispiaceva vederla in pasto così senza nemmeno tenere
in considerazione il suo punto di vista. Io cmq l’ho sempre detto. La storia
nella mia testa è tutta pronta, tutta collegata. Nessuno potrà mai farmi
cambiare idea sul suo andazzo. La storia nasce, si svolge e finirà. Non ci
saranno seguiti o cosa… le cose devono andare così :)
Ni sintemu mbare! Appena torno a Torino che ora sono
dispersa nella neve di Pavia!
Piccola Ketty: povera Ale! me la trucidi!!!! Oddio, spero
che questo ennesimo capitolo ti dia qualche elemento in più per delucidarti in
merito al suo comportamento, anche se lo scorso capitolo ho aperto con una
spiegazione un po’ più esplicita, ma non so se hai notato. Rob sesso e alcool…
bah io l’ho fatto reagire così, ma son cmq per certo che la maggior parte degli
uomini innamorati e mollati reagiscono sempre nella maniera più autodistruttiva
possibile. In più come spiegavo prima, quando ci si trova davanti a situazioni
nuove che non si sa come gestire ci si cerca di conformare a un prototipo che
abbiamo in testa, come ha fatto Rob nei confronti di Ale e ci si auto convince
che sia il modo corretto di affrontare le situazioni. Quando però vediamo che
non funzionano… beh facciamo del nostro peggio quindi non mi sento di
condannare Rob per quello che fa. È semplicemente umano :)
Cricri88: mbare! Tu si in Burundi ma io sutt’ a neve staiu!
Sono da mia zia a Pavia e faccio pupazzi di neve tutto il giorno!
Ti dirò, all’inizio quando ho immaginato la storia mi sono
immaginata la scena di Rob che quasi buttava giù l aporta di Ale pur di falra
parlare ma poi ho pensato di farla andare con lui a Los Angeles…di far durare
di più la loro storia (in teoria all’inizio la rottura doveva esserci dopo la
notte nella roulotte che sarebbe dovuta essere anche la loro prima volta) però
poi le cose sono andate diversamente e ho pensato che Rob nella sua infinita
fessitudine da innamorato non avrebbe potuto forzarla perché lui era quello che
si sforzava sempre di capirla e giustificarla… quindi questo è quello che il
mio mononeurone ha partorito. :P
Un bacioooooooooooooooooooooooooo
Crystal black: sono felice del fatto che tu riesca a capire
finalmente i personaggi :) per quanto riguarda i post, cerco di fare il più in
fretta possibile ma siccome ho ancora un esame da dare e voglio sempre avere almeno metà del capitolo
successivo pronto prima di postare… faccio quello che posso. La cosa che però
mi fa più piacere è il fatto che anche i capitoli della disfatta ti piacciano
anche se non vedi l’ora di vederli scorrere in fretta!
Vannyp1987: finalmente qualcuno che concorda con me sulla
mia filosofia. Io ho passato un sacco di tempo a cercare di far felici gli
altri e a reagire come loro si aspettavano e il risultato è sempre stato che
loro erano felici e io no. Da quel momento ho capito l’importante verità dell’amare
se stessi in primis. Ancora qualche capitolo e prometto che Ale sarà tutta
amore :)
Pooh!!!: sono di nuovo irrimediabilmente indietro! Sto
cacchio di esegesi di diritto romano mi sta uccidendo, meno male che è l’ultimo
esame del semestre! Ebbene si, c’è qualcuno che ha cercato di assassinarmi Ale…
e sono felice di trovarti d’accordo con me per quanto riguarda i mancati voti
di castità di Robertino… è pur sempre maschio! E solo tu hai notato la frase
uguale che dicono tutti e due :) non ho proprio resistito a metterla!!!!!
La nuova storia è già in cantiere… cioè in realtà ce ne sono
tre, due originali e una dramione… ma devo ancora scriverle :) sono giusto
schizzi buttati giù così :)
Un bacio Pooh!!!!!!!
Fred Cullen: come faccio? :) sinceramente non so dirti…
credo semplicemente che nel momento in cui crei la storia ci metti dentro
talmente tanto di te stesso che diventa quasi inevitabile. Diventi come un
attore e ti immedesimi completamente. Tante volte mi è capitato di pensare una
cosa ma poi i personaggi prendevano vita da sé e andavano sulla tastiera per
conto loro. Non li puoi proprio imbrigliare in certi momenti. Cmq…manca poco al
risanamento, tranquilla. Ancora pochi capitoli e dovremmo dire addio a Rob :)
Sei nell’anima2009: ciao!!! non ti devi scusare! Quando ho
letto la recensione sono rimasta spiazzata perché non capivo a cosa ti
riferissi. Sono dovuta andare a rileggermi la risposta che ti ho dato per
capire e mi spiace tanto. Mi è sembrata una risposta un po’ fredda e ammetto
facilmente travisabile, quindi sono io che ti chiedo scusa. Un po’ la fretta un
po’ perché dietro a uno schermo è difficile cogliere i toni di una risposta
devo averti dato l’impressione sbagliata. Non mi hai offeso per nulla :)
Si… la vita di Rob è andata a pezzi e lui è talmente deluso
che non riesce manco a chinarsi a raccogliere i cocci. Come avrete capito ormai
mi baso molto su reazioni a situazioni che ho visto accadere nella realtà, non
sono campate tutte per aria o semplicemente immaginate e quindi… penso che Rob
non avrebbe mai potuto agire diversamente, e che nemmeno ora si sé stesso,
semplicemente perché è una personalità troppo camaleontica per conoscersi
davvero. Forse solo con Ale era riuscito a intravedersi un pokino… ma il mondo
gli è crollato di nuovo addosso quindi… non ha intenzione di rialzarsi per ora.
:)
Sweetdreams: grazie mille per i complimenti! Amore e odio
penso siano due sentimenti che difficilmente viaggiano su binari separati
quando si tratta di quella che crediamo sia la persona giusta per noi. Se
amiamo iniziamo a colpevolizzarci di tutto e a colpevolizzare l’altro di ogni
cosa per sentirci meglio. L’amore in queste situazioni strazia e si pensa che
odiando, negando questo amore in realtà possiamo stare meglio… almeno io la
penso così :)
Dindy80: aaaaaaa dany! Io ti adoro. indiscutibilmente! Ti
adoro! sei una delle poche persone che
sul punto di imparare a tirarsi fuori da soli dalle situazioni la pensa come
me. più volte ho avuto ragione di credere che le cose stiano così per il semplice
fatto che l’ho vissuto sulla mia pelle e l’ho visto accadere a delle mie care
amiche. Fin quando non risolvi da sola i tutoi fantasmi questi torneranno
sempre a più riprese a tormentarti. È così… non ci si può fare molto…
Per la copia autografata del libro, guarda… sai già che ho
intenzione di metterci mano anche se i volti che immaginerò saranno sempre gli
stessi ma cambieranno certamente i nomi e poche situazioni :) ma ovvio che te
la mando! Sei stata una delle prime a credere in me e a non linciarmi per la
storia Saint Katrine (prima o poi finirò anche quella :D) che non potrei mai
non mandartela!
Un bacione!!!!
Lazzari: :) la sofferenza di Ale non ti tocca come quella di
Rob? E beh… sono due tipi di sofferenza diversa. Rob è stato abbandonato, lei ha
paura… l’abbandono è sempre più amaro della paura. Secondo me non possono
essere paragonate, ma ognuno la vede come vuole.
Se Rob non la manda a quel paese come dice Jack è perché lui
sa già cosa c’è che non va, o almeno… è molto vicino alla risposta giusta, per
questo non riesce a dirgliene di tutti i colori.
Hai letto quando gli ho fatto dire “lei ama un altro”?
quando ha detto “mi odio perché mi sono innamorato di lei”? lui sa… e quando
sai odi perché così ti sembra di riuscire a vincere la sofferenza che ti da
l’amore… lui sa.
Annina88: grazie mille per i complimenti carissima!!!!! Sono
felice che tu condivida la mia scelta di far diventare Rob uno stronzo
puttaniere, anche se ho voluto puntare più sulla sua disillusione e la sua
sfiducia per il futuro. Secondo me parte della sua rabbia è anche che non
riesce più a capire chi sia davvero. Non si conosce. Lui ha sempre cercato di
adottare il comportamento giusto per tutte le situazioni e crescendo non è più
riuscito a tornare indietro. Non sa più chi è. ha creduto di aver capito con
Ale ma viste come sono andate le cose… pensa di aver sbagliato di nuovo… :)
Fallsofarc: amore sono dispersa nella neve! Sommersa qui a
Pavia!!!!
“ci sono delle parti del capitolo che sembravano quasi testi
di una canzone da quanto erano belli e pieni di poesia”… tu mi vuoi far
commuovere???? Cioè dico… io annego dentro a una valle di lacrime!!!!!!!
So che sei in trepidante attesa di un lavoro in particolare
e ti dico… tutte le sere sono li che ci penso e ripenso!!! E sono qui a
immaginarmi la scena finale e… ok smetto altrimenti mi metto a scrivere quella
e qua non finisco più! Il primo chap però arriverà con l’epilogo di questa.
Grazie mille per il supporto che mi dai in ogni situazione,
anche fuori dall’ambito “letterario”! sei davvero un’amica splendida tesoro!!!!
Ti voglio tantissimo bene!!!!
Cicci12: allora… ricopio la risposta già data poco sopra per
spiegarti perché Rob non la manda a quel paese. Se Rob non la manda a quel
paese come dice Jack è perché lui sa già cosa c’è che non va, o almeno… è molto
vicino alla risposta giusta, per questo non riesce a dirgliene di tutti i
colori.
Hai letto quando gli ho fatto dire “lei ama un altro”?
quando ha detto “mi odio perché mi sono innamorato di lei”? lui sa… e quando
sai odi perché così ti sembra di riuscire a vincere la sofferenza che ti da
l’amore… lui sa. :) questo è quanto… a volte facciamo le cose senza nemmeno
renderci conto quindi…
La sua bella: ogni commento anche il più piccolo è sempre
bene accetto. Commenta sempre e solo se vuoi, non ti sentire forzata solo
perché siamo amiche… sapere che questo capitolo ti è piaciuto davvero mi ha
fatto molto piacere.
Segni.
La nostra vita è fatta di segni.
Ognuno ha il suo.
Bisogna solo decidersi se fidarsi o meno di loro.
È come trovarsi davanti al bivio di Alice nel paese delle
meraviglie: una strada ti appare un comunissimo sentiero e normalmente
rappresenta la mediocrità, l’altro, invece, è una misera traccia su un terreno
coperto di rovi, che serpeggia nel buio e di cui non intravedi la fine e il tuo
segno è proprio quest’ultima strada che ti indica.
Io mi sono sempre vantata di non essere una persona che si
accontenta, mi sono sempre vantata di non essere mediocre.
A rigor di logica, quindi, dovrei prendere il vicolo angusto
e buio a scapito di quello liscio e macchiato dal sole che filtra tra le
foglie. D’altronde il mio segno mi porta proprio a scegliere quella via quindi…
fidarsi o non fidarsi?
Tra tutto questo c’è anche il detto “non è tutto oro quello
che luccica” quindi se scelgo il sentiero che mi pare più sicuro, potrebbe
essere che io mi ritrovi in un lago con l’acqua alle caviglie per poi scoprire
che non è un lago ma una pozza di sabbie mobili.
Al contrario, scegliendo l’altro potrei anche trovarmi in un
prato bagnato di sole con un bel lago e tante barche a vela sopra.
E sono già due i motivi che mi spingono sulla strada oscura.
Motivi pro-sentiero sicuro? Si, tanti, molti di più. Primo
fra tutti quello di confermare una scelta che ho fatto due mesi e mezzo fa per
il bene di entrambi.
Ho resistito per mesi alla tentazione di chiamarlo per
sapere come stava, anche solo per sentire un attimo la sua voce e lasciarmi
travolgere dal mio lato patetico. Ora non posso dire di stare meglio. Io in
verità sono uno straccio, ma probabilmente lui sta meglio, e chi sono io per
tornare a turbare la sua serenità?
Ma che poi chi me lo dice che quel sentiero sia per forza
scuro? Cioè potrebbe anche essere un banale sentiero, no? Cosa mi fa pensare
che mi porterebbe lontano dalla mia linea di posizione?
È solo lavoro, un banalissimo lavoro, duecento scatti del
cavolo.
E allora perché ho la sensazione che succederà qualcosa?
Ah già… è la piuma. La dannatissima piuma, il dannatissimo
segno.
Matt.
Matt che vuole che io riveda le mie posizioni, che torni sui
miei passi, che mi impone di andare al lavoro oggi. Matt che coi suoi “presunti
segni”, presunti da me, ci tengo a sottolinearlo, dato che le piume che mi
svolazzano attorno non sono propriamente autografate da lui… dicevo, Matt che
con i suoi presunti segni mi incoraggia, rassicura, ma qualche volta si fa
anche gli affari miei.
La cosa non mi sorprende. Matt non sarebbe Matt se pensasse
solo a lisciarsi il piumaggio celeste.
Matt, quindi, oggi vuole che io vada al lavoro e incontri
Kellan.
No, no, no. Matt mi ha avvisato che sarebbe successo
qualcosa, non è che mi ha proprio detto di andare allo studio oggi.
Quindi sono io che mi sono messa davanti ad un bivio e la
piuma sta esattamente al centro proprio come me.
Ok, è ufficiale. Forse non è vero che non ho bisogno di uno
strizzacervelli: vedo piume, sentieri, morti… mi manca solo di parlare con le
fate e sono a posto.
- Ale!!!! facciamo tardi, svegliati!- urla la voce di
Maicol, mentre ha amorevolmente iniziato a prendermi a cuscinate.
- Maicol, sto cercando di comprendere la logica del caos
universale. Non è che potresti gentilmente andare a quel paese senza
interrompere la mia meditazione mattutina?- gli rispondo girandomi dall’altra
parte e rimpossessandomi delle coperte.
Lui e il suo cacchio di peluche di Pimpi! Ha voluto dormire
con me stanotte e non ha fatto altro che tirarmi le coperte per coprire il
peluche, ma si può?
- bene, ma non potresti riflettere sull’ordine cosmico con i
piedini per terra e la faccia ficcata nell’armadio?-
- no, sotto le coperte si sta meglio. Oggi ci prendiamo una
vacanza, Mic-
Ecco. Ho preso una decisione. Sentiero sicuro. Proseguire la
mia vita nel più totale piattume. Tyler porterà a casa il servizio al posto mio
e tutti saremo felici e contenti. Ohhhhh! Che bello aver scelto una strada!
- ahhhhhhhh! Tu ci farai licenziare tutti e due! Il signor
Lutz ha chiesto espressamente di noi, altrimenti ha detto che non ci rilascia
il servizio e se il signor Brandon lo viene a sapere io potrò dire addio alla
jacuzzi che ho appena comprato per il mio appartamento! Quindi alza il culo e
vestiti!-
Odio Maicol. Lo odio. E odio Matt. E le piume. E odio anche
Kellan.
- ti odio, Maicol-
- lo so. Che dici, posso lasciare il pigiama qui e dormire
con te anche stanotte?- inizia a piagnucolare scendendo dal letto anche lui,
sempre portandosi appresso quel coso rosa che tutto sembra tranne che un
maiale.
- no- rispondo secca e scocciata. Questa mattina meglio che
non giri il dito nella piaga perché mi trova male.
- daiiiiii!!!! Sai che le cose con George non stanno andando
bene, mi sento solo!-
In realtà so che anche questo è un modo per controllare che
io non faccia niente di stupido e insensato, ma oggi non ho proprio testa per
intenerirmi davanti ai suoi tentativi di proteggermi da me stessa.
Scendo al piano di sotto e punto dritta al frigo. Lo apro e
afferro il cartone del latte, bevendo direttamente da lì.
Mille Robert mi si parano davanti, appiccicati con le
calamite al portello.
Uno dei suoi migliori amici sarà di fronte al mio obbiettivo
oggi. Certo, se ci fosse stato Jack avrei avuto seriamente paura per la mia
incolumità ma… insomma, dovrei avere paura di Kellan?
Vocina 1
Ti senti in colpa, eh?
Vocina 2
Detesto ammetterlo, ma
devo concordare con la collega nel chiedere se ti senti per caso in colpa.
Ecco. Mancavano solo loro. Ora posso dire di aver esplorato
ogni possibile meandro della pazzia. Devo essere davvero alla frutta se le voci
della mia coscienza hanno deciso di tornare a farmi visita.
Vocina 1
Non sei alla frutta,
tesoro, sei all’ammazzacaffè!
È bello sentire la tua stessa coscienza che ti smonta
l’autostima! È una cosa che proprio ti rinfranca l’anima!
Vocina 2
Fottiti, siamo qui in
missione di soccorso! E tu sei ufficialmente un’idiota! Solo tu hai bisogno di
due coscienze per capire le cose più semplici. Hai fatto una cazzata!
Ragazze, è sempre un piacere parlare con voi.
Convinta che sia solo il fatto che sto guardando foto di Rob
appese al frigo sommato al terrore di quello che mi potrà dire Kellan, rimetto
il cartone di latte in frigo credendo di chiuderci dentro anche le voci del mio
io interiore. Forse ha funzionato perché si sono zittite.
Risalgo le scale giusto per andare a scegliermi qualcosa da
mettere dal mio guardaroba. Voci o non voci, segni o non segni, io ho scelto di
mantenere la mia linea di posizione. Ho scelto il sentiero sicuro. E l’unico
modo per dimostrare al mondo, ma soprattutto a Kellan, che sto bene e sono
convinta della mia scelta è mostrarsi in forma.
Accompagnata dal sottofondo musicale della voce di Maicol
che canticchia in bagno, apro le ante del mio armadio e lo passo in rassegna
con lo sguardo.
Se non voglio farmi beccare da Kellan è meglio che oggi io
rinunci a mettermi anche sono un braccialetto suo. Ho il mio anello e me lo
devo far bastare.
Scelgo una gonna e un maglioncino a collo alto bianco da
mettere sotto un gilet e un paio di collant scuri. Ma si, mettiamo anche i
tacchi, esageriamo.
Kellan deve vedere che sto benissimo, così se lo dovesse mai
riferire a Rob… ma perché mi interessa poi? Non dovrebbe assolutamente
interessarmi di cosa riferisca al suo amico, non sono affari miei! Posizioni,
Ale, posizioni!
Inizio a vestirmi e quando arrivo ad abbottonare la gonna,
questa mi cade floscia sui fianchi.
Cazzo.
Forse ha ragione Beckie a dire che sono dimagrita troppo. La
mia quaranta è diventata una trentotto. Il tatuaggio sull’anca è deformato
dalla spigolosità del mio fianco diventata un po’ troppo evidente.
Vado allo specchio del comò e non mi riconosco più.
Viso troppo magro e pallido, profonde occhiaie (quelle sono
colpa di Maicol e di Pimpi che non mi hanno lasciato chiudere occhio
stanotte!)…frangetta troppo lunga e disordinata. Ma chi voglio prendere in
giro? Kellan non ci cascherà mai.
Finisco in fretta di vestirmi e corro in cucina ad afferrare
due delle brioche al cioccolato con cui Beckie ha stipato il mio armadietto dei
biscotti. Una volta quell’armadietto straboccava di dolci quando Rob era a
casa. Gli piacevano le crostatine al cioccolato e le stecche di nocciolato. Ne
mangiava a chili.
Le scarto e ne prendo un morso gigantesco, pensando che non
sarebbe una cattiva idea buttarci su anche un vasetto di yogurt.
- quale miraggio! Stai mangiando?- dice la voce di Maicol
uscendo dal bagno con la spazzola dei capelli in mano.
- e tu mi stai prendendo in giro?- rispondo con gli occhi sbarrati alla vista
della sua felpa.
- perché?-
- quella felpa, devi proprio metterla?-
Ok, la mia sanità mentale e i miei chili se ne sono andati a
fare una passeggiata senza possibilità di ritorno, ma è proprio il caso di
esagerare in questo modo? Una felpa con su scritto “I love Edward Cullen”
proprio non posso reggerla!
- certo! In effetti dovresti mettertela anche tu, ma visto
che non hai intenzione di ammettere questa verità… la porto io per te-
- non c’è bisogno che tu mi faccia da araldo!-
- ma no, tesoro. Io sto solo cercando di metterti davanti
alla realtà delle cose-
Ecco. Io amici peggiori e subdoli non potevo trovarmeli.
Rinuncio a replicare, tanto è tutto inutile. Finisco le mie
brioche e il mio vasetto di yogurt come se potessi riprendere la mia ciccia
tutta in una botta sola e filo in bagno a lavarmi i denti e a rendere la mia
faccia e i miei capelli presentabili.
Ci metto un po’ e credo di aver fatto un lavoro abbastanza
decente.
Quando chiudiamo casa, lascio a Maicol il compito di andare
a scampanellare a Beckie, mentre io scendo a prendere la macchina.
- oggi è il gran giorno, Ale!- trilla Beckie entrando in
macchina dopo aver cacciato Maicol sul sedile posteriore. Lei è gravida e lei
deve stare davanti. Guai discutere con una donna incinta.
- perché che succede oggi?- chiedo piatta, cercando di non
far trapelare minimamente l’agitazione che mi sta facendo ballare lo stomaco.
Lo so, non è lui. Ma è un contatto
indiretto con lui.
- Ale, non mi smontare l’euforia! Non sei ansiosa di sapere
come sta?-
- Beck, è inutile che ci provi. Sta triglia lessa non scuce
niente- borbotta Maicol.
- Ale!-
- ha la sfera emotiva di un bradipo con l’ernia-
- io non ho la sfera emotiva di un bradipo. Solo non metto i
manifesti!-
Perché gira e volta sono sempre io l’argomento principale di
questi due? Ma è Beckie quella incinta, dove sono finiti tutti quei bei
discorsi su tutine di ciniglia, pannolini, fasciatoi, carrozzine e
copertine?
- lo facessi ci risparmieresti tanti mal di testa, tesoro-
ribatte Maicol, monopolizzando il mio specchietto retrovisore per sistemarsi
una forcina.
- felice di darvi da pensare, gioie, almeno mettete in moto
i neuroni e scoprite cos’è una sinapsi-
- ahia! Era scaduto lo yogurt che ti sei mangiata
stamattina? Tocchi vette di acidità sempre più alte, Ale. Per te sarebbe uno
scherzo scalare l’Anapurna!-
Belli questi siparietti mattutini, non trovate? Sono la
reincarnazione di quelle stronze delle mie voci mentali.
Facendomi insultare a suon di ironia poco velata,
frecciatine e quant’altro, arrivo finalmente a parcheggiare nel parcheggio
sotterraneo della sede della rivista.
Sempre con questo cicaleccio di sottofondo, prendiamo
l’ascensore e arriviamo al nostro piano. Ci svestiamo dei cappotti e andiamo a
controllare la situazione in studio.
Maicol inizia ad abbaiare ordini a dritta e a manca, Beckie
fa la terza colazione della mattina e io prendo posto al banco dei bozzetti.
Inutile che sfoglio storyboard e pellicole, tanto non riesco
a trovare il diversivo che mi distragga dall’attesa.
Sono in ansia e assolutamente impaurita. Cosa mi dirà
Kellan? Io fossi al posto suo e al posto di Rob ci fosse Beckie, ammazzerei a
male parole chiunque le avesse fatto quello che ho fatto io.
Si, forse faccio male a sottovalutare tanto Kellan. Magari
mi odia anche lui.
Perché non odiarmi? Ho ridotto in pezzi il suo amico. So di
averlo fatto, ne ho la certezza matematica, quindi non sto ragionando a
vanvera!
L’istinto di saltargli al collo e abbracciarlo sarà
senz’altro forte perché avevo imparato a voler bene anche a lui e a Jack.
Quello di chiedergli di raccontarmi ogni cosa sarà assolutamente irresistibile.
Vivendo di foto, interviste e video rubati avere notizie di prima mano da chi
lo conosce bene… Cazzo, ragiono come uno stalker!
Basta, Ale, basta! Fai il tuo lavoro. Stai bene, non chiedi
niente, scatti, sorridi il necessario e lo lasci andare via. Fine.
Mi ripeto queste parole all’infinito mentre preparo da sola
la macchina fotografica, mentre faccio sistemare le luci, mentre controllo
altri set, mentre programmo impegni. Il tutto nella freddezza più glaciale di
cui sono capace.
Mi hanno presa sul serio e di questo sono fiera. Mi chiamano
Cerbero, esultano quando devo andare via per un paio di giorni e danzerebbero
volentieri sulla mia tomba. Queste sono soddisfazioni, ma non è colpa mia se mi
hanno assegnato dei lavativi!
Razza di sciocchi spocchiosi che credono di essere dei
grandi fotografi fatti e finiti quando non hanno altro che un diploma e zero
esperienza. Non sanno nemmeno sviluppare un rullino in soluzione salina, dico,
peggio di così!
Stavo giusto lamentandomi del fatto che il mio “assistente”
non sapesse che le macchine non andavano posizionate in controluce quando una
voce conosciuta alle mie spalle mi interrompe e realizza le mie ansie.
Kellan è arrivato.
- Caspita, sono seriamente colpito, Ale. Guai a chi dica che
le donne non sanno farsi obbedire!-
Mi volto e il viso sorridente di Kellan mi accoglie.
È come un ritorno a casa.
È come il sorriso del fratello maggiore dopo una giornata
andata storta.
Quasi resto incantata a vedere quest’omone grande e grosso
che perde tutta la sua aria minacciosa con quel suo sorriso da cucciolo.
- beh? Devo venire io fin là o credi di riuscire a venire ad
abbracciarmi e salutarmi come si deve?- dice allargando le braccia e
invitandomi a farmi avanti.
Quasi corro tra le sue braccia e svelta lo circondo con le
mie tuffando il viso nella sua maglia e stringendomelo addosso come qualcosa di
infinitamente caro.
Un angolino della mia mente registra dei deja vue e si
illude che quando l’abbraccio si scioglierà, Robert sarà li per dire “basta,
orso Yogi, così me la sciupi”.
- allora avevi voglia di vedermi!- mi canzona stringendomi e
cullandomi.
Non rispondo nemmeno. Intensifico la stretta e lascio che i
gesti parlino al posto mio.
È una parte di lui quella che sto abbracciando, è il ponte
che ci collega, è il messaggero che mi porta sue notizie. È l’amico con cui si
confida, quello che probabilmente l’ha visto soffrire in questi mesi, quello
che dovrebbe odiarmi e invece mi abbraccia e mi sorride.
Quando l’abbraccio si scioglie, alzo istintivamente una mano
ad asciugarmi gli occhi. Non mi ero nemmeno resa conto di stare piangendo.
- Dai Ale non piangere- dice tenero asciugandomi una lacrima
con il pollice.
- scusa… è che…- cerco di articolare rintracciando un
fazzoletto nella mia borsa sul mio banco luminoso.
- tranquilla, ho capito- risponde facendomi un buffetto
sulla guancia.
- allora? Che mi racconti? Come vanno le riprese?- chiedo
ravviandomi i capelli come se questo mi desse un minimo di dignità. Me la sono
messa sotto le scarpe nel momento stesso in cui l’ho visto.
- oh, il solito. Freddo, fan, autografi…le solite cose-
sbuffa cacciandosi le mani in tasca.
- Ale, qua è tutto pronto - grida Maicol dal set in fondo
allo studio.
- un attimo Mic, ora arriviamo - grido in risposta. -
Scusalo Kell, è che qui andiamo tutti molto di fretta- cerco di spiegargli
gesticolando a più non posso.
- tranquilla, è per questo che ti ho fatto una sorpresa-
ghigna prima di tirare fuori una busta da dentro la giacca. È gialla e spessa,
un po’ stropicciata. Me la passa e nell’aprirla ci trovo dentro tutta una serie
di scatti suoi.
- e con queste che dovrei farci?- gli chiedo scorrendole per
mazzette.
- ovvio, le spacci per tue e il tempo che avresti dovuto
impiegare per farmele lo passi a chiacchierare con me - risponde con
nonchalance.
Chiacchierare.
Con Kellan.
Chiacchierare.
Pessima, pessima idea.
- Kell ti rendi conto che se il mio capo mi becca mi
licenzia?- gli dico cercando di sembrare convincente. Non che non fosse vero,
ma se avesse anche solo un attimo dubitato della mia serietà avrebbe certamente
fatto di tutto per minare il mio instabile equilibrio emotivo convincendomi ad
accettare.
- ma non ti devi preoccupare di questo. Ho già parlato io
con il tuo capo, e queste foto andranno benissimo- ribatte prontamente alzando
un sopracciglio con aria di chi la sa lunga.
- posso non crederci?- gli rispondo cercando tracce di
falsità sul suo viso.
- va a chiederglielo di persona se non credi a me-
- ok… allora…emmm… Victor!-
Tanto valeva sfruttare i miei assistenti per qualcosa di
utile, chissà che almeno non si sarebbero scoperti con un talento particolare
nel pigiare i tasti dell’ascensore.
Victor, il capo degli spocchiosi che da tempo aveva capito
che era meglio non farmi incazzare e che era saggio correre nel momento esatto
in cui chiamavo, mi venne incontro praticamente correndo.
- si, capo?-
- porta queste dal signor Brandon e chiedigli se si è già
accordato per queste foto o se ne devo fare di nuove. Nel farlo non parli, non
ti fermi a chiacchierare, pianti il culo su quell’ascensore e poi torni di
corsa qui, intesi?- dico fredda e determinata passandogli la busta gialla,
prima di vederlo sparire dietro le porte a vetri dello studio.
Quando torno a guardare Kellan lo vedo indeciso tra due
espressioni: scoppiare a ridere o guardarmi con saggio timore reverenziale. Non
vi dico dal misto delle due cosa non ne è uscito fuori.
- chi sei tu, e che ne hai fatto di Alessia?- mi chiede
prendendo posto su uno sgabello di fronte al mio, dall’altra parte del banco
rispetto a me.
- quando è qua dentro Alessia va a farsi un giro e diventa
Terminator- rispondo senza guardarlo in faccia spostando un po’ di scartoffie
dal banco mentre lui mi mette davanti una busta marrone dello Starbucks. E
questa da dove è uscita?
- ho pensato di portarti la colazione e a quanto pare ne hai
davvero bisogno- spiega aprendo la busta e tirando fuori due brioche e due
bicchieroni di caffè, dopo avermi squadrata con aria critica.
- grazie…-
Possibile che già abbia tirato le somme nel giro di dieci
minuti? Ok, si. Non ci vuole un genio a capire. Sono diventata troppo spigolosa
e ho sempre il viso tirato… qualcosa che difficilmente si può coprire con del
fondotinta e del fard considerando poi quanto poco di solito io mi trucchi…
Iniziamo a sorseggiare il caffè scambiando frasi di
circostanza. Come va con il lavoro, Jack e Ash come stanno, quanti viaggi
abbiamo in programma, nuovi progetti… tutto. Tranne che lui.
Evitiamo con cautela l’argomento cercando di passarci sempre
abbastanza lontano per non inciamparci sopra.
E io che per un attimo ho creduto che lui avesse organizzato
tutto per parlare con me di Robert, pazzesco. Kellan è sempre stato uno che per
quanto gli piacesse scherzare e giocare a fare il curioso in realtà ha sempre
avuto rispetto per le faccende personali degli altri.
Il signor Brandon aveva organizzato questo set solo per via
del film che sta per uscire nelle sale e i servizi sul cast si vendono come il
pane a milioni di copie al giorno e lui aveva chiesto di me semplicemente
perché ci conosciamo, quindi… più che plausibile la sua visita.
La verità è che forse un po’ ci speravo… nel senso… No,
meglio che non ci penso.
Io ho scelto. Lui sta meglio senza di me, e prima o poi
anche io la penserò così. Prima o poi dirò anch’io che sto meglio senza di lui.
Saluta Beckie, si complimenta per la sua gravidanza, manda i
suoi saluti a Luke, scusandosi di dover partire subito questa sera e non poter
passare a trovarlo, firma un autografo a Maicol e fa finta di offendersi per la
sua felpa.
- bella maglia- commenta quando Maicol si allontana per sbrigare
le sue faccende.
- già…- commento con scarsa fantasia e ancor meno
entusiasmo.
- sicura di star bene?- mi chiede cauto, studiandomi di
sottecchi.
- certo - rispondo nascondendomi dietro l’ennesimo sorso di
caffè.
- quindi… non sei pentita della tua scelta- continua.
- assolutamente no-
In quell’esatto momento, quando Kellan stava per pormi
l’ennesima domanda, Victor fa la sua comparsa in studio con aria trafelata.
- ce l’hai fatta, finalmente. Sei andato a far colazione nel
frattempo?- commento acida mentre si avvicina.
- no, Brandon aveva da fare ma ha detto che è tutto a posto
così. Poi ho incontrato MarieAnne di Us e mi ha dato questo per te- continua
lanciandomi un’altra busta gialla che si apre nel momento in cui sbatte sul
bancone. Alcune foto-paparazzate di Rob escono dalla busta prima che io possa
affrettarmi a nasconderle.
- grazie Victor, ora vai a fare un po’ di pratica con i
rullini- boccheggio cercando di mantenere comunque un tono di voce abbastanza
fermo mentre mi affretto a racimolare le foto.
Ok, la piuma voleva dire sentiero oscuro e fatiscente.
Scelta o non scelta, il destino quando vuole sa proprio essere crudele.
- direi che stai benissimo, Ale- commenta Kellan sarcastico
fermando la mia mano con la sua mentre cercavo invano di rimbottigliare il
latte versato.
- non mi prendere in giro, Kellan. Almeno tu- sbuffo
sconsolata lasciando perdere il vano tentativo di nascondere le prove della mia
colpevolezza.
- non ti prendo in giro, dico solo che, da quello che vedo,
la tua scelta non è stata delle più sagge- risponde sospirando e sistemandosi
meglio sullo sgabello.
- non conosci i motivi che mi hanno spinto a farlo per cui
non puoi giudicare- rispondo forse con una punta in più di acidità rispetto a
quella che in realtà avrei voluto.
- infatti, ma non li voglio nemmeno conoscere. Per me fare
una scelta che poi ti riduce così è infinitamente stupido a prescindere-
- permettimi di non essere dello stesso avviso -
- Certo. Però almeno tu concedimi il beneficio del dubbio
sulla vastità della tua vena masochistica-
Stavo per ribattere quando lo squillo di un cellulare mi
interrompe. A emettere il suono è stato il telefono di Kellan che stava
vorticando mogio su sé stesso già da quando era arrivato.
Un messaggio ne illumina lo schermino e le dita lunghe ma
meno affusolate di quelle di Robert pigiano un tastino per visualizzarlo.
Distolgo lo sguardo per concedergli privacy, ma quando con
la coda dell’occhio intravedo il nome “Jack”, non posso fare a meno di
impicciarmi.
Allora, glielo hai
detto?
- dirmi cosa?- chiedo d’istinto, dando assurdamente per
scontato che si trattasse di me. Alza lo sguardo forse un po’ scioccato dalla
mia maleducata intrusione ma poi sospira stanco.
- niente, Ale. Le solite cretinate di Jack- sbuffa liberando
la schermata dal messaggino.
- cosa vuole? Dirmi anche lui quanto sia stupido quello che
ho fatto?- sbotto iniziando seriamente ad arrabbiarmi.
Io capisco la preoccupazione degli amici, il dispiacere che
possano aver provato e magari provare ancora anche loro, ma non riesco a capire
perché pretendano sempre di capire e sapere tutto.
Si credono i supremi custodi di ogni verità, la
reincarnazione vivente e pensante dell’oracolo di Delfi.
- visto che ci tieni tanto, leggi da sola quello che ne
pensa lui di tutto questo- risponde altrettanto acido e scorbutico passandomi
il telefono dopo aver pigiato qualche tastino.
Svelta lo afferro contro ogni buona intenzione di apparire
menefreghista nei confronti di qualsiasi forma di critica al modo di vivere la
mia vita.
Quando arrivi, fammi
il sacrosanto piacere di mandarla a ‘fanculo da parte mia.
- ah, bene. A quanto pare siete tutti d’accordo- commento
fredda restituendogli l’aggeggio.
- fosse Beckie nella stessa situazione, ti congratuleresti
mai con Luke?-
L’ovvietà della risposta mi convince ad abbassare le armi e
assumere un atteggiamento quasi remissivo.
- Senti… Io non ho idea di quello che ti abbia spinto ad
agire così, avrai le tue ragioni, e non voglio saperle né pretendo di capirle…
ma fatti dire almeno perché lo trovo infinitamente stupido-
Probabilmente attende un mio permesso, un segnale prima di
esprimermi il suo pensiero, ma non riesco nemmeno a muovere un muscolo.
- Sto guardando te, e vedo lui e… non sembrate passarvela
alla grande. Io credo che se lasci una persona sia per provare a stare bene con
te stesso perché qualcosa dell’altro ti buttava giù. Sinceramente, tu non mi
sembri felice né, scusa se te lo dico, molto in salute.
Lui sta ancora peggio di te anche se si ammazzerebbe
piuttosto che ammetterlo -
Sta ancora peggio di me. È possibile star peggio di me che
ho già toccato il fondo e ho anche iniziato a scavare? Sta così male? Gli ho
fatto tutto questo male?
- perché non lo chiami?- mi chiede con un tono quasi
implorante.
Alzo lo sguardo e incontro due occhi profondamente
addolorati e preoccupati che fissano i miei cercando di comprendere il perché
del mio gesto.
- perché tanto non si renderebbe conto - rispondo con un
filo di voce a malapena udibile.
- di cosa non si renderebbe conto? - insiste.
- che veramente è stato meglio così. Lui…-
- …Lui?-
Non posso spiegargli il vero motivo che mi ha convinto a
lasciarlo andare. Mi rendo conto che è complicato da capire per chiunque non
sia me. Anzi… è complicato, punto.
- perché lui non ci sarebbe mai stato. Sempre via, sempre in
giro… poche telefonate, zero privacy… io non voglio questo per me. E nemmeno per lui. So diventare molto
paranoica e assillante e non voglio distrarlo dal suo lavoro, ecco. Quindi
anche se ne sono innamorata… o almeno… credo di esserlo… meglio troncare questa
cosa quando sono ancora in tempo per farlo. Questo è quanto- sparo di getto
cercando di capire se posso essergli suonata convincente. In realtà sono certa
di non riuscire a prendere in giro nessuno, ma a volte la disperazione fa diventare
dei bravi attori.
- E non potevi pensarci prima? Ammesso e non concesso che
sia così, e non credo…facciamo finta che io mi beva questa stronzata, non
potevi pensarci prima? Tu l’hai sempre saputo, che senso aveva illuderlo così?
per dire di aver avuto un’avventura con Robert Pattinson? Per cercare agganci e
avere il lavoro che hai ora? Per …cosa? Per cosa, Ale?-
Il suo tono di voce è un continuo crescere, anche se mi sono
dimenticata del fatto che stiamo discutendo davanti a un pubblico nutrito e non
da soli.
- ora non essere cattivo, Kellan - lo prego abbassando lo
sguardo.
- scusa se ti ho dato quest’impressione ma proprio non
riesco a capire. La cosa è talmente semplice che ha quasi del ridicolo! Secondo
me sei solo tu a vederla difficile. Lui ti ama e dalle foto che ho intravisto
prima direi che è ampiamente ricambiato. Cosa c’è di difficile in questo? Cosa
c’è che può complicare una cosa che è talmente semplice che non può complicarsi
nemmeno se ci si mettesse d’impegno?! Ale è semplice. Chiamalo. Parlate.
Chiaritevi, Cristo Santo, che ci vuole?!-
Tutti la fanno facile, tutti. E da come te la mettono
davanti sembra davvero che l’amore possa risolvere ogni cosa. Il problema è che
quando l’hai perso una volta… lasciarsi andare è dura, perché se mai perdessi
ancora la forza di rialzarti e andare avanti non la ritroveresti mai più.
Voglio rispondere. Voglio dirgli di spronarlo ad andare
avanti senza di me, a lasciarmi alle spalle e trovarsi qualcuno che non tema
niente. Ma non ce la faccio. Forse perché non voglio che lui mi dimentichi.
Forse perché… sapere di avere qualcuno che mi ama come mi amava Matt… forse di
più, anche se non ho la presunzione di pensarlo seriamente… mi fa stare bene.
- Ale, parti con me stasera. Vieni con me da lui-
Queste parole mi tirano fuori dal mio vortice meditativo
come se fossero state un defibrillatore per la mia anima.
- ho il volo stasera alle sette. Vieni con me-
Abbigliamento Ale e Kellan
Abbigliamento Maicol e Beckie
|
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Capitolo 42 *** capitolo 42 ***
capitolo 42
Allora eccomi qui… ho detto che avrei postato lunedì, ma
alla fin fine eccomi qui adesso, approfittando di un momento di cazzeggio tra
una pausa studio e l’altra.
L’ultimo esame del semestre si avvicina e quindi ho
preferito postare prima in caso la mia sclerataggine pre esame non me lo
permettesse.
Vi ringrazio moltissimo per l’alto numero di recensioni, vi
prego continuate così!!!!
Ringrazio anche le 30 persone che mi hanno messo negli
autori preferiti, le 137 che hanno messo questa storia tra le preferite e le 92
che la seguono.
La nuova storia sta finalmente prendendo forma e senso nella
mia testa, tanto che ieri ho finalmente buttato giù uno schizzo della trama un
po’ più definito e fatto uno schemino del profilo dei personaggi. Sarà
sicuramente postata nella sezione originale, anche se Rob mi presterà ancora
una volta gentilmente il suo volto. Vi lascio qui un piccolo link, con i volti dei personaggi,
sperando che vi intrighino e vi convincano a leggere la mia storia il cui
prologo/primo capitolo (ancora devo decidere) sarà postato assieme all’epilogo
di questa storia.
Vi ricordo come sempre di buttare ogni tanto un occhio sul
mio blog, dove già vi attende il teaser del prossimo capitolo, e di controllare
quello di Agathe per le storie più belle del sito.
La scorsa volta la fretta del post mi ha fatto dimenticare
di darvi un altro importante indirizzo, ossia quello di questo forum “ our
dreamland”, nato di recente in cui molti autori di questo sito posteranno le
loro storie e magari anche qualcosa di più. Anche le mie storie verranno
pubblicate anche su quel sito, il cui principale merito sta nel dettare un
elenco di Nick di scrittori in modo che troviate subito le loro storie.
Un bacio a tutte!
Recensioni:
Chiedo in anticipo scusa a tutte quante per le risposte
stringate, ma siamo nella parte cruciale della storia e rispondervi come vorrei
comporterebbe molti spoiler per i capitoli finali, quindi scusatemi e non
scambiate la mia sinteticità per scortesia, vi prego.
pooh!!!: pooh ti assicuro che l’altra ff, quella nuova ti
incatenerà allo stesso modo! Non ne sentirai la mancanza, o almeno la
soffocheremo! Eeeeee lo so che io e te abbiamo sempre occhio per queste cose!!!
Io resto per il dirle le cose quando non mi convincono… non è che perché siamo
amiche ti devo sempre scrivere solo bellissimo no? che è bellissimo già lo sai ma se c’è
qualcosa che non va, non va :)
per la frase… mi è venuta l’ispirazione rivelatrice al
momento… XD un bacio pooh!!!! venerdì prox ho l’ultimo esame e se tutto va bene
potro ricominciare anche io a leggere!!!!
Kyni: benvenuta allora!!! Sono felicissima che la storia ti
sia piaciuta, davvero e vedrai… Ale prima o poi smetterai di prenderla a
capocciate :)
Un bacio!!!!
Crystal black: un momento epico addirittura??? No fidati!!!
Il momento epico arriverà nel prossimo capitolo :) li la faccina lunga toccherà
record storici lo so :)
Kellan… oggi scopriremo com’è andata la sua missione!!!
Un bacio!!!
Araba89: mbare u sacciu ca sugnu sadica! Proprio come oggi!
Mannaggia a sti esami, guarda. Non riesco più a entrare su twitt perché riesco
a scrivere solo la sera. Mi consola solo il fatto che tra due sett la tortura
finirà. Le foto… di Kell… no, non sono quelle di ck, perché ho detto che il
servizio che doveva fare Ale era per New moon… però oggi le ho citate
sbavandoci abbondantemente sopra. XDXDXD… ti prego non mi uccidere in questo
chap, abbi pietà!
Fred cullen: eh si! Kellan ha fatto del suo, o almeno ci ha
provato ma Ale… è una testa dura… purtroppo. Per la reazione di Rob… ehehe…
guarda mi spiace essere così sintetica ma se ti rispondo come vorrei mi sa che
ti rovino gli ultimi capitoli e proprio non voglio farlo. scusami tanto per
questo :) ma vedrai che ne varrà la pena.
Cricri88: mbare staiu sull’orlo di una crisi di nervi! Nun
c’a facc cchiu a studiare sulo! U iorno studio, a sira scrivo… meno male che
mancano meno di due sett e tutto tornerà normale.
La congiura contro Ale si sta facendo serrata, ma idda testa
rura ene!
Mannaggia cri. Mi costringi anche tu a essere sintetica
perché per rispondere come si deve alla tua recensione dovrei spoiler arti un
sacco di cose e… so che non apprezzi gli spoiler :)
Però abbi fede, mbare, abbi fede… che l’uomo pendolo, sotto
sotto… ha agito!
Un bacio cri, ni sintemu spero presto!
Piccola ketty: spero non decida di scappare anche adesso… no
comment… :) devi leggere e avere fede!!!!
Annina88: allora… in questo momento siamo insieme su msn :)
il masochismo…. Ha un’ultima parte da recitare :) ma finirà prima o poi!!!!
Un bacione carissima!!!!
Cicci12: ciaoo! Guarda a me da un fastidio cane quando tutti
fanno le cose facili pensando che tutto si risolva nel modo più semplice. ogni
cosa che facciamo è sempre dettata da tutta una serie di motivazioni che si
concatenano l’una con l’altra e ci forgiano… se agiamo come agiamo non è mai
una singola reazione a un singolo evento, è questo quello che molti, come
Kellan e Maicol non capiscono. Forse solo Beckie ha una vaga idea, ma un conto
è il suo spingerla, un conto quello degli altri… siamo ai capitoli cruciali ora
e tutto spetta ad Ale :) non ci resta che pregare.
Fallsofarc: amore so che sarai impegnatissima e super
emozionata! Ma sta tranquilla che tutto andrà benissimo! Tutte quante fissate
con le foto di Ck??? Chissà perché :) le donne dei limoni non si smentiscono
mai! XDXDXD
Parlando del chap, come sempre hai inquadrato benissimo Ale,
e il suo modo di non sopportare intromissioni. Credo sia una caratteristica
chiave di chi se l’è sempre cavata da solo questa cosa di voler continuare in
solitaria. hai afferrato un modo di pensare e di ragionare che difficilmente si
lascia influenzare dal resto del mondo. Tra te e Kellan a comprare biglietti
aerei… volete proprio che lei parta eh? Eheheh… vedremo…però l’amore trinferà,
sai che io sono una da lieto fine!!!!
Amore anche tu mi manche tantissimo, spero che passi in
fretta sto periodo e tutto torni alla normalità! Un baciooooooooooooo!
E ricorda che ti voglio sempre tantissimo bene!
Smemo92: allora ne deduco che il capitolo ti sia piaciuto e
che tu abbia tifato kellan!!!! Il risultato che ha portato lo scopriremo solo
oggi :) sperando che capiate tenendo conto di tutte le info che vi ho seminato
in giro in questo ultimo periodo.
Pimpi e Maicol… non ho resistito, anche se io amo hi ho!!!
Scusa anche a te se non scrivo di più ma poi spoilero
troppo.
Enris: ciao! il risvolto positivo c’è ti dico solo questo,
sul come agirà… non come tutti si aspettano forse.
In realtà non è l’orgoglio che non fa chiamare ne ale ne
rob. Ale è convinta che chiamando ricadrebbe nel vortice rob e non lo
lascerebbe andare mai più, rob in fondo o almeno crede di sapere, che ale l’ha
lasciato perché non riesce a dimenticare Matt… se non chiamano è solo per non
stare più male… credo che entrambi l’orgoglio ce l’abbiano sotto le scarpe
ormai :)
Ma vedremo come andranno avanti, ora che manca poco :)
Giu O: :) ehi! Ero solo a Pavia a trovare mia zia… io abito
a torino :) cmq fungo volentieri da teacher, non preoccuparti!
Sono sadica, lo so … ormai dovrei cambiare il mio nick in
Sadicaswan XDXD
Anche tu come chia hai inquadrato Ale alla perfezione,
persino la sua stupidità è assolutamente afferrata.
Kellan, jack, maicol, beckie…. Io li adoro tutti! Indistintamente
sono dei grandi!!!!! Jack però è il mio preferito in assoluto. Sarà il sarcasmo
che ci metto… bah, però lo amo!
Vedo che facciamo progressi con il siculo! Bravaaaaaaaaaaa!
Ni sintemu presto mbare!!!!!
Romina75: “qui tocchiamo punte di masochismo che neppure un
fachiro indiano che ingoia spade potra mai raggiungere..” ma da dove ti escono
???XDXDXDXDXD
Addirittura legati imbavagliati e costretti a parlarsi? Lo so
anche io l’avrei fatto! ma volevo una bella scena madre a cui non ho saputo
resistere quindi…. perdona la punta di sadismo che ci metterò anche qui e abbi
fede, tra pochissimo tutto si sistemerà!
Dindy80: e lo so … sto portando tutto agli estremi rendendo
impossibili le previsioni… però la storia mi è nata con alcuni flash a cui
proprio non so rinunciare ma che comportano una certa dose di pazienza da parte
vostra. Guarda… mi sa che anche se no dovesse mai diventare un libro, te lo
rilego e te lo spedisco con dedica! Prima o poi lo farò! :) e magari ne
mandiamo una copia anche a Rob!
Hai capito perfettamente Ale e quindi credo tu sappia già se
partirà o no… ha un fantasma da far evanescere… dopo potrà tornare se stessa. Un
bacio dany!!!!!!!!!!!!!1
Lazzari: e lo so, kellan fa tanto l’ingenuo ma è un buon
osservatore oltre che un buon amico.
Per Ale… dico solo azzeccato, per quello manca ancora un
capitolo :)
Un bacio!!!!!
Sweetdreams: sei sicura che torneranno non in questo ma nel
proximo capitolo.... potresti avere ragione… periodo ipotetico :)… il nuovo
teaser però c’è già :)
Alice cassedy: sei diventata telepatica?? :) ale e bella…mmmm…
no non credo di poterla confondere con Bella. Bella è stata abbandonata, bella
inizia ad essere certa che lui non avrebbe mai potuto amarla… Ale… è solo
depressa e stanca e insicura…sa di amare e di essere ricambiata, ma i suoi sono
tormenti di tutt’altro genere. sinceramente so che io stessa faccio molti
riferimenti alla saga della meyer, ma credo che nella reazione di bella lei
pecchi molto di originalità, poiché è più che comprensibile che lei reagisca
così, come forse tutti quanti in fondo un minimo facciamo quindi… credo che Ale
sia un Edward su tutta la linea. :)
Oggi vedremo che successi o insuccessi ha ottenuto kellan.
Sophie88: perdonami so, ma sono in un ritardo bestiale su
qualsiasi cosa… soprattutto con il leggere. Appena sti esami finiranno e io
potrò tornare a scrivere anche al pom tutto tornerà come prima.che mi invento
per continuare??? È tutto già qui nella mia testa :) fidati… tutto è già a
posto vedrai!!!!
Vannyp1987: la storia inizia a prendere un verso che ti
piace? Ne sono felice! però sappiamo che mancano ancora dei capitoli e ale ha
ancora un fantasmino da affrontare… vedremo quando ce la farà :)
Un bacio!!!
- si può sapere che cazzo ci facciamo qui?- chiedo scocciato
guardandomi attorno furtivo da dietro gli occhiali da sole.
- è un ristorante, Rob. Secondo te, che ci dobbiamo fare a
parte mangiare?- mi risponde Jack seccato guardandosi attorno mentre tenta di
scaldarsi le mani con il fiato.
- potrei farti una lista infinita di cose che si possono
fare in un ristorante- ribatto seguendo da dietro le lenti una signorina che ci
era appena passata accanto e continuava per la sua strada lungo la via
illuminata dalla luce dei lampioni. Io con lei avrei avuto giusto un paio di
idee che non mi sarebbe dispiaciuto mettere in pratica.
- Rob, cazzo, piantala! Ancora un po’ e ti prosciughi!-
sbotta il mio amico tirandomi uno scappellotto dietro al collo. Mi vien da
ridere se penso che circa tre mesi fa lui faceva anche di peggio.
Appena finito di lavorare ha preteso che mi vestissi e che
venissi qui con lui per aspettare Kellan e passare una serata tutti assieme tra
maschi, senza andare al rimorchio, senza farci riconoscere, ma solo per stare
un po’ insieme tra noi.
Certo… la cosa mi sa un po’ di losca dato che Kell sta
tornando da New York e che Jack sembra parecchio impaziente. Jack è sempre
quello calmo e pacato, quello sarcastico e acido, quello che non si scompone
nemmeno se gli annunciassero che nel 2012 tutti si salveranno tranne lui.
Decisamente non è da lui fare avanti e indietro e sbirciare
dentro ad ogni taxi che vede passare e poi distogliere lo sguardo in fretta
quando vede che lo sto guardando cercando di capire cosa stia facendo.
- potresti toglierti gli occhiali, Rob? Mi innervosisci-
sbuffa ad un certo punto ripercorrendo per l’ennesima volta il tappeto blu
dell’ingresso del ristorante.
Togliere gli occhiali, e perché mai?
Giusto per cercare di calmarlo e non irritarlo ulteriormente,
lo ascolto e mi tolgo gli occhiali per riporli nel taschino della giacca.
- ma Kell sa che dobbiamo vederci qui?- chiedo dopo aver
guardato l’ora sul display del telefono. Eravamo al freddo e al gelo già da
quasi mezz’ora e di Kellan non c’era proprio traccia.
- l’ho sentito prima che si imbarcasse a New York e da quel
momento sembra essersi dimenticato di accendere il telefono, però c’eravamo già
messi d’accordo- mi risponde abbassandosi un po’ per sbirciare dentro
l’ennesimo taxi che per l’ennesima volta passa avanti e non accenna minimamente
a fermarsi.
- che razza di coglione- borbotto pensando a quanto sarebbe
stato meglio ordinare pizza e birra e mangiarsela sulla moquette della camera
dell’albergo di uno di loro. Nella mia non ci sarebbe stata molta moquette
libera su cui sedersi.
Di certo avevo fatto molto in fretta a disfare le valige
quando sono arrivato. Ho semplicemente rovesciato tutto per terra e lì è
rimasto tutto quanto.
I pezzi della sua macchina fotografica sono ancora sparsi e
ammetto di non aver avuto la tentazione di spostarli dal loro posto nemmeno
quando stanotte, alzandomi per andare al cesso, mi sono quasi tagliato un piede
per via di un pezzo di plastica dura affilato come la punta di una freccia.
Non ho il coraggio di raccoglierli e infilarli in un cestino
per buttarli via.
A volte so essere molto tragico e la mia vena melodrammatica
manifestarsi in tutta la sua pateticità, lo so bene, ma raccogliere quei pezzi
e buttarli via del tutto mi sembrerebbe come chiudere davvero il mio passato
con lei, rinunciare del tutto alla speranza che lei prima o poi possa tornare
da me, anche se mi rendo conto che è solo una vana speranza di un uomo che una
volta è stato un sognatore ma ora non riesce ad essere nemmeno l’ombra di
quello che era una volta.
Qualcosa mi fa sperare che lei un giorno possa tornare da
me, anche se non ho idea dell’accoglienza che potrei riservarle.
L’ho detto, a volte sto talmente male che non me ne
importerebbe un bel niente di quello che è stato, che la prenderei tra le mie
braccia e la stringerei così forte da non potermi più materialmente separare da
lei, cucendo insieme i nostri cuori affinché continuino a battere l’uno
sull’altro all’infinito.
Altre volte… vorrei solo gridarle addosso la sofferenza e la
rabbia che continuo ad immagazzinare in quantità sempre maggiori da quando se
n’è andata. Vorrei gridarle addosso quanto mi abbia fatto male per poi dirle
che non l’amo più e guardarla soffrire del mio stesso male.
Vorrei vederla consumarsi come me, vorrei vederla cercarmi
ovunque e scoprirsi sempre delusa perché ogni bacio che riceve non sono le mie
labbra a darglielo, vorrei vederla stracciare le mie foto e odiarmi e odiarsi
come sto facendo io.
Vorrei che sentisse sulla pelle, nello stomaco, nella testa,
nel cuore cosa mi sta facendo.
So che sembra un pensiero meschino e cattivo, lo so. Ma la
mia ferita è troppo grande e troppo profonda per essere ricucita e cancellata
da un semplice “eccomi, sono tornata”.
Lotterei contro me stesso cercando di non prenderla e
tuffare il viso nei suoi capelli profumati pur di trasmetterle un po’ di quello
che provo ora.
Mi passo una mano tra i capelli cercando di allontanare il
pensiero di lei che ancora una volta ha trovato il modo di raggiungermi.
Trova sempre il modo per raggiungermi, pur essendo
infinitamente lontana.
Riesco a tornare nel mondo reale giusto in tempo per vedere
Kellan scendere giù dal taxi e cacciarsi subito le mani in tasca per
proteggerle dal freddo.
- sei andato fino in Europa e ritorno, Kell?- commenta
sarcastico Jack scuotendo di fronte al nostro amico il polso su cui tiene
l’orologio.
- vaffanculo, Jack. Fatti tu cinque ore d’aereo e poi ne
riparliamo- borbotta Kell salutandomi con il gesto cameratesco di afferrarsi la
mano e far scontrare le spalle per poi ripeterlo di nuovo con Jack.
- si, si, si, ma non esiste che dobbiamo aspettare le undici
di sera per cenare- ribatte Jack già spingendo la porta d’ingresso del
ristorante.
Ci veniamo abbastanza spesso in questo posto. Calmo,
tranquillo, a conduzione familiare… le pareti sono con il mattone rosso a vista
e sostengono qualche quadro qua e là. Pochi tavoli dalle tovaglie rosse e già
apparecchiate in attesa dei clienti.
Tutti e tre ci dirigiamo subito a un tavolo apparecchiato
per quattro in fondo alla sala, sistemato all’angolo con il muro che copre
l’ingresso del bagno, abbastanza appartato e discreto.
- allora… che scene avete fatto oggi senza di me?- chiede
Kellan togliendosi la giacca e appoggiandola allo schienale della sedia prima
di prendere posto.
- Edward qui presente ha fatto la scena dell’incontro con
Taylor davanti alla scuola e io ho fatto la comparsa, e tu? Ti sei fatto
fotografare un’altra volta in mutande?- ribatte Jack con già in mano il menù.
All’idea di Kell in mutande davanti al suo obbiettivo già mi
ribolle il sangue nelle vene ma è meglio che mi dia una calmata. Non posso più
permettermi la gelosia, se poi il confronto fisico è con Kellan… è meglio che
me la metto su per il... va beh, lì.
Non c’è gara con lui.
- solo perché mi hanno fotografato in mutande per Ck una
volta non vuol dire che in vita mia farò solo foto in mutande, Jack! E poi che
sei geloso? Se vuoi ti posso organizzare qualche cosa con la Benetton 012, che
ne dici? In genere non è lì che si serve Ash quando vuole regalarti un paio di
boxer?-
- fottiti, stronzo!-
Ma come siamo gentili e cordiali stasera!
Tra un insulto sarcastico e l’alto riusciamo a ordinare, e
la serata si svolge comunque tranquilla. Kell e Jack non fanno altro che
punzecchiarsi e hanno smesso di fare qualsiasi riferimento alla giornata
passata a New York.
Parlano di date, di viaggi, impegni, interviste varie… ma li
ascolto solo con un orecchio.
Ammetto di non essere
molto di compagnia, non lo sono più da un po’ di tempo.
Mi limito a ridere con loro, a prendere le parti dell’uno o
dell’altro aggiungendo un po’ qua e un po’ là un po’ di sarcasmo macabro di cui
sono diventato un maestro.
Però per quanto mi sforzi, non riesco a non pensare al fatto
che lui oggi l’ha vista. Che ha parlato con lei.
Kellan e Jack evitano con cura l’argomento e ogni tanto li
sorprendo a guardarmi in modo strano, Kell più di Jack. È come se sapesse
qualcosa che non vuole dirmi. Beh… l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, no?
Parlano, parlano e parlano ma io non riesco a concentrarmi
su nessun discorso.
Fino a poche ore fa lei era con lui. Fino a poche ore fa lui
ascoltava la sua voce e stava in piedi mentre lei lo studiava attraverso un
mirino.
Ancora la vedo mentre flette le ginocchia e fa
quell’espressione buffa mentre scatta: arriccia un po’ il naso e schiude la
bocca, trattenendo il respiro fino allo scatto.
Si riavvia spesso i capelli e con una mano a reggere
l’obbiettivo troppo pesante fa le sue regolazioni con cura e attenzione. Il
modo in cui sbuffa quando non riesce subito ad avvitarlo alla macchinetta o il
modo in cui smonta un cavalletto: con un colpetto leggero del piede chiude il
treppiede e solo dopo lo solleva per smontarlo.
Lui oggi ha visto coi suoi occhi tutto questo.
A me non resta altro che ricordarlo.
Quando Jack mi ha detto che sarebbe partito, ho cercato di
convincermi che non mi importasse. Ho passato la notte in bianco cercando di
non pensarci, ma più cercavo di concentrarmi su qualcos’altro, più tornavo
sempre lì con la testa.
Non so nemmeno bene come mi sento, sinceramente. Ormai il
dolore al petto è una costante di cui non percepisco più le variazioni.
Osservo il bordo del mio bicchiere dove le mie labbra hanno
lasciato un’impronta opaca e quasi invisibile.
Lei cercava sempre il mio alone e poi da lì beveva, e lo
stesso facevo io.
Lei non beve più dal mio bicchiere. È ora che io me ne
faccia una ragione.
Borbottando delle scuse, mi alzo e giro l’angolo dietro
Kellan per andare in bagno a rinfrescarmi un po’ il viso e trovare un po’ di me
stesso in modo da essere un po’ più partecipe alla serata. Il passo per andare
avanti.
Inutile dire che l’acqua fredda ne può veramente poco e il
mio riflesso nello specchio ne è la conferma. Il mio viso non è particolarmente
tirato o magro ma… è spento. La curva delle mie labbra gira costantemente verso
il basso, il mio sguardo è più severo. Mi guardo e non trasmetto nulla persino
a me stesso.
Non sono mai stato incline autocompatimento ma… povero me,
faccio davvero schifo.
Afferro un fazzoletto di carta per asciugarmi le mani ed
esco dal bagno, imponendomi di non pensare più a lei, di provare almeno per
stasera a liberarmi del mio malessere.
- sei sicuro di averla vista proprio così male?-
La voce di Jack un tono più alto del sussurrato e il “la” mi
bloccano dietro la parete. Aspettava solo che me ne andassi per estorcere
informazioni a Kellan. Prevedibile.
Prevedibile come il mio continuare a nascondermi per poter
ascoltare tutto quello di cui non hanno il coraggio di parlare in mia presenza.
- no, guarda, ho incontrato una sua sosia! Era lei ti dico,
ma non era più lei…- risponde Kellan con lo stesso tono.
- insomma, sii chiaro. Era lei o non era lei?-
- togli a Rob la barba, i capelli biondicci, una trentina di
chili e mettigli su un paio di tette e avrai una copia esatta di come si è
ridotta-
Non ho capito… sta bene o male?
- cazzo… così male?-
- no, peggio. Jack… è magra, pallida, spenta… tre volte su
quattro aveva gli occhi lucidi… dire che sta da schifo è minimizzare-
Quindi… male… sta male anche lei quanto sto male io… eppure…
non chiama. Perché non chiama se sta così?
- e io che te l’ho pure fatta mandare a ‘fanculo per me… Ora
mi sento una merda-
- allora sono una merda anch’io perché l’ho mandata a ‘fanculo
non una, non due, ma un sacco di volte durante il viaggio di ritorno-
- avanti Kellan, non cercare di alleviare il mio senso di
colpa. Sono una merda-
- si, anch’io-
- tu non sei una merda, Kellan… tu sei… Oh, lo sai!-
- si, di solito è così… ma fidati, l’ho mandata anch’io a
quel paese e se tu ti senti una merda, io mi devo sentire più merda di te, ma
non lo faccio perché se li merita tutti i nostri vaffanculo-
- ma se hai appena detto che sta peggio di lui!-
- si ma, primo, lui è stato mollato e lei è quella che lo ha
scaricato. Secondo, lei sta male ma è una scema perché è un’autolesionista
conclamata e questa è una verità assoluta. Ti giuro, ci ho messo tutta la mia
arte per convincerla a chiamarlo ma non sono riuscito a persuaderla nemmeno a
mandare un piccione viaggiatore con scritta una cacchio di motivazione reale
per il principe dello scopa e fuggi. E terzo… inizio a odiarla anch’io-
- e… perché il terzo motivo? si, dico a parte Rob depresso e
scopaiolo…-
- perché… le ho chiesto di partire con me stasera. L’ho
aspettata finché non mi hanno costretto a salirci su quell’aereo ma lei non è
venuta-
- che hai fatto??-
Che ha fatto??????
- hai sentito bene, Jack. Le ho chiesto di venire qua con
me. Chissà che almeno…-
Non riesco a sentire di più e manifesto la mia presenza.
Kell e Jack rimangono immobili e con gli occhi sbarrati a
fissarmi. Completamente muti e spiazzati.
- ragazzi… apprezzo molto quello che state facendo per me, i
vostri tentativi di non parlarne… di non farmici pensare… ma… non c’è più nulla
da fare. Mi ha scaricato… non c’è nulla da rimettere insieme. Scusate, vado
fuori a fumarmi una sigaretta-
Dopo aver preso la giacca e averla infilata, esco svelto
sulla terrazza del ristorante e cerco di controllare quello strano nodo che ha
preso possesso della mia gola.
Rovescio la testa all’indietro per evitare che salga su fino
agli occhi, boccheggio in cerca d’aria ma… è tutto inutile. Lacrime e
singhiozzi si rovesciano come un fiume in piena.
Mi siedo per terra, appoggiandomi al muro, sperando che
lasciare uscire tutto fuori possa aiutarmi a sentire meno male li dove una
volta credo stesse il mio cuore.
Kellan le ha chiesto di venire qui da me e lei non si è
presentata all’aeroporto.
Lei non è venuta. Lei non mi vuole…
Non è voluta venire da me e questo non ha bisogno di
spiegazioni. Lei non mi ama. Tutto qui.
Non mi ama e non ci tenta nemmeno.
In questi mesi mi sono dato del patetico infinite volte
perché ho pensato di potermi accontentare anche solo di un suo tentativo,
convinto di poter amare abbastanza per entrambi, come dissi una volta ad Emily.
Ma forse è meglio così.
Se non mi ama che senso avrebbe per lei stare con me? E che
senso avrebbe per me?
Con mani tremanti cerco di accendermi una sigaretta per
usarla come diversivo o almeno come calmante. Dopo qualche tentativo andato a
buca ci riesco ma non serve praticamente a nulla.
Man mano che le lacrime e i singhiozzi escono mi sento
sempre più vuoto perché assieme a loro se ne va anche la piccola speranza che
ancora serbavo di un eventuale futuro insieme.
Ora come ora non mi importa nemmeno più di sapere il perché
di tutto questo.
Non mi importa più del perché non mi ami, d’altronde la
risposta è sempre stata chiara sotto i miei occhi e io mi sono sempre rifiutato
di accettarla.
Non mi importa più di preoccuparmi di come di dovrei
comportare nel caso tornasse.
Non mi importa più di evitare di buttare i pezzi della sua
macchina fotografica. È tutto finito, di che altro dovrei illudermi?
Non mi importa più niente.
Fa solo tanto male.
È un dolore sordo, costante e profondo. È un vuoto nel
petto, e anche se ora so che lei non se la passa meglio di me… non riesco a non
odiarla.
Mi ha permesso di innamorarmi di lei pur sapendo che non mi
avrebbe mai ricambiato. Non ne ha mai avuto l’intenzione.
Come lo so? Perché non ha detto a Kellan di riferirmi
nemmeno uno “scusa”.
Niente. Nemmeno una parola. Solo silenzio.
E poi… due tentati suicidi in meno di un anno parlano da
soli.
Secondo me ha sempre saputo quanto l’amassi, era troppo
evidente per qualsiasi persona, perché doveva essere un mistero proprio per
lei?
Però si è presa il mio cuore e l’ha stretto in un pugno. Non
dico che ha riso e sghignazzato malefica quando l’ha fatto, ma è stata un vero
killer.
Fredda e spietata.
Non so perché abbia deciso di giocare con me. Ignoro i suoi
motivi ma, qualsiasi essi siano, lei non mi ha scelto.
Lei ha scelto Matt e io… forse è ora che me ne faccia una
ragione perché lei non tornerà.
Più.
Mai più.
- signorina?-
La voce calda e preoccupata di un uomo mi scuote dal mio
torpore. Mi giro a guardarlo. Non avrà più di una cinquantina d’anni a
giudicare dalle piccole rughe che gli solcano il viso e la leggera brizzolatura
dei capelli.
- si sente bene?- chiede ancora appoggiandomi anche una mano
su una spalla.
- si…- sibilo come in trance. - Si- ripeto più convinta dopo
essermi schiarita la voce.
- ha bisogno…che le chiami qualcuno?- chiede ancora.
- no, grazie. Sto bene- rispondo abbozzando un sorriso,
sperando che se lo beva e si rassicuri.
Ritornando in posizione eretta, mi squadra critico e forse
preoccupato, non mi importa, prima di sfiorarsi la tesa del cappello con due
dita e farmi un cenno di saluto con la testa per poi allontanarsi.
Torno meccanicamente a guardare fuori dalla vetrata della
sala d’attesa dell’imbarco. È buio pesto fuori e le segnaletiche luminose degli
aerei sembrano solo tante piccole lucciole lontane finchè fasci di luci più
forti non illuminano un velivolo che si prepara alla partenza.
- Ale, parti con me
stasera. Vieni con me da lui-
Queste parole mi
tirano fuori dal mio vortice meditativo come se fossero state un defibrillatore
per la mia anima.
- ho il volo stasera
alle sette. Vieni con me-
Boccheggio in cerca
d’aria, come una persona che respira per la prima volta dopo una lunga apnea.
Non so cosa voglia
trovare nel suo sguardo, ma lo osservo attenta, sentendo una marea di emozioni
contrastanti montare su per le mie vene, incendiandole con la loro folle corsa.
- Ale, non buttare via
quest’opportunità. Non devi farlo da sola. Ci sarò io, ok? Ti accompagno io da
lui- parla con voce calda e rassicurante Kellan.
Dopo un tempo per me
apparentemente infinito, la mia bocca prende a muoversi e a emettere suoni che
però non riesco a pronunciare.
- io… ci devo pensare
Kellan. Non posso risponderti ora…-
Quasi balbetto, ma da
un lato sono felice del fatto che nella mia incoscienza, il mio io profondo che
si è preso libertà di parola abbia avuto almeno il buon gusto di lasciare la
decisione a tempi di lucidità più intensi.
- certo… hai fino alle
sette. Io ti aspetto li. Ci penso io a farti il biglietto, tu devi solo raggiungermi
Ale - risponde con tono comprensivo alzandosi dallo sgabello e recuperando la
sua giacca.
Mentre si riveste
sento i suoi occhi puntati addosso come se mi stesse scavando dentro e dicendo
“lo so che vorresti venire con me, quindi fallo”.
Ha ragione, vorrei
tanto andare con lui.
- Ale?- mi chiama
- si?-
- ti prego, pensaci
sul serio. Parti con me. È davvero distrutto… non dico “tornate insieme” ma
almeno parlatene insieme. Se tu gli dessi anche solo un motivo non si
ridurrebbe così. E nemmeno tu saresti
così-
Ci ho pensato.
Tutto il pomeriggio.
Sono uscita prima dal lavoro e sono corsa a casa a preparare
il trolley. Ho preso un taxi e sono corsa qui, ma quando ho visto Kellan in
piedi vicino al banco dell’imbarco mi sono fermata.
Ho cercato di fare un passo in avanti, ma è stato più forte
di me.
Non potevo tornare da lui. Non ora.
Lui stava male? L’ho sempre saputo che sarebbe stato così,
ma se Kellan gli dicesse che io mi sono rifiutata di venire magari sarebbe un
taglio netto ancora più netto e lui… potrebbe andare avanti.
Io affonderei ancora di più ma di me non mi importa molto.
Io non posso tornare e scaricargli addosso tutte le mie
paure, tutte le mie ansie… se lui un giorno non le sopportasse più e mi
lasciasse io ne morirei, e li davvero non ce la farei più ad andare avanti.
Avere la consapevolezza di saperlo vivo e in un futuro anche
felice mi ha dato quel briciolo di coraggio che mi è servito per andare a
prendere posto sulle poltrone della sala d’aspetto e guardare Kellan partire.
Sono ancora seduta qui… ho seguito l’imbarco, l’ho visto
scendere dal pulmino che l’ha portato all’aereo e guardarsi ancora una volta intorno
e poi l’ho seguito mentre spariva dentro al mezzo.
E ora sono ancora qui… a guardare una pista d’atterraggio.
È mezzanotte passata e forse è il caso che me ne torni a
casa… ma non ho voglia di alzarmi.
Sinceramente spero di trovare nel mio riflesso nel vetro un
qualcosa che mi dica che ho fatto davvero bene a non partire. Qualcosa, un
segno che mi dica che ho fatto la scelta giusta, che mi rassicuri. Ma non ci
sono segni, non ci sono piume, non c’è niente.
Se ci sto mettendo più di cinque ore a cercare una sicurezza,
la cosa dovrebbe farmi pensare… ma io sono certa che da qualche parte ci deve
pur essere un motivo che supporti la mia decisione. Un motivo… valido… per
tutti, almeno.
Ma forse semplicemente non vedo segni perché non ce ne sono
stavolta.
Forse non ho fatto la cosa giusta.
Forse ho fatto la seconda cazzata più grossa della mia vita.
Forse… se avessi fatto la cosa giusta dovrei sentirmi in
pace con me stessa. Dovrei sentirmi meglio, sollevata… dovrei andare a casa e
far fuori la nuova tappezzeria di porte e portelli del frigo e iniziare a
dimenticarlo come voglio lui dimentichi me.
Ma non lo faccio. Resto qui, con il dolore che mi squarcia
il petto e le lacrime che premono per uscire. Le trattengo. Se piangessi
sarebbe la conferma che ho proprio sbagliato tutto…
Ma forse… ciò non ha più importanza… perché… qualunque sia
ora la verità, io l’ho perso.
Per sempre.
Ok, lo ammetto… sono sadica, ma aspettate e abbiate fede. Mancano
ancora 4 capitoli, forse 5 se uno viene troppo lungo…
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Capitolo 43 *** capitolo 43 ***
capitolo 43
Salve gente!
Eccoci qua con uno degli ultimi capitoli della storia.
Lo so che sono stata un po’ sadica l’altro capitolo con i
miei personaggi, ma il fatto è che dovevo arrivare a scrivere questo.
Questo capitolo qui, infatti, è stato uno dei capitoli che ho
immaginato tra i primi quando ho pensato alla storia, uno di quelli che ti
colpiscono come un flash mentre cammini per la strada e senti che la storia non
avrebbe più senso se lo togliessi, quindi perdonatemi per quello trascorso, ma
arrivare a questo punto era troppo importante per me, e non avete idea di
quanto sia stato difficile scriverlo (questo è il motivo del ritardo). È stato
difficile, perché quando aspetti tanto un capitolo hai sempre paura di non
riuscire mai a renderlo come vorresti, ma è stato anche emozionante. L’ho
scritto tutto tra ieri notte e questa mattina, presa dalla dea della creatività
e questo è il risultato, che mi è costato, non mi vergogno ad ammetterlo,
qualche lacrimuccia.
Spero quindi che il nuovo calo di recensioni sia dovuto solo
a una informale protesta contro il mio sadismo, ma non vi chiedo scusa, perché
per me questo capitolo 43 non poteva mancare. Bisogna toccare il fondo per
risalire, no?
Tra le altre cose, ho ricevuto una recensione nel primo
capitolo dove mi si informava che avevo sbagliato un sacco di cose in ordine al
mestiere di fotografa di Ale. Rispondo qua per tutti sperando che possiate
capire.
Io non sono una fotografa. Ho una minimissima,
praticamente invisibile, esperienza come fotografa amatoriale ma cmq sempre con
compatte comuni. Mio zio è un fotografo però, abitando lontano, non mi ha
potuto dare chissà quanti aiuti. Quello che ho scritto l’ho fatto cercando di
documentarmi da sola, per quanto possibile a una profana che non sa nemmeno da
dove iniziare a cercare. Se dalle mie righe è sembrato che ne capissi davvero
qualcosa, beh sarebbe stato grave il contrario, dato che ho scelto questo
mestiere per la mia eroina. Doveva sembrare convincente.
Lo so che è importante documentarsi quando si scrive, e io
per quanto ho potuto l’ho fatto, ma ci tengo a sottolineare e ripetere che non
è questo il ruolo in cui è nata Alessia. L’ho detto e ridetto mille volte che
lei è un personaggio venuto fuori da un altro progetto che ho in mente con una
mia amica. Lì è un’interprete quindi… come vedete sono due mondi completamente
diversi.
A me piace metterci
cura nelle mie storie, ma siccome non sono un essere infallibile, che questa è
una storia che è più incentrata sull’attore che non sulla fotografia… prego di
non essere troppo severi nel vostro giudizio, cercando di capire qual è il
concetto senza soffermarvi sui particolari tecnici che solo gente del mestiere
conosce.
Il teaser del prossimo capitolo dovrà attendere qualche
giorno, e vi chiedo di perdonarmi per un eventuale ma non scontato ritardo.
Venerdì ho l’ultimo esame della sessione e il mio unico neurone richiede tempo
per riprendersi prima di tornare all’opera, senza contare che ho anche una
rossa ancora da scrivere! :P
Vi ricordo il blog mio, quello di agathe e il forum.
Detto questo, spero nel ritorno delle vostre recensioni e
rispondo alle 16 che mi avete lasciato.
Recensioni:
cricri88: mbare cri, omaggi! Lo so sono stata sadica come
mai prima d’ora, ma capiscimi… ci tenevo davvero troppo a questo capitolo! E
secondo me dopo che l’avrai letto, concorderai nel dire che era necessario. O
almeno lo spero!
Sti esami mi stanno logorando e mi mancano un sacco le
nostre serate su twitter, non vedo l’ora che arrivi venerdì e che tutto finisca
perché non ne posso più!
Un bacio bedda!
Enris: hai perfettamente ragione per quanto riguarda rob,
sia sul suo esternare i sentimenti che per tutto il resto. Per ale… so per
certo che vincere le proprie paure, che spesso sono stupide, è difficile. Ci
deve essere un momento in cui tutto il male che ti fanno ti fa reagire e
finalmente capire quello che è sempre stato sotto i tuoi occhi. a volte ci
vuole un giorno altre volte mesi… ma non ti preoccupare… io amo i lieto fine :)
Non si può perdere tempo quando qualcun altro soffre… hai ragione,
ma a volte siamo convinte che tutto quello che facciamo sia il male minore
quindi… bah leggi il capitolo e poi mi dirai :) Ale saprà risponderti meglio di
me.
Un bacio!
Sophie88: sono fusa! Tutto il giorno dietro a st’esame,
stasera la passerò ancora a ripetere. Tra esami e casini vari sto a pezzi!
Stiamo arrivando alla fine di quest’odissea soph… non so tu ma io ho già
ripreso a rileggere il nostro manoscritto…vediamo che ne esce.
Un bacio!
Dindy80: ti dico solo questo :) ci siamo! Aspetto il tuo prossimo
commento per risponderti più diffusamente, sappi solo che ci siamo!
Lazzari: aaaaaaaalt !!!! :) caspita! Quanto fervore! Ti ho
fatto proprio arrabbiare! Ale… Ale doveva scappare ancora una volta per
rendersi ancora più conto di quello che prova :) questo capitolo ti chiarirà e
ripeto… bisogna toccare il fondo prima di risalire, no? Robert… a parte il
fatto che sia Robert… è normale che soffra. Se non soffrisse la storia non
sarebbe sincera. Restano comunque persone normali che vivono e soffrono come le
persone normali, quindi perché non farlo soffrire un po’? ma siamo quasi alla
fine e quindi… niente, amo i lieti fine e spero che questo capitolo ti piaccia
e ti chiarisca.
Un bacio :)
Giu O: no ma aspetta ora non ti capisco più. ma tu di dove
sei? Di torino, di milano o di pavia? Vabbe cmq siamo vicine!!!!! Mbare mo cu
sacciu… XDXDXD
Il mio neurone non è messo meglio del tuo. Ora come ora
ragiona in latino, e tra un po’ quando faccio la spesa chiedo se posso pagare
con i sesterzi, ti dico solo questo.
Il lieto fine giunge tranquilla e oggi potrai già
intravederlo! :) dovevo proprio arrivare al fondo. Ale è una persona estrema,
riflessiva ma estrema nelle sue scelte. Doveva proprio toccare il fondo e
arrivare al capolinea dell’esasperazione per poter capire davvero.
So anche io che veder piange santo Roberto da Londra è
triste quanto vedere la caccia ai cuccioli di foca, ma insomma… accetto le
conseguenze capitali del mio atto, anzi… del mio reato, perché di reato si
tratta, invocando la causa di giustificazione della stupidità femminile (a
volte abbiamo anche noi di questi momenti, purtroppo. Diciamo che ogni tanto
smettiamo di essere perfette per non mortificare troppo il genere maschile).
Bedda minni stai iendu! Aggia parare cu nu piezz i cess che
si chiama prof Z. iddu è bbestia appiddaveru i si non sacciu i cose… megghiu
che no dico picchi m’affrunto. È bestia cu 1000 b, tu giuro!
Fred cullen: ti posso rispondere solo in un modo: l’amore
rende stupidi. Non è uno scherzo, è un dato di fatto in cui ho continua prova
sulla mia pelle tutti i giorni da tre settimane a questa parte. l’amore rende
stupidi. Non ti fa vedere le cose più elementari e ti fa soffrire. Non è solo
un sentimento bello ed emozionante. Secondo me è il sentimento più bastardo che
esista. L’odio è odio, il bene è bene, ma l’amore è stupidità, passione,
cecità, batticuore, paranoia e tante altre cose… sti due sono proprio
innamorati :).
Se vogliamo lui avrebbe potuto correre da lei e sfondare la
sua porta rompendogli le scatole fino a un chiarimento, ma l’orgoglio l’ha
fermato. Lei vede fantasmi e paure che non esistono ed è troppo vigliacca per
affrontarli… parlare… parlare…tra stupidi non si parla purtroppo la stessa
lingua :)
Spero comunque che letto questo capitolo capirai quanto fosse
necessario arrivare a questo punto estremo prima di tornare a ragionare
seriamente :)
Un bacio!
Annina88: eeeeee lo so, sono sadica. Lo so lo so lo so…
maaaaa… questo capitolo io dovevo scriverlo, e mi serviva che arrivaste davvero
a odiare Ale, prima di arrivare a capirla davvero.
Vorrei scriverti di più in questa risposta ma… lascio che
sia il capitolo a parlare per me e a rispondere alla tua recensione. Solo Ale
può dirti le cose come stanno!
Un bacio! Ci sentiamo su msn!
Smemo92: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e
soprattutto che tu l’abbia apprezzato davvero. Era necessario per arrivare a
quello di oggi e sono contenta del fatto che tu l’abbia capito.
Kell e jack… che dire? Si commentano da soli! Io li amo!!!!!
Un bacio!
Alice cassedy: eeee lo so… lo so che sono sadica e li sto
facendo soffrire, ma io ho vissuto parecchie delusioni amorose per non lasciare
un piccolo spazio anche al lato nero di questo sentimento che fa tanto male
quanto bene. Come ho detto prima in un’altra risposta, è il sentimento più
bastardo che esista, perché ha una doppia faccia, e questa, purtroppo è una
realtà.
Per il quarto capitolo tutto intero ti dico… devo vedere…
farli troppo lunghi poi porta via spesso recensioni e interesse, e siccome quel
capitolo sarà un doppio pov… beh… voglio che possiate gustarvelo. Inoltre per
me è anche una cosa positiva spezzare perché almeno guadagno giorni per
scrivere il primo capitolo della nuova storia senza lasciarvi troppo tempo a
bocca asciutta… cmq vedremo :)
Sweetdreams: prepara i fazzoletti Sweet! Qua si piange
davvero stavolta, più di prima! super Matt… super Matt è superMatt quindi… non
ti dico niente e ti lascio al capitolo che meglio di me può rispondere alla tua
recensione.
Tranquilla… la storia finirà, ma ne ho già altre in mente :)
rob non saà rob, ma il suo faccino ci sarà eccome!!!!
Un bacio!
Romina75: io davvero
ho smesso di stupirmi di te e dei tuoi commenti, sul serio. “merita un urletto
in falsetto spaccavetri dei Bee Gees” ma da dove ti vengono???XDXDXDXDXD
Romy romy romy…. Che posso dirti? Il mio sadismo merita una
punizione ma… ci tenevo troppo a questo capitolo qua. Dovevo fargli toccare il
fondo a entrambi per il bene di questo capitolo e di quello che deve ancora
venire. Se non avessi messo quell’intermezzo disastroso non sarebbero stati
credibili. Ale doveva toccare il fondo per risalire e Rob doveva iniziare a
odiarla sul serio, doveva disilludersi del tutto per reagire come voglio che
reagisca. L’hai detto anche tu che se no sarebbe stato troppo perfetto no? e i
ragazzi perfetti con le storie d’amore perfette non esistono :)
L’aspettativa è grande? Io ti dico solo che quasi piango
dall’emozione ogni volta che mi metto davanti al portatile per buttare giù
qualche riga :)
Fare salire la tensione e l’interesse fino all’ultimo era
proprio quello che volevo, perché trovo che alcune storie tendano un po’ ad
appiattirsi verso il finale, diventando praticamente un epilogo infinito. Bah..
vedremo se anche questo capitolo manterrà alto l’interesse :)
Fallsofarc: amore ieri notte è giunta l’illuminazione divina
e ho scritto… ancora non ho voglia di leggere ma… bo sarà stato notting hill
che mi ha rimesso in pista.
Sono tempi bigi per entrambe ma vedrai che tutto passerà e
noi torneremo più donne dei limoni di prima!
Venendo alla rec… la tua versione desperate housewife è
stata fantastica!!!!! Davvero davvero fantastica! Ora vedi di tornare dalla
versione dottor house drogato perché come dice cri no buono!
Il teaser piumereccio ha avuto larghi consensi, e tutti
sperano che SuperMatt riesca la dove l’uomo pendolo ha fallito miseramente…
povera gioia almeno ci ha provato!
Certo che ho già lo schema della nuova storia! Ora ha anche
più senso di come te l’avevo abbozzata ed è meno twilightereccia credo… forse
risento dei “vampire diaries” ma chissene… amo i lieti fine, lo sai! Ian è
stata una debolezza… non ho resistito ai suoi occhi ghiaccio che lo rendono un
trombabilissimo.
Va beh, amore… la pianto con questo delirio e ti lascio al
delirio più delirante che tu abbia mai letto dopo la serata tra uomini del
capitolo 29!
Un bacio amore! ti voglio benissimissimo!!!!!!
Vannyp1987: ti ho stupita? :) davvero? Beh… è positiva la
cosa! i colpi di scena alla fine sono la parte che io preferisco di più nei
libri. Spero che anche questo qui allora ti stupisca e soprattutto ti piaccia!
Un bacione.
Piccola Ketty: troppi complimenti tesoro, grazie!!!!!! Si la
cosa più giusta da fare sarebbe prenderli, legarli e costringerli a parlarsi
ma… purtroppo non possiamo, ecco perché mi atteggio a Dio e scrivo questo
capitolo :)
Spero ti piaccia e soprattutto ti renda felice.
Un bacio!!!!
I fili sanno dove andare. Sono tutti perfettamente
intrecciati tra loro. Il loro scopo è trattenere gli altri affinché non cadano
o si disfino.
Un tessuto è perfetto, ma togli un filo e si disferà del
tutto.
Potrai cercare di riparare al danno dando due punti d’ago e
filo, ma il rattoppo si vedrà sempre e comunque, pronto a ricordarti della tua
disattenzione.
La mia vita è andata esattamente così: ho tirato un sacco di
fili e ho cercato di rattoppare i buchi alla bell’e meglio.
Il mio telo non è più perfettamente liscio, ma è pieno di
rammendi. Certo, non pretendo che il tessuto di nessuno sia perfettamente
integro, ma i rappezzi che fai per via delle scelte sbagliate sono sempre
quelli che spiccano di più.
Distesa sul letto a fissare la garza bianca del mio
baldacchino, penso a tutte queste cose, cercando significati nascosti negli
intrecci, cercando analogie, cercando esempi pratici che mi possano spiegare
qualcosa. Che mi possano spiegare perché io stia così.
Ho sempre sentito dire che spesso sono proprio le cose più
semplici a metterci sulla strada giusta per risolvere i nostri problemi, quindi
perché non tentare la strada della psicoterapia fai da me? Cos’ho da perdere?
Un bel niente. Ho già perso tutto quello che avevo, peggio di così le cose non
possono andare.
Se questa è la strada per capire…
Capire…capire.
Fino a sette giorni fa credevo di aver capito tutto, credevo
che le cose per me non potessero andare diversamente. Credevo di aver fatto la
scelta giusta.
Credevo di aver capito che se volevo disfarmi della mia
paura più grande dovevo rinunciare a ciò che volevo di più perché il fatto che
io andassi avanti, che sopravvivessi in qualche modo, era importante, anche se
lo era certamente meno della sua felicità.
Non gli avrei mai chiesto di rinunciare al suo lavoro per
me, per le mie fobie assurde, per il mio modo di vedere la celebrità. Ne ho
avuto un assaggio in scala molto ridotta sulla mia pelle e sappiamo tutti com’è
andata a finire.
E poi vogliamo parlare degli aerei? No, lasciamo stare…
altrimenti finirei col parlare persino di armi batteriologiche e poi seriamente
prenderete in considerazione l’idea di rinchiudermi, sempre che non l’abbiate
già fatto.
Ho paura di tutto, non per me, intendiamoci, ma… ho paura.
Ecco cos’era quella strana sensazione che sentivo sempre
addosso quando lui non c’era, quell’ansia che mi attanagliava le viscere.
Paura.
È sempre stata paura.
Paura che se si fosse allontanato troppo da me sarebbe stata
l’ultima volta che lo avrei visto, paura che potesse succedergli qualcosa e io
mi ritrovassi di nuovo sola.
Paura.
Paura che si placava solo quando potevo sentire il rumore
del suo respiro dall’altro lato del materasso. Non siamo mai stati una coppia
che si addormentava in un abbraccio e si svegliava allo stesso modo, ognuno
aveva i suoi spazi. Ma sentire il materasso che a un certo punto sprofondava
sotto il suo peso era una sicurezza.
Quando mi ha detto “ti amo”, quando me l’ha ripetuto, quando
continuava a chiamarmi “amore”… mi sentivo felice. Non avevo ancora chiarito
cosa provassi io per lui, l’ho fatto solo dopo… ma ero felice. Spiazzata ma
felice. Mi sentivo piena, completa… completa come con Matt.
So che seguendo questo ordine di pensieri, quella di
lasciarlo sarebbe dovuta essere l’ultima cosa al mondo che avrei dovuto fare
ma… non posso vivere così, non posso far vivere lui così. Quindi ho pensato che
sarei stata meno male se avessi troncato questo sentimento non appena mi sono
resa conto della sua esistenza. Speranza vana.
Sette giorni fa ho lasciato andare Kellan da solo, sette
giorni fa ho messo la parola fine alla nostra storia. Lo sa anche lui.
Mi rifiuto di credere che Kellan non abbia detto almeno a
Jack della sua proposta, e conoscendo Jack non avrà perso tempo a riferirlo a
Robert giusto per convincerlo a riprendersi.
Già… riprendersi… spero tanto che lui ce la faccia.
Mi manca terribilmente, è inutile che io cerchi di negarmi questa
verità. Mi manca.
Mi manca tutto di lui, persino le cose che mi davano
fastidio.
Mi manca il suo incasinare la roba nell’armadio, il suo
lasciare le scarpe in giro anziché metterle a posto nella scarpiera, il suo
vizio di appoggiare le mani ai vetri lasciando gli aloni delle sue impronte…a
momenti mi manca anche non trovare più la tavoletta alzata in bagno.
Mi alzo dal letto e scendo al piano di sotto, puntando
dritta alla cesta dei dvd. Al momento conosco solo un modo per placare la
nostalgia, ossia vederlo.
Per quanto sia masochistica la mia idea, non riesco a
trattenermi.
Ho bisogno di vederlo e sentirlo parlare.
La sua voce ha un effetto strano su di me, lo ha sempre
avuto. Riusciva a calmarmi, a eccitarmi, a farmi irritare, ad addolcirmi… la sua
voce mi faceva letteralmente impazzire. Calda e leggermente arrochita, sempre
più bella quando usava i toni bassi, sempre più coinvolgente quando la soffiava
fuori dalla bocca direttamente tra i miei capelli…
Con le mani tremanti già solo all’idea della sua voce
registrata, metto il cd nel carrellino e vado a prendermi un barattolino di
gelato alla stracciatella prima di mettermi sul divano con la coperta.
Ho ripreso a mangiare schifezze nel chiaro obbiettivo di
rimettere su peso e Beckie contribuisce tenendomi compagnia dicendo che è
supporto morale il suo mangiarsi Mars e pacchetti di patatine formato famiglia
accanto a me sul divano la sera. Come se non sapessi che è tutta una scusa per
sfogare le sue voglie, mandando al diavolo il suo “cerco comunque di
contenermi. Non voglio diventare una balenottera dopo aver partorito!”. Se così
la sua coscienza si sente più a posto…
Mi siedo sul divano e mi copro con lo stesso plaid bianco
con cui lui mi copriva quando guardavamo la tele insieme la sera. A volersi concentrare
ci si sente ancora il suo odore sopra.
Il dvd parte e dopo qualche minuto mi si presenta davanti il
menù del disco. Sto per far partire il film, ma poi vengo attratta dai
contenuti speciali, sperando di trovarci lui e non Edward dentro.
Ed ecco che a colpirmi è un link. “Commento al film”
Lo faccio partire senza nemmeno pensarci e quando sento la
sua voce insicura, mi sciolgo.
La sua risata sommessa è un balsamo per il mio cuore
dolorante, una musica per le mie orecchie, e man mano che il disco va avanti, e
lui parla, e ride, e scherza…e fa le sue battutine ironiche per prendersi in
giro… non riesco a non tornare a quel pomeriggio in cui su questo stesso divano
lui mi sussurrava all’orecchio le battute del film.
Sono patetica.
Patetica perché mi faccio del male in questo modo, patetica
perché ora è inutile piangere sul niente, patetica e basta.
Il patetismo però è un sentimento che mi è affine, di
recente. Troppe volte nell’ultimo anno l’ho vissuto per non riconoscerlo.
Persino quando ho tentato di tagliarmi le vene mi sono data della patetica.
Sarà il mio istinto naturale a superare i miei limiti, la
continua lotta contro la mediocrità di cui ho fatto un baluardo nella mia vita,
che mi fanno essere così severa nei confronti delle mie debolezze. Però come
chiamare questi momenti di autocommiserazione se non patetici?
Forse dovrei smetterla di essere tanto severa con me stessa
e cercare di guardare più obbiettivamente al mio comportamento.
Pessima mossa quando
sei da solo, depresso, con un barattolino di gelato in mano. Guardare
con obbiettività vuol dire scoprire ed enumerare tutte le volte che si è
sbagliato qualcosa. E più il numero sale, più tu affondi.
Il numero delle volte che ho sbagliato io… paurosamente
alto.
Più lo osservo crescere più mi rendo conto di aver sempre e
solo sbagliato.
Persino con me stessa… sempre.
La mia politica del non pensare, del non ricordare, del non
ascoltare… è stata una pessima mossa.
Lo è stata quando cercavo di non pensare alla morte di Matt,
facendo come se tutto andasse bene; lo è stata quando Beckie cercava di tirarmi
fuori dal mio baratro; lo è stata quando Robert è venuto a vivere con me, lo è
stata quando mi ha chiesto di essere sua.
È evidente che “non pensare” non è stata una mossa
intelligente. Mi sono trovata ad affrontare tutto in una volta, agendo per
tutto il tempo per puro egoismo.
Una volta, durante un piccolo battibecco, Robert mi ha
accusato di non parlargli mai di me, di non raccontargli mai di quello che mi
passa per la testa, di chiuderlo fuori… non ha mai avuto tutti i torti. Però se
gli avessi parlato… se gli avessi fatto vedere di più di me…
Ho cercato di seguirlo, l’ho seguito fidandomi di lui e
della sicurezza che mi dava anche il fatto che Matt mi avesse incoraggiata… ma
non sono riuscita a seguirlo fino in fondo.
Prendo a camminare a grandi passi per la stanza dopo aver
messo a tacere il sonoro della tv, non sopportando più la sua voce, che mi fa
si del bene ma anche del male.
È inutile che io ora mi maceri in questi pensieri, che mi autodistrugga
più di quanto non abbia già fatto.
Tanto lui è fuori dalla mia vita adesso, e quel fantasma che
mi guarda di riflesso dallo specchio dell’ingresso è solo ciò che rimane di una
stupida vigliacca che si atteggia ad eroina quando non è niente di meno di una
perdente.
Una perdente patetica.
Una perdente stupida.
Una perdente impaurita da ombre che vede solo lei.
Una perdente che caccia via l’amore per delle stupide
convinzioni senza fondamento alcuno.
Una perdente che ora ha fatto un casino che è troppo tardi
per riparare.
Una perdente che tiene un telefono in mano come se chiamarlo
adesso dopo tutto questo potesse servire mai a qualcosa.
Una perdente.
Una stupida perdente.
Una stupida, patetica perdente.
Una stupida, patetica perdente come sono io. Che mi guarda
da uno specchio e si aspetta da me forse del compatimento.
Io morirei piuttosto di essere compatita. Eppure il mio
riflesso si sente una martire, una che a parer suo è stato un gesto eroico e
nobile far soffrire momentaneamente la persona che l’ha riportata ad amare solo
per “salvarla” da un male più grande che… non esiste.
Non esiste…
Niente, nessuna delle mie paure esiste sul serio.
È chiaro… solo ora lo è davvero.
Sono una stupida.
Guardo il mio riflesso e lo vedo non smentire con la sua
espressione piatta e inespressiva la mia scoperta.
Ho sbagliato tutto.
Ho sempre sbagliato tutto.
Dall’inizio…
Il mio riflesso mi guarda ancora piatto e sempre più
inespressivo, quasi indifferente.
Allora è davvero così. Sono un’idiota.
Da che male avrei mai dovuto salvarlo? Non ha mai mostrato
timore o ritrosia nei miei confronti, mai una volta, mai un secondo.
È stato sempre lì, sempre pronto a tirarmi su, sempre pronto
a sostenermi ed accompagnarmi.
Lui vuole quello che io credo sia male per lui. Lui l’ha
sempre voluto.
Lui… lui non può… a lui non può accadere quello che è
accaduto a Matt…è statisticamente improbabile, è… impossibile… lui… lui mi ama.
L’anello appeso al mio collo con cui sto giochicchiando
nervosamente scivola nel mio anulare e non fa altro che confermare tutte le
verità che sono sempre state lì ma io non ho mai voluto vedere.
Lui mi ama e io… io lo amo.
Io lo amo.
Io lo amo ed è come scoprirlo adesso per la prima volta
davvero, più di quanto non abbia fatto la mattina di quel giorno quando mi sono
svegliata con le gambe intrecciate alle sue noi che abbiamo sempre dormito
distanti l’uno dall’altro.
Io lo amo.
Matt lo aveva detto che mi sarei innamorata ancora, perché
ogni amore è a sé e nulla toglie ad altro amore. Amo Matt, ma amo tanto anche
Rob.
E sono io che ho provocato tutto questo.
Matt mi ha lasciato perché forse il destino ha voluto così,
ma stavolta… stavolta il destino non centra… sono stata io, solo io.
L’ho perso.
Il mio riflesso è sempre li, freddo e indifferente. Io sono
diventata fredda e indifferente, un fantasma patetico che si sente un martire,
un eroe ma che in realtà è il peggiore dei tiranni.
Lo odio.
Lo odio e odio me stessa.
Odio quella stupida che è stata così ceca, così stronza,
così… stupida! La odio e provo il desiderio irrefrenabile di fargli del male.
Dai frammenti brillanti dello specchio che ora mi fissano
dal pavimento non intravedo più il mostro insensibile che vi era rimasto
intrappolato dentro.
Il telefono è in mille pezzi, mischiato a tutti quei vetri
contro cui l’ho lanciato, rapita da quell’istinto impossibile di togliere di
mezzo quella parte di me che mi fissava da dietro un vetro.
Le lame affilate hanno un effetto ipnotico. Piccole lance
appuntite e letali, in cui forse ancora si nasconde il mio fantasma.
Quei frammenti, quelle lame, sono molto simili a un’altra
lama, quella che avevo visto come la mia via d’uscita.
In piedi, ferma a guardare quei piccoli coltelli luminosi,
raggiungo un’altra verità… la più importante.
Io scappo.
Sempre.
Scappo. Sono scappata da casa mia, volevo scappare dal mio
dolore scappando dalla vita, sono scappata da Rob… sono scappata davanti alla
prospettiva di poterlo raggiungere.
Io scappo. Sono una che molla.
E questa Alessia non mi piace nemmeno un po’. La mia Alessia
non scappa. La mia Alessia resta e risolve i suoi casini. La mia Alessia sa
cosa fare.
Le foglie secche sparse qua e là, ultime vittime
dell’autunno, crepitano sotto i miei passi.
C’è tempo da neve, o almeno così diceva mia madre quando il
cielo era di un grigio talmente chiaro da sembrare quasi bianco, ma non fa
abbastanza freddo per la neve.
L’erba è di un verde spento e il grigio è dappertutto, ma…
si sa che i cimiteri non sono posti allegri, almeno… quelli americani poi...
meno di tutti. Troppo grigi, troppo spogli e tristi. Tutto qui ricorda il
dolore e la morte.
In Italia mi ricordo che mi piaceva andarci, almeno… in
quello dove avevamo sepolto mia nonna.
Immensi prati con qua e là piccoli raggruppamenti di tombe
piccoline e fantasiose quanto a forme e si, anche a colori. Sempre con almeno
un fiore colorato davanti.
Non che fosse un parco giochi, s’intende, ma era un posto
che mi dava pace e tranquillità, che non aveva l’angoscia tipica di un luogo di
sepoltura. Ogni volta che qualcosa andava storto, andavo lì. Mi sedevo sul
bordo del granito grigio della nonna, convinta del fatto che non vi fosse nulla
d’irrispettoso nel farlo. Mia nonna mi ha sempre tenuta seduta sulle sue gambe,
perché non dovrebbe mai volere che mi sieda sull’angolo della sua lapide?
Ci passavo le giornate, a volte parlando, a volte stando
semplicemente in silenzio. Mi confortava averla vicina e per me andare a
trovarla non era mai un peso, non era una questione di falsa moralità.
Insomma i cimiteri non sono mai stati un problema per me,
anzi. Anche se sembra macabro, era una sorta di seconda casa, dove andavo ogni
volta che avevo bisogno di stare con me stessa, lì con quel che rimaneva
dell’unica persona che mi avesse mai incoraggiata e sempre sostenuta. Prima di
partire per New York ho passato un’intera giornata seduta su quel granito,
cercando di mettere a posto i fili del mio passato per affrontare meglio il
futuro.
Qui però… non è la stessa cosa.
Sono venuta qualche volta a trovare Matt, ma non resistevo
più del tempo necessario per strappare le erbacce e posare un fiore.
Il funerale è stato surreale. Sembrava quello di un telefilm
di serie b, con tutti i parenti e gli amici vestiti di nero, all’ombra di un
salice, davanti alla bara sospesa sulla fossa.
Vivevo tutto in terza persona, quasi se la vera me stessa si
nascondesse poco più avanti dietro un albero ad osservare la scena, leggermente
più conscia della situazione rispetto al mio corpo che ha interpretato il ruolo
della fidanzata addolorata alla perfezione.
Io non ero addolorata.
Io ero annientata.
Ero schiacciata, distrutta. Avevo smesso di esistere nel
momento esatto in cui per la prima volta in vita mia ho preso un pugnetto di
terra e l’ho lasciata scivolare via dalle mie mani, osservandola cadere granello
per granello sulla sua bara ormai sul fondo di un pozzo dalle pareti di terra.
Ho pensato che non fosse poi così figo come sembra nei film.
Ho pensato che lasciar cadere quella terra sia un’usanza crudele, che ti mette
brutalmente di fronte alla realtà della morte. Mi sono sentita come se lo
stessi murando io stessa in una stanza senza finestre e senza porte, una stanza
buia, cui io avrei dovuto voltare le spalle e lasciarne lì sull’uscio il
ricordo.
Ora sono qui, dietro quello stesso albero da cui la me più
cosciente osservava il rituale. Non c’è più la montagnola di terra smossa con
il cuscino di rose rosse che stava sulla bara appoggiato sopra, e non ci sono
più io in piedi, nel mio cappotto nero con gli occhiali scuri a nascondere gli
occhi rossi e gonfi. Ero sola.
Il tradizionale “banchetto” a casa del morto avevo
acconsentito a che si svolgesse a casa dei suoi genitori e non a casa nostra.
Anche quest’usanza mi parve assurda e falsa.
Non volevo che nessuno toccasse niente, che non spostasse nulla
da come lui l’aveva lasciato l’ultima volta.
Il tempo mi ha dato ragione sull’inutilità di tutte queste
cerimonie. Gente che si riunisce a compatirti, a cogliere l’occasione per
trovare qualcosa da dire di cattivo sul tuo modo di reagire, sul tuo modo di
affrontare il lutto. Tutti lì a pronunciare promesse di circostanza che si sa
benissimo che resteranno solo dei proforma.
Non ci sono andata.
Una volta a una signora del nostro palazzo era mancato il
marito ed ero passata a farle le condoglianze alla sua “festa in casa”. Non
conoscevo così bene il defunto da andare al funerale, comunque. Ma la falsità
delle persone mi aveva talmente scioccata da pensare “io non subirò questo”,
manco avessi già previsto cosa sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Ho raccolto le mie condoglianze, i miei bigliettini, le mie
lettere di ricordi per Matt, le mie strette di mano in piedi di fianco a lui,
forse in qualche modo a sfidarli a mentire con lui “presente”.
È stato il giorno più brutto della mia vita.
Il giorno in cui ho buttato la terra sulla cassa dell’amore
della mia vita è stato il più brutto della mia giovane esistenza.
Annientata, impotente, distrutta… avrei voluto buttarmici io
in quella fossa.
Avrei voluto rompere a pugni il coperchio in palissandro
della sua cassa e prenderlo tra le mie braccia per proteggerlo, per stargli
vicina per… non abbandonarlo in quel luogo buio e soffocante.
Ho passato tre giorni nella camera ardente senza lasciare
mai la sua mano fredda, dormendo con la testa appoggiata al suo petto marmoreo,
accarezzando i suoi capelli setosi e chiedendomi come fosse possibile che fosse
ancora così bello.
Quando mi appisolavo durante la veglia, mi svegliavo di
soprassalto convinta di essere stata svegliata dal freddo del suo respiro tra i
miei capelli. Lo scuotevo per poi trovarmi delusa ancora, e ancora… e ancora…
non c’era più.
Il mio amore, il mio cuore se n’era andato.
Quando ho buttato la terra su quella cassa ho giurato a me
stessa che non avrei mai più sofferto così, per nessuno. Così come per l’amore,
così come per il mio corpo illibato, volevo che anche il mio dolore fosse solo
suo.
Fare i pochi passi che mi separano da quella collina
all’ombra del salice sotto cui la lastra bianca della sua lapide svetta
solitaria è difficile come non lo è mai stato prima.
La mano che regge le due rose rosse che ho comprato è
leggermente sudata e il mio cuore sembra si sia fermato così come il mio
respiro.
Sono venuta a dirgli che ho infranto il mio giuramento.
Sono venuta a dirgli che il cuore che mi ha fatto ricrescere
nel petto quando è tornato da me l’ho dato ad un’altra persona.
Sono venuta a dirgli che ancora lo amo, che ancora gli darei
la mia stessa vita se questo potesse servire a riportarlo da me, ma sono venuta
anche per dirgli grazie.
Grazie per avermi fatto ricrescere un cuore, grazie per
avermi insegnato a usarlo per la sua funzione principale, grazie per avermi
incoraggiato a far sì che qualcun altro mi insegnasse di nuovo a usarlo nel
modo giusto, nel modo più completo, nel modo in cui lui mi aveva insegnato a
usare il mio.
Grazie per avermi impedito di morire con lui.
Il marmo leggermente ruvido scorre in una curva perfetta
sotto la mia mano che lo accarezza.
Non è usanza qui mettere una foto sulla lapide di nessuno.
Sono molto più spartani di noi italiani in questo senso. Un nome, due date e
una frase su una lastra neutra orizzontale o verticale.
Questa piccola libertà io me la sono presa.
Quando ho dovuto distogliere l’attenzione da Matt per
organizzargli il funerale ho avuto abbastanza forza per pretendere che almeno
in questo si facesse alla mia maniera.
Io mi ero presa cura di lui e lui di me, ce la siamo sempre
cavata da soli, io e lui contro il mondo. Non potevo permettere che altri
facessero qualcosa proprio ora quando si erano sempre disinteressati.
Gli ho fatto mettere la foto che adoro. L’avevo scattata
durante una gita al mare che avevamo fatto dopo pochi mesi che stavamo insieme.
Era stato un bel giorno quello. Era primavera e non faceva
abbastanza caldo per farsi un bagno, ma mi ricordo che siamo stati sdraiati al
sole in maniche di camicia a leggerci un libro, a rincorrerci, a far l’amore
sulla spiaggia deserta.
È stato un bel giorno.
Uno in cui non credevo avrei mai potuto essere più felice di
come lo ero in quel momento.
Non ho dimenticato, non dimentico, non dimenticherò.
Mi chino sulle ginocchia e lui mi guarda di sottecchi, le
labbra nascoste dalle braccia su cui aveva appoggiato il mento. I suoi capelli
perennemente disordinati davanti agli occhi scuri.
- ciao…- mormoro dopo aver appoggiato le rose sul prato alla
base del marmo sotto la nostra frase. Il nostro “ti amo per sempre” è
leggermente rovinato la muschio che ha preso a crescere per via della troppa
umidità.
Con le dita cerco di grattarlo via, forse per concentrarmi su
qualcosa che non siano i suoi occhi scuri che mi fissano carichi di un’attesa
che ovviamente ci leggo solo io.
- io… io non so da dove cominciare, amore - mormoro con gli
occhi già umidi.
- io… sono venuta per… non lo so. Da quando te le sei
andato… ho fatto errori su errori. Ho sbagliato così tante volte che non so
nemmeno se ora io abbia fatto la cosa giusta venendo qui o se invece stia
sbagliando ancora-
Mi siedo per terra e raccolgo le gambe al petto, trovando
finalmente il coraggio di guardare la sua foto negli occhi, quelle perle nere
che amo ancora così tanto.
- ti dirò sicuramente cose che già sai perché ne abbiamo già
parlato tante volte ma, spero non ti dispiaccia se mi ripeto. Ne ho bisogno.
A volte ancora mi sveglio e ti cerco, sai? Beckie fa una
battuta sul suo futuro pancione che inizia a ingrossarsi e io mi giro
involontariamente a vedere se ha fatto ridere anche te, ma tu… chissà da dove
ridi adesso. Quello che voglio dirti è che… ci sono giorni in cui ogni cosa mi
ricorda te, in cui passo il tempo a vederti nei ricordi muoverti per le stanze
del nostro appartamento, in cui… in cui credo di soffocare perché mi manchi
così tanto che mi manca l’aria e smetto di pensarti perché altrimenti arriverei
anche a prendere in considerazione l’idea di smettere del tutto di respirare
pur di venire da te.
Ti amo così tanto, Matt, che ho paura. Non ho paura di
dimenticarti, non potrei mai. Ho paura che se mi lascio andare come vuoi che io
faccia se poi dovessi cadere di nuovo non mi alzerei più.
Ti amo così tanto Matt che mi manchi ancora da morire.
Passano i giorni e i mesi, ma ogni giorno, ogni giorno non posso fare a meno di
pensare a quanto tutto questo mi uccida lentamente.
Amore tu non sai come…
Amore tu… mi manchi. Tanto. Se tu solo potessi tornare
ancora da me anche solo per un istante… ma, conoscendoti, se si potesse
l’avresti già fatto.
Insomma non so quanto siano restrittive le regole del
paradiso ma, avrai le tue buone ragioni se non vieni nemmeno più a trovarmi nei
miei sogni, no?
Quello che voglio dire è che… tu mi hai messo su una strada
quando sei andato via. Tu mi hai… detto che non si ama una volta sola nella
vita e che ogni amore è un universo a sé. Tu mi hai incoraggiata a lasciarmi
andare con Robert e … avevi ragione. Per quanto io potessi negare, avevi
ragione. Io credo di… insomma io credo di… essermi innamorata di lui… non è che
credo, lo so di essere innamorata di lui ma…
Amore, tutto questo è…troppo per me. Amo te in modo assoluto
e totale e allo stesso tempo ho scoperto di amare lui in un modo molto simile…
ed ho commesso un errore.
Ho talmente paura di tutto questo che sono, scappata via e…
con molta probabilità ho perso tutto per sempre.
Tutto questo tu lo saprai già, perché voi angeli sapete
sempre tutto ma, quello che volevo dirti è che… ho capito. Tardi, ma ho capito.
Ho capito che non posso raggiungerti, ho capito che
qualsiasi cosa si potesse fare per correre da te io la farei ancora e ancora,
che non c’è e non ci sarà giorno in cui non penserò a te. Ho capito che… a
volte, il destino è crudele perché per noi ha avuto piani diversi da quelli che
abbiamo sempre desiderato ma… ho capito che a volte quando può fa marcia
indietro.
Non ho mai creduto nel destino, questo lo sai bene, ma… più
cerco di analizzare la mia vita e più mi rendo conto che il rapporto
causa-conseguenza spesso di spezza, che accadono cose di cui io non ho
controllo.
Non so molto di come funzioni davvero la questione caso,
libero arbitrio e disegno divino, forse la nostra vita se la giocano un po’
tutti e tre ma... ho capito che se tu sei lì e io qui, vuol dire che ci si
aspetta ancora qualcosa da me, che tu ti aspetti ancora qualcosa da me. Se così
non fosse quella notte non saresti tornato, se così non fosse tu… non mi
avresti costretta ad affrontare la cosa e a farmi aiutare da Rob.
Ho capito che tutto questo dolore che ho provato e provo
adesso… non può ripetersi e non perché la statistica mi da ragione, ma perché
tu… tu me ne hai dato ragione. Tu non mi avresti mai, mai fatto fare qualcosa
che avrebbe potuto farmi del male, non ti saresti fidato di un uomo che mi
avrebbe spezzato di nuovo il cuore. Quindi… scusa se ho rovinato tutto.
Però se ora sono qui è per… dirti che non ho più paura
adesso. Ti amo e questa è una cosa che niente e nessuno può cambiare. Così come
amo Beckie, e Luke e il loro bimbo che ancora deve nascere… come ho iniziato ad
amare Maicol… come amo Robert. Vi amo tutti in modi diversi e tutti
contemporaneamente. Quindi, amore… non preoccuparti più per me-
Con un piccolo sorriso riesco ad alzarmi in piedi e a
guardarlo direttamente negli occhi senza dovermi più nascondere, sentendomi
finalmente in pace con me stessa.
- va, amore mio, sei libero. Ci rivedremo prima o poi, e io…
io ti amerò ancora nello stesso identico modo. Tu aspettami, ok? Io cercherò di
fare del mio meglio per vivere quaggiù senza di te ma di vivere abbastanza per
entrambi… cercherò di imparare dai miei errori e di non farne di nuovi. Ma tu
sappi, che qualsiasi cosa farò, ovunque andrò… tu… tu sarai sempre con me. Ti
terrò sempre con me perché io ti amo… e questo è per sempre-
Una leggera brezza soffia dapprima leggera e poi sempre più
forte, fino a sollevare le foglie secche dal prato ai miei piedi.
I segni, i suoi
segni, sono ovunque. Lui è ovunque perché lui ora è il tutto, e mi pare quasi
di intravedere i suoi occhi sorridere dalla sua foto mentre foglie e piume
bianche prendono a vorticare attorno a me sempre più veloci, come ad avvolgermi
in un abbraccio che non può fare altro che asciugare le mie lacrime e strapparmi
una risata nel vederle volare via da me su in un cielo che ora di bianco non ha
proprio niente. Piume e foglie nell’azzurro. L’abbraccio di Matt. L’arrivederci
del mio amore.
La lana grigia sotto le mie dita mi sembra una carezza.
Calda e rassicurante. Quante volte ho indossato questo maglione quando lui non
c’era? Quante mattine è stata la prima cosa che ho indossato recuperandolo
direttamente da terra?
Il suo maglione preferito. Grigio chiaro, di lana grossa con
il taglio di una felpa.
Accarezzo i quattro bottoni dello scollo e mi ricordo di
quando me li sbottonava giusto per provocarmi e provocarsi. Mi ricordo di
quando mi stringeva forte a sé e si tirava su il cappuccio per nascondere i
nostri visi regalandoci un angolo di intimità quando mi baciava davanti agli
altri.
Questo maglione non posso assolutamente metterlo via.
Lo tiro fuori dallo scatolone in cui lo stavo sistemando e
lo vado a mettere tra i miei maglioni nell’armadio, assieme ad una camicia di
Rob che sto usando quasi tutti i giorni. Non voglio perdere i ricordi a cui
sono più legata, non voglio perdere i ricordi di nessuno dei due uomini della
mia vita.
Senza soffermarmi ancora troppo su questi pensieri, torno a
sistemare i vestiti di Matt nelle scatole che ho svuotato dai miei abiti. Li ho
riposti tutti nell’armadio, invadendo anche il lato di Matt e lasciando
comunque un ripiano libero per i vestiti di Rob che ho piegato e sistemato
ordinatamente. Ci fosse stato lui qui, quest’armadio sarebbe durato non più di
cinque secondi prima di essere di nuovo stravolto e incasinato. Se solo fosse
qui potrebbe anche smontarmelo l’armadio e non mi importerebbe.
Recupero da per terra il coperchio della scatola e sollevo
lo scatolone per rimetterlo al suo posto tra il muro e l’armadio in attesa di
sistemarlo in un posto più adeguato.
Ho svuotato il suo comodino e ho raccolto tutto in un’altra
scatola con cui chiuderò la pila delle sue cose. Dentro ci ho trovato il
bigliettino del nostro finto matrimonio con la foto che ci aveva autoscattato.
…Io vorrei davvero
sposarti prima o poi. Anche se mi considero già tuo marito, dato che viviamo
insieme. Insomma tu… mi prepari la cena, mi stiri le camice…ti preoccupi di
coprirmi la notte quando scalcio via la coperta…siamo praticamente sposati,
solo…senza un foglio a testimoniarlo…
… Ah-ehm…Allora… non
ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo…
È stata una bella vita insieme a te, Matt. Davvero.
Ho sistemato foto e bigliettino in uno dei tanti album di
foto nostre, sistemati sulla mensola più alta sopra al comò, quella più lunga
sotto cui si trova lo specchio.
A parte questi piccoli ricordi di lui che non voglio
assolutamente archiviare, ho messo a posto tutto. I suoi spartiti, le sue
macchine fotografiche, i suoi bozzetti che si portava a casa dal lavoro…
persino il pc è stato svuotato dai suoi file che sono stati archiviati in
parecchi dvd e messi via con il resto delle sue cose.
Sono troppe scatole però e non posso tenerle tutte qui
nell’appartamento, soprattutto quelle dove ho sistemato i suoi pesi e attrezzi
vari da palestra. Aspetterò che Luke torni a casa stasera e gli chiederò di
darmi una mano a portarli su nel solaio.
È uno spazio grande e luminoso, riscaldato e dotato di
corrente elettrica. Volendo ci avremmo potuto fare una stanza in più lì sopra,
ma siccome eravamo solo in due a viverci non ci pareva il caso. Sono state rare
le volte in cui abbiamo tirato giù la scaletta per salirci, figuriamoci
renderla abitabile.
È lì che voglio che finiscano le cose di Matt. Voglio che
restino qui in casa nostra, non che vengano dimenticate e si rovinino in una
cantina umida, assieme a biciclette, pezzi di ricambio per moto e vecchi
mobili.
Aspettando che Luke venga a darmi una mano, faccio scivolare
tutte le scatole contro l’armadio e finalmente mi decido anche a rifare il
letto, cambiando le lenzuola e approfittandone per mettere su il piumone che
fino a quel momento mi ero rifiutata di tirare fuori dato che non faceva ancora
abbastanza freddo e una semplice coperta andava più che bene.
Arieggio bene il locale e appendo il piumone al mancorrente
della ringhiera per fargli prendere un po’ d’aria dopo che era stato per tanto
tempo al chiuso nel suo sacco.
Sfilo lenzuola e coprimaterasso, e perché no? mi ingegno
anche a girare il materasso dal lato invernale.
Faccio forza per spingerlo fuori dalle doghe e lasciarmi uno
spazio per poterlo capovolgere quando un rumore di fogli accartocciati mi
blocca.
Senza pensarci troppo li tolgo da sotto il materasso e li
appoggio distrattamente sul comodino di Matt. Con tutte le volte che mi metto a
lavorare sul letto, era impensabile non trovare la sorpresa da qualche parte.
Finisco il mio lavoro e decido anche per un lavaggio svelto
delle tende del baldacchino. Mia madre mi aveva insegnato a stenderle ancora
umide in modo che si stirassero quasi da sole con il peso dell’acqua che si
portavano ancora addosso.
Sono circa le cinque quando ho finito tutto, e devo dire di
aver fatto un buon lavoro per oggi.
Mettere via le cose di Matt è stato duro, così come lo è
stato staccare le foto di Rob dal frigo e dalle porte del ripostiglio. Anche
quei ritagli sono finiti nel “cassetto top-secret” del mio comodino, dove tengo
tutto ciò che mi è più caro. Li dentro ho
conservato il primo portachiavi di casa, quando Matt me le ha fatte
avere appese ad un ciondolo a forma di cuore stilizzato pieno di strass
luccicosi. C’è la chiave della mia prima macchina, la mia prima digitale, morta
definitivamente dopo anni di onorato servizio, uccisa da un acquazzone che mi
aveva colpito mentre tornavo a casa. C’era la scatolina dell’anello che Robert
mi aveva regalato.
L’anello… forse è il caso che io lo tolga e smetta di
portarlo appeso al collo.
È tutto finito, io l’ho fatto finire e ora… ora è inutile.
È entrato a far parte anche lui dei cimeli che starebbero
meglio nel tiretto.
Lo ripongo ancora legato alla catenella nella sua scatolina
e chiudo il cassetto, sentendo il mio collo paurosamente nudo e freddo. Però è
meglio così.
Dagli errori si può imparare, ma non li si può cancellare. E
questo è stato un errore decisamente troppo grande.
Il buio che c’è fuori si è infiltrato anche dalle mie
finestre facendo sì che mi convincessi ad accendere tutte le luci di casa per
darle almeno un po’ di calore. Tra poco sarebbe arrivata la mia squadra di
supporto e ci sarebbe stato un po’ da fare nel portare gli scatoloni di Matt su
in soffitta.
A luci accese, noto che i fogli accartocciati che avevo
recuperato da sotto al materasso sono ancora lì sul comodino. Svelta allungo il
passo per raggiungerli e buttarli via, ma nella fretta della presa uno mi
scivola a terra.
Non sono schizzi dei miei lavori, come avevo pensato
all’inizio.
Stiro i fogli con le mani sedendomi sul letto e tanti
scarabocchi e cancellature affrettate si svelano davanti ai miei occhi.
È la calligrafia disordinata di Robert che ha vergato il
titolo “for her” in cima al primo di essi, ed è sempre la sua calligrafia
disordinata che ha tagliato pezzi, li ha spostati con frecce e li ha
cancellati, sempre la sua calligrafia disordinata che ha avuto pena di numerare
questi cinque fogli per non perderli.
È la mia canzone.
Sempre tenendoli in mano, recupero dal comò il cd che ha
inciso per me con questa musica, e lo chiudo nel piccolo lettore cd facendolo
partire e riascoltando ogni singola nota chiara e limpida.
Mentre lui suona tiro giù dal mio letto i sei quadri di foto
che tenevo appesi in fila tre sopra e tre sotto sulla testiera del letto.
Paesaggi in bianco e nero, scattati un po’ da Matt un po’ da
me, fatti apposta per formare una specie di quadro per la nostra camera da
letto.
Aveva avuto l’idea di fotografare luoghi che ci avrebbero
ricordato la nostra storia. Lui aveva fotografato la sala d’attesa dove ci
siamo conosciuti, il ristorante dove mi ha portato per la prima volta, e la
spiaggia dove siamo stati. Io ho scelto, invece, la zona di Central Park dove
mi ha scattato le prime foto per il servizio fotografico, i muri bianchi di
casa nostra con scale e barattoli di vernice in ogni angolo, ed infine la
complanare dove mi ha insegnato a portare la moto. I nostri luoghi. Noi.
Apro le cornici e ci faccio scivolare dentro quei fogli,
lasciando le vecchie foto sul retro, conservando entrambi i miei noi. Per l’ultima cornice scelgo una
delle trentasei foto a colori che Rob ha scattato il giorno in cui siamo volati
nel laghetto a Central Park, quando seduti su una bicicletta sgangherata, gli
ho impostato l’autoscatto e lui ha fatto di tutto per farmi ridere.
Quando riappendo i quadri al loro posto, li osservo con
calma, cercando di leggerci quel poco di musica che sono capace di leggere,
cercando di rivivere tutti i nostri istanti più belli. Il sottofondo continua
ad andare, anche se non è più musica, ma sono i nostri sospiri, i nostri
respiri che si mescolavano e si fondevano in un modo talmente bello e dolce che
è valsa la pena riascoltare.
In quella sala di registrazione era stato bellissimo, quasi
quanto la nostra prima volta da coppia, anche se mai bella come la nostra
ultima volta insieme.
- Rob, amore, ti prego… - dice la mia voce registrata,
rompendo il ritmo dei sospiri. Mi si mozza il fiato in gola e gli occhi mi si
sgranano da soli per la sorpresa.
Lo sapevo.
Già allora sapevo di amarlo.
L’ho sempre saputo.
L’ho sempre saputo e l’ho sempre ignorato.
…Ho capito che… a
volte, il destino è crudele perché per noi ha avuto piani diversi da quelli che
abbiamo sempre desiderato ma… ho capito che a volte quando può fa marcia
indietro…
L’ho detto io. A volte il destino fa marcia indietro.
Appunto, solo a volte… ma se non lo fa lui… lo farò io. Libero arbitrio, caso e
disegno divino si intrecciano di continuo. Ma il libero arbitrio c’è.
Ho sbagliato, è vero.
Ma anche se sono sicura che è tutto finito voglio almeno
andare a dirgli che anche io lo amo. Voglio dirgli che prima non ero pronta, ma
ora si. Voglio solo dirgli questo. E non voglio dirglielo nascondendomi dietro
ad una cornetta. Voglio dirglielo io. Voglio che abbia anche lui l’occasione di
scappare da me se è ciò che vuole.
Riapro il cassetto e recupero la catenina con l’anello, per
osservarlo attentamente.
Si, devo… devo andare da lui. Devo andare a dirgli che
l’amo, che adesso sono pronta ad amarlo senza più paure, devo dirglielo anche
se probabilmente è troppo tardi ma… io non posso aspettare un momento di più.
Mi allaccio di nuovo la catenina al collo e, pervasa dalla
felicità che solo la consapevolezza può dare, mi sbrigo a fare la cosa giusta.
Svelta, mi alzo dal letto e mi vesto in fretta e furia,
afferrando solo il passaporto, il portafogli e il telefono per cacciarli nelle
tasche della mia giacca termica e lanciarmi al piano di sotto a scribacchiare
un post-it per Beckie che gli appiccico sulla porta di casa prima di scendere
di volata giù in garage.
Sto per salire sulla Volvo ma… no, c’è sempre troppa coda in
macchina alla frontiera canadese.
Alzo lo sguardo e sulla mensola sul fondo i due caschi neri
mi guardano silenziosi.
La Volvo no… ma la Yamaha si.
Sfilo il telo grigio con cui avevo coperto la moto blu e
nera di Matt. Mi sono sempre rifiutata di portarla da quando lui è morto,
convinta che fosse anche colpa della moto se è successo quello che è successo.
Assurdo come incolpassi tutto e tutti della sua morte quando in realtà l’unica
colpa era di quei due pazzi ubriachi che spero marciscano tra le pene più
atroci dell’inferno.
Prendo la chiave dell’avviamento di riserva da sotto una
mattonella e la accendo controllando se ancora sia tutto a posto e funzionante.
Il serbatoio è a metà, sicuramente dovrò fermarmi per strada
a fare rifornimento un paio di volte, ma almeno farò più in fretta.
Afferro un casco e spingo la moto fuori dal garage, stando
attenta a non farla strisciare contro la fiancata della macchina.
Quando vi prendo posto, le mie cosce riconoscono
perfettamente il tremolio del motore avviato, così come le mie mani ritrovano
con piacere le manopole del manubrio.
Faccio ruggire il motore e mi rendo conto che ha
tossicchiato solo un po’, ma dopo qualche chilometro dovrebbe tornare tutto a
posto.
Infilo il casco e finalmente stacco i piedi da terra,
dirigendomi verso l’uscita.
Non so definire con precisione la marea di emozioni che mi
invadono al momento. So solo che in massima parte sono dovute all’euforia del
saper finalmente cosa fare.
So cosa fare.
Vado a riprendermi il mio amore.
Vado a riprendermi la mia vita.
Vado in Canada.
Ora capite perché ci tenevo tanto a questo capitolo?
L’avevo immaginato tutto sulla canzone “goodbye to you” ma
poi ho sentito anche le altre due e non ho resistito.
Ale
“stupida”
Ale
“goodbye to you”
Ale “here
we go”
Vi linko di nuovo i personaggi della nuova storia “no time
for us” e aggiungo una sorpresina che ho fatto per voi in questi giorni.
Vi chiedo scusa per la grafica ma windows Movie maker fa i
miracoli che può senza contare che trovare delle scene adatte per Ale è stato
difficile.
Quindi eccovi un piccolo pov di Rob del capitolo scorso in
versione video, sperando che vi piaccia.
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Capitolo 44 *** capitolo 44 ***
capitolo 44
Buon pomeriggio gente!
Lo so che sono in tremendo ritardo con il post ma stavolta, mi spiace per voi,
ma non chiedo più scusa dato che l'ho già fatto diffusamente sul Blog su cui
avevo dato avviso che avevo qualche problemino con il capitolo oltre che di vista.
Per scongiurare la sindrome della pagina bianca mi sono data al re-style del
blog, sperando che così risulti anche un pokino più carino da visitare.
In questi ultimi capitoli più che mai dovrete tenerlo d'occhio in quanto potrei
postare avvisi di ogni sorta (anche se non è detto che ce ne siano) soprattutto
per quanto riguarda link e avvisi anche sulla nuova storia il cui primo
capitolo è già in cantiere.
Qualche parola su questo capitolo... è stato difficile, molto difficile. Dare a
Rob una reazione "adeguata" ma che comunque rimanesse obbiettiva, o
comunque che tenesse in considerazione alcuni fattori non è stato per niente
semplice. Spero cmq di aver fatto un buon lavoro e che la
"conclusione" vi piaccia. il capitolo conta quattordici fogli word,
quindi direi che il ritardo è più che giustificato no?
Vi ringrazio come sempre delle recensioni che mantengono stabile la posizione
di questa storia nelle storie più popolari (se non fate i pigri con le ditina
forse forse riusciamo anche a farla arrivare al terzo posto, dai che mancano
solo una sessantina di recensioni!) così come ringrazio i 132 preferiti (chi è
che continua a mettere e togliere facendo oscillare il numero da 132 a 133 e
finire a 134 per poi tornare indietro? :P), i 97 che mi seguono e le 34 persone
che si fidano penso ciecamente di me dato che hanno avuto il coraggio di
mettermi tra gli autori preferiti.
grazie!!!!!!
vi ricordo come sempre il mio blog, quello di Agathe per le storie più belle e
il forum dove potrete trovare molti degli autori di efp e non solo.
un bacio a tutte!
ps. io do per scontato che siate tutte ragazze.... se almeno un maschio c'è che
batta un colpo!
recensioni:
asuka hime: beh... che dire??? benvenuta! e grazie mille per i complimenti!
pubblicare???? mah... forse un giorno... se avrò tempo di rivedere la storia e
farne un'edizione pubblicabile può essere :) di certo dovrei curare un pò di
più il lavoro di Alessia, chiedendo informazioni a dei veri professionisti in
modo da non scrivere castronerie, ma perchè no? la reazione di Rob è in questo
capitolo, su cui non ti do anticipazioni in modo che tu ti possa godere la
lettura senza spoiler.
un bacione!
Pooh!: correggimi se sbaglio ma.... sei forse entusiasta del capitolo
scorso???? :P non si era capito!!!! finalmente sta andando da lui hai visto????
non so se considerare anche questo capitolo strappalacrime, forse si, ma...
boh... il prossimo so già che piangerò come una fontana mentre lo scriverò! ho
avuto un pò di crisi, come avrai notato da facebook ma niente di irreparabile,
come vedi! se adesso ho ripreso a non leggere è perchè già faccio fatica a
scrivere. mi devono giungere gli occhiali nuovi e senza, mi viene il mal di
testa (queste risposte le sto scrivendo già da tre giorni a ritmo di tre per
volta, figurati!)... bando alle ciance... dimmi che ne pensi di questo ending!
un bacio!!!!
alice cassedy: ehhhhh lo so che l'inizio del capitolo scorso non faceva ben
sperare, ma il patetismo o lo si assapora fino in fondo, fino a quando diventa
noioso e pesante, oppure si sconfigge prima no??? beh :) l'importante è che ce
l'ha fatta finalmente.
ebbene si i capitoli che mancano alla fine, compreso questo, sono ancora 4. Da
un lato anche io non vorrei che la storia finisse ma... secondo me tirarla per
le lunghe non ha senso e finisce solo per rovinarla, senza contare che mi
bloccherebbe altri progetti che sono li in attesa (io non riesco a scrivere che
una cosa per volta... se scrivo troppe storie insieme finisce che non ne scrivo
bene manco mezza e quindi... preferisco concludere una cosa alla volta)
grazie comunque per l'appoggio che in ogni caso mi dai e spero che, conclusa
questa, tu mi segua anche nella nuova storia in originale (il volto sarà sempre
del pattinson!)
enris: ciao cara! sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e
soprattutto ti abbia trasmesso qualcosa. Nella parte del cimitero quando Ale
parla della nonna è autobiografico, quindi... insomma ecco perchè è venuto
così. le cose si scrivono meglio quando si sa esattamente di cosa si sta
parlando senza tirare a indovinare.
il seguito dubito che ci sarà, a meno che non mi venga un lampo di genio e io
decida di scrivere la storia di Rob da vecchio, oppure non mi decida a scrivere
la storia di Ale e Matt.... non lo so. per ora ho altri progetti in mente che
spero vorrai comunque seguire.
un bacio!
fallsofarc: amore mio eccomi! ieri sera ho letto la dark e appena pubblico ti
lascio anche il commento. ti anticipo già che è stato meraviglioso!!!!!
leggendo a pezzetti hai evitato di piangere??? no buono... XD ma no, no....
buonissimo! non volevo mica farti affogare in una valle inondata di commozione!
la descrizione della nonna.... è mia. è autobiografico, quindi forse è per
quello che mi è riuscita così. porto sempre la sua foto nel libretto
universitario, nella carta d'identità e vado spesso e volentieri da lei... è un
posto dove stare in pace con me stessa.
la folata di vento è stata un mio debole, non ho saputo resistere! mentre
scrivevo la scena mi ispiravo a Forrest Gump quindi... bah!
cmq ebben si nel cd erano venuti i loro... rumori? era tutto studiato! ti
ricordi che avevo fatto dire a Rob che inevitabilmente sarebbe venuto fuori il
parlato sull'incisione perchè ovviamente c'erano solo loro in registrazione?
ecco... il tutto era studiato con lungimiranza per questo momento, per far
scattare in lei la molla che l'avrebbe fatta correre.
un bacione amore mio! ti voglio tantissimo bene!!!!!!!
smemo 92: sono felicissima del fatto che il capitolo ti sia piaciuto! come vedi
ho dovuto farle toccare proprio il fondo per poi risalire. la reazione di Jack
e Kell all'arrivo di Ale pensavo di farla in versione ricordo più avanti al
penultimo capitolo, perchè in questo ho preferito lasciar spazio a loro due
soli. dato che devono rimettere a posto un pò di cose ho pensato fosse meglio
non distrarvi con quei due deficienti!XD
Cmq era proprio il suo mettere a posto la roba di Matt che mancava e ti giuro
mi sono stupita di come molte di voi non vi abbiano fatto caso prima... e va
beh :)
la moto l'ho immaginata da sempre... era l'ultima cosa che ancora doveva fare
per chiudere con il passato. come avevo già detto, lei ama i motori, corre in
moto da quando Matt glielo ha insegnato, ma da quando lui è morto non vi si è
più avvicinata sempre per paura... era l'ultima frontiera! e poi diciamocelo...
ha fatto un'uscita con stile!
cricri88: mbare! ma dov'eri finita lì'altro giorno??? va beh... mi sto zitta
che io non ci sono mai! mi piglio a schiaffi da sola! l'aereo per andare in
canada? si figo... ma doveva andare all'aeroporto aspettare il volo ecc ecc...
no a parte questo... copio quello che ho scritto sopra... era l'ultima cosa che
ancora doveva fare per chiudere con il passato. come avevo già detto, lei ama i
motori, corre in moto da quando Matt glielo ha insegnato, ma da quando lui è
morto non vi si è più avvicinata sempre per paura... era l'ultima frontiera!
ma poi scusa vuoi mettere quanto era stilosa e sexy??? è rob il pirla al
volante mica lei! XD
ma tu la sera su twitter non ci sei più? quando riesco vengo a buttare un
occhio ma non ti trovo mai!
va beh, faci nende... un bacio bedda, ni sintemu!
dindy80: Dany!!!!!!!! singhiozzavi addirittura??? casso ma allora so brava sul
serio!!! *____* scherzi a parte, sono felice di averti trasmesso bene ciò che
prova Ale ( che non avrà ripensamenti durante il tragitto, ma perchè ve lo
aspettate tutti???XDXD ah già... perchè sono nota per essere sadica!) va
tranquilla adesso, mancano 4 capitoli non posso mandare tutto all'aria un'altra
volta no? o forse si.... bah! sorpresa per i prox tre capitoli! :P
ce l'ho fatta a sconfiggere la sindrome della pagina bianca hai visto???? mi ci
è voluto un pò ma... meglio tardi che mai!
un bacio bella!!!
sophie88: e va beeeeeeeeee! cos'hai contro stupida? se ale era cretina dovevo
dirglielo in qualche modo no???? una battutina sulle foto? quali foto??? :)
scusa per ieri... ultimamente mi irrito per tutto, sarà che ho bisogno di un
maschio! cmq siamo agli sgoccioli e dal prox capitolo tornerai anche tu! dato
che vuoi far cadere tutti magari faccio cadere proprio te! :P
ti voglio bene So!
lazzari: no no non hai capito male! lei si è finalmente decisa! alleluja! anche
tu con così poca fiducia in lei ( e in me) da pensare che io la faccia scappare
con il benzinaio e mandare tutto a quel paese? naaaa.... non sono così
cattiva... o si? bo! giudica tu.
la reazione del Pattinson te la spiegherà meglio il capitolo di me :)
tranquilla per Ale, non se l'è presa. si è data della deficiente da sola il che
è tutto dire!
un bacione!!!! ps, scusa se sono stata un pò stringata ma davvero preferisco
aspettare che tu legga questo capitolo per rispondere come si deve!
cicci12: sono felice del fatto che entrambi i capitoli ti siano piaciuti, così
come viedeo e canzone. il capitolo è nato con goodbye to you, sarebbe stato
un'eresia non metterla!!!! :) dai spero che anche questo capitolo ti piaccia!
un bacione!
Giu O: ma nooooooooooo dai!!!!! Va
beh che sono sadica ma
non così tanto!!!!! poi Ale è più per i benzinai
della Total, sai com’è… hanno dei premi
più fighi
con le raccolte punti!
Ti facii chiancere, ti facii chiancere… eeeeee bedda mancu
iddi su meritanu appiddaveru ma sadica sugnu, u sapi! :P
Quando veni a turino mu rici r’accussi niscemu!!!!!! Sugnu
cuntenta cu’ capitulo ti piacio, spero puro chisto! Un bacio mbare!!!!!!
piccola Ketty: sono davvero felice del fatto che il capitolo ti sia
piaciuto!!!! Come la prende Berto??? Beh…. Finalmente ci siamo. Con un po’ di
ritardo ma ho pubblicato la risposta ai tuoi tremendi dubbi e ora sono io in
attesa fremente di un vostro parere!
Un bacio!!!
Emilyatwood: ora sei tu che vuoi farmi piangere???? Grazie!!!!!!!!!!!!
Grazie mille per i complimenti davvero. Sapere di essere riuscita a passarvi
tutte queste emozioni è una delle soddisfazioni più grandi che possiate mai
darmi, perché vuol dire che tutto il mio impegno porta frutti. Tu hai detto che
per te la storia è come se fosse finita, beh.. in effetti dopo questo capitolo
lo è davvero perché gli ultimi tre capitoli saranno proprio degli epiloghi. :)
però sorpresa sorpresa… unico indizio, tenere a mente che sono un animo
romantico!
Fred Cullen: sono felice del fatto che finalmente Ale sia
tornata quella che tutti amate e so che ora l’ultimo anello da mettere a posto
resta Rob…. Che dire? Effettivamente potrebbe parere un’ipotesi bigia il loro
ritorno insieme, ma come con Kristen (che detesto con tutta l’anima), ho
cercato di essere obbiettiva, tenendo conto dei se e dei ma di entrambi. So che
difficilmente le cose nella realtà si sarebbero potute risolvere come ho fatto
io ma… almeno quando scrivere voglio poter credere che a volte la gente riesca
in ogni caso a ragionare e a capire :)
Vannyp1987: ciaoooooo! Si si, la storia devo ancora
pubblicarla :) ho solo iniziato a mettere il link di riferimento per i
personaggi per pubblicizzarla un po’ :P
La scriverò appena finisco questa dato che per me già
seguirne una è un’impresa! Sono contenta che il chap ti sia piaciuto e chissà
magari questo esaudirà le tue preghiere.
Romina75: dopo i miei ormai consueti venti minuti di risate
post-lettura della tua recensione, posso iniziare a risponderti con la dovuta
serietà! XD si…. un altro giorno magari.
Per la reazione di Rob, ti lascio al capitolo che sono
sicura risolverà i tuoi dubbi, e quelli dei RIS, meglio di me. a fine capitolo
lascerò una specie di risposta per tutti sperando che possiate meglio capire il
mio punto di vista su di lui.
Quella cosa degli spartiti è stato un lampo di genio del
momento mentre la voce registrata era una cosa che avevo in mente da sempre… in
realtà lei avrebbe dovuto vedere stavolta il dvd da sola per la prima volta, ma
una mia amica mi ha convinta a farglielo guardare assieme già prima almeno una
volta…. e beh…. Che dire? Ci vediamo a fondo pagina!
Sweetdreams: sono felice del fatto che il chap ti sia
piaciuto e che anche la sua uscita stilosa abbia fatto effetto! Tranquilla per
il commento al video :) io in genere non pubblico niente su you tube quindi i
commenti ricevuti spesso non mi accorgo nemmeno che ci sono, solo che hopensato
fosse il modo più semplice per farvelo vedere :)
Annina88: il pianto!!!!!!!! Anna inizi a farmi sentire in
colpa per tutta questa valle di lacrime che ti sto facendo versare davvero!!!!
Non ti dico niente, solo che sono curiosa di vedere se alla
fine di questo dirai siiiiiiiiiiii o nooooooooooooo!!! :P
Le montagnine: Allora gioie! Benvenute! Mi avete fatto
impazzire con la vostra recensione XDEle davvero sei fotografa
professionista???? Spero solo tu abbia chiuso gli occhi davanti alla caterva di
errori tecnici che ho fatto sul mestiere di Ale. sono felicissima che la storia
vi piaccia davvero e che l’abbiate piazzata nei preferiti,
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee! Un
bacione!!!!
Un gran respiro.
Un altro.
Un altro ancora.
Non sono più io adesso.
Sono Cullen.
Sono il vampiro perfetto.
Poso un libro dalla costa tutta rovinata sul comodino che ho
di fianco e torno a stringere Kristen al mio petto. No, no… Torno a stringere
Bella al mio petto. E prego di essere anche solo vagamente convincente.
- Penso abbia a che fare con l'inevitabilità della loro
unione. Niente può separarli: né l'egoismo di lei, né la cattiveria, e alla
fine la morte...- recito con voce strascicata, sistemandomi meglio un cuscino
dietro la schiena.
Non è vero, l’egoismo di una lei può separare eccome, l’ho
imparato a mie spese. Ma qua non stiamo parlando di me, ma di Cime Tempestose.
Sfodero un sorriso ironico, come da copione, guardando Kris
con un’occhiata carica di significati nascosti. O almeno… ci provo. Che non si
vedono i miei significati nascosti?
- Continuo a pensare che sarebbe una storia migliore se uno
dei due avesse almeno un pregio-
Continuo con la mia battuta, come se nulla fosse, come se in
questo momento io non stessi pensando ad altro. Come se non stessi parlando di
una scena in cui racconto qualcosa che con me e con lei ha a che fare tutto e
niente.
- Forse il punto è proprio questo. L'unico pregio che hanno
è il loro amore- recita lei sistemandosi meglio tra le mie braccia. Bella, ma
valla a raccontare a chi ancora ci crede.
- Spero che tu non sia tanto temeraria da innamorarti di una persona così...
malevola -
Fidati Bella, scappa se puoi. Ti fai solo male se credi
ancora alla stronzata che l’amore tutto può e tutto vince. Se fossimo nella
vita vera è questo che le direi, ma lei ha una Stephenie Meyer che ha avuto la
bontà d’animo di scriverle un lieto fine.
- Ormai è tardi per decidere di chi innamorarmi. E
nonostante le raccomandazioni, mi sembra di essermela cavata piuttosto bene -
- Sono lieto che tu ne sia convinta-
Beata te che puoi andare in giro a vantartene.
- Stoooooooooop!- grida la voce di David poco distante da
noi. - Buona ragazzi! Bel lavoro! Complimenti a tutti- dice riponendo in una
custodia una specie di piccolo televisore da cui osserva sempre la ripresa
dell’occhio della telecamera.
Svelto, mi alzo dal letto di Bella su cui ero bellamente
svaccato e afferro un asciugamano leggermente umido che una collaboratrice mi
tendeva. Lo strofino energicamente sulla faccia, portando via buona parte del
cerone che iniziava la sua lenta opera di soffocamento. Va beh, sono i rischi
del mestiere.
Lancio l’asciugamano indietro alla collaboratrice e per
prima cosa mi passo ripetutamente le mani nei capelli, liberandoli
dall’ordine-non ordine in cui chili di gel, una passata di phon e una
ritoccatina di piastra me li avevano marmorizzati sulla testa, come se le ore
di trucco per diventare pallido come un cadavere non fossero già abbastanza per
darmi un ulteriore motivo per odiare il mio personaggio.
Anche per oggi finalmente è finita. Abbiamo girato un paio
di scene e fra pochi giorni questo set verrà di nuovo impacchettato,
etichettato e rispedito nei capannoni della Summit a prendere polvere fino a
quando non decideranno di girare il quarto ed ultimo film della saga, per cui è
già partita la raccolta firme e la caccia al papabile regista.
Do un’ultima occhiata intorno mentre mi infilo la giacca
appoggiata alla mia sedia pieghevole e raccolgo da terra la mia bottiglietta
d’acqua ormai quasi finita.
Kristen è ancora sul letto, sdraiata con le braccia
incrociate dietro la testa, a guardare pensierosa il soffitto pieno di cavi,
microfoni e luci.
Non abbiamo parlato molto da quando abbiamo ripreso a
girare. Veramente io e lei non abbiamo mai realmente parlato molto, e l’ultima
volta che l’abbiamo fatto… non ci voglio pensare.
- perché mi osservi?- chiede non smettendo di guardare il
soffitto dalla sua posizione rilassata, mentre tutti attorno a lei iniziano a
smontare cavi, cavetti e chissà quale altra diavoleria tecnica serva avere su
un set per fare un film.
- non ti sto osservando- mento. In effetti, per definizione,
soffermarsi più dello spazio di qualche secondo su un unico punto significa
osservare. E io ci tengo molto alla precisione, almeno delle terminologie.
- si che mi stai osservando. Mi sento i tuoi occhi addosso-
continua con voce strascicata, quasi annoiata, senza abbandonare mai la
posizione.
- mi chiedo solo perché non ti alzi e ti prepari per
andartene come fanno tutti- invento su due piedi facendo qualche passo in
avanti. Sinceramente non la volevo osservare, poche cose riescono ancora a
stupirmi e a guadagnarsi la mia vera attenzione e Kris non è tra quelle, ma come
ho detto la terminologia è importante, ergo…
- e da quando ti chiedi il perché dei miei comportamenti?
Cos’è? L’abbandono della tua dolce metà ti ha fatto tornare la fiamma nei miei
confronti o devo pensare che tu ti sia beccato una qualche strana malattia più
letale della sifilide che ha corroso i tuoi neuroni fino a non concedergli più
il privilegio di una sinapsi perfettamente collegata ed efficiente?- ribatte
sempre con lo stesso tono di voce annoiato e piatto.
Inevitabile che citasse l’innominabile
innominata, me la sono andata a cercare, lo ammetto. D’altra parte l’ultima
volta che abbiamo avuto un dialogo più lungo di quattro o cinque parole messe
in croce che non avesse a che fare con la nostra recitazione non ricordo
nemmeno più a quando risalga. Cioè… lo so ma non voglio ricordarlo.
- la cosa non mi tange più di tanto, in effetti…- le
rispondo utilizzando il suo stesso identico tono, tirando su la zip della
giacca e afferrando una bottiglietta d’acqua ancora sigillata poco distante
dalla mia postazione.
Facendo spallucce e attaccandomi alla bottiglietta inizio a
incamminarmi verso l’uscita del set, pensando già a quanto sarebbe stato bello
infilarmi sotto la doccia fra pochi minuti, fumarmi una bella sigaretta
sdraiato sul letto senza preoccuparmi di dovermi vestire e cazzeggiare davanti
alla tv fino a quando o Kellan, o Jack, o anche tutti e due, non avessero
deciso che era arrivata l’ora di scartavetrare un po’ i coglioni al
sottoscritto.
- mi stavo chiedendo quando io sia diventata così- dice chiara
e cristallina la voce di Kristen, di un tono più alto e più deciso rispetto a
quello che stava usando prima.
- come scusa?- chiedo girandomi a mala pena per guardare
nella sua direzione.
- quello a cui sto pensando… sto cercando di ricordare
quando sono diventata così insensibile- ripete senza voltarsi a guardarmi.
Eccola che ripiglia con uno dei suoi momenti profondi, senza però superare mai
la profondità di una pozzanghera. Insensibile e stronzo? Naa… solo realista.
Kristen non si ferma a pensare a queste cose, o almeno non troppo a lungo e
certamente non dandogli l’adeguata importanza, e se lo fa non te lo viene a
dire. Ci tiene molto alla sua aura di mistero.
- così come?- insisto senza troppo reale interesse ma solo
per cortesia senza spostarmi di un millimetro.
- la scena di oggi… non mi ha dato niente. Stavo pensando a
quando è stata l’ultima volta in cui io, Kristen, sono stata innamorata come lo
è Bella di Edward… forse non lo sono nemmeno mai stata, nemmeno di te-
Sembra quasi che parli a sé stessa più che a me, fissando
sempre tutti quei cavi, quelle luci e quei microfoni, come se il loro
intrecciarsi e sovrapporsi potesse mai nascondere la risposta alla sua domanda.
La sua piccola confessione cuore a cuore sul suo non amore per me non mi sciocca
per niente. Ci ho fatto il callo ormai e comunque nemmeno io ero innamorato di
lei quindi… nessun problema. Non mi sento offeso nel mio orgoglio maschile,
credo che sopravvivrò.
- penso… che debba essere bello sentirsi così. Non credi?-
- No. Si sta di merda, ecco come si sta- rispondo acido e
sbrigativo.
- no… deve essere davvero, davvero meraviglioso…-
Ma io ho già preso a camminare a grandi passi verso
l’uscita.
Spingo con forza la maniglia antipanico e spalanco la porta
con stizza. Modi più gentili proprio non ne conosco.
- deve essere davvero meraviglioso! Ma per piacere!- sbotto
schiacciando forse con troppa forza il tastino apriporte sulla chiave della mia
macchina in affitto del momento. Giusto per fare un po’ il figo ma non troppo,
ho puntato sulla classica audi TT grigio metallizzato, tanto per non esagerare
coi macchinoni ma sembrare comunque uno che… insomma, ne sa.
Si addice tutto perfettamente al nuovo me. Stronzo, balordo,
egocentrico, cinico e con un pacco davvero molto grosso di autostima.
Ho rimosso solo il requisito “scopaiolo” dall’elenco delle
mie nuove… qualità, ma solo perché la cosa inizia un po’ ad annoiarmi,
sinceramente.
Da otto giorni a questa parte il sesso mi annoia, le donne
mi annoiano. Il loro parlare mi irrita, il loro civettare ancora di più, e il
loro “ti prego, sii delicato” proprio non lo reggo. Dato che la schiera
impazzita di fan non posso evitarmela, almeno cerco di non essere
autolesionista al punto tale da voler sopportare le loro lagne anche sotto le
lenzuola per una bottarella da dieci minuti giusto per togliermi lo sfizio.
Mi sento bene in questi nuovi panni, mi sento quasi vivo, o
se non lo sono realmente vuol dire che sto davvero diventando un signor attore
dato che riesco a mentire persino a me stesso e a risultare anche convincente.
Senz’altro le mie doti artistiche in campo lavorativo si
sono accresciute perché chi sospetterebbe mai che dietro l’angelico, puro,
perfetto e magnifico Edward Cullen ci sia uno come me? Non per tirarmela, ma
credo di averli giocati tutti in questo. Nessuno sembra si stia accorgendo del
cambiamento del “mio Edward”. Riesco ad essere ancora sdolcinato, mieloso,
paranoico e assolutamente asessuato.
Di certo, la gente avrà il suo bel daffare nel cercare di
conciliare la mia figura con quella del vampiro bamboccione quando verrà a
sapere del nuovo ruolo che ho accettato per i prossimi mesi.
Voglio proprio vedere le loro facce quando mi vedranno nei
panni di un arrampicatore sociale disinibito, discinto e disdicevole.
Finalmente un nuovo ruolo che non ha niente di stereotipato in cui potrò
calarmi totalmente sentendomici anche a mio agio.
Dopo dieci minuti, già sfilo le chiavi dalla toppa
dell’avviamento e scendo dalla macchina dopo averla parcheggiata di fianco a
una moto blu che non credo di aver mai visto, desideroso solo di buttarmi sotto
la doccia e smettere di cercare di mantenere su la montatura dello “stronzo”.
Si… una montatura. Io sono tutto una montatura. Visto che
essere sé stessi non porta mai a nulla di buono, tanto vale sceglierci la
maschera che più ci aggrada e considerato che la vena che ha deciso di pulsare
più forte delle altre in me di recente è quella dell’ira, quale modo migliore
per darle una valvola di sfogo? Se Terminator non posso esserlo…nessuno mi
vieta di essere Mister Hide.
Non butto nemmeno un occhio sui sofà della hall
dell’albergo, dato che so già che Kell e Jack ci saranno solo stasera, presi
come sono da interviste e promozioni varie per New Moon.
Già, le promozioni… cinque giorni ancora e avremmo dato il
via al tour promozionale del film, in cui sarei stato costretto a sorridere ed
esser conciliante con tutti. Già mi sento male all’idea della prima, quando
dovrò stare in piedi per un sacco di tempo a firmare autografi a non finire, a
rispondere a domande una più stupida dell’altra e a cercare di ingegnarmi a
mettere insieme qualche battuta carina, quando l’unica cosa che vorrò fare sarà
entrare in quel dannato cinema, ingozzarmi di pop-corn e bermi la mia birra in
santa pace per poi tornarmene subito a casa.
Purtroppo per me, o una meteorite decide intrecciare una
relazione ufficiale con me e renderlo noto su facebook, oppure sarò costretto a
presenziare. La prima opportunità, chissà perché, la vedo molto remota.
È un film, la prima è in un cinema, guardiamoci il film e
facciamo in fretta senza troppe cerimonie, tanto se il film piace ce lo diranno
i risultati dei botteghini, non di certo la folla urlante fuori dalla sala, no?
Non apro nemmeno bocca e il receptionist mi allunga
silenzioso la carta magnetica della mia stanza.
Finalmente qualcuno che ha capito tutto.
Senza prestare attenzione a nulla di particolare che non
siano le mie scarpe, mi dirigo verso l’ascensore e allungo leggermente il passo
per entrarci dentro prima che le porte si chiudano.
Mantenendo un cipiglio indisponente, mi faccio amabilmente i
cazzi miei senza fare nemmeno un cenno di saluto all’anziana signora che era
già sull’ascensore prima che lo fermassi.
Non mi piaccio per niente.
Per niente.
Ma ferire gli altri con la mia indisponenza e la mia
strafottenza è l’unica cosa che riesce a liberarmi, come se tutta la rabbia che
ho dentro, tutto il rancore e tutto l’odio potessero veramente fluire fuori a
piccole dosi, evitando così di sommergermi. Forse spero solo che questo sputare
fuori veleno mi aiuti ad esaurirlo prima o poi, ma forse… forse è un veleno
talmente velenoso il mio che si rigenera da solo, come se io fossi davvero un
serpente, come se, essendolo, ne avessi scorte praticamente infinite.
Un’altra settimana è passata, ma questa è stata una
settimana vuota. Una settimana in cui io sono stato vuoto, perché se prima
pensavo, speravo, pregavo perché le cose tornassero a posto, dopo la sua
ennesima fuga ho abbandonato la nave della testardaggine e mi sono lanciato giù
nel mare della rassegnazione, per poi finire risucchiato nel vortice della
consapevolezza ed essere poi risputato fuori, masticato, sfinito e frustrato,
sull’isoletta tutt’altro che caraibica del niente.
E ora mi chiedo se io debba illudermi di poter fare
un’uscita in grande stile aspettando le tartarughe marine di Jack Sparrow o
attendere che arrivino i contrabbandieri a darmi un passaggio di fortuna per
tornare sulla terra dei comuni mortali imponendomi di abbandonare qualsiasi
capacità di sperare e sognare su quell’isoletta, pagando i miei traghettatori
con la moneta della disillusione.
Bah… in ogni caso non riesco proprio a vedere quale sia la
scelta più conveniente per me.
Mi hanno sempre insegnato a credere che ciò che desideriamo,
se davvero lo vogliamo, se davvero lo consideriamo importante… prima o poi sarà
nostro se lo vogliamo sul serio, se ci impegniamo per credere che raggiungere
l’obbiettivo sia possibile.
L’esperienza, però, mi ha reso partecipe di un’altra verità,
ossia che questa teoria funziona solo quando possiamo dire di essere soli al
mondo, quando le nostre decisioni, che già ci costano ore e ore di
elucubrazioni mentali che spesso rasentano la pazzia, non sono influenzate
dalle decisioni di altre persone che a loro volta, si suppone, lottano per raggiungere
il loro obbiettivo.
Morale della favola, ogni tanto otteniamo quello che
vogliamo, altre volte no, perché la nostra volontà, il nostro essere parti di
un accordo, non sempre porta a una corrispettività con le volontà altrui. A
volte si vince, a volte si conclude in pareggio e a volte si perde.
Io ho perso in maniera tanto schiacciante che non credo di
aver più né la voglia né le forze per giocare questa partita. Non ho nemmeno
più il coraggio di scontrarmi in un’amichevole, figuriamoci in una partita di
campionato.
Questa maschera, questo nuovo me… mi protegge in qualche
modo. È una sorta di avatar che lotta per me, che cerca ancora di sognare al
posto mio… ma io non gli facilito certo l’impresa. Sono più una zavorra che
l’essere senziente che dovrebbe guidarlo.
Nell’apertura del trailer di “remember me” mi hanno fatto
dire che Gandhi diceva che qualsiasi cosa farai nella tua vita sarà
insignificante, ma è davvero importante che tu la faccia.
Peccato che a furia di fare ed essere insignificante uno
inizi a sentirsi totalmente inutile e completamente sfiduciato, specie poi
quando fallisci nel “fa che ti ricordi per sempre”, che mi hanno sempre fatto
dire con conseguente “sto lavorando al per sempre”.
Insomma, in quel film ho detto una marea di cazzate almeno
tante quante ne dirò in questo.
Non sono più adatto a fare questi ruoli e forse non sono
nemmeno più adatto per George Duroy… Forse semplicemente devo rassegnarmi a non
essere più adatto a niente e ritirarmi ora con le luci della ribalta ancora addosso,
evitandomi una colossale figuraccia quando tutti si accorgeranno come ho fatto
io che non sono più tagliato per questo mestiere.
Pensando ad avatar, tartarughe marine, Gandhi e
contrabbandieri, striscio la tessera nel lettore e apro la porta della mia
camera.
Come sempre, sistemo la tessera nell’apposito lettore per
avere la corrente e mi sfilo la giacca, appendendola distrattamente al gancio
dietro la porta.
Ho bisogno di una doccia. Ho bisogno di lavare via la marea
di cazzate che si condensano nella mia testa e mi portano a sragionare.
Inizio a sfilarmi la felpa e la maglietta mentre già mi
disfo delle scarpe dal tallone, lanciandole come al solito in mezzo alla
stanza, tirando a indovinare mentalmente le coordinate esatte di dove avrei
ritrovato il tutto il giorno dopo. Mi sfilo anche la cintura e la lascio cadere
prima ancora di iniziare a sbottonarmi i jeans e alzare lo sguardo da terra per
orientarmi verso il bagno.
- ciao…-
Ok, Pattinson. Tu e le tue seghe mentali sulla ricerca dei
significati dei misteri della mente umana dovete sedervi a tavolino e decidere
che cosa fare delle vostre insulse esistenze.
Dovreste optare per una specie di divorzio in quanto è ormai
evidente che restare insieme vi fa tutt’altro che bene. Sarebbe meglio procedere
prediligendo una soluzione consensuale onde evitare ritorsioni che potrebbero
poi risultare spiacevoli soprattutto per
te, Pattinson, dato che le tue meditazioni senza senso hanno il coltello dalla
parte del manico. Su questo non ci piove perché tu non sei mai stato pazzo, non
hai mai avuto problemi di vista e sicuramente quello che hai ora davanti è solo
frutto della tua mente malata e depressa, che più nutri, più ci gode a farti
perdere il sonno con complicati e inutili ragionamenti che portano sempre e
solo al niente.
Quella che hai davanti è a tutti gli effetti
un’allucinazione. Il coltello dalla parte del manico nelle mani della tua mente
malata.
Dicesi “allucinazione” la falsa percezione in assenza di uno
stimolo esterno reale. È spesso definita in psicopatologia 'percezione senza
oggetto'. Il termine deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa
'vagare nella mente'. Le allucinazioni si possono verificare in ognuna delle
modalità sensitive, in particolare si riconoscono allucinazioni visive,
uditive, gustative, olfattive e tattili. Al contrario dell'illusione che
interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione
riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente.
Quella che io sto avendo in questo momento è senza ombra di
dubbio un’allucinazione di tipo visivo, uditivo e direi anche olfattivo. Almeno
secondo Wikipedia.
- ciao…- risponde da sola la mia voce più lesta del mio
cervello ancora perso a cercare di capire se ciò che vedo sia reale o solo
frutto della mia fantasia.
Alessia.
Lei.
Lei è qui… o forse no.
Ha il viso stanco, tirato… gli occhi… sono gli stessi di
sempre ma hanno qualcosa di diverso.
Ferma, immobile, in controluce davanti alla finestra, tinta
di riflessi rossi e arancioni del sole che sta tramontando alle sue spalle
dietro le tende. Sembra diversa.
Non deve essere un’allucinazione. Non può essere
un’allucinazione.
Le allucinazioni dovrebbero essere come i sogni, no? dovrei…
dovrei vederla come me la ricordo, come… l’ultima volta in cui l’ho vista, e
invece lei è… diversa.
Sembra stanca, sembra… triste, sembra… sconfitta… sembra
quasi me.
- come…come va?- articola indecisa torturandosi le mani e
massacrando il suo labbro inferiore.
Le allucinazioni parlano? Eh beh… uditive… si, le
allucinazioni parlano. Lo dice Wikipedia, sicchè…
Ma lei sembra tutto tranne che un miraggio.
- come hai fatto a entrare?- chiede la mia voce più
tagliente di quanto in realtà non volessi. O forse si perché almeno lei ha più
coerenza di me che a primo acchito vorrei semplicemente correre da lei
fregandomene di tutto fuorché del fatto che lei sia qui.
- Ashley… ha…la… l’ho chiamata e lei mi ha fatto passare
dalla sua camera che…- balbetta sempre torturandosi labbra e mani.
- …che comunica con quella di Jackson che comunica con la
mia- concludo freddo e controllato.
Dannata coerenza.
- già…- sospira lasciando che le sue spalle si ingobbiscano
come se si fossero liberate di un enorme peso che è stato sopportato troppo a
lungo.
Decisamente non è un’allucinazione. È tutto vero.
Restiamo in silenzio. Immobili, quasi incoscienti, fissiamo
le trame della moquette forse cercando nel suo intreccio perfetto una sorta di
guida che ci aiuti a rimettere a posto noi stessi.
O forse semplicemente tutto è talmente surreale che abbiamo bisogno
di un minuto per raccogliere i nostri pensieri e cercare di realizzare
concretamente la situazione.
- Rob, io…- attacca come animata da un’improvvisa scossa
elettrica, ma la mia mano la ferma con un gesto stizzito, alzandosi in
automatico.
Deve concedermi un altro minuto per elaborare. Dato che
l’enciclopedia di internet ha miseramente fallito nel suo darmi una spiegazione
di ciò che mi sta davanti, dovrò farmi io il lavoro di collegare tutti i pezzi,
e di certo pochi minuti di silenzio, imbarazzo e attesa non sono sufficienti.
Ok, Pattinson, elabora. Un pezzo per volta, ce la puoi fare.
Lei è qui.
Lei è nella mia camera d’albergo a Vancouver, in piedi tra
un mio jeans e un mio maglione a circa trenta centimetri di distanza dal mio
letto.
Lei è qui dopo che per quasi tre mesi non si è fatta sentire
nemmeno per messaggi.
Lei è qui e io vorrei salire su quel letto e trascinarcela
sopra con me e farci l’amore per ore infinite fregandomene di tutto quello che
è stato.
O forse…. No?
No, no, no…. ok… daccapo.
Lei è qui.
Lei è nella mia camera d’albergo a Vancouver, in piedi tra
un mio jeans e un mio maglione a circa trenta centimetri di distanza dal mio
letto.
Lei è qui dopo che per quasi tre mesi non si è fatta sentire
nemmeno per messaggi.
Lei è qui e io vorrei salire su quel letto e trascinarcela
sopra con me e farci l’amore per ore infinite fregandomene di tutto quello che
è stato. Ma…
Ma…Lei è qui dopo
esser scappata da me non una ma ben due volte di fila, lasciandomi solo a
cercare di capirci qualcosa. Dato molto importante e difficilmente ignorabile.
Lei è qui dopo avermi fatto mortificare del mio sentimento,
dopo avermi fatto vergognare del mio non egoismo, dopo avermi fatto esplorare
gli angoli più reconditi, più bui, più bastardi e più infami del mio essere.
Decisamente inignorabile.
Lei è qui nella mia camera e pretende di parlarmi.
Ora.
Lei pretende di parlarmi ora.
Lei è venuta ora.
Lei ora si degna
di presenziare davanti alla mia figura, dopo aver commesso effrazione e
sicuramente corruzione, con il coraggio di guardarmi e chiamarmi per nome. Dopo
quasi tre mesi.
Il dizionario definisce la collera come il sentimento di
sdegno, spesso improvviso, che si manifesta con parole e atti violenti. Io ho
accumulato vagonate di sdegno, che è cresciuto indisturbato per tre mesi, che
al momento è indeciso sul come manifestarsi.
Fin dalla tenera età ci viene insegnato che è cattivo e
sbagliato esprimere la collera perché potrebbe farci compiere gesti e dire cose
di cui prima o poi finiremo per pentirci.
Vaffanculo!
Io sono decisamente collerico.
Sono incazzato come una bestia.
- non dire nemmeno una parola- sibilo glaciale, freddo e
insensibile prendendo pieno controllo del mio corpo e dell’articolazione delle
mie parole.
Questo sono diventato per colpa sua e questo le mostro. E
vaffanculo tutto, ho tutte le ragioni di non voler sentire quello che ha da
dirmi.
- Rob, io… mi dispiace…- inizia facendo un passo avanti con
una voce che mi scioglierebbe se anche adesso, anche qui, soprattutto qui e
soprattutto adesso, io non fossi così arrabbiato…
- shhh!- la zittisco secco.
- Rob davvero…-
- Ale, sta zitta! Per la miseria, non fiatare!- grido
mandando a quel paese quel poco di autocontrollo che stavo cercando ancora di
mantenere.
Ira.
Questo sento scorrermi veloce nelle vene e questo mi acceca.
Ira.
Pura, amara, costante, adrenalinica ira.
È quasi dolorosa tanto scorre in fretta ma non mi sono mai
sentito bene come ora da quando mi ha lasciato. È qui, davanti a me, e io
finalmente posso lasciarla scorrere, posso liberarmene, posso… fare qualsiasi
cosa.
- non voglio sentire un cazzo di quello che hai da dire,
perché suppongo che tu sia venuta qui per questo- inizio alzando lo sguardo per
incontrare il suo e fronteggiarlo.
- mi dispiace- ripete aggrottando leggermente la fronte
manifestando la sua contrizione. Non me ne frega un emerito cazzo del suo
dispiacere. È un dispiacere finto, il suo, ma anche se fosse vero ha fatto
troppi danni e io non ho voglia di proteggerla dalle conseguenze del suo
attuale presunto “dispiacere”. Il suo dispiacere
è la miccia accesa della mia rabbia, e io, signori, sono il candelotto di
dinamite che sta per esplodere.
Tre…
Due…
Uno…
- tu… tu non hai idea di quello che ho passato io in questi
mesi, ok? E tu ora, ora mi vieni a
dire che ti dispiace? Per cosa ti dispiace, eh? Per cosa?! Per avermi lasciato
senza nemmeno un biglietto, per aver giocato con me tutto il tempo, per avermi
fatto credere qualcosa che non c’è mai stato? Per cosa, esattamente, ti
dispiace? Sono tante le cose di cui dovresti dispiacerti ma sono proprio
curioso di sapere per quale delle tante tu sia qui-
Grido, sbraito, gesticolo. Lascio scorrere la mia ira libera
e indomabile, senza tentare mai di contrastarla ma al contrario agevolandola,
tenendo gli occhi bene aperti su di lei, per guardarla mentre una parola dopo
l’altra l’accoltello come lei ha fatto con me con i suoi silenzi.
Io almeno lo faccio con le parole, e già solo questo,
almeno, mi fa sentire una persona più onesta di quanto lei non sia stata.
- io… Rob… io… non…- balbetta prendendosi la testa tra le
mani, scuotendo il capo in gesto di diniego sotto il peso delle mie accuse.
- tu non cosa? Sei venuta a dirmi cosa? che ti dispiace per cosa?
sai cosa dispiace a me? mi dispiace
essermi fidato di te, mi dispiace essermi aperto a te, mi dispiace averti
desiderata, mi dispiace essermi innamorato di te! mi dispiace averti conosciuta!-
Sono cattivo, sono bastardo, sono annientato.
Sputo veleno su veleno, facendolo scorrere fuori a fiumi
dalla mia bocca, godendo nel vederla sempre più sofferente, sempre più
dolorante, sempre più piccola e colpevole.
Godo nel vederla lo specchio di me stesso in tutto questo
tempo.
Snocciolo le parole una dietro l’altra e ne assaporo la
consistenza sulla lingua. Mi sento potente, mi sento per una volta con il
coltello dalla parte del manico e questo mi da potere.
- io ho fatto tutto per te, Ale. Tutto. Avrei fatto
qualsiasi cosa per te senza chiederti mai niente, ma tu… tu non mi hai dato
nemmeno un motivo, ma che motivo potevo mai pretendere se te ne sei andata via
senza nemmeno un saluto? Quindi ora, ora
non venirmi a dire che ti dispiace. E non ti aspettare che io riesca anche ad
ascoltare quello che hai da dire. Sei stata piuttosto…chiara… in questi mesi.
Non vedo come le tue parole potrebbero aggiungere qualcosa, quindi per favore…
stai zitta e se mi vuoi fare proprio felice allora esci da questa stanza -
Ho il fiatone, il petto mi si alza e mi si abbassa
irregolare, scosso dai mille fremiti residui dell’adrenalina che è uscita fuori
a fiotti dalle mie labbra per mezzo delle mie accuse.
Ho caldo. Ho talmente caldo che sento i capelli sfiorarmi
umidi il collo, sentendo fresco là dove sono bagnati.
Ho buttato tutto fuori, e ora… ora mi sento se possibile
ancora più vuoto di prima.
Mi sento in un limbo in cui non la amo e non la odio, in cui
non sento, in cui tutto si agita attorno a me senza scalfirmi. Mi sento chiuso
in una scatola di vetro senza via d’uscita, dove immagini di noi vorticano
tutt’attorno senza soffermarsi mai il tempo di farmene rivivere davvero
qualcuna.
Cado seduto sul letto reggendomi la testa che sembra voler
scoppiare, troppo piena di tutto quel niente che spinge sulle pareti del mio
cranio per uscire fuori, per alimentarsi e avere altro niente.
La rabbia se n’è andata veloce com’è montata lasciandomi
esausto e sfinito.
Dei passi felpati strisciano sulla moquette, ma non alzo la
testa. I suoi passi, i suoi piedi mi dicono esattamente dove sia ora. Davanti a
me, vedo solo le sue gambe e i suoi pugni serrati.
Non ho più forze per invitarla a spiegarmi.
Non ho più forze per impedirle di farlo.
Non ho più forze per ripeterle di andare via, anche se è
quello che vorrei.
Non ho più forze per impedirglielo perché vorrei che
restasse.
Non ho più forze per alzare lo sguardo su di lei e capire se
davvero tutto l’odio che provo mi ha portato via l’amore.
Non ho più forze per capire chi sono e cosa farò adesso, per
capire chi è lei e cosa farà ora che l’ho pugnalata con tanta forza ed ho
goduto nel vederla incassare.
Non ho più forze nemmeno per reggermi la testa, che cade a
ciondoloni mentre le mani la seguono e si congiungono sorrette solo dalle mie
ginocchia.
- per quanto tu possa trovarlo assurdo o non lo voglia
sentire, mi dispiace davvero. Per tutto. Per ogni cosa che hai detto mi dispiace-
articola lenta con una voce che è leggermente più alta di un sussurro ma che
trema quanto un singhiozzo.
- se sono venuta fin qui… se ci sono venuta solo adesso è
perché prima… avevo dei conti in sospeso con me stessa che tu non avresti mai
potuto aiutarmi a risolvere, ed erano talmente grandi che ho pensato di agire
per il bene di tutti e due-
Inspira a lungo, stringe ancora le mani come se le sue
nocche ormai bianche potessero diventarlo ancora di più.
- è chiaro che… ho sbagliato tutto. Ho sempre sbagliato
tutto…-
- Certo, anche io, infatti, sono stato uno sbaglio, questo
vuoi dire? Che sono stato un semplice errore di percorso? Hai fatto tutti
questi chilometri per dirmi che sono stato uno sbaglio? Beh, scusa se te lo
dico, ma potevi anche risparmiarteli. Sai com’è, ci ero già arrivato da solo
senza che tu me lo chiarissi!- sbotto infastidito e ironico senza alzare lo
sguardo, interrompendola proprio sulla parola “sbaglio”. Che lo ammettesse
pure, tanto potevo forse illudermi di aver fatto realmente qualcosa di buono?
No.
Come se non avessi proferito verbo, inspira a fondo e
continua mentre io sono ancora indeciso sullo starla a sentire o imporle il
silenzio. D’altra parte… almeno questo anche uno sbaglio come me lo può fare, no? Purtroppo non ne ho più la forza.
Mi resta solo il sarcasmo.
- Il fatto che io sia qui non pretendo cambi le cose, che le
rimetta a posto e che cancelli tutto il male che ci ho fatto ma… volevo sapessi
che mi dispiace e che… niente… è evidente che ora non importa più. Odiami, Rob…
ne hai tutte le ragioni e non me ne lamento perché io ti ho portato a questo.
Non so se per te sia stato un errore anche il mio essere venuta qui, ma per me
non lo è stato perché ti dovevo delle scuse. Lo so che avrei dovuto almeno
lasciarti scritto qualcosa, ma davvero… per me andarmene è già stato doloroso a
sufficienza e veramente ho pensato di agire per il meglio. Pensavo di… fare
meno male a entrambi-
- eh beh… in effetti questa era l’unica soluzione. Da sempre
scappare dopo avermi depistato con la storia dei vestiti e farmi fermare da una
guardia all’aeroporto fa bene al mio ego. Hai realizzato un sogno, Ale. Ho
sempre sperato di venire scaricato in questo modo un giorno o l’altro. Hai
realizzato il mio sogno nel cassetto. Fa talmente bene lasciarsi così che tutti
vorrebbero farlo! fa talmente bene che non mi spiego proprio la tua presenza
qui.-
Inspira ancora, incassando le mie frecciatine, cercando di
non scomporsi più di tanto.
- Ho detto di aver sbagliato, infatti. Nemmeno io sono stata
al massimo, di certo non me la sono spassata, se è quello che pensi. So di aver
sbagliato e sono qui per chiederti scusa. E se tu dici che sei dispiaciuto di
avermi anche solo conosciuta, beh… per me non è così. Puoi pensarla come ti
pare, ma per me non è stato un altro errore essere venuta da te perché… anche
io ti amo. E sono venuta a dirtelo. Forse ora non è più importante, forse ora è
troppo tardi, sta a te deciderlo. So che ci ho messo un po’, che ho rovinato
tutto ma… anche io ti amo. E… mi sembrava giusto che lo sapessi. Me ne vado se
è quello che vuoi, solo… volevo solo dirtelo-
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo.
I suoi pugni si stringono ancora una volta, forse intuendo
una risposta che non ho dato, prima che i suoi piedi di muovano e compiano
pochi passi verso l’uscita, fermandosi solo un attimo vicino a una sedia a
raccogliere qualcosa, probabilmente la giacca a giudicare dal fruscio.
Un flash di lei immobile sul suo letto e di me seduto sui
gradini di casa sua passa veloce come un razzo nella mia testa e la domanda
sorge spontanea nella mia mente uscendo dalla mia bocca prima che il cervello
abbia il tempo di impedirlo.
- quando?-
- come?- chiede arrestando i suoi passi a pochi centimetri
dalla porta.
- quando te ne sei accorta?- chiarisco ripentendo la mia
domanda con la gola secca senza il coraggio di alzare lo sguardo su di lei. Se
lo avessi fatto avrebbe letto tutto il dubbio, tutta la frustrazione che quella
semplice frase che ho sempre sognato mi dicesse mi aveva provocato.
- la mattina in cui sono scappata. Noi… tu… avevamo le gambe
intrecciate. Solo con Matt dormivo così. La notte in cui mi hai chiesto di fare
l’amore, mi sono svegliata tra le tue braccia con le gambe intrecciate alle
tue. Io e te non avevamo mai dormito così - mi risponde calma prima di voltarsi
ancora e abbassare la maniglia della porta.
Solo con Matt dormivo
così…
Anche io ti amo…
Io e te non avevamo
mai dormito così…
Anche io ti amo…
In meno di una frazione di secondo, il mio corpo ha reagito
per me per l’ennesima volta, facendomi trovare in una situazione che avrei
ponderato con più calma e più attenzione portando probabilmente a risultati
differenti.
Ma ora sono qui, le mani ai lati della sua testa a chiudere
quella porta che lei stava aprendo per andarsene un’altra volta, il petto
ansante contro la sua schiena e il naso nei suoi capelli che sanno di vento,
sanno di viaggio, sanno di ritorno, sanno di… tutto, sanno di lei.
Ancora non so se credere alle sue parole.
Una parte di me vorrebbe farlo, una parte di me vorrebbe
credere che il sogno, per quanto brutto, per quanto triste e spaventoso, sia
diventato un magnifico sogno che altro non è che la mia attuale realtà.
L’altra parte di me si rifiuta di farlo perché se lo facesse
e poi si rivelasse ancora una volta tutto una menzogna non avrei nemmeno più la
forza per costruirmi una nuova maschera.
Ancora una volta il mio corpo agisce per me, spinto
dall’aver riconosciuto finalmente il profumo giusto tra quei capelli neri. Le
mani sono scese sui suoi fianchi, e li hanno trovati un po’ meno morbidi di
quanto ricordavano ma la forma pare la stessa.
Dentro di me è il caos.
La lussuria del riaverla è indecisa tra il prenderla per
farle del male fisico e il prenderla per amarla e ritornare ad ascoltare i suoi
gemiti di piacere.
Il mio cervello è indeciso sul crederle o no, perché non la
riconosce più visivamente né nel significato delle sue parole.
Il mio cuore spezzato vede i suoi cocci fremere come
calamite che per via della vicinanza iniziano a non riuscire più ad opporsi
alla forza del campo magnetico che li spinge ad unirsi di nuovo.
Il tutto si manifesta in gesti bruschi e frettolosi, che le
strappano la giacca di dosso, che liberano la sua carne dalla prigionia della
maglia che indossa, che la voltano con violenza facendola sbattere contro la
porta in un tonfo sordo. La mia bocca famelica la cerca, la raggiunge, la
morde, si beve respiri spezzati e continua inarrestabile ad assaggiarle la
bocca, il collo, la pelle calda e vellutata dietro l’orecchio.
Il suo sapore…
Le mie mani afferrano spasmodiche quella carne e la
strizzano come se dovessero fare di tutto per riconoscerla ed è proprio quello
che fanno…
La sua pelle…
Scendono veloci a sbottonare il suo jeans e ad afferrarle
una gamba da allacciarmi addosso per averla mia.
È lei…
Lei…
Lei…
Lei che non si muove e resta vittima della mia furia.
Lei che ha gli occhi sbarrati per via della mia irruenza.
Lei che tiene le mani lungo i fianchi e trema.
Lei che guardo negli occhi e ne riconosco la tonalità di
verde macchiato da fili blu cobalto.
Lei che guardo negli occhi e riconosco come l’amore della
mia vita.
Lei che sto umiliando in questo modo, cercando di prenderla
e di possederla in maniera quasi animalesca per avere una prova tangibile della
verità delle sue parole e soprattutto della sua presenza qui. Per avere la
prova che sia la mia Alessia e non uno dei tanti scadenti surrogati che ho
voluto cercare.
Spaventato da me stesso, faccio per allontanarmi da lei, non
riconoscendomi più in quel Robert bastardo che mi sono costruito e che ora mi
opprime come un macigno.
Lei mi viene incontro e silenziosa scivola con me, seduti
l’uno tra le gambe dell’altro, sulla moquette ingombra di vestiti.
Mi tiene stretto, cullandomi dolce cercando di
tranquillizzarmi e accarezzandomi i capelli mentre lacrime e singhiozzi hanno
sostituito la spavalderia e la furia.
La stringo a me, pelle nuda contro pelle nuda, così com’è
stato l’ultima volta in cui l’ho fatto e mi rendo conto che è inutile che io
ora tenti di respingerla perché l’amore che provo per lei è più forte del mio
rancore, perché lei ha fatto questo credendo di fare il meglio per noi, perché
lei ha voluto proteggere me da un passato che solo lei poteva chiudere… perché
in fondo non è stata tutta colpa sua.
Io ho la mia parte di colpe, anche se forse meno numerose
delle sue ma che in una coppia sono ugualmente gravi. Come io l’ho sempre
accusata di non parlarmi mai, di non raccontarmi mai nulla di sé, nemmeno io
l’ho fatto. Non le ho mai raccontato dei miei timori, dei miei fantasmi, delle
mie angosce.
Siamo stati insieme ma ognuno di noi viveva nel suo mondo,
in un universo parallelo che non trovava mai un punto di contatto con quello
dell’altro, che ci ha impedito di evitare di lasciar passare tutto questo tempo
per correrci incontro e frantumare insieme il muro che ancora ci divideva.
Siamo stati due idioti orgogliosi.
Ma siamo due idioti orgogliosi che si amano.
- sei qui…- riesco a balbettare tra una lacrima e l’altra
mentre le mie mani trovano nuovamente familiarità con il suo viso.
- sono qui…- mi conferma appoggiando le sue mani sulle mie e
facendo intrecciare le nostre dita.
Sorride tra le lacrime anche lei, come me. Ora si che è lo
specchio di me stesso.
- tu… sei qui- ripeto come un’idiota.
- sono qui…- ripete anche lei sussultando leggermente per
via di una risata strozzata.
Un bacio umido è quello che segue a questa presa effettiva
di coscienza. Un bacio umido di lacrime in cui ci ritroviamo passando all’altro
tutto quello che abbiamo passato in questi mesi che ci hanno visti lontani.
Le sue labbra salate si modellano perfettamente sulle mie e
il loro sapore è di nuovo quello giusto per me. I suoi capelli sono la seta
giusta per le mie mani, i suoi occhi perfetti per essere guardati dai miei...
lei è perfetta per me.
Lei è il mio incastro.
- non sai quanto mi sei mancata- articolo svelto tra un
bacio e l’altro.
- sono qui adesso- mi risponde tornando a baciarmi con
ancora più bramosia e foga.
- Rob mi dispiace così tanto- sussurra raggiungendo con le
sue labbra ogni angolo del mio viso.
- l’importante è che ora sei qui- le rispondo imitando i
suoi gesti.
- mi spiace così tanto, amore- balbetta ancora smettendo di
baciarmi e nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
- ridillo- le chiedo. Voglio essere sicuro che stavolta
sappia come mi ha chiamato, che se ne renda conto.
- mi spiace…-
- no, tesoro… mi hai chiamato…-
- …amore-
Sorrido. Sorrido come un ebete. Eppure penso che forse, dico
forse, potrei anche passare altri tre
mesi solo e incazzato pur di sentire alla fine quel nome sulle sue labbra. Ma
perché porsi il problema ora? Lei è qui. Finalmente è qui. Vaffanculo
contrabbandieri! Io resto sulla mia isola ad attendere le tartarughe.
La stringo tra le mie braccia talmente forte che,
sbilanciati, cadiamo entrambi sdraiati a terra. E mentre la osservo ridere
tenendosi una mano sotto il seno, noto una macchia scura sulla sua anca che non
mi ricordavo ci fosse.
- e questo?- le chiedo passando un dito sulle linee scure
che si intrecciano sulla sua spigolosità. Una A e una R corsive che si
intrecciano sfumate e delicate, quasi azzurrine a contrasto con la sua pelle
chiara.
- beh… sono…-
- non hai mai avuto dubbi su quello che sentivi per me,
vero?- sussurro dopo aver inghiottito saliva completamente assente.
- no - risponde sempre sussurrando e guardando il soffitto.
Un tatuaggio con le nostre iniziali.
Un intreccio che dimostra ancora una volta quanto il nostro
non parlare ci ha portato ad allontanarci.
Ho sempre creduto che se ne fosse andata perché non si era
sentita capace di dimenticare Matt e che avesse perciò preferito vivere nel
ricordo del suo amore, evitando di “subire” il mio.
Ho sempre pensato che non mi amasse e che avesse sempre
giocato con me, usandomi per tappare un buco che poi non si è più sentita di
tenere chiuso.
E invece lei si marchia la pelle con un “noi” nel momento
esatto in cui questo noi era venuto a mancare.
Se solo l’avessi pregata di più per farmi raccontare i suoi
pensieri e le sue paure, se solo l’avessi fatto avrei accettato anche il suo
richiedere tempo per mettere a posto il caos che la confondeva. L’avrei
accettato sinceramente e senza rancori perché, comunque, avrei saputo le cose
come stavano e ci saremmo fatti entrambi meno male.
Purtroppo non si può tornare indietro, ma almeno possiamo
provare a ricominciare con il piede giusto.
- perché l’hai fatto, Ale?- chiedo intrecciando la mano alla
sua sul suo ventre e girandomi a guardarla appoggiando tutto il peso su un
gomito.
- perché pensavo… Rob, è difficile- sussurra coprendosi gli
occhi con l’avambraccio.
Trema e i suoi respiri si fanno corti e veloci. Razza di
cretino che sono, l’ho lasciata vestita solo di un jeans e di un reggiseno in
pieno inverno e per di più sul pavimento.
Niente da fare, passano i mesi ma io resto un coglione.
Prima che lei se ne renda conto, l’ho già sollevata da terra
e seduta sul letto per poi chinarmi a toglierle gli stivaletti e appoggiarle le
gambe sul letto.
Raccolgo da terra la felpa che mi ero tolto da poco e la
apro per invitarla a infilarci le braccia ma lei mi guarda senza accennare il
minimo movimento.
- Ale…?- la chiamo avvicinandole ancora la felpa.
In risposta lei allunga una mano sul suo ventre, tirando giù
la zip dei suoi jeans che già avevo provveduto a sbottonare nel mio momento di
accecamento.
Li sfila senza mai interrompere il contatto visivo con me e
poi li lascia scivolare giù sul pavimento.
Non riesco a decifrare il suo sguardo, so solo che da quando
è entrata in questa stanza io ho seri problemi di salivazione, che si vanno
facendo più gravi man mano che i minuti scorrono.
Allunga una mano verso di me e alzandosi in ginocchio sul
materasso, mi tira verso di sé afferrandomi per la cintura del jeans.
Mi avvicino e con mani leggere apre i miei pantaloni,
accompagnandoli nella discesa con le mani, accarezzandomi dolcemente le gambe.
Quasi alla pari quanto a indumenti, mi invita a sedermi con
lei al centro del letto, per poi tendermi ancora le mani e invitarmi ancora a
infilarmi sotto il piumone assieme a lei.
Cercando di non pesare troppo sul suo corpo trattenendomi
sui gomiti, le accarezzo i capelli e mi decido a parlare, alzando bandiera
bianca di fronte ai suoi occhi illeggibili.
- a cosa stai pensando?-
- a trovare le parole per rispondere alla tua domanda-
- e… hai trovato soluzione?-
- non lo so… ma ci voglio provare lo stesso-
Anche lei deve aver capito che il silenzio non è mai stato
nostro alleato nel nostro rapporto, che sono state talmente tante le cose non
dette che ci hanno portato a conclusioni sbagliate, che hanno alimentato paure
infondate e ora è il caso di rimettere le cose a posto.
Senza battere ciglio, mi limito a osservarla, scrutando i
suoi occhi cercando di trasmetterle serenità e sicurezza, continuando ad
accarezzarle i capelli e il viso cercando di rilassarla e di creare in lei lo
stato d’animo adatto per parlarmi.
- avevo paura, amore- confessa a un tratto in un sussurro,
reprimendo a stento un singhiozzo che rapido le è salito in gola ed ha fatto
bagnare i suoi occhi verdi.
- di cosa avevi paura, amore mio?- la incito sempre
accarezzandola.
- praticamente di tutto-
- spiegati meglio-
- avevo paura che prima o poi avrei perso anche te… che se
anche tu te ne fossi andato davvero non sarei più riuscita ad alzarmi. Che le
mie ansie nel vederti partire per il tuo lavoro ti avrebbero portato ad odiarmi
perché… perché ho paura di tutto. Ho paura che i tuoi impegni ti portino via da
me, ho paura che mentre sei via ti succeda qualcosa di brutto, ho paura che
prima o poi arrivi qualcuna che si fa meno paranoie di me e ti assillerebbe di
meno e che tu…-
Esprime tutto di corsa, senza preoccuparsi di dare un ordine
consequenziale ai suoi pensieri, vomitandoli fuori come farebbe un fiume in
piena che è stato trattenuto troppo a lungo da un argine che finalmente è
crollato.
- shh, shh, shh… amore… sono qui, ok?-
- Rob, io non voglio riversarti addosso tutte le mie paure,
non voglio che tu debba sentirti oppresso, non voglio…- singhiozza senza più
cercare di trattenersi.
- amore, amore guardami- la chiamo prendendo il suo viso tra
le mani in attesa che lei apra gli occhi e mi guardi per capire bene quello che
le sto per dire.
Quando li apre cerca ancora di distoglierli ma premendo
leggermente sulle sue guance riesco a ottenere ciò che voglio.
- qualsiasi cosa succeda, qualsiasi… io tornerò sempre da
te, intesi?-
- non fare promesse che non puoi mantenere- risponde dopo
aver sgranato gli occhi ormai arrossati dalle lacrime.
- oh invece ci puoi scommettere che le faccio. Io ti amo. E
sono qui anche per aiutarti a non avere tutte queste paure, sono qui per starti
accanto quando avrai bisogno di me e io non me ne andrò mai via, come non ho
mai fatto prima e lo sai perché?-
- perché?-
- perché nessuna, e dico nessuna,
mai, mi ha preso come mi hai preso tu perché nessuna è come te e io ti voglio
così. Paranoica, complessata e assillante. Ti voglio così perché è questo che
ti rende la persona che sei e di cui mi sono innamorato -
- perché, Rob? Perché tu mi ami ancora?-
- non lo so. Forse perché sono riuscito a odiarti con la
stessa forza con cui sento di amarti… forse perché… anche nel periodo più nero
in qualche modo tu c’eri sempre nella mia testa… forse per tutte e due le cose.
Non lo so perché ti amo ancora, so solo che in ogni caso mi hai fatto sentire
vivo e me stesso. Anche quando cercavo di alzare muri e sembrare un altro…
riuscivo sempre a capire che in realtà non ero io, che ero me stesso solo
quando tu entravi nei miei sogni e nei miei pensieri-
- scusami…-
- shhh, ora basta scusarsi-
Mi abbasso sulle sue labbra per soffocare l’ennesimo “scusa”
che già stava per uscire fuori.
Dopo un po’ di resistenza nel cercare ancora di parlare, le
sue labbra si distendono e si schiudono permettendo alle nostre lingue di
incontrarsi di nuovo.
Senza mettermi fretta di alcun tipo, esploro la sua bocca,
assaporando e traendo piacere dal suo gusto fruttato.
Sembra titubante, come se avesse quasi paura di toccarmi,
quasi avesse paura di non poter più accampare diritti sul mio corpo che le
consentano di abbracciarmi e accarezzarmi.
Scendo con una mano sotto al piumone cercando la sua per poi
portarmela tra i capelli allargando le sue dita con le mie affinchè si
stringano ancora nei miei capelli come hanno sempre fatto.
- amore…- la chiamo quando vedo che non ne vuole capire di
rilassarsi.
Spalanca gli occhi quasi terrorizzati e li punta dritti nei
miei, trasmettendomi le sue scuse per l’ennesima volta.
- Ale, vuoi… vuoi fare l’amore con me? - le chiedo
titubante, cercando di trasmetterle tutta la voglia che ho di sentirla di nuovo
mia e di sentirmi di nuovo suo. Veramente e completamente suo. Ne ho bisogno.
- io ho sempre fatto l’amore con te, anche se non lo sapevo-
mi risponde dolce.
- e ora? Ora lo sai?-
- si…-
- e allora perché hai paura di toccarmi?-
- è… difficile… io…-
- è una cosa semplice, amore. Guarda-
Riporto le sue mani tra i miei capelli e le aiuto a
chiudersi con le mie.
- vedi? È difficile?-
- no -
Sempre tenendole sotto le mie le aiuto a scivolarmi sul
collo e sulle spalle.
- è difficile?-
- no…-
Le accompagno ancora a scivolarmi sul petto mentre scendo da
lei e mi sdraio supino sul materasso, abbandonando le sue mani per
accompagnarla a sedersi a cavalcioni suoi miei fianchi.
- cosa c’è di difficile, amore?-
- non so se ne sono più capace, dopo… tutto quello che ti ho
fatto, io…-
- amore perché sei venuta qui?-
- per scusarmi con te-
- e basta?-
- no…-
- e cos’altro?-
- perché ti voglio-
- sono qui. Prendimi-
- io…-
- io voglio essere preso da te, Ale. Prendimi. Dimostrami
che mi vuoi-
La sprono accompagnando le parole con morbide carezze sui
suoi fianchi e le sue gambe, sperando che si sblocchi.
Non è solo una questione fisica quella che mi spinge a
volerla. È quel qualcosa in più, quella sensazione di completa appartenenza che
si prova quando si è carne nella carne, quando il tuo cuore e il suo cuore
battono insieme l’uno sull’altro, quando non capisci più dove finisci tu e
inizia lei ma non te ne frega niente di saperlo perché se fosse per te staresti
così in completa ignoranza dei tuoi limiti fisici per tutta la vita.
Ho bisogno di sentirla così, ne ho un bisogno tale che fa
quasi male.
Osservo la sua indecisione abbandonare lenta e restia il suo
viso, e prima che io impazzisca e inizi a implorare per averla pur di sapere
che ogni parola che ha detto è vera, cala sulle mie labbra e si appoggia
completamente a me, lasciandosi abbracciare e abbracciandomi.
Le sue mani, dapprima insicure, ritrovano confidenza con il
mio corpo soffermandosi sui punti che sapeva mi avrebbero portato alla follia in
un modo talmente dolce che quasi mi vergogno a iniziare a desiderarla con tale
ardore, con tale voglia che si trasformerebbe volentieri in fretta.
Lascio che sia lei a guidare il gioco, lasciandomi
vezzeggiare e lasciando trasparire la completa fiducia che ripongo in lei.
Non posso non mettere da parte quello che è successo perché,
come ho già detto, in parte è stata anche colpa mia. Ho fatto tutto, è vero, ma
non ho fatto le due cose più importanti: aprirmi e pretendere che lei si
aprisse con me.
In più ho sempre saputo della sua fragilità, del suo
precario equilibrio emotivo, della sua indecisione. Probabilmente anche io
avrei dovuto comportarmi in maniera diversa con lei, cercare di aiutarla nel
modo effettivamente giusto per lei e non in quello che mi sembrava fosse il più
giusto in generale, perché ho sempre visto le altre coppie fare così.
Ora come ora sinceramente non me ne frega più un cazzo di
chi ha ragione e chi ha torto. Il nostro amore è nato in una maniera talmente
inconsueta e anomala che prima o poi avrebbe dovuto fermarsi e rimettersi in
quadro. L’ha fatto in un modo doloroso per entrambi ma, l’ha fatto. Ed è questo
quello che conta ora.
Quando scivola su di me, accogliendomi nella sua carne
tenera, mi sento di nuovo in pace con me stesso, di nuovo nel posto giusto e
con la donna giusta.
- ti amo- sussurra sulle mie labbra mentre sinuosa e
accaldata si muove su di me seguendo il ritmo che le mie mani sui suoi fianchi
dettano.
- ti amo- ripeto tuffando entrambe le mani tra i suoi
capelli.
Siamo uniti.
Abbiamo commesso errori su errori, ci siamo chiusi in gabbie
di orgoglio e presunzione, ci siamo odiati chi prima chi dopo, ci siamo fatti
male a vicenda… ma ci amiamo.
Io la amo.
E questo… questo è solo l’inizio.
So che ad alcuni di voi questo finale parrà assurdo. Io per
prima credo che nella vita reale conclusioni del genere non se ne vedano perché
siamo sempre tutti troppo presi dalle nostre ragioni che non riusciamo mai a
entrare in contatto con quelle dell’altro. Almeno qui, almeno nella fantasia,
ho optato per il lieto fine, ho optato per due persone mature abbastanza da
riuscire a evitare i rancori e accettare la realtà delle cose.
Vi avviso che la vena romantica ha ormai sommerso quella
sadica quindi…. vi dico solo che i prossimi capitoli ce li ho in testa da
sempre e quindi… ci metterò un po’ perché voglio vengano non bene… di più!
Un bacio a tutte voi e recensite!
Abbigliamento Ale e Rob.
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Capitolo 45 *** capitolo 45 ***
capitolo 45
Salve gente!!!!
Lo so ci ho messo un po’ ma… in verità avrei dovuto metterci
di più. Vi avviso già da adesso che il capitolo è diviso in due parti (quindi
per ora il conteggio dei capitoli sale a 48, sperando che con il 47esimo io non
mi lasci di nuovo andare e finisca per doverlo dividere come con questo che già
così è molto lungo). In teoria avrei voluto aspettare di finirlo tutto per
pubblicarlo ma siccome già così era infinito e io ho ancora un sacco di cose da
scrivere ho pensato di tagliarlo a metà nel primo punto utile che mi sembrava
potesse essere spezzato senza perdere il ritmo e postarvi questa prima parte
mentre la seconda è ancora in fase di scrittura. Beh? Non mi merito un sacco di
recensioni per questa mia scelta?
Scherzi a parte, ci tengo tanto per un motivo in
particolare: non è solo per ragioni di lunghezza che ho separato il capitolo in
due parti. Ho scritto un ricordo di Ale che veramente mi ha rubato il cuore
nella stesura, così come del resto questa prima parte del capitolo. Ci terrei molto
a che voi la valutaste come avete sempre fatto, come se fosse un capitolo a sé
senza seguito.
Spero che tutti abbiate letto il blog in questi giorni e se
non lo avete fatto e amate questa storia…. Vi consiglio di correre a leggere
immediatamente l’ultimo post, fidatevi… è una notizia che non vi vorrete
perdere.
Il sondaggio sul blog riguardo al pov di Matt ha portato a
una conferma della mia idea della sua presenza nella storia, quindi… Si al pov
di Matt.
Come ho già spiegato sempre sull’onnipresente e onnisciente
blog, questi ultimi capitoli sono degli epiloghi e li ho strutturati dando un
avvenimento da raccontare ad ogni personaggio. Questo primo epilogo è un Pov di
Ale, così come sarà la seconda parte. Il pov del nostro Rob giungerà con il
47esimo capitolo e il pov di Matt chiuderà la storia. Per la vera novità
ribadisco, andate a leggere sul blog, perché altrimenti non saprete di che si
tratta fino all’ultimo capitolo!
Come sempre ringrazio chi mi ha messo tra i preferiti, chi
tra le seguite e chi mi ha concesso la grazia di un posto nell’olimpo dei suoi
autori preferiti. Grazie a tutti!
Vi ricordo come sempre il blog di Agathe per le storie più
belle e il forum creato da Fallsofarc. E ovviamente il mio blog (dite che si è
capito che voglio che ci andiate? XD)
Recensioni:
Moglie!: moglieeeee!!!! Hai letto anche tu!!! *__* sono
davvero davvero felice che la storia ti sia piaciuta e che ti abbia preso!
Visto che ho anche esaudito il tuo desiderio??? Non è proprio il continuo che
avevi detto ma… insomma qualcosa si fa! Cmq… ho riso come una matta quando ho
visto il nick che hai scelto XDXDXD!!!! Un bacio!!!
_zafry_: grazie mille cara! Sono davvero felice che il
capitolo ti sia piaciuto! Tranquilla ti sei fatta capire eccome! Non so se
questo è il mio meglio… spero di no perché per me ho ancora tanta tanta strada
da fare… ma sono contenta di aver fatto un’importante passo avanti :)
Enris: che dire? Sono commossa *__* Le tue parole mi hanno
davvero fatto piacere, perché se arrivi a scrivere quello che hai scritto dei
miei personaggi allora vuol dire che tutto l’impegno che ho messo in questa
storia ha dato i suoi frutti. Ho sempre scritto in primis per me stessa,
cercando di tener fede all’idea del filo che secondo me la storia doveva
seguire anche se a volte ho riscontrato le vostre antipatie….quindi… niente non
riesco a dire niente di meglio che “sono felice” :)
Fallsofarc: tesoro mio tu mi hai fatto piangere per
l’ennesima volta!!!! ma cos’è la recensione che hai scritto? Poesia! Mentre
leggevo le mie palline gialle commosse di msn si moltiplicavano all’infinito!
Come al solito, inizio con lo scusarmi per la mia assenza ma
per me il periodo “non ho voglia di leggere, di twit e di msn” continua,
impedendomi anche spesso e volentieri di scrivere… bo, sarà l’inverno che mi
rende un ghiro capace solo di dormire.
Sai quanto io odi la triglia, però mi sembrava in effetti
troppo scontato e poco obbiettivo non darle la sua possibilità. Rob non l’ha
capita perché era nella sua fase stronza però… insomma in tutta la storia ho
sempre cercato di non calcare la mano per farla sembrare a tutti i costi un
caso di antipatia senza speranza.
Direi proprio che il divorzio del Pattinson con le sue pippe
mentali è veramente impossibile (della serie “chi nasce tondo non può morire
quadrato”) e poi che Rob sarebbe senza i siparietti comici tra lui e il suo
cervello che sfoglia le pagine di wikipedia??
Tu dici che adori il mio ripetere le frasi… dici sul serio?
Perché a me a volte sembra addirittura di esagerare però ammetto che
effettivamente sono un marchio di fabbrica che difficilmente riuscirò a
rimuovere.
La rossa… ebbene si, mi hai scoperto! Questo capitolo sarà
l’ultima rossa e partirà dalla scena della porta (compresa). Ho pensato che
dato che è l’ultima… insomma di devo dare alla pazza gioia no??? XD
Limoni a parte, tesoro mio come sempre non so come
ringraziarti per tutto il sostegno che mi dai sempre capitolo dopo capitolo,
prima della scrittura e anche per le storie future. Ricordati che io sono
sempre qui, basta un messaggio e io alzo la cornetta e ti chiamo per qualsiasi
cosa!!!! ti voglio strabene!!!! Un bacione enorme!
Annaritaa86: ciao! benvenuta! Grazie mille per i complimenti
:) sono contenta che tu abbia trovato la storia, ti sia piaciuta e come hai
scritto tu, in alcuni punti ti ha fatta riflettere. Una storia non è una vera
storia se non ti lascia qualcosa dentro. Per la risposta ai miei progetti
futuri in termini di ff… butta un occhio sul blog dove ho postato alcune news
altrimenti devi attendere l’ultimo capitolo per sapere :)
Sei nell’anima2009: ciaoooooo!!!!! Sono felice del tuo
ritorno e non è vero che non mi sei mancata :) . al di là delle recensioni, mi
fa piacere considerarvi tutte amiche da scoprire. La parola fine… à
blog (la risposta è contenuta li)
L’epilogo dell’angioletto ci sarà e sarà l’ultimo :). A
quanto pare non sei l’unica a desiderarlo dato che sul blog hanno votato
praticamente tutti a favore dell’ipotesi.
Anche se il momento era delicato, non ho resistito a mettere
qualche pensierino idiota nel cervellino di Rob, se no non sarebbe lui no??? un
bacio carissima e a presto!
Alice cassedy: finalmente qualcuna che mi da retta e legge i
miei annunci! Ma io ti sposo!!!! Quindi
saprai già la novità della storia!
Cmq non passo i pomeriggi a sfogliare wikipedia XD ho solo
pensato che un approccio scientifico potesse aiutare Rob che in quel momento
non capiva letteralmente un accidenti (dopo che si è fatto tutta una tirata
sull’inferno dantesco non vuoi mai che non vada anche su wikipedia? :D).
Per l’avviso sulla nuova storia non preoccuparti. Metterò i
link delle nuove storie che ci saranno all’ultimo capitolo e cmq metterò sempre
l’avviso sul blog quindi… sarai avvisata :) diciamo che cercherò di portarvi
con me anche i seguito facendo in modo di non perdervi per strada.
Un bacione!
Smemo92: fammi capire… ti è piaciuto il capitolo? :) ah
smemo sei fantastica! Kris non ho resistito a non metterla anche perché ci
tenevo a dimostrare quanto Rob fosse diventato cinico (lei le esprime i suoi
pensieri e lui pensa che non sia più profonda di una pozzanghera) e sono felice
del fatto che tutti abbiate colto il qualcosa in più di Kris nonostante il pov
che invece lo critica. Anche io penso che innamorarsi davvero sia una cosa rara
e difficile, però penso sia ancora più difficile trovare qualcuno che ti
ricambi allo stesso modo, forse è addirittura impossibile.
Beh… se è così, qui ho reso l’impossibile possibile e Rob e
Ale hanno avuto la maturità di incontrarsi a mezza via :) sono davvero davvero
contenta che il capitolo ti sia piaciuto soprattutto perché ci ho messo tanto a
scriverlo (sia in tempo che in energie). Doveva passare tutto da queste parole
e sapere di avercela fatta… è un grande orgoglio per me. grazie!
Kyni: grazie mille per i complimenti!!! :) sono felice che
ti sia piaciuto! Per i capitoli vedrò di prendermi il tempo necessario per
scrivere qualcosa di decente… :) quindi grazie anche per la pazienza
nell’attesa.
Lazzari: quando ho letto la recensione mi si è aperto un
sorriso largo come una casa sai? Sono felice di averti passato tanto tramite le
mie parole e lo sono ancora di più per aver meritato gli aggettivi unico e
perfetto moltiplicati all’infinito!!!! Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Sweetdreams: ti meriti un sacco di grazie già solo per il
fatto che controlli il blog! Davvero!!!!! Però non ti chiedo scusa per i
lacrimoni :) miravo a quelli, infatti! (se piango io mentre scrivo perché non
dovete farlo voi mentre leggete????? XD)
L’immagine è riferita al capitolo intero compresa delle due
parti quindi… spero si capisca a cosa si riferisca :)
Skitty: “non trovo le parole per commentare al meglio”… hai
reso benissimo tutto :) tranquilla il messaggio è passato eccome! Forte e
chiaro! a quanto pare l’attesa è stata utile no?
“Mi hai trasmesso emozioni che non avevo mai provato
leggendo qui, sul questo sito” e di questo sono ancora più felice! a parte il
fatto che ora non riesco a leggere più praticamente nulla da quando scrivo,
raramente trovavo storie che mi piacessero davvero sul sito. La scrittura è
spesso uno sfogo, un modo di rendere leggermente più reale ciò che è solo
fantasia. Ognuno ha il suo stile ma… io credo che ogni stile è buono se ci si
prende la briga di curarlo e soprattutto di curare la storia. Forse sarà la
continua delusione di molte storie che partivano bene e finivano male a darmi
la spinta per dire “mettiamoci impegno perché non voglio che la mia storia sia
così”… a quanto pare…ha funzionato :P
Ryry: mi sembri… entusiasta???? :) lo so… era ora… ci hanno
messo un pokino ma… dovevo far toccare il fondo a entrambi per farli poi
risalire. Vi ringrazio comunque della vostra pazienza e soprattutto della
fiducia che avete riposto in me e nella mia tastiera. Spero che anche i
prossimi capitoli ti piacciano quanto questo e spero anche di più!
Sophie88: lo so lo so… ogni volta ci sentiamo, mi chiedi
quando aggiorno, io ti dico non lo so e posto il giorno dopo presa dalla vena…
e va beh. Ieri sera ho finito di leggere iris per cui appena esco di qua vado a
lasciarti anche la rec (ieri era una faccenda complicata. Ho finito il capitolo
tardi e ho letto al buio sotto le coperte. Scrivere qualcosa di decente era
un’impresa estrema!).
Basta con la richiesta di cadute!!!! Ma ci vuoi mandare
tutti all’ospedale??? XDXDXD va be dai… spero che lo scoppio isterico di Beck
sia sufficiente a placare la tua sete di sangue, piccola Sa (Sa da sadica…
ormai So non so quanto ti si addica più :P)
Giu_O: addirittura saresti disposta ad attendere anni per un
altro capitolo così???? giu!!!! Mi stupisci!!!!! Però ti ringrazio della
fiducia, non ti deluderò! Sono contenta che tu condivida la mia conclusione
anche se nella realtà è difficile trovare due persone che capiscano davvero le
debolezze dell’altro e mettano da parte un rancore spesso stupido e insensato
perdonando il male subito e andando avanti con l’amore. Questo è il pregio
delle storie no? almeno c’è il lieto fine in qualche modo. Cmq davvero dimmi
quando vieni qui ok?????
Un baciooooooo
Piccola Ketty: allora…. Accolgo la tua richiesta e ti preparo
psicologicamente per… la rossa che sarà su quel capitolo! Gli ultimi chap sono
degli epiloghi su degli eventi che vanno avanti nel tempo e… nulla ad es a me
questa prima parte mi piace ma ancora di più la seconda che è quella che ho
sognato proprio dall’inizio e piango dalla commozione al solo pensiero. In ogni
caso prepara il fazzoletto (non ti dico se per piangere dal ridere o dalla
commozione)… in ogni caso ci stanno i fazzoli per tutti gli ultimi chap.
La scena dello scazzo di Rob… ci doveva essere altrimenti
sarebbe stato troppo finto e troppo zerbino e … lui non sarebbe maturato per
niente nella storia. :)
Grazie mille per tutti i complimenti e l’appoggio! Un
bacio!!!!
Vannyp1987: visto??? Vi avevo detto di avere fede e sono
felice di non averti delusa!!!! Vai sul blog e vedrai da te… per quanto ancora
questa storia ti coinvolgerà :)
Le montagnine: ele!!!! Mi hai consolata a dovere
sull’aspetto tecnico, quindi grazie!!!! Quello che ho fatto dire ad Ale sulla
fotografia è esattamente quello che provo io nel mio piccolo con la mia
digitale (se non scatto tremila foto di tutto non sono happy) :) ragazze io
adoro i vostri battibecchi nelle mie recensioni! È solo la seconda volta che vi
leggo ma vi adoro già!
Sono davvero davvero felice del fatto che vi sia piaciuto il
capitolo, e che tu, Isa, abbia apprezzato lo sfogo del Pattinson prima della
pace e la calma e “rassegnazione” di Ale nel momento immediatamente prima del
sapere ci avere ancora una possibilità.
Grazie a tutte e due per l’appoggio ragazze! Un bacio!!!!
Fred cullen: e si… i pov di Rob sono sempre quelli che mi
danno più soddisfazione anche se devo ammettere che a volte essere Ale mi ha
dato molte emozioni! La mia vena sadica è totalmente estinta, anche se da
questo finale magari ti verrà il dubbio, ma non temere… è stato solo che ho
tagliato nell’unica parte tagliabile del capitolo. Sono ancora in vena
romantica, non temere, anzi… se il finale del
precedente è raro… forse questo è un po’ scontato, ma nella mia immensa
saggezza (bah!!!!) posso dire che a volte le cose scontate sono quelle che ci
danno più serenità e ci fanno più piacere. Non sempre originalità è sinonimo di
bellezza :) ok la pianto con ste cretinate e ti lascio leggere l’inizio del mio
romanticismo.
Annina88: ormai farti piangere sta diventando una sfida
personale per me, lo ammetto. Ti uso come punto di riferimento per l’emotività
di cui è portatore il capitolo! Ah-ah-ah…. Male male il temere che l’avessi
fatta scappare ancora (un po’ di fiducia Anna, su :) ) cmq… temo che il tuo
NOOOOOOO dovrà attendere ancora. vai sul blog a leggere e capirai perché! :)
Grazie mille per i complimenti, tesoro! Sei sempre
semplicemente grandiosa! Un bacio!!!!!
Romina75: dopo i miei abituali minuti infiniti di risate XD…
ti rispondo! La sclerata ci doveva essere per forza, altrimenti il nostro Rob
non sarebbe cresciuto mai nella storia, ma sarebbe sempre rimasto uguale a sé
stesso senza cogliere niente da quello che è successo (l’hai detto anche tu che
era troppo perfetto :) e ahimè… gli uomini perfetti non esistono. Solo noi
donne forse ci avviciniamo al concetto XD). Il quasi stupro… l’ho messo perché
non poteva non esserci. Fin dall’inizio tra loro è stata una cosa più fisica
che mentale, come si è visto dal fatto che praticamente lo facevano sempre e in
ogni dove quando stavano assieme.
Penso anche io che la vita sia sopravvivenza, ma… credo
anche che delle persone così paranoiche ci siano solo che quelle persone non
faranno mai il passo avanti che hanno fatto Ale e Rob. Le persone che pensano
sempre e solo alle conseguenze, che ponderano attentamente, che riflettono… che
si fermano a sentirsi più del solito per me non vanno avanti. Troveranno sempre
quello che le fermerà al passo prima. Secondo me quindi la vera chimera è il
sorpassare questo muro. Cmq si l’altruismo di sti due è… praticamente
inesistente… forse Ale è quella più reale in questo senso, ma anche Rob alla
fin fine… anche se da questo lato sembra più una ragazza che un ragazzo dato
che al massimo sono quasi sempre le ragazzine che si lasciano andare
completamente e dicono si a quasi tutto quando si innamorano… va beh a parte
queste riflessioni (ho perso il filo anche io) proseguiamo….
Pubblicare la storia… forse lo farò… la devo rivedere e
togliere tutti i riferimenti a Twilight ma non escludo di farlo… non sono così
montata da credere che ne uscirà qualcosa di concreto ne ho la presunzione di
ritenermi così brava ma… tentar non nuoce ( io mi consolo con la frase “scrive
quell’imbecille di Moccia [e su questo vedo che ci troviamo d’accordo] e
quell’altra cretina della Smith, perché non io?)
I prossimi capitoli zuccherosi… come tematica :)… va be lo
ammetto la seconda parte di questo capitolo lo sarà di più, ma diciamo che
almeno nell’ultimo pov di Rob e un po’ anche in questo ho lasciato correre
libera la mia idiozia e… bah spero che i risultati siano comunque degni di
nota! Un bacio carissima! E come sempre grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Dindy80: ah tesoro sei magnifica come sempre! Sono felice
che il capitolo ti sia piaciuto
E ti concedo di rilassarti sul serio per i prossimi
capitoli. So che questo qui al finale ti lascerà perplessa ma… è una cosa
momentanea perché ho tagliato il capitolo nella parte più… agevole?... si può
dire? Bah cmq era l’unico punto in cui riuscivo a spezzarlo senza rompere la
continuità e avere un buon inizio per la seconda parte.
Da un’occhiata al blog quando puoi, c’è una notizia che
credo ti farà piacere! Un bacioneeeeeeeeeeeee!!!!!!!
Pooh!: pooh non sto più leggendo un accidente! :( ho una
sfilza di roba bloccata li e non riesco a leggerla uff…. ce la farò spero… sono
felice che il chap ti sia piaciuto e… non potevo non lasciar scorrere anche un
po’ con Ale la vena stronza… sarò fatta male ma a me piace l’uomo si cuccioloso
ma anche maschio e rude in certi momenti! E qui ci stava!!!!!
Cmq… speriamo davvero che queste cose accadano! Oddio, va be
che tra un mese mi arriva la macchina nuova e sarebbe un peccato bocciarla
subito ma… beh se si tratta di rob io un’eccezione la faccio volentieri!
Cricri: mbare quantu tempu!!!! Io sono spregevole quanto te
per il discorso twitter perché non riesco mai a entrare :(… escogiterò un modo
per fare penitenza, magari procurandomi un cilicio… vediamo se ne trovo ancora
qualcuno da qualche parte….
Davvero non ti immaginavi la reazione di Rob alla fine????
Beh sono contenta che sia riuscito l’effetto sorpresa anche perché io a volte
penso che quello che c’è nella mia testa sia assolutamente scontato e
prevedibile quindi non mi rendo conto di molte cose. La triglia resta una
triglia…. Un po’ più profonda ma sempre una triglia… gioia già l’ho graziata,
ma più di tanto non potevo farla migliorare no???? c’è un limite anche alle
possibilità del divino!
Beh… il mieloso è entrato a far parte di me anche se… ti
anticipo… la squadra Jack-Kell tornerà a colpire ancora! un bacio mbare! Ni
sintemu!
5 anni dopo…
- zia….-
- mmm….-
- zia…-
- mmmm….-
- ziaaa!-
- eh! Che c’è? chi…? Lysa…amore…-
La mia figlioccia ha preso da sua madre. Su questo non ci
sono dubbi. La finezza, la pacatezza e la calma la contraddistinguono.
Butto un occhio mezzo aperto alla radiosveglia sul comodino
e scopro che sono solo le sei del mattino.
- la mamma ha detto di alzarti- mi avvisa la mia piccolina
tirandomi per una mano e sbatacchiandola a destra e sinistra sempre più veloce.
La mia piccola Lysa ha già quattro anni e mezzo e sembra già
una signorinella. Ha preso gli occhi azzurri di suo padre ma per il resto… è
tutta Beckie, a partire dal colore dei capelli per finire con la stessa forma
del naso. Persino il carattere è quello di sua madre. Non riesce a stare ferma
nemmeno se la si dovesse legare come un salame attorno all’albero maestro di
una nave…almeno, dalle nove del mattino in avanti.
Come sia possibile non lo so proprio, ma il mio gene della
pigrizia deve esserle stato trapiantato in qualche modo, magari l’ha inalato
durante una delle sue tante crisi di pianto che la coglievano quando ancora
aveva pochi mesi. Quando Beckie era impegnata a truccare o pettinare qualcuno e
lei piangeva come se le stessero facendo un intervento a cuore aperto senza
anestesia, ero sempre io a prendermela in braccio e a sedermi con lei su uno
dei divanetti dello studio. Inevitabilmente ci addormentavamo entrambe pochi
minuti dopo.
Conosco troppo bene la mia bambina per non riconoscere che
anche lei, come me, è allergica alla sveglia troppo presto al mattino, anche se
dopo dire che diventa uno tsunami è un eufemismo.
- vieni qua, cucciola della zia - borbotto attirandola sul
letto e coprendola con la coperta. Tuffo il viso nei suoi capelli ancora
scompigliati e ne inspiro a fondo il profumo fruttato mentre lei mi si stringe
addosso facendosi ancora più piccola di quello che già è.
È stanca, la mia bambina. Ieri sera l’abbiamo fatta andare a
letto tardissimo, anche se mai addio al nubilato fu più bello del mio: pizza e
cartoni animati con Beckie e Lysa.
Chiaramente appena la piccola si è addormentata abbiamo
tirato fuori anche la vodka e la sambuca e abbiamo fatto l’after party per soli
adulti, sparando cavolate sempre più idiote man mano che il numero dei
bicchieri saliva.
Ormai il sonno se n’è andato e non mi illudo certo di
poterlo riprendere ma mi rilassa stare sotto le coperte con la mia piccola e
sentire i suoi pugnetti chiusi sulla maglietta del mio pigiama.
Oggi è il grande giorno.
Oggi è il giorno.
Oggi…
Alzo la mano sinistra alla luce che filtra dalle tapparelle
e osservo la rosa con il diamante incastonato nel bocciolo che orna il mio
anulare. Ho passato anni a vederla appesa al mio collo che ora ancora non mi
capacito di come sia finita sulla mia mano.
Con il pollice faccio girare il cerchietto attorno al dito,
come se solo il suo movimento sulla pelle mi potesse dare la certezza della sua
presenza, come se dopo quasi un anno io mi rendessi conto della sua presenza
solo ora.
Flash, flash, flash e ancora flash.
Tappeto rosso ai miei
piedi, urla e schiamazzi tutt’intorno a noi e un freddo assurdo.
Una serata
assolutamente nella norma.
Come ormai da quattro
anni a questa parte, ho fatto
l’abitudine a stare mezza svestita su un tappeto rosso dall’altra parte delle
transenne rispetto a dove ero sempre stata. Per quanto Rob mi stringa a sé per
cercare di trasmettermi calore, inevitabilmente finisco per tremare di freddo.
Sono qui e conto
mentalmente i passi che ancora mi separano dall’ingresso del cinema. Sono circa
sessanta metri, consumabili in una settantina di passi circa…decisamente
troppi.
Stasera è se possibile
peggio del solito, ma, per fortuna o per disgrazia, avevo iniziato a prepararmi
psicologicamente già quando Rob era tornato a casa dopo quasi un mese in giro
per il mondo a promuovere “Bel ami” dicendomi che finalmente avevano preso una
decisione su “breaking dawn”.
Un unico film. Durata
tre ore e quattordici minuti, roba da fare quasi invidia a Titanic e al Signore
degli anelli. Quasi un anno di riprese (un record assoluto per loro che
giravano il tutto in tre mesi al massimo) e un anno intero di post produzione
per concludere il tutto con una campagna promozionale da milioni di dollari che
è un vero e proprio evento per la Summit. È già il tutto esaurito per tutta la
prima settimana di presenza nelle sale e qua fuori, in una fredda sera di
novembre, sembra che mezza America si sia mobilitata verso Los Angeles solo per
vedere gli attori fare il loro ingresso nel cinema che ospiterà la prima.
È il delirio.
Le poste dei fotografi
sotto casa mia sono aumentate a dismisura, ogni giorno ricevo centinaia di
telefonate in studio dove mi si richiedono interviste da rilasciare per parlare
di me e di Robert, di questo momento straordinariamente importante per la sua
carriera che lo lancia ancora più in alto nell’olimpo delle star di Hollywood,
soprattutto visto il nuovo progetto che ha in fase di trattativa con Martin
Scorsese. Gentilmente riattacco e torno a lavorare, anche se, ammetto, ogni
tanto i miei nervi si licenziano con tanto di scuse dalla buona educazione e
mandano amabilmente a quel paese il povero giornalista di turno che ha avuto la
sfiga di beccarmi nel picco massimo dell’irritabilità e si è sentito rifiutare
la sua intervista con tutta una serie di improperi esasperati e assolutamente
irripetibili che come minimo lo avranno mandato per un mese in analisi alla
ricerca della sua autostima perduta.
Cerco di stare fuori
il più possibile dalla vita lavorativa di Robert, rifiutando interviste,
servizi fotografici ed ogni altro genere di proposta che possa metterci troppo
in mostra.
Cerchiamo di
proteggere a tutti i costi la nostra serenità e gli spazi che riusciamo a ritagliarci
per noi con tanta fatica e opera di calcolo matematico al millesimo fatto sulle
tempistiche, le distanze e la rapidità degli aerei. Lui cerca di stare a New
York il più possibile optando per impegni che gli consentano di “essere a casa
per cena” e cercando di evitare quelli che lo portino via dal mio letto per più
di due settimane a meno che non sia proprio necessario.
Dal canto mio cerco di
venirgli incontro, organizzando il mio lavoro, molto più flessibile del suo, in
base ai suoi impegni e ai suoi viaggi, tentando di raggiungerlo ogni volta che
mi sia possibile.
È dura, ma abbiamo
trovato una sorta di equilibrio che ci permette di preservare angoli di
normalità in una vita che di normale non ha proprio niente.
Soprattutto in questo
momento.
Le coppie normali si
preparano con calma, vanno a cena fuori e poi magari vanno al cinema. Lui
pagherà due biglietti interi mentre lei si sistemerà in fila per i pop-corn.
Finito il film, faranno una passeggiata in cui commenteranno la pellicola e poi
con calma prenderanno un taxi per tornare a casa.
Noi no.
Noi non abbiamo
cenato, io ho passato due ore nelle mani di una parrucchiera a farmi fare lo
scalpo (peccato che Beckie non me la possa portare sempre in giro con me) e Rob
ha ripassato ad alta voce tutte le imprecazioni più colorite che il suo gene
britannico del bon ton gli ha consentito davanti all’armadio che sembrava
essersi inghiottito misteriosamente la sua camicia nera, per accorgersi solo
alla fine che l’aveva data a me da stirare quella mattina e che quindi stava
appesa allo schienale della sedia della cucina.
Dopo aver lottato per
un’altra ora con i suoi capelli, riusciamo a uscire di casa per poi infilarci
di corsa nel macchinone scuro che abbiamo fatto scendere nei garage dello
stabile per evitare di essere investiti dai fotografi che già da una settimana
avevano preso la residenza davanti al portone del nostro palazzo.
Abbiamo passato tutto
il tragitto in macchina io a cercare di sistemarmi il rossetto esasperata e
stanca ancor prima di cominciare, lui a tamburellare con le dita sulle sue
ginocchia esternando tutte le sue paranoie.
Morale della favola,
anche noi come tutte le coppie stiamo andando al cinema, solo che per noi
niente è tranquillo.
Rob ha già avuto
cinque crisi di panico, si è fumato un intero pacchetto di sigarette e si è
passato le mani nei capelli quel tanto di numero di volte a sufficienza che è
bastato per portare via tutto il gel e lasciare i suoi capelli puliti e
assolutamente disordinati.
- amore… sta calmo-
gli ripeto per forse la centesima volta mentre osservo la sua mano tremare
violentemente mentre firma un autografo.
- io sono calmo- mi
ripete restituendo la penna alla legittima proprietaria e decidendosi a
consumare venti di quei sessanta metri che ancora ci separano dall’ingresso del
cinema.
Cammina svelto, quasi
mi trascina e per poco non inciampo nell’orlo del vestito.
- amore, sei sicuro di
star bene?- gli chiedo avvicinando il viso al suo orecchio mentre trema
violentemente firmando l’ennesimo autografo.
- si… certo- mi
risponde guardandomi negli occhi appena un istante prima di distogliere lo
sguardo e firmare apparentemente distratto altri fogli che mani agitate gli
tendevano.
- non me la dai a
bere- gli rispondo afferrando anche io una penna e lasciando una sigla accanto
alla sua dietro richiesta di una fan particolarmente affezionata alla nostra
coppia a giudicare dal poster che ci ha fatto autografare.
- davvero non capisco
di cosa tu stia parlando, tesoro- dice prima di strattonarmi ancora per poi
camminare a passo spedito verso l’ingresso del cinema, fermandosi un paio di
volte a fare qualche saluto e ignorando i microfoni tesi verso di lui che
richiedevano attenzione.
Stasera ha qualcosa di
strano.
Qualcosa di davvero
strano, quasi inquietante. Sembra si sia strafatto di tutte le droghe eccitanti
possibili, ha le mani sudate, non tiene mai fisso lo sguardo a me per più di
qualche secondo e continua a passarsi e ripassarsi ancora le mani tra i
capelli… ok, questo sembrerebbe normale ma… lo fa più del solito.
Dentro alla sala
d’ingresso del Regal Cinemas, un sacco di gente ci si avvicina per stringere la
mano a Rob e scambiare quattro chiacchiere, ma lui rasenta quasi la scortesia
con la sua sbrigatività.
Se non lo conoscessi
bene direi che questa storia della grande star gli sta dando alla testa, ma in
realtà so che è solo più paranoico del solito.
Guardando poi le facce
rilassate di Kellan e Jackson non faccio che confermare la mia ipotesi.
Insomma, loro saprebbero se ci fosse qualcosa che non va, no?
- pronto Rob?- gli
chiede Kell battendogli una pacca giocosa sulla spalla.
- eh?- gli risponde
Rob deglutendo e quasi cadendo dalle nuvole. - Che…che hai detto?-
Ok, togliete il quasi.
- guarda che puoi
anche non entrarci in quella sala se non vuoi- lo rincuora Jack sottolineando
il ‘quella’ in un modo alquanto strano.
- no, no, no… io… ci
voglio entrare, solo… devo stare calmo-
Sembra che se ne debba
quasi autoconvincere perché non fa altro che inspirare ed espirare a fondo
(sempre passandosi ripetutamente le mani tra i capelli, ovvio) sbuffando di
tanto in tanto e sciogliendo le spalle manco stesse per salire su un ring.
- andrà tutto bene,
Rob… poi… c’è Ale con te, no?- conclude Kell facendomi l’occhiolino prima di
andarsene via.
- si, lei non ti
lascerà mai, qualuuuuunque cosa succeda, vero Ale?- gli fa eco Jack prima di
allontanarsi anche lui ma non prima di avermi guardata in un modo strano.
Ma che hanno tutti
stasera?
Rob svuota flute di
spumante uno dietro l’altro come se fossero acqua e continua a ripetere “Ale,
tesoro, per l’amor del cielo, sto bene” mentre io sto seriamente considerando
l’ipotesi di afferrare uno degli innumerevoli vasi di fiori che ornano la sala
per svuotarglielo il faccia e vedere se si riprende.
Sono davvero a tanto
così dal farlo sul serio, quando una voce leggermente resa gracida dalla
trasmissione degli altoparlanti ci invita a entrare in sala per la proiezione
del film.
- Rob, amore… dobbiamo
andare- lo chiamo mentre lui si sta riempiendo un tovagliolo di cubetti di
ghiaccio per poi appoggiarsi l’impacco sulla fronte.
- come?- chiede
stralunato guardandomi quasi con timore.
- il film…-
- oh si certo, certo!
Di qua tesoro-
Rob stasera è
decisamente fuori come un balcone perché mi sta trascinando dalla parte opposta
rispetto a dove stanno andando tutti.
- Rob, dovremmo…-
cerco di dirgli, indicandogli la sala giusta, ma non mi lascia nemmeno finire
perché mi strattona su per una rampa di scale foderate di moquette rossa.
- no, no, no… tesoro,
fidati… abbiamo il posto in galleria noi, quindi dobbiamo passare di qua-
insiste quasi correndo costringendomi così a tirare su un lembo del mio abito
per non inciamparci sopra e strapparlo.
- Rob di qua si va
nelle altre sale- sbuffo scocciata
alzando gli occhi al cielo.
- scusa ma tu non sei
di New York? Che ne vuoi sapere dei cinema di Los Angeles!- mi risponde
scostando le tende pesanti di velluto rosso che coprono gli ingressi delle
altre sale.
- tesoro non ci va la
cittadinanza per leggere che questa è la sala due, quella la tre e che noi dovremmo
essere nella uno!-
- qui no… qui…no….
qui! Eccola, è questa! Vieni!-
E che vengo mai
ascoltata io? Mai!
Spostata l’ennesima
tenda rossa, scopro che siamo nella sala quattro. Rob decisamente non sta bene,
anche se continua a tastarsi la fronte con quel benedetto impacco di ghiaccio
che si è portato appresso. A volte ho seri dubbi sulla portata effettiva dei
suoi ventotto anni. Se li devo considerare in termini di maturità, mi trovo
concorde nel dire che l’età è solo un numero.
Appena chiusa la porta
alle nostre spalle, mi trascina ancora
sulla sinistra lungo le scale che portano ai palchi delle gallerie, fermando
solo di tanto in tanto il nostro incedere da Unni solo per controllare le
targhette sulle porte dei palchi. Ormai ho anche smesso di cercare di farlo
ragionare, perché in fondo la ragione a lungo andare si da ai pazzi, no?
- ecco, ci siamo- dice
fermandosi finalmente davanti a una porta bianca bordata di una greca rossa a
quello che ho contato come il terzo piano della galleria.
- Rob, seriamente… noi
dovremmo essere in un’altra sala- cerco di spiegargli ancora inutilmente mentre
lui già apre la porta e scosta le tende di velluto, stavolta blu, per farmi
entrare.
Come già da me
predetto, ci troviamo in un palco vuoto con una platea altrettanto vuota
perché, come volevasi dimostrare, la sala è quella sbagliata.
Dio, quando gli uomini
impareranno a dar ragione alle donne? Quando ti deciderai a compiere anche
questo miracolo?
- ok… allora… adesso
siediti qua, ok?- farfuglia accompagnandomi a una poltrona, dopo aver buttato
in un cestino dell’immondizia il suo impacco.
- Rob…per favore-
- Fidati è… così che…
so quello che faccio, tu… siediti- . Mi guarda speranzoso, quasi mi stesse
pregando, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle per aiutarmi nella
discesa. - Per favore, Ale. È importante- mi prega ancora prima che io ceda e
soddisfi il suo capriccio.
Si allontana da me
quel tanto che basta per prendere la poltroncina alla mia sinistra e girarla
nella mia direzione per sedercisi sopra con i gomiti appoggiati alle ginocchia.
- allora… tu… ti
starai chiedendo… che ci facciamo qui- inizia guardando le sue mani mentre le
tortura senza sosta. Inspira a fondo più e più volte prima di scuotere la testa
come a cacciare un brutto pensiero e rilassarsi.
- io… anni fa su un
palco molto simile a questo mi sono posto una domanda… fondamentale, per quella
che è stata la mia vita. Mi sono chiesto se davvero volevo diventare un attore…
era la prima volta che mi ponevo seriamente il problema. Vedevo tutta la platea
piena sotto di me e avevo paura di rispondermi perché… se avessi risposto si…
quasi sicuramente avrei fallito. Se avessi risposto no… probabilmente ora sarei
con mio padre a vendere macchine d’epoca a Barnes. Su un palco come questo io…
ho fatto una scelta, tanto tempo fa… ho… deciso di rischiare. Ho deciso
di…seguire quello che mi diceva il cuore e ho deciso di voler continuare a
sognare le platee dei cinema piene per me -
Parla a bassa voce,
senza guardarmi mai. Gioca con le sue mani, ogni tanto le allunga per prendere
le mie e trattenerle nelle sue, per poi iniziare a giocare anche con le mie
dita intrecciandole alle sue.
- questa scelta ha…
cambiato la mia vita e pensavo mi bastasse tutto questo, pensavo che fosse
tutto perfetto e pensavo di sapere perfettamente chi fossi e cosa volessi… ma
poi… poi sei arrivata tu e… ho scoperto quanto in realtà questa fosse solo una
parte del sogno perché… perché continuavo a essere tutti e non essere nessuno.
Continuavo a cambiare maschere una dietro l’altra perché dovevo in qualche modo
nascondere la mia insicurezza e la mia timidezza, perché… essere sempre qualcun
altro mi piaceva, forse… perché fondamentalmente io avrei sempre voluto essere
diverso da me. Solo con te… solo…con te sono riuscito a voler essere me e
basta, perché ho scoperto che quando mi guardavi tu, vedevi me e me solo. Non
vedevi Edward, non vedevi Cedric, non vedevi Salvador, non vedevi Tyler, non
vedevi George… vedevi me, Robert. Se ti ho portata qui… stasera… è perché devo
fare un’altra scelta importante oggi-
Alza lo sguardo e vedo
i suoi occhi azzurri farsi lucidi e pieni di tante cose, troppe per poterle
distinguere una per una.
- io…io l’ho già
fatta, la scelta dico… ma… non sono più in grado di andare avanti, non sono più
in grado di… proseguire oltre con questo discorso perché… già per trovare il
coraggio di fartelo mi sono svuotato hai visto quanti calici di vino… facendo
sicuramente una pessima figura ma… non ci riesco perché… perché anche se penso
di essere migliorato, certe volte di fronte a te… non riesco a non tornare quel
ventiquattrenne insicuro e complessato che ero quando ci siamo conosciuti
perciò… ho pensato di affidarmi a una delle persone che più amiamo al mondo e
che sicuramente ha più fegato di me per dirti una cosa-
Sento già il cuore
battere all’impazzata mentre le sue mani giocano con le mie e le lasciano solo
per fare un cenno a una persona che prima non avevo notato in un palco più in
basso alla nostra destra.
- ti amo- sussurra nel
momento esatto in cui le luci attorno a noi si fanno più soffuse e sullo
schermo appare il volto della nostra piccola Lysa, la nostra figlioccia. È
seduta con il suo pigiamino preferito e le pantofoline con le orecchie da
coniglietto sulle ginocchia di Rob sul divano di casa mia.
- allora Lysa, amore,
sei pronta?- chiede la voce fuoricampo registrata di Luke.
- sci…- risponde la
nostra piccola stropicciandosi gli occhietti.
- allora, guarda lì-
le dice Rob indicando la videocamera con il dito - cosa devi dire alla zia?-
- zia… quando tonni
giochi con me a vestie le bambole?- borbotta sdraiandosi sul petto di Rob. Era
talmente “sveglia” che certamente ce l’avrei fatta a tornare a casa e trovarla
ancora in piedi per giocare insieme quel giorno. Era in stato quasi comatoso.
- si, tesoro, ma quello
dopo. Cosa devi dire a zia? Le devi chiedere se…- insiste paziente la voce di
Rob.
- le devo… chiedele
sce…-
- …vuole…-
- sce vuo…le…-
- …sposarmi…-
- sposammi…-
- sposarMI-
- e io che ho detto?
Sposammi…-
- no, amore…con te è
troppo facile, ti dice subito di si. Chi è che deve sposare la zia?-
- lo zio…-
- ecco, quindi?Dillo
bene. Zia…-
- zia…lo zio Rob ha
chiesto sce vuoi sposallo-
Tum.
Un battito. Secco.
Deciso. Così il mio cuore ha deciso di fermarsi.
Lo guardo attendere
una risposta e inizio a dubitare di essere capace anche solo di formulare un
pensiero. Anche per formulare i pensieri occorre conoscere le parole, ma le
uniche che il mio cervello sembra recepire sono quelle della mia piccola Lysa
che…
- Ale, amore… vuoi…mi
vuoi sposare?- mi ripete la voce di Rob stringendo di più le mie mani.
Si.
È un sussurro, una
eco… una sillaba chiara, l’unica veramente chiara nella mia testa.
- si- soffio
osservando il suo sorriso allargarsi sempre di più e farsi sempre più luminoso
mentre gli ripeto il mio SI gettandogli le braccia al collo e stringendolo
forte a me.
- ti amo, ti amo, ti
amo, ti amo…- continua a ripetermi mentre prende a baciarmi ogni singolo
centimetro di pelle del viso che riesce a raggiungere.
Quando riusciamo a
separarci quel tanto che basta per sorriderci (lacrimanti e con gli occhi
gonfi, che scena!) lui sembra ricordarsi di qualcosa.
- non ti ho preso
l’anello perché… beh, volevo prendertene uno nuovo ma… ho pensato, volessi il
tuo- balbetta allungando le mani dietro al mio collo per sganciare la catenina
a cui tenevo appesa la nostra rosa.
- se vuoi qualcosa di
più bello, di nuovo… basta che me lo dici e…-
- voglio questo.
Questo è sempre stato il nostro anello. Voglio questo- rispondo mettendolo a
tacere con un dito sulle labbra per impedirgli di continuare con la sua serie
di balbettamenti sconclusionati.
Senza altre parole,
senza nessun altro suono se non quello della leggera risata liberatoria che ci
scuote, le sue dita lunghe e affusolate fanno scivolare il cerchietto d’oro
lungo il mio anulare sinistro, lì dove forse, in realtà, ha sempre voluto
stare.
- si…- sussurro ancora guardando il gioco di luce che fa il
piccolo diamante incastonato nel bocciolo.
- sei agitata?- chiede la voce di Beckie.
Mi volto con la testa verso di lei e la trovo in piedi
sull’ultimo gradino con due tazze fumanti di quello che credo sia caffè.
- non lo so…- confesso abbassando la mano e riportandola tra
i capelli di Lysa, che era già piombata in un sonno profondo.
- io non ti ricordo agitata Beck, almeno… non tanto- le dico
spostandomi un po’ sul materasso per farle spazio mentre s’infila sotto le
coperte accanto a me.
- no, infatti… ma io sono io. Tu sei tu- mi risponde facendo
spallucce e sorseggiando il suo caffè. - voglio dire… tu sei quella che ha sempre
tutto sotto controllo e io quella casinara. Ho sbroccato bene bene cinque
minuti prima di uscire da quel tendone, ti ricordi? Quando mi sono attaccata al
palo e ho gridato che magari mi sarei sposata un altro giorno-
- eccome se mi ricordo! Una scena memorabile, Beck, davvero-
- beh, ovvio! Solo dopo ho scoperto di avere tutti gli
ormoni impazziti perché ero già incinta. Tu andrai benissimo così, vedrai -
- dici?-
- ceeeeerto! Non ho mai conosciuto una sola donna che
smettendo la pillola riesce a non ingrassare, a non violentare il fidanzato e a
non avere gli sbalzi d’umore. Sei… superwoman! Vedrai che andrà tutto bene,
sarai più in pace con il mondo tu del Dalai Lama-
E certo, perché ora il nervosismo dipende tutto dagli ormoni
no? È l’unica variabile che influenzi il nostro stato d’animo. Il fatto che io
mi stia per sposare non ha assolutamente alcuna importanza. Altro che Dalai Lama,
altro che tutto bene… sarà una catastrofe. Di nuovo, è solo la quiete prima
della tempesta. Sembro calma, sembro anche lucida, ma quando arriverò davanti a
quell’altare attaccherò a correre più in fretta di Julia Roberts, ci scommetto.
- a proposito… come stai messa a…?-
- Beckie!- sbotto esasperata.
- e scusa, ma sono la tua testimone! Ho bisogno di sapere se
ti devo portare degli assorbenti, porca zozza! Tu mica hai la borsetta dietro!-
- Beck, uno… parla piano che tua figlia dorme, e due… non ti
preoccupare. Se prendevo la pillola era perché si presentavano quando volevano
e ora che l’ho interrotta hanno tornato a farsi i comodacci loro. Sono certa
che oggi non si presenteranno. Due settimane di ritardo sono troppo poche per
le mie ovaie, loro fanno che presentarsi in anticipo per il mese successivo per
risparmiarsi un viaggio-
- beh ma se per l’emozione arrivassero?-
- certo, tutti quanti sudano e magari hanno l’influenza
intestinale dall’emozione, io mi devo mettere a sanguinare come Charlize Teron
nell’ avvocato del diavolo, ma per
favore Beck!-
- oooook, ok…. Come non detto!-
Un minuto di silenzio per questo momento di idiozia pratica
tra donne, per favore. Lo so, lo so… anch’io vorrei tanto evitare questi
discorsi ma, purtroppo, quando uno ha un piano preciso e dettagliato,
programmato al millesimo di secondo, ogni incidente deve essere preventivato e
avere una soluzione immediata ed efficace. Se il Pentagono assumesse Beckie, di
certo si avrebbe una reazione pronta ed efficiente anche per un eventuale
attacco alieno in piena regola.
- tra poco arriverà Maicol- dice sovrappensiero mentre mi
metto a sedere facendomi scivolare mia nipote sulla pancia per sorseggiare il
mio caffè.
- mmm -
- ha detto che passava prima dai ragazzi di sotto a vedere
come se la cavavano e poi sarebbe salito-
- te lo dico io come se la cavano. Saranno in fase post
sbornia a dormire in mutande sul tuo divano, anche se giurerei che Kellan non
ha resistito alla tentazione di mettersi a dormire nel lettino di Lysa-
- cacchio! Se mi hanno vomitato anche sul tappeto nuovo li
appendo per le palle in cantina finchè non implorano il mio perdono-
E meno male che la piccola dorme. Potrebbe prendere un
cattivissimo esempio da noi in questo momento.
Ridendo e scherzando non mi sono resa conto che Beckie abbia
intavolato questi argomenti stupidi e frivoli solo per evitare di farmi pensare
all’ansia, e di questo le sarò sempre infinitamente grata.
Non abbiamo mai avuto bisogno di veri e propri discorsi io e
lei, non abbiamo mai avuto bisogno di tante parole. Il discorso più lungo e più
serio che ci siamo mai fatte è stato il giorno del suo matrimonio, avvenuto ormai
ben cinque anni fa.
Sembra ieri che ho preso il suo vestito bianco in mano e
l’ho aiutata a indossarlo, che le ho appuntato il velo tra i capelli e l’ho
accompagnata all’altare.
Cinque anni.
Cinque anni che sto insieme a Rob, quasi sei che Matt è morto…
sembra tutto passato da un solo giorno.
Ricordo ancora l’ansia che mi attanagliava le viscere quando
sono tornata da lui, il dolore al petto che ho provato quando mi ha sfogato
addosso tutta la sua rabbia… L’attimo esatto in cui ho sentito il peso della
parola “fine” per noi. Ma ricordo anche e soprattutto quanto è stato bello
ritrovarlo, quanto è stato bello imparare di nuovo a conoscere e amare il suo
corpo… quanto è stato bello potergli rispondere “ti amo” a qualsiasi domanda
senza più paure.
Cinque anni di lui.
Cinque anni che sembrano appena un giorno.
Cambierà qualcosa adesso?
Non abbiamo mai avuto problemi con la convivenza. Certo,
ogni tanto litighiamo ma finiamo sempre con il dimenticarci del perché abbiamo
iniziato a discutere. Le nostre incomprensioni vertono su motivi futili, come
quando mi arrabbio perché cammina con i calzini bianchi in giro per casa e poi
fatico a farli tornare puliti; lui si indispettisce perché spesso non sono
abbastanza entusiasta delle sue nuove proposte di lavoro perché in realtà sto
pensando a fare altre cose; io mi lamento perché lascia sempre tutto in giro
per casa; lui del fatto che non sono abbastanza “invisibile” al ritiro bagagli
degli aeroporti.
Lo ammetto, c’è stata anche qualche piccola scenata di
gelosia da parte mia, ma proprio piccola.
Diciamo solo che non gli ho parlato per una settimana quando ho visto per che
razza di servizio fotografico aveva posato su “Details”. Per la verità non mi
sono limitata al silenzio ma gli ho messo fuori dalla porta di casa la valigia
con la sua roba, dicendogli chiaro e tondo che se voleva toccare sederi che non
fossero il mio anche fuori da un set cinematografico poteva anche ritenersi
single.
Per me è stato un colpo aprire il giornale quella mattina e
trovarmelo a saggiare culi con la
faccia da “uomo che non deve chiedere mai”. Per lui quelli erano scatti
“particolari” e io, di conseguenza, giusto per adeguarmi al meglio alla
situazione, mi ero particolarmente
incavolata.
Sono una fotografa e so benissimo che le modelle sono sempre
tutte photoshoppate, però trovarsi il proprio fidanzato con la testa tra le
cosce di una che non ha nemmeno un filo di cellulite… Insomma, è un duro colpo
per l’autostima!
Giusto per farmi capire che avevo esagerato, una sera,
arrivata a casa, me lo sono trovato a tappezzarmi i muri di tutte le mie foto
in intimo che era riuscito a trovare, dicendomi solamente “ora come la
mettiamo?”
La nostra è sempre stata una vita tutto sommato tranquilla,
senza particolari momenti bui, a parte l’inizio, certo. Non abbiamo mai avuto
grandi problemi da affrontare e quei pochi che ci si sono presentati li abbiamo
sempre superati brillantemente.
Abbiamo anche fatto un po’ di pratica con i bambini, cosa
che ci ha fatto dire ‘povero bambino se avremo mai un figlio’. Siamo più
bambini noi delle sue due nipotine e della nostra figlioccia messe assieme. Rob
mi ha confessato di non essere mai stato molto tipo da “bambini” ma che tutto
sommato quei tre angioletti biondi poteva anche sopportarli. In realtà era
pazzo di loro, ed era bello vederlo tornare a casa stanco da ore e ore di jet
leg e mettersi sul tappeto dei giochi a farsi tirare i capelli, pettinare e
giocare con le bambole.
Quindi mi chiedo solo se con un anello anche al suo anulare
sinistro cambierà qualcosa.
In teoria… non dovrebbe, no? Saremo sempre noi, sarò sempre
io… solo… con un cognome diverso.
Chissà se come signora Pattinson la mia vita cambierà
ancora?
Come fidanzata, già l’ha fatto. Il fatto che io sia comparsa
su tutti i giornali con l’anello al dito (paparazzato perché mai e poi mai
avrei accettato un servizio fotografico per metterlo in mostra) ha compiuto il
miracolo di far improvvisamente ricomparire i miei genitori alla porta di casa
per “mettere da parte i vecchi rancori”.
Mio padre sembra essersi reso conto dal prospetto della mia
busta paga che non sono una perdigiorno, ma che svolgo un lavoro ben retribuito
che mi frutta settemila dollari al mese (un’infinità per una persona sola, ma
diciamo che, Robert a parte, mi sono fatta la mia nomea, e faccio volentieri
anche scatti non strettamente collegati alla Dantey West che vengono pagati
anche piuttosto bene. Sono diventata una donna più che realizzata dal punto di
vista professionale).
Morale della favola, vengono anche loro al matrimonio, anche
se non ho permesso a mio padre di accompagnarmi all’altare, cosa che non credo
gli vada molto a genio. Sinceramente mi sembrava ipocrita. Dopo tutto quello
che è successo, preferisco farmi la strada da sola.
Beh, fin’ora, quindi, è stato questo l’ultimo importante
cambiamento nella mia vita e… sinceramente spero non debbano essercene altri
perché a me va tutto bene assolutamente così com’è. La fede al dito non
cambierà assolutamente niente.
Dopo un’altra mezz’oretta di chiacchiere, sentiamo suonare
il campanello, e sistemata meglio Lysa sotto le coperte, scendiamo entrambe ad
aprire la porta.
- oh ragazze, voi non avete idea del delirio che c’è là
sotto!- sbuffa Maicol lasciandosi cadere pesantemente sul divano portando con
sé il mio abito da sposa che era andato a ritirare all’atélier, come avevamo
concordato ieri, quando ho fatto l’ultima prova.
- che hanno fatto?- chiede Beckie con una mano già alla
scopa e l’altra alla maniglia della porta.
- diciamo che hanno sperimentato la cucina alternativa. Hai
una cucina che sembra un campo di battaglia, Beck. Ci sono spaghetti ovunque,
le polpette si sono suicidate gettandosi nel lavandino e la tua lavastoviglie è
diventata un bollitore per il pesce, ti basta? O devo dirti anche che devono
aver improvvisato una battaglia con bombe di farina a giudicare dal tuo
pavimento e da tutta la polvere bianca che hanno addosso? - sbuffa Maicol
coprendosi gli occhi con una mano.
- e il mio tappeto?-
- quello della sala?-
- quello della sala-
- quello sembra salvo ma mi sa che il lettino di Lysa sia da
rimontare perché Kellan ci si è messo a dormire sopra in mutande- le risponde
Maicol già con gli occhi luccicanti già al solo pensiero di Kellan Lutz in
mutande in un letto. Beh, che dire? Beato lui se la sua fantasia erotica rimane
in piedi nonostante il fatto che sul letto in questione campeggi la faccia di
Barbie stampata sulla testiera.
- te l’avevo detto io- sussurro al suo orecchio mentre gli
stacco di mano la scopa prima che scenda di due piani e la usi come arma
impropria per mietere vittime.
- Ale, tesoro, ti prego. Ricordami di redigere un bando e di
attaccarlo alla porta, dove obbligherò i decerebrati
ai lavori forzati di ristrutturazione. E se non ti pesa potresti anche
ricordarmi di lasciare mio marito in astinenza da sesso per almeno un mese se
esce di casa senza aver sistemato tutto quel casino? grazie- dice Beck a denti
stretti riprendendosi la scopa e sbuffando rumorosamente.
Una reazione decisamente troppo controllata per essere sua.
Infatti…
Tre…
Due…
….
Uno…
- ma che razza di coglioni! Cioè dico, ma che cazzo hanno al
posto del cervello? Un’invasione di spermatozoi smarriti che non trovano più la
strada per le loro palle? Cos’è ? Si è rotto il tom tom che gli indicava
l’uscita o il verme guida se n’è andato in malattia? Ma come cazzo fanno a
essere così deficienti in quattro? Ma se non sono capaci di mettere su nemmeno
una pentola di pasta, mi chiedo perché si ostinino a sperimentare se non sanno
nemmeno che il pesce si cuoce nelle pentole e non nelle lastovigli! Razza di cafoni
deficienti con la sindrome di Peter Pan! Esseri privi di qualsiasi forma di
materia grigia esistente in natura detti comunemente “maschi”! Ammasso di
cellule vagamente umanoidi nemmeno perfettamente collegate tra loro capaci solo
di attività motoria e del tutto privi di quella intellettuale! Stronzi,
schiavisti e misogini!- sbraita camminando in lungo e in largo per la stanza
tanto in fretta da farmi temere dei solchi nel pavimento.
- ok, Ale? che ne dici di iniziare a prepararti, tesoro?- mi
chiede come se non avesse appena definito i nostri uomini degli stronzi
schiavisti misogini.
- mamma cos’è un “misogino”?- chiede la voce assonnata di
Lysa in piedi sulle scale, evidentemente destata dalla lezione di vita di sua
madre.
- doooov’è la mia principessa preferita?- esordisce Maicol
lanciando un’occhiata in tralice a Beckie e correndo subito dopo da Lysa per
distrarla dal capire perché suo padre fosse un misogino.
- Beckie…- la chiamo cercando di capire perché si tenga una
mano davanti agli occhi. - È tutto ok?-
- si… solo… è stato un mese un po’ così e… il matrimonio,
l’organizzazione in segreto… mi ha portato via un sacco di energie, e ora la
prospettiva di avere anche la casa tutta sottosopra con tutto quello che ho da
fare…- sospira arruffandosi i capelli con entrambe le mani prima di alzare la
testa e tornare a sorridermi serena. - Dai ora, va a farti una doccia che tra
poco più di tre ore dovrai dire il tuo si
-
Povera Beckie. Aveva davvero ragione di essere stressata.
Per quanto io insistessi per darle una mano nell’organizzare il mio matrimonio,
lei mi rispose che non aveva assolutamente bisogno d’aiuto, perché avrebbe
pensato a tutto lei. Solo un mese fa, quando l’ho vista imprecare isterica al
telefono nel bel mezzo della trentaseiesima strada contro il responsabile del
catering, sono riuscita a farmi dire cosa nascondesse questo “faccio tutto io”.
Rob le aveva chiesto di non dirmi assolutamente niente
perché lui aveva già un’idea in testa di come dovesse essere il nostro
matrimonio e voleva fosse una sorpresa. L’unica cosa cui secondo lui potevo
partecipare erano solo la scelta del mio vestito, dei fiori del mio bouquet,
delle bomboniere, della torta e della lista degli invitati. Tutto ciò che non
fosse strettamente inerente alla cerimonia vera e propria, tutto ciò per cui
sposarsi in un posto era uguale che sposarsi in un altro insomma. Per quel che
ne sapevo io, di lì a poche ore, sarei potuta anche salire su un aereo e andare
a sposarmi nel Malawi. Beckie e Lizzy, la sorella di Rob, si stavano dando da
fare ognuna per le cose che potevano per far contento lui lasciando nella più
completa ignoranza me.
Quando la sera arrivai a casa come una furia per via
dell’esaurimento nervoso che questo suo mistero stava provocando alla mia amica
gliele cantai di santa ragione, dicendogli chiaro e tondo che o si sbrigava a
dare una mano alle sue complici esaurite oppure mi doveva raccontare tutto così
ci avrei pensato io e addio sorpresa. Da lì venne fuori che lui aveva cercato
di dare una mano, e anche i ragazzi… ma erano stati relegati tutti quanti ai
lavori manuali, tra i quali spiccava l’imbarazzante incombenza di preparare dei
presenti per le amiche della sposa da darsi durante la festa dei regali (eh si,
ho dovuto sopportare anche questa. Tra Beckie e Lizzy i convenevoli
all’americana non mi sono stati risparmiati). Hanno passato tutti e quattro una
notte intera tra tulle, fiocchi, cestini e saponette, roba che non ho
ovviamente mancato di immortalare per tenere il tutto sotto chiave per tempi in
cui il ricatto potrebbe divenire necessario. Comunque, dicevo… vennero relegati
tutti ai lavori manuali in quanto si erano dimostrati totalmente incapaci anche
solo di prenotare il ristorante per la data giusta. Beckie e Lizzy hanno dunque
preso in parola il vecchio detto “chi fa da sé fa per tre”, in questo caso per
quattro, e ora li usano come galoppini.
Galoppini che spero abbiano ancora quel po’ di cervello a
sufficienza che consenta loro di capire che se non rimettono tutto quanto a
posto prima di presentarsi alla cerimonia dovranno dire addio alla loro
virilità.
- eccomi, eccomi! Sono qui!!!- sento gridare la voce di
Lizzy da dietro la porta del bagno.
- allora qui ci sono i vestitini delle bimbe, Beck, e qui le
scarpette. Vic è andata a casa tua a dare una mano a quel troglodita di mio
fratello e ai suoi degni compari. Paranoico com’è si sarà andato a chiudere in
bagno cercando di scappare dalla finestra- sento dire la sua voce attutita
dalla porta chiusa.
Mi scappa una leggera risata pensando al mio fidanzato che
cerca di scappare dalla finestra del bagno di casa di Beckie, soprattutto
considerando che non è nemmeno la finestra che da sul ballatoio delle scale
antincendio.
So che se anche tentasse di fare qualcosa di estremamente
stupido sarebbe comunque solo ed esclusivamente colpa dell’ansia da cerimonia.
Nessuno dei due ha alcun dubbio sulla volontà di questo matrimonio, e forse
anche lui in questo momento è come me, sotto la doccia, a chiedersi cosa
cambierà, come sarà essere una moglie ed essere un marito. Forse anche lui
sentirà l’istinto di scappare, ma nessuno di noi scapperà. Siamo già scappati
troppo, abbiamo già corso lontano abbastanza, ognuno a suo modo, per capire che
scappare è una cosa stupida.
Quando sono andata in Canada a riprendermelo, quando ci
siamo ritrovati insieme a fare l’amore per ore e ore senza stancarci mai,
abbiamo passato tutta la notte a parlare, raccontandoci tutto quello che non ci
eravamo mai detti, raccontandoci tutto quello che ci era successo in quei mesi
di lontananza. Non mi sono arrabbiata per il fatto che lui sia andato con altre
donne in mia assenza. Come lui stesso ha ammesso, esorcizzava la rabbia e la
frustrazione in quel modo, cosciente che mi avrebbe fatto male sapere di quello
che faceva ma raccontandomi anche di quanto continuasse a cercarmi inutilmente
in ognuna di quelle donne. Sinceramente, poi, anche se questa fosse stata una
marea di cazzate e che l’unica cosa che cercava di esorcizzare era la sua
fregola , non avrei potuto arrabbiarmi in ogni caso, dato che ero stata io ad
andarmi a cercare quella situazione, cosa che Jack, Kellan e Lizzy non hanno
mancato di farmi notare riservandomi un cazziatone coi fiocchi prima di
risolvere tutto con un “ e con vaffanculo chiudiamola qui e non pensiamoci
più”.
I mesi successivi sono stati un banco di prova per me e per
i miei nervi, in quanto lui era praticamente sempre via per la promozione di
New Moon, interviste, ospitate, book fotografici, e poi di nuovo promozioni,
prime, interviste e tutto quello che è conseguito all’uscita nelle sale di
“remember me”. Abbiamo fatto letteralmente i salti mortali per riuscire a
passare del tempo insieme ma, se vogliamo, la lontananza mi è servita a calmare
i nervi, e ogni volta che lo vedevo varcare la soglia di casa era l’ennesima conferma
dell’alto livello di stupidità delle mie paure infondate.
Beh, era ora che crescessi, no? Meglio tardi che mai.
Esco dalla doccia e mi infilo svelta l’accappatoio, giusto
in tempo perché Lizzy, già vestita, truccata e pettinata, mi arpioni un braccio
e mi trascini fuori dal bagno per trascinarmi in cucina dove noto con immensa
sofferenza che l’isola della mia cucina è stata trasformata in un lettino da
estetista.
- ceretta time!- esordisce Lizzy senza avermi detto manco ciao. Tra lei e Beckie non so chi fosse
più esaurita per sto matrimonio.
- Lizzy tu che sei già vestita vieni qua e asciugale i
capelli in questo modo, così non diventano crespi. Se ti macchiassi il vestito
con la cera calda sarebbe la fine- borbotta Beckie dopo aver fatto vedere a mia
cognata come adoperare il phon. Subito dopo recupera dal fornello della cucina
il pentolino della cera e la sua faccia… non promette niente di buono.
Non starò a ripetere tutti gli insulti che ho gridato al
cielo mentre strappava strisce una dietro l’altra, alla ricerca di peli che
solo lei vedeva (non che non avessi mai fatto cerette, però era doloroso lo
stesso!), costringendo Maicol a passare venti minuti con le mani sulle orecchie
della piccola Lysa perchè non apprendesse il linguaggio scurrile della zia. Vi
dico solo che ho indetto una riunione di angeli e santi invocando il loro
soccorso, affinchè scagliassero fulmini e saette su Beckie e sulla sua malsana
idea di cerettare ogni centimetro di pelle cerettabile (e con questo vi lascio
solo immaginare). Questo matrimonio mi sta costando davvero caro in termini di
dolore fisico!
Con seri problemi di deambulazione dovuti alla tortura
cinese cui sono stata sottoposta, vengo spedita a mettermi almeno l’intimo, in
quando l’accappatoio dava fastidio a Beckie nella realizzazione dell’opera
d’arte di lacca e forcine che stava allestendo sulla mia testa.
Proprio mentre il capolavoro era quasi terminato, fa il suo
ingresso dal portoncino una Victoria se possibile ancora più trafelata di
quanto siano Lizzy e Beckie messe assieme.
- ragazze, sto pezzando! Ho finito ora di aiutare i ragazzi
a pulire tutto e sono veramente uno straccio. Ale, tesoro, posso farmi una
doccia vero?- esordisce a macchinetta lasciando le altre mie due nipotine, Katy
ed Ellen, nelle mani di Maicol che per distrarle le avrebbe fatto scoprire il
fantastico mondo della piastra per capelli.
- certo Vic, fa pure tutto quello che vuoi. Se hai bisogno
di un cambio intimo va pure di sopra e fruga un po’ nel comò, ok?- le rispondo
trattenendo un ringhio di dolore nel momento esatto in cui Beckie ha infilato
una forcina sbeccata tra i miei capelli.
- tesoro, sei un angelo!- dice correndo a darmi un bacio
sulla guancia prima di fiondarsi in camera da letto.
Victoria è la maggiore delle sorelle di Robert, una donna
che ormai si avvia alla quarantina, chiaramente bionda come ogni Pattinson che
si rispetti e iperattiva come e forse più di sua sorella Lizzy, ma d’altra
parte, credo che crescere due gemelle tutt’altro che tranquille debba
fortificare non poco il carattere.
Ricordo ancora il giorno in cui l’ho conosciuta. Dire che
ero tesa come una corda di violino è un eufemismo, davvero.
Robert era agli ultimi giorni di riprese di “Bel Ami” a
Londra ed io ero riuscita a trovare qualche giorno libero per poterlo
raggiungere.
Siccome era la prima volta che andavo a Londra, mi promise
che sarebbe venuto a prendermi all’aeroporto ma un contrattempo con il regista
lo convinse a mandare sua sorella Victoria.
Arrivò con la carrozzina doppia a passo di marcia, come se
fosse uno dei generali della corte marziale. Con un saluto breve e sbrigativo,
diresse la carrozzina verso l’uscita cercando tra una parola e l’altra di far
tacere le sue bambine che non la smettevano di gridare per ogni cosa strana
vedessero. Solo una volta a bordo del suo SUV, con le bambine imbragate sui
seggiolini del sedile posteriore, si sciolse in un sorriso uguale a quello di
suo fratello e mi accolse ufficialmente in famiglia. Il fatto che stessimo
andando a casa Pattinson ad aspettare Rob che ci avrebbe raggiunte lì… è
un’altra storia. Ho passato le prime due ore a cercare di dare del tu a sua madre Clare come mi aveva
chiesto senza riuscirci nemmeno mezza volta. C’è l’ho fatta solo dopo mesi e
mesi di pratica.
Sto bene con la sua famiglia, molto più di quanto ci stia
con la mia.
L’unica parte della mia famiglia che vorrei davvero ci fosse
oggi, ossia i miei zii, non sono potuti venire a causa della grave malattia del
padre di mio zio che è ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Ho promesso
loro che appena possibile sarei tornata io a trovarli e a presentargli mio
marito. In ogni caso, mia zia non ha mancato di farmi pervenire tramite posta
(tramite mia madre sarebbe stato davvero troppo imbarazzante) la sua sottoveste
di seta da sposa, un gesto che mi ha commosso oltre misura facendomi piangere
al telefono con lei per più di un’ora.
Le sorelle, la mamma e il papà di Rob sopperiscono
brillantemente alla loro mancanza e sono stata infinitamente loro grata nel
momento in cui ho dovuto presentargli i miei. Sono a conoscenza di tutta la
storia e sono stati davvero molto discreti e cortesi, evitando in ogni modo di
mettermi in imbarazzo con domande cui i miei, ovviamente, non avrebbero saputo
rispondere.
- ok… io qui ho finito. Ora ti trucco e poi possiamo
infilarti il vestito- borbotta Beckie tra le labbra chiuse a reggere ancora
qualche forcina.
- da come l’hai detto sembra che tu mi debba infilare la
camicia di forza- commento mesta, alzandomi finalmente da quello sgabello che
mi aveva appiattito il sedere.
- beh… io non la definirei proprio così ma…-
- ma…?-
- niente, niente! O-ora prendiamo il vestito e… lo mettiamo
che è già tardi- risponde Beck distogliendo lo sguardo e affrettandosi verso le
due sacche appoggiate al divano che contengono i nostri due vestiti.
- Beck, c’è qualcosa che devi dirmi?- le domando in un
sussurro avvicinandomi a lei e prendendola per un braccio.
- ma no, no… è solo che sto litigando un po’ troppo spesso
con Luke in questo periodo, ma sono sciocchezze… nulla di grave. Sono solo
troppo stressata- mi risponde tornando a sorridere.
- Beck… se c’è qualcosa sai che puoi dirmelo, vero?-
- Ale, davvero non c’è niente. Sono davvero stressata e
davvero litigo con Luke per cavolate perché sono troppo stressata e lo stress
mi porta a essere lavoratrice, madre ma poco moglie. Solo questo, è un periodo
e passerà. Ma ora non pensiamoci, è il tuo giorno e devi godertelo-
- hai detto la parola “stressata” troppe volte in una frase-
commento cercando di capire se la mia amica mi stia nascondendo qualcosa. Il
nostro rapporto è ciò che di più bello e più prezioso ci possa essere per me,
ma a volte il terrore di ricadere nei miei vecchi errori mi si ripresenta
minaccioso. Se Beck non va d’accordo con suo marito, se ci fosse qualcosa di più
di una semplice litigata dietro e io non lo sapessi… sarebbe un fallimento per
me.
- questo perché sono stressata- mi risponde allegra
tirandomi per una mano a sedersi con me sul divano.
- Ale… ci sono degli alti e bassi nel matrimonio, in
qualsiasi matrimonio. Ti sto facendo uno di quei discorsi preconfezionati, ma
visto che hai capito da sola… però… non mi sono mai pentita di essermi sposata,
Ale. È stata una delle cose più azzeccate che io abbia mai fatto nella mia vita
subito dopo mettere al mondo mia figlia. Ora non essere sciocca e metti da
parte questi pensieri che è ora di vestirsi - continua sorridendo e battendo
qualche colpetto sulla mia mano prima di alzarsi e aprire la zip della sacca
bianca dell’atélier.
Ok, forse ha ragione. Sto diventando paranoica e mi sto
facendo influenzare. Sono a poche ore dal matrimonio e ripercorro mentalmente
attimi della mia vita che mi confermino che questa è la scelta giusta.
La scelta giusta…
È questa la scelta giusta?
- hai intenzione di
guardarmi prima o poi, bambolina, o hai paura di trasformarti in pietra?-
- per questo mi sniffi
con aria beata? Ti do assuefazione?-
- ci stai prendendo
gusto Holsen?-
- potrebbe essere, e
poi… l’ho detto alla signora-
- che cosa le hai
detto?-
- che tu… mi piaci
parecchio-
- non mi perderai mai,
amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con
te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da
te. Io tornerò sempre da te-
- mi chiedevo perché
il matrimonio fosse così importante per le donne. Guarda Julia Roberts: non
poteva convivere e basta?Però io vorrei tanto sposarmi un giorno, sai?-
- davvero?-
- Si. Mi piace l’idea
di immaginarti con l’abito bianco, i fiori in mano…il velo. Magari con uno di
quei vestiti con la gonna tanto vaporosa che sembra panna montata…-
- ah-ehm…Allora… non
ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo-
- io, Matt Holsen,
dichiaro di voler prendere Alessia Chianti come mia sposa, e di amarla e
onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e
nella cattiva sorte finchè morte non ci separi-
- tu sei morto, tu non
sei qui…-
- si che ci sono.
Toccami … -
- no…-
- Ale… toccami…-
- no…-
- toccami, Cristo
santo, toccami!-
- io ci sarò sempre.
Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io
troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci
sarò .Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un
giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai
mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello
che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti
sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per
te.
-Vederti di nuovo
felice, vederti di nuovo sorridere…amore, non mi togliere questa gioia solo
perché sei convinta di dovermi qualcosa. Io lo so che mi ami. So che non mi
dimenticherai e che mi terrai sempre con te, ma ricordati una cosa: la vita per
te sarà ancora tanto lunga e vivrai ancora tante emozioni e tanti dispiaceri.
Non lasciare che assieme alla mia di vita se ne vada anche la tua. Ama ancora,
fallo per me. Ama ancora perché vederti amare è il regalo più bello che tu mi
possa fare. Non ne sarò geloso, non sarò arrabbiato con te se lo farai, non mi
sentirò tradito. Se c’è una cosa che ho capito è che nella vita non si finisce
mai di innamorarsi -
- Vivi e fallo anche
per me. Ama, sposati…diventa madre…vivi tutte le emozioni che avrei voluto
darti io e fallo per tutti e due. Tu tienimi con te e io ci sarò. Sempre -
-…Non so cosa ti abbia
fatta scappare da me, o forse si ma preferisco non pensarci perché altrimenti
la gelosia mi divorerebbe vivo e non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di
questo discorso forse inutile e sicuramente insensato che sto facendo…
L’abbiamo fatto e non
me ne pento. Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come
rifarei l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla
tua finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto
a fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò
qui per te. Sempre…-
- significa cosa tu
sia diventata per me. Questa musica… è il motivo della mia scazzottata di
stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai tirato fuori da me emozioni che non
sapevo nemmeno di poter provare. Per te sono sicuro, sono felice, sono geloso,
sono impaurito, sono forte, sono… tutto. Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a
tempo indeterminato e incondizionato. Ti voglio mia e io voglio essere tuo-
- fa l’amore con me…-
- Amo te in modo
assoluto e totale e allo stesso tempo ho scoperto di amare lui in un modo molto
simile… -
- Non ho mai creduto
nel destino, questo lo sai bene, ma… più cerco di analizzare la mia vita e più
mi rendo conto che il rapporto causa-conseguenza spesso di spezza, che accadono
cose di cui io non ho controllo. Non so molto di come funzioni davvero la
questione caso, libero arbitrio e disegno divino, forse la nostra vita se la
giocano un po’ tutti e tre ma... ho capito che se tu sei lì e io qui, vuol dire
che ci si aspetta ancora qualcosa da me, che tu ti aspetti ancora qualcosa da
me -
- quando?-
- come?-
- quando te ne sei
accorta?-
- la mattina in cui
sono scappata. Noi… tu… avevamo le gambe intrecciate. Solo con Matt dormivo
così. La notte in cui mi hai chiesto di fare l’amore, mi sono svegliata tra le
tue braccia con le gambe intrecciate alle tue. Io e te non avevamo mai dormito
così –
- tu… sei qui-
- sono qui…-
- shh, shh, shh…
amore… sono qui, ok?-
- amore, amore
guardami. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi… io tornerò sempre da te, intesi?-
- non fare promesse
che non puoi mantenere-
- oh invece ci puoi scommettere
che le faccio. Io ti amo…-
- perché, Rob? Perché
tu mi ami ancora?-
- non lo so. Forse
perché sono riuscito a odiarti con la stessa forza con cui sento di amarti…
forse perché… anche nel periodo più nero in qualche modo tu c’eri sempre nella
mia testa… forse per tutte e due le cose. Non lo so perché ti amo ancora, so
solo che in ogni caso mi hai fatto sentire vivo e me stesso. Anche quando
cercavo di alzare muri e sembrare un altro… riuscivo sempre a capire che in
realtà non ero io, che ero me stesso solo quando tu entravi nei miei sogni e
nei miei pensieri-
- è una cosa semplice,
amore. Guarda-
- Ale, amore… vuoi…mi
vuoi sposare?-
- si-
- Ti amo…-
La scelta giusta…
fine prima parte....
Forse è un pov un pò scontato... il matrimonio dico, ma
non ho resistito al lieto fine davvero lieto e davvero sognatore.
Lo so che questo finale sembra l'ennesimo preludio al disastro ma
fidatevi di me... non è così. E' solo che ho tagliato a
metà nell'unica parte che me lo consentiva. Lo so che avrei
dovuto lasciarvi con l'ansia ma... non c'è l'ho fatta.... sono
troppo mielosa!
Ale, Beck e Lysa
Ale e Rob la sera della dichiarazione.
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Capitolo 46 *** capitolo 46 ***
capitolo 46
Salve cari lettori. So che mi merito tutti gli insulti di
questo mondo per la lunga attesa a cui vi ho sottoposto per questo capitolo,
soprattutto dopo che vi avevo promesso che sarebbe arrivato presto. Il problema
è che quando manca la voglia di scrivere, il risultato dell’iniziare a battere
le dita sulla tastiera e pregare che ne venga fuori qualcosa di buono è sempre
disastroso. Ci ho provato un giorno, ma ho finito con il cancellare tutto
quello che avevo scritto perché non corrispondeva nemmeno un po’ all’idea che
avevo di questo capitolo.
Sono pagine desiderate e sognate quelle di oggi, sono state
oggetto di molte fantasie e di molte riflessioni, di molti rimaneggiamenti
mentali e materiali e questo è il risultato, sperando che lo apprezziate e
diciate che il tempo atteso non è stato sprecato.
Per quanto riguarda la storia nuova… sono lieta di
annunciare che anche la trama e l’intreccio ha assunto una forma quasi completa
nella mia testa e che presto potrete leggere il prologo anche se non ho idea di
quando giungerà il primo capitolo. Per quanto riguarda l’ultima rossa… voi
mandatemi un cavaliere che mi faccia salire l’ormone e allora la scriverò. Per
ora ho gli estrogeni che si sono presi una vacanza in sanatorio quindi… scusate
per l’attesa.
Il primo capitolo del sequel è ancora in fase di
sceneggiatura quindi… abbiate un po’ di pazienza, arriverà presto anche quello.
Non indugio oltre e rispondo in fretta alle recensioni
(scusate la sbrigatività che non meritate ma ho appena finito il capitolo e
sono molto di fretta. Chiedo venia e recupererò la prossima volta, prometto!)
ps: ricordatevi il blog!
Recensioni:
dindy80 : tranquilla!!! Io ci ho messo una vita a scrivere
quindi il tuo ritardo non può che essere perdonato! Sono felice che il capitolo
ti sia piaciuto! Per il ritardo di Ale… sorpresa!!!!!
Il libro… davvero ne hai parlato con tuo marito? Mamma mia
ora mi sento importante!!!! :) sono contenta che la storia piaccia anche a lui
e che sia concorde nella pubblicazione. Chissà, magari un giorno lo proporrò a
qualche casa editrice, anche se ora come ora sono più propensa a proporre
l’originale di cui sto finendo di definire gli ultimi dettagli. Però mai dire
mai :)
Un bacio!
Sei_Nel_Anima 2oo9 :
ciauuuuuuuuu!!!!!!! A quanto vedo il capitolo ti ha entusiasmata!!!! Tranquilla
per Ale, non ha ripensamenti! È solo che come ho detto l’altra volta ho
tagliato il capitolo nell’unico punto in cui era possibile tagliarlo senza
rompere la scena. Abbi fede! :)
Un bacione!!!!
Enris : e si!
Finalmente l’happy ending è arrivato! La Beck isterica… l’ho lasciata un po’
sul vago apposta. Mi torna utile la sua vaghezza anche per il sequel e quindi
ho lasciato ancora il mistero!
Spero che anche il sequel ti entusiasmi e ti appassioni come
questa storia!!! Ma lo scopriremo presto, mancano ancora due capitoli (forse
tre dipende da quanto è lungo il prossimo)
Ciauuuuu!
Smemo92: secondo te
lei è in dolce attesa??? Mah…. Chi lo sa :) sono felice che il capitolo ti sia
piaciuto e credo che non smetterò mai di ringraziarti per tutti i complimenti
che ogni volta mi fai!
Un bacio!!!!
giu_O : mbare!!!!
Twitt ha dato le dimissioni dal mio pc! Si rifiuta di camminare! Ho formattato
e tutto ma non riesco più a giungere, mannacc la miseria!
Concordo nel dire che Rob papà deve essere davvero la cosa
più bella del mondo e per questo motivo forse il prossimo capitolo ti renderà
felice (sarà il suo epilogo)
Rob e la sua dichiarazione… beh, dovevo per forza farlo
paranoico, altrimenti non sarebbe stato lui!!!
Un bacio mbare!!!
SASA 89 : grazie
mille per i complimenti!!!! Si…è decisamente una favola, credo anche io :)
magari le cose andassero così nella maggior parte dei casi (Matt escluso,
certo). Però se non si può sognare qui, dove altro si può fare? :)
Lorelag : tranquilla
per le recensioni :) capisco perfettamente che lo stress universitario è il
peggiore nemico di scrittori e lettori. È un mostro contro cui combatto anche
io tutti i giorni! :)
Scoppi d’ira e istinti omicidio nei confronti di Ale a
parte… beh :) la storia non finisce. C’è un sequel. Ebbene si, continuerò a
giocare ancora un po’ con Rob e Ale mentre nel frattempo stenderò la mia
originale in cui non ho resistito a usare il visino di Rob ancora una volta :).
Rassicurati, il finale dell’altro capitolo non è l’inizio
della tempesta, ma semplicemente una riflessione. È il punto del chap dove mi
veniva più facile fare il taglio dato che era bello lunghetto, come lo è anche
questo :)
lazzari :
ciaooooooo!!!! Sono felicissima che il
capitolo ti sia piaciuto e che l’idea del seguito già ti abbia entusiasmata!
Per l’avviso l’idea è questa: il blog, come sempre, e poi pensavo di postare il
primo capitolo assieme all’ultimo di questa storia. Se non il capitolo intero
almeno il prologo. Purtroppo dovrete avere molta pazienza con gli aggiornamenti
perché ho mille cose da fare, ma abbia te fede che continuerò a scrivere.
Un bacio!!!!!
annaritaa86: sei una
veggente??? :) o sono io che sono prevedibile? Matt… Matt ci sarà…
presagio di divorzio per Beckie? Chi lo sa… mi serviva un
po’ di mistero per il mio sequel :) per ora non scucio niente! :)
kyni : anche tu stai
per sposarti???? Auguri!!!!!!!! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e
che non ti sia parso scontato. Ovviamente conoscendo già la storia mi sembra
tutto così naturale che non mi rendo conto che alcune cose davvero per i
lettori restano un mistero :)
CriCri88 : mbare!!!
Mi sono data alla macchia! Twitter non ne vuole più capire di fungere! Va beh,
ammetto anche che praticamente tutte le sere sono fuori e sto al pc sempre
meno… la vita da single mi ha destabilizzata non poco.
Spero anche io che BD sia un unico film anche perché a conti
fatti non ho proprio idea di come potrebbero spezzarlo e secondo me non avrebbe
molto senso farlo. In un film da due ore e mezza, forse tre ci sta benissimo!
Matt al matrimonio…. Mbare fammi una statua allora picchi
c’è!
Un bacio tesoro!
Piccola Ketty: grazie
per i mille complimenti carissima!!! E scusa per il ritardo ma la sindrome
della pagina bianca mi ha colto. :) spero di non metterci più così tanto per il
prossimo!
sweetdreams :
ciaoooooooooo!!!!! Grazie mille per i complimenti al capitolo! Oggi sarà ancora
di Ale e il prossimo epilogo sarà di Rob. Il terzo di Matt sono felice che ti
piaccia come idea. Più che altro l’ho voluto in modo che desse una conclusione
se vogliamo esterna ai due pov. Non sarà un capitolo lungo, ma una semplice
chiusura… o almeno in teoria, poi bisogna vedere i miei personaggi che faranno
dato che spesso e volentieri se ne vanno per conto loro.
Un bacio!!!!
alice_cassedy : ora
mi taglierai la testa per tutto questo ritardo, lo so… mi spiace!!!!! La tua
recensione è stata divina!!!!! Ho riso per mezz’ora quando l’ho letta!!!! Sono
davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto e spero di recuperare il ritardo
di questo con altrettanto entusiasmo da parte tua. È bello lunghetto quindi….
Spero ne sia valsa la pena anche stavolta!
Ebbene si il sequel verrà sfornato!!!!!
Grazie mille per i complimenti e scusa se rispondo stringata
ma sono di frettissima!!!!
Ps: ringrazia la tua amica da parte mia per la sua
recensione tramite te! :) è stata davvero carina a farmi avere in qualche modo
il suo parere
Cicci 12:
ciaoooooooo!!!! La ff finita? Ah ah cicci, male male! Non leggiamo il blog! Ci
sarà il sequel! :)
Sono felice che il chap ti sia piaciuto!!!!
le_montagnine:
ragazze mie come al solito mi avete fatto rotolare dalle risate!!!! Siete
fantastiche davvero! Sono felice che il chap vi sia piaciuto e che Beckie abbia
incontrato parecchie standing ovation da parte vostra! Ormai le cavolate che
spara sono parte di me e non mi vergogno a dire che alcune frasi che metto in
questa ff sono spesso e volentieri delle frasi diventate ormai topiche delle
mie serate tra amiche. E dire che cerco di darmi un contegno almeno qui! Il
piccolo Pattinson??? Bah…. Abbiate fede!!! Un bacio ragazze!!!!
Annina88 : davvero
non ti aspettavi le nozze???? Beh :) contenta di averti sorpresa!!!!
Il pov di Rob dovrà attendere il prossimo capitolo con un
epilogo tutto suo che ho pensato fosse giusto dedicargli. Ho preferito fare tre
epiloghi che narrassero situazioni ed eventi diversi e chissà se al fondo di
questo capitolo riuscirai a intuire quale evento racconterà il nostro Rob.
Grazie mille per tutti i complimenti cara! Mi rendono sempre
felice! :)
romina75: non mi sono
data alla macchia, tranquilla! :) ho avuto il blocco dello scrittore mannaggia
la miseria!
Allora facciamo le persone serie dato che ahimè oggi il
tempo scarseggia.
Da quel poco che ho capito di te dalla tua storia e dalle
tue recensioni posso dire con assoluta certezza che avrei voluto esserci nelle
ore prima del tuo matrimonio!!!! Secondo me ci sarebbe stato davvero da
sbellicarsi dalle risate! Sei un fenomeno!!!!
Beck isterica… è una porta aperta verso il sequel… di più
non posso dire, ma chissà che la cicogna comunque non giunga presto per
qualcuno :)
Siccome ho diviso gli epiloghi tra Ale, Rob e Matt… mi
dispiace dire che Jack e Kell oggi faranno solo una breve comparsata ma
prometto tante cretinate con loro nel prossimo capitolo, che sarà un pov di
Rob. Qui ho preferito chiudere ancora un punto in sospeso per Ale e sistemare
alcune cosette con lei, dando spazio tra il capitolo prima e questo ai suoi
amici. Un po’ per volta rivelerò il destino di tutti loro :)
Scusa tanto il ritardo tesoro! Spero non si ripeta! Un
bacioooooo!
Moglie: cara la mia
editor e consorte! Ce l’ho fatta finalmente!!!!! Ho finito stamattina di
scrivere ma ce l’ho fatta!!!!! Speriamo che ne sia valsa la pena!
Sto facendo i salti mortali per pubblicare ma dovevo in
qualche modo rallegrarti la giornata no? Dispersa sui monti a fare l’infermiera
(povera Bennie :( ) dovevo distrarti in qualche modo!
Un bacio moglie!!!! Ti lovvo da morire!!!!
Lisettola:
semplicemente grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!! :)
_zafry_ : grazie
grazie grazie per i complimenti e la fiducia nel mio migliorare! Grazie
davvero! Sono felice di averti regalato il finale che desideravi!!! Un bacio!!!
Sophief88 : ci ho messo una vita però finalmente ce l’ho
fatta! Mi sono voluti 5 giorni fuori dal mondo per concluderla ma alla fine
eccomi. Anche questo capitolo è lunghetto quindi doppia difficoltà vedi???
Ma la vuoi finire con queste vene tragiche di pugni e
scazzottate ai matrimoni?? XD io voglio finalmente fare la romantica e chiudere
con il lieto fine e tu vuoi che ti faccia prendere a botte le persone?
Bah… io ormai mi rassegno XD
Un bacione amore! Ci sentiamo presto! ( ora mi aspettano i
libri e un giro infinito per le assicurazioni! Finalmente la macchina sta arrivando!!!!!!)
Le migliori favole terminano sempre con un matrimonio e con
un ‘e vissero felici e contenti’.
Leggendo le favole noi bambine impariamo a sognare l’abito
bianco, il velo, la carrozza e i cavalli…impariamo a sognare il principe
azzurro in groppa ad un destriero bianco come la neve che si impenna alla luce
rosata di un tramonto mentre lui sguaina la spada e la fa roteare sulla testa
prima di lanciarsi in nostro soccorso salvandoci dal nostro mostro personale.
Un drago che fa la guardia alla torre dove siamo rinchiuse, una regina cattiva
che ci avvelena, un vecchio barone che ci rapisce e ci rinchiude nelle segrete
di un castello vecchio e diroccato… quisquilie tecniche e dettagli di poco conto, il succo è quello.
Il principe salva la principessa, la sposa e vissero per sempre felici e
contenti. Perché la principessa ha fatto la scelta giusta. Perché lo stesso
principe ha fatto la scelta giusta.
Tutti quanti fanno scelte, persino i personaggi delle
storie. Chi disse mai al principe ‘molla il torneo di tiro con l’arco che c’è
una donzella in pericolo da salvare?’, oppure ‘vedi che devi vincerti una
moglie in una gara a prove di varia difficoltà per diventare re. Non
preoccuparti, siamo in una favola, lei non è mai una scorfana e nessuno si
sognerebbe mai di farti fuori perché devono attaccare il just married sul culo del cavallo con cui uscirete di scena’…
Insomma quello che voglio dire è che il principe, anche se gli si ponevano
avanti prospettive di gloria, di un regno in pace senza guerra, senza malattie
e senza rivolte sindacali, aveva sempre la possibilità di dire no.
Poteva rispondere che doveva occuparsi del grave problema
dei macachi volanti della strega del ‘Mago di Oz’, oppure che aveva un meeting
con il Bianconiglio, il Cappellaio matto e lo Stregatto sul disboscamento della
foresta di funghi magici cui non poteva proprio mancare… o ancora che doveva
partecipare a una partita di croket con i fenicotteri nei giardini privati
della Regina di cuori… o più semplicemente che doveva scegliere la fascia del
colore adatto da mettere sul suo vestito per il ballo in maschera al castello.
Poteva dire no, poteva dire ‘magari
non ora’ oppure ‘che ne dici di provare a convivere prima?’. Poteva non
sposarsi.
E la principessa? C’era forse scritto da qualche parte che
una volta salvata dovesse per forza sposare il suo eroe? Ma chi cavolo ha detto
che il suddetto principe dovesse essere per forza il suo vero amore? Non poteva
dire ‘grazie, sei stato molto gentile a salvarmi ma che ne dici di restare
amici?’. Anche lei poteva non sposarsi.
Le cose sono due: o i fratelli Grimm erano due poveri
sfigati cessi squattrinati che credevano nel lieto fine per darsi l’illusione
che la fortuna gira e tocca tutti prima o poi (tocca Cenerentola, il brutto anatroccolo,
il povero e volete mica che non sfiori anche loro magari accidentalmente o
anche per sbaglio?) oppure erano menti prodigiose con un quoziente intellettivo
superiore a 180 la cui infinita saggezza li ha portati a capire che per far
felici le fanciulle bastavano i sogni con cui intortarle e che fosse un gran
colpo di genio far credere loro che il ‘felici e contenti’ non fosse solo uno
slogan pubblicitario ma un lieto fine cui tutte loro potevano aspirare.
Complimenti fratelli Grimm, gran bella pensata. Ci avete fregate tutte!
Che quindi il matrimonio non sia una trovata maschile per
legare per sempre una donna al proprio destino e assicurarsi una progenie? Che
sia una facciata che ti regala mesi, nel mio caso anni, di un amore da favola
per poi farti scontrare con la dura realtà formato trappola di una vita fatta
di pile di roba da stirare, bambini da rincorrere e un marito che non sai più
se sia una balena che si è incagliata con il suo sederone alla poltrona, o un
maiale che russa come un facocero che ha anche il coraggio di farti notare che
non sei più bella come quando eri giovane?
Perché sposarsi è la scelta giusta?
Perché io devo far venire fuori la mia vena cinica il giorno
del mio matrimonio e sparare minchiocazzate per dare un significato logico a
quella sillaba che mi è nata semplicemente dal cuore?
Si.
Scelta giusta.
Matrimonio.
Bah… forse, ripeto, mi sto facendo influenzare da Beckie e
dal fatto che sia un pochino esaurita dallo stress.
Ok, forse non è solo un pochino esaurita. È esaurita e
basta.
Si affanna a lisciarmi lo strascico, a sistemarmi il
capelli, a lisciare il velo che le ho chiesto di mettermi solo all’ultimo per
evitare la noia di doverlo spostare di continuo dal viso per non rovinarmi il
trucco. Il tutto enumerando ad alta voce, come suo solito, le mille cose che ci
sono ancora da controllare e ricordare. Maicol tenta di darle una mano come può
(vale a dire eseguendo prontamente i
suoi ordini senza discutere o avanzare pareri e consigli che avrebbero solo
l’effetto di irritarla maggiormente) e ammetto che è un’impresa eroica
soprattutto perché svolta in solitaria, dato che Lizzy è andata avanti con Vic
e le bambine per sistemare le ultime cose in loco.
Già… il loco…
Una quando si sposa si aspetta di aprire la portiera della macchina
e trovarsi davanti alla chiesa, oppure, come Beckie, di prepararsi e uscire
allo scoperto a pochi metri dall’altare. Io perché devo scarpinare per Central
Park reggendomi il davanti dell’abito in alto sopra le caviglie con Beckie
appresso che mi porta lo strascico evitando così che diventi marrone per il
frusciare sullo sterrato del parco?
Per un attimo mi è anche venuto il dubbio che la mia
scampagnata tutt’altro che felice sia stata il risultato dell’ennesima cazzata
dei maschietti galoppini. Hanno fatto casino con il catering e con il fioraio,
perché avrebbero dovuto fare giusto con il servizio navetta-sposa?
- Beckie, che ci facciamo al parco, si può sapere?- sbuffo
raccogliendo meglio il mio vestito tra le mani dopo aver mollato i fiori in mano
a Maicol.
- foto, tesoro. Foto. Non le hai fatte a casa e ho pensato
che il parco fosse una location adatta-
quasi rantola affaticata.
- si, i fiori, gli alberi, la natura… un fondale perfetto
per una sposa felice- si intromette Maicol soccorrendo Beckie.
- Mic, ma il quadretto della sposa felice comprende anche le
pezze sotto le ascelle, la fronte sudata e il fiatone?-
- emmm… no, però… potrebbe essere interessante. Insomma…
tutti sudiamo, facciamolo vedere!-
- Maicol, che ti sei fumato stamattina? Dobbiamo dare spazio
al reality proprio oggi?- sbotto allungando il passo decisa cercando di sfogare
con il mio incedere il nervosismo represso.
- beh… Ale, non avrai proprio le pezze alle ascelle… insomma, il vestito è
senza spalline…- cerca di calmarmi precedendomi e guardandosi attorno con aria
furtiva probabilmente cercando di scovare paparazzi appostati dietro agli
alberi, se non addirittura sopra gli
alberi.
Ultimamente sono ovunque, ovunque!
Organizzare il matrimonio cercando di mantenere la cosa
segreta e riservata è stato pressoché impossibile. È stato come cercare di
nascondere King Kong che passeggia tranquillamente mangiando banane per la
Upper East Side. Impossibile.
Ho avuto la compagnia dei miei cari ex colleghi praticamente
in ogni singolo luogo in cui ho fatto tappa con Beckie o Maicol o Lizzy che
abbia avuto a che fare qualcosa con l’organizzazione delle nozze. E quando dico
ogni singolo luogo intendo proprio ogni
singolo luogo. Credetemi, non racconto una balla quando dico che nel bel
mezzo della scelta dei confetti è sbucato fuori un fotografo che non solo mi ha
ripreso nella contemplazione di due bomboniere tra cui ero indecisa (tulle rosa
e bianco o tulle bianco e grigio perla per quali confetti tra quelli al cocco e
quelli al cioccolato bianco?), ma mi ha anche rubato un confetto dalle mani
dicendo che il confetto al cocco faceva schifo, quello al cioccolato bianco era
banale e che avrei fatto meglio a ordinare quelli ai frutti di bosco. Quella
mattina avevo praticamente toccato il fondo della pazienza scappando a gambe
levate dal negozio e chiamando Rob nel bel mezzo di uno sfogo isterico di
pianto da stress.
Ennesima prova di quanto gli piacesse starmi appresso è il
“toto-abito” che mi hanno dedicato. Eh si, tra tutte le stupidaggini di cui
hanno riempito i rotocalchi c’è anche questa.
I suddetti mostri perseguitatori sono riusciti anche ad
immortalarmi attraverso le vetrine dell’atélier in cui stavo scegliendo il mio
abito, riprendendomi con ben quindici vestiti diversi e inaugurando un giro di
scommesse sull’abito che avrei scelto tra quelli provati.
Capite bene, dunque, come non mi stupirei affatto di
trovarmeli appesi agli alberi a farmi loro il servizio fotografico per
sbatterlo sulla prima pagina dei giornali spazzatura grazie ai quali portano la
spesa a casa.
Lo so, lo so… dovrei essere meno intransigente con loro e
sopportare tutto in silenzio dato che io stessa sono stata una paparazza, ma
non ce la faccio! Io non ero così! Io la notte dormivo nel mio letto, non in un
sacco a pelo sotto il portone della mia vittima!
Spero solo che anche loro, come me, ignorino completamente
il luogo della cerimonia, anche se non ho certezze sulla loro inconsapevolezza
circa la data di oggi. Per andare sul sicuro, Beckie mi ha costretto a
indossare un enorme mantello blu notte lungo quasi fino ai piedi con un ampio
cappuccio a coprirmi il capo in modo che io passi semplicemente come una delle
tante spose che scelgono di sposarsi a Central Park ma che vogliono nascondere
il vestito fino al momento della cerimonia. Diventa quasi banale prendersi la
briga di lamentarsi per quanto si crepi di caldo qua sotto!
- Beck manca ancora tanto?- sbuffo iniziando a non
sopportare più il caldo dovuto al movimento.
- qualche metro…- borbotta lasciando perdere il mio
strascico e raggiungendo Maicol davanti a me, tendendo il collo verso sinistra
prima di svoltare a destra in un sentiero che conosco molto bene.
I fiorellini rosa sono tutt’intorno a me e ogni tanto
qualche petalo cade giù ai miei piedi mentre percorro ritrovando calma e
serenità il viale alberato con lo sterrato sotto cui io e Robert abbiamo
passeggiato migliaia di volte. È diventato un po’ il nostro posto, dove ci
piace venire quando vogliamo staccare da tutto e da tutti, semplicemente
camminando mano nella mano, parlando di sciocchezze e ridendo come matti per
l’ennesimo pettegolezzo infondato e fantasioso.
Abbiamo persino tentato di andare di nuovo in bicicletta
insieme, avendo cura però di usarne una con i freni funzionanti, anche se
qualche volta lui ancora finge di non riuscire a frenare mentre imbocca a
velocità folle la discesa che ci aveva lanciati dritti nel laghetto la prima
volta in cui ci siamo avventurati sulla sua pendenza. È incredibile quanto
riusciamo a divertirci insieme ridendo delle cose più stupide. Non c’è mai
stato un solo momento in questi cinque anni in cui io abbia pregato per il suo
silenzio, nemmeno quando i miei timpani preferirebbero che lo facessi. Sarà che
il silenzio della lontananza che spesso lo porta via da me è già così difficile
da sopportare che quando c’è mi sento in dovere di fare il pieno di lui per i
giorni avvenire in cui qualche nuovo impegno mi impedirà di averlo con me.
Fa davvero tutto il possibile per non lasciarmi sola, e
questo lo apprezzo tanto, soprattutto dato che ogni volta che dico di star bene
credo che sappia quanto io patisca in realtà.
Spero che il matrimonio, il fatto di averlo ufficialmente
mio a tempo indefinito, mi tolga un po’ delle mie ansie su cui, ammetto, sto
ancora lavorando.
Seguo Beckie tenendo lo sguardo alto e ammirando ogni volta
come se fosse la prima i giochi di luce del sole ormai alto tra i petali
colorati fino a quando il cuore mi perde un battito e per una frazione di
secondo mi dimentico come si faccia a respirare.
Non ci posso credere che sia… qui.
Non posso credere che abbia scelto questo posto.
Davanti a me, a pochi metri dalla leggera curva a sinistra
che porta il sentiero ad affacciarsi giù dalla collina, al termine del nostro
viale alberato poco prima della discesa, campeggiano disposte in file ordinate
delle sedie bianche tutte voltate in direzione di una pedana i cui lati sono
adornati da due grandi vasi di fiori bianchi. Nessun fiocco o fascia di tulle a
segnare il percorso, nessun tappeto. Solo questi piccoli petali rosa caduti
spontaneamente sullo sterrato.
I pochi invitati che abbiamo selezionato parlottano tra di
loro e stringono la mano a Rob, incoraggiandolo con qualche pacca amichevole
sulla spalla. Sorride meraviglioso a tutti e si sistema la giacca con fare nervoso,
spazzolandosi via qualche petalo caduto dal cielo e invitando talvolta Kellan
talvolta Jack a dare un’occhiata alla rosa bianca che porta all’occhiello per
sistemargliela se storta. È davvero bellissimo.
E così è qui.
Sotto i nostri alberi, sul nostro viale, nel nostro parco.
- Beckie, reggi i fiori, che io vado a dire che siamo
arrivati e che possiamo iniziare- si affretta Maicol, lasciando in mano a
Beckie il mio bouquet mentre lei già si era affrettata nella mia direzione per
slacciarmi il mantello e sistemarmi il velo che aveva portato steso sul braccio
in una sacca bianca.
Sta per conficcare il pettinino che lo regge tra i miei
capelli quando la fermo stringendomi addosso il mantello.
- Beckie ho bisogno di un minuto da sola- sussurro con il
fiato mozzo e gli occhi ancora puntati sulle sedie e sugli invitati.
- cosa? Ale ma stiamo per iniziare!- protesta abbassandomi
di forza il cappuccio.
- Beckie un minuto- ripeto allontanandomi dal velo che già
stava allungando sopra la mia testa.
- non avrai intenzione di scappare vero?- mi chiede
allarmata rinunciando a cacciarmi il velo sulla testa. Mi guarda con fare
inquisitore e quando mette entrambe le mani sui fianchi e fa scattare in alto
il sopracciglio sinistro mi decido a rassicurarla con un sorriso, ripetendo la
mia richiesta e assicurandole che l’unica cosa che voglio è stare un secondo da
sola per raccogliere i pensieri, non mancando di farle notare quanto poco
lontano io possa andare con addosso un vestito che dire antifuga è poco.
- ok, tesoro. Io vado a vedere le bambine e a parlare con
Lizzy delle ultime cose- sospira rassegnata prima che io mi volti rimettendomi
il cappuccio sulla testa prendendo a camminare sul sentiero in direzione
opposta alla mia chiesa naturale.
Non ho bisogno di elaborare chissà quali verità, non ho
bisogno di farmi un training autogeno per convincermi del fatto che io stia
facendo la scelta giusta. Questo è un quesito cui ho trovato risposta nel
momento esatto in cui intravedendo Robert nel suo completo da sposo ho pensato
alla sillaba si.
Quello che voglio è qualche minuto per me, per ritrovare la
calma che mi serve per percorrere quei metri che mi porteranno a diventare sua
moglie.
Moglie.
Mi è sempre piaciuta come parola. L’ho sempre trovata un
vocabolo dal suono pieno, che scivola fuori veloce e scorrevole. L’ho sempre
trovata un appellativo che già dal suono da l’idea del possesso al di là del
suo significato.
Moglie.
Sei mia.
Sei roba mia.
Sei affare mio.
Questo trasmette in qualsiasi variante di tono venga
pronunciata.
Mi si tingono le guance di rosso al solo pensiero della sua
voce che mi chiama così. Moglie.
Un titolo che mi proietta in avanti verso un futuro in cui
lui ci sarà sempre, in cui lui non potrà mai lasciarmi perché stiamo creando un
legame indissolubile. E al di là delle possibilità di divorzio che si
affacciano sui tuoi pensieri quando pensi mai
e in realtà mai è solo una parola di
false promesse, io sarò sempre sua moglie, con o senza il prefisso ex davanti. In ogni caso, comunque vada
io sarò sua moglie e lui mio marito. Sempre.
Il matrimonio è un legame che non si scioglie mai, e non è
la Chiesa a dirlo. Sono io a pensarlo.
Comunque vada, qualunque cosa succeda, nessuno dei due potrà
mai tornare indietro ad oggi, a questi ultimi minuti in cui possiamo dire di
essere ancora liberi di tirarci indietro.
- eh si, fatto il passo non torni indietro-
L’unica voce che non può parlare è quella che mi giunge alle
orecchie. Non ho mai dimenticato il timbro caldo e un po’ roco della sua voce,
un timbro che si inserisce sempre alla perfezione in qualunque scenario. È una
carezza, è una sicurezza… ma è solo frutto della mia fantasia. Sicuramente mi
sto immaginando la sua voce perché è la voce che più di tutte mi ha sempre
incoraggiata e sostenuta, perché ho sempre tenuto in gran conto i pareri che
quella voce mi esprimeva, perché di quella voce mi sono sempre fidata. Perché
oggi è un giorno importante e vorrei averla con me. Ma è solo fantasia.
- devi avere una fantasia molto sviluppata, bambolina, se
credi di sentire la mia voce proprio oggi, non credi?-
Bambolina.
Solo lui mi chiamava così. Lui con la sua voce calda e roca
con il riso nascosto che gliela incrinava un po’… ma è solo frutto della mia
fantasia. Vorrei cullarmi nell’illusione ancora un po’, ma so che poi
porterebbe alla malinconia e non posso proprio permettermela oggi. Quindi
meglio troncare la mia immaginazione sul nascere perché comunque, in ogni caso,
non può essere realmente lui. Non può essere lui… lui se n’è…
- … andato, lo so. Ma se mi fai la cortesia di voltarti
potrei anche spiegarti -
È solo il frutto della mia fantasia, non è reale. La sua
voce non è reale.
- Ale…-
Non esiste. Lui non esiste… è solo la mia fantasia.
- Ale…-
È un sogno, un bellissimo sogno in cui lui è ancora qui.
Anni passano e anni interi non cancellano niente di lui che però resta un
sogno. Uno dei tanti sogni che ogni tanto ancora mi svegliano nel cuore della
notte. Solo sogni.
- Ale, per favore…-
Non può essere. La logica mi dice che non può essere. E
anche se io so benissimo che sentire un morto è più che possibile questa volta
so che è davvero impossibile. Perché lui non poteva più tornare da me, aveva
finito il suo tempo. Quindi…
- Ale, amore, voltati, ti prego- sussurra la sua voce alle
mie spalle. Una leggera brezza fa muovere la stoffa del mio cappuccio
accarezzandomi le guance. La sua voce è così vicina, così dolce, così…
vera.
Ho paura di voltarmi, non so se di non vederlo ed essermi
immaginata tutto o il contrario. Sono letteralmente paralizzata, spiazzata da questa
assurdità.
- Ale… tesoro… voltati- . Stavolta non si limita a
sussurrare. Una mano mi si posa sulla spalla, stropicciando il raso blu del mio
mantello. Una mano e una voce.
Non fidandomi molto delle mie percezioni sensoriali uditive
decido di dare un’ultima possibilità a quelle tattili, allungando una mano a
cercare il contatto con la carne della mano che credo si trovi sulla mia
spalla.
È liscia, marmorea, fredda… solida.
Le dita si intrecciano subito alle mie mentre un’altra mano
mi cinge la vita e mi accompagna a ritrovare il rifugio sicuro che era stato il
suo abbraccio. Freddo e marmoreo, ma al contempo caldo e rassicurante.
- sono qui, tesoro- sussurra al mio orecchio mentre io quasi
non mi accorgo di aver lasciato cadere una lacrima.
- perché sei qui?- rantolo con fatica cercando inutilmente
di dare un ordine coerente al mio sentire attuale. Troppa è la gioia, troppa la
tristezza, troppa l’incredulità… troppa la confusione.
- dovevo vederti coi miei occhi, oggi- soffia stringendomi
ancora di più a sé.
- no… intendo… perché sei qui? Come fai ad essere qui se…-
Non può essere qui, ha risolto la sua faccenda in sospeso.
Non può più tornare indietro una volta che ha sistemato tutto quindi la mia è
solo suggestione a meno che…
Sono stata un’idiota. Una perfetta idiota. Una perfetta
idiota ingenua.
Lui… se n’è andato di proposito!
Mi allontano bruscamente dal suo abbraccio portandomi
addosso la sensazione dell’atterraggio dopo una caduta da diversi metri
d’altezza. Il senso di vertigine, di nausea, di ansia è pesante da sopportare
quasi quanto lo è quello della consapevolezza di una menzogna.
- mi hai mentito- soffio stringendo i pugni per la rabbia,
evitando di voltarmi, illudendomi del fatto che non guardandolo negli occhi
posso continuare a pensare che lui non sia qui e che non sia mai potuto tornare
da me. Forse così, riuscirò a conservare quel po’ di sanità mentale che mi
serve per arrivare al fondo di questa giornata.
- sai perché l’ho fatto- risponde secco.
- perché come sempre hai voluto decidere tu cosa fosse
meglio per me, ecco perché! Senza chiedermi niente, senza chiedermi cosa in
realtà volessi, senza chiedermi… niente!- sbotto irata.
Ho talmente tanta rabbia in corpo che la sento scorrere
nelle vene come se fosse corrente elettrica. Fossi in uno di quei cartoni
animati giapponesi di arti marziali non mi stupirei di vedere concentrate nei
miei palmi due grosse palle di luce bianca altamente distruttive.
- non l’ho deciso io cosa fosse meglio per te! È il naturale
corso delle cose, Ale. Ti sei mai chiesta perché la gente non vede i morti?-
- però tu ti sei fatto vedere, tu sei tornato! Vuol dire che
non te ne è mai fregato un accidenti del corso delle cose!-
- l’ho fatto per te! la situazione doveva tornare alla
normalità prima o poi! Non potevi stare con me, Ale! Io non avrei mai potuto
portarti ad un vero altare e darti dei figli!-
- e chi ti dice che a me la cosa non sarebbe stata bene?-
- fammici pensare, forse il fatto che sei qui con un’abito
da sposa e che sei incinta?-
Forse il fatto che sei
qui con un’abito da sposa e che sei incinta?
Sei qui con un’abito
da sposa e sei incinta.
Sei incinta.
- eh?- esclamo voltandomi a guardarlo.
La sua bellezza accecante ed eterea
mi sconvolge già di suo
ma non è questa ciò che mi preme osservare ora. Sono un
misto di sentimenti, un
frullatore che mixa insieme emozioni differenti e spesso in piena
antitesi
inconciliabile. Non so fino a che punto essere arrabbiata perché
so che in fondo l’ha veramente fatto per me, ma al
contempo non posso fare a meno di provare risentimento per
l’inganno subito.
Non so fino a che punto posso dirmi felice del fatto che lui sia qui
perché se
da un lato ho continuato a desiderare di rivederlo anche per un solo
secondo in
cinque anni, dall’altro la cosa mi confonde perchè mi
rendo conto che il mio
sentimento per lui in fondo non è mai cambiato e averne la
conferma a pochi
minuti dalle nozze mi mette in una posizione non proprio ottimale per
avere la
piena consapevolezza che il mio si
sia la scelta giusta.
Ma tutto questo è stato prima di quella parola: incinta.
Cioè gravida.
Gravida come “prossima progenitrice”.
Gravida come futura partoriente.
Gravida come colei che si porta a spasso una pancia che
raggiungerà la taglia maxi nel corso di nove mesi al termine dei quali si
sgonfierà lasciandole in eredità un pargolo da allattare.
Gravida come nel caso in cui le mie ovaie avessero deciso di
funzionare decentemente per la prima volta in ventotto anni, presentandosi con
quasi un mese di ritardo per un motivo più che giustificato.
Gravida come gravida.
Sinonimo di “in dolce attesa”.
A sua volta sinonimo di “in gestazione”.
Incinta, insomma.
No, non sto capendo.
- dico… ti stai sposando quindi… beh, io non avrei potuto…-
si affretta a spiegarmi lui guardando terra e passandosi una mano tra i capelli
come se dovesse tenerla occupata in qualche maniera.
- l’altra cosa. Che hai detto?-
- ma niente Ale… è…-
- non è niente, tu
senti gli eventi o mi hai mentito anche su questo?-
Devo sapere se il mio stato di donna incinta è reale e
attuale o solo una possibilità che si verificherà in un tempo si breve ma non
già in corso.
- non ti ho mentito! Non ti ho mai mentito veramente! Prima
o poi sarei veramente dovuto andare via! Con o senza Rob, per te!-
- Matt, non mi interessa questo ora. Hai detto “incinta”… è
una cosa… attuale?... futura?-
Finalmente alza lo sguardo e mi squadra cercando di
decifrare quanto io desideri sentirmi dire “si è attuale” o “no, per ora sei
ancora sterile come una sala operatoria”.
Cerco di incoraggiarlo con lo sguardo, e lui finalmente in
un soffio si decide a parlare.
- attuale-
- di quanto?-
- sei settimane-
- ne sei… sicuro?-
Ancora una volta aspetta il mio sguardo di incoraggiamento
per rispondermi.
- si-
Si…
Si è una strana
sillaba. È incredibile quanto due lettere accostate l’una all’altra possano
arrivare a sconvolgerti al punto tale da farti venire un mancamento.
Si…
Istintivamente porto una mano al ventre sotto il mantello,
come se potessi mai già sentire la prova tangibile della presenza di una nuova
vita dentro di me. Una nuova vita… un nuovo nome, una nuova persona nel mondo
che condividerà pelle, carne e cuore con me, che avrà metà del mio patrimonio
genetico a riempire le sue vene… un qualcuno che mi apparterrà nel modo più
assoluto e inscindibile esistente in natura.
Si…
Si e la mia vita
cambia ancora. Si… e questo è… un bel cambiamento.
Istintivamente mi apro in un sorriso che si allarga fino a
quando non ce la fa più a trattenersi e scoppia in una risata di gioia.
Si.
- Matt… io… sarò una mamma- sussurro riprendendomi e
gustando il sapore di quella parola sulle mie labbra. Sarò una mamma.
Quindi Rob sarà… papà?
Papà… l’altra metà dei geni del mio bambino è suo. E io mi
sto per sposare con lui… e non sa che sono incinta… e non abbiamo mai parlato
di avere bambini. Insomma… ora come ora abbiamo sempre detto che sarebbe un po’
difficile visto il suo lavoro, il mio… però, adesso le cose sono diverse.
E se non volesse essere papà?
E se non volesse più sposarmi quando gli dirò che siamo
incinti?
E se lui si tirasse indietro o mi chiedesse di rinunciare al
nostro bambino perché questo non è il momento adatto per avere figli?
Non potrei mai rinunciare al mio bambino (incredibile quanto
poco tempo mi sia bastato per essermi già affezionata alla creaturina che porto
in grembo) per sposarmi con un uomo che non lo vuole.
Al pensiero di perdere Rob il cuore mi si incrina, ma la
ferita si approfondisce creando crepacci degni del Gran Canyon contemplando
l’ipotesi che lui mi possa costringere a scegliere tra lui e mio figlio.
- tranquilla… andrà tutto bene- mi sussurra Matt
abbracciandomi e stringendomi forte a sé.
- ne sei sicuro?- borbotto nascondendo il volto nell’incavo
del suo collo d’angelo che sa di tutto ciò che amo di più. Sa di vento, sa di
cioccolata, sa di nocciole tostate, sa di pasta dentifricia alla menta, sa di
carta nuova, sa d’inchiostro, sa del suo profumo, sa del profumo di Robert, sa…
di ogni cosa che amo al mondo.
- più che sicuro - mi rassicura allontanandomi per guardarmi
negli occhi.
I suoi occhi neri sono radiosi, specchio della felicità
profonda che mi è nata dentro da pochi minuti dalla consapevolezza inaspettata
di diventare madre.
Non ci pensi, non lo cerchi, dici “non adesso”… ma nel
momento in cui prendi coscienza del fatto che qualcuno cresce dentro di te già
lo ami. È naturale.
Gli occhi di Matt sono un porto sicuro, un lago nero calmo e
placido che contiene tutta la saggezza profonda che solo la comprensione più
profonda del soprannaturale ti concede. È un angelo.
È come lo ricordavo, bello e luminoso come l’ho sempre
sognato. Semplice e glorioso nella sua maestosità, terreno e sovrumano … il mio
angelo.
I tratti del suo viso non sono cambiati di una virgola, il
suo modo di portare i capelli, la ruga del suo sorriso… È sempre uguale.
Se lui dice che andrà tutto bene, come posso non fidarmi?
- andrà tutto bene, vedrai - ripete tenero - e ora sorridi.
È il tuo matrimonio, non puoi mica presentarti all’altare come se avessi appena
visto un film di horror di serie b!-
Mi sorride incoraggiante scuotendomi leggermente come a
ridarmi vigore.
- ti stai sposando e stai diventando mamma, non c’è giorno
più bello che tu possa vivere. Sii felice e lascia da parte ogni angoscia-
- secondo te dovrei dirglielo? Insomma… prima che…-
- come ti senti, amore. Tu pensa ad arrivare lì e appena lo
vedrai saprai cosa fare-
- detta così sembra facile -
Non è per niente facile.
Abbiamo sempre parlato di quanto sia importante sfruttare
questo momento per lui fortunato con il lavoro, soprattutto adesso che sta
selezionando assieme al suo agente delle proposte interessanti che se avessero
successo sarebbero un importante passo avanti per la sua carriera. Avere un
figlio adesso… vorrebbe dire passare nove mesi da sola, vorrebbe dire non
averlo presente a nessuna visita, a nessuna scelta di tutine… forse nemmeno al
momento del parto. Ha firmato dei contratti, si è impegnato per diverse
apparizioni… non può mollare tutto. La sua carriera prenderebbe presto la via
della discesa: da troppo poco da parlare, si concede alle folle di fan sempre
di meno, si sposa in segreto… recede dai contratti importanti. Verrebbe
tacciato come uno dei tanti che
raggiunte le vette del successo si dimentica da dove è venuto.
Non è per niente facile.
Il mio si non è
mai stato così pesante come adesso. Ama il suo lavoro tanto quanto io amo il
mio e non potrei mai chiedergli di rinunciarvi anche se so che forse lo farebbe
anche se non sarebbe più lui. Se non volesse diventare padre adesso, se non
volesse assumersi ora questa responsabilità che ci è capitata inaspettatamente,
io non avrei il coraggio di diventare una moglie. Non avrei il coraggio di
diventare sua moglie.
Non è per niente facile.
- ma è facile- mi sprona Matt scuotendomi per le braccia. -
Ale, è quello giusto. Non ti dico che non ci sarà nemmeno un giorno triste
nella tua vita con lui, non ti dico che non ci saranno momenti difficili,
momenti in cui ti chiederai se davvero siete fatti per stare insieme… però ti
dico questo. Ti ama tanto, ti ha sempre amata tanto. Da lassù vedo tante cose,
tesoro. Sento tante preghiere, tante promesse fatte con cuore apparentemente
puro ma che in realtà custodisce già il dubbio del tradimento della promessa.
La maggior parte della gente contempla il fallimento e lo tiene in conto come
una delle possibili vie d’uscita. Sono davvero poche le persone che quando
pensano “per sempre” lo considerano in termini assoluti, senza lasciarsi
margine di fallimento. Robert è una di queste persone.
Quando si è svegliato questa mattina… ha avuto paura come te
adesso, perché è questo che senti senza rendertene conto, tesoro. Hai paura che
lui non sia la scelta giusta. E per quanto tu ti dia mille motivi, mille
risposte logiche per dirti e ripeterti che non hai paura… se non ne avessi non
avresti sentito il bisogno di allontanarti per stare da sola, non avresti
dubitato nemmeno per un istante della sua felicità nell’apprendere che porti in
grembo suo figlio. Anche lui ha paura… È normale avere paura, Ale. È normale
avere paura quando sai che ogni tua scelta condizionerà l’esistenza della
persona che ami e per te ora è ancora più naturale perché sai che dalle tue
decisioni dipenderà anche la vita di una creatura che non ha l’età per avere
voce in capitolo in niente. Il segreto è avere paura insieme e tutto andrà
sempre per il meglio-
Le sue parole, la sicurezza con cui le pronuncia, agiscono
come un balsamo che calma le mie ansie. Come posso non credergli? Come posso
non fidarmi?
- grazie Matt-
- di cosa, tesoro?-
- per essere qui oggi… per avermi rassicurata, per… avermi
detto la verità, per… -
- aver assunto le vesti di un test di gravidanza…- commenta
strappandomi una risata che spazza via del tutto la preoccupazione dalla mia
mente.
- si… anche per quello- ridacchio coprendomi la bocca con
una mano.
- se non altro sono più affidabile di quei cosi che fanno
solo casini con linee e faccine e non sei costretta a farti fuori litri e litri
di succo d’arancia per farli funzionare no?-
- già… bel problema in meno-
- vuoi scherzare? Ti ho anche evitato l’imbarazzo di andare
a comprarli al supermercato con tanto di occhiate di congratulazioni delle
cassiere! È sul serio un bel problema in meno!-
- ora non te la tirare-
- non me la tiro, ma ci tengo a prendermi tutti i miei
meriti-
- sempre modesto, mi raccomando -
- non è questione di modestia, ma di semplice verità-
Riesce sempre a farmi ridere, in ogni situazione lui è
sempre riuscito a farmi ridere. È sempre riuscito a sdrammatizzare i momenti
più tesi e a lasciarseli alle spalle come se la discussione non ci fosse mai
stata, come se solo un attimo prima avesse parlato delle condizioni
metereologiche.
Non ha mai sopportato la tensione, non ne è mai stato capace
e anche in questo è sempre uguale.
- sei davvero bellissima, tesoro. Lo sei sempre stata -
sospira tra sé e sé tornando serio mentre accarezza la pelle della mia guancia
con il dorso della mano.
- non potevo proprio mancare oggi… non ho resistito a farmi
vedere, anche se sapevo che avrei potuto incontrare le tue ire per averti
mentito. Dovevo mantenere la mia promessa quando avresti capito il perché della
mia bugia-
La promessa… quale…?
- hai promesso che…- inizio arrivando a capire di quale
delle tante promesse stesse parlando.
- che ci sarei stato sempre nei momenti importanti della tua
vita. In verità ti ho sempre seguita, solo che forse tu… ti ho detto che forse
non mi avresti visto, ma… io c’ero- sussurra tenendo gli occhi fissi nei miei
come se stesse cercando di suggerirmi dei ricordi solo con la forza magnetica
del suo sguardo.
- le piume… eri davvero tu-
Ho sempre pensato che le piume fossero un suo segno, ma non
ho mai avuto la pretesa di poter affermare con certezza che le cose stessero
davvero così.
Credo che quando una persona cara ti venga strappata via, il
desiderio di sentirla vicina ti porti a vedere segnali anche dove non ci sono,
tanto per non sentirti solo. Abituata a raccogliere le sue piume in giro per la
casa, subito l’ho associato alla loro figura, incoraggiata nel pensiero dal
fatto che ogni singola volta in cui le vedevo era un momento in cui avrei
voluto la sua presenza, il suo parere, il suo conforto. Sapere che era
realmente lui… non so dire. Semplicemente mi riempie il cuore di un calore che
mai prima di allora mi aveva fatto sentire così amata, così protetta, così
preziosa.
- già… ma oggi non mi bastava, oggi… dovevo vederti. So di
esser stato profondamente egoista a comparire proprio oggi. Forse non avrei
dovuto… ma non ho resistito. Scusa se ho rovinato il tuo giorno, Ale- si
scusa abbassando la testa, temendo forse di leggere l’accusa nei miei occhi.
- non ti azzardare nemmeno a pensarlo, d’accordo Matt? Sei
stato il regalo più bello di questa giornata, tu e la notizia che mi hai
portato. Inaspettato, certo… ma non hai rovinato nulla, quindi non ti scusare
per essere stato il mio regalo. Perché è questo che sei oggi, un regalo. Un
regalo magnifico- mi affretto a correggerlo.
- più bello del servizio di porcellane di Capodimonte di tua
madre?-
Cosa ho appena finito di dire? Non resiste a fare la persona
seria più di due minuti di fila. Sembra sia allergico alla serietà, manco si
dovesse riempire di pustole e piaghe se passasse un solo secondo di più senza
sorridere.
- che bassa considerazione hai di te stesso, Matt. Possono
anche chiamarsi Capodimonte ma sono orribili! Credo che le userò quando avrò
voglia di cimentarmi nel tiro al piattello -
- oppure potrai tirarle a Rob quando sarai nel mezzo delle
crisi ormonali per via del bambino -
- in effetti potrebbero tornare utili -
Ridiamo insieme al solo pensiero di me con il pancione a tirare
piatti dietro a Rob, gridando isterica per la casa. Continuiamo a ridere
ipotizzando insieme le più fantasiose scenette di sbalzi ormonali che
potrebbero cogliermi e le reazioni paranoiche di Rob. Smettiamo di ridere solo
quando intravediamo Beckie camminare a passo di marcia nella nostra direzione,
cioè della mia.
- forse… è ora di andare - commenta Matt con una piccola
nota di malinconia nella voce.
- già…- rispondo con lo stesso tono, prima che un desiderio
mi risalga la bocca senza poterlo fermare - Matt… tu…-
- tornerò ancora, se lo vorrai…-
- certo che lo voglio! -
- …e se Rob lo vorrà-
- e perché non dovrebbe volerlo, scusa?- . Questa è davvero
bella! Va bene sposati ma che Rob debba decidere per me se voglio vedere Matt…
- beh… sarà tuo marito. Non so se vorrà ancora vedere la mia
faccia... insomma, siamo comunque stati insieme… nella sua testa tu anni fa
l’hai lasciato per me -
- però era bello quando eravamo una famiglia tutti e tre. Si
certo, lui poteva solo sentirti e non vederti ma…- Un lampo di luce sul suo
viso imbarazzato, il suo distogliere lo sguardo mi dice che sono caduta in
fallo. - Aspetta… lui ti poteva vedere... lui ti ha sempre visto!-
L’ha sempre visto! Non era vero che sapeva sempre dov’era
perche si basava sul suono della voce o dalla direzione del mio sguardo!
- anche questa è una cosa che ci siamo tenuti per noi perché
pensavamo di fare il meglio per te. Se avessi pensato che io usassi le mie
energie per mostrarmi a lui togliendo del tempo a noi… scusa. Sono stato io a
imporgli il silenzio, se anche lui ha mentito a suo tempo è stato perché
gliel’ho chiesto io. Prenditela con me se devi, ma non giudicare lui.-
Sinceramente io ormai non so più per cosa me la devo
prendere né se io me la debba più prendere per qualcosa. Ovvio è che la mia
passeggiata per trovare la calma e la serenità interiore si è trasformata nel
viaggio alla scoperta degli altarini. Fossi caduta nella tana del Bianconiglio
magari ne sarei uscita meno shoccata. Inizio a pensare che a volte sul serio
l’ignoranza sia un bene.
Matt continua a gettarmi occhiate preoccupate mentre ogni
tanto butta l’occhio in direzione di Beckie che si sta avvicinando a grandi
passi.
- tanto per sapere… c’è altro che devi dirmi? Chessò… ti
stai attivando per scoprire il modo di resuscitare i morti? Hai vinto un pass
eterno per i viaggi sulla terra come miglior angelo del mese?- commento
incrociando le braccia al petto e simulando un cipiglio scocciato cercando di
imitare il suo modo di alleggerire l’atmosfera. Buttare benzina sul fuoco,
arrabbiarsi ora… non servirebbe a nulla, e poi per cosa? L’ho sempre saputo che
non è dato a tutti avere il tempo in più che è stato dato a noi. Non è giusto
lamentarsi della grazia immensa che ci è stata fatta, nemmeno se scopri che era
stata infarcita di bugie cosiddette “a fin di bene”.
- no, niente di tutto questo, semplicemente… sono un angelo
egoista che ossessiona la sua ex fidanzata -
- ossessiona è dire poco! Tu mi hai portata sul lettino di
una strizzacervelli, te lo devo ricordare?-
- te come tante altre persone -
- è una consolazione sapere di non essere l’unica. Tra un
po’ potremmo formare un partito e presentarci al congresso chiedendo più
diritti e più rappresentanti-
- potrebbe essere un’idea -
- già, credo che la terrò in debita considerazione anche se…
non so quanti seguaci raccoglierei se ammettessi di vedere i morti e parlarci
assieme. Forse solo Rob, ma lui non fa testo. Potrebbe decidere di unirsi per
questioni di solidarietà anche se non ti avesse mai visto. Potrei chiedere a
quella medium di Brookling! Quella si che secondo me ne sa!-
- spiritosa Ale, davvero. Ora vuoi dare un senso alla
giornata e andare a sposarti?- conclude guardando nervoso in direzione di
Beckie che ormai è pericolosamente vicina a raggiungerci.
- è già il momento di lasciarti?-
- starò con te, se vuoi e…-
- … se vuole Rob, lo so. Ma io ho la soluzione-
- sarebbe?-
- accompagnami all’altare Matt-
Mi guarda come se gli avessi appena chiesto di afferrare
l’aria per me, solidificarmela e metterla in un barattolo: sbalordito e al
limite dell’incredulo.
- cosa? Sei seria o mi prendi in giro?-
- mai stata più seria. Mettila così: il breve tragitto verso
l’altare sarà un regalo per me per farti perdonare di tutte le palle che mi hai
raccontato, e nel frattempo andresti da Rob e capiresti subito se anche lui ti
vuole ancora con noi oppure no. In più… sei tu che mi devi portare da lui. Se
non fosse stato per te, nessuno dei due sarebbe qui oggi. Devi essere tu a
mettere la mia mano sulla sua per concludere il lavoro che hai iniziato -
- avete fatto tutto voi, ragazzi… io non centro niente- si
tira fuori abbassando la voce e invitandomi a fare lo stesso dato che Beck,
ormai, è a portata di orecchio. Ridare sintomi di pazzia proprio oggi l’avrebbe
sicuramente convinta ad annullare il matrimonio e sostituire il bianco del mio
vestito da sposa con quello più adatto della camicia di forza e a modificare la
destinazione del mio viaggio di nozze dal tour del Mar Rosso alla clinica
psichiartica. Una prospettiva mooooolto poco attraente.
- sarà, ma io ho sempre creduto che le cose stessero così, e
voglio continuare a pensarlo, anche se non è la verità tecnica - dico cercando
di convincerlo ad accettare.
- Ale, io…- sospira passandosi le mani tra i capelli
frustrato e sofferente.
- si o no, svelto!- lo incito, sapendo che lui raramente
riusciva a dire no quando lo mettevo alle strette.
- si… no… si… Ale, non…-
- si o no ? -
- Ale non lo so… è complicato-
- si o no? Rispondi! Sono una donna incinta, è pericoloso
contraddirmi. Si o no ?-
- Ale è il tuo giorno e io non…-
- Si o no? -
- no… si… no, no… si…-
- si o no? -
- ok, si!-
Come previsto.
- riesci sempre a fregarmi- borbotta girandosi a braccia
conserte mentre io nascondo un sorriso sotto i baffi, prima di voltarmi verso
Beckie.
- allora, sposa fuggitiva. Ti ho lasciato tutto il tempo che
volevi ma ora, seriamente, dobbiamo andare altrimenti Rob inizierà a pensare di
esser stato sedotto e abbandonato all’altare - si affretta Beckie tirandomi per
una mano. È tutta trafelata per via della marcia sotto il sole fatta per
raggiungermi e sicuramente resa ancora più pesante dallo stress che già si
portava addosso.
- non ci sono manco arrivata all’altare, come faccio ad
averlo abbandonato?-
- ah perché hai anche considerato l’ipotesi di farlo?-
- ma no!-
- ah-emm- tossicchia Matt, guardandomi in tralice passandosi
una mano sulla pancia. Ok, si ci ho pensato, ma solo come reazione a un suo
eventuale rifiuto ad accettare il nostro bambino, altrimenti mai e poi mai
avrei pensato una cosa del genere!
- Lo sai che chi dice le bugie non va in paradiso, vero
Ale?- mi provoca Matt sapendo che più che con lo sguardo non posso
rispondergli.
- Sono già tutti seduti e pronti, aspettano solo te. Tua
madre ha avuto già da dire sui fiori, sulla disposizione dei posti, sul numero
per lei troppo esiguo degli invitati e sul fatto che non sei arrivata in
macchina fin sul posto. Come se nasconderti non fosse già abbastanza difficile!
Secondo lei saremmo dovuti arrivare con le fanfare e i manifesti! O almeno questo
ho capito dal suo inglese zoppicante. Dice che si è messa a studiare non appena
ha saputo che ti sposavi così almeno poteva capire la cerimonia. Si, io dico
che così poteva farsi capire da me e da Lizzy mentre criticava il nostro
lavoro!- dice Beckie a macchinetta mentre mi trascina quasi di corsa lungo il
viale alberato verso il fondo dove si sarebbe svolta la cerimonia. Tipico di
lei vomitare parole una dietro l’altra quando è nervosa.
La seguo cercando di raccogliere il vestito attono alle
gambe per non macchiarlo e reggendomi il cappuccio sulla testa con una mano
mentre Matt mi trotterella di fianco ormai rinunciando a contestare la sua
presenza alla cerimonia.
- Jack e Kellan hanno già fatto casino, Ale ti avverto! Sono
riusciti a rovesciare due volte il vaso di fiori vicino all’altare mentre
facevano i cretini. Lizzy probabilmente è ancora lì che li prende a borsettate
e sinceramente spero sia così almeno mi riterrò quasi vendicata per l’assalto
che hanno tentato al mio appartamento- borbotta sempre trascinandomi e
scostandosi con una mano dei ciuffi di frangetta dalla fronte di tanto in
tanto.
Camminiamo talmente svelte che ci impieghiamo nemmeno un
minuto intero prima di arrivare a qualche metro dalle sedie che già ospitano i
pochi invitati che io e Rob abbiamo selezionato tra gli amici più cari. Una
trentina di persone e non di più, abbiamo voluto una cerimonia veramente
semplice e povera di fronzoli superflui. Contro le insistenze di Beckie e Lizzy
ci siamo anche rifiutati di fare la lista nozze, proprio per il piacere di
stare semplicemente tutti assieme in un giorno per noi importante con persone
che già ci rendevano felici solo per la loro presenza.
- aspetta qui, io vado a prenderti il velo e a dire alle
bambine di tenersi pronte. Torno subito, ok?- mi dice Beckie nascondendomi
dietro a un albero prima di schizzare via.
- è davvero fusa - commento appoggiandomi al tronco e
allentandomi un po’ il fiocco del mantello.
- già, povera la mia Beckie - mormora Matt in risposta
appoggiandosi al tronco dell’albero di fianco al mio.
- si è fatta in quattro per organizzare questo matrimonio e
mi sorprende come ancora riesca a mantenere una parvenza di lucidità mentale.
Io avrei già alzato bandiera bianca -
- ti vuole bene, Ale. Ha sempre voluto il meglio per te -
- ogni volta non posso fare a meno di sentirmi in colpa per
quello che le ho fatto -
- è passato, tesoro. Ti ha già perdonata-
Da dietro il mio albero sbircio la situazione degli invitati
e cerco Beckie e Lizzy tra la sparuta folla per riuscire a capire quanto manchi
ancora. Dopo qualche minuto intravedo la testa bionda di Lizzy che si avvicina
nella mia direzione e inizio a sciogliere del tutto il fiocco del mio mantello,
facendolo scivolare giù dalle spalle e godendo finalmente dell’aria fresca sulla
pelle scoperta delle spalle. Quel coso teneva davvero troppo caldo.
- accidenti Ale, sei meravigliosa!- grida Matt avvicinandosi
e prendendomi una mano per farmi fare un giro su me stessa.
Ho scelto un vestito abbastanza semplice, senza spalline,
con una lunga coda e due fasce sul corpetto un pochino più elaborate.
Ho provato un sacco di abiti ma quando ho indossato questo
vestito di seta leggera e quasi impalpabile ne sono rimasta immediatamente
conquistata.
I lunghi veli della gonna e della coda mi ricordavano molto
quello dei vestiti delle fate (secondo Beckie mi mancavano i due codini biondi
in testa e potevo passare per Serenity di Sailor Moon), così leggeri e morbidi,
che si gonfiavano leggermente al minimo soffio di vento, alzando i veli in alto
come se fossero le ali di una farfalla.
Non avevo previsto il velo, ma Beckie aveva insistito a
darmi il suo dicendomi che dovevo portare addosso qualcosa di prestato
altrimenti avrebbe portato sfortuna.
- tu non hai idea di quanto invidi Rob in questo momento -
confessa Matt con un velo di tristezza nello sguardo mentre si passa tra le
dita un ciuffo di capelli che scende giù dalla mia acconciatura.
In quel momento capisco che forse chiedergli di
accompagnarmi all’altare non è stata proprio una delle più grandi idee che io
abbia mai avuto, anzi. Ho forse toccato oggi le vette più alte della scarsezza
di sensibilità e il picco massimo di egoismo.
Come ho potuto chiedergli di consegnarmi ad un altro uomo?
Ma che razza di persona sono se non sono riuscita a capire che il parere di Rob
sulla faccenda andare-restare-tornare forse non è l’unico motivo per cui Matt
fosse così restio ad accettare la mia richiesta? Come ho potuto non pensare che
anche per lui oggi sarebbe stata una giornata difficile?
Io ho preso la mia decisione anni fa sulla sua lapide,
scegliendo di accettare Rob nella mia vita, ma mi rendo conto che per lui
l’addio a me, come sua ragazza, come suo amore, come… sua… è oggi.
- Matt, mi dispiace così tanto… se non vuoi accompagnarmi
all’altare non importa, posso capire. Non…- balbetto cercando di fargli capire
con gli occhi che non gliene farò una colpa se decidesse di tirarsi indietro.
- no, Ale, hai ragione. È giusto così. E non perché sia
stato io a mettevi insieme, come pensi tu- mi risponde dolce tracciando il
contorno del mio mento in punta di dita.
- Ho sempre pensato che a dover accompagnare la sposa
all’altare debba essere una persona che ci tiene a lei e a cui lei tiene, non
tanto per il gesto della consegna, del… passarla allo sposo come se fosse una
proprietà, quanto per il fatto che compiere quei passi da sola verso l’altare
non deve essere una cosa poi tanto semplice e ci sia bisogno di qualcuno di cui
fidarsi, a cui sorreggersi… e se tu hai scelto me, non posso tirarmi indietro.
A Rob invidio la vita, non invidio te perché comunque io so che tu sei ancora
mia, lo sento. Però la sua vitalità posso invidiarla anche a Beckie, a Luke… a
Maicol… diciamo che invidio la vita di Robert perché so che lui la sua la sta
donando a te, come marito e questo è un gesto che avrei voluto fare io… ma un
morto può invidiare la vita quanto vuole tanto non tornerà mai vivo. Può solo
vivere la sua non vita accanto alle persone che ama cercando di proteggerle ed
essere presente quando hanno bisogno di lui. È questo il massimo che posso fare
ed è questo quello che ormai mi è concesso, anche se vorrei poter fare
molto di più-
Solo in questo momento capisco quanto anche per lui devono
essere stati difficili questi anni, molto più difficili dei miei. Morto e vivo
allo stesso tempo, imprigionato in un sentimento che non può esplorare altre
frontiere, che lo costringe a mantenersi immutato subendo il cambiamento delle
persone che ama. Se io pensavo di essere quasi annientata da dolore, credo che
se avessi provato una briciola di quello che prova lui sarei morta e rimorta
nei secoli dei secoli.
- forse è meglio che io non torni più da te, Ale, dopo oggi.
Non voglio che mi dimentichi ma… sai che non riesco a mentirti mai sul mio
sentire. Sto bene, sono felice sapendoti felice, e per quanto io voglia bene a
Rob, mi fidi ciecamente di lui e so che lui è la persona giusta per te… non
riesco a non desiderare di poter essere al suo posto. Non posso far vivere te a
metà per il puro egoismo che dimostro nel desiderare il tuo sguardo addosso, il
tuo abbraccio, il tuo sorriso a me…sapere che mi vedi e mi senti come io vedo e
sento te… non posso farti vivere a metà. Oggi è stato l’ennesimo atto egoistico
da parte mia venire qui… ma anche io avevo bisogno di lasciarti libera, come tu
hai fatto con me anni fa. Dovevo farlo. E se per farlo sul serio devo
accompagnarti a un altare lo farò, ma sappi che sempre, sempre io veglierò su di te, come è stato fin’ora e come continuerà
ad essere-
È venuto per dirmi addio.
È venuto per dirmi la verità e lasciarmi libera.
Nobile Matt. Splendido Matt. Meraviglioso angelo.
Riesco a capire perfettamente quello che dice e mi rendo
conto che questa davvero è la soluzione migliore per tutti. Riportare le cose
nel loro giusto ordine è il modo giusto per non soffrire più.
Ancora una volta mi è stata data un’opportunità che non è
data a tutti ricevere, e non posso lamentarmi e pretendere che lui resti con me
perché non è così che deve essere.
Non sarei solo io ad essere spezzata. Lo sarebbe lui, lo sarebbe
Rob… saremmo tutti e tre spezzati, e tutti e tre per certi versi infelici. Si è
meglio così.
Mi asciugo le lacrime silenziose che erano scivolate giù con
il dorso della mano cercando di trattenere le altre che vogliono scendere.
- su, andiamo ora. C’è uno sposo che ti aspetta- mi
incoraggia tenero non appena tiro di nuovo su il viso dopo essermi data una
risistemata.
Gli sorrido in risposta cercando di far trasparire tutto
quello che vorrei dirgli, dato che non riesco ad emmettere più nemmeno mezzo suono,
sopraffatta da tutte le emozioni che si aggrovigliano nel mio stomaco.
Mi porge il braccio e prima di incamminarsi verso Beckie e
Lizzy che avevano ripreso a camminare verso di noi dopo essersi fermate almeno
un’altra cinquantina di volte con gli ospiti, si attarda ancora rimirarmi per
qualche secondo.
- sei bellissima, amore mio. Ma permettimi di apportare una
piccola modifica, posso?- chiede attendendo un mio cenno d’assenso che
prontamente arriva.
Allunga una mano oltre la sua spalla e magicamente ricompaiono
le sue enormi ali bianche. Solo una volta mi è stato concesso di vederle, e
anche in quel caso mi stava dicendo addio.
Ne spiega una maestosa e ne stacca tre piume che poi allunga
sulla mia testa andandole a incastrare come delle bacchette tra i miei capelli.
- è tutto ciò che di materiale mi è consentito darti, amore.
Portami ancora con te, abbi ancora fiducia nel fatto che in ogni piuma bianca
che vedrai ci sarò io e lì comparirò- sussurra ritornando a pormi il braccio.
Sorrido afferrandolo. Non riesco a fare di più. Oggi non
riesco a fare di più.
Andiamo in silenzio incontro a Beckie e Lizzy che
prontamente mi strappano il mantello dalle braccia e tentano di cacciarmi il
velo in testa per l’ennesima volta prima che io con un gesto della mano lo
scansi. Porto le piume di un angelo, non ho bisogno di un velo.
- Ale, ti porterà sfortuna!- inveisce Lizzy cercando ancora
una volta l’assalto alla mia testa.
- mi sa che meglio equipaggiata di così in fatto di fortuna
oggi, credimi Lizzy, non credo lo sarò mai più in vita mia- rispondo sorridendo
tra me e me, sapendo che Matt al mio fianco sa di cosa sto parlando.
- non tirare troppo la corda con il fato, Ale. Potrebbe
rivoltartisi contro!- mi ammonisce ancora quella che tra pochi minuti potrò
chiamare davvero cognata.
- non accadrà. Su cominciamo- le rispondo sbrigativa
lisciandomi le pieghe dell’abito mentre Bechie mi sistema la coda dello strascico.
Osserva critica le piume sopra il mio capo, come a
rimproverarle per aver rovinato la sua opera d’arte, ma ha capito il legame
particolare che mi lega a loro, o almeno… ha intuito. Me le sistema meglio tra
i capelli e con un bacio sulla fronte e un occhiolino si allontana per andare
al suo posto, alzandomi i pollici e sghignazzando felice prima di corricchiare
al suo posto.
- allora Ale, le bambine partiranno prima di te. Una volta
partita anche Katy conta dieci passi e poi inizia a camminare anche, tu
intesi?- mi istruisce Lizzy sistemando ancora il mio abito.
- sissignora!- rispondo facendole capire con un gesto che
non c’è più nemmeno mezza piega da rimettere a posto.
- ok tesoro. In bocca al lupo. Sei stupenda- mormora
baciandomi la fronte anche lei e strizzandomi in un abbraccio prima di
allontanarsi.
Le mie nipotine più la piccola Mary prendono posto davanti a
me con il visino concentrato, prendendo molto sul serio il loro compito di
damigelline. Sono così tese che a stento hanno alzato la testa per farmi un
sorrisino emozionato.
Quando la musica di un pianoforte attacca a suonare, il
brusio della folla cessa e tutti si alzano in piedi voltati verso di me. Ma a
parte questo muro di persone che fa da contorno, ciò che mi stupisce davvero è
osservare il viso di Robert nel momento in cui prende il suo posto e si dispone
anche lui ad attendermi.
È radioso nel suo completo scuro. Sembra che il suo viso da
eterno ragazzino esprima tutta la felicità mai provata nella storia dell’intero
mondo da ogni singola persona che lo abbia abitato. È questo quello che mi
trasmettono i suoi occhi azzurri.
Un piccolo strattone di Matt mi fa partire al momento giusto
dopo i dieci passi di mia nipote Katy, ma fossero stati anche trenta o
quaranta, se anche fossi già arrivata all’altare non me ne sarei resa conto.
Tutto è nei suoi occhi adesso.
Sento il mio peso appoggiarsi al braccio di Matt e ringrazio
che ci sia lui a sostenermi perché se così non fosse sicuramente crollerei a
terra non riuscendo più a reggere il carico emozionale che mi porto sullo
stomaco.
Matt è stato il mio passato. Rob è il mio futuro. Non c’è
molto da discutere. Non c’è molto da capire. Si ama tante volte nella vita e
tante persone e anche se si crede che a volte non sia così, ogni amore vive in
un suo universo e lì cresce senza mai avere nulla a che fare l’uno con l’altro.
Gli universi Matt e Rob si sono sfiorati molte volte, ma quello di Matt adesso
è stato stravolto da leggi che io posso solo cercare di capire ma che di certo
non posso dettare e che lo rendono un universo ormai irraggiungibile.
Rob è il mio universo principale adesso e da come mi guarda
capisco di essere il suo.
So che anche lui vede Matt in questo momento, lo testimonia
lo scorrere del suo sguardo sulle nostre figure, e sono felice di non leggerci
nemmeno la minima traccia di fastidio.
Lo osservo sorridere sempre più largo nel momento in cui
Matt, dopo aver deposto un piccolo bacio sul dorso della mia mano la posa sulla
sua e le stringe legandole assieme come a darci una benedizione mentre apre le
ali e con esse ci avvolge tutti e tre in un abbraccio prima di dissolversi
lasciandoci soli.
Gli occhi azzurri di Rob, l’unica cosa che riesco a vedere
veramente, sono leggermente lucidi e il suo mento trema leggermente nel momento
in cui l’abbraccio di Matt ci abbandona.
Il mio cuore ora si sente davvero più leggero, perché il
nuovo addio a Matt è stato un addio consapevole di tutto, pronunciato alla luce
della verità e per questo realmente liberatorio.
- siamo qui riuniti oggi… - inizia la voce del parroco alla
mia sinistra.
- Rob, sono incinta - vomito fuori senza nemmeno pensare a
quello che sto dicendo.
I suoi grandi occhi azzurri si sgranano ancora di più per la
sorpresa e la bocca si schiude leggermente come se all’improvviso gli fosse
venuta meno la forza per tenerla serrata.
- sul…sul serio?- balbetta confuso, non rompendo mai il
contatto visivo con me.
- sul serio- gli confermo.
Apre e chiude la bocca un paio di volte, muto.
Non so cosa si agiti dentro di me,
so soltanto che per
nemmeno un secondo del suo silenzio dubito delle parole di Matt. Non
dirà “non
adesso”, non dirà “è un bel casino”,
non dirà “non può essere”, me lo sento.
- mi stai dicendo che… sarò papà?- chiede in un sussurro,
come se un tono di voce leggermente più alto avrebbe rotto la magia che si è
creata attorno alle nostre persone.
- sarai un papà- confermo sorridendogli.
- o mio Dio… io…- balbetta ancora passandosi a ripetizione
le mani tra i capelli. Respira a fondo, gonfiando il petto come se gli mancasse
l’aria, come se ricominciasse a respirare per la prima volta dopo tanto tempo.
- Ale, amore… è… è… meraviglioso!- conclude rialzando lo
sguardo su di me prima di afferrarmi e stringermi a sé con forza. Nasconde il
viso nell’incavo del mio collo e a stento distinguo le parole “grazie”, “ è
fantastico”, “ti amo” e “felice” che sussurra tra un bacio e l’altro sulla
pelle del mio collo. Osservo i suoi occhi luccicare emozionati quando prende il
mio viso tra le mani e mi bacia tenero, mentre un brusio ovattato si diffonde
tutto attorno a noi per via di un passaparola che ha preso il via da Jack e
Kellan in piedi dietro Robert.
- ah-emm… signor Pattinson… prima di baciare la sposa
bisognerebbe completare il rito- lo richiama il parroco, tamburellando con le
dita sulla copertina della bibbia che tiene in mano.
- si Rob, e in teoria la sposa si feconda la prima notte di
nozze. Puoi anche resistere una mezz’oretta prima di fare i comodacci tuoi!- lo
canzona Jack tirandolo indietro per una spalla mentre lui ancora ridacchia e mi
guarda entusiasta.
- avremo un bambino!!!- piagnucola Maicol con tutta una
serie di ultrasuoni degne di un delfino mentre si asciuga qualche lacrima con
il fazzoletto bianco del taschino del suo vestito.
- lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!!!!- grida Beckie
saltellando e abbracciando Lizzy e Vic in un unico intreccio di braccia che
sembra impossibile districare.
La madre e il padre di Rob subito si alzano e ci raggiungono
chiudendoci in un abbraccio strizza costole mentre anche loro ormai piangono
come fontane e balbettano cose come “fantastico”, “nonni” e “macchina più
grande”. Mamma Clare già mi passa una mano sul ventre e lo accarezza dolcemente
prima di stringermi tra le sue braccia in un abbraccio tanto carico di affetto
che a stento posso dire che non venga dalla mia vera madre, che mi sorride da
lontano, imbarazzata quanto mio padre.
È normale che i miei si sentano fuori posto. In tutti questi
anni sono stati solo i miei genitori biologici ma non sono mai stati la mia
famiglia. Non centrano nulla in questo quadretto, e in verità nemmeno molto
nell’intera giornata. Ma nonostante tutto sono sempre i miei genitori, e questo
deve essere un bel giorno per tutti. Un nuovo inizio per la nostra famiglia.
Una volta sciolta dall’abbraccio dei miei suoceri, scendo i
due gradini del palchetto e vado ad abbracciarli entrambi, cercando di
trasmettere loro tramite la mia stretta che, se vogliono, possiamo anche
ricominciare a essere una vera famiglia.
L’ennesimo tossicchiare del parroco ci invita a riprendere i
nostri posti per iniziare la cerimonia, ormai tutti con un largo sorriso
stampato in volto.
- bene. Nonostante i nostri sposi abbiano già consumato il
sacro vincolo del matrimonio non ancora sorto… - inizia il povero parroco
mentre si asciuga con il fazzoletto la fronte pelata.
- oh padre, sia indulgente con loro. Peccare è umano.
Perdonare è div…- interviene Kellan con le braccia aperte guardando verso il
cielo come se lui stesso fosse un uomo puro e pio che chiude un occhio sui
peccati della carne altrui.
- ma vuoi stare zitto?- lo riprende Jack tra i denti
tirandogli una gomitata in pieno stomaco. - Prego, padre. Continui pure-
- grazie giovanotto- risponde il parroco guardandolo in
tralice come a dire “non avevo bisogno del tuo aiuto” prima di squadrare me e
Rob e invitarci a prenderci le mani, cosa che facciamo subito dopo aver dato in
consegna il mio bouquet a Lizzy.
- siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio…-
inizia per l’ennesima volta il prete con un tono di voce piatto e cantilenante.
Lo ascolto solo con mezzo orecchio, poiché in realtà tutto
quello che voglio sentire e riesco a sentire è il battito del cuore di Rob che
pompa veloce quanto il mio. Il pulsare del suo polso sotto le mie dita è il
rumore più bello e più dolce del mondo, i suoi occhi la meraviglia più grande
che valga la pena osservare e il suo sorriso il più caldo che si possa ricevere.
Sei anni fa pensai che la mia vita fosse finita. Sei anni fa
pensai che toglierla dalle mie vene fosse una buona idea. Sei anni fa pensavo
che per me il mondo poteva anche finire e non me ne sarebbe importato.
Cinque anni fa, però, un ragazzo spocchioso mi venne addosso
ad un incrocio e quello stesso ragazzo il giorno dopo si arrampicò su per la
scala antincendio del mio palazzo entrando dalla mia finestra bagnato come un
pulcino. Quel ragazzo mi capì, quel ragazzo mi aiutò a vedere quanto ancora da
vivere ci fosse. Quel ragazzo mi amò e si prese cura di me quando io ancora non
sapevo di ricambiarlo. Lo abbandonai quando mi resi conto di amarlo a mia volta
e nonostante il male che gli feci mi perdonò quando tornai a riprendermelo.
Quel ragazzo paranoico, complessato e insicuro ma tanto
forte e coraggioso è qui ora, e sta diventando mio marito. Porto suo figlio in
grembo e sono felice, davvero felice.
Lo guardo negli occhi mentre pronuncia il suo “lo voglio” e
finalmente sono calma e serena perché ora come mai prima so di essere a casa e
veramente in pace con me stessa.
So che il mondo può crollarti addosso e schiacciarti tanto
da toglierti il respiro, ma so che quando riprendi aria non c’è nulla di più
meraviglioso della vita.
Ale
Rob
Matt
bambine
genitori Ale
genitori Rob
Beckie e Maicol
Jack e Kell
Vic e Lizzy
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Capitolo 47 *** capitolo 47 ***
capitolo 47
Eccomi qui anche oggi, decisamente in anticipo rispetto
all’altra volta :). Anche questa volta ho optato per taglio del pov di Robert
che già così, ancora all’inizio, è lungo quasi quanto quello di Ale. Sempre per
ragioni di taglio ho preferito stoppare il capitolo a questo punto, quindi non
temete. Ci saranno ancora due capitoli prima di salutare questa storia.
Un avviso importante per gli aggiornamenti: sto entrando nel
periodo esami. Il mio obbiettivo è farne 6 in una sessione e questo mi porterà
via tanto tempo ed energie. Vi chiedo dunque scusa in anticipo per i tempi
lunghi di postaggio dei nuovi capitoli che comunque arriveranno.
So che magari l’idea di attendere più di una settimana per
un capitolo vi secca un tantino, ma se voglio avere una vita al di fuori dello
studio e di efp, i tempi lunghi sono necessari, soprattutto per voi se volete
continuare a leggere dei capitoli succosi e per lo meno decenti.
Siccome nessuno di voi ha risposto al mio appello sul blog
nella richiesta di suggerimenti per un titolo per la serie di questa storia, vi
invito a rispondere al post sul blog dove ho aggiunto un sondaggio per i titoli
che mi sono stati proposti qui su efp, sperando che votiate.
La storia sta andando benissimo, e colgo l’occasione per ringraziare
tutti coloro che seguono la storia, l’hanno messa tra le preferite o l’hanno
anche solo accantonata in attesa di tempi liberi per leggere nelle storie da
ricordare. Soprattutto voglio ringraziare chi mi ha scelto come autore
preferito, fidandosi del mio unico neurone che atteggia la sua attività
cerebrale spacciandola per estro creativo.
In particolar modo, un ringraziamento speciale va a
FALLSOFARC che ha proposto la mia storia per le “storie scelte”, e LISETTOLA,
ROMINA75 e SWEETDREAMS che l’hanno candidata per il concorso “storia con i
migliori personaggi originali”. Grazie mille ragazze! Vi dedico questo capitolo
sperando di meritarmi ancora il vostro appoggio.
Ricordo sempre il blog! Tenetelo d’occhio, mi raccomando!!!!
Recensioni:
valentinuzza : grazie mille per i complimenti :)!!! Sei
stata gentilissima!!!
Fallsofarc:
tesoro!!!! Tranquilla per lo scorso capitolo :) in fondo era uno solo diviso a
metà :)
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, anche se per te
l’ambientazione non era una sorpresa, tu che tutto sai di questa e altre storie
*__*
L’idea di Matt che dice ad Ale di essere incinta è stato un
lampo di genio nel momento in cui mi è venuta in mente la storia dei tre
epiloghi. In teoria, come ti avevo detto, ci sarebbe dovuto essere il
matrimonio e poi il capitolo finale di Matt ma non avendo resistito a un ultimo
pov di paranoie e ad un’ultima comparsata di Jack e Kellan… ho pensato che il
periodo dell’attesa fosse divertente da raccontare :)
Grazie ancora per la candidatura alle scelte, tesoro! Mi hai
fatta commuovere con quella parole, te lo giuro! È bello vedere che
indipendentemente dall’amicizia pensi queste cose dei miei lavori!
Ci sentiamo presto tesoro!!! Un bacio!!!!
Moglie: moglie mia
adorata, luce dei miei occhi *__* grazie!!!!!!!!!!! Non vedo l’ora di metter
mano al nuovo racconto nostro moglie!!!!!!! Verrà stupendo, me lo sento!!!!! E
ti dirò… mi sento pronta! Potrei anche
farti il balletto del mondo di patty per la felicità!
alice_cassedy: tre
recensioni! Addirittura??? :) grazie!!!!!
Per risponderti qua me le sono divute copiare e incollare in
ordine cronologico una sotto l’altra per andare con ordine! Dunque….
Sei già alla terza lettura??? *___* caspita!!!! Sono
seriamente colpita! Anche se credo che prima o poi arriverà il momento in cui
ti stuferai di me e dei miei deliri senza senso XD
Allora, andando con ordine…. È vero che io avevo in mente
tutta la storia ma il fatto che Ale e Rob si chiamassero moglie e marito già
prima per gioco non aveva un doppio fine :) semplicemente è un gioco che io e
un mio amico abbiamo fatto una volta per ridere e mi era sembrato carino
rendere omaggio a un siparietto della mia vita che mi ha regalato tante risate!
Il Rob sfigato che senti tanto vicino a come te lo immagini
tu… ne sono felice!!! :)
Io ho iniziato ad avere quest’idea di lui quando ho letto
una sua prima biografia, e poi osservando i suoi gesti durante le interviste.
Il suo passarsi le mani nei capelli di continuo, il suo abbassare la testa e
rispondere un po’ imbarazzato… il suo prendersi in giro… è stato lui ad imporsi
così nella mia testa :) e sono felice di averlo fatto parlare con la voce che
tu e tante altre ragazze gli avrebbero dato. In fondo questa storia è di tutte
noi :)
Lo so… il mio ritardo è stato imperdonabile ma un po’ casini
vari e un po’ il timore di quel capitolo tanto agognato mi hanno rallentata
notevolmente. È stato il chap più difficile in assoluto per me, perché è stato
quello a cui ho dedicato più energie in termini di sforzo mentale di dettagli.
Scrivevo e cancellavo perché nulla si avvicinava alla mia fantasia. Quindi… le
mie scuse sono solo relative. Come dico sempre, scrivo innanzitutto per me, per
come mi fa sentire scrivere. Non cedo a richieste di trama né mi pongo limiti
di tempo perché io stessa mi innervosisco quando vedo che le storie che amo di
più arrivano ad un punto in cui diventano banali e scritte coi piedi per la
fretta e per accontentare il pubblico. A conti fatti direi che preferisco
essere una ritardataria e prendermi insulti durante l’attesa piuttosto che
propinarvi capitoli scritti male :)
E a quanto pare il chap ti è piaciuto! :) ne sono davvero
felice!
Mentre di fianco a te ci sono Manzoni e Dante, io ho diritto
civile e storia delle codificazioni… (altro punto a mio favore per il ritardo).
La cosa mi ha fatto sorridere quando l’ho letta perché io adoro Dante,
soprattutto l’inferno della commedia. Se vuoi facciamo a cambio e lo studio io
per te! Tu che materia vuoi in cambio??? XD
Sperando che anche questo chap ti piaccia… un bacio grande!!!!!
Smemo92 : ebbene si
:) Ale è in dolce attesa! Tranquilla per il riso e i fiori :) cono convinta che
Ale e Rob li abbiano virtualmente ricevuti!
Quello che mi fa più piacere è che nonostante il mio ritardo
tu abbia apprezzato il capitolo e ti sia piaciuto e che anche il ritorno di
Matt abbia fatto breccia nelle tue emozioni.
Più che ringraziarti all’infinito non so che dire, visto
tutto il sostegno che mi hai dimostrato e continui a dimostrarmi ad ogni post.
Quindi grazie :) di vero cuore!
Jodie : ben due
recensioni anche tu! Ma grazie!!!!!! Beh
meglio tardi che mai! :) il tuo pc suppongo si sia stufato di sentire le tue
imprecazioni e ti abbia lasciata iscrivere! Tranquilla cmq :)
I tuoi complimenti e il tuo entusiasmo mi è stato riportato
in più occasioni da Giulia, quindi per me è come se ci fossi sempre stata.
Davvero ti sembra già di conoscermi solo leggendo la ff?
*__* non ho mai fatto mistero del fatto che ci sia tanto di me dentro, ma
davvero essere entrata così nel vostro cuore lasciando un segno non può che
farmi piacere.
Grazie mille per i complimenti!!!! sei davvero quasi alla 5
volta di rilettura??? Caspita, mi sento quasi importante!XD cmq… mi fa piacere
che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto di averti regalato una lettura in
cui il Robert della situazione è molto simile a come te lo immagini. Io ho
iniziato a scrivere di lui per sentirlo in qualche modo più vicino, più reale…
sono felice del fatto che molte di voi lo vedano come lo vedo io :)
Ringrazia infinitamente da parte mia la tua amica che non
riesce a loggarsi, e dille che apprezzo tanto la sua preoccupazione di farmi
arrivare questa recensione indiretta :)
Scusa se sono un po’ stringata nella risposta, ma sono le
due del mattino (guarda te a che ora mi tocca scrivere l’html per il post! XD)
Un bacione!!!!!!
giu_O: giuuuuuu!!!!!
Sono felice che almeno tu mi abbia assolta dal ritardo!!!!! Bertobabbo…. Ne
avrai un piccolo sprazzo in questo chap, lui e le sue paranoie!!!!
Matt al matrimonio era un’idea che avevo in testa già quando
ho concepito la storia, ma il fatto che fungesse da Arcangelo Gabriele per Ale
è stata un’idea dell’ultimo minuto nel momento in cui ho deciso i tre epiloghi.
:)
Un bacio bedda!!!!!
Sweetdreams:
innanzitutto ancora grazieeeeeeeee per la candidatura al concorso *__*
Il titolo che hai proposto l’ho segnalato nel sondaggio per
metterlo a voto. Sarà anche poco fantasioso secondo te, ma cmq apprezzo tanto
il fatto che tu abbia dato il tuo contributo a darmi idee per il titolo che
cercavo :) grazie infinite!!!!!
Ti ringrazio anche per i complimenti al capitolo! So che
faccio spoiler ma i dubbi di Ale sul desiderio di paternità di Rob sono
necessari per il seguito della storia, oltre al fatto che io penso che ogni donna
che non programma di avere figli per almeno un attimo senta la paura che il suo
compagno potrebbe non condividere la sua felicità. Beh… oggi vedremo come l’ha
presa Rob ;)
CriCri88: Mbare!
Visto?? Non ho impiegato un mese!!!! Oddio nulla posso garantire per il futuro
perché sto preparando gli esami, ma farò il possibile e l’impossibile. I miei
mi stanno un po’ addosso con l’uni
perché hanno paura che adesso che mi hanno comprato la macchina io metta da
parte lo studio… quindi devo dimostrargli che non è così se non voglio che mi
lascino appiedata.
Matt-test-di-gravidanza non potevo non metterlo!!!! E spero
sarai contenta alla fine di questo capitolo quando intuirai cosa ti aspetterà
nella seconda parte del pov di Rob!!!
Un bacio mbare!!!!!!!!!!
Annina88: ciao!!!!!! :) la terza visione di Remember me??? A
me ne è bastata una per prosciugarmi dalle lacrime per tre giorni!!!! Come fai
a reggere???? 0.0
Questo capitolo è la risposta alla tua curiosità sul pov di
Rob e credo di non averti delusa (in caso contrario dillo pure) :)
Grazie mille per i titoli che hai proposto!!!!
Li ho messi nel blog con relativa spiegazione per il
voto!!!!
Un bacio!!!!
Piccola Ketty : senza
parole? *___* davvero???? Ma grazieeeeeeeeeeeeee!!!!!! Spero di non avere più
la pagina bianca, e di riuscire a scrivere bene e in fretta nonostante
l’impegno di studio che ho addosso!!!! Farò il possibile un bacio!!!!
JessikinaCullen :
allora, faccio una premessa. La mia faccia quando ho letto il tuo nome era
assurda. Immaginati la faccia di scream solo con gli occhi al posto delle
orbite vuote, i capelli neri in testa e il colorito un po’ meno pallido. Sono
rimasta a bocca aperta per almeno cinque minuti a dire “non è possibile”
Non mi vergogno a dire, e ti assicuro che è la verità e non
una ruffianata, che io adoro le tue storie! Stavo leggendo love puzzle e la
adoro, anche se l’ho dovuta accantonare perché ultimamente non riesco a leggere
praticamente niente (un po’ impegni, un po’ periodo nero in cui leggere di
coppie felici non era proprio il massimo. Meno male che è coinciso con il
periodo di separazione di Rob e Ale se no mi sarei tagliata le vene dalla
disperazione a scrivere di loro due felici e contenti).
Mi piace un sacco il tuo modo di scrivere e più di una
volta, dopo aver letto un tuo capitolo ho chiuso la pagina perché ogni cosa che
scrivevo non mi piaceva.
Questo per darti un’idea della mia sorpresa nel trovarti
nella mia sezione recensioni :)
È stata Chia a proporti la mia storia giusto? Fallsofarc
dico… :)
Iniziando a rispondere seriamente alla recensione, posso
dirti che sono felicissima del fatto che la storia ti abbia appassionata soprattutto
dato che non leggi molto in questo fandom.
Sentirmi dire che i miei personaggi sembrano veri è una
grande soddisfazione, sul serio. Ho sempre il dubbio di non riuscire a renderli
a dovere, perché magari, io che conosco già la storia, temo di dare le cose per
scontate tralasciando aspetti forse importanti. Lo spettro dello “scrivi
tenendo a mente che chi legge non sa di cosa vuoi parlare” che mi hanno
inculcato fin dalle elementari è uno spettro che non ne vuole capire di
sloggiare rendendomi sempre insicura :) (condividiamo il monolocale che è la
mia testa e iniziamo ad avere seri problemi di convivenza!)
Molto felice anche di averti dato degli spunti di
riflessione: la cosa mi fa particolarmente piacere perché quello che io cerco
nei libri che leggo è sempre una storia che mi lasci qualcosa e mi dia qualche
problema su cui riflettere, almeno un punto in cui io possa pensare “se ci
fossi io che farei?”
Grazie mille per la tua recensione che mi ha fatto molto
piacere e mi ha regalato un sorriso largo quanto quello di Rob quando ha saputo
di diventare padre. Grazie mille! Sei
stata gentilissima e carinissima!
Un bacio!!!
lazzari : grazie
grazie grazie per tutti i complimenti! davvero! Non so che altro dire se non
grazie! Grazie per i complimenti, l’appoggio e per non avermi passato per le
armi per il ritardo! Grazie!!!!
Enris: *__* questa
era la mia faccia mentre leggevo la tua recensione! Grazie!!!!!
Grazie grazie grazie! Leggere di quanto Ale e Rob ti siano
sembrati veri, reali e di come tu sia riuscita a vederli coi miei occhi non può
che riempirmi il cuore di gioia sia perché sono riuscita a condividere qualcosa
di caro sia perché, da quanto ho letto, sono riuscita a renderlo caro anche a
te.
Il dialogo tra Ale e Matt è anche una delle mie scene
preferite. Ricordo ancora quando mi è balzata in mente durante uno dei miei
tanti viaggi a piedi verso la biblioteca con l’mp3 nelle orecchie. Avril
Lavigne cantava di momenti perfetti e purezza e io ho visto Matt sistemare
piume nei capelli di Ale e accompagnarla ad un altare. A parte problemi vari,
parte del mio blocco dello scrittore era dovuto anche a questo. avevo speso
tante tante ore a immaginare la scena, a studiarla che ogni volta che la
scrivevo finivo per cancellarla. Non si avvicinava nemmeno per sbaglio a quello
che volevo. Ma finalmente ce l’ho fatta :)
Un bacio!!!!!!
dindy80: si ci hai preso! Sei un test di gravidanza anche tu
come Matt? :D
le minchiocazzate fanno parte del linguaggio “forbito” di
nuova invenzione mio e della mia migliore amica. Non potevo non metterle!!!! XD
il sesso del nascituro lo scoprirai in questo chap ed ho
l’impressione che scoprirlo ti renderà felice. Giuro che avevo in mente tutto
da un bel po’ :)
grazie mille per i complimenti carissima! Sei sempre tanto
gentile!
Un bacio!!!!!
_zafry_ :
semplicemente grazie! Davvero :) non trovo altre parole! Grazie!
Cicci 12 : che dire
se non grazie!? Per i complimenti, la fiducia, l’appoggio e l’entusiasmo che
non manchi mai di esprimermi :) grazie!!! Grazie di cuore!
Un bacio!!!!!
romina75 : allora posso iniziare col dire che ho danzato
come una ninfa al calendimaggio quando ho letto la tua candidatura (giusto per
usare parole tue!XD)?????
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!
La te in versione banshee ti dirò, mi ha fatto venire un po’
i brividi e i sudori freddi! Per un attimo quando ho detto “ ma si aspetto di
essere ancora un po’ più avanti per postare” ti ho pensata e mi sono risposta
che era meglio di no se ci tenevo alla vita.
La tua banshee ha raggiunto lo scopo XD!!!!
In secundis…. Ma tu sai sempre tutto??? Mi leggi nel
pensiero ora??? XD hai azzeccato su Matt e sulla cicogna!!!!
Per la tua felicità Kell e Jack torneranno presto :) quindi
preparati psicologicamente!!!!!
Pian piano inizierò anche a leggere le one shot,
disgraziatamente le mie letture per ora si limitano al manuale di civile e a
quello di storia delle codificazioni, decisamente tristi - -‘…. Vedrò di
recuperare a breve!!!!
Un bacione carissima!!!!!
le_montagnine :
ele!!!!! *__* mi spiace che non ci sia stata anche Isa ma l’hai sostituita
egregiamente! :)
sono felicissima che il chappy vi sia piaciuto soprattutto
il siparietto di J&K! E quello era davvero un siparietto perché il meglio
me lo sono riservato per un avvenimento in cui potevano sfogare a pieno tutta
la loro idiozia!!!!!
Farò il possibile per aggiornare in fretta, ma questi
capitoli più lunghi del consueto non sono molto semplici da scrivere. Farò del
mio meglio :)
Un bacione!!!
vannyp1987 : tu mi
hai fatto seriamente commuovere con i
tuoi complimenti stavolta :)
sul serio!!!! Mi ha fatto piacere parlarti un po’ su fb
anche se brevemente.
Continuo a dire che una delle magie di efp è proprio quella
di far conoscere tante persone meravigliose! :)
Grazie, grazie, grazie! Per il supporto, per i complimenti,
per la fiducia… per tutto! Semplicemente grazie!
Un bacio!
cris91:
grazieeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! :) grazie grazie grazie!!!!
Per la tua ff grazie per avermela segnalata, la leggerò
certamente ma al momento non so dirti quando perché ho un sacco di cose da fare
e soprattutto un sacco da studiare. ( ma un esame di diritto delle ff no??? Che
tristezza! Sarebbe più divertente!!!!)
Un bacione!!!! :)
Marika_BD: grazie!!!! sono felice del fatto che il ritorno
di Matt ti sia piaciuto!!! :)
annaritaa86: semplicemente grazie!!!!! Grazie mille :)
7 mesi dopo….
Ho passato ore a chiedermi cosa mai potesse rendermi davvero
felice. Ho passato giorni a credere di esserlo e ho passato mesi a cercare di
disintossicarmi dall’illusione che avevo di esserlo sul serio.
Ho creduto che la felicità non fosse una gioia data a tutti.
Ho creduto che fosse un tesoro talmente prezioso che solo i
più meritevoli avrebbero trovato, la pentola d’oro al fondo di un arcobaleno.
Ho creduto che fosse un sentimento che potesse nascere solo
da sé stessi perché ognuno si basta da solo.
Ho creduto che la felicità fosse l’arrivo, il coronamento, e
che prima di essa tutto fosse solo sofferenza e angoscia.
Ho creduto che la felicità fosse un’illusione, una fantasia,
una scusa che si davano le persone per non essere compatite.
Ho creduto.
Ma ora non credo più.
Ora so che la felicità è sì un tesoro prezioso, ma che non
bisogna necessariamente essere Ghandi per assaporarla.
So che nasce da me ma non perché mi basto da solo, quanto
perché riesco a trovarla nei piccoli attimi e in un calcetto contro un
pancione.
So che non è un punto d’arrivo né uno di partenza, ma uno
status costante che scandisce il ritmo delle mie giornate.
So che ora sono felice.
So che la fonte principale della mia felicità è qui tra le
mie braccia e porta in grembo il mio bambino.
Ha lunghi capelli neri mossi, onde d’ebano in cui non mi
stancherò mai di perdere le mani. Ha profondi occhi verdi screziati di blu
cobalto che riescono a farmi sentire speciale anche quando tutto va storto. Ha
una bocca di rosa che mi alita vita ogni volta che la sfioro. Ha un petto che
palpita sotto la spinta impetuosa del suo cuore che accellera i suoi battiti
sotto le mie dita. Ha dei segni sulla pelle vellutata che la marchiano come
mia, che esternano la nostra unione eterna più del cerchietto d’oro che porta
all’anulare della mano sinistra.
Mia moglie.
Il mio amore, il mio cuore, la mia vita, la mia felicità.
Oggi come quasi sei anni fa, la guardo dormire e seguo il
suo profilo con le dita sospese al quel tanto che mi consenta di percepirne il
calore senza svegliarla.
Ricordo molto bene quel mattino in cui lei mi chiese cosa
desideravo fossimo assieme.
Ricordo ancora meglio il momento in cui disse “proviamo”.
Ricordo come se fosse adesso il momento in cui presi carta e
penna e scrissi la sua canzone, la prima di molte altre.
Guardo il suo viso rilassato nel sonno e lo paragono
mentalmente a quello della piccola donna che avevo davanti allora. I suoi
tratti gentili sono sempre gli stessi, il colore ambrato della sua pelle alla
luce del mattino non varia nemmeno di un tono. Ma il tempo ha lasciato segni
anche su di lei.
Ora è una donna, non più una ragazza. Ora è una madre e
questo già la cambia abbastanza senza che ci siano rughe a testimoniarlo.
Si gira nel sonno cercandomi e, allungando una mano a
trovare la mia, sposta il mio braccio per avvolgervisi come se fosse una
coperta.
La stringo forte a me riportando la testa sul cuscino e
inspirando a pieno il profumo dei suoi capelli sparsi sul mio guanciale.
Mi è mancata terribilmente.
Questi ultimi giorni senza di lei sono stati un inferno,
come ogni giorno in cui lei non c’è. Anzi no, come ogni giorno in cui io non ci sono.
È stato un inferno come ogni giorno in cui io non sono con
lei e con il nostro bambino. Il non poter assicurarmi di persona delle loro
condizioni di salute, il non poter occuparmi di loro giorno e notte, il non
poter vedere quel pancione crescere pian piano un pò di più ogni giorno è stato
un vero strazio.
Ho smosso mari e monti per cercar di recedere dagli impegni
che avevo preso prima di sposarmi, ma non c’è stato nulla da fare, e non perché
in almeno un caso su tre non si potesse, ma perché contro ogni buon senso è
stata proprio Ale a impedirmi di farlo, dicendo che non aveva minimamente
intenzione di rovinarmi la carriera, che comunque prima o poi avrei dovuto
riprendere a lavorare e che, in fin dei conti, se ce l’avevano fatta le donne
del medioevo a partorire e ad allevare la prole mentre i loro mariti erano
impegnati a far fuori i saraceni durante le crociate, lei ce l’avrebbe fatta
benissimo da sola a trovare la strada per lo studio di un ginecologo.
Sarà, ma io sono stato lo stesso nervoso e preoccupato per
tutto il tempo.
Ha cercato di raggiungermi ogni volta che poteva sul set pur
di evitare le telefonate paranoiche ed assillanti a cui la sottoponevo tra una
pausa e l’altra pur di dimostrami che stava bene quando io non potevo tornare a
casa a constatarlo di persona. Inutile dire che dopo il mio quarto d’ora di
lacrime di gioia appena l’andavo a prendere all’aeroporto, ogni volta erano
litigate senza fine per via dei miei rimproveri che la volevano a casa sotto le
coperte e non su una poltrona sì di prima classe ma comunque sospesa a
decisamente troppi metri d’altezza dal suolo e ovviamente troppo lontana da un
ospedale. Per di più dove non era rintracciabile da un cellulare ma solo dai
radar di una torre di controllo che, purtroppo, mancava tra le tecnologie a me
disponibili.
È sempre stata molto attiva, energica ma anche se la
gravidanza non l’ha turbata più di tanto fisicamente, non volevo che prendesse
aerei e faccesse troppi sforzi. Quando glielo dissi la prima volta mi mandò a
quel paese e la sua testardaggine la portò a volare fino al settimo mese quando
furono le compagnie aeree a dirgli che sarebbe stato prudente non farlo più.
Aver passato quest’ultimo mese e mezzo lontano da lei è
stato terribile.
Il tour promozionale del mio ultimo film mi ha sballottato
per i cinque continenti senza sosta, e ogni volta che prendevo un aereo mi
trovavo a pregare dal decollo fino all’atterraggio affinchè qualcuno lassù non
decidesse che il mio tempo era scaduto e mi facesse abbandonare il pianeta
affogato nell’oceano o sfracellato al suolo senza mai nemmeno aver visto il mio
bambino e salutato come si deve mia moglie.
Quando alle otto del mattino di ieri ho toccato il suolo
californiano mi sono concesso di tirare il fiato ed ho permesso alle mie povere
viscere torturate dall’ansia di tornare a rilassarsi prevenendo l’insorgere di
qualche ulcera che non avrebbe fatto altro che togliermi altro tempo prezioso.
Poco ci mancava che mi inginocchiassi a terra e baciassi con
amore e devozione, senza dubbio con sentimento e riconoscenza, l’asfalto
americano ai miei piedi manco fossi un naufrago miracolato arrivato a nuoto
fino a Los Angeles direttamente dalla Spagna.
Nonostante i profusi ringraziamenti a tutti i Santi e i
Beati del paradiso, più divinità a me sconosciute ma per altri esistenti (non
si sa mai che qualcuno se la prendesse con me per esser stato ignorato), sono
riuscito a tranquillizzarmi veramente solo quando ho aperto la porta di casa e
ho trovato Ale in cucina a mangiare caffelatte e biscotti appoggiata al bancone
con addosso i miei vestiti e gli occhi ancora assonnati.
Dopo una mattinata intera ad assicurarmi che stesse bene, a
visionare le foto dell’ultima ecografia, ad assicurarmi dal conto delle pillole
che avesse assunto le sue vitamine tutti i giorni e a valutare con occhio
critico gli effetti benefici dell’aria buona del mare e delle temperature
climatiche più alte sul suo stato di salute, mi sono rilassato del tutto e mi
sono lasciato trascinare per negozi a cercare un lettino, i paracolpi e la
biancheria da metterci sopra da sistemare nella nostra camera da letto.
La scatola imballata e le buste con tutta la nostra spesa
(che ha finito per comprendere molto più dello stretto necessario che ci
eravamo imposti) mi attendono pazienti al piano di sotto, in attesa di essere
montate e sistemate.
Mancano solo due settimane allo scadere del termine e sono
deciso a non lasciare Ale sola nemmeno un secondo. Abbiamo deciso insieme di
aspettare per comprare tutte le cose per il piacere di scegliere ciò che più ci
piaceva e di ridere di quello che trovavamo orrido.
Anche questa è una tappa importante.
Per quanto fosse difficile e faticoso, ho sempre fatto di
tutto per esserci nei momenti più importanti di questi otto mesi e mezzo. Ho preso
aerei accettando scali nei posti più improbabili, sono tornato a casa nel cuore
della notte, ho viaggiato per ore di fila senza mai chiudere occhio (nemmeno
sull’aereo. Mi fossi appisolato e avessi perso il conto del rosario che
recitavo mentalmente sarebbe stata una disgrazia che avrebbe sicuramente
portato a conseguenze di dimensioni apocalittiche, che partivano dal ritardo
nell’atterraggio e finivano con la dipartita verso altri cieli del velivolo),
ma non mi sono perso nemmeno uno dei momenti più belli di questi mesi d’attesa.
- Rob, per l’amor del
cielo, piantala. Mi metti ansia- sbuffa Alessia passandosi stancamente una mano
sugli occhi.
- sto solo dando
un’occhiata- commento innocente studiando con attenzione la filigrana di un
attestato. Dev’essere autentica, almeno a colpo d’occhio ma, con tutti questi
falsari mitomani che ci sono in giro, non ci potrei mettere la mano sul fuoco.
- mi stai
innervosendo. Per favore siediti- borbotta ancora accasciandosi sul divanetto
di pelle nera con un braccio a coprirsi gli occhi, probabilmente preda
nuovamente delle nausee.
- Ale, sul serio. Che
sto facendo?-
- mi innervosisci. Tu
hai insistito affinchè venissimo da questo dottore facendomi piantare in asso
la mia fantastica ginecologa e ora ti vengono i dubbi sul fatto che questo qui
sia un millantatore. Mi metti ansia, quindi smettila e siediti!-
Ora ditemi come può
mettere ansia il mio dare uno sguardo agli attestati di laurea,
specializzazioni varie e quantaltro di un medico, forza. Ditemi, vi ascolto.
Sto soltanto
controllando di persona che le mani in cui ho messo mia moglie e la vita di mio
figlio siano “dottorate” a dovere e che sappiano, almeno in teoria, cosa è
giusto fare.
Non mi fidavo di
quella specie di Biancaneve con episodi frequenti di isterismo che era la sua
dottoressa. Alla prima ecografia era riuscita a fare un casino senza senso con
il macchinario prendendolo addirittura a pugni per farlo funzionare e infine
accorgersi che l’unica patologia che presentava il suddetto aggeggio era solo
una spina staccata.Così mi sono messo d’impegno a cercare un personaggio
competente e con un sano curriculum psichiatrico.
Ammetto che la scelta
dell’anzianità di esercizio del mio prescelto mi ha causato non pochi
grattacapi e riflessioni nella tratta Seattle-New York mentre riflettevo sulla
lista dei candidati che avevo stilato personalmente tenendo anche conto del
numero dei loro insuccessi a partire dal momento in cui hanno messo piede in un
ospedale per la prima volta.
Il mio cruccio
fondamentale era uno in particolare: l’età del soggetto.
La mezz’età faceva a
pugni con la quarta età all’interno della mia lista di candidati. Un medico
sulla quarantina poteva essere più esperto riguardo alle nuove tecniche e
all’utilizzo di determinate terapie. Il nonno, invece, poteva vantarsi di
portare sulle spalle anni di servizio che certamente gli hanno consentito di
trovarsi davanti anche ai casi più insoliti e aver appreso (si spera) come
risolverli per il meglio dopo qualche probabile (piccolo punto a suo sfavore) insuccesso.
Esperienza o
avanguardismo? Medico giovane (con tutti gli ormoni ancora svegli e un arnese
suppongo funzionante) o uno che ha da molto tempo sorpassato l’età del
pensionamento ma che resta stoicamente attaccato al suo bel camice (e solo a
quello perché ad altro dubito si possa ancora attaccare)?
Perché non aggirare il
problema con una tradizionale levatrice? Insomma, la viva voce dell’esperienza
casalinga, carica di efficienza pratica e poche moine, deve pur avere la sua
utilità. La nonna lo diceva sempre che una volta si partoriva a casa, sui
tavoli delle cucine, e in poco tempo era tutto finito. Per secoli le cose sono
state così e quello di partorire in dolce compagnia di un’equipe medica che
manco l’evento raro dell’esporazione di una massa tumorale da 70kg avrebbe mai
raggruppato in una sala operatoria, era solo uno dei tanti capricci della
modernità.
Vero è che il tasso di
mortalità infantile (e anche adulta rappresentata tristemente dalla
partoriente) era decisamente più alto rispetto ad oggi.
Insomma, non ci ho
dormito per notti per questa faccenda e sinceramente se ora sono qui a
camminare avanti e indietro osservando tutte queste scartoffie sottovetro è
solo per assicurarmi di aver fatto la scelta giusta.
Heath William Bryan
Walsh, classe 1962, laureato con il massimo dei voti e plurispecializzato in
ginecologia, chirurgia neonatale e, la cosa mi lascia un po’ perplesso,
dermatologia.
Che ci fosse qualche
strano e misterioso collegamento con i problemi della pelle nei reparti di
ostetricia?
Quando però la porta
dello studio in cui ci avevano fatto accomodare si apre, capisco come mai il
caro Heath abbia sviluppato una passione tanto improbabile per pomate,
impiastri ed impacchi.
Quella che presentava
sulla faccia era senz’ombra di dubbio la più vasta e impietosa carneficina che
l’acne giovanile poteva compiere. Una crociata sanguinaria che ha segnato un
punto di indubbia importanza che il popolo del pus ha riportato nelle sue
cronache di secoli di battaglie. Durante l’adolescenza del dottore, l’acne ha
sicuramente scritto la sua storia.
Qualsiasi rimedio
avesse tentato per curare il problema, di certo, non aveva potuto nulla sul
campo minato che erano le sue guance. Ora capisco il motivo di una
specializzazione tanto insolita, povero signor Walsh. Non si trattava di
curiosità medica e nemmeno di inconcepibili collegamenti con la ginecologia: la
sua specializzazione era una vendetta.
Eccetto le sinistre
inclinazioni per la materia che si occupava di funghi, fuochi di sant’Antonio,
brufoli e psoriasi e il volto sfigurato, Heath sembra, dall’aspetto, un medico
competente. Mi riservo il beneficio del dubbio anche se in molti me lo hanno
consigliato come il migliore sulla piazza e anche come il più onesto.
Chiariamo, non che ci siano problemi di soldi, ma sinceramente pagare una
visita di mezz’ora a colpi di quasi mille dollari a seduta mi secca un tantino.
Giusto ripagare gli
anni di studio che hanno derubato il dottore dei felici anni della post
adolescenza, ma insopportabile pagare per lui le spese condominiali del
grattacielo superlusso in cui si è messo su lo studio.
- Signor Pattinson,
signora Pattinson, scusate per l’attesa- esordisce tendendo la mano prima ad
Ale e poi a me per stringerle in una presa salda e rassicurante. Primo punto a
suo favore. Mi piacciono le persone che hanno una presa salda, mi danno l’idea
di soggetti concreti ed efficienti, qualità indispensabili in una sala
operatoria.
- prego, accomodatevi-
ci invita indicandoci con la mano le due sedie affiancate di fronte alla sua
scrivania, dietro la quale stava prendendo posto.
- allora, siete qui
per una prima visita, quindi non avete ancora un fascicolo. Corretto?-
- s..- inizia Alessia
sporgendosi un po’ in avanti sulla sedia.
- esattamente- la
anticipo scrutando il dottore come se dai suoi capelli brizzolati ordinatamente
pettinati all’indietro potessi apprendere qualche dettaglio sulle sue capacità
mediche. Ogni indizio che stilla dalla sua persona è buono per capire che persona
sia, un incipit notevole.
Gli occhi nocciola del
dottore si fissano su di me e si aprono in un sorriso. Che fa mi prende in
giro? Attento dottore, cali di punti….
- allora, signora
Pattinson, ho bisogno dei suoi dati anagrafici, del suo libretto saniatario e…
che compili il modulo con i dati della sua assicurazione- prosegue tranquillo
tirando fuori qualche scartoffia da un tiretto della scrivania per poi porgere
uno di questi fogli ad Ale ma che prontamente afferro io.
- lascia amore, faccio
io - borbotto afferrando anche la penna assieme al modulo e iniziando a
compilare tutte le voci mentre Ale detta mestamente i suoi dati al professore
che li sta trascrivendo con la sua stilografica in calligrafia ordinata sui
fogli che ha davanti.
- soffre di qualche
allergia in particolare, signora Pattinson?- chiede iniziando a compilare un
altro modulo fatto di tante caselline da crocettare.
- acari, nickel da
contatto e alcuni coloranti alimentari come l’E120 e l’E104- elenco distratto
finendo di compilare il foglio dell’assicurazione.
- bene…
allora…adesso…- inizia concentrato infilando i suoi fogli e il mio in una
cartelletta che lascia cadere con un leggero tonfo su una pila di altre
cartelle identiche alla sua destra.
- ora mi dica. Quante
altre visite ha fatto prima di questa?-
- qu….-
- quattro, sempre con
dottori diversi. Questa è la quinta- la anticipo ancora.
- e avete portato… dei
referti?-
- certo. Amore, te li
ho messi in borsa stamattina-
Mentre Ale fruga nella
sua borsa alla ricerca dei fogli delle altre visite, il dottore mi squadra con
un sorriso bonario stampato in volto. Che vuole, un autografo? Ora seriamente
inizia a darmi un po’ sui nervi. Professionalità, per l’amor del cielo, chiedo
tanto?
Dopo qualche secondo
afferra il plico che mia moglie gli porge e lo scorre sbrigativamente prima di
chiedere ancora di quante settimane sia.
- quindici- rispondo
afferrando la mano di Ale sotto la sedia cui lei risponde lanciandomi
un’occhiataccia in tralice. Ma che ho fatto?Ho solo risposto ad un paio di
domande!
Sbrigata la parte
burocratica della visita, ecco che il dottore si alza dalla sua sedia e invita
Alessia a sdraiarsi sul lettino indicandoglielo con un gesto gentile della
mano.
Il macchinario
dell’ecografia prende subito vita, assegnando un altro punto in più alla
competenza del dottore, quello che avevo decurtato alla prima dottoressa
isterica ma che sono comunque stato tentato di non assegnargli per ben due
volte in un quarto d’ora.
Quando aiuto Ale a
salire sul lettino e le arrotolo la maglietta sulla pancia già meno piatta del
solito, mi scappa un sorriso. Una piccola convessità le deforma teneramente il
ventre su cui passo distrattamente una mano. Mi piace accarezzarla, così
morbida e foderata di pelle vellutata.
Afferro la sua mano e
le ravvio i capelli mentre il dottore schiaccia sulla sua pancia un gel
trasparente che la fa rabbrividire per il freddo.
- freddo?- le chiede
il dottore con una nota divertita nella voce.
- un po’- ammette Ale
in un sorriso.
Appena il monitor
dello schermo si accende e inizia a mostrare una mezza luna pulsante da cui si
intravede un’immagine disturbata in bianco e nero, mi salta un battito del
cuore.
Una testa, delle
manine strette a pugno, delle gambette raccolte che ogni tanto tirano qualche
calcetto…
Il cuore mi batte
all’impazzata, l’aria sembra non saper più come arrivare ai polmoni, il mio
cervello si rifiuta di recepire quasiasi stimolo che provenga da fonte diversa
da quelle manine che si agitano.
Sento come una eco la
voce del dottore che dice - lunghezza 15 cm circa… cuore decisamente forte,
guardi qui! Adesso, controlliamo… -
Dice una serie di
altre parole, indicando lo schermo e talvolta sfiorandolo con le dita, ma io
riesco ad avere occhi solo per quel cosino non più grande di una spanna da cui sembra
provenire l’unico rumore che riesco davvero a sentire nella stanza.
Tum. Tum. Tum. Tum.
Il suo cuoricino pompa
regolarmente e per un attimo sento il mio di cuore che tenta di sincronizzarsi
su quel ritmo per tornare ad avere un’attività regolare.
- Amore, guarda- mi
scuote Ale agitando le nostre mani intrecciate e indicando lo schermo con
l’indice riscuotendomi dal torpore in cui ero scivolato, rilassandomi al ritmo
del cuore del mio bambino.
- è stupendo, vero?-
mi chiede guardandomi con un sorriso dolce.
- è la cosa più bella
che ho mai visto. Siete, la cosa più bella che ho mai visto- le rispondo
accarezzandole ancora i capelli, incapace di credere come sia possibile che due
creature tanto meravigliose appartengano a me.
Credo che ognuno abbia
una certa percentuale di sfiga da sopportare nella sua vita, un peso di
delusioni perfettamente proporzionato alla capacità delle nostre spalle di
sopportarlo. E per quanto io passi la maggior parte del mio tempo a lamentarmi
di quanto sia pesante come fardello, non posso negare che ai piani alti
sappiano come ricompensarti.
La mia porzione di
disgrazia non è niente in confronto alla fetta di felicità e fortuna che mi è
stata data.
Una volta mia madre mi
disse che non è dato a tutti essere felici, almeno non come vorrebbero perché
raramente le persone sanno riconoscere la felicità, troppo occupati a cercare
sempre qualcosa di più. Per me non può esserci di più, è inutile che io lo
cerchi. È tutto qui. È tutto negli occhi verdi di mia moglie e (per ora) nello
schermo di un computer.
Mi chino
istintivamente a baciare le labbra schiuse e rosee di Ale, ancora aperte per
via dello stupore nel poter osservare la nostra piccola creatura.
Risponde dolce al mio
bacio, tenera e sorridente contro le mie labbra accarezzandomi i capelli con
una mano e posando l’altra sulla mia guancia.
D’improvviso si
allontana lasciandomi interdetto e quasi deluso, ma quando sento la sua risata
argentina riecheggiare nella stanza mi calmo e mi rammento del fatto che non
siamo soli nella stanza.
- scusi dottore-
sussurra imbarazzata, stringendo la mia mano che aveva prontamente riallacciato
alla sua.
- non si scusi. È
bello vedere certe scene, e anche mariti che si preoccupano così tanto per le
proprie mogli. Credetemi, è uno spettacolo più raro di quanto crediate-
risponde tranquillo il dottore sempre sorridendo e riservandomi uno sguardo
divertito che mi imbarazza leggermente nel momento in cui sottolinea quanto io
sia apprensivo.
In effetti lo sono, ma
come si può non esserlo quando hai la cosa più preziosa che esista al mondo tra
le tue mani, quando sai che hai bisogno di qualcun altro perché da solo non
puoi prenderti cura come si deve di lei? Come posso non essere apprensivo
quando metto la mia anima in mano a uno sconosciuto?
Dopo una breve pausa
di silenzio imbarazzato, interotto solo dal palpitare ritmico di un cuoricino
che batte in modo tanto impossibile che ti fa domandare se tu non stia
assistendo a un miracolo, il dottor Walsh parla.
- volete sapere il
sesso?-
Istintivamente guardo
Ale che, come me, si è voltata a guardarmi.
- tu lo vuoi sapere?-
mi chiede in un sussurro con una nota speranzosa nella voce.
- tu?-
- si…- sussurra
annuendo al contempo con gli occhi lucidi e più verdi che mai. Le sorrido in
risposta prima di annuire anche io al dottore.
Avete presente i
rallenty sportivi? Ecco,questo è uno dei momenti in cui il tempo si dilata e
sembra scorrere lento e placido, infischiandosene altamente della tua ansia e
prendendosela comoda, lasciandoti da solo a osservarlo scorrere solo in
compagnia del rumore assordante del tuo cuore.
Tu-tum. Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
Nella mia moviola
automatica, ho avuto il tempo di studiare la mano del dottore muovere lo
scanner sul ventre di mia moglie e curvare con il polso un po’ a destra una
volta scelto il punto giusto.
Tu-tum. Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
Ho osservato il
colletto del suo camice gonfiarsi lievemente d’aria nel momento in cui si è
voltato per guardarci entrambi e sorridere.
Tu-tum. Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
Poi… il verdetto.
Tu-tum. Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
- è un bellissimo
maschietto-
Tum.
- no… è Matt-
Io e Ale non avevamo mai pensato prima di quel momento al
nome che avremmo scelto per i nostri figli. Sembra strano perché, per quel che
ne so, qualsiasi coppia anche per gioco l’ha fatto almeno una volta, ma noi no.
Quando ho sentito che era un maschio, il nome è uscito fuori
da solo dalle mie labbra. Istintivamente.
Accarezzo lieve il pancione e sento un piccolo colpetto
sotto la mia mano, cui fa eco un borbottio indistinto di Alessia che comunque
non si sveglia.
Matthew è un gran bel nome per mio figlio, se non altro
azzeccato. Porta il nome dell’angelo che ha predetto la sua nascita.
Ricordo bene quando l’ho visto accompagnare Ale all’altare. Le
ali aperte la circondavano e tutto attorno a loro era luce dorata. Il vestito
bianco di lei che ondeggiava ai suoi passi accompagnati da quelli di lui,
sembravano entrambi angeli. Per un attimo ho potuto guardare con i miei occhi
un piccolo angolo di paradiso, quel tanto che bastava per poter affermare con
certezza che valeva la pena vivere una vita retta e giusta solo per poter avere
ancora uno sprazzo di tutto quel candore che erano quelle due creature.
Quando Matt ha posato la sua mano sulla mia, ho sentito una
sensazione di pace scivolarmi addosso come un miele caldo e rassicurante, che
mi avvolse come una coperta calda in mezzo a una bufera.
Amala anche per me,
ha detto prima di dissolversi.
L’ho fatto, lo sto facendo.
Ho iniziato ad amarla letteralmente nel momento esatto in
cui l’ho vista per la prima volta, imbufalita e pronta allo scontro per
difendere quella causa persa che era il catorcio con cui gironzolava per le vie
di New York.
Ripensando a quella lunga notte meditativa seduto in un
garage a guardare la mia macchina sfasciata, posso affermare con certezza che
l’amavo fin d’allora. C’era una forza invisibile che mi attirava verso il suo
pensiero, come se ci fosse una mano sulla mia schiena che mi spingeva a tutti i
costi a camminare lungo quel vialetto che avevo accidentalmente incrociato e
che portava il suo nome.
Una volta io e Ale abbiamo parlato di destino, fato e
casualità. È stata una delle tante notti che abbiamo passato insieme svegli a
guardare il soffitto della nostra camera da letto, le gambe intrecciate, i
corpi vicini e un clima di serentià e rilassatezza che ci faceva da contorno.
Mi disse che dopo tutto quello che le era capitato, ha
iniziato a credere che ci fosse qualcosa di più al fondo del rapporto causa-effetto
che caratterizzasse la vita di ognuno. Mi disse che a volte forse parliamo di
destino, quando in realtà si tratta solo di coincidenze. Non nel senso di
coincidenze casuali, ma proprio di coincidenze di desideri che spingono due
persone a desiderare fortemente la stessa cosa e se una di esse abbandona il
sogno, non significa che lo debba fare anche l’altra, quindi il desiderio ha
comunque un’alta probabilità di realizzarsi.
Però quella sera mi confessò anche che non pensava che il
nostro amore fosse il risultato di una coincidenza, quanto piuttosto di
qualcosa che veramente andava al di là della nostra sfera di controllo. Io e
lei dovevamo incontrarci.
Me lo fece notare quando mi parlò di nuovo della notte in
cui è morto Matt: lui la stava portando da me. Avrei dovuto conoscerla con un
anno d’anticipo, avrebbe fatto parte della mia vita. In ogni caso, in ogni
modo. E io, come lei, inizio a pensare che questa non sia una coincidenza.
Inizio a pensare che il destino esista, che tracci una linea
sottile che fa da filo per legare insieme tutte le nostre decisioni facendogli
prendere una piega consequenziale che noi crediamo di poter controllare nella
maggior parte dei casi.
Non è un filo debole. È un filo che ci lascia spazi di
libertà, spazi dove il libero arbitrio fa da padrone, ma che diventano anche
dei ranghi serrati nel momento in cui andiamo troppo fuori dal tracciato.
Quello che voglio dire è che quando usciamo di troppo dai confini che sono
stati disegnati per noi, inevitabilmente sarà la stessa nostra strada a
ripiegarsi su sé stessa e a riportarci sulla via che ha segnato.
Seguendo questo ragionamento, il mio amore per Ale e per il
nostro Matt dovrebbe essere una cosa che mi è stata imposta e il mio amore
fondamentalmente fittizio. Eppure no.
I nostri destini potevano anche restare paralleli, senza
decidere di legarsi mai. Avremmo potuto vivere l’uno accanto all’altro semplicemente
camminando vicini su due strade distinte e parallele che non ci avrebbero mai
visto tenerci la mano. Sono sicuro del fatto che avrei camminato accanto a lei
anche se non fosse diventata mia moglie, perché nessuna è stata mai come lei
nella mia vita. Nessuna. E con nessuna avrei mai potuto sentirmi completo come
con lei.
Siamo stati noi a decidere di camminare sulla stessa strada,
lasciando l’altra libera per qualcun altro. Una sorta di “dato che andiamo
dalla stessa parte, che ne dici di un passaggio? Potrei prendermi cura io di te”
Tirando le somme, non mi importa sinceramente del perché e
del per come siamo qui adesso. Perdersi in queste riflessioni è un ottimo modo
per tenere impegnato il cervello al pari dei giochini di brain training sul
Nintendo. Diventa un semplice esercizio mentale, perché tanto la verità non la
sapremo mai, e per quanto la nostra fantasia si sforzi di immaginare le più
strampalate teorie, l’uomo rimane una creatura semplice e ignorante perché
forse tanta grandezza e macchinosità non può che essere ignorata da qualunque
essere che aspiri a vivere in pace.
Scoprire che siamo dei burattini in mano al Creatore ci
frustrerebbe a tal punto che non riusciremmo nemmeno più ad alzarci dal letto
la mattina giusto per spirito di ribellione. Capire, al contrario, che siamo
davvero liberi, ci farebbe sentire così pieni di potere che inevitabilmente
finiremmo per farci la guerra l’uno con l’altro. In fin dei conti, l’ignoranza
è un bene.
Spero che Neruda non s’incazzi, quindi, se faccio mie le sue
parole, dicendo che l’amo senza sapere come, nè quando nè da dove, l’amo
direttamente senza problemi nè orgoglio. Così l’amo perchè non so amare
altrimenti che così, smettendo di pormi domande e godendo ogni momento delle
sue risposte silenziose. Amandola ogni attimo come se non potessi farlo mai
più.
Si gira ancora nel sonno, voltando il capo verso di me
mentre invade lo spazio del mio cuscino.
Chissà se sta sognando. Chissà chi sta sognando. Lontana
chilometri da me eppure così vicina.
Amo guardarla dormire, osservare ogni particolare del suo
viso rilassato, e allo stesso tempo lo odio. Vorrei svegliarla e rassicurarmi
del fatto che sia con me anche quando sognando visita luoghi e persone che a me
sono preclusi.
Lento, accarezzo il profilo della sua guancia rosata e
scosto una ciocca corvina che le cade disordinata e ribelle sugli occhi.
Sono talmente pochi i momenti in cui posso guardarla coi
miei occhi che dormire mi sembra uno spreco di tempo.
Dormo sempre poco quando sono a casa con lei. Passo la
maggior parte del mio tempo a guardarla di sottecchi in modo che non se ne
accorga, facendo il pieno di lei per i tempi (lunghi) in cui sono lontano. Mi
piace osservare ogni suo gesto, ogni più piccolo movimento, perché quando non
c’è sono le piccole cose che mi mancano di lei.
Più di tutto mi manca il sentirla al mio fianco sul letto
sempre troppo grande e troppo freddo. Mi manca svegliarmi e sentire il profumo
del caffè della moka italiana mentre lo versa attenta nelle tazzine vestita
solo di una mia camicia. Mi manca osservarla mentre si passa con il dito un
velo leggero di ombretto sulle palpebre, talmente vicina allo specchio da
lasciare l’alone del suo fiato su cui poi scrive una R e una A, come una qualsiasi
ragazzina innamorata. Mi manca quando mi chiede di chiuderle la zip di un vestito
che ce la farebbe a chiudere anche da sola, solo per tentarmi con la sua pelle
di seta e regalarmi sorrisi carichi di dolcezza e promesse.
Mi manca anche quando si arrabbia e alza la voce, perché il
rosso che le tinge le guance e il petto quando litighiamo è un richiamo
all’ordine più forte di qualsiasi parola. Cedo subito già solo per tornare a
baciare ogni centimetro della sua epidermide accaldata, chiudendo la
discussione nel modo più amabile che si possa immaginare.
Mi manca tutto di lei, sempre.
Si muove ancora nel sonno, le sue palpebre tremano quasi
impercettibilmente, le sue mani stringono il lenzuolo e si allungano sul
materasso per un breve tratto finchè non trovano la mia maglietta.
Stando attento a che i miei movimenti siano il più possibile
discreti, mi avvicino e poso un lieve bacio sulla sua fronte, poi un altro
sulla tempia e giù a scendere lungo il profilo del suo viso, arrivando a
baciare l’angolo delle sue labbra rosee già distese in un sorriso.
- buongiorno- sussurro prima di baciare quel delicato
bocciolo di rosa.
- buongiorno- risponde con la voce rauca di chi si è appena
svegliato.
- mi sei mancata- ammetto appoggiando la testa su una mano
sorreggendomi sul gomito per guardarla meglio.
Nemmeno con i segni del cuscino stropicciato sulla pelle
risulta meno attraente, anzi. Dolce e indifesa, senza nessuna traccia di trucco
e i capelli scomposti sulle lenzuola bianche, è la versione di lei che
preferisco. La più intima, la più segreta, quella versione di te che condividi
solo con la persona a cui ti doni. Amo questa versione di lei proprio perché
solo io la posso avere.
- sono sempre stata qui- risponde in uno sbadiglio
allungandosi tutta per stirarsi le membra intorpidite.
- mi permetto di dissentire-
Mi guarda con aria interrogativa, aprendo solo mezzo occhio,
le braccia ancora allungate dietro la testa.
- quando dormi… quando sogni… non sei con me. Sei ovunque ma
non con me. Quando sogni non sei mia - confesso imbarazzato nascondendo un po’
il viso alla sua vista, conscio della stupidità delle mie paranoie. Tutti
sognano, tutti sognano cose che magari non appartengono al mondo reale. Averla
con me per tempi sempre troppo brevi mi fa desiderare che non dorma mai, che
non sogni mai, che resti sempre con me.
Aprendosi in un sorriso dolce, si accarezza il pancione con
una mano per poi prendere la mia e appoggiarla sotto la sua sul nostro Matt.
- sognavo te - sussurra intrecciando le nostre dita - Ti
sogno quasi sempre, amore. Ti porto sempre con me- mi rassicura.
L’amo quando fa così. L’amo quando si preccupa per me e non
risponde con uno sbuffo infastidito alle mie paranoie assurde.
Paul Eluard diceva “ti amo per tutte le donne che non ho mai
conosciuto. Ti amo per tutto il tempo in cui non ho vissuto. Senza di te io mi
vedo così poco. Ti amo contro tutto quello che non è che illusione. Ti amo per
tutte le donne che non ho mai amato”
Quell’Eluard ne sapeva. Forse aveva conosciuto qualcuna come
la mia Ale. Non so spiegare perché queste parole, so soltanto che appena le ho
lette ci ho visto dentro lei.
Prendo a baciarla rincuorato dalle sue parole e di nuovo
sereno.
- hai dormito bene?- chiedo tra un piccolo bacio e l’altro,
avvicinandomi ancora per andare incontro alle braccia che tende per poi
chiuderle attorno al mio collo.
- più che bene. E tu?-
- mai dormito meglio- ammetto cercando di approfondire un
po’ il nostro bacio passando la lingua sul suo labbro inferiore per poi
mordicchiarlo leggermente.
- anche tu hai sognato?- sospira inarcando di poco la
schiena assecondando il tocco della mia mano che già si era insinuata sotto la
maglietta larga che usava per dormire.
- mm-mmm…- mugolo scendendo sul suo collo candido.
- e che hai sognato?-
- te…-
Riprendo possesso di quelle labbra carnose e rosse più del
solito che spiccano in contrasto con il suo incarnato chiaro.
Si, anche questo mi manca. Non sono così ipocrita da poter
affermare che il contatto fisico con mia moglie non mi manchi e non sono così
pio da poter giurare di sognarla soltanto seduta su una sedia a dondolo a
cullare il piccolo Matt.
Sono fin troppo sincero se dico di desiderare ancora la mia
sposa ventiquattro ore su ventiquattro, anche ora. Si anche adesso, con il
pancione ormai arrivato al suo massimo di espansione a dividerci.
Dormo sonni tranquilli e mi rifiuto di legarmi un cilicio
alla coscia per espiare il mio peccato di lussuria nei confronti di mia moglie.
Non mi sento in colpa nemmeno un po’, anzi. È lei a farmici sentire se mi
faccio qualche scrupolo di coscienza di tanto in tanto.
- non vedo l’ora che nasca- sussurra sulle mie labbra mentre
con un’abile mossa mi sfila la maglietta.
- mmm… non vedi l’ora di alzarti alle ore più impensate
della notte per dargli da mangiare?-
- no… non vedo l’ora di alzarmi alle ore più impensate della
notte per dar da mangiare a suo padre- risponde in un risolino prima di
stringermi le dita tra i capelli e approfondire ancora di più il bacio.
Per l’appunto.
- allora, Matt, datti una mossa, che papà muore di fame-
Non siamo stati a farci sciocche paranoie sull’astensione da
certe pratiche naturali, se non addirittura benedette e raccomandate, in una
coppia di giovani sposi. Dopo aver posto tutte le domande e aver valutato tutte
le risposte di un medico, abbiamo deciso che non sarebbe stato così immorale se
avessimo praticato della sana attività fisica e che nostro figlio non se ne
avrebbe avuta a male se i suoi genitori si amavano così tanto.
D’altra parte, siccome so benissimo che quel cosino lì è più
intelligente di quanto comunemente si pensi, si sarà chiesto almeno una volta
cosa ci faccia in un mare di placenta, chiuso in un sacco di carne rosata,
attaccato a un tubo che gli parte dall’ombelico. Credo che mio figlio sia
talmente intelligente da capire che uscirà esattamente da dove sono entrato io
che ce l’ho portato (per la serie “è vero che i neonati apprendono per
imitazione”) e che non verrà scaricato sul terrazzino di casa avvolto in un
lenzuolo dopo giorni di volo nel becco di una cicogna (che poi perché proprio
una cicogna qualcuno si prenda il disturbo di spiegarmelo. Un pellicano non
sarebbe stato più comodo?).
Mio figlio sa già sicuramente la verità, e certamente
raccontargli la storia dell’ape, del fiore, del cavolo e di assurdi volatili
che fungono da postini gli confonderebbe le idee. Già è difficile crescerli e
aiutarli ad affrontare il fatto che Babbo Natale non esiste, figuriamoci quando
si chiederanno perché la loro ragazza ingrasserà sempre di più ogni mese mentre
scrutano il cielo in attesa di una cicogna che non arriverà se non per fargli
il nido sul comignolo del tetto. Come gliela spieghi questa storia? Già per me
era stato traumatizzante scoprirlo il giorno in cui ho sentito zia Jane
spiegare a mio zio Ben quanto fosse dubbia la sua paternità per via del
mestiere poco ortodosso di sua madre, gridando e sbraitando mentre ad ogni
boccata d’aria faceva uscire imprecazioni che sono cessate solo quando da sotto
le sue gambe è uscito quello che poi mi hanno spacciato per cugino.
Una cosa è certa: non riprenderò mai la nascita di Matt per
poi rivedermela sdraiato sul divano con una ciotola di pop corn e una birra in
mano,propinando a tutto il parentado una dettagliata descrizione medica del
momento del parto mentre mia moglie mi insulta in tutte le lingue che conosce e
altre che ha appreso per osmosi dai medici e gli infermieri che la
circondavano.
Tornando al discorso, se adesso abbiamo smesso di fare
dimostrazioni pratiche di come si fanno i bambini è solo perché manca davvero
troppo poco allo scadere del termine e, sebbene l’idea di far nascere io stesso
il mio cucciolo mi riempia di commozione, preferisco evitare di fare danni
amando mia moglie con altri metodi meno… invasivi… ma altrettanto piacevoli.
Insomma tutto questo giro di parole per dire che chi dice
che le donne gravide perdono tutta la loro capacità seduttiva si sbaglia di
grosso.
Il suo respiro spezzato sul collo, la stretta delle sue
mani, il calore della sua pelle… i suoi occhi verdi socchiusi e protetti dalle
folte ciglia nere… mai rinuncerei a tutto questo. Mai rinuncerei a un solo
secondo di questi momenti con lei. Mai rinuncerei a lei.
Nemmeno se fosse in dolce attesa di cinque gemelli.
Nemmeno se dovesse crollare il mondo.
Nemmeno se mi dicessero di rinunciarvi in cambio della
salvezza dell’intero pianeta.
Nemmeno se mi dicessero che in cambio della mia astineza gli
alieni se ne andranno fuori dai maroni per sempre, ponendo fine alle loro
lezioni di disegno sui nostri campi che ci fanno perdere dieci anni di vita
ogni volta che annunciano un nuovo cerchio al tg.
Nemmeno se scendesse l’Arcangelo Gabriele ad annunciarmi che
sono stato scelto io, complessato tra i complessati, per redimere il mondo
dagli eccessi di sicurezza e riportare il dono dell’umiltà nei cuori della
gente.
Nemmeno se…
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin….
Nemmeno se suonassero alla porta.
Soprattutto se suonano la porta.
Come se nulla fosse, continuo a baciarla imperterrito e
invincibile nel mio proposito di chiudere il mondo fuori e godermi la mia sposa.
Chi ha suonato se ne farà una ragione e tanti saluti.
- Rob…- sussura discostandosi per scendere dal letto.
- mmm… no… resta qui…- mormoro stringendola a me.
Dissemino il suo collo di baci, tirando sempre più su la
maglia, trattenendola nel letto. Chiunque sia può aspettare sul tappetino dell’ingresso
per l’intera giornata, tanto non credo sia la famigerata cicogna che è venuta a
consegnarci Matt.
- Rob… dobbiamo aprire…-
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin……
- no, non dobbiamo per forza…-
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- Rob… dai… dobbiamo aprire - ridacchia facendo forza sulle
mie spalle per spingermi via.
- uff….- sbotto alzandomi al suo posto. Svelto raccatto la
maglietta che mi aveva sfilato pochi minuti prima e la infilo incurante del
fatto che sia al rovescio.
- se scopro che è un rappresentante di enciclopedie lo
ammazzo e tu lo avrai sulla coscienza a vita- borbotto alzandomi del tutto dal
letto e lanciandole un ghigno strafottente uscendo dalla stanza.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinn!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- Arrivo!!!!!- grido già ripassando mentalmente tutti gli
isulti più coloriti del mio repertorio. Scendo le scale in fretta a piedi scalzi
quasi correndo per levarmi di torno lo scocciatore solitario in meno del tempo
che gli sarebbe necessario a dire “salve” e tornare di sopra.
- Roooob!- grida una voce attutita da dietro il portoncino
blindato dell’ingresso.
Oh no.
Oh. No.
- Rob apri questa dannata porta, lo sappiamo che ci sei!-
No.
Tutti, ma non loro.
Un venditore di aspirapolveri, mi sembrerebbe una grazia. Anche
la cicogna. Magari Babbo Natale. Anche un alieno. Chiunque ma non loro.
Con stizza inaudita spalanco la porta mostrando ai miei
ospiti la faccia più scazzata che sono capace di fare.
- buongiorno a te, paparino. Ti siamo mancati?-
- quanto mi può mancare un herpes la sera di una prima-
ringhio tra i denti.
- su, non rompere. Facci posto. Abbiamo un sacco di cose da
fare-
- fuori dalle palle-
- nemmeno se piangi in cinese, Rob-
- amore chi è?- grida Ale dal piano di sopra.
Il mio peggiore incubo, ecco chi è. Jack e Kellan,
naturalmente. Chi altri se non loro sarebbero in grado di destare il mio
istinto nascosto del killer a quest’ora del mattino?
- siamo venuti a dare una mano- borbotta Kellan trascinando
buste stracolme di roba in casa seguito da Jack alle prese con due latte di
vernice.
- a fare che?- chiedo già temendo la risposta che mi pare
ovvia con la speranza di essermi sbagliato.
- ma a montare la stanza di Matt, è chiaro!- risponde Kellan
saltellando suo posto con le mani intrecciate sotto al mento.
Questa sarà sicuramente una lunghissima, interminabile,
stressantissima giornata.
Fine prima parte….
Ale e Rob dal dottor Walsh
Ale e Rob
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Capitolo 48 *** capitolo 48 ***
capitolo 48
Inizio con lo scusarmi infinitamente del ritardo, ma come
sapete era dovuto ai miei impegni universitari. Le tante cose da fare sempre
rimandate invece mi impongono di essere davvero svelta nel postare il capitolo e
purtroppo senza risposta alle recensioni.
Mi dispiace infinitamente non aver trovato il tempo di
farlo, ma ho pensato che avreste preferito l’aggiornamento.
Il prossimo post sarà sicuramente più veloce, anche perché credo
che il capitolo conclusivo (ebbene si, siamo arrivati alla fine) sarà un po’ più
corto degli altri. Prometto che recupererò le recensioni e sarò molto molto
diffusa nel rispondervi. Vi ringrazio infinitamente per i commenti e anche per
le letture silenziose. Più di tutto vi ringrazio per l’attesa.
Questo capitolo ci tengo in particolar modo a dedicarlo a
una persona, ossia mia MOGLIE! La mia migliore
amica, la mia metà.
Tante volte mi sono trovata a pensare alla migliore amica
come a una persona con cui ti puoi confidare, con cui puoi ridere, puoi
scherzare, con qui puoi essere te stessa più che con gli altri. Tante persone
vanno e vengono nelle nostre vite, e solo con il tempo vedi chi resta davvero. Non
è una colpa sbagliare nell’aver dato questo titolo a tante ragazze che hanno
condiviso momenti particolari con noi. Chi più, chi meno, sono tutte
importanti. Ma è solo una quella che ti prende il cuore, quella che quando dici
“ti voglio bene”, “sono felice per te” lo pensi davvero. È solo una quela
persona che quando piange, tu non puoi fare a meno di piangere con lei, quella
che basta uno sguardo per capire tutto quello che ha dentro. Quella che ti
manca quando non c’è e che quando è con te non puoi fare a meno di abbracciarla
e tenertela stretta stretta.
Trovarla è come innamorarsi. Trovarla ti fa dire che abbiamo
sbagliato tutto, abbiamo sbagliato a pensare che quando ci si riferisce all’anima
gemella si pensi ad un ragazzo che ci porta via il cuore. La vera anima
gemella, la vera anima affine è lei.
Ti voglio un bene dell’anima Moglie! Questo capitolo è per
te! Sono fiera, davvero fiera di te, mia laureanda!
Bene, dopo la mia dedica, le scuse per ritardo e recensioni,
chiedo venia per un ultimo motivo e poi vi lascio alla lettura. Il capitolo non
è betato, quindi chiedo scusa per eventuali errori. Lo rimetterò a posto il più
presto possibile! Grazie a tutte per non avermi abbandonato!
Ricordo come sempre il blog e metto qui il link della mia ultima one shot, nel caso voleste leggerla.
il sondaggio sul titolo della serie è stato vinto da "ubi tu
gaius, ubi ego gaia" con 7 voti espressi sul blog e altri due qui sul
sito. al secondo posto ono arrivate a pari merito "the wave" e
"baciata da un angelo". tempo di scrivere una presentazione e PLVK
diventerà una serie!
seconda parte....
Ci sono cose che la mente umana, per quanto si sforzi, non
può concepire.
Ci sono cose che occhi, questa volta umani e non, possono
solo immaginare.
Ci sono eventi a cui sarebbe meglio non assistere. E questo
vale per tutte le forme di vita esistenti che abbiano una minima attività
cerebrale funzionante.
E poi c’è Kellan: inconcepibile, inimmaginabile,
inguardabile.
Kellan il fisicato, il mister Ck 2010, il sex symbol… è letteralmente
inguardabile in questo momento, oserei dire raccapricciante.
Con la maglietta sulla testa a coprirsi i capelli gettata
dietro le spalle a simulare la cosa più vicina a un velo da suora che ho mai
visto, con due baffi arricciati azzurro cielo disegnati sulla faccia, è quanto
di più agghiacciante si possa avere la sfortuna di concepire.
- Kell, lì non hai passato- lo riprende Alessia seduta a
gambe incrociate su una cassettiera coperta da un vecchio lenzuolo indicando
con il pennello un punto sulla parete a Kellan che sta passando il rullo.
- dove? qui?- chiede il bestione allungandosi con un braccio
nel punto presumibilmente indicato.
- no, più su-
- qui?- saltella il bestione su un piede solo, allungandosi
tipo ballerina di danza classica con tanto di gamba tesa a ridosso del muro.
- si - gli risponde Ale non trattenendo un sorriso e
tornando a dipingere ghirigori di una tonalità di azzurro più scuro là dove
avremmo sistemato il lettino che io e Jack stiamo montando.
- I come from Alabama
with the banjo on my knee, I’m going to Lousiana, my true love for to see...-
inizia a canticchiare Kell intingendo il rullo nel secchio di vernice prima di
riprendere a lavorare.
- e io che pensavo avesse iniziato ad essere una persona
seria- commenta Jack a mezza bocca togliendosi una vite dalle labbra.
- mi sa che il giorno in cui lo vedremo diventare una
persona seria sarà il momento del giudizio universale- rispondo piatto cercando
il cacciavite giusto tra gli attrezzi seminati tutti attorno a me.
-... It rained all night the day I left. The
weather it was dry, the sun so hot, I froze to death...-
- ok... forse nemmeno il giorno del giudizio universale- rettifico
alzando gli occhi al cielo.
- io pensavo che la storia con Megan gli avesse dato un pò
di senno. Insomma, lei sembra intenzionata a metter su famiglia- continua Jack
avvitando la sua vite.
- perché dovrebbe metter su famiglia? Ha casa, ha un
bambino…- inizio accennando a Kellan con la testa - ha già famiglia. Scommetto
che si alza tutte le notti a scaldargli il biberon-
- Oh Susanna, oh don't you cry for meeeeeeeeee!!!!!!!!!
I've come from Alabama with my banjo on my knee!!!!!!-
- Dio, giuro che non riesco a capire come quella gran
sventola della Fox se lo sia preso- sbuffa rifacendosi il codino. - E dire che
mi sforzo!-
- te lo dico io perché se l’è preso- gli rispondo con
un’occhiata eloquente, tipica del maschio saggio che rivela una verità
inconfutabile a un maschio un po’ meno saggio, ma comunque maschio, che sta
prendendo parte al momento “chiacchiere da veri uomini”. Beh… è bello sapere che
a trentanni io riesca ancora a prendermi per il culo così! Forse nemmeno io
sono riuscito a diventare una persona seria… famiglia o non famiglia.
- ah dici che…?-
- a no? Da quando sta con lei non dorme nemmeno più con
l’orsetto-
- no! Sul serio?-
- Già. L’ha piazzato sul mio letto circa un mesetto fa
dicendo che era ora che passasse a Matt-
- non ci credo!-
- va a vedere! È di sopra nella mia valigia-
- quella Fox deve avergli dato un diversivo bello forte!-
- talmente forte che da quando sta con lei ha le occhiaie perenni-
- a guardarlo bene si è anche smagrito… devo dire però che è
una magrezza sana, non pensi anche tu? Quando si dava al fai da te oltre che
magro era anche pallido-… E nemmeno Jack è riuscito a superare la fase
adolescenziale, a quanto pare.
- I thought I saw Susanna coming down the
hill. The buckwheat cake was in her mouth, the tear was in her eye. Says I, I'm
coming from the south Susanna, don't you cry!!!!-
- Kellan!!!! Un’altra strofa ancora e qui l’unico a piangere
sarai tu!- ringhia Ale minacciandolo con il secchio di vernice in mano.
- ma è una canzone così carina! Ed è bene che Matthew impari
queste filastrocche, così quando andrà a scuola sarà già un passo avanti!-
piagnucola Kell giustificandosi.
- più che smagrito mi sembra solo più scemo di prima-
sospiro allungandomi a prendere un altro pezzo di mobile. Si, lo so che dare
dello scemo a Kellan è come sparare sulla Croce Rossa, ma vorrete mica negarmi
la consolazione di non essere il “più scemo” tra noi tre scemi?
- Ah perché c’è stato forse un momento della sua vita in cui
non era così?- domanda retoricamente Jack alzandosi in piedi per far combaciare
il suo pezzo di lettino montato al mio.
- però cazzo, la Fox!- sospira con occhi sognanti dando una
botta secca alla sponda per incastrarla alla testiera.
- la Fox…- gli faccio eco con il medesimo sorrisino
sardonico.
- giuro che se non fosse la sua ragazza un pensierino…-
- ma anche due!-
- ha un sedere che…-
- la Fox…-
- cosa “la Fox”?- interviene Ale con gli occhi ridotti a due
fessure, voltando verso di noi il secchio di vernice che prima teneva puntato
su Kellan.
- niente, amore. Niente- tossicchio tornando ad essere molto
interessato al lettino di Matt che stava prendendo forma.
Fantasticare su Megan, la “ragazza seria”, di Kellan non era
fondamentalmente una delle mie attività abituali, al massimo di Jack, ma c’è da
dire che in genere sono una persona piuttosto obbiettiva e in tutta
obbiettività non si può negare che sia una grandissima gnocca.
Certo che il mio concetto di “gnocca” può variare di molto
se mia moglie minaccia di farmi diventare dello stesso intenso azzurro puffo
delle pareti.
- niente, eh?- mi scruta ancora con gli occhi sempre più
piccoli ormai a pochi centimetri dal mio viso, dando una scossa al secchio.
- certo, amore. Niente. Ho forse la faccia di uno che ti sta
dicendo una bugia?-
Un colpo di tosse di Jack, razza di infame, suona
stranamente come “cazzata”. Tuttavia, sortisce almeno l’effetto di dirottare
l’attenzione di mia moglie sulla sua persona, che prontamente gli tira uno
schiaffetto di rimprovero sulla testa prima di poggiare la vernice a terra e
squadrarlo con aria di rimprovero.
- poi dici che le cose con Ashley vanno male! Mi
meraviglierei del contrario!- sbotta severa incrociando le braccia al seno ed
ergendosi in tutta la sua altezza.
- Ahia! Ale fai male!- grida Jack massaggiandosi il punto
dolente assumendo un cipiglio decisamente irritato. Strano… non è da lui.
- bene, almeno ti ricorderai di non fare più commenti sulle
ragazze dei tuoi amici!-
- ma perché? L’abbiamo sempre fatto! Perché quella di Kellan
non si deve toccare? Se ha un bel culo, è giusto rendergli giustizia e dire che
ha un bel culo! Da donna, seriamente, dimmi che non è vero!- sbotta Jack
riprendendo il suo lavoro tornando di nuovo quasi calmo.
Scruto il suo viso e
non trovo altra traccia se non la mascella serrata a testimoniarmi
che il lampo di furia che ho visto attraversare i suoi occhi c’è stato davvero.
Che Ale gli abbia fatto davvero male? In tutta onestà, per quanto io sia a
conoscenza di quanto la mia consorte picchi duro e meni botte da orbi quando è
in vena, non mi sembrava che quello schiaffetto sulla nuca potesse avergli
provocato seriamente del dolore.
Riguardo il volto di Jack, concentrato mentre ricontrolla di
aver avvitato bene alcuni tasselli, e lo trovo di nuovo sereno.
È sempre stato un po’ lunatico, soprattutto quando ha fame
e, guardando l’ora, non posso nemmeno dargli torto.
- da donna, seriamente Jack, ti dico che dovresti evitare di
commentare il fondoschiena di Megan-
- e certo! Abbiamo commentato il culo di Ash, quello di
Kristen, il tuo, e Megan la dobbiamo lasciare da parte. Non si fa così! Non
vorrai mica lasciarla da parte? Voi si e lei no! Non è educato!- borbotta
ancora il mio amico, facendomi sbarrare gli occhi davanti al tifone che sarebbe
sicuramente conseguito a quel’ammissione di colpa.
Vi dirò, Jack è sempre stato un mostro di sagacia, un
concentrato di perfidia, astuzia, cinismo e sarcasmo, ma pecca un po’ di sano
istinto di sopravvivenza.
Ci sono momenti in cui la sua intelligenza fa a gara con
quella di Einstein e momenti in cui somiglia in maniera quasi impressionante
alla iena scema del Re leone. Mi pare si chiamasse Ed.
In questo momento, Jack è decisamente una Ed!
- te lo dico io cos’è educato! Sarebbe educato… - sbotta Ale
esasperata prima di interrompersi e sgranare gli occhi, facendo oscillare il
suo sguardo da me a Jack, da Jack a me con aria smarrita e sicuramente
scioccata - aspetta, che vuol dire “abbiamo commentato il tuo”?-
Ecco. Questo è il momento in cui inizio a chiedermi se il
mio amico, in realtà, non sia in qualche modo imparentato con Harry Potter.
Sicuramente deve avere doti magiche notevoli per far
evanescere il suo cervello senza lasciare traccia di una sua benchè minima precedente
esistenza. Evidentemente spesso gli pesa portarselo dietro e preferisce
lasciarlo sul comodino, oppure a volte lo spegne per questioni di risparmio
energetico (a volte ha delle idee talmente strampalate che non escluderei
l’ipotesi di una sua conversione allo sviluppo delle energie ecosostenibili
anche per le sue attività cerebrali).
Qualunque sia la verità sulle sorti della sua massa grigia,
il fatto è che Jack è un completo imbecille.
- Rob, mi avete commentato il sedere?-
- emmm… è capitato… ma poche volte amore. I ragazzi non si
sognerebbero mai di… però è capitato- rispondo imbarazzato, trovando molto
interessante il manico del cacciavite che continuo a rigirarmi tra le mani.
Cercare di negare con Ale è una pessima mossa. L’unica strategia adottabile è
sempre quella di contenere le esplosioni, anche se questa mi sa che farà il
botto. E pure bello grosso. Se dovessi scegliere tra lei incazzata e il tifone,
sceglierei il tifone.
- Ah… e… beh…e il verdetto?-
Cosa???? Che fine ha fatto il tifone??
Strabuzzo gli occhi e li punto su mia moglie che… è
arrossita. Non di rabbia. Sembra sia arrossita di timidezza! Guarda il
pavimento e si tortura le mani, come una ragazzina che abbia fatto una domanda
imbarazzante e si vergogni della sua audacia nel porla. Beh… diaciamo che è una
ragazzina un po’ cresciuta.
- hai sempre avuto un bel sedere Ale, davvero. Da amico,
credimi. Kellan ti aveva soprannominata “miss gambe chilometriche e bel culetto”
mica a caso- interviene Jack parlandole con tono sinceramente accorato,
appoggiandosi addirittura una mano aperta sul cuore e ostentando sincerità da
tutti i pori, tornato ormai del tutto alla normalità.
- e ti posso assicurare che non li ho mai lasciati andare
oltre!- ringhio riprendendomi dallo shock di non essere stato investito dagli
insulti di Ale. Va bene la sincerità, ma insomma… è pur sempre mia moglie!
- beh, io lo penso ancora-
- si ma è meglio se ti occupi di quello di Ash a questo
punto, eh?- rispondo secco lanciando un’occhiata fulminante all’indirizzo di
Jackson traducibile in un “tagliatela!”. Per un attimo un ennesimo lampo gli
passa negli occhi, ma non mi lascia il tempo di soffermarmici per più di un
secondo prima di farlo sparire.
- ma se lo penso perché non dirlo?-
- perché no!-
- perché? Adesso cos’ha che non va? È troppo grosso?- quasi
piagnucola Alessia interrompendo il nostro battibecco e non nascondendo una
certa qual nota di preoccupazione nella voce.
- ma no amore, che vai dicendo?- le rispondo avvicinandomi
per abbracciarla.
- e allora perché dici così?-
- beh perché…-
- è la gravidanza, vero? Mi si è ingrossato il sedere e
adesso non ti piace più perché non è come quello di Megan!- mugola prima di
scoppiare in lacrime e nascondere il viso nella mia maglietta.
- amore, ma che dici? Tu sei incinta!- cerco di consolarla
sfregandole le mani sulle braccia e cercando di incenerire Jack con lo sguardo.
Razza di cretino, ma non sa che l’ultima cosa da fare quando
una donna è in dolce attesa è trattare di argomenti che riguardino anche solo da
lontano il suo aspetto fisico? È la regola numero uno del manuale di
sopravvivenza “donne in gravidanza, istruzioni per l’uso. Come arrivare vivi e
incolumi fino al parto”!
Lo so, ha un titolo scemo. L’ho trovato su internet
girovagando per siti di ebook per… si, insomma… essere un minimo ferrato in
materia di parto e gestione della gravidanza. Tra tutti i titoli, come “mamma
in nove mesi”, “il papà incinto”, “che cosa aspettarsi quando si aspetta” e “il
bello del pancione” (per un attimo a furia di leggere sta roba ho creduto di
avere gli estrogeni!)… è saltato fuori questo titolo davvero interessante. Non
credo nemmeno sia in commercio in versione cartacea ma chi l’ha scritto,
lasciatemelo dire, è un vero genio. Mai 450 pagine Pdf hanno avuto il pregio di
dispensare tanta saggezza in una volta sola, sul serio. Si può dire che, per il
tempo che ho avuto a che fare con Ale in versione futura mamma incazzata e
suscettibile tra un impegno di lavoro e l’altro, questo “libro” mi ha salvato
la vita. È stata la luce alla fine del tunnel nel momento in cui la mia amata
moglie faceva una concorrenza spietata a Green Goblin, un faro acceso nella
notte degli sbalzi d’umore e la prospettiva di un attracco nel bel mezzo della
valle di lacrime in cui mi trovavo ogni giorno alle ore e nei luoghi più
disparati.
Forse dovrebbe leggerselo anche Jack se vuole arrivare vivo
alla fine di questa giornata.
- si ma tu ti immagini il sedere di Megan perché il mio non
ti piace più!-
- tesoro, non mi immagino il sedere di Megan. A me piace
solo il tuo anche adesso, amore-
Regola 1, comma 2 del manuale: “se accidentalmente si scivola sul discorso fisico, rassicurare sempre
la propria donna (magari dicendo anche una cazzata) e dirgli che è bellissima
sempre e comunque…”
- sul serio?-
- amore, hai ancora il sedere più bello del mondo, te lo
posso garantire- “… mentire se necessario”
- e prima che stavi facendo?-
- davo un giudizio complessivo- “… minimizzare lo scivolone. Ricordate: quello che conta è restare
VIVI!”
- e complessivamente hai detto che Megan ha un bel culo- .
Oh cazzo!
Sempre per restare nel generale, se io adesso, per ipotesi,
accecassi Jackson Rathbone con il cacciavite che tengo in tasca, legalmente… a
cosa andrei incontro?
Insomma… con quanto me la caverei, anche approssimativamente?
Certamente avrei Kellan dalla mia, non mi testimonierebbe
mai contro, quindi l’idea di chiudergli gli occhi per sempre potrebbe anche
essere buona… ma in fondo sono un uomo che sprizza tollerenza da tutti i pori,
per cui mi limito a un - zitto tu!- ma detto con l’aria più minacciosa di cui
sono capace. Regola numero tre del manuale: “cercare di essere tolleranti e ripetersi costantemente che è solo una
fase”. Ma varrà anche per Jackson?? Forse per estensione… d’altra parte
anche lui molto spesso ha degli sbalzi di umore degni della più gravida delle
donne gravide!
- oh insomma! Non siamo ipocriti! Ale ha ancora il più bel
culo che ho mai visto, specialmente per una donna incinta e quello di Megan è
una poesia al pari del suo. Dico, si assomigliano pure! È plausibile che anche
a culi siano messe più o meno alla pari!- sbotta Jack non accorgendosi del
fatto che Kellan si fosse spostato alle sue spalle brandendo il rullo come una
casalinga grassa con tanto di senalino terrebbe in mano un cucchiaio di legno
sporco di sugo.
- non sono mica parenti!- rispondo facendo finta di niente.
Non voglio mica togliere il divertimento al mio amico!
- si, ma il concetto è quello. Ale ha un bel culo e Megan ha
un bel culo!-
- ti sento!- tuona il vocione di Kellan alle sue spalle
facendolo sobbalzare dallo spavento.
- a davvero?- gli risponde Jack voltandosi con aria
strafottente.
- si -
- e perché ti svegli ora?-
- perché con questa hai raggiunto il numero massimo di volte
in cui puoi dire quello che hai detto-
- detto cosa? Che Megan ha un bel culo?-
- Jack…-
- si, dolcezza?-
- ne ho taldonde di siffatte ciufole-
- cioè?-
- ne ho le palle piene! -
Ora, qualcuno potrebbe anche dire che Kellan sia un tipo un
po’ impulsivo che pecca di quella cosa che spesso viene definita “santa”: la
pazienza.
Oppure si potrebbe dire che ha dei metodi un po’ rozzi e
infantili per esternare il suo disappunto. Senz’altro ha un rapporto distorto
con il concetto di virilità, perché vendicarsi dell’insolenza di Jack
passandogli il rullo pieno di colore sulla faccia e sulla maglietta è una
ripicca decisamente femminile. E io che avevo riposto in lui tutte le mie
speranze di vendetta per aver minato il delicato equilibrio emotivo di mia
moglie! Proprio vero che non si sa più di chi fidarsi al giorno d’oggi!
- ti dona l’azzurro, lo sai?- dice ancora mettendo il rullo
nel secchio e pulendosi tranquillamente le mani su uno straccio che portava
appeso al passante del jeans.
Mossa femminile ma decisamente azzardata. Nel tempo esatto
che ci vorrebbe alla Torcia umana per accendersi e raggiungere la temperatura
di una supernova, Jack ha solletavo da terra il secchio di vernice e l’ha
rovesciato in testa a Kellan, per poi raccogliere un altro straccio e pulirsi
le mani canzonando la tranquillità ostentata prima dall’altro.
- questo non lo dovevi fare- ringhia l’orso lanciandosi
contro Jack e buttandolo a terra.
- sei tu che dovevi startene zitto!- grida Jack ribaltando
la sua posizione di svantaggio salendo in groppa al suo avversario per
costringerlo a terra.
- e tu dovevi tenere la boccaccia chiusa!-
- quando lo farai anche tu!-
- sai qual è il tuo problema Jack? Che tu ti senti un grande
ma sei fondamentalmente scemo!-
- rimangiati quello che hai detto! Ora!-
- giammai!-
- fantastico. Un attimo prima parlavamo di culi e ora
giocano alla lotta nella vernice manco fossero due pornostar al provino per uno
scatch di lotta nel fango. Mi sa che è il caso che io vada a mettere su la
pasta- sospira Ale dandomi un colpetto al braccio prima di uscire dalla stanza.
Nemmeno lei fa più caso a questi siparietti. Se una volta si
preoccupava che si potessero o ci potessimo (le volte che anche io mi davo al
wrestling) far male, ora prende le nostre amichevoli scazzottate come routine.
La guardo allontanarsi e sparire nello specchio della porta
e senza che me ne renda davvero conto mi trovo a pensare al manuale di
sopravvivenza. “Mentite se necessario…”.
Altro che mentire, mia moglie ha davvero ancora un gran bel sedere! Mi
complimento sinceramente con me stesso e mi batto da solo una pacca sulla
spalla per averle chiesto di sposarmi.
Sempre con il mio sorriso soddisfatto, mi volto verso i miei
amici.
Non sono cambiati di una virgola, nessuno dei due. Sono
ancora gli stessi ragazzi che ho incontrato il mio primo giorno sul set di
Twilight, solo con quanlche anno in più e una foto diversa sulla patente di
guida.
Non sono mai stato molto fortunato nelle amicizie da
ragazzo. Con Matt è andata come è andata, e con Tom… si, insomma siamo amici,
per un certo periodo siamo stati anche migliori amici, ma… non era Matt.
Nessuno è mai stato Matt. Gli impegni di lavoro l’hanno allontanato così come
l’hanno fatto i miei e ci si è persi di vista. Ora se va bene ci incontriamo
per strada quando torno a casa e coincidenza vuole che l’abbia fatto anche lui.
Con Jack e Kellan è stato diverso, completamente diverso.
Sono passati da semplici colleghi a compagni di birra la sera davanti alla wii,
fino a diventare dei veri e propri fratelli per me.
- ritira quello che hai detto!- ringhia Jack premendo con
entrambe le mani sulle spalle di Kell per tenerlo costretto a terra.
Jack, la mia spalla. C’era lui la notte con me a fumare e
bere in silenzio sul terrazzo dell’albergo a Vancouver, ormai più di cinque
anni fa. Tutte le notti, immancabilmente, si presentava in tuta, sciarpa e
giubbotto portando con sé una cassetta di birra, pronto a ore di silenzio. A
volte parlavamo di quello che mi stava succedendo con Ale, altre di musica…di
lavoro, ma la maggior parte delle volte stavamo semplicemente zitti. È la mia
spalla.
La sua vena cinica e realista mi è stata spesso di grande
aiuto, soprattutto per quelle questioni in cui una parola al miele di Kellan
sarebbe stata sufficiente a farmi accarezzare l’idea di una soluzione estrema.
Con Jack non è stato facile andare d’accordo. All’inizio più
lontano stavamo l’uno dall’altro meglio era.
Un grandissimo stronzo, cinico e asociale, ecco come lo
vedevo. Non che non sia davvero un grandissimo stronzo, cinico, asociale…
diciamo semplicemente che quelli erano gli unici lati di lui che mostrava
appena arrivato sul set. Credo che lui pensasse lo stesso di me dato che ci
tenevo tantissimo a darmi il tono di un vero professionista, peraltro con
pessimi risultati. Esattamente come lui, non parlavo con nessuno, non uscivo
mai dalla mia camera, giravo sempre con il naso incollato al copione… mi
chiudevo per ore in solitudine cercando di entrare nel personaggio.
- non serve a un
cazzo, sai?- dice la voce del “Minchia” alle mie spalle, prontamente ignorata e
messa da parte dal rumore di una pagina voltata.
Allora… Edward entra
nella stanza e tende una mano al padre di Bella presentandosi…
- quante volte avrai
letto quel coso?- continua non accettando di essere ignorato.
Lo chiamo “il Minchia”
perché una testa di cazzo più grande di lui non l’ho mai conosciuta in tutta la
mia vita. Cammina come se tutti per strada dovessero riconoscerlo; si passa
continuamente la mano nei capelli freschi di mesh per legarli in un codino che
lo fa sembrare solo ancora più pirla di quello che già è; anziché dedicarsi al
lavoro, passa ore con la sua chitarra svaccato sui divani della hall a
strimpellare con aria da figo mancato; risponde male a tutti con tono saccente
ma al contempo strascicato dalla noia; gira sempre con una sigaretta appoggiata
dietro l’orecchio destro e una che gli penzola spenta in bocca… se non si fosse
capito, mi sta sul cazzo.
- per me dovresti
piantarla di fare il bravo scolaretto e darti un po’ all’improvvisazione-
borbotta alle mie spalle mentre, a giudicare dal piccolo scatto metallico che
mi è giunto a orecchio, si accende finalmente la solita sigaretta che tiene in
bocca manco fosse la spiga di un cow boy.
- per me tu dovresti
andare a farti fottere- rispondo secco, alzandomi dalla poltrona su cui sedevo
per prendere posto in quella di fianco mettendo più distanza possibile tra me e
il coglione che si era appena seduto sul bracciolo.
- sarebbe un’idea
carina. Conosci qualcuna che sarebbe disposta a farlo?- risponde pronto facendo
schioccare la lingua.
- non credo ce ne sia
una tanto coraggiosa nei paraggi- replico cercando di fargli capire che la
conversazione non ha alcun senso per me. Domani inziamo a girare e voglio come
minimo dare un’altra occhiata al copione per evitare figuracce e fornire alla
Hardwike un buon motivo per lasciarmi a casa. Beh, l’ennesimo buon motivo dato
che è chiaro che il pubblico… non mi vuole.
Devo essere preparato,
devo essere perfetto se voglio smentirli tutti quanti.
- più che altro non so
se ce ne sia una che riesca a starmi dietro- commenta con una nota di riso
prendendo un posacenere per appoggiarselo in bilico sul ginocchio.
- senti, ti spiace? Ho
da fare- sbotto pregando che il mio potere latente di lanciare raggi x dagli
occhi si manifesti in questo esatto momento.
- lo vedo, ma credo
che continuerò a romperti le palle finchè non capirai che quello che stai
facendo non serve a un cazzo- risponde serafico rovesciando la testa
all’indietro e soffiando via una nuvola di fumo.
- non tutti abbiamo
quattro battute cagate da dire in tutto il film- lo provoco tornando a leggere
il mio plico di fogli ormai tutto evidenziato e post-ittato.
- giusta osservazione,
ma quattro o venti, non cambia niente e ti dico anche perché-
- preferisco restare
nell’ignoranza-
- fa niente, tanto
credo che la perla di saggezza che sto per elargire non riesca a redimerti
totalmente dal tuo essere un coglione, ma almeno può provarci-
- te l’ho mai detto
che mi stai sul cazzo?-
- l’avevo intuito, e
la cosa è reciproca. Sei abbastanza stronzo e solitario per starmi quasi
simpatico. È il tuo essere un secchione che mi sta sulle palle-
- hai altro da dirmi?-
- Si. Smettila di
leggere quelle cagate ed esci a farti due tiri a pallone. Ripeto, sei
abbastanza stronzo e solitario da essere un Edward già di tuo senza metterci
troppo impegno- sospira alzandosi in piedi e dirigendosi verso le porte
scorrevoli dell’ingresso. - Più ti ostini a voler studiare il tuo personaggio,
più sembrerà finto. Smettila di studiare ogni singola mossa ed espressione e
verrà bene-
Ripenso sempre con il sorriso a quella pseudo-conversazione.
Sono uscito con lui da quella porta scorrevole e siamo andati a quello che è
stato il nostro parco a fare quattro tiri con Kellan.
Kellan… lui è stata tutta un’altra storia ancora. Mi è
difficile credere che lui e Jack abbiano fatto gruppo prima di me. Non centrano
nulla l’uno con l’altro, eppure non riesco proprio a capire come abbiano fatto
a mettersi insieme. Cioè a primo acchito chiunque direbbe che siamo stati io
Jack a fare amicizia per primi, ad essere i fondatori del gruppo visto il
nostro carattere sicuramente più simile di quello di Kell, eppure, quando ho
messo piede in quel parco, ricordo benissimo quanto rimasi sorpreso nel vederli
scherzare e ridere insieme, prendersi in giro… come ora.
- Jack mollami!- grida Kellan cercando di bloccare le mani
di Jack a mezz’aria. Sembra impossibile crederci ma chissà come è sempre Kell
quello che se le prende pur avendo la stazza più grossa.
- implora pietà!-
- crepa!-
- no, no, no, Kellino. Non è così che si fa. Si dice “per
favore, Jackson, tu che sei così buono e magnanimo, così avvenente e
irresistibile, così…”-
- … così coglione -
- non è esattamente la parola che stavo cercando…- sospira
Jack pensieroso torcendo maggiormante il polso di Kell che tenta ancora una
volta, invano, di divincolarsi -… però credo che ti stessi riferendo a te
stesso dicendo “oh ma quanto sono coglione a mettermi contro Jackson, lui che è
così forte e potente?”. Eh lo so, Kell… non è dato a tutti. Tu però ritieniti
fortunato ad avermi come mentore-
- quando hai finito di ascoltare le cazzate con cui sto
cretino sta appestando l’aria, Rob, ti sarei grato se mi dessi una mano-
piagnucola Kellan tentando di scrollarsi Jack di dosso che ora sta comodamente
seduto a cavalcioni sul suo didietro tenendogli ferme entrambe le braccia
dietro la schiena.
- no Rob, non ti scomodare, mi alzo da solo. Non voglio
stare ancora seduto sul sedere dell’orso, potrebbe iniziare a piacergli la
cosa- risponde Jack alzandosi e cercando di muoversi il meno possibile per non
gocciolare vernice in giro, almeno non più di quanta ne abbiano già sparsa in
giro tirandosela addosso.
- Jack, ma perché non vai a farti fottere?- ringhia Kell
alzandosi mentre cerca di pulirsi inutilmente le mani sui jeans.
- da chi? Da te?-
- Rob, smettila di fare il mimo e digli qualcosa!- sbuffa
ancora Kell togliendosi la maglietta dalla testa e passandosela addosso per
cercare di darsi una pulita.
- Jack… qualcosa.
Va bene così, Kell?- gli rispondo lanciando stracci a caso sul nilon che
copriva il pavimento per raccogliere un po’ di vernice. Trattenere le risate in
questo frangente è davvero difficile ma è meglio che io mi freni se non voglio
partecipare anche io ai provini di lotta nella vernice.
- andatevene a ‘fanculo tutti e due va’- borbotta
incamminandosi a grandi passi fuori dalla stanza.
- Kellan Lutz fermo dove sei!- tuona la voce di Ale, con
l’effetto di fare retrocedere il mio amico sulla soglia e, una volta lì,
immobilizzarlo.
- tu non metti nemmeno mezzo piede fuori da quella stanza se
prima non ti togli quella roba sporca di vernice!-
- e che devo andare in giro nudo?-
- no, Kell… risparmiaci il raccapriccio per favore!-
sghignazza Jack coprendosi la bocca con la mano per cercare di non scoppiargli
a ridere in faccia.
- anche tu Jack!- ringhia mia moglie affacciandosi oltre la porta
con il cucchiaio di legno in mano. Guardando in cagnesco i miei due amici, mi
si avvicina attenta a non pestare le chiazze di colore che hanno macchiato
tutto il nylon che avevamo steso per coprire il pavimento.
Con attenzione, alza il cucchiaio all’altezza della mia
bocca e ci soffia piano sopra. - Amore assaggia un po’ se va bene di sale. Io
ho un po’ di nausea e non sono molto affidabile- dice dolce accompagnando il
cucchiaio alla mia bocca e tenendo una mano sotto perché non goccioli.
- non ti senti bene?- le chiedo prima di assaggiare il sugo
che so già essere più che buono.
- non molto per la verità-
- forse ti sei stancata troppo, amore. Va a stenderti un
po’, ci penso io a finire di preparare-
- ma no, no… sto bene… tranquillo. Di ai due puffi di darsi
una ripulita che è quasi pronto-
- ok…- rispondo chinandomi a cercare un bacio che trovo
pronto ad attendermi.
La cosa che più amo di mia moglie è che mai, mai… mai una
volta si è sottratta a una coccola. Mai. Né in pubblico, né in privato. Nemmeno
quando era arrabbiata con me: non mi ha mai negato i baci.
Nelle mie precedenti storie arrivava sempre il momento in
cui i baci diventavano qualcosa di cui si poteva fare a meno e quando c’erano
avevano la stessa intensità di un’abitudine.
Non l’ho mai baciata per abitudine, nemmeno una volta.
Le sue labbra calde e morbide non possono essere
un’abitudine. I brividi che sento ogni volta che le sfioro con le mie non
possono essere un’abitudine. Il sorriso che si lasciano a vicenda in superficie
non può essere un’abitudine.
- ehi, voi due! Ci sono dei minori qua attorno!- sbotta
Jackson.
- non è ancora nato, Jack! Lasciali stare-
- ma io mi riferivo a te, guardone!-
Le labbra di Ale si tendono contro le mie e sento il suo
corpo tra le mie mani scosso da una leggera risata.
- Ragazzi, siete degli idioti- mormoro cercando di
riattirare l’attenzione di mia moglie cercando ancora la sua bocca con la mia
ma ottenendo solo l’effetto di farla ridere di più.
- uff… quand’è che ve ne andate fuori dai piedi voi due?-
sbuffo tenendo stretta Ale che ormai non la smette più di ridere.
- in effetti dovremmo dato che voi due vi divertite a fare
gli sposini in luna di miele. Dio, ma come fate? Non vi stufate mai?- sbuffa acido
Jack sfilandosi la maglietta zuppa di vernice.
- no - rispondiamo in coro io e Ale guadagnandoci solo
l’ennesimo sbuffo esasperato.
- oh Jackino lasciali stare! Sono così carini!- ci difende
Kellan dandogli una spallata.
- zitto Kellypooh!- ringhia Jack andando alla finestra per
spalancarla e accendersi una sigaretta.
- è solo geloso!- soffia Kell in tono confidenziale,
ridacchiando tra sé e sé.
Per favore, un fulmine… un cratere… una tegola… un qualcosa
che li colpisca non proprio a morte, ma almeno abbastanza forte da procurare
chessò… una commozione cerebrale, uno svenimento… un qualcosa che li renda
assolutamente innocui e inoffensivi almeno per il tempo necessario a farmi mia
moglie un paio di volte, a mangiarmi da solo le sue fantastiche tagliatelle al
ragù, farmi una doccia e perché no? Magari anche guardarmi un telefilm in tv e
poi rifarmi mia moglie almeno un’altra volta. Ok… forse chiedo troppo. Mi basta
la caduta di qualche calcinaccio dal soffitto che gli faccia pensare di essere
in pericolo di vita facendoli scappare a gambe levate e non tornare fino a che
non si siano assicurati che il pavimento di casa mia non minaccerà di cedere
sotto il loro peso.
- oh, vi prego. Continuate pure, non ci scandalizziamo-
continua Kell come a dire “non vi disturbate. Dio non voglia che dobbiate
fermarvi per causa mia”
- forse… è meglio che vada a scolare la pasta. Sarà pronta
ormai- dice Ale indicando la porta e trattenendo a stento un’altra risata.
- ok… io scuoio sti due, mi lavo le mani e vengo- sbuffo
baciandole ancora la fronte prima di lasciarla andare.
Appena esce dalla stanza non risparmio un’occhiata
esasperata ai miei due “amici”.
- ho… detto… qualcosa che non va?- chiede Kell registrando
il silenzio che era calato.
- no Kell… se sti due smettessero di tubare come due…
colombelle… sarebbe meglio, però- sbuffa Jack raccogliento martelli, chiodi e
cacciaviti per rimetterli nella cassetta degli attrezzi avvolto in una nube di
fumo.
- come scusa?- chiedo cascando letteralmente dalle nuvole.
- niente, niente… Rob. Non gli dare retta. Il fatto è che è
caduto troppe volte dal seggiolone da bambino e ogni tanto mostra segni di
squilibrio- si intromette Kellan a minimizzare.
- io non sono caduto dal seggiolone! Io dico solo che sti
due non fanno altro che baciarsi, abbracciarsi e “amore” di qua e “amore di là!
La cosa inizia ad essere nauseante! Ancora un po’ e diventerò diabetico per
tutta questa dolcezza! che avranno mai da baciarsi in continuazione!-
- ma vedi tu… sono sposati!-
- Jack… c’è qualche problema?- gli chiedo cauto.
- veramente…-
- Kell!- ringhia Jackson con tono minaccioso.
- Ash l’ha lasciato- confessa l’altro, incurante dell’alta
dose di cattiveria che conteneva quel “Kell”.
- lei non mi ha lasciato!-
- no… si è solo presa una pausa di riflessione un po’
drastica-
- non mi ha lasciato! Dannazione! È solo confusa… stanca per
il lavoro…-
- si, come no…-
- senti, mi chiamerà, ok? Non fosse altro che per dirmi che
è finita ma chiamerà!-
- Jack… ha svuotato l’appartamento, cambiato numero di conto
in banca, cambiato numero di telefono e indirizzo, addirittura ha cambiato
continente… forse una chiamata per dirti che è finita non è proprio necessaria-
- no… tu non la conosci…-
- ecco… che frase del cazzo!-
Ok, devo essermi perso qualcosa. Chi ha lasciato chi?
- mi spiegate?- balbetto spaesato, interrompendo il loro
battibecco che stava prendendo toni sempre più aspri.
- Ashley l’ha lasciato- ripete Kellan convinto guardandomi.
- per l’ultima volta, non mi ha lasciato!- sbraita Jack
uscendo a grandi passi dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.
- l’ha lasciato… da due settimane- sospira Kell al mio
fianco, guardando la porta chiusa.
- e che aspettavate a dirmelo?-
- veramente… non volevamo dirtelo subito, Rob… abbiamo
pensato che con Ale che sta per partorire, il fatto che lavori sempre e ci sei
poco… ecco pensavamo di non darti anche questo pensiero-
- avreste dovuto dirmelo ugualmente-
Lasciare che lo scoprissi così è stata proprio una gran
vigliaccata.
In questi ultimi anni ho sempre sentito un po’ di distacco
nei miei confronti. Non che facessero qualcosa di strano, per carità, o non si
facessero sentire. Ma… non so, è sempre stata una mia sensazione.
Forse il fatto che spesso li sentivo parlare di cose di cui
io non ero quasi mai a conoscenza, il fatto che avessero dei segreti di cui non
volessero mettermi a parte, hanno alimentato questa mia sensazione che in
questo momento è diventata una certezza.
Forse non è vero che sono rimasti com’erano. Sono cambiati,
oppure sono io ad essere cambiato… almeno ai loro occhi.
Non è la prima volta che tirano fuori la frase “tu lavori
tanto e hai una moglie a cui badare” per darmi una motivazione del loro
silenzio, anche se, a essere obbiettivo, non mi tacevano cose di chissà quale
importanza. Mi hanno detto che si erano scordati di dirmi che Kristen si è
fidanzata niente popo di meno che con il cugino vecchio di Bill Gates, che
Nikki ha avuto una bambina e che Peter, prolifico come non ha mai fatto mistero
di essere, dopo tante femmine in famiglia è riuscito ad avere un maschio.
Ma questa non è una cosa da niente.
- lo so… ma oggi mi è sembrato stesse un po’ meglio. Almeno
non ci ha pensato tutto il giorno. Scusa Rob… volevo solo farlo stare sereno e
non farti preoccupare… devi badare a tua moglie prima ancora che a noi -
- ok…- sospiro. Ha forse senso continuare a dire che
l’essere un uomo sposato non fa di me un eremita? Dopo tante ore passate a
ripeterglielo, non credo di poter più sperare che riescano a capire la
situazione. Meglio lasciar perdere e cercare di chiedere come siano andate le
cose.
- ha preso e se n’è andata. Così mi ha detto lui. Io l’ho
sentita e mi ha detto che hanno litigato forte la sera prima… per via di
Taylor-
- oddio, no! Ancora per quella fissa su Taylor?-
- già… è stata la goccia per lei. Dice che la sua gelosia di
recente le stava rendendo la vita un’inferno. Ad essere sinceri…non aveva
proprio tutti i torti Rob-
- beh, ma c’era bisogno di andarsene senza una parola?-
- no… credo di no -
Restiamo in silenzio,
ognuno seguendo il filo delle proprie opinioni in proposito.
Jackson è sempre stato un tipo geloso, fortemente geloso.
Direi che abbia abbattuto persino il limite del parossismo. Però non è mai
stato cattivo. Non so se avesse o meno qualche motivo per credere che Taylor,
il cucciolo della compagnia che, visti i muscoli che gli avevano fatto mettere
su, tanto cucciolo non era, provasse ed esternasse qualcosa di più della
semplice amicizia con Ashley. Per Jack, Taylor rappresentava una minaccia.
In realtà, secondo lui, persino il tassista che l’accompagnava
a casa o l’addetto al controllo biglietti all’imbarco degli aeroporti
rappresentavano una minaccia. Ma non avrei mai creduto possibile che Ashley lo
lasciasse in questo modo. Cioè, ammetto di aver pensato più volte che prima o
poi l’avrebbe mollato, ma comunque non in questo modo. Eppure, pensando alla
morbosità del mio amico, non posso dire che sia difendibile e che ci fosse un
altro modo per chiudere la loro storia.
Qualunque altro tentativo civile sarebbe certamente andato a
sbattere contro un muro di insistenze che non l’avrebbero mai lasciata libera.
- Robeeeeeeeeeert!!!!!!!!!- grida la voce di Ale, spezzando
il silenzio - Robert!!!!!!!!!!!- chiama ancora allarmata.
Meno di un secondo e io e Kell ci catapultiamo entrambi
fuori dalla stanza per raggiungere Ale. La troviamo appoggiata al bancone della
cucina, boccheggiante, con una mano a reggersi il pancione e i capelli sciolti
a coprirle quasi del tutto il viso.
- amore, sono qui. Ci sono qui io- le sussurro all’orecchio
cercando di calmarla mentre la stringo forte a me. Le accarezzo i capelli, il
viso, di nuovo i capelli cercando di tenere le mani impegnate affichè non si
accorga del tremore che le scuote.
- io… credo che…. Dio santissimo, che male… sta per….
Aaaahhhh! Sta per… uuuhhhh-
Anche se non riesce a terminare la frase, suppongo stia
tentando di dirmi che sta per nascere.
Oh cazzo.
In anticipo di due settimane… sta per…
Oh cazzo.
Ma non dovrebbe, insomma il termine non è…
Oh cazzo.
E invece…
Cazzo, cazzissimo!
Mio figlio sta per…
- o-ok… ok… allora, allora, allora amore… t-tu siediti e-e
vediamo di…- balbetto insensatamente cercando di gestire la crisi di panico che
sta corrodendo il mio già precario, molto precario, autocontrollo. Intreccio le
dita nei suoi capelli e ne sciolgo i nodi nervosamente, non avendo
assolutamente la più pallida idea di cosa fare.
Mesi di letture e di documentari, di corsi pre-parto in
streaming, non mi hanno assolutamente preparato a questo momento di panico in
cui mi sento assolutamente impotente.
- Ale, Ale respira. D’accordo? Respira… calma…segui me, fa
come me…- interviene Kellan in mio soccorso, aiutando Alessia a sedersi
lentamente sul pavimento. Accompagna il ritmo del suo respiro con ampi gesti
della mano, tenendo gli occhi fissi su mia moglie, incoraggiandola ad ogni
inspirazione.
- grande, grandissima idea, Kell! Davvero! si, amore…
respira… con calma. Respirare sembra una buona idea-
Sedendomi per terra accanto a Kell e Ale, cerco di respirare
anche io seguendo il ritmo dettato da Kellan.
- certo che è una buona idea! Lo dicono sempre nei film, a
qualcosa servirà, no?- dice interrompendo un attimo l’esempio di respiarazione
che io e Ale stiamo seguendo fiduciosi che serva a qualcosa.
- J- Jack…- balbetto tendendo la mano nella sua direzione
non appena lo vedo sopraggiungere di corsa mentre tenta di infilarsi una mia
maglia. - Tienimi la mano, per favore-
- Rob, non sei tu che hai le doglie- mi fa notare Jack,
sedendosi anche lui con noi per terra di nuovo coi vestiti puliti.
- è una cosa psicologica, Jack. L’ho letto su “cosa
aspettarsi quando si aspetta”. A volte i papà sentono quello che sente la
madre. Credo sia solidarietà pre-parto- cerco di spiegargli iniziando a sentire
anche qualche dolorino alla pancia. - vedi? Ho persino mal di pancia, manco
stessi partorendo io-
- tu l’unica cosa che stai partorendo è una caterva di
minchiate! Ripigliati e renditi utile!- sbraita Jack tirandomi un ceffone per
farmi rinsavire.
- si! Grazie Jack! Mi ci voleva!- dico ritrovando di nuovo
me stesso mentre mi massaggio una guancia con la mano che pochi istanti prima
avevo teso a lui.
Ok, Pattinson. Sei seduto su un pavimento con tua moglie che
piange dal dolore perché sta per dare alla luce tuo figlio con due settimane
d’anticipo. Kellan la sta facendo respirare e Jack ti ha appena ricordato che
sei un marito e che ti devi rendere utile. Rendersi utile sembra una cosa molto
complicata al momento. Forse potrei concentrarmi fino a far evanescere il
piccolo Matt dalla sua pancia e ospitarlo nella mia così almeno lei non
soffrirebbe, ma a parte la difficoltà dell’operazione di trasferimento… è il
parto che mi preoccupa.
Un altro modo per rendermi utile sarebbe…
- Rob forse è meglio che chiami…- ansima Alessia tra un
respiro e l’altro facendo accendere finalmente in me l’illuminazione divina.
- si, si… hai ragione, il dottor Walsh. Chiamare il dottor
Walsh-
- ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!-
- oddio, amore!! Amore, amore, amore… guardami, ok?
Guardami! Jack, tu chiama il dottore, il numero è sul mio telefono. Dottor
Walsh-
- Dottor Walsh. Dottore. Si-
- svelto!-
- Ale, respira! Inspira, espira, inspira, espira, inspira,
espira, inspira, espira… -
Osservo Kellan dettare il tempo del respiro ad Ale che
esegue fiduciosa con la fronte appena imperlata di sudore. Mi alzo a cercare
qualcosa per tergerlo e torno a sedermi dietro di lei, portandola ad
appoggiarsi sul mio petto, sussurrandole parole di conforto e osservando Jack
camminare su e giù per la stanza tappandosi un orecchio con un dito. Accarezzo
distratto il pancione sentendolo muoversi più del solito mentre cerco di capire
cosa stia dicendo il dottore a Jack, purtroppo inutilmente.
Dopo una serie di “capisco”, “senta, è un’emergenza” e “non
può fare proprio niente?”, Jack torna da noi con aria sconsolata.
- Rob… il dottor Walsh ha detto che non è in città-
- come cazzo sarebbe “non è in città”?-
- sarebbe che si trova a un
barmiz… qualcosa…-
- un barmizva?- suggerisce Kellan.
- si ecco! Giusto! Un barmizva…ha detto che si trova a un
barmiz-coso e che non tornerà prima di tre giorni-
- oh cazzo, cazzo, cazzo! Oh merda!-
- amore, calmo. Ok? Non vorrai che nostro figlio nasca sul
pavimento della cucina in un clima teso e stressato, giusto? - mi ferma Ale
afferrandomi le mani che scorrevano troppo nervose sulla sua pancia.
- no, amore… hai ragione- convengo cercando di ritrovare la
calma impegnando le mani nei miei capelli.
- bene. Allora chiama il 911 e fatti mandare un
autombulanza- ansima Ale senza riuscire a trattenenre una smorfia di dolore.
- 911… autombulanza… Jack! Puoi farlo tu?-
- subito!-
- oh cazzo, Rob! Qua c’è un sacco d’acqua!- strilla Kell
mordendosi un pugno e guardando fisso la pozza d’acqua tra le gambe di mia
moglie.
- per forza Kell, ha rotto le acque!- ringhio lanciando lo
straccio che tenevo in mano li dove c’era l’acqua.
- ahhhhhh!! Ecco perché si dice così!- sospira sollevato.
L’ho pensato un sacco di volte nella mia vita e forse ve l’ho
anche già detto. A volte uno guarda una persona e pensa che parli e “ragioni”
come un deficiente, ma non deve farsi ingannare perché è sul serio un
deficiente. Kellan è IL deficiente!
- non avete ambulanze per questo genere di emergenze… ho
capito, si… se proprio non potete…- sento balbettare Jack che è diventato
bianco come un lenzuolo guardando il pavimento sporco.
- dammi questo cazzo di telefono!- ringhio alzandomi e
strappandogli di mano il telefono. -Pronto, senta ho bisogno di
un’autombulanza, subito!-
- come dicevo al suo amico, noi non…- risponde una voce
annoiata e gracchiante.
- senta, brutto pezzo di stronzo! Mia moglie mi sta
partorendo sul pavimento della cucina, urla come se Hannibal Lecter avesse
iniziato a mangiarsela mentre è ancora viva e le acque le si sono rotte da poco
meno di cinque minuti! Ora, o lei mi manda una cazzo di autombulanza a
prenderla o io la denuncio per omissione di soccorso!-
- faccia come vuole, nessuno è mai morto per aver partorio
in casa-
- mi mandi un’autombulanza adesso!-
- signore, siamo a Los Angeles. Sa quanti morti ci sono in
giro per le strade? Quanta gente riesce a tagliarsi le mani con la motosega o a
finire coi piedi tranciati da un tosaerba mentre si cura il suo bel praticello?
Ha idea dell’afflusso medio di feriti al nostro pronto soccorso? Ecco, se vuole
che sua moglie non dia alla luce il pargolo in casa sua, si metta in macchina e
ce la porti lei. Le autombulanze vengono usate solo per i casi più gravi. Grazie-
- certo che ce la porto, razza di cazzone avariato con le
palle mosce. Sai che ti dico? Vaffanculo! Vaffancuuuuuulo!!! V-a-f-f-a-ncuuuuuuuuulo!
Tu, le tue ambulanze, gli idioti che si fanno a pezzi con la motosega, tu che
al posto di lavorare ti fai le seghe! Mi fai schifo!
stroooooooooooooooooooooonzo!-
- accidenti Rob… questo si che è essere diplomatici!-
Lancio un’occhiataccia a Kellan ancora seduto sul pavimento
e a mia moglie accanto a lui. Digrigna i denti ed è pallida. La mia maglietta
che porta addosso è bagnata di sudore e i suoi capelli sono incollati al viso.
Avevo provato a legarglieli perché le dessero meno fastidio, ma non devo aver
fatto un così bel lavoro dato che ora sono sfuggiti quasi tutti dall’elastico.
- andiamo… dobbiamo portarla subito in ospedale- sospiro
cercando di essere il più pratico e tranquillo possibile. - Jack va di sopra e
prendi dalla mia valigia un paio di jeans per me e uno per lei, ok? E anche due
maglie. Se esce così le piglierà un accidenti- ordino aiutando Ale a mettersi
in piedi.
- andrà tutto bene, amore, ok?- cerco di rassicurarla
prendendo il suo viso tra le mani.
Si morde le labbra e annuisce ma due lacrime rotolano giù
dai suoi occhi chiusi.
- ho paura, Rob- mormora appoggiandosi del tutto a me.
- no, amore, no. Vedrai che andrà tutto bene. Adesso ci
mettiamo in macchina e vedrai che arriveremo in tempo- cerco di rincuorarla
mentre le sfilo la mia camicia ormai tutta sudata e afferro la maglia pulita
che Jack mi porge prima di andarsi a rivestire con Kellan.
- n-non è questo- balbetta facendosi sfilare anche la
maglietta.
- e cos’è, tesoro?-
- s-se… s-se ho le doglie a due settimane dallo scadere del
termine… allora… allora forse… c’è…-
- non c’è niente che non va, amore. Fidati di me-
- ne sei sicuro?-
- amore, mi sono letto tutta quella caterva di libri da donne
incinta… a qualcosa sarà pur servito, no?-
- si… suppongo di si…-
Scambiandoci un sorriso, continuo a vestirla con i miei
pantaloni e la mia maglia. Anche se sembra strano, i suoi jeans le vanno ancora
anche se a vita decisamente più bassa, ma di certo con qualche taglia in più
sta più comoda.
Mi vesto anche io e quando ho finito recupero un’altra volta
l’elastico che ormai porto sempre al polso per pettinarla in modo che i capelli
non le diano noie.
- Rob- mi chiama mentre le avvolgo attorno al collo la sua
sciarpa rossa.
- si amore?-
- Ti amo-
Checchè ne dica Jack, non siamo una coppia di colombelle in
amore. Ci scambiamo effusioni, chiaramente, e anche tante, soprattutto al mio
ritorno dopo troppi giorni di assenza. Ma non siamo li a ripeterci ogni tot
minuti quanto ci amiamo. Per noi il “ti amo” è importante.
Non lo diciamo mai come una frase di routine, come se
bisognasse farlo perché in una coppia si fa così. Il “ti amo” noi lo riserviamo
per momenti speciali, per i momenti nei quali nessun’altra parola può esprimere
quello che vogliamo dire.
Per questo so che ogni “ti amo” è sincero, che è una
conferma del nostro voler stare insieme. Ora è una dimostrazione di fiducia.
- anche io ti amo, cuore mio- sussurro sulle sue labbra
prima di baciarla.
- ragazzi… detesto interrompere questi momenti, ma sarebbe
il caso che ci dessimo una mossa- ci richiama Kellan con in mano già le chiavi
della sua jeep.
Non starò a raccontare del viaggio verso l’ospedale e di
come abbiamo falciato un ciclista, un pedone e fatto un quasi incidente con una
vecchietta che al volante era decisamente troppo aggressiva. Vi basti sapere
che da che eravamo in quattro, siamo giunti in sei al pronto soccorso, noi, il
ciclista e il pedone, e che abbiamo litigato per mezz’ora all’accettazione per
decidere chi avrebbe firmato prima i moduli per il ricovero.
A mettere pace fu una frase di Ale che mi ha dato molto da
pensare sulla vera natura della donna che ho sposato. Qualcosa che se non
ricordo male suonava come “sentite, brutti stronzi misogini! Razza di cazzoni
senza palle! O vi muovete a firmare quei cazzo di fogli, o vi scodello mio
figlio qui in corridoio facendovi sentire in colpa per tutta la vita e pregando
che per lo meno scivoliate sulla placenta che riverserò spezzandovi tutti quanti
l’osso del collo!”
Sbrigata la burocrazia ospedaliera, finalmente un’infermiera
accompagna me e Ale in sala parto e una volta lì scopro che tutti i miei sforzi
per trovare un medico competente sono miseramente naufragati.
Il dottor Kosovitch è quanto di peggio possa capitare a
qualsiasi partoriente. E quando dico qualsiasi partoriente, intendo proprio qualsiasi, riferendomi a qualsiasi esemplare femmina di qualsiasi specie del genere animale
esistente in natura.
- iecomi! Voi siete signori…?- aveva detto con forte accento
russo, mentre tre infermiere aiutavano mia moglie a sdraiarsi sul lettino dopo
averle fatto indossare il camice.
- Pattinson…- rispondo distratto infilandomi un camice verde
che l’ennesima infermiera mi porgeva.
- oh, Pattinson… se non sbaglio tu vampiro!-
- si… si sono io- rispondo distratto infilando anche la
cuffietta e i guanti.
- bene, io essere tu graaaaaande ammiratore. Tu fare me
autografo?-
- come scusi?-
- eccoci! Siamo qui, siamo qui!- ci raggiungono le voci di
Jack e Kellan già in tenuta da dottor House mentre si catapultano all’interno
della sala. Ecco mancavano solo loro. Almeno per non stare tra i piedi si
posizionano entrambi alle spalle di Alessia e cercando di stare il più zitti
possibile, anche se Kellan piagnucola visibilmente e sobbalza ad ogni urlo.
- ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!-
- dottore, le contrazioni sono ogni tre minuti- dice un’infermiera
coprendo le gambe di Ale con un telo. Prima che lo faccia, credo di intravedere
quello che accade tra le sue gambe e per un attimo ripenso all’idea malsana che
ho avuto di teletrasportare mio figlio nella mia pancia. Pessima, pessima idea!
- o ma certo, le contrattazioni! Aspetta me un minuto, ok?-
mi dice il dottore per andare a dare una sbirciatina sotto il lenzuolo.
- va tuuutto una meraviglia! Bambino sta per nascere da
solo!-
- ahhhhhhhhhh! Oddioooooooooooooooooooo!!!!!!
Robert!!!!!!!!!!!-
- sono qui, amore, sono qui! Andrà tutto bene, andrà tutto
bene- mi affretto a dire correndo ad afferrargli una mano, non facendo caso a
Jack che sventola una mano davanti al viso di Kellan che pare seriamente sul
punto di svenire.
- il cazzo andrà tutto bene! Sei tu che mi hai fatto questo,
brutto pezzo di merda! - ringhia Alessia artigliandomi la mano mentre trattiene
un altro urlo di dolore.
- emmm dottore… credo che mia moglie lamenti forti dolori…
non ci sarebbe qualcosa… della morfina, ad esempio… darle qualcosa prima che mi
dica esattamente in quanti modi mi squarterebbe dopo aver analizzato con cura
il mio albero genealogico?-
- beh… io era medico di animali prima, no saprei…-
- fammi un’epidurale, stronzo!-
- ma certo! Epidurale! Devo prendere qualche coglione di
lingua…-
- vada a prendere qualche lezione! Qua l’unico coglione è
lei!- interviene una delle infermiere esasperata. Di colore, ben robusta,
pratica ed efficiente. Forse Dio esiste.
- allora…- inizia mettendosi davanti ad Ale e guardandomi
come a chiedere il suo nome.
- Alessia- dico io cercando di ripetermi che andrà tutto
bene ora che questa santa donna ha preso in mano la situazione al posto del
dottor Dolittle.
- Alessia, perfetto. Allora,
Alessia. È troppo tardi per farti un’epidurale, sei troppo dilatata e il tuo
bambino con un paio di spinte nascerà da solo, ok? Lo facciamo nascere?-
- oh si, la prego!- ansia Ale, lasciando cadere la testa sul
cuscino che Jack le aveva recuperato da chissà dove.
- bene, allora. Stringa la mano di suo marito e al mio tre
lei spinga, intesi?-
- si…-
- ok… uno, due… tre!-
- aaaaahhhhhhhhhhh!!!!!-
- spinga ancora!-
- ahhhhhhh!!!!! Oddio che male!-
- spingi, amore, spingi!-
- Jack… ricordami di non farmi mettere mai incinto da
nessuno, ok?- balbetta Kellan stringendo la sua manona a quella di Jack che a
sua volta stringeva l’altra mano di Alessia.
- non ti rispondo nemmeno, Kell. Dai Ale! Dai che è quasi
finita!-
- un’ultima spinta Alessia, ce la può fare!-
- aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!-
Ed è l’ultimo urlo. Il più forte. Il più straziante per me. Ma
quello che lo segue è il più bel suono che io abbia mai sentito in vita mia.
Il vagito di Matt risuona nella sala forte e squillante,
accompagnato dai singhiozzi di Ale che ha tuffato il viso imperlato di sudore al
mio petto, e dai miei che escono spontanei, senza riuscire a fermarsi.
Kellan e Jack si abbracciano e piangono anche loro,
ripromettendosi di avere figli al più presto ma di non entrare mai più in una
sala parto nemmeno per tutto l’oro del mondo.
- io fatto nascere mio primo bebè!- continua a gridare il
dottor Kosovitch saltellando come un grillo per tutta la sala finchè un’infermiera
non lo caccia fuori a calci.
Dopo quello che pare un tempo interminabile, la nostra
salvatrice, l’infermiera Miranda Bailey, come leggo dal suo tesserino, ci porta
un fagotto urlante di asciugamani azzurri e lo posa tra le braccia di Ale che
subito l’accoglie con il sorriso più radioso che le ho mai visto in volto. Più limpido
e più sereno ancora di quello che le ho visto addosso il giorno del nostro
matrimonio, il giorno in cui ero certo avesse dato vita al suo sorriso più
splendido.
È stanca e sudata, pallida e scarmigliata, ma non l’ho mai
vista più bella di così.
Guarda dentro a quell’involto azzurro e sorride, tendendo l’indice
cui viene incontro una manina minuscola e arrossata.
- ciao amore- sussurra lisciando con il dito la pelle di
quella manina tesa.
Passo un braccio attorno al lettino e sporgendomi riesco a
vedere anche io… mio figlio.
La bocca piccola socchiusa, gli occhioni grandi che ci
guardano sonnacchiosi come se si fossero appena aperti da un lungo sonno. Qualche
ciuffo di capelli neri incollati alla testolina perfettamente rotonda e ancora
un po’ sporca per via del lungo viaggio che ha dovuto fare per venire al mondo.
Il mio bimbo, il mio cucciolo, la cosa più preziosa che ho
al mondo.
- Matt…- lo chiamo tendendo anche io un dito ferso quella
manina.
- non è bellissimo?- mi chiede Ale appoggiandosi al mio
braccio e girando un po’ nostro figlio affinchè possa vederlo meglio.
- è… meraviglioso…- riesco a dire non so in che modo. La gola
è troppo secca per riuscire a parlare davvero. Mi scappa una leggera risata
liberatoria. Tutto il nervosismo che ho accumulato nelle ultime ore si scioglie
come neve al sole di fronte a questo piccolo miracolo.
Non so come accada che il nostro destino venga scritto, non
so chi si prenda la briga di farlo. Sono tante le cose che non so, forse
troppe, ma una cosa, almeno, l’ho capita.
Puoi essere tutto quel che ti pare, fingere di essere
chiunque, essere davvero chiunque, ma quando arriviamo qui, davanti ad un
lettino a guardare per la prima volta nostro figlio, siamo tutti davvero uguali.
Non sai perché il destino abbia deciso di farti diventare
padre. La maggior parte dei genitori dei neo genitori direbbero che l’ha fatto
per farci finalmente smettere di essere dei completi imbecilli, ma io credo che
lo faccia per darci la possibilità di lasciare qualcosa di noi nel mondo,
qualcosa che non sarà mai così perfetto, così puro, così straordinario di come
lo è adesso. Perché in questo momento capisci tutto. Ogni domanda che ti sei
fatto, ogni dubbio che hai avuto, ogni paura che non hai affrontato ha la sua
risposta in questo cucciolo che ha bisogno di te.
Guardo mia moglie, e guardo mio figlio e finalmente mi rendo
conto di essere cresciuto più in quelle ultime ore che in trent’anni di vita.
Addio Robert complessato, ansioso e paranoico. Benvenuto Robert
superpapà.
- sai che ti amo?- sussurro a mia moglie guardandola dritta
negli occhi, travasando in quel “ti amo” tutto il fiume di emozioni che si
agitano dentro di me. Se non fosse stato per lei, tutto questo non sarebbe
stato possibile.
- anche io, Robert, da morire- ansima stanca accarezzandomi
una guancia mentre mi sporgo a darle un bacio.
Sono cresciuto, sono un uomo nuovo. Sono un papà.
- Jack, vieni. Dammi la mano e prega con me affinchè il
nostro figlio acquisito non diventi un paranoico complessato come suo padre-
dice Kellan assumendo un tono serio ritrovando un contegno dopo essersi fatto
spuntare i lucciconi agli occhi osservando il nostro bambino.
- io non sono un paranoico complessato! E mio figlio di
certo non lo sarà mai!-
- certo, perché prenderà da sua madre!- interviene Jack che
tende le braccia per prenderlo mentre Alessia glielo sta tendendo.
Beh, nulla in contrario che prenda da lei, anzi! Ma se invece
diventasse un complessato? Se fosse lo sfigato della scuola? Se venisse su
insicuro e pauroso? se…
Ok, non è vero. Non sono cresciuto. Sono sempre un paranoico
complessato.
- avanti, facciamo questa preghiera- borbotto tendendo la
mano a Kellan.
Si. Forse ce n’è bisogno.
eccoci anche oggi con i link:
la canzone che canta Kellan, l'avete riconosciuta vero??? oh Susanna!
ecco il dottor Kosovitch e il film che mi ha ispirato per la scena del parto. Nine month -nove mesi per innamorarsi
Ale e Rob prima e dopo
Jack e Kellan
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Capitolo 49 *** capitolo 49. Epilogo ***
epilogo
Vorrei…
Condizionale semplice del verbo “volere”.
Vorrei…
Condizione di desiderio insoddisfatto.
Vorrei…
Condizione di desiderio insoddisfatto che diventa dolore
quanto più sai che quello che vorresti non sarà mai tuo.
Vorrei…
Vorrei essere di nuovo vivo.
Vorrei…
Vorrei avere ancora un cuore che possa battere solo in
funzione del tuo cuore.
Vorrei…
Vorrei avere ancora mani per accarezzarti, braccia forti per
cullarti, vorrei avere gambe e piedi per accompagnare i tuoi passi.
Vorrei…
Vorrei avere voce per dirti che ti amo ancora.
Ho rinunciato al paradiso per te. O meglio… tu sei il mio
paradiso.
Vuoi sapere dove andiamo quando moriamo? In un posto caro al
nostro cuore. Ognuno ha il suo paradiso, uno spazio infinito su misura per noi.
Nel mio paradiso ci sei tu, e anche se sembra un paradosso,
per me il paradiso è vivere accanto a te.
Cammino sempre a un metro da te, lo sai?
Respiro la tua stessa aria, anche se io non ne ho più
bisogno. Vivo la mia non vita nella tua scia, cavalcando le onde che cavalchi
tu, soffrendo le tue emozioni, ridendo delle tue risate, soffrendo le tue
sofferenze.
È difficile. Ci sono giorni in cui credo d’impazzire, ci
sono momenti in cui vorrei entrare nel suo corpo e usarlo per abbracciarti e
amarti come tanto tempo fa.
Una volta l’ho fatto, e me ne vergogno. Per sentirmi un po’
meno in colpa, ho aspettato che stessi dormendo, che lui stesse dormendo.
La tua pelle, il tuo profumo, il tuo calore… con sensi
umani…
Gli immortali vi invidiano, lo sai? Tutto è più bello per i
condannati a morte. Ogni momento è splendido perché mai più tornerà. Quanto è
profonda questa verità l’ho capita solo in quel momento, mentre ti tenevo
stretta con le sue braccia.
Non potevo indugiare più di qualche ora, amor mio, e quei
minuti sono volati via. Sono stati poco più di un battito di ciglia per me, e
quanto ho invidiato tuo marito puoi solo immaginarlo.
Mi sono anche alzato dal letto e ho preso in braccio il
piccolo Matt.
A parte il colore degli occhi, è uguale a te. La tua stessa
bocca, lo stesso taglio degli occhi… gli stessi capelli corvini e boccolosi. Quando
ride è uguale a te, quando piange è uguale a te, quando è pensieroso… è uguale
a te.
Avrei tanto voluto avere un figlio con te, Ale… avrei voluto
sedermi con lui al pianoforte e insegnarli a battere le dita sui tasti, avrei
voluto insegnargli a lavarsi i dentini da solo, ad allacciarsi le scarpe…
Gli avrei detto di tenere bene il pallone raso terra mentre
corre, di calciarlo possibilmente con precisione nello specchio delle porte.
Gli avrei detto di essere simpatico con tutti ma di stare comunque attento alle
persone, di essere garbato ma mai sottomesso, di essere obbediente ma mai senza
orgoglio.
Avrei voluto potergli dire che quando si esce con una
ragazza non sempre fare lo stronzo paga, avrei voluto dirgli di esser sempre
galante e che al primo appuntamento avrebbe dovuto regalare un fiore.
Avrei voluto dirgli tante cose.
Ho mantenuto la parola e su quell’altare ti ho lasciata alla
tua vita.
Non mi hai più visto ma io sono sempre stato al tuo fianco.
Le notti in cui ti rigiravi da sola nel letto, accarezzando
il tuo pancione, io c’ero.
I giorni in cui camminavi per strada osservando padri che
giocavano con i propri figli al parco, io c’ero.
Le ore che passavi alla finestra stringendo il telefono
sempre aspettando… io c’ero.
Io c’ero quando Matt ha detto la sua prima parola, quando si
è alzato da terra e ha mosso i suoi primi passi, quando è caduto e, testardo
come sua madre, si è rialzato e ha ricominciato daccapo.
Sei forte, lo sei sempre stata. Soffri la solitudine in
silenzio, risolvi da sola i problemi di tutti i giorni e aspetti.
Ti vedo sai?
Sento il morso al petto che ti stringe ogni volta che Matt
impara qualcosa di nuovo e tu ti volti ma lui non c’è.
È il suo lavoro, l’hai sempre saputo, l’hai accettato… ma
non vuol dire che ti faccia meno male.
Ti ama e tu ami lui.
La felicità che ti pervade quando lui è lì con te, è
palpabile. Tanto che basta a ripagarti di tutti i giorni in cui lui non è lì
con te.
Anche tu pensi a tanti vorrei mentre guardi Matt crescere
lontano dagli occhi di suo padre.
Vorresti che lui accettasse tutte quelle offerte che gli
piovono addosso come compositore.
Vorresti che lui non si spingesse sempre più lontano per
sempre più mesi.
Vorresti che lui si rendesse conto che tu non potrai più
seguirlo in capo al mondo quando Matt inizierà la scuola.
Vorresti che lui fosse con te a casa per preparargli una
bella cenetta e fargli trovare un sonaglino rosa e dirgli che sei di nuovo
incinta.
Vorresti… ma non chiedi mai.
Porti tutto dentro di te in silenzio e ti ripeti che sapevi
che sarebbe stato così.
Ti chiedi se sei una cattiva madre a tacere questi desideri,
a non dargli voce per tuo figlio, perché cresca con un padre di cui conosca la
vera voce e non la caricatura che propone un telefono, perché abbia un padre
che cammini con voi nel viale dei petali rosa dove vi siete sposati, che lo
prenda in braccio senza doverlo subito mettere giù perché il lavoro chiama.
Vorresti tutto questo…
Vorresti, mio piccolo fiore.
Vorresti, mio unico amore.
Vorresti…
Tu non lo sai… ma anche lui vorrebbe.
Non è un cattivo marito, non è un cattivo padre, non è una
cattiva persona… ti ama. Vi ama… ma non sa come fare a farlo nel modo giusto.
Imparerà, fidati di me.
Ciò che destino ha
unito l’uomo non può separare.
Per quanto mi faccia male ammetterlo, eravate destinati
l’uno all’altra.
Tu non l’hai mai saputo, ma sei stata tu a scattare la foto
che l’ha portato da te. Sei tu che hai gridato il suo nome per prima. Sei tu che
l’hai portato a cercarti.
Il destino vi ha solo fatti scontrare rimettendo le cose a
posto.
Spesso ti sei chiesta come sarebbero andate le cose se alla
prima di quel film ci fossimo arrivati. Vuoi davvero saperlo, amore mio? Sul
serio?
Se ti dicessi che tutto sarebbe stato esattamente così?
Se ti dicessi che sarei morto lo stesso e lui ci sarebbe
stato ugualmente, penseresti a cosa?
Che ero io la tua anima gemella e che non mi avresti mai
lasciato per lui?
Amore mio, la verità è che mi avresti lasciato. Saresti
andata da lui… sempre avresti scelto lui.
La tua anima è stata sua dalla prima volta in cui i vostri
occhi si sono incrociati.
Morto o vivo, saresti stata sua.
Non te ne faccio una colpa, tesoro. Non è colpa tua. Non lo
è mai stata.
Dall’altra parte, nella mia non vita, riesco a capire molte
più cose. Non tutte, ma abbastanza da riuscire ad accettare che non sarebbe
stata colpa tua. Né sua.
Ciò che destino,
volere divino, ha unito, l’uomo non può separare.
Ma non nego che vorrei riaverti.
- Matt!- chiami allargando le braccia per accogliere il tuo
bambino che corre verso di te.
Lo afferri e lo sollevi in aria, girando su te stessa.
Sei bellissima, amore.
Lo sei sempre stata.
Ti sei tagliata i capelli, ma sei bella anche così. I tratti
del tuo viso si sono addolciti, i tuoi gesti sono più cauti, le tue labbra più
pronte al sorriso. Sei una mamma. Sei cambiata pur restando la stessa.
- mamma, guarda!- grida il tuo cucciolo tendendo il piccolo
indice al di là delle tue spalle.
- papà- sillaba battendo le manine paffute.
Sorridi, gli vai incontro e lo baci. Lo tieni stretto a te
mentre lui prende in braccio Matt e commenta quanto sia cresciuto.
Sorridi fiera della tua famiglia, che magari non sarà
perfetta, ma è tua.
- sapevo che vi avrei trovati qui- sussurra Robert tra i
tuoi capelli, sciogliendo la piccola coda in cui li hai stretti.
- c’è forse posto migliore per insegnare a Matt ad andare in
bici?- chiedi lasciandogli un tenero bacio sulla spalla. Lo guardi con amore
immenso e subito lo perdoni di tutte le volte in cui si è dimenticato di
chiamarti, di tutte le volte che l’ha fatto ma per dirti che avresti dovuto
pazientare ancora qualche giorno… di tutte le volte in cui è partito prima di
quanto avesse promesso.
- se non fa la nostra fine…- scherza rimettendo Matt a terra
per poi tenere ferma la piccola bicicletta e aiutarlo a montarci su.
Insieme lo guardate muovere incerto la gambetta per darsi la
spinta e vi chiedete quando è successo che sia cresciuto così tanto e fra
quanto tempo crescerà ancora da togliergli le rotelle.
In mezzo a tutto questo rosa vi guardo camminare insieme, vi
guardo sorridere, vi guardo scambiarvi amore.
Amore mio, se fossi al mio posto non avresti bisogno della
tua macchina fotografica per percepire la bellezza.
Vorrei poter scattare una foto. Vorrei poterla sviluppare e
vorrei mostrartela ogni volta che ti senti sola, ogni volta che aspetti che
Matt dorma per sfogare con un po’ di lacrime la mancanza che senti dentro, ogni
volta che arrivi a pensare che lui sia con un’altra…
Vorrei mostratela per farti capire che siete fatti l’uno per
l’altra e che le tue paure sono infondate.
Vorrei mostrartela per farti capire che nonostante la
lontananza, lui non può tradirti perché se ti soffermassi a guardare i suoi
occhi come li guardo io, capiresti che tu sei il suo sole, che lui non può fare
altro che gravitare attorno a te.
Vorrei mostrartela per farti vedere quanto soffre a stare
lontano da voi.
Vorrei fartela vedere perché tu capisca tutto questo.
Le foto ti hanno sempre aiutata a capire, a vedere. Una
fotografia ha cambiato la tua vita. Un’altra fotografia potrebbe rimetterla a
posto.
Scattala tu per me, amore mio, e osservala.
Ciò che destino ha unito, l’uomo non può separare.
Fine.
Eccoci qui alla fine.
Che dire? Un po’ sono triste.
Questa storia è nata in un periodo particolare della mia
vita, un momento se vogliamo… strano.
Ricordo ancora la sera in cui ho iniziato a scriverla, la
sera in cui più che ogni altra sera sentivo che mi mancava qualcosa dal mio
rapporto di coppia.
Ho riversato in questa storia tutto quello che avrei voluto
per me (certo, non un fidanzato morto!): quell’amore che cresceva piano piano,
la passione palpabile, il desiderio, l’ansia dell’attesa di un solo bacio.
Quando scrivevo vivevo una doppia vita: c’era la mia e c’era
quella di me come Alessia.
Quando mi sono lasciata con il mio ragazzo e “ho iniziato a
scoprire il mondo” ho perso un po’ di ispirazione e molti capitoli non sono
venuti proprio come avrei voluto. Quando la vita vera reclama, diventa
difficile chiudersi nei sogni. Ho sognato talmente tanto che essere travolta da
tutte queste nuove bellissime emozioni mi ha sconvolta e… lo ammetto, anche
cambiata.
Io che so come vanno le cose nella mia vita, e poche altre
amiche che sono al corrente di tutto si saranno rese conto del cambiamento nel
mio modo di scrivere e anche di essere.
Molte persone hanno concorso a darmi ispirazione e sostegno
e vorrei ringraziarle una per una ma mi rendo conto che è impossibile però farò
del mio meglio.
Vorrei ringraziare Gianni,
ossia il mio ormai ex-ragazzo.
Gian, anche se non leggerai voglio ringraziarti perché i
nostri sono stati quattro anni intensi in cui ci siamo innamorati e voluti
bene. Siamo cresciuti insieme e abbiamo imparato tanto l’uno dall’altro. So che
nell’ultimo periodo le cose tra noi non sono andate come avremmo sperato e che
sembra che di noi non sia rimasto niente. Ma se ora so chi sono, cosa voglio,
cosa desidero, a cosa sono disposta a rinunciare e su cosa non transigere è
merito tuo. È merito tuo se ho trovato me stessa o almeno… mi hai messo sulla
strada giusta per farlo. Grazie di tutto.
Vorrei ringraziare Cristiana,
Alias la nostra mitica Agathe, per avermi praticamente costretta a scoprire il
mondo di Twitter e con esso un sacco di persone fantastiche tra cui Mariaelena, Barbara, Nunzia, Giulia… so che
ci sono poco ragazze, so che le mie rare comparsate non bastano. So però che vi
porto nel cuore e vi penso sempre. Che nonostante la lontananza vi voglio un
bene immenso e che con voi ho condiviso momenti esilaranti (le serate
pervy??????? XD), momenti un po’ più tristi e soprattutto passioni (chi se le
scorda le serate a seguire in streaming gli eventi del Pattinson???) . Chi più
chi meno mi avete dato tanto e spero che continuiate così! Elly, in particolare tu che mi hai introdotto nel
mitico mondo delle pere e delle telefonate che durano fino alle 2 del mattino,
in cui condividiamo le nostre sventure e progettiamo ff in stile Bertolucci che
a te vengono splendidamente! Cri per i tuoi commenti
sagaci e il tuo spronarmi a un raiting rosso che è stato l’inizio della
trilogia del trombabilissimo (ahimè ancora da finire). Per avermi fatto
conoscere tutte voi, immensamente GRAZIE! Nu…
perché le serate pervy con te erano momenti di rara poesia! Perché tu e Chaira insieme mi avete aiutata a capire
che la storia che portavo avanti non poteva avere più futuro. Giu, perché le tue recensioni mi hanno sempre fatta
morire dalle risate! Barby, perché sei
dolcissima e sempre carinissima anche con le tue crisi di panico pre-esame!
No, non mi sono dimenticata di te Chia
:), ma sai che su di te ho molto da dire.
Tesoro… per te ci va un grazie enorme! Enorme!!!!! Tu sei
sempre stata lì a sostenermi, a consigliarmi, ad ascoltarmi. Nonostante il mio
lungo silenzio tu mi hai capita. Tu hai capito che avevo bisogno di tempo per
rimettermi in quadro e semplicemente sei stata con me in silenzio, senza mai
rimproverarmi la mia latitanza.
Tu mi incoraggi nei miei nuovi progetti, passi ore con me al
telefono a farti raccontare tutto quello che mi succede e a scambiare con me
tutti i pettegolezzi più succulenti del sito (e ce ne sono).
È impossibile non volerti bene perché sei una persona
meravigliosa e con un grande, grandissimo, spropositato talento. Non cambiare mai Chia, se non per diventare
ancora più speciale di quello che già sei!
Un altro grazie va a delle lettrici in particolare : Romina, Daniela, Alessandra, Alice_cassedy, Jodie, Jessikina,
Anna, Lisa, Vanessa… chi dall’inizio, chi alla fine, con il vostro appoggio
e la vostra fiducia sono riuscita a superare blocchi di pagina bianca. È vero,
non siete editori ma semplici lettrici, ma il vostro appoggio è stato davvero
importante. Grazie!
Un altro grazie speciale va a Debora.
Non so se ti consideri ancora la mia sorellina. Abbiamo avuto molti alti e
bassi, ma io ancora ti considero tale. Hai sempre incoraggiato la mia passione
e l’hai sempre sostenuta, cercando di aiutarmi il più possibile nella riuscita
di questa storia. Mi hai proposto editori, hai contattato Erika (e chi se lo
scorda quel momento???? :) )…. Hai fatto tanto e mi hai dato tanto, quindi
GRAZIE!)
Anche se sono praticamente certa che non leggerà più… grazie
ad Angela.
La nostra amicizia è volta al termine con tutte le nostre
incomprensioni. Rispettivamente, non siamo state le amiche di cui forse avevamo
bisogno… ma ti ho voluto bene sinceramente e te ne voglio ancora tanto. Mi
manchi molto… non so se lo vuoi sapere, ma è così. Mi manchi.
Altri ringraziamenti vanno ai miei ragazzi! Stefano, Marco,
Valerio, Enrico, Manuele, Carlo! Senza di voi, che per fortuna non leggerete
mai altrimenti mi prendereste per i fondelli a vita, sono riuscita a
“comportarmi da uomo”, come dite voi, e quindi a creare i personaggi di Rob,
Jack e Kellan. Mi avete fornito abbondante materiale di stupidità maschile su
cui scrivere e siete i migliori amici maschi del mondo! Tutti quanti avete
contribuito a farmi scoprire il bello della vita universitaria e soprattutto
che l’amicizia tra uomo e donna è davvero possibile. Lo dico sempre: siamo una
famiglia! E io vi voglio un mondo di bene.
Ultima, ma non per questo meno importante, Francesca…
Moglie… sai ogni cosa di me. Sai tutto. Sai perché non c’è giorno in cui io non
ringrazi Carlo per averci fatte incontrare e che non c’è giorno in cui io
cerchi di spiegarmi come la nostra amicizia profonda sia possibile.
Ci siamo viste piangere, ci siamo viste ridere, ci siamo
viste pensare e ci siamo viste innamorare. Tra noi non c’è bisogno di parole.
Tu sei stata la prima e unica persona con cui condivido una vita vera a cui ho permesso di leggere questa
storia e il tuo parere per me ha contato molto. Ti amo immensamente moglie!
Infine grazie a tutte le ragazze che hanno recensito, chi
sempre, chi qualche volta… grazie a quelle che hanno letto in silenzio ma che
con il numero delle loro visite mi hanno lo stesso scaldato il cuore.
Grazie a chi si è affezionata a questa storia tanto da
metterla tra preferiti/seguite e chi, con fiducia, ha messo me tra gli autori
preferiti. Grazie a chi ha candidato PLVK per le storie scelte e per altri
concorsi.
Forse mi sono dilungata troppo…e non sono riuscita lo stesso
a ringraziare tutti… se ho dimenticato qualcuno, che si senta ringraziato anche
lui perché tutti, ognuno di voi, dietro le quinte o in prima fila, è stato
importante per me.
GRAZIE.
Forse a qualcuno di voi parrà assurdo e stupido ma io lo
faccio lo stesso: grazie Robert Pattinson!
Grazie per avermi prestato il tuo volto e “la tua vita”. Ho
cercato di renderti come ti immaginavo, documentandomi quanto più potevo. Non
so come stai messo ad amicizia con Jack e Kellan e so invece che quella con Tom
è molto profonda. Spero che tu non ti sia offeso se per esigenze di copione ho
modificato la realtà.
Sono una scema perché ti parlo come se tu potessi leggermi,
ma ti voglio ringraziare oltre che per avermi regalato il sogno di questa
storia anche per il semplice fatto che esisti. Detta così sembra banale, ma non
so se ti rendi conto di quanto sei importante per un sacco di ragazze che
grazie a te hanno scoperto legami di amicizia profondi. Grazie anche per
questo.
So che avevo promesso di rispondere alle vostre recensioni,
ma visto che siamo in chiusura, spero non vi dispiaccia se rispondo in un’unica
volta a tutte quante, dato che più o meno mi avete chiesto le stesse cose.
Sono contenta del fatto che l’ultimo capitolo vi sia
piaciuto, soprattutto i battibecchi tra Jack e Kellan. Non potevo lasciarli
andare via senza un’uscita in grande stile!
Mi ero talmente divertita a scrivere l’addio al celibato di
Luke che non potevo fare a meno di farli tornare. Il film a cui mi sono
ispirata e che molti di voi già conoscevano ha segnato la mia adolescenza.
Credo non mi prenderete per pazza se la prima volta che dovevo andare da un
ginecologo ho avuto paura temendo di trovarmi un tipo come il dottor Kosovitch!
Mi è andata bene, ma avevo trovato un fisioterapista così e credetemi, dal vivo
non era divertente per niente!
Matt è nato giusto alla fine, in tempo per far uscire ancora
una volta allo scoperto le paranoie di Rob, che come vediamo a 30 anni ancora
non lo abbandonano. Eeeeeeee già.
So che la parentesi di Jack e Ash vi ha lasciate deluse, e
forse un po’ spiazzate così come la nevrosi di Beckie al termine del pov di Ale
e il fidanzamento di Kell. A parte il fatto che, come sapete, c’è un sequel,
non credo in quelle storie in cui c’è un lieto fine per tutti. Nella vita vera
il lieto fine non è per tutti e il tutti si sposano e vissero felici e contenti
purtroppo non è una tappa obbligatoria che prima o poi arriva.
Chi di voi ha il mio contatto su Facebook (se non lo avete e
volete chiedermi l’amicizia il nome è Claudia Rubino. Ditemi solo chi siete e
accetterò volentieri), nell’album delle locandine delle mie storie ho
pubblicato le foto dei miei quaderni di appunti. Chi ha l’occhio di falco riuscirà
a leggere lo schizzo della trama del sequel e anche alcune cosette
sull’originale che è in fase di scrittura.
Il Blog continuerà ad essere il mio principale strumento per
tenervi informate sull’evolversi delle mie storie. So che negli ultimi tempi ci
ho messo molto ad aggiornare e a parte l’università erano i risultati del mio
forzarmi a scrivere che non soddisfarmi quel tanto da farmi velocizzare i
tempi.
Rileggendo mi sono spesso accorta di essere stata frettolosa
e sconnessa in alcuni punti che avrebbero meritato maggiore cura. Il fatto che
sia la mia prima vera ff giustifica solo in parte la mancanza. Per questo vi
chiedo già in anticipo pazienza per l’aggiornamento delle mie nuove storie.
Voglio postare solo quando sono sicura e soprattutto quando avrò un po’ di
capitoli da parte.
Se per questa storia avevo già in mente una suddivisione
capitoli, per le nuove assolutamente non ho la più pallida idea. La mia
intenzione è scrivere a manetta e suddividere man mano a seconda dell’evolversi
della storia. Se quindi non mi vedrete per un po’ comparire sul sito,
tranquille, non sono scomparsa… sto solo scrivendo :)
Che dire ancora??? Ah si. Allora: la rossa, l’ultimo pov di
Ale sul capitolo 44, è in fase di scrittura e arriverà spero a breve. Se volete
trovare un sant’uomo che abbia voglia di farmi salire l’ormone giusto per
forzare un po’ la mano all’ispirazione fate pure.
So di aver citato una Dramione che si esiste sul serio. Il
prologo è pronto ma mi devo ancora figurare bene la storia.
Ho avuto anche una mezza idea di continuare la one shot
originale che ho postato ma… non so. Ho ben due originali in testa, una
dramione, Tienimi e una rossa da scrivere… forse metterci anche questa ha poco
senso per ora.
Sto scrivendo anche un’originale assieme alla mia cara
Moglie, che verrà presto postata ma con un altro account di cui avremmo tutte
due il controllo e l’accesso per facilitare un po’ le cose a entrambe.
Tranquille vi informerò sia sul blog che sull’aggiornamento delle mie storie
così che possiate rintracciarci se vi fa piacere.
Per Saint Katrine…. Non so. La storia che avevo in testa
forse non era poi così male, ma lo stile di scrittura ora è totalmente diverso
e non so se riuscirei a terminarla. Chissà, magari se mi gira potrei
riscriverla bene e pubblicarla :)… vedremo.
Ok… direi che ho scritto più di ringraziamenti, avvisi e
risposte che di capitolo, ma spero non vi sia dispiaciuto. Spero soprattutto
che abbiate letto quest’ultima parte degli avvisi che magari potevano contenere
qualcosa di più interessante.
Una cosa che ho in testa da un sacco di tempo è la colonna
sonora per questa storia. So di avervi dato una canzone di sottofondo per ogni
capitolo, ma la mia vanità di scrittrice per caso (che parolone) e grande
appassionata di cinema mi ha spinta all’ennesima sciocchezza, ossia creare una
specie di CD per questa storia :P
Ecco i titoli e in fondo, come sempre, i set
dell’abbigliamento più quello dei volti per il sequel :)
Ancora grazie infinite a tutti e a presto!
Angelo mio – Tiziano Ferro
Near to you
– A Fine Frenzy
Bring me to
life – Evanescence
When you
say nothing at all – Ronan Keating
Nobody’s
home – Avril Lavigne
Let me go –
3 doors down
Running up
that hill – Placebo
Innocence –
Avril Lavigne
Everything
you want – Vertical Horizon
You’re
everything – Lifehouse
Into the
fire – Thirteen senses
The first
cut is the deepest – Sheryl Crow
Abbigliamento Alessia
Abbigliamento Rob e Matt ( Matt immaginatevelo coi capelli
neri. Trovare una foto diversa è stato impossibile!)
Tienimi - volti
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Wow!! Qui l'anteprima!!!
Però devi spiegarmi bene come funziona....cioè qui pubblicherai qualcosa, oltre questi teasers??? =D
ciauuuu!!!! allora :) come funziona... si.
In linea di massima in questo blog pubblicherò le anteprime e risponderò direttamente a ogni domanda che vorrete farmi.
Pubblicherò avvisi e notizie varie quando ci saranno, anche perchè mi scoccia un pò sprecare una pagina/capitolo di efp. Io non sopporto quando penso che la storia sia aggiornata e invece mi trovo un avviso....quindi metterò tutto qui.
credo che mi divertirò parecchio anche a porvi domande e sondaggi su cosa vi aspettate dalla storia, come vorreste che andasse avanti e cose di questo tipo.
Ogni tanto, e questa credo sia la cosa un pò più interessante, ho intenzione di pubblicare i bozzetti del "come doveva andare", vale a dire che scriverò qui come mi è nata la scena di un capitolo che poi in fase di scrittura ha cambiato radicalmente rotta diventando molto diverso da come l'avevo immaginato.
Appena troverò il tempo di scriverlo, infatti, pubblicherò qui il "come doveva essere" del capitolo 15.
Ho creato questo spazio anche perchè i miei lettori si possano sentire più liberi di chiedermi qualsiasi cosa che magari non osano o non possono o gli dispiace chiedere in una recensione al capitolo.
Eeeee (e poi la finisco, lo prometto :P) al di la della ff l'ho creato perchè mi spiace un sacco non poter rispondere subito ai vostri commenti, ma essere vincolata alla pubblicazione. A volte, con persone che seguono e commentano sempre infatti, diventa inevitabile chiedere notizie di chi sta "dall'altra parte del monitor" e le regole di efp magari vincolano la conoscenza.
Finito il mio sproloquio in perfetto stile capo-redattore (mamma che paroloni!)ti ringrazio molto per il commento lasciato e... nulla per qualsiasi cosa sono a vostra completa disposizione :) un bacione.