Photos, Love, Vips and Kisses. When a photo changes your life

di ClaudiaSwan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata da dimenticare ***
Capitolo 2: *** Into the fire ***
Capitolo 3: *** Crawl ***
Capitolo 4: *** Complicated ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Keep holding on ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Why ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** capitolo 49. Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una giornata da dimenticare ***


1



1: UNA GIORNATA DA DIMENTICARE






Cazzo, cazzo, cazzo. Cazzo!!!!!!!!!!!
Maledetto traffico newyorkese!!!!
Tre anni che vivo qui e non sono mai stata tanto infuriata al volante come oggi. Ma perché sempre quando è una giornata importante? Le cose succedono sempre nei giorni in cui uno non deve in nessun modo, per nessun motivo, essere in ritardo. E io sono bloccata sulla quarantasettesima per una manifestazione di eredi dei figli dei fiori. Ma non lo sanno che i pantaloni a zampa, i capelli lunghi lisci tutti uguali e le magliette scrause dovevano finire con gli anni sessanta?
E io per la loro “Peace and Love Walking” devo perdermi l’appuntamento più importante per la mia carriera. Fare da fotografa per i servizi di Vanity Fair, dopo aver sprecato mesi e mesi, anni a fare la paparazza, è un’occasione che capita una volta sola nella vita.
Cazzo. Devo solo attraversare ancora un corso e ce l’ho fatta. Uno solo! E vengo dall’altra parte di New York! Fermata da un corteo a 500 metri dalla meta era alquanto triste! Dio ce l’ha con me. Mi vuole ancora chiusa dietro quel bancone a sviluppare rullini di signore anziane che non riescono a pensare a niente di più eccitante del fotografare i loro gatti.
Sto giusto per dire ciao ciao per sempre al magnifico letto che ho visto in un negozio di design  sulla East, quando finalmente la macchina davanti a me si muove. Oh bontà divina! Allora esisti! Forse non è troppo tardi per arrivare…no. E’ decisamente troppo presto per cantare vittoria, però! Mi blocco di nuovo. Un’altra volta. Ma porca vacca!
Dopo minuti che paiono ore, finalmente, le capre infiorettate finiscono di passare e il traffico riprende a scorrere. Ovviamente, passato il gregge, c’è sempre l’automobilista più scemo di New York che indovina un po’!? Sta di fronte a te. Maledetto! Se non schiacci sto pedale giuro che scendo e ti buco le gomme, almeno hai un buon motivo per stare fermo!
Questo qui proprio le mie minacce mentali non le sente, perciò decido di infrangere il codice della strada buttandomi sulla carreggiata opposta, dicendomi che se ottengo il posto, 80 dollari di multa saranno un prezzo equo. Ma mentre lo supero non posso resistere alla tentazione di mandare a ‘fanculo il guidatore bradipo con il dito medio. Tolta questa soddisfazione, schiaccio l’acceleratore e filo di corsa verso il grande palazzo a vetri sede della rivista. Qualcuno lassù deve avere avuto pietà di me perché trovo un parcheggio proprio dall’altro lato della strada. Lo occupo di prepotenza, attirandomi tutti gli insulti di un pinguino su un Cayenne, ma non me ne importa. Non sa quanto è importante per me questo parcheggio.
Sperando di non essere investita, attraverso la strada e finalmente sono lì.
L’occasione della mia vita è arrivata. Sicura sulle mie Prada che mi sono costate uno stipendio intero, salgo con crescente emozione i tre gradini dell’ingresso dell’edificio. Spingo la porta rotante ed eccomi in un atrio completamente in marmo. Tutto in quell’edificio trasuda lusso e prestigio, mostrando a tutti chi ospita quel grattacielo. Studi di grandi avvocati, serjeants da generazioni, ingegneri, sedi di importanti banche e gestori finanziari, riviste…Vanity Fair…
- Signorina! posso esserle utile?- mi chiede un uomo dalla guardiola.
- Oh si, grazie. Ho un colloquio di lavoro per Vanity Fair - gli rispondo avvicinandomi al suo bancone.
- Allora buona fortuna. Carina com’è sarebbero matti a non prenderla - dice porgendomi un pass. Sembra tanto Ambrogio dei Ferrero Rocher. Ha persino il cappello con la visiera rigida da custode. Gli sorrido e gli faccio un cenno di saluto avviandomi ai gate per fare strisciare il pass. Una volta agli ascensori, mentre pigio il numero 32, inizio a sentire un po’ di mal di stomaco. Da ansia. E se non mi prendessero? E se tutti i castelli in aria che mi sto facendo siano già pronti a cadere? Che stupida che sono stata, forse mandare il curriculum a una rivista del genere è stata una pessima idea. Forse non sono ancora pronta, non ho il grado di esperienza giusta. Mi liquideranno nel giro di cinque secondi, ne sono certa. Stringo la mia cartelletta al petto, non più così sicura delle foto che ho scelto. E se non avessero apprezzato l’originalità dei miei scatti? E se…
Il plin dell’ascensore mi avvisa che sono arrivata, interrompendo la mia catena infinita di e se…mentali. Cazzo. Ok, calma Ale. Ti sei avvalsa di una personal shopper per l’abbigliamento, sei andata dalla parrucchiera persino per farti i capelli mossi, la tua macchina non è né in divieto di sosta, né in un parcheggio a disco orario. Non c’è niente che non va. Ora esci da questo ascensore e tenta di avere quella che si chiama un’aria professionale.
Metto un piede fuori dall’ascensore e il primo tac del mio tacco mi dice che ora è troppo tardi per tornare indietro. Tac. Cos’ho da perdere? Tac. Al massimo sarò cacciata brutalmente fuori dall’ufficio. Tac. Oppure mi ritroverò a reggere il treppiedi del primo fotografo per i prossimi sei mesi. Tac. Reggere il treppiedi e porgere obbiettivi non è male come inizio. Tac. Se sono fortunata dovrò occuparmi dello sviluppo. Tac. Se la fortuna decide di voltarmi le spalle dovrò prepararmi a portare pacchi di carta fotografica per il resto della mia vita. Tac.
- Salve, in cosa posso esserle utile? - mi chiede una segretaria che è tutta un lifting, vestita come se Valentino in persona si fosse presentato a casa sua giusto per abbinarle i vestiti quella mattina.
Mando giù saliva che non c’è e prendo un bel respiro, prima di vomitare fuori un - Ho un appuntamento con Gary Marshall per quel posto da aiuto fotografo - piuttosto stentato.
- Si accomodi. Vedo se è disponibile -
Mi fa pure l’alzatina di sopracciglio! Spero che tutto il botulino che si è iniettata nelle guance esploda! Prendo un altro respiro mentre mi siedo su uno dei divanetti di pelle nera del salottino. Calma Ale, sta calma. Sei parecchio irritabile oggi. Hai detto cazzo almeno cinquanta volte in un’ora e augurato mali improvvisi a metà dei cittadini di New York. Calma.
Inizio a lisciarmi nervosamente la gonna, a controllare che le mie scarpe siano a posto, che i braccialetti siano voltati nella direzione giusta e non so più che altro. Ci manca solo che il mio nervosismo lo sfoghi nel mettere bene impilate le riviste che ci sono sul tavolino davanti a me e poi sono a posto.
- Come ha detto che si chiama? - mi chiede Miss lifting 2009.
- Chianti. Alessia Chianti - rispondo con un filo di voce.
- La può ricevere. Prego, mi segua - dice dopo aver agganciato la cornetta ed essersi alzata in piedi.
Perché i suoi tacchi sembrano avere una cadenza molto più aggraziata della mia? Perché io vestita di tutto punto, firmata fino alle mutande, mi sento una nullità in confronto a Miss lifting? Mi fossi presentata in tuta avrei ottenuto lo stesso effetto risparmiando un sacco di soldi.
Oltrepassiamo una porta a vetri, poi un’altra e un’altra ancora. Alla quarta, finalmente, mi trovo in un laboratorio. Grandi tavoli luminosi e bozzetti ovunque. Il paradiso del fotografo. Seduto ad uno sgabello rotante alto, vestito interamente di nero, con tanto di pelata lucida, occhiale Ray Ban da vista e anello grosso quanto una polpetta sull’indice della mano destra, il genio della fotografia sta controllando alcune stampe con una lente di ingrandimento ottica.
- Signor Marshall - chiama dopo qualche minuto la segretaria.
Questo alza gli occhi e posa lo sguardo su di me. Fa cenno alla mia accompagnatrice di andarsene come se stesse scacciando una mosca e appoggia il mento sulla mano per fissarmi in comodità.
- E tu sei..?- chiede con aria annoiata.
- Alessia Chianti, piacere di conoscerla - dico porgendogli una mano con un sorriso. Mi ignora e torna alle sue stampe.
- Cosa sai di fotografia? - chiede sempre con lo stesso tono annoiato.
- Beh… Lavoro in un laboratorio fotografico da due anni e nel frattempo faccio foto da freelance per i giornali. Ho un diploma di licenza superiore di perito fotografico e uno della John Kaverdash di Milano. Ho partecipato a vari concorsi e ho vinto qualche premio, in Italia… -
- Si, si…può bastare - dice sempre annoiato.
- Hai portato qualche scatto?-
- Certo - rispondo prontamente porgendogli la cartelletta rossa che tenevo stretta tra le braccia. La apre e inizia a prendere le stampe. Le prime sono degli scatti paesaggistici delle periferie di New York. Le fa scorrere in fretta.
Nel secondo blocco ci sono degli scatti un po’ futuristici di oggetti di design, frutto di un lavoro che mi era stato offerto per pubblicizzare una mostra. Anche queste le fa scorrere una dietro l’altra senza nemmeno guardarle. Il terzo blocco raccoglie foto di modelle e modelli, gentile concessione di un fotografo per riviste di abbigliamento dei grandi magazzini, in cambio del mio aiuto. Gary Marshall le lascia cadere e appoggia il viso annoiato su entrambe le mani tornando a guardare le sue di stampe. Qualcosa mi dice che ho fallito. Speravo di non dover tirare fuori il quarto blocco, ma dovevo tentare. Mi avrebbe certamente gridato addosso, ma ormai ero lì. Le mie foto erano state tutte scartate con appena un’occhiata. Più umiliata di così…
Tiro fuori dalla borsa una busta ocra e la lascio scivolare sul tavolo.
Mi guarda spazientito per alcuni secondi ma poi la prende. Ed ecco che diventa di tutti i colori. Bianco, rosato, rosa, fucsia, rosso, porpora, viola, blu. - Mi prendi in giro?- mi grida.
- No, signore -
- E con che proposito, allora, ti presenti con le mie foto qui? -
- Con tutto il rispetto, signore, se guarda attentamente…noterà di certo che non sono le sue foto queste - dico abbassando la testa per l’imbarazzo. Ho giocato la mia ultima carta e mi è andata male. Ale sei stata proprio un genio a pensare che avrebbe trovato interessanti quegli scatti.
Lui prende la lente e inizia a studiarle attentamente.
- Hai due minuti per spiegare - mi dice guardandomi torvo. Mi sta dando una possibilità? La prendo come tale e provo, inutilmente, a prendere in mano la situazione con molta calma.
- Questo è il suo servizio per le giacche di Valentino di settembre, fatto a Central Park. Lei ha usato dei campi medi sulle modelle, ma io ho pensato che il campo lungo sarebbe stato molto più adatto, visto che lo stilista ha preso ispirazione proprio dalla natura dei parchi per questa collezione. Ho pensato che tagliarla fuori, sarebbe stato un peccato perché aiutava a contestualizzare le creazioni -
Ok, ho preso il via e devo giocarmi questa possibilità fino in fondo. Prendo un’altra stampa e continuo. - Questo è il servizio a Monica Bellucci per la versione italiana della rivista, ma è stato realizzato qui a New York attorno ai primi d’ottobre a Time Square. Lei è un’attrice molto prosperosa e per il campo della moda le sue taglie non sono certo le più adatte. Ho pensato che prendendola di profilo si sarebbero esaltate sia le curve che la magrezza del soggetto, togliendo lo sguardo dalle spalle molto larghe e squadrate. E questa qui…questa è il servizio che ha fatto su Robert Pattinson e Kristen Stewart in seguito all’uscita nelle sale del loro film, Twilight. Mi piace molto questo scatto, ma io avrei usato un primo piano in questo caso. Hanno una perfetta alchimia tra loro, e piacciono come coppia al pubblico. Avrei cercato di sottolineare la possibilità di un’affinità anche nella realtà piuttosto che i loro visi -
Finisco la mia spiegazione e mi allontano dalla sua postazione, con lo sguardo basso, in attesa dell’esito.
Mette il pollice e l’indice sulla curva del naso, tra gli occhi, dopo essersi tolto gli occhiali. - E posso chiederti come hai fatto a fare questi scatti? -
- Come le ho detto, signore, per la maggior parte del mio tempo sono una freelance, una cacciatrice di star, e mi trovo spesso a girovagare per New York. Ho trovato spesso dei set in cui lei lavorava e non ho saputo resistere alla tentazione di assistere ai suoi lavori. Ho fatto qualche scatto di mia iniziativa, giusto così…per gioco…personale -
- Ma si da il caso che il tuo gioco ora sia sul mio banco luminoso - dice con calma. La calma è sicuramente il preludio per la tempesta. È così da secoli, cinque minuti con questo qui non romperanno una tradizione millenaria.
- Si, signore -
- E non ti è mai passato per la mente che fotografare un set di una rivista cui non si appartiene è un reato?-
- Si, signore -
- Vai. Fuori.-
Come dicevo: la tempesta.
- Si, signore. Arrivederci, signore - rispondo infilando la porta a vetri e chiudendomela alle spalle.
La mia vita fa schifo. Questa è l’unica frase che mi viene in mente. Ma come mi era venuto anche solo di pensare che facendogli vedere le correzioni che io avrei apportato alle sue foto, lui avrebbe visto del talento in me? Ha reagito come avrei fatto io. Si è sentito preso in giro, come se una ragazza di 24 anni fosse in grado di spiegargli come fare il suo mestiere. Che stupida!
Restituisco il mio pass all’uomo della gabbiola ma non lo guardo nemmeno. Non ci riesco a dire che il fatto che sono “carina”, come ha detto lui, non è servito a darmi il posto.
Mi rifugio in macchina e scaravento le scarpe sul sedile del passeggero. Che razza di idea stupida tentare di far colpo con dei vestiti firmati su un uomo dichiaratamente gay! Forse vedere il diavolo veste Prada venti volte mi aveva un pochino fuorviata, rendendomi certa del fatto che l’abbigliamento adatto sarebbe stato un elemento centrale nella valutazione di un dipendente di una rivista di moda. Anche se era solo un fotografo.
Accendo la macchina e sprofondo a braccia incrociate sullo sterzo. Ma che ho fatto di male nelle mie vite precedenti, sempre che sta cazzata della reincarnazione sia vera?
- Ehi! Qui c’è gente che vuole parcheggiare!- mi grida qualcuno da una macchina affiancata alla mia con il finestrino abbassato.
Abbasso il mio e, con tutta la finezza da newyorkese d’adozione che mi contraddistingue, gli urlo - - Perché non va più avanti a parcheggiare? A ‘fanculo c’è un sacco di posto. Vada avanti qualche metro e poi giri a destra. Ha bisogno di una piantina? O magari di un paio d’occhiali per vedere che questo posto è già occupato?- e richiudo il vetro. Scusatemi. Di solito non sono così scurrile, ma la mia soglia di sopportazione per le mie disgrazie ha raggiunto il limite massimo.
Resto chiusa in macchina con al faccia nascosta tra le braccia e lo sterzo per un’altra mezz’ora e poi mi decido ad abbandonare il mio parcheggio.
Voglio solo andare a casa, mettere la mia tuta vecchia e sprofondare sul divano con una bottiglietta di tè freddo alla pesca e la mia scatola di muffin al cioccolato, presi da Michael quella mattina. Le calorie sono una mano santa contro la tristezza.
Ingrano la retro ed esco dal parcheggio per immergermi nel traffico delle cinque. Come se non bastasse la mia giornata! Decido di tagliare per delle viuzze secondarie sperando di arrivare a Midtown prima delle sei e cerco di rilassarmi accendendo un po’ di musica. Quasi quasi funziona. Dai Ale, come ti aspettavi che andasse? Sinceramente, credevi davvero di potercela fare? Non ti sembra di esserti presa troppo sul serio? Di aver puntato un po’ troppo in alto? Andare dritta da Vanity Fair senza un minimo di gavetta con qualche peso. Ma sei scema?
Baaaaaang!!!!!!
Mi ritrovo quasi affogata nell’air bag. Ma che cacchio è successo? Cerco di schiacciare con le braccia il pallone che ha invaso l’abitacolo. In qualche modo trovo la maniglia ed esco.
- Ma che cazzo fai?- dice una voce maschile molto alterata di un tipo che sta uscendo da una porche nera.
Guardo la mia macchina ed è completamente sfasciata sul lato sinistro. Ma Dio allora mi odia sul serio! E dove li prendo i soldi per farla riparare? Ho speso i miei ultimi risparmi per curarmi il look per l’appuntamento di oggi! Presi e buttati nel cesso visti i risultati, lo so, ma li ho comunque spesi! Alzo gli occhi sul responsabile della mia ennesima disgrazia del giorno. È un uomo morto. Un morto che cammina con un paio di Ray Ban sul naso.
- Io? guarda che avevo la precedenza!- grido allo sconosciuto.
- Ma che cazzo dici? Questo è un incrocio di pari importanza! Dovevi guardare prima di tirare dritto!- grida in risposta il pirata della strada.
- Ma dove l’hai presa la patente? Avevo la destra libera, IO! Sei tu quello che doveva guardare!-
Ma guarda sto imbecille. Lui e il suo bel macchinone sportivo hanno rifatto il muso nuovo alla mia povera vecchia Ford, la mia caffettiera, e ha anche il coraggio di non ammettere il torto!
- Io HO guardato, signorina, ma non si sfreccia a cento all’ora nelle strade secondarie, te lo hanno mai detto?-  
Ah si sbraccia pure? Fa pure l’incazzato? Capita proprio male.
- Non stavo andando a cento all’ora! Già tanto se sfioravo i quaranta! -
- Si, si , come no!- sbuffa lui appoggiandosi alla portiera della sua macchina che se l’è cavata con un fanale andato e una bolla sul paraurti.
- Ora tu aspetti qui e mi fai il cid- dico infilandomi nell’abitacolo della mia caffettiera a cercare il modulo da compilare per gli incidenti. Dato che puoi permetterti una Porche sotto il sedere, signorino, te ne farò sganciare di soldi. E tanti anche.
- Che?- esclama lui.
- Mi fai il cid- ripeto riemergendo dalla plastica sgonfia dell’air bag.
- Ma io non faccio proprio niente. Quanto ti costerà riparare questo catorcio? Cinquanta dollari? Te li do in contanti e faccio prima-.
Anche simpatico il pirata. Non ha nemmeno la buona educazione di levarsi gli occhiali da sole lo sbruffone cafone.
- Sarà anche un vecchio macinino, ma mi ci vorranno più di cinquanta dollari per rimetterla a posto-
Ok, la mia macchina è vecchia ma almeno cammina, e ha anche un rombo di motore piuttosto aggressivo, adattissima a girare in una città come New York. Una scusa come un'altra per non ammettere che non posso assolutamente permettermene una nuova e, ora come ora, nemmeno una vecchia.
- Te ne do cento al massimo - sbuffa ancora prendendo il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans.
- Non spetta a te decidere. Lo farà il liquidatore dell’assicurazione. Spero tu abbia la casco per il tuo macchinone!- gli rispondo incrociando le braccia sotto al seno. Spero che rimettere a posto la tua due posti ti costi parecchio! Oggi sono proprio pronta ad attaccare tutto e tutti quindi vedi di non farmi incazzare! Oddio, sto pensando davvero queste cose? Devo controllare la mia rabbia o mi troverò a prendere a calci quel che restava del suo paraurti così per sport.
- E’ in affitto, per forza che è assicurata- dice mentre fa spallucce, dopo aver controllato il danno a entrambe le vetture. Cioè della sua vettura e del mio carretto preistorico. Si avvicina al cofano della mia Ford dove avevo già appoggiato il modulo per l’assicurazione e una penna che avevo trovato miracolosamente nel porta oggetti.
- Sono contenta per te. Ora mi dai le tue generalità?- gli chiedo indicando il modulo, con un ritrovato tono debolmente cortese.
- Robert Pattinson- soffia.
Che? Ha voglia di scherzare? Un nome falso meno falso non poteva darmelo? Tiro giù gli occhiali da sole e lui mi imita. È alto, ha capelli castani tutti spettinati e occhi celesti. Una leggera barbetta incolta e un taglio di sopracciglia che è impossibile non riconoscere. Oh santo cazzo. Mi ha appena tamponata un attore.
- Ok Robert- dico cercando di fare l’indifferente mentre gli porgo la penna - Pensi di essere in grado di compilarlo da solo o devo scrivere io? -
Fa schioccare la lingua e incrocia braccia e gambe mettendosi comodo sul cofano della mia macchina. Mi guarda dalla testa ai piedi. - Il mio numero di telefono memorizzatelo sul cellulare, preferisco. Non lo spreco per la carta dell’assicurazione- dice guardandomi da sopra gli occhiali e aprendosi in un sorriso. Davvero pensa di incantarmi? Può anche chiamarsi Robert Pattinson, ma non mi avrebbe raggirata per un paraurti. Per me significa solo che ha soldi da spendere e tanti anche. Rivolgo gli occhi al cielo e riprendo a compilare la mia parte di modulo in silenzio. Poi lo passo a lui, che nel frattempo si è acceso una sigaretta.
- Me la tieni, per favore? Non voglio far cadere la cenere sul tuo prezioso modulo - dice tendendomi la sigaretta accesa. Gliela tolgo stizzita di mano e tanto per calmarmi, ci do un tiro. Non fumo di solito. Di rado quando sono nervosa, e senza nemmeno aspirare per giunta.
- Non ho detto “fumatela” - dice ridendo mentre scrive i suoi dati.
- Considerala parte del risarcimento. Falla rientrare nei danni morali - rispondo picchiettando sulla sigaretta per far cadere la cenere. Sono talmente nervosa che non riesco a stare ferma nemmeno un secondo, tanto che inizio anche a far ticchettare i miei tacchi sull’asfalto. Mi guardo intorno, pur di non guardare lui. Bel posto abbiamo scelto per fare un incidente, non c’è che dire. Deserto, sporco, con le case in rovina, se fosse stato un killer a tamponarmi le mie possibilità di essere salvata da qualcuno erano di una su un miliardo a esagerare.
- Fatto. Ora dammi il tuo numero di telefono- dice togliendomi la sigaretta dalle labbra e mettendola tra le sue con molta naturalezza.
- Come?- chiedo sconcertata.
- Il tuo numero di telefono per tenerci in contatto per l’assicurazione, sveglia- dice ridendo e tirando fuori il cellulare dalla tasca.
Glielo detto,anzi glieli detto. Per andare sul sicuro, oltre a quello di casa gli do anche il mio numero di cellulare.
- E così, Alessia, eh? Sei italiana?- dice scrivendo il mio nome per salvarlo nella rubrica.
- Ma va? Che intuito!- rispondo. Tra i miei dati c’era scritto “nata a Firenze”, più italiana di così.
- Scusa, era per fare un po’ di conversazione - dice alzando le mani in segno di resa. Mi sorride e si toglie la sigaretta dalle labbra per lasciarla cadere a terra e spegnerla con la punta della scarpa. - Allora Alessia dall’Italia… vediamo se il tuo ferrovecchio si accende - dice infilandosi nell’abitacolo. Il rombo del motore si fa subito sentire e sorrido piena di soddisfazione.
- Caspita non mi aspettavo tanto- dice Robert scendendo dalla mia macchina. È veramente alto. Io sono un metro e settanta, con i tacchi che avevo anche uno e settantotto, ma lui resta un gigante. Un gigante sexy, per giunta.
- I ferrivecchi circolano ancora proprio per questo. Sono molto resistenti - gli rispondo in tono di sfida a pochi centimetri dal suo naso.
- Non fa una piega come discorso. Ma vedrai che anche la mia si accenderà anche se so che mi stai augurando di no - risponde a un soffio dal mio viso. Il suo alito è profumato, nonostante sia un fumatore. Ha un retrogusto di menta che…oh! Alessia un po’ di serietà. Non mi dovevo far incantare. Prima pensi che sia sexy, poi che ha un alito profumato…E’ una persona come un’altra che ti ha appena distrutto il tuo unico mezzo di locomozione meccanica. Uno stronzo qualsiasi.
Lo guardo mentre si siede, no, non si siede, si SDRAIA nella sua due posti e prego che non si accenda come ha detto lui (tanto avevo già intenzione di farlo). E invece…
- Anche la mia si difende bene, non trovi? - dice dopo aver abbassato il finestrino del lato passeggero, facendo rombare ripetutamente il motore.
- Spero ti si stacchino i cerchi mentre corri - dico tagliente rimettendomi in macchina anche io e staccando quello che resta dell’air bag.
Facciamo retro e lui, cavallerescamente (e ci mancherebbe altro) mi fa segno di passare.
- Ci sentiamo dolcezza- mi dice quando mi fermo per salutare. Per educazione, non voglio essere cafona quanto lui.
- Vedi di non fare un altro incidente, Pattinson. Devi prima pagare i miei di danni - gli dico prima di allontanarmi.
Che razza di giornata del cavolo!




Alessia e Robert








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Capitolo 2
*** Into the fire ***


2 p







Ok.

Questa è una giornata di merda.
Me lo sento.
Quando apro gli occhi la mattina so già se è una giornata buona o no. A volte devo aspettare di appoggiare il primo piede giù dal letto per avere la rivelazione, ma oggi no. Oggi non devo nemmeno aprire gli occhi. Ho appena ripreso i sensi dopo una lunga notte di sonno e so già, senza aver ancora aperto gli occhi al mondo, che questa sarà una giornata di merda. Accarezzo l’idea di poter stare ancora lì tra le lenzuola, girandomi di spalle e cacciando la testa sotto il cuscino, pensando di passare. Ma non credo che Allen mi permetterà di farlo. Conoscendolo mi verrebbe a svegliare con il megafono da regista che porta sempre appeso al collo, alzando il materasso e scaraventandomi di peso sulla moquette. Meglio alzarsi da soli.
Svogliato come non mai, mi metto seduto sul letto e guardo quello che resta delle mie lenzuola. Che spettacolo pietoso: tutte rovesciate per terra e tirate via dal materasso. Ma che colpa ne ho se mi tocca dormire in una roulotte in pieno luglio? L’aria condizionata funge, per carità, ma dormite con l’aria accesa tutta la notte e ditemi il mattino dopo come state.
Con gli occhi ancora mezzi chiusi apro il getto della doccia in modo che sia il più possibile fredda.
- Robert! -
Una cosa che odio la mattina è sentire gente che grida. Lo detesto. Con un  grugnito infastidito apro la porta e me ne vado in bagno.
- Dovrebbe assumermi lo Starbucks con tutte le consegne a domicilio che ti faccio- dice Emilie dalla cucina.
- Allora? Vuoi da me gli stipendi che ti verserebbe se fossi assunta?- le rispondo con la voce ancora rauca di sonno dal bagno.
Mi sfilo i pantaloni della tuta che uso come pigiama, l’intimo e mi butto sotto il getto gelido. Che meraviglia. L’acqua che mi scivola addosso porta via il sonno e la calura. Purtroppo non riesce con la cattiva sensazione sul fatto che sarà una giornataccia. A pensarci bene non ci vuole una medium per sapere che questa giornata farà schifo. Bastano due parole: Central Park. Se poi davanti ci si aggiunge la parola ‘riprese’ si afferra tutta la tragicità della cosa. Troppa gente, troppi obbiettivi, troppe urla che sommate davano le parole ‘troppo stress’.
Quella della gente l’ho sempre considerata la parte negativa del mio mestiere. Odio stare al centro dell’attenzione, mi vengono le crisi di panico. Un controsenso bello e buono se si pensa che faccio l’attore e da sempre ciò implica un’attenzione ossessiva da parte dei media quando il gentil sesso decide di sfoderare gli ormoni. È un rapporto odio-amore con il pubblico quello che ho io. Ovviamente sentire che conti qualcosa, che il mondo conosce il tuo nome, che sei importante in qualche modo, è una gran bella soddisfazione. Ma l’altra faccia della medaglia è di gran lunga più triste. Sempre quella sensazione di deludere tutti che ti porti costantemente addosso, quella paura di non essere mai abbastanza, non si addice per niente al mio modo di essere. Eppure ci devo fare i conti tutti i giorni, dal primo momento in cui mi chiudo alle spalle la porta della mia camera da letto. Esco e devo essere gentile anche se non mi va (non mi piace prendermela con chi non ne può nulla se mi sono svegliato male), sorridere, salutare, assolutamente non bere perché dopo una volta che mi hanno visto uscire allegro da un pub hanno pensato che mi dovessi iscrivere ad un gruppo di alcoolisti anonimi… Devo dare alla gente quello che la gente vuole. E se la gente mi chiede di morderla sul collo? È diventata un’ossessione questa storia del vampiro. A volte vorrei rispondere alla squilibrata che me lo chiede “ma secondo te, se Edward si trattiene dal mordere Bella che è la sua cantante, in quale universo remoto dovrebbe venire a mordere te?”. Ma mi trattengo, sorrido e lascio la mia sigla su un pezzo di carta. Ma che ci troveranno mai a essere morse? Una volta l’ho fatto, mordere sul collo, intendo. Si trattava di una conduttrice televisiva di un programma molto divertente. Non so se le sia piaciuto, ma a me non ha dato poi tutto sto brivido.
A volte mi chiedo se tutte quelle ragazzine che mi assediano persino negli autogrill, importi veramente qualcosa di me. Si sono mai chieste ‘chissà com’è andata la sua giornata’ oppure ‘cosa ne pensa di tutti quegli attentati talebani’ o ancora ‘chissà se ha visto quel film’? Lo hanno mai fatto? Non avrò mai questa risposta. Forse per loro parlare di cose normali tipo la giornata, la notizia del tg o l’ultimo film di Al Pacino è una cosa da escludere a priori. Ovviamente gridarmi ‘Rob ti amo’ anziché chiedermi ‘Rob come stai oggi’ è una cosa assolutamente normale. Chi sprecherebbe mai i due secondi che ha a disposizione per chiedere come sto io?
Per questo oggi sarà una giornata di merda. Set aperto significa avere troppa gente attorno, troppi autografi da firmare, troppi flash fotografici ad accecarmi gli occhi. Cristo santo, con tutte le volte che sono stato flashato avrò sicuramente perso un paio di diottrie.
- Rob il tuo caffè sta diventando uno shakerato freddo!- urla Emilie dall’altra stanza.
Chiudo l’acqua della doccia e mi avvolgo un asciugamano in vita. Fregandomene di essere tutto gocciolante, la raggiungo in cucina e mi siedo sulla panca davanti al tavolo. Lei mi sventola sotto il naso una busta bianca e mi da il mio mega bicchiere di caffè. Quella di far colazione insieme è diventata un’abitudine fin dal secondo giorno di riprese.
- Ehi! Prima la brioche- mi sgrida con aria severa togliendomi di mano il mio bicchiere. Il suo viso a cuore circondato dai capelli biondi con al centro un paio d’occhi azzurri molto teneri, fa a pugni con l’espressione ferma e rigorosa che vuole avere. Guardarla è come vedere Winnie Pooh incazzato.
- Che palle che sei Emilie-  sbuffo riprendendomi il mio caffè. Siamo amici. Almeno con lei non devo sorridere se non ne ho voglia.
- Di pure ‘che palle’ quanto vuoi, Rob. Quando ti troverai con lo stomaco bucato allora magari ti ricorderai dei miei avvertimenti- dice dando un morso alla sua brioche.
- Ma non erano le bevande gassate a perforare le budella?-
Tuttavia la ascolto e tiro fuori il mio triangolino alla nutella. È una brioche italiana per cui vado letteralmente matto. Se un giorno una ragazza venisse con un vassoio di queste delizie e mi chiedesse di sposarla, le direi si a occhi chiusi e bocca aperta.
- Non fa differenza, dato che vai avanti a caffè e coca cola- mi risponde pensierosa, assorta nell’ennesima rivista di gossip che aveva tirato fuori.
Ogni mattina, assieme a caffè e brioche, era il “vediamo quanti cazzi nostri si sono fatti moment”.
Oggi non devono esserci belle notizie, ma già lo sapevo. È o non è una giornata del cavolo? Afferro il suo tono e cerco di capire cosa c’è in quella rivista che la possa turbare.
- Letto qualcosa di interessante?- chiedo addentando il dolce.
- No, no…che dici? Solita spazzatura, niente di che- dice tornando sorridente e mettendo via il giornale. Forse la frase più giusta sarebbe ‘nascondendo il giornale’ dato che lo aveva arrotolato e fatto magicamente sparire nella borsa.
Conosco quel trucco e non posso farmi incantare. Lo facciamo quando troviamo qualcosa che l’altro non avrebbe mai voluto sapere, o gli avrebbe fatto troppo male leggere.
- Tira fuori quel giornale - vorbotto buttando giù un sorso di caffè e tendendo la mano sul tavolo.
- Davvero Rob, questa non la vuoi sapere - dice nascondendosi la borsa dietro la schiena.
- Lili, per favore. Fammi apprendere la notizia da seduto e rilassato, tanto lo scoprirò lo stesso quando uscirò da quella porta. Dammi quel giornale - insisto esasperato facendole segno di darmi quel maledetto giornale. Lei, con aria da martire, lo tira fuori e lo fa scivolare sul tavolo. Si tira le maniche della felpa grigia fino a coprire i palmi e si appoggia a braccia conserte sul tavolo in attesa. Guardando lei per cercare di capire se la notizia che sto per leggere è una cosa ridicola, una vera, una stronzata o una cattiveria, apro la rivista.
- pagina 24 -  
Scorro il giornale fino alla pagina che mi ha detto e, quando ci arrivo, sento una gran voglia di rimettere quello che ho appena mangiato. Sono letteralmente disgustato dalla foto grossa quanto l’intera pagina che ho davanti.
 -Rob, mi spiace. Vedrai che non è come pensi, vedrai che magari era ubriaca e non sapeva quello che faceva, vedrai…-
Odio quando fa così. Dare un’alternativa a una realtà troppo ovvia, è uno spreco di tempo, di fiato e di energie. - Magari è una foto vecchia, guarda ha ancora i capelli lunghi castani- continua Emilie indicandomi la capigliatura di Kristen.
Non riesco a parlare, non riesco a pensare, non riesco nemmeno a respirare tanto sono deluso e amareggiato. È vero sono foto vecchie, foto che non ho mai visto, ma sono foto di quando stavamo già insieme. Di tre giorni fa.
- Robert…- dice dolce scuotendomi l’avambraccio come a consolarmi.
Non so da dove riesco a tirare fuori le parole, non so come faccio a dire quello che sto per dire sapendo di mentirle. La conosco bene e starebbe in pena tutta la giornata per me. Emilie è troppo emotiva.
- Si, Lili…hai ragione, sono foto vecchie. D’altra parte questo è il giornale che ha il record di cazzate pubblicate, no?- dico accennando un sorriso che non si beve.
- Robert, vedrai che non c’è niente di vero. Kris non lo farebbe mai…- dice venendo dal mio lato del tavolo ad abbracciarmi. Le do qualche colpetto alla spalla. - Su, dai, Lili…non è niente. E’ una montatura. Ora mi vesto e andiamo, altrimenti Allen ci fucila -
- Ti aspetto fuori allora- dice mentre scende i gradini della mia roulotte, capendo che mi serviva qualche minuto si solitudine.
Vado all’armadio e…non…non riesco nemmeno a fare un pensiero, a mettere insieme due parole. Non ci riesco. Apro l’anta e guardo la nostra foto. L’avevamo attaccata insieme. Era venuta con me il mio primo giorno sul set di questo film.
Così ogni mattina, quando ti vestirai, penserai a me. E anche quando ti svestirai, aveva detto ridendo mentre staccava pezzi di scotch con i denti. Era vestita di blu. Adoravo quando si vestiva di blu. Perché dici che il blu mi sta bene, amore? già sono pallida di mio, con questo colore sembro cadaverica! E dire che io adoravo quel colore su di lei proprio perché mi piaceva la sua pelle così chiara.
La mia mano si alza, da sola, senza che io abbia dato l’impulso. Si posa sui nostri visi, accarezza il suo, poi si apre e intrappola la carta fotografica nella sua morsa. Attaccati all’anta sono rimasti i triangolini di carta incollati con lo scotch. Mi siedo sul letto, le mani nei capelli e la foto della rivista sembra che mi segua. Riesco a vederla ancora sul tavolo. Lei, lui…quel bacio…non era vecchia quella foto. Aveva esattamente tre giorni. Tre.
Ehi amore, mi hai appena lasciata! si, lo so…anche tu mi manchi. Ora ti lascio, mi chiamano. Di addio ai miei capelli perché li rivedrai in versione parrucca solo a settembre. Ti amo…
Le avevo comprato io quella giacca, il pomeriggio prima. Era uscita da casa mia vestita così quella mattina. Le sue all star erano legate in quel modo, la sua maglietta era la stessa. La sera era tornata con i capelli neri che le sfioravano a mala pena le spalle. C’era lui li.
 Michael? È finito tutto, Rob, non sento più niente per lui. Ogni volta che mi sfiora, che sto con lui…penso solo a te, ed è questo quello che voglio ora. Voglio stare con te.
Quanto sono stato fesso, quanto sono stato stupido, quanto sono stato cieco. Quanto sono cornuto. Fesso, stupido, cieco e cornuto. Nuovo nome per me: Robert Thomas Fesso Stupido Cieco gran Cornuto Pattinson. Dovrò rifarmi i documenti. Chissà se il mio nuovo nome ci sta tutto sulla patente? E quali lettere prenderanno per il mio nuovo codice fiscale?
Un toc toc alla porta mi ricorda che Emilie mi sta spettando e che, nonostante tutto, il mondo va avanti. Il mio si è appena fermato, però.
Mi vesto in fretta con le prime cose che mi capitano a tiro ed esco. Ora non sono più me, sono quello che la gente vuole, e il me che la gente vuole ha un gran sorriso sulle labbra e la mano sempre pronta ad alzarsi e salutare. Per loro io e Kristen non siamo una coppia, per loro lei non c’è nella mia testa. Ma c’è, e c’è anche lui con lei, Michael, nel Rob che ho chiuso dentro la roulotte.
Seguo Emilie ascoltandola mentre chiacchiera del più e del meno per non farmi pensare. Inutile.
- Ragazzi! Ragazzi, ragazzi, ragazzi…grandi notizie per voi!- trilla Allen avvicinandosi a braccia aperte con un sorriso che va dall’orecchio destro al sinistro.
Allen, il nostro regista, è un tipo piuttosto eccentrico, sia nel modo di vestire che di essere. È il classico tipo che ha uno sbalzo d’umore ogni trenta secondi in media. Se dici che soffre di disturbi da personalità multipla è praticamente un complimento. Però è un genio. È un Tim Burton, solo…in versione arcobaleno.
- Quanto grandi?. chiede Emilie incrociando le braccia e disponendo il viso con fare sospetto. Le grandi notizie di Allen, in genere, riguardano le location che ci erano finalmente state concesse, i finanziamenti della Summit raddoppiati per le riprese o qualche critica favorevole sul nostro lavoro.
- Enormi- dice entusiasta.
- Spara- lo invita Emilie.
- Chiamate i vostri agenti, ditegli di prenotarvi un aereo e di mettervici sopra per due settimane. Siamo a buon punto con le riprese ed è con grande gioia che vi annuncio che avete due settimane di vacanza- dice sventolando una camicia tutta fiori hawaiana che non capisco da dove sia uscita. Non mi lascia il tempo di chiederglielo perché saltella da un lato all’altro peggio di una gazzella a cui sono stati dati degli steroidi e si allontana.
L’avevo detto che quella era una giornata di merda, talmente di merda che mi ha regalato due settimane libere. Non è solo di merda, a quanto pare. È una vera, autentica giornata da letamaio.
Emilie mi schiocca un bacio sulla guancia e mi augura buone ferie, schizzando via a telefonare da qualche parte, e io mi ritrovo da solo.
Me stesso.
Non qualcun altro.
Per due settimane.
Due settimane in cui avrei pensato.
Pensare ed essere soli fanno una pessima accoppiata. Piuttosto che pessima, direi pericolosa.
Torno alla mia roulotte e senza manco togliermi le scarpe mi butto sul letto. Mentre mi caccio il cuscino sopra la testa , sfioro inavvertitamente il tasto della segreteria.
Lei ha 3 messaggi.
Ma quanto sono ricercato!
Ehi Rob! Allen mi ha appena detto. Dove vuoi andare in vacanza? Messico, Cuba o Brasile? Quando hai deciso fammi un fischio
! Biiip.
Jake, il mio agente, aveva scoperto da poco che io avessi la segreteria telefonica in camera e da quando aveva appreso la notizia, non faceva altro che registrare messaggi idioti o usarla anche quando eravamo nel raggio di 5 metri l’uno dall’altro.
Rob, tesoro come stai? Non ti preoccupare sicuramente non è nulla. Sarà sicuramente una montatura. Comunque ho nascosto il giornale a mamma per evitarti migliaia di telefonate. Sta su, che non è niente, vedrai! Ah quand’è che vieni? Le tue nipoti non vedono l’ora di vederti sai? Bacio ciao! biiiip.
Mia sorella Lizzy. Ha nascosto la rivista a mamma. Mia madre adora Kris, non la finiva mai di dirle quanto fosse bella e quanto fosse contenta che avesse scelto me. Povera mamma, se sapesse…
Amore! non ci crederai, già lo so , ma mentre tu ora sei sicuramente sul set io sono su un aereo diretto a…NEW YORK! Ho tre giorni liberi e non vedo l’ora di passarli con te! Ci vediamo tra qualche ora! Un bacio. Biiiip.
Alzo di scatto la testa e guardo l’ora. Le 11,07. Non ci avrebbe messo tanto ad arrivare. Era a Phoenix e il messaggio e di sole sette ore fa. Cazzo. Dovevo sparire di li nel giro di pochi minuti per essere certo di non incrociarla. Non la voglio vedere.
Mi alzo di scatto dal letto e ne caccio da sotto il mio borsone. Spalanco le porte dell’armadio, raccolgo tutti i vestiti in una sola bracciata e li schiaccio come viene viene nella valigia. In bagno rovescio tutto in un beauty da viaggio e lo faccio sparire nel borsone. Afferro al volo i miei Ray Ban e il mio cappellino degli Yankies ed esco.
- Scusi, la roulotte di Robert Pattinson?- chiede una voce che ben conosco alle mie spalle. È già arrivata cazzo.
- E’ quella là, signorina- risponde quella di un uomo.
- Oh grazie mille -
- Signorina? mi fa un autografo? Sa… mia figlia… -
- Certo -
Grazie figlia dell’uomo misterioso! Se ti trovo io non ti faccio un autografo, ma ti porto a cena e ti bacio pure! Kris è alle mie spalle e approfitto del fatto che sia bloccata a firmare per scapparmene via. Non posso prendere la macchina, non ho avuto ancora il tempo di affittarne una, così, per quanto possa sembrare poco stilosa come uscita, monto sulla mia bicicletta sgangherata di scena e cerco di allontanarmi il più possibile.
Perché sono scappato? Non sono io quello che ha qualcosa da nascondere! Non sono io quello che ha tradito! Avrei dovuto restare li e fare scenate…e spaccare qualcosa…e gridarle tutto il mio disgusto. Ma sono scappato.
Non so dove stessi andando, non so a cosa stessi pensando. Avevo due settimane per sparire dal mondo. Volevo sparire dal mondo.
Girai in bici con il mio borsone a tracolla per un bel po’ di ore, ora non so più quante. Mi sono fermato, forse verso l’una, a mangiare un hot dog per strada, ma poi avevo ripreso a pedalare.
Non potevo sparire dal mondo in bicicletta, già c’erano troppi visi che si giravano e mi indicavano col dito. Dovevo prendermi un’auto, subito. Quella sarebbe stata la prima tappa. E la seconda, un negozio di articoli sportivi dove avrei comprato tenda e viveri per andare in eremitaggio due settimane. Un’immagine di me stile David Crocket a girare un mashmallow sul fuoco mi suggerì che non era una buona idea. Stavo diventando pazzo. Però della macchina avevo bisogno.
Mi diressi verso un autosalone che avevo incrociato durante la mia fuga. Non potevo andare da quello di fiducia, altrimenti…beh non so chi dovessi depistare però non mi fidavo.
Non diedi molta retta al commesso mentre mi mostrava macchine su macchine. Io volevo un catorcio talmente malandato da doverlo spingere e con i vetri scuri, ma sembrava che le mie due richieste non fossero conciliabili in un unico mezzo. Scelsi i vetri scuri a scapito del catorcio. Almeno dentro la porche con cui stavo uscendo dal garage poteva esserci chiunque.
Un problema era risolto. Mancava il secondo. Ossia dove avrei dormito?
Stavo passando in rassegna tutti gli hotel di New York che conoscevo quando ad un certo punto una ford grigia mi viene addosso. Provo a inchiodare ma non serve. Lo schianto è inevitabile. Baaaaaang.
- Ma che cazzo fai?- urlo incazzato come una bestia scendendo dalla macchina.
Una signorina tutta vestita di beige cerca disperatamente di uscire dall’abitacolo della sua macchina invasa dall’air bag. Appena riesce nell’impresa scende e controlla i suoi danni prima di gridarmi addosso - Io? guarda che ho la precedenza!-
- Ma che cazzo dici? Questo è un incrocio di pari importanza! Dovevi guardare prima di tirare dritto!- le grido io in risposta, come nelle migliori liti tra incidentati. Mi è venuta letteralmente addosso e la colpa è mia???
- Ma dove l’hai presa la patente? Avevo la destra libera, IO! Sei tu quello che doveva guardare!-
- Io ho guardato, signorina, ma non si sfreccia a cento all’ora nelle strade secondarie, te lo hanno mai detto?- grido ancora.
Non avevo guardato, ma lei doveva comunque fermarsi prima di passare. E il codice del bravo automobilista tamponato e incazzato detta una regola in proposito a questo tipo di incidenti, ossia negare. In questo caso è da negare il fatto che io possa definirmi un vero automobilista, ma non è il caso di dirlo a questa signorina che guido notoriamente da cani.
- Non stavo andando a cento all’ora! Già tanto se sfioravo i quaranta!-
- Si, si , come no!- sbuffo lasciandola perdere. Bolla sulla sinistra per lei, sulla destra per me, uguale torto mio. Implacabile legge della dinamica.
- Ora tu aspetti qui e mi fai il cid- dice infilandosi nell’abitacolo della sua…macchina?
Si può definire macchina un catorcio simile? La vernice sembra si stia aggrappando con le unghie e con i denti per non staccarsi definitivamente dalla carrozzeria, è disseminata di bolli e graffi ovunque e i copri cerchi sono tutti sbeccati in più punti. Almeno sembra pulita. Non ha una riga sola di fango nemmeno vicino alle ruote. Una vera combattente. la signorina. Per la serie ‘andiamo in giro con l’armatura tutta intaccata, segno delle nostre vittorie e sconfitte, ma almeno lucida come uno specchio!’. Quella era la macchina che cercavo io. Peccato per i vetri scuri.
- Che?!-
- Mi fai il cid - ripete riemergendo dalla plastica sgonfia dell’air bag.
- Ma io non faccio proprio niente. Quanto ti costerà riparare questo catorcio? Cinquanta dollari? Te li do in contanti e faccio prima- dico cercando di evitare di darle le mie generalità.
Non voglio togliere nemmeno gli occhiali da sole, altrimenti mi sarei dovuto trasformare nel “Pattinson della gente”, e ne ho zero voglia, al momento.
- Sarà anche un vecchio macinino, ma mi ci vorranno più di cinquanta dollari per rimetterla a posto -
- Te ne do cento al massimo - sbuffo ancora prendendo il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans.
- Non spetta a te decidere. Lo farà il liquidatore dell’assicurazione. Spero tu abbia la casco per il tuo macchinone!- mi risponde incrociando le braccia sotto al seno. Decisa, la ragazza! Proprio non ne vuole sapere di una soluzione amichevole ed equa, vuole il sangue! E le mie generalità. Ma porca vacca, mi tocca fare pure il gentile!
- E’ in affitto, per forza che è assicurata-  
- Sono contenta per te. Ora mi dai le tue generalità?- insiste indicando il modulo.
Ok. Rob fa questo sforzo. Sii gentile e carino e metti da parte la tua voglia di sfogare tutta la rabbia della giornata su questa innocente (innocente il cazzo, mi ha frantumato un fanale!) fanciulla.
- Robert Pattinson- borbotto.
Evidentemente non mi crede, perché abbassa di qualche centimetro gli occhiali da sole sul naso per essere certa del fatto che io dica la verità. La imito e mi trovo a fissare un viso molto grazioso, con profondi occhi verde chiaro, quasi azzurri, incorniciati da delicate sopracciglia nere. Un paio d’occhi che sono letteralmente l’inizio e la fine, e perché no? Anche il centro del mondo stesso.
Suppongo che il centro del mondo si trovi ad altezza stomaco per me, visto il nodo in cui si è appena inspiegabilmente stretto.
Anche lei sembra impressionata, ma non mi permetto certo di dire che anche lei sia rimasta incantata dai miei occhi come lo sono io dei suoi. È solo il mio nome che fa quest’effetto di solito.
- Ok Robert- dice tornando l’aggressiva di prima - Pensi di essere in grado di compilarlo da solo o devo scrivere io?-
Faccio schioccare la lingua e incrocio braccia e gambe mettendomi comodo sul cofano della sua macchina. Non posso fare a meno di guardarla per intero. È molto carina. No, dire carina non rende giustizia. È semplicemente uno schianto di ragazza.
Gambe lunghe e snelle, vita sottile, morbidi capelli neri che ricadono ribelli sulla schiena… è perfetta. Perfetta. Ma a parte questo…
- Il mio numero di telefono memorizzatelo sul cellulare, preferisco. Non lo spreco per la carta dell’assicurazione-
Risulto spaccone persino alle mie orecchie, ma questo non sono io, è l’altro me.
Lei guarda al cielo e, sbuffando, si china per scrivere i suoi dati sul suo prezioso Cid. Nel frattempo io mi accendo una sigaretta e da sopra la sua spalla mi metto a leggere quello che scrive. Si chiama…Alessia? Più giù leggo che è nata a Firenze, quindi è italiana. Strano, non l’avrei detto. Deve essere qui negli States da molto, perché persino nel modo di parlare sembra una newyorkese doc. Appare stronza quanto una newyorkese doc. Perfetta e stronza. Un binomio inscindibile, di questi tempi.
Dopo qualche minuto mi porge la penna e si tira gli occhiali da sole a cerchietto sopra la testa.
- Me la tieni, per favore? Non voglio far cadere la cenere sul tuo prezioso modulo- dico porgendole la sigaretta per farla innervosire ancora di più. Così, tanto per... Se non posso sfogarmi, perché non divertirmi? Lei la prende stizzita dalla mia mano e la mette tra le sue labbra.
- Non ho detto fumatela - dico ridendo mentre scrivo i miei dati.
- Considerala parte del risarcimento. Falla rientrare nei danni morali.-
Sagace la ragazza e dalla battuta pronta, quasi quanto me. Mi prendo tutto il tempo per scrivere con calma i miei dati (al momento del codice fiscale mi vengono di nuovo in mente le lettere del mio nuovo nome), lasciandole il tempo di finirsi la MIA sigaretta in santa pace.
- Fatto. Ora dammi il tuo numero di telefono- dico togliendole la sigaretta dalle labbra e mettendola tra le mie per prendere l’ultima nota che aveva lasciato.
- Come?-  
- Il tuo numero di telefono per tenerci in contatto per l’assicurazione, sveglia- dico ridendo e tirando fuori il cellulare dalla tasca. Ci sono 23 messaggi, ma li ignoro. Per ora li ignoro e mi lascio dettare i suoi numeri di telefono.
- E così, Alessia, eh? Sei italiana?-
- Ma va? Che intuito!-
Mamma mia che acida! Un ragno al limone. No, proprio ragno no. Magari una sirena al limone. Insomma, la regina delle stronze acide.
- Scusa, era per fare un po’ di conversazione- dico alzando le mani in segno di resa. Spengo la sigaretta e decido che è ora di metter fine alla mia farsa da “gentil’uomo”, per tornare a pensare al mio problema irrisolto, ossia il tetto sotto cui avrei dormito.
- Allora Alessia dall’Italia… vediamo se il tuo ferrovecchio si accende- sbuffo scansandola e infilandomi nell’abitacolo. Il rombo del motore si fa subito sentire come schiaccio l’acceleratore e lei sorride piena di soddisfazione.
- Caspita non mi aspettavo tanto- dico seriamente colpito scendendo dalla macchina. È veramente bella. Stronza ma bella. La sua bocca a bocciolo poi è particolarmente… Rob, basta. Automobilista incazzato e gran cornuto, ricordi?
- I ferrivecchi circolano ancora proprio per questo. Sono molto resistenti- mi risponde a pochi centimetri dal naso. Si avvicina come se mi stesse lanciando un guanto di sfida.
- Non fa una piega come discorso. Ma vedrai che anche la mia si accenderà anche se so che mi stai augurando di no- rispondo a un soffio dal suo viso.
Ha degli occhi veramente splendidi, impossibile non guardarli. Verdi chiari chiari con il contorno più scuro. E giuro di aver visto, nonostante le mie diottrie siano andate a spasso con i flash, delle pagliuzze blu cobalto vicino all’iride. Sono letteralmente ipnotici. Oh Rob! Piantala di pensare a quanto siano belli i suoi occhi e porta il culo sulla macchina. E vattene, come avevi detto. Mi rimetto gli occhiali da sole e torno al posto di guida della mia macchina. Si accende. Giusto per innervosirla un altro po’, do qualche colpo d’acceleratore e abbasso il finestrino passeggero.
- Anche la mia si difende bene, trovi?-
- Sero ti si stacchino i cerchi mentre corri- ribatte con sguardo omicida, manco stesse facendo il malocchio ai miei cerchi in lega, salendo su quel relitto che è la sua macchina. Lotta qualche secondo con l’air bag, e infine accende il motore. Le faccio cenno di passare, da vero gentil’uomo e le dico - Ci sentiamo dolcezza-
- Vedi di non fare un altro incidente, Pattinson. Devi prima pagare i miei di danni- risponde con tutta l’acidità di cui ancora dispone. Sembrava averne scorte infinite.
La guardo allontanarsi e poi parto. Fantastico. Ora che ho fatto un incidente stradale con “la stronza”, devo per forza restare a New York per via dell’assicurazione. E ora che posso essere di nuovo me stesso, mi è concesso di dirlo. Ma che razza di giornata di merda!




foto di Rob e Kristen nell'armadio
foto di Kristen e Michael nel giornale

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Capitolo 3
*** Crawl ***


3


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Crawl





Dopo una giornata così, fatta di licenziamenti ancora prima di essere assunte e di incidenti stradali con sconosciuti o quasi, c’è da biasimarmi se appena arrivo a casa la prima cosa che guardo è il frigo? Io mi sento in colpa già solo a guardarlo, ma sono troppo a terra per pensare ai giri di corsa dell’isolato che dovrò fare per smaltire quello che mangerò da qui ai prossimi cinque minuti e per l’intera serata.
Tempo di togliermi i vestiti porta-sfiga e mettermi comoda che sono già sul divano con una scatola di muffin al cioccolato e una bottiglietta di the alla pesca. Svogliata e disperata, accendo la tv sperando che sulle reti italiane, vista l’ora, ci sia uno di quei programmi tipo Forum per vedere gente che si scanna e si fa a botte perché la signora del quinto piano ha un pesce rosso nonostante, bello grosso, appeso nell’atrio del palazzo, ci sia l’avviso “è vietato tenere animali in questo condominio”. Vedere che c’è gente più depressa di me per dei motivi idioti mi fa sentire quasi normale. Trovo il tanto desiderato programma e sprofondo nel divano.
Dopo un’ora e mezza di muffin il mio stomaco reclama altro e decido che imbottirmi di schifezze è il minore dei miei mali. Ordino una pizza gigantesca e inizio a gironzolare per casa.
Casa mia è un grande attico, più che attico una mansarda soppalcata da un lato. Adoro casa mia. Ultimo piano, finestre tanto grandi che fanno entrare un sacco di luce a qualunque ora del giorno, palchetto ovunque tranne che in bagno. In due pareti su quattro più le colonne avevo lasciato la pietra a vista che doveva aver messo il precedente inquilino e il resto l’avevo verniciato di un tenue color panna. È una casa spaziosa ma calorosa e accogliente. Forse troppo grande per una persona sola ormai…comunque, la adoro.
Dopo venti minuti di gironzolamenti e zapping, suona il campanello. Pizza! La prendo e me la porto di sopra in camera da letto. Se mi metto a fare qualcosa di manuale, magari la smetto di pensare a quanto questa sia stata una giornata da piazzare al primo posto nella hit parade delle mie giornate di merda.
Appoggio la pizza sul pavimento e mi armo di cacciavite, viti e staffe. Mi siedo sul pavimento e prendo il primo tronco facendo attenzione a non rompere i rami. Ci avevo messo una vita a segarli e scartavetrarli ad arte e rovinare la mia opera più bella e impegnativa, non era proprio il caso.
Prendo una fetta di pizza e le do un morso studiando con gli occhi i pezzi per la struttura del mio letto made by me.
- Se continui a mangiare muffin e pizza dubito di poterti ammirare di nuovo sulle pagine di un giornale -
- Zitto Matt, ho avuto una giornataccia- mugugno non alzando gli occhi dal primo tronco. Forse dovevo prendere anche dello spago grosso. Ci sarebbe stato bene e avrebbe reso la struttura più solida.
- Lo so- dice sedendosi sul mio letto e andando a sbattere con gli stinchi, come sempre, contro il bordo sporgente della struttura.
- Perché non ti sei fatto vivo, allora? Avevo bisogno di te- gli rispondo addentando un altro morso di pizza e continuando a pensare a spago e viti.
- Non avevi bisogno di me, te la sei cavata benissimo da sola- dice sdraiandosi sul materasso con le gambe a penzoloni.
- Si, come no - sbuffo. Talmente bene che me l’ero data letteralmente a gambe dallo studio di Gary Marshall, avevo mandato a ‘fanculo mezza New York e fatto un incidente stradale. Senza contare che la mattina non ero riuscita a scattare nemmeno una foto. A parte questo, direi che andava tutto alla grande. Ma per favore! Lo guardo esasperata e mi alzo dal pavimento. È ora di trapano e chiodi. Meno male che il soppalco su cui avevo sistemato la camera da letto era spazioso, altrimenti non saprei dire proprio come avrei fatto a posizionare quello che restava di due alberelli alla distanza giusta per inchiodarli insieme con tre rami lunghi e sottili.
- Ma non sei mai stanca di rivoluzionare di continuo questa casa? Mi hai rotto le scatole per un sacco di tempo per questo letto senza testiera, che sembra più un futon che un letto, e ora che ci fai? Lo rovini bucandolo ovunque e inchiodandoci rami secchi?- . Matt proprio non capisce. Ho bisogno di tenermi occupata, sempre. Devo spiegarglielo io?
- Non ho avuto il posto, ergo non posso comprarmi quel letto fantastico che ho visto sulla East. Quindi me lo faccio da sola - dico dando la prima martellata per fissare la prima sbarra. Ci avevo messo mesi a raccogliere e preparare tutto il materiale, sperando però di doverlo utilizzare per altre creazioni e non per il letto. Quello sarebbe stato il mio regalo di assunzione.
- E questo ti da il diritto di sradicare alberi dalle strade?- mi chiede dal letto.
- Non li ho sradicati io, e lo sai. Li hanno sradicati altri. Li ho solo scartavetrati e tagliati secondo le mie necessità - rispondo battendo il martello sul chiodo fino a quando non entra. Ne pianto ancora uno per essere sicura della solidità e poi passo all’altro legno, da piazzare un po’ più sotto.
Fare questi lavori di bricolage mi aiuta. Mi distrae. Mi aiuta a non pensare e a scaricare le mie energie. Molte cose nella nostra casa…cioè nella mia casa, le ho fatte io.
Checché Matt ne dica, non sto inchiodando solo rami secchi. Sto realizzando il mio letto da fiaba. Il mio letto a baldacchino da principessa dei boschi. Avevo anche comprato in un vecchio e polveroso negozio di tessuti il tulle e la garza bianca per le tende da appenderci una volta finito.
- Ma anziché stare qui a giocare a fare Geppetto, che ne diresti di uscire Ale, magari con un ragazzo? O almeno con degli amici - dice Matt togliendomi il martello di mano. Ma quando si era alzato? Alzo la testa e lo guardo. Quegli occhi neri erano tutto il mio mondo. Quei capelli mossi un po’ lunghi che gli scendevano sulla fronte facevano da cornice ad una vera e propria opera d’arte: il suo viso. Quegli occhi profondi, quel naso così dritto e perfetto, e quelle labbra…Dio sarei morta su quelle labbra, così piene e ben disegnate. L’amore della mia vita mi chiede di uscire con un ragazzo. Senza che me ne rendessi conto lo trovai seduto di fianco a me, ad abbracciarmi e asciugarmi le lacrime con le dita.
- Scusami Ale, scusa, scusa, scusa, scusa- sussurra al mio orecchio cullandomi, mentre i miei singhiozzi si fanno più forti.
Come poteva mai chiedermi una cosa del genere? Come? Come avrei potuto anche solo pensare di uscire e divertirmi senza di lui? Quella giornata era già stata un inferno da sola senza che ci si mettesse pure lui con le sue solite frasi. È meglio se esci, Ale. Prima o poi dovrò andare via, Ale. Perché ti ostini a restare un’infelice, Ale ? Sempre le stesse frasi, che finivano ogni volta per toccarmi nello stesso modo e ogni volta a portarmi alle lacrime. E ogni volta era lui a consolarmi. Lui a ferirmi, lui a ridarmi il sorriso, lui a farmi sentire viva, lui a restarmi accanto quando nessuno era riuscito a farlo. Lui che io non lasciavo mai andare via. Lui per cui io sarei morta volentieri pur di dargli la vita.
- Dai tesoro mio, calmati- mi sussurra all’orecchio.
Annuisco con la testa accettando un fazzoletto. “sono qui per te” dice affondando le sue lunghe dita affusolate nei miei capelli.
- Non alla Grey’s Anatomy, vero?- dico tra i singhiozzi, cercando si fare la spiritosa.
- No, amore. Non alla Grey’s Anatomy- mi risponde paziente con un largo e tenero sorriso sulle labbra.
- Lo vuoi finire questo letto? Ti aiuto?- dice ridandomi il martello, per cambiare discorso. Annuisco asciugandomi quel che resta delle lacrime con il dorso della mano e gli sorrido.
Passammo tutta la sera a montare tutti i pezzi del nostro…mio letto, ridendo e scherzando, non pensando più alle lacrime di prima, né alla mia brutta giornata.
A lavoro finito ci appoggiamo alla ringhiera del soppalco e guardiamo con aria critica la nostra opera.
- È venuto bene, no? beh mancano le tende, ma le taglierò domani in negozio per ammazzare il tempo- dico beandomi della genialata dei doppi bastoni per le tende che mi era venuta.
- Mmm…di che colore sono?- chiede lui incrociando le braccia al petto.
- Bianco panna, te l’ho già detto. Ma mi ascolti? - chiedo stupita.
Lui si ricordava sempre tutto. Ero io la smemorata cronica del nostro duo. Ma il suo sorriso amaro mi fa ricordare la triste realtà. Più tempo passa, più dimentica. Sento il mio cuore ritirarsi, farsi sempre più piccolo fino a scomparire. Ancora poco e l’avrei perso. Poco tempo. Troppo poco.
- Abbiamo ancora tempo, amore- dice cercando di tirarmi su e venendo a circondarmi con le sue braccia. Ma io so che non è così, so che mente. Abbiamo avuto già fin troppo tempo, più di quanto agli altri ne viene concesso.
- Dai, andiamo a letto tesoro- dice cullandomi nel suo abbraccio.
Mi avvicino per dargli un bacio, ma lui si scosta. - Sai che non posso-
- Ti prego, ne ho bisogno- lo supplico.
- Perderemo giorni…-
- Lo so…-
- E allora non chiedermelo-
- Ti prego-
Sospira. E mi bacia, come solo lui sa fare, con tutte le emozioni che solo lui sa darmi, con il tocco leggero che solo lui ha, con tutta la passione e la dolcezza che ha. Le sue labbra fredde e morbide accarezzano le mie, la sua lingua le disegna, le bagna e le fa fremere di desiderio. Il mio cuore inizia a correre all’impazzata, il sangue scorre sempre più veloce dentro le mie vene. Ah se solo potessi strapparmi in cuore e raccogliere tutto quel sangue e donarli a lui.
Le sue mani scivolano leggere tra i miei capelli, tenendo la mia testa vicino alla sua. Le mie si aggrappano alle sue spalle, con la paura che lui possa scomparire da un momento all’altro.
Lo stavo perdendo, e più lo baciavo, più lo sentivo scivolare via. Lo volevo tenere con me, lo volevo stringere fino a farlo entrare nel mio corpo per dagli un posto in cui abitare, un posto dove poter essere vivo.
- Matt…- sussurro bisognosa.
- Ale…no - sussurra senza interrompere il bacio. Ha capito. Capisce sempre dove voglio arrivare.
- Per favore - lo prego ancora. Ho un disperato bisogno di sentirlo dentro di me, di farlo entrare e dagli il mio corpo, di dargli vita.
- Se ne andranno via mesi, amor mio- sussurra sulle mie labbra, fronte contro fronte.
- Lo so, ma io…voglio…-
- Sai quanto mi costa dirti di no?- sussurra ancora. Un rumore più forte di un sussurro avrebbe rovinato tutto.
- Ha senso avere tutto questo tempo senza poterti avere? Voglio poterti sentire in ogni modo possibile prima che tu muoia- dico stringendomi a lui, arricciando la sua maglietta preferita sotto le mie dita.
- Ale, io sono già…morto - dice guardandomi triste, allontanandosi dalle mie labbra.
Sentirglielo dire, ogni volta mi faceva precipitare in un baratro senza fine. Sentivo il mio corpo svuotarsi, le ginocchia molli…era terribile accettare la realtà. Lo è anche adesso.
- Ale…tesoro…non ho più molto tempo…se…se io ti dico si…ne resterà davvero poco…- dice stringendomi sempre di più a sé.
- Ti prego…- lo imploro ignorando il dolore che mi provoca questa scelta. Averlo un’ultima volta, sarebbe valso molto di più di mesi e mesi a vederlo scomparire lentamente.
Sospira, mi accarezza. - Amore…voglio una promessa in cambio-
- Tutto quello che vuoi-
Ormai piango senza freni. Le lacrime scivolano veloci sulle mie guance, una dietro l’altra, senza sosta, annebbiandomi la vista, privandomi dei suoi occhi neri.
- Voglio che tu trovi qualcuno Ale. Sono passati più di otto mesi. Non chiudere fuori il mondo, non smettere di vivere. Non posso andarmene sapendoti sola e triste…ho bisogno di sapere che hai qualcuno, fosse anche solo un’amica…- dice. È serio, le sue parole non mi lasciano spazio di compromesso. Prendere o lasciare. Gli rispondo con un bacio. Non voglio dirgli di si con le parole. Fa già abbastanza male dirle nella mente.
Sospira. Le sue mani mi riavvicinano al suo corpo, scivolano sui miei fianchi, mi accarezzano fredde e leggere. Scivolano sotto la maglietta e la sollevano, la sfilano, la lanciano sul pavimento. Le mie tracciano il contorno del suo viso, come se non lo conoscessero già a memoria. Si stringono nei suoi capelli, accarezzano il suo collo, scendono sulle sue spalle e sempre più giù a sfilare la maglietta che mi nasconde la grazia del suo corpo d’angelo. Il mio angelo.
Mi stende dolce sul nostro letto e sfila i miei pantaloncini. È delicato, è passionale, è forte, è deciso, è tenero. Le sue labbra morbide abbandonano le mie per andare a caccia sul mio collo e portarmi via sospiri, uno dopo l’altro. Lo sento. Lui è sicuramente frutto della mia immaginazione, ma lo sento. Sento la sua mano dietro la mia schiena che tiene legati i nostri bacini, quella che abbassa la spallina del mio reggiseno e scende a intrecciarsi alla mia. Sento le scie bollenti che la sua lingua lascia sulla mia pelle. Sento il suo corpo muoversi sul mio. Sento.
Fare l’amore con lui quella notte era la cosa più bella che mi fosse capitata da quando lo avevo perso. Quando entrò dentro di me, lo trattenni il più possibile fermo. Non potevo sopportare che lui mi lasciasse, non ancora. Ma quando si mosse, credo di poter dire di aver visto ad occhi aperti il paradiso. E lui non poteva che farne parte. Il mio corpo rispondeva al suo tocco, esattamente come lo facevano i tasti del suo pianoforte mentre suonava per me. Solo lui poteva suonare, solo lui conosceva lo spartito.
- Amore…- sussurra sulle mie labbra quando la magia finisce.
- Ti prego no…- sussurro capendo che era il momento di salutarsi per quella sera.
- Devo, o non avrò più forze per stare con te - dice scivolando al mio fianco sotto al lenzuolo.
- Ma gli angeli non restano perché hanno delle faccende in sospeso?- gli chiedo sperando in un si. Gliel’avrei resa impossibile, così lui sarebbe rimasto per sempre con me.
- Hanno un tempo limite per farlo, amore mio - dice baciandomi la fronte.
- Qual è la tua?-
- Non posso dirtelo, o non riuscirò mai a risolverla-
Sorride, sa che ha azzeccato il mio intento.
- Tornerò, non temere. Fino a che potrò io tornerò sempre da te, e ti aiuterò a mantenere la tua promessa -
Sto per replicare, ma il suo indice freddo si posa sulle mie labbra, impedendomi di protestare.
- Dormi bene, cuore mio -  sussurra mentre già il suo corpo inizia a dissolversi.
- Aspetta-
Ma lui se n’è già andato. Allungo la mano sul materasso e tutto ciò che trovo è solo il vuoto e tante, tante lunghe piume bianche. Succedeva sempre quando si indeboliva troppo. È  il segnale. Non c’è più tempo.





Ale e Matt





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Capitolo 4
*** Complicated ***


cap 4



Oggi non ho proprio voglia di aprire il negozio. Avrei voluto solo starmene a letto con le mie piume d’angelo, tenendo gli occhi chiusi e rivivendo all’infinito i momenti passati con Matt ieri sera. Ma, ahimè, quando c’è un affitto da pagare, diventa difficile conciliare quello che vorresti fare con quello che devi fare per forza.
Ancora con la testa tra le nuvole, tiro su la saracinesca del negozio e apro la porta con le chiavi.

“Photo shop, le vostre foto dal 1895”. Ecco dove mi chiudo per tre giorni a settimana. Tutti i lunedì, i mercoledì e i venerdì.
Appartiene a Henri Cartier Bresson, grande fotografo della seconda guerra mondiale e del dopoguerra ora in pensione, che a sua volta lo aveva ereditato dalla prozia della sua defunta moglie, fotografa anche lei. È uno di quei laboratori fotografici per lo sviluppo che, a parte i macchinari nel retrobottega e un computer della preistoria, di moderno non ha proprio nulla. Entrare tra quelle pareti foderate di pannelli di mogano scuro, stipate da mensole su cui facevano bella mostra vecchi pezzi di storia della fotografia, mette un po’ d’inquietudine. Il Magie Sinister di Harry Potter, in confronto pare un negozio di giocattoli. Ci occupiamo solo di macchine fotografiche a pellicola, non vendiamo usa e getta e tanto meno, sarebbe stata una vera eresia, macchine fotografiche digitali.
Il signor Cartier, come la gran parte dei fotografi, preferisce la pellicola. Solo che è un tantino più fiscale di tutti gli altri fotografi che, ormai, riconoscono la necessità di dover ricorrere al digitale di tanto in tanto. Il mio capo aveva deciso di mantenere le vecchie tradizioni (già era tanto che per lo sviluppo dei rullini dei clienti mi facesse usare i macchinari, risparmiandomi tutta la fase del fissaggio in soluzione salina) e per questo motivo, visto che la Kodac ha alzato bandiera bianca nei confronti delle nuove tecnologie mettendo fuori commercio i rullini, ha stabilito la chiusura definitiva della bottega per fine anno. E questo per me vuol dire licenziamento. Che è ovviamente molto peggio del lavorare solo tre giorni alla settimana.

I clienti del “photo shop” sono ormai vecchie signore che vedono la tecnologia troppo avanzata come la personificazione del demonio, che va combattuta mantenendo viva la tradizione. Per questo, non fanno altro che immortalare i loro gatti e nipotini pachidermici in 36 scatti la settimana. Vecchie vedove noiose e acide.
Le mummie clienti del negozio non avevano visto di buon occhio la mia assunzione avvenuta due anni fa. Il nipote del signor Cartier aveva deciso di andarsene in giro per il mondo , seguendo le vie dell’avventura per raccogliere materiale valido per una mostra, ma sinceramente quel venticinquenne di mezza età con la riga di lato, il papillon e una scopa perennemente infilata nel didietro, ce lo avrei visto più in un museo del risorgimento a fare la muffa, piuttosto che tra le vie di Copa Cabana con una macchina fotografica al collo e un mohjito in mano. Da quando lui aveva lasciato la gestione del negozio, io avevo preso il suo posto, e non per vantarmi, ma ero una sferzata d’aria fresca la dentro.
Come dicevo, le signore gattare non hanno visto di buon occhio la mia assunzione già solo per due motivi fondamentali: ho un tatuaggio alla base del collo che lascio scoperto tirando su i capelli giusto per farle incazzare di più, e mi vesto troppo colorata per il loro modo bigotto di intendere la moda. A parer loro, con un vestito alla Rita Levi Montalcini sarei stata molto più decorosa. Bella roba sarebbe stata vestirsi di velluto per una che è allergica alla polvere in modo preoccupante. Il fatto di doverle sopportare solo tre volte a settimana però mi consola. Il fatto che fosse sufficiente tenere aperto tre giorni per raggiungere l’incasso necessario per non andare in perdita, aveva convinto il signor Cartier a darmi questo lavoro part-time per consentirmi di svolgere il mio lavoro da free-lance, occupazione verso cui lui era particolarmente accondiscendente dato che lo era stato anche lui in gioventù.
Ed anche oggi eccomi qui. Nuovo giorno, stoffe nella borsa e tanta pazienza.

Oggi ho solo quattro rullini da sviluppare, un ingrandimento, e cinque consegne. Ho tutto il tempo per tagliare le tende del mio letto e iniziare anche a cucirmele.
Sbrigo in fretta gli sviluppi e (purtroppo è passata solo un’ora) mi siedo allo sgabello alto dietro al bancone a studiarmi come tagliare la stoffa.
Matt non verrà. Non può venire. Ieri sera è stato bellissimo, ma davvero troppo per lui. Me lo aveva spiegato tante volte: gli angeli possono rimanere a sistemare le loro faccende in sospeso, ma hanno un tempo limite. Quando gli chiedevo di spiegarmi meglio, lui mi rispondeva di immaginarmi delle batterie: hanno una certa carica, ma questa se viene messa sotto sforzo si consuma in fretta.
E Matt ne aveva consumate di batterie con me. Col tempo non sarei riuscita più a toccarlo, e infine…non l’avrei visto mai più. Ieri sera, dopo aver fatto l’amore, lo sentivo già meno solido sotto le mie dita, la sua pelle iniziava a diventare traslucida.
E dal canto suo, lui inizia a dimenticare.
Caccio il pensiero di Matt dalla mia mente e mi concentro sulle mie tende.
Verso  le undici, passò la signora McCain a ritirare le foto dell’ultima nidiata di nipotini (la nuora continuava a sfornare gemelli ogni volta che restava incinta). Mezz’ora dopo si presentò anche la signorina Moreen, una zitella acida sulla quarantina che aveva un gran bisogno di farsi una scopata, che mi aveva portato una novità, ossia le foto del concorso cui aveva partecipato con le sue amate orchidee. Niente sesso ma tanta botanica. Che palle.
Poco dopo arrivarono anche le altre due consegne.

Mi manca solo lei. La peggiore.
So che esistono gli angeli, Matt ne è una prova vivente, ma so anche che esistono pure i diavoli sulla terra. Una signora come la signora Cope sarebbe stata mandata volentieri a ‘fanculo persino da Satana in persona, tanto è cattiva, gretta, meschina e rompicoglioni. E io ce l’avevo intorno per almeno dieci minuti tutti i venerdì. È il tipo di persona che ti insulta gratuitamente e senza contegno, di quelle che pensano di poter dire di tutto e di più perché sono anziane e quindi vanno rispettate. Ovviamente loro la parola “rispetto” la intendono riferibile solo alla propria persona. Povero marito della signora Cope! Una volta l’avevo incontrato. Seguiva la moglie come un cagnolino, si faceva dirigere a bacchetta, ma sospetto che tenga un coltello sotto il cuscino con la forte tentazione di usarlo prima o poi. Cazzo, l’avrei ammazzata volentieri io.
- Ale se ti incazzi con la gente non vai in paradiso -
- Oh sentilo! Ma gli angeli parlano tutti così sboccati?-
Ma…Matt…ma è matto? Ma che ci fa qui? Se ne doveva stare sulla sua nuvoletta a recuperare un po’ di forze o almeno a dosare le ultime energie rimaste per dei momenti importanti! Non per dirmi di fare attenzione a come parlo se no non vado in paradiso!
- Matt, ma che..?- inizio a dire. Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo.
- …Cazzo ci faccio qui, lo so. Ale, che tristezza. Dillo che mi usi solo per il sesso e per il resto del tempo non ne vuoi sapere niente di me - dice scherzando con finta aria afflitta. È ancora solido, ma questo può voler dire tutto o niente. Ma è anche tanto pallido.
- Possibile che in otto mesi da morto tu sia rimasto il solito cretino?- gli rispondo scherzando, felice che comunque lui sia li con me.
- Beh, nessuno ha detto che con le ali ci danno in dotazione anche un cervello nuovo- dice circondandomi da dietro con le sue braccia fredde.
- Certo che no! Dio non ha più materiale cerebrale a disposizione. L’ha dato tutto a me quando mi ha creata. Che vuoi…sono fortune… a chi troppo e a chi niente-

- Viva la modestia, amore mio!-
- Si, si lo so. L’umiltà spicca tra le mie doti. Comunque, a parte gli scherzi, cosa ti ha convinto a scendere dalla tua nuvoletta oggi?-  chiedo controllando le misure del pannello di stoffa che ho tagliato.
- Il fatto che me la devono cambiare perché sta per piovere. Sai, trovarsi senza materasso mentre dormi…è brutto - risponde appoggiando il mento sulla mia spalla.
- Matt!- lo riprendo. Io parlo di cose serie e lui continua il suo show!
- Sono venuto per la tua promessa- dice stringendomi forte a se. Se qualcuno avesse guardato dalla vetrina ora vedrebbe me che sto in piedi totalmente sbilanciata in un equilibrio che non si sa da dove venga. Non sanno che è Matt a sostenermi. Provo a immaginare la scena da fuori, ma poi afferro il senso delle sue parole. Già…la promessa…
- Ah. Non potevi aspettare qualche giorno?-
- No, perché inizierai a mantenerla, aspetta…aspetta, aspetta…-

Guarda l’orologio appeso alla parete. – Adesso -
- Che?-  manco il tempo di dirlo che…
 
I ain't got no money
I ain't got no car to take you on a date
I can't even buy you flowers
But together we can be the perfect soul mates
Talk to me girl
 
Matt mi guarda e poi indica il mio cellulare con lo sguardo.

-Stai scherzando vero?- chiedo evitando di toccare il telefono manco avesse la peste.
- Per niente. Rispondi- dice convinto passandomi l’aggeggio infernale.

Numero sconosciuto.
 
Baby, it's alright, now you ain't gotta floss for me
If we go there, you can still touch my love, it's free
We can work without the perks, just you and me
Thug it out 'til we get it right
 
- Vedrai che sarà la Vodafone. Vuoi farmi fare amicizia con il disco delle offerte?- chiedo scettica e sarcastica prendendo il cellulare.
- Rispondi. E poi cambia suoneria che questa fa pena!- dice sedendosi sul bancone e distendendoci sopra le gambe.
 
Baby if you strip, you could get a tip
'Cause I like you just the way you are…
 
- Pronto?- dico sperando di aver ragione sul fatto della Vodafone.
- Emm…pronto- risponde una voce roca dall’altra parte dell’apparecchio. Decisamente non è la Vodafone. -Alessia?-
- Si, chi parla?- chiedo. Ma secondo te se fai il mio numero chi vuoi che risponda?
- Ciao…Sono Robert…- risponde esitante
- Robert?- Ma Robert chi?
- Si…l’incidente, ti ricordi?-
- Ah si…si, dimmi pure-

Ah già. Come dimenticare la piccola comparsa che mi ha sfasciato la macchina? Matt, comodo dalla sua posizione sul bancone, mi fa un sorriso a trentadue denti.
- Nulla volevo solo sapere se eri arrivata a casa sana e salva ieri sera. La macchina non ti ha abbandonato a metà strada, vero?-
- No…no. E’ andato tutto bene-
- Ah meno male, senti…ti ho chiamata anche per dirti se potevamo risolvere amichevolmente la questione della riparazione, senza coinvolgere l’assicurazione-
- Cioè?-
- Cioè…posso accompagnarti da un carrozziere e farti rimettere in sesto la macchina-

- Emm…-
- Ti faresti un grande favore perché con l’assicurazione dovresti aspettare che il perito venga a stimare il danno e solo dopo farla aggiustare…così…beh, sempre se vuoi. L’assicurazione era compresa quando ho affittato la macchina…-
- Robert, io non so cosa dire…-
- Dì di si, Ale ma sei matta? Dì si!- dice Matt sbracciandosi per attirare l’attenzione. Ma dimmi te che razza di situazione la mia. Il mio fidanzato morto si preoccupa al posto mio di trovarmene uno nuovo vivo.
- Come preferisci, davvero…-
- O-ok…- rispondo girandomi dall’altra parte per ignorare le sue gesta per attirare l’attenzione.
- Perfetto. Quando vuoi che ti accompagni? Oggi pomeriggio hai da fare? Prima andiamo prima si risolve la cosa-
- Va benissimo-
- Quando passo a prenderti?-

Guardo l’orologio. Sono le quattro meno venti.
- Io per le quattro smetto di lavorare, per te va bene?-
- Perfetto, passo a prenderti li?-
- Ok-
Gli do l’indirizzo del negozio, lo saluto e chiudo il telefono. Sospiro. Lo ripeto: questa situazione sfiora il ridicolo.
- Hai un appuntamento- dice Matt tutto gongolante.
- Matt, se non fossi già morto ti ammazzerei molto volentieri- gli rispondo alzando le forbici che stavo rimettendo a posto nel cassetto del bancone.
- Ti avevo detto che ti avrei aiutato, l’ho promesso, no?- risponde ridendo del mio tentativo inutile di assassinarlo anche se il mio intento fosse stato fondato.
- Già ma forzare gli eventi significa barare, non aiutare! - gli rispondo stizzita.
- E chi te lo dice che lo abbia fatto? Io ho solo avvertito un’influenza positiva nei confronti del telefono. Qualcosa mi dice che è un bravo ragazzo- dice con aria innocente, da vero e proprio angioletto. Ma che tenero, quasi quasi ci si crede. Manipolatore, approfittatore e subdolo fidanzato morto.
- Te la do io l’influenza positiva, Matt- gli rispondo buttando giù i suoi piedi dal bancone.
- A proposito di influenze…sta arrivando Satana- mi risponde accennando con la testa alla vetrina
La signora Cope. Quasi mi stavo dimenticando di lei. Cos’è che mi aveva portato? Ah si, le foto del suo grasso e antipatico nipote. Ci è mancato poco che dessi di stomaco mentre sviluppavo le stampe di quel maiale con le orecchie e i baffi già a dieci anni. Ce n’era una che per regolare il colore  proprio mi ero sforzata di non cercare il secchio quando l’avevo vista. Il ‘nipotino’ al mare con cinque salvagenti di ciccia e quattro menti che affondava la faccia intera in una gigantesca torta al cioccolato carica di melassa verde. Che schifo.
Il campanellino della porta suona e mi rassegno ad affrontare Lucifero.
- Buon pomeriggio signora Cope -  sospiro.

- Buon pomeriggio Satana Cope - mi fa il verso Matt. Gli sorrido e lei, inevitabilmente se ne accorge.
- Forse per te, dato che hai tanta voglia di sorridere. Dammi le mie foto e sbrigati che altrimenti mi farai fare tardi dalla massaggiatrice -

Lo so che non dovrei perdere tempo e fare immediatamente come mi ha detto ma, non ce la faccio. Mi prendo un attimo per fissarla inviando tutto il mio sostegno morale alla poverina che dovrà affondare le mani in quella roba che si porta addosso al posto della pelle. La signora Cope ha di recente fatto un intervento di liposuzione, che, peraltro, non è riuscito molto bene. La pelle prima troppo tirata è rimasta molto grinzosa e, che Dio mi aiuti prima che vomiti, dato il caldo, tutta inzaccherata di sudore.
Cercando di alzare lo sguardo per farle un sorriso ed esaudire la sua richiesta, mi trovo a inorridire ancora di più. Il suo rossetto color ciclamino è più sui denti che sulla bocca. Il poco che è riuscita a mettere in superficie esce tutto dai contorni della matita per il contorno labbra. L’ombretto verde acido che si è spalmata sugli occhi…mi giro per non rabbrividire.
- Bleh!!! E la gente paga per andare al cinema a vedere i film horror- dice Matt voltandosi dall’altra parte e coprendosi la faccia con le mani. Come vorrei poterlo fare anch’io.
Prendo la busta con il suo nome sopra e gliela passo in punta di dita mentre lei l’afferra con tutta la mano pesantemente ingioiellata.
Apre il pacchetto guardandomi come se dovesse controllare che non ci avessi messo dei serpenti velenosi dentro. No, poveri serpenti. Non li avrei mai mandati a morire così.
Guarda le stampe con aria di sufficienza. - Qui l’hai fatto più grasso. In realtà è davvero un fuscellino. Un soffio di vento se lo porterebbe via­ -  dice guardando la foto del nipote che ha rischiato il mio rigetto.
- Si, un tifone magari ci riuscirebbe- dice Matt sarcastico. Scoppio a ridere, non riuscendo a trattenermi. La vipera mi trafigge con uno sguardo serie ‘se le occhiate potessero uccidere’.
- Lo trovi tanto divertente?-  Gli occhi non le si vedevano praticamente più. Un orrore in meno.
- No, signora. Scusi. Stavo pensano a una cosa che mi ha fatto ridere e non sono riuscita a trattenermi- dico arrossendo fino alla radice dei capelli tirando un calcio sugli stinchi di Matt.
Satana stava per rispondere quando il campanello della porta suona ancora.
Un ragazzo con un cappellino bianco in testa che cela con la visiera il suo viso, ha fatto il suo ingresso salvandomi dalla furia del diavolo.
- Salve- saluta educato la signora prima di aprirsi in un gran sorriso mentre si toglieva gli occhiali da sole - Ciao Alessia-

Quel sorriso mi lascia letteralmente con la bocca spalancata.
- Cento punti per Matt! Dio quanto sono bravo in queste cose! Visto, amore? te l’avevo detto io che il ragazzo mi ispirava fiducia- dice Matt esultando. Scende giù dal bancone e si mette a gironzolare attorno a Robert.
- Ben proporzionato, bel fisico, alto, asciutto…occhi chiari…barbetta incolta come la portavo io quando mi cresceva ancora la barba…vi vedo davvero bene insieme- commenta girandogli attorno con le mani dietro la schiena.
Forse devo essermi incantata per troppo tempo, perché Robert si gira a guardare la vetrina dietro di sé.
- Hai visto qualcosa?- mi chiede portando la mano indietro e indicando la vetrina con il pollice.
- Emm, no, no. Ciao- rispondo fulminando Matt con lo sguardo che continua i suoi studi accurati sulla personcina della sua vittima.
- Scusa, sono in anticipo, ma mi trovavo a passare di qua e ci ho messo davvero poco -

Altro sorriso, altro abbaglio. Ma perché proprio davanti a Matt!?
- Non fa niente, sto per chiudere- dico abbassando lo sguardo imbarazzata.
- Cara, non prima di aver finito con me- lo anticipa la signora Cope, con più gentilezza del solito mentre lo squadra. Robert è visibilmente imbarazzato e, con molta probabilità, disgustato. Matt proprio Ha infilato la testa dentro il porta ombrelli, simulando un attacco di vomito.
Per fortuna è troppo occupata ad analizzare il mio ospite per notare me che mi mordo le labbra a sangue per non ridere.
- Ragazzo, tu non sei per caso…quell’attore…quello che ha interpretato quel vampiro…come si chiama? Edoardo Culo?- dice Satana tirando giù l’orlo della maglietta aumentando la scollatura della sua maglia.
Robert mi guarda e con una smorfia di puro dolore risponde “Edward Cullen, signora. Sono io”
- Oh caro, allora dovrebbe proprio conoscere mia nipote, sai? Avete la stessa età credo. Venticinque anni, un bon bon di ragazza. Dovresti proprio conoscerla. Ma aspetta, qui ho una sua foto…dev’essere…-
Alla svelta, mentre la signora è immersa nella sua borsa, faccio segno a Robert di rimettersi gli occhiali da sole. Sapevo già quale foto avrebbe tirato fuori e una scena dell’esorcista, versione integrale, sarebbe stato uno spettacolo meno raccapricciante. Lui prontamente li tira fuori dalla tasca e li inforca.
Matt si mette le mani davanti agli occhi e mi dice “ti prego dimmi quando posso guardare. Sono diventato particolarmente sensibile da quando sono morto”
- Ahh. Eccola qui. Ma… ragazzo, come mai hai rimesso gli occhiali?- gli chiede la vipera con un tono di voce talmente unto da far venire i brividi.
- Emm…ho problemi di vista. Sono lenti graduate- risponde Robert evasivo aggiustandosi il cappello, abbassando ancora di più la visiera.
- Eccola qui. Non è splendida?-

Mi volto, non voglio guardare. Ad un certo punto parte un fischio. Apro mezzo occhio e vedo che è stato Robert a farlo - Cazzo che bru…che bella!- dice alla signora ridandole la foto.
- Oh, suvvia, ragazzo. Forse non è proprio il caso di esprimersi così, però…sono contenta che trovi mia nipote attraente-

Che falsa. Sa benissimo che la nipote è un cesso ambulante, ma certe persone sono proprio senza limiti. Sta per rimettere a posto la foto quando i suoi occhi acquosi brillarono.
- Ehi tu. Dammi una penna- abbaia rivolgendosi a me. Le porgo un pennarello, che dopo disinfetterò con cura, e lei si china, rovesciando tutta la sua scollatura sopra al mio bancone. Dovrò disinfettare anche quello.
- Tieni, ragazzo. Sarebbe felice se la chiamassi- dice la signora Cope posando il pennarello e passando la foto a Robert che la accetta con aria molto afflitta. Il numero di telefono ‘dell’orrore’. Il prossimo film di Robert, dopo quell’esperienza, sarebbe stato ‘non componete quel numero’
- Lo farò senz’altro- le risponde educato con una smorfia.
La signora Cope mi guarda con un’occhiata di mal celata sufficienza e soddisfazione personale, e mi lascia i dieci dollari delle foto sul bancone.
- Arrivederci- dice andando verso la porta con quella che voleva essere una camminata sexy, ma che invece somigliava tanto a quella di un ippopotamo zoppo. Quando la porta si chiuse, mi trovai a guardare con tanta compassione Robert. Poveraccio. Non avrei voluto esser stata nei suoi panni per questi dieci minuti.
- Posso guardare ora?- chiede Matt già togliendosi le mani dalla faccia. Anche lui guarda Robert, gli si avvicina e con aria tragica gli appoggia le mani sulle spalle.

- Ale, fammi un piacere. Da una possibilità a questo povero ragazzo. Non hai idea di che inferno ha appena passato -



ecco i link :)
la suoneria di Alessia

abbigliamento:
Alessia
Robert
Matt
e per chi volesse vedere Matt come lo vede Ale, cioè senza ali , eccolo qui http://www.polyvore.com/cgi/img-thing?.out=jpg&size=l&tid=7100268
il link della Signora Cope e della nipote ho preferito evitarvela! XD

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


capitolo 5 Lo so che vi ho fatto aspettare un pochino, e sicuramente coloro che seguono anche la mia ff "the Saint Katrine" stanno seriamente considerando l'idea di mettermi davanti a un plotone di esecuzione perchè non riesco ad aggiornare spesso. il fatto è che questa ff mi prende talmente tanto che la mia testa va sempre qui. chiedo scusa, e ribadisco che, in un modo o nell'altro terminerò tutte le mie ff. per quanto riguarda le recensioni... continuate così! sette sta volta :) 8 se considero una che è stata inserita nel penultimo capitolo dopo la pubblicazione dell'ultimo. grazie grazie grazie grazie grazie! :) ultimo appunto. una persona, anche solo una, potrebbe gentilmente mettere questa ff tra i preferiti? sapete com'è... sono 17...e dato che inizio a studiare già per gli esami non vorrei che portasse sfiga :P!!!XDXDXDXD

recensioni:
winniepoohina:  faccio che rispondere a entrambe le recensioni che hai scritto, anche quella che hai messo sul chap tre. Inizio col dare il benvenuto anche a te tra le perosne che continuano a recensire le mie storie e col dirti che sono molto contenta del fatto che tu segua questa ff. Non ti preoccupare per dove hai sistemato la mia storia per questioni di tradizioni tue :) sono già soddisfatta abbastanza da averti colpita tanto da considerarla una delle tue preferite. che dire? la signora Cope...che schifo, la pensiamo tutti allo stesso modo e Matt....ah...che ragazzo è Matt? giuro che tra Rob e Matt... un pochino sarei indecisa :)

fierons: ehi :) ciao! rispondo a te per Gray's anatomy, dicendoti che non è quella situazione. infatti Matt le risponde "non alla Gray's anatomy" quindi don't worry. non morirà più nessuno  e Matt poveraccio ha già dato :P

EmilyAtwood:  benvenuta anche a te :) e che dire? sono contenta del fatto che ci sia qualcuno pazzo quanto me da leggere ff in piena notte mentre tutti dormono col rischio di sbellicarsi dalle risate e svegliare tutti :) se mia madre mi scoprisse sicuro che mi ammazza! l'idea del fidanzato morto e di rob che ti accompagna dal meccanico... si è insolita... forse è segno che il mio unico neurone ha iniziato a dare segni di squilibrio...ma se questo fa contenti i miei lettori... non è un neurone poi così matto no?

satyricon:  io rido da sola ogni volta! mi è venuta in fase di correzione della bozza sta cosa di Edoardo Culo. mio padre stava seriamente pensando di portarmi in una clinica psichiatrica perchè non la finivo più di ridere come una matta da sola davanti a pc! purtroppo ( o per fortuna) la foto della signora Cope non esiste... me la sono inventata di sana pianta. ma se troverò mai qualcuna che possa assomigliarci, per gli amanti dell'horror non esiterò a postarla al fondo di  un capitolo.
per quanto riguarda il tatuaggio, pubblicherò la foto più avanti, quando ale ne spiegherà il significato.

sorellina mia deb: senti! vuoi dire che questo Matt... non diciamo per favore!!! quella scena... eh arriverà :) te l'ho promessa e prima o poi arriverà... fra un pò di capitoli però

mikki: emmm no... niente brutte malattie per Matt :) guardo troppi film strani ed è per questa insana passione che ho partorito un'idea così strana come quella dell'angelo. Matt si è dato proprio alla pazza gioia in quanto a cretinate in quel capitolo lo ammetto...credo di farlo continuare su questa linea ancora per un pò :P

sweetcherry:  la prima a recensire l'ultimo chap!!! :) il numero uno mi ha riempito di gioia lo ammetto :) ho scioccato anche te con la faccenda dell'angelo??
e lo so ...anche a me dispiace per Matt e Ale... :'( e tanto anche perchè si amano ancora e tanto...non riescono a lasciarsi andare via...però purtroppo sono cose che possono capitare...e mi piace pensare che ad alcuni... possano capitare cose di questo genere...almeno nei sogni...


 




Robert pov: hanging by a moment

Più ci penso e più mi dico: Robert ma che cazzo stai facendo? Si perché non è normale che mentre lei è nel retrobottega a sistemare tutto per chiudere il negozio, io stia pensando a come chiederle se vuole uscire con me stasera. Non è per niente normale.
Assolutamente è proprio fuori dal mondo che io la serata l’avessi passata a guardare il fanale rotto della mia porche e la sua firma sulla mia copia del foglio dell’assicurazione, fermo come un fesso nel garage dell’albergo. Dovevo starmene chiuso nella camera dell’hotel che avevo preso, svuotare il frigobar di ogni goccia di alcool al suo interno e poi ordinarne dell’altro ancora. Dovevo starmene sul letto al buio incazzato come una belva con Kristen, maledirla in tutte le lingue del mondo che non conoscevo (all’occorrenza me le sarei inventate) e dovevo pensare a tutti gli epiteti ingiuriosi e offensivi, assolutamente poco galanti, da scagliarle contro. Ma io? Io no. Io non riesco a fare la parte del patetico fidanzato cornuto che ha lasciato la stronza autrice del tradimento, tra parentesi senza  avergliene dato
ancora cognizione. Io non la penso proprio. In questo esatto momento potrebbe essere li li per lanciarsi nel cratere di un vulcano e a me non me ne potrebbe fregare di meno.
Amavo Kristen…amo Kris…o almeno…credo. Prendetemi pure per il culo quanto volete, ma dopo aver fatto il vampiro innamorato due volte, ed accingermi a farlo una terza, per di più sempre con Kristen, follemente innamorato della sua Bella, disposto a cambiare anche la sua stessa natura per amore di lei…posso dire con assoluta certezza, alla luce della realtà della mia recente vita sentimentale, che io dell’amore non c’ho capito una sega. E si, confesso. Nonostante abbia strastudiato i testi di Stephenie Meyer, persino quelli inediti, letto e riletto tutti i classici romantici che conoscevo, piangendo come un dannato quando toccò a Romeo e Giulietta, e nonostante abbia chiesto le traduzioni di alcuni libri dall’italiano all’inglese di un  tale Moccia (che permettetemi di dirlo, se avete una copia dei suoi libri bruciateli all’istante o vi depenno dall’elenco delle mie fan, perché una tale quantità di stronzate nel giro di più o meno 200 pagine non si erano mai sentite)…io posso dire di non aver capito veramente una sega di questo sentimento. Cioè, io leggo i guru dell’amore, li rileggo ancora, arrivando ad avere quasi una crisi d’identità quando leggo di Elizabeth Bennett…passo metà delle mie giornate sulla carta stampata per non capirci un cazzo.
Dopo ore e ore seduto per terra, roba da farsi venire il culo quadrato, a guardare quel fanale rotto, ho iniziato a rendermi conto dell’assurdità del mio comportamento, e da bravo psichiatra di me stesso, e ormai drogato di romanzetti d’amore, sono arrivato a domandarmi il perché. E la domanda, inevitabilmente, mi ha portato a riflettere su quello che provassi per Kris. E da li, purtroppo per me, a considerare cosa intendessi per amore. Ma come rispondere in tutta sincerità a questa domanda? Potevo rispondermi che per me amore era pensare continuamente a lei, desiderarla fino a dover ricorrere a cento e una doccia fredda al giorno, considerare sacri i sabati e le domeniche per portarla fuori e farle qualche regalo di tanto in tanto. Oh si, poi la gente dice che c’è anche quella piccola cosa del dialogo, che io e Kris proprio non avevamo. Forse la mia a me stesso è stata una risposta del tutto convenzionale, insomma…quella che la gente si aspetta. Pensi amore e vedi un cuore enorme con dietro un preservativo o una pillola, piazzati li dai farmacisti per sponsorizzare il sesso sicuro. Questo è l’amore. o forse no? boh! Sta di fatto che la mia concezione malata di questo sentimento strapubblicizzato, straparlato, strastigmatizzato prevedeva che io quella sera la dovessi passare a crogiolarmi nella mia depressione per il tradimento subito. Parola d’ordine era: pensare a Kristen.
Ma io che faccio? Nonostante questa seduta con me stesso degna di uno strizzacervelli, in cui cerco di sottomettermi riluttante alla comune regola del buon fidanzato tradito, io che faccio? Continuo a pensare a chi? Ad una stronza acida che mi ha distrutto la macchina rovinando il mio brillante piano di fuga dal mondo. Volevo andarmene in esilio da qualche parte, e lei decide di venirmi tra capo e collo con un carretto della preistoria con anche il coraggio di chiamarla ‘macchina’.
Era una cosa totalmente, innegabilmente, assurdamente senza senso. Quegli occhi verdi dalle pagliuzze blu cobalto continuavano a balenare nei miei pensieri senza un motivo.
Quando avevo chiamato la concessionaria per spiegare il fatto, mi risposero che avrebbero pensato a tutto loro. Io avrei dovuto solo riportare la macchina o chiamarli perché qualcuno se la venisse a prendere e per me i problemi sarebbero finiti li. Ma io cosa faccio? La chiamo, le chiedo se posso passarla a prendere per portarla da un meccanico e togliermi l’assurda preoccupazione che quel vecchio macinino le esploda sotto i piedi mentre gira ignara dei pericoli che corre.
Oltre che cornuto sono anche ufficialmente pazzo.
E così, eccomi…con le mani in tasca a guardarmi i piedi mentre lei sistemava per la chiusura.
“Matt piantala!” dice alterata. La porta del retro è socchiusa, probabilmente sta parlando al telefono. Poi abbassa la voce e continua con strani sussurri indistinti.
Matt. Ogni volta che sentivo il nome ‘Matt’ mi veniva da sorridere. Per me ‘Matt’ rimandava necessariamente a ‘Tower House Preparatory’ e di conseguenza a ‘lezioni di musica’ per poi finire con ‘pianoforte’. Semplice agglomerato di parole per chi non sa chi è ‘Matt’.
Matt era il mio fidato compagno di monellate delle elementari, il mio migliore amico. La Tower House non era stata più la stessa senza di lui, o meglio, non era stata più la stessa per me.
Era una scuola maschile, frequentata solo da ricconi snob che ogni cinque secondi si sistemavano il cravattino e portavano la cartella di cuoio a mano. Io e Matt eravamo dei ricconi squattrinati, l’ultimo anello della catena alimentare in quella scuola di piccoli lord. Come sia possibile questa antitesi ve lo spiego subito. Ricconi perché i nostri avevano i soldi per mandare noi e i nostri fratelli e sorelle in scuole private di alto livello; squattrinati perché, essendosi fatti da soli, non essendo eredi di chissà quali fortune, ci avevano insegnato fin da subito ad avere rispetto per il denaro, guadagnandocelo portando a spasso cani, lavando macchine e consegnando i giornali la mattina. Noi non portavamo mai la cravatta, sulla spalla destra avevamo sempre uno zaino pieno di scritte fatte con il bianchetto e i nostri voti a scuola erano pessimi. Avevamo vinto anche dei premi importanti come “il vincitore del primo premio per il banco più disordinato del terzo anno” per me e “il vincitore del primo pieno per il maggior numero di lezioni passate in infermeria del terzo anno” per lui. L’unica cosa per cui entrambi andavamo matti e seguivamo con dovizia e diligenza, era la lezione di pianoforte. Passavamo ore e ore a casa mia o sua a suonare a quattro mani o a turno, a fare parodie musicali dei classici e ridere come matti quando la vicina, con le palle piene per tutto il trambusto che facevamo, ci veniva a minacciare con il matterello sulla porta di casa.
Quella passata con Matt era stata senza ombra di dubbio la parte più bella della mia infanzia. Ero quasi caduto in depressione quando lui si trasferì, per quanto sia possibile farlo per un bambino di dieci anni. Suo padre era entrato a far parte come socio di un grande gruppo finanziario e aveva trasferito famiglia e affari a New York.
Non avevo più sentito Matt. Una volta, quando avevamo circa sedici anni ci ritrovammo per caso. Lui era tornato a Barnes per il funerale della nonna paterna e me lo ritrovai bagnato fradicio sulla porta di casa mia alle otto del mattino, scatenando bestemmie in me che avrebbero tirato giù tutti i santi e i beati del paradiso.
“hai ancora l’avversione per il pettine la mattina Rob?” mi chiese quando ancora in pigiama e gli occhi gonfi di sonno gli aprii la porta, già pronto a pestare a sangue il disturbatore indesiderato.
“ e tu dormi ancora con il cappello in testa per non farti gonfiare i capelli?” gli chiesi abbracciandolo, fregandomene del fatto che fosse inzuppato d’acqua fino al midollo e mettendo da parte tutta l’ira che mi si era già accumulata in punta di lingua.
Quei sette giorni furono di nuovo i più belli che avessi mai vissuto, recuperammo tutto il tempo perduto. Mi raccontò tutto della sua nuova vita, e di come suo padre lo spingesse già a scegliere il college, nonostante mancasse ancora un anno, che voleva fare il fotografo, ma che sempre suo padre non faceva nulla per incoraggiarlo e sostenerlo. Doveva diventare un broker, il suo vecchio l’aveva già deciso.
Io gli raccontai del teatro, della fidanzata che da poco avevo, ma che tutto mi sembrava tranne che una fidanzata, delle proposte cinematografiche che mi erano arrivate…ci raccontammo e non ci trovammo cambiati di una virgola. Suonammo ancora a quattro mani e tentammo un nuovo esperimento: lui suonava il piano e io strimpellavo la chitarra, il mio nuovo amore.
Quando quasi tre settimane fa arrivai a New York per Remember Me lo cercai, ma il suo nome non compariva sull’elenco. Provai a cercare quello dei suoi, ma mi riagganciarono il telefono come dissi il nome del figlio. Doveva avercela fatta a staccarsi dal padre se questo mi aveva chiuso il telefono in faccia quando lo nominai. Chissà ora che stava combinando…
“ok andiamo” dice Alessia sbucando fuori dalla porta, con il viso immerso nella sua borsa, distogliendomi dai miei pensieri.
La aiuto a chiudere il negozio evitandole di prendere il gancio per tirare giù la saracinesca e poi la guardo. Ha un sorriso radioso in volto. Nulla a che vedere con lo sguardo incarognito che aveva il giorno dell’incidente.
“allora? La chiamerai?” chiede infilandosi gli occhiali da sole.
“ma chi?” chiedo cascando dalle nuvole.
“la nipote della signora Cope, no?”
“oddio, no!”. Rabbrividisco istintivamente tirando fuori la foto più orrenda della storia. Un pachiderma di cellulosa a cavallo di una motocicletta con tutte le vergogne al vento. Di certo non era il genere di foto che ridava la vista ai ciechi! Manco mezza diottria! Passo ad Alessia la stampa e lei la allontana da se stessa con una mano aperta “ti prego, io per oggi ne ho già vista abbastanza di sta roba” dice con faccia schifata. E come darle torto?
“non vuoi condividere con me questo dolore?” le chiedo per scherzare un po’ con finta aria tragica.
“io penso che ognuno debba soffrire da solo in silenzio” mi risponde facendomi la linguaccia.
È strano. Molto strano. Per essere due che hanno fatto un incidente stradale nel quale si sono amichevolmente insultati reciprocamente solo il giorno prima, eravamo troppo amici. Scherzare e farsi le linguacce non era proprio la reazione più normale che uno dovrebbe avere in questi casi. Il tutto per la serie “le disgrazie uniscono”: essere due vittime della signora Cope, farebbe alleare anche San Pietro e Caronte. Va beh, io non facevo testo perché già dalla sera prima avevo dato segni di squilibrio mentale.
Camminava rilassata al mio fianco facendo oscillare la busta di carta che aveva in mano e rigirandosi in mano il cellulare. Forse non era una stronza, chissà magari anche la sua non era stata proprio una gran bella giornata quella di ieri. E poi…che dovevo aspettarmi? Da quando ci si scambia sorrisi e cortesia dopo che ci si è appena stampati?
Facciamo il giro dell’isolato e arriviamo al parcheggio del rudere. Vedere quella vecchia ford così fa molto Titanic sul fondo dell’oceano. Se ci fossimo messi sul cofano a braccia aperte a dire “Jack sto volando” non sarebbe stato poi tanto fuori luogo.
La povera macchina, quando Alessia schiacciò l’acceleratore, emise un gemito soffocato e io non potei fare a meno di trattenere un sorriso.
“dai piccolina, ti prego. Un piccolo sforzo. Ti sto portando dal dottore, non ce la fai proprio a metterti in moto?” sussurra tenera allo sterzo.
“non ci voglio venire dal dottore. Ho paura degli aghi” dico facendo il verso alla macchina.
“tesoro mio, lo vedi questo signore qua di fianco a me? ecco, fai un piccolo sforzo e sputalo fuori dal bagagliaio. È lui che ti ha rovinato il musetto, sai?” continua lei con una falsa espressione dolce dipinta in viso. Ok. Avevo trovato una più pazza di me: la donna che sussurrava ai catorci, altro che ai cavalli.
“ma che l’hai presa per Kit sta macchina? Sei tu quella che fa Super Car? E io che ho sempre pensato che fosse quello di Baywatch!” rispondo sbuffando, mentre lei cerca ancora di convincere la macchina ad accendersi. Ma questa, in tutta risposta, lancia un fischio e, dopo un sonoro Bang, inizia a mandare fumo dal motore. Piangiamo la morte della povera ford fiesta, che con così tanto coraggio ha macinato i suoi ultimi chilometri. Sai che roba, non trattengo le lacrime!
“anche questa no…” piagnucola Alessia sprofondando sullo sterzo. Per me no, ma di sicuro per lei la catastrofe c’è eccome.
“non c’è un meccanico qua vicino? Magari la possono portare in officina con un carro attrezzi” chiedo iniziando a guardarmi attorno dal finestrino. Casa, casa, casa, bar, casa, casa, cartoleria, lavanderia, casa, casa, casa, libreria, casa, casa. Niente meccanico. Scendo dalla macchina e vado ad aprire la portiera alla fanciulla, che ormai si era messa rumorosamente a tirare giù maledizioni da ogni dove, mandando a quel paese tutte le fusa già fatte alla sua vecchia macchina.
“dai piccola disperata. Andiamo a cercare un meccanico” gli dico porgendole una mano. La accetta e si alza. “non ne conosci nessuno qua in zona?” le chiedo di nuovo.
Lei si guarda un attimo intorno e dopo che le do un leggero colpetto per scuoterla, mi guarda smarrita, con gli occhi lucidi. “n-no…non ero io ad occuparmi di queste cose…Mat…non  ero io a occuparmi di queste cose” dice distogliendo lo sguardo. Il mento le trema le mani si stringono e si rilassano di continuo. Cerca qualcosa con gli occhi e non la trova. Oddio…forse era appena stata lasciata dal ragazzo. Ha detto ‘Mat’, forse quel Mat si occupava di assicurarle un motore funzionante sotto al sedere. Doveva essere fresca la cosa, perché tutti i sorrisi e la voglia di scherzare di prima, vennero oscurati con la mia semplice e banale domanda.
Inizia a camminare e io la seguo. Non alza mai lo sguardo da terra, e a qualsiasi domanda io le rivolga risponde con “si”, “no”, “a volte”, “mmm”. Si è rattristata, eppure non ho fatto chissà quale domanda. Ho chiesto solo che conosceva un meccanico! Chissà quale catena di pensieri e collegamenti aveva scatenato la parola ‘meccanico’ nella sua testolina.
Dopo circa un quarto d’ora di camminata a piedi, troviamo il tanto agognato carrozziere. “Da Pino”, con un insegna così doveva essere per forza italiano pure lui. Varchiamo la soglia del capannone e scopriamo che Pino è un signore sui quarant’anni, alto quasi due metri e grosso quanto un armadio. Folti capelli neri, mustacchi ben curati e mani sporche di grasso, si avvicina a noi.
“we, signorì, che poss fare pe voi?”. Trovare un pezzo di jeans immacolato sulla sua tuta è come cercare non un ago in un pagliaio, ma una capocchia di spillo in un pagliaio.
Alessia fa per tendergli la mano e Pino sta per stringerla quando si ferma con la mano a mezz’aria e la bocca aperta. Ci siamo. E che posso mai andare da qualche parte senza essere riconosciuto io? ovviamente no. Coraggio Rob, armati di santa pazienza e preparati a firmare autografi e fare foto da appendere nella bacheca dell’officina.
“Santa Maronn e San Gennar!” dice Pino, lasciando cadere a terra lo straccio che stava tenendo nell’altra mano. Rob, qua è peggio del solito, ma non potevo scegliere un altro carrozziere? Alessia lo guardava senza capire e teneva ancora la mano tesa in attesa di stringerla alla montagna con i baffi che, alto com’era, la faceva sembrare una lillipuziana.
“signorì! Che piacère conoscervi, è veramènte nu piacer!” dice Pino afferrando la mano di Alessia tra le sue e stringendola con vigore. Qua c’era qualcosa di strano. Cioè, questo coso conosceva lei e non cagava il sottoscritto? Cos’ha vinto il premio nobel per la fotografia? O per la pace? ha fatto qualche film che io non so? oddio, non sarà una pornostar, vero?
Alessia forse inizia a capirci qualcosa, perché diventa all’improvviso tutta rossa e inizia a guardare da tutte le parti tranne che la faccia di Pino. Ma che cazzo sta succedendo qui?
“signorì, me lo fate n’autografo?” chiede Pino trascinando Alessia per mano verso la gabbiola dell’ufficio. Lei mi cerca con lo sguardo e mi tende l’altra mano libera, che io corro a stringere, seguendola nell’ufficio.
Come varco l’ingresso non credo ai miei occhi: tre gigantografie di Alessia in intimo per “intimissimi”. Dovevo essermi perso un pezzo. Ma non lavorava per uno studio fotografico?
Lei era leggermente sconvolta. Non sapeva più da che parte guardare, anzi si. Guardava tutto tranne me.
“sono un vostro grandissimo fan, signorì. Mio figlio non fa che parlare di voi, sul serio, lo vulit canuscer?” dice Pino cercando una pennarello e porgendo ad Ale un ritaglio di giornale con una foto ancora diversa. Lei era quasi sull’orlo delle lacrime, il mento iniziava a tremolarle per lo sforzo di trattenersi. Pino la stava squadrando da testa a piedi con occhiate a dir poco lascive. Quando lei si piega sulla scrivania a firmare il ritaglio, lui malcelatamente si sporge a guardarle il sedere e i miei nervi arrivano al punto di rottura.
“signore, mi scusi. La signorina è la mia fidanzata, quindi la prego di evitare sia certi sguardi sia proposte di matrimonio da parte di suo figlio. Andiamo Ale” dico guardandolo con puro disprezzo e tirando via Alessia, che già iniziava a piangere, prima che riuscisse a poggiare la punta del pennarello sul foglio. Le circondo le spalle con un braccio e la trascino fuori dal capanno, a passo svelto per evitare che il meccanico porco esca dietro di noi. Appena girato l’angolo Alessia si stringe a me e inizia a piangere a dirotto, singhiozzando e inzuppandomi tutta la maglietta di lacrime. “shhh, tranquilla. È tutto a posto, tutto a posto. Sta tranquilla” gli sussurro all’orecchio tentando di calmarla. Lei continua a stringermi e a piangere. I singhiozzi la scuotono senza darle sosta e le sue mani si sono strette alla stoffa in una morsa che sarebbe difficile liberare.
“scu-scusa, Robert. Scusami tanto…non mi aspettavo che…”
“calma Ale…va tutto bene” le rispondo porgendole un fazzoletto che accetta esitante “posso chiamarti Ale, vero?”. Cerco di sorriderle, di rassicurarla.
“si, si…non ti preoccupare” dice asciugandosi le lacrime e rispondendo al mio sorriso.
“andiamo, ti porto a casa. Per la macchina non ti preoccupare. Ci penserò io, d’accordo?” le dico prendendola per mano e trascinandola via. Lei si lascia portare, dopo avermi detto dove si trovi casa sua. E’ a dir poco sconvolta. Non deve essere stato bello per lei fare un’esperienza del genere.
Quelle appese al muro di Pino erano delle gran belle foto, ad essere sinceri. Ovviamente non mi ero preso il tempo di studiarle con attenzione, ma anche se erano delle pubblicità, il modo in cui lui le guardava facevano intendere ben altro.

In pochi minuti arriviamo davanti alla porta del suo appartamento, all’ultimo piano di un palazzo in stile liberty, come ce ne sono tanti a Midtown. È una casa molto spaziosa, un attico. Molto accogliente. Si vedeva proprio che ci abitava una ragazza. Casa mia a Los Angeles era grande quasi quanto la sua ma sembrava quasi una sala operatoria tanto era fredda e poco vissuta.
La sua invece era calda. Entrando, sulla destra, teneva allestito un piccolo set per foto, ma a parte questo, tutto in casa sua infondeva calore e accoglienza. Fotografie di lei e di un ragazzo appese ai muri, un grande divano bianco dall’aria comoda, con qualche cuscino rosso qua e la. Ai suoi piedi, impilati con ordine, alcuni libri, di cui però non riuscivo a leggere i titoli sulle coste. Tutti i mobili erano in legno chiaro eccetto un pianoforte a coda lucido nero dietro al divano. Sopra vi erano un sacco di fogli sparsi, tutti scarabocchiati. Era anche una musicista?
Alzo la testa e mi trovo a guardare la ringhiera di un soppalco, e guardando il fondo della sala, vedo la piccola scala che porta al piano superiore.
“prego, accomodati” dice tirando su col naso e abbandonando borsa e chiavi vicino al camino. Si toglie le scarpe e inizia a camminare scalza strusciando i jeans sul palchetto. Si tira su i capelli e si avvia verso la cucina. “ti posso offrire qualcosa? Caffè, coca cola, tè…acqua…” mi chiede prendendo uno scottex per asciugarsi le lacrime.
Non so cosa mi spinge ad essere così con questa ragazza, forse perché la vedo dura e sagace per difendersi, essendo in realtà tanto sensibile da buttarsi giù per qualche foto. Forse perché la vedo rabbuiarsi di continuo abbassando tutte le sue difese...ma mi sento, ancora una volta inspiegabilmente, molto protettivo nei suoi confronti.
Mi avvicino a lei a grandi passi e la spingo a sedersi su una sedia alta vicino all’isola della cucina. “tu ora stai qui, ferma e tranquilla. Ci penso io a prepararti del tè. Ma quello vero inglese” dico facendole l’occhiolino, sperando di farla sorridere. Emerge dalle braccia con cui si era legata le ginocchia al petto e mi sorride. “il secondo armadietto in alto” dice tornando a sorridere.
“mmm…e i biscotti? Non è tè senza biscotti” le chiedo ancora prendendo la scatola del tè dall’armadietto.
“l’armadietto dell’isola” mugugna con la bocca coperta dalle braccia.
Prendo due tazze e le appoggio sul ripiano, aspettando che l’acqua che ho messo sul fuoco, si scaldi.
“ti devo essere sembrata una matta. Quale modella si mette a piangere per delle foto che ha fatto?” mugola ancora rigirandosi una tazza  tra le mani.
“non ho pensato nulla, Ale. Sul serio…” le rispondo. Chi più di me poteva capirla? Chi più di me poteva capire cosa volesse dire esser spogliato con gli occhi senza ritegno anche quando sei solo te stesso? Il mondo non lo sa. Vede queste belle foto, queste belle ragazze, questi bei ragazzi, ma si fermano all’aggettivo ‘bello’. Non pensano a chi sta dietro all’obbiettivo. Si fanno i loro film mentali per una vita intera, e quando ti guardano riesci a leggerglieli tutti negli occhi.
Pensando poi a Pino e a che film possa essersi mai fatto su quelle foto che teneva ingrandite al massimo, mi riempiva di disgusto.
Spengo il fuoco sotto l’acqua ormai calda e aspetto i famosi tre minuti di posa del tè.
“sul serio non dovrei piangere…è solo che non me lo aspettavo” dice portando una gamba giù dalla sedia, stringendone solo più una al petto e abbozzando un sorriso.
“quella è…è una marca di intimo prettamente italiana. Le foto le ho fatte per delle riviste italiane…non andavo mai a immaginare che le avrei trovate qui” continua smettendo di giocare con la tazza che non smetteva di rigirarsi tra le mani.
“Ale…i giornali italiani qui…” inizio a dire pensando alla little Italy.
“si lo so che li vendono. Ma sono vecchi scatti, li ho fatti più di un anno fa. Avevo bisogno di soldi e per me…è stato difficile arrivare a mettermi davanti ad un obbiettivo…per di più mezza svestita” dice imbarazzata tendendomi la tazza perché gliela riempissi. Faceva un po’ caldo per il tè, ma almeno calma sempre i nervi. Nonna Rachel lo diceva sempre.
“ immagino che non debba essere bello mettersi in intimo davanti ad un’intera equipe di fotografi quando si è pudici. Io già mi imbarazzo da vestito” dico prendendo un sorso e scottandomi inevitabilmente la lingua anche se ci ho messo il latte freddo dentro.
“no…” dice. Poi si apre in un sorriso, più rivolto a se stessa che non a me. “c’era solo Matt…è stato lui a fotografarmi”. Per un attimo la vedo perdersi in un mondo tutto suo. Ha detto quel nome con una tale dolcezza nella voce, come se lo stesse accarezzando, come se un’inflessione differente della voce avesse rovinato il suono per le perfetto di quel nome. Di nuovo mi venne da sorridere pensando al mio Matt. Quando Alessia mi vide sorridere subito si rabbuiò, e iniziò a guardare altrove.
Forse prima ci avevo preso a pensare che lui l’avesse lasciata. Eppure attaccate alle pareti c’erano un sacco di foto incorniciate di lei e di un ragazzo. Da come aveva pronunciato il suo nome era facilmente intuibile che lei fosse pazzamente innamorata di lui. Che io ricordi non credo di aver sentito mai Kristen pronunciare il mio nome con una tale tenerezza e commozione. E nemmeno ricordo di aver mai pronunciato io il suo allo stesso modo.
“comunque…è stato tanto tempo fa. Non pensavo nemmeno circolassero più quelle foto” taglia corto tornando alla sua tazza e prestando molta attenzione alla gocciola al cioccolato che ci stava inzuppando dentro.
Non sapevo cosa risponderle più. Prendo a far vagare lo sguardo per l’ampia zona living cercando di concentrarmi sui particolari. Volevo capire qualcosa di lei. Mi interessava leggere quel libro. Quelli con la copertina più strana si rivelano essere sempre i romanzi più belli mai scritti. Ed era chiaro come il sole che la copertina di Alessia aveva qualcosa che non attirava il lettore proprio come una calamita. Al di la dell’aspetto fisico, intendo, è chiaro. Da quel lato, la copertina era…ah…come definirla? La parola “bella” non le rendeva giustizia. Come nemmeno la parola “fantastica”, “meravigliosa”…era un vero e proprio miraggio. Venere, a confronto sarebbe impallidita. Se Botticelli l’avesse conosciuta avrebbe scelto lei per fargli da modella nei suoi quadri.
Comunque…lasciando perdere le copertine, altrimenti la parte più oscura di me si sarebbe messa senz’altro a non essere da meno di quel Pino, mi concentrai sulle foto alle pareti. Vicino alla finestra alle spalle di Alessia, c’era un gruppo di quattro foto, tutte in bianco e nero, a cornice spessa e scura, con l’immagine più piccola centrata che attirarono la mia attenzione. Mi concentrai a tal punto che dalla distanza a cui ero potevo distinguere chiaramente i tratti del viso del ragazzo che quelle foto avevano immortalato. Cappelli spettinati neri, occhi scuri, tratti non troppo marcati…spalle larghe…Oh. Mio. Dio. Se esisti mi stai pigliando per il culo.
“Ale…le hai fatte tu quelle?” chiedo indicando con l’indice le foto dietro di lei. Si gira un po’ di schiena ed annuisce. Mi alzo per andarle a guardare meglio e…santo cazzo! È lui. È Matt! Il mio Matt! Dov’è? quando torna? A già…io e il mio pensiero di Alessia lasciata da un ragazzo…ma se io fossi stato lasciato non avrei ancora tutte le foto della mia ragazza appese in giro, le farei sparire tutte. Io proprio non mi ero dato pena di appenderle quelle mie e di Kris. L’unica eccezione era stata quella dell’armadio e si è visto com’è andata a finire. Quindi lui doveva abitare li. Matt. L’ha detto! Lei l’ha chiamato oggi! L’ho sentita mentre diceva “Matt piantala!” al telefono. Anche prima ha detto Matt…ha detto che è stato lui a farle le foto. E guardando una foto sul piano di loro due assieme…cazzo! Alessia era la ragazza di Matt! Ero a casa di Matt! Avevo sfasciato la macchina di Matt!
“Ale…ma è Matt!” dico lasciandomi scappare una risata isterica. Lei, mi guarda a bocca spalancata, sorpresa. “è Matt, vero? Matt Holsen!”. Ma che glielo chiedo a fare? Lo riconoscerei tra mille.
“non ci posso credere! E io che ho provato a chiamarlo in tutti i modi! Ho provato a chiedere ai suoi ma non mi hanno risposto... Oddio, non ci posso credere! Ale… sei la sua ragazza, vero? Abitate insieme! Quando torna? quando arriva? Saranno più di sette anni che non lo vedo…dai dimmi dov’è che lo raggiungo” dico camminando a grandi passi per la stanza, non smettendo mai di torturarmi i capelli, passandoci di continuo le mani attraverso. Ma quando mi fermo, aspettando una risposta, vedo Alessia che guarda insistentemente fuori dalla finestra. Allora è vero…si sono lasciati…e magari lei non ha staccato le foto perché ci tiene ancora o…
“Ale…dov’è Matt?” le chiedo avvicinandomi e chinandomi sulle ginocchia davanti a lei. La faccio girare sulla base della sedia, per guardarla in viso. Lacrime silenziose, senza singhiozzi le scorrono sul viso. “Ale…” la chiamo. Ma lei continua a guardare fuori. “Ale, per favore…dov’è Matt?” la imploro.
Si gira, lenta. Mi guarda. Apre la bocca per parlare ma non esce suono. Dio, Ale…che stai cercando di dirmi?
“Matt…” sussurra. Le lacrime iniziano a scendere una dietro l’altra, senza sosta. Non si fermano. “Matt è…” cerca di continuare, ma non ci riesce. Matt è…perché quelle due parole dette con quel tono non mi ispirano niente di buono? La guardo, confuso, cercando di incoraggiarla a parlare, a dirmi dov’è il mio amico. “Ale…Matt è…?” sussurro prendendole le mani e serrandole nelle mie.
“Matt…non torna” sussurra. Ha cambiato casa, l’ha lasciata, cosa? Perché non torna?
“Matt è…” riprende ma ancora una volta il respiro le si mozza. Il mio cuore inizia a perdere battiti, inizia a sentirsi vuoto e capisco. Una lacrima già scende anche sul mio viso “…morto” sussurra. Morto…



Lo so ...anche questo finisce un pochino triste... ma purtroppo la prima perte della storia avrà delle ricadute di questo genere.
ora un pò di link. quello dell'abbigliamento è ovviamente quello del chap precedente :P  

Queste sono le foto di Ale appese in gigantografia sul muro dell'ufficio di Pino. il volto che ho preso per interpretare Alessia è della modella Irina Sheik, ossia quella che attualmente fa la pubblicità di intimissimi.
foto 1
foto 2
foto 3
e questa è quella che sta per autografare al signor porco Pino
http://3.bp.blogspot.com/_6iXZoDftbXk/SMOkZrTXLGI/AAAAAAAAAwo/kMcnYPt1SSY/s400/irina+intimissimi08autum4.jpg

ed ecco, infine, quelle che Robert vede nell'appartamento di Ale quando riconosce Matt
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


capitolo 6 Lo so. Anche sta volta vi ho fatti attendere un pokino. Chiedo venia ma questo è stato un capitolo un pò difficile. Avevo mille idee sul come scriverlo ma poi ogni volta dovevo fare i conti su come volevo continuasse la storia, quindi... beh ho finito ora ora di scriverlo.
colgo l'occasione per ringraziare:
1 - AlessandraMalfoy [Contatta]
2 - BlackPearl
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3 - Dark Angel 1935
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4 - debblovers
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5 - EmilyAtwood
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6 - Fady
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7 - FIERONS
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8 - Frytty
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9 - lisettola
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10 - lovekiss90
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11 - nerry
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12 - Satyricon
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13 - Sophief88
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14 - streetspirit
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15 - SweetCherry
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16 - _la sua bella_
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17 - _MeLy_
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18 - _MissCullen_
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per aver messo la storia tra i preferiti, e:
1 - Chelsea88 [Contatta]
2 - EmilyAtwood
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3 - erymoon21
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4 - FuckingBlondieGirl
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5 - ilachan89yamapi
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6 - lovekiss90
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7 - mikkicullen
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8 - Vichy90
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9 - Vulnerable Claire
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10 - winnie poohina
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11 - _la sua bella_
[Contatta]
per averla messa nelle seguite.
spero che il vostro numero aumenti sempre di più!


Recensioni:

mikki: si lo so... è un pò triste come capitolo...ma la storia lo richiedeva...come chiede un inizio triste anche per questo chap. ma non vi preoccupate. basta tristezza per un pò, o cmq forse ancora per un capitolo ma non su questi toni, cmq. poi sarà all'insegna dell'allegria :)

sorellina mia deb:  sfaticata a me??? ma tu lo sai quanta roba sto scrivendo??? senza contare che sono anche ricominciati i corsi! :P

Emilyatwood: se mi dici che sono un mito divento rossa peggio di bella e non mi scoloro per un decennio! grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!! direi che ti ho dato un pò di emozioni :) spero di continuare così all'infinito!

sweetcherry: si in effetti rob avrebbe dovuto come minimo prendere pino a calci nelle palle fino al giorno del giudizio universale...ma è troppo gentleman inglese... troppo lord per abbassarsi a simili sport. :P sono contenta che il colpo di scena sia riuscito! non voglio che questa storia sia troppo piatta :) anzi ho già in mente alcune cose, ma me ne devono venire in mente un sacco di altre perchè ho ancora qualche buco...speriamo nell'ispirazione eterna!

fierons: e qui eccomi che arrossisco di nuovo :) grazie mille per il complimento sui miei chap e per Moccia... dopo TmSc, che è stato meglio il film e nemmeno poi tutto sto granchè...cioè si bello però.... va be... avrebbe fatto meglio a posare la penna o a legarsi lui al palo di ponte milvio!

satyricon: eheheheh saty saty saty... la risposta alla tua question sta in questo capitolo... :) per la nipote della signora cope...beh.. io ho provato a proporla per miss italia, ma hanno detto che era troppo bella e che avrebbe fatto venire delle crisi di autostima alla altre concorrenti e hanno detto di no XD

lisettola: dai su non piangere :) le cose andranno sempre meglio :)

winniepoohina: li unirà e.... li dividerà.... ma non farmi parlare che poi finisco per rivelare troppo!!!!!

Mannaggia ragazze 8 recensioni!!! arriviamo a 9???? dai dai dai!!!!! già un'anima pia mi ha fatto la grazia di rompere il muro del 17 preferiti portandolo a un neutrale 18. fiuuuuuu....ho scampato la sfiga! grazie al mio salvatore!!!!

e ora il chap: buona lettura!






Non ci posso credere…non posso. Non poteva essere. Matt… non posso crederci.

Quando dicevamo che non saremmo morti mai, come Achille in Troy. Dovevamo fare cose grandiose, perché il nostro nome non venisse mai dimenticato. Avrebbe scattato lui la foto del secolo, e tutto il mondo avrebbe saputo che era stato lui a farla, come il bacio dopo la guerra a Time Square.
Lo aveva detto Achille: meglio una vita breve ma gloriosa, che lunga e passata ad essere un nessuno. Cazzo Matt…era solo una frase! La tua è stata troppo breve. Non scatterai mai la foto del secolo, non berrai più birra con me come quella notte di otto anni fa sul tetto di casa mia, non fumerai la sigaretta della vittoria dopo l’oro della nazionale di hokey alle olimpiadi…non sfiorerai più un pianoforte…non vedrai mai tuo figlio, non vedrai mai la tua sposa...
Mi hai lasciato solo a fare tutte queste cose. È vero, ci siamo persi di vista, ma come amici non ci siamo persi mai.
Mi sento vuoto, mi sento come se tutta l’aria che avevo in corpo mi fosse stata portata via. Cammino tra la folla ma non vedo le persone. Sono circondato da rumori ma non sento suoni. Attorno a me c’è vita, ma nella mia testa…
- ehi! È Robert Pattinson! - dice qualcuno fermandomi. Me lo scrollo di dosso con rabbia. Non potevo pretendere che la gente mi lasciasse in pace, non potevano sapere. Ma non mi si poteva chiedere di essere chi non ero. Non quella sera.
Non so nemmeno dopo quanto tempo né come, ma arrivo al mio hotel. Non ho avuto il coraggio di restare in casa di Matt, dovevo uscire, dovevo pensare. Dovevo andare in un posto dove potessi piangere da solo senza caricare Alessia anche delle mie lacrime. Chissà quante ne aveva già lei di sue.
Vado al banco della reception e chiedo le chiavi della mia camera. – 412, per favore -. Il receptionist mi da la carta magnetica e decido di andare a piedi fino al quinto piano. Non volevo stare con la gente. Volevo starmene da solo, senza nessuno che mi fissasse in ascensore.
Entro nella mia camera buia ed altrettanto al buio mi svesto. Ho bisogno di una doccia. Ho bisogno di sentire sulla pelle la sensazione che il mio dolore esca da me e scivoli via.
Non mi vergogno a dire che piansi per tutto il tempo che passai chiuso nella cabina del bagno. Le lacrime per gli amici non sono mai lacrime di cui vergognarsi, nemmeno se a versarle è un uomo.
Rob senti questa. Che te ne pare?
Rob corri!
Diventerò un grande fotografo, ‘fanculo a papà!
Ma che cazzo di parte hai fatto qui? Un mago che si chiama Cedric? Ma che roba è?
Oh…sei fidanzato…emm…bene, no?
Ehi Rob! Posso farti qualche foto? Dai, cazzo. Sei un attore! Ti faccio qualche foto così tanto per…non posso avere… com’è che ti hanno definito? Ah si… il futuro Jude Law. Ho ul futuro Jude Law come amico e non posso fotografarlo? Sai che pacco di soldi mi farò un giorno con queste foto quando sfonderai?
Ehi, bello! guarda che questo non è un addio! Ci rivedremo…
 
Esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano in vita. Non accendo nemmeno la luce. Mi butto sul letto, stanco. Voglio chiudere gli occhi. Voglio spegnere il cervello e abbandonarmi a me stesso. Per una volta non può fare male. Tendo la mano sul materasso in cerca del pacchetto di sigarette che avevo lanciato appena arrivato. Tasto le lenzuola ma non le trovo.
- cercavi queste?-
Con un balzo salto su dal letto sconcertato. L’asciugamano che ho legato in vita cade e ho appena il tempo di raccoglierlo da terra e rimetterlo legato sui miei fianchi prima che la luce sul comodino si accenda.
Kristen.
- potevi anche tenerlo giù. Da quando sei così pudico davanti a me?- chiede con sguardo malizioso indicando l’asciugamano con gli occhi. Non le rispondo nemmeno. Vado alla porta, la spalanco. - Esci – dico esausto. Questa sera non sono in vena di litigare anche con lei, non sono dell’umore giusto per esternare tutta la mia delusione nei suoi confronti. Soprattutto non sono in vena di sentire balle.
- Robert ascolta…quelle foto…sono vecchie…le hanno pubblicate ora per fare storia…ti prego, sii ragionevole – mugola alzandosi dal letto per venire vicino a me e chiudere la porta. Sono talmente stanco che non riesco a non lasciarla fare. Torno al letto e mi ci siedo sopra pesantemente
- Robert…? –
Prendo un respiro profondo. Quella giornata non ne voleva sapere di finire, doveva togliermi anche quel poco di forza che mi restava.
– Kris, per favore. Non raccontarmi balle. Non stasera. L’hai baciato o non l’hai baciato? E bada che voglio la verità – le dico guardandola negli occhi. E’ qui e vuole parlare, ok. Lasciamoglielo fare, sarà come togliersi un cerotto.
- è stato un errore – dice con un sussurro inginocchiandosi sul pavimento di fronte a me. Quindi si. Avevo ragione. Sapevo di averne talmente tanta che anche se avesse negato non le avrei creduto.
- ma non potrà più succedere Rob, perché io amo te, io voglio stare con te… - balbetta. Con la sua mano cerca la mia che prontamente sottraggo.
- Kris…non puoi fare quello che ti pare con me. Un giorno è si, quello dopo no, poi di nuovo assolutamente si…questi due giorni mi hanno fatto pensare. E…ho scoperto che non mi manchi. L’unica cosa che ho sentito è delusione. Profonda, delusione – vomito fuori dopo aver preso un gran respiro. Se c’era una cosa che avevo avuto ieri sera, era del tempo per riflettere su me stesso e su cosa provassi per lei. I suoi occhi azzurri, carichi di lacrime che non riuscivano a scendere, non riuscivano a commuovermi. Ero freddo come il marmo. Non soffrivo nel vederla così e il mio atteggiamento nei suoi confronti non era una ripicca. Ero solo esausto. Di tutto. Di nuovo il desiderio di scappare dal mondo prese possesso di me, diventando quasi soffocante.
Come nei migliori momenti di disperazione, tutto mi apparve perfettamente chiaro. La chiamano lucida follia, e a sentirla così da tanto di una fottuta frase fatta del cazzo. Ma io in quel momento stavo vivendo esattamente quello: un momento di lucida follia.
Davanti ai miei occhi non c’è Kristen, non c’è Matt…non c’è nessun altro che non sia io. Le altre persone sono uno sfondo indistinto e sfocato. Grido, grido più forte ma nessuno mi ascolta. Nessuno che venga al mio fianco a chiedermi il perché delle mie urla.
La morte di Matt mi ha fatto vedere quanto poco tempo io abbia a disposizione per realizzare me stesso e avere tutto quello che desidero, per essere ciò che voglio essere.
Basta essere il bravo ragazzo che fa un sorriso e mette da parte se stesso con una scrollata di spalle, basta essere tutto ciò che gli altri si aspettano da me, basta.
Se Kristen è arrivata ad essere qui, con me nella mia stanza, dopo aver sicuramente pagato un inserviente con il pass par tout delle camere, significa che sa già che io le dirò si, che la perdonerò, che vorrò stare ancora con lei. È certa di questo fatto. Ci giocherebbe la vita.
- stai dicendo che non vuoi più stare con me? – sussurra cercando di accarezzarmi il viso e portarlo a guardarla. Mi parla già sicura della risposta no. Beh, questa volta cara Kris, non giocarti la vita. Non giocarti niente perché qualsiasi cosa giocassi la perderesti.
- sto dicendo che ho bisogno di stare per conto mio. Di pure che non voglio più stare con te, di che ti sto lasciando, non mi importa. Il risultato non cambia -. Mi alzo dal letto, oltrepassandola e inizio a vestirmi in gran fretta, mettendo su le prime cose che mi capitano a tiro. Volevo andarmene da quella stanza. Lasciare tutto la dentro, anche i vestiti. Facevano parte del vecchio Robert, quello che compiaceva tutti e nascondeva le amarezze dietro un finto sorriso. Prendo solo il passaporto dalla tasca del borsone per farlo sparire nella tasca dei jeans. Infilo in portafoglio nella tasca libera e do il mio cellulare a Kristen. La nostra foto era sullo sfondo. Li dentro c’era la mia musica, le mie foto di noi insieme, il vecchio me. Tieni Kris, tu sarai il primo passo per voltare pagina.
Non mi preoccupo nemmeno di salutarla e scendo giù nella hall. Lascio le chiavi della Porche al receptionist dicendo che la concessionaria se la verrà a riprendere, e saldo il conto.
Come metto piede fuori dalla porta rotante dell’albergo, un mare di flash mi sommerge. Kristen non deve aver pagato abbastanza il cameriere che l’ha fatta salire, perché era chiaro che questo aveva deciso di chiamare i giornalisti e prendersi un altro po’ di soldi.
Cerco di coprirmi il più possibile il viso con le braccia e attacco a correre. Non mi importa della pioggia che cade a gocce grosse dal cielo e mi ha già bagnato fin nel midollo. Voglio andare da qualche parte e ricostruirmi da capo. Voglio imparare ad affrontare la mia vita in modo diverso. La vita è troppo breve per cercare di essere qualcun altro. Già è difficile essere sé stessi, figuriamoci due persone insieme.
 
Cammino sotto la pioggia da più di un’ora ormai. So benissimo dove andare, so che è lontano ma so che ci voglio andare a piedi. So anche che sono un gran coglione, tra le altre cose. Perché sono un coglione? Perché decido di arrivare alla meta passando per le scale antincendio, cioè scale a pioli, quando piove a dirotto con il rischio di scivolare nel vuoto e fare un budino di Robert sull’asfalto. Non avevo intenzione di suonare il campanello. Dovevo entrare dalla finestra. Non chiedetemi perché, io ho smesso di chiedermelo per stasera. Ho fatto più pazzie oggi che in ventiquattro anni di vita.
Salto per prendere la scala e tirarla giù. Metto sul primo piolo l’all star ormai zuppa e mentre mi sollevo, sento l’acqua dentro che si sposta ai lati del mio piede. Forza Robert. Sei arrivato fin qui, ora va avanti.
Le prime tre scale non mi danno problemi, anzi. Inizio quasi a credere che la cosa sia divertente e nemmeno tanto pericolosa come possa sembrare. Sono pazzo. Rischio di stamparmi al suolo e io rido. Rinchiudetemi prima che possa fare qualche cosa di cui potrei pentirmi.
La pioggia continua a cadere giù grossa e io continuo a salire. Mancano due scale, trenta pioli da salire e poi sarei arrivato. Sempre che la finestra della cucina di Alessia sia aperta. La luce è accesa, quindi al massimo avrei bussato. Bene, un problema in meno.
Manco fossi Ivanhoe, metto una mano sul piolo davanti a me e continuo la scalata verso la finestra. Sono proprio un coglione, e non ho manco bevuto!
Il mio piede scivola più di una volta, e più di una volta rischio di cadere rovinosamente giù per quattro piani. Considerando che ogni appartamento sarà alto quattro metri circa, che il palazzo è rialzato di altri due… insomma…quasi una ventina di metri. Cazzo, sono un coglione. Un coglionissimo coglione.
Dopo aver rischiato di fare il bunging jumping senza corda per almeno una decina di volte, arrivo alla tanto agognata finestra. Aperta. Che culo! Sono già li che sto per scavalcare ed entrare come Diabolik, ma la sua voce mi ferma. Non è sola. Mi nascondo nei venti cm quadrati del pianerottolo all’ombra del muro e aspetto.
 
- lo so che ho promesso, ma non mi sembra il caso di insistere.
 
- me ne frego delle auree positive che senti, ok? Potrebbe essere un errore il tuo, dato che ti sforzi così tanto di farmi mantenere in una stupida promessa che mi hai estorto, tra parentesi, in un momento in cui non ero troppo in me.
 
- ma piantala! Tu mi sa che hai i sensori inceppati. Senti talmente tanta aura bianca che non ti ricordi manco chi è.
 
- come sarebbe dettagli?
 
Sento solo la sua voce. Magari è al telefono. Beh, allora posso entrare. Prima o poi metterà giù no? mi affaccio dalla finestra e inizio a scavalcare. Ho già un piede sul pavimento quando…
 
- non puoi fare questo Matt!
 
Esattamente nel momento in cui entro completamente in casa sua. Che cazzo ha detto? Non credo di aver capito bene.
- Rob! Ma che ci fai qui?- chiede lei venendomi incontro.
- sono scappato dai fotografi e la prima persona che mi è venuta in mente per mettermi al riparo sei tu. Ale…che stavi dicendo prima?- le chiedo perlustrando con gli occhi l’intera casa, passando in rassegna anche il soppalco. Non c’è nessuno.
- niente…- dice correndo verso la porta del bagno e tornando con un asciugamano.
- no…hai detto “non puoi fare questo Matt”…- le dico confuso cercando i suoi occhi.
- Robert…da quanto tempo sei li?- chiede mettendo su un cipiglio arrabbiato.
- io…saranno un paio di minuti…Ale hai detto Matt!- dico avanzando verso di lei. Non mi interessava spiegare cosa ci facessi li quella sera. Aveva detto Matt. Parlava con un Matt!
Io avanzo e lei indietreggia, fino a che il tavolo le impedisce di scappare ancora. Mi guarda strano, forse la sto terrorizzando o forse pensa che sia uno che si inventa le cose…
Strizza gli occhi e fa no con la testa. Ma io non ho parlato!
- Ale hai detto Matt! L’hai detto!- le urlo addosso. Forse esagero, ma non riesco a controllarmi. Una piccola parte di me spera che quel pomeriggio lei abbia mentito, che Matt sia vivo, che sia li, magari chiuso in bagno.
- io non ho detto niente!- mi urla di rimando scrollandosi di dosso le mie mani che le avevano serrato i polsi. Se ne va dal lato opposto della sala rispetto a me e resta girata di spalle.
- si che l’hai detto! Ti ho sentita!- le grido infuriato. Forse sto davvero esagerando. Anche se fosse una pazza che parla da sola erano affari suoi. Sono io che ho fatto irruzione in casa sua senza invito. Ma ho bisogno di sapere.
- Ale, ti prego. Dimmi che stavi parlando con Matt. Dimmi che lui è di la e che tutto quello che mi hai detto oggi è una bugia- . Anche se è una bugia dimmelo lo stesso Ale, ne ho bisogno. No, non è vero. Ho solo bisogno di sapere per certo che il mio amico non tornerà.
- non stavo parlando con Matt – dice in un sospiro, voltandosi a guardarmi. In quel momento esatto, sento un rumore. Il bicchiere che prima era al lato destro del tavolo, è scivolato sul sinistro. Cazzo, c’ho pure le allucinazioni adesso.
- Ale…dimmi dov’è Matt – dico avvicinandomi a lei. Questa volta sta ferma.
- no- dice. Non cosa stai dicendo? Dice no.
- Ale lo vedi –
- non glielo dico - . Allora lo vede!Non stava parlando con me! si è girata verso il pianoforte dietro di lei! Non sta parlando con me!
- è qui?- le chiedo guardando dove guardava lei e non vedendo nulla. Per favore rinchiudetemi, perché quello che sta succedendo qua dentro non è possibile. Siamo tutti e due pazzi, purtroppo in libertà. Due soggetti pericolosi per la società. Lei che vede la gente morta e io che le do corda.
- non glielo dirò è chiaro?- parla come se io non ci fossi.
 
- non lo vuole sapere! Ci faresti una figura di merda Matt!-
 
- Come sarebbe chiedigli di dirti una cosa che sa solo lui? –
 
- no che non glielo chiedo! A che servirebbe? –
 
- Matt non ti ricordi di lui. Quattro parole non te lo faranno ricordare! Ogni volta che ci ho provato non ha funzionato! Cosa ti fa pensare che con lui sarebbe diverso?-
 
Ecco che ha ripreso a parlare da sola. Di me. Con lui. Sono pazzo. Vedo la gente che vede la gente morta!
Più pazzo di così non posso essere. Se non mi chiudono ora in una cella imbottita con una camicia di forza non accadrà mai più. Tanto vale chiederle di cosa sta parlando.
- Ale…che sta dicendo?- le chiedo mentre i miei nervi sono li li per crollare.
- non si ricorda di te – sospira, ormai rassegnata alla realtà delle cose.
- che cosa?-. Di tutto mi aspettavo ma non questo. Come sarebbe non si ricorda di me??
- Matt, ma che cazzo stai dicendo?- chiedo al diretto interessato senza sapere nemmeno dove guardare. Se arrivo in fondo a questa serata mi presenterò io stesso alla casa di cura.
- dice che non si ricorda di te. Col tempo lui…dimentica…- dice Ale sconsolata, sedendosi sul bordo del divano. Lui dimentica… si è scordato di me…di noi… com’è possibile? Certe cose non si possono dimenticare…
- mi chiede…se puoi raccontargli qualcosa che sai solo tu… o un qualcosa che avete vissuto insieme…vuole sforzarsi di ricordarti- sussurra facendo la sua richiesta.
Ok. Proviamoci. Forse è tutta una cazzata, ma io ho visto il bicchiere. Cioè l’ho sentito muoversi, non l’ho visto…
- quella volta alla Tower House…eri in infermeria per finta come al solito…avremmo avuto non più di nove anni…e tu hai… rubato la cartella di Charlie Mc Cain…volevi sapere se era vero che gli avevano tolto mezzo cuore e per quello non poteva fare ginnastica- vomito fuori la prima cosa che mi venne in mente. Guardo Alessia speranzoso, ma lei scuote la testa.
- forse sei andato troppo indietro…prova con qualcosa di più recente…- dice.
- sul tetto…la sera che mi hai detto di esserti comprato da solo una macchina fotografica professionale. Hai detto che volevi farmi delle foto perché non potevi non averne nemmeno una…hai detto che ti saresti fatto un pacco di soldi con quelle stampe se fossi diventato famoso- provo ancora a dire. Alessia scuote di nuovo la testa.
- ok…allora… la mattina. Quella mattina ti sei presentato alla mia porta tutto gocciolante. Tua nonna era morta ed eri tornato a casa per il funerale. Sei venuto prima da me che dai tuoi parenti –
Alessia guarda speranzosa verso il pianoforte, ma ancora una volta scuote il capo.
- Matt…quella volta che siamo andati a Buckingham Palace e abbiamo scavalcato  il muretto per andare a sbirciare dalla finestra ma la guardia ci ha beccato e noi ci siamo quasi rotti l’osso del collo per scappare. I tuoi jeans si erano tutti strappati- dico ormai vicino al piano.
Ale inizia a illuminarsi un po’.
- ci siamo? – le chiedo.
- è confuso…di ancora qualcosa- dice mentre un sorriso le si allarga sul volto piano piano.
- Matt…ti ricordi questa? . Poggio una mano sulla tastiera e inizio a suonare un pezzo con una mano, fissando il vuoto dove pensavo stesse lui. Era una parodia che avevamo scritto insieme del notturno di Chopin. Arrivo quasi a metà e poi mi fermo. Sconsolato. Alessia non sorride più, anzi…si è incupita.
Stavo per sedermi sul divano di fianco a lei quando i tasti del pianoforte prendono a suonare. Si muovono da soli. I tasti. Si muovono. Da soli. Da soli. Dio, non ci credo. Se la ricorda! Matt, sta suonando…Matt. O. Mio. Dio.
Un morto, che io non vedo, sta suonando il pianoforte. Rinchiudetemi voi, perché io non ne ho il coraggio!
Alessia ha preso a ridere. Quasi casca indietro sul divano tanto ride forte.
- che c’hai da ridere?- le chiedo stizzito. Io credo di essere un cerebroleso e lei ride!
- scu…scu…scusa, ma la tua faccia era troppo buffa!- dice smettendo di ridere, scossa ancora da qualche risolino. Poi sono io il matto.
- Matt chiede… Matt chiede se hai ancora problemi con il pettine la mattina – dice finalmente sorridente.
- e tu chiedigli se dorme ancora con il cappello per non svegliarsi con i capelli gonfi – le rispondo sentendomi pervadere da una felicità immensa. Matt c’era. Non potevo vederlo ma c’era! Dio grazie per avermi dato il dono della pazzia! Grazie per avermi fatto fare l’incidente con Ale! grazie per Kris nella mia stanza che mi ha fatto venire voglia di andarmene via! grazie per aver montato una scala antincendio al palazzo! grazie per Matt!
- metteva il cappello per dormire?- mi chiede Ale stupita, alzandosi dal divano.
- si è una cosa che faceva s… s… se…e….e….etciù!-. eccolo li. Lo starnuto. Mi stavo per chiedere quando sarebbe arrivato. Potevo sperare che essendo un pazzo conclamato fossi esonerato dal raffreddore per aver corso per più di un’ora sotto la pioggia? Ovviamente no. questo faceva solo aumentare il mio indice di pazzia.
- Rob ma sei un naufrago! Aspetta che ti trovo qualcosa…- dice Alessia schizzando al piano di sopra. Qualche secondo dopo piomba nella stanza con una tuta piegata tra le braccia.
- ora ti faccio una tazza di tè caldo. Ti fai una bella doccia e te ne vai a letto chiaro?- dice perentoria mentre inizia a trafficare in cucina.
Sto per alzarmi dal divano, quando la penna che c’è sul tavolino davanti a me si solleva e a mezz’aria scrive su un blocco di post-it.
Resta qui con lei. Ti prego.


ecco anche oggi l'abbigliamento: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=12336778

colgo l'occasione per dare il benvenuto a una delle mie migliori amiche qui su EFP, sia come lettrice che come scrittrice :), Sophief88
se volete dare un'occhiata ai suoi lavori eccovi i link :
sunday morning
il colpo di fulmine

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


capitolo 7 cioè...fatemi capire...io vi chiedo se arriviamo a 9, e voi mi scrivete solo 5 recensioni?? si batte la fiacca eh! va beh va...anche questa volta, ma è l'ultima, vi perdono :P soprattutto perchè 6 persone hanno aggiunto la mia storia alle preferite. quindi ringrazio
akire 83
chelsea 88 (che credo abbia fatto cambio :P)
deisy87
phoebe87
suxpicci_89
sei_nel_anima 2009
benvenute e grazie mille!
avviso che forse il prox chap ci metterò un pò a scriverlo, semplicemente perchè al momento mi sto concentrando sulla stesura di una piccola ff per un contest.

recensioni:

winniepoohina: beh eccoti accontentata! :) spero di non averci messo troppo. Anche io sono contentissima del fatto che Rob abbia mandato a quel paese Kris. lo facesse anche nella realtà mi andrebbe molto più a genio.

lisettola:  e lo so dispiace anche a me, ma magari non è proprio così no? leggi questo chap e più avanti ancora avrai una spiegazione più dettagliata :P

sweetcherry: maduuuuu!!!! davvero? non sapevo se metterlo o no quella cosa del biglietto, poi ho scelto per il si...sono contenta di averci preso anche sta volta!!!

satyricon: sono davvero contenta che ti sia piaciuto. ora basta piangere! questo sarà un chap più brioso, e spero di farti fare anche qualche risata!

mikki: io a Kris ci avrei dato anche un calcione nel didietro, ma come ho già detto...Rob è troppo gentleman per trattare così una signora... eccoti accontentata con il nuovo chap!



Alessia pov:  paparazzi


Ok. Ora non puoi più rimandare. Gli hai fatto il letto, gli hai dato una tuta, hai aspettato che si facesse la doccia nel tuo bagno, hai ascoltato tutto ciò che il tuo fidanzato aveva da dire, hai deciso di rimandare il problema all’indomani, hai dormito, ora che ti sei svegliata, Ale, vedi di mettere un po’ d’ordine nella tua testa.
Robert Pattinson sta dormendo sul mio divano con addosso il pigiama del mio fidanzato. Robert Pattinson sa che parlo con il mio fidanzato morto, che è un suo amico d’infanzia. Quello scemo di Matt ha pensato bene di portarmi all’esasperazione la sera prima fino a farmi cuzzare sempre dal suddetto Robert Pattinson, che credo pensi di essere pazzo pure lui dopo aver visto un pianoforte che suonava da solo. Tra le altre cose, Robert Pattinson non solo mi ha sfasciato la macchina ma ha anche commesso effrazione entrando esattamente alle 23.09 della sera dalla finestra della mia cucina. La domanda che apre la mia mattinata dunque è: che cazzo faccio mo?
Matt è tutto su di giri e continua a strapparmi le lenzuola di dosso al grido di “alza il culo e prepara la colazione!”. Cioè…pure?? Punto 1: può un morto fare tutto sto casino di prima mattina? Punto 2: va bene l’ospitalità e tutto…ma io il sabato mattina voglio dormire!
- Alessiucciaaa… cucciolaaaa…tesoro mioooo… amooooooooreeeeeeeeeeee….alza quel graziosissimo fondoschiena che ti ritrovi dal materasso e scendi di sotto!-
Ma che carino Matt! Non fosse che è già sotto due metri di terra lo accoltellerei volentieri.
- Matt…evapora…torna sulla tua nuvoletta e scendi tra un quarto d’ora, ok?- mugolo nascondendo la testa sotto al cuscino.
- nemmeno per sogno. Sono le dieci, fuori c’è il sole e hai un sacco di cose da fare – dice sedendosi a cavalcioni sul mio sedere e tirandomi via il cuscino dalla testa. Odio quando fa così. Quello era il MIO modo di svegliarlo la mattina! Solo che io almeno lo svegliavo con dolci baci sulla schiena non prendendolo a cuscinate! Sto stronzo!
Più per farlo star zitto che altro, mi alzo dal letto e guardo di sotto dalla ringhiera. Robert dorme placidamente con un braccio a penzoloni giù dal divano con il lenzuolo riverso quasi tutto per terra e i pantaloncini da basket scomposti attorno alle gambe.
Quasi quasi lascio cadere un cuscino di sotto e lo becco in piena faccia. Se non dormo io perché lo deve fare lui??
- Non ci pensare nemmeno. Scendi e fai i pancake. Vedrai che gli piaceranno – dice Matt levandomi di mano il cuscino che già avevo sollevato sopra la testa per lanciarlo di sotto.
- Sii gentile. È pur sempre un ospite – continua con voce angelica ignorando il mio sguardo truce.
- Un ospite con cui tu stai organizzando un incontro peggio di un’agenzia d’appuntamenti per vecchie zitelle – gli rispondo piccata a bassa voce scendendo di sotto.
Tempo di andare in bagno a buttarmi un po’ d’acqua fresca in viso e già Matt mi spinge verso la cucina. Che rottura, io non mangio la mattina, quasi mai, o comunque prendo un toast al volo, e questo mi mette ai fornelli.
- dai amore, sai che adoravo i tuoi pancake la mattina. Piaceranno anche a lui. Fa sempre piacere svegliarsi con una buona colazione – dice Matt abbracciandomi da dietro e facendo qualche grattino sui miei fianchi scoperti dalla maglietta troppo corta. Quella era corruzione. Non del grado di quella a pubblico ufficiale ma ci andava molto vicino: corruzione a fidanzata in astinenza da sesso. Molto peggio. Si vabbè… giusto l’altra sera era successo, ma dopo più di otto mesi! Ora non fraintendete. Io ci metterei la firma per poterlo fare un’altra volta e poi per tutta la vita con Matt in quel modo. È stata la cosa più fantastica che si possa immaginare, ma era più una sensazione che qualcosa di materialmente carnale. E questo qui ora va a stuzzicare il can che dorme. Dio che voglia…va beh… basta. Pancake, dovevo fare i pancake.
- Fai quelli con la cioccolata sopra e la panna – suggerisce Matt quando stavo per condirli con lo sciroppo d’acero.
Lo ascolto per farlo star zitto, mentre lui apparecchia. Preparo anche due tazze di cappuccino e le metto sulla tavola.
- Il tuo amico ha il sonno pesante. Ci sarà odore di pancake fino al piano terra ma non si sveglia- dico osservando Robert dormire.
- Prova a mettergli il cappuccino sotto al naso. A me piaceva – dice Matt facendo spallucce.
- Lo so benissimo cosa piaceva a te, ma quello non sei tu – gli rispondo provando però con il suo suggerimento. Prendo una delle due tazze e vado fino al divano, chinandomi sulle ginocchia all’altezza del suo viso.
Ed ecco di nuovo gli stessi pensieri che mi erano balzati in mente il giorno dell’incidente e ieri quando è arrivato in negozio. È davvero bellissimo. La fronte distesa, le labbra schiuse…un filo di barba gli colora la guancia. È incredibilmente bello. Oggettivamente bello, s’intende. Non posso fare a meno di scendere con lo sguardo oltre il suo viso e… Santi del paradiso! Che schiena! E che sedere… è attraente persino da incosciente. Ohhhh Ale! piantala! C’è il tuo fidanzato a due metri da te!
Con cautela e un groppo in gola senza fine avvicino la tazza al suo naso.
- mmm….- mugola.
- sveglia bell’addormentato – sussurro divertita dall’espressione del suo viso che si sta corrucciando. Dire bell’addormentato non soddisfa la visione di lui sul divano, strafigo addormentato forse rende l’idea.
- mmm…dimmi che non sto sognando- mugola stringendo ancora di più il cuscino.
- dipende da cosa stai sognando – rispondo incerta.
- di nuotare in un mare di pancake al cioccolato e di avere una vestale che mi porge una tazza di caffè – mugola ancora iniziando a stiracchiarsi a occhi ancora chiusi. Li apre molto lentamente e già sorridono. Ha gli occhi che sorridono. Due occhi azzurri che sono la fine del mondo, ancora sonnacchiosi che scorrono lungo tutta la mia figura facendomi arrossire quando li sorprendo a fermarsi sulla scollatura della mia canottiera di Hello Kitty.
- sei a metà strada tra acqua e fuoco, campione. Ora alzati che si fredda – rispondo con un mezzo sorriso, alzandomi e riportando il cappuccino al suo posto sul tavolo, per evitare che si accorgesse del fatto che già solo con gli occhi mi stava creando dei forti scompensi ormonali.
Matt ha già preso posto a tavola, dondolandosi con le mani dietro la testa sulla sedia. Gli faccio una faccia alla “contento adesso?” e aspetto che lui annuisca. Continua a sorridere soddisfatto, come se avesse finalmente dimostrato una realtà innegabile. Mi ripeto: che il mio fidanzato fosse contento del fatto che provassi un’attrazione particolarmente forte nei confronti di un altro uomo era una cosa totalmente fuori dal mondo.
Robert prende posto subito dopo di me.
- si, state davvero bene insieme – commenta Matt notando il fatto che entrambi, senza accorgercene, stavamo facendo esattamente gli stessi gesti. Avevamo tagliato il pancake con la forchetta, pucciato il triangolino nella panna, messo in bocca, assaporato, preso un sorso di succo d’arancia, posato il bicchiere e sospirato in estasi per quella delizia.
Gli lancio uno sguardo omicida e prendo a guardare con la coda dell’occhio Rob, per evitare di nuovo la sincronia dei nostri gesti, cercando di ignorare l’effetto che mi facevano le sue labbra sulla forchetta. Il pensiero “voglio essere la forchetta” fa a gara con il “voglio essere il pancake”. E vince… la forchetta.
Ale, mia cara. Forse è il caso che tu torni a far visita alla tua psicanalista. È evidente che desiderare di essere una forchetta è un chiaro sintomo di un disturbo mentale incipiente.
- allora…emmm…che programmi hai per oggi? – mi chiede Robert dopo un sorso di cappuccino, svegliandomi dalla trance in cui ero involontariamente caduta.
- mmm…veramente ho il giro di Central Park – rispondo tagliando un altro boccone di pancake, e prendendolo con le dita per evitare la forchetta, che mi avrebbe rimandato a bocca, che sarebbe andato avanti con bocca di Robert, che avrebbe proseguito con sapore per finire con…lasciamo perdere. Sono da internare.
- Ale, puoi anche evitare per un giorno. Sta con lui, andatevene in giro…chessò…cercate la chiesa e il prete per il vostro matrimonio…- si intromette Matt.
- Matt, ma un pacco di affari tuoi?- gli rispondo piccata. Già mi dava fastidio essere attratta fisicamente da Robert molto sconvenientemente in sua presenza, soprattutto per il fatto che lui gongolava ogni volta che mi beccava a osservarlo. Se poi si metteva anche a parlare di matrimonio e di chiese…
- perché che ha detto?- si intromette Robert con la bocca piena di pancake.
- nulla, si immischia di affari che non lo riguardano-  rispondo riservando un’occhiataccia al mio fidanzato.
- cosa vuol dire che hai il giro a Central Park?- chiede il mio ospite posando la forchetta.
Domanda: come reagirebbe un attore scoprendo di essere a colazione con una paparazza? A) si strozza con la colazione. B) infila la porta di casa solo con i pantaloncini addosso e scappa a gambe levate. C) mi uccide approfittando del fatto di non avere testimoni. D) fa volare la mia macchina fotografica, in bella mostra sul mobile del televisore, fuori dalla finestra.
Dio mio spero non scelga l’ultima perché mi costerebbe un patrimonio comprarne un’altra!
- dai diglielo- mi sfida Matt, con un sorrisone sornione sulla faccia. Che fidanzato sadico!
- emm…ecco….io…- cerco di iniziare, vagliando le varie parole possibili da usare senza traumatizzarlo troppo.
- I‘m your biggest fan I'll follow you until you love me papa-paparazzi, baby there's no other superstar that know that I'll be papa-paparazzi . Promise I'll be kind, but I won't stop until that boy is mine ,baby you'll be famous chase you down until you love me papa-paparazzi – canticchia Matt strafottente.
- Matt! Per l’ennesima volta, piantala! - gli ringhio. Torno a guardare Robert che è molto impegnato con la sua tazza di cappuccino per guardarmi in faccia. Meglio, meno imbarazzo.
- allora… vedi  Rob…io sono una fotografa e…sai, a volte pagano bene per…insomma sai, a volte c’è bisogno di sbarcare il lunario in qualche modo...e non ci sono molto lavori che ti permettono di lavorare in più campi senza sovrapporsi, quindi…sai…-
- è dacci un taglio! Mo glielo dico io!- dice Matt sbuffando e mettendo una mano sulle mie che si agitavano nel gesticolare per sviare l’attenzione di Robert dalle mie parole.
- Matt, non…-
- tu vai troppo per le lunghe. Rooob! Rob, mi senti?- dice alzandosi e piazzandosi dietro al suo amico.
- ma che caz…-. Robert sputa un’ingente quantità di cappuccino in un punto imprecisato del tavolo, dopo esser stato magistralmente colto di sorpresa da quello scemo del mio ragazzo - Matt?? Matt, ma sei veramente tu?- dice  iniziando a voltarsi da ogni lato sulla sedia. Non sapevo che Matt potesse parlare anche con altre persone diverse da me. Dallo sguardo che mi lancia, capisco che è una cosa che mi ha sempre tenuto nascosta. Sto infame! Me l’avrebbe pagata cara! Gliele avrei staccate io una per una tutte le piume delle ali che non vedevo! Anzi no! gli avrei smontato pezzo per pezzo, sotto al suo naso, la sua preziosissima Hasselblad 500 C/M. A costo di far fuori un  pezzo di storia della fotografia che valeva una vagonata di soldi, ma mi sarei vendicata. Soprattutto dopo che per mesi la mia psicanalista aveva detto che soffrivo di allucinazioni! Ma non poteva farsi vivo prima?
- certo che sono io. Chi ti aspettavi? La fata Turchina?- gli risponde Matt appoggiando le mani sulle sue spalle. Robert sussulta e mi guarda stranito. Le sente anche lui le sue mani. Non vede ma sente. Purtroppo per lui. Benvenuto nel club degli oppressi dalle angherie di Matt Holsen. Abbiamo le tessere e degli ottimi programmi che insegnano come ignorarlo.
- tranquillo Robert. Quando un angelo decide di romperti le palle lo farà finchè non spennerai le sue alucce. Purtroppo hanno l’insana convinzione di avere il diritto di intromettersi un po’ troppo – rispondo alle sue domande non espresse. Povero Robert. Quasi quasi mi fa pena. Troppe emozioni nel giro di nemmeno ventiquattro ore. Fossi stata al suo posto, i miei nervi se ne sarebbero già andati a spasso. Va beh… i miei nervi se n’erano andati già a spasso con un viaggio di sola andata, sicchè…
- Matt tornatene sulla tua nuvoletta, farò io da interprete per Robert. Non sprecare tempo o non te ne resterà abbastanza- dico a Matt con la chiara intenzione di farlo sbaraccare fuori dalle scatole con un mezzo sorrisino.
- E’ carino da parte tua preoccuparti così tanto per me, tesoro. Tranquilla, è per una buona causa. Parlerò io stesso con il mio amico fino alla fine del mio tempo. Sai com’è, amor mio…potresti omettere alcune frasi- mi risponde imitando il mio sorrisino antipatico.
- Matt, sparisci o ti porto al cimitero-. Meglio ricorrere alle minacce. Insomma, mi ero rimessa alla sua volontà di aiutarmi a mantenere la mia promessa, ma lui da un dito non si stava prendendo non solo un braccio, ma tutte e due le braccia più le gambe!
- non mi fa più né caldo né freddo vedere la mia lapide. So benissimo che sono morto. Trova un’altra soluzione e poi ne riparliamo, eh! – mi risponde liquidandomi con una pacca sulla spalla di Robert e disponendosi di nuovo ad ignorarmi per parlare con lui.
E va bene Matt, toglimelo tu questo peso, che mi fai un favore! Stavolta sono io che mi metto a dondolare sulla sedia con le ginocchia appoggiate al bordo del tavolo.
- comunque…Rob…quello che Ale voleva dirti è che lei oggi deve andare a Central Park perché Julia Roberts tutti i giorni ci porta i suoi figli, perché Scarlett Johanson ci va a mangiare hot dog e rilassarsi sui prati con il marito e Jhonny Deep ci va a far footing con Brad Pitt e Matt Damon – gli dice sedendosi con una gamba sola sul bordo del tavolo e mettendo le braccia conserte al petto.
Robert non parla. È rimasto con la forchetta a mezz’aria e la bocca spalancata. Evidentemente sta scegliendo tra le quattro possibilità. Matt si mette a schioccargli le dita davanti agli occhi ma Robert non si scompone.
- ohi! Rob!...Rooooob…Robertino…?!!! ohu! Ripigliati!- lo canzona Matt battendogli le mani davanti agli occhi.
- Ale tu… - inizia incerto tornado dal paese delle meraviglie.
- I’ m your biggest fan I'll follow you until you love me papa-paparazzi,
baby there's no other superstar that know that I'll be papa-paparazzi
promise I'll be kind, but I won't stop until that boy is mine
baby you'll be famous chase you down until you love me papa-paparazzi
- Matt piantala di cantare!- gli dico lanciandogli in faccia il tovagliolo, ma scoppiando a ridere nello stesso tempo. Ancora un minuto e se non lo avessi fermato si sarebbe anche messo a fare il ballettino. A certe scene è meglio non assistere.
Robert, intanto, sembrava essersi ripreso.
- ok…Ale…ho afferrato il concetto. Ora, che hai intenzione di fare?- dice facendosi serio e appoggiando il peso sui gomiti. Mi guarda fisso, preoccupato e quasi incazzato. Per cosa poi? Cioè, lui stava pensando che io…
- Senti Rob. Così mi offendi. Hai dormito sul mio divano, sei qui a far colazione con me. Sei il migliore amico del mio ragazzo. Ti pare mai che io potrei approfittare del fatto che tu sei qui per scattarti foto da vendere? Mi vedi così venale?- gli chiedo decisa. E no, bisognava mettere le cose in chiaro.
- no, non ti vedo così. L’esperienza però mi ha insegnato che voi fotografi non vi fate molti scrupoli di coscienza- risponde con un ghigno, prendendo a giocare con dei bocconi di cibo nel piatto.
- senti Robert. Tu qui puoi stare quanto tempo vuoi, venire ogni volta che vuoi senza mai preoccuparti che io ti faccia foto per venderle ai giornali. Non sono quel tipo di paparazzo- cerco di spiegargli. Non stavo mentendo. Quella di vendere le sue foto era proprio un’idea che non aveva mai attraversato i miei pensieri.
- e che genere di paparazzo sei?- chiede lui più sollevato e riprendendo a mangiare.
- non mi piace andare in cerca dello scandalo. Preferisco le foto banali. Cioè…anche voi avete una vita e non credo gradirei vedere la mia sbandierata al mondo. Io faccio foto del tipo Jennifer Aniston che fa la spesa, Leonardo di Caprio che si da al windsurf…George Clooney sul set di una pubblicità del Martini…fare la cacciatrice scandalistica di star non è la mia ambizione…io voglio diventare fotografa per un giornale importante. Il gossip…non mi interessa.- dico sincera.
- hai mai fatto foto a me?- mi chiede con un sorrisino ormai rilassato e un’espressione curiosa sul volto. Dio quanto è bello… quei capelli, quel sorriso…quant’è bello quel sorriso anche se è solo una tirata di labbra senza mostrare i denti!
- tutte quelle del tuo set qua a New York e poi ho sbirciato il tuo servizio fotografico per Vanity Fair. Li ero più che altro una spettatrice- ammetto prendendo io a giocare con il cibo.
- wow…te le hanno pagate bene, almeno?- 
- abbastanza. Quanto bastava per finire di pagare le spese mediche di Matt e il funerale-
Ebbene si. Mi sono serviti a quello. Ecco perché nonostante i soldi che avevo tirato su con più di un centinaio di scatti, ero ancora al verde.
- i suoi…- chiede lui cercando di essere delicato sull’argomento.
- no… non ho voluto. Lui ha preso la sua strada e loro non hanno accettato. Non hanno mai chiamato, non si sono mai visti in due anni…io ho preferito fare da sola. Io e Matt ci siamo sempre presi cura l’uno dell’altra da quando sono qui a New York. Dovevo continuare a prendermi cura di lui – taglio corto. Voglio cambiare discorso. Questo è proprio un tasto da non toccare per me.
Mi alzo e inizio a sparecchiare la mia parte del tavolo. Mi è andata via la fame. Matt mi aiuta, stavolta badando bene a stare zitto e farsi gli affari suoi.
- scusa se ho pensato che volessi approfittare del fatto che io sia qui – dice Robert raggiungendomi al lavandino, dove avevo iniziato a lavare i piatti sporchi.
- non ti preoccupare. Sei più che legittimato a reagire così – gli rispondo con un sorriso.
Finiamo di sparecchiare e di lavare i piatti. Stavo giusto asciugando il lavandino quando lui, dall’alto del bancone dell’isola su cui era seduto mi chiede - allora…oggi che si fa?-
- emm tu non lavori?- dico rossa di imbarazzo inspiegabile. La stavo prendendo come un invito? Non dovevo prenderla come un invito. Siamo amici, abbiamo dormito sotto lo stesso tetto… cioè…Ale, non farti film mentali che non esistono!
- no. Sono in vacanza per altri tredici giorni -
- bello! beato te…dove andrai a divertirti? - 
- ancora non lo so – dice passandosi una mano tra i capelli. Oddio…quasi mi sciolgo. Questo gesto mi distrae ancora di più della sua bocca che avvolge la forchetta. Un’idea malsana inizia a formarsi nel mio cervellino psicopatico e avere un ragazzo che di tira gomitate di incoraggiamento per chiedere quello che sto per chiedere… non mi porta alla guarigione, anzi. Mi fa sprofondare ancora di più nella pazzia.
- se vuoi… puoi… insomma, se non hai nulla da fare…se… se volessi stare un po’ con Matt…cioè…il posto c’è. Ti do le chiavi e puoi fare tutto quello che vuoi – vomito fuori in un misto di balbettii e mugolii.
- grazie Ale. Accetto molto volentieri – risponde lui gentile, con un largo sorriso togliendomi lo straccio di mano e puntando i suoi occhi nei miei. Dio, posso morire qui, adesso. Purchè lui continui a guardarmi. Farfalle…sento farfalle all’altezza dello stomaco. No, no, no… è solo che la colazione è stata un po’ pesante stamattina e... per quanto mi riguarda sono facilmente, come dire…esaltabile? Esiste esaltabile come parola??
 
Alla fine cedo alle richieste di Matt e alle insistenze di Robert sul lasciar perdere il lavoro per oggi. Quei due quando si alleano sono più pericolosi di una bomba al napal. E se poi parlano del fatto che Robert ha bisogno di andare a fare spese, perché non ha nemmeno un boxer per cambiarsi, diventano un’arma di distruzione di massa. Povera me. Amo lo shopping, come ogni donna che si rispetti, ma quando dovevo accompagnare Matt a comprarsi qualcosa di nuovo, era una tragedia. Una vera e propria Odissea. Per questo il mio divano era stato battezzato ‘Itaca’. Chiedeva consiglio, si faceva tre o quattro ore di complessi per ogni jeans per poi lasciare tutto sul bancone procurando a me e alla commessa un intenso e anomalo istinto omicida. Se Robert fosse stato così non so se avrei retto.
Ma la roba di Matt non gli andava bene? Era tutta lavata e stirata nell’armadio. Come sei lui potesse ancora usarla…
Comunque era irremovibile. Il problema ora era un altro. Come rendere Robert irriconoscibile?
Si scelse qualcosa dall’armadio ma restava comunque troppo Pattinson. Facciamo cambio di occhiali, dato che la montatura dei suoi Ray Ban è un vero e proprio marchio di fabbrica. Provo addirittura a fargli un codino basso molto tamarro, ma ancora non ci siamo.
- Rob, ho un’idea…ma non so se…- borbotto passandogli il cappellino che aveva dimenticato a casa ieri pomeriggio.
- dimmi. Qualsiasi cosa per non essere me per due settimane – dice con aria tragica afferrandomi per un polso mentre stavo uscendo dal bagno dopo aver cercato di nascondere la sua chioma fantastica. Passare le dita tra quei capelli morbidi e setosi e così…oddio, solo i suoi capelli evocano pensieri non molto casti nel mio cervellino malato.
Esco dal bagno e vado alla cassettiera della sala. Mi sono dimenticata di dirvi che oltre a lavorare in uno studio fotografico, oltre a fare la paparazza, oltre a fare saltuariamente la modella di intimo, faccio anche dei book fotografici a richiesta nel set che tengo allestito in casa. E…bisogna essere creativi in certi casi. Jed era un vero maestro, dovevo passarlo a trovare. Prendo la pellicola e vedo quante me ne rimangono nel cassetto. Ok, urgeva passare da Jed.
Torno in bagno e srotolo la pellicola sotto il naso di Rob che lancia un fischio – bello! cos’è?-
- Ale, deve non sembrare lui, non diventare un maori in tecnicolor!- sbuffa Matt sedendosi sul mobiletto degli asciugamani.
- se avete un’idea migliore… -. Insomma, voleva o no passare inosservato? Un tatuaggio che poi va via e si attacca come un adesivo come quelli che i bambini trovano nelle patatine, non mi sembrava una brutta cosa. Che arrivasse dal polso al gomito…
- Matt io lo trovo carino. Ho sempre pensato di farmi un tatuaggio prima o poi – dice Robert prendendo la pellicola. Altro che carino! Me li fa tutti un tatuatore a mano, mica roba da poco!
- Matt, tutte queste storie! Anche tu ti sei fatto appiccicare sta roba ogni tanto – dico togliendo il celophan protettivo e appoggiando il foglio sul braccio destro di Robert. Lo bagno con un asciugamano bagnato e premo un po’, china sul suo avambraccio appoggiato al lavandino. Ti tanto in tanto controllo che stia attaccando bene.
- non ti da fastidio questo?- mi chiede Robert togliendomi un ciuffo di capelli dal viso che mi era scivolato dal nodo in cui li avevo raccolti, per posarmelo dietro all’orecchio.
- grazie- dico imbarazzatissima.
Tolta la pellicola, il tatuaggio è un vero capolavoro e Jed è semplicemente un genio.
Gli dona addirittura!
- Beh ora decisamente sono solo un sosia di me stesso – dice divertito torcendo il braccio per osservarsi meglio nella specchiera.
- sei perfetto per rapinare una banca ora. – commenta Matt.
- si grazie tante per i tuoi commenti Matt, ora andiamo?- chiedo impaziente di uscire. Quattro mura, un angelo, un ragazzo …non fatemi commentare, vi prego!  Rischiavo di non rispondere più di me. avevo bisogno di aria. Tanta aria.
Usciamo e chiudo il portoncino alle mie spalle.
- Ale hai dimenticato caschi e chiavi della moto- mi riprende Matt.
Ci rimango di sasso.
 
Signorina la moto l’abbiamo fatta portare via dal carroattrezzi. Questo è l’indirizzo dell’officina. Quando sarà pronta gliela riporteranno a casa.
 
- preferisco andare in taxi- bofonchio iniziando a scendere le scale a piedi.
- Ale… non puoi continuare così- mi urla Matt ancora al piano di sopra. Ma non lo voglio ascoltare. Io quella moto…non ci salirò più. Mai più.

ora i link:
tatuaggio che Alessia attacca sul braccio di Rob
l'abbigliamento
per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone che canticchia Matt è Paparazzi di Lady Gaga

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


capitolo 8 Allora! bene!!! finalmente avete ascoltato il mio appello!! non siamo arrivati a 9 recensioni, ma almeno a 8 siamo ritornati! scusate se insisto su questo fatto è solo che è gratificante leggere i vostri commenti, soprattutto dopo che si fa l'impossibile per scrivere i nuovi capitoli bene ma in tempi record e quando si entra nel panico più totale quando manca l'ispirazione.
comunque sono felicissima di notare che il numero dei preferiti e delle seguite aumenta! grazieeeeeeeeeeeeeeee!!!!
A tal proposito, voglio fare una piccola deviazione sulle mie altre due ff dicendovi che il Saint Katrine, per il momento è in un periodo di stallo perchè so prefettamente la fine ma voglio arrivarci nel modo giusto. Al momeno non vi viene in mente come scrivere il continuo. abbiate pazienza.
per quanto riguarda invece "quando tutto accade", ancora qualche giorno e posterò il capitolo. E' un pò lungo da scrivere :P senza contare che l'ispirazione per questa ff galoppa, che mi devo concentrare a scrivere qualcosa per il contest e che tra le altre cose dovrei studiare.
va beh.

 recensioni:
sweetcherry:  quello sull'originalità è un complimento che fa ancora più breccia nel mio cuoricino! in confronto i complimenti sul mio modo di scrivere mi lusigano si, ma non quanto questo. Volevo proprio scrivere un qualcosa di diverso rispetto alle altre storie!

winniepoohina:  diciamo che la canticchiata di Matt è stata un lampo di genio! :P a volte me ne esco con questa cazzate, le mie sorelle lo sanno bene. va beh! almeno sono felice del fatto che queste mie uscite facciano ridere!

lisettola: parlando con winnipoohina di cazzate, quella dello strafigo addormentato è stata un'altra delle mie. sono un caso patologico!

sorellina mia deb: tutte scuse!!! prima mi rompi che non aggiorno e quando lo faccio ti dimentichi di me! che sorella snaturata! :P va beh va... per una volta ti posso perdonare sciagurata! per la moto....dovrai attendere...non te ne do più anticipazioni! :P anche perchè ancora non so bene cosa verrà fuori.

satyricon:  si si si ...direi che hai proprio ragione! Matt è davvero un mito e Rob...ah...io mi sarei sciolta se lo avessi trovato sul divano di casa mia solo con i pantaloncini. ora corro all'anagrafe e mi faccio cambiare il nome!! voglio essere alessia!!! o almeno avere la sua fortuna...mi accontento :P

ely_leyton: che dire? BENVENUTA! mi ha fatto molto piacere la tua recensione e spero che continuerai a recensire anche per i capitoli avvenire!

Fierons: ma daiii! non sentirti in colpa!!! :P sei sempre qui a commentare i miei deliri se qualche volta non puoi non fa nulla. cioè non nel senso che non mi importa anzi! solo nel senso che può capitare :)) sono felice che quel capitolo ti sia piaciuto. leggi questo e poi dimmi :)

mikki: e lo so ...Matt è Matt. per le altre storie...l'ho detto sopra... la pov di Edward per quando tutto accade è in via di scrittura. infatti è solo la mia pov che è già pronta e finita. a onor del vero dovrei riscriverla perchè come prima stesura è un pò infantile. cioè...si vede che è stata la prima cosa che ho scritto in tutta la mia vita. però mi ci sono affezionata. l'idea della pov di ed mi è venuta di recente e il suo sarcasmo richiede una giornata positiva alle spalle per essere scritto.
vedrò comunque di fare il possibile :)




Robert pov: you and me

Non so più cosa pensare. Forse pensare non è nemmeno la cosa più intelligente da fare in questo frangente. Forse questa è una di quelle situazioni che bisogna semplicemente accettare senza chiedersi il perché.
Decido di lasciar perdere il tono di voce con cui Matt ha gridato ad Ale per le scale. Era una cosa loro, almeno finchè nessuno dei due me ne avrebbe reso partecipe.
Seguo Alessia giù di corsa per le scale, sicuro del mio travestimento (capirai! Un codino alla base del collo, un paio di occhiali diversi e un tatuaggio finto. Sono un vero e proprio trasformista), e la raggiungo. Sul viso ha ancora un’aria strana, non riesco a definirla. Si infila i miei occhiali da sole e mi sorride. – Allora sei proprio deciso per lo shopping oggi?- mi chiede alzando un braccio per fermare un taxi.
- non è che sono deciso. È che ne ho proprio bisogno!- le rispondo già pentendomi di averle chiesto di venire a far spese con me. Odiavo andare a comprarmi vestiti e principalmente per due motivi: il primo era che non potevo prendermi il tempo di guardare veramente cosa mi interessasse dato che le commesse ed eventuali clienti del negozio indirizzavano le lo sgradite attenzioni alla mia personcina. Io mi sento fortemente a disagio quando sono al centro dell’attenzione.
Secondo motivo, non mi interessa per niente la moda. Per me una maglietta e un paio di jeans sono più che sufficienti. Magari con un cambio, è chiaro. Però, seriamente…non credo di avere nemmeno così tanto buon gusto. Da quando la mia carriera è cominciata, poi, ho scoperto quelle fantastiche camice di flanella da boscaiolo a quadrettoni che sono una vera meraviglia. Insomma, una di quelle, una maglietta e un paio di jeans e che altro?
Quando mi facevano mettere la cravatta per me era quasi un incubo. Non che non mi piacesse, ma non è bello quando il servizio in camera dell’albergo ti porta la sacca con dei vestiti che una perfetta sconosciuta ha riempito senza che tu abbia aperto bocca, dicendo di averli scelti appositamente per te.
Già è abbastanza grave il fatto che a ventiquattro anni mi debbano vestire gli altri, se poi aggiungiamo che gli abiti che mi rifilavano hanno addosso l’odore del nuovo…
Non mi fraintendete, non è che puzzano. Quando andate a comprare qualcosa di nuovo in un negozio, sulla stoffa non sentite l’odore dell’imballaggio? Io voglio sentire quello dell’ammorbidente di casa! Sono un mammone ridicolo, lo so , lo so . Vi prego non giudicatemi male per questo, ma mettere della roba nuova mi faceva sentire più un manichino che un ragazzo normale.
- sai che non è vero! L’armadio di Matt è tutto tuo Rob – dice salendo sul taxi, dopo che io le avevo aperto la portiera.
È vero. Mi aveva offerto l’intero armadio di Matt, ma non mi osavo prendere qualcosa in più dei vestiti che avevo addosso. La sentivo come una violazione. Non perché il mio amico non mi avrebbe prestato mai un paio di jeans, ma trovavo sconvolgente quanto ancora Matt fosse presente tra quelle quattro mura, come se Alessia sperasse che il fatto che il suo essere angelo fosse solo una fase transitoria. Persino gli spartiti sul pianoforte erano come lui li aveva lasciati, con tanto di pentagrammi scarabocchiati e depennati, mezzi stracciati che poi erano stati recuperati.
Non volevo cancellare il suo profumo con il mio da quei vestiti. Credo che lei ne avrebbe patito prima o poi.
- lo so – taglio corto seguendola nell’abitacolo.
- dove vi accompagno?- ci chiede il tassista.
- 22 Cortland Street, per favore – dice Alessia mettendosi comoda sul sedile. Cioè Manhattan. Mi voleva uccidere?
- Ale, che ne dici di andare da qualche altra parte? – le chiedo a ‘mo di supplica. Ti prego Ale, tutto tranne un outlet! Non mi sento mai a mio agio con un Armani addosso, figuriamoci con un Cavalli, un Prada o un Ferragamo! Persino la Nike a momenti mi mette in soggezione. Ma qualche bel grande magazzino, o magari un negozio dell’usato no? l’Abercrombie non andava bene lo stesso?
- fidati di me, almeno tu, Robert. Matt non mi dava mai retta in queste cose. Giuro che non ti farò comprare nulla di ciò che non vorrai – dice con un mezzo sorriso di preghiera rivolto a me.
Inizio ad adorare quel mezzo sorriso che le tira le labbra piene e rosee.  Era incredibile quando fosse bella pur valorizzandosi il meno possibile. Una ragazza come lei dovrebbe andare in giro obbligatoriamente con tacchi e vestitini, ma lei preferiva polo, jeans e all star. E non mettersi nemmeno un filo di trucco. Perfetta.
Il mio mondo era pieno di ragazze che non facevano altro che pensare alla propria immagine, al lato migliore da mostrare per le foto, alla linea… Alessia aveva fatto incetta di pancake quanto me quella mattina, senza bisogno di pesare sulla bilancina i grammi e le calorie di ogni singolo boccone.
Mangiava con le mani. Ero affascinato da come con il pollice e l’indice raccogliesse il boccone e lo facesse sparire tra le labbra, su cui dopo passava la lingua con una delicatezza e una dolcezza che mi mandavano fuori di testa. Il modo in cui chiudeva gli occhi mentre assaporava…Non c’era nulla di volutamente provocatorio nei suoi gesti. Nemmeno nel modo in cui si scopriva il collo dai capelli e se li appoggiava su una spalla.
Incredibile. Non mi ero mai soffermato in vita mia a studiare così attentamente i movimenti di una donna, ma con lei era…inevitabile. E mi vergogno come un ladro. Quella è la ragazza del mio migliore amico. Off limits.
Cerco in tutti i modi di ignorare il fatto che i bottoncini della sua polo bianca e gialla siano aperti e che io intraveda il bordino del suo reggiseno bianco e mi concentro sul poggiatesta del sedile del passeggero di fronte a me. Sono certo di poter dire che ha quattro sfumature di tonalità di verde nella sua trama a piccoli rombi. Per arrivare a questa consapevolezza, però, non ho ascoltato con grande attenzione le parole di Alessia, che mi descriveva il possibile giro di negozi che avremmo dovuto fare.
Dopo circa venti minuti di assoluta concentrazione, più che necessaria per evitare spiacevolissimi incidenti con il cavallo dei miei pantaloni, pago la corsa prima che possa farlo lei e le tengo la portiera aperta per farla scendere, esattamente davanti al mio incubo peggiore: il Century 21. Un outlet. Cioè firme. Già mi viene l’orticaria.
Secondo me, la scienza dovrebbe intraprendere un vero e proprio studio sulla mania delle donne per le grandi marche d’abbigliamento. Se ci fosse un gene specifico, almeno un uomo si metterebbe l’anima in pace e si rassegnerebbe a non trovare la perla rara che non si interessi allo shopping da carta di credito a spesa illimitata.
Forse Ale, in questo, era esattamente come tutte le altre. Ossessiva, maniaca compulsiva dello shopping griffato. Magari scoprivo che come Beckie Bloomwood era perseguitata dai tizi del recupero crediti, perché spendeva cifre esorbitanti per l’abbigliamento e aveva tutte le carte in rosso.
A guardarla però non direi, insomma…è semplice nel suo modo di vestire. Che Dio me la mandi buona.
- pronto per la tortura?- mi chiede mettendosi la borsa a tracolla. La guardo un attimo e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, le sorrido. Il segreto è non osservarla troppo, non permettermi di indugiare sui particolari. Scoperto il trucco, però, metterlo in pratica è più dura di quanto si possa pensare.
Istintivamente mi trovo ad appoggiarle una mano aperta sulla schiena per accompagnarla nell’entrata. Non si ritrae. Oddio, no Rob. Ma che cazzo fai? Già troppo contatto fisico!
- tranquillo, amico. Così va bene – dice Matt. Ma da dove cacchio era uscito fuori?
Mi giro spaesato, non abituato alla fonte della voce che viene da ogni dove, come se fosse nella mia testa più che intorno a me.
- tutto bene?- mi chiede Ale preoccupata. Stavo per aprire bocca quando oltre la sua spalla vedo lui. Matt. In carne e ossa. Cioè non proprio carne e ossa, ma cazzo lo vedo! E io non dovrei vederlo, insomma. Non ho fumato manco mezza sigaretta da stamattina, ho bevuto solo cappuccino e succo d’arancia…non posso avere le allucinazioni!
È identico all’ultimo ricordo che ho di lui. Capelli perennemente davanti agli occhi, aria strafottente, mani in tasca e sigaretta dietro l’orecchio sinistro. Matt a sedici anni.
Lui si poggia il dito indice sulla bocca e con gli occhi mi guarda fisso. Di nuovo la sua voce mi dice  ti prego non dirle che mi vedi, non dirle niente. Dopo ti spiegherò.
Ancora scioccato, cerco di mentire ad Ale con una scrollata di spalle e insieme entriamo nel negozio. È enorme. No, dire enorme non rende l’idea. È sconfinato. Due piani stracolmi di scaffali carichi di roba. Un mare di gente dentro. Una scala sontuosa al centro che porta al piano superiore. Che incubo.
- tranquillo, non dobbiamo vederlo tutto – mi dice Alessia rassicurante ed entusiasta. Si era messa i miei occhiali a cerchietto sopra la testa e mi guardava con degli occhi talmente intensi che in quel momento le avrei detto di si a tutto.
La prendo per mano, per evitare di perderla in tutta quella folla, e mi faccio trascinare verso la parte del negozio riservata alla roba da uomo.
Oltrepassiamo quasi di corsa la parte riservata ai blazer, quella ai vestiti eleganti, alle camice, alle cravatte, alle scarpe in pelle e finiamo nella sezione casual.
Ale mi da un’occhiata alla svelta, facendomi fare un giro sul posto e inizia a tirare un sacco di roba giù dagli scaffali. Povere le commesse che avrebbero dovuto rimettere tutto a posto!
Era incredibilmente selettiva e molto rapida. Incomprensibile come entrambi questi aggettivi potessero permettersi il lusso di viaggiare in coppia.
Prendo una maglietta dal mucchio di roba che ha depositato, anzi no… lanciato, su un bancone e leggo la marca sull’etichetta del collo: Dolce & Gabbana. Guardo il cartellino scommettendo mentalmente sul prezzo di una semplice maglietta grigia. 50$ di sicuro.
Giro l’etichetta e… 12$. Cosa? maglietta, D&G, outlet Century 21…non era matematicamente possibile. Guardo un’altra maglietta. Cavalli. 14$. Un’altra: Ferragamo, 13,50$. Una camicia di CK. 25$. Cioè. Qui c’era qualcosa che non quadrava. Io mi ero sempre rifiutato di entrare in questi negozi, outlet e non, perché per quanti soldi avessi, mi sono sempre rifiutato di spendere più di venti dollari per una maglietta che non aveva nemmeno una fottutissima scritta microscopica al lato. Una maglietta era sempre una maglietta anche se c’era scritto chessò…vattelappesca glamour, anziché D&G!
Non  che non mi piacesse la roba firmata, ma semplicemente trovavo ridicolo lo spendere così tanti soldi per qualcosa che aveva la stessa funzione e soprattutto la stessa composizione di un’altra a basso costo. Non per dire ma alla prima di Harry Potter sono andato con una giacca raccattata al negozio dell’usato di Barnes e con un pantalone in simil pelle che ormai usa solo più Marilin Manson, dico, più refrattario alla moda di così!
- abituatici, amico mio. Solo Ale riesce a scovare questi posti- dice Matt appoggiandosi a uno scaffale.
- M-Matt…ti diverti a prendermi per il culo oggi?- gli chiedo in un sibilo per non farmi sentire da Ale.
- chi, io? e perché dovrei?- mi chiede facendo spallucce e buttando un occhio su tutta la roba che la sua ragazza aveva tirato fuori.
- ieri sera mi hai fatto vedere un pianoforte che suonava da solo. Ho pensato per tre buoni quarti d’ora di essere pazzo e ora ti fai vedere. Quindi te lo richiedo. Matt, mi pigli per il culo? –
Sospira e gli scappa un ghigno di fronte alla mia espressione a metà tra il confuso e l’incazzato.
Accettare che il tuo migliore amico sia morto e che sia la sua ragazza a dirtelo, è comprensibile. Sentire che questa ragazza lo vede e lo sente, potrebbe esserlo se pensi che starebbe meglio in una casa di cura piuttosto che in un appartamento di Midtown. Vedere dei tasti che si muovono da soli e una penna che si solleva a mezz’aria e scrive su un foglietto con i tuoi occhi, ti fa pensare che forse dovresti farle compagnia. Trovarsi il fantasma di fronte…ti fa quasi considerare l’autointernamento. Se sommiamo il fatto che il tutto è accaduto in meno di ventiquattro ore…comprenderete la mia irritazione nell’impressione di non starci più capendo un emerito cazzo.
- no Rob, non ti sto pigliando per il culo. Se mi fossi fatto vedere subito avresti pensato che fossi vivo e, ahimè, sono morto sul serio. Ma ascoltami, ti prego. Non farle mai capire che mi vedi. Ti spiegherò tutto quando sarai solo, non ti preoccupare. Giuro che ti spiegherò tutto, ma non farglielo capire. Tu mi senti e basta – mi dice in tono di preghiera. Mi volto a guardare Ale e la vedo intenta a tornare al bancone con le braccia cariche di magliette e jeans.
- dimmi solo perché- sibilo a Matt.
- perché ho dovuto inventarmi un po’ di palle e non voglio che tu mi faccia scoprire- mi dice lui, serio, in risposta.
- ok…ora chiuditi in camerino e prova – mi dice Alessia, arrivando trafelata con un’altra bracciata di abiti.
- c’era proprio bisogno di correre?- le chiedo divertito, cercando di non mostrarmi sconvolto. Istintivamente butto un’occhiata a Matt che mi sorride con i pollici alzati. Che razza di pirla.
- Si. Sono pezzi unici. Taglie uniche, soprattutto. Tu non hai idea di come ci si ammazza nel settore donna per questi pezzi- dice soddisfatta di sé stessa e spingendomi nel camerino con un paio di jeans e una maglietta appoggiati al braccio.
- Ale, siamo in un negozio di vestiti. È uso comune pensare che ci sia più di una taglia- le dico da dietro la tenda mentre mi sfilo i miei jeans per indossarne un paio un po’ più scuri e un po’ strappati sulle cosce e le ginocchia. D&G anche questi, 42$.
- Signore, perdonalo perché non sa di cosa parla. Rob, questi sono tutti pezzi di collezioni che sono state portate in passerella. Ce ne potrebbe essere qualcuno della stagione appena finita o delle seconde scelte. E bada che per seconda scelta, in questo negozio, significa un filo tirato o un bottone un po’ lento. In quel caso è una tombola, perché una maglietta la paghi anche 6$ e con dieci minuti di pazienza, con ausilio di ago e filo, torna a valertene 60 – dice la sua voce attutita dalla tenda del camerino.
- ma a questo punto non fai prima ad andare ai grandi magazzini?- le chiedo uscendo per farmi vedere. Mi alza la maglietta e controlla la cintura del jeans. Lo tira un po’ giù dai fianchi ed ecco che il mio boxer fa capolino dal bordo. Che situazione terribilmente ostica se penso che sono riuscito ad eccitarmi solo con un bottone slacciato della sua maglietta. Rob non pensare, non pensare, non pensare, non pensare.
Matt, in mode pirla on, continua a ridersela e a pigliarmi per il culo. Credo che abbia capito la mia situazione e st’infame gongola manco avesse vinto alla lotteria. Mi avrebbe dovuto dare più di una spiegazione e spero si faccia trovare solido nel caso sentissi l’istinto irrefrenabile di tirargli un cazzotto in faccia.
- così è più divertente. E poi chi ti dice che non ci vado?- mi dice con un sorriso, facendomi segno di metterci sopra la maglietta che mi aveva dato. Senza tornare nel camerino sfilo la mia, e infilo alla svelta quella che mi porge.
- il fatto che vieni qua?- le rispondo uscendo con la testa dalla maglietta.
- vestirsi bene non vuol dire solo firma, sai? Se ti può interessare addosso ho un jeans di Calvin Klein e sopra una maglietta della Abercrombie. Le scarpe le ho prese a una svendita per chiusura locali a 15$ e quegli occhiali che ho dato a te, nemmeno 20$ solo perché sono stati in esposizione in vetrina in un negozio di ottica-
La guardo praticamente scioccato. Kristen non comprava nulla che non fosse a prezzo pieno e solo nei rivenditori autorizzati. La giacca di quel bacio sul giornale me l’aveva fatta pagare una barca di soldi e a me faceva davvero schifo.
- allora? Che ne dici?- mi chiede guardandomi critica, per poi aprirsi in un grande sorriso.
- di cosa?- le chiedo tornando alla realtà. Ero troppo perso nel modo in cui si stava legando i capelli in una crocchia bassa improvvisata con una matita tirata fuori dalla borsa.
- beh…dell’abbinamento. Guardati-. Mi fa voltare verso lo specchio del camerino. Ma sono io quello? Cioè sto bene, tatuaggio finto compreso, ma sto ancora meglio quando allargo il mio campo visivo oltre alla maglietta e al jeans nuovo. Le mani di Alessia sono sui miei fianchi, distese all’altezza del bordo del jeans. Il suo viso spunta per metà da dietro la mia spalla, il suo mento è appoggiato. Sta sulle punte per poter permettersi quel gesto. Un ciuffo dei suoi capelli mi solletica la nuca e il suo profumo dolce mi avvolge completamente. Cerco di non pensare al fatto che i suoi seni siano schiacciati contro la mia schiena, altrimenti…non so cosa avrei fatto.
Un contatto breve, ma che io avrei voluto fosse durato per molto tempo ancora. Per favore non prendetemi per maniaco. Giuro che non lo sono, anzi. Non so nemmeno come comportarmi perché un simile livello di attrazione fisica immediata per qualcuna non sono mai riuscito a provarla in ventiquattro anni di vita. Avere poi il suo ragazzo che continua a ripetermi, appoggiato allo specchio, che staremmo bene insieme, non aiuta. Per niente.
- per me stai benissimo – dice la voce di Alessia. Scioglie il contatto e il mio cuore perde un colpo quando sento la carezza delle sue mani che si allontanano da me.
- per me stavi meglio con lei di fianco, comunque tutto sommato…stai bene- dice Matt.
- Rob…io vado a vedere se ti trovo ancora qualcosa. Vedi tu quello che ti piace e quello che no e scegli. Se trovi qualche difetto dimmelo che poi vediamo se si può mettere a posto- mi dice la voce della dea già saltellando dietro a un altro scaffale.
Resto imbambolato a guardarla a tempo indeterminato. Due parole: è fantastica.
- lo so. A me ha fatto lo stesso effetto, anche se quando l’ho conosciuta avrei voluto volentieri ucciderla- dice Matt con un sospiro.
Prendo una bracciata di roba dal bancone e mi chiudo in camerino.
- Tu. Dentro- dico a Matt.
- Rob sei mio amico, ma gli spogliarelli maschili non mi eccitano per niente, sappilo. Sono etero fino all’ultima piuma-
- non fare il finto angelo tonto. Dobbiamo parlare-
- e non possiamo farlo qui?-
- no -
Sbuffa ma alla fine lo convinco a entrare nel camerino con me e, tirata la tenda, do sfogo a tutta la mia irritazione.
- tu mi devi spiegare un paio di cose. Primo: cos’è sta storia del non dire ad Ale che ti vedo? Che palle le hai raccontato? Secondo: perché continui a dire che staremmo bene insieme? Se lei fosse la mia ragazza, anche da morto, taglierei le mani a chiunque si azzardi a guardarla!-  
Il tutto per la serie, bel modo di ritrovare il tuo migliore amico. Mi sarei aspettato un incontro alla pacche sulle spalle, alla bello quanto sei cambiato, a ragazze come stai messo…e invece me lo trovo morto e manipolatore. Ma che cazzo c’ho scritto sulla schiena? Telepass per la sfiga? Infierite pure che devo arrivare a un punteggio minimo per avere i premi con la tessera del club degli sgarrati?
Prima Kris, e va bene…che non l’aveva dimenticato e faceva la spola tra i due ero praticamente l’unico a non saperlo. L’incidente in macchina…passi anche quello. Sono cose che succedono. La nipote della signora Cope…li qualcuno mi voleva male. Ma andando avanti, la mia cattiva sorte non faceva che aumentare a dismisura.
- allora. Procediamo con ordine. Perché mi vedi- sbuffa sedendosi sullo sgabello del camerino.
- già. E vedi di essere convincente –gli dico prendendo un altro paio di jeans e provandoli.
- ehi Rob sta calmo! Altrimenti ti viene un colpo apoplettico e mi raggiungi prima che io possa proferire parola!-
- fanculo Matt –
- che gentilezza. Comunque ad Ale ho detto qualche bugia. Ma giuro che l’ho fatto per il suo bene-
- ma gli angeli possono raccontare palle?-
- amico mio, sugli angeli ci sono più luoghi comuni che sui vampiri, ti dico solo questo -
- ok. Che cazzata le hai raccontato? -
- a parte il fatto che ho fatto finta di non ricordarmi di te…il fatto che posso restare qua sulla terra a tempo determinato. Che funziono tipo a batterie. Se faccio qualcosa di troppo umano, tipo andare a letto con lei o anche solo baciarla, queste batterie si scaricano e accorcio il mio tempo. In realtà l’unico effetto è che perdo piume –
- cazzo Matt, ma ne hai di fantasia! E quale sarebbe il motivo di questa cazzata?-
- Rob, santo cielo arrivaci! Non è difficile! Se lei sapesse mai che io posso stare qui a tempo indeterminato non si rifarebbe più una vita! Passerebbe il tempo della sua esistenza con un ectoplasma, dico più macabro di così!-
- e beh si…in effetti… ma perché non deve sapere che ti vedo?-
- le ho detto che solo lei può vedermi, e che già farmi vedere da lei mi comporta un dispendio di energie enorme. Tento di lasciarla sola il più possibile, per far si che si abitui alla mia assenza. Le dico che ho poco tempo perché lei se ne faccia una ragione-
- non potevi scomparire e basta, come tutti i morti? forse così hai solo peggiorato la situazione-
- lo so. Ma vedi Rob…si è chiusa al mondo. I miei genitori, per quanto siano stati degli stronzi con noi quando ero in vita, hanno tentato di starle vicino. Lei li ha cacciati via brutalmente. La sua migliore amica Beckie, ha cercato di aiutarla in ogni modo possibile e l’ha respinta. Tutti i nostri amici…si è chiusa Rob. Lanciava certe urla in piena notte che scuotevano i cancelli di San Pietro tanto erano agghiaccianti, lo giuro. Come potevo starmene tranquillo sulla mia nuvola sapendola così?-
- no, certo che no. Avrei fatto la stessa cosa anche io. Ma con me…insomma…non mi sta respingendo. O almeno…credo che non lo stia facendo -
- vorrebbe ma non ci riesce. Diciamo che la sto aiutando molto in questo. Perciò ho deciso di farmi vedere e sentire da te. Voglio che l’aiuti Rob –
- ma io cosa posso fare? Insomma…non c’è riuscita la sua migliore amica, che dovrei fare io? –
- stalle vicino. Mostrale di nuovo come si vive perché credo che l’abbia dimenticato –
- ma Matt…come fai a dirlo? Sta saltellando da uno scaffale all’altro!-
- lo so. Ma lei sa che io stasera sarò con lei! Per lei è come se io non fossi mai morto davvero. Io voglio che l’aiuti a non sentire la mia mancanza –
- Matt…io ti aiuterei molto volentieri, ma non credo di essere la persona più adatta-
- se ti riferisci al fatto che te la faresti qui in questo camerino per tutta la giornata e credi che io non lo sappia…beh forse hai ragione. Ma non ti devi preoccupare di questo. So benissimo come ti fa sentire perché lei è…è qualcosa di… ah Rob, non so come spiegarti. Dire che è fantastica è riduttivo, dire che non ce ne sono come lei è la pura verità. È pura. Non conosce falsità, non riesce a mascherarsi con un finto sorriso quando non ne ha voglia, è spontanea in ogni cosa che fa, in ogni parola che dice. Tra i due penso sia più vero dire che sia lei l’angelo e non io.
Ti capisco benissimo. Conosco quella sensazione di eccitamento che ti fa provare già solo se alza una mano, perché l’ho provata anche io. E la cosa ti fa ancora più incazzare con te stesso perché ti senti un mostro a pensare certe cose su di lei, che è del tutto inconsapevole del fascino che esercita sulle persone. Robert, davvero…io so di essere morto. Una volta mi sono concesso di stare con lei, ma non posso ripetere lo stesso errore perché non le permetterei più di avere una vita reale. Dio solo sa quanto se la meriti. Quindi se devo proprio scegliere qualcuno che stia con lei, anche fisicamente intendo…preferisco che sia tu-
- Matt…non è semplice la cosa -
- guarda che non ti sto chiedendo di diventare il suo ragazzo, ma solo di starle vicino. E se tra voi dovesse succedere di più…non preoccuparti per me. Io sono felice se lei è felice. Lo sono ancora di più se entrambi siete felici. Non abbiamo mai avuto molto tempo io e te, ma sappi che ti ho sempre considerato un fratello, Rob-
- Matt…io non so cosa dire-
- non dire nulla. Guarda fuori e dimmi che lo farai-
Seguo il suo consiglio e metto il naso fuori dalla tenda. Lei stava rovesciando un’altra bracciata di roba sul bancone e si era fermata. Eravamo esattamente al confine tra la zona uomo e quella donna e stava dando un’occhiata a un vestito che se lo avesse indossato ogni uomo sarebbe morto e resuscitato per almeno una decina di volte nell’arco di due minuti.
- tanto non se lo comprerà- sospira Matt sulla mia spalla.
- perché no?- gli chiedo tornando dentro e decidendomi a non provare più niente. Tanto avrei preso tutto, quindi. Inizio a rivestirmi.
- dal giorno della mia morte…non mette più vestitini. Né gonne e tantomeno tacchi. Prima ne andava matta –
- ma il giorno che l’ho conosciuta…- obbietto scostando la tenda per uscire.
- aveva un colloquio di lavoro con un gay quindi andava sul sicuro. E comunque non era molto felice della scelta-
Non me la sento di chiedergli come è morto, anche se so che la risposta potrebbe dare un senso a molti comportamenti di Ale e soprattutto ai suoi. Già questa discussione nel camerino è stata abbastanza forte per me. Matt sapeva che provavo un’attrazione sfrenata per la sua ragazza e gli andava bene. Mi chiedeva di aiutarla e non avevo idea di come fare. Ma l’avrei fatto. Non per lui e non per lei. O almeno…non solo. Lo avrei fatto per me. In quei due giorni mi ero sentito più me stesso che non in ogni altra situazione. Con loro due ero solo Robert.
- allora? Scelto?- mi chiede Alessia appena si accorge di me. Mette a posto la gruccia con il vestito e mi si avvicina.
- prendiamo tutto quanto. Non so come tu abbia fatto ma non c’è una cosa che non mi piaccia o non mi entri – le dico raccogliendo tutta la roba per portarla alla cassa.
- deformazione genetica. Mia madre era una sarta. Lei mi ha insegnato ad avere occhio per le riparazioni e per la roba che vale la pena comprare. E anche per il divertimento in questo genere di caccia- dice sorridente, prendendomi un po’ di roba dalle braccia. Mi fa una linguaccia e si incammina verso la cassa. Il vestitino l’ha lasciato li dov’era.
- Matt! Che numero di scarpe porta Ale?- soffio al mio amico che si era fermato di fianco a me.
- il 39 – risponde.
Senza che lei se ne accorga, recupero il vestito e un paio di scarpe che sono appoggiate sullo scaffale. Per un fortunatissimo caso sono proprio un 39. Almeno come tinta mi sembra stia bene con l’abito, entrambi grigi. Il vestito è corto, una spallina sola e le scarpe hanno un tacco vertiginoso.
Matt già sghignazza mentre io tento di camuffare i miei due personali acquisti tra la mia roba.
Avevo già un’idea su come far uscire Alessia dalla sua tana. Ce l’avrei fatta e già immaginavo come.
 


eccoci alla fine del chap, che spero vi sia piaciuto. forse avrete notato che ho lasciato che Rob e Matt parlassero senza descrizioni in mezzo. Di solito non è nel mio stile ma ho pensato che un botta e risposta senza deviazioni sarebbe stato meglio.
per quanto riguarda il century 21, esiste sul serio, ma non so se si possano trovare vestiti a quei prezzi. So però che esistono dei negozi così, almeno io qui a Torino li ho trovati e ci vado anche spesso!

ecco i link:
abbigliamento
Century 21

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


capitolo 9 buonaseeeeera a tutti! inconvenienti di EFP a parte ce l'ho fatta a pubblicare! il capitolo è due fogli Word più lungo del solito, questo anche per farmi perdonare del ritardo. Premetto che nella prima parte, i più penseranno di essere capitati in una ff a luci rosse, ma vi assicuro che non è così. E' che questa versione di Alessia mi serviva per il seguito della storia :P
L'edward Pov di "quando tutto accade" è quasi pronta quindi  state pur certi che tra un pò la pubblicherò. intanto ringrazio coloro che fanno crescere il numero di preferite e seguite nella mia pagina autore. grazieeeeeeeeee!!!

Recensioni:

satyricon:  eh eh eh  anche io sono innamorata di Matt! è figo ed è un mito. ma sono innamorata anche di Rob, e aspettando che accettino la poligamia femminile da qualche parte del mondo...scrivo questi deliri! cmq per quanto riguarda la gelosia di Matt...beh, è ovvio che la cosa lo tocchi, solo che come avrò modo di esplicitare più avanti, per Rob è già difficile sentirsi legittimato ad avere certi pensieri su ale con il permesso di Matt, figurati senza! quindi Matt è geloso marcio, ma non può dirlo :P

emilyatwood: grazie per il complimento sul mio modo di descrivere le sensazioni :) devo ammettere che avere dei compagni di corso in maggioranza uomini mi aiuta a calarmi nella loro mentalità :)

sweetcherry: il piano di Rob aspetterà un pò. c'è ma arriverà più avanti :P come promesso il tempo dei chiarimenti è arrivato. molte cose non le esplicito subito perchè altrimenti si verrebbe a perdere la curiosità nel leggere la storia e si arriverebbe a darla per scontata. quindi faccio del mio meglio per renderla il più imprevedibile possibile!

winniepoohina: sono contenta di farti ridere!!! è anche questo il mio obbiettivo! io adoro ridere leggendo un libro. mi fa sembrare tutto più realistico, nel senso. mi vedo li come se assistessi alla scena.

sophie!: tu hai già letto metà di questo chap e mi hai dato la tua preziosa consulenza come sempre, e l'incoraggiamento necessario a convincermi a non cambiare nulla, quindi grazie!!!! i tuoi "muduuuuuuuuuuuuuuuu" sono sempre molto incoraggianti sorellina mia ! :)) aaaaa e grazie tante per la canzone! sai quella che mi hai mandato ieri sera? ha ispirato anche me per questo chap!

sorella mia deb: lo so scemotta che non era una scusa!!! :) anche tu mi sei stata di grande aiuto per questo chap e per questo ti ringrazio molto! tuttavia rileggi il chap da capo, che ho aggiunto alcuni pezzettini rispetto alla parte su cui ti ho chiesto consiglio!

fierons: augurissimi allora!!! in ritardo, ma augurissimi!!!! sono contenta di averti tirato un pò su il morale! guarda, a venia dei mancati auguri tempestivi, ti regalo questo chap come regalo di compleanno! un bacione!

mikki: grazie grazie grazie grazie! grazie per i mille complimenti che mi riservi ogni volta! spero di essere anche questa volta all'altezza delle tue aspettative!




Alessia Pov: Fidelity

Domanda: quanto è normale, in una scala da uno a… facciamo dieci, che io passi la serata con il migliore amico del mio ragazzo, dopo che posso dire di conoscerlo da meno di 36 ore (l’incidente non conta, perché il quel momento l’avevo classificato come “nemico” e di certo non come conoscente), a mettere nell’armadio i suoi vestiti nuovi accanto ai miei? Quattro?
Se aggiungo che l’armadio si trova nella mia camera da letto? Uno?
Se mi azzardassi ad aggiungere, nel caso non si sia già capito a sufficienza, che non ho fatto altro, da pervertita quale sono diventata dall’ora della colazione di ieri, che gettare occhiate ogni trenta secondi al letto, immaginando di utilizzarlo in maniera un po’ più attiva, che non come appoggia buste? Finiamo a meno ventimila, vero?
Eh… lo sapevo. Meglio non aggiungere il fatto che Matt era seduto accanto a me mentre mettevo la roba sugli appendini prima di passarli a Robert, altrimenti il mio punteggio di normalità, già basso in modo imbarazzante, diventava ancora più basso, ma questa volta in modo scabroso.
Ale sei una pervertita! È ufficiale, accetta la dura realtà delle cose. Sei. Una. Pervertita.
Dai, in fondo non c’è nulla di male ad avere un sano appetito sessuale nei confronti di un ragazzo che è talmente bello da poter stare di fianco al David di Michelangelo senza subirne la concorrenza anche vestito. Anzi! Sarebbe anormale non esserne attratta minimamente!
In linea di principio, non ci dovrebbe essere nulla di male nell’avere un sano appetito sessuale, punto.
Guardando i lati positivi dell’essere una ninfomane ,quale io sto diventando, fortunatamente o purtroppo, ancora non so decidermi, classificherei al primo posto il fatto che si bruciano un sacco di calorie. Beh, torna molto utile quando si è incredibilmente pigri, come ultimamente sono diventata. Niente corsa attorno all’isolato, solo tanto sesso. Ci si mantiene in forma, è sicuramente più piacevole, a meno che non ci si dia a quello acrobatico, il sudore si presenta in quantità decisamente inferiore e, lato che preferisco, appena finito si è già sul letto. Zero passi da fare per concedersi una bella dormita.
Certo che se manca la materia prima, o c’è ma è intoccabile (come nel caso di Robert, che, a pari merito con Matt, si sta dando all’alpinismo per arrivare in cima alla vetta delle mie fantasie erotiche preferite), le cose si complicano notevolmente. Cazzo Ale! sei una pervertita! Una fottutissima ninfomane! Non ci sono lati positivi nell’essere ninfomane quindi rassegnati a tenerti quelli brutti! Gioca a mio favore se dico che sono ninfomane solo mentalmente?
Si, dai. Concedetemi di pensare di non essere così irrecuperabile. D’altra parte, nei miei precedenti non annovero alcuna violenza su uomini, a parte Matt ma…era più che consenziente, quindi non è da classificarsi violenza, no?
Il fatto è che da quando Mister Quanto Sono Figo Pattinson, non che lo dica lui…lo dico io…che è figo…oh insomma! Da quando è entrato nella mia vita, più precisamente da quando si è intrufolato in casa mia passando dalla finestra della cucina tutto infradiciato di pioggia, la mia inibizione è andata a farsi benedire.
Ad oggi, ore 9,30 del mattino di una calda domenica di Luglio, mi ero immaginata di essere una forchetta, avevo sbirciato dal riflesso dello specchio dei vari camerini almeno una ventina di volte (trovando quello che potrei definire “la terra promessa”, ma che, volgarmente parlando, è chiamato “un culo da urlo”) e avevo fantasticato su quella V fantastica dei suoi fianchi per tutta la notte. Aggiungo, in varie versioni: con jeans, con boxer, con pantalone elegante da vestito e con costume da bagno. Nudo ho evitato, almeno un po’ di buon senso mi è rimasto.
Ma è così sbagliato che io pensi ad un uomo, che non è il mio ragazzo, in situazioni tutt’altro che succinte? Teoricamente non è sbagliato ma quantomeno anomalo. Ma se il mio ragazzo fosse morto da nove mesi tra una settimana e io comunque lo vedessi, e…ci andassi a letto (una volta sola!) è da considerarsi tradimento? Ci fosse stata qualcun’altra al mio posto, ad avere un fidanzato defunto intendo, le avrei detto: assolutamente no, è giusto che tu ti rifaccia una vita, perché tu cammini ancora sopra la terra e non ci dormi sotto. Ma nel mio caso? Cioè, se vedi e senti il tuo ragazzo, nonostante sia un angelo, se è capitato che tu abbia avuto un rapporto fisico e anche molto intenso, al limite della piacevolezza più piacevole con lui…il fatto che io pensi ossessivamente a quanto starebbero bene le mani di Robert, quelle mani delicate, con quelle dita lunghe e affusolate…sui miei fianchi, è da classificare nella categoria tradimento o nel sano cambiamento di pagina?
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento.
È chiaro che la vocina della mia coscienza ha molto più buon senso di me. La voce della mia psicanalista, invece, avrebbe patteggiato per l’altra risposta, ma lei mi credeva una pazza in preda alle allucinazioni.
Secondo la dottoressa Barkley, infatti, il fatto che Matt fosse stato il centro esatto della mia esistenza per due interi, e splendidi, anni, mi rendeva difficile accettare il fatto che lui non ci fosse più.
Diceva che dipendevo così tanto da lui per il fatto di aver sofferto la mancanza di mio padre e di un fratello, di una figura maschile che mi proteggesse e mi guidasse. Stronzate. Io non ho mai sofferto di allucinazioni e il fatto che anche Robert lo sentisse, ne era la prova.
Certo era vero che avevo sofferto per la mancanza di mio padre e per l’assenza di un fratello maggiore, ma questo non aveva nulla a che vedere con Matt.
Che poi non capivo come questa storia avrebbe mai potuto scalfire la mia esistenza dato che un padre ce l’avevo eccome e un fratello non era mai stato nemmeno concepito. Tante persone non hanno un fratello maggiore e non vedono fantasmi. Tante persone sono cresciute con un padre distante, che quelle poche volte che decideva di fare il padre era per comunicarti che ti aveva iscritta in una scuola media privata, e continuare programmandosi che saresti andata al liceo classico per affrontare al meglio la facoltà di legge per diventare, in futuro, un brillante magistrato. Un come è andata la giornata? oppure che libro stai leggendo? Non erano domande adatte. A quella poi che gli facevo io di continuo non mi rispondeva mai se non che con una risatina di scherno. Papà ti piacciono le mie foto? Sempre e solo quella risata come risposta. Quindi sono scappata di casa a quindici anni per evitare di diventare una donna troppo impegnata per avere degli interessi come mia madre. Che fine avesse fatto la sua ventiquattrore era la sua preoccupazione massima. Ma non divaghiamo.
Dicevo, tante persone hanno avuto un padre che sceglieva per loro, un esempio a caso Matt, e non vedono spiriti. Quindi, cara dottoressa Barkley, perché non se ne torna ad Harvard a meritarseli i voti, anziché ottenerli andando a letto con dei vecchi professori bavosi?
E perché io non decido di cambiare psicanalista, dato che è più che evidente che ho bisogno di una bella seduta?
- bella addormentataaaaaa!!!- grida la voce di Robert dal piano di sotto.
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento, tradimento…
Cazzo. Giusto per aiutarmi a pensare meglio! Mi tiro il lenzuolo sopra la testa, limitandomi a mugugnare in risposta, sperando che non si accorga del fatto che sono già sveglia e da un bel pezzo. Per colpa sua. E del suo sedere. Basta Ale! Devi smetterla di pensarlo in questi termini poco consoni per una ragazza fidanzata! Dacci un taglio!
- se non ti alzi subito, mi toccherà o prenderti di peso e cacciarti sotto la doccia ghiacciata, o prenderti a cuscinate. Cosa preferisci?- dice la sua voce stranamente troppo vicina. Manco il tempo di pensarlo che il mio lenzuolo mi viene brutalmente tirato via dalla faccia per essere sostituito da una visione celestiale. Robert. Capelli tutti disordinati, leggera barbetta, occhi azzurri spalancati e sorriso mozzafiato sulle labbra. Questo bastava già a convincermi di quanto fossi una maniaca mentale senza che scendessi con lo sguardo a notare che era senza maglia.
- Rob…è domenica mattina- mugugno nascondendomi sotto al cuscino.
Allora Ale. Mettiamo in chiaro giusto un paio di cose, altrimenti non sopravvivrai nemmeno mezzo secondo alla sua presenza, figurati per dodici giorni.
Tu sei fidanzata (Matt c’è ancora ed ha passato tutta la serata di ieri con te, cioè con voi).
Pensare a Robert in questa maniera così sconveniente, non fa bene alla convivenza.
È ancora troppo presto per rifarti una vita. Non sei mai stata sposata, ma considerati pure una vedova.
Quelle che credi siano farfalle nello stomaco quando lui ti guarda, sono soltanto il senso di colpa che provi nei confronti di Matt per i pensieri ai limiti del decente che ti fai sul suo amico.
Il fatto che lui sia un gran gnocco e che abbia un sedere da urlo, non ti da il diritto di fantasticarci in maniera così spudorata sopra. È probabile, infatti, che sia il ragazzo di un’altra.
Non devi assolutamente pensarlo da un punto di vista fisico perché faresti soffrire Matt.
Matt.
Ok, Ale. Hai ventitre anni e te la cavi da sola da quando ne avevi quindici. Hai affrontato situazioni molto peggiori. Cacciarsi fuori dalla testa un pensiero che si è formato solo da due giorni, non dovrebbe risultarti un’impresa da super eroe dei fumetti, soprattutto quando hai contato esattamente sette buoni motivi per cui è sconsigliato pensare a Robert nella veste del bello, impossibile e trombabile. È un amico. Ora tira fuori la testa da sotto il cuscino e alzati dal letto prima che metta in pratica le sue minacce. Cerca di dare una calmata ai tuoi ormoni e pensa a quanto soffrirebbe Matt se sapesse come hai passato la nottata.
Fa finta di nulla e sorridi. Ignora l’attrazione che esercita già solo aprendo gli occhi. Ce la puoi fare.
Ooooooooooooooooooooo….k!
- cinque minuti- dico ancora con la testa ancora sotto il cuscino cercando di evitare le sue minacce.
- tre secondi- dice. - uno, due…due e mezzo…due e tre quartiiii… tr…-
- oh che palle, Rob!- Grande Ale. Come inizio non c’è male. Mi alzo e gli lancio il cuscino in piena faccia.
- era ora! Vestiti e brilla, mia cara. Abbiamo un bel po’ da camminare oggi- dice alzandosi dal mio letto e affiancandomi davanti all’armadio. Le nostre mani si sfiorano mentre prendiamo una maglietta dall’appendino. Mi sorride e prende la sua. Arrossisco, mentalmente mi sotterro e prendo la mia. Prendo di nascosto l’intimo dalla cassettiera e mi fiondo in bagno.
Dopo venti minuti di doccia calda e rilassante, riesco a calmarmi del tutto e mi convinco del fatto che tornare a pensare come una persona normale, sia proprio una buona idea.
È soltanto l’ansia del momento. Il fatto di avere un uomo vero, nel senso reale, che gironzola per casa e che mette a lavare le sue magliette nel cesto della lavatrice assieme alle mie. Forse il mio era un riflesso condizionato. Non avevo mai vissuto con un uomo sotto lo stesso tetto per amicizia. Cioè, a parte Matt, non avevo vissuto con nessun altro uomo e basta. Deve essere così, unito al fatto che l’assenza costante di Matt mi fa sentire così sola. Non mi bastano i pochi momenti che passa con me. Prima eravamo sempre insieme.
Forse aveva ragione la Barkley. Ma con o senza dottoressa, potevo benissimo arrivare alla conclusione che forse quello che il mio io più profondo stava cercando era un altro Matt.
Il fatto che Robert fosse il suo migliore amico, lo rendeva ancora di più il candidato perfetto. Vederlo sedersi alla panca del pianoforte e suonare la musica che Matt aveva lasciato sui suoi pentagrammi, era come rivedere lui. Sentire lo scroscio della doccia nel bagno, mentre io ero accoccolata sul divano a guardare un film, mi faceva pensare che lui potesse esserci ancora.
Persino Matt è stato oggetto, e lo è ancora, dei miei film mentali a luci rosse. E Robert se la cava molto bene nel fargli concorrenza.
Sono tante le cose, i gesti, i modi di fare che ha Rob che mi rimandano a Matt. Forse troppi. Ma lui non è Matt. Lui è solo sé stesso e non potrà mai sostituire il mio amore, perché sono certa di poter dire che quello per Matt sia vero amore, nel senso esatto del termine. Il fatto che sia rimasto con me anche dopo quello che è successo ne è una prova più che evidente.
Io ho Matt. Non devo cercarlo altrove. Lui è con me. E’ presente. Non mi ha lasciata sola.

Essere arrivata alla consapevolezza che cercavo Matt in Robert, mi aveva reso più tranquilla. Aveva dato un senso ai miei pensieri e mi aveva permesso di controllarli o, almeno, a prenderli per quelli che erano, cioè un capriccio. Un bisogno di qualcuno a tutti i costi. Osservando Robert con attenzione, potevo notare l’evidente fatto che avessero ben poco di tutta quella somiglianza che ci avevo visto fino a quella mattina.
Riuscivo a camminare di fianco a lui per i viali di Central Park senza fare il minimo pensiero scabroso sulla sua persona, apprezzando invece quanto fosse dolce e simpatico. Aveva un modo tutto suo di parlare e di raccontarsi. Gesticolava in continuazione e faceva delle espressioni facciali che erano davvero buffe. In media una volta ogni mezzo minuto si passava una mano tra i capelli, e gli toccava rifarsi il codino almeno ogni tre minuti interi.
Mi ha raccontato un sacco di cose, a partire da tutti i retroscena negativi della vita di un attore per arrivare alla sua infanzia a Barnes e a quanto gli piaceva il suo appartamento da single a Londra.
E’ spontaneo. Ride sempre e riesce sempre a trascinarti con sé in una risata sguaiata.
- …e quel giorno io e Matt eravamo in giro a distribuire i giornali, quando ad un certo punto lui, tutto convinto, mi guarda serio e mi dice “ ehi Spunk”. Spunk è il soprannome che mi aveva affibbiato. Per intero sarebbe Spunk Ransom, ma non chiedermi da dove gli è venuta perché non lo so. Comunque, mi fa “ehi Spunk. Scommetti dieci sterline che riesco a colpire il campanello della signora Smith e farlo suonare colpendolo con il giornale?”. Io gli dico che ci sto e lui prende la mira e lancia- racconta mentre ordina due hot dog al chiosco del venditore ambulante.
- e ce l’ha fatta?- gli chiedo curiosa.
- beh…rumore di certo ne ha fatto. Peccato che anziché suonare il campanello è riuscito a rompergli uno dei vetri della porta.- confessa dando il primo morso.
- con il giornale?-
- ehhhh si. Me lo ricorderò per sempre quel giorno. Non ho mai corso così tanto e così in fretta in vita mia. Inutile dire che dal giorno dopo smettemmo di distribuire giornali per dedicarci al business più redditizio dell’autolavaggio-
- per fare tutte questa cazzate non vi pagavano?- lo prendo in giro addentando il mio hot dog.
- se così fosse stato, sarei talmente ricco da potermi mantenere nel lusso sfrenato per una vita intera- mi da corda lui.
- perché ora non lo sei?-
- o ma sai, gli stipendi degli attori scarsi come me sono una miseria- risponde passandomi la sua coca cola. Indecisi tra Fanta e Coca, infatti avevamo fatto che prendere ognuno una cosa e scambiarcela.
Rido della battuta e così fa lui. Stavo davvero bene, a stento avevo tempo di sentire la mancanza di Matt al mio fianco che non si fece vedere per tutto il tempo. Forse era troppo stanco. Aveva fatto troppe cose da umano nell’ultimo periodo, e dopo che aveva deciso di mettersi a fare il chiacchierone anche con Robert, chissà quanti giorni si era mangiato.
Finiamo di pranzare e ricominciamo a camminare. O meglio, lui a camminare e io a zoppicare. Mannaggia a me e a quando avevo deciso di mettermi le ballerine quella mattina. Con il caldo, il piede mi scivolava di continuo fuori dalla scarpetta e mi era venuta una bolla gigantesca e dolorosissima al tallone.
- …e ora sono qui a girare un film in cui passo più tempo da pestato, con la faccia gonfia e piena di tagli, a flirtare con Emilie che non da essere umano degno di tale nome. Se lei non sdrammatizzasse di continuo il rapporto che hanno i nostri due personaggi sulla storia, mi verrebbe una crisi alla Edward Cullen o alla Salvador Dalì- conclude dopo avermi raccontato del suo nuovo film.
- che genere di…ahia..crisi?- gli chiedo fermandomi un attimo a tirare fuori il tallone dalla scarpa.
-beh…- esordisce passandosi per la milionesima volta la mano tra i capelli facendola fermare sul collo. – diciamo che ho una lievissima tendenza a farmi prendere un po’ troppo dai personaggi che interpreto. Forse… è per questo che con Kris…ma questa è un’altra storia- conclude con un sorriso.
Con Kris…Kris...Kristen Stewart? Quella che faceva Bella nel film che non ho visto? Ho letto il libro ma il film…lasciamo perdere. Non sono pronta a dirgli del film. Non adesso.
Gli sorrido e riprendo a camminare.
- ah! Porca miseria! Maledette scarpe!- impreco dopo una fitta particolarmente dolorosa.
- come?- mi chiede Robert fermandosi.
- le scarpe…mi stanno torturando e non ho nemmeno mezzo cerotto in borsa- mi lamento cercando di rimettere il piede nella ballerina.
- mmm…aspettami qui- dice facendomi sedere su una panchina. Prende a correre da solo per il viale e sparisce dietro una curva. Non devo essere io l’unica pazza in giro per il mondo evidentemente.
Frugo nella borsa in cerca di un pacchetto di fazzolettini di carta e, dopo qualche minuto di ravanamenti tra la mia roba, lo trovo.
Mettere un quadratino di fazzoletto sulle ferite aperte ai talloni non è propriamente la cosa più intelligente da fare, dato che sicuramente, quando lo toglierai, si sarà seccato assieme alla ferita e ti farà maledire il momento in cui la malsana idea di ricorrere a questo barbaro rimedio ti è saltata in mente.
Ma ho scelta? Zero cerotti e tanto dolore, messi insieme fanno tanta deficienza. Cerco di sistemare il pezzo di fazzoletto tra la scarpa e la ferita e sento un immediato sollievo ingannatore. Provo ad alzarmi in piedi e va decisamente meglio.
Sto li in piedi in mezzo al viale e noto quanto sia bello. Prendo la digitale compatta che porto sempre con me e scatto un paio di foto.  E’ un tunnel formato da tanti alberi dai fiorellini rosa. Strano che ci siano in questo periodo dell’anno. Sono panorami tipici della primavera, di certo non di una torrida estate, ma evidentemente una qualche bizzarria climatica doveva aver conservato quel piccolo angolo di paradiso per un tempo più lungo del consueto. In effetti, con che coraggio si può cancellare un’opera d’arte simile?
Infonde una calma e una serenità tale che ti fa desiderare che tutto il mondo sia un immenso viale di alberi dai fiorellini rosa. Ancora con la digitale in mano, chiudo gli occhi e mi immagino come una di quelle dame del ‘700, con quei vestiti alla Rossella O’Hara e il parasole di pizzo, che passeggia per questi immensi viali.
A occhi chiusi prendo a camminare in punta di piedi, immaginando di essere in una di quelle passeggiate che le donzelle facevano nei parchi dopo il loro debutto in società. Erano circondate da baldi giovani aitanti che facevano a gara per ottenere un solo sorriso, o, se erano fortunati, un loro guanto o un fazzoletto. Se mi concentro, riesco persino a sentire il vociare allegro delle comitive che fanno le loro consuete merende sui prati, le risate civettuole delle ragazzine che fantasticano sul giorno del loro debutto, i sospiri di una dama di compagnia dopo aver appena letto la lettera del suo amato segreto, lo scalpitare di zoccoli del conte, sicuramente bellissimo, che la sta per raggiungere…lo scampanellio di una bicicletta…lo scampanellio di una bicicletta? Un attimo, ma che ci azzecca nella mia visione settecentesca del parco una bicicletta?
Apro gli occhi e improvvisamente una vecchia bicicletta color verde bottiglia gira la curva e mi viene incontro. Beh, io avevo immaginato un conte a cavallo, non Robert in bicicletta!
- vieni principessa! Ti salverò io dalla scarpetta maledetta che ha osato provocarti cotanto dolore. Monta sul mio destriero e ti condurrò ovunque tu possa desiderare!- gridava Robert pedalando nella mia direzione.
Scoppio a ridere, perché proprio non ne posso fare a meno, così come non posso fare a meno di sollevare la mia digitale e puntarne l’obbiettivo su di lui e scattare con il multiscatto da 36 pose.
Gli avevo scattato almeno già cento foto da quella mattina, ma non per il mio lavoro. Solo per me, per il mio album delle giornate più belle. Era da tanto tempo che non avevo una giornata così spensierata e divertente.
- ancora foto?! Ma non ti sei stancata dello stesso soggetto?- mi chiede frenando al mio fianco sulla bicicletta sbilenca e antiquata con il manubrio da ciclista.
- per niente, e sono tutte una più bella dell’altra- gli rispondo soddisfatta, prendendo la custodia della macchinetta.
- a si? allora dammi qua che te ne faccio una io- tende la mano e quasi riesce a prendere la mia Nikon.
- emmm…no-
-paura del flash?-
- no. Io sono una fotografa, sto dietro l’obbiettivo non davanti. Tu invece per professione ci stai davanti. Non ho intenzione di fare a cambio con te- cerco di sviare la provocazione. Come potevo dirgli che era un altro il motivo per cui io non mi mettevo più davanti agli obbiettivi?
-dai…- mugugna abbassandosi gli occhiali da sole e facendo un’espressione alla Bambi. No, direi alla gatto di Shrek. Ma che fa? Sbatte anche le palpebre? Gonfia le guance? Fa il labbro tremulo?
- ho detto di no- gli rispondo al limite della serietà. La verità è che sto proprio per scoppiargli a ridere in faccia!
- ti prego…una foto piccina piccina…- mi supplica avvicinando il suo viso al mio sempre con la solita espressione da Hi Ho. Dio perché mi punisci così? quando dico no è no! cioè in genere è così…
-n…- stavo per dire, ma la sua mano era già sparita nella mia borsa e aveva afferrato la digitale. Prima che potessi alzare una mano per riprenderla mi aveva già scattato una foto. Maledetto! Credo  che se non mi contengo potrei avere una reazione sullo stile di una tale “Madre” in un programma italiano chiamato mai dire goal.
- dai fammene fare una, una sola, in cui posso provare a superare il maestro- mi supplica da dietro la digitale.
- dai Robert…non mi piace essere fotografata- dico mettendo il broncio sbuffando.
- cazzata più grande non la potevi dire miss Intimissimi- mi canzona lui. Che figlio di… mi prende pure in giro?! Tuttavia il suo sorriso e i suoi occhi mi inducono, sfortunatamente per me, a cedere.
- uff, che rompiscatole che sei! Una sola!- sbuffo allontanandomi un po’ da lui.
- mettiti in posa-
- questo mai-
- allora sorridi-
- non ci riesco a comando-
- e a me le cazzate per farti ridere non vengono a comando! Sorridi, per piacere- poi abbassa un po’ la digitale e mi sorride gentile -fallo per me-. Dio mio ma allora qualcosa in comune con Matt ce l’aveva sul serio! Non riuscivo mai a dirgli di no, almeno non troppo a lungo.
- uff…va bene così?-
-fantastica- commenta. Fa schioccare la lingua e fischia di apprezzamento guardando la sua opera. -guarda se non sono un genio della fotografia! Ho un talento naturale- esulta girando lo schermo verso di me. Osservo lo scatto e non posso trattenermi dal commento tecnico del professionista al dilettante.- si, come no. E’ fuori fuoco-
- e quindi?- borbotta deluso. Quasi mi fa tenerezza. Il suo viso è il ritratto di un bambino che entusiasta per aver fatto un disegno te lo mostra in cerca di apprezzamento, e tu gli rispondi che il cielo non è una striscia azzurra nella parte superiore del foglio.
- quindi, dovresti usare il mirino quando c’è, evitando il display- mi avvicino a lui più dolce. Gli faccio avvicinare la macchinetta al viso accompagnandola con una mano - poi…devi cercare di metterti all’altezza media del soggetto, per evitare che venga sproporzionato. Cerca di evitare lo zoom con queste macchinette, altrimenti viene una foto sgranata-
- ok…ora?- dice, di nuovo entusiasta.
- ora pigia lo scatto a metà e lascia che faccia la messa a fuoco-. Esegue l’ordine e sento il ronzio, indice del fatto che sta seguendo bene le mie istruzioni - quando il ronzio cessa, allora puoi scattare-
Il rumore dell’obbiettivo testimonia che ce l’abbiamo fatta. Ha scattato una foto, sicuramente più decente dell’altra. - fatto- dice esultante.
- fa vedere- dico ridendo e schiacciando il tastino per vedere lo scatto. - visto? Questa è una foto- lo incoraggio soddisfatta.
- tutto questo casino per un’immagine?- sbuffa, abbassando la digitale e regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
- è necessario se vuoi che i momenti che fermi siano più fedeli possibili al tuo ricordo-
- è questo che ti appassiona della fotografia? Il fermare i ricordi?-
- no…-
- e allora cosa?-. E’ curioso. Maledettamente curioso. Come Matt. Alza un sopracciglio e mi guarda incoraggiante. Il suo sguardo quasi mi intimidisce. È dolce, ma è allo stesso tempo fermo e deciso. Vuole sapere. Quando fa una domanda pretende una risposta. Il suo sguardo mi scava dentro abbattendo una a una, giorno dopo giorno, le barriere mentali che ho edificato attorno a me per non soffrire più. Per essere forte nei confronti del mondo. Tirare fuori vecchi ricordi era il modo giusto se mi volevi far cadere ed essere quasi certo che non mi rialzassi più.
Era una domanda semplice, apparentemente priva di trappole, e lui sicuramente era così che la intendeva. Ma per me…era una domanda su di me. Su me stessa, sul mio modo di essere. Rispondere era come spogliarsi davanti a un perfetto sconosciuto.
Ma lui non era uno sconosciuto. Era Robert. Il mio Robert…lo so che magari definirlo mio risulta un po’ affrettato ma…dopo aver condiviso con lui il nuovo Matt…era più mio amico lui che non la mia migliore amica. Potevo permettermi di essere sincera con lui.
- punta l’obbiettivo dove vuoi e guarda dallo schermino. Cosa vedi?- sospiro avvicinandomi a lui tanto da sentire il suo calore sulla mia pelle. Lui obbedisce e guarda.
- alberi…verde…un sentiero… una panchina…cielo- elenca piatto.
- ora guarda senza- continuo oscurandogli l’obbiettivo.
- alberi, verde, sentiero, panchina, cielo, pallone rosso di una bambina che sta correndo a raccoglierlo e bambina- risponde. Ma non capisce. Mi guarda confuso, perché come molte persone, sottovaluta l’aspetto forse più importante della fotografia. Almeno…il più importante per me.
- ecco vedi? Il mondo è talmente grande che se lo guardi tutto insieme cogli tanti aspetti senza soffermarti veramente su nessuno. Di conseguenza non ne capisci realmente nemmeno uno e guardi tutto superficialmente. Prova a inquadrare la bambina-
Lo fa e schiude le sue labbra perfette nella concentrazione.
- vedi quanto è perfetta? I boccoli biondi, il vestitino di lino color panna, le guanciotte rosee. Zoomma un po’. Vedi? È felice, è spensierata. Ride per un pallone. Se togli la macchinetta, quanto di tutta questa bellezza riesci a cogliere sul serio?- gli sussurro all’orecchio. Quando scopri questo lato della fotografia, il chiasso di una voce alta è come un rombo di tuono nella tua testa.
Lo osservo guardare affascinato, sperimentare la macchinetta osservando la stessa immagine dal mirino, abbandonando lo schermo, proprio come un vero fotografo.
- quindi tu… sei una studiosa del mondo…- afferma rivolgendomi un sorriso mozzafiato e lasciando perdere la digitale. A questo punto, tanto vale finire il discorso e scoprirmi completamente. Per fortuna non è uno di quegli argomenti troppo dolorosi per me, altrimenti avrei passato una bruttissima serata a tentare di riprendermi.
- mi piace il mondo. Per me è più bello ancora di un film. Per quanto lo guardi cambierà sempre e se ti prendi la briga di osservarlo un po’ per volta, scoprirai che quello che ti circonda…non è così banale come sembra- concludo in un sospiro. Quando non racconti mai nulla di te a nessuno è sempre così. Appena lo fai, non senti più i piedi che poggiano per terra e hai la sensazione di esserti tolta un pezzo molto pesante della tua corazza.
- non avevo mai sentito parlare nessuno così di una fotografia- dice sorridendo e facendomi una tenera carezza con un dito. Quel gesto così semplice e dolce ha avuto il potere di lasciare dietro di sé una striscia infuocata che si è propagata sul mio viso, facendomi arrossire vistosamente.
- così come?- chiedo iniziando a osservarmi le scarpe imbarazzata.
- con… passione. Come se la macchina fotografica avesse uno scopo in più oltre a quello di salvare istantanee di ricordi-  risponde alzandomi il mento verso il suo viso e facendomi perdere immediatamente nell’azzurro dei suoi occhi. Non avevo mai visto occhi come i suoi. Gli occhi azzurri, in genere, ti spingono a dire che sono belli in  linea di massima per il colore. Ma molti occhi azzurri non sono belli, perché sono spenti. Non trasmettono nulla a parte il ghiaccio. Uno sguardo assente di una persona con gli occhi azzurri ha il potere di metterti al muro.
Ma i suoi occhi azzurri erano vivi. Sprizzavano emozioni da ogni pagliuzza più scura vicino all’iride. Ti scrutavano dentro con una gentilezza e un tatto talmente straordinari che non potevi fare a meno di aprire qualunque porta dietro cui avessi mai pensato di nasconderti.
Potrei stare ore e ore a descrivere i suoi occhi, senza stancarmi mai.
Provavo le stesse cose di quando scrutavo il mondo dal mirino di cinque millimetri per cinque di una macchina fotografica. Trovavo sempre nuove argomentazioni sui suoi occhi meravigliosi.
- fammi riprovare… posso usarti come soggetto?- sussurra riportandomi fuori da quelle pozze azzurre.
-non ora, Robert...- gli rispondo ritraendomi. Non voglio che mi fotografi con attenzione. Non voglio che provi a cercare in me cose che cerco in tutti i modi di nascondere persino a me stessa. Soprattutto non voglio che le trovi.
- perché?- mi chiede innocente.
- perché…queste macchinette non sono adatte a fare dei buoni primi piani. Ti insegnerò la ritrattistica, te lo prometto, ma non ora- mi invento. Non è per la digitale. Quella macchina è un vero gioiellino della fotografia compatta. Non sono ancora pronta a scoprirmi così tanto con lui. Anzi, non sono pronta a scoprirmi così tanto, punto.
- ok…allora permettimi di usare questo aggeggino insulso che è solo la pallida imitazione di una macchina fotografica, per realizzare lo scopo primario di una foto- dice con un sorriso utilizzando paroloni a caso nel chiaro intento di farmi sorridere.
- cioè?- gli chiedo curiosa.
- fermare attimi- dice semplicemente in uno dei suoi sorrisi scioglicuore. Si mette ritto sulla schiena a mi fa spazio sulla canna della bicicletta, invitandomi con una mano a sedermici sopra - prego, principessa. Prenda posto sul mio destriero meccanico e sorrida, perché voglio avere una prova di  come in questa giornata fantastica ci sia stata anche tu con me-
Si può resistere a delle bizzarrie del genere e soprattutto a un viso del genere? No. La risposta è no. Prendo posto e un suo braccio sul manubrio fa in modo che io non cada. Allontana la macchinetta e avvicina il suo viso al mio. La sua barba mi fa il solletico e i suoi capelli castano bronzei si intrecciano ai miei. Mi viene da sorridere, stavolta spontanea e lui scatta la foto.
- posso farne un’altra?- dice ancora prima di abbassare la macchinetta.
- no-
-ti prego, una sola- mugugna di nuovo in gatto di Shrek mode on.
- uff…dammi qua e risolviamo il problema- sbuffo prendendo la macchinetta per impostarla sullo scatto multiplo. Gliela restituisco e gli dico - ora muoviti, parla, ridi, fa qualsiasi cosa e la macchina catturerà ogni movimento. Così avrai trentasei foto in un colpo solo-.
In tutta risposta inizia a pizzicarmi il fianco in modo che io mi giri verso di lui e gli faccia una clamorosa linguaccia che lui liquida con una faccia delle sue, e finisce che inevitabilmente io mi metto a ridere come una matta.
- queste saranno davvero belle- commenta, facendo scivolare la macchinetta nella mia borsa. – pronta, principessa?-
- per cosa?- gli chiedo.
- beh, ho affittato questa sottospecie di cicloqualcosa per portarti in giro senza che tu debba camminare, no?- dice chiudendo la discussione mettendo il piede sul pedale in modo che fossi incastrata tra le sue braccia e dal suo ginocchio.
Nemmeno il tempo di rispondergli che inizia a pedalare. Ed è bello trovare un po’ di fresco in tutta quell’aria calda che si respira. È bello sentirlo ridere, è bello sentire le sue braccia che sfiorano le mie e il suo respiro sul collo. È bello essere appoggiate al suo petto ampio e protettivo, è bello pensare che lui non sia Matt, ma sia una persona che mi è così vicina da convincermi ad aprirmi. Sento che sto iniziando a voler bene a questo pirata della strada, a questo attore con la crisi da palcoscenico e la lieve tendenza a immedesimarsi troppo nei personaggi. Sento che anche se avevo immaginato un conte a cavallo sotto quel tunnel di petali rosa, un principe su una bicicletta sgangherata potrebbe andarmi bene lo stesso.


abbigliamento: Alessia e Robert a central park
il viale alberato che vedete nel link come sfondo, è esattamente quello che ho immaginato!

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


capitolo 10 bene, bene, bene, bene...sorpresi di vedermi qui così tanto presto?? eh si! ci ho messo poco a scrivere questo chap è vero? sarà che le 10 recensioni che mi avete lasciato per il chap precedente mi hanno dato la carica giusta!
e anche le 31 preferite e 17 seguite hanno dato una mano!
Vi avviso già: in questo capitolo ho fatto un pò di casino. per la metà del tempo non sapevo nemmeno quello che scrivevo. erano le mani di Robert che scrivevano la propria pov sconvolgendo praticamente ogni cosa avessi in mente di scrivere all'inizio. Sul serio! mi sono immedesimata talmente tanto per scrivere che le mie dita volavano da sole sulla tastiera! una cosa stranissima, davvero :) spero comunque che queste nuove 6 pagine e mezzo word di deliri siano di vostro gradimento e non vi facciano scappare via. Un bacione a tutti!

recensioni:

mikki: tranquilla per il ritardo! l'importante è che tu ce l'abbia fatta :) mi dispiaceva postare senza poter rispondere a un tuo commento :) cmq più che altro mi ero preoccupata. pensavo che il trasferimento del server ti avesse dato problemi con il sito. ma tornando al Chap....eh...la terra promessa...come definirlo altrimenti?? :) per quanto riguarda la parte sulla fotografia... per me è davvero così :) sarà che faccio foto sempre a tutto, persino ai menù dei ristoranti come Sophie88 ti potrebbe confermare :)

camillalice: benvenuta!!!!! beh... meglio tardiu che mai no? sono davvero felice che questa storia sia ufficialmente la tua preferita e spero che potrà esserlo ancora dopo questo capitolo un pò incasinato.

satyricon:  lasciamo perdere la storia del bene o male per Ale del fatto che Matt sia ancora li perchè credo di essermi infilata in un vicolo cieco. adoro Matt, ma questa storia del bene o male mi sta davvero facendo scervellare! soprattutto perchè come molte di voi, anche io adoro Matt! spero mi venga fuori l'idea giusta. se hai un suggerimento non esitare a dirmelo!

sorella mia deb:  quando tua sorella maggiore ti dice le cose è ovvio che abbia ragione no :) ahhhh sorellina mia, ma come devo fare con te e la tua curiosità? comunque questo è un altro di quei capitoli inscrivibili per sms :P

emilyatwood: adesso sono io ad essere curiosa!!!! senti facciamo una cosa, se dopo aver letto questo capitolo vedi che ho fatto andare le cose in un modo diverso da come te lo eri immaginato, mi dici cosa avevi pensato accadesse ok???

fierons: che dire? ti ho fatto commuovere? :) sto migliorando! ti ho fatto ridere commuovere....spero di non arrivare a farti anche piangere altrimenti non me lo perdonerei mai! e per i pensieri poco casti su roooob....be...io me li farei lo stesso al posto di ale, ma la ragazza è innamorata...

cricri88: innanzi tutto benvenuta! sono io a ringraziarti per avermi regalato dieci minuti di puro gongolamento con la tua recensione! hai il primato per la recensione più lunga di questa ff! condivido pienamente quello che dici sulle storie di questo fandom. Io non le leggo praticamente mai per lo stesso motivo, e perciò ho provato a scriverne io una che potesse rendere Robert come io mi immagino che sia. come ho detto prima, in questo chap, le mie mani andavano da sole, e quando ho riletto prima di pubblicare non ho avuto il cuore di cambiare nemmeno una virgola di quello che ho scritto, perchè qui Robert è venuto fuori da sè. è difficile da spiegare a parole, ma credo davvero che sia l'insicuro, confuso cronico che apparirà in questo capitolo. spero solo di essere stata ancora una volta all'altezza delle tue aspettative. anche Matt è stata una cosa che è venuta da sè mentre scrivevo. è uscito fuori dalle mie dita senza che l'avessi realmente concepito quando ho deciso di mettermi a scrivere di questa storia. ma vedo che ha riscosso molto successo!!!
grazie mille ancora per aver recensito e spero di leggerne altre di recensioni tue nei prossimi chap!

vero15star: do il benvenuto anche a te nell'angolo recensioni e ti ringrazio per i complimenti! certo che Matt fa un vero e proprio atto eroico! e nemmeno io so se riuscirei a fare una cosa del genere...bah... spero non muoia nessuno per mettermi alla prova :P

sophie: ma quella della terra promessa ti ha proprio sconvolto eh!!! cmq... l'album fotografico te lo posso fare sul serio! sono la figlioccia di un fotografo, qualche cosa di foto l'ho imparata! purtroppo non ho la macchina professionale, ma se mi ci metto, anche con la compatta ti farei un capolavoro di foto! modesta eh! ora leggi e dimmi se sta bene, come dici sempre tu!

sweetcherry: sei stata la prima recensione del chap! guarda sono davvero davvero felice che l'altro chap ti sia piaciuto così tanto! mi sono commossa quando ho letto che hai scritto che il capitolo ti è entrato dentro, sul serio...grazie :)




Robert pov:   mother we just can't get enough


Sulla bocca di tutti ho sempre sentito dire che se le cose vanno troppo bene, è una cosa che dura poco perché il momento brutto è proprio li dietro l’angolo ad attenderti.
Beh, per quanto riguarda me…è meglio che questo momento bellissimo duri a lungo, perché ho avuto fin troppi giorni bui alle spalle. E quello che sto vivendo ora è uno dei momenti più belli della mia vita.
Sentire la sua risata, i suoi capelli che mi schiaffeggiano il viso, il suo profumo che mi inebria, il calore della sua pelle attraverso la mia maglietta.
Accelero la pedalata e inizio a zigzagare, per sentirla ridere ancora, e ancora…e ancora.
Sfrecciamo sotto un tunnel di petali rosa, su una vecchia bicicletta che ho comprato o affittato, ancora non l’ho capito (ho messo dieci dollari sul bancone e mi ci sono fiondato sopra), io e lei. Rob e Ale. Un ragazzo e una ragazza, due…cosa? amici? Conoscenti? Compagni di avventure o di disgrazie, che dir si voglia?
Dire che sono un amico…forse non mi posso considerare propriamente un amico. Un amico vero non osserva incantato ogni gesto della sua amica, non sente un formicolio strano all’altezza dello stomaco quando lei lo guarda, non avrebbe una voglia matta di allontanare il ciuffo disordinato che le ricade sul viso approfittandone per avvicinarsi e baciarla.
Conoscenti? Nemmeno. Due semplici conoscenti non vivono sotto lo stesso tetto.
Non riesco a definire cosa siamo. Forse perché non siamo nulla, o forse, semplicemente, siamo qualcosa a cui non so dare un nome.
A complicare ulteriormente le cose, poi, c’è il fatto di Matt. Mi ha chiesto di stare vicino alla sua ragazza e di aiutarla a uscire fuori dal suo guscio. Per quanto riguarda il secondo punto, no problem. Ho un sacco di idee e di progetti per lei, a cominciare da questa giornata a Central Park. Niente lavoro. Una semplice passeggiata. Eh, lo so: banale. Ma se mi fossi messo a fare cose eclatanti fin da subito…le sarebbe venuto qualche sospetto, no?
Per quanto riguarda il primo…vicino alla sua ragazza…chi me lo aveva fatto fare a direi di si? Cioè…lei era…lei è…e io, cioè…non credo di … forse potrebbe…oh cazzo! Lei è…non so cosa sia lei. Sto facendo una pessima figura, lo so. Sembro un ragazzino di tredici anni con l’acne incipiente, lo sfigato della scuola, che tenta di descrivere la capo cheerleader. Va beh, forse il paragone non rende proprio l’idea, perché da che mondo e mondo, le cheerleader, soprattutto le capo cheerleader, sono tutte delle stronze, acide, bionde, supersofisticate, dall’insulto pronto e la spugnetta della cipria sempre in mano. Ale decisamente non era una cheerleader, anche se con il gonnellino e la magliettina corta…
Ma guardate che mi sento molto più quel ragazzino di quanto possiate credere! Ho scoperto il gel per capelli a dodici anni, ho passato metà della mia infanzia a scappare dalle grinfie delle mie sorelle che insistevano a conciarmi da ragazza, sono sempre stato un disastro con tutto ciò che non avesse a che fare con un pianoforte o un testo di Shakespeare…sono decisamente uno sfigato di dimensioni cosmiche. E anche se ora sono famoso e non devo più lavare macchine e distribuire giornali per avere qualche penny in tasca, sono ancora quel clamoroso sfigato.
Insomma, guardatemi. Per la metà del tempo non so come comportarmi, alle interviste non so mai cosa rispondere, mi sono fatto influenzare da un personaggio come quello di Edward Cullen per credere di essere innamorato della Bella della situazione, cioè Kris.
Non è che io sia così…realmente intendo…è solo che nelle pubbliche relazioni il lato sfigato di me tende a emergere di continuo.
Se dovessi descrivere me stesso, per come sono sul serio, credo di potermi identificare senza esagerare in un cavaliere forte e coraggioso, una sorta di Robin Hood, o di Ivanhoe o di principe azzurro o…quello che volete, avete capito il genere. Non che io intenda salvare principesse e regni, ma intendo come indole. O forse…ma che cazzo sto dicendo? Ho solo letto troppi libri in vita mia e mi sto lasciando andare al delirio.
Forse il fatto che lei è qui, tra le mie braccia, su una bicicletta, come una dama d’altri tempi può stare sul cavallo di un principe, ha influenzato questi pensieri decisamente stupidi.
Quello che volevo dire, prima che iniziassi la mia epopea tagliavene, era che non so proprio come fare a stare accanto a lei se non riesco a darle un’amicizia più che disinteressata.
Si ho capito, non state capendo un tubo di quello che sto dicendo. Ho fatto un casino, come mio solito, e chiedo venia per questo. Il fatto è che quando attacco a pensare e a cercare di esprimere in parole i miei pensieri, finisco sempre per fare un casino senza senso, perso nei miei invisibili fili logici.
Ora vi riassumo la situazione in qualche punto chiave e spero che stavolta quello che cerco di dire risulti chiaro e comprensibile.
Matt, il mio migliore amico, passato a miglior vita, dato importantissimo per capire di che sto parlando, si è fatto vedere dal sottoscritto chiedendomi di prendermi cura della sua donna. Sin qui, oserei dire tutto ok, se non fosse che la ragazza in questione è il genere di creatura che risveglia i miei istinti maschili più animaleschi (cosa, consentitemi di dirlo, moooolto imbarazzante, quando speri che non noti mai la tenda indiana o canadese, a seconda dell’angolazione da cui la si guarda,  che hanno deciso di montare nei tuoi pantaloni).
Ebbene, il quesito che mi si pone davanti è: come posso mantenere la mia promessa di prendermi cura di lei se i miei pantaloni non riescono a stare al proprio posto?
Sarebbe una cosa risolvibile se Matt non mi gironzolasse intorno di continuo, sorvegliando il mio operato, almeno non mi sentirei continuamente sotto pressione!
Ha un bel da dire il pennuto che non gli importa che io senta certe pulsioni verso la sua donna perché tanto lui è morto, io sono vivo e meglio me che uno dei tanti idioti senza cervello di cui è zeppo il mondo. Ogni volta che riemergo dal mio stato di grazia e letizia per averla osservata un po’ più a lungo, vedo il suo pugno che si apre e si chiude in maniera spasmodica. Avrebbe tanta, tanta, tanta voglia di piazzarmi un gancio in pancia. E come biasimarlo? Io stesso sentivo le mani che mi prudevano  nei confronti del tassista che ci ha riaccompagnato a casa ieri sera che se la stava spogliando con gli occhi! nessuna sorpresa che lui sia…leggermente…incazzato per la sua condizione di ectoplasma.
Comunque sia, meglio chiarire che non mi sono fermato al punto di vedere le sue labbra muoversi e desiderarle sulle mie, con le sue mani che frugano sotto i miei vestiti e le mie sotto i suoi. Sfortunatamente o fortunatamente, dipende dai punti di vista, riesco anche a sentire quello che dice, il modo in cui lo dice, restare affascinato dalle mille cose che leggo nel suo sguardo quando la fisso. Sento la sua risata e pur non potendomi né definire amico, conoscente, angelo custode (il posto è stato già assegnato) né tantomeno…boh, quello che sia sia, ne resto affascinato.
E così facendo, posso dire con assoluta certezza, di essere uno sfigato. Anzi no, nemmeno quello. Gli sfigati hanno la percezione delle cose. Sono un’alga. Noiosa, complessata, inutile alga. Mi useranno per avvolgere il sushi e quello sarà il contributo più importante che ho dato al mondo allo stato attuale delle cose. Non riesco assolutamente a descrivere come mi sento. L’unica cosa che percepisco è che da quando sono con lei, il mio tempo scorre a velocità non doppia, né tripla. Scorre diecimila volte più in fretta. E mi sento legittimato a sentirla mia, tra le mie braccia in questo momento. Come un’alga, per l’appunto, sente suo il riso e il pesce crudo che avvolge.
Cazzoooooooo!!!! Sparatemi per piacere, nessuno di voi all’ascolto fa il cecchino? O il boia…va bene lo stesso, basta che facciate sparire quest’inutile ammasso di cellule umanoidi che sono io dalla faccia del pianeta! Ho fatto di nuovo un gran casino e di sicuro non c’avete capito una sega di quello che ho detto, vero? Beh, benvenuti nel mio salotto mentale e grazie per la compagnia, ormai siamo in tanti a non capirci più niente.
- Robert!- grida la sua voce interrompendo la mia catena assurda di pensieri.
- emmm…si…cosa?- chiedo tornando alla realtà. Ecco che Robert gran coglione Pattinson è tornato dal mondo del sushi. Allora? Come si sente? Sembro tanto uno di quegli alieni del cazzo che si è inventata Stephenie Meyer nell’Ospite. Vado di specie in specie, solo che io non imparo niente dalle mie reincarnazioni, divento solo più pirla di volta in volta.
- forse dovresti rallentare un po’, sai?- dice stringendo le mani sul manubrio.
- sciocchezze! Siamo in discesa, è normale andare veloci. È la parte più divertente!- le grido in risposta. Per il momento basta complessarti Rob, ci penserai stasera mentre dormirai su quel meraviglioso divano. Li avrai tutto il tempo per interrogarti su quanto abbiate in comune tu e un’alga, però, per il momento resta nel mondo reale.
- Robert, rallentaaaa!!!- grida ancora.
- ma perché dovrei? Fidati di me! cosa vuoi che succ…oh santo cazzo!- davanti a noi l’ultima discesa ci sta conducendo dritti dritti dentro a uno dei tanti laghetti del parco.
- frena, Rob, ti prego frena!- grida allacciando le sue mani al mio collo e nascondendo la faccia contro il mio petto. Dio che paradiso…si ma, caro Dio, un momento più adatto no?
- lo farei, Ale, ma i freni…- . Ed ecco che il mio cervello ha deciso di bussare alla porta della mia idiozia e farle visita per donarle un po’ di comprendonio. C’era un motivo per cui questo triciclo senza rotelle era appoggiato al capanno e sembrava abbandonato. E io che avevo lasciato pure dieci dollari per sto rottame arrugginito!
- i freni cosa?- urla stringendosi ancora di più a me. La velocità aumenta senza che io possa fare nulla per fermarla.
- non funzionano, Ale!-
-Cooooosa?-
Cerco di rallentare la corsa nel modo più istintivo che mi viene in mente, cioè mettere giù i piedi. All’inizio tutto bene. Iniziamo a perdere velocità, alzando un polverone dietro di noi degno di Bit Bit inseguito dal Coyote, e siamo li li per tirare un sospiro di sollievo.
Siccome, però, quando una disgrazia ti è stata mandata, non la puoi evitare, ecco che un graziosissimo sasso decide di spuntare dallo sterrato e di scontrarsi con la mia scarpa.
- ahhhhhh! Porca miseria ladra, che doloooooore!- grido attirandomi addosso gli sguardi di mezzo parco. Il mio piede, o quel che ne resta, si alza da terra, ed ecco che la folle corsa riprende.
- Ale…abbiamo un problema.-
-sarebbe?-
Manco il tempo di risponderle che andiamo a sbattere contro la ringhiera bassa che circonda il laghetto e ci ribaltiamo al suo interno con tutta la bici. È il caso di dirlo? No meglio di no…se apro bocca e lascio uscire tutte le imprecazioni che ho sulla punta della lingua, va a finire che Satana mi fa socio onorario del circolo vip dell’inferno e mi adotta come figlio.
Cerco di aprire gli occhi sott’acqua ma vedo solo verde e alghe (ironia della sorte) ovunque. Non so più da che parte è il sopra e dove il sotto. Gentili bollicine decidono di aiutarmi meglio di un tom tom e finalmente, dopo mezza bracciata, aria!
Che bello respirare! Non mi ero mai reso conto di quanto fosse bello fino ad oggi! Metto giù i piedi e tocco sul fondo. Non è tanto profondo, l’acqua mi arriva appena sopra l’ombelico. Faccio un passo e inciampo in qualcosa che ha tutta l’aria di essere un pedale.
- stronza di una bicicletta- sibilo tra i denti. Poi un pensiero…
- Ale? Ale stai bene?- mi giro a cercarla e, che ci crediate o no, quella che mi si para davanti è la scena più stupida a cui io abbia mai assistito. Due mani spuntano fuori dall’acqua verdastra e reggono una borsa. La sua borsa. Completamente asciutta. Manco fosse Excalibur! E subito dopo la sua faccia esce fuori sputando un’ingente quantità d’acqua per poi tossire.
- possibile che a giorni alterni con te ci debba essere sempre un incidente?- mi dice seccata andando ad appoggiare la borsa in un punto asciutto vicino alla ringhiera.
- beh, ti rendo la vita meno noiosa e prevedibile!- le rispondo divertito, osservandola mentre tenta di uscire lei stessa dal lago. La sua maglietta bianca lascia molto poco all’immaginazione. Non può mica andare in giro così!
- se volessi una vita avventurosa, me ne andrei sulle montagne russe! Ah! Che schifo!- e ricade nell’acqua.
- che c’è?- dico andando in suo soccorso
- ho perso le scarpe e qui sotto è…è…bleah!- mugugna con una faccia schifata senza precedenti.
- dai vieni. Ti prendo io sulle spalle-
Sale in  groppa e allaccia le sue gambe ai miei fianchi. Mi tira i capelli con forza – Ale ma che cacchio fai?!- le dico irritato. Mi aveva quasi fatto lo scalpo!
- questo è perché sei ufficialmente un cretino! Ti avevo detto di rallentare- dice impertinente aggiungendo anche uno schiaffetto sulla guancia.
- e questo è per avermi appena tirato i capelli e schiaffeggiato- le dico lasciandola ricadere in acqua per vendetta. Riesce addirittura a emettere un gridolino di protesta prima di finire di nuovo nel regno delle alghe e della melma.
Inutile dire che, quando riemerse, iniziò una vera e propria battaglia, a suon di questo è perché mi hai sfasciato la macchina, questo è perché mi hai fatto fare la conoscenza della signora Cope, questo è per avermi costretto a girare per ben 54 negozi di fila e questo è per aver deciso di andare su una bicicletta sgangherata insieme. Che poi continuò in una sorta di vendetta più giocosa con frasi del tipo questo è perché ieri non hai messo abbastanza panna sul pancake, questo è perché mi hai fregato il mio cuscino preferito davanti alla tv, questo è perché mi hai incollato il tatuaggio un millimetro troppo a destra in alto e questo è per avermi svegliata brutalmente questa mattina.
Poi ci stufammo di inventare scuse e iniziammo a schizzarci così per sport e basta. Era troppo divertente. Vederla ridere anche con gli occhi cercando di cacciarmi la testa sotto l’acqua mentre gonfiava le guance per lo sforzo, era la cosa più bella del mondo. Nessun pensiero impuro mi sfiorò la mente nemmeno quando la presi per i fianchi per caricarmela sulle spalle e ricacciarla sotto l’acqua un’altra volta, oppure quando lo feci di nuovo perché si era messa in testa di fare la scena di Dirty Dancing del volo dell’angelo in acqua. Eravamo dei veri professionisti, altro che saranno famosi! Se l’ho lasciata cadere ad un certo punto, non era perché aveva troppo slancio, o perché i muscoli delle braccia non mi reggevano più, sia chiaro. Mi stava semplicemente affogando con tutta l’acqua che le grondava dalla maglietta.
- usciamo?- le chiedo quando inizio a vedere che le sue labbra iniziano a scurirsi.
- s-si…forse è meglio- risponde immediatamente incrociando le braccia al petto per evitare che la maglietta bagnata mostrasse le sue grazie. Mi giro di schiena e le faccio segno di salire.
- non mi fido. Mi ricacceresti in acqua- dice prevenuta.
- Ale…sei senza scarpe, voglio solo evitarti di ferirti sullo sterrato. Giuro solennemente che non ti farò cadere più- le dico cercando di rassicurarla e concedendomi un gesto che forse avrei dovuto tenere per me. Le accarezzo per la seconda volta in quel giorno, una guancia e infilo le dita tra i suoi capelli portandoci fronte contro fronte. I suoi occhi sono così belli, potrei stare ore e ore così, immerso in uno stagno, con gente che scatta fotografie ai due scemi che ci sono finiti dentro con tutta la bicicletta, a guardarli. A differenza dello stagno, i suoi occhi sono di un verde brillante, che risulta ancora più chiaro se circondato dalle ciglia nere e lunghe che li proteggono. Occhi così non dovrebbero chiudersi mai. Privare il mondo di cotanta bellezza sarebbe un vero e proprio crimine. Se le Nazioni Unite sapessero della sua esistenza la tutelerebbero come patrimonio dell’umanità.
Ma lei non era del mondo, non era nemmeno mia…sta di fatto che io, e solo io, in quel momento avevo la possibilità di stare a guardare quel miracolo che sono i suoi occhi.
Quello che ha detto a proposito della fotografia, poco prima…beh… confesso che mi piacerebbe molto metterlo in pratica su di lei. Voglio arrivare a conoscere ogni segreto, ogni pensiero più nascosto della creatura che in questo momento ha la fronte appoggiata alla mia.
- te lo prometto- le sussurro. Ti prometto che ti porterò fuori dal lago senza che tu ti faccia male, ti prometto che ti starò accanto e che manterrò la promessa fatta a Matt, ti prometto che mi ucciderò piuttosto che fare ancora un solo pensiero poco casto su un angelo come te, ti prometto che ti salverò Ale. Te lo prometto.
Mi regala un timido sorriso e avvolge il mio collo con le sue braccia. Mi giro in quell’abbraccio e le do la schiena. Porto le mani nell’incavo tra la sua coscia e il polpaccio, dietro al ginocchio e mi sistemo le sue gambe lunghe e affusolate sui fianchi. Sa reggersi benissimo da sola, ma non riesco a spostare le mani di li. Diciamo che voglio essere sicuro che non cada. Si…diciamo che è così.
 
In poco tempo, riusciamo a uscire dal lago e posso dire con certezza che entro stasera qualcuno della protezione animali verrà di certo a bussare alla nostra porta per riprendersi tutti i pesci e i girini che sicuramente ho nelle scarpe.
Con Ale legata alla schiena modello koala, cammino fino a trovare un angolo di prato assolato e deserto, dove poterci stendere a evaporare.
- ma anziché affittare la bicicletta, non potevi portarmi in giro così dall’inizio?- borbotta Ale appoggiata con il mento alla mia spalla.
E perdersi il romanticismo della pedalata sotto gli alberi dai fiorellini rosa? Avrei voluto dirle, come un cretino dodicenne alle prese con la sua prima crisi sentimentale. Ma che razza di pensiero assurdo! Per perdermi il romanticismo…ma sono diventato scemo? Lei è un’amica con cui ho intrapreso un’azione di salvataggio. Beh ma che centra! Anche con gli amici si possono fare cose romantiche senza essere per forza…beh avete capito.
- e perdersi te che urlavi ‘Rob, ti prego fermati’ da gran fifona quale sei? Ma nemmeno per sogno! Anzi aspetta…che ne dici di affittare un’altra bici?- mi limito a dire. In realtà non ho detto una bugia, ma solo una parte della verità.
- se non la pianti ti do un morso che te lo ricorderai finchè campi!- mi minaccia.
- Rooooob, ti prego fermati!- la canzono facendo una pessima imitazione della sua voce.
Lei china la testa sulla mia spalla e affonda i denti nel mio collo. Ahia! L’ha fatto sul serio! Mi ha morso, sta vipera!
- ahia!- dico ad alta voce.
- te la sei cercata, io ti avevo avvertito- mi risponde petulante.
- poi dicono che sono io il vampiro!-
- te lo sei meritato!-
In risposta alla sua aria insolente, me la lascio scivolare lungo i fianchi, fingendo di lasciarla cadere. Lei però mi serra le braccia attorno al collo e quello che ci sta peggio per questo scherzo scemo sono io che rischio il soffocamento. Ho già detto che sono un pirla? Ah…ormai avete perso il conto, eh?
La ritiro su ma il risultato è disastroso. Ci sbilanciamo e finiamo giù sdraiati sul prato. Almeno stavolta l’atterraggio è stato asciutto.
Faccio per rialzarmi ma la vedo sdraiata accanto a me che si serra le braccia attorno al ventre a furia di ridere. E scatta un’altra mini zuffa.
Che dire? Giocare a fare i dispetti a lei riempie il mio ego di soddisfazione e le risate che le suscito facendole il solletico, sono un suono celestiale, se contrapposti a tutti i momenti di silenzi che ogni tanto la prendono e la portano lontano da me. Giuro che farò in modo che quei silenzi si riducano sempre di più fino a scomparire.
- basta, Rob, ti prego basta!- dice tra le risate mentre si contorce sotto di me per via del solletico.
- e tu cosa mi dai in cambio se la smetto?-
- tutto quello che vuoi , ma ti prego…basta!-
- mmm… voglio….voglio…che tu accetti un invito a cena fuori quando lo deciderò io-
-mai!-
- allora continuo-
-ok, ok, ok! Una cena…quando vuoi- ansima con il fiato corto quando la libero dal mio peso.
Bene. Almeno mi sono assicurato un si per una delle mie idee del suo programma di salvataggio.
- quando voglio, vuol dire che appena te lo chiedo tu dovrai saltare su dal divano, abbracciarmi entusiasta e dirmi: Oh Robert, dove mi porti? E se vuoi, hai anche dieci minuti a disposizione per disperarti su cosa mettere- preciso stendendomi sul prato per far asciugare i vestiti.
- non ti sembra di esagerare?- mi chiede mettendosi seduta a gambe incrociate.
- per niente-
- sei assurdo- borbotta scostandosi i capelli dal collo. E a quel punto lo vedo. Un sottile intrico delicato di linee le decorano la nuca. Un fiore. Ha un fiore stilizzato tatuato sul collo. È perfetto, non è volgare, non sembra una marchiatura né una macchia. Sembra disegnato dal pennino sottile di una stilografica e le sfumature sono fatte talmente bene da sembrare quasi azzurrine.
- non sapevo avessi un tatuaggio, Ale – le dico sorpreso.
- tanta gente ha un tatuaggio, Robert- risponde incurante strizzandosi l’acqua via dai capelli e recuperando un pinzone dalla sua borsa-excalibur.
- è bello- ammetto alzandomi a osservarlo meglio. – ha un significato?- le chiedo curioso sfiorando in punta di dita il disegno.
- certo che ce l’ha-
- e…non puoi dirmi quale sia?- La scusa del tatuaggio era un buon modo per avvicinarmi al suo mondo. Doveva essere un mondo bellissimo quello dei suoi pensieri. Ne avevo visto uno spiraglio mentre mi spiegava cosa fosse in realtà la fotografia e devo dire che mi ha affascinato sul serio.
Sospira e mi guarda rassegnata alla nuova veste di detective che ho assunto ai suoi occhi. Troppe domande su di lei per quel giorno? Beh, era ora di restituire il favore. Io le avevo raccontato tutta la mia vita, lei poteva almeno raccontarmi la sua.
La guardo cercando di incoraggiarla ma mostrando quanto fossi curioso nello stesso tempo.
- è una marque- dice facendo spallucce.
- cioè?-
- una marque è un simbolo. In teoria le vere marque coprono tutta la schiena, ma…ho pensato che più piccola sarebbe rimasta una cosa più graziosa da vedere oltre che più discreta da portare.- inizia a spiegare. A quel punto la guardo con rinnovato entusiasmo e curiosità, invitandola ad andare avanti.
-Le cortigiane dei bordelli altolocati iniziavano a farsi disegnare la loro marque, di solito fiori o simboli caratteristici della casa della notte cui appartenevano, a partire dal fondo schiena per andare sempre salendo. Lo pagavano di tasca loro, con i doni che i patroni potevano far loro al termine del loro incontro. Man mano che questi doni aumentavano, il disegno si sviluppava sulla loro pelle. Quando la loro marque sarebbe stata completa, avrebbero avuto la possibilità di essere libere e decidere di se stesse. Potevano restare al bordello e versare una parte dei loro guadagni al direttore della casa presso la quale prestavano servizio, oppure andare via e vivere la loro vita a loro piacimento-
- eh…questo cosa centra con te?- Ora sono decisamente curioso.
- anche la mia marque simboleggia la mia libertà. Non fraintendermi…non ho mai fatto la cortigiana, né tantomeno aspiro a diventarlo, ma per me comunque dimostra la libertà che mi sono presa-
- spiegati meglio-
- diciamo solo che non potevo più stare a casa mia. Nel momento in cui ho deciso di andarmene, ho aspettato di racimolare i soldi delle mie paghette settimanali in modo che bastassero per la mia fuga e per completare la mia marque. Il giorno esatto in cui ho preso la porta, la prima cosa che ho fatto è stata andare dal tatuatore e farmela disegnare, e da allora sono libera di decidere di me stessa e del mio futuro. Fine-
Caspita. Che storia.
- perché sei scappata di casa?- le chiedo ormai decisamente e irrecuperabilmente curioso del conoscere la sua storia. Volevo sapere tutto, tutto di lei.
- è una lunga storia- dice in un sospiro con lo sguardo perso nel vuoto.
- ho tanto tempo a disposizione-
- non credo, sono quasi le sette. Dovremmo andare- dice alzandosi in piedi. La mia aria esasperata, con tanto di alzata d’occhi al cielo, la convince ad aggiungere. – se mi aiuti a preparare la cena te la racconto-
- affare fatto- accetto afferrando la sua mano e issandomi a mia volta in piedi. Mi sorride dolce e insieme ci incamminiamo verso il vialetto. Fa per uscire dal prato quando si ferma e mi guarda.
- Rob…-
- si?-
- credo di aver bisogno di un passaggio-. Che scemo! È senza scarpe! Beh, grazie lago per essertele fregate. La prendo in spalle e mi avvio verso l’uscita del parco.
- non mi fai un trailer? Giusto per capire di cosa si tratta- la canzono riferendomi alla storia che appena arrivati a casa mi sarei fatto raccontare.
- oh si…è una storia piena di intrighi, tradimenti, relazioni sadomaso e droga- mi risponde facendomi una linguaccia.
- spiritosa- Spero solo non dica sul serio!



l'abbigliamento è ovviamente quello del chap precedente , quindi l'unico link è quello del tatoo di Ale

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


capitolo 11 PER FAVORE QUALCUNO MI DIA UN PIZZICOTTO!  Sto sognando, vero? non sono per me le 12 recensioni, di cui la metà sono anche belle lunghe, sul capitolo precedente vero? Lo sono? davvero??? cioè ma vi rendete conto di quanto tempo ho passato a gongolare davanti a quelle recensioni? e davanti ai numerini delle preferite e delle seguite che va alzandosi di volta in volta??? grazie ragazzi! mi riempite il cuore, sul serio!
Parlando della storia, per la prima volta in vita mia ho stilato una specie di scaletta del mio progetto per questa storia e ...sarà su per giù di attorno ai 35/40 capitoli. Questa scaletta è assolutamente rigida, indi per cui...bisognerà avere molta pazienza e non correre troppo. molte cose devono ancora succedere e voglio raccontarle come si deve prima di entrare nella parte che prima o poi tutti si aspettano.
Come sempre, per qualsiasi suggerimento o consiglio sulla trama, non esitate a darmeli! insomma, è vero che nella mia mente la storia è già perfettamente tracciata, ma l'ispirazione improvvisa è sempre bene accetta!

recensioni:

Sophie: questa volta sei stata tu la prima a lasciare la recensione! Lo so che mi immagini già gridare come una pazza eeeee la cosa non mi stupisce. Hai visto con i tuoi occhi che grado di pazzia sono in grado di raggiungere! questa volta ho preferito il bagno nel lago anzichè il tuffo nella fontana. la prossima volta magari mi getterò dentro una tinozza...ancora non lo so :P

sorella mia deb: maduuuuu!!! ce ne hai messo d'impegno per la recensione stavolta! hai per caso capito che vado in brodo di giuggiole per i commenti chilometrici?? :D ehhhh beh, lo ammetto: sono il mio punto debole. cooooooomunque :) non ho ancora smesso di farti ridere e di farti fare figuaracce con i tuoi davanti al pc, sappilo! però vedi che svolgo il mio ruolo di sorella maggiore con dovizia? ti insegno cose nuove! infatti sapere cos'è una marque è un requisito importantissimo per la tua cultura generale. se mai te lo chiederanno al milionario mi aspettto la metà della vincita!

emilyatwood: guarda non so come faccio XD io ormai ho smesso di chiedermi da che parte della famiglia ho preso tanta idiozia. Mi vengono dal nulla...sarà che già di mio parlo così e ho 22 anni di pratica alle spalle :P . Per quanto riguarda il trip di Robert...lo so, è criptico peggio di un sudoku livello difficilissimo, ma come ho detto nell'altro chap...le mani andavano da sole. Forse perchè io me lo immagino davvero un pò strambo e paranoico per quanto riguarda se stesso. devo dire che guardare all'infinito il suo commento al film nei contenuti extra di Twilight mi ha aiutato molto a capire il suo modo di parlare e il suo carattere...e a volte se ne veniva davvero fuori con cose senza senso (tipo la storia dell'uomo che si strappava le sopracciglia)...per il quagliamento...ce ne va ancora un pò :P

araba89:  benvenuta nell'angolo delle recensioni :) spero che continuerai a commentare anche i prossimi capitoli. ti ringrazio infinitamente per i complimenti e sono contenta di aver tirato dentro anche te nel meraviglioso mondo delle ff su Robert. Vedo che siamo in tanti ormai a pensarla così, cioè che Rob sia veramente come lo descrivo. sinceramente, non so nemmeno se riuscirei a descriverlo più stronzo, più sicuro, più altezzoso...perchè, al di la dell'aspetto fisico che è di tutto rispetto, è soprattutto per il suo carattere che io lo adoro. si tiene sempre fuori dagli scandali, cerca di avere sempre un sorriso per tutti è molto disponibile con le sue fans (nei limiti del ragionevole) e soprattutto non si è montato la testa. è meraviglioso proprio per questo.

cricri88: bentornata! :) si l'avevo capito, ma resta il fatto che la tua era la recensione più lunga! :) per quanto riguarda gli istinti di Robert...mi sono affidata alla fantasia, ma sinceramente penso ci sia una buona parte di verità in quello che scrivo. non so voi ma io Robert me lo immagino così: pur provando forte attrazione fisica per una persona, proprio non ce lo vedo nel Big Jim di turno. Lo vedo comunque molto impacciato e insicuro, che non ci sa molto fare con le donne.
parlando della sua promessa....forse hai ragione, ma credo si darà una calmata o almeno...ci proverà. Magari mettendo da parte queste pulsioni, inizierà  a  prendere in considerazione altri lati di Alessia, che prima gli erano sfuggiti :)

fierons: alloooooooora...innanzittutto grazie mille per i complimenti, mi fanno sempre molto piacere.... per la domanda quando si baciano ehehehe...hai ragione non te lo posso dire, almeno... non il capitolo esatto. la situazione difficile con Matt, richiede un certo grado di lentezza per queste cose, quindi ci vorrà un bel pò prima di arrivare ad un vero bacio...spero tu abbia la pazienza di continuare a leggere fino a quel momento e anche oltre :)

vero15star: lasciamo perdere va! mannaggia a me e a quando ho deciso di farlo morto! è talmente ostica la situazione che mi sono scervellata un casino! ora, fortunatamente, sono riuscita a dare un senso ai miei pensieri e ho trovato la strada per continuare la storia :) come ho già detto a Cricri88 nella risp alla recensione del chap precedente, Matt è un personaggio che è venuto fuori da solo, senza che io l'avessi realmente immaginato quando mi sono messa a scrivere. poi non ho avuto il coraggio di toglierlo e semplificare la questione, mi era entrato troppo dentro come personaggio e ora, sono follemente innamorata di lui!

sweetcherry: ho fatto più in fretta che potevo, hai visto??? :) grazie mille per i complimenti!!!!!!!!!

camillalice:  caspita ma allora ho fatto strage con il capitolo precedente per quanto riguarda le vostre corde vocali! a quanto pare Robert ha fatto ridere mezzo mondo :) beh ne sono felice. è bello anche ridere quando si  legge una storia no? anche se il lato negativo è che chi ci sta intorno inizia ad avere seri dubbi sul nostro indice di sanità mentale, dato che ridiamo davanti a un pc!

AshG:  benevenuta anche a te! ahhhh sono davvero contenta di averti fatto cambiare idea, guarda. ovvio che Robert non può per forza piacere a tutti ma sinceramente all'inizio io ero indecisa sul fatto. mi piace o non mi piace? poi ascoltando le sue interviste, leggendo le sue biografie...ascoltandolo parlare...mi ha letteralemente conquistata! lui e i suoi capelli pazzi! Alessia....è fantastica lo so. porta il tuo  nome ma in un certo senso anche il mio. i miei stavano per chiamarmi alessia, ma poi hanno cambiato idea. peccato, lo avrei preferito. continua a recensire!!! e un'ultima cosa...non chiedermi mai scusa per le recensioni chilometriche: io AMO le recensioni formato papiro!

mikki: ma non importa :) tranquilla :) non ti fare paranoie se non riesci a recensire subito :) ormai so che non mi abbandoni più (spero). puoi scrivermi "bellissimo" anche centomila volte :) se realmente ti piace a me sta benissimo così! l'importante è che la mia storia riesca sempre a darti qualcosa!

lazzari: benvenuta anche a te! sono davvero contenta che la storia di abbia conquistato. sulla faccenda dell'aggiornamento, come avevo scritto mi pare nel primo chap...non sono sicura sui tempi di aggiornamento. a volte potrei metterci tanto a volte poco, dipende un pò. non dall'ispirazione perchè ho la storia tutta in testa e non mi devo scervellare più a scegliere gli avvenimenti, ma semplicemente per degli impegni universitari. ho sempre un sacco da studiare e quindi...vedrò di fare il possibile. spero che tu continui a seguire la mia storia e a recensirla!

Dopo un ringraziamento generale a chiunque legge, recensisce, preferisce e segue, mando un bacione e auguro una buona lettura!







- ora posso metterti giù?-
- no-
- ma siamo sul pianerottolo!-
- ma almeno il pavimento di casa mia so che è pulito-
- cioè tu hai camminato per un’ora e mezza sulle alghe di uno stagno, e ti schifi per un pianerottolo?-
- mi sono schifata anche per le alghe. Abbassati un po’ che apro la porta…ancora un po’ che non arrivo alla serratura…-
- Ale muoviti! Mi stanno venendo i polpacci come Beckham!-
- stai forse insinuando che sono pesante?-
- noooo! Ma che dici? Sto solo insinuando che mi sono issato i tuoi cinquanta chili per dieci rampe di scale!-
- quante storie fai…-
Dopo quattro giri di chiave, la porta finalmente si apre e Robert corre verso il divano a buttarcisi di schiena sopra. Con me sotto il suo dolce peso. Vuole uccidermi!
- ahhhhh! Non mi ero mai reso conto fino in fondo di quanto fosse comodo questo divano, davvero- dice stiracchiandosi come un gatto, affogando me tra i cuscini.
- Rob! Pesi!- mugugno aggrappandomi con tutta la forza che ho al suo collo per convincerlo a mollare la presa.
Lui per, tutta risposta, mi schiocca un bacio rumoroso sulla guancia, e se ne scappa ridendo prima che io possa dargli un pizzicotto di vendetta.
- non mi prendiiiiiii!- grida chiudendosi in bagno. – e Robert Pattinson corre verso la meta, s’impadronisce del bagno e occupa la doccia per primo! Uuuhhhhhhhhhh! - esulta da dietro la porta.
Che scemo! mi viene da pensare con tenerezza osservando la porta che si è chiuso dietro le spalle. Pesantemente salgo le scale per andare al piano di sopra e prendergli qualcosa di asciutto da mettersi addosso, visto che, nella fretta di conquistare la doccia per primo, ha dimenticato il fatto di essere senza vestiti puliti.
- deve essere un tuo tratto caratteristico quello di preoccuparti sempre per tutto come una mamma- dice Matt, comparendo sul nostro letto.
- come una balia, vorrai dire. Ora ho capito perchè eravate amici: siete entrambi due imbranati di dimensioni galattiche. Devo starvi dietro di continuo!- gli rispondo afferrando qualcosa anche per me da mettermi dopo la doccia. Avevo sicuramente depauperato tutta la flora/fauna di quel laghetto melmoso. I resti erano tutti attaccati a pezzetti sulla mia roba (infatti la mia maglietta aveva filini verdi incastrati dappertutto, che schifo!)
- sbaglio o stiamo facendo qualche passettino avanti?- dice Matt avvicinandosi per togliermi i vestiti dalle mani e costringermi a guardarlo, tirandomi su il mento con l’indice. Era, se possibile, ancora più bello dell’ultima volta in cui l’avevo visto. Era già molto bello da vivo, ma ora…faceva male agli occhi guardarlo. Attorno a lui c’è sempre una luce bianca, ma è strana. È una luce che non si vede con gli occhi, ma si percepisce sulla pelle. Guardando lui, ti viene da domandarti come Lucifero, primo tra gli angeli, possa aver rinunciato a cotanta bellezza per diventare un dannato.
La sua voce era una vera e propria melodia ultraterrena, i suoi occhi due pozzi neri senza fondo, i suoi capelli di un nero così intenso da avere dei riflessi quasi blu elettrici. Era il mio Matt, e, allo stesso tempo, non lo era più. Era per questo motivo che cercavo di guardarlo sempre il meno a lungo possibile, per quanto fosse una vera penitenza: la sua bellezza mi ricordava di continuo quanto non fosse più mio. Parlargli come avevo sempre fatto, evitare di guardarlo troppo erano modi come altri per non pensare a cosa fosse in realtà.
Mi riprendo la roba e sposto di nuovo lo sguardo, puntando alle scale per scendere al piano di sotto.
- cosa vorresti dire? abbiamo solo fatto una passeggiata- gli rispondo cercando di minimizzare per non dargli soddisfazione.
- si, come no. Le foto, la pedalata romantica finita tragicamente... i giochi in acqua...ti ha portato a spalle fin dentro casa...ti piace, ammettilo- continua trionfante seguendomi come un cagnolino che chiede la sua ciotola.
- ma va! cosa dici?- scatto subito. Ma le mie guance, maledette, mi tradiscono, imporporandosi e diventando molto calde.
- che ti piace! Si vede, Ale. Non tentare di nasconderlo-
Odio, odio quando fa così. Quel tono cantilenante, petulante, irritante…ma chi gli aveva chiesto di comportarsi da amica del cuore?! Lui era il mio uomo, non l’amica con cui fare i pigiama party e scambiarsi i diari!
- ok! E' vero, lo ammetto. Mi piace fisicamente ma la cosa finisce li. E' un amico e basta...o almeno...è quasi un amico...lo conosco solo da pochi giorni...è un...conoscente, ecco. Si, un conoscente molto simpatico- concludo esasperata purché il suo plagio psicologico nei miei confronti cessi all’istante.
- con cui vai in bici sotto alberi dai fiori rosa e torni a casa in braccio- Sarà anche un angelo ma per quanto riguarda il carattere è rimasto sempre il solito rompiscatole!
- è stato solo gentile. Ha affittato una bicicletta perchè le scarpe mi avevano massacrato i talloni, e mi ha portato a casa in braccio perchè quelle stesse scarpe hanno meritato la giusta punizione per quello che avevano fatto ai miei piedi. Fine della discussione-. Gli lancio anche un’occhiata velenosa sperando che capisca che la deve finire.
- ok, ok, ok...non ti piace...ma...hai detto che è un amico- continua alzando le braccia in segno di resa.
- un quasi amico- preciso
- ok, quindi la tua promessa è quasi mantenuta-
- Matt...ti prego, ancora con questa stupida promessa? te l'ho dimostrato! sto iniziando a relazionarmi con le altre persone, ma questo non vuol dire che tu te ne debba andare-
Ok… con Robert mi sto aprendo, è l’unica persona con cui in questo momento si può dire che abbia un rapporto stabile (i clienti del negozio, a quanto pare, secondo Matt, non rientravano nel novero degli esseri umani da includere nel conteggio delle mie pubbliche relazioni), ma Matt non poteva andarsene! Il fatto che io abiti per due settimane con un ragazzo è abbastanza per fargli credere di aver portato a termine la sua faccenda in sospeso? Ma col cacchio! Inizierò ad odiare Rob con tutte le mie forze pur di mandare all’aria il suo piano di fuga!
- e chi l’ha detto che me ne vado?! la mia missione non è ancora conclusa! è sulla buona strada, ma non è conclusa- Ah, ecco! Iniziamo a ragionare! Rob, ti sei salvato per un pelo dall’essere una vittima collaterale del mio progetto “smonta faccenda in sospeso”.
Lo sguardo un po’ troppo felice di Matt, però, mi fa supporre che stia architettando qualcos’altro alle mie spalle. Che Rob sia solo la punta dell’iceberg contro cui mi manderà a sbattere come il Titanic? La prossima volta che vi dicono che gli angeli sono delle creature celesti, buone, rette, oneste, pure e affidabili … non ci credete!
- cos'hai in mente? qualche altra stupida promessa da estorcermi mentre mi concupisci con le tue grazie angeliche?- sibilo per non farmi sentire da Robert che aveva chiuso il getto della doccia.
- mi concupisci...che paroloni! Ale, hai ripreso a leggere parole a caso dal dizionario per infilarle illogicamente in un discorso? apprezzo il tuo impegno di parlare più forbito, tesoro, ma...non devi per forza far pratica con me. Anche perché hai usato il verbo sbagliato per la frase. Sinonimi di concupire sono bramare e desiderare. Non hanno nulla a che fare con il far cadere in trappola che intendevi tu, anche se, ammetto, come suono ci stava bene!-
Ma guardatelo! Cerca pure di fare lo spiritoso aggirando la domanda! Ora ti faccio vedere io, te lo tiro in testa il dizionario!
- Matt! Rispondi. Subito!-
- nessuna promessa, lo giuro. Mi caschino le ali, non ti chiedo altre promesse, ma il mio lavoro qui non è finito-
- che hai in mente?-
- non te lo dico! e stavolta non te lo faccio nemmeno capire, altrimenti bareresti e faresti di tutto per ostacolarmi-
- però...che acume. La perfidia non era una prerogativa dei diavoli?-
- non è perfidia, è che ti conosco-
-Aleeeeee! per favore, ho dimenticato...-. Le odi delicate di Robert interrompono il nostro amichevole battibecco. Alzando gli occhi al cielo, apro la porta del bagno e senza guardare dentro, infilo il braccio su cui erano appoggiati i suoi vestiti.
- ...la roba pulita. Tieni e muoviti che vorrei lavarmi anche io prima di mettermi a preparare la cena-
- siiii.- grida la sua voce da dietro la porta chiusa.- E poi ti devo aiutare, no?- aggiunge.
Già...c'era anche quel piccolo particolare che il mio quasi amico andava in fissa per le favole. Ma se prendo il libro di Cenerentola e glielo leggo, non va bene uguale?
Matt mi guarda con un sorriso trentadue denti. Sembra che ci goda a vedermi sul patibolo.
- eccomi! al tuo servizio! chiamami pure "piccolo chef", come Ratatouille!- dice Robert uscendo dal bagno, seguito da una nuvola di vapore. Sembrava quasi di vedere la scena di un astronauta che esce dalla navicella per andare nello spazio.
- allora piccolo chef e grande impiccione, apparecchiate e mettete a scaldare l’acqua. Vedete di non dare fuoco alla cucina in mia assenza- sbuffo entrando in bagno e chiudendomi la porta alle spalle. Ci scivolo contro e finisco seduta sul pavimento.
Se vi dico che ho una grande confusione in testa, mi credete? Non riesco nemmeno a pensare con ordine, e cercare di farlo, mettere ordine, intendo, sarebbe un’impresa titanica e insoddisfacente.
Forse sono troppo dura con Matt. Troppo acida. E forse è inutile che io mi imponga di rispondergli sempre così piccata. Forse dovrei iniziare ad addolcire i toni, anche perché non mi resta ancora molto. Non voglio che l’ultimo ricordo che avrò di lui sia un litigio.
D’altra parte, lui cerca solo di aiutarmi. Dovrei apprezzare il fatto che si preoccupi che io non resti sola quando non ci sarà più…sul serio. Dovrei prenderlo come un atto d’amore puro quello che sta facendo per me.
Crede che io non mi accorga dello sguardo triste che si impossessa dei suoi occhi quando Robert mi fa un buffetto o giochiamo insieme. Noto quello sguardo e mi ferisce in un modo che cento lame infilate nel mio cuore, in confronto, sarebbero solletico. Lo noterei sempre e comunque. Può nasconderlo dietro tutti i sorrisi e le battute che vuole, ma so che c’è.
Eravamo sempre stati due gelosi cronici, l’uno più dell’altro. Possessivi oltre il limite della ragionevolezza. Bastava uno sguardo indiscreto a far saltare i suoi nervi, e un accento un po’ civettuolo per far andare a quel paese i miei. A nostra difesa però, devo dire che c’è un motivo a questa gelosia smodata: eravamo la nostra famiglia. Io avevo rinunciato alla mia e lui alla sua. Avevamo storie simili, passati simili, passioni simili. Lui era la mia vera famiglia e io la sua. Era il padre, il fratello, il miglior amico, l’amante…tutto. E lo stesso ero io per lui. Non avevamo mai fatto mistero di questo attaccamento quasi morboso che ci legava. Capite che tutto questo, unito a un forte sentimento passionale…
Ecco perché mi sento confusa. Ha ragione Matt: Rob mi piace. Non c’è nulla in lui, che io sappia s’intende, fin’ora che sia sbagliato. È bello, dolce, spiritoso, premuroso, protettivo, simpaticissimo, discreto nella sua curiosità, sensibile…non ha niente che non va.
Forse è proprio questo che mi spinge ancora di più verso Matt. Lui è il mio tutto. Non posso tradirlo, nemmeno se è morto, nemmeno se è lui a spingermi tra le braccia di un altro uomo e nemmeno se quell’altro ha il suo favore. Lo so che ce l’ha: Matt non mi avrebbe mai data a uno qualsiasi.
Robert sarebbe stato e restato un amico e basta. Un buon amico. Ma allora perché continuavo a sentire le farfalle?
 
Quando esco dal bagno, la prima cosa che odono le mie orecchie sono le voci di Robert e di Matt che disquisiscono sul quando va messo il sale nell’acqua.
- se lo metti subito, l’acqua ci mette di più a bollire-
- scemo, bolle sempre a cento gradi, sale o non sale-
- si, ma se lo metti adesso e aggiungi il coperchio ci mette meno ancora-
E quelli sarebbero il grande e il piccolo chef? Ma per favore! Vado in cucina e noto con piacere che almeno hanno apparecchiato.
- il sale si mette quando bolle, geni!- sbuffo prendendo dal frigo uova e mascarpone. Per una serata come quella che mi attendeva avevo bisogno di tante, tante, tante calorie. E la cosa più calorica che mi veniva in mente era la crema che si usava per fare il tiramisù. A molti non piace mangiarla da sola, perché è troppo dolce. Ma a me fa letteralmente impazzire. Al massimo per compensare, avrei potuto fare una pasta al pomodoro fresco e non mangiarne tantissima. Il Kinder Bueno non ti farà diventare tutta ciccia e brufoli, ma sta roba si. Ma quando c’è un’emergenza in atto si può forse rinunciare alle calorie? No. La pasta praticamente in bianco è quindi un buon compromesso.
- prepari anche il dolce?- chiede Robert prendendo in mano la scatola del mascarpone per vedere di cosa si trattava. Ok, forse il tiramisù l’avrei fatto, ma per l'indomani, tenendomi un po’ di crema per stasera. Non mi poteva aiutare a fare la pasta, ma il dolce si.
- preparate il dolce, piccolo chef- dico passandogli la scatola delle uova.
- non ci mette troppo?-
- questo no. E poi è per domani. Stasera ci mangiamo solo la crema- gli rispondo, iniziando a tirare fuori fruste, ciotole, zucchero e vaniglia.
Metto a preparare due moka di caffè e poi mi giro verso Rob e verso Matt
- Rob, tu ti occuperai delle uova e dello zucchero. Matt, tu monterai le chiare-
- e tu?- chiede Matt con fare inquisitore, come se stessi cercando di mollargli tutto il lavoro e stare a guardare mentre sgobbavano.
- io preparerò il sugo per la pasta e laverò l’insalata- gli rispondo, prendendo i pomodori. Li lavo con cura e li metto in un’altra pentola d’acqua per farli bollire.
Andavo matta per la pasta al pomodoro fresco. Era una ricetta semplicissima. I pomodori andavano solo lessati e sbucciati, passati nel tritatutto e conditi con un filo d’olio e con un po’ di basilico. Quando mamma la faceva, io e papà la pregavamo sempre di farla con tanti pomodori perché venisse tanto sugo. La parte più buona, infatti, non era la pasta in sé, ma il fare la scarpetta col pane alla fine. Le lotte che non si scatenavano per l’ultimo morso di pane a tavola!
Robert e Matt eseguirono i miei ordini anche se inframmezzandoli con frecciatine che si lanciavano sul loro modo di sbattere gli ingredienti.
- delicato Rob! Come faccio io!
- Matt, non hai capito un cazzo. Io delicato, ma tu devi montare le chiare non accarezzarle e cantargli la ninna nanna!
Toccarono il fondo quando dovettero studiare come piazzare i pavesini (non mi piaceva fare il tiramisù con i savoiardi, per cui mi ero presa una piccola licenza poetica sulla ricetta).
- Matt se prima li metti tutti orizzontali, poi li devi mettere tutti verticali, se no si sfalda!-
- Rob, per favore. Non insegnare al pasticcere come fare i dolci. Si mettono ad incastro!-
- si, perché stiamo giocando a tetris!-
- io l’ho sempre detto che a te più che un pianoforte non si può dare in mano niente-
- ma sentitelo! Ha parlato Suor Germana!-
Dubito che Robert sapesse chi fosse Suor Germana, ma era evidente che aveva preso spunto dal libro di cucina che stava sulla mensola.
- io sono meglio di Suor Germana, amico! io non mi faccio chiamare Ratatouille!-
- almeno Ratatouille è un topolino simpatico, non una vecchietta che ha la paralisi facciale tanto è finto il sorriso!-
Dio mio, ma come faccio a vivere in questa casa con sti due matti senza andare al manicomio? Ah…è vero…ero stata in psicoanalisi…ma non vale! Era per una faccenda diversa! Ma perché ci devo andare io a farmi mettere la camicia di forza? Che ci andassero loro due!
Dopo aver convenuto che avrebbero fatto un disegno a cestino con i pavesini, cioè tre orizzontali e tre verticali per volta sullo stesso strato, finalmente il tiramisù viene messo in frigorifero a riposare, la crema avanzata messa in due tazze con una spruzzata di cacao e di biscotti triturati sopra e la pasta viene messa in tavola.
E dopo troppe ore in piedi, finalmente, scopro che le sedie sono l’invenzione più brillante che il genere umano abbia mai concepito.
Io e Robert mangiamo parlando del più e del meno, con Matt che siede con noi, ridendo con lui per qualche monellata fatta da bambini.
Al termine della cena, che Robert sembra aver particolarmente apprezzato, sparecchiamo e carichiamo la lavastoviglie. E purtroppo per me, il momento tanto temuto, arriva.
Ma perché avevo acconsentito a raccontargli la mia storia? Emozionalmente parlando, non che raccontarla minasse particolarmente il mio equilibrio emotivo, ma sono sempre stata molto riservata sull’argomento. Veramente sono abbastanza riservata in tutto: il mondo rosa del pettegolezzo non mi attira per niente. A parte che dietro un obbiettivo, non  sono molto curiosa del mondo e soprattutto delle persone.
Robert si lascia cadere sul divano, dopo aver appoggiato le nostre due coppette di crema sul tavolino. Si sistema meglio un cuscino dietro la schiena e distende le lunghe gambe incrociate da un lato. Ormai avevamo trovato quella posa tanto comoda per starci entrambi. Mi siedo dall’altra parte del divano e imito i suoi gesti, schiacciando le mie gambe contro la spalliera del divano e incastrandole tra il fianco di Robert e i cuscini. Era stato gentile, fin dal primo momento in cui avevamo trovato questa posizione congeniale per stare comodi a guardare i film la sera. Stava sempre nel lato esterno per evitare che le mie gambe cadessero giù. Beh…sarà una cosa stupida però…a me a fatto tenerezza.
- allora, film della serata ‘the fabulous life of Alessia Chianti’. Categoria: autobiografia, attori emergenti. La critica sarà molto severa- dice sporgendosi per prendere le due coppette e darmene una.
- ma alle prime non si mangiano i pop corn?- dice Matt che si era seduto sul pavimento, appoggiando la schiena alla mia parte del divano.
- alle prime i registi non sono in carenza affettiva e calorica- rispondo mettendo in bocca il primo cucchiaino di quel nettare. Grazie Signore per averci dato il tiramisù e la sua crema. Amen.
- forza. Sono tutto orecchie- dice cacciandosi anche lui in bocca un cucchiaino pieno di crema –mmm….Dio, Ale…fammi morire qui, ora con questa crema –
- tutto merito di come ho montato le chiare- dice Matt pizzicandogli un polpaccio.
- di come hai accarezzato le chiare, vorrai dire. No, no. Il merito è mio per come ho aggiunto il mascarpone alla fine-
- oh certo, Rob. Presto farai un programma come Gwinett Paltrow dove cucinerai pollo e patate al forno!-
- ehi! Zitto adesso. Abbiamo un film da seguire- gli fa Robert, tornando a guardarmi con uno dei suoi sorrisi disarmanti.
- dai Ale. Sono pronto-
- emmm…..- domanda: come si racconta la propria storia dall’inizio? bisogna partire da quando sei nato, o dal momento immediatamente prima alla svolta decisiva?
- parti dall'iniscio- mi viene in soccorso Rob, con il cucchiaino in bocca.
- ok…mmm…Nacqui in una mattina di sole tra le mura di un'angusta sala operatoria in una clinica di Firenze...-
- che sei, David Copperfield?-
- potrei esserlo, ma in quel caso dovrei iniziare dicendo: per prima cosa devo registrare che sono nato...la frase più idiota del mondo della letteratura! certo che sei nato, altrimenti non staresti dietro la penna!-
-Ale...- Dite che ha capito che stavo prendendo tempo??
- si! ok! è che... non so da dove cominciare- sbuffo.
- hai detto che te ne sei andata di casa a quindici anni. Perchè?-
- riassumendo perchè mio padre voleva decidere della mia vita e io non lo accettavo perchè avevo altri progetti-
- voglio la versione lunga, non Bignami-
- ma non c'è nulla da sapere prima! e poi...non mi piace parlare di me-
- questo l'ho capito. Ma davvero...mi incuriosisce la tua storia. Vorrei conoscerla- Conclude con il sorriso più…meraviglioso e convincente del suo repertorio.
- Andiamo Ale...puoi resistere a degli occhi alla Bambi così? saresti veramente crudele! Il WWF ti depennerebbe dalla lista dei suoi iscritti- Aspettate, riavvolgiamo fino a quando mi sono chiesta se non dovessi smettere di essere così dura e acida con Matt. Voi non lo fucilereste? …ne ero sicura. Ecco, ora possiamo andare avanti.
- Matt, ma possibile che ancora tu non abbia imparato a farti gli affari tuoi? non puoi tornartene sulla tua nuvoletta, dato che la storia la conosci già-
- No. Sono come i castorini di Papà Castoro. Mi piace risentire le vecchie storie-
- sempre la risposta pronta tu, eh!-
- modestamente...dai basta fare storie e comincia-
-uff...ok- Un soggiorno in una miniera a spalare carbone sarebbe stato sicuramente meno stressante che dare retta a sti due -che dire? emmm... allora...-
- calma Ale, non sei a un esame- mi tranquillizza Rob.
- è che non so come cominciare, se non "modello libro"!- Grande Ale, sei davvero un mito a dar sfogo alla tua “impacciataggine”
- e tu allora inizia come un libro-
- uff...ok...ci provo.- sbuffo e mi passo una mano tra i capelli ormai asciutti, un tic che Robert mi aveva attaccato in soli tre giorni. Prendo un bel respiro e inizio.
- Vivevo a Firenze, dove sono nata, in un bellissimo appartamento in centro con i miei genitori. Mio padre è un importante avvocato penalista e ha uno studio ben avviato. Mia madre...era una sarta...è...non è morta...ma non fa più la sarta o quasi.
Mio padre si è innamorato di lei mentre gli stava prendendo la misura dell'orlo dei pantaloni. All'epoca, lei lavorava come sarta in un atelier e il giorno che incontrò mio padre, lui era andato a comprarsi un abito per l'udienza forse più importante della sua vita. Da quel giorno, almeno una volta a settimana, tornava sempre al negozio solo per vedere lei.
Dopo molti orli e riparazioni di giacche, si decise a chiederle di uscire e... finì che si sposarono. Mia madre abbandonò il lavoro all'atelier per aprirsi un negozio di riparazioni per conto suo. Questo negozio diventò una catena di negozi e mia madre da sarta si trovò imprenditrice.
Nel frattempo, arrivai io. Non posso dire di non aver passato un'infanzia felice, anzi... sarei davvero un'ingrata se lo dicessi. Ero troppo piccola allora per capire che ci fosse qualcosa di sbagliato nel fatto che mio padre mi insegnasse a leggere sul codice di procedura penale, che mi facesse ripetere gli articoli della costituzione come se fossero delle filastrocche per bambini e che ad ogni carnevale mi ritrovassi vestita con la toga nera da magistrato o bianca e rossa da Cicerone, anzichè da fatina o da principessa. 
Frequentai sempre scuole private con tanto di bambini snob inclusi nel pacchetto. Quando si facevano le festicciole di compleanno a casa, si presentavano sempre vestiti come una copia in miniatura dei loro genitori. Erano già degli adulti. Se gli chiedevi di giocare a nascondino ti ridevano in faccia.
Ma come ho detto, allora non credevo ci fosse nulla di strano.
Alle medie conobbi una ragazzina, Nora, che faceva parte di una famiglia di quelle che chiamano arrampicatori sociali. Suo padre era un neo parlamentare, ex operaio, finito a fare il deputato per merito di una lista sfigata che aveva strappato si e no cinque seggi.
Veniva da un mondo completamente diverso dal mio, e con lei imparai a fare i palloni con la gomma da masticare, ad arrotolare un pò sui fianchi la gonna della divisa troppo lunga, a scaricare le versioni di latino da internet...si può dire che imparai ad essere un’adolescente.
Fu lei a regalarmi la mia prima Polaroid al mio tredicesimo compleanno. Fu il regalo più bello e più prezioso che potesse mai farmi.
Quella macchina fotografica mi aprì un mondo. Fotografavo di tutto e più lo facevo più mi piaceva. Quando chiesi ai miei la prima macchina digitale, non ci videro nulla di male e me la comprarono. Almeno non ci videro nulla di male all’inizio. La fotografia mi prendeva talmente tanto che iniziai a comprare un sacco di libri per documentarmi e sapere il più possibile di quel mondo. Ero letteralmente affascinata dal funzionamento della camera oscura, dai banchi ottici…a volte sognavo di essere quell’omino che si vede nei film, che infila la testa sotto un telo nero, alza una specie di torcia e quando scatta la foto fa il botto.
Andai a cercare in cantina tutte le vecchie foto di famiglia e iniziai a catalogarle meticolosamente, studiando con attenzione i minimi particolari. A dire il vero non c’era molto da vedere o da studiare a parte l’abbigliamento perché…le foto un po’ più…animate…non erano proprio concepite, al che sembravano più vecchi busti impettiti che si mettevano in posa per un quadro che delle persone.
Comunque, i miei notarono che questa mia passione mi stava distraendo un po’ troppo per i loro gusti, così dovetti iniziare a coltivare la mia passione di nascosto. Ogni volta che qualcuno bussava alla porta della mia stanza, nascondevo in fretta e furia la rivista di fotografia sotto al dizionario aperto di latino.
Fu così, durante una di queste incursioni di mio padre nella mia stanza, che venni a sapere che mi avevano iscritto nell’ennesima scuola privata. Finite le medie sarei andata in un liceo classico per prepararmi al meglio in greco e in latino, per poi essere spedita per cinque anni a Torino, sede della facoltà di giurisprudenza notoriamente più severa d’Italia. E sai cosa mi regalò mio padre per il mio primo giorno di scuola? Una versione in latino, una prima edizione molto antica, del Corpus Iuris Civilis, praticamente il primo codice di diritto completo che ha regolato i rapporti giuridici dalla caduta dell’impero romano fino ai giorni della codificazione-
- bel mattone- commenta Robert, mettendo la sua coppetta ormai vuota sul tavolino. Aveva letteralmente divorato la crema, mentre io ne avevo a mala pena assaggiati due cucchiai. Gli porgo la mia, guadagnandomi uno dei suoi sorrisi abbaglianti. Doveva piacergli parecchio.
- già… comunque sia, fu in quel momento che capii che la mia vita sarebbe stata esattamente quella di mio padre, fatta di toghe, di codici, udienze, tribunali…mai a casa, sempre incavolato nero al telefono, fatta di vestiti scuri ed eleganti e di ricevimenti dove bisognava essere sempre all’altezza della situazione. Senza contare che lui per me, sognava la carriera della magistratura…quindi… ancora più terrificante.
Il giorno che venne a sapere di un’insufficienza in greco, mi tolse la macchina fotografica dalle mani e la fece in mille pezzi davanti ai miei occhi.
- non devi pensare a queste sciocchezze! Sei una Chianti, ci si aspetta che tu sia sempre all’altezza, è chiaro? da domani tutti questi stupidi libri di fotografia spariscono e ne facciamo un bel falò nel camino, siamo intesi? E inizierai anche un corso serale di greco, per recuperare le tue mancanze! E non voglio sentire discussioni-
Discussioni…e chi mai poteva discutere con lui? Non potevo nemmeno parlare con mia madre, perché l’unica frase che aveva sempre in bocca era – è per il tuo futuro. La fotografia non è un lavoro-
Andai a quei maledetti corsi serali di greco. Ironia della sorte, furono la mia salvezza. Esattamente prima delle ripetizioni, finiva l’orario serale dell’istituto tecnico fotografico. Arrivavo sempre prima per mettermi dietro la porta e ascoltare le lezioni, dall’inizio alla fine. Prendevo appunti, tracciavo schizzi… Nel frattempo, ad un mercatino dell’usato trovai una vecchia Reflex che rimisi in sesto e, sempre di nascosto, cominciai a usarla. Fingendo di essere una studentessa, scendevo negli scantinati della scuola per approfittare della camera oscura per sviluppare le mie foto.
L’ennesimo guaio avvenne quando mio padre una sera venne a scuola per parlare con il docente di greco e mi trovò seduta con un blocco per appunti dietro alla porta in cui si teneva la lezione di storia della fotografia. Posso ancora sentire le sue urla nei corridoi. La gente che usciva dalle aule e assisteva alla scena, e io che mi vergognavo come pochi, manco avessi scassinato una banca.
Me ne diede talmente tante, una volta arrivati a casa, che decisi che non avrebbe mai più deciso della mia vita.
Per il tempo necessario a racimolare i soldi delle mie paghette, mi comportai bene, cercando di dimostrare ai miei come avessi capito l’errore e mi fossi rimessa in carreggiata. I miei voti a scuola erano ottimi, il mio comportamento irreprensibile, frequentavo gli amici giusti, i posti giusti, le attività fisiche giuste.
Il giorno che ebbi l’ultima paghetta in mano, misi qualche vestito nel mio borsone da palestra e tutti i soldi in tasca. Lasciai un biglietto sul letto e me ne andai.
Come ti ho già detto, la prima cosa che feci fu andare da un tatuatore a farmi disegnare la marque e subito dopo presi il primo treno per Milano.
Andai dai miei zii. Cioè non sono veri zii, sono il mio padrino e la mia madrina di battesimo. Loro figlio era già grande e per loro sono sempre stata più che una vera figlia.
Riuscii a convincerli a restare a Milano solo promettendo che di tanto in tanto avrei telefonato ai miei per dire loro che stavo bene.
Li mi iscrissi a un istituto tecnico fotografico e recuperai con grande facilità i due anni che avevo perso con un esame di riparazione che superai con voti brillanti grazie alle lezioni che avevo seguito di nascosto.
Mi diplomai come perito fotografico e per pagarmi la Kaverdash, una scuola di fotografia privata dalla retta molto salata, iniziai a fare qualche lavoretto come cameriera, barista…inventarista, quello che capitava. Un giorno mentre ero a una lezione, una professoressa mi propose di fare da modella per un esame di un allievo. Avevano bisogno di un soggetto che stesse davanti all’obbiettivo. Ne venne fuori un vero e proprio book fotografico, che, tanto per racimolare un po’ di soldi in più, presentai ad un’agenzia.
E fu così che ebbe inizio la mia carriera di modella, non di intimo, ma di marche d’abbigliamento sportivo. Ho fatto qualcosa per la Nike, per la Puma e per la Freddy…e dei semplici servizi per dei negozi d’abbigliamento.
Terminata la Kaverdash, volevo prendere il volo e andarmene via dall’Italia. Non ci sono molte possibilità per i mestieri…creativi, da noi. Ci sono in ogni settore vecchi dinosauri che non ne vogliono sapere di abbandonare la loro sedia per lasciare spazio ai giovani.
Così, feci fagotto un’altra volta e mi trasferii qui. Ormai sono passati più di due anni, quasi tre e ho trovato immediatamente il lavoro al negozio. Mi trovavo li per caso, a sviluppare dei rullini quando sentii i proprietari che discutevano della necessità di trovare un nuovo commesso.
Colsi l’occasione e mi presentai. Siccome potevo lavorare solo tre giorni a settimana, mi dovetti inventare un mestiere e…fu così che diventai una paparazza.-
- e fu così che incontrò me- mi interrompe Matt.
- a si? e come?- chiede Robert posando anche la mia tazza, ormai vuota, accanto alla sua.
- ahhh è una storia degna di un film dell’orrore Rob. Abbiamo versato molto sangue- gli risponde Matt con aria tragica.
- il fatto che tu mi abbia quasi buttato giù dalla sedia è stato tragico!- gli rispondo con uno scappellotto in testa.
- mi raccontate anche questa parte di storia o devo andare a cercarla negli archivi della polizia?- chiede Rob, sistemandosi meglio il cuscino dietro la schiena.
- devi sapere che quando uno fa il paparazzo, porta lui stesso le foto alle varie testate dei giornali tentando di venderle. Io e Matt, il giorno che ci eravamo incontrati, stavamo facendo esattamente quello. Eravamo entrambi fuori dall’ufficio del direttore di Us con delle foto di Charlize Theron che entrambi avevamo fotografato alla prima di The Burning Plain. Ci eravamo visti da lontano alla prima, per questo sapevamo esattamente che foto stavamo portando. Quando la segretaria ci disse che potevamo entrare nell’ufficio, ci fiondammo tutti  due in una corsa a chi piazza per primo il culo sulla sedia e…arrivammo insieme. Lui fa per spingermi giù e io gli pesto un piede con il tacco della scarpa. –
- e il giornale che foto ha scelto?- chiede Rob curioso.
- un po’ di sue e un po’ di mie…le sue erano quasi tutte fuori fuoco eccetto quelle della scollatura di Charlize, vero Matt!?-
- diciamo che era la cosa più bella da fotografare della serata!-
- sei un maiale!-
- zitta tu, che quando hai fatto il servizio a Jhonny Deep avevi quasi la bava alla bocca.-
- vogliamo parlare di te e Pamela Anderson?-
- emmmm….no. Meglio di no-
- e poi com’è andata avanti la storia?- ci ferma Robert prima che iniziassimo a litigare.
- è andata avanti che tra noi iniziò una competizione senza esclusione di colpi…ci mandavamo talmente tante maledizioni che ho preso a portare una catenina con un pentacolo come ciondolo, tipo amuleto contro il malocchio che sicuramente mi aveva mandato-  continuo con una vena più dolce, ricordando quei momenti. Ripensandoci a distanza di tempo, quegli screzi lavorativi erano veramente esilaranti e divertenti.
- e…com’è che siete finiti insieme?-
- posso raccontarla io questa parte?- mi chiede Matt. Gli faccio un cenno affermativo con la testa e gli accarezzo i capelli, prima di alzarmi a prendere un bicchiere d’acqua.
- alloooooooora… la nostra Miss, al verde perché nell’ultimo periodo riuscivo a soffiargli la maggior parte dei servizi, ha deciso di accettare una proposta per quel famoso servizio di Intimissimi. Caso vuole che io venga ingaggiato come fotografo per lo stesso servizio.
Non sapevo che lei fosse la modella e lei non sapeva che fossi io il fotografo. Sta di fatto che già dai camerini la sentivo nervosa. Andava avanti e indietro indecisa se scappare o meno. Quando mi ha visto quasi le è venuto un colpo e…credo stesse anche per mettersi a piangere-
- sentiiii! Ma tu che ne sai di quanto sia imbarazzante mettersi in mutande davanti a una troupe intera con solo la truccatrice e la parrucchiera come donne?- gli rispondo acida riprendendo posto sul divano. Lui mi fa una linguaccia e va avanti.
- così io, da vero gentiluomo, faccio sgombrare tutto il set e rimaniamo solo io e lei. Credo sia stato il servizio fotografico migliore che io abbia mai realizzato in vita mia. Perché in quel preciso istante in cui la vidi impaurita e timida e piccola…lei che è sempre così acida e rompiscatole…mi sono perdutamente innamorato di lei. E questo è quanto – conclude Matt baciandomi una mano e facendomi l’occhiolino.
- questo è quanto?- chiede Robert che ormai stava abbracciando il cuscino e se ne stava a gambe incrociate sul divano manco fossimo davvero a un pigiama party.
- si…più o meno…l’ho invitata a cena, non so per quale grazia divina ha accettato e…beh…il resto è ovvio-
- ovvio…insomma…-
- basta pettegolezzi, dai guardiamo un film- interrompo prima che la storia vada avanti. Non voglio che vada avanti. Quello è il mio limite massimo di confessione. Non pensavo di arrivare a raccontare fino all’incontro con Matt. Era troppo doloroso. Avevo tentato di fermarmi prima ma Matt, come suo solito, deve sempre mettere il becco.
Mi avvicino alla cesta dei dvd e ne dispongo cinque a ventaglio.
- sangue, commedia, storia, cartoni o amore?- dico elencando i generi dei dischi che ho in mano
- metti il gladiatore, va- dice Robert mettendosi su un fianco, e aggiustandosi con un pugno il cuscino sotto la testa. Ha capito che per questa sera non posso sopportare oltre.
- uff…io l’ho già visto mille volte. Vi lascio. ‘Notte a tutti- dice Matt alzandosi e venendo a darmi un bacio sulla guancia per poi dissolversi.
Cerco di non pensare al secondo di abbandono che mi prende ogni volta che lo fa e sbuffo. Metto il dvd e torno al mio posto sul divano.
- ehi, dove vai?- mi chiede Rob alzando la testa dal cuscino.
- nella mia parte di divano?-
- non scherzare nemmeno, vieni qui- mi risponde schiacciandosi contro la spalliera per farmi posto. Allarga le braccia e mi fa spazio.
- Rob…io…-
- shhh…hai bisogno di un abbraccio in questo momento -
- ma non è vero -
- allora ne ho bisogno io. Vieni qui o ti vengo a prendere di peso –
Ho forse scelta? Ovviamente no. Prendo  posto e due braccia lunghe e calde mi avvolgono. Aveva ragione: avevo proprio bisogno di un abbraccio. Rivivere anche solo a parole il primo incontro con Matt era stato più doloroso di quanto avessi dato a vedere e lui mi aveva capita.
Mi stringe forte a sé e per tutto il tempo gioca ad arrotolarsi le ciocche dei miei capelli attorno alle dita. Non aveva bisogno di dirmi che gli dispiaceva per come era finita con Matt. Quell’abbraccio era un muto sostegno. Era un “io ci sono” e io non posso fare a meno di ringraziarlo mentalmente prima di addormentarmi su quel divano, tra le sue braccia.




I link :

l'abbigliamento

e queste sono alcune delle foto che Matt ha fatto ad Ale per il servizio di Intimissimi, oltre a quelle che avete già visto da Pino :P

foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
foto 5
foto 6
foto 7

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


capitolo 12 Mamma mia ragazzi! non c'è che dire! ad ogni capitolo mi date la carica per continuare a scrivere quello dopo sempre più in fretta! siete mitici davvero! come ormai di media, ci sono circa sei persone in più ogni volta che si aggiungono tra preferiti e seguite! e io gongolo come una matta!
questo capitolo è già pronto da un pò, ma causa problemi di modem a casa mia è stato un pò difficile postarlo subito. E' un pò più lungo del solito :P La storia è uno raiting arancione quindi...avvisati

Recensioni:

sorella mia deb: stavolta sei tu la primaaaaaaaa!!! guarda... sul fatto del perchè Rob non viene ad abbracciare te...ma... se ti consola non viene nemmeno da me. Solo Ale è la fortunata, mannaggia a lei. Per il sale nella pasta... non fa differenza credo ma io lo metto sempre quando bolle, e per il tiramisù... è qui che si mostra la parentela :) adoriamo la crema e facciamo il tiramisù con i pavesini! sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e hai visto? ho ampliato la battuta del mi concupisci facendo diventare Matt un dipendente della zanichelli. Poveraccio, dispiace anche a me per lui. se farò morire qualcuno quando scriverò la prossima storia, avrò cura di sceglierlo cesso e antipatico, così non dispiacerà a nessuno.

sweetcherry: sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui ho fatto incontrare Matt e Ale. Forse avrei dovuto parlarne più diffusamente, ma ho pensato che per il momento un accenno senza troppi particolari fosse più adatto alla situazione. grazie mille per i complimentiiiiiiiiii!

mikki: :) visto?! ho battuto i miei tempi lunghi! sono davvero contenta che il chap ti sia piaciuto e Matt e Rob che cucinano è stata un'ispirazione improvvisa a cui non ho saputo dire di di no. Un pò anche perchè voglio far recuperare a loro due un pò di tempo perduto. Sono amici ma purtroppo non hanno avuto la possibilità di viversi molto.

winniepoohina: che dici si vede che studio legge anche io? XDXD colpa di storia del diritto e di sistemi giuridici comparati! oddio, ti dirò...ero indecisa con le institutiones di Gaio...ma poi ho pensato che forse il Corpus sarebbe stato più... utile secondo il padre di Ale. Quindi si. sono una studentessa di legge al 4 anno e studio a Torino. e tu? sono davvero contenta che il chap ti sia piaciuto!

lazzari: grazie per i complimenti! per quanto riguarda la storia di Ale...migliorerà certo ma... a piccoli passi. E Robert avrà un ruolo decisivo nell'aiutarla a compierli questo è certo. non ha ancora raggiunto il suo apice di perfezione come principe azzurro :)

satyricon: :) si in effetti la storia di Ale è un pò triste, ma non poteva non essere così. Certo la morte di Matt è stata un duro colpo, ma il fatto che Ale sia tornata a essere solo l'ha resa ancora più dura. e in effetti anche la separazione, quando ci sarà....sarà molto dura ....

sophie88: Soooo! hai visto? avrò anche avuto internet pacco in sti giorni ma non sono stata con le mani in mano! ho creato anche questo chap di cui tu hai letto...nemmeno la prima pagina.  :) spero ti piaccia anche questo! ora mi sbrigo così vado a leggere il tuo nuovo chap.

cricri88: guarda Matt....voglio sapere anche io dove comprarne uno così anche se devo ammetterlo. per delineare il suo personaggio ho preso molto spunto dal carattere del mio ragazzo, anche se non so se lui farebbe mai per me quello che Matt sta facendo per Ale. e si! per lei Matt è stata veramente una gran botta di culo dopo tanta sfortuna...ora è di nuovo nella fase attira disgrazie, ma si sta riprendendo! Leggi questo capitolo e vedrai che ci hai azzeccato. Robert ha già le prime difficoltà nel mantenere la sua promessa :P


fierons: ma ciauuuuuuu :) Matt avrà il suo bel da fare certo perchè Ale è una testa dura e Rob un insicuro cronico anche se il suo intento non  è necessariamente quello di farli mettere insieme. per quanto riguarda me.... non sono toscana. sono piemontese d'adozione :P in realtà sono mezza pugliese e mezza siciliana, nata e residente a Torino per un caso fortuito :P

Camillalice :) sono contenta che il chap ti sia piaciuto, e quella di ratatouille è stata un'altra delle mie cavolate che non riesco a trattenere...e va be...

vero15star: daiii anche Rob ha il suo lato tenero :) sinceramente, al di la di team Jake o team Edward , a me Robert piace molto come persona e me lo immagino sul serio così. Matt gli fa una concorrenza spietata è vero. ma che possiamo farci se Ale ha così buon gusto? :P è colpa mia se i fiumi sono straripati??? addirittura??? beh sono contenta di essere riuscita a commuoverti :)

sei_ nell_ anima2009: grazie per aver recensito :) la cosa mi fa molto piacere anche perchè vedo che è da un pò che segui la mia storia. Hai fatto un perfetto quadro della situazione e si... praticamente tutto sta ad Ale. senza fare troppi spoiler posso dirti che Robert non ha mai fatto certe cose per una ragazza, perchè mai ha sentito un tale trasporto (amichevole, di attrazione, di simpatia...) per una donna. quindi scoprirà molto  di se stesso. però alla fine si... spetta davvero tutto ad Ale. :)

ladyherm: benvenuta! guarda mi sono commossa quando hai scritto che se fosse un libro lo compreresti subito! :) giuro che se lo diventerà mai ti mando una copia con dedica!  grazie mille davvero! continua a recensire!

morapevert: ehi!!! mi hai seguita anche qui!!!! brava brava! ora capisci perchè l'altra l'aggiorno con lentezza??? perchè questo è il mio primo lavoro serio! ci sto mettendo tanto tanto impegno!

Non vi rubo altro tempo :) Buona lettura e lasciate tanti commenti!





Un’altra mattina. Un altro giorno. Altri tredici giorni di ferie. Solo più tredici giorni in questa casa. Sono pronto per il pronostico della mattina. Bella o brutta giornata? Bah…il mio sesto senso mi dice “normale”. Ok, il mio sesto senso inizia a fare cilecca. Come si può solo definire “normale” una giornata con lei? Perché si mantiene su un banale “normale”?
Dopo aver passato la notte a stringerla, mi sembra che “normale” non sia proprio l’aggettivo più adatto. Io userei …userei … oddio, sono proprio messo male se non riesco a trovare un aggettivo adatto!
Magari la notte scorsa me la sono solo sognata. Era stata qualche minuto abbracciata a me, poi se n’era andata a letto. Me lo sono sognato di essermi svegliato nel cuore della notte trovandomela addormentata con la testa sul petto. Perché se fossi stato sveglio, sempre che lei si fosse realmente addormentata su di me, non mi sarei alzato dal divano per prenderla in braccio e portarla nel suo letto. Me la saresti tenuta stretta!
Nei sogni, di solito, sono davvero un gentleman (indice del fatto che il mio cervello bacato è montato al contrario), quindi dovevo essermi sognato di metterle il lenzuolo sulle spalle e di scostarle i capelli dal viso. Si, si. Sicuramente è stato tutto un sogno.
E invece no, cazzo! Ero maledettamente sveglio! Era tutto vero! A svegliarmi era stata la sua presa che si era fatta più salda attorno al mio torace e la sua coscia (sottolineo nuda, o quasi. Il pantaloncino corto non la copriva molto) appoggiata ai miei fianchi come ad abbracciarmi. La mia mano era sulla sua sul mio petto. Il mio braccio le circondava le spalle…la mia bocca era sulla sua fronte…
Sono un cazzone avariato! No, no…ho fatto la cosa giusta… invece no, resto un cazzone avariato lesso! Perché sono stato così coglione da portarla nel suo letto? Perché sono un signore, ecco perché. Un signor cazzone avariato lesso. Ecco cosa sono.
Quando mi ero svegliato e l’avevo trovata così avvinghiata a me, avevo sorriso e l’istinto è stato quello di stringerla ancora più forte a me.
Stava sognando Matt, non me. Ripeteva il suo nome di continuo nel sonno. Mi ha fatto uno strano effetto, non so perché…sta di fatto che non mi resi conto di tenere le mascelle serrate fino a quando non mi accorsi di sentire dolore tanto stringevo forte. Non era il suo solito modo di chiamarlo, era un lamento.
Fino a quando non sentii la maglietta umida, non mi resi conto delle sue lacrime. Fino a che non le vidi, non mi resi conto che erano strettamente collegate al modo in cui stringeva me. Sentiva Matt sotto le sue dita, non me.
La sua fronte scivolò dalle mie labbra e ritrovai le sue vicino alle mie. Sembrava mi stesse chiedendo di baciarla. No…non me. Chiedeva a Matt di baciarla…eppure il suo corpo aderiva perfettamente al mio, premeva contro il mio. Sembrava nato per combaciare con il mio. Non mi dava fastidio, non trovavo nemmeno un punto scomodo nelle sue forme. Le sue anche non pungevano contro i miei fianchi, la punta del suo mento non puntava sulla mia clavicola…era perfetta.
La sua gamba si alzò fino ad arrivarmi sul ventre, tirandomi a sé. Dio sarei morto se quell’impeto e quel desiderio fossero stati per me. D’istinto la mia mano dalla sua, scivolò giù sulla sua coscia e l’afferrò, ingorda e al limite del desiderio. La sua pelle era così liscia, e tenera, e calda, e vellutata…La mia presa sulla sua spalla si fece più decisa. Le sue labbra erano morbide e roventi sul mio mento. Il suo profumo così avvolgente, dolce e fruttato mi stordiva tanto era intenso. Mi bastava abbassare un po’ la testa e quella bocca, quelle labbra schiuse sarebbero state mie. Erano li, a portata di bacio. Chiedevano un bacio. Pretendevano un bacio. Le mie bramavano di darglielo come se fosse acqua, aria…cocaina della miglior qualità per un cocainomane, per dirla alla Edward. Continuavo a fissare quelle labbra, immaginando tutti i modi in cui le avrei accarezzate con le mie, fantasticando sul sapore che avrebbero avuto sulla mia lingua…impazzivo pensando che chiedevano di essere baciate da altre labbra. La mia gola era secca, il cuore mi batteva furioso nel petto, sentivo il sangue scorrere caldo e viscoso nelle vene, per non parlare di cosa sentivo immediatamente sotto la sua coscia. Ci avrei potuto tagliare un diamante.
Mi strinse ancora più forte, la sua coscia preme ancora di più sul mio ventre, mandando a quel paese il giuramento che le avevo fatto quel pomeriggio nella mia mente. Come avrei fatto a non fare mai più pensieri spinti su di lei? Come?
A quel contatto più profondo, la mia mente inizia a vagare e vede lei che pronuncia il mio nome, che si spinge cercando le mie labbra, tuffando le dita nei miei capelli. Aprendo gli occhi, mi vede e mi sorride, continuando a baciarmi, con sempre più forza, più passione, più lingua, per farla breve.
La vedo prendere posto a cavalcioni su di me e fare a pezzi la mia maglietta. La vedo percorrere con labbra fameliche il mio collo, il torace, il ventre…la vedo tirarmi via i pantaloncini con i denti. La vedo rovesciare la testa indietro e sorridere felice prima di tornare sul mio collo a lasciare tanti piccoli morsi alternati a baci di fuoco. E vedo me stesso non resistere più a tutta quella sensualità straripante e portarla con impeto sotto di me, per fare a brandelli i suoi vestiti e farla mia.
- Matt…- mugolò riportandomi alla triste realtà. Le sue labbra ancora pericolosamente vicine alle mie.
Se stamattina dico che sono un cazzone è esattamente perché in quel momento il mio essere gentleman ha prevalso su un’opportunità servita su un piatto non d’argento,no… di platino! Avrei anche potuto rubarglielo un bacio. Presi dal sonno tutti e due, sarebbe stata una cosa del tutto inconscia, almeno…per lei. Avrei almeno potuto far finta di nulla e continuare le mie fantasie tranquillo senza sfiorarla con un dito, metaforicamente parlando. Ma io no!
Mi ricordo che con estrema riluttanza, tolsi la mano dalla sua coscia e cercai di alzarmi senza svegliarla. Mugolò un po’ quando mi alzai e, in cuor mio, mi concessi di sperare che fosse per me stavolta. Mi portai il suo braccio dietro al collo e la presi. Salii le scale e la portai nel suo letto da fiaba. Sembrava uscito fuori da un cartone della Disney, proprio adatto a una principessa, con tutte quelle tende vaporose di tulle e garza bianca. Scostai le lenzuola, la adagiai e la coprii.
Lo ammetto: sono anche rimasto qualche minuto a guardarla dormire. La sindrome di Edward Cullen aveva deciso di impadronirsi di me ieri sera.
Era stupenda. I capelli sparsi sul cuscino, il respiro di nuovo regolare, le labbra schiuse. Era un angelo. Un angelo che fino a pochi attimi prima aveva tirato fuori la parte più oscura e animalesca di me.
Di solito io non sono così, quando sto con una donna, intendo. Cerco sempre di essere il più dolce e delicato possibile, ma non fraintendetemi…non perché penso sia fatta di porcellana e che quindi si possa rompere con un soffio. Almeno…non solo per quello. Cerco solo di essere…rispettoso. Si, rispettoso.
Sono più uniche che rare le volte che faccio sesso giusto per divertirmi con la prima fan che si scoscia sedendosi di fianco a me (in genere è quando proprio sono al limite) e anche in quel caso, quando lo faccio più per sfogo che per sentimento, non riesco a non pensare ad altro che a far star bene la ragazza che sta con me.
Non riesco a pensare che una donna debba disseminare il mio petto di baci di fuoco, mettersi a cavalcioni su di me e fare tutta la fatica. Non chiedetemi perché. Forse la vedo così perché vedo la donna come un a creatura fragile, bisognosa di protezione, di coccole, di attenzioni. Quindi, di conseguenza, anche nelle mie fantasie non riesco ad essere poi così spudorato. Penso di essere l’unico uomo nell’intero mondo a sentirsi imbarazzato e in colpa quando ha delle fantasie su una donna. Mi imbarazzo, sempre. Anche se sono io a fare tutto il lavoro, mi imbarazzo. Va beh…che posso farci? Ora sapete anche questo di me.
Eppure con Alessia avevo fantasticato in una maniera talmente…talmente…Dio, mi sentivo una belva. Era lei che stava facendo star bene me, nella mia fantasia, non il contrario. E quando nella realtà le avevo stretto la coscia, avevo sentito il fuoco nelle mie mani. Desideravo tutto con lei. Tutto di lei. Qualsiasi cosa avessi mai fatto a lei, avrei voluto sentirla sul mio corpo, sulla mia pelle per tramite della sua bocca e delle sue mani. Era la prima volta che mi capitava, e ripensarci mentre seduto sul pavimento la guardavo dormire mi faceva sentire in colpa, come mio solito, ma per dei motivi diversi.
Non ero in colpa per aver sognato che non fossi io ad adorare il suo corpo, ma che fosse lei a strapparmi di dosso i vestiti, immaginandomela in maniera forse troppo irrispettosa per una donna. Mi sentivo in colpa per aver fantasticato in maniera così spinta su una donna che non era mia, che non voleva essere mia e che non lo sarebbe comunque mai stata. Mi sentivo in colpa per aver in qualche modo macchiato il suo amore. Lei stava forse sognando di fare l’amore con il suo uomo, di essere baciata dal suo uomo, e io ho sognato che quei sospiri fossero per me, che quella passione nello stringermi fosse per me. Ho sognato di farla mia e se lei non avesse detto il suo nome non mi sarei limitato a stenderla sotto di me. Sarei andato avanti, e non oso pensare dove sarei arrivato.
Lei è così fragile…sembra forte, sembra acida e dura, così…quasi fredda e sempre con una risposta tagliente sulla bocca. Ma so che in realtà è di una dolcezza senza pari, un soffio di vento potrebbe buttarla giù se non avesse questa corazza a proteggerla. Ne ha passate tante e quello che ha fatto per prendersi la sua vita è prova del suo coraggio.
Ho sentito che aveva bisogno di essere abbracciata quando Matt si è dissolto. Avevo un bisogno disperato di accoglierla tra le mie braccia, per proteggerla…per dirle…abbassa pure le tue difese, piccolo fiore, ci sono io a difenderti. Ma non per Matt…anche se non mi avesse chiesto di starle accanto, avrei provato lo stesso desiderio di proteggerla. Era facile voler bene a una ragazza come lei. E non solo per questo suo modo di essere, ma anche per i suoi modi di fare. Il modo in cui ride, il modo in cui si preoccupa che tutto sia sempre sotto controllo, il modo in cui a volte si comporta da maschiaccio (sedendosi sulla spalliera della panchina al parco con le gambe aperte come un uomo e impiastricciandosi tutta con la maionese)… volevo bene sul serio a questa piccola donna che affrontava la vita con tanto coraggio. Come potevo mai lasciare che i miei istinti prevalessero sul mio buonsenso?
Quella mattina, nel dormiveglia, mi sembrò quasi di sentire un piccolo bacio posarsi sulla mia guancia, ma forse li stavo davvero sognando. Sentivo dei rumori, ma non riuscivo a svegliarmi.
Volevo svegliarmi, ma le palpebre si sono decise solo adesso ad sollevarsi.
Vengo inondato da una lama di luce che filtra dalle imposte del terrazzo chiuse. Improvvisamente, del tutto sveglio e rassegnato al “normale” del mio radar capta-giornatacce, mi alzo e mi passo le mani tra i capelli tutti arruffati. Mi stropiccio gli occhi e quando li riapro, noto che mezza sala è invasa di post-it colorati.
Ne raccolgo uno azzurro incollato sul tavolino su cui ieri sera avevo appoggiato le coppette di crema vuote.
 
Vestiti e brilla, mio caro (come dici sempre tu)! Io sarò al negozio fino alle quattro e poi passerò a fare la spesa. Più o meno attorno alle cinque dovrebbe salire Beckie, una mia collaboratrice per un servizio fotografico che dobbiamo fare a una modella qua a casa…cercherò di essere a casa il prima possibile. Un bacio.
 
Un bacio. Posso mettermi a sorridere leggendo una frase semplice e comune come questa? Si posso. Visto come sono messo…posso eccome. Dopo stanotte, un bacio è molto più di quanto mi meriti.
Mi alzo e vado ad aprire le persiane, trovando un altro bigliettino verde appiccicato al vetro.
 
Visto che bella giornata, Rob? C’è il sole, fa caldo e se ti va di prendere il sole sulla terrazza le sdraio sono tutte tue. Ps quella con il cuscino beige è la più comoda
 
Sorrido ancora. Che matta! Spalanco la porta finestra e per la prima volta esco sul terrazzo. È fantastico. Ai lati del parapetto sono disposte in ordine delle siepi tagliate basse e senza una sola foglia che fuoriesca dal taglio perfetto e regolare. In dei vasi più bassi, per terra, ci sono dei tulipani bianchi e rosa. È ben strano vedere qualcuno che coltiva tulipani in vaso, eppure ci sono. E ci sono anche margherite, violette, iris, rose selvatiche, quello che restava delle campanule e alcuni fiori gialli di cui non conoscevo il nome. Alzo la testa e noto una tenda tirata a metà giù, in modo da non far bruciare i fiori sotto il sole cocente.
È un terrazzo spaziosissimo, con il pavimento in pietra e le sdraio in legno (due) disposte al centro, con un tavolino in ferro battuto in mezzo. Secondo me, se ci fosse stato ancora un po’ più di spazio ci avrebbe montato anche la piscina.
Scherzi a parte, più guardavo quel terrazzo e più restavo incantato. Faccio qualche passo fino al parapetto per guardare di sotto. La vita frenetica della città ha ripreso a scorrere, anche se in questo quartiere la situazione è decisamente più tranquilla. Ricorda molto il quartiere di Notting Hill a Londra. Toh! C’è anche il mercato qua sotto, come in Portobello Road. Da londinese quale sono, non posso trattenermi dal sentirmi veramente a casa mia.
Rientro in casa lasciando le finestre spalancate e punto al bagno. Dato che Ale non è in casa, forse dovrei anche salire di sopra e prendermi dei vestiti, ma credo che lo farò dopo. Non avere donzelle che si possano scandalizzare nei paraggi, mi lascia la libertà di pantofolare in giro per le stanze in asciugamano. Sono anche pigro, ve l’ho già detto?
Vado in bagno e appoggiati sulla lavatrice ci sono degli asciugamani puliti e l’ennesimo post-it giallo.
 
Così non dovrai fare la caccia al tesoro in cerca degli asciugamani perduti!
Ps. Rob, ti prego. Se devi mettere a lavare i boxer, lasciali nel cesto con la roba scura, che nella lavatrice c’è la roba bianca. Sbadata come sono, finirebbe che mi vengono fuori di nuovo i reggiseni grigi.
 
Matt ha indiscutibilmente ragione. Si preoccupa di tutto peggio di una mamma. Va beh, in questo caso più una moglie. Lungi dal voler rovinare ancora la sua biancheria di pizzo bianca, faccio come mi ha chiesto e metto i miei boxer nel cesto vicino al lavandino.
Entro nella doccia e come sempre non posso fare a meno di sorridere vedendo le tre mensoline cariche di flaconi. Quella più in alto per i balsami e le maschere per i capelli, quella centrale per gli shampoo e quella più bassa per i bagnoschiuma. Ci sono anche dei gancetti per le spugne colorate.
È il mio esatto opposto, riguardo all’ordine. Io sono un confusionario perso, mentre lei è metodica e precisina.
Apro il getto e mi faccio scorrere l’acqua addosso. Scelgo uno tra i tanti bagnoschiumi, quello al cocco, e mi insapono.
- capelli secchi e sfibrati…bah. Visto come me li concio, forse questo fa per me- mi dico prendendo un flacone verde dalla mensola degli shampoo.
Sto seriamente considerando anche il balsamo ricostruttore per capelli stressati, quando noto un post-it rosa, ormai quasi illeggibile, attaccato al vetro.
 
Se ti fai la doccia dopo le dieci potresti avere qualche problema con l’acqua. I signori del primo piano stanno ristrutturando il bagno e potrebbero esserci dei problemi con il getto.
 
Manco fatto in tempo a leggere che una scarica d’acqua gelida mi si riversa in testa come se fossi sotto una cascata. Ma porca putt…biiiiiiiiiiiiiip!
Ghiacciato fin nel midollo, esco dalla doccia e mi avvolgo in uno dei teli bianchi che mi ha lasciato sulla lavatrice. Ne prendo un altro per frizionarmi i capelli che hanno dovuto rinunciare al balsamo ed esco.
Il mio stomaco decide di far sentire la sua presenza, e fa puntare le mie gambe verso la cucina. Qui l’invasione di post-it è incredibile. Il tavolo ne è quasi interamente ricoperto.
Su una scodella vuota ce n’è uno rosso.
 
Cereali. Dovresti mangiarne un po’, sai? Ti farebbero bene.
 
Su un piattino con due brioches, uno verde.
 
Sono triangolini alla nutella…non so se ti piacciono…io ne vado matta.
 
Santa donna! Dio, ma cos’ho fatto io di tanto buono per meritarmi un angelo del genere? È la donna perfetta!
Ne prendo uno e sul tovagliolo che sta sotto ci trovo scritto un altro messaggio:
 
…Anche lo yogurt! Mangiare solo pasticcini e cioccolato, non ti fa bene!
 
Resto interdetto davanti a questo messaggio. Possibile che in quattro giorni riesca già ad anticipare i miei pensieri?
Deciso a vedere fin dove si era spinta con i messaggini da mamma, apro il frigo in cerca dello yogurt. Oh, che peccato! Non ce n’è manco uno. Ah, ah…Ale…dovresti fare più attenzione quando fai la spes… come non detto. Post-it bianco:
 
So che stai cantando vittoria, ma gli yogurt sono dietro al cartone del latte.
 
Maledetta, mi ha beccato. Sbuffando, sposto il cartone del latte e afferro un vasetto a caso. Vaniglia. Bah, non deve essere tanto male.
Appoggio il barattolino sul tavolo e vado ai fornelli per mettermi su del caffè. Sopra, già pronti, ci sono una teiera d’acqua e una moka. Cosa sceglierò mai? Ovviamente caffè. Un barile di caffè!
Prendo la tazza un po’ più piccola che ha lasciato di fianco al fornello e accendo il gas. Faccio per girare la tazza e ci trovo un altro biglietto.
 
Lo sapevo che avresti scelto caffè! Giuro che Matt non ha suggerito. Comunque…fa attenzione con lo zucchero. Il caffè della moka italiana è molto più forte del solubile americano.
 
Ok…questo mi sembra un buon consiglio. Aspetto che il caffè esca e spengo il gas. Lo verso nella tazza e lo innaffio di zucchero. Faccio per alzare la tazza per berlo quando sotto il piattino fa capolino l’ennesimo messaggio:
 
Ehi! Prima metti qualcosa nello stomaco o te lo ritroverai più bucato di uno scolapasta!
 
Ho smesso di pensare, e di stupirmi. È peggio di un agente della CIA! Previene le mie mosse! Questa donna inizia a farmi paura. Sul serio.
Finita la colazione e sparecchiato, perlustro la casa in cerca di altri biglietti. A parte uno sul pc portatile, che mi da il libero accesso, non mi pare di trovarne altri.
Salgo di sopra a vestirmi e, come non detto, trovo l’ultimo attaccato all’anta dell’armadio.
 
Wow! Sei arrivato vivo fino a qui! J
Ti auguro di passare una bella giornata.
Ti voglio bene, un bacio
 
Ale
 
Ti voglio bene. Non TVB, generico e veloce. Ti voglio bene. Mi vuole bene…mi…e mi da un bacio. Sommato a quello dell’altro biglietto, fanno due baci. Mi da due baci e mi vuole bene. Mi vuole bene e mi da due baci. Mi da due baci e mi vuole bene…mi…basta Rob! Abbiamo capito.
- se l’ha scritto lo pensa sul serio- dice la voce di Matt alle mie spalle.
- oh…- riesco solo a dire. Non riesco a levarmi dalla faccia quel sorriso ebete che ha preso la residenza sulla mia bocca.
Prendo un pantalone della tuta e una maglietta dall’armadio e metto il post-it assieme agli altri che ho già staccato dalla loro sede. Faccio per girarmi e mi trovo Matt di fronte, tutto sorridente.
Ecco come togliere il mio di sorriso dalla faccia. Dio che imbarazzo! Come faccio a sorridergli anch’io se ho fantasticato in maniera spinta sulla sua ragazza per la maggior parte della notte? Perché le voragini nel pavimento non si aprono mai quando servono? Qualcosa tipo ingresso dell’inferno…con  tante fiamme…il tizio di cui ora mi sfugge il nome che si attorciglia la coda attorno alla vita tante volte quanto è il livello del girone in cui andrai a finire…
Già mi vedo: li, fermo sul baratro, con sto coso mostruoso che si fustiga da solo.
- Lussuria per me, non vado molto giù…grazie- gli dico per risparmiargli il lavoro…cioè bisogna vedere dato che, sicuramente, sono a pari merito con il cerchio della gola per colpa dei triangolini alla nutella e della crema deliziosa di ieri sera.
Era Caronte il tipo? Non mi ricordo mai se è solo il traghettatore o anche il tipo dalla coda lunga…bah, chiederò a Dante se lo incontro all’inferno. Batterò Paolo e Francesca sul tempo e gli farò un paio di domande. O forse è meglio che io mi rivolga a Virgilio dato che Dante sviene ogni cinque secondi.
- Spunk…- dice Matt vedendomi assorto. Stavo guardando fisso il pavimento, convinto di poter aprire le porte dell’Ade con la forza del pensiero. Per la serie “aiutati che Dio ti aiuta”, dato che nessuno le apriva per me, ero decisissimo a farle spalancare io stesso.
- eh…?- esordisco tornando alla realtà. Rassegnati Rob, devi ancora sorbirti la figura di merda prima di andare a farti un giro tra i venti del girone della lussuria.
- grazie…- sussurra Matt.
- cosa? perché?- chiedo sorpreso alzando lo sguardo su di lui.
- per ieri sera… per…averla portata a letto e…beh…non…aver approfittato della situazione, ecco- dice lui, fissandosi le scarpe con le mani nelle tasche dei jeans. Più imbarazzato di me, di sicuro.
- oh….emmm…non c’è di che….- balbetto, iniziando a vestirmi. Macchebello! Sa tutto e ha visto tutto. Apritevi, stupide porte, apritevi!!!!
- davvero Spunk…grazie…-
Ecco ora mi sento ancora più una merda.
- Robert…non avresti dovuto…tirarti indietro, dico – dice serio.
- Matt ma che stai dicendo? Lei è tua…non posso…io non…lascia perdere-. Come sarebbe non avrei dovuto tirarmi indietro? Stava scherzando spero! Cioè…permesso o non permesso, morto o non morto…lei…
- grazie –
-di niente Matt. E…lo rifarei ancora…tirarmi indietro- aggiungo convinto. Chissà, magari avrei avuto lo sconto di pena…2000 anni tra le fiamme anziché attendere fino al giorno del giudizio.
-arriverà il giorno in cui lei non vorrà che tu lo faccia- sussurra con aria afflitta.
- no, Matt. Non arriverà. Non vuole me. Vuole te. E io…ci sarò io a proteggerla per te. Non la lascerò, su questo puoi contarci. Nemmeno se mi manderà via io me ne andrò- . L’avrei fatto sul serio. Non era una promessa campata così in aria. E nemmeno per risparmiarmi anni d’inferno.
- uh- sospira. Si lascia cadere sul letto con la testa tra le mani. Lo imito e aspetto che parli. Stava per parlare ma si interrompeva da solo ancora prima di iniziare.
– sai non…credevo di dovermi mai preoccupare di certe cose. Credevo che ci sarei stato per molto tempo…credevo che…e invece… -
- certe cose non le puoi sapere…- cerco di consolarlo, come a dire “non è colpa tua”.
Mi regala un mezzo sorriso e torna a guardare il vuoto, di nuovo sereno in volto.
- sai Spunk…io voglio che lei si innamori di nuovo, voglio che sia felice. Ahhh Rob… dovresti vederla quando è innamorata. È bellissima. Ha gli occhi che brillano, arrossisce per ogni cosa, se poi le fai un complimento di troppo, inizia a balbettare o a parlare alla velocità della luce. Si incanta a guardare il vuoto tutta sorridente, sospira e…quando ti guarda ti fa sentire così piccolo, perché non sai cosa fare di fronte a tanto amore e allo stesso tempo ti senti forte come una roccia perché faresti qualsiasi cosa per lei. Spaccheresti il mondo per lei e per rivederla guardarti in quel modo.
Non voglio portarmi via questa sua bellezza. Voglio che la viva ancora. Muoio di gelosia, ma voglio che sia ancora così bella.-
Mi aveva lasciato senza parole. Chi ero io in confronto a lui? in quale mondo lontano e inesistente sarei mai stato pari a lui? in nessuno. Ecco perché Ale lo amava così tanto. Perché lui l’amava così tanto. Mi sento triste per loro e…per me.  
- darei qualsiasi cosa per toccarla un’ultima volta con mani umane. Potessi scegliere tra paradiso e inferno, sceglierei mille volte le fiamme per toccarla ancora-
- tu non puoi…?- cioè…l’accarezza, la bacia…
- è una sensazione. È stupendo, per carità…ma è come…è solo il ricordo di un tocco. Il ricordo di una carezza o di un bacio…ma non è né una carezza né un bacio-
- e…anche lei sente te in questo modo?-
- si…- sospira. Poi, però, subito si mette a sedere ritto sulla schiena e inizia a gesticolare. – oh, però…insomma sempre meglio di niente. A molti non è concesso nemmeno questo quindi…siamo…sono fortunato, ecco- si affretta ad aggiungere.
Non so. Non so come sentirmi, non so cosa provare, non so cosa dirgli per aiutarlo in qualche modo. Posso solo immaginare cosa provi dentro in questo momento. Ma, anche con questo piccolo aiuto da parte del mio intuito, non so proprio cosa dire. Forse perché se io mi trovassi al posto suo non ci sarebbe nulla che mi tirerebbe su il morale. Assolutamente nulla.
Se io l’amassi come la ama lui, probabilmente anche io desidererei una nuova vita per lei. Ha solo ventitre anni, si può dire che per lei, per noi…la vita è appena cominciata. Forse l’unico modo che ho di aiutarlo è davvero quello di stare vicino ad Ale anche se, dopo questa conversazione, il mio primo impulso sarebbe quello di correre via per non intromettermi in un amore così perfetto.
 
Passo tutta la mattina e buona parte del pomeriggio sul terrazzo, alternando libri al computer, il tutto inframmezzato da brevi pause sigaretta. Ho iniziato un libro un po’ strano dal titolo “la moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo”. Eccetto la parte dove lei era piccola, la storia è molto simile a come mi immagino potrebbe essere quella di Ale e Matt. Grandi linee…ok, molto grandi.
Al pc ho letto qualche giornale, giusto per informarmi su cosa accade nel mondo, e ho mandato qualche e-mail: una al mio manager per dirgli che ho abbandonato il telefono e che fino al mio ritorno sul set non sarò reperibile, e una a mia sorella Lizzy per avvisarla che sono a casa di un’amic…o/a? …di amici… e che non passerò a casa. Avviso anche lei del fatto che ho rinunciato al telefono e le chiedo di baciare per me le mie nipoti, nostra madre e nostra sorella più grande.
Ci sono altre mail nella mia casella, alcune di Kristen, ma le cancello senza aprirle.
Chiudo la pagina di internet per spegnere il pc e dedicarmi a un altro capitolo del mio libro, quando una cartella sul desktop attira ala mia attenzione. “scatti Matt”
Scatti, quindi foto? È violazione della privacy se do una sbirciatina? Mi dico di ….bo, sta di fatto che la apro e mi trovo a sfogliare tante foto di Alessia. Centinaia e centinaia di fotografie.
Alcune sono pose per qualche servizio fotografico, molto serie. Altre…era splendida. Rideva sempre, in tutte. Ci sono foto davvero buffe: una mentre dorme con la testa fuori dal materasso che solo lei sa come facesse a dormire in quella posizione; una mentre con i capelli insaponati fa una linguaccia uscendo con il viso dalla cabina della doccia;  una mentre cerca di mettersi i capelli dentro ad un casco; una su una moto con la tuta da motociclista che mi sembra di aver visto nel ripostiglio…
Matt ha detto…le ha detto di prendere i caschi e la moto il primo giorno. Si stava riferendo sicuramente a lei, che magari la sa portare una moto, dato che io sono sempre stato un incapace con i motori. Lei si è rifiutata…Matt è morto forse in moto? Magari ha fatto un incidente ….
Driiiiiiiiiiiiiiiin. Il campanello mi fa riemergere dal mio mondo alla Sherlock Holmes. Chiudo in fretta la cartella e tiro giù lo schermo del pc, per andare ad aprire alla porta.
Guardo dallo spioncino e vedo, un po’ deformata dalla lente, una ragazza un po’ bassina, dai capelli rossicci che si muove impaziente. Rebecca?... no Beckie! Si la Beckie del biglietto, quella che mi ha detto Ale. Le apro la porta e subito si fionda in casa come uno tsunami.
- ah, Ale finalmente. Che stavi facendo? No, fammi indovinare. Eri chiusa nella tua camera oscura a smantellare e riparare vecchi ruderi con un obbiettivo montato davanti, vero? Quante volte te lo devo dire che dovresti uscire? Non ti fa bene restare tappata in casa come un’eremita. Dovresti uscire, vedere gente…magari uscire con qualche bel ragaz….- Finalmente lo tsunami in versione mignon dai capelli rossi e boccolosi e gli occhi castano scuro si accorge di me. – ma tu non sei Ale…- dice sconvolta.
- emmm…no- rispondo imbarazzato mentre lei mi squadra da testa a piedi.
- chi sei tu e che ne hai fatto della mia amica? si è trasferita vero? E non mi ha detto niente, vero? Beh è un secolo che non mi parla più e tu devi essere il nuovo inquil… no… oh Dio. O Dio, Dio, Dio, Dio. Santi Prada e Coco Chanel tu sei…-
Ma sta qua fa tutto da sola? Prima sono un rapitore, poi il nuovo inquilino e ora sono io. Mi ha riconosciuto. Il tatuaggio finto ancora non si è tolto, ma la faccia, purtroppo per me, è sempre la stessa. Su Rob, porta pazienza.
- tu sei Robert Pattinson!- grida con un urletto soffocato posando una borsa nera sul tavolo della cucina.
- emmm…si…e tu devi essere…Beckie?-
- uhhhh! Si sono io, piacere. Rebecca Bloomers. Sono…ero…no, sono la migliore amica di Ale. Sto al terzo piano.-
- piacere- dico semplicemente stringendo la mano a questo folletto. Poi dicono di Ashley che è un folletto ma questa è decisamente il folletto più follettoso che io abbia mai visto!
- uh mamma santa… tu abiti…qui?- dice indicando con gli occhi le infradito da casa che porto ai piedi. L’ho detto che sono un pantofolaio.
- emmm… momentaneamente, si- ammetto, ricordandomi il fatto che, dato che fino al ritorno di Ale ero io il padrone di casa, forse era il caso che le offrissi qualcosa da bere. – posso offrirti qualcosa?- le chiedo mentre lei prende posto su uno sgabello alto dell’isola.
- oh no, no, no, no…sto a posto così, grazie.- risponde tutta un sorriso. Ha grandi occhi castano scuro e giuro che, non solo di nome, ma ci assomiglia molto a quell’attrice che ha fatto Beckie Bloomwood. Ma ovviamente non è lei, anche perché ho avuto occasione di conoscere Isla Fisher e posso dire che è più alta di almeno dieci centimetri.
- alloooooooora… tu…che ci fai qui?- mi chiede disegnando cerchi immaginari con l’indice sul granito dell’isola.
- ero un amico di Matt e…Ale mi ha gentilmente offerto un tetto per due settimane – dico preparando una moka di caffè per me.
- quindi voi due non…-
- non stiamo assieme. Siamo solo amici- preciso, anticipando la sua domanda.
- oh… peccato- conclude intristita. Ma che è sta fissa che hanno tutti nel vederla accoppiata? Sarà libera di decidere lei quando, come e con chi rifarsi una vita?
Decido che non è il caso di rispondere e continuo a farmi il mio caffè.
- sai che ti ho sempre pensato più basso?- dice di punto in bianco.
- eh?-
- si e anche…no lascia perdere- dice improvvisamente imbarazzata.
Cosa? più magro, più grasso, più brufoloso, con più sopracciglia? Cosa? Le sorrido e accendo il gas.
-no, ti prego non farlo-
- cosa? accendere il gas?-
- nooo! Quel sorriso! Com’è che lo chiamano? Ah si, il sorriso sghembo…ecco, se lo facessi di nuovo, rischi seriamente che io ti chieda di mordermi e non è proprio il caso perché….perchè…perché mi sto facendo la più grande figura di merda della mia vita- conclude sprofondando con la testa fra le braccia sul bancone.
No, non ce la posso fare. Scoppio a ridere e non credo di riuscire a fermarmi per la prossima mezz’ora minimo. Cioè fa tutto lei! Monta, smonta, disfa… si fa le domande, dice le cose e si risponde da sola!
- non ridere, per favore…sto cercando un posto dove sotterrarmi- piagnucola tirando su il viso dalle braccia.
- ma no è che sei così… così…-
- idiota-
- no…buffa-
- ma buffa in senso carino o in senso brutto?-
- in senso carino, credo. Si, carino –
- ohhhhhhh meno male. Non mi sotterro più, allora-
Prendiamo a parlare del più e del meno davanti a una tazza di caffè, che alla fine ha accettato, quando sentiamo il rumore di chiavi nella toppa. Alessia entra china, spingendo la porta con la schiena e richiudendola con un piede per via delle mani occupate da due enormi buste della spesa.
Subito mi alzo per andarla ad aiutare.
- oh, grazie Robert.- dice stampandomi un bacio sulla guancia quando mi chino a prenderle dalle mani le buste. Le sorrido di rimando e lei sorride a me.
- passato una buona giornata?- mi chiede posando la borsa su una poltrona.
- non c’è male e tu?-
- il solito- mi risponde sorridendo. – piaciuti i bigliettini?- sghignazza.
- oh si, grazie mogliettina mia. Ti ho anche attaccato la lavatrice-  le rispondo.
- ma che bravo marito coscienzioso. Mi prepari anche la cena stasera?-
- ora non ci allarghiamo-
Andiamo verso il fondo della sala, dove inizia l’angolo cucina e nota Beckie.
- ciao Beckie- dice un po’ più dura.
- ciao tesoro! Come stai?- le chiede lei sempre allegra.
- bene. Tu?-
È fredda. Molto fredda, glaciale. Ma Beckie non si perde d’animo e continua a sorriderle tentando di mantenere la conversazione su un tono più allegro.
Gli unici sorrisi che fa, Alessia li rivolge a me, mentre insieme disfiamo le buste e mettiamo le cose in frigo e nei vari armadietti.
Cerco di invogliarla a parlare in qualche modo, chiedendole cose, facendole piccoli dispetti, ma non sortisco risultati soddisfacenti. Ha deciso di chiudersi nel suo bozzolo di acidità e nessuno potrà tirarla fuori.
Beckie ogni tanto cede allo sconforto, ma quando si accorge del fatto che la sto guardando, tira di nuovo fuori il sorriso e riprende a parlare come se nulla fosse.
Mentre aspettano l’arrivo della modella, Ale si siede al banco della cucina e inizia a preparare la macchina fotografica, mentre Beckie continua a parlare a macchinetta. A quanto pare si deve sposare con tale Luke entro la fine del mese. Luke…Beckie…fanno molto I love shopping, manco farlo apposta.
Quando arriva all’argomento “torta nuziale” il campanello mi salva da una disquisizione sulla necessità o meno di una torta alla panna con ripieno di frutta per non essere banali con la solita torta con il pan di spagna e crema. Faccio per alzarmi ed andare ad aprire, quando Alessia mi mette una mano sul braccio e mi sussurra – se vuoi arrivare vivo alla fine della giornata o almeno vuoi mantenere l’anonimato in queste due settimane, va di sopra e restaci. Questa qua è un’oca giuliva pettegola della peggior specie. Ti ritroveresti i paparazzi anche alla finestrella del bagno-
- afferrato- le rispondo dandole un bacio sulla fronte prima di alzarmi.- Beckie, è stato un piacere. Alla prossima-
- emmm, si…ciaaaaaao- mugola perdendosi nel suo mondo di rose bianche e taffetà.
Afferro libro e portatile e lancio un ultimo sorriso ad Ale, per incoraggiarla. Lei risponde con una leggera tirata di labbra e va ad aprire la porta.
Dalla ringhiera del soppalco vedo una stangona tutta una curva, bionda che fa il suo ingresso manco fosse Marylin Monroe. Sotto gli occhiali da sole è completamente struccata e…non proprio una bellezza.
Beckie si mette subito al lavoro con spazzola e phon, mentre Ale prepara il set. Sposta la poltrona bianca vicino alla tv sul telo grigio del set e mette qualche cuscino per terra.
È davvero strano il suo comportamento. Nemmeno con me all’inizio aveva mai toccato simili livelli di freddezza. Mi dispiaceva per Beckie. Era un folletto pazzo, è vero. Maniaca delle torte nuziali, del tulle e degli inviti, ma era buona…si vedeva che le dispiaceva.
Mentre le osservo dal balcone senza farmi notare, mi ritorna in mente una frase che mi ha detto Matt mentre eravamo barricati nel camerino dell’outlet sabato mattina.
 
La sua migliore amica Beckie, ha cercato di aiutarla in ogni modo possibile e l’ha respinta. Tutti i nostri amici…si è chiusa Rob
 
Dire chiusa è poco. Si è sigillata. È fredda, è distante, sfiora quasi il cattivo quando risponde. Ma lei non è così, io so che non è così. Non lo è e non lo era. Chissà cosa le ha fatto Beckie per meritarsi un simile trattamento.
La guardo scattare foto alla modella (che con il tocco magico di Beckie è diventata una strafiga. Odiosa, ma strafiga) e non vedo nemmeno una volta il sorriso che le spunta sempre dalle labbra quando appoggia l’occhio al mirino. Non sorride. Non compie il suo lavoro di studio del mondo.
Beckie ogni tanto tira su lo sguardo e mi rivolge un sorriso malinconico, per poi tornare vicino alla modella e darle una ravvivata ai capelli o per aggiustarle il rossetto.
Ale non tira mai su lo sguardo. E’ imbronciata, corrucciata. Con la mia esperienza di quattro giorni di conoscenza, sono certo che non vede l’ora che sbaracchino tutti fuori dalle scatole per restare un po’ da sola, chiudersi nella doccia e perdersi in chissà quali pensieri. Penso di conoscerli, non dovrebbero essere troppo difficili da capire.
Non voglio che lei si chiuda. Non voglio che tratti il mondo con la stessa freddezza e la stessa distanza con cui ha trattato Beckie. Non voglio che possa arrivare a trattare me così.
Farò qualcosa, qualsiasi cosa…ogni cosa per vederla felice. Non mi importa quanto le farà male, non mi importa se mi odierà per questo. Ma mi parlerà. Mi racconterà tutto e io troverò il modo di salvarla.
Domani non lavora e so già dove portarla.



Ed ecco l' abbigliamento: Ale e Robert e il nuovo personaggio :) Beckie

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


capitolo 13 buoooooooooon pomeriggio a tutti! Ci ho messo un pò ad aggiornare è vero, ma le lezioni, la stanchezza e le difficoltà che ho incontrato nella stesura di questo chap mi hanno rallentato notevolmente.  A proposito del chap, spero vi piaccia, anche perchè nn ne sono così sicura...spero che la stanchezza e la fretta me lo abbiano comunque fatto scrivere bene.
Rispondo subito alle recensioni e poi vi lascio al capitolo! un bacio a tutti!

recensioni:

SBAGLIO O BECKIE HA AVUTO MOLO SUCCESSO? :)

winniepoohina: voglio andarlo a vedere il film!!! il trailer già mi manda fuori di testa, senza contare che come colonna sonora c'è una delle mie canzoni preferite!!! complimenti per storia! passato? io ormai, ho già dato... mi tocca storia moderna però :)

lazzari: si  in effetti il fatto che Matt si confidi così a fondo con Rob può essere controproducente per la sua causa, però d'altra parte, con chi farlo se non con lui? tranquilla Robert supererà il trauma e andrà avanti :) grazie mille per i complimenti!

sorella mia deb:  purtroppo il pov di Ale deve attendere il prox chap. questo è ancora per Robert :P sono contenta del fatto che il chap ti sia piaciuto e attendo con ansia di leggere finalmente qualcosa di tuo!!!!!

fierons:  scontata o meno mi piace sempre leggere le tue recensioni. e poi...non si può essere scontati  anche perchè io ad ogni capitolo ho il terrore che arrivi qualcuno che mi scriva " hai finito di romperci le scatole con tutte queste fesserie??" quindi, anche se mi riempite sempre di complimenti, io ne sono comunque felice perchè significa che non ho scritto così male come magari pensavo!

araba89:  grazie, grazie, grazie, per i complimenti! ammetto nuovamente che la scelta tra Rob e Matt si fa sempre più difficile e... giuro...non ho bisogno di sforzarmi per scrivere i pensieri di Robert...vengono da soli, come se fosse lui a scrivere sulla tastiera. non sono messi li apposta con lo scopo di far ridere...proprio.... escono così :) e sono contenta che i suoi pensieri assurdi abbiano tutto questo successo!

cricri 88: ehi! ti è piaciuto così tanto il chap che l'hai commentato due volte? :) scusa se te l'ho segnalato...solo non volevo barare con il numero delle recensioni per questo chap :) .
ti confesso che stavo morendo dalle risate quando ho letto il tuo Santo Roberto da Londra: avevo le lacrime agli occhi! sono contenta che anche questo chap ti sia piaciuto e anche quella dei bigliettini è una cosa che è venuta da sè... pensa che sulla mia scaletta dei capitoli c'era scritto solo "robert incontra Beckie" senza nessun altro appunto....oddio, chiamate un esorcista! Robert Pattinson ha preso possesso della mia persona!

camillalice:  perfetto quadro della situazione :) non ti preoccupare per cosa scrivi nelle recensioni! :) ogni vostra opinione, pensiero, citazione... qualsiasi cosa mi scalda sempre e comunque il cuore.

sophie: non è colpa mia se sei così!!! comunque...leggi un pò leggi e sentiti in colpa.  :) dai che il 14 si avvicina!

vero15star: non mi chiedere mai, mai, mai ,mai scusa per la lunghezza della recensione ok? per me puoi scrivere pure un libro di commento e non mi offendo! anzi!!!! mi è piaciuto molto leggere bene cosa pensi di ogni personaggio! beh... perchè Ale si comporta così con Beckie....lo scoprirai in questo capitolo. Per quanto riguarda le persone in generale...semplicemente non le interessa. non ha interesse a vivere tra la gente. ma questo si capirà meglio più avanti :)

melycullen: ed ecco che un'altra Cullenson si unisce all'allegra compagnia dei lettori delle mie fesserie! :) a bella Melyyyyyyyyy!!! meglio tardi che mai! :) sono contenta che la storia ti piaccia. ho lasciato un pò da parte quella vecchia, perchè questa mi appassiona leggermente di più :)

satyricon: ehhhh si! Rob si è cotto come uno spiedino, ma ancora non lo sa... *-* è così tenero! poverino... non capisce! anche tu sei entrata nel fanclub degli amici di Beckie? :) è una grande davvero :) ho dovuto farla entrare in scena così tardi e me ne dispiaccio un pò ma... è tutto funzionale alla storia e... cmq d'ora in poi sarà sicuramente molto presente :)

sei_nell'anima_ 2009:  ah be! allora sono davvero contenta che tu abbia iniziato a leggerla! :) e spero di non deluderti con il passare dei capitoli. hai detto bene... ci sono molte cose da sistemare... Rob ha un gran lavoro da fare sulla nostra Alessia. da attore dovrà diventare un vero e proprio strizzacervelli! :)

mikki: ecco hai detto la frase! non ho scritto un chap deludente fin'ora. spero di non aver iniziato a scendere proprio con questo perchè non so come mai di preciso, a parte la stanchezza per l'intera giornata passata in facoltà, ho trovato non poche difficoltà a scriverlo. spero di essere rimasta all'altezza delle aspettative. cmq per la tua felicità, questo è un altro pov di Robert! un bacione!





Robert pov:  I dare you to move

Mi sento un ladro. Un dannatissimo, maledettissimo, fottutissimo ladro. In una versione di Diabolik molto poco sexy (ciabatte e pantaloncini al posto di quella tutina nera sottolinea-pacco), guardo giù dalla ringhiera del soppalco. Perfetto, la porta del bagno è chiusa e finalmente, dopo quella che mi è parsa un’infinità, ha aperto il getto della doccia. Calcolando che si è appena svegliata, e che non dovrebbe avere nulla su cui meditare o quasi, dovrei avere circa dieci minuti, un quarto d’ora al massimo, per portare a termine il furto del secolo.
Mi guardo attorno e apro le ante dell’armadio, con fare circospetto. È la prima volta che le apro tutte e due insieme, e lo spettacolo è quantomeno insolito: partendo da sinistra ci sono gli abiti di Ale (abiti, insomma…pantaloni rigorosamente lunghi e magliette…zero vestiti e gonne e nessuna traccia di scarpe col tacco nella scarpiera), poi ci sono i miei, che in alcuni punti per la fretta di essere riposti sono mischiati ai suoi, e poi ci sono quelli di Matt. I vestiti eleganti nella parte superiore, i jeans appesi sotto sugli appositi sostegni, le magliette ben piegate e le cinture appese in fila a dei ganci attaccati all’anta.
Il mio spazio era l’unico con magliette, pantaloni, giacche e tute insieme. Ale me li rimetteva a posto di continuo, ma io poi rimettevo la roba dove mi capitava e quindi…
Quello che volevo dire è che è strano vedere i nostri vestiti tutti insieme in un unico armadio. Ed è ancora più strano vedere che i miei sono tutti dalla parte di Ale. A quanto pare c’era più spazio da lei che non da Matt. Bah…di solito è l’uomo ad avere più spazio nell’armadio…
Ma che cazzo sto facendo? Non ho tempo per perdermi in sciocche constatazioni sulla quantità dei vestiti di Alessia rispetto a quelli di Matt, sono in missione!
Guardo bene in ogni angolo dell’armadio, a momenti persino dietro l’armadio stesso, ma non trovo niente.
Richiudo le ante, cercando con lo sguardo altri eventuali posti dove possa aver nascosto il tesoro che cerco e per la prima volta noto quattro scatoloni impilati nell’angolo tra la parete e l’armadio.
Che sia là dentro? Controllo l’orologio: avrò ancora circa otto minuti prima che esca dalla doccia. Sollevo un pochino il coperchio della scatola più alta e ci trovo vestiti. Tanti, tantissimi vestiti….corti, molto corti. Ed ecco svelato il mistero dell’armadio vuoto di Alessia. Li ha fatti magicamente sparire dalle grucce. Ne tiro fuori uno bianco panna, con una stampa floreale blu sulla gonna. Spalline sottilissime e, dato che a me arriva a mala pena alla cintura, posso pensare che sia molto molto corto. Quasi una maglia.
Ne tiro fuori un altro ed è leggermente più lungo. Un altro ancora nero che farebbe resuscitare i morti se lo mettesse…meglio che non vado avanti a guardare se no la mia testa prende la tangente della fantasia e non torna più indietro.
Ricaccio i vestiti dentro la scatola e stavo per guardare quella sotto, quando sento il getto dell’acqua chiudersi. Cazzo! Ci ha messo meno del solito!
Mi fiondo verso la cassettiera del comò e inizio ad aprire i cassetti in tutta fretta. Magliette, vestiti per casa, calze, niente… Apro l’ultimo cassetto, quello più alto e… Dio perché mi fai questo?
Quello che cerco è esattamente nel cassetto della biancheria intima. Un trionfo di pizzo e merletto bianco, nero, blu, grigio perla…rosso… Santa la Regina Elisabetta, ci sono anche i bustini!
Non guardare Rob, non guardare! Prendi quello che ti serve e fila di sotto prima che ti becchi!
Infilo la mano in quel piccolo angolo di paradiso per la mia mente malata e afferro l’oggetto della mia ricerca. Chiudo in fretta il cassetto e apro l’armadio per prendere i miei vestiti.
- Roooob! Vuoi caffè?- grida dal piano di sotto. Guardo giù dal soppalco e la vedo vicino al lavello con la caffettiera in mano, avvolta in un accappatoio bianco. Capelli asciutti. Ecco perché ci ha messo così poco stamattina.
- siiii!- le grido in risposta. Prendo qualcosa a caso dall’armadio e scendo con i miei vestiti ridotti a una palla informe. Li lancio sul divano e mi precipito in cucina, curandomi prima di controllare che il mio bottino fosse ben nascosto sotto la maglietta.
- buongiorno principessa!- dico stampandole un bacio sulla guancia. Sa di cioccolato al latte, merito di uno dei tanti flaconi di bagnoschiuma. Ne ha persino uno al ribes! Dico, ma chi è che a casa ha il bagnoschiuma al ribes??
- perché mi chiami sempre principessa?- mi chiede sorridendo e passandomi una tazza di caffè. Ecco. Questa è una bella domanda. Non so perché la chiamo principessa, però mi viene spontaneo da quel giorno in bicicletta. La guardo attentamente e cerco di farmi venire in mente un motivo, uno solo, anche scemo, per chiamarla “principessa”. Poi, il lampo di genio.
- perché tieni sempre i capelli su, con tutti questi…ciuffi che scappano dall’elastico e…ti manca solo una tiara in testa per essere una principessa- sparo imbarazzato, nascondendomi dietro un sorso di caffè. Beh, ho detto la verità in fondo.
- Ah…- dice imitando i miei gesti.
Non resisto: uno di quei ciuffi neri a cui accennavo prima le è appena scivolato davanti al viso, e la mia mano, come se fosse dotata di vita propria, si alza per riportarlo al suo posto dietro l’orecchio. Ma bravo Robert! Siamo già ai buffetti e alle coccole fliterecce!
- ti da fastidio se ti chiamo così?- le chiedo avvicinandomi un po’ e addentando un  morso della brioche che stava per portarsi alla bocca. Si, decisamente mosse troppo flirterecce, dovrei darmi una calmata.
- no, Spunk…-
- naaaaaa… dai anche tu con questo soprannome?!- mugolo bevendo il mio caffè. Speravo di essermene liberato con Matt!
- dai, è carino! Ma se non ti piace…vorrà dire che mi scervellerò per trovartene uno nuovo- mi dice, annullando la minima distanza che è rimasta tra noi per togliermi una briciola di brioche che mi si è incastrata nella barba. È molto, molto vicino. E mi sorride, come piace a me. Non il sorriso spento e finto che fa quando è svogliata. Sorride anche con gli occhi.
Il mio cuore prende a battere come una furia nel momento esatto in cui, dopo aver tolto la briciola, il suo tocco si trasforma in carezza. Ho la netta sensazione che stia fissando la mia bocca, ma forse è solo suggestione perché io sto fissando la sua.
Fa caldo, tanto caldo. Troppo caldo. Forse dovrei allontanarmi un po’, forse no…forse non mi fa bene starle così vicino vista la mia fantasia galoppante, che è già abbastanza provata dal mio piccolo quasi furto.
- no…mi…mi va bene che mi chiami Rob. Mi…piace come lo dici- vomito fuori in un sussurro.
E forse dovrei anche riflettere prima di parlare! cazzo! Mi piace come dici il mio nome. Ma da quando sono così sdolcinato?!
Lei continua a fissare la mia bocca e io rimango incantato dalla sua. E se non fossi stato così attento alle sue labbra, mi sarei sicuramente perso il suo – oh bene perché…a me... piace…dire il tuo nome…- sussurrato allo stesso modo in cui l’ho fatto io senza allontanare lo sguardo dalla mia bocca.
Le piace dire il mio nome. A me piace quando lo dice…ci piace sentire il mio nome…queste semplici parole hanno svegliato qualcosa all’altezza dello stomaco, che non ha nulla a che vedere con la fame, ma solo con quelle labbra fantastiche che, millimetro più millimetro meno, stanno a nemmeno cinque centimetri dalle mie. Sono così vicine, così morbide e invitanti. Hanno un po’ di zucchero a velo sopra per via della brioche che ha addentato prima. Ho una voglia pazzesca di portare via quel velo di zucchero con la lingua e massaggiare, mordere, succhiare, adorare quelle labbra fino alla fine dei miei giorni. Ma che dico? Morirei per poterlo fare un solo istante!
La sua mano scivola via dalla mia guancia e torniamo alla realtà.
- emmm…cos’avevi intenzione di fare oggi?- le chiedo finendo il mio caffè come se il momento molto intimo che abbiamo condiviso per troppo poco tempo, secondo i miei gusti, non fosse stato nulla di che.
- magari qualche paparazzata, se possibile- dice sciacquando a testa bassa le nostre tazze nel lavandino. È arrossita! Quindi…anche lei prima…
Ed ecco che la mia fantasia prende ancora il sopravvento. Mi sdoppio, e la parte immaginaria di me si apposta dietro di lei, stringendola forte. Inizia a baciarle il collo, spostando l’accappatoio fino a scoprirle le spalle, mentre lei si appoggia rilassata a me…sussurra il mio nome, rovescia la testa all’indietro cercando le mie labbra. Le schiude e dice…
- Rob! Robert, mi senti?-
- cosa?- chiedo ritornando dal mondo delle meraviglie. Devo lavorarci un po’ su sta cosa delle fantasie. Iniziano a diventare un serio problema.
- ti ho chiesto se tu avevi dei programmi- dice ridendo.
- emmm…si…si, si, pensavo…se vuoi…volevo portarti in un posto ma…se devi lavorare, lo capisco insomma… non ci sono problemi…- balbetto. Ormai sono un caso patologico, balbetto senza ritegno. Alla faccia dell’attore navigato professionista. Alle recite dell’asilo facevo di meglio!
- va bene…emmm…dove volevi andare?- mi chiede tutta un sorriso. Ha detto si! Dovrei sentirmi tanto in colpa dato che le sto facendo saltare il lavoro, ma proprio non ci riesco! Mi sento solo tanto felice e basta.
- è una sorpresa. Tu vestiti e poi vedrai- dico già al settimo cielo chiudendomi in bagno con i vestiti.
 
Bene. Ci sono. Asciugamani? si. Occhiali? si. Benda? A posto. Cos…? Nella mia tasca. Possiamo andare.
- Ale? ci sei?- chiedo alzando un po’ la voce mentre lei scende di corsa le scale legandosi i capelli in una coda alta.
- si, ci sono…- risponde affannata.
- bene. Ferma dove sei, non ti muovere- dico raggiungendola alla base delle scale in poche falcate.
- Robert ma che…- inizia quando le lego una bandana attorno agli occhi.
- Ale tu hai presente cosa implichi la parola “sorpresa” per caso? In genere significa, che una persona, in questo caso io, ti metta davanti a una situazione che si suppone ti debba far piacere e…che certamente tu non ti aspetti- le rispondo perfezionando il nodo della benda e cercando di ignorare l’effetto che mi fanno i suoi capelli tra le dita.
- io non sono molto tipo da sorprese. Matt lo sapeva-  risponde sbuffando.
- questo solo perché Matt non le sapeva fare. Era totalmente negato – le rispondo. Beh, sono contento che non le piacciano le sorprese. Sarò io a farle scoprire molte cose che Matt non sapeva fare.
- e tu?- risponde girandosi verso di me, cieca, arrivando un po’ troppo vicino senza rendersi conto di essersi avvicinata tanto.
- io…lo scopriremo presto- le dico prendendola in braccio e afferrando con una mano lo zaino che avevo preparato.
- Rob, posso camminare- sbuffa aggrappandosi al mio collo. Si, vuole decisamente camminare! Gongolo silenziosamente per quella stretta e ridacchio in risposta.
Una volta in strada fermo un taxi alzando una gamba (e scusate ma ho le braccia occupate!), e la porto nell’abitacolo.
Il tassista mi guarda come se venissi da un altro pianeta, e arriva addirittura ad alzare un sopracciglio scettico quando gli mostro un post-it con la destinazione scritta sopra. Ma farsi i cazzi suoi? Se Ale mi avesse sentito, c’erano altissime probabilità che si fiondasse fuori dal taxi e mi lasciasse li come un pinga.
Con un gesto seccato gli faccio segno di partire e torno a guardare Alessia, seduta sulle mie gambe con ancora le braccia attorno al mio collo. Sembra una bambina accoccolata al mio petto. Tiene le gambe raccolte contro le mie braccia e la testa appoggiata alla mia spalla, senza lamentarsi più della benda.
Si sistema più comoda e sospira.
- che c’è?- le chiedo.
- hai un buon profumo- dice inspirando a fondo. Non posso fare a meno di sorridere e appoggiare la guancia sulla sua testa.
- merito dei tuoi bagnoschiuma- le rispondo.
- mmm… no…non è il bagnoschiuma…non…sei tu- inspira ancora, sempre più a fondo, posando una mano sulla mia guancia come per tenermi fermo in una posizione per respirarmi più a fondo. Sento il movimento dell’aria che mi accarezza il collo. La punta del suo naso sfiora la mia pelle più volte, fino a quando non si appoggia completamente con la guancia sulla mia spalla. Per tutto il tempo resto immobile, fermo come una statua. Un movimento solo potrebbe rovinare tutto. Cosa più difficile e trattenere i mugolii di piacere che mi salgono su per la gola, pregando di essere liberati. Ci manca solo che mi metta a fare le fusa come un gatto per dei semplici spostamenti d’aria sul collo e sono a posto.
Non c’è che dire, sono molto macho. Chi è Big Jim in confronto a me? Ma per piacere! E a me dicono di essere un sex symbol? A me che di sex non c’ho proprio niente e di symbol faccio fusa come se fossero un marchio di fabbrica? Ragazze mie, aprite gli occhi e osservate con quanta ragione (e vergogna) io mi definisca uno sfigato. 
Lei inspira ancora e a fondo. Le fusa, purtroppo per me, escono dalla mia gola sotto forma di un ringhio sommesso nel momento esatto in cui le sue dita sfiorano i miei capelli alla base del collo.
- ehi…fai le fusa?- mi chiede ridacchiando.
- ma chi io?- le chiedo indifferente.
- e chi? Io? Hai fatto le fusa!- insiste stringendosi ancora di più a me per via delle risate che ormai la stanno scuotendo.
- non dire assurdità- nego cercando di restare serio.
- micio…- mi canzona facendomi dei grattini alla base del collo che mi mandano in estasi.
- Ale…dai…- la imploro di… fermarsi? Non fermarsi? Non fermarsi, aggiudicato.
- micio…ti sta bene come soprannome- continua insistendo con i grattini.
- se non la smetti, finisce che lo faccio ancora, ed è molto imbarazzante quindi…mmm… Ale dai…ti graffio, eh!-
Cosa è costretto ad ammettere un uomo per non farsi chiamare micio. In intimità forse è carino, ma davanti a un tassista che ti fa l’occhiolino dallo specchietto retrovisore…Sinceramente non so cosa sia peggio tra micio e gatto. Qualcosa di più maschio tipo chessò…tigre, leone, volendo anche stallone…sarebbe gradito.
Si, si, si… leone mi starebbe bene, anche per via dei capelli…e delle sopracciglia…non trovate? No.
Mi rassegnerò a micio. Che umiliazione!
Dopo circa mezz’ora di strada, inframmezzata da tutta una serie di fusa, ringhi e Dio solo sa che altri versi le mani di Alessia sul mio collo sono riuscite a tirar fuori, ecco che finalmente il tassista accosta per farci scendere.
Pago la corsa e aspetto che mi dia il resto fino all’ultimo cent. Volevi la mancia, eh? E invece, no! Così impari ad alzarmi il sopracciglio e a scuotere la testa come a darmi del “micio” anche tu! Tiè!
Allunga la mano per darmi il resto e nel momento in cui io metto a coppa la mia per riceverlo, mi fa l’occhiolino e accenna un bacio con le labbra.
Per favore, ditemi che non è successo a me. Ditemi che il panzone peloso che guida il taxi sul quale siamo seduti non ha fatto a me quello che ha fatto e (me ne accorgo adesso, perché prima ero altrimenti impegnato), soprattutto, non ditemi che si sta ascoltando il best of di Dion Warwic.
Muove ancora le labbra nello stesso modo, mentre io lo guardo perplesso e quello è il segnale di conferma. È gay. Convinto. Di quelli da gay pride e costume da Ape Maia sul carro di testa.
Mi fiondo con Alessia a seguito prima che si metta ad ascoltare George Michael, e sbatto la portiera nel chiuderla, cercando di non pensare alla scena di pochi istanti fa.
Le tengo un braccio attorno alla vita, e con una mano stringo la sua per guidarla nell’attraversare il corso.
- puoi ridarmi il beneficio della vista ora?- sbuffa seguendo il mio passo senza alcuna difficoltà-
- dopo la tortura cinese che mi hai fatto subire davanti a un tassista gay che mi ha mandato un bacio e fatto l’occhiolino per il tuo spettacolino…direi che, come minimo, io abbia diritto di vita o di morte su di te. La benda te la tieni senza protestare fino a quando lo dico io-le rispondo, fingendomi arrabbiato.
- eddai, Rob! Non è colpa mia se basta un grattino dietro il collo per tirarti fuori quel mugolio così carino. Anzi no, nemmeno un grattino. Ti basta un soffio- mi canzona lei.
- ti diverti, eh?-
- non sai quanto –
- lo immaginavo –
- dai…è inutile che fai il sarcastico, tanto lo so che ti è piaciuto-
- si, ma dovevi proprio scoprire questo mio punto debole davanti al tassista?-
- vorrà dire che ti scoccerò di nuovo sul divano stasera-
Cos’è una promessa? Mi piace l’idea io, lei, divano e coccole, per carità. Lungi da me la tentazione di rifiutare tale offerta. Solo che…è strano. Tra amici ci si fanno i grattini? In genere…no, ma…per lei è un gioco, esattamente come lo sarebbe per me farglieli. Si va beh, ok. Per me sarebbe più la realizzazione di una piccola parte delle mie fantasie, ma lei li percepirebbe comunque come uno scherzo. Non c’è alcun coinvolgimento o fine ulteriore da parte sua rispetto a quello del gioco…o forse…no?
- non ci pensare nemmeno- le rispondo ridendo.
- ti coglierò di sorpresa –
- si perché non ti vedo se ti arrampichi sul mio collo, vero? Potrai sicuramente cogliermi di sorpresa-
Cioè non ho capito che ho fatto. Fatemi voi un riassuntino, per cortesia. Ho accettato l’invito sul divano o no? Se non l’ho accettato sono un pirla, se l’ho accettato…qui inizio seriamente a non capire cosa mi stia succedendo.
La guido in silenzio, facendo attenzione a non farla inciampare.
- Rob?- mi chiede.
- si?-
- posso chiederti un favore?-
- dimmi, ma non chiedermi di toglierti la benda-
Fa una smorfia strana con le labbra e si piazza, bendata, davanti a me. China la testa verso la spalla destra e mette le mani giunte.
- mi rifai il verso? Quello a metà tra il ringhio e il mugolio – mugola.
- no-
- dai Rob, un’ultima volta. Fammi ancora quel verso, ti prego-
Sono certo, anche se non posso vederlo con i miei occhi, che sotto la benda sta sbattendo le ciglia. Mi fa anche il labbro tremulo! Che spera di convincermi? Si. Lo sa, che non sono bravo a resistere a questi faccini teneri. Che volete farci? Sono un tenerone.
Le cingo la vita con le mani e l’attiro a me. Avvicino la bocca al suo orecchio e le faccio il verso.
Scoppia a ridere e mi lancia le braccia attorno al collo ad abbracciarmi. Più replico il vasto repertorio sonoro dei mugoli imbarazzanti che mi ha strappato, e più ride.
Siccome la gente inizia a guardarci un po’ troppo, decido di metter fine al nostro momento-show e la faccio voltare nella direzione desiderata. La faccio camminare ancora un po’, guidandola con attenzione tra la gente.
Appena trovo un posto che mi sembra sia buono, la faccio fermare e mi posiziono dietro di lei.
- allora, principessa. Pronta?-
- ho scelta?-
- effettivamente no-
- allora togli pure. Sono pronta al peggio-
Che pessimista! E io che pensavo di regalarle una bella giornata. Con studiata lentezza, le sciolgo il nodo del fazzoletto ma le tengo ancora la benda sugli occhi con le mani, giusto per farla innervosire un po’.
- hai intuito dove siamo?- le chiedo pensando che dai suoni attorno a lei potesse averlo indovinato, ma lei scuote la testa in segno di diniego.
- prometti che non mi uccidi- le chiedo.
- uccidere no, ma potrei comunque massacrarti di botte. Mi accontento- sbuffa.
Sempre la solita! Sbuffo anche io, ma dal nervosismo, perché temo di aver fatto una cazzata a portarla qui, ma poi mi faccio coraggio e lascio scivolare via la benda da sotto le mie mani.
Per un attimo infinito resta in silenzio. Ok, ho fatto la cazzata. Portarla a Manhattan beach è stata la più grande cazzata che il mio cervello malato abbia mai concepito e mai concepirà. Ma come mi è saltato il mente di portarla al mare? Cioè, un’altra passeggiata da qualche parte, un cinema, una libreria no eh?
- Robert io…- inizia. Dai, su. Dai dimmelo che ho fatto una cacchiata. Dimmi “Robert ma come cazzo ti è venuto in mente?”. Dammi il via libera per fregare la paletta al bambino di fianco a noi per scavarmi la fossa da solo.
- non…non ti piace- le dico. Non è una domanda, la mia è solo una constatazione.
Forse ho azzardato troppo con questa mossa.
Lei non si scopre. Non lo fa mai, tranne che a casa. Nemmeno i 36° di temperatura di questi giorni afosi l’hanno fatta rinunciare ai suoi jeans lunghi.
Per carità, potrebbe anche star vestita, nessuno la obbliga a spogliarsi ma, insomma…siamo in una spiaggia. La gente fa il bagno, gioca a beach volley o a racchettoni sul bagnasciuga…prende il sole… Persino io non vedo l’ora di svestirmi e buttarmi in acqua tanto fa caldo. Forse l’ho messa davanti a una situazione troppo imbarazzante e troppo diretta.
Rob, hai fatto una cazzata. Ammettilo. Prendi il primo taxi e cambia destinazione, oppure limitatevi a camminare sul lungo mare che fai meno danni.
- no, non è questo è che…- inizia fermandosi e chinando la testa.
- che…?- la incoraggio ad andare avanti. Già la sento: “Rob! Come hai potuto farmi questo? Ma come ti è saltato in mente? Ma sei uscito fuori di testa?”. Chiudo gli occhi pronto ad accusare il colpo.
- non ho il costume- borbotta, nascondendo il viso contro il mio petto. Istintivamente mi viene da sorridere. Tanto. Come un idiota. Ma posso mai sentirmi così felice perché lei ha fatto il piccolo passetto avanti di tornare a fare una cosa che le ragazze normali fanno?
- non ti preoccupare, principessa. Te l’ho portato io- confesso. Si era quello il mio piccolo furto. Ho cercato un  costume da bagno per lei. Ripensando al fatto che era nascosto tra la biancheria intima, arrossisco violentemente, e lei se ne accorge.
Tiro fuori il bichini nero con i bordi dorati che ho preso dal cassettone dalla tasca e glielo porgo. Allunga la mano, lenta e timorosa.
Non so perché abbia rinunciato a questa parte della sua femminilità quando Matt è morto. Davvero, non posso immaginare quale sia il motivo che l’ha portata a nascondere scatole e scatole di vestiti svuotando quasi completamente il suo armadio.
Ho molte cose da tornare a farle scoprire e me lo sono promesso il giorno prima: l’avrei fatto. Anche con una terapia d’urto se necessario.
Mi guarda smarrita.
- cosa c’è Ale?- le chiedo
- emmm…non so dove…-
Ah. È vero. Mi guardo intorno e…spiaggia libera. Strapiena. Tanti ombrelloni e sdraine ma zero cabine.
- emmm… credo che dovrai…che dovrò…ti copro io con l’asciugamano- balbetto già arrossendo. Questo non l’avevo programmato. Proprio no.
- non sbircio….tranquilla- la rassicuro tirando fuori l’asciugamano, mentre lei fa passare il pezzo di sopra del bikini sotto la maglietta.
Prima ancora che io tiri su il telo, lei ha già fatto il nodo dietro al collo e agganciato il gancetto dietro la schiena, armeggiando ora con la chiusura del reggiseno. Passo il telo attorno alle sue spalle e lo chiudo davanti a me, girando la testa dall’altra parte, per darle intimità.
- ho… ho fatto- dice chiudendosi l’asciugamano attorno alle spalle. Glielo lascio e cerco di rassicurarla con un sorriso al quale risponde con un altro sorriso.
Inizio a spogliarmi e rimango in costume da bagno. Stendo l’altro telo che ho portato sulla sabbia e aspetto una sua reazione.
- posso… la tua camicia… posso averla?- mi chiede guardando i suoi piedi ormai mezzi nascosti dalla sabbia. La raccolgo e gliela tendo.
Nel mezzo secondo in cui lascia cadere il telo per infilare le braccia nelle maniche della mia camicia, mi chiedo se può esistere mai un corpo come il suo. Esile, slanciato e flessuoso. Non è né troppo grassa né troppo magra. Ha tutto esattamente dove deve stare e nella quantità esatta. Un seno non troppo grande né troppo piccolo. La vita sottile e i fianchi larghi al punto giusto. Il ventre è piatto e liscio senza traccia minima di addominali a vista, ma non troppo morbido.
Dire perfetta non è un’esagerazione, è solo realtà. Una realtà che manderebbe fuori di testa qualsiasi uomo etero sulla faccia della terra. E meno male che ho le mani nelle tasche del costume e l’oceano a pochi passi, altrimenti nulla mi avrebbe salvato dall’imbarazzo del piccolo me sveglio, pronto sull’attenti.
Chiude in fretta i due bottoni al fondo mentre io stendo il suo telo accanto al mio. Si sdraia a pancia in giù, lega i capelli e inforca i miei Ray Ban neri, mentre io la imito mettendo i suoi. Sembra assurdo, ma tatuaggio finto, codino e scambio di occhiali hanno fatto il miracolo nel darmi l’anonimato. Benedetta Alessia e il giorno in cui ha avuto queste brillanti idee!
- vuoi fare il bagno?- le chiedo imitando la sua posizione.
- mmm…si…anche se…- dice indicando la mia camicia. Da un lato vorrei dirle: tesoro, tienila finche ti pare perché adoro vederti con la mia roba addosso. Dall’altro… devo farla uscire dal guscio. Spero solo che il piccolo me non mi metta in situazioni imbarazzanti.
- Ale, qua sono tutti in costume, a parte il panzone laggiù con la canottiera bianca sbrodolata di sugo sotto l’ombrellone con un piatto di pasta in mano- la incoraggio.
Si guarda attorno come a valutare la veridicità delle mie parole, tornando a guardarmi come una bambina impaurita. Mi spunta un sorriso sulle labbra se penso che questa stessa ragazza, così pudica e timorosa davanti ai miei occhi, è stata fotografata in intimo ed è passata sotto gli occhi di migliaia di persone e ora ha paura di essere vista in costume da bagno.
- dai Ale, ci sono io - la rassicuro prendendola per mano nel tirarmi su. Sembra impaurita mentre si guarda attorno e si stringe le braccia con le mani.
- tieni su gli occhiali da sole, ok?- le dico slacciandole i due bottoni della mia camicia, stando attento a non sfiorarle nemmeno un centimetro di pelle.
Quando le sfilo del tutto la camicia, è lei che si precipita tra le mie braccia.
Mi lascia andare solo quando, ormai in acqua, è coperta fino alle spalle. Allora rilascia un sospiro di sollievo e si rilassa, bagnandosi anche i capelli, e concedendosi una nuotata verso il largo.
La sua reazione di prima non è stata per niente normale. Ha il terrore di farsi vedere svestita. Non da me. Dagli altri. E lo fa, a detta di Matt, da quando lui è morto.
Si è stretta a me per nascondersi, per celare il suo corpo.
Però non mi è sembrata arrabbiata quando ha scoperto dove l’avevo portata, anzi. Mi ha chiesto lei il costume e l’ha messo. Avrebbe potuto protestare, dire che non aveva intenzione di metterlo e ostinarsi a restare nei suoi jeans, ma non l’aveva fatto. Può essere che si renda conto dell’assurdità del suo comportamento e cerchi in qualche modo di correggersi, a piccoli passi, facendo una cosa per volta.
Se questa sua timidezza, tanto forte da toglierle del tutto la sua vena ironica, è partita veramente dalla morte del mio amico, allora non so come possa reggersi in piedi la mia teoria sull’incidente in moto. Sono due fattori completamente scollegati. È ormai chiaro che mi debba decidere a chiederle di parlarmi di come sia morto Matt.
La guardo finalmente sorridere mentre rovescia la testa per bagnarsi i capelli e mi dico che oggi non posso chiederglielo.
Devo iniziare a cercare seriamente di capirci di più, ma devo fare il giro largo.
- Rooob! Perché stai li dove si tocca? Qua è molto più bello!- grida contenta a occhi chiusi, come posso intravedere da sotto la lente dei miei Ray Ban che le stanno tanto bene.
Tolgo gli occhiali e con una mano li tengo sollevati mentre mi immergo sotto la superficie dell’acqua. Li rimetto al loro posto sul naso e in poche bracciate la raggiungo. Con una mano le spruzzo dell’acqua sul viso e lei smette di sorridere, schiacciando l’acqua davanti a me.
Come nostro solito, quando siamo immersi oltre la vita, anzi…quando siamo immersi e basta…iniziamo una guerra giocosa, fatta di schizzi, di buffetti e di solletico. Stiamo diventando più intimi dal lato fisico e non me ne dispiaccio per nulla, anzi. Se non sento la sua pelle, qualunque punto della sua pelle, a contatto con la mia per più di qualche minuto, inizio a sentirne la mancanza.
Forse anche questo suo essersi avvicinata in questo modo a me, potrebbe darmi coraggio nella mia impresa di salvataggio, no?
Ormai arrivati quasi a riva, mi vado a sedere sul bagnasciuga e mi sdraio sulla sabbia bagnata appoggiato ai gomiti. Fulminea come una saetta, si viene a sedere tra le mie gambe divaricate, dandomi la schiena. Mi costringe a mettermi seduto, tirando le mie braccia per i polsi per  poi avvolgersele attorno al suo corpo, e appoggiarsi con la schiena al mio petto.
Va beh, non potevo pretendere che questa sua paura di farsi vedere svestita passasse per due schizzi in acqua. Senza contare che per questa sua fobia…beh, non per essere cinico, ma quello che ci guadagna sono io.
- freddo?- le chiedo
- no, però sto bene qui- bofonchia distendendo le gambe e lasciandosele bagnare dalla risacca. Chiude gli occhi dietro le lenti degli occhiali e si rilassa. Finalmente è tranquilla. Il mio corpo le fa da sdraio e le mie braccia da coperta.
Il suo viso è coperto di goccioline d’acqua salate, e i suoi capelli sono più neri del nero stesso, sparpagliati sulle sue spalle e sul mio petto. Il suo profumo, anche se offuscato dall’odore salino e pungente della salsedine, resta dolce e fresco, continuando a prevalere su qualsiasi altro profumo attorno a me.
Di nuovo lo strano formicolio allo stomaco di stamattina si impossessa di me. Più insistente del solito. Ok, forse devo andare a farmi vedere da un medico. Con tutte le schifezze che mangio, era troppo bello non soffrire mai di bruciori di stomaco. Va beh, dopo ci penserò.
Ora devo iniziare a farmi raccontare un po’ di cose a cominciare da…da…emmm…da…Beckie! Si, da Beckie.
Rob, calma e sangue freddo. Mi sento come il Detective Conan dei cartoni animati, con molti centimetri in più e molto meno acume. Dannato cartone che mi fa venire i complessi d’inferiorità. A mia difesa posso dire che sto nanerottolo con dei capelli che ci piglierebbe tutti i canali di Sky, più tutti quelli coreani, almeno ha degli indizi! Un cadavere…un pelo lasciato per terra…un’impronta digitale di cinquecento giorni prima del caso…per non parlare delle prove testimoniali! È peggio della Signora in giallo, davvero. Sta sempre li quando succede una disgrazia, sto corvo del malaugurio.
Io, invece, a disposizione ho solo una marea di comportamenti strani e l’autrice di tali comportamenti, molto probabilmente, non ne vuole parlare. Fantastico Rob. Eeeeee va bene, su. Hai pensato di iniziare da Beckie perché ti sembra una delle domande che potrebbero farle meno male? Forza e coraggio.
- emmm…allora…il servizio di ieri? Com’è andato?- le chiedo distratto.
- bene…a parte il fatto che la bionda antipatica ha preteso che le mettessi Kiss Kiss di Holly Valance come sottofondo per sentirsi più sexy- rispose altrettanto distratta. E lo so. Li è stato il momento che mi sono infilato le cuffiette del pc per ascoltarmi un po’ di radio, prima che le cazzate della bionda mi facessero venire dei conati di vomito.
- si…è stato terribile- ammetto. – E Beckie? Sembra simpatica…la conosci da tanto?-. Bravo Rob, così. Mantieni un profilo basso e casuale.
- da quando sono in quell’appartamento. È suo. Io sono in affitto - risponde secca.
- ho capito…beh, sembra davvero simpatica- continuo sottolineando l’aggettivo.
- Rob, c’è qualcosa che vuoi chiedermi di Beckie? Facciamo prima se mi dici direttamente quello che vuoi sapere, sai?- Mi ha cuzzato. La carriera dell’investigatore proprio non fa per me. Sono veramente pessimo. Altro che Detective Conan! Se sono Braccobaldo è già tanto.
Va beh, tanto vale parlarne in via diretta ormai.
- come mai ti comporti così con lei?- vomito fuori, cercando di non assumere un tono troppo curioso.
- sapevo che me lo avresti chiesto- mugugna rabbuiandosi in volto.
Resto in silenzio, sperando che continui da sola, senza bisogno di forzarla. Ma niente, da fare. Non continua.
- ne vuoi parlare?- le chiedo cauto.
- cosa c’è da dire?-
- qualcosa deve averti fatto se sei la regina dei ghiacci quando parli con lei-
- beh, di certo non mi sveglio la mattina e decido di non parlarle più, non credi?-
- non vuoi dirmi cosa ti ha fatto? Matt mi ha detto che era la tua migliore amica…che ti è stata vicino quando…-
- si, talmente vicino che mi ha presentato una marea di ragazzi, uno dietro l’altro per farmelo dimenticare, che mi ha portato di peso da una strizzacervelli quando le ho detto di vederlo e che stava sgombrando il mio appartamento della sua roba mentre ero al lavoro. Si, direi che mi è stata molto vicino, davvero-
Si è arrabbiata. Mi aspettavo che Beckie l’avesse forzata in qualche modo ad andare avanti, ma non pensavo fosse arrivata a portarla da una specialista e farle sparire le cose di Matt da casa. E io che credevo di essere l’unico a tentare la strada della terapia d’urto! La mia in confronto era come metterla davanti a una tv e farle guardare un episodio dei Puffi.
Però non mi sentivo di dare ragione ad Ale. Comunque sia Beckie ha tentato di aiutarla, a suo modo. Esattamente quello che intendevo fare io.
- ok…forse ha esagerato… forse non doveva forzarti a uscire con altri uomini così presto, non doveva portare fuori le cose di Matt da casa…ma per quanto riguarda il fatto di vedere Matt…insomma… io stesso ho pensato di essere matto quando l’ho vis…sentito, e stavo impazzendo quando vedevo te discuterci assieme… quindi…forse ha pensato che un aiuto specialistico potesse aiutarti dove lei ha fallito- le rispondo cauto.
- perché da sempre andare a farsi spulciare il cervello da un’estranea che non sa niente di te è la miglior cura-
- ehi! Aiutano molta gente!-
- si ma non me, perché io non sono pazza. Non ho le allucinazioni. E tu sei la prova vivente del fatto che ho ragione!-
- si ma lei non lo sapeva. Voleva solo aiutarti…-
- portandomi via le sue cose? Organizzando feste in casa mia dove ogni cinque secondi mi presentava un bonazzone uscito da uno dei set delle soap opera che gira Luke? È questo il modo di aiutarmi?-
Ah Ale…tu non sai quanto sia difficile cercare di aiutarti. Richiede una continua fantasia, una buona dose di autocontrollo e tanta attenzione. Cercare di aiutare lei è come camminare su uno strato di lava. Ti salvi solo se becchi le rocce che ci stanno sotto. Un passo falso e hai chiuso la partita.
Nonostante io mi ripeta di andarci piano, cercando comunque di ottenere più risposte possibili, decido di osare un po’ con le parole.
- Ale tu…non so se ti rendi conto del fatto che…è come se non se ne fosse mai andato. Cristo, ci sono ancora le palle di carta che faceva dei fogli su cui componeva per terra! Ci passi la scopa attorno, ma non li sposti. La sua lametta da barba è ancora sul mobiletto del bagno. Ogni tanto, per divertirti, tiri fuori la sua roba da vestire, le fai fare un giro in lavatrice e ti diverti a giocare alla brava mogliettina che aspetta il marito. È vero, lui c’è vicino a te, e anche vicino a me. Ma non potrà restare con te per sempre!-
Ecco. Ora mi grida addosso, si alza e se ne va. Mi lascia da solo come uno stronzo davanti a tutti quanti e mi sbatte fuori di casa.
- pensavo che dalla mia storia tu avessi capito perché lo faccio. Perché per me è così difficile lasciarlo andare…- sussurra, stringendosi ancora di più le mie braccia attorno a sé.
- lo so Ale, non credere che io non abbia capito quanto lo ami. Me ne rendo conto in continuazione. Ma lui non potrà stare con te per sempre… e allora cosa farai? Continuerai a passare lo straccio attorno a quelle cartacce? A sistemare i suoi vestiti e toglierne sempre di più di tuoi dall’armadio?-
- ha parlato con te da solo, vero?-
- si…parliamo parecchio-
- ora la cosa si spiega…-
- no, Ale…anche se lui non mi avesse detto nulla, l’avrei visto da solo. Mi sarei accorto da solo di tutti i gesti strani che fai-
- ma se io sto bene così, nella mia bolla dorata di felicità, vivendo come se lui fosse ancora vivo, a voi che vi importa? Che fastidio vi da? Sono scelte mie!-
- ci preoccupiamo per te Ale. Matt…Beckie…e anche io-
- io sto bene-
- si, si vede…- borbotto. Come puoi ribattere a qualcuno che dice in continuazione di stare bene, quando in realtà non è così? niente! le dai corda e le lanci frecciatine velate.
La guardo con attenzione, cercando di capire dal suo viso se c’è qualcosa che non mi ha detto, o se il fatto che resta in silenzio è solo dovuto al fatto che sta pensando a quello che le ho detto io.
- da un’altra possibilità a Beckie. Parlale e spiegale…e permettile di esserti amica. Ti vuole bene…- le sussurro all’orecchio, cercando di convincerla a far pace con la sua amica.
Prima il costume, poi pace con Beckie… il terzo passo sarà il vestitino con il tacco. Per il quarto ancora ci devo pensare. Ma un passo alla volta, la farò staccare da Matt. Come vuole lui…e come inizio a volere anche io…credo.
- ci penserò- mi risponde.
Stavo per risponderle anche io quando una pallonata mi colpisce in piena testa. Ok…chi è il coglione che si diverte a usare le balenottere piaggiate sul bagnasciuga come birilli?
- ehi amico, scusa! Davvero…Jackson ha tirato troppo forte…non l’ha fatto apposta…- dice una voce profonda avvicinandosi per recuperare il bolide che mi ha quasi fracassato il cranio. Riconosco questa voce. Alzo lo sguardo e vedo Kellan che si avvicina a prendere il pallone.
Mi alzo e gli lancio la palla.
- pensavo che gli orsi giocassero solo con i palloni colorati di plastica, non che si dessero alla pallavolo in acqua!- lo canzono alzandomi gli occhiali sulla testa.
- Rob! Ehi! Che ci fai qui?- mi si lancia addosso non appena mi riconosce.
- nulla di che sono con un’amica a prendere un po’ di sole, tu? che ci fai qui a New York?-
- ma sai com’è…un giro. Io e Jackson siamo venuti a trovare Ashley, e abbiamo deciso di passare una giornata con lei- risponde l’omone biondo mettendosi le mani sui fianchi.
Kellan Lutz è un mio carissimo amico e collega. Un omone gigantesco, tutto muscoli, biondo che si adatta molto di più alla figura di sex symbol di quanto non possa fare io. Ha detto che è qui con Jackson e Ashley. Manca Nikki e i fratelli Cullen sono al completo. Come suo solito, però, lei sarà da qualche parte con Kristen.
Mi rendo conto di aver lasciato Alessia da sola, quindi mi affretto a chinarmi di nuovo verso di lei, per invitarla a conoscere i miei amici.
- Ale, ti posso presentare Kellan?- le chiedo quando decide di alzarsi. Fa per nascondersi dietro di me, come una bambina vergognosa. Basta un mio sguardo e capisce il messaggio che forse le ho mandato con la forza del pensiero. “non ti sembra che la tua fobia sia un po’ assurda?”
Mi sorride e si posiziona accanto a me, afferrandomi però con forza la mano, come a farsi coraggio. Gliela stringo anche io, cercando di trasmetterle tutto il sostegno di cui ha bisogno.
Kellan le porge la mano per stringergliela e le regala uno dei suoi sorrisi più sinceri. Lei risponde alla stretta con un sorriso timido e stringendo, di riflesso, ancora di più la mia mano.
Dopo questo passo in più verso la normalità, la incoraggio a trascorrere il resto della giornata assieme agli altri.
Sembra si trovi particolarmente bene con Ashley, ma d’altra parte, come si fa a non andare d’accordo con lei?
Kellan e Jackson mi mandano occhiate di fuoco, intervallate da spinte giocose e occhiate eloquenti.
- siete proprio amici, eh Rob!- mi canzona Kellan.
- io una ragazza così non la vorrei per amica- continua Jackson, il fratello Cullen soldato che sembra costantemente in agonia.
- Jack, sei proprio scemo. Nemmeno lui la vuole per amica, ma lo vedi come la guarda? Se la mangia con gli occhi!-
- si perché lei lo guarda con gli occhi dell’amica, secondo te?-
- ragazzi finitela. Siamo amici e basta. Sul serio…non c’è niente tra noi- li metto a tacere mentre la guardo da lontano giocare a calcetto con Ashley, dall’altra parte del bar rispetto a noi. Non c’è niente da dire: è una favola con la mia camicia addosso. Ma è come ho detto ai ragazzi. Lei è un’amica e basta. Il fatto che io preghi perché non sia così…è normale?


lo so, lo so .... forse alla fine, quando sono entrati in scena Kellan e gli altri ho corso un pò troppo... il fatto è che non volevo rubare la scena a quello che c'era stato prima, portando l'attenzione su quest'incontro e questa giornata tra amici. ho anche dato per scontato che sappiate chi siano, per questo non ho perso molto tempo a identificarli

oggi vi consiglio di prestare particolare attenzione al testo della canzone che ho linkato sotto la foto di Rob. è una delle mie preferite. anche se il tono della musica magari non si adatta particolarmente alla giornata, le parole sono molto attinenti, in quanto potrebbe essere lo stesso Robert a dirle ad Alessia. Per questo, oggi vi linko anche il testo con traduzione. E' in una pagina con molti testi tradotti, e... nulla... dovete scendere fino al secondo testo, che è quello della mia canzone I dare you to move- ti sfido a muoverti

abbigliamento



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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


capitolo 14 Fatemi capire... C'è stata una moria generale? siete andate tutte al festival del cinema di Roma e vi siete dimenticate di me, ammettetelo! :(
Mi avete abbandonataaaaaa!!!!
va beh... io pubblico lo stesso anche perchè, il capitolo dopo è già in cantiere.
Vi avviso: questo è il contrario rispetto al precedente, ossia prima tristezza a palate e poi allegria (non riesco a stare triste troppo a lungo... finisco sempre col dire la cavolata per sdrammatizzare). Questo chap, soprattutto nella prima parte, molto spiega e molto rivela per il fututo perciò attenti :)

recensioni:

sophie: ti tratto male? io? e quando mai!!!! dai leggi che famo pace! ah, giusto per avvisarti, perchè non ti venga un attacco di panico quando leggerai... soprattutto perchè non ti venga l'istinto omicida o la vergogna non ti seppellisisca, ho fatto fare a te la parte da psicologa maschile che di solito faccio io!

lazzari:  ehehehe....per quanto riguarda le tue domande sulla vergogna di Ale...inizierai a capirne qualcosina in questo capitolo! per i fratelli Cullen... dovrai attendere il prossimo :) spero che questo chap soddisfi anche i tuoi desideri pe Beckie e.... che dire ancora, a parte grazie infinite per i bellissimi complimenti? un  bacione!

cricri88: tranquillaaaaaaa!!! :) mi fa piacere che tu sia praticamente esaltata!!! solo te l'ho fatto notare per non barare con il numero delle recensioni che risultatvano per capitoli e storia. se il capitolo prima di ha spaccato a metà, lo farà anche questo....se non addiritttura in tre...verso la fine..ma non ti anticipo nulla perchè devi leggere! per il Santo da Londra... anche io e le mie amiche facciamo cose del genere! :D poveraccio, che nomi assurdi!

camillalice:  e lo so ... è un pò triste l'ultima parte, come lo sarà la prima di questo nuovo capitolo. potessi cercherei di sdrammatizzare anche queste parti, anche perchè non sono il tipo da perdersi in piagnistei, autocompatimenti e toni tristi...però sono necessarie per il racconto. Alessia ha un lavoro davvero lungo da fare su se stessa, e quindi la sua confusione e la sua tristezza vanno rese a dovere. a parte il tasto Matt, però tranquilla... anche lei si farà i suoi bravi trastulli mentali contorti!

ladyherm:  una promessa è una promessa :) e io le mantengo! ergo... va... vedremo se questa fortuna tccherà a me... l'incontro con kristen, l'incontro con kristen.... certo che ci sarà ma non penso nell'immediato. conta che robert si è reso conto di essersi preso una sbandata per lei dovuta in massima parte al ruolo che ha interpretato. l'ha detto all'inizio, capitolo 5, che quello che ha sempre pensato fosse amore, molto probabilmente non lo era... quindi... kris al momento non è nei suoi pensieri, se non che per fare dei paragoni con Ale. ma ci sarà prima o poi... credo... no senza credo. ci sarà per forza :P

sorellina mia deb: duuuuuuuuuuuuuuunque. chiudi tu le 6 recensioni e chiudo io con le 6 risposte.....tu hai già letto parte del capitolo, quindi sai già come sarà grandi linee... ma cmq rileggilo lo stesso perchè mi pare che io abbia apportato qualche altra modifica mentre rileggevo... non mi ricordo.
kell&co li rivedremo a breve, ma non ora, come ben sai! leggi e ....2 cose.... recensisci e scrivi? possibilmente velocizza i tempi per entrambi capito? o ti canto la canzoncina scema di einnie pooh che dicevamo ieri sera!




Alessia pov: all in all

Tap. Tap. Tap. Tap. Tap…
Tamburello con il tappo della bic blu sul libro contabile aperto davanti a me.
Tap. Tap. Tap. Tap….
Il cappuccio tocca il foglio prima di essere sollevato di nuovo laconicamente dalla sottoscritta.
Tap. Tap. Tap. Tap…
È inutile che ci giro attorno. Devo iniziare seriamente ad analizzare con calma quello che mi sta succedendo, in questo esatto momento.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Mi manca. Tanto.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Mancano ancora ventitre minuti e cinquantasette secondi alla chiusura. Più altri dieci prima di aprire la porta di casa.
Tap. Tap. Tap. Tap…
Ho voglia di rivedere il suo sorriso e i suoi occhi azzurri. Ho voglia di sentire la sua voce e la sua risata. Ho voglia di sentire di nuovo la sua pelle sotto le mie dita.
Tap.
Non posso averlo pensato, davvero. Non posso averlo pensato.
Spaventata dai miei stessi pensieri, lascio cadere la penna come se mi fossi scottata e mi spingo lontano dal bancone. Ho il fiato corto.
Ho voglia di sentire la sua pelle sotto le mie dita, di vedere i suoi occhi, di sentire la sua voce, di sentirlo ridere…. Non posso averlo pensato sul serio.
Scivolo sotto al bancone, scossa da brividi ghiacciati che salgono su per la schiena. Seduta sul pavimento, le ginocchia al petto, mi sento improvvisamente troppo piena. Ho troppi pensieri, troppe emozioni che duellano a ritmo incalzante dentro di me. La confusione copre gli ultimi spazi liberi di me che restano fuori da questa lotta efferata, tra giusto e sbagliato.
Il mio corpo è sensibile. Molto sensibile. Ad ogni stoccata trattiene il respiro, si scuote…ha freddo.
Il senso di colpa che fa da sfondo alle immagini di Matt e Robert che si spintonano, si rincorrono, si sovrappongono, è una lama fredda che spacca in due la mia testa.
 
“Allora, amore che ne pensi?” mi chiede raggiante dopo aver fatto scivolare via le sue mani dai miei occhi. Un appartamento vuoto, con le pareti bianche, eccetto per due muri in pietra grigio chiaro a mattoncini, molto luminoso. Perfetto. Casa nostra.
“dovremmo lavorarci un po’ per metterlo in sesto, ma ho pensato che per questa vista ne valesse la pena” continua abbandonandomi al centro della stanza per andare vicino alla portafinestra che da sul terrazzo. Si gira, mi sorride.
“tesoro…?” mi chiama, vedendo che sono ancora in mezzo alla stanza con la bocca spalancata dallo stupore. Qualche lacrima silenziosa di felicità mi scivola giù dagli occhi.
“amore…tutto bene? Ti piace?” mi chiede premuroso tornando da me per circondarmi in un abbraccio.
“è…è… bellissimo, amore…” balbetto contro il suo petto.
“e allora perché piangi?” . Mi culla nel suo abbraccio, mi lascia tanti piccoli baci tra i capelli, mi stringe come se fossi un tesoro di inestimabile valore…
Alzo la testa per guardarlo negli occhi, quegli occhi neri che per me sono l’inizio, la fine e il centro stesso del mondo intero. E per quanto sia sdolcinato, per quanto sia troppo mieloso e forse non proprio adatto alla situazione, lascio che le parole che gridano nella mia testa escano fuori.
“perché sono così felice…l’appartamento è bellissimo, sul serio, ma in questo momento…non lo vedo perché non ho occhi che per te… Sono qui che mi rendo conto, ora più che mai, che avere te è un dono così straordinario… E…voglio ridere, e piangere insieme…perché mi sento così fortunata per averti trovato e così spaventata perché ho paura di perderti tutto nello stesso momento, che mi manca il respiro”
Mi asciuga le lacrime con le labbra, attraverso piccoli baci che le portano via dalle mie guance.
“non mi perderai mai, amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da te. Io tornerò sempre da te” sussurra sulle mie labbra prima di poggiarci sopra le sue.
E gli credo. Mi aggrappo a lui, la cosa più preziosa che la vita mi ha concesso, per tenerlo con me. Lo amo da morire, e non in senso figurato.
“ Ti amo…” sussurra.
“per sempre…” gli rispondo prima di abbandonarmi completamente tra le sue braccia.
 
Ho promesso. Più e più volte ho giurato che nessuno mai avrebbe preso il suo posto. Ma anche se non l’avessi fatto, il risultato non sarebbe cambiato.
Mente, corpo, anima, pensieri, cuore….tutto gli apparteneva già, senza che dovessi prometterglielo. Ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui. In due anni non ho mai smesso di sentire le farfalle nello stomaco quando lo guardavo. Le mie mani non hanno mai detto “ne ho abbastanza” della sua pelle. Le mie orecchie non erano mai stufe della sua voce.
Il battito del suo cuore, sotto il mio viso, la sera, prima di addormentarmi, era il suono su cui misuravo il mio respiro, l’orologio su cui regolavo la mia stessa vita.
 
“Matt…Matt…Matt guardami, guardami! Guardami amore, ti prego. Andrà tutto bene, te lo prometto, ma tu continua a guardarmi” lo imploro stringendo la sua mano.
Un lieve sorriso si apre, facendo colare più copioso il rivolo di sangue che gli scende giù dall’angolo della bocca.
“…Dio, quanto sei bella amore…” sussurra incatenando i suoi occhi neri ai miei.
“ Matt…ti prego…non…andare via…” balbetto, scossa dai singhiozzi. Maledico le lacrime che mi annebbiano la vista, privandomi del suo viso.
La sua mano sporca di sangue, stretta nella mia, si fa sempre più fredda. Il battito del suo cuore, sotto le mie dita diventa un'eco lontano.
“ te l’ho promesso…io tornerò sempre da te…” bisbiglia.
“ non dovrai tornare, perché tu non te ne andrai. Mi hai sentito? Mi hai sentito? Se te ne andrai, arriverò fino all’inferno per venirti a prendere e riportarti indietro, hai capito?!”. I miei toni si fanno più alti, preda della disperazione e della paura, mentre inizio a sentire il suono delle sirene dell’autoambulanza alle mie spalle che corrono verso la nostra direzione.
“ ti amo…” dice guardandomi negli occhi prima che i paramedici mi allontanino da lui.
“ per sempre…” completo la sua frase, la nostra frase, mimandola con le labbra… so che mi ha visto. Che mi ha sentita. Non andrà via, l’ha promesso…
 
Il respiro si fa più affannato. Era tanto tempo che non rivivevo più quei momenti. Li avevo censurati e chiusi nel mio vaso di pandora.
Evitavo di tirare fuori dai miei ricordi ogni volta che mi avesse mai detto “ti amo”.
Ricordavo tutti i suoi “ ti amo”, come ricordavo tutti i miei “per sempre”. La prima volta quando abbiamo fatto l’amore a casa sua, e l’ultima…sull’asfalto granuloso e sconnesso davanti a quel distributore automatico, all’incrocio tra la nona avenue e la quarantaquattresima strada.
Custodivo gelosamente quei ricordi, anche se li rivivevo il meno possibile: erano la prova che lui era esistito veramente. Erano la prova che io non amassi solo il fantasma che era diventato.
Ero gelosa di questo amore. Ero possessiva al limite del ragionevole di questi ricordi.
Avevo alzato tante, tantissime solide barriere per proteggerli. Per evitare di incappare in situazioni che assomigliassero a quelle che avevo già vissuto con lui.
Evitavo qualsiasi situazione già vissuta, temendo i deja vue come se fossero una bomba al napal scagliata dritta dritta su di me.
Non metto tacchi, perché lui adorava vedermici camminare sopra. Non  metto vestiti, perché mi riempiva di complimenti fino a farmi arrivare all’autocombustione, quando li indossavo.
Non mi svesto perché l’ultima volta che l’ho fatto è stato davanti a lui.
E poi…non voglio che capitino altri incidenti per colpa mia. Ho già fatto abbastanza danno con la mia nudità. L’ho perso per delle stupide foto.
E ora arriva lui, che lo sente, come lo sento io…che si mette a smantellare pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone, tutto quello che ho faticosamente costruito per proteggere quel poco che mi resta.
Mi porta al mare, mi rimette tra la gente, mi chiede di far pace con chi ha già tentato in precedenza di fare lo stesso lavoro che cerca di fare lui ora. Se ne arriva, con il suo sorriso, la sua ironia, la sua dolcezza…la sua comprensione… facendomi vacillare e arrivare a dubitare delle mie stesse parole, delle promesse che ho fatto e dei limiti che mi sono imposta.
Porta nel mio stomaco nuove farfalle, con ali più grandi ancora per spazzare via le precedenti che si attaccano con tutte le forze che hanno.
Il mio corpo inizia a tradirmi, rispondendo al suo tocco, anche casuale, lasciandosi andare alla protezione e alla sicurezza che mi offre.
Vede qualcosa. I deja vue per lui sono immediati. Alla mia pelle è mancato così tanto il tocco vero, caldo, solido e rassicurante di un essere umano da aver ceduto.
Sono così simili e così diversi… e io non so cosa fare.
Sono divisa a metà. Tutti, tutti vogliono che io mi lasci andare…persino Matt lo vuole. Ma come posso farlo? Con che coraggio posso tradire le mie parole? Con che coraggio posso lasciarlo andare? Perché tutti mi dicono di lasciarlo andare? Cosa c’è di male a tenerlo con me? perché dicono che sbaglio a volerlo ricordare, a respingere il mondo perché il mondo vuole che io lo lasci libero? Cosa gliene frega al mondo di come vivo e delle certezze o ricordi a cui voglio vivere aggrappata?
Sono inevitabilmente, e forse irrimediabilmente, spaccata a metà.
Voglio restare come sono, vivere nei ricordi, nelle foto e lavare di tanto in tanto i suoi vestiti e riporli nell’armadio, come dice Robert…. e dormire dalla sua parte del letto, immaginando che lui sia ancora sdraiato li dove appoggio la testa.
E, allo stesso tempo, voglio sorridere…mi piace il calore che torna a invadermi quando lui sorride, facendomi sorridere di riflesso. Mi piace il batticuore che arriva a scuotermi quando mi mette un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Mi piace lo stupore che mi coglie quando la mattina lo vedo dormire tutto storto sul divano, con le lenzuola ingarbugliate attorno alle gambe.
Mi piace anche il suo modo di portarmi nel mondo, proteggendomi dal mondo. Mi stringe la mano e mi fa coraggio.
Il fatto che Matt desideri tutto questo, mi toglie parte della paura che mi coglie ogni volta che afferro la sua mano. La stretta della sua presa, fa tutto il resto.
Quanto è giusto quello che provo? Quanto è sbagliato quello che voglio?
Mi spaventa questa situazione. Tanto. A morte.
È capitato tutto così in fretta che non so cosa fare. Non ho avuto il tempo di elaborare alcuna difesa per occasioni del genere. Non avevo nemmeno mai messo in conto di doverle vivere, effettivamente.
Ma ora ci sono dentro e…non so cosa fare.
Non posso nemmeno pensare di diventare fredda con lui, come ho fatto con Beckie. Il mio cuore perde un battito già solo all’idea. Non ci riuscirei nemmeno se volessi.
E allora cosa? tenere duro per quel che resta del tempo e poi non cercarlo più? Cercare di contenere gesti e parole che escono fuori da soli, completamente fuori dalla mia sfera di controllo? Vivere il momento e non pensarci? No, questa è da escludere.
Me l’hanno sempre detto e la vita stessa lo conferma di continuo: non si può stare con un piede in due scarpe. O una cosa o l’altra.
Due uomini, due sentimenti diametralmente opposti si scontrano dentro di me. Matt e Rob. La voglia di restare e la voglia di scappare. La voglia di…morire… e quella di vivere. La voglia di ricordare e quella di ricominciare. L’amore e…e…l’attrazione? Solo questo? Non è solo questo…so che non è solo questo, ma non può esserci amore anche dalla parte di Robert.
Non esiste una via di mezzo tra queste scelte. O si sta da un lato o dall’altro. E io ora mi trovo a camminare in equilibrio sulla passerella stretta che fa da confine. Prima o poi cadrò, da una parte o dall’altra. Devo solo scegliere da che sponda lasciarmi cadere.
Mi alzo da terra, e inizio a riordinare il negozio per la chiusura. Almeno questa è una cosa che posso sistemare.
In cinque minuti sono già fuori a chiudere la saracinesca, che riaprirà venerdì.
Con passo lento e strascicato, inizio ad incamminarmi verso casa, non più così desiderosa di arrivarci, per la verità.
Camminerò sul filo, fino a quando potrò. Non posso scegliere da che parte lanciarmi, non ancora. E comunque non devo scegliere. Loro non sono in competizione, è solo la mia stupida testa malata che ha qualche senso di colpa di troppo.

Vocina numero 1 della mia coscienza:

Fai bene a sentirti in colpa! Fossi in te mi sotterrerei e se hai anche il cattivo gusto di seppellirti accanto a Matt, almeno vedi di non guardarlo in faccia se vuoi evitarti una figuraccia!

Vocina numero 2 della mia seconda coscienza:

Forse sentirsi in colpa è un po’ troppo esagerato. Fai solo dei pensieri su Robert. Poco casti, certo, ma comunque solo pensieri. E poi lui è così cariiiiino e sa far le coccole così bene…

Vocina 1 che risponde alla 2:

Carino un paio di palle!! È uno strafigo assurdo! Ed è per questo che si deve sentire in colpa! Matt è altrettanto bello e coccoloso, ed è già suo! A parte il fatto che gli ha giurato amore eterno, parlando in termini pratici, lasciandosi andare al fascino vampiro, quest’ingrata priverebbe un’altra ragazza, magari triste, infelice, sola e con il cuore libero dell’amore del baldo giovine di cui stiamo amabilmente conversando!

Vocina 2 che risponde alla 1

Piantala stupido disco registrato! Una cosa è chiara! Ti piacciono entrambi. Ami Matt e senti le farfalle per Robert. C’è solo una cosa da fare: scegli!

Vocina 1

Si scegli!

Vocina 2

Scegli, Ale…

Ecco. Ora ho un buon motivo per andare a far visita a uno specialista: sento le voci della mia coscienza. Di solito, non era una? Va beh…se ne ho due vuol dire che è vero che cammino con un piede in due scarpe. Ho una voce per scarpa.

Io non devo scegliere. Nessuno me lo ha chiesto e quindi nessuno me lo impone (a parte le vocine cretine nella mia testa). Io non devo scegliere. Robert mi ha forse detto “scegli Alessia, o me o lui”? No. E Matt? No, Matt lasciamolo stare che mi ha detto di scegliere Robert…quindi non fa testo.
Io non devo scegliere. Ripetendomi questo mantra, arrivo fino a casa.
Io non devo scegliere. Cerco le chiavi nella borsa e apro il portoncino verde.
Io non devo scegliere. Cavolo, funziona! Quasi ne sono convinta!
Io non devo scegliere. Non devo scegliere. Non devo scegliere…arrivo al terzo piano e svolto per salire la settima rampa di scale. Io non
Il portoncino color crema di Beckie mi blocca. Ma perché poi? Lei non fa parte del mio io non devo scegliere, quindi salgo. Prendo a salire con più decisione le scale fino ad arrivare al quarto piano.
Forse Rob ha ragione riguardo a Beckie.
Sono io che voglio tenere Matt dentro la mia vita, anche se le persone normali in genere vanno avanti, in qualche modo. È quello che tutti si aspettano da loro, ma io… a quanto pare, sono l’eccezione alla regola. Forse scendo va…
Arrivo di nuovo davanti al suo portoncino color crema.
Si, però le amiche non si comportano così. Cercano di consolarti e di ascoltarti. Ti tirano su con la cioccolata calda, non con i festini a base di gnocchi muscolosi. E soprattutto non intentano la nuova professione dell’agenzia di traslochi quando non le è richiesto. No, non sono io che ho sbagliato, quindi tocca a lei venirmi a chiedere scusa.
Riprendo a salire le scale.
Si però, lei ti ha già chiesto scusa, e tu non le hai nemmeno aperto la porta. Per evitare di sentirla scusarsi di nuovo, le passi la busta con i soldi dell’affitto sotto la porta, meno incline ad accettare le scuse di così…
Ri-scendo e mi ritrovo di nuovo davanti al portoncino.
Sollevo la mano per bussare, ma mi blocco.
Che le dico? Che posso dirle? Ciao Beckie… senti…Robert mi ha detto che forse è il caso che faccia pace con te. Però, se non vuoi, non importa.
E che sono una bambina dell’asilo? Quasi quasi vado di sopra e chiedo a Robert di portarmi lui mano nella mano da Beckie per parlarne. Così almeno oltre che con le parole, do anche l’immagine di una bambina di cinque anni.
No, seriamente. Che posso dirle? Posso gridarle di nuovo  addosso e sfogarmi una volta per tutte, per poi ricominciare daccapo? Oppure, dovrei dire semplicemente ‘scusa, ho esagerato’?
Non sono mai stata molto brava con le parole, più che mai con le scuse.
Sono un’inguaribile sarcastica, cinica e orgogliosa. Preferisco negare fino alla morte pur di non ammettere il torto. Ma in questo caso, il mio cinismo e la mia testardaggine non centrano. Non ho torto davvero. So di avere una buona dose di ragione, molto più di quanto ne abbia lei.
Non so se sento la sua mancanza o no. A parte la confusione nella mia testa per la storia della passerella stretta, non sento niente. Nemmeno prima sentivo niente.
Da quando Robert è entrato nella mia vita, è come se mi trovassi…nella sala di rianimazione di un ospedale. Si, proprio li. Sono stata in coma per molto, molto tempo, e ora la mia testa inizia di nuovo a funzionare. Anche se non apro gli occhi inizio a percepire il tutto attorno a me.
Voglio che Beckie torni a far parte di quel tutto? Oddio, no…detta così sembra una domanda che può farti il Dalailama! Va beh… il senso è quello.
- hai intenzione di stare li con il pugno alzato verso la mia porta ancora per molto?-
Macchebello quando l’oggetto delle tue tribolazioni decide di venirti in soccorso! Beckie, in carne ed ossa, è ferma sull’ultimo gradino del pianerottolo, appoggiata di schiena al mancorrente con le braccia incrociate al petto.
Alza un sopracciglio scettico quando mi giro a guardarla, e lo accentua quando decido di far uscire un po’ di fiato dalla bocca.
- veramente pensavo di stare qui ancora una decina di minuti prima di decidermi- rispondo, ritrovando la mia vena acida.
- oh beh…fa con comodo. Solo…potresti lasciarmi lo spazio per aprire la porta? Poi potrai startene li a meditare anche fino al tramonto- dice sarcastica avvicinandosi con le chiavi in mano.
Apre la porta di casa con tre giri di chiave ed entra, lasciando la porta aperta.
- ti ho tolto il pensiero del bussare o non bussare. Ora ti resta tutto il tempo per riflettere sull’ entro/non entro- continua infilando la prima porta sulla destra, quella della cucina.
Poi dicono che sono io quella che fa scena! Ma guardate lei! Mi piglia pure in giro!! È così difficile da capire che davanti alla sua porta stavo combattendo l’ennesima battaglia interiore della giornata?
Almeno lei è, assieme alla chiusura del negozio, una faccenda che posso risolvere.
Anzi…credo di aver appena deciso di risolvere tutte le questioni in bilico che ho fuori dalla questione del “scegli il lato giusto”. Almeno questo mi avrebbe fatto guadagnare tempo, avrei fatto contenti tutti e per me sarebbe stato un compromesso più che accettabile.
Quindi entro…
Si…datemi cinque minuti.
Mi guardo i piedi, fermi, immobili, uno accanto all’altro sul tappetino dell’ingresso bordeaux. A pochi centimetri dalla fine delle mie infradito inizia il pavimento del suo ingresso in marmo lucido bianco. Un passo avanti e sono dentro. Un passo indietro e sono fuori.
Un’altra scelta. Solo che questa non la posso rimandare. Se non mi avesse beccato alla sua porta magari avrei potuto prendere tempo, entrare in casa, chiudermi nella mia doccia e riflettere con calma, forse prepararmi un discorso…e poi decidere quando scendere ad affrontarla.
Ma destino vuole che mi cuzzasse mentre rincasava, e ora non posso tirarmi indietro, perché se girassi i tacchi la prenderebbe come una chiusura definitiva (almeno, io la prenderei così).
Quindi: affronto o perdo?
Perdo o affronto?
Entro? Non entro?
E se entro, che le dico?
E se me ne vado che dirà lei? E che diranno Robert e Matt quando lo sapranno?
Potrei anche girarmi e salire su a casa, in fondo non dicono che il mondo finirà nel 2012? Mi basta aspettare tre anni e la cosa si risolverà comunque da sola.
Però c’è anche il detto “vivi come se dovessi morire domani, pensa come se dovessi vivere per sempre”. Quindi, per logica saggezza filosofica, dovrei entrare.
Beh… io sono la santa patrona del carpe diem, tanto che forse dovevo farmi tatuare quello al posto della mia marque…quindi non dovrebbe essere un problema per me entrare.
Inizio a pensare che il bordeaux del tappetino si abbini perfettamente con il colore delle mie scarpe. Sarebbe un tale scempio separare due colori così perfetti no? e poi…le mie infradito sono bianche…bianco su bianco (del suo pavimento) non stanno bene insieme…da che mondo e mondo, è sempre stato così…quindi resto sul tappetino!
Ma guarda te il mio cervellino bacato dove si va ad appigliare pur di non entrare!
- ti scei piazzata in meggio alla corrente perché hai caldo?- borbotta Beckie con in bocca un cucchiaino, appoggiata allo stipite della porta della cucina, reggendo un piattino in mano con… no, non ci credo! Una fetta di torta mimosa sopra???
- no, studio l’aerodinamicità dei miei jeans- le rispondo piccata, non muovendomi dal tappetino.
- sce scei venuta per parlare…e non ti va d’entrare…puoi anche resctare li, sciai? La tua vosce mi arriva lo stescio-
- non ho nulla da dire- ribatto in fretta. Parlare…uno parla se sa cosa dire! Almeno, per me è così…che poi al mondo ci sia un sacco di gente che parla solo per cambiare aria alla bocca…beh…esistono anche queste disgrazie.
- e allora perché sei qui?- mi chiede ancora, prima di cacciarsi un’altra cucchiaiata di torta in bocca.
- emmm…-
- dai entra, che ho fatto la mimosa- sbuffa, entrando in cucina.
Torno a guardare i miei piedi. Un passo. Uno solo. Forza, Ale. Hai detto che avresti risolto le faccende che non rientravano nell’argomento Rob-Matt, e ora che fai? Stai li ferma sulla porta?
Di che hai paura? È solo un ingresso, non la porta delle forche caudine!
- ci vuoi tè freddo o sprite, assieme? La Cola se l’è finita Luke ieri sera!- mi grida dalla cucina.
Prendo un respiro profondo. Com’è che diceva Stephenie Meyer in New Moon? A si… taglio netto. Un colpo solo, secco… fa meno male e si rimargina più in fretta. Posso applicare lo stesso principio anche in questa occasione, no?
Conto fino a tre. Uno….du… sono dentro. Ce l’ho fatta! Sono dentro!
- tè o sprite? Non è una domanda difficile…- mi dice affacciandosi dalla porta con due bottiglie in mano.
Tiro un sospiro stanco e prendo a camminare verso la sua cucina.
- tè, grazie.-
Dopo molto tempo entro nella cucina piccola e accogliente di Beckie. I toni del verde acqua e del legno vivo, mi hanno sempre dato quel non so che di caloroso, soprattutto d’inverno. Era bellissimo quando io, lei, Matt e Luke, facevamo la serata scarabeo seduti attorno a quel tavolo, sparando le peggio cavolate. Con un po’ di nostalgia, mi guardo attorno e vedo che nulla è cambiato.
Sul tavolo fanno bella mostra di sé due piattini con una gigantesca fetta di torta sopra. Che ci posso fare se sono una golosa irrecuperabile?
Prendo posto sulla sedia e appoggio la borsa allo schienale.
Beckie, si siede vicino a me, incrociando una gamba sotto al sedere e lasciando penzolare l’altra giù dalla sedia.
Non parliamo. Non chiede, non dico. Sto ancora cercando di pensare a qualcosa di intelligente.
Mangiamo in silenzio, sorseggiando di tanto in tanto la bibita dai nostri bicchieri, senza guardarci.
È chiaro che anche lei non sa come comportarsi con me. Ha cercato di essere carina, gentile e spigliata per via di Robert l’altro giorno… credo che in realtà mi avrebbe volentieri accecata con lo spazzolino del mascara e soffiata via con il phon.
- Ale…- inizia. Che pavida che sono! Lascio che sia lei a rompere il silenzio. Ragione o no, sono io che mi sono presentata alla sua porta. La normalità impone che sia io a parlare per prima.
- …senti…non c’è bisogno di… parlare. Ci siamo già dette tempo fa quello che volevamo dirci…io, ti ho detto che mi dispiace e tu mi hai detto che ti ho fatto male. Ti ho ripetuto che mi dispiace…mi hai chiuso la porta in faccia, ma…ora è praticamente come se l’avessi aperta e accettato le scuse quindi…smettila di scervellarti sul cosa dire. Sento il rumore degli ingranaggi del tuo cervello fin da qua- continua dolce e disarmante.
Se mi vuol far sentire una merda, ce l’ha fatta. Ora sono io a sentirmi in colpa. La lista nera delle mie colpe si allunga inesorabilmente a ogni parola che dico o penso e non c’è modo, a quanto pare, per rallentare la sua folle corsa.
- non devi dirmi niente…io ho capito, Ale davvero. Quello che voglio che tu sappia…è che l’ho fatto solo per aiutarti. Visto come stavi, ho pensato che una terapia d’urto ti avrebbe magari scossa…ho messo in preventivo che avresti potuto non gradire, ma ho rischiato lo stesso e… basta parlarne. È passato-
Dopo minuti interminabili, trovo il coraggio di alzare lo sguardo su di lei, per trovarla sorridente e solare come al solito. Si…forse mi è mancata. Senza forse. Mi è mancata.
- allooooraaaaa- riprende appoggiando il mento sulle mani – cosa mi sono persa?- trilla curiosa, dopo avermi strappato un sorriso.
- cosa dovresti esserti persa?- le chiedo finendo la mia torta. Ho cancellato definitivamente il passato e sono decisa a comportarmi come se nulla fosse successo con lei. Fa parte della mia terapia autoimposta.
- Ale, sei cieca? Hai un fustacchione in casa tua, che mi ha preparato una tazza di caffè e che ti guarda con occhi adoranti. Se il fusto in questione risponde al nome di Robert Pattinson, il vampiro più sexy, più dolce, più misterioso, più…trombabile del momento, anzi no…il più trombabile dalla notte dei tempi…direi che mi devi dire qualcosa-.
Ed eccoci qua. Lo sapevo che la sua vena curiosa sarebbe esplosa prima o poi. Speravo poi, dato che ci terrei ad andare per gradi ma… rispondo o non rispondo?
- vedi di rispondere! Ti ricordo che la qui presente ha frequentato per un anno la facoltà di psicologia a Stanford e per di più con ottimi voti. Il fatto che abbia deciso di redimere il mondo dall’ignoranza del fondotinta, non vuol dire che non mi ricordi i rudimenti della materia.-  dice petulante e colpita nell’orgoglio.
Sbuffo. Sa già tutto di quello che mi passa per la testa rispetto a Matt, perché sono le stesse cose di cui parlavo ancora prima di Robert e ancora prima che litigassimo. Nulla è cambiato in proposito.
- forza e coraggio. Non mi costringere a prendere penna e taccuino!- continua severa.
Oggi è  per caso il “choose day”? devo scegliere di continuo?
Rob, non Rob. Entro, non entro. Parlo, non parlo. Ricordo, dimentico…la mia linea è rimanere nel mezzo il più a lungo possibile.
Se c’è una cosa che mi è stata utile nell’andare da una psicologa, è stato scoprire quanto parlare a voce alta dei problemi che ti affliggono ti aiuti a vederli nella giusta prospettiva.
Visto che da sola non ne vengo a capo…facciamo divertire Beckie…fa sempre parte dell’autoterapia.
- Robert è un amico di Matt. Abbiamo fatto un incidente in macchina, si è offerto di portarmi da un carrozziere e ha scoperto che Matt è morto. È in vacanza per due settimane, e non sapeva che fare… quindi l’ho invitato a casa e ha accettato. Fine- snocciolo in fretta. Devo dirle che lui sente Matt? No, no… già pensa che io sia una pazza…non complichiamo le cose. Facciamo sembrare normale almeno lui.
- fine. Come sarebbe fine? tu hai uno degli attori più strapagati e ricercati del momento che dorme sul tuo divano e dici fine?-
- oh si… abbiamo anche avuto notti focose di passione. Beck…sai…è un vero guru del sesso tantrico…ogni posizione, in qualunque posto a qualunque ora. Instancabile- la prendo in giro mostrandomi seria.
- davvero?!- mi chiede giungendo le mani con gli occhi a cuoricino.
- no! Beck, scherzavo! Ho detto fine, ed è fine… non c’è niente! è un amico… e basta- ecco, brava Ale. Inizia a darti dei contorni. Si, ma così non cammini sulla passerella: ti metti in posizione per lanciarti dalla parte di Matt. Alla faccia dell’equilibrio e del non scegliere.
- un amiiiiico a cui fai gli occhi da cerbiatta, sorridi, parli e …non ti neghi al contatto fisico che lui cerca. Si, si…è senz’altro un amico- mi canzona con aria di chi la sa lunga.
- Beck, è inutile parlare con te. Vedi sempre significati nascosti dappertutto- sbuffo portando le ginocchia al petto.
- primo anno a Stanford, tesoro. Primo anno a Stanford…- mi ricorda. E come dimenticare la sua “qualifica” di psicologa della mutua?
- Stanford o non Stanford, Beckie…seriamente. È un bravissimo ragazzo, molto attraente e dolcissimo…simpaticissimo e …-
- trombabilissimo su una sedia girevole da set fotografico- continua per me. Ma che era sta fissa per gli sgabelli con la seduta rotante?
- forse…ma resta un amico. Tu non hai un amico con cui…. ma che resta un amico?- le chiedo.
- hai detto con cui… lasciando la frase in sospeso, quindi non ci faresti solo del sano sesso. E questo mi da ragione sul fatto che non è solo un amico- replica con aria da dottoressa saccente.
- rispondi alla mia domanda senza analizzarmi, tanto il test delle figure non lo faccio!-
- tesoro, ti ricordo che l’amico trombabile che conosco, me lo sono fatto, mi ci sono messa assieme e tra due settimane me lo sposo- elenca. Fatemi indovinare un po’ il seguito perché proprio non lo immagino…allora dirà: quindi vedi che ho ragione? Te lo farai, ti ci metterai assieme e finirete con la fede al dito. Scommettiamo?
- …quindi vedi che ho ragione? Te lo farai, ti ci metterai assieme e finirete a scegliere il viaggio di nozze molto presto- continua. Bingo!
Forse è il caso di non farla continuare, prima che inizi a manifestare uno strano e del tutto assurdo interesse per il mio futuro abito da sposa.
- allora…. Ti sposi…- introduco il nuovo argomento, approfittando di un secondo di pausa.
- già. Tra due settimane e… in proposito avrei un favore da chiederti- risponde giocherellando con il cucchiaino.
- le foto te le faccio io, non ti preoccupare- l’anticipo.
- non è solo questo… voglio che tu mi faccia da testimone- spara fuori tutta un sorriso.
Cioè fatemi capire. E’ morta una delle damigelle in questo momento e io non lo so? si è rotta il bacino e non entra nel vestito per via del gesso? Cos’ho fatto per essere promossa a testimone da semplice fotografa?
- Beckie…non…-
- senti, sei la mia migliore amica. Non voglio che sia la cugina zitella di Luke a farmi da testimone, soprattutto dato che non si lascia fare la ceretta ai baffi. Dai Ale! Non puoi fare indossare a lei l’abito spettacolare di Alberta Ferretti che ho scelto per la mia testimone! Sembrerebbe una balena in una tuta di lattex! Ti preeeeeeeego!-
Ed ecco che mi sfodera gli occhi alla Bambi. Ma perché me li fanno tutti? Non resisto agli occhioni corredati di labbro inferiore sporgente e mani vicino alla bocca!
- uff… e va bene- sbotto. Spero almeno che il vestito sia lungo fino ai piedi e non sia scollato! Alberta Ferretti o no, piuttosto mi metto la tunica da parroco e dico io la messa!
- grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!!!!!!- grida lanciandosi addosso a me manco l’avesse lanciata una catapulta.
Passiamo il resto del pomeriggio a parlare del matrimonio e dei vari preparativi che ancora vanno sbrigati, tipo la scelta della torta e delle bomboniere.
Mi accorgo che sono le sette e mezza, solo dopo che, esasperata dalla scelta del colore dei segnaposti sui tavoli, guardo l’orologio.
Robert si starà chiedendo che fine ho fatto. Spero per lui che sia uscito oggi… che si sia andato a fare un giro…
Saluto Beckie e non capisco bene cosa mi grida mentre mi chiudo la porta alle spalle. Boh… mi avrà fatto la domanda “ rosa o avorio, per i tovaglioli?”. Se non rispondo può sopravvivere.
Dopo aver salito le scale a due a due, faccio il mio ingresso trionfale a casa.
- scusa, scusa, scusa, scusa…mi sono fermata giù da Beckie….abbiamo parlato e il tempo mi è volato- dico in fretta pensando subito a lanciare le scarpe sul pavimento e a posare la borsa. Alzo lo sguardo e vedo Matt con la scopa in mano, che spazza diligentemente il pavimento, e Robert con una bandana blu e bianca legata sulla fronte con il ferro da stiro in mano tutto sorridente.
- scusate…devo aver sbagliato appartamento…- dico incredula.
- ti stiamo solo dando una mano- mi risponde Robert tutto sorridente. – Matt, non hai spazzato vicino alla tv!- lo rimprovera petulante.
- e tu hai lasciato una piega sul vestito! Usa il vapore Robert! Hai due sorelle, non hai mai giocato con il loro ferro da stiro giocattolo da bambino?- gli risponde Matt. Lui ha optato per la bandana bianca a greca nera sulla fronte.
- solo perchè mi vestivano da femmina, non vuol dire che giocassi con le bambole!-
Ok…qui inizio a non capire se veramente sono finita nell’appartamento giusto.
- mi spiegate? Le pulizie erano in programma per dopo cena, non adesso-
Si guardano e si scambiano un sorriso complice.
- emmm…. No, Ale…non c’è tempo stasera- dice Matt, appoggiandosi alla scopa come se fosse l’asta di un microfono.
- come sarebbe non c’è tempo?- chiedo con sospetto. Sti due quando si alleano sono ancora peggio di quando battibeccano.
Robert mi regala uno dei suoi sorrisi mozzafiato e tira su dall’asse da stiro un vestitino di seta, monospalla, taglio a tunica grigio fumo. Lo alza con attenzione fino al mento e con l’aria più innocente di sto mondo dice - Stasera usciamo-
O. Mio. Dio.



ed eccovi un paio di link :)

traduzione canzone dei lifehouse   leggetela perchè anche questa è molto attinente come parole alla storia.
casa di Alessia
abbigliamento Robert e Matt
abbigliamento Ale e Beckie   ps: quello sullo sfondo è più o meno come immagino l'ingresso del loro palazzo,


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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


capitolo 15 che bello! siete tornati tutti!!!! devo far fare le pulizie a Rob e a Matt più spesso se questo è il risultato!
allora... inizio con il darvi una notizia: ho da pochi giorni inaugurato il mio blog per novità, teaser, e domande circa questa ff e il sito è questo.
pooooiiii... ancora 5 persone ai preferiti e raggiungeremo il record dei 50! vediamo quanto ci metto a raggiungerlo... si accettano scommesse :)
Oggi sono particolarmente allegra per due motivi fondamentali:
il primo è che la mia sorellina più piccola Deb si è forse definitivamente convinta a pubblicare i suoi racconti, e io sono davvero felice perchè spero tanto che la scrittura e i vostri commenti possano portare a lei la stessa felicità che portano a me.
secondo... siamo finalmente giunti a un capitolo che io non vedevo l'ora di scrivere! Ammetto che non l'avevo proprio immaginato così, ma quando parla Rob, io penso una cosa e lui ne scrive un'altra. E va beh... ormai ci ho fatto l'abitudine. La prima versione del capitolo, come l'avevo immaginata, dovrei postarla a breve sul blog, quindi se siete interessati a dare un'occhiata...
Ahhhhh.... dopo questo capitolo voglio proprio vedere chi di voi inizia a farsi un'idea concreta sulla morte di Matt. Chissà se indovinerete mai??

recensioni:

sophie: anche stavolta hai vinto la corsa alla prima recensione! mannaggia a me, so che forse odierai questo capitolo per il semplice fatto che mi sono praticamente isolata per scriverlo e spero che leggendo cosa mi è venuto fuori penserai che ne è valsa la pena e mi perdonerai. La cugina pelosa di Luke... è frutto della mia immaginazione...non ho preso spunto da un personaggio in particolare, ma se un giorno ti va di venire a farti un giro nei corridoi della facoltà di lettere di torino...bah... potrai eleggerne una tu stessa!

Emilyatwood:  ehi :) ma non ti preoccupare se non riesci a recensire sempre :) io lo dico solo perchè mi fa piacere leggere i vostri pensieri e le vostre impressioni.
grazie per i complimenti sui link. tento di metterli sempre anche perchè voglio, per quanto mi è possibile, farvi entrare davvero nella storia facendovi vedere le cose esattamente con i miei occhi mentre scrivo.

cricri88: sei un mito! le tue recensioni mi fanno sempre morire dalle risate! cmq... attenta alla sedia rotante per il tromabilissimo di Rob! non ho resistito a metterlo di nuovo! bah... magari il chap ti ha fatto un pò meno impressione anche per il fatto che stavolta ho avvertito della parte stratriste all'inizio.  
purtroppo, come all'inizio, ci saranno parecchi momenti un pò tristi almeno per i prossimi... boh... devo vedere ancora di preciso per quanti ... ma sicuramente nell'imminente almeno 3 saranno un pochino mesti... necessari anche se mi preferisco nei momenti in cui posso scrivere con sarcasmo.

sorellina mia deb: ce li avessi tu questi due uomini di casa... cosa??? sorellina mia, ma che dici?? io ti devo proteggere dalle tentazioni. devi condurre una vita calma, pacata e posata. Se... proprio tu che mi hai ispirato il trombabilissimo di Rob sulla sedia! XD mamma mia mi sembrava quasi di vedere la tua faccia quando scrivevo. Tra te e Angy siete una fonte inesauribile di ispirazione, davvero!
dato che mi hai stressato per tutta la mattina chiedendomi un pò di spoiler... ora leggi e dimmi che altro spoiler potevo darti senza raccontarti la fine!

mikki: tranquilla! anche io ultimamente sono molto presa con l'uni! i momenti per scrivere li devo tirare via con le unghie e con i  denti davvero. Oggi ad esempio ho attaccato a scrivere sul quaderno degli appunti mentre il prof spiegava, immaginati solo che gli racconterò all'esame!

winniepoohina: posso gongolare per almeno mezz'ora? tra gli autori preferiti??? ma grazie cara! sono davvero commossa sul serio!!!! sono contenta che storia sia andato bene! io ora sto impazzendo con gli esami del 4 e... lasciamo perdere che è meglio se no inizio a chiedermi 'chi me lo ha fatto fare?' . certo che poi ti dico com'è il film anche se devo ancora trovare l'anima pia che voglia venire con me a vederlo.

lazzari: grazie mille per i complimenti! e si.... la prima parte è un pochino tagliavene ma.... bah.... doveva esserci! ho compensato con la scemata del tappetino. credo che questa possa entrare a pieno titolo nella top twenty delle cazzate peggiori che ho sparato in vita mia! forse è il caso che io inizi a preoccuparmi perchè ste cavolate vengono fuori da sole!

camillalice:  eeeee si! Rob ha fatto davvero una delle cose più furbe non chiedendo nulla in merito alla morte di Matt, anche se dopo questo capitolo... dire che sarà confuso in proposito è un eufemismo! vediamo se riuscite voi a capirci qualcosa con gli indizi che vi ho dato!

fierons: non dire mai che i tuoi commenti sono troppo lunghi o senza senso!!!!! a me fanno sempre piacere e mi fanno sorridere :) sentitevi libere di scrivere ogni volta tutto quello che volete e se lo desideri, puoi anche dirmi quello che vorresti tu dalla storia :)
quindi tu ti lanceresti dal lato di matt? e ale dovrebbe scegliere quello di Rob... e beh... spero che questo capitolo ti faccia capire un pò da che parte vorrebbe buttarsi ale!

vero15star: io amo i lifehouse! sono totalmente e incondizionatamente innamorata della loro musica, così come quella degli switchfoot! mi hanno dato l'idea per un sacco di lavori e per un sacco di capitoli. sono davvero una fonte inesauribile di ispirazione!
lo so che Matt è il tuo preferito ma purtroppo non esiste un modo per riportarlo dal regno dei morti. oddio.... potrei anche inventarmelo dato che sono una patita di fantasy.... ma vista la storia direi ahime che di soprannaturale ne ho già messo abbastanza.

poisonbloodkaly: benvenuta!!!! sono davvero contenta del fatto che la mia storia ti abbia conquistata, sul serio. e spero tanto ti tenerti incollata allo schermo fino alla fine! per quanto riguarda il tuo pensiero su Matt... anche io penso che se ne dovrebbe andare per permettere davvero a Ale di rifarsi una vita. Lui però sta aspettando solo una cosa per farlo e... forse.... dato che è un angelo e ha una conoscenza più sottile e più acuta di quella umana... credo che tu sappia cosa lo tenga ancora fermo al suo posto :)

ladyherm: allora... io ti devo fare i complimenti. Ti ricordi cosa ti ho detto nella scorsa risposta alla tua recensione? quando mi hai chiesto di Kristen? ecco... mi hai fatto cambiare idea sulla mia scaletta e pochi commenti ce l'hanno fatta. ho trovato un piccolo posticino anche per lei almeno dieci capitoli prima del previsto. spero solo di riuscire a cavarmela per il seguito, dato che ho sconvolto un pò di cosette. grazie per l'ispirazione che mi hai dato!




Robert pov: the book of love


Mi sento un coglione. In quale film ho visto la scena in cui lui solleva il vestito per lei (non con il ferro caldo davanti e l’asse da stiro aperto. Questa deficienza è una mia esclusiva) per poi portarla fuori? Ah si… un film di millenni fa che ho visto su Sky con Lizzy mentre eravamo barricati in casa per via della neve. Mi pare si chiamasse “she’s all that”… un film che un uomo sano di mente non guarderebbe mai, almeno se non vuole che gli sorgano dubbi in merito alla sua virilità.
E ora l’ho appena informata del fatto che stasera voglio che esca con me, con questo vestitino corto addosso che le ho comprato senza che lei se ne accorgesse all’outlet…e lei mi guarda come se stesse considerando seriamente l’idea di farmi rinchiudere.
Beh, ora che ci penso, il tipo del film, almeno, aveva un non so che di sexy quando ha sfoderato la mossa del vestito…era vestito elegante e con un sorriso beffardo e strasicuro stampato in faccia.
Per il sorriso…forse quello ce l’ho, per quanto riguarda l’abbigliamento… sono un vero ciabattaro casalingo. Con il ferro e l’asse da stiro davanti. Sono indeciso: faccio più ridere o più pena? più pena o più ridere? Forse è il caso che dia conferma ad Alessia dei suoi pensieri e mi faccia rinchiudere.
Il sorriso quasi sicuro e quasi beffardo che mi sta paralizzando la mascella inizia a ritirarsi man mano che la osservo.
Il suo sguardo fa su e giù, dal vestito a me, da me al vestito. Poi va da Matt per tornare di nuovo a me.
Forse avrei dovuto farle la domanda. “Ale, vuoi uscire con me stasera?”. Oppure, più  gentile e casuale “ti andrebbe di uscire con me stasera?”…più casuale ancora… “stasera non c’è niente in tv, che ne dici di uscire?”
Ma io me ne vengo fuori con il mio brillante “stasera usciamo”, senza lasciarle via di scampo. In effetti, in qualunque modo glielo avessi chiesto, non avrebbe avuto scampo lo stesso perché Kellan e Jackson mi spezzeranno il collo, e Ashley mi disosserà con calma poco dopo, se stasera lei decidesse di tirarmi pacco.
 
“film o non film, siamo Cullen. Siamo fratelli (fantastico, non me ne bastavano già due di sorelle) e dobbiamo fare cose da fratelli!” dice Jackson, sventolando sotto il mio naso il polsino che ormai non ci toglievamo più con lo stemma dei Cullen.
Persino Ashley continuava a portare il suo nastrino di velluto lilla con lo scudo araldico di famiglia. Sarebbe il colmo se scoprissimo che Nikki porta il suo medaglione appeso al collo dato che lei non si considera una Cullen. Resta una Hale, lei…non si mischia con i comuni immortali, beve sangue di altro genere e solo ed esclusivamente in flute di cristallo, la miss. Tutta pace, amore, sorrisi e amicizia ma con distacco, roba da “ehi tu, fuori dal mio tempio”
“Jack, i fratelli si prendono per i capelli, litigano praticamente sempre, ed escono fuori a cena insieme solo se costretti dai propri genitori” sottolineo, continuando a tenere d’occhio Alessia mentre sorseggio la mia birra ghiacciata dalla bottiglia. Ride e scherza con Ash tranquillamente e ogni tanto prende un sorso della sua coca cola.
 Chiamerò Elizabeth e Peter,allora…così verrai obbligato da loro. Sveglia Rob! La regola è per i fratelli normali. Noi adottivi, vampiri, strafighi e col portafoglio gonfio facciamo categoria a parte. Domani sera si va a cena fuori tutti insieme come una allegra famigliola felice e tu, Edward Anthony Masen Cullen, porterai Bella Swan con te” gli fa eco Kellan, mentre Jack annuisce serio al suo fianco.
Quasi mi strozzo con la birra. Non ci credo che l’ha detto. Cioè, loro non sanno niente di Kristen…e ora mi vedono con Alessia… a quale delle due si stanno riferendo?
Li guardo smarrito, staccando per la prima volta gli occhi da Ale. “Bella…chi?” chiedo cauto.
“oh…emm…la Bella…con le gambe chilometriche che Kristen si sogna la notte e la tua camicia addosso?” azzarda Jackson, prima di sorseggiare la sua birra, ma indicando Alessia con una mossa laterale della testa.
“non c’è niente di male in una scappatella di tanto in tanto, Rob. Tua moglie capirà” minimizza Kellan incrociando le braccia al petto e accentuando notevolmente tutto il suo apparato muscolare da campione di wrestling mancato.
Per evitare di strozzarmi di nuovo con il liquido che ho in bocca, rumorosamente mando giù il sorso con attenzione e li aggiorno sulla mia relazione quasi sentimentale con Kristen.
“Kell, non c’è niente da capire. Io e Kris…l’ho lasciata, meno di una settimana fa”.
Che faccio rido? Perché rido mentre lo dico? È come se avessi annunciato che ho mollato l’ultima scappatella della settimana, non la mia ragazza da quasi…beh, sarebbero stati quattro mesi.
Jack non si strozza con la birra. La sputa direttamente fuori e dritta in faccia a Kellan.
“fammi capire, tu hai mollato Kris.piccola.sexy.quasi.vampira.Stewart? Dimmi che l’hai fatto per miss.gambe.chilometriche.e.bel.culetto.Alessia, altrimenti ti taglio le palle Rob, quanto è vero Jack Nicholson che lo faccio!” sbotta Kellan ripulendosi con un tovagliolino della birra sputazzata di Jack. Ah pure! Non solo cornuto ma pure eunuco?
“ci tengo alla mia mascolinità quindi, ti prego… piuttosto sfigurami. Alessia non c’entra. E lo ripeto. Siamo amici.” Chiarisco. Ma perché si ostinano a dire che ci sia qualcosa di più tra noi? A si, forse perché sarà il quarto secchio di bava che svuoto da quando si è messa il costume da bagno.
Miss.gambe,chilometriche.e.bel.cu… che ha detto Kell? Ha guardato il sedere di Ale? Non ha visto il passo carraio che ci ho appeso mentalmente dietro io? Mi trattengo dal picchiarlo solo perché è un quasi fratello (e perché è più grosso di me in maniera spropositata).
“ va beh, va beh, va beh…la fortuna di aver incontrato questa Venere ti ha salvato dall’evirazione. Per farti perdonare del fatto di non avercelo detto, la porterai a cena fuori con noi. Chiaro?” continua con tono serafico.
“potrebbe esserci qualche problema…” cerco di dire. Sicuramente Alessia non sarebbe venuta e se ce l’avessi portata di peso mi avrebbe trafitto a sangue con le unghie pur di farmene pentire. Non posso forzare la sua bolla perfetta tutta in una volta. Devo andare per gradi o finisce che combino un casino.
“sciocchezzuole…quisquilie che dovrai risolvere in qualche modo” sminuisce Kellan.
“tradotto: cazzi tuoi, l’importante è che venite” traduce Jack.
“uff…vedrò che posso fare. Ma basta che siamo solo noi cinque”. Non avranno intenzione di chiamare tutto il cast con sta storia dell’allegra famiglia felice?! Già sarà un’impresa convincere Ale a farmi il favore per far felici sti due cretini, se la presentassi a un’intera folla…farei bene a iniziare a pensare al mio testamento.
“tranquillo Rob. Ieri abbiamo visto Kris, e dato che avevamo già in mente questa cena tutti assieme…l’abbiamo invitata, ma ha risposto che non può venire…ergo: approfittane e portaci Alessia. Dobbiamo conoscere la nostra futura cognata.” Cerca di convincermi Jackson, accompagnando le parole con due pacche sulla spalla.
“un’ultima volta ragazzi: noi. non. stiamo. insieme. Chiaro?”
“certo, certo, certo, certo, certo…”. Ma pure lui ora? Cioè non basta Kellan?
 
Si. Mi avrebbero certamente fatto passare dei brutti quarti d’ora se lei non fosse venuta.
Ci tengo a sottolineare che io glielo volevo dire ieri sera appena siamo tornati a casa di questa rimpatriata pre-sequel Twilight, ma Matt mi ha espressamente vietato di farlo, ricorrendo alla pratica subdola del vieni per forza, tanto non hai scelta.
Lei inizia a diventare molto pallida, seriamente pallida. Più pallida di me con il cerone da vampiro sulla faccia.
- Rob…forse è meglio che la reggi- mi sussurra Matt ancora appoggiato alla scopa.
- Non ce n’è bisogno Matt…sto…sto bene…credo- dice con gli occhi ancora incollati al vestito che ho in mano. E il bello è che non ha ancora visto le scarpe.
- Ale…- la chiamo, sperando in un si…in un no…in un vacci te…in una risposta qualsiasi.
- si?- risponde pronta alzando lo sguardo su di me e lasciandolo li, come se riemergesse da uno stato di trance.
Facciamo marcia indietro e ricominciamo da capo, che forse è meglio. Ah e…se Matt mi da un altro consiglio del genere…ricordatemi di spennarlo.
- usciresti con me…stasera...? non da soli io e te…non…ci saranno anche gli altri…ma se vuoi…non- Ma che faccio, balbetto? E si, ormai è diventato uno dei sintomi evidenti che manifesto quando guardo troppo a lungo i suoi occhi verdi, con pagliuzze blu cobalto. Il fatto che ora probabilmente mi manderà a ‘fanculo (arriverà la volta buona, lo so! è una certezza matematica!) non fa che aumentare la mia balbuzie.
- con quello…?- chiede con il fiato mozzo, indicando con l’indice il vestito che ancora tengo sollevato.
- oh…questo…questo è un…ma non importa…anche se vieni in pigiama per me va bene lo stesso- mi affretto a dire, abbassando il vestito e lasciandolo sull’asse. Meglio il passo dell’uscita tutti insieme. Quello del vestito e del tacco può aspettare. Penso di essere arrossito fino alla punta delle orecchie, perché Alessia si è aperta in un sorriso.
- quello è il vestito dell’outlet…lo…stavo guardando-
- si, si… emmm è questo. Miiii…sembrava ti piacesse e quindi…- Dai Rob! Balbetta ancora! se arrivi un po’ più lento useranno te al posto della tartaruga nel paradosso di Zenone!
- mi hai comprato un vestito…- sussurra avvicinandosi sorridendo. Allunga la mano e si fa scivolare la seta della gonna tra le dita, sorridendo a sé stessa. I suoi occhi brillano e studiano attenti le pieghe della stoffa, il drappeggio della vita, le rifiniture…
Con la coda dell’occhio vedo Matt sorridere di riflesso e farmi l’occhiolino. Lo ringrazio per l’incoraggiamento con un breve sorriso e i miei occhi tornano a lei.
È inutile: quando siamo nella stessa stanza i miei occhi devono guardarla. Non ce la fanno a guardare altrove, vogliono guardare lei. Non rispondo più alla mia autorità, vanno per conto loro.
La osservano, la studiano…la adorano. Esattamente come in questo momento adorano la linea dritta del suo naso, le sue palpebre chiare, le labbra rosee, le fossette che le si creano agli angoli della bocca per via del suo sorriso… sanno per certo che ha delle piccolissime lentiggini sul naso, un neo chiaro vicino ad un altro di un tono più scuro sulla guancia sinistra, che sulla sua fronte i capelli le fanno una rosa sulla destra…conoscono a memoria il suo viso. E ne percepiscono qualsiasi mutamento…
- Rob io…non… non posso metterlo. Davvero, scusa…- ritrae la mano come se si fosse scottata. I suoi occhi si sono spenti, diventando due lastre di ghiaccio impenetrabili.
- Ale non importa…non ti preoccupare. Vieni come vuoi sul serio, non c’è problema- mi affretto a rassicurarla.
- Il problema c’è eccome!- si intromette Matt, improvvisamente infuriato. Lascia cadere di botto la scopa per terra, badando bene a farla sbattere il più forte possibile.
- scusa?- dice Ale con un tono incredulo leggermente incrinato dallo sfondo di una risata.
- la devi finire di colpevolizzarti così, mi hai sentito?- le grida addosso Matt, raggiungendola in due falcate.
- sai che non è solo questo- gli risponde lei, seria e cupa.
- lo so che non è solo questo, ma so benissimo anche che ti copri dietro questa scusa scema perché non la smetti di colpevolizzarti inutilmente per quello che mi è successo. È stata colpa mia è chiaro? Io ho voluto prendere la moto quella sera…-
- eravamo in ritardo e la macchina non partiva…-
- …io mi sono allontanato da te per andarmi a prendere le sigarette. Io Ale, capito? Io! non tu e il tuo vestito, io! sono stato io che non ho fatto attenzione quando sono sceso per andare al distributore, ok? Non tu, io!-
- avrei potuto fermarti. Avrei potuto salire di sopra a cambiarmi…-
Alessia è assente. È in un altro mondo mentre Matt le sfoga la sua furia addosso. Immobile, non si muove, quasi non respira. Non sbatte neanche le ciglia. E io… io sono pietrificato. Parlano della sua morte.
- avresti potuto, e l’hai fatto, ma io ti ho trascinata dicendoti che era tardi. Io, Ale, sempre e solo io-
Ormai è arrivato a pochi centimetri dal suo viso. Ha la mascella contratta, i pugni serrati. La sua rabbia vorrebbe esplodere con ancora più irruenza, ma si trattiene. Lei resta ancora immobile. Guarda fissa un punto imprecisato del tv che ha davanti…guarda oltre Matt.
Matt sembra notarlo. Si rilassa e la guarda, facendo di nuovo posto alla tenerezza e all’amore che prova per lei. L’abbraccia, la stringe e lei risponde. Torna sulla terra esplodendo in un pianto a dirotto, lasciandosi andare completamente tra le braccia di Matt.
- Ale, tesoro… metterai il tuo vestito, stasera ok? Fallo per me… ti ricordi come mi piaceva quando ti compravi un vestito nuovo?- le sussurra sorridendo. – lo mettevi e venivi di corsa, ancora scalza, a farmelo vedere…-
Sento una leggera risata attutita che esce da lei.
-… eri così bella… non vuoi essere bella stasera? Cioè, ti rendi conto di chi ti sta invitando fuori a cena?-
Si allontana con il viso dal suo e si gira a guardarmi. Lei lo imita e appoggia la tempia al suo mento. Le lacrime ancora le rigano le guance, ma si sono fatte silenziose.
- non puoi andare in pigiama a cena fuori con una star di Hollywood- mi canzona Matt sorridendomi e cullando Alessia nel suo abbraccio. Tendo le labbra e sorrido anche io. A lui, a lei… anche se non riesco ancora a capacitarmi di quello che sta succedendo.
- Matt…se…- inizia Alessia tornando a guardarlo.
- non gli succederà nulla, te lo prometto. È stato un incidente, Ale. Un malaugurato caso isolato. Non esisti solo tu al mondo. La maggior parte della gente non si ricorda nemmeno più di te e comunque sia…non succederà. Robert ti porterà in un bel ristorante e tu…tu sarai splendida nel tuo vestito e sui tuoi tacchi alti. Ti divertirai un sacco e avrai una serata normale, te lo giuro. Non succederà di nuovo…a Robert non succederà niente, vero Rob?-
- Si Ale, tranquilla…andrà tutto bene- mi affretto a confermare. Cerco di sorriderle rassicurante, mettendo da parte la mia confusione, peraltro del tutto inutile al momento. Non ha bisogno della mia confusione, ha bisogno di un incoraggiamento. Avrò tempo poi di chiedermi di cosa Ale abbia paura che mi succeda.
- ora non piangere più e… credo ci servano i rinforzi qui se vuoi essere davvero splendida stasera, no?- le chiede Matt dolce asciugandole le lacrime con i pollici, mentre lei sorride imbarazzata, cercando di tenere lo sguardo basso. Annuisce e ridacchia, di nuovo serena. Sentirla di nuovo ridere mi fa tirare un sospiro di sollievo, e sento finalmente il mio sangue riprendere a scorrere copioso e caldo nelle vene. Non mi ero accorto di aver trattenuto il fiato per la maggior parte del tempo.
 
- Robert Thomas Pattinson se non stai fermo giuro che ti lego alla sedia- sbotta Beckie spintonandomi sulla spalla destra con il dito indice puntato.
- Beckie, ti ho chiamata per Alessia, non per i miei capelli!- ribatto alzandomi dallo sgabello dalla seduta rotante su cui mi aveva piazzato.
- Con Ale ho già finito. Non posso mica permettere che tu te ne vada in giro tutto spettinato!- continua lei venendomi a prendere e riportandomi al mio posto. Folletto malefico devoto al gel! Me ne aveva svuotato un vasetto intero in testa! Io è già tanto se mi faccio impiastricciare i capelli quando devo lavorare, se me lo fanno fuori dal set impazzisco. Che senso ha tirarmeli su con un chilo di gel se tanto tra tre secondi interviene il mio tic nervoso a rovinarmi la testa? Già mi prudono le mani perché sono almeno dieci minuti che non me ne passo una tra i capelli, figuriamoci che razza di serata passerò se devo stare a pensare tutto il tempo a frenare il mio istinto per non rovinarmi la capigliatura.
- Beckie, me li stai spettinando tu!- sottolineo guardandomi allo specchietto che avevo preso dalla sua borsa da lavoro.
- il mio è un disordine artistico, studiato nei minimi dettagli- mi risponde aggiustando ancora qualche ciuffo. – poi ho sempre desiderato farlo. Non potevo farmi scappare l’occasione- termina dandomi un leggero pizzicotto sulla punta del naso con un sorriso.
Uff, cosa non si deve sopportare per uscire con una ragazza.
- Aleeeeeeeeeee! Dai scendi!- grida tirando su la testa verso il soppalco.
- Beckie!!! Mi hai messo troppo fard, troppo lucidalabbra e troppo eyeliner! Io non scendo! Vieni su e struccami immediatamente!- le grida Alessia in risposta.
Ok, ho capito. Se non davo retta a Matt, che in questo momento è sdraiato sul divano e ride come un matto per le torture che la nanerottola ci sta infliggendo, io e Ale ci saremmo mossi in due minuti e saremmo stati anche più felici. Io con cinque chili di gel in meno e lei (non l’ho ancora vista, quindi posso solo immaginare) di una bomboletta di lacca e una trousse intera più leggera.
- muovi il culo e portalo di sotto! Subito!-
È chiaro che Beckie, quando la si tocca sul suo mestiere, tende a perdere leggermente le staffe.
Toc, toc, toc…
Alessia ha ceduto alle intimazioni colorite della sua amica e finalmente si sta muovendo. Sento il rumore dei tacchi sul palchetto.
Toc, toc, toc…
Oddio, sta per scendere. Mi odia per via del vestito che è stata costretta a mettere? Magari aspetta solo di essere da soli per dirmene di tutti i colori. Si toglierà le scarpe e le userà come arma impropria contro di me. Già mi vedo pieno di lividi che hanno la forma del tuo tacco. Chissà se Matt avrà almeno il buon gusto di spalmarmi poi le ferite di pomata?!
Certo… avevo escogitato io il piano di farla vestire e portarla fuori, non lo nego. Ma è stato lui a inventarsi sta stronzata del ‘mettila di fronte al fatto compiuto’! Io avrei preparato il terreno in tutt’altro modo!
Toc, toc, toc.
Non vorrei essere paranoico, ma è una coincidenza vero che il mio cuore sembra battere in sincronia con il rumore dei suoi passi? È una coincidenza pura…figuriamoci se dei passi possono dettare il tempo ad un cuore.
Toc, toc.
La sua figura alta e snella si staglia contro il bianco della parete. Non ci sono parole per descrivere quanto sia bella. Forse dire che è una vera dea rende in qualche modo l’impressione.
I capelli raccolti tutti ondulati in una coda bassa, sono appoggiati con delicatezza su una spalla. I  veli del vestito ondeggiano al movimento delle sue gambe.
Non è troppo truccata, ha giusto quel filo di trucco che valorizza i suoi occhi chiari e le labbra rosee. Benedetta Beckie, è stupenda.
Arriva al fondo delle scale, e tiene il capo chino. Avrei una voglia pazza di tirarle su il mento e guardare ancora il suo viso. Non deve nascondersi né vergognarsi. E’ talmente bella da costringerti a domandarti se sia una creatura terrena e non una ninfa.
Dovrei dire qualcosa, forse dovrei dirle che è bellissima oppure dovrei stare zitto, tanto in ogni caso non riuscirei comunque a parlare dato che sto facendo una fatica bestiale a mantenere il mio cervello funzionante.
Forse dovrei darle il braccio e accompagnarla alla porta, da vero cavaliere. Oppure dovrei prenderla per mano…metterle un braccio intorno alle spalle e…no…non so nemmeno se arriverò alla porta. Le mie scarpe sono incollate al parquet quindi, accompagnarla alla porta mi risulterebbe un’impresa piuttosto…complicata.
Alza lo sguardo su di me, in cerca di… approvazione? Mi sta chiedendo di dirle qualcosa? O forse mi sta dicendo ‘non dire niente che io e te ora facciamo i conti’?….
Cazzo…sono nella cacca. In una montagna di cacca. Mi odia, me lo sento.
Tira un sospiro e mi sorride. Ha sorriso…mi ha sorriso? Non mi ha ringhiato contro vero? Ha sorriso…quindi…non mi ammazzerà a suon di scarpate appena usciamo da quella porta…ha sorriso quindi forse dovrei…che faccio sorrido?
Ma si va… sorridiamo.
Eh che cazzo, Rob! Sorridi! Non sei a rischio ‘caduta bava dal mento’! Hai la gola più a secco di una bottiglia vuota! Ecco…bravo così… cerca, se ti è possibile, di avere anche una faccia meno idiota…ecco, grazie…perfetto!
Perché qualcosa mi dice che Matt abbia il potere di parlare al posto della mia coscienza nella mia testa? A si… il fatto che sto scemo si è piazzato dietro Alessia e mi prende per il culo con le sue facce trionfanti. Lancio un’occhiataccia a lui e sorrido ad Alessia.
Mi piego un po’ in avanti a farle un mezzo inchino e le porgo il braccio (l’ho visto in un film, e come disse Di Caprio in Titanic ‘non vedevo l’ora di rifarlo’).
Il suo sorriso si allarga e appoggia la sua mano sinistra sul mio braccio.
Posso tirare un sospiro di sollievo??
Mi sento più leggero, come se i chili di gel che mi ha cacciato in testa Beckie fossero evaporati con quel sorriso.
- beeeeeeeeeeeene. Ho fatto un buon lavoro. Ora muovetevi a uscire di casa, che è già tardi- dice Beckie saltellando verso la porta – divertitevi!- conclude con un sorrisone novemila denti prima di sparire. Santa donna, ha capito che il momento è già abbastanza imbarazzante così com’è senza metterci anche le raccomandazioni prima di uscire di casa.
- Ragazzi, non vorrei dirvelo ma…non siete già in ritardo?- ci dice Matt andandosi a sedere sul divano e accendendosi la tv.
Guardo l’orologio e… si… siamo in un fottutissimo ritardo. Forse è il caso che io mi decida a comprarmi un cellulare nuovo, almeno per avvertire.
- sei pronta?- chiedo ad Alessia.
- Si. Si, sono pronta- mi risponde regalandomi un largo sorriso e stringendo la presa sul mio braccio.
Con un ultimo saluto a Matt, che aveva trovato una partita di baseball sulla tv via cavo, usciamo fuori dalla porta e in pochi minuti siamo già in strada alla ricerca disperata di un taxi.
La nostra destinazione è un ristorante giapponese vicino alla spiaggia dove eravamo andati il giorno prima. Kellan si era messo in testa di provare il sushi, proprio lui che avrebbe potuto benissimo fare il testimonial per il Mc Donald tanti erano i Big Mac che si faceva sul set.
Doveva scegliere proprio stasera per scoprire il mondo del pesce crudo? Ma un normale ristorante…una pizzeria… no. Diceva che era ora di darsi un tono. Eh diamoci un tono…Prevedo già una grande, grandissima, enorme, gigantesca, colossale, stratosferica figura di merda nel momento esatto in cui avrò a che fare con le bacchette. Ma se serve a dare un tono a Kellan…
Alessia si stringe a me e non mi lascia mai la mano, nemmeno in taxi. Scambiamo poche parole durante il tragitto, anche perché sinceramente…non so cosa dire. Era la prima volta che li sentivo parlare della morte di Matt e la cosa mi ha leggermente sconvolto.
Ci limitavamo a sorriderci di tanto in tanto e a far pressione sulla presa delle nostre mani.
Un modo forse un po’ primitivo di comunicare ma…mi piaceva. Che il silenzio ci fosse per l’imbarazzo, per la tristezza, il rimorso, l’insicurezza, la confusione…ci andava bene riempirlo così.
Quando finalmente il tassista accosta, faccio attenzione ad aiutare Ale a scendere dal taxi. Sui tacchi è alta quasi quanto me. La mia mano trova immediatamente posto sulla sua vita sottile, nell’accompagnarla verso l’ingresso del ristorante. Mi sorride e imbarazzata, abbassa lo sguardo.
- sei ancora in tempo per scappare- l’avverto.
- non voglio scappare- mi rassicura.
- no?-
- no-
- Ale…scusa-
- no, Rob…sono io che ti devo dire grazie-
- non sei arrabbiata con me?-
- no-
- non dirmelo solo per farmi sentire meno in colpa…-
Si avvicina. Alza le nostre mani intrecciate e se le porta dietro la schiena. Con l’altro braccio mi cinge il collo e mi stringe forte a sé.
Ha messo il profumo. Di solito sento solo il profumo della sua pelle che lascia una scia fruttata per via dei saponi ai frutti che adopera. Stasera ha messo il profumo. È un po’ più forte, più deciso ma sempre delicato e buono.
- io voglio essere qui, Robert. Voglio stare qui…. con te…- sussurra al mio orecchio.
Il mio cuore perde un battito, mentre le mie braccia la stringono nel loro abbraccio. Inspiro a lungo il suo odore e me ne lascio completamente avvolgere.
Sinceramente? Non ho idea di cosa io stia facendo, so solo che questa fragile ragazza riesce a mandarmi completamente fuori di testa, tirando fuori da me sensazioni e pensieri e…non lo so… so solo che, forse per la prima volta nella mia vita, mi sento esattamente nel posto giusto, con la persona giusta, nel momento giusto e sono esattamente chi e come voglio essere.
Dopo un po’ ci separiamo e le mie braccia si sentono delle appendici inutili attaccate al mio corpo tutto in un momento. Forse sto impazzendo.
Per alleviare un po’ la mancanza, le circondo le spalle con un braccio e le faccio strada dentro al ristorante.
- pronta?-
- Quante volte hai intenzione di chiedermelo ancora stasera?- mi canzona con un sorriso.
- tutte le volte che sarà necessario-
Prende un bel respiro. – pronta-
Non appena entriamo, il maitre del locale ci indica il nostro tavolo, avendo cura di farci notare che stanno aspettando solo noi. Ma i maitre non dovrebbero essere gentili e cordiali con i clienti? Va beh va… lasciamo perdere. Già sono teso come una corda di violino di mio, se sbrocco faccio solo guai.
La sala è molto strana. Grandi vetrate, muri neri e colonne luminose rivestite di pietra a forma di cornice. Dalle cornici di queste pietre esce luce dorata, così come dai lampadari a tubo che scendono dal soffitto. Ci sono anche molti pali che scendono dal soffitto, ma mi rifiuto di capire come nel moderno design un palo che pende sopra la tua testa possa risultare bello. Bah…almeno non è appuntito.
Raggiungiamo gli altri ad un tavolo circolare, cui loro hanno già preso posto.
- finalmeeeeente! Hai noleggiato una delle carrozze di Central Park per metterci così tanto?- chiede Kellan, sarcastico come suo solito, alzandosi per venire a salutarci.
- è stata colpa mia, scusatemi… ci ho messo un po’ per…- interviene in mio soccorso Alessia quando Kellan le accompagna la sedia mentre prende posto al tavolo.
- …per dare una forma ai capelli di Robert- conclude Jackson guardando la mia testa.
Lei scoppia a ridere, mentre io sbuffo alzando gli occhi al cielo.
- lasciate perdere. Quella dei capelli è una lunga storia- Insomma… lunga se raccontata assieme al convincimento che Matt ha dovuto operare per persuadere Ale a unirsi a noi per stasera.
Prendo posto accanto a lei che subito cerca la mia mano sotto il tavolo.
Io di solito non ho mai sofferto di arrossamento improvviso. Sono sempre stato un tipo calmo e tranquillo. Certo, passo metà della mia vita a essere imbarazzato e a non sapere che fare… ma non sono mai arrossito!
E ora arrossisco! Se le mie guancie diventassero un po’ più calde ci potrei cuocere sopra il pesce crudo che il cameriere sta servendo davanti a noi.
- abbiamo ordinato anche per voi. Tanto qua sushi…sashimi…non si capisce nulla di quello che mangi nel menu comunque…tanto vale provare di tutto- ci chiarisce Jack arrotolandosi le maniche della camicia fin sui gomiti.
- sai che se fossi Alice in questo momento ti ucciderei Jack?- lo punzecchia Ashley.
- dimmi tesoro mio, perché?-
- è maleducazione sbottonarsi il primo bottone della camicia e tirarsi su le maniche così a tavola- lo rimprovera scherzosa prendendo in mano le bacchette.
- e Rob? Lui ha la camicia aperta e le maniche tirate sui gomiti come me!-
- si ma lui è già arrivato così, non si è messo a fare il gesto davanti a tutti!- Ormai Ash ride di gusto e io e Ale ci stiamo sforzando di mantenere un contegno.
- senti…Ash, tesoro. Abbiamo visto Kellan ruttare l’inno nazionale canadese, Rob cantare I was broken prendendo una stecca dietro l’altra ubriaco fradicio, Nikki darsi fuoco alla parrucca bionda con la sigaretta perché si era distratta e Kristen russare rumorosamente tra una pausa e l’altra delle riprese. Direi che tra noi il tempo del bon ton è passato da un bel pezzo-
Non ce la faccio più. Scoppio a ridere e basta. Quello che ha detto Jack è assolutamente vero. Ci siamo visti tutti quanti in delle condizioni talmente pietose che non è proprio più il caso di formalizzarsi.
Preso dalle risate non mi accorgo di aver posato la mano di Alessia che tenevo nella mia sulla mia coscia.
- scusa- mi affretto a dirle, diventando di nuovo rosso come un peperone.
Mi sorride in risposta e stringe leggermente la mano, che è rimasta nella mia sempre sulla coscia. Dio, quanto mi piace che lei abbia una mano sulla mia coscia sotto un tavolo…
- ragazzi… emmm… qualcuno sa come si usano sti cosi?- chiede Kellan, riportando le mie attenzioni al tavolo, salvandomi dall’inizio di una delle mie fantasie ad occhi aperti. E’ li che sventola le bacchette tenendole sollevate, una in una mano e una nell’altra, con un’espressione disperata in volto.
- eri tu quello che voleva darsi un tono, Kell. Dovresti insegnare tu a noi zotici ad avere più classe, no?- lo canzona Jack , incrociando le bacchette in una mano e afferrandoci un… che cos’è?… un rotolo di alghe con del riso dentro? Toh! Le alghe… ma che strana coincidenza è la vita. Ora che le guardo mi rendo conto di quanto non ci stessi con la testa quel giorno. Ma come ho fatto a paragonarmi a un’alga?
Cioè, non che adesso sia messo meglio a testa. Credo di aver sofferto di sindrome dell’abbandono per i primi cinque secondi in cui la mano di Ale ha sciolto la stretta attorno alla mia per cercare di darsi da fare con le bacchette. Sembrerò un adolescente pazzo alla sua prima cotta, ma pur di sentire un contatto con lei allungo lateralmente un piede sotto il tavolo, toccando il lato della sua scarpa con la mia. Distrattamente afferro il mio calice di vino rosso e inizio a sorseggiarlo, mentre lei si gira a guardarmi sorpresa.
- allora Alessia…ti posso chiamare Ale? tanto qua siamo in famiglia- esordisce Jack, che a quanto pare è un maestro delle bacchette giapponesi.
- certo che puoi. Ormai mi fa strano sentire il mio nome intero- le sorride cordiale trovando anche lei la posizione delle bacchette.
- ok… allora, Ale… cosa fai di bello nella vita? non sarai mica una sconclusionata come noi, vero?- continua Jack che ormai è già al secondo sushi. Lo inzuppa in una salsetta di non so che prima di cacciarselo in bocca in un solo boccone.
- emmm…-
- se vi dicessi che siete a tavola con il nemico, vi alzate e scappate via urlando?- rispondo per lei. Poveraccia. È la seconda volta che si trova a dover dire a un attore di essere una paparazza, il tipo di fotografi più odiati in assoluto e maledetti da noi più volte al giorno.
- non dirmi che sei un’attrice o una che lavora nel set di Harry Potter!- dice Kellan alzando il viso dal piatto. Ha rinunciato a capirci qualcosa con le bacchette e ha infilzato la polpetta/rotolo/cosa indefinita…con una bacchetta sola.
Ale, non si trattiene e scoppia a ridere. – Kell, ho detto nemico, non concorrenza- chiarisco provando a cimentarmi anche io con le bacchette. Inutile, sono un caso disperato.
- emmm sei una…f…- inizia Ashley cercando di intuire.
- fotografa…- conclude Alessia per conto suo.
- una fotografa, ma non una p…- continua Jack.
- paparazza…sono anche quello, si- conclude ancora una volta Alessia imbarazzatissima.
- oh beh…- inizia Kell – non hai una macchina fotografica dietro… posso anche ubriacarmi in tranquillità senza trovarmi foto strane sui giornali… vero?-
Lei, in tutta risposta, sorride e alza la sua borsa, una pochette minuscola in cui manco la digitale compatta ci sarebbe entrata.
Tutti e tre tirano un sospiro rumoroso di sollievo e riprendono a mangiare allegri.
- e come hai conosciuto Robert?- le chiede Ashley curiosa.
- io lo so… allora emmm…l’hai fotografato, lui ha provato a scappare dall’obbiettivo dopo averti fatto il dito medio, tu l’hai rincorso e gli hai lanciato la macchina fotografica dietro per fermarlo e pretendere le sue scuse- ipotizza Kellan.
- ne hai di fantasia, eh! Comunque no…e non lancerei mai la mia macchina fotografica, questo te lo posso assicurare- le risponde lei con tono divertito.
- veramente… le ho sfasciato la macchina a un incrocio- ammetto lasciandomi scappare le bacchette di mano. Niente da fare. Sono un impedito!
- ‘mazza che culo Rob! Con tutte le persone con cui potevi fare un incidente, proprio con una fotografa!- . La solita finezza di Jackson…
- va beh, ma non è così inverosimile come cosa. Sappiamo tutti che Rob…-
- …è un cane al volante- completiamo io, Ash e Jack tutti insieme. Ehhh si. Alla guida sono una vera e propria vergogna per il mondo del testosterone. E dire che mi impegno!
Scoppiamo tutti a ridere, Alessia compresa.
La serata prosegue tranquilla. Ale, è dovuta intervenire più e più volte a darmi una mano con le bacchette, perché proprio non ci andavo d’accordo. Ammetto anche che un paio di volte le ho lanciate sul tavolo apposta, per risentire le sue dita sulle mie che me le sistemavano nella giusta posizione.
Rideva di continuo e scherzava volentieri con gli altri. Era a suo agio. Ascoltava interessata i nostri aneddoti percorrendo con il dito il contorno del bicchiere, con una mano spostava la coda dietro la schiena… quando, stufi di lottare con le bacchette, abbiamo preso a mangiare con le mani ho creduto di morire osservando il modo in cui si portava il boccone alle labbra.
Lo stomaco non mi da un attimo di tregua. Un morso lo tiene costantemente agitato. Ormai è chiaro che questo morso è dovuto solo ed esclusivamente a lei. A quanto mi eccita già solo quando si succhia il dito dopo aver messo in bocca il cibo, per non parlare di quando schiude le labbra poco prima di appoggiarle sul bicchiere. Di nuovo prendo a immaginare quelle dita e quelle labbra ovunque su di me, e rischio seriamente di entrare in un mondo tutto mio nel bel mezzo della rimpatriata.
Vorrei smettere di notare tutti questi particolari, soprattutto per l’effetto a cui portano sotto la mia cintura, ma non ci riesco. L’ho già detto: è una calamita per i miei occhi. Ringrazio solo di essere seduto e di non rendere partecipe il mondo del mostro di Lochness a cui ho dato vita.
Di nuovo mi sento un mostro, un maniaco a pensare a lei anche in questi termini, ma il mio cervellino malato non riesce a fare diversamente. Ancora una volta immagina scene a luci non proprio rosse ma quasi, dove lei è l’indiscussa protagonista.
- sono in tempo per il caffè?- interviene una voce alle mie spalle. Una voce che… ahimè… conosco…e mi gela. I miei istinti animaleschi si spengono all’istante nel momento esatto in cui, voltandomi sulla sedia, vedo Kristen venirci incontro.
- ehiii! Ce l’hai fatta!- dice gentile Ashley, alzandosi dalla sedia.
Il mio sguardo va direttamente a Kellan e Jackson e loro mi rispondono con uno sguardo di chi è stato colto di sorpresa quanto me.
Evidentemente non hanno reso partecipe Ashley delle mie rivelazioni pomeridiane.
- si, ho spostato un paio d’impegni e sono venuta. Non si rinuncia a una cena di famiglia no?- risponde Kristen un po’ affannata.
- ciao tesoro- mi saluta chinandosi a stamparmi un bacio sulle labbra, come se nulla fosse successo tra noi. Mi irrigidisco. La mano di Alessia scivola via veloce dalla mia presa e si rifugia assieme all’altra tra le sue ginocchia.
- Kris…- dico piatto guardandola con freddezza. Lei fa spallucce, prende una sedia e si siede al mio fianco.
- uuuhhhh… allora? Che mi sono persa? Sushi? Kell è stata un’idea tua, vero? Ah, Rob, amore… ti ho riportato il cellulare - prende a parlare tranquilla afferrando uno degli ultimi bocconi di sushi rimasto in un piatto centrale, subito dopo avermi ridato il mio telefonino. Ha per caso fatto le extension? Ma quante volte si ritocca i capelli sta ragazza? È tornata a taglio ‘Bella Swan’.
- emmm… si, si… è stata mia…- ammette Kellan cupo togliendosi il tovagliolo dalle gambe e appoggiandolo spiegazzato sul tavolo.
- ehi! Che è quest’aria triste? Ho interrotto qualcosa?- chiede prendendo un sorso di vino dal mio bicchiere. L’aria sul nostro tavolo si è fatta talmente tesa e densa che la si potrebbe tagliare con un coltello. Anche Ashley inizia a percepire che c’è qualcosa che non va, che la presenza di Kristen non è propriamente... gradita. Mi cerca con lo sguardo e forse intuisce la verità. Mima uno “scusa” con le labbra mentre faccio una smorfia, per farle capire che in qualche modo ho accettato.
- No, figurati Kris. Siamo contenti che tu ce l’abbia fatta a venire- prende in mano la situazione Jack. Kellan non è mai stato bravo a mentire. È imbarazzato quanto me per la situazione. E io… io sento Alessia lontana mille miglia, nonostante sia seduta a pochi centimetri da me.
- Kris, lei è Alessia, la ra…- la presenta Ashley, aiutando Jack a risollevare la serata.
- … un’amica di Robert. Piacere- conclude
lei pronta allungando la mano oltre il mio petto per stringere quella di Kristen. Ha fatto bene attenzione a non sfiorarmi nemmeno per sbaglio.
Quell’amica mi ha provocato una dolorosa fitta al cuore. Non sono riuscito a trattenere una smorfia di…dolore? Delusione? Che ti aspettavi Rob? Lei è davvero un’amica, e solo un’amica resterà. Mi attrae molto, certo… e a volte credo che anche lei sia molto attratta da me, ma non voglio essere così presuntuoso da metterci la mano sul fuoco. E anche se fosse… il fatto di Matt…poniamo il caso che lui se ne vada e la lasci stare come ha intenzione di fare. Per lei è stata comunque una storia importante. Cosa mi fa pensare che si metterebbe con me? come mai inizio anche solo a desiderare che lo faccia?!
Sto desiderando che lei si metta con me! oddio, no…no, no, no,no… non posso desiderare una cosa del genere…no… però quanto sarebbe bello se mi dicesse di si…
- scusate… Rob, hai una sigaretta?- mi chiede alzandosi dal tavolo.
Apro distrattamente il taschino della mia camicia e gli porgo il pacchetto. Lei sfila una bionda e l’accendino e contemporaneamente afferra la sua borsa.
Prima che io possa dire qualsiasi cosa è già andata via.
- emmm…ho…fatto qualcosa che non va?- chiede Kristen al tavolo.
Prima che io le risponda una sola delle cose cattive che mi passano per la testa, faccio strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento e mi alzo. Chissà perché ho il terrore che non sia uscita solo per andarsi a fumare una sigaretta.
Quasi corro fuori dal locale e, come temevo, lei non c’è. Guardo a destra e a sinistra, in preda al panico e finalmente la vedo. Sta camminando sulla passeggiata del lungo mare, poco lontano. Tiene un braccio raccolto all’altezza del seno e l’altro appoggiato con il gomito sopra. Tra le dita una sigaretta accesa.
Mi affretto a raggiungerla.
- Aleeee!- la chiamo correndo verso di lei.
Si ferma. Si volta, mi guarda. Quando mi avvicino abbozza un sorriso.
- ehi…non ti dovevi preoccupare…sono solo uscita a fumarmi una sigaretta.- mi dice tirando le labbra in un sorriso spento, cercando di tenere ferma una voce che, nonostante lo sforzo che ci mette, continua a tremare.
- tu non fumi Ale -  le ricordo. So che lo fa quando è nervosa, ma non si può dire che fumi dato che aspira il fumo buttandolo fuori prima di inspirarlo.
- come lo sai?-
- a parte il fatto che viviamo insieme… si vede che non sei una fumatrice-
- beccata…-
Abbassa lo sguardo e gira la punta del piede sul lastricato, come se fosse un’attività molto interessante. Alza lo sguardo e abbozza un sorriso.
- vuoi finirla tu, allora?- dice alzando la sigaretta per porgermela. Quanto vorrei prenderla per il polso, tirarla a me e baciarla. Baciarla con passione, con trasporto, con… vorrei stringerla e baciarla all’infinito. Il sapore del non bacio di Kristen è quello sbagliato sulla mia bocca. Io voglio il suo bacio, il suo sapore.
Ma non posso. Ho troppe barriere ancora che mi separano da lei, e per quanto lo desideri non posso farle sparire tutte in una volta con la forza del pensiero.
Mi limito a prendere la sigaretta dalle sue mani e a portarmela alla bocca. Devo dirle di Kristen, devo dirle tutto. Mi sento sporco se non lo faccio, mi sento come se le mentissi… e io è l’ultima cosa che voglio fare con lei. Mentire. Il vero me che ha tirato fuori non mente. Non le mente.
- Ale, io e Kristen…- inizio sperando che non mi tremi la voce, dopo aver cercato coraggio in una tirata alla sigaretta.
- Robert… non mi devi dire niente. Non ti devi giustificare con me, sul serio- dice continuando a giocare con i movimenti delle sue scarpe per terra.
- ma io voglio giustificarmi con te Ale, devo farlo- ribatto io, forse con troppa irruenza. Lei alza lo sguardo e incontra i miei occhi, incatenandoli ai suoi. Non riesco a capire cosa mi dicano quegli occhi, so solo che il bisogno di spiegarle è sempre più vivo.
- no, Rob. Non devi farlo. Io e te non…-
- …stiamo insieme…lo so, lo so-. Ammettere questa realtà non mi aveva mai fatto così male come in questo momento. In un secondo rivedo daccapo tutta la scena: Kristen che entra, mi bacia, si siede, mi mette tra le mani il cellulare, beve dal mio bicchiere, si presenta… lei che esce, che scappa lontano da me… E sento male, tanto male al petto. Troppo male, talmente tanto che ho il fiato mozzo. Lancio la sigaretta lontano e torno a guardarla.
- ma…non siamo neanche amici…- sussurro, ancora non so se a me stesso o a lei.
- no. Non siamo neanche amici…- concorda allontanandosi per andarsi ad affacciare alla balconata che da sulla spiaggia. Nemmeno per lei sono solo un amico…sono un conoscente? O qualcosa di più? In che senso per lei non siamo amici?
- Ale… io Kristen l’ho mollata la sera stessa che sono venuto da te. Non doveva esserci stasera, Kellan e Jackson me lo avevano assicurato, lei… io le ho detto di voler stare per conto mio, ma evidentemente non ha capito quanto fossi serio quando gliel’ho detto. Io non ho risposto a quel bacio, Ale l’hai visto…- vomito fuori tutto in una volta raggiungendola.
- Robert, smettila di giustificarti. Non ce n’è bisogno- Lo dice come se fosse una battuta da recitare, guardando il vuoto. E io invece che voglio farle capire in ogni modo quanto a me importi che lei sappia la verità, non posso fare a meno di prenderla per le spalle e voltarla verso di me per stringermela al petto e sentirla mia. Mia. Solo mia.
Vorrei dirle che il cuore mi sta uscendo dal petto. Vorrei dirle che ogni volta che non c’è patisco la sua mancanza. Vorrei dirle del desiderio che ho di baciarla da praticamente una vita intera. Vorrei dirle che nessuna mai mi era entrata dentro come lei. E vorrei dirle che forse…ancora non lo so con precisione e non so nemmeno se è così che ci si debba sentire, ma le vorrei dire che…ci sono serie probabilità che io mi stia innamorando di lei.
Risponde al mio abbraccio e vi si aggancia con tutte le sue forze. Lo sento che è così. Lo sento.
In cuor mio spero che sia stata un po’ gelosa di Kristen quando mi ha baciato, che sia stato per me che è uscita fuori quasi correndo dal ristorante.
Lei è qui, tra le mie braccia. E’ qui. È con me. Mi stringe e si lascia stringere.
Improvvisamente, dal piano bar all’aperto che confina con il nostro ristorante parte una musica. Con molta probabilità è da molto che stanno suonando, ma io non me ne sono accorto prima perché evidentemente la canzone non era quella giusta. Le note di “the book of love” di Peter Gabriel si diffondono nell’aria e arrivano fino a noi, ancora stretti, ancora abbracciati, che prendiamo istintivamente a muoverci sulle sue note.
 
The book of love is long and boring
No one can lift the damn thing
It's full of charts and facts and figures and instructions for dancing
 
Il suo viso è nascosto nell’incavo del mio collo. La sua mano brucia sotto la mia posata sul mio petto, sul mio cuore. Siamo talmente vicini che quasi non riusciamo a muoverci. Ondeggiamo solamente.
 
But I
I love it when you read to me
And you
You can read me anything
 
Senza quasi pensarci, la sollevo, portando i miei piedi sotto i suoi. Non per fare chissà quali grandi passi in più, ma perché ho sempre desiderato di farlo con la persona veramente giusta. Edward lo fa per gentilezza, io… perché forse sto diventando pazzo, ma mi piace sentire la sua stretta attorno al collo, sentire il suo peso addosso.
 
The book of love has music in it
In fact that's where music comes from
Some of it is just transcendental
Some of it is just really dumb
 
Inspiro il suo profumo dolce e mi godo il solletico dei suoi capelli sul mio viso. Non so se qualcuno ci sta guardando, non so nemmeno se siamo più a New York. Potremmo benissimo essere in mezzo a una tempesta e io a mala pena me ne accorgerei.
 
But I
I love it when you sing to me
And you
You can sing me anything…
 
- I love it when you sing to me…- canticchio. E ci credo. Forse davvero mi sto innamorando di lei.




i link del giorno :)

she's all that  questo è il film di cui parla Rob all'inizio. la scena del vestito è attorno al minuto 9.00...forse qualche secondo prima :). Per chi lo volesse vedere questo invece è il trailer ufficiale

per l'acconciatura di Ale... giuro che ho cercato un link, ma non ne ho trovato uno soddisfacente. comunque l'ho immaginata pettinata come Izzye Stevens di Gray's Anatomy nell'ultima puntata della seconda stagione, la scena in cui lei è vestita da ballo e va da Danny.

abbigliamento Ale e Rob (Rob immaginatevelo esattamente come in questa foto, mi raccomando!)
abbigliamento di Jack, Kellan, Ash e Kris

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


capitolo 16 buona seeeeera !!!! sorpresi di quanto ho fatto presto? wow! 48 preferiti e 27 seguiti! devo ammetterlo: sono emozionata! Lo so che ci sono storie che raggiungono quote come 150 preferiti, ad esempio ma io sono comunque soddisfatta del mio risultato in quanto è chiaro che le storie sugli attori magari vengono lette da un numero più ristretto di persone rispetto a quelle su twilight, quindi...che dire? vedere quei due numerini crescere capitolo dopo capitolo un passettino alla volta mi riempie di orgoglio.
Come ho annunciato lo scorso capitolo, ho aperto un blog per questa storia che si chiama everything to me
Il primo commento al teaser del capitolo 16 mi ha fatto capire che forse non ho spiegato a dovere come funzionerà e cosa conterrà questo blog quindi copio qui la domanda che mi è stata posta e la mia risposta per rendere partecipi anche voi del chiarimento.

ale fairy chiesto...

Wow!! Qui l'anteprima!!!
Però devi spiegarmi bene come funziona....cioè qui pubblicherai qualcosa, oltre questi teasers??? =D

la mia risposta:

ciauuuu!!!! allora :) come funziona... si.
In linea di massima in questo blog pubblicherò le anteprime e risponderò direttamente a ogni domanda che vorrete farmi.
Pubblicherò avvisi e notizie varie quando ci saranno, anche perchè mi scoccia un pò sprecare una pagina/capitolo di efp. Io non sopporto quando penso che la storia sia aggiornata e invece mi trovo un avviso....quindi metterò tutto qui.
credo che mi divertirò parecchio anche a porvi domande e sondaggi su cosa vi aspettate dalla storia, come vorreste che andasse avanti e cose di questo tipo.
Ogni tanto, e questa credo sia la cosa un pò più interessante, ho intenzione di pubblicare i bozzetti del "come doveva andare", vale a dire che scriverò qui come mi è nata la scena di un capitolo che poi in fase di scrittura ha cambiato radicalmente rotta diventando molto diverso da come l'avevo immaginato.
Appena troverò il tempo di scriverlo, infatti, pubblicherò qui il "come doveva essere" del capitolo 15.
Ho creato questo spazio anche perchè i miei lettori si possano sentire più liberi di chiedermi qualsiasi cosa che magari non osano o non possono o gli dispiace chiedere in una recensione al capitolo.
Eeeee (e poi la finisco, lo prometto :P) al di la della ff l'ho creato perchè mi spiace un sacco non poter rispondere subito ai vostri commenti, ma essere vincolata alla pubblicazione. A volte, con persone che seguono e commentano sempre infatti, diventa inevitabile chiedere notizie di chi sta "dall'altra parte del monitor" e le regole di efp magari vincolano la conoscenza.
Finito il mio sproloquio in perfetto stile capo-redattore (mamma che paroloni!)ti ringrazio molto per il commento lasciato e... nulla per qualsiasi cosa sono a vostra completa disposizione :) un bacione.

Spero di aver chiarito così eventuali dubbi. Ci tengo ad aggiungere che risponderò sempre e quanto prima ai vostri commenti esattamente sotto a dove li avete lasciati.(quindi le mie risposte non faranno altro che aumentare il numero dei commenti sotto il post che avete recensito)

Ultima cosa: questo capitolo. E' uno dei chap per cui ho incontrato un pò di difficoltà a scrivere in quanto avevo un'idea vaga del contenuto, ma che sapevo di dover mettere prima di arriavre ai capitoli più succosi. All'inizio come ormai d'abitudine, i miei personaggi se ne sono andati un pò per gli affari loro e spero sinceramente di aver fatto un buon lavoro. Se così non è...mi espongo comunque al vostro giudizio.
Un appunto sul capitolo precedente: cavolo! la odiate proprio Kristen! vabbè... la odio anche io, e tanto anche! se avessi dato sfogo a tutto questo odio, sicuramente l'avrei fatta prendere a calci in faccia da Kellan, Jack e Rob insieme e magari anche da Ale...però ho tentato di essere obbiettiva e di renderla normale. Non è che la odi per i suoi presunti flirt con Rob...oddio anche per quello, ma principalmente perchè la trovo molto antipatica nei confronti del suo pubblico. Quindi... bah... ho risposto qui direttamente dato che in molte delle recensioni ho letto dell'odio che condividete con me verso di lei :P.
Ora le risposte personalizzate e poi vi lascio al capitolo.

recensioni:

sorellina mia deb: io ti avevo avvisato! al massimo ti è venuto un mezzo infarto! per il sushi....sai che nemmeno io l'ho mai mangiato? però adoro il salmone e i gamberetti e quindi io penso che mangerei relativamente bene...anche se sarei un completo disastro con le bacchette. mangerei con le mani direttamente!

sophie: ti prego non mi picchiare per questo capitolo! se fosse successa realmente una cosa del genere non saresti viva per raccontarlo! leggi un pò e dimmi che ne pensi! vedi che nei giorni di cell fuori uso sono comunque riuscita a impiegare bene il mio tempo?

sei nell'anima 2009: quanto entusiasmo!!!! :) che farai dopo che leggerai questo capitolo??? :) se quello era romantico...(e lo so che lo era perchè avevo gli occhi a cuoricino mentre scrivevo) questo...come ti lascerà? sono curiosissima di saperlo :)

winniepoohina:  credo di aver fatto un casino con tutti quegli indizi strani sulla morte di Matt vero??? :P cmq si... credo anche io che giurisprudenza ci stia facendo male alla salute! leggi gli sproloqui di Ale sulla legittima difesa e poi dimmi chi delle due tra noi sta messa peggio! :) non vedo l'ora che pubblichi il prox chap!!!!

camillalice:  allooooora... morte di Matt... perfetto riassunto degli elementi tranne che...il distributore di benzina ce lo hai messo tu XD . Non centra il fare benzina spiacente e nemmeno il fatto che Matt si imbambola perchè vede Ale troppo svestita.
Va beh dai :) la domanda era per divertirsi un pò e anche per vedere quanto sono riuscita nel mio intento di rendere un mistero la morte di Matt. volevo l'effetto sorpresa :) comunque sia a parte tutto non mi aspettavo che lo indovinaste anche perchè è una dinamica che solo il mio cervello malato poteva concepire. a volte ci penso e mi chiedo se non ho esagerato con l'inverosimile! bah... ancora un paio di capitoli di pazienza, forse anche meno e il mistero verrà risolto.

cricri88:  bah! io spero di farcela per l'uscita di New Moon!!! XD mamma mia cri! mi fai morire con le tue recensioni davvvero! quella cosa della triglia riferita a Kris mi ha fatto scoppiare a ridere davanti a tutti nell'aula computer strapiena della facoltà, ti dico solo questo!
Lo so che è molto esagerato il commento di Kell riguardo a Kris sulla sexy.quasi vampira...ma mi piaceva metterlo a confronto con il nomigliolo di Ale! e poi... sai... l'uomo ha un cervello molto più... elementare riguardo a queste cose di noi donne che vediamo quanto in realtà lei sia davvero odiosa!

ladyherm:  grazie mille a te per i complimenti!!!! Nikki la vedremo fooooooorse tra un bel pò di capitoli. sinceramente non me la immagino molto diversa di kris...potrebbero andare a braccetto quelle due.
sono contenta del fatto che i fratelli Cullen abbiano riscontrato successo :) ho pensato che magari avendo loro attorno il ritorno in società di Ale sarebbe stato più graduale, più facile e meno imbarazzante per lei.

fierons:  sbagliata la supposizione sulla morte di matt :) spiacente. comuuuunque... guarda la parte di quando Rob se ne va da casa di Ale proprio non vedo l'ora di scriverla! mi sto imponendo in tutti i modi di andare con calma e scrivere bene tutti i capitoli intermedi perchè se dessi retta alle mie mani quelle scriverebbero direttamente di quel capitolo e salterebbero tutto il resto!

mikki: visto che ho fatto presto stavolta??? :) sono contenta che anche l'altro capitolo ti sia piaciuto e come dicevo a ladyherm Nikki arriverà foooorse tra un bel pò di chap. cmq le ho messo la mini descrizioncina fatta da Rob dove faccio capire che la trovo molto altezzosa e in molte occasioni anche finta...sarà che non mi interesso molto a lei come attrice e sono influenzata dal personaggio di rosalie...però il fatto che sta sempre appiccicata a Kris...insomma... se odio lei, questa magari non si discosterà poi molto come carattere per andarci così d'accordo.

lazzari: ehhhhh lo so! Rob... non gli ho fatto fare nulla perchè non sapeva proprio come comportarsi poverino. Se la vede spuntare così dal nulla... e poi cmq ho pensato che l'indifferenza verso di lei fosse la cosa migliore. Quando Ale si alza ed esce, ho fatto in modo da fargli tenere a freno la lingua solo per dimostrare ancora una volta quanto lei stia diventando importante per lui. così tanto da mettere in seconda la rabbia e la voglia di urlare addosso a kristen per andare da lei e spiegarsi.  per quanto invece i sentimenti di Ale... li scoprirai in questo chap :)




 Alessia pov: breathe me

- ehihoooooooooooooo!!!!!!-
- Beckie! 'fanculo sono le otto del mattino!-
- sai quanto me ne frega? vi avevo avvertiti che oggi sarebbe stata una giornata piena!-
- non mi hai detto un accidente! sparisci e fammi dormire!-
- nemmeno per sogno! alzati immediatamente!-
Domanda: perchè da una settimana a questa parte i risvegli a casa mia sono sempre così traumatici?
Il mio materasso si piega sotto un nuovo peso morto e una folata d'aria fredda mi raggiunge nel momento in cui sento il lenzuolo sollevarsi.
Mi giro su un fianco e lotto per riuscire ad aprire almeno un occhio quel tanto che basta per capire che cazzo sta succedendo.
Attraverso la grata delle mie ciglia minimamente schiuse, scorgo l’intruso. Robert si è venuto a sdraiare sul mio letto, a pancia in giù, con la faccia completamente immersa nel cuscino e le braccia larghe.
- Rob, ma che ci fai qui?- chiedo stropicciandomi gli occhi con voce roca.
- considerami un rifugiato politico. Non estradarmi di prego! Di sotto c'è Beckie che mi ha letteralmente buttato giù dal divano. Se mi rimandi di sotto giuro che l'ammazzo!- bofonchia girandosi con il viso verso di me. Ha gli occhi ancora gonfi di sonno. 
Emetto un mugolio di disperazione e mi giro anche io con la faccia nel cuscino.
- Esattamente- dice approvando il mio atteggiamento.
Stavo quasi per riprendere sonno quando un ciclone mi travolge. Almeno sembrava un ciclone. Quando apro gli occhi mi rendo conto che in realtà è solo Beckie.
- credetemi, mi dispiace molto rovinare questo quadretto felice, ma mi dispiacerebbe ancora di più arrivare tardi all'appuntamento con il sarto che ho preso apposta per voi!- urla il ciclone tirando via completamente il lenzuolo.
Ma se io, per ipotesi…. l'ammazzassi... e ne nascondessi il cadavere…magari in un tappeto chiuso con il nastro isolante, come nei film, e lo scaricassi giù dal ponte di Brooklyn… dite che me la concedono la causa di giustificazione per abbassare di un terzo l'ammontare della mia pena? Rientro negli estremi che configurano la legittima difesa?
Una cosa è più che certa: non appena metterò piede giù dal materasso sarà  lei a doversi dare da fare per invocarla.
Ma non potevo aspettare almeno un altro giorno prima di far pace con lei?
Almeno stamattina avrei dormito!
Senza aprire gli occhi, caccio la testa sotto il cuscino e lo tengo premuto con le mani cercando di controllare l’istinto omicida che ha preso possesso di me.
- Beckie evapora!- ringhia Robert al mio fianco. Deve essersi girato, sento il materasso piegarsi e io, inevitabilmente scivolo un po’ più al centro vicino a lui.
- oh…si… certo, capisco…volete la vostra intimità per…vabbè…torno dopo-
- Beckie!- grido alzandomi  di scatto sul letto. Stavolta la strangolo. Robert di certo non vi avrebbe testimoniato contro in tribunale.
- lo sapevo che avresti reagito così! io vado di sotto e vi preparo un bel caffè. Voi vedete di farvi trovare pronti in cinque minuti!- dice facendomi una linguaccia. Mi fa l’occhiolino e si mette a trotterellare verso le scale fino a sparire dietro di esse.
Stanca già di prima mattina, mi passo le mani sul viso e mi tiro indietro i capelli. Sbuffo e mi lascio cadere all’indietro sul letto.
- Ah!-
Ops! Mi ero dimenticata che Rob era così vicino. La mia testa è crollata a peso morto sulla sua pancia.
- oddio Rob, scusa!- mi alzo di scatto allarmata per arrampicarmi sul suo petto fino ad arrivare a togliergli il cuscino dalla faccia.
- ti ho fatto tanto male?- gli chiedo mordicchiandomi un labbro, preoccupata e dispiaciuta.
- abbastanza- mugola massaggiandosi la pancia sotto la maglietta.
- scusa…-
- e no…non c’è cura. Ci sono certamente delle lesioni interne…- continua con aria grave.
- posso fare qualcosa?- chiedo stando al gioco.
- ahh…non lo so davvero!-
Mi alzo dal suo petto e mi inginocchio sul materasso. Con la punta delle dita sollevo leggermente la sua maglietta fino a pochi centimetri sopra l’ombelico. Prendo la sua mano ancora appoggiata sul ventre e la stringo nella mia, spostandola sul materasso.
Avvicino il viso alla sua pancia e deposito un bacio leggero poco sopra il nodo perfetto dell’ombelico. I peletti morbidi che fanno una sottile striscia da li fin dentro il pantalone della tuta mi solleticano la guancia. Li avevo sempre trovati particolarmente attraenti in un uomo, ma quelli di Rob…sono sexy da matti!
Faccio per allontanare il viso ma lo sento mugolare.
- dottore…la cura credo stia sortendo qualche effetto, ma…penso che un’ulteriore dose potrebbe accelerare la mia guarigione- sospira fintamente dolorante.
Sorrido intenerita e mi chino di nuovo a dargli un altro bacio soffiato. Poi un altro, un altro e un altro ancora.
- va meglio?- gli sussurro sdraiandomi al suo fianco.
- mmm…la convalescenza sarà lunga. Avrò bisogno di continui richiami- risponde girandosi e alzando teatralmente un braccio per poi lasciarlo cadere a peso morto ad abbracciarmi.
Tiene gli occhi chiusi. Il suo respiro si infrange sul mio viso. Le sue labbra sono curvate in un sorriso.
Mi perdo a fissarlo. Non so raccontare tutti i pensieri, le emozioni, i brividi…che mi attraversano in questo momento.
Ho agito d’istinto poco fa. Agisco sempre d’istinto quando lui è vicino a me. Sempre. L’ho fatto anche ieri sera.
Già…ieri…quando è arrivata quella Kristen…non lo so perché, ma improvvisamente il sangue mi è andato al cervello tutto in un momento. L’adrenalina aveva preso a scorrermi nelle vene come acqua ghiacciata. Le mani mi pizzicavano, il cuore galoppava all’impazzata, il respiro era irregolare. Sentivo caldo, tanto caldo e tanto, tantissimo freddo contemporaneamente. E, cosa più strana di tutte, gli occhi iniziavano a bruciare e la gola mi si era chiusa. Per quanto mandassi giù saliva, il nodo che mi stringeva non ne voleva capire di andarsene via.
Mi ero alzata sperando che un po’ d’aria fresca mi avrebbe dato una mano.
Ho chiesto una sigaretta a Robert per darmi una scusa. Per quanto li reputassi assurdi, ero ancora abbastanza lucida e concentrata su me stessa per analizzarmi con cura e capire la causa dei miei sintomi: la mora dagli occhi di ghiaccio che aveva appena baciato Robert davanti ai miei occhi.
Mi sono sentita tradita. Come una scema.
Dovevo immaginarmelo che Robert avesse una ragazza. Un ragazzo come lui come poteva essere solo al mondo? Quale ragazza non avrebbe fatto follie per lui? Quale ragazza al mondo avrebbe mai rinunciato al suo amore? Non poteva essere single.
L’ho sempre considerato un amico e solo un amico. Eppure mi sono sentita tradita. Non nel senso di tradita perché non mi ha detto di questa ragazza. Tradita come se avessi ricevuto una promessa da lui che non ha mantenuto.
Quando sono uscita fuori quasi di corsa dalla sala…avevo una gran voglia di liberare quel nodo che mi stringeva la gola, perché era chiaro come il sole che il mio cuore chiedeva di farsi un bel pianto liberatore. Tanto…uno più, uno meno…piangevo sempre ultimamente.
Ero stata una sciocca. Una stupida dilettante idiota. Come avevo mai potuto pensare di potermi permettere di continuare a stare a metà strada tra due scelte quando, in realtà una seconda possibilità non ce l’avevo? Come avevo mai potuto pensare che fosse lui la mia seconda possibilità? Mi ero fatta incantare dai suoi gesti e dalle sue attenzioni…offuscare la mente dall’attrazione sfrenata che provavo per lui. Faccio il passo gigantesco di ammetterla a me stessa e mi tocca rendermi subito conto di aver commesso un enorme errore di valutazione.
Poi lui arriva. Come amica, anch’io se l’avessi visto fuggire via in quel modo nel bel mezzo di una cena, gli sarei corsa dietro…per consolarlo…per…boh non lo so…
Lui, invece, corre da me per darmi delle spiegazioni.
Ricordo che ho lottato fino allo stremo per cercare di far sparire il mio nodo alla gola prima di voltarmi verso di lui. Ho cercato di fare la spavalda, di sembrare tranquilla e sicura di me…ma dentro bruciavo di vergogna e di voglia di correre lontano, a chiedermi come avessi fatto a pensare che lui fosse una scelta. Non era nemmeno un’opzione, come poteva essere una scelta?
Voleva spiegare e io gli ho detto che non doveva farlo: avevo capito da sola, e sentirmi dire dalla sua bocca, dalla sua voce, quanto fossi stata scema a invaghirmi di lui… invaghirmi? Ho detto invaghirmi?.... si… a quanto pare l’ho detto ma… forse è un po’… non so se sia veramente il termine corretto…diciamo affascinata…no, no…proprio invaghita! Forse è ora che inizi ad essere completamente sincera, almeno con me stessa…
Comunque…invaghita, affascinata…infatuata… di lui… quel che sia sia… non volevo sentirmi dire che stavano insieme e che si era dimenticato di dirmelo, come se queste fossero cose di poco conto da raccontare di sé…
Ho detto la solita e scontatissima frase del “noi non stiamo assieme”, rendendomi conto all’istante che qualcosa non andava in quella frase, senza che sapessi in realtà che cosa ci fosse di così sbagliato. Anche ora, non me ne capacito. Ci ho pensato tutta la notte, così come ho pensato a lungo a quel “non siamo nemmeno amici” che aveva detto e su cui io ho concordato. Perché l’aveva detto lui? Per me era ben chiaro come mai non lo considerassi solo un amico data la passione che mi spingeva verso di lui. Ma da parte sua?
Il quasi amico che avevo precisato con Matt qualche giorno fa aveva preso tutto un altro significato. Avevo capito fin da subito che la mia scusa del “lo guardo e ne sono attratta perché in lui rivedo Matt” era una delle palle più grandi, più false e meno probabili che avessi mai avuto il coraggio di raccontare a me stessa. E quando pronunciò le parole “l’ho mollata…” giuro di aver sentito il mio cuore uscirmi dal petto e arrivare fino a lui, prima di tornare indietro al suo posto.
Quando mi ha stretta a sé… come posso descrivere come mi sono sentita quando l’ha fatto? I pensieri e le sensazioni… il senso di colpa… mi hanno assaliti come un’onda che io non riuscivo a cavalcare. Mi sentivo sprofondare e allo stesso tempo mi sentivo sorretta da lui. Non solo fisicamente dal suo corpo…proprio da lui. Il desiderio di sentirlo mio era prepotente. La voglia di stringerlo per aggrapparmi a lui e chiedergli di portarmi via… di…salvarmi…
Si, l’ho pensato. In quel momento l’ho pregato mentalmente di salvarmi. Ho visto Matt nella mia mente come se fosse solo il frutto della mia disperazione e non come un qualcosa di realmente attuale e presente nella mia vita. L’ho percepito come un fantasma di cui non riuscivo a liberarmi.
Forse mi dovevo realmente decidere a fare una scelta. Da sempre scegliere la via di mezzo è la strada più facile e il non voler scegliere significa solo non aver coraggio delle proprie azioni, dei propri sbagli. Più lo stringevo a me e più lo sentivo portarmi via con sé, allontanandomi da Matt.
Ripensandoci a mente fredda ieri notte, sola nel mio letto, continuavo a chiedermi come avessi potuto fare quei pensieri.
So benissimo che Matt più presto che tardi scomparirà e uscirà per sempre in senso fisico dalla mia vita…ma io non voglio che il suo ricordo scompaia con lui. Ho il terrore che un giorno io possa svegliarmi e non ricordarmi più il suo profumo, il suo sapore… i suoi occhi… ho paura di vedere l’azzurro nei suoi occhi neri, castano chiaro nei suoi capelli corvini…ho il terrore di perderlo del tutto.
Mi sento tanto piena di amore per Matt da poter dire con certezza che il mio cuore non riuscirebbe mai a contenerne di più. Esploderebbe.
E Robert…Rob…non merito Robert. Lui non può essere una scelta perché io non sono adatta per lui. Non merita di non essere amato in maniera completa e incondizionata e io è un tipo di amore che non posso dargli. Non merita una ragazza spezzata, come sono io.
So che forse esagero a parlare così…a parlare di amore, intendo. Forse dovrei fare un passo indietro e chiedermi se lui è questo che mi sta chiedendo. Mi sta chiedendo di amarlo? No. Non mi sta chiedendo niente. La verità è che mi sta dando molto senza chiedermi in cambio nulla.
Guardo il suo viso, lo studio e mi rendo conto di iniziare a notare i piccoli cambiamenti che lo attraversano. Sento il suo braccio attorno al mio corpo e l’unico desiderio che ho è quello di stringermi a lui.
Corpo e mente non vanno più in sincronia quando lui è così vicino. E non riesco nemmeno a lottare per riportare il mio corpo all’ordine. Non ce la faccio. Non voglio smettere di flirtare con lui come adesso perché farlo mi fa sentire bene. Il fatto che lui non si neghi al mio contatto, ma lo cerchi come io cerco il suo mi fa sentire di nuovo desiderata e… desiderabile. Si, desiderabile.
Da quando Matt non c’era più, avevo smesso di metterci troppa cura nel vestirmi…non mi truccavo quasi mai… se mi guardavo in uno specchio per trenta secondi era già un record.
E invece ora…avrei voglia di…mi vergogno a dirlo. Tantissimo… ma quello che voglio è essere bella per lui.
Ero segretamente compiaciuta dell’averlo visto a bocca aperta quando mi aveva visto con il vestito che mi aveva regalato, ieri sera. Non mi ha fatto complimenti a voce…i suoi occhi parlavano anche meglio della voce.
Ora i suoi occhi sono chiusi, nascosti. E non riesco a capire da loro cosa stia provando lui in questo momento. Io so solo che più guardo le sue labbra e più mi viene voglia di chiuderle nelle mie. Da troppo tempo mi manca la consistenza di un bacio vero.
I baci di Matt sono perfetti ma…è come se quando si avvicina, mi inviasse il ricordo di un bacio del passato e facesse rivivere alle mie labbra gli stessi movimenti e le stesse sensazioni quando in realtà toccavano qualcosa di più leggero dell’aria, solido e inesistente allo stesso tempo.
- dottoressa?- mi chiama Robert.
- si?- rispondo pronta, svegliata dai miei pensieri. Mi accorgo solo ora del fatto che le mie dita sono sulle sue labbra.
- buongiorno- sussurra aprendo gli occhi.
Può un cuore, che non si sa in che condizioni sia perché un giorno batte, quello dopo pesa o è del tutto assente, avere un sussulto improvviso ogni volta che questo paio d’occhi azzurri si aprono al mondo?
- bu-buongiorno…- gli rispondo tirando via le mie dita dal suo labbro inferiore. Lui è più veloce e le cattura tra i suoi denti, in un morso leggero e giocoso.
- ahia!-
Sorride e libera le mie dita dalla presa dei suoi denti. Immediatamente deposita un tenero bacio, la dove prima aveva morso. Nel farlo non stacca un secondo i suoi occhi dai miei. Li ha letteralmente incatenati.
Ora…io…cosa dovrei pensare? Come dovrei comportarmi? I brividi che mi corrono lungo la schiena implorano un contatto più profondo. La mia schiena vorrebbe inarcarsi per portarmi più vicina a lui, per far combaciare i nostri corpi e sostituire le labbra alle mie dita sulla sua bocca.
La parte razionale di me, almeno quel poco che ho mai avuto di razionale, mi urla di alzarmi dal letto immediatamente.
Senza nemmeno accorgermene, senza ricordarmi di averlo deciso, intreccio una gamba alla sua.
Il suo abbraccio si fa più stretto. Inizio a sentirmi bruciare.
 
Vocina 2
Bacialo, bacialo, bacialo, bacialo! Cosa aspetti? Bacialo!
 
Vocina 1
Alessia Chianti, non t’azzardare a farlo!
 
Vocina 2
Ma sempre a rompere stai? Ale…non dargli retta, bacialo! Lo vuole anche lui! guardalo! È bellissimo e ti vuole.
 
Vocina 1
Matt ne soffrirebbe se lo facessi!
 
Vocina 2
Sei indietro cara! Matt vuole che lo faccia!
 
Vocina 1
Dice di volerlo ma non lo vuole.
 
Vocina 2
Al diavolo quello che vuole Matt! Lascia che si goda la sua vita e vada avanti! Bacialo, Ale, bacialo!
 
Le nostre labbra sono davvero a un soffio di distanza. Posso sentire che sta sorridendo anche se il mio campo visivo non va al di la di tutto quell’azzurro.
Il cuore ha preso a battermi all’impazzata, il respiro… a perché dovrei per caso respirare? Come si usano i polmoni? Oddio…ma che sto facendo… forse la vocina numero uno della mia coscienza (ho dovuto distinguerle in qualche modo, se no iniziavo a pensare di avere una coscienza con problemi di schizofrenia) ha ragione.
La mia gamba che rafforza la presa sulla sua, però, non la pensa così. I nostri bacini si incontrano e… oddio… oddio, oddio, oddio, oddio… si…mi vuole…ne ho la prova.
Ed ecco che la mia mente si distacca completamente dal mio corpo e va avanti per conto suo. Fantastico. È chiaro che anche la mia testa sta per cedere al suo richiamo.
I miei pensieri mi fanno andare avanti a incontrarlo, a baciarlo con passione e trasporto. Fanno alzare le mie mani per poi tuffarle nei suoi capelli, fanno stringere il mio corpo al suo, facendomi sentire ancora quanto lui mi desideri. Perché è chiaro come il sole che mi desidera. Non è una convinzione astratta, è anatomia!
Dopo che la mia mente mi ha dato questo gentile assaggio di inferno…decido che forse…
Le sue labbra piene e perfettamente disegnate sono davvero a un soffio. Il suo respiro caldo esce dalla sua bocca per entrare nella mia.
Non so come, non so perché i miei occhi iniziano a chiudersi, la mia mano abbandona le sue labbra per appoggiarsi al suo viso, scivolando giù fino alla base del collo. Due dita sono già tra i suoi capelli.
Dio, non resisto più. O lo bacio immediatamente o morirò all’istante per autocombustione!
La sua mano si apre sulla mia schiena e mi tira a sé…
- Aleeeeeeeeeeee!!!! È tardiiiiiiiiiiiii!!!!!-
Per piacere…qualcuno…qualche anima pia che non ha paura di rischiare la vita…mi trattenga perché io ora scendo di sotto…e l’AMMAZZOOOOO!
Il nostro abbraccio si scioglie immediatamente e torno a respirare. Il freddo dell’aria mi riporta un po’ di lucidità, quel tanto che basta per farmi alzare e voltarmi. È incazzato. Nero. Quanto me. Più di me.
Sbuffa e si passa una mano tra i capelli. Ale non guardare più in basso! Proteggi i tuoi occhi innocenti da cotanta…oddio! Da quell’esagerata mascolinità che…
Oddio! Io ammazzo Beckie!
Già sto vagliando tutte le possibilità per farla fuori nel modo più pulito possibile. Ci manca solo che dopo averla uccisa mi debba pure sbattere per ripulire tutto dal sangue.
Rob si aggiusta i pantaloni della tuta in modo da essere più…presentabile… e prende a scendere le scale. Lo seguo e ci troviamo entrambi Beckie davanti che ci porge due tazze stracolme di caffè.
Mossa sbagliata, amica mia. O mi fai una dose di camomilla dritta nelle vene o così firmi la tua condanna a morte. L’avvelenamento potrebbe essere una buona idea…
- forza che non abbiamo tempo!- dice allegra.
Rob afferra la tazza e le risponde con un grugnito infastidito, voltandosi per entrare in bagno. Lascia la porta aperta ed entro con lui. In perfetta sincronia appoggiamo la tazza sul ripiano e ci guardiamo allo specchio. Due facce devastate, assonnate, eccitate e interrotte.
I nostri occhi si incontrano nello specchio e si sorridono imbarazzati.
Per fuggire a quegli occhi mi chino sul lavandino a sciacquarmi il viso e lui poco dopo mi imita.
- forse è il caso che io mi faccia la barba. Tu che dici Ale?- dice tendendo il collo e accarezzandosi la mascella con una mano.
- posso?- gli chiedo alzando la bomboletta di schiuma da barba di Matt. Mi sorride e mi aiuta a sedermi sul ripiano di fianco al lavandino. Divarico un po’ le gambe per fargli spazio e prende posto, appoggiando le mani ai lati delle mie cosce sul mobiletto.
Agito la bomboletta prima di farne uscire una considerevole quantità di schiuma su una mano.
Ne prendo un po’ con l’altra e inizio a stenderla con cura e attenzione sul suo viso.
Non mi metto nemmeno ad analizzare la battaglia interiore che ha luogo all’altezza di cuore (e di cosce) tra corpo e mente. Questa situazione è altamente equivoca, e sexy, ed eccitante, e dolce e... Dio quando si è tolto la maglietta per far si che non si sporcasse con la schiuma da barba ho seriamente creduto di avere il sacrosanto dovere di possederlo li, sul mobiletto del bagno. Non si può certo sprecare tutta questa bellezza!
Mi passa il rasoio e, cercando di far smettere la mia mano di tremare, l’appoggio sulla sua guancia.
L’ho sempre fatto, quindi sono sicura di quello che sto facendo… era un gioco che facevo sempre con mio padre e che qualche volta avevo ripetuto per nostalgia con Matt.
Mi piaceva. Non chiedetemi perché però, non saprei darvi una risposta. Tiro giù il primo strato di schiuma, portando via assieme ad essa la barba che grattava sotto le lamette del rasoio. Una striscia perfettamente liscia compare sul suo viso che continua a sorridere assieme ai suoi occhi. Mi seguiva in ogni movimento, mi agevolava in ogni gesto, inclinando il viso a seconda della necessità.
Era stupendo. Quando le sue mani abbandonarono il mobiletto per stringere le mie gambe attorno alla sua vita ho creduto di morire. Mi sono limitata a rispondergli con un sorriso, per evitare di sfigurarlo se mi fossi concessa di più.
Appena finito, controlla il mio lavoro allo specchio e si toglie con un dito un baffo di schiuma da barba rimasto su una basetta. Mi guarda tenero e si avvicina.
- no, Robert…no!- ma protesto invano perché mi ha già spalmato la schiuma al mentolo sul naso. Si china su di me e mi deposita un lungo bacio all’angolo delle labbra.
- grazie- mi soffia sul viso prima di sciacquarsi il viso e sparire dietro la porta del bagno.
Oddio.
O. Mio. Dio.
Oddei!
Che avevo fatto?
Ho flirtato apertamente, spudoratamente, vergognosamente con Robert! E mi è pure piaciuto!
- fatti una doccia, Ale. Stai andando a fuoco- mi disse la voce di Beckie divertita appoggiata allo stipite della porta.
Le lancio uno sguardo che se avesse potuto l’avrebbe squartata viva. Non mi ero dimenticata dell’intrusione di prima!
Mi chiudo nella cabina doccia e lascio scendere giù acqua fredda. Tanto fredda.
 
Non ci credo. Non ci credo. Non è assolutamente possibile che io mi sia lasciata convincere a dire di si. Perché ho detto di si?
Ma non potevo limitarmi a fare il mio mestiere e basta? No. Io dovevo fare anche la testimone. Si può fare la testimone quando si avrebbe una voglia sfrenata di uccidere la sposa?
A parte i fatti di stamattina, non so se vi rendete conto di dove ci troviamo tutti e tre in questo momento. Io e Rob, mano nella mano (meno male che c’è lui a darmi sostegno morale), abbiamo esattamente la stessa espressione sulla faccia: disperata, rassegnata e incazzata.
Ci troviamo davanti a quello che pare il castello di Walt Disney con una gigantesca insegna sopra con una scritta fucsia in campo bianco. “Il paradiso della sposa” . Questo dice già tanto.
- forza! Siamo già in ritardo! Antoine non aspetterà certo ancora a lungo!- dice Beckie spingendoci dentro. Mi rifiuto categoricamente di sapere chi sia Antoine.
O mamma. Dentro è ancora peggio. Sono indecisa: sono capitata dentro la casa di Barbie o sono affogata dentro una torta panna e fragola?
Tutto attorno a noi tutto è così bianco, e vaporoso, e pacchiano e… Dio mio, se prova a farmi infilare un vestito con un fiocco rosa sul sedere useremo bomboniere, confetti e partecipazioni per una cerimonia diversa da un matrimonio. Diciamo che sarà senz’altro più cupa.
- credo…sto per sentirmi male- sento mugolare Robert. - dimmi Ale…perché sono qui?- mi chiede.
- perché devi assolutamente esserci al matrimonio! Se non per me, fallo per Ale. Non vorrai mica che venga da sola, senza accompagnatore, vero?- risponde per me Beckie che già stava saltellando verso un bancone centrale dietro cui c’è una signora che sembra uscita direttamente dal film “Pleasentville”. Anzi no. Da “Hair Spray”. Capelli cotonati biondi, maniche a sbuffo e rossetto color ciclamino. E con questo ho detto tutto.
- emmm, salve. Abbiamo un appuntamento con Antoine - dice alla signora, appoggiandosi con i gomiti al bancone.
- Ale, quanto sei veloce nella corsa?- mi chiede Robert all’orecchio.
- credo di esserlo abbastanza, soprattutto se si tratta di scappare da qui-
- bene. Cammina con fare casuale fino alla porta, guardandoti intorno. Poi prendi la porta e attacca a correre. Con la scusa di venirti a riprendere io ti seguo e scappiamo via-
- ma perché devo essere io quella che scappa? Non puoi farlo tu?-
- ma sei tu quella che rischia di essere vestita come una meringa glassata, non io-
- tu potresti trovarti con una calzamaglia e un farsetto da quello che vedo qui. Entrambi celesti-
- ok, al mio tre scappiamo tutti e due ok?-
Faccio un cenno affermativo con la testa.
- uno… due… tr….-
- che piasceeeeeeeere vederrrvi!-
Un signore basso, pelato con degli enormi mustacchi neri ferma la nostra fuga spingendoci entrambi verso il bancone. E' talmente basso che a mala pena mi arriva al seno.
- Alors, mademoiselle Beckie, ici il y a la...-
- testimone e il suo accompagnatore- conclude per lui Beckie entusiasta.
- C’est magnifique! Allez! Vas-y!- dice il puffo baffuto giungendo le mani compiaciuto per poi spingerci entrambi a braccia larghe attraverso un arco foderato di tende bianche e vaporose tenute ai lati da grandi fiocchi fucsia.
Ci troviamo dentro ad una sala decisamente più sobria con una specie di palchetto centrale, dai colori crema e bianco, piena di specchi.
Antoine mi separa da Robert e mi fa salire sulla pedana.
- mademoiselle, un tour, s’il vous plait- dice facendomi segno con il dito di fare un giro su me stessa.
Obbedisco paziente e giro in fretta. Inizio a odiare questo nanerottolo con i baffi che mi squadra con aria di malcelata sufficienza. Forse per lui gonna e scarpe da ginnastica non dovrebbero mai andare insieme.
Eh si. Avete capito bene. Gonna. Corta di jeans. Robert mi aveva guardato quasi scioccato quando l’ho tirata fuori da uno dei quattro scatoloni che tengo incastrati tra l’armadio e il muro della mia camera da letto. E dire che non ha ancora visto gli altri cinque che stanno dietro al paravento.
Ok, avevo evitato di esagerare e sentirmi ancora di più in imbarazzo optando per delle scarpe basse da ginnastica, però l’ho visto chiaramente trattenere il fiato quando sono scesa di sotto, dove lui e Beckie mi stavano aspettando. Vi ho già detto del mio assurdo desiderio di farmi bella per lui, senza contare che con il caldo che fa oggi, mettere i jeans sarebbe stato incubo.
- oui, oui…Alors, ma fille…volete seguirrrmi di la? Je vous donne l’abito, lo indossate et après torrrnate ici- mi dice il nano spingendomi verso un camerino.
Entro dentro e poco dopo un vestito di veli grigio fa la sua comparsa da sopra la porta.
Lungo. E per fortuna non troppo scollato. Si, poteva piacermi. Visto l’ambiente circostante, ho seriamente temuto di trovarmi addobbata con un vestito rosa confetto dalla gonna a ruota, le maniche a palloncino e un fiocco sul sedere.
Da sotto la porticina, spuntano presto anche dei sandaletti intonati con il tacco.
Con un po’ di difficoltà nel capire come andavano sistemati i veli e i nodi del vestito sul davanti, indosso le scarpe e mi raccolgo i capelli in una crocchia improvvisata con un elastico che ho trovato nella borsa.
Prendo un bel respiro ed esco.
Dal camerino di fronte a me, nello stesso momento, esce Robert. Dire che è una visione è minimizzare. Fasciato in uno splendido vestito nero, con camicia bianca e cravatta nera, è l’ottava meraviglia del mondo.
Con le mani raccolgo un lembo dell’abito e salgo sulla pedana, accompagnata dal nanerottolo, senza riuscire a staccare gli occhi da lui. Quando mi sorride e mima con le labbra le parole “sei bellissima” sento le mie guance tingersi di rosso. Abbasso il capo imbarazzata e compiaciuta.
Antoine inizia a prendere la misura dell’orlo del mio vestito e la signora del bancone inizia a far lo stesso con quello dei suoi pantaloni.
Forse, non uccido più Beckie. Avermi dato la possibilità di vederlo così bello la salva parzialmente. Per una frazione di secondo, inizio a desiderare che arrivi presto il giorno del matrimonio per averlo al mio fianco così bello e seducente. Mi vedo camminare al braccio di lui e danzare di nuovo insieme.
Forse ne vale la pena subire questa tortura se mi porterà a quel giorno con lui.



E ora i link:

breathe me - testo e traduzione  come sempre quando metto le traduzioni, leggetele perchè sono attinenti con il chap, anche queste volte più per le parole che non per la musica :)

abbigliamento  e no: non cè il vestito di Ale nè quello di Rob per il matrimonio. per quelli dovrete aspettare il chap apposta :) per questo li ho descritti sommariamente :P

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


capitolo 17 Allora! ragazzi ci siamo :) abbiamo raggiunto i 51 preferiti!!!! fa molto anniversario detto così eh?! sono felice come una pasqua, sul serio!
E... non è finita qui. Se pensavate di avere ancora del tempo per sciogliere il mistero sulla morte di Matt...TEMPO SCADUTO :) ve lo dirò io :)
Mi aspetto un sacco di recensioni per sapere che ne pensate, anche cariche di critiche se pensiate che la cosa sia troppo inverosimile!
sorpresa sorpresa, oggi doppio pov!
Ma non vi prendo altro tempo per ora :) rispondo alle recensioni e vi auguro buona lettura.

recensioni:

cricri88: tu vuoi che inizi a scrivere senza senso per caso? no perchè ogni volta che leggo i tuoi commenti finisce che mi piego in due dalle risate finendo sulla tastiera e schiacciando tasti a muzzo. se ho un doc Word aperto questo è il risultato: wcvucububygybyuvytdt6es53atvkh.... e così avanti per pagine e pagine! XD
quando mi hai detto che sono riuscita a rendere la scena ancora meglio del sesso quasi piangevo, ti giuro! :) in genere aspettano solo quelle quindi... ah come sono felice! il pezzo di manzo britannico qui avrà uno dei suoi momenti hot, quindi preparati! per sviluppi concreti... confermo! ce la farò entro il 18  promesso :P

winniepoohina: ellosapevo che eri tu! me lo sentivo! domanda: hai ancora un pò di quell'istinto omicida verso Beckie? credo che ti servirà per questo capitolo. dopo questo delirio che ho scritto spero davvero di non deluderti :) e soprattutto che tu possa continuare a controllare con ansia i miei aggiornamenti :)

sophie 88: hai già letto un pezzo e finalmente... eccoci qua :) la morte di Matt. Ho perso tutti i neuroni che mi erano rimasti per scrivere! cmq si... ammetto che i tuoi messaggi del lunedì mattina hanno avuto una forte influenza mentre scrivevo :P

camillalice: no no tesoro, non mi sono spiegata. il distributore c'è ma non è un benzinaio :) comunque oggi verrà rivelato l'arcano. dai non mi dire che hai iniziato a saltare righe per vedere cosa succedeva che mi commuovo! lo faccio sempre anche io! inevitabilmente mi succede quando leggo new moon: la parte dove Bella corre per salvare Ed... avrò letto due righe in croce XD e pensa quanto si è sbattuta zia Mey a scrivere quello che sta in mezzo!
davvero... sono felicissima :)

mikki: di nuovo aggiornamento lampo :) smettila di scusarti per le recensioni ok? :) per me puoi scrivere anche solo "ciao" e mi fai contenta lo stesso! :) voglio proprio vedere però dopo questo chap che ne pensi!

ladyherm: ho fatto venire un pò di infarti a mezzo mondo con la scena del letto... è questo quello che volete dirmi? anche io adoro la scena del bagno e... non ho resistito a metterla proprio per dare degli indizi sulla complicità che tu hai captato!
Antoine... si Antoine è un incubo in versione nano. Io che odio le cose pacchiane e voluminose ho voluto far prendere un pò di sano terrore ad Ale, soprattutto pensando anche io a quella scena di I love shopping! XD  vediamo della scena di Rob in versione assatanato che mi dici stavolta :)

fierons: tranquilla puoi unirti! me l'avete chiesto in così tante di strozzare Beckie che ho organizzato un pullman per una spedizione punitiva! avanti che c'è posto, quindi!

vero15star: che entusiasmo ma chère! :) anche io ho fatto il linguistico! cmq... a parte tutto rispondo alla tua domanda più importante. Matt... prende le distanze. vuole lasciarla da sola il più tempo possibile, l'ho già detto.... cmq... tornerà in questo chap tranquilla :)
purtroppo non c'è un modo per farlo tornare in vita... ma magari se tu sei un angioletto e io non lo so ... può essere che tra angeli vi capiate e convoliate a giuste nozze insieme :) anche se credo che dovrai come minimo vincerlo a una gara o qualcosa del genere, perchè ha molte pretendenti :)

poisonbloodkali:  ma da dove ti è uscita sta cosa dello stadio! XD troppo forte davvero! tranquilla! ce la farò prima di New Moon ad arrivare al bacio tanto atteso!





Chiedetemi se sono felice. Avanti… non è uno scherzo, chiedetemelo. Robert sei felice? SI.
Si, sono felice, sono al settimo cielo e sono…arrapatocomeunabestia… ma sono felice!
Ahhhhhh che bella sensazione! Tutte quelle cose che dicono… si tocca in cielo con un dito, si cammina sollevati da terra, si sente il cuore battere forte… non ci credete. Tutte cazzate, dalla prima all’ultima.
Non si tocca il cielo con un dito, ci si fluttua direttamente in mezzo.
Non si cammina sollevati da terra, non si capisce proprio dove stia il sopra e dove il sotto.
Non batte forte il cuore, esplode!
E tutto questo per cosa? un quasi bacio, un flirt non proprio casto in bagno e un probabile innamoramento.
Pensate a come sto messo male per essere così su di giri per un quasi di tutto quello che ho fatto.
Eppure è così che mi sento. Su di giri.
Per lei. Lei…lei…lei…Ale…
Come mi piace il suo nome nella mia bocca. Scivola fuori che è un piacere. E lei è…è…è ancora più bella.
Ok, ok…mi calmo…il fatto è che sto praticamente impazzendo, mi capite?! Cioè… inizio a credere che l’arrivo di Kristen a interrompere la nostra cena si stata la cosa migliore che poteva capitarmi. Se lei non fosse venuta a rompere, Ale non sarebbe mai scappata, io non le sarei mai corso dietro, non ci saremmo mai confessati che non ci consideriamo degli amici e non avremmo mai ballato insieme.
Grazie  Kris! No, va beh…grazie un par di ciufoli! Mi ha baciato davanti a lei! Diciamo che il suo essere una scassapalle diplomata questa volta l’ha salvata dall’essere mandata a quel graziosissimo paese, ricco di divertimenti e soprattutto di gente, che è la metropoli di “Fanculoville”.
Cioè vedete come sto messo? Ricoveratemi!
Anzi no. Non fatelo,vi prego. Se mi rinchiudessero mi imbottirebbero di psicofarmaci fino a non farmi più ricordare nemmeno come mi chiamo e dimenticare è l’ultima cosa che voglio fare. Non voglio scordarmi mai della scarica elettrica che mi ha attraversato quando mi ha quasi baciato. Men che meno voglio dimenticare la sensazione di calore, di eccitamento e di desiderio che ho provato quando ho preso le sue gambe da sotto le ginocchia sistemandole sui miei fianchi mentre mi radeva. Li ho toccato uno dei picchi massimi di piacere mai provati in tutti i miei ventiquattro anni.
È stato ancora meglio del sesso, non so se mi spiego. Semplice contatto di pelle.
Pelle su pelle, senza vestiti di mezzo: le sue gambe nude sui miei fianchi liberi dal cotone della maglietta.
Questo “girarci attorno”, questi ammiccamenti, questi momenti intimi… lo ammetto: mi logorano.
Impormi di andarci piano, di non forzarla, di rispettare la sua scelta riguardo a Matt... mi priva di un sacco di energie.
Parlando in termini calorici…lo giuro, non voglio essere volgare e sinceramente mi faccio un po’ ridere pensando a me in questi termini, ma dato che le cose stanno così, non vedo perché girarci attorno.
Mi attrae. Tanto. Troppo. Il fatto stesso che lei respiri, il modo in cui lo fa… ha un effetto altamente erotico su di me. Parlando in termini calorici, dicevo, avete una vaga idea di quante energie se ne vadano a stare sempre così…così… in tensione?
Ma questa “tensione” mi piace, mi intriga.
Forse dovrei farle capire con un comportamento più attivo quel che…ah, non lo so.
E’ da una settimana a questa parte che non so più niente di me. Non controllo le mie emozioni, non controllo il mio corpo e, soprattutto, non controllo i miei pensieri. Sono preda di quest’attrazione devastante che mi fa essere un fascio di nervi e ormoni per tutta la giornata.
Mi ero ripromesso di lavorare sul problema delle mie fantasie, ma secondo voi ho sortito qualche risultato? Ovviamente no. Riesco solo a colorarle ancora di più. Persino di notte me le sogno, e quando mi sveglio prego perché non noti mai i miei pantaloni gonfi.
Ma non è solo questo. Cioè, detto tra noi…siamo adulti, no? Sappiamo entrambi cosa significhi avere una relazione di puro sesso. Io vengo a letto con te, tu con me…non necessariamente a letto ma anche, ad esempio, il pavimento del bagno andrebbe benissimo…senza legami.
Potremmo farlo. Io la desidero, lei desidera me (da quando sono così convinto del mio potere di seduzione? Sto peggiorando. Sono convinto di essere una macchina da sesso violento! È da me che prendono gli ormoni da mettere nel viagra, ve lo dico io)…potremmo benissimo toglierci le nostre voglie senza coinvolgimenti di vario genere. Sarebbe una soluzione al problema. Tutti e due felici, contenti (e sai che felicità sarebbe?!), ognuno con la sua vita. Lei con il suo Matt e io… lasciamo perdere…altrimenti inizio a vedere un cartone animato di me stesso nell’angolino a girare l’indice sul pavimento con le stanghette della disperazione disegnate sulla testa. Immaginate che capelli avrei nella versione manga.
Comunque…tornando seri…potremmo farlo. Ma non lo facciamo. E perché non lo facciamo? Perché oltre al contatto pelle contro pelle, ci piace anche il calore che ci trasmettiamo. Mi piace stringerla tra le mie braccia sul divano la sera mentre guardiamo la tv, mi piace riempirla di baci sulle guance, mi piace tenerla per mano quando andiamo da qualche parte. Mi piace.
Sono certo che piaccia anche a lei, anche se a volte vedo i suoi occhi spegnersi e andare via da me, per perdersi in chissà quali sensi di colpa e pensieri strani.
Vorrei prendere tutti quei pensieri, quelle paure, quei sensi di colpa e portarli via da lei, anche accollandomeli io, se necessario. So che sembra una frase da canzone smielata di quart’ordine, ma mai frase detta da me fu più vera di questa.
Forse dovrei iniziare a corteggiarla… portarle fiori, invitarla a cena fuori su una terrazza panoramica, dedicarle canzoni…è così che si fa, no?
Al diavolo… io non sono tipo da fare queste cose. So solo che sono un colossale imbranato, sbadato e impacciato sempre e comunque, in ogni questione e in qualunque momento. Sempre fuori posto e senza mai la certezza di star facendo la cosa giusta. Sempre a chiedermi se io stia sbagliando, se dovrei essere diverso, se dovrei osare di più, se stia esagerando. Sempre.
È inutile che io stia qui, seduto su uno sgabello mentre la osservo sviluppare dei rullini, a cercare dentro di me una risposta alla domanda “cosa posso fare per far si che la nostra quasi storia/flirt/cotta momentanea continui?”, tanto non riuscirei mai a trovarla. L’unica cosa che so per certo è che quando la sfioro nei momenti allo zenit delle mie voglie animalesche, queste insicurezze se ne vanno e so esattamente dove e come toccarla. Quando fermarmi e quando andare avanti. Sono sicuro.
La cosa mi sconvolge un po’ ma mi fa sentire…uomo? Posso dire che mi fa sentire uomo? Non nel senso di genere che qualifica il mio essere maschio all’interno della categoria vertebrati mammiferi…nel senso che mi sento…
Dio basta…i miei ormoni per oggi hanno parlato anche troppo!
- ehi…tutto bene? Ti annoi?- mi chiede Ale mentre studia delle stampe che ha appena sviluppato.
- no…no, mi piace guardarti mentre lavori- . Ma che cretino sono? Ti pare che ti piaccia guardarla mentre con dei guanti bianchi che manco Michael Jackson sfoglia foto su foto? Forse se fossi stato l’uomo che mi sento quando la tocco avrei dovuto fermarmi a “mi piace guardarti”.
Ma siccome io sono un logorroico senza cognizione di causa…
Sorride. Abbassa la testa e mi fa segno di avvicinarmi al tavolo luminoso.
- metti questi- mi dice lanciandomi dei guantini di cotone bianchi.
- devo proprio?-
- se non vuoi lasciare le tue impronte digitali su tutta la foto si, devi proprio-
Mi infilo i guanti con uno sbuffo e mi avvicino appoggiandomi di schiena al tavolo luminoso  afferrandone i bordi.
- se non vuoi vederle non ti devi sforzare- dice ridendo, portandosi le stampe al petto con aria da monella – non te le mostro, se non vuoi-
- dai…fammi vedere-
- mmm…no…dovevi pensarci prima di sbuffare- mi risponde dispettosa e tenera allontanandosi da me. Con la magliettina di Hello Kitty e i codini bassi sembra davvero una bambina.
-…ti prego- mugolo allungando un braccio per riportarla a me, ma mi scappa ancora.
- no-
- ti faccio il solletico -
- non mi convinci con il solletico-
- a no? e quale minaccia potrebbe funzionare su di te?-. Lascio il banco per avvicinarmi a lei.
- ingegnati-
- non mi costringere a prenderle con la forza-
- non ce la faresti lo stesso perché non te le lascerei senza lottare-
Mi sono avvicinato talmente tanto che ora è con le spalle al muro. La chiudo appoggiando le mani alla parete e non posso fare a meno di legare di nuovo i nostri occhi come ieri. Mi sento cacciatore, mi sento uomo…cazzo mi sento un supereroe!
- wow…fai quasi paura, sai?- sussurra Ale con voce roca.
- non è mia intenzione- rispondo con un tono di voce simile, completamente accecato dal desiderio.
Quella pelle candida, morbida e profumata mi chiama e io vorrei tanto raggiungerla. Vorrei realizzare su quella pelle tutti i miei sogni mentali, vorrei che quella pelle fremesse mentre lo faccio, che si scaldasse sapendo che percepisce le mie mani e non quelle di Matt come quella notte sul divano. Voglio che lei sia con me, come ieri sul letto. Voglio che sia mia, senza doverla dividere con nessuno.
Siamo occhi negli occhi. Ma iniziano a non bastarmi più i suoi occhi. E inizia a non bastarmi il pensiero, non quando sono così vicino. Voglio toccarla e voglio i suoi sospiri all’orecchio, voglio sentirla abbandonarsi a me per essere io a sostenerla. Voglio averla e subito dopo passare ore e ore a coccolarla, per poi ricominciare di nuovo e far si che questa storia si ripeta all’infinito.
La guardo e vedo i suoi occhi farsi più scuri, l’aria entra ed esce veloce dai suoi polmoni sbattendomi addosso. La distanza è minima. Una delle sue mani si appoggia sul mio petto e sale su, lenta e insicura. Non preme per allontanarmi ma si chiude a pugno sulla stoffa della mia maglietta, strappandomi un piccolo ringhio.
L’ho detto. Mi sento cacciatore e, oltre che pieno di desiderio, sono anche geloso marcio di Matt. Sento che sta arrivando. Si annuncia sempre quando decide di fare la sua comparsa. Sento già l’aria fredda all’altezza del collo. Ma io non voglio staccare gli occhi da lei per lasciarla a lui.
Quando lui c’è, lei perde ogni contatto con me. Diventa la migliore amica che si possa desiderare, ma nel vero senso della parola. Amica. Io non la voglio come amica. Io la voglio come amica, amante, amore…
Si, la voglio come amore nella mia vita. Se io ne sono realmente innamorato ancora non lo so ma impazzisco ogni volta che mi guarda , perché vorrei che al desiderio che leggo adesso nei suoi occhi si aggiungesse quel qualcosa in più che ha quando guarda lui.
Non ci vedo praticamente più. Sono completamente perso nel verde dei suoi occhi e ho perso qualsiasi contatto con la realtà. Mi sto avvicinando a lei e non vedo l’ora di prendere quelle labbra rosee tra le mie. Voglio farle sentire quanto la voglio, voglio che lei lo sappia, costi quel che costi.
È questo pensiero a farmi allontanare da lei terrorizzato. Non il soffio di aria fredda che annuncia sempre l’arrivo di Matt.
La gelosia mi ha invaso a tal punto da farmi vedere rosso, da provare il desiderio difficile da controllare di prenderla e baciarla fino a farla stare male senza chiederle il permesso di farlo.
Non mi riconosco più. Che fine ho fatto? perché sono diventato così aggressivo e possessivo? È questo l’effetto che fa l’amore? cambia le persone facendo emergere con violenza il loro lato oscuro? È per questo che si va all’inferno per il puro amore carnale?
Dio, mi faccio schifo da solo. Non voglio prenderla con cattiveria, non voglio farlo contro la sua volontà. Voglio che lei venga da me perché mi vuole, perché mi…non posso nemmeno pensare quel verbo coniugato in prima persona che comincia per A. Se ci pensassi inizierei a creare un mondo tutto mio dove lei ripete quella parola all’infinito al mio orecchio, e la ripete ancora con gli occhi quando mi guarda e inizierei a studiare i suoi movimenti, le sue parole, i suoi gesti da ogni angolazione possibile per scoprire attraverso di essi se ha intenzione di dirmela.
Forse…forse dovrei andarmene. Si è meglio così. Stasera prendo la mia roba e vado via. E’ l’unica cosa da fare.
La voglio ancora aiutare, ma voglio farlo nel modo giusto, senza il dubbio di fare le cose per portarla più vicino a me. Devo aiutarla per lasciarla libera di scegliere se vuole me o se vuole qualcun altro nella sua vita e standole così vicino non posso farlo. Quindi si…andrò via.
Tu non te ne vai da nessuna parte. Mi hai sentito?
Sgrano gli occhi. Non vedo Matt da nessuna parte, ma lo sento forte nella mia testa.
Rispondi con i pensieri, non parlare. Lei non sa che sono qui. Ora fai la persona normale e ignorami per qualche secondo. Tra poco arriverà un cliente e andrà di là. Allora io e te ci faremo quattro chiacchiere, intesi?
- Rob…tutto bene?- mi chiede Alessia preoccupata posando la mano senza il guanto sulla mia guancia, quella stessa mano che stringeva la mia maglia tirandomi a sé fino a pochi istanti prima.
- si…si tutto bene- .Ti avrei volentieri violentata e mi sono controllato a mala pena, ma si… è tutto ok. Mi odio!
- sei diventato così pallido…sei sicuro di star bene?- insiste.
- si Ale, non preoccuparti. Sto bene- le rispondo girando il volto per baciarle il palmo della mano. Cerco di infondere in quel bacio tutto il bisogno che avrei di chiederle scusa a voce alta. Perché dovevo rovinare tutto? perché dovevo sempre rovinare tutto? E’ stato così bello l’altra sera stare con lei e stringerla senza pensare ad altro se non al fatto che lei era con me. Era tutto così perfetto, così giusto…perché avevo tutta questa fretta? Perché ora?!
Si avvicina e in punta di piedi si solleva. Con una mano mi tira indietro i capelli prima di appoggiare le labbra morbide sulla mia fronte.
- non sei caldo, quindi non hai la febbre- sentenzia ancora preoccupata.
- Ale sto bene. Perché dovrebbe venirmi ora la febbre?- sbuffo cercando di riassumere un tono giocoso, cercando di non farle capire cosa avevo deciso di fare quella sera.
- ah perché si decide quando deve arrivare?- sbuffa posando le foto che ancora stringeva al petto sul bancone.
- ehi…- la chiamo. Si è fatta cupa e si è allontanata. Che abbia capito le mie intenzioni? Oddio spero di no. Pensavo di far la cosa di nascosto, fingendo qualche impegno di lavoro improvviso…
Si gira verso di me come a chiedermi cosa volessi. Occhi di ghiaccio, freddi e illeggibili si puntano su di me.
- Sei un coglione- dice piatta la voce di Matt nella mia testa.
- Questo lo so. C’è altro che mi vuoi dire o ti degni di chiarirmi perché ora sta facendo così?-
- Sei tu il maniaco, mica io. Fatti un paio di conti e risponditi da solo-
Che bello avere per amico un angelo che a quanto pare legge nel pensiero e che si rifiuta di aiutarti.
- Ale…- cerco di avvicinarmi.
- devo andare. È arrivato qualcuno di la- risponde scuotendo la testa e uscendo dalla stanza per andare al bancone.
Cazzo! E che ho fatto adesso? Cioè…
- resti un coglione-
- questo lo so, Matt!- sbotto. È chiaro come il sole che lo sono altrimenti saprei cosa le ho fatto di così sbagliato da meritarmi questa reazione da parte sua!
- parla nella tua testa, Rob! Non farti sentire!-
- perché? A lei fa piacere sapere che sei qui- gli rispondo mentalmente sottolineando il concetto. Torno seduto sul mio trespolo con le braccia incrociate al petto. Mi sporgo un po’ indietro per vedere bene chi è entrato nel negozio. Oddio! No! la signora Cope! Meglio che io stia di qua a farmi quattro chiacchiere con Matt. Tra le due torture mi sembra quella meno dolorosa.
- cos’è? inizia a infastidirti la mia presenza Pattinson?- chiede la sua voce sarcastica.
- no- Un po’ si.
- non raccontare palle- mi ammonisce.
- ok, un po’ e allora?- e ora che l’ho ammesso? Si volatilizza per sempre? Non si fa vedere né sentire per tutta la giornata, arriva quando cazzo gli pare e mi chiede pure se mi infastidisce la sua presenza quando decide di arrivare nei momenti meno opportuni. C’ha il sesto senso all’altezza delle palle, questo è poco ma sicuro.
- perché tu la vuoi…- Ma che bello! non sapevo fosse venuto per farmi una seduta da psicologo! Quale onore avere Matt Holsen al posto di Freud ad analizzarmi!
- ripeto: e allora?-
- allora perché cazzo ti sei fermato prima?!- Coooosa? Cioè pure? Ma merita una risposta una domanda del genere fatta da uno che ti legge la mente?
- perché lei non mi guarda come guarda te. Ero arrabbiato per questo fatto, Matt. E io non voglio prenderla se lei non mi vuole. Non voglio prenderla con la rabbia addosso. Ero e sono accecato dalla gelosia-
- tu sei geloso di me? di un fantasma Rob?- Quasi ride. Ma che cazzo c’avrà mai da ridere? Sono la quint’essenza della gelosia, anzi no. Sono io la gelosia. Personificata. E lui ride?
- un fantasma che la bacia e la tocca Matt!- Sottolineiamo il fatto che nella comune credenza questo un angelo non lo dovrebbe fare.
- un fantasma che le fa provare solo ricordi! Rob sono io a essere geloso marcio di te!- Questa si che è bella!
- tu? e perché mai dovresti esserlo? Ma la guardi? O la tua fissa di spingerla tra le mie braccia ti ha reso cieco? Guardala! Guarda come gravita attorno a te quando ci sei! Guarda come guarda te e come guarda me!-
- io vedo solo che si sta appoggiando a te. Che la stai svegliando e che lei vuole svegliarsi! Hai capito Rob? Lei ti vuole! Vuole te!-
- lei non sa quello che vuole-
- andrà a finire così comunque. Che ora non lo sappia è solo un dettaglio- Cazzo Matt, no. Non usare quel tono rassegnato. Ecco che inizio a sentirmi uno straccio. Questo suo essere disposto a essere “dimenticato” pur di vederla felice mi dimostra ancora una volta quanto io non potrò mai arrivare alla sua altezza. Come potrà mai Ale amarmi dopo di lui?
- no che non lo è -
- si che lo è. Perché accadrà presto. Lei si innamorerà di te e io sparirò dalla sua vita. Com’è nei miei piani. Come è per il suo bene e per il tuo.-
- lei non è pronta-
- a me basta che lo provi senza saperlo-
- ci stai manovrando tutti Matt?- Come fa ad essere così stramaledettamente sicuro di ciò che proverà lei per me? come? L’ha fatto apposta! Ha previsto tutto! quello che provo io… che prova lei…è tutto una menzogna.
- cosa vuoi dire? Che sono io a farti provare quello che provi? Che è la mia influenza a farti gonfiare le mutande? No Rob. E se ci tieni a saperlo il fatto che io discuta con te nella tua testa non vuol dire che io abbia potere sul destino. Posso sentire arrivare alcuni eventi, ma non ne provoco nessuno! Tu sei destinato a lei!-
- lei era destinata a te!-
- ma guarda caso io sono morto. Sono fuori dai giochi. Rob, vatti a fare un giro da una maga, chissà che non impari che il destino non si ferma quando incontri qualcun altro sulla tua via. Può essere una qualcosa di meramente passeggero.- A fa pure il sarcastico? Lui sarebbe il passeggero e io il punto fermo? Siiiii, come noooo…. Quanto è vero che di secondo nome faccio Dio.
- smettila di sparare cazzate ok? Lei sogna te! la tocco e sente le tue mani non le mie!-
- cosa ti fa pensare che sia così?-
- mmmm fammi pensare… il fatto che mi ha chiamato Matt mentre dormiva con me- E non è stato bello. Mi ha raffreddato talmente tanto che l’ho portata nel suo letto.
- è successo una volta sola e quando cercava di controllarsi-
- a perché ora non si controlla più?-
- ma sei cretino? Ma non l’hai vista prima? secondo te perché si è allontanata?-
- perché… ma che cazzo ne so io! dimmelo tu, Matt. Perché si è allontanata?-
- ha pensato che ti fossi allontanato perché ti eri sentito male, ma quando le hai confermato di stare bene si è sentita rifiutata! Ci va tanto a capirlo?- Cheeee? Ma come può solo pensare che io la possa rifiutare? Io la voglio proteggere  e lei ha paura che io non la desideri? Ma è così innamorata di Matt da non notare l’evidenza?
- cioè io rifiuto me stesso, cerco di proteggerla e lei…-
- lei si sta innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo ammetterà per molto tempo. Dovrai essere paziente-
- io non sono…-
- sei tu quello giusto per lei. E te lo ripeto: sono contento che sia tu-
Lei si innamorerà di me… si innamorerà…mi amerà. E io?
- tu sei già partito, bello mio- mi canzona l’angioletto veggente.
- che si vede così tanto?-
- naaa che dici? Solo lei non se n’è accorta-
- ah perché…-
- Si. I tuoi amici già lo sanno. E anche Beckie lo vede. Come nelle migliori storie, i ciechi siete solo voi due-
- a beh… ma hai detto che lei non è innamorata-
- ho detto che lo sarà prestissimo, ma che non lo ammetterà per un bel pezzo. Quindi armati di santa pazienza, amico mio e falla felice-
- Matt io…-
Una folata d’aria gelida mi riempie la testa. - shhh… aspe…- dice Matt all’improvviso, interrompendo la nostra discussione.
- che?-
- zitto… sta per succedere qualcosa… ascolta un po’ che succede di la…-
Tendo le orecchie ma sento solo Ale che dice alla signora Cope che fanno venti dollari e cinquanta. Matt però sembra convinto che stia per accadere qualcosa.
Mi avvicino alla porta socchiusa e intravedo Alessia vicino alla cassa e la signora Cope, disgustosa esattamente come l’ultima volta se non di più, che infila qualcosa nella sua borsa appoggiata sul ripiano del bancone.
- Matt se questo è uno scherzo, ti giuro che…- inizio a borbottare convinto che la sua sia stata tutta una presa per il culo per ricordarmi la storia della nipote pachidermica della signora.
- shhh…!-
- allora cara…tutta sola, oggi?- chiede la signora Cope con un falso tono mieloso.
Alessia fa un mezzo sorriso e scuote le spalle in risposta, facendo finta di sistemare il bancone.
- eh si …un vero peccato. Magari pensavi che quel baldo giovanotto venisse a farti visita anche oggi, ma a quanto pare non c’è-
Ah signora se sapesse!
- beh, cara… meglio che te lo dica io prima che tu lo venga a sapere in un altro modo che possa spezzare il tuo tenero cuoricino. Sai…ha chiamato mia nipote la sera stessa che gli ho fatto avere il numero e…beh, mi spiace tesoro…davvero tanto…ma si stanno frequentando ora. Di certo mia nipote non viene a parlare con una vecchia zia di queste cose, maaa…beh, sono stati fotografati insieme e pare che lui abbia comprato tutte le foto per evitare che venissero pubblicate. È stato così premuroso a volerla proteggere, non trovi anche tu?-
Matt mi tiene ancora mentalmente fermo e zitto anche se vorrei scoppiare a ridere per tutte le cazzate che quella vecchia strega ha sputato fuori nell’ultimo minuto. Evidentemente vuole solo che ascolti bene in modo da poterne ridere tutti insieme dopo.
Alessia non risponde. Sorride a testa bassa e finge di fare altro. La vecchia strega, invece, si appoggia al bancone con un gomito, mettendosi comoda. Che schifo si è pure passata un dito sui denti per togliersi il rossetto e subito dopo ha dato un’altra ripassata con la lingua. Viva la classe della signora Cope! Un disgusto fuori da ogni possibile competizione, davvero.
- dai su…non essere afflitta cara…anche il tuo ragazzo, se non sbaglio ha tentato di proteggerti, no?-
Ecco. Ora ho capito cosa voleva Matt che io sentissi. Allarmato dalla piega che sta prendendo l’argomento fisso le mie attenzioni solo su Alessia che si è immediatamente irrigidita, non appena la vecchia strega ha menzionato Matt.
- ti chiederai come faccio a saperlo. Beh… ecco una mia amica molto intima abita esattamente sopra il tabaccaio davanti al quale vi siete fermati. La poverina è rimasta così sconvolta… esce sul balcone a bagnare i gerani e si trova ad assistere ad una sparatoria- continua Satana come se stesse parlando di una corsa di cavalli.
Le mani di Ale si serrano in pugni lungo i fianchi. Tiene la testa bassa…non si muove, non respira.
- è stata una scena molto dolce la tua mentre aspettavi l’ambulanza cercando di fermare il sangue, davvero. Mi ha detto che i paramedici ti hanno dovuta sedare per portarti via e avere spazio per occuparsi di lui. Com’è che si chiamava? Matthew? Oh, non ha più importanza ora-
Le mani iniziano a bruciarmi. Voglio uccidere quell’arpia che si permette di parlare di cose che non la riguardano con tono tanto leggero e civettuolo solo per il gusto di far soffrire la gente. Sto per intervenire, il mio piede è già fuori dall’uscio, la mano già aperta sulla porta, ma in quel momento Ale gira il viso nella mia direzione. Ha gli occhi pieni di lacrime e trema come una foglia, ma riesce comunque a farmi un cenno con la testa e implorarmi con gli occhi di non  intervenire.
- certo che anche tu te la sei andata a cercare, tesoro. Andare in moto a mostrare le gambe a mezzo mondo con un vestitino microscopico addosso non è proprio una cosa conveniente. Nessuna sorpresa che quei due brutti ceffi si siano fatti avanti. E cosa poteva fare lui se non difendere il tuo onore? Ohhh è terribilmente romantico, non trovi anche tu?-
- marcirai all’inferno per questo, vecchia lurida strega. Hai già i demoni alle tue spalle, perfida bastarda. Ci godrò a sentire le tue grida in mezzo alle fiamme. La pagherai. Non subito ma la pagherai- ringhia Matt nella mia testa.
Ale ha totalmente perso il controllo di sé. È appoggiata al bancone, boccheggiante. Si regge con quel poco di forze che le rimangono. Le ginocchia non la reggono più. Dio cosa non darei per correre da lei e uccidere quella vecchia stronza facendole ingoiare la lingua! Cosa non darei per non essere legato qui. Ma lei continua a lanciarmi occhiate pregandomi di non muovermi.
- comunque… non vorrai che qualcun altro si faccia ammazzare per te no, cara? Dammi retta…è stato meglio così, tanto non credo tu abbia più il coraggio di stare con qualcun altro, no? Sarebbe proprio da ingrati considerando che lui si è fatto ammazzare per difendere le tue grazie. Ma nell’ipotesi in cui tu avessi delle mire su quel ragazzo, su quel…Robert…ecco vedi…è meglio che lui ora stia con la mia dolce Betty perché comunque non credo gli andrebbe di rischiare la vita per te. Sono una così bella coppia, dovresti vederli. Magari un giorno svilupperai le foto del loro matrimonio, ti ricorderai di me e dirai “ oh ma quanto è stata gentile la signora Cope a dirmi che loro due si sono trovati”. Ti sto evitando l’illusione, tesoro. Pensa a questo-
È a questo che si riferivano Ale e Matt l’altra sera? Al fatto che lei temeva che mi succedesse…aveva paura che mi ammazzassero per un vestito corto?
- uh! Ma come si è fatto tardi. Devo proprio scappare. È stato un piacere parlare con te, mia cara. Ci vediamo venerdì prossimo-
Non appena sento la porta a vetri del negozio chiudersi con un tonfo, mi precipito a sorreggere Ale che, come in una scena a rallentatore, sta scivolando sul pavimento. L’afferro e lei si aggrappa alla stoffa della mia maglia, mentre la trascino giù sul pavimento facendola sedere tra le mie gambe.
Singhiozza e stringe spasmodicamente i pugni, tanto che le nocche le sono diventate bianche.
- shhh…Ale calmati…- le sussurro all’orecchio cullandola avanti e indietro, accarezzandole i capelli. Glieli sciolgo dagli elastici perché sembrano darle fastidio, e immergo la mano tra quelle onde nere, per tenerla ferma su di me.
Si rannicchia contro il mio petto e mi sento completamente impotente. Vorrei tanto andare a spaccare la faccia alla signora Cope, mettergli una bomba in casa, staccare i freni della sua auto per farle avere un incidente e poi arrivare e finirla con le mie stesse mani. La perfidia di quella donna non aveva proprio limiti.
Mentre la stringo e la cullo sussurrandole all’orecchio, mi chiedo come io abbia mai potuto pensare di andarmene. Come faccio ad andare via stasera dopo quello che ha passato oggi? Come ho mai potuto pensare una cosa simile?
- è stata colpa mia…è stata colpa mia…- ripete tra i singhiozzi, stringendo sempre di più la presa sulla maglietta.
- non è stata colpa di nessuno, Ale. E’ successo- cerco di calmarla.
- no! tu non sai cos’è successo, è stata tutta colpa mia…-
- Ale, non serve darsi delle colpe. Non ti aiuta…-
Matt si materializza finalmente fuori dalla mia testa e si piega sulle ginocchia accanto a noi.
Con due dita le accarezza una guancia.
- Ale…non è stata colpa tua- le dice continuando ad accarezzarla.
- oh Matt! Mi dispiace così tanto!- singhiozza ancora stringendosi a me. Si stringe a me, non sta andando da lui. Lui c’è e resta con me. Oh Rob! Non è il momento di analizzare le sue reazioni!
- Ale, guardami. Guardami.- le ordina. Lei tira su col naso e si gira a guardarlo, appoggiando la testa alla mia guancia.
- non è stata colpa tua. E’ chiaro? io ti ho detto che non c’era tempo per andarsi a cambiare, io ti ho detto che fare delle foto non era una cosa così tragica, io ho deciso, nonostante fossimo in ritardo, di fermarmi al distributore per prendere le sigarette, ok? Se cerchi qualcuno a cui dare la colpa, dalla a me-
- ma tu… non… Matt non è vero- balbetta tornando a nascondere il viso nel mio petto.
- Ale…Matt ha ragione…non è colpa tua- cerco di aiutarlo, ma lei scuote violentemente la testa e ripete - tu non sai cos’è successo-
- raccontamelo Ale… raccontami cos’è successo-




Alessia pov: live out all the rest

- raccontami cos’è successo- dice la sua voce, che mi sembra così distante nonostante sia incollata al mio orecchio.
Cerco di mettere ordine nella mia testa per dare un senso alle sue parole, ma inutilmente. Immagini di quella sera mi corrono spezzate davanti agli occhi.
Ho freddo, tanto freddo. E mi sento scivolare giù come l’acqua dopo che è stato tolto un tappo. Un vortice a cui non posso opporre resistenza mi trascina e mi sbatacchia da tutte le parti.
Vorrei riprendermi tutte quelle immagini che se ne vanno via da me come fogli al vento, e chiuderle in un cassetto che non riaprirò mai più. Non voglio condividerle con nessuno, non voglio più riviverle.
- Ale…raccontami…- insiste la sua voce.
E’ un richiamo… si presenta come un punto fermo a cui aggrapparmi in quella tempesta. Per raggiungerlo devo solo parlare. Devo mettere in ordine consequenziale tutte quelle immagini e quando le avrò lette, la tempesta finirà.

- con calma, Ale…tranquilla…- mi culla.
Ha diritto di sapere dopo quello che ha sentito. Ha diritto di sapere che è per colpa mia se il suo amico non c’è più.

Non mi rendo nemmeno conto della mia bocca che si apre. Non mi rendo conto dei suoni che inizia ad emettere. La voce esce da sola e io mi lascio trascinare giù.
 
- aveva comprato i biglietti per la prima di Twilight. Diceva che non potevamo mancare perché doveva vedere con i suoi occhi il Pattinson che scalava la vetta del successo. Doveva venire per te, perché voleva che foste insieme il giorno in cui tu realizzavi il tuo sogno e lui doveva dirti che aveva realizzato il suo-
 
- ma ti rendi conto amore? eravamo bambini! E ora il mio migliore amico è diventato…Dio, non ci posso pensare! Ce l’ha fatta! Ce l’abbiamo fatta!-
 
- Doveva dirti che l’avevano appena assunto come primo fotografo per i servizi di Vogue. Era il suo sogno diventare un grande fotografo. Doveva dirti che per festeggiare l’assunzione aveva deciso di fare una mostra con i suoi scatti più belli e voleva che…voleva dirtelo, perché tu ci andassi…-
 
- lo devi conoscere Ale, davvero! E guarda un po’! ho trovato i biglietti per la prima! ma ti rendi conto? Festeggeremo insieme i nostri successi, ci ubriacheremo e brinderemo insieme alla vittoria! Siamo diventati Achille!-
Pare una trottola impazzita che gira per casa. Forse dovrei legare lui con lo spago e non le rolatine che sto preparando. Ma è così felice che non posso fare a meno di sorridere con lui e partecipare alla sua gioia.
- cos’è questa storia di Achille adesso?- gli chiedo non appena mi rimette a terra.
- siamo Achille! Siamo nell’olimpo degli immortali adesso- risponde tutto sorridente - il mondo si ricorderà di noi per molto molto tempo. E quando vincerò il premio pulitzer per la fotografia lui sarà la prima persona a cui manderò il biglietto per la premiazione!-
- ah grazie, tesoro. E io?-
- perché mia moglie deve avere un biglietto separato? Pensavo venisse direttamente con me-
 
- quella sera…la sera della prima mi aveva comprato un vestito. Un vestito rosso che arrivava al ginocchio…-
 
- ti voglio splendida stasera-
 
- …ci avevo messo un sacco di tempo a prepararmi ed eravamo stringatissimi con i tempi. Quando siamo scesi... la Ford aveva deciso di non muoversi-
 
- dannato ferro vecchio! Parti!- grida prendendo a pugni il volante - Ale scendi, prendiamo la moto. Mettiti la mia giacca-
- Matt non credo di poter venire in moto così…fammi andare di sopra…-
- siamo in un ritardo pazzesco, Ale! metti la mia giacca e basta-
 
- siamo scesi in garage e abbiamo preso la moto. Mentre ci stavamo mettendo i caschi si è accorto di aver finito le sigarette e… al primo distributore che abbiamo incontrato sulla strada ci siamo fermati. Ha accostato e ha attraversato la strada per andare al distributore-
 
- aspettami, faccio in un attimo- mi dice porgendomi il suo casco. Mi da un bacio sul naso – sai che sei bellissima, stasera?-
 
- era impegnato con la tastiera del distributore, quando da un vicolo sono usciti due ragazzi ubriachi. Si sono avvicinati a me…-
 
- ehi bellezza! Che fai tutta sola?-
- porco mondo, Mike! Hai visto chi è?-
- cazzo
Tyler!  ma è quella strafiga che fa la modella per quella marca… quella che c’ha due tette che sono un paradiso!-
 
- Matt non si è accorto di niente… volevo solo che si sbrigasse. Ero convinta di riuscire a gestire la situazione da sola…-
 
- ehi ce lo fai un autografo? Sai…tengo sempre la tua foto nel portafogli per quando…beh per quando sono in giro e ho voglia di divertirmi un po’, non so se mi spiego…-
 
- ho cercato di lasciar perdere, non rispondendo alle loro provocazioni. Tenevo il mio casco in mano per il cinturino e se si fossero avvicinati di più l’avrei usato per spaccargli la faccia-
 
- beh, dato che non vuoi…-
- ma che bel vestito che hai…forse un po’ di troppo-
 
- gli ho detto di lasciarmi in pace, ma loro hanno continuato ad avvicinarsi e hanno allungato le mani-
 
- fa un po’ vedere cosa c’è sotto questa gonna. Oh! Che scemi…lo sappiamo già cosa c’è sotto-
- dai dolcezza… fatti vedere dal vivo! Non farti pregare…-
 
- appena si è avvicinato ho fatto roteare il casco e gliel’ho tirato dritto in faccia. Come minimo gli ho rotto il naso-
 
- brutta troia! Adesso ti faccio vedere io!-
 
- l’altro mi ha afferrato di peso e io ho cercato di divincolarmi. Ho gridato, e  subito mi ha lasciata andare-
 
- ma che cazzo fai, eh? Che cazzo fai brutto pezzo di merda? –
 
- Matt era arrivato e l’aveva allontanato da me. Si rotolavano sull’asfalto mentre si pestavano di santa ragione.-
 
- così impari lurido verme schifoso a metterle le mani addosso!-
 
- Matt si è alzato e mi ha aiutato a risalire sulla moto. Aveva appena avviato il motore quando quello che avevo pestato con il casco si è alzato da terra-
 
- reggiti, amore-
- tu non vai da nessuna parte, stronzo!-
 
- …quello ha tirato fuori una pistola e ha sparato-
 
- Maaaat!!-
 
- ...l’ha trapassato da fianco a fianco. Per il dolore improvviso, Matt ha stretto la manopola dell’accelerazione e la moto è partita in avanti, sbalzandoci tutte e due a terra.
C’era sangue dappertutto, Rob… ancora adesso mi sento tutto quel sangue sulle mani. Quei due sono scappati via e io sono rimasta con Matt. Le mani mi scivolavano sulla tastiera del telefono mentre chiamavo i soccorsi….se ci avessi messo meno tempo…-
 
- Matt…Matt…Matt guardami, guardami! Guardami amore, ti prego. Andrà tutto bene, te lo prometto, ma tu continua a guardarmi- lo imploro stringendo la sua mano.
Un lieve sorriso si apre, facendo colare più copioso il rivolo di sangue che gli scende giù dall’angolo della bocca.
-…Dio, quanto sei bella amore…- sussurra incatenando i suoi occhi neri ai miei.
- Matt…ti prego…non…andare via…- balbetto, scossa dai singhiozzi. Maledico le lacrime che mi annebbiano la vista, privandomi del suo viso.
La sua mano sporca di sangue, stretta nella mia, si fa sempre più fredda. Il battito del suo cuore, sotto le mie dita diventa un eco lontano.
- te l’ho promesso…io tornerò sempre da te…- bisbiglia.
- non dovrai tornare, perché tu non te ne andrai. Mi hai sentito? Mi hai sentito? Se te ne andrai, arriverò fino all’inferno per venirti a prendere e riportarti indietro, hai capito?!-. I miei toni si fanno più alti, preda della disperazione e della paura, mentre inizio a sentire il suono delle sirene dell’autoambulanza alle mie spalle che corrono verso la nostra direzione. Cerco di tamponare le sue ferite, ma c’è troppo sangue…
 
- cercavo di tenere fermo tutto quel sangue. Gli ho rimesso addosso la sua giacca perché iniziava a diventare freddo. Quando arrivarono i soccorsi non volevo staccarmi da lui. Temevo che se avessi tolto le mani da quelle ferite sarebbe morto all’istante -
 
- ti amo…- dice guardandomi negli occhi prima che i paramedici mi allontanino da lui.
- per sempre…- completo la sua frase, la nostra frase, mimandola con le labbra…
 
- hanno dovuto sedarmi per portarmi via e mettermi sull’ambulanza. Cadendo dalla moto mi ero escoriata tutte le gambe, storta una caviglia e un polso. Avevo tanto di quel sangue addosso che i paramedici credevano avessero sparato anche a me –
 
- signorina! signorina si calmi!-.
- Maaaaatt! Lasciatemi andare!!! Matt! Hai promesso!-
- dalle della morfina…qualsiasi cosa ma falla stare ferma!-
 
- Matt è morto in ambulanza. Quando siamo arrivati in ospedale hanno cercato in tutti i modi di rianimarlo ma non c’è stato nulla da fare…Se solo l’avessi convinto a farmi cambiare prima di prendere quella maledetta moto, se… se fossi andata con lui al distributore…se fossi scappata…-
- Ale…shhh…non è stata colpa tua. Non è stata colpa di nessuno se non che di quei due pazzi ubriachi. Non è stata colpa tua-
La voce di Robert mi tranquillizza. Sono arrivata al mio punto fermo e la tempesta nella mia testa si è placata. Continua a cullarmi e ad accarezzarmi i capelli e trovo il coraggio di finire la frase.
- non ho nemmeno potuto identificarli. Alla polizia non avevano nessuno nelle loro foto che corrispondesse a quei due…-
- è tutto finito Ale…non è colpa tua- sussurra ancora.
Mi culla e mi rassicura, con pazienza e con affetto. Mi sento completamente vuota e distrutta.
- ci sono io adesso con te…andrà tutto bene. Ci sono qua io adesso-
Dio, ti prego, fa che sia così.



I link:
Ale e Matt giorno dell'incidente
Ale e Robert

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Capitolo 18
*** Keep holding on ***


18






Chi di voi non ha mai visto il film “Forrest Gump”? Quanti hanno pensato che la frase “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita” fosse stupida?

Io sono una di quelli che l’ha pensato.
Non per quanto riguarda la parte sulla vita…ma quella dei cioccolatini. Voi l’avete capita?
La domanda mi sorge spontanea: ma che cazzo di cioccolatini comprava la signora Gump?
Da che mondo e mondo se compro una scatola di cioccolatini al latte, ad esempio, so benissimo che mi capiterà un cioccolatino al latte. Idem se ho comprato del cioccolato bianco o fondente. Persino se sono misti sei già avvertito e, con un’attenta analisi, anche li hai un margine di errore nella scelta decisamente basso. I cioccolatini ripieni al liquore, quelli alla menta, quelli al caffè sono quasi sempre fondenti, mentre quelli pralinati e con il chicco duro di caffè sono praticamente sempre al latte. Lo sanno tutti.
Quindi come faceva la mamma di Forrest a dire che non puoi mai sapere quello che ti capita? Forse si riferiva ai cioccolatini da scartare, ma in quel caso io avrei detto che non è la vita ad essere un qualcosa di imprevedibile, ma magari il carattere di una persona.
Così come la frase fatta “l’abito non fa il monaco” o “una rondine non fa primavera”, anche i cioccolatini da scartare potrebbero rivelarsi diversi da come te li aspetti. Anche qui la vedo dura però. In genere i cioccolatini con involucro sui toni dell’azzurro e del verde sono al latte, mentre rossi, rosa e simili sono quasi sempre fondenti. E anche dove ci fosse il trucco, se ci si prende la briga di leggere il gusto, si sa benissimo a cosa si va incontro. In ogni caso, quindi, sei avvisato.
Quindi perché la vita è come una scatola di cioccolatini?
Io sulla Porche di Robert non c’ho letto un bel niente se non il marchio della scuderia. Non sono stata avvertita come la mamma di Forrest. Lei sapeva di aver comprato della cioccolata! Quindi come cacchio fa a dire che non sapeva quello che gli capitava?!
Semmai io posso coniare la frase: “la vita è come fare un incidente con una Porche: non sai mai chi c’è dentro”! E magari continuarla con un titoletto più piccolo del tipo “quindi si prega di fare attenzione perché il suo conducente potrebbe rivoluzionarti la vita”.
Si, sicuramente la mia frase ha più senso.
Rimetto il sacchetto di cioccolatini al latte con granella di nocciola (vedete che si sa esattamente a cosa si va incontro??) sullo scaffale e riprendo a spingere il carrello in direzione delle casse.
Mi sono svegliata presto stamattina per andare a fare la spesa e sbrigare un po’ di faccende per avere il pomeriggio libero da passare con Robert.
Non ho voluto svegliarlo, dormiva così bene. E poi per cosa? Rovinargli il sonno per cose banali come andare a fare la spesa e passare dalla tintoria?
Visti i risvegli traumatici degli ultimi giorni, direi che si merita una mattinata di sonno con tutti i crismi, soprattutto dopo che tutte le sante sere gli toccava portarmi in braccio nel mio letto perché mi ero addormentata sul suo divano.
Da quando gli ho raccontato come è morto Matt, non riesco più ad andare a letto da sola. Appena mi trovo, attenta e vigile, da sola nel mio letto prendo di nuovo a rivedere nella mia testa le scene di quella sera. Così lui, ogni sera, mi fa addormentare e poi mi porta nel mio letto.
Stasera voglio preparargli una bella cenetta di ringraziamento e prendermi cura io di lui.
Sta facendo così tanto per me.
Durante il weekend siamo andati di nuovo al mare e ci abbiamo entrambi guadagnato un bel colorito. La sera mi ha portato al luna park di Coney Island ed è riuscito a vincere per me un Winnie Pooh di medie dimensioni, e meno male! Quando siamo andati sugli autoscontri, il fatto di aver messo il peluche accanto a me sul sedile mi ha evitato un bel livido quando mi è entrato dentro sul lato. Se non ci fosse stato Winnie sarei andata a sbattere contro lo sportello e avrei tutto il ginocchio viola!
Ieri mattina, poi, ha insistito per venire di nuovo in negozio con me. Penso avesse paura che la signora Cope si presentasse prima di venerdì. Credo si sia annoiato a morte, macinando una quindicina di riviste di gossip e girovagando un po’ su internet. Nei momenti in cui non avevo lavori da sbrigare, mi sedevo sulle sue ginocchia e insieme ci siamo fatti un sacco di risate sui montaggi di foto che le fan fanno su di lui su you tube.
Abbiamo fatto un giro di negozi prima di tornare a casa e ci siamo visti un film insieme prima di addormentarci tutti e due sul divano.
Facciamo talmente tanta vita di coppia che ha iniziato a chiamarmi moglie e io a chiamare lui marito, giustificando il fatto che non portiamo fedi e non adempiamo ai “doveri coniugali” con la scusa dell’essere dei “separati in casa”. Come spiegazione non fa una piega. Certo che per quanto riguarda i doveri…va beh, lasciamo stare va. Meglio non svegliare il can che dorme.
Cioè, non è che dorme…è in dormiveglia…sonnecchia…ok, è sveglissimo!
Fin troppo sveglio. Per fedeltà verso, Matt vorrei tanto trovare un sonnifero, un sedativo…qualcosa che mi tenga a bada gli ormoni, ma a quanto pare non esiste, o almeno…non me lo vogliono dare. Lasciamo perdere la figura di merda che mi sono fatta in farmacia lunedì. Ho mandato Robert nella sezione di omeopatia per prendermi della valeriana e degli integratori vitaminici e io sono corsa dalla farmacista al bancone chiedendo disperatamente qualcosa che mi facesse calmare le mie…pulsioni…voglie…la mia attrazione nei confronti di Rob, insomma. E questa che fa? Mi ride in faccia dicendomi “signorina ce lo avessi io questo problema, mio marito sarebbe felice come se fosse tutti i giorni il ringraziamento”. Cioè, ma farsi i cavoli suoi? E se io fossi una ninfomane che non ne può più di questa voglia continua? Mi ha risposto di andarmi a far vedere da uno psicanalista. Ma va?!!! Non lo sapevo! Peccato che io non avessi bisogno di sopprimermi gli ormoni ma solo di mandarli in letargo per il resto della settimana!
- fanno 97$- dice la cassiera.
Pago e mi sbrigo a riempire le buste di cartone. Con un’accorta opera d’incastro, riesco a riempirne solo due e ad avviarmi più o meno sicura verso le porte scorrevoli dell’uscita. Perché io sono talmente furba da ricominciare ad usare le zeppe quando devo andare a far la spesa. Mannaggia a me e a quando ho preferito le gambe slanciate alla sicurezza delle All star!
Forse adesso sto esagerando un po’ con la storia del ritrovare la mia femminilità. Stamattina mi sono vestita come se dovessi andare a una sfilata, altro che portare dei pantaloni in tintoria e fare la spesa! Scommetto che se avessi portato la fede al dito, chiunque mi avrebbe scambiato per una di quelle ragazze che hanno sposato un vecchietto pieno di soldi e non disdegnano le relazioni pericolose che possono nascere facendo il loro dovere di brave massaie. Un po’ come Diane Lane in “unfaithfull”. A chi è che non capita di essere travolte da un uragano mentre si fa la spesa e andare a sbattere contro Olivier Martinez? E quando è tornata da lui? ma che cacchio voleva fare? Restituirgli il cerotto usato?
Va beh. Piantiamola con queste elucubrazioni mentali idiote che io di amore infedele proprio non posso parlare.
Per fortuna il supermercato è a soli due isolati da casa, giusto la distanza necessaria per piantarla con nel mie considerazioni stupide su cioccolatini, uragani, cerotti e Olivier Martinez.
Con molta attenzione, arrivata al mio palazzo, salgo i cinque gradini prima del portone e con una fantastica dimostrazione di equilibrio riesco persino ad aprirlo.
Sto per incamminarmi verso la prima rampa di scale, quando decido di dare un’occhiata alla buca delle lettere.
Appena apro lo sportellino, trovo tre buste che infilo senza guardare in cima ai miei sacchetti, incastrandole tra il gelato e le uova.
Non so per quale miracolo divino, ma riesco ad arrivare davanti alla mia porta senza incidenti. Stavo per aprire, quando il portoncino si apre da solo.
- Ti avevo detto di dirmi quando dovevi andare a fare la spesa! Non esiste che ti debba caricare su per dieci rampe di scale tutte sta roba da sola!- mi rimprovera Rob ancora con i pantaloncini che usa per dormire addosso.
- Oh marito, non rompere. Ti ho lasciato dormire, dato che ieri hai preso sonno tardi per colpa mia! Lasciarti dormire era davvero il minimo- sbuffo entrando, mentre lui mi prende entrambe le buste dalle braccia.
- Moglie! La prossima volta chiama! Anche se dovessi scendere al supermercato con gli occhi gonfi come un panda, intesi?- mi avvisa.
Insieme andiamo in cucina e iniziamo a disfare le buste, mettendo a posto le varie cose negli armadietti.
- Hai già fatto colazione?- gli chiedo prendendo in mano la posta e sedendomi ad aprirla.
- Questa è una domanda da mamma, non da mogliettina- soffia vicino al mio orecchio, da dietro le mie spalle.
Quel soffio mi provoca un brivido di piacere talmente intenso che i miei occhi si chiudono spontaneamente, mentre allungo una mano dietro per immergerla tra i suoi capelli, avvicinandolo a me. Mannaggia, sto proprio messa male, considerando che non mi trattengo nemmeno dall’inarcare la schiena!
Il brivido si fa ancora più intenso quando, sentendo le sue mani sulla mia vita tirarmi contro di sé, non mi trattengo dal rovesciare la testa oltre la sua spalla, scoprendo il collo all’altezza della sua bocca.
Quasi tremo quando le sue labbra morbide premono appena sotto l’orecchio in un bacio prima di lasciarmi andare.
- Ho fatto colazione, ho pulito il bagno e ti ho rifatto il letto, moglie mia adorata- sussurra prima di allontanarsi per prendere posto sull’altro sgabello dell’isola.
Ho il respiro affannato e le guance rosse, il cuore che pompa a ritmo indescrivibile e le gambe molli. Maledetti ormoni! Sono peggio di una donna incinta!
Dio, fa che almeno io non abbia gli occhi lucidi e scuri, ti prego! Che cosa imbarazzante se si accorgesse dell’effetto che mi fa!
- Tanto se n’è già accorto- dice piatto Matt, degnandoci finalmente della sua presenza. Sono tre giorni che non si fa vivo!
- Oh ma guarda chi si vede! L’angioletto fuggitivo- lo canzono prendendo una delle tre buste dal tavolo e stando attenta a non alzare gli occhi su Rob. Che se ne sia accorto o meno, non voglio vedere con i miei occhi che ha capito che genere di scompensi riesce a provocarmi.
- Hai caldo, amore?- mi prende in giro, posando una delle sue mani ghiacciate sulla mia guancia. Gioia a sollievo! Vorrei tanto tendere le braccia e invitarlo ad abbracciarmi, soprattutto per sentire il sollievo del refrigerio in tutto il corpo, ma qualcosa mi dice che non sarebbe la cosa più intelligente da fare.
Il respiro mi si mozza. Non voglio abbracciare Matt per sentirlo con me. Non voglio farlo davanti a Robert.
È la prima volta che mi capita di non volere che Matt mi tocchi davanti a lui. Questa è una cosa che di solito mi veniva quando era Rob che cercava un contatto con me.
Perché non voglio che Matt mi tocchi? Forse sto esagerando a concedermi dei piccoli momenti di flirt con Rob per dare un po’ di sfogo ai miei istinti repressi. Forse dovrei smetterla e cercare di ignorare e al contempo cercare i brividi lungo la schiena che i suoi tocchi leggeri e delicati mi provocano. Sarà difficile, anche perché mi piace come mi tocca. Ogni suo movimento cerca il mio consenso, mi accarezza come se fossi fatta di cristallo, con la stessa attenzione e devozione. E quando capisce che non mi nego, la sua attenzione si trasforma in una lentezza studiata per portarmi alla pazzia, che esplode quando smette di sfiorarmi per accarezzarmi sul serio. Se già le sue mani mi fanno questo effetto…
- E’ normale tesoro mio. Sei solo un essere umano- mi canzona ancora con un sorriso sornione sulle labbra.
Gli lancio un’occhiataccia in risposta e guardo Rob. A quanto pare non ha capito a cosa si riferisse il suo amico.
Per non dare adito a Matt di continuare con le sue danze tribali di vittoria mentali, mi decido ad aprire la posta.
La prima busta contiene l’estratto conto della mia carta di credito e l’ammontare attuale dei miei risparmi. La seconda è la bolletta del gas e la terza è dell’assicurazione.
Vacca boia, sono nella cacca! In tanta, tantissima, in un oceano di cacca.
Con un mugolio disperato scivolo sul tavolo spingendo lontano la busta da me. Non ce la farò mai a pagare i duemila dollari di rinnovo della mia assicurazione sanitaria in due giorni! Ma manco se riuscissi a vendere alcune foto di George Clooney che avevo da parte da quasi due settimane e chiedessi al signor Cartier un anticipo sullo stipendio! Cazzo! Cazzissimo!
- Qual è il problema?- mi chiede Rob sporgendosi dalla sedia per afferrare il foglio.
- Che sono nella merda, ecco qual è il problema- borbotto con la fronte ancora appoggiata sul ripiano.
- Te l’ho detto che sei solo umana. Se avessi le ali anche tu questi problemi non ti affliggerebbero- dice Matt saccente.
- Matt, non è il momento di scherzare, per piacere- lo rimprovero alzando la testa.
- Ehi scusa! Cercavo solo di sdrammatizzare!-
- beh, finiscila!-
- Ehi, ehi, ehi…calma, calma, calma- ci ferma Robert sventolando il foglio dell’assicurazione tra di noi - Ho io la soluzione-
- E quale sarebbe?- gli chiedo incrociando le braccia sotto al mento.
- Beh…mi pare di capire che se non paghi in due giorni, ti scade l’assicurazione e assolutamente non puoi rinunciarci. Se ho capito bene il sistema americano, che lasciatelo dire, è tra i più assurdi del mondo per quanto riguarda il settore sanità, devi assolutamente levarti dalla testa l’idea di rinunciarci perché se mai ti capitasse qualcosa non finisci nella cacca ma l’impiccagione sarebbe un’alternativa molto attraente- inizia pratico, facendo il quadro della situazione.
- Si, e quindi?- lo incito a darsi una mossa, dato che ho solo quarantotto ore per inventarmi qualcosa.
- Quindi ti do io i duemila dollari che ti servono e il problema si risolve- conclude trionfante, mettendosi le mani incrociate dietro alla testa e sprofondando nello schienale della sedia.
- Non se ne parla Rob -
- Ale, dovresti accettare. Se non paghi sarà come se non avessi mai fatto un’assicurazione in vita tua e non dovrai pagare la rata annuale di duemila dollari. Te ne toccheranno seimila tutti insieme per aprire una nuova pratica!- cerca di farmi ragionare Matt.
- Io non posso accettarli -
- Certo che puoi- interviene Rob, tornando ad appoggiarsi con i gomiti sul bancone.
- No, che non posso. Sono duemila dollari e sono un sacco di soldi-
- C’è un modo in cui io possa convincerti ad accettarli?-
- No-
- Ale non puoi rinunciare all’assicurazione sanitaria. Se ti succedesse qualcosa hai idea di quanto ti costerebbero le cure?- ritenta Matt.
- Lo so, correrò il rischio-
Posso forse fare diversamente? Mi ero completamente dimenticata dell’assicurazione. Di solito era Matt che si occupava di sbrigare queste cose anche per me, soprattutto dato che io non ci capivo molto del sistema assicurativo americano. Gli americani stipulano assicurazioni per qualsiasi cosa. In Italia già tanto se uno assicura la macchina. Non che anche da noi non si potessero assicurare un sacco di cose, ma sinceramente non è tra le nostre priorità.
Sprofondo di nuovo sul granito del bancone e osservo Robert che sembra molto pensieroso, assorto sul bicchiere che si stava rigirando tra le mani.
- E se i miei duemila dollari te li guadagnassi lavorando per me? Cambierebbe qualcosa?- mi chiede tornando a guardarmi.
- Cambierebbero un sacco di cose, ma non vedo come io possa lavorare per te- ammetto tornando composta sulla sedia.
- Ascolta attentamente, ok? Così vedrai che non ho intenzione di barare per convincerti ad accettare i miei soldi-. Si alza e va a prendere il suo Iphone, che è fisso da mercoledì sera sul mobile del televisore.
Torna al bancone, lo accende davanti a me e ignora bellamente i settantotto messaggi che gli vengono notificati. Mi da un po’ fastidio notare che lo sfondo del suo cellulare è una foto di lui con Kristen ma mi impongo di calmare i miei nervi pensando che non ha avuto tempo di sostituirlo perché da quando lo ha riavuto, il suo cellulare è sempre rimasto spento. Appena tornerà ad usarlo con regolarità lo cambierà certamente. Ma che faccio la gelosa ora? Sta storia del matrimonio finto mi sta mandando fuori di testa.
Apre la rubrica e scorre fino al numero di un  tale Jake. Fa partire la chiamata, attiva il vivavoce e appoggia il telefono sul ripiano davanti a noi.
- Ora ascolta e non fiatare- ribadisce afferrandomi una mano per stringerla tra le sue.
Ecco che il mio senso di colpa riprende possesso della mia testa. Perché non mi da fastidio che mi prenda per mano davanti a Matt?
Una voce dall’altro capo del telefono non mi lascia il tempo di mettermi a riflettere sulla mia domanda.
- Pronto?-
- Pronto Jake -
- Oh ma chi si sente! Sua maestà Pattinson ha deciso di accendere il telefono!-
- Non rompere Jake, sono in vacanza-
- Si, anche io. Vorrei tanto dirti che sono alle Galapagos ma sono in ufficio a sgobbare per te-
- Nuovi impegni?-
­- Una caterva! Sei richiestissimo Rob! Domani avresti…-
- No, lascia perdere! Ho intenzione di finire la mia settimana senza rispondere a stupide domande di giornalisti con poca fantasia-
Mi lancia un’occhiata accompagnata da un sorriso e rafforza la stretta sulla mia mano. Vuole stare qui con me. Non vuole tornare alla sua solita vita. Vuole restare con me.
- E allora perché mi hai chiamato se non vuoi tornare a lavoro?-
- Perché volevo chiederti se, per caso, tra i vari impegni che ho mi hai fissato qualche servizio fotografico-
- Certo che si. Guarda, ne hai uno per Vanity Fair, uno per Us e uno per delle foto che ancora devo piazzare. Ti bastano?-
- Sono anche troppi. Le foto devono proprio essere fatte dal loro fotografo? O le possiamo fare noi e vendergliele?-
- Quelle di Vanity Fair le devono fare per forza loro. Quello scassacazzi di Gary Marshall ha tutte le sue location e le sue idee strampalate per le foto-
Trattengo a malapena una risatina pensando alle location del signor Marshall. Nessuna sorpresa che le foto per Vanity Fair le volesse fare lui, perfezionista com’è.
- Perfetto, e le altre?-
- Le altre possiamo farle noi, ma perché me lo chiedi?-
- C’è un tema o qualche richiesta particolare per queste foto?-
- No…a parte le tue solite facce che dovrebbero risultare sexy, ma che in realtà sono solo delle smorfie-
- Simpatico, comunque…quando potresti venderle se te le mandassi per mail entro oggi?-
- Non prima di una settimana, Rob. Io gliele manderei subito ma devono prima vagliarle tutte-
- Ho capito, e… quanto pagano?-
- Bhe…Us paga cinquemila dollari tondi tondi…l’altro servizio, lo devo ancora piazzare perciò…-
- Ti va bene se per ora ti faccio quello di Us, e per l’altro ci pensiamo un attimo?-
- Come sarebbe ci pensiamo?-
- Io e il fotografo che ho scelto-
- E da quando sei tu a sceglierti il fotografo?-
- Da ora-
- E che taglia di reggiseno porta?-
- Non sono affari tuoi, Jake. Prima di mandarti tutto di chiamo, ok? Quanti scatti ti servono?-
- Tutti quelli che riuscite a fare-
- Ok-
- Senti un po’, ma almeno è carina? No, perché se è così puoi an…-
E con questo la chiamata viene interrotta da uno sbuffo di Rob accompagnato dallo spegnimento del telefono.
- Ecco il modo in cui puoi lavorare per me- mi dice Rob lasciando la mia mano e tornando a dondolarsi sulla sedia.
- Ha detto che non le venderebbe subito- preciso cercando di capire dove mi sta fregando, perché mi sta sicuramente fregando.
- Va beh… conta come se ti facessi un anticipo-
- Ha detto che ci guadagneresti cinquemila dollari tondi, quindi escluse le foto- replico socchiudendo gli occhi con fare sospetto. Mi sta fregando, me lo sento.
- No. Pagherebbero cinquemila dollari le foto già fatte. Io dovrei pagare comunque qualcuno perché me le faccia-
- E tu paghi un fotografo duemila dollari?- Ma che ladro era il fotografo che si faceva pagare così tanto?
- Una volta a uno gliene ho dati tremila perché aveva promesso di togliermi con Photoshop un brufoletto che mi era spuntato quella mattina- scherza lui con un leggero risolino nella voce.
- Rob non scherzare…devo fare minimo quattro book fotografici da centocinquanta foto per arrivare a duemila dollari io-.
Mi alzo a prendere un bicchiere d’acqua. Dovevo pensare a una soluzione plausibile per recuperare quei soldi. Una che contemplasse l’uso delle mie sole forze.
- E per… trecentocinquanta ne prenderai duemila tutti in un colpo. Dov’è il problema?- insiste Rob raggiungendomi al lavello per riempirsi di nuovo il bicchiere da cui avevo appena bevuto io.
- Il fatto che è esagerato spendere tutti sti soldi per trecentocinquanta scatti- sbuffo riprendendomi il bicchiere e bevendo un altro sorso prima di restituirglielo.
- Ale, ascoltami- dice mollando il bicchiere sul ripiano e afferrandomi per le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi. - Sono strapagato ok? Io duemila dollari li guadagno per rispondere a quattro domande del cazzo in dieci minuti. Non ho famiglia da mantenere, non ho fidanzate che mi chiedono un gioiello di Tiffany a settimana e l’unica cosa che ho da pagare, al momento, sono i danni della tua macchina. Se voglio spendere duemila dollari per trecentocinquanta foto non è un problema tuo, intesi?-
Si fida così tanto di me? Avevo già ammesso con me stessa che era stato un errore andare a portare il mio curriculum a Vanity Fair. Non avevo mai fatto la fotografa per nessun giornale. Io scattavo foto rubate e creavo book fotografici per modelle, mica per star di Hollywood!
- Ma io non credo di…-
- Sei bravissima Ale. Guarda gli scatti che hai fatto a Matt! Se riuscissi a farmi venire bello almeno la metà di come hai fatto venire fuori lui, sarei già più che soddisfatto- continua indicando con un cenno della testa alle foto di Matt incorniciate appese al muro.
- ehi! Non offendiamo! Lei è bravissima ma io sono una bellezza naturale- risponde questo, incrociando le braccia al petto con finta aria da offeso.
- Attento a non affogare nel lago in cui ti specchi, Narciso!- lo riprende Rob. Poi torna a guardarmi -Allora? Puoi farlo? È un lavoro, Ale. E’ solo un lavoro. Lo farai?-
- Ok…-
Prevedo una catastrofe.
 
Pannelli riflettenti bianchi? A posto. Fari? Sistemati. Mi sembra che la luce sia buona, quindi scarto mentalmente l’ipotesi di un cavalletto. Forse dovrei usare un flash con diffusore, ma mi pare che pannelli e fari possano bastare.
Raccolgo i capelli in una coda e lancio le scarpe lontano da me.
- Sta calma. Andrà tutto bene, sono foto esattamente come quelle che fai già- mi tranquillizza Matt, massaggiandomi alla base del collo.
- Si, come no. Queste finiranno su un giornale, non su un composit per il tavolo di un pubblicitario-
borbotto allontanandomi dal suo tocco. Di nuovo quella sensazione strana all’altezza dello stomaco.
Forse è il caso che usi un cavalletto.
- Non ti serve il cavalletto. C’è abbastanza luce, le foto non ti verranno mosse-
- Sei sicuro? Dovrei alzare un po’ l’intensità dei fari?-
- Mmm…no…prova a metterti tu sul set e io scatto. Vediamo su di te come viene-
Prendo posto davanti all’obbiettivo e Matt dietro. Mentre lo vedo piegarsi sulle ginocchia per mettersi alla mia altezza, inevitabilmente torno indietro… a due anni fa…
 
- Sto facendo una cavolata, sto facendo una cavolata, sto facendo una cavolata- dico camminando avanti e indietro per tutta la lunghezza della mia roulotte. La vestaglia di seta bianca, praticamente inesistente tanto è leggera, mi irrita con il suo frusciare.
- Però sono tanti soldi, porco cacchio, non posso andarmene!- mi dico guardandomi allo specchio. Truccatissima, capelli perfetti, pelle perfetta, colori perfetti…quella non sono io. E se inizio a parlare con uno specchio…oddio non è un buon segno.
- Alessia? Sei pronta?- chiede una voce dall’altro lato della porta, dopo aver bussato.
Ecco. Ci siamo. Ti puoi tirare indietro? No.
Ti farai una grandissima figuraccia? Si.
Non pensarci ed esci. Pensa che con quei soldi potrai abbandonare la vecchia pensione e cercarti un appartamento. Hai già fatto dei servizi fotografici no? va beh…eri vestita…ma anche adesso lo sei…un po’ di meno ma sei vestita…
Presa da chissà quale coraggio, apro la porta della roulotte ed esco, badando bene a stringermi addosso la vestaglia che mi svolazza attorno alle gambe.
Cammino insicura e a testa bassa dietro la mia truccatrice e raggiungo il set.
- Ma che mi date questa macchina qua? Non voglio cavalletti, voglio una reflex! Ho chiesto una reflex. C’è una reflex da qualche parte o devo chiamare Dio in persona per averla?-
Alzo gli occhi ed eccolo la: il mio peggior nemico. Matthew Holsen. Porca zozza adesso si che voglio scappare.
Ti prego terra, apriti immediatamente e inghiottimi!
Sta gridando ordini a dritta e a manca. Quando finalmente gli portano la digitale giusta inizia a darsi da fare a montare l’obbiettivo.
Ok Ale, respira. Fai un respiro profondo e cerca di non vedere come una punizione divina il fatto che il tuo peggior nemico ti fotograferà mezza nuda. Cosa mi aspettavo? Di passarla liscia così? e no! farsi fotografare in intimo, non è mai una buona idea!
- Allora…- inizia Matthew, scostandosi la frangia con un soffio e un movimento scattoso della testa - Toh! Ma guarda chi si vede! Anche tu qui?-
Fa pure il finto tonto, il sadico!
- Se sei sicuro di vederci bene, è così- replico pungente, stringendomi ancora di più la vestaglia addosso.
- Ti ho fatto arrivare proprio al verde, eh bambolina?- mi canzona il malefico. Dannatamente bello quanto insopportabile!
- Hai finito di chiamarmi bambolina? Non sei simpatico!-
- Tu invece si che sei miss simpatia anche se…non ti vedo la fascia a tracolla-
- Vorrei vedere te a stare in mutande davanti a tutti sti uomini arrapati!-
Si gira guardandosi attorno, notando che, in effetti, macchinisti, tecnici e non so chi altro… comunque, ben dieci uomini sono li con gli occhi fissi su di me facendo tutt’altro che il loro mestiere.
- Emmm…stai tremando…ti infastidiscono?- mi chiede…preoccupato? Può essere che Matthew Gran Bastardo Holsen sia preoccupato per me? Naaa! Lui si preoccupa solo di se stesso e caso mai spende cinque minuti del suo tempo per escogitare qualche nuovo modo di rovinarmi la vita, ma non si preoccupa per me.
Annuisco impercettibilmente, tenendo lo sguardo basso imbarazzata.
- Ragazzi? Sbaraccatevi fuori dalle palle per cortesia! La signorina e io dovremmo lavorare e finire entro sera- grida alla troupe. Con una serie di borbottii di protesta, tutti quanti si allontanano e spariscono. Cheeee? Che ha fatto? ha fatto andare via tutti per…me? sul serio?
- Va meglio bambolina?-
Ok, forse l’ha fatto per prendermi per il culo ancora un po’.
Sbuffo in risposta e prendo posto sulla sedia di vimini del set. Se quella era una tortura, meglio fare in fretta.
- Sei sicura che le foto devo fartele con quello addosso? Non dovresti…insomma… non…- chiede imbarazzato, nascondendo il viso dietro l’obbiettivo e indicando con l’indice la mia vestaglia.
Che ne avete fatto di Matthew Holsen? Chi è l’essere bellissimo che sta per fotografarmi?
Slaccio la vestaglia e la lascio scivolare ai miei piedi, ritornando al mio posto. Lo vedo chiaramente trattenere il fiato mentre si piega sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza e scattare.
Ne sono segretamente compiaciuta, soprattutto notando il sorriso che si apre sulle sue labbra scatto dopo scatto…
 
- Ale!- mi chiama.
- Si?- mi riprendo, tornando alla realtà.
- Smettila di pensare a queste cose- mi rimprovera severo - La luce va bene così. Non spostare niente- continua appoggiando la digitale sul tavolino e mettendosi le mani in tasca.
- Perché non dovrei pensarci?- gli chiedo confusa.
- Perché è passato e ti fa star male. Non ti aiuta ad andare avanti, ti frena-. È freddo, indifferente, lontano.
- E’ perché mi sono allontanata da te?- chiedo con voce strozzata. Oddio se n’è accorto…
- Ale, io voglio che tu ti allontani da me- risponde, più tenero, ma ugualmente distante.
Non ho nemmeno il tempo di rispondergli che Robert fa la sua comparsa.
- Ale, ti prego. Aiutami. Sti capelli proprio non ne vogliono capire di stare su e guai a te se chiami Beckie! L’ultima volta ho dovuto lavarmi i capelli cinque volte per far andare via tutto il gel che mi ha messo in testa- brontola esasperato, emergendo con la testa da una maglietta grigia tutta sbrindellata sul collo.
Alzando gli occhi al cielo, gli faccio cenno di prendere posto sul set e vado a prendere il vasetto del gel dal mobiletto del bagno.
Voglio che ti allontani da me…ha detto. Oggi è freddo. Lo so, anche io sono molto più distaccata nei suoi confronti ma lui…è freddo, e non centra niente con le mie remore a cercarlo.
Le poche volte che c’è stato, da quando Rob è qua a casa, ha sempre sciolto gli abbracci in fretta, non mi ha mai baciata sul serio…mi ha toccato pochissimo…forse è una mia impressione ma…no, no…meglio che non ci penso. Non se ne sta andando.
E se se ne andasse? Come la prenderei io? Come potrei mai reagire? Non che io mi voglia preparare una scena madre…ma…non sono più sicura di me. Non riesco più a fidarmi di me stessa. Lo amo e anche tanto, questa è una cosa su cui non ho alcun dubbio, ma forse…non lo so…il fatto che non lo cerchi più fisicamente vuol forse dire che io abbia finalmente accettato la sua morte, come direbbe la Barkley?
Torno in sala e, sempre immersa nei miei pensieri, mi metto a pettinare con le mani Rob, imitando goffamente i gesti che ho visto fare a Beckie miliardi di volte. Spero solo che il mio lavoro non risulti che una pallida imitazione dei suoi capolavori.
Matt mi osserva da lontano, appoggiato alla parete. Il suo sguardo è indecifrabile, sembra concentrato. Rob ha la stessa espressione in viso. Che si stiano facendo una delle loro discussioni mentali di cui non mi vogliono partecipe?
Ecco, questa è un’altra cosa su cui dovrei ragionare: il fatto che abbia deciso di farsi sentire anche da Rob. È vero che non lo può vedere, come lo vedo io, ma è altrettanto chiaro che può benissimo intuire dove sia quando vede le cose muoversi da sole o quando vede me fissarmi su un punto imprecisato dello spazio che mi circonda. Se lo vedesse anche lui e io non lo so? A volte mi pare che sia così, anche perché lo vedo fare dei gesti, anche quando io sono lontana…
Lasciando perdere la questione del vede o non vede…Matt è stato parecchio strano in questa settimana. A parte la maggiore attenzione che ci sta mettendo per non avere troppo contatto fisico con me…sembra che la sua memoria sia tornata brillante come quella di un  tempo, ha perso si e no due piume in tutta la settimana e non è per niente sbiadito, alla faccia di tutte le energie che dice di spendere. Mi rifiuto di credere che ci sia una spiegazione che non mi ha dato dietro questi fatti. Non potrebbe mai mentirmi su una cosa del genere.
Finito di sistemare i capelli a Robert, con il cuore in gola, l’ansia del mio primo servizio fotografico serio e il sospetto per gli strani atteggiamenti di Matt, recupero la mia digitale e misuro l’intensità della messa a fuoco.
- Rilassati…- mi dice Matt, mantenendosi sempre a distanza - inquadra, respira e scatta-
Premo il pulsante dello scatto e un lampo di luce parte dal mio flash.
Dopo il primo, la mia mano si sposta libera e senza impaccio sulla macchina fotografica. Zoommo, taglio, scatto… tutto. Faccio tutto in automatico, praticamente senza pensare.
Dopo una prima serie di cento scatti, faccio cambiare Robert d’abbigliamento per poi continuare con il mio lavoro.
Matt, sempre appoggiato al muro, ogni tanto mi da dei consigli che seguo naturalmente. Peccato che la mia testa sia dappertutto tranne che concentrata sulle pose di Robert.
Più lo guardo attraverso il mirino e più mi rendo conto di non avere più niente da scoprire. Conosco già a memoria la piega delle sue labbra quando le curva in un sorriso, le rughette che compaiono agli angoli dei suoi occhi quando alza le guance…conosco perfettamente la forma delle sue mani quando attraversano i capelli e soprattutto…so già tutto dei suoi occhi. So leggerli quasi alla perfezione. Scatto dopo scatto me ne rendo sempre più conto.
Conosco perfettamente questo ragazzo. Non è difficile da capire, al contrario. E’ semplice, è genuino…non mente. A volte nasconde qualcosa ma, sono più che certa che le uniche cose che mi nasconde sono praticamente tutte legate a Matt.
Per le ultime foto, lo faccio cambiare ancora e propendo per un viaggio vestito sotto la doccia. L’effetto bagnato è da sempre l’ultima frontiera del sexy quando si parla di maschi e mi è sembrato di capire che la rivista voglia anche questi scatti. Quando tutto infradiciato raggiunge di nuovo il telo grigio dello sfondo, il mio cuore traditore non si nega un piccolo sobbalzo.
È strano lavorare così. Corpo e mente vanno su due piani completamente separati. Da un lato mi muovo attorno a lui, guardandolo attraverso un mirino, ma con la testa sono persa a chilometri e chilometri di distanza. Il fatto di essermi accorta di non aver più nulla da imparare del viso di Robert mi spaventa. È una cosa che mi è capitata solo quando fotografavo Matt.
Che sia finita qua? È questo quello che Matt vuole? Che mi dimentichi di lui? che io mi innamori di un altro viso che non è il suo? Che…non lo so. Ma il suo atteggiamento non mi fa presagire nulla di buono.
Ci siamo. Me lo sento. Mi sta per lasciare definitivamente. Non è una cosa difficile da percepire e io non sono stupida. Lo conosco talmente bene che sarei davvero un’idiota a non accorgermi del fatto che se ne sta andando.
Al solo pensiero però mi sale un groppo alla gola e un nodo si forma chiudendomi le vie respiratorie. Se ne sta andando. Non pensare a queste cose…
Di solito non gli dava fastidio quelle poche volte che mi concedevo di far vagare la testa su qualche ricordo, ma stavolta…stavolta mi ha detto di non farlo.
Se passo in rassegna l’ultima settimana…non c’è bisogno di un aiuto esterno per farmi vedere quante cose sono cambiate. Non c’è bisogno di Matt per capire che il merito è praticamente tutto di Robert. Cosa dovrei fare? Iniziare a odiarlo, come avevo pensato qualche giorno fa, pur di non far realizzare la faccenda in sospeso di Matt? Ho capito di essere io la sua faccenda in sospeso, non sono scema.
Non gli basta che io abbia ripreso contatti con il mondo. Vuole che non resti sola. Vuole che io… non posso…non posso innamorarmi di Robert. Per quanto sia bello, dolce, premuroso e perfetto su ogni fronte…non sarebbe amore quello che proverei per lui. Magari profondo affetto, ma non amore. E’ questo quello che vuole Matt? Vuole che mi leghi a qualcuno dato che è più che evidente che da sola non ce la faccio?
Non posso odiare Robert. Non me lo sta portando via. Lui se ne sarebbe comunque andato prima o poi e io…io devo apprezzare quest’ultimo gesto che ha voluto fare per me e soprattutto non posso più essere tanto egoista da trattenerlo a tutti i costi. Questi nove mesi…tutto questo tempo, non è dato a tutti. Lui ha oltrepassato le barriere della morte per stare con me. E’ tornato da me, ha mantenuto la sua promessa. Che mi ama è più che evidente, non c’è bisogno di altre prove e comunque…l’ho sempre saputo, senza che mi provasse mai nulla.
Mi ama e io amo lui. Questo non cambierà mai.  Vita o non vita, morte o non morte…Robert o non Robert…io e lui staremo sempre insieme.
Finiti i trecentocinquanta scatti richiesti, io e Robert ci mettiamo al pc e li inviamo per posta al suo manager, e subito dopo entriamo nella homepage della mia assicurazione e tramite la sua carta di credito paghiamo i duemila dollari della mia polizza. Problema risolto, tutti felici e contenti.
Insomma…non proprio felici e non proprio contenti.
Mentre Robert si è chiuso in bagno per farsi una doccia e levarsi tutto il gel dai capelli, io salgo pesantemente le scale per arrivare sul mio letto e buttarmici sopra a peso morto. Matt mi ha seguito.
Lo sento. Sta per arrivare il momento dei saluti. È da quando ho iniziato a preparare assieme a lui il set per le foto che ho questa sensazione.
Che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi, l’ho sempre saputo.
- Ale…- inizia sdraiandosi accanto a me sul nostro letto.
- So quello che stai per fare Matt…- borbotto nascondendo il viso nel lenzuolo. Non voglio che mi veda piangere. Non voglio che l’ultimo ricordo che ha di me sia un volto con gli occhi rossi di lacrime.
- E’ così evidente?- mi chiede allungando una mano per accarezzarmi il viso con due dita.
Al diavolo le mie lacrime e le mie guance arrossate. Al diavolo i miei capelli non proprio perfetti e la mia voce tremula. Non posso perdermi gli ultimi istanti del suo viso.
Non mi esce voce dalla gola, devo limitarmi ad annuire e rassegnarmi alla mia goffaggine.
- E’ ora, amore mio…- mi dice, anche lui con la voce non proprio ferma. Cerco di imprimermi nella testa ogni inflessione, ogni nota della sua voce, per non dimenticarla mai.
- Servirebbe a qualcosa se ti chiedessi di non andare?- articolo malamente tra le lacrime.
- No… ho risolto la mia faccenda in sospeso, tesoro mio…non posso più restare-
- Ma…- Ma cosa? Ale…non essere egoista…non ci sono ma… - Non voglio che tu vada via Matt…io ho bisogno di te-
- Amore, ascoltami. Ascoltami bene e non dimenticare mai quello che ti sto per dire-
Si alza sui gomiti e gentilmente mi invita a sdraiarmi sul letto. Prende posto su di me, appoggiandosi sui gomiti per non gravarmi del suo peso. Con una mano prende ad accarezzarmi i capelli, mentre con l’altra continua a sfiorarmi il viso, cercando di sorridermi e cullarmi in quelle ultime coccole.
- Io ci sarò sempre. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci sarò. Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per te.
Non sentirti mai più in colpa per quello che è successo, perché morire per proteggere te è stata la miglior morte che mi poteva capitare, intesi? E lo rifarei altre mille volte, non ho rimpianti.
Hai reso la mia vita un dono talmente bello che non posso lamentarmi di niente. Tu sei stata, sei e sempre sarai tutta la mia vita.
Vederti di nuovo felice, vederti di nuovo sorridere…amore, non mi togliere questa gioia solo perché sei convinta di dovermi qualcosa. Io lo so che mi ami. So che non mi dimenticherai e che mi terrai sempre con te, ma ricordati una cosa: la vita per te sarà ancora tanto lunga e vivrai ancora tante emozioni e tanti dispiaceri. Non lasciare che assieme alla mia di vita se ne vada anche la tua. Ama ancora, fallo per me. Ama ancora perché vederti amare è il regalo più bello che tu mi possa fare. Non ne sarò geloso, non sarò arrabbiato con te se lo farai, non mi sentirò tradito. Se c’è una cosa che ho capito è che nella vita non si finisce mai di innamorarsi. A volte della stessa persona, a volte di una diversa, ma sono tanti tipi di amore che non sono mai in competizione tra loro. Ognuno è a sé e non provano gelosia. L’amore è amore e basta. Non lo puoi mettere da parte e, se sei intelligente, non lo negherai mai.
Io so di averti, Ale. Lo so. Non hai mai fatto altro che dimostrarmi il tuo amore e di questo te ne sono e sarò sempre infinitamente grato. Non perdere la tua vita per me, non ti chiudere al mondo un’altra volta. Vivi e fallo anche per me. Ama, sposati…diventa madre…vivi tutte le emozioni che avrei voluto darti io e fallo per tutti e due.
Tu tienimi con te e io ci sarò. Sempre.-
Le lacrime mi offuscano talmente tanto gli occhi che quasi non lo distinguo più dalla luce che viene da dietro le sue spalle. Le sue mani mi aiutano a spazzarle via dagli occhi e a regalarmi lo spettacolo più bello che occhi umani abbiamo mai visto.
È la prima volta che vedo le sue ali, così bianche e grandi. Sono chiuse a cupola sulle nostre teste, creando uno spazio tutto nostro. È così bello, così ultraterreno e così…mi si strazia il cuore a guardarlo.
Non riesco più a parlare, non riesco più a respirare, nemmeno a formulare un pensiero. L’unica cosa che riesco a fare è alzare le mani sul suo viso e accarezzarlo cercando si smetterla di piangere.
- Promettimi che non ti chiuderai più fuori dal mondo-
Annuisco.
- Promettimi anche che se mai ti accorgessi di esserti innamorata di qualcun’altro non lo allontanerai per me-. Non ce la faccio ad annuire. Non posso prometterglielo.
- Promettilo-
Con la morte nel cuore, annuisco. Prendo un profondo respiro e cerco di sbattere le ciglia più in fretta per togliermi le lacrime dagli occhi.
- Ti amo, Ale. Non dimenticarlo mai. Tienimi con te e non dimenticarti che io sono sempre accanto a te- sussurra baciandomi la fronte.
Istintivamente gli getto le braccia al collo, cercando la sua bocca, cercando un suo bacio. Lo trovo e cerco di imprimermi nella mente ogni sensazione, ogni movimento, ogni sospiro di questo ultimo bacio. Lo stringo desiderando che non se ne vada via, desiderando con tutta me stessa che non si allontani mai.
- Ti amo- balbetto sulle sue labbra.
- Per sempre…- continua prima di dissolversi lentamente, lasciandomi circondata da piume bianche che continuano a cadere giù come neve.
È andato via.. e stavolta…non tornerà.


abbigliamento Rob e Ale
abbigliamento Matt

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


capitolo 19 buonasera a tutti! Premetto che non sono proprio nelle condizioni mentali più felici stasera: A) devo scrivere una memoria di ricorso che mi sta facendo impazzire e B) l'influenza e i giramenti di testa hanno deciso di farmi impazzire.
Mi prendo questi dieci minuti per pubblicare il capitolo prima di tornare a passare la mia serata tra scartoffie e sentenze varie. Chiamate a raccolta tutti i santi e i beati del paradiso, perchè qui c'è bisogno di tanto aiuto.
Allora... Matt. non vi aspettavate che ci lasciasse così presto vero? Ripondo qui per tutti quelli che ci sono rimasti male e offro una scatola di cleanex. Vorrei poter dire che ho dovuto far morire il personaggio (per la seconda volta) nella storia perchè il mio attore aveva deciso di licenziarsi e la sua scomparsa dalla scena andava giustificata, ma, ahimè, non è così. E' così che doveva andare...molti di voi mi hanno chiesto se tornerà. Non posso dirvelo :P

Recensioni:

sophie 88: concediti concediti concediti... So!!! quanta fretta! :P e il cordoglio per Matt??? te l'ho detto che dovrai attendere per gli sviluppi e anche li....basta non dico niente... :P

winniepoohina:  ma tesoro mio, io vi avevo avvisato! :) l'ho detto un sacco di volte che lui se ne sarebbe andato.... lo so è traumatico lo stesso... :( facciamo un minuto di silenzio per Matt...
per Rob maglietta bagnata... non è ok... è STRAOK!!! e che solo noi ragazze a fare miss maglietta bagnata? gli uomini soddisfano molto di più in questa mise, soprattutto lui!

camillalice:  forse è il caso che ti offra due scatole di cleanex vero?? :( mi spiace un sacco per le tue lacrime ma ne sono anche felice perchè vuol dire che sono riuscita a farti provare un'emozione con quello che scrivo :) come ho detto prima... sulla faccenda Matt parla o no con Rob, torna o non torna resto una tomba! sorry... dovrai continuare a leggere per scoprirlo :P

mikki:  ehhhh si :) ho pensato di farvi piangere due volte di fila per togliermi subito il pensiero! :P tranquilla... tra un pò non piangerete più per un bel pezzo lo prometto :) vedremo come Rob aiuterà la nostra Ale... :) ti lascio al chap così lo scoprirai.

cricri88: e si... mi aspettavo lo slittamento del sarcasmo anche per quel capitolo...hai ragione Ale ora più che mai avrà bisogno di Rob e sono contenta che non ti dispiaccia l'attesa. in effetti sarebbe falso un bacio adesso, ma potrebbe anche non essere così... d'altra parte il dolore può far fare cose che a prima vista sono sbagliate pur di cercare una via di scampo... ma non parlo più se no do troppi spoiler :P a buon intenditor poche parole.
ti ho risp alla mail...una volta me l'ha rimandata indietro ma la seconda non ho più ricevuto notifiche ma non so se ti è arrivata. cmq ti dicevo che non ci sono su twitter ma su facebook si :)

piccola ketty: welcome! grazie per i bellissimi complimenti davvero :) sono davvero felice che tu abbia scoperto la mia storia e ti ci sia affezionata :) spero che continuerai a seguirla e a recensirla. da parte mia cercherò di non deluderti :)

cy_pattinson: benvenuta anche a te! grazie anche a te per i bellissimi complimenti :) nemmeno io sono una Robsten ma credo si sia capito. purtroppo...non posso nemmeno dire che lei mi piaccia...se non ce li vedo insieme non è solo per mera gelosia, ma proprio perchè non la sopporto. lui è sempre così frizzante e brioso. sa benissimo che ha successo e quindi non si perde in gratuiti sfoghi di stizza verso i suoi fan. lei invece la vedo troppo trattenuta e troppo poco incline ad accettare con il sorriso questa parte della sua popolarità. tipo "si si  accetto i complimenti ma state tutti lontano da me".... e va be :)

ryry: benvenuta anche a te nel fantastico mondo delle recensioni di questa storia e grazie per la nomina negli autori preferit! davvero grazie! sono davvero contenta che la storia ti piaccia :) per gli aggiornamenti... che dire? sono una studentessa universitaria in pieno periodo pre-esoneri e pre-esami. quindi i tempi con cui posterò dipenderanno molto da quanti neuroni funzionanti mi restano dopo le ore di studio. dal canto mio cerco di essere rapida. avrei altre storie da aggiornare ma questa è quella che più mi preme.

fierons: aspettare che quei due si amassero davvero... ah fierons...che dire? come risponderti? cito e basta :)
from capitolo 18:   Più lo guardo attraverso il mirino e più mi rendo conto di non avere più niente da scoprire. Conosco già a memoria la piega delle sue labbra quando le curva in un sorriso, le rughette che compaiono agli angoli dei suoi occhi quando alza le guance…conosco perfettamente la forma delle sue mani quando attraversano i capelli e soprattutto…so già tutto dei suoi occhi. So leggerli quasi alla perfezione. Scatto dopo scatto me ne rendo sempre più conto.
Conosco perfettamente questo ragazzo
e ancora from capitolo 17:
lei si sta innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo ammetterà per molto tempo. Dovrai essere paziente
lo so che è un pò triste il fatto che Matt se ne sia andato... però... poteva forse andare diversamente?

smemo92: hai ragione! ne esistessero di Matt! questo sarà un pokino più corto come capitolo ma spero ti piaccia lo stesso perchè credo sia uno dei pov di Robert che io abbia mai scritto fin'ora! :P

vero15star:  bella l'idea di una storia su Ale e Matt :) davvero potrebbe essere una buona idea :) potrei anche considerare di scriverla :) lo sapevo che a te più di chiunque altro questo chap avrebbe fatto male... e non posso dirti molto sul se tornerà o no, che fine farà... però Rob o non Rob... sarebbe successo lo stesso prima o poi....
per il ps :) grazie :) è bello sentirsi dire queste cose, soprattutto dopo che ogni volta che dici di studiare legge, la prima cosa che ti chiedono è "ma con questo sistema, ci credi in quello che fai?" quasi a dirti che sei un delinquente perchè per soldi difendi la parte malvagia della società. se diventerò avvocato...questo non lo so, quello che è certo è che il mio obbiettivo e avere a che fare con il diritto internazionale magari in una sede Onu, o intraprendere la carriera diplomatica ...vedrò :)





Tum. Tum. Tum.
Qualcuno sta picchiando alla porta e sembra che abbia il chiaro intento di sfondarla.
Stanco e ridotto a uno zombie, mi alzo dalla sedia puntellando le mani sulle ginocchia e mi trascino fino al portoncino per aprire.
- noooon dite niente, non voglio sentire scuse stasera!-
Chi poteva essere se non l’uragano Beckie?
- Beckie, si può sapere di che stai parlando?- le chiedo con voce roca.
Mi guarda scettica, alzando un sopracciglio e facendo scorrere gli occhi su tutta la mia altezza, per poi arricciare le labbra critica. Lo so, non sono per niente presentabile. Tuta sbilenca addosso, barba lunga e occhiaie degne di un vampiro assetato. Forse sono anche pallido, ma non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, potrei spaventarmi da solo.
- è successo qualcosa che io non so?- chiede con sguardo inquisitore Beckie.
Prende a camminare a grandi passi per la stanza, aprendo ogni porta e salendo le scale. Appena arriva a metà, e credo scorga la schiena di Alessia, si tranquillizza e torna vicino a me.
- avevi paura che avessi appena consumato un omicidio Beck?- le chiedo sarcastico.
Ci mancava solo questa. Vado verso il frigo e prendo una bottiglia di coca cola. Ne riempio due bicchieri e la rimetto al suo posto.
-no, ma che vai a pensare?! Solo che hai una faccia…- commenta prendendo un sorso e sedendosi sullo sgabello dell’isola.
- lo so. Non ho dormito stanotte. Sono solo stanco- minimizzo. In realtà sono due le notti che non dormo ma non è il caso di farglielo sapere.
- uhhh e come maiiii?-
- che?-
- dai Rob, a me puoi dirlo. Che avete combinato stanotte voi due?-
- che dovremmo aver combinato stanotte noi due?-
Ma che glielo chiedo a fare? Ha gli occhi lucidi, quasi balbetta e a stento riesce a stare ferma sulla seduta. Lancia mugolii a getto continuo…no, non sono mugolii, sono ultrasuoni! Peggio di quelli dei delfini. Ma che sta facendo? Sta richiamando il branco? Tra un po’ dalla porta d’ingresso appariranno tutte le casalinghe del palazzo per aggiungersi a questa specie incomprensibile di euforia immotivata? Dio, fa di no.
- guardati! Sei stanco morto, hai le occhiaie e ti trascini da una parte all’altra, quindi chiaramente ti ho disturbato. Lei è di sopra che alle undici del mattino ancora dorme. È chiaro che stanotte voi due… eddaiiii!!! Dimmelo!-
Ha smesso persino di costringersi a stare ferma sulla sedia e ora rimbalza deliberatamente. Ma che ho fatto di male per meritarmi questo?
Vorrei dirgli che sono ridotto così per le ragioni che pensa lei, ma non posso. Esattamente come non posso dirgli la verità sul perchè io non ho dormito e Alessia non sta tutt’ora dormendo di sopra.
- Beckie, abbiamo guardato film e basta. Non abbiamo fatto nulla di che- mento.
- se, se, se! Siete la coppia più pensionata che io abbia mai visto. Due pantofolai diplomati voi due - sbuffa finendo la sua coca cola.
- premesso che non siamo una coppia…è un reato essere dei pantofolai? Fammi causa - borbotto.
Mi siedo accanto a lei e bevo la mia bibita in silenzio. Silenzio che, purtroppo per me, non dura poco.
- comunque, parliamo di cose serie. Stasera non prendete impegni. Non accetto un no come risposta-
- Beckie, metti un soggetto e un luogo? Ed esplicitami il motivo, in maniera chiara, semplice e diretta, per cortesia- sbuffo reggendomi esausto la testa tra le mani. Ci manca solo che debba concentrarmi anche per tradurre i suoi suoni senza senso per andare al manicomio.
- allora, stasera ci siete? Non importa perché dovete esserci. I nostri amici ci hanno organizzato una festa in un locale stupendo vicino a Manhattan, e ,stranamente, è l’unica iniziativa che sono riuscita a far accettare a Luke dato che è refrattario a qualsiasi tipo di festa. Figurati che non vuole nemmeno una festa di addio al celibato. Ma si può? Forse raggiunge i tuoi livelli di prepensionamento, ma non posso dirlo con certezza. La mia testimone e il suo accompagnatore non possono proprio mancare, intesi? – articola a macchinetta alzandosi dalla sedia e riprendendo la sua borsa. Tira fuori un bigliettino dalla tasca del jeans e me lo porge. Presumo che sopra questo cartoncino nero ci siano le coordinate geografiche per raggiungere il posto. Potrebbero mettere anche latitudine e longitudine sti qua, giusto per essere ancora più chic e distinguersi dalla solita massa che scrive semplicemente via e numero civico.
- Beckie non lo so…vediamo…- inizio.
- non accetto un no come risposta. Ciaaaaaao- dice chinandosi su di me a stamparmi un bacio sulla guancia prima di schizzare fuori dalla porta, così come era entrata.
- si, senz’altro- borbotto alla porta ormai chiusa.
Sarebbe stata un’impresa titanica, nonché impossibile essere li stasera. Come faccio a dire ad Alessia che abbiamo una festa stasera, quando si rifiuta già solo di scendere dal letto?
Apro il frigo e cerco qualcosa da mangiare, per poi richiuderlo dato che mi accorgo che non ho voglia di niente.
Passeggio un po’ a vuoto per la sala prima di decidermi a salire le scale che portano alla sua camera da letto. Prendo una birra dal frigo, la stappo e inizio a berla direttamente dalla bottiglia.
Appena la vedo sul letto mi fermo. Davvero pensavo di trovare la situazione migliorata? Davvero mi illudevo?
Scivolo sulla parete e mi ritrovo seduto sul primo gradino della scala, in angolazione perfetta per osservare il suo viso spento.
Non posso vederla così. Mi si spezza il cuore.
Occhi spalancati nel vuoto, immobile, rannicchiata su sé stessa, quasi non respira. Stringe un pugno di piume e non si muove. Da due giorni.
Non ne vuole capire di mangiare, di bere… niente. Per quanti sforzi io faccia, è inutile. Se cerco di sfiorarla per riportarla nel presente, si ritrae e si rannicchia al centro del letto. L’unica cosa che mi ha lasciato fare è stata quella di scioglierle i capelli dalla coda.
In queste due notti non ho avuto il coraggio di scendere di sotto a dormire, lasciandola da sola. Ho trovato un materassino gonfiabile da campeggio nel ripostiglio e l’ho gonfiato accanto al suo letto, mettendoci lenzuola e cuscino, anche se di fatto è stato solo per figura. Come lei, sono due notti che non chiudo occhio. Ho il terrore che lei si riprenda dal suo stato catatonico mentre io sto dormendo e non mi trovi li pronto a starle vicino.
Sono solo sceso a mettere un avviso sulla porta del negozio per avvertire che sarebbe rimasto chiuso per tutta la giornata e a ritirargli il pantalone in tintoria. Ho fatto il bucato e rassettato casa, sia per occupare il tempo che per toglierle delle preoccupazioni.
Ho provato a invogliarla a mangiare in tutti i modi, persino preparandole quella crema che tanto le piace con il mascarpone e le uova.
Mi aveva avvertito Matt che sarebbe stato difficile, ma non pensavo fino a questo punto.
 
- ho intenzione di lasciarla andare- mi dice Matt mentre sto mettendo sul gas la caffettiera per me.
Alessia è già uscita. Mi ha lasciato un post-it su cui mi diceva che passava in tintoria a lasciare un pantalone e poi sarebbe andata a fare la spesa.
- come sarebbe hai intenzione di lasciarla? Ti sei bevuto il cervello?-
- è da un po’ che ci penso e…è il momento giusto, Rob. Approfitterò del fatto che tu starai qui ancora qualche giorno. Forse così sarà più facile…l’ultima volta era da sola- continua appoggiandosi al bancone della cucina di spalle.
- forse hai ragione, ma non ti sembra un po’ presto? non ti pare che stiamo mettendo un po’ a dura prova i suoi nervi?-
- beh…se resto ancora un po’ lei inizierà ad abituarsi alla presenza di entrambi e non credo sia una buona idea. Già ora non sa come comportarsi quando siamo tutti e tre nella stessa stanza, figurati se dovessi rimanere. Tutti gli sforzi che stai facendo se ne andrebbero a quel paese lunedì mattina-
E ancora una volta il suo ragionamento non fa una piega. Lunedì io dovrò tornare sul set e non vivrò più con lei.
- e poi…lei non si spezzerà. È più forte di quanto creda. Ma dovrai avere pazienza, Rob. Dovrai usare la forza se necessario- sospira sconsolato guardando il pavimento e scuotendo la testa.
 
Ma che forza potrei mai usare con lei? Cosa pretende Matt? Sta male, è normale che sia così. Cosa vuole da lei? Che si alzi, si metta in ghingheri ed esca a fare shopping? Cosa crede? Che il fatto che l’abbia già visto morire una volta cambi le cose? Che il fatto che stavolta l’ha salutata gli renda la sua mancanza meno pesante, più sopportabile?
Non so se il suo sia il modo giusto di reagire. Non ho mai vissuto la morte di una persona a me cara quindi non ho la più pallida idea di come ci si senta.
Matt non può fare di certo testo nel mio conteggio dato il modo anomalo in cui l’ho vissuto. È stato come averlo intorno esattamente come quella volta che era venuto a trovarmi a Barnes, anche se quella volta non mi aveva lasciato da solo con una fidanzata (sua) da consolare.
Ha detto che mi avrebbe aiutato, che se avessi avuto bisogno d’aiuto sarebbe intervenuto lui a darmi manforte, ma mi rifiuto di chiamarlo. Se non riesco a cavarmela da solo adesso, come posso anche solo pensare di riuscirci poi?
Seduto con la schiena appoggiata alla parete, sul primo gradino della sua camera da letto, la guardo fissare il vuoto.
Il cuore mi si stringe, fa male e sanguina.
Non so a quale dei sentimenti che si agitano dentro di me dare la priorità. Alla rabbia? No, no… la rabbia lasciamocela per dopo. Alla gelosia? No…anche questa lasciamocela indietro. Sarei profondamente egoista se dessi ascolto alla vocina verde che urla e sbraita nella mia testa.
Allora di quale di questi sentimenti parlare a me stesso per primo?
Che mi si stringe il cuore a vederla così, l’ho già detto. Fa male. Dannatamente male.
Fa tanto male quanto più mi accorgo di essere impotente. Lei non vuole essere salvata e io sono uno stupido ad aver pensato di poterlo fare. Le ragazze come Ale…non si salvano. Le ragazze speciali come Ale, non vogliono essere salvate.
Potrei anche essere un principe azzurro con tanto di destriero bianco e pennacchio al vento, ma se combatto contro l’ombra di un angelo del paradiso, che speranza di vittoria posso mai avere?
Matt vincerebbe sempre e comunque, senza alzare nemmeno un dito.
Eppure ci deve essere un modo per scuoterla! Due giorni senza cibo, acqua, sonno… non le fanno bene. Per un attimo mi attraversa il macabro pensiero che si stia lasciando morire di proposito. No… Ale non lo farebbe mai. Sta solo elaborando la cosa, non si sta lasciando morire. Non mi sta lasciando.
Non mi sta lasciando. L’ho pensato davvero? Oh si che l’ho pensato, è tempo perso negare una cosa del genere.
Per un attimo provo a ripercorrere la mia vita prima di lei e ne emerge un quadro a dir poco desolante.
Il mio appartamento? Asettico, tutt’altro che accogliente e vissuto.
Amici? Pochi e assolutamente scelti.
Pubbliche relazioni? A perché dovrei fare della vita sociale fuori dalle telecamere? Non mi basta essere inseguito persino nei bagni dell’aeroporto?
Famiglia? La mia. Due sorelle che vedo poco e sento molto per telefono, due nipotine di cui mi sto perdendo i momenti della prima infanzia e una madre che prima o poi considererà seriamente l’idea di smuovere le ambasciate inglesi dell’intero mondo pur di trovarmi, dato che per lei sta diventando ufficiale che sono un disperso.
Ma fin qui, ancora ancora…mi potrei anche salvare. Se considero la mia vita sentimentale…mi vergogno persino a parlare di una vita “sentimentale”.
La mia prima ragazza l’ho avuta al liceo, e non sapevo mai di che parlarci. Sei anni di silenzi, lingua e qualche toccatina innocente che è sfociata nel sesso all’ultimo anno, senza, per’altro, essere tutta questa gran cosa. Ci siamo guardati e ci siamo detti “forse è ora che io e te…che ne pensi, eh? Mmm…”
La mia favella non ha mai toccato livelli più bassi di quel momento.
Poi c’è stata una cosa a malapena iniziata con Katie. L’avevo conosciuta sul set di Harry Potter e si è fatta avanti non appena ha saputo che ero ritornato single. Mi sono fatto accalappiare come un fesso, giusto per dire alla stampa “sono impegnato sentimentalmente”. Si, il cazzo. Manco un mese è durata.
Dopo qualche flirt senza significato con qualche collega e qualche fan, è arrivata Kristen.
Che dire di Kristen? Come definirla? Forse un abbozzo di sentimento l’ho provato. In fondo mi sono sentito tradito quando ho visto quelle foto, no?
In realtà, pensandoci ora, appoggiato ad un muro sorseggiando una birra ghiacciata, direi che nemmeno lei è stata questa gran cosa. Bellissima certo… piccolina, ben proporzionata, seno piccolo, fianchi stretti e bel sedere. Sempre lodata da tutti, sempre elogiata, tutti avevano una parola  entusiasta per lei. Anche mia madre, e questo già doveva mettermi in guardia.
E io…io sono un gran fesso. Il gran capo fesso della tribù dei Fessotes.
La verità è che troppo preso ad essere sempre all’altezza delle aspettative di tutti, dal far bene il mio lavoro, dall’essere adatto ai miei personaggi, mi sono dimenticato di me, di come sono fatto io.
Chi sei tu? Robert Thomas Pattinson.
Che ti piace fare? Suonare e recitare.
Raccontati. Boh!
Eccola la verità. Eccola qua, nuda e cruda. So qualcosa di me stesso? No. Perché? Perché non ho mai percepito me stesso! Sono stato tutti tranne che me stesso. L’ho già detto, lo so. Mi sono fatto lo stesso discorso esattamente una settimana fa quando Ale mi ha detto della morte di Matt.
Si però…il problema resta.
Sono stato Edward Cullen, porco cazzo, ma non per finta! Io ero Edward Cullen! Io pensavo come Edward Cullen! Agivo come Edward Cullen! Ci è mancato davvero poco che mi saltasse in mente di andare a dissanguare un puma, e poi sarei stato il vampiro dagli occhi d’oro sul serio.
E inevitabilmente mi sono innamorato di Bella Swan, solo che Kris non è Bella Swan.
Kris è una stronza montata che fa finta di fare la timida quando qualcuno la loda mentre in realtà è solo li che pensa “ma solo questo? Potrebbero elogiarmi un po’ di più”.
Sempre li a cercare di salvaguardare la faccia da brava ragazza che non sa cosa dire alle interviste, che passa metà delle sue giornate a cercare di capire il modo giusto per far entrare e uscire l’aria dalla bocca, mentre in realtà l’unica cosa che muore dalla voglia di fare è alzare il dito medio e mostrarlo alla telecamera.
Come ho fatto a stare con lei? Perché sono stato con lei? Nemmeno a letto mi piaceva molto…troppo dominatrice per i miei gusti. E allora perché cacchio ci sono stato insieme? come ho solo potuto pensare di essermene innamorato?!
A costo di essere ripetitivo, continuo a dire che io dell’amore non c’ho capito un cazzo. Almeno…fin’ora. Fino a quando lei non è entrata nella mia vita.
Senza che io l’abbia mai richiesta, mi ha dato l’opportunità che aspettavo da una vita: essere me stesso. Sapeva benissimo chi ero e non me l’ha mai fatto pesare.
Non è stata una di quelle ragazze che fingono che non gli importi del fatto che io sia un attore, di quelle che dicono di essersi innamorate di me e solo di me, non di Edward, non di Cedric, non di Salvador, ma di me.
Lei….
Lei, pur con i suoi problemi, con la sua fragilità, con il suo peso enorme da portare, mi ha offerto amicizia e non mi ha mai chiesto nulla in cambio. Non mi ha mai detto “però… pensavo fossi diverso. Mi aspettavo questo…mi aspettavo quello…”
Mi ha regalato momenti spassosissimi e momenti emozionanti, momenti dolorosi quando parla di sé stessa e momenti al limite del piacere più proibito quando mi sfiora. E tutto questo senza la deliberata intenzione di farlo.
È per questo che è speciale. Ammalia, seduce, attrae senza fare niente.
Con lei puoi scherzare, puoi ridere, puoi mostrarti fragile, puoi lasciarti andare e soprattutto… puoi parlare. Una cosa che non avevo mai fatto veramente.
Il giorno che l’ho portata a Central Park per una passeggiata, le ho raccontato tutto di me, cose che non sapevo nemmeno ci fossero nella mia testa prima di averle formulate per lei a voce alta.
La mia mente quando parla, quando ride, quando piange, quando sospira…diventa un enorme pentagramma e tutto quanto si trasforma in note. Note per lei. Note in cui lei c’è, perché quella musica è la sua essenza.
Non se ne trovano di ragazze come Ale. Non esistono ragazze come lei. Non esistono perché è difficile essere lei. Non parlo di bellezza. È bella oltre ogni sogno mai sognato, su questo penso siamo tutti d’accordo, ma io parlo del suo modo di affrontare la vita.
Aveva un sogno? Ha lottato e se l’è preso. Ha abbandonato famiglia, ricchezza e paese per realizzarlo. È stata forte. Molto forte.
Anche io me ne sono andato di casa per il mio sogno, certo. Ma i miei mi hanno sempre incoraggiato e spronato ad andare avanti. Ho sempre saputo che su di loro potevo contare, che mi avrebbero sempre appoggiato. Ma lei chi aveva? Non c’è stato nessuno che ha creduto in lei. Ha potuto appoggiarsi solo a sé stessa e alla sua passione.
Certo, c’è gente che se l’è passata molto peggio  di lei, non lo nego. Ma non si può nemmeno negare che la sua vita sia non stata tutta rose e fiori. Ha avuto coraggio da vendere a prendere in mano la sua vita e a viverla. Ed ha avuto ancora più coraggio a innamorarsi.
Più penso alla mia misera esperienza in campo amoroso e più mi rendo conto di quanto coraggio ci vada per vivere l’amore.
Fidarti cecamente di una persona, arrivare a donargli il tuo cuore, i tuoi pensieri, la tua anima, la tua stessa vita… richiede una forza d’animo e un coraggio notevole.
E lei ne ha. Non ho mai visto una persona più coraggiosa di lei. Ama completamente e senza riserve. Non ha avuto paura di chiudersi al mondo e di restare da sola per proteggere il suo sentimento. Non ha finto per non essere giudicata un’esaurita. Non ha esitato a cercare una responsabilità nel dolore. Come disse Anthony Hopkins nel film “vi presento Joe Black” l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Bisogna buttarsi a capofitto, trovare qualcuno da amare e che ti ami a sua volta con la stessa intensità staccando il cervello e usando solo il cuore. Lei è l’esempio vivente che questo si può fare se si ha coraggio. Se ha visto quel film, è chiaro che ha preso in parola Anthony.
E io…io... io sarei disposto a tutto per lei. La guardo e muoio con lei su quel letto, la guardo e mi maledico perché non so cosa fare, la guardo e odio me stesso perché non ho abbastanza coraggio da scuoterla e salvarla. Perché lei è passione, lei è ossessione, lei è quel qualcuno senza cui ormai non posso più dire di riuscire a vivere.
Io mi fido cecamente di lei.
Se fossi il capitano dell’Olandese Volante, è a lei che chiederei di custodire il mio cuore, sapendo che lo terrebbe più al sicuro di quanto non sarebbe se seppellito in un forziere sotto la sabbia.
Non ho paura di parlare con lei: i miei pensieri, per quanto assurdi e contorti, forse un po’ troppo melensi in certi giorni…non sarebbero derisi, ma ascoltati.
Se mi chiedesse la mia anima, le direi “eccola, è tua. Prendila”.
Se mi chiedesse la vita…cazzo strappatemela immediatamente dal petto e dategliela!
Se potessi fare qualsiasi, qualsiasi cosa in questo momento…venderei l’anima al diavolo pur di aiutarla.
La guardo e ancora non si muove.
Il mio cuore batte solo quando vedo la sua spalla alzarsi per il respiro.
Forse è inutile che continui a dirmi che sento qualcosa per lei ma non so cosa. Dovrei smetterla di dirmi che mi sto innamorando di lei, perché io sono già innamorato di lei. Lo dice anche Anthony.
Amo tutto di lei. Amo il modo in cui mi è entrata dentro in così poco tempo, con dolcezza e grazia che non sono mai diventate invadenza.
Amo il suo modo di toccarmi, il suo cuore che batte sotto il mio braccio mentre la stringo…amo i suoi occhi e la scarica elettrica che mi danno quando li lega ai miei. Amo il suo modo di trattenere un desiderio che percepisco uguale al mio. Amo il modo in cui si prende cura di me. Amo persino le mie fantasie su di lei, in cui mi ama e si lascia amare ai limiti della passione più carnale pur non essendo mai volgare. Amo tutto di lei. Amo lei.
Io la amo.
Averlo ammesso a me stesso…wow!
Sorrido. Sorrido da solo al vuoto. Mi sento felice perché sento che quella parola…amore…si sta diffondendo in ogni fibra del mio corpo come un liquido denso, caldo e avvolgente, che entra fin nelle vene e di li al cuore… che pompa, e pompa, e pompa ancora a ritmo con la sua vita, spingendo il calore ovunque.
Sono felice. Ho una felicità delirante.
Mi sento invincibile, mi sento un supereroe, mi sento vivo. E so cosa devo fare.
Mollo la birra per terra e mi alzo. Senza chiederle il permesso, senza accettare un no come risposta, salgo sul letto accanto a lei e la prendo tra le mie braccia.
Passando un braccio sotto le sue gambe e uno sotto la sua spalla, la sollevo e me la porto al petto per stringerla.
- Ale, basta. Basta – la incoraggio con tono fermo al suo orecchio. Con una mano apro le sue dita serrate attorno ad un ciuffo di piume e le lascio cadere.
- lascialo andare. Lui non vuole questo per te. Vuole che tu viva, per questo se n’è andato. Non ti ha abbandonato lasciandoti da sola. Ci sono io qui con te, intesi? Ci sono io – cerco di rassicurarla cullandola sul mio corpo come ho fatto quel pomeriggio in negozio.
Ci sono io, amore mio, e io non ti lascerò. Non lascerò che tu perda il coraggio, perché sei tu il mio coraggio. Sei la mia felicità delirante.
- io non ti lascerò, ma vivi Ale. Vivi!- la imploro ancora, sentendola immobile tra le mie braccia.
Non ha importanza che lei non mi ami. Già il fatto di farmi provare amore nei suoi confronti è qualcosa di bellissimo e straordinario. Non posso chiederle di amarmi, l’importante è solo che non getti la spugna.
Lentamente scendo con la schiena, portandola con me, tra i cuscini del letto. È gelida e solo ora mi rendo conto che ha iniziato a tremare.
Non sono mai stato così felice di vederla tremare di freddo! Un segno, una reazione, un qualcosa finalmente!
Con molta attenzione faccio scorrere il lenzuolo e il copriletto sotto di me, alzandoli e portandoli su di noi a coprirci.
Frego le mani sulle sue spalle per scaldarla, continuando a rassicurarla e incitarla sussurrandole all’orecchio.
Le racconto qualsiasi cosa mi passi per la testa, anche del fatto che deve riprendersi per la festa di stasera.
Sembra ancora lontana mille miglia da me, ma non appena la sua mano si chiude a pugno sulla mia maglietta, esulto mentalmente.
Stavo per dirle qualcosa quando mi accorgo che i suoi occhi si sono finalmente chiusi e il suo corpo non è più contratto. Il respiro si è fatto regolare e il suo corpo ha cercato una posizione più comoda sul mio. Si è addormentata finalmente.
Da stasera andrà meglio, lo so. Il peggio è passato. E io sono felice.


e si :) ho usato per una volta una canzone italiana. Ma veramente...penso che non ci sia parola di questo testo che non si adatti perfettamente alla storia. Da quello che pensa Rob di Ale al motivo per cui si dispera :) quindi il link che ho messo è la canzone con il testo già incluso.
e come dimenticare la scena di Anthony Hopkins di cui parla Rob? vi presento Joe Black

l'abbigliamento

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


capitolo 20 salve, salve salve o popolo di lettori affamati di parole! (mi sento molto Dante quando parlo così XD) eccomi qui ancora oggi con un nuovo capitolo per voi :)

recensioni :

piccola ketty: tranquilla :) nessun problema per quanto riguarda le recensioni quadruple :) come avevo già detto a cricri quando anche a lei era capitata la stessa cosa, l'ho fatto presente solo per non barare sul numero delle recensioni ricevute, tutto qui. Grazie mille per gli splendidi complimenti e soprattutto per la fiducia!

winniepoohina: ecco qua come si riprende/non si riprende Ale...anche se... non finisce qua  ma fatemi stare zitta che vorrei dare un sacco di spoiler sul prox capitolo che è da un mese che mi gira in testa! emmm Rob... purtroppo per lui si...ci voleva tanto perchè lui non è mai stato innamorato sul serio. Ha sempre vissuto come altre persone ma mai come se stesso quindi ci ha messo un pò a capire che quello che sente viene effettivamente da lui :) ma come sono filosofica!XD

lazzari:  siete voi che fate commuovere me con tutti questi complimenti :) davvero! comunque si ho scritto un pò di capitoli strappalacrime in quest'ultimo periodo e questo sarà l'ultimo per un bel pezzo ancora. non so se sarà triste come gli altri, forse si... so solo che ci ho messo una vita a scriverlo perchè fare la parte di Ale in questo momento non è facile.

marika_bd:  matt via troppo velocemente dici? forse hai ragione ma probaibilmente ti sembra così perchè la mia storia inizia da quando incontra rob...lui è stato con ale 9 mesi quindi...le è stat vicino a lungo e poi ha preferito farlo ora come ho detto nel capitolo perchè rob è a casa con lei e quindi magari poteva starle più vicino. forse non vi ho preparato bene la scena...magari vi aspettavate un comportamento strano di matt per alcuni giorni come Edward con Bella prima di andarsene via...mi sa che il taglio di Matt è stato ancora più netto di quello del nostro vampiro :)

cricri88: forse il delirio lo rimanderai ancora un pò. ma giusto fino al prox capitolo te lo prometto. già sono qua che gongolo all'idea di scriverlo! XD
perfetta analisi come sempre :) rob ha scoperto l'acqua calda (mica tanto alla fin fine per i motivi scritti sopra a winniepoohina) e Ale ce la farà...quando non te lo dico ma ce la farà.
l'olandese volante... io adoro i pirati dei caraibi! non disdegno l'ipotesi di scriverci qualcosa sopra! vado matta per johnny deep in versione jack sparrow mi fa morire dal ridere! per twitter appena avrò un pò di tempo magari mi iscrivo anch'io! :) ma twitter italia vero? o il twitter...l'altro?

vero15star:  veroooooooooo non mi far parlare ti prego che altrimenti per asciugare le tue lacrime finisce che faccio troppi spoiler!!!! cmq...già pensata la cosa della canzone :P altro momento di simbiosi per noi per quanto riguarda la musica :) ma toglimi una curiosità: se io avessi scritto rob esattamente come lo sto scrivendo ora, ma non avessi inventato matt...l'avresti odiato lo stesso?

ryry: che cascata di complimenti! :) ma siete voi che fate piangere me :) mi fa piacere che mi diciate queste cose. ogni volta che scrivo tento di pensare a come reagirei io e a cosa io farei...e a volte ho quasi paura di diventare troppo banale nell'espressione dei sentimenti anche se penso che a volte si arrivi ad un punto dove la banalità sia inevitabile ma allo stesso tempo la cosa più giusta da fare :)

cy_pattinson: guarda mi sta talmente simpatica che quando le mie due amate sorelle sophie e deb mi fanno notare la mia somiglianza in alcune foto digrigno i denti. l'unica cosa che mi consola è che magari se dovessi mai incontrare Rob per strada magari c'è una possibilità che io gli piaccia :P ma bando alle ciance...vero che la canzone ci stava :) mi hanno appena suggerito anche "angelo mio" sempre di tiziano. penso che diventerà la colonna sonora generale della storia un pò come decode o meet me on the equinox per la saga di twilight.

sophie88: guarda non ti ripondo nemmeno! sei incorreggibile! io ti dico rallenta quando racconti e tu mi dici spicciati....ma come dobbiamo fare?  :)

ladyherm:  complimenti! hai appena promosso la canzone che sarà la soundtrack generale della mia storia! :) la conoscevo anche io ma non so perchè non ho fatto il collegamento, forse perchè era un pò che non l'ascoltavo...bah! è stupenda e adattissima! grazie mille per i sempre numerosi complimenti!

camillalice: e lo so... anche io con alcune storie ho questo dilemma. non parliamo poi di quando devo scrivere scene particolari che voglio mettermi al pc e mi trovo con un  libro davanti. è una tortura! posso arrossire per i complimenti su come ho fatto le riflessioni di Rob? grazieeeeeeeeeeeeee!

sorella mia deb: ma a te... te l'ho già detto che sei sadica??? cioè io già mi sogno cose la notte che....va be... SADICA! Ironica, saccente, sadica e inguaribile sarcastica sorellina mia...mi spiace per la recensione scorsa. :( vedi però che non era colpa mia! e tu che già pativi la sindrome dell'abbandono!
con questa hai intenzione di rifarti forse? mi vuoi far morire stecchita dalle risate? ma ti rendi conto di quante cavolate nel giro di 5 cm di spazio??? XDXDXDXD
allora, procediamo per punti: A) matt non ti dico niente...almeno per ora perchè non ho idee chiare B) la bellezza di kris...ho cercato di essere obbiettiva...se fossi stata realistica come mio solito, degna erede di d'annunzio....avrei detto che il suo sopracciglio scettico sempre alzato la fa sembrare una mentecatta e che ha delle espressioni facciali degne di un pesce lesso....ma non potevo criticarla sul fisico...mi sarei data la zappa sui piedi da sola cn tutte le volte che salta fuori che ci somiglio!:P
la scena preferita sarà il prox chap, don't worry. anche se dovrei posticiparla dato che mi hai chiamata botticelli dei poveri... se la prox volta mi vocherai leonarda da vinci può essere che io ti perdoni!





Alessia pov: numb

- Matt!-
- dai corri!-
- Matt, guarda che io non sono una velocista, aspettami!-
- sei sempre la solita! Vuoi andare a correre e ti fermi dopo un isolato. Sei imbarazzante, Ale –
- non so se lo sai, ma io sono una da punte e tutù, al massimo nuoto e tuffi. Non faccio Bolt di cognome!-
- stringi i denti e corri-
 
Corri…
 
Corri…
 
- Matt! Matt dove sei? Maaaatt! Daiii!-
- sono quassù-
- E quelle ali da dove vengono?-
- ricordi? Sono morto, amore mio!-
- cazzate, stavi correndo con me…-
- no…ti stavo accompagnando, amore…-
- accompagnando dove?-
- verso la tua vita, no?-
- quale vita? io non voglio vivere senza di te-
- na, na , na…non vale. Hai promesso-
- sono frasi di circostanza, io non ho promesso un bel niente. Torna da me, o sarai tu quello che infrange le promesse-
- io le sto mantenendo le mie, amore. Se siamo qui a discutere nel limbo della tua coscienza è perché IO sto mantenendo la mia promessa. TU ti stai lasciando andare-
- ma smettila di dire baggianate! Sto vivendo, mi vedi? Respiro. Emetto aria dai polmoni e il mio cuore sta battendo. Per i medici sono clinicamente viva e questo basta –
- beata pazienza degli angeli, Ale! tu non stai vivendo. Tu non mangi, non bevi, non dormi e respiri poco. Ergo, ancora un paio di giorni così e verrai a farmi visita al Creatore –
- beh? Spero che la tua nuvoletta sia una due posti-
- smettila di fare la sarcastica, non hai capito perché ti stavo facendo correre?-
- per farmi smaltire chili?-
- No! Cristo Santissimo…Oh, mi scusi Signore… comunque…porca miseria Ale, no! ti ho fatta correre perché tu devi correre! Ti ho accompagnata per un pezzo perché la corsa ti lancia in avanti, e stando con te è quello che ho tentato di farti fare! E non parlo del sogno che stai facendo adesso, io parlo del prima! in questi nove mesi io non ho fatto altro che correre con te! speravo l’avessi capito-
- ma ora mi hai lasciata sola-
- tu non sei da sola e io non ti ho lasciata-
- si che l’hai fatto-
- no. Io ho rallentato perchè tu corra avanti, ma sarò sempre un passo dietro di te. E sai benissimo che se fai ancora qualche metro c’è già chi correrà al tuo fianco, ma fallo quel metro!-
- se ti riferisci a Robert lui non vuole correre con me –
- lui sta già correndo con te, sei tu che non lo vedi. È solo un po’ più avanti. Raggiungilo, so che ce la puoi fare-
- Matt! Che fai? Perché ti allontani?-
- perché voglio che tu corra da sola. Resisti e aumenta l’andatura. Vuoi superare Robert? Fallo. Superalo. Ma corri. Non smettere mai di correre-
- Maaattt! Torna qui! Prometto che correrò ma torna qui! Maaaatt!-
 
Sento il respiro affannato. Sto correndo, mi vedi Matt? Se non stessi correndo non avrei il fiatone. Quindi sto mantenendo la mia promessa. Sto correndo.
- Ale…-
Mi chiamano…chi è che mi chiama? Io sto correndo…
- Ale, svegliati-
Ma perché? Io non sto dormendo, sto correndo…
- Ale!-
Sobbalzo. E apro gli occhi. Io sto…non… io…non sto…
- mi hai fatto spaventare-
Alzo lo sguardo verso la voce, e il viso di Robert mi accoglie con un sorriso.
- Io stavo correndo- dice la mia voce roca e impastata di sonno.
- è questo quello che stavi sognando? sognavi di correre?- chiede tenera la sua voce carezzevole quanto le sue dita sulla mia guancia.
- io devo correre…mi ha detto di…io devo raggiungerti…- ma che cavolo sto dicendo adesso?
- ma io sono già qui, Ale -
- ma lui ha detto che stai…che sei…ha detto che devo correre e che tu…ha detto che anche tu stai correndo-
- vuoi che corra con te?-
- tu sei più avanti…-
- calmati Ale, è stato un sogno -
- si, ma ho promesso. Devo correre…-
- l’unica cosa che dobbiamo fare ora è farti un bagno caldo e mangiare qualcosa. Sei ghiacciata-
Si allontana da me, e pochi secondi dopo mi trovo tra le sue braccia. Sta scendendo le scale, lo intuisco dalla cadenza dai suoi passi.
Davanti a me ho ancora tutto quel bianco… correvo, ma non vedevo la fine di quel bianco. Non c’era spazio, non c’era dimensione, non c’era odore, non c’era rumore.
C’era solo Matt che fluttuava sopra la mia testa rifiutandosi di scendere. E io che correvo, correvo e correvo. Diceva che Robert era davanti a me, ma io vedevo solo bianco. Non vedevo nessuno a parte me e lui, dovunque mi girassi.
Più lo chiamavo e più saliva. Si alzava talmente tanto da diventare un puntino scuro minuscolo che poi è scomparso, come una macchia di graffite cancellata da una gomma.
E in tutto questo ho continuato a correre… ho promesso che l’avrei fatto perché…perché magari se corro e se raggiungo Robert poi lui mi dirà di fermarmi e ci raggiungerà di nuovo e…staremo ancora insieme…
Le mie orecchie captano uno scroscio.
Mi impongo di vedere la realtà attorno a me, almeno per qualche secondo, quanto basta per capire dove io mi trovi, prima di tornare al bianco.
Robert ha aperto l’acqua della vasca, da cui già galleggia vapore. Lui è nella doccia e sta prendendo una bottiglia di bagnoschiuma che poi rovescia interamente nella vasca. Alza e abbassa il braccio più volte, per far cadere tutto il liquido verde chiaro dentro. Deve aver preso quello alla mela verde perché… è l’unico che abbia quel colore.
Torna a me e si inginocchia ai miei piedi. Tende le braccia e con le mani giunge fino ai bordi della mia canottiera.
- scusami- sussurra arrossendo.
Tenendo lo sguardo basso, ne alza i lembi e la fa scivolare verso l’alto. Seguo il movimento alzando le braccia. Dovrei essere imbarazzata? Dovrei avere timore? Perché? Cosa si prova quando si è vuoti?
Sempre tenendo uno sguardo concentrato, armeggia con il bottone dei miei pantaloncini e con il nastro della cintura. Con delicatezza, senza che mai le sue dita sfiorino nemmeno per errore la mia pelle, li sfila dalle mie gambe.
Quando mi solleva di nuovo tra le sue braccia, mi rendo conto che mi aveva fatta sedere.
Non sento più il mio corpo. Percepisco il fatto che sono tra le sue braccia perché lo vedo. Ma sulla pelle non sento il contatto.
Chinandosi lentamente mi siede dentro la vasca, ormai piena di schiuma e d’acqua calda che per pochissimo non arriva a coprirmi le spalle.
- scusami di nuovo, Ale. Prometto che non guardo- dice ancora, sempre più rosso.
Gira la testa fino a mostrarmi completamente il suo profilo. Le sue mani si immergono nell’acqua e le sue dita scivolano svelte e delicate dietro la mia schiena, sganciando il reggiseno, che sempre in punta di dita tira via abbassando le spalline.
Lo raccoglie dall’acqua facendolo prima sgocciolare, per poi posarlo nel lavandino.
Le sue mani scivolano di nuovo nell’acqua e arrivano all’altezza dei miei fianchi. Cerca di guardare niente altro che i miei occhi, mentre io noto la sua mascella serrarsi, mentre fa scivolare via qualcos’altro dalle mie gambe, che presto raggiunge il reggiseno nel lavandino.
Si avvicina. Appoggia le labbra sulla mia fronte, portandomi indietro i capelli con una mano. Quel gesto mi ricorda qualcosa, ma non so cosa.
- inizi finalmente a diventare calda. Va meglio?- mi chiede dolce, appoggiando il mento sulle mani sul bordo della vasca. Vorrei sorridergli in risposta, ma anche se sto riprendendo sensibilità non riesco a percepire i muscoli del viso.
Dopo avermi lasciato un po’ tranquilla, semplicemente a mollo, non staccando mai gli occhi da me, con le mani a coppa prende dell’acqua dalla vasca e la fa scivolare sulla mia testa.
I rivoletti caldi che cadono sulle mie guance, lasciano una scia di tepore sulla mia pelle e mi aprono il respiro. Inizio a percepire il profumo di mela verde che aleggia attorno a me.
Ripete l’operazione un paio di volte.
Prende in mano un altro flacone e ne versa il contenuto sulla sua mano, che poi porta tra i miei capelli, iniziando ad accarezzarli.
Restiamo in silenzio mentre io lo guardo fare smorfie buffe. Di tanto in tanto, con le mani insaponate, mi fa qualche buffetto sulla guancia, magari lasciandomi della schiuma sul naso.
Non so dire cosa io stia provando. Probabilmente non provo nulla…non percepisco nulla attorno a me. Percepisco la sua gentilezza e la sua attenzione nei miei confronti ma… non penso. Osservo i suoi movimenti e gli do un nome nella mia testa, li catalogo, ma non penso. Ho la testa che ancora vaga in tutto quel bianco.
Dopo avermi sciacquato la testa con il getto della doccia, si alza e afferra il mio accappatoio bianco dal gancio dietro la porta. Mi tende una mano e serra gli occhi con forza.
- non ti guardo, Ale. Alzati, per favore –
Afferro la sua mano e la uso come sostegno per alzarmi. Infilo le braccia nell’accappatoio di morbida spugna e lui lo chiude davanti a me.
Mi prende di nuovo in braccio e mi fa sedere sul mobile, di fianco al lavandino.
Mentre mi tampona i capelli con un asciugamano sorride.
- va un po’ meglio?- chiede ancora.
Annuisco accorgendomi finalmente di farlo.
- Ale, tesoro…so che non è la migliore delle serate questa e credimi, l’ultima cosa che voglio fare è proprio quella di uscire. Beckie è venuta oggi e…vuole a tutti i costi che andiamo alla sua festa pre-matrimonio stasera…se non vuoi andarci, non importa. Le telefono un attimo e le dico che non ci saremo- sbuffa alzando agli occhi al cielo, facendomi capire con gli occhi che lui non ha molta voglia di andare. E io? io di cos’ho voglia? Di correre… di mantenere la mia promessa… più che voglia, lo devo fare.
- ok- dice la mia voce.
- ok andiamo, o ok stiamo a casa?-
- andiamo-
- come vuoi tu- conclude sorridendo e lasciando un piccolo bacio sulla punta del mio naso.
Inizia a svestirsi, appoggiando un pezzo alla volta sul bordo della vasca, vicino a un asciugamano ancora pulito.
Entra nella cabina doccia e da sopra fa volare i boxer.
Sento lo scroscio dell’acqua e vedo la sua sagoma muoversi dietro i vetri opacizzati.
 
- amore! ma che cazzo hai combinato qua?- urla da sotto la doccia.
- perché?- gli urlo in risposta per sovrastare il rumore dell’acqua. Seduta come mio solito sul mobile di fianco al lavandino, mi stavo asciugando i capelli.
- ma che fine ha fatto il mio bagnoschiuma? Qui è il trionfo dello zucchero a velo! Sembra che tu abbia svaligiato un negozio di caramelle-
- e beh? Sono tutti buonissimi! Che hai da dire sui miei bagnoschiuma?-
- ma daiiiiii! Non posso andare al lavoro come una fragola gigante! Abbi pietà di me-
- no. Questo è per vendicarmi di tutti i soprusi che hai perpetrato nei miei confronti prima di stare con me. Dovevi aspettartela una vendetta prima o poi!-
I vetri scorrevoli della doccia si aprono e il suo viso insaponato esce fuori dalla doccia. Si è tirato su i capelli a cresta di punk sopra la testa con lo shampoo e agita un flacone bianco con l’etichetta marrone nella mia direzione.
- cioccolato fondente è abbastanza virile secondo te?-
 
Scuoto la testa a cacciare via il ricordo. Devo correre.
Una mano, dopo qualche minuto, esce dai vetri della doccia e afferra l’asciugamano.
Robert esce tutto gocciolante, con la spugna bianca avvolta attorno ai fianchi.
- ok…mangiamo qualcosa? Ti va?- mi chiede passandosi entrambe le mani tra i capelli.
Mi prende per mano e mi porta in cucina, accompagnandomi la sedia sotto le gambe per farmi prendere posto al tavolo.
- allora…cosa vorresti?- mi chiede appoggiando entrambe le mani sul tavolo e sorridendo.
Mi stringo nelle spalle. Vorrei alzarmi e andare a controllare cosa c’è in frigo, ma appena lo faccio, ricado pesantemente sulla sedia. Mi sento troppo debole, come se il mio corpo pesasse tonnellate.
- ehi, ehi, ehi…piano. Sei senza cibo da due giorni…ti va un bel dolce?-
Mi fa un buffetto sulla guancia e si allontana verso il frigo. Ne tira fuori un vassoio con della stagnola sopra e lo appoggia su un banco vicino al lavandino.
Si piega a tirare fuori due piattini e dal cassetto prende i cucchiai e la paletta da dolce.
In poco più di qualche minuto, davanti a me viene posato un piatto con la fetta più grande di tiramisù che io abbia mai visto.
- beh…mi era talmente tanto piaciuto l’ultima volta che ho provato a rifarlo. Non so se sia venuto buono. L’ultima volta gli ingredienti li avevi dosati tu…però ho pensato che avresti avuto fame e…ti servisse qualcosa di sostanzioso…- dice imbarazzato, giocando con il cucchiaino nel piatto, prima di tagliare un pezzettino di dolce e portarselo alla bocca.
- grazie- sussurro, assaggiandone un cucchiaino.
Il sapore del cioccolato, quello più amaro del caffè, mischiati al dolce della crema morbida mi riempiono la bocca e potrei giurare di non aver mai assaggiato nulla di più buono in vita mia.
- è buono- ammetto prendendone un altro cucchiaino, improvvisamente affamatissima.
- davvero? Non è troppo…-
- è perfetto-
Mangiamo in silenzio, io facendo il bis per due volte, fino a che non sento svanire la voragine che ho al posto dello stomaco.
Finito di “cenare” mi accompagna di sopra in camera da letto. Ho provato a dirgli che mi sento meglio, ma continua a starmi dietro paziente, come se avesse paura che io possa cadere lunga distesa sul pavimento da un momento all’altro, cosa che, per’altro, non è nemmeno poi tanto assurda.
Mi sceglie un vestito da una delle famose scatole e si assicura che non sia stropicciato. Prende un qualcosa dal cassetto della mia biancheria intima e me la porta dietro il paravento, dietro cui avevo intenzione di vestirmi.
Quando mi lascia sola, appoggio l’abito al pannello di vimini e mi friziono ancora un po’ l’accappatoio addosso, seduta su una poltroncina che copriva altre scatole che avevo riempito di vestiti.
Dopo il bagno caldo e il dolce, ho preso di nuovo coscienza di me stessa. Sento le dita, sento la consistenza dell’imbottitura della poltrona sotto di me, sento i rumori della strada fuori dalla finestra, sento il forte profumo di mela verde che viene dalla mia pelle.
La lucidità mentale…non lo so. Non so dire fino a che punto io possa affermare di percepire la realtà.
Con gli occhi, con il tatto, con l’olfatto riconosco ciò che mi circonda, ma è come se la mia mente lavorasse su due piani diversi contemporaneamente. Un pezzo di me è ancorata al suolo, l’altra vorrebbe tanto correre indietro per tornare in quel mondo bianco a cercare Matt.
Mentre mi infilo gli slip di raso nero che Rob ha tirato fuori dalla mia cassettiera, ripenso a quello che è successo nelle ultime quarantotto ore.
Veramente non è che io possa ripensarci chissà quanto, dato che un attimo prima lui era con me sul letto e quello dopo fluttuava sopra la mia testa incitandomi a correre. Sento che c’è stato qualcosa nel mentre, ma non so cosa. O almeno…non lo so con certezza. Mi pare di aver sentito una voce lontana…però poi è iniziato subito il sogno e non ho avuto modo di capire cosa mi stesse dicendo.
Ancora adesso non so esattamente cosa devo fare, come comportarmi.
Cosa devo fare?
Matt mi ha detto di correre, ma da che parte? non c’è solo l’avanti. C’è l’indietro, il laterale…c’è…non so cosa c’è.
Cosa devo fare? Cosa devo pensare? Com’è che devo vivere? Prima era facile darmi una risposta. Quando lui non c’era sapevo che dovevo fare. Alza i pugni e vai, Ale. Combatti il mondo e qualunque ostacolo ti si ponga davanti. Non hai niente da perdere.
Ma quando hai già perso?
Quando hai già perso che devi fare?
- ehi principessa sei pronta?- chiede la voce di Rob apparendo da dietro il pannello. In fretta finisco di infilarmi il vestito dandogli le spalle.
- aspetta chiudo io- dice avvicinandosi a tirare su la zip del mio vestito nero. Mi siedo di nuovo sulla poltrona per allacciarmi i sandali che mi sta porgendo e lui si china con me.
- Rob ce la faccio- sbuffo stizzita quando lui tenta di allacciarmi il gancetto alla caviglia.
- no che non ce la fai. Sono tre minuti che tenti di far passare il laccio nella chiusura e non riesci ad azzeccare il foro. Ora chiamo Beckie e le dico che non andiamo- sbuffa lui lasciando perdere la mia caviglia e alzandosi, passandosi una mano tra i capelli.
- perché lo fai?- gli chiedo - perché ti prendi cura di me?- perché si preoccupa di cullarmi, di farmi il bagno, di prepararmi un dolce, di scegliermi la roba da vestire…di allacciarmi i sandaletti alla caviglia? perché resta con me? perché non scappa lui che può? Io scapperei se fossi in lui. Io andrei via perché…non avrei la forza per…io non saprei cosa dire, io…
- perché l’ho promesso a Matt - dice tutto d’un fiato. Gli è passato qualcosa negli occhi, ne sono sicura perché conosco i suoi occhi a memoria e c’è stato almeno un momento in cui ha trattenuto il respiro. L’ha promesso a Matt. Dice lui.
- come vedi non ti…ha lasciato da sola…io…sono qui se vuoi ma… se non vuoi non c’è problema…cioè veramente un problema ci sarebbe perché io gliel’ho promesso e quindi…credo che, quando un giorno morirò…insisterà affinchè io finisca tra gli spergiuri e mi farà letteralmente a pezzi impedendo la mia resurrezione se ti lascio quindi…non posso andare, non posso lasciarti e non lo farei comunque- balbetta confuso a macchinetta passandosi ripetutamente le mani tra i capelli.
- perché resteresti lo stesso?- insisto. Perché glielo chiedo? Cos’ho bisogno di sentirmi dire ancora? perché sento questa sensazione strana all’altezza dello stomaco che si è intrufolata dentro di me ad aggiungersi ai miei pensieri? Cosa aspetto che mi dica?
- perché…io- si avvicina. Trattengo il respiro. Lo trattiene anche lui mentre porta un ciuffo dei miei capelli ormai asciutti dietro l’orecchio. Lo sento perché non sento aria infrangersi sul mio viso. Il cuore batte, pompa in fretta e lo sento. Lo sento forte e chiaro. Se ci fosse un medico qui lo sentirebbe anche senza lo stetoscopio. - io… credo di…io sono sicuro di…- balbetta.
- …di cosa sei sicuro?-
- ti voglio bene, Ale. Siamo amici e io non posso lasciarti adesso- conclude con un sorriso. Sento il cuore perdere un battito.
Si avvicina ad abbracciarmi. Mi stringe e mi sento sicura tra le sue braccia. Mi si è formato un nodo nella gola che è sta salendo veloce verso gli occhi e io è inutile che tento di rallentare la sua scalata perché tanto stanno già scendendo. Lo so che stanno scendendo, le sento.
- piangi, tesoro. Piangi pure- mi culla depositando lievi baci sulla mia testa. – non ti dico non piangere perché è giusto. Sfogati, Ale…butta fuori tutto. Urla, grida…piangi, prendimi a schiaffi, tanto saresti comunque bellissima- scherza sempre cullandomi.
Mi scappa una risatina isterica, mista ai singhiozzi.
- grazie Rob- sussurro con la bocca appoggiata sul suo cuore. Posso sentire la vibrazione del
suo battito sulle mie labbra mentre la sua cravatta nera mi solletica la guancia.
- di niente, tesoro, di niente-
 
È tutto pieno di luci che spiccano sul nero della sera. Dopo tutto quel bianco che ancora mi si para davanti di tanto in tanto, pare quasi buio.
Fa freddo stasera. È il primo agosto ma stasera fa freddo. O forse il freddo lo sento solo io.
Robert mi stringe la mano in ascensore, lasciandola solo per circondarmi le spalle non appena il plin ci dice che siamo arrivati.
- respira, tranquilla. Se non te la senti salutiamo e torniamo subito a casa, ok?- sussurra al mio orecchio a voce appena udibile in tutto quel fracasso.
- finalmeeeeeente! Alla buon’ora! Ancora un po’ e mandavo le squadre di ricerca!- grida la voce di Beckie venendoci in contro e strizzandomi in un abbraccio.
- ehi, Ale. Che è quella faccia?- chiede tirandosi indietro per guardarmi.
- Rob che faccia ho?- gli chiedo a voce bassissima perché Beckie non mi senta.
- devo essere sincero? Sei bellissima ma hai visto momenti migliori- risponde con lo stesso tono divertito.
- cazzo…forse non è stata una grande idea venire- borbotto a me stessa mordendomi il labbro inferiore
- parli pure da sola adesso?- si intromette Beckie.
- non è stata una bella giornata Beckie. Lascia perdere- mi salva Robert.
- capito. Vorrei presentarti Luke ma…non lo trovo da nessuna parte. Forse è il caso che lo vada a cercare. Conoscendolo si sarà rubato una bottiglia e si sarà chiuso in bagno ad aspettare la fine della festa, razza di vecchio pensionato precoce - si congeda Beckie in fretta e furia.
Robert rafforza la sua stretta e prende a girovagare con me per la sala.
È piena di gente, piena di vecchi amici che non vedevo da…beh…dal funerale di Matt. Tutti li pronti a dire che ci sarebbero stati ma chi li ha più visti?
Alcune mie amiche, amiche…insomma…non che si possa definire vera amicizia la loro, si avvicinano a noi mentre io già tento di scappare non appena le metto a fuoco nel mio campo visivo.
- Ale, tesoooooooooro! Ma ci sei anche tuuuuuuu!- mugola Alisha.
Ma che carina! Si ricorda il mio nome! non pensavo se lo ricordasse dopo che gliel’ha praticamente sbattuta in faccia a Matt davanti a me! Questa sottospecie di Barbie ossigenata e lampadata, purtroppo, non si è ancora estinta.
- se sei convinta di non soffrire di allucinazioni…- rispondo piccata. Non l’avevo mai sopportata, è stato odio a prima vista il mio per lei. Io e Beckie l’avevamo conosciuta per un lavoro ed è venuto fuori che era un’amica di Luke. A volte le conoscenze sono dannose.
- tesoro ci sei mancata tantissimo! È un po’ che non ti si vede in giro- . Però! Che spirito di osservazione l’oca! E io che pensavo che riuscisse a elaborare solo immagini come uomini nudi a letto, tanga e frustini. Ci sei mancata tantissimo, si come no. Quanto ti può mancare un serpente annodato attorno al collo.
- come ovvio che fosse- Toh guarda, ti faccio anche il finto sorriso!
- maaaaa…il tuo amico non ce lo presenti?- eccola li. Erano già troppi minuti che non troieggiava.
- non sapevo dovessi presentartelo- sputo fuori sarcastica.
- in effetti…chi è che non lo conosce?-
Fatemi capire, ma l’ha fatto davvero? Si è sul serio alzata le tette davanti a lui? disgustosa!
Anche le altre oche starnazzanti del suo seguito, Keira e Natalia, decidono di far sentire i loro starnazzi e si uniscono ad Alisha nel programma “siamo ragazze facili e ce ne vantiamo. Perché facile è bello”.
Non fanno altro che civettare con Robert, elogiarlo, complimentarsi, perdersi in smancerie cui lui, fin troppo gentile e garbato (la galanteria inglese non muore mai), risponde con un sorriso cortese mentre io avrei tanta voglia di staccare la testa a morsi a tutte quante.
Ok non è il mio ragazzo, ma non è comunque buona educazione comportarsi da puttanelle in calore con l’accompagnatore di un’altra  ragazza.
- ragazze, vogliate scusarci ma devo assolutamente presentare a Robert un altro paio di persone. Divertitevi- dico prendendo Robert per mano e trascinandomelo via.
- ne deduco che non ti stanno molto simpatiche- scherza lui seguendomi senza lasciarmi mai la mano.
- dire che ce le vedrei bene a sciogliersi nell’acido, rende l’idea?- quelle tre hanno risvegliato un odio sopito nei loro confronti che proprio mi aveva attraversato come una scarica elettrica.
- alla perfezione-
Nemmeno il tempo di fare tre passi che vengo di nuovo fermata da Christian, un vecchio conoscente di Matt.
- Ale, ti trovo emmm…bene…-
Però! Che esordio brillante. Siccome sta riscrivendo a voce un necrologio su quanto fosse buono, bravo, bello e simpatico Matt, decido di non prestargli più attenzione, soprattutto dato che l’avevo sempre considerato un leccaculo di dimensioni cosmiche.
Purtroppo per me la mia attenzione viene catturata da altre voci alle mie spalle. Cioè altri starnazzi. Poco graditi.
- certo che presentarsi qui, con lui…la dice lunga-
- già, lo penso anche io. Quanto è passato? Meno di un anno vero?-
- si e lei già sta con un altro. Io l’ho sempre pensato che dietro quella faccia da santarellina ci fosse qualcosa di mica tanto angelico-
- povero Matt. Almeno ha avuto il buon gusto di mettersi un vestito nero!-
- come cavolo ha fatto a stare con lei io proprio non lo so. Evidentemente sarà brava a letto –
- ma secondo me no. Però hai visto con chi sta adesso? Cioè ma che gli fa agli uomini?-
- Keira svegliati! Il silicone ti è andato a finire al posto del cervello? Se apri le gambe dopo pochi minuti certo che li trovi gli uomini!-
- si ma Robert Pattinson?-
- sarà andata a letto con lui per un paio di foto in cambio. Chissà…-
- quindi dici che anche mentre stava con Matt…-
- lo tradiva? Che non si vede? Comunque vi ho già detto del fatto che io e Matt avevamo iniziato a uscire quando ancora non stavano insieme…e lasciatemelo dire, lui era un figo pazzesco! Poveraccio lui era cotto, ma lei…a quanto pare…-
- a parte che io l’ho sempre trovato un po’ sottomesso il poverino. Secondo me non era perfettamente in sé quando si sono messi insieme-
- già…-
- Ale vieni- dice la voce di Rob al mio orecchio. Ero spiazzata. Sapevo che erano delle viscide serpi quelle tre, ma non pensavo fino a questo punto.
E soprattutto pensavo di farmi scivolare tutto addosso come sempre ma perché scorgevo qualcosa di vero nelle loro parole?
- sto bene Rob…voglio solo…prendere un po’ d’aria- articolo atona dirigendomi verso le porte finestre che davano sul terrazzo deserto.
- vuoi che ti prenda qualcosa da bere?- mi chiede con premura.
- si grazie. Sei gentile-
Cammino senza guardare nessuno, quasi correndo tra la gente verso l’aria fresca.
Non le voglio più sentire tutte quelle voci false e ipocrite attorno a me.
Che ne sanno loro? Che ne sanno?! Cosa ne sanno di com’è stato vederlo andare via? che ne sanno di come è stato credere di essere una pazza da legare quando lui è tornato da me? che ne sanno di tutto quello che ho passato?
Si permettono di sputare sentenze come se fossero i detentori della verità assoluta, i giudici della Santa Inquisizione!
Come possono parlare così di lui? di me dicano quello che vogliano ma non di lui!
Si divertono a farmi sentire così? che ci guadagnano? Le fa stare meglio vedere che c’è qualcuno che arranca, piegato in due dal dolore? Da un senso alle loro misere vite?
Loro, quel Christian...la signora Cope…i suoi…tutti! Tutti! Tutti!
Io non cerco la comprensione né la pietà di nessuno, chiedo solo di essere lasciata in pace!
L’aria fresca mi schiaffeggia il viso, rinfrescandolo dal calore della rabbia che mi ha pervasa.
Mi affaccio al balcone ma non riesco a guardare giù. È troppo largo e vedo solo una striscia di strada.
Sento il vento solo in faccia, poiché il muretto del balcone mi protegge le gambe dall’aria.
Io voglio sentire il vento. Voglio che spazzi via la sensazione che una parte di quelle parole che ho sentito siano vere.
Facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, mi arrampico su una sedia e da li salgo in piedi sul muretto del balcone.
Saranno dieci piani di altezza, se guardo giù. Le macchine che filano veloci lasciano scie gialle, rosse e arancioni dietro di se. Il rumore dei clacson e delle voci per strada è forte e l’aria… l’aria è fantastica.
Sciolgo i capelli e la sento addosso, allargando le braccia. Scivola sulle mie gambe, sulle braccia, sul collo tra i capelli. È piacevole.
È questo quello che si prova mentre si vola? È questo che sente Matt? Nessuna sorpresa che abbia preferito le ali a me. E’ una sensazione bellissima, di libertà. Pura.
Quelle parole perdono senso, anche se so che molto probabilmente sono vere. Sono con Robert e non ho dimenticato Matt. Non lo voglio dimenticare e non voglio rinunciare a Robert e alla sua amicizia, perché è diventata parte di me.
Lui da perfetto sconosciuto mi è stato più vicino di loro, di tutti loro!
Penso che sarebbero felici se in questo momento per caso scivolassi e morissi. Già li sento dire “se l’è meritato!”
E lui? lui sarebbe felice? Robert sarebbe felice se cadessi? Probabilmente no.
E Matt? Matt sarebbe contento di riavermi con sé.
Quando stava per morire gli ho gridato che se fosse morto sarei arrivata fino all’inferno pur di riportarlo indietro.
È questa la porta dell’inferno?
Mi ha detto corri. Mi ha detto vivi. In questo momento però penso che per vivere davvero devo prima morire.
Dieci piani. Solo dieci piani. Per la legge di gravità, non dovrei metterci molto ad arrivare giù. Morirei subito. E poi…anche io avrei avuto un paio d’ali e sarei volata da lui. Non sarebbe più stato solo un puntino che si allontanava, ma un puntino che più mi avvicinavo e più diventava grande e definito.
Cos’ho da perdere?
Robert…
Capirà. Lui capirà. Perché lui sa come stanno le cose.
Però…non rivedrei più il suo viso…non rivedrei più i suoi occhi azzurri…non potrà più dirmi che mi vuole bene, come stasera. Gli importa di me. Per quanto sia assurda come cosa, ma gli importa di me.
Forse dovrei scendere e fare come mi ha detto Matt. Correre verso di lui… mi renderebbe felice, lo so. Non è Matt ma…mi vuole bene…
Però come faccio a correre verso di lui se ogni passo che faccio mi porta a girarmi e correre dalla parte opposta?
Se saltassi…non dovrei scegliere e Matt…capirà. Non mi odierà per sempre. Quello che sarà fatto sarà fatto e dato che non esistono pozioni o magie per resuscitare i morti, se ne farà una ragione.
Però Robert…
Filo, Ale… non ci puoi più camminare in mezzo. Scegli! Una parte o l’altra. Ali o terra, Matt o Robert, morte o vita…
Non ho mai pensato molto a come sarei morta, tranne che al fatto che mi vedevo molto vecchia in una bara aperta, con il rosario attorno alle mani e un fiore appoggiato sul petto.
Però morire giovane per raggiungere qualcuno che amo… mi pare un bel modo per andarmene.
Dio mio, ti prego almeno tu dimmi… cosa devo fare? So che tu mi diresti di vivere, ma perché te lo sei preso? Non potevi prendere me? di me non sarebbe importato molto, avresti fatto soffrire meno gente! perché lui?
Fantastico. Io che non sono mai stata molto religiosa ora parlo anche con Dio.
Il fatto è che non so proprio cosa fare, perché non so più cosa è giusto e cosa non lo sia! cosa ci sarebbe di sbagliato a voler andare da lui, e cosa c’è di sbagliato a venire a questa stupida festa con Rob? Perché tutti vedono come giusta la via della vita? non è egoistico da parte loro?
Vivi… si, ok, tanto mica tocca a te farlo! parlano tutti per frasi fatte, ma se io non ne potessi più? Se io saltassi quale scelta sarebbe più egoistica? La mia che voglio uscire dalla vita per raggiungerlo o la loro che mi vogliono incatenata qui a soffrire?
Cosa c’è di male ad alzare bandiera bianca? Sono stanca di combattere sempre, sono stanca di cadere e rialzarmi….io voglio solo…
- Ale!-
Improvvisamente mi manca l’appoggio da sotto i piedi e ho paura di essere caduta giù. Sto cadendo. Quindi ho scelto. E Robert…mi perdonerà?
Il suolo arriva troppo presto e l’impatto è poco doloroso. Sono caduta. Ma dalla parte della vita.
- ma sei impazzita? Che stavi cercando di fare, sant’Iddio!- dice la voce di Robert troppo vicina a me.
Mi scuote forte. La sua camicia bianca ha una grande macchia arancione sul davanti. Sposto lo sguardo e vedo un bicchiere rotto per terra da cui stilla ancora qualche goccia del liquido che si è versato addosso. Trovo il coraggio di guardarlo negli occhi. E’ arrabbiato. È nero di rabbia. Mi scuote e mi grida addosso. I suoi occhi azzurri sono diventati blu elettrico.
- pensi davvero che questa sia la soluzione? Pensi che se muori risolverai tutto? Ale, la morte non è una via d’uscita e non lo è mai stata! Perché non vuoi vivere? perché? Io sono qui, capito? Se lo fai perché hai paura di restare sola, beh rassegnati perché non accadrà! Io sono qui e non ti lascerò! Mai!-
Mi stringe convulsamente a sé. Ha gli occhi lucidi. Sento le sue lacrime bagnare le mie guance.
- dimmi perché Ale? io non ti voglio lasciare, ma perché tu vuoi lasciare me? perché vuoi scappare?- ormai la sua schiena trema . La vibrazione della sua voce sulla pelle del mio collo è forte e discontinua.
- io non volevo… io non…so… cosa- balbetto. Improvvisamente non ricordo più un solo pensiero. Ricordo solo la paura che mi ha attanagliato lo stomaco quando ho creduto di esser scivolata, prima di accorgermi che ero caduta all’indietro. Per un attimo il panico della fine mi ha assalito e l’ultimo pensiero… è stato per lui. Per Robert.
Mi stringo a lui, forte. Mi aggrappo alla sua schiena come se fosse l’unica roccia in mezzo alla tempesta. E forse lo è.
È la mia roccia nella tempesta.




come penso abbiate capito la canzone di oggi è come musicalità più adatta alla scena del balcone. Ora basta capitoli tristi. piccolo spoilerino per il prox chap: signora Cope :P


Beckie
Ale e Rob
mi raccomando: quando metto le foto x Rob significa che dovete immaginarvelo esattamente così :)

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


capitolo 21 Oddeiiiiiiiiii!!!! 17 recensioni??? tutte per me??? Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! e grazie mille anche ai 59 preferiti e i 33 seguiti :)
Il capitolo di oggi ...beh...vi dico solo che è dall'inizio che ce l'ho in testa e non vedevo l'ora dis scriverlo! spero di essere riuscita a renderlo a dovere! un bacione a tutti e ancora grazie!!!

recensioni:

sorella mia deb: doppia recensione! ma graaaaaassie! va be :) rispondo solo alla seconda per via della sede in cui ci troviamo :) allooooora seria...
visto che roba? la scena del bagno non era propriamente nei miei piani, è venuta fuori da sola. all'inizio pensavo solo alla scena del balcone.
Ale non si sta suicidando cioè... non sale sul cornicione per buttarsi di sotto. semplicemente vuole sentirsi libera, vuole buttarsi alle spalle quei commenti cattivi. solo quando è sopra inizia a rifletterci, senza però considerare davvero l'ipotesi di buttarsi. pensa a cosa accadrebbe se lo facesse ma non ha nemmeno il coraggio di allungare fuori un piede dal cornicione.
il bagno... anche io vorrei fare un bagno con Rob:) e tu piccola pestifera che lo vuoi dentro la vasca! preferisco non rispondere al commento sulle BB perchè ancora mi rotolo dalle risate sul serio! pure tu non scherzi a tirarne fuori di cavolate. Il premio per essere stata la prima a recensire? ti regalo questo capitolo, dato che lo hai tanto atteso e mi hai chiesto di continuo quando l'avrei scritto! è tuo!

cy_ pattinson:  allora abbiamo fatto lo stesso pensiero! :) si quelle oche sono proprio delle stronze, magari mi vendicherò di loro al matrimonio di Beckie :P

veri15star: addirittura ti ho rovinato l'adolescenza? ti prego allora non ammazzarmi per questo capitolo! i falshback su Matt purtroppo o per fortuna ci saranno e saranno molti, anche se li lascerò da parte per un pò di tempo. dai coraggio. Rob alla fin fine è un bravo ragazzo e come dice Matt  "meglio lui che qualsiasi altro"

cricri88:  premesso che mi stai convincendo a iscrivermi su twitter per reclamare la mia ammissione ad honorem al gruppo, io adoro le tue recensioni anche quando sono serie. Ti dirò...un pensierino a descrivere il suo streap ce l'ho fatto...ma mi sono trattenuta per rispetto ai pensieri di Ale. ecco il capitolo che aspettavi, e non ti dico quello che succederà nel prox che so già ti piacerà. questo è ancora un Ale pov, ma il prox torneranno le pippe mentali di Robertino da Londra, lo giuro :P
anche io andavo matta per Orlando Bloom! solo che da quando è comparso Roberto... beh... sappiamo com'è andata a finire :P

ryry: grazie per i mille complimenti davvero! a costo di diventare ripetitiva, continuo ad ammettere che mi fanno sempre un sacco piacere :) per il gesto di Ale, ti rimando a quanto ho chiarito nella prima risposta, quella di Deb, mentre per la sua reazione .... leggi leggi leggi :) per favore non giudicatemela male!

camillalice: chissà come mai ho il netto presentimento che oggi ne salterai parecchie di righe! :D hai comunque azzeccato lo spoiler su questo capitolo. Rob andrà in negozio! :) spero che la febbre ti sia passata!

piccola ketty:  grazie milleeeeeeeeeee!!! quanti complimenti! per la signora Cope.... forse proprio un bacio no....ma... dai non ti anticipo :) leggi e dimmi se sono stata all'altezza delle tue aspettative.

mikki: mamma mia Mikki grazie :) davvero davvero grazie :) sentirmi dire che riesco davvero a rendere le emozioni mi riempie il cuore. molte volte penso di non farcela, molte volte penso di non essere in grado. hai detto che sono io che scrivo ed è vero, però non so come spiegare... è strano. arrivata a questo punto le mani vanno da sole. sono Ale e Rob che scrivono...io penso una cosa e loro vanno per conto loro...forse è per questo che riesco a descriverli bene

lazzari:  tranquilla! non si piange più per un pò lo prometto! :) grazie mille per i complimenti, davvero! guarda già da questo capitolo ti prometto che non ti serviranno più i fazzoletti :)

marika_ bd: sbaglio o sei in estasi mistica? XD grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!

winniepoohina:  come cosa vuol dire Signora Cope??? dopo che l'abbiamo passata per le armi non hai afferrato la promessa di vendetta nei suoi confronti??? Ale!!!! dai!  XD proprio tu :D oggi vedrai quanto fa male frequentare legge al 4 anno e quando posterò il prox capitolo...beh dirai che è una strada di pazzia senza ritorno!

romina75: benvenuta! cavolo che recensione! grazie infinite per tutti i complimenti, grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!! quando mi hai detto quella cosa del cervello con il soppalco stavo morendo dal ridere e sentirmi dire che sono la Meyer italiana da qualcuno che non fosse mia sorella...beh, mi sono commossa! considerando che per me zia Mey è un mito irraggiungibile, mi ha fatto piacere sapere di essere in grado di affascinare così tanto con una storia :) ancora gongolo e ammetto che ho riletto la tua recensione un paio di volte. grazie! grazie davvero! spero tu recensisca ancora e di non deludere mai le tue aspettative.

cripattinson: benvenuta anche a te e grazie mille per i complimenti!!! :) anche per te dico che mi fa un sacco piacere averti tra le mie recensioni e spero che continuerai a lasciarmi commenti e a seguire la mia storia!

smemo92: eccoti ! beh... perfetto quadro riassuntivo della situazione  davvero :) grazie mille per i compliementi. Luke... Luke entrarà presto in scena, solo che ho preferito non tirarlo in ballo in quel capitolo perchè non volevo rubare spazio ai pensieri di Ale, già di loro sconvolti, rischiando poi di non renderlo come vorrei. per quanto riguarda le amiche, si... sono delle stronze. ma ricordiamoci che il mondo con cui hanno a che fare Ale e Beckie per mestiere, e anche Luke che è un regista di soap non è caratterizzato nella maggior parte dei casi dalla profondità d'animo. come spiegherò più avanti, c'erano degli inviti obbligati da fare a quella festa, anche se non molto graditi. perchè Rob non ha risposto male? perchè era più preoccupato di Alessia che non di difenderla da delle cattiverie totalemente gratuite. avendo già scambiato 4 parole con le oche, aveva inquadrato benissimo i soggetti e anche per rispetto a Beckie e alla sua festa, ha preferito evitare scontri per cui non ne valesse la pena.

emilyatwood: scrivi anche tu? ammetto che ogni tanto mi piace andare a vedere i profili dei miei lettori  scegliendoli a caso. oara che me lo hai detto mi hai incuriosita e credo che già da stasera mi metterò a leggere i tuoi lavori! eccoti accontentata :)basta momenti tristi e tutti felici, per ora :P spero che afferriate il senso di questa reazione di Ale senza giudicarla male o troppo affrettata :)

sophie88: ma non è colpa mia!!!! sei avvisata che sono una macchina da scrittura in piena estasi mistica! questo capitolo poi non vedevo l'ora di scriverlo e quindi ho fatto in fretta! leggi leggi, che ora vado a leggere la mia prova abito!




Alessia pov: sweet dreams

Bene, male.
Bianco, nero.
Brutto, bello.
Giusto, sbagliato.
Vita, morte.
Rob, Matt.
 
Parole opposte. Vie di mezzo? Probabili, ma la via di mezzo risulta in ogni caso mediocre.
Persino tra la vita e la morte c’è una via di mezzo, e quella via di mezzo ero io ieri sera.
In piedi, sospesa su dieci piani d’altezza. Dieci piani prima di morire. Un passo indietro per continuare a vivere.
Sono stata a metà strada tra la vita e la morte. E ho scelto la vita. Ho scelto Rob.
Ho scelto la vita. Questo non vuol dire che ho rinunciato a Matt. Significa solo che sto facendo quello che mi ha chiesto: correre avanti senza voltarmi. Correre in una direzione ben precisa, che è la direzione di Rob.
Non so perché ho acconsentito a correre proprio verso di lui, non so perché ogni volta che non c’è lo cerco, non so perché sento le farfalle allo stomaco quando mi sorride e non so perché ogni volta spero che dica qualcosa di più.
Aver rischiato la morte sul serio ieri sera, senza che l’avessi realmente considerata come ipotesi, mi ha aiutato a mettere le cose nella giusta prospettiva.
Non posso andare da Matt perché non è la mia ora, e se proprio vogliamo dirla tutta anche volendo non finirei da lui perché Matt è un angelo del paradiso mentre io, in quanto suicida, finirei all’inferno.
Rischierei anche, se fossi sicura che le cose stessero realmente come nel film “al di la dei sogni”, ma dubito che lui possa fare il viaggio (e se ci fosse la possibilità fisica/spirituale credo proprio che lo farebbe) attraverso l’inferno per venire a prendere me. Insomma…è chiaro che le cose non stanno così: lo dice anche Dante!
E di lui credo di potermi fidare un pochino di più. So che la storia se l’è inventata, ma è riuscito a farmici quasi credere.
Quindi, se gli angeli, o comunque quelli che stanno in paradiso, potessero andare a prendere anime all’inferno, perché cacchio Dante si è fatto scortare da Virgilio fino al purgatorio? Ma non poteva andare a raccattarselo nella selva oscura direttamente Beatrice? Va beh che lei non lo amava quanto Matt ama me, e forse già era scocciata per il viaggio di 33 capitoli che le toccava sorbirsi per accompagnarlo dal Creatore ma…si, secondo me Beatrice non ne poteva più di Dante. Magari appena l’ha visto ha pensato “oh porca miseria! Ma pure qui sto cesso ambulante con la palandrana rossa e un naso che a stento si può definire tale?”. Secondo me l’ha pensato.
Indi per cui, appurato che Matt non potrebbe venire a salvarmi e tantomeno andare io da lui, mi sa che mi tocca attendere di essere vecchia e canuta per rivederlo, sperando che almeno sia vera la cavolata che tutti in paradiso tornano giovani e belli. Pensate che bella fregatura sarebbe trovarsi vecchietta e decrepita con la coperta a quadrettoni sulle spalle, il bastone e gli occhiali a mezzaluna,  con il terrore di baciare quello che era il tuo ragazzo perché è molto probabile che ti caschi la dentiera!
Scoppio a ridere da sola già solo al pensiero.
- Ale…che c’hai da ridere?- ringhia la voce di Robert da…sotto il mio letto? Possibile?
Gattono dal centro del materasso fino ad arrivare al lato e guardare giù. Un ammasso informe di lenzuola rosse, capelli e cuscini respira e ringhia infastidito.
- Rob, che ci fai sul mio materassino da campeggio?-
- mi alleno a dormire scomodo per entrare nelle Giovani Marmotte, Ale , ma che cazzo di domande fai?- mugugna emergendo con i capelli tutti schiacciati da un lato da sotto un cuscino.
- perché? Fino a ieri dormivi sul divano e ora ti trovo ai piedi del mio letto-
- veramente questa è la terza notte che mi faccio qui e lasciatelo dire, tra divano e materassino inizio ad avere la schiena a pezzi!- brontola nascondendo di nuovo la testa sotto il cuscino e girandosi a pancia sotto.
- mmm…- mugugno osservando la curva della sua schiena e del suo meraviglioso sedere.
 
Vocina numero 1
No, Ale, no! toglitelo dalla testa e vedi di non ricominciare con le tue fantasie perverse che non è proprio il caso. Va beh che hai deciso di rassegnarti a vivere sul pianeta terra fino a che morte non ti separi dal tuo corpo, ma…insomma, da depressa a euforica in una notte non ti pare un tantino esagerato?  
 
Aspetto la risposta dell’altra vocina petulante ma…non c’è! è sparita! Mi è rimasta una coscienza sola! Allora sto guarendo, ho fatto la scelta giusta!
 
Vocina ( che bello non doverla più vocare per numero!)
Come vedi è rimasta la vocina migliore, ma ora ti degneresti di rispondere? Non era una domanda retorica la mia!
 
Uff…la più moralista e rompipalle, altro che la migliore!
 
Vocina
Rispondi!
 
E va bene! No! non mi pare esagerato perché A) è Matt che me l’ha chiesto; B) vedi forse alternative? C) non sono la ragazza delle vie di mezzo, non sono mediocre io! C’è stata solo un’occasione in cui ho camminato su un filo ed è stato prima di scegliere tra Matt e Rob. E ci ho camminato pure male dato che alla fin fine Rob è una scelta obbligata! Una bella scelta ma comunque obbligata!
 
Vocina
Quindi che intendi fare ora? Darti a una vita di dissolutezze, sesso, alcool e droga o darti al punto croce?
 
Mi stai chiedendo se scelgo tra una vita di sesso e una di castità?
 
Vocina
Mi pare di essere stata chiara
 
Vocina?
 
Vocina
Si?
 
Vaffanculo!
 
Come speravo, si è spenta. Ci manca solo che la mia coscienza mi dia della meretrice solo perché ho deciso di non vivere più in funzione di Matt fino al giorno in cui scatterà la mia ora.
Non ho detto che intendo dedicarmi al sesso sfrenato con Rob! Non ho detto nemmeno che voglio accalappiare Rob! Cacchio nemmeno quando c’era Matt il problema era “con chi dei due mi metto?”!
La mia domanda era sempre stata “passato o futuro”! Non può dirmi adesso che la scelta futuro sia quella sbagliata! Ricordiamoci che quella passato meno di dodici ore fa mi ha portato su un cornicione! Io amo, amo Matt, e questo non cambierà mai.
Per me Robert è un amico. Che mi piace. Tanto. Ma questo non implica che io mi ci debba necessariamente mettere insieme! Il fatto che io abbia ripreso lo sport delle fantasie a luci rosse su di lui a partire da…ora, si ora, non significa che io abbia intenzione di farmelo sullo sgabello del set fotografico di sotto come suggerirebbe Beckie!
Voglio solo provare a seguire il consiglio di Matt. Ha detto corri no? Rob è davanti a te, raggiungilo. Quindi ok. Ci proverò. E quel che sarà sarà.
Giusto per approfittare e dare un inizio concreto al mio proposito di tornare ad essere me stessa, decido di prendermela un po’ con Rob. L’idea di rompergli le scatole mentre tenta ancora di dormire è fin troppo allettante per non coglierla.
Mi metto seduta sul letto, attenta a non fare alcun rumore sospetto. Con estrema lentezza inizio a far scendere un piede, fino a toccare un angolo vuoto del materassino sotto di me. Appena ci sono affondo con prepotenza un paio di volte, scuotendo lui e materasso insieme.
-Ale, piantala- ringhia attutito dal cuscino.
Ripeto l’operazione, fregandomene della richiesta.
-Ale, ancora una volta e appena mi alzo giuro che te ne farò pentire-
Continuo imperterrita nella mia opera di rompimento di scatole e, come previsto, lui reagisce. Si gira fulmineo e afferra la mia caviglia, tirandomi giù e facendomi sbattere il sedere per terra.
- io non ti ho fatto male però- mugolo inarcando la schiena quel poco che mi permettesse di massaggiarmi il mio culetto dolorante.
- e chi te lo dice?- soffia lui sul mio viso incredibilmente vicino. Come ogni volta che si trova a questa distanza da me, i miei occhi prendono a fissare la sua bocca. Ok…forse la mia vocina un pochino di ragione ce l’ha. Dovrei andarci piano, più che per rispetto a Matt per rispetto a me stessa. Pensando con la mia parte razionale, arrivo a riconoscere che sono ancora molto confusa appurato che passo da uno stato di totale depressione a uno di delirio come se avessi cambiato canale con il telecomando. Anche per Rob…non vorrei che si facesse un’idea sbagliata e magari si allontanasse da me.
Con estremo sforzo, faccio salire gli occhi dalle sue labbra ai suoi occhi.
Sinceramente? Non so se ho fatto bene o male. Tutto di quegli occhi mi attrae. Ok, no. Tutto, tutto di lui mi attrae: i suoi occhi, la sua voce, il suo viso, il suo odore perfino. Il suo odore è qualcosa di solo suo. Non posso descriverlo perché non ha paragoni, posso solo dire che è buono, caldo, dolce senza esagerare, a tratti addirittura pungente ma non in senso cattivo. È quasi afrodisiaco. Sa di muschio bianco, sa di sapone alla vaniglia, sa di buono. Ed è forte. Mi sbatte addosso di continuo.
Ora ha addosso ancora qualche reminescenza del profumo che ha messo ieri sera e questo non fa che amplificarne la piacevolezza.
- come sarebbe chi me lo dice?- borbotto cercando di sciogliere i nodi che legano i miei occhi ai suoi per tornare a pensare con lucidità.
- si, chi te lo dice che non stessi facendo un  sogno bellissimo e tu mi abbia svegliato sul più bello? anche quello fa male-
Niente, non ce la faccio. Non riesco a sciogliere un bel niente, soprattutto quando, sempre senza rompere il contatto visivo mi fa spazio sul materassino monoposto e mi fa sdraiare accanto a lui, coprendomi con il lenzuolo rosso e rimanendo con un braccio appoggiato su di me. Sono li tra le sue braccia, con il suo mento sistemato sull’incavo della mia clavicola e la prima cosa che penso è “restano tre giorni”.
Solo tre giorni e poi anche lui andrà via. Riprenderà il suo lavoro e questa casa diventerà di nuovo troppo grande per me.
Ha detto che non mi lascerà mai, quindi…quindi non ha intenzione di non farsi più sentire ora che anche Matt è andato via. Gli avevo detto che poteva stare qui per poter avere ancora un po’ di tempo con Matt anche lui ma forse…dico forse, ma non so con quanto margine di certezza io possa affermarlo, ma è il caso di dire che…non è per Matt che gli ho chiesto di restare. Gliel’ho chiesto per me.
- a che stai pensando?- mi chiede con la voce ancora roca di sonno.
-al fatto che tra tre giorni dovrai andare via- ammetto fissando il soffitto.
- andrò via da questa casa, ma non uscirò dalla tua vita Ale. Te l’ho detto che non ti lascerò ed ero serio quando l’ho fatto-
- lo so ma…per quanto tempo resterai ancora a New York?-
- una settimana o poco più-
Dieci giorni. Dieci giorni di lui. Dieci giorni e poi cosa? e-mail? Telefonate? Messaggini? Per quanto? Una settimana? Un mese? Due?
Sono una stupida. Una stupida, idiota e deficiente. Mi faccio pena da sola. Dopo tutto quello che ha fatto per me, dopo tutto quello che fa per me… io ho il coraggio di pretendere che stia ancora con me? Ho il coraggio di desiderare che resti? Perché? Forse non starà con Kristen Stewart come mi ha detto, ma prima o poi vorrà farsi una vita sua! E io cosa farò? Io che vita devo rifarmi? Che vita sarebbe dover ricominciare continuamente da capo? So benissimo che se lascio andare lui la mia vita sarà un susseguirsi di tentativi di relazioni che non andranno mai a buon fine. Come lo so? Perché io non mi aprirò mai più come ho fatto con lui e nessuno potrà mai capirmi come lui. Nessuno.
Lui ha vissuto parte della storia con me, era li quando ho iniziato a mettere un costume da bagno, un vestito…era li quando la signora Cope mi ha sputato in faccia tutte quelle cattiverie, era li a cullarmi e ad ascoltarmi quando ha saputo come è morto Matt…era li quando se n’è andato…era li quando per un momento, un solo momento, l’idea di lasciarmi cadere nel vuoto aveva preso possesso della mia volontà. Come potrei ricominciare tutto daccapo? Chi non rinuncerebbe a me? Troppo complicata, sarcastica e irrimediabilmente spezzata…
- Ale…- mi chiama.
- si?-
- non voglio andare via da New York -
Istintivamente mi giro verso di lui, a controllare la veridicità delle sue parole direttamente dai suoi occhi. Mi guardano di rimando chiari, luminosi e sinceri. Occhi che mi costringono con piacere ad aprirmi in un sorriso di ringraziamento.
La sua mano sale dalla mia spalla per andare a fermarsi tra i miei capelli, provocandomi un brivido intenso che percorre in un secondo tutta la spina dorsale.
Il suo viso si alza verso il mio, i nostri nasi già si sfiorano. Il suo respiro si infrange su di me aumentando i brividi già creati da contatto delle sue dita tra i miei capelli.
- allora resta-  sussurro ormai a pochissimi millimetri dalla sua bocca.
Il cuore batte a mille già così. Ci guardiamo negli occhi e so che sta facendo i miei stessi pensieri. Vorrei il suo bacio, ma ho paura di baciarlo. Ho paura di quello che succederebbe se le nostre labbra si toccassero, ho paura anche se non so esattamente quale parte del “dopo” dovrei temere di più. Se il fatto che sia un bacio che resti solo un bacio isolato o se il fatto che nasca qualcosa da questo bacio che io non riesca a gestire. E se dovesse nascere davvero qualcosa io non so se sopporterei la separazione dei suoi viaggi.
- Ale?- soffia la sua voce ancora vicino alla mia bocca.
- si?-
- oggi dovrebbe venire la signora Cope in negozio, vero?-
Che? Cioè in un momento così, lui va a pensare a quella vecchia strega? Avete presente quel rumore che mettono nei film, quello scretch che mettono quando uno sta facendo un sogno ad occhi aperti che si interrompe all’improvviso? Ecco, sarebbe stato un sottofondo perfetto per la mia testa in questo momento.
- emmm…si. perché me lo chiedi?- gli chiedo allontanando un po’ il mio viso dal suo per guardarlo meglio.
- tu ti fidi di me?- mi chiede serio.
- Rob, che stai dicendo?-
- rispondi alla mia domanda, per favore -
- ma certo che mi fido di te, ma che domande!-
Abbassa lo sguardo e prende a giocare con una ciocca dei miei capelli, rigirandosela attorno alle dita.
- quindi se oggi io…facessi una cosa…per farla pagare a quella vecchia stronza…tu me la lasceresti fare?- articola timoroso.
- Rob, non è il caso davvero…- gli rispondo. Non merita tanto cruccio questa situazione. Certo che il pensiero di incontrare quella vecchia strega oggi mi aveva più volte, durante la settimana, preoccupata, ma non avevo mai pensato seriamente a un modo per vendicarmi.
- si che è il caso. Non è giusto quello che ha fatto Ale. E’ stato un comportamento meschino totalmente gratuito, fatto al solo scopo di farti star male per divertimento. Quindi si, è il caso-
- cos’hai intenzione di fare?- acconsento con un sospiro.
- non posso dirtelo, per questo ti ho chiesto se ti fidi di me-
- e perché non puoi dirmelo?-
- senza offesa Ale, ma… non sei un’attrice e se ti dicessi cos’ho intenzione di fare, non saresti naturale e ci faresti scoprire subito - dice trattenendo una risata.
- se lo dici tu- sbuffo.
- non ti preoccupare, ci penso io. La cosa riguarda anche me no?-
 
Così eccoci qui. Tutti e due a guardare ogni cinque minuti l’orologio grande appeso alla parete, per scoprire che in realtà sono passati solo due minuti.
Entrambi saltiamo non appena sentiamo lo scampanellio della porta, per poi scoprire che non è la vecchia strega.
Per tutto il tempo ho cercato di strappargli di bocca cosa intendesse fare ma lui non ha voluto dirmi nulla. La cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa è stato il fatto che mi ha accompagnato fino al negozio per l’apertura per poi tirare dritto, dicendomi che aveva un affare da sbrigare e che sarebbe tornato subito. Ignoravo e tutt’ora ignoro cosa abbia in mente.
Ad ora, le due e mezzo del pomeriggio, tutti i miei clienti sono già passati a ritirare le loro foto e a portare i loro nuovi rullini. Manca solo lei.
- Ale sta calma- dice fermando le mie dita che continuavano a tamburellare sul bancone.
- si, si…è facile per te che sai che stai per combinare - sbuffo tirando fuori il blocco dell’inventario da sotto il bancone. Cosa c’è di meglio per scaricare la tensione di controllare quanta carta fotografica è rimasta e quanti rullini per decidere quanti ordinarne la prossima settimana?
- sarebbe più facile se ti dessi un indizio?- mi chiede sedendosi sul bancone e tirandomi davanti a sé per una mano. Un sorriso furbo e fantastico mi accoglie mentre lo guardo cercando di capire cosa avesse in mente.
- dici che non minerebbe la mia recitazione?- lo canzono come se stesse sottovalutando un’attrice fatta e finita.
- in realtà si, ma la verità è che non voglio che tu mi caschi per terra per lo shock e…sinceramente…non vedo l’ora di darti…emmm…come chiamarlo? L’accessorio fondamentale per la nostra messa in scena- dice aspirando un po’ le parole e godendo della mia curiosità che si sta manifestando con sbuffi ansiosi e torturamenti vari di mani.
- Rob… per favore, mi stai quasi facendo preoccupare - sbuffo ansiosa facendo per allontanarmi un po’, ma lui mi tira per una mano verso di sé facendo sbattere i miei fianchi contro la porzione di bancone libera tra le sue gambe.
- ok, ok, ok…emmm…ti prego non pensare che ci sia un doppio fine in questo… è veramente per la nostra messa in scena…- inizia passandosi come al solito le dita tra i capelli, come ogni volta quando è nervoso. - anche se vorrei che poi lo considerassi come…non so, mi sembra di farti una dichiarazione in piena regola, e…-
Dalla tasca del suo jeans tira fuori una scatolina di velluto blu, con un bordino dorato opaco sulla linea della chiusura.
Oddio…sembra quasi una scatolina di un…di un…ma no…non può essere la scatolina di un …anello?
- aprilo – dice in una mezza risatina porgendomi la scatolina. - senza paura, Ale…non ti sto chiedendo di sposarmi-
Dopo questa conferma, con mani tremanti, apro il piccolo cofanetto. Al suo interno c’è un brillantino, di quelli da fidanzamento. Non i classici cerchietti d’oro bianco con il brillante incastonato in una specie di ragnatela a trattenerlo fisso. Nemmeno di quelli carichi di brillantini al cui centro spicca un diamante più grosso.
È un cerchietto d’oro rosa opacizzato irregolare. La pietra dura del diamante è incastonato all’interno di un bocciolo di rosa stilizzato. Da sotto i petali, spunta una piccola fogliolina d’oro con un altro diamantino più piccolo incastonato. È splendido.
- ti piace?- mi chiede insicuro, passandosi ancora una mano nei capelli.
- Rob… io…- Non riesco ad articolare nemmeno un pensiero.
- vorrei che lo mettessi per il mio scherzetto alla signora Cope, ma… vorrei anche che lo tenessi come un pegno…d’amicizia, non di…insomma…è un regalo…per te. Per dirti che io non me ne andrò… Non devi portarlo necessariamente al dito, sotto il cuscinetto ti ho fatto mettere una catenina così… puoi portarlo al collo, se preferisci -
È nervoso. Guarda tutto tranne i miei occhi. Mi ha regalato un anello.
Cosa devo fare? Cioè non ho pensieri, sono talmente tanto shockata che non riesco nemmeno a decidermi se posso accettare il regalo o no. Ha detto che devo considerarlo come un pegno d’amicizia, come una promessa che lui non se ne andrà. Ma questo alla fin fine è lo scopo nel matrimonio…è vero anche che ha detto che è un accessorio per la messa in scena quindi…ha unito l’utile al dilettevole…
- Rob io non so…-
- Ale, non devi essere confusa. Non è una proposta questa. È come se ti avessi regalato una collana o un paio d’orecchini. È solo un regalo. Devi portarlo come anello solo ora…poi potrai portarlo come vuoi e al dito che vuoi. Ok? - dice appoggiando la sua fronte alla mia e accarezzandomi le guance con i pollici.
- ok- sospiro. Prendo un bel respiro a occhi chiusi e torno a guardarlo - è splendido Rob, grazie-
- sei pronta a essere la mia fidanzata per i minuti in cui la vipera sarà qui?- chiede sollevato e prendendo a dondolare i piedi a penzoloni dal bancone.
- si - sorrido. - Mi metti l’anello?-
Gli ho chiesto di mettermi lui l’anello? No, non l’ho fatto. Si invece! Cazzo! Ora chissà che penserà di me! magari che inizio a farmi film mentali e a sentire la marcia nuziale nella mia testa alla faccia del pegno d’amicizia.
- certo. Meglio iniziare a calarsi nella parte no?- dice ridacchiando prendendo la scatolina dalle mie mani. Toglie l’anello e ripone la scatoletta con ancora il filo d’oro della catena al suo interno nella tasca del jeans.
Con un certo imbarazzo, alquanto visibile, da parte di entrambi infila l’anello all’anulare sinistro della mia mano.
- uhhh…stai emmm bene- dice osservando la mia mano.
- è merito dell’anello…una rosa?-
- si…si… volevo che restasse una qualcosa che potessi portare senza apparire necessariamente un anello di fidanzamento -
Scende dal bancone e insieme guardiamo la mia mano e il suo nuovo ornamento. 
- ce l’ho la faccia da fidanzata?- gli chiedo improvvisamente preoccupata. Insomma…l’anello non basta, ci deve essere qualcos’altro… no?
Si posiziona dietro di me e con il dito mi fa girare il viso verso il suo.
- tu sorridi e manifesta una felicità delirante- Già, come se fosse semplice! e lui che voleva fare? Tenermi all’oscuro di tutto? ma io sarei morta li in due secondi se mi avesse dato l’anello davanti alla signora Cope!
Manco il tempo di rispondergli che il mio campo visivo si allarga e scorgo la Signora Cope che marcia verso il negozio. Sta guardando a destra e a sinistra per decidere quando attraversare la strada.
- oddio… eccola- sussurro già col cuore a mille dall’ansia.
- tranquilla…respira, ok?- sussurra al mio orecchio allontanandosi da me per andare nel retro. Ma che fa? Il suo scherzetto consiste nel costringermi in quattro mura con la Signora Cope e un anello da sventolargli davanti? Però…che piano scemo!
Afferro il bicchiere d’acqua vicino al computer o lo butto giù tutto in una volta per idratare la gola ormai secca.
Vivo a rallenty i passi della signora Cope che si avvicina alla porta del negozio. Mi pare passata un’eternità quando sento lo scampanellio della porta.
- salve cara- dice la vecchia strega con la sua solita voce strascicata e altezzosa. Si porta indietro un ciuffo di capelli con la mano pesantemente ingioiellata, manco fosse il Papa.
Il terrore e l’ansia vengono messi da parte dal disgusto che mi coglie ogni volta che l’osservo. Le cose sono due: o fuori fa davvero caldo o la signora soffre di sudorazione eccessiva. A parte gli aloni giganteschi che spuntano da sotto le sue ascelle, a farmi davvero schifo sono le goccioline che contornano il rossetto, come sempre fuori dai contorni della matita.
Osservando il suo collo, mi rendo conto di come la mia incolumità sia in serio pericolo. La catena che trattiene la pietra verde grossa quanto una polpetta sembra stia considerando seriamente l’ipotesi di mollare. È talmente tirata attorno al suo collo che potrei scommettermi la testa che se la togliesse, sulla sua pelle rimarrebbe il segno delle maglie.
Insomma…orribile e disgustosa come sempre.
- il mio ordine?- chiede lenta e altezzosa come sempre, appoggiando la sua borsa sul bancone.
Mi chino sul cassettone sotto al banco, dove tengo catalogate in ordine alfabetico gli ordini da consegnare e ne estraggo la sua busta.
Come al solito, lei la apre e inizia a sfogliare le stampe, a criticare come al solito il dosaggio dei colori, i tagli e le sfocature come se fosse colpa mia se lei non ha idea di cosa sia una messa a fuoco.
- bello quell’anello, tesoro. L’hai messo per nostalgia?- chiede serafica continuando a guardare le sue foto. Ovvio che stesse tentando di ritirare fuori la storia di Matt per farmi deliberatamente soffrire. Rob ha ragione: si merita un bello scherzetto. Prendo coraggio e guardando l’anello prendo anche sicurezza e determinazione.
- veramente no…è recente- le rispondo facendo finta di controllare alcuni fogli, indifferente alla provocazione.
- ah si?- continua improvvisamente interessata, lasciando perdere le foto. – non ti pare un po’ presto?-
- presto o non presto, le cose non cambiano – continuo indifferente il mio lavoro.
- amore?- mi chiama Robert dal retro.
- si?- gli grido in risposta.
- sei proprio sicura di volerti sposare in primavera? Ci sono un sacco di date libere a febbraio!- grida ancora.
La signora Cope inizia a guardarmi strana.
- dobbiamo proprio parlarne adesso?- gli rispondo.
- ma io devo prenotare la chiesa!-
- scegli tu, amore- lo liquido.
Continuo il mio lavoro come se niente fosse, come se non avessi appena parlato di date e di chiese con il mio futuro finto marito.
- e così ti sposi cara?- chiede Satana arricciando le labbra in segno di disappunto.
- si…pare di si- dico con un’aria felice e imbarazzata, alzando la mano per mostrarle l’anello.
- ed è un… diamante vero quello?- chiede osservando a distanza le rifiniture del mio anello.
- mmm, si… credo di si... Rooob! Amore, puoi venire qui un secondo, per piacere?- lo chiamo.
Godo all’infinito osservando la sua mascella cascare dalla sorpresa quando lui compare da dietro la porta del retro.
- oh salve signora Cope! Come sta?- le chiede affabile chiudendo la chiamata e posando il cellulare di fronte a me sul bancone. Lo schermo, che ancora non è andato in stand-by, mi rimanda l’immagine dell’autoscatto che aveva fatto con la mia digitale al parco. Su uno sfondo di fiori rosa, ci siamo io e lui che ridiamo insieme guardandoci. È una delle mie foto preferite di quel giorno, e sta sul suo cellulare. Non c’è più Kristen, ci sono io. Ci siamo noi.
- bene, ragazzo. Grazie. E tu?- risponde lei tutta sulle sue, evidentemente indispettita perché inizia ad accorgersi della figura di merda che si era fatta davanti a me la volta scorsa.
- mai stato meglio- le risponde guardando me con un sorriso mozzafiato stampato sulle labbra perfette.
- Tesoro, mi sono scritto un paio di date disponibili che per me potrebbero andare bene. Stasera ne possiamo parlare con calma- continua prendendo la mia mano sinistra e posando un bacio sull’anello, senza sciogliere il nostro sguardo.
È un signor attore, non c’è che dire. Stento a credere che stia fingendo. Ha uno sguardo talmente radioso che sembra realmente che mi abbia chiesto di sposarlo e io gli abbia risposto di si.
- d’accordo tesoro- rispondo abbassando gli occhi e iniziando a battere lo scontrino per la signora Cope. È diventata talmente paonazza che secondo me è a serio rischio infarto.
- tesoro ti ho già detto che sei bellissima oggi? Signora Cope, non è bellissima la mia futura sposa?- la provoca lui venendo ad abbracciarmi da dietro.
- divina- sibila fuori a denti stretti la vipera mentre posa una banconota da cinquanta dollari sul bancone.
- si lo penso anch’io- conferma lui. Sposta i miei capelli dal collo ed inizia a lasciare una scia di piccoli e teneri baci che mi fanno venire i brividi.
- Rob, amore… non…- cerco di oppormi in realtà rovesciando la testa all’indietro scoprendo del tutto il collo, lasciandogli più spazio. Le mie mani allungano il resto in direzione della signora Cope e non resistono alla tentazione di tendersi all’indietro per intrufolarsi tra i capelli di Robert.
I baci leggeri e di piccoli morsi che lasciava mi avevano fatto perdere qualsiasi controllo. Desidero altri baci, desidero altri morsi, desidero che lui continui a baciarmi il collo all’infinito.
Presa da questa voglia improvvisa e irrefrenabile mi schiaccio contro il suo corpo, e sento il suo di desiderio. Il contatto mi fa leggermente rinsavire.
- tesoro…non è il momento di…- articolo poco convinta persino alle mie orecchie. Io voglio che continui, ma forse, anzi decisamente non davanti alla signora Cope!
- non è colpa mia se mi fai questo effetto- continua scendendo sulle spalle e scostando di qualche centimetro la bretellina del mio vestito.
Quelle parole sussurrate sulla mia pelle mi fanno un effetto strano. Le percepisco come vere e del tutto uguali al mio pensiero. Anche a me sta facendo quest’effetto.
Il caldo si sta impadronendo del mio corpo, si diffonde ovunque, arrivando dritto dritto tra le mie gambe. Ci manca poco che ansimi e mi faccia una grandissima figuraccia per l’effetto che dei semplici baci mi provocano. L’astinenza è una brutta bestia, che volete farci…
Nell’attimo esatto in cui i suoi occhi incrociano i miei, li vedo blu scuri e almeno eccitati quanto i miei. Velocemente mi fa voltare verso di lui e prendendomi sa sotto le ginocchia mi siede sul bancone, facendosi largo con il bacino tra le mie gambe che si serrano istintivamente ai suoi fianchi.
Sento il rumore della zip della borsa della signora Cope chiudersi in fretta, ma non mi importa più che lei sia li. Non m’importa più di niente.
Le mani di Rob, così calde, ferme e sicure, lasciano le mie ginocchia per percorrere l’intera lunghezza delle mie cosce fino a intrufolarsi sotto il mio vestito e raggiungere la curva delle mie natiche, che stringe con passione straripante tirandomi a sé. In quel momento mi si mozza il respiro e nella mia testa rimbomba solo una parola. Continua.
Le mie mani si intrecciano nei suoi capelli, e quando aumento la stretta dalla sua bocca esce un ringhio soffocato. Nel momento in cui prende a salire con i baci lungo il mio mento mi scappa un gemito dalla bocca e sento lo scampanellio della porta il rumore della serratura che si è chiusa.
- Ro…oh..b- sospiro con il poco di fiato che mi è rimasto.
- shhh…ancora non è andata via- soffia sul mio collo allungando le mani sulla schiena accompagnando la mia discesa sul bancone. Mi sdraia e continua a baciarmi. Alza un po’ il vestito, non abbandonando mai i miei fianchi e deposita un piccolo bacio vicino all’ombelico scoperto.
Con il minimo di lucidità che mi è rimasta, apro gli occhi e vedo la signora Cope gettare un ultimo sguardo indignato dalla vetrina. Guarda ancora scioccata e resta ferma giusto per lasciarmi il tempo di farle ciao ciao con la mano e alzarle il dito medio prima di volatilizzarsi impettita.
Mi esce una leggera risatina di soddisfazione che viene imitata dalla voce di Rob ancora con le labbra sulla mia pancia. Come ci rendiamo conto della posizione ci zittiamo entrambi e io mi tiro su di scatto a sedere sul bancone.
- è andata emmm… bene- dice lui dopo un colpo di tosse. La sua mano si infila in fretta nella tasca del jeans a nascondere la tenda canadese che gli si era formata all’altezza del cavallo.
- si…direi… di si- rispondo imbarazzata scendendo dal bancone e mettendomi a riordinarlo per la chiusura.
Non c’è bisogno di dire che entrambi non immaginavamo di arrivare fino a quel punto. Non sono così malpensante da credere che l’avesse calcolata una cosa del genere. E’ successa, perché sono quasi due settimane che desideravamo farlo e io…lo desidero ancora.



Al di la dei sogni questo è il film a cui si riferisce Ale all'inizio. Guardatelo che è splendido!
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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


capitolo 22 Avanti ammettetelo: non vi aspettavate di vedermi già stasera! SORPRESA! la verità è che ieri sera non ho resistito a mettermi subito al lavoro per questo capitolo e ho anche approfittato del fatto di avere ancora a disposizione una mattinata libera.
Io non so più cosa dire di voi, davvero! siete fantastici! cioè, ai preferiti si sono aggiunti altri 10 nuovi nomi e 4 alle seguite, ma siete i miei eroi! e ben 17 recensioni con almeno tre new entry in un solo giorno! voi mi volete morta!
Dopo aver letto questo capitolo sono certa che sarete voi a dire che vi voglio morti, e lo so. Per i deboli di cuore...premetto che il rating di questo capitolo è Aranosso. Lo so, non volevo rovinarvi la sorpresa, ma ho dovuto avvertirvi perchè devo tutelarmi dal linciaggio. Non vi dico più niente, salvo una cosa: questa non è la fine della storia, che sarà ancora molto lunga, intesi? Quindi le cose potranno cambiare, come potrebbero restare uguali con qualche aggiunta.
beh...ora che vi ho avvisati, mi rimetto al vostro giudizio.

recensioni:

sophie88: So, reggiti, perchè questo è il capitolo in cui sarai accontentata. :P non ti anticipo nulla, tu leggi e poi dimmi.

vannyp1987: ciao! sono davvero contenta che ti sia piaciuto! l'anello? l'anello l'ho messo nel link dell'abbigliamento di quel capitolo, lo puoi trovare li :) visto? con un pò di fatica ma Ale ce l'ha fatta!

cripattinson: e no! non erano dispiaciuti per niente XD leggi quanto sono dispiaciuti ora.

romina75:  ma ciauuuuuu! si la vocina numero due l'ho mandata in pensione :) forse non sono stata brava a chiarire il sotto inteso, ma ora di illumino in proposito. La vocina 2, se ci fai caso, era sempre quella che incoraggiava Ale verso Rob, e la 1 quella che la frenava. Visto la decisione di Ale, la 2 diventa superflua dato che ha praticamente vinto sulla prima :)
signora Cope? hai inquadrato alla perfezione il soggetto! è esattamente così :) io me la immagino con dei capelli stopposi di un arancione stinto più o meno XD il bacio... dai non mi far parlare! cmq non l'ho messo in quella scena perchè Rob è vero che ha messo su questo teatrino, è vero che desidera Ale e si vede, ma siccome oltre che desidera la ama ha deciso di riservarsi il bacio per un momento più intimo :)
In ultimo, il film :) è uno dei miei preferiti, l'ho visto miliardi di volte. ti ricordi quella scena con tante facce, dove i morti emergono dal pavimento? lui vede il volto di lei e quando la raggiunge precipita. Lei è all'inferno, ma è un inferno diverso... senza torture, perchè la tortura più grande del suicida è vivere ancora con i propri ricordi  nella disperazione. lei è nella loro casa distrutta ma lui non c'è :) si è uccisa per raggiungerlo e il fatto di non averlo trovato la fa impazzire, portandola al punto da non riconoscerlo nemmeno quando le si para davanti :)
Mamma che filosofa! scusa se mi sono dilungata troppo :)

marika_bd: garzieeeeeeeeeeeee!!! spero di non farti precipitare con questo capitolo :)

camillalice: ma sai che mi hai fatto stare piegata in due dalle risate quando hai scritto quella cosa di Rob che lancia il materassino??? avevo le lacrime agli okki!!!! io da domani devo rimettermi sui libri :) quindi ti faccio compagnia. infatti ho approfittato dell'ultimo giorno di vacanza che mi sono concessa :)
io dico che questo capitolo lo rileggi 3 volte, perchè anche la seconda salterai righe su righe XD

cricri88: il commento sarcastico èèèèèèè tornatoooooooooo!!! io ti ho avvisata oggi! premurati di essere seduta prima di leggere questo chap perchè non voglio averti sulla coscienza! E come avrai letto, di pure grazie a Pupetta per i video ispiratori! maduuuuuu ma non vedo l'ora di leggere il prossimo commento! questo è stato spassosissimo!
Ttranquilla!!! prima o poi uno streap lo scriverò :P ma come sempre mi freno se no troppi spoiler e qui...non va bene se vi rovino l'attesa :)
tornano le pippe di Rob e in questo caso delle sue pippe con il coinquilino, come l'hai chiamato tu!
per quanto riguarda talami e baci vari...silenzio stampa
comuuuunque, tu avrai ancora i poster di orlandino bello, io ho aggiornato a Rob direttamente. La parte sul letto è tappezzata di lui! ora si spiega dove mi vengono le fantasie a letto XD
sorry se mi è venuta fuori una risposta così risicata e strana, ma non posso parlare molto se no per rispondere a tutti i riferimenti che hai fatto va a finire che ti rovino il capitolo!

lazzari: grazieeeee! il bacio? ti risp come a Romina75 cioè che non l'ho messo in quella scena perchè Rob è vero che ha messo su questo teatrino, è vero che desidera Ale e si vede, ma siccome oltre che desidera la ama ha deciso di riservarsi il bacio per un momento più intimo :)
so anche che il fatto di condividere lo stesso tetto mi dovrebbe indurre a velocizzare i tempi, ma la storia continua ancora per molto...quindi :P

piccola ketty: ketty...fammi un favore...se tu sei stata a rischio infartiper l'altro capitolo procurati un defibrillatore per questo, altrimenti ti avrò sulla coscienza. :) grazie mille per tutti i complimenti :)

ellebaker: benvenuta :) sono davvero felice che la storia ti piaccia :) la cosa mi gratifica soprattutto perchè in questa storia ci sto mettendo davvero tanto impegno e tanta dedizione. Le altre erano più un gioco e un passatempo senza reale importanza, ma questo è un progetto che davvero mi prende, anche perchè per la prima volta so veramente come voglio che vada la storia. Ale... :) beh grazie per il complimento. Non sono bellissima certo, ma la verità è che praticamente Ale sono io. ci metto davvero tutta me stessa per scriverla. l'avevo inventata per un'altra storia, e in questa non ho avuto il coraggio di lasciarla perchè davvero mi rappresenta come gli altri personaggi riescono a fare solo in piccola parte.

sei nell'anima 2009:  hi Vale! eeee si :) ammetto che leggere più capitoli tutti insieme ha i suoi vantaggi :) almeno decidi tu quando smettere che dire? cono contenta che ti piacciano, anche se ultimamente mi sembra di correre alla velocità della luce con gli avvenimenti. il fatto che vivono insieme lo giustifica certo, ma non vorrei scombussolarvi troppo con decisioni repentine e cambi di rotta improvvisi...però lo devo fare :P
io cmq la signora cope l'avrei presa ad accettate cn una mannaia...loro hanno voluto essere più subdoli... :P

smemo 92: un quadro perfetto, anzi impeccabile della situazione :) hai colto perfettamente il senso di tutto. Ale è confusa. talmente confusa che fa quello che fa in questo capitolo, presa dalla volontà di andare avanti dato che indietro non può tornare. l'ha detto: lei non ha via di mezzo. considera il grigio della vita una scelta mediocre, perchè non l'ha mai visto il grigio. ha sempre dovuto scegliere tra due estremi. quindi non c'è rob e matt insieme: o solo uno o solo l'altro, anche se ovviamente non è semplice separare le due cose.
è vero mancano tre giorni ma...la storia non so se dire che siamo proprio a metà, ma posso dirti che sarà ancora molto lunga e quella che adesso ti pare la fine, in realtà è solo l'inizio :P

vero15star: non so cosa risponderti...perchè so che ti dispiace per Matti...ma ho io una richiesta da farti per questo chap: NON MI UCCIDERE!

jordy Klein: welcome! :) grazie mille per i complimenti :) io continuerò ad aggiornare e spero che tu continui a recensire :)

winniepoohina: maduuu hai recensito appena in tempo! quando ho letto il tuo commento, mi stavo mettendo a fare l'html per la pubblicazione! :) grassie mielle per i complimenti :) bello l'anello vero? ho chiesto al mio ragazzo di regalarmene uno uguale ma dato che costa 6000 dollari ha detto che non è il caso :(  XD
guarda, oggi accontento la tua dipendenza, postando in fretta :) visto che brava!?

sorella mia deb: ave a te stronzetta cara di una sorella degenere! tu e gli spaventi che mi fai prendere! va che io finisco davvero per cancellare il capitolo!
certo che lo voglio Rob nella vasca! e pure sul bancone, in macchina, per terra, sul lavandino, nel letto e in tutti i posti, anche quelli più improbabili, che il tuo cervellino perverso riesca a immaginare XD lo so che tu ti saresti  fiondata modello piovra sulle labbra di Robertino ma....e che ci posso fare se Ale sono io e resto una puritana complessata???
La scena del bancone, caro il mio Sottoboxer, è giunta! ma io mi chiedo come tu abbia fatto a scordarti di questa di oggi?! ma si può??? qua c'è tutto il più bello e tu te lo scordi! va beh piccola perversa , ti avviso. il finale l'ho cambiato un pokino ma credo ti piaccia di più :)
e ora vedi di non farmi spaventare più! altrimenti da sorella ti declasso a cugina di 9 grado!


Cy_ pattinson:  bello è che appena finisci di commentare hai già il seguito da leggere vero? :) sorpresa :) mi hai preo so per un pelo, perchè stavo proprio per postare. beata Ale...mah... dipende dai punti di vista :P se dovessi scegliere necessariamente tra il capitolo di oggi e quello di ieri...non so quale alessia vorrei essere :) mi inventerò qualcosa per le tre oche, tranquilla :)





Robert pov: teardrop

Cazzo! Cazzissimo! Chiamate un medico, per favore. Credo di avere un problema. Un problema…grosso…molto grosso… e imbarazzante…
Per favore ditemi che esiste una pillolina che funzioni al contrario rispetto al viagra. Per favore ditemelo. E datemela. Ho il mostro di Lochness nei jeans e non vuole saperne di scendere giù!
L’inquilino delle mie mutande ha deciso di fare lo sciopero del sonno stasera!
È da quando siamo usciti dal negozio che tengo le mani in tasca e sinceramente non credo serva a molto come camuffamento. Quasi usciva dai pantaloni quando Ale mi ha chiesto di agganciarle la catenina con l’anello al collo, e tutto questo per cosa? Per averle accidentalmente sfiorato il collo con le dita.
Porco cazzo, e adesso che faccio? Cioè non so se mi spiego, ma è un problema. Serio. Serissimo. Cioè, so che a sentirmi parlare così ci sarebbe una schiera inferocita di vecchietti che sarebbero pronti a tirarmi il bastone in testa e ad investirmi con la sedia a rotelle, e io gli darei anche ragione…ma insomma…un conto è averlo sveglio al momento del bisogno, un altro è non riuscire a mandarlo a nanna neanche quando sei da solo!
Sto facendo di tutto, davvero. Sto persino cercando di pensare alla nonna di “tutti pazzi per Mary” per farlo abbassare ma niente! Cazzo, forse è una cosa seria!
Una volta ho visto una puntata di Gray’s Anatomy, mi pare fosse nella seconda serie…dove c’era uno che era andato al pronto soccorso perché non gli si abbassava più e gli hanno dovuto fare un drenaggio o che cacchio ne so.
Cazzo!!!! Abbassati, ti prego abbassati! Se non vuoi un ago infilato come un catetere abbassati immediatamente!
Al pensiero di un ago infilato li, la tensione cala e inizio a sentirmi un po’ meglio. Funziona! Grazie a Dio le minacce servono! Il piccolo Robertino decide di ritirarsi nel suo guscio e di lasciarmi in pace. Certo che se gli aghi funzionano di più delle vecchiette, la cosa inizia a farsi preoccupante.
Sfilo le mani dalle tasche e prendo la busta della spesa. Non è pesantissima, abbiamo preso giusto della frutta e qualche affettato. Fa troppo caldo per mangiare roba cotta stasera. Fosse per me, mi farei fuori un barile di granita e sarei a posto, ma la mia quasi moglie dice che mangiare un po’ di frutta ci fa bene e che quasi marito sarei se la contraddicessi in questo? Che poi, scusate tanto, la potevo forse contraddire mentre sceglieva le fragole e i frutti di bosco con tanta attenzione? Quando ha messo le fragole nel carrello, credo di aver avuto quasi un attacco cardiaco per via della fantasia che subito aveva preso il sopravvento. Si lo so, sono un caso disperato.
Quello che c’e stato tra di noi su quel bancone oggi…non l’avevo programmato. Cioè i baci sul collo si, facevano parte del piano, ma solo i primi. Quando le sue mani si sono infilate tra i miei capelli non c’ho visto più. Tutto quel piacere, solo immaginato, mi era entrato dentro e si era sparso come fuoco sulla benzina. Caldo e veloce. Sentire il suo respiro affannato sotto la mia bocca, la sua carne sotto le mie mani…ah…
È stato istinto. Puro istinto animalesco. E darei qualsiasi cosa per averne un altro po’.
Persino tra i banchi frigoriferi del supermercato i miei istinti non si sono placati, anche se per un attimo i miei pensieri sono stati dedicati ad altro. Mentre sceglievamo insieme i cereali per la mattina, litigando se fossero più sani quelli al cioccolato o i Korn Flakes (indovinate per quali patteggiavo io), mi sono reso conto di quanto mi piacesse stare con lei in quel modo.
È vero, non facevamo grandi cose: preparavamo la cena assieme, facevamo la spesa, andavo con lei a lavorare e la sera ci piaceva stare spaparanzati sul divano a guardare film. Ci piaceva la vita da pensionati, come l’ha definita Beckie una volta. Ma a me non dispiaceva, perché io non avevo mai avuto troppo tempo per la vita da pantofolaio. Cambiavo sempre camere d’albergo, cambiavo sempre materasso e armadio…a lungo andare inizi a non sentirti a casa nemmeno quelle poche volte che varchi la soglia del tuo appartamento. Invece con lei mi sento a casa.
Senza contare che avevo segretamente goduto come pochi quando mi è stato concesso chiamarla “amore” a voce alta per il nostro scherzo alla signora Cope. Per quei minuti in cui è stata la mia fidanzata ero in piena estasi mistica, che ha raggiunto il suo apice massimo quando…beh lo sapete.
Io non ho più parole per dire quello che provo per lei, insomma…quante volte l’attrazione mentale e quella fisica viaggiano su due binari completamente separati? Vi assicuro che sentirle viaggiare su un unico vagone, e che vagone, è qualcosa di assolutamente fuori dal mondo.
È come se fossi fatto di anfetamine e di viagra dalla mattina alla sera. Altro che Kristen! È lei, Ale, la mia qualità preferita di eroina! Un’eroina talmente buona e pura di cui non potrei mai andare in overdose. Non mi ucciderebbe mai per quanta me ne inietti. Sono completamente assuefatto e dipendente da lei.
Ecco perché sono qui, sotto l’acqua ghiacciata della doccia a cercare di convincere il piccolo Robert a scendere.
Se pensavo di esser stato efficace con la minaccia dell’ago per il drenaggio, è stata un’illusione temporanea. Quando lei si è chinata davanti al frigorifero per mettere la frutta nel cassettone apposito, ho dovuto correre in bagno di gran carriera per evitare di fare cavolate sul bancone della cucina. Si, ormai le superfici piane sono uno dei miei posti preferiti per pomiciare, problemi?
Sono corso via talmente in fretta che è dovuta venire lei a portarmi il cambio in bagno, perché io me l’ero di nuovo dimenticato.
L’acqua fredda non mi fa niente. Continua a essere un tronco, vorrei dire di quercia ma credo che il baobab forse renda meglio l’idea.
Sono arrivato alla frutta, signori miei. Non ho mai parlato con il mister al di sotto della mia cintura e non sono mai arrivato a dargli un nome diverso dal piccolo me, che poi… piccolo… non vorrei essere un autolesionista minimizzando sulla mia virilità.
So per certo che molti uomini danno un nome al proprio arnese, un esempio a caso Kellan che poteva sicuramente scegliere un nome più adatto di “Poldo” per il suo affare. Jack era stato più originale almeno! Nei nostri discorsi “da uomini” si riferiva a lui con “Kenshiro”.
Io che devo fare? Lo devo battezzare per farmi ascoltare? L’acqua c’è, non è benedetta però…il senso è quello. Come lo potrei chiamare? Jim? Billy? Grade Puffo? Robert Thomas Junior? Forse si sentirebbe più a suo agio con il Senior.
Ma che cacchio faccio? Il fatto che io pensi a come battezzare il mio pisello per farmi ascoltare è una cosa assurda. Resto un po’ sotto il getto gelido con le mani sulla faccia finchè non mi decido per un generico TU.
- Allora, io e te non parliamo molto ma… è arrivato il momento di farsi quattro chiacchiere. So che in questo momento ce l’hai con me e potrei anche darti ragione, dato che è quasi un mese che non ti permetto di entrare in azione. Posso darti anche ragione sul fatto che tu sia particolarmente sveglio perché è praticamente da una vita che non ti do da mangiare, dato che le mie scopate non sono mai state nulla di così memorabile e va bene, te lo concedo- sospiro alzando gli occhi al cielo.
Che bello parlare con un’appendice del proprio corpo. È gratificante quanto parlare con un muro. Entrambi non ti rispondono ed entrambi non si decidono a crollare.
- ma per favore! Ti supplico! Abbi pietà di me! Scendi! Sai benissimo che se fosse per me io ti lascerei correre felice ma non posso e sai perché? Perché quella è la donna della mia vita! e se affretti le cose portiamo a sotto zero le possibilità già infinitamente basse che io e te abbiamo di conoscere io la sua bocca e tu…qualcos’altro. Intesi? Quindi vedi di smetterla di farmi pensare con la tua testa e lascia che io pensi con la mia. La materia grigia funziona molto di più dei vermi bianchicci che c’hai tu! te lo assicuro-
Detto questo, credo che il piccolo me si sia offeso, andandosi a rintanare nel suo guscio.
Da un certo senso di potere riuscire a imporsi sul proprio animale, davvero.
Finalmente con un po’ di pace, cambio il getto dell’acqua e riesco a continuare tranquillo la mia doccia.
Mi sbrigo in fretta e lascio il bagno libero, puntando dritto alla cucina per vedere se Ale ha bisogno di una mano.
Lei è li, che avvolge con attenzione delle fette di prosciutto crudo su alcune fette di melone. Di fianco a lei, la terrina con l’insalata è già pronta e aspetta solo di essere condita.
Mi do da fare ad apparecchiare e, come da quando abbiamo chiuso la nostra parentesi hot, evitiamo sia di sfiorarci che di guardarci troppo a lungo. Evitiamo qualsiasi argomento serio, limitandoci a frasi banali e di circostanza anche per tutto il tempo della cena.
Non so decidermi se sia un bene o un male tutto ciò. Da un lato mi rendo conto che lei abbia bisogno di tempo per metabolizzare il fatto, come dimostra chiaramente il suo essersi accoccolata ai all’angolo del divano,dalla parte opposta alla mia, come nei primi tempi; dall’altro… mi dispiace questa situazione. Ci guardiamo di sottecchi come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato. Lei guarda me, pensando che io non la veda e io guardo lei quando penso non se ne accorga.
Altro che adulti, qua sembriamo due bambini delle elementari che non sanno come comportarsi dopo essersi scambiati un bacetto sulla guancia! Va beh che il peso di quello che abbiamo fatto noi è lievemente più oneroso ma…insomma, avete capito.
Certo che, pure noi, guardare “Unfaithfull” sdraiati sul divano con sta tensione di mezzo siamo dei veri geni! Il tutto per la serie “facciamo finta che non sia successo niente”, quando c’è chiaramente Ale che non fa altro che strusciare le gambe una sull’altra nervosa, schiacciandosi il più possibile contro il bracciolo del divano e giocando un po’ con la sua treccia un po’ con l’anello appeso al collo, e quando ci sono io che minaccio mentalmente il piccolo me per non farmi fare figure del cazzo (per l’appunto).
Ale trattiene il respiro nel momento in cui Diane Lane torna indietro per aver dimenticato il cappotto e io quando Olivier Martinez le scopre la pancia, quando lo fanno la prima volta.
I nostri scambi di sguardi nascosti si fanno sempre più numerosi e ravvicinati, man mano che il film va avanti. Ale arriva ad afferrare un cuscino e stringerselo addosso nella scena in cui consumano nel bagno del ristorante.
- Ale…cambiamo film, ti va?- propongo prima che la situazione diventi tragica. Potevi farlo prima, direte voi. Tanto ora le scene di sesso sono praticamente finite! E va beh, meglio tardi che mai.
Lei fa un cenno di assenso con la testa e io allungo una mano dietro la mia testa per afferrare il telecomando sul tavolino. Già che ci sono, pigio anche l’interruttore della lampada, giusto per riportare a un’atmosfera un po’ più normale, al posto della luce azzurrina del video.
Cercando di sembrare indifferente, inizio a scorrere la lista dei canali, non trovando nulla d’interessante a parte i Simpson.
- Rob…tu….- inizia tutto ad un tratto, senza guardarmi.
- si?-
- no, niente-
E va bene. Che faccio, le parlo? Cerchiamo di risolvere la situazione da persone adulte, oppure la lasciamo passare con la certezza che domani andrà sempre peggio?
Cerchiamo di valutare attentamente le due ipotesi. Partiamo dalla più facile: faccio finta di niente. E’ ormai evidente che quest’imbarazzo ce lo porteremo avanti per un bel pezzo e non saremmo più noi stessi. Il distacco aumenterà fino a quando entrambi non supereremo la cosa.
Seconda strada: le parlo. Ma che cazzo c’è da analizzare qui? Ogni volta non dice mai quello che mi aspetto, penso che faccia una cosa e ne fa tutta un’altra, se ora parlo… che cavolo ne so di cosa mi risponderebbe, non so nemmeno cosa dire! Potreste dirmi che, a questo punto, dovrei averci fatto l’abitudine dato che io non so mai cosa dire, ma che volete farci? Io spero ancora nel miracolo.
- Ale?-
Ho iniziato? Ho scelto la via del parlare? cazzo!
- si?- salta su come una molla lei.
- emm… tutto bene?-
Ma quanto sono idiota? No che non va tutto bene! Siamo qui a eccitarci con un film che non è nemmeno un porno, facendo riferimenti mentali indiretti a quanto abbiamo combinato oggi. Non c’è un cazzo che va bene!
- emmm…-
Ale, mandami a Fanculolandia tu, mi serve il lascia passare della dogana, altrimenti mi ci manderei da solo!
- no…non va tutto bene- Ecco vedete? Dice mai qualcosa come vi aspettate che la dica? Io mi immaginavo un “no, perché me lo chiedi”! e ora che devo dire?
- emmm…- Grande Rob, sei un esempio di loquacità per tutti noi.
- quello che è successo oggi…- inizia lei, giocherellando con la sua cavigliera - non… è stato…cioè…si, è stato…e quindi… uff!-
Resto zitto. Dato che almeno lei ha avuto le palle (certo le mie le ho anestetizzate per non fare casini!) per introdurre l’argomento, non posso lamentarmi delle parole sconnesse. Prima o poi ce la farà.
- quello che voglio dire…è…- continua alzando gli occhi verso di me. Non so cosa leggerci dentro, so solo che non sono più chiari. Sono verde scuro. - pensi che…dovremmo rifarlo?- vomita fuori tutto in un colpo, tornando a osservare la sua cavigliera, rossa in volto come forse non è mai stata. - cioè pensi sia sbagliato quello che abbiamo fatto?-
Domanda: mi comporto da uomo e cerco di tirare acqua al mio mulino, o mi comporto da amico e cerco di dirle che forse è troppo presto per lei concludere un qualcosa di più profondo perché potrebbe destabilizzarla?
Ma che sono? Freud? Ma lo dicono tutti che il sesso è la miglior cura contro la depressione e io che faccio? Penso a come dirle “si, cara, abbiamo sbagliato. Perché tu magari ancora pensi a Matt e non a me in quei momenti”. Sparatemi. Il mio regno per una fossa e una lapide!
- non lo so, Ale…- Vigliacco!
- cioè, so che…forse è un po’ presto, per tutto quello che…però…- Ecco che un nodo mi sale in gola. Se la mia faringe è totalmente bloccata, non oso pensare le mie interiora torturate dall’ansia come siano messe. - …Però io non riesco a non pensarci. E non centra il film - conclude con un sospiro, come se si fosse liberata di un peso.
Non pensare, Rob. Non. Pensare. Se pensi in questi casi sei fottuto, perché novantanove volte su cento farai qualcosa di cui ti pentirai.
- anch’io non riesco a non pensarci- ammetto cercando di seguire il mio stesso consiglio.
Silenzio. Imbarazzante. Interminabile.
Bene ora che entrambi abbiamo ammesso di essere sessualmente attratti l’uno dall’altra che si fa?
- pensi che sarebbe sbagliato se…-
- se noi…-
- insomma…tanta gente lo fa-
Si sta attorcigliando nervosamente le dita, e mi getta occhiate preoccupate di tanto in tanto. Io ho perso il controllo di me stesso e mi rigiro il telecomando tra le mani.
- dici che…?- comincia
- si, forse potremmo…-
- una notte sola e ci togliamo il problema- più che un problema è un tarlo fisso che mi sta mangiando la mente da due settimane, amore.
- una notte sola…non ci farà male-
- tu da quant’è che non…? - Fantastico. E ora che le dico? Faccio riferimento al puro fatto fisico o alla scopata memorabile che non c’è mai stata?
- emm… un po’- rispondo generico.
- quindi…- Mi guarda fisso, cercando un incoraggiamento, una conferma. Ha gli occhi quasi imploranti, in mezzo a tutta quella insicurezza. Il lato tenero di me, prende il sopravvento. Certo, lei lo sta facendo per motivi che io posso solo immaginare, ma io…io la amo. Io sono due settimane che muoio dalla voglia di averla, e credo sia lo stesso per lei, quindi non prendiamoci in giro.
Trattengo l’istinto di saltarle addosso senza mezzi termini e mi metto seduto sul divano. Attento a non fare gesti bruschi, tendo una mano verso di lei, appoggiandola sul suo collo. Le mie dita sfiorano l’attaccatura dei suoi capelli.
Si avvicina, le sue gambe nude sfiorano i miei pantaloni, la sua mano si posa sulla mia sul suo collo.
Fronte contro fronte, occhi negli occhi, eccitati e impauriti, restiamo a fissarci. Vorrei dire un sacco di cose in questo momento, e allo stesso tempo non vorrei dire niente. Ho aspettato così tanto tempo per baciarla che ora…ora quasi non ci credo.
Vedo le sue palpebre abbassarsi leggermente e i suoi occhi puntare dritti sulle mie labbra. È il momento. Aspetto che lei chiuda totalmente gli occhi per chiudere anche i miei.
- sei pronta?- le chiedo. Le do un’ultima possibilità per tirarsi indietro anche se spero che non lo faccia.
- si- soffia col fiato mozzo.
Il viaggio verso le sue labbra mi sembra infinito. Ho il cuore che batte a mille, una temperatura corporea di 180°, le mani che tremano e il terrore costante di sbagliare qualcosa. Insomma, mi sento peggio della mia prima volta. Solo che è molto meglio. Che controsenso!
Mi avvicino ancora e sento un lieve sfioramento del suo labbro superiore sul mio.
Di li ad un primo bacio a stampo fuggevole, il passo e davvero breve e quando lo faccio… Dio mio…
Ci allontaniamo un po’, e ritentiamo con un altro bacio leggero, per poi riallontanarci e riavvicinarsi ogni volta prendendo più sicurezza. Ed eccolo: il bacio. Il suo bacio. Un bacio vero. Si alza sulle ginocchia e si spinge contro di me che con una mano sulla schiena la stringo forte. Le sue dita sono tra i miei capelli e la cosa mi fa letteralmente impazzire.
Le sue labbra sono morbide, fresche, sanno ancora di fragola. Si muovono in perfetta sincronia con le mie, modellandosi perfettamente le une sulle altre. Quei pochi centimetri che ci concediamo di spazio per prendere aria, vengono riempiti da sospiri, che per me si trasformano in veri e propri ringhi di piacere quando si siede a cavalcioni su di me.
È un bacio in crescendo e quando dopo molti baci e molte pause aria, le sue labbra si schiudono per approfondire il bacio, io sono certo di poter dire di aver visto cosa c’è nella luce al fondo del tunnel.
Le nostre lingue danzano con leggerezza, rincorrendosi e intrecciandosi senza fretta all’inizio, ma sempre con più passione e desiderio ma mano che andiamo avanti.
Non ho mai baciato nessuna come sto baciando lei, con lo stesso trasporto e lo stesso desiderio con cui lo sto facendo. E nessuna mi ha mai baciato come lei.
Senza rendercene nemmeno conto, iniziamo a spostarci sul divano. La stringo e l’accompagno sotto di me, non interrompendo mai il nostro bacio.
Come appoggia la testa tra i cuscini, ci stacchiamo un attimo. La guardo e penso che non sia mai stata più bella di così, con le labbra leggermente gonfie e arrossate come le guance, che praticamente scottano. I nostri respiri sono corti e affannati.
- wow… ci…- soffia non staccando gli occhi da me.
- ci siamo baciati…- concludo per lei. Un sorriso le si apre sulle labbra, mentre tende le mani verso di me, cercandomi ancora.
- e…come…?- come cosa? come mi è sembrato, amore?
- è fantastico- ammetto in un sorriso che la contagia facendo sorridere anche lei. - e…per te?- e da quando ho bisogno di conferme io? ok, da sempre…però..
- rifallo…- dice tirandomi a sé per la maglietta.
Un nuovo bacio più sicuro e più impetuoso di quello precedente ci travolge. Dio adoro sentirla così, adoro baciarla così, adoro il modo in cui intreccia le dita tra i miei capelli e adoro farlo io con i suoi. Se mi togliessero il suono dei suoi sospiri dalle orecchie credo che potrei morire.
Le sue mani si infilano sotto la mia maglietta e prendono ad accarezzarmi la schiena, salendo e scendendo in punta di dita, tracciando disegni immaginari.
- Rob?- mi chiama mentre io sono sceso sul suo collo.
- mmm..?-
- ti da fastidio la luce accesa?- chiede con il respiro irregolare.
- mmm… no… a te si?- le chiedo tornando a guardarla.
- un po’-
Mi allungo con un braccio sul tavolino e premo il bottoncino dell’interruttore, approfittandone per spegnere anche la tv.
Al buio più completo, torno su di lei e riprendo da dove avevamo lasciato.
Le sue mani hanno spostato in alto la mia maglietta e ora si divertono a ritracciare il contorno del bordo del mio pantalone. Le mie, invece, hanno iniziato a sollevare la canottierina del suo pigiama.
- Rob? Forse è meglio…-
Senza nemmeno lasciarle finire la frase, allungo di nuovo il braccio oltre la sua testa e riaccendo la luce e lei torna a rilassarsi sotto di me.
La voglio, la desidero come si può desiderare l’acqua nel deserto e l’aria nei polmoni. È la mia aria, la mia acqua, la mia droga…è il mio amore. E’ tutta la mia vita.
Con un ginocchio, mi faccio spazio tra le sue gambe che si schiudono all’istante. Piega un ginocchio che mi porto sui fianchi. Il contatto della pelle della sua coscia torna familiare sotto la mia mano, facendomi riprovare quadruplicate le sensazioni già provate quel pomeriggio.
Faccio per scendere su di lei, per appoggiarmi nello spazio che mi ha lasciato, ma il suo piede scivola giù dal bordo del divano.
- Forse…è meglio che andiamo di sopra…- commenta in un sorriso.
- andiamo- dico alzandomi e prendendola per mano, ansioso di raggiungere il suo letto comodo e spazioso.
Mi segue e con un movimento sinuoso si alza dal divano. Spengo per l’ennesima volta la luce e la sento girare su sé stessa per poi posare entrambe le mani ai lati del mio viso e far di nuovo ritrovare le nostre labbra. Il bacio parte subito profondo, fatto anche da piccoli morsi sul mio labbro inferiore. Sant’Iddio, muoio ogni volta che lo fa!
La sollevo e nel momento in cui i suoi piedi non toccano più terra, si da una piccola spinta per serrare le ginocchia ai miei fianchi ed intrecciare le gambe dietro la mia schiena.
Ormai affidandomi solo alla mia conoscenza della casa, senza accendere nemmeno una luce e senza guardare altro che lei, salgo le scale e aggiro il mio materassino per poi sdraiarci entrambi al centro del letto. Le lenzuola a contatto con i nostri corpi caldissimi sembrano ghiacciate, e danno sollievo in tutto quel bruciare.
Le sue mani tornano sulla mia schiena, scivolando sotto la mia maglia e poi sollevandola fino a sfilarla. Con un colpo di reni, ribalta la situazione portandosi a cavalcioni sopra di me. Alla poca e stentata luce che filtra dalle finestre è assolutamente ancora più bella di quanto me la fossi mai immaginata nelle mie fantasie. Con un dito traccia i contorni dei pettorali scendendo lenta in una linea retta giù fino all’ombelico, strappandomi un fremito per via dei brividi che quel gesto semplice mi scorrono lungo la colonna vertebrale. La voglio qui e adesso, a tempo indefinito, ma devo andarci calmo. Non posso spaventarla.
Ammirando il miracolo delle sue labbra schiuse, tendo le mani appoggiandole ai suoi fianchi. Raccolgo i lembi della sua maglietta e faccio per tirarla su.
Come se avesse appena ricevuto una scossa, porta le mani sulle mie e le ferma.
- Ale, tutto ok?- le chiedo preoccupato dal suo gesto improvviso.
- si, si … è che…- si mordicchia le labbra e mi guarda come se mi dovesse appena confessare una birichinata.
- …che?- la incoraggio.
- non posso… insomma, non posso farlo stasera con te conciata così!- sbotta portandosi indietro i capelli con le mani.
- così come scusa? Ti assicuro che le tue gambe sono liscissime, se è questo quello che ti preoccupa- cerco di buttarla sul ridere. Però è vero che le sue gambe sono liscissime e morbidissime. Se le sfioro ancora un po’ finisce che vengo nelle mutande come un adolescente alla sua prima volta, e decisamente una figura di merda di tale portata non me la posso proprio permettere.
- ma dai Rob! Non scherzare! Ho addosso il pigiama di Hello Kitty, decisamente antistupro almeno quanto i gambaletti di nylon tinta carne! Dammi cinque minuti- dice in fretta alzandosi da me per scendere dal letto.
Strizzo gli occhi infastidito dalla luce della lampada che ha acceso sul comodino e appena riesco a non vedere più a macchie, la vedo indaffarata a frugare nel primo cassetto del comò. Ne tira fuori qualcosa che nasconde dietro la schiena e si gira a sorridermi, per poi sparire dietro il paravento di vimini vicino alla finestra.
Sprofondo nel letto a braccia aperte.
Sto per farlo con Ale. Lo stiamo facendo. Con qualche interruzione dovuta all’insicurezza, ma…pian piano ci arriviamo. Dio mio!
E se non le piacesse? E se si aspettasse di più? Se non fossi abbastanza bravo, se… oddio…no! no, no, no, no! Non posso farmi queste pippe mentali ora! Il piccolo me inizia a calare per ansia da panico! E non può succedere!
- ehi tu! che cacchio stai facendo adesso? su ti prego! Svegliati! Collabora! Non puoi ritirarti ora! Cazzo, fino a 5 secondi fa eri peggio di un palo e mo? - bisbiglio a Robert Junior, cercando di non farmi sentire da Ale.
- ti prego, ti prego, ti prego… non è il momento dell’ansia da prestazione! La fai scappare se ti vede così! alzati su…-
Cerco di andare mentalmente avanti con la serata, sperando di ritrovare l’eccitamento per il tramite della fantasia.
Solo che andando avanti mentalmente, mi rendo conto di aver un piccolissimo problema da risolvere. Dov’è il mio portafoglio?
Cerco di fare mente locale e mi ricordo di averlo appoggiato appena sono entrato a casa sul bancone vicino al microonde.
Con passo felpato scendo subito di sotto e corro verso la cucina. Prendo il portafoglio e faccio per tirare fuori il preservativo che tengo nel taschino sotto la patente. Non vi stupite, tutti gli uomini ne hanno uno e se non ce l’hanno è perché sono sposati.
Stavo per tirarlo fuori quando l’occhio mi cade su una scatola di pastiglie dalla confezione rosa. La prendo e leggo che si tratta di…pillole anticoncezionali. Non può essere un caso… o si?
Apro la scatola e vedo che mancano all’incirca venti pillole dal blister, quindi le prende già per affari suoi. Deo gratias! Tiro un sospiro di sollievo, pensando ai casini che ogni volta i profilattici mi danno, dato che non c’è una volta che azzecchi la parte giusta al primo colpo.
Lascio perdere il portafoglio e mi ri-fiondo in camera, buttandomi a volo d’angelo sul letto, prima che lei si accorga della mia visita in cucina.
Chiusa la mia parentesi responsabile, alzo il pantalone per controllare lo stato del Junior.
- Cazzo! Ma ti vuoi muovere?! È la tua occasione, non puoi dormire adesso! Per favore!- lo incito bisbigliando ma lui niente. Non si muove. Un morto. Un’appendice inutile accasciata su sé stessa. Ma che figura di merda!
- Rob tutto ok?- chiede la voce di Ale da dietro il paravento. Deve aver sentito tutte le mie suppliche (inutili) alla mia appendice.
- si, si…- mento.
- potresti spegnere la luce?-
- perché?-
- eh beh…mi… vergogno un po’…- ammette spuntando con la testa fuori dal paravento. Ha sciolto i capelli. Già solo l’idea di quella cascata di capelli su di me funziona come un defibrillatore sulle mie parti basse, che iniziano a dare segni di vita. Recependo il messaggio dell’animale, decido di non accontentarla stavolta e di lasciare la luce accesa. Incrocio braccia e gambe e, appoggiato alla testiera del letto, mi dispongo a guardarla. Sarebbe un peccato mortale non osservare il completino che ha interrotto il tutto per essere indossato no? dato che sulla mia testa gravano già un sacco di condanne, prima fra tutte quella di finire nel girone dei lussuriosi, non posso firmare altri anni di pena per farmi punire di questa mia mancanza. Va bene tutto, ma prima o poi il paradiso vorrei vederlo anche io.
- dai Ale…- sbuffo cercando di incoraggiarla con lo sguardo.
Lei alza gli occhi al cielo e con uno scatto fulmineo esce da dietro il paravento e si fionda sotto le lenzuola, coprendosi fino al mento. Giusto il tempo di capire che indossa qualcosa di nero.
- Ale!- la rimprovero.
-uff!- sbuffa tirando fuori le braccia da sotto il lenzuolo.
Curioso come mai in vita mia, riallaccio i nostri sguardi e prendo un lembo del lenzuolo sopra il suo seno.
- posso?-
Distoglie gli occhi imbarazzata e mi lascia alzare il lenzuolo. Il paradiso è fatto di bustini neri di raso e di brasiliane di pizzo. Ora posso morire felice. E con l’uccello di nuovo funzionante.
- ora puoi spegnere la luce, per favore?- dice spingendosi contro di me, attraverso il lenzuolo.
Stavolta l’accontento e mi giro per premere l’interruttore. Faccio scivolare il lenzuolo sotto di me e la raggiungo.
Nel buio mi cerca, trova il mio braccio e inizia a sfiorarlo con un dito. Riprendiamo a baciarci, con baci piccoli, teneri e non troppo irruenti, cercando di riprendere da dove avevamo lasciato.
La stringo a me e so che sente quanto io la desideri. Allaccia una gamba attorno al mio fianco che non posso fare a meno di ripercorrere più e più volte con le dita.
Con la mano dietro la sua schiena arrivo fino ai lacci del bustino e mi permetto di cercare una conferma nei suoi occhi. Mi guarda di riflesso, timorosa e tremante.
- Ale… tutto ok?-
- s..si..- soffia sulle mia labbra.
- Ale, tesoro… non dobbiamo… per forza…- la rassicuro, spostando la mano dai lacci e portandola ad appoggiarsi sul mio petto.
- no, ma io…- inizia tremante stringendomi la vita con un braccio.
- Ale va tutto bene, ok?-
So che si è raffreddata. So che si è preoccupata. So che è insicura e so anche che non posso forzarla per quanto io la desideri.
Con tanta violenza a me stesso, mi rassegno e mi dico di darmi una calmata. Era tutto troppo bello per essere vero. Faccio per allontanarmi e scendere dal letto per andare a dormire ma lei rafforza la presa attorno a me.
- resta qui. Dormi con me stanotte, vuoi?- chiede tornando a guardarmi. Quell’invito mi scalda il cuore e mi rende felice. Non vuole che mi allontani, quindi anche lei mi vuole e quello che l’ha fermata è solo la paura.
- ma certo che voglio principessa. Vieni qui-
Allargo le braccia e le faccio posto. Appoggia la sua schiena contro il mio petto e rannicchia le gambe mentre la circondo con le braccia e avvicino il viso per addormentarmi (si spera che io riesca a dormire con l’ormone galoppante che mi ritrovo) con il profumo dei suoi capelli.
- buonanotte-
- ‘notte principessa-
 
Diverse ore dopo…
 
Forse sogno, forse sto soltanto rivivendo i momenti passati con lei questa sera ma…la sento ancora sulle mie labbra. La sento tracciarne i contorni con la lingua, la sento accarezzarmi il viso mentre lo fa, sento il suo corpo incollato al mio…le sue gambe cingermi i fianchi e…
Forse dovrei aprire gli occhi perché…sembra vero… troppo vero.
Temendo di prendermi una sbandata colossale perché tutto questo è solo frutto della mia immaginazione e lei sta dormendo a fianco a me ma non su di me, apro gli occhi e… non è un sogno. È vero sul serio!
Senza pormi troppe domande, rispondo al bacio stringendola di più a me.
I suoi sospiri tornano a riempirmi le orecchie e ad occupare qualsiasi angolo della mia mente. Le sue mani tra i miei capelli sono l’unica cosa di cui mi importa.
Con un abile gioco di movimenti, ci ritroviamo seduti sul letto, lei su di me, con le gambe incrociate dietro la mia schiena che percorre con baci leggeri e soffi la curva della mia spalla. Le mie mani salgono a ritrovare i laccetti del suo bustino.
- fallo, Rob… prendimi- soffia al mio orecchio mentre con due dita inizio ad allentare il fiocco, incoraggiato dal suono del mio nome sulla sua bocca.
Lentamente e con attenzione mi libero del suo bustino, lanciandolo in un punto imprecisato del buio. Sembrerà assurdo, ma non mi interessa guardare i suoi seni. Non faccio altro che guardare lei, i suoi occhi. Quando la sfioro mi perdo nel guardarla rovesciare la testa all’indietro, quando disegno la curva dei seni mi salgono brividi lungo la schiena sentendo il suo petto alzarsi con più forza sotto le mie dita. Morirei su quelle labbra schiuse dal piacere. Per non parlare delle carezze che fanno i suoi capelli lunghi sulle mie mani che le accarezzano la schiena. Mi fanno letteralmente impazzire, perché sfiorano e accarezzano li dove cadono con discrezione e dolcezza.
Non posso fare a meno di baciare solo le sue labbra, labbra che ho desiderato così tanto che ora sono diventate una vera ossessione.
Le sue mani corrono sul mio corpo strappandomi ringhi e mugolii che si amplificano quando i suoi fanno eco ai miei.
La stendo sotto di me e sento le sue dita giocare con l’elastico dei miei pantaloni che sfila assieme ai boxer aiutandosi con le gambe.
Avvicina il suo bacino al mio e cerca un contatto che non le nego, beandomi del vicinanza pungente del suo slip di pizzo a me.
Percorrendo un’ultima volta con le mani il suo corpo, soffermandomi un minuto di più sui suoi seni sodi, scendo anche io, pronto a liberarla dell’ultima barriera.
Quando mi posiziono tra le sue gambe, allaccia le braccia attorno al mio collo e punta gli occhi nei miei. Le accarezzo il naso con il mio e appoggio le labbra alle sue, che sento tirarsi in un sorriso sotto le mie.
Affondo. Un sospiro mozzo le muore in gola, molto simile al mio. Continuiamo a baciarci mentre insieme ci muoviamo prima lentamente, poi con più impeto, e poi di nuovo lentamente.
Si inarca sotto di me, sospira per me, ansima con me. Sente me. Lo so che sente me. Sente le mie mani su di lei.
Non so cosa accadrà domani mattina quando si sveglierà, al momento nemmeno mi importa realmente. Non so se abbiamo fatto bene o male, non so se saremo ancora noi quando ci alzeremo da questo letto. Ma una cosa la so: so che mi ha regalato la notte più bella della mia esistenza, lei che è diventata tutta la mia vita.


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Lo so, lo so...vi pare che io sia passata da un estremo all'altro e riporto la spiegazione che ho dato a Smemo92 in modo che la teniate in considerazione:
Ale è confusa. talmente confusa che fa quello che fa in questo capitolo, presa dalla volontà di andare avanti dato che indietro non può tornare. l'ha detto: lei non ha via di mezzo. considera il grigio della vita una scelta mediocre, perchè non l'ha mai visto il grigio. ha sempre dovuto scegliere tra due estremi. quindi non c'è rob e matt insieme: o solo uno o solo l'altro, anche se ovviamente non è semplice separare le due cose.

Unfaithfull- l'amore infedele
abbigliamento (l'intimo di Ale nella foto, è esattamente quello che ho scelto)

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Capitolo 23
*** Why ***


18



23
Why



Ok. Attenzione. Ecco quello che ci vuole ora. Massima. Attenzione.
Con un due dita, cercando di essere delicata per non svegliarlo, sollevo la sua mano dal mio fianco e tento di scendere dal letto. Mi sento tanto Tom Cruise in “Mission Impossible”.
Cerco di far muovere il materasso il meno possibile. Appoggio con estrema delicatezza la sua mano sul lenzuolo e scivolo giù dal materasso.
Senza nemmeno voltarmi a guardarlo, altrimenti so già che il panico prenderà possesso di me in maniera ingestibile, apro le ante dell’armadio e prendo il primo pantalone e la prima maglietta che trovo.
Cercando di non fare il minimo rumore, scendo in fretta scalza le scale e corro in bagno a vestirmi. Mi rifiuto categoricamente di mettermi a pensare fino a quando non avrò l’Ipod sparato a tutto volume nelle orecchie e i miei piedi avranno iniziato a muoversi.
Raccattando l’intimo e i calzini dallo stendino, mi vesto in fretta e furia e con la stessa premura afferro il lettore dal primo cassetto del tavolino vicino alla porta.
Già essermela chiusa dietro mi fa tirare un sospiro di sollievo. Lascio scivolare le chiavi nel portaombrelli accanto alla porta inizio a scendere le scale.
Ancora non posso pensare. Quando sarò in strada lo farò.
Attacco l’Ipod e lo fisso nel taschino interno del pantaloncino, in modo che resti fermo tra la mia pelle e l’elastico del bordo. Infilo le cuffie e apro il portone.
È presto, forse troppo presto. Sono circa le sei del mattino e l’aria è almeno respirabile, l’ideale per correre. Faccio un po’ di stretching per sciogliere i muscoli e attacco a correre, senza tirare troppo in velocità.
Ci siamo, non posso più scappare. È ora che ripensi al casino che ho combinato ieri sera.
Già…ieri sera. Sono andata a letto con Robert. Contro ogni buon proposito di stare calma, di non scalpitare, stamattina mi ritrovo nuda abbracciata a lui.
Va bene il prendere le cose come vengono che mi sono ripromessa, ma a tutto c’è un limite ed esordire in questo modo…Ho combinato un casino. Un  grande, enorme e forse irrimediabile casino.
Sono stata una scema senza nerbo, ecco cosa sono stata. Anzi, peggio.
Ho dato retta agli istinti primari del mio corpo senza usare la testa. Perché di questo si è trattato, di un puro, incontrastabile, istinto animale. Manco fossi una femmina di… chessò di…martora nella stagione degli amori.
Dal momento in cui ho appoggiato i piedi per terra, scendendo da quel bancone, non ho fatto altro che desiderare le sue mani addosso.
Ammettere che lui aveva finto con me davanti alla vecchia strega era una cosa assolutamente impensabile e fuori da ogni logica concreta. Sarò anche stata in astinenza fino a ieri notte, ma un minimo di obbiettività nel valutare l’attrazione fisica nei miei confronti riesco ancora ad avercela. E lui non stava mentendo. Avevo visto i suoi occhi azzurri diventare blu elettrico troppe volte per poter giustificare il fatto con “è un attore, è logico che sappia fingere”.
E ammettere tutto davanti a lui sul divano? Ne vogliamo parlare? No. Preferirei di no, da vigliacca quale sono, preferirei di no. Ma riconosco che per arrivare a capo di qualcosa forse dovrei essere sincera in tutto e per tutto almeno con me stessa. Quindi parliamone, forza.
Quel film centrava qualcosa? Si e no. Per tutto il tempo della cena non avevo fatto altro che fantasticare ad occhi aperti su come sarebbe stato se la nostra parentesi hot in negozio fosse proseguita…quindi il film non aveva fatto altro che rimandarmi li con la testa, per quanti sforzi facessi nel trattenermi dal farlo.
Sentivo i suoi sguardi pungermi costantemente e con cadenza regolare persino durante la pubblicità, e dentro di me non facevo che chiedermi se davvero i suoi pensieri fossero lo specchio esatto dei miei, come avevo sospettato.
Con la mente completamente vuota e solo il mio istinto a dominarmi, gli avevo confessato il mio desiderio e un attimo dopo mi sono trovata con le labbra sulle sue, a cavalcioni sulle sue gambe.
E di li a poche manciate di minuti sul mio letto, e poi dietro un paravento a mettermi un completino intimo per essere sexy per lui, per essere bella per lui, anche se avevo imbarazzo a mostrarmi svestita. Imbarazzata per via del motivo per cui ero mezza nuda. Imbarazzata per tutto il tempo per paura.
Mi sono ritratta alla fine, è vero. La paura del domani, di oggi, di come saremmo stati, di come ci saremmo comportati, era diventata insostenibile e aveva preso il sopravvento. Avevo paura di rovinare tutto, che la mia ansia di tenerlo per me lo facesse scappare. E invece quella che è scappata sono io.
È questo quello che ho fatto stamattina. Sono scappata. Non volevo vedere i suoi occhi compatirmi e provare pena per me, magari pensando che avessi cercato Matt tra le sue braccia ed avendomi accontentata per una sera. Perché è questo che lui fa: mi accontenta. Si prende cura di me come ci si prende cura di un cucciolo inerme, per compassione e tenerezza.
Io non cerco Matt. Io so che lui non c’è più e sto cercando di fare esattamente quello che mi ha detto di fare, ossia correre avanti. In tutti e due i sensi.
Sono arrivata a Central Park da un bel pezzo,  le mie gambe vanno da sole, a passo lungo e sostenuto. Sentire il dolore dei muscoli e il petto dolorante mi è sempre piaciuto. Ho sempre corso, anche se la maggior parte delle volte i miei erano degli scatti brevi e rapidi. Per me il bello della corsa è il riuscire a scaricare la tensione in pochi metri. Uno scatto ben fatto ti libera molto di più che una corsetta a ritmo sostenuto e costante per l’intero parco.
Passo sotto il viale di fiori rosa, che ormai è solo un tunnel di foglie verdi dopo la sfioritura. Ma è bellissimo lo stesso.
Quel giorno lui è stato così…così…dolce, e tenero, e simpatico…premuroso…perché ho rovinato tutto? perché ho lasciato che il mio istinto rovinasse tutto?
Cosa penserà di me quando si sveglierà e non mi troverà li con lui? Gli darò ragione di pensare che l’ho solo usato per cercare in lui qualcosa di Matt. Un contatto, immaginando che sia stato lui a darmelo. Dopotutto, dato che ancora pensa che io realmente avessi cercato di buttarmi giù dal terrazzo l’altra sera, da una quasi suicida ci si aspetta di tutto no? perché non aspettarsi anche una reazione del genere?
È questo che cerco di fare ora? Cerco di giustificare quello che ho fatto con il dolore? Assolutamente no! Sono stata tranquilla e buona per otto mesi e mezzo. Otto mesi lunghissimi in cui sono stata sola. Le visite di Matt si facevano man mano più corte e più sporadiche. Tornava sempre quando crollavo, per tirarmi di nuovo su. Ma ora lui non tornerà più. E io devo continuare. Quindi non è una reazione al dolore la mia. Io so che devo andare avanti.
Se c’è una cosa che ho imparato è che l’orologio non gira mai all’indietro. Per quanto tu ti dia da fare a girare la corona, le lancette gireranno sempre a vuoto. Ma io voglio cancellare ieri notte? Non lo so…
Faccio dietro front continuando a correre, riprendo la strada di casa prima che mi trovi a cambiare stato come Forrest Gump. 
Non c’è ancora nessuno nel parco, a parte qualche corridore solitario come me. Mi superano, li supero e tutti, nascosti dai nostri Ipod, battiamo un tempo solo nostro. Corriamo nella natura ma non ne siamo parte. Corriamo per sentieri solo nostri e non vogliamo essere interrotti.
-Aleeeeeeeeeee!- per l’appunto…quando si dice il tempismo.
Mi fermo sullo sterrato e mi piego ansante sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Non mi ero accorta di esserne quasi in riserva.
- Ehi! Mattiniera anche tu oggi?- dice la voce di Beckie.
Alzo leggermente lo sguardo dai miei piedi e trovo la sua figura slanciata e minuta davanti a me.
- Ciao Beck- rantolo con il poco fiato che mi resta.
- Buongiorno a te. Non riuscivi a dormire che ti sei alzata così presto? non è da te- dice tutta un sorriso già alle sette del mattino.
Aspetta che io mi sollevi del tutto per prendere a camminare con me sulla strada di casa, con le mani dietro la schiena.
- Qualcosa del genere...- butto fuori - e tu?-
- Oh..io! io stavo tornando a casa. Mi conosci! Tanti buoni propositi ma appena arrivo qui faccio appena cento metri e poi mi metto a camminare- articola allegra al mio fianco. - E Simo? Ancora dorme?-
-Chi?-
- Robert!-
- E perché l’hai chiamato Simo?-
- E beh…dal suo nuovo soprannome-
- Che sarebbe?-
- Il TrombabilisSimo. Gliel’ho affibbiato ufficialmente la sera della festa, dato che era una vera e propria visone. Ma, sono più che certa che se glielo dicessimo apertamente ci farebbe secche tutte e due, quindi meglio mantenere un nome di copertura- conclude con un tono alla “certe persone proprio non capiscono la mia arte”
- Tu sei tutta andata- sbuffo alzando gli occhi al cielo, cercando di non pensare a nessun sinonimo di “trombabile”. Fintanto che la pensavo come una parola astratta potevo anche riuscire a tenere il fatto che eravamo stati insieme per me sola.
- Si, lo so. Lo prendo come un complimento. Allora dov’è? ancora a dormire immeritatamente sul tuo divano? Dovresti condividere il talamo, Ale. Non va bene che un uomo di tale di bellezza e avvenenza adagi le sue membra perfette su uno scomodo sofà- mi rimprovera con aria canzonatoria.
- Beck sono le sette del mattino. Solo io, te e questi quattro citrulli che stanno qui abbiamo il coraggio di alzarci alle sei il sabato mattina- borbotto tirandomi i muscoli delle cosce, afferrandomi prima un piede e poi l’altro, deviando la frecciatina su divani e talami, dato che più che probabilmente il “Simo” è ancora nel mio letto. Il mio proposito di non pensare con lei nei dintorni a stanotte è andato evidentemente in fumo.
- Si, direi che siamo proprio degli autolesionisti- commenta piatta osservando i miei esercizi.
Chiacchieriamo del più e del meno fino a oltrepassare i cancelli del parco. Lei mi racconta di Luke, di quanto non sopporti sua madre che tenta sempre di mettere il becco in qualsiasi cosa riguardi il matrimonio, di quanto ci sia rimasta male per il fatto che siamo andati via subito dalla sua festa…
Lei parla e io annuisco, o borbotto qualche risposta confusa, mentre distrattamente giochicchio con il ciondolo appeso al collo che porto da ieri sera, persa nei miei pensieri.
Mi ha regalato un anello. Un anello che, ora come ora, sto giocando a fare entrare e uscire dalla prima falange del mio indice.
Ha detto che è un pegno. Un pegno è una promessa. Ha detto che non se ne andrà mai via. Mi scappa una risatina leggera, pensando che Matt mi aveva ripetuto la stessa cosa miliardi di volte e invece…
Conoscendo l’andazzo della mia vita, se il trend della mia sfiga si mantiene costante e sempre puntato verso l’alto, anche Rob se ne andrà. E non ho motivi per credere che prima o poi non lo faccia.
Ha detto che quest’anello è una promessa. A parole si dicono tante cose…
- Ale! Ale, mi ascolti?- chiede la voce di Beckie riportandomi alla realtà.
- Come? Si Beck, dicevi?-
- Allora si o no?-
Si o no cosa?
- Emmm si…si, si… assolutamente- nel dubbio meglio acconsentire.
- Ah davvero? Hai appena confermato che sei la cugina di Shirley Temple?- mi guarda con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto.
La odio quando fa così: approfitta dei miei stati di isolamento per farmi questi scherzi stupidi.
Arriccio le labbra e le lancio un’occhiataccia.
- Ok, Ale. Seriamente. C’è qualcosa che non va?- mi chiede tornando seria e assumendo un cipiglio preoccupato.
- Esisto?- sbuffo dopo aver preso fiato.
La mia vena tragicomica tende a diventare una costante nei miei momenti di depressione, perché è chiaro che io oggi sono depressa. SONO. DEPRESSA.
- Posso…emm…esserti d’aiuto?- chiede Beckie mettendosi a camminare all’indietro davanti a me. - se vuoi starò anche zitta solo ad ascoltare. Il parere te lo do solo a tua richiesta, ci stai?-
Non posso fare a meno di sorriderle. Beckie è sempre stata così. Sembra tanto sbarazzina, a volte superficiale ma in realtà non è così. E’ molto più profonda di me, se vogliamo dirla tutta. Ha un modo tutto suo di affrontare le cose, un modo che le ho sempre invidiato e che ho tentato sempre di imitare con scarsissimi risultati. Lei è il tipo che dice “hai un problema? Bene. Puoi rimandare e girarci attorno, ma non lo puoi spostare né farlo sparire con la bacchetta magica”. Per lei devi restare e affrontarlo di petto, subito. Dice sempre che la vita è già piena di problemi che non dipendono da noi e quindi è sciocco crearcene di altri da aggiungere a quelli che  non possiamo evitare. Penso che in una vita precedente sia stata un guru, o un saggio capo indiano…ha una filosofia di vita che proprio a volte mi da sui nervi, per quanto io possa apprezzarla. Come fa a non essere per niente razionale? O come si fa a essere razionali nell’istinto?
- SonoandataalettoconRobertstanotte- vomito fuori a testa bassa prima ancora di aver deciso di confessarmi a lei.
- Puoi ripetere in modo comprensibile agli esseri umani? Gli ultrasuoni ancora non li so tradurre-
- Sono andata a letto con Robert - ripeto con un sospiro, l’ennesimo.
- E tu hai sta faccia? Cioè dico…sei andata a letto con quel perfetto esemplare di manzo britannico, roba che se le sue fan lo venissero a sapere ti passerebbero per le armi all’istante… e tu non metti i manifesti?- le scappa una risatina isterica e canzonatoria- Ma è magnifico Ale, finalmente!-
In teoria, proprio visto che mi ucciderebbero lo dovrei tenere per me, ma al momento, sinceramente, non me ne frega un accidente.
Visto che io non do segni di vita, si ferma e mi trascina su una panchina.
- Ok, cosa c’è? Non ti è piaciuto? Ti aspettavi di meglio e non è stato così? te ne sei pentita?- spara a raffica portandosi un ginocchio al petto, mantenendo un cipiglio serio sul volto.
- Non è questo Beckie…mi sa che ho fatto una cazzata-
- …Dici di aver fatto una cazzata…perché?-
- Perché…uff…-
Le devo raccontare tutto? del negozio, dell’anello…di tutto? bah…ormai…speriamo solo che la reincarnazione del buddah qua davanti abbia una risposta anche per me.
Brevemente le riassumo come sono andate le cose in negozio, partendo da quello che aveva combinato la settimana prima la signora Cope per arrivare alla storia dell’anello e passarci anche oltre.
- No, aspetta. Fammi capire bene. Ti ha regalato un anello?!- chiede a un livello di decibel talmente alto che la commessa della pasticceria davanti alla quale siamo sedute esce fuori a controllare cosa stia succedendo. Vecchia impicciona.
Alzando gli occhi al cielo, tiro fuori da dentro la maglia la catenina con l’anello appeso e glielo mostro.
- Beckie non mi ha chiesto di sposarlo, ci serviva per vendicarci della Strega. Ha detto che devo considerarlo come un pegno per dirmi che lui non se andrà e che non mi lascerà sola. L’ha fatto per amicizia. Punto. Non cominciare a vederci significati nascosti dietro- sbotto, ricacciando la catenina dentro la maglia.
- Ma io non ci vedo significati nascosti, Ale. Io vedo esattamente le cose come stanno e sono palesi. Non c’è niente di nascosto, ma tu hai il calcestruzzo sugli occhi!- continua sorridendo ed alzando le mani in segno di resa. - Davvero pensi che sia amicizia?-
- E che altro potrebbe esserci?-
Si mette più comoda sulla panchina e prende fiato, come se si disponesse a spiegare a un bambino che non è vero che i neonati li porta la cicogna.
- Ale, so che ti sembra incredibile ma sono seria. Tu hai visto come ti guarda? Hai visto come gravita attorno a te? Alla festa ti teneva un braccio attorno alle spalle come se dovesse proteggerti da chissà quale mostro. E come ti parla? Ne vogliamo parlare? O quando parli tu. Pende letteralmente dalle tue labbra. Non è amicizia quella che ti ha promesso-
- Lui ha detto testuali parole- insisto. Che assurdità pensare che lui sia inn…no, no, no. Non ci voglio nemmeno pensare.
- Ma secondo te… a una ragazza come te, che ha passato quello che hai passato tu, si va a dire direttamente “ti amo, voglio star con te”? Ale, per favore, ragiona- cerca di convincermi appoggiando un braccio esausta sullo schienale della panchina.
- Beck, le cose non stanno così-
- A no? E dimmelo tu come stanno. Hai detto che non si è tirato indietro ieri sera, quindi anche lui ti desidera-
- Un conto è desiderare e un conto è amare Beck-
Oh finalmente. Forse l’ho zittita. No, forse ho cantato vittoria troppo presto.
- Va bene, ammettiamo che non sia così. Lasciamo perdere anello e significati palesi che tu non vedi, parliamo di ieri sera. Sei andata a letto con lui. Che c’è di così tragico?-
- Il fatto che ci sono andata a letto e il fatto che stamattina ce l’ho lasciato da solo sopra, senza nemmeno il coraggio di guardarlo. Ho una paura fottutissima che lui pensi che l’abbia fatto per…-
-…Per?-
- Perché in lui cerco Matt-
- Non credo che lo pensi, e anche se così fosse Ale, nessuno avrebbe il coraggio di metterti in croce per questo fatto-
Si, come no. Io odierei se un uomo venisse a letto con me cercando il tocco di un’altra donna. Non credo che la situazione sarebbe tanto diversa se ribaltata.
- Ma non è così, io non l’ho cercato!-
- Beh, meglio così. Un problema in meno.-
- Beckie!-
- Scusa ma è così! senti un po’… ma anziché scervellarti in sciocche e inutili seghe mentali su quello che pensa lui… ti sei chiesta che hai sentito tu?-
- Non è importante-
- Si che lo è! Tu percepisci quello che avete fatto ieri sera come un semplice sfogo di voglie represse perché guardi solo il fatto in sé. Tu, come tuo solito, sei talmente razionale che guardi solo i fatti e non ti prendi cura di analizzare quello che senti-
- Io analizzo le mie emozioni, se è questo che intendi dire!-
- No, non lo fai. Analizzare significa pensarci e capire il motivo del perché ti senti in un certo modo. Elencare una dietro l’altra le sensazioni non significa analizzarle. Elencare e analizzare sono due cose completamente diverse-
Io non…ok. Forse è vero. Colta sul vivo. Elenco e rivivo e non analizzo. Chi sono io per sindacare in merito a questa verità suprema? Un anno alla Stanford figura nel suo curriculum non nel mio.
- E quindi?- sbuffo
- Quindi ti devo insegnare proprio tutto io. Allora forza. Com’è stato?- Dio fa che non inizi a saltellare sul posto.
- Cosa?-
- Ossantocielo! Partiamo dall’inizio. Com’è stato baciarlo?- Come non detto. Sta saltellando sulla panchina.
- Emmm…bello?-
- Si, ok…grazie tante. Ma ti è piaciuto? O ti ha disgustato perché ti ha lavato la faccia usando troppa lingua?-
- Beckie!-
- Scusa ma con te bisogna essere elementari, altrimenti non capisci. Allora. Com’è stato e cosa hai sentito. Forza e coraggio-
Con uno sbuffo carico di sopportazione (pretendo la beatificazione già solo per questo) incrocio le braccia al petto e scivolo sullo schienale della panchina.
Non ho più ripensato al nostro bacio. Non ho più ripensato a stanotte. Ho evitato di rivivere quei momenti per non…
Però…ah che bacio. Quando mi ha baciato è stato come…non lo so…è stato bellissimo. Le labbra morbide, quel leggero strato di barbetta che mi sfregava le guance, il suo profumo. Accarezzava le mie labbra con delicatezza. Proponeva movimenti e attendeva che io decidessi di seguirlo. E quando sorrideva…oh Dio…che bello quando sorrideva! Lo faceva ogni volta che prendevamo fiato.
E quando si tirava indietro apposta per farsi inseguire? Oddioooooo!
- E’ stato…è stato…cioè…era…e poi…non era…però…wow! -
Ma che ho detto?
- Sei stata chiarissima. Ma io lo sapevo, me lo sentivo! uno così non può baciare male! E poi?-
- Poi che?-
- Mmm!!! Ale! di che stiamo parlando?! Dopo! Appurato che la bocca la sa usare…dopo…com’è?-
Le lancio un’occhiataccia a cui lei risponde con una facilmente decifrabile come “o parli o ti ammazzo”
Che devo dirle? Che ho cercato la sua bocca nel buio? Che mi sono avvinghiata a lui svegliandolo per farmi assecondare? E che lui…
Ho creduto di morire quando mi ha liberato del bustino. Non ha perso mai d’occhio il mio viso. Non ha guardato il mio corpo nemmeno un momento, anche se l’ha sfiorato in tutti i modi possibili, sempre in punta di dita, come se usando la mano intera mi avrebbe fatto del male.
Era stupendo anche nel modo in cui si lasciava toccare da me. Non seguendo il suo esempio, io l’ho guardato. Eccome se l’ho guardato ed è…davvero perfetto. Con tutte le volte in cui l’ho visto senza maglia, avrei dovuto farci l’abitudine e invece…il petto ampio, con un leggerissimo strato di peluria morbida, quasi invisibile seppur presente, come piaceva a me. E quella striscia che da sotto l’ombelico scendeva fin dentro ai pantaloni…gli addominali tonici e appena definiti, come la V dei suoi fianchi…è la perfezione fatta uomo. Perfezione che ammirai ancora senza farmene accorgere quando lui si era addormentato. Ho smesso solo quando si è svegliato non trovandomi accanto a lui. si è alzato su un gomito, mi ha dato un bacio leggero e mi ha portato tra le sue braccia, coprendomi con il lenzuolo.
È stato così bello, così perfetto. Era si dolce, ma allo stesso tempo era passionale e impetuoso, e intraprendente. I suoi baci erano profondi e quando è entrato in me…oh santi del paradiso, è stato…ah…
- Si ok… con quella faccia hai reso l’idea, è meraviglioso anche li. Ora la mia domanda è: che ci fai tu qui?-
- Perché?- chiedo allarmata, riemergendo dal mio revival ad occhi aperti.
- Dovresti essere li con lui, non qui con me scema!-
- Beck io non so se mi sento pronta…e se lui si aspettasse qualcosa da me?- ecco che è tornato il panico di stamattina quando mi sono svegliata e ho sentito il suo braccio attorno a me.
- Se è come hai detto tu, cioè che lui sa che hai cercato Matt per questa notte tra le sue braccia, non si aspetterà niente-
- Ma io non ho cercato Matt-
Non ho pensato a Matt. Matt se n’è andato e non torna. E mi ha detto di correre. Io sto correndo. Forse troppo però…l’importante è che io lo faccia giusto?
- Bene! Finalmente Ale! Non devi sentirti in colpa se finalmente senti il bisogno di qualcun altro accanto a te. E’ giusto. Buttati una buona volta. Tu hai avuto sempre coraggio per fare le cose, ma per una volta vedi di averlo lanciandoti senza pensare troppo. Spegni la calcolatrice che hai in testa!- mi incoraggia scuotendomi un braccio entusiasta.
- Sai che ti dico, Beck? Hai ragione- dico alzandomi di botto dalla panchina.
- Oh che miracolo, domani pioveranno calendari di Brad Pitt nudo! Mi hai dato ragione?- si alza anche lei.
- Si, hai ragione!- le ripeto sorridendole.
- Dei del cielo, è successo il miracolo!- esulta guardando il cielo e giungendo le mani come se fosse una donna molto pia.
- Beck io…-
- Vai! Corri!- mi fa gesto anche con le mani
- Tu…-
- Oh, io cammino… forse torno indietro e cerco di convincermi a prendere il tuo esempio per correre un pò-
- Ok-
Attacco a correre più veloce che posso verso casa, cercando di divorare in pochi minuti i due isolati che mi restano.
Ha ragione, Beckie. Devo smetterla di pensare e farmi problemi. Lui sa quello che vuole e i suoi pensieri sono solo suoi. Non ha detto nulla perché io potessi pensare che percepisse che l’ho usato, o che almeno l’abbia pensato. Forse ho fatto una grandissima cavolata, è vero. Ma l’abbiamo detto. Per una notte. E lui ha detto si. Non c’è nessun problema, a parte le farfalle che sbattono come mai hanno fatto prima nel mio stomaco.
Non so cosa mi aspetta adesso che arriverò a casa, ma con un po’ di fortuna lui ancora dormirà e non si è renderà conto di niente. Dio, ti prego, fa che sia così! voglio risparmiargli la delusione di svegliarsi e non trovarmi li con lui. Perché non lo so, ma non voglio che pensi che per me sia stato solo un giocattolo usa e getta. Non voglio leggere la delusione nei suoi occhi, già gli avevo dato le lacrime la sera della festa di Beckie ed era stato un colpo al cuore vederlo in quello stato.
Ma ora io sto correndo da lui. Mi vedi Matt? Sto vivendo.
 
Sentendomi di nuovo molto Tom Cruise, apro piano la porta d’ingresso e mi tolgo le scarpe dal tallone. Forse dovrei anche farmi una doccia, anche se per fortuna non ho un odore terribile addosso, ma prima voglio salire di sopra a vedere se ancora dorme. In punta di calzino, scivolo sul parquet per non disturbare il silenzio della casa. Salgo piano le scale e lo cerco tra le lenzuola ancora sfatte del letto. Vuote.
Non ce l’ho fatta. Non sono arrivata in tempo. Ma perché sono stata così codarda? Perché ?
Non sarebbe stato meglio aspettare che si svegliasse e parlarne insieme anziché farmi i miei giri mentali che hanno una buona probabilità di avermi portato sulla strada sbagliata?
Scendo di sotto e spero mentalmente di affogare sotto la doccia per espiare almeno parte delle mie colpe. Butto un occhio veloce e distratto alla cucina e lui è li. Appoggiato di schiena al bancone, le mani appoggiate ai bordi. La testa bassa.
- Ciao- dice non alzando lo sguardo da terra
Faccio un passo verso di lui, voglio andare da lui, abbracciarlo, fargli sentire che sono qui. Che sono tornata. Il suo sguardo, improvvisamente alto e triste, però mi inchioda.
- Non ti dirò che non me l’aspettavo - inizia, riabbassando lo sguardo sul palchetto - non… ieri sera…per tutto il tempo ho avuto paura di non trovarti stamattina…sapevo che molto probabilmente avremmo rovinato tutto, ma…non me n’è importato. Ale, ti devo delle scuse. Ieri sera io…non ho saputo controllarmi e…Ti desidero troppo. Questa è la verità. Sono due settimane che non faccio che pensare a te e ieri sera avrei dovuto controllarmi-
Parla a voce bassa, quasi monocorde, come se io non fossi qui a pochi metri da lui.
- Ho sbagliato perché so che non sei in condizioni di poter…non lo so… non so che ti passi per la testa perché non me ne parli. Conosco il tuo passato e …posso solo immaginare quello che tu possa provare per…Matt... e per…il fatto che se n’è andato… però dovevo fermarti. Dovevo dirti di no ieri notte-
È pentito? Mi sta dicendo che stanotte per lui…ha detto che mi desidera, eppure non…forse è a lui che non è piaciuto, non a me. Forse voleva qualcosa di diverso, forse…
- Però la sai una cosa?- chiede alzando lo sguardo su di me. Le labbra sono una linea dritta e le mascelle sono serrate, i suoi occhi…non so leggerli stavolta.
Scuoto la testa lentamente, incapace di proferire qualsiasi parola.
- Non so cosa ti abbia fatta scappare da me, o forse si ma preferisco non pensarci perché altrimenti la gelosia mi divorerebbe vivo e non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di questo discorso forse inutile e sicuramente insensato che sto facendo. Quello che voglio che tu sappia è che…per me…è stata la notte più bella della mia vita-
Non riesco a respirare, non ci riesco. Il cuore ha perso un sacco di battiti e le farfalle che ho nello stomaco sembrano voler sfondare il mio corpo per uscire a tutti i costi.
- Non  parlo del…sesso…che è stato bellissimo, ma…io parlo di tutto. Ci speravo un po’ che restassi con me stamattina…volevo essere io a svegliarti e a darti il buongiorno. Volevo stare ancora un po’ a rigirarmi e a dormicchiare tra le lenzuola con te. Ma non è successo…L’abbiamo fatto e non me ne pento. Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come rifarei l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla tua finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto a fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò qui per te. Sempre-
I miei piedi decidono finalmente di muoversi. Seguo solo l’istinto, perché se penso è la fine. Non voglio pensare, sono stanca di pensare, vorrei non doverlo fare più in tutta la mia vita.
Mi avvicino a lui e faccio solo quello che il mio corpo mi dice di fare. Appoggio entrambe le mani sulle sue guance e lo costringo a guardarmi.
- Scusami se sono andata via-
- Ale non devi scusarti, tu…-
- No, lasciami parlare, ti prego- Prendo un bel respiro. Non pensare.
- Se sono andata via stamattina…se ieri ho…tergiversato un po’ nel…prima…è stato perché avevo una paura folle che le cose tra noi si sarebbero rovinate. Sono terrorizzata all’idea di perderti perché, per quanto assurdo ti possa sembrare, non credo di poter più fare a meno di te. Quando ieri ti ho detto che stavo pensando al fatto che mancano tre giorni, ormai due, prima che tu vada via…Io non voglio che tu te ne vada. Ho paura che all’inizio le cose andranno bene ma con l’andare del tempo tu ti possa dimenticare di me. Non mi chiedere di tradurre le mie parole in nomi di sentimenti perché non saprei risponderti. Non so dare un nome a quello che sento, tranne che a una sola emozione. Mi hai chiesto scusa ma…non dovevi farlo perché…sono io che ti desidero alla follia. Sono io che ieri sera non ragionavo più. È la mia paura più grande questa mattina non è stata solo quella di perderti, ma quella che tu…insomma che tu ti fossi sentito…usato da me-
Cavolo. L’ho detto.
- Cosa intendi dire?-
- Avevo…ho paura…che tu possa pensare che l’ho fatto per…immaginare Matt al tuo posto- ammetto imbarazzata. Non pensare, non pensare, non pensare.
- Ed…è stato così?-
- No. Nemmeno per un momento. Ci sei stato sempre tu davanti ai miei occhi-
Il suo viso serio si apre sul suo viso e contagia gli occhi, che tornano azzurro chiaro, splendenti. Prende le mie mani e le chiude nelle sue.
- Sapevo che pensavi a me-
- Come facevi a saperlo?-
- Quando mi hai svegliato, quando…mi hai chiesto di …hai detto il mio nome -
- Oh…Rob…mi spiace per questa mattina. Sono scesa per… schiarirmi le idee e tornando a casa ho sperato che tu fossi ancora a letto per…essere li con te…-
Ormai non trattengo più le parole. Ogni cosa che mi passa per la testa esce direttamente fuori dalla bocca. Ma se il risultato è vederlo sorridere come sta facendo…mi va bene anche il parlare a ruota libera.
- Beh se è servito a farci fare questo…sono contento che tu non fossi li con me questa mattina-
Sorrido a quella frase. Mi lascio tirare e mi lascio abbracciare. L’ha detto per rincuorarmi, per dirmi di non preoccuparmi che è tutto a posto. E vorrei davvero che le cose stessero così…che fosse tutto a posto. Ma finchè non chiariamo ancora un punto le cose non saranno mai a posto.
- Rob?-
- Si?-
- Io e te…adesso…cosa siamo?-
Preferisco non guardarlo. Trovo i miei calzini bianchi un po’ monotoni come panorama, ma non voglio guardarlo. Non so nemmeno quale risposta voglio. Non so quale sia la risposta giusta e quella sbagliata.
- Siamo noi. Io e te. Come siamo sempre stati, se tu lo vorrai- dice tra i miei capelli.
- Certo che lo voglio, ma…cosa siamo…per gli altri, per noi…cosa siamo?- Ho bisogno che sia lui a dare una definizione al nostro rapporto, perché io non ne sono capace. Ma lui non risponde. – Rob, ti prego…di qualcosa, dimmi cosa siamo. Siamo amici, siamo…cosa?-
- Io so cosa vorrei che fossimo, Ale, ma…non so cosa vuoi tu. Per me è importante capire cosa vuoi… quello che voglio io non è importante- dice sempre con la bocca appoggiata sui miei capelli.
- Tu cosa vorresti?-
Il cuore batte all’impazzata nell’attesa di una risposta. Quasi non respiro. Contro il suo petto, sento che anche il suo battito ha accelerato la sua corsa. È una gara a quale cuore batte più forte.
- Vorrei…vorrei… che io e te provassimo…a… essere una coppia. M-ma, ma, ma…questo è solo un pensiero mio…sciocco e stupido…io non voglio che tu…-
Lui continua a balbettare e a dire cose che al momento non capisco. Sento solo la parola coppia. Cuore fermo. Linea piatta. Respiro totalmente assente. Clinicamente morta e inspiegabilmente viva. Mi sento viva. Sento che la sua risposta ha scatenato qualcosa dentro di me e non so se è questa la risposta che volevo, ma il mio nuovo stile di vita all’insegna del non pensare mi impone una sola risposta.
- Proviamo-
- Ma, non devi, insomma… io e te potremmo anche restare solo amici….e…aspetta che hai detto?-
Mi allontana da sé, mi stringe per le braccia e mi guarda fisso.
- Ho detto proviamo- ripeto.
Lo guardo e non so cosa leggere sulla sua faccia. È un misto di tutte le sue espressioni facciali più frequenti: la faccia felice, quella triste, quella incazzata, quella dubbiosa, quella scettica…tutte li.
- Sei sicura di quello che dici? Lo vuoi davvero? Non dire si solo perché questo è quello che vorrei io. Mi hai chiesto una definizione e io te l’ho data, ma per te sono anche disposto a far restare il nostro io e te senza nome. Non farlo per farmi felice- dice serio, non lasciando mai i miei occhi.
- Sono seria, Rob. Non ti voglio far contento dicendolo, voglio provarci. Con te-
La sua espressione indecifrabile inizia a distendersi. Le rughe che le solcano la fronte scompaiono e si apre in un sorriso talmente radioso che è minimizzare dire che ha contagiato solo gli occhi. E’ come se avesse una specie di aura attorno a sé quasi palpabile, talmente intensa che fa sorridere anche me.
Con lentezza si avvicina, fa sfiorare le nostre labbra portando le dita tra i miei capelli.
Mi bacia con devozione e rapimento, e io rispondo allo stesso modo.
È uno dei suoi baci migliori, di quelli che partono lenti per poi andare sempre più intensificandosi di quelli che ieri sera, più di una volta, mi hanno fatto perdere la percezione del tempo e dello spazio.
La presa delle mie mani sulla sua maglietta è diventata talmente serrata che dubito di poterle più riaprire ma…chissene frega. Mi sta portando in paradiso solo con un bacio. Le gambe non mi reggono e il bancone ormai dietro di me è un vero miracolo che sia li a sostenermi.
Dopo un tempo che a me è parso sinceramente troppo breve (anche se non so dire in realtà quanto sia stato lungo), interrompe il bacio.
-…Ti…ti va…di tornare di sopra con me? non per…voglio solo…stare ancora un po’ nel letto con te…- chiede imbarazzato e col fiato grosso sulle mie labbra.
In tutta risposta, gli prendo la mano e lo trascino verso le scale. Possiamo far finta che stamattina io non sia andata via. Possiamo riaddormentarci e risvegliarci insieme un’infinità di volte prima che arrivi lunedì mattina e quando arriverà, non importa se non vivrà più qui perché ora siamo un io e te. Una nuova pagina per me che voglio iniziare a scrivere smettendo di pensare. Voglio vivere e basta. Come andranno avanti le cose…si vedrà.





l'abbigliamento

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


capitolo 24 WOW!!!!!!! 20 recensioni!!!!! ma io muoio!!!!!!!
siccome ho tanto a cui rispondere, non mi perdo in ciance e dico immediatamente che questo capitolo è per Chiara. Grazie Chia per avermelo suggerito e ispiratoooooo! e grazie anche alle twittergirl che ieri sera mi hanno tenuto compagnia mentre scrivevo. con i loro discorsi di ieri sera hanno messo a serio rischio pervi questo capitolo! prima o poi finirà che mi influenzeranno troppo :P

recensioni:

emilyatwood:  che dire? grazie mille! c'hai azzeccato in pieno, perchè anche a me piacciono le recensioni papiro! come forse hai già avuto di notare sia qui che per quella che ti ho scritto su quel racconto che mi hai raccomandato (prima o poi leggerò anche l'altro :))
ma tu ti rendi contio che quando mi hai detto che ti ho ispirata mi stavano le lacrime algli occhi? io che ispiro quando in genere sono io quella che prende ispirazione dagli altri è... WOW! hai ragione per quel che riguarda le altre storie: molte volte scrivono di lui che è un buono, un pazzoide gentile e tenero ma lo danno per scontato. io non posso dirti che l'ho voluto rendere così apposta...nel senso che è venuto tutto fuori naturalmente dalla mia testa. l'unica cosa che mi ha influenzato un pò sono state le due biografie su di lui che ho letto e ho cercato di farlo restare il più fedele possibile a quello che ho letto e a quello che dice nelle interviste :)

camillalice: tu mi vuoi far piangere!!! :) sono Jasper??? dici sul serio??? il complimento dei complimenti! grazie! grazie di cuore! tranquilla per lo studio, nessuno come me ti può capire. pensa che scrivo di notte perchè di giorno sto sempre sui libri!

veri15star: mazza sei proprio arrabbiata eh?! XD no davvero dimmi se mi devo affittare una guardia del corpo perchè per i prossimi capitoli mi odierai veramente. l'unica cosa che ti posso dire è abbi fede, che la storia è ancora lunga :) e se mi viene qualche lampo di genio adatto potrei anche scrivere la storia di ale e matt prima di rob.

skitty: grazie  mille davvero! :) so quanto era atteso quel capitolo quindi...tieni pronta perchè ho intenzione di farvi restare con gli occhi a cuoricino davanti allo schermo per un bel pò di capitoli ancora :)

vannyp1987: grazie! :) grazie mille :) spero di non averci messo troppo.

romina75: cioè ma tu mi leggi nel pensiero???? :) mi hai appena detto che i capitoli che già avevo intenzione di scrivere (matrimonio di Beckie e soddisfazioni lavorative) sono quelli che vorresti tu. davvero erano già in scaletta! oh beh son proprio contenta va :)
le tue teorie sul mio cervello mi fanno sempre morire dalle risate davvero :) sei un mito!!!

cricri88: ti ho già detto che ti adoro? no? te lo dico ora. TI ADORO!!!! dovrei raccogliere tutte le tue recensioni e farne un racconto perchè sei tu che riesci a farmi morire dal ridere fino alle lacrime e a commuovermi nel giro di poche (poche solo in confronto a un racconto perchè sappiamo che a te servono i rotoloni regina per la lunghezza delle recensioni che scrivi) righe. davvero...quasi mi sento tutti questi complimenti immeritati... ma se lo dite voi... va be mi fido.
ogni volta mi dici sempre che succedono cose inaspettate nei miei capitoli  e sono contenta di cogliervi sempre di sorpresa. a volte non me ne rendo conto perchè la storia per me è già perfettamente chiara e quello che per voi è un colpo di scena, la maggior parte delle volte lo sento come un evolversi più che logico della storia. Beckie... ti stava bene addosso come personaggio davvero XD anche se sono sicura che tu ad Ale ne avresti dette ancora di peggio!
e Rooooob.... si è un magnifico balbuziente :) teneroooooooo!!! cmq questo capitolo per la seconda parte è merito di chiara e se succede qualcosa che non ti aspetti la colpa è sua! :P

smemo92: oddio no!!! io l'istinto del killer ce l'ho solo nei confronti di kris, lo giuro!!!!! cioè io non so cosa dire davvero :) mi hai fatto una marea di complimenti punto per punto che non posso rispondere che grazie (GRAZIEEEEEEEEEEE!!!!!) e sperare di meritarmeli ancora :)
Rob... e lo so è teneroso e insicuro... spero ti piaccia questo nuovo pov...secondo me è molto tenero.

sophie88:aspetta quando l'hai scritta quella frase??? l'ha detta Mike???? cavolo me ne ero scordata! cioè npn mi ricordavo l'avessimo scritta proprio così :) sentiiiii menata .... parliamone.... c'ho paura, che dovevo fare! ma oggi mi faccio perdonare tranquilla tranquilla leggi ( stavolta tutto perchè un pezzo l'hai già letto) e dimmi fino a che punto ti ho fatto venire l'infarto.

lazzari: avresti ucciso Aleeeeeee!!!!! beh si in effetti se correva ancora un pò ce la trovavamo a fare forrest gump 2 e sarebbe stata da ammazzare sul serio, però beckie è beckie :) un misto di tutte le mie amiche , quindi non poteva  non essere così speciale :) Rob ce l'ha fatta, ma si trattiene ancora... spero che questo pov chiarisca ancora meglio la sua posizione.

piccola ketty: come farà con il lavoro???? ehhhhhhhhhh non te lo posso dire :) vorrei ma non posso :P grazie mille per i complimenti!

ellebaker: innanzi tutto grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! per aver recensito e per tutti i complimenti con cui ogni volta mi ricopri che mi fanno davvero commuovere. eeee lo so , far svegliare rob tutto solo è stato un atto di sadismo vero e proprio, e conta che lei esce da casa come se non sapesse che al ritorno lui ci sarà ancora perchè abita li (pure scema quindi) beckie... beckie era forse l'unica che poteva farcela con lei :) è per questo che l'ho inventata! il suo ruolo diventerà davvero importantissimo più avanti quindi teniamola d'occhio.

ladyherm: dici sul serio? sono senza parole ... posso solo dire che sono contenta di averti regalato un finale diverso e conseguente emozione e che mi dispiace che per te non sia finita come ale e rob.

sei nell'anima 2009: allora  vado per punti :) ale: ale.... cosa prova lei per rob? non lo sa. lei crede sia principalemte attrazione sommata al fatto che lui è simpatico dolce bello e compagnia bella e quindi vede in lui una persona che la può sorreggere. diciamo che per il momento quello che pensa ale è : non è matt ma mi vuole bene e mi renderà felice. un pò triste per ora come cosa ma tutto prenderà aforma più avanti.
kristen??? oooo ci sarà :) te lo assicuro. ho pensato al tuo suggerimento oggi e sicuro che lo metterò, anche se un pokino più avanti :P qualsiasi altra idea dimmela!

jordy klein:  grazie davvero :)

polpettina 90: nuuuu!!!! Ale ormai direi che è una twitter XD esistesse davvero la inviterei alle serate pervi che ieri è stata esilerante! sono felice che il tutto ti sia piaciuto e sono convinta che avresti linciato ale all'inizio, ma va be... la seconda parte di questo chap è tutto merito di chiara però che mi ha dato l'idea :P
il seguito... se mi faccio prendere la mano direi che dovrò cambiare il raiting in rosso, ma non sono molto brava a scrivere rosso passione. forse rosso sangue triglia si però.

ryry: tranquilla sei sempre magnifica! grazie :)

fallsofarc: ave mia musa ispiratrice! ci siamo già parlate tanto ieri sera e quello che posso dire ancora è semplicemente grazie!!!! :) la telecamera su rob???? ti giuro vorrei averla! soprattutto una waterproof per quando è sotto la doccia, ma ahimè... non c'è :'(
ti giuro se ieri sera non avessimo passato tutto quel tempo al pc avrei una risposta alla recensione modello romanzo (guerra e pace per lunghezza tanto per intenderci) e non finirò mai di ringraziarti per il tuo consiglio sulla scena. spero di averla scritta bene e soprattutto che ti piaccia :) mi pare che il primo pezzo che hai letto ti sia piaciuto e... spero di non aver rovinato le 8 pagine seguenti :P

mikki: grazie grazissimo! tranquilla per i neuroni e per lo studio... i miei si stanno decimando :P spero che l'effetto non sia iniziare a scrivere castronerie!

sorella mia deb: mazza che fatica!!! un'ora a rispondere ma sono felice come una pasqua come ben sai, sorellina mia complessata! :P
- mi risveglio con rob e scappo? volevo dire che scappavo per prendermi un momento di pausa perchè lui è bravissimo a letto e mi avrebbe smontato se non avessi preso fiato, ma poi rovinavo il romanticismo :P
-io avrei decretato festa nazionale altro che manifesto!
-simo.... :)) lampo di genio creativo
i due punti in mezzo XDXDXDXDXD
- hai detto davvero che quella scena è meglio di quella del sesso? oddio deb stai bene??? sei tu? che ne hai fatto di mia sorella?? :) a parte gli scherzi, sono felice che ti sia piaciuta
ho risposto per punti come te, hai visto??? la foto dell'anello dici? ma non l'hai vista? è nell'abbigliamento. nel montaggio su polivore ho messo un anello al centro che è proprio quello. hai già letto anche tu la prima parte di questo chap e spero ti piaccia anche il seguito! ti voglio bene pestifera!!! :P





Robert pov: learning to breathe



Ho sempre scritto musica. Fin da quando ero bambino. Per me le note hanno tutte perfettamente senso, anche se solo lette su un foglio. Pallini bianchi, neri, pause lunghe, corte, chiavi, tempi…tutto in quelle cinque righe ha un senso. Un senso che ha un suono che chi non sa leggere la musica non sente eppure esiste.

Così come ho sempre scritto musica, l’ho sempre ascoltata e fin da bambino ho fatto un gioco stupido che però mi sembrava importante. Ogni volta che vivevo un qualcosa di particolare, di intenso, bello o brutto che fosse, io cercavo tra le canzoni e le musiche che conoscevo qualche melodia adatta a quel momento. Con l’andare del tempo ho finito per fare delle vere e proprie play list nella mia testa, piene zeppe di musica che mi ricordava pezzi di vita.
E’ un passatempo che mi rilassa. È importante avere un sottofondo musicale delle nostre vite, perché non c’è niente che la musica non possa raccontare. Qualcuno potrebbe obiettare che esistono le parole, ma non è la stessa cosa.
Le parole una volta che le fermi sulla carta possono essere rilette sotto varie interpretazioni solo un certo numero di volte e arriverà sempre il momento in cui ti renderai conto che quelle parole non hanno più niente da dire, non avranno più significati nascosti da svelare.
La musica invece può raccontarti sempre cose diverse ed esprimere tutta la potenza di un’emozione fino a farti vibrare le corde del cuore. Attraverso la musica quell’emozione la senti, è palpabile, è tua. Non del musicista, solo tua.
Prendete la parola rabbia, o meglio, la parola amore. Quante volte l’abbiamo letta? Eppure quante volte avete sentito lo stesso brivido lungo la schiena che lo scrittore ha solo immaginato? Nessuna perché le parole glielo hanno fatto descrivere solo fino ad un certo punto. Non esistono parole per dare la sensazione di un brivido come ad esempio un mi cantino potrebbe fare.
Così eccomi qua. A cercare di raccontare un brivido.
Io, un foglio bianco su cui ho tracciato righe a casaccio, una penna e lei. La mia musa. L’emozione che voglio raccontare.
Le labbra schiuse, il viso coperto dal capelli, il braccio piegato sotto la testa e l’altro sotto il mento, gli occhi chiusi …la maglietta disordinata che le scopre un po’ il fianco e il lenzuolo bianco a coprirle le gambe.
La mano corre da sola sul foglio, non guardandolo nemmeno. Occhi fissi a lei, la mia mano la compone, la suona.
Sono ore che sono fermo qui, sdraiato accanto a lei sul materasso che la guardo semplicemente dormire. Si è addormentata praticamente subito, come abbiamo sfiorato il letto.
Lo so, lo so, lo so… dovrei dire “è un vero peccato” ma non lo dirò, perché io volevo esattamente questo.
Sono un cretino, so anche questo, perché se fossi un vero uomo ora sarei qui, incazzato come una belva, perché lei si è addormentata. Ma siccome la mia massa grigia, divisa in due emisferi uniti da un fascio detto corpo calloso (non vi emozionate, è l’unica cosa che mi ricordo del corso di biologia delle superiori) è montata al contrario, la cosa non mi stupisce.
È per questo che le ho chiesto di salire, no? Per poterla sentire addormentata accanto a me e vederla svegliarsi come se stamattina lei non se ne fosse andata.
Non ho più voglia di analizzare il suo comportamento, anche se forse dovrei farlo, soprattutto dato che due giorni fa stava per lanciarsi giù dal decimo piano di un palazzo. Me ne riservo perché sono sicuro al duemila per mille che se lo facessi scoprirei qualcosa che non mi piace e mi farebbe restare male.
Sono innamorato e la donna che amo ha detto che vuole provare a stare con me, questo è quanto. Questo è quello che conta.
In fondo la fortuna ha baciato me per una volta, e chi sono io per sindacare le scelte del signor “inesorabile destino”? Un insulso ammasso di cellule umanoidi privo di qualsiasi interesse particolare. Essendo una cosa tanto piccola e tanto inutile, perché non dovrei accettare cotanta bontà divina senza pormi domande su motivi che magari voglio vedere solo io?
Ecco che sto ricominciando con i miei discorsi filosofici tra me e la mia crisi esistenziale. Dico che non voglio mettermi ad analizzare niente ed eccomi a fare il prologo al capitolo uno del libro “come demoralizzarsi in due mosse” (la prima è chiedersi il perché di tutto, la seconda è rispondersi). Sono un caso clinico. Altro che schizofrenia femminile! Freud doveva studiare me altro che Anna O.
Sta Anna mi fa una pippa.
Più complessato di me non esiste nessuno non nel mondo, ma nell’intera galassia! Anzi no, la via lattea è troppo ristretto come esempio. Non esiste nessuno più complessato di me in tutte le galassie esistenti! Nella storia del mondo, sono una caso patologico talmente raro che… che sono un coglione perché sto continuando a dettare il prologo al mio libro di autodistruzione.
Chiedo venia, e mi accollo la responsabilità della scomparsa di tutte le persone che si sono tagliate le vene nell’ascoltare i miei sproloqui mentali. Non vi preoccupate prima o poi mi rinchiuderanno e vi sbarazzerete di me.
Però, insomma, capitemi no? Sono qui che cerco di essere “completamente” felice per una cosa che mi è stata concessa così, dalla sera alla mattina e…siccome io ho la cittadinanza onoraria a “sfigatoville” da ventiquattro anni a questa parte, tentate di capire come la cosa mi appaia strana.
È tutto troppo bello per essere vero.
Io e lei qui, su questo letto. Io scrivo musica per lei mentre la guardo dormire. Lei vuole provare a stare con me. Secondo il normale senso comune quindi lei ora è la mia…ragazza?
Non ho fatica a concepire il fatto che io sia il suo ragazzo. Sono completamente suo da ormai quasi due settimane anche se me ne sono accorto da pochi giorni…ma il fatto che lei sia mia…
Mia…
Mia…
Mia…
Lo è davvero? È mia? Posso dire che è mia? Non dico al mondo, cosa che per’altro avrei anche voglia di fare…mettermi sul balcone e gridare a pieni polmoni che lei è mia… ma se lo grido solo nella mia testa forse per il momento è la cosa migliore per lei.
Ho riempito più di dieci fogli di note e ancora mi sembra di non averla raccontata a dovere.
Vorrei rendere quanto è perfetta nella sua imperfezione, quanto è bella pur, a parer mio, non rendendosene conto davvero…quanto è fragile… ma forse non sono abbastanza bravo. Anzi, sicuramente è così.
Aggiungo ancora qualche nota, cercando un finale adatto e suono tutto daccapo nella mia testa.
Lo faccio ancora, e ancora… e più lo faccio e più mi sembra che manchi qualcosa…
Un movimento del materasso sotto di me mi distrae dai fogli. Si è girata. Ha incrociato le braccia davanti agli occhi e la maglietta si è sollevata quel poco in più da scoprire il piccolo foro perfetto dell’ombelico sul ventre piatto e morbido.
Cambio ancora qualche nota e credo di aver finito. Appoggio sul comodino i fogli scarabocchiati con la mia calligrafia disordinata persino quando si tratta di scrivere note e mi volto a guardarla. Ho paura di svegliarla, ma la voglia di toccarla è troppa.
Sollevo una mano e seguo i suoi contorni con le dita, lasciandole sospese a pochi millimetri dalla sua pelle, giusto quel poco che mi permetta di sentirne comunque il calore.
Sono letteralmente affascinato. Ipnotizzato. Rapito. Potrebbe crollarmi di fianco il mondo e non me ne accorgerei.
Ripenso ancora una volta alla mia scarsa esperienza sentimentale e finalmente capisco appieno le parole di Edward.
Stephenie mi aveva fatto leggere Midnight Sun per entrare meglio nel personaggio, vale a dire tutta la storia di Twilight dal punto di vista di Edward e…devo dire che arrivavo sempre ad un punto che per quanto sentissi mio quel personaggio, inevitabilmente pensavo “ma che cazzo sta dicendo?”
Cioè…ha una visione troppo idilliaca, troppo pura dell’amore per Bella. La desidera ma si trattiene per la sua natura, eppure la ama…e il modo in cui la ama…ama tutto, persino le figure di merda che lei si fa cascando rovinosamente in ogni dove. Ne parla sempre con devozione e rapimento, la guarda con occhi con cui io non ho mai creduto possibile si potesse guardare una donna. Ma quando mai?
Eppure eccomi qui. Ancora una volta Edward Cullen…ma stavolta solo nei pensieri condivisi. Stavolta sono io, sono solo io… e sono io ora che la guardo con rapimento e devozione, sono io che amo ogni cosa di lei, sono io che ho la visione idilliaca dell’amore. Non mi stupirei se alzando la testa vedessi gli amorini sopra al letto a canticchiare canzoncine romantiche.
Mi piace guardarla dormire, anche se non vedo l’ora che si svegli per guardare i suoi occhi e convincermi che è tutto vero. Che lei è mia.
Ahh… che bello dirlo.
Mia, mia, mia, mia, mia, mia!
Mi piace troppo.
Si, lo so, mi gaso con poco e allora? Sono un’anima semplice, che posso farci?
Il materasso si muove ancora. Lei si gira e per poco non incontra la mia mano sospesa sul suo corpo. Allunga una mano e trova solo in lenzuolo. Qualche centimetro in più e avrebbe trovato me.
Tasta a vuoto con la mano e non mi trova… tasta a destra, a sinistra e ancora vuoto.
La sua fronte si cruccia, le labbra si schiudono un po’ di più e si richiudono, come offese dalla situazione. È troppo divertente osservarla. Fa delle facce assurde e talmente tenere che non diresti mai ne sarebbe capace da sveglia.
Decido di mettere fine alla sua ricerca e mi avvicino quel tanto che basta per farmi trovare. La sua mano mi sfiora, afferra la mia maglietta e la usa come leva per avvicinarmi e avvicinarsi. La sua gamba sale e si posa sul mio fianco, mentre l’altra si insinua tra le mie gambe e si ferma li, intrecciandola semplicemente alle mie.
Il suo viso cambia espressione troppe volte in poco tempo, indice del fatto che si sta svegliando.
Cacchio sarò la prima cosa che vedrà appena aprirà gli occhi! sono presentabile? Forse dovrei decidermi a rasarmi. Con sta storia del look trasandato, che a quanto pare è particolarmente apprezzato, va a finire che lascio crescere troppa barba.
Metto una mano davanti alla bocca e alito. Ok no, l’alito è a posto. I capelli? Mah…sono, restano e resteranno ingestibili ormai sono rassegnato.
Inspiro a fondo e prego che non si spaventi di trovarmi così vicino. D’altra parte sarebbe più che comprensibile dato che è da molto che non condivide più il letto con nessuno. Almeno…spero…cioè no, ma che vado a pensare?! Dopo Matt è sicuramente così! già mi prudono le mani al pensiero di un altro uomo con lei. Ecco ci mancava solo più la gelosia smodata per fantasmi che sul serio non esistono.
La sua mano scivola giù oltre il mio fianco, sulla mia schiena e preme. Si sta davvero svegliando.
Le sue palpebre già sbattono impercettibilmente senza mai aprirsi davvero.
Ora che è vigile posso anche posare la mia mano su di lei smettendola di farla solo fluttuare.
Le accarezzo i capelli, ne sciolgo i nodi con le dita. Appoggio il mento sulla sua testa e la sento svegliarsi.
- ehi…- soffia sul mio petto.
- ciao…- la saluto scostandomi leggermente per guardare il suo viso. Due occhi ancora sonnacchiosi mi fissano dapprima confusi e poi luminosi.
- ciao…- risponde riconoscendomi del tutto e stringendosi a me.
E con questo potevo anche dire che avesse recuperato un  po’ quella mattina.
Era stato tremendo cercarla e non trovarla, ma come le ho detto, un po’ me l’aspettavo anche se speravo non accadesse.
Non sono mai stato un fan sfegatato delle coccole dopo il sesso o alla mattina dopo la notte del sesso. Ero come Connor Mead in quel senso, il tizio della “Rivolta delle ex”. Si, lo so è un film da femmine, però quando non sai che cazzo fare la notte da solo in albergo o ti metti a scorrere la lista film e subisci ciò che ti propinano oppure crepi di noia e ti svuoti il frigobar. Comunque, dicevo…ero come Connor. Ero uno scopa e fuggi.
E ora invece sono come Jenny, la donna che Mead non sa ancora di amare profondamente perché se ne accorge solo alla fine. Sono diventato uno scopa e coccola. Una cosa che solo a pensarci due settimane fa avrei definito quasi vomitevole. Tutti quei nomignoli scemi, quegli squittii fastidiosi…non erano proprio roba per me. Non sono mai stato uno da smancerie spocchiose.  
Eppure sono diventato uno scopa e coccola.
Se lo sapesse Jack, che una volta mi ha beccato fuggire mezzo nudo per i corridoi dell’albergo dopo una notte (una sola e senza enfasi. Puro bisogno fisiologico) con una truccatrice, si metterebbe a ridere.
Ma ora sono uno scopa e coccola. Senza squittii e nomignoli cretini, ma pur sempre uno scopa e coccola. E ora è il momento coccoloso. E mi piace un sacco.
Mi stringe, alza le nostre mani intrecciate alla luce e osserva i raggi del sole ormai già alto tra le nostre dita, poi le abbassa, appoggia le labbra sul mio palmo e si gira di schiena a farsi stringere.
Era questo il risveglio che desideravo. Stringerla come sto facendo adesso e giocare con lei a intrecciare le dita e mordicchiarle il lobo dell’orecchio dopo averle spostato i capelli. Sentirla ridere e pregarmi di smetterla perché le sto facendo il solletico. Lo sta facendo ora. Non è lo stesso ma…avremo tempo perché lei ora è mia.
Di nuovo mi coglie l’euforia e non riesco proprio a trattenermi dall’aumentare la stretta attorno al suo corpo per farle sentire almeno un piccola parte di quello che sto provando. Sono lo scopa e coccola più felice della terra in questo momento.
Le solletico i fianchi e lei ride, si contorce, afferra un cuscino e cerca di colpirmi.
- Rob! Basta!- grida ridendo.
- ma nemmeno per sogno. Sei troppo buffa. Se ti vedessi rideresti anche tu- la prendo in giro afferrando il cuscino dalle sue mani e ritirandoglielo addosso.
- Rob, la tortura è illegale in tutti gli stati non solo d’America ma teoricamente del mondo intero! Smettila!- cerca di argomentare tra una botta di cuscino e l’altra.
- ma questa non è tortura-
- si che lo è! il solletico per me è la peggiore delle torture!- mi tira un’altra cuscinata. Prima che possa tirare ancora, la placco sul materasso con il mio peso, continuando imperterrito con la mia opera di solletico selvaggio. Solo per sentirla ridere.
Ecco cosa mancava alla mia musica. Quelle note che riproducessero la sua risata. Chiara e cristallina. Mai fastidiosa, mai inappropriata o civettuola. Toni alti e bassi che si alternavano e la scuotevano in un modo così perfetto che arrivai a pensare che mai nemmeno la musica potesse renderne l’effetto. Dovrebbero aggiungere un tasto al pianoforte solo per lei.
Allunga le mani sotto la mia maglietta, sui fianchi e tenta di farmi il solletico. Prova e riprova e ad ogni tentativo un tenero broncio infastidito si disegna sulle sue labbra.
- Ale, così…tanto per sapere…cos’è esattamente che stai cercando di fare?- le chiedo per prenderla in giro, appoggiandomi sui gomiti per non pesarle addosso.
- sto cercando di farti il solletico- mi chiarisce muovendo in maniera confusa la mani sui miei fianchi.
- ma io non soffro il solletico- ammetto candidamente, attento alla sua espressione, che si trasforma da imbronciata a sorpresa.
- tu non soffri il solletico?-
- no-
- nemmeno un pochino?-
- nemmeno un pochino-
- se faccio così?-
Fa scorrere le sue dita un po’ più al centro della mia schiena.
- niente-
- e così?-
Ora le sposta un po’ più in alto.
- niente?-
Scuoto la testa in risposta.
- e così?-
Fa scivolare le mani dalla mia schiena per andare a cercare sulla mia pancia, infilandosi tra noi due. Non sento per niente solletico, e le faccio ancora cenno di no con la testa.
Ma quando nel ritirare le mani per riportarle sulla schiena sfiora leggera un punto appena sopra l’elastico della mia tuta, un brivido mi percorre la schiena e mi ruba un mugolio di piacere.
- ah! Visto che soffri il solletico anche tu?- trilla vittoriosa.
- non era solletico, Ale – ammetto vergognoso, abbassando lo sguardo dai suoi occhi. Pessima scelta. Vedo la forma dei suoi seni attraverso la maglietta schiacciati contro il mio petto e la cosa non fa che aumentare l’eccitazione che già da un bel po’ di minuti cercavo di ignorare.
Dovevo continuare a ignorarla se non volevo rovinare tutto. Mi impongo di alzare lo sguardo di nuovo su di lei e le trovo gli occhi scuri, velati. Ha sentito. Cazzo!
Cerco di sorriderle, cercando di trasmetterle che non ho intenzione di affrettare i tempi. È vero, stanotte siamo stati insieme ma questo non vuol dire che ormai quella barriera tra noi si sia infranta. Anzi. Si è risollevata. Prima eravamo due amici che si desiderano a vicenda e si sono concessi una notte di sesso.
Ora siamo una coppia. Da quattro ore e quarantasette minuti. Le vere coppie non fanno sesso subito. Aspettano. Almeno… io ho sempre saputo così…no? Sono o non sono un vero scopa e coccola teneroso?
Apro e chiudo gli occhi più volte, cercando di controllare il mio respiro e di calmare il mio desiderio. La vedo fare lo stesso.
Una volta riusciti a controllarci riusciamo anche a sorriderci.
- abbiamo…tempo…- sussurra accarezzandomi la gola con un dito.
- si- sorrido - si, abbiamo tempo. Non dobbiamo correre-. Per quanto io la desideri non voglio correre. Non  voglio che intenda che sia stato il mio desiderio a parlare chiedendole di diventare mia.
Il fatto che mi trattenga dall’averla, però non significa che io non possa baciarla.
Sfiorando col naso le sue guance, il suo naso, le sue labbra…inspirando forte il suo profumo mi abbasso a cercare la sua bocca. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo baciata? Troppo, certamente troppo.
Quando le nostre labbra si incontrano, un brivido mi parte su dalla colonna vertebrale e si irradia ovunque. Stringe le mani nei miei capelli e la cosa, non smetterò mai di dirlo, mi fa impazzire.
In genere mi irrita, forse perché mezzo mondo ha la fissa per i miei capelli e una delle prime cose che mi chiedono quando mi incontrano, a parte mordere s’intende, è quella di passarci una mano in mezzo. O forse per il fatto che già il mio tic di passarci sempre le mani mi infastidisce a volte, se lo fanno altri mi da proprio ai nervi.
Eppure lo fa lei e il gesto diventa sexy e irresistibile. Mi piace da matti. Arrivo a un punto dove non resisto più l’assenza delle sue mani sulla nuca e sono io stesso a portarcene una per farmi accarezzare.
Alla faccia dell’aspettare che tanto non abbiamo fretta, subito dopo che si è portata su di me con un colpo di reni, mi ritrovo a girare famelico con le mani sulla sua schiena sotto la sua maglietta.
Incontro l’ostacolo del reggiseno nella mia salita verso la nuca, e lo supero passandoci sotto. Non in punta di dita, ma a palmo aperto. È talmente impossibile che lei sia mia che ho bisogno di accertarmene in ogni modo possibile, come se ne nostre lingue che danzano insieme non fossero una prova sufficiente.
Amo baciarla perché non è un bacio fatto di movimenti ripetuti e sempre uguali. Il modo in cui passa la lingua sotto il mio labbro, il modo in cui ogni tanto lo succhia e lo mordicchia, il modo in cui a volte non usa per niente la lingua ma si limita a dei baci a fior di labbra.
Passato il momento più passionale, ci viene da continuare giocando. Ci cerchiamo, ci tiriamo indietro, ci mordiamo…
Dopo un tempo troppo breve, ma sicuramente infinito per il resto del mondo, riusciamo a staccarci. Non per volere nostro, intendiamoci, solo che i nostri stomaci hanno iniziato a far sentire la loro presenza.
Svogliati ci alziamo dal letto e scendiamo di sotto.
Visto che è ormai l’una passata e sarebbe ora di pranzo, ma noi ci siamo di fatto appena alzati, anziché la pasta finiamo per prepararci i pancake.
Mettendoci molto tempo per via del fatto che non la smettevamo più di ridere per gli scherzi scemi che continuavamo a scambiarci, riusciamo con tempi da record per quanto sono lunghi a finire di mangiare.
- che facciamo oggi?- mi chiede infilando i piatti sporchi nella lavastoviglie.
- mmm…non lo so, sai? Tu che vuoi fare?-
Nemmeno il tempo di finire la frase, che un rombo di tuono attira la mia attenzione e mi spinge a guardare fuori dalla finestra. Se fino a poco prima c’era il sole, ora sopra le nostre teste grava un nuvolone carico di pioggia, nero e minaccioso.
Con un secondo tuono, ancora più forte del primo, ecco che arrivano anche le prime gocce di pioggia e grandine.
- penso che non abbiamo molta scelta- ammetto laconico.
- mmm…- mugola appoggiata alla mia schiena.
- film?- le propongo accarezzando le mani che mi hanno circondato la vita.
- film. Scegli tu. Dammi cinque minuti per fare una doccia, ok?- si solleva e in punta di piedi mi lascia un bacio a fior di labbra prima di correre verso il bagno.
Come la porta si chiude dietro di lei, non posso fare a meno di pensare quanto tutto questo sia assurdo. Va tutto troppo in fretta, talmente in fretta che il tempo sembra scivolarmi dalle mani.
Forse il fatto che abbiamo vissuto assieme per due settimane intere ha accelerato i tempi. Abbiamo avuto più tempo per conoscerci e stare insieme quindi forse questo fatto ha creato una specie di quotidianità serena e intima che fa venire normali i nostri gesti. Come due amici che dopo tanto tempo scoprono di non provare solo amicizia.
Evito di domandarmi cosa provi lei per me. Non ci voglio pensare. Non voglio tirare troppo una corda che con molta probabilità si spezzerebbe e a finirci male sarei io.
Devo darle tempo e aspettare che lei faccia chiarezza, perché di sicuro non ne ha fatta nemmeno un po’. A volte la sento sussurrare a sé stessa “non pensare”. Segue l’istinto e non pensa, quello che dovrei fare io smettendola con tutte le mie paranoie. La cosa che però è più che certa è che non le dirò nulla di quello che provo io per lei per ora. Non le dirò il fatidico “ti amo” finché non avrò una qualche certezza che lei possa reggerlo. Non dirmelo a sua volta, solo reggerlo.
Presa almeno questa decisione, accantono i miei pensieri e vado al cesto dei dvd sotto al televisore. Lo tiro fuori dal ripiano e inizio a cercare in mezzo a tutti i dischi quello che faccia al caso nostro.
Una commedia? Un film romantico e struggente? Azione? Un cartone animato?
Scelgo banalmente Notting Hill, ridacchiando già al pensiero del coinquilino di Hugh Grant che esce in mutande fuori dalla porta tra i flash dei giornalisti e si preoccupa del colore dei suoi slip.
In quella storia c’è un po’ di noi, in fondo. Io sono Julia e lei è Hugh.
Mi chino per rimettere a posto il cesto ma mentre lo spingo in avanti c’è qualcosa che gli impedisce di scivolare in avanti. Forzo un po’ ma nulla.
Mi metto carponi per vedere cosa ci sia che non va e allungando la mano verso il fondo del ripiano, mi trovo ad afferrare una scatola rettangolare piatta. Un dvd doveva essere caduto dalla cesta. Estraggo la scatola e mi blocco. Una copia di Twilight Gold Edition ancora incelophanata.
- l’avevo comprato ma…non avuto il coraggio di guardarlo- confessa la voce di Ale alle mie spalle. Mi giro a guardarla. In piedi di fianco al divano si sta tamponando i capelli con un asciugamano.
- vuoi…vederlo con me?- mi chiede incerta lanciando l’asciugamano sulla poltrona.
Annuisco con un sorriso e strappo la plastica dalla confezione, anche se in genere non mi piace riguardare i miei film. Reggerli alle prime era già troppo per me.
- la gold edition?- le chiedo curioso aprendo la scatola e tirando fuori il dvd per metterlo nel carrello del lettore.
- mi piaceva l’idea del terzo cd. Non della borsa dalla spesa con la tua faccia stampata sopra- ridacchia sedendosi sul divano e afferrando un cuscino.
- strano, credevo l’avessi fatto per il tatuaggio che s’illumina al buio – la canzono prendendo posto accanto a lei e facendola sdraiare con me.
- ti dirò…mi ha tentata…ma poi ho pensato che le figurine sarebbero state il pezzo forte. In realtà volevo provare a vincere la Volvo per sostituire la Ford ma…penso che ora il concorso sia scaduto-
Sembra serena. Forse vedere insieme il film non sarà così traumatico come immagino sia. Sono certo però che si sta sforzando di non fare il collegamento con Matt.
- e come facevi a sapere che c’era tutta sta roba dentro? Non l’hai nemmeno aperto-
- Rob sta scritto sulla scatola-
- io resto dell’idea che ti abbia convinto il tatuaggio fluorescente. Prima o poi te lo incollerò da qualche parte mentre dormi e scopriremo se sberluccica di più lui o io –
Faccio partire il disco con il telecomando e aspetto che passi il messaggio contro la pirateria che non si riesce a mandare avanti.
- tu conosci la storia vero? O te la devo riassumere per sommi capi?- le chiedo cercando una posizione più comoda sul divano. Non riesco a vedermi in un film senza criticarmi ad alta voce. Criticarmi… insomma…prendermi per il culo sembra più appropriato, dato che mi trovo sempre ridicolo. Voglio essere almeno certo che conosca già la storia, così se mi perdo nelle mie fesserie non si perderà troppo.
- Rob, conosco Stephenie Meyer da più tempo di te. I libri li so quasi a memoria. Certo che conosco la storia!-
- ok, scuuuuusa!- la canzono dandole un bacio leggero sulla guancia prima di far partire il film.
- sei comoda? È tutto ok?- le chiedo prima di abbandonarmi alle mie figuracce mondiali.
- ho un po’ freddo-
- se stai con i capelli umidi, tesoro, certo che hai freddo-
Ops. L’ho chiamata tesoro. L’ho già fatto prima ma…ora ha un altro senso no?
Facendo finta di niente riguardo al mio scivolone sul nomignolo, mi allungo a prendere un plaid leggero da sotto il cuscino ai nostri piedi e lo stendo su di noi. Quando sto per coprire le sue spalle, l’occhio mi cade sulla scritta sulla sua maglietta.
- Ale?-
- si?-
- non hai scritto “Bite me” sulla maglietta vero?-
Lei scoppia a ridere e si copre le spalle con il plaid. Mi sta forse prendendo in giro?
- Rob i vampiri non sono nati con Edward Cullen, lo sai?- articola nella risata sconnessa.
- mmm… a me suonava tanto come un invito- soffio al suo orecchio spostandole i capelli umidi dal collo.
- non lo faresti mai. Hai detto tu che odi quando ti chiedono di mordere-
- scommetti?-
Nemmeno il tempo di lasciarla rispondere che a fauci aperte mi avvento sul suo collo, mordendo leggermente. Il suo corpo si inarca attaccato al mio e dalla sua bocca esce un respiro strozzato.
- oh….sii! Edward!- ansima stringendo le mani nei miei capelli.
Sorrido a quella simulazione di piacere e trasformo il morso in un bacio, prima di allontanarmi.
- mmm…e quanto c’era di finto in questo urletto altamente erotico?- Sono veramente curioso di sapere se essere morsi sul collo sia davvero così eccitante.
- proprio poco, fidati- mormora imbarazzata, nascondendo la bocca sotto la coperta.
Sono stranamente compiaciuto dell’effetto che ha la mia bocca su di lei. Stava chiaramente giocando, però ho sentito anche io che scherzava solo fino ad un certo punto.
La lascio tranquilla senza indagare oltre, ma promettendomi di rifarlo per capire davvero fino a che punto scherzasse.
Il film inizia ed entrambi prendiamo un respiro profondo appena si vede Kristen alle prese con il primo giorno di scuola.
Quando arriva il momento del mio ingresso, la sento trattenere il fiato.
- Potrei dire molte cose sul mio ingresso- commento
- io ne dico solo una. Sei illegale-
- cosa?-
- si, dovresti essere dichiarato illegale! Sei andato in giro spargendo infarti ovunque. Un’arma di distruzione di massa avrebbe fatto meno danni-
- stai dicendo che…sono bello?-  le chiedo curioso. Mi piacerebbe sapere cosa pensa di me in quel senso. Io non finirei mai di ripeterle che è bellissima.
- sto dicendo che sei molto più che bello. Ti dona il blu, dovresti vestirti più spesso così-
- col doppiopetto che sembro uno che passa la sua vita allo specchio e tre dita di fondotinta dici?-
- con quella t-shirt blu- ridacchia secondo me già solo all’idea di me che mi metto il fondotinta.
- mmm…potrei anche accontentarti- sussurro al suo orecchio prima di tornare a guardare il film.
A parte le battute sulle mie sopracciglia depilate che sono praticamente infinite e altre battutacce del tipo “se avesse guidato una Volvo non sarebbe successo” quando arriva la scena dell’incidente, o il mio presunto detto sulla diffidenza che dovrebbe suscitare un uomo che si strappa le sopracciglia, in questo caso io, arriviamo alla scena del ristorante, dove puntualmente piango e scappo dalla sala.

Davvero non mangi?


La mia è una dieta un po’ speciale…


Mi devi dare qualche risposta


Si, no, perché due non fa tre…1,772453


La radice quadrata di p greco non mi interessa!


La conoscevi?


Come facevi a sapere dov’ero?


Non lo sapevo


Capito….


Aspetta…ferma…non…andare via


Tu…mi stavi seguendo?


- io…mi sento…molto protettivo… verso di te- recito al suo orecchio, pensando che non poteva esserci niente di più vero al mondo per me in quel momento.

La sua risposta? Mi scalda il cuore. Non dice niente. Sorride e prende la mia mano per baciarne il palmo prima di intrecciarla alla sua.
- non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo- recito ancora, ormai preso da quel nuovo gioco.
- non voglio che tu lo faccia- risponde voltandosi con il viso verso di me.
L’ha detto lei. A me. Non l’ha detto Bella. Non ha usato nemmeno le stesse parole perché non conosce il film. Quindi…
Non riesco a trattenermi dal baciarla, e perdermi ancora una volta in tutta quell’adrenalina che mi sale in corpo. Eccitamento, desiderio, possessione, ossessione, paura, amore, delicatezza… tutto. Tutto tutto insieme. L’ho detto che è la mia qualità preferita di eroina.
È tutto un rincorrerci e un cercarci, un desiderarsi. La voglia di amarla anche carnalmente su quel divano sta diventando irresistibile. Non so se riuscirò a controllarmi, e veramente non so nemmeno se intendo farlo sul serio. Il desiderio è troppo, troppo forte, aumentato dalla consapevolezza che non è una cosa sola mia.
La sua gamba si è sollevata attorno al mio fianco e le sue mani stringono spasmodicamente i miei capelli. La mia mano già fruga sotto la sua maglietta e senza inibizione seguo di nuovo la richiesta di quelle sei lettere stampate sopra. La mordo. E se l’effetto è sentirla inarcarsi e gemere ormai sotto di me, credo che lo rifarò molte altre volte.
Vorrei tanto prenderla di nuovo, e non solo una volta. Tante volte. Un’infinità di volte.
- io so cosa sei…- ripete dopo che l’ha detto la voce registrata di Kristen. Solo che detto da lei, dalla sua voce roca dal piacere, è molto meglio.
- dillo…ad alta voce…dillo- la seguo con un tono di voce molto simile, mentre ripeto l’ormai consolidato esperimento del morso, strappandole un altro sussulto.
- il mio vampiro- mormora.
Non è la parola vampiro che mi fa smettere. È la parola mio. Il modo in cui ha detto quelle tre lettere mi ha fatto perdere un battito di cuore. Sensualità e dolcezza insieme. E mi sento pieno. È come se mi avesse detto “ti amo”. Mi considera suo. E forse il fatto di essersi lasciata mordere come se fosse davvero una preda tra le mie braccia posso considerarlo un “sono tua” implicito.
Mi sollevo a guardarla e i suoi occhi velati mi stravolgono. La sua bocca rossa e leggermente gonfia mi lascia senza fiato.
Lascio un tenero bacio su tutto quel rossore cercando di calmare l’irritazione della mia barba sulla sua pelle e lei sorride del mio gesto, rispondendo al tocco con altrettanta dolcezza e calma.
È così. Un attimo prima siamo due fuochi che lottano e s’intrecciano, quello dopo due gatti che si coccolano e fanno le fusa.
Torniamo a guardare il film e la vedo commuoversi quando mi vede suonare per Bella. Forse dovrei trovare il coraggio e suonare per lei la mia musica, quella che ho scritto per lei, prima o poi. Mi piacerebbe farle sentire tutto quello che riesce a tirare fuori da me.
Sussulta quando mi vede sul letto di Bella, dopo che sono entrato dalla finestra.
- tu entri sempre dalle finestre degli altri?- mi rimprovera bonaria.
- no, solo dalla tua volontariamente-

L’hai fatto tante volte?


Beh… diciamo nell’ultimo paio di mesi. Mi piace guardarti mentre dormi…è… una cosa che mi affascina molto.


Voglio solo provare a fare una cosa, però non ti devi muovere…


Non ti muovere…


- oddio. Non la stai per baciare, vero?- mi chiede deglutendo rumorosamente.

- emmm…si- rispondo imbarazzato.
- non voglio guardare- dice tirandosi la coperta fin sugli occhi, come una bambina che ha paura del buio - dimmi quand’è finito -
Non ce la faccio più, è troppo buffa. Scoppio a ridere e non credo di riuscire a fermarmi tanto presto.
- che c’è? perché ridi? Mi da fastidio vedere che la baci, è tanto strano?- borbotta alzando la coperta dal mio lato ma coprendo lo schermo.
- peccato sono stato piuttosto bravino…ti perdi il pezzo forte del film- la canzono guardando sopra la coperta lo schermo. Altro che bravino, quel bacio mi aveva dato meno della metà dei brividi di quelli che mi da lei. E mi avevano pure premiato agli Mtv Movie Awards per quella scena! Se mi avessero visto ora…sarebbe arrivato l’oscar.
- vedere te che baci quella triglia pallida, secca e antipatica non è il pezzo forte del film. È la parte horror!-
- ma allora sei un po’ gelosa!- la canzono ancora, mentre esultavo mentalmente.
- e che t’importa? Tanto tu hai detto che baciare lei è stata la parte forte del film, quindi, goditi pure la scena!- conclude imbronciata serrandosi le braccia al petto.
- ma come siamo gelose e permalose- sussurro sulla sua bocca cercando il suo bacio, che non arriva perché, dispettosa, mi morde le labbra.
- ahia! Sei una vipera!-
- ben ti sta, così impari -
- a fare che? A fare il mio mestiere?-
- no, a metterci tutta quell’enfasi baciando una che di fatto è una triglia!-
Scoppio di nuovo a ridere. Non so perché le stia tanto antipatica Kristen. Forse per via di quello che è successo al giapponese, o forse già non la sopportava prima.
- ma ti faccio così ridere?-
- non sai quanto- Sono praticamente alle lacrime. Quasi non ce la faccio più .
- felice di essere fonte del tuo divertimento- borbotta acida, controllando il film, che ormai ha superato la scena dell’incontro con i nomadi.
Mi ridà le spalle e mi toglie tutta la coperta. Permalosa al cento per cento.

Se dovesse … se dovesse… succedere qualcosa


Andrà tutto bene. Noi siamo sette e loro sono due. E quando tutto sarà finito tornerò indietro a prenderti.

- tu sei tutta la mia vita adesso- recito al suo orecchio per farla calmare dicendole comunque la verità.
- non attacca- mormora divertita con la voce attutita dalla coperta sulla bocca.
Inizio a baciarle la porzione scoperta di collo sotto i suoi capelli.
- la corruzione non è valida- sussurra già con la voce poco ferma.
Continuo la mia opera di convincimento risalendo lungo il suo mento, per poi arrivare a girare attorno alle sue labbra.
- nemmeno la tortura- mi ricorda quando, dopo aver cercato la mia bocca, io mi sono prontamente tirato indietro.
- ma io non ti sto torturando, ti sto dando solo quello che ti meriti- soffio al suo orecchio riprendendo a stuzzicarla sul collo.
- e da quando non voler guardare il proprio ragazzo che bacia un’altra è meritevole di pena?- borbotta imbronciata. Ha ripetuto il fatto che sono suo. La piccola miniatura di me che sta nel mio cervello ha iniziato tutta una serie di danze tribali dalla contentezza che sono difficilmente definibili. Sempre la mia miniatura pazza che si dimena nella mia massa grigia, inizia a sragionare e chiede una prova. Va beh, non è poi tanto pazza se penso che anche io sono curioso di sapere se lei si considera la mia ragazza ormai.
- e da quando essere contenti del fatto che la propria ragazza sia gelosa è una cosa tanto terribile?- rispondo cercando di capire se stia rifiutando il suo nuovo stato di fatto.
Boccheggia. Apre e chiude la bocca cercando di trovare qualche parola che non vuole uscire. Oddio ora mi dice “io non sono la tua ragazza” e dovrò fare il funerale all’omino della mia testa che morirà di crepacuore. E se mi avanza tempo scaverò una fossa anche per me.
- questo non lo so! ma davvero sei contento che io sia gelosa?- butta fuori alla fine.
Non ci credo. Non ha detto nulla quindi…quindi sono scemo perché cerco conferme nelle cose più ovvie. Scemo e paranoico.
- certo che sono contento, non dovrei?-
- non lo so…magari penserai che stia esagerando dato che è solo da oggi che…-
- ma anche io sono gelossissimo di te, quindi siamo pari-
Il suo viso finalmente si rilassa e torna di nuovo sereno e luminoso.
- vieni qui…- sussurro alzandole il mento con un dito per baciarla. Voglio assolutamente baciarla. Un minuto ancora senza le sue labbra e diventerei quello che i medici chiamano “codice blu”.
- ma mi fai perdere il finale del film!- protesta con poca convinzione girando il viso verso lo schermo.
- tanto finisce che la bacio e tu non vuoi guardare, quindi approfitta della distrazione- dico tirandola di nuovo a me e facendo finalmente incontrare le nostre labbra. Si scioglie subito e cinge il mio collo con entrambe le braccia, cosa che scioglie anche me.
Improvvisamente le sue mani si sciolgono e mi accorgo che ha tirato la coperta sulle nostre teste solo quando non vedo altro che bianco attorno a me.
- per sicurezza…non vorrei che mi cascasse l’occhio- dice sorridendo sulle mie labbra tornando ad allacciare le braccia attorno al mio collo.
La mia ragazza.



la rivolta delle ex

La musica che Rob compone per Ale
l'abbigliamento


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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


capitolo 25 Buonasera gente :) oggi ho poche chiacchiere preliminari da fare, quindi mi lancio subito nelle recensioni e vi lascio al capitolo. mi scuso se sarò un pò stringata nel rispondervi, ma vista lora, preferisco affrettarmi a lasciarvi alla lettura :)

recensioni:

marika_bd: come sarebbe non c'era? scusa Marika davvero. Ogni tanto capita che non arrivino le recensioni, non è la prima volta, ma non ti ho dimenticata tranquilla :) so bene che continui a seguire e ne sono lieta. Matt? npon posso dirtelo mi spiace, altrimenti faccio troppi spoiler :) tu abbi fede

sophie:  e ma io sono una dura! XD mi sciolgo  a lungo termine :) però le frasette all'orecchio sarebbero state un buon inizio. anche tu hai già letto l'inizio del capitolo e... mi conosci. appena finirai questo dirai "eccola li, sempre la solita" ma tu sai benissimo quanto io ami guidare no???

lazzari:  sei sempre un uragano di complementi che mi fanno gongolare ogni volta di più grazie!!! :) la storia della triglia e lunga :) merito di alcune amicke che ce l'hanno a morte con Kris peggio di me :) sono loro che tirano fuori queste cose da me.

fallsofarc:  eccola qui la mia musa!!!!! Chia grazie! poi sono io che scrivo bene le recensioni, ma anche tu non scherzi :) sono contenta che ti sia piaciuto così tanto il capitolo sul serio, e sai benissimo che le nostre chiacchierate tra autrici mi aiutano molto, per non parlare delle serate perv tutte insieme che sono fonte infinita di ispirazione e gioia :)
anche tu parte di questo capitolo l'hai già letto e sai già, in parte cosa ti aspetta, per di più sapendo anche da cosa ero reduce mentre scrivevo XD. non so mai cosa scrivere nelle risp alle recensioni, forse perchè il fatto che passiamo le serate assieme ci fa già dire tutto il anticipo... e va beh :) mi piace ancora di più come cosa :)

piccola ketty: e si :) sti due sono due torce umane, come leggerai anche da questo capitolo. rob è andato e ale.... ale resterà un mistero per ancora un pò di tempo. è vero che matt ha dato lo spoiler che si innamorerà certamente di rob, ma come lo farà e quando restarenno ancora un mistero

romina75:  grazie mille per i miliardi di complimenti :) sul serio :) ho letto la tua storia e stavo giusto aspettando di postare questo capitolo per andare a leggere il tuo aggiornamento :) sono felice di essere stata io, una volta ogni tanto, fonte d'ispirazione, mi fai quasi sentire importante sai???

winniepoohina: ma certo che ti perdono Ale!!! come faccio a non perdonare te???? :) praticamente ho risposto alla tua recensione recensendo a mia volta il tuo capitolo e che dire ancora se non semplicemente grazieeeeeeeeeee! sia per il sostegno che per le idee che pubblichi sul blog? un bacione.

smemo92: aspetta... non ho capito... ti è per caso piaciuto il capitolo??? XD non l'avrei detto dal commento! :) grazie mille per tutti i complimenti davvero. sono felice di esser riuscita a rendere bene quel momento sul serio :)

vero15star: va che matt inizia a saltare fuori... secondo me ci saranno 5 righe qui che apprezzerai... abbi fede!

ryry: io ormai sono senza parole sul serio... GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!

sorellina mia deb: cioè ma a te di tutto il capitolo possibile che la parte che ti salta all'occhio sia la truccatrice ???XD poi sono io la ninfomane!!!!  eccomi qui, ad aggiustare. allora :) chissà perchè lo sapevo che ti coprivi gli occhi pure tu! ci sono cose che lo sappiamo bene bloccano la crescita e tra queste c'è sicuramente Kris. hai già letto parte del capitolo quindi sai quale andazzo avrà. Mi raccomando non ti immedesimare troppo!

ellebaker: sei sempre fin troppo gentile nei complimenti elle, davvero. grazie mille :)

cricri88: ti ho lasciata per ultima stavolta, è vero. Ma per rispondere al rotolone con il rotolone ci va tempo no? stavolta ti mando Seth, però mandamelo inidetro almeno ci fa da postino ufficiale bedda!
prendo esempio da te e frammento la mia risposta:
parte 1:  mille grazie per il complimento :) ho scritto quella parte perchè penso che in fondo questa parte di Edward Cullen sia un pò sua. profondamente timido com'è, vedo la musica come l'unico modo di esprimersi senza mangiarsi le parole come fa di solito.
parte 2: l'idiot version di Rob non poteva mancare! dopo tanta serietà era il minimo davvero :) non ho più resistito alla tentazione, come non ho resistito a far commentare Ale alla nostra maniera il bacio con Kris nel film!
è vero che ho usato il commento del trio, che trovo spassosissimo tranne che ovviamente quando parla lei. ma che c'avrà da ridere??!!!! ho a mala pena resistito per non scrivere di Rob sull'aiuola o di Rob durante il salvataggio daigli stupratori! io li lo amo! quel " and now listen guys!!!" mi fa morire ogni volta! quasi quanto il lancio delle sopracciglia come nuova arma in new moon! purtroppo io ho l'edizione a due dischi perchè la cretina della feltrinelli non le aveva ordinate. io impaziente mi sono accontentata della due dischi e un mese dopo è uscita la ristampa, che tristezza!
stavo morendo dalle risate quando hai scritto :"Robert,ragazzo mio, ti chiedi ancora perchè lei ce l'abbia tanto con la triglia?? Ma che domande fai? Certo che avvolte sei proprio bestia! " ti giuro che avevo il mal di pancia dal ridere! sei un mito Agata, non smetterò mai  di dirlo!
infine, come puoi notare, non ho resistito a un piccolissimo omaggio al gruppo del trombabilissimo. Closer, come vedi, (per colpa tua! ) mi ha profondamente segnata!!!







n


Alessia pov:
hot and cold


Non pensare, non pensare, non pensare, non pensare…
Riesco a dirmelo meno volte al giorno adesso. Solo una cinquantina rispetto ai tre milioni iniziali.
Non pensare.
Quando non si pensa le cose sono più facili. Quando non si pensa, la strada che devi scegliere è chiara davanti a te. E’ come il sentiero di pietre d’oro di Dorothy, impossibile confonderlo con altri.
Robert è quel sentiero per ora, e l’unico pensiero che devo avere è quello di seguirlo e di certo non è una scelta così orribile da compiere.
È così tenero, attento, premuroso… è così…oddio… a parte dolcezza, tenerezza e simpatia…è anche la mia strada verso la depravazione più assoluta.
Quando mi bacia, quando mi tocca, quando lega i nostri occhi…quando mi morde…
Quando stanotte mi ha stretto a sè nel sonno e ho avuto una prova concreta di cosa stesse sognando dal contatto con i suoi pantaloncini…lo ammetto, ho avuto la tentazione di svegliarlo di nuovo e ripetere l’esperimento della notte prima.
Quella tenera furia che lo prende mi fa impazzire. Un attimo prima le sue mani vagano su di me vogliose e sicure, quello dopo dolci e leggere. Le voglio ancora addosso. Lo voglio ancora addosso. Lo voglio sentire…oddio non fatemi dire dove, vi prego.
Non sono mai stata una ragazza particolarmente ossessionata dal sesso. Cioè, ovviamente mi piaceva farlo, ero presa dai miei momenti hot e non mi tiravo indietro dal provocare Matt per soddisfarmi quando ciò accadeva. Assolutamente non disdegnavo quando era lui a cercarmi in quel senso. Diciamo che ero nella norma.
Ora non lo sono più. Ora sono sopra le righe. Ora ho oltrepassato il limite della decenza e posso dire con assoluta certezza, senza margine di dubbio, di essere una martora nella stagione degli amori. Peccato o per fortuna, bisogna ancora valutare i pro e i contro, non credo proprio di essere destinata a spegnermi appena il periodo sarà passato. Proprio no.
Ci sono momenti, parecchi momenti, dove manderei al diavolo il nostro accordo di andarci con calma e gli strapperei i vestiti di dosso. A morsi. Non sfilarli in maniera irruenta e sbrigativa, no…mi considererei ancora recuperabile se fosse così. Quando dico che glieli strapperei di dosso intendo nel senso più letterale possibile del termine.
Glieli. Strapperei. Di. Dosso.
Non so se sono riuscita a rendere bene il concetto, ma tanto per chiarirvi vi dico che io, in questo momento, sono davanti alla cassettiera della mia camera da letto, con il primo cassetto spalancato a vagliare il mio abbigliamento intimo ripetendo nella mia testa “pensa come un uomo” per cercare di scegliere un completo abbastanza carino che possa far venire a lui la voglia di strapparmi i vestiti di dosso.
Lo so, sono una codarda. Utilizzo questi mezzucci subdoli per far si che sia lui a rompere il nostro tacito accordo per sbarazzarmi dell’incombenza. Codarda e scarica barile.
E ora vi chiederete anche a cosa cacchio serva, dato che lui più che infilare le mani sotto la mia maglietta, senza mai arrivare a sfilarla, non fa.
Visto che mi ha trasformato in una ninfomane impropria (sono dipendente solo ed esclusivamente da lui), ho tutta l’intenzione di vestirmi davanti a lui oggi, in modo che veda cosa nascondono i miei vestiti, se ne bei, e poi decida di non farmi vestire per dilettarci in un’attività a me molto gradita che prende il nome di…
Cazzoooooooo!!!! Sono davvero ninfomane allora! Però quelle mani… quei baci… quei morsi…io li voglio! Li volevo stanotte, li voglio ora, li voglio più tardi, li voglio per quest’ultima notte sotto lo stesso tetto, li voglio! Lo voglio!
Ok, Ale basta! datti una calmata!
Si, il cazzo! E scusate il francesismo.
Voglio proprio vedere qualcun’altra al mio posto, dopo mesi di astinenza. Finalmente arriva un uomo che ti fa sesso solo a guardarlo, che in più è anche la copia terrena del principe azzurro e, come se non bastasse, è il tuo ragazzo…
È il mio ragazzo…
Ed ecco che dalla versione Lolita, la mia faccia prende l’espressione alla “kiss me Licia”. Mi vedesse Beck, chiamerebbe immediatamente un’esorcista. Ho esattamente gli occhi a cuoricino, come li chiama lei. Sospiro pure, indice di quanto io sia un codice rosso.
È il mio ragazzo.
È mio.
E lui ieri mi ha definita sua.
Lui è mio e io sono sua.
Scambio biunivoco.
È mio e io sono sua.
Ridacchio pure da sola, sentendo il mio stomaco solo per via delle farfalle che ci svolazzano dentro. Secondo me si sono infilate anche nelle vene e sono arrivate fino al cuore, perché non è possibile che batta così forte.
È il mio ragazzo.
L’uomo che sta salendo le scale della mia camera da letto, che mette a lavare le sue magliette con le mie nel cesto della lavatrice, che dorme tra le mie lenzuola e gironzola mezzo nudo per casa mia è il mio ragazzo.
È. Il. Mio. Ragazzo.
Wow!
È bello dirlo di nuovo con qualcuno di reale. Robert è il mio ragazzo.
Quindi urge essere presentabile anche sotto i vestiti. Insomma, sarebbe poco carino fargli trovare l’intimo spaiato no?
Allora. Con calma. Colore? Il nero sembrava piacergli ma… non potevo nemmeno dargli l’idea di una che sceglieva l’intimo solo ed esclusivamente in base al suo gusto no? tanto poi a che scopo? L’avrebbe strappato via con i denti perciò… Ale basta! non ti ha strappato via l’intimo con i denti, ma con le mani come tutte le persone normali! Però che bello se lo facesse con i denti! Sentire il respiro mentre… Ooooh!!!!! Basta!
Allora seriamente adesso. Basta scuro, proviamo con il chiaro. Per il reggiseno no problem, dato che non sopporto il balconcino, non c’è molto da scegliere a parte il triangolo. Un problema risolto.
Ora tutto sta nel pezzo di sotto.
Slip? Troppo casta? Troppo bimba? Beh, certo se metto quelli di Hello Kitty o di Pukka per forza…
Perizoma? Ok forse così diventa un po’ troppo esagerato dato che non devo mettere pantaloni attillati e tantomeno gonne di maglia che fanno vedere il segno quindi…
Brasiliana? Sembra un buon compromesso  tra i due ma l’ho già messa l’altra notte, non vorrei essere ripetitiva.
- che stai facendo, tesoro?-
Cazzo! Beccata in pieno a scegliere la via che lo porterà al peccato.
- emmm… niente perché?-
Mi giro a guardarlo appoggiandomi alla cassettiera in modo da chiuderci dentro la mia biancheria intima. So che l’ha già vista. Ma un conto è vederla tutta ammucchiata, un altro è tirarla fuori con il chiaro scopo di sedurlo. Sono una martora, lo so.
Prendo il telecomando dello stereo sulla cassettiera, cercando di essere il più naturale possibile come se non avesse interrotto nulla di particolare. Accendo la radio e mi tiro sulla testa il cappuccio dell’accappatoio per continuare a frizionarmi i capelli umidi.
 
You let me violate you, you let me desecrate you
You let me penetrate you, you let me complicate you
Help me I broke apart my insides, help me I’ve got no soul to sell
Help me the only thing that works for me, help me get away from myself
I want to fuck you like an animal
I want to feel you from the inside
I want to f…
 
Cazzooooo!!!! Pavimento apriti e inghiottimi! Anche la radio è contro di me! La spengo con un gesto rapido del telecomando e lancio imprecazioni mentali all’aggeggio elettronico infernale e traditore. Dannazione! Ci voleva anche la canzone che esternasse le mie scelleratezze mentali e poi ero a posto, soprattutto dato che non era il sesso baci, coccole e carezze quello a cui pensavo stanotte. Oddio, Ale basta!!!
Mi concentro sull’asciugare i capelli a testa in giù che forse è meglio.
- beh, era carina come canzone. Perché hai spento?- chiede con voce innocente inginocchiandosi davanti a me.
- eh beh… perché…- perché cosa? Dillo Ale che sei arrivata al capolinea della sopportazione! Dillo che lo vuoi e facciamola finita con questa pagliacciata. Non vogliamo aspettare, io non voglio aspettare. Cazzo, scelgo completino per svegliare il suo lato animale! Decisamente l’ultima cosa che voglio fare è aspettare!
Con il viso in fiamme, mi decido ad alzare gli occhi su di lui.
Si è rasato di fresco. L’odore del mentolo della schiuma da barba mi sbatte addosso, misto al suo profumo irresistibile. Ha i capelli umidi tutti arruffati e…oddio no… senza maglia solo con i jeans addosso quest’uomo è la reincarnazione della tentazione. L’unica cosa che vorrei fare ora è lasciarmi cadere sul letto e trascinarlo con me, ma non ce la faccio. La bellezza dei suoi occhi azzurri, del suo sorriso sghembo appena accennato e delle goccioline che ogni tanto cascano dai capelli umidi mi blocca. Li, ferma, immobile. Incapace di parlare e di pensare. Desiderio e dolcezza, forza e tenerezza, passione e premura tutto in quegli occhi.
- non me lo vuoi dire quello che stavi facendo?- riprende guardandomi di sottecchi. Ancora chinato davanti a me, sposta l’accappatoio e mi scopre un ginocchio.
- io…stavo…-
- che stavi facendo davanti a quel cassetto tesoro?-
Deposita un piccolo bacio sul ginocchio e un altro, e un altro, e un altro ancora sempre salendo e non sciogliendo mai il contatto visivo con me. Con le dita sposta lento e provocatore la spugna dell’accappatoio e sale con la sua scia di fuoco sulle mie gambe. Oddio… non so se essere felice di questa lentezza esasperante che mi provoca ondate continue di brividi e vampate di calore ai limiti dell’autocombustione, oppure non esserlo e allungare una mano fino a tirarlo per la cintura ancora sbottonata del jeans e farlo stendere su di me.
- vuoi dirmelo che stavi facendo o devo continuare la mia tortura?- soffia con voce roca passando all’altro ginocchio e ripetendo gli stessi gesti.
- secondo te cosa scelgo? - rantolo non trattenendo più l’istinto di rovesciare la testa indietro e lasciarmi cadere completamente sul materasso.
- fammi indovinare…-
Sale ancora con i baci, lungo le cosce. Soffia, bacia, mordicchia…fino ad arrivare a pochi centimetri dalla cintura. Fino ad arrivare a un passo dal farmi gridare senza aver fatto niente di così particolare da meritarlo.
Non sento più la sua bocca sulle gambe. Cazzo no! Si è fermato! Ma perché si ferma sempre? Ma non mi vuole un po’ anche lui? Cristo sono qui, su un letto, con solo un accappatoio addosso! Vuole un invito scritto in carta bollata con ricevuta di ritorno?
- dai Ale, dimmi che stavi facendo- soffia sul mio collo. Quando il materasso si piega capisco che non ha per niente abbandonato il campo ma è solo salito sul letto. Apro gli occhi e lo trovo a carponi sul letto, esattamente sopra di me.
- Rob…io stavo…- cerco di iniziare mentre lui si abbassa sul mio collo.
- …stavi?-
Riesco a trovare il controllo necessario per allungare le mani e intrufolare le dita tra i suoi capelli umidi. Sentire la pelle nuda contro gli avambracci e allo stesso tempo la stoffa del suo jeans sulla mia pelle è una cosa che mi fa uscire fuori di testa. È un a fantasia che si realizza vederlo così. Capelli bagnati e jeans aperti: visione di uomo più celestiale e sexy non esiste.
- stavi forse scegliendo un completino sexy per me, tesoro?- sussurra con voce roca al mio orecchio.
- emmm…veramente…- Ma perché mi fa domande a cui per colpa sua non riesco a rispondere? Appena formulo un pensiero di risposta, mi bacia e mi porta via fiato e parole, strappando via da me un mugolio di piacere intenso.
- era un si?- lo sento sorridere sulla mia pelle.
La sua mano scivola sotto l’accappatoio sotto la cintura e non trattengo l’istinto di tirare su un ginocchio e cingergli il fianco. I brividi ormai non fanno che scuotermi e il calore è in continuo aumento.
È un lento gioco di tortura quello che sta facendo. È come mostrare a una persona golosa un dolce buonissimo, facendole passare il piatto avanti e indietro sotto il naso senza mai dargli un cucchiaino. E lui fa esattamente quello. Sfiora le mia gambe un po’ in punta di dita, un po’ a mano aperta, arrivando all’inguine e tornando indietro. Mi scopre le spalle, dissemina il mio petto di baci ma non scende di più.
- e dimmi…perché vorresti metterti un completino intimo quando…per me dovresti stare sempre così?-
La sua voce è sempre più roca. Le sue mani sempre più audaci.
Con entrambe le mani avvicino al suo viso al mio e lo bacio mettendo fine alle sue chiacchierate in solitaria e cercando di trasmettergli il mio desiderio.
Forse riesco nel mio intento perché non è per niente delicato e premuroso nel bacio. È passione pura. È fuoco. È forza. È mio.
Audace come forse sono stata ben poche volte in vita mia, prendo la sua mano e la porto sul nodo della mia cintura, un chiaro invito a scioglierlo, che lui coglie.
Con una carezza leggera si infila nell’apertura e accarezzandomi i fianchi sposta definitivamente l’accappatoio, legato a me soltanto più per il tramite delle braccia.  
Il suo corpo forse è ancora più caldo del mio ma questo non fa altro che aumentare la mia voglia di lui.
Chissene frega se sono una ninfomane, chissene frega se stiamo correndo troppo, chissene frega di tutto. Non ho mai percepito così tanto me stessa come in questo momento.
Sento tutto. Sento i brividi, sento il caldo, sento i leggeri colpi di lingua sotto le mie labbra, sento la scia dei suoi tocchi…sento qualsiasi spostamento, sento il suo cuore battere forte sul mio, la sua mano che si intreccia con la mia sulla sua nuca. Il suo respiro che si mescola con il mio e sento…
Una vibrazione… una vibrazione insistente…dal suo jeans…
Mugola infastidito, ma la vibrazione continua. Adesso proprio ringhia infastidito e si infila una mano in tasca per togliere l’aggeggio rompipalle. Ci giriamo entrambi verso lo schermo dell’iPhone e leggiamo “numero sconosciuto”.
- tesoro scusa, a questa devo proprio rispondere- dice alzandosi di botto da me e gattonando sul materasso fino a scendere.
Posso dirlo? Posso? Sarà la centocinquantesima volta che lo dico oggi ma… CAZZOOOOOOOOOOOOO!  
Stizzita, chiudo l’accappatoio e mi alzo dal letto. Lui è sceso di sotto e borbotta al telefono fino a quando non lo sento chiudere dopo qualche secondo e tornare di nuovo su da me.
Te la do io la chiamata a cui devi proprio rispondere dopo avermi portata sull’Everest come livello ormonale!
Riapro nervosa il cassetto della mia biancheria intima e cerco gli slip di cotone che in genere uso per i miei giorni di indisposizione, dato che si adattano meglio ai problemi tecnici della situazione. Con quelli addosso, l’avrei fatto prima arrivare alla pazzia e poi scendere di botto non appena li avesse visti. Tiè! Il cotone bianco e le mucchette disegnate sopra faranno al caso mio.
- scusami tesoro- dice arrivando di corsa dietro di me dopo aver agganciato la chiamata.
- mm-mmm -
Grande Ale, fredda e impassibile. Terminator diventa il Bianconiglio in confronto a me in questo momento.
- ehi…dovevo rispondere, non potevo riattaccare- continua dolce lasciandomi dei baci lungo la spalla.
Fai bello mio, fai pure. Tanto non ci riesci a ritrascinarmi nel letto. Si vabbè Ale, raccontalo a qualcun altro. Ancora due minuti e sarai tu a trascinarcelo.
- sei di nuovo alle prese con l’ardua scelta?- chiede sporgendo la testa oltre la mia spalla per guardare nel cassetto, limitandosi solo ad abbracciarmi.
- non direi. Ho già scelto- dico non negandomi il piacere di sentire la sua delusione quando vedrà che razza di intimo antistupro ho scelto per lui. Sollevo gli slip bianchi di cotone con le mucchette disegnate sopra e le giro dall’altra parte, dove la scritta “je t’aim-uuhhhh” fa bella mostra di sé.
- oddio…- mugola appoggiando la fronte sulla mia spalla.
- Ale come facevi a saperlo?- chiede in un simil lamento.
- che cosa, Rob?- chiedo innocente, come se non fossi io quella che cercava vendetta.
- che le mucche sull’intimo di una donna sono la mia fantasia erotica preferita- dice guardandomi come se gli avessi fatto un grandissimo regalo portatogli da Babbo Natale in persona.
- che?- mi scappa mentre lo guardo incredula. Non può piacergli sta roba! Ma che razza di uomo montato al contrario è? Mucche e cotone al posto di pizzo e raso? Oddio, e io che mi scervellavo tanto! A saperlo mi sarei risparmiata un’ora d’indecisione e a quest’ora sarei già vestita e presentabile.
Eh beh…non potevo pretendere chissà che. La perfezione doveva pure avere un limite.
- non mi dire che pensi che io dica sul serio!- chiede sconvolto, quando chiudo il cassetto e mi siedo sul letto per iniziare a vestirmi.
- perché? Non avevi la faccia di uno che scherzava-
Cioè, fatemi capire? è traumatizzato si o no dalla mia scelta?
- Allora sono un attore più bravo di quello che pensassi, mi faccio i complimenti da solo-
- aspetta, riavvolgi. Che stai dicendo?-
Sbuffa e alza gli occhi al cielo. Pure? Cioè io una persona più criptica di lui non la potevo incontrare, davvero.
Si china a strapparmi dal piede lo slip e lo caccia nel cassetto nascondendolo sotto strati e strati di roba, per poi tirare fuori un completo beige.
- questo direi che va meglio- dice porgendomelo – sbrigati a vestirti che dobbiamo scendere, io arrivo subito, ok?- mi da un bacio veloce accompagnato da uno dei suoi sorrisi mozzafiato e si fionda di sotto, dopo aver afferrato una maglietta a caso dalla sedia vicino alla scala. Qualche secondo dopo sento la porta dell’ingresso sbattere, segno che è proprio uscito di casa.
Ok. La cosa inizia a diventare strana. Non dico sospetta, ma strana si.
Prima il telefono, poi le mucche, poi il fatto che esce di corsa da casa dicendomi che torna subito. Non ultimo il fatto che mi rifiuta per un telefono. Devo preoccuparmi?
Dai Ale che paranoica che sei! Se ti devi proprio preoccupare di qualcosa, sai benissimo che tutte le cose su cui dovresti ragionare sono li ad aspettarti. Scervellati con quelle se proprio non sai cosa fare. Non stare a cercare significati nascosti in cose che sono perfettamente normali. Stai diventando peggio di Beckie!
Detto questo, lungi da me la tentazione di continuare a cercare motivi nascosti, mi vesto, mettendo su le prime cose che mi capitano a tiro.
Non avevamo nulla in particolare in programma, magari saremmo solo scesi a mangiare un gelato. Non facevamo chissà quali cose stratosferiche da primi appuntamenti, tipo giri sul battello attorno alla Statua della Libertà, giri a Time Square, visite a musei vari e simili. Sarebbe stato carino, certo ma forse non eravamo più nella fase del “doverlo fare”.
A dir la verità, non so in che gradi dovrebbe procedere una coppia come la nostra. Stiamo facendo tutto al contrario: prima conviviamo, poi andiamo a letto insieme, dopo ci baciamo e ora penso al primo appuntamento. Poi dicono che la storia di Edward e Bella è anticonvenzionale. Che la Meyer si faccia un giro a casa mia e dopo ne riparliamo.
Infilo alla svelta una maglietta e una gonna di jeans. Mentre mi lego i capelli, recupero da sotto al letto un paio di ballerine che so per certo essere comode, evitando così i problemi dell’ultima volta che ne ho messe un paio.
Appena il tempo di riempire la borsa e passare il burro cacao sulle labbra, che la porta si apre e la sua voce mi chiama.
- Ale scendi?-
- arrivo-
Mi do un’ultima occhiata alla svelta allo specchio del comò prima di decidermi a scendere, pensando di essere forse presentabile.
Stavo per aprir bocca per dire non so più quale scemata, ma lui mi anticipa.
- non dire niente, chiudi casa e scendiamo- dice prendendomi per mano euforico come poche volte l’avevo visto.
- Rob si può sapere che c’hai oggi?- gli chiedo con un tono che non voleva essere così esasperato come mi è uscito mentre chiudevo a chiave il portoncino.
- lo scoprirai presto. Ora vieni-
Tenendomi per mano, quasi corre giù dalle scale, tanto che più di una volta ho rischiato seriamente di prendermi una storta per star dietro alle sue falcate.
Arrivati davanti al portone, mi copre gli occhi con entrambe le mani e subito uno sbuffo parte dalla mia bocca. Odio le sorprese. Non i regali, attenzione. Solo le sorprese.
Non per qualcosa in particolare, ma le odio. Io non le so fare, perché non riesco mai a trattenermi dal confessare cos’ho in mente, e in più quando gli altri mi dicono “sorpresa” io li torturo finchè non mi dicono in cosa consista. Io devo sapere le cose, non mi piace trovarmi impreparata davanti alle situazioni, che posso farci?
- sempre fiduciosa, vedo- commenta Rob sarcastico al mio sbuffo scocciato.
Per un attimo mi copre gli occhi con una mano sola, mentre con l’altra intuisco che apre il portone dal cigolare dei cardini.
- attenta ai gradini-
- lo so, Rob. Conosco casa mia-
- mi scusi, signorina. Non c’è bisogno di essere così acida!-
- forse. Ma sai che non mi piacciono le sorprese-
- si, lo so. Ma questa ti piacerà. Sei pronta?-
- ho forse scelta?-
- veramente si, solo che non so quanto te ne pentiresti dopo-
- uff…-
- dai, tesoro, sii un po’ positiva-
- ma io sono positiva!-
Talmente positiva che mi stavo lanciando da un balcone! No, Ale, no. Non pensare, ricordi? Non pensare!!!
- e allora cosa sono quei meno rossi che vedo sulla tua testa come nei personaggi di The Sims?-
- giochi a The Sims?-
No, fatemi capire. Robert Pattinson…gioca a The Sims? Alla famiglia, a nutrire gli omini, vestirli, sposarli e farli divertire? Non ci credo manco se lo vedo.
- tra le altre cose…Ma non è di un videogioco che stiamo parlando adesso. Allora…pronta?-
- pronta- sbuffo.
- ok, torniamo di sopra. Non ti faccio vedere la tua sorpresa- dice sbuffando sconsolato facendomi voltare verso di lui e tenendo ancora una mano sui miei occhi.
- nooo…- mugolo mentre riprende a camminare.
- ma hai detto che odi le sorprese- dice divertito fermandosi.
- si, ma ora mi hai messo la curiosità. Daiiii!- lo prego. E scusate, prima lancia il sasso e poi nasconde la mano? e no, ora io voglio sapere. Anche perché quella situazione iniziava a piacermi, anche se mi guardo bene dal dirglielo.
- convincimi- sbuffa lui sempre con una mano sui miei occhi.
Gli butto le braccia al collo e inizio la mia opera di corruzione con tanti piccoli bacetti miciosi e sdolcinati di come forse, anzi sicuramente, non ne ho mai dati in vita mia. Non sono una da sdolcinatezze, peluche e cioccolatini.
- ti prego- mugolo peggio di un gatto che fa le fusa.
- sei tremenda- soffia sulla mia bocca cercandola ancora.
- lo so, ora posso avere la mia sorpresa?-
- cioè tu mi seduci in mezzo alla strada solo per avere la sorpresa?-
- zitto tu, che mi hai lasciata su un letto per un telefono!-
- era per la tua sorpresa, come vedi l’ho fatto per te-
Indecisa se accettare o meno la sua versione dei fatti mi lascio voltare e aiutare nel fare i due passi per riportarmi dove eravamo prima.
- allora. Pronta?-
- si-
- sicura?-
- hai intenzione di tirarla avanti ancora per molto?-
- scusa ma è troppo divertente!-
- contento tu-
- uff…non c’è gusto con te. Un pochino di entusiasmo in più? Le mie nipoti di un anno mi danno più soddisfazione!- brontola nel chiaro tentativo di portarmi all’esasperazione. Lo so che è così. La sua risata mal celata dal tono irritato ne è una prova inconfutabile.
- dai Rob, per piacere, posso guardare?- chiedo di nuovo col tono petulante di una bimba capricciosa. Ma tu guarda che mi tocca fare!
- molto meglio, grazie- soffia al mio orecchio prima di darmi un leggero bacio sulla guancia – allora… uno, due, due e mezzo….due e tre quarti….tre!-
Qualcuno mi prenda a schiaffi per favore. Mi dia un pizzicotto o mi tiri una secchiata d’acqua gelida in testa perché la Volvo C30, con un fiocco rosso legato allo specchietto, non è possibile che sia per me. E’ sicuramente di qualche sposa trash che ha deciso di mettere i fiocchi rossi all’auto degli invitati, ma non è mia.
Mi guardo intorno in cerca di altri fiocchi rossi, ma non ce ne sono. Al massimo uno bianco sporco, tutto sfilacciato, legato all’antenna radio di una Seat. Niente rosso da nessuna parte, tranne che sulla Volvo.
- …Rob…qu-questa … non è… vero?- balbetto indicando la macchina con il dito. Qualcuno mi regga, per favore. Credo di essere sul punto di svenire.
- questa è una macchina, Ale. Dicesi macchina un veicolo generalmente a quattro ruote, mosso da un proprio motore per lo più a combustione interna, destinato al trasporto su strada di persone- ribatte saccente manco fosse un rappresentate di enciclopedie che per far bella figura ha imparato alcune definizioni a memoria.
- lo so cos’è una macchina Rob, ma questa non è una macchina  –
- a me pare di si. Ha quattro ruote, se apro il cofano scommetto che c’è anche un motore e guarda un po’! da quel che vedo dai finestrini sei fortunata perché ha pure i sedili- mi prende in giro mettendomi in mano un telecomando.
Mi ha regalato una macchina. Non mi ha regalato una macchina, ma LA macchina. Chissene frega se è quella del film! Questa è LA macchina per eccellenza, indipendentemente dal marchio Cullen che sicuramente c’è sulla pubblicità.
- Rob, forse non mi sono spiegata. Questa non è una macchina, questa è LA macchina per eccellenza. È la Ferrari del popolo, mi spiego?-
La mia curiosità e la mia contentezza prendono il sopravvento sul buon senso e prendo a gironzolare attorno alla vettura felice come una bambina davanti all’ingresso del paese dei balocchi.
- attrito interno ridotto, gestione elettronica del motore, distribuzione a fasatura variabile e iniezione diretta Common Rail. Lunghezza 4,25 m,ottima accelerazione ed aderenza, per non parlare poi del sistema antisbandamento. È un diesel?-
- emmm…si, si è un diesel- risponde con le mani in tasca dondolandosi da un piede all’altro.
- allora ha anche l’antiparticolato. È dotata di alti sistemi di sicurezza e consuma pochissimo. Ora capisci perché questa è LA macchina?- concludo la mia presentazione con un sospiro guardando quella meraviglia grigio metallizzata.
- ma ti sei bevuta il Quattro Ruote? Come le sai tutte ste cose?- mi chiede sconvolto venendo vicino a me ad abbracciarmi da dietro. Il suo sorriso era immenso e non poteva far altro che essere più che contagioso.
- mi piacciono i motori e la velocità- ammetto abbandonandomi nel suo abbraccio.
- però non sapevi dove si trovasse un meccanico vicino a casa tua- mi prende in giro cullandomi nel suo abbraccio.
- ehi! Chi ha detto che so dove metterci mano alle macchine? Io le guido e basta –
È una meraviglia. Dire che sono in estasi è dire davvero poco. Sono in paradiso. Ho sempre sognato una macchina così. Adoro guidare, amo guidare. È una delle poche cose nella vita, almeno che io riesca a trovare, che mi piaccia sul serio. Persino quando sono incarognita al volante mi piace, anche a stare in coda mi diverto. È uno sfogo, è adrenalina pura.
Ma quella è un’adrenalina un po’ troppo costosa e non posso assolutamente accettarla. È stato bello pensare di poterla guidare per un attimo, ma “la cosa giusta da fare” reclama la mia attenzione
- ti piace?-
- Rob è stupenda, davvero ma… non posso accettarla-
Abbandono il suo abbraccio e mi dirigo verso l’ingresso del palazzo per sedermi sui gradini dell’ingresso. Giusto per ammirare la Volvo un altro pochino. Rob mi segue e, paziente, si china sulle ginocchia davanti a me.
- e perché scusa?-
- hai idea di quanto costi questa macchina?-
- certo che lo so, l’ho comprata io!-
- ecco, appunto. È troppo. Riportala subito indietro-
- non posso. Ho già fatto fare la voltura e le carte dell’assicurazione aspettano la tua firma-
Che? No, non è possibile. Qui, lui e il suo sorriso sornione, mi stanno di nuovo prendendo in giro.
- non mi prendere in giro-
- non lo faccio. Ieri hai detto che ti piaceva e volevo procurarti un mezzo che non ti esplodesse sotto i piedi mentre cammini- continua pratico, come se regalare una Volvo fosse una cosa che fa tutti i giorni.
- piantala di prendermi in giro! Ci vanno almeno tre giorni per la voltura, quindi la puoi ancora portare indietro-
- ah, tesoro mio, quanto sei ingenua su come va il mondo- mi canzona con un buffetto sulla guancia.
- fantastico, ora non mi dire che hai dato anche la mazzetta al rivenditore!-
- ehi! Mi ha messo anche i cerchi in lega e i twitter dell’autoradio, sono stati più che ben spesi-
- Rob davvero…-
Il suo sorriso si fa, se possibile, ancora più dolce e i suoi occhi ancora più luminosi. Con i riflessi del sole che giocano con i suoi capelli, sembra quasi biondo miele, e non biondo cenere.
Ma cos’ho fatto io di tanto buono nella mia vita da meritarmi prima Matt e poi lui?
Può tanta bellezza e bontà essere data a una persona sola?
- è tua, tesoro. L’ho presa per te perchè voglio sapere che la mia ragazza non rischierà la vita ogni volta che salirà sulla sua auto, che tra parentesi le ho sfasciato io. Non puoi accettarla e basta? tanto chi mi dice che non ti saresti rifatta la macchina nuova lo stesso con i soldi dell’assicurazione?-
- eri odioso e spaccone, mi sarei comprata io il Porche con quello che ti avrei scucito- lo prendo in giro cercando di non commuovermi troppo.
- ecco appunto, quindi mi hai fatto un favore no? una Volvo costa meno di una Porche.-
- io non so cosa dire, Rob…davvero-
- vederti felice è il miglior ringraziamento, tesoro-
- io non sono felice. Io sono molto più che felice!-
Mi mette un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e si sporge a darmi un piccolo bacio sulla punta del naso. Non ce la faccio. Non trattengo più la commozione, che si manifesta nell’impulso irresistibile di baciarlo e stringerlo forte, per assicurarmi che sia vero. Che sia mio sul serio.
È bellissimo baciarlo, è bellissimo stringerlo, è bellissimo tutto con lui.
Anche quando mi lascia sul letto per rispondere al telefono, anche quando la notte mi sveglia perché scalcia di continuo e mi ruba le lenzuola, anche quando mette i suoi boxer scuri a lavare assieme alla roba bianca e io me ne accorgo giusto un secondo prima di farla partire. È bellissimo. Tutto con lui è meraviglioso.
- mi hai regalato una macchina - riesco a realizzare tra un bacio e una lacrima e l’altra. Nel frattempo riesco anche a ridere, ormai il mio sistema emozionale è andato a farsi un giro.
- ti ho regalato una macchina - mi da conferma sulle mie labbra, asciugando le piccole gocce che ormai scendono senza fine dalla felicità con i pollici.
Ho un ragazzo meraviglioso. Che è molto più di quanto io mi meriti perché io… no, non pensare!
Dopo troppo poco tempo per i miei gusti, si alza, sorridendo e trascinandomi con sé.
- dai sali. Non vuoi provarla?- dice rimettemdomi in mano le chiavi. Rimango interdetta. Davvero voleva farla guidare a me? beh…di solito gli uomini detestano quando sono le loro donne a scarrozzarli.
- non vuoi guidare tu?- chiedo scettica e incredula.
- Ale, la macchina è tua-
- si lo so, ma pensavo la volessi portare tu-
- io so già com’è guidare una Volvo, Ale. Provala tu, adesso-
E con questo chiude la discussione infilandosi nell’abitacolo dal lato passeggero.
Ok, Ale. Un bel respiro profondo. Un altro. Stai per guidare per la prima volta l’auto dei tuoi sogni. Ahhhhhhhhh!!!!!!!!
 Scusate ma l’urletto liberatorio, almeno mentale, ci andava!
Prendendo l’ennesimo respiro profondo, mi decido ad entrare anche io nell’abitacolo. E ci manca seriamente poco che io sbavi sul volante.
I sedili in pelle nera, la tastiera opaca argentata del cruscotto, il marchio Volvo lucido al centro dello sterzo. Una reliquia.
- hai intenzione di farla partire prima o poi?- chiede divertito Rob, rigirandosi il fiocco rosso tra le mani, dopo averlo staccato dallo specchietto.
- cosa?- chiedo riemergendo dal mio stato di grazia e letizia.
- la chiave nel quadro…non si gira da sola, per quanto questa macchina sia automatizzata, tesoro- ripete dolce accarezzandomi una guancia con un dito.
- lo so …è che ancora non ci credo-
- credici, Ale. Dai su. Parti. O ti devo insegnare come sia accende?-
- Rob, forse è il caso che tu metta la cintura. Oggi ti farò vedere cosa può fare veramente una Volvo- dico seria. Oggi mi sarei divertita un sacco con quella macchina. L’autostrada sembrava proprio fare al caso mio, anzi no. Le strade vicino all’aeroporto erano il massimo per chi voleva correre.
- wow, devo avere paura?- mi canzona seguendo però il consiglio.
- no, perché? Non per dirtelo ma sei tu più al sicuro in macchina con me al volante che non io dal lato passeggero se dovessi guidare tu- lo riprendo facendo manovra per uscire dal parcheggio.
Mi faccio tirare fuori dalla borsa i suoi Ray Ban, ormai ufficialmente miei, e li inforco prima di immettermi nel traffico che mi avrebbe portata sulla tangenziale.
La macchina è una vera e propria prosecuzione delle mie gambe. Basta un niente perché acceleri, le frenate sono perfette e la frizione è morbidissima.
Dopo un po’ di tempo, credo dovuto al fatto di volersi abituare alla mia guida, Rob finalmente si rilassa sul sedile, arrivando addirittura ad accendere l’autoradio.
- dovrò riempirti il cruscotto di musica, tesoro. Non va bene viaggiare con un autoradio del genere senza cd- commenta smanettando con il tastino per mandare avanti le stazioni radio, con quello dei bassi e la rotellina del volume.
- non basta il fatto che mi hai comprato l’auto? Anche alla musica ci devi pensare tu?- chiedo tutta uno zucchero, divertita e lusingata dalla sue attenzioni.
- senti già è imbarazzante che sia tu l’Edward Cullen della situazione e io la Bella Swan, almeno fammi pensare alla musica dato che è il mio campo- borbotta ridacchiando cercando chissà quale stazione radio particolare.
- come sarebbe che io sono Edward e tu sei Bella?-
- sarebbe che tu guidi una Volvo e pure bene, mentre io è già tanto se le macchine le metto in moto-
Scoppio a ridere a quell’affermazione. Lui un po’ fa l’offeso e un po’ ride con me, indeciso se rassegnarsi al fatto di essere un cane al volante e rattristarsene, o riderne con me.
Continuiamo a ridere e a cantare canzoni radio a squarcia gola, finchè non arrivo alla mia destinazione, ossia la complanare. Il bel vialone libero, spazioso, di asfalto liscio che costeggia l’aeroporto.
- sei pronto?-
- oddio, ora ho paura. Non era già finito il giro turistico?- chiede aggrappandosi con entrambe le mani al  bordo del sedile.
- veramente deve ancora iniziare- ammetto iniziando la mia accelerata.
- tesoro…non per farmi i fatti tuoi, ma fin dove hai intenzione di portarlo quel tachimetro?- quasi urla mentre io continuo a spingere sull’acceleratore.
Dove ho intenzione di portarlo? Al limite massimo. Non si può girare con una macchina così sotto al sedere e andare ai limiti consentiti. Il bello sta nel tirare.
Non contenta dell’ebbrezza che mi da il non sentire quasi più l’asfalto sotto le gomme, abbasso anche i finestrini.
L’aria mi frusta il viso, e i capelli svolazzano liberi senza però darmi troppo fastidio agli occhi protetti dagli occhiali.
È meraviglioso. L’ho detto e lo ripeto, amo guidare. Il senso della velocità ma al contempo della stabilità, l’adrenalina che ti sale in corpo nel domare qualcosa di più grande e più forte di te è qualcosa di unico e di elettrizzante. Quando poi la musica che esce dall’autoradio è quella giusta è ancora meglio.
Dimentica di non essere da sola nell’abitacolo, mi cimento anche nelle evoluzioni con lo sterzo. Avevo imparato da sola, a furia di guardare degli amici che lo facevano.
Quando avevo circa sedici anni, i miei amici andavano quasi tutte le sere a fare le corse clandestine ai mercati generali e io mi divertivo un sacco a salire in macchina sul lato passeggero e osservare i loro piedi che giocavano abilmente con la pedaliera, come se non fossero a bordo di dei giocattoli di lamiera molto pericolosi, ma come se l’abile gioco di acceleratore, freno e frizione fosse una delle cose più naturali del mondo.
Solo dopo una buona mezz’ora frenai e mi fermai per riprendere fiato. Mi piaceva sentire il respiro che mi si mozzava in gola quando tentavo qualcosa di nuovo, o quando sentivo che era la macchina a portare me e non il contrario.
- Ale…ti prego, torniamo a casa- dice la voce di un Rob molto pallido e sconvolto al mio fianco.
- Rob ti senti bene?- gli chiedo vedendo che era davvero molto molto pallido – vieni, scendiamo. Prendi un po’ d’aria-
Gli sgancio la cintura e corro a spalancargli la portiera.
Come respira l’aria fresca fuori dall’abitacolo subito riprende colore.
- chi sei tu? sei certa di essere la mia ragazza e non la reincarnazione di Airton Senna?- chiede tutto sorridente ed entusiasta scompigliandomi i capelli.
- e non mi hai mai vista su una moto- mi vanto un po’.
- beh, un giorno potresti portarmici- dice abbracciandomi e appoggiandosi alla carrozzeria della Volvo.
 
-Ale, amore, allora… freno, acceleratore, frizione, ci sei?- dice la voce di Matt attutita dal casco.
- è la centesima volta che me lo ripeti Matt, ho capito!- gli rispondo impaziente.
Sale con un abile movimento atletico dietro di me e lascia le mie mani finalmente sole sul manubrio.
- va calma, Ale. So che a te piace correre ma qua ci ammazziamo tutti e due se sbagli- mi ammonisce quando già stavo facendo rombare il motore.
- Matt, lo so!-
- è la prima volta che sono scarrozzato in moto da una donna sai?-
- io è la prima volta che porto una moto, quindi siamo pari-
 
Mi aveva insegnato Matt a portare la moto. Era molto paziente con me. Mi portava sempre in questo posto a provare le guide per prendere la patente. Voleva a tutti i costi regalarmi una moto, ma io gli avevo sempre detto di no perché mi piaceva stare aggrappata a lui mentre guidava. Non pensare, non pensare, non pensare.
- Si. Si Rob, un giorno ci andremo- rispondo cercando di allontanare quel ricordo da me. Io ho scelto.
Un aereo davanti a noi sta iniziando la manovra di decollo. Il rumore assordante del motore mi romba nelle orecchie, e l’aria che solleva mi sbatte i capelli in faccia.
Rob dietro di me è un appoggio sicuro, morbido e rassicurante. Il mio appoggio, il mio sostegno, la mia emozione più intensa, la mia scelta. Il mio ragazzo.



abbigliamento
canzone che trova Ale per radio - Closer

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Capitolo 26
*** capitolo 26 ***


capitolo 26 salve, salve, salve. Lo so, sto postando a degli orari strani ultimamente ma purtroppo per preparare gli esami non posso scrivere il pomeriggio e mi tocca farlo la sera, anzi la notte, postando quando capita.
Mi spiace quindi se i post sono rallentati ma faccio davvero il possibile e l'impossibile. Portate pazienza. E' questo il motivo per cui ho risposto stringatamente alle vostre recensioni la volta scorsa e con molta probabilità dovrò fare anche ora. I vostri commenti sono più che graditi e mi riempiono davvero di gioia. Fosse per me passerei ore a parlare con ognuno di voi, ma capitemi. E' un periodo un pò pieno per me che spero passi presto.
Spero comunque che continuiate a leggere, a seguire e a lasciare commenti e suggerimenti.
Premetto che sono io stessa un pò scettica su questo capitolo, non in merito al contenuto che secondo me è importante per la storia ma riguardo a come l'ho scritto. Sono un pò dubbiosa, ma lo rimetto comunque al vostro giudizio.
voglio cmq ringraziare le 79 persone che mi hanno messo tra i preferiti, le 45 delle seguite e le 11 degli autori preferiti!
vi avviso già che una nuova storia è in fase di elaborazione mentale, ma arriverà solo quando questa sarà finita.

recensioni:

skitty: nemmeno io so cosa dire :) davvero. Anche se hai detto che me l'hai già detto ( scusa il gioco di parole) sono sempre felice e lusingata dei complimenti che mi fai ,sul serio. grazie di cuore :)

marika_bd:  sono contenta che anche la scena hot ti sia piaciuta e non l'abbia trovata volgare. la mia preoccupazione era proprio quella. solo che mi sembra un pò assurdo limitare queste scene o censurarle, e forse risulateranno un pò ripetitive ora ma... si vogliono, si cercano quindi perchè non essere realisti. se non le scrivessi sarebbe troppo assurda come cosa. quindi grazie mille per il complimento. :)

vannyp1987: che posso dirti se non grazie :) per i complimenti, per il sostegno, per l'apprezzamento... per tutto :)

piccola Ketty:  che dirti Ketty? manco a me la regalano. se ti dico che guido una multipla? XD proprio uguali eh ?

ellebaker: mi spiace che questa sia la tua ultima recensione, davvero. ma spero che tu torni a leggere appena potrai. i capitoli credo saranno attorno a una quarantina
quindi... c'è tempo. considerando che andrò un pò a rilento per via dello studio. grazie per i complimenti fatti sulla fiducia!

cricri88: oggi ti mando Quil e per favore rimandami indietro Seth :) facciamo un pò per uno dato che Jake te l'ho mandato e mi hai restituito un chihuahua!
parlando di cose serie...un remake di 40 giorni e 40 notti?? ma anche si! con Rob e per Rob questo ed altro! ma sai che? l'ho letto in un sacco di ff e non volevo essere ripetitiva e scontata, ma ti prometto che si rifaranno :)
anche io credo che Rob non regalerebbe mai una macchina ma.... chissà forse preso dall'euforia. Cmq dovevo cambiare qualcosa in lui no? altrimenti vi avrei confermato ancora una volta di avere una videocamera nascosta su di lui 24 h su 24 e avrei dovuto condividere con voi i video :P
magari ce l'avessi!!!!
esatto Ale aggira il problema, e come vedrai da questo chap, anche Rob lo aggira. Non ti posso dire come reagirà Ale quando non lo aggirerà più e nemmeno quando si deciderà ad affrontarlo. voi abbiate fede e fiducia e se in un primo momento vorrete ammazzarmi, poi tornerete sui vostri passi, ve lo prometto. :P

jordy Klein: grazie per i complimenti cara :) davvero grazie. faccio il possibile per aggiornare presto, ma tranquilli. questa ff vedrà anche una fine, questa volta sicuramente.

cicci12:  ehhhhhhhh perchè perchè perchè.... perchè sogno ad occhi aperti ecco perchè :P no a parte questo... penso sia normale in una coppia come la loro l'attrazione, e non mi freno dal metterla a costo di essere stata un pò ripetitiva in questi ultimi capitoli :) perdeva di realismo altrimenti :P non voglio nessuno sulla coscienza tranquilla :) ma se è una morte felice sono contenta di darvela.

polpettina 90: hai rubato i rotoloni regina ad agata per il commento??? è lunghissimo!!!! allora premettendo le tue analisia accurate circa il fatto che ale doveva concludere, telefono o non telefono... io anche sul pavimento! cioè lui si alza e tu lo atterri XD va be... si ne è valsa la pena :) certo che tra te, agata e chiara per le scene hot sui motori siete fenomenali. loro che mi chiedono di battezzare la macchina, tu praticamente la moto, perchè non esiste vedere rob in tenuta da motociclista e non saltargli addosso letteralemente!
si in effetti ti ho dato un pò di spoiler e....come ben sai dovrebbe esserci ancora un capitolo prima del matrimonio spezza castità :) e ma rob con il vestito sappiamo tutte che effetto fa no?? mi prenderò un giorno intero per scrivere quella scena, mi chiuderò in eremitaggio e tu tieniti pronta a darmi istruzioni!

fallsofarc:  Chia, Chia, Chia... come devo fare con te, con  i tuoi ormoni impazziti e i miei messi assieme che non fanno altro che scolvolgermi??? come dobbiamo fare dopo il trailer fantastico di ieri sera e le foto?
bah... io su ispirazione avrei scritto la scena hot, ma c'erano altre scene prima che meritavano la mia attenzione. a proposito...dimmi poi se ti riconosci in una frase che ho scritto XD
qualcosina IN volvo???? ci penserò cara, ci penserò lo prometto....dopo che gli faccio prendere il via magari potrei anche considerare l'ipotesi :D
mannaggia parlare con te per ore ha un effetto deterrente sulle mie risposte alle recensioni, perchè ti ho già detto di tutto!!! :)
sta di fatto che non finirò mai di ringraziarti per tutti i complimenti che mi fai e le idee che tiri fuori, e soprattutto per incoraggiarmi a metà chap quando in preda alla disperazione mi viene da chiederti se sto scrivendo scemenze o se il chap va bene :) ormai mi devi sopportare :) un bacione!

vero15star: mi spiace sentirti così per via di Matt... ma più che abbi fede per qualche capitolo non so cosa dirti. forse Emilie sarà la tua eroina questa volta :)

romina75: tu mi vuoi fare arrossire per caso???? sono contentissima di ...darti un aiuto in qualche modo ma ho ancora un sacco da imparare davvero :) grazie mille per i complimenti, sul serio. non so più che dire :)

ryry: sbaglio o sei entusiasta??? sbaglio vero ??XD grazie mille per la caterva di complimenti sperando di meritarmeli anche stavolta che per via della stanchezza e dell'insicurezza ho scritto un cahp che mi convince poco dal punto di vista stilistico.

lazzari:  Ale ha tutte le fortune di questo mondo? si :) ha tanta tanta fortuna. la vedesse davvero sarebbe felice ma ricordiamoci che...non lo è :)

lanemo: grazie mille per i complimenti  sul serio :) io la maglietta la sto cercando! la vorrei anche io! così come vorrei la volvo... ma fino alla laurea mi tocca guidare la multipla di papà.... due cose proprio uguali eh ? XD

marina70: beh... benvenuta :) grazie per i complimenti. :) la piega che ha preso la storia? si.... diciamo che è quello che ci sia aspetta da una ff su rob, cioè il lieto fine, perchè già è triste pensare che per noi comuni mortali resterà solo un sogno ad occhi aperti e sarebbe masochistico non fingere almeno dove ci è concesso che una storia con lui possa finire bene. però la storia di ale è un pò complicata...quindi... ci saranno variazioni, su questo non ci piove.

sophie88: lo so lo so lo so ma sai che mi piace guidareeeeeeeee!!!! non vedo l'ora di prendere la laurea solo per vedere la 500 nuova parcheggiata nel vialetto dimmi te! mannaggia se vienei qua però un giro sulla multipla te lo faccio fare! do il meglio di me al volante di quel camion sul serio XD (anche come insulti)
ora la storia qua si ridimensiona un pò e torna normale e riflessiva. vedrai vedrai.

sorellina mia deb: quanto tempo... beh parliamone...cmq sono contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e si mi hai scritto di quello che avresti fatto tu nella situazione di ale. non avevo dubbi! a parte che tutti quanti faremmo la stessa cosa , cioè l'incavolatura durerebbe si e no 5 secondi.
anche tu sei una che vuole qualcosa di hot nella volvo??? ma siete tutte all'insegna del contorsionismo estremo???? XD e va beh... vedrò se riuscirò ad accontentarvi.
l'ho già detto deb... farò in modo di postare in fretta ma sono sotto periodo esami e la sera in cervello mi fonde. mi metto a scrivere e cancello mille volte. non è una cosa semplice da fare. ci va concentrazione e lucidità mentale. cosa che io inizio a perdere.









Non ho mai sofferto la fine delle vacanze in vita mia. Nemmeno quando andavo a scuola.

Mai una volta.
Oggi invece… Oggi vorrei che Allen mi desse la bella notizia di un’altra settimana di ferie.
Alzarmi da quel letto stamattina è stata l’impresa più titanica che mi sono trovato ad affrontare in tutta la mia vita. Prendere tempo, infilando qualche vestito nella sua borsa da palestra, mentre la guardavo dormire, è stato davvero straziante.
Si, lo so. Troppo melodrammatico. Ma che ci posso fare se sono diventato un sentimentale!?
Tra un po’ finirò come Kellan che piange anche per le pubblicità manco fosse una donna gravida e diventerò lo zimbello di Jack che non perderà occasione di pigliarmi per il culo.
Anzi, perché aspettare Jack a prendermi per i fondelli? Perché non iniziare da solo, visto che è la prima volta in tutta la mia vita che sto sempre col cellulare in mano in attesa di un messaggio?
Sono qui in taxi che non faccio altro che rigirarmi il telefono tra le dita, lasciando anche tutta una serie obbrobriosa di impronte digitali sullo schermo che tolgo ogni cinque minuti, strofinandolo sul jeans.
Avanti, Rob. Dittelo: non sei solo uno scopa e coccola, ma anche un apprensivo, paranoico e ansioso! Tutto coccola e niente scopa! Vergognati!
E invece no! Mi piace questa situazione “ti voglio ma mi fermo” molto masochistica (che poi ieri mi abbia salvato il telefono…). Mi sento quasi un eroe a resistere così stoicamente, senza nemmeno un motivo preciso.
Veramente un motivo c’è, almeno per me. Il nostro andarci piano per me significa rimettere le cose nell’ordine giusto.
Abbiamo iniziato la nostra storia in un modo talmente strano e inconsueto che non so più la tempistica quale sia. Inoltre voglio vivere tutto con lei.
Non conto più le volte in cui vi ho detto delle mie precedenti relazioni, e se ne parlo un’altra volta, qualcuno di voi potrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di freddarmi con tutta la ragione di sto mondo dalla sua, però… capitemi. Quello che voglio dire è che stavolta voglio fare le cose per bene.
Voglio portarla fuori a cena, voglio regalarle fiori, voglio ricordarmi le nostre date importanti… voglio ricevere e mandare il messaggio del buongiorno la mattina e della buonanotte la sera. 
Voglio fare le cose per bene.
Le ho regalato una macchina, lo so. Non ho fatto altro che sottolineare quanto siamo anticonvenzionali come coppia, ma era un’esigenza pratica oltre che dovuta, dato che l’avevo lasciata di fatto senza un mezzo con cui gironzolare.
Non sono mai stato uno spendaccione, e non l’ho fatto per dimostrare chissà che. Potevo portarle la Ford ad aggiustare, è vero. Ma mi sono sentito di far così, anche perché per aggiustare quel rudere, altro che meccanico. Persino l’acqua di Lourdes si sarebbe arresa davanti a un’impresa tanto impossibile.
A parte questo, voglio iniziare dalle basi, e magari il fatto di non dover più condividere lo stesso bagno può essere un’ottima occasione per farci riprendere in mano la situazione. Che questa sia l’unica nota positiva nel non abitare più con lei, è tutta un’altra storia che lascerei perdere.
Però il concetto base è questo: voglio tutto.
Quindi, chissene frega se ho fatto marcia indietro! Voglio essere un tredicenne esaltato col batticuore e l’ansia pre-appuntamento!
Dio, sono irrecuperabile.
Il taxi mi scarica davanti al Greenwich Village alle nove esatte del mattino.
Dannazione! A quest’ora dovrebbe essere sveglia no? Deve aprire il negozio alle dieci, lenta com’è la mattina è il caso che si svegli! E allora perché niente messaggino sul telefono?
Cazzo Rob, ripigliati! Ti sta sfuggendo il fatto che lei non ha niente in comune con altre ragazze.
Lei si siede sullo schienale delle panchine, mangia di tutto con appetito, guida auto sportive come se stesse facendo una gara di rally, non perde ore a truccarsi la mattina ed è già tanto se si ricorda cosa sia un telefono cellulare. Lei non manda messaggini sdolcinati al suo ragazzo di prima mattina. Stai calmo.
Si, devo stare calmo perché altrimenti rischio di oltrepassare una linea che un vero uomo non dovrebbe mai oltrepassare: quella del patetico.
Ripetendomi di non pensare a tutte queste cavolate, mi dirigo svogliatamente verso la mia roulotte. Appena spalanco la porta mi rendo conto di quante cose sono cambiate in due settimane e di quanto questa stanza sia stata il mio punto di partenza.
Qui dentro non c’è odore di lei.
C’è solo il vecchio me. C’è la foto mia e di Kris accartocciata per terra e la rivista aperta sul tavolo, di fianco al bicchiere di carta vuoto dello Sturbucks . Ci sono i triangolini dello scotch incollati all’anta dell’armadio spalancata e c’è il mio iPod sulla mensola sopra al letto. Ci sono ancora le mie lenzuola sfatte e la mia tuta sulla sedia. C’è la mia fine e il mio inizio.
Tutto è partito da questa stanza, da un giornale e da una foto. È incredibile quanto una semplice fotografia abbia cambiato la mia vita.
- eccomi qua…- sbuffo lasciando cadere il borsone sulla moquette grigia.
Cerco di racimolare quel poco di buone intenzioni che mi restano dopo questo panorama desolante per mettermi a fare il casalingo, o forse è meglio dire il roulottaro.
Sbuffando a pieno ritmo, manco fossi una locomotiva, tolgo in un solo gesto le lenzuola sporche e le lascio per terra. Avrei cercato una busta per poi portarle a lavare più tardi.
Apro i finestrini, recupero della biancheria pulita dall’armadio e la stendo. Faccio anche un rapido giro di rifiuti e li infilo tutti in un sacchetto di plastica in cui ci finisce anche la rivista.
Tolgo persino i triangolini di nastro adesivo dall’anta e quando apro il borsone per sistemare i vestiti nell’armadio, il profumo di casa sua mi sbatte addosso. Guardandomi attorno adesso tutto sembra meno triste e meno desolante.
Lei c’è.
E’ davvero parte della mia vita adesso.
Appena varcata la soglia, per un momento, ho avuto il serio dubbio di essermi sognato tutto quanto.
Prendo il telefono dalla tasca e la foto dello sfondo mi conferma che nemmeno il profumo di casa sua è immaginario. È sul serio tutto vero.
Da cittadino onorario di “sfigatoville” ad apolide in meno di due giorni. Non c’è che dire, faccio passi da gigante.
Guardo ancora una volta il telefono, così tanto per controllare se magari durante le pulizie forzate non mi sono accorto della vibrazione, ma sono destinato a restare deluso. Non c’è niente.
Forse dovrei scriverle io, forse dovevo lasciarle più di un biglietto appiccicato sulla caffettiera già pronta in cucina, forse avrei dovuto svegliarla per dirle che stavo uscendo.
Che bello, ho detto di voler fare le cose per bene e non so nemmeno se scriverle un semplice messaggio o no.
A quanto so, le coppie si scambiano spesso messaggini tenerosi e quant’altro, solo che io non l’ho mai fatto quindi…cosa dovrei scriverle?
Dovrei inventarmi un nomignolo un po’ più creativo di “tesoro”? Fosse per me, il mio primo istinto è quello di chiamarla “amore” e basta, ma così correrei decisamente troppo. Però come altro dovrei chiamarla? Cucciola? Stellina? Micia?
Sinceramente io non ce la vedo né come Cucciola né come Stellina. Micia tanto quanto, ma solo in certi momenti. Terminator o Joker le starebbero sicuramente meglio per come è fatta lei.
È come me in questo campo. Niente nomi scemi e imbarazzanti. Niente squittii, saltelli e battimani a sproposito.
Tesoro è quindi il nomignolo neutro più appropriato, fino a quando non potrò parzialmente sostituirlo con qualcosa di più sostanzioso e impegnativo.
Bene, appurato che “tesoro” è il suo secondo nome, cosa dovrei scriverle?
Prendo l’iPhone giusto per fare un po’ di prove e vedere che ne viene fuori.
Buongiorno tesoro.
Banale, banale, banale, più creativo!
Com’è che le avevo detto una volta?
Alzati e brilla, mia cara…
E che sono un nonno? Mia cara… sostituibile con tesoro ma se si è già alzata a che cacchio serve?
- uff…ma non esiste un manuale del bravo fidanzato? Capitolo uno: i primi messaggi- mi chiedo da solo buttandomi sul letto.
Ora parlo pure in solitaria ad alta voce. Ancora una stupidata del genere e mi fanno sindaco di Sfigatoville, altro che cittadino onorario.
- Qua servono i rinforzi- mi decido alla fine, tirandomi su dal letto. È inutile cercare di trovare una soluzione da solo, tanto vale chiamare l’unica persona al mondo che forse mi può dare una mano: mia sorella.
Dopo un quarto d’ora di complessi, sul “la chiamo, non la chiamo” mi decido. La chiamo.
Camminando a grandi passi per la piccola stanza, passando innumerevoli volte le dita tra i capelli, cerco il numero di Lizzy nella rubrica e faccio partire la chiamata.
Uno squillo.
Non risponde.
Due squilli.
Forse è una cattivissima idea. Cosa le dico “ehi Liz, mi aiuti a scrivere un messaggio per la mia ragazza?”
Tre squilli.
Al che lei dirà “quale ragazza, scusa?”.Dovrei spiegarle tutto quanto, sperando che non sia li con mamma, perché in quel caso le chiederà di mettere il viva voce e molto probabilmente dovrò sorbirmi la sua delusione per aver perso una nuora come Kristen.
Quattro squilli.
Capirai quanto si è persa. Mia sorella Vic non mascherava il fatto di non digerirla per niente (incitava le sue figlie a tirarle i capelli ogni volta che Kris le prendeva in braccio, forse dimenticandosi che le mie nipotine avevano soltanto un anno) ,mentre Lizzy… Liz mi appoggiava ma non ne era entusiasta. La ignorava nel modo più assoluto.
Solo mamma era davvero contenta. In effetti Kris era l’unica che riusciva ad essere convincente quando mentiva sulla bontà dei suoi muffin quindi come poteva non esserlo?
Cinque squilli.
Chissà come la prenderebbe mia madre se le dicessi che ho mandato al diavolo Kris e ora sto con la ragazza di Matt.
Sei squilli.
Forse dovrei omettere il particolare di Matt, per ora.
Sette squilli.
Liz, ma dove cavolo hai sto telefono?
Otto squilli.
- Toh guarda chi si sente! Il mio fratello disperso. Hai fatto il naufrago per due settimane Rob?- mi risponde Liz con la voce arrochita leggermente dalla trasmissione.
- Liz ti ho mandato una mail- le ricordo. Eh insomma…l’avevo avvertita che sarei stato irreperibile no?
- capirai che sforzo! Due righe contate hai scritto. Hai rubato la connessione wireless a Robinson Crusoe? ti ha beccato e l’ha protetta? No, perché solo così sei giustificabile!- mi rimprovera ancora.
- ma non puoi semplicemente dire “sono contenta di sentirti” come tutte le sorelle normali?-
- ti sembro una sorella normale io?-
- emmm… effettivamente no. Che stai facendo?-
- sono con la mamma. Sta facendo i muffin-
- ancora? ma non si rassegna mai?-
- dice di aver intuito che sbaglia a dosare lo zucchero. Beato te che stai in un altro continente e non rischi l’avvelenamento-
- verranno buonissimi, intesi? È tuo fratello Liz? Passamelo un attimo, per favore- dice la voce lontana di mia madre dall’altro capo della cornetta.
Dopo alcuni gracchiamenti e rumori indefiniti dall’altro capo del telefono, le dolci note di mia madre mi perforano un timpano.
- Robert Thomas Pattinson! che fine hai fatto si può sapere? Niente telefono, niente messaggi, niente di niente! Ancora un po’ e smobilitavo le ambasciate per sapere che fine avessi fatto! dimmi te se di mio figlio devo leggere solo sui giornali e andare a scovarmi le interviste su you tube! Non una telefonata a tua madre in due settimane! Ma non ti vergogni? Sei peggio di tuo padre! La prossima volta che…- e qui allontano il telefono dall’orecchio in modo che finisca la sua sfuriata da sola. Il mio essere un “mammone” va a periodi. Ci sono momenti in cui la mia mamma e le mie sorelle sono indispensabili come l’aria che respiro, altri in cui riesco a non sentire troppo la loro mancanza. Ad esempio, questo è il mio periodo indipendentista, in cui le penso sempre ma non sento tutta questa necessità di chiamare.
Adesso mia madre me ne dirà di tutti i colori, sfogando tutto il suo istinto materno verso il cucciolo di casa che sarei io, si calmerà e concluderà dicendo “mannaggia a te e al giorno che ti ho permesso di piazzarti davanti a una telecamera”.
- …. mannaggia a te e al giorno che ti ho permesso di piazzarti davanti a una telecamera!-
Visto?? L’ha detto.
- hai finito ora?- le chiedo con uno sbuffo.
- si, tesoro. Allora che stai facendo, amore?- risponde di nuovo tutta uno zucchero. Ah le mamme!
- sono stato un po’ in vacanza e… sono tornato sul set-
- sei stato un po’ con Kristen? Perché non siete venuti qualche giorno qua a casa? Potevate approfittarne, no? non hai mai vacanze. Nelle ultime foto, poi ti ho visto un po’ sciupato. Mangi abbastanza, amore? devo dire a Kristen di tenerti più sotto controllo-
Ecco qua. Come glielo dico ora?
- mamma…senti… Io e Kris…- forse è meglio dirglielo tutto d’un fiato. Uno strappo secco, come per i cerotti. - non stiamo più insieme-
- cooooooooooooooooooooooooosa? Che hai fatto alla mia Kristen?-
- mamma! tuo figlio era un gran cornuto. Chiedi a lei che ha fatto, non a lui!- mi salva la voce di mia sorella. Dio grazie per aver portato nel mondo Lizzy. Le dovrò comprare un bel regalo appena torno.
- oddio, tesoro mi dispiace tanto!- mugola tornando la mamma zuccherosa di sempre. - e ora…come stai?- chiede cauta.
- sto bene ‘ma. Mai stato meglio in vita mia-
- come sarebbe che stai bene? Dovresti essere affranto e svilito, che significa “bene”?-
- mamma non è affar tuo, passami Rob. Tu torna a fare i muffin- mi salva ancora la mia super eroina preferita.- raccontami immediatamente questa storia del “bene”- continua con aria minacciosa Lizzy. Ok, forse non è proprio la mia eroina. Signori, la Santa Inquisizione ha riaperto i battenti.
Giudice supremo spaccamaroni: Elizabeth Pattinson.
Imputato: Robert Thomas Pattinson.
Crimine commesso: ha detto che sta bene.
La seduta è aperta.
- Rob, parla immediatamente-
Forza e coraggio, Rob. L’hai chiamata per una richiesta di aiuto quindi avevi già preventivato di accennarle qualcosa. Bene, ora è il momento. Diglielo.
- sto…uscendo con una ragazza- ammetto con un tono che quasi sembra tradire la mia felicità. In realtà è solo che sono un tantino imbarazzato per il fatto che è la prima volta che confesso da solo di star uscendo con una ragazza.Non è che ci sto uscendo. Ci ho vissuto, ma conto di uscirci. Quisquilie tecniche e insulse che per un breve resoconto possono essere tralasciate.
- ellosapevo che doveva centrarci una ragazza!-
- sta con un’altra! E Kris?-
- zitta mamma, parliamo dopo. Rob, chi è? la conosciamo? È famosa?- tipico di Liz parlare a macchinetta quando è su di giri per qualcosa. Ultimamente i gossip su di me vanno molto di moda in casa mia. Cosa non si sopporta a essere il fratello più piccolo!
È famosa? Eh beh… dipende dai punti di vista. Ma non credo che mia sorella conosca la marca di intimo per cui è stata fotografata, quindi…
- no…no, non è famosa. Non la conoscete- borbotto, camminando su e giù per la stanza ancora più in fretta.
- e…su dai! Dimmi com’è? è carina? È simpatica? È intelligente o è una delle tante cretine che ti porti a letto di tanto in tanto? guarda che lo so che lo fai, non perdere tempo a negarlo. Che lavoro fa? Come l’hai conosciuta? Daii!!!!-
- lei è… è…-
Posso dire a mia sorella che sono letteralmente pazzo di lei? Posso confessare almeno a mia sorella che ne sono perdutamente innamorato?
- lei è….? – trilla impaziente Liz.
-…è meravigliosa, Lizzy, davvero. È…meravigliosa- sospiro preso improvvisamente da un attacco acuto di euforia ad altezza stomaco. Già solo pensare a lei mi fa andare su di giri. Immaginare il suo sorriso e i suoi occhi chiari hanno l’effetto di stamparmi in faccia un sorriso ebete e trasognato.
- fammi indovinare… è…meravigliosa, eccezionale, fantastica, adorabile e sinonimi?-
- si! cioè no… lei è… molto, molto di più-
Ormai vado a ruota libera. Parlare di lei con qualcun’altro da quando posso finalmente dire che è mia…ah che sensazione!
- ti sei innamorato, per caso?- chiede con tono inquisitore.
- si, Lizzy. Si! sono letteralmente pazzo di lei! E’ davvero meravigliosa. Persino tu l’adoreresti-
Ed è tutto dire perchè mia sorella è una che per fargli andare a genio le persone ci va tutta un’opera di studio accurato e meticoloso sul prenderla nel modo e nel momento giusto. Un momento molto, molto raro.
- ti sei fatto di qualcosa?-
Cioè perché secondo voi sembra che io mi sia fatto di qualcosa? Va bene…forse si. Sembro un tossicodipendente dopo una dose particolarmente forte, ma credo che siano effetti collaterali dell’innamoramento no?
- no Liz. Ora che ci penso è anche una vita che non mi accendo una sigaretta!-
- quindi sei innamorato-
- si, sono perdutamente, follemente, pazzamente e irrimediabilmente innamorato-
- chi è che è innamorato qui?- trilla una voce alle mie spalle.
Dalla finestra aperta sopra il mio letto, spunta il visino a cuore di Emilie, tutta un sorriso e un movimento di sopracciglia, evidentemente impaziente di farsi raccontare anche lei.
- Emilie!-
- sei un  fetente, Rob! Venirmi a salutare? No?- grida sparendo dietro la finestra per entrare dentro, dopo che le ho fatto segno.
- ecco Rob, quella non l’adorerei per niente- commenta acida mia sorella.
Non sopporta Emilie, è più forte di lei. Dice sempre che la odiava già da “Lost”. Le stava venendo quasi una crisi quando le ho detto che partivo per girare un film con lei.  
- si, lo so. Ti chiamo più tardi, ok? Da un bacio a mamma e vedi di non farti beccare mentre sputi i muffin nel lavandino-
- sarà un’impresa, fratellino, ma ci proverò. Se ce li propinerà in sala credo proprio che il vecchio vaso di zia May mi tornerà utile-
- tu sei tutta matta-
- tu pure! Ricordati che abbiamo lo stesso corredo genetico-
- si ma il tuo era ancora in fase sperimentale, mentre il mio è perfetto-
- dopo questa non dovrei più parlarti sai?-
- si, lo so, ma non lo farai perché tu mi adori-
- non ricordarmelo-
- ti voglio bene, Liz. Un bacio-
- anch’io te ne voglio broth’. Chiamami quando puoi che mi devi finire di raccontare di lei, ok?-
- va bene. A dopo allora-
- un bacio-
Chiusa la chiamata con mia sorella, ecco che mi trovo davanti una Emilie tutta un sorriso e un saltello. Chissà perché mi ricorda Beckie mentre fa così.
Aspetta solo che lanci il telefono sul letto per saltarmi addosso e stritolarmi in un abbraccio.
- Lily… soffoco- riesco a rantolare dopo qualche secondo passato in apnea.
- ops…scusa- dice sciogliendo l’abbraccio.
Non è molto abbronzata. Conoscendola si è trattenuta non poco per non passare il tempo ad abbrustolirsi al sole, come di solito fa. Credo sia per evitare lo scotennamento che Allen avrebbe sicuramente perpetrato nei suoi confronti se se ne fosse tornata marrone e non bianco latte. Lui e la sua “continuità del film”.
- allora… le tue vacanze come sono andate?- le chiedo prendendo gli occhiali da sole e rimettendomi il telefono in tasca.
- bene, bene, non c’è male ma non cambiare discorso- risponde vaga seguendomi fuori dalla roulotte.
Non so bene cosa ci sia in programma per oggi, quindi cazzeggiare in giro per il set sperando di incrociare qualcuno che lo sappia mi sembra l’unica soluzione possibile.
- ne abbiamo iniziato uno?-
- ti ho sentito! Hai detto che sei innamorato e mi devi raccontare ogni cosa! – trilla allegra prendendomi a braccetto.
Anche con lei, la voglia di raccontare prende il sopravvento.
Cazzo! Io sono un ragazzo, dovrei parlarne con i miei amici dotatati di testosterone! Non mi dovrei confidare come a un pigiama party con il gentil sesso!
Eppure sono talmente entusiasta, talmente felice, talmente…vivo che non resisto.
Mi ripeto: poter parlare di lei come mia ragazza, mi esalta particolarmente.
Con Kell e Jack sarebbe stata tutta un’altra cosa, certo, e forse è anche il caso che io mi decida a chiamarli per una delle nostre notti di birra e discorsi da uomini. Anzi credo che lo farò adesso.
Rivolgo un sorriso di conferma ad Emilie e tiro fuori il telefono dalla tasca per scrivere un messaggio veloce a Jackson.
Mentre sto scrivendo, ecco che il telefono prende a vibrare, quasi scivolandomi via di mano.
Mi sbrigo a finire il messaggio per Jack e vedo la casellina che aspettavo. 
 
1 messaggio.
Ale.
 
È arrivato! Mi ha scritto! Ci ha messo un po’ ma…l’ha fatto no?
Con il cuore a mille, la gola secca e le mani che mi tremano quasi, do l’ok e apro il messaggio.
 
Ciao…
 
Un semplice “ciao” non mi ha mai mandato così fuori di testa come questo.
- è lei?- chiede Emilie affacciandosi con la testa sullo schermo del mio telefono.
- si…è lei- ammetto.
Devo bere qualcosa. Assolutamente. Ho la gola secca. Che le rispondo?
Cercando di controllare il tremore della mia mano destra le rispondo.
 
Ciao :)
 
- che creatività, Rob!- mi canzona Emilie.
- ci credi se ti dico che è la prima volta che messaggiamo?- confesso ormai prossimo a saltellare anche io alla faccia della mia allergia per saltelli e squittii. Dio, forse mi stanno spuntando i ferormoni. Tra un po’ metterò su un bel paio di tette e avrò le mestruazioni. Chissà se sarò anche una bella donna?
Cazzo Rob! Ma fai schifo! Che razza di pensieri fai?
- no, ti dovrai spiegare meglio-
Ci fermiamo davanti a un distributore automatico e prendiamo due Coca Cola, prima di sederci sul gradino di una delle tante roulotte.
Faccio per aprire la lattina, ma la mia tasca vibra ancora. Libero il telefono e c’è un nuovo messaggio per me.
 
Mi sei mancato stamattina
 
Non posso fare a meno di sorridere e gongolare come un cretino davanti allo schermino luminoso.
Le sono mancato. Lei mi manca anche ora. Mi è mancata appena sono uscito di casa.
Cercando ancora di controllare l’emozione le rispondo
 
Tu mi manchi anche adesso
 
- Rob sputa il rospo in fretta- mi incita Emilie non appena, ancora con un largo sorriso stampato sulla faccia, metto il telefono in tasca.
- sei pronta a sentire una storia lunga due settimane?- le chiedo aprendo la lattina e prendendo un lungo sorso.
- prontissima-
A lei posso raccontare davvero tutto. Per filo e per segno. Non si spaventerà se le racconterò anche di Matt.
Fin dal primo giorno di riprese ha tirato fuori la storia delle sue origini irlandesi, mezze druidiche o che cavolo ne so.
Ha sempre detto che sua nonna era una specie di medium e non c’era pausa che non la trovassi con un libro sugli angeli, spiriti e roba simile in mano. Diceva sempre che la materia la interessava a prescindere dalle sue origini. Diceva che le sarebbe piaciuto vedere qualcosa anche lei, prima o poi, ma che, a quanto le pareva evidente, il carattere della “vista” non l’aveva toccata.
Chi meglio di lei, dunque, per essere completamente sincero?
Non cerco un parere, non cerco niente.  Voglio solo… poter parlare anch’io della persona di cui mi sono innamorato, voglio solo…esternare la mia felicità dato che con lei mi guardo bene dal farlo completamente per darle tutto il tempo che le serve per… no, Rob. Non pensare.
Non pensare al perché lei si sia legata a te. Non farlo.
Tu sei felice ora. Goditi il momento.
Le racconto ogni cosa. Dell’incidente, della comparsata di Kris in albergo, del pianoforte che suona da solo, dell’invito di Ale…della nostra giornata al parco, del ristorante, dell’anello…di tutto. Per un’ora intera parlo solo di me e di lei.
Emilie mi ascolta silenziosa, assorta sempre di più nella lattina rossa che si sta rigirando ormai vuota per le mani.
A lattina ormai finita, riesco anche a concludere il mio racconto. Riascoltando la mia voce, mentre parlavo a lei, non ho potuto fare a meno di pensare ancora una volta a quante cose fossero cambiate in due sole settimane.
- …e stamattina sono tornato qui. Fine- concludo accartocciando la lattina e cercando il pacchetto di sigarette nella tasca dei miei jeans.
Emilie, accanto a me, ancora non dice nulla. Resta silenziosa e ferma.
- un penny per i tuoi pensieri, Lily- la canzono togliendole la lattina vuota di mano per alzarmi a buttarla assieme alla mia in un cestino.
- non credo tu voglia saperli, Rob – risponde con una venatura amara nella voce.
- perché no?- le chiedo curioso, accendendomi una sigaretta. Non è da lei reagire così.
Di solito le storie d’amore a lieto fine la fanno impazzire. Era tutta felice quando ha saputo della storia andata a buon fine tra un cameraman e una sarta del nostro set, perché per la mia storia si comporta così?
- perché non voglio vederti soffrire Robert – ammette con un sospiro, alzando lo sguardo su di me.
- che intendi dire?- perché dovrei mai soffrire se sono al picco massimo di una felicità mai provata prima?
- sei sicuro di voler sapere quello che penso di tutta questa storia?-
- assolutamente-
- penso…che non andrà a finire bene- ammette tornando a guardare l’asfalto davanti a sé.
- come scusa?- non credo di aver capito. Perché non può essere felice per me e basta?
- mi hai capito benissimo. Non andrà a finire bene, Rob. Sta attento. Lei non sta giocando con i tuoi sentimenti, ma da quello che ho capito lei sta solo scappando da sè stessa. Tu le hai offerto un appiglio, Rob. Ed è questo quello che sei tu per lei-
- e anche se fosse? Cosa c’è di male in questo?-
- non è una cosa sana, Rob!- risponde alzando il tono della voce alzandosi in piedi anche lei.
- ma lei sta bene adesso! Cioè…lei…-
- lei non sta bene. Non ti pare un po’ strano che un giorno voglia provare il bunging jumping senza la corda e quello dopo venga a letto con te, addirittura accettando di stare insieme? Non ti fa pensare la cosa?-
No Emilie, non farlo. Non costringermi a pensare a queste cose. Non lo voglio fare, voglio solo essere felice.
- certo che mi fa pensare, ma non lo faccio, e sai perché? Perché per la prima volta in vita mia so qual è il mio posto e so che è quello giusto. Io la amo, Emilie. La amo. Non le chiedo di amarmi a sua volta. Mi basta questo-
- Per ora. E quando lei crollerà? Quando crollerà, cosa farai?-
- La sosterrò. Posso farlo, l’ho già fatto-
Gliel’ho promesso. Per me quell’anello che porta al collo è la prova tangibile della mia promessa. Io le starò vicino. E non me ne frega di essere un sostegno e basta. Non me ne frega che lei non mi ami, non me ne frega di niente. Io la amo.
Amerò io al suo posto, amerò io abbastanza per tutti e due.
- non sarà la stessa cosa, perché sarà per te che crollerà. Non si farà tirare su da te se sarai tu a toglierle le sue sicurezze!-
- chi ti credi di essere, Emilie? Tu non la conosci, tu non ci conosci-
Io non la abbandonerò. Lei ha solo bisogno di tempo, solo questo. E io posso darglielo. Tutto quello che le serve può prenderselo.
Cosa c’è di male in questo? Cosa c’è di così sbagliato nel volerla per me?
- conosco te, però. E da quello che mi hai raccontato non c’è un granché da conoscere per vedere l’evidenza. Ti farai male. Ti farà male-
-no…tu non la conosci-
La rabbia prende il sopravvento sull’euforia, accecandomi completamente.
Ne ho abbastanza. Ne ho abbastanza di lei. Ne ho abbastanza di sentir parlare di lei come se fosse un giocattolo difettoso, come se fosse un qualcosa di irreparabilmente rotto.
Cosa vuol dire? Solo perché ha passato quel che ha passato che non possa più avere un futuro? Che non possa più essere felice? Io voglio che sia felice, perché se lo merita. Perché so benissimo quanto è combattiva e quanta fatica sta facendo per essere forte.
Non merita di essere lasciata sola, non merita di essere abbandonata perché si sta facendo del male. Si sta facendo male a stare con me? mi sto facendo male io a stare con lei?
‘Fanculo, io non la lascio.
Può farmi tutto il male che vuole se questo può servire a tirarla definitivamente su dal quel dirupo che sta tentando di scalare. Io continuerò a tenderle la mano per tirarla fuori. Perché io la amo e non si può decidere di chi innamorarsi. Io la amo e niente è importante se lei non è felice, niente è importante se lei non è viva, niente è importante se lei non combatte. Vuole fingere con sé stessa stando con me? lo faccia pure se la fa star bene. Qualsiasi cosa per lei.
A volte mentire a sé stessi è l’unica via. Troppa verità può fare anche male.
Io ora la vedo sorridere, la vedo ridere quando è con me. Lei si sente felice e io so di esserlo. Questo è quello che conta. Siamo un io e te. Siamo un noi.
- e ora dove vai?-
- A chiamare Lizzy. A parlare con qualcuno che è felice per me-
A cercare di ricacciare i dubbi che Emilie ha tirato fuori in un cassetto per non tirarli fuori mai più.


abbigliamento

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Capitolo 27
*** capitolo 27 ***


capitolo 27 Eccomi qui, ancora una volta con il nuovo capitolo :) oggi non ho comunicazioni da fare eccetto la solita del non so quando posterò di nuovo perchè dipende dai miei impegni di studio. Colgo l'occasione per ringraziare gli 81 preferiti e le 45 seguite. grazieeeeeeee!

recensioni:

sophie88: non so perchè ho detto che l'altro chap sarebbe stato un flop... forse non ne ero molto convinta, e sicuramente avrei voluto scrivere un pò meglio la scena di Emilie...non lo so ... sai che a volte io mi faccio di queste sparate :P ma se tu dici che è venuto bene, allora mi fido :)

marika_bd: abbiamo trovato un'altra che odia Emilie allora :) io sinceramente non lo so .... mi è indifferente. per questo ho pensato di darle questa parte. apparentemente è odiosa è vero, ma ricordati che sta mettendo all'attenzione di Rob un particolare che lui non vuole vedere, proprio come devono fare gli amici.

fallsofarc: tesoro mio :) sai che Emilie... mi è indifferente... il mio odio nel puro senso del termine è riservato alla triglia :) ho pensato quindi di farle fare la parte della coscienza di Robert...non mi è venuta particolarmente cattiva lo so  :P la chiaccherata con kell e jack? forse si... dopo il matrimonio di Beck ho un pò di spazio da riempire. devo solo pensare bene alla scena :) tu mi dai sempre troppa fiducia, tesoro! spero di essermela meritata anche stavolta. mi sbrigo a rispondere così poi posso filare a commentare l'ulitmo chap di secretly!

smemo92:  e lo so... avevo avvertito che non ero molto soddisfatta di questo capitolo e si... è un pò strano. ho pensato però a emilie come alla persona che potesse aprire gli occhi a rob. insomma Ale ha beckie e rob ha emilie. Kellan e Jack non ce li avrei visti bene ad aprire gli occhi a rob, forse perchè conoscono già Ale, e un pò per il suo aspetto, un pò per il fatto che hanno già avuto occasione di conoscerla...magari non sarebbero mai stati così diretti e sinceri con lui. inoltre a loro non avrebbe mai potuto l'intera storia, con anche Matt, come fa con lei...quindi... boh... spero che questo capitolo ti convinca di più.

skitty: cosa faranno ale e rob? beh... si illuderanno. come è giusto che sia e ci sia aspetta da loro. si illuderanno per un pò vivendo semplicemente il momento. ma la storia è ancora lunga :) grazie per la comprensione sui miei tempi di post un pò lunghi :)

piccola ketty: emi ha ragione :) Rob... rob seguirà l'esempio di Ale. strano ma vero, per quel che riguarda ale metterà da parte la sua tendenza a farsi complessi, come già potrai intuire da questo capitolo :)

romina 75: scusa scusa scusa! non sono riuscita a recensirti prima che pubblicassi il nuovo capitolo! ho avuto un pò da fare, scusami! provvedo immediatamente! come al solito le tue introduzioni mi fanno morire dalle risate! la situazione si fa bigia...XDXD
e così proprio non riesci a immaginare come andrà avanti la storia? caspita e io che pensavo di essere davvero prevedibile! forse il fatto che io conosco già la storia devia un pò le mie percezioni al riguardo, bah.
comunque... anche io la penso come Emilie, e per quanto ami la coppia Ale e Rob... non è questo il modo di far funzionare e risolvere le cose, ma si sa che quando si è ostinati.... certe cose non si vedono...

cicci12:  tranquilla non incontri le mie ire :) mi è totalemente indifferente la giovine e non ho mai visto un suo film o telefilm prima. la battuta di lost fatta da lizzy l'ho presa da una mia amica che la ripete sempre :) per la reazione di kris ci sarà un pò da aspettare ma arriverà :)

cricri88: mbare! e lo so  che non dovevo far adorare la triglia da mamma claire... ma dai... ho cercato di essere un pò obbiettiva su... odio kris con tutta me stessa e tu lo sai bene però... dovevo essere imparizale, dai.... ci sono lizzy e vic che la odiano abbastanza anche per lei, tranquilla :)
hai visto? ho fatto fare a Emilie la parte del grillo parlante! beh ci voleva qualcuno che dicesse la verità a rob, no?
ma il Patty, tenero, è un sognatore in questo senso. pensa che il tempo e la sua presenza basti ad aiutare Ale ma...non è così, come hai capito.
per il momento lui pensa ad essere felice e a vivere al 100% il presente, con un atteggiamento in parte anche egoistico, ma un rob troppo buono sarebbe un supereroe e non una persona in carne e ossa. quanti si sarebbero comportati diversamente?
per la scena di 40 giorni e 40 notti... ho capito che era la fine la scena a cui ti riferivi!!! :)  sadica???? io????? ma sei sicura??? no daiiiiii :) perchè sadica che sto facendo mbare mea? ci ni scanza u signure!!!! XD

jordy klein:  grazie :) davvero grazie :)

vero15 star: te l'avevo detto io che saresti stata daccordo con emi, e per quanto ti sembri strano, anche io sono daccordissimo con lei :) è tutto vero quello che ha detto e non si può assolutamente negare. ma la gente a volte prende la via più facile....

lazzari: grazie per i fantastici complimenti :) Rob e Ale dovranno ancora imparare a vedere la realtà delle cose. ale a non scappare di fronte al dolore scegliendo la via giusta ma per i motivi sbagliati, e rob... rob deve imparare che a volte riflettere per i motivi giusti, smettendo di farsi paranoie per tutto tranne che per le cose giuste.

marina70 :sicura di non sapere cosa farà rob? :) seguirà per la sua strada. per lui tempo e presenza metteranno tutto a posto. le parole di emilie saranno messe da parte per il momento,

winnie poohina : un pò di tatto.... forse :) ma tanto il succo sarebbe stato quello. se ci avesse girato intorno non avrebbe avuto lo stesso effetto su rob :) un bacione!!!! :) cmq sono curiosa di sapere come pensi che vada :)

ryry: lizzy è adorabile davvero :) ed emilie... a me è indifferente ma se non fosse stata così diretta non avrebbe avuto lo stesso impatto su rob. tatto o non tatto devi ammettere che ha colpito nel segno. ed è importante perchè se rob ha reagito così... vuol dire che le da ragione. altrimenti non si sarebbe arrabbiato no?

camillalice: complimentissimi per le righe!!! :) emilie non ti sta più simpatica??? e beh... me lo aspettavo... però... ha detto la verità, no? ha tirato fuori il nocciolo della situazione...

mikki: tranquilla  per il ritardo... anche io sono parecchio incasinata. emilie... emilie... non mette i bastoni tra le ruote... qui lei è semplicemente un'amica preoccupata... senza doppi fini dietro. vuole solo aprire gli occhi a robert su quella che in fin dei conti e la verità. i dubbi rob li ha già. che poi non li ascolti è un'altra cosa.

sei nell'anima 2009: ti dirò sono contenta della tua confusione :) ale e rob sono confusi almeno quanto te. ale non può chiarire ora quello che sente, se vedi ci giro sempre intorno senza chiarire, perchè lei al momento non vuole chiarire. arriverà il momento in cui lo farà. il ciao... è imbarazzata. lei non sa come comportarsi in questo caso, è passato troppo tempo e ha paura di sbagliare qualcosa, un pò per timore un pò perchè inconsciamente sa che non sta facendo le cose per bene. ha scelto rob ma per i motivi sbagliati...e semplicemente non vuole affrontarli.
il capitolo sui suoi sentimenti arriverà, tranquilla :) li spiegherò ampiamente più avanti. quelli di tutti e due :)



Alessia pov: I love you

Ho cercato per tutta la sera di tenermi occupata. Ho rassettato tutta casa, ho rimesso alcuni dei miei vestiti nell’armadio, ho cucinato un sacco di cose in modo da portarmi avanti e dover scaldare solamente a microonde.
Ho cercato di tenermi occupata.
Ho cercato di evitare di stare da sola con me stessa.
Ho cercato di evitare i silenzi con la musica sparata a tutto volume dallo stereo e con il televisore acceso.
Ho cercato di riempire il tempo e il vuoto per non sentire la sua mancanza nella mia casa troppo grande per una persona sola.
Ho riordinato gli spartiti sul pianoforte. Ho raccolto i fogli accartocciati di Matt, li ho stesi e ritirati nella sua libreria musicale. Ho lucidato il palchetto.
Ho fatto tutto.
Però mi manca.
Mi manca Robert. Mi mancano le sue scivolate con le calze sul pavimento per arrivare per primo in bagno. Mi mancano le poche volte che sia avvicinava al pianoforte, sfiorava qualche accordo e si allontanava. Mi manca lo svegliarmi e vederlo con le lenzuola ingarbugliate attorno alle gambe. Mi mancano le sue magliette sparse in giro per casa e il suo gironzolare con lo spazzolino in bocca, mugugnando parole incomprensibili con la bocca tutta sporca di dentifricio.
Mi manca.
Ma è una mancanza dolce, non dolorosa. Forse leggermente amara, ma tutto sommato dolce. È la mancanza che ti fa sorridere perché ti trovi a pensarlo in ogni cosa che fai. È la mancanza che si sente nei momenti in cui lui non c’è ma sai che ritornerà.
È una mancanza completamente diversa da…non voglio pensare a quella mancanza, anche se stendere la mano sull’altro lato del materasso e non sapere chi cercare è senza dubbio una delle cose a cui mi rifiuto di pensare.
Allungo la mano e l’unica cosa che trovo è il mio telefono. L’ho lasciato li, attaccato al caricabatterie. Ha pazientemente aspettato che mi addormentassi ieri sera, sussurrandomi parole dolci all’orecchio.
La sua voce, unita alla sua maglietta che ho indossato per dormire, mi ha aiutato a non sentire troppo la sua assenza.
Tre notti ho dormito nello stesso letto con lui e già non riesco più a fare a meno della sua presenza.
Ritrovare il calore e l’abbraccio rassicurante di un uomo accanto a me durante il sonno, è stata una delle cose più belle che ha portato con sé nella mia vita.
Una ventata di aria fresca, ecco cos’ha portato con sé. Aria, calore, sorrisi, sicurezza e protezione.
Rallegrata dal fatto che oggi è martedì e quindi non devo aprire il negozio, mi alzo dal letto e scendo di sotto a lavarmi prima di vestirmi e uscire di casa.
In bagno c’è il suo spazzolino, c’è il suo vasetto di gel, c’è la bottiglia del suo profumo. Lui c’è.
Guardando questi piccoli oggetti mi viene da sorridere. Lui c’è e torna.
Mi scappa da sorridere quando entrando nella doccia, vedo che mi ha incasinato ancora una volta le mensoline degli shampoo. Combatto l’istinto di rimetterle in ordine e mi lascio scorrere l’acqua addosso.
Quando esco dalla cabina doccia, afferro distrattamente un asciugamano e mi asciugo le poche ciocche che si sono bagnate mentre salgo le scale per andare a recuperare il cellulare.
 
1 messaggio
Robert
 
Il rettangolino bianco luminoso che risalta sullo schermino un po’ graffiato, ha l’effetto di allargare il mio sorriso a dismisura. Cercando disperatamente una coordinazione delle dita ormai inesistente, apro lo sportellino e pigio l’ok per leggere il messaggio.
 
Buongiorno principessa :)
 
Mi piace. Mi piace, mi piace, mi piace.
Mette sempre gli smile al fondo dei suoi messaggi. Sorride sempre. Le poche volte che l’ho visto senza sorriso è stato come alzarsi la mattina, guardare fuori dalla finestra e accorgersi che il sole era sparito.
Il suo sorriso, anche se composto da un due punti e una parentesi tonda, è sempre caloroso e contagioso.
Lo devo vedere. Subito. Ho bisogno di sentire il suo abbraccio e di vedere il suo sorriso. Ne ho bisogno.
Mentre con una mano mi abbottono i jeans, con l’altra digito in fretta un messaggio per lui.
 
Dove sei oggi?
 
Sempre più in fretta e impaziente, infilo alla svelta una maglietta e metto i piedi nelle scarpe da ginnastica lasciandole slacciate.
Come sento la suoneria, mi lancio letteralmente sul letto a leggere la sua risposta.
 
Central Park. Giriamo vicino al Bow Bridge :)
 
Perfetto. Due isolati ed ero anche dal lato giusto del parco per arrivare più in fretta.
Stavo per scendere a prendere la mia borsa dal piccolo armadio a muro che uso tipo attaccapanni e quant’altro, ma mi fermo dicendomi che forse è il caso che almeno io rifaccia il letto.
Alla svelta tiro le lenzuola e il copriletto, quasi strappando le tende del baldacchino a furia di inciamparci, e mi catapulto di sotto.
Afferro alla svelta la borsa dall’armadio e ci ficco dentro la mia digitale professionale. Non si sa mai che ci scappi anche qualche scatto da vendere che mi possa portare un po’ di soldi. Mi farebbero davvero comodo.
Per un secondo, un solo secondo, faccio una cosa che non mi capitava da un sacco di tempo: mi trovo a riavviarmi i capelli e a osservarmi critica allo specchio vicino alla porta.
Gli piacerò? Forse dovevo mettere una maglietta un po’ più carina, forse avrei dovuto truccarmi un po’, forse dovevo legarmi i capelli… forse sto solamente impazzendo, perché mi ha visto in condizioni ben peggiori di così.
Però non esiste proprio che io abbia le guance in fiamme e il petto a chiazze rosse dall’agitazione.
No, no, no. Decisamente no!
Qui urge darsi una calmata. Mi sento peggio che ad un primo appuntamento, con il cuore che è definitivamente schizzato via dal petto per precedermi nella corsa fino a Central Park.
Se il cuore è già corso in avanti, le farfalle che ho nello stomaco sbattono le ali con così tanta forza che mi stupisco di avere ancora i piedi ben piantati per terra.
Basta fare la scema Ale, non sei più una ragazzina. Datti una calmata ed esci. Do un’ultima riavviata alla mia chioma mossa, e prendo le chiavi dal cestino sul tavolino sotto lo specchio.
Mentre chiudo la porta e scendo le scale, non faccio altro che sventolare la mano cercando refrigerio nello spostamento d’aria.
Calma, Ale, calma. Prendi fiato e rilassati. Stai andando da lui, non c’è motivo di essere agitata.
Si, due palle non c’è motivo!
Sono praticamente due giorni che non lo bacio, che non lo stringo a me e intrufolo le dita nei suoi capelli. Sono due giorni che non pomiciamo in ogni dove! Sto andando di nuovo in astinenza!
Non da…cioè si, ma diventa tutto una conseguenza.
Se dessi retta al mio istinto animale, ieri sera mi sarei trovata a correre verso il Greenwich Village, cercare la sua roulotte e, una volta trovata, non lasciargli manco il tempo di aprire la porta per sbatterlo contro la parete e cercare di soddisfare il mio desiderio.
C’è stato addirittura un momento in cui mi ero infilata i jeans e stavo per mettermi anche la maglia, prima di dirmi che lui, comunque, stava lavorando e non era il caso.
Soprattutto perché non potevo fare pazzie del genere quando era chiaro che continuando a stare con lui avrei dovuto sopportare periodi di lontananza ben peggiori.
Caccio il pensiero con uno scossone della testa. Non devo pensare alla lontananza e, anche se mi capitasse mai di pensarci, devo ricordarmi che lui c’è e che lui torna.
Stavo per girare sulla destra appena uscita di casa, quando mi ricordo di una cosa.
Lui adora le brioche al cioccolato.
Se voglio fargli una sorpresa, perché non fargliela fino in fondo?
Anziché andare a destra giro a sinistra e attraverso la strada.
Lo Sturbucks, una caffetteria che è praticamente un’istituzione non in America ma nel mondo, è strapieno, come sempre.
Ma non è lo Sturbucks la mia destinazione. Esattamente di fianco al colosso del caffè americano nei bicchieroni di cartone, c’è una piccola panetteria.
Michele, che si ostina a farsi chiamare Michael per essere più americano, è il genio del pane alle olive e dei croissant alla crema, senza parlare dei suoi fantastici triangolini sia alla nutella che alla crema di latte.
Michele è stata la prima persona che mi ha accolto con un sorriso nel quartiere, subito dopo Beckie ovviamente.
Mi ricordo ancora la prima volta che sono entrata per caso nel suo negozio.
Diluviava e io non avevo le chiavi di casa dietro. Matt doveva andarmi a fare i doppioni, ma non doveva essere ancora arrivato a casa perché al citofono non rispondeva nessuno e il portone era chiuso. Avevo provato a chiamarlo ma era dall’altra parte della città e ci avrebbe messo un sacco di tempo per venire ad aprirmi.
Tirava un vento gelido e non riuscivo nemmeno a stare in piedi sotto la tettoia del portoncino senza morire assiderata.
Fu così che mi imbattei nella sua panetteria. Avevo in mente di entrare nello Sturbucks ma era come sempre affollatissimo e io e i luoghi affollati, in genere, non andiamo molto d’accordo.
Appena entrai nel suo negozio, bagnata peggio di un naufrago, mi mise in mano un asciugamano e si affrettò a prepararmi una cioccolata calda.
Quando avevo tirato fuori il portafogli per pagarlo, me l’ha fatto chiudere e mettere via, dandomi anche un triangolino alla nutella appena sfornato da assaggiare.
Era da poco anche lui States e ancora non aveva fatto molte amicizie. Beh, ne aveva appena trovata una. Se c’è una cosa che noi italiani sappiamo fare bene quando siamo all’estero, è gioire nel trovare un connazionale e prenderlo subito in simpatia. Siamo fatti così.
Ricordo un’estate in cui i miei mi avevano mandato in Spagna per due settimane in una specie di college a Santander.
Mentre camminavo per strada, un romano con la maglia di Totti e il cappello da cowboy in testa, equipaggiato come se sul suo zaino ci fosse impacchettata non solo una tenda ma un intero campeggio, mi aveva fermata per chiedermi delle indicazioni. Per quanto girasse la cartina della città, infatti, sembrava perdersi di continuo. Lui e il suo amico sverso che girava con una specie di palandrana da frate addosso.
Quando gli avevo risposto in italiano, mi ha abbracciato e, quasi con le lacrime agli occhi dalla commozione, mi ha offerto un caffè disgustoso in un chioschetto della piazza. Se penso al suo marcato accento dialettale e al fatto che girava con il bastone da pellegrino con la concha e la croce rossa disegnata sopra, vestito da giocatore di calcio mi viene ancora da ridere.
Immaginate quindi la commozione e il piacere di trovare Michele, o Michael che dir si voglia, scoprendo che lui era di Livorno, quindi nemmeno troppo distante da me come città natale.
Spingo la porta a vetri e lo scampanellio di uno scaccia pensieri annuncia il mio ingresso.
La testa ricciola e castana di Michele, si alza di scatto da dietro il bancone ed emerge curiosa.
- Buongiorno compaesana!- mi saluta allegro.
Avrà circa una quarantina d’anni e, secondo i normali canoni di giudizio, è quello che si definirebbe un uomo fascinoso. Non oggettivamente bello, ma con quel qualcosa che non si può definire che riesce ad affascinare.
Sarà la voce, il sorriso o i suoi occhi castano nocciola… forse la leggera barbetta incolta, ma è fascinoso. Molte mie clienti gli fanno visita più volte al giorno solo per vederlo.
Per me…è un pezzo d’Italia oltreoceano. Lui di certo i suoi li sente di più di me e mi può portare qualche notizia in più dal bel paese. I miei zii li sento di tanto in tanto e sempre con molto entusiasmo, ma per la maggior parte del tempo non fanno altro che cercare di convincermi a chiamare i miei genitori, tralasciando le notizie più frivole.
- buongiorno a te Mic!-
- solo tu mi chiami Mic, gioia. Come stai oggi?- mi chiede allegro cercando di togliersi un po’ di farina dalla maglietta con uno strofinaccio.
- bene Mic. Davvero bene, grazie- rispondo sincera con un sorriso largo.
Sto davvero bene. Sto andando da lui, come potrei non essere felice?
- sono contento, Ale. Davvero-
- e tu? tu come stai? Giada?-
Giada è sua moglie. L’ha raggiunto da poco qua a New York. Lui è andato avanti per avviare l’attività e lei è giunta dopo per chiudere la sua. Hanno una bimba, cioè…aspettano una bimba, dovrebbe nascere di li a poco e si chiamerà Elisa.
- tutto bene tutti e due, grazie. Stanno per scadere i giorni e… sono in ansia. Ma a parte questo tutto ok. I nostri genitori arriveranno tra qualche giorno e si fermeranno fino alla nascita della piccola- risponde sprizzando, come suo solito, vivacità da tutti i pori.
Vorrei tanto fermarmi a chiacchierare un po’, ma la voglia di raggiungere Robert detta un tempo totalmente diverso da quello imposto dalla cortesia.
Michele sembra accorgersene perché mi chiede - Allora, che ti do stamattina?-
- due triangolini alla nutella e due alla crema di latte, per favore-. Voglio farglieli provare tutti e due. Quelli alla nutella sembra apprezzarli parecchio, anzi. Ha esplicitato più e più volte che sono la sua brioche preferita. Ma del resto… come si fa a non andare matti per quelle delizie?
- fame stamattina? Hai intenzione di mettere su chili o Beckie è incinta e ha voglia di brioche?- chiede scherzoso mettendo le brioche in due bustine bianche separate.
- nessuna delle due Mic-
- e allora tutte queste brioche? Non dirmi che ti vedi con qualcuno?- chiede curioso.
- una specie- ammetto gongolante prendendo anche dei tovagliolini dal portatovaglioli sulla vetrinetta.
- era ora Ale! sono davvero contento per te, sul serio!-
- grazie Mic, davvero-
- digli di trattarti bene o se la vedrà con me, intesi?- scherza porgendomi le bustine che faccio sparire nella borsa, scambiandole con una banconota da dieci dollari.
- mi tratta più che bene, Mic. Tranquillo-
- bene. Sei o non sei la mia nipote acquisita?-
- siii che lo sono zio!-
Prendo il resto e gli rivolgo ancora un sorriso. Da quando abbiamo stretto amicizia si è sempre considerato una sorta di parente acquisito, sempre dovuto al legame italiani all’estero tipico del nostro DNA. Abbiamo scelto il grado di parentela dello zio per questioni di età, ma è davvero un buon amico.
- dai corri, che ti vedo impaziente!-
- lo sono, infatti! Da un bacio a Giada e mi raccomando! Voglio sapere quando nasce la piccolina!- dico prima di uscire dal negozio, salutandolo con un gesto della mano.
Uscita dal negozio mi sento…sollevata. Si sollevata.
Ho appena detto a una delle persone che ho più a cuore di New York che sto uscendo con qualcuno.
Tecnicamente non è proprio così dato che è già il mio ragazzo ma…in base alla domanda che mi ha fatto, il concetto è quello.
A parte Beckie, anche Michele ora sa che esco con qualcuno.
Vedi Matt? Sto andando avanti. Sto portando le brioche al mio nuovo ragazzo e sto sorridendo. Sto correndo.
Mi trovo di nuovo davanti all’ingresso del mio palazzo e faccio per tirare avanti, quando l’occhio mi cade sulla Volvo parcheggiata poco più avanti.
Sono a soli due isolati da Central Park, potrei andare a piedi. Sarebbe uno spreco prendere la macchina per non fare quattro passi. Però è così…
Nemmeno il tempo di pensare alla parola “irresistibile”, che già mi trovo a inserire la retro e fare manovra per uscire dal parcheggio. Non ho resistito a pescare le chiavi dalla borsa e fare un giro.
In meno di cinque minuti sono già in cerca di parcheggio lungo le cancellate del parco. Ne trovo uno abbastanza largo dopo un paio di giri, e appena sistemata la macchina, chiusi gli specchietti  laterali, inserisco l’antifurto prima di avviarmi verso l’ingresso.
È una bella giornata luminosa, piena di sole che filtra dalle foglie.
Central Park è sicuramente uno dei motivi che mi hanno convinto a scegliere New York come destinazione della mia fuga, per realizzare il mio bisogno di una svolta decisiva nella mia vita.
Avevo letto di questo parco in un sacco di libri, ne avevo visti scorci in molti film.
Lo chiamano il polmone verde di New York. Per me, invece, è semplicemente un luogo magico e meraviglioso.
Ho passato tanti pomeriggi stesa su una coperta a leggere in questi prati, e ho scattato un sacco di foto a persone, alberi, viali… È un posto magico. Ogni volta è come entrare in un mondo diverso.
Cammino svelta sul viale sterrato in direzione del ponte che mi ha indicato e, quando sono quasi arrivata, una folla di gente urlante attira la mia attenzione.
- Roooob!-
- O mio Dioooooooooooooooooo!-
- Rooooob! Un autografo!-
L’ho trovato. Non poteva essere più facile di così, no? anche se non mi avesse detto dove si trovava sarebbe stato davvero un gioco da ragazzi rintracciarlo.
Raggiungo il capannello di gente vicino alle transenne e cerco di farmi largo a spintoni per vedere qualcosa, ma è praticamente inutile.
Per fortuna, la mia esperienza da paparazza ha fatto si che io non fossi una persona particolarmente incline a perdersi d’animo.
Faccio marcia indietro e vedo di trovare un buco da qualche parte.
Riesco a intrufolarmi su un pendio senza essere vista dai bodyguard che piantonano le transenne, manco ci fosse il presidente Obama in persona da proteggere. Cioè dico, se si preoccupassero così tanto della gente non ci sarebbero tutti questi attentati in giro per il mondo, e invece no. Tutti li, armadi grandi, grossi e muscolosi a proteggere il silenzio e la concentrazione di un paio d’attori da una folla inferocita. Gran mestiere, davvero. Poi dicono a noi fotografi che siamo dei nullafacenti.
Appollaiata su un albero basso, riesco a vederlo. È appoggiato su una vecchia bicicletta, con un piede su una panchina che parla con una bambina. Un microfono pende sulle loro teste, mentre sono circondati da un sacco di operatori e cineprese.
Ho sempre assistito a scene del genere, ma solo la prima volta ero davvero emozionata. Poi è diventato semplicemente un lavoro e tutto ha perso il carattere della novità.
Adesso invece è tutto di nuovo bellissimo ed emozionante.
Dalla distanza a cui sono non riesco a vedere molto, così tiro fuori la mia digitale ed estendo lo zoom al massimo.
Quanto mi è mancato il suo viso sorridente. Un giorno solo senza vederlo e già mi sento quasi male. Vorrei tanto scendere da questo albero e correre da lui, ma mi devo dare una calmata.
Il mio indice, troppo abituato a girare su una macchina fotografica, non può fare a meno di pigiare il tasto dello scatto e fare foto su foto. Non mi scappa nemmeno una piega del suo sorriso, ogni movimento della sua testa.
Di nuovo quella sensazione di pura conoscenza, già provata quella volta in cui l’ho fotografato a casa mia, si impossessa del mio stomaco. Conosco già le sue espressioni e la sua mimica. Se scatto non è per conoscerlo, non è per studiarlo ma per ricordarlo. Perché non mi voglio perdere nulla del suo viso, perché voglio avere qualcosa di lui di tangibile.
- Aaaaaaand cut!- grida la voce del regista dal suo megafono dopo qualche minuto.
Robert aiuta la bambina a scendere dalla panchina e le scompiglia giocoso i capelli prima di cingerle una spalla con un braccio. È così…dolce! Non c’è altro modo per definire la scena. È semplicemente dolce.
Dopo lo stop del regista, i decibel delle grida, sempre che sia umanamente possibile, si moltiplicano all’infinito in crescendo e lui, gentile come l’ho sempre considerato e scoperto convivendoci, si avvicina alle transenne a firmare qualche autografo.
È il suo mestiere e ho sempre apprezzato la sua disponibilità nei confronti dei suoi ammiratori. Fin da quando ho iniziato a occuparmi delle foto di questo film, non l’ho mai visto negare un sorriso o una parola a chicchessia. È sempre gentile con tutti.
Lui è gentile è basta, capito Ale? non devi assolutamente iniziare con le crisi di gelosia. È il suo lavoro. È normale che le ragazzine abbiano le sue foto appiccicate sopra al letto o nelle porte dell’armadio. Datti una calmata.
Nel momento in cui vedo una ragazza buttargli le braccia al collo e stampargli un bacio sicuramente bavoso sulla guancia, la voglia inspiegabilmente omicida di farla a pezzi prende pieno possesso delle mie mani, e per poco non disintegro la mia digitale per via della stretta troppo forte che mi ha sbiancato le nocche.
Cerco di concentrarmi sulle foto che ho scattato e la decisione di non venderle prende una sfumatura molto allettante.
Ok, Ale. Metti a cuccia i cani che vorresti lanciare contro quella ragazza e cerca di prendere il telefono dalla tasca del jeans. Ce la puoi fare.
Se i cani se la sbranassero staresti sicuramente meglio ma dovrebbero sbranare un sacco di altra gente. Ricordati che lui è tuo e che le fan esagitate fanno parte del suo lavoro. Lui vuole te.
Cercando di darmi una calmata e di farmi forte con questa verità, prendo il telefono e pigio il tastino per scrivere i messaggi.
 
Guarda sull’albero sulla collinetta alla tua destra :)
 
Premo invio e aspetto.
Rimetto via il cellulare e sistemo la digitale nella borsa, tirando fuori i pacchetti con le brioche.
A pensarci bene, quelle foto non le avrei vendute lo stesso, a prescindere dalla scena della fan con episodi più che evidenti di isteria. Lui è mio e non mi va di condividerlo con il mondo più dello stretto necessario.
Lo vedo tastarsi il pantalone fino a tirarne fuori il telefono.
Credo che abbia letto il mio messaggio perché inizia a guardarsi attorno allontanandosi dalle transenne.
La sua reazione nel vedermi con le gambe a penzoloni giù dal ramo di un albero a sventolare due bustine di carta è una sonora risata che lo fa piegare con le mani sulle ginocchia e contagia anche me.
- tesoro! Scendi da li!- mi grida unendo le mani davanti alla bocca, dopo essersi ripreso dalle risate.
Forse è meglio che segua il suo consiglio se non voglio rompermi qualcosa cascando dall’albero mentre ridendo perdo l’equilibrio. Mi sistemo la borsa sulla spalla e uso un ramo più basso per scendere in sicurezza.
Appena tocco terra, mi fa segno di avvicinarmi tendendomi una mano. Oddio… devo proprio andare? Mi vuole davvero dare in pasto alle sue fan allupate? Va bene che ci tengo molto a marcare il territorio attorno a lui e non disdegnerei l’ipotesi di transennarlo oppure di farlo girare imbaccuccato tipo mummia per proteggerlo dalle vere vampire della situazione…però…non so cosa sia peggio per lui. Starebbe più tranquillo a vivere nella condizione della sua “scapolaggine” presunta, oppure a dichiarare apertamente la nostra relationship?
Bah…sinceramente vedo bigie entrambe le ipotesi, e la mia esperienza diretta sul campo me ne da ampiamente ragione.
Se una star di Hollywood è single, le sue foto sono comunque sempre richieste per i giornaletti da ragazzine e per i settimanali su internet. Se si fidanzano, il lavoro si fa più copioso ancora.
Lui già così vanta una media di una ventina di paparazzi nel raggio di quattro metri a esagerare, che si raddoppiano se si arriva a cinque. Figuriamoci se decidesse di rendere di dominio pubblico la notizia che stiamo insieme!
Scuoto la testa spaventata e lui mi sorride, piegando la testa di lato, mimando con le labbra un “per favore” sempre tendendomi la mano.
E va bene, Ale. Prega solo che le sue fan non abbiano bombe da lanciare contro di te o i tuoi cani immaginari non ti salveranno.
Con uno sbuffo mi avvicino con passo sostenuto, velocizzato dalla pendenza della collina su cui mi trovavo.
- che stavi facendo lassù, si può sapere?- mi chiede mentre afferro la sua mano.
Faccio per rispondere ma prima che io possa iniziare a muovere le labbra porta una mano sul mio collo avvicinando i nostri visi e facendoli incontrare in un bacio.
Un bacio veloce, come se fosse ormai un’abitudine. Un bacio veloce ma pur sempre in pubblico.
E afferro tutta la tragicità della situazione in cui ci siamo appena cacciati.
Cazzo. Avrei dovuto tirarmi indietro, avrei dovuto fermarlo, forse non sarei proprio dovuta venire!
Ho contato almeno altri quindici fotografi sparsi tutti attorno al set e, se hanno ripreso la scena, e sono più che certa che non se la sono fatta scappare perché piuttosto avrebbero preferito la morte per impalamento, l’ho appena dato in pasto a tutte le riviste di gossip del pianeta e l’ho esposto ad un sacco di domande, e di…pianti e linciaggi di varia natura e… cazzo!
Fa per baciarmi ancora ma stavolta lo fermo. Lui mi guarda quasi deluso e, lungi dal volere che si faccia un’idea sbagliata, gli sorrido e tento di ricordargli il contesto in cui ci troviamo.
- Rob…non sono l’unico fotografo presente- gli ricordo.
Lui sorride e fa spallucce prima di dire - e allora? Lascia che guardino-, e andare avanti posando di nuovo le sue labbra sulle mie.
Dapprima tesa e insicura per via della folla poco distante da noi, che ha iniziato ad accorgersi di quello che sta succedendo, non riesco a rispondere al suo bacio.
Ma quando lo sento sorridere sulla mia bocca e la sua lingua spingere per farsi spazio, mando a quel paese tutto. Fotografi, fan, possibili lettere minatorie e perseguitamenti di giornalisti…tutto.
Mi sta baciando. Mi sta dando uno dei miei baci preferiti. Impazzisco quando porta una mano sul mio collo e tuffa alcune dita tra i miei capelli, come a tenermi ferma per paura che scappi.
Dal canto mio, non riesco a trattenere l’istinto di stringermi a lui e intrufolare le dita tra i suoi capelli.
Mi è mancato. Voglio fargli sentire che mi è mancato.
- mi sei mancata- soffia appoggiando la fronte alla mia.
- anche tu mi sei mancato- confesso
- davvero? Non l’avrei mai detto- mi canzona dandomi un ultimo tenero bacio prima di prendermi per mano e incontrare quella che ancora stringeva i pacchetti con le brioche.
- e questi?- chiede curioso.
- emm… ti ho portato la colazione- ammetto un po’ imbarazzata, tornando a rendermi conto delle urla disperate che provenivano da…bah… erano praticamente tutte attorno a me. Dire che ora siamo nella cacca è decisamente minimizzare.
- davvero?-
Sembra tranquillo. Tanto tranquillo. Troppo tranquillo. Ha appena firmato la sua condanna a morte e lui è felice per le brioche. Forse non si è ancora reso conto della gravità della situazione, anzi, è certamente così.
- Rob senti… se ci hanno fotografato, e sono più che certa che lo abbiano fatto… sei nei guai lo sai?-
- perché?- chiede innocente cercando di prendere le bustine che ho nascosto dietro la mia schiena per cercare di farlo concentrare sulle mie parole.
- beh… ti daranno la caccia. Ci daranno la caccia…- Ma scusate, non è evidente?
Lui sorride come se mi sfuggisse un punto fondamentale della questione. Sospira, si mette le mani in tasca e, disegnando cerchi astratti con il piede sull’erba, chiede- sei la mia ragazza?-
- si però…-
- Però non ci sono però- dice con un sorriso. Si avvicina e mi cinge la vita con entrambe le mani e appoggia la sua guancia contro la mia fronte prima di continuare.
- Io sono pazzo di te, Ale. Io…io non voglio dovermi preoccupare di quanti fotografi avrò intorno se ho voglia di baciarti. Tu sei parte della mia vita adesso e… non voglio nascondermi. Voglio vivere tutto con te, come tutte le persone normali. E se ho voglia di tenerti per mano, di andare al cinema, di…baciarti in mezzo a una strada lo voglio fare. A me non importa se quelle foto finiranno su un sacco di giornali. Scrivono tante di quelle fesserie che se finalmente scrivono qualcosa di vero nessuno se ne accorgerà, e anche se se ne accorgessero…amen. Le cose stanno così-
Ha appena detto che non gliene frega niente di essere perseguitato a causa mia? Ho capito bene?
Cerco i suoi occhi per cercare di capire un qualcosa che mi dica che ho capito male ma… trovo solo due occhi chiari e sinceri. E sorridenti. E stavolta sono io a baciarlo.
Questo è il caso di chiederselo ancora: cos’ho fatto io di tanto buono nella mia vita da meritare un ragazzo così?
- hai detto che sei pazzo di me?- mugolo gongolante sulle sue labbra. Una conferma non fa mai male.
- ho detto che sono pazzo di te - conferma prima di continuare a baciarmi- ora mi dai le brioche?-
- l’hai fatto solo per le brioche?- mi stacco facendo la finta offesa.
- in parte- risponde facendomi l’occhiolino -dai vieni. Voglio presentarti Ruby-
- Ruby?- chiedo iniziando ad addentare una brioche. Tutta quest’emozione mi ha fatto venire fame.
- si, l’attrice più brava del mondo. Adoro quella bambina- dice rubando un morso dalla mia brioche.
Mentre gli passo la sua, lui allunga una mano a scompigliare i capelli di una bambina seduta su una sedia da regista.
- Robert! La parrucchiera ti tirerà la piastra in testa se continui a mettermi in disordine i capelli!- protesta la bambina girandosi sulla sedia.
- lo so piccolo mostro, ma correrò il rischio. Fame?- scherza porgendole una brioche che tira fuori dal sacchetto.
- un sacco, grazie!- risponde allegra prendendo il triangolino alla crema di latte.
- non ringraziare me, piccola. Ringrazia lei-
La bambina con due occhi azzurri che sembrano due zaffiri, la pelle talmente liscia e bianca che pare fatta di porcellana mi guarda curiosa con la punta del nasino sporco di zucchero a velo.
- grazie signorina- dice gentile.
- Alessia lei è Ruby. Ruby, lei è Alessia, la mia ragazza- ci presenta Rob, tra un morso di brioche e l’altro. Nemmeno il tempo di girarmi a guardarlo che già ha afferrato la seconda brioche.
- piacere- dice Ruby tendendo la mano che stringo volentieri. Una piccola donnina, ecco cos’è.
- che stavi facendo?- le chiede Rob, piegandosi sulle ginocchia.
- i compiti…- mugola Ruby, sconsolata.
Mi dimentico sempre di come i bambini attori debbano pensare anche alla scuola mentre sono sul set.
- ti posso dare una mano?- le chiede Rob togliendole con un dito lo zucchero dal naso.
- se mi dici che sai disegnare in modo credibile le foglie degli alberi con gli acquerelli si- risponde lei.
- fammi vedere quel disegno-
- no, è orrendo. Non mi vengono le foglie!-
Alzandomi sulla punta dei piedi riesco a sbirciare tra gli avambracci d’avorio di Ruby e vedere che il suo compito è un disegno di un parco da colorare ad acquerelli. Parte del foglio è già secco quindi ne colora un pezzo per volta tra una pausa e l’altra.
- dici che non ti vengono le foglie, Ruby?- le chiedo chinandomi anche io.
- già…sembrano solo una macchia verde e…le foglie non sono così- piagnucola sconsolata, spostando i gomiti per farmi vedere il suo lavoro, e indicando le foglie degli alberi sopra la sua testa con l’estremità del pennello che ha in mano.
- posso?- chiedo tendendo la mano per farmi dare il pennello. Lei me lo porge e mi fa spazio sul blocco da disegno, allungandomi la scatola dei colori.
- allora Ruby, guarda. Prendi il pennello e…allarga le setole, in questo modo- le dico allargando le setole del pennellino con le dita, facendole diventare una sorta di ventaglio.
- si dice “smucciare”. È un termine molto tecnico. Se lo dici al tuo insegnante ti darà sicuramente un dieci- continuo guadagnandomi un sorrisetto interessato da parte della bambina.
- poi strofinalo sul colore, in questo modo e…quando devi fare le foglie, usa il pennello come se stessi disegnando tanti piccoli trattini, così- mentre muovo il pennello sul foglio tanti trattini asimmetrici escono dal pennello, dando alle foglie un aspetto abbastanza realistico, almeno…per quanto si possa ottenere con degli acquerelli.
- e se vuoi le foglie un po’ più chiare, o un po’ più scure…devi solo dosare bene l’acqua. Più scuro poca acqua, più chiaro tanta acqua- concludo porgendole il pennello. - prova tu-
Ruby mi sorride e segue le mie indicazioni, regalandomi un sorriso ancora più grande quanto più è soddisfatta dei suoi risultati.
- sei anche una pittrice ora?- mi chiede Rob cingendomi la vita da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla, guardando il disegno.
- no… usavo gli acquerelli per colorare i bozzetti al liceo. Era una specie di istituto tecnico, scuola d’arte…qualcosa di indefinito- lo chiarisco appoggiandomi a lui.
- un’artista, una fotografa, una pilota spericolata, una brava cuoca, una scova outlet…quante cose sei, tesoro?-
- tu sei un attore, un pianista, un chitarrista, un genio del tiramisù, un  gran fidanzato…quante cose sei tesoro?- lo imito rispondendo a un bacio che si sporge per darmi.
- ok, ok, ok. Gente, portiamo a casa la scena!- grida quello che sicuramente è il regista di nuovo in un megafono bianco che porta appeso al collo.
- Alessia resti? Mi aiuti a fare l’acqua del fiume?- mi chiede Ruby tirandomi una mano implorante.
- si resta, Ale. Ci aiuti a fare l’acqua. Vuoi?- mi canzona Rob sciogliendo l’abbraccio.
A parte il fatto che inizio a sentire le punte delle lance dietro la mia schiena come se fossero reali, e probabilmente di qui a qualche secondo mi cadranno anche dei fulmini in testa, non sono proprio convinta che restare sia una buona idea. Insomma lui sta lavorando!
Due paia d’occhi di due tonalità diverse di azzurro mi guardano come quelli di due cuccioli che pregano di essere scelti e portati a casa.
- e va bene- sbuffo pregando che le lance non mi trapassino.
- grandioso. Appena ho finito ce ne andiamo a pranzo in un ristornate che ho visto stamattina e poi passeremo tutto il pomeriggio insieme, promesso- dice Rob dandomi un bacio veloce, prima di allontanarsi.
- tu non vai da nessuna parte se prima non finiamo il mio disegno!- lo riprende Ruby facendogli una linguaccia.
- mi aiuti vero?- mi chiede ancora la piccola facendomi sedere sulla sua sedia e passandomi un paio di cuffiette che si è fatta dare da un cameraman.
- se la metti potrai seguire quello che diciamo- mi chiarisce mentre me la mette sulle orecchie.
-resti vero? Mi aiuti ancora, vero?- piagnucola con gli occhioni dolci.
Le sorrido in risposta e faccio un cenno affermativo con la testa.
Mentre si allontana e riprende il suo posto sulla panchina e Rob il suo sulla bicicletta, faccio il grave errore di voltarmi indietro e guardare alle mie spalle. Almeno una decina di ragazze è in lacrime, e le grida isteriche si sprecano.
Poveri noi. Non oso immaginare cosa succederà domani quando quelle foto saranno pubblicate.
Guardando alla mia destra, scovo un fotografo appostato dietro un cespuglio che sta fotografando me. Imbarazzatissima, mi porto i capelli davanti al viso e cerco di concentrarmi sulla scena, ma non sentendo realmente le parole.
La mia vita è appena cambiata un’altra volta e nella maniera più inaspettata. Ironia della sorte, io che sono sempre stata dietro l’obbiettivo del gossip, ora ci sono davanti. E assieme al personaggio più in vista del momento.
Se penso ai soldi che fioccavano per foto su presunte camminate mano nella mano con Kristen agli aeroporti…sono più che certa che il primo che riuscirà a vendere le foto vivrà di rendita per il resto della sua vita, con quello che le pagheranno i giornali. Beh…ho fatto felice un padre di famiglia. In fondo abbiamo fatto anche una buona azione no?
Guardiamo il lato positivo della nostra condanna a morte.
Mentre sono persa nei miei pensieri, sento la tasca del jeans vibrare sotto il mio gomito. Mi tolgo svelta la cuffietta che ho in testa e la poso sulla sedia, allontanandomi sia per appartarmi che per non disturbare il lavoro del cameraman al mio fianco.
Rispondo senza nemmeno guardare il numero.
- pronto?-
- pronto, parlo con Alessia Chianti?- dice la voce roca di un uomo dall’altro capo del telefono.
- si chi parla?-
- sono Derek Brandon, della Dantey West-
La Dantey West? E che vuole un editore da me?
- la chiamavo per quel servizio fotografico che ha fatto a Robert Pattinson per Us Weekly-
Ecco che il cuore prende inspiegabilmente ad accelerare. Il respiro a farsi irregolare.
- si…-
- avrei una proposta di lavoro per lei, sempre che le interessi e…mi piacerebbe molto parlargliene del mio ufficio oggi pomeriggio-
Una proposta di lavoro. Per me. Dalla Dantey West. Non è possibile.
- emmm…si, si …oggi pomeriggio va bene- riesco a dire senza nemmeno capacitarmi di come ho fatto a parlare.
- allora l’aspetto per le quattro al mio ufficio, Derek Brandon. Lei sa dove si trova la nostra sede vero?-
- certo, certo...-
- allora a più tardi. Arrivederci-
- arrivederci- dico ormai al telefono muto.
Non ci posso credere. Non ci posso credere. Non ci posso credere!
- tesoro, tutto ok?- chiede la voce di Robert alle mie spalle.
Non mi ero nemmeno accorta che si era avvicinato. Ero ancora sotto shock per la telefonata. Una proposta di lavoro, da una rivista. Per me.
- mi hanno appena proposto un lavoro- confesso rimettendo il cellulare in tasca.
- ti ha chiamato Derek Brandon?- chiede abbracciandomi.
- e tu come lo sai?- le chiedo stupita. Io ho detto “un lavoro” e basta!
- oh beh… sai… ieri sera…Jake mi ha detto che questo signor Brandon gli aveva telefonato chiedendo di te perché gli sono piaciute le tue foto e io…non ho fatto altro che dargli il tuo numero- risponde serafico.
- tu hai dato il mio numero al tuo agente per darlo a un editor?- chiedo ancora incredula.
- non ti ho raccomandata, tesoro. Gli ho solo dato un numero di telefono- risponde cercando di capire chissà che dalla mia faccia – ho fatto male?- chiede dispiaciuto.
- hai fatto male? Mi chiedi se hai fatto male?-
- scusa io non volevo…-
- Rob tu mi hai offerto forse l’opportunità più importante della mia vita!- grido saltandogli letteralmente tra le braccia, dando sfogo a tutta la mia euforia.
- tesoro sono così felice per te!-
- devo andare a casa, tesoro…ho bisogno del mio armadio! Alle quattro vuole vedermi per illustrarmi la proposta!- dico riprendendo il cellulare in mano per mandare un messaggio a Beckie e darle la notizia.
- e di me? non hai bisogno che ti accompagni?- mi chiede dandomi un bacio sulla tempia.
- verresti con me?-
- se vuoi si. E poi non ho niente da fare questo pomeriggio-
Io non ho più parole per dire cosa sia questo ragazzo. So solo che non fa altro che dare, dare, dare e dare e io…io sono la ragazza più fortunata del mondo ad averlo con me.

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


capitolo 28 Salve gente! eccomi qua con un capitolo bello corposo per voi! non mi perdo in chiacchere  e mi scuso per le risposte stringate alle recensioni, ma vado più di corsa del solito oggi.

recensioni:

sophie 88: so ci siamo. il prossimo capitolo è tuo!!!! :) ti dico solo questo e oggi... presenterò il tuo sposo :)

jordy klein: semplicemente grazie :) grazie per i mille complimenti. Ale è premurosa è vero  ma... non farmi dire niente :)

fallsofarc: come al solito, ma forse oggi più di tante altre volte, la tua recensione mi ha fatto commuovere tesoro, davvero! mi fa piacere leggere che le mie descrizioni colpiscono nel segno e sono efficaci per portarvi con me all'interno della storia. sono sempre più felice del fatto che il mio rob continui a coinvolgere tutti quanti voi e in particolar modo te, perchè come ben sai tengo molto al tuo giudizio, sia in fase di scrittura che in fase di pubblicazione. leggere quello che scrivi tu, quelle righe piene di emozioni e sapere che con le mie di righe riesco a restituirti un pò delle emozioni che tu mi dai con le tue storie mi rende molto felice. :) ti voglio un mondo di bene, tesoro!

sei nell'anima 2009: ciau! :) ti assicuro che Emilie non ha doppi fini nei confronti di Rob. è solamente preoccupata.
per quanto riguarda il modo in cui Ale ha trovato Rob...le ha mandato un messaggio, ricordi? :) se è stato rob a procurare il lavoro a Ale...lo scoprirai in questo capitolo. :) grazie mille per i complimenti Vale!! :) grazie grazie grazie!!!

smemo92: grazie mille per i complimenti :) sul serio grazie :) questo è un altro pov di Ale e spero che ti piaccia tanto quanto il precedente :)

romina75: che dire ancora? :) ho scritto i papiri oggi! :) sia per questo chap che per la tua recensione! quella cosa dei panettieri Michele non me l'aspettavo! da me si chiamano tutte o maria o stefania... :D scusa se non so cosa scrivere, ma aver parlato così profusamente nella tua recensione mi ha tolto ogni idea su cosa dire nella mia risposta! ti ringrazio ancora per il capitolo che mi hai regalato e spero che questo nuovo che ho scritto io ti piaccia.

sorellia mia deb: guarda... già rido se penso alle reazione che avresti avuto tu ad assistere a un bacio di rob, sia come fan dalla parte della transenna, sia come alessia a vedere le fan appiccicose! già immagino le grida e i pianti e gli strappamenti di capelli! XDXDXD:)
non ti preoccupare per la recensione dello scorso capitolo, so bene che sei occupata con la scuola, proprio come io sono preoccupata con l'uni. è per questo se sono così sbrigativa nel rispondere. preferisco regalarvi il capitolo il più in fretta possibile :) anche se cerco di rispondere bene a tutti.
un bacione!

cicci12: davvero... grazie grazie grazie! sono felicissima che tutte quante voi riusciate a identificarvi in alessia :) davvero. sono felice felice felice.!
spero che anche questo capitolo ti piaccia :)

skitty: grazie :) grazie, grazie, grazie!!!!

lazzari: semplicemente grazie! :)

enris: benvenuta :) ti giuro...sono rimasta... mi hai commosso davvero tanto con le tue parole! :) mi ha riempito d'orgoglio leggere i tuoi commenti alla mia storia. hai fatto un quadro della situazione a dir poco sorprendente e sapere che la scena del lago ti ha colpito così tanto... mi fa piacere perchè è una delle mie preferite davvero. :) vorrei dirti tante cose ma la fretta di pubblicare impone un tempo totalmente diverso da quello che vorrei dedicare a tutti voi. spero che continuerai a seguire la mia storia e che questo capitolo sia ancora all'altezza delle tue aspettative. :)

vero15star: ho capito bene? hai detto che rob non è malissimo???? l'hai detto davvero? o giubilo!! sono riuscita a farti piacere Rob! ma tu proprio prima di questo capitolo me lo dovevi dire?? ho come l'impressione che ti piacerà :)

mikki:  anche io avrei una fifa nera se fossi al posto di Ale. da che mondo e mondo noi fan di rob potremmo arrivare a essere molto pericolose per lei !!!! :)

lucy_scamorosina:  benvenuta anche a te :) non è stupido se la mia storia ti fa sognare.leggere che riesco a darti queste sensazioni è un grande regalo per me :)
io mi emoziono sempre con le storie degli altri, e sapere che anche io posso donare qualcosa a voi... è bellissimo. ci hai messo un pò ma l'importante è che l'hai trovata no? :) spero che continuerai a seguire e commentare.


cricri88: mbare mea! si lo so che non sei stata bene, non ti preoccupare  per il tuo ritardo :) mi raccomando quando leggerai la prima parte di questo capitolo siediti e stai calma... per quanto riguarda il problema ale che gira intorno alla questione... questo capitolo.... inizierà a dare la prima picconata  al muro che ha creato. ma non ti anticipo niente :)  lo so, lo so  che far piacere la triglia a mamma claire è stata una cosa scabrosa e mi ha profondamente disgustata però.... s'ha dda fa!  scusa se oggi sono così breve, ma sono stanca morta perchè ho scritto fino ad ora e non vedo l'ora di farvi leggere il chap! :) nu vasuni grosso grosso mbare mea! ripigghiati!







Scarpe, tubino, camicia…forse dovrei dare un’altra stirata alla camicia. Dovrei mettere delle scarpe un po’ più basse o magari un pantalone. Si un pantalone sarebbe perfetto, con il tubino nero magari sembro una che si prende troppo sul serio. Magari se mettessi una cinturina sottoseno andrebbe meglio.
Si però…la camicia a maniche corte o lunghe? Ho preso quella a manica corta, ma forse la manica lunga mi darebbe un’aria un po’ più professionale.
Si ma se metto la manica lunga dovrò metterci sopra una giacca e completare il tailleur e sono pazzi se pretendono che io ai primi di agosto vada in giro con le maniche lunghe!
Pezzerei sotto le ascelle, che schifo! E addio lavoro.
Si, lo so. Tutto il mondo suda, persino gli elefanti, ma dobbiamo proprio andare a sbandierarlo in giro? Insomma…l’incipit ha il suo valore, come l’igiene.
Se ci fosse mia nonna qui mi griderebbe anche di mettermi dei collant ma… il bon ton della calza di nylon se la può anche andare a prendere in quel posto. Preferisco avere le gambe scoperte piuttosto che trovarmi a metà riunione con la fronte imperlata di sudore e il prurito alle cosce. Solo le nonne possono resistere stoicamente alle alte temperature con il collant 50 denari, ma io non posso vantare la stessa tempra. 
Va beh… una volta scelti i vestiti…il secondo problema da risolvere è sicuramente il più tragico da affrontare: i capelli.
Lisci, mossi, sciolti, legati…
Nei film le vere donne in carriera li portano stretti in uno chignon elegante e tiratissimo, magari con qualche ciuffo che spunta dalla cima giusto per evitare lo stile “Rottermeyer”.
Potrei tentare l’esperimento, ma la mia abilità di parrucchiera di me stessa si limita allo stiraggio con la piastra e alla coda bassa.
Mi dovrò rassegnare a questo look semplice e spartano, vale a dire sciolti, mossi e probabilmente scialbi. Non ho tempo di giocare alla parrucchiera sperimentalista.
Forse è anche la cosa migliore, no? La mia parola d’ordine non è forse “non prenderti troppo sul serio”?
A parte che chi è che prende mai sul serio i fotografi? Insomma…secondo la tradizione dovremmo essere tutti degli scioppati con pessimo gusto e livelli di menefreghismo in materia “abbigliamento” talmente alti da essere raggiungibili solo dagli squatter…certo se non ti chiami Gary Marshall.
Quindi… bah…non so più che pensare.
Forse dovrei riconsiderare l’ipotesi tubino e camicia bianca per sostituirla con qualcosa di più easy…mantenere un profilo basso…
- tesoro…adoro vederti così sexy, ma se mi cammini ancora una volta davanti conciata così, tu l’ufficio di quel Derek oggi non  lo vedi- dice la voce di Rob che si sta abbottonando la camicia davanti allo specchio del comò.
- eh?- esordisco interrompendo la mia camminata di osservazione degli abiti stesi sul letto.
Conciata come? Non mi sono manco vestita ancora!
Sempre abbottonandosi fa scorrere il suo sguardo eloquente su tutta la mia figura, dalla testa ai piedi per poi tornare su e schiarirsi la voce prima di tornare a guardarsi allo specchio.
Si, ok. Sto andando su e giù per la camera da letto in intimo e tacchi alti e allora? Sto allargando le scarpe, qualche problema?
- Rob è necessario- sbotto prendendo in mano la camicetta dal materasso e valutando l’ipotesi di stirarla un’altra volta.
- camminare per casa con le scarpe alte è una regola fondamentale per ogni donna che non voglia andare in giro zoppicando. Non hai idea di quanto male facciano le scarpe nuove- lo chiarisco guardandolo saccente. Non è forse la cosa più ovvia del mondo?
Lui sorride e si da un’ultima sistemata ai capelli, come se in testa a lui potessero durare “ordinati” per più di un minuto.
- sono a favore di queste passeggiate, tesoro mio, non mi fraintendere…ma ne sarei molto più felice se potessi…- dice con voce roca avvicinandosi a cingermi la vita da dietro - … approfittarne- soffia al mio orecchio spostando i capelli.
Le sue mani iniziano a tracciare tanti cerchi leggeri e tentatori sulla mia pancia, provocandomi brividi indefinibili e pensieri scabrosi che manco un film di Tinto Brass.
Una mano abbandona il mio ventre e risale lenta e delicata lungo il mio braccio. Quando abbassa una spallina del reggiseno, finisco inevitabilmente per rovesciare la testa all’indietro, con l’effetto di lasciargli libero accesso al collo che ormai è diventato il suo terreno di caccia.
La mia mente è completamente vuota, eccetto che per le piccole scosse elettriche che si ripetono a intervalli regolari nel mio cervello al ritmo dei brividi che il contatto delle sue dita affusolate sulla mia pelle mi provocano.
Baci, soffi, morsi…mi sta letteralmente mandando all’altro mondo.
Di li a che io mi giri per cercare la sua bocca e frugare con le mani sul suo petto per sbottonargli la camicia, il passo è davvero breve, e prima che io possa anche solo formulare il pensiero sono già li a infilare le mani tra la camicia e le sue spalle per scoprirgliele e riempirle di baci ardenti.
Senza averlo premeditato, ci ritroviamo attorcigliati sul letto, che ormai abbiamo percorso in tutta la sua grandezza a furia di girarci e voltarci.
I suoi occhi sono due frammenti di oceano tanto sono scuri e pieni di impeto. Mi guardano famelici, intensi e maliziosi.
Lo voglio. Da morire. Lo voglio. Questo è l’unico pensiero che ho in testa.
Nella mia mente, in questo momento, la necessità “respirare” viene subito dopo quella di “averlo”.
Le sue mani, ferme e sicure, rapide e ingorde, vagano sul mio corpo tirando fuori dalla mia gola sospiri, mugolii e ansiti talmente intensi da coprire quasi i suoi, più accelerati e gutturali dei miei.
La sua camicia è sparita, volata chissà dove, così come il mio reggiseno. I capelli che si era appena sistemato, sono già diventati una massa disordinata e senza nessun senso logico, in continuo mutamento per colpa delle mie dita che non riescono a non stringerli.
Il suo corpo così perfetto e definito è un piacere per occhi e mani e sentirlo con tutto il suo peso sul mio…mi fa venir voglia di accelerare ancora di più. Lo voglio.
Le sue labbra lasciano scie bollenti di fuoco ovunque passano: sulle mie spalle, sul mio petto, sui miei seni, sul mio ventre… bruciano. Brucio.
C’è urgenza nei nostri movimenti. Ci vogliamo, e subito. Impossibile andarci piano. Impensabile perdere tempo in preliminari. Aspettare anche solo un minuto sarebbe una vera tortura.  
I nostri ansiti, che già si mescolano, vogliono uscire ancora più forti e decisi dalle nostre bocche. I nostri corpi chiedono di più del frenetico sfregarsi senza congiungersi mai veramente.
Le sue mani che scivolano sicure sulle mie cosce, arrivano in fretta a sfilarmi le scarpe per poi portare le mie gambe a incrociarsi attorno ai suoi fianchi.
La mia mano scende impaziente a cercare il bottone dei suoi jeans, mentre le sue già scivolano sotto l’elastico dei miei slip. Aiutandomi con le gambe, gli sfilo pantaloni e boxer insieme. Scalcia per toglierseli del tutto e mentre sta per liberare me dell’ultimo impiccio…
- Ahhhhhhhhh!!!! Roooob! È tardissimo!!!!- grido quando, portando le braccia attorno al suo collo, il mio occhio cade sull’orologio.
Alla velocità della luce, roba che Flash in persona sarebbe venuto a stringermi la mano per complimentarsi con me, recupero il reggiseno dal pavimento, e mentre io ho già infilato il tubino nero e sono tornata sui miei trampoli, Rob è ancora sul letto stravolto.
- tesoro muoviti! Sono le tre e un quarto! Se non scendiamo in cinque minuti arriveremo tardi!- lo rimprovero sfilando la mia camicetta da sotto le sue gambe ancora nude per indossarla leggermente stropicciata.
- questo è tutto un incubo, Rob. Solo un incubo- mugugna affondando la faccia nel materasso.
Spazientita e preoccupatissima dal ritardo, gli lancio la sua camicia in testa e recupero i suoi boxer dal pavimento.
Si alza e, svogliato e lento come solo Frankling la tartaruga saprebbe fare, se li infila.
Ok. È vero, lo ammetto. Mi sono concessa un attimo di religioso silenzio per cedere totalmente all’estasi mistica che mi ha procurato vedere il suo magnifico fondoschiena nudo per quei pochi secondi prima che venisse coperto dalla microfibra nera del boxer. Un vero peccato coprire opere d’arte del genere.
- su dai non fare quella faccia!- lo riprendo ancora spazientita, una volta concluso il mio momento “sbavo senza contegno”, quando lui si gira per rivolgermi un’occhiata di rimprovero.
- si, come no- sbuffa quasi incazzato, abbottonandosi i jeans e guardando un punto imprecisato del vuoto.
È incazzato? Sul serio? Quasi mi viene da ridere. Anzi, senza quasi. Il suo viso contratto in una smorfia imbronciata mi fa scoppiare a ridere, lasciando perdere il mio tentativo di chiudermi una cinturina sottoseno sulla camicetta.
- che c’è da ridere?- chiede ancora con il broncio, infilandosi la camicia.
- nulla tesoro, è che sei così…buffo- confesso riuscendo finalmente a mettermi la cintura.
Anche lui ritrova il sorriso e scuote la testa, come se stesse ridendo per una battuta che ha capito solo lui.
- tu mi farai impazzire un giorno di questi, Ale, e potrai dare la colpa solo a te stessa, alle tue scarpe e alla tua collezione di completini intimi troppo seducenti- mi avvisa lasciandomi un bacio sul collo prima di chinarsi sotto il letto a recuperare le sue scarpe.
Riprendendo contatto con la realtà, l’orologio mi avvisa che iniziamo ad essere seriamente in ritardo. Alla velocità della luce, riempio la mia borsa e afferro una cartelletta con un po’ di foto dentro, non si sa mai che me le chiedano. Lui si risistema i capelli e ci lanciamo insieme giù dalle scale verso la Volvo.
Quando gli lancio le chiavi prima di infilarmi dal lato passeggero, mi guarda quasi sconvolto.
- tesoro, ma che…?-
- guida tu, Rob. Io ho una preparazione da portare a termine- dico sbrigativa aprendo una piccola pochette da trucco che avevo cacciato in borsa e tirando giù il parasole del passeggero per poter usufruire dello specchietto.
Benedetta Beckie e il natale in cui mi ha regalato questo kit per le emergenze restauro!
Ok… allora…evitiamo di fare casini con il fondotinta e passiamo giusto un po’ di correttore, di matita sotto gli occhi, un po’ di mascara e lucidalabbra. Non facciamo casini che altrimenti se ci metto troppo impegno in queste condizioni precarie rischio di fare disastri.
Di tanto in tanto lancio un’occhiata alla strada e o siamo fermi a un semaforo o a un attraversamento pedonale.
- Rob schiaccia sto chiodo!- lo rimprovero guardando con un occhio la strada e con l’altro il mio riflesso nello specchietto, quando vedo che siamo partiti già da dieci minuti e abbiamo fatto si e no due isolati. Non sono strabica, se ve lo state chiedendo! È tutta una questione di posizioni davanti allo specchio, aiutata dal fatto che la mia vista, come quella di tutti gli esseri umani, copre un angolo di 180°.
- Ale c’è il limite!- risponde scocciato lui.
- il limite è solo per automobilisti idioti che non sanno dosare l’acceleratore!-
- beh che bello! io cerco di non correre per non farti accecare con lo spazzolino del mascara e tu mi dai dell’idiota- sbuffa cambiando la marcia e facendola grattare per non aver abbassato bene la frizione. Già piango per quella povera macchina in mano sua.
- non ti sto dando dell’idiota. Ti sto dicendo che mi serve “Fast and Furious” non “a spasso con Daisy”!- rispondo chiudendo nervosa il parasole.
Miracolosamente sono riuscita a truccarmi decentemente senza accecarmi o senza farmi un occhio più scuro del’altro.
- guarda che “a spasso con Daisy” è un film molto più bello di quello che tu possa immaginare. Dovrei fartelo vedere, lo apprezzeresti- borbotta come se lo avessi ferito nell’orgoglio.
- Beh, tesoro, ora che mi hai detto che ti piace quel genere di film so già che se ti regalassi una casa per le bambole a natale ne saresti felice- lo canzono appoggiando le ginocchia al cruscotto davanti a me e lasciando penzolare i piedi.
- ehi!-
- ti commuovi se ti prendo quella con l’ascensore e il lampioncino del giardino che si illumina davvero?- lo stuzzico incazzandomi mentalmente con il vecchio davanti a noi che non tiene né la destra né la sinistra. Alcuni sono proprio delle bestie al volante. Mi chiedo se trovino la patente nelle uova di pasqua.
- solo se mi regalassi la versione con Barbie Regina delle feste potrei piangere- risponde facendomi l’occhiolino accompagnandolo con il suo sorriso sghembo ironico e sexy da matti.
Ma si può restare seri davanti a una faccia così? Ovviamente no.
Le mie risate non fanno che aumentare quando sento le sue imprecazioni al volante talmente gentili da essere quasi una barzelletta, dato che, se mi prendo la briga di girarmi a guardare il lunotto posteriore, posso vedere almeno dieci automobilisti incazzati con lui a livelli tali da sorpassare i miei record e che fanno rombare minacciosi il loro motore per incitarlo “gentilmente” a darsi una mossa.
Non c’è dubbio. Se non sono capitata in “a spasso con Daisy” almeno nei dintorni di “Pleasentville” ci sono arrivata.
Lui è l’unico che può abbassare il finestrino e dire in tutta calma e senza un briciolo di ironia “scusi signora, non vorrei disturbarla ma avrei una certa premura. Non potrebbe allungare il passo per cortesia?” alla vecchietta che sta attraversando la strada e poi dirle anche “buona giornata” prima di richiuderlo.
Che bella coppia che siamo. Lui è l’uomo che sussurra alle vecchiette e io quella che si affaccia fuori dal finestrino e, con un tono e degli epiteti degni di uno scaricatore di porto da generazioni, dice al tizio del camioncino dell’ortofrutta di muovere il culo.
Che devo dire? È lo stress.
Ogni volta che vado a un colloquio sono stressata. E scurrile.
Ma stavolta almeno non ho le Prada portasfiga ai piedi. E ho Rob con me, lui è una garanzia come portafortuna. È un fatto noto, ormai, che funziona meglio degli amuleti contro il malocchio.
Guardo l’orologio analogico vicino al tachimetro che in tutta la luminescenza del suo blu cobalto mi avvisa che sono le quattro meno dieci.
- Rob, ti prego. Non potresti accelerare un pochino?- lo prego quasi giungendo le mani, vedendo che per l’ennesima volta si è fermato a semaforo giallo.
Lo sanno tutti che per i veri automobilisti il giallo è un invito ad accelerare e non a fermarsi immediatamente come dice la scuola guida. A che cazzo mi serve un invito a sgombrare l’incrocio, se nell’incrocio ancora non ci sono dentro?!
- tesoro mio, primo punto: quelli come Derek Brandon arrivano sempre con minimo cinque minuti di ritardo agli appuntamenti. È una regola fissa proprio. Quando gli danno in mano il loro contratto da dirigenti firmano un’apposita clausola, di quelle scritte in piccolo sotto, in cui si impegnano ad arrivare sempre in ritardo- mi spiega con tutta la serietà di uno che sta spiegando un’importante verità del mondo che io , povera sciocca mortale, ancora non ho colto.
- dimmi il secondo punto perché questo è meglio se non lo commento- sbuffo esausta passandomi una mano sugli occhi. Improvvisamente mi ricordo di essere truccata e salto ritta sul sedile, cercando di controllare i danni, che fortunatamente non ci sono, dallo specchietto laterale.
Lui si mette quasi a ridere ingranando la seconda dopo la partenza, e mi chiarisce.
- il secondo punto è che sai benissimo quanto io sia inadatto alla guida già rispettando il codice della strada. Fammelo infrangere e la tua Volvo nuova spargerà incidenti a catena in tutta New York- spiega pratico infilandosi in un parcheggio a lisca di pesce. Che razza di culo inaspettato! Dopo questa frase già temevo per i paraurti verniciati se avesse tentato un parcheggio a incastro.
Beh, se non altro siamo arrivati sani e salvi e con la macchina incolume.
Il palazzo della Dantey West, in stile europeo, si erge imponente davanti a noi.
Sono entrata un sacco di volte nel suo atrio e un sacco di volte sono salita ai piani alti per parlare con il caporedattore di Us weekly per vendergli delle foto, ma… stavolta è diverso. Oggi sto andando per avere un posto si spera fisso e non più come freelance.
Solo a pensarci, il mio mal di pancia da ansia si sveglia in tutta la sua prepotenza lasciando un buco enorme nel mio stomaco.
-sta calma, tesoro- mi sussurra Robert prendendomi per mano. È un gesto che mi da coraggio.
Prendo ancora un bel respiro, cercando di calmarmi concentrandomi sul rumore del tacco delle mie scarpe e misurando i miei passi sui suoi.
I miei colloqui di lavoro per le riviste non sono mai andati bene. Forse sceglievo le foto sbagliate da presentare, forse non riuscivo ad essere abbastanza sicura nell’esporre il mio curriculum…forse, semplicemente, ho la nuvola grigia dello sfigato che pende come una spada di Damocle sulla mia testa quando si tratta di lavoro. Forse il destino non aveva ancora deciso che fosse il mio momento.
È stupido che proprio ora, nell’ascensore che ci sta portando al venticinquesimo piano, io pensi al destino.
Non sono mai stata una fatalista. Razionale come sono, pensare che gli eventi che si susseguono nella mia vita siano decisi da qualcun altro e che io non possa fare niente per cambiarli è una cosa che non posso assolutamente concepire.
A tutto c’è un perché. Causa e conseguenza, è così che accadono le cose.
Ogni nostra decisione avrà una conseguenza che inconsapevolmente scegliamo noi e solo noi. Non esiste il destino. La storia del destino è solo una sciocca e banale scusa che si inventa la gente per giustificare i propri insuccessi. “È andata male, evidentemente era destino che non andasse come avrei voluto”. Cazzata. Cazzata. Cazzata.
Non è mai questione di destino. È solo questione di capacità e di scelte.
Per un attimo sono stata esattamente come tutti gli altri, pensando che fosse stato il fato a decidere che non fosse il mio momento. Sicuramente avrò sbagliato qualcosa, o più probabilmente mi sono presa troppo sul serio e i miei precedenti “esaminatori” non hanno visto in me tutto il talento che penso di avere.
Chissà se questa volta riuscirò ad essere all’altezza della situazione.
Insomma…stavolta io non ho presentato alcun curriculum…sono stata “scelta” se così posso definire la telefonata di stamattina. Si, sono stata scelta per le mie capacità e basta. O forse…
- Rob, ti prego, ho bisogno che tu mi dica una cosa- chiedo non appena mettiamo piede fuori dall’ascensore. Lui si dispone ad ascoltarmi, invitandomi a domandare con un caldo e tenero sorriso.
- davvero è stato il signor Brandon a chiedere di me al tuo agente? Non sei stato tu a…-
So che è una cosa stupida e insensata, ma ho assoluta necessità che lui mi dica che il tutto è dovuto solo ed esclusivamente a me e a quello che sono in grado di fare, senza raccomandazioni, spintarelle e mazzette sottobanco.
- tesoro mio, io non mi azzarderei mai a fare una cosa del genere! a raccomandarti, intendo. Ti giuro che le cose sono andate esattamente come ti ho detto. Io ho solo passato un numero di telefono- dice serio appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle.
- scusa, non volevo dire… avevo solo bisogno di saperlo- articolo un po’ imbarazzata dalla mia domanda sciocca.
- vieni qui- sussurra paziente attirandomi a sé in un abbraccio. - Ale, tu sei brava nel tuo lavoro. Ci metti passione, ci metti attenzione, ci metti tutta te stessa. Qualcuno doveva accorgersene, prima o poi. Smettila di sminuire le tue capacità e di essere costantemente in dubbio. Tu sei bravissima, intesi? e questa è la tua occasione- dice cullandomi in quell’abbraccio protettivo in cui mi ha accolta. Per la milionesima volta mi trovo a pensare quanto io sia fortunata ad averlo accanto.
È tutto. È tutto troppo insieme. È bello da mozzare il fiato, è gentile, è premuroso, è attento, è spassoso, divertente, sagace, passionale, mai invadente…forse devo ricredermi. Forse il principe azzurro esiste davvero, perché io non potrei definire una persona come Robert in un altro modo che possa anche solo rendere vagamente l’idea del miracolo che è questo ragazzo. È il principe azzurro. È il genere di ragazzo che ogni donna vorrebbe avere al suo fianco.
Mi stacco da lui per rispondergli con un sorriso e, prendendolo per mano, gli faccio strada verso la sala d’attesa in cui ho passato molti pomeriggi, aspettando di essere chiamata per vendere le mie foto.
Mi dirigo relativamente sicura al bancone alto, bianco e semicircolare della receptionist e schiarisco la voce per annunciare la mia presenza.
Ci conosciamo. Non bene ma quel poco che basta per scambiarci un sorriso sincero e parlare con una cortesia non meramente formale ma calorosa.
- ciao Alessia, cosa posso fare per te?- mi chiede la voce gentile di Susan dall’altro lato del bancone.
È una donna di mezza età, con gli occhi più neri del nero stesso, circondati da arcuate sopracciglia color caramello, che riprendono il colore dei capelli. Non avevo mai visto occhi così neri, eccetto forse quelli di Matt ma… quelli di Matt erano tutta un’altra poesia.
È molto semplice e gioviale come persona, mai scortese e mai sbrigativa,nemmeno quando è immersa in scartoffie che io mi metto le mani nei capelli solo a vederle.
- avrei un appuntamento con il signor Derek Brandon, Susan. Puoi dirgli che sono arrivata?- le chiedo con un sorriso.
- certamente. Tu intanto accomodati pure- risponde accompagnando la risposta con un gesto della mano che mi invita a prendere posto sui divanetti bassi e grigi della sala d’attesa.
Seguo l’indicazione e vado a prendere posto accanto a Robert che, già seduto, sta sfogliando una rivista con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Io lascio vagare lo sguardo per la sala familiare, soffermandomi particolarmente sulla porta a vetri alla mia sinistra. Non è cambiato nulla. Proprio nulla. Apparentemente. In realtà…è cambiato tutto.
 
L’ansia mi sta torturando le viscere. Ho bisogno di vendere assolutamente queste foto, altrimenti non ce la farò a pagare l’affitto della stanza.
Non posso assolutamente chiedere un anticipo al signor Cartier. Insomma, mi ha assunta da una settimana…chiedergli ora di anticiparmi lo stipendio è come dire “sono una scansa fatiche, signore”.
Voglio farcela da sola.
Ieri sera ho passato tutta la notte attaccata a una transenna, roba che mi stupisco ancora di avere tutte le dita attaccate alla mano tanto si gelava!
Ho scattato un bel po’ di foto nitide e ben angolate, secondo me. E devo riuscire a piazzarne almeno una ventina!
Chissà com’è questo signor McGregor. Spero che non sia uno stronzo maschilista come tutti gli altri caporedattore a cui ho precedentemente presentato altri scatti! Per loro è inconcepibile che una donna possa fare la cacciatrice di star, chissà perché poi. Una donna può passare sicuramente più inosservata di un uomo.
Gli uomini paparazzi in genere sono dei caproni senza cervello che fanno scappare a gambe levate le loro “vittime” perché si fanno cuzzare subito. Cioè, ma un minimo di discrezione no?
Mi consolo pensando che questa è sicuramente una fase transitoria della mia vita.
È solo un lavoro per portare a casa qualche soldo, non è la mia massima aspirazione nella vita.
Io voglio un bello studio fotografico, con set differenti, tendoni di fondo, lampade, fari, ventilatori e banchi luminosi ingombri di bozzetti… e gente indaffarata che mi chieda che macchina fotografica io intenda usare e un assistente che mi elenchi quanti nuovi servizi fotografici ho in programma per la giornata…magari portandomi anche del caffè…
- lei è…?- chiede la voce gentile della receptionist dal bancone, interrompendo la mia catena di pensieri.
- Matthew Holsen, sono qui per vendere delle foto- risponde la voce bassa e profonda di un ragazzo appoggiato al bancone.
- prego signor Holsen, si sieda. Il signor McGregor la chiamerà appena possibile-
Da sopra la rivista che sto sfogliando, un paio di scarpe da ginnastica nere attira la mia attenzione.
L’uomo che le possiede si siede stancamente di fronte a me sui divanetti grigi identici a quelli sui quali sono seduta io, allargando entrambe le braccia sugli schienali e rovesciando la testa indietro.
Ha un’aria vagamente familiare, anche se l’identificazione è alquanto ardua dallo studio del suo pomo d’Adamo e del suo mento, le uniche parti visibili che restano di lui.
Bah, poco male. Se lo conosco non dovrò darmi pena di iniziare una conversazione e potrò continuare a sfogliare la mia rivista.
Continuo a girare le pagine sbuffando e dondolando ansiosamente il piede della gamba accavallata. Questo signor McGregor se la sta prendendo davvero troppo comoda.
- già sbuffi bambolina?-
- come prego?- chiedo alzando lo sguardo dalla rivista.
- sei irritante-
- ripeto: come prego?-
Finalmente il morto stravaccato sui divani si decide ad alzare la faccia e a rendersi riconoscibile.
Non ci posso credere.
Non ci posso credere.
Questo è un incubo.
Non può essere altro che un incubo.
Il cafone seduto di fronte a me, non può essere lo stesso cafone che non ha fatto altro che prendermi a spintoni per tutta la sera vicino alle transenne. Deve esserci solo una somiglianza molto marcata, perché nel caso fosse lui… beh, sarei ben disposta a fare da boia per la sua esecuzione che potrebbe avvenire…adesso!
- ci conosciamo forse? siamo così intimi da poterti permettere di chiamarmi “bambolina”?- chiedo facendo la finta cortese ma cercando di lanciare fuochi e fulmini dagli occhi.
Odio essere chiamata bambolina o con qualsiasi altro nomignolo che mi faccia sembrare una cretina!
- ci conosciamo…questa è davvero una domanda interessante, bambolina. Direi di si, dato che ieri sera non hai fatto altro che disturbare la mia concentrazione e rovinarmi le scarpe a furia di pestarmi i piedi- risponde portandosi l’indice al mento con fare pensoso. -quindi si, bambolina ci conosciamo- conclude con un sorriso maligno, spostandosi una ciocca di capelli corvini dalla fronte con un gesto scattoso della testa..
Come si dice? In questi casi l’urlo più forte è il silenzio.
Inutile ricordargli che l’ho preso a pestoni soltanto perché lui, con la grazia di un ippopotamo ballerino della Walt Disney, non ha fatto che spintonarmi e tirarmi gomitate tutta la sera mentre io stavo facendo il mio lavoro.
Che credeva? Che tutti dovessero aprirsi al suo passaggio manco fosse Mosè davanti al Mar Rosso e lasciargli spazio per scattare le sue foto in tutta tranquillità? Ma che si fottesse.
Ignorarlo è sicuramente l’arma più efficace che ho a disposizione.
Riprendo a sfogliare distrattamente la mia rivista, trovando molto interessanti delle decolté di Dior di raso color champagne. Starebbero davvero bene con…
- bambolina non mi starai ignorando spero?- mi prende in giro - sarebbe maleducato da parte tua non partecipare alla conversazione –
Questo tizio inizia proprio a darmi sui nervi. Alzo lo sguardo dal giornale che sto sfogliando e quello che incontro sono due occhi neri come l’onice che mi fissano quasi divertiti, leggermente coperti da qualche ciuffo ribelle della sua chioma mossa e disordinata
- senza contare che, conoscendo i tempi di McGregor, dovremmo stare qui parecchio- continua serafico con la sua tiritera.
- senti, io non voglio fare conversazione con te, è chiaro il concetto? Ti devo mettere i sottotitoli?- sbotto per evitare che per tutto il tempo che dice che dovremmo passare qui seduti in attesa lui mi chiami con quel fastidiosissimo nomignolo.
- ok, scusa. Altro che bambolina. "Nazista" ti starebbe quasi meglio come soprannome- commenta alzando le mani in segno di resa.
- “rompiscatole” è il tuo secondo nome, per caso?- gli chiedo tagliente, continuando imperterrita a sfogliare il mio giornale.
- solo in certe occasioni, bambolina-
- smettila di chiamarmi bambolina!-
- ma non posso non chiamare “bambolina” una che di fatto è una bambolina! Come ti chiami? Shelly per caso? No, no…forse Teresa, come l’amica di Barbie dai capelli neri-
Non so se creda realmente di essere simpatico e non so nemmeno perché cavolo ce l’abbia con me, sta di fatto che è terribilmente irritante.
- senti- dico stropicciandomi gli occhi con una mano, cercando di controllare il respiro per non farmi venire una crisi nervosa -io non so perché tu ce l’abbia tanto con me, dato che è evidente che IO non ti ho fatto nulla, ma sappi che sono davvero a un passo dal perdere la pazienza- lo avverto cercando di essere calma ma allo stesso tempo minacciosa.
- tranquilla, non ce l’ho con te. La mia intenzione era farti esasperare in modo che tu scocciata te ne andassi e mi lasciassi il posto davanti a te per sbrigarmi più in fretta- commenta con un sorrisetto ironico come se la cosa che ha detto fosse talmente ovvia che non valesse nemmeno la pena spiegarla.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo e cerco di nuovo di ignorarlo.
- signorina Chianti? Signor Holsen? Il signor McGregor vi attende nel suo ufficio- dice la voce della segretaria al bancone.
È un attimo. Ci guardiamo entrambi con aria di sfida, socchiudendo gli occhi e augurandoci vicendevolmente di inciampare in una piega del tappeto, prima di alzarci di scatto e correre entrambi verso la porta a vetri alla mia sinistra.
Riesce ad aprirla per primo, ma io riesco a sgusciare sotto il suo braccio e lanciarmi a conquistare la sedia davanti alla scrivania del signor McGregor.
Riesco a mala pena a scivolare su un angolo, che subito l’altra metà della sedia viene occupata dallo stronzo. Ormai è quello il suo soprannome: lo Stronzo.
Mi tira una gomitata per spingermi via e io lo ripago con una stilettata del mio tacco a spillo sul suo piede.
- non perdi il vizio e bambolina?- boccheggia cercando di darsi un contegno, resistendo al dolore che sicuramente gli ho inferto.
- nemmeno tu stronzo- dico tra i denti sorridendo al signor McGregor che ci guarda quasi scioccato.
Per tutto il tempo in cui gli presentiamo i nostri scatti e lui li esamina, non facciamo altro che cercare di guadagnare centimetri di sedia spintonandoci con le spalle.
Quando il caporedattore sceglie venticinque foto scattate da me, contro le dieci scattate da lui, esulto mentalmente nella più sfrenata delle mie danze di festeggiamento di repertorio.
Con seicento dollari in tasca e venticinque scatti di meno nella mia borsa, mi sento una vincente.
La soddisfazione e il senso di potere sono tali da farmi sorridere da sola e lanciare un sorrisino serafico anche allo Stronzo.
- stavolta ai vinto tu, bambolina- commenta con un sorrisino altrettanto falso sovrastandomi con la sua altezza. – la prossima volta non sarai tu a cantare vittoria-
- è una sfida Stronzo?-
- certo bambolina. E perderai tu- dice chinandosi a darmi il bacio di Giuda sulla guancia, prima di andarsene via con la sua camminata strafottente.
Io lo odio! Lo odio!
 
- Ale!-
La voce di Rob mi richiama dai miei pensieri, trovandomi quasi boccheggiante.
L’ho visto! Ho rivisto l’intera scena davanti ai miei occhi! Ricordo persino le righe del suo maglioncino sotto la giacca sbottonata e gli strappi sdruciti dei suoi jeans.
- ci chiamano- dice Robert accarezzandomi il viso con la punta delle dita e regalandomi un largo sorriso cui vorrei tanto essere capace di rispondere.
Mi alzo e come un automa lo seguo. Non so nemmeno dove mi stia portando.
Sono totalmente sopraffatta da questo ricordo.
Non pensavo di aver serbato una memoria così dettagliata del nostro primo vero incontro.
È venuta su da sola dalla mia mente, senza che io la cercassi o anche solo pensassi distrattamente a cosa aveva significato per me quella sala d’attesa dai divanetti grigi.
La prima volta che io e Matt ci siamo parlati. Il giorno in cui l’ho odiato dal profondo del cuore perché era l’ennesimo uomo che non credeva nelle mie capacità, facendomi sentire solo una bambola da tenere seduta su un letto senza l’acume di formulare un pensiero degno di nota.
Ho odiato il soprannome che mi aveva affibbiato. Ho odiato lui, la sua arroganza e la sua strafottenza.
- tesoro, è tutto a posto?- chiede Rob spingendo una porta a vetri con una spalla e accompagnandomi nell’ingresso con una mano sulla schiena. Quel breve contatto mi fa salire brividi lungo la schiena, e il bacio sulla guancia che lo segue mi gela.
Un bacio, una porta vetri…questo posto…
No, Ale, no. Non devi pensare. Non devi pensare. Non devi.
- si…tutto a posto- sospiro, cercando di nascondere il mio malessere dietro un sorriso.
Robert mi guarda scettico, come se non si bevesse la mia bugia, e stacca lo sguardo da me solo quando un uomo brizzolato e vestito di un completo grigio con cravatta rossa si alza per venire a stringerci la mano.
Ale, calmati. Ora pensa a questo colloquio e basta, intesi?
Scuoto leggermente la testa e nervosamente mi tiro indietro i capelli passandoci le dita in mezzo, come se quel gesto fosse più che necessario per spazzare via il momento che ho appena vissuto. Non funziona, come ovvio che fosse.
Il signor Brandon ci fa accomodare sulle due sedie design davanti alla sua elegante scrivania di vetro e scambia gioviale qualche parola con Robert, che, purtroppo, io non sento perché cerco di recuperare una stabilità che spero di non aver perso del tutto.
Ora devo pensare al colloquio.
Devo pensare a ottenere questo posto.
Non devo assolutamente più pensare a Matt.
Io devo correre.
Ottenere il posto è un bel modo per dimostrargli che sto seguendo il suo desiderio.
Io. Devo. Restare. Concentrata.
- Allora signorina, Chianti…- esordisce il signor Brandon rivolgendomi un sorriso gentile riportandomi al presente. Coraggio Ale. Lucida.
- Alessia…mi chiami Alessia, per favore- rispondo cercando di sentirmi meno imbarazzata se vengo chiamata con il mio nome di battesimo.
- Alessia…dunque…lei è sempre stata una freelance per i nostri giornali, vero?- riprende sfogliando un fascicolo con quelli che credo siano i documenti che provino i compensi che ho ricevuto per le mie foto.
- esattamente. Soprattutto per Us weekly- preciso con un sospiro, prendendo coraggio dalla stretta della mano di Rob al mio fianco. C’è Robert con te, Ale. Resta con i piedi per terra. Non pensare.
- e…lei lavora solo come freelance o è un’occupazione secondaria?- chiede ancora Brandon, sempre sfogliando il fascicolo.
- possiamo dire che è secondaria. Il mio vero lavoro è occuparmi di sviluppo in un piccolo negozietto a Midtown e qualche volta anche di riparazioni- preciso.
- quello che vorrei offrirle io, signorina, è un’occupazione totalmente diversa- dice chiudendo il fascicolo, intrecciando le dita e disponendosi a guardarmi serio.
- quello che le propongo io è un posto come fotografo ufficiale del nostro gruppo editoriale. Vede…abbiamo acquisito un’altra rivista nel nostro gruppo e…il nostro fotografo non riesce più a stare a dietro a tutti i servizi che gli vengono richiesti. Come lei ben sa, siamo dovuti arrivare a comprare le foto da altri fotografi, come è successo nel caso del signor Pattinson. Quello che stiamo facendo è cercare di ampliare un po’ la squadra per evitare questi inconvenienti e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dai suoi scatti-
Si interrompe, forse per darmi il tempo di metabolizzare le sue parole e comprenderne il significato.
Accanto a me, Robert sorride e stringe la mia mano, quasi orgoglioso di me, come se io avessi realmente fatto qualcosa di più del pigiare un bottone di una macchinetta fotografica.
- e come… come verrebbe organizzata la cosa?- chiedo una volta afferrato il concetto che sta aspettando una mia domanda.
- le apriremo una partita IVA, in modo che lei entri nell’organico come libera professionista. Avrà un suo studio in questo stabile e un assistente che la terrà aggiornata circa i servizi di cui dovrà occuparsi. Starà a lei gestire il lavoro, sia per quanto riguarda gli orari che i giorni. Quello che le chiediamo noi è solo di rispettare le scadenze. Potrà scegliere il suo staff, sia di aiuti che di sarti e truccatori o tutto quello che le serve. Il suo compenso si aggirerebbe attorno ai settemila dollari al mese e le spese dei suoi eventuali viaggi saranno tutte quante coperte dall’azienda-
Il signor Brandon mi sta offrendo il paese delle meraviglie su un piatto d’argento. Mi sta offrendo uno studio e settemila dollari al mese. Tutto quello che ho sempre desiderato. Ancora non ci credo.
Sono letteralmente stordita.
Fatico a pensare, a respirare, a credere a tutto ciò che mi sta succedendo.
Fisso a bocca aperta la figura scura del signor Brandon in controluce, e allargo lo sguardo al panorama che si ammira dalla vetrata alle sue spalle.
Palazzi grigi, altri uffici, altre opportunità per altre persone si trovano dietro a quel vetro. E in tutto quel grigio, in tutto quel…fuori… una piccola piuma bianca che fluttua sospesa nell’aria attira la mia attenzione.
Matt.
 
…Forse non mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te…
 
- dove devo firmare, signor Brandon?- dice la mia voce. I miei occhi sono ancora sulla piuma.
 
Uscita da quel palazzo, con l’aria finalmente fresca sul viso, riesco a tornare a respirare e a realizzare quello che è successo. A tornare realmente lucida.
- allora? Primo fotografo della Dantey West? Come ci sentiamo?- mi chiede Robert con aria gongolante mentre fa oscillare le nostre mani intrecciate mentre camminiamo verso la Volvo.
- Ah Rob… è come…è come se… è un sogno!- ammetto felice.
Non riesco a definire in un altro modo quello che mi è appena successo. Forse non riesco nemmeno a realizzarlo completamente.
Forse dovrei solo non pensarci.
La mia politica del “non pensare” in fondo sta portando i suoi frutti, no? Da quando non penso, correre è più facile. Visto Matt? Non sei orgoglioso di me?
- tieni tesoro- dice Robert mettendomi in mano le chiavi della macchina.
- no, Rob. Guida tu- le rispondo chiudendo il telecomandino nel suo pugno.
Con un sorriso, fa scattare le serrature dell’auto e non appena entriamo nell’abitacolo, istintivamente mi trovo ad appoggiare la guancia sulla sua spalla e stringere il suo braccio destro, già allungato per tenere la mano sulla leva del cambio.
Mi sento al sicuro in questa posizione, con la sua guancia un po’ ispida di barba appoggiata sui capelli e la stoffa della sua camicia a contatto con la pelle, completamente avvolta dal suo profumo agrumato.
Non mi dispiace la sua guida lenta e tranquilla.
Sono completamente rilassata e quasi stordita da tutte queste emozioni. Sono talmente in pace con il mondo che non riesco a evitare che le sensazioni mi prendano, come se fossero acqua che lenta e senza scosse risale lungo il mio corpo riempiendo lentamente la campana di vetro in cui mi sono sigillata. Riempiendo il mio “non pensare”.
Sono felice del mio nuovo lavoro, e sono felice che Robert sia qui con me in questo momento…ma c’è qualcosa…c’è qualcosa che non va in tutto questo.
È una piccola sensazione di fondo che non dovrebbe esserci. Non è nulla se messa a paragone con lo stato di euforia generale che mi pervade, eppure c’è.
La accantono, ma riesco sempre a vederla con la coda dell’occhio. Quella piccola macchiolina nera, richiama costantemente la mia attenzione.
Non pensare, non pensare, non pensare…
Quando scendiamo dalla macchina dopo aver parcheggiato, non ho nemmeno il tempo di mettere fuori un piede sull’asfalto che un uragano mi si fionda tra le braccia.
- allora com’è andata, com’è andata, com’è andata????-
Chi altri se non Beckie?
- scusa Ale, ho provato a trattenerla ma la conosci- dice la voce di Luke poco distante. Allungo lo sguardo oltre alla spalla della mia amica e trovo il suo ragazzo intento a osservarci sorridente, con le mani infilate nelle tasche dei jeans.
Mi è sempre piaciuto Luke come tipo. Ha una bellezza fine, tutta sua. Non è esattamente un ragazzo che a prima vista consideri un sex symbol, è semplice. Anche come persona lo è. Non avrebbe potuto essere diversamente altrimenti non avrebbe resistito troppo a lungo con una ragazza come Beckie, che è la versione umana di uno Tsunami per la forza e l’energia che sprigiona da tutti i pori.
Pur essendo un ragazzo calmo e pacato, tuttavia, non è mai noioso o scontato, ed è un grande amico almeno…per me e Matt lo è sempre stato.
Rispondo all’abbraccio di Beckie con affetto e calore. La macchiolina nera è ancora li presente, e non ne vuole sapere di cancellarsi.
Robert deve aver fatto un cenno a Beckie per farle capire che è andato tutto bene, perché un altro urletto mi spacca il timpano destro.
- Ahhh!!! Lo sapevo! Lo sapevo! Sono così fiera di te Ale! anche Matt ne sarebbe fiero!- dice dondolandosi euforica nel mio abbraccio.
Al nome “Matt”, pronunciato a voce alta, la macchiolina nera che cerco di non vedere è come se facesse un sobbalzo, diventando per una frazione di secondo più grande, prima di tornare nel suo angoletto.
Non pensare, non pensare, non pensare.
- siamo tutti fieri di te, Ale. Sapevo che ce l’avresti fatta- dice Luke avvicinandosi e abbracciandomi dall’ultimo lato di me che è rimasto libero dalla stretta della sua ragazza.
- ora è tutto perfetto Ale. Hai Rob, il lavoro dei tuoi sogni, domani io mi sposo… è tutto a posto!- trilla Beckie che ancora non ne vuole sapere di lasciarmi andare.
Alt. Fermi tutti.
Che significa domani mi sposo?
Oh santo cazzo!
Oh cazzo santissimo!
Oh merda!
Domani si sposa??? Oddio! Me l’ero completamente dimenticato!
È già domani? Ma non  può essere domani, che giorno è domani? È mercoledì! E io ho preso ferie dal negozio proprio… mercoledì…
Per un attimo mi consolo della mia sbadataggine con il pensiero che il suo regalo di nozze (un copriletto estivo tutto lavorato all’uncinetto di filo di scozia bianco) è bello impacchettato nel mio armadio.
- il tuo vestito è a casa mia Ale- dice staccandosi dal mio abbraccio e sorridendomi contenta - e anche il tuo Rob- continua guardando Robert, che nel frattempo aveva pensato da solo a fare le presentazioni con Luke.
Cercando di avere la faccia dell’amica perfetta che si ricorda sempre di tutto e che non ha dimenticato il matrimonio della sua migliore amica, cerco di recuperare un po’ al fatto di non averle dedicato tutte le attenzioni che si meritava facendole una proposta di cui forse mi pentirò per tutta la vita.
- beh sposina? Niente addio al nubilato?- le chiedo come se io sapessi che lei non aveva in mente nulla da fare per quella sera.
- veramente io e Luke pensavamo di stare a casa stasera…domani sarà una giornata piena- mi dice guardando Luke come se gli stesse facendo un favore a restare a casa con lui la notte prima del matrimonio. Beckie e Luke su questo punto sono proprio come il giorno e la notte: lei festaiola e scatenata, lui un tipo da birra e divano.
- ma non scherzare Beckie! Gli sposi non possono assolutamente passare insieme la notte prima del matrimonio! È la tradizione!- dice Rob dandomi man forte, recependo lo sguardo SOS che tendo di mandargli. Come al solito mi ha capito al volo.
- Luke…hai detto che sei un regista di soap, vero?- gli chiede. Mi domando come abbia fatto a ricordarsene, dato che glielo avrò accennato si e no una volta.
- esatto- risponde lui.
- credo che le ragazze vogliano starsene un po’ per i fatti loro stasera…mi chiedevo se tu, per caso volessi far compagnia a me - dice Rob, ficcandosi le mani in tasca. Non lo facevo con tutto questo spirito d’iniziativa.
- veramente io…- inizia Luke. Conoscendolo non parteciperà a nessuna festa per l’addio al celibato. È troppo timido per infilare banconote nello slip di una spogliarellista.
- sempre se ti va…io dovrei girare una scena a Coney Island stasera e… dopo vedermi con alcuni amici…-
- a si? con chi?- le chiedo curiosa. Non mi aveva accennato nulla.
- Kellan e Jackson, tesoro. Ho sentito Jack ieri e volevamo organizzare una serata tra uomini finchè sono ancora qui a New York- risponde lui passandosi una mano tra i capelli.
- per cui…vuoi essere dei nostri Luke? Solo una birra dopo il lavoro, niente di eccezionale- continua rivolto a Luke, che dopo varie insistenze mie e di Beckie accetta con un sorriso.
Luke è salito un attimo a prendere la sacca con l’abito di Robert per il matrimonio in modo da incontrarci direttamente in chiesa, domani mattina.
- riportamela intera- mormoro all’orecchio del mio ragazzo lasciandogli le chiavi della macchina. Ne avrà sicuramente più bisogno di me questa sera.
Dopo averlo baciato a fior di labbra, lo lascio andare con un sorriso e una leggera malinconia nel cuore. Non vorrei mai lasciarlo. Ho paura che se lo lasciassi il puntino nero diventerebbe una voragine tanto grande da potermi inghiottire senza via di ritorno.
Io e Beckie sospiriamo assieme, lei probabilmente di liberazione mentre io di malinconia, guardando i nostri uomini andarsene via in macchina.
- Allora? Film e pop corn stasera?- mi chiede voltandosi verso di me, non perdendo tempo a guardare la macchina sparire dietro l’angolo, cosa che invece io non manco di fare.
Ma c’è Beckie con me stasera. Non sarò sola. E non ho alcuna intenzione di pensare.
- stai scherzando vero?- le chiedo stupita. Mi devo assolutamente far perdonare delle mie mancanze come testimone, senza contare che questa è la sua ultima notte senza fede al dito. Una scusa più che perfetta e valida per chiuderci in un posto molto rumoroso e affollato  che sicuramente disturberà i miei pensieri.
- e allora che facciamo?- mi chiede curiosa con gli occhi accesi che pregustano il divertimento.
- mettiti il vestito più bello che hai e le scarpe col tacco più vertiginoso, Beck. Stasera è la notte della tequila- dico trascinandola su per le scale, conscia del fatto che sa già dove la voglio portare: lo Star and Roses.
Discoteca e alcool, per la sua ultima sera.



abbigliamento Ale e Matt
abbigliamento Ale e Rob
Luke
Beckie

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Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


capitolo 29 Ave lettori! lo so, lo so ... ci ho messo più del solito a pubblicare (anche colpa vostra che aspettavo che arrivassero le recensioni che andavano a rilento 0:) ), ma a parte gli impegni di studio numerosi e fastidiosi, ci ho messo veramente molto a scrivere questo capitolo perchè spesse volte mi è venuto il blocco dello scrittore, tanto da dover chiedere aiuto alle mie amiche per darmi alcune idee. Lo so che vi avevo promesso che questo capitolo sarebbe stato il matrimonio di Beckie, ma ho preferito assecondare una mezza idea che mi era balenata in mente supportata dalla vostre richieste ricevute via recensione. Quindi, quello che vi propongo oggi è l'addio al celibato di Luke. Ci voleva un bel Robert pov no?
il prossimo capitolo sarà sul serio il matrimonio della nostra Beckie però e vi prometto un doppio pov. Vi ricordo che i teaser sono postati sul mio blog, il cui indirizzo è rintracciabile nella mia scheda personale.
ringrazio di cuore  gli 88 preferiti e i 58 che mi seguono, nonchè i 15 che mi hanno messo tra gli autori preferiti. Ringrazio tanto anche chi si limita a leggere :) e ora mi dedico con tranquillità (finalmente) alle recensioni.

recensioni:

fallsofarc: ciao crostatina!!!! questo è quello che è venuto fuori del capitolo per cui ti ho chiesto costantemente aiuto e supporto secondo me portandoti spesso all'esasperazione. conosci già l'andazzo del capitolo e spero che ti piacci a e ti faccia ridere come nella versione non completa e non betata che hai letto. mannaggia a te e al fatto che oggi siamo state così tanto al telefono e ieri sera a parlare che ogni volta mi tolgono idee sulle recensioni.
dicevi se vengo a salvare il tuo armadio in cambio di ciambelle della nonna, tv lcd e rob in versione blue ray??? mi avevi già convinto a ciambelle della nonna tesoro mio, certo che vengo! :P
sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, soprattutto l'idea della piuma perchè è proprio la figura della piuma che voglio utilizzare per il nostro Matt per un bel pò. e lo so...fa sempre scendere la lacrimuccia quel baldo giovine...
un bacione crostatina! ci sentiamo tra qualche minuto sperando che tu non muoia ridendo troppo del tuo avatar in questo capitolo. :)

romina75: tranquilla! al matrimonio un patatrac ci sarà ma non del genere che pensi tu :D sono davvero contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, davvero davvero :) così come sono felice del fatto che le mie recensioni anche a volte chilometriche ti facciano piacere. le ultime lo so non sono state delle migliori, ma un pò per lo studio, un pò per dei casini a casa e un altro pò per dei momenti bigi miei... non riuscivo proprio a fare di meglio per quanto mi sforzassi. ora finisco e ti recensisco il nuovo chap. un bacio

cricri88: mbare mea bedda! figghiuzza mea! sangu meo!!!! mannaggia a sta febbre che ti ha messo a terra! mi spiace un sacco venire poco su twitt ma sai com'è...studio tutto il giorno e la sera è l'unico momento libero che ho per scrivere.
 il ritorno del cazzo cazzissimo! XD  coraggio coraggio, prestissimo il trombabilissimo verrà soddisfatto e non dovrà più penare. dovrò però chiedere consiglio a nunzia per... come dire... rendere al meglio la scena! XD dici che mi è venuta bene la versione di Matt stronzo mode on??? si lo so alla fine è un pò triste perchè ale inizia a percepire qualcosa che non va e come ben sai arriverà il momento in cui se ne accorgerà come si deve e succederà quel che succederà... ma non ancora.... abbiamo ancora qualche capitolo di "non pensieri" prima del disastro.
Beckie è tornata e il prossimo capitolo sarà proprio per lei, sperando che non sia solo strappalacrime ma anche un minimo esilerante, però per oggi dovrai accontentarti dell'uomo pendolo e di Jack che come ben sai hanno sfruttato dei tuoi lampi di genio.
riguardati bedda!!!! un bacione

sophie: non cercare di corrompermi a fare disastri al matrimonio che tanto non mi smuovo!!! mi è già venuta in mente una scena alla beckie bloomwood da farti fare ma più di questo... sarà un capitolo dove dovrai tenere a portata di mano i fazzoletti, te lo prometto! guarda se vuoi ti mando un vaglia con i soldi per risarcirti di tutti i pacchi di fazzoletti che dovrai usare!!! per questo capitolo ti sei ancora salvata però! XD

smemo92: sono davvero felice che lo scorso capitolo ti abbia entusiasmato così tanto, davvero :) ho cercato di evitare di raccontare altre storie di attrazioni fisiche immediate nella conoscenza di ale e matt per non ripetere la storia con rob. ho pensato che la competizione fosse più interessante, soprattutto dato che odio e amore sono due sentimenti si opposti, ma che spesso hanno la stessa intensità, e perciò ho trovato interessante osservare il loro mutamento e scambio.
Non vorrei deluderti dato che mi hai chiesto di sapere di più sull'addio al nubilato di beckie, ma questo capitolo l'ho dedicato ai ragazzi. per il nubilato pensavo di accennare spiegando come è andata la serata nel prossimo capitolo, quindi...abbi un pò di pazienza :)

vero15star: ok... abbiamo capito che qualsiasi coppia è migliore di quella Rob- Ale. cmq hai ragione a dire che quella Luke Backie è davvero carina :) non posso darti torto in questo così come non era male quella Ale Matt ai tempi che furono. un piccolo spoiler per te... Matt non torna realmente. Ale non lo vedrà più se non sottoforma di piume, però ti posso assicurare che ci saranno ancora molti flashback, soprattutto nel momento in cui ale tornerà sui suoi passi. è inutile nascondere che prima o poi lo farà perchè tanto l'avete intuito tutte quante. c'è chi spera che nel frattempo resti insieme a Rob e chi, come credo te, che speri che lo lasci, ma su questo non vi dico ancora nulla.
un bacio!

cicci12: poverino rob si!!! XD e lo so che descrivo molto... dici che ti avrò sulla coscienza ma se non le mettessi? saresti tu a uccidermi perchè lascio tutto all'immaginazione galoppante dei lettori. io ho odiato zia mey quando non ha descritto nemmeno un pokino la prima notte di edward e bella... non vorrei subire lo stesso destino e trovarmi un vortice di minacce e insulti sopra la testa... quindi nel dubbio... descrivo :P
tu eri una di quelle che mi ha chiesto la serata di Rob :) eccola qui per te allora, sperando che ti piaccia.
per quanto riguarda la macchiolina... ale rifletterà, prima o poi.... è inevitabile e se vogliamo è forse la cosa migliore sia per lei che per robert stesso...ma tranquilla posticiperò il momento il più possibile.

lazzari: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! :) e lo so ... nessuno vorrebbe vedere questo rob soffrire. è talmente dolce e perfetto che non se lo merita. così come non se lo merita ale... però... matt c'è ancora, quindi, fare chiarezza prima o poi e inevitabile e la verità non è sempre bella. spero comunque che tu continui ad avere fiducia in me e nella mia fantasia, confidando che io vi porti un bel lieto fine :)

marika _bd:  questo capitolo ha un piccolo riferimento alla tua domanda su emilie. però te la anticipo io la risposta. rob ha accantonato quello che gli ha detto emilie. sta facendo esattamente quello che fa ale con i flashback su matt. cerca di ignorarli e di vivere il presente. solo che ale sa che prima o poi ci dovrà fare i conti, mentre rob spera di non doverlo fare mai e che emilie si sbagli.

piccola ketty: allora :) primo chiarimento. nubilato per le donne e celibato per gli uomini :) ale e matt? ale farà i conti con il suo passato stavolta, questo è certo ma non ti posso dire se per farlo terrà robert con se o lo lascerà. finirei per dirti troppo. ma tranquilla, ancora per qualche capitolo ci sarà la vita rosea e senza pensieri di ale e robert :)

skitty: non ti preoccupare se mi ripeti spesso che i capitoli sono meravigliosi, sono comunque contenta di saperlo.:) grazie mille per i complimenti!

winniepoohina: ti ho fatto un regalo di compleanno senza saperlo??? oddio! ma io lo volevo sapere! perdona il mio ritardo ma ti regalo questo capitolo a venia del mancato regalo per il tuo complex :) un bacione!!!!

sei nell'anima2009: sono davvero davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto e che tu sia rimasta soddisfatta dalla reazione di ale al ricordo di matt! :) per quanto riguarda il rapporto di ale con le fan di rob, ne avrai un piccolissimo assaggio nel prossimo capitolo e uno più consistente in avanti. quella che ho raccontato negli scorsi due capitoli e anche in questo, è una giornata unica, quindi le foto che sono state scattate nel parco devono ancora essere pubblicate, quindi il mondo vero ancora non sa nulla di lei e di rob. per quanto riguarda invece le emozioni di ale con il nuovo lavoro riguardo a matt, non ti devi preoccupare. il problema non c'è perchè ale lavorerà si in quell'edificio ma non entrerà mai in quell'ufficio. quell'ufficio li era per la rivista, e lei è il fotografo dell'intera compagnia editoriale. è stato un caso che si dovesse presentare in quell'ufficio quando ha fatto il colloquio. il suo fascicolo di "dipendente saltuaria" era legato alla rivista e non poteva andare diversamente.

marina 70: tranquilla per la recensione :) anche io sono molto impegnata e fuori casa ultimamente. in effetti è un pò esasperante che questi due non concludano mai... però... bah arriverà il loro momento te lo assicuro. :)

mikki: il matrimonio di bekie doveva esserci ma l'ho posticipato per dare un pokino di spazio anche a rob. altrimenti avremmo avuto 3 pov di ale! sono davvero contenta che lo scorso chap ti sia piaciuto e anche che tu ti sia commossa per la piuma :) è sempre un piacere regalarvi emozioni :)

sorellina mia deb: ci hai preso gusto a essere l'ultima a recensire eh??? non è stringata tranquilla e anche se lo fosse stata sei più che perdonata dato che questa è una delle poche sere in cui io mi possa dilungare nel rispondere.
ma scusa chi ti dice a te che io avrei mandato all'aria il colloquio per continuare con rob???? settemila dollari al mese non si buttano così! e poi è stata vendetta! ti ricordo che è stato lui a iniziare questa storia del ti porto in paradiso e poi ti faccio scendere subito quindi.... :P
se puoi partecipare alla notte della tequila??? la notte della tequila no, perchè ho già in mente alcune cose...cui cmq non dedicherò il capitolo perchè il prox sarà già il matrimonio di deb, ma uno spazietto anche per te durante la cerimonia l'ho già trovato tranquilla. sia per te che per mely e ste :) (quando leggeranno)
grazie mille per i complimenti sul flashback. sono contenta che sia venuto bene, anche perchè ho sempre timore di essere troppo buona e non fare gli stronzi cattivi abbastanza. :P anche io non vedo l'ora che tu abbia di nuovo letteratura!!!








Se c’è una cosa, una sola cosa, di cui ogni tanto un uomo ha veramente bisogno è una serata con i suoi amici.
Una serata tra uomini.
Una serata in un pub con della musica anche orribile, con dei tavoli graffiati su cui sono incise con dei coltellini le peggio cavolate, con la birra che scorre a fiumi e noccioline a volontà.
Una. Serata. Tra. Uomini.
Non ho un vero motivo per dire che ho bisogno di una serata del genere, però…ne ho bisogno. Non sono stressato, scontento, malinconico…sono euforico.
È per questo che ho chiamato Jackson ieri mattina: per dire a Kellan di non prendere impegni per stasera perché avevo voglia di vederli e raccontargli di lei.
Lei…
Lei…
Sempre e solo lei. Di chi altro potrei parlare?
Ormai è il mio chiodo fisso, la mia voglia insaziabile, la mia euforia, la mia felicità delirante.
Checché ne dica Emilie, io sono felice ora. Siamo felici ora.
Tutta la mia vita gira intorno a lei. Alcuni potrebbero dire che è una cosa triste, patetica o addirittura “malsana”, per dirla con le parole di Lily. Ma per me non è nessuna di queste tre cose. Che male c’è a prendersi cura di una donna? Lei si prende cura di te.
Lei mi ha tirato fuori da un baratro in cui non mi ero mai nemmeno accorto di essere caduto. Lei è diventata tutta la mia vita. E il motivo per cui sono qui stasera è quello di poter parlare di lei con i miei amici, come farebbe un ragazzo qualunque che scopre di essersi innamorato per la prima volta. Sto dando un altro tocco importante di normalità al nostro rapporto: è venuta a trovarmi sul lavoro, abbiamo pranzato insieme, mi ha portato alla pazzia e quasi all’orgasmo senza poi concludere, l’ho accompagnata a un colloquio di lavoro e ora io sto raggiungendo i miei amici in un pub sperduto di Brooklyn mentre lei è con la sua migliore amica per un’ultima serata tra donne.
Magari anche loro passeranno la serata in sospiri, risate e squittii a raccontarsi i dettagli piccanti delle loro relazioni, a lamentarsi di noi ragazzi e a scambiarsi i desideri mentre si fanno le treccine a vicenda sedute sul divano. Mi sento quasi orgoglioso all’idea che lei possa parlare di me con un’altra persona, magari esternando tutta la sua soddisfazione per il sottoscritto, come io voglio fare con i miei amici.
Dio quanto sono diventato smielato da una settimana a questa parte! Fatico a riconoscermi.
Non sono mai stato un romantico e vi assicuro che non ho mai sospirato pensando a una “lei” fissando il vuoto.
Però pensare che magari lei stasera parlerà di me con la sua amica, si confiderà, risponderà a domande che sicuramente saranno anche molto dettagliate…
Ok Rob, piantala! Ancora con sta storia del parlare di te? Che razza di egocentrico! L’hai già pensato due volte in meno di trenta secondi, ora basta! Stai diventando peggio di una teenager svitata che legge fotoromanzi!
Stai sospirando, Cristo Santo, non puoi sospirare! Datti una controllata! Hai sempre il testosterone in circolo, non te lo dimenticare.
Però forse è meglio se per ora non penso nemmeno a che tipo di ormoni girano nel mio corpo perché sarebbe assolutamente controproducente.
Finirei per pensare a oggi pomeriggio, a quanto era sexy e arrapante su quei tacchi alti, nella sua brasiliana di pizzo bianco panna e il suo reggiseno lavorato. Inizierei a immaginarmi le sue labbra sul collo, a quanto mi fa impazzire quando mi bacia l’incavo della gola, risalendo lenta e letale sul pomo d’Adamo fin su sul mento… mi ricorderei la morbidezza della sua pelle di seta sotto le dita, la consistenza dei suoi seni nelle mie mani…e… e… e se ci penso ancora un po’ finisce che vengo nelle mutande da solo.
Cerco di concentrarmi sulla strada e, cercando di mantenere la lucidità, mi infilo in un parcheggio lungo il viale illuminato. Se mi aprono la macchina Alessia mi priverà come minimo della mia virilità e io non potrò più avere il mezzo per continuare nella realtà le mie fantasie.
- Tu che dici, le ragazze saranno uscite?- mi chiede Luke scendendo dal lato passeggero, prima che io chiuda la macchina con il telecomandino e inserisca l’antifurto.
Di nuovo l’immagine di loro due sul divano a scambiarsi commenti indecenti tra un risolino e l’altro si fa strada nella mia mente e mi fa sorridere. Poi metto a confronto quest’immagine con un quadro del carattere della mia ragazza: non c’azzeccano l’uno con l’altro.
- saranno sicuramente uscite- concludo avviandomi con lui verso il pub dall’altra parte della strada.
Magari hanno preso un taxi e saranno andate in un wine bar, molto chic, a sorseggiare vino bianco e scambiarsi confidenze.
Ma chi prendo in giro? È l’addio al nubilato di Beckie, non faranno  di certo qualcosa di tranquillo.
La mia speranza è che si siano limitate ad accendersi lo stereo a casa e a saltare sul letto, magari festeggiando con qualche goccia d’alcool, piuttosto che pensarle fuori in un locale pieno di uomini a sbavare sulle loro grazie.
Cazzo! Non saranno andate in qualche localaccio a ubriacarsi e guardare uomini unti e bisunti con un perizoma leopardato e un calzino al posto del pacco?

Non è che sono geloso di un uomo che ha fatto il bagno nel grasso e ha gli addominali più disegnati (con la matita, non intendo scolpiti!) di me in New Moon. Semplicemente mi disgusta pensare alla mia donna in uno di questi postacci per vecchie tardone pervertite con la sindrome del “ritrovamento della giovinezza perduta”!
Più che altro non è Ale che mi preoccupa. Conoscendola le verrebbe l’orticaria solo a pensare a varcare la soglia di uno streap club per sole donne.
La mia preoccupazione è Beckie. Chi mi assicura che Beckie, nella sua immensa e sconsiderata follia, non trascini la mia ragazza in questi turpi e immorali sollazzi?
Meglio non pensarci se non voglio farmi venire un esaurimento nervoso accompagnato da un bell’attacco di panico. In più la faccia di Luke sembra tranquilla e se lui è tranquillo sapendo la sposa in giro…beh, vorrà dire che quelle due non combineranno niente di particolarmente preoccupante.
Si, però, Rob, ricordati dell’insistenza delle ragazze affinchè lui accettasse il tuo invito. Ci hanno messo cinque minuti buoni a convincerlo.
E il premio per mister seghe mentali estate 2009 va a…mister Robert Thomas Pattinson!
Sono davvero paranoico! È semplicemente un ragazzo timido!
Insomma, si è trovato a festeggiare il suo addio al celibato con un perfetto sconosciuto che lo sta portando a bere con altri due tizi altrettanto sconosciuti. È ovvio che sia un po’ in imbarazzo!
Cercando di non pensare più al posto dove sono andate a festeggiare le due donzelle, entro nel locale seguito da Luke e trovo Kell e Jack già seduti a un tavolo con due birre medie già scolate a metà davanti a loro.
Il locale è esattamente quello che ci vuole per noi: paradossalmente troppo affollato perché la nostra presenza si noti, pieno di gente che sbuccia noccioline e fa cadere i gusci a terra, birra in ogni bicchiere che rilevo con il mio radar e tanto baccano. Perfetto.
Ci avviciniamo al tavolo e, prendendo posto guardando l’orologio, scopro di essere in ritardo di quaranta minuti, vacca boia.
- niente battute sul mio ritardo?- chiedo afferrando un menù al volo. Ho una fame che mi mangerei un lupo Queliute intero!
- no…ormai sei talmente in ritardo che oserei dire che sei addirittura in anticipo sulle previsioni- risponde con aria falsamente annoiata Jack, facendo roteare il liquido frizzantino e ambrato nel suo bicchiere prima di prendere un sorso.
- ah, ah, ah. Simpatico Jack, davvero- commento lasciando perdere il menù e scegliendo senza ulteriori indugi un hamburger con patatine e una birra media.
Servirebbe forse a qualcosa ricordargli che io lavoro e loro sono in vacanza? Ovviamente no, quindi non perdiamoci tempo.
- Luke, loro sono Kellan e Jackson- li presento mentre i tre già si scambiano strette di mano.
Dopo aver fatto le nostre ordinazioni a una cameriera che ancora un po’ ci sveniva in braccio (deve averci riconosciuti la poverina), decido di rivolgere le mie attenzioni ai miei due fidi compagni di caccia e dissanguamento che sembrano fare di tutto per avere un’aria indifferente quando so benissimo che “indifferenti” non vogliono essere.
Jack più di Kellan sembra aver assunto la faccia di Robert De Niro nel Padrino. Quel mezzo sorrisetto sembra dire apertamente “confessami una cosa che so già”.
- allora, Eduardo. Illuminaci sulla tua necessità di vocarci prontamente a consiglio- inizia rispondendo al mio sguardo ingenuamente interrogativo.
Ancora con sta storia dell’Eduardo! Se dico qualcosa in proposito mi sbologna di nuovo la scusa del “siano Cullen, siamo fratelli, comportiamoci da consanguinei”, quindi meglio glissare.
- ti stai allenando per entrare a far parte della guardia dei Volturi Jack? Ti alleni a parlare forbito? Guarda che noi siamo i buoni, non i cattivi- lo prendo in giro fregandogli un sorso di birra.
Il liquido fresco e frizzantino mi da un brivido nella gola, ma il sapore del malto in bocca mi manda quasi in estasi.
- non ci girare attorno, Rob. Parla!- ci interrompe Kell, prima che Jack apra bocca per rispondere.
- manco sono arrivato che voi due volete già arrivare al sodo? Fatemi mangiare almeno!-
- i tuoi bisogni nutrizionali non ci interessano, Robbino bello. Ci interessa…ALTRO –
Kellan in questi momenti è peggio di una comare. Sono indeciso nella classificazione, a volte: portinaia, comare o suocera?
Oggi ha coniato sicuramente una nuova razza perché è più agguerrito che mai: è un misto di tutte e tre. Insomma, è praticamente sdraiato sul tavolo tanto si è appiattito e ha addirittura stretto gli occhi!
Vorrei godermi l’attimo di farli bruciare di curiosità (sto diventando io qua la comare perfida, altro che Kellan) ma d’altra parte sono io che aspetto da un po’ la possibilità di sputare il rospo, quindi l’attesa torturerebbe più me che loro.
Sto per parlare quando la cameriera torna decisamente in imbarazzo a mettere maldestramente sul tavolo le nostre ordinazioni. Per una volta preferisco trattenermi dal ringraziarla con un sorriso come educazione vuole. Badate, non perché inizio ad avere un livello quasi normale di autostima. Non ce l’ho avuto in ventiquattro anni e non sarà certo una ragazzina con seri problemi di stabilità sulle superfici piane a cambiare quello che per me è diventato ormai un assioma. Semplicemente mi spiacerebbe destabilizzarla ulteriormente, dato che è chiaro che ci ha riconosciuti tutti e tre, e non vorrei dover passare il tempo a cercare di rianimarla. È talmente pallida che fatico a credere che gli possa ancora circolare il sangue nelle vene.
Luke prende al volo la sua birra mentre io metto al centro il piatto con le patatine fritte, che Kellan affoga già sotto il ketchup e la maionese. Che maiale!
Il mio stomaco, più forte di me in questo frangente, mi impone di saziarmi prima di parlare.
Dato che i loro sguardi, però, non sembrano concedermi manco il tempo di un morso al mio panino, decido di lanciare un generico – Voi che pensate vi debba dire?- sul tavolo in modo da riuscire a mangiare mentre le loro menti vagano in lande una più desolata dell’altra alla ricerca della risposta giusta.
- Rob, niente giochetti per favore. Sputa il rospo immediatamente, ci devi qualche spiegazione- dice Jack iniziando a dondolarsi sulla sedia appoggiando il gomito sullo schienale.
- ma di che parli?- chiedo con la bocca ancora piena, colto di sorpresa. Spiegazioni di che? Ancora non avevo parlato, non sapevano ancora nulla, che razza di spiegazioni a cosa dovevo dare???
- sentito Jack? Fa pure il finto tonto il ragazzo. Ci scarica in un ristorante con la sua ex fidanzata che è diventata più fastidiosa di una spina piantata nel culo e si chiede pure di che stiamo parlando?-  
- la finezza ti contraddistingue come al solito, Kell. Resto sempre basito di fronte a cotanta proprietà di linguaggio da parte tua, sul serio- lo prende in giro Jack, guadagnandosi un calcio sugli stinchi vendicativo sotto il tavolo.
Avevamo dei ruoli ben precisi all’interno del nostro sparuto gruppetto. Jack era il saccente dal sarcasmo sottile e pungente, molto pratico ed estremamente sbrigativo; Kell il bambinone che come la pensa la dice, che spesso cerca di darsi un tono lanciandosi nelle esperienze più assurde ma che finisce sempre per smascherarsi dopo pochi minuti; e poi ci sono io che…beh mi conoscete.
Dio solo sa cosa centrassimo l’uno con l’altro, ma siamo comunque amici. Buoni amici. Veri amici.
- se, se, se… va beh, quel che ti pare Jack, ma non ti sembra che il signorino qui presente dovrebbe avere la grazia di non porre nemmeno domande così cretine?- risponde Kellan liquidando la battuta di Jack sulla raffinatezza del suo vocabolario e ingurgitando patatine fritte una dietro l’altra.
- su questo Kell ha ragione, Rob. Attendiamo ansiosi delucidazioni in merito-
Ed ecco che tre paia d’occhi si puntano su di me. Anche Luke pare curioso di sapere, anche se credo che sappia già visto che l’evidenza ha parlato da sola oggi pomeriggio.
- fate la domanda, forza- sospiro rassegnato lasciando perdere l’hamburger nel piatto e prendendo un sorso di birra fresca. Avrei preferito finire di mangiare almeno. Per venire qui in fretta non mi sono nemmeno preoccupato di far sparire i finti lividi e i tagli in faccia della scena che avevo appena girato, il tempo di cenare in pace potevano almeno lasciarmelo!
- che fine avete fatto tu e la dolce Venere dopo esser letteralmente scappati dal ristorante, lasciandoci alle paranoie tagliavene di Kristen?- chiede Kell con aria spazientita.
- Nulla. L’ho fermata, le ho detto che non era come pensava…-
- viva l’originalità- commenta Jack interrompendo il mio racconto
- … e siamo tornati a casa. Fine- concludo riprendendo a mangiare. Fine. Relativamente fine. Ma loro mi avevano chiesto solo di quella sera quindi…
- fine?-
- come sarebbe FINE? Perché FINE? Rob, ma Cristo santo, te la mangiavi con gli occhi, lei non faceva che cercarti con lo sguardo e tu ci dici FINE?!- sbotta Jack smettendo di dondolarsi e sbattendo una mano aperta sul tavolo vicino a me.
- per quella sera “fine”- preciso con aria indifferente prima di infilare in bocca l’ultimo boccone di hamburger e prendere un sorso di birra.
- ma dico, ma… che? Che significa ora quel “per quella sera fine”?- chiede un Jackson esasperato e gesticolante.
Li guardo entrambi cercando di avere quello che si chiama “uno sguardo eloquente”, sorseggiando distrattamente la mia birra.
Dopo quello che a me pare un tempo decisamente troppo lungo per afferrare certe cose, finalmente inizio a scorgere lo stupore sulle loro facce.
- noooo! Non dire, Rob! Te la sei sco…-  
Interrompo Kellan con uno sguardo omicida prima che possa finire la parola “scopata”.
Lei non è una scopata. Certo per lei magari la prima volta lo sono stato io, una scopata intendo. Ma per me le cose non sono mai state e mai saranno in questo modo.
Non posso nemmeno dire di aver fatto “l’amore” con lei, questo no. L’amore si fa in due, però…non mi sento nemmeno di definire quello che c’è stato con il termine tecnico volgare della cosa. 
- no, ok… scopata no. Avete fornicato?- continua Kellan con un tono più cauto, come se avesse paura di sbagliare di nuovo termine.
Luke, a capo tavola alla mia sinistra, quasi si strozza con la birra prima di scoppiare a ridere.
- hai sguinzagliato il tuo caro amichetto e l’hai lasciato libero di pascolare spensierato per i prati verdi e rigogliosi dell’Eden?- rincara Jack con lo sguardo inquisitore, sporgendosi interessato sul tavolo.
- o di El Dorado… non ti sembra che El Dorado sia meglio di Eden?- chiede Kellan rivolto a Jack
- No Kell. L’Eden è il vero paradiso, mentre El Dorado solo una stupida leggenda su una città fatta d’oro, che, tra parentesi, non credo possa vantare prati verdi e rigogliosi tra le sue attrattive turistiche. Io direi che se Rob si è fatto Ale abbia fatto un importante passo avanti verso il paradiso, e non verso le nefandezze dissolute della ricchezza venale. Indi per cui Eden!- gli risponde Jack pacato.
Dio dammi la forza per non ascoltare le stronzate che sti due sparano a getto continuo!
Lasciato perdere questo piccolo siparietto sulla questione “Eden ed El Dorado”, tornano entrambi a guardarmi carichi d’attesa. Sto per soddisfare la loro curiosità prima di finire arso vivo per aver anche solo considerato l’ipotesi di non farlo, ma un pensiero mi ferma.
La presenza di Luke mi mette un po’ in soggezione nel rispondere. Lui è un amico di Ale e… di Matt. Come mi giudicherebbe se ammettessi davanti ai miei amici che sono andato a letto con lei? Oddio, non c’è niente di male, per carità… ma conoscendo i soggetti che frequento non si accontenteranno di un “si” e basta. Vorranno sapere “altro” e non so quanto piacere possa fare a Luke sentirlo.
- Serata tra uomini, amico. Serata tra uomini- dice Luke prendendo un sorso dal suo bicchiere. -rispondi- continua con un’alzatina di sopracciglia, disponendosi all’ascolto anche lui.
Fantastico, ho creato un mostro. Ho messo insieme un altro elemento degno di nota al mio gruppo di sbandati.
Le facce di Kell e Jack non accennano minimamente a smetterla di fissarmi con cipiglio inquisitore.
- ecco… veramente…- inizio un po’ titubante facendo rollare il mio bicchiere tra le mani  - …veramente si- concludo guardandoli di sottecchi.
- uuuuhhhh!- ulula Jack quasi cappottandosi con la sedia dopo aver ripreso a dondolare.
- Cazzo Rob non ci credo! Ti sei fatto quella grandissima gno... emm hai conquistato quella splendida ragazza!- continua Kell.
- no, no, Kellan. Dillo pure: gnocca!- gli da manforte Luke prendendo un altro sorso di birra.
Lo guardo stupito, più per gli scrupoli assurdi che mi ero fatto su di lui che non per il fatto che consideri la mia ragazza una gnocca. Per tutta risposta lui liquida tutte le mie preoccupazioni con un sorriso e una scrollata di spalle.
- vedi?? Lo vedi?? Io l’ho detto subito che il ragazzo aveva potenziale- mi dice Jack dando una pacca sulla spalla a Luke con fare molto cameratesco.
- già Rob. Ho sempre pensato che la tua ragazza fosse una gran bella figa, a dir la verità- mi confessa Luke con aria sincera, come se mi stesse facendo una confessione cuore a cuore.
- anche io l’ho pensato, Rob. Dalla prima volta in cui l’ho vista in costume da bagno- continua Kell.
Già mi dava fastidio allora che l’avesse chiamata miss.gambe.chilometriche.e.bel.culetto.Alessia una volta. Ora la cosa inizia a darmi sui nervi. Sono geloso di lei e allora? Problemi forse? Fatemi causa.
- gran bella figa la tua ragazza. Concordo con Luke- continua Kellan.
Prendo un bel respiro e cerco di stare calmo. Sapere di avere una bella ragazza è ovviamente motivo di compiacimento per me, ma pensare che altri, anche i miei amici, l’abbiano considerata un po’ troppo a lungo come donna sessualmente dotata di fascino e di capacità di attrazione notevoli…
- perché Ale ora è la tua ragazza, vero Rob?- chiede subito dopo Jack, riprendendomi prima che potessi trovare completamente il controllo di me stesso.
- certo che è la mia ragazza ora, ma che domande cretine sono?- rispondo tanto svelto quanto indignato.
Cioè non potevano pensare che lei fosse una da una botta e via!
Certo che pensando al fatto che l’idea di partenza per lei era quella… va beh ma non conta. La situazione attuale retroagisce come terminologia fino alla sera della nostra prima, e finora unica, volta, indi per cui il termine “botta e via” non è assolutamente accettabile.
Ma quanto sto diventando puntiglioso anche sul vocabolario?? Pensavo di aver quasi superato la fase complessata della mia vita, ma a quanto pare tutto quello che c’è stato prima era stato solo il preludio a una vita intera all’insegna delle seghe mentali. Che faccio, mi rassegno?? Forse dovrei dato che sono un caso patologico.
- scusa, è che magari lei voleva solo divertirsi. Se una è gnocca può permettersi anche questo no?- chiede Jack sottolineando ancora una volta l’aggettivo “gnocca” per farmi imbestialire. Un altro vocabolo che inizio a non tollerare, assieme a “bella figa”. La lista aumenta.
- ma la finite di dire che la mia ragazza è “gnocca”?!- sbotto infastidito.
- ma se lo è che colpa ne abbiamo noi?- continua Jack ormai trattenendo a stento una risata che ha contagiato anche Luke, che al momento cerca di affogarla nell’ultimo sorso di birra.
- ha assolutamente ragione, Rob. Non te la devi prendere. Quando una è gnocca, è gnocca. Non c’è nulla di male a dire che LA RAGAZZA DI ROBERT PATTINSON E’ UNA GRAN GNOCCA!- grida Kellan sottolineando l’ultima parte della frase, facendoci scoppiare tutti quanti a ridere. Persino me, si, avete capito. Non resisto mai
troppo a lungo arrabbiato con lui, nessuno ci riuscirebbe. E poi… è pur sempre una serata tra uomini.
Gli effetti della sua sparata sono principalmente due: il primo è il fatto di attirare l’attenzione su di noi. E dire che all’inizio eravamo passati beatamente inosservati. Un applauso per Kellan, davvero. Quando servono i fulmini…
Il secondo è che, alle nostre spalle, un pianto isterico esplode non appena il suono della parola “gnocca” si spegne.
- dai Nu, non fare così…- dice la voce di una ragazza, probabilmente riferendosi alla “piangente”.
- il cazzo non fare così, Clare! Io quella l’ammazzo! E ora io su chi mi faccio i miei sogni a luci rosse?? Mi vuoi forse dire di ripiegare sul ragazzino mongolo di Harry Potter? Che tristezza!!!- grida “Nu” con la voce rotta da un pianto nervoso.
- si, ma quanto la fai lunga! Anche se ora ha una ragazza puoi farteli lo stesso i tuoi sogni, no?-
- ma non è la stessa cooooooosa!-
- Nu, ora calmati!-
- Cri, non mi dire di stare calma per favore!-
Le voci si fanno sempre più vicine e in mezzo a tutte le teste dei curiosi e le mani delle persone che si sono avvicinate tendendoci braccia, fogli e tovaglioli, noto una ragazza mora con il viso sconvolto dalla rabbia che mi lancia uno sguardo omicida prima di allontanarsi, seguita da altre due ragazze che alzano gli occhi al cielo esasperate prima di voltarsi e lanciarmi un sorriso.
Rispondo al loro gesto in un messaggio di muta solidarietà nei loro confronti. Che raro esempio di pazienza!
Stavo per prendere un’agendina dalle mani di una ragazza vittima di un’altra crisi di pianto isterico, quando la ragazza che ha tentato di assassinarmi con lo sguardo al veleno si fa largo tra la folla e appoggia tutte e due le mani, leggermente divaricate , sul tavolo. Con uno sguardo se possibile ancora più omicida, arriva a due centimetri dal mio naso e con gli occhi ormai ridotti a due fessure sibila - e comunque io ho sempre tifato per Jacob!-
- ahia. Questa è brutta, Rob- dice Kellan tra le risate.
Le due amiche di “Nu” intervengono fortunatamente in mio soccorso, salvandomi senz’altro la vita che mai come ora, a mio parere, è stata in serio pericolo. Prendono di peso il mio boia e, mormorando scuse imbarazzate, cui rispondo con sorrisi di gratitudine e con un “non preoccupatevi”, la trascinano via.
- bravo Rob. Hai spezzato un cuore, complimenti!- mi prende in giro Jack dandomi una manata sulla spalla mentre firmo distratto un autografo su un tovagliolino di carta che mi è stato praticamente costretto tra le mani.
Ormai non faccio nemmeno più attenzione a come firmo. La traccia di inchiostro che lascio non è altro che uno scarabocchio senza senso per niente corrispondente alla mia sigla. Sono troppo occupato a elaborare un piano di fuga, contando mentalmente su quanta gente dovrò passare e quanti passi mi separino dalla porta d’ingresso del locale.
Qui la situazione inizia a farsi bigia. Io e Jack malediciamo Kellan in tutte le lingue del mondo, a momenti anche in sanscrito, per la sua genialata di gridare a mezzo pub il fatto che ora sia sentimentalmente impegnato.
Dopo esserci lanciati uno sguardo d’intesa e indicato la porta anche a Luke (che Kellan soffrisse un po’ di più per il casino che aveva combinato), con molta poca grazia facciamo strisciare rumorosamente le sedie sul linoleum del locale e, cercando di farci strada a spintoni tra la gente, con uno scatto felino e fulmineo riusciamo a uscire dal locale. Inutile dire che non so quanto sia stata brillante come idea, dato che mezza clientela esce con noi, aumentando a dismisura i decibel delle urla e portando con sé le imprecazioni del proprietario che aveva perso un sacco di pagamenti di ordinazioni già fatte, tra cui la nostra.
Scommetto che lui più che i nostri autografi vorrebbe volentieri le nostre teste.
Non che con le foto che Ale aveva visto scattarci quella mattina io mi aspettassi di mantenere il segreto sulla nostra relazione, anzi. A me non importava un bel niente di escogitare sotterfugi e piani alternativi per mantenere segreta Alessia agli occhi del mondo, ma porca miseria preferivo evitare di essere scoperto rischiando di morire affogato, o fustigato ripensando a “Nu”, da una massa inferocita di fan!
Corriamo svelti tutti e quattro verso la Volvo, che apro e faccio partire prima di dare possibilità a Kellan e a Jackson di chiedermi che ci faccia una Volvo C30 sotto il mio sedere.
Per fortuna non avevo nessuno parcheggiato davanti e, per la prima volta in vita mia, credo di aver fatto quella che si chiama “un’uscita in grande stile”, con tanto di sgommata e di rapido giro di sterzo. Non dico che sono stato Fast and Furious, ma almeno sono stato molto Edward.
- sei un genio Kell, non c’è che dire!- lo punzecchia acido Jake abbassando il finestrino per poi appoggiare un gomito alla portiera.
- scusate…mi sono lasciato trasportare- dice con una voce che farebbe spuntare le lacrime agli occhi persino ad Aro dei Volturi, mettendosi con la testa tra a me e Jack seduti davanti.
Si può restare arrabbiati con un soggetto del genere? Bah… volendo si potrebbe anche fare uno sforzo, ma in questo momento riesco solo a scoppiare a ridere seguendo l’esempio di Jack e Luke.
- e ora che si fa?- chiede sconsolato Kellan in versione EmmyPooh mode on.
Silenzio nell’abitacolo. Già, e ora che facciamo?
Tempo netto speso nel locale? Trentacinque minuti e ventisei secondi. Ora attuale, 23:12. La serata non è manco cominciata e noi siamo già fuori dal pub e per di più sobri. Un evento più unico che raro davvero.
- se ce ne andassimo di nuovo alla spiaggia? Niente locali, altrimenti passeremo il resto della notte in fuga perché l’orso Yogi tende a farsi trasportare un po’ troppo spesso. Ci prendiamo qualche birra…- propone Jack iniziando a smanettare con l’autoradio.
- io passo ragazzi. Sto guidando- dico fermandomi a un semaforo. Il mio senso di responsabilità esce finalmente allo scoperto. Ma quale senso di responsabilità? Se le sfascio la macchina Ale mi uccide! Più che senso di responsabilità sarebbe meglio parlare di istinto di sopravvivenza.
- ma come siamo responsabili stasera- mi canzona Kellan.
- se non riporto ad Ale la macchina intera, sicuro come la morte che dovrete chiamarmi Roberta…quindi passo-
- ma che sarà mai! Quanto devi andare lontano da dove sei ora?- insiste Kellan
- a Murray…è una zona di Midtown Manhattan, sulla East. Ale, abita li -
- va beh, va beh… allora sei perdonato, considerato che siamo dall’altra parte della città- dice Jack mettendo fine alla discussione.
- in che spiaggia andiamo?- chiedo prima di ripartire, giusto per sapere da che parte andare.
- se andiamo a Wolfe’s Pond Park credo che ci piglieranno per il culo a vita. Vai alla solita che è meglio- dice Jack, fermandosi su una stazione radio di musica country.
- Bleah, Jack! Ma che è sto schifo?! Non siamo mica in Oklahoma! - si lamenta Kell che si è definitivamente lasciato andare sullo schienale del sedile posteriore.
- non capisci un accidenti di musica Kell!- lo riprende Jack sbuffando.
- se fa schifo, fa schifo. Vero Luke?- do manforte a Kell, ridendomela sotto i baffi.
- si, ti prego cambia!- lo implora Luke.
- che banda di scassapalle che siete!- impreca Jack, cambiando stazione e riprendendo la sua ricerca frenetica di stazioni radio con un segnale decente borbottando qualcosa come “insulsi spaccacoglioni privi di conoscenza alcuna sulla buona musica”
Per qualche minuto regna il silenzio nell’abitacolo, smezzato solo dal volume basso della radio e dal rumore del tastino per mandare avanti le stazioni che Jack continua a pigiare nervosamente.
Per un attimo mi viene quasi da chiedermi come sia possibile che ci sia tutto questo silenzio, dato che di solito siamo dei casinisti senza speranze, ma come prevedibile il silenzio non dura.
- allora Rob…credo proprio che tu debba continuare un raccontino- torna alla carica Kellan con un sorriso sornione che intravedo dallo specchietto retrovisore, e che subito si riflette sulle facce di Jack e Luke nello stesso identico modo.
- da dove comincio?- dico sbuffando per un deficiente che mi ha tagliato la strada. Ha ragione Ale a dire che certe persone sono proprio delle bestie al volante. Si, lo so: di solito la bestia sono io, ma per una sera che posso autoescludermi fatemi gridare un sonoro “vaffanculo” al coglione che ha appena rischiato di essere travolto dal sottoscritto che aveva il verde!
- da dove hai lasciato, cioè…che è successo dopo che siete tornati a casa la sera della cena?-
Ovviamente non posso dire loro tutto tutto, come ho fatto con Emilie. Non mi crederebbero mai e sinceramente credo non sia nemmeno quello che realmente vogliono sapere.
Siamo ragazzi, ogni tanto ci piace fare i cretini. E anche se io ho indetto questo incontro di cervelli per dare loro la lieta novella, ho sempre saputo che sarebbe stata una serata più leggera, senza toccare argomenti pesanti. Ci saremmo solo divertiti.
Gli racconto tutto quello che potrebbe interessargli, non mancando di ridere con loro per le pessime battute al limite dello sconcio sparate da Kellan. Come ho detto, quello che gli passa per la testa lui dice. Il filtro del buonsenso per lui è un optional.
Finiscono persino per chiedermi com’è Ale a letto, e gli stronzi hanno tifato per lei quando gli ho raccontato di come sono stato mollato in pieno momento tantrico oggi pomeriggio.
- ha fatto benissimo, Rob! Mica ti possono cascare tutte ai piedi subito- mi prende in giro Kellan. – mi disgusta pensare a quante donne si infilano sempre nel tuo letto- continua quasi il fatto lo colpisse dritto nell’orgoglio.
- si perché solo lui si trova a scappare per i corridoi dell’albergo e rifugiarsi in camera mia perché una cameriera esaltata si fa trovare nuda e pronta nel suo letto!- rincara Jack, quasi a darmi del gay perché ho rifiutato del sesso facile.
Ok, sembrerò stato un cretino alla maggior parte del genere maschile sentita così. Ma il caro Jackino omette il fatto che se sono scappato non è stato solo per galanteria, ma anche perché la cameriera in questione era larga almeno quanto la signora Cope e più brutta di sua nipote. Non è che ho scritto “beneficenza” in fronte!
- a me non è mai capitato che una cameriera dell’hotel si facesse trovare nel mio letto come si trovano le saponette nuove sul lavandino- piagnucola Kell
- questo perché tu dormi ancora con l’orsacchiotto- gli ricordo.
E' la presa per il culo massima per lui. Tutti quanti sapevamo che nella valigia teneva sempre un orsetto di pezza, ma lui insisteva col dire che era un portafortuna… si, si… come no. Caso strano la mattina quando andavamo a fargli il caricone per svegliarlo io e Jack lo trovavamo sempre con il peluche stretto al petto. A volte ridiamo insieme pensando a quel povero orsetto quando ci sono i tuoni, cosa per cui Kellan se la fa letteralmente nei pantaloni.

Ricordo una notte in cui sembrava stesse per cadere il mondo a furia di tuoni e lampi. Io e Jack ci siamo intrufolati in camera di Kell per fargli uno scherzo e l’abbiamo trovato con il culo per aria nascosto sotto le coperte. Grande, grosso e coglione, come si dice.
- ma alle donne piacciono i tipi coccolosi- cerca di difendersi EmmyPooh.
- se lo dici tu-
Il viaggio verso la spiaggia procede così, tra risate e prese in giro. E va ben oltre dopo che i ragazzi mi hanno fatto fermare in un market per comprare qualche lattina e me li vedo tornare indietro con birra e un pallone da calcio ancora nella rete.
- Partitina amico. Inghilterra-Stati Uniti - dice Jack sventolando il pallone rimettendosi a sedere e sbattendo la portiera prima che io riparta, rispondendo alla mia faccia a punto interrogativo.
- cos’è un tre contro uno?-
Qui l’unico inglese sono io! Kell è del North Dakota, Jack… va beh è nato a Singapore ma ha la cittadinanza americana, Luke…suppongo sia americano…
- uno scontro pari, Rob. Luke è un British come te- dice Kell.
È bello farsi certe figure. Kellan sa di dov’è Luke e io che l’ho invitato alla serata no.
- si…si lo sapevo… quello che non sapevo era per quale nazionale si schierasse il mio compare, dato che ha la doppia cittadinanza- rispondo vago, per mascherare il fatto che non sapevo che anche Luke fosse un europeo.
Dopo un paio di chilometri ancora, passati a ridere come matti per via di una canzone stupida scovata alla radio, arriviamo alla tanto agognata meta solitaria.
Chiusa la macchina e sfilate le scarpe, finalmente i nostri piedini camminano sulla sabbia fine e tiepida di quella che ormai potrei definire la nostra spiaggia.
Deserta, tranquilla, silenziosa…perfetta.
- allora come facciamo le porte?- chiede Jack che già si stava arrotolando i jeans sui polpacci.
-abbiamo le scarpe- ipotizza Kellan.
- si ma se ci lanciamo e la sabbia ci entra dentro chi la leva più?- commenta a ragione Luke.
- via maglie e camice ragazzi, facciamo prima- dico io. Tanto le avremmo tolte comunque, altrimenti sarebbero state da strizzare nel giro di pochi minuti.
Spogliati dell’indumento, disponiamo le porte e, messi al sicuro i telefoni nelle calze appoggiate sulle scarpe a debita distanza di sicurezza, finalmente il pallone viene liberato dalla retina e messo a centro campo.
- Perderete. Gli americani sono da sempre delle schiappe a pallone- gongola Luke con un ghigno malefico rivolto ai nostri due avversari.
- Già, perché non fate la haka? Di solito non vi porta bene?- rincaro io, facendo quasi ringhiare Kellan, sottolineando la predisposizione degli statunitensi a giochi di contatto come il rugby o il football.
- Senti tu, Beckham dei poveri… non ti permettere sai?!- mi grida addosso con il dito puntato nella mia direzione, manco fosse una vecchia tata imbestialita con un bambino che fa i dispetti.
Gli scoppio letteralmente a ridere in faccia, piegato sulle ginocchia, e lo stronzo approfitta per iniziare la partita facendomi tunnel tra le gambe.
Passa la palla a Jack che la ferma poco più avanti con un piede.
- fatevi sotto piccoli Lord, se avete le palle- ci provoca spaccone, trovando chiaramente l’appoggio di Kellan che prosegue dicendoci - e, signorine, andare a piangere dalla Regina non è valido-
- dai Luke, facciamogliela vedere noi a questi Pilgrim Fathers del cazzo - ringhio squadrando gli avversari con sguardo assassino.
- Dio salvi la Reginaaaaaa!!!!!!- grida Luke, molto patriottico, lanciandosi contro Jack per soffiargli la palla con successo e spedirla nella porta che Kell non si era preoccupato di difendere.
- questo non vale!!!- piagnucola lo scimmione.
- o si che vale. Se tu sei scarso non è colpa nostra- lo provoco con aria strafottente a livelli indecenti.
- io scarso?? Io scarso??- chiede retoricamente prima di avventarsi su di me e lanciarmi a terra in modo da consentire a Jack di andare in goal.
Inutile dire che la partita durò a lungo su questi toni. A ogni fallo corrispondeva un’ammucchiata di pestaggi, scazzottate e calci nel sedere, con conseguenti canzonamenti anche poco gentili, che però ci facevano scoppiare tutti quanti a ridere.
Avevo davvero bisogno di una serata così, fatta di cose stupide e di risate. Una serata da maschi, a parlare di cose da maschi e a fare cretinate da maschi.
Dopo l’ennesima caduta, eravamo tutti su Kellan a scazzottarlo quando un braccio emerge dal mucchio. Presumiamo sia il suo ma non ne siamo del tutto certi finchè la sua voce non si alza strozzata da più o meno sotto le mani di Jack.
- e quello cos’è?-
Tre paia d’occhi si puntano li dove indica il suo dito, e scorgiamo dei gazebo poco più avanti, con delle tende bianche e vaporose che si gonfiano e sgonfiano alla brezza come dei piccoli paracaduti. Non ci sono mai stati gazebo in quella parte di spiaggia. Non c’era mai stato un bel niente su quella spiaggia.
- oh quello- dice Luke distogliendo subito lo sguardo, facendo spallucce. Le nostre facce stupite lo inducono a continuare la frase.
- niente, domani mi sposo li- dice alzandosi e scrollandosi la sabbia dai jeans.
- tu cosa?- chiede quasi urlando Jack
- mi sposo-
- e lo dici così?-
- e come lo devo dire?-
- un amico single che se ne va- dice Kellan fingendo delle lacrime.
- un compare che abbandona il mondo del cazzeggio per mettersi il cappio al collo- continua Jack, facendomi un cenno d’intesa e indicando il mare con la testa.
- non sarai più un uomo libero - commento anche io con aria triste e sconsolata
- niente più partitine di mezzanotte con gli amici- inizia Kell
- niente più birre nei pub a scappare non pagando il conto- continua Jack
- poi arriverà un bambino e ti dovrai alzare la notte a cambiarlo - faccio eco anch’io
- …a dargli da mangiare…-
- … fargli fare il ruttino…-
- …farlo giocare…-
- che vita dura…-
- tua moglie poi sarà troppo stanca la sera e ti lascerà a secco praticamente tutte le sere...-
- con la gravidanza probabilmente si allargherà e avrà le crisi ormonali…-
- ragazzi piantatela- dice con il terrore negli occhi indietreggiando sempre di più.
- ma no fatti coraggio Luke! Ancora per stasera sei libero - lo canzono ancora mettendomi alle sue spalle.
- si… hai ancora qualche ora di libertà. Fossi in te me la godrei alla grande- continua Kell affiancando Jack davanti a lui.
- ragazzi, che state facendo?- chiede Luke finalmente accorgendosi che qualcosa non quadra.
Non lo degniamo di una risposta e ci chiniamo sulle ginocchia per prenderlo di peso e correre in direzione del bagnasciuga per buttarcelo dentro, incuranti delle sue imprecazioni.
- siete dei bastardi!!!!- ci urla ridendo e sputazzando acqua a getto continuo.
- tu sei troppo asciutto, Rob- constata Kellan prendendomi come un sacco di patate a spalla e gettandomi in acqua di peso.
Al che interviene Jack che spinge Kellan in acqua restando l’unico asciutto per poi subirsi il caricone di noi tre mostri marini, ormai fradici.
Una vera e propria serata tra uomini.



abbigliamento Luke e Rob
abbigliamento Jack e Kellan
ps. Kellan qui è nella versione con i capelli biondi un pò lunghetti, come vedrete nell'abbigliamento del prossimo capitolo

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


capitolo 30 Eccomi qui finalmente (o magari per disgrazia, direte voi!). Oggi ho un po’ di cose da dire, quindi portate pazienza e leggete.
Lo so che ho promesso il doppio pov per questo capitolo, e avrei tanto voluto accontentarvi, ma il fatto che io abbia finito per scrivere molte più pagine di quelle che credevo mi ha costretto a dover scindere il capitolo in due parti. Pensate che già solo questa prima parte consta esattamente 18 fogli word, e in termini numerici di capitoli da voi conosciuti… beh, è lungo quanto ben tre dei miei capitoli standard (che contano tutti minimo sei fogli word fino a un massimo di dodici). Il doppio pov arriverà certamente nel prossimo capitolo.
Ci ho messo un po’ a scriverlo, sia per la lunghezza che per il tempo risicato dovuto al periodo di estremo stress che sto passando in questi giorni.
Indi per cui, colgo l’occasione della pubblicazione di questa prima parte del matrimonio di Beckie per scusarmi con le mie amiche, compagne di deliri la sera tra msn e twitter, per non esser stata presente in questi ultimi giorni. Scusate ragazze!!!!
A parte il tempo a disposizione e il destreggiarmi tra i vari problemi di studentessa sciroccata nel periodo di esami, devo dire che ci ho messo così tanto anche perché volevo dedicare un’attenzione particolare alla giornata raccontata in questi due capitoli (il prox cercherò di postarlo più in fretta, ma dipenderà sempre dalla lunghezza dei miei deliri).
Sapete tutti che questo è il matrimonio di Beckie e non ho mai fatto mistero dell’aver racchiuso in questo personaggio molte caratteristiche che trovo realmente nelle mie amiche. Beckie è sempre stata una summa di tutte loro, e chi di loro legge sa bene quante volte io le abbia messo in bocca parole che sono delle loro massime.
Però Beckie è soprattutto una persona. Più di ogni altra amica che mi sostiene, mi da consigli e suggerimenti per scrivere, riempie i miei momenti di panico e di pagina bianca…Beckie è la mia migliore amica: Angela, ossia la mia piccola Soph.
Lei sa quanto di vero c’è in questo capitolo, quanto di noi ci ho messo dentro (il fatto che lei volesse che la facessi scappare dall’altare come in una scena di “se scappi ti sposo” giusto per ridere un po’ è solo indice di quanto sia pazza almeno quanto me quando si tratta di fare cose stupide, a partire dal fare il bagno nelle fontane di piazza del popolo con la camionetta dei carabinieri di fianco, al mettersi in un museo e imitare le facce sceme di tutti i mezzi busti facendo scoppiare a ridere il custode)…quindi questo capitolo è per lei.
Grazie Soph per tutte le volte che ci sei pur essendo così lontana e per tutte le risate che mi fai fare. Grazie per avermi fatto piangere come una fontana quando ci siamo lasciate a Roma, ma grazie anche per le risate al Disney Store, per quelle al ristorante “da Gianni” e per quelle la sera in piazza Navona (più figure di cacca in una sola notte non le potevamo proprio fare!). Grazie per tutto!
Non ho resistito anche a dare un piccolo spazio anche alle altre amiche del nostro gruppo, le mitiche sorelle Cullenson, perché non riuscivo a immaginare un matrimonio senza di loro.
Ci sto mettendo davvero molto in questi capitoli, e spero che nonostante la lunga attesa, un po’ delle emozioni che ho provato io nello scrivere passi anche a voi e me ne facciate partecipe con le vostre recensioni (dopo un capitolo così lungo se non vedo tante recensioni vi lascio a bocca asciutta per almeno un mese! :P )
Ringrazio le 90 persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti, e le 63 delle seguite, nonché le 15 che mi hanno messa tra i loro autori preferiti.
 
Recensioni:
 
Sophie88: allora piccola So! contenta??? Finalmente ti sposi! Ce l’ho fatta!!!!!! Io lo so che piangerai qui, perché ti conosco! E poi… beh… sai che non ho resistito a mandartene un pezzo in via anticipata!!! :P sono sempre troppo curiosa dei tuoi commenti! E se come sempre nelle recensioni io e te siamo piuttosto brevi, sappiamo entrambe che il motivo è che passiamo già tutta la fase della scrittura a commentarci che qui non sappiamo mai che dire! Goditi il capitolo e dimmi se la chicca che ho aggiunto alla fine (una tua piccola scenata isterica) ha in parte sopperito al non averti fatto fuggire dall’altare!
 
Fallsofarc: ormai è ufficiale! Tu e Cri vi allentate per la maratona di recensioni più lunghe, dettagliate e deliranti di EFP! Adoro le vostre recensioni!!!
A parte il piccolo momento di vuoto che tu e Cri avete riempito alla grande, se avessi dovuto scrivere ieri quel capitolo credo che me ne sarebbero venute fuori di peggio, sul serio! Sai benissimo da dove prendo spunto in genere, vale a dire da quegli zotici dei miei compagni di corso cui però voglio un mondo di bene e che mi fanno sempre morire dalle risate (colpa loro se poi mi viene da pensare come un uomo!).
La partita Inghilterra-Stati Uniti è una summa di tutte le partite tra ragazzi a cui ho assistito, sia di Gianni, che di altri amici cui spesso ho partecipato con risultati disastrosi soprattutto nei prati a Pasquetta :P
Mi hai fatto morire letteralmente dalle risate con la tua recensione, soprattutto per quando ti sei intenerita davanti a Kell in versione Winnie Pooh! Rob… ah guarda, io spero ardentemente che sia così, sul serio. Sto cercando di scrivere di lui per come me lo immagino sul serio quindi credo che non scriverò più ff in questa sezione su di lui perché mi dispiacerebbe un sacco dovergli reinventare un altro carattere che comunque sarebbe totalmente contrastante con quello che ho tirato fuori per lui in questo racconto. Ovvio che avrò sempre davanti il suo viso quando scriverò di lui, ma…mi sono troppo affezionata a questo Rob per cambiarlo ancora :)
Poi certo…mai dire mai…
Cmq… va bene che ho in mente un sacco di storie nella mia testa da scrivere subito dopo questa ma… io voglio scrivere presto anche con te! quindi sbrighiamoci a trovarci una storia :)
Un bacione crostatina!!! Ti voglio un mondo di bene!
 
Lazzari: qualcosa mi dice che il capitolo ti è piaciuto!!! :P sono contenta di essere riuscita a rendere quella serata abbastanza realistica e divertente. Ma il merito va principalmente a Claire e Cri, le mitiche amiche di Nu che mi hanno aiutato nei momenti di panico da pagina bianca e ai miei compagni di corso, tutti maschi uno più cretino dell’altro, che non fanno altro che ripetermi di comportarmi da uomo dato che sono l’unica ragazza del gruppo. Che dire, sono una mascotte ormai… povera me.
 
Cricri88:  mbare lo so! lo so di averti scioccata inserendoti senza un’adeguata preparazione psicologica nel mio racconto, ma doveva essere una sorpresa! Solo Chiara sapeva e Nu manco immaginava!
Non so te, ma io ho riso doppiamente facendo limitare la nostra Nu al “e comunque ho sempre tifato per Jacob”, perché come te so benissimo che con Rob a due cm dalla faccia non si sarebbe di certo limitata a quello! XD
In effetti… potevo metterci anche un po’ di commentini sul fisico del cagnolo ma… e va beh…l’idea me l’hai data post pubblicazione  quindi… :) sarà per la prox ff, perché contate che in qualche modo vi rimetterò dentro.
Cmq il tuo pendolo è disponibile, tranquilla!! Con tanto di orsacchiotto e ha detto che è ben disposto a farti spazio nel suo letto quando ci sono i tuoni.
Non so bene quanto sia esilarante questo chap… forse sarà una via di mezzo, ma mi dirai tu.
Sorry, sorry e ancora sorry per la mia mancanza in quest’ultima settimana ma davvero… è stata un inferno. Ci sono stati giorni in cui nemmeno riuscivo a scrivere. Tra università e problemi miei…bah è stato un incubo, ma cercherò di non stare più lontana così a lungo :P
 
Marina70: ehi! :) nemmeno io credo che siano molto amici nella realtà ma mi sono presa la licenza poetica in quanto certamente so più di loro che del vero migliore amico di Rob, cioè Tom Sturridge. In qualche modo con loro due era più facile e spero che mi perdonerete questa piccola non verità.
Io cerco sempre di attenermi a quello che so per certo di Rob, ma a volte per la storia lo metto anche in situazioni in cui mi piacerebbe vederlo, tipo zio di due gemelle di un anno, figlie di Victoria che non credo proprio esistano… e va beh… :) finchè non vi deludo credo che possiate perdonarmi.
 
Skitty: semplicemente grazie! Anche secondo me ci voleva un capitolo un po’ scemo per spezzare un po’ il clima che si stava venendo a creare :)
 
Romina75: ma ciauuuu!!!! Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto sul serio! E si… il termine “bigio” mannaggia a te ormai è entrato nel mio vocabolario quotidiano XD
Scusa se sono stata un po’ saltuaria nel recensire la tua storia, tipo 3 capitoli ad oggi, ma ho dovuto preparare un esame in dieci giorni e la sera ero talmente stanca che proprio non sarei riuscita a scrivere nulla di decente. Prometto che ora che ho 2 giorni di vacanza prima di tuffarmi sui libri provvederò immediatamente a sopperire alle mie mancanze :)
 
Vero15 star: dai, sono contenta che cmq il capitolo ti sia piaciuto. Matt non tornerà. È vero… non si farà più vedere ma ci saranno tanti ricordi di lui, e spero che ti piacciano quelli che ho messo in questo capitolo :) però non mi far scucire nulla più altrimenti poi davvero finisce che ti dico troppo!
 
Sei nell’anima 2009: per quanto riguarda la tastiera abbiamo gli stessi problemi: dalla tastiera pacca allo scrivere troppo in fretta e fare errori, quindi nessuno più di me ti può capire! Nu e Cri, stanno per Nunzia e Cristina, due mie carissime amiche come Claire sta per Chiara, altra loro degna compare che io adoro indiscutibilmente. Mi hanno talmente aiutato in quel chap che non ho potuto fare a meno di trovare quel piccolo espediente per ringraziarle :) cioè tua cugina ha avuto l’immensa fortuna di scovarlo all’aeroporto????? Oddiooooooo!!!!! Anche io voglio scovarlo! Pensa poverino se mai dovesse leggere questa storia quante me ne direbbe!!!! E va beh… correrò il rischio, magari si innamora perdutamente e fuggiamo insieme… bah…chissà!
Avrei voluto scrivere anche l’addio al nubilato davvero, ma avevo poche idee senza contare che già così mancano ancora un sacco di capitoli da scrivere per finire la storia e io sto fremendo perché ho altre storie in mente e dato che scrivo volta per volta… diventa un problema…
 
Smemo92: sbaglio o il capitolo ti è piaciuto??? :) sono davvero contenta che sia così. pensavo di aver fatto un casino perché scrivere da uomo non è facile anche se i miei amici maschietti mi danno sempre nuovi spunti… ma un conto è ascoltare e un altro è scrivere… sono felice di essere riuscita nell’impresa :)
 
Cicci12: sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia fatto così ridere davvero!!! Ne sono davvero davvero felice! Mi scuso solo di non aver potuto postare in fretta ma ho finito il chap solo ieri e considerando che devo ancora scrivere la seconda parte a due pov…spero di metterci meno tempo e di postare in fretta :) farò il possibile.
 
Enris: tranquilla :) non ti preoccupare! Può capitare di dimenticarsi o di non fare attenzione :) però ne è valsa la pena per sentire un commento così dettagliato ai miei personaggi :).
Ho cercato di dare a tutti una personalità, evitando di far diventare tutti una copia l’uno degli altri solo con tratti somatici diversi. Luke, c’hai azzeccato. Ho proprio voluto renderlo un po’ schivo e pantofolaio, senza contare che io non l’avrei visto in vesti diverse. Ultimo in una compagnia già formata che si incontra per discutere di certi argomenti…non deve essere semplicissimo. L’imbarazzo su cosa puoi dire e cosa no… credo sia una cosa che abbiamo provato tutti almeno una volta. Ma cmq abbiamo visto che se l’è cavata egregiamente. Non ho scritto l’addio al nubilato di Beck, ma spero di aver sopperito in alternativa con questo capitolo :)
 
Phoebed87: ciao Dania e benvenuta nel mondo delle recensioni :) anche io spesso sono una lettrice silenziosa, ma per lo più lo sono solo per ff che non mi entusiasmano più di tanto. all’inizio, quando mi sono iscritta, proprio non commentavo mai però per pigrizia.
Da quando ho iniziato a scrivere e pubblicare però mi sono resa conto quanto un semplice “bello”, “brutto”, “potevi fare di meglio”, “mi è piaciuto ma…” siano importanti per un autore. Ci si spende tempo, ci si mettono sentimenti e aspettative e, nel mio caso, anche tanti sogni dentro. Non ti preoccupare mai di essere banale quando commenti un capitolo, perché quella che a te sembra una banalità in realtà riesce a scaldare il cuore dell’autore e a incitarlo a proseguire :) ci incoraggia.
Certo, noi scriviamo solo sempre e principalmente per noi stessi, perché immaginare di non scrivere più una volta che hai iniziato è come immaginare di non avere più un pezzo di te…ma sentire che qualcuno ci incoraggia assicurandoci che stiamo facendo bene è una gran cosa davvero.
E poi non penso che la tua recensione sia stata banale. Le emozioni che mi hai scritto di aver percepito sono tutt’altro che banali e per questo ti ringrazio :)
Quando vuoi io sono sempre a disposizione, felice di rispondere a qualsiasi cosa vorrai scrivere.
 
Vannyp1987: grazie!!!!!! Sono davvero felice che ti sia piaciuto ma come ho già detto molto del merito va alle frasi lancio di Cri (proprio la Cri del capitolo!) e alle ore e ore di conversazioni demenziali con i miei compagni di corso giurisprudenti, uno più scemo dell’altro ma davvero dei grandi amici :) in poche parole…sono abituata a sentire discorsi da uomini (giusto ieri avevano intavolato la discussione “meglio la donna gatta o quella che fa la difficile”? dilemmi maschili…)
 
Mikki: grazie mille per il complimenti sul mio entrare nelle menti maschili :) ormai ho il pass e il dizionario per tradurre le loro stupidate. Sono circondata da uomini all’uni e mi danno continuo spunto :) felice quindi di sapere che sono riuscita a rendere bene una serata tra uomini, anche se ne ero terrorizzata all’inizio!
 
Lanemo: per me sapere che riesco a coinvolgerti così tanto è il migliore dei commenti che potessi farmi, grazie!!!! :)
 
Winniepoohina: tesoro!!!!! Sono davvero felice che ti sia piaciuto il chap e che la volvo di Ale non abbia subito danni :) anche io , infatti, ho seriamente temuto per la sua incolumità. Quando mi metto a scrivere i pov di Rob non so mai cosa ne uscirà fuori. So sempre come iniziano ma mai come finiranno. Prende possesso delle mie mani e si scrive da solo!
Vorrei tanto scrivere l’addio al nubilato di Beck…magari lo posterò come capitolo speciale quando finirò la storia… vediamo un po’, non faccio promesse. Lo so che mi hai consigliato il trenta pagine per questo chap, ma 18 erano già infinite e alla fine ho scelto per due capitoli in modo da dare a tutti lo spazio di commentare bene anche questa prima parte che ha la sua importanza. Un bacione!!!!






Alessia pov: Drops of Jupiter



- A cosa stai pensando?-

- sto pensando al film di prima-
- a cosa faresti se ti trovassi nella situazione di Richard Gere se io scappassi dall’altare semmai io e te ci sposassimo?-
- no…penso al…matrimonio in generale-
Mi puntello con un gomito sul materasso, facendo entrare con il mio movimento un rivolo d’aria fredda che mi provoca un piccolo brivido sotto al piumone.
La faccia di Matt è seria e assorta, con gli occhi spalancati nel semibuio della nostra camera da letto nella nostra nuova casa.
Attendo che parli, lasciando perdere il gomito e rannicchiandomi contro di lui sotto le coperte.
- mi chiedevo perché il matrimonio fosse così importante per le donne. Guarda Julia Roberts: non poteva convivere e basta?-
Io non mi ero mai spinta così avanti nei miei progetti da contemplare la possibilità del matrimonio. Pensandoci, direi che lo vedo come un passaggio naturale di una coppia, magari già convivente, che vuole un qualcosa di scritto per suggellare il proprio sentimento. Però forse per la maggior parte delle donne è anche il sogno dell’abito bianco.
- però io vorrei tanto sposarmi un giorno, sai?- dice rompendo la mia catena di pensieri. Si gira anche lui su un fianco, portandosi un braccio piegato sotto la testa e prendendo ad accarezzarmi il viso con le dita.
Non mi aveva mai detto di questo suo desiderio. Forse pensava che non mi interessasse, che io non volessi perché non ne avevamo mai parlato, per il mio modo di essere “strana” a volte quando si parla di cose da ragazze… forse per tanti motivi. Ma me lo sta dicendo adesso, nel nostro letto, con l’odore della vernice passata da poco che impregna ancora leggermente l’aria.
- davvero?- riesco a chiedere stupidamente, non trovando nulla di più intelligente da dire.
- Si. Mi piace l’idea di immaginarti con l’abito bianco, i fiori in mano…il velo. Magari con uno di quei vestiti con la gonna tanto vaporosa che sembra panna montata…- risponde con un tono divertito nella voce che fa nascere il sorriso sulle mie labbra, continuando ad accarezzarmi il viso nel buio della stanza.
- di la verità: l’unica idea che ti piace sul serio è quella di togliermi la giarrettiera con i denti- lo stuzzico con un buffetto sulla mascella.
- anche, m-ma ma che centra?- balbetta imbarazzato abbassando lo sguardo. -Io vorrei davvero sposarti prima o poi. Anche se mi considero già tuo marito, dato che viviamo insieme. Insomma tu… mi prepari la cena, mi stiri le camice…ti preoccupi di coprirmi la notte quando scalcio via la coperta…siamo praticamente sposati, solo…senza un foglio a testimoniarlo -
Sorrido. Non riesco a rispondere in nessun altro modo se non sorridendo.
Lo so che sembra proprio l’ultima cosa da fare in questi momenti quello che sto facendo, ma non riesco a non farlo. Non riesco a non avvicinare l’immagine dello Stronzo al Matt che ho davanti e cercare di capire se realmente siano la stessa persona. È accaduto tutto così in fretta… da quella sera al ristorante la mia vita è stata un treno lanciato a folle corsa senza freni e senza fermate. Il giorno prima lo odiavo con tutte le mie forze e quello dopo ero perdutamente innamorata di lui.
- se io ti proponessi una pazzia… in questo momento, tu mi asseconderesti?- mi chiede cauto guardandomi dritta negli occhi. Anche nel buio il suo sguardo scuro e intenso riesce a darmi gli stessi brividi che mi da alla luce del sole. È bellissimo. E questa, almeno, è una cosa che ho sempre pensato, fin dal primo momento.
- si…- soffio ancora persa nel luccichio dei suoi occhi neri che sono diventati l’inizio e la fine di tutto il mio mondo. Il centro esatto del mio universo.
- alzati e accendi la luce-
- eh?-
- alzati e accendi la luce, amore -
Capendo sempre di meno la sua mente contorta, assecondo le sue richieste e scosto le coperte per scendere dal letto e accendere la luce della lampada sul comodino. Lui era già in piedi e frugava nell’armadio. Ne emerge dopo poco portando con sé un lenzuolo e subito dopo si mette a rovistare facendo un gran baccano nella mia scatola di elastici per capelli, mollette e pinzoni messa sul comò.
- Matt… ma che…?-
- shh… adesso vedi-
Dal comò, si lancia come un fulmine verso la sedia vicino alle finestra e si mette a frugare nella mia borsa, sempre mantenendo il segreto di stato sulla sua attività. Ne tira fuori il mio moleskine, da cui strappa una pagina, e una penna.
Scarabocchia in fretta qualcosa di cui mi guardo bene dal conoscere la natura e inizio seriamente a considerare l’ipotesi di dare un taglio alle commedie romantiche in tv la sera prima di andare a letto. Guardarle con lui era chiaro che portava a effetti collaterali decisamente bizzarri.
- ora chiudi gli occhi e non sbirciare - dice severo, prima di cacciarsi per l’ennesima volta con la testa nell’armadio.
- Matt…sono le due del mattino… abbi pietà…- mi lamento sbuffando ma chiudendo gli occhi come mi aveva chiesto.
- come sei noiosa, Ale. Sta al gioco e non ti lamentare- dice la sua voce alle mie spalle mentre sento le sue dita sulla nuca armeggiare con i miei capelli. Dal modo in cui li tocca credo li stia legando, e infatti l’aria fresca che sento quando mi lascia per iniziare a trafficare con qualcosa all’altezza del mio seno, mi da la dimostrazione che me li ha legati alla bell’e meglio sulla testa.
- ancora un attimo… ancora un attimo … ecco… ci siamo - borbotta forse più a sé stesso che non a me.
- posso aprire gli occhi adesso?- sbuffo ormai con la pazienza a pian terreno.
- ok… apri!-
La prima cosa che i miei occhi mettono a fuoco è l’immagine di Matt con una cravatta annodata larga al collo, appoggiata sulla maglietta sbilenca bianca e a manica corta che usa per dormire. Poi il mio sguardo cade ai miei piedi e l’unica cosa che vedo è… il lenzuolo.
Il lenzuolo?
- non è proprio un vestito, ma è lungo e bianco quindi… almeno l’idea la rende- dice a mo di scusa accendendo la sua digitale e montandogli alla base un cavalletto da tavolo.
- e adesso che stai facendo?- chiedo ancora più stupita. Dovrei averci fatto l’abitudine alla sua eccentricità, ma ancora spero di scorgere un minimo di raziocinio nella sua mente malata.
- ma la smetti di fare domande?- borbotta esasperato e divertito impostando la digitale e appoggiandola accesa sul comò, prima di venire da me con il foglietto strappato della mia agenda in mano.
- ah-ehm…Allora… non ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo- dice serio prendendomi la mano sinistra.
- Matt… ma che hai fatto con la digitale?- chiedo ormai con la curiosità al limite della sopportazione.
- non si può non avere delle foto del proprio matrimonio, no?- risponde pratico spostandosi i capelli dalla fronte con una mano, come se io dovessi aver capito qualcosa di tutto quello che sta per fare.
Ho capito solo la parola “matrimonio” in realtà…ma forse me la sono sognata.
- io, Matt Holsen, dichiaro di voler prendere Alessia Chianti come mia sposa, e di amarla e onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte finchè morte non ci separi- dice serio infilandomi uno dei miei anelli di bigiotteria all’anulare sinistro. Ok, no…è tutto vero. Qualcuno mi dia un pizzicotto e mi assicuri che non sto sognando.
Non riesco a parlare. Non riesco a pensare, non riesco nemmeno a tradurre in parole il suo gesto. Il cuore mi batte come un tamburo e sono quasi certa di stare anche tremando. Il suo sorriso radioso è tutto quello che i miei occhi vedono e il suo respiro diventa un ritmo ipnotico su cui tento di regolare il mio con il fine, sicuramente irraggiungibile, di trovare un po’ di lucidità.
- e tu vuoi fare la stessa cosa che ho detto io con me?- mi chiede con la voce allegra e rotta di tanto in tanto da un risolino spensierato.
Si… è l’unico pensiero che ho in mente.
Si… è l’unica parola che mi sembra di conoscere.
Si… è l’unica cosa che gli risponderei per tutta la vita a qualunque domanda.
- si!- quasi urlo buttandogli le braccia al collo e incontrando le sue labbra in un bacio che non vedo l’ora di approfondire.
- ehi! Non è ancora il momento di baciare lo sposo! Dobbiamo ancora fare una cosa- soffia sulle mie labbra gentile e tenero.
Non capisco di cosa stia parlando, ma mi allontano un po’ contrariata da lui che mi sventola davanti il foglietto di carta ormai sgualcito e fa ticchettare la molla di una penna.
- io ho già firmato- dice allegro porgendomeli entrambi.
“Per il mondo noi da ora siamo sposati. Matthew Holsen” c’era scribacchiato sopra con la sua calligrafia disordinata.
Resto un attimo interdetta e con il cuore che ormai non controllo più ma…chissà dove riesco a trovare la lucidità mentale per firmare anche io il foglietto. Non riesco a descrivere cosa sento, perché sento troppo. Sento tutto con un’intensità tale da credere di esplodere per tutte quelle emozioni.
- ora puoi baciare lo sposo- dice togliendomi di mano il foglietto per poi farlo sparire nella tasca del pantalone del suo pigiama.
Mi lancio sulla sua bocca e assaporo per la prima volta le sue labbra da marito. E chissà come mi sembra di percepirle ancora più dolci del solito.
Le sue braccia trovano la strada per le mie ginocchia e mi sollevano con tutto il mio finto vestito da terra.
- e ora che hai intenzione di fare?- chiedo cercando comunque di non sciogliere il bacio, continuando a sfiorare le sue labbra con le mie.
- ma la prima notte di nozze, naturalmente! Non lo sai che per la Chiesa fino a che non consumi non sei davvero sposato?-
 
- cazzo!!!!! Cazzo!!!!! Cazzo e ancora cazzo!!!!!-
Ora lo dico io: ma chi cazzo è che grida a quest’ora del mattino???!!!
- Ale, svegliati! Svegliati, svegliati, svegliati, svegliati!!!!!-
Beckie. È sempre Beckie. E che poteva essere mai qualcun altro? Dovrei averci fatto l’abitudine, no? No.
- Beck…ma che ore sono?- biascico tirandomi via il lenzuolo dalla testa e non vedendo niente lo stesso perché ho tutti i capelli davanti alla faccia.
- Ale sono le sette!!!- grida strappandomi del tutto il lenzuolo di dosso e tirandomi via il cuscino da sotto la faccia, con la conseguenza di farmi cadere rovinosamente giù dal letto di culo.
Con un enorme sforzo, che potrebbe essere definito senza esagerare un vero e proprio atto eroico meritevole di medaglia al valore, cerco di aprire gli occhi e me ne pento subito. Le uniche cose che vedo sono due Beckie che si sbracciano e ondeggiano.
Mannaggia a me e al pieno di Sex on the Beach e Daiquiri che ho fatto ieri sera!
Apro e chiudo gli occhi, ma senza risultati apprezzabili: continuo a vederci doppio.
Suoni non meglio identificati e non definibili fuorché come ringhi e borbottii, mi escono dalla gola mentre faccio l’ultimo tentativo di far tornare i miei occhi alla normalità stropicciandoli con i pugni.
Nulla. Ci vedo irrimediabilmente doppio.
- cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!!!- continua a borbottare Beckie mentre saltella su un piede solo infilandosi i jeans. -Ale, muoviti!-
- vorrei tanto, Beck…ma ci vedo doppio!- mi giustifico cercando di tirarmi su e sentendo tutto ondeggiare. Io non ho mai sofferto il mal di mare, ma credo che un altro minuto così e sarò costretta ad aggiornare l’elenco delle mie patologie.
Provo a fare un passo ma improvvisamente uno tsunami mi travolge ridandomi…la lucidità!
Mezza affogata e tossicchiante, riapro gli occhi e finalmente vedo il pavimento al suo posto e una sola Beckie che regge in una mano un  mazzo di fiori e nell’altra il vaso che probabilmente conteneva l’acqua che mi ha lanciato addosso.
- allora…dimmi, con calma, che succede- dico sbuffando e asciugandomi il viso con la maglietta che avevo addosso.
- succede che io mi sposo tra poche ore! E che sia reduce da una sbornia, che abbia due occhiaie che manco le Luis Vuitton sono così grosse e, guarda un po’, dobbiamo andare dall’altra parte della città!- sbraita lanciandomi alcuni suoi vestiti.
In effetti solo ora realizzo di essere a casa sua, con la sua adorata maglietta di Madonna come pigiama e che oggi è mercoledì. Mai, mai, mai più tenterò l’esperimento di mischiare daiquiri, sex on the beach e chissà che altra diavoleria ho fregato dal bicchiere di chi mentre io e Beckie ballavamo sulla pista dello Star and Roses. Anche perché, oltre ad avermi portato via la lucidità mentale, il mio cocktail micidiale mi aveva portato via anche parecchi ricordi sulla sera precedente. Praticamente tutti tranne le risate. Non ho mai riso tanto come ieri notte in vita mia.
- come sarebbe che dobbiamo andare dall’altra parte della città? La chiesa è qua dietro- borbotto iniziando a infilarmi i suoi jeans. Evito di guardarmi allo specchio lungo al mio fianco altrimenti potrei spaventarmi.
- non mi sposo in chiesa Ale!!!-
Va che bella gaffe! Sono pessima. Davvero davvero pessima.
Mi chiudo in una sorta di mutismo pentito e imbarazzato prima di spararmi altre figuracce su un matrimonio di cui avrei dovuto sapere ogni cosa. Persino la marca delle scarpe della sposa non avrebbe dovuto essere un mistero per me, e dire che non avevo nemmeno visto il vestito.
Mi infilo svelta una maglietta cortissima e infilo un paio di scarpe da ginnastica cercando di muovermi per stare dietro alle sue imprecazioni.
Chiudiamo casa e ci fiondiamo in strada alla velocità della luce, fregando un taxi a una vecchietta che, se non fosse stato per i riflessi pronti di Beck nel chiudere la portiera, ci avrebbe tirato il suo bastone in testa per “insegnarci l’educazione”, per dirla proprio in maniera nonnesca.
Beckie è tutta un fremito. Non riuscirebbe a stare tranquilla sul sedile nemmeno se ce la dovessi legare, e i miei tentativi di dirle di stare calma durante il tragitto sono tutti miseramente destinati a fallire.
- allora…ripetiamo…i vestiti…Mel li ha portati ieri pomeriggio; del catering abbiamo detto che se ne sarebbe occupata Deborah… Stephanie mi ha detto che sarebbe avrebbe pensato all’orchestra…-
Parlava tra sé e sé, accompagnando con le dita il conto delle cose da fare. Sua sorella Stephanie aveva un compito, la sua amica del college Mel anche. Persino sua cugina Deborah aveva un incarico da svolgere.
Io ero la testimone e a mala pena l’avevo portata a ubriacarsi per festeggiare il suo addio al nubilato. Io ero la sua migliore amica e non ero riuscita a fare per lei un bel niente a parte offrirle caipiroska e vodka fragola lemon.
- i vestiti, il catering, l’orchestra, la parrucchiera…il fotografo…- continua.
- Beck, eravamo d’accordo che le foto te le avrei fatte io- intervengo ricordandomi immediatamente della promessa che le avevo fatto.
- eh?- chiede con sguardo vacuo, cascando letteralmente dalle nuvole.
- le foto…te le dovevo fare io… ricordi?-
- oh si, Ale, ma ci ho pensato e… voglio che tu ti goda la festa. Non voglio vederti lavorare il giorno delle mie nozze. Sei la testimone e devi fare la testimone- dice con un sorriso che mi fa sentire ancora più uno schifo.
È il suo solito sorriso dolce e protettivo. Il sorriso dell’io capisco, quello che mi fa ogni volta che io mi scuso perché mi rendo conto di averla trascurata troppo. Se in altri frangenti, però, riesco a superare in fretta, soprattutto grazie a lei, i miei sensi di colpa…questa volta non ci riesco.
Questa volta non riuscirà a convincermi del fatto che sia tutto a posto, perché per me…non è tutto a posto. Non è così che ho sempre immaginato il suo matrimonio.
Non fraintendetemi, non intendo con Luke o cosa…intendo il come ci sarebbe arrivata a questo giorno così importante per lei.
L’avevo sempre immaginato come un qualcosa di bello e divertente…come un qualcosa che ci avrebbe reso complici una volta di più. Mi ero immaginata la sua faccia sorpresa nello scoprire tutte le stupidate che avevo in mente per farla divertire. Mi ero immaginata le sue prove abito e il suo affogare in una gonna troppo gonfia per lei così piccina…me l’ero immaginata provare gli abiti più brutti solo per poterne ridere insieme.
Già tanto se ho passato con lei un pomeriggio a decidere il colore delle tovaglie e anche quel poco c’è stato solo grazie a Robert. Non fosse stato per lui, ora non sarei qui a amareggiarmi per aver perso la preparazione delle nozze. Sarei a casa a maledirmi per non esserci stata.
So di essere stata dura con Beckie, e guardando il passato dalla nuova prospettiva con cui guardo e vivo la vita ora, mi rendo conto che il mio è stato un atteggiamento stupido e vigliacco.
Lei voleva solo aiutarmi. Lei vuole sempre aiutarmi. Lei vuole sempre aiutare. Lei si fa sempre in quattro per tutti.
Quando il taxi accosta e Beckie apre la portiera per scendere, mi rendo conto che siamo ancora una volta a Manhattan Beach. Questa spiaggia inizia a diventare una parte davvero importante della mia vita. Sembra che molti eventi importanti del mio ultimo mese debbano avere questo set. Guardo la passeggiata del lungo mare e ricordo la sera passata con Robert a dondolarci silenziosi sulle note della musica proveniente da un piano bar. Guardo la sabbia e ricordo la nostra prima giornata al mare. Guardo Beckie e mi sembra di non averla mai persa, come se il giorno passato da Antoine a provare il mio abito fosse un evento di secoli fa.
È incredibile quanto il tempo passi lento e poi di botto acceleri, rendendo il conteggio delle ore rapido come il timer di una bomba esplosiva. I minuti restano sempre composti da sessanta secondi, così come i minuti stessi, in gruppi di sessanta per volta, vanno a comporre le ore. Eppure ogni minuto è come se fosse un solo secondo, un’ora… un misero minuto.
E tu cambi.
Mi sento cambiata. Mi sento diversa. Non so dire se mi senta giusta o sbagliata. Ma mi sento diversa. E di nuovo la macchiolina nera che ieri mi ha tormentato fino a sparire solo dopo il terzo cocktail, torna nel mio campo visivo. Pulsante e più grande, sempre più grande. E il fatto che l’istinto mi dica che abbia a che fare con il sogno di stanotte mi spinge ancora di più a volerla rimettere al proprio posto. Sono diversa…
Cercando di non pensare più a queste cose, mi concentro nel seguire i passi di Beckie, che sicuri e svelti si dirigono verso la zona transennata della spiaggia.
Mi guardo attorno e capisco il perché sia transennata. Una parte enorme di spiaggia è stata chiusa al pubblico e ospita un enorme gazebo carico di tende bianche di tulle che si gonfiano e sgonfiano leggere, sotto cui sono disposti tutta una serie di tavoli rotondi da lunghe tovaglie color avorio su cui troneggiano centrotavola floreali.
Camminando dietro di lei sulla passerella di assi in legno sopra la sabbia, mi rendo conto del meraviglioso lavoro che ha fatto la mia Beckie, o chi per lei, nell’organizzare questo giorno. È tutto davvero troppo perfetto per non sembrare uscito direttamente da un sogno. Persino il modo dei raggi del sole di giocare con le tende bianche non è descrivibile in nessun altro modo se non avvalendosi della parola “perfetto”.
Superiamo svelte i tavoli già apparecchiati con posate d’argento e piatti di porcellana bianca su cui alcuni camerieri in giacca bianca e cravattino nero stanno finendo di sistemare i bicchieri per poi entrare in uno stand più piccolo e decisamente caotico. Vestiti, fiori, borse, specchi e chissà che altro, quel piccolo quadratino di palchetto di legno appare molto angusto e soffocante.
Come Beckie scosta le tende, ecco che sei paia d’occhi, due dei quali vedono le loro proprietarie con tutta una serie di bigodini in testa che ti fa quasi pensare di essere capitata in casa di una vecchia zitella scocciata per aver interrotto il suo momento di restauro, si puntano su di noi.
- sei in ritardo- sibila minacciosa la voce di Stephanie, la sorella maggiore di Beckie, che si stava sistemando un paio di orecchini perfetti per il suo vestito color giunchiglia dal taglio semplice e raffinato.
Capelli perfetti, trucco perfetto, mani perfette…era sempre perfetta.
Lo so, lo so. Oggi per me è il giorno dell’aggettivo “perfetto” e forse dovrei darmi un po’ più di pena nello scegliere qualche sinonimo apprezzabile, ma davvero…io Stephanie l’ho sempre considerata perfetta su ogni fronte: pratica, efficiente, brillante nella carriera e ancor di più nel cipiglio, meravigliosa nel portamento e simpatica senza essere mai irritante. Perfetta.
- lo so, lo so… cominciamo?- chiede impaziente Beckie torturandosi le mani e mordicchiandosi il labbro inferiore.
Stephanie si avvicina e inizia ad annusare l’aria attorno a noi, con piccole inspirazioni critiche che si risolvono anche nel sollevare alcune ciocche dei nostri capelli in punta di dita con aria un po’ schifata.
- Voi due…Andate. Subito. A. Farvi. Una. Doccia.- ci minaccia ficcandoci in mano due flaconi di non so cosa e spingendoci fuori dal gazebo, facendoci trovare davanti a due porte verniciate bianche e blu. Le docce dello stabilimento balneare che Beckie aveva affittato per la cerimonia si presentano davanti a noi in tutta la loro tragicità.
Di tutto avrei pensato, lo giuro, di tutto. Trattandosi di Beckie io mi aspetto sempre possibile e impossibile. Ormai non mi stupisco più di niente.
Ma di certo non mi sarei mai aspettata di dovermi fare la doccia nella microscopica cabina di uno stabilimento balneare, con acqua ghiacciata, passandoci i flaconi da sopra il pannello divisore perché era chiaro che portavamo ancora segni e odori della nostra notte brava.
- sorriso!- squittisce non appena esco dalla doccia quella che dal colore dei capelli annodati attorno ai bigodini credo sia Deborah con in mano una digitale compatta rosa confetto.
Abbozzo un sorriso che evidentemente la soddisfa prima che si rivolga a Beckie e spieghi che ha intenzione di immortalare anche il pre-matrimonio.
Una cosa è certa: se andiamo avanti di questo passo, il mio obbiettivo principale della giornata sarà quello di dare la caccia a quella maledetta macchinetta e resettarne il contenuto prima che foto troppo raccapriccianti vengano messe in giro.
Non abbiamo nemmeno il tempo di guardarci e alzare contemporaneamente gli occhi al cielo, che io e la mia amica veniamo trascinate dentro al gazebo e piazzate su una sedia, io con un phon in mano e lei con già un pinzone in testa e la parrucchiera alle spalle che già trafficava con i suoi capelli castano ramati.
Accendo il piccolo phon da viaggio che mi ha dato Mel, l’altra damigella, e chino la testa per iniziare l’asciugatura, ma un urlo di Beckie, degno della scena più sanguinolenta di un film splatter, mi ferma a mezz’aria.
- che stai facendo?- articola in un soffio strozzato con lo sguardo del terrore e una mano sulla gola.
Mi guardo attorno e vedo che i volti degli altri presenti sono esattamente scioccati quanto il mio se non di più.
- mi asciugo i capelli?-
- io non ti voglio nemmeno pensare a mettere la tua firma sotto la mia con i capelli crespi, Ale!!! - quasi urla strappandomi il phon di mano e lanciandolo dall’altra parte dello stand.
Non so come abbia fatto, ma Deborah l’ha preso al volo. Se lo avessi acceso che avrebbe fatto? Avrebbe fregato l’acqua santa al prete e mi sarebbe corsa dietro urlando al sacrilegio cercando di esorcizzarmi?
- ora tu ti siedi qui, e a te ci penso io- dice severa trascinando un po’ più vicino a sé il carrello della parrucchiera che, invano, tenta di pettinare lei.
Mi siedo sul pavimento tra le sue gambe e mi lascio fare. È la sua festa, contenta lei…
La scena è quasi comica, tanto che Deborah non manca di nuovo al compito di immortalarla: io seduta per terra a tenere il ferro arriccia capelli a Beckie che nel frattempo si fa passare le spazzole da Mel; la parrucchiera sconosciuta che liscia i capelli di Beckie con il phon prima di acconciarli e Stephanie che sceglie i fiorellini bianchi giusti da mettere tra i capelli della sorella.
Una catena di montaggio che farebbe indivia a qualsiasi industria per l’efficienza, sul serio.
- chissà che hanno fatto i ragazzi ieri sera- esordisce la voce di Beckie, lievemente distorta dal fatto che teneva qualche forcina tra le labbra mentre sistemava dei boccoli solo apparentemente disordinati cui aveva dato vita sulla mia testa.
- bah…conoscendo i soggetti…- rispondo pensierosa. Veramente a parte Rob e Luke non conosco “i soggetti”, ma posso immaginarlo.
Kellan e Jackson non mi sono sembrati poi tanto pantofolai come gli altri due, ma dubito che Rob si sia anche solo azzardato a pensare di portare Luke in uno streap club.
Sinceramente non ci vedo nemmeno Rob a infilare banconote del perizomino-ino-ino di una spogliarellista dalle tette grosse e rese troppo sode dai palloncini di silicone che di certo non sono stati il frutto di un momento di carità da parte di madre natura, anzi.
Certo, con me non sembrava tutto questo mister castità come l’avevo certamente bollato all’inizio quando bastava una scena di sesso un pochino più esplicita in un film per fargli distogliere lo sguardo imbarazzato e buttarsi sui pop corn… però anche se nei miei confronti non c’era traccia di insicurezza o di imbarazzo nei suoi gesti, non credo avrebbe mai abbastanza spavalderia da entrare in uno di quei club.
- conoscendo i soggetti…?- mi invita a proseguire Beckie.
- saranno andati a mangiare sushi- concludo facendo spallucce, ricordando la predilezione di Kellan per quel genere di ristoranti.
- Ale, ma secondo te tre attori e un regista la notte di un addio al celibato vanno a mangiare sushi?- mi canzona Beckie sottolineando tutta l’idiozia della mia risposta.
- ma che ne so, Beck! Rob ha detto che sarebbero andati a bere qualcosa, che non avrebbero fatto nulla di eccezionale… e poi che c’è di male nell’andare al sushi, scusa?-
Nemmeno il tempo di aspettare la sua risposta che un altro urlo agghiacciante ci fa sobbalzare, ma questa volta Beckie non centra niente.
- e questa chi cazzo è??????- chiede furibonda la voce di una Deborah con gli occhi ormai fuori dalle orbite e un ricciolo biondo cenere scuro che è saltato molleggiante fuori da un bigodino sopra la sua testa.
Si avvicina a grandi passi reggendo con una mano un lembo del suo vestito verde pastello e con l’altra una rivista.
Io e Beckie la guardiamo con aria interrogativa e lei si decide ad aprirci il giornale davanti ad una foto ben precisa.
Oh cazzo.
Oh. Cazzo.
Oh cazzooooooooooooooooooooo!
Non mi immaginavo avrebbero fatto davvero così in fretta!
Colta dalla sorpresa da una foto mia e di Rob grande tutta la pagina sotto la scritta “ il vampiro ha trovato la sua Bella”, Beckie infilza con troppa foga la forcina che aveva tra le dita quasi facendomi lo scalpo. Altro che scalpo…spingeva un po’ più a fondo ancora e mi avrebbe fatto una craniotomia, manco facesse Shepherd di cognome!
Deborah, che con labbro tremulo e occhioni luccicanti per via delle lacrime che tenta di tenere a freno, abbassa il giornale con la foto incriminata. Si vede praticamente solo Rob che bacia una ragazza dai capelli neri di cui, fortunatamente, non si riconoscono i tratti. In altre parole, io.
- Ale, ma quella non è quella maglietta che…- inizia Beckie prima che io le tiri un pizzicotto sul polpaccio.
Deborah, sedici anni moltiplicati per una vita intera passata a incollare foto di Robert sopra al letto e a sbavarci sopra, ha sicuramente quello che si chiama “un crollo emotivo”.
Estremista com’è nelle sue emozioni vista la sua giovane età, è chiaro che quella foto le aveva rovinato già abbastanza la giornata senza dirle che la ragazza della foto era la stessa che le forniva alcune foto inedite dell’attuale set del suo ragazzo per farla contenta.
Per lei Rob è letteralmente un’ossessione. Una vera e propria fissazione, in qualsiasi senso possiate immaginare. Credo sia per il fatto che non si sia mai innamorata veramente di nessuno, oppure l’ha fatto e non era ricambiata, oppure semplicemente le cose stavano così e basta. Aveva concentrato talmente tanto l’attenzione su di lui da riuscire quasi ad autoconvincersi della sua stessa immaginazione circa un futuro roseo e felice dove loro due correvano in un prato verde (si, lo so. Se mi sentisse Deb sottolineerebbe il fatto che con lui correre in un prato verde sarebbe l’ultima delle sue priorità avendone altre in cima alla lista che preferisco che rimangano sue. A buon intenditor, poche parole).
I pianti che non si è fatta quando giravano voci sulla sua relazione con Kristen Stewart, che poi si è rivelata drammaticamente vera, solo io e Beckie li conosciamo.
È una specie di sorellina più piccola. Riusciva a farci ridere esattamente nella stessa proporzione in cui di tanto in tanto ci portava all’esasperazione. E, da notare, che queste proporzioni avevano livelli molto alti.
- tanto lo verrà a scoprire lo stesso che sei tu, Ale. Ti devo ricordare che lui tra un po’ sarà qui?- soffia Beck al mio orecchio fingendo di piegarsi in avanti per sistemarmi un pettinino con dei finti fiori argentati sopra il mio orecchio sinistro.
- si, Beck, lo so. Ma non pensi che se lo scopre con lui davanti la cosa magari è meno traumatica? - le rispondo bisbigliando mentre fingo di passarle una forcina.
- forse hai ragione, spero solo che tu sappia correre coi tacchi sulla sabbia senza azzopparti e soprattutto che tu sappia nuotare-
- sei sempre di grande consolazione, Beck-
- guarda il lato positivo: non dovrò perdere tempo a organizzarti il funerale. Sai quanto ci si mette a fare il giro delle chiamate? Sono già tutti qui…una cosa in meno da fare.-
- ma perchè ha scelto lei? perché?- singhiozza Deborah con il viso nascosto tra le mani mentre Mel le scioglie i capelli dai bigodini.
- perché tu sei minorenne Deb- le spiega con un sospiro Beck, ritoccando ancora qualche ciuffo della mia chioma. Io mi guardo bene dall’intervenire dalla discussione, fingendomi molto interessata all’intimo che dovrebbe andare con il mio vestito. Un bustino di pizzo nero…wow…morirò sicuramente liquefatta prima delle tre del pomeriggio, su questo non ci sono dubbi.
- ma non è vero! Ho appena preso la patente, te lo devo ricordare?- mugugna l’afflitta.
- ma non hai ventuno anni e nemmeno diciotto, se è per questo. Per lui sarebbe comunque illegale, cuginetta. Ti devo ricordare che è un europeo?- le spiega Beck con una dose infinita di pazienza.
- si ma poteva aspettarmi!!! Se se lo tiene per due anni sotto chiave cosa vuoi che succeda? Io per lui l’ho fatto!- singhiozza ancora.
A stento mi trattengo dal ridere di lei e di tutta la sua teoria sul metterla sotto spirito in attesa di Robert Pattinson. Non scherzo! Sul serio se l’è tenuta stretta nelle mutande per Robert!
Tra lamenti agonizzanti di Deborah, sguardi di rimprovero di Stephanie, risatine di Mel e sbuffi esasperati della parrucchiera, io e Beckie iniziamo ad assumere un aspetto quasi presentabile.
La deformazione professionale porta la mia amica a non frenare il desiderio di truccarsi da sola e di sistemare la faccia anche a tutte quante noi, infischiandosene bellamente delle imprecazioni e delle minacce fallite della sorella sul farla sedere zitta e calma e soprattutto seduta perché quello “è il suo giorno”.
Stava giusto finendo le mie labbra quando Mel irrompe nel nostro capanno gridando che gli invitati iniziano ad arrivare.
- e tu falli accomodare, no?!- grida Beck rimettendo a posto il pennellino da labbra quasi tremando.
- ma sono una marea Beck! Non può venire qualcuno a darmi una mano?- piagnucola saltellando nervosa sul posto facendo ondeggiare il suo vestito di un tono di verde leggermente più scuro di quello di Deborah.
Beckie la guarda stralunata, secondo me non recependo nemmeno bene il messaggio, forse chiedendosi se anche Luke sia già arrivato. O forse, anzi sicuramente, iniziando finalmente a provare quello che tutte le spose provano: il panico.
Fin’ora ha fatto la schizzata e ora è il panico. Oh deo gratias! Un sintomo evidente della normalità finora solo presunta di questa ragazza!
È diventata talmente pallida che però inizia a preoccuparmi, soprattutto quando la vedo andare a tentoni in cerca di un appoggio.
- ok…emm… Mel…Steph e Deb verranno con te a darti una mano, ok?... ci penso io qui…qualcuna di voi solo torni ad avvisare quando tutti saranno pronti, intesi?- dico spingendo le altre due damigelle fuori dalla tenda del gazebo, ignorando bellamente le loro proteste.
Una volta riuscita a cacciare fuori le altre, mi giro verso Beck, che stringendosi nel suo accappatoio si è lasciata andare sulla sedia con una mano al petto e lo sguardo vacuo.
- Beck… - la chiamo.
Alza lo sguardo e il mio cuore perde un battito nel vedere i suoi occhi lucidi.
- e se arrivassi all’altare e scoprissi che non lo amo?- soffia impaurita e tremante.
- non succederà…- cerco di rassicurarla piegandomi sulle ginocchia davanti a lei e prendendo la sua mano tra le mie.
- e se invece fosse lui che vedendomi arrivare pensasse che non sono quella giusta?…se…-
- non succederà niente di tutto questo, Beck-
Prendo un respiro profondo e cerco in tutti i modi di darle la sicurezza che lei in questo momento ha perso.
- tu sarai bellissima nel tuo vestito e lui…lui non riuscirà a pensare ad altro se non a quanto sia fortunato ad averti trovato. A quanto sia fortunato ad averti come moglie-
- si ma se…-
- non ci sono se... non ci sono se, Beck. Tu e lui siete fatti per stare insieme, tesoro-
- anche tu e Matt lo eravate e…- commenta sciogliendo i nostri sguardi. La fitta al cuore è dolorosa al suono di quelle parole e la macchiolina nera inizia a pulsare in maniera frenetica e incontrollata. Non ora. Non ora. Non posso mettermi ora a darle considerazione. Sono qui per Beckie oggi. È lei che ha bisogno di me.
- lo so… ma…non per tutti c’è il lieto fine, Beck. Vivi il tuo lieto fine anche per me, tesoro. Infila il tuo abito e va a prenderti l’uomo che ami. Non aver paura perché sono certa che come incontrerai i suoi occhi saprai che l’unica cosa che vuoi di più al mondo è quella di diventare sua moglie. E la marcia nuziale, per quanto bella e romantica…ti sembrerà una vera scocciatura perché quello che in realtà vorresti fare è correre da lui e urlare subito il tuo si senza dover aspettare tempi dettati da note e parole che non sentirai comunque. Sarà bellissimo Beck, te lo prometto-
- sono una sciocca, vero?- articola singhiozzante facendo finalmente spuntare un sorriso tra le lacrime.
- non sei una sciocca, Beck. Sei solo una sposa. Sei un po’ impicciona e casinara. Un po’ sciroccata e svampita ma…sei sempre una sposa. Le anfetamine che ti scorrono nelle vene al posto dei globuli rossi prima o poi dovevano essere sostituite da qualcosa di normale, no?- cerco di sdrammatizzare per trasformare quel sorriso mite in una vera risata che non tarda ad arrivare.
- grazie Ale-
- grazie a te Beck-
- per cosa?-
Per cosa… per tutto…
- per tutto- soffio. Prendo un bel respiro e mi impongo di continuare. Mi devo scusare con lei. Voglio scusarmi con lei di tutte le mie mancanze. Voglio essere per una volta l’amica che vorrebbe avere.
- io…so…sono consapevole di…di non essere l’amica perfetta. Non sono l’amica dei messaggi a tutte le ore del giorno e della notte. Non sono l’amica dello shopping selvaggio al periodo dei saldi. Non sono l’amica da tutti i giorni insieme…non sono stata nemmeno l’amica che ti ha dato una mano a mettere in piedi questa festa…-
- Ale ma tu non…tu hai avuto altro per la testa… la morte di Matt non è una cosa facile da superare…io capisco…- mi interrompe affrettando le sue parole sulle mie.
- è questo il punto Beck. Tu capisci sempre. Sei sempre stata tu l’amica dei messaggi a tutte le ore, delle serate make up, del pitturare le pareti di casa improvvisando lotte a colpi di schizzi di vernice…-
- quando abbiamo riverniciato il mio appartamento…- ricorda con un sorriso.
- esatto… io non sono stata niente di tutto questo per te, Beck e ti chiedo scusa. Scusa se spesso e volentieri non sono l’amica che vorresti; scusa se spesso do per scontato che tu capisca e finisco sempre con il parlare sempre io dei miei problemi senza chiederti dei tuoi…scusa se ho rischiato di non esserci nel giorno più importante della tua vita… scusa se…ti ho chiuso la porta in faccia quando tu volevi solo aiutarmi…-
Con un cenno della mano mi ferma.
- sai una cosa?- dice con un tono di voce talmente basso che solo dalla mia posizione potevo sentirla.
- cosa?-
Il suo viso si fa di nuovo triste, e per un attimo credo di aver rovinato di nuovo tutto. Non volevo renderla triste. Lei deve essere felice e ancora una volta mi accorgo di aver compiuto di nuovo l’errore di aver messo al centro me e non lei.
- ho sempre creduto che Matt mi avrebbe accompagnato all’altare - dice a voce quasi inudibile e distante.
- davvero?-
- si…- ammette con un sospiro. I suoi occhi guardano lontano, qualcosa che io non posso vedere.
- manca tanto anche a me sai? È stato come un fratello maggiore per me. Al college…era sempre li a controllare ogni ragazzo con cui uscissi perché secondo lui nessuno era degno a sufficienza di me. Trovava sempre qualcosa che non andasse in qualunque ragazzo scegliessi. Però tutte le volte in cui non lo ascoltavo e facevo di testa mia nonostante lui mi avesse avvertita, lui c’era. Era sempre li sulla porta della mia stanza con un bicchiere di cioccolata calda presa alle macchinette e il suo immancabile “ne vuoi parlare?” in punta di lingua. L’avevo soprannominato “l’uomo salvietta” perché non sai quante lacrime ha asciugato con i suoi maglioncini. È sempre stato…il ragazzo perfetto -
Sentir parlare di lui fa male, fa troppo male. Ricordare, sognare di lui è già una pugnalata al cuore…sentirlo ricordare da qualcun altro… mi uccide. Ma è Beck…e il problema è solo mio. Devo superare questa cosa, devo farlo perché me l’ha chiesto Matt.
- quando è morto mio padre, aveva promesso che mi avrebbe accompagnato all’altare…da stupida che ero ho pensato intendesse in un altro modo. Lui era davvero… Ale, era impossibile non innamorarsi di lui... e quando ha conosciuto te, anche se io stavo già con Luke…per un attimo ti ho odiata. Ho pensato che saresti stata l’ennesima ragazza che gli avrebbe spezzato il cuore. Lui faceva sempre la parte del ragazzo duro e superficiale con le ragazze…un vero stronzo e tu lo sai meglio di me…ma io so benissimo che dietro quella maschera non era così…Ogni volta che abbatteva le sue difese da spaccone, che iniziava ad aprirsi rimaneva inevitabilmente deluso e amareggiato. Cercava l’amore, Ale. L’ha sempre cercato e…con quanta gentilezza mi ha detto che non poteva accettarlo da me… Quando ha incontrato te ho pensato che si sarebbe fatto male un’altra volta, Ale. Avevo una paura folle e cieca che lui potesse soffrire. Eri una di quelle ragazze che gli tenevano troppo testa per essere seriamente innamorate di lui…e invece…quando ti ho vista, quando ho visto il suo sorriso mentre ti presentava a me…ti ho subito voluto bene, Ale. E’ impossibile non volertene. Tu non sarai l’amica che mi organizza il matrimonio…ma sei sempre stata l’amica del cucchiaino e del barattolo di Nutella quando ero triste. Sei sempre stata l’amica del “non ti preoccupare che adesso risolviamo tutto”…arrivavi con la tua bacchetta magica nascosta chissà dove e facevi sparire il problema… l’amicizia non è solo risate, scherzi e sorrisi…l’amicizia è anche esserci nel momento del bisogno. E tu in questo non hai mancato mai-
- non è vero, Beck…anche in questo ho mancato. Tu soffrivi quanto me quando Matt se n’è andato e io ti ho chiusa fuori. Ti ho lasciata da sola a soffrire la sua mancanza-
- la mancanza che provo io Ale…non è niente in confronto al dolore che provi tu, questo lo so. So quanto amavi Matt…so quanto AMI Matt… io ho cercato in tutti i modi di alleviarti il dolore e di alleviare anche il mio. Lui non avrebbe voluto vederci così. Lui odiava vederci tristi… e non sarebbe tornato a portarmi la cioccolata e a dirmi che tutto si sarebbe sistemato. Ero io che dovevo portarla a te e dirti quelle frasi di circostanza. Avrei dovuto lasciarti piangere tutte le lacrime che volevi sul mio maglione. Avrei dovuto sfondare quella porta quando me l’hai chiusa in faccia… ma non l’ho fatto…e per questo sono io che devo chiedere scusa a te-
- Beck, non è vero…sai che non è vero… e io ora…con Rob…sto facendo un gran casino-
- tu stai facendo la cosa giusta, Ale. Tu stai andando avanti con la tua vita…ed era normale che questo ti portasse via del tempo per me, è giusto Ale! non ti rinfaccerò mai tutto questo-
- la mia paura non è che tu possa rinfacciarmelo, Beck. Ti conosco talmente bene da essere certa al mille per mille che non lo farai… sono io che mi sento male perché tu fai sempre così tanto…così tanto per me…e io…-
- tu sei qui… io sono qui… questo conta- mi ferma convinta, con un tono che non ammette repliche alla chiusura del discorso.
Davanti ai suoi occhi lucidi di commozione e di comprensione non riesco a non dirglielo. Non riesco a trattenere quanto io le voglia bene. -ti voglio bene Beck-
-anche io te ne voglio, Ale. Tantissimo -
Quello che ci scambiamo è sicuramente uno degli abbracci più profondi e sentiti di tutta la mia vita. Mi aggrappo al suo collo come se, diminuendo anche solo un po’ la stretta, lei potesse mai iniziare a dubitare del mio affetto.
La mia Beckie.
La mia amica.
La mia migliore amica.
- ti posso chiedere un favore, Ale? - mi chiede senza sciogliere il nostro abbraccio lacrimoso e silenzioso.
- tutto quello che vuoi, piccola Soph- rispondo ormai annegata nelle mie stesse lacrime di commozione.
-ecco, in primis, non mi chiamare Soph! Sai che odio il mio secondo nome!- sbotta lasciandomi perdere per incrociare le braccia al seno e mettere su la migliore delle sue finte facce imbronciate di repertorio.
- come fai a odiare un nome bello come Sophie sai solo tu- sbuffo con un sorriso alzandomi in piedi e stringendo ancora di più la cintura del mio accappatoio giusto per dare un’occupazione alle mani.
- va beh, va beh…allora questo favore?- ripete impaziente.
- dimmi-
- accompagnami tu all’altare-
- eh?- No, non credo di aver capito.
- accompagnami tu, Ale… fallo tu al posto di Matt…- chiede ancora con lo sguardo alla gatto di Shrek cui sa benissimo che io non so resistere. Sono più che convinta che se Bin Laden andasse mai da Obama con quella faccia sarebbe graziato anche lui.
- Beck ma io…- Io non posso prendere il posto di Matt. Da quando sono le testimoni di nozze a consegnare la sposa allo sposo davanti all’altare?
Ma chi voglio prendere in giro? Non è assolutamente il rispetto della tradizione che mi frena dall’accettare. È solo il fatto che già questo breve viaggio nel passato mi ha sconvolta abbastanza, destabilizzando notevolmente la mia situazione emotiva che dire precaria è minimizzare.
Sognarlo, sentir parlare di lui… non posso farcela. Io mi impongo di non pensare ma mi riesce inevitabile non cadere nella trappola del senso di colpa.
Mi sento tremendamente in colpa. Per tutto.
E se respiro ancora un po’, pensando a quanto questo sentimento mi opprima…
- voglio che sia tu a mettere la mia mano sopra quella di Luke. Fa tu le veci di Matt -
L’ho detto. Amo Matt. Da morire. Se in questo momento potessi fare un patto col diavolo per ridargli la vita in cambio della mia, chiederei subito dove devo firmare. Ma non posso farlo, così come per ora non posso raggiungerlo. Meglio che mi rimetta a non pensare e mi convinca di questa realtà. Però non posso dire di no a Beckie, non nel suo giorno.
Annuisco rassegnata, convincendomi del fatto che sarò abbastanza forte da reggere il peso dell’incombenza che ha messo sulle mie spalle senza uscirne troppo ferita.
Sono quattro passi fino a un tavolo davanti a un prete, certo. Che saranno mai? Ma sapendo chi avrebbe dovuto farli quei passi…
- grazie!- grida lanciandomisi addosso di nuovo felice e saltellante con uno dei suoi abbracci strizzacostole.
Se bastava così poco per ridarle il suo status perenne di esagitata, come potevo non stringere i denti? Senza contare che, come minimo, se l’avessi portata davanti agli ospiti cupa e mesta sicuramente avrei rischiato di esser passata per le armi da tutti i presenti che, conoscendo Beckie, si sarebbero aspettati un qualcosa di più simile alla festa del 4 luglio che non una giornata in pieno stile funerale masai, con la sposa che a mala pena sorride e quasi si muove.
No, no…meglio dare una botta di vita alla situazione, anche perché mi sono imposta (nuovamente, il primo avviso iniziava a essere bellamente ignorato) di non pensare. Devo assolutamente farmi spuntare un sorriso degno di una pubblicità di dentifrici anche a costo di cucirmi gli angoli della bocca alle orecchie per tenerla in tensione. Ok, forse questa battuta in stile Saw potevo anche evitarmela.
- su… ora basta chiacchiere… abbiamo un vestito da indossare!- dico sbrigativa andando a raccattare da una sedia una scatola bianca con dentro quello che avrebbe dovuto essere il suo intimo.
Mentre lei è impegnata a chiudere i gancetti del suo bustino, io mi vesto in quattro e quattr’otto non riscontrando alcun problema tecnico con i gancetti del mio. Aver fatto la modella di intimo almeno aveva risolto la mia goffaggine in quel campo (tanto per trovare una nota positiva nel farsi fotografare in mutande).
Allaccio in fretta i sandali e mi chiedo seriamente perché Antoine mi abbia fatto perdere quasi un’ora per prendere la misura dell’orlo del mio abito se tanto struscia a terra di almeno cinque centimetri.
Sicuramente inciamperò nel vestito, me lo sento. E mi farò una colossale figura di merda. Si, ok… per gli amici questo ed altro, ma nulla mi avrebbe impedito di andare a cercare Antoine in ogni buco dell’intero pianeta e di rendergli quel poco di INgiustizia divina che aveva contribuito a dispensare con la sua arte del cacchio.
Aiuto Beck a finire di allacciare il bustino e ringrazio di non essere io la sposa quando le do una mano a fermare le autoreggenti con i gancetti. Saranno anche autoreggenti, ma con un caldo che avrebbe fatto sciogliere anche l’iceberg che vanta tra le sue glorie quella di avere affondato il Titanic, quelle calze tutto avrebbero fatto tranne che autoreggersi. Era più probabile che un mulo volante passasse sopra le nostre.
Con estrema cura le faccio infilare l’abito. L’impresa è parecchio complicata, dato che è un unico pezzo, e farlo scivolare con le cuciture giuste al posto giusto in attrito con il macramè del bustino diventa una vera fatica anche se ne vale certamente la pena.
Dire che Beckie è splendida è dire veramente poco. Le balze di seta liscia che adornano la sua gonna sembrano petali di fiore rovesciati e il bustino semplice che la stringe, adornato di perline e ricami, fa risaltare la sua vita sottile a confronto con il suo seno mediamente prosperoso. Sembra davvero un fiore. E’ bella come solo un giglio bianco può essere.
La tradizione vuole che il bianco dell’abito significhi la purezza virginale della sposa, ma a me piace pensare che non sia quello il motivo del candore. Mi piace pensare che le spose si vestano di bianco perché il bianco è sinonimo di luce, è sinonimo di novità, è sinonimo di voltare pagina e riprendere a disegnare con nuovi colori la tua vita.
L’abito della sposa è come la tela bianca del pittore.
Cos’è il matrimonio se non il cominciare una nuova opera d’arte? Una nuova vita insieme?
Certo, il rosso carminio del sangue sarebbe sicuramente il colore perfetto per iniziare il nuovo capolavoro…ma un petalo di papavero su un telo bianco è forse più importante di tutti gli altri colori della tavolozza? È forse più importante di un azzurro terso o di un giallo luminoso? Il petalo carminio della verginità è davvero più apprezzabile della pennellata lunga e densa di un battito di cuore? Della forza con cui il sangue viscoso scivola fluido nelle vene quando il pennello prende a tracciare i contorni della tua storia?
Beckie è una splendida tela ora, e sono più che convinta che Luke sarà un meraviglioso pittore.
Si meritano a vicenda. Non potevo augurare loro niente di meglio dell’amore dell’altro.
Appuntando il velo di tulle liscio con un pettinino sopra il suo chignon elegante, a mala pena riesco a trattenere lacrime di commozione.
Deve essere bello poter essere la tela nuova di qualcuno. Deve essere bellissimo provare l’ansia dell’ignoto, la paura che il dipinto non venga bene e deve essere meraviglioso scoprire che non devi avere queste paure perché il tuo pittore è il migliore che ci sia sulla piazza, che sia l’unico che riesca a dipingerti e a darti colore, perché se un altro pittore provasse mai a prendere in mano il pennello aggiungerebbe solo bianco al bianco, senza dare colore e vita a nessuna intrecciatura del tuo lino grezzo. Deve essere davvero stupendo…
Trema mentre le allaccio la catenina d’oro bianco, primo regalo di Luke, al collo. Il tremore diventa ancora più incontrollabile quando le faccio scivolare sulla calza la giarrettiera con il fiocchetto blu. Quasi batte i denti quando le passo le scarpe nuove da calzare.
Sto giusto per dirle di darsi una calmata quando la faccia di Mel spunta dall’apertura della tenda, seguita immediatamente dopo da quella di Stephanie subito sotto.
- Ale… potresti venire un attimo per cortesia? Chiedono di te e… ti conviene venire in fretta se non vuoi che l’altra damigella diventi del tutto inutile in questa cerimonia- dice ansiosa la voce di Mel.
- sto io con Beck, tranquilla- mi rassicura Stephanie, notando la mia incertezza nel lasciare la mia amica nel momento del panico.
- chissà perché qualcosa mi dice che sia arrivato Rob - mi sussurra Beck divertita all’orecchio.
Visti e considerati i miseri indizi rilevabili dalla notizia di Mel, lo penso anche io. Ma non riesco a uscire da quella tenda per andare da lui.
Non ci riesco.
Troppi ricordi di Matt, troppi momenti di pensiero libero mi fanno salire su il dubbio che io stia sbagliando ogni cosa. Conosco me stessa e so per certo che quando lo vedrò il mio cuore prenderà a battere all’impazzata aumentando ancora di più il mio senso di colpa e la mia confusione.
- ragazze, Ale arriva subito. Lasciateci ancora un momento, intesi?- dice Beck rilevando con il suo radar infallibile il mio cambio d’umore e facendo segno con una mano alle due damigelle di uscire dalla tenda.
- che c’è adesso?- chiede in fretta prendendomi per le spalle e costringendomi a guardarla.
- nulla Beck - dico nella vana speranza che non mi costringa a confessare il mio crimine.
- hai litigato con Rob?-
- non ho litigato con nessuno, Beck…-
- e allora cosa c’è?-
- io…-
Mi scruta attentamente e il fatto che sgrani gli occhi da conferma al sospetto, che già da un po’ ha iniziato a ronzare nella mia mente, che abbia sicuramente qualche dote precognitiva. Come al solito è riuscita a captare il problema senza che nemmeno glielo dicessi o prima che io mi rendessi conto di cosa si trattasse.
- tu ti stai facendo prendere dai sensi di colpa dopo che ti ho parlato di Matt, vero?-
- si…-
- Ale, sentimi bene, perché questa voglio che sia l’ultima volta che io ti debba dire certe cose. Tu non devi sentirti in colpa, intesi? Quello che fai non è sbagliato. Lo amavi, lo ami ancora ma non c’è nulla di disdicevole nel rifarsi una vita e lui lo sa. Lui lo sa. Mi ha spesso raccontato di Rob, anche se non sapevo che fosse quel Rob, e so benissimo quanto gli volesse bene e quanto si fidasse di lui. Sarebbe contento di vedervi assieme. Ma non è solo questo quello che deve toglierti la paura di sbagliare, Ale. Non si ama una volta sola nella vita…non si finisce mai di innamorarsi…
 
Se c’è una cosa che ho capito è che nella vita non si finisce mai di innamorarsi. A volte della stessa persona, a volte di una diversa, ma sono tanti tipi di amore che non sono mai in competizione tra loro. Ognuno è a sé e non provano gelosia. L’amore è amore e basta. Non lo puoi mettere da parte e, se sei intelligente, non lo negherai mai.
 
Non è che se scopri di esserti innamorata di qualcuno, tutto l’amore che provi per altre persone, di qualsiasi specie di amore si tratti, sparisca all’istante. Si possono amare tante persone contemporaneamente Ale…
 
L’amore è amore e basta…
 
Non negarti la possibilità di innamorarti ancora, Ale…non essere sciocca…
 
Se sei intelligente non lo negherai mai…
 
Forse adesso non è ancora il momento dell’amore, Ale. Forse per te non è ancora tempo di innamorarti di nuovo, ma non ti precludere niente con Robert…è un ragazzo bellissimo, dolcissimo…non sai quanto brillino i suoi occhi quando li posa su di te. Non vedi il sorriso che ha sempre sulle labbra quando ti stringe…sii libera di vivere e di sentire Ale. Senti. Non dare retta al cervello perché il cervello non ha istinto di sopravvivenza. Il cervello non capta cose che per il cuore sono innegabilmente evidenti. Per l’ennesima volta, spegni il cervello e lasciati andare-
Non mi aveva mai fatto un discorso del genere. Non così lungo, almeno.
Risentire dalla sua bocca frasi dette da lui…
Ho promesso.
- ora va fuori da lui e vallo a salvare dalle grinfie di Deborah prima che ci troviamo senza vampiro per finire la saga di Twilight. Sai quanti soldi di danni dovremmo poi pagare alla Summit?- mi rimprovera spingendomi di schiena fuori dalla tenda, smorzando i toni già troppo seri dei nostri discorsi.
Senza avere nemmeno il tempo di protestare, mi trovo fuori dalla tenda con lei che mi chiude i pannelli di tela cerata in faccia, impedendomi di rientrare. I raggi del sole, ormai alto e praticamente allo zenit, mi danno fastidio agli occhi. Con una mano cerco di schermarli e finalmente riesco a vedere ciò che mi circonda. Una folla vociante, intenta a prendere posto seguendo le indicazioni di Mel che fa gli onori “di spiaggia”, prende corpo davanti ai miei occhi.
È un trionfo di colori e di allegria. Facce conosciute mi fermano per un breve saluto mentre vago cercando Robert. Penso anche a chiedere di Deborah, certa al novemila per certo che dove c’è lei ci sia anche lui. Mi riesce incredibilmente difficile credere che sia riuscito a scrollarsela di dosso.
Li cerco ovunque, senza trovarli. Provo anche a uscire dal marasma di gente che ho attorno, sperando di cogliere il suo ciuffo castano chiaro al di sopra delle teste di tutti gli invitati. Mi spingo fin dove la passerella di legno costruita sulla sabbia mi concede e mi volto cercando di mettere a fuoco qualcosa.
Vedo Luke che stringe mani e riceve pacche sulle spalle, vedo Kellan e Jackson…Kellan e Jackson? E che ci fanno loro qui?
Kell per fortuna mi scorge e si fa largo tra la gente che ormai inizia a confluire verso le sedie per assistere alla cerimonia, cercando di non urtare nessuno e non rovesciare sedute con il suo incedere.
Subito dietro di lui… eccolo…
Vederlo corrermi in contro (Deb a seguito non rientrava propriamente nella visione) sorpassando Kell e Jack, sorridente e fantastico nel suo completo nero, è uno spettacolo che mi toglie il fiato.
Già alle prove del vestito avevo pensato che fosse molto più che bellissimo nel suo vestito scuro, senza contare che lo adoravo indiscutibilmente, con o senza giacca sempre e comunque, quando le sue spalle larghe e il suo petto ampio erano messi in risalto dalla viscosa bianca e leggera della camicia su cui restava appoggiata la fascetta sottile e sexy della sua cravatta nera a noto stretto.
Le farfalle tornano prepotenti a sbattere furiose le loro ali all’interno del mio stomaco e il discorso fatto da Beckie pochi istanti fa sembra un fatto lontano anni luce.
Mi basta vederlo per sentire ogni dubbio prendere il volo e andarsene via da me, come se non mi fosse mai appartenuto, come se l’avessi dovuto portare per conto di un’altra persona, di un altro cuore. Altro che farfalle. Quello che mi provoca la morsa allo stomaco stavolta è uno stormo intero di fenici!
La sensazione dei suoi baci sulla bocca prende possesso delle mie labbra, smaniose di incontrare di nuovo le sue e riprendere la loro consueta danza, ormai collaudata, ma dai passi completamente imprevedibili.
Non so se il sentimento che mi lega a lui sia amore o profondo affetto misto a un desiderio carnale praticamente incontrollabile, sta di fatto che il mio cuore perde sempre un battito prima di iniziare la sua folle corsa nel mio petto. È come se fosse una sorta di richiamo: lui compare e il mio cuore prende a battere furioso, sperando che lui senta l’eco sordo del suo battito e si affretti a venire da me.
- tesoro,  non hai idea di quanto tu mi sia mancata- sussurra al mio orecchio stringendomi forte a sé, sollevandomi di poco da terra.
- anche tu mi sei mancato- ammetto rendendomi conto davvero solo ora di quanto siano vere le mie parole. Il suo profumo mi avvolge completamente, leggermente modificato dalla fragranza più forte ma comunque fresca del “Blu” di Bulgari. Riconoscerei quel profumo tra mille, ormai.
Trattengo con un enorme sforzo l’istinto di tuffare le dita tra i suoi capelli per non spettinare il suo disordine studiato e ingellato, e le faccio scivolare lungo la sua giacca prima di chiuderle dietro la sua schiena mentre mi bacia tenero e delicato dando l’inclinazione giusta al mio viso con le dita sotto il mio mento.
Pur trattandosi di una serie di baci all’apparenza casti, il desiderio non manca di certo. Lo posso percepire forte e chiaro da come non si limiti a sfiorare le mie labbra e schioccare veloci bacetti corti e misurati, ma le lambisca con le sue pur non schiudendole mai a sufficienza per approfondire il bacio.
Io sono perdutamente innamorata dei suoi baci. Così dolci e delicati ma allo stesso tempo impetuosi e pieni di passione. Il modo in cui guida le mie labbra a muoversi con le sue è qualcosa di assolutamente fantastico.
So che sembrano descrizioni banali e affrettate le mie, fatte quasi senza impegno nella ricerca del vocabolo corretto ma la semplicità della bellezza non ha bisogno di essere elogiata con altisonanti paroloni. Se dico che i suoi baci sono meravigliosi intendo proprio che sono meravigliosi, qualcosa che mi meravigliano sempre lasciandomi senza fiato per la loro intensità.
Sto restituendo ai baci un’importanza che avevo ormai dato talmente per scontata che mi sembrava quasi che fosse normale dire che i baci sono importanti per una coppia. Peccato che il suo modo di baciare mi abbia sottolineato quanto lo pensassi solo per sentito dire.
E invece ora…lo ripeto, sono perdutamente, follemente, indiscutibilmente e irrimediabilmente innamorata dei suoi baci.
E di lui? sono innamorata di lui?
- ah-emm…ragazzi…- ci chiama la voce di Jack da qualche parte attorno a noi. Dove precisamente non lo so proprio dire. Forse da una galassia vicina.
Con riluttanza estrema ci stacchiamo, ma non mi nego assolutamente il capriccio di continuare a legarlo a me con le mani dietro la sua schiena appena sopra la cintura e di appoggiare la fronte alla sua mascella ispida di barba terribilmente sexy.
Stavo per chiedere a Kell e a Jack cosa ci facessero qui, quando una voce mi sbatte addosso sperando, probabilmente, di darmi un primo colpo mortale con la sua onda d’urto.
- tu! sei tu la ragazza del giornale!-
È ufficiale: Gozzilla ha dei capelli biondo cenere, un vestito color verde pastello da damigella e ha sedici anni. Incede con passi rapidi e pesanti sulla passerella di legno senza mai incastrarsi nemmeno una volta con i tacchi a spillo nelle fenditure tra un’asse e un’altra. Incredibile quanta abilità concentrata in una sola persona.
- ti prego, Ale, salvami. Le ho già fatto un autografo, concesso una foto e le ho persino dato un bacio sulla guancia ma mi perseguita- piagnucola Rob girandomi leggermente per farsi proteggere da me. Forse non aveva proprio capito che quella da proteggere ora ero io. Chi mi assicurava che Deb non avesse un serramanico nel laccetto alla caviglia dei suoi sandali?
- tu! sei tu la ragazza della foto e non mi hai detto niente!- mi grida addosso sconvolta non so se con il viso paonazzo per via della rabbia o delle lacrime che trattiene. Dal suo sguardo assassino, direi la prima.
- sarebbe stato diverso se te lo avessi detto?- chiedo retorica lasciando perdere la schiena di Rob per nascondermi dietro di lui.
A) lui è l’uomo e io la donzella in pericolo;
B) Deborah non avrebbe mai fatto a fette l’oggetto del suo desiderio più profondo, quindi a conti fatti lui era più al sicuro di me.
- qualcuno si degna di spiegarmi?- chiede Rob confuso indietreggiando.
- niente…Deborah ha visto le foto che ci hanno scattato ieri su un giornale e… vuole uccidermi perché è la presidentessa del tuo fan club - riassumo brevemente cercando di ignorare i due spettatori che ridono bellamente di me e delle mie disgrazie. Ancora una risatina e gli avveleno l’aperitivo. Poi col cacchio che potranno essere ammirati ancora sul grande schermo!
- ah… ora… è tutto più chiaro…- articola Rob, girandosi a cingermi le spalle con un braccio, mentre io cerco di fare di tutto per non essere a portata di pugno.
- emm… Deborah…ti chiami così, vero?- dice zuccheroso cercando di tranquillizzare Cerbero.
- si- ringhia lei non perdendomi d’occhio nemmeno un secondo sicuramente passando mentalmente al vaglio tutte le sue conoscenze in tema di torture medievali apprese nei film.
- posso… posso fare qualcosa per convincerti a darti una calmata?-
- si, lasciala e mettiti con me-
- qualcosa di realistico-
Deborah si blocca, forse fermata dal fatto che Rob ha appena messo fuori discussione il fatto che lui possa mai lasciarmi o forse registrando il fatto che Robert Pattinson in persona e non formato poster, ergendosi a genio della lampada improvvisato, le abbia dato la possibilità di esprimere un desiderio.
Per un attimo lo squadra con sospetto, cercando un tentativo di fregatura che so per certo non esserci. Non credo che Rob sia tanto scemo da scherzare di fronte a una fan talmente inferocita che potrebbe competere con i tori dell’encierro di Pamplona.
- tutta la giornata con me più un pacchetto di dieci baci- spara lei incrociando le braccia al petto e spostando tutto il peso su una gamba sola.
- cala- risponde lui, chiedendole di abbassare la posta con uno sbuffo.
- giornata e cinque baci-
- cala-
- tutta la giornata con me-
- cala-
- mezza?-
- cala!-
- un’oretta?-
- cala ancora!-
- uff…-
- ti concedo un ballo -
- che genere di ballo?-
- un...lento - soffia rassegnato e afflitto Robert abbassando la testa. Forse avrebbe voluto dire cala ancora una volta.
- posso dire “alza a due”?-
- no!-
- ok, vada per il lento- sbuffa rassegnata Deborah. Chissà come mai in questo momento mi viene in mente un bozzetto di lei in versione manga con le stanghette della disperazione sopra la testa e lo sfondo grigio piombo.
- e lasci stare Alessia, altrimenti dimezzo la durata della canzone- continua Rob stringendomi a sé, come se avesse paura che Deborah in un raptus di follia potesse mai strapparmi dalle sue braccia. Il bello è che non sa quanto i suoi timori fossero fondati.
- così non vale!- mugola pestando un piede la damigella tornata ormai a colori un po’ più banali del viso. Il rosa shocking fa sempre un certo effetto, si, ma il rosa pallido è molto più adatto come colore del viso.
- prendere o lasciare- dice Rob, non concedendo margine di trattativa.
Deborah sembra valutare attentamente il suo avversario, pesando con cura i pro e i contro della situazione. Rob, dal canto suo è risoluto e non accenna a dare segni di cedimento.
- uff…andata- lascia Deborah abbandonando esasperata le mani lungo i fianchi.
Anche il petto di Robert, sotto il palmo della mia mano, si sgonfia rilasciando un sospiro di sollievo. Come si dice? Scampato pericolo.
Per l’ennesima volta, sto per chiedere a Rob come mai ci siano anche i suoi amici, quando una voce gracchiante proveniente da un megafono mi richiama all’appello.
- cercasi testimone della sposa immediatamente!!! E sarebbero gradite anche due aspirine - gracida la voce di Stephanie sopra le teste degli invitati, resa molto più minacciosa del solito dall’effetto megafono.
- devi già andare?- mugola Rob sconsolato facendo un broncio tenerissimo.
- si, ma torno, tesoro. Il dovere mi chiama -
- sarà meglio per te. Ora, corri in fretta da Beckie, ma non ti fermare a parlare con nessuno, tieni gli occhi a terra e soprattutto non ti fermare troppo tempo nello stesso punto. Potrebbero saltarti addosso in meno di un nano secondo se ti fermassi a dare troppa confidenza. Sei talmente bella che le guardie del corpo servirebbero a te oggi - dice serio Rob attorcigliandosi al dito uno dei ciuffi studiatamente disordinati che sfuggivano dal mio chignon alla base della nuca.
- ma quanto esageri- soffio sulle sue labbra prima di lasciargli un piccolo e castissimo bacio.
- per niente - risponde restituendomi un bacio identico al mio prima che venissi trascinata via da Deborah.
- potresti almeno non baciarlo davanti a me? non vorrei vomitare sul tuo vestito, Ale - sibila minacciosa mentre quasi corriamo da Beckie.
Più per fretta che per altro, mi trovo a esaudire la richiesta di Rob di tirare dritto e non guardarmi troppo in giro, puntando direttamente alla tenda della sposa.
Cercando di non aprire troppo le tende concedendo ai soliti curiosi che cercavano di sporgersi per buttare un occhio all’interno, scivolo tra le tende del gazebo e noto con dispiacere che Stephanie è riuscita a buttare nel cesso tutto il nostro lavoro di autoconvincimento e rassicurazioni. Quella che mi trovo davanti è una Beckie che si aggrappa con le unghie al palo centrale della tenda, mentre viene tirata per la vita da Stephanie che ormai ha tutto il vestito spiegazzato e l’acconciatura che sta per andarsene a quel paese.
- Beck è quasi ora di cominciare!- ringhia tra i denti Steph nello sforzo di trascinare la sorella davanti all’ingresso del gazebo per poi farla uscire.
- col cacchio! Io la fuori non ci vengo!- quasi grida Beck rinsaldando la presa sul palo.
- ma ti devi sposare!-
- magari un’altra volta, eh! -
- Rebecca Sophie Bloomers! Molla quel palo prima che ci caschi il tendone in testa e pianta il culo sulla sedia!- le ordino minacciosa staccandole a una a una le dita dal palo. - E voi filate fuori e dite a tutti che stiamo per cominciare- abbaio alle altre.
Devo essere abbastanza convincente quando mi incavolo, perché le tre damigelle scappano con lo sguardo del terrore manco fossi stata una posseduta. E beh…sono soddisfazioni!
- Beck, per l’ennesima volta. Non c’è niente di cui aver paura, è chiaro?- dico sistemandole di nuovo il velo che si era leggermente sgualcito.
- scusa Ale…è che quelle pazze isteriche mi hanno messa un’ansia addosso…- sbuffa insaccandosi nelle spalle sconsolata. – Hanno iniziato a commentare gli invitati, il fatto che quella stronza di Alisha già si stia fregando il fiori dai cuscinetti accanto al passaggio… Deborah che perseguitava uno degli invitati che presumo sia Rob…sarà un disastro, me lo sento- sbuffa.
- ma che te frega di Alisha, Deborah o di che fanno gli invitati? A te deve importare solo di focalizzare la tua attenzione nel mettere i piedi uno davanti all’altro senza inciampare e di arrivare davanti al prete, stop. Nessun altro pensiero che non sia per Luke è accettato, intesi? Siete tu e Luke. Punto-
La faccio alzare e le sistemo le pieghe della gonna, del velo e le controllo il viso a caccia di sbavature nel trucco che non trovo. E dovevo aspettarmelo che usasse i trucchi waterproof oggi!
Quando confermo che tutto è a posto, do l’ok a Stephanie che si assicura che tutto sia pronto per poi farmi cenno di uscire con la sposa.
- Beck, guardami- la chiamo prendendole le mani tra le mie. Aspetto che alzi lo sguardo su di me e rinforzo la presa sulle sue mani quando le sento tremare violentemente sotto le mie.
- andrà tutto bene, te lo prometto-
Cerco di infonderle coraggio, ignorando il fatto che anche io inizi a sentirmi un po’ emozionata e insicura. Sono diventata un catalizzatore delle sue emozioni ormai, le rifletto peggio di uno specchio e le percepisco uguali alle sue. E’ il momento più importante della sua vita.
Ci stringiamo in un ultimo abbraccio muto prima di guardarci negli occhi e farci forza per uscire.
Non riesco a descrivere quello che provo in piedi con lei tenendo la sua mano stretta nelle mia davanti alla passerella. È una sequela di emozioni talmente intensa e talmente vasta che è impossibile anche solo tentare di scinderle l’una dall’altra e provare a elencarle.
Mi concedo una piccola parentesi egoistica di mezzo secondo per desiderare tutto questo anche per me in un futuro.
Avanziamo seguendo il ritmo dettato dalla marcia nuziale, passando in mezzo alle due file di sedie bianche, tenendo lo sguardo fisso sul piccolo arco carico di fiori bianchi sotto cui si trova il pastore e, dietro di lui, un mare relativamente calmo.
Luke è assolutamente impeccabile e bellissimo nel suo completo di lino bianco panna. Di una semplicità estrema ma altrettanto elegante e del tutto adatto a una cerimonia sulla spiaggia.
Se solo Matt fosse qui…
Nemmeno il tempo di formulare il pensiero che i miei occhi si distolgono dall’altare per seguire i ghirigori invisibili che una piuma bianca disegna nell’aria davanti a noi, all’altezza delle nostre ginocchia.
Seguo le spirali delicate che ci fanno strada verso l’altare e sento la stessa sensazione strana che ho provato nell’ufficio del signor Brandon.
Quando lascio la mano di Beckie per posarla su quella di Luke, la piuma si alza e gira una volta attorno alle mani intrecciate dei miei amici prima di posarsi, piccola e leggera sulla spalla di Luke.
C’è, è qui.
Matt c’è.


fine prima parte...

i link di oggi :)
Ale e Beckie uscite di casa
casa di Beckie
abbigliamento Ale e Rob
Beckie
Luke
Kell e Jack ( Kell da immaginare proprio con quei capelli)
damigelle (il vestito è uguale per tutte e tre, ma con tonalità diverse di verde)
film che ale e matt stavano guardando









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Capitolo 31
*** capitolo 31 ***


capitolo 31 Confesso, sono rimasta un tantino delusa lo scorso capitolo. Tante visite e pochi commenti. Credevo attendeste il matrimonio di Beckie… va beh. Confido che la maggior parte di voi si sia voluta trattenere e attendere questa seconda e ultima parte.
Come alcuni di voi già sanno, ho stilato la scaletta definitiva della ff e sono praticamente certa, salvo ispirazioni improvvise e irresistibili, che conterà di 46 capitoli compreso l’epilogo.
Vi ricordo di tenere d’occhio il blog per aggiornamenti, avvisi e teaser.
Anche stavolta ci ho messo quasi una settimana a scrivere questo capitolo e, come al solito ho lasciato indietro un po’ di cose da fare, come recensioni e letture, ma sapete com’è…studio e regali di natale, nonché mobili da montare dell’ikea… faccio il possibile.
Questo capitolo è lungo praticamente quanto il precedente e giunge il doppio pov. Fossi in voi presterei particolare attenzione alla prima parte delle riflessioni di Ale, saranno utili più avanti e vi faranno capire molte cose, almeno credo.
Dedico questo capitolo a tutte le mie amiche, twittergirls e Cullenson, ma in particolare alla mia Nu, che so che lo attendeva con impazienza (spero di essere stata all’altezza maestro, anche se ho dovuto edulcorare parecchio per via del raiting) e alla mia Crostatina, che nonostante la sua settimana un po’ difficile è riuscita comunque a starmi accanto e incoraggiarmi a proseguire.
Ragazze vi voglio bene!!!!
 
Recensioni:
 
cricri88: mbare!!! Perdonami ma io chiedo sempre scusa per tutto. Mi sembra sempre di togliervi troppo spazio e io… mi sono affezionata a voi. Anche se il commento è serio (e sai quanto adori i tuoi deliri) volevo dirti che mi si è allargato il sorriso fino alle orecchie quando ho letto che ti sei legata alla mia ff non solo per Rob ma anche per la storia di Ale. Davvero, ne sono proprio felice soprattutto per un fatto. Io ho letto poche storie su Rob, si possono davvero contare sulle dita di una mano, ma principalmente perché, perdona il pensiero da tredicenne esagitata e stupida a ventidue anni suonati, già pensare al fatto che non sai nulla di lui, della sua vita sentimentale… insomma credo che tutte noi ci perdiamo a sognarlo a occhi aperti e di certo non ci immaginiamo come amiche. Leggere ff in cui lui vive storie d’amore con ragazze che non sono la tua immagine… beh… se in più sono scritte con poca attenzione mi da ai nervi sul serio.
Quando ho iniziato a scriver questa, confesso, l’ho fatto per un esperimento. Il personaggio di Ale è già protagonista di un altro racconto che sto scrivendo e ci tenevo a vedere se potesse funzionare. In più ho legato l’istinto di vedere un Rob reale, che si muove, parla e si complessa che mi è nato dopo aver letto la sua biografia.
Ale è un personaggio davvero speciale per me, quindi… grazie :)
Sono felice anche del fatto che tu ti possa ritrovare molto in Beckie :) l’ho detto che è una summa di tutte le mie amiche, e dentro ci sei anche tu, come già sai (certo ho tralasciato di farla parlare in siciliano… va beh… tenterò l’esperimento, magari)
Per la piuma…te lo auguro. Ti auguro di vederla :)
Grazie mille per i complimenti mbare!
 
Marika_bd: il tuo commento sulla piuma mi ha commossa davvero!*__* grazie! La scena della preparazione della sposa non potevo non scriverla, mi tentava troppo! E la ragazzina isterica… fidati è quasi tutto reale :D
 
Cicci12: quanto entusiasmo!!! :D l’organizzatrice di matrimoni?? Addirittura?? XD grazie, grazie :) cerimonia e rinfresco… ovvio che ci sono, anche se, lo ammetto, la cerimonia sarà solo accennata per i motivi che leggerai. Spero ti piaccia comunque :) Rob lo farò meno martire stavolta, giuro!
 
Vannyp1987: non hai ancora capito il finale? Me tanto contenta!!!!!! Vuol dire che non sono poi così prevedibile come credo di essere… questo chap ti darà forse qualche delucidazione, o almeno un chiarimento di quello che succede ad oggi nella testa di Ale. spero ti piaccia :)
 
Vero15star: sono davvero felice ti sia piaciuto. Ti giuro mentre scrivevo pensavo, qui Vero appena vede un ricordo così lungo fa i salti di gioia! È meglio che quella li se lo ricordi… fin’ora solo vi ho fatto solo intuire cosa senta Ale da quando sta con Rob, sempre per la sua politica del non pensare…spero però che leggendo questo capitolo qui tu possa iniziare a capirla un po’ di più e non giudicarla troppo severamente.
 
Sophie88: lo so! ma siamo di nuovo ai nostri soliti discorsi! :D sai che il senso di colpa è un po’ come il mio fidanzato. C’è l’ho sempre addosso, vuoi forse separare quest’eterno amore che ci lega? Hai visto? Non ti ho fatta fuggire, ma almeno uno dei tuoi siparietti comici te l’ho lasciato. Ti giuro, ridevo come una matta immaginandoti attaccata a quel palo! XD e stavolta ti faccio fare anche la zia! Un bacione grosso grosso!
 
Romina75: ciao carissima!!!! Scusami ancora ma avevo un po’ da fare…. Gli esami… attendo gli esiti! Ho letto il tuo capitolo, ma aspetto di avere un momento di calma e concentrazione per recensirtelo a dovere :) non temere ce la farò! :P
Su Matt spirito… non posso assicurarti nulla. Ho un paio di idee una che vanno in senso opposto all’altra quindi… bo! Lei si sta innamorando di Rob?? Ehhhhhhhhh! Bah chi lo sa… io ho scritto qualcosa in questo chap, dimmi poi cosa ne pensi. Innamorata o no?:)
E ora che fai? Mi leggi nel pensiero pure? Volevi la loro prima notte insieme? è già tutto programmato tranquilla! :) arriva, arriva. non potevo non scriverla, anche se spero di esser stata all’altezza, le scene di sesso non sono propriamente la mia parte forte. Io AMAVO Vicini di stupid lamb e ti giuro, darei un braccio per scrivere come lei! ho dovuto salvare il raiting arancione però…quindi… spero di averti trasmesso lo stesso qualcosa :). Un bacione! Stasera mi metterò con calma sulla tua recensione. Essendo l’ultima volevo metterci un po’ più di cura e attenzione :). Un bacione cara!
 
Winniepoohina: Pooh!!!! ormai per me sei Pooh e stop :) puoi taggarmi tutte le volte che vuoi, non mi formalizzo :D anzi… essere citata è qualcosa di emozionante, davvero!
Ti devo scrivere una recensione coi fiocchi quindi ti prego, sii paziente che giungerà! Ieri mi sono messa a finire questo chap tutto d’un fiato eh… già tanto se ogni tanto trovavo il tempo di respirare.
Cmq inconsciamente ho fatto esattamente a metà con il capitolo :) tante pagine anche per questo! Spero ti piaccia! Un bacione!
 
Enris: semplicemente grazie! Sono felicissima del fatto che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia emozionata. Ecco la seconda parte, sperando che sia all’altezza delle tue aspettative :) il rapporto Ale-Beckie è assolutamente quanto di più reale ci possa essere, te lo garantisco. C’è molto di me in questa storia, soprattutto riguardo a Beck :)
 
Smemo92: in sostanza? Ti è piaciuto! :) ne sono strafelice! Davvero davvero davvero ! ti confesso che era uno dei capitoli che temevo di più. L’ho aspettato tanto, come la scena della morte di Matt, quella del bancone… e ho scritto con l’insicurezza di non renderla esattamente come avrei voluto. In effetti il rischio di questi capitoli è proprio questo: per noi scrittori non è mai abbastanza. Spero di aver continuato sulla retta via e che anche questa Ale e questo Rob ti piacciano :) personalmente li adoro!
Sono contenta ti sia piaciuta la parte Beck che ricorda Matt. Volevo sottolineare come Ale non fosse l’unica a sentire la sua assenza, perché cmq era un ragazzo che aveva anche degli amici e una vita e Beckie… mi sembrava l’amica più sincera a cui farlo raccontare.
 
Skitty: grazie mille cara :) davvero grazie! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Spero continuerà a farlo e che i pensieri di ale nei confronti di rob ti piacciano anche stavolta. Saranno molto contorti ma… spero di non esser stata troppo criptica.
 
Lazzari: grazie mille per i complimenti. Scusa se non sono lunga nella risposta ma credo tu preferisca avere una risposta sui sentimenti di ale nei confronti di Rob direttamente dal capitolo che sto pubblicando. Finalmente i pensieri di ale si apriranno in parte :)
 
Maryellina: tesoro!!!!! Anche tu!!!! dai che ora inizio a sentirmi importante!!! Ho cercato di fare il prima possibile per pubblicare questo capitolo :) visto? Un giorno di anticipo sull’altro! non vedo l’ora di sapere che ne pensi!.
 
Fallsofarc: crostatina! Perdonami se sto rimandando la recensione ma giuro che stasera mi ci metto d’impegno. Voglio scrivere qualcosa di decente e smontare pezzo per pezzo le accuse contro di te. ne ho di cose da dire e voglio scriverle bene!
Ti stai allenando per far diventare le recensioni uno sport olimpico, per caso? È infinita!!!!!
Lo so, ho la tendenza a demoralizzarmi e in questo caso ti giuro, meno male che ci sei tu! sono anche un po’ Rob, oltre che Ale, se non si è capito. I complessi e le insicurezze sono parte integrante della mia persona.
Tu sai già che faccina avevo mentre leggevo il tuo commento sulla parentesi Matt, tipo questa *__* ma resa in msn rende di più!
Tu però mi vuoi far morire! davvero un libro? Intendi un libro vero, di quelli con le pagine, i fogli rilegati, i numerini sotto e l’elenco dei capitoli alla fine?? *__* sarebbe un sogno, Chia, un sogno!
Cmq… cosa sarebbe questa storia che sono sadica nei confronti di Rob?? Cioè… dici che sono sadica se non lo faccio scopazzare in giro? Ehhhhh lo so è uno spreco ma tu conosci il futuro sai tutto di questa storia e quindi… sai! Il finale di 40 giorni e 40 notti è giunto!
Cmq ci hai preso. Ci conosciamo da poco, è vero, ma sai molte cose di me. L’odio di Beck per Ale all’inizio è reale. Mi è capitato e mi capita sempre. Sono gelossissima dei miei amici e ho sempre paura che me li portino via. E si…anche la chiacchierata di Ale e Beck è reale. È una delle mie paranoie tipo mensili nei confronti di Angela.
Io non so più che dirti tesoro mio! Abbiamo parlato così tanto di noi che sai già quanto la tua recensione mi abbia commossa in ogni riga. Quasi piangevo, anzi, togli pure il quasi!
Vorrei solo poterti essere più vicina, ma ricordati che con il cuore lo sono sempre e in ogni momento e che qualsiasi problema ci sia chiama e io corro!
Ti voglio bene crostatina :) tantissimo!
 
Sorellina mia deb: cavolo! Un papiro egizio è stato ritrovato sulla mia pagina autore! Dovrò portarlo al museo! È lunghissimo Deb!
Allora, già te lo volevo dire, l’H l’ho aggiunta di proposito per americanizzarti almeno un po’! ti fo notare che ho storpiato anche il nome delle altre nostre due compari!
Io ho sempre detto di essere Ale quindi… i complessi e i sensi di colpa dovevano arrivare prima o poi! Certo fossi anche la strafiga che è lei…ah che roba!
Cos’ho da dire sulle foto attaccate al letto? Nulla! Il mio ne è tappezzato! Piuttosto tu! è inutile che ti offendi! Le reazioni esagerate sono parte di te! :D e sono anche divertenti, indi per cui… dai che ti ho fatta più normale stavolta :) e per il fatto del tenerla sotto spirito… non ho resistito. Te la ricordi la storia del tatoo con la scritta??? Io quasi ci credevo!
Per quanto riguarda la tua aggressione… so benissimo che avresti fatto di peggio! Ti conosco! Però felice di sapere che il serramanico lo tieni nella giarrettiera, almeno saprò regolarmi sui tempi di fuga!:)
So anche che non avresti chiesto un bacio sulla guancia ma… salviamo la castità! Sono sempre io la puritana! E poi, in ultimo… niente… dovevo dirti ancora una cosa ma me la sono scordata. È mezz’ora che ci penso ma non me ne sovvengo. Va beh, appena me ne ricorderò te lo dirò!
Sono contenta che tu sia tornata! Un bacio grande grande!


seconda parte....




Alessia pov: near to you



È come un sogno. Un sogno che però non so dire fino a che punto sia bello o brutto.
È come stare sospesi tra passato e presente senza essere né da una parte né dall’altra.
Sono in un limbo.
L’unico suono che rimbomba nelle mie orecchie è il sordo battere del mio cuore e la sua eco.
Tum…
Tum…
Tum…
Regolare. Tranquillo. Ma confuso. Troppo confuso.
Guardo quella piccola piuma posata sulla spalla di Luke e so che è lui. Lo so. Lo sento.
Esattamente come sento gli occhi di Robert addosso. Li sento come se fossero mani che mi accarezzano ogni centimetro di pelle, come se scorressero sul mio corpo più lievi e delicate della seta che mi veste.
Però sento anche una leggera brezza tra i capelli e mi ricorda un altro tocco, uno diverso… gentile… ultraterreno…
Ricordi di quello che è stato filtrano tra le crepe del mio cuore. Percepisco le ferite aprirsi e le pareti del cuore trasudare rimorso.
Allo stesso tempo farfalle invisibili lacerano il mio stomaco, sbattendo furiose le proprie ali. Troppa energia per poter essere contenuta in un misero organo. Si librano con così tanta forza che potrei giurare stiano cercando di scavarsi un tunnel per uscire ed essere finalmente libere.
Il dolore è troppo forte, il tormento troppo grande, il rammarico un qualcosa di troppo prepotente per essere vinto.
È come se il mio corpo fosse costituito da solo tronco. Mani, braccia, gambe...collo…testa… non esiste nulla. Solo questo battere regolare e assordante e questo movimento incessante che per qualche strana ironia pulsa similmente al mio organo cardiaco.
Stomaco e cuore si comportano allo stesso modo: pulsano…suppurano…dolgono.
È il dolore del momento prima dello strappo. I punti tirano, la ferita sotto di essi si allarga e i lembi di carne che cercano di coprirla si sfilacciano man mano che i punti affondano. Non sopporta più lo stato di tensione, ma regge.
È uno scontro alla pari, ma molto doloroso per il campo di battaglia.
Tum…
Tum…
Tum…
Io che non riesco a staccare gli occhi da Matt e quelli di Rob che continuano a fissarsi su di me, chiedendomi incessantemente di voltarmi a incontrarli.
Per un attimo riesco addirittura a oltrepassare la piuma e a vederlo ma so benissimo che è solo suggestione questa volta.
Il desiderio di rivedere i suoi occhi neri è un sentimento talmente amaro che non fa che stracciarmi ancora di più il cuore, facendo tirare i punti con cui ho chiuso le crepe delle pareti che si erano rotte una notte di fronte a un distributore automatico di sigarette.
Allo stesso tempo la voglia di incrociare nuovi occhi lotta in senso contrario, cercando di tenere strette quelle pareti, rinforzando i miei punti messi su maldestramente.
Lo scontro che si sta svolgendo all’altezza del mio petto inizia a diventare insopportabile e tutto quello che mi trovo a sperare è che finisca presto.
Non mi importa se in un modo o nell’altro, basta che questo strazio cessi.
Ricordi confusi si susseguono davanti ai miei occhi. Occhi neri e occhi azzurri si rincorrono e sostituiscono veloci davanti ai miei. Si sovrappongono, si guardano con intesa, si legano, si sciolgono, mi cercano, mi parlano…dettano un battito nuovo.
Tum…tum…tum… nero…
Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum…azzurro…
Tum…tum… ancora nero…
Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum… Tu-tum…tu-tum...tu-tum…tu-tum… ancora azzurro… più forte… più scuro… più impetuoso… l’acqua che sommerge la roccia.
Ci si infrange, si rompe sulla roccia, la bagna e la leviga. Intanto la marea e la forza dell’acqua stessa si alzano sommergendo completamente la roccia…ogni tanto il pinnacolo della roccia lavica spunta, prima di essere sommerso ancora.
La bassa marea riporta a galla centimetri di pietra, ma sono attimi… questione di ore che sembrano troppo brevi e sarà sommersa ancora.
Allo stesso modo il nero e l’azzurro degli occhi dei due uomini che amo si sommergono e riemergono.
Amo…
Amo la roccia. Amo da sempre la mia roccia lavica e l’ho sempre amata. Col tempo si è trasformata in una splendida pietra di onice lucida e preziosa…ma… me l’hanno rubata.
L’acqua si sta facendo largo, riempiendo ogni parte di me, come solo lei sa fare… calda…sempre calda…dove passa torna vita nelle caverne che si erano trasformate in roccia calcarea.
Lo sento…Manca poco e raggiungerà la grotta di smeraldi, zaffiri e diamanti, la sala del trono del re del mio cuore. Un trono su cui ora siede un fantasma.
Non voglio che il mio fantasma anneghi. Voglio proteggerlo ma allo stesso tempo bramo un nuovo re. Uno vivo, che riporti sangue nelle mie caverne e riempia di vita il mio castello.
Il fantasma non se ne andrà mai da quello che era stato il suo regno, ma vuole cedere la corona. Sono i sudditi che sono dubbiosi e impauriti.
I miei sentimenti sono timorosi di fronte al nuovo sovrano del mio cuore. Temono di dimenticare il precedente monarca. Il più grande, il magnifico…il condottiero dall’armatura splendente.
Se il nuovo sovrano non fosse all’altezza? Se mi facesse dimenticare totalmente il mio grande amore? Se cattivo ed egoista non se la sentisse di dividere la sua sala del trono con un angelo?
O forse è solo il mio castello che è indeciso nell’abbassare di nuovo il suo ponte levatoio?
Amo l’acqua? Amo il nuovo re dagli occhi celesti e sorridenti?
Desidero il nuovo re, gli sono molto affezionata, lo bramo e lo sogno tra le mie lenzuola ma sono restia a concedergli il trono. O almeno… credo di esserlo.
La piuma è ancora li, sulla spalla di Luke mentre il pastore inizia il suo sermone, incitando gli sposi a un amore sano ed eterno, un amore duraturo e solido ma soprattutto fedele.
Ecco la parola che cercavo: fedele.
A chi va la mia fedeltà? Quando decade il mio vincolo? Posso ristabilirne uno nuovo o il precedente legame sarà valido a vita?
- L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso... L'amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore. L'amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta- dice la voce del pastore in un mondo che in questo momento percepisco troppo lontano dal mio.
L’amore è sempre pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?
La certezza degli occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.
Ma è questo quello che provo ora? È amore? è davvero amore?
Non lo so… l’unica certezza che ho è il piacere della sua pelle sotto le dita, della sicurezza delle sue braccia e della forza dei suoi occhi. Della tenerezza del suo sorriso e del sostegno delle sue parole, del fremito che si libera come un canto sotto il suo tocco.
Tutto questo è amore?
Lo si può chiamare amore?
Posso dire “ti amo” a quello che si presenta e io stessa presento al mondo come il mio uomo?
No…non credo di poterlo mai più dire in vita mia. Vorrei tanto, ma la paura mi impedisce di farlo.
Sento la voce sussurrata di Beckie pronunciare felici quelle due paroline e sembra davvero così facile da fare.
Sarebbe semplicissimo tentare l’esperimento con Rob, ma… se non fosse così? se io ora dessi il nome di amore ai miei sentimenti per lui…come faccio a sapere che si tratta realmente di amore?
Sto pensando troppo.
La mia regola del non pensare è andata a farsi fottere un’altra volta. E dire che nemmeno due ore fa mi ero ripromessa di riprendere questa saggia politica e aspettare che il tempo agisse per me e mi dicesse cosa fare.
Ora penso. E anche troppo. E sto male, e vorrei piangere e scappare. Vorrei sparire.
Si, questo vorrei. Sparire.
Vorrei esser scivolata giù da quel balcone e non avere più un corpo da trascinare avanti su questo pianeta di cui calpesto erba di cui non sento il profumo, di cui respiro aria in cui non sento vita, di cui bevo acqua ma non sento sostentamento.
Vorrei non ubriacarmi di sentimenti confusi che mi distolgono dal ricordare e dal soffrire, ma la droga che mi sono scelta è troppo buona e irresistibile per sprecarla e non assumerne.
Robert è la droga perfetta per tenermi in vita. Mi da dipendenza e mi fa sentire forte ed euforica, ma appena mi lascia, anche solo per poco tempo…la voglia di essere scivolata giù da quel balcone o di aver avuto il coraggio di incidermi le vene dei polsi anziché lanciare via il coltello da me…
La lama affilata del tagliacarte mi era sembrata molto attraente quella sera. L’argento lucido rifletteva un taglio della mia immagine alquanto desolante. Ero sola.
Lui non era li a rimirarsi con me, c’ero solo io. E ogni volta che con la punta del mio dito sfioravo la lama, riuscivo a immaginarci il rosso del mio sangue sopra e vedere nel suo luccicare un’immagine di me e Matt insieme.
Era iniziata col sangue, perché non finirla nel sangue? Le mie mani ne sarebbero sempre state sporche, per quanto le lavassi.
Ma quando ho appoggiato la lama al polso, non ho avuto il coraggio di incidere a fondo, rinunciando alla possibilità di raggiungerlo.
Quello che mi resta ora è un filo color avorio sul mio polso sinistro, un filo talmente sottile da sembrare un graffio. Ma c’è, prova della mia codardia.
Alessia la forte, l’impavida, quella che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, quella che se il mondo le da uno schiaffo lei gli mostra il dito medio con sfida e continua per la sua strada…quella Alessia si nasconde ora. Dietro una lama gettata via, dietro la balaustra di un balcone, dietro un uomo…
- ora puoi baciare la sposa- conclude il parroco.
La cerimonia è già conclusa e sento due mani forti e sicure afferrare le mie pochi secondi dopo che gli sposi hanno abbandonato il palco per ricevere le congratulazioni di amici e parenti.
- stai bene?- chiede la voce della mia droga personale, dolce e rassicurante come solo l’eroina può apparire quando senti il tuo corpo vuoto.
- si…- dice la mia voce riportandomi alla realtà. Sentirmi parlare, sentire che ho ancora un corpo da gestire mi ricorda dove mi trovo e soprattutto in che situazione.
- non è vero…c’è qualcosa che non va…- insiste Robert.
Più per convincere me stessa del fatto che io sia in grado di mentire anche ad altri oltre che a me, alzo lo sguardo da terra e incrocio i suoi occhi azzurri.
Bam! Un colpo secco e tutto è spazzato via. Tutto.
È come se fossi io stessa la pietra lavica, non Matt. Mi sommerge e mi travolge, mi fa desiderare di avere la sua copertura protettiva addosso. Mi fa desiderare con tutta l’anima che sia sempre alta marea.
- va tutto bene - dico scoprendo che in questo momento è vero.
Risponde al mio sguardo con uno poco convinto ma lascia correre, distendendo le labbra in un fantastico sorriso. Se questa è la mia droga…ben felice e fiera di essere una tossicodipendente.
Ritrovo aria e la sento fresca nei miei polmoni, ritrovo contatto e sento calore. Rivedo le sue labbra e ho voglia di lasciarmi sommergere anche da brividi che solo loro mi danno. I brividi della vita.
Quelli che appena li senti scopri di essere vivo e il minuto dopo, quando il contatto si perde, te ne fanno dubitare.
Cerco le sue labbra, le trovo, le lambisco con le mie e sento che forse…potrei anche innamorarmi di questo nuovo re dagli occhi azzurri e il sorriso gentile. Forse lo sto già facendo o mi sto illudendo di farlo.
Ma chissene frega! Non è importante definire il sentimento…basta sentirlo… e io lo sento… sento il fuoco che dalle mie labbra, accarezzate con passione dalle sue, si dirama e si va a congiungere con gli altri fasci di fuoco che partono dai punti in cui le sue mani mi toccano.
Vita…nuova vita… vera o fittizia che sia, mi piace troppo e io voglio gustarmela. A pieno.
Ingorda e insaziabile, mi stringo a lui respirando quanta più vita posso, fino a ubriacarmene.
Droga, illusione, affetto mascherato da amore o amore che si diverte a travestirsi da affetto misto a potente desiderio non mi importa. Ne voglio ancora. E ancora…e ancora…
- Rob, amico mio, il prete ha detto “puoi baciare la sposa” non fare i succhiotti alla bocca della testimone, e comunque non si stava riferendo a te. Mi permetti di ricordartelo?- dice sarcastica una voce alle mie spalle che scopro appartenere a Kellan solo dopo che Rob ha liberato le mie labbra dal massaggio che le sue, peccatrici,stavano inducendo in tentazioni molto più lascive di quelle consentite. La mia voglia di vita andava di pari passo con il mio desiderio di sentirlo totalmente addosso, affinchè terminasse il suo compito di trasfondermi nuove forze e nuovi sogni.
- se sei geloso puoi anche dirlo, Kell - gli risponde Robert con il suo immancabile sopracciglio sarcastico.
- certo che sono geloso! Tu pomici con la testimone mentre io sono condannato a passare fazzolettini di carta a Jack per i prossimi tre quarti d’ora. Perché mai non dovrei essere geloso?!- sbuffa Kellan con aria esasperata, porgendo un fazzoletto a Jack. Quest’ultimo lo afferra e si soffia rumorosamente il naso.
Cercando di rimettere metaforicamente parlando i piedi a terra, metto a fuoco la situazione e un Jack con gli occhi rossi e gonfi di pianto mi si para davanti in tutta la sua assurdità.
- Jack, non ci posso credere! Ancora?? Basta!!!- lo canzona Robert battendogli una pacca sulla spalla e prendendomi per mano, quella lasciata libera dal bouquet di Beckie che ho retto per tutta la cerimonia.
- che ci posso fare io se mi commuovo sempre ai matrimoni! Sono peggio del gas lacrimogeno per me! Ah, Dio mio che imbarazzo ogni volta!- impreca buttando la testa all’indietro e sbattendo le palpebre per cercare di fermare le lacrime.
Non so come accada. Non so che magia faccia Rob ogni volta che compare. Non so come faccia a spazzare sempre via i miei pensieri quando mi sta accanto, sta di fatto che ancora una volta, come poco prima, i miei pensieri li, ferma sull’altare dietro Beckie e a debita distanza da lei, volano via, come se fossero appartenuti a un’altra persona.
E mi trovo a ridere spensierata assieme a lui e a Kellan.
Insieme ci avviamo verso il gazebo grande per il rinfresco. Di tanto in tanto mi fermo a stringere mani e a ricevere complimenti non meritati per l’organizzazione del matrimonio, che riferirò a chi li dovrebbe ricevere, e sguardi certamente di compassione che però cerco di registrare come assolutamente privi di significati nascosti. So benissimo che tutti i miei conoscenti appena mi volto bisbigliano commenti sul mio conto ma non voglio ascoltarli. Non voglio far pena a nessuno. Non voglio la compassione di nessuno. Non voglio cattiverie gratuite da chi parla senza sapere.
Sicura della stretta di Robert, rido e scherzo con lui e i suoi amici, cercando disperatamente di vivere tutta la vita che mi ha passato.
- Jack…però dobbiamo trovare una soluzione a questo problema! Non è possibile che tu pianga ogni volta!- lo prende in giro Kellan con il tono di chi vuol dire “io comprendo”
- ma sentitelo! Quello che piangeva per la pubblicità del coccolino!- gli risponde per le rime Jack cercando di liquidare l’argomento, lasciandoci un Kellan molto imbarazzato che si passa una mano tra i capelli guardando il pavimento.
- ehi! Sfido chiunque a rimanere impassibile davanti a quell’orsotto così tenero!- si giustifica l’orso.
- si, come no. Tu piangeresti anche davanti alla pubblicità del Wallmart-
- e beh? Che c’è di male a essere un tipo sensibile?-
- che ne dite? Sarà il nostro turno di fare gli auguri agli sposi o gli alieni che li rapiranno sono in coda prima di noi?- interviene Rob, interrompendo il battibecco.
- forse è il caso che ci avviciniamo, altrimenti anche i mostri marini abbandoneranno gli abissi per fregarci il posto- risponde Jack, ritrovando la sua vena sarcastica.
Ci facciamo largo tra la folla assiepata attorno agli sposi e finalmente riesco a scorgere la testa velata di Beck. Sorride a tutti, anche a persone cui so per certo che preferirebbe cavare gli occhi e organizzarci una partita di biglie.
Luke risponde alle domande e riceve le congratulazioni con il suo solito sorriso imbarazzato e impacciato.
Di una cosa sono contenta, però. A parte la cara Deborah, nessuno sembra fare troppe scene per la presenza di Rob, Kell e Jack. Si complimentano, esprimono il proprio entusiasmo, spettegolano dietro la sottoscritta, ma a parte ciò restiamo relativamente tranquilli. In effetti, se così non fosse stato, avrei certamente fatto ricorso al giudice di pace del tribunale della suprema sfiga perché rischiare la vita come se fosse un gioco a premi era proprio un’ingiustizia bella e buona! Come se non bastasse già Deb!
Dopo qualche minuto ancora di attesa esasperata dietro una vecchia zia di Luke che non faceva altro che tastare i fianchi di Beckie per cercare di capire se per lei un’eventuale gravidanza sarebbe stata più o meno dolorosa, raggiungiamo gli sposi.
- Oh, Ale! Non ce la faccio già più!- sospira Beckie lanciandosi tra le mie braccia.
- e sei solo all’inizio- la canzono stringendola forte per ridarle un po’ di coraggio. Per lei questo ed altro.
- già, hai ancora una schiera infinita di vecchie zie che testeranno i tuoi fianchi- continua Rob dopo aver dato una pacca sulla spalla a Luke e avergli fatto le congratulazioni.
- non me lo ricordare! In genere vado matta per le famiglie numerose, ma in questo caso…se i miei genitori fossero stati figli unici non mi sarebbe dispiaciuto per niente - mugola disperata Beckie abbracciando anche Rob.
- si anche a me non sarebbe dispiaciuto… intendo per te Luke - si intromette Kellan scherzando con Luke.
- si anche a me dispiace per me - conferma Luke, stringendo la mano anche a Jack.
- vedi che allora avevamo ragione ieri sera?- scherza quest’ultimo facendo un cenno d’intesa agli altri tre compari.
- ragione su cosa?- chiede curiosa Beckie.
Guardo i quattro uomini e dalle loro facce deduco che siano rei di qualcosa che evidentemente è troppo da maschi per rendercene partecipi.
Quello che però è più che evidente è che Rob è riuscito in un altro dei suoi miracoli. Luke dopo Matt non aveva più partecipato a serate only man. Già era un pantofolaio cronico di suo, con tanto di diploma filigranato incorniciato ed appeso sul muro dalla sua parte del letto che gli avevamo fatto stampare io e Matt per prenderlo in giro, ma non aveva mai toccato livelli così bassi come in questi ultimi mesi. Il divano aveva preso la forma perfetta del suo sedere e i numeri dei tasti del telecomando erano ormai cancellati per via dello zapping selvaggio di cui aveva fatto un vero e proprio sport olimpico. Quando non lavorava, questa era la sua vita.
Vederlo ridere, scherzare e scambiarsi pugni e spallate molto cameratesche con altri ragazzi… fa sorridere sia me che Beckie, che ci guardiamo complici, alzando gli occhi al cielo esasperate dopo aver rinunciato definitivamente a capire la stupidità maschile.
È stupidità, non c’è nulla da capire. Quando si riuniscono in branchi, poi, è peggio che mai. Per un qualche stranissimo fenomeno fisico, di cui persino Einstein era vittima, quando un uomo trova un altro mammifero di sesso uguale al suo nei paraggi, è scientificamente provato che i pochi neuroni che ha li mette da parte, lasciandone solo uno a girare libero da un emisfero all’altro, entrando in comunicazione telepatica con il neurone dell’altro mammifero che gli si trova di fronte, facendo una specie di sinapsi in sistema wireless. Quando i maschi presenti sono più di due, il fenomeno si ingigantisce e se si è fortunati, con un’adeguata dose i uomini nello stesso metro quadro, forse si riesce a ottenere un cervello intero.
Non è una mia teoria, giuro. È proprio così! Certo che se nel gruppo fa la sua comparsa la playstation o un pallone da calcio… nemmeno un esercito intero di maschi riuscirebbe a formare una massa grigia perfettamente funzionante e quasi, e sottolineo quasi, simile a quella di una donna.
E me ne convinco sempre di più osservando a bocca aperta come Luke scherzi con i ragazzi.
L’essere razionale, posato e cauto si è trasformato in uno ridacchiante, un po’ buzzurro e certamente dotato attualmente di un neurone solo. Ma è fantastico!
E anche per questo c’è da dire grazie sempre e solo a lui: Rob. Il mio ragazzo, il mio tesoro, il mio am…ante.
- lascia perdere Beck. Io preferisco non saperlo- taglio corto lanciando un sorriso a Luke.
- già…forse è il caso di non pensarci- sospira tirandosi indietro il velo che iniziava a infastidirla. - tu Ale, tutto ok? Le scarpe ti fanno male? Il bustino ti stringe o ti fa troppo caldo…?-
- Beck ma ti sembrano domande da fare?- le rispondo tra i denti con un finto sorriso stampato in faccia. Rob appena ha sentito la parola bustino ha drizzato le antenne e spalancato la bocca. Se sapesse che la mia cara amica mi ha anche costretto a indossare un perizoma probabilmente la proporrebbe all’istante per la santificazione.
- ma che ne so io?! chiedevo! Io inizio già ad avere male ai piedi!- sbuffa aggiustandosi un po’ la gonna, un po’ il corpetto e un po’ la scarpa con movimenti ondulatori della caviglia.
- Beck, ma non te le puoi tenere per te certe cose? Sai com’è non è che siamo proprio sole- bisbiglio al suo orecchio perché solo lei possa sentirmi.
- dov’è? dov’è? dov’è mia sorella??-
Ecco che l’altro uragano impazzito della famiglia si catapulta sulla sposa, facendola tossicchiare dopo l’impatto che l’ha lasciata con il fiato mozzo.
- Stephanie… soffoco!- articola Beck battendo colpetti sulla spalla della sorella maggiore.
- ops, scusa…è che sono emozionata! Finalmente non sono più l’unica sposata della famiglia! Ora manca solo Dave!-
- Steph, Dave ha sedici anni!-
- si, lo so- sospira sconsolata Stephanie che già non vedeva l’ora di buttarsi nell’organizzazione di un nuovo matrimonio. La tradizione vuole che tutte le damigelle siano assolutamente nubili ma Beck ha fatto uno strappo alla consuetudine, dando la possibilità alla sua sorella preferita, e unica dato che aveva al massimo un fratello ancora, di indossare l’abito verde della damigella. Verde… io avrei scelto un altro colore, chesso…azzurro…ma lei voleva intonarli con il colore delle decorazioni sulla torta. E va beh… meglio stendere un velo pietoso.
- e li dimostra tutti, anzi. Anche meno! Sai dov’è ora il nostro caro fratellino? A tirare i capelli a Deborah, manco ne avesse cinque di anni!- sbotta Stephenie alzando i lembi del suo vestito per dirigersi a passo di marcia verso il fratellino contro cui Deborah stava lanciando ogni genere di imprecazione. Ah, la famiglia! Anche io con mio cugino ero cane e gatto, ma almeno nel mio caso era lui che se le prendeva sempre di santa ragione!
- Beck, forse sarebbe ora di…- inizio indicando i tavoli rotondi con il dito, cercando di dire che forse sarebbe meglio iniziare a far accomodare gli ospiti per il pranzo. Tocca a me l’ingrato compito di accompagnare ai tavoli. Fanculo a Mel e alle sue crisi nervose che le impediscono di darmi una mano!
Ma non faccio a tempo a finire la frase, perché un’altra signora anziana, probabilmente la bis-prozia della nipote della moglie del fratello del cugino acquisito, si avventa sulla sposa indovinate un po’?! con le mani dritte sui fianchi. Povera Beck! Questa storia delle vecchie zie potrebbe farmi riconsiderare seriamente l’opzione matrimonio e farmela inserire nella lista delle cose che non farò mai e poi mai nella mia vita.
- Oh cara! È stata una cerimonia stupenda! Quella frase di Romeo e Giulietta poi…ah…mi sono commossa, sul serio!- inizia la vecchietta con voce stridula.
- mi ha ricordato tanto il mio matrimonio con il mio Jhon, davvero. Certo io non avevo dei fianchi così stretti chiusi nel mio vestito da sposa! Ti provocheranno non pochi problemi quando partorirai cara, soprattutto se avrete un maschietto- continua la vecchietta, facendo quasi strozzare Kellan che cercava di trattenere le risate, mentre Jack e Rob non si degnano nemmeno di fingere di provarci.
Se c’è una cosa, una sola, su cui non bisogna toccare Beck, sono i suoi fianchi.
Una cosa che non sapete della mia Beck è che lei sia l’essere più complessato esistente in natura. È troppo bassa, troppo grassa (solo nella sua testa perché è un fuscello), con le caviglie troppo grosse, i capelli che non vanno mai bene…insomma…trova da dire anche sulle sue unghie. L’unica cosa di cui va fiera sono i suoi fianchi. Insiste nel dire che sono l’unica cosa buona che madre natura le ha concesso perché almeno si sposano bene con  la sua altezza e non le creano problemi con i jeans.
Vorrei sul serio aiutarla a non avere il crollo emotivo che è dietro l’angolo ad attenderla, ma Mel mi trascina via parlando di tavoli, di posti, e di casini vari per via del pro-zio che si rifiuta di star seduto accanto al cugino della moglie del fratello perché ai tempi delle elementari gli aveva soffiato la ragazza (in questo caso la bambina).
Forse quella che sta per avere un crollo emotivo sono io!
A malincuore abbandono i ragazzi che sono ancora li a godersi lo spettacolo che a quanto pare è meglio di un episodio di Saturday Night Life, e prendo in mano la lista dei tavoli. Beckie li ha fatti contrassegnare con diversi tipi di conchiglia, anziché usare banalmente fiori e frutti.
Man mano identifico i vari ospiti e gli indico il tavolo a cui prendere posto.
Dopo avermi visto con Robert, qualche zia di Beck che mi conosce abbastanza azzarda a tastare i fianchi anche a me. Stringo i denti e cerco di ripetermi che una palpatina ai miei fianchi è senz’altro più sopportabile di quello che sta per arrivare, ossia Alisha e le sue degne compari oche a seguito che si sono vestite come se dovessero fare uno spettacolo di Barbie a grandezza naturale. E io che pensavo che Barbie Feritopia fosse solo un cartone animato! Mi chiedo se la Mattel l’abbia inviata per fare ricerche di mercato.
- Alessia, cara!- squittisce Barbie silicone.
- Alisha. Il vostro tavolo è quello laggiù in fondo- dico piatta controllando l’elenco sulla mia cartelletta e scoprendo con piacere che Beckie ha avuto il buongusto di piazzarla vicino ai bagni e di farla circondare da vecchi parenti totalmente fuori dai suoi canoni estetici.
- hai un vestito magnifico cara- articola con quella che registro subito come una nota acida di invidia. - è di…-
- Alberta Ferretti…si- dico girando il dito nella piaga. Si è voluta rifare le tette? Bene! Ora che rosichi pure se non gli entrano più nei vestiti di haute couture.
Mi sto divertendo troppo. Sa bene che la odio e non c’è niente di meglio che sfogare un po’ su di lei la mia frustrazione.
- vedo con piacere che invece tu ti sei buttata direttamente nell’armadio stamattina- commento acida indicando con la penna il fiore gigantesco rosa shocking che si è appuntata tra i capelli biondi ossigenati e facendo segno ai signori dietro di lei di avvicinarsi per indicare loro il tavolo a cui prendere posto.
Con uno sguardo alla soda caustica molto mascarato e carico di eye liner, Barbie regina del cattivo gusto si allontana e va a prendere posto assieme alle altre due sceme che le stanno appresso che adottano la politica delle due scimmiette. Non vedo, non parlo, ma sento. La terza scimmietta l’hanno spinta al suicidio.
Passo circa un’ora a far sistemare tutti, e quando per ultimo arriva Rob vicino a me, seguito dai suoi amici, mi apro finalmente in un sorriso sincero e anche un po’ stanco.
- allora, siamo il signor Pattinson, il signor Lutz e il signor Rathbone. Dove ci possiamo accomodare per il lieto desinare?- articola pomposo Rob, fingendo di essere uno con la puzza sotto il naso.
- vorrei potervi dire, signori, di andavi a sedere sul regio palco nuziale, ma…temo vi dobbiate accontentare del tavolo delle damigelle e dei testimoni- dico facendo finta di spuntare anche loro dall’elenco.
- è una minaccia?- chiede Rob con lo sguardo del terrore, indicando Deb già seduta con gli occhi.
- potrebbe esserlo, ma in realtà non lo è. Sono davvero i nostri posti quelli- rispondo posando la cartelletta su un tavolino messo vicino a un palo di sostegno del gazebo.
- ok…-
Molti degli invitati si girano a guardarci, forse perché a parte gli sposi siamo gli unici che ancora sono in piedi o comunque non vicino a un tavolo.
- ci stanno guardando tutti- esordisco imbarazzata mentre Rob mi scosta un ciuffo di capelli dal viso.
- no, quello laggiù no- risponde Rob guardando un tizio dietro Kell e Jack che sono già andati a prendere posto. - No, ora anche lui- continua assumendo un’espressione contrita.
- a quanto pare stiamo infrangendo molte regole, ma se devo andare all’inferno…- dice passandomi un braccio attorno alla vita protettivo e iniziando ad incamminarsi con me attraverso la sala fino al nostro tavolo.
Disgrazia vuole che la nostra sia una vera e propria passerella, dato che i tavoli rotondi sono disposti in due anelli concentrici attorno a uno spiazzo libero lasciato come pista da ballo, e che ovviamente il nostro tavolo si trovi in posizione diametralmente opposta alla nostra.
La musica dell’orchestra che ha appena iniziato a suonare rompe il silenzio, facendo tornare tutti alla contemplazione attenta e critica del menù selezionato dagli sposi.
Tiro un sospiro di sollievo e quasi mi sembra di vaneggiare quando finalmente prendo posto sulla sedia tra Jack e Robert. Ormai è un rito: Jack sempre alla mia sinistra e Rob sempre alla mia destra. E Kell, sempre davanti a me a occupare il posto tra Mel e Deborah.
Gli altri nostri commensali sono il marito di Stephanie, Phil, con la piccola Marie, la loro bambina di tre anni, e i due testimoni di Luke, Fred e Will, amici di college e fedeli compagni di cazzeggio davanti alla x-box.
Ricordo che le sere dei campionati a PES io e Beckie le passavamo a raccogliere lattine di birra che se ne andavano come se fosse acqua e a recuperare coperte e cuscini in giro per casa perché Fred e Will non erano del nostro palazzo e certamente non potevano guidare in quelle condizioni. Avrebbero fatto esplodere persino una mongolfiera, altro che palloncino. E Matt? Matt restava piuttosto sobrio ma finchè non si addormentava continuava a ripetermi delle azioni miracolose che lui e Luke avevano fatto per salvare la partita all’ultimo secondo del recupero. Come se a me, in fondo, ne fregasse veramente qualcosa dato che si trattava di partite finte e che per di più mi avevano costretta a perdermi film fantastici alla tv perché il televisore era occupato. Mi cacciavo il cuscino sulla testa e mi ostinavo a cercare di dormire.
- Ale!- grida la piccola Marie lanciandosi tra le mie braccia e decidendo che le mie gambe sarebbero state la sua sedia per tutto il pranzo.
È una bambina molto tenera, che assomiglia molto a sua zia Beckie, a partire dai morbidi boccoli castano ramati per finire con il piccolo nasino con la punta leggermente all’insù. Però ha preso gli occhi, peraltro meravigliosi, da suo padre: castano verde.
Ha tutta una serie di fiorellini bianchi infilati tra i capelli e mi meraviglio di come possa essere così tranquilla e posata come bambina, considerando che mamma e zia sono due uragani. In effetti si comporta come una piccola donnina molto vanitosa, talmente tanto chic che pretende anche che le faccia assaggiare il vino bianco dal mio bicchiere.
Rob la fa giocare e quando inizia a piangere perché non voglio darle il mio vino (è pur sempre solo una bimba), cerca di convincerla ad assaggiarlo dal suo bicchiere, che in realtà è solo acqua in cui ha fatto scivolare meno di una goccia di vino rosso.
- no è vino quello!- borbotta Marie incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio talmente tenero che avrei divorato di baci le sue gonfie guanciotte rosee.
- hai ragione, ma non è nemmeno acqua, vedi?- dice Rob gentile mostrandole il suo calice d’acqua ormai rosa confetto - questo è il vino delle principesse-
- e come mai Alescia non ce l’ha?- borbotta ancora Marie come a dire “bello mio, non mi freghi. Sgancia la bottiglia”
- ma Alessia non è una principessa-
- sci invece-
- no, è una fata. E le fate bevono solo miele speziato. Le principesse bevono il vinacqua rosa - continua Robert con un sorriso che avrebbe convinto persino me.
- vuoi assaggiare?- le chiede dolce porgendole il bicchiere.
La piccolina, molto scettica, aggrappandosi alle mie mani attorno alla sua vita, si sporge verso Rob che le allunga in bicchiere.
Il vino rosso che ha scelto Rob è molto dolce, come avevo potuto constatare io stessa che finivo per bere dal suo bicchiere più di quanto non facessi dal mio, e incontra subito l’entusiasmo della piccola Marie, che si gli si getta letteralmente tra le braccia per finire il suo bicchiere di vinacqua direttamente dalle braccia del principe azzurro per eccellenza.
- Ale, è un segnale. Ti sta chiedendo di dargli presto un figlio- dice saccente Jack al mio fianco tirandomi una gomitata giocosa prima di cacciarsi in bocca una generosa forchettata di risotto allo champagne.
- ti donano i bambini in braccio, Rob. Ale, quando ci fai diventare zii?- continua Kellan sorseggiando il suo vino.
È verissimo. Rob con in braccio la piccola Marie, mentre con il suo tovagliolo le asciuga lo sbrodolo del vinacqua delle principesse, è la cosa più tenera che io abbia mai visto. Ti fa venir voglia di fare un figlio subito, anche sul tavolo. Nove mesi di pancione e ore di travaglio sarebbero un prezzo più che equo per avere tutti i giorni davanti una scena del genere.
Per quanto riguarda Marie, si è letteralmente innamorata di Rob e a me non calcola nemmeno più, lasciandomi sola a mangiare il mio risotto senza dividerlo con lei. Il suo concetto di “facciamo a meccia”, tradotto metà, era tre forchettate a lei e una a me, indice più che evidente del fatto che la pargola da grande avrebbe fatto meglio a scegliere università umanistiche e lasciar perdere la matematica. Non è un giudizio precoce, affatto! Quando uno è recidivo alla matematica lo è da sempre, parlo per esperienza personale! Io da piccola preferivo i libri illustrati, mentre i cubi e i giochini con i numeri li schifavo manco avessero la peste. E infatti in matematica risicavo sempre un 6 con notevole sforzo. Che dire? Io lanciavo segnali, ma a quanto pare l’istituzione scolastica non li captava!
- come Kell, non lo sai? Aspettiamo che tu smetta di dormire con l’orsetto, così almeno lo regalerai al nostro bimbo - gli risponde Rob sporgendosi per farsi sentire solo da lui e da me.
- per l’ennesima volta, Rob. Io NON dormo con l’orsetto!-
- Ale, ti conviene non fare bambini finchè c’è Kellan nei paraggi. Gli fregherebbe tutti i giocattoli!- lo prende in giro Jack allontanando da sé il piatto ormai vuoto.
- beh suo zio Jack gli fregherebbe la playstation!- replica in fretta Kell.
- Ale, tesoro, meglio che non facciamo figli per ora. Abbiamo già questi due da crescere. A proposito, ti sei ricordata di comprare i pannolini per il piccolo Kellan e il latte in polvere per Jackino?- sbuffa Rob guadagnandosi un’occhiataccia da entrambi.
Sto per rispondere ma Beckie con uno svolazzo mi è alle spalle.
- allora? Com’è il pranzo?- chiede con il fiatone prendendo posto sulla sedia che le ho lasciato.
- perché non lo sai?- le chiedo appoggiando entrambe le mani sulle spalle di Rob che subito ne intreccia una alla sua, disegnando linee astratte con il pollice sul palmo della mia mano.
- scherzi? Ho assaggiato giusto una forchettata di tutto e sempre in piedi. Continuo a vagare di tavolo in tavolo senza una meta precisa- sbuffa esasperata abbandonandosi sullo schienale della sedia.
- è tutto buonissimo, Beck- la rassicura Rob, ormai vittima designata di quella mangiona della piccola Marie che aveva spazzolato tutto il suo risotto. Quella bambina era straordinariamente gracile, eppure mangiava quanto un cavallo.
- Marie, amore, vieni dalla zia?- le chiede dolce.
- gno!- riesce a dire lei dopo che Rob le ha pulito la boccuccia con il tovagliolo cercando di limitare il pasticcio che la piccola aveva creato sulla sua faccia e sul suo vestito.
- chiamala scema- dice Jack già ridacchiando sotto i baffi.
Beckie non può che alzare gli occhi al cielo con un sorriso in stile “quanto hai ragione” e osservare la sua nipotina che beatamente si sistema più comoda tra le braccia del mio ragazzo.
- quanto vorrei avere la mia digitale adesso- sospiro pentendomi di non essere salita a prenderla quella mattina.
- c’è l’ho io, tesoro. Te l’ho presa stamattina da casa. Abbiamo fatto che dormire a casa tua dato che quando siamo entrati a casa di Luke abbiamo visto che c’eravate già voi due - mi spiega Rob mentre mi passa la mia digitale tirata fuori dalla tasca della sua giaccia appesa allo schienale della sedia.
Mi chino a dargli un bacio di ringraziamento, ma Marie mi allontana la faccia dal viso di Rob con la manina aperta.
- vedi? La mia cuginetta ha già capito tutto dalla vita - mi canzona Deborah, bevendo distrattamente dal suo bicchiere mentre un cameriere le porta via il piatto.
Le lancio uno sguardo che potrebbe definirsi una freccia puntata dritta dritta sulla sua mano e accendo la mia macchinetta iniziando a fare un sacco di foto a tutti.
Quasi mi casca la digitale a terra per il troppo ridere quando Beck, per convincere la nipote a scendere dalle gambe di Rob si toglie il velo e promette alla piccola di farglielo provare. In tutta risposta Marie, più sveglia e meno tonta della zia, lo afferra prontamente, se lo spinge sulla testa quasi affogando Rob con il tulle, e si allaccia saldamente con le sue piccole manine paffute alla camicia del mio ragazzo.
Smetto di scattare solo quando Beck mi stacca la digitale dalle mani brutalmente per passarla a sua sorella e farci fare delle foto noi due assieme, con Rob, con i ragazzi e con Luke, che immediatamente è accorso per godersi il tavolo più divertente della festa.
Deborah sembra essersi finalmente arresa a sotterrare l’ascia di guerra con me e a tornare la ragazza simpatica di sempre.
- dopotutto ballerò con il Pattinson, quante ragazze possono dire di averlo fatto?- dice per consolarsi, mettendosi in bocca il cucchiaino carico di sorbetto alla mela verde.
- solo due su tutto il pianeta- rispondo ricordando nel conteggio quella simpaticona di Kristen. Quella ragazza mi è sempre stata antipatica, anche prima di Robert. Un odio del tutto innato il mio. L’ho fotografata in vari eventi e la maggior parte delle volte era tutt’altro che gentile con i suoi fan.
- appunto, quindi tu, cara cugina acquisita, scatterai quante più foto possibili del lieto evento e me le manderai tutte. È il minimo che puoi fare per farti perdonare- E su questo non ci piove.
Il pranzo prosegue tranquillo e divertente, senza incidenti particolari per il nostro tavolo, ma con alcune gag esilaranti negli altri, a partire da due cugini di Luke che si azzuffano salendo sul tavolo e cascando a terra portandosi dietro tovaglia e coperti, per continuare (e questa l’ho fotografata, potete giurarci!) con il cameriere che ha rovesciato tutto il sugo dell’arrosto sulla testa di Alisha che si stava alzando proprio mentre il cameriere passava per riportare il vassoio nelle cucine.
Kell l’ha soprannominata la “ragazza Fido-bau”, dato che l’odore del sugo dell’arrosto mischiata al suo profumo troppo forte, aveva creato una nuova fragranza molto simile all’odore del cibo per cani in scatola. Eheh! La giustizia divina esiste!
Ci siamo sbellicati dalle risate quando abbiamo visto la faccia di Luke diventare di tutti i colori nel momento in cui gli è stato richiesto di togliere la giarrettiera alla sposa con i denti e le mani dietro la schiena. Strizzava gli occhi per non guardare e secondo me, mentalmente, stava anche recitando a memoria tutte le preghiere che conosceva, anche se ancora sono indecisa sul perché. Perché era imbarazzato o perché aveva intravisto qualcosa che avrebbe potuto piacergli sotto la gonna della sposa? Bah, mistero.
Passò liscio anche il primo ballo degli sposi, il taglio della torta (dove Luke non ha mancato l’occasione di spiaccicarne un po’ sul naso di Beck e poi portarlo via con la lingua. Le cose erano due: o era impazzito oppure i Cullen gli hanno alterato la sua inibizione cronica), il lancio del bouquet afferrato prontamente da Mel, il ballo di Beck con il padre di Luke e quello di Luke con la madre di Beck…
La scena di Deb che si sceglie la canzone giusta, facendo per alzarsi per poi risedersi se non le garbava, e prende la mano di Rob per trascinarlo esasperato e rassegnato sulla pista per ricevere il suo ballo, me la ricorderò finché campo. Io e Jack stavamo piangendo dal ridere sostenendoci l’uno con l’altro mentre ballavamo anche noi. Ballare… insomma. Se restare fermi a ridere come due pazzi appena usciti da un manicomio, lui con la fronte sulla mia spalla e io che mi reggevo con un braccio attorno alle sue di spalle, mentre entrambi ci tenevamo la pancia scossa dal troppo ridere si può considerare ballare…allora io e Jack abbiamo ballato insieme in quel momento.
Anche Kellan sgomitò per ballare con me e Jack pretese un ballo “decente” senza Rob a sbuffare per via di Deborah che gli si era spalmata addosso. Alla fine lo rapì per ben tre balli di fila e subito dopo fu il turno della piccola Marie, che appena svegliata dal suo sonnellino nel passeggino, recepito il fatto che il suo principe era stato sequestrato, si precipitò a tirare i pantaloni di Rob che stava ancora ballando con Deborah e pretendere che lui la facesse ballare.
Anche li, quasi mi scioglievo tra le braccia di Luke, mentre osservavo Rob che volteggiava attorno a me con in braccio la bambina che rideva ad ogni piroetta.
Ero li, circondata da gente che con molta probabilità mi considerava una mangiauomini, per dirla in modo fine, ma non mi importava perché avevo accanto le persone che più amavo con me.
Passai tutto il tempo con loro, con Beck e Luke, quando non dovevano altrimenti dividersi, con i ragazzi, cui stavo imparando a voler davvero bene, con Steph, Mel e Deborah e la piccola Marie e con lui…
Già solo guardarlo mi provoca scompensi ormonali talmente intensi che rasento ogni volta lo svenimento, pensare al suo nome fa battere il mio cuore all’impazzata, incontrare i suoi occhi che mandano lampi quando uno dei suoi amici stringe un po’ troppo la presa mentre stiamo danzando…
È stupefacente l’effetto che ha su di me. Non riesco a spiegarmelo in nessun modo. Un attimo prima la mia mente è preda dei pensieri e dei ricordi, quello dopo ho occhi e mente solo per lui.
Per tutto il tempo in cui siamo rimasti seduti a tavola non ha fatto altro che giocherellare con la mia mano sul tavolo e sotto il tavolo, appoggiandola sulla sua coscia e tracciando disegni di cui solo lui conosceva la natura. Quando è riuscito a far addormentare Marie e averla passata a sua madre perché la mettesse nel passeggino, ha incollato le nostre sedie e mi ha avvolta con le sue braccia, protettivo e rassicurante, lasciando piccoli baci dietro il mio orecchio o giocando con le ciocche dei miei capelli che scendevano dal nodo che avevo sulla nuca. Inutile sottolineare come vivessi su un altro pianeta in quei momenti e quanto lo desiderassi.
La mia vita.
È letteralmente tutta la mia vita adesso.
Quando non c’è sto male e il peso del mio passato mi schiaccia. Quando, invece, è li con me… potrei anche camminare in una valle di lava e scambiarla tranquillamente per una spiaggia assolata.
Mi bacia e mi passa vita, mi tocca e mi da brividi di vita, mi sussurra all’orecchio e mi alita sempre vita.
Lo voglio.
Lo desidero.
È tutta la mia vita adesso.
- posso avere l’onore di un ballo, signorina?- chiede educato e sexy fino all’inverosimile inchinandosi e baciandomi una mano.
In risposta tendo le braccia nella sua direzione, appoggiando le mani sulle sue spalle e avvicinando i nostri corpi.
- finalmente- bisbiglia al mio orecchio mentre abbandono tutto il mio peso su di lui.
- hai avuto molti cavalieri, oggi- commenta portando una mano sulla mia nuca invitandomi ad appoggiarmi con il viso nell’incavo tra collo e spalla.
- in realtà desideravo ballare con uno solo, ma era occupato-
- mmm…chi è? Lo conosco?-
- no, non direi. È molto bello, sai?-
- a si?-
- si… è bellissimo-
- descrivimelo un pò, magari so chi è-
- allora è… alto, molto alto. Ha i capelli di un colore difficilmente definibile…tra il biondo cenere e il castano chiaro. Poi ha una leggera barbetta incolta mooooolto sexy. Ha un sorriso che riesce sempre a scaldare il cuore di chi lo riceve e degli occhi azzurri che sono l’inizio e la fine del mondo tanto sono belli. Brillano e sono sempre sorridenti- soffio al suo orecchio. La sua guancia è bollente contro la mia tempia, indice del fatto che è arrossito. - Certo, peccato per quelle sopracciglia che quasi li seppelliscono- aggiungo per sdrammatizzare.
- e allora spiacente… non lo conosco. Fino agli occhi potevo anche credere di essere io ma quando hai parlato di sopracciglia…non posso vantare cespugli a margine della mia fronte. Peccato, mi sarebbe piaciuto essere io il fortunato- risponde sconsolato.
- ma io non parlavo di cespugli. Io parlavo di boschi-
- a beh, ma allora sono io! il parco di Yellowstone in confronto è un’estensione del Sahara -
Ridacchiando di quello scambio di battute torno ad appoggiarmi a lui e a farmi avvolgere dal suo profumo fresco.
Ci dondoliamo silenziosi, persi ognuno nei propri pensieri e nel profumo dell’altro. La musica cambia e noi continuiamo a danzare.
Le prime note di Celine Dion mi fanno sorridere. Conosco questa canzone, l’ho sempre amata e sempre l’amerò. E in termini di parole, non c’è canzone più azzeccata di questa per parlargli di ciò che lui sia per me.
- ascoltala, è per te- mormoro al suo orecchio stringendomi il più possibile contro il suo petto.
 
For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through, through it all

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me…

 






Robert pov: Nothing else matters


You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


Canticchia al mio orecchio, e io sono felice. Sono all’ottavo cielo.

Mi sembra impossibile come non riesca a sentire il mio cuore che sbatte contro il mio petto con il chiaro intento di sfondarlo per andare a rifugiarsi tra le sue mani. La stringo a me e la sento mia. Davvero mia.
Attraverso Celine mi ha detto delle parole importanti. Certo, non mi ha detto ti amo, infatti è una canzone che potrebbe essere benissimo dedicata anche a un amico, però…
Però basta farmi seghe mentali per oggi. Già me ne sono fatte troppe durante la cerimonia, quando l’ho vista immobilizzarsi a fissare un punto sulla spalla di Luke e sbiancare. Quasi non respirava e non si muoveva nemmeno per spostare il peso da una gamba all’altra.
Il fatto che almeno una volta ogni tanto sbattesse le ciglia mi rassicurava un po’, ma proprio poco.
Se non fosse stato per Kellan che mi tranquillizzava e mi imponeva di restare seduto al mio posto, sarei corso da lei a scoprire cosa ci fosse che non andava.
Lo ammetto, per un attimo ho avuto paura. Paura di perderla.
Non sono uno stupido, anche se so di essere un perfetto cretino in alcune occasioni, e so benissimo che lei ancora non ha fatto chiarezza con sé stessa. Lo so.
E per quanto io mi imponga di non pensarci e di vivermi questa storia momento per momento, attimo per attimo, e credo cerchi di far la stessa cosa anche lei, il problema resta.
Che poi io non lo voglia affrontare è tutto un altro discorso.
Per questo ho paura quando la vedo così assorta e silenziosa, così pallida e immobile. Ho paura che lei affronti il problema ed egoisticamente me ne rammarico perché ho paura di perderla.
Ho una paura fottuta di perderla!
Io la amo, e questa è l’unica cosa di cui sono più che certo.
L’amo.
Da morire.
L’amo più di quanto la desidero, e considerando che la desidero a livelli folli, quasi da satiriasi, anzi, togliete pure il quasi…dire che io l’ami più di quanto la desideri… è praticamente impossibile quantificare il mio amore per lei.
Scoprire di amarla è stato come scoprire il sole. Poterla amare e adorare è come continuare a guardarlo. È qualcosa di talmente potente che ti vincerà sempre.
Amo tutto di lei, tutto. Persino i suoi silenzi, quelli che mi mettono il terrore addosso. Li amo perché mi dimostra ancora una volta quanto sia una continua sorpresa, quanto riesca a reinventarsi e quanto riesca a non risultare mai banale.
L’amo perché è forte, ma al contempo fragile, perché è intelligente e spiritosa, perché riesce a essere amica e amante senza mai stare troppo da una parte o dall’altra. L’amo perché mi fa sentire vivo, l’amo perché mi fa sentire utile, l’amo perché quanto mi guarda mi sento piccolo, infinitamente piccolo davanti a una cosa tanto bella, e allo stesso tempo mi sento grande, perché quando gli occhi di Ale ti guardano…non ti fanno mai sentire inadeguato, anzi. Ti portano fiducia, in te stesso e in tutto quello che ti circonda. L’amo perché quando mi guarda mi sento davvero speciale.
L’amo per tutti i motivi di questo mondo e allo stesso tempo per nessuno di essi.
L’amo perché l’amo.
E con lei tra le braccia mi sento pieno.
Per un attimo durante la cerimonia ho provato a immaginarla in un abito bianco, e durante il pranzo, con la piccola Marie in braccio, ho desiderato vederla un giorno con il ventre dolcemente arrotondato da un figlio mio.
Forse hanno ragione Kell e Jack, inizio a diventare pazzo. E sentimentale.
Ma come si fa a non esserlo?
La canzone finisce e un’altra la sostituisce. Lei, evidentemente imbarazzata, non mi guarda ma mantiene il viso nascosto nell’incavo del mio collo.
- andiamo a passeggiare un po’ io e te? vuoi?- le chiedo ansioso di poter stare con lei lontano da tutta questa gente da cui ho sentito provenire ogni genere di commenti, alcuni maligni e gratuiti, alcuni carichi di pena e compassione per la “povera ragazza che ha visto morire il suo fidanzato”.
Annuisce in risposta e insieme ci allontaniamo dalla pista da ballo, per addentrarci nel buio della spiaggia silenziosa. Sono circa le dieci e mezza di sera e tra poco si vedranno le stelle, almeno lo si potrà fare se tutte queste nuvole, totalmente assenti questa mattina, si spostassero.
Ci togliamo le scarpe e le portiamo a mano, camminando a piedi nudi sulla sabbia fianco a fianco, mani intrecciate a dondolare in mezzo a noi.
Lontani dalla festa, al buio della sera, l’unico rumore attorno a noi è quello della piccola risacca delle ondicine di un mare totalmente piatto. Il rumore è talmente lieve che se mi concentrassi riuscirei persino a sentire il suono della sabbia che rotola trascinata dal suo piccolo strascico, diventato un po’ più lungo nel momento in cui è scesa dai suoi trampoli.
Si ferma. Posa le scarpe a terra e cammina sul bagnasciuga, bagnando appena il suo abito.
Sembra una dea uscita dalle spume del mare. Sembra Venere.
Cammina lenta e silenziosa. E di nuovo la mia testa diventa un immenso spartito, dove nuove note si aggiungono e si sovrappongono a quelle già scritte. Come altro potrei raccontare il galoppo selvaggio del mio cuore davanti a una visione di tale bellezza?
Non so cosa dire. Non so proprio cosa dire.
È lei la prima a rompere il silenzio.
- ho così tante cose per la testa, Rob…- sussurra come se stesse parlando alla sua coscienza dopo averle dato il mio nome.
Dentro di me il mio cuore perde un battito, per poi accelerarlo di colpo a un ritmo forsennato, dettato dal fluire troppo svelto del sangue che dirama una goccia di paura in ogni parte di me.
- dimmene una…- articolo con la gola secca.
Ti prego non mi lasciare, non mi lasciare, non mi lasciare, non mi lasciare….
- una… a sceglierla una- scherza amara dandomi le spalle e fissando l’acqua scura davanti a sé.
Non mi lasciare, ne morirei…
- ho pensato… a quello che stavo per fare la sera della festa di Beckie - inizia con un sospiro. Non vedere il suo viso mi strazia letteralmente.
- avevi ragione a pensare che mi stessi per lanciare di sotto, anche se mi ostinavo a dire che non era così-
Non ho la forza di parlare. Non riesco a trovare nemmeno una parola che mi possa attraversare la mente in questo momento. Rivedo solo lei in piedi sulla cimasa del balcone con le braccia larghe e la testa rovesciata all’indietro. Il vestito nero che danzava spinto dal vento attorno alle sue gambe e nei suoi capelli sciolti. L’angelo della morte pronto a spiccare il volo.
La paura di perderla in quel momento è stata immensa, vero e proprio terrore. Aveva sempre insistito nel dire che non aveva la minima intenzione di gettarsi di sotto e io quasi quasi iniziavo a crederci.
- perché dici questo?- le chiedo. Tutto purchè parli. Può dire tutto quello che vuole, anche qualcosa che so che mi farà male. Tutto. Tranne che mi lasci. Quello è un dolore a cui non potrei sopravvivere.
- perché ci avevo già tentato una volta. Chissà perché mi è tornato in mente proprio oggi-
Resto zitto, non fiato nemmeno.
- la…sera del funerale di Matt stavo…aprendo le lettere che alcune persone mi avevano scritto per farmi le condoglianze… avevo il tagliacarte in mano e… per un attimo mi sono specchiata nella lama. Lui non c’era-
Tremo come una foglia. Non voglio sentire, non voglio nemmeno pensare a come ha pensato di togliersi la vita.
- sai quando…improvvisamente ti chiedi perché stai vivendo? Quando guardi al giorno dopo e vedi solo una serie infinita di giorni tutti uguali, di giorni… pieni di un dolore che è talmente forte in quel momento che non puoi pensare che una bestia nera di tale portata possa mai quietarsi... stringevo le mani e ancora le sentivo sporche del suo sangue, Rob. Pensavo che…tagliarmi fosse il modo migliore per restituirglielo, ma non ne ho avuto il coraggio-
Mi trovo a tirare un sospiro di sollievo a quella conclusione.
- se penso a tutto quello che è stato… se penso…la bestia è ancora li, Rob. È li. E io la sento alitarmi sul collo ogni giorno e ogni notte. La sentivo anche quando Matt tornò da me. So che secondo te io non ho ancora metabolizzato il fatto che lui sia morto e che il fatto che poi lui sia tornato in questo momento mi crei confusione. Per me Matt era già morto allora. Sapevo che se ne sarebbe andato e che sarebbe stato per sempre, ne ho avuto di tempo per pensarci. Alzarmi la notte e sentire la sua parte del letto vuota, cercarlo in giro per casa e non trovarlo… ne ho avuto di tempo per pensarci e per digerire la cosa. Ciò non toglie che faccia male. Fa talmente male che è come se mi avessero strappato carne viva con brutalità dal mio corpo, lasciandomi sola a sanguinare…-
Parla… e io l’ascolto tremando per quelle parole. È la fine, lo sento. Non poteva durare perché lei non sarebbe mai stata mia. Mai. Ero stato uno stupido a credere che fosse felice con me.
- quello che sto cercando di dirti è che…-
Ti prego non dirlo, non dirlo… fammi illudere che tu possa amarmi ancora per un po’, ti scongiuro… non parlare…
- ... è che tu… tu mi stai aiutando tantissimo, Rob. Davvero…-
Ma… sento che c’è un ma dietro. Lo sento e ora è il mio di cuore che è già pronto a sanguinare.
- tu… ah, non so come tu faccia e ormai ho smesso di chiedermelo, ma quando tu sei con me la bestia sparisce… ogni pensiero se ne va, o se torna… è più sopportabile. Quando mi baci, quando mi tocchi… sento vita, sento aria, sento…tutto. Quindi… posso chiederti una cosa?-
- dimmi- concedo non capendo più praticamente nulla.
Si gira, lenta. O almeno a me sembra che lo faccia lentamente.
- non lasciarmi mai, Rob. Ne morirei… Ho un bisogno disperato di te, io…-
Non la lascio nemmeno finire di parlare. Le mie labbra sono sulle sue, le mie mani attorno al suo viso.
Lei dice che io le passo vita, ma lei è la mia vita. E sono ben felice di dargliela. Cazzo, le darei il mondo intero se me lo chiedesse!
- mai Rob, prometti- articola svelta tra un bacio e l’altro con le lacrime che le escono dagli occhi e finiscono tra le mie dita.
- mai- prometto. È la stessa mia anima a promettere. Mai!
- salvami Rob, ti prego, salvami- mi prega tra un bacio e l’altro stringendosi a me.
La stringo forte, quasi volessi farla entrare nel mio corpo per darle un rifugio in cui non avere più paura. La bacio e cerco di farle sentire con quanta sincerità ho fatto la mia promessa.
Le sue labbra sanno di sale ma hanno ugualmente il sapore più dolce del mondo.
I baci si fanno più intensi, più decisi, più incauti. Divoriamo tutto l’uno dell’altro.
- ti sento Rob… ed era da così tanto tempo che non sentivo davvero... - sussurra sulle mie labbra prima di riprendere il bacio.
- sentirai, tesoro mio. Sentirai- le rispondo stringendola sempre di più.
Senza neanche accorgercene, scivoliamo distesi sulla sabbia e le mie mani prendono a frugare tra i suoi capelli togliendo fermagli uno dopo l’altro, abbandonandoli li sulla sabbia.
Ho bisogno di sentirla senza nessun impedimento, ho bisogno di averla pelle contro pelle, ne ho un bisogno disperato. Voglio sentirla e farmi sentire.
Non ci accorgiamo delle gocce di pioggia che iniziano a bagnarci, almeno fin quando non diventano troppo grosse e vi si unisce la grandine.
Ci alziamo e cerco di proteggerla come meglio posso fino a quando non entriamo nella Volvo, riprendendo a baciarci famelicamente. Chiudo le portiere senza nemmeno guardare e tuffo le dita tra i suoi capelli bagnati e gocciolanti.
Lecco ogni singola goccia che le bagna il collo e il petto, ingordo di quell’acqua che ha osato portarsi via parte del suo sapore. Niente e nessuno può portarmi via niente di lei, nemmeno un infinitesimo di lei. È mia.
La stringo e sento il suo petto scosso da respiri irregolari sotto le labbra, mentre insaziabile e possessivo assaggio quella pelle tanto desiderata, l’unica porzione che il suo abito lungo mi concede.
- Rob… voglio…- ansima rovesciando la testa contro il finestrino alle sue spalle.
- cos’è che vuoi… ? - quasi ringhio spostando le spalline del suo vestito fino a lasciarle le spalle completamente nude.
- voglio te…-
- dimmelo ancora- la prego, beandomi di quel te. Vuole me. Vuole sentire me.
- ti voglio…- ripete inarcando la schiena sotto il tocco delle due dita che sono riuscito a far passare nella sua scollatura, accarezzando la pelle lievemente umida sotto il vestito fradicio di pioggia.
- ti voglio…- ripete ancora senza che glielo chiedessi.
Quest’ultima richiesta riesce a convincermi a infilare le chiavi nel quadro e a far partire la macchina a tutta velocità.
Ho fretta, tanta fretta.
Senza nemmeno pensarci realmente mi trovo a percorrere la strada per il Village. Evidentemente il mio cervello ha realizzato che la mia roulotte è molto più vicina di casa sua senza che io dovessi fare lo sforzo di pensarci.
Quando la mia mano non è per necessità richiesta al cambio, vaga cacciatrice sulle sue cosce coperte dalla seta del vestito. Voglio che mi senta. Voglio che non smetta mai di sentirmi. Voglio che sappia che sono con lei.
Come varchiamo la porta della mia roulotte, non riesco a trattenere l’impeto di appoggiarla al muro e riprendere a baciarla smanioso di risentire il suo sapore, di cui avevo dovuto fare a meno per ben dieci preziosissimi minuti.
Le sue mani fresche si intrufolano nei miei capelli prima di scendere sul mio collo e allentare ancora di più il nodo della mia cravatta già lento fino a scioglierlo completamente e liberarmi del nastro nero.
Rapida e impaziente almeno quanto me, sbottona uno dopo l’altro i bottoni della mia camicia, sfilandomela dai pantaloni ma non togliendola. Accarezza la mia pelle passando sotto la viscosa bagnata del mio indumento, prima leggera e delicata quanto un soffio, poi di piatto tirandomi maggiormente a sé, come se potessi mai tentare di allontanarmi.
L’amo, l’amo, l’amo!
Solo a questo riesco a pensare, a quanto io l’ami.
Il terrore di essere lì lì per perderla e il sollievo provato per la certezza di averla ancora sotto le mie dita, contro ogni aspettativa, sono i due sentimenti più forti che accompagnano l’amore nel mio tirare su il suo vestito per sentire la pelle delle sue gambe sotto le mie mani.
È calda, liscia, leggermente umida e soprattutto profumata. Pioggia e mare nulla hanno potuto sulla dolcezza del suo profumo.
Per il bavero della camicia mi tiene stretto a sé mentre solleva una gamba che appoggio al mio fianco per avere più contatto possibile con la sua pelle. Nemmeno la più piccola distanza è consentita tra noi stanotte.
- mi senti?- le chiedo ansioso di saperlo. Voglio che mi senta anche se sono sicuro di essere disposto a ripetermi per tutto il resto della mia vita.
- si…- soffia sulle mie labbra inarcando la schiena e spingendosi ancora di più sul mio corpo.
La stessa mano con qui stringevo la sua carne si spinge a tracciare il contorno del bordo delle sue mutandine.
- e ora? Ora mi senti?- chiedo ancora.
- si…- ripete con un tono di voce più alto.
Smanioso di averla e di trasmetterle tutto quello che sento, tutto quello che voglio essere per lei scivolo sotto il pizzo raggiungendo il suo centro: le porte del paradiso.
- e così? così mi senti?-
La sua risposta è un’inspirazione improvvisa e secca, che la porta ad aggrapparsi a me che di nuovo mi trovo a giurare di non poter più fare a meno di quel suono nelle mie orecchie. Non riesco più a fare a meno del suo fiato spezzato sul collo mentre con una mano si aggrappa ai miei capelli e con l’altra stringe forte la stoffa della mia camicia.
È lei stessa, ad un certo punto, a scendere a slacciare svelta la mia cintura e abbassarmi pantaloni e intimo di quel tanto che bastava per riuscire a prenderla.
Lo faccio e  in quel momento sento quanto in realtà non sia solo lei ad avere bisogno di me.
Anch’io ho bisogno di lei. Ne ho bisogno perché già so che se mai dovesse uscire dalla mia vita non riuscirei mai più ad essere me stesso, non riuscirei più a riconoscermi in nessun’altro specchio che non sia quello dei suoi occhi verdi, non riuscirei più a sentire niente perché dov’è passata lei è riuscita a portare colore sul grigio che era la mia vita.
Avevo tutto, ma mi mancava la cosa più importante : lei.
Mentre la porto sul letto mi rendo conto di quanto abbia fatto per me, senza nemmeno rendersene conto. Forse esagero nel dire che con lei ho chiuso la mia fase adolescenziale diventando davvero un uomo. Sicuramente esagero ma io mi sento così: uomo. Il desiderio di proteggerla, di far qualcosa per lei… la voglia di amarla… hanno fatto si che trovassi me stesso e capissi quanto sbagliavo a cercare a tutti i costi con le persone sbagliate quel qualcosa che lei mi da.
Non si può forzare l’amore. Arriva e basta. Ti fa scontrare ad un incrocio e si porta via parte del tuo cuore assieme ad un numero di telefono che ti servirà per ritrovarlo.
Quando ho preso in mano il cellulare quel pomeriggio di ormai tre settimane fa, non sapevo che sarebbe stata la cosa più sensata che avrei mai fatto in vita mia. E quando mi sono messo su un taxi per raggiungerla non sapevo che stavo andando in contro al mio vero amore.
È lei l’amore. Ora lo so. So anch’io cos’è. E di certo non è nulla di neanche vagamente simile a quello che ho mai provato prima.
Trovo la zip nascosta al lato del suo abito e la tiro giù, sfilandole con dita leggere il vestito e lasciandolo cadere ai suoi piedi, ancora calzati dai sandaletti argentei. Con attenzione ne sciolgo i lacci e sfilo dalle sue gambe il suo perizoma di pizzo nero, che era sceso solo a metà coscia.
Ritrovando calma e più o meno ragione, mi perdo ad osservare le sue labbra schiuse e i suoi occhi che da dietro le palpebre lievemente abbassate mi seguono in ogni mio movimento. I suoi capelli sparsi sul mio cuscino e sulle lenzuola del mio letto… il corpo sinuoso illuminato dalla poca luce che filtra dai finestrini, riflettendo le ombre delle gocce della pioggia che vi sbatte sopra torrenziale… È la reincarnazione di Venere, non c’è altro modo per descrivere ciò che vedo.
Come si può essere così dolci e sensuali allo stesso tempo? così passionali e allo stesso tempo così timidi e pudichi? Solo lei ci riesce.
Mentre mi distendo su di lei, con un piede si fa spazio tra le mie gambe abbassando totalmente quello che restava dei miei pantaloni e del mio intimo costringendolo sulla moquette.
Ci sorridiamo a occhi aperti, legati e inscindibili, mentre ci baciamo con piccoli baci a fior di labbra che di tanto in tanto vengono accarezzate da piccoli colpi di lingua.
Non sciogliendo mai questo contatto che fa battere il mio cuore all’impazzata, trovo la cernierina nascosta del suo ultimo indumento di cui mi libero facendoci trovare cuore su cuore, battito su battito.
Mentre scivolo di nuovo in lei, più lento e dolce questa volta, le sue mani accompagnano la discesa della mia camicia lungo le mie spalle e la lanciano in qualche punto ignoto del buio.
Ci muoviamo lenti e sincroni, complici in questa danza che è sempre la stessa da migliaia e migliaia di anni, ma che sono certo di poter dire che non è mai stata così intensa.
Percepire il suo battito contro il mio petto è il colpo più dolce e benvenuto che potessi mai incassare in vita mia. Cerco di regolare il mio respiro e le mie spinte su quel battito, ma mi rendo conto che è impossibile tenerne il ritmo forsennato.
Mi sente, non ho bisogno di chiederglielo, e sapere anche che il suo corpo sta reagendo esattamente come il mio provoca un sorriso largo fino alle orecchie sul mio viso.
Sorrido mentre bacio quella fossetta che tanto adoro alla base del collo, sorrido mentre dissemino il suo collo candido di baci delicati e soffiati, sorrido quando sussulta per i piccoli morsi che le lascio stringendo ancora di più le mani nei miei capelli. Non posso fare a meno di sorridere.
L’ho sempre detto: un attimo siamo due fiamme che crepitano insieme seguendo solo l’istinto più intenso, e quello dopo due gatti che si scambiano coccole e tenerezze.
E mi piace. Mi piace da morire come questi due aspetti convivano in noi complementari e non in antitesi.
Mi piace tutto di lei, amo tutto di lei.
Quando stanchi ed esausti, ubriachi di piacere, crolliamo l’uno nelle braccia dell’altro, non posso fare a meno di sorridere ancora felice. E la mia felicità diventa ancora più grande e sentita quando non sentendo più le sue dita che mi accarezzano i capelli alzo il viso dal suo petto su cui mi ero accasciato e la trovo beatamente addormentata. Il mio angelo.
Cercando di non svegliarla, faccio scivolare il lenzuolo sotto di noi e ci copro entrambi. Subito si rifugia istintiva tra le mie braccia in cui l’accolgo sempre più felice.
Cos’è che ho detto? Che la notte della nostra prima volta era stata la più bella della mia vita? Come non detto, declassatela al secondo posto, perché per ora è questa la notte più bella della mia vita. E se un giorno mai dovessi fare l’amore, il vero amore…nel momento in cui le confesserò che l’amo… beh, sapete già come sistemare la mia classifica.



Allora eccomi qui. Spero che ora i sentimenti di Ale vi siano più chiari e di avervi fornito elementi sufficienti a capire come andrà la storia.
Per chi ha tentato di indovinare il mio teaser dal trailer di remember me sul blog, la risposta esatta era casa di Rob e baci di fuoco al muro, nonchè letto del tromabilissimo!
La canzone del pov di Ale è la seconda canzone ufficiale della storia, assieme ad angelo mio di tiziano ferro. Vi invito a leggere la traduzione del testo per constatare quanto questa canzone sembra scritta sul mio personaggio, a parte qualche piccola e ovvia imprecisione riguardo al personaggio di Matt.
Near to you - vicino a te
Concludo allegando anche il link della canzone di Celine Dion che Ale e Rob ballano insieme, aggiungendovi anche qui testo e traduzione, molto attinenti sempre al personaggio di Ale.
because you loved me
because you loved me - perchè mi hai amata


ps: ho cambiato il titolo della canzone del pov di Robert. Le persone che hanno già letto e trovano un nome diverso non si preoccupino. la canzone è sempre la stessa, solo che essendo che l'ho scoperta guardando il film le ho messo il titolo del ritornello senza sapere con esattezza il titolo della canzone, che non è "I need your love" ma "nothing else matters" dei 
Bedroom Rockers.

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Capitolo 32
*** capitolo 32 ***


capitolo 32 Salve miei adorati lettori! Eccomi qui, a pochi giorni dalle feste, a postare il mio capitolo. Viste le festività e gli impegni con il parentado che queste comportano, non ho la minima idea di quando posterò il prossimo capitolo. L’idea era quella di rallentare per portarmi avanti nella scrittura e avere così dei capitoli da postare mentre scrivo la mia nuova storia. Si intitolerà “No time for us” e sarà postata sul fandom di twilight. Quando posterò il primo capitolo sarete le prime a saperlo.
Non sono riuscita a preparare nulla di speciale per il natale perché, purtroppo, il tempo è tiranno.
In compenso spero non vi dispiaccia se regalo a tutti i miei lettori questo capitolo. Effettivamente non è un granchè, in quanto è un capitolo intermedio diciamo “di collegamento” con i prossimi, ma spero vi piaccia lo stesso e vi faccia piacere riceverlo sotto l’albero di natale.
Quanto a me, oggi ho ricevuto un bellissimo regalo, ossia…la storia ha raggiunto finalmente i 100 preferiti! (un altro dei miracoli di Rob, senza dubbio, per dirla alla Alessia maniera!)
Che dire? Grazie mille a tutti quanti! Non solo ai 100 delle preferite ma anche ai 69 che mi seguono e ai 16 che mi hanno messo tra gli autori preferiti. Mi riempie di gioia ogni volta veder quei tre numerini crescere sempre di più ad ogni post.
Grazie mille anche a chi legge senza commentare anche se, si sa, sono per la campagna pro-recensioni! Un bacione a tutti e un felicissimo Natale!
 
Ps: ho due link da proporvi oggi indipendentemente dal capitolo.
Il primo è di questo blog in cui una mia carissima amica recensisce le storie più belle di EFP. Se a volte siete indecisi su cosa leggere, se la trama non vi convince molto o semplicemente non avete idea del “da che parte cominciare” questo blog vi sarà molto utile.
Il secondo è per gli scrittori. Chi di voi ha facebook è stato creato questo bellissimo gruppo in cui chiunque può pubblicizzare le proprie storie nell’area discussioni e commentare tutte le altre già presenti.
Ricordo sempre il mio di blog per avvisi e teaser.
 
Recensioni:
 
sei nell’anima 2009: non ho parole. Sei stata chiarissima! Almeno quanto Ale nel racconto a Beckie dei dettagli della prima notte con Rob :P
la cammy??? Tranquilla! Non sei l’unica! Anche io la bevo a tutte le ore del giorno e della notte, sempre e comunque, solo che evidentemente a me più che da tranquillante fa l’effetto opposto :P
cosa non è finito? Il matrimonio o il racconto? Il matrimonio si, è finito. Il racconto… mi dovrai sopportare per altri 15 capitoli!
 
Emilyatwood: e immaginavo :) va be, comunque… ti aspettavi che sarebbe successo qualcosa… quello che ho scritto o qualcosina di diverso? Sono contenta che il pov di Ale ti sia piaciuto. A questo punto iniziava a essercene davvero bisogno anche se questo è diciamo ancora un anticipo.
Sono contenta del fatto di riuscire a far capire bene ogni cosa, soprattutto perché più si andrà avanti e più sarà difficile. Bah, spero di non smentirmi.
 
Enris: allora questa era la mia faccia mentre leggevo la tua recensione *______*
Grazieeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cioè mi sono commossa! È una vera e propria gratificazione per me. Sapere che tutto l’impegno che ci metto in questa storia è apprezzato ma soprattutto traspare è davvero motivo di orgoglio, soprattutto visto quanto di me ci investo.
Sono felice anche del fatto che le canzoni che scelgo ti piacciano e ti diano quel qualcosa in più che ti fanno amare la storia.
 
Marika_bd: sono felice che ti sia piaciuto!!!! :) si lo ammetto anche io sono in quel 99% che darebbe un figlio a Rob, anche due o tre! Allora… hai detto che Ale si legherà di più a Rob… questo è indubbio ma… nulla non ti dico niente. Ci sono altri 15 capitoli che probabilmente sconvolgeranno un po’ i piani di tutti.
Per il fantasmino… non prometto niente :P
 
Lazzari: grazie mille per i complimenti!!!! Paura eh??? E… lo so… ne ho avuta anche io mentre scrivevo. Tu ora mi chiederai perché dato che sono io a scrivere e quindi in teoria le cose dovrebbero andare come decido io… sbagliato. Ormai sia lei che Rob vanno per i cavoli loro. Io scrivo di getto quello che viene e questo è il risultato. Speriamo ne esca qualcosa di buono anche i prox chap.
 
Pooh!!!! : ormai ti chiamo Pooh anche qui! Mi piace troppo come soprannome e ti sta anche benissimo! Grazie mille per i complimenti di cui mi ricopri ogni volta!!! figa e Ale? io avrei avuto un attacco alla Deborah nei suoi confronti in quel momento ti consola???? :P
Dai che se continuiamo così quel gruppo lo riempiamo di storie!!! Un bacione bellissima!
 
Smemo 92: tranquilla :) anche io sono di corsa! Figurati che rispondo e guardo l’orologio a ogni battitura di spazio! Grazie mille per i complimenti! Sono contenta che il paragone acqua-roccia sia piaciuto dato che a me convinceva poco. Felice di aver colto ancora nel segno!
 
Cricri88: mbare!!! A parte la pubblicità che ti ho fatto qui (spero di incontrare la tua approvazione, altrimenti basta che me lo dici e rimuovo il link) rispondendo punto per punto…
1: la riflessione di Ale a dirla tutta è stata un fuori programma. La riflessione doveva arrivare più avanti nella storia in un momento ben preciso, ma il fatto della piuma che non ho resistito a inserire, mi ha fatto abbreviare i tempi e dare un assaggio dei suoi pensieri. Sono felice che ti sia piaciuta, anche perché Chia e Nu, poveracce, hanno sopportato le mie paranoie nel dire che forse ero stata troppo contorta, ma sono contenta del fatto che invece il messaggio sia passato.
2: :) sorriso gongolante perché invece temevo di aver rotto chissà quale atmosfera mistica! In effetti se continuavo anche solo di una pagina su quei toni sicuro che ci sarebbe stato un suicidio di massa qui su EFP.!
3: il tuo commento al “mi senti” mi ha fatto ridere per almeno tre quarti d’ora buoni! Ero alle lacrime ti giuro!!! Sei sempre un mito Agathe!!!
L’idea di quel blog è stata bellissima e mi ha fatto uno strano effetto vederci la mia storia recensita sopra. Quasi piangevo! Grazie, grazie, grazie!
 
Vero15star: mi spiace per Matt… davvero… ma come altro poteva andare? Sono contenta comunque che ti piaccia il mio modo di scrivere e che questo ti spinga a continuare a leggere la storia. Comunque Matt avrà ancora una sua piccola parte, spero che questo t’incoraggi un po’.
 
Vannyp1987: grazie :) grazie grazie grazie. Da dove mi esce quello che scrivo? bah… forse ho divorato troppi libri nei miei 22 anni di età e qualcosa è rimasto… in realtà non lo so… forse cerco di trovare un qualcosa che sulla pelle a me trasmetterebbe quella sensazione che voglio far passare. Per il resto… viene tutto da sé. I personaggi vanno da soli e non c’è modo di fermarli. Sono sempre loro che parlano. Non mi è ancora capitato in questi punti un po’ critici che le mie mani si fermassero sulla tastiera. Per me il segreto sta nel non pensare a quello che scrivi. Se ti immedesimi nel personaggio le sue emozioni diventano le tue e tutto è più semplice :)
 
Romina75: hai scritto un papiro!!!!! Come gongolo!!! Ah Romy Romy :) non ti abbattere! È tutta una questione di allenamento lo scrivere. Man mano che andrai avanti sarà sempre meglio e ogni lavoro che scriverai sarà più bello di quello prima! cmq non nego che mi fanno un sacco piacere i tuoi complimenti!
Hai quasi commentato riga per riga e ne sono rimasta… estasiata?? Sono davvero felice che il capitolo sia piaciuto e che il pov di Ale non sia risultato troppo arzigogolato e difficile da capire.
Rob in versione “papà per un giorno” non me lo sono potuta risparmiare!
Mi sa che tu e la tua ff mi abbiate inconsciamente ispirato sai??? Troverai un tuo amico in questo capitolo, me ne sono accorta scrivendo. Ho un debole per Ben Barnes e ho sempre pensato di usarlo in una delle mie storie. Visto che per questa era troppo tardi… ho seguito l’ispirazione :P
Un bacione bellissima e tanti auguroni di buon natale!
 
Skitty: sei tu che mi lasci senza parole! Davvero! Dici che non sei molto brava nelle recensioni ma a volte anche poche righe trasmettono un sacco. Sono davvero felice che la mia storia ti sia entrata nel cuore e ti regali emozioni :)
 
Cicci12: beh il fatto che del cioè a getto continuo mi fa gongolare! Se non trovi parole a parte cioè vuol dire che so fare quello che vorrei diventasse il mio mestiere ossia scrivere! :) grazie grazie grazie!!! Mille cioè sono più di mille parole!
 
Sophie88: quanto vorrei essere una micra in questo momento per sdoppiarmi! Ho letto il tuo capitolo e lo trovo meraviglioso. Stavo per recensire ma mia madre mi ha trascinato fuori a comprare gli ultimi regali! Appena torno a casa stasera te la scrivo! bando alle ciance… davvero ti è piaciuto!!!!????? Scusa per il ballo con Rob, lo davo per scontato! Ma tranquilla lo citerò più avanti così diventerà esplicito!!! :P
Non ho detto che non era un granchè il capitolo cmq… :) era la risposta dei lettori che mi convinceva poco!!! Un bacione so! corro!!!!
 
Marina70: grazie! Grazie, grazie!!!
 
Polpettina90: ahhhhhhhh Nu!!!! Molto soft come cosa vero??? Impeccabile dici??? Sono contenta :) ma anche conscia del fatto che non ti supererò mai (sob!) cercherò comunque di migliorare :P ho ancora… fammi contare… 3 scene rouges da scrivere :P e una sarà rouge sul serio!
 
Fallsofarc: amore mio!!! Che papiro immenso!!!! Vorrei stare qui a commentarlo riga per riga ma sono di una fretta tale che non hai idea! Mi devo ancora vestire!!!! E tra poco devo già essere in macchina per andare alla festa! Uff… voglio essere una micra!
Ormai divento ripetitiva lo so, ma questa è la faccia che ho davanti alle tue recensioni  *________* ogni volta, immancabilmente è sempre questa!!!! Sei davvero un mito!
Ci metti così tanta pazienza e amore nello scrivere e nel commentare riga per riga che non posso fare altro che essere felice ogni volta di più per avere trovato un’amica come te! sai sempre dire le parole giuste per tirarmi su e incoraggiarmi e anche per farmi ridere!
Anche la risposta alla recensione di Agata sul blog… io non ho parole! Grazie!
Grazie per il tempo che mi dedichi, per le parole che mi regali e per la tua infinita pazienza nel leggere alle ore più impensate della notte i miei deliri! Un bacione crostatina! Ti voglio tantissimo bene!

 

 

Alessia pov: celebration

- tesoro hai visto le mie scarpe?-
Quelle dannate scarpe! Quando le cerco non le trovo mai. Che si offendano perché non le metto tanto spesso e si vendichino nascondendosi?
- no, Ale. Ma quali cerchi?- mi risponde Rob in uno sbadiglio.
- ma quelle dell’adidas…tipo rosa…cacchio le ho messe l’altro giorno!-
- allora guarda di sotto nel ripostiglio -
- guardi tuuu??-
Mi sono svegliata con ben tre ore di anticipo per prepararmi adeguatamente al mio primo giorno di lavoro. E dire che avevo già visionato mentalmente il mio guardaroba almeno una ventina di volte! Già pensavo a come vestirmi quando firmavo le mie dimissioni davanti al signor Cartier, ho continuato a farlo il sabato mentre aspettavo seduta nella hall di un albergo che Rob finisse la sua intervista, e l’ho fatto durante tutto il tempo delle svariate docce che ho fatto da giovedì a questa mattina. E ad ora, alle 7:50 del mattino di lunedì, ancora non so che mettere.
- Ale… dai, non c’ho voglia di alzarmi!- mugola la sua voce attutita probabilmente dal cuscino.
- ti prego!-
- no… sono nudo e non posso andare in giro con le vergogne al vento-
- a me non dispiacerebbe vederti passeggiare nudo- gli rispondo sincera riemergendo da sotto il letto, dove avevo appurato che le mie scarpe da ginnastica erano state rapite dagli alieni.
- nemmeno a me se non fosse per le vecchie zitelle che spiano dalla finestra- risponde saccente afferrando il mio cuscino per abbracciarselo e appoggiarci il mento sopra.
- tesoro, siamo all’ultimo piano! Chi vuoi che ti guardi dalla finestra all’ultimo piano?!- sbotto esasperata tirando fuori dall’armadio una camicetta che sarebbe andata benissimo con le scarpe sperdute. Ammesso e non concesso che le avessi trovate, s’intende.
- eeeee… ma tu non sai le vecchie zitelle la vista che hanno. Quando poi decidono di prendere in mano i binocoli…-
- dai! Già non so cosa mettermi!-
- e parti dalle scarpe a scegliere?-
Beh, si se mi aiutano a scegliere il colore della camicia! Va beh che non ci devo spendere poi così tanto fiato. È un fatto genetico che riguarda le doppie eliche del DNA maschile quello di non capire a fondo l’importanza dell’abbigliamento il primo giorno di lavoro. Anche il minimo dettaglio può fungere da rivelazione.
- va beh, era per vedere se mi davano l’ispirazione – rispondo brevemente concentrata sul vaglio dei miei jeans. Non volevo essere troppo formale. Un misto tra elegante e sportiva magari… non sapendo con che genere di persone avrei avuto a che fare, la via di mezzo mi sembra il miglior compromesso.
- e io per scendere a prendertele dovrei perdermi la tua vestizione?-
- Rob, sei un guardone!-
- sono un guardone se adoro ammirare la mia ragazza mentre si veste? Pensavo fosse uno dei diritti ricollegati al mio status di fidanzato-
Mi giro a guardarlo e quasi svengo.
- mmm… mentre si veste? Perché ti piace guardarmi mentre mi vesto?-
- perché poi mi piace ancora di più svestirti -
Lo dice con una voce talmente sexy che non resisto alla tentazione di tornare tra le lenzuola da lui, ovviamente subito dopo aver recuperato quel poco di nerbo sufficiente per riuscire a coordinare i miei movimenti. Il mio cervello se n’era andato alle Bahamas con un biglietto di sola andata nel momento esatto in cui ho incrociato i suoi occhi.
Sdraiato a pancia sotto sul materasso, abbraccia il cuscino con il fondoschiena coperto (peccato) dal lenzuolo sfatto nella luce rosa del mattino. I capelli tutti disordinati di sonno e quello sguardo ammiccante, corredato di sorriso sghembo, è un vero e proprio miraggio.
Il mio ragazzo.
Sono questi i momenti in cui sono strafelice del fatto che lui non sia veramente Edward Cullen, davvero. Se riuscisse a leggere sul serio nella mia mente tutte le danzette tribali, gli urletti di sfogo per la troppa contentezza di averlo mio… penso seriamente che considererebbe l’ipotesi di scappare dalla tredicenne esaltata che è in me, cui manca davvero poco per alzarsi, uscire e correre in edicola a comprare un suo poster a grandezza naturale da attaccare vicino al letto e sbaciucchiare nei momenti di depressione o di ormone galoppante. Sarebbe un’ottima cura in entrambe le situazioni quando non hai a disposizione l’originale. E io…CE L’HO!
Si gira sulla schiena per accogliermi mentre mi sdraio sopra di lui.
- ti prego- soffio sulle sue labbra.
- mmm…no… impegnati di più - mugola tuffando le dita tra i miei capelli.
Abbandono le sue labbra per saggiare la carne tenera e sensibile del collo, strusciando il naso sulla sua barba morbida di qualche giorno.
- dai…scendi tu…- miagolo ancora scendendo a disseminare il suo petto ampio di baci.
- no, no, no… sono malato. Non posso alzarmi dal letto. Ci fosse un’infermiera gentile che volesse curarmi…- risponde serafico accarezzandomi i capelli, con il respiro sempre più accelerato che scuote il suo petto sotto le mie labbra.
- non ne hai avute abbastanza di cure stanotte?- sussurro ormai sul foro perfetto del suo ombelico. Ho una sfrenata passione per il suo ombelico e per i peletti morbidi che lo circondano. Forse, però, sarebbe il caso di dire che ho una passione sfrenata anche per l’incavo della sua gola, per le sue spalle, per il suo collo, per il suo petto, per le sue anche… ok, riassumendo, ho una passione sfrenata per ogni centimetro, e intendo proprio ogni centimetro, del suo corpo.
- le terapie bisogna farle come si deve altrimenti non servono a niente- ansima inarcando i fianchi.
E te pareva! Forse ci avrei messo meno tempo a prendermele da sola le scarpe, ma visto che mi sono svegliata con tre ore d’anticipo per prepararmi prima di andare al lavoro… E lui sembra così… anzi, non è che sembra, è…così… Dio, tutta la mia ninfomania repressa di mesi e mesi si sta riversando su di lui.
- quindi… dici che dovremmo fare un richiamino?- cerco di indovinare le sue intenzioni, rese fin troppo chiare dalla posizione inequivocabile della sua mano sulla mia schiena.
- certo, tesoro. Senza contare che per colpa tua mi sono svegliato a quest’ora assurda- mugola sganciando il mio reggiseno con abilità.
- le otto del mattino non sono un’ora così assurda. Io mi sono già fatta la doccia, lavata i capelli e fatto colazione- rispondo lasciandolo fare. Quando uno è in anticipo… non voglio mica arrivare troppo presto no? Poi che faccio lì mentre aspetto che arrivi l’ora?
- Questo solo perché tu sei una maniaca precisina che ci tiene ad avere sempre ogni cosa sotto controllo. Ma non esiste che io mi alzi all’alba per scegliere una camicia! Al massimo esco in mutande- ribatte sul mio collo che aveva iniziato a baciare mentre mi sfilava le bretelline del reggiseno.
- ne trovi di scuse per non alzarti dal letto- commento scivolando sotto di lui.
- tu, piuttosto, non vorrai sprecare l’occasione di qualche minuto d’amore in più con l’uomo bello, affascinante e nudo che si trova in questo esatto momento nel tuo letto prima di andare al lavoro, vero?- cerca di convincermi mentre già le sue labbra vagano sul mio petto strappandomi sospiri e le sue mani saggiano i miei seni.
- no, no… sarebbe un vero peccato- riesco chissà come a rispondere. Trovare le parole, metterle insieme e farle uscire dando loro un senso compiuto è sempre una difficoltà quasi insormontabile quando è così vicino e quando mi accarezza così.
- si, lo penso anch’io…- soffia sul mio ventre.
Inevitabilmente finiamo di nuovo per fare tutt’altro che cercare le mie scarpe. Ma quanto mi dispiace!
È la stessa storia tutte le mattine.
Rob è tornato a vivere a casa mia per i pochi giorni in cui starà ancora qui a New York. Le riprese di Remember me sono ormai concluse e quel che gli resta da fare sono solo alcune interviste e qualcosa per il film che non ho ben capito prima che vada in post produzione.
Dato che mi ha già avvisato del fatto che presto dovrà partire per Vancouver per le riprese di Eclipse, ma non prima di aver passato due settimane a casa sua a Los Angeles, dove dovrà passare il tempo tra servizi fotografici, interviste e partecipazioni a vari talk show, cerco di godermelo quanto più posso, e non c’è modo migliore di averlo qua a casa con me.
Cerco di non pensare a come starò quando lui non ci sarà, a come starò senza di lui. Per ora voglio solo godermi questa bolla di felicità che abbiamo creato intorno a noi.
Ogni notte è sempre la più bella delle notti, da passare tra coccole, baci e tante, tante parole. Abbiamo parlato un sacco sdraiati nudi sotto le lenzuola dopo esserci amati per ore. E la mattina è sempre un dolce risveglio con lui accanto.
Sto bene con lui.
Mi sento bene.
Non posso dire che mi sento benissimo, sarei una bugiarda a dirlo, ma va al meglio di come può andare per una come me. Posso forse azzardare a dire di aver trovato un mio equilibrio.
Certo, è un equilibrio le cui fondamenta sono ancora in via di revisione ma…ci sto lavorando, o meglio, prima o poi lo farò. Una cosa per volta, un passetto per volta e sistemerò ogni cosa.
Il primo passo di oggi, appena uscirò da questo letto (sicuramente riluttante vista l’opera di convincimento che sta esercitando Robert per non farmene uscire tanto presto), sarà quello di affrontare il mio primo giorno di lavoro.
La mia soddisfazione personale più grande.
Ce l’ho fatta, finalmente. Certo non è Vanity Fair, ma comunque la Dantey West è un gruppo editoriale che ha il suo peso, e gestisce tutta una serie di riviste che interessano svariati target di età. Pensare che saremo solo due fotografi a curare l’immensa mole di lavoro che tutte queste riviste richiedono… beh… forse è meglio che mi decida a pensare seriamente a cosa mettermi.
Si, certamente… ma lo farò dopo.
Ora come ora sono felicemente, superbamente, meravigliosamente, splendidamente, straordinariamente diversamente impegnata.
 
- ok, Ale. Un bel respiro… fanne un altro… ora entra-
Spingo la porta vetri dell’imponente edificio e finalmente eccomi nell’ingresso della Dantey West.
Ripeto, ci sono stata migliaia di volte, sul serio. Ma essere qui oggi, al mio primo giorno di lavoro, nelle mie adidas rosa antico spuntate fuori da sotto il borsone di Robert nel ripostiglio, mi riempie di una strana eccitazione.
Mi prendo giusto un minuto per realizzare di aver raggiunto il mio obbiettivo. Quello per cui me ne sono andata dall’Italia, quello per cui ho spedito centinaia e centinaia di curriculum, quello per cui ho servito tavoli e posato in intimo per pagarmi gli studi per poterlo un giorno raggiungere.
Ce l’ho fatta.
Ce. L’ho. Fatta.
CE L’HO FATTAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tento di contenere l’urlo di liberazione che mi nasce in gola, eco di quello che sto già cacciando a livello mentale. Mi costa un enorme sforzo ma ce la faccio.
Cercando di riassumere la consueta “aria professionale” che riservo ai colloqui, mi incammino sul marmo dell’ingresso per giungere alle scale mobili davanti a me.
Questa volta non c’è il ticchettare dei miei tacchi a inquietarmi e sono felice delle mie scarpe da ginnastica. Mai scelta fu più lieta di questa: il rumore dei tacchi mi inquieta particolarmente quando sto per affrontare qualcosa di importante senza contare che oggi già sono abbastanza fusa di mio anche senza di loro. Rischiare la vita su trampoli di dieci centimetri per piede non ha proprio senso, specie se oltre all’ansia pre-primo giorno ci sono ancora i postumi dei tremori alle gambe del fantastico, meraviglioso, eccitantissimo sesso di nemmeno un’ora fa. Meglio che non ci penso, altrimenti mi rimetto immediatamente in macchina per tornare a casa e farmene un’altra dose prima che Rob vada al lavoro.
Per evitare di pensare a chi ho lasciato a casa tra le lenzuola sfatte del mio letto, mi concentro sulle vetrate luminose su cui spicca il logo dell’azienda.
Quando la scala mobile termina la sua scalata verso il primo piano, mi rendo conto di non sapere nemmeno dove andare. Non credo di dover andare negli uffici di Us, però non ho idea di dove siano gli uffici dell’editoriale.
Mi avvicino al bancone rotondo di fronte a me, quello che credo sia quello generale, e mi alzo sulle punte per vedere se magari, disperso nelle profondità della scrivania, ci sia qualcuno disposto ad aiutarmi.
Una testa ingellata ondeggia a pochi centimetri dal ripiano della scrivania e delle imprecazioni tra i denti mi confermano che si tratta della forma di vita che stavo cercando.
- emmm… mi scusi…- chiamo.
- si? ahia! Porca di quella…-
Il poveretto, alzando lo sguardo per rispondermi, per poco non si spacca la testa, ma comunque sbatte talmente forte che si erge in tutta la sua altezza non smettendo di massaggiarsi la parte lesa.
Stranamente rimane a bocca aperta e continua a fissarmi quasi sotto shock.
- po-posso aiutarti?- mi chiede con una smorfia che mal cela il fatto che provi dolore.
È un ragazzone alto e molto ben piazzato, che pare uscito direttamente dal poster pubblicitario dell’acqua di Giò. In un completo scuro, camicia bianca e cravatta lilla sembra che sia pronto per un servizio fotografico di li a pochi minuti.
- emmm… si…- rispondo cercando di capire che abbia da guardare tanto. Che stia cercando di valutare dal mio abbigliamento se io sia facoltosa a sufficienza per potermi fare causa e farsi pagare i danni del suo piccolo incidente?
- sarei la nuova fotografa…Alessia..-
- Chianti, si. Maicol ti stava aspettando. Ancora un po’ e avrebbe spaccato i vetri tanto grida- dice ridendo.
Ma questo ci fa o ci è? Va beh che sono giovane, ma manco mi conosci e mi dai del tu! Tutta sta confidenza…
- scusa, ma chi sarebbe Maicol?- chiedo cercando di risolvere almeno uno dei tanti misteri, lasciando perdere il lei che, in ogni caso, mi avrebbe disturbato lo stesso perché mi faceva sentire troppo vecchia.  
- George!!!!- grida qualcuno alle mie spalle.
Mi giro per scoprire chi sia la fonte di tutto quel chiasso. Un ragazzo con i capelli color mogano dai riflessi rossi tutti sfilzati e due occhi azzurri talmente grandi che sembrano sue fari, ha appena fatto la sua comparsa spalancando con entrambe le mani le porte dietro cui si nascondeva.
Alto e dinoccolato, senz’altro eccentrico, ondeggia nella mia direzione e con uno sguardo d’intesa a quello che suppongo si chiami George, ma che io ribattezzerei senza remore il pesce lesso, si fionda di fronte a me giungendo in scivolata a pochi centimetri dai miei piedi.
- sei tu Alessia?- mi chiede con aria da giudice della santa inquisizione. Guardandolo più da vicino scopro anche che ha un piercing al lato destro del labbro inferiore. Molto eccentrico, non c’è che dire. Proprio il tipo che ci si aspetta lavori in un posto come questo.
- si…- rispondo quasi spaventata da questo strano soggetto. Sembra un cartone animato, sia per la sua fisionomia che per il suo modo di muoversi.
- ohhhh perfetto! Finalmente! Abbiamo un sacco di cose da fare e siamo già in ritardo- dice con una vocetta di cui non saprei descrivere bene la tonalità. È esattamente a metà strada tra quella di un uomo e quella di una donna, con le vocali un po’ strascicate.
Tirandomi per la mano che aveva afferrato con impazienza, varchiamo le stesse porte da cui aveva fatto il suo ingresso trionfale.
- io sono Maicol. Non mi chiamare né Mike, né Mik, né Mikky, né tantomeno Col. Mi chiamo Maicol. Il nome intero da più importanza. Sarò il tuo assistente. Il mio lavoro consiste del ricordarti i tuoi impegni, preoccuparmi che i tuoi set siano tutti pronti, organizzarti gli appuntamenti in piani perfetti di lavoro che, se ci tieni alla mia salute mentale, io non mi azzarderei a contestare. Abbiamo un sacco di lavoro da fare e troppo poco tempo per farlo. Quindi se tu sei davvero straordinariamente brava come si dice in giro, con molta probabilità, riusciremo a essere tutti a casa per le sei del pomeriggio…-
Parla, sbraita e cammina. Ma come si spegne? Faccio fatica a stargli dietro, sia in termini di incedere che di parole, che snocciola una dietro l’altra a una velocità sconvolgente. Se poi ci mettiamo anche il fatto che sto cercando disperatamente di ricordarmi la strada per essere in grado di tornare domani dove mi sta portando… inizio già da esaurita il mio primo giorno di lavoro.
- allora…- sospira quasi stanco aprendo una porta bianca alla nostra destra. - Ora facciamo un giro, così vedrai dove ci sono tutte le cose e dove puoi rintracciare le persone che cerchi. Questa è la sartoria- mi istruisce spalancando la porta.
- ci sono cinque sarte pronte a esaudire i desideri di voi fotografi da strapazzo e a occuparsi delle collezioni che arrivano qui per Elle, capito? Uhhhhhh! Maria! Tienimi da parte quella sciarpetta! Per cos’è?- chiede rivolgendosi a una delle cinque sarte che mi avevano sorriso amichevoli quando avevamo fatto la nostra comparsa.
- è per il servizio a Cameron Diaz che sta facendo Taylor. Appena finiscono te la tengo da parte- le risponde la signora piegando la sciarpa rosa pesca e mettendola da parte su una pila di roba piegata con altrettanta cura al suo fianco.
- Cameron Diaz? Porca pupilla! Non lavarla che la voglio così! Adoro Cameron quasi quanto adoro Sailor Moon! Passo a prenderla prima di andare via stasera!-
Detto questo, chiude la porta alle nostre spalle e subito s’infila in un’altra prendendo fiato per l’ennesimo spiegone.
- questa invece è la sala make-up. Puoi scegliere chi vuoi tra i vari make-up artist e loro saranno ben felici di gironzolarti attorno sul set per sistemare l’oca del giorno davanti all’obbiettivo. Dio santissimo, perché non ci è ancora capitato quello strafigo di Brad Pitt sui nostri set? Mi accontento anche di Matt Damon o anche di James Franco! Va beh…-
Anche stavolta, tempo di buttare un’occhiata rapida rapida dentro la stanza che già la richiude per continuare a tirare dritto lungo il corridoio indicando con movimenti molli delle mani quelli che credo di aver capito siano i camerini dei modelli e una piccola cucina per lo stuff.
- Maicol, cosa devo fare per il servizio ad Emma Watson?- chiede la voce disperata di un ragazzo che incrociamo nel corridoio.
- ma secondo te? Chiama il suo agente e cerca di capire quanto vuole. E vedi di farcela avere ad un prezzo conveniente, non come l’altra volta che per Daniel Radcliffe ci hai fatto spendere duemila dollari per cinquanta scatti del piffero! Lui e il suo Equus delle mie All star!-
- l’ho già fatto, ma vuole più di mille altrimenti non se ne fa niente- si giustifica il poveretto sull’orlo di una crisi di pianto.
- e tu digli che può andare a farsi fottere, allora!- abbaia Maicol al ragazzo che ormai, tremante e terrorizzato, si è schiacciato contro la parete. Incredibile quanta dose di carogna questo scricciolo di uomo riesca a contenere.
- vedi Alessia come vanno le cose qui? Dai un minuto di tregua alla gente o dalle qualcosa di tuo da fare e sei finito. Io penso che ognuno di noi abbia una certa percentuale di cacca da mandare giù nella sua vita. Io devo averne a vagonate, se mi ritrovo a dover lavorare con idioti patentati di questo calibro. Evidentemente nelle mie vite precedenti ho fatto l’errore di nascere maschilista e questa è la punizione divina- sospira stanco varcando sempre molto teatralmente, in pieno stile super star, due porte a vetro che danno su un salone immenso.
- questo è il tuo studio. Quello dell’altro fotografo, Taylor, è quello di fianco- dice alle mie spalle la voce di Maicol.
Svegliatemi, è un sogno.
Non è assolutamente possibile che questa sala gigantesca, piena zeppa di persone che vanno avanti e indietro ad allestire set, montare pannelli di luce e teli bianchi di sfondo, sia il mio studio.
Ovunque grandi tavoli luminosi sono ingombri di bozzetti, lenti ottiche, pennarelli, flash e obbiettivi smontati e quello seduto su una sedia vicino al set vicino alle grandi vetrate che danno sulla strada non è Ben Barnes che si sta facendo passare la cipria sul naso, aspettando probabilmente… me?
È tutto esattamente come lo avevo sempre sognato e anche di più. Molto di più. Mi sembra di vivere in una favola.
Ero talmente sulle nuvole che non mi sono nemmeno resa conto del fatto che tra le mie mani non sentivo più il peso dei manici della mia borsa.
- se vogliamo finire prima di sera, cara, sarà il caso che ci diamo una mossa- mi incita Maicol spingendomi proprio verso il set di Ben Barnes.
Non ho percezione di quello che mi circonda. O meglio, ce l’ho ma è come una di quelle realtà troppo colorate per essere vere, dove tutto sembra acquerellato, dove tutto sembra bello e magico.
Mi trovo davanti ad un cavalletto con un banco ottico montato sopra e anche quello sembra quasi finto.
Alzo le dita per sfiorare i contorni della macchina fotografica, studiandone il nero opaco della scatola e quello più lucido delle pieghe dell’obbiettivo. I fili argentati sui contorni, la consistenza dei tasti di regolazione, leggermente più ruvidi per via della gomma usata per l’antiscivolo…
Alzo gli occhi e un telo grigio gigantesco si trova davanti a me e al mio fianco un sacco di fari e pannelli bianchi di luce fanno bella mostra di sé.
Metto entrambe le mani sulla macchina fotografica e guardo nel mirino, piena di timore reverenziale per il gioiello della tecnologia che ho davanti.
La so usare. È il mio lavoro. Finalmente è il mio lavoro.
Con il pollice provo lo zoom, regolo l'intensità, ma non mi convince. Riprovo ancora ma non mi sento comoda con il cavalletto e il banco ottico.
- Mi portate una reflex, per favore. E anche un obbiettivo. Un 20 mm dovrebbe andare bene - chiedo iniziando a smontare il fermo del cavalletto che avevo di fronte a me per farmi spazio.
- Taylor aveva chiesto il banco ottico, Alessia- mi ricorda Maicol con l’aria esasperata e quasi incazzata che aveva con il ragazzo di poco fa.
Non so cosa mi sia preso, ma i miei occhi hanno mandato tutta una scarica di lampi nella sua direzione che probabilmente ci avrei potuto incenerire l’intera foresta amazzonica.
Forse per il fatto di esser stata colta nel vivo, forse perché non avevo la minima intenzione di farmi mettere i piedi in testa da quell’elfo molleggiante che è il mio assistente. Odio essere così. Mi odio da sola quando mi comporto così, ma se non volevo passare il tempo a farmi schiacciare dovevo assolutamente ristabilire le gerarchie. Essere donna non è sinonimo di incapacità! Questo è il mio mestiere e decido io come muovermi.
- si da il caso che Taylor non abbia più questo set, Maicol. E se io dico che mi serve una reflex, intendo una reflex. Non una compatta, non un banco, ma una reflex. E non voglio perdere tempo a discutere. Questo è il mio studio? Bene. Allora decido io come andranno le cose qui. Tu fa il tuo lavoro e io farò il mio e andremo d’accordo, intesi? Ora posso avere una reflex?- le chiedo con una calma innaturale ma glaciale. Ho usato il tono di chi non ammette repliche.
Mi è dispiaciuto essere così scortese, in fondo sembra un tipo simpatico anche se parecchio esagitato, ma visto come teneva tutti in riga non dovevo assolutamente permettere che mi prendesse per una dei tanti idioti che vengono assunti senza conoscere nemmeno le basi del mestiere. Io ero il fotografo e lui l’assistente. Meglio chiarire il concetto.
Se mi aspettavo lampi di odio allo stato puro da lui, dovetti ricredermi perchè i suoi occhi non hanno reagito come mi aspettavo. Anziché rimandarmi indietro tutta la scarica di lampi che gli avevo lanciato io, si illuminano di una luce strana e un sorriso di compiacimento compare sul volto del ragazzo che ho davanti.
- una reflex e un 20mm qui!- grida la voce di Maicol alla sala, prima di tornare a sorridermi e dire - finalmente ci hanno mandato qualcuno che conosce il mestiere!-
Lo guardo leggermente sbigottita prima di legarmi i capelli in una coda alta e afferrare la macchina fotografica che una signorina mi sta porgendo.
- Caspita! Sei una dura- commenta qualcuno alle mie spalle mentre sono intenta a montare l’obbiettivo sulla macchina fotografica.
Come mi giro vado a sbattere contro due occhi neri profondissimi. Talmente neri che non riesco a vedere nemmeno la pupilla. Io ho già visto occhi così…ma non sono i miei occhi neri.
- è il mio primo giorno di lavoro. Se non faccio capire che non sono una completa cretina non mi daranno mai retta e nessuno mi prenderà mai sul serio- rispondo a Ben Barnes scostandomi la frangia dagli occhi con un piccolo movimento scattoso della testa.
- capisco. Beh, piacere. Io sono Ben- continua tendendomi una mano.
Lo guardo un attimo perplessa. Poi afferro che la buona educazione era stata sotterrata dalla mia concentrazione e che quella mano tesa mi stava solo ricordando di disseppellirla.
- Alessia- mi presento stringendo la mano che mi porgeva.
- ci conosciamo? Io… sono convinto di averti già visto da qualche parte- mi chiede curioso prendendo posto sul telo dello sfondo.
- se hai sfogliato qualche giornale di gossip, di recente, l’hai vista senz’altro- commenta Maicol alle mie spalle. Mi giro a fulminarlo con lo sguardo per l’ennesima volta in cinque minuti e me lo ritrovo a rispondermi con la faccia più innocente di questo mondo. Da neoconoscenti ad amiconi in meno di un secondo. Però, il mondo è zeppo di strani soggetti!
- che c’è? è vero!- si giustifica facendo spallucce con le braccia incrociate al petto.
- leggi le riviste di gossip?- gli chiedo divertita mentre inizio a regolare la messa a fuoco per gli scatti a Ben. Meglio amiconi che rivali, questo è certo.
- sono il mio pane quotidiano, Ale. Posso chiamarti Ale?-
- ma non eri tu quello che non sopportava i nomignoli?-
- si, ma stavo solo giocando a fare lo stronzo. In realtà sono un’oca patentata. Mi piace lo shopping, vado matto per Pimpi e per casa giro con le pantofole muccate- snocciola in fretta, come per sottolineare quanto si possa capire di lui da questi dettagli. E in effetti si capisce abbastanza.
- comunque dicevi? Maicol, giusto? Dov’è che avrei dovuto vederla?- ci interrompe Ben mentre io ormai ho iniziato a scattare muovendomi attorno a lui, abbassandomi e alzandomi a seconda delle angolazioni.
- su qualsiasi giornale spazzatura che ammorba con la sua presenza le locandine dei giornalai. Ma se vuoi qualcosa di più attendibile… anche un sacco di riviste serie hanno una sua foto in copertina- spiega Maicol quasi sbuffando, come se stesse parlando di ovvietà.
- sei forse una modella?- mi chiede Ben quando mi fermo alla sua altezza per un primo piano.
- lo sono stata, tanto tempo fa, ma dubito che Maicol si stia riferendo a quelle foto- rispondo senza dare eccessivo peso alle mie parole, troppo concentrata sul mio lavoro.
- no, infatti- sospira Maicol controllandosi le unghie.
- e… dunque? Perché dovrebbe stare sulla copertina di un giornale di gossip?- incalza Ben allargando le braccia per incitare Maicol a parlare.
- uff… è tutta la settimana che i paparazzi non fanno altro che starle alle costole. È la ragazza di Robert Pattinson! Ma dove vivi?- trilla Maicol spazientito.
Grazie Maicol per avermi ricordato la vita d’inferno che ultimamente io e Rob stiamo facendo.
Per tornare a casa dovevamo fare le gimcane per le strade più sperdute di New York solo per evitare che i paparazzi scandalistici piantassero le tende sotto il mio portone; la nostra parola d’ordine era “occhiali da sole” sempre e comunque e fermarsi in un bar a bere qualcosa era una specie di missione suicida. Persino fare la spesa era un incubo. Mannaggia a me e a quella mattina che sono andata a trovarlo sul set. A lui e a quando non si è preoccupato di baciarmi di fronte a un intero plotone di esecuzione!
Negli ultimi cinque giorni ero diventata la maestra indiscussa del travestimento. Che poi tutti conoscessero la mia faccia ma nessuno sapesse il mio nome, beh è l’unico punto di vantaggio che mi resta.
- oh… allora… immagino di dover smettere di provarci con te -
Che?
Alzo gli occhi da dietro il mirino della fotocamera e mi trovo a sbattere contro i suoi occhi nerissimi e leggermente divertiti. I capelli lunghi neri che gli accarezzano le tempie mi ricordano altri capelli, ma anche loro, non sono i miei capelli neri. Persino qualcosa nei suoi modi di fare mi porta indietro nel tempo, ma non appartengono a lui.
Per un secondo tutte queste somiglianze fisiche con Matt mi mandano in confusione, ma è solo una sensazione momentanea, perché il sorriso di Robert torna prepotente davanti ai miei occhi assieme ai suoi occhi azzurri.
- direi proprio di si- commento piatta tornando dietro al mirino.
- un vero peccato - mi risponde in un sussurro Ben.
Questo qui ora lo uccido! Ma un lanciarazzi incorporato nella macchina fotografica non potevano darlo in dotazione? No! La Nikon si diverte a darti i laccetti per appenderti la macchina al collo, davvero utile! Avessero un po’ d’inventiva…
Non per lamentarmi, ma è forse una tentazione diabolica questa? Mettermi davanti un ragazzo che assomiglia molto al mio angelo per incoraggiarmi a riflettere su Rob?
Beh, arriva tardi perché io ho già riflettuto su Rob! E ora sono stufa di pensare. Sto bene con lui e non manderò tutto all’aria per due occhi neri che non sono nemmeno una pallida imitazione di quelli che desidero.
Mi sbrigo a finire gli scatti, in modo da liberare sia lui che me da quella situazione imbarazzante che si era venuta a creare, e appena si allontana per cambiarsi tiro un sospiro di sollievo, già dimentica del piccolo siparietto di avance, ma molto soddisfatta del mio lavoro.
- suppongo che ci vedremo sabato sera alla serata di beneficenza, allora- mi dice Ben stingendomi la mano prima di congedarsi, una volta tornato nei suoi abiti.
- come scusa?-  Ma di che sta parlando?
- la serata di sabato… Robert non te ne ha parlato? È stato invitato anche lui, se non vado errato- mi chiarisce con un sorriso furbo.
- oh, si! quella serata…deve avermelo detto, ma sicuramente me lo sono dimenticato- rispondo in fretta. Probabilmente è andata davvero così. Lui me l’ha detto ma io ero troppo occupata a pensare a come vestirmi oggi, oppure se n’è dimenticato anche lui visto che quando siamo insieme abbiamo ben altre occupazioni da adempiere.
- allora ci sarai?- chiede
nascondendo le mani in tasca come se mi stesse facendo un invito . Ha un sorriso speranzoso stampato in faccia. Non sono così presuntuosa da pretendere di aver ragione ma lo sguardo cacciatore lo so riconoscere!
- Ben… sono fidanzata, te lo devo ricordare?- rispondo piccata evitando la risposta. È insistente il ragazzo!
- giusto… scusami. Allora…grazie di tutto e…- dice imbarazzato, chinando la testa e iniziando a studiarsi le scarpe.
- grazie può bastare- lo fermo con un sorriso.
- ok, beh… ci vediamo - mi saluta in fretta, praticamente teletrasportandosi fuori dal mio studio.
- perché tu sei qui da nemmeno due ore e hai già accalappiato un uomo mentre a me non mi si fila nessuno?- chiede Maicol con aria trasognata alle mie spalle.
- ti cedo volentieri il mio posto- rispondo sbrigativa andando a uno dei tavoli luminosi. Mi sentivo già a casa mia, forse perché mi ero immaginata tutto così talmente bene nei miei sogni che mi era praticamente impossibile non sentirmi a casa.
- oh, si… lo accetterei volentieri se il tuo Robert fosse compreso nel prezzo- mi risponde lasciandosi cadere su uno sgabello e appoggiando entrambi i gomiti sul banco.
- quello mi spiace ma lo tengo tutto per me- gli rispondo sorridendo di quella sua piccola confessione.
- va beh, va beh… mi accontenterò di Ben Barnes. Andrai vero a quella serata di beneficenza? Già ti vedo in un fantastico vestito rosso, molto femme fatale, contesa tra quei due fustacchioni che se le daranno di santa ragione per un tuo ballo. Oh! Sarebbe terribilmente romantico!- squittisce giungendo le mani sotto il mento e sfoderando tutte le luci che aveva a disposizione nei suoi occhioni sognanti.
- veramente io…- inizio senza poter continuare perché il mio cellulare prende a squillare in borsa.
- scusami un momento Maicol – mi congedo pescando il telefono dalla mia borsa e allontanandomi verso le vetrate dello studio.
- pronto?- rispondo quando sono certa di essere da sola.
- ciao tesoro, che fai?- dice la voce di Rob leggermente arrochita dalla trasmissione.
- lavoro?-
- beh, penso a te sarebbe stata una buona risposta alternativa-
- ma se lo sai già che penso a te, cosa te lo dico a fare?-
- mi piace sentirmelo dire, senti…hai un minuto?-
- si, perché?-
- mi ha chiamato Jake e… dobbiamo ritardare di un giorno la partenza per Los Angeles-
- si, d’accordo, ma è successo qualcosa?-
- niente di che, devo partecipare a un galà di beneficenza-
- a si, lo sapevo- Quindi non è che me l’aveva detto e io non l’avevo ascoltato. Non lo sapeva nemmeno lui, quindi il piccolo sospetto che inconsciamente mi è venuto che lui non volesse portarmici… è solo frutto della mia mente malata. Non si cura di baciarmi per strada davanti a una marea di paparazzi, figuriamoci se si farebbe mai qualche scrupolo a tenermi nascosta durante un evento mondano.
- e come facevi a saperlo?- chiede con un tono di voce di una nota più alta per la sorpresa.
- me l’ha detto Ben… Ben Barnes-
- a si?-
- si! ho appena finito il suo photoshoot- rispondo entusiasta realizzando che ho appena firmato il servizio fotografico di una star. La prima dopo Robert. Il mio primo incarico come fotografo!!!
- ah… e come mai parlate dei miei impegni?-
- è una lunga storia. Appena arrivo a casa te la racconto- tanto non ho nulla da nascondere quindi…
- ok, allora quello che volevo chiederti è se ti andrebbe di venirci con me. Sarà una serata sicuramente infinita e noiosa ma ci terrei tanto-
- questo significa che…è una specie di…-. Un nodo gigantesco prende possesso della mia gola, impedendomi di deglutire saliva che comunque non emetto da quando ho fatto l’associazione serata di beneficenza-tappeto. 
- presentazione ufficiale?- completa lui per me.
- si…quella-
- si e no, tesoro. Nessun tappeto rosso da calpestare, tranquilla-
- ok…-. Deo gratias! Un problema in meno. La mia emotività è appesa ad un filo ultimamente.
- ti divertirai, vedrai!-
- ma se hai appena detto che sono delle serate lunghe e noiose!-
- si ma hanno anche il loro lato divertente. Tipo i finanziatori che si ubriacano per la disperazione sono uno spettacolo che non è assolutamente consigliabile perdersi-
- oh si, ho sempre sognato osservare gli effetti della sbornia su dei vecchi panciuti-
- e lo so. Tesoro devo chiudere. Jake mi sta chiamando per andare a rispondere a tutta una sfilza di domande una più pallosa dell’altra-
- ok, am…tesoro- lo stavo chiamando amore? no, no, no… non è assolutamente possibile.
- ci vediamo stasera a casa. Ah, Ale?-
- si?-
- tu arriverai sicuramente a casa prima di me, devo passare a prenderti qualcosa?-
- no, credo di no-
- va beh, va beh. Se riesco passo a prendere il gelato che ieri sera l’ho finito. Un bacio-
- tanti baci-
- tantissimi-
Chiudo la chiamata e mi viene da sorridere stupidamente al telefono.
Una serata di gala con Rob. Rob che mi chiede se deve passare a fare la spesa prima di rincasare. Passi da gigante davvero a livello di coppia i nostri. Forse stiamo correndo un po’ troppo ma… forse è solo una mia impressione. Abbiamo vissuto insieme fin da subito, anche se come amici. Già allora mi chiedeva se doveva andare a fare la spesa o se doveva attaccare la lavatrice. Le nostre tempistiche sono state sballate fin dall’inizio.
Per il resto della mattina controllo bozzetti e taglio foto di lavori già svolti dal mio collega fotografo mentre ripianifico con Maicol i nostri impegni.
Concentro tutti i lavori in cui c’è bisogno di me in questa settimana in cui Rob resterà a New York. Mi ha fatto promettere che sarei andata con lui a Los Angeles per la settimana di ferragosto, e se volevo mantenere la mia promessa dovevo concentrare tutto il lavoro in questa settimana.
Mentre lavoravo, Maicol mi raccontava di sé e di vari pettegolezzi dello studio. Chi stava con chi, chi era andato a letto con chi tradendo chi, chi cercava di accoltellarmi nel sonno per avere il mio posto… cose così. Ovviamente non ha tralasciato di fare continui riferimenti a Ben, la cui visita nei nostri studi doveva averlo mandato molto su di giri. Ma io ero troppo occupata a pensare a quanto mi piacesse la mia bolla di felicità per dargli ascolto.
Il mio nuovo lavoro, un fidanzato che adoro…sono felice. Almeno… credo.

 

Ale, Maicol, Ben

 

 

 

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Capitolo 33
*** capitolo 33 ***


capitolo 33 Passate le feste …il prossimo avvenimento sarà capodanno e poi…gli esami :( che tristezza. Bel modo di cominciare l’anno davvero. Ma siamo positivi. Andranno bene e questo sarà un anno felice.
Spero che come me abbiate passato buone feste :) e che almeno voi non siate alle prese con problemi come lo smaltire tutto il ripieno che mamme, zie, nonne eccetera hanno infilato nelle nostre bocche scambiandoci spesso e volentieri per dei tacchini da mettere nel forno. Tutto buonissimo, per carità, ma…ora direi che ho accumulato scorte per almeno un anno!
Ricevuto tanti regali? Io vi dirò… sì, ne ho ricevuti e uno in particolare mi ha fatto vacillare un po’ nel continuo di questa storia. Si, perché mi è stata regalata una nuova biografia del nostro Rob e leggendola… in molti punti mi è sembrato di non averlo reso come avrei voluto. Per un attimo mi è venuto in mente di rivedere il suo personaggio nella mia storia ma… è nata così. Però mi sono ripromessa di essere ancora più fedele a lui nei capitoli che restano, e ho iniziato da questo. In molti punti ho usato frasi dette da lui, situazioni da lui descritte nelle interviste raccolte in quel libro. Certamente non posso sapere se il vero Rob farebbe mai quello che gli ho fatto fare oggi ma… visto e considerato com’è nella mia storia… ho pensato potesse essere interessante fargli vivere un sentimento potente come la gelosia e la possessività. È cresciuto, è innamorato… Ale l’ha reso più sicuro… spero proprio che vi piaccia.
Ricordo ancora il blog di Agathe per consigli sulle ff più belle da leggere e il gruppo di facebook per noi scrittori, e ovviamente anche il mio di blog per avvisi e teaser. Tra parentesi, per chi mi avesse chiesto del destino di “the Saint Katrine” li ho dato delucidazioni in merito proprio pochi giorni fa.
Ringrazio i 105 preferiti, i 70 seguiti e le 18 nomination come autore preferito. Grazieeeeeeeee!!!!!

 

Recensioni:
 
Sophie88: sono sopravvissuta all’ingozzamento natalizio anche se ovviamente con qualcosa di non proprio gradito quanto gli agnolotti di mamma. La ciccia mi si è incollata addosso e non ne vuol capire di espatriare! Allora… un po’ di romanticismo nella telefonata? Non era proprio possibile Soph! Dovresti ormai aver capito che Ale e Rob non sono proprio una coppia pucciosa, ed essendo partiti prima dalla convivenza… beh… risulta più facile avere un’intesa “attempata”…poi sai che Ale prende molto da me e… al telefono non riesco a essere molto romantica :P
Ecco qui il galà e … nulla spero piaccia perché l’ho scritto tra un pistacchio e l’altro mentre i miei si lanciavano le carte dei torroncini quindi… boh! però tu hai dato il tuo personale e utilissimo contributo nella lite, quindi ti dedico anche questo chap! :P
 
Lazzari: si direi che anche io vorrei tanto un risveglio così! spero tanto che l’anno nuovo mi porti tanti di questi risvegli! Maicol… non lo so, io non guardo Gf, o cmq non tanto… Maicol l’ho conosciuto tramite mai dire Gf e mi ha fatto morire dal ridere! Ora guardo gf solo quando c’è lui… e quando ho dovuto pensare ad un assistente per Ale… ho pensato subito a lui!
Grazie mille per i complimenti!!!!
 
Cicci12: ciau! Si davvero vorrei fare la scrittrice ma… mi piace tanto fantasticare, ma il mio futuro per paradosso è una cosa su cui tengo bene i piedi per terra. Tutto quello che scrivo… lo faccio per me e a livello puramente amatoriale. Però non nego che sia un mio sogno. Credo che nel momento in cui uno scrive solo con l’obbiettivo della pubblicazione non scriverà mai nulla di buono, quindi … bo si vedrà.
Sono felice del fatto che la new entry di Maicol ti sia piaciuta! E anche il modo di Ale di prendere in mano la situazione. :) ora vedremo come andrà.
 
Sei nell’anima 2009: entusiasmo allo stato puro eh?? :) bello!!!! Ben non ho resistito a metterlo anche se purtroppo gli ho dovuto affibbiare la parte dello stronzo, come vedrai in questo capitolo. Ale si, ha un culo senza fine! Tutti sti fighi, tutta sta fortuna… beh… è il suo momento fortunato.
Ti dirò il tuo piano killer mi preoccupa un po’, ma… capisco perfettamente i motivi di questo insano gesto!:P
Eccoti Ben, sperando che in questa versione Dorian Gray ti possa piacere.
 
Pooh!!!!: pooh!!!! sei sopravvissuta alle feste???? Cioè sei sopravvissuta a Rob nudo in modo da poter partecipare alle feste??XDXDXDXDXDXD
Daresti un pugno a Barnes??? Allora sto capitolo ti piacerà moltissimo!:P nella mia ff sono amici ma… vedrai  :P
Per la refelx… lasciamo perdere… io sto facendo foto ad ogni cosa!!!! mannaggia ad Ale!!!!
Sono contenta che il gruppo vada bene! È stata una grande idea!
Grazie mille per i complimenti, sei carinissima come sempre!
 
Cricri88: mbare!!!! Passato un buon natale??? Io ho preso almeno una tonnellata e inizio ad avere seri dubbi sull’entrata nel mio vestito per capodanno ma… chissene.
Allora, sapevo che Barnes non avrebbe incontrato le tue simpatie :P io lo trovo carino ma non ho idea del suo carattere quindi… era perfetto per me per lavorarci su. Anzi… mi sa che mi sono fatta impressionare un po’ troppo dal suo Dorian Gray in questo chap. Vedrai che ti starà più…"simpatico"… (per la fine che farà s'intende) in questo chap. Sono contenta che questo capitolo di passaggio ti sia piaciuto e Maicol… Maicol non ce lo avrei visto in nessun altro modo. Appena ho pensato ad un assistente per Ale mi è venuto in mente lui! mi spiace solo all’inizio di averlo fatto un po’… non so come se trattasse Ale con sufficienza, cosa che non è da lui, ma… ho pensato fosse più adatto al contesto.
Posso solo immaginare il “ti sento” in sicul version! XDXD e nn trattengo le risate! Ti ringrazio ancora per il tuo blog e sappi che quello che hai scritto non è molto: è moltissimo!!! Ancora grazieeeee!!!! io intanto continuo la mia campagna pubblicitaria :P
 
Fruminella89: benvenuta! Sono felice che tu abbia trovato la mia ff e l’abbia letta. Soprattutto sono felice del fatto che ti sia piaciuta tanto. se l’hai scoperta grazie al blog poi lo sono ancora di più perché vuol dire che il giudizio della critica è veramente imparziale (la persona che lo ha aperto è una mia amica)
Rob non può piacere a tutti ma io ho cercato di fare il mio meglio, cercando di descriverlo come mi immagino possa essere sul serio, cioè come un insicuro, umile e comunque simpatico ragazzo, che cresce vivendo le situazioni scoprendo sempre nuovi lati di sé stesso. La cosa che mi fa ancora più piacere però è Ale. Ale è in realtà la protagonista di un’altra storia che sto scrivendo e ci sono molto affezionata. Questa storia è un po’ un esperimento per testare il suo personaggio e vedere se cmq il mio modo di scrivere possa piacere. Ovviamente in questa storia vive delle situazioni completamente diverse dalla sua storia  originale ma il suo modo di vivere e di ragionare è sempre lo stesso. Spero di poterla pubblicare un giorno.
Matt invece è una new entry su tutta la linea. So che può apparire una coincidenza un po’ troppo forzata il suo essere amico di Rob e ragazzo di Ale… ma… non so se traspare, anche se ho cercato di farlo capire nel capitolo in cui Ale racconta a Rob della morte di Matt. Centra molto il destino in questa storia, e il destino a volte è ironico.
L’interpretazione del suo comportamento è esattamente quella corretta e non ho nulla da aggiungere. Felice anche di passarti tante emozioni e tanta voglia di leggere con le mie fantasie.
Spero che tu voglia continuare a recensire e a seguirmi.
 
Enris: ohhh sono felice che a qualcuno piacciano questi capitoli intermedi in cui tutto prende una sorta di tranquillità e di equilibrio. Ben è stato molto sfacciato. A me piace esteticamente ma non ho mai letto niente di lui e non ho idea di come sia, quindi il suo volto si prestava perfettamente a quello che volevo fosse il suo personaggio, perché non sarei stata influenzata da nulla.
Sono contenta anche del successo di Maicol :) è troppo forte! Ci accompagnerà fino alla fine :)
 
Vannyp1987: grazie grazie grazie!!! Sono felice che ti sia piaciuto! Per il saint Katrine ho postato delucidazioni sul mio blog, il link lo trovi sopra. Almeno li mi sono potuta dilungare a spiegare :)
 
Vero15star: beh sono contenta di essere abbastanza brava per te da tenerti comunque incollata allo specchio :) vuol dire che non scrivo poi così male. :) grazie mille per l’appoggio :)
 
Romina75: allora qui la tua influenza continua anche se Rob avrà una reazione totalmente diversa dal tuo. Ben è stato utile a far scoprire la gelosia a Robert e a ribadire ancora una volta quanto Ale sia importante per lui.
Si esattamente, Ale sta voltando pagina anche se… come ha detto le fondamenta del suo equilibro vanno riviste. Abbiamo ancora 14 capitoli e il lieto fine ha ancora un’ombra da sopportare prima di giungere. Grazie mille per gli auguri tesoro! Spero che tu abbia passato un sereno natale e che il nuovo anno ti porti tutto giò che desideri!
 
sorellina mia deb: oooooooo giubilo! ero impaziente di pubblicare :) più che altro perchè se tengo questo capitolo sotto mano ancora per un pò finisce che lo smonto! continuo a riprenderlo in mano, rivederlo, aggiungere frasi, complessarmi e quant'altro... lo so, sono un caso patologico almeno quanto Rob su questo punto ma... beh... se dite che mi viene così bene un motivo ci deve pur essere no??? ci metto dentro le mie paranoie ed è fatta! :P
sono contenta che ti sia piaciuto far parte del capitolo e anche in questo non mancherà una citazione delle tue gesta :P
dai... sublime eccezionale meraviglioso... ogni volta che rileggo dico "ma porca miseria, le idee mo mi devono venire che ho già pubblicato????" e va beh...  si lo so che ormai hai preso il vizio di essere l'ultima e infatti lo sei a pari merito con Chiara :)
oggi leggerai la conv che mi ha tanto crucciata ieri sera, cioè quella di rob e ben... Ben... io lo trovo esteticamente carino... non bello ma fascinoso. non so un bel niente di lui tranne che è amico di Rob e questo era un punto a favore perchè almeno non ero condizionata da nulla e non avrei avuto remore sulla parte del cattivo che gli tocca fare. eeeeee va beh... spero ti piaccia anche questo. un bacio!!!

fallsofarc: luce dei miei occhi! Cruuuu!!!! ( nuovo soprannome :P) e si... 4 ore...e quasi e mezza direi! guarda che erano quasi le 5! vorrai dire che alle 4 ore avevamo iniziato a salutarci!
sapevo che avresti cenato col panettone e il latte!!!! tranquilla, non devi chiedere venia per il ritardo anche perchè sappiamo che le feste sono il modo migliore per mettere a ko gli stomaci e la voglia di fare. tu con il brachetto e io col bianco siamo due avvinazzate, ma da un lato... meglio. se fossimo state troppo lucide Rob nudo sul letto non sarebbe sopravvissuto a lungo temo...almeno... vivo!
il poster... XD si, si... un riferimento puramente casuale! perchè, tu hai forse il poster a grandezza naturale di Rob di fianco al letto che appena ti giri ti ritrovi il suo pacco in faccia??? beh... mettiamola così... è natale, i pacchi dovrebbero essere una cosa normale :P
sono contenta che ti sia piaciuto il chap e Maicol... nemmeno io lo conosco poi tanto dato che praticamente seguo solo le cassate che dice su mai dire gf e basta...però mi sembrava eccentrico abbastanza.
la telefonata... davvero ti piace? *______* cioè... bo... la vedevo come niente di così speciale, ma se tu dici che non le ho reso giustizia... beh. meglio così almeno ti è rimasto l'effetto sorpresa. sono già al lavoro per mettere in pratica le idee di cui abbiamo parlato oggi :) quindi ora ti lascio al nuovo capitolo e sadicamente aggiungo alle 17 pagine word alla tua mole di roba da leggere hihihihihihi e mi mangio un'altra crostatina! :P
ti voglio benissimo Chia! mi sono divertita un sacco oggi al tel e il mio segnalibro non è mai stato più scarabocchiato di così! (ps, le pagine sono riuscita a finirle! addormentandomi 5 o 6 volte ma le ho finite!)

ps: un benvenuto anche a Dindy! rispondo qui alla rec lasciata nel primo capitolo :) ma sappi che sono felicissima di vederti anche qui!


 

Robert pov: savin'me
 



- Ale, tesoro, stai calma!-

- Inciamperò nel vestito, lo so. Perché mi hai imposto l’abito lungo?!- piagnucola la donna più bella dell’intero pianeta che per un’insperata serie di circostanze fortunate (per me, è chiaro) è da ben due settimane la mia ragazza.
- Perché a queste serate si va vestite così. E poi mi pare che tu abbia già messo un abito lungo una settimana e mezzo fa e non ricordo che tu abbia fatto incidenti mortali- le rispondo per forse la centesima volta da quando siamo saliti in macchina.
- Non è vero! Non tentare di liquidarmi con questa risposta così generica, tanto non mi freghi! Posso tirarti fuori una lista infinita di nomi di attrici che si sono presentate in minigonna persino per raccogliere fondi per la ristrutturazione di chiese, quindi l’abito lungo non è poi così necessario. Secondo punto, importantissimo, da tenere assolutissimamente presente, è che una settimana e mezzo fa era solo il matrimonio di Beck. Non rischiavo di esser presa per il culo in diretta mondiale!-
Ha ragione suo padre: doveva fare l’avvocato. Ma lei vuole fare la fotografa… Un vero peccato dato che la favella per arrampicarsi sugli specchi non le manca.
- Non sarai in diretta mondiale- sbuffo esasperato con una mano davanti agli occhi. Esaurimento nervoso arrivo! È da un’ora che andiamo avanti così.
- Si lo so, ma hai capito quello che voglio dire- brontola lasciandosi pesantemente cadere sullo schienale del sedile a braccia conserte.
- Senti, scusa se voglio proteggere le tue gambe da sguardi indiscreti. Scusa se ti preferisco leggiadra ed eterea, anziché scosciata e scollata e scusa tanto se ti dico che per me sei davvero più che bellissima così. Ti chiedo scusa. Ora la smettiamo con queste scemenze?- sbotto guardandola negli occhi e osservando la sua bocca che si apre e si chiude senza emettere suono.
Beato silenzio. Forse ho parlato troppo presto.
- Quindi… tu rischi la mia vita con un vestito lungo e dei tacchi perché…sei geloso delle mie gambe?- 
Questa donna in certi momenti è assolutamente capace di mandarmi più che in bestia in meno di cinque secondi tanto quanto è capace di farsi amare in ancora meno tempo.
Ma non capisce? Già che Ben ci abbia provato con lei mi infastidisce non poco, ed è mio amico. Mi stavo sbranando Kell e Jack quando continuavano a fare apprezzamenti non proprio discreti, figuriamoci cosa non avrei fatto agli altri!
Sarà il giocattolino della serata. La ragazza borghese che fa il suo debutto a palazzo, la notizia della festa. Tutti vorranno parlare con lei, ballare con lei, mettersi in mostra e atteggiarsi, chi per farla sentire a disagio per gusto personale, chi per semplice vanità o per gioco e chi per motivi a cui non voglio nemmeno pensare. È così sbagliato se cerco di proteggerla come posso?
E poi da come parla sembra che l’abbia fatta infilare in un abito da monaca mentre è tutto tranne che questo. È assolutamente perfetta ed elegante, per niente banale ma assolutamente raffinata. E ci tengo a sottolineare che prima di avere questo attacco di panico salendo in macchina era entusiasta del suo vestito.
- si, sono geloso, e allora?- le rispondo serio e quasi scocciato, ammettendo la mia colpa e prendendomene tutta la responsabilità.
In risposta alla mia faccia scocciata, lei scoppia a ridere e non credo abbia intenzione di smettere tanto presto, cosa che mi fa incazzare ancora di più e mettere il broncio. Mi volto verso il finestrino e osservo scorrere via le luci della città, concentrandomi su qualsiasi altra cosa che non sia lei.
Lo so che il mio è un comportamento infantile, ma lei non ha la minima idea della fossa dei leoni in cui la sto facendo entrare.
Sinceramente mi fa quasi sentire in colpa, dato che se è tesa è colpa mia. La sua reazione di fronte all’ignoto è più che giustificata. È la mia a non esserlo.
Io le ho chiesto di accompagnarmi e lei è venuta per farmi contento.
Durante tutta la settimana è stata normale, come se andasse a un galà di beneficenza almeno una volta al mese e la cosa non la preoccupasse più di tanto. Sicuramente era solo presa dal suo lavoro.
Per partire con me due settimane aveva dovuto concentrare in una settimana sola gli appuntamenti di due, e la sera, quando tornava a casa, non aveva nemmeno il tempo di sdraiarsi sul divano che mi crollava addormentata tra le braccia. Non aveva proprio tempo materiale per rendersi conto della serata a cui andava incontro.
Stamattina, cioè sto pomeriggio perché ci siamo concessi tutta una mattinata di sonno e coccole (bei tempi quelli!), ha però realizzato tutta la catastrofe che si preannunciava e mi ha trascinato in giro per negozi alla ricerca del vestito perfetto.
Inutile dire che non ne trovava uno che le andasse bene. Tutto era troppo qualcosa per i suoi gusti. Finì che mentre sceglieva una camicia nera per me, io presi il vestito che più mi piaceva dalle stampelle del negozio e lo pagai prima che lei potesse proferire parola. Tutto pur di farla finita con quel giro assurdo di shopping inconcludente (fortunatamente per me, nemmeno troppo griffato altrimenti sarei stato a letto tutta la sera con la malaria).
Per fortuna, almeno oggi, sembrava che i paparazzi ci avessero dato tregua, ma non mi illudo. Sono più che certo che si siano presi la giornata per affilare le armi per questa sera.
Mi viene da sorridere pensando a un fotografo che lucida la sua macchina fotografica e la mette in sesto come farebbe un tiratore scelto con il suo fucile di precisione la sera prima del grande delitto. In effetti, mi sento molto Jhon Kennedy ogni volta che scendo dall’auto per una prima o per partecipare a qualche evento. Prima o poi arriverà sicuramente qualcuno che mi ucciderà perché non ne può più di sentir parlare di me. E non gli potrei dare torto, dato che anche io mi annoio di me stesso.
Mi spiace solo di aver trascinato Alessia in questo girone infernale che sono le pubbliche relazioni. Puro egoismo il mio, non ho problemi ad ammetterlo.
Un po’ perché averla vicina mi rassicura. Io e il pubblico durante le passeggiate sul tappeto rosso non abbiamo un così bel rapporto come potrebbe sembrare. L’attacco di panico mi prende ogni singola volta, tanto che quando mi rivedo nelle brevi interviste che concedo mi sembro uno che si è fatto di anfetamine prima di buttarsi nella mischia. Sentire la presa sicura delle sue dita attorno alla mia mano, mi rilasserebbe sicuramente.
L’altro po’, però, è forse ancora più egoistico da parte mia. La voglio nella mia vita in ogni modo possibile, e tutto questo fa parte della mia vita.
Mi piace l’idea di tenerla per mano e rivendicarla come mia davanti al mondo intero. Mi fa proprio impazzire, e per questo non ho resistito alla tentazione, nonostante fossi più che consapevole dell’attenzione mediatica l’avrebbe letteralmente investita. 
Non prendetelo come un desiderio di egocentrismo. Non lo faccio perché voglio che si parli di me, anzi. Se la smettessero di farlo mi farebbero un grandissimo favore. Resto sempre e comunque un complessato cronico.
Lo faccio perché…non lo so, non lo so spiegare… forse l’amore mi sta portando alla pazzia, ma mi piace l’idea di condividere ogni cosa che mi riguardi con lei. Mi piace cercare di farle capire in ogni modo possibile e con ogni mezzo che ho a disposizione cosa sia lei per me.
Ed è per questo che sono così geloso. Nella mia vita non mi sono mai sentito adeguato in nessunissima occasione, sempre come se mi mancasse qualcosa, sempre come se non facessi mai abbastanza, sempre…ordinario e assolutamente poco interessante. Poi arriva lei e riempie la mia vita, diventando il centro esatto del mio universo, facendomi sentire sempre importante, sempre al posto giusto…
Se mai me la dovessero portare via, se mai lei trovasse qualcun altro che sia più di me… impazzirei. Per questo sono geloso. Ho una paura fottuta che me la portino via.
Complessato, nevrotico e geloso. Un tris vincente, non c’è che dire.
Quindi il mio di adesso è un comportamento più che infantile. È senz’ombra di dubbio colpa mia se lei questa sera sarà il bersaglio preferito di un esercito di snobboni, dovrebbe essere lei ad essere incazzata con me, non il contrario.
Forse questa di invitarla stasera è stata la peggiore delle idee che mi sia mai venuta in mente.
- sei arrabbiato?- chiede cauta appoggiando una mano sul mio avambraccio.
- si e no…- soffio accarezzandone distrattamente il dorso liscio.
- perché si?- mi chiede ancora appoggiando anche la guancia sulla mia spalla, movimento che fa sì che i suoi capelli, elegantemente annodati alla base del collo, mi solletichino la pelle del viso.
- perché… forse non avrei dovuto chiederti di venire…- confesso. La sento trattenere il respiro. Probabilmente non si aspettava questa risposta, ma quasi sicuramente le ha dato una motivazione sbagliata.
- non fraintendere, tesoro. Non intendo dire che non mi faccia piacere il fatto che tu sia qui, solo che…-
- …che?-
- … che non ti sto proteggendo. Diciamo che se di professione avessi fatto il gladiatore correresti meno rischi- concludo con uno sbuffo nervoso.
- Rob, ti dimentichi una cosa- mi risponde gentile stringendo la presa attorno al mio braccio.
- cosa?-
- se ti riferisci ai fotografi… io so benissimo a cosa vado in contro -
E già. C’era quel piccolo particolare che lei stessa era stata una paparazza. Troppo spesso tendevo a dimenticarmelo. Fossero solo loro a preoccuparmi…
- forse hai ragione- soffio più per tranquillizzarla che non perché lo pensassi davvero. Restava comunque la preoccupazione per i miei colleghi.
Intendiamoci, non che tutti siano dei montati snob che si divertono a manipolare la gente, per carità. Alcuni sono davvero delle bravissime persone, solo che… è davvero facile invaghirsi di una ragazza come Alessia. A parte la bellezza, diciamocelo, per chi non la conosce come la conosco io, che sono più che consapevole del fatto che possiede qualità molto più serie e importanti che fanno sì che la si ami incondizionatamente, la cosa che più attrae in lei è un’altra: l’indifferenza.
Non nel senso di distacco, assolutamente no. Nel senso che… sarà perché per via del suo lavoro è abituata a vedere attori e attrici e quindi la cosa non la esalta particolarmente…ma…per un personaggio famoso…trovare un po’ di tranquillità, una conversazione normale, priva di gridolini o ultrasuoni, di foto e autografi… è come trovare la terra promessa.
È questo che colpisce in lei, che ha colpito me, che ha colpito Kellan e Jackson e persino Ashley…
- a parte il mio incidente con il vestito, che è una certezza matematica, vedrai che andrà tutto bene- soffia sulla mia guancia, lasciandomi un tenero bacio a fior di labbra.
Non mi basta. Allungo una mano sul suo collo e la porto a baciare le mie di labbra. In questo momento ho bisogno di sentire concretamente che solo io posso averla, che solo io posso baciarla in quel modo, che solo io posso sentire le sue mani stringere la mia vita tirandomi a sé. Ho bisogno di sentire che sia mia.
- wow… emmm…- cerca di articolare quando, ormai con il fiatone, mi allontano dalle sue labbra morbide e succose.
- avevo  bisogno di…- cerco di spiegarle, ma il tossicchiare dell’autista mi interrompe.
- mi scusi, signor Pattinson. Siamo arrivati-
Immediatamente i miei occhi corrono a quelli di Alessia che li sgrana a più non posso appena riesce a tradurre in fatti le parole del nostro autista.
Macchina ferma, tappeto rosso che si stende per una quindicina circa di metri fino al muro delle foto con i loghi degli sponsor disegnati in campo bianco e urla sempre più alte appena fuori dall’auto… me la faccio sotto anch’io.
Per dieci secondi è il black-out nella mia testa. So già che quando aprirò questa portiera, i decibel delle urla non faranno altro che aumentare esponenzialmente, che un mare di striscioni si alzerà rendendo il tutto ancora più surreale. Come ogni volta mi trovo a pregare che questo senso di vuoto che pervade la mia testa duri il più a lungo possibile. Non devo fare altro che smettere di pensare e restare in piedi di fronte alla folla. Sopporto meglio le urla delle fan e i flash dei fotografi.
Questa è la mia vita. La gente mi conosce e mi insegue per la strada, fa di tutto per scoprire in quale hotel io alloggi, e alcuni mi chiedono di morderli o di toccarmi i capelli. È una realtà che ho imparato ad accettare ma… è sempre dannatamente difficile uscire fuori dalla macchina.
Come ogni volta, lotto con la seducente tentazione di scavalcare i sedili, piazzarmi al posto passeggero di fianco all’autista e allungare il piede per schiacciarlo sul suo sopra l’acceleratore per scappare a tutta birra in un posto lontano, ma la mano del mio amore legata alla mia tra le nostre gambe che si sfiorano mi da quel poco di lucidità mentale per rendermi conto che questa serata è per lei.
- andrà tutto bene- ci diciamo entrambi rafforzando la presa sulle nostre mani.
Qualcuno là fuori per me apre la portiera dal mio lato, e il tappeto che mi si stende davanti sembra ancora più rosso del solito.
- avevi detto niente tappeto rosso…- rantola Alessia con una mano sulla gola e lo sguardo terrorizzato.
- se ti avessi detto che ce n’era uno saresti venuta?-
- no -
- ecco, appunto -
Tra tutto quello di cui si dovrebbe preoccupare, lei si fissa sul colore del tappeto. Piccolo, dolce e ingenuo amore mio.
Sto per poggiare un piede a terra su quel tappeto, ma non prima di sollevare la sua mano e baciarne il palmo.
- sei bellissima, tesoro mio- mormoro contro la sua pelle. E lo è davvero. È bella da mozzare il fiato. L’abito blu, i suoi capelli corvini raccolti, le labbra rosee, il trucco leggero che evidenzia i suoi grandi occhi da cerbiatta…
Mi costa dannatamente dovermi trattenere così tanto con le parole. Più di una volta in questi giorni avrei voluto dirle che l’amo e all’ultimo mi sono sempre morso la lingua per trattenermi. Non è ancora pronta per reggere queste parole, è ancora troppo presto. Però in questo momento mi costa davvero tanto non farglielo sapere.
Sfuggo alla tentazione, uscendo completamente fuori dall’auto, e lasciando che le urla e i flash mi investano con il loro colpo più forte, sperando che poi venga risparmiato a lei.
Per una manciata di secondi resto completamente disorientato dai lampi dei flash, ma la mano che mi lega ad Ale riesce a darmi ancora la percezione delle cose.
L’aiuto ad uscire dall’auto e quasi mi esplode il cuore quando osservo il tacco del suo sandalo appoggiarsi sulla moquette rossa del tappeto.
Alta e sinuosa, fasciata di seta blu, mi si affianca timida e impacciata, ma impossibilmente sexy allo stesso tempo. È sesso e dolcezza allo stato puro.
Un groppo alla gola mi assale e gli occhi non riescono assolutamente a staccarsi da lei. Pensavo che avesse già toccato le vette più alte della bellezza quando l’ho vista camminare nella notte sul bagnasciuga, e l’ho pensato di nuovo tutte le volte che osservavo il suo viso stravolto dal piacere, e ancora quando la rimiravo addormentata con i capelli davanti al viso… ma stasera… stasera è un’altra bellezza ancora. Il mio angolo di paradiso in terra. Sono qui, assolutamente tramortito da lei, attratto all’ennesima potenza e totalmente assuefatto dal suo profumo, davanti a una folla immensa e non me ne frega niente. 
Un lampo di luce improvviso mi riporta alla realtà. Se speravo di risparmiarle flash, mi sbagliavo di grosso, ma almeno per le urla ero riuscito a fare qualcosa.
La mia mano destra trova subito spazio sulla sua vita sottile e quasi mi sembra impossibile sentirne il contatto.
- Rooob! Chi è?-
- il suo nome! dicci il suo nome!-
- Rooob! È la tua fidanzata?-
- Rob, di qua!-
Grida di questo tipo impazzano tutte attorno a noi. Tra le luci riesco a scorgere qualche striscione, tra cui uno fa ridere sia me che Ale, che sempre più timida tiene il viso basso e si stringe a me. “Ho sedici anni e non ho mai baciato nessuno. Vuoi essere il primo?” e un altro che dice “quando Dio ha creato Robert Pattinson voleva proprio strafare”. Esagerati.
Mi avvicino a una transenna per firmare qualche autografo e lei, accanto a me, segue i miei passi.
- come ti chiami?- chiedo a una ragazzina bionda che non la smetteva più di sorridere.
- Susan- mi risponde emozionata.
Sempre cingendo il fianco di Alessia, afferro la penna che Susan mi porge e lascio la mia firma sulla mia faccia in quella che dovrebbe essere una copia del libro del backstage di Twilight.
- puoi firmarmelo anche tu?- chiede Susan porgendo la penna ad Ale.
Mi guarda smarrita, quasi spaventata. Non posso che rispondere divertito e incoraggiante.
- coraggio, firma- la incito.
- ma io…-
- è solo una firma, tesoro-
Tremante allunga la mano verso il pennarello nero e lascia una firma un po’ tremolante sotto la mia.
- è stato così terribile?- le chiedo in un sussurro all’orecchio mentre restituisce la penna alla ragazzina.
- terribile no…imbarazzante si- mi risponde in un risolino nervoso.
- Rooob! Il mio bacio!- urla una voce che si solleva sulle altre poco distante da noi. Quasi dimenticavo la richiesta dello striscione. Vorrei tanto fiondarmi dentro l’hotel e farla finita ma è il mio lavoro. Questa è la parte un po’ meno bella ma… mi devo tenere anche questa. Sono tornato il Pattinson della gente ora anche se con la sostanziale differenza della dea che fluttua al mio fianco.
Ci avviciniamo alla proprietaria di cotanta arditezza e chiedo anche a lei come si chiami.
- Amber- risponde perdendo all’istante tutta la sua spavalderia.
- Amber… vuoi davvero un bacio?- le chiedo sperando con tutto il cuore che mi dica di no.
- veramente… volevo solo un pretesto per parlarti, Robert- risponde lei diventando di un colore molto simile a quello del tappeto e facendomi sorridere.
- oh, beh… Amber… ti esaudirei più che volentieri ma… la mia ragazza qui non sarebbe poi così felice. Spero ti possa bastare un autografo- le rispondo prendendo già un pennarello rosso da una fan vicina e lasciando la mia sigla sul suo cartellone.
- di piuttosto che avevi paura di Deborah. Se l’avessi baciata e lei lo fosse venuto a sapere saresti stato un uomo morto- mi sussurra Ale all’orecchio, facendomi scoppiare a ridere. In effetti anche questo era un buon motivo anche se il principale è che trovo le richieste di baci tanto assurde quanto quelle di morsi e di toccatine ai miei capelli.
Firmo ancora qualche autografo e attendo Alessia che mi imita sotto richiesta dei miei fan.
Non mi aspettavo tanto appoggio, devo ammetterlo. È incoraggiante sapere che sia stata accettata e non passata per le armi. Per un attimo posso giurare di aver avuto la tentazione di farle indossare un giubbino antiproiettili sotto al vestito.
Sopportiamo stoicamente qualche minuto di foto davanti al muro degli sponsor per poi dirigerci nella hall del Plaza Hotel.
La cena di beneficenza dell’Unicef, in genere, si tiene a Los Angeles in dicembre, ma quest’anno hanno deciso di raddoppiare l’evento e tenerne l’anticipo qui a New York nelle sale di un hotel che si affaccia su Central Park. Formalità vuole che ci andassimo in macchina, ma se Jake mi avesse permesso di dare il mio contributo per salvare il pianeta dall’inquinamento, avremmo anche potuto andare a piedi, visto quanto vicino a casa ci troviamo.
Come la fama che tutto il mondo riconosce a questo albergo di lusso, allo stesso modo la sala dedicata al ricevimento mi pare immensa e lussuosissima.
Luci blu danzano e si rincorrono sull’immenso soffitto bianco e sulle fastose greche dorate che uniscono il soffitto alle pareti. Un gigantesco lampadario di gocce di cristallo pende su circa una cinquantina di tavoli rotondi coperti da tovaglie blu notte, già finemente apparecchiati.
Questa è una di quelle cose a cui non mi abituerò mai. Ogni volta, ogni singola volta in cui mi trovo a entrare in una di queste sale ho sempre l’impressione di essere nel posto sbagliato. È tutto troppo principesco, troppo lussuoso, troppo opulento per uno come me. È tutto splendido ma… alla faccia della serata di beneficenza.
Sembra che l’assegno che tutti gli invitati hanno staccato per potersi sedere a un tavolo e godere della musica se ne sia andato tutto per pagare questa cena. Ripeto, alla faccia della beneficenza.
Però, se questa volta serve a vedere il viso di Ale stupito, affascinato e sognante come ora… che mi invitino a mille altre serate come queste.
- salve gente!-
- Jack! E tu che cazzo ci fai qui?-
La sorpresa spesso mi fa essere scurrile, è un mio difetto. Ma porca miseria, mi voleva forse uccidere?
- noto con piacere che sei contento di vedermi. Non essere mai troppo entusiasta, mi raccomando- mi rimprovera il mio amico mentre saluta con due baci sulle guance la mia ragazza.
- dai non rompere, sai quello che voglio dire. Non dovevi andare a Seattle con Kell?- gli chiedo iniziando a guardarmi intorno. Un sacco di gente già affolla la sala e in piedi, ancora sulla scala, noto con piacere che non è poi così tanta come mi aspettavo.
- si ma… ho avuto da fare…- mi risponde imbarazzato.
- che dovevi fare?- gli chiede Ale. Ormai sti due sono diventati pappa e ciccia. Evidentemente sghignazzare alle mie spalle mentre vengo torturato ai matrimoni ha il potente effetto di far alleare le persone.
- emmm…- inizia imbarazzatissimo, cosa molto strana e sospetta per uno come lui.
- ciao ragazzi!- trilla la voce di Ashley alle mie spalle. Splendida nel suo abito rosso, mi getta le braccia al collo e mi saluta, anche lei con due baci trattenendosi dallo scompigliarmi i capelli come fa di solito.
Ho tutta un’opera di gel in testa che mi è costata un’ora davanti allo specchio. Fosse stato per me ne avrei fatto volentieri a meno, ma Ale mi ha minacciato con l’astinenza se non ci avessi almeno tentato. Cosa non si fa per un po’ di sano amore con la propria donna?!
Beh, il tentativo è comunque rimasto solo un tentativo, visto che il mio tic di passarmi le mani nei capelli ogni tre minuti ha mandato in fallimento tutti i miei sforzi non appena siamo saliti in macchina. Quindi diciamo che Ash si è solo trattenuta dal non peggiorare la situazione.
- ciao Ale, come stai?- le chiede gentile salutando allo stesso modo anche lei, sempre adorabile.
- benissimo, grazie. Tu?-
- non c’è male. Jack, amore, forse è il caso che andiamo a sederci. Peter non ne potrà più di stare da solo a tenerci il posto- articola svelta trascinando Jack giù dalle scale.
Ho capito bene? L’ha chiamato amore?
- amore?- soffio all’orecchio di Jack mentre lo seguo nella discesa tenendo per mano Alessia.
- te l’ho detto che ho avuto da fare- mi risponde in un bisbiglio, senza che Ashley se ne accorgesse.
Come minimo dopo mi avrebbe dovuto dare un paio di spiegazioni. Ma lei non usciva con Chace Crawford?
Lascio momentaneamente perdere e li seguo, stringendo la vita di Ale mentre camminiamo sul pavimento di marmo chiaro della pista da ballo in direzione del nostro tavolo.
- stai bene?- le soffio sul collo prima di lasciarle un bacio leggero. Mi beo del suo profumo fruttato, amplificato dall’acqua alla violetta che ha usato stasera.
- si… è tutto ok- mi risponde con un sorriso rispondendo al mio bacio con uno a fior di labbra. Bacio che subito si intensifica, portandomi a stringerla in maniera forse un po’ troppo appassionata per il contesto.
- Rob, piantala di sbaciucchiare questa bellezza e presentamela che qui sto facendo la muffa-
Peter. Chi altri se non lui? Ci si può immaginare un esordio diverso dal soggetto che si è messo a imitare Beyonce con il costume di scena da medico addosso? In effetti si è contenuto, avrebbe benissimo potuto fare di peggio.
Peter Facinelli, grandissimo attore e fantastico padre di famiglia, nonché assurdo e divertentissimo personaggio. Ci sono solo due parole con cui descriverlo: un mito.
Su tutta la linea. È un mito. Le stronzate che non si inventa sul set…
- Peter, questa è Alessia, la mia ragazza. Ale, lui è Peter, alias il dottor Carlisle Cullen - li presento mentre si stringono la mano.
- non c’è che dire, Rob. È davvero bellissima- risponde lui galante, sfoderando uno dei suoi sorrisi più seducenti. Ne sorrido anch’io anche perché lui è proprio l’ultima delle persone che potrebbe mai puntare ad assediare Ale, e se adesso le sta accompagnando la sedia mentre prende posto, so bene che è solo per cavalleria.
Lo so, sono paranoico. Non ho la presunzione di affermare che la mia ragazza debba piacere per forza a tutti e che quindi tutti me la vogliano portare via, ma si sa… ogni uomo vede la sua donna come la più bella tra tutte le altre, almeno per me è così… perdonate quindi tutte le mie seghe mentali, tanto ormai ci avete fatto l’abitudine, no? insomma, una più una meno…
- allora Pete…che fine ha fatto Jennie?- gli chiedo prendendo posto tra lui e Ale. Come ormai da tradizione Jack si è seduto alla sua sinistra e Ash subito di fianco a lui. Ancora tre posti risultavano liberi al nostro tavolo.
- oh credo sia in qualche bagno a chiamare la tata. Fiona ha la febbre ed è leggermente in apprensione- risponde sbrigativo già studiando il menu sul nostro tavolo. Avevamo partecipato a talmente tante cene di beneficenza da sapere abbastanza bene com’era l’andazzo. Prima ti ubriacavi e prima saresti uscito incolume da queste serate. Vino e cibo erano delle ottime alternative alla lucidità mentale.
- e… quanti altisonanti nomi figurano accanto al nostro in tabellone?- chiedo ancora.
Tipico nostro quello di non considerarci parte del giro della “Hollywood bene”, ma al livello degli sfigati da mettere al tavolo in fondo alla sala, magari vicino alle cucine. L’ultimo anello della catena alimentare dell’industria cinematografica.
- allora, questa sera abbiamo…Renee Zellwegher, Colin Firth… Nicole Kidman e per finire i coniugi Cruise. Se Nicole e Katie non si prendono per i capelli stasera non lo faranno mai più nella loro vita. Ci fosse stata anche Penelope avrei organizzato un’asta di biglietti su twitter per lo scontro ma, ahimè, dovremmo accontentarci- elenca posando il menù semiaperto vicino ai suoi bicchieri.
- e basta?- chiedo sorpreso.
Siamo così pochi stasera? Va beh che il galà vero e proprio è quello di dicembre ma mi aspettavo un po’ più di gente. Tutto sommato mi è andata bene, dato che ero già pronto a trovarmi Alessia assediata su ogni fronte. Per fortuna avevamo un uomo sposato con tanto di ex moglie a completare il quadretto familiare, e Colin Firth, notoriamente un vero e proprio lord inglese. Forse la serata non sarebbe stata un totale disastro, ero solo stato troppo paranoico come mio solito.
- se però dobbiamo iniziare a considerare anche Ben uno della Hollywood kingdom…- inizia Peter. A già… Ben.
- già… ora che sta recitando con Colin, possiamo ancora considerarlo membro a pieno titolo della classe media?- continua Jack scorrendo l’elenco dei vini.
- se sbattete fuori me dal gruppo, allora anche Rob ne deve uscire. Ha recitato con Pierce Brosnan di recente o sbaglio?- replica il diretto interessato alle mie spalle.
- Colin e Pierce sono su due piani totalmente diversi, Ben. Mi spiace. Dopo la prima sarai fuori- gli risponde con aria tragica Jack alzandosi a salutarlo.
Domanda da cento milioni di dollari: come mi dovrei comportare io?
Sono stato talmente pressante quel lunedì sera che mi sono fatto ripetere da Ale per filo e per segno tutta la conversazione che avevano avuto, e sono comunque fierissimo di come lei lo abbia rimesso al suo posto assieme al suo assistente che fosse per me meriterebbe una statua.
In più lui è mio amico, quindi… ma si… faccio l’indifferente che è meglio. Meglio evitare risse per delle avance nemmeno troppo esagerate che non sono state accettate. Si, ma se ci prova un’altra volta lo concio talmente male che nemmeno per fare il mimo andrà più bene.
Mi alzo anche io a salutarlo e Peter con me.
- mi avete ancora tenuto un posto qui con voi o devo emigrare?- chiede mentre mi da una pacca sulla spalla.
- bah… ce ne sono giusto due, Dorian - lo canzono prima di risedermi, notando con piacere che anche lui è accompagnato da una signorina bionda anche se decisamente meno impacciata di Ale. Non ho la più pallida idea di chi sia, ma certamente una modella o un’attrice che spera di sfondare.
- Alessia…- la chiama scorgendola seduta.
- Ben…- lo saluta lei con un sorriso gentile tendendogli la mano.
- sei davvero incantevole stasera…- continua Ben chinandosi a farle il baciamano. Il solito spaccone. Calmo Rob, calmo… ha una compagna. Non ci proverebbe mai con lei davanti a te e alla sua accompagnatrice. Non è un pazzo suicida.
- voi due vi conoscete?- chiede Ashley, riemergendo dal mondo del cellulare.
- si…ho realizzato il suo photoshoot l’altro giorno- spiega Ale tornando a sedersi composta sulla sedia.
- ah! Mi sembrava che Jack mi avesse detto che avessi cambiato lavoro. Raccontami un po’- la incita Ashley mentre scala sulla sedia di Jack che prende il suo posto lasciando spazio alle due di chiacchierarsela.
Presto anche la moglie di Peter, Jennie, ci raggiunge informando il marito della salute della loro ultimogenita.
Per conto mio, io ascolto distratto i discorsi al tavolo e tengo d’occhio Ben. Guarda un po’ troppo nella direzione di Ale, per i miei gusti. Nemmeno quando appoggiai un gomito sullo schienale della sua sedia per giocare con i ciuffi disordinati dei suoi capelli che sfuggivano al nodo smise di fissarla. Non aveva capito il concetto di proprietà privata nemmeno quando lei aveva avvicinato le nostre sedie per starmi più vicina, né quando ogni tanto prendeva un sorso di vino dal mio bicchiere perché, come al solito, ero riuscito a scegliere meglio di lei quale vino farmi versare.
La cosa mi innervosiva non poco, ma il fatto che Ale partecipasse alla conversazione radiosa e spensierata mi rilassava. Quando Ben le rivolgeva la parola rispondeva gentile senza mai escludere nessuno dalla conversazione e non si soffermava mai troppo a lungo a rispondere al suo sguardo.
Rideva, parlava, gesticolava… era magica. Tutti quanti pendevano dalle sue labbra quando raccontava degli aneddoti dei suoi tempi passati da paparazza, e rideva con noi quando Peter se ne usciva fuori con una delle sue scemenze.
La sua allegria era talmente contagiosa che non riuscivo a tenere lo sguardo truce che mi ero imposto nei confronti di Ben. In effetti era davvero impossibile non rimanere incantati da lei, persino io che ce l’avevo attorno tutti i giorni mi trovavo a osservarla a bocca aperta chiedendomi una volta di più cos’avessi mai fatto di tanto buono nella mia vita per meritarla.
 
…Dire che è fantastica è riduttivo, dire che non ce ne sono come lei è la pura verità. È pura. Non conosce falsità, non riesce a mascherarsi con un finto sorriso quando non ne ha voglia, è spontanea in ogni cosa che fa, in ogni parola che dice. Tra i due penso sia più vero dire che sia lei l’angelo e non io…
 
L’aveva detto Matt. E io non posso far altro che trovarmi d’accordo. È un angelo.
La serata scorre serena e senza troppi scatti d’ira da parte mia. Accetto di buon grado uno scambio di coppie quando Ashley mi chiede di farla ballare e Jack insiste per un giro di pista con Ale, anche se, come da copione, passano più tempo a puntellarsi l’un l’altro scossi dalle risate che non a danzare.Non faccio una piega nemmeno quando è Peter a chiederle un ballo e la presento con tranquillità anche agli “hollywoodiani”. Non che fossimo amici, ma mi erano stati tutti quanti presentati in occasione della notte degli Oscar e la buona educazione pretende che ci si scambi dei convenevoli. Loro sono stati molto garbati e simpatici, soprattutto Colin che ha rivolto qualche domanda ad Ale, ascoltando con interesse le sue risposte. Sono partiti da “New York” per arrivare a parlare di vecchie parentale radicate nel centro Italia.
Molta gente mi si presenta e mi stringe la mano, complimentandosi con me per la mia carriera e scherzando con me sulla mia rapida ascesa.
Importanti produttori, direttori di testate giornalistiche e di case discografiche fanno la loro figura nei loro abiti scuri, e tutti guardano la mia Alessia con curiosità.
Lo so che parte della notizia che suscita è data dal fatto che la mia storia con Kris è sempre stata avvolta dal mistero e vedermi uscire allo scoperto per loro è un evento, ma sicuramente parte dell’attenzione è merito suo. Timida e sorridente, ringrazia per i complimenti e stringe mani una dietro l’altra, sempre con cordialità e gentilezza, alla faccia degli stronzi che l’avevano definita una specie di arrampicatrice sociale su parecchi giornali. Intavola conversazioni interessanti, frivole abbastanza per la serata, ma non troppo civettuole. È certamente più brava di me a gestire questi incontri…diplomatici (manco stessi parlando di un ambasciatore ONU!).
- signor Brandon!- saluta sorridente il suo capo, unica faccia a lei nota, emerso dalla folla mentre stavamo per considerare seriamente l’ipotesi di concederci un ballo.
- signorina Chianti, che piacere!- la saluta questo, vestito di un elegante smoking nero e un bicchiere di brandy a completare l’aria fascinosa.
- signor Pattinson- mi saluta, stringendomi la mano.
- signor Brandon…- rispondo con un sorriso.
- Allora… come si trova a lavorare per noi?- chiede gentile ad Ale.
- molto bene, grazie. Lo studio è fantastico e Maicol è veramente un angelo di assistente- gli risponde lei entusiasta.
- Ale, tesoro, vado a prendere qualcosa da bere. Hai preferenze?- le chiedo per lasciarla un po’ tranquilla a chiacchierare con qualcuno che finalmente conosce.
- no, Rob, scegli tu. Qualsiasi cosa va bene- risponde con un sorriso, prima di tornare a parlare con il signor Brandon.
Mi dirigo verso il bar e ci trovo Jack, intento a sorseggiare del whiskey, seduto a uno sgabello alto, ormai senza cravatta e con il primo bottone della camicia aperto.
- ehi- mi saluta.
- una birra e un daiquiri, per favore- chiedo al barista prima di prendere posto accanto a lui. Ne ho abbastanza di vino e spumante. Sono un buzzurro, lo so, ma la birra è la birra. Quando poi è una Tennent’s super…
- allora Jackino? Mi devi dire qualcosa?- lo esorto iniziando a sorseggiare bibita. Ale è a portata d’occhio in caso necessitasse di un salvataggio immediato. Pure apprensivo, oltre che paranoico. Per favore, rinchiudetemi prima che possa diventare un pericolo per la società!
- che dire…? Una sera le ho chiesto di uscire come al solito, lei ha accettato ed è successo- risponde sbrigativo osservando Ashley che ballava con Peter una danza improvvisata e senza ombra di equivoco stupida. Tipico di Peter coinvolgere povere creature innocenti in siparietti che anche individuali sarebbero senz’altro graziosi.
- Non mi avevi mai detto che ti piacesse Ash - osservo continuando a sorseggiare liquido ambrato e frizzantino.
- non ne avevo idea, lo giuro. È successo così. Un minuto prima ero seduto al tavolo davanti a una pizza ai funghi a chiederle perché fosse finita con Chace con l’interessamento di un amico, e quello dopo mi trovo eccitato come un mandrillo ad osservare la sua bocca. Quando finalmente mi decido a baciarla, lei mi chiede come mai ci avessi messo tanto tempo e ora… eccoci qua. Monogamo anch’io- risponde prima di prendere una lunga sorsata di whiskey. - e tu? come vanno le cose?- mi chiede dandomi una leggera spinta di gomito, giusto per incitarmi a parlare.
- tutto bene- rispondo tornando a osservare la mia dea. Sarò forse un po’ malato, anzi lo sono di certo, ma mi piace osservarla così da lontano, mentre inconsapevole del mio sguardo continua a parlare ed affascinare chiunque le si trovi davanti.
- ti prego dimmi che hai sollevato il maestoso obelisco della fertilità e l’hai piazzato nel tempio, altrimenti ti disconosco-
- più di una volta, Jack. Ho consacrato un sacco di templi, se proprio lo vuoi sapere- rispondo come in trance, gli occhi incollati a lei.
- meno male. Dopo che siete spariti al matrimonio, se non avessi concluso avrei iniziato a pensare che stessi cambiando sponda, amico-
- Jack, guardala. Si potrebbe mai anche solo ipotizzare di sprecare tutto quel ben di Dio?-
- effettivamente no-
- ecco, appunto-
- signori!- interviene la voce di Ben da qualche parte alla sinistra di Jack. - di che si parla qui?-
- oh di templi, consacrazioni, sponde varie e quant’altro- risponde Jack a Ben che si era unito al nostro “discorsi da uomini moment”.
- allora, Ben, chi è la bionda?- chiede Jack sempre con lo sguardo puntato sulla sala, in particolare su Ashley e Alessia che si erano ritrovate a parlare al nostro tavolo assieme alla moglie di Peter e alla compagna di Ben.
- un’amica che mi ha fatto la cortesia di accompagnarmi- risponde generico dopo aver ordinato anche lui una birra al barman.
- di accompagnarti e basta o di accompagnarti e dilettarti?- insiste Jack.
- la seconda credo. Si…decisamente la seconda- ammette Ben prendendo a sorseggiare la sua bevanda e disponendosi come noi a osservare il nostro tavolo.
- ah ecco. Però potresti darle lo stesso un po’ di considerazione, non trovi?- vomito fuori, fingendomi distratto, come se non avessi colto l’occhiata famelica che ha lanciato in direzione della mia ragazza.
- forse, ma non è che abbia una conversazione chissà quanto brillante. È piuttosto noiosa, per la verità- mi risponde distratto continuando a fissare la mia donna. - Mugolii, squittii, ultrasuoni non meglio traducibili e risatine da civetta con frequenti crisi d’isteria. Mooooooolto interessante, davvero. I miei spermatozoi si sono suicidati dopo l’ennesima citazione dell’articolo di Cosmopolitan sui lucidalabbra e non credo siano candidati alla resurrezione- continua con aria annoiata.
- la prossima volta allora fa che venire da solo e incontrarla direttamente nella camera dell’albergo, no? le risparmi una figura di merda, almeno- . Poveraccia, mi ha fatto quasi pena stasera, anche se lui ha indiscutibilmente ragione. Tutto il tempo a cercare un po’ di attenzioni da parte di Ben e lui non si è preoccupato di nascondere il fatto che si stava spogliando con gli occhi un’altra donna. La mia donna, per  di più. Mi sbagliavo su di lui: è veramente un pazzo suicida. Lui per intero e non soltanto i suoi vermicelli riproduttori. 
- ha avuto tutta la serata a sua disposizione, Rob. Se non riesce ad essere nemmeno un minimo interessante, non è mica colpa mia. L’evidenza dimostra come ci siano donne al mondo che te lo fanno alzare e diventare di marmo anche mentre parlano del tempo- continua serafico scorrendo con sguardo lascivo le curve di Alessia.
Ora. Lo. Legno. È chiaro che mi ha appena chiesto di ammazzarlo. Se spera che il frutto tramortito dei suoi lombi mi faccia pena, si sbaglia di grosso. Non me ne frega un cazzo di quanto i discorsi della sua bionda gli abbiano scartavetrato i coglioni, non gli permetto di rianimare il suo pisello sulla mia ragazza!
- non lo metto in dubbio, Ben, ma non ti pare che questi studi di settore dovresti farli quando sei da solo?-
- perché mai? Se l’occasione mi si presenta quando sono in compagnia posso forse buttarla via?-
- la galanteria e l’onestà dicono proprio questo-
- ma la galanteria e l’onestà non mi fanno alzare l’uccello, mio caro Rob -
- ah beh… se la metti così allora…- Che razza di discorsi del cazzo.
Se speravo di liquidare l’argomento lasciandolo perdere, mi sbagliavo. Ho commesso un gigantesco errore di valutazione.
- quando incontri una creatura che è più eccitante della ragazza che ti sei portato dietro, perché non guardarla? Se è bella è bella, indipendentemente dal fatto che io sia accompagnato o meno-
- può essere bella quanto ti pare, ma sei impegnato. Tieni gli occhi a posto -
- gli occhi sono fatti per guardare Rob, e quello che vedono è decisamente degno di nota. E poi siamo in un paese libero-
- no, hai capito male. Lascia che ti spieghi meglio: in quel paese vige la dittatura, Ben! -
- potrei anche tentare un colpo di stato. Dio, è una tentazione che si muove... -
Fingo di non aver sentito. Devo farlo se voglio evitare di pestarlo a sangue davanti a tutti, e sono a tanto così dal farlo. Aspetterò di esser solo con lui prima di farlo a brandelli talmente piccoli da poterlo inscatolare e vendere come un puzzle da un milione di pezzi. 
- beato chi sei la scopa, dico solo questo-
Ecco bravo. E fermati pure, dato che quello che se la scopa è qui con un pugno a portata del tuo naso.
- mi sa che ti stai trasformando in Dorian Gray, caro Ben. Non è che anche tu tieni un tuo ritratto nascosto in soffitta?- gli chiede Jack per smorzare i toni. Finalmente ha colto il nocciolo della questione. Grande Jack, alla buon’ora ti svegli!
- in questo momento, Dio solo sa quanto vorrei averlo- risponde Ben umettandosi le labbra e lanciando l’ennesimo sguardo affamato in una direzione in cui non avrebbe mai dovuto lanciarlo.
- ok, Ben. Ora mi hai rotto il cazzo- sbotto sbattendo il mio bicchiere ancora mezzo pieno sul bancone. Sono arrivato al capolinea.
- come scusa?-
- ho detto che mi hai rotto il cazzo-
Ho una voglia di prenderlo per il collo della camicia e sbatterlo al muro che proprio faccio fatica a trattenere. Ho una voglia pazzesca di fargli passare quel sorrisino strafottente a furia di calci nelle palle.
- ma di che cazzo parli?- . Ah fa pure lo gnorri lo stronzo?
- del fatto che gradirei molto se la smettessi di fare la TAC alla mia ragazza, sempre se non ti è di troppo disturbo e già che ci sei, fossi in te smetterei anche di immaginare di  scoparmela. Ti è chiaro ora?- sbotto avvicinandomi a due centimetri dal suo naso.
- ok, ragazzi, che ne dite se proseguiamo questa amichevole conversazione fuori? Iniziamo ad attirare pubblico-
- me ne sbatto il cazzo del pubblico, Jack- sbotto con gli occhi fuori dalle orbite dalla rabbia. Mi fa proprio incazzare che sto stronzo sostenga il mio sguardo con tanta strafottenza. Se non lo abbassa immediatamente rischia la castrazione, e non sarò così gentile da concedergli quella chimica! Dato che i suoi ormoni si sono suicidati, non sentirà la mancanza del loro luogo di produzione, e comunque, in ogni caso, non credo che le sue palle mi staranno a lungo sulla coscienza.
- andiamo fuori… anche tu Ben- ripete Jack trascinandomi da qualche parte, probabilmente sul balcone che da sul giardino interno dell’hotel.
L’aria un po’ più fresca della sera mi fa riprendere giusto un briciolo di lucidità che perdo subito, non appena Ben apre bocca.
- ok, ho guardato la tua preziosa ragazza per tutta la sera e allora? Dov’è il problema?- mi aizza con un tono che rasenta la canzonatura.
- il problema è che non devi farlo. Un amico non lo fa! Un amico non si spoglia con gli occhi una donna che non è sua, o almeno ha il buon gusto di non farlo di fronte al suo ragazzo! Questo è il problema. Tieniti il cazzo nei pantaloni, Ben, o ti taglio la tua appendice preferita e inizierai ad essere attratto da ben altre compagnie - ribatto sputando per terra un grumo di saliva che avevo accumulato per il troppo nervosismo. Mi sento come un leone in gabbia per via di Jack che mi tiene una mano sul petto per tenermi lontano dalla faccia di Ben. E dire che fa anche bene, altrimenti non ci sarebbe stato nessun quadro a salvarlo dal ritocchino che avevo intenzione di fargli in faccia. Nemmeno un esercito di santi lo avrebbe graziato da un pugno in un occhio.
- non mi sembra di aver fatto niente di male, comunque. Ma se proprio ci tieni, ti chiedo scusa- dice Ben alzando le mani in segno di resa, ancora quel falso sorrisino canzonatorio stampato in faccia.
- accetta le scuse e falla finita, Rob. Evitiamo di dar spettacolo- mi bisbiglia Jack sempre spingendomi lontano da Ben.
- ok, scuse accettate. Ma rifallo un’altra volta, Ben, e giuro che ti pesto a sangue, fosse l’ultima cosa che faccio. Sarai talmente sfigurato che non riuscirai più a trovare la differenza tra la tua faccia e il tuo culo, ci siamo capiti?- lo minaccio cercando di darmi una calmata, mentre si allontana avvicinandosi alla portafinestra della sale del ricevimento.
- ok, ok! Rilassati, amico. Non vorrai mandare a puttane il resto della serata?- risponde sempre più strafottente il microcefalo.

- comunque… gran bel culo la tua Alessia, questo concedimi di dirlo. Metti il suo nome su internet e ti vengono giù trentacinque pagine di google di foto. Roba da perderci la testa-

 
Uno di loro ha detto “è quella strafiga che fa la modella per quella marca… quella che c’ha due tette che sono un paradiso!”
Avevo così tanta paura Rob. Sapevo cosa avevano in mente quei due ma non ho avuto la forza di gridare e chiamare Matt.
Hanno chiesto se gli facevo un autografo su una foto che uno di loro teneva nel portafogli per divertirsi… erano disgustosi…
 
È un attimo e il sangue mi sale agli occhi. La presa di Jack sulla mia camicia non è un ostacolo sufficiente a trattenermi dall’agguantare una spalla dello stronzo e girarlo per assestargli un pugno dritto dritto in faccia.
Probabilmente mi ha colpito anche lui cercando di difendersi, ma non sento male perché la voglia di fargli sparire quel ghigno dalla faccia a suon di calci e pugni è molto più forte di qualsiasi dolore. Lo colpisco ancora ma quando sto per rifarlo una terza volta Jack mi spinge via.
- sei un bastardo, Ben! Un lurido bastardo!- inveisco cercando di liberarmi dalla presa di Jack.
- basta Rob, basta!- continua a ripetermi cercando di calmarmi.
- oh, siete qui… vi stavo cercando, io…-
È lei. Ferma in piedi, stupita e silenziosa, fa scorrere i suoi occhi avanti e indietro su noi tre.
- Rob! Ma che stai facendo?- grida la voce del mio angelo mentre corre nella mia direzione, rendendo la domanda retorica poiché ha perfettamente intuito cosa sia accaduto.
- ma che è successo qui?- chiede appoggiando le mani agli angoli del mio viso e controllandone la situazione con sguardo critico.
- niente, tesoro. Il tuo ragazzo non accetta la concorrenza- risponde ancora più strafottente lo stronzetto asciugandosi un rivolo di sangue con il dorso della mano.
- sparisci Ben o stavolta ti ammazzo sul serio!- Non ti permetto di chiamarla tesoro nemmeno per scherzo brutto pezzo di merda!
- Ben, andiamo. Tappati quel cesso di bocca e andiamo via- interviene Jack, allontanandosi da me per spingere Ben nella sala, lasciandomi solo con Ale.
Ho il fiato grosso e le mani ancora mi tremano per l’energia non sfogata. Avrei voluto averlo ancora sotto le mani per scaricare tutta la rabbia che mi aveva fatto schizzare al cervello.
Non respiro, mi sento soffocare. A tentoni cerco il nodo della mia cravatta per allentarlo e slacciare i primi due bottoni della mia camicia. Mi appoggio alla cimasa del balcone per ritrovare aria respirando a fondo.
Quando ha parlato di foto, quando ha commentato il fisico della mia Ale… per un attimo ho rivissuto il suo racconto e mi si è gelato il sangue nelle vene. So benissimo che Ben non aveva le stesse intenzioni di quei due farabutti, ma l’associazione mi è venuta spontanea.
Due mani piccole e fresche mi cingono per la vita e un dolce peso si appoggia alla mia schiena, distraendomi e dandomi qualcos’altro su cui concentrarmi.
- Rob… tesoro…vuoi dirmi cos’è successo?- sussurra lasciando un piccolo bacio sulla mia spalla.
- mi ha provocato…- rispondo generico. Forse se avessi tenuto a bada la mia gelosia sarebbe stato meglio.
- capisco…- si limita a dire.
Mi giro nel suo abbraccio e cerco le sue labbra, le mie labbra. Si lascia baciare, si lascia stringere. Mi bacia, mi stringe… è mia. È la mia donna, l’altra metà di me stesso.
Come cazzo potevo lasciar perdere? Come potevo lasciare che la storia si ripetesse? Non solo per lei, ma per me.
Quando ancora non era entrata nella mia vita, prendevo le distanze dagli sguardi che cadevano su Kristen facendo finta di non vederli. Mi giravo dall’altra parte e mandavo giù. D'altronde avevamo deciso di comune accordo di non esporci ai media. Ma non posso far finta di non vedere quando si posano sulla cosa più preziosa che ho al mondo. Non sono un vigliacco. Sarò anche un’anima solitaria per la maggior parte del mio tempo, un insicuro, un paranoico complessato, ma non sono un vigliacco. Soprattutto per lei.
- Rob, hai la faccia piena di sangue!- esclama scostandosi preoccupata e concentrata su un punto dalle parti del mio sopracciglio destro.
- non preoccuparti, è solo un graffio, davvero. Non mi ha colpito, ma per difendersi mi ha messo le mani in faccia- cerco di rassicurarla perdendomi nel verde dei suoi occhi e nello studio attento di quelle pagliuzze blu cobalto che li attraversano. Starei ore intere a godere di quella meraviglia che sono i suoi occhi.
- un bel graffio, non c’è che dire. Ti ha portato via un bel pezzo di pelle. Ti verrà una bella crosta, questo è certo- sentenzia studiando ancora il mio taglio, scostando in punta di dita i miei capelli dalla ferita. - se stessi ancora girando, tesoro, ti saresti risparmiato almeno un’ora al trucco- scherza con un lieve sorriso riferendosi ai tagli finti che avevano dovuto riprodurre sulla mia faccia per Remember me trascinando anche me nella sua bassa risata.
- Ale, verresti con me in un posto?- le chiedo. Ho bisogno di andare via da quel balcone.
Annuisce senza nemmeno pensarci un attimo, evidentemente anche lei ansiosa di andarsene.
Torniamo dentro mano nella mano, e ringrazio le luci blu e il buio che praticamente regna sulla sala che mi aiutano a nascondere il sangue che ho sul viso. Camminando a testa bassa nessuno dovrebbe accorgersene.
Ale si allunga con una mano sul nostro tavolo per recuperare quello che credo sia un tovagliolo, per togliermi in fretta le tracce dello scontro dalla faccia. Tampona con rapidità e delicatezza e appena finito facciamo giusto un cenno veloce di saluto a Peter, a sua moglie e ad Ashley prima di correre verso l’uscita della sala.
Per fortuna riusciamo a convincere il receptionist a farci uscire dal retro e a chiamarci un taxi, su cui montiamo in fretta e furia partendo immediatamente verso l’indirizzo che ho dato al conducente.
Era una cosa che avevo già in mente di fare da un pezzo, e Jack mi era stato molto utile nella sua realizzazione. Giusto stasera, approfittando di un minuto di distrazione delle ragazze, mi aveva dato le chiavi che mi servivano e spiegato che non c’era nessun tipo di problema.
Arriviamo in pochissimo tempo, e, per fortuna, la strada sembra anche deserta. Un po’ inquietante come cosa effettivamente, uno scenario in pieno stile Jack lo Squartatore, certo. Ma visto lo stato della mia faccia direi che l’assenza di qualsiasi forma di vita nel raggio dell’intero vicolo è una vera benedizione. Tanto, in ogni caso, passerei per la vittima, e non per l’assassino.
- Rob, dove siamo?- mi chiede Ale mentre io cerco la chiave giusta per aprire la pesante porta metallica nera.
- ora vedrai, è una sorpresa- rispondo inserendo la chiave e facendola girare nella serratura. È un po’ difettosa nell’apertura, ma dopo una leggera spallata si apre.
Infilo le mani nella tasca del mio pantalone cercando il cellulare, in modo da fare un po’ di luce e cercare l’interruttore generale.
- vieni- le sussurro dopo averlo trovato. La prendo per mano e la trascino nello stretto corridoio ancora alla luce fioca del mio telefono. Jack mi ha sconsigliato di accendere la luce del corridoio, almeno se non volevo che la vigilanza notturna venisse a interromperci per chiedere se c’era qualcuno.
Il cuore mi corre all’impazzata al pensiero di quello che sto per fare, ma non  vedo l’ora di farlo.
- Rob, cos’è questo posto?- mi chiede ancora Alessia, avvicinandosi a me nel buio, aggrappandosi con la mano libera alla mia camicia.
- ancora un attimo di pazienza e lo scoprirai, principessa-
- era tanto che non mi chiamavi così- mi fa notare, sporgendosi a cercare e trovare le mie labbra.
Siamo soli qua dentro, e di questo ne sono sicuro…però non lo so… Questa situazione è dannatamente eccitante, e per un attimo mi concedo il lusso di godermela. Appoggiati a un muro, assaporo le sue labbra che portano ancora il sapore del vino rosso della cena. È inebriante e mescolato assieme al suo profumo dolce diventa una vera e propria droga per me. Mordo quelle labbra, le succhio, ne traccio i contorni con la lingua e godo del sapore che hanno. Le mie labbra.
Le mie mani, ingorde e possessive, scendono dai suoi fianchi per avventurarsi più in basso sulle sue rotondità, afferrandole saldamente, facendola sussultare e gemere sulla mia bocca. La mia carne.
Le sue di mani mi invitano ad un contatto più profondo afferrandomi per la cintura e tirandomi ancora di più verso di lei, facendo scontrare i nostri bacini e strappandomi un ringhio dalla gola.
Sono vittima della mia gelosia, della mia possessività, del mio egoismo. La voglio, la voglio, la voglio!
Ma il mazzo di chiavi che quasi mi perfora il palmo della mano tanto stringo mi ricorda il vero motivo della nostra presenza qui.
Faccio violenza a me stesso staccandomi da lei, ma lo devo fare.
Cerca di trattenermi a sé, contrariata dal mio distacco, il mio amore.
- ancora un po’ di pazienza, tesoro. Prima devo mostrarti una cosa- ansimo sulla sua bocca cercando di ritrovare un po’ del fiato che mi ha rubato. Cazzo, ma perché l’ho fatto? Cioè… insomma…potevo continuare, poi fare quello che dovevo fare e dopo… maledetti geni inglesi del cazzo! In queste situazioni sono solo un impiccio!
- ok…- soffia con il fiato corto.
Con molta fatica ci separiamo e, ritrovata la sua mano, la guido a destinazione. Allungo una mano per cercare l’interruttore nella stanza che cercavo e pigio il bottone.
- Rob, ma che ci facciamo qui?- chiede entrando nella cabina regia della sala di registrazione che ha davanti.
Proprio così, una sala di registrazione. Una vera sala di registrazione, di quelle dove i cantanti e i musicisti si chiudono per registrare la loro musica e provano, provano, provano e provano.
- ora vedrai- le rispondo aprendo la prima porta alla mia sinistra, quella che da sulla sala insonorizzata.
- come hai fatto ad avere le chiavi di questo posto?- insiste. Si è avvicinata alle console. Ne accarezza lenta e attenta i contorni. Si guarda attorno curiosa e sorridente.
- Jack suona in un gruppo. Hanno affittato questa sala per incidere la loro demo e… mi ha gentilmente prestato le chiavi- le rispondo con aria indifferente raggiungendola e buttando un occhio sulla pulsantiera che ho davanti.
- perché?- chiede ancora, accarezzando la mia mano che già scorre rapida e sicura su tutti quei tasti e quei livelli che conosco a memoria. Ho inciso alcuni miei lavori che sono rimasti solo miei perché non li ho mai fatti uscire dal mio appartamento e ho dato una mano a Jack in svariate occasioni. Far funzionare una sala di registrazione, quindi, figura nell’elenco delle mie scarse doti nel mio curriculum.
- perché anche noi dobbiamo registrare qualcosa- rispondo inserendo un cd nel carrellino del masterizzatore. Ok… dovremmo esserci. Do un’ultima occhiata a livelli e accensioni e dovremmo esserci. Anche se per un pezzo verranno registrate le nostre voci non ha importanza.
Senza attendere che lei chieda ancora una volta perché, la trascino nella sala insonorizzata e l’accompagno al pianoforte centrale. Avevo chiesto espressamente a Jack di farmelo avere e nonostante avesse fatto un po’ di storie, perché secondo lui più di un piano elettrico  a tastiera non sarebbe riuscito a procurarmi, ce l’aveva fatta.
Un perfetto Yamaha nero lucido si erge in tutta la sua perfezione al centro della stanza. Mi ha sempre affascinato la forma dei pianoforti, così imponente ma al contempo delicata e sinuosa. Mai fuori luogo.
Alessia si allontana da me, camminandoci intorno, accarezzandone i tasti senza farli suonare. La osservo ancora una volta incantato e rapito dalla sua dolcezza e dalla sua sensualità, totalmente inconsapevole della carica erotica che trasmette anche solo camminando.
Si ferma e mi guarda, in attesa. Silenziosa e bellissima nella luce fioca che proviene dai vetri rettangolari della cabina di regia. Una dea.
Mi avvicino alla tastiera e prendo posto sullo sgabello. Forse dovrei dire qualcosa, o forse…dovrei limitarmi a parlare con la musica che ho scritto per lei.
Senza nemmeno prendermi il tempo per decidere, le mie mani attaccano a suonare. Le mie dita accarezzano leggere i tasti suonando la sua essenza.
Ad ogni nota, ad ogni pausa corrisponde un’espressione del suo viso, un suo tono di voce, una sua carezza. La suono e ripercorro ad occhi aperti tutte le immagini di lei che mi hanno ispirato.
Il suo viso imbronciato della prima volta in cui l’ho incontrata, le sue lacrime, la tristezza di fondo che le leggevo dietro ad ogni sorriso e ad ogni risata… il suo timore di mostrarsi e la sua paura che io fossi di qualcun'altra…il sorriso più sereno e rilassato, i suoi i occhi chiusi nel sonno, i suoi silenzi e tutte le sue parole.
Ci sono tutti i suoi sospiri e i suoi ansiti, tutte le sue preghiere mute e le sue attenzioni… ci sono tutte le sue risate e tutte le sue smorfie. Tutto il suo dolore, il suo coraggio, ma anche la sua dolcezza e la sua tenerezza, la sua forza e la sua sensualità… c’è lei.
Suono e non perdo di vista i suoi occhi che brillano di tutte le luci che non ci sono in questa stanza ma che sono dentro di lei.
È il mio amore, il mio cuore, la mia passione, il mio desiderio, la mia ossessione, la mia forza e il mio tormento. È la mia rabbia, la mia gelosia, la mia forza e il mio sostegno. È la mia vita.
La voglio mia e solo mia perché se se ne andasse tutto questo se ne andrebbe via con lei e io cesserei di esistere. Quando si tratta di lei tutte le mie insicurezze, i miei complessi, i miei dubbi e le mie esitazioni spariscono.
Dovevo innamorarmi per scoprirmi, per sentirmi, per restare esattamente lo stesso ma al contempo diventare completamente nuovo.
La  musica va lenta a finire, delicata come lei, che in piedi accanto a me osserva le mie dita scorrere sui tasti bianchi e neri.
Il silenzio ci avvolge. Non parla, non parlo. Si avvicina, lenta e sinuosa. Ad ogni suo movimento la seta blu del suo abito si piega in una nuova sfumatura creando un gioco di ombre che amplifica la sensualità del suo movimento.
Con una mano si solleva un lembo del vestito per aiutarsi ad allungare una gamba oltre alle mie e sedersi a cavalcioni sulle mie ginocchia, prigioniera tra me e la tastiera.
- quella…- inizia tracciando con le dita i contorni nel mio viso, assumendo un’espressione concentrata.
- …sei tu- rispondo appoggiando le mani sui suoi fianchi.
- è bellissima-
- tu sei bellissima-
- e cosa…-
- …significa?-
- …si-
- significa cosa tu sia diventata per me. Questa musica… è il motivo della mia scazzottata di stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai tirato fuori da me emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare. Per te sono sicuro, sono felice, sono geloso, sono impaurito, sono forte, sono… tutto. Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a tempo indeterminato e incondizionato. Ti voglio mia e io voglio essere tuo-
Sono sincero. Completamente sincero. Il mio sentimento più profondo è facilmente intuibile solo che non gli ho dato il suo nome.
- Rob… io…-
- tu cosa?-
- io…-
- tu…?-
- io…-
Quell’io si spegne sulla mia bocca. Occhi negli occhi, formulare una parola di più di quell’io e quel tu diventa inutile a fronte del desiderio che scorre nelle nostre vene. Le nostre labbra si rincorrono ingorde, si mordono, si assaporano. Le nostre lingue danzano insieme e si accarezzano con passione. Le sue cosce sui miei fianchi rinsaldano la presa e le mie mani già vagano sul suo collo alla ricerca della zip dell’abito. La desidero talmente tanto che se non la faccio mia potrei anche restarci secco per la prepotenza con cui il mio cuore mi scuote il petto, pompando nelle mie vene ancora più desiderio, sempre più desiderio.
Abbassando la cerniera del suo abito sfioro la sua pelle e i suoi brividi la spingono contro il mio petto. Le abbasso le spalline e freme mentre veloce apre tutti i bottoni della mia camicia.
Scosto il pizzo del suo reggiseno e la mia cravatta sparisce.
È tutta una danza di simmetria la nostra. Prendiamo l’uno dall’altro tutto ciò che possiamo offrirci a vicenda. Non avevo mai amato nessuna donna così completamente, godendo per me delle attenzioni che lei mi riservava. Sfioravo, baciavo, leccavo. Ma sentivo poco più di un leggero tepore. Ora sento una scia di fuoco che accompagna ogni mio gesto.
Denuda le mie spalle e con le mani disegna linee che mi regalano brividi, amplificati dal calore della sua pelle sotto le mie mani. Le ricopre di baci e di soffi, di morsi che mi regalano brividi intensi.
Adoro i suoi seni, li venero come più mi aggrada e godo con lei nel sentire una riproduzione del suo piacere che mi regala stringendo le dita nei miei capelli.
Accarezzo la pelle nuda dei sui fianchi e del suo ventre, tracciando con un dito il contorno del suo abito diventato solo più un nastro di tessuto arrotolato sui suoi fianchi.
La voglio in ogni modo possibile. La voglio con le mani, la voglio con la bocca, la voglio con la pelle… la voglio col cuore.
Asseconda le mie richieste quando con una leggera pressione sui suoi fianchi la sollevo per farla sedere sulla tastiera del piano, accompagnando le sue gambe ad appoggiarsi al seggiolino su cui sono seduto.
Una cacofonia di suoni di note si perde per la sala prima di tornare all’unico celestiale suono dei nostri sospiri. Percorro le sue cosce nude con una scia di baci che quasi mi bruciano le labbra mentre salgono fino ad accompagnare nella discesa che le mani hanno intrapreso assieme al piccolo lembo di stoffa totalmente inutile tra noi.
I suoi occhi seguono la mia opera e quando con le mani arrivo al suo centro mi privano del loro splendore, chiudendosi con l’unico suono di un sospiro.
Mi muovo e cerco parti di lei che ancora non conosco. E io voglio conoscere ogni cosa di lei, voglio averla in ogni senso, figurato e materiale, immaginario e carnale. La voglio. Si chiude attorno a me ed è un po’ come se mi facesse prigioniero del suo cuore, una prigionia che per me è praticamente una benedizione. Mi chiama, mi spoglia, mi accarezza, mi eccita e io… io inizio a non essere più in grado di accontentarmi delle sue carezze.
- Rob…- mi prega tirandomi a sé e dando vita con il suo movimento ad un’altra serie di note indistinte.
- Rob, amore, ti prego…- ansima quando scivolo in lei.
Non so se questo nomignolo tanto agognato e assolutamente insperato sia frutto del momento o sia vero, ma non mi importa. Ora l’ha detto e ora voglio godermelo.
 
… Lei si sta innamorando di te, Rob… solo che non lo sa. E comunque non lo ammetterà per molto tempo. Dovrai essere paziente…
 
Io aspetterò amore, tutto il tempo che vorrai. Aspetterò.
 
 
Allora… mancano ancora 13 capitoli e di cose ne succederanno ancora molte, quindi… non cantate vittoria e tenete a mente le parole di Matt. Mi sono presa molte licenze poetiche in questo capitolo ma… Rob cresce con la storia e quindi non può fare a meno di scoprire nuove versioni di sé che magari non avrebbe mai detto di possedere.
Gli striscioni che ho inserito Rob li ha ricevuti davvero, così come è vera la storia della fan che gli ha detto di aver cercato solo un pretesto per parlargli. Parole sue sono le sensazioni che prova davanti ai flash dei fotografi. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Per quanto riguarda i riferimenti a Dorian Gray, mi soffermo a spiegare l'ultima battuta di Ben che fa uscire Robert fuori dai gangheri per coloro che non hanno letto il libro o non hanno visto il film.
Dorian Gray (Ben Barnes), un bellissimo ragazzo dall'aria ingenua e un po' svampita, giunge nella Londra vittoriana perché ha ereditato una fortuna dallo zio.  Viene subito preso sotto l'ala protettrice di lord Henry Wotton (Colin Firth) che lo instrada alla dissolutezza. Nel frattempo il pittore omosessuale Basil Hallward (Ben Chaplin) completa il ritratto del giovane. Alla presentazione del dipinto gli astanti non possono fare a meno di notarne la bellezza e la perfezione. Watton dice a Gray che l'opera di Basil è anche meglio del vero Dorian, perché esso non invecchierà, al contrario del giovane che, col tempo, esteriormente si rovinerà. Wotton stuzzica semplicemente Gray chiedendogli se sarebbe disposto a vendere l'anima al diavolo pur di rimanere per sempre giovane. Dorian Gray prende la questione sul serio e, esprimendo un desiderio, riesce a rimanere giovane concentrando l'effetto degli anni sul suo dipinto. Qualsiasi azione malvagia si riflette solo ed esclusivamente sul quadro che diventa una sorta di specchio della sua anima oltre che assorbente per la vecchiaia. Dorian inizia a dedicarsi ai piaceri più sfrenati e intensi non rimanendo mai intaccato dai suoi errori.
La risposta che Ben da a Jack in riferimento al quadro quindi starebbe a significare che vorrebbe anche lui un quadro che sopportasse la carognata di avere fantasie sessuali sulla ragazza di un amico e desiderare ardentemente porle in essere.
Il film è stupendo e ve lo consiglio, questo è il trailer
 
Musica per Ale: her.
Ale e Rob, ospiti della serata.

So bene di sorprendervi con questo link, ma... ho deciso ugualmente di metterlo in questa pagina. Per salvaguardare il raiting arancione di questa ff, molto spesso, come nel caso di questo capitolo, mi devo trattenere nel descrivere certe situazioni ed edulcorarle. Nulla però mi impedisce di scriverle come si deve in separate one-shot rosse :P
Ecco qui, quindi, il link della one-shot che ho scritto su questa notte di Ale e Rob. the piano's truth

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Capitolo 34
*** capitolo 34 ***


capitolo 34 Buon pomeriggio a tutti. Inizio con lo scusarmi per l’immenso ritardo con cui posto questo nuovo capitolo. Problemi personali mi hanno portato via ogni voglia di scrivere ed anche la più misera vena ironica, quindi scusatemi se questo capitolo non è venuto un granchè. Scusate anche per il mio ritardo nel leggere i vostri nuovi capitoli e recensirli, ma davvero mi sono tenuta il più alla larga possibile dal sito.
Questo è un altro dei capitoli di passaggio, come lo sarà sicuramente anche il prossimo che non ho la minima idea sul quando lo pubblicherò in quanto, oltretutto, devo anche preparare un esame davvero importante.
Motivo del ritardo, a parte la mia situazione emotiva, è anche il fatto che ho pubblicato anche una one-shot sul capitolo 33. Ho praticamente raccontato cosa accadde realmente la notte in cui Rob ha portato Ale in una sala di registrazione, evitando di trattare l’argomento con le pinze, cosa che mi sono imposta per via del raiting di questa ff. Diciamo che per me quello che ho scritto non era abbastanza per passare dall’arancione al rosso, dato che di rosso, a parte appunto quel capitolo… non so quanto altro ce ne possa mettere. Per chi ancora non l’avesse letto, la one-shot si chiama The piano’s truth.
Ricordo come ogni volta che se volete avere notizie circa questa ff dovete guardare su questo blog, in quanto non ho l’abitudine di postare avvisi come se fossero capitoli su questo sito. Se voleste farci un salto, troverete un piccolo teaser del prossimo capitolo.
Ricordo sempre anche il blog di Agathe per consigli sulle ff migliori del sito, e il gruppo su facebook per gli scrittori.

Recensioni:

dindy80 :Sei sempre estremamente gentile! :) sono felicissima del fatto che questa ff ti piaccia e ti coinvolga anche perché ci sto investendo molto in termini sia di impegno che anche di affetto. Sono molto legata ai miei personaggi, e credo che anch’io ne sentirò la mancanza quando tutto sarà finito ma… purtroppo io sono dell’idea che anche le storie più belle prima o poi debbano avere una conclusione. Spesso e volentieri tirarle per le lunghe rovina la storia e finisce per annoiare il lettore. Io stessa quando vedo che una ff che adoravo inizia a diventare noiosa e irrealistica solo perché chi scrive vuole compiacere i lettori che chiedono un seguito finisco con il non leggerla più. Al contrario di quanti fuori da questo sito pensano, credo che alcune ff non abbiano nulla di diverso da un libro, come credo pensi anche tu a giudicare da quello che hai scritto, e che quindi… prima o poi debbano giungere ad un termine. Mi hai chiesto se ho intenzione di farne un libro… beh… non lo so, può darsi ma… non lo so. Ovviamente la presenterei con le dovute modifiche in modo da renderla un’originale ma… so che nella vita bisogna tentare se si vuole ottenere qualcosa però… in campo di autostima predico bene e razzolo molto male, quindi sentirmi dire da un editore che la mia storia fa schifo… non so se reggerei dato che a me basta leggere altre ff per trovarmi il morale sotto le scarpe. Finisco sempre per dire “non sarò mai brava così”.
Anche io appena finisco di leggere una ff o un libro entro in depressione da sindrome d’abbandono sai? Abbiamo un qualcosa in comune :P
Un bacione!

Smemo92: Sono felice che il Rob versione Jalous guy abbia avuto successo!!! In effetti molti si aspettano che gli inglesi siano abbastanza freddi e passivi da questo punto di vista ma… non credo sia il caso di Rob. In questi giorni sto leggendo molte sue biografie ed è inutile dire come tutte dicano cose spesso molto diverse tra loro. Quella che sto leggendo ora, addirittura lo dipinge come uno che appena finito Harry Potter si è dato alla pazza gioia spendendo a dritta e a manca quindi… non lo so. Non so più che idea farmi su di lui, fatto sta che cerco di renderlo sempre più simile a come me lo immagino io.
Riusciranno a resistere? Beh… non posso anticipare nulla eccetto che… la tua risposta arriverà fra uno o due capitoli (devo ancora decidere come tagliare, dipende da quanto riesco a scrivere)

Sei_Nel_Anima 2oo9: Come ho appena finito di dire a Smemo, ultimamente sto leggendo un sacco di biografie sul nostro Rob, tutte in contrasto tra loro quindi… il Rob incandescente è praticamente frutto della mia fantasia. Io, almeno, alla luce dei cambiamenti che il suo carattere ha subito, come anche è cambiato il suo modo di rapportarsi all’amore, fosse naturale la sua reazione.
Ale… Ale si… è un po’ tonta. Anche se in realtà potrei anche dire di no: lei sa benissimo che è Rob quello più coinvolto dei due, ma oltre al fantasma di Matt, la paura di soffrire di nuovo la spaventa a morte e prima o poi ci dovrà fare i conti. Dovrà decidere se Rob vale il rischio oppure no.
Per quanto riguarda Dorian… beh. A parte il fatto che ha fatto le cronache di narnia e dorian gray, sinceramente non so molto di Ben Barnes, così ho preso in prestito il suo bel visino e gli ho fatto impersonare l’altra faccia della medaglia del successo. C’è chi come Rob resta coi piedi per terra, e chi dopo aver marciato su un tappeto rosso si crede Dio. Non so se sia il suo caso, ma ci tenevo molto a mettere in risalto questa possibilità che purtroppo è un rischio concreto nella vita di un attore sotto le luci della ribalta.
Ale gelosa… la vedrai nel prossimo capitolo, non disperare. Spero che il taser che ho postato ieri sera sul blog ti possa dare uno spunto per iniziare a lavorare di fantasia e immaginare in che genere di gelosia venga invischiata.
Un bacione!

alice_cassedy:  Benvenuta! Sono contenta che anche tu sia entrata nel cerchio delle fan di questa storia e sono contenta del tuo incespicare nel trovare aggettivi :) lasciare senza parole è proprio quello che fa piacere a che scrive.
I capitoli lunghi… :) anche a me piacciono! Sono sempre minimo sei pagine word, e faccio del mio meglio per descrivere tutto bene e riempirle di cose sensate.
Se il capitolo prima ti era piaciuto e vuoi sapere veramente cosa è successo, potresti leggere la one shot, sempre che ti piacciano i capitoli rossi. Non ti preoccupare comunque, non sono molto brava in quel raiting, è stato per lo più frutto di una scommessa quindi… credo si veda che ho cmq cerato di descrivere il meno possibile.
Il ti amo… a breve promesso, sperando di essere ancora viva alla fine del capitolo in cui lo scriverò. Non dico di più altrimenti faccio spoiler!
Spero che tu continui a recensire e anche di non deludere mai le tue aspettative.

CriCri88:  Mbare mea, me scusasse si potesse pi la scomparsa, ma nun c’avia testa pi parare. Sugnu viva.
La mia situazione sembra si sia risolta e sicuramente, se ci sarai stasera, resusciterò.
Per restare in tema di capitolo, tu e la zita lo avete letto insieme, e la telefonata di commento è stata bellissima! Grazia a voi se ho trovato le palle per scrivere la rossa.
Rob dovrebbe proprio darsi alla chirurgia plastica perché è stato davvero un artista nel rifare la faccia a Barnes! Visto che roba? Ha sfoderato il testosterone ed è risultato molto seghisi, come dici tu! certo che però, pure tu, farmelo immaginare da siculo, con la coppola in testa e la lupara in mano…
Per Ash e Jack… e si, quelle foto che hanno fatto insieme hanno scatenato la mia fantasia e non potevo non concedermi una piccola licenza poetica. Sono troppo carini insieme!!!!
La parte sul pianoforte… beh, ora sapete anche voi cosa c’era realmente dietro e come direbbe Chiara, avevo le mie quattordicenni da proteggere!
Anche io sono rimasta davvero colpita dalla ragazza a cui non piaceva Robert e che ha letto la mia ff. sicuramente tu sei stata un genio a convincerla con le tue recensioni! Sappiamo tutti quanti che non sono molto buona nello scrivere le trame delle mie ff anche perché le invento volta per volta e non ho quasi mai la storia bene in mente se non dopo qualche capitolo.
Un bacio bedduzza mea!!!!

Cicci 12: Sbaglio o il capitolo e i personaggi ti sono piaciuti ?:P
A giudicare dalla recensione direi di si e sono contenta anche del fatto che vi siano piaciuti ash e jack. Non è sulla scia di twilight che ce li vedrei bene insieme, ad esempio kellan e nikki non mi piacciono per niente come coppia. A darmi l’ispirazione sono state le loro foto insieme, proprio tenere e dolci.
Anche io ormai ogni volta che vedo un cartellone di intimissimi sorrido pensando alle foto di Ale, e lo stesso ho fatto quando a natale mi hanno regalato degli orecchini di Guess e sulla garanzia c’era la sua foto mentre li sponsorizzava. Finisce che la saluto sempre e ogni tanto penso pure “ beata te!”
So fuori lo so :P
Un bacio!

lazzari:  Anche tu quindi sei una maniaca delle biografie del pattinson? Anche io!!! anzi più le leggo più a volte mi rendo conto ti come ho sbagliato alcune cose che ho scoperto solo dopo però… pazienza. Lo conoscessi davvero farei di meglio.
Ultimamente poi mi stanno venendo un po’ di paranoie per questo mio leggere perché pens sempre che forse non l’ho reso bene, ma poi obbiettivamente mi rendo conto che ognuno scrive di lui un po’ come gli pare in quei libri e che quindi la mia non è una così grave mancanza.
Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e che entrambe siamo sulla stessa lunghezza d’onda nell’immaginarcelo così!

Skitty:  Grazie mille dei complimenti! Sono felice di riuscire a trasportarti li dove si svolge la scena. È davvero una cosa che mi fa impazzire di felicità anche perché credo che se un racconto non riesca a fare questo effetto allora ci sia qualcosa che non vada. Come ho fatto dire a Rob, le parole possono trasmettere fino ad un certo punto, e quindi la combinazione che si decide di usare è fondamentale per trasmettere il più possibile. Essendo solo parole spesso è un’impresa descrivere bene le cose e spesso cado in difficoltà, ma continuerò a fare del mio meglio. Promesso.

Enris: Ciao! si devo ammettere che il natale ha contato parecchie vittime qua sul sito, me compresa.
Sono rimasta colpita dalla riflessione che hai fatto sulla vita dell’attore, perché io non avrei saputo parlarne meglio. Anche io credo che a lungo andare sia snervante e che comunque restare se stessi diventi una vera e propria impresa eroica contro i mostri sacri del cinema. Da un lato è anche per questo che ho voluto rendere Ben così cinico, volevo mostrare come si trasformerebbe una persona sotto le luci della ribalta se si facesse conquistare dalla sensazione di potere che da la celebrità. Il diventare strafottenti e perdere l’umiltà. Cmq si… tutte quelle stronzate che hanno detto tutti quanti sono stati partoriti dalla mia mente malata ormai senza speranze di cura. Sono anni che provo a curarmi, prendo farmaci ma nulla. Credo sia un difetto genetico :P. Rob possessivo… beh, credo sia normale no? se uno è innamorato… insomma. Anche lui è uno dei protagonisti della storia e non poteva restare sempre uguale a se stesso. Man mano che cresce scopre nuovi lati di sé compresa la gelosia :)

Marika_BD:  Sono felicissima che ti siano piaciuti entrambi! E si… Ben… se l’è proprio andata a cercare! XD

vero15star: Si direi che sei molto molto violenta. :D ma lo sono anche io tranquilla, niente di anomalo credo :) Ben non ha ricevuto larghi consensi. Sono curiosa di sentire cosa dirai di questo capitolo, di una parte in particolare.

winnie poohina: Tesoro mio scusami se ancora non ho letto il nuovo capitolo e non ho recensito quello prima. L’anno non poteva iniziare peggio, quindi scusa. Mi rimetterò in pari quanto prima.
"quando Dio ha creato Robert Pattinson voleva proprio strafare" è uno degli striscioni che rob ha ricevuto sul serio. Fa parte del mio piano, inserisci particolari reali della sua vita :P
Visto che Rob ha seguito il tuo consiglio di fare il culo a Ben?
Sono felicissima anche del fatto che la rossa ti sia piaciuta :) ero un po’ intimorita da questa nuova impresa ma.. sono felice di essermi cimentata anche in quel genere.
Un bacione pooh!

romina75:  Cara Romy :) che dire? Era ora! Era ora che qualcuno si accorgesse di questo piccolo particolare che stonava! Il Rob troppo perfetto.
non mi hai offeso quando mi hai criticato la perfezione del trombabilissimo anzi. Hai colto un punto che comunque avrà il suo daffare per essere palesato nei prossimi capitoli.
Rob non è perfetto. Rob è imperfetto nella sua perfezione.
Ricordi quello che diceva all’inizio? ossia che dell’amore lui non ha capito nulla? Ecco. Non nego il fatto che lui sia seriamente innamorato, solo che non capisce ancora come va gestito quest’amore.
Ale non è l’unica protagonista che si evolve nel corso della storia. Anche Rob cresce con lei, solo in maniera un po’ insolita. Se noti, lui si comporta come il ragazzo perfetto: è gentile, premuroso, si mette da parte, aspetta che lei sia pronta… anche lui se vogliamo vive nel modo sbagliato. Sono contenta che tu abbia trovato l’imperfezione, ma vedrai che tra un po’ di capitoli capirai che tutto è inserito in un quadro che poi ti sembrerà a posto, come se questa perfezione non avrebbe mai potuto mancare, come se fosse una conseguenza logica delle esperienze amorose passate di Rob. Abbi fede :)
Un bacione.

crystal_black: Beh, che dire… benvenuta! :) il fatto che tu sia la bestia nera degli scrittori, come ti sei autodefinita, non fa che farmi apprezzare ancora di più questa recensione :). Me ne sento lusingata.
Sono felice che questa ff ti piaccia. Per quanto riguarda Ale mi trovi perfettamente d’accordo. Io vivrei esattamente come lei se avessi la sua libertà. Forse non farei esattamente la fotografa, ma l’idea di prendere e partire mi alletta non poco.
Ancora più contenta mi ha fatto il tuo commento su Rob. Ho cercato di renderlo come l’ho sempre immaginato, utilizzando le cose che sapevo di lui, anche se sono proprio poche.
Per l’italiano… non ho resistito. Andare all’estero e trovare italiani è sempre bellissimo, davvero. Sono dell’idea che anche se in casa nostra ce ne diciamo di cotte e di crude siamo uno dei pochi popoli che all’estero si sente davvero unito. Non credo che nemmeno gli americani patriottici condividano appieno questo legame tra di loro, forse solo nel sud.
Matt… lo so. E’ andato via troppo presto, ma sinceramente non credo che se non fosse andata così, Ale avrebbe avuto il coraggio di reagire in questo modo. Credo fosse una conseguenza inevitabile.
Quando mi sono messa a scrivere quel capitolo… non avevo intenzione di fare andare via Matt. È una cosa che è venuta da sé come Rob che aiuta Ale a farsi il bagno e come la scena del balcone. Programmo solo grandi linee… e so che arriverà la volta in cui mi direte che le mie mani hanno fatto cilecca, anche se spero di no.
Non so se negli USA si festeggi il ferragosto, ne dubito fortemente… ma sai… Italia… :) non ho saputo resistere :P

Sophief88: Tesoro mio scusami infinitamente. Stasera di certo la dedicherò a leggere e recensire tutto, appena sarò tornata a casa.
Ho cercato di tirarmi su con la scrittura e questo è il risultato.
Ma dimmi una cosa: perché speri che qualcuno si intrappetti sempre nelle proprie scarpe quando fugge? Sei sadica!
Mannaggia mi aspetta un lavoro infinito di lettura stasera! Spero di farcela! Un bacione So!







Robert pov: love song





Mimetizzarsi.
Questa è la regola numero uno.
Mimetizzarsi.
Diventare un tutt’uno con il linoleum del pavimento, spostarsi come il Grinch e soprattutto non parlare. Mai. Evitare di respirare così da sembrare una di quelle statue di cera destinate al museo sarebbe ancora meglio ma… difficile poi andare al recupero bagagli e defilarsi.
Cappello in testa, codino basso sulla nuca, occhiali da sole e una maglietta che… mi lusinga ma è più adatta a uno come Jack che non a un tipo come me. A completare il tutto tengo la testa bassa fingendo di essere molto impegnato con il cellulare. Sono in incognito.
La fase del ritiro bagagli è la parte più difficile.
L’imbarco, infatti, non è tutta questa gran cosa. Sei li, ti muovi, ritiro biglietti, check in, dogane, metal detector… ti muovi e riesci a evitare che la gente si soffermi troppo sui tuoi tratti.
Ma il ritiro bagagli… no.
Il ritiro bagagli è il momento in cui mi considero come un infiltrato nelle linee nemiche.
Cammino esattamente su quello che si definisce senza esagerare un campo minato.
Un passo falso e sei fottuto.
Odio il ritiro bagagli.
Tutti fermi e scocciati a guardarsi in faccia. Troppo tempo prima che quel dannatissimo rullo inizi a girare attirando la loro attenzione. Io non credo di aver mai adorato tanto un aggeggio elettrico quanto l’argano dei rulli dei bagagli dell’aeroporto. Appena prendono a tirare tutti, e dico tutti, persino le guardie giurate, sono concentrati a inveire contro la compagnia aerea che ha avuto la faccia tosta di caricare la propria valigia per ultima sul carrello, studiandosi già tutta una serie di imprecazioni abbastanza incisive da sputare in faccia al servizio clienti in caso il bagaglio non si presenti all’appello.
- Rob sei paranoico- sbuffa Ale scocciata mentre cerco di eclissarmi dietro una colonna dell’aeroporto di Los Angeles.
- shhhhhh!!!!!! Non dire quel nome!-
- ok, allora. Thomas sei paranoico- ripete sempre più esasperata appellandomi con il mio secondo nome.
- shhhh!!!! Non dire nemmeno quell’altro nome!- la prego sporgendomi appena per constatare di persona se il rullo del ritiro bagagli sia entrato in funzione.
Sono questi i momenti in cui vorrei ancora vantarmi di gironzolare con una bacchetta infilata nella tasca posteriore del jeans. Ora come ora mi tornerebbe davvero utile. Certo che se avessi anche il mantello dell’invisibilità di Harry Potter… mi sa che dovrò assoldare Voldemort in persona pregandolo di vendermi il famigerato mantello dell’invisibilità che sicuramente soffierà a Potterino quando lo farà secco. Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare.
- essere innominabile che ti nascondi dietro la colonna sei paranoico- sbuffa ancora Ale con aria sempre più scocciata. Si appoggia con le spalle alla colonna e gli occhiali da sole le scivolano leggermente lungo la linea dritta del naso. - A chi vuoi che freghi qualcosa se un Robert o un Thomas si nasconde dietro a un muro?- borbotta osservando il tabellone luminoso sopra il carrello dove dovrebbe arrivare il nostro bagaglio, o meglio il suo, dato che la mia roba l’avevo stipata praticamente tutta nel bagaglio a mano manco la mia borsa fosse uno di quei sacchi sottovuoto da cui si toglie l’aria con l’aspirapolvere.
- Chi vuoi che conosca il tuo secondo nome, poi…- borbotta ancora controllando l’orologio evidentemente stufa di aspettare.
- fammici pensare…mmm… si… almeno un trilione di ragazzine allupate e… probabilmente anche un sacco di giornalisti e… sicuramente anche un sacco di paparazzi. Una cerchia di persone assolutamente ristretta, come puoi ben capire- ribatto sarcastico sporgendomi ancora e maledicendo quei dannatissimi scaricatori che non ne vogliono sapere di muoversi. Questo è un altro di quei momenti in cui vorrei tornare ad essere un mago: vorrei usare un bell’incantesimo di appello (com’è che avevano fatto dire a Daniel? Ah si… accio…). Accio valigia di Alessia! Una bella passaporta a pochi metri e tac! Davanti al portoncino del mio appartamento.
Ma perché i vampiri non hanno poteri di questo tipo? Qualcuno adesso mi spieghi a che cazzo serve sberluccicare alla luce del sole! Nemmeno al buio, come uno di quei cosi che se tieni per abbastanza tempo vicini alla luce brillano nell’oscurità. Ditemi a che cacchio serve brillare alla luce del sole! Questa è una cosa che non capirò mai. Se Stephanie voleva suggerire in qualche modo al marito di regalarle un diamante sarebbe bastato scrivergli un biglietto!
- si, perché giustamente solo tu al mondo ti chiami così- risponde Ale piccata e sempre più nervosa.
- probabilmente no, ma è la mia faccia assieme alla tua che campeggia sulla prima pagina del giornale spazzatura appoggiato al tuo trolley. Il mio nome poi è scritto bello grosso proprio di fianco- borbotto scocciato almeno quanto lei. Ci siamo alzati molto male stamattina, non perdo tempo a negarlo.
- tu ti lamenti del fatto che ti chiami per nome quando hai una maglietta con una freccia che ti indica la faccia e ti definisce “l’uomo”? Non ti sembra un po’ ridicola come cosa?- continua piccata controllando da lontano le valige che avevano appena preso a scivolare sul nastro.
- ho anche un’altra freccia che mi definisce una “leggenda”, ma questo gli altri non lo sanno. Tu piuttosto, era il caso di mettersi la maglietta di superman abbinata alla cintura con il bat segnale?-
- certo perché per sopportarti oggi ho bisogno di almeno due supereroi a darmi man forte- risponde secca prima di avvicinarsi al rullo a recuperare la sua valigia, facendomi capire chiaramente che ce l’aveva ancora con me.

- Ale, hai visto la mia maglietta nera?- urlo dalla camera da letto mentre sono intento a riempire il mio borsone con qualche vestito che ci tenevo a portarmi.
- l’ho lavata l’altro giorno, deve essere nell’armadio. Guarda bene!- mi urla in risposta dal piano di sotto.
- ma ho già guardato!-
- guarda meglio!-
Apro di nuovo le ante dell’armadio e inizio di nuovo a frugare, passando capo per capo, nella ricerca disperata della mia maglietta. È un’impresa impossibile.
I vestiti sono tutti appiccicati, mischiati tra di loro (colpa mia che li metto dove capita anziché dal mio lato, lo so) e le grucce non riescono a scorrere sul’asta ormai stipata della pendrie. Da quando Ale ha deciso di tirare fuori un po’ di abiti dagli scatoloni e rimetterli nell’armadio, ogni volta che apro una portina ho il terrore di essere sommerso da un’esplosione di vestiti e di trovarmi per terra mezzo affogato dalla stoffa. Una cosa è chiara: dovrò farle montare un altro armadio. 
Tiro fuori una ad una le grucce dei miei vestiti per dare più mobilità e finalmente trovo la maglietta desiderata. La piego un po’ troppo precisino per come sono fatto io, e la caccio in valigia, schiacciandola con tutto il mio peso per farle occupare il minimo spazio possibile. Volevo portarmi solo il bagaglio a mano visto la mia idiosincrasia per check in e rulli del ritiro bagagli.
Finita la mia “valigia”, l’occhio mi cade sulla mia roba ancora nelle grucce che avevo tolto dall’armadio e appoggiato sul letto. Prendo il tutto con due mani e apro le ante per rimettere tutto al suo posto. Un vero peccato considerando che i vestiti di Ale sono difficilmente selezionabili già così. Ma l’armadio ha sempre un altro vano.
Apro le altre due ante e appendo una ad una le mie camice e i miei jeans accanto a quelli di Matt, almeno per dar loro una sistemazione finchè non avessi ordinato un armadio nuovo.
- Rob, tesoro, hai tr…- mi raggiunge la sua voce mentre stavo appendendo l’ennesima camicia.
 - che stai facendo?- rantola.
Mi giro a guardarla e la trovo fredda, immobile con lo sguardo perso in direzione dell’armadio, fisso sugli abiti di Matt.
- sto… solo mettendo i miei vestiti da questa parte, tesoro. Non riuscivo più nemmeno a tirarli fuori perché da te ce ne sono tr…- le rispondo cercando di capire che le prenda.
- rimetti tutto com’era- sibila a pugni chiusi, lo sguardo ancora perso e vacuo.
- Ale ma non ci st…-
- Rob, non farmi ripetere. Rimetti tutto com’era- sibila ancora glaciale.
Mollo quei pochi vestiti che mi restano ancora appoggiati al braccio e la raggiungo.
L’abbraccio ma lei rimane ferma e immobile, sempre più fredda e distante.
- Ale…-
- quello è il suo spazio… rimetti tutto com’era- dice ancora prima di divincolarsi e scendere di sotto, lasciandomi esterrefatto e confuso…
Quello è il suo spazio…

Non ha urlato, non ha inveito, non ha pianto. Si è ghiacciata, e questo è ancora peggio.
Sinceramente non so più cosa pensare. Continuo a dirmi che "è troppo presto". E' sempre troppo presto. Per qualsiasi cosa.
Ma lei ha detto che ne ha avuto di tempo per pensarci e metabolizzare la cosa, eppure la sua reazione di stamattina dice esattamente il contrario.
Forse sono io, come al solito, che mi faccio paranoie che non ci sono. Insomma... stanotte mi ha chiamato "amore", abbiamo fatto del sesso stupendo e, una volta tornati a casa, ne abbiamo fatto dell'altro.
Dall'aeroporto di New York, le uniche parole che ci siamo scambiati sono state "hai tu i biglietti?", "lascia stare, prendo io la valigia", "ti ricordi qual è il nostro gate?" e "hai fame? mangiamo qualcosa prima di partire?". E appena atterrati la prima parola che mi ha rivolto è stata per sottolinearmi quanto io sia paranoico.
Lei si stava ovviamente riferendo a tutt’altro genere di seghe mentali ma, comunque forse ha ragione. Sono sicuramente io a farmi troppe paranoie in pieno stile Robert Pattinson, non mi smentisco mai. Stamattina si è alzata male e, considerando che aveva ancora le valige da fare, ha semplicemente  sfogato il nervosismo senza pensare sul serio a quello che faceva.
Va beh. Ieri sera è stato il mio turno a essere scorbutico e incarognito, oggi è il suo. Ci posso forse fare qualcosa? No. Ergo... le passerà. Non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi.
- lascia, faccio io- dico non appena la vedo tornare con il suo trolley sbuffante e nervosa. Niente da fare, oggi butta proprio male.
Allungo la maniglia del suo bagaglio e mi preparo a trascinarlo mentre la prendo per mano facendole alzare gli occhi su di me.
- grazie- mormora abbassando subito il mento e stirando le labbra in un debole sorriso.
Che avevo detto? Niente di cui preoccuparsi. A saperlo che bastava trascinarle la valigia e prenderla per mano per farla tornare quella di sempre l’avrei fatto prima!
- di nulla, tesoro- le rispondo finalmente rilassato ricambiando il suo sorriso.
Si ok… so che può suonare poco romantica come cosa, ma assolutamente non posso permettermi di perdermi nella contemplazione dei suoi occhi verdi in questo momento, così come non posso cacciarle la lingua in bocca anche se non avete proprio idea di quanto avrei voglia di farlo.
La consapevolezza di essere in territorio nemico è troppo pressante per lasciarmi andare a bassi istinti animaleschi.
Mi dirigo frettolosamente verso l’uscita che, come se non bastasse già la disgrazia di non possedere il mantello dell’invisibilità, si trova esattamente dalla parte opposta rispetto a noi. Maledetta compagnia aerea che ci ha rifilato il rullo sfigato!
Furtivo e circospetto, manco fossi una vietcong-spia, mi muovo tra la gente, testa bassa e occhiali ben schiacciati sul naso sperando che il codino bello in evidenza basti per non essere riconosciuto.
Trascino Ale con una mano e la sua valigia con l’altra cercando di essere il più possibile invisibile.
- si, lo ripeto. Sei paranoico- ridacchia Ale facendosi veramente trascinare fuori dall’aeroporto. La prossima volta credo che prenderò in seria considerazione il carrello portabagagli. Se magari ce l’avrei piazzata sopra ci saremmo mossi prima.

You spin my head right round, right round
When you go down, when you go down down
You spin my head right round, right round
When you go down, when you go down down

- tesoro, aspetta… il telefono è in fondo alla borsa- borbotta Ale mentre già con un ginocchio alto sorregge la borsa cercando il responsabile di tanto frastuono. Se mi riconoscono siamo nella merda. In un mare, un oceano, una distesa sconfinata di merda. Troppi metri ci separano ancora dall’uscita.
Cazzo, ma chi me l’ha fatto fare ad affittare un appartamento a Los Angeles? Ma Bella non mi ha insegnato niente??? Forks era senza dubbio più sicura con il suo piccolo aeroporto a Seattle!
Va beh che forse nel mio caso nemmeno il polo sud sarebbe bastato. Con la sfiga che mi ritrovo, anche i pinguini mi avrebbero inseguito e mi sarei ritenuto fortunato se almeno gli orsi polari non avessero deciso di evolversi in questo senso ma restassero nella beata ignoranza dell’essere dei semplici mammiferi mangiapesce senza il dono della parola.
- non ti stanca sta canzone? Non ti basta ballarla davanti allo specchio in bagno in versione Demi Moore mode on?- sbuffo sperando che nessuno ci calcoli mentre siamo fermi a metà strada. Ma da quando in qua bisogna per forza fermarsi per parlare al telefono? Si chiamano cellulari apposta! Sono senza fili, ergo si può benissimo ciarlare mentre ci si da al jogging!

From the top of the pole I watch her go down
She got me throwin my money around
Ain’t nothin more beautiful to be found
It’s goin down down.

- no, Rob. Rassegnati. Pronto?- risponde alzandosi gli occhiali a cerchietto sopra la testa prima che io glieli riabbassi brusco sul naso. È forse pazza? Vuole essere riconosciuta?
- Shhhhh!!!! Ti ho detto di non dire quel nome!- la riprendo per poi esser messo a tacere da un gesto esasperato della mano.
- oh, Ale, grazie al cielo hai acceso il telefono. Qui è tutto un casino!-
Deve essere sicuramente il suo assistente, Maicol credo si chiami. Deve essere davvero un casino li in “ufficio” se strilla così. Lo sento perfettamente anche senza il vivavoce!
- Calma Mic, prendi un bel respiro e dimmi che succede- gli risponde Ale già alzando gli occhi al cielo. Possibile che lavorino anche di domenica? Fotografi stacanovisti e masochisti.
- succede che qui è l’apocalisse! Ben Barnes oggi ha telefonato dicendo che non è per niente soddisfatto delle foto che gli hai fatto e minacciando di non rilasciare l’intervista se non le rifacciamo…-
- Di a Ben di andare a farsi fottere se non vuole sentire la mancanza di una faccia da farsi fotografare- ringhio tra i denti. Forse non sono stato abbastanza chiaro con lui ieri sera, sarà forse il caso che gli ribadisca il concetto magari mandandogli delle lettere minatorie. Potrei usare la tecnica del collage di lettere ritagliate dai giornali, giusto per farlo cagare un po’ sotto…male non gli farebbe.
- ok, tu digli che Robert gli ha detto di andare a farsi fottere se non vuole rischiare di essere il vincitore del premio “un mese in ospedale” - ripete per me Ale stringendo la presa attorno alla mia mano.
Un mese sarebbe stato proprio poco, comunque. Diciamo che la sua degenza sarebbe stata talmente lunga da diventare un record nel guinness dei primati, oltre che per il motivo degli interminabili interventi plastici per rendere il suo viso più simile a una faccia che non a un culo. Vorrei poter dire di essere io l’artefice di questo capolavoro ma… è madre natura che ha provveduto per me.
- o-ok… bene e questa è una. La seconda cosa che attenta alla mia santità mentale è il fatto che siamo di nuovo carichi di lavoro e Taylor ha avuto la brillante idea di farsi investire da un taxi rovesciandosi un intero bicchiere di cappuccino sulla camicia facendo in modo di ustionarsi oltre che di rompersi una gamba e il coccige. Quanto spreco! Dio, perché decidi di punire dei culi così belli? Comunque, è in malattia e le tue ferie si riducono da due settimane a cinque giorni! Per di più ho anche qualche problemino con George che credo mi abbia accennato di volersene andare una settimana alla Hawaii con la fidanzata lasciandomi da solo qui a New York e io sono sull’orlo di un esaurimento nervoso. Ti prego Ale, almeno tu dimmi che non hai intenzione di ammazzarmi altrimenti i pochi neuroni che non sono rimasti vittime dell’esaurimento daranno le dimissioni e si cercheranno un altro cervello-
Fatemi capire: dieci giorni in meno con lei perché un coglione è stato così coglione da farsi investire e ustionarsi??? Con un cappuccino? Lassù c’è qualcuno che mi vuole male. Dio, a volte hai proprio un gran senso dell’umorismo, davvero. Sei per caso di origini inglesi anche tu?
Un viso carico di scuse mi si presenta davanti mentre Ale risponde. - ok, Mic… fa così. Tu cerca di incastrarmi gli impegni in modo da darmi più giorni liberi possibili, prendi un bel respiro e va da George a dirgli chiaro e tondo che la cosa non ti va bene. Intesi?-
- non sei arrabbiata con me? me lo farai fare lo stesso l’autografo su quella foto di Rob senza camicia che ti ho lasciato l’altro giorno?-
- Certo. Ti ho promesso l’autografo di Robert Pattinson e cascasse il mondo avrai l’autografo di Robert Pattinson!-  risponde Ale ridacchiando.
È un attimo e i miei timori più profondi prendono ragion d’essere. Il mio nome viene pronunciato ad alta voce e subito un’occhiata inquisitoria da parte di una ragazza poco distante si punta su di me.
Cazzo.
Cazzo, cazzissimo.
- è Pattinson!- grida indicandomi con l’indice teso.
- Ale, appena arriviamo a casa ricordami di uccidere te e il tuo assistente da strapazzo con una morte lenta e dolorosa!- le sibilo prima di lanciarmi in corsa verso le porte a vetri dell’uscita trascinandomela dietro.
A volte uno si chiede come certe cose siano possibili quando ogni logica ti da a intendere come nella maggior parte dei casi non lo siano affatto.
In genere ci si disfa di questi eventi con la frase “i miracoli a volte accadono”, ma mi rifiuto di credere nello zampino del divino in questo caso dato che l’ho appena accusato di essere un britannico vista la pietosità delle sue battute. Quindi è semplicemente impossibile.
È impossibile che io riesca a correre come un corridore jamaicano alle olimpiadi con un borsone a tracolla, trascinandomi un trolley gigantesco e una ragazza che a sua volta si trascina un altro trolley più piccolo e restare in perfetto equilibrio. È ancora più impossibile che io mi ritrovi seduto dentro ad un taxi in cui mi sono fiondato approfittando del tizio che aveva appena spalancato la portiera per salirci lui!
Pur di non perdere tempo a caricare le valige nel bagagliaio, me le sto tenendo tutte sulle ginocchia riuscendo a stento a vedere ancora oltre.
Ale è troppo sconvolta e senza fiato per pronunciare qualche parola, e sicuramente troppo scossa dalle risate per poter anche pensare di cercarne una adatta.
Do il mio indirizzo al tassista e mi rilasso contro lo schienale del sedile cercando di riprendere fiato.
Odio gli aeroporti!

- Rob, cazzo, aspetta un attimo!-
- shhh…-
- soffro di claustrofobia! Non mi va di farlo in un ascensore sulla mia valigia!-
- oh dai, ti prego!-
- no, no, e no! fallo ripartire immediatamente!-
- uffa…-
Quando la tua ragazza ti smonta la tua fantasia numero uno così, che si deve fare? Cercarsi un’altra fantasia erotica che non le faccia venire le crisi di panico o sperare nel miracolo che suddette crisi passino? Provarci ancora sperando che la situazione la intrighi o desistere?
Il plin dell’ascensore/ex fantasia numero uno mi salva dalle risposte. Cazzo, mi sa che devo ripiegare sulla banale divisa da cheerleader o su quella da infermiera.
Leggermente frustrato, spingo fuori con un calcio il mio borsone travolgendo però anche il trolley su cui Ale era seduta, facendola capitolare a terra e trovandomici spalmato anche io che le sono caduto addosso.
- Rooob! Pesi! Levati!- grida Ale ridendo fino alle lacrime.
- ahh no! Mi rifiuto di muovermi da qui- le rispondo sistemandomi meglio molto teatralmente tra le sue gambe fasciate dai jeans. Forse farlo sul pianerottolo davanti alla porta del mio appartamento con le gambe ancora nell’ascensore schiacciati dalle valige… oddio si!
- che ne dici di…-
- ma se arriva qualcuno?- già ansima mentre mi faccio largo sul suo collo a furia di baci e morsi.
- mmm… non arriverà nessuno. Se ho scelto anche io l’attico è perché non amo avere dirimpettai, tesoro-
- e se qualcuno venisse a reclamare l’ascensore?- continua ad ansimare mentre le mie mani già le frugano sotto la maglietta.
- se ne faranno una ragione- mugolo sul suo collo sbottonandole i jeans dopo aver rimosso la bat-cintura.
- e se…-
- tesoro, sono diciannove ore che non ti sfioro, dicianove ore che non ti tocco e sto letteralmente impazzendo. Per favore, potresti…stare zitta?-
- oddio, Rob vieni qui!- risponde tirandomi a sé attraverso la maglietta. Un luccichio selvaggio le è passato negli occhi prima di afferrarmi brutalmente. Io amo questa donna!
Accarezzo possessivo la pelle dei suoi fianchi, ingordo delle sue labbra. Bevo i suoi sospiri e i suoi gemiti. Il freddo del marmo del pianerottolo non da fastidio, anzi. È un fresco refrigerio per il caldo che mi invade. Voglio farla mia, voglio farmi sentire in modo che tutti i suoi dubbi e le sue incertezze su di noi spariscano, perché capisca che io non sono Matt ma che sono comunque in grado di darle amore. Voglio farla mia perché la desidero fortemente.
Chiudo gli occhi e mi immergo ancora una volta nelle sensazioni più sconvolgenti che non avevo mai provato prima, gustando appieno il sapore delle sue labbra. Adoro il suo modo di baciare e lo amo indiscutibilmente quando è così famelica. Accarezza, morde, succhia, saggia… lecca…
Lecca… si, ok… sulle labbra di solito lo fa ma… non mi ha mai leccato una guancia prima d’ora. Non avrei nulla in contrario, mi può fare tutto quello che vuole ma… dopo cinque ore di aereo e tre in aeroporto… non sarebbe più igienico se prima mi facessi una doccia? E poi perché mi lecca sempre lo stesso punto? Beh, lasciamola fare. Evidentemente oggi è la giornata delle esperienze estreme: io ho avuto l’idea di farlo sul pianerottolo con le gambe ancora nell’ascensore e lei quella di leccarmi insistentemente una guancia. Di certo non possiamo dire di non essere fantasiosi a letto.
- Wof!!-
Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo davanti Ale che si copre la bocca con una mano per soffocare le risate e il respiro. Strizza gli occhi per non ridere e appena li riapre, li strizza ancora una volta lasciando perdere la mano ed esplodendo in una fragorosa risata.
Un’altra leccata.
- Wof-wof!!-
Scusate tanto. Qualcuno può spiegarmi come mai un cane mi stava leccando la faccia mentre pomiciavo con la mia ragazza? E sempre quel qualcuno saprebbe per caso dirmi perché mai il suddetto cane sia il mio di cane, la mia piccola Patty, che in questo momento dovrebbe essere in un altro continente a dieci ore di aereo di qua? E se non è troppo, posso anche avere una qualche delucidazione in merito al fatto che il mio cane sia sul pianerottolo con me e non semmai in casa?
- pomici in ascensore adesso? Non mi è bastato forse beccarti a diciotto anni mentre lo facevi sulla lavatrice in funzione? Pure sui pianerottoli adesso?-
Grazie per la risposta. Di tutto avrei pensato, davvero: che sentendo la mia mancanza la mia cucciola abbia nuotato per tutto l’Atlantico e poi abbia zampettato per tutto il paese arrivando da una costa all’altra; che gli alieni avessero rapito il mio cane e trovandosi di strada a Los Angeles me l’avessero recapitato qui anziché tornare a Londra; che la mia Patty abbia trovato una specie di stargate e sia riuscita a materializzarsi qui oppure, per rimanere sul pratico, che mia madre, stufa di farsi masticare le sue scarpe, me l’abbia spedita qui per la disperazione.
Ma pensare che Lizzy l’abbia presa e me l’abbia portata qui, e che ora la mia sorellina mi abbia anche sorpreso a farlo su un pianerottolo… è evidente che il destino non ne ha ancora abbastanza di infierire su di me, a quanto pare si diverte troppo.
E a giudicare dalle risate che ancora la scuotono, anche Ale si diverte parecchio.
- Lizzy… di grazia… tu che cazzo ci fai qui?- le chiedo alzandomi e portando su con me anche Ale che ancora non la smette di ridere.
- quanta finezza ti contraddistingue, fratellino. Che non si dica mai che tu e lo zio Ernie non siete parenti-  sbuffa Lizzy alzando gli occhi al cielo, ancora appoggiata allo stipite della porta spalancata.
- rispondi- ringhio prendendo in mano due valige e facendomi spazio per entrare in casa.
- volevo riempirti il frigo, Rob. Non sia mai che tu torni a casa e non trovi niente da mangiare! Pantofolaio come sei, saresti morto di fame pur di non uscire di casa a fare la spesa- borbotta prendendo Patty in braccio.
- tu non ti sei fatta dieci ore di aereo per farmi la spesa Liz e io al massimo avrei anche vissuto di pizza. Che ci fai qui?- insisto invitando Ale a entrare.
- avevo voglia di mare, Rob. Londra quando vuole sa essere davvero deprimente!- mugugna ancora mia sorella. Non lo richiedo un’altra volta: mi basta farle un’alzata di sopracciglio per farle capire che la storia del mare non attacca.
- Ohh, e va bene! Sono venuta qui con un ragazzo perché non volevo farlo sapere a mamma e a Vic, contento adesso?- sbotta mettendo giù il cane che prende a zampettare per tutta casa fino a saltare sul divano e aggredire un cuscino. È talmente bianca che si confonde quasi con il rivestimento del divano.
- contento no ma almeno è una motivazione seria. Comunque, prima di capire che ci facevi in casa mia con un uomo e sperare che almeno tu mi abbia cambiato le lenzuola, ti presento la mia ragazza. Lizzy lei è Alessia, Ale lei è Elizabeth, la sorella rompipalle con cui ho la sfortuna condividere il corredo genetico-
- Ale… quella Ale? Quella di cui sei inn…- inizia Lizzy prima che io la fulmini con lo sguardo e lei si morda una guancia in un messaggio muto di scuse.
- chiamami Lizzy e basta, non sopporto il mio nome intero- si presenta la mia sorellina sorridendo e tendendo la mano, facendo come se nulla fosse.
- piacere - le risponde imbarazzata Ale rispondendo al sorriso.
- Ale, tesoro, fa come se fossi a casa tua, ok? Lizzy, riesci a non combinare casini mentre le faccio fare un giro della casa?-
- non le darò fuoco per disfarmi delle prove della mia colpevolezza, se è questo che intendi- sbuffa lasciandosi cadere a braccia conserte sul divano. Ci credo poco dato che io farei esattamente quello, ma annuisco.
- allora Ale. Soggiorno, cucina… bagno, ripostiglio, altro ripostiglio, camera, lavanderia… scale- elenco indicando con la mano tutti i luoghi della casa prima di accompagnarla su per le scale trascinandomi su le sue valige. Mi segue guardandosi attorno a bocca aperta e forse un tantino incredula.
- questa è la camera da letto, li c’è la cabina armadio e qua c’è un altro bagno- finisco spalancando la porta del bagno con la vasca che avrei voluto testare con lei appena arrivato se mia sorella avesse avuto il buon gusto di non venire a rompere.
Si guarda ancora intorno, prima di mollare la borsa sulla panchetta imbottita ai piedi del letto.
Cammina lenta, tracciando con le dita i contorni della struttura del letto che è ordinatamente rifatto e ingombro di cuscini. Mi sento quasi nervoso, come in attesa del suo giudizio sulla mia casa asettica e poco vissuta.
- è davvero bella, Rob- dice sorridendomi.
- veramente non è mia… sono in affitto- preciso, cercando di capire se le dispiaccia il fatto che non sia mia mia. Se le piace potrei anche fare una proposta al proprietario e comprarla. È abbastanza spaziosa nel caso uno volesse metter su famiglia. Ma che cazzo sto dicendo? Parlo di case e di figli adesso?
- non lo so ma… non me la immaginavo così casa tua, sai?- dice ancora avvicinandosi.
- e come te la immaginavi?-
- come uno di quegli appartamenti da bohemien… con… le pareti spoglie, libri dappertutto, letto senza struttura e lenzuola beige sfatte… disordinatissimo e decisamente più piccolo-
- beh, in un certo senso… hai descritto casa mia a Londra - rispondo imbarazzato.
In effetti questa casa si addice poco a me. Davvero davvero poco. È troppo grande, troppo luminosa, troppo arredata, troppo ordinata… la camera da letto sembra tanto una suite di un albergo cinque stelle, la sala pare uscita fuori da un catalogo di superattici lussuosi così come la cucina. Il bagno non ne parliamo perché in effetti un bagno con una finestra grossa quanto una parete non l’avevo mai visto prima, senza contare il fatto che fosse dotato di una vasca idromassaggio quattro posti come se ci dovessi fare le orge dentro.
Jake me l’ha trovata. Avevo bisogno di una casa a Los Angeles e lui mi ha preso questa. Non avevo molto tempo per gironzolare per la città entrando e uscendo dalle agenzie immobiliari e il mio sogno di un altro appartamento piccolo e modestamente arredato è svanito nel nulla nel momento in cui ho lasciato al mio agente carta bianca.
- sarei curiosa di vedere anche quello allora- dice ancora alzandosi sulla punta dei piedi per darmi un bacio a fior di labbra.
Possibile che con lei dentro questa camera da letto non mi sembri più anonima e fredda? Possibile che la mia sala mi sia sembrata perfetta per lei? possibile che mentre le indicavo la cucina già me la immaginassi seduta la mattina sull’isola centrale a sorseggiare il caffè dalla sua tazza? Si, possibile. Casa mia era fredda e poco accogliente perché non c’era nessuno che la vivesse. Ben arredata ma comunque vuota e anonima.
- Rob posso… farmi una doccia?- chiede indicando con la testa il bagno alla mia destra.
- ma certo, tesoro. Come se fossi a casa tua. Non mi chiedere il permesso per niente, intesi? Sistemati le tue cose in bagno, metti i tuoi vestiti nell’armadio e apri il frigo quando vuoi. È casa anche tua adesso-
Oddio. Che ho detto? Le ho praticamente fatto un invito alla convivenza vera e propria non… a quella di comodo come quella che abbiamo vissuto fino ad ora. Sono un cazzone! Non le dico “ti amo” ma le propongo di convivere? Ma sono completamente rincoglionito? Ci manca solo che mi inginocchi e le chieda di farmi diventare padre e sono a posto. Ci fosse qui Jack si ergerebbe a boia delle mie palle, dicendo che me le deve amputare perché a quanto pare ho scelto di avere le ovaie al posto dei testicoli. Ok, Rob: ora basta!
- beh… io adesso scendo… se non trovi qualcosa… fruga un po’ e salterà fuori altrimenti chiama e la cerchiamo insieme, ok?-
- ok-
Con un sorriso, sfiora ancora le mie labbra e sparisce dietro la porta del bagno.
Lei è qui. A casa mia. E stanotte sarà nel mio letto. Nel mio vero letto, non in quello della mia roulotte. Nel mio letto!
Scendo le scale euforico e sono quasi dell’umore adatto per non incazzarmi con mia sorella.
- complimenti è davvero carina. Non ci ho parlato molto ma… mi piace- dice la sua voce da dietro al divano.
Le prendo il nostro cane dalle braccia e mi lascio leccare di nuovo la faccia mentre mi svacco sul divano di fronte. Niente a che vedere con quello a casa di Ale, è troppo rigido, ma per quello che lo uso…
- lo so. Te l’avevo detto- le rispondo ancora pensando a quanto mi renda felice il fatto che lei sia qui.
- tu sai sempre tutto?-
-sono un ottimo medium quando si tratta di te Liz. Mi dici ora che ci fai qui?-
E spero seriamente che avere un essere vivente tra le mani mi eviti di vomitarmi addosso. Povera la mia Patty, non se lo merita.
- te l’ho detto e sta tranquillo, ti ho cambiato le lenzuola- sbuffa lei intrecciandosi le mani dietro la testa.
- beh, dato che hai fatto di casa mia il tuo nido d’amore, ospite delle dissolutezze più sfrenate…- inizio.
- come no! non hai visto le manette attaccate alle testiera del tuo letto?-
- farò finta di non aver sentito, e comunque dicevo… dato che hai scambiato il mio appartamento per un hotel a ore, posso almeno sapere chi è lui?-
- no, perché tanto non lo conosci e non so nemmeno se ne avrai l’onore o il dispiacere, scegli tu, visto che non so se andranno avanti le cose con lui-
No, non ci credo. Liz non è mai stata una ragazza facile, anzi. È stata sempre molto selettiva con i ragazzi, secondo criteri che conosce solo lei, certo, ma comunque selettiva.
- tu lo porti a casa mia per una settimana di scopatlon e non sai se andranno avanti le cose con lui? Lizzy!- quasi grido stupito.
- Ehi! Io avrei voluto fosse una settimana di scopatlon ma non è stato manco un weekend! Non è molto… insomma lui non… non è molto soddisfacente da quel lato… almeno non quanto lo è intellettualmente… anzi non è per niente soddisfacente quindi… non credo di poter reggere il fatto che questi due aspetti non convivano, quindi… niente cognato per te-
Ora sono addirittura shockato. Estremamente selettiva. Deve aver aggiunto il criterio “ ben dotato” alla sua lista, o forse c’era già e non ho mai avuto la disgrazia di saperlo perché i precedenti erano tutti ben attrezzati.
- ah… e ti sei portata il cane?- chiedo stupidamente dopo che Patty mi ha ricordato la sua presenza con un’ennesima leccata sulla faccia.
- e beh… non potevo lasciarla a casa con la mamma che le dava da mangiare la sua cucina alternativa, no? ti saresti trovato un peluche impagliato al posto del cane!-
- in effetti…-   
Persino la povera Patty, lei che sola, grazie alle scatolette e ai croccantini, poteva sperare di salvarsi dalle inesistenti doti culinarie di mia madre, non è stata risparmiata.
- e tu? mi vuoi fuori di casa perché vuoi tentare l’impresa della settimana di scopatlon?- chiede Liz con aria indifferente, i capelli biondi, dello stesso color grano dei miei fino ai sei anni, che cadono giù dal divano.
- veramente… io…-
- tranquillo, io devo tornare a Londra domani mattina, se vuoi me ne posso andare in albergo-
- non dire stronzate Liz, hai una camera tutta tua qui, perché dovresti andare in albergo?-
- E la tua settimana di scopatlon? Non vale se salti un giorno o non sarà più una settimana di scopatlon-
- ehi! Primo scopatlon l’ho inventato io! o mi paghi i diritti d’autore per questa parola o non la usare…-
- non l’hai inventato tu scopatlon! L’hanno detto nel film “quarant’anni vergine”, non l’hai inventato tu!-
- ma io ho scoperto quel film demenziale per primo, e dicevo, secondo… non mi formalizzo. Noi saremo al piano di sopra e tu a quello di sotto…-
- non vorrei sentire i tuoi latrati, Rob mi traumatizzeresti…-
- anche qui faccio finta di non aver sentito… terzo…ma ti pare che devo parlare di sesso con mia sorella?-
- con nostra sorella Vic forse no, ma dato che io ti ho beccato sulla lavatrice e tu hai beccato me nella Mustang di papà… direi che io e te siamo due fratelli che parlano anche di sesso-
- non mi ricordare il giorno in cui ti ho beccato a darci dentro con Tommy Sowyer nella Mustang, è stato disgustoso!-
- quasi quanto vedere te con Nina sulla lavatrice!-
- noi almeno avevamo i vestiti addosso!-
- questo mi ha solo dato di più da pensare sull’esistenza del tuo istinto animale, fratellino. Non sembravi molto coinvolto-
- ero coinvoltissimo invece-
- sembrava di assistere all’accoppiamento delle seppie su un documentario…-
- piantala…-
- sembrava un episodio del National Geographic…-
- Lizz…-
- Wof!-
- ma voi due vi dovete sempre coalizzare contro di me?-
Come sempre durante i nostri punzecchiamenti fraterni, è la nostra cagnolina a zittirci. Adoro la mia Patty. Quando sono a casa passiamo ore e ore sul mio letto a farci le coccole. Nessuno mi ha mai coccolato tanto quanto il mio cane. Datemi del patetico, forza! Non c’è niente di male ad essere iscritto alla lega dei cuccioli, campione indiscusso del videogioco “i cuccioli cercamici” e, questa è un po’ più seria, iscritto al WWF! Sono un tenerone in fondo, non l’avete ancora capito? Almeno io mi stringo addosso animali veri, non peluches come Kellan!
Rivolgo un sorriso compiaciuto a mia sorella e mi stringo di più la piccola Patty al petto, unica mia alleata contro Lizzy.
- questo perché la nostra cucciola ha capito tutto dalla vita. Si schiera dalla parte del migliore, vero piccola?-
- solo dalla parte di chi le fa più grattini-
- tu sei quella che le riempi di più la ciotola. In teoria dovrebbe venire da te. Invece viene da me-
- solo perché sei maschio e trasudi testosterone-
- no, perché sono più bello di te-
- non è vero-
- si che è vero-
- invece no-
- invece si-
- potrei anche rifilarti un muffin di mamma, sai?-
- non oseresti-
- oh si. Ne vuoi uno? Sono nella scatola sul bancone-
No. Tutto ma i muffin  no!
- dimmi che non è vero…- Credo di avere anche gli occhi sbarrati dal terrore.
- li ha fatti apposta per te- rincara la mia subdola e crudele consanguinea.
- mamma non sapeva che venivo qui… e nemmeno che ci saresti venuta tu - cerco di dire per farla capitolare e rivelarmi lo scherzo scemo e di pessimo gusto in tutti i sensi possibili.
- si che sapeva che sarei venuta. Le ho detto che venivo a far prendere un po’ d’aria alla casa perché era chiusa da troppo tempo e nel frattempo mi sarei goduta le vacanze. Così… ha detto “portali, non si sa mai, se il mio bambino torna e non li trova ci resterà male”- continua serafica alzandosi dal divano per andare alla cucina.
- poi ha detto che stavolta le sono venuti bene- aggiunge sempre con voce falsamente rassicurante.
- offriti come cavia-
- nemmeno morta-
- devi! L’ultima volta l’ho fatto io!- rispondo alzandomi anche io e lasciando Patty sul divano.
- ti sbagli. L’ultima volta li ho assaggiati io, ora tocca a te!-
- non cercare di fregarmi! E poi io sono il più piccolo, ho ancora tutta la vita davanti e non voglio morire d’intossicazione alimentare-
- mi stai dicendo che sono vecchia?-
- esattamente-
- Robert Thomas Pattinson!- tuona prima di tirarmi in faccia una cuscinata.
- Elizabeth Amie Pattinson!- grido prima di afferrare un altro cuscino e ripagandola del colpo subito cui lei risponde e io rispondo a mia volta.
Presi dalla lotta di cuscini che abbiamo ingaggiato, non ci accorgiamo di Ale che scende le scale e si dirige verso la cucina.
- cosa sono? Muffin?- mi sembra che chieda mentre ormai ero a cavalcioni sul sedere di mia sorella sdraiata a terra che tentava di togliermi il cuscino dalle mani sbracciandosi in tutte le angolazioni.
Come registriamo la parola muffin, sia io che Liz ci blocchiamo.
- Ale, no!- gridiamo insieme purtroppo troppo tardi. Anche lei finisce per sputare il morso nel lavandino, esattamente come tutti i Pattinson da quando mia madre ha deciso di darsi alla pasticceria.
Non c’è dubbio: sono davvero a casa.

Ecco qui i link: abbigliamento Ale e Rob, abbigliamento Lizzy.
Casa di Rob.
suoneria di Ale
film 40 anni vergine da cui è stato preso lo "scopatlon"
the piano's truth per chi volesse leggere la versione rossa del capitolo precedente, la ricordo ancora.

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Capitolo 35
*** capitolo 35 ***


capitolo 35 Buon pomeriggio, care lettrici! Scusate come sempre il mio ritardo nel postare, ma come sapete lo studio e altri problemi mi portano via tempo e ispirazione. Ringrazio comunque tutti voi per il sostegno che mi avete gentilmente offerto, siete davvero mitiche!!!!
Ora, però vi prego di fare un piccolo sforzo e leggere questo MESSAGGIO IMPORTANTE.
TANTO PER COMINCIARE, DICO CHE CI TENGO A SEGUIRE LE REGOLE DI QUESTO SITO E A FRONTE DI ALCUNI PROBLEMI INCONTRATI DA ALTRI AUTORI , MI PREME CHE VOI LEGGIATE QUESTO AVVISO E NE TENIATE OPPORTUNAMENTE CONTO:

1- IL SITO SCONSIGLIA DI INSERIRE AVVISI AL POSTO DEI CAPITOLI DA POSTARE, COSA CHE PERALTRO IO HO SEMPRE EVITATO, QUINDI VI INVITO CALDAMENTE A TENERE D’OCCHIO IL MIO BLOG, PER QUALSIASI GENERE DI AVVISO.


2- A QUESTO LIVELLO DELLA STORIA, LA TENTAZIONE DI SCRIVERE ROSSO E’ DAVVERO TROPPO GRANDE MA MI DEVO TRATTENERE PER VIA DEL RAITING. NON HO INTENZIONE DI MODIFICARLO, ANCHE PERCHE’ A MIO PARERE LA STORIA COSI’ COM’E’ NON LO PERMETTE. POTREI ANCHE FREGARMENE, MA VISTO RECENTI FATTI CHE MI SONO GIUNTI A ORECCHIO, PROCEDERO’ COSI’: LA STORIA MANTERRA’ LO STESSO RAITING E LE POCHE SCENE OSE’ CHE RESTANO VERRANNO SCRITTE IN VERSIONE EDULCORATA, IN MODO CHE ANCHE COLORO CHE NON SONO MAGGIORENNI NON SI PERDANO NULLA DELLA STORIA. PER COLORO INVECE CHE HANNO UN ACCOUNT CHE GLIELO PERMETTE, SCRIVERO’ DELLE ONE-SHOT ROSSE DI CUI DARO’ AVVISO SUL BLOG (ALTRO MOTIVO PER TENERLO D’OCCHIO)


IL BLOG E’ UN IMPORTANTE MEZZO PER TENERVI AGGIORNATE, TANTO NON RISPONDERO’ A DOMANDE FUORI DALLA STORIA SE NON IN QUELLA SEDE (UN ESEMPIO E’ STATO CHI MI HA CHIESTO CHE FINE FARO’ FARE ALL’ALTRA MIA FF “the saint katrine”, DI CUI HO DATO NOTIZIE SUL BLOG MA NESSUNO SI E’ DATO BRIGA DI LEGGERE)

VI PREGO QUINDI DI TENERLO PRESENTE, IN QUANTO TRA RAITING E INFO NON VORREI INCORRERE IN VIOLAZIONE DI REGOLE CHE POTREBBERO PORTARE MAGARI AL BLOCCO DELLE MIE STORIE.
 
Ricordo come sempre il blog di Agathe per consigli sulle storie più belle di ff, e il gruppo su facebook per gli scrittori, e ringrazio i 118 preferiti, le 80 seguite e i 22 che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
 
Recensioni:
 
fallsofarc: ma amore mio sta tranquilla! So benissimo che mole infinite di roba avevi da leggere e soprattutto che casini hai dovuto fare per le tue storie quindi non preoccuparti :).
Come hai constatato tu stessa il tunnel delle dramioni ha avuto parecchio effetto sulla sottoscritta, sia in quanto a riferimenti che a nuove idee. Malfoy insegna, e non dilunghiamoci perché ci siamo capite :)
In risposta al piccolo momento anomalo di Ale, ho provato a scrivere questo capitolo, sperando che non sia venuto male, in cui ho cercato di spiegare la sua situazione mentale un pochino contorta. Si… in effetti metto molto di me in Ale e le stronzate che le faccio sparare… che dire ho un cervello fuso, gioia, fammi causa! :P
Il Rob pervy closer style… dimmi se ti piace il siparietto che ho creato in questo capitolo. È mooooolto closer (sarà che la stavo ascoltando mentre scrivevo e questo è il risultato!)
Cru, amore, sei sempre gentilissima nei tuoi commenti e nei tuoi complimenti che puntualmente mi fanno arrossire e gongolare. Ultimamente mi sembra di girare troppo attorno alla questione e scrivere abbastanza maluccio, ma forse sarà solo il periodo che mi fa vedere tutto nero. Boh… spero però di aver fatto un buon lavoro. Un bacione amore mio!!!!! Ci sentiamo stasera !
Enris: ciao carissima :) non importa tanto abbiamo visto i tempi lunghi che ultimamente ho nel post. Pensavi a una litigata con Ale? beh… credo che questo capitolo forse ti chiarirà perché non c’è stata. Ale non capisce, e questo capitolo tenterà di spiegare un po’ quelli che sono i suoi pensieri. Spero ti risultino un po’ più chiari.
 
Sei nell’anima 2009: anch’io penso che le biografie servano alla fin fine a poco se non sono da lui autorizzate, però boh… sembrano almeno una valida fonte di aneddoti.
Rob in versione 007 è stato un mio punto debole :P sarà che ho visto il Grinch di recente e la sua camminata mi ha ispirata!
Ne deduco che il capitolo ti ha entusiasmata! Lizzy, Rob, la piccola Patty…i muffin di mamma Clare!!!
Per i pensieri di Ale… c’è questo capitolo :)
 
Court: benvenuta! Sono felicissima del fatto che la mia storia ti abbia appassionata e spero che continuerai a recensirla. Pattinson ovviamente non può piacere a tutti, ma a me piace pensare che sia realmente così come l’ho descritto. Ale, come ho già spiegato ad altri, è un personaggio che ho preso da una ff originale che sto scrivendo con una mia amica e… questo è stato il suo banco di prova, che a quanto dici… beh, ha avuto successo  :)
Ben… anche a me piace abbastanza ma non essendo molto informata su di lui, non ho avuto remore a fargli fare la parte del cattivo, in quanto nulla mi avrebbe influenzata (chiedo venia soprattutto dopo la sua bellissima interpretazione in Dorian Gray).
Tranquilla non mi sei affatto sembrata una persona noiosa, anzi, tutt’altro! spero di leggere presto altre tue recensioni.
 
Vero15star: lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Lo sapevo che avresti cantato vittoria! Tranquilla, questo e un altro capitolo ancora ed è il tuo momento!!!
 
Cricri88: lo so che questa non è una recensione e che mi hai recensita su twit man mano che leggevi, ma ti ringrazio lo stesso mbare!!!! Il progetto delle frasi in siculo è naufragato, sigh, ma solo perché ho deciso di rendere utile questo capitolo per quello che accadrà dopo, altrimenti lo stacco sarebbe stato troppo grande, improvviso e soprattutto immotivato.
So che io e Chia dovremmo fregarcene un po’ di più per la storia di raiting e balle varie ma meglio non rischiare, avrai le tue one-shot e canteremo insieme lemon tree !XD
Tornando al capitolo precedente… Rob non ha detto nulla e Ale è tornata quella di sempre… ma siamo quasi arrivati alla svolta, che ci sarà… il prossimo capitolo secondo i miei calcoli.
Non sapevo della piccola Patty, sai??? Era così carina!!!! Un vero peccato, io non credo sopravvivrò quando toccherà al mio cane, che è la copia maschile di Patty, solo in versione biondo platino misto a grigio elettrico. Ni sintemu mbare!!! Un bacione
 
Dindy80: tu mi vuoi fare commuovere!!!! La pubblicazione di questa storia sarebbe un sogno, anche se andrebbe ritoccata per via di alcuni riferimenti… in ogni caso vedrà una pubblicazione fittizia in quanto appena finita, rifarò un betaggio e me la stamperò e rilegherò. Sarebbe bello un posto in libreria ma credo che dovrò farmi venire un colpo di genio per una storia originale. Nel frattempo mi esercito :D
Grazie mille per i complimenti e il sostegno comunque!!! Prima o poi finirò anche l’altra non disperare. La rileggerò e andrò avanti :)
 
Pooh: amore mio tu inizi a postare a una velocità sconvolgente! Non riesco a starti dietro! Tranquilla che stasera mi rimetterò in pari! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia fatto ridere! Di rossi… ne ho altri due in programma, ma li devo ancora scrivere :D e ti assicuro che li il patty ci darà davvero dentro ma con più sentimento ancora!!!
Un bacione Pooh! ti voglio tanto tanto bene!!!
 
Lazzari: ciau! Si anche io ci sono rimasta un po’ male per la reazione di Ale, però l’ho dovuta mettere, e spero che cmq questo nuovo capitolo ti chiarisca un po’ i suoi pensieri.
Per la biografia che mi hai consigliato, è proprio quella che sto leggendo adesso! È li sul mio comodino ed è da li che traggo qualche spunto. È carina, anche se mi ha un po’ confuso le idee, e va beh… cmq la svolta nel loro rapporto quella vera è vicina… pazientate ancora un capitolo!
 
Vannyp1987: sono felicissima che ti abbia divertita il capitolo!!! Il ritardo… spero di non doverne fare più ma davvero il tempo per scrivere è ridotto all’osso. Sto preparando l’esame del prof a cui voglio chiedere la tesi ed è un casino! Cercherò di fare il più in fretta possibile!
 
Skitty: grazie per i complimenti. Sarà il periodo un po’ nero e mi sembra sempre di scrivere boiate, portate pazienza, sono un po’ paranoica anche io, a volte peggio di Rob, il che è tutto dire.
Un bacione carissima! E grazie mille ancora!!!
 
Sophie: concediti una volta a Rob? Questi trombano come ricci, So!!!!! poi è stato il cane stavolta, Ale non centra!!!! Stasera leggo anche Iris, un po’ per volta e ce la faccio. Ieri sera sono tornata distruttissima dalla Rotonda e non tenevo gli occhi aperti. Poi msn fa i cavoli che vuole e allora… ci sto lavorando. Cerco di risolvere il problem. Stasera cascasse il mondo ci sono!
 
Romina75: eccomi qui di nuovo. lo so che ultimamente mi faccio troppe pippe sui capitoli ma sarà il periodo che mi fa vedere tutto nero, boh.
Per l’evoluzione di Rob e Ale… il prossimo capitolo inizierà a chiarirti le idee su come sono andate le cose, pazienta ancora per questo che cmq è un pov sui pensieri di Ale. non hai detto un mare di cavolate tranquilla! Non contando questo, fra tre capitoli conosceremo un altro lato di Rob… ma non voglio anticiparti nulla. Scusa se non sono ancora riuscita a leggere la tua nuova ff, ma davvero… ultimamente già tanto se riesco a buttare giù due righe.
Un bacione!!!!!
 
Cicci12: piaciuto il capitolo??? Beh i siparietti stupidi sono basilari in questa storia, io non riesco già di mio a essere troppo seria e chi mi conosce si aspetta anche di peggio da me XD
Ron in versione fuggitivo è stata una debolezza anche se non credo si comporti realmente così agli aeroporti… e va beh… piccole licenze poetiche!
Grazie mille per i complimenti cara, un bacione!!!!
 


 
Alessia pov: girlfriend
 



Quando c’è qualcosa che non va, lo senti.
Puoi fare tutto quello che ti pare: far finta di non vedere, ripeterti che va tutto bene, pensare che sia frutto dello stress o addirittura attribuire la colpa al cambio di materasso, ma quel qualcosa resterà li.
Irremovibile.
È una sensazione, una pesante coperta che ti grava sulle spalle senza che tu possa fare nulla per scrollartela di dosso. È un qualcosa che si fa strada nei tuoi pensieri ogni volta che lo guardi e lui ti sorride e tu… senti di non meritartelo.
Io è più di un’ora che mi sento così mentre cerco di non guardarlo. Mi nascondo dietro il mio netbook e fingo di lavorare, seduta su un divano di pelle nera, mentre attendo che inizino. Avrei potuto stare a casa, ma… credo che la solitudine mi avrebbe fatta stare sicuramente peggio, anche se purtroppo, nemmeno accompagnare Robert alle prove costume per il nuovo film può qualcosa sul mio pessimo umore.
 
Una goccia, due gocce, tre gocce, quattro gocce, cinque gocce…
Tante, troppe per poterle contare.
Scivolano sul vetro e ne travolgono altre, creando gocce più grosse che scendono sempre più giù.
Tante, tante gocce.
Con la punta del dito ne tocco qualcuna, lasciando la mia scia sul vetro, creando una linea in cui sopravvivono gocce infinitamente più piccole di quelle che ho portato via.
Disegni privi di ogni logica compaiono sul vetro della cabina doccia.
Ogni traccia che lascio mi ricorda un brivido di stanotte.
Le sue dita lunghe e affusolate che portavano via gocce dalla mia pelle tracciando i miei contorni, il modo in cui mi sollevava facendomi inarcare e trovare nuovi punti di infinito piacere… il piccolo brivido freddo che mi provocavano le goccioline d’acqua che stillavano dai suoi capelli bagnati giù sul mio petto… la sua bocca… Dio, era ovunque.
Ovunque.
Lui era ovunque.
Era dentro e fuori di me e non solo in senso materiale del termine. Era dentro di me.
Lui.
Solo lui.
Ovunque lui.
Nella mia testa, nelle mie vene, sulla mia pelle, tra le mie gambe, nei miei respiri, nei miei gemiti, nel mio cuore… lui.
Il respiro mi si accelera al solo pensiero delle sensazioni provocate dalle sue mani sulla mia pelle, che non svaniscono e non si affievoliscono pensando alle mie di mani sulla sua di pelle. Anche le mie portavano via acqua e disegnavano i contorni perfetti del suo torace, le mie dita seguivano le spigolosità del suo viso e si pungevano sotto quello strato di barba che aveva ricominciato a crescere… sentire il suo respiro farsi sempre più rotto al ritmo delle mie carezze…
Senza aprire gli occhi, giro il miscelatore dell’acqua verso destra e il getto fresco riporta un po’ di lucidità che il calore aveva offuscato.
Non so cosa mi sta succedendo.
Non ho la più pallida idea di cosa mi stia succedendo ultimamente.
Sento la sua mancanza ogni volta che i miei occhi non si possono poggiare su di lui, anche ora, mentre io sono sotto la doccia e lui è probabilmente in terrazza a fumarsi una sigaretta. Sento un dolore acuto al petto ogni volta che guardandolo da lontano rivolge una gentilezza a qualche ragazza. Sento il terrore lungo la schiena quando lo scopro pensieroso e con gli occhi velati dalla preoccupazione… sento la paura…
E allo stesso tempo sento… il calore dei suoi abbracci, la dolcezza delle sue attenzioni, l’impeto del suo desiderio, la passione dei suoi baci, sento…
Sento.
Tutto quanto.
Sento.
E ho paura.
Non so bene perché ho paura, né di cosa io ne abbia…
Non so come descriverla. È come se… come se tutto andasse bene, ma senti che c’è qualcosa che ti impedisce di essere completamente felice.
Io so cos’è… è Matt. Ma… non riesco a capire cosa del mio passato con lui mi faccia così paura.
Il fatto di perdere il suo ricordo? No… è impossibile che io mi dimentichi di lui.
La paura di dispiacergli? No, questo proprio no. Lui l’ha voluto, lui me l’ha chiesto. Ho imparato ad accettarlo.
Il fatto di temere di non poter dare a Rob tutto l’amore che si merita? Forse ma… no… non è nemmeno quello.
Io non…
Guardo la cicatrice sottile sul mio polso sinistro, come se lei potesse darmi la risposta che mi sfugge. Da quella notte con Robert sulla spiaggia in cui gli ho raccontato di quanto stare con lui mi faccia stare meglio le cose tra noi sono migliorate, e molto anche. Sono diventata ancora più dipendente da lui.
Ma quando tre giorni fa… non so perché gli ho detto di non mettere i suoi vestiti nell’armadio di Matt. Gli avevo lasciato indossare i suoi vestiti… ha dormito su quello che era stato il nostro letto, tra le nostre lenzuola… ha fatto l’am… con me…
Ho paura… ho paura perché non mi conosco più, ho paura perché non riesco a capire più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ho paura perché lui sta entrando così tanto dentro di me che… non lo so.
Chiudo il getto della doccia e mi avvolgo nel telo bianco che avevo appoggiato al vetro.
Prendo il telecomandino dell’impianto stereo della camera da letto e lo faccio partire, giusto per evitare che il silenzio mi induca a pensare ancora. Mi frustra non sapere… mi frustra non capire.
Il cd di Bryan Adams che avevo messo ieri mattina riparte da dove l’avevo lasciato.
 
…And how you stare at me with those undress me eyes,
Your breath on my body makes me warm inside.
Let's make out, let's do something amazing,
Let's do something that's all the way
'Cause I never touched somebody like the way I touch your body,
Now I never want to let your body go ...

Let's make a night to remember
From January to December,
Let's make love to excite us,
A memory to ignite us,
Let's make honey, baby, soft and tender,
Let's make sugar, darlin', sweet surrender…

Adoro Bryan Adams. Conosco a memoria tutte le sue canzoni. Riesce a trasmettere ogni brivido, ogni sospiro… sarà la sua voce sabbiata, saranno le parole, saranno le musiche… ha una canzone adatta ad ogni situazione.
Inizio a canticchiare, muovendomi quasi inconsapevolmente a tempo di musica mentre finisco di asciugarmi.
-… 'Cause I never touched somebody like the way I touch your body…- canticchio recuperando la crema corpo al cioccolato dal mio beauty case.
- si, lo stesso vale per me-
Bello come il sole, se ne sta li, appoggiato allo stipite della porta, solo con un paio di jeans addosso, rasato di fresco e i suoi immancabili capelli disordinati, lo sguardo già acceso, come se quello che abbiamo consumato stanotte nella meravigliosa vasca da bagno incassata nel pavimento  ai miei piedi non gli fosse bastato. Non è bastato nemmeno a me, per la verità. Non basta mai. Non ne ho mai abbastanza di lui.
- però… io preferisco questa…permetti?- chiede avvicinandosi sensuale e prendendo il telecomandino dal ripiano alle mie spalle senza aspettare risposta. Da quando è così… sfacciatamente sexy?
 
I wanna be your t-shirt when it's wet…

Domanda: a cosa servono coltelli e accette quando si vuole far fuori la moglie? Basta mettere su un cd di Bryan Adams che canta “I wanna be your underwear” ed è certo che morirà di autocombustione. Meno sangue da pulire e state pur certi che non si accorgerà nemmeno del trapasso.
- I wanna be the shower when you sweat…- canticchia il mio torturatore avvicinandosi e fermandosi alle mie spalle.
- I got to be the tattoo on your skin… - continua tracciando con un dito le linee del mio tatuaggio sulla nuca.

… You let me be your bed, baby, when you climb in, yeah
I wanna be the sheets when you sleep
Let me be the secrets that you keep
I got to be the spoon to still your cream
I wanna be, the one, that really makes you scream…

Bacia la pelle delle mie spalle, soffia, mordicchia… accarezza le mie braccia in punta di dita mentre mi trascina ad appoggiarmi al suo petto. Succhia la pelle del mio collo come se fosse un frutto di rara dolcezza. Indugia lento e tentatore facendomi gemere, sospirare, fremere di desiderio. Rovescio la testa all’indietro, lasciandomi completamente andare a lui. Amo quando fa così, quando si lascia alle spalle il ragazzo premuroso, simpatico ma tanto paranoico e si trasforma in cacciatore. Sono in sua balia. E sto bene.
Mi sento piena, mi sento completa. Istintivamente mi passo una lingua sulle labbra per raccogliere quel che resta del suo sapore dopo il bacio che mi ha rubato.
- now, I wanna be your lipstick when you lick it… - mormora sul mio viso, mentre le sue dita tracciano il bordo dell’asciugamano legato al mio seno prima di spostarmi i capelli e appoggiarli delicatamente su una spalla.

I wanna be your high heels, ah, when you kick it…

- I wanna be sweet love babe, when you make it- susurra spostandosi dalla mia schiena per farmi appoggiare al banco del lavandino.
- From your feet up to your hair, more than anything I swear- continua accarezzando le mie gambe, partendo dalle caviglie per fermarsi dietro le mie ginocchia e aiutarmi a sedere sulla pietra grezza del ripiano. Ancora un altro po’ e morirò, felice e soddisfatta, ma è sicuro che morirò annegata in un mare immenso di piacere.
- I wanna be your underwear…- bisbiglia con voce roca prima di sciogliere il nodo dell’asciugamano e lasciarlo cadere.

Mi aggrappo alle sue spalle e mi sento legata a lui in un modo che va al di là di quello della carne. Mi prende continuando a sussurrare al mio orecchio strofe della canzone mentre mi possiede travolgente e impetuoso ed io non connetto più, purtroppo solo in senso lato. Tutti i pensieri che mi hanno colto sotto la doccia mi si rovesciano di nuovo addosso.
La paura mi attanaglia un’altra volta inaspettatamente.
C’è mentre gli sono vicina, c’è quando gli sono lontana. È un paradosso, lo so. Soprattutto quando dico che è il mio sostegno e la mia vita. Ma… ho spesso sentito dire che la vita fa paura. Che sia questo? Che io abbia paura di… lui?
Posso avere paura di lui?
Perché?
Perché di lui? Cosa può farmi di male?
Può fare di tutto tranne che farmi del male, questo lo so. Ma allora perché ho così tanta paura di lui?
E perché allo stesso tempo ho paura di me stessa? E…
Non so, non so più niente.
Stavolta nemmeno le sue spinte e i suoi affanni riescono a levarmi questo peso enorme dal cuore forse proprio perché ho paura di lui. Questo è l’unico punto chiaro che ho: ho identificato le mie paure. Il fondamento che hanno… resta un mistero…
Spasmodicamente mi aggrappo a lui, stringendolo a me più che posso, trattenendo lacrime che pulsano per uscire. Piango sempre quando sono nervosa, quando non capisco, ma devo trattenermi. Potrebbe fraintendere e l’ultima cosa che voglio per lui è proprio questa. Bacio insistentemente il suo collo, nascondendo il viso nell’incavo così che se qualcosa sfuggisse mai dai miei occhi lui non la possa vedere.
Non ho motivo di avere paura, non ho motivo di avere paura, non ho motivo di avere paura, non ho motivo di avere paura…
Lo guardo negli occhi e me lo ripeto ancora: non ho motivo di avere paura.
Non quando un ragazzo così fantastico e perfetto risponde al mio sguardo in maniera tanto dolce, rassicurante e passionale. Non quando dopo esserci uniti mi stringe a sé come se fossi la cosa più preziosa esistente sull’intero pianeta.
Eppure... la macchiolina nera non ne vuole sapere di andarsene via.

E’ tutto il giorno che mi porto dietro questa sensazione. Da quando mi sono svegliata, ho iniziato ad avvertirne dei sentori che sono andati amplificandosi man mano che le ore passavano, toccando il culmine nel momento in cui mi sono unita a Rob per la milionesima volta..
La maggior parte del nostro tempo la passiamo così, e da un lato lo preferisco. Più sesso facciamo, meno bisogno di parlare abbiamo. Da quando sono qui a Los Angeles ho quasi paura di aprire bocca e di far uscire fuori cose che preferirei tenermi per me, come questa sensazione assurda e totalmente irragionevole.
Ritocco alcuni scatti con Photoshop, tanto per portarmi un po’ avanti nel lavoro ma in realtà concludo poco. Sono di umore troppo nero, come ogni volta in cui mi trovo davanti a una situazione di cui non riesco a venire a capo.
Chiudo il portatile senza nemmeno spegnerlo e lo lancio dall’altra parte del divano stizzita. Fantastico, ora anche nel mio lavoro non riesco a combinare nulla.
- nervosette oggi, eh Ale!- dice il vocione di Kellan mentre prende posto accanto a me e mi batte un buffetto sulle gambe distese.
- abbastanza- confesso lasciando la testa sul bracciolo. - Diciamo che sono emotivamente instabile- sbuffo coprendomi gli occhi con l’avambraccio.
- è successo qualcosa?- domanda con una leggera incrinatura di sincera preoccupazione.
- no… credo solo… di essermi alzata male stamattina- minimizzo. Già è difficile spiegare il miscuglio indigesto di ansie che mi si muove su e giù nello stomaco a me stessa, figuriamoci provare a spiegarlo a qualcun altro.
- allora forse ho la soluzione ai tuoi problemi, sempre che il problema sia quello che penso io- proferisce con l’aria saccente di chi la sa lunga. Peccato che è quasi impossibile che ci azzecchi e, diciamocelo, nemmeno io ho capito bene a cosa si riferisca. Cioè, a parte la mia crisi esistenziale, quale altro problema dovrebbe mai angosciarmi?
- non so di quale problema tu stia parlando ma, qualunque essa sia, quale sarebbe l’ipotetica soluzione?- borbotto sempre persa nel riparo del buio offertomi dal mio braccio.
- questa-
Un ammasso di quella che penso sia stoffa mi viene scaraventata in faccia, facendomi uscire dal mio piccolo limbo fai da te. Con un gesto stanco me lo tolgo dalla faccia e ci do un’occhiata veloce.
- stai scherzando, spero!- grido guardando con quella che credo sia un’espressione di disgusto mista a scetticismo la maglietta nera con la faccia di Robert in versione Edward Cullen stampata sopra.
- e secondo te che ci dovrei fare con questa?- sbuffo lanciandola sul portatile ai miei piedi ricadendo pesantemente sul divano.
- beh, è una maglietta… volendo potresti anche lavarci i pavimenti o usarla per asciugare i piatti, ma credo che nell’immediato dovresti indossarla-
- lo vedo anche io che è una maglietta, ma Kell, sono già vestita. Non ne ho bisogno-
Ma posso mai andare in giro con la faccia di Rob stampata sulle tette come un’adolescente invasata?
- lo vedo, Ale. E non mi fraintendere, Jack Skeletron che ghigna malefico ti si addice parecchio oggi, avete una faccia molto simile ma… potresti desiderare fortemente la mia magliettina magica, fidati-
- non ne vedo il motivo- borbotto cercando di controllare la mia esasperazione per evitare di investire Kellan di tutti gli insulti possibili e immaginabili solo per dar sfogo alle mie paturnie.
- io si. Guarda un po’, ha giusto fatto il suo ingresso ora- ghigna indicando un punto alle mie spalle.
Tanto per capire a cosa mi serva quella maglietta idiota, mi giro quel tanto che basta per seguire lo sguardo di Kell.
- continuo a non capire, spiacente- borbotto tornandomene al mio posto con tanto di braccio a coprirmi gli occhi. Kristen Stewart non è proprio uno spettacolo che mi interessa seguire al momento.
- non ti interessa marcare il territorio, bambina?- mi sfida ributtandomi in faccia la t-shirt incriminata.
- non ho intenzione di farlo, e poi Jack Skeletron  fa già tutto il lavoro-
- se lo dici tu. Io però ti dico che dovresti… certo che se sei così virtuosa da sopportare così stoicamente che lei gli accarezzi i capelli in quel modo…chapeau, mademoiselle. Sei un esempio per tutti noi-
Spalanco gli occhi e li punto dritti su Kellan, cercando un qualche segnale che mi stia mentendo giusto per costringermi a mettere quella dannatissima maglietta. Ha una faccia piuttosto convinta di quello che dice quindi mi volto a dare un’occhiata.
Forse era meglio se evitavo di farlo perché ora sicuramente provocherò un sacco di casini in Italia. La Farnesina avrà il suo bel daffare a cercare di ottenere la mia estradizione e spero sinceramente che riescano ad ottenerla, dato che al momento non mi rammento se in California l’omicidio è punito con la pena capitale. Non ci terrei proprio a morire per aver compiuto l’atto eroico di liberare il mondo dalla “piattola”.
No, non sto esagerando, per niente.
Perché una donna, almeno… se proprio dobbiamo chiamarla così… anzi definiamola più correttamente… un mammifero di sesso femminile minimamente cosciente, nel senso di “dotata presumibilmente di massa grigia funzionante a livello elementare”… Dicevo, se questo mammifero di sesso femminile si appropinqua con movenze ambigue, compiendo gesti ancora più ambigui, nei confronti del mammifero maschio di proprietà di un’altra mammifera femmina, che sarei poi io, cercando di circuire il suddetto maschio, consapevole del fatto che è diventato monogamo, allora non è più un mammifero, ma una piattola! Una piattola fastidiosa, un pidocchio da pube (giusto per usare il suo termine scientifico) e, vista la giornata in cui mi trova, direi anche che ha non proprio lievi tendenze suicide.
- dici ancora di no alla maglietta?- mi canzona Kellan.
- certo che si. Preferisco utilizzare altri mezzi più efficaci-
Ho gli occhi ormai ridotti a due fessure e credo anche di iniziare a vedere il mirino da tiro che centra perfettamente la sua testa. Questi sono i momenti in cui mi piacerebbe tanto lanciare razzi dagli occhi.
Se ne sta lì, la pidocchia, ad appoggiarsi mollemente al braccio del mio ragazzo, ridendo per chissà che cosa mentre lui la guarda divertito sorridendo. Ora gli stacco le palle e le appendo allo specchietto retrovisore della Volvo, lo giuro.
- Ale… non volevo fomentarti così! non stanno facendo nulla di male in fondo… sono colleghi. Io volevo aiutarti a transennarlo in maniera pacifica non darti il benestare per mettere alla prova le tue doti di kamikaze- mi trattiene Kell con un braccio attorno alle spalle.
Forse ha ragione, inizio a diventare paranoica. Non sono amici ma colleghi. Sono Edward e Bella. Hanno feeling, li hanno scelti apposta. Si vabbè, quante cazzate.
Mi tranquillizzo solo quando osservo meglio Rob e noto che non è proprio così accondiscendente come mi era risultato a colpo d’occhio. Questo punto a mio favore mi tranquillizza molto più della presa si Kellan e riesco ad accantonare il proposito di offrire il corpo di Kristen alla scienza.
Lui è mio, e lei può fare il polipo quanto le pare (basta che non mi lasci i segni delle ventose) tanto tutte le notti, tutte le mattine e qualche volta anche nel pomeriggio, è nel mio di letto. Ahhh che soddisfazione: potente strumento la verità.
Qualche minuto, parecchie occhiatacce e innumerevoli tranquillizzamenti di Kellan dopo, anche il resto del cast fa il suo ingresso nello studio. Vedere Jack biondo, Kellan bruno e Ash coi capelli corti è un vero e proprio shock per me. Jack è sicuramente il più sconvolgente di tutti dato che gli hanno fatto dei capelli che sono a dir poco inguardabili tanto sono cotonati.
- tesoro tutto, ok?- mi chiede Rob in versione Edward Cullen diafano, degnandosi finalmente di raggiungermi al divano, dopo aver appioppato la regina dei molluschi agli altri.
- potrebbe andare meglio- ribatto scostando il viso dal suo bacio e riprendendo il mio portatile. Kellan cuor di leone ci abbandona dopo aver colto che tira cattiva aria, almeno da parte mia.
- lo vedo- borbotta sedendosi al mio fianco e circondandomi le spalle con un braccio prima di lasciarmi un bacio sui capelli.
- si, anch’io vedo- ribatto riaprendo i file per rimettermi a lavorare.
Sono una stronza, lo so. Sono colleghi, mi sono detta che lei può esercitarsi a immedesimarsi nella parte della cozza attaccata allo scoglio quanto le pare perché tanto lo scoglio è di mia proprietà… ma oggi per me è l’incazzo-day.
- cosa, di grazia?- sussurra mordicchiandomi il lobo dell’orecchio, cercando in tutti i modi di farmi capitolare.
- c’è bisogno che te lo dica?- replico secca alzando un sopracciglio, sottolineando la stupidità della sua domanda.
- la sai una cosa?- mormora divertito avvicinandosi alla mia bocca e bloccandomi la testa in modo che non possa più scappargli. Devo dire che le lenti a contatto dorate danno un non so che di ipnotico ai suoi occhi. Se non fossi già mezza sdraiata sul divano cascherei a terra.
- mi fa impazzire scoprirti così gelosa- sussurra scatenando tutto il potere del suo sguardo ambrato prima di darmi un bacio che di casto e tenero ha proprio poco. Quando allaccio le mani al suo collo, lo prende come un invito e la sua lingua preme chiedendo asilo che, senza remore, gli concedo.
Neve al sole. Ecco cosa sono i miei pensieri e le mie paure quando lui c’è, quando lui mi bacia così. Neve al sole.
I problemi vengono quando siamo lontani, quando sono sola.
Cazzo, quanto odio non riuscire a lasciarmi andare completamente con lui se non nel sesso. Quanto vorrei poterlo fare!
Lui è così… e io sono così… imperfetta. Si ecco, sono imperfetta. Ho un cervello montato al contrario che purtroppo non è nemmeno più in garanzia quindi me lo dovrò tenere per tutta la vita. A mala pena in campo sentimentale sa registrare le informazioni basilari e a volte manco quelle perché passa la maggior parte del tempo a ingarbugliarsi divertendosi a creare problemi su problemi, che con molta probabilità vedo solo io, giusto per darmi un po’ da pensare.
Però c’è da dire che quando lui mi bacia così, anche il mio cervello schizofrenico se ne va in arresto.
- non vorrei rompere l’idillio, Edward, ma David ci ammazza se non ci diamo una mossa. Non vorrei che si trasformi nell’assassino di “trenta giorni di buio”. Non sopporterei di morire così male- dice quella che riconosco come la voce di Jack.
Vorrei rispondergli che tale David può andarsene anche a ‘fanculo perché io sto saggiando il mio territorio (e un lato del mio cervellino bacato spera anche che la piattola si goda lo spettacolo e capisca come gira il mondo), ma lui deve lavorare, e da brava e coscienziosa fidanzata faccio violenza a me stessa per slacciare le mie mani dal suo collo e lasciarlo in libertà vigilata.
- mi stai cacciando?- scherza con un ultimo bacetto a stampo prima di allontanarsi.
- purtroppo devo- rispondo con un sorriso, ancora sotto effetto della droga che sono le sue labbra.
- mmm…spero che stanotte tu non lo faccia- dice malizioso prima di alzarsi e seguire Jack, che sbuffa alzando gli occhi al cielo.
C’è forse bisogno di dirlo? Si può rifiutare Edward Cullen, alias Robert Pattinson? Assolutamente no!
Se penso che la maggior parte della popolazione mondiale femminile direbbe di si già solo per il suo nome mi viene da ridere. Non sanno che anche se si chiamasse Fiorenzo Brambilla, o Gino Fumagalli farebbero carte false per averlo sotto le lenzuola bravo com’è, un vero dio del sesso.
Mi godo un minuto di danzette tribali della felicità mentali pensando alla mia fortuna sfacciata e sperando che Dio non annoveri questo piccolo momento di egoismo e superficialità tra i peccati da conteggiare nel tirare le somme quando verrà la mia ora.
Sempre alla suddetta popolazione mondiale femminile, farò una rabbia immensa e secondo loro starei sprecando un’occasione imperdibile, ma… ho già visto troppi set, sia cinematografici che fotografici, per restarne incantata, quindi cerco di tornare seriamente al mio lavoro. Maicol è riuscito a concedermi altri quatto giorni massimo di ferie, ma in compenso devo sbrigare il lavoro che mi ha mandato per posta, altrimenti siamo nella cacca tutti e due.
Apro i miei bravi file e il mio programma di fotoritocco e tento di trovare la concentrazione mentre elimino con il tampone i buchi di cellulite dalle cosce della modella che ho fotografato per un articolo sul ritorno delle minigonne a vita alta. È un lavoro un po’ noioso, però bisogna starci attenti. Basta selezionare male il campione di colore e la foto verrà a pois.
Credo passi più o meno mezz’ora, quando un urlo degno di un troll di montagna che si è appena azzoppato con la sua stessa clava mi distoglie da un regolamento di flash di riempimento.
- Cristo! Ma perché mi tocca sempre lavorare con degli imbecilli?!- grida quello che presumo sia il regista sbattendo furiosamente un plico di fogli sul tavolo in maniera tanto brusca da fare uno schiocco che riecheggia nell’eco della sala.
- mi-mi… mi dispiace, David… io non… non so cosa sia successo, davvero… forse la pellicola era troppo tesa, forse…lo sportellino era chiuso male, forse…- balbetta un ragazzo cercando di recuperare quella che credo sia pellicola fotografica.
È decisamente pellicola fotografica, ed è… da buttare. Troppa luce perché sia rimasto un solo pezzo sano di quel rullino.
Senza che in realtà nessuno mi chiamasse, la mia deformazione professionale mi fa alzare e raggiungere il ragazzo balbettante per dare un’occhiata al casino che ha combinato. Per fare esplodere un banco ottico ce ne va di fantasia.
- forse un cazzo!- sbraita ancora il regista diventando paonazzo a livelli preoccupanti, facendosi venire macchie rossastre anche sulla pelata. David Slade, nuovo regista della Twilight saga, è decisamente sull’orlo di una crisi acuta di nervi.
- e lei che ci fa qui? Stiamo lavorando, non le permetto di…- inizia a inveire anche contro di me.
- anche io sto lavorando, signore. E mi consenta di dirlo, il suo fotografo qui ha fatto un gran casino- rispondo sicura smontando quello che resta della pellicola per capire cosa l’abbia fatta saltare. Mi stupisce che il ragazzo sia riuscito a fare già solo un paio di scatti prima che il banco ottico se ne andasse all’altro mondo. Doveva aver messo male il rullino perché i fermi del rullo erano andati carinamente a farsi fottere. In sostanza, questa macchinetta oggi aveva scattato la sua ultima foto e il ragazzetto, evidentemente alle primissime armi, ne era più che consapevole.
- e lei chi cazzo è?- sbraita ancora cercando forse di capire come cavolo faccio a sapere che ha ragione a dire che ha mandato a puttane ben… e si, trentadue scatti miracolati, a giudicare da quel poco che ancora riesco a vedere sul rullino ancora non trattato.
- mi definisca pure il suo angelo custode. Ragazzo, hai portato solo il banco ottico? Non è che hai una reflex e magari anche un obbiettivo da 300 mm? Se hai un 200 va bene uguale, ma preferirei un 300- dico già smontando il cavalletto davanti a me. Si, sono una malata delle reflex ok? Qualche problema?
- fidati David. È una fotografa vera- dice la voce di Kellan in piedi sul telo blu scuro del set, con Jack e Rob che annuiscono accanto a lui.
- sul serio?- chiede con sguardo inquisitore fissando due occhi ridotti a fessure su di me.
- vuole telefonare al gruppo editoriale per cui lavoro o si fida sulla parola?- gli rispondo guardandolo come se non valesse nemmeno la pena farlo.
- ho scelta?-
Ma che razza di domanda cretina è? Cioè, gli devo rispondere? Questo mi sa che ha visto troppi film e ormai parla per battute dette. In risposta gli porgo la reflex che il ragazzo mi ha passato invitandolo a farsele da solo le sue foto.
Grugnisce in risposta prima di voltarmi le spalle e sedersi con una gamba sola sul tavolo ingombro di carte e con un computer pieno zeppo di post-it fluorescenti.
- Ragazzi non ho voglia di stare qui tutto il giorno- borbotta mettendosi a studiare alcuni acquerelli con cui avevano tentato di creare il nuovo stile Cullen.
Prendo un bel respiro e avvicino l’occhio al mirino. Non è la mia Nikon, che in questo momento si trova a casa sul comò, e ammetto che le Canon non mi fanno propriamente impazzire, ma… cerco di fare del mio meglio.
David gestisce il cambio degli attori e io ogni tanto correggo qualche posa o chiedo che si dia un’aggiustatina al trucco o ai capelli senza farmi troppi problemi.
Sotto l’occhio del mio obbiettivo passano uno a uno tutti i membri del cast: prima Kellan, poi Jack, Ash, quella che se non ricordo male si chiama Nikki Reed, che interpreta Rosalie…
Quando arriva il turno di Taylor Lautner, l’interprete di Jacob, quasi non trattengo un sorriso.
- ehi ma io ti conosco!- dice con un tono di voce stupito quando si posiziona sul telo, sempre rigorosamente a torso nudo, come ogni lican che si rispetti.
- certo che mi conosci, ti ho fotografato una settimana fa- gli rispondo emergendo da dietro la digitale.
Taylor è un ragazzo davvero davvero simpatico. Disponibile, sorridente, solare… adattissimo per interpretare il ruolo di Jacob. I tratti un po’ infantili e il volto imberbe certo non fanno pensare a primo acchito a un lupo alfa, ma… la sua mimica facciale è talmente sorprendente che quando vuole riesce davvero ad apparire minaccioso.
- a ecco! Che fai, lavori anche oggi?- chiede gioviale mentre io regolo luminosità e focus.
- a quanto pare…- gli rispondo sorridendo e scattando la prima foto.
- scommetto che a saperlo te ne saresti rimasta a casa volentieri, vero?- scherza accennando a un punto non molto lontano nel quale Peter e Rob stavano lottando accanitamente per assicurarsi quella che suppongo sia l’ultima ciambella sotto gli sguardi divertiti di Kellan, Jack ed Elizabeth e quelli esasperati e sufficienti di Nikki e Kristen. Almeno, esasperati e sufficienti solo quando non li posavano su di me. In quei momenti avessero potuto freddarmi con quegli sguardi non credo se ne sarebbero molto rammaricate. Non vi preoccupate, gioie, la cosa è reciproca.
- Taylor, zitto ora e lasciala lavorare- lo rimprovera il regista zittendolo all’istante.
Quasi scoppio a ridere nel vedere la sua faccia cupa da bimbo rimproverato e un leggero accenno di divertimento traspare lo stesso quando dico - Taylor, una faccia leggermente furibonda, please - prima di riprendere a scattare a pieno ritmo.
Come i baci di Rob, anche la macchina fotografica ha un effetto calmante sui miei nervi. Potessi sezionare e analizzare con cura me stessa così come faccio mentre scatto foto alla signora Esme Cullen, sarebbe senza dubbio tutto molto più semplice. Il viso dolce di Elizabeth ha ben pochi segreti da nascondere quando la guardo attraverso un mirino. Non è solo il suo ruolo a imprigionarla nella parte della mamma dolce e protettiva, lei sembra effettivamente dolce e protettiva. A giudicare dal modo in cui si liscia la gonna e ogni tanto si aggiusta i capelli sembra anche un tipo piuttosto rigoroso e preciso, senza dubbio riservato.
Questa è la magia della fotografia: scomporre, dividere in piccole parti un’immagine infinitamente più grande e dedicarsi a un’inquadratura per volta.
Quando sul telo davanti a me prende posto anche Robert, per l’ennesima volta la mente si svuota, rifiutandosi di recepire qualsiasi messaggio. Non c’è più nulla da capire per me in Robert, conosco a memoria ogni tratto del suo viso, anche quando sono io a dirgli che broncio assumere o che sorriso tirare.
Faccio un primo piano del suo volto e il cuore prende a galoppare quando i miei occhi si posano sulle labbra morbide e ben definite, per poi salire sulla linea dritta del naso e concludere con gli occhi ambrati.
Assieme al batticuore però, torna anche quella strana angoscia, quell’ansia di non riuscire a carpire un pezzo fondamentale che ancora mi sfugge. Di lui.
Continuo a scattare, zoommare, analizzare, studiare il suo corpo e le sue pose con rinnovato interesse e capisco che mi da ansia il fatto di aver tralasciato qualcosa di lui, qualcosa d’importante.
Qualcosa di lui che inevitabilmente è legato a me, anche se non riesco a determinare in che modo questo sia possibile. Ansie, paure, timori e preoccupazioni sono date da questo qualcosa.
Lo fisso da dietro il mirino e non so… è come se tutto il suo corpo mi stesse gridando qualcosa, ma l’eco troppo forte mi impedisca di distinguere le lettere che compongono le sue parole.
È tutto troppo, troppo confuso, talmente tanto da lasciarmi senza fiato.
Recupero un po’ di lucidità mentale quando mi tocca fare foto alla piattola, e poi a lei con Taylor. Insomma… lucidità mentale… parliamone. Non è proprio lucidità mentale, direi che piuttosto è un momento di lucida follia la mia.
Sinceramente parlando, non è che abbia fatto tutte queste gran cose per farsi odiare da me. Lei è Bella, lui Edward, normale che lui non possa evitarla o comunque respingerla di continuo, sarebbe difficile lavorare il un clima teso e ostile, soprattutto nel loro campo.
A dirla tutta, non è nemmeno questo… lei mi è stata sempre abbastanza sulle scatole. La sua aria da reginetta proprio mi manda su tutte le furie, soprattutto quando i suoi atteggiamenti strafottenti la portano a sfiorare i limiti della scortesia con gli sconosciuti.
Quando l’ho vista la prima volta, a malapena mi ha rivolto uno sguardo di malcelata sufficienza, come se nessuno oltre lei fosse degno di cenare con la sua cricca. I suoi modi possessivi nei confronti di Robert poi… tutta un’altra storia.
Sono sicura di lui, anche se non riesco ancora a spiegarmi da dove venga tutta questa fiducia, però i suoi modi di avvicinarlo, di toccarlo… non hanno nulla a che vedere con il film. È una bambina viziata, ecco cos’è. Se ne frega di quello che vogliono gli altri, a lei interessa solo di sé stessa. L’ho capito dal modo in cui al ristorante ha chiamato “amore” Robert e gli ha restituito il suo cellulare, come a dire “è evidente che la sera in cui mi hai lasciata eri ubriaco, quindi facciamo come se nulla fosse successo”.
E anche ora, lo vedo chiaramente, anche senza obbiettivo di mezzo, che il suo essere apparentemente simpatica, dolce e disponibile è tutta una facciata ben costruita e perfettamente architettata. In questo, devo dargliene atto. Bernini, Juvarra e Borromini alla signorina gli fanno davvero una pippa. Un architetto così efficiente e meticoloso non l’avevo mai visto.
In poco tempo finisco il mio lavoro con una resistenza degna di una moglie spartana quando mi tocca fare foto anche a… non fatemelo dire, vi prego. Ho rischiato seriamente di mandare fumo dalle orecchie e sono riuscita a trattenermi soltanto ripetendomi come un mantra “è il suo lavoro e tu sei una professionista. Non devi essere gelosa, sono solo foto”.
Ammetto che per poco non stritolavo la digitale in una presa che dire ferrea e come dire che Hulk è il campione indiscusso dei pesi piuma quando David ha ordinato ai due un bacio che io ho (sigh!) dovuto fotografare. Sono stata ben attenta a scattare bene per evitare di dover ripetere la scena, altrimenti mi sarebbe venuto un attacco di vomito, lo giuro.
Già vederli scambiare due baci in croce in Twilight aveva rischiato di farmi venire gli incubi per una settimana, figuriamoci quando sarà l’ora di Eclipse, dove si baciano da mane a sera… mi sa che mi dovrò portare dietro una di quelle graziose bustine che ci sono sugli aerei, così tanto per sicurezza.
Me l’ero sempre chiesto come facessero mogli e mariti di attori e attrici a sopportare scene di baci o di sesso di altri con il proprio partner e la risposta alla domanda è… non sopportano: rosicano e basta.
- vuoi la maglietta?- mi prende in giro Kellan mentre scatto l’ennesima foto alla coppia dell’anno.
- no- ribatto deglutendo rumorosamente e facendolo scoppiare in una fragorosa risata che ci fa guadagnare un’occhiataccia dal regista.
- io la metterei- si aggiunge anche Jack - te l’ho anche fatta autografare, meglio di così!-
- siete due stronzi bastardi lo sapete?-
- si, lo sappiamo e permettici di vantarcene-
Li guardo un attimo in faccia, giusto per vedere se dicono sul serio, approfittando della piccola pausa che mi è concessa per far sistemare anche Taylor sul set per le foto di Bella, Edward e Jacob.
Sembrano serissimi. Cazzo.
Sto per voltarmi e tornare al mio lavoro quando con la coda dell’occhio vedo la piattola che si erge sulle punte per sussurrare qualcosa all’orecchio di Robert con anche il coraggio di mettergli una mano sulla guancia.
- Jack, dammi quella cazzo di maglia. Kell, tu reggi la macchina fotografia- dico fredda e glaciale ripassando mentalmente tutte le mie conoscenze di tortura medievale. Legarla alla ruota o farla tirare dai cavalli mi sembra una buona idea. Farla a pezzi è sempre un modo abbastanza carino, senza contare che non mi sarei sporcata nemmeno i vestiti. Si lo so, sono sadica, ma è colpa sua se ha dissotterrato l’istinto del killer che tenevo sotto chiave. Se avesse tenuto le manine a posto, non avrebbe stuzzicato l’erede di Jack lo Squartatore, anche se, ammetto, per un attimo anche l’idea essere la pronipote di Sweney Todd mi ha stuzzicato.
Infilo svelta la maglietta sopra la faccia minacciosa di Jack Skeletron e per poco non faccio strozzare Robert dalle risate.
La nuova me in versione quindicenne infoiata riprende a scattare non appena la piattola si accorge del mio sguardo assassino e ritrae la mano dalla guancia del mio uomo.
Fortuna che c’è anche Taylor sul set adesso e il momento degli sbaciucchiamenti è passato lasciando posto alla contesa. Qualche scatto dopo la piattola smette di appestarmi la pellicola e si eclissa (per l’appunto), lasciando solo i due boys a squadrarsi in cagnesco immergendosi totalmente nella loro parte.
- non ci credo che l’hai messa davvero- sghignazza Kellan mentre abbraccia Jack per sorreggersi, che, con Ashley accanto, credo che vorrebbe fare tutto tranne sostenere Kellan che si spancia dal ridere.
- non vedi? Marco il territorio- ringhio tra i denti mentre continuo a scattare.
- siete pazzi, tutti quanti- sbuffa Ashley ancora vestita da Alice.
- lo sappiamo, amore. Grazie per avercelo ricordato- le risponde Jack stringendola di più a sé.
- siamo dei pazzi divertenti però. Non so tu, Ash, ma io non ho la minima intenzione di sopportare ancora una volta il Rob versione mission impossibile, paranoico e complessato che non usciva di casa se prima non si era messo le sue bende da mummia. Stare con Kris era stressante, non lo vedevi dimagrito?- spiega Kellan con aria saccente mentre io faccio gli ultimi scatti.
- certo che era dimagrito, scopavano da mattina a sera! Saresti dimagrito anche tu Pendolo!- gli risponde Jack. Quasi non muoio soffocata. Che vuol dire scopavano da mattina a sera? Anche io ci scopo da mattina a sera, e anche di pomeriggio, eppure non lo vedo per niente dimagrito! Mangia quanto un cavallo e tromba anche meglio, non lo vedo così sciupato! Oppure la mia cara pidocchia si dava al sesso acrobatico?
- ragazzi, dovete proprio?- brontolo stizzita posando la digitale e guardandoli tutti e due con sguardo truce.
- quello che volevamo dire, Ale, è che con te sta bene. Non è malaticcio, bianchiccio e molliccio ai bordi. Il loro rapporto non travalicava i confini del sesso e… poveraccio, il suo grado di paranoia non aveva mai toccato livelli così alti come in quel periodo. Soffriva di manie di persecuzione!- spiega dottor Rathbone. Gli manca il camice e sarebbe un perfetto strizzacervelli della mutua.
- oh si, questo mi consola- sbotto alzando gli occhi al cielo.
- non fare la santa, Ale. A quanto ne so io anche voi due ci date dentro parecchio. Che genere di integratori multivitaminici gli rifili?-
Qualcuno adesso mi dia un buon motivo per non ammazzare Jack. Uno solo. Jasper non è poi così importante ai fini della storia, o almeno… lo è ma facciamo finta di no, così posso levarmelo di torno.
- inutile che cerchi di farmi fuori, tanto sappiamo tutti e due che mi adori- mi anticipa facendomi una linguaccia.
- potrei anche cambiare idea- sibilo velenosa.
Un abbraccio alle mie spalle gli impedisce di replicare, stampando però sulla sua faccia un sorriso sornione.
- e così hai lavorato anche oggi, eh?- mormora Robert lasciandomi un piccolo bacio sul collo.
- già…-
- dire che ci hai salvato il culo è dire poco, tesoro. David non mi sembra un tipo molto ben disposto alla pazienza-
- si, credo anch’io. Sarà che è un regista di film dell’orrore… Non credo che i tuoi tre mesi a Vancouver saranno una vera e propria passeggiata-
Mi lascio andare tra le sue braccia e mi sento meglio. È mio.
Chiacchieriamo ancora un po’ con gli altri e presto si aggiungono anche Taylor, Peter ed Elizabeth. Sono davvero una famiglia. Mi fa sorridere il modo in cui scherzano e giocano. È incredibile l’affetto sincero che è nato tra loro sul set di un film.
Quasi non trattengo una lacrima di commozione al pensiero, ho un debole per le famiglie anche di amici, ormai lo sapete, e il modo in cui me ne fanno sentire parte mi commuove ancora di più.
Ovviamente, quando tutto va bene, c’è sempre la pecora nera che si aggiunge e fa andare tutto male.
- ragazzi, io e Nikki stavamo pensando a una cena stasera tutta per noi. Che ne dite?- annuncia con aria quasi gentile prima di fissare i suoi occhi di ghiaccio su di me e continuare - solo noi, come ai vecchi tempi. Niente registi, cameraman e fotografi, ci state?-
Tutti l’hanno capita, è impossibile non afferrare il significato sotteso a questa frase. La presa di Rob sui miei fianchi si è fatta tesa e credo quasi di aver sentito i suoi denti digrignarsi.
Caro Dio, spero tu mi possa perdonare per quello che sto per fare ma veramente ho esaurito le già esigue scorte di pazienza che mi hai messo a disposizione, quindi...sii buono nel tuo giudizio.
- Kristen- la chiamo.
- si?-
Mi tolgo la maglietta con il viso di Robert stampato sopra e la piego con cura.
- io non ti conosco ma è tutto il giorno che stai mettendo a dura prova il mio spirito di sopportazione e ora… ora sono arrivata al capolinea. Le cose sono due: o la smetti di fare quello che stai facendo, rendendoti conto di quanto ti rendi ridicola dato che lui non ti vuole più, oppure toccherà a me farti scoprire questa innegabile verità con le maniere forti. Non ti preoccupare, ti lascio tutto il tempo per decidere con calma, ma perché nel frattempo non te ne vai a cena con questa stasera?- concludo sbattendogli tra le mani con un gesto brusco la maglietta e osservando con piacere le sue guance tingersi di rosso dall’imbarazzo.
Potente, potentissimo strumento la realtà.



Eccoci qua. So che forse sembra che io stia tirando per le lunghe la storia ma vi assicuro che dal prossimo capitolo non la penserete più così, quindi recensite. Vi ho avvisato che ci sarà un cambiamento e sono curiosa di sapere in cosa immaginiate consista.
So che avrei dovuto mettere anche i personaggi di Ryan e di Victoria, ma troppi personaggi sono difficile da gestire, per cui anche Nikki l’ho appena accennata così come Elizabeth. Scusatemi tanto per questa piccola mancanza.
 
Abbigliamento Ale
Cast
Rob e Kristen
Kellan e Nikki
Taylor
Jackson e Ashley
Peter ed Elizabeth.
Regista David Slade
 
Prima canzone che Ale ascolta sotto la doccia Let’s make a night to remember
Canzone che Rob mette e canticchia ad Ale I wanna be your underwear.
 
 

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Capitolo 36
*** capitolo 36 ***


capitolo 36 Buonasera gente, sorpresi di vedermi già qui? Si? Anch’io. La vita mia nuova vita da single mi lascia molto più tempo libero e quindi eccomi qui, anche se ammetto che scrivere questo capitolo è stata una vera tortura vista la mia attuale situazione.
Scusatemi quindi se per questa volta sarò breve nelle risposte alle recensioni e se soprattutto ritardo la lettura dei vostri aggiornamenti quando si tratta di storie romantiche (scusate ma al suicidio preferirei arrivare a non pensarci ancora). Abbiate un po’ di pazienza.
Vi ricordo come sempre il mio blog per i teaser e quello di Agathe per le storie migliori di efp.
Ringrazio i 123 seguiti, le 82 seguite, i 23 autori preferiti e festeggio il raggiungimento delle 5000 visite alla storia.
 
Recensioni:
 
giu__O: benvenuta carissima! Cristiana ti ha fatto entrare in questo tunnel di pazzia?? Beh :) mi sa che le dovrò regalare un altro monumento dato quanto mi pubblicizza. Sono contenta però che la storia ti sia piaciuta indipendentemente dal consiglio, e soprattutto di averti anche commossa. Tranquilla per gray’s Anatomy! Anche io piango sempre anche io per quel telefilm!
Spero che continuerai a leggere e a recensire! Un bacio!
 
Red Ducati: benvenuta anche a te! Grazie mille per i complimenti :) grazie di vero cuore
 
Alice cassedy: entusiasta del capitolo eh? :D tranquilla, può capitare di dimenticarsi qualche recensione :) se ti è piaciuta la parte finale, dove Ale sbatte in faccia la maglietta a Kris… qualcosa mi dice che adorerai questo capitolo qui... scusa se sono breve ma ultimamente ho poca fantasia con le parole. Vedrò di recuperare sperando che il capitolo compensi la mia mancanza.
 
Smemo 92:la lezione di Ale a Kris non è finita :) ecco il secondo round! Per quanto riguarda la macchiolina… è scoppiata oggi… spero di non deluderti ma ci tengo cmq a ricordare che mancano ancora dei capitoli quindi, rimandate la mia esecuzione per favore.
 
Dindy80: aspetta aspetta, che per Kris ancora non è finita :P io non la sopporto di mio, indipendentemente da Rob intendo, e cmq.. qualcuno doveva pur fare il ruolo del cattivo qui.
Quando sarà finita non preoccuparti. Finito il betaggio definitivo te ne farò avere una copia :)
 
Cricri88: mbare, ci credi se ti dico che sono una clandestina stasera a postare questo capitolo? Ho rubato il pc di mio fracchio perché sul mio mi rincoglionisco a scrivere tanto è piccolo, quindi dovrò essere breve.
Spero che questo chap incontri le tue simpatie per le reazioni nei confronti della triglia! Te l’avevo detto che non era finita :P
Anche a me ha disgustato parecchio scrivere di Rob che scopazzava con Kristen ma dovevo dare un po’ di credibilità alla cosa. La risposta alle tue domande giunge con questo capitolo… spero di non essere passata per le armi. :( in caso contrario… non saprete mai come andrà a finire…un bacio mbare!
 
Pooh: scusa tanto amore, ma purtroppo già scrivere questi capitoli mielosi mi strazia, leggere di amori felici mi butterebbe sottoterra ultimamente quindi spero tu mi possa perdonare se sto andando a rilento a leggere la tua storia. Lo faccio a piccole dosi. Lunghe o non lunghe siamo arrivati al capitolo di svolta, e spero di non morire assassinata nel sonno dopo che lo leggerete.
Un bacione pooh!
 
Lazzari: :D beh… felice di averti fatto venire…. Caldo con i pensieri di Ale mentre fa con Rob! La vendetta nei confronti di Kris continua in questo chap, :) Ale era stata troppo buona e la triglia non capisce… se le cerca! Capitolo decisivo… per i pensierini Ale, quelli veri ci sarà da attendere un po’ ma arriveranno. :)
 
Cicci12:abbiamo una pro-kristen tra noi? Beh… io la detesto di mio, a parte rob intendo, però ho cercato di essere obiettiva. Non me ne volere se le ho fatto fare una brutta fine anche qui, ma qualcuno doveva pur fare la parte del cattivo. Spero ti piaccia la sua reazione anche stavolta.
 
Fallsofarc: amore… nemmeno io sono troppo in forma come sai… quindi scusa se sono piuttosto breve in confronto alla recensione chilometrica che hai lasciato. Le dita lunghe di rob sono state un momento di debolezza pervi :P “Jack e Kell for president” mi hai fatto ridere per un 4 d’ora buono!!!
Qui siamo allo scuoiamento definitivo della triglia, e la maglietta resterà il modo fine di mandarla a cagare.
Da un lato non vedevo l’ora di arrivare a questo chap che… casca a pennello con la mia situazione. Cercando di vedere il lato positivo della cosa, posso dire che la mia tristezza sarà meglio impiegata nei prossimi capitoli. Ci sentiamo tra poco su msn quando recupero il portatile microscopico ok? (ora ho rubato ilpc di mio fratello che mi impone una certa celerità)
Un bacio amore, a dopo.
 
Vannyp1987: e si :) ci hai preso sulla maglia :) le paure di Ale… bisognerà attendere altri tre capitoli escluso questo… anche se ora ti aggiungerò un elemento che ti farà pensare.
Tu punta bene su Ale che forse vinci! :P
 
Romina75: anche da me si picchiano! Con un chap di ritardo ma si picchiano! O almeno… Kris se le prende e basta…non posso rispondere alle tue supposizioni altrimenti direi troppi spoiler, ma non sono completamente errati. Forse non ti aspetterai questa svolta. Ma tu abbi fede… tra un po’ anche il perfetto rob cadrà… e la storia entra nel vivo della sua parte finale. Un bacione! E scusa se non scrivo di più ma sono una clandestina su questo pc in questo momento! :P
 
Sophie 88: leggerò stasera tesoro. Il casino è questo. Il portatile su cui scrivo si è rotto il caricatore. Quello piccolo si connette ma sono troppo cecata per leggerci bene senza farmi venire il mal di testa e quello fisso ha deciso di non connettersi più per sciopero. Ergo, sono su quello di mio fratello che ancora un po’ e mi caccia a pedate. Appena riavrò il mio portatile funzionante comparirò di nuovo anche su msn promesso. Ecco il capitolo che aspettavi. Niente cadute, dai… era già abbastanza triste così. Un bacione tesoro mio! Ti voglio un mondo di bene!
 


Robert pov: be here now
 
 
Sono basito.
Semplicemente… basito.
Inizio a pensare di non aver capito un accidenti. Quasi quattro settimane che stiamo insieme e io… Io non ho capito un cazzo. “Come al solito” direte voi, ebbene si, come al solito. Sono un inguaribile paranoico del cazzo, fatemi causa e dopo andatevene pure a ‘fanculo!
Quasi quattro settimane a farmi seghe mentali del tipo “glielo dico, non glielo dico, glielo dico, non glielo dico” per concludere con “non glielo dico, non è pronta”…E ora… sono basito.
La osservo guardare in cagnesco Kristen dall’altro capo del tavolo e sono basito.
Il mio cervello dovrebbe andare a farsi uno di quei corsi di aggiornamento rapidi per rimettersi in pari con quello che accade nel mondo reale, anche se nel mio caso direi che la soluzione migliore sarebbe fare una grossa donazione alla ricerca in modo che trovino una cura per i casi patologici come me sperando di non essere ormai allo stadio terminale.
Io non ho capito un cazzo!
Innegabile verità.
Non capisco mai un cazzo!
L’evidenza parla da sola e io sono un minchione!
Il modo in cui ha reagito oggi alla cattiveria gratuita di Kristen è un segnale, chiaro e forte! Mi considera suo a tal punto che non ha esitato a rivendicarmi anche davanti a lei, prima con il fatto di indossare la maglietta, poi con quello di risponderle per le rime e lanciargliela in faccia.
Frena Pattinson, l’hai detto tu che la cattiveria di Kristen è stata gratuita e provocatoria, potrebbe averlo fatto anche solo per rimetterla al suo posto, non significa nulla. Ha detto “dato che lui non ti vuole più” non “dato che lui sta con me” quindi… chessò magari anche per un suo amico sarebbe stata la stessa cosa, no?
No.
Paranoico, cervellotico, scemo, idiota e coglione di un Pattinson.
Ci fosse qui Lizzy direbbe che ho preso anche questo da quel vecchio rimbambito dello zio Ernie, e forse non ha nemmeno torto.
Lei lo ha fatto per me, ha marcato il territorio, me lo sento. E io… io ci godo come un dannato, lo ammetto.
Satana avrà dei bei grattacapi con uno come me quando scenderò giù dabbasso, su questo mi pare che possiamo essere tutti d’accordo. Dopo la lussuria e la gola, che già gli avranno dato un bel po’ da pensare sulla mia certa permanenza nell’uno o nell’altro dei due gironi, dovrà anche ingegnarsi a far ristrutturare l’inferno per far spazio a un nuovo antro in cui rinchiudermi, perché come sto godendo nel vedere la mia donna così gelosa e possessiva a scapito della mia ex ragazza mi regala un bonus per la camera singola. Ho superato tutte le soglie di goduria mai viste e, quasi certamente, la perfidia potrebbe anche regalarmi una promozione e convincere Lucifero a designarmi come erede.
Sono pessimo, lo so. Pessimo e balordo.
Però non siate troppo duri con me. Diciamocelo, Ale non esprime mai a parole i suoi sentimenti. L’unica volta in cui mi ha detto “ti voglio bene” me l’ha scritto su un post-it lasciato a volo prima di andare a lavorare, quindi… uno cerca indizi dove può, e questo è un indizio. Bello grosso anche.
E il fatto che lei tiri calci agli stinchi di Kris sotto il tavolo quando capta dai miei occhi che mi sta facendo piedino sotto il tavolo è un altro indizio ancora più succoso.
Non lo faccio apposta, giuro! Non lo faccio perché lei la prenda a calci al posto mio, davvero. Semplicemente mi viene naturale e spontaneo fare il broncio infastidito e l’occhiataccia quando Kristen cerca di attirare la mia attenzione.
È guerra aperta tra di loro, l’ho capito dal momento in cui Kristen, dopo un lieve momento di imbarazzo per esser stata messa alle strette, ha avuto il coraggio di sfidare le parole di Ale dicendo “bene, allora. Sono proprio curiosa di vederla questa innegabile verità”.
Da quando ci siamo seduti al tavolo del ristorante, si guardano come se si potessero scarnificare con gli occhi ma devo ammettere una cosa: Ale ha un talento innato nel far apparire inadeguate e disdicevoli le persone, se ci si mette d’impegno.
Cosa fa?
Assolutamente nulla. Lascia che Kris si ridicolizzi da sola.
Kris le chiede la saliera? Lei gliela passa senza sorrisini ipocriti e senza movimenti scattosi, ma con assoluta naturalezza. Kris la fa cadere sporcandole tutte le mani di sale? Lei non si arrabbia, semplicemente ritrae la mano e la pulisce nel tovagliolo per poi tornare a parlare con Ashley.
Anche quando scalcia sotto il tavolo nessuno direbbe mai che ha appena centrato lo stinco di Kristen, perché continua a parlare con una calma e una pacatezza invidiabili.
E non manca nemmeno di tracciare i confini della nostra relazione davanti agli altri, sempre in maniera gentile e assolutamente appropriata.
Senza salamelecchi di sorta, mi lascia assaggiare il vino dal suo bicchiere per vedere se anche stavolta ha scelto male (ormai ho capito che sceglie a seconda del nome del vino, se la incuriosisce oppure no), e quando capisce che è così, senza accentuare risatine civettuole, ride e prende a bere dal mio bicchiere come sempre. È una cosa che mi fa impazzire, una cosa intima, solo nostra. L’ha sempre fatto e sempre glielo lascerò fare.
Jack e Kellan la prendono sempre in giro per questo, perché si chiedono come sia possibile che non lasci scegliere me anche per lei dato che io ho gusti più attendibili dei suoi in fatto di annate, ma lei risponde semplicemente “perché arriverà il giorno che io sceglierò meglio di lui”.
Scherza con Peter, parla con Elizabeth, coinvolge Nikki e Taylor nella conversazione e persino Kristen. Non fa nulla per metterla in imbarazzo, assolutamente nulla. Fa tutto da sola.
Persino quando Kris si azzarda a dire “certo che sarà dura per te non poterlo vedere per più di tre mesi di fila. Io ne morirei, sicura di riuscire a gestire un rapporto a distanza? Dopo le riprese ci saranno i tour per promuovere il film, le interviste, gli eventi… non ti stancherai ad aspettarlo?”, lei le risponde con tranquillità “Vedi Kris, anche io ho il mio lavoro e a volte comporta anche viaggiare. Potrebbe essere lui a dovermi attendere, quindi saremo pari. E poi… sinceramente, io mi fido di me stessa e so come sono. Finché so che tornerà, che sta bene e fa quello che gli piace, perché mai dovrei preoccuparmi? Non gli chiederei mai di lasciare il suo lavoro per me, e nemmeno io lo farei per lui”
Su questo punto, lo ammetto, chi non la conosce potrebbe pensare che sia una di quelle persone che vive alla giornata senza curarsi troppo del destino delle persone che le girando intorno, ma non è assolutamente così. Lei sa cosa vuol dire avere una passione e sacrificarsi per essa, e non deve necessariamente essere un’attrice per capirlo. Amo il mio lavoro e lo sa, così come lei ama il suo. Chiedere all’altro di rinunciarvi per starci accanto sarebbe come mutilarlo di una parte fondamentale del suo essere. Assolutamente impensabile. Con questo non dico che non ne sentirò la mancanza, ma sono sicuro che riusciremo a venirci incontro in qualche modo.
La amo anche per questo, anzi. Soprattutto per questo. Patisce l’abbandono, teme la solitudine ma mi lascia andare per seguire la mia passione. Sicuramente soffrirà ma non avrebbe mai il coraggio di legarmi in questo modo. Sa che potrei odiarla per questo esattamente quanto lei odierebbe me. Se succederà che uno di noi due rinunci al suo mestiere sarà sicuramente una scelta che non incontrerà le simpatie dell’altro, ma almeno sarà volontaria.
Finita la cena-inquisizione, decidiamo di andare in un locale per proseguire la serata, anche se rimaniamo praticamente solo noi due, Jack, Ashley, Kellan e Kristen perché gli altri avevano tutti quanti degli aerei la mattina dopo e non potevano fare più tardi di quello che avevano già fatto.
Nikki saluta calorosa Alessia, evidentemente conquistata anche lei come lo siamo stati tutti quanti con una sola eccezione.
C’è da dire una cosa di Nikki: è una buona amica che da appoggio e sostegno, ma quando c’è da essere obiettivi non si tira indietro. E lei sa benissimo che Kris non ha per niente ragione, e non ha perso tempo a sforzarsi di odiare la mia ragazza quando è impossibile odiarla.
Pigiati tutti nella Mercedes di Jack, raggiungiamo una discoteca e ci mettiamo in coda per entrare, cercando in tutti i modi di passare inosservati. Kellan e Jack con il loro nuovo colore di capelli ci riescono davvero benissimo e io faccio del mio meglio per nascondermi dietro ad Ale, che sui suoi tacchi alti stasera è alta quasi quanto me. Se sto appoggiato al muro con le gambe distese in avanti e lei a coprirmi sono praticamente invisibile.
Quanto a Kris… beh… è Kris, quindi se ne sta li a sbuffare e a borbottare.
- ma perché non possiamo andare dal buttafuori a chiedergli di farci entrare e magari procurarci un tavolo?- sbuffa quando ormai siamo quasi vicini alla meta.
- perché ci riconoscerebbero, genio. E noi stasera vogliamo divertirci- ringhia Jack tra i denti che è noto nel nostro gruppo per non vantare livelli alti di sopportazione.
- divertimento consiste nell’attendere che mi vengano i calli ai piedi per via delle scarpe mentre studio le mille sfaccettature del fascino di impersonare un palo?-
- inutile che ti affanni, Kris. Tacco o non tacco resterai sempre una nana. Tu hai deciso di metterti quelle scarpe e tu ti tieni il male. Se non ti va, ti chiamiamo un taxi e te ne puoi tornare in albergo- sbotta ancora Jack, facendoci sussultare dalla sorpresa per via del tono della sua voce. Per fortuna attorno a noi c’è talmente tanto baccano che nessuno si è accorto del litigio.
Kristen si zittisce e decide di barricarsi nel suo mutismo ostile mentre invece Ale scova nella sua borsa un elastico per capelli e me lo porge per farmeli legare. Questa cosa del codino pirata funziona quasi sempre.
Dopo circa mezz’ora di attesa finalmente riusciamo ad entrare.
Il rapporto che ho con le discoteche è di amore e odio.
Odio quando c’è talmente tanta gente che spinge e sgomita per passare in mezzo alla pista anziché passarci attorno tirando delle gomitate che nemmeno i migliori wrestler in tutta la loro carriera hanno mai dato, che finirà sicuramente per rovesciarti tutto il contenuto del loro bicchiere sulle scarpe con anche il coraggio di guardarti come se fossi stato uno stronzo ad incrociare disgraziatamente il loro cammino. Odio quando le stesse persone si comportano da arroganti al bancone del bar e ti cacciano fuori dal cesso perché devono sboccarci dentro.
Per contro, amo quando c’è talmente tanta gente a schiacciarti sulla pista che puoi strusciarti con sulla tua ragazza senza essere considerato un maniaco, quando sono talmente tanti i volti in una sala che nessuno si prende la briga di soffermarti sul tuo, quando c’è un sacco di gente ubriaca fradicia che se bevi anche tu diventi solo un membro di una grande nuova famiglia e non sei una persona che forse “ha un problema”.
Amore e odio.
Anche questa discoteca è così: luci blu, tanta gente, musica mediocre e remixata peggio…il bar è una prospettiva moooolto attraente.
Tutti quanti puntiamo dritti a quella meta e Jack ordina per tutti della tequila.
- sale e limone?- chiede a tutti quando il barman ci versa sei bicchierini di liquido trasparente.
- Che, domande balorde! Ovvio!- rispondo allungandomi direttamente dietro al bancone per prendere il cestello delle fettine di limone e la piccola saliera dopo aver fatto un cenno al barista.
A turno ci passiamo la saliera e quando la porgo ad Ale, lei mi guarda con un’espressione a punto interrogativo.
- scusa, che dovrei farci?- chiede.
- non sei capace? Non sai come si beve la tequila sale e limone?-
Scuote la testa in risposta e continua a guardare in attesa la saliera tra le mie mani. Prendo la sua mano destra e ne bacio il dorso prima di guardarla di sottecchi e iniziare la mia lezione, non senza il sottofondo poco carino degli sbuffi impazienti di Kristen, che comunque ignoro.
- allora… il sale va messo in questo modo, nell’incavo tra il pollice e l’indice della mano destra. Attenta a non farlo cadere-
Le passo un bicchierino e uno spicchio di limone prima di ripetere la procedura sulla mia mano.
- prima di bere devi succhiare il sale e poi buttare giù tutto d’un fiato, alla goccia… e subito dopo ingoi il limone-
Aspetto che annuisca e insieme attendiamo che anche gli altri abbiano completato il rito.
- allora… a noi…che torneremo a breve ad essere i peggiori nemici del WWF dato che scuoiamo alci…e… ad Ale che ci ha salvato il culo rischiando la vita provocando le ire di Slade. A noi- proferisce Jackson con aria solenne alzando il goccio.
- salute!- gridiamo in coro facendo cozzare i bicchieri prima di ciucciare il sale e ingoiare il liquido trasparente tutto in un sorso.
Porco cazzo, che botta!
Per un attimo tutto quello che sento è un leggero stordimento e un forte bruciore alla gola, prima di percepire anche il retrogusto amarognolo dell’alcoolico che ho appena ingerito.
Appena riapro gli occhi trovo Ale che ancora strizza i suoi, senza accennare ad aprirli, cercando a tentoni il banco su cui appoggiare il bicchierino vuoto.
- tutto bene, tesoro?- le chiedo quando riesce ad aprire gli occhi.
- si… si… che se ne potrebbe avere un altro?-
- ci hai preso gusto, eh? Nuovo giro per tutti?-
Senza attendere la risposta ordino altri sei bicchieri di tequila, stavolta boom boom, e quando stiamo per bere ecco che Kellan ci ferma per l’ennesimo brindisi.
- vi offendete se questo lo riservo a me? Ho bisogno di una donna stasera altrimenti impazzirò. Quindi, Santa Tequila, prega per me- borbotta al bicchiere con aria da cucciolo bastonato.
Si, vabbè… stiamo parlando di Kelly Pooh, lo sappiamo, ma permettetemi di dirvi che, cucciolo o non cucciolo, ha la terza gamba nascosta in quei jeans. Io e Jack abbiamo seriamente considerato l’ipotesi di andare tutti e due in terapia per riprenderci dal pesante calo di autostima nel confronti del nostro attrezzo quando lo abbiamo visto alle docce dopo una partita di calcetto.
Se non trova una donna lui che possiede la “chiave delle meraviglie”…cazzo, mi sento inutile.
- stai così alle pezze da dover pregare Kell?- lo canzona Jack prendendo il suo bicchiere dal banco.
- sono un tipo spirituale, io! vuoi che ti presti il mio braccialetto buddista? Potresti averne bisogno anche tu se Ash decidesse saggiamente di lasciarti a secco di tanto in tanto- ribatte sarcastico ingollando tutto il contenuto del bicchiere.
- vaffanculo, Pendolo. Andiamo!- ordina Jack trascinandosi dietro Ash in direzione pista.
Ora vi chiederete perché “pendolo”… Beh… perché… il proprietario dell’albero maestro dell’Argo ha ribattezzato Poldo il suo arnese e… diciamo che…beh lui…è troppo dotato e quindi… ci sono alcuni problemi logistici in alcuni casi e da qui… oh cazzo, lo chiamiamo Pendolo giusto per farlo incazzare.
- fottiti stronzo. Ash, ti regalerò una cintura di castità per natale, e vedi di usarla quando devi vederlo- sbuffa Kell seguendo i due per andare a lanciarsi nelle danze.
Qui, sinceramente, anche lui e Ash sono dei grandissimi bastardi dato che mi hanno lasciato da solo con Ale e Kris. Ma Kell non poteva portarsela dietro? Si, va bene… stasera ragiona con l’uccello più del solito, non posso aspettarmi un coordinamento perfetto tra neuroni che comunque sono in parte evaporati dopo la tequila.
- non bevi?- chiedo ad Ale per rompere il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare.
- si…- mi sorride mentre fa roteare il liquido trasparente nel bicchierino. - tutto d’un fiato anche ora?-
- in teoria…- rispondo svuotando il bicchiere in un unico sorso.
- hai mai bevuto, Alessia? Ti sei mai ubriacata o fatto cose strane, in vita tua?- sbuffa Krsiten con malcelato scherno nel tono, trattandola come se avesse di fronte una verginella di paese, tutta casa e chiesa che non la da prima del matrimonio e se lo fa è solo a fini procreativi. Se sapesse…
- ubriacata mai, però ho invitato un perfetto sconosciuto a vivere con me per due settimane. Un rischio bello forte…avrebbe potuto essere un serial killer- risponde tranquilla, ignorando la cattiveria, mentre prende a sorseggiare il suo drink.
- mmm… davvero si. Avrei potuto essere un pazzoide che strangola le povere donne caritatevoli nel sonno- rispondo malizioso stringendola a me e tuffando il viso nei suoi capelli.
Non è una tattica per far incazzare Kristen, giuro. Sinceramente non me ne frega un cazzo, ma mi andava di farlo. Sono completamente dipendente dal contatto fisico con lei, profondo o lieve che sia. Non c’è secondo che non passerei senza averla addosso.
- sei tu lo sconosciuto?- mi interroga alzando la voce fino a quasi soffocarsi.
- si… quella sera…- rispondo sottolineando il quella con un tono più deciso.
- sei un bastardo, Rob. Non sei stato poi così tanto meglio di me, allora. Io ho solo baciato Michael, non ci sono andata a letto. Mentre tu con lei ci hai scopato! Cristo, io ero venuta a chiederti scusa!- inveisce serrando i pugni e creando il set adatto per una bella scena madre. Ho sempre avuto ragione a dire che sia una grande attrice. Appunto, attrice, ma mai persona.
- io non ci ho scopato! E anche se fosse non sarebbero cazzi tuoi, Kris! Io ti avevo lasciata, se tu non avevi afferrato era un problema tuo!- ribatto iniziando a percepire l’irritazione salire. Mi piazzo davanti ad Ale cercando di proteggerla da quel battibecco, e al contempo pregando che nessun altro se ne accorga.
- certo, certo! E secondo te con tutte le stronzate che fai io avrei dovuto prenderti sul serio?- sbraita agitando le mani per aria.
- solo perché sono stato spesso comprensivo con te non significa che sia un idiota! Ti ho mollato e ti rode perché non sei stata tu a farlo per prima!-
- no a me rode perché non hai capito quanto fosse difficile per me relazionarmi con lui dopo che avevo scelto te!-
- io non ho capito? E cosa c’era da capire? Tu non hai scelto, Kris. Tu mi hai preso e mollato, aggiungerei diverse volte, a tuo piacimento. A te non è mai fregato niente di quello che pensavo io o di cosa volessi per noi. E il fatto che tu sia comportata come se stessimo ancora insieme quella sera al ristorante mi da solo ragione. Sei una viziata Kris, una bambina viziata che vuole tutto e quando lo vuole. Non sono più tuo, dovevi pensarci prima- rispondo ritrovando un controllo e una calma glaciali. Non voglio attirare troppa attenzione su di noi, non voglio che Ale si senta più in imbarazzo di quanto probabilmente è già ascoltando questo litigio.
- e dimmi, ora saresti di questa puttanella?-
Quasi non ci vedo più. Il blu delle luci è diventato nero, e l’unica immagine che metto a fuoco con odio crescente è quello della ragazza che una volta ho creduto di amare.
L’ho sempre vista dolce e tenera, ma anche aggressiva e spregiudicata e questo mi piaceva. Solo che non credevo che il suo lato nero fosse più vasto di quello bianco.
- modera i termini, Kris- sibilo minaccioso. Lei mi ignora e si sposta lateralmente per mettersi davanti ad Ale che si era messa educatamente in disparte lasciandoci un po’ di privacy per risolvere le nostre questioni.
- dimmi, Alessia, è tua abitudine aprire le porte di casa tua a perfetti sconosciuti e scoparteli oppure hai fatto l’eccezione perché si chiama Robert Pattinson?- parla petulante Kristen. Più che come Bella io ce la vedrei bene per il ruolo di una delle Mogli.
Nemmeno il tempo di farla finire che Ale le ha lanciato l’intero contenuto del bicchiere in faccia con gli occhi sgranati e accesi dalla rabbia, le labbra rosee arricciate dal disappunto.
- non ti permettere mai più, mi hai sentito?- scandisce con la voce che trema dall’ira repressa. Prende un lungo respiro e trova la forza per continuare a parlare, occhi negli occhi, ghiaccio nel ghiaccio, è spaventosa. Spaventosamente bella e altrettanto spaventosamente ferma, risoluta e temibile.
- mi hai sentito? Non ti permettere mai, mai, mai più di dire una cosa del genere. Non ti azzardare manco a guardarmi più in faccia. Tutto oggi sei stata incollata al mio ragazzo come se fosse di tua proprietà, tutta la sera hai cercato di mettermi in imbarazzo ma come ti ho già detto… ti rendi solo ridicola. E se mi permetti ora non sei solo ridicola, ma anche patetica. Patetica perché giusto per sfizio pretendi attenzioni da un uomo che non ti vuole. Patetica perché forse saresti quasi simpatica se non ti ostinassi nella tua superficialità, patetica perché forse sei tu quella che si mette su un piedistallo e che considera gli altri come pezza da piedi. Non ho aperto la porta a Robert perché fa Pattinson di cognome. Per me è sempre stato Rob senza cognome, non me ne è mai fregato un cavolo e non ti permetto di macchiare con la tua cattiveria questa verità. Intesi?-
Lenta si avvicina al bancone per posare il bicchiere che stringeva ancora in mano. Un vero miracolo che sia ancora integro e non gli si sia rotto in mano tanta era la forza con cui lo stringeva.
- mi hai dato della patetica?- gracida la sua avversaria dopo aver perso qualche secondo a boccheggiare prima di afferrarla per i capelli e costringerla a voltarsi. Pessima mossa, perché prima che io possa fare qualsiasi cosa, Ale l’ha già schiaffeggiata lasciandole uno stampo perfetto delle sue dita sulla guancia che già si sta tingendo di rosso. Se riesco a vedere il rosso alla luce blu del locale, deve averglielo piazzato proprio bene quel ceffone, non vorrei esserne mai vittima.
- evapora, Kristen. E se ci tieni ad avere almeno una guancia sana, vedi di non rompere più i coglioni in futuro. Rob, tesoro, io vado un po’ dagli altri-
Si allontana e scende i pochi gradini che portano alla pista, infiltrandosi nelle fenditure della folla per andare a cercare i nostri amici.
Mi guardo attorno e fortunatamente solo poca gente sembra essersi accorta del piccolo spettacolo che abbiamo dato negli ultimi minuti.
- hai visto cos’ha fatto?- balbetta “la sopravvissuta”.
- te la sei cercata- rispondo freddo e distaccato, con tanto di mani in tasca.
- mi ha schiaffeggiata!-
- tu le hai tirato i capelli-
- ma mi ha dato della patetica!-
- lo sei. E ora scusami, devo andare dalla mia ragazza-
Faccio per andarmene anche io ma, come mi aspettavo, fa ancora l’ultimo tentativo di fermarmi.
- e io che dovrei fare?- piagnucola dopo avermi costretto a girarmi.
- quello che ti pare, Kris. La cosa non mi tange. Cerca solo di pensarci su e di evitare vendette sul lavoro, cresci per una buona volta. Ci vediamo-
Senza più voltarmi a guardarla in faccia, fregandomene altamente del suo destino, mi immergo nella folla, facendomi spazio per raggiungere la capigliatura leonina che riconosco come quella di Jackson.
Sono sempre più basito. E mi do sempre più del coglione. Ha schiaffeggiato la mia ex! Le ha rovesciato la tequila addosso! E l’ha fatto per… no dai, non l’ha fatto per me. L’ha fatto perché le ha dato della troia. Però… niente, sono un deficiente. L’ha fatto per me, me lo sento.
Con qualche spintone e qualche gomitata riesco a raggiungerla e la trovo a ballare tranquilla e serena con Kellan che cerca di farle scudo dagli spintoni altrui per lasciarle lo spazio di muoversi.
Mi fermo e continuo a guardarla da lontano. Sono così poche le volte in cui posso farlo che non voglio perdere l’occasione.
Kellan l’aiuta gentilmente a salire su un tavolinetto basso, e lei… ride…
Ash prende posto al tavolino di fianco e prendono a muoversi insieme cantandosi a vicenda le poche parole della canzone che stanno ballando mentre Kell e Jack credo le osservino in piena estasi mistica esattamente come me adesso.
I suoi capelli neri che ondeggiano morbidi sulla schiena nuda… Le gambe lisce, snelle e slanciate che restano chiuse mantenendo il perfetto equilibrio del suo corpo che si muove aggraziato con movimenti che per me rispecchiamo la quint’essenza della sensualità. Il  modo in cui rovescia la testa e allarga le braccia…
Dio… mi fa male il cuore a guardarla.
La guardo da lontano e godo dello spettacolo di ogni centimetro del suo corpo, di lei. Mia.
La trovo così bella che non riesco a smettere di guardarla e sorridere come un ebete. Ci passerei la vita a guardarla, a toccarla, a ballare con lei, a sorridere del suo sorriso, a godere dei suoi sospiri…
Anche ora, appoggiato alla cornice della porta del bagno della mia camera da letto, mentre la osservo lavarsi i denti avvolta nella sottoveste di pizzo grigio fumo che abbiamo comprato insieme, con i piedi scalzi sul pavimento, non mi capacito di quanto sia meravigliosa. Meravigliosa e mia.
Due parole che non avrei mai pensato che potessero permettersi di viaggiare in coppia per uno come me.
- tesoro, hai finito di guardarmi? Giuro che non è una nuova tecnica particolare il mio modo di lavarmi i denti- mi dice sorridendo indicandomi con lo spazzolino.
- mi piace guardarti. Ti da fastidio?- le chiedo sperando con tutto il cuore che mi dica di no.
- No, tesoro, solo non capisco perché- risponde prima di sciacquarsi la bocca e asciugarsela con l’asciugamano.
- ci deve essere per forza un motivo?-
- no è solo che… sei un po’ strano stasera-
Si avvicina e mi porge il pantalone della tuta che uso come pigiama, che come di consueto si trova sulla sedia vicino alla porta. Mi da un veloce bacio a stampo prima di tornare in camera e rimettere il vestito che si era tolta nell’armadio, spegnere il telefono e iniziare a togliere di cuscini dal letto.
Mentre mi preparo per la notte, non riesco a smettere di osservarla compiere tutti questi gesti in casa mia… nostra. Mi piace considerarla nostra, anche se prima che lo sia davvero io forse dovrei parlarle. La sua reazione nei confronti di Kris, la nostra intimità, i suoi comportamenti… dovrebbero darmi coraggio per dire le fatidiche paroline magiche, e le direi se non fossi me stesso. Cosa non darei per essere un uomo affascinante, sexy e sicuro di sé, dannatamente sfacciato e sfrontato da prendere la situazione in mano e dichiararmi alla mia donna.
Purtroppo mi devo accontentare di essere un impacciato cronico e tentare di fare al meglio con quelle poche doti di cui sono stato sgraziatamente fornito.
- Rob, tutto ok?- mi chiede mentre sta per alzare il lenzuolo prima di sedersi sul letto.
- si, certo- rispondo svelto interrompendo le mie elucubrazioni mentali. Sono un coglionissimo coglione indeciso. 
- sicuro? Non è che sei così per quello che è successo stasera, vero?-
Si siede sul materasso e si copre le gambe con il lenzuolo bianco.
Veramente vorrei dirle che è proprio per quello che è successo stasera che vorrei decidermi a fare il passo ma, siccome sono il re degli impediti, mi limito a scuotere la testa in un gesto di diniego e ad avvicinarmi al letto.
Sul comò alla mia sinistra, la sua macchina fotografica professionale fa bella mostra di sé e in un secondo un’idea mi balza alla mente, assieme ad un ricordo.
 
Se togli la macchinetta, quanto di tutta questa bellezza riesci a cogliere sul serio?
 
Una foto mi ha portato ha cambiato la vita. Una sola foto. Non era lei il soggetto ma… quello scatto mi ha portato sulla via di casa sua. È incredibile quanto una cosa così semplice condizioni la tua esistenza e diventi ricorrente nel corso della tua nuova vita.
Foto, foto, e ancora foto… la sua vita, la mia vita è disseminata di foto, camminiamo entrambi su un tappeto fatto di pellicole.
Ma stasera voglio portare a srotolarsi quel rullino dove voglio io. Sarò attore nel vero senso della parola: compirò un atto, un gesto… e lo farò in un modo che lei possa capire.
Prendo la digitale e l’accendo.
- che stai facendo ora?- chiede guardandomi scettica e confusa.
- ti faccio una foto-
- grazie, lo vedo. Ma perché?-
- posa per me- chiedo dopo aver preso un bel respiro, pregando con tutto il cuore che l’istinto abbia un po’ più di palle del sottoscritto, altrimenti sono fottuto.
- come scusa?-
- hai fatto la modella, Ale. Non puoi posare una volta per me?-
Quasi piagnucolo, ma spero che la mia faccia sia più convincente delle mie parole, almeno… quella parte di faccia che non è coperta dalla macchina fotografica da cui la sto osservando.
- perché?-
- una volta hai detto che riesci a studiare meglio le persone se le osservi dietro un mirino e io… voglio osservare te- ammetto candido scattando la prima foto, sperando che la macchina sia già impostata sul livello standard.
- non ho intenzione di accettare un no come risposta. Io ho passato una giornata intera sotto i tuoi occhi, ora tocca a te- le ricordo sperando che questa constatazione mi dia punti.
- ma tu eri vestito- borbotta lasciandosi cadere tra i cuscini mentre io scatto un’altra foto.
- e da quando la nudità è un problema per noi?-
Un altro scatto.
È assolutamente meravigliosa e più scatto, più mi sorprendo a scoprire come sappia ogni cosa di lei, o quasi. Non proprio in senso tecnico della locuzione ma… conosco lei. I suoi modi di fare, di ragionare, di ridere, di rilassarsi… tutto.
Dopo parecchie insistenze da parte mia cede alla richiesta e si lascia immortalare mentre si gira e rigira nel nostro letto e più la guardo più le parole “ti amo” prendono colore nella mia testa.
Diventano un bisogno impellente di dirglielo, di farglielo sapere, perché improvvisamente vedo le mie parole come un qualcosa che potrebbero aiutarla anziché come un peso che la schiaccerebbero. Se sapesse che l’amo… magari…
Forse aspetta che sia io a dirlo per primo, d’altra parte lei dopo quella notte allo studio di registrazione non mi ha più chiamato amore, forse per vergogna… non lo so ma… per come io la giri, inizio a non vedere più tutto il male di una mia eventuale dichiarazione.
L’unico male colpirebbe il sottoscritto perché se mi tengo questo segreto ancora un po’ rischio di impazzire. Non mi basta più chiamarla tesoro, perché non è quello il suo vero nome. Ho bisogno di chiamarla con il suo vero nome.
Le giro intorno come lei ha fatto con me più volte, la osservo sorridermi e provocarmi approfittando del fatto di essere in qualche modo protetta da un obbiettivo e più la guardo, più la fotografo più me ne convinco: glielo devo dire.
- dammi qua- dice ridendo tendendo una mano verso di me, in ginocchio davanti a lei sul letto, parecchi minuti di indecisione e scatti dopo.
- ma io non ho finito- brontolo restituendo il marchingegno miracoloso.
- nemmeno io- risponde maliziosa posando la sua digitale sul comodino facendo attenzione a non farla cadere.
Si alza sulle ginocchia, fronteggiandomi maliziosa e gatta come non mai. Appoggia entrambe le mani sulle mie spalle e le fa scorrere fino a intrecciarle tra i miei capelli.
- ho… intenzione di provare un nuovo modo di… studiarti- sussurra con voce leggermente arrochita al mio orecchio prima di iniziare a baciarmi lentamente il collo, facendomi perdere il poco di lucidità mentale di cui sono in possesso.
- e in cosa…in cosa consisterebbe?- chiedo sentendo la mia stessa voce arrochirsi mentre faccio scorrere le mani sui suoi fianchi foderati di pizzo.
- beh… in questo...-
Mi spinge gentilmente a sdraiarmi tra i cuscini, prendendo posto a cavalcioni sui miei fianchi. Resta dritta, con lo sguardo studia attentamente il mio petto nudo come se da questo primo pomeriggio fosse cambiato. Con un dito sfiora la mia pelle, facendomi sussultare quando raggiunge il punto sensibile sui miei fianchi appena sopra il bordo del pantalone.
- sto… cercando di capire quanti punti… oltre a questo- continua sempre sussurrando mentre ripassa le dita sui miei fianchi - …ti facciano questo effetto- mormora avvicinandosi al mio orecchio, stendendosi completamente su di me.
Cerca famelica le mie labbra, i suoi capelli accarezzano il mio viso e quasi impazzisco quando si sposta lievemente arrivando a scoprire quanto io la desideri.
Devo dirglielo. Prima che io perda completamente ragione e autocontrollo, devo dirglielo, devo farglielo sapere.
Con un colpo di reni riesco a ribaltare le posizioni, trovandomi le sue gambe a cingermi i fianchi così come le sue mani a vagarmi sulla schiena.
Velocemente faccio sparire la sottoveste di pizzo e il reggiseno morbido che usa per dormire, liberandomi al tempo stesso dei miei pantaloni.
Non posso aspettare, non posso perdermi in preliminari stavolta. Voglio l’atto più puro che si possa immaginare per questa nostra prima volta, sempre che lei mi dica di si.
Non ferma la mia tenera furia, segno che non le dispiace poi molto il fatto che voglia farla mia subito, anzi… aiutandosi prima con le mani e poi con le gambe fa sparire i miei boxer ancora prima che io getti giù dal letto le sue mutandine.
- Rob…- mi chiama stringendosi a me, facendomi spazio tra le sue gambe, prima di cingermi.
- Ale…- la chiamo, ma tiene ancora gli occhi chiusi.
- Ale…- la chiamo ancora a pochi centimetri dal suo viso. Ho bisogno che mi guardi. Ho bisogno di avere i suoi occhi verdi puntati dritti nei miei.
Dopo un tempo per me infinito li apre, e finalmente posso vederli. Posso vederla. Non nasconde una lieve curiosità nel modo in cui arcua le sopracciglia, nel modo in cui i suoi occhi si muovono cercando di interpretare i miei.
- Ale… fa l’amore con me- le chiedo con la gola secca dall’emozione.
Sgrana gli occhi, la bocca si schiude leggermente. Forse l’ho scioccata, forse… ho fatto una grandissima cazzata, forse…
- fa l’amore con me…- la supplico ancora prima di chiudere gli occhi e riprendendo a baciarle le labbra, per vedere se mi respingerà.
Per qualche secondo resta immobile sotto di me. Completamente immobile. Momenti in cui credo letteralmente di morire.
- fa l’amore con me…- chiedo di nuovo, svegliandola dal torpore in cui era scivolata.
Le sue labbra prendono a muoversi con le mie, le sua mani si stringono nei miei capelli e quando le sue gambe si allacciano spontaneamente ai miei fianchi posso permettermi di esultare mentalmente.
Affondo nella sua carne e mi sento davvero, davvero completo. Per la prima volta mi sento completo.
Lei è sempre la stessa, ma averle chiesto di dare un senso diverso al nostro unirci, ha cambiato profondamente le cose tra di noi. È il mio amore, e sta facendo l’amore con me.
Non mi chiede di accelerare, non mi chiede alzarmi un po’ perché le gravo troppo addosso… mi stringe. Forte. Con braccia e gambe. Sposta le sue mani sul mio viso e mi bacia. Occhi negli occhi, senza chiuderli mai.
- ti amo…- sussurro prendendo un po’ di distanza per permetterle di sentirlo.
Cattura di nuovo le mie labbra e non smette mai di guardarmi. I suoi occhi sono completamente indecifrabili, assolutamente illeggibili, ma sono aperti.
C’è solo lei e la sua bocca che si muove sulla mia, il suo bacino che viene incontro alle mie spinte, le mie mani tra i suoi capelli setosi.
- ti amo…- ripeto all’infinito prima, dopo e durante il raggiungimento del culmine che ci trova uniti anche in questo. Rare volte siamo arrivati insieme, e voglio prenderlo come un segno del destino.
Non parla, quasi non respira. Semplicemente si rifugia tra le mie braccia e li resta, nascondendo la testa nell’incavo del mio collo e poggiando le labbra sul mio petto.
Sono sereno e tranquillo, quasi stanco, ma fiero di me… l’ho detto. E ora posso darle il suo nome.
 
Parecchie ore dopo…
 
Non so di preciso cosa mi svegli. È una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Forse… ansia. Si, ansia…
Mi sento come in attesa… di cosa non so, ma sono in attesa. Il mio radar capta-giornatacce forse è entrato in funzione dopo tanto tempo di assenza ed è andato leggermente in tilt.
Allungo una mano sul materasso e stranamente non mi sorprendo di sentirlo vuoto.
Sarà in piedi a gironzolare per casa, oppure avrà fatto come la nostra prima volta. Avrà preso e se ne sarà andare a farsi una corsetta chiarificatrice.
Mi alzo dal letto e recupero boxer e pantaloni dalla moquette, prima di scendere al piano di sotto a farmi una tazza di caffè.
Lo ammetto, anche questa volta mi dispiace non essermi svegliato con lei stamattina, ma ho imparato a conoscerla abbastanza da capire che quando ha bisogno di riflettere su qualcosa lei vuole stare da sola. Ha bisogno di uscire e chiarirsi le idee prima di tornare e affrontare quello che succede.
Quello che ho detto ieri deve averle dato parecchio da pensare. Probabilmente non se lo aspettava anche se secondo me gli indizi per capirlo ce li aveva tutti.
E allora se so che è fatta così, perché ho questo strano morso allo stomaco?
È semplicemente scesa. Sul divano ci sono i suoi jeans piegati che ha stirato il giorno prima, vicino alla porta ci sono le sue scarpe… sul banco della cucina sono appoggiati i suoi braccialetti… eppure c’è qualcosa di strano.
Non chiedetemi perché. Non sono nemmeno riuscito a farmi il caffè, ho preso a girare come un matto per la casa, ma non ci ho trovato nulla di strano. Assolutamente niente.
In bagno c’è il suo beauty, in camera c’è la sua valigia ed i suoi vestiti sono tutti nella cabina armadio al loro posto. Persino la sua digitale è ancora sul comodino e allora…
Prendo a guardare fuori dalla finestra che da sul lungo mare in attesa di vederla passare magari correndo in direzione del portone di casa.
Passa un’ora, due… niente…
E l’ansia mi rode.
C’è la sua valigia, ci sono i suoi vestiti, c’è il suo spazzolino… c’è tutto… tutto… tranne…
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo!
No, no e no!
Afferro il primo jeans che trovo e la prima maglietta, infilandomi a volo le scarpe da ginnastica all’ingresso, afferrando a stento cellulare e chiavi di casa.
Non può, non può, non può…
Mi fiondo in strada e fermo un taxi quasi facendomi investire, ma al momento non è che mi freghi molto della mia vita.
- all’aeroporto, in fretta!- grido al conducente.
Dovevo accorgermene subito. Subito! I nostri passaporti sono stati sempre sul comò, uno sull’altro… peccato che ci fosse solo il mio.
Cazzo, cazzo, cazzo! Sono un idiota! Perché cazzo gli ho detto quelle cose ieri sera?! Cos’era tutta quell’urgenza? Lei non era pronta, lei… lei non vuole che io la ami, lei non vuole che…
Cazzo!
Sono stato un coglione!
Un coglione!
I vestiti, la valigia… è scappata! È letteralmente scappata via da me! Se avessi guardato meglio forse me ne sarei accorto prima e forse sarei riuscito a raggiungerla e fermarla.
Guardo i tabelloni degli imbarchi e trovo quello di New York che ha aperto già da mezz’ora. Corro, corro come un dannato, sperando che lei sia a quel gate e non sia già partita. Prego di essermi sbagliato, anche se so che non è così. Corro e i polmoni mi fanno male, mi bruciano, le gambe tremano dallo sforzo prolungato ma non mi fermo.
Arrivo all’imbarco e trovo l’ultima persona, un uomo, che sta consegnando il suo biglietto all’hostess di terra dietro al bancone. Lei non c’è.
Mi avvicino ancora, deciso magari a chiedere alla ragazza che controlla i documenti se l’abbia vista, quando un movimento di capelli neri cattura la mia attenzione. Ancora all’ingresso del tunnel mobile cui è collegato l’aereo, sta frugando nella sua borsa in cerca di qualcosa.
- Ale!- grido cercando di raggiungerla, prima di essere fermato da una guardia giurata. Dannati terroristi! Se non fosse per loro non ci sarebbero tutte queste guardie!
Si gira, mi vede...
- se non è passeggero, la prego di allontanarsi, signore- dice la guardia con tono severo.
- scusi, devo solo parlare con quella ragazza, la prego! Ale!- grido, dimenandomi dalla stretta dell’omone in divisa che mi ha stretto le braccia dietro la schiena.
- Ale, non farlo, ti prego!- le grido, ma lei non si muove.  Mi guarda, ma non riesco a leggere nulla nella sua espressione. Nulla.
E poi la consapevolezza… lei non mi vuole.
Brucia.
Cazzo se brucia.
Da morire.
Posso ancora sentire il rumore dei frammenti del mio cuore che cadono spezzati e troppo piccoli per essere rimessi assieme. La guardo e vederla così inespressiva polverizza totalmente tutti i miei cocci, che se ne vanno via con lei quando, senza una parola, si gira e scompare dietro la curva di quel tunnel.
Se n’è andata, e con lei… me ne sono andato anch’io.
 
Vi prego non mi uccidete, abbiate fede che mancano ancora dei capitoli, piuttosto fatemi sapere che ne pensate. Probabilmente il prox capitolo verrà postato un po’ in ritardo perchè molto probabilmente scriverò la one-shot rossa di questo capitolo di cui avrete notizie sul blog.
 
Abbigliamento Ale e Rob
Abbigliamento Jack e Ash
Abbigliamento Kellan e Kris.
 

vi lascio anche il testo della canzone, molto pertinente, anche se non riescoa trovare la traduzione.
be here now

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Capitolo 37
*** capitolo 37 ***


capitolo 37 Buon pomeriggio gente! caspita, ammetto che speravo in un pochino più di commenti per il capitolo scorso, dato che è stato il momento della svolta. Bah… la prendo come una muta protesta a come sono andate le cose.
Non ho molto da dire oggi, tranne che questo è un capitolo un po’ strano dato che entreremo nella mente di Ale in un modo un po’ diverso dal solito. Vedremo i suoi ricordi, quelli che si rincorrono nella sua mente portandola a scegliere come ha scelto. Non hanno un vero e proprio senso logico, ma rispecchiano la sua confusione. Troverete dei pezzi già incontrati in precedenza e pezzi nuovi. In compenso mi sono sbizzarrita con canzoni e abbigliamenti e spero che la cosa vi faccia ugualmente piacere.
È probabilmente una pazzia, ma questo capitolo l’ho sempre immaginato così… ditemi che ne pensate. Ho avuto l’ispirazione e questo è il risultato, ma non temete… la one shot rossa è in cantiere.
Ricordatevi di guardare il Blog e anche di fare un salto in quello di Agathe per le storie più belle del sito.
 
Recensioni:
 
lazzari: immaginavo che avresti avuto un appena accennato istinto omicida dei confronti di Ale. in effetti la sua non è una reazione molto matura ma… ho pensato di scriverla così perché questo distacco sarà utile a Rob che… piccolo spoiler, ha sbagliato tutto quanto. Non posso dire di più ma ora tocca a lui… capirà tante cose e imparerà forse a gestire meglio i suoi sentimenti, e forse capirà che in amore è giusto pensare alla persona amata ma che è sbagliatissimo annullare sé stessi per essa.
 
Enris: lo scontro Ale e Kris ha avuto parecchie standing ovation a quanto pare! Come ho già detto non ricordo a chi… io odio Kris, ma sinceramente mi dispiace un po’ descriverla nelle mie storie come una pessima stronza acida e antipatica. Cioè si è vero, le ho fatto fare la parte della cattiva perché qualcuno doveva pur farlo, così come Ben… ma ho cercato di essere obbiettiva, contenendomi abbastanza nelle reazioni dei miei personaggi alla sua sfrontatezza. Ho cercato di immedesimarmi e capire davvero che grado di reazioni potevano avere in base ai loro motivi.
Non so se si capisce il motivo per cui Ale scappa da questo chap, ammetto che è abbastanza criptico, però tu tentaci… per quanto riguarda Rob… ci hai preso, ti dico solo questo.
Un kiss.
 
Pooh: addirittura piangi? Va beh che io ho pianto per questo capitolo quindi… siamo due piagnone.
Te lo aspettavi? Eh beh :) complimenti! Ho ricevuto reazioni di shock allo stato puro, ma per me non poteva andare diversamente.
Per Kelly Pooh si, ti ho pensata! XDXDXD sarà che ho davanti anche il ciondolo da borsa di pooh e allora traggo ispirazione… boh!
Per quanto riguarda me…ogni tanto mi prende di nuovo lo sconforto ma sto già seguendo il tuo consiglio. I miei amici e le mie amiche sono davvero fantastici!
Grazie mille Pooh, per tutto. per il muto sostegno e le tue parole gentili e comprensive. Grazie. Per Milano, certo che ci sarò! Salvo imprevisti credo proprio che ci sarò davvero!
Un bacione tesoro! Ti voglio tantissimo bene!
 
Dindy80: disperazione allo stato puro eh? E va beh… sai che nelle mie storie io se non smonto tutto almeno una volta non sono felice. Sono sadica lo so … e il bello è che non è stata la situazione mia a farmi decidere questo colpo di scena. Purtroppo era già tutto programmato.
Ma tu abbi fede. :)
Grazie per le tue parole gentili, mi hanno fatto davvero tanto piacere, soprattutto perché spesso si sottovaluta la capacità di siti come questi di creare dei legami di amicizia, o comunque di affetto reciproco. Grazie mille!
 
Alice cassedy: eeee no… spiacente, non sono una terrorista quindi… no, non volevo far morire nessuno anche se forse avrò dato un po’ da fare ai prontosoccorso.
Abbi fede :) però entrambi devono fare l’ultimo passo importante. Devono capire. E stando insieme non potevano farlo. Avevo già deciso che andasse così prima del mio periodo nero e le mie ipotesi si sono rivelate fondate.
Tu mi dirai che potevano capire approfittando della lontananza di Robert per il lavoro, ma no… non si può riflettere bene così… perché se si ha la certezza che l’altro c’è, che ti telefona, che ti pensa… ti adagi e non dai molta retta ai tuoi dubbi. Se lo perdi… invece riesci a mettere tutto nella giusta prospettiva. So che molto spesso sono scelte definitive e che non si può tornare indietro ma… in questa storia le cose non vanno mai nell’ordine giusto quindi… da riposo alla tua tastiera :)
 
Fallsofarc: amore mio tu sapevi già tutto ma ammetto che scriverla e leggerla… non è stato bello. questo chap è un po’ strano… ricordi abbozzati e messi insieme. ne abbiamo parlato del problema di ale ma…non so, tu mi dirai se questi ricordi che ho scelto avranno un senso per chi legge per la prima volta, dato che io magari ci vedo fili solo miei.
La one shot rossa è in cantiere, ogni tanto aggiungo pezzi ma… chissà perché i capitoli tragici improvvisamente mi vengono bene… bah!
Tranquilla per la rec! Non è un’oscenità e poi ricordiamoci che a quanto pare tutte e due non siamo propriamente in forma quindi…
Ricordati però che ti voglio un mondo di bene! Davvero davvero tanto. E che se tu, Angela e le ragazze non mi foste state così vicine propriamente la mia lucidità mentale di questi giorni sarebbe solo un miraggio.
Grazie di tutto cru! Un bacione!
 
Cricri88: mbare com’aggia fare? Trasii ind’o tunnel de mimmo i nun n’escio cchiu! Appiddaveru però facim i cristiani seri e poco zaurdi…
Ale è stata un po’ drastica in effetti e come dicevo a Chia di sopra… non so se si riuscirà a capire il motivo per cui l’ha fatto. io vedo tutti i fili perfetti ma ammetto che per il lettore la cosa potrebbe risultare criptica.
Te l’avevo detto che la faccenda con Kris non era finita :) se ero io facevo di peggio, ma per amor della storia ho dovuto misurare le reazioni ai motivi… io avrei usato i tacchi delle scarpe per sfregiarla come minimo… cmq non ho resistito a Pendolo! Mi avete contagiata! Avrei voluto mettere l’immaginetta però… dai teniamocela per noi e non scandalizziamo la gente!XD
Appiddaveru nun te preoccupare pa ricensiune! Anzi!!!
Vasuni mbare ni sintemu! Ps: un dite a Pina ca niscii!
 
Giu_O: ave nuova twittergirls! Dopo i tuoi elogi a mister pendolo direi che si, hanno contagiato anche te! e dire che una volta eravamo delle gran brave ragazze… ora siamo coltivatrici di limoni a tempo continuo! sai che Ale tornerà? E cchi te risse sta cosa?? mimmo? Pina? Nun dire Giuanni ch’iddu avi i zicchi!
Gia che se una Anti…. Questo per me non ha prezzo! Jack mi da man forte! È il mio alterego per questo lui e Ale vanno così d’accordo :P
Dai che ho fatto in fretta stavolta a postare :) la rossa è in fase di scrittura e non penso si farà attendere a lungo, ma il fatto è che l’ispirazione per i prossimi chhap di questa è infinita praticamente.
Nu vasune bedda!
 
Annina 88: benvenuta :) un sonetto di Shakespeare? Per me??? *____* sapere che tu sei così selettiva nelle storie di questo fandom… beh, mi riempie di orgoglio per la mia creatura. Immaginami come una mamma che si sente dire che suo figlio è il primo della classe o qualcosa del genere. :P
Quindi… che dirti se non grazie? Sono felice di averti trasmesso qualcosa, che sia pianto o gioia, che sia una risata che un po’ di sano arrapamento. Amo leggere, se io non avessi scopeto la lettura non so come sarei riuscita ad essere quello che sono. Così come amo leggere amo scrivere e cerco di metterci la maggior cura possibile perché anche se qui siamo in un sito di ff dove uno, volgarmente parlando, può farsi i film che vuole, io trovo che si possano raccontare delle belle storie comunque, che non hanno nulla da invidiare ai libri veri.
Vanno curate e cresciute. E vanno scritte in primis per se stessi. Se si inizia a scrivere per gli altri, seguendo i desideri del pubblico… secondo me si sbaglia tutto.
Per quanto riguarda Rob… una volta ho sentito una sua intervista, mentre era a Cannes e… se prima pensavo fosse un gran figo e stop… li mi sono innamorata di lui.
Ho messo una frase nel suo primo pov, che lui ha detto veramente… ha detto che la gente si preoccupa tanto di gridare e schiamazzare ma nessuno gli chiede mai come stia lui. e l’ha detto con uno sguardo che mi è entrato dentro… sembrava nascondere un velo di rammarico dietro tutta la sua solarità.
Va beh dopo queste scemenze (non riesco a fare troppo la seria, perdonami), se vuoi scambiare quattro chiacchere… disponibilissima di farlo. Sul gruppo di facebook , questo link che ti ho messo, mi trovi sicuramente perché nell’area discussioni c’è la mia storia. Tu dimmi chi sei, chiedimi l’amicizia e sarò ben lieta di accettarla. Altrimenti, come preferisci, usa pure la mail che ti da il sito :)
 
Crystal black: stucco? Si censuriamo altrimenti mi costringi ad alzare il raiting! E io che già mi faccio fisse per le one shot!
Grazie per il tuo appoggio riguardo alla mia situazione e spero davvero che ci sia qualcos’altro per me. un bell’incontro come quello di Ale e Rob non mi dispiacerebbe, sinceramente ma forse meglio evitare di sfasciare la macchina di famiglia XD
Per la storia dei capitoli di passaggio… io mi scuso sempre… temo che la mia storia stia diventando troppo cervellotica o troppo tirata per le lunghe… esasperata… sarà il calo delle recensioni che non si accompagna ad un calo delle letture booo… sono paranoica quanto e più di Rob, porta pazienza.
Cerco di curarmi ma ho scarsi risultati.
Ale… Ale è me, praticamente quindi mi riesce facile scrivere di lei… e se a te pare complicata… in effetti lo è ma tutte le persone sono complicate. Come dicevo ad Annina sopra le ff vanno curate. Non vuol dire che perché uno scrive tanto per debba essere sbrigativo e sporco nel suo modo di scrivere. Dare spessore e concretezza ai personaggi secondo me è addirittura la parte più bella del lavoro. Non mi prendere come una che se la tira, per favore, ho ancora un sacco da imparare e quando leggo certe storie mi complesso perché non raggiungerò mai certi livelli… ma ho letto tante ff che basavano tutto sulla trama senza dire niente dei personaggi. A pensare a una storia sono bravi tutti, è come farsi un film mentale… aspettare i tempi e descrivere bene a volte è una tortura… ma se si scrive per se stessi in primis… ne uscirà sempre un buon lavoro, qualunque sia la storia.
Le cose tra loro… si aggiusteranno? Mah… con dei paletti e delle nuove certezze forse si…  :)
 
Vannyp1987: oddio! Burke è sparito da Gray’s Anatomy e ora chi chiamo io per rimettere a posto il tuo cuore??? Porca miseria ho fatto danno!
Tranquilla… abbi fede, prega tanto e vedrai che tutto andrà bene! Sono felice che almeno la scena di Ale e Kris ti abbia regalato qualche risata prima della grande depressione!
Baci.
 
Marika_bd: quindi mi stai dicendo che sto assistendo al miracolo di una lettrice che mi ha capito Ale? deo gratias non ci speravo più! Come hai detto tu non è stupida. Forse un po’ drastica ma a volte questo è il rischio del pensare troppo, anche se appare un paradosso. La fuga è segno d’impulsività, ma a lei serve per un altro motivo. Non avrebbe ottenuto lo stesso risultato se ne avesse parlato con lui.
 
Sophie 88: come non detto ieri. Ho finito di scrivere ma il doc di postaggio l’ho dovuto fare oggi. Rimandami poi il video che su fb non me l’ha fatto vedere :( cmq….
Allora la faccio o non la faccio sta one shot??? Qua ormai abbiamo lasciato scappare l’ormone e chi lo piglia più? Stavo pensando di fare la nostra storia a raiting rosso, ma… forse è meglio arancione con one-shot… boh… vedremo. Io ho già iniziato a rileggerlo, solo che dobbiamo deciderci bene su come mettere a posto la storia. ora dedichiamoci all'altro progetto, così ci facciamo un account per tutte e due ok?
Rob acquisterà sicurezza, tranquilla, ma questa partenza era necessaria per ottenerla e si… tu sei in viaggio di nozze ( ti ho fatto fare una comparsata qui però :) ) non quagliare troppo che tra poco torni e non ti voglio sciupata!
 
Romina75: lo so, lo so … sono leggermente sadica quando faccio ste cose ma… sono a fin di bene…hai detto due possibili reazioni per Rob… se fossero tutte e due? Una consequenziale all’altra? Ehehe… riflessivo com’è… ci starebbe un po’ di autocommiserazione prima della presa di coscienza :) e la litigata… o ci sarà fidati.
Grazie mille per la comprensione tesoro :) che tu ci creda o no, Vicini mi ha talmente contagiata che l’altro giorno mi sono detta davvero “ sono Ulisse! Non Penelope”… spero che nessuno mi abbia sentito altrimenti si sarebbero preoccupati di dovermi procurare un biglietto per Casablanca…  va beh dopo questa… baciiiii!!!!!
 



 
Alessia pov: Chasin pavements
 
 


Coffee shop
Mi ha sempre affascinata il suono che creano le dita sul bordo dei bicchieri. Puro e chiaro. Forte e deciso, forse assordante e fastidioso per alcuni ma io l’ho sempre trovato molto delicato.
Seguo il contorno del bicchiere, fissando il liquido rosato al suo interno cercando nel vino una risposta alle mie domande, prima fra tutte “perché mi sento così?”
Perché sono seduta al tavolo di un ristorante a mangiare pesce con il mio peggiore nemico? Perché ho accettato il suo invito? Perché mi sono messa tutta in tiro per presenziare a questa condivisione di desinare?
Ma soprattutto, domanda cruciale, perché mi sento così?
Perché continuo a desiderare il suo sguardo addosso? Perché mi sembra di essere attraversata da una scarica elettrica ogni volta che le nostre ginocchia si sfiorano accidentalmente sotto il tavolo?
Perché sono un’idiota, ecco perché.
Perché ho visto troppe volte la Bella e la Bestia e mi illudo che lui, la Bestia, mi abbia invitata a cena perché in fondo prova un interesse sentimentale nei miei confronti e non perché debba spezzare l’assurda maledizione che lo rende così stronzo. 
Sveglia, principessa delle speranze perdute e mal riposte! Le favole non esistono!
Sicuramente avrà messo su questa messa in scena per darmi il colpo di grazia con le umiliazioni, come se dover posare in mutande perché per colpa sua sono rimasta al verde non fosse già stato abbastanza avvilente. E io sono una stupida deficiente a pensare che alla fin fine possa provare qualcosa per me.
- hai intenzione di guardarmi prima o poi, bambolina, o hai paura di trasformarti in pietra?-
Ok. Spero non provi un bel niente perché io proprio non lo sopporto!
Nei film c’è sempre qualcuno che si strozza con l’oliva del suo Martini, perché non capita a lui?
Sorseggio il mio Fragolino e lo guardo con aria di sufficienza malcelata.
Obbiettivamente parlando, è un gran pezzo di figo, sono abbastanza adulta da evitare la bambinata di ostinarmi a dire il contrario solo per spirito di contraddizione. Ma sempre per amor dell’obbiettività, è anche un grandissimo stronzo e non sarà una cena a salvarlo da questa cruda ma purtroppo conclamata realtà.
- ciao!- mi saluta come se ci fossimo appena visti.
In effetti è la prima volta che lo guardo in faccia da quando ho preso posto al tavolo. Non che io abbia paura di lui, intendiamoci. Dopo tutti gli insulti che ci siamo amichevolmente scambiati da quando le nostre strade hanno avuto la disgrazia di incontrarsi, direi che l’ultima cosa che ho è proprio paura di lui.
Forse ne ho di me stessa dato che i miei ormoni iniziano a cedere al suo oggettivo fascino.
Sarà il modo in cui porta i capelli, senz’altro.
I capelli spettinati e un po’ mossi hanno sempre avuto un certo fascino sulla sottoscritta, e il modo in cui se li scosta dalla fronte è davvero degno di elogi, ma… a parte questo…
No, non credo che il tatuaggio dietro l’orecchio sinistro mi faccia lo stesso effetto, o forse si dato che lo trovo piuttosto sexy… ma no… no, no, no. Sono solo i pensieri di una vergine, una razza in via d’estinzione, che si è rotta le palle di attendere il principe azzurro.
Si, sono vergine e allora? Ho vent’anni e mezzo e sono ancora integra, problemi forse?
Ho problemi più seri dello scopazzare in giro io.
Cioè… vorrei averli questi problemi più gravi, ma il fatto è che la tengo sotto spirito in attesa del cavaliere dall’armatura splendente. Ve l’ho detto che in fondo credo ancora alle favole, no?
- allora… si può sapere, di preciso, come ti è balzata in mente quest’idea malsana stasera? Vuoi definitivamente sbarazzarti di me facendomi avvelenare il cibo?- lo stuzzico mettendo il tovagliolo sulle gambe.
- idea malsana o no, sei qui- risponde scolandosi il suo drink, prima di appoggiarsi anche lui il tovagliolo sulle ginocchia.
- non me lo ricordare, ma seriamente… hai battuto la testa? Hai avuto una commozione cerebrale che ti fa fare cose strane, oppure sei stato graziato e una cricca di scienziati pazzi hanno tentato su di te il primo trapianto di cervello e tu ora cerchi qualcuno che ti insegni come usarlo?-
- sei sempre così simpatica ai primi appuntamenti?- chiede con aria divertita sporgendosi verso di me puntellandosi sui gomiti.
- questo non è un primo appuntamento-
Cazzo, no! Io ho parlato di sentimentalismi ipotetici, non reali! Andiamo, io e Matt gran bastardo Holsen??? ma non scherziamo! Forse cerca davvero di avvelenarmi… prima fa in modo che io mi fidi di lui e poi mi accoltellerà alle spalle, me lo sento.
- si che lo è-
- invece no-
- ti dico di si-
- ho detto di no-
Mi guarda con aria di sfida, fintamente offeso dalla mia reticenza, prima di alzarsi e dirigersi al tavolo di una coppia di anziani poco distanti da noi.
- scusate- dice cortese per attirare la loro attenzione.
- si giovanotto?- risponde la signora. Chissà perché mi ricorda molto nonna Papera… bah. Forse c’era qualcosa nel mio aperitivo.
- chiedo scusa, non vorrei apparire scortese con la mia richiesta, ma la vedete quella ragazza seduta al tavolo?- esordisce con voce melliflua indicandomi con un cenno della testa e facendo si che i due si girino a guardarmi. Ma un menù dietro cui nascondermi no? E no, sfiga vuole che abbiamo già ordinato, sicchè…
- si rifiuta di considerare la nostra uscita un primo appuntamento - recita con aria tragica da attore consumato. - E io ci terrei tanto a che lei la considerasse tale perché…sapete… mi piace parecchio-
- oh povero caro!- dice la signora seriamente dispiaciuta, talmente tanto da fargli una carezza. Trattengo a stento uno sbuffo dato che suo marito mi sta già guardando con aria di rimprovero.
- così pensavo di fare qualcosa per rendere tutto più ufficiale, ma vista l’ora tarda non sono riuscito a trovare nemmeno un fioraio aperto… quindi mi chiedevo se poteste cedermi la vostra rosa rossa. Ve la pagherei, dite una cifra e l’avrete, ma ne ho davvero bisogno-
- oh Alfred…- mugola la signora allungando una mano su quella del marito.
- ma cara… te l’ho comprata per il nostro anniversario- balbetta mastro Geppetto Alfred. Perché la terra non mi inghiotte? Anzi, perché devo morire io? Inghiottisca lui!
- oh, tesoro! Avrai altri anniversari per regalarmi rose, ma non vorrai mica che questo ragazzo non ne veda nemmeno uno?! Prendi, caro. Dalla a lei. Siete così carini- conclude la vecchietta rifilando la rosa che aveva appoggiato sulla tovaglia in mano al Viscido.
- e lei signorina, dia una possibilità a questo bel giovanotto!- mi rimprovera bonaria. Cioè pure? Va beh… mi sorprende che quella rosa non si sia carbonizzata al contatto con la sua pelle tanto è acido.
- troppo gentile signora, grazie. E grazie anche a lei signore- li saluta con un sorriso prima di tornare da me.
Ci manca che la vecchietta giunga le mani sotto il mento e siamo a posto. Ecco l’ha fatto: ora mi lancerà una fattura se rifiuto il fiore.
Si avvicina a me con un sorriso tutt’altro che rassicurante, almeno per me. Ha un sorriso furbo stampato in faccia che lo rende, lo ammetto, tremendamente irresistibile… oddio! E ora che fa? Non si sta inginocchiando vero? Si, purtroppo si.
- si può sapere che stai facendo adesso?- sibilo cercando di ignorare nonna Papera che si gode la scena.
- non lo vedi? Mi inginocchio. Mi prostro davanti a te chiedendoti di accettare questo umile dono e di concedermi un ballo in cambio- mi risponde porgendomi galantemente il fiore. I suoi occhi neri brillano, non saprei dire se di divertimento o di… no, no… sicuramente di divertimento e basta.
- scusa?- chiedo con voce quasi strozzata. Ha detto ballo?
- Balleresti con me?- chiede ancora prendendomi per mano e facendomi alzare. – guarda che se dici di no, la signora è pronta a sventrarti con la forchetta, io avrei paura- mi canzona prima di trascinarmi dall’altro lato della sala, dove un pianista stava allietando i clienti con la sua musica.
- vorrei poter suonare io qualcosa per te, ma poi non potremmo ballare insieme… spero tu mi possa perdonare- sussurra al mio orecchio prima di cingermi la vita e portare la mano che mi stringeva, quella con cui reggevo la rosa, sul suo petto all’altezza del cuore.
Permettetemi un attimo di confusione ma… io credo di essere uscita con un soggetto che è stato rapito e manipolato dagli alieni. Questo non è Matt gran bastardo Holsen, questa è la sua copia in formato principe.
Ale, sta in guardia, cosa ti hanno insegnato le favole? Mai farsi ingannare, il cattivo potrebbe essersi bevuto la pozione polisucco di Harry Potter e potrebbe star cercando di fregarti.
Ci muoviamo lenti con la musica e io inizio a non capirci più niente. Il suo odore… il suo odore è così buono, maschio… non posso fare a meno di appoggiare la guancia alla sua spalla e inalarne a grandi respiri direttamente dal suo collo, la dove è più forte.
- dovevo regalarti fiori prima se questo era il risultato. Mi sarei risparmiato un sacco di grattacapi- sussurra al mio orecchio appoggiando la guancia alla mia tempia.
- sto solo cercando di capire se ti fai di metadone- invento su due piedi giusto per trovare una scusa al mio gesto che comunque…stranamente non interrompevo.
- per questo mi sniffi con aria beata? Ti do assuefazione?- ridacchia facendo vibrare leggermente il suo petto sotto la mia mano.
- ci stai prendendo gusto Holsen?-
- potrebbe essere, e poi… l’ho detto alla signora-
- che cosa le hai detto?-
- che tu… mi piaci parecchio-
 
Hide and seek
Sospiri… gemiti…sussurri…
Baci rubati nel buio…
Corse per i corridoi dell’ultimo piano… è buio ovunque…
Il rumore dei nostri passi affrettati, dei nostri gemiti… uno sferragliare di chiavi prima di intravedere una lama di luce azzurrina in tutto quel buio.
Il suo viso a mala pena illuminato, i suoi occhi così passionalmente accesi, il respiro affannato… lo voglio… lo voglio…
Scivoliamo all’interno dell’appartamento e chiudiamo la porta con le nostre spalle mentre ci appoggiamo entrambi a ridosso della porta, senza interrompere il gioco di labbra che stiamo portando avanti da ormai quattro rampe di scale.
 Le sue mani sono sulla mia pelle mentre portano via in fretta la maglietta assieme al golf, e fremo… desiderio, brividi di piacere e di paura che si mescolano sovrapponendosi l’uno all’altro.
Le mie mani vagano veloci sui suoi fianchi per cercare i lembi del maglione e sbarazzarmene…
Lo voglio…
È lui l’uomo che ho atteso, l’uomo per cui mi sono mantenuta pura. Lo amo da impazzire per la sua forza, la sua dolcezza, la sua sagacia, la sua tenerezza e la sua testardaggine… amo tutto di lui…
- ti amo- mi sussurra facendo sparire il mio reggiseno.
Mi ama…il mio cuore perde un battito ogni volta che lo dice…mi ama…
- per sempre…- dico guardandolo negli occhi.
Voglio una promessa. Voglio che tutto questo sia per sempre. Voglio che lo sappia. Voglio che sia consapevole di quanto io lo ami. Voglio che sappia a cosa va incontro dicendomi “ti amo”.
- per sempre- conferma sorridendomi dolce.
Non si torna più indietro.
Ha detto per sempre. E per sempre sarò sua.

 

 
 Ale… fa l’amore con me…. fa l’amore con me…con me… fa l’amore con me…
 
 
High
-Allora, amore che ne pensi?- mi chiede raggiante dopo aver fatto scivolare via le sue mani dai miei occhi. Un appartamento vuoto, con le pareti bianche, eccetto per due muri in pietra grigio chiaro a mattoncini, molto luminoso. Perfetto. Casa nostra.
-dovremmo lavorarci un po’ per metterlo in sesto, ma ho pensato che per questa vista ne valesse la pena- continua abbandonandomi al centro della stanza per andare vicino alla portafinestra che da sul terrazzo. Si gira, mi sorride.
-tesoro…?- mi chiama, vedendo che sono ancora in mezzo alla stanza con la bocca spalancata dallo stupore. Qualche lacrima silenziosa di felicità mi scivola giù dagli occhi.
- amore…tutto bene? Ti piace?- mi chiede premuroso tornando da me per circondarmi in un abbraccio.
-è…è… bellissimo, amore…- balbetto contro il suo petto.
- e allora perché piangi?-
Mi culla nel suo abbraccio, mi lascia tanti piccoli baci tra i capelli, mi stringe come se fossi un tesoro di inestimabile valore…
Alzo la testa per guardarlo negli occhi, quegli occhi neri che per me sono l’inizio, la fine e il centro stesso del mondo intero. E per quanto sia sdolcinato, per quanto sia troppo mieloso e forse non proprio adatto alla situazione, lascio che le parole che gridano nella mia testa escano fuori.
-perché sono così felice…l’appartamento è bellissimo, sul serio, ma in questo momento…non lo vedo perché non ho occhi che per te… Sono qui che mi rendo conto, ora più che mai, che avere te è un dono così straordinario… E…voglio ridere, e piangere insieme…perché mi sento così fortunata per averti trovato e così spaventata perché ho paura di perderti tutto nello stesso momento, che mi manca il respiro-
Mi asciuga le lacrime con le labbra, attraverso piccoli baci che le portano via dalle mie guance.
- non mi perderai mai, amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da te. Io tornerò sempre da te- sussurra sulle mie labbra prima di poggiarci sopra le sue.
E gli credo. Mi aggrappo a lui, la cosa più preziosa che la vita mi ha concesso, per tenerlo con me. Lo amo da morire, e non in senso figurato.
- Ti amo…- sussurra.
- per sempre…- gli rispondo prima di abbandonarmi completamente tra le sue braccia.
 
 

… Non mi chiedere il permesso per niente, intesi? Sistemati le tue cose in bagno, metti i tuoi vestiti nell’armadio e apri il frigo quando vuoi. È casa anche tua adesso…
 
 

Running up that hill
Vuoto e sangue, vuoto e sangue, vuoto e sangue…
Quello che sento nel mio cuore e sulle mie mani… è solo vuoto e sangue.
Le mie dita luccicano di rosso… non ho voluto che mi portassero via il suo sangue…
È quasi secco sulle mie mani, ne sono sporchi i miei capelli per tutte le volte che ci ho passato le mani in mezzo per reggermi la testa carica di troppi pensieri…
- signorina Chianti…- dice la voce di un dottore in camice bianco. La sua divisa blu al di sotto ha qualche macchiolina di sangue, lo stesso che macchia le mie mani.
Non lascio nemmeno che parli. So già cosa sta per dire e… è solo più vuoto e sangue….
 
 

This time
  Silenzio e vento… vento e silenzio… è questa la voce dei morti?
È questo tutto quel che rimane? Lacrime, vento e silenzio?
Sono andati via tutti…
Sono qui… sono con te, amore…
Avevi un cuscino di rose rosse sulla cassa. Proprio come quelle che mi hai regalato centinaia di volte. Ti piaceva tanto il rosso… dicevi che mi stava bene…
Inizio a odiarlo…
Inizio a odiare il silenzio…
Inizio a odiare il vento…
Inizio a odiare tutto perché non ci sei…
Odio questo cumulo ti terra smossa…
Odio casa nostra…
Odio la tua moto…
Odio il nostro mestiere…
Odio il mio maledettissimo corpo…
Odio me stessa…
Odio me, e odio te…
Ti odio Matt.
Ti odio ma allo stesso tempo… ti amo… tanto… per sempre…
 
 
Halo
Il tempo non passa. Il tempo non passa mai.
Il suo odore è ovunque… ovunque… non ho il coraggio di mettere via le sue cose… e non voglio farlo. Indosso la sua camicia e mi illudo che lui stasera tornerà a casa, anche se il mio polso sinistro bendato mi dice il contrario… voglio credere che tornerà… per stanotte voglio illudermi.
Mi guardo allo specchio e non mi riconosco più: occhiaie profonde solcano i miei occhi, i capelli in disordine, il viso troppo magro… sono il fantasma di me stessa.
Due occhi neri alle mie spalle… quei capelli… quelle spalle… le guardo nello specchio e mi dico che sono proprio brava a immaginarmi le cose quando mi metto d’impegno…
- non sono una tua fantasia-
Ha una voce troppo simile alla sua… si, sono davvero brava.
Mi volto e… non esiste solo nello specchio…è… non è possibile…
- oddio… sono…morta?-
- non sei morta…-
- si, sono morta perché tu sei li e io… io mi sono tagliata… io-
Lui è… bellissimo… è… luminoso… è morto… lui è morto.
- è stato un gesto idiota, Ale… idiota e insensato! Ma che cazzo pensavi di fare eh?- grida avvicinandosi a grandi passi sul palchetto di quella che è stata la nostra camera da letto.
- tu sei…-
- sono qui-
- no, tu sei morto… tu sei….-
- sono qui-
Si avvicina più lento, ma mi ritraggo… se scopro che è solo un sogno e che io mi sto immaginando tutto ne morirei.
- tu sei morto, tu non sei qui…-
- si che ci sono. Toccami … -
- no…-
- Ale… toccami…-
- no…-
- toccami, Cristo Santo, toccami!-
- no!- grido.
È lui a prendermi tra le braccia. Sbatto contro il suo petto ampio e… freddo…ma lo riconosco. È il mio petto ampio… il mio viso angelico… i miei capelli neri, i miei occhi scuri… è lui…
- Matt…- sussurro guardandolo negli occhi.
- si amore… sono qui… sono tornato da te…-
 

Mad about you
- Ale… forse è il caso che tu vada a farti vedere da qualcuno- dice Beckie con aria preoccupata.
- io non sono pazza, Beck! Io lo vedo!- grido per la centesima volta.
Vado avanti e indietro per la cucina e continuo a ripeterle che vedo il mio ragazzo morto. È lei la strizzacervelli, che ci vado a fare da un’altra! Non ha finito l’università è vero, ma non è lei quella che si vanta del suo anno a Stanford?
- è inutile amore, tanto non ti crede- sbuffa Matt appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto.
- lo vedo che non mi crede, ora sta zitto!- inveisco contro di lui.
- Ale, con chi parli?- incalza Beckie.
- è mezz’ora che te lo sto dicendo!-
- Ale a volte il dolore… ha il suo modo di sfogarsi… e tu… tu credi di vederlo, ma… lui non c’è più Ale. Se tu togliessi le sue cose, le sue foto… magari te ne renderesti conto-
Mi parla con aria materna e comprensiva, ma in realtà non sta capendo un accidenti perché se si sforzasse di credermi sono sicura che lo sentirebbe anche lei.
- non può vedermi, amore. E’ inutile. Lascia perdere. Tu non sei pazza, io sono morto e lei sa che sono morto ma non che sono un fantasma. Ti è chiaro il quadro della situazione?- parla ancora quasi stanco di ripetere sempre le stesse cose. Beh, siamo in due!
- grazie per il riassuntino!- 
 
 

- allora… vedi  Rob…io sono una fotografa e…sai, a volte pagano bene per…insomma sai, a volte c’è bisogno di sbarcare il lunario in qualche modo...e non ci sono molto lavori che ti permettono di lavorare in più campi senza sovrapporsi, quindi…sai…-
- e dacci un taglio! Mo glielo dico io!- dice Matt sbuffando e mettendo una mano sulle mie che si agitavano nel gesticolare per sviare l’attenzione di Robert dalle mie parole.
- Matt, non…-
- tu vai troppo per le lunghe. Rooob! Rob, mi senti?- dice alzandosi e piazzandosi dietro al suo amico.
- ma che caz…-. Robert sputa un’ingente quantità di cappuccino in un punto imprecisato del tavolo, dopo esser stato magistralmente colto di sorpresa da quello scemo del mio ragazzo - Matt?? Matt, ma sei veramente tu?- dice  iniziando a voltarsi da ogni lato sulla sedia. Non sapevo che Matt potesse parlare anche con altre persone diverse da me. Dallo sguardo che mi lancia, capisco che è una cosa che mi ha sempre tenuto nascosta. Sto infame! Me l’avrebbe pagata cara! Gliele avrei staccate io una per una tutte le piume delle ali che non vedevo! Anzi no! gli avrei smontato pezzo per pezzo, sotto al suo naso, la sua preziosissima Hasselblad 500 C/M. A costo di far fuori un  pezzo di storia della fotografia che valeva una vagonata di soldi, ma mi sarei vendicata. Soprattutto dopo che per mesi la mia psicanalista aveva detto che soffrivo di allucinazioni! Ma non poteva farsi vivo prima?
- certo che sono io. Chi ti aspettavi? La fata Turchina?- gli risponde Matt appoggiando le mani sulle sue spalle. Robert sussulta e mi guarda stranito. Le sente anche lui le sue mani. Non vede ma sente. Purtroppo per lui. Benvenuto nel club degli oppressi dalle angherie di Matt Holsen. Abbiamo le tessere e degli ottimi programmi che insegnano come ignorarlo.
- tranquillo Robert. Quando un angelo decide di romperti le palle lo farà finchè non spennerai le sue alucce. Purtroppo hanno l’insana convinzione di avere il diritto di intromettersi un po’ troppo-
 



I do it for you

- Ale!-
Improvvisamente mi manca l’appoggio da sotto i piedi e ho paura di essere caduta giù. Sto cadendo. Quindi ho scelto. E Robert…mi perdonerà?
Il suolo arriva troppo presto e l’impatto è poco doloroso. Sono caduta. Ma dalla parte della vita.
- ma sei impazzita? Che stavi cercando di fare, sant’Iddio!- dice la voce di Robert troppo vicina a me.
Mi scuote forte. La sua camicia bianca ha una grande macchia arancione sul davanti. Sposto lo sguardo e vedo un bicchiere rotto per terra da cui stilla ancora qualche goccia del liquido che si è versato addosso. Trovo il coraggio di guardarlo negli occhi. E’ arrabbiato. È nero di rabbia. Mi scuote e mi grida addosso. I suoi occhi azzurri sono diventati blu elettrico.
- pensi davvero che questa sia la soluzione? Pensi che se muori risolverai tutto? Ale, la morte non è una via d’uscita e non lo è mai stata! Perché non vuoi vivere? perché? Io sono qui, capito? Se lo fai perché hai paura di restare sola, beh rassegnati perché non accadrà! Io sono qui e non ti lascerò! Mai!-
Mi stringe convulsamente a sé. Ha gli occhi lucidi. Sento le sue lacrime bagnare le mie guance.
- dimmi perché Ale? io non ti voglio lasciare, ma perché tu vuoi lasciare me? perché vuoi scappare?- ormai la sua schiena trema . La vibrazione della sua voce sulla pelle del mio collo è forte e discontinua.
- io non volevo… io non…so… cosa- balbetto. Improvvisamente non ricordo più un solo pensiero. Ricordo solo la paura che mi ha attanagliato lo stomaco quando ho creduto di esser scivolata, prima di accorgermi che ero caduta all’indietro. Per un attimo il panico della fine mi ha assalito e l’ultimo pensiero… è stato per lui. Per Robert.
Mi stringo a lui, forte. Mi aggrappo alla sua schiena come se fosse l’unica roccia in mezzo alla tempesta. E forse lo è.
È la mia roccia nella tempesta.
 
 
…Non so cosa ti abbia fatta scappare da me, o forse si ma preferisco non pensarci perché altrimenti la gelosia mi divorerebbe vivo e non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di questo discorso forse inutile e sicuramente insensato che sto facendo…
L’abbiamo fatto e non me ne pento. Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come rifarei l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla tua finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto a fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò qui per te. Sempre…
 

- quella…- inizio tracciando con le dita i contorni del suo viso

- …sei tu- risponde appoggiando le mani sui miei fianchi.
- è bellissima-
- tu sei bellissima-
- e cosa…-
- …significa?-
- …si-
- significa cosa tu sia diventata per me. Questa musica… è il motivo della mia scazzottata di stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai tirato fuori da me emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare. Per te sono sicuro, sono felice, sono geloso, sono impaurito, sono forte, sono… tutto. Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a tempo indeterminato e incondizionato. Ti voglio mia e io voglio essere tuo-
 
 
Fa l’amore con me…
Ti amo…
 

Please forgive me
- Ale!-
Mi giro e lui è li… è venuto a fermarmi… se solo sapesse perché non posso tornare…
- se non è passeggero, la prego di allontanarsi, signore- dice la guardia che lo sta tenendo fermo con tono severo.
- scusi, devo solo parlare con quella ragazza, la prego! Ale!- grida mentre si dimena disperato.
Mi strazia il cuore sentirlo così.
Ma devo farlo per tutti e due… riuscirà a dimenticarmi, lo so. Lui è forte… più di me. Ce la farà.
- Ale, non farlo, ti prego!- grida ancora.
Vorrei tornare indietro, ma non devo… non posso… lo faccio per te, Rob. Ti prego, cerca di capirmi.
 
 
- Si pregano i signori passeggeri di riportare i sedili in posizione eretta e di allacciare le cinture di sicurezza. Tra poco avrà inizio la manovra di atterraggio-
Perché devo allacciarmi la cintura? Ho ancora una vita che vale la pena di essere salvata?
No… i codardi non meritano tutte queste attenzioni e premure.
E io sono questo. Una codarda… o forse no… forse….
Ho solo tanta paura. Per lui… e anche per me.
 


                                 
Lo so… probabilmente non ci avete capito nulla, anzi sicuramente visto anche che ad alcuni ricordi di Matt ho mischiato quelli di Rob (lei li ha sempre sovrapposti, ricordate?) … ma giusto per darvi un altro indizio vi invito a leggere la traduzione della canzone principale del capitolo chasin pavements.
Per l’abbigliamento do il nome delle canzoni che hanno accompagnato i ricordi nei link… se li aprirete troverete i vestiti e non le pagine di you tube ;)  (sono cmq in ordine di lettura)
 
Coffee shop
Hide and seek
High
Running up that hill
This time
Halo
Mad about you
Please forgive me

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Capitolo 38
*** capitolo 38 ***


capitolo 38 Buonasera ragazze, scusate l’ora tarda nell’aggiornamento e spero che aggiornamento e recensioni non ne risentano. Studio, cerco di uscire e rosico il tempo per scrivere, mentre quello per leggere è purtroppo quasi totalmente assente.
Bando alle ciance, ricordo sempre il blog mio e quello di Agathe e ringrazio le new entry nei seguiti e nei preferiti.

recensioni:

Enris: sono davvero felice del fatto che il capitolo ti sia piaciuto e sono contenta soprattutto del fatto che tu sia riuscita a capire Ale anche se non è solo l’amore per Matt che la ferma. Lei sa già cosa prova. L’ha scoperto la notte che se n’è andata, anche se ci vorrà un po’ di tempo prima che abbia il coraggio di affrontarlo. Oggi vedremo come sta Rob e soprattutto il suo cuore, e posso assicurare che la sua reazione alla fine e poi nei prossimi capitoli non sarà forse quella che tutti si aspettano preso com’è.
Grazie mille per i complimenti alla storia, sei sempre gentilissima! Un bacione!
 
Dindy80: carissima grazie mille :) intendo per la comprensione e tutto. sto uscendo praticamente sempre perché meno resto a casa meglio sto. Comunque…
Sono contenta che apprezzi un po’ questi colpi di testa. Se li metto in genere è perché altrimenti la storia mia sembra troppo piatta e sinceramente anche poco realistica. Un “ti amo anche io” l’avrei visto falso e forzato e questo è il risultato.
Spero ti piaceranno anche le uscite di Rob! Un bacione!
 
Sei nell’anima 2009: ebbene si, finalmente ha trovato le palle per dirle che l’ama. E Ale è scappata ma… parlarne non avrebbe risolto la cosa, non in quel momento. Mi scuso già da adesso i suoi pensieri nel prox chap non saranno chiarissimi, ma voglio che li sentiate anche voi più avanti per la prima volta. L’analogia delle dichiarazioni purtroppo non centra, è solo che lei ha ben chiaro tutto in testa, per quello ha detto quelle parole a fine capitolo.
Il pov di Matt credo di farlo ma non adesso. Mi è balzata in mente l’idea di fargli raccontare l’epilogo ma non  so ancora… ogni strada è aperta.
 
Giu_O: ti dico solo una cosa: ci hai preso. Non ti dico su cosa di preciso se no magari ti rovino la sorpresa ma ci hai preso. Ci hai preso :)
Hai capito tutto!!!! non parlo di più così almeno resta la sorpresa a chi ancora non ha unito tutti i pezzi ma tu l’hai fatto.
Quello che ti resta da capire è la reazione di Rob a tutto questo :)
Non ti rubo più tempo, e te lo lascio scoprire.
Ni sintemu su twitter bedda!
 
Sophie88: sophie, sophie, sophie…. Ale ha questi ricordi perché… ha capito tutto. ha fatto chiarezza. Rob aveva ragione sul fatto che la sua dichiarazione l’avrebbe aiutata a capire. il mistero resta cosa ha capito. La one shot la scriverò tranquilla :P ti darò taaaaaaaaaaaaaaanta ispirazione!!!!!! Ora però voglio finire questi chap un po’ tristi :)
 
Emilyatwood: sono felice del fatto che il capitolo scorso non sia stato un delirio su tutta linea e che l’abbiate apprezzato. Però il motivo di Ale si scoprirà alla fine… ho intenzione di lasciare la sorpresa :)  al massimo seminerò indizi e mezze frasi :) attenzione a coglierle.
Appena finiti gli esami mi metterò a leggere tutto quello che mi consigliate lo prometto. Ce la farò. Ora però non riesco. Già rosico il tempo per scrivere e per lo più preferisco uscire per evitare di chiudermi. Ma prima o poi ce la farò. Piano piano visito i vostri profili e leggo le vostre storie.
 
Annina88: mmmm sono felice che ti sia piaciuto il chap ma… non hai colto un particolare :) lei non ha paura con Rob… lei ha paura PER Rob :) cambia un po’ di cose no?
Lei ha già capito tutto, e lei vuole solo proteggere se stessa e lui.
Scusa per questo schifo di risposta ma non posso dilungarmi troppo senza fare spoiler veri e propri.
Inoltre così esaudisco il tuo desiderio di un post rapido! Un bacione tesoro ci sentiamo su fb!
 
Skitty:grazie mille per i compliementi cara, davvero :) pensavo di esser stata troppo criptica nello scorso chap.
 
Romina75: spiacente ma stavolta non ci hai preso. Non  posso dirti molto perché farei troppi spoiler ma Ale ha già capito tutto. solo che deve trovare il coraggio ma non ti dico di fare che.
Non mi hai fatto la predica tranquilla :)
Mi piace leggere le tue congetture e i tuoi pensieri sui personaggi ed ecco il tanto atteso pov di Rob dove arriverà il suo cambiamento, o almeno il suo inizio anche se per un po’ non si smentirà.
Un bacione bella!!!!!
 
Cricri88: tanto alla fine hai pianto lo stesso mbare!!! Tu rico mbare, ci pigghiasti! Appiddaveru capiscisti tutt’i cosi! Scusa se non mi dilungo, ma non vorrei spoiler are per chi ancora brancola nel buio!
Running up that hill è una delle mie canzoni preferite! L’ascolto praticamente sempre e più volte di fila. È da quando ho iniziato a scrivere questa storia che volevo infilarla da qualche parte e finalmente ce l’ho fatta! Sono contenta che ti siano piaciuti i missing moment, e anche la spavalderia di Matt nel primo ricordo. Pero nun chiancere cchiu ca staiu male io pi ttia!!!!
Ni sintemu bedda!!!!
 
Marika BD: hai capito??? Davvero?? Sarei curiosa di sapere  ma ti accontento con il nuovo chap.
 
Cicci12: spiacente… non la segue. E se all’inizio si farà le sue paranoie scoprirà un po’ d’amor proprio e inizierà a capire di più sé stesso e il suo modo di rapportarsi agli altri.
Lui non la può seguire, perché lei scapperebbe di nuovo. E non tocca a lui seguirla comunque :)
Non più almeno.
 
Fallsofarc: eccomi amore ancora una volta qui :) mi sto dando alla pazza gioia con le uscite e cerco di fare il possibile per stare meglio e devo dire che scrivere mi aiuta molto.
Se io ti ho fatto venire la pelle d’oca leggendo il chap tu me l’hai fatta venire con la recensione. Sono davvero felice di essere riuscita a far passare tutto questo con le parole e gli spezzati. Temevo di fare una cosa troppo confusionaria e che non si capisse.
Ale pensa di migliorargli la vita… si… in parte si… Ale ha già detto di cosa ha paura, l’ha detto molto chiaramente in un capitolo già… ma più di questo :) silence…
Non t’azzardare a non scrivere tu!!!! sei bravissima e tu riesci a far passare moltissime cose dalle tue storie, molte davvero. Sono convinta che se alcune ragazze le leggessero male non farebbe perché oltre che raccontare storie io penso che tu dia anche dei buoni consigli sulle situazioni e da ogni virgola traspare la persona meravigliosa che sei.
Ognuno di noi ha il suo stile che è un nostro marchio di fabbrica inimitabile e il tuo… è davvero un meraviglio scudo araldico, sappilo.
Ti voglio bene amore! tanto tanto!
 
Vannyp1987: lo spoiler non era facile lo ammetto :P sono sadica quando mi ci metto. Spero che quello di questo capitolo ti abbia portato sulla buona strada :)
Un bacio!!!!!
 
Marina70: Ale scappa… si Ale è una che scappa in amore. in tutto è fortissima ma scappa in amore. perché lo fa spero sia chiaro… per lei è difficile restare e “rischiare di fare danno” ma prima o poi sconfiggerà anche questa :)
 





 


 

Sette giorni.
Sette schifosissimi giorni.
Sette schifosissimi, merdosissimi giorni.
Centosessantotto lunghissime ore.
Diecimilaottanta infiniti minuti.
Seicentoquattromilaottocento secondi… più uno.
Sigarette fumate? Non le conto nemmeno più…
Lo schermo del mio telefono scoppia di lucentezza. Vive attaccato al caricabatterie in attesa di un nome… uno solo.
Di tutti gli altri non mi interessa, ne aspetto uno solo.
Jake continua a chiamarmi e io continuo a mettergli giù il telefono. Sono peggio di uno straccio. Rispondere a domande e sorridere non è proprio nelle mie capacità, allo stato attuale delle cose.
Jack e Kellan pure… anche se ignoro totalmente il perché mi cerchino. Mi rifiuto di pensare che lei li abbia chiamati e che quindi sappiano…
Emilie… Emilie… credo si sia rassegnata al fatto che già da tempo non le rispondessi più e ha iniziato a fregarsene.
Per fortuna Kris sarà li a leccarsi le ferite e non ha la più pallida idea di cosa sia un telefono, unica nota positiva della mia settimana.
- non devi stare qui per forza- borbotto riferendomi alla piccola Patty che, come me, è da sette giorni buttata sul tappeto al mio fianco a osservare il telefono. È l’unico essere vivente e dotato di una benché minima forma di raziocinio di cui sopporto la compagnia.
Mi guarda con un’occhiata che dice tutto. Una specie di “ma non dire stronzate”, prima di tornare a guardare lo schermo dell’Iphone.
Mi sono sempre chiesto come facciano i cani ad essere così sensibili e fedeli nei confronti del proprio padrone. Vorrei chiederlo alla diretta interessata ma mi risponderebbe con uno dei suoi sbuffi canini e tornerebbe a guardare il telefono.
La mamma le porta la ciotola in camera mia, ma lei non schioda. Mi tocca alzarmi, mangiare anch’io, magari andare in bagno per convincerla a uscire un po’ in giardino a sfogarsi, se non voglio che il mio cane muoia mummificato come probabilmente accadrà al sottoscritto.
Improvvisamente la prospettiva di Bridget Jhons di venire divorato dagli alsaziani diventa molto reale. Finalmente capisco quella battuta, e dire che mi ci ero tanto scervellato.
Va beh… non penso che il mio piccolo batuffolino di neve mi divorerebbe mai e non avrebbe nemmeno la stazza di un alsaziano per potermi divorare…
I miei avranno la mia salma integra, almeno.
Chissà se lei verrebbe al mio funerale.
No, ok… non è divertente. Credo ne abbia già avuti troppi di funerali.
Probabilmente no… o comunque si, dato che spero che almeno un sentimento sincero nei miei confronti ce l’abbia.
Cos’ho sbagliato?
Dove ho sbagliato?
Cosa… può averla spaventata così tanto da farla scappare da me?
È perché ultimamente non sto più andando in palestra e sono diventato un po’ più morbido sui fianchi? No, non credo...oddio, spero di no.
Saranno i capelli, oppure semplicemente non le sono mai piaciuto ma non me l’ha mai detto, usandomi solo per il sesso. Pensava a qualcosa come una storiella passeggera e quando ha visto che la cosa stava diventando seria per me se l’è squagliata.
Sono un deficiente. Cerco di fare dell’ironia spicciola che non fa ridere manco me per dare un senso a quello che è successo.
Cerco scuse e motivi che non so nemmeno se esistono, ma giusto per mettermi l’anima in pace me li invento. Che poi… anima in pace un cazzo!
Sono qui a fare le macumbe, a cercare di ipnotizzare il mio stesso telefono perché lei chiami ma non succede niente.
Mi sento come in un episodio di Ace Ventura, quando lui si chiude in stato catatonico per arrivare alla soluzione del caso. Parlo da solo, faccio su e giù per la stanza, scatto ad ogni minimo rumore e scambio il giorno per la notte e viceversa. Ho anche un animale con me, mi mancano solo i pantaloni a righe a cavallo alto e sono perfetto.
Sono ufficialmente un pazzo.
Barba lunghissima, vestiti indecenti, probabilmente puzzo anche… Se voglio farvi pena? No, non serve. Mi faccio già abbastanza pena da solo senza che vi disturbiate voi.
Oltre a essere un puzzone sono anche più cervellotico del solito ma la lucida follia non giungerà questa volta, rimarrà follia e basta.
Ma perché non chiama?
Cioè dico… l’ho scioccata? Ok, ci sta. Sono un deficiente e ho sbagliato i tempi. Ho approfittato del fatto che ci siamo conosciuti in questo modo… particolare… e che la nostra amicizia è nata in un modo ancora più particolare. Siamo diventati particolarmente una coppia e abbiamo particolarmente convissuto fin da subito, credendo che questo mi desse un particolare permesso di accelerare i tempi della mia dichiarazione.
Lei è un tipo particolare e io dovevo andarci particolarmente cauto.
Non c’è niente da fare, da qualunque lato la guardi, da qualunque angolazione io cerchi di capirla, ho sempre torto.
Io ho fatto il casino. Dall’inizio.
Io ho preso in mano il telefono per chiamarla.
Avrebbe potuto occuparsi l’assicurazione della sua macchina ma no, io dovevo andare a cercarla di persona e non limitarmi a mettere una firma su un foglio. In fondo avrei dovuto preferire questa seconda possibilità a rigor di logica, dato che, in fondo, io faccio firme di mestiere e una più una meno non mi avrebbe cambiato la vita considerando che sarebbe stata la firma più bella della mia vita dato che non avrebbe comportato un incontro del terzo tipo con la destinataria.
Ma fin qua… ancora, ancora mi perdono.
Sono un ragazzo che ha fatto un incidente con… ma si diciamolo alla maschia maniera… con una grandissima gnocca, e, rapito dalla tentazione di avere le sue grazie, ha colto l’unica opportunità per rivederla ancora. Il fatto che avessi una specie di sensazione, di morso allo stomaco, ogni volta che fissavo la sua firma sulla mia copia del CID….
Fatto sta che è stata ancora colpa mia se ho accettato di vivere sotto il suo stesso tetto. Ma li non conta… l’ho fatto per passare un po’ di tempo con Matt anche se lo stronzo ha fatto si che passassi più tempo con la sua ragazza che non con lui.
Quindi perché dico che è colpa mia? È colpa di Matt!
È sempre colpa sua, ma me lo dovevo aspettare no? Era lui quello del duo che riusciva a mercanteggiare sulle punizioni, quello che la faceva quasi sempre franca mentre io ero il povero tapino che subiva tutto.
L’ha fatto apposta, quel bastardo, a convincermi e a farsi sentire! Era tutto studiato! Con la cosa che poi… com’è che diceva? Ah si… sentiva arrivare gli eventi… te li do io gli eventi! Aspetta che vengo lassù e ti spiumo, Matt, quant’è vero Iddio che lo faccio!
Razza di volatile pennuto a due gambe con il mais al posto dei neuroni. Ti friggerò talmente bene che avrai la testa piena di pop-corn!
Mi piacerebbe che le cose stessero davvero così perché almeno avrei una scusa per non sentirmi così idiota e colpevole.
Ma non è nemmeno colpa di Matt. Lui è lo stronzo che ha creato la situazione e io quello che ha fatto il resto.
No, io ho fatto tutto da solo dall’inizio. Chi sapeva qualcosa di Matt prima che mi arrampicassi su per scale e tubi delle grondaie per salire da lei?
Ho fatto io tutto il casino.
Quando ho deciso di aiutarla, quando mi sono lasciato trasportare dalla lussuria cedendo alle sue grazie anche se sapevo che era sbagliato…Quando mi sono lasciato andare confessando cosa avrei voluto per noi in un momento in cui lei era talmente confusa che aspettava solo che qualcuno decidesse per lei.
Quando le ho detto che l’amo.
Sono un inutile cazzone, occupo uno spazio sprecato su questa terra e se qualcuno mi facesse mai un processo se ne accorgerebbe e mi darebbe il via libera per il suicidio. Persino la Corte Europea dei diritti dell’uomo non avrebbe nulla da obbiettare.
È stato un piacere conoscerti mondo, ma c’è stato un piccolo errore circa la mia nascita. Diciamo che i miei avevano fretta e si sono dimenticati di farmi il cervello.
Pensavo di aver imparato qualcosa dalle mie esperienze passate, ma forse me ne sono solo illuso perché sentivo, sento… qualcosa di diverso. Qualcosa di più forte e intenso, qualcosa di viscerale e indispensabile alla mia vita.
È questo quello che si è portata via, la mia vita.
E mi ha guardato in un modo come per dire “scusa se l’ho presa, te la voglio restituire”… non vuole più la mia vita. Peccato che il mio respirare e pompare sangue siano totalmente privi di significato se non hanno il fine ultimo di mantenere le mie funzioni fisiche vitali per starle accanto. Peccato che non l’abbia capito, peccato perché se l’ha fatto non accetti il sacrificio… no, non sacrificio… i sacrifici sono rinunce fatte per dovere…il dono… si, il dono.
Peccato.
Peccato perché non sono stato capace di gestire tutto quello che sento.
Scoprire di essere seriamente innamorato è stato come un fulmine a ciel sereno, bellissimo ma allo stesso tempo terribile. Una scarica elettrica che attraversa l’azzurro…uno spettacolo meraviglioso, ma anche spaventoso perché l’amore, quello vero, fa paura.
Ti rende così tanto dipendente dall’altra persona che accetteresti persino le più atroci torture con gioia pur di non vederla piangere mai, saresti disposto a farti la Parigi-Dakar a piedi e senz’acqua pur di godere di un suo sospiro, pregheresti ogni Dio esistente perché non le accada mai nulla di male e l’unica pretesa che vanteresti sarebbe quella di stargli accanto.
Ma evidentemente non basta.
Oppure io non ho ancora capito un fico secco dell’amore e parlo per altisonanti concetti giusto per renderlo un sentimento più eroico, sfrontato e valoroso di quello che non sia in realtà.
Forse il  tutto va provato in una certa misura, oppure va sviluppato in vari step che non ho idea di quali siano… forse ogni persona ha le sue regole per essere amata e bisogna semplicemente arrivare a capirle. Mi sa che il libretto d’istruzioni del cuore di Alessia io l’ho letto in giapponese con l’assurda presunzione di saperlo leggere pur conoscendo a stento cosa sia un ideogramma.
Lei è stata il mio più grande fallimento, lo posso dire. Lei era la mia possibilità più grande e io l’ho colta ma sfruttata male.
Lei non era pronta, lei non poteva darmi più di quello che mi dava… se il suo corpo me l’ha donato più e più volte non potevo pretendere che il suo cuore e la sua mente mi fossero donati così nella più completa totalità.
Oddio, mi sento come un approfittatore. Avessi fatto saltare un aereo dopo averlo fatto schiantare su un grattacielo mi sentirei con la coscienza più leggera.
Dovrei chiamarla e chiederle almeno scusa, dovrei dirle che sarò disposto a mettermi da parte purchè lei resti con me… dovrei…
Però se se n’è andata, vuol dire che non vuole più avere niente a che fare con me. Se non mi ha chiamato vuol dire che non le interessa capire, non le interessa chiarire o semplicemente le ho messo un peso troppo grande sulle spalle e non ha la minima intenzione di trascinarselo dietro.
Però lei chiamerebbe… lo farebbe… per come la conosco io… si preoccuperebbe di tranquillizzarmi. In fondo, a parte il mio amore… siamo amici… siamo stati insieme… si lei chiamerà.
- chiamerà vero, Patty?-
- wof!- abbaia convinta la mia cagnolina.
Con i suoi occhietti d’onice sembra mi voglia dire “tranquillo andrà tutto bene, ha solo bisogno di tempo per metabolizzare la cosa e poi verrà da te”.
Vorrei tanto avere la sua stessa fiducia nel futuro mentre guardo ancora il telefono carichissimo ma desolatamente vuoto.
La sua foto è ancora sullo sfondo, e più la guardo più mi convinco del fatto che lei… non sarebbe mai stata mia. Mai. Io l’ho sempre saputo ma non mi sono dato retta.
Ho visto l’oggetto dei miei desideri li e l’ho preso, non prestando troppa attenzione a lei.
Ma chiamerà, non foss’altro che per dirmi che è finita, che sono stato un idiota, che non le piacciono più i miei capelli… ma chiamerà.
- è inutile che fissi il telefono. Tanto non chiama-
Alzo gli occhi dal display del telefono e un paio di infradito mi si presentano davanti. Alzo lo sguardo e mia sorella Lizzy è appoggiata allo stipite della porta della mia camera a mangiarsi un vasetto di yogurt.
- chiama- rispondo convinto, tornando a guardare il mio telefono praticamente affondato nel pelo del tappeto.
- è una settimana che sei davanti a quel telefono e se non ha chiamato fin’ora non lo farà certo a minuti- continua imperterrita e sadica.
- ho detto che chiama. Tu non la conosci-
- ok, Rob ora basta!- sbotta mollando il vasetto sulla cassettiera a fianco alla porta e venendo a sedersi sul mio sedere.
Adesso ditemi chi mi ha messo in testa l’assurda idea di tornarmene a casa dei miei genitori e non restarmene sigillato in uno dei miei due appartamenti, forza! Si faccia avanti il colpevole che lo sventro!
- shhhh! Zitta che se parli non sento la suoneria!- sbotto infastidito.
- ma se sei a nemmeno trenta centimetri da quell’aggeggio, per l’amor del cielo!-
Mi toglie rapida il cellulare da sotto il naso, e, prima che io possa afferrarla e pestarla di botte, è già scappata fuori dalla mia stanza.
- Liz, dammi quel dannato telefono!-
- vieni a prendertelo!-
- Rob, non si corre scalzi per casa-
Fantastico, ci mancava solo il rimprovero bonario di mia madre a ricordarmi le pantofole manco avessi tre anni.
- vorrà dire che metterò le scarpe da tennis la prossima volta. Dannazione, Liz!- grido ormai in sala cercando con lo sguardo mia sorella che deve essersi nascosta da qualche parte.
- wof, wof!-
Anche Patty mi rimprovera tirandomi per il bordo dei pantaloni.
- Rob, le bambine dormono. Potresti fare a meno di gridare?- mi rimprovera ancora mamma, alzando gli occhi dal suo libro.
- Liz si è presa il mio telefono, e io aspetto una telefonata!- sbraito sprofondando nel divano di casa mia, nel nostro stipatissimo soggiorno dai divani comodosi e i cuscini vaporosi. Allungo le gambe sul tavolino e ne abbraccio uno prima che Patty salti sulle mie cosce e vi si acciambelli sopra.
Mi è sempre piaciuta casa nostra, sempre uguale da quando sono venuto al mondo. Una modesta villetta con giardino in un quartiere della Londra bene, in periferia, piena di parchi e di vialetti.
C’è ancora il nostro scivolo e la nostra altalena montati in giardino, su cui a breve saranno in grado di andare anche le mie nipotine. Per un attimo, una notte in cui mi giravo nel letto con Ale addormentata al mio fianco ho persino pensato di chiedere a mia sorella Vic di insegnarmi a preparare le bambine e ad accudirle, giusto per far pratica in caso fossi diventato padre. Che scemenza.
- vieni in cucina, bestia di un fratello rincretinito, che io e te dobbiamo farci quattro chiacchiere- grida la voce della rompipalle dalla cucina.
- parla con tua sorella, tesoro. Può farti solo bene- dice mia mamma alzandosi per venirmi ad abbracciare.
Godo delle coccole della mia mamma cingendola anche io in un abbraccio, e quasi piango (fottetevi tutti se pensate che io sia patetico) mentre mi bacia i capelli e mi stringe.
- ma che carini, posso unirmi anch’io?- ci canzona Lizzy, abbastanza allergica di carattere alle coccole inter familias.
- no, volatilizzati strega. E molla il mio telefono. Io sono il più piccolo e a me spettano tutte le coccole della mamma- borbotto con la voce attutita dal corpo morbido e confortevole di mia madre.
- e io che ti avevo anche fatto la tua torta preferita, fratello ingrato! Me la mangerò io- dice accompagnata dal rumore di una posata che gratta su un piattino. -un vero peccato che non l’assaggi, Rob. Questi frutti di bosco sono una delizia-
- dammi qua, non un solo morso di più!- sbotto sciogliendo l’abbraccio della mamma per allungare una mano in direzione di quella che, nutro seri dubbi al riguardo, è mia sorella.
- solo se parli- ribatte allontanando il piatto da me e guardandomi come un agente dell’Interpool.
- uff… e va bene- sbotto, prendendomi con foga il mio piattino.
- vado a prendere il resto della torta di la- dice mamma alzandosi. Quanto è vero che solo le madri conoscono veramente i figli!
- allora, alienato, che le hai fatto?- sbuffa stanca sedendosi sul divano e allungandomi le gambe in grembo.
- ma perché devo essere sempre io a fare qualcosa?- borbotto con la bocca piena. Si sente quando sono le mie sorelle a cucinare. Non per niente, adoro mia madre, ma ci terrei a non restituirle tanto presto la vita che mi ha donato.
- tu fai sempre qualcosa. Allora che hai fatto?-
- le ho detto che l’amo- rispondo dopo aver deglutito. Confessarlo ad alta voce mi fa sentire ancora più stupido. Non dovevo dirglielo…
- ah-
- tutto qui? Ah?-
Speravo che mia sorella, almeno lei, avesse qualche parola in più di “ah” per il suo fratellino.
- e si… e… lei che ha fatto, di preciso quando gliel’hai detto?- chiede cauta, nascondendo i piedi sotto il pancino della mia Patty che non accenna minimamente a schiodare dalle mie gambe.
- all’inizio niente, cioè… oh Liz…stavamo…- rispondo imbarazzato. Eravamo altrimenti impegnati e… si magari ho approfittato anche di questo. Troppo coinvolta da altre priorità non avrebbe avuto il tempo di gridarmi contro semmai avesse voluto farlo.
- si, si, si… ho capito- risponde svelta gesticolando per farmi andare avanti. Ogni volta gli veniamo in mente io e Nina che facciamo sulla lavatrice e preferisce non pensarci. In realtà nemmeno io: la mia prima ragazza e la mia prima volta. Eravamo convinti di avere il sacrosanto dovere di sperimentare.
- la mattina è scappata. Ha lasciato tutto a casa, nessun biglietto, nessun messaggio e ho capito che era partita perché non c’era più il suo passaporto-
- e tu sai perché l’ha fatto?-
- se lo sapessi starei così secondo te?-
- no, intendevo… hai una minima idea…-
- forse si-
- e …?-
- e… è una storia lunga-
Che purtroppo non posso raccontarti davvero sorellina, scusami. Mi prenderesti per pazzo più di quanto tu non faccia già abitualmente e… forse stavolta avresti anche ragione.
- non ho niente da fare. Sono qui in veste di baby-sitter ma le bimbe stanno dormendo. Forza… parla- risponde sistemandosi più comoda sui cuscini del divano e distendendo meglio le gambe sulle mie.
- te lo ricordi Matt?- inizio con uno sbuffo dopo aver preso un lungo respiro preparatorio.
- Matt… Matt… il Matt che mi tirava le trecce e mi fregava gli orsetti alla frutta?-
- si, proprio quel Matt -
- a si… mi ricordo di lui, era il tuo migliore amico, no? A proposito, dovresti chiamare Tom. L’ho incontrato ieri per strada e mi ha chiesto di te-
- si, poi lo faccio-
- dicevi di Matt?- chiede ancora dopo un attimo di silenzio.
- Matt era il ragazzo di Alessia-
- Ah… e… lei l’ha cornificato con te e adesso è tornata da lui?-
- emmm… non proprio… non la metterei così-
Cioè forse è proprio così se penso a come sono andate realmente le cose, o forse no dato che lui ha fatto la sua brava parte per farsi cornificare. Gli angeli possono essere dei cornuti? Bah… forse si, ma tecnicamente no.
- e quindi?-
- quindi… Matt è… Matt è morto quasi un anno fa-
- Ah… mi dispiace Rob…-
- si anche a me…-
- anche se mi fregava le caramelle e mi tirava i capelli l’ho sempre trovato simpatico-
- se lo vuoi sapere a nove anni aveva una cotta per te-
- a si? -
- già…-
Altro minuto di silenzio. Devo raccogliere le idee, o almeno… quelle poche che ho e che peccano di originalità, per giunta.
- quindi…-
- quindi io credo che lei sia ancora innamorata di lui e che… non se la senta di lasciarsi andare con me- rispondo semplicemente.
Forse è inutile che mi scervelli più di tanto. Le cose stanno esattamente così e io non posso farci niente. E’ davvero incredibile come i pensieri prendano il gusto amaro della verità quando li pronunci ad alta voce.
- beh… è comprensibile però…- inizia Liz - però… secondo me è innamorata anche di te-
- dici?-
Quanto vorrei che fosse davvero così. Lo vorrei davvero tanto, ma ho ottimi argomenti a favore della tesi opposta, purtroppo, e mi rifiuto di aver interpretato male i miei ricordi. Ho passato questi sette giorni a pensare e ricordare, imponendomi di guardarci con occhi estranei per cogliere segnali che magari io non volevo vedere e che ho ignorato la maggior parte delle volte.
- si… sono cose che noi donne percepiamo a pelle-
- e dirmelo?-
- perché? Hai fatto tutto tu. Se ti avessi detto quello che pensavo che avresti fatto? ti saresti prostrato a tappetino?-
- che vuoi dire?-
E questa da dove viene adesso? Mi ero paragonato ad un’alga, ma le mie analogie con un tappetino non riesco proprio a vederle.
- che io la vedo innamorata ma che tu sei vomitevole, fratellino-
- continuo a non capire-
- non mi sorprende, mi sarei stupita del contrario-
- tagliatela, Liz. Arriva al sodo-
Voglio proprio sapere perché sarei vomitevole. Passi paranoico, complessato e scemo ma vomitevole…
- andiamo Rob, le aprivi la porta, le scostavi la sedia, eri un continuo accarezzarla e coccolarla. Ti sei messo a fare lavatrici, tu! Tu che non sei mai riuscito a capire la differenza tra  l’ammorbidente e la candeggina. Per te usare l’acchiappacolore era un evento degno di foto e medaglia…-
- si ho capito, e allora? Vivo da solo. Che c’è di male se imparo a fare la lavatrice?-
Che cacchio centrano ora le mie scarse doti da massaia? Senza offesa ma credo faccia parte del fan club del testosterone non avere idea di come funzioni un marchingegno complicato come la lavatrice. Distinguere capi e gradi richiede quasi un diploma, se non addirittura una laurea per un uomo, ma tanto vale provarci da privatista.
- il fatto che sei tu. E tu non fai queste cose. Tu metti tutto quanto insieme nella lavatrice senza smistare per colore e il tuo rapporto con l’elettrodomestico si conclude con la chiusura dello sportello. Spingere il pulsante è troppo difficile. Tu la mattina ti strafai di caffè e solo dopo mangi una brioche, mai prima. Tu lasci tutto in giro per casa, non pieghi il plaid sul divano quando lo usi, non ti sai fare una valigia manco se dovessi seguire delle istruzioni video e non pulisci il lavandino dopo che ti sei lavato i denti. Tu non sei più tu-
Cazzo.
Non pensavo che la sentenza fosse così grave. Ale mi ha lasciato perché sto facendo tutte queste cose?
- vuol dire che devo riprendere a lasciare il lavandino sporco e appallottolare le cose nella valigia? No, perché se è per questo che mi ha lasciato io tornerei anche a fare come prima… lo facevo per farle piacere…- rispondo sperando di aver finalmente capito l’arcano.
- mamma! Hai fatto un figlio idiota, rassegnati!- grida mia sorella prima di coprirsi la faccia col cuscino.
- Liz, modera il linguaggio- la rimprovera mamma portando in sala l’intera torta.
- ma non capisce i termini più semplici!- sbuffa tagliandosi una fetta di dolce.
- ma ci sono modi e modi di dire le cose, tesoro-
- uff… e va bene! Allora, Rob, userò termini elementari, ok?-
- Liz….- la richiama mamma.
- quello che voglio dire, Rob, è che amare una persona non significa annullare se stessi. Da come parli di lei, da come ti colpevolizzi…- La guardo quasi scioccato. Come fa a saperlo?
- … sono tua sorella e so che lo fai! Dico… graviti intorno a lei, parli sempre di lei, pensi sempre e solo a quello che potrebbe farle piacere, a come starebbe se facessi determinate cose, a come reagirebbe se dicessi certe parole… -
- io sono un uomo e lei è una donna, cosa c’è di sbagliato se la voglio proteggere?- sbuffo prendendo direttamente l’intera torta per poi staccarne un boccone enorme con la forchetta.
- innanzitutto noi donne sappiamo proteggerci benissimo da sole, ma lasciamo stare… non è un fattore di protezione, Rob. Ci sta la gelosia, la premura e tutto il resto, ma un minimo di egoismo nel conservare te stesso lo devi mantenere- conclude cacciandosi una nuova forchettata di torta in bocca.
Guardo mia madre, quasi a cercare conferma che anche lei pensi che mia sorella abbia appena bestemmiato. Mi sento ferito dalle sue parole, non so se perché le riconosco vere o perché mi sento messo sotto inchiesta nel mio modo di gestire i miei sentimenti e il mio modo di essere.
Mamma mi guarda con uno sguardo mesto e malinconico, non smentendo in alcun modo le parole di Liz.
Una rabbia improvvisa mi assale, facendomi alzare di colpo e provocando un ringhio da parte di Patty che era stata malamente allontanata dal suo rifugio.
Sento le mani troppo calde, la testa che mi scoppia e le parole si affollano sulla mia lingua prima di essere vomitate fuori di getto.
- Solo perché tu hai sempre trovato degli stronzi misogini, che non hanno fatto altro che farti star male e non venirti mai in contro, Liz, non significa che la stronzata dell’egoismo sia vera per tutti. Se sei gelosa di quello che aveva lei potevi anche dirlo subito! Se ho fatto tutto quello che ho fatto è stato perché l’ho voluto io e non perché me l’ha chiesto lei, ok? Io non ho sbagliato a fare quello che ho fatto, intesi? e se ho imparato a fare una lavatrice non sono affari che ti riguardano!- sbraito prima di lasciare la stanza e chiudermi nella mia sbattendo la porta talmente forte da far cadere la chiave dalla toppa.
Sono stato cattivo e stronzo, lo so.
Lo so e… l’ho fatto perché è vero.
Lei non mi ha chiesto nulla, ho fatto tutto di mia spontanea volontà.
Ho fatto di tutto per lei e sono sicuro che lo sa. L’ho fatto senza pretendere un bel niente in cambio, e non lo voglio nemmeno adesso.
Ma una cosa l’ho capita: io l’amo e su questo non ci sono dubbi, ma anche se lei non dovesse amarmi una spiegazione me la deve. Un messaggio, una telefonata… me la deve. Anche se probabilmente la so già, me la deve dire lei.
Voglio sentire da lei che non mi ama e che non mi vuole più con sé.
E lei non chiama. E non lo farà. Ha ragione Liz, su tutto. Ha dannatamente ragione.
E io… sento rabbia. Rabbia perché mi ha lasciato senza dirmi niente, rabbia perché io mi distruggo aspettando che lo faccia, rabbia perché ho inveito contro mia sorella che cercava solo di aiutarmi, rabbia con me stesso perché per l’ennesima volta nella mia vita non ho capito niente.
 



Abbigliamento Rob
Abbigliamento Lizzy e mamma Clare

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Capitolo 39
*** capitolo 39 ***


capitolo 39 Buona sera a tutti lettori!
Apro questo capitolo con un grazie. Un grazie a tutti voi che leggete ma soprattutto che commentate questa storia perché grazie a voi è al quarto posto nella pagina delle storie più popolari del fandom.
Vorrei ringraziare tutti uno a uno, ma in generale ringrazio i 131 preferiti, gli 81 che mi seguono e le 27 persone che mi hanno messo tra i loro autori preferiti.
Dedico a voi questo capitolo perché credo sia l’unico modo che ho a disposizione per ringraziarvi sul serio.
Ricordo a tutti il mio blog, dove già vi attende un teaser del prossimo capitolo, e quello di Agathe per qualche consiglio sulle storie più belle del sito.
Anche se avevo già avvertito sul blog (mannaggia a chi non mi da retta e non lo legge!) ho pubblicato la one-shot rosa (rossa rossa non è ma capirete che la situazione non permetteva più di questo) del capitolo 36 dal titolo "make love with me ‘cause I just can’t stop thinking that I love you".
Intanto oggi incontreremo la nostra Alessia. Il capitolo non vuole dire esplicitamente come mai lei abbia fatto quello che ha fatto, ma spero si intuisca. Aspetto tante recensioni con supposizioni ed eventuali linciaggi. Mi sottometto al vostro giudizio!
 
Recensioni:
 
smemo92: non so a impegni come tu sia messa ma ho velocizzato il post di recente, hai ragione.
Ale si farà sentire? Mah… tu speri di si… ma se si facesse sentire non pensi che forse sbaglierebbe tutto? è come quando uno si lascia per la pausa di riflessione. I primi due giorni sembra quasi che ti manchi l’aria dalla mancanza, mentre è solo l’effetto del fatto che stai uscendo dalla tua vita. Parlare e sistemare subito le cose a volte non è la soluzione più giusta anche se tutti quanti vorremmo che lo fosse. Questo cmq è quello che è successo alla nostra Ale :)
 
Sei nell’anima 2009: solo gli dei sanno quanto ho voglia di arrivare alla fine di questa storia! Mi mancherà un sacco questo è vero, ma anche io non vedo l’ora che sti due si rimettano in pace, se non come amanti almeno come amici. È una tortura scrivere questi capitoli sappilo! Ale sta male, Rob sta male… quando una storia finisce tutti stanno male, l’ho provato sulla mia pelle ma ho imparato che per essere felici e darsi completamente a qualcuno bisogna stare bene con se stessi prima di tutto (a buon intenditor poche parole)… quindi…
 
Fallsofarc: ciao Cru! Alla fine ho ceduto alla tentazione di scrivere del quarto posto (piccola minaccia velata). Avrei voluto non farlo, ma molti non si sono dati pena dal trattenersi dal farlo e mi sono lasciata tentare e sconfiggere anche io.
Più che con gli altri capitoli oggi sono stata Ale. mi sono immersa senza riemergere per due notti di fila e ho continuato a scrivere di getto (per questo la sera non ci sono. Purtroppo Rob e Ale sono impazienti).
Lo sapevo che parlando di Rob e di tappeto ti sarebbe venuta in mente quella foto!!!! E spero non ti dispiaccia se ho riservato un piccolo tributo al tuo frigorifero, ormai ex, mitico pieno di foto! Sarà il frigo di Ale in questa puntata!
I battibecchi con Liz di Rob sono presi dalla mia quotidianità di figlia minore dotata di fratello maggiore che a volte rompe e pure tanto, quindi… ben venuta del mondo dei fratelli!
Come ti ho già anticipato Rob lascerà da parte le pippe mentali idiote per diventare qualcosa di diverso e giuro, mi piange il cuore a scriverlo così. terrò duro e continuerò su questa strada però. Rob alla fin fine è un uomo con le palle non una femminuccia!
Un bacione cru!!! Ti voglio tantissimo bene!
 
Lorelag: benvenuta! Posso dire che quando ho letto la tua recensione ho gongolato per mezz’ora e l’ho riletta almeno 10 volte? Ma si te lo dico. Mi ha fatto piacere quando mi hai fatto i complimenti per il mio stile di scrittura. l’ho già detto miliardi di volte ma io credo che le ff non abbiano niente da invidiare ai libri a parte la copertina, e che quindi metterci cura nello scriverle è importante. Se uno si limita a raccontare una storia come se stesse riassumendo la trama di un film non ha senso scriverle.
Sono felice che tu mi abbia recensito e spero che continuerai a farlo per i pochi capitoli che mancano alla fine. Per quanto riguarda Ale ti posso confermare che una delle tue supposizioni è corretta ma non posso dirti quale. Sta a te capirlo da questo chap ;)
Un bacione!
 
Cicci12: e si :) rob in quel capitolo ha fatto concorrenza a Kellypooh lo ammetto, ma… c’è un ma… e da questo capitolo ne sarà l’anticipazione :) vediamo se scopri che accadrà a Rob.
 
Venomous kiss: benvenuta! L’hai trovata grazie al blog? :) ne sono strafelice! Spero che continuerai a recensirla e che questo capitolo ti piaccia.
 
Skitty: quando chiamerà Ale… se chiamerà… chiamerà o no? questo è il suo capitolo quindi… la risposta è tutta qui :) buona lettura!
 
Giu O: la battuta sui capelli ha fatto ridere anche Chia! Deve essere una cosa di noi pervy notare tutte queste scemenze :P hai ragione cmq. Al prox chap sono quasi tentata di mettergli un pallone da pallavolo in mano e battezzarlo Wilson! Era carino certo ma con il barbone così lungo non si poteva guardare!!!! Un po’ di barbetta sexy si, ma così… mandiamo Ale a fargli la barba che se aspettiamo lui…sono felice che almeno tu nell’universo capisca un po’ Ale, dato che qua poveraccia è bersagliata su tutti i fronti manco Rob fosse una specie protetta e lei una bracconiera!
Va beh… dopo questa… torno alla mia pagina word e continuo il pov di Rob del prox chap che è quasi pronto.
Un baciooooooo!
 
Annina88: ti ringrazio per i complimenti! E anche la mente di Rob gongola nel sapere che a qualcuno piace come ragiona! Iniziava ad andare un po’ in crisi di autostima! Lei lo chiamerà… bah… questo è il capitolo. Secondo te prima o poi lo chiamerà?
 
Marina70: quante domande tutte insieme!!! mamma mia! Comunque le risposte che cerchi sono tutte in questo capitolo tranne l’evoluzione mentale di Rob che arriverà con il prossimo. Il suo teaser è già nel blog se sei curiosa di avere qualche indizio :)
Grazie mille per i complimenti!!!!
 
Romina75: ha bisogno di un hobby? Hai ragione! Meglio che tu non sappia però quale hobby si è scelto per il prox capitolo!:P
Il discorso che gli fa Lizzy non è per dirgli cosa non sopporta Ale. l’elenco delle cose che lui ha cambiato di sé non vogliono essere il pensiero di Lizzy sul perché lei lo ha mollato, ma vogliono dimostrare come Rob abbia sbagliato a gestire il sentimento che prova.
L’incazzatura di Rob vedrà la prova il prox capitolo te lo assicuro e ci terrà compagnia per altri tre :P te l’avevo detto che avrei mischiato la fase depressiva con quella incazzata quindi, come ormai ripeto sempre, abbi fede!
Spero che dopo questo capitolo tu possa arrivare a comprendere meglio Ale prima di scoprire nel prox capitolo l’hobby di Rob. Leggi il teaser sul blog che può darti qualche indizio!
Un bacio!!
 
Alice cassedy: tranquilla! L’importante è arrivare no? :) in effetti hai ragione. Come ho detto a Romina di sopra Lizzy vuole solo dirgli in cosa secondo lei ha sbagliato suo fratello nel gestire il suo rapporto. Non ha la più pallida idea del perché lei lo abbia lasciato e brancola nel buio come tutti voi ( che bello essere l’unica a sapere come stanno le cose hihihiihihi). Quando si ama io credo bisogna mantenere quel minimo di egoismo per tenere integri se stessi. Annullarsi per far piacere all’altro non è amore ma completa sottomissione.
Cmq questi sono i perché di Ale, o almeno… i loro accenni :)
 
Vannyp1987: grazie mille per i complimenti tesoro! Se lei ha intenzione di chiamare lo scoprirai in questo capitolo :)
 
Cricri88: mbare! Anche Giu mi ha detto dell’attinenza alla barba sfoggiata da Rob al TELETHON! Mooooolto cast away e mi piaceva proprio poco. Non fosse stato per i capelli che lo salvavano…
Liz non voleva dirgli che il suo essere cambiato è stato il motivo della fuga di Ale, tutt’altro. lei non sa perché Ale se la sia data a gambe, ma stava dicendo che qualunque sia il motivo suo fratello ha sbagliato il modo di gestire il suo sentimento. Non doveva annullarsi così per lei, indipendentemente dal motivo che l’abbia indotta a scappare. Rob la interrompe prima che Liz possa finire il suo discorso, semplicemente perché non gli va di sentirsi dire che anche stavolta ha sbagliato. Però Ale non è stata spaventata dalle sue parole :) ho nascosto molte risposte in questo capitolo e spero che tu le colga tutte.
Sto già scrivendo i prossimi capitoli, mi sto portando avanti finchè sono ispirata!
Ni sintemu mbare!!!
 
Pooh!: mannaggia a me, ancora mi fustigo per lo scorso capitolo, scusami! Sono felice che il capitolo ti sia comunque piaciuto, così come la rossa!!!! Un bacione!!!
 
Lazzari: lo so Lorena, lo so :( anche a me piangeva il cuore scrivere di Rob, così come mi ha fatto male scrivere questo capitolo di Ale…spero che dopo questo tu possa capirla un po’ di più anche se sarà davvero esplicita solo alla fine. Un bacione cara!
 
Sophie88: stai cercando di battere il record della categoria “prime a recensire”?  :D daiiii sappiamo che Rob quando si deprime lo deve fare come si deve, ma Ale non sta meglio, te lo assicuro! Leggi e constata tu stessa! Un bacione amore mio!!!!
 




Alessia pov: Breathe
 




Agosto….

Settembre…

Ottobre…

Novembre…

 

…The world we knew
Won't come back
The time we've lost
Can't get back
The life we had
Won't be ours again…


La vita che avevamo non sarà nostra di nuovo…
Decisamente no…
La pioggia che cade, gli ombrelli aperti e i cappotti al di là della vetrata mi dicono che non serve più a niente pensarci. Che non si torna indietro.
Non sono pentita di quello che ho fatto. Prima o poi… l’avrei dovuto fare ma… se fossi stata un po’ più egoista forse avrei potuto godere ancora un po’ di quell’amore in cui ho sempre sperato nel profondo di me stessa e che tanto mi rendeva felice.
Ti amo…
Ancora il mio cuore perde un battito nel ricordare la sua voce, così calda, vellutata… traspariva tutto il suo timore nel confessarmi quel piccolo segreto che ho sempre saputo celasse, solo che non lo volevo vedere. Se l’avessi visto prima…
No, per quanto desideri che il passato ritorni non posso permettermi di desiderare di aver temporeggiato un po’ più a lungo. L’ho già fatto troppo… avrei dovuto farlo prima, quando ancora non si sarebbe fatto così male.
Lo conosco e so che sta male. E immaginarlo triste per me è come ricevere una pugnalata in pieno petto. Sapere poi di essere io l’artefice della sua ferita è ancora più doloroso. Faccio sempre male alle persone che amo, in un modo o nell’altro, che io lo voglia o no.
Ma per lui sarebbe stato ancora peggio con l’andare del tempo perché il suo sentimento è sprecato per una come me.
Lui merita di stare con una persona che riesca ad amarlo pienamente, senza nessuna paura o riserva e io… io ho troppa paura per potergli dare tutto questo.
Ho guardato per settimane il telefono pregando che non chiamasse, per ore la porta sperando che non l’aprisse… lo voglio proteggere, da me stessa e da lui.
Lui non vorrebbe una ragazza come me, non vorrebbe una ragazza a cui vengono le crisi di panico e la sindrome dell’abbandono ogni volta che lui deve partire, che va in paranoia dalla gelosia per via del contatto troppo frequente che il suo essere chi è comporta. Non vorrebbe una ragazza che non ha le palle di fare i conti con il suo passato e cercare di rimettersi in sesto prima di dirgli “eccomi, sono tua”. E se dice di volerlo è solo un pazzo incosciente.
Siamo all’inizio di novembre, ormai.
Due mesi e mezzo che passo le nottate a cercare di ricordarmi il suo viso che quasi mai si sovrappone più con quello di Matt. Due mesi e mezzo che piango davanti ad ogni coppia che incrocio per strada, due mesi e mezzo che ascolto musica spaccatimpani pur di non riascoltare parole che cantano di un sentimento che non è più per me.
Chissà cosa starà facendo adesso. Anche lui è in una palestra a guardare il buio della città che scorre sotto i suoi occhi, che coraggiosa sfida il buio con migliaia di luci? Anche lui guarda lo stesso cielo plumbeo?
Non potrò mai saperlo.
Salgo sul tapis roulant e lo faccio partire attaccando di nuovo a correre dopo la breve pausa che mi ero concessa dai primi cinque minuti di corsa, riprendendo ad ascoltare le urla di un cantante più penoso di me dalle cuffiette dell’Ipod.
Nemmeno la fit-boxe mi aiuta più a scaricare a dovere la mia ansia e la mia frustrazione, e dire che il primo mese ci riusciva alla grande. Ora devo ripiegare sulla sola cosa che mi svuota completamente dopo avermi fatto mettere a posto il caos che regna perenne nella mia testa: la corsa.
Il bruciore ai polmoni dopo lo sforzo mi aiuta a non pensare più a quanto io sia patetica. Patetica perché da quando ho preso quell’aereo non faccio altro che comprare giornali spazzatura e vivere su internet per cercare notizie di lui.
So che la maggior parte delle volte i giornali sparano solo stronzate e che lui nelle interviste resta su un profilo molto basso perché non ama parlare di sé, ma mi affanno a cercare nelle poche che arraffo qualche frase, qualche parola che mi dica che lui ancora mi ami.
Lo so, è sciocco ed egoistico, soprattutto visto come l’ho lasciato ma… la parte di me che lo vorrebbe ancora con sé, quindi la più grande parte di me… cerca questi indizi per aggrapparvisi con tutta la forza che ha per non soccombere nella freddezza in cui mi sto rintanando.
Non avrei voluto andarmene così, sul serio. Avrei voluto sedermi a gambe incrociate sul nostro letto e parlarne con lui, spiegargli perché non potevamo stare insieme, ma lui mi avrebbe messo a tacere con l’ottimismo che aveva tirato fuori da chissà dove nelle nostre ultime settimane. Mi avrebbe fermata e io non avrei trovato mai più il coraggio di andarmene e salvarlo da me stessa.
Voltargli le spalle all’aeroporto è stata un’impresa titanica. Il mio cuore sanguinava mentre camminavo per quel corridoio e forti singhiozzi sconnessi mi scuotevano. L’hanno fatto fino a quando non ho varcato la soglia di casa, e hanno ripreso a farlo in più occasioni quando per caso mi passava tra le mani qualcosa di suo.
Inutile che cerchi tracce di noi nelle sue parole perché lui… non parla. Risponde a domande su “New moon”, il suo ultimo film che tra una ventina di giorni dovrebbe uscire nelle sale, sui suoi progetti e sui suoi futuri contratti ma di noi non c’è traccia. È come se non fossimo mai esistiti.
Cerco di intuire come stia passando ore a studiare le sue foto con la lente ottica, mi faccio spedire per posta tutte quelle che arrivano ai giornali del nostro gruppo editoriale per scoprire come se la stia passando senza di me.
Non che da delle istantanee possa trarne molto, considerando che lui ha sempre detto di dividere il suo corpo con Robert, il suo vero essere, e il Pattinson della gente, quello che mostrava al mondo intero.
Per un attimo una sera ho addirittura pensato che non mi dovesse amare poi così tanto se era sempre così bello sorridente in ogni occasione, ma mi sono fatta schifo da sola. Fa parte del suo lavoro, si protegge. Così come proteggeva me, noi… protegge sè stesso.
Una volta, però, credo di averlo intravisto il mio Robert.
Come sempre vagavo su You Tube alla ricerca di nuovi video rubati agli eventi o durante le riprese, e così per nostalgia ho aperto un’intervista sul set a Kellan. Sullo sfondo dietro di lui, Rob e Jack sembravano parlare di qualcosa, finche Rob non l’ha spinto brutalmente lontano da lui prima di andarsene.
Rob e Jack non litigano mai. Si insultano, magari, ma non si prendono a spintoni.
Mi si è stretto il cuore.
Poco dopo trovo una nuova intervista in cui quando la giornalista dice “riguardo alla ragazza misteriosa che ha camminato con lei sul red carpet alla serata di…” lui la interrompe secco con un brusco “no comment” e degli occhi talmente accesi, delle mascelle talmente serrate che il respiro mi è mancato.
Non è più il  mio Robert. Non è più il ragazzo gentile ed educato con tutti che ho conosciuto io. Due parole sommate ai suoi occhi mi hanno dato l’esatta stima del danno che ho provocato: immenso.
Non gli è ancora passata, ma del resto… nemmeno a me.
È a Vancouver adesso.
3902.64 chilometri tra di noi, otto Stati e un confine a separarci. Guardiamo due oceani diversi.
A volte sono li li per salire in macchina e correre da lui, ma gli occhi gelidi e scintillanti di… rabbia? Probabilmente è proprio rabbia. I suoi occhi mi fanno desistere dai miei propositi, e torno a cercarlo in tutti i giornali che riesco a comprare.
Mi manca da morire.
Mi manca ogni cosa di lui, e mi ritrovo a pensare a quanto Beckie e Matt avessero ragione, solo che io non gli volevo credere.
Spengo l’attrezzo e mi dirigo svogliata verso gli spogliatoi. Senza guardare in faccia nessuno, prendo il mio asciugamano e il mio docciaschiuma e mi lascio andare sotto il getto caldo delle docce.
Mi sono iscritta in una palestra vicino allo studio. Ultimamente sbrigo il mio lavoro talmente in fretta che non ha manco il tempo di arrivare, cosa che rende felicissimo Maicol. Sto viaggiando un po’ per il paese per portare a termine i vari servizi che mi vengono commissionati e non c’è volta al ritiro bagagli che non mi venga da sorridere.
Ho bisogno di tenermi impegnata in qualche modo, e siccome la prima settimana l’ho passata a cucinare montagne di roba, ho pensato che forse iscriversi in una palestra e fare tutti i corsi a disposizione mi avrebbe aiutata a impiegare il tempo e a scaricare la tensione e lo stress che accumulo di continuo.
Uno dice “via il dente, via il dolore” ma io il mio dente avrei voluto tenermelo bello stretto. Solo che… forse sono io il dente. Il suo dente. All’inizio fa un po’ male, è vero. È una ferita e ci va il suo tempo prima che guarisca, ma poi sarà solo il sollievo. Bisogna solo trovare qualcuno che ti metta i punti.
Al solo pensiero di un’altra donna tra le sue braccia, però, mi ribolle il sangue di gelosia, forte e incontrollata.
Ma sono una stupida perché non posso pretendere fedeltà da chi non mi appartiene.
Chiudo il getto della doccia e mi vado a rivestire.
Ho preso una pessima abitudine, credo. Devo avere sempre addosso qualcosa di suo. Sempre. Inizio persino a portare boxer da uomo, solo perché sono i suoi. Oggi ho una delle sue camice a quadrettoni preferite addosso, ma ancora un po’ e la dovrò mettere nell’armadio. Ritiro sempre la sua roba man mano che perde il suo profumo e prende il mio.
Non ha lasciato moltissima roba in casa mia e le mie scorte sicurezza stanno per finire. Mi fa sentire al sicuro essere avvolta dal suo profumo. Mi riporta a quella mattina, a quella meravigliosa mattina in cui ho preso la mia tragica decisione.
Gli ho lasciato la mia roba perché non si accorgesse subito della mia assenza, lasciandomi il tempo di partire. Ma l’ho fatto anche perché lui avesse qualcosa di me, anche se non potrà indossarlo come faccio io. Gli ho lasciato persino la mia digitale che fino al suo arrivo ho creduto potesse essere l’unico amore ricambiato che potevo avere. Con quella macchinetta gli ho lasciato il mio cuore.
Per un attimo ho considerato l’idea di lasciargli anche l’anello ma… non riesco a separarmene. Da quando l’ha legato attorno al mio collo non l’ho più tolto. L’ho sempre portato con me e lo faccio tutt’ora.  
 
Vorrei che lo mettessi per il mio scherzetto alla signora Cope, ma… vorrei anche che lo tenessi come un pegno…d’amicizia, non di…insomma…è un regalo…per te. Per dirti che io non me ne andrò… Non devi portarlo necessariamente al dito, sotto il cuscinetto ti ho fatto mettere una catenina così… puoi portarlo al collo, se preferisci.
 
Non l’ha mai considerato un pegno d’amicizia e io riesco a rendermene realmente conto solo adesso. Lui non è scappato, lui non se n’è andato, ma io si. Io me ne sono andata dopo avergli fatto promettere che non mi avrebbe lasciata mai.
Io che ho sempre saputo che dietro il suo sguardo imbarazzato c’era di più di un semplice preoccuparsi di difendermi e di vendicare l’umiliazione. Che due giorni dopo quel dono ho preso il suo desiderio di stare insieme come fosse una scelta imposta da una promessa che avevo fatto, come se lui lo stesse facendo per aiutarmi a mantenerla.
Non dovevo dirgli di si, non dovevo. Avrei dovuto dirgli che mi dispiaceva ma che non potevo appoggiarmi a lui per dare un senso alla mia vita rovinando anche la sua, dovevo dirgli che non ero adatta a lui, dovevo mettere da parte il desiderio che mi spingeva tra le sue braccia e non rinchiudere la voce della mia coscienza che mi stava mettendo in guardia.
La mia macchiolina nera è diventata un enorme baratro senza fondo, in cui precipito da due mesi e mezzo senza arrivare mai a vedere la fine.
È un baratro senza fine che conosco bene e che ho già visitato. Lui me ne ha tirato fuori e io mi ci sono volontariamente ributtata dentro perché questo è il mio posto.
Mi consola sapere, però, che a differenza della prima volta del mio viaggio ormai senza ritorno lui è vivo. Lui esiste da qualche parte del mondo.
Mi sento molto Edward Cullen facendo questi pensieri, me lo diceva spesso anche lui.
Lui era Bella Swan e io Edward Cullen. Diceva che lui cercava di concupire le mie grazie e io non cedevo, rimandando sempre. Lo diceva per prendermi in giro perché semmai io ero Edward Cullen in versione post-trasformazione di Bella, vale a dire “ogni minuto è buono per…”
Al volante poteva aver ragione ma in questo caso ha estremamente ragione.
Per un attimo prego che lui non sia Bella Swan fino in fondo e non decida di fare il bunging jumping senza la corda giù da una scogliera perché i miei Alice, i paparazzi, quando servono non ci sono mai e quindi non mi avrebbero avvisata in tempo. Certo io sarei corsa da lui a salvarlo ma… insomma, avete capito.
Spero solo che non sia corredato anche di una Jacoba Black che gli ronza attorno anche se, anche qui, non potrei biasimarlo. Sono Edward Anthony Masen Cullen fin nel midollo e io voglio che si rifaccia una vita con qualcuna che possa dargli tutto l’amore che si merita.
Ma che cazzo sto dicendo adesso?
Se inizio a parlare per analogie vuol dire che forse il fondo del baratro inizio a intravederlo. Quando sarò convinta di sberluccicare al sole ci sarò proprio andata a sbattere contro di prepotenza.
Esco dalla palestra nell’aria fredda di New York e mi stringo meglio la sciarpa attorno al collo mentre mi incammino verso la Volvo parcheggiata all’altro lato della strada.
C’è tanta gente per strada, che cammina svelta ognuno assorto nella sua storia, nei suoi pensieri e inizio a pensare a una di quelle frasi fatte del cavolo che mi han sempre fatto imbestialire: “probabilmente c’è chi sta peggio di te”.
Su questo non ci piove. Lo so che il mondo non è esattamente un parco divertimenti (o almeno non il nostro, di Dio lo è di sicuro) e che tutti hanno problemi. La fame nel mondo, la guerra, il debito pubblico, le catastrofi naturali… Lo so, sono tragiche realtà che ti fanno chiedere se qualcuno da qualche parte non si stia divertendo a pigliarci per il culo. Ma ho sempre odiato chiunque mi dicesse “non fare così. Pensa che c’è chi sta peggio”.
A parte che pensare al fatto che qualcuno stia peggio di me e consolarmi con questa realtà mi pare una mancanza di tatto nei confronti del poveretto che si trascina il peso del suo immenso problema. Non mi sembra giusto essere felice perché c’è qualcuno che ha una condanna più lunga della tua da scontarsi.
Ma a parte questo, la trovo una frase completamente priva di senso, almeno… detta in certi momenti.
Se io sto male, assodato che ahimè non sono un essere divino né uno dei potenti della terra che si divertono a giocare a monopoli con i soldi degli altri, fuorchè fare nel mio piccolo quello che posso, io, Alessia Chianti, che posso fare per cambiare la situazione? Se un terremoto deve scatenarsi, sono forse Ercole che può reggere le colonne della terra e salvare tutti? Purtroppo anche qui la risposta è no.
Quindi, è così sbagliato se mi prendo un’oretta per pensare a quanto stia male io? Credo ancora una volta di no. E’ una magrissima consolazione sapere che siamo tanti a portarci un peso sulle spalle.
Eppure ora ci penso e… niente, sono talmente a pezzi che non riesco nemmeno a inscenare un’arringa tra me e il mio cervello in cui valutiamo le possibilità interpretative della frase.
Apro il cofano e lascio cadere dentro il borsone e la borsa con i vestiti che ho messo per andare a lavorare oggi.
Un tizio con un bomber fucsia fluorescente che dovrebbe esser messo fuori commercio seduta stante tanto è orribile, mi spintona passando in fretta per salire sul marciapiede.
- ehi! Almeno chiedi scusa!- gli grido dietro, ma il cafone deve avere anche qualche problema di udito oltre che uno non tanto celato con il buongusto. Continua a camminare svelto per la sua strada, dribblando la folla e sparendo alla mia vista.
- ma che razza di cafone!- borbotto mentre mi friziono le braccia per scrollare l’acqua piovana che aveva fatto cadere sulla mia giacca.
Va beh che non mi sono curata di aprire l’ombrello uscendo dalla palestra, ma ora che sono al riparo sotto il bagagliaio aperto della mia macchina devi venire per forza a infradiciarmi di più?
Do un’ultima scrollata alla manica della mia giacca e quello che mi pare un luccichio bianco prende a svolazzare nell’aria.
Lo afferro senza nemmeno sapere il perché e aprendo il pugno mi trovo una piccolissima piuma bianca, di quelle che perdono spesso i piumini in inverno.
Con un’alta dose di certezza sarà del cafone ma… chiudo svelta il bagagliaio e mi infilo nell’abitacolo, posando la piccola piuma sul piccolo ripiano davanti al contachilometri dietro lo sterzo.
Il mio con le piume è diventato un rapporto particolare. Sono diventate una costante nella mia vita da quando lui se n’è andato.
Le mattine in cui mi svegliavo sotto una coltre di candide piume bianche, la loro bellezza immacolata ed eterea sulle sue ali, la loro presenza costante in momenti particolari di insicurezza… mi piace pensare che sia Matt a mandarmele, a darmi un segnale, a rassicurarmi.
 
Io ci sarò sempre. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci sarò .Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per te…
 
Così aveva detto. Così è, per me. Sento la sua presenza nelle piume bianche. Le sue le ho raccolte tutte e messe in una scatola, e continuo ad aggiungerci tutte quelle che per qualche strano motivo si poggiano su di me.
Sono diventate una sorta di filo rosso da seguire, un cammino tracciato… come a dire “Ale, passa di qui. Questa via è sicura”.
E quando sono triste il loro tocco mi dice “non ti abbattere, ce la farai”.
So che può sembrare una cosa stupida ma… tutto ha un senso. Inizio persino a credere nel destino e nella fatalità.
Non sono tornata a far visita alla mia psicanalista, non ne ho bisogno. Ma… inizio di nuovo ad analizzare gli eventi in maniera quasi scientifica tanto sono meticolosa.
Rob doveva entrare nella mia vita prima o poi. Quando Matt è morto noi stavamo andando da lui.
Lui ha fatto la sua comparsa quando Matt mi ha strappato la promessa di cercare di andare avanti con la mia vita. Lui mi è stato vicino quando Matt è sparito.
Lui doveva far parte della mia vita. Era destino. Inesorabile, incontrastabile, insindacabile destino.
La fortuna è strana, gira e bacia chi vuole. Io non so se le cose tra me e lui sarebbero andate diversamente se Matt non fosse morto e ci fossimo incontrati alla prima del suo film. Probabilmente no, o forse si. Magari avrei provato sulla mia persona il “colpo di fulmine” e avrei lasciato Matt per lui…
No… non sarebbe accaduto mai, amo troppo Matt, così come… meglio che non lo dico, fa troppo male.
Magari a volte il destino si rende conto dei suoi errori madornali e decide di correre ai ripari come può, concedendoti almeno di non dover scegliere, ma a quel punto siamo noi a combinare casini sentendoci in dovere di scegliere lo stesso.
O forse sono io che sparo una marea di cazzate giusto per trovare spiegazioni alla mia vita che prende pieghe sempre più inaspettate e fuori da ogni logica concreta.
Le piume sono l’unica cosa che mi rassicura ora come ora, cosa ben triste se si pensa che sono io a volergli dare tutta questa importanza fingendo di vedere segnali che magari non ci sono nemmeno. Ma mi confortano. Talmente tanto che ho avuto l’ennesima genialata della mia vita: sono andata da Jed e mi sono fatta fare un nuovo tatuaggio. Veramente ne avrei fatti due.
Non so spiegare cosa spinga la gente a tatuarsi, forse il desiderio di avere un marchio addosso che racconti la loro storia o semplicemente che gli rammenti chi siano nei momenti di sconforto.
Io ho tatuato una piuma sulla caviglia sinistra. Le piume indicano la via dei miei passi, mi guidano e mi confortano.
La A e la R intrecciate sulla mia anca, sempre sinistra, mi ricordano quanto si possa cambiare idea nei confronti delle proprie convinzioni più radicate. Quanto sia possibile lasciarsi sconvolgere in maniera così radicale e irreversibile.
Sono i miei simboli: la mia libertà, il filo rosso del mio destino, la mia convinzione.
Guido fino a casa come sempre cercando significati nascosti che vedo solo io nella comparsa della piuma in questo momento.
Non succede più niente nella mia vita che possa essere considerato un pericolo o un imprevisto. C’è stato un tempo in cui un sacco di imprevisti si sono succeduti nell’arco di un mese.
Ignoro totalmente quale sia l’imprevisto che mi attenderà nei prossimi giorni ma sento che la piuma di oggi è un avviso.
Mentre salgo le scale, mi fermo a notare quanto mi paia strano non vedere la piccola lama di luce che filtra da sotto il portoncino di Beckie. Di solito la luce dell’ingresso è perennemente accesa a casa sua. Bah saranno usciti.
Salgo ancora e apro il portoncino della mia casa troppo grande per una persona sola. È diventato un unico appellativo questo per il mio appartamento, chissà poi perché mi ostino a ripetermelo come se già il letto a due piazze non fosse sufficiente a ricordarmelo.
- sorpresa!- gridano appena accendo le luci.
- mi sono persa qualcosa?- chiedo lasciando cadere il borsone di fianco alla porta mentre scruto attenta Maicol, Beckie e Luke seduti attorno al tavolo apparecchiato.
- non si può fare una cena tra amici senza avere nessun motivo particolare?- chiede Beckie alzandosi per venirmi in contro. Quasi mi fa tenerezza, è incinta di soli tre mesi e già si dà da fare con i vestitini pre-maman quando la pancia non si vede ancora.
Tornata dalla luna di miele, ha scoperto di essere incinta già da prima del matrimonio, alla faccia delle sue vecchie zie.
Nonostante la gravidanza, ha accettato immediatamente di venire a lavorare con me allo studio e devo ammettere che è più che indispensabile. Non per essere schizzinosi, ma i make-up artist che mi avevano dato erano degli emeriti idioti.
Ha stretto subito amicizia con Maicol che la adora e già si è lanciato con lei in tutta una serie di progetti per la cameretta del nascituro/a. Come sempre, non sono mai io quella dei progetti, io al massimo prendo in mano il pennello e vernicio.
- posso permettermi di insospettirmi visti i soggetti?- rispondo ironica iniziando a svuotare il borsone.
- te lo concediamo solo perché sappiamo di essere dei sadici pazzi- concede Luke girando qualcosa in una padella sul fuoco acceso.
- ehi! Siamo la sua squadra di supporto!- lo riprende Maicol sculacciandolo con un cucchiaio di legno.
- mi sa che tra te e Beckie questa ci finisce solo in terapia. Siete due pazzi- ribatte assaggiando il contenuto della padella.
- e tu ci fai compagnia-
- no, io sono il punto di equilibrio. Sono neutrale. Siete voi le esaltate-
- si, si… senti fatina bianca, è pronto sto sugo?-
Mai come prima d’ora casa mia è un porto di mare. Ormai questi tre vanno e vengono come vogliono, persino Maicol si è fatto fare una copia delle chiavi per entrare a suo piacimento ad “attingere dalla mia libreria” come dice lui, “a controllare che io non mi sia annegata nella vasca da bagno” come dico io.
Credo che Beckie abbia preso molto sul serio il suo ruolo di migliore amica, ora più che mai, decisa a lasciarmi da sola il meno possibile. Credo che si senta in colpa per quello che è successo tra noi e tutti i miei tentativi di dirle che non deve perché sono stata io la prima ad allontanarla non sono serviti a molto.
- allora che si mangia stasera?- chiedo cacciando il borsone vuoto e la borsa con i vestiti che ho usato oggi in studio nel ripostiglio per poi sistemare le mie riviste del giorno sul tavolino di fronte al divano per dargli una lettura più tardi, quando sarei stata da sola e senza possibilità di essere presa per fissata dalla mia squadra di supporto psicologico.
- ho fatto il ragù alla bolognese con le tagliatelle-
- ahhhh! Pazzo! Non lo sai che mi sono messo a dieta?-
Appunto. Forse sono io a dover fornire supporto psicologico a tutti quanti. Sono più pazzi di me, questo ormai è un dato di fatto assodato.
- come stai?- mi chiede Beckie preoccupata, avvicinandosi al tavolino a vedere che genere di giornali ci sto mettendo sopra.
- così…- ammetto in un mezzo sorriso. Uno intero sarebbe davvero chiedere troppo.
Riesco a essere me stessa solo con loro. Per il resto del mondo sono tornata la lady di ghiaccio.
- hai comprato nuovo materiale per la porta del ripostiglio e per quella del frigo?- mi chiede sfogliandone uno.
Il mio frigo e la porta del mio ripostiglio sono diventate delle vere e proprie bacheche di ritagli di foto sue, di articoli, di trafiletti… credo sia perché in questo modo io mi sento parte della sua vita. Mi piace seguire i suoi passi e gioire con lui dei suoi successi anche se lui… non lo sa.
Scrollo le spalle in risposta, e mi lego i capelli prima di andarmi a lavare le mani.
- perché non lo chiami, Ale?- chiede Beck appoggiandosi alla porta del bagno.
- perché non ho niente da dirgli- taglio corto.
Dirgli cosa? Che l’ho voluto lasciare libero da una ragazza con troppi fantasmi che non lo sa amare nel modo giusto?
- no, no, certo. Non hai niente da dirgli. A parte che ti manca, che sei sulla buona strada per diventare l’erede di Psyco vista la nuova tappezzeria delle tue porte, che sei dimagrita in un modo pauroso perché corri solo e non mangi niente, che ti sei ritatuata con la sua iniziale e che sei innamorata di lui. Poche cose, zero argomenti di discussione, hai ragione. Non c’è motivo di chiamarlo- sbuffa infastidita.
Da quando è in gravidanza é più apprensiva che mai nei miei confronti.
- Beckie…sinceramente... cos’ho da dirgli?-
- se tu mi parlassi magari cercheremmo di risolvere insieme la cosa, o almeno di capire perché tu sia scappata…-
- Beckie, io so perché me ne sono andata, ok? Non ho bisogno di capire niente-
- bene, allora dimmi. Perché te ne sei andata?-
Non posso dirglielo, non capirebbe.
Per quanto lei si ostini a dire di capirmi, non capirebbe. Perché secondo lei le mie paure sono totalmente infondate e solo mie.
È sempre facile rispondere in questo modo, se non fosse che né lei né Robert potrebbero mai capire a fondo la mia scelta perché non è stata solo paura, ma anche e soprattutto consapevolezza.
Se devo amare una persona… lo voglio fare nel modo più totale e incondizionato. Lo voglio fare gioendo di ogni attimo spensieratamente per poter dare alla persona che amo tutto quello che si merita e anche di più. Ma io… non posso più amare nessuno in questo modo.
- allora?- mi chiama cercando di ricordarmi che non ho ancora parlato.
- Beckie…- sospiro.
- è pronto!- grida la voce di Luke dalla cucina.
- ne parliamo dopo…- sbuffo oltrepassandola.
- fa che sia così- mi risponde entrando in bagno a lavarsi le mani anche lei.
Prendiamo tutti quanti posto al tavolo davanti a piatti stracolmi di pastasciutta.
- Ale, ora vedi di finirtela tutta. Ci ho messo un’ora intera a fare la pasta fresca e solo per vederti mangiare- mi rimprovera Luke versandomi l’acqua nel bicchiere. Mi ha fatto un piatto colmo quanto il suo, che è noto per mangiare le peggio schifezze senza mai mettere su un etto.
Sotto gli occhi dei miei amici, arrotolo sulla forchetta alcuni fili di pasta e li porto alla bocca.
Luke è straordinario ai fornelli non c’è che dire. Non ho molta fame, non ne ho da quando non cucino più per lui che mi aiutava a fare disastro in cucina più che cucinare.
- com’è?- mi chiede in un sorriso.
- buona… davvero, Luke è formidabile- commento seguita da Maicol con il suo “Ci piace!”
Ceniamo insieme, parlando del più e del meno, senza soffermarci troppo su nessun argomento e dando fondo alla terrina della pasta magnifica di Luke.
- Maicol… nuovi servizi da fare nei prossimi giorni?- chiedo ansiosa pulendomi la bocca con il tovagliolo.
- veramente… si. Uno per dopodomani- risponde con aria preoccupata cercando la mano di Beckie come a farsi coraggio.
- oddio non sarà…- sussurro già pensando a… lui. A giudicare dalla sua faccia sembrava temesse di rivelarmi di chi si trattasse.
- no, no… non …- gesticola Maicol prendendo a bere rumorosamente dal suo bicchiere.
- e allora chi?- chiedo ancora con la gola secca.
- Kellan Lutz- vomita fuori tutto in un colpo prima di affogarsi di nuovo nel bicchiere.
Eccolo. L’avvenimento.
 


Canzone che Ale ascolta all’inizio
Ale in palestra
Ale dopo la palestra
Beckie, Maicol e Luke
Tatuaggi di Ale

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Capitolo 40
*** capitolo 40 ***


capitolo 40 Allora io oggi inizio con un enorme GRAZIE!
Grazie perché oggi avete abbattuto il record delle 20 recensioni raggiunto solo in un capitolo. Oggi siamo a 21! E io gongolo perché se ancora non lo sapete il numero sempre maggiore delle recensione porta sempre più in alto nella classifica delle storie più popolari… quindi grazie perché mi aiutate a mantenere il mio 4 posto e magari anche ad arrivare al terzo. Quindi GRAZIE!!!!
Eccomi qua con il nuovo pov di Rob. Anche questo è più un capitolo di transizione, di riempimento volgarmente parlando. La scena ora è incentrata su Ale, di cui tutti attendiamo il risveglio dal paese dell’imbecillità almeno… per noi è sicuramente così, no?
Va beh, proprio su questo punto vi prego di leggere quanto sto per scrivere, in quanto risponderò una sola volta uguale per tutti ai commenti su di lei ricevuti nelle recensioni, per evitare di scrivere a tutti la stessa cosa, poi risponderò comunque come sempre in modo particolareggiato ad ognuno di voi. Perciò per cortesia LEGGETE QUANTO SEGUE.
 
Molti di voi hanno trovato i motivi di Ale (lui merita di più e io non sono all’altezza di dargli quel tipo di amore perché amo un altro) stupidi e infondati. Ahhh ragazze come devo fare con voi?
Allora, allora, allora… meglio che vi spieghi un paio di cosette.
In primis, nell’altro capitolo vi avevo avvisato di prenderne il contenuto con le pinze perché bisognerà aspettare ancora…3 capitoli perché lei spieghi tutto esplicitamente. Quelle che ha detto fin’ora sono mezze frasi.
In secundis, qualche capitolo fa, ora non ricordo più quale, probabilmente il 37, ho detto che era già stato detto cosa Ale temesse. Ai tempi c’era ancora Matt.
Terzo… io credo che qualunque scusa accampi alla sua fuga a noi parrebbe stupida e insensata. Robert l’ha riportata ad avere una vita normale, ad interagire con il resto del mondo, ma io sono dell’idea che per quanto le persone che ci girano attorno ci possano aiutare a reagire alle situazioni spiacevoli che la vita ci presenta, se prima non riusciamo a mettere a posto noi stessi non riusciremo mai a funzionare bene nemmeno con gli altri (si credo nella filosofia “ama te stesso e amerai il mondo” e allora? Problemi forse? :P)
Io lascio a voi la libertà di farvi l’idea che volete dei personaggi che invento ma vi chiedo solo per un attimo di immaginare che il protagonista maschile non sia Rob, che sia un ragazzo qualsiasi che vende frutta al mercato, ad esempio. Ora immedesimatevi in Alessia.
La vostra famiglia ha cercato sempre di imporvi una strada che non era adatta a voi giusto perché certe carriere “danno prestigio e sicurezza” mentre altre sono “incerte e assurde”. Siete stati costretti a scegliere tra la famiglia e il sogno, ve ne siete andati per poter vivere il vostro sogno rinunciando alla vostra sicurezza. Incontrate un ragazzo che diventa il vostro unico punto di riferimento, la vostra famiglia. Lui muore per difendere il vostro “onore”, se così vogliamo chiamarlo. Passate i prossimi nove mesi della vostra vita a sentirvi in colpa e improvvisamente vi trovate a provare attrazione per uno sconosciuto, attrazione che poi si trasforma in affetto e poi in amore. Ora, in tutta sincerità, se avete già perso una volta tutto questo, non avreste paura che capiti di nuovo?
Certo è una probabilità su un milione, soprattutto visti i perché della morte di Matt, ma voi non vi sentireste impaurite? se aveste questa convinzione, non rinuncereste voi a innamorarvi di nuovo perché l’altra persona non vada in contro allo stesso, lo ammetto IMPROBABILE, destino?
Ecco, questo è il quadro, a buon intenditor poche parole.
 
Come sempre ricordo il mio blog in cui vi attende già il teaser del prossimo capitolo e quello di Agathe per le storie più belle del sito.
 
Recensioni:
 
midnightsummerdreams: sono contenta che tu ti sia finalmente messa in pari. Oggi abbiamo il pov di Rob e l’incontro di Ale e Kellan sarà nel prossimo capitolo. Se Kellan sarà illuminante… non so quanto possa esserlo. Però darà una scossa questo si :)
Oggi vediamo quanto danno a fatto Ale, a te la stima esatta :)
 
Marika_BD: eheheh Come ha fatto Ale a resistere? Semplicemente perché Ale è me. Ho messo molto di me stessa in lei e questo è il risultato. Sarò testarda e fatta male, ma quando mi impunto riesco a non farmi sentire. Piuttosto soffro in silenzio
 
Giu _O: giuuuuu!!!!!!!! No no, cast away è stato abbandonato per far spazio a stronzdisillusocinico Robert. Ho fatto un po’ un mix :P!
Le piattaforme di atterraggio al posto delle orecchie? XDXD tu mi hai fatto morire dal ridere per 40 minuti con sta battuta sai??? Ha ragione Cri, sei un’antikristen convintissima!!!!!
Sono contenta del fatto che almeno tu capisci la situazione. A volte credo che qua si voglia il lieto fine solo perché c’è Rob, ma se lei avesse dimenticato Matt così… secondo me sarei caduta nel banale e nell’assurdo. Eeeeee va be! Un bacio mbare! (te chiamo raccussi accussi pari puro tu cu no attri in dialetto!!! XD)
 
Cricri88: ahhhhhhhh mbare!!! Cum’aggia fare cu ttia??? U sacciu ch’ idda è pazza, appiddaveru… però… ehehe ti devo rimandare a quanto sopra detto.
Dovrebbe essere una macchina rotta, e in fondo lo è perché se ha queste paure lo è eccome. E’ il suo essere rotta che la fa agire così. E’ talmente spezzata che non pensa che le cose per lei potranno mai cambiare. Concetti contorti forse ma l’ho detto. Per me se non si è prima a posto con se stessi non si può andare avanti, soprattutto non con altre persone. È vero che insieme ci si aiuta e si cresce ma la mia personale esperienza mi ha insegnato che questo ragionamento non vale proprio per tutto perché certi fantasmi bisogna affrontarli da soli altrimenti non ce ne se libererà mai davvero.
Poi ognuno è libero di credere quello che vuole.
Un bacio bedda, ni sintemu!
 
Alice_cassedy: allora per ale… vedi sopra, e si questo chap è di Rob :) Kellan arriverà con il prossimo! Non dico che farà ragionare Ale ma qualcosa la farà :)
Un bacio!!!!
 
Smemo92: i mesi che si susseguono tutti uguali… ammetto che può fare molto new moon come cosa però li ho messi principalmente per un motivo, ossia dare tempo ai due di elaborare dei pensieri e scoprire delle verità. A volte forse sono troppo riflessiva, ma so per certo che certe cose non si possono risolvere a caldo e necessitano di una lunga fase di posa prima di riuscire a capirci qualcosa.
 
Enris: :) non posso fare che sorridere dei tuoi complimenti perché sapere di esser stata in grado di creare una storia che da dipendenza non può fare altro che farmi piacere. Tante volte ho letto storie che mi davano dipendenza e arrivare al livello da provocarne ad altri è una soddisfazione.
Ale…Ale non accetta aiuto… purtroppo non c’è nessuno che possa aiutarla. Quando il problema è nella tua testa… devi essere tu la prima a risolverlo. So che parlare fa sempre stare meglio e aiuta a mettere le cose nella giusta prospettiva ma… sarà che io sono fatta così e finisce sempre che quando gli altri mi parlano inizio ad autoconvincermi di quello che dicono e la mia scelta non è mai solo mia… e il problema torna inevitabilmente… non so.
 
Araba89: barbyyyyyy!!!!! Anche tuuu!!!! Allora Ale…. ormai abbiamo capito che Ale è un Edward e che Rob è una Bella ma Ale si differenzia per una cosa. Edward è molto altruista se vogliamo, mentre quello che spinge Ale è puro egoismo, da un lato. Ok lei ha ammesso almeno a se stessa di essere innamorata, ma da la colpa del suo comportamento a questa sorta di “non ti merito, sei troppo per me”. in realtà non è questo, ma è qualcosa di più profondo, complesso e se vogliamo stupido… però quando uno vive certe situazioni inevitabilmente perde la capacità di quantificare le paure, e la più piccola sciocchezza sembra un problema insormontabile. Questo è quanto :) ovviamente sapremo tutto fra un po’ di capitoli.
 
Pooh!: tesoro!!!!! Sono a metà del tuo capitolo!!! Lo sto leggendo a pezzetti ma ce la sto facendo! Matt e i consigli piumosi sono diventati una costante :P e l’anello ancora non ha finito il suo lavoro :) Kellypooh si presenterà al prossimo capitolo e niente…. vedremo se un po’ lui, un po’ jack riusciranno a rimettere insieme i pezzi.
Quella dei tatuaggi è stata un’ispirazione momentanea, pensata sul fatto che Ale ama molto il contatto visivo con le cose che le sono care e il fatto che tenga i ritagli di Rob ne è già una prova. I tatuaggi sono un modo di rendere materiale l’immateriale e portarselo sempre addosso. E’ un modo di portarsi addosso la propria storia secondo lei.
Un bacione pooh!!!!
 
Dindy80: grandi aspettative per il nostro Kellan a quanto vedo!!!! Chissà se riuscirà a fare la persona seria una volta ogni tanto nella sua vita. bah! Vedremo cosa mi verrà fuori dalle mani.
Spero che l’idea che avevi di Ale sia la stessa di cui ho dato notizia sopra :)
Purtroppo si mancano pochi capitoli…ieri sono passata davanti a un negozio di intimissimi dove c’era il poster di Ale e per poco non piangevo… va be.. scriverò ancora :) don’t worry!
 
Venomous kiss: ciao allora per la risposta al tuo commento ad Ale ti rimando a quanto sopra, sperando di aver dato delucidazioni sufficienti al suo comportamento. Ripeto secondo me alcune cose bisogna risolversele da soli, perché gli altri ci confondono. Prima bisogna stare bene con sé stessi.
Abbi fede che le cose in un modo o nell’altro si risolveranno.
 
Sweetdreams: sono felicissima del fatto che segui anche il blog! Sembra un motivo scemo per esaltarsi lo so, ma il fatto è che qui sul sito mi è giunta voce di controlli un po’ più intensi e non vorrei mai rischiare sforando le regole del sito, per questo avevo dato vita al blog.
Quindi grazie mille!
Grazie anche per i complimenti e spero di non deluderti sull’intervento di kellan
 
Red ducati: :) sei una pro Matt allora! Beh… si li è questione di scelte. Tu dici che sceglieresti Matt, io invece sono per il voltare pagina. Sono anche io dell’idea di Matt. Nella vita si possono amare tante persone e saranno tutti amori diversi.
Non a caso la frase su cui impronto la mia vita è "Andai nei boschi perchè volevo vivere con saggezza, volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era vita, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto"
Amare più persone non rende l’amore meno assoluto.
Poi certo, ognuno è libero di pensarla come vuole.
 
Cicci12: ciaoooo!!! Allora questo sarà proprio un rob pov, spiacente. Per Kellan c’è ancora tempo d’attesa ma è già in fase di elaborazione. Spero non ti dispiaccia se oggi vedremo robertino nostro. Anche Jack inizierà una specie di opera di riavvicinamento, vediamo chi dei due riesce nel suo intento :)
 
Lazzari: anche a te ti devo rimandare a quanto sopra per la risposta sul comportamento di Ale. non mi piace rispondere in questo modo ma avrei dovuto riscrivere sempre le stesse cose a tutti e quindi ti chiedo scusa per questo modo un po’ formale. Spero tu sia riuscita a calmare i tuoi istinti omicidi!!!!
 
Fred cullen: grazie mille per i complimenti! Per la risposta all’altra storia ho risposto diffusamente nel blog, li ho spiegato tutto per filo e per segno. Cmq ancora non so se la continuerò, forse si ma cmq solo dopo aver finito questa.
Per gli aggiornamenti faccio il possibile, ma non ho un calendario di post. Sono in periodo esami e io scrivo solo quando sono ispirata, perché se mi forzo per postare vengono fuori delle vere schifezze… quindi… spero che arrivi in fretta!
 
Lorelag: addirittura non finirla??? :) sarebbe bello credo ma non sono per le storie che non finiscono. Esperienza personale mi insegna come tirare storie per le lunghe senza che ci siano nuovi intrighi che possano essere compatibili con i personaggi non fa altro che annoiare e poi rovinare la storia. Io ho abbandonato un sacco di ff proprio perché col tempo diventavano assurde proprio perché le si volevano tirare per le lunghe.
Per il comportamento di Ale ti rimando a quanto sopra… e per il “non lo poteva fare prima?” rispondo semplicemente che spesso la gente fa cose stupide per stare bene, facendosi vincere dall’egoismo.
 
Sophie88: si si  :) so che tornano sempre i nostri discorsi sull’essere vicino, lontano ecc… Ale… beh sai come sono io coi miei personaggi. Prima o poi se ne vanno sempre :P
Ma aspetta di leggere quella nuova e vedrai!!!! Per la tua ancora non vedo niente :( provo a scannerizzare di nuovo il pc. Ultimamente da un po’ di problemi.
 
Romina75: ehhhh vicino ma ti rimando a quanto sopra per la spiegazione diffusa :) è un abbaglio quello che hai preso. Lei non si sta autopunendo e in realtà fa tutto tranne che riflettere seriamente, si ferma prima. Non riesce ancora a fare quel passo in più per risolvere il suo problema centrale.
Ce la farà? Magari Kellan la metterà sulla buona strada, bo!
Per ora Rob pov!
Un baciooooooooooo!!!!!
 
Fallsofarc: premetto che il tuo frigo doveva assolutamente avere un posto in questa ff. assolutamente! Adesso è diventato più serio ma è stato un’istituzione per noi donne dei limoni!!!!
Sono felice del fatto che alcune frasi ti colpiscano… non so come vengano fuori… a volte penso di essere troppo melodrammatica… bah… Rob la chiamerebbe lucida follia. Ma la mia credo sia follia e basta.
Il presagio della piuma era proprio Matt. È sempre lui. Ma questo lo daremo per assodato solo nell’epilogo. Io ogni volta resto senza fiato nel leggere i tuoi commenti amore, perché ogni volta mi commuovo. Ogni volta mi incoraggi e mi sproni e di questo non ti sarò mai grata abbastanza. Sei davvero un’amica speciale e abbiamo ragione a definire la nostra amicizia un miracolo di internet, perché proprio di questo si tratta. Di un miracolo. ti voglio benissimo, amore!!!!!
A stasera!!!!
 
Emilyatwood: tu sarai al settimo cielo immagino! Leggi oggi l’ultimo capitolo e oggi arriva quello nuovo! beh… anche questo capitolo sarà un po’ tagliavene, ma spero ti piaccia lo stesso! Un bacio!!!!
 



 
 

Robert pov: here without you
 



Se vi dicono che la ferita che portate nel cuore si rimarginerà, con ci credete.
Se vi dicono che farà male solo per un po’, non ci credete.
Se vi dicono che vi feriscono per il vostro bene, non ci credete.
Se non vi dicono niente, non credete lo stesso al silenzio.
Non è pieno di cose non dette, è solo silenzio.
Muto, triste, desolante silenzio.
Con una mano tasto la moquette della camera d’albergo e cerco i miei jeans. Li trovo, li afferro, mi metto a sedere sul letto e inizio a rivestirmi.
Cazzo, non trovo i boxer. Pazienza, lascerò un souvenir. Se li venderanno su e-bay e qualcuno si farà un pacco di soldi. Il tutto per un paio di mutande. Quando si dice che la vita si diverte a prenderti per il culo.
- dove vai? Perché non torni a letto e stai ancora un po’ con me?- mugola assonnata la voce di… com’è che si chiama?
- gioia, io la mattina vado via- rispondo senza nemmeno voltarmi alzandomi ad abbottonare i jeans. Fastidiosi senza intimo, ma d’altra parte devo solo fare tre piani in ascensore. Posso patire in silenzio.
- capisco… solo che pensavo…-
Sinceramente non me ne frega un emerito cazzo di quello che pensa, e non perdo nemmeno tempo a chiederglielo.
- insomma… questa notte… ti sei girato dall’altra parte e ti sei messo a dormire. Pensavo che almeno stamattina saresti stato con me…-
La stilettata al cuore che ho accusato due mesi e mezzo fa stilla una goccia di sangue.
Io non dormo abbracciato a nessuna. Mai. Nel letto ho bisogno dei miei spazi per girarmi e rigirarmi come voglio.
Una volta l’ho fatto. Una volta mi sono ritrovato con le braccia vuote.
- se mi stai chiedendo di rifarlo, io sono anche disposto, gioia. Ma me ne andrò comunque appena finito. A te la scelta- rispondo secco voltandomi a guardare la ragazza di cui non ricordo nemmeno il nome stesa tra le lenzuola di un letto sfatto.
Ha i capelli neri, lunghi, mossi… e ha gli occhi azzurri. Ma non sono gli stessi capelli neri né gli stessi occhi chiari che avevano un colore e una profondità tutta loro.
La sua pelle non aveva la metà della sua morbidezza, il suo profumo nemmeno un decimo della sua bontà… i suoi tocchi nemmeno la più pallida traccia dei brividi che davano i suoi. Un surrogato alquanto scadente.
Bella ragazza, certo, ma le mie mani non riconoscevano le sue forme. Le mie mani non riconoscono più nessuna forma di recente.
- no…- sospira coprendosi gli occhi con un braccio e distendendosi supina sotto le coperte.
- bene. Ci vediamo- dico secco prima di prendere l’involucro del resto dei miei vestiti e uscire dalla porta, felice che non mi abbia chiesto il bis.
Non era nemmeno particolarmente brava a letto e ora come ora non sono nemmeno lontanamente eccitato quindi…
Davanti all’ascensore infilo i piedi nelle scarpe senza preoccuparmi di infilarmi i calzini, in attesa.
Il plin mi avvisa che è arrivato e quando le porte si aprono ci trovo David dentro.
- Rob- mi accenna con un lieve movimento del capo. Fermo con le gambe divaricate e le mani incrociate dietro la schiena pare un generale della corte marziale. Da come si comporta con noi sul set direi che se non lui, almeno qualche suo antenato ne faceva parte.
- Dave- rispondo svogliato passandomi una mano sugli occhi.
- passato una buona serata?- mi chiede con interesse forzato osservando critico il mio quasi-abbigliamento. Oh ma che cazzo vuole? Mai visto un ragazzo a torso nudo?
- non tanto- rispondo sincero. La mia palla di vestiti in mano dice già tutto quello che la mia faccia non riesce a esprimere.
- oggi giriamo la scena del falò sulla spiaggia- dice come se stesse parlando delle condizioni meteo.
- si?-
Perfetto, voleva dire un giorno di vacanza per il sottoscritto. Mi avrebbe fatto piacere dormire un po’. Ho praticamente sempre sonno ultimamente.
- mmm… senti… e… quel progetto che ti ho assegnato…come va?-
Già… come va… Male, ecco come va. Scrivere testo e musica di una canzone che canti le promesse di Edward a Bella da inserire nel film è la cosa peggiore che mi potesse chiedere di fare.
- veramente io non so se…- inizio a rispondere mentre l’ascensore continua a salire con noi dentro.
- tu non sai se, ma io so che ce la farai. Quelle per Twilight sono state meravigliose. Scriverai qualcosa di decente anche questa volta- conclude senza lasciare spazio di replica.
L’ennesimo plin ci avverte che almeno lui è arrivato al suo piano, io salgo ancora di due.
- Rob, fammi un favore- articola voltandosi a guardarmi. Alzo il capo giusto per fargli capire che lo sto ascoltando.
- quando hai finito di scoparti tutte le mie assistenti, lavoraci sul serio a questa canzone. Ci serve-
Le porte si chiudono prima di lasciarmi il tempo di formulare una qualsiasi risposta.
Vecchio bastardo di un nano pelato stronzo!
Esistono i parolieri, gli autori e i cantanti per scrivere canzoni. Un bordello di gente la fuori si sta ammazzando pur di inviarci una demo che ci faccia da colonna sonora e lui chiede a me.
Scrivere una canzone d’amore. Io. Ma si è bevuto il cervello forse?
Che cazzo dovrei scrivere?
Le canzoni d’amore sono scritte da gente che ci crede nell’amore e io non sono proprio la persona più adatta per farlo. Non più.
Arrivo alla mia stanza e cerco nelle tasche dei jeans la tessera magnetica per aprire la porta.
La passo nello scanner ed entro per poi infilarla in un altro scanner all’ingresso.
Lascio i vestiti per terra e guardo la desolazione che mi circonda.
Abiti sparsi per terra letto sfatto, fogli disseminati in giro, alcuni accartocciati, altri strappati, altri ancora scribacchiati e poi cancellati con pesanti tratti di indelebile nero.
La mia chitarra appoggiata vicino alla finestra con le tende bianche tirate da cui filtra luce dorata.
Ho chiesto alle cameriere dell’albergo di passare davanti a questa stanza senza entrarci mai, di lasciarmi gli asciugamani puliti fuori dalla porta che avrei provveduto io a mettere fuori quelli sporchi.
Vedere il caos attorno a me mi da quasi la sensazione di non averne affatto nella mia testa, ma è solo un’illusione.
Nella mia testa tutto è ancora più in disordine della tana in cui mi sono chiuso ma di certo non vi regnano i colori tetri che in realtà sono in me.
La struttura classica del letto, le pareti color pesca, il vaporoso piumone bianco fanno a pugni con l’anima nera che ha preso possesso di me.
Sfilo le scarpe dal tallone e mi butto a peso morto sul letto. Dovrei farmi una doccia ma non ne ho voglia adesso. Dovrei magari mettermi un paio di boxer ma prima dovrei farmi la suddetta doccia. Sono solo stanco, tanto stanco.
Chiudo gli occhi e inizio a chiedermi quando tutto questo finirà. Quando questo dolore che mi scava dentro le viscere se ne andrà via.
Due mesi e mezzo sono passati.
Non ha mai chiamato.
Potrei farmene una ragione se lei chiamasse, forse.
O forse no perché comunque non me ne capaciterei qualsiasi spiegazione lei mi possa dare.
Mi ha lasciato.
Mi ha sempre lasciato.
Più cercavo di tenerla con me e più mi lasciava.
Mi chiedeva di restare e io restavo. Ma lei mi ha lasciato. Senza una spiegazione, senza un motivo che non sia quello di non accettare il mio amore non ricambiato.
Stringo i denti a pensare al suo viso. Stringo i denti perché per quanto io non voglia pensarci lei torna sempre nei miei pensieri. A volte cedo persino e sono io a cercarla.
Accendo la sua digitale e scorro le foto che le ho scattato quell’ultima notte insieme, vado ancora più indietro e ci trovo entrambi sorridenti e stretti l’uno all’altro. Vado più indietro ancora e trovo foto mie, di come mi vedeva lei. Io che dormo con un braccio a penzoloni giù dal divano, io con lo spazzolino da denti e la bocca sporca di dentifricio che le faccio una smorfia, io che lotto con il nodo della cravatta davanti allo specchio, io che suono qualcosa al piano o io che studio il nuovo copione.
Quante volte mi ha aiutato a imparare le battute per questo film? Quante volte si è calata nel personaggio di Bella? Quante volte abbiamo provato e riprovato il siparietto di seduzione e l’inamovibilità del vampiro che non cede alla lussuria come finivamo invece per fare noi ogni volta? Per me è sempre stata un Edward.
Sono io l’insicuro, quello che si chiede come possa essere che una creatura tanto perfetta decida di dare il suo amore a uno come me. Infatti non me l’ha dato.
Sono Bella nel bosco, nella sua stanza, nel suo limbo. E aspetto.
Non tornerà. So che non tornerà più e che la mia attesa è insensata. Per me la Twilight saga si ferma a New Moon con tanto di esclusione dei capitoli finali.
A volte sogno che lei torni e mi vedo accoglierla a braccia aperte, impossessandomi di nuovo delle sue labbra e stringendomela addosso per impedirle di andare via.
Ma il più delle volte la vedo tornare e io me ne vado via.
L’amo con tutto me stesso anche ora, la cerco in ogni ragazza che mi ricordi vagamente qualcosa di lei. Il taglio dei capelli, un sorriso, un tatuaggio sulla nuca… un anello appeso al collo… per poi scoprire ogni volta che non è lei.
Non riesco più a fingere con nessuno, lavorare diventa ogni giorno di più maledettamente difficile.
Interpretare il ruolo dell’Edward innamorato che cerca di riconquistare punti dopo l’abbandono della sua amata è un ruolo che non mi si addice più.
Ho avuto seri problemi a mettere una firma sul contratto per il sequel della saga. Fare l’Edward sposato e innamorato a manetta non è più roba per me. L’Edward padre poi…
Ho sempre odiato il matrimonio, sempre odiato bambini che non fossero le mie nipoti e a volte anche loro quando piangevano come se le stessero squartando vive.
Benchè cercassi un senso nell’amore, non credevo che un vestito bianco e un anello al dito avrebbero dato tutta questa concretezza al rapporto. Non ho mai creduto che un figlio potesse cementare la coppia e suggellare l’amore tra due persone.
Non lo credo tutt’ora, ma con lei… Lei l’ho immaginata venirmi incontro in un abito bianco, l’ho immaginata con il ventre arrotondato da un figlio mio, ho immaginato me stesso accarezzare quella pancia e sussurrargli promesse. Ho giocato con la nipote di Beckie al matrimonio e ho pensato che i bambini non sono poi tanto mostruosi. Ho pensato di chiedere a mia sorella di insegnarmi a prendermi cura di un bambino in previsione di un futuro insieme a lei. Di una famiglia insieme a lei.
Ma ora sono tornato il solito cinico sull’argomento.
Ora non so nemmeno più di cosa m’importi davvero. Non desidero niente eccetto la fine di questo tormento e quando e se finirà non ho idea dei desideri che potrei avere in futuro.
Fare lo stronzo, lo sprezzante mi da sollievo. Io non sono così, ma egoisticamente solo in questo modo riesco a liberarmi dell’odio che ho per lei.
La odio esattamente quanto la amo. Infinitamente.
Si è portata via tutto di me. Tutto.
Ho messo in gioco me stesso ripetutamente per riportarla alla vita dandole me stesso. Non sono il tipo che rinfaccia le cose, ma dov’era lei quando mi sono sentito indifeso? Quando mi sono sentito piccolo e disarmato per lei e davanti a lei? dov’era?
Cristo, non le ho detto “dimmi che mi ami anche tu”, non le ho chiesto nemmeno di accettarlo questo sentimento, ma se proprio lo doveva rifiutare almeno me l’avesse detto in faccia! Me lo avesse fatto intuire in qualche modo, anche a gesti!
È vero, un gesto l’ha fatto. Se n’è andata, più chiaro di così! Ma un cazzo di motivo!!!
Un cazzo di motivo detto da lei! Avrei sofferto lo stesso come un cane a sentirmi rifiutato ma almeno non mi sarei sentito quasi in dovere di odiarla.
La odio quanto la amo e per quanto io non voglia pensarci è questa la realtà.
Posso andare a letto con tutte le donne che voglio, posso cercarla in un sorriso, in un modo di camminare, in una frase ricorrente… oppure posso cercare di dimenticarla cercando caratteristiche che non le appartengono. Ma c’è, in ogni caso.
C’è.
C’è quando la cerco e c’è quando scappo da lei.
Nel bene o nel male è sempre nella mia testa.
Scrivo ancora di lei, suono di lei, sogno di lei. Sento lei nelle canzoni che ascolto, sento il suo sapore sulle labbra che non ne vuole sapere di andarsene via.
Per questo la mia canzone non è ancora pronta e non credo lo sarà mai. È completa: ha un inizio e una fine. Ma non è quella giusta.
Non è una canzone per Bella quella che ho scritto, no.
È sua.
È sempre tutto suo.
Quelle parole sono per lei, sono la mia speranza andata in frantumi, sono tutto ciò che ho sempre desiderato per noi e che lei non vuole senza dirmi nemmeno perché.
Giro la testa verso il comodino e la sua digitale mi guarda con l’occhio del suo obbiettivo ritratto.
Allungo una mano e l’afferro per accenderla e farmi ancora più male.
I suoi sorrisi, i suoi occhi, i nostri baci… scorro tutto masochisticamente ancora una volta, e poi di nuovo e di nuovo ancora.
Odio me stesso perché riesco ancora a dire di amarla. Mi odio perché tra tutte io ho scelto d’innamorarmi di lei. Lei che non sarebbe mai stata mia, lei che non mi vuole perché ama un altro, lei che è stata con me senza amarmi mai nemmeno un po’.
Me lo aveva detto Emilie e io mi sono arrabbiato con lei, mi sono arrabbiato con mia sorella che cercava solo di dirmi cosa avessi sbagliato.
Prendo il foglio del testo che ho scritto da sotto il cuscino. La mia calligrafia disordinata è sbavata qua e là per via di gocce che avrei voluto non far cadere. Leggo e mi odio. Leggo e la odio, ancora di più. Sempre di più.
 
I'll be your man
And I'll understand
And I'll do my best
To take good care of you
You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will
Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true.
And ohhh when the day is through
I will come to you and tell you of
Your many charms
And girl you look at me
With eyes that see
And we'll melt into each others eyes
You'll be my queen
And I'll be your king
And I'll be your lover too

 
Accartoccio il foglio senza nemmeno rendermene seriamente conto. Lei sarà sempre la mia regina ma io non sarò mai il suo re.
Mi alzo da letto sconfitto e guardo fuori dalla finestra la città che si muove, presa dalla frenesia del mattino.
3902.64 chilometri tra di noi, otto Stati e un confine a separarci. Guardiamo due oceani diversi.
Ma non è solo la distanza geografica a separarmi da lei.
È una distanza incolmabile che io ho fatto di tutto per coprire. Di tutto.
E lei…
Lei…
Lei non si sta innamorando di me. Lei non è innamorata di me. Matt, Lizzy, Jack… Kellan… sparano tutti una marea di stronzate.
È colpa sua se vago da una donna all’altra cercandola, è colpa sua se sono diventato uno stronzo di dimensioni galattiche, è colpa sua se non riesco più a fare un cazzo a parte bere, fumare e scopare, è colpa sua se non riesco nemmeno più a fare il mio lavoro. È colpa sua se ho il cuore a pezzi guardando la nostra foto insieme che riluce nello schermino della macchina fotografica che ho lasciato accesa sul letto.
Accecato dalla rabbia che mi attanaglia il cervello in una morsa d’acciaio, prendo la sua digitale e la lancio con tutta la forza che ho contro il muro.
Pezzi di plastica, ingranaggi, molle, vetro e quant’altro si spargono a terra rimbalzando in ogni dove. Lo schermo non brilla più.
Sul muro è rimasta una piccola macchiolina nera dovuta all’impatto.
Scivolo a terra e con il fiato ancora grosso fisso quei frammenti che racchiudono meglio di qualsiasi altra cosa al mondo la sua essenza.
Per un attimo, un solo attimo, mi balza in mente l’idea che forse anche lei è a pezzi per la sua scelta. Che l’ha presa perché ha dovuto farlo, che ha pensato che il non dirmelo fosse la cosa più giusta da fare per farmi soffrire di meno.
Che se non chiama è solo perché non ha la forza per farlo, perché pensa che così facendo mi farebbe ancora più male e che con il silenzio io possa guarire da solo.
Per un attimo guardo i pezzi di quella macchina fotografica e mi sento come se l’avessi uccisa scagliando il suo cuore dritto contro il muro.
Devo uscire.
Devo uscire di qua.
Rapido mi vesto con le prime cose che trovo, afferro un cappello e gli occhiali da sole e mi lancio fuori dalla camera.
Boccheggio scendendo di corsa giù per le scale. Oltrepasso Ashley e Nikki ferme al banco della reception senza nemmeno salutarle e mi dirigo svelto alle porte che danno sul cortile. Devo usare l’uscita secondaria se non voglio essere sommerso dalle scimmie urlatrici.
Come respiro aria fresca mi sento subito meglio.
Lei non sta soffrendo per me.
Chi lascia non soffre.
Se uno lascia è perché non stava bene, altrimenti non c’è motivo per farlo.
Mi accendo una sigaretta ed esco dal cancello che conduce a un vicolo dietro l’hotel, quello dove la mattina arriva il fattorino della lavanderia a portare i pacchi di biancheria pulita.
Prendo a camminare e non so nemmeno dove vado, come se scappando da un albergo scappassi anche da lei.
Come se fosse possibile scapparle.
Come se fosse possibile dimenticarla.
Come se fosse possibile smettere di amarla.
Come se potessi coprire il suo profumo, come se potessi trovare da qualche parte il suo tocco…come se lei potesse tornare da me.
Cammino a testa bassa nel freddo gelido di questa città dove mi trovo per la seconda volta nella mia vita.
Stesso albergo, stessa camera, stesse persone, stesso progetto. Solo io sono cambiato.
Persino la neve ai bordi delle strade sembra la stessa. La neve che dovrebbe cambiare sempre sembra la stessa. Sono proprio cambiato.
Una volta per queste strade ci camminavo con Kristen, una volta non sapevo che le cose di li a meno di un anno sarebbero state totalmente diverse.
Sono un fatalista. Le cose quando devono accadere accadono. Ben magra consolazione quando va tutto storto. Vivere in questa filosofia ti fa sentire completamente inutile e impotente.
Mi infilo in una caffetteria che straborda di gente e, dopo innumerevoli spintonamenti e gomitate, ecco che intravedo il miraggio del bancone.
Sto per ordinare un cappuccino ma mi trattengo. So già che esco pazzo solo per quello che prepara lei. Ordino un caffè da portar via e nel frattempo di guardo intorno.
La vita è strana. Quando sembra che tutto il mondo crolli a pezzi magari per un altro non potrebbe girare meglio di così. Entri nei bar e vedi amiche che si scambiano confidenze, coppie che battibeccano divertite leggendo i menu accordandosi sulla strategia da adottare nell’ordinazione (se tu prendi la torta al cioccolato, io prendo quella al limone così le assaggiamo tutte e due), uomini in giacca e cravatta che fissano l’orologio mentre impazienti battono il tempo della fretta con il piede sul pavimento.
Tutto va avanti, e ti sembra strano restare fermo e non venire trascinato da questa spinta prepotente che vuole che tu vada avanti e faccia ancora parte del gruppo.
Ma se io mi dichiaro fuori, sono fuori.
Tiro fuori il portafogli e conto i dollari per pagare il mio ordine. Mi sento osservato.
Alzo lo sguardo e una ragazza accanto a me mi sorride in attesa.
Ha dei corti capelli lisci e castani, un viso molto dolce su cui spiccano un paio d’occhi castano nocciola e una bocca rosata leggermente lucida per via del gloss che ci ha messo sopra.
Dallo scollo del cappotto, libero dalla sciarpa che tiene in mano, intravedo il suo collo da cigno su cui si posa delicata una catenina.
- ciao- dice piegando leggermente la testa di lato.
- ciao- rispondo tirando fuori banconote e monete e rimettendo a posto il mio portafoglio nella tasca posteriore del jeans.
Carina, si. Decisamente carina.
Sorride e basta. Non mi guarda né estasiata, né in preda a un attacco isterico incipiente, né come se stesse trattenendo la voglia di cacciare un urlo. Mi ricorda qualcuno.
- piacere, io sono Alexandra- dice tendendomi la mano.
Ecco chi mi ricordava.
Accenno un saluto con la testa, prendo il mio caffè ed esco.
Oggi sono nella fase negazionista. Evito i suoi ricordi come la peste perché so già che finirei solo per commiserarmi, piangere e magari non resistere più alla tentazione di chiamarla io.
E io non devo chiamarla.
Esco dal locale e giro l’angolo diretto ad un piccolo parco nei dintorni dell’albergo abbastanza sconosciuto che di solito io, Jack e Kellan frequentiamo quando vogliamo tirare quattro calci a un pallone senza paparazzi tra i piedi.
Anche oggi non c’è nessuno, come al solito, e come al solito la panca dell’altalena mi attende solitaria.
Mi siedo e inizio a sorseggiare il mio caffè, cercando di non pensare a nulla di particolare, cercando di evitare ogni pensiero che abbia come protagonista una persona il cui nome inizia per A.
Inizio persino a contare i riquadri della pavimentazione ai miei piedi giusto per tenermi impegnato.
- sapevo che saresti venuto qui-
Jack prende posto all’altalena di fianco alla mia. Distende le gambe e caccia le mani in tasca per proteggerle dal gelo che è una costante in questa città.
Le nostre giacche da sci non passano proprio inosservate quanto a colori, ma non potevamo pretendere chissà che. Quando siamo andati a comprarle abbiamo fatto impazzire il commesso perché cercavamo qualcosa che non fosse troppo voluminoso e questo è il risultato. Blu elettrico per me e giallo canarino per lui. Giusto per mischiarsi a dovere tra la folla.
- che sei venuto a fare?-
- Nikki e Ash ti hanno visto uscire senza nemmeno salutare e si sono preoccupate-
- e tu rispondendo all’ordine del comitato di salvataggio supremo hai pensato bene di venire in avanscoperta?-
Non ho voglia di parlare con nessuno. Non ho voglia di vedere, sentire, rispondere a nessuno.
Tiro fuori dalle tasche il mio pacchetto di sigarette e me ne accendo una con ancora il caffè da finire in mano.
- me ne offri una?- sbuffa Jack appoggiandosi di schiena alla catena.
Gli passo il pacchetto e l’accendino e restiamo in silenzio, studiando le nostre stesse volute di fumo che si alzano in disegni astratti nell’aria fredda.
- Kellan è partito per New York stamattina- dice come se mi stesse raccontando che film davano in tv ieri sera.
- dovrebbe importarmi?- rispondo secco tirando a lungo dalla sigaretta.
- sta andando da lei- continua cauto, come se io non avessi proferito verbo.
- ripeto, dovrebbe importarmi?-
- a me importerebbe-
- a me no-
- perché non la chiami?- continua dopo un lungo minuto di silenzio.
- perché non ho niente da dirle-
- beh… potresti anche solo dirle “vaffanculo”, io lo farei-
- non voglio darle soddisfazione-
- e da quando sei diventato così orgoglioso?-
Lo guardo malissimo. Ancora con sta storia dello zerbino. Tra lui e mia sorella parevano essersi messi d’accordo. Per loro avere dei riguardi e delle cortesie vuol dire inzerbinirsi, ma in che mondo vivono?
- ah già, da quando sei diventato uno stronzo. Da quando ti scopi chiunque e mandi a cagare tutti. Si, ha una sua logica reagire così. D’altra parte, tutto il mondo sa che ti stai vendicando di lei e lei… sta sicuramente soffrendo per il fatto che tu sia cambiato così tanto, o almeno lo farebbe se lo sapesse-
Orgoglioso o no, non me ne frega un cazzo. Né di quello che ha da dire, né di come giudica il mio modo di reagire. Sono stufo di fare pena a tutti quanti loro. Ripeto, fare lo stronzo non è una vendetta nei suoi confronti, dato che, come ha infingardamente sottolineato, lei non ha la più pallida idea di come io stia o di cosa io faccia. Ma cosa faccio di così sbagliato se ho scelto questo modo per sfogare tutta la rabbia che ho dentro?
Sospira e mi sento i suoi occhi addosso.
- senti… io non so perché le cose siano andate così. Dio solo sa quanto vorrei saperlo almeno per darti una risposta. Per quanto io un sonoro “vaffanculo” glielo manderei a dire per bocca di Kellan, e sta sicuro che lo farò perché non esiste che tu ti sia ridotto così. Cioè, io sono un grandissimo sostenitore dello scopa e fuggi, intendiamoci. Prima di mettersi le manette è d’obbligo provarlo…-
- arriva al dunque-
- sono certo che ci deve essere un motivo per cui ha fatto quello che ha fatto. Mi rifiuto di credere che ti abbia lasciato in questo modo solo perché non voleva stare con te. Io credo di saperla la verità, ma… non credo tu la voglia sentire-
- perché non dovrei? Sei venuto a rompere i coglioni di tua sponte, già che ci sei finisci-
Che fa? Prima lancia il sasso e poi nasconde la mano?
- lei ti ama, Rob. Pare un controsenso ma… per me le cose stanno così-
Ok, forse era meglio che se la teneva per sé la sua teoria campata per aria, perché più sbagliata di così non la poteva dire.
- basta con queste stronzate, non ci credi nemmeno tu-
- no, infatti. Più che altro non dovrei crederci ma… per quello che ho visto io le cose stanno così. E tu dovresti smetterla di scoparti qualsiasi ragazza che abbia anche solo una cazzo di camicetta uguale alla sua-
- cazzi miei-
Lei ama un altro, morto o vivo che sia, ma ama un altro e io non posso andare a letto con chi mi pare?
- fai del male solo a te, Rob, fidati. A nessun altro -
Perché si può stare ancora peggio di così?
 
 


Allora, avrete tutti riconosciuto la canzone di Van Morrison che Rob spaccia per sua in questo capitolo. Ho pensato si adattasse particolarmente e quindi qui la linko cantata e suonata dal nostro Rob: I’ll be your lover too
 
Vi invito anche a leggere la traduzione della canzone del capitolo molto pertinente. il link sotto la foto la traduce mentre viene cantata.

Abbigliamento Rob e Jack

 
E ricordo ancora la versione rossa del capitolo 36 per chi ancora non l’avesse letta.
 
 

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Capitolo 41
*** capitolo 41 ***


capitolo 41 Io ora davvero piango. Sul serio.
Cioè dico… mi volete far morire affogata nelle mie stesse lacrime di commozione? 24 recensioni??? Tutte mie???
GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
Sia che l’abbiate fatto perché vi è piaciuto particolarmente il capitolo, che perché volete aiutare questa storia a salire sempre di più in classifica io vi ringrazio lo stesso!!!!
Siete davvero grandiose!!!! Continuate così che io non mi offendo! :P
Questa volta il teaser non è ancora pronto, ma dovrete tenere d’occhio il blog per i prossimi giorni.
Sono impegnatissima per l’ultimo esame del semestre quindi…farò il possibile per aggiornare il più presto possibile.
Vi ricordo sempre il blog di Agathe per le storie più belle del sito, e mi riprometto di mettermi d’impegno nel leggere i vostri aggiornamenti. Scusatemi davvero ma purtroppo la giornata è fatta solo di 24 h e io non riesco a leggere così per leggere. Voglio dare attenzione a ogni storia :)
 
Recensioni:
 
skitty: e si :) stavolta sei tu l’ultima, ma tranquilla :) io con lo studio sono sempre costantemente in ritardo nel leggere. Sono felice che la storia continui a piacerti e spero che finita questa anche le altre che scriverò ti attireranno allo stesso modo. Un bacio!!
 
Araba89: Barbyyyyyyyyy!!!!!!! Sono contenta di essere riuscita a darti delucidazioni in merito. In verità avrei voluto evitare di farlo e lasciarvelo scoprire assieme a Robert, ma siccome stavano istituendo un tribunale della santa inquisizione solo per Ale… ho pensato di evitare la rivolta popolare.
Jack non so ancora quanto potrà essere utile, ma ti lascio giudicare da te l’importanza di Kellan, spero di restare ancora viva alla fine del Chap perché ovviamente magari sul più bello vi dico ciao alla prossima puntata :)
 
Romina75: sono felice di averti chiarito Alessia, ovviamente per quanto ho deciso di chiarire, perché il motivo chiaro, esplicito e spassionato arriverà solo tra un po’.  :)
Il chiarimento… il chiarimento è difficile. Ale lo teme perché Rob non capirebbe, cioè si ma non servirebbe a niente che capisca, almeno secondo lei.
Kellan darà forse la sua scossa, a voi il giudizio.
Urla, strepiti…. Dico solo che non finisce propriamente qui :)
Un bacioooooooo
 
Sophie88: falli rimettere insieme… si ma con calmaaaaaaaaaaaaa! Se no che gusto c’è????? però sappiamo che Rob stronzo è una piccola debolezza :) non ho resistito!!!!!
 
Enris: hai capito Robert alla perfezione. Davvero. Le cose stanno esattamente come hai detto tu.
Kellan darà il suo contributo, così come Jack, ma… spetta sempre tutto ad Ale… e anche a Rob.
Stiamo per entrare davvero nel vivo della questione.
Grazie mille per i complimenti!!! Un bacio!!
 
midnightsummerdreams: :) sono felice della tua curiosità perché dimostra che la storia riesce a mantenere la suspance e non annoia. Il riavvicinamento di Ale e Rob nonostante lui sia cambiato così tanto… mmm… non so… non ho ancora scritto quel capitolo quindi per ora non riesco a darti nemmeno un accenno di risposta dato che io vado molto a ispirazione momentanea in questi ultimi capitoli.
 
Smemo92: in effetti ho pensato anche io che per l’incolumità di Ale mandare Kellan fosse la scelta più saggia anche se Jack… riuscirà a trovare il modo di mandarla a quel  paese come promesso a Rob :D Avviso subito che l’incontro Ale-Kellan non finisce propriamente qua… quindi dovrete pazientare altri due capitoli anche se già dal prossimo capirete com’è andato a finire :)
 
Venomous kiss: sono contenta che almeno il comportamento di Rob sia stato capito appieno e si, questo è il capitolo di Ale e Kellan anche se non posso dire che lui sistemerà le cose, purtroppo. Come anticipato e come vedo tu ti trovi a concordare, sarà Ale a dover fare il passo, ma lo deve fare da sola.
 
Alice cassedy: se mi sento in colpa per Rob? La verità? No, non mi sento in colpa per nessuno dei personaggi. Insomma… la vita va così spesso e volentieri anzi… spesso non ha un lieto fine. Io sono amante dei lieti fini e per questo ne scrivo ma il periodo di dolore che sta in mezzo non me la sento di risparmiarlo semplicemente perché Rob è il protagonista della mia storia. Certo, avrebbe potuto fare palestra, ma l’esperienza mi ha insegnato che pochi uomini riescono a superare tutto nella maniera migliore mentre molti tendono a cadere nell’autodistruzione. Così è stato per il mio ex e così è stato anche per il ragazzo di una mia amica. loro cercano in qualche modo una sorta di vendetta, ma poi si sentono sempre peggio. :) niente da fare, solo noi donne siamo davvero una forza!
 
Giu O: giu… ode al tuo papiro, mbare!!!! Di che paramo uora? Facisti tutt’ i cosi tu! perfetta l’analisi di Rob davvero. Io mi rendevo conto di descrivere il ragazzo perfetto all’inizio ma la cosa era assolutamente voluta. Infatti quando noi non sappiamo come comportarci tendiamo sempre ad agire secondo dei prototipi di comportamenti giusti che abbiamo nella nostra testa. Non che Rob in realtà non sia così come l’ho descritto, ma il tutto era molto più esagerato e portato all’esasperazione perché non credo sia tipo che si sacrifica totalmente per la persona che ama. Non lo trovo giusto, e secondo me lui doveva provare gelosia nei confronti di Matt, doveva provare rabbia per lei in certi momenti, ma la scusava sempre e questo …no buono (per citare Cri).
So che forse non mi sarei nemmeno dovuta dare pena a spiegare i comportamenti di Ale, ma a volte ci si lascia trasportare dal fatto che il personaggio della storia è Rob e che quindi nessun male lo deve mai colpire… semplicemente mi dispiaceva vederla in pasto così senza nemmeno tenere in considerazione il suo punto di vista. Io cmq l’ho sempre detto. La storia nella mia testa è tutta pronta, tutta collegata. Nessuno potrà mai farmi cambiare idea sul suo andazzo. La storia nasce, si svolge e finirà. Non ci saranno seguiti o cosa… le cose devono andare così :)
Ni sintemu mbare! Appena torno a Torino che ora sono dispersa nella neve di Pavia!
 
Piccola Ketty: povera Ale! me la trucidi!!!! Oddio, spero che questo ennesimo capitolo ti dia qualche elemento in più per delucidarti in merito al suo comportamento, anche se lo scorso capitolo ho aperto con una spiegazione un po’ più esplicita, ma non so se hai notato. Rob sesso e alcool… bah io l’ho fatto reagire così, ma son cmq per certo che la maggior parte degli uomini innamorati e mollati reagiscono sempre nella maniera più autodistruttiva possibile. In più come spiegavo prima, quando ci si trova davanti a situazioni nuove che non si sa come gestire ci si cerca di conformare a un prototipo che abbiamo in testa, come ha fatto Rob nei confronti di Ale e ci si auto convince che sia il modo corretto di affrontare le situazioni. Quando però vediamo che non funzionano… beh facciamo del nostro peggio quindi non mi sento di condannare Rob per quello che fa. È semplicemente umano :)
 
Cricri88: mbare! Tu si in Burundi ma io sutt’ a neve staiu! Sono da mia zia a Pavia e faccio pupazzi di neve tutto il giorno!
Ti dirò, all’inizio quando ho immaginato la storia mi sono immaginata la scena di Rob che quasi buttava giù l aporta di Ale pur di falra parlare ma poi ho pensato di farla andare con lui a Los Angeles…di far durare di più la loro storia (in teoria all’inizio la rottura doveva esserci dopo la notte nella roulotte che sarebbe dovuta essere anche la loro prima volta) però poi le cose sono andate diversamente e ho pensato che Rob nella sua infinita fessitudine da innamorato non avrebbe potuto forzarla perché lui era quello che si sforzava sempre di capirla e giustificarla… quindi questo è quello che il mio mononeurone ha partorito. :P
Un bacioooooooooooooooooooooooooo
 
Crystal black: sono felice del fatto che tu riesca a capire finalmente i personaggi :) per quanto riguarda i post, cerco di fare il più in fretta possibile ma siccome ho ancora un esame da dare e voglio  sempre avere almeno metà del capitolo successivo pronto prima di postare… faccio quello che posso. La cosa che però mi fa più piacere è il fatto che anche i capitoli della disfatta ti piacciano anche se non vedi l’ora di vederli scorrere in fretta!
 
Vannyp1987: finalmente qualcuno che concorda con me sulla mia filosofia. Io ho passato un sacco di tempo a cercare di far felici gli altri e a reagire come loro si aspettavano e il risultato è sempre stato che loro erano felici e io no. Da quel momento ho capito l’importante verità dell’amare se stessi in primis. Ancora qualche capitolo e prometto che Ale sarà tutta amore :)
 
Pooh!!!: sono di nuovo irrimediabilmente indietro! Sto cacchio di esegesi di diritto romano mi sta uccidendo, meno male che è l’ultimo esame del semestre! Ebbene si, c’è qualcuno che ha cercato di assassinarmi Ale… e sono felice di trovarti d’accordo con me per quanto riguarda i mancati voti di castità di Robertino… è pur sempre maschio! E solo tu hai notato la frase uguale che dicono tutti e due :) non ho proprio resistito a metterla!!!!!
La nuova storia è già in cantiere… cioè in realtà ce ne sono tre, due originali e una dramione… ma devo ancora scriverle :) sono giusto schizzi buttati giù così :)
Un bacio Pooh!!!!!!!
 
Fred Cullen: come faccio? :) sinceramente non so dirti… credo semplicemente che nel momento in cui crei la storia ci metti dentro talmente tanto di te stesso che diventa quasi inevitabile. Diventi come un attore e ti immedesimi completamente. Tante volte mi è capitato di pensare una cosa ma poi i personaggi prendevano vita da sé e andavano sulla tastiera per conto loro. Non li puoi proprio imbrigliare in certi momenti. Cmq…manca poco al risanamento, tranquilla. Ancora pochi capitoli e dovremmo dire addio a Rob :)
 
Sei nell’anima2009: ciao!!! non ti devi scusare! Quando ho letto la recensione sono rimasta spiazzata perché non capivo a cosa ti riferissi. Sono dovuta andare a rileggermi la risposta che ti ho dato per capire e mi spiace tanto. Mi è sembrata una risposta un po’ fredda e ammetto facilmente travisabile, quindi sono io che ti chiedo scusa. Un po’ la fretta un po’ perché dietro a uno schermo è difficile cogliere i toni di una risposta devo averti dato l’impressione sbagliata. Non mi hai offeso per nulla :)
Si… la vita di Rob è andata a pezzi e lui è talmente deluso che non riesce manco a chinarsi a raccogliere i cocci. Come avrete capito ormai mi baso molto su reazioni a situazioni che ho visto accadere nella realtà, non sono campate tutte per aria o semplicemente immaginate e quindi… penso che Rob non avrebbe mai potuto agire diversamente, e che nemmeno ora si sé stesso, semplicemente perché è una personalità troppo camaleontica per conoscersi davvero. Forse solo con Ale era riuscito a intravedersi un pokino… ma il mondo gli è crollato di nuovo addosso quindi… non ha intenzione di rialzarsi per ora. :)
 
Sweetdreams: grazie mille per i complimenti! Amore e odio penso siano due sentimenti che difficilmente viaggiano su binari separati quando si tratta di quella che crediamo sia la persona giusta per noi. Se amiamo iniziamo a colpevolizzarci di tutto e a colpevolizzare l’altro di ogni cosa per sentirci meglio. L’amore in queste situazioni strazia e si pensa che odiando, negando questo amore in realtà possiamo stare meglio… almeno io la penso così :)
 
Dindy80: aaaaaaa dany! Io ti adoro. indiscutibilmente! Ti adoro! sei una delle poche persone  che sul punto di imparare a tirarsi fuori da soli dalle situazioni la pensa come me. più volte ho avuto ragione di credere che le cose stiano così per il semplice fatto che l’ho vissuto sulla mia pelle e l’ho visto accadere a delle mie care amiche. Fin quando non risolvi da sola i tutoi fantasmi questi torneranno sempre a più riprese a tormentarti. È così… non ci si può fare molto…
Per la copia autografata del libro, guarda… sai già che ho intenzione di metterci mano anche se i volti che immaginerò saranno sempre gli stessi ma cambieranno certamente i nomi e poche situazioni :) ma ovvio che te la mando! Sei stata una delle prime a credere in me e a non linciarmi per la storia Saint Katrine (prima o poi finirò anche quella :D) che non potrei mai non mandartela!
Un bacione!!!!
 
Lazzari: :) la sofferenza di Ale non ti tocca come quella di Rob? E beh… sono due tipi di sofferenza diversa. Rob è stato abbandonato, lei ha paura… l’abbandono è sempre più amaro della paura. Secondo me non possono essere paragonate, ma ognuno la vede come vuole.
Se Rob non la manda a quel paese come dice Jack è perché lui sa già cosa c’è che non va, o almeno… è molto vicino alla risposta giusta, per questo non riesce a dirgliene di tutti i colori.
Hai letto quando gli ho fatto dire “lei ama un altro”? quando ha detto “mi odio perché mi sono innamorato di lei”? lui sa… e quando sai odi perché così ti sembra di riuscire a vincere la sofferenza che ti da l’amore… lui sa.
 
Annina88: grazie mille per i complimenti carissima!!!!! Sono felice che tu condivida la mia scelta di far diventare Rob uno stronzo puttaniere, anche se ho voluto puntare più sulla sua disillusione e la sua sfiducia per il futuro. Secondo me parte della sua rabbia è anche che non riesce più a capire chi sia davvero. Non si conosce. Lui ha sempre cercato di adottare il comportamento giusto per tutte le situazioni e crescendo non è più riuscito a tornare indietro. Non sa più chi è. ha creduto di aver capito con Ale ma viste come sono andate le cose… pensa di aver sbagliato di nuovo… :)
 
Fallsofarc: amore sono dispersa nella neve! Sommersa qui a Pavia!!!!
“ci sono delle parti del capitolo che sembravano quasi testi di una canzone da quanto erano belli e pieni di poesia”… tu mi vuoi far commuovere???? Cioè dico… io annego dentro a una valle di lacrime!!!!!!!
So che sei in trepidante attesa di un lavoro in particolare e ti dico… tutte le sere sono li che ci penso e ripenso!!! E sono qui a immaginarmi la scena finale e… ok smetto altrimenti mi metto a scrivere quella e qua non finisco più! Il primo chap però arriverà con l’epilogo di questa.
Grazie mille per il supporto che mi dai in ogni situazione, anche fuori dall’ambito “letterario”! sei davvero un’amica splendida tesoro!!!! Ti voglio tantissimo bene!!!!
 
Cicci12: allora… ricopio la risposta già data poco sopra per spiegarti perché Rob non la manda a quel paese. Se Rob non la manda a quel paese come dice Jack è perché lui sa già cosa c’è che non va, o almeno… è molto vicino alla risposta giusta, per questo non riesce a dirgliene di tutti i colori.
Hai letto quando gli ho fatto dire “lei ama un altro”? quando ha detto “mi odio perché mi sono innamorato di lei”? lui sa… e quando sai odi perché così ti sembra di riuscire a vincere la sofferenza che ti da l’amore… lui sa. :) questo è quanto… a volte facciamo le cose senza nemmeno renderci conto quindi…
 
La sua bella: ogni commento anche il più piccolo è sempre bene accetto. Commenta sempre e solo se vuoi, non ti sentire forzata solo perché siamo amiche… sapere che questo capitolo ti è piaciuto davvero mi ha fatto molto piacere.
 

 

Alessia pov: Again

 



Segni.
La nostra vita è fatta di segni.
Ognuno ha il suo.
Bisogna solo decidersi se fidarsi o meno di loro.
È come trovarsi davanti al bivio di Alice nel paese delle meraviglie: una strada ti appare un comunissimo sentiero e normalmente rappresenta la mediocrità, l’altro, invece, è una misera traccia su un terreno coperto di rovi, che serpeggia nel buio e di cui non intravedi la fine e il tuo segno è proprio quest’ultima strada che ti indica.
Io mi sono sempre vantata di non essere una persona che si accontenta, mi sono sempre vantata di non essere mediocre.
A rigor di logica, quindi, dovrei prendere il vicolo angusto e buio a scapito di quello liscio e macchiato dal sole che filtra tra le foglie. D’altronde il mio segno mi porta proprio a scegliere quella via quindi… fidarsi o non fidarsi?
Tra tutto questo c’è anche il detto “non è tutto oro quello che luccica” quindi se scelgo il sentiero che mi pare più sicuro, potrebbe essere che io mi ritrovi in un lago con l’acqua alle caviglie per poi scoprire che non è un lago ma una pozza di sabbie mobili.
Al contrario, scegliendo l’altro potrei anche trovarmi in un prato bagnato di sole con un bel lago e tante barche a vela sopra.
E sono già due i motivi che mi spingono sulla strada oscura.
Motivi pro-sentiero sicuro? Si, tanti, molti di più. Primo fra tutti quello di confermare una scelta che ho fatto due mesi e mezzo fa per il bene di entrambi.
Ho resistito per mesi alla tentazione di chiamarlo per sapere come stava, anche solo per sentire un attimo la sua voce e lasciarmi travolgere dal mio lato patetico. Ora non posso dire di stare meglio. Io in verità sono uno straccio, ma probabilmente lui sta meglio, e chi sono io per tornare a turbare la sua serenità?
Ma che poi chi me lo dice che quel sentiero sia per forza scuro? Cioè potrebbe anche essere un banale sentiero, no? Cosa mi fa pensare che mi porterebbe lontano dalla mia linea di posizione?
È solo lavoro, un banalissimo lavoro, duecento scatti del cavolo.
E allora perché ho la sensazione che succederà qualcosa?
Ah già… è la piuma. La dannatissima piuma, il dannatissimo segno.
Matt.
Matt che vuole che io riveda le mie posizioni, che torni sui miei passi, che mi impone di andare al lavoro oggi. Matt che coi suoi “presunti segni”, presunti da me, ci tengo a sottolinearlo, dato che le piume che mi svolazzano attorno non sono propriamente autografate da lui… dicevo, Matt che con i suoi presunti segni mi incoraggia, rassicura, ma qualche volta si fa anche gli affari miei.
La cosa non mi sorprende. Matt non sarebbe Matt se pensasse solo a lisciarsi il piumaggio celeste.
Matt, quindi, oggi vuole che io vada al lavoro e incontri Kellan.
No, no, no. Matt mi ha avvisato che sarebbe successo qualcosa, non è che mi ha proprio detto di andare allo studio oggi.
Quindi sono io che mi sono messa davanti ad un bivio e la piuma sta esattamente al centro proprio come me.
Ok, è ufficiale. Forse non è vero che non ho bisogno di uno strizzacervelli: vedo piume, sentieri, morti… mi manca solo di parlare con le fate e sono a posto.
- Ale!!!! facciamo tardi, svegliati!- urla la voce di Maicol, mentre ha amorevolmente iniziato a prendermi a cuscinate.
- Maicol, sto cercando di comprendere la logica del caos universale. Non è che potresti gentilmente andare a quel paese senza interrompere la mia meditazione mattutina?- gli rispondo girandomi dall’altra parte e rimpossessandomi delle coperte.
Lui e il suo cacchio di peluche di Pimpi! Ha voluto dormire con me stanotte e non ha fatto altro che tirarmi le coperte per coprire il peluche, ma si può?
- bene, ma non potresti riflettere sull’ordine cosmico con i piedini per terra e la faccia ficcata nell’armadio?-
- no, sotto le coperte si sta meglio. Oggi ci prendiamo una vacanza, Mic-
Ecco. Ho preso una decisione. Sentiero sicuro. Proseguire la mia vita nel più totale piattume. Tyler porterà a casa il servizio al posto mio e tutti saremo felici e contenti. Ohhhhh! Che bello aver scelto una strada!
- ahhhhhhhh! Tu ci farai licenziare tutti e due! Il signor Lutz ha chiesto espressamente di noi, altrimenti ha detto che non ci rilascia il servizio e se il signor Brandon lo viene a sapere io potrò dire addio alla jacuzzi che ho appena comprato per il mio appartamento! Quindi alza il culo e vestiti!-
Odio Maicol. Lo odio. E odio Matt. E le piume. E odio anche Kellan.
- ti odio, Maicol-
- lo so. Che dici, posso lasciare il pigiama qui e dormire con te anche stanotte?- inizia a piagnucolare scendendo dal letto anche lui, sempre portandosi appresso quel coso rosa che tutto sembra tranne che un maiale.
- no- rispondo secca e scocciata. Questa mattina meglio che non giri il dito nella piaga perché mi trova male.
- daiiiiii!!!! Sai che le cose con George non stanno andando bene, mi sento solo!-
In realtà so che anche questo è un modo per controllare che io non faccia niente di stupido e insensato, ma oggi non ho proprio testa per intenerirmi davanti ai suoi tentativi di proteggermi da me stessa.
Scendo al piano di sotto e punto dritta al frigo. Lo apro e afferro il cartone del latte, bevendo direttamente da lì.
Mille Robert mi si parano davanti, appiccicati con le calamite al portello.
Uno dei suoi migliori amici sarà di fronte al mio obbiettivo oggi. Certo, se ci fosse stato Jack avrei avuto seriamente paura per la mia incolumità ma… insomma, dovrei avere paura di Kellan?
 
Vocina 1
Ti senti in colpa, eh?
 
Vocina 2
Detesto ammetterlo, ma devo concordare con la collega nel chiedere se ti senti per caso in colpa.
 
Ecco. Mancavano solo loro. Ora posso dire di aver esplorato ogni possibile meandro della pazzia. Devo essere davvero alla frutta se le voci della mia coscienza hanno deciso di tornare a farmi visita.
 
Vocina 1
Non sei alla frutta, tesoro, sei all’ammazzacaffè!
 
È bello sentire la tua stessa coscienza che ti smonta l’autostima! È una cosa che proprio ti rinfranca l’anima!
 
Vocina 2
Fottiti, siamo qui in missione di soccorso! E tu sei ufficialmente un’idiota! Solo tu hai bisogno di due coscienze per capire le cose più semplici. Hai fatto una cazzata!
 
Ragazze, è sempre un piacere parlare con voi.
Convinta che sia solo il fatto che sto guardando foto di Rob appese al frigo sommato al terrore di quello che mi potrà dire Kellan, rimetto il cartone di latte in frigo credendo di chiuderci dentro anche le voci del mio io interiore. Forse ha funzionato perché si sono zittite.
Risalgo le scale giusto per andare a scegliermi qualcosa da mettere dal mio guardaroba. Voci o non voci, segni o non segni, io ho scelto di mantenere la mia linea di posizione. Ho scelto il sentiero sicuro. E l’unico modo per dimostrare al mondo, ma soprattutto a Kellan, che sto bene e sono convinta della mia scelta è mostrarsi in forma.
Accompagnata dal sottofondo musicale della voce di Maicol che canticchia in bagno, apro le ante del mio armadio e lo passo in rassegna con lo sguardo.
Se non voglio farmi beccare da Kellan è meglio che oggi io rinunci a mettermi anche sono un braccialetto suo. Ho il mio anello e me lo devo far bastare.
Scelgo una gonna e un maglioncino a collo alto bianco da mettere sotto un gilet e un paio di collant scuri. Ma si, mettiamo anche i tacchi, esageriamo.
Kellan deve vedere che sto benissimo, così se lo dovesse mai riferire a Rob… ma perché mi interessa poi? Non dovrebbe assolutamente interessarmi di cosa riferisca al suo amico, non sono affari miei! Posizioni, Ale, posizioni!
Inizio a vestirmi e quando arrivo ad abbottonare la gonna, questa mi cade floscia sui fianchi.
Cazzo.
Forse ha ragione Beckie a dire che sono dimagrita troppo. La mia quaranta è diventata una trentotto. Il tatuaggio sull’anca è deformato dalla spigolosità del mio fianco diventata un po’ troppo evidente.
Vado allo specchio del comò e non mi riconosco più.
Viso troppo magro e pallido, profonde occhiaie (quelle sono colpa di Maicol e di Pimpi che non mi hanno lasciato chiudere occhio stanotte!)…frangetta troppo lunga e disordinata. Ma chi voglio prendere in giro? Kellan non ci cascherà mai.
Finisco in fretta di vestirmi e corro in cucina ad afferrare due delle brioche al cioccolato con cui Beckie ha stipato il mio armadietto dei biscotti. Una volta quell’armadietto straboccava di dolci quando Rob era a casa. Gli piacevano le crostatine al cioccolato e le stecche di nocciolato. Ne mangiava a chili.
Le scarto e ne prendo un morso gigantesco, pensando che non sarebbe una cattiva idea buttarci su anche un vasetto di yogurt.
- quale miraggio! Stai mangiando?- dice la voce di Maicol uscendo dal bagno con la spazzola dei capelli in mano.
- e tu mi stai prendendo in giro?-  rispondo con gli occhi sbarrati alla vista della sua felpa.
- perché?-
- quella felpa, devi proprio metterla?-
Ok, la mia sanità mentale e i miei chili se ne sono andati a fare una passeggiata senza possibilità di ritorno, ma è proprio il caso di esagerare in questo modo? Una felpa con su scritto “I love Edward Cullen” proprio non posso reggerla!
- certo! In effetti dovresti mettertela anche tu, ma visto che non hai intenzione di ammettere questa verità… la porto io per te-
- non c’è bisogno che tu mi faccia da araldo!-
- ma no, tesoro. Io sto solo cercando di metterti davanti alla realtà delle cose-
Ecco. Io amici peggiori e subdoli non potevo trovarmeli.
Rinuncio a replicare, tanto è tutto inutile. Finisco le mie brioche e il mio vasetto di yogurt come se potessi riprendere la mia ciccia tutta in una botta sola e filo in bagno a lavarmi i denti e a rendere la mia faccia e i miei capelli presentabili.
Ci metto un po’ e credo di aver fatto un lavoro abbastanza decente.
Quando chiudiamo casa, lascio a Maicol il compito di andare a scampanellare a Beckie, mentre io scendo a prendere la macchina.
- oggi è il gran giorno, Ale!- trilla Beckie entrando in macchina dopo aver cacciato Maicol sul sedile posteriore. Lei è gravida e lei deve stare davanti. Guai discutere con una donna incinta.
- perché che succede oggi?- chiedo piatta, cercando di non far trapelare minimamente l’agitazione che mi sta facendo ballare lo stomaco. Lo so, non è lui. Ma è un contatto indiretto con lui.
- Ale, non mi smontare l’euforia! Non sei ansiosa di sapere come sta?-
- Beck, è inutile che ci provi. Sta triglia lessa non scuce niente- borbotta Maicol.
- Ale!-
- ha la sfera emotiva di un bradipo con l’ernia-
- io non ho la sfera emotiva di un bradipo. Solo non metto i manifesti!-
Perché gira e volta sono sempre io l’argomento principale di questi due? Ma è Beckie quella incinta, dove sono finiti tutti quei bei discorsi su tutine di ciniglia, pannolini, fasciatoi, carrozzine e copertine? 
- lo facessi ci risparmieresti tanti mal di testa, tesoro- ribatte Maicol, monopolizzando il mio specchietto retrovisore per sistemarsi una forcina.
- felice di darvi da pensare, gioie, almeno mettete in moto i neuroni e scoprite cos’è una sinapsi-
- ahia! Era scaduto lo yogurt che ti sei mangiata stamattina? Tocchi vette di acidità sempre più alte, Ale. Per te sarebbe uno scherzo scalare l’Anapurna!-
Belli questi siparietti mattutini, non trovate? Sono la reincarnazione di quelle stronze delle mie voci mentali.
Facendomi insultare a suon di ironia poco velata, frecciatine e quant’altro, arrivo finalmente a parcheggiare nel parcheggio sotterraneo della sede della rivista.
Sempre con questo cicaleccio di sottofondo, prendiamo l’ascensore e arriviamo al nostro piano. Ci svestiamo dei cappotti e andiamo a controllare la situazione in studio.
Maicol inizia ad abbaiare ordini a dritta e a manca, Beckie fa la terza colazione della mattina e io prendo posto al banco dei bozzetti.
Inutile che sfoglio storyboard e pellicole, tanto non riesco a trovare il diversivo che mi distragga dall’attesa.
Sono in ansia e assolutamente impaurita. Cosa mi dirà Kellan? Io fossi al posto suo e al posto di Rob ci fosse Beckie, ammazzerei a male parole chiunque le avesse fatto quello che ho fatto io.
Si, forse faccio male a sottovalutare tanto Kellan. Magari mi odia anche lui.
Perché non odiarmi? Ho ridotto in pezzi il suo amico. So di averlo fatto, ne ho la certezza matematica, quindi non sto ragionando a vanvera!
L’istinto di saltargli al collo e abbracciarlo sarà senz’altro forte perché avevo imparato a voler bene anche a lui e a Jack. Quello di chiedergli di raccontarmi ogni cosa sarà assolutamente irresistibile. Vivendo di foto, interviste e video rubati avere notizie di prima mano da chi lo conosce bene… Cazzo, ragiono come uno stalker!
Basta, Ale, basta! Fai il tuo lavoro. Stai bene, non chiedi niente, scatti, sorridi il necessario e lo lasci andare via. Fine.
Mi ripeto queste parole all’infinito mentre preparo da sola la macchina fotografica, mentre faccio sistemare le luci, mentre controllo altri set, mentre programmo impegni. Il tutto nella freddezza più glaciale di cui sono capace.
Mi hanno presa sul serio e di questo sono fiera. Mi chiamano Cerbero, esultano quando devo andare via per un paio di giorni e danzerebbero volentieri sulla mia tomba. Queste sono soddisfazioni, ma non è colpa mia se mi hanno assegnato dei lavativi!
Razza di sciocchi spocchiosi che credono di essere dei grandi fotografi fatti e finiti quando non hanno altro che un diploma e zero esperienza. Non sanno nemmeno sviluppare un rullino in soluzione salina, dico, peggio di così!
Stavo giusto lamentandomi del fatto che il mio “assistente” non sapesse che le macchine non andavano posizionate in controluce quando una voce conosciuta alle mie spalle mi interrompe e realizza le mie ansie.
Kellan è arrivato.
- Caspita, sono seriamente colpito, Ale. Guai a chi dica che le donne non sanno farsi obbedire!-
Mi volto e il viso sorridente di Kellan mi accoglie.
È come un ritorno a casa.
È come il sorriso del fratello maggiore dopo una giornata andata storta.
Quasi resto incantata a vedere quest’omone grande e grosso che perde tutta la sua aria minacciosa con quel suo sorriso da cucciolo.
- beh? Devo venire io fin là o credi di riuscire a venire ad abbracciarmi e salutarmi come si deve?- dice allargando le braccia e invitandomi a farmi avanti.
Quasi corro tra le sue braccia e svelta lo circondo con le mie tuffando il viso nella sua maglia e stringendomelo addosso come qualcosa di infinitamente caro.
Un angolino della mia mente registra dei deja vue e si illude che quando l’abbraccio si scioglierà, Robert sarà li per dire “basta, orso Yogi, così me la sciupi”.
- allora avevi voglia di vedermi!- mi canzona stringendomi e cullandomi.
Non rispondo nemmeno. Intensifico la stretta e lascio che i gesti parlino al posto mio.
È una parte di lui quella che sto abbracciando, è il ponte che ci collega, è il messaggero che mi porta sue notizie. È l’amico con cui si confida, quello che probabilmente l’ha visto soffrire in questi mesi, quello che dovrebbe odiarmi e invece mi abbraccia e mi sorride.
Quando l’abbraccio si scioglie, alzo istintivamente una mano ad asciugarmi gli occhi. Non mi ero nemmeno resa conto di stare piangendo.
- Dai Ale non piangere- dice tenero asciugandomi una lacrima con il pollice.
- scusa… è che…- cerco di articolare rintracciando un fazzoletto nella mia borsa sul mio banco luminoso.
- tranquilla, ho capito- risponde facendomi un buffetto sulla guancia.
- allora? Che mi racconti? Come vanno le riprese?- chiedo ravviandomi i capelli come se questo mi desse un minimo di dignità. Me la sono messa sotto le scarpe nel momento stesso in cui l’ho visto.
- oh, il solito. Freddo, fan, autografi…le solite cose- sbuffa cacciandosi le mani in tasca.
- Ale, qua è tutto pronto - grida Maicol dal set in fondo allo studio.
- un attimo Mic, ora arriviamo - grido in risposta. - Scusalo Kell, è che qui andiamo tutti molto di fretta- cerco di spiegargli gesticolando a più non posso.
- tranquilla, è per questo che ti ho fatto una sorpresa- ghigna prima di tirare fuori una busta da dentro la giacca. È gialla e spessa, un po’ stropicciata. Me la passa e nell’aprirla ci trovo dentro tutta una serie di scatti suoi.
- e con queste che dovrei farci?- gli chiedo scorrendole per mazzette.
- ovvio, le spacci per tue e il tempo che avresti dovuto impiegare per farmele lo passi a chiacchierare con me - risponde con nonchalance.
Chiacchierare.
Con Kellan.
Chiacchierare.
Pessima, pessima idea.
- Kell ti rendi conto che se il mio capo mi becca mi licenzia?- gli dico cercando di sembrare convincente. Non che non fosse vero, ma se avesse anche solo un attimo dubitato della mia serietà avrebbe certamente fatto di tutto per minare il mio instabile equilibrio emotivo convincendomi ad accettare.
- ma non ti devi preoccupare di questo. Ho già parlato io con il tuo capo, e queste foto andranno benissimo- ribatte prontamente alzando un sopracciglio con aria di chi la sa lunga.
- posso non crederci?- gli rispondo cercando tracce di falsità sul suo viso.
- va a chiederglielo di persona se non credi a me-  
- ok… allora…emmm… Victor!-
Tanto valeva sfruttare i miei assistenti per qualcosa di utile, chissà che almeno non si sarebbero scoperti con un talento particolare nel pigiare i tasti dell’ascensore.
Victor, il capo degli spocchiosi che da tempo aveva capito che era meglio non farmi incazzare e che era saggio correre nel momento esatto in cui chiamavo, mi venne incontro praticamente correndo.
- si, capo?-
- porta queste dal signor Brandon e chiedigli se si è già accordato per queste foto o se ne devo fare di nuove. Nel farlo non parli, non ti fermi a chiacchierare, pianti il culo su quell’ascensore e poi torni di corsa qui, intesi?- dico fredda e determinata passandogli la busta gialla, prima di vederlo sparire dietro le porte a vetri dello studio.
Quando torno a guardare Kellan lo vedo indeciso tra due espressioni: scoppiare a ridere o guardarmi con saggio timore reverenziale. Non vi dico dal misto delle due cosa non ne è uscito fuori.
- chi sei tu, e che ne hai fatto di Alessia?- mi chiede prendendo posto su uno sgabello di fronte al mio, dall’altra parte del banco rispetto a me.
- quando è qua dentro Alessia va a farsi un giro e diventa Terminator- rispondo senza guardarlo in faccia spostando un po’ di scartoffie dal banco mentre lui mi mette davanti una busta marrone dello Starbucks. E questa da dove è uscita?
- ho pensato di portarti la colazione e a quanto pare ne hai davvero bisogno- spiega aprendo la busta e tirando fuori due brioche e due bicchieroni di caffè, dopo avermi squadrata con aria critica.
- grazie…-
Possibile che già abbia tirato le somme nel giro di dieci minuti? Ok, si. Non ci vuole un genio a capire. Sono diventata troppo spigolosa e ho sempre il viso tirato… qualcosa che difficilmente si può coprire con del fondotinta e del fard considerando poi quanto poco di solito io mi trucchi…
Iniziamo a sorseggiare il caffè scambiando frasi di circostanza. Come va con il lavoro, Jack e Ash come stanno, quanti viaggi abbiamo in programma, nuovi progetti… tutto. Tranne che lui.
Evitiamo con cautela l’argomento cercando di passarci sempre abbastanza lontano per non inciamparci sopra.
E io che per un attimo ho creduto che lui avesse organizzato tutto per parlare con me di Robert, pazzesco. Kellan è sempre stato uno che per quanto gli piacesse scherzare e giocare a fare il curioso in realtà ha sempre avuto rispetto per le faccende personali degli altri.
Il signor Brandon aveva organizzato questo set solo per via del film che sta per uscire nelle sale e i servizi sul cast si vendono come il pane a milioni di copie al giorno e lui aveva chiesto di me semplicemente perché ci conosciamo, quindi… più che plausibile la sua visita.
La verità è che forse un po’ ci speravo… nel senso… No, meglio che non ci penso.
Io ho scelto. Lui sta meglio senza di me, e prima o poi anche io la penserò così. Prima o poi dirò anch’io che sto meglio senza di lui.
Saluta Beckie, si complimenta per la sua gravidanza, manda i suoi saluti a Luke, scusandosi di dover partire subito questa sera e non poter passare a trovarlo, firma un autografo a Maicol e fa finta di offendersi per la sua felpa.
- bella maglia- commenta quando Maicol si allontana per sbrigare le sue faccende.
- già…- commento con scarsa fantasia e ancor meno entusiasmo.
- sicura di star bene?- mi chiede cauto, studiandomi di sottecchi.
- certo - rispondo nascondendomi dietro l’ennesimo sorso di caffè.
- quindi… non sei pentita della tua scelta- continua.
- assolutamente no-
In quell’esatto momento, quando Kellan stava per pormi l’ennesima domanda, Victor fa la sua comparsa in studio con aria trafelata.
- ce l’hai fatta, finalmente. Sei andato a far colazione nel frattempo?- commento acida mentre si avvicina.
- no, Brandon aveva da fare ma ha detto che è tutto a posto così. Poi ho incontrato MarieAnne di Us e mi ha dato questo per te- continua lanciandomi un’altra busta gialla che si apre nel momento in cui sbatte sul bancone. Alcune foto-paparazzate di Rob escono dalla busta prima che io possa affrettarmi a nasconderle.
- grazie Victor, ora vai a fare un po’ di pratica con i rullini- boccheggio cercando di mantenere comunque un tono di voce abbastanza fermo mentre mi affretto a racimolare le foto.
Ok, la piuma voleva dire sentiero oscuro e fatiscente. Scelta o non scelta, il destino quando vuole sa proprio essere crudele.
- direi che stai benissimo, Ale- commenta Kellan sarcastico fermando la mia mano con la sua mentre cercavo invano di rimbottigliare il latte versato.
- non mi prendere in giro, Kellan. Almeno tu- sbuffo sconsolata lasciando perdere il vano tentativo di nascondere le prove della mia colpevolezza.
- non ti prendo in giro, dico solo che, da quello che vedo, la tua scelta non è stata delle più sagge- risponde sospirando e sistemandosi meglio sullo sgabello.
- non conosci i motivi che mi hanno spinto a farlo per cui non puoi giudicare- rispondo forse con una punta in più di acidità rispetto a quella che in realtà avrei voluto.
- infatti, ma non li voglio nemmeno conoscere. Per me fare una scelta che poi ti riduce così è infinitamente stupido a prescindere-
- permettimi di non essere dello stesso avviso -
- Certo. Però almeno tu concedimi il beneficio del dubbio sulla vastità della tua vena masochistica-
Stavo per ribattere quando lo squillo di un cellulare mi interrompe. A emettere il suono è stato il telefono di Kellan che stava vorticando mogio su sé stesso già da quando era arrivato.
Un messaggio ne illumina lo schermino e le dita lunghe ma meno affusolate di quelle di Robert pigiano un tastino per visualizzarlo.
Distolgo lo sguardo per concedergli privacy, ma quando con la coda dell’occhio intravedo il nome “Jack”, non posso fare a meno di impicciarmi.
 
Allora, glielo hai detto?
 
- dirmi cosa?- chiedo d’istinto, dando assurdamente per scontato che si trattasse di me. Alza lo sguardo forse un po’ scioccato dalla mia maleducata intrusione ma poi sospira stanco.
- niente, Ale. Le solite cretinate di Jack- sbuffa liberando la schermata dal messaggino.
- cosa vuole? Dirmi anche lui quanto sia stupido quello che ho fatto?- sbotto iniziando seriamente ad arrabbiarmi.
Io capisco la preoccupazione degli amici, il dispiacere che possano aver provato e magari provare ancora anche loro, ma non riesco a capire perché pretendano sempre di capire e sapere tutto.  
Si credono i supremi custodi di ogni verità, la reincarnazione vivente e pensante dell’oracolo di Delfi.
- visto che ci tieni tanto, leggi da sola quello che ne pensa lui di tutto questo- risponde altrettanto acido e scorbutico passandomi il telefono dopo aver pigiato qualche tastino.
Svelta lo afferro contro ogni buona intenzione di apparire menefreghista nei confronti di qualsiasi forma di critica al modo di vivere la mia vita.
 
Quando arrivi, fammi il sacrosanto piacere di mandarla a ‘fanculo da parte mia.
 
- ah, bene. A quanto pare siete tutti d’accordo- commento fredda restituendogli l’aggeggio.
- fosse Beckie nella stessa situazione, ti congratuleresti mai con Luke?-
L’ovvietà della risposta mi convince ad abbassare le armi e assumere un atteggiamento quasi remissivo.
- Senti… Io non ho idea di quello che ti abbia spinto ad agire così, avrai le tue ragioni, e non voglio saperle né pretendo di capirle… ma fatti dire almeno perché lo trovo infinitamente stupido-
Probabilmente attende un mio permesso, un segnale prima di esprimermi il suo pensiero, ma non riesco nemmeno a muovere un muscolo.
- Sto guardando te, e vedo lui e… non sembrate passarvela alla grande. Io credo che se lasci una persona sia per provare a stare bene con te stesso perché qualcosa dell’altro ti buttava giù. Sinceramente, tu non mi sembri felice né, scusa se te lo dico, molto in salute.
Lui sta ancora peggio di te anche se si ammazzerebbe piuttosto che ammetterlo -
Sta ancora peggio di me. È possibile star peggio di me che ho già toccato il fondo e ho anche iniziato a scavare? Sta così male? Gli ho fatto tutto questo male?
- perché non lo chiami?- mi chiede con un tono quasi implorante.
Alzo lo sguardo e incontro due occhi profondamente addolorati e preoccupati che fissano i miei cercando di comprendere il perché del mio gesto.
- perché tanto non si renderebbe conto - rispondo con un filo di voce a malapena udibile.
- di cosa non si renderebbe conto? - insiste.
- che veramente è stato meglio così. Lui…-
- …Lui?-
Non posso spiegargli il vero motivo che mi ha convinto a lasciarlo andare. Mi rendo conto che è complicato da capire per chiunque non sia me. Anzi… è complicato, punto.
- perché lui non ci sarebbe mai stato. Sempre via, sempre in giro… poche telefonate, zero privacy… io non voglio questo per me. E nemmeno per lui. So diventare molto paranoica e assillante e non voglio distrarlo dal suo lavoro, ecco. Quindi anche se ne sono innamorata… o almeno… credo di esserlo… meglio troncare questa cosa quando sono ancora in tempo per farlo. Questo è quanto- sparo di getto cercando di capire se posso essergli suonata convincente. In realtà sono certa di non riuscire a prendere in giro nessuno, ma a volte la disperazione fa diventare dei bravi attori.
- E non potevi pensarci prima? Ammesso e non concesso che sia così, e non credo…facciamo finta che io mi beva questa stronzata, non potevi pensarci prima? Tu l’hai sempre saputo, che senso aveva illuderlo così? per dire di aver avuto un’avventura con Robert Pattinson? Per cercare agganci e avere il lavoro che hai ora? Per …cosa? Per cosa, Ale?- 
Il suo tono di voce è un continuo crescere, anche se mi sono dimenticata del fatto che stiamo discutendo davanti a un pubblico nutrito e non da soli.
- ora non essere cattivo, Kellan - lo prego abbassando lo sguardo.
- scusa se ti ho dato quest’impressione ma proprio non riesco a capire. La cosa è talmente semplice che ha quasi del ridicolo! Secondo me sei solo tu a vederla difficile. Lui ti ama e dalle foto che ho intravisto prima direi che è ampiamente ricambiato. Cosa c’è di difficile in questo? Cosa c’è che può complicare una cosa che è talmente semplice che non può complicarsi nemmeno se ci si mettesse d’impegno?! Ale è semplice. Chiamalo. Parlate. Chiaritevi, Cristo Santo, che ci vuole?!-
Tutti la fanno facile, tutti. E da come te la mettono davanti sembra davvero che l’amore possa risolvere ogni cosa. Il problema è che quando l’hai perso una volta… lasciarsi andare è dura, perché se mai perdessi ancora la forza di rialzarti e andare avanti non la ritroveresti mai più.
Voglio rispondere. Voglio dirgli di spronarlo ad andare avanti senza di me, a lasciarmi alle spalle e trovarsi qualcuno che non tema niente. Ma non ce la faccio. Forse perché non voglio che lui mi dimentichi. Forse perché… sapere di avere qualcuno che mi ama come mi amava Matt… forse di più, anche se non ho la presunzione di pensarlo seriamente… mi fa stare bene.
- Ale, parti con me stasera. Vieni con me da lui-
Queste parole mi tirano fuori dal mio vortice meditativo come se fossero state un defibrillatore per la mia anima.
- ho il volo stasera alle sette. Vieni con me-
 
 
 
Abbigliamento Ale e Kellan
Abbigliamento Maicol e Beckie
 

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Capitolo 42
*** capitolo 42 ***


capitolo 42 Allora eccomi qui… ho detto che avrei postato lunedì, ma alla fin fine eccomi qui adesso, approfittando di un momento di cazzeggio tra una pausa studio e l’altra.
L’ultimo esame del semestre si avvicina e quindi ho preferito postare prima in caso la mia sclerataggine pre esame non me lo permettesse.
Vi ringrazio moltissimo per l’alto numero di recensioni, vi prego continuate così!!!!
Ringrazio anche le 30 persone che mi hanno messo negli autori preferiti, le 137 che hanno messo questa storia tra le preferite e le 92 che la seguono.
La nuova storia sta finalmente prendendo forma e senso nella mia testa, tanto che ieri ho finalmente buttato giù uno schizzo della trama un po’ più definito e fatto uno schemino del profilo dei personaggi. Sarà sicuramente postata nella sezione originale, anche se Rob mi presterà ancora una volta gentilmente il suo volto. Vi lascio qui  un piccolo link, con i volti dei personaggi, sperando che vi intrighino e vi convincano a leggere la mia storia il cui prologo/primo capitolo (ancora devo decidere) sarà postato assieme all’epilogo di questa storia.
Vi ricordo come sempre di buttare ogni tanto un occhio sul mio blog, dove già vi attende il teaser del prossimo capitolo, e di controllare quello di Agathe per le storie più belle del sito.
La scorsa volta la fretta del post mi ha fatto dimenticare di darvi un altro importante indirizzo, ossia quello di questo forum “ our dreamland”, nato di recente in cui molti autori di questo sito posteranno le loro storie e magari anche qualcosa di più. Anche le mie storie verranno pubblicate anche su quel sito, il cui principale merito sta nel dettare un elenco di Nick di scrittori in modo che troviate subito le loro storie.
Un bacio a tutte!
 
Recensioni:
 
Chiedo in anticipo scusa a tutte quante per le risposte stringate, ma siamo nella parte cruciale della storia e rispondervi come vorrei comporterebbe molti spoiler per i capitoli finali, quindi scusatemi e non scambiate la mia sinteticità per scortesia, vi prego.
 
pooh!!!: pooh ti assicuro che l’altra ff, quella nuova ti incatenerà allo stesso modo! Non ne sentirai la mancanza, o almeno la soffocheremo! Eeeeee lo so che io e te abbiamo sempre occhio per queste cose!!! Io resto per il dirle le cose quando non mi convincono… non è che perché siamo amiche ti devo sempre scrivere solo bellissimo no?  che è bellissimo già lo sai ma se c’è qualcosa che non va, non va :)
per la frase… mi è venuta l’ispirazione rivelatrice al momento… XD un bacio pooh!!!! venerdì prox ho l’ultimo esame e se tutto va bene potro ricominciare anche io a leggere!!!!
 
Kyni: benvenuta allora!!! Sono felicissima che la storia ti sia piaciuta, davvero e vedrai… Ale prima o poi smetterai di prenderla a capocciate :)
Un bacio!!!!
 
Crystal black: un momento epico addirittura??? No fidati!!! Il momento epico arriverà nel prossimo capitolo :) li la faccina lunga toccherà record storici lo so :)
Kellan… oggi scopriremo com’è andata la sua missione!!!
Un bacio!!!
 
Araba89: mbare u sacciu ca sugnu sadica! Proprio come oggi! Mannaggia a sti esami, guarda. Non riesco più a entrare su twitt perché riesco a scrivere solo la sera. Mi consola solo il fatto che tra due sett la tortura finirà. Le foto… di Kell… no, non sono quelle di ck, perché ho detto che il servizio che doveva fare Ale era per New moon… però oggi le ho citate sbavandoci abbondantemente sopra. XDXDXD… ti prego non mi uccidere in questo chap, abbi pietà!
 
Fred cullen: eh si! Kellan ha fatto del suo, o almeno ci ha provato ma Ale… è una testa dura… purtroppo. Per la reazione di Rob… ehehe… guarda mi spiace essere così sintetica ma se ti rispondo come vorrei mi sa che ti rovino gli ultimi capitoli e proprio non voglio farlo. scusami tanto per questo :) ma vedrai che ne varrà la pena.
 
Cricri88: mbare staiu sull’orlo di una crisi di nervi! Nun c’a facc cchiu a studiare sulo! U iorno studio, a sira scrivo… meno male che mancano meno di due sett e tutto tornerà normale.
La congiura contro Ale si sta facendo serrata, ma idda testa rura ene!
Mannaggia cri. Mi costringi anche tu a essere sintetica perché per rispondere come si deve alla tua recensione dovrei spoiler arti un sacco di cose e… so che non apprezzi gli spoiler :)
Però abbi fede, mbare, abbi fede… che l’uomo pendolo, sotto sotto… ha agito!
Un bacio cri, ni sintemu spero presto!
 
Piccola ketty: spero non decida di scappare anche adesso… no comment… :) devi leggere e avere fede!!!!
 
Annina88: allora… in questo momento siamo insieme su msn :) il masochismo…. Ha un’ultima parte da recitare :) ma finirà prima o poi!!!!
Un bacione carissima!!!!
 
Cicci12: ciaoo! Guarda a me da un fastidio cane quando tutti fanno le cose facili pensando che tutto si risolva nel modo più semplice. ogni cosa che facciamo è sempre dettata da tutta una serie di motivazioni che si concatenano l’una con l’altra e ci forgiano… se agiamo come agiamo non è mai una singola reazione a un singolo evento, è questo quello che molti, come Kellan e Maicol non capiscono. Forse solo Beckie ha una vaga idea, ma un conto è il suo spingerla, un conto quello degli altri… siamo ai capitoli cruciali ora e tutto spetta ad Ale :) non ci resta che pregare.
 
Fallsofarc: amore so che sarai impegnatissima e super emozionata! Ma sta tranquilla che tutto andrà benissimo! Tutte quante fissate con le foto di Ck??? Chissà perché :) le donne dei limoni non si smentiscono mai! XDXDXD
Parlando del chap, come sempre hai inquadrato benissimo Ale, e il suo modo di non sopportare intromissioni. Credo sia una caratteristica chiave di chi se l’è sempre cavata da solo questa cosa di voler continuare in solitaria. hai afferrato un modo di pensare e di ragionare che difficilmente si lascia influenzare dal resto del mondo. Tra te e Kellan a comprare biglietti aerei… volete proprio che lei parta eh? Eheheh… vedremo…però l’amore trinferà, sai che io sono una da lieto fine!!!!
Amore anche tu mi manche tantissimo, spero che passi in fretta sto periodo e tutto torni alla normalità! Un baciooooooooooooo!
E ricorda che ti voglio sempre tantissimo bene!
 
Smemo92: allora ne deduco che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia tifato kellan!!!! Il risultato che ha portato lo scopriremo solo oggi :) sperando che capiate tenendo conto di tutte le info che vi ho seminato in giro in questo ultimo periodo.
Pimpi e Maicol… non ho resistito, anche se io amo hi ho!!!
Scusa anche a te se non scrivo di più ma poi spoilero troppo.
 
Enris: ciao! il risvolto positivo c’è ti dico solo questo, sul come agirà… non come tutti si aspettano forse.
In realtà non è l’orgoglio che non fa chiamare ne ale ne rob. Ale è convinta che chiamando ricadrebbe nel vortice rob e non lo lascerebbe andare mai più, rob in fondo o almeno crede di sapere, che ale l’ha lasciato perché non riesce a dimenticare Matt… se non chiamano è solo per non stare più male… credo che entrambi l’orgoglio ce l’abbiano sotto le scarpe ormai :)
Ma vedremo come andranno avanti, ora che manca poco :)
 
Giu O: :) ehi! Ero solo a Pavia a trovare mia zia… io abito a torino :) cmq fungo volentieri da teacher, non preoccuparti!
Sono sadica, lo so … ormai dovrei cambiare il mio nick in Sadicaswan XDXD
Anche tu come chia hai inquadrato Ale alla perfezione, persino la sua stupidità è assolutamente afferrata.
Kellan, jack, maicol, beckie…. Io li adoro tutti! Indistintamente sono dei grandi!!!!! Jack però è il mio preferito in assoluto. Sarà il sarcasmo che ci metto… bah, però lo amo!
Vedo che facciamo progressi con il siculo! Bravaaaaaaaaaaa!
Ni sintemu presto mbare!!!!!
 
Romina75: “qui tocchiamo punte di masochismo che neppure un fachiro indiano che ingoia spade potra mai raggiungere..” ma da dove ti escono ???XDXDXDXDXD
Addirittura legati imbavagliati e costretti a parlarsi? Lo so anche io l’avrei fatto! ma volevo una bella scena madre a cui non ho saputo resistere quindi…. perdona la punta di sadismo che ci metterò anche qui e abbi fede, tra pochissimo tutto si sistemerà!
 
Dindy80: e lo so … sto portando tutto agli estremi rendendo impossibili le previsioni… però la storia mi è nata con alcuni flash a cui proprio non so rinunciare ma che comportano una certa dose di pazienza da parte vostra. Guarda… mi sa che anche se no dovesse mai diventare un libro, te lo rilego e te lo spedisco con dedica! Prima o poi lo farò! :) e magari ne mandiamo una copia anche a Rob!
Hai capito perfettamente Ale e quindi credo tu sappia già se partirà o no… ha un fantasma da far evanescere… dopo potrà tornare se stessa. Un bacio dany!!!!!!!!!!!!!1
 
Lazzari: e lo so, kellan fa tanto l’ingenuo ma è un buon osservatore oltre che un buon amico.
Per Ale… dico solo azzeccato, per quello manca ancora un capitolo :)
Un bacio!!!!!
 
Sweetdreams: sei sicura che torneranno non in questo ma nel proximo capitolo.... potresti avere ragione… periodo ipotetico :)… il nuovo teaser però c’è già :)
 
Alice cassedy: sei diventata telepatica?? :) ale e bella…mmmm… no non credo di poterla confondere con Bella. Bella è stata abbandonata, bella inizia ad essere certa che lui non avrebbe mai potuto amarla… Ale… è solo depressa e stanca e insicura…sa di amare e di essere ricambiata, ma i suoi sono tormenti di tutt’altro genere. sinceramente so che io stessa faccio molti riferimenti alla saga della meyer, ma credo che nella reazione di bella lei pecchi molto di originalità, poiché è più che comprensibile che lei reagisca così, come forse tutti quanti in fondo un minimo facciamo quindi… credo che Ale sia un Edward su tutta la linea. :)
Oggi vedremo che successi o insuccessi ha ottenuto kellan.
 
Sophie88: perdonami so, ma sono in un ritardo bestiale su qualsiasi cosa… soprattutto con il leggere. Appena sti esami finiranno e io potrò tornare a scrivere anche al pom tutto tornerà come prima.che mi invento per continuare??? È tutto già qui nella mia testa :) fidati… tutto è già a posto vedrai!!!!
 
Vannyp1987: la storia inizia a prendere un verso che ti piace? Ne sono felice! però sappiamo che mancano ancora dei capitoli e ale ha ancora un fantasmino da affrontare… vedremo quando ce la farà :)
Un bacio!!!

 



Robert pov: never say never
 


- si può sapere che cazzo ci facciamo qui?- chiedo scocciato guardandomi attorno furtivo da dietro gli occhiali da sole.
- è un ristorante, Rob. Secondo te, che ci dobbiamo fare a parte mangiare?- mi risponde Jack seccato guardandosi attorno mentre tenta di scaldarsi le mani con il fiato.
- potrei farti una lista infinita di cose che si possono fare in un ristorante- ribatto seguendo da dietro le lenti una signorina che ci era appena passata accanto e continuava per la sua strada lungo la via illuminata dalla luce dei lampioni. Io con lei avrei avuto giusto un paio di idee che non mi sarebbe dispiaciuto mettere in pratica.
- Rob, cazzo, piantala! Ancora un po’ e ti prosciughi!- sbotta il mio amico tirandomi uno scappellotto dietro al collo. Mi vien da ridere se penso che circa tre mesi fa lui faceva anche di peggio.
Appena finito di lavorare ha preteso che mi vestissi e che venissi qui con lui per aspettare Kellan e passare una serata tutti assieme tra maschi, senza andare al rimorchio, senza farci riconoscere, ma solo per stare un po’ insieme tra noi.
Certo… la cosa mi sa un po’ di losca dato che Kell sta tornando da New York e che Jack sembra parecchio impaziente. Jack è sempre quello calmo e pacato, quello sarcastico e acido, quello che non si scompone nemmeno se gli annunciassero che nel 2012 tutti si salveranno tranne lui.
Decisamente non è da lui fare avanti e indietro e sbirciare dentro ad ogni taxi che vede passare e poi distogliere lo sguardo in fretta quando vede che lo sto guardando cercando di capire cosa stia facendo.
- potresti toglierti gli occhiali, Rob? Mi innervosisci- sbuffa ad un certo punto ripercorrendo per l’ennesima volta il tappeto blu dell’ingresso del ristorante.
Togliere gli occhiali, e perché mai?
Giusto per cercare di calmarlo e non irritarlo ulteriormente, lo ascolto e mi tolgo gli occhiali per riporli nel taschino della giacca.
- ma Kell sa che dobbiamo vederci qui?- chiedo dopo aver guardato l’ora sul display del telefono. Eravamo al freddo e al gelo già da quasi mezz’ora e di Kellan non c’era proprio traccia.
- l’ho sentito prima che si imbarcasse a New York e da quel momento sembra essersi dimenticato di accendere il telefono, però c’eravamo già messi d’accordo- mi risponde abbassandosi un po’ per sbirciare dentro l’ennesimo taxi che per l’ennesima volta passa avanti e non accenna minimamente a fermarsi.
- che razza di coglione- borbotto pensando a quanto sarebbe stato meglio ordinare pizza e birra e mangiarsela sulla moquette della camera dell’albergo di uno di loro. Nella mia non ci sarebbe stata molta moquette libera su cui sedersi.
Di certo avevo fatto molto in fretta a disfare le valige quando sono arrivato. Ho semplicemente rovesciato tutto per terra e lì è rimasto tutto quanto.
I pezzi della sua macchina fotografica sono ancora sparsi e ammetto di non aver avuto la tentazione di spostarli dal loro posto nemmeno quando stanotte, alzandomi per andare al cesso, mi sono quasi tagliato un piede per via di un pezzo di plastica dura affilato come la punta di una freccia.
Non ho il coraggio di raccoglierli e infilarli in un cestino per buttarli via.
A volte so essere molto tragico e la mia vena melodrammatica manifestarsi in tutta la sua pateticità, lo so bene, ma raccogliere quei pezzi e buttarli via del tutto mi sembrerebbe come chiudere davvero il mio passato con lei, rinunciare del tutto alla speranza che lei prima o poi possa tornare da me, anche se mi rendo conto che è solo una vana speranza di un uomo che una volta è stato un sognatore ma ora non riesce ad essere nemmeno l’ombra di quello che era una volta.
Qualcosa mi fa sperare che lei un giorno possa tornare da me, anche se non ho idea dell’accoglienza che potrei riservarle.
L’ho detto, a volte sto talmente male che non me ne importerebbe un bel niente di quello che è stato, che la prenderei tra le mie braccia e la stringerei così forte da non potermi più materialmente separare da lei, cucendo insieme i nostri cuori affinché continuino a battere l’uno sull’altro all’infinito.
Altre volte… vorrei solo gridarle addosso la sofferenza e la rabbia che continuo ad immagazzinare in quantità sempre maggiori da quando se n’è andata. Vorrei gridarle addosso quanto mi abbia fatto male per poi dirle che non l’amo più e guardarla soffrire del mio stesso male.
Vorrei vederla consumarsi come me, vorrei vederla cercarmi ovunque e scoprirsi sempre delusa perché ogni bacio che riceve non sono le mie labbra a darglielo, vorrei vederla stracciare le mie foto e odiarmi e odiarsi come sto facendo io.
Vorrei che sentisse sulla pelle, nello stomaco, nella testa, nel cuore cosa mi sta facendo.
So che sembra un pensiero meschino e cattivo, lo so. Ma la mia ferita è troppo grande e troppo profonda per essere ricucita e cancellata da un semplice “eccomi, sono tornata”.
Lotterei contro me stesso cercando di non prenderla e tuffare il viso nei suoi capelli profumati pur di trasmetterle un po’ di quello che provo ora.
Mi passo una mano tra i capelli cercando di allontanare il pensiero di lei che ancora una volta ha trovato il modo di raggiungermi.
Trova sempre il modo per raggiungermi, pur essendo infinitamente lontana.
Riesco a tornare nel mondo reale giusto in tempo per vedere Kellan scendere giù dal taxi e cacciarsi subito le mani in tasca per proteggerle dal freddo.
- sei andato fino in Europa e ritorno, Kell?- commenta sarcastico Jack scuotendo di fronte al nostro amico il polso su cui tiene l’orologio.
- vaffanculo, Jack. Fatti tu cinque ore d’aereo e poi ne riparliamo- borbotta Kell salutandomi con il gesto cameratesco di afferrarsi la mano e far scontrare le spalle per poi ripeterlo di nuovo con Jack.
- si, si, si, ma non esiste che dobbiamo aspettare le undici di sera per cenare- ribatte Jack già spingendo la porta d’ingresso del ristorante.
Ci veniamo abbastanza spesso in questo posto. Calmo, tranquillo, a conduzione familiare… le pareti sono con il mattone rosso a vista e sostengono qualche quadro qua e là. Pochi tavoli dalle tovaglie rosse e già apparecchiate in attesa dei clienti.
Tutti e tre ci dirigiamo subito a un tavolo apparecchiato per quattro in fondo alla sala, sistemato all’angolo con il muro che copre l’ingresso del bagno, abbastanza appartato e discreto.
- allora… che scene avete fatto oggi senza di me?- chiede Kellan togliendosi la giacca e appoggiandola allo schienale della sedia prima di prendere posto.
- Edward qui presente ha fatto la scena dell’incontro con Taylor davanti alla scuola e io ho fatto la comparsa, e tu? Ti sei fatto fotografare un’altra volta in mutande?- ribatte Jack con già in mano il menù.
All’idea di Kell in mutande davanti al suo obbiettivo già mi ribolle il sangue nelle vene ma è meglio che mi dia una calmata. Non posso più permettermi la gelosia, se poi il confronto fisico è con Kellan… è meglio che me la metto su per il... va beh, lì. Non c’è gara con lui.
- solo perché mi hanno fotografato in mutande per Ck una volta non vuol dire che in vita mia farò solo foto in mutande, Jack! E poi che sei geloso? Se vuoi ti posso organizzare qualche cosa con la Benetton 012, che ne dici? In genere non è lì che si serve Ash quando vuole regalarti un paio di boxer?-
- fottiti, stronzo!-
Ma come siamo gentili e cordiali stasera!
Tra un insulto sarcastico e l’alto riusciamo a ordinare, e la serata si svolge comunque tranquilla. Kell e Jack non fanno altro che punzecchiarsi e hanno smesso di fare qualsiasi riferimento alla giornata passata a New York.
Parlano di date, di viaggi, impegni, interviste varie… ma li ascolto solo con un orecchio.
Ammetto di non  essere molto di compagnia, non lo sono più da un po’ di tempo.
Mi limito a ridere con loro, a prendere le parti dell’uno o dell’altro aggiungendo un po’ qua e un po’ là un po’ di sarcasmo macabro di cui sono diventato un maestro.
Però per quanto mi sforzi, non riesco a non pensare al fatto che lui oggi l’ha vista. Che ha parlato con lei.
Kellan e Jack evitano con cura l’argomento e ogni tanto li sorprendo a guardarmi in modo strano, Kell più di Jack. È come se sapesse qualcosa che non vuole dirmi. Beh… l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, no?
Parlano, parlano e parlano ma io non riesco a concentrarmi su nessun discorso.
Fino a poche ore fa lei era con lui. Fino a poche ore fa lui ascoltava la sua voce e stava in piedi mentre lei lo studiava attraverso un mirino.
Ancora la vedo mentre flette le ginocchia e fa quell’espressione buffa mentre scatta: arriccia un po’ il naso e schiude la bocca, trattenendo il respiro fino allo scatto. 
Si riavvia spesso i capelli e con una mano a reggere l’obbiettivo troppo pesante fa le sue regolazioni con cura e attenzione. Il modo in cui sbuffa quando non riesce subito ad avvitarlo alla macchinetta o il modo in cui smonta un cavalletto: con un colpetto leggero del piede chiude il treppiede e solo dopo lo solleva per smontarlo.
Lui oggi ha visto coi suoi occhi tutto questo.
A me non resta altro che ricordarlo.
Quando Jack mi ha detto che sarebbe partito, ho cercato di convincermi che non mi importasse. Ho passato la notte in bianco cercando di non pensarci, ma più cercavo di concentrarmi su qualcos’altro, più tornavo sempre lì con la testa.
Non so nemmeno bene come mi sento, sinceramente. Ormai il dolore al petto è una costante di cui non percepisco più le variazioni.
Osservo il bordo del mio bicchiere dove le mie labbra hanno lasciato un’impronta opaca e quasi invisibile.
Lei cercava sempre il mio alone e poi da lì beveva, e lo stesso facevo io.
Lei non beve più dal mio bicchiere. È ora che io me ne faccia una ragione.
Borbottando delle scuse, mi alzo e giro l’angolo dietro Kellan per andare in bagno a rinfrescarmi un po’ il viso e trovare un po’ di me stesso in modo da essere un po’ più partecipe alla serata. Il passo per andare avanti.
Inutile dire che l’acqua fredda ne può veramente poco e il mio riflesso nello specchio ne è la conferma. Il mio viso non è particolarmente tirato o magro ma… è spento. La curva delle mie labbra gira costantemente verso il basso, il mio sguardo è più severo. Mi guardo e non trasmetto nulla persino a me stesso.
Non sono mai stato incline autocompatimento ma… povero me, faccio davvero schifo.
Afferro un fazzoletto di carta per asciugarmi le mani ed esco dal bagno, imponendomi di non pensare più a lei, di provare almeno per stasera a liberarmi del mio malessere.
- sei sicuro di averla vista proprio così male?-
La voce di Jack un tono più alto del sussurrato e il “la” mi bloccano dietro la parete. Aspettava solo che me ne andassi per estorcere informazioni a Kellan. Prevedibile.
Prevedibile come il mio continuare a nascondermi per poter ascoltare tutto quello di cui non hanno il coraggio di parlare in mia presenza.
- no, guarda, ho incontrato una sua sosia! Era lei ti dico, ma non era più lei…- risponde Kellan con lo stesso tono.
- insomma, sii chiaro. Era lei o non era lei?-
- togli a Rob la barba, i capelli biondicci, una trentina di chili e mettigli su un paio di tette e avrai una copia esatta di come si è ridotta-
Non ho capito… sta bene o male?
- cazzo… così male?-
- no, peggio. Jack… è magra, pallida, spenta… tre volte su quattro aveva gli occhi lucidi… dire che sta da schifo è minimizzare-
Quindi… male… sta male anche lei quanto sto male io… eppure… non chiama. Perché non chiama se sta così?
- e io che te l’ho pure fatta mandare a ‘fanculo per me… Ora mi sento una merda-
- allora sono una merda anch’io perché l’ho mandata a ‘fanculo non una, non due, ma un sacco di volte durante il viaggio di ritorno-
- avanti Kellan, non cercare di alleviare il mio senso di colpa. Sono una merda-
- si, anch’io-
- tu non sei una merda, Kellan… tu sei… Oh, lo sai!-
- si, di solito è così… ma fidati, l’ho mandata anch’io a quel paese e se tu ti senti una merda, io mi devo sentire più merda di te, ma non lo faccio perché se li merita tutti i nostri vaffanculo-
- ma se hai appena detto che sta peggio di lui!-
- si ma, primo, lui è stato mollato e lei è quella che lo ha scaricato. Secondo, lei sta male ma è una scema perché è un’autolesionista conclamata e questa è una verità assoluta. Ti giuro, ci ho messo tutta la mia arte per convincerla a chiamarlo ma non sono riuscito a persuaderla nemmeno a mandare un piccione viaggiatore con scritta una cacchio di motivazione reale per il principe dello scopa e fuggi. E terzo… inizio a odiarla anch’io-
- e… perché il terzo motivo? si, dico a parte Rob depresso e scopaiolo…-
- perché… le ho chiesto di partire con me stasera. L’ho aspettata finché non mi hanno costretto a salirci su quell’aereo ma lei non è venuta-
- che hai fatto??-
Che ha fatto??????
- hai sentito bene, Jack. Le ho chiesto di venire qua con me. Chissà che almeno…-
Non riesco a sentire di più e manifesto la mia presenza.
Kell e Jack rimangono immobili e con gli occhi sbarrati a fissarmi. Completamente muti e spiazzati.
- ragazzi… apprezzo molto quello che state facendo per me, i vostri tentativi di non parlarne… di non farmici pensare… ma… non c’è più nulla da fare. Mi ha scaricato… non c’è nulla da rimettere insieme. Scusate, vado fuori a fumarmi una sigaretta-
Dopo aver preso la giacca e averla infilata, esco svelto sulla terrazza del ristorante e cerco di controllare quello strano nodo che ha preso possesso della mia gola.
Rovescio la testa all’indietro per evitare che salga su fino agli occhi, boccheggio in cerca d’aria ma… è tutto inutile. Lacrime e singhiozzi si rovesciano come un fiume in piena.
Mi siedo per terra, appoggiandomi al muro, sperando che lasciare uscire tutto fuori possa aiutarmi a sentire meno male li dove una volta credo stesse il mio cuore.
Kellan le ha chiesto di venire qui da me e lei non si è presentata all’aeroporto.
Lei non è venuta. Lei non mi vuole…
Non è voluta venire da me e questo non ha bisogno di spiegazioni. Lei non mi ama. Tutto qui.
Non mi ama e non ci tenta nemmeno.
In questi mesi mi sono dato del patetico infinite volte perché ho pensato di potermi accontentare anche solo di un suo tentativo, convinto di poter amare abbastanza per entrambi, come dissi una volta ad Emily.
Ma forse è meglio così.
Se non mi ama che senso avrebbe per lei stare con me? E che senso avrebbe per me?
Con mani tremanti cerco di accendermi una sigaretta per usarla come diversivo o almeno come calmante. Dopo qualche tentativo andato a buca ci riesco ma non serve praticamente a nulla.
Man mano che le lacrime e i singhiozzi escono mi sento sempre più vuoto perché assieme a loro se ne va anche la piccola speranza che ancora serbavo di un eventuale futuro insieme.
Ora come ora non mi importa nemmeno più di sapere il perché di tutto questo.
Non mi importa più del perché non mi ami, d’altronde la risposta è sempre stata chiara sotto i miei occhi e io mi sono sempre rifiutato di accettarla.
Non mi importa più di preoccuparmi di come di dovrei comportare nel caso tornasse.
Non mi importa più di evitare di buttare i pezzi della sua macchina fotografica. È tutto finito, di che altro dovrei illudermi?
Non mi importa più niente.
Fa solo tanto male.
È un dolore sordo, costante e profondo. È un vuoto nel petto, e anche se ora so che lei non se la passa meglio di me… non riesco a non odiarla.
Mi ha permesso di innamorarmi di lei pur sapendo che non mi avrebbe mai ricambiato. Non ne ha mai avuto l’intenzione.
Come lo so? Perché non ha detto a Kellan di riferirmi nemmeno uno “scusa”.
Niente. Nemmeno una parola. Solo silenzio.
E poi… due tentati suicidi in meno di un anno parlano da soli.
Secondo me ha sempre saputo quanto l’amassi, era troppo evidente per qualsiasi persona, perché doveva essere un mistero proprio per lei?
Però si è presa il mio cuore e l’ha stretto in un pugno. Non dico che ha riso e sghignazzato malefica quando l’ha fatto, ma è stata un vero killer.
Fredda e spietata.
Non so perché abbia deciso di giocare con me. Ignoro i suoi motivi ma, qualsiasi essi siano, lei non mi ha scelto.
Lei ha scelto Matt e io… forse è ora che me ne faccia una ragione perché lei non tornerà.
Più.
Mai più.
 





Alessia pov: 9 Crimes
 


- signorina?-
La voce calda e preoccupata di un uomo mi scuote dal mio torpore. Mi giro a guardarlo. Non avrà più di una cinquantina d’anni a giudicare dalle piccole rughe che gli solcano il viso e la leggera brizzolatura dei capelli.
- si sente bene?- chiede ancora appoggiandomi anche una mano su una spalla.
- si…- sibilo come in trance. - Si- ripeto più convinta dopo essermi schiarita la voce.
- ha bisogno…che le chiami qualcuno?- chiede ancora.
- no, grazie. Sto bene- rispondo abbozzando un sorriso, sperando che se lo beva e si rassicuri.
Ritornando in posizione eretta, mi squadra critico e forse preoccupato, non mi importa, prima di sfiorarsi la tesa del cappello con due dita e farmi un cenno di saluto con la testa per poi allontanarsi.
Torno meccanicamente a guardare fuori dalla vetrata della sala d’attesa dell’imbarco. È buio pesto fuori e le segnaletiche luminose degli aerei sembrano solo tante piccole lucciole lontane finchè fasci di luci più forti non illuminano un velivolo che si prepara alla partenza.
 
- Ale, parti con me stasera. Vieni con me da lui-
Queste parole mi tirano fuori dal mio vortice meditativo come se fossero state un defibrillatore per la mia anima.
- ho il volo stasera alle sette. Vieni con me-
Boccheggio in cerca d’aria, come una persona che respira per la prima volta dopo una lunga apnea.
Non so cosa voglia trovare nel suo sguardo, ma lo osservo attenta, sentendo una marea di emozioni contrastanti montare su per le mie vene, incendiandole con la loro folle corsa.
- Ale, non buttare via quest’opportunità. Non devi farlo da sola. Ci sarò io, ok? Ti accompagno io da lui- parla con voce calda e rassicurante Kellan.
Dopo un tempo per me apparentemente infinito, la mia bocca prende a muoversi e a emettere suoni che però non riesco a pronunciare.
- io… ci devo pensare Kellan. Non posso risponderti ora…-
Quasi balbetto, ma da un lato sono felice del fatto che nella mia incoscienza, il mio io profondo che si è preso libertà di parola abbia avuto almeno il buon gusto di lasciare la decisione a tempi di lucidità più intensi.
- certo… hai fino alle sette. Io ti aspetto li. Ci penso io a farti il biglietto, tu devi solo raggiungermi Ale - risponde con tono comprensivo alzandosi dallo sgabello e recuperando la sua giacca.
Mentre si riveste sento i suoi occhi puntati addosso come se mi stesse scavando dentro e dicendo “lo so che vorresti venire con me, quindi fallo”.
Ha ragione, vorrei tanto andare con lui.
- Ale?- mi chiama
- si?-
- ti prego, pensaci sul serio. Parti con me. È davvero distrutto… non dico “tornate insieme” ma almeno parlatene insieme. Se tu gli dessi anche solo un motivo non si ridurrebbe così. E nemmeno  tu saresti così- 
 
Ci ho pensato.
Tutto il pomeriggio.
Sono uscita prima dal lavoro e sono corsa a casa a preparare il trolley. Ho preso un taxi e sono corsa qui, ma quando ho visto Kellan in piedi vicino al banco dell’imbarco mi sono fermata.
Ho cercato di fare un passo in avanti, ma è stato più forte di me.
Non potevo tornare da lui. Non ora.
Lui stava male? L’ho sempre saputo che sarebbe stato così, ma se Kellan gli dicesse che io mi sono rifiutata di venire magari sarebbe un taglio netto ancora più netto e lui… potrebbe andare avanti.
Io affonderei ancora di più ma di me non mi importa molto.
Io non posso tornare e scaricargli addosso tutte le mie paure, tutte le mie ansie… se lui un giorno non le sopportasse più e mi lasciasse io ne morirei, e li davvero non ce la farei più ad andare avanti.
Avere la consapevolezza di saperlo vivo e in un futuro anche felice mi ha dato quel briciolo di coraggio che mi è servito per andare a prendere posto sulle poltrone della sala d’aspetto e guardare Kellan partire.
Sono ancora seduta qui… ho seguito l’imbarco, l’ho visto scendere dal pulmino che l’ha portato all’aereo e guardarsi ancora una volta intorno e poi l’ho seguito mentre spariva dentro al mezzo.
E ora sono ancora qui… a guardare una pista d’atterraggio.
È mezzanotte passata e forse è il caso che me ne torni a casa… ma non ho voglia di alzarmi.
Sinceramente spero di trovare nel mio riflesso nel vetro un qualcosa che mi dica che ho fatto davvero bene a non partire. Qualcosa, un segno che mi dica che ho fatto la scelta giusta, che mi rassicuri. Ma non ci sono segni, non ci sono piume, non c’è niente.
Se ci sto mettendo più di cinque ore a cercare una sicurezza, la cosa dovrebbe farmi pensare… ma io sono certa che da qualche parte ci deve pur essere un motivo che supporti la mia decisione. Un motivo… valido… per tutti, almeno.
Ma forse semplicemente non vedo segni perché non ce ne sono stavolta.
Forse non ho fatto la cosa giusta.
Forse ho fatto la seconda cazzata più grossa della mia vita.
Forse… se avessi fatto la cosa giusta dovrei sentirmi in pace con me stessa. Dovrei sentirmi meglio, sollevata… dovrei andare a casa e far fuori la nuova tappezzeria di porte e portelli del frigo e iniziare a dimenticarlo come voglio lui dimentichi me.
Ma non lo faccio. Resto qui, con il dolore che mi squarcia il petto e le lacrime che premono per uscire. Le trattengo. Se piangessi sarebbe la conferma che ho proprio sbagliato tutto…
Ma forse… ciò non ha più importanza… perché… qualunque sia ora la verità, io l’ho perso.
Per sempre.
 
 
Ok, lo ammetto… sono sadica, ma aspettate e abbiate fede. Mancano ancora 4 capitoli, forse 5 se uno viene troppo lungo…
 
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Capitolo 43
*** capitolo 43 ***


capitolo 43 Salve gente!
Eccoci qua con uno degli ultimi capitoli della storia.
Lo so che sono stata un po’ sadica l’altro capitolo con i miei personaggi, ma il fatto è che dovevo arrivare a scrivere questo.
Questo capitolo qui, infatti, è stato uno dei capitoli che ho immaginato tra i primi quando ho pensato alla storia, uno di quelli che ti colpiscono come un flash mentre cammini per la strada e senti che la storia non avrebbe più senso se lo togliessi, quindi perdonatemi per quello trascorso, ma arrivare a questo punto era troppo importante per me, e non avete idea di quanto sia stato difficile scriverlo (questo è il motivo del ritardo). È stato difficile, perché quando aspetti tanto un capitolo hai sempre paura di non riuscire mai a renderlo come vorresti, ma è stato anche emozionante. L’ho scritto tutto tra ieri notte e questa mattina, presa dalla dea della creatività e questo è il risultato, che mi è costato, non mi vergogno ad ammetterlo, qualche lacrimuccia.
Spero quindi che il nuovo calo di recensioni sia dovuto solo a una informale protesta contro il mio sadismo, ma non vi chiedo scusa, perché per me questo capitolo 43 non poteva mancare. Bisogna toccare il fondo per risalire, no?
Tra le altre cose, ho ricevuto una recensione nel primo capitolo dove mi si informava che avevo sbagliato un sacco di cose in ordine al mestiere di fotografa di Ale. Rispondo qua per tutti sperando che possiate capire.
Io non sono una fotografa. Ho una minimissima, praticamente invisibile, esperienza come fotografa amatoriale ma cmq sempre con compatte comuni. Mio zio è un fotografo però, abitando lontano, non mi ha potuto dare chissà quanti aiuti. Quello che ho scritto l’ho fatto cercando di documentarmi da sola, per quanto possibile a una profana che non sa nemmeno da dove iniziare a cercare. Se dalle mie righe è sembrato che ne capissi davvero qualcosa, beh sarebbe stato grave il contrario, dato che ho scelto questo mestiere per la mia eroina. Doveva sembrare convincente.
Lo so che è importante documentarsi quando si scrive, e io per quanto ho potuto l’ho fatto, ma ci tengo a sottolineare e ripetere che non è questo il ruolo in cui è nata Alessia. L’ho detto e ridetto mille volte che lei è un personaggio venuto fuori da un altro progetto che ho in mente con una mia amica. Lì è un’interprete quindi… come vedete sono due mondi completamente diversi.
 A me piace metterci cura nelle mie storie, ma siccome non sono un essere infallibile, che questa è una storia che è più incentrata sull’attore che non sulla fotografia… prego di non essere troppo severi nel vostro giudizio, cercando di capire qual è il concetto senza soffermarvi sui particolari tecnici che solo gente del mestiere conosce.
Il teaser del prossimo capitolo dovrà attendere qualche giorno, e vi chiedo di perdonarmi per un eventuale ma non scontato ritardo. Venerdì ho l’ultimo esame della sessione e il mio unico neurone richiede tempo per riprendersi prima di tornare all’opera, senza contare che ho anche una rossa ancora da scrivere! :P
Vi ricordo il blog mio, quello di agathe e il forum.
Detto questo, spero nel ritorno delle vostre recensioni e rispondo alle 16 che mi avete lasciato.
 
Recensioni:
 
cricri88: mbare cri, omaggi! Lo so sono stata sadica come mai prima d’ora, ma capiscimi… ci tenevo davvero troppo a questo capitolo! E secondo me dopo che l’avrai letto, concorderai nel dire che era necessario. O almeno lo spero!
Sti esami mi stanno logorando e mi mancano un sacco le nostre serate su twitter, non vedo l’ora che arrivi venerdì e che tutto finisca perché non ne posso più!
Un bacio bedda!
 
Enris: hai perfettamente ragione per quanto riguarda rob, sia sul suo esternare i sentimenti che per tutto il resto. Per ale… so per certo che vincere le proprie paure, che spesso sono stupide, è difficile. Ci deve essere un momento in cui tutto il male che ti fanno ti fa reagire e finalmente capire quello che è sempre stato sotto i tuoi occhi. a volte ci vuole un giorno altre volte mesi… ma non ti preoccupare… io amo i lieto fine :)
Non si può perdere tempo quando qualcun altro soffre… hai ragione, ma a volte siamo convinte che tutto quello che facciamo sia il male minore quindi… bah leggi il capitolo e poi mi dirai :) Ale saprà risponderti meglio di me.
Un bacio!
 
Sophie88: sono fusa! Tutto il giorno dietro a st’esame, stasera la passerò ancora a ripetere. Tra esami e casini vari sto a pezzi! Stiamo arrivando alla fine di quest’odissea soph… non so tu ma io ho già ripreso a rileggere il nostro manoscritto…vediamo che ne esce.
Un bacio!
 
Dindy80: ti dico solo questo :) ci siamo! Aspetto il tuo prossimo commento per risponderti più diffusamente, sappi solo che ci siamo!
 
Lazzari: aaaaaaaalt !!!! :) caspita! Quanto fervore! Ti ho fatto proprio arrabbiare! Ale… Ale doveva scappare ancora una volta per rendersi ancora più conto di quello che prova :) questo capitolo ti chiarirà e ripeto… bisogna toccare il fondo prima di risalire, no? Robert… a parte il fatto che sia Robert… è normale che soffra. Se non soffrisse la storia non sarebbe sincera. Restano comunque persone normali che vivono e soffrono come le persone normali, quindi perché non farlo soffrire un po’? ma siamo quasi alla fine e quindi… niente, amo i lieti fine e spero che questo capitolo ti piaccia e ti chiarisca.
Un bacio :)
 
Giu O: no ma aspetta ora non ti capisco più. ma tu di dove sei? Di torino, di milano o di pavia? Vabbe cmq siamo vicine!!!!! Mbare mo cu sacciu… XDXDXD
Il mio neurone non è messo meglio del tuo. Ora come ora ragiona in latino, e tra un po’ quando faccio la spesa chiedo se posso pagare con i sesterzi, ti dico solo questo.
Il lieto fine giunge tranquilla e oggi potrai già intravederlo! :) dovevo proprio arrivare al fondo. Ale è una persona estrema, riflessiva ma estrema nelle sue scelte. Doveva proprio toccare il fondo e arrivare al capolinea dell’esasperazione per poter capire davvero.
So anche io che veder piange santo Roberto da Londra è triste quanto vedere la caccia ai cuccioli di foca, ma insomma… accetto le conseguenze capitali del mio atto, anzi… del mio reato, perché di reato si tratta, invocando la causa di giustificazione della stupidità femminile (a volte abbiamo anche noi di questi momenti, purtroppo. Diciamo che ogni tanto smettiamo di essere perfette per non mortificare troppo il genere maschile).
Bedda minni stai iendu! Aggia parare cu nu piezz i cess che si chiama prof Z. iddu è bbestia appiddaveru i si non sacciu i cose… megghiu che no dico picchi m’affrunto. È bestia cu 1000 b, tu giuro!
 
Fred cullen: ti posso rispondere solo in un modo: l’amore rende stupidi. Non è uno scherzo, è un dato di fatto in cui ho continua prova sulla mia pelle tutti i giorni da tre settimane a questa parte. l’amore rende stupidi. Non ti fa vedere le cose più elementari e ti fa soffrire. Non è solo un sentimento bello ed emozionante. Secondo me è il sentimento più bastardo che esista. L’odio è odio, il bene è bene, ma l’amore è stupidità, passione, cecità, batticuore, paranoia e tante altre cose… sti due sono proprio innamorati :).
Se vogliamo lui avrebbe potuto correre da lei e sfondare la sua porta rompendogli le scatole fino a un chiarimento, ma l’orgoglio l’ha fermato. Lei vede fantasmi e paure che non esistono ed è troppo vigliacca per affrontarli… parlare… parlare…tra stupidi non si parla purtroppo la stessa lingua :)
Spero comunque che letto questo capitolo capirai quanto fosse necessario arrivare a questo punto estremo prima di tornare a ragionare seriamente :)
Un bacio!
 
Annina88: eeeeee lo so, sono sadica. Lo so lo so lo so… maaaaa… questo capitolo io dovevo scriverlo, e mi serviva che arrivaste davvero a odiare Ale, prima di arrivare a capirla davvero.
Vorrei scriverti di più in questa risposta ma… lascio che sia il capitolo a parlare per me e a rispondere alla tua recensione. Solo Ale può dirti le cose come stanno!
Un bacio! Ci sentiamo su msn!
 
Smemo92: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto che tu l’abbia apprezzato davvero. Era necessario per arrivare a quello di oggi e sono contenta del fatto che tu l’abbia capito.
Kell e jack… che dire? Si commentano da soli! Io li amo!!!!!
Un bacio!
 
Alice cassedy: eeee lo so… lo so che sono sadica e li sto facendo soffrire, ma io ho vissuto parecchie delusioni amorose per non lasciare un piccolo spazio anche al lato nero di questo sentimento che fa tanto male quanto bene. Come ho detto prima in un’altra risposta, è il sentimento più bastardo che esista, perché ha una doppia faccia, e questa, purtroppo è una realtà.
Per il quarto capitolo tutto intero ti dico… devo vedere… farli troppo lunghi poi porta via spesso recensioni e interesse, e siccome quel capitolo sarà un doppio pov… beh… voglio che possiate gustarvelo. Inoltre per me è anche una cosa positiva spezzare perché almeno guadagno giorni per scrivere il primo capitolo della nuova storia senza lasciarvi troppo tempo a bocca asciutta… cmq vedremo :)
 
Sweetdreams: prepara i fazzoletti Sweet! Qua si piange davvero stavolta, più di prima! super Matt… super Matt è superMatt quindi… non ti dico niente e ti lascio al capitolo che meglio di me può rispondere alla tua recensione.
Tranquilla… la storia finirà, ma ne ho già altre in mente :) rob non saà rob, ma il suo faccino ci sarà eccome!!!!
Un bacio!
 
Romina75:  io davvero ho smesso di stupirmi di te e dei tuoi commenti, sul serio. “merita un urletto in falsetto spaccavetri dei Bee Gees” ma da dove ti vengono???XDXDXDXDXD
Romy romy romy…. Che posso dirti? Il mio sadismo merita una punizione ma… ci tenevo troppo a questo capitolo qua. Dovevo fargli toccare il fondo a entrambi per il bene di questo capitolo e di quello che deve ancora venire. Se non avessi messo quell’intermezzo disastroso non sarebbero stati credibili. Ale doveva toccare il fondo per risalire e Rob doveva iniziare a odiarla sul serio, doveva disilludersi del tutto per reagire come voglio che reagisca. L’hai detto anche tu che se no sarebbe stato troppo perfetto no? e i ragazzi perfetti con le storie d’amore perfette non esistono :)
L’aspettativa è grande? Io ti dico solo che quasi piango dall’emozione ogni volta che mi metto davanti al portatile per buttare giù qualche riga :)
Fare salire la tensione e l’interesse fino all’ultimo era proprio quello che volevo, perché trovo che alcune storie tendano un po’ ad appiattirsi verso il finale, diventando praticamente un epilogo infinito. Bah.. vedremo se anche questo capitolo manterrà alto l’interesse :)
 
Fallsofarc: amore ieri notte è giunta l’illuminazione divina e ho scritto… ancora non ho voglia di leggere ma… bo sarà stato notting hill che mi ha rimesso in pista.
Sono tempi bigi per entrambe ma vedrai che tutto passerà e noi torneremo più donne dei limoni di prima!
Venendo alla rec… la tua versione desperate housewife è stata fantastica!!!!! Davvero davvero fantastica! Ora vedi di tornare dalla versione dottor house drogato perché come dice cri no buono!
Il teaser piumereccio ha avuto larghi consensi, e tutti sperano che SuperMatt riesca la dove l’uomo pendolo ha fallito miseramente… povera gioia almeno ci ha provato!
Certo che ho già lo schema della nuova storia! Ora ha anche più senso di come te l’avevo abbozzata ed è meno twilightereccia credo… forse risento dei “vampire diaries” ma chissene… amo i lieti fine, lo sai! Ian è stata una debolezza… non ho resistito ai suoi occhi ghiaccio che lo rendono un trombabilissimo.
Va beh, amore… la pianto con questo delirio e ti lascio al delirio più delirante che tu abbia mai letto dopo la serata tra uomini del capitolo 29!
Un bacio amore! ti voglio benissimissimo!!!!!!
 
Vannyp1987: ti ho stupita? :) davvero? Beh… è positiva la cosa! i colpi di scena alla fine sono la parte che io preferisco di più nei libri. Spero che anche questo qui allora ti stupisca e soprattutto ti piaccia!
Un bacione.
 
Piccola Ketty: troppi complimenti tesoro, grazie!!!!!! Si la cosa più giusta da fare sarebbe prenderli, legarli e costringerli a parlarsi ma… purtroppo non possiamo, ecco perché mi atteggio a Dio e scrivo questo capitolo :)
Spero ti piaccia e soprattutto ti renda felice.
Un bacio!!!!
 


 



Alessia pov: stupida


 
I fili sanno dove andare. Sono tutti perfettamente intrecciati tra loro. Il loro scopo è trattenere gli altri affinché non cadano o si disfino.
Un tessuto è perfetto, ma togli un filo e si disferà del tutto.
Potrai cercare di riparare al danno dando due punti d’ago e filo, ma il rattoppo si vedrà sempre e comunque, pronto a ricordarti della tua disattenzione.
La mia vita è andata esattamente così: ho tirato un sacco di fili e ho cercato di rattoppare i buchi alla bell’e meglio.
Il mio telo non è più perfettamente liscio, ma è pieno di rammendi. Certo, non pretendo che il tessuto di nessuno sia perfettamente integro, ma i rappezzi che fai per via delle scelte sbagliate sono sempre quelli che spiccano di più.
Distesa sul letto a fissare la garza bianca del mio baldacchino, penso a tutte queste cose, cercando significati nascosti negli intrecci, cercando analogie, cercando esempi pratici che mi possano spiegare qualcosa. Che mi possano spiegare perché io stia così.
Ho sempre sentito dire che spesso sono proprio le cose più semplici a metterci sulla strada giusta per risolvere i nostri problemi, quindi perché non tentare la strada della psicoterapia fai da me? Cos’ho da perdere? Un bel niente. Ho già perso tutto quello che avevo, peggio di così le cose non possono andare.
Se questa è la strada per capire…
Capire…capire.
Fino a sette giorni fa credevo di aver capito tutto, credevo che le cose per me non potessero andare diversamente. Credevo di aver fatto la scelta giusta.
Credevo di aver capito che se volevo disfarmi della mia paura più grande dovevo rinunciare a ciò che volevo di più perché il fatto che io andassi avanti, che sopravvivessi in qualche modo, era importante, anche se lo era certamente meno della sua felicità.
Non gli avrei mai chiesto di rinunciare al suo lavoro per me, per le mie fobie assurde, per il mio modo di vedere la celebrità. Ne ho avuto un assaggio in scala molto ridotta sulla mia pelle e sappiamo tutti com’è andata a finire.
E poi vogliamo parlare degli aerei? No, lasciamo stare… altrimenti finirei col parlare persino di armi batteriologiche e poi seriamente prenderete in considerazione l’idea di rinchiudermi, sempre che non l’abbiate già fatto.
Ho paura di tutto, non per me, intendiamoci, ma… ho paura.
Ecco cos’era quella strana sensazione che sentivo sempre addosso quando lui non c’era, quell’ansia che mi attanagliava le viscere. Paura.
È sempre stata paura.
Paura che se si fosse allontanato troppo da me sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto, paura che potesse succedergli qualcosa e io mi ritrovassi di nuovo sola.
Paura.
Paura che si placava solo quando potevo sentire il rumore del suo respiro dall’altro lato del materasso. Non siamo mai stati una coppia che si addormentava in un abbraccio e si svegliava allo stesso modo, ognuno aveva i suoi spazi. Ma sentire il materasso che a un certo punto sprofondava sotto il suo peso era una sicurezza.
Quando mi ha detto “ti amo”, quando me l’ha ripetuto, quando continuava a chiamarmi “amore”… mi sentivo felice. Non avevo ancora chiarito cosa provassi io per lui, l’ho fatto solo dopo… ma ero felice. Spiazzata ma felice. Mi sentivo piena, completa… completa come con Matt.
So che seguendo questo ordine di pensieri, quella di lasciarlo sarebbe dovuta essere l’ultima cosa al mondo che avrei dovuto fare ma… non posso vivere così, non posso far vivere lui così. Quindi ho pensato che sarei stata meno male se avessi troncato questo sentimento non appena mi sono resa conto della sua esistenza. Speranza vana.
Sette giorni fa ho lasciato andare Kellan da solo, sette giorni fa ho messo la parola fine alla nostra storia. Lo sa anche lui.
Mi rifiuto di credere che Kellan non abbia detto almeno a Jack della sua proposta, e conoscendo Jack non avrà perso tempo a riferirlo a Robert giusto per convincerlo a riprendersi.
Già… riprendersi… spero tanto che lui ce la faccia.
Mi manca terribilmente, è inutile che io cerchi di negarmi questa verità. Mi manca.
Mi manca tutto di lui, persino le cose che mi davano fastidio.
Mi manca il suo incasinare la roba nell’armadio, il suo lasciare le scarpe in giro anziché metterle a posto nella scarpiera, il suo vizio di appoggiare le mani ai vetri lasciando gli aloni delle sue impronte…a momenti mi manca anche non trovare più la tavoletta alzata in bagno.
Mi alzo dal letto e scendo al piano di sotto, puntando dritta alla cesta dei dvd. Al momento conosco solo un modo per placare la nostalgia, ossia vederlo.
Per quanto sia masochistica la mia idea, non riesco a trattenermi.
Ho bisogno di vederlo e sentirlo parlare.
La sua voce ha un effetto strano su di me, lo ha sempre avuto. Riusciva a calmarmi, a eccitarmi, a farmi irritare, ad addolcirmi… la sua voce mi faceva letteralmente impazzire. Calda e leggermente arrochita, sempre più bella quando usava i toni bassi, sempre più coinvolgente quando la soffiava fuori dalla bocca direttamente tra i miei capelli…
Con le mani tremanti già solo all’idea della sua voce registrata, metto il cd nel carrellino e vado a prendermi un barattolino di gelato alla stracciatella prima di mettermi sul divano con la coperta.
Ho ripreso a mangiare schifezze nel chiaro obbiettivo di rimettere su peso e Beckie contribuisce tenendomi compagnia dicendo che è supporto morale il suo mangiarsi Mars e pacchetti di patatine formato famiglia accanto a me sul divano la sera. Come se non sapessi che è tutta una scusa per sfogare le sue voglie, mandando al diavolo il suo “cerco comunque di contenermi. Non voglio diventare una balenottera dopo aver partorito!”. Se così la sua coscienza si sente più a posto…
Mi siedo sul divano e mi copro con lo stesso plaid bianco con cui lui mi copriva quando guardavamo la tele insieme la sera. A volersi concentrare ci si sente ancora il suo odore sopra.
Il dvd parte e dopo qualche minuto mi si presenta davanti il menù del disco. Sto per far partire il film, ma poi vengo attratta dai contenuti speciali, sperando di trovarci lui e non Edward dentro.
Ed ecco che a colpirmi è un link. “Commento al film”
Lo faccio partire senza nemmeno pensarci e quando sento la sua voce insicura, mi sciolgo.
La sua risata sommessa è un balsamo per il mio cuore dolorante, una musica per le mie orecchie, e man mano che il disco va avanti, e lui parla, e ride, e scherza…e fa le sue battutine ironiche per prendersi in giro… non riesco a non tornare a quel pomeriggio in cui su questo stesso divano lui mi sussurrava all’orecchio le battute del film.
Sono patetica.
Patetica perché mi faccio del male in questo modo, patetica perché ora è inutile piangere sul niente, patetica e basta.
Il patetismo però è un sentimento che mi è affine, di recente. Troppe volte nell’ultimo anno l’ho vissuto per non riconoscerlo. Persino quando ho tentato di tagliarmi le vene mi sono data della patetica.
Sarà il mio istinto naturale a superare i miei limiti, la continua lotta contro la mediocrità di cui ho fatto un baluardo nella mia vita, che mi fanno essere così severa nei confronti delle mie debolezze. Però come chiamare questi momenti di autocommiserazione se non patetici?
Forse dovrei smetterla di essere tanto severa con me stessa e cercare di guardare più obbiettivamente al mio comportamento.
Pessima mossa quando  sei da solo, depresso, con un barattolino di gelato in mano. Guardare con obbiettività vuol dire scoprire ed enumerare tutte le volte che si è sbagliato qualcosa. E più il numero sale, più tu affondi.
Il numero delle volte che ho sbagliato io… paurosamente alto.
Più lo osservo crescere più mi rendo conto di aver sempre e solo sbagliato.
Persino con me stessa… sempre.
La mia politica del non pensare, del non ricordare, del non ascoltare… è stata una pessima mossa.
Lo è stata quando cercavo di non pensare alla morte di Matt, facendo come se tutto andasse bene; lo è stata quando Beckie cercava di tirarmi fuori dal mio baratro; lo è stata quando Robert è venuto a vivere con me, lo è stata quando mi ha chiesto di essere sua.
È evidente che “non pensare” non è stata una mossa intelligente. Mi sono trovata ad affrontare tutto in una volta, agendo per tutto il tempo per puro egoismo.
Una volta, durante un piccolo battibecco, Robert mi ha accusato di non parlargli mai di me, di non raccontargli mai di quello che mi passa per la testa, di chiuderlo fuori… non ha mai avuto tutti i torti. Però se gli avessi parlato… se gli avessi fatto vedere di più di me…
Ho cercato di seguirlo, l’ho seguito fidandomi di lui e della sicurezza che mi dava anche il fatto che Matt mi avesse incoraggiata… ma non sono riuscita a seguirlo fino in fondo.
Prendo a camminare a grandi passi per la stanza dopo aver messo a tacere il sonoro della tv, non sopportando più la sua voce, che mi fa si del bene ma anche del male.
È inutile che io ora mi maceri in questi pensieri, che mi autodistrugga più di quanto non abbia già fatto.
Tanto lui è fuori dalla mia vita adesso, e quel fantasma che mi guarda di riflesso dallo specchio dell’ingresso è solo ciò che rimane di una stupida vigliacca che si atteggia ad eroina quando non è niente di meno di una perdente.
Una perdente patetica.
Una perdente stupida.
Una perdente impaurita da ombre che vede solo lei.
Una perdente che caccia via l’amore per delle stupide convinzioni senza fondamento alcuno.
Una perdente che ora ha fatto un casino che è troppo tardi per riparare.
Una perdente che tiene un telefono in mano come se chiamarlo adesso dopo tutto questo potesse servire mai a qualcosa.
Una perdente.
Una stupida perdente.
Una stupida, patetica perdente.
Una stupida, patetica perdente come sono io. Che mi guarda da uno specchio e si aspetta da me forse del compatimento.
Io morirei piuttosto di essere compatita. Eppure il mio riflesso si sente una martire, una che a parer suo è stato un gesto eroico e nobile far soffrire momentaneamente la persona che l’ha riportata ad amare solo per “salvarla” da un male più grande che… non esiste.
Non esiste…
Niente, nessuna delle mie paure esiste sul serio.
È chiaro… solo ora lo è davvero.
Sono una stupida.
Guardo il mio riflesso e lo vedo non smentire con la sua espressione piatta e inespressiva la mia scoperta.
Ho sbagliato tutto.
Ho sempre sbagliato tutto.
Dall’inizio…
Il mio riflesso mi guarda ancora piatto e sempre più inespressivo, quasi indifferente.
Allora è davvero così. Sono un’idiota.
Da che male avrei mai dovuto salvarlo? Non ha mai mostrato timore o ritrosia nei miei confronti, mai una volta, mai un secondo.
È stato sempre lì, sempre pronto a tirarmi su, sempre pronto a sostenermi ed accompagnarmi.
Lui vuole quello che io credo sia male per lui. Lui l’ha sempre voluto.
Lui… lui non può… a lui non può accadere quello che è accaduto a Matt…è statisticamente improbabile, è… impossibile… lui… lui mi ama.
L’anello appeso al mio collo con cui sto giochicchiando nervosamente scivola nel mio anulare e non fa altro che confermare tutte le verità che sono sempre state lì ma io non ho mai voluto vedere.
Lui mi ama e io… io lo amo.
Io lo amo.
Io lo amo ed è come scoprirlo adesso per la prima volta davvero, più di quanto non abbia fatto la mattina di quel giorno quando mi sono svegliata con le gambe intrecciate alle sue noi che abbiamo sempre dormito distanti l’uno dall’altro.
Io lo amo.
Matt lo aveva detto che mi sarei innamorata ancora, perché ogni amore è a sé e nulla toglie ad altro amore. Amo Matt, ma amo tanto anche Rob.
E sono io che ho provocato tutto questo.
Matt mi ha lasciato perché forse il destino ha voluto così, ma stavolta… stavolta il destino non centra… sono stata io, solo io.
L’ho perso.
Il mio riflesso è sempre li, freddo e indifferente. Io sono diventata fredda e indifferente, un fantasma patetico che si sente un martire, un eroe ma che in realtà è il peggiore dei tiranni.
Lo odio.
Lo odio e odio me stessa.
Odio quella stupida che è stata così ceca, così stronza, così… stupida! La odio e provo il desiderio irrefrenabile di fargli del male.
Dai frammenti brillanti dello specchio che ora mi fissano dal pavimento non intravedo più il mostro insensibile che vi era rimasto intrappolato dentro.
Il telefono è in mille pezzi, mischiato a tutti quei vetri contro cui l’ho lanciato, rapita da quell’istinto impossibile di togliere di mezzo quella parte di me che mi fissava da dietro un vetro.
Le lame affilate hanno un effetto ipnotico. Piccole lance appuntite e letali, in cui forse ancora si nasconde il mio fantasma.
Quei frammenti, quelle lame, sono molto simili a un’altra lama, quella che avevo visto come la mia via d’uscita.
In piedi, ferma a guardare quei piccoli coltelli luminosi, raggiungo un’altra verità… la più importante.
Io scappo.
Sempre.
Scappo. Sono scappata da casa mia, volevo scappare dal mio dolore scappando dalla vita, sono scappata da Rob… sono scappata davanti alla prospettiva di poterlo raggiungere.
Io scappo. Sono una che molla.
E questa Alessia non mi piace nemmeno un po’. La mia Alessia non scappa. La mia Alessia resta e risolve i suoi casini. La mia Alessia sa cosa fare.
 


 


Le foglie secche sparse qua e là, ultime vittime dell’autunno, crepitano sotto i miei passi.
C’è tempo da neve, o almeno così diceva mia madre quando il cielo era di un grigio talmente chiaro da sembrare quasi bianco, ma non fa abbastanza freddo per la neve.
L’erba è di un verde spento e il grigio è dappertutto, ma… si sa che i cimiteri non sono posti allegri, almeno… quelli americani poi... meno di tutti. Troppo grigi, troppo spogli e tristi. Tutto qui ricorda il dolore e la morte.
In Italia mi ricordo che mi piaceva andarci, almeno… in quello dove avevamo sepolto mia nonna.
Immensi prati con qua e là piccoli raggruppamenti di tombe piccoline e fantasiose quanto a forme e si, anche a colori. Sempre con almeno un fiore colorato davanti.
Non che fosse un parco giochi, s’intende, ma era un posto che mi dava pace e tranquillità, che non aveva l’angoscia tipica di un luogo di sepoltura. Ogni volta che qualcosa andava storto, andavo lì. Mi sedevo sul bordo del granito grigio della nonna, convinta del fatto che non vi fosse nulla d’irrispettoso nel farlo. Mia nonna mi ha sempre tenuta seduta sulle sue gambe, perché non dovrebbe mai volere che mi sieda sull’angolo della sua lapide?
Ci passavo le giornate, a volte parlando, a volte stando semplicemente in silenzio. Mi confortava averla vicina e per me andare a trovarla non era mai un peso, non era una questione di falsa moralità.
Insomma i cimiteri non sono mai stati un problema per me, anzi. Anche se sembra macabro, era una sorta di seconda casa, dove andavo ogni volta che avevo bisogno di stare con me stessa, lì con quel che rimaneva dell’unica persona che mi avesse mai incoraggiata e sempre sostenuta. Prima di partire per New York ho passato un’intera giornata seduta su quel granito, cercando di mettere a posto i fili del mio passato per affrontare meglio il futuro.
Qui però… non è la stessa cosa.
Sono venuta qualche volta a trovare Matt, ma non resistevo più del tempo necessario per strappare le erbacce e posare un fiore.
Il funerale è stato surreale. Sembrava quello di un telefilm di serie b, con tutti i parenti e gli amici vestiti di nero, all’ombra di un salice, davanti alla bara sospesa sulla fossa.
Vivevo tutto in terza persona, quasi se la vera me stessa si nascondesse poco più avanti dietro un albero ad osservare la scena, leggermente più conscia della situazione rispetto al mio corpo che ha interpretato il ruolo della fidanzata addolorata alla perfezione.
Io non ero addolorata.
Io ero annientata.
Ero schiacciata, distrutta. Avevo smesso di esistere nel momento esatto in cui per la prima volta in vita mia ho preso un pugnetto di terra e l’ho lasciata scivolare via dalle mie mani, osservandola cadere granello per granello sulla sua bara ormai sul fondo di un pozzo dalle pareti di terra.
Ho pensato che non fosse poi così figo come sembra nei film. Ho pensato che lasciar cadere quella terra sia un’usanza crudele, che ti mette brutalmente di fronte alla realtà della morte. Mi sono sentita come se lo stessi murando io stessa in una stanza senza finestre e senza porte, una stanza buia, cui io avrei dovuto voltare le spalle e lasciarne lì sull’uscio il ricordo.
Ora sono qui, dietro quello stesso albero da cui la me più cosciente osservava il rituale. Non c’è più la montagnola di terra smossa con il cuscino di rose rosse che stava sulla bara appoggiato sopra, e non ci sono più io in piedi, nel mio cappotto nero con gli occhiali scuri a nascondere gli occhi rossi e gonfi. Ero sola.
Il tradizionale “banchetto” a casa del morto avevo acconsentito a che si svolgesse a casa dei suoi genitori e non a casa nostra. Anche quest’usanza mi parve assurda e falsa.
Non volevo che nessuno toccasse niente, che non spostasse nulla da come lui l’aveva lasciato l’ultima volta.
Il tempo mi ha dato ragione sull’inutilità di tutte queste cerimonie. Gente che si riunisce a compatirti, a cogliere l’occasione per trovare qualcosa da dire di cattivo sul tuo modo di reagire, sul tuo modo di affrontare il lutto. Tutti lì a pronunciare promesse di circostanza che si sa benissimo che resteranno solo dei proforma.
Non ci sono andata.
Una volta a una signora del nostro palazzo era mancato il marito ed ero passata a farle le condoglianze alla sua “festa in casa”. Non conoscevo così bene il defunto da andare al funerale, comunque. Ma la falsità delle persone mi aveva talmente scioccata da pensare “io non subirò questo”, manco avessi già previsto cosa sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Ho raccolto le mie condoglianze, i miei bigliettini, le mie lettere di ricordi per Matt, le mie strette di mano in piedi di fianco a lui, forse in qualche modo a sfidarli a mentire con lui “presente”.
È stato il giorno più brutto della mia vita.
Il giorno in cui ho buttato la terra sulla cassa dell’amore della mia vita è stato il più brutto della mia giovane esistenza.
Annientata, impotente, distrutta… avrei voluto buttarmici io in quella fossa.
Avrei voluto rompere a pugni il coperchio in palissandro della sua cassa e prenderlo tra le mie braccia per proteggerlo, per stargli vicina per… non abbandonarlo in quel luogo buio e soffocante.
Ho passato tre giorni nella camera ardente senza lasciare mai la sua mano fredda, dormendo con la testa appoggiata al suo petto marmoreo, accarezzando i suoi capelli setosi e chiedendomi come fosse possibile che fosse ancora così bello.
Quando mi appisolavo durante la veglia, mi svegliavo di soprassalto convinta di essere stata svegliata dal freddo del suo respiro tra i miei capelli. Lo scuotevo per poi trovarmi delusa ancora, e ancora… e ancora… non c’era più.
Il mio amore, il mio cuore se n’era andato.
Quando ho buttato la terra su quella cassa ho giurato a me stessa che non avrei mai più sofferto così, per nessuno. Così come per l’amore, così come per il mio corpo illibato, volevo che anche il mio dolore fosse solo suo.
Fare i pochi passi che mi separano da quella collina all’ombra del salice sotto cui la lastra bianca della sua lapide svetta solitaria è difficile come non lo è mai stato prima.
La mano che regge le due rose rosse che ho comprato è leggermente sudata e il mio cuore sembra si sia fermato così come il mio respiro.
Sono venuta a dirgli che ho infranto il mio giuramento.
Sono venuta a dirgli che il cuore che mi ha fatto ricrescere nel petto quando è tornato da me l’ho dato ad un’altra persona.
Sono venuta a dirgli che ancora lo amo, che ancora gli darei la mia stessa vita se questo potesse servire a riportarlo da me, ma sono venuta anche per dirgli grazie.
Grazie per avermi fatto ricrescere un cuore, grazie per avermi insegnato a usarlo per la sua funzione principale, grazie per avermi incoraggiato a far sì che qualcun altro mi insegnasse di nuovo a usarlo nel modo giusto, nel modo più completo, nel modo in cui lui mi aveva insegnato a usare il mio.
Grazie per avermi impedito di morire con lui.
Il marmo leggermente ruvido scorre in una curva perfetta sotto la mia mano che lo accarezza.
Non è usanza qui mettere una foto sulla lapide di nessuno. Sono molto più spartani di noi italiani in questo senso. Un nome, due date e una frase su una lastra neutra orizzontale o verticale.
Questa piccola libertà io me la sono presa.
Quando ho dovuto distogliere l’attenzione da Matt per organizzargli il funerale ho avuto abbastanza forza per pretendere che almeno in questo si facesse alla mia maniera.
Io mi ero presa cura di lui e lui di me, ce la siamo sempre cavata da soli, io e lui contro il mondo. Non potevo permettere che altri facessero qualcosa proprio ora quando si erano sempre disinteressati.
Gli ho fatto mettere la foto che adoro. L’avevo scattata durante una gita al mare che avevamo fatto dopo pochi mesi che stavamo insieme.
Era stato un bel giorno quello. Era primavera e non faceva abbastanza caldo per farsi un bagno, ma mi ricordo che siamo stati sdraiati al sole in maniche di camicia a leggerci un libro, a rincorrerci, a far l’amore sulla spiaggia deserta.
È stato un bel giorno.
Uno in cui non credevo avrei mai potuto essere più felice di come lo ero in quel momento.
Non ho dimenticato, non dimentico, non dimenticherò.
Mi chino sulle ginocchia e lui mi guarda di sottecchi, le labbra nascoste dalle braccia su cui aveva appoggiato il mento. I suoi capelli perennemente disordinati davanti agli occhi scuri.
- ciao…- mormoro dopo aver appoggiato le rose sul prato alla base del marmo sotto la nostra frase. Il nostro “ti amo per sempre” è leggermente rovinato la muschio che ha preso a crescere per via della troppa umidità.
Con le dita cerco di grattarlo via, forse per concentrarmi su qualcosa che non siano i suoi occhi scuri che mi fissano carichi di un’attesa che ovviamente ci leggo solo io.
- io… io non so da dove cominciare, amore - mormoro con gli occhi già umidi.
- io… sono venuta per… non lo so. Da quando te le sei andato… ho fatto errori su errori. Ho sbagliato così tante volte che non so nemmeno se ora io abbia fatto la cosa giusta venendo qui o se invece stia sbagliando ancora-
Mi siedo per terra e raccolgo le gambe al petto, trovando finalmente il coraggio di guardare la sua foto negli occhi, quelle perle nere che amo ancora così tanto.
- ti dirò sicuramente cose che già sai perché ne abbiamo già parlato tante volte ma, spero non ti dispiaccia se mi ripeto. Ne ho bisogno.
A volte ancora mi sveglio e ti cerco, sai? Beckie fa una battuta sul suo futuro pancione che inizia a ingrossarsi e io mi giro involontariamente a vedere se ha fatto ridere anche te, ma tu… chissà da dove ridi adesso. Quello che voglio dirti è che… ci sono giorni in cui ogni cosa mi ricorda te, in cui passo il tempo a vederti nei ricordi muoverti per le stanze del nostro appartamento, in cui… in cui credo di soffocare perché mi manchi così tanto che mi manca l’aria e smetto di pensarti perché altrimenti arriverei anche a prendere in considerazione l’idea di smettere del tutto di respirare pur di venire da te.
Ti amo così tanto, Matt, che ho paura. Non ho paura di dimenticarti, non potrei mai. Ho paura che se mi lascio andare come vuoi che io faccia se poi dovessi cadere di nuovo non mi alzerei più.
Ti amo così tanto Matt che mi manchi ancora da morire. Passano i giorni e i mesi, ma ogni giorno, ogni giorno non posso fare a meno di pensare a quanto tutto questo mi uccida lentamente.
Amore tu non sai come…
Amore tu… mi manchi. Tanto. Se tu solo potessi tornare ancora da me anche solo per un istante… ma, conoscendoti, se si potesse l’avresti già fatto.
Insomma non so quanto siano restrittive le regole del paradiso ma, avrai le tue buone ragioni se non vieni nemmeno più a trovarmi nei miei sogni, no?
Quello che voglio dire è che… tu mi hai messo su una strada quando sei andato via. Tu mi hai… detto che non si ama una volta sola nella vita e che ogni amore è un universo a sé. Tu mi hai incoraggiata a lasciarmi andare con Robert e … avevi ragione. Per quanto io potessi negare, avevi ragione. Io credo di… insomma io credo di… essermi innamorata di lui… non è che credo, lo so di essere innamorata di lui ma…
Amore, tutto questo è…troppo per me. Amo te in modo assoluto e totale e allo stesso tempo ho scoperto di amare lui in un modo molto simile… ed ho commesso un errore.
Ho talmente paura di tutto questo che sono, scappata via e… con molta probabilità ho perso tutto per sempre.
Tutto questo tu lo saprai già, perché voi angeli sapete sempre tutto ma, quello che volevo dirti è che… ho capito. Tardi, ma ho capito.
Ho capito che non posso raggiungerti, ho capito che qualsiasi cosa si potesse fare per correre da te io la farei ancora e ancora, che non c’è e non ci sarà giorno in cui non penserò a te. Ho capito che… a volte, il destino è crudele perché per noi ha avuto piani diversi da quelli che abbiamo sempre desiderato ma… ho capito che a volte quando può fa marcia indietro.
Non ho mai creduto nel destino, questo lo sai bene, ma… più cerco di analizzare la mia vita e più mi rendo conto che il rapporto causa-conseguenza spesso di spezza, che accadono cose di cui io non ho controllo.
Non so molto di come funzioni davvero la questione caso, libero arbitrio e disegno divino, forse la nostra vita se la giocano un po’ tutti e tre ma... ho capito che se tu sei lì e io qui, vuol dire che ci si aspetta ancora qualcosa da me, che tu ti aspetti ancora qualcosa da me. Se così non fosse quella notte non saresti tornato, se così non fosse tu… non mi avresti costretta ad affrontare la cosa e a farmi aiutare da Rob.
Ho capito che tutto questo dolore che ho provato e provo adesso… non può ripetersi e non perché la statistica mi da ragione, ma perché tu… tu me ne hai dato ragione. Tu non mi avresti mai, mai fatto fare qualcosa che avrebbe potuto farmi del male, non ti saresti fidato di un uomo che mi avrebbe spezzato di nuovo il cuore. Quindi… scusa se ho rovinato tutto.
Però se ora sono qui è per… dirti che non ho più paura adesso. Ti amo e questa è una cosa che niente e nessuno può cambiare. Così come amo Beckie, e Luke e il loro bimbo che ancora deve nascere… come ho iniziato ad amare Maicol… come amo Robert. Vi amo tutti in modi diversi e tutti contemporaneamente. Quindi, amore… non preoccuparti più per me-
Con un piccolo sorriso riesco ad alzarmi in piedi e a guardarlo direttamente negli occhi senza dovermi più nascondere, sentendomi finalmente in pace con me stessa.
- va, amore mio, sei libero. Ci rivedremo prima o poi, e io… io ti amerò ancora nello stesso identico modo. Tu aspettami, ok? Io cercherò di fare del mio meglio per vivere quaggiù senza di te ma di vivere abbastanza per entrambi… cercherò di imparare dai miei errori e di non farne di nuovi. Ma tu sappi, che qualsiasi cosa farò, ovunque andrò… tu… tu sarai sempre con me. Ti terrò sempre con me perché io ti amo… e questo è per sempre-
Una leggera brezza soffia dapprima leggera e poi sempre più forte, fino a sollevare le foglie secche dal prato ai miei piedi.
I segni, i suoi segni, sono ovunque. Lui è ovunque perché lui ora è il tutto, e mi pare quasi di intravedere i suoi occhi sorridere dalla sua foto mentre foglie e piume bianche prendono a vorticare attorno a me sempre più veloci, come ad avvolgermi in un abbraccio che non può fare altro che asciugare le mie lacrime e strapparmi una risata nel vederle volare via da me su in un cielo che ora di bianco non ha proprio niente. Piume e foglie nell’azzurro. L’abbraccio di Matt. L’arrivederci del mio amore.
 

 

La lana grigia sotto le mie dita mi sembra una carezza. Calda e rassicurante. Quante volte ho indossato questo maglione quando lui non c’era? Quante mattine è stata la prima cosa che ho indossato recuperandolo direttamente da terra?
Il suo maglione preferito. Grigio chiaro, di lana grossa con il taglio di una felpa.
Accarezzo i quattro bottoni dello scollo e mi ricordo di quando me li sbottonava giusto per provocarmi e provocarsi. Mi ricordo di quando mi stringeva forte a sé e si tirava su il cappuccio per nascondere i nostri visi regalandoci un angolo di intimità quando mi baciava davanti agli altri.
Questo maglione non posso assolutamente metterlo via.
Lo tiro fuori dallo scatolone in cui lo stavo sistemando e lo vado a mettere tra i miei maglioni nell’armadio, assieme ad una camicia di Rob che sto usando quasi tutti i giorni. Non voglio perdere i ricordi a cui sono più legata, non voglio perdere i ricordi di nessuno dei due uomini della mia vita.
Senza soffermarmi ancora troppo su questi pensieri, torno a sistemare i vestiti di Matt nelle scatole che ho svuotato dai miei abiti. Li ho riposti tutti nell’armadio, invadendo anche il lato di Matt e lasciando comunque un ripiano libero per i vestiti di Rob che ho piegato e sistemato ordinatamente. Ci fosse stato lui qui, quest’armadio sarebbe durato non più di cinque secondi prima di essere di nuovo stravolto e incasinato. Se solo fosse qui potrebbe anche smontarmelo l’armadio e non mi importerebbe.
Recupero da per terra il coperchio della scatola e sollevo lo scatolone per rimetterlo al suo posto tra il muro e l’armadio in attesa di sistemarlo in un posto più adeguato.
Ho svuotato il suo comodino e ho raccolto tutto in un’altra scatola con cui chiuderò la pila delle sue cose. Dentro ci ho trovato il bigliettino del nostro finto matrimonio con la foto che ci aveva autoscattato.
 
…Io vorrei davvero sposarti prima o poi. Anche se mi considero già tuo marito, dato che viviamo insieme. Insomma tu… mi prepari la cena, mi stiri le camice…ti preoccupi di coprirmi la notte quando scalcio via la coperta…siamo praticamente sposati, solo…senza un foglio a testimoniarlo…
 
… Ah-ehm…Allora… non ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo…
 
È stata una bella vita insieme a te, Matt. Davvero.
Ho sistemato foto e bigliettino in uno dei tanti album di foto nostre, sistemati sulla mensola più alta sopra al comò, quella più lunga sotto cui si trova lo specchio.
A parte questi piccoli ricordi di lui che non voglio assolutamente archiviare, ho messo a posto tutto. I suoi spartiti, le sue macchine fotografiche, i suoi bozzetti che si portava a casa dal lavoro… persino il pc è stato svuotato dai suoi file che sono stati archiviati in parecchi dvd e messi via con il resto delle sue cose.
Sono troppe scatole però e non posso tenerle tutte qui nell’appartamento, soprattutto quelle dove ho sistemato i suoi pesi e attrezzi vari da palestra. Aspetterò che Luke torni a casa stasera e gli chiederò di darmi una mano a portarli su nel solaio.
È uno spazio grande e luminoso, riscaldato e dotato di corrente elettrica. Volendo ci avremmo potuto fare una stanza in più lì sopra, ma siccome eravamo solo in due a viverci non ci pareva il caso. Sono state rare le volte in cui abbiamo tirato giù la scaletta per salirci, figuriamoci renderla abitabile.
È lì che voglio che finiscano le cose di Matt. Voglio che restino qui in casa nostra, non che vengano dimenticate e si rovinino in una cantina umida, assieme a biciclette, pezzi di ricambio per moto e vecchi mobili.
Aspettando che Luke venga a darmi una mano, faccio scivolare tutte le scatole contro l’armadio e finalmente mi decido anche a rifare il letto, cambiando le lenzuola e approfittandone per mettere su il piumone che fino a quel momento mi ero rifiutata di tirare fuori dato che non faceva ancora abbastanza freddo e una semplice coperta andava più che bene.
Arieggio bene il locale e appendo il piumone al mancorrente della ringhiera per fargli prendere un po’ d’aria dopo che era stato per tanto tempo al chiuso nel suo sacco.
Sfilo lenzuola e coprimaterasso, e perché no? mi ingegno anche a girare il materasso dal lato invernale.
Faccio forza per spingerlo fuori dalle doghe e lasciarmi uno spazio per poterlo capovolgere quando un rumore di fogli accartocciati mi blocca.
Senza pensarci troppo li tolgo da sotto il materasso e li appoggio distrattamente sul comodino di Matt. Con tutte le volte che mi metto a lavorare sul letto, era impensabile non trovare la sorpresa da qualche parte.
Finisco il mio lavoro e decido anche per un lavaggio svelto delle tende del baldacchino. Mia madre mi aveva insegnato a stenderle ancora umide in modo che si stirassero quasi da sole con il peso dell’acqua che si portavano ancora addosso.
Sono circa le cinque quando ho finito tutto, e devo dire di aver fatto un buon lavoro per oggi.
Mettere via le cose di Matt è stato duro, così come lo è stato staccare le foto di Rob dal frigo e dalle porte del ripostiglio. Anche quei ritagli sono finiti nel “cassetto top-secret” del mio comodino, dove tengo tutto ciò che mi è più caro. Li dentro ho  conservato il primo portachiavi di casa, quando Matt me le ha fatte avere appese ad un ciondolo a forma di cuore stilizzato pieno di strass luccicosi. C’è la chiave della mia prima macchina, la mia prima digitale, morta definitivamente dopo anni di onorato servizio, uccisa da un acquazzone che mi aveva colpito mentre tornavo a casa. C’era la scatolina dell’anello che Robert mi aveva regalato.
L’anello… forse è il caso che io lo tolga e smetta di portarlo appeso al collo.
È tutto finito, io l’ho fatto finire e ora… ora è inutile.
È entrato a far parte anche lui dei cimeli che starebbero meglio nel tiretto.
Lo ripongo ancora legato alla catenella nella sua scatolina e chiudo il cassetto, sentendo il mio collo paurosamente nudo e freddo. Però è meglio così.
Dagli errori si può imparare, ma non li si può cancellare. E questo è stato un errore decisamente troppo grande.
Il buio che c’è fuori si è infiltrato anche dalle mie finestre facendo sì che mi convincessi ad accendere tutte le luci di casa per darle almeno un po’ di calore. Tra poco sarebbe arrivata la mia squadra di supporto e ci sarebbe stato un po’ da fare nel portare gli scatoloni di Matt su in soffitta.
A luci accese, noto che i fogli accartocciati che avevo recuperato da sotto al materasso sono ancora lì sul comodino. Svelta allungo il passo per raggiungerli e buttarli via, ma nella fretta della presa uno mi scivola a terra.
Non sono schizzi dei miei lavori, come avevo pensato all’inizio.
Stiro i fogli con le mani sedendomi sul letto e tanti scarabocchi e cancellature affrettate si svelano davanti ai miei occhi. 
È la calligrafia disordinata di Robert che ha vergato il titolo “for her” in cima al primo di essi, ed è sempre la sua calligrafia disordinata che ha tagliato pezzi, li ha spostati con frecce e li ha cancellati, sempre la sua calligrafia disordinata che ha avuto pena di numerare questi cinque fogli per non perderli.
È la mia canzone.
Sempre tenendoli in mano, recupero dal comò il cd che ha inciso per me con questa musica, e lo chiudo nel piccolo lettore cd facendolo partire e riascoltando ogni singola nota chiara e limpida.
Mentre lui suona tiro giù dal mio letto i sei quadri di foto che tenevo appesi in fila tre sopra e tre sotto sulla testiera del letto.
Paesaggi in bianco e nero, scattati un po’ da Matt un po’ da me, fatti apposta per formare una specie di quadro per la nostra camera da letto.
Aveva avuto l’idea di fotografare luoghi che ci avrebbero ricordato la nostra storia. Lui aveva fotografato la sala d’attesa dove ci siamo conosciuti, il ristorante dove mi ha portato per la prima volta, e la spiaggia dove siamo stati. Io ho scelto, invece, la zona di Central Park dove mi ha scattato le prime foto per il servizio fotografico, i muri bianchi di casa nostra con scale e barattoli di vernice in ogni angolo, ed infine la complanare dove mi ha insegnato a portare la moto. I nostri luoghi. Noi.
Apro le cornici e ci faccio scivolare dentro quei fogli, lasciando le vecchie foto sul retro, conservando entrambi i miei noi. Per l’ultima cornice scelgo una delle trentasei foto a colori che Rob ha scattato il giorno in cui siamo volati nel laghetto a Central Park, quando seduti su una bicicletta sgangherata, gli ho impostato l’autoscatto e lui ha fatto di tutto per farmi ridere.
Quando riappendo i quadri al loro posto, li osservo con calma, cercando di leggerci quel poco di musica che sono capace di leggere, cercando di rivivere tutti i nostri istanti più belli. Il sottofondo continua ad andare, anche se non è più musica, ma sono i nostri sospiri, i nostri respiri che si mescolavano e si fondevano in un modo talmente bello e dolce che è valsa la pena riascoltare.
In quella sala di registrazione era stato bellissimo, quasi quanto la nostra prima volta da coppia, anche se mai bella come la nostra ultima volta insieme.
- Rob, amore, ti prego… - dice la mia voce registrata, rompendo il ritmo dei sospiri. Mi si mozza il fiato in gola e gli occhi mi si sgranano da soli per la sorpresa.
Lo sapevo.
Già allora sapevo di amarlo.
L’ho sempre saputo.
L’ho sempre saputo e l’ho sempre ignorato.
 
…Ho capito che… a volte, il destino è crudele perché per noi ha avuto piani diversi da quelli che abbiamo sempre desiderato ma… ho capito che a volte quando può fa marcia indietro…
 
L’ho detto io. A volte il destino fa marcia indietro. Appunto, solo a volte… ma se non lo fa lui… lo farò io. Libero arbitrio, caso e disegno divino si intrecciano di continuo. Ma il libero arbitrio c’è.
Ho sbagliato, è vero.
Ma anche se sono sicura che è tutto finito voglio almeno andare a dirgli che anche io lo amo. Voglio dirgli che prima non ero pronta, ma ora si. Voglio solo dirgli questo. E non voglio dirglielo nascondendomi dietro ad una cornetta. Voglio dirglielo io. Voglio che abbia anche lui l’occasione di scappare da me se è ciò che vuole.
Riapro il cassetto e recupero la catenina con l’anello, per osservarlo attentamente. 
Si, devo… devo andare da lui. Devo andare a dirgli che l’amo, che adesso sono pronta ad amarlo senza più paure, devo dirglielo anche se probabilmente è troppo tardi ma… io non posso aspettare un momento di più.
Mi allaccio di nuovo la catenina al collo e, pervasa dalla felicità che solo la consapevolezza può dare, mi sbrigo a fare la cosa giusta.
Svelta, mi alzo dal letto e mi vesto in fretta e furia, afferrando solo il passaporto, il portafogli e il telefono per cacciarli nelle tasche della mia giacca termica e lanciarmi al piano di sotto a scribacchiare un post-it per Beckie che gli appiccico sulla porta di casa prima di scendere di volata giù in garage.
Sto per salire sulla Volvo ma… no, c’è sempre troppa coda in macchina alla frontiera canadese.
Alzo lo sguardo e sulla mensola sul fondo i due caschi neri mi guardano silenziosi.
La Volvo no… ma la Yamaha si.
Sfilo il telo grigio con cui avevo coperto la moto blu e nera di Matt. Mi sono sempre rifiutata di portarla da quando lui è morto, convinta che fosse anche colpa della moto se è successo quello che è successo. Assurdo come incolpassi tutto e tutti della sua morte quando in realtà l’unica colpa era di quei due pazzi ubriachi che spero marciscano tra le pene più atroci dell’inferno.
Prendo la chiave dell’avviamento di riserva da sotto una mattonella e la accendo controllando se ancora sia tutto a posto e funzionante.
Il serbatoio è a metà, sicuramente dovrò fermarmi per strada a fare rifornimento un paio di volte, ma almeno farò più in fretta.
Afferro un casco e spingo la moto fuori dal garage, stando attenta a non farla strisciare contro la fiancata della macchina.
Quando vi prendo posto, le mie cosce riconoscono perfettamente il tremolio del motore avviato, così come le mie mani ritrovano con piacere le manopole del manubrio.
Faccio ruggire il motore e mi rendo conto che ha tossicchiato solo un po’, ma dopo qualche chilometro dovrebbe tornare tutto a posto.
Infilo il casco e finalmente stacco i piedi da terra, dirigendomi verso l’uscita.
Non so definire con precisione la marea di emozioni che mi invadono al momento. So solo che in massima parte sono dovute all’euforia del saper finalmente cosa fare.
So cosa fare.
Vado a riprendermi il mio amore.
Vado a riprendermi la mia vita.
Vado in Canada.

 
 
Ora capite perché ci tenevo tanto a questo capitolo?
L’avevo immaginato tutto sulla canzone “goodbye to you” ma poi ho sentito anche le altre due e non ho resistito.
 
Ale “stupida”
Ale “goodbye to you”
Ale “here we go”
 
Vi linko di nuovo i personaggi della nuova storia “no time for us” e aggiungo una sorpresina che ho fatto per voi in questi giorni.
Vi chiedo scusa per la grafica ma windows Movie maker fa i miracoli che può senza contare che trovare delle scene adatte per Ale è stato difficile.
Quindi eccovi un piccolo pov di Rob del capitolo scorso in versione video, sperando che vi piaccia.

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Capitolo 44
*** capitolo 44 ***


capitolo 44 Buon pomeriggio gente!
Lo so che sono in tremendo ritardo con il post ma stavolta, mi spiace per voi, ma non chiedo più scusa dato che l'ho già fatto diffusamente sul Blog su cui avevo dato avviso che avevo qualche problemino con il capitolo oltre che di vista.
Per scongiurare la sindrome della pagina bianca mi sono data al re-style del blog, sperando che così risulti anche un pokino più carino da visitare.
In questi ultimi capitoli più che mai dovrete tenerlo d'occhio in quanto potrei postare avvisi di ogni sorta (anche se non è detto che ce ne siano) soprattutto per quanto riguarda link e avvisi anche sulla nuova storia il cui primo capitolo è già in cantiere.
Qualche parola su questo capitolo... è stato difficile, molto difficile. Dare a Rob una reazione "adeguata" ma che comunque rimanesse obbiettiva, o comunque che tenesse in considerazione alcuni fattori non è stato per niente semplice. Spero cmq di aver fatto un buon lavoro e che la "conclusione" vi piaccia. il capitolo conta quattordici fogli word, quindi direi che il ritardo è più che giustificato no?
Vi ringrazio come sempre delle recensioni che mantengono stabile la posizione di questa storia nelle storie più popolari (se non fate i pigri con le ditina forse forse riusciamo anche a farla arrivare al terzo posto, dai che mancano solo una sessantina di recensioni!) così come ringrazio i 132 preferiti (chi è che continua a mettere e togliere facendo oscillare il numero da 132 a 133 e finire a 134 per poi tornare indietro? :P), i 97 che mi seguono e le 34 persone che si fidano penso ciecamente di me dato che hanno avuto il coraggio di mettermi tra gli autori preferiti.
grazie!!!!!!
vi ricordo come sempre il mio blog, quello di Agathe per le storie più belle e il forum dove potrete trovare molti degli autori di efp e non solo.
un bacio a tutte!
 
ps. io do per scontato che siate tutte ragazze.... se almeno un maschio c'è che batta un colpo!
 
recensioni:
 
asuka hime: beh... che dire??? benvenuta! e grazie mille per i complimenti! pubblicare???? mah... forse un giorno... se avrò tempo di rivedere la storia e farne un'edizione pubblicabile può essere :) di certo dovrei curare un pò di più il lavoro di Alessia, chiedendo informazioni a dei veri professionisti in modo da non scrivere castronerie, ma perchè no? la reazione di Rob è in questo capitolo, su cui non ti do anticipazioni in modo che tu ti possa godere la lettura senza spoiler.
un bacione!
 
Pooh!: correggimi se sbaglio ma.... sei forse entusiasta del capitolo scorso???? :P non si era capito!!!! finalmente sta andando da lui hai visto???? non so se considerare anche questo capitolo strappalacrime, forse si, ma... boh... il prossimo so già che piangerò come una fontana mentre lo scriverò! ho avuto un pò di crisi, come avrai notato da facebook ma niente di irreparabile, come vedi! se adesso ho ripreso a non leggere è perchè già faccio fatica a scrivere. mi devono giungere gli occhiali nuovi e senza, mi viene il mal di testa (queste risposte le sto scrivendo già da tre giorni a ritmo di tre per volta, figurati!)... bando alle ciance... dimmi che ne pensi di questo ending! un bacio!!!!
 
alice cassedy: ehhhhh lo so che l'inizio del capitolo scorso non faceva ben sperare, ma il patetismo o lo si assapora fino in fondo, fino a quando diventa noioso e pesante, oppure si sconfigge prima no??? beh :) l'importante è che ce l'ha fatta finalmente.
ebbene si i capitoli che mancano alla fine, compreso questo, sono ancora 4. Da un lato anche io non vorrei che la storia finisse ma... secondo me tirarla per le lunghe non ha senso e finisce solo per rovinarla, senza contare che mi bloccherebbe altri progetti che sono li in attesa (io non riesco a scrivere che una cosa per volta... se scrivo troppe storie insieme finisce che non ne scrivo bene manco mezza e quindi... preferisco concludere una cosa alla volta)
grazie comunque per l'appoggio che in ogni caso mi dai e spero che, conclusa questa, tu mi segua anche nella nuova storia in originale (il volto sarà sempre del pattinson!)
 
enris: ciao cara! sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto ti abbia trasmesso qualcosa. Nella parte del cimitero quando Ale parla della nonna è autobiografico, quindi... insomma ecco perchè è venuto così. le cose si scrivono meglio quando si sa esattamente di cosa si sta parlando senza tirare a indovinare.
il seguito dubito che ci sarà, a meno che non mi venga un lampo di genio e io decida di scrivere la storia di Rob da vecchio, oppure non mi decida a scrivere la storia di Ale e Matt.... non lo so. per ora ho altri progetti in mente che spero vorrai comunque seguire.
un bacio!
 
fallsofarc: amore mio eccomi! ieri sera ho letto la dark e appena pubblico ti lascio anche il commento. ti anticipo già che è stato meraviglioso!!!!!
leggendo a pezzetti hai evitato di piangere??? no buono... XD ma no, no.... buonissimo! non volevo mica farti affogare in una valle inondata di commozione!
la descrizione della nonna.... è mia. è autobiografico, quindi forse è per quello che mi è riuscita così. porto sempre la sua foto nel libretto universitario, nella carta d'identità e vado spesso e volentieri da lei... è un posto dove stare in pace con me stessa.
la folata di vento è stata un mio debole, non ho saputo resistere! mentre scrivevo la scena mi ispiravo a Forrest Gump quindi... bah!
cmq ebben si nel cd erano venuti i loro... rumori? era tutto studiato! ti ricordi che avevo fatto dire a Rob che inevitabilmente sarebbe venuto fuori il parlato sull'incisione perchè ovviamente c'erano solo loro in registrazione? ecco... il tutto era studiato con lungimiranza per questo momento, per far scattare in lei la molla che l'avrebbe fatta correre.
un bacione amore mio! ti voglio tantissimo bene!!!!!!!
 
smemo 92: sono felicissima del fatto che il capitolo ti sia piaciuto! come vedi ho dovuto farle toccare proprio il fondo per poi risalire. la reazione di Jack e Kell all'arrivo di Ale pensavo di farla in versione ricordo più avanti al penultimo capitolo, perchè in questo ho preferito lasciar spazio a loro due soli. dato che devono rimettere a posto un pò di cose ho pensato fosse meglio non distrarvi con quei due deficienti!XD
Cmq era proprio il suo mettere a posto la roba di Matt che mancava e ti giuro mi sono stupita di come molte di voi non vi abbiano fatto caso prima... e va beh :)
la moto l'ho immaginata da sempre... era l'ultima cosa che ancora doveva fare per chiudere con il passato. come avevo già detto, lei ama i motori, corre in moto da quando Matt glielo ha insegnato, ma da quando lui è morto non vi si è più avvicinata sempre per paura... era l'ultima frontiera! e poi diciamocelo... ha fatto un'uscita con stile!
 
cricri88: mbare! ma dov'eri finita lì'altro giorno??? va beh... mi sto zitta che io non ci sono mai! mi piglio a schiaffi da sola! l'aereo per andare in canada? si figo... ma doveva andare all'aeroporto aspettare il volo ecc ecc... no a parte questo... copio quello che ho scritto sopra... era l'ultima cosa che ancora doveva fare per chiudere con il passato. come avevo già detto, lei ama i motori, corre in moto da quando Matt glielo ha insegnato, ma da quando lui è morto non vi si è più avvicinata sempre per paura... era l'ultima frontiera!
ma poi scusa vuoi mettere quanto era stilosa e sexy??? è rob il pirla al volante mica lei! XD
ma tu la sera su twitter non ci sei più? quando riesco vengo a buttare un occhio ma non ti trovo mai!
va beh, faci nende... un bacio bedda, ni sintemu!
 
dindy80: Dany!!!!!!!! singhiozzavi addirittura??? casso ma allora so brava sul serio!!! *____* scherzi a parte, sono felice di averti trasmesso bene ciò che prova Ale ( che non avrà ripensamenti durante il tragitto, ma perchè ve lo aspettate tutti???XDXD ah già... perchè sono nota per essere sadica!) va tranquilla adesso, mancano 4 capitoli non posso mandare tutto all'aria un'altra volta no? o forse si.... bah! sorpresa per i prox tre capitoli! :P
ce l'ho fatta a sconfiggere la sindrome della pagina bianca hai visto???? mi ci è voluto un pò ma... meglio tardi che mai!
un bacio bella!!!
 
sophie88: e va beeeeeeeeee! cos'hai contro stupida? se ale era cretina dovevo dirglielo in qualche modo no???? una battutina sulle foto? quali foto??? :) scusa per ieri... ultimamente mi irrito per tutto, sarà che ho bisogno di un maschio! cmq siamo agli sgoccioli e dal prox capitolo tornerai anche tu! dato che vuoi far cadere tutti magari faccio cadere proprio te! :P
ti voglio bene So!
 
lazzari: no no non hai capito male! lei si è finalmente decisa! alleluja! anche tu con così poca fiducia in lei ( e in me) da pensare che io la faccia scappare con il benzinaio e mandare tutto a quel paese? naaaa.... non sono così cattiva... o si? bo! giudica tu.
la reazione del Pattinson te la spiegherà meglio il capitolo di me :)
tranquilla per Ale, non se l'è presa. si è data della deficiente da sola il che è tutto dire!
un bacione!!!! ps, scusa se sono stata un pò stringata ma davvero preferisco aspettare che tu legga questo capitolo per rispondere come si deve!
 
cicci12: sono felice del fatto che entrambi i capitoli ti siano piaciuti, così come viedeo e canzone. il capitolo è nato con goodbye to you, sarebbe stato un'eresia non metterla!!!! :) dai spero che anche questo capitolo ti piaccia!
un bacione!
 
Giu O: ma nooooooooooo dai!!!!! Va beh che sono sadica ma non così tanto!!!!! poi Ale è più per i benzinai della  Total, sai com’è… hanno dei premi più fighi con le raccolte punti!
Ti facii chiancere, ti facii chiancere… eeeeee bedda mancu iddi su meritanu appiddaveru ma sadica sugnu, u sapi! :P
Quando veni a turino mu rici r’accussi niscemu!!!!!! Sugnu cuntenta cu’ capitulo ti piacio, spero puro chisto! Un bacio mbare!!!!!!

piccola Ketty: sono davvero felice del fatto che il capitolo ti sia piaciuto!!!! Come la prende Berto??? Beh…. Finalmente ci siamo. Con un po’ di ritardo ma ho pubblicato la risposta ai tuoi tremendi dubbi e ora sono io in attesa fremente di un vostro parere!
Un bacio!!!
 
Emilyatwood: ora sei tu che vuoi farmi piangere???? Grazie!!!!!!!!!!!! Grazie mille per i complimenti davvero. Sapere di essere riuscita a passarvi tutte queste emozioni è una delle soddisfazioni più grandi che possiate mai darmi, perché vuol dire che tutto il mio impegno porta frutti. Tu hai detto che per te la storia è come se fosse finita, beh.. in effetti dopo questo capitolo lo è davvero perché gli ultimi tre capitoli saranno proprio degli epiloghi. :) però sorpresa sorpresa… unico indizio, tenere a mente che sono un animo romantico!
 
Fred Cullen: sono felice del fatto che finalmente Ale sia tornata quella che tutti amate e so che ora l’ultimo anello da mettere a posto resta Rob…. Che dire? Effettivamente potrebbe parere un’ipotesi bigia il loro ritorno insieme, ma come con Kristen (che detesto con tutta l’anima), ho cercato di essere obbiettiva, tenendo conto dei se e dei ma di entrambi. So che difficilmente le cose nella realtà si sarebbero potute risolvere come ho fatto io ma… almeno quando scrivere voglio poter credere che a volte la gente riesca in ogni caso a ragionare e a capire  :)
 
Vannyp1987: ciaoooooo! Si si, la storia devo ancora pubblicarla :) ho solo iniziato a mettere il link di riferimento per i personaggi per pubblicizzarla un po’ :P
La scriverò appena finisco questa dato che per me già seguirne una è un’impresa! Sono contenta che il chap ti sia piaciuto e chissà magari questo esaudirà le tue preghiere.
 
Romina75: dopo i miei ormai consueti venti minuti di risate post-lettura della tua recensione, posso iniziare a risponderti con la dovuta serietà! XD si…. un altro giorno magari.
Per la reazione di Rob, ti lascio al capitolo che sono sicura risolverà i tuoi dubbi, e quelli dei RIS, meglio di me. a fine capitolo lascerò una specie di risposta per tutti sperando che possiate meglio capire il mio punto di vista su di lui.
Quella cosa degli spartiti è stato un lampo di genio del momento mentre la voce registrata era una cosa che avevo in mente da sempre… in realtà lei avrebbe dovuto vedere stavolta il dvd da sola per la prima volta, ma una mia amica mi ha convinta a farglielo guardare assieme già prima almeno una volta…. e beh…. Che dire? Ci vediamo a fondo pagina!
 
Sweetdreams: sono felice del fatto che il chap ti sia piaciuto e che anche la sua uscita stilosa abbia fatto effetto! Tranquilla per il commento al video :) io in genere non pubblico niente su you tube quindi i commenti ricevuti spesso non mi accorgo nemmeno che ci sono, solo che hopensato fosse il modo più semplice per farvelo vedere :)
 
Annina88: il pianto!!!!!!!! Anna inizi a farmi sentire in colpa per tutta questa valle di lacrime che ti sto facendo versare davvero!!!!
Non ti dico niente, solo che sono curiosa di vedere se alla fine di questo dirai siiiiiiiiiiii o nooooooooooooo!!! :P
 
Le montagnine: Allora gioie! Benvenute! Mi avete fatto impazzire con la vostra recensione XDEle davvero sei fotografa professionista???? Spero solo tu abbia chiuso gli occhi davanti alla caterva di errori tecnici che ho fatto sul mestiere di Ale. sono felicissima che la storia vi piaccia davvero e che l’abbiate piazzata nei preferiti, grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee! Un   bacione!!!!




Robert pov: need you now
 


Un gran respiro.
Un altro.
Un altro ancora.
Non sono più io adesso.
Sono Cullen.
Sono il vampiro perfetto.
Poso un libro dalla costa tutta rovinata sul comodino che ho di fianco e torno a stringere Kristen al mio petto. No, no… Torno a stringere Bella al mio petto. E prego di essere anche solo vagamente convincente.
- Penso abbia a che fare con l'inevitabilità della loro unione. Niente può separarli: né l'egoismo di lei, né la cattiveria, e alla fine la morte...- recito con voce strascicata, sistemandomi meglio un cuscino dietro la schiena.
Non è vero, l’egoismo di una lei può separare eccome, l’ho imparato a mie spese. Ma qua non stiamo parlando di me, ma di Cime Tempestose.
Sfodero un sorriso ironico, come da copione, guardando Kris con un’occhiata carica di significati nascosti. O almeno… ci provo. Che non si vedono i miei significati nascosti?
- Continuo a pensare che sarebbe una storia migliore se uno dei due avesse almeno un pregio-
Continuo con la mia battuta, come se nulla fosse, come se in questo momento io non stessi pensando ad altro. Come se non stessi parlando di una scena in cui racconto qualcosa che con me e con lei ha a che fare tutto e niente.
- Forse il punto è proprio questo. L'unico pregio che hanno è il loro amore- recita lei sistemandosi meglio tra le mie braccia. Bella, ma valla a raccontare a chi ancora ci crede.
- Spero che tu non sia tanto temeraria da innamorarti di una persona così... malevola -
Fidati Bella, scappa se puoi. Ti fai solo male se credi ancora alla stronzata che l’amore tutto può e tutto vince. Se fossimo nella vita vera è questo che le direi, ma lei ha una Stephenie Meyer che ha avuto la bontà d’animo di scriverle un lieto fine.
- Ormai è tardi per decidere di chi innamorarmi. E nonostante le raccomandazioni, mi sembra di essermela cavata piuttosto bene -
- Sono lieto che tu ne sia convinta-
Beata te che puoi andare in giro a vantartene.
- Stoooooooooop!- grida la voce di David poco distante da noi. - Buona ragazzi! Bel lavoro! Complimenti a tutti- dice riponendo in una custodia una specie di piccolo televisore da cui osserva sempre la ripresa dell’occhio della telecamera.
Svelto, mi alzo dal letto di Bella su cui ero bellamente svaccato e afferro un asciugamano leggermente umido che una collaboratrice mi tendeva. Lo strofino energicamente sulla faccia, portando via buona parte del cerone che iniziava la sua lenta opera di soffocamento. Va beh, sono i rischi del mestiere.
Lancio l’asciugamano indietro alla collaboratrice e per prima cosa mi passo ripetutamente le mani nei capelli, liberandoli dall’ordine-non ordine in cui chili di gel, una passata di phon e una ritoccatina di piastra me li avevano marmorizzati sulla testa, come se le ore di trucco per diventare pallido come un cadavere non fossero già abbastanza per darmi un ulteriore motivo per odiare il mio personaggio.
Anche per oggi finalmente è finita. Abbiamo girato un paio di scene e fra pochi giorni questo set verrà di nuovo impacchettato, etichettato e rispedito nei capannoni della Summit a prendere polvere fino a quando non decideranno di girare il quarto ed ultimo film della saga, per cui è già partita la raccolta firme e la caccia al papabile regista.
Do un’ultima occhiata intorno mentre mi infilo la giacca appoggiata alla mia sedia pieghevole e raccolgo da terra la mia bottiglietta d’acqua ormai quasi finita.
Kristen è ancora sul letto, sdraiata con le braccia incrociate dietro la testa, a guardare pensierosa il soffitto pieno di cavi, microfoni e luci.
Non abbiamo parlato molto da quando abbiamo ripreso a girare. Veramente io e lei non abbiamo mai realmente parlato molto, e l’ultima volta che l’abbiamo fatto… non ci voglio pensare.
- perché mi osservi?- chiede non smettendo di guardare il soffitto dalla sua posizione rilassata, mentre tutti attorno a lei iniziano a smontare cavi, cavetti e chissà quale altra diavoleria tecnica serva avere su un set per fare un film.
- non ti sto osservando- mento. In effetti, per definizione, soffermarsi più dello spazio di qualche secondo su un unico punto significa osservare. E io ci tengo molto alla precisione, almeno delle terminologie.
- si che mi stai osservando. Mi sento i tuoi occhi addosso- continua con voce strascicata, quasi annoiata, senza abbandonare mai la posizione.
- mi chiedo solo perché non ti alzi e ti prepari per andartene come fanno tutti- invento su due piedi facendo qualche passo in avanti. Sinceramente non la volevo osservare, poche cose riescono ancora a stupirmi e a guadagnarsi la mia vera attenzione e Kris non è tra quelle, ma come ho detto la terminologia è importante, ergo…
- e da quando ti chiedi il perché dei miei comportamenti? Cos’è? L’abbandono della tua dolce metà ti ha fatto tornare la fiamma nei miei confronti o devo pensare che tu ti sia beccato una qualche strana malattia più letale della sifilide che ha corroso i tuoi neuroni fino a non concedergli più il privilegio di una sinapsi perfettamente collegata ed efficiente?- ribatte sempre con lo stesso tono di voce annoiato e piatto.
Inevitabile che citasse l’innominabile innominata, me la sono andata a cercare, lo ammetto. D’altra parte l’ultima volta che abbiamo avuto un dialogo più lungo di quattro o cinque parole messe in croce che non avesse a che fare con la nostra recitazione non ricordo nemmeno più a quando risalga. Cioè… lo so ma non voglio ricordarlo.
- la cosa non mi tange più di tanto, in effetti…- le rispondo utilizzando il suo stesso identico tono, tirando su la zip della giacca e afferrando una bottiglietta d’acqua ancora sigillata poco distante dalla mia postazione.
Facendo spallucce e attaccandomi alla bottiglietta inizio a incamminarmi verso l’uscita del set, pensando già a quanto sarebbe stato bello infilarmi sotto la doccia fra pochi minuti, fumarmi una bella sigaretta sdraiato sul letto senza preoccuparmi di dovermi vestire e cazzeggiare davanti alla tv fino a quando o Kellan, o Jack, o anche tutti e due, non avessero deciso che era arrivata l’ora di scartavetrare un po’ i coglioni al sottoscritto.
- mi stavo chiedendo quando io sia diventata così- dice chiara e cristallina la voce di Kristen, di un tono più alto e più deciso rispetto a quello che stava usando prima.
- come scusa?- chiedo girandomi a mala pena per guardare nella sua direzione.
- quello a cui sto pensando… sto cercando di ricordare quando sono diventata così insensibile- ripete senza voltarsi a guardarmi. Eccola che ripiglia con uno dei suoi momenti profondi, senza però superare mai la profondità di una pozzanghera. Insensibile e stronzo? Naa… solo realista. Kristen non si ferma a pensare a queste cose, o almeno non troppo a lungo e certamente non dandogli l’adeguata importanza, e se lo fa non te lo viene a dire. Ci tiene molto alla sua aura di mistero.
- così come?- insisto senza troppo reale interesse ma solo per cortesia senza spostarmi di un millimetro.
- la scena di oggi… non mi ha dato niente. Stavo pensando a quando è stata l’ultima volta in cui io, Kristen, sono stata innamorata come lo è Bella di Edward… forse non lo sono nemmeno mai stata, nemmeno di te-
Sembra quasi che parli a sé stessa più che a me, fissando sempre tutti quei cavi, quelle luci e quei microfoni, come se il loro intrecciarsi e sovrapporsi potesse mai nascondere la risposta alla sua domanda. La sua piccola confessione cuore a cuore sul suo non amore per me non mi sciocca per niente. Ci ho fatto il callo ormai e comunque nemmeno io ero innamorato di lei quindi… nessun problema. Non mi sento offeso nel mio orgoglio maschile, credo che sopravvivrò.
- penso… che debba essere bello sentirsi così. Non credi?-
- No. Si sta di merda, ecco come si sta- rispondo acido e sbrigativo.
- no… deve essere davvero, davvero meraviglioso…-
Ma io ho già preso a camminare a grandi passi verso l’uscita.
Spingo con forza la maniglia antipanico e spalanco la porta con stizza. Modi più gentili proprio non ne conosco.
- deve essere davvero meraviglioso! Ma per piacere!- sbotto schiacciando forse con troppa forza il tastino apriporte sulla chiave della mia macchina in affitto del momento. Giusto per fare un po’ il figo ma non troppo, ho puntato sulla classica audi TT grigio metallizzato, tanto per non esagerare coi macchinoni ma sembrare comunque uno che… insomma, ne sa.
Si addice tutto perfettamente al nuovo me. Stronzo, balordo, egocentrico, cinico e con un pacco davvero molto grosso di autostima.
Ho rimosso solo il requisito “scopaiolo” dall’elenco delle mie nuove… qualità, ma solo perché la cosa inizia un po’ ad annoiarmi, sinceramente.
Da otto giorni a questa parte il sesso mi annoia, le donne mi annoiano. Il loro parlare mi irrita, il loro civettare ancora di più, e il loro “ti prego, sii delicato” proprio non lo reggo. Dato che la schiera impazzita di fan non posso evitarmela, almeno cerco di non essere autolesionista al punto tale da voler sopportare le loro lagne anche sotto le lenzuola per una bottarella da dieci minuti giusto per togliermi lo sfizio.
Mi sento bene in questi nuovi panni, mi sento quasi vivo, o se non lo sono realmente vuol dire che sto davvero diventando un signor attore dato che riesco a mentire persino a me stesso e a risultare anche convincente.
Senz’altro le mie doti artistiche in campo lavorativo si sono accresciute perché chi sospetterebbe mai che dietro l’angelico, puro, perfetto e magnifico Edward Cullen ci sia uno come me? Non per tirarmela, ma credo di averli giocati tutti in questo. Nessuno sembra si stia accorgendo del cambiamento del “mio Edward”. Riesco ad essere ancora sdolcinato, mieloso, paranoico e assolutamente asessuato.
Di certo, la gente avrà il suo bel daffare nel cercare di conciliare la mia figura con quella del vampiro bamboccione quando verrà a sapere del nuovo ruolo che ho accettato per i prossimi mesi.
Voglio proprio vedere le loro facce quando mi vedranno nei panni di un arrampicatore sociale disinibito, discinto e disdicevole. Finalmente un nuovo ruolo che non ha niente di stereotipato in cui potrò calarmi totalmente sentendomici anche a mio agio.
Dopo dieci minuti, già sfilo le chiavi dalla toppa dell’avviamento e scendo dalla macchina dopo averla parcheggiata di fianco a una moto blu che non credo di aver mai visto, desideroso solo di buttarmi sotto la doccia e smettere di cercare di mantenere su la montatura dello “stronzo”.
Si… una montatura. Io sono tutto una montatura. Visto che essere sé stessi non porta mai a nulla di buono, tanto vale sceglierci la maschera che più ci aggrada e considerato che la vena che ha deciso di pulsare più forte delle altre in me di recente è quella dell’ira, quale modo migliore per darle una valvola di sfogo? Se Terminator non posso esserlo…nessuno mi vieta di essere Mister Hide.
Non butto nemmeno un occhio sui sofà della hall dell’albergo, dato che so già che Kell e Jack ci saranno solo stasera, presi come sono da interviste e promozioni varie per New Moon.
Già, le promozioni… cinque giorni ancora e avremmo dato il via al tour promozionale del film, in cui sarei stato costretto a sorridere ed esser conciliante con tutti. Già mi sento male all’idea della prima, quando dovrò stare in piedi per un sacco di tempo a firmare autografi a non finire, a rispondere a domande una più stupida dell’altra e a cercare di ingegnarmi a mettere insieme qualche battuta carina, quando l’unica cosa che vorrò fare sarà entrare in quel dannato cinema, ingozzarmi di pop-corn e bermi la mia birra in santa pace per poi tornarmene subito a casa.
Purtroppo per me, o una meteorite decide intrecciare una relazione ufficiale con me e renderlo noto su facebook, oppure sarò costretto a presenziare. La prima opportunità, chissà perché, la vedo molto remota.
È un film, la prima è in un cinema, guardiamoci il film e facciamo in fretta senza troppe cerimonie, tanto se il film piace ce lo diranno i risultati dei botteghini, non di certo la folla urlante fuori dalla sala, no?
Non apro nemmeno bocca e il receptionist mi allunga silenzioso la carta magnetica della mia stanza.
Finalmente qualcuno che ha capito tutto.
Senza prestare attenzione a nulla di particolare che non siano le mie scarpe, mi dirigo verso l’ascensore e allungo leggermente il passo per entrarci dentro prima che le porte si chiudano.
Mantenendo un cipiglio indisponente, mi faccio amabilmente i cazzi miei senza fare nemmeno un cenno di saluto all’anziana signora che era già sull’ascensore prima che lo fermassi.
Non mi piaccio per niente.
Per niente.
Ma ferire gli altri con la mia indisponenza e la mia strafottenza è l’unica cosa che riesce a liberarmi, come se tutta la rabbia che ho dentro, tutto il rancore e tutto l’odio potessero veramente fluire fuori a piccole dosi, evitando così di sommergermi. Forse spero solo che questo sputare fuori veleno mi aiuti ad esaurirlo prima o poi, ma forse… forse è un veleno talmente velenoso il mio che si rigenera da solo, come se io fossi davvero un serpente, come se, essendolo, ne avessi scorte praticamente infinite.
Un’altra settimana è passata, ma questa è stata una settimana vuota. Una settimana in cui io sono stato vuoto, perché se prima pensavo, speravo, pregavo perché le cose tornassero a posto, dopo la sua ennesima fuga ho abbandonato la nave della testardaggine e mi sono lanciato giù nel mare della rassegnazione, per poi finire risucchiato nel vortice della consapevolezza ed essere poi risputato fuori, masticato, sfinito e frustrato, sull’isoletta tutt’altro che caraibica del niente.
E ora mi chiedo se io debba illudermi di poter fare un’uscita in grande stile aspettando le tartarughe marine di Jack Sparrow o attendere che arrivino i contrabbandieri a darmi un passaggio di fortuna per tornare sulla terra dei comuni mortali imponendomi di abbandonare qualsiasi capacità di sperare e sognare su quell’isoletta, pagando i miei traghettatori con la moneta della disillusione.
Bah… in ogni caso non riesco proprio a vedere quale sia la scelta più conveniente per me.
Mi hanno sempre insegnato a credere che ciò che desideriamo, se davvero lo vogliamo, se davvero lo consideriamo importante… prima o poi sarà nostro se lo vogliamo sul serio, se ci impegniamo per credere che raggiungere l’obbiettivo sia possibile.
L’esperienza, però, mi ha reso partecipe di un’altra verità, ossia che questa teoria funziona solo quando possiamo dire di essere soli al mondo, quando le nostre decisioni, che già ci costano ore e ore di elucubrazioni mentali che spesso rasentano la pazzia, non sono influenzate dalle decisioni di altre persone che a loro volta, si suppone, lottano per raggiungere il loro obbiettivo.
Morale della favola, ogni tanto otteniamo quello che vogliamo, altre volte no, perché la nostra volontà, il nostro essere parti di un accordo, non sempre porta a una corrispettività con le volontà altrui. A volte si vince, a volte si conclude in pareggio e a volte si perde.
Io ho perso in maniera tanto schiacciante che non credo di aver più né la voglia né le forze per giocare questa partita. Non ho nemmeno più il coraggio di scontrarmi in un’amichevole, figuriamoci in una partita di campionato.
Questa maschera, questo nuovo me… mi protegge in qualche modo. È una sorta di avatar che lotta per me, che cerca ancora di sognare al posto mio… ma io non gli facilito certo l’impresa. Sono più una zavorra che l’essere senziente che dovrebbe guidarlo.
Nell’apertura del trailer di “remember me” mi hanno fatto dire che Gandhi diceva che qualsiasi cosa farai nella tua vita sarà insignificante, ma è davvero importante che tu la faccia.
Peccato che a furia di fare ed essere insignificante uno inizi a sentirsi totalmente inutile e completamente sfiduciato, specie poi quando fallisci nel “fa che ti ricordi per sempre”, che mi hanno sempre fatto dire con conseguente “sto lavorando al per sempre”.
Insomma, in quel film ho detto una marea di cazzate almeno tante quante ne dirò in questo.
Non sono più adatto a fare questi ruoli e forse non sono nemmeno più adatto per George Duroy… Forse semplicemente devo rassegnarmi a non essere più adatto a niente e ritirarmi ora con le luci della ribalta ancora addosso, evitandomi una colossale figuraccia quando tutti si accorgeranno come ho fatto io che non sono più tagliato per questo mestiere.
Pensando ad avatar, tartarughe marine, Gandhi e contrabbandieri, striscio la tessera nel lettore e apro la porta della mia camera.
Come sempre, sistemo la tessera nell’apposito lettore per avere la corrente e mi sfilo la giacca, appendendola distrattamente al gancio dietro la porta.
Ho bisogno di una doccia. Ho bisogno di lavare via la marea di cazzate che si condensano nella mia testa e mi portano a sragionare.
Inizio a sfilarmi la felpa e la maglietta mentre già mi disfo delle scarpe dal tallone, lanciandole come al solito in mezzo alla stanza, tirando a indovinare mentalmente le coordinate esatte di dove avrei ritrovato il tutto il giorno dopo. Mi sfilo anche la cintura e la lascio cadere prima ancora di iniziare a sbottonarmi i jeans e alzare lo sguardo da terra per orientarmi verso il bagno.
- ciao…-
Ok, Pattinson. Tu e le tue seghe mentali sulla ricerca dei significati dei misteri della mente umana dovete sedervi a tavolino e decidere che cosa fare delle vostre insulse esistenze.
Dovreste optare per una specie di divorzio in quanto è ormai evidente che restare insieme vi fa tutt’altro che bene. Sarebbe meglio procedere prediligendo una soluzione consensuale onde evitare ritorsioni che potrebbero poi  risultare spiacevoli soprattutto per te, Pattinson, dato che le tue meditazioni senza senso hanno il coltello dalla parte del manico. Su questo non ci piove perché tu non sei mai stato pazzo, non hai mai avuto problemi di vista e sicuramente quello che hai ora davanti è solo frutto della tua mente malata e depressa, che più nutri, più ci gode a farti perdere il sonno con complicati e inutili ragionamenti che portano sempre e solo al niente.
Quella che hai davanti è a tutti gli effetti un’allucinazione. Il coltello dalla parte del manico nelle mani della tua mente malata.
Dicesi “allucinazione” la falsa percezione in assenza di uno stimolo esterno reale. È spesso definita in psicopatologia 'percezione senza oggetto'. Il termine deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa 'vagare nella mente'. Le allucinazioni si possono verificare in ognuna delle modalità sensitive, in particolare si riconoscono allucinazioni visive, uditive, gustative, olfattive e tattili. Al contrario dell'illusione che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente.
Quella che io sto avendo in questo momento è senza ombra di dubbio un’allucinazione di tipo visivo, uditivo e direi anche olfattivo. Almeno secondo Wikipedia.
- ciao…- risponde da sola la mia voce più lesta del mio cervello ancora perso a cercare di capire se ciò che vedo sia reale o solo frutto della mia fantasia.
Alessia.
Lei.
Lei è qui… o forse no.
Ha il viso stanco, tirato… gli occhi… sono gli stessi di sempre ma hanno qualcosa di diverso.
Ferma, immobile, in controluce davanti alla finestra, tinta di riflessi rossi e arancioni del sole che sta tramontando alle sue spalle dietro le tende. Sembra diversa.
Non deve essere un’allucinazione. Non può essere un’allucinazione.
Le allucinazioni dovrebbero essere come i sogni, no? dovrei… dovrei vederla come me la ricordo, come… l’ultima volta in cui l’ho vista, e invece lei è… diversa.
Sembra stanca, sembra… triste, sembra… sconfitta… sembra quasi me.
- come…come va?- articola indecisa torturandosi le mani e massacrando il suo labbro inferiore.
Le allucinazioni parlano? Eh beh… uditive… si, le allucinazioni parlano. Lo dice Wikipedia, sicchè…
Ma lei sembra tutto tranne che un miraggio.
- come hai fatto a entrare?- chiede la mia voce più tagliente di quanto in realtà non volessi. O forse si perché almeno lei ha più coerenza di me che a primo acchito vorrei semplicemente correre da lei fregandomene di tutto fuorché del fatto che lei sia qui.
- Ashley… ha…la… l’ho chiamata e lei mi ha fatto passare dalla sua camera che…- balbetta sempre torturandosi labbra e mani.
- …che comunica con quella di Jackson che comunica con la mia- concludo freddo e controllato.
Dannata coerenza.
- già…- sospira lasciando che le sue spalle si ingobbiscano come se si fossero liberate di un enorme peso che è stato sopportato troppo a lungo.
Decisamente non è un’allucinazione. È tutto vero.
Restiamo in silenzio. Immobili, quasi incoscienti, fissiamo le trame della moquette forse cercando nel suo intreccio perfetto una sorta di guida che ci aiuti a rimettere a posto noi stessi.
O forse semplicemente tutto è talmente surreale che abbiamo bisogno di un minuto per raccogliere i nostri pensieri e cercare di realizzare concretamente la situazione.
- Rob, io…- attacca come animata da un’improvvisa scossa elettrica, ma la mia mano la ferma con un gesto stizzito, alzandosi in automatico.
Deve concedermi un altro minuto per elaborare. Dato che l’enciclopedia di internet ha miseramente fallito nel suo darmi una spiegazione di ciò che mi sta davanti, dovrò farmi io il lavoro di collegare tutti i pezzi, e di certo pochi minuti di silenzio, imbarazzo e attesa non sono sufficienti.
Ok, Pattinson, elabora. Un pezzo per volta, ce la puoi fare.
Lei è qui.
Lei è nella mia camera d’albergo a Vancouver, in piedi tra un mio jeans e un mio maglione a circa trenta centimetri di distanza dal mio letto.
Lei è qui dopo che per quasi tre mesi non si è fatta sentire nemmeno per messaggi.
Lei è qui e io vorrei salire su quel letto e trascinarcela sopra con me e farci l’amore per ore infinite fregandomene di tutto quello che è stato.
O forse…. No?
No, no, no…. ok… daccapo.
Lei è qui.
Lei è nella mia camera d’albergo a Vancouver, in piedi tra un mio jeans e un mio maglione a circa trenta centimetri di distanza dal mio letto.
Lei è qui dopo che per quasi tre mesi non si è fatta sentire nemmeno per messaggi.
Lei è qui e io vorrei salire su quel letto e trascinarcela sopra con me e farci l’amore per ore infinite fregandomene di tutto quello che è stato. Ma…
Ma…Lei è qui dopo esser scappata da me non una ma ben due volte di fila, lasciandomi solo a cercare di capirci qualcosa. Dato molto importante e difficilmente ignorabile.
Lei è qui dopo avermi fatto mortificare del mio sentimento, dopo avermi fatto vergognare del mio non egoismo, dopo avermi fatto esplorare gli angoli più reconditi, più bui, più bastardi e più infami del mio essere. Decisamente inignorabile.
Lei è qui nella mia camera e pretende di parlarmi.
Ora.
Lei pretende di parlarmi ora.
Lei è venuta ora.
Lei ora si degna di presenziare davanti alla mia figura, dopo aver commesso effrazione e sicuramente corruzione, con il coraggio di guardarmi e chiamarmi per nome. Dopo quasi tre mesi.
Il dizionario definisce la collera come il sentimento di sdegno, spesso improvviso, che si manifesta con parole e atti violenti. Io ho accumulato vagonate di sdegno, che è cresciuto indisturbato per tre mesi, che al momento è indeciso sul come manifestarsi.
Fin dalla tenera età ci viene insegnato che è cattivo e sbagliato esprimere la collera perché potrebbe farci compiere gesti e dire cose di cui prima o poi finiremo per pentirci.
Vaffanculo!
Io sono decisamente collerico.
Sono incazzato come una bestia.
- non dire nemmeno una parola- sibilo glaciale, freddo e insensibile prendendo pieno controllo del mio corpo e dell’articolazione delle mie parole.
Questo sono diventato per colpa sua e questo le mostro. E vaffanculo tutto, ho tutte le ragioni di non voler sentire quello che ha da dirmi.
- Rob, io… mi dispiace…- inizia facendo un passo avanti con una voce che mi scioglierebbe se anche adesso, anche qui, soprattutto qui e soprattutto adesso, io non fossi così arrabbiato…
- shhh!- la zittisco secco.
- Rob davvero…-
- Ale, sta zitta! Per la miseria, non fiatare!- grido mandando a quel paese quel poco di autocontrollo che stavo cercando ancora di mantenere.
Ira.
Questo sento scorrermi veloce nelle vene e questo mi acceca.
Ira.
Pura, amara, costante, adrenalinica ira.
È quasi dolorosa tanto scorre in fretta ma non mi sono mai sentito bene come ora da quando mi ha lasciato. È qui, davanti a me, e io finalmente posso lasciarla scorrere, posso liberarmene, posso… fare qualsiasi cosa.
- non voglio sentire un cazzo di quello che hai da dire, perché suppongo che tu sia venuta qui per questo- inizio alzando lo sguardo per incontrare il suo e fronteggiarlo.
- mi dispiace- ripete aggrottando leggermente la fronte manifestando la sua contrizione. Non me ne frega un emerito cazzo del suo dispiacere. È un dispiacere finto, il suo, ma anche se fosse vero ha fatto troppi danni e io non ho voglia di proteggerla dalle conseguenze del suo attuale presunto “dispiacere”. Il suo dispiacere è la miccia accesa della mia rabbia, e io, signori, sono il candelotto di dinamite che sta per esplodere.
Tre…
Due…
Uno…
- tu… tu non hai idea di quello che ho passato io in questi mesi, ok? E tu ora, ora mi vieni a dire che ti dispiace? Per cosa ti dispiace, eh? Per cosa?! Per avermi lasciato senza nemmeno un biglietto, per aver giocato con me tutto il tempo, per avermi fatto credere qualcosa che non c’è mai stato? Per cosa, esattamente, ti dispiace? Sono tante le cose di cui dovresti dispiacerti ma sono proprio curioso di sapere per quale delle tante tu sia qui-
Grido, sbraito, gesticolo. Lascio scorrere la mia ira libera e indomabile, senza tentare mai di contrastarla ma al contrario agevolandola, tenendo gli occhi bene aperti su di lei, per guardarla mentre una parola dopo l’altra l’accoltello come lei ha fatto con me con i suoi silenzi.
Io almeno lo faccio con le parole, e già solo questo, almeno, mi fa sentire una persona più onesta di quanto lei non sia stata.
- io… Rob… io… non…- balbetta prendendosi la testa tra le mani, scuotendo il capo in gesto di diniego sotto il peso delle mie accuse.
- tu non cosa? Sei venuta a dirmi cosa? che ti dispiace per cosa? sai cosa dispiace a me? mi dispiace essermi fidato di te, mi dispiace essermi aperto a te, mi dispiace averti desiderata, mi dispiace essermi innamorato di te! mi dispiace averti conosciuta!-
Sono cattivo, sono bastardo, sono annientato.
Sputo veleno su veleno, facendolo scorrere fuori a fiumi dalla mia bocca, godendo nel vederla sempre più sofferente, sempre più dolorante, sempre più piccola e colpevole.
Godo nel vederla lo specchio di me stesso in tutto questo tempo.
Snocciolo le parole una dietro l’altra e ne assaporo la consistenza sulla lingua. Mi sento potente, mi sento per una volta con il coltello dalla parte del manico e questo mi da potere.
- io ho fatto tutto per te, Ale. Tutto. Avrei fatto qualsiasi cosa per te senza chiederti mai niente, ma tu… tu non mi hai dato nemmeno un motivo, ma che motivo potevo mai pretendere se te ne sei andata via senza nemmeno un saluto? Quindi ora, ora non venirmi a dire che ti dispiace. E non ti aspettare che io riesca anche ad ascoltare quello che hai da dire. Sei stata piuttosto…chiara… in questi mesi. Non vedo come le tue parole potrebbero aggiungere qualcosa, quindi per favore… stai zitta e se mi vuoi fare proprio felice allora esci da questa stanza -
Ho il fiatone, il petto mi si alza e mi si abbassa irregolare, scosso dai mille fremiti residui dell’adrenalina che è uscita fuori a fiotti dalle mie labbra per mezzo delle mie accuse.
Ho caldo. Ho talmente caldo che sento i capelli sfiorarmi umidi il collo, sentendo fresco là dove sono bagnati.
Ho buttato tutto fuori, e ora… ora mi sento se possibile ancora più vuoto di prima.
Mi sento in un limbo in cui non la amo e non la odio, in cui non sento, in cui tutto si agita attorno a me senza scalfirmi. Mi sento chiuso in una scatola di vetro senza via d’uscita, dove immagini di noi vorticano tutt’attorno senza soffermarsi mai il tempo di farmene rivivere davvero qualcuna.
Cado seduto sul letto reggendomi la testa che sembra voler scoppiare, troppo piena di tutto quel niente che spinge sulle pareti del mio cranio per uscire fuori, per alimentarsi e avere altro niente.
La rabbia se n’è andata veloce com’è montata lasciandomi esausto e sfinito.
Dei passi felpati strisciano sulla moquette, ma non alzo la testa. I suoi passi, i suoi piedi mi dicono esattamente dove sia ora. Davanti a me, vedo solo le sue gambe e i suoi pugni serrati.
Non ho più forze per invitarla a spiegarmi.
Non ho più forze per impedirle di farlo.
Non ho più forze per ripeterle di andare via, anche se è quello che vorrei.
Non ho più forze per impedirglielo perché vorrei che restasse.
Non ho più forze per alzare lo sguardo su di lei e capire se davvero tutto l’odio che provo mi ha portato via l’amore.
Non ho più forze per capire chi sono e cosa farò adesso, per capire chi è lei e cosa farà ora che l’ho pugnalata con tanta forza ed ho goduto nel vederla incassare.
Non ho più forze nemmeno per reggermi la testa, che cade a ciondoloni mentre le mani la seguono e si congiungono sorrette solo dalle mie ginocchia.
- per quanto tu possa trovarlo assurdo o non lo voglia sentire, mi dispiace davvero. Per tutto. Per ogni cosa che hai detto mi dispiace- articola lenta con una voce che è leggermente più alta di un sussurro ma che trema quanto un singhiozzo.
- se sono venuta fin qui… se ci sono venuta solo adesso è perché prima… avevo dei conti in sospeso con me stessa che tu non avresti mai potuto aiutarmi a risolvere, ed erano talmente grandi che ho pensato di agire per il bene di tutti e due-
Inspira a lungo, stringe ancora le mani come se le sue nocche ormai bianche potessero diventarlo ancora di più.
- è chiaro che… ho sbagliato tutto. Ho sempre sbagliato tutto…-
- Certo, anche io, infatti, sono stato uno sbaglio, questo vuoi dire? Che sono stato un semplice errore di percorso? Hai fatto tutti questi chilometri per dirmi che sono stato uno sbaglio? Beh, scusa se te lo dico, ma potevi anche risparmiarteli. Sai com’è, ci ero già arrivato da solo senza che tu me lo chiarissi!- sbotto infastidito e ironico senza alzare lo sguardo, interrompendola proprio sulla parola “sbaglio”. Che lo ammettesse pure, tanto potevo forse illudermi di aver fatto realmente qualcosa di buono? No.
Come se non avessi proferito verbo, inspira a fondo e continua mentre io sono ancora indeciso sullo starla a sentire o imporle il silenzio. D’altra parte… almeno questo anche uno sbaglio come me lo può fare, no? Purtroppo non ne ho più la forza. Mi resta solo il sarcasmo.
- Il fatto che io sia qui non pretendo cambi le cose, che le rimetta a posto e che cancelli tutto il male che ci ho fatto ma… volevo sapessi che mi dispiace e che… niente… è evidente che ora non importa più. Odiami, Rob… ne hai tutte le ragioni e non me ne lamento perché io ti ho portato a questo. Non so se per te sia stato un errore anche il mio essere venuta qui, ma per me non lo è stato perché ti dovevo delle scuse. Lo so che avrei dovuto almeno lasciarti scritto qualcosa, ma davvero… per me andarmene è già stato doloroso a sufficienza e veramente ho pensato di agire per il meglio. Pensavo di… fare meno male a entrambi-
- eh beh… in effetti questa era l’unica soluzione. Da sempre scappare dopo avermi depistato con la storia dei vestiti e farmi fermare da una guardia all’aeroporto fa bene al mio ego. Hai realizzato un sogno, Ale. Ho sempre sperato di venire scaricato in questo modo un giorno o l’altro. Hai realizzato il mio sogno nel cassetto. Fa talmente bene lasciarsi così che tutti vorrebbero farlo! fa talmente bene che non mi spiego proprio la tua presenza qui.-
Inspira ancora, incassando le mie frecciatine, cercando di non scomporsi più di tanto.
- Ho detto di aver sbagliato, infatti. Nemmeno io sono stata al massimo, di certo non me la sono spassata, se è quello che pensi. So di aver sbagliato e sono qui per chiederti scusa. E se tu dici che sei dispiaciuto di avermi anche solo conosciuta, beh… per me non è così. Puoi pensarla come ti pare, ma per me non è stato un altro errore essere venuta da te perché… anche io ti amo. E sono venuta a dirtelo. Forse ora non è più importante, forse ora è troppo tardi, sta a te deciderlo. So che ci ho messo un po’, che ho rovinato tutto ma… anche io ti amo. E… mi sembrava giusto che lo sapessi. Me ne vado se è quello che vuoi, solo… volevo solo dirtelo-
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo…
Anche io ti amo.
I suoi pugni si stringono ancora una volta, forse intuendo una risposta che non ho dato, prima che i suoi piedi di muovano e compiano pochi passi verso l’uscita, fermandosi solo un attimo vicino a una sedia a raccogliere qualcosa, probabilmente la giacca a giudicare dal fruscio.
Un flash di lei immobile sul suo letto e di me seduto sui gradini di casa sua passa veloce come un razzo nella mia testa e la domanda sorge spontanea nella mia mente uscendo dalla mia bocca prima che il cervello abbia il tempo di impedirlo.
- quando?-
- come?- chiede arrestando i suoi passi a pochi centimetri dalla porta.
- quando te ne sei accorta?- chiarisco ripentendo la mia domanda con la gola secca senza il coraggio di alzare lo sguardo su di lei. Se lo avessi fatto avrebbe letto tutto il dubbio, tutta la frustrazione che quella semplice frase che ho sempre sognato mi dicesse mi aveva provocato.
- la mattina in cui sono scappata. Noi… tu… avevamo le gambe intrecciate. Solo con Matt dormivo così. La notte in cui mi hai chiesto di fare l’amore, mi sono svegliata tra le tue braccia con le gambe intrecciate alle tue. Io e te non avevamo mai dormito così - mi risponde calma prima di voltarsi ancora e abbassare la maniglia della porta.
 
Solo con Matt dormivo così…
 
Anche io ti amo…
 
Io e te non avevamo mai dormito così…
 
Anche io ti amo…
 
In meno di una frazione di secondo, il mio corpo ha reagito per me per l’ennesima volta, facendomi trovare in una situazione che avrei ponderato con più calma e più attenzione portando probabilmente a risultati differenti.
Ma ora sono qui, le mani ai lati della sua testa a chiudere quella porta che lei stava aprendo per andarsene un’altra volta, il petto ansante contro la sua schiena e il naso nei suoi capelli che sanno di vento, sanno di viaggio, sanno di ritorno, sanno di… tutto, sanno di lei.
Ancora non so se credere alle sue parole.
Una parte di me vorrebbe farlo, una parte di me vorrebbe credere che il sogno, per quanto brutto, per quanto triste e spaventoso, sia diventato un magnifico sogno che altro non è che la mia attuale realtà.
L’altra parte di me si rifiuta di farlo perché se lo facesse e poi si rivelasse ancora una volta tutto una menzogna non avrei nemmeno più la forza per costruirmi una nuova maschera.
Ancora una volta il mio corpo agisce per me, spinto dall’aver riconosciuto finalmente il profumo giusto tra quei capelli neri. Le mani sono scese sui suoi fianchi, e li hanno trovati un po’ meno morbidi di quanto ricordavano ma la forma pare la stessa.
Dentro di me è il caos.
La lussuria del riaverla è indecisa tra il prenderla per farle del male fisico e il prenderla per amarla e ritornare ad ascoltare i suoi gemiti di piacere.
Il mio cervello è indeciso sul crederle o no, perché non la riconosce più visivamente né nel significato delle sue parole.
Il mio cuore spezzato vede i suoi cocci fremere come calamite che per via della vicinanza iniziano a non riuscire più ad opporsi alla forza del campo magnetico che li spinge ad unirsi di nuovo.
Il tutto si manifesta in gesti bruschi e frettolosi, che le strappano la giacca di dosso, che liberano la sua carne dalla prigionia della maglia che indossa, che la voltano con violenza facendola sbattere contro la porta in un tonfo sordo. La mia bocca famelica la cerca, la raggiunge, la morde, si beve respiri spezzati e continua inarrestabile ad assaggiarle la bocca, il collo, la pelle calda e vellutata dietro l’orecchio.
Il suo sapore…
Le mie mani afferrano spasmodiche quella carne e la strizzano come se dovessero fare di tutto per riconoscerla ed è proprio quello che fanno…
La sua pelle…
Scendono veloci a sbottonare il suo jeans e ad afferrarle una gamba da allacciarmi addosso per averla mia.
È lei…
Lei…
Lei…
Lei che non si muove e resta vittima della mia furia.
Lei che ha gli occhi sbarrati per via della mia irruenza.
Lei che tiene le mani lungo i fianchi e trema.
Lei che guardo negli occhi e ne riconosco la tonalità di verde macchiato da fili blu cobalto.
Lei che guardo negli occhi e riconosco come l’amore della mia vita.
Lei che sto umiliando in questo modo, cercando di prenderla e di possederla in maniera quasi animalesca per avere una prova tangibile della verità delle sue parole e soprattutto della sua presenza qui. Per avere la prova che sia la mia Alessia e non uno dei tanti scadenti surrogati che ho voluto cercare.
Spaventato da me stesso, faccio per allontanarmi da lei, non riconoscendomi più in quel Robert bastardo che mi sono costruito e che ora mi opprime come un macigno.
Lei mi viene incontro e silenziosa scivola con me, seduti l’uno tra le gambe dell’altro, sulla moquette ingombra di vestiti.
Mi tiene stretto, cullandomi dolce cercando di tranquillizzarmi e accarezzandomi i capelli mentre lacrime e singhiozzi hanno sostituito la spavalderia e la furia.
La stringo a me, pelle nuda contro pelle nuda, così com’è stato l’ultima volta in cui l’ho fatto e mi rendo conto che è inutile che io ora tenti di respingerla perché l’amore che provo per lei è più forte del mio rancore, perché lei ha fatto questo credendo di fare il meglio per noi, perché lei ha voluto proteggere me da un passato che solo lei poteva chiudere… perché in fondo non è stata tutta colpa sua.
Io ho la mia parte di colpe, anche se forse meno numerose delle sue ma che in una coppia sono ugualmente gravi. Come io l’ho sempre accusata di non parlarmi mai, di non raccontarmi mai nulla di sé, nemmeno io l’ho fatto. Non le ho mai raccontato dei miei timori, dei miei fantasmi, delle mie angosce.
Siamo stati insieme ma ognuno di noi viveva nel suo mondo, in un universo parallelo che non trovava mai un punto di contatto con quello dell’altro, che ci ha impedito di evitare di lasciar passare tutto questo tempo per correrci incontro e frantumare insieme il muro che ancora ci divideva.
Siamo stati due idioti orgogliosi.
Ma siamo due idioti orgogliosi che si amano.
- sei qui…- riesco a balbettare tra una lacrima e l’altra mentre le mie mani trovano nuovamente familiarità con il suo viso.
- sono qui…- mi conferma appoggiando le sue mani sulle mie e facendo intrecciare le nostre dita.
Sorride tra le lacrime anche lei, come me. Ora si che è lo specchio di me stesso.
- tu… sei qui- ripeto come un’idiota.
- sono qui…- ripete anche lei sussultando leggermente per via di una risata strozzata.
Un bacio umido è quello che segue a questa presa effettiva di coscienza. Un bacio umido di lacrime in cui ci ritroviamo passando all’altro tutto quello che abbiamo passato in questi mesi che ci hanno visti lontani.
Le sue labbra salate si modellano perfettamente sulle mie e il loro sapore è di nuovo quello giusto per me. I suoi capelli sono la seta giusta per le mie mani, i suoi occhi perfetti per essere guardati dai miei... lei è perfetta per me.
Lei è il mio incastro.
- non sai quanto mi sei mancata- articolo svelto tra un bacio e l’altro.
- sono qui adesso- mi risponde tornando a baciarmi con ancora più bramosia e foga.
- Rob mi dispiace così tanto- sussurra raggiungendo con le sue labbra ogni angolo del mio viso.
- l’importante è che ora sei qui- le rispondo imitando i suoi gesti.
- mi spiace così tanto, amore- balbetta ancora smettendo di baciarmi e nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
- ridillo- le chiedo. Voglio essere sicuro che stavolta sappia come mi ha chiamato, che se ne renda conto.
- mi spiace…-
- no, tesoro… mi hai chiamato…-
- …amore-
Sorrido. Sorrido come un ebete. Eppure penso che forse, dico forse, potrei anche passare altri tre mesi solo e incazzato pur di sentire alla fine quel nome sulle sue labbra. Ma perché porsi il problema ora? Lei è qui. Finalmente è qui. Vaffanculo contrabbandieri! Io resto sulla mia isola ad attendere le tartarughe.
La stringo tra le mie braccia talmente forte che, sbilanciati, cadiamo entrambi sdraiati a terra. E mentre la osservo ridere tenendosi una mano sotto il seno, noto una macchia scura sulla sua anca che non mi ricordavo ci fosse.
- e questo?- le chiedo passando un dito sulle linee scure che si intrecciano sulla sua spigolosità. Una A e una R corsive che si intrecciano sfumate e delicate, quasi azzurrine a contrasto con la sua pelle chiara.
- beh… sono…-
- non hai mai avuto dubbi su quello che sentivi per me, vero?- sussurro dopo aver inghiottito saliva completamente assente.
- no - risponde sempre sussurrando e guardando il soffitto.
Un tatuaggio con le nostre iniziali.
Un intreccio che dimostra ancora una volta quanto il nostro non parlare ci ha portato ad allontanarci.
Ho sempre creduto che se ne fosse andata perché non si era sentita capace di dimenticare Matt e che avesse perciò preferito vivere nel ricordo del suo amore, evitando di “subire” il mio.
Ho sempre pensato che non mi amasse e che avesse sempre giocato con me, usandomi per tappare un buco che poi non si è più sentita di tenere chiuso.
E invece lei si marchia la pelle con un “noi” nel momento esatto in cui questo noi era venuto a mancare.
Se solo l’avessi pregata di più per farmi raccontare i suoi pensieri e le sue paure, se solo l’avessi fatto avrei accettato anche il suo richiedere tempo per mettere a posto il caos che la confondeva. L’avrei accettato sinceramente e senza rancori perché, comunque, avrei saputo le cose come stavano e ci saremmo fatti entrambi meno male.
Purtroppo non si può tornare indietro, ma almeno possiamo provare a ricominciare con il piede giusto.
- perché l’hai fatto, Ale?- chiedo intrecciando la mano alla sua sul suo ventre e girandomi a guardarla appoggiando tutto il peso su un gomito.
- perché pensavo… Rob, è difficile- sussurra coprendosi gli occhi con l’avambraccio.
Trema e i suoi respiri si fanno corti e veloci. Razza di cretino che sono, l’ho lasciata vestita solo di un jeans e di un reggiseno in pieno inverno e per di più sul pavimento.
Niente da fare, passano i mesi ma io resto un coglione.
Prima che lei se ne renda conto, l’ho già sollevata da terra e seduta sul letto per poi chinarmi a toglierle gli stivaletti e appoggiarle le gambe sul letto.
Raccolgo da terra la felpa che mi ero tolto da poco e la apro per invitarla a infilarci le braccia ma lei mi guarda senza accennare il minimo movimento.
- Ale…?- la chiamo avvicinandole ancora la felpa.
In risposta lei allunga una mano sul suo ventre, tirando giù la zip dei suoi jeans che già avevo provveduto a sbottonare nel mio momento di accecamento.
Li sfila senza mai interrompere il contatto visivo con me e poi li lascia scivolare giù sul pavimento.
Non riesco a decifrare il suo sguardo, so solo che da quando è entrata in questa stanza io ho seri problemi di salivazione, che si vanno facendo più gravi man mano che i minuti scorrono.
Allunga una mano verso di me e alzandosi in ginocchio sul materasso, mi tira verso di sé afferrandomi per la cintura del jeans.
Mi avvicino e con mani leggere apre i miei pantaloni, accompagnandoli nella discesa con le mani, accarezzandomi dolcemente le gambe.
Quasi alla pari quanto a indumenti, mi invita a sedermi con lei al centro del letto, per poi tendermi ancora le mani e invitarmi ancora a infilarmi sotto il piumone assieme a lei.
Cercando di non pesare troppo sul suo corpo trattenendomi sui gomiti, le accarezzo i capelli e mi decido a parlare, alzando bandiera bianca di fronte ai suoi occhi illeggibili.
- a cosa stai pensando?-
- a trovare le parole per rispondere alla tua domanda-
- e… hai trovato soluzione?-
- non lo so… ma ci voglio provare lo stesso-
Anche lei deve aver capito che il silenzio non è mai stato nostro alleato nel nostro rapporto, che sono state talmente tante le cose non dette che ci hanno portato a conclusioni sbagliate, che hanno alimentato paure infondate e ora è il caso di rimettere le cose a posto.
Senza battere ciglio, mi limito a osservarla, scrutando i suoi occhi cercando di trasmetterle serenità e sicurezza, continuando ad accarezzarle i capelli e il viso cercando di rilassarla e di creare in lei lo stato d’animo adatto per parlarmi.
- avevo paura, amore- confessa a un tratto in un sussurro, reprimendo a stento un singhiozzo che rapido le è salito in gola ed ha fatto bagnare i suoi occhi verdi.
- di cosa avevi paura, amore mio?- la incito sempre accarezzandola.
- praticamente di tutto-
- spiegati meglio-
- avevo paura che prima o poi avrei perso anche te… che se anche tu te ne fossi andato davvero non sarei più riuscita ad alzarmi. Che le mie ansie nel vederti partire per il tuo lavoro ti avrebbero portato ad odiarmi perché… perché ho paura di tutto. Ho paura che i tuoi impegni ti portino via da me, ho paura che mentre sei via ti succeda qualcosa di brutto, ho paura che prima o poi arrivi qualcuna che si fa meno paranoie di me e ti assillerebbe di meno e che tu…-
Esprime tutto di corsa, senza preoccuparsi di dare un ordine consequenziale ai suoi pensieri, vomitandoli fuori come farebbe un fiume in piena che è stato trattenuto troppo a lungo da un argine che finalmente è crollato.
- shh, shh, shh… amore… sono qui, ok?-
- Rob, io non voglio riversarti addosso tutte le mie paure, non voglio che tu debba sentirti oppresso, non voglio…- singhiozza senza più cercare di trattenersi.
- amore, amore guardami- la chiamo prendendo il suo viso tra le mani in attesa che lei apra gli occhi e mi guardi per capire bene quello che le sto per dire.
Quando li apre cerca ancora di distoglierli ma premendo leggermente sulle sue guance riesco a ottenere ciò che voglio.
- qualsiasi cosa succeda, qualsiasi… io tornerò sempre da te, intesi?-
- non fare promesse che non puoi mantenere- risponde dopo aver sgranato gli occhi ormai arrossati dalle lacrime.
- oh invece ci puoi scommettere che le faccio. Io ti amo. E sono qui anche per aiutarti a non avere tutte queste paure, sono qui per starti accanto quando avrai bisogno di me e io non me ne andrò mai via, come non ho mai fatto prima e lo sai perché?-
- perché?-
- perché nessuna, e dico nessuna, mai, mi ha preso come mi hai preso tu perché nessuna è come te e io ti voglio così. Paranoica, complessata e assillante. Ti voglio così perché è questo che ti rende la persona che sei e di cui mi sono innamorato -
- perché, Rob? Perché tu mi ami ancora?-
- non lo so. Forse perché sono riuscito a odiarti con la stessa forza con cui sento di amarti… forse perché… anche nel periodo più nero in qualche modo tu c’eri sempre nella mia testa… forse per tutte e due le cose. Non lo so perché ti amo ancora, so solo che in ogni caso mi hai fatto sentire vivo e me stesso. Anche quando cercavo di alzare muri e sembrare un altro… riuscivo sempre a capire che in realtà non ero io, che ero me stesso solo quando tu entravi nei miei sogni e nei miei pensieri-
- scusami…-
- shhh, ora basta scusarsi-
Mi abbasso sulle sue labbra per soffocare l’ennesimo “scusa” che già stava per uscire fuori.
Dopo un po’ di resistenza nel cercare ancora di parlare, le sue labbra si distendono e si schiudono permettendo alle nostre lingue di incontrarsi di nuovo.
Senza mettermi fretta di alcun tipo, esploro la sua bocca, assaporando e traendo piacere dal suo gusto fruttato.
Sembra titubante, come se avesse quasi paura di toccarmi, quasi avesse paura di non poter più accampare diritti sul mio corpo che le consentano di abbracciarmi e accarezzarmi.
Scendo con una mano sotto al piumone cercando la sua per poi portarmela tra i capelli allargando le sue dita con le mie affinchè si stringano ancora nei miei capelli come hanno sempre fatto.
- amore…- la chiamo quando vedo che non ne vuole capire di rilassarsi.
Spalanca gli occhi quasi terrorizzati e li punta dritti nei miei, trasmettendomi le sue scuse per l’ennesima volta.
- Ale, vuoi… vuoi fare l’amore con me? - le chiedo titubante, cercando di trasmetterle tutta la voglia che ho di sentirla di nuovo mia e di sentirmi di nuovo suo. Veramente e completamente suo. Ne ho bisogno.
- io ho sempre fatto l’amore con te, anche se non lo sapevo- mi risponde dolce.
- e ora? Ora lo sai?-
- si…-
- e allora perché hai paura di toccarmi?-
- è… difficile… io…-
- è una cosa semplice, amore. Guarda-
Riporto le sue mani tra i miei capelli e le aiuto a chiudersi con le mie.
- vedi? È difficile?-
- no -
Sempre tenendole sotto le mie le aiuto a scivolarmi sul collo e sulle spalle.
- è difficile?-
- no…-
Le accompagno ancora a scivolarmi sul petto mentre scendo da lei e mi sdraio supino sul materasso, abbandonando le sue mani per accompagnarla a sedersi a cavalcioni suoi miei fianchi.
- cosa c’è di difficile, amore?-
- non so se ne sono più capace, dopo… tutto quello che ti ho fatto, io…-
- amore perché sei venuta qui?-
- per scusarmi con te-
- e basta?-
- no…-
- e cos’altro?-
- perché ti voglio-
- sono qui. Prendimi-
- io…-
- io voglio essere preso da te, Ale. Prendimi. Dimostrami che mi vuoi-
La sprono accompagnando le parole con morbide carezze sui suoi fianchi e le sue gambe, sperando che si sblocchi.
Non è solo una questione fisica quella che mi spinge a volerla. È quel qualcosa in più, quella sensazione di completa appartenenza che si prova quando si è carne nella carne, quando il tuo cuore e il suo cuore battono insieme l’uno sull’altro, quando non capisci più dove finisci tu e inizia lei ma non te ne frega niente di saperlo perché se fosse per te staresti così in completa ignoranza dei tuoi limiti fisici per tutta la vita.
Ho bisogno di sentirla così, ne ho un bisogno tale che fa quasi male.
Osservo la sua indecisione abbandonare lenta e restia il suo viso, e prima che io impazzisca e inizi a implorare per averla pur di sapere che ogni parola che ha detto è vera, cala sulle mie labbra e si appoggia completamente a me, lasciandosi abbracciare e abbracciandomi.
Le sue mani, dapprima insicure, ritrovano confidenza con il mio corpo soffermandosi sui punti che sapeva mi avrebbero portato alla follia in un modo talmente dolce che quasi mi vergogno a iniziare a desiderarla con tale ardore, con tale voglia che si trasformerebbe volentieri in fretta.
Lascio che sia lei a guidare il gioco, lasciandomi vezzeggiare e lasciando trasparire la completa fiducia che ripongo in lei.
Non posso non mettere da parte quello che è successo perché, come ho già detto, in parte è stata anche colpa mia. Ho fatto tutto, è vero, ma non ho fatto le due cose più importanti: aprirmi e pretendere che lei si aprisse con me.
In più ho sempre saputo della sua fragilità, del suo precario equilibrio emotivo, della sua indecisione. Probabilmente anche io avrei dovuto comportarmi in maniera diversa con lei, cercare di aiutarla nel modo effettivamente giusto per lei e non in quello che mi sembrava fosse il più giusto in generale, perché ho sempre visto le altre coppie fare così.
Ora come ora sinceramente non me ne frega più un cazzo di chi ha ragione e chi ha torto. Il nostro amore è nato in una maniera talmente inconsueta e anomala che prima o poi avrebbe dovuto fermarsi e rimettersi in quadro. L’ha fatto in un modo doloroso per entrambi ma, l’ha fatto. Ed è questo quello che conta ora.
Quando scivola su di me, accogliendomi nella sua carne tenera, mi sento di nuovo in pace con me stesso, di nuovo nel posto giusto e con la donna giusta.
- ti amo- sussurra sulle mie labbra mentre sinuosa e accaldata si muove su di me seguendo il ritmo che le mie mani sui suoi fianchi dettano.
- ti amo- ripeto tuffando entrambe le mani tra i suoi capelli.
Siamo uniti.
Abbiamo commesso errori su errori, ci siamo chiusi in gabbie di orgoglio e presunzione, ci siamo odiati chi prima chi dopo, ci siamo fatti male a vicenda… ma ci amiamo.
Io la amo.
E questo… questo è solo l’inizio.
 
 

So che ad alcuni di voi questo finale parrà assurdo. Io per prima credo che nella vita reale conclusioni del genere non se ne vedano perché siamo sempre tutti troppo presi dalle nostre ragioni che non riusciamo mai a entrare in contatto con quelle dell’altro. Almeno qui, almeno nella fantasia, ho optato per il lieto fine, ho optato per due persone mature abbastanza da riuscire a evitare i rancori e accettare la realtà delle cose.
Vi avviso che la vena romantica ha ormai sommerso quella sadica quindi…. vi dico solo che i prossimi capitoli ce li ho in testa da sempre e quindi… ci metterò un po’ perché voglio vengano non bene… di più!
Un bacio a tutte voi e recensite!
 
Abbigliamento Ale e Rob.
 

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Capitolo 45
*** capitolo 45 ***


capitolo 45 Salve gente!!!!
Lo so ci ho messo un po’ ma… in verità avrei dovuto metterci di più. Vi avviso già da adesso che il capitolo è diviso in due parti (quindi per ora il conteggio dei capitoli sale a 48, sperando che con il 47esimo io non mi lasci di nuovo andare e finisca per doverlo dividere come con questo che già così è molto lungo). In teoria avrei voluto aspettare di finirlo tutto per pubblicarlo ma siccome già così era infinito e io ho ancora un sacco di cose da scrivere ho pensato di tagliarlo a metà nel primo punto utile che mi sembrava potesse essere spezzato senza perdere il ritmo e postarvi questa prima parte mentre la seconda è ancora in fase di scrittura. Beh? Non mi merito un sacco di recensioni per questa mia scelta?
Scherzi a parte, ci tengo tanto per un motivo in particolare: non è solo per ragioni di lunghezza che ho separato il capitolo in due parti. Ho scritto un ricordo di Ale che veramente mi ha rubato il cuore nella stesura, così come del resto questa prima parte del capitolo. Ci terrei molto a che voi la valutaste come avete sempre fatto, come se fosse un capitolo a sé senza seguito.
Spero che tutti abbiate letto il blog in questi giorni e se non lo avete fatto e amate questa storia…. Vi consiglio di correre a leggere immediatamente l’ultimo post, fidatevi… è una notizia che non vi vorrete perdere.
Il sondaggio sul blog riguardo al pov di Matt ha portato a una conferma della mia idea della sua presenza nella storia, quindi… Si al pov di Matt.
Come ho già spiegato sempre sull’onnipresente e onnisciente blog, questi ultimi capitoli sono degli epiloghi e li ho strutturati dando un avvenimento da raccontare ad ogni personaggio. Questo primo epilogo è un Pov di Ale, così come sarà la seconda parte. Il pov del nostro Rob giungerà con il 47esimo capitolo e il pov di Matt chiuderà la storia. Per la vera novità ribadisco, andate a leggere sul blog, perché altrimenti non saprete di che si tratta fino all’ultimo capitolo!
Come sempre ringrazio chi mi ha messo tra i preferiti, chi tra le seguite e chi mi ha concesso la grazia di un posto nell’olimpo dei suoi autori preferiti. Grazie a tutti!
Vi ricordo come sempre il blog di Agathe per le storie più belle e il forum creato da Fallsofarc. E ovviamente il mio blog (dite che si è capito che voglio che ci andiate? XD)
 
 Recensioni:
 
Moglie!: moglieeeee!!!! Hai letto anche tu!!! *__* sono davvero davvero felice che la storia ti sia piaciuta e che ti abbia preso! Visto che ho anche esaudito il tuo desiderio??? Non è proprio il continuo che avevi detto ma… insomma qualcosa si fa! Cmq… ho riso come una matta quando ho visto il nick che hai scelto XDXDXD!!!! Un bacio!!!
 
_zafry_: grazie mille cara! Sono davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto! Tranquilla ti sei fatta capire eccome! Non so se questo è il mio meglio… spero di no perché per me ho ancora tanta tanta strada da fare… ma sono contenta di aver fatto un’importante passo avanti :)
 
Enris: che dire? Sono commossa *__* Le tue parole mi hanno davvero fatto piacere, perché se arrivi a scrivere quello che hai scritto dei miei personaggi allora vuol dire che tutto l’impegno che ho messo in questa storia ha dato i suoi frutti. Ho sempre scritto in primis per me stessa, cercando di tener fede all’idea del filo che secondo me la storia doveva seguire anche se a volte ho riscontrato le vostre antipatie….quindi… niente non riesco a dire niente di meglio che “sono felice” :)
 
Fallsofarc: tesoro mio tu mi hai fatto piangere per l’ennesima volta!!!! ma cos’è la recensione che hai scritto? Poesia! Mentre leggevo le mie palline gialle commosse di msn si moltiplicavano all’infinito!
Come al solito, inizio con lo scusarmi per la mia assenza ma per me il periodo “non ho voglia di leggere, di twit e di msn” continua, impedendomi anche spesso e volentieri di scrivere… bo, sarà l’inverno che mi rende un ghiro capace solo di dormire.
Sai quanto io odi la triglia, però mi sembrava in effetti troppo scontato e poco obbiettivo non darle la sua possibilità. Rob non l’ha capita perché era nella sua fase stronza però… insomma in tutta la storia ho sempre cercato di non calcare la mano per farla sembrare a tutti i costi un caso di antipatia senza speranza.
Direi proprio che il divorzio del Pattinson con le sue pippe mentali è veramente impossibile (della serie “chi nasce tondo non può morire quadrato”) e poi che Rob sarebbe senza i siparietti comici tra lui e il suo cervello che sfoglia le pagine di wikipedia??
Tu dici che adori il mio ripetere le frasi… dici sul serio? Perché a me a volte sembra addirittura di esagerare però ammetto che effettivamente sono un marchio di fabbrica che difficilmente riuscirò a rimuovere.
La rossa… ebbene si, mi hai scoperto! Questo capitolo sarà l’ultima rossa e partirà dalla scena della porta (compresa). Ho pensato che dato che è l’ultima… insomma di devo dare alla pazza gioia no??? XD
Limoni a parte, tesoro mio come sempre non so come ringraziarti per tutto il sostegno che mi dai sempre capitolo dopo capitolo, prima della scrittura e anche per le storie future. Ricordati che io sono sempre qui, basta un messaggio e io alzo la cornetta e ti chiamo per qualsiasi cosa!!!! ti voglio strabene!!!! Un bacione enorme!
 
Annaritaa86: ciao! benvenuta! Grazie mille per i complimenti :) sono contenta che tu abbia trovato la storia, ti sia piaciuta e come hai scritto tu, in alcuni punti ti ha fatta riflettere. Una storia non è una vera storia se non ti lascia qualcosa dentro. Per la risposta ai miei progetti futuri in termini di ff… butta un occhio sul blog dove ho postato alcune news altrimenti devi attendere l’ultimo capitolo per sapere :)
 
Sei nell’anima2009: ciaoooooo!!!!! Sono felice del tuo ritorno e non è vero che non mi sei mancata :) . al di là delle recensioni, mi fa piacere considerarvi tutte amiche da scoprire. La parola fine… à blog (la risposta è contenuta li)
L’epilogo dell’angioletto ci sarà e sarà l’ultimo :). A quanto pare non sei l’unica a desiderarlo dato che sul blog hanno votato praticamente tutti a favore dell’ipotesi.
Anche se il momento era delicato, non ho resistito a mettere qualche pensierino idiota nel cervellino di Rob, se no non sarebbe lui no??? un bacio carissima e a presto!
 
Alice cassedy: finalmente qualcuna che mi da retta e legge i miei annunci! Ma io ti sposo!!!!  Quindi saprai già la novità della storia!
Cmq non passo i pomeriggi a sfogliare wikipedia XD ho solo pensato che un approccio scientifico potesse aiutare Rob che in quel momento non capiva letteralmente un accidenti (dopo che si è fatto tutta una tirata sull’inferno dantesco non vuoi mai che non vada anche su wikipedia? :D).
Per l’avviso sulla nuova storia non preoccuparti. Metterò i link delle nuove storie che ci saranno all’ultimo capitolo e cmq metterò sempre l’avviso sul blog quindi… sarai avvisata :) diciamo che cercherò di portarvi con me anche i seguito facendo in modo di non perdervi per strada.
Un bacione!
 
Smemo92: fammi capire… ti è piaciuto il capitolo? :) ah smemo sei fantastica! Kris non ho resistito a non metterla anche perché ci tenevo a dimostrare quanto Rob fosse diventato cinico (lei le esprime i suoi pensieri e lui pensa che non sia più profonda di una pozzanghera) e sono felice del fatto che tutti abbiate colto il qualcosa in più di Kris nonostante il pov che invece lo critica. Anche io penso che innamorarsi davvero sia una cosa rara e difficile, però penso sia ancora più difficile trovare qualcuno che ti ricambi allo stesso modo, forse è addirittura impossibile.
Beh… se è così, qui ho reso l’impossibile possibile e Rob e Ale hanno avuto la maturità di incontrarsi a mezza via :) sono davvero davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto soprattutto perché ci ho messo tanto a scriverlo (sia in tempo che in energie). Doveva passare tutto da queste parole e sapere di avercela fatta… è un grande orgoglio per me. grazie!
 
Kyni: grazie mille per i complimenti!!! :) sono felice che ti sia piaciuto! Per i capitoli vedrò di prendermi il tempo necessario per scrivere qualcosa di decente… :) quindi grazie anche per la pazienza nell’attesa.
 
Lazzari: quando ho letto la recensione mi si è aperto un sorriso largo come una casa sai? Sono felice di averti passato tanto tramite le mie parole e lo sono ancora di più per aver meritato gli aggettivi unico e perfetto moltiplicati all’infinito!!!! Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
 
Sweetdreams: ti meriti un sacco di grazie già solo per il fatto che controlli il blog! Davvero!!!!! Però non ti chiedo scusa per i lacrimoni :) miravo a quelli, infatti! (se piango io mentre scrivo perché non dovete farlo voi mentre leggete????? XD)
L’immagine è riferita al capitolo intero compresa delle due parti quindi… spero si capisca a cosa si riferisca :)
 
Skitty: “non trovo le parole per commentare al meglio”… hai reso benissimo tutto :) tranquilla il messaggio è passato eccome! Forte e chiaro! a quanto pare l’attesa è stata utile no?
“Mi hai trasmesso emozioni che non avevo mai provato leggendo qui, sul questo sito” e di questo sono ancora più felice! a parte il fatto che ora non riesco a leggere più praticamente nulla da quando scrivo, raramente trovavo storie che mi piacessero davvero sul sito. La scrittura è spesso uno sfogo, un modo di rendere leggermente più reale ciò che è solo fantasia. Ognuno ha il suo stile ma… io credo che ogni stile è buono se ci si prende la briga di curarlo e soprattutto di curare la storia. Forse sarà la continua delusione di molte storie che partivano bene e finivano male a darmi la spinta per dire “mettiamoci impegno perché non voglio che la mia storia sia così”… a quanto pare…ha funzionato :P
 
Ryry: mi sembri… entusiasta???? :) lo so… era ora… ci hanno messo un pokino ma… dovevo far toccare il fondo a entrambi per farli poi risalire. Vi ringrazio comunque della vostra pazienza e soprattutto della fiducia che avete riposto in me e nella mia tastiera. Spero che anche i prossimi capitoli ti piacciano quanto questo e spero anche di più!
 
Sophie88: lo so lo so… ogni volta ci sentiamo, mi chiedi quando aggiorno, io ti dico non lo so e posto il giorno dopo presa dalla vena… e va beh. Ieri sera ho finito di leggere iris per cui appena esco di qua vado a lasciarti anche la rec (ieri era una faccenda complicata. Ho finito il capitolo tardi e ho letto al buio sotto le coperte. Scrivere qualcosa di decente era un’impresa estrema!).
Basta con la richiesta di cadute!!!! Ma ci vuoi mandare tutti all’ospedale??? XDXDXD va be dai… spero che lo scoppio isterico di Beck sia sufficiente a placare la tua sete di sangue, piccola Sa (Sa da sadica… ormai So non so quanto ti si addica più :P)
 
Giu_O: addirittura saresti disposta ad attendere anni per un altro capitolo così???? giu!!!! Mi stupisci!!!!! Però ti ringrazio della fiducia, non ti deluderò! Sono contenta che tu condivida la mia conclusione anche se nella realtà è difficile trovare due persone che capiscano davvero le debolezze dell’altro e mettano da parte un rancore spesso stupido e insensato perdonando il male subito e andando avanti con l’amore. Questo è il pregio delle storie no? almeno c’è il lieto fine in qualche modo. Cmq davvero dimmi quando vieni qui ok?????
Un baciooooooo
 
Piccola Ketty: allora…. Accolgo la tua richiesta e ti preparo psicologicamente per… la rossa che sarà su quel capitolo! Gli ultimi chap sono degli epiloghi su degli eventi che vanno avanti nel tempo e… nulla ad es a me questa prima parte mi piace ma ancora di più la seconda che è quella che ho sognato proprio dall’inizio e piango dalla commozione al solo pensiero. In ogni caso prepara il fazzoletto (non ti dico se per piangere dal ridere o dalla commozione)… in ogni caso ci stanno i fazzoli per tutti gli ultimi chap.
La scena dello scazzo di Rob… ci doveva essere altrimenti sarebbe stato troppo finto e troppo zerbino e … lui non sarebbe maturato per niente nella storia. :)
Grazie mille per tutti i complimenti e l’appoggio! Un bacio!!!!
 
Vannyp1987: visto??? Vi avevo detto di avere fede e sono felice di non averti delusa!!!! Vai sul blog e vedrai da te… per quanto ancora questa storia ti coinvolgerà :)
 
Le montagnine: ele!!!! Mi hai consolata a dovere sull’aspetto tecnico, quindi grazie!!!! Quello che ho fatto dire ad Ale sulla fotografia è esattamente quello che provo io nel mio piccolo con la mia digitale (se non scatto tremila foto di tutto non sono happy) :) ragazze io adoro i vostri battibecchi nelle mie recensioni! È solo la seconda volta che vi leggo ma vi adoro già!
Sono davvero davvero felice del fatto che vi sia piaciuto il capitolo, e che tu, Isa, abbia apprezzato lo sfogo del Pattinson prima della pace e la calma e “rassegnazione” di Ale nel momento immediatamente prima del sapere ci avere ancora una possibilità.
Grazie a tutte e due per l’appoggio ragazze! Un bacio!!!!
 
Fred cullen: e si… i pov di Rob sono sempre quelli che mi danno più soddisfazione anche se devo ammettere che a volte essere Ale mi ha dato molte emozioni! La mia vena sadica è totalmente estinta, anche se da questo finale magari ti verrà il dubbio, ma non temere… è stato solo che ho tagliato nell’unica parte tagliabile del capitolo. Sono ancora in vena romantica, non temere, anzi… se il finale del  precedente è raro… forse questo è un po’ scontato, ma nella mia immensa saggezza (bah!!!!) posso dire che a volte le cose scontate sono quelle che ci danno più serenità e ci fanno più piacere. Non sempre originalità è sinonimo di bellezza :) ok la pianto con ste cretinate e ti lascio leggere l’inizio del mio romanticismo.
 
Annina88: ormai farti piangere sta diventando una sfida personale per me, lo ammetto. Ti uso come punto di riferimento per l’emotività di cui è portatore il capitolo! Ah-ah-ah…. Male male il temere che l’avessi fatta scappare ancora (un po’ di fiducia Anna, su :) ) cmq… temo che il tuo NOOOOOOO dovrà attendere ancora. vai sul blog a leggere e capirai perché! :)
Grazie mille per i complimenti, tesoro! Sei sempre semplicemente grandiosa! Un bacio!!!!!
 
Romina75: dopo i miei abituali minuti infiniti di risate XD… ti rispondo! La sclerata ci doveva essere per forza, altrimenti il nostro Rob non sarebbe cresciuto mai nella storia, ma sarebbe sempre rimasto uguale a sé stesso senza cogliere niente da quello che è successo (l’hai detto anche tu che era troppo perfetto :) e ahimè… gli uomini perfetti non esistono. Solo noi donne forse ci avviciniamo al concetto XD). Il quasi stupro… l’ho messo perché non poteva non esserci. Fin dall’inizio tra loro è stata una cosa più fisica che mentale, come si è visto dal fatto che praticamente lo facevano sempre e in ogni dove quando stavano assieme.
Penso anche io che la vita sia sopravvivenza, ma… credo anche che delle persone così paranoiche ci siano solo che quelle persone non faranno mai il passo avanti che hanno fatto Ale e Rob. Le persone che pensano sempre e solo alle conseguenze, che ponderano attentamente, che riflettono… che si fermano a sentirsi più del solito per me non vanno avanti. Troveranno sempre quello che le fermerà al passo prima. Secondo me quindi la vera chimera è il sorpassare questo muro. Cmq si l’altruismo di sti due è… praticamente inesistente… forse Ale è quella più reale in questo senso, ma anche Rob alla fin fine… anche se da questo lato sembra più una ragazza che un ragazzo dato che al massimo sono quasi sempre le ragazzine che si lasciano andare completamente e dicono si a quasi tutto quando si innamorano… va beh a parte queste riflessioni (ho perso il filo anche io) proseguiamo….
Pubblicare la storia… forse lo farò… la devo rivedere e togliere tutti i riferimenti a Twilight ma non escludo di farlo… non sono così montata da credere che ne uscirà qualcosa di concreto ne ho la presunzione di ritenermi così brava ma… tentar non nuoce ( io mi consolo con la frase “scrive quell’imbecille di Moccia [e su questo vedo che ci troviamo d’accordo] e quell’altra cretina della Smith, perché non io?)
I prossimi capitoli zuccherosi… come tematica :)… va be lo ammetto la seconda parte di questo capitolo lo sarà di più, ma diciamo che almeno nell’ultimo pov di Rob e un po’ anche in questo ho lasciato correre libera la mia idiozia e… bah spero che i risultati siano comunque degni di nota! Un bacio carissima! E come sempre grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
 
Dindy80: ah tesoro sei magnifica come sempre! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto
E ti concedo di rilassarti sul serio per i prossimi capitoli. So che questo qui al finale ti lascerà perplessa ma… è una cosa momentanea perché ho tagliato il capitolo nella parte più… agevole?... si può dire? Bah cmq era l’unico punto in cui riuscivo a spezzarlo senza rompere la continuità e avere un buon inizio per la seconda parte.
Da un’occhiata al blog quando puoi, c’è una notizia che credo ti farà piacere! Un bacioneeeeeeeeeeeee!!!!!!!
 
Pooh!: pooh non sto più leggendo un accidente! :( ho una sfilza di roba bloccata li e non riesco a leggerla uff…. ce la farò spero… sono felice che il chap ti sia piaciuto e… non potevo non lasciar scorrere anche un po’ con Ale la vena stronza… sarò fatta male ma a me piace l’uomo si cuccioloso ma anche maschio e rude in certi momenti! E qui ci stava!!!!!
Cmq… speriamo davvero che queste cose accadano! Oddio, va be che tra un mese mi arriva la macchina nuova e sarebbe un peccato bocciarla subito ma… beh se si tratta di rob io un’eccezione la faccio volentieri!
 
Cricri: mbare quantu tempu!!!! Io sono spregevole quanto te per il discorso twitter perché non riesco mai a entrare :(… escogiterò un modo per fare penitenza, magari procurandomi un cilicio… vediamo se ne trovo ancora qualcuno da qualche parte….
Davvero non ti immaginavi la reazione di Rob alla fine???? Beh sono contenta che sia riuscito l’effetto sorpresa anche perché io a volte penso che quello che c’è nella mia testa sia assolutamente scontato e prevedibile quindi non mi rendo conto di molte cose. La triglia resta una triglia…. Un po’ più profonda ma sempre una triglia… gioia già l’ho graziata, ma più di tanto non potevo farla migliorare no???? c’è un limite anche alle possibilità del divino!
Beh… il mieloso è entrato a far parte di me anche se… ti anticipo… la squadra Jack-Kell tornerà a colpire ancora! un bacio mbare! Ni sintemu!
 

 
 

 
 
Alessia pov: Calling
 
 
 
5 anni dopo…
 
- zia….-
- mmm….-
- zia…-
- mmmm….-
- ziaaa!-
- eh! Che c’è? chi…? Lysa…amore…-
La mia figlioccia ha preso da sua madre. Su questo non ci sono dubbi. La finezza, la pacatezza e la calma la contraddistinguono.
Butto un occhio mezzo aperto alla radiosveglia sul comodino e scopro che sono solo le sei del mattino.
- la mamma ha detto di alzarti- mi avvisa la mia piccolina tirandomi per una mano e sbatacchiandola a destra e sinistra sempre più veloce.
La mia piccola Lysa ha già quattro anni e mezzo e sembra già una signorinella. Ha preso gli occhi azzurri di suo padre ma per il resto… è tutta Beckie, a partire dal colore dei capelli per finire con la stessa forma del naso. Persino il carattere è quello di sua madre. Non riesce a stare ferma nemmeno se la si dovesse legare come un salame attorno all’albero maestro di una nave…almeno, dalle nove del mattino in avanti.
Come sia possibile non lo so proprio, ma il mio gene della pigrizia deve esserle stato trapiantato in qualche modo, magari l’ha inalato durante una delle sue tante crisi di pianto che la coglievano quando ancora aveva pochi mesi. Quando Beckie era impegnata a truccare o pettinare qualcuno e lei piangeva come se le stessero facendo un intervento a cuore aperto senza anestesia, ero sempre io a prendermela in braccio e a sedermi con lei su uno dei divanetti dello studio. Inevitabilmente ci addormentavamo entrambe pochi minuti dopo.
Conosco troppo bene la mia bambina per non riconoscere che anche lei, come me, è allergica alla sveglia troppo presto al mattino, anche se dopo dire che diventa uno tsunami è un eufemismo.
- vieni qua, cucciola della zia - borbotto attirandola sul letto e coprendola con la coperta. Tuffo il viso nei suoi capelli ancora scompigliati e ne inspiro a fondo il profumo fruttato mentre lei mi si stringe addosso facendosi ancora più piccola di quello che già è.
È stanca, la mia bambina. Ieri sera l’abbiamo fatta andare a letto tardissimo, anche se mai addio al nubilato fu più bello del mio: pizza e cartoni animati con Beckie e Lysa.
Chiaramente appena la piccola si è addormentata abbiamo tirato fuori anche la vodka e la sambuca e abbiamo fatto l’after party per soli adulti, sparando cavolate sempre più idiote man mano che il numero dei bicchieri saliva.
Ormai il sonno se n’è andato e non mi illudo certo di poterlo riprendere ma mi rilassa stare sotto le coperte con la mia piccola e sentire i suoi pugnetti chiusi sulla maglietta del mio pigiama.
Oggi è il grande giorno.
Oggi è il giorno.
Oggi…
Alzo la mano sinistra alla luce che filtra dalle tapparelle e osservo la rosa con il diamante incastonato nel bocciolo che orna il mio anulare. Ho passato anni a vederla appesa al mio collo che ora ancora non mi capacito di come sia finita sulla mia mano.
Con il pollice faccio girare il cerchietto attorno al dito, come se solo il suo movimento sulla pelle mi potesse dare la certezza della sua presenza, come se dopo quasi un anno io mi rendessi conto della sua presenza solo ora.
 
Flash, flash, flash e ancora flash.
Tappeto rosso ai miei piedi, urla e schiamazzi tutt’intorno a noi e un freddo assurdo.
Una serata assolutamente nella norma.
Come ormai da quattro anni a questa parte,  ho fatto l’abitudine a stare mezza svestita su un tappeto rosso dall’altra parte delle transenne rispetto a dove ero sempre stata. Per quanto Rob mi stringa a sé per cercare di trasmettermi calore, inevitabilmente finisco per tremare di freddo.
Sono qui e conto mentalmente i passi che ancora mi separano dall’ingresso del cinema. Sono circa sessanta metri, consumabili in una settantina di passi circa…decisamente troppi.
Stasera è se possibile peggio del solito, ma, per fortuna o per disgrazia, avevo iniziato a prepararmi psicologicamente già quando Rob era tornato a casa dopo quasi un mese in giro per il mondo a promuovere “Bel ami” dicendomi che finalmente avevano preso una decisione su “breaking dawn”.
Un unico film. Durata tre ore e quattordici minuti, roba da fare quasi invidia a Titanic e al Signore degli anelli. Quasi un anno di riprese (un record assoluto per loro che giravano il tutto in tre mesi al massimo) e un anno intero di post produzione per concludere il tutto con una campagna promozionale da milioni di dollari che è un vero e proprio evento per la Summit. È già il tutto esaurito per tutta la prima settimana di presenza nelle sale e qua fuori, in una fredda sera di novembre, sembra che mezza America si sia mobilitata verso Los Angeles solo per vedere gli attori fare il loro ingresso nel cinema che ospiterà la prima.
È il delirio.
Le poste dei fotografi sotto casa mia sono aumentate a dismisura, ogni giorno ricevo centinaia di telefonate in studio dove mi si richiedono interviste da rilasciare per parlare di me e di Robert, di questo momento straordinariamente importante per la sua carriera che lo lancia ancora più in alto nell’olimpo delle star di Hollywood, soprattutto visto il nuovo progetto che ha in fase di trattativa con Martin Scorsese. Gentilmente riattacco e torno a lavorare, anche se, ammetto, ogni tanto i miei nervi si licenziano con tanto di scuse dalla buona educazione e mandano amabilmente a quel paese il povero giornalista di turno che ha avuto la sfiga di beccarmi nel picco massimo dell’irritabilità e si è sentito rifiutare la sua intervista con tutta una serie di improperi esasperati e assolutamente irripetibili che come minimo lo avranno mandato per un mese in analisi alla ricerca della sua autostima perduta.
Cerco di stare fuori il più possibile dalla vita lavorativa di Robert, rifiutando interviste, servizi fotografici ed ogni altro genere di proposta che possa metterci troppo in mostra.
Cerchiamo di proteggere a tutti i costi la nostra serenità e gli spazi che riusciamo a ritagliarci per noi con tanta fatica e opera di calcolo matematico al millesimo fatto sulle tempistiche, le distanze e la rapidità degli aerei. Lui cerca di stare a New York il più possibile optando per impegni che gli consentano di “essere a casa per cena” e cercando di evitare quelli che lo portino via dal mio letto per più di due settimane a meno che non sia proprio necessario.
Dal canto mio cerco di venirgli incontro, organizzando il mio lavoro, molto più flessibile del suo, in base ai suoi impegni e ai suoi viaggi, tentando di raggiungerlo ogni volta che mi sia possibile.
È dura, ma abbiamo trovato una sorta di equilibrio che ci permette di preservare angoli di normalità in una vita che di normale non ha proprio niente.
Soprattutto in questo momento.
Le coppie normali si preparano con calma, vanno a cena fuori e poi magari vanno al cinema. Lui pagherà due biglietti interi mentre lei si sistemerà in fila per i pop-corn. Finito il film, faranno una passeggiata in cui commenteranno la pellicola e poi con calma prenderanno un taxi per tornare a casa.
Noi no.
Noi non abbiamo cenato, io ho passato due ore nelle mani di una parrucchiera a farmi fare lo scalpo (peccato che Beckie non me la possa portare sempre in giro con me) e Rob ha ripassato ad alta voce tutte le imprecazioni più colorite che il suo gene britannico del bon ton gli ha consentito davanti all’armadio che sembrava essersi inghiottito misteriosamente la sua camicia nera, per accorgersi solo alla fine che l’aveva data a me da stirare quella mattina e che quindi stava appesa allo schienale della sedia della cucina.
Dopo aver lottato per un’altra ora con i suoi capelli, riusciamo a uscire di casa per poi infilarci di corsa nel macchinone scuro che abbiamo fatto scendere nei garage dello stabile per evitare di essere investiti dai fotografi che già da una settimana avevano preso la residenza davanti al portone del nostro palazzo.
Abbiamo passato tutto il tragitto in macchina io a cercare di sistemarmi il rossetto esasperata e stanca ancor prima di cominciare, lui a tamburellare con le dita sulle sue ginocchia esternando tutte le sue paranoie.
Morale della favola, anche noi come tutte le coppie stiamo andando al cinema, solo che per noi niente è tranquillo.
Rob ha già avuto cinque crisi di panico, si è fumato un intero pacchetto di sigarette e si è passato le mani nei capelli quel tanto di numero di volte a sufficienza che è bastato per portare via tutto il gel e lasciare i suoi capelli puliti e assolutamente disordinati.
- amore… sta calmo- gli ripeto per forse la centesima volta mentre osservo la sua mano tremare violentemente mentre firma un autografo.
- io sono calmo- mi ripete restituendo la penna alla legittima proprietaria e decidendosi a consumare venti di quei sessanta metri che ancora ci separano dall’ingresso del cinema.
Cammina svelto, quasi mi trascina e per poco non inciampo nell’orlo del vestito.
- amore, sei sicuro di star bene?- gli chiedo avvicinando il viso al suo orecchio mentre trema violentemente firmando l’ennesimo autografo.
- si… certo- mi risponde guardandomi negli occhi appena un istante prima di distogliere lo sguardo e firmare apparentemente distratto altri fogli che mani agitate gli tendevano.
- non me la dai a bere- gli rispondo afferrando anche io una penna e lasciando una sigla accanto alla sua dietro richiesta di una fan particolarmente affezionata alla nostra coppia a giudicare dal poster che ci ha fatto autografare.
- davvero non capisco di cosa tu stia parlando, tesoro- dice prima di strattonarmi ancora per poi camminare a passo spedito verso l’ingresso del cinema, fermandosi un paio di volte a fare qualche saluto e ignorando i microfoni tesi verso di lui che richiedevano attenzione.
Stasera ha qualcosa di strano.
Qualcosa di davvero strano, quasi inquietante. Sembra si sia strafatto di tutte le droghe eccitanti possibili, ha le mani sudate, non tiene mai fisso lo sguardo a me per più di qualche secondo e continua a passarsi e ripassarsi ancora le mani tra i capelli… ok, questo sembrerebbe normale ma… lo fa più del solito.
Dentro alla sala d’ingresso del Regal Cinemas, un sacco di gente ci si avvicina per stringere la mano a Rob e scambiare quattro chiacchiere, ma lui rasenta quasi la scortesia con la sua sbrigatività.
Se non lo conoscessi bene direi che questa storia della grande star gli sta dando alla testa, ma in realtà so che è solo più paranoico del solito.
Guardando poi le facce rilassate di Kellan e Jackson non faccio che confermare la mia ipotesi. Insomma, loro saprebbero se ci fosse qualcosa che non va, no?
- pronto Rob?- gli chiede Kell battendogli una pacca giocosa sulla spalla.
- eh?- gli risponde Rob deglutendo e quasi cadendo dalle nuvole. - Che…che hai detto?-
Ok, togliete il quasi.
- guarda che puoi anche non entrarci in quella sala se non vuoi- lo rincuora Jack sottolineando il ‘quella’ in un modo alquanto strano.
- no, no, no… io… ci voglio entrare, solo… devo stare calmo-
Sembra che se ne debba quasi autoconvincere perché non fa altro che inspirare ed espirare a fondo (sempre passandosi ripetutamente le mani tra i capelli, ovvio) sbuffando di tanto in tanto e sciogliendo le spalle manco stesse per salire su un ring.
- andrà tutto bene, Rob… poi… c’è Ale con te, no?- conclude Kell facendomi l’occhiolino prima di andarsene via.
- si, lei non ti lascerà mai, qualuuuuunque cosa succeda, vero Ale?- gli fa eco Jack prima di allontanarsi anche lui ma non prima di avermi guardata in un modo strano.
Ma che hanno tutti stasera?
Rob svuota flute di spumante uno dietro l’altro come se fossero acqua e continua a ripetere “Ale, tesoro, per l’amor del cielo, sto bene” mentre io sto seriamente considerando l’ipotesi di afferrare uno degli innumerevoli vasi di fiori che ornano la sala per svuotarglielo il faccia e vedere se si riprende.
Sono davvero a tanto così dal farlo sul serio, quando una voce leggermente resa gracida dalla trasmissione degli altoparlanti ci invita a entrare in sala per la proiezione del film.
- Rob, amore… dobbiamo andare- lo chiamo mentre lui si sta riempiendo un tovagliolo di cubetti di ghiaccio per poi appoggiarsi l’impacco sulla fronte.
- come?- chiede stralunato guardandomi quasi con timore.
- il film…-
- oh si certo, certo! Di qua tesoro-
Rob stasera è decisamente fuori come un balcone perché mi sta trascinando dalla parte opposta rispetto a dove stanno andando tutti.
- Rob, dovremmo…- cerco di dirgli, indicandogli la sala giusta, ma non mi lascia nemmeno finire perché mi strattona su per una rampa di scale foderate di moquette rossa.
- no, no, no… tesoro, fidati… abbiamo il posto in galleria noi, quindi dobbiamo passare di qua- insiste quasi correndo costringendomi così a tirare su un lembo del mio abito per non inciamparci sopra e strapparlo.
- Rob di qua si va nelle altre sale- sbuffo scocciata  alzando gli occhi al cielo.
- scusa ma tu non sei di New York? Che ne vuoi sapere dei cinema di Los Angeles!- mi risponde scostando le tende pesanti di velluto rosso che coprono gli ingressi delle altre sale.
- tesoro non ci va la cittadinanza per leggere che questa è la sala due, quella la tre e che noi dovremmo essere nella uno!-
- qui no… qui…no…. qui! Eccola, è questa! Vieni!-
E che vengo mai ascoltata io? Mai!
Spostata l’ennesima tenda rossa, scopro che siamo nella sala quattro. Rob decisamente non sta bene, anche se continua a tastarsi la fronte con quel benedetto impacco di ghiaccio che si è portato appresso. A volte ho seri dubbi sulla portata effettiva dei suoi ventotto anni. Se li devo considerare in termini di maturità, mi trovo concorde nel dire che l’età è solo un numero.
Appena chiusa la porta alle  nostre spalle, mi trascina ancora sulla sinistra lungo le scale che portano ai palchi delle gallerie, fermando solo di tanto in tanto il nostro incedere da Unni solo per controllare le targhette sulle porte dei palchi. Ormai ho anche smesso di cercare di farlo ragionare, perché in fondo la ragione a lungo andare si da ai pazzi, no?
- ecco, ci siamo- dice fermandosi finalmente davanti a una porta bianca bordata di una greca rossa a quello che ho contato come il terzo piano della galleria.
- Rob, seriamente… noi dovremmo essere in un’altra sala- cerco di spiegargli ancora inutilmente mentre lui già apre la porta e scosta le tende di velluto, stavolta blu, per farmi entrare.
Come già da me predetto, ci troviamo in un palco vuoto con una platea altrettanto vuota perché, come volevasi dimostrare, la sala è quella sbagliata.
Dio, quando gli uomini impareranno a dar ragione alle donne? Quando ti deciderai a compiere anche questo miracolo?
- ok… allora… adesso siediti qua, ok?- farfuglia accompagnandomi a una poltrona, dopo aver buttato in un cestino dell’immondizia il suo impacco.
- Rob…per favore-
- Fidati è… così che… so quello che faccio, tu… siediti- . Mi guarda speranzoso, quasi mi stesse pregando, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle per aiutarmi nella discesa. - Per favore, Ale. È importante- mi prega ancora prima che io ceda e soddisfi il suo capriccio.
Si allontana da me quel tanto che basta per prendere la poltroncina alla mia sinistra e girarla nella mia direzione per sedercisi sopra con i gomiti appoggiati alle ginocchia.
- allora… tu… ti starai chiedendo… che ci facciamo qui- inizia guardando le sue mani mentre le tortura senza sosta. Inspira a fondo più e più volte prima di scuotere la testa come a cacciare un brutto pensiero e rilassarsi.
- io… anni fa su un palco molto simile a questo mi sono posto una domanda… fondamentale, per quella che è stata la mia vita. Mi sono chiesto se davvero volevo diventare un attore… era la prima volta che mi ponevo seriamente il problema. Vedevo tutta la platea piena sotto di me e avevo paura di rispondermi perché… se avessi risposto si… quasi sicuramente avrei fallito. Se avessi risposto no… probabilmente ora sarei con mio padre a vendere macchine d’epoca a Barnes. Su un palco come questo io… ho fatto una scelta, tanto tempo fa… ho… deciso di rischiare. Ho deciso di…seguire quello che mi diceva il cuore e ho deciso di voler continuare a sognare le platee dei cinema piene per me -
Parla a bassa voce, senza guardarmi mai. Gioca con le sue mani, ogni tanto le allunga per prendere le mie e trattenerle nelle sue, per poi iniziare a giocare anche con le mie dita intrecciandole alle sue.
- questa scelta ha… cambiato la mia vita e pensavo mi bastasse tutto questo, pensavo che fosse tutto perfetto e pensavo di sapere perfettamente chi fossi e cosa volessi… ma poi… poi sei arrivata tu e… ho scoperto quanto in realtà questa fosse solo una parte del sogno perché… perché continuavo a essere tutti e non essere nessuno. Continuavo a cambiare maschere una dietro l’altra perché dovevo in qualche modo nascondere la mia insicurezza e la mia timidezza, perché… essere sempre qualcun altro mi piaceva, forse… perché fondamentalmente io avrei sempre voluto essere diverso da me. Solo con te… solo…con te sono riuscito a voler essere me e basta, perché ho scoperto che quando mi guardavi tu, vedevi me e me solo. Non vedevi Edward, non vedevi Cedric, non vedevi Salvador, non vedevi Tyler, non vedevi George… vedevi me, Robert. Se ti ho portata qui… stasera… è perché devo fare un’altra scelta importante oggi-
Alza lo sguardo e vedo i suoi occhi azzurri farsi lucidi e pieni di tante cose, troppe per poterle distinguere una per una.
- io…io l’ho già fatta, la scelta dico… ma… non sono più in grado di andare avanti, non sono più in grado di… proseguire oltre con questo discorso perché… già per trovare il coraggio di fartelo mi sono svuotato hai visto quanti calici di vino… facendo sicuramente una pessima figura ma… non ci riesco perché… perché anche se penso di essere migliorato, certe volte di fronte a te… non riesco a non tornare quel ventiquattrenne insicuro e complessato che ero quando ci siamo conosciuti perciò… ho pensato di affidarmi a una delle persone che più amiamo al mondo e che sicuramente ha più fegato di me per dirti una cosa-
Sento già il cuore battere all’impazzata mentre le sue mani giocano con le mie e le lasciano solo per fare un cenno a una persona che prima non avevo notato in un palco più in basso alla nostra destra.
- ti amo- sussurra nel momento esatto in cui le luci attorno a noi si fanno più soffuse e sullo schermo appare il volto della nostra piccola Lysa, la nostra figlioccia. È seduta con il suo pigiamino preferito e le pantofoline con le orecchie da coniglietto sulle ginocchia di Rob sul divano di casa mia.
- allora Lysa, amore, sei pronta?- chiede la voce fuoricampo registrata di Luke.
- sci…- risponde la nostra piccola stropicciandosi gli occhietti.
- allora, guarda lì- le dice Rob indicando la videocamera con il dito - cosa devi dire alla zia?-
- zia… quando tonni giochi con me a vestie le bambole?- borbotta sdraiandosi sul petto di Rob. Era talmente “sveglia” che certamente ce l’avrei fatta a tornare a casa e trovarla ancora in piedi per giocare insieme quel giorno. Era in stato quasi comatoso.
- si, tesoro, ma quello dopo. Cosa devi dire a zia? Le devi chiedere se…- insiste paziente la voce di Rob.
- le devo… chiedele sce…-
- …vuole…-
- sce vuo…le…-
- …sposarmi…-
- sposammi…-
- sposarMI-
- e io che ho detto? Sposammi…-
- no, amore…con te è troppo facile, ti dice subito di si. Chi è che deve sposare la zia?-
- lo zio…-
- ecco, quindi?Dillo bene. Zia…-
- zia…lo zio Rob ha chiesto sce vuoi sposallo-
Tum.
Un battito. Secco. Deciso. Così il mio cuore ha deciso di fermarsi.
Lo guardo attendere una risposta e inizio a dubitare di essere capace anche solo di formulare un pensiero. Anche per formulare i pensieri occorre conoscere le parole, ma le uniche che il mio cervello sembra recepire sono quelle della mia piccola Lysa che…
- Ale, amore… vuoi…mi vuoi sposare?- mi ripete la voce di Rob stringendo di più le mie mani.
Si.
È un sussurro, una eco… una sillaba chiara, l’unica veramente chiara nella mia testa.
- si- soffio osservando il suo sorriso allargarsi sempre di più e farsi sempre più luminoso mentre gli ripeto il mio SI gettandogli le braccia al collo e stringendolo forte a me.
- ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…- continua a ripetermi mentre prende a baciarmi ogni singolo centimetro di pelle del viso che riesce a raggiungere.
Quando riusciamo a separarci quel tanto che basta per sorriderci (lacrimanti e con gli occhi gonfi, che scena!) lui sembra ricordarsi di qualcosa.
- non ti ho preso l’anello perché… beh, volevo prendertene uno nuovo ma… ho pensato, volessi il tuo- balbetta allungando le mani dietro al mio collo per sganciare la catenina a cui tenevo appesa la nostra rosa.
- se vuoi qualcosa di più bello, di nuovo… basta che me lo dici e…-
- voglio questo. Questo è sempre stato il nostro anello. Voglio questo- rispondo mettendolo a tacere con un dito sulle labbra per impedirgli di continuare con la sua serie di balbettamenti sconclusionati.
Senza altre parole, senza nessun altro suono se non quello della leggera risata liberatoria che ci scuote, le sue dita lunghe e affusolate fanno scivolare il cerchietto d’oro lungo il mio anulare sinistro, lì dove forse, in realtà, ha sempre voluto stare.
 
- si…- sussurro ancora guardando il gioco di luce che fa il piccolo diamante incastonato nel bocciolo.
- sei agitata?- chiede la voce di Beckie.
Mi volto con la testa verso di lei e la trovo in piedi sull’ultimo gradino con due tazze fumanti di quello che credo sia caffè.
- non lo so…- confesso abbassando la mano e riportandola tra i capelli di Lysa, che era già piombata in un sonno profondo.
- io non ti ricordo agitata Beck, almeno… non tanto- le dico spostandomi un po’ sul materasso per farle spazio mentre s’infila sotto le coperte accanto a me.
- no, infatti… ma io sono io. Tu sei tu- mi risponde facendo spallucce e sorseggiando il suo caffè. - voglio dire… tu sei quella che ha sempre tutto sotto controllo e io quella casinara. Ho sbroccato bene bene cinque minuti prima di uscire da quel tendone, ti ricordi? Quando mi sono attaccata al palo e ho gridato che magari mi sarei sposata un altro giorno-
- eccome se mi ricordo! Una scena memorabile, Beck, davvero-
- beh, ovvio! Solo dopo ho scoperto di avere tutti gli ormoni impazziti perché ero già incinta. Tu andrai benissimo così, vedrai -
- dici?-
- ceeeeerto! Non ho mai conosciuto una sola donna che smettendo la pillola riesce a non ingrassare, a non violentare il fidanzato e a non avere gli sbalzi d’umore. Sei… superwoman! Vedrai che andrà tutto bene, sarai più in pace con il mondo tu del Dalai Lama-
E certo, perché ora il nervosismo dipende tutto dagli ormoni no? È l’unica variabile che influenzi il nostro stato d’animo. Il fatto che io mi stia per sposare non ha assolutamente alcuna importanza. Altro che Dalai Lama, altro che tutto bene… sarà una catastrofe. Di nuovo, è solo la quiete prima della tempesta. Sembro calma, sembro anche lucida, ma quando arriverò davanti a quell’altare attaccherò a correre più in fretta di Julia Roberts, ci scommetto.
- a proposito… come stai messa a…?-
- Beckie!- sbotto esasperata.
- e scusa, ma sono la tua testimone! Ho bisogno di sapere se ti devo portare degli assorbenti, porca zozza! Tu mica hai la borsetta dietro!-
- Beck, uno… parla piano che tua figlia dorme, e due… non ti preoccupare. Se prendevo la pillola era perché si presentavano quando volevano e ora che l’ho interrotta hanno tornato a farsi i comodacci loro. Sono certa che oggi non si presenteranno. Due settimane di ritardo sono troppo poche per le mie ovaie, loro fanno che presentarsi in anticipo per il mese successivo per risparmiarsi un viaggio-
- beh ma se per l’emozione arrivassero?-
- certo, tutti quanti sudano e magari hanno l’influenza intestinale dall’emozione, io mi devo mettere a sanguinare come Charlize Teron nell’ avvocato del diavolo, ma per favore Beck!-
- oooook, ok…. Come non detto!-
Un minuto di silenzio per questo momento di idiozia pratica tra donne, per favore. Lo so, lo so… anch’io vorrei tanto evitare questi discorsi ma, purtroppo, quando uno ha un piano preciso e dettagliato, programmato al millesimo di secondo, ogni incidente deve essere preventivato e avere una soluzione immediata ed efficace. Se il Pentagono assumesse Beckie, di certo si avrebbe una reazione pronta ed efficiente anche per un eventuale attacco alieno in piena regola.
- tra poco arriverà Maicol- dice sovrappensiero mentre mi metto a sedere facendomi scivolare mia nipote sulla pancia per sorseggiare il mio caffè.
- mmm -
- ha detto che passava prima dai ragazzi di sotto a vedere come se la cavavano e poi sarebbe salito-
- te lo dico io come se la cavano. Saranno in fase post sbornia a dormire in mutande sul tuo divano, anche se giurerei che Kellan non ha resistito alla tentazione di mettersi a dormire nel lettino di Lysa-
- cacchio! Se mi hanno vomitato anche sul tappeto nuovo li appendo per le palle in cantina finchè non implorano il mio perdono-
E meno male che la piccola dorme. Potrebbe prendere un cattivissimo esempio da noi in questo momento.
Ridendo e scherzando non mi sono resa conto che Beckie abbia intavolato questi argomenti stupidi e frivoli solo per evitare di farmi pensare all’ansia, e di questo le sarò sempre infinitamente grata.
Non abbiamo mai avuto bisogno di veri e propri discorsi io e lei, non abbiamo mai avuto bisogno di tante parole. Il discorso più lungo e più serio che ci siamo mai fatte è stato il giorno del suo matrimonio, avvenuto ormai ben cinque anni fa.
Sembra ieri che ho preso il suo vestito bianco in mano e l’ho aiutata a indossarlo, che le ho appuntato il velo tra i capelli e l’ho accompagnata all’altare.
Cinque anni.
Cinque anni che sto insieme a Rob, quasi sei che Matt è morto… sembra tutto passato da un solo giorno.
Ricordo ancora l’ansia che mi attanagliava le viscere quando sono tornata da lui, il dolore al petto che ho provato quando mi ha sfogato addosso tutta la sua rabbia… L’attimo esatto in cui ho sentito il peso della parola “fine” per noi. Ma ricordo anche e soprattutto quanto è stato bello ritrovarlo, quanto è stato bello imparare di nuovo a conoscere e amare il suo corpo… quanto è stato bello potergli rispondere “ti amo” a qualsiasi domanda senza più paure.
Cinque anni di lui.
Cinque anni che sembrano appena un giorno.
Cambierà qualcosa adesso?
Non abbiamo mai avuto problemi con la convivenza. Certo, ogni tanto litighiamo ma finiamo sempre con il dimenticarci del perché abbiamo iniziato a discutere. Le nostre incomprensioni vertono su motivi futili, come quando mi arrabbio perché cammina con i calzini bianchi in giro per casa e poi fatico a farli tornare puliti; lui si indispettisce perché spesso non sono abbastanza entusiasta delle sue nuove proposte di lavoro perché in realtà sto pensando a fare altre cose; io mi lamento perché lascia sempre tutto in giro per casa; lui del fatto che non sono abbastanza “invisibile” al ritiro bagagli degli aeroporti.
Lo ammetto, c’è stata anche qualche piccola scenata di gelosia da parte mia, ma proprio piccola. Diciamo solo che non gli ho parlato per una settimana quando ho visto per che razza di servizio fotografico aveva posato su “Details”. Per la verità non mi sono limitata al silenzio ma gli ho messo fuori dalla porta di casa la valigia con la sua roba, dicendogli chiaro e tondo che se voleva toccare sederi che non fossero il mio anche fuori da un set cinematografico poteva anche ritenersi single.
Per me è stato un colpo aprire il giornale quella mattina e trovarmelo a saggiare culi con la faccia da “uomo che non deve chiedere mai”. Per lui quelli erano scatti “particolari” e io, di conseguenza, giusto per adeguarmi al meglio alla situazione, mi ero particolarmente incavolata.
Sono una fotografa e so benissimo che le modelle sono sempre tutte photoshoppate, però trovarsi il proprio fidanzato con la testa tra le cosce di una che non ha nemmeno un filo di cellulite… Insomma, è un duro colpo per l’autostima!
Giusto per farmi capire che avevo esagerato, una sera, arrivata a casa, me lo sono trovato a tappezzarmi i muri di tutte le mie foto in intimo che era riuscito a trovare, dicendomi solamente “ora come la mettiamo?”
La nostra è sempre stata una vita tutto sommato tranquilla, senza particolari momenti bui, a parte l’inizio, certo. Non abbiamo mai avuto grandi problemi da affrontare e quei pochi che ci si sono presentati li abbiamo sempre superati brillantemente.
Abbiamo anche fatto un po’ di pratica con i bambini, cosa che ci ha fatto dire ‘povero bambino se avremo mai un figlio’. Siamo più bambini noi delle sue due nipotine e della nostra figlioccia messe assieme. Rob mi ha confessato di non essere mai stato molto tipo da “bambini” ma che tutto sommato quei tre angioletti biondi poteva anche sopportarli. In realtà era pazzo di loro, ed era bello vederlo tornare a casa stanco da ore e ore di jet leg e mettersi sul tappeto dei giochi a farsi tirare i capelli, pettinare e giocare con le bambole.
Quindi mi chiedo solo se con un anello anche al suo anulare sinistro cambierà qualcosa.
In teoria… non dovrebbe, no? Saremo sempre noi, sarò sempre io… solo… con un cognome diverso.
Chissà se come signora Pattinson la mia vita cambierà ancora?
Come fidanzata, già l’ha fatto. Il fatto che io sia comparsa su tutti i giornali con l’anello al dito (paparazzato perché mai e poi mai avrei accettato un servizio fotografico per metterlo in mostra) ha compiuto il miracolo di far improvvisamente ricomparire i miei genitori alla porta di casa per “mettere da parte i vecchi rancori”.
Mio padre sembra essersi reso conto dal prospetto della mia busta paga che non sono una perdigiorno, ma che svolgo un lavoro ben retribuito che mi frutta settemila dollari al mese (un’infinità per una persona sola, ma diciamo che, Robert a parte, mi sono fatta la mia nomea, e faccio volentieri anche scatti non strettamente collegati alla Dantey West che vengono pagati anche piuttosto bene. Sono diventata una donna più che realizzata dal punto di vista professionale).
Morale della favola, vengono anche loro al matrimonio, anche se non ho permesso a mio padre di accompagnarmi all’altare, cosa che non credo gli vada molto a genio. Sinceramente mi sembrava ipocrita. Dopo tutto quello che è successo, preferisco farmi la strada da sola.
Beh, fin’ora, quindi, è stato questo l’ultimo importante cambiamento nella mia vita e… sinceramente spero non debbano essercene altri perché a me va tutto bene assolutamente così com’è. La fede al dito non cambierà assolutamente niente.
Dopo un’altra mezz’oretta di chiacchiere, sentiamo suonare il campanello, e sistemata meglio Lysa sotto le coperte, scendiamo entrambe ad aprire la porta.
- oh ragazze, voi non avete idea del delirio che c’è là sotto!- sbuffa Maicol lasciandosi cadere pesantemente sul divano portando con sé il mio abito da sposa che era andato a ritirare all’atélier, come avevamo concordato ieri, quando ho fatto l’ultima prova.
- che hanno fatto?- chiede Beckie con una mano già alla scopa e l’altra alla maniglia della porta.
- diciamo che hanno sperimentato la cucina alternativa. Hai una cucina che sembra un campo di battaglia, Beck. Ci sono spaghetti ovunque, le polpette si sono suicidate gettandosi nel lavandino e la tua lavastoviglie è diventata un bollitore per il pesce, ti basta? O devo dirti anche che devono aver improvvisato una battaglia con bombe di farina a giudicare dal tuo pavimento e da tutta la polvere bianca che hanno addosso? - sbuffa Maicol coprendosi gli occhi con una mano.
- e il mio tappeto?-
- quello della sala?-
- quello della sala-
- quello sembra salvo ma mi sa che il lettino di Lysa sia da rimontare perché Kellan ci si è messo a dormire sopra in mutande- le risponde Maicol già con gli occhi luccicanti già al solo pensiero di Kellan Lutz in mutande in un letto. Beh, che dire? Beato lui se la sua fantasia erotica rimane in piedi nonostante il fatto che sul letto in questione campeggi la faccia di Barbie stampata sulla testiera.
- te l’avevo detto io- sussurro al suo orecchio mentre gli stacco di mano la scopa prima che scenda di due piani e la usi come arma impropria per mietere vittime.
- Ale, tesoro, ti prego. Ricordami di redigere un bando e di attaccarlo alla porta, dove obbligherò i decerebrati ai lavori forzati di ristrutturazione. E se non ti pesa potresti anche ricordarmi di lasciare mio marito in astinenza da sesso per almeno un mese se esce di casa senza aver sistemato tutto quel casino? grazie- dice Beck a denti stretti riprendendosi la scopa e sbuffando rumorosamente.
Una reazione decisamente troppo controllata per essere sua. Infatti…
Tre…
Due…
….
Uno…
- ma che razza di coglioni! Cioè dico, ma che cazzo hanno al posto del cervello? Un’invasione di spermatozoi smarriti che non trovano più la strada per le loro palle? Cos’è ? Si è rotto il tom tom che gli indicava l’uscita o il verme guida se n’è andato in malattia? Ma come cazzo fanno a essere così deficienti in quattro? Ma se non sono capaci di mettere su nemmeno una pentola di pasta, mi chiedo perché si ostinino a sperimentare se non sanno nemmeno che il pesce si cuoce nelle pentole e non nelle lastovigli! Razza di cafoni deficienti con la sindrome di Peter Pan! Esseri privi di qualsiasi forma di materia grigia esistente in natura detti comunemente “maschi”! Ammasso di cellule vagamente umanoidi nemmeno perfettamente collegate tra loro capaci solo di attività motoria e del tutto privi di quella intellettuale! Stronzi, schiavisti e misogini!- sbraita camminando in lungo e in largo per la stanza tanto in fretta da farmi temere dei solchi nel pavimento.
- ok, Ale? che ne dici di iniziare a prepararti, tesoro?- mi chiede come se non avesse appena definito i nostri uomini degli stronzi schiavisti misogini.
- mamma cos’è un “misogino”?- chiede la voce assonnata di Lysa in piedi sulle scale, evidentemente destata dalla lezione di vita di sua madre.
- doooov’è la mia principessa preferita?- esordisce Maicol lanciando un’occhiata in tralice a Beckie e correndo subito dopo da Lysa per distrarla dal capire perché suo padre fosse un misogino.
- Beckie…- la chiamo cercando di capire perché si tenga una mano davanti agli occhi. - È tutto ok?-
- si… solo… è stato un mese un po’ così e… il matrimonio, l’organizzazione in segreto… mi ha portato via un sacco di energie, e ora la prospettiva di avere anche la casa tutta sottosopra con tutto quello che ho da fare…- sospira arruffandosi i capelli con entrambe le mani prima di alzare la testa e tornare a sorridermi serena. - Dai ora, va a farti una doccia che tra poco più di tre ore dovrai dire il tuo si -
Povera Beckie. Aveva davvero ragione di essere stressata. Per quanto io insistessi per darle una mano nell’organizzare il mio matrimonio, lei mi rispose che non aveva assolutamente bisogno d’aiuto, perché avrebbe pensato a tutto lei. Solo un mese fa, quando l’ho vista imprecare isterica al telefono nel bel mezzo della trentaseiesima strada contro il responsabile del catering, sono riuscita a farmi dire cosa nascondesse questo “faccio tutto io”.
Rob le aveva chiesto di non dirmi assolutamente niente perché lui aveva già un’idea in testa di come dovesse essere il nostro matrimonio e voleva fosse una sorpresa. L’unica cosa cui secondo lui potevo partecipare erano solo la scelta del mio vestito, dei fiori del mio bouquet, delle bomboniere, della torta e della lista degli invitati. Tutto ciò che non fosse strettamente inerente alla cerimonia vera e propria, tutto ciò per cui sposarsi in un posto era uguale che sposarsi in un altro insomma. Per quel che ne sapevo io, di lì a poche ore, sarei potuta anche salire su un aereo e andare a sposarmi nel Malawi. Beckie e Lizzy, la sorella di Rob, si stavano dando da fare ognuna per le cose che potevano per far contento lui lasciando nella più completa ignoranza me.
Quando la sera arrivai a casa come una furia per via dell’esaurimento nervoso che questo suo mistero stava provocando alla mia amica gliele cantai di santa ragione, dicendogli chiaro e tondo che o si sbrigava a dare una mano alle sue complici esaurite oppure mi doveva raccontare tutto così ci avrei pensato io e addio sorpresa. Da lì venne fuori che lui aveva cercato di dare una mano, e anche i ragazzi… ma erano stati relegati tutti quanti ai lavori manuali, tra i quali spiccava l’imbarazzante incombenza di preparare dei presenti per le amiche della sposa da darsi durante la festa dei regali (eh si, ho dovuto sopportare anche questa. Tra Beckie e Lizzy i convenevoli all’americana non mi sono stati risparmiati). Hanno passato tutti e quattro una notte intera tra tulle, fiocchi, cestini e saponette, roba che non ho ovviamente mancato di immortalare per tenere il tutto sotto chiave per tempi in cui il ricatto potrebbe divenire necessario. Comunque, dicevo… vennero relegati tutti ai lavori manuali in quanto si erano dimostrati totalmente incapaci anche solo di prenotare il ristorante per la data giusta. Beckie e Lizzy hanno dunque preso in parola il vecchio detto “chi fa da sé fa per tre”, in questo caso per quattro, e ora li usano come galoppini.
Galoppini che spero abbiano ancora quel po’ di cervello a sufficienza che consenta loro di capire che se non rimettono tutto quanto a posto prima di presentarsi alla cerimonia dovranno dire addio alla loro virilità. 
- eccomi, eccomi! Sono qui!!!- sento gridare la voce di Lizzy da dietro la porta del bagno.
- allora qui ci sono i vestitini delle bimbe, Beck, e qui le scarpette. Vic è andata a casa tua a dare una mano a quel troglodita di mio fratello e ai suoi degni compari. Paranoico com’è si sarà andato a chiudere in bagno cercando di scappare dalla finestra- sento dire la sua voce attutita dalla porta chiusa.
Mi scappa una leggera risata pensando al mio fidanzato che cerca di scappare dalla finestra del bagno di casa di Beckie, soprattutto considerando che non è nemmeno la finestra che da sul ballatoio delle scale antincendio.
So che se anche tentasse di fare qualcosa di estremamente stupido sarebbe comunque solo ed esclusivamente colpa dell’ansia da cerimonia. Nessuno dei due ha alcun dubbio sulla volontà di questo matrimonio, e forse anche lui in questo momento è come me, sotto la doccia, a chiedersi cosa cambierà, come sarà essere una moglie ed essere un marito. Forse anche lui sentirà l’istinto di scappare, ma nessuno di noi scapperà. Siamo già scappati troppo, abbiamo già corso lontano abbastanza, ognuno a suo modo, per capire che scappare è una cosa stupida.
Quando sono andata in Canada a riprendermelo, quando ci siamo ritrovati insieme a fare l’amore per ore e ore senza stancarci mai, abbiamo passato tutta la notte a parlare, raccontandoci tutto quello che non ci eravamo mai detti, raccontandoci tutto quello che ci era successo in quei mesi di lontananza. Non mi sono arrabbiata per il fatto che lui sia andato con altre donne in mia assenza. Come lui stesso ha ammesso, esorcizzava la rabbia e la frustrazione in quel modo, cosciente che mi avrebbe fatto male sapere di quello che faceva ma raccontandomi anche di quanto continuasse a cercarmi inutilmente in ognuna di quelle donne. Sinceramente, poi, anche se questa fosse stata una marea di cazzate e che l’unica cosa che cercava di esorcizzare era la sua fregola , non avrei potuto arrabbiarmi in ogni caso, dato che ero stata io ad andarmi a cercare quella situazione, cosa che Jack, Kellan e Lizzy non hanno mancato di farmi notare riservandomi un cazziatone coi fiocchi prima di risolvere tutto con un “ e con vaffanculo chiudiamola qui e non pensiamoci più”.
I mesi successivi sono stati un banco di prova per me e per i miei nervi, in quanto lui era praticamente sempre via per la promozione di New Moon, interviste, ospitate, book fotografici, e poi di nuovo promozioni, prime, interviste e tutto quello che è conseguito all’uscita nelle sale di “remember me”. Abbiamo fatto letteralmente i salti mortali per riuscire a passare del tempo insieme ma, se vogliamo, la lontananza mi è servita a calmare i nervi, e ogni volta che lo vedevo varcare la soglia di casa era l’ennesima conferma dell’alto livello di stupidità delle mie paure infondate.
Beh, era ora che crescessi, no? Meglio tardi che mai.
Esco dalla doccia e mi infilo svelta l’accappatoio, giusto in tempo perché Lizzy, già vestita, truccata e pettinata, mi arpioni un braccio e mi trascini fuori dal bagno per trascinarmi in cucina dove noto con immensa sofferenza che l’isola della mia cucina è stata trasformata in un lettino da estetista.
- ceretta time!- esordisce Lizzy senza avermi detto manco ciao. Tra lei e Beckie non so chi fosse più esaurita per sto matrimonio.
- Lizzy tu che sei già vestita vieni qua e asciugale i capelli in questo modo, così non diventano crespi. Se ti macchiassi il vestito con la cera calda sarebbe la fine- borbotta Beckie dopo aver fatto vedere a mia cognata come adoperare il phon. Subito dopo recupera dal fornello della cucina il pentolino della cera e la sua faccia… non promette niente di buono.
Non starò a ripetere tutti gli insulti che ho gridato al cielo mentre strappava strisce una dietro l’altra, alla ricerca di peli che solo lei vedeva (non che non avessi mai fatto cerette, però era doloroso lo stesso!), costringendo Maicol a passare venti minuti con le mani sulle orecchie della piccola Lysa perchè non apprendesse il linguaggio scurrile della zia. Vi dico solo che ho indetto una riunione di angeli e santi invocando il loro soccorso, affinchè scagliassero fulmini e saette su Beckie e sulla sua malsana idea di cerettare ogni centimetro di pelle cerettabile (e con questo vi lascio solo immaginare). Questo matrimonio mi sta costando davvero caro in termini di dolore fisico!
Con seri problemi di deambulazione dovuti alla tortura cinese cui sono stata sottoposta, vengo spedita a mettermi almeno l’intimo, in quando l’accappatoio dava fastidio a Beckie nella realizzazione dell’opera d’arte di lacca e forcine che stava allestendo sulla mia testa.
Proprio mentre il capolavoro era quasi terminato, fa il suo ingresso dal portoncino una Victoria se possibile ancora più trafelata di quanto siano Lizzy e Beckie messe assieme.
- ragazze, sto pezzando! Ho finito ora di aiutare i ragazzi a pulire tutto e sono veramente uno straccio. Ale, tesoro, posso farmi una doccia vero?- esordisce a macchinetta lasciando le altre mie due nipotine, Katy ed Ellen, nelle mani di Maicol che per distrarle le avrebbe fatto scoprire il fantastico mondo della piastra per capelli.
- certo Vic, fa pure tutto quello che vuoi. Se hai bisogno di un cambio intimo va pure di sopra e fruga un po’ nel comò, ok?- le rispondo trattenendo un ringhio di dolore nel momento esatto in cui Beckie ha infilato una forcina sbeccata tra i miei capelli.
- tesoro, sei un angelo!- dice correndo a darmi un bacio sulla guancia prima di fiondarsi in camera da letto.
Victoria è la maggiore delle sorelle di Robert, una donna che ormai si avvia alla quarantina, chiaramente bionda come ogni Pattinson che si rispetti e iperattiva come e forse più di sua sorella Lizzy, ma d’altra parte, credo che crescere due gemelle tutt’altro che tranquille debba fortificare non poco il carattere.
Ricordo ancora il giorno in cui l’ho conosciuta. Dire che ero tesa come una corda di violino è un eufemismo, davvero.
Robert era agli ultimi giorni di riprese di “Bel Ami” a Londra ed io ero riuscita a trovare qualche giorno libero per poterlo raggiungere.
Siccome era la prima volta che andavo a Londra, mi promise che sarebbe venuto a prendermi all’aeroporto ma un contrattempo con il regista lo convinse a mandare sua sorella Victoria.
Arrivò con la carrozzina doppia a passo di marcia, come se fosse uno dei generali della corte marziale. Con un saluto breve e sbrigativo, diresse la carrozzina verso l’uscita cercando tra una parola e l’altra di far tacere le sue bambine che non la smettevano di gridare per ogni cosa strana vedessero. Solo una volta a bordo del suo SUV, con le bambine imbragate sui seggiolini del sedile posteriore, si sciolse in un sorriso uguale a quello di suo fratello e mi accolse ufficialmente in famiglia. Il fatto che stessimo andando a casa Pattinson ad aspettare Rob che ci avrebbe raggiunte lì… è un’altra storia. Ho passato le prime due ore a cercare di dare del tu a sua madre Clare come mi aveva chiesto senza riuscirci nemmeno mezza volta. C’è l’ho fatta solo dopo mesi e mesi di pratica.
Sto bene con la sua famiglia, molto più di quanto ci stia con la mia.
L’unica parte della mia famiglia che vorrei davvero ci fosse oggi, ossia i miei zii, non sono potuti venire a causa della grave malattia del padre di mio zio che è ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Ho promesso loro che appena possibile sarei tornata io a trovarli e a presentargli mio marito. In ogni caso, mia zia non ha mancato di farmi pervenire tramite posta (tramite mia madre sarebbe stato davvero troppo imbarazzante) la sua sottoveste di seta da sposa, un gesto che mi ha commosso oltre misura facendomi piangere al telefono con lei per più di un’ora.
Le sorelle, la mamma e il papà di Rob sopperiscono brillantemente alla loro mancanza e sono stata infinitamente loro grata nel momento in cui ho dovuto presentargli i miei. Sono a conoscenza di tutta la storia e sono stati davvero molto discreti e cortesi, evitando in ogni modo di mettermi in imbarazzo con domande cui i miei, ovviamente, non avrebbero saputo rispondere.
- ok… io qui ho finito. Ora ti trucco e poi possiamo infilarti il vestito- borbotta Beckie tra le labbra chiuse a reggere ancora qualche forcina.
- da come l’hai detto sembra che tu mi debba infilare la camicia di forza- commento mesta, alzandomi finalmente da quello sgabello che mi aveva appiattito il sedere.
- beh… io non la definirei proprio così ma…-
- ma…?-
- niente, niente! O-ora prendiamo il vestito e… lo mettiamo che è già tardi- risponde Beck distogliendo lo sguardo e affrettandosi verso le due sacche appoggiate al divano che contengono i nostri due vestiti.
- Beck, c’è qualcosa che devi dirmi?- le domando in un sussurro avvicinandomi a lei e prendendola per un braccio.
- ma no, no… è solo che sto litigando un po’ troppo spesso con Luke in questo periodo, ma sono sciocchezze… nulla di grave. Sono solo troppo stressata- mi risponde tornando a sorridere.
- Beck… se c’è qualcosa sai che puoi dirmelo, vero?-
- Ale, davvero non c’è niente. Sono davvero stressata e davvero litigo con Luke per cavolate perché sono troppo stressata e lo stress mi porta a essere lavoratrice, madre ma poco moglie. Solo questo, è un periodo e passerà. Ma ora non pensiamoci, è il tuo giorno e devi godertelo-
- hai detto la parola “stressata” troppe volte in una frase- commento cercando di capire se la mia amica mi stia nascondendo qualcosa. Il nostro rapporto è ciò che di più bello e più prezioso ci possa essere per me, ma a volte il terrore di ricadere nei miei vecchi errori mi si ripresenta minaccioso. Se Beck non va d’accordo con suo marito, se ci fosse qualcosa di più di una semplice litigata dietro e io non lo sapessi… sarebbe un fallimento per me.
- questo perché sono stressata- mi risponde allegra tirandomi per una mano a sedersi con me sul divano.
- Ale… ci sono degli alti e bassi nel matrimonio, in qualsiasi matrimonio. Ti sto facendo uno di quei discorsi preconfezionati, ma visto che hai capito da sola… però… non mi sono mai pentita di essermi sposata, Ale. È stata una delle cose più azzeccate che io abbia mai fatto nella mia vita subito dopo mettere al mondo mia figlia. Ora non essere sciocca e metti da parte questi pensieri che è ora di vestirsi - continua sorridendo e battendo qualche colpetto sulla mia mano prima di alzarsi e aprire la zip della sacca bianca dell’atélier.
Ok, forse ha ragione. Sto diventando paranoica e mi sto facendo influenzare. Sono a poche ore dal matrimonio e ripercorro mentalmente attimi della mia vita che mi confermino che questa è la scelta giusta.
La scelta giusta…
È questa la scelta giusta?
 
- hai intenzione di guardarmi prima o poi, bambolina, o hai paura di trasformarti in pietra?-
 
- per questo mi sniffi con aria beata? Ti do assuefazione?-
- ci stai prendendo gusto Holsen?-
- potrebbe essere, e poi… l’ho detto alla signora-
- che cosa le hai detto?-
- che tu… mi piaci parecchio-
 
- non mi perderai mai, amore mio, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi…io sarò sempre con te. E se mai dovessi andare lontano, io troverò sempre il modo per tornare da te. Io tornerò sempre da te- 
 
- mi chiedevo perché il matrimonio fosse così importante per le donne. Guarda Julia Roberts: non poteva convivere e basta?Però io vorrei tanto sposarmi un giorno, sai?-
- davvero?-
- Si. Mi piace l’idea di immaginarti con l’abito bianco, i fiori in mano…il velo. Magari con uno di quei vestiti con la gonna tanto vaporosa che sembra panna montata…-
 
- ah-ehm…Allora… non ridere. È una cosa seria e io la prendo come un contratto vincolante, sappilo-
 
- io, Matt Holsen, dichiaro di voler prendere Alessia Chianti come mia sposa, e di amarla e onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte finchè morte non ci separi-
 
- tu sei morto, tu non sei qui…-
- si che ci sono. Toccami … -
- no…-
- Ale… toccami…-
- no…-
- toccami, Cristo santo, toccami!-
 
- io ci sarò sempre. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci sarò .Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per te.
 
-Vederti di nuovo felice, vederti di nuovo sorridere…amore, non mi togliere questa gioia solo perché sei convinta di dovermi qualcosa. Io lo so che mi ami. So che non mi dimenticherai e che mi terrai sempre con te, ma ricordati una cosa: la vita per te sarà ancora tanto lunga e vivrai ancora tante emozioni e tanti dispiaceri. Non lasciare che assieme alla mia di vita se ne vada anche la tua. Ama ancora, fallo per me. Ama ancora perché vederti amare è il regalo più bello che tu mi possa fare. Non ne sarò geloso, non sarò arrabbiato con te se lo farai, non mi sentirò tradito. Se c’è una cosa che ho capito è che nella vita non si finisce mai di innamorarsi -
 
- Vivi e fallo anche per me. Ama, sposati…diventa madre…vivi tutte le emozioni che avrei voluto darti io e fallo per tutti e due. Tu tienimi con te e io ci sarò. Sempre -
 
-…Non so cosa ti abbia fatta scappare da me, o forse si ma preferisco non pensarci perché altrimenti la gelosia mi divorerebbe vivo e non…riuscirei nemmeno ad arrivare alla fine di questo discorso forse inutile e sicuramente insensato che sto facendo…
L’abbiamo fatto e non me ne pento. Probabilmente se tornassi indietro lo rifarei ancora. Così come rifarei l’incidente in macchina e così come spunterei di nuovo la notte dalla tua finestra. Quello che voglio dirti è che…se lo vorrai…io sono anche disposto a fingere che non sia successo niente stanotte. Se ancora lo vorrai, io sarò qui per te. Sempre…-
 
- significa cosa tu sia diventata per me. Questa musica… è il motivo della mia scazzottata di stasera… sei tutto per me, Ale. Tutto. Hai tirato fuori da me emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare. Per te sono sicuro, sono felice, sono geloso, sono impaurito, sono forte, sono… tutto. Ti voglio mia, Ale. Ti voglio mia a tempo indeterminato e incondizionato. Ti voglio mia e io voglio essere tuo-
 
- fa l’amore con me…-
 
- Amo te in modo assoluto e totale e allo stesso tempo ho scoperto di amare lui in un modo molto simile… -
 
- Non ho mai creduto nel destino, questo lo sai bene, ma… più cerco di analizzare la mia vita e più mi rendo conto che il rapporto causa-conseguenza spesso di spezza, che accadono cose di cui io non ho controllo. Non so molto di come funzioni davvero la questione caso, libero arbitrio e disegno divino, forse la nostra vita se la giocano un po’ tutti e tre ma... ho capito che se tu sei lì e io qui, vuol dire che ci si aspetta ancora qualcosa da me, che tu ti aspetti ancora qualcosa da me -
 
- quando?-
- come?-
- quando te ne sei accorta?-
- la mattina in cui sono scappata. Noi… tu… avevamo le gambe intrecciate. Solo con Matt dormivo così. La notte in cui mi hai chiesto di fare l’amore, mi sono svegliata tra le tue braccia con le gambe intrecciate alle tue. Io e te non avevamo mai dormito così –
 
- tu… sei qui-
- sono qui…-
 
- shh, shh, shh… amore… sono qui, ok?-
 
- amore, amore guardami. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi… io tornerò sempre da te, intesi?-
- non fare promesse che non puoi mantenere-
- oh invece ci puoi scommettere che le faccio. Io ti amo…-
- perché, Rob? Perché tu mi ami ancora?-
- non lo so. Forse perché sono riuscito a odiarti con la stessa forza con cui sento di amarti… forse perché… anche nel periodo più nero in qualche modo tu c’eri sempre nella mia testa… forse per tutte e due le cose. Non lo so perché ti amo ancora, so solo che in ogni caso mi hai fatto sentire vivo e me stesso. Anche quando cercavo di alzare muri e sembrare un altro… riuscivo sempre a capire che in realtà non ero io, che ero me stesso solo quando tu entravi nei miei sogni e nei miei pensieri-
 
- è una cosa semplice, amore. Guarda-
 
- Ale, amore… vuoi…mi vuoi sposare?-
- si-
 
- Ti amo…-
 
La scelta giusta…


fine prima parte....
 


Forse è un pov un pò scontato... il matrimonio dico, ma non ho resistito al lieto fine davvero lieto e davvero sognatore.
Lo so che questo finale sembra l'ennesimo preludio al disastro ma fidatevi di me... non è così. E' solo che ho tagliato a metà nell'unica parte che me lo consentiva. Lo so che avrei dovuto lasciarvi con l'ansia ma... non c'è l'ho fatta.... sono troppo mielosa!

Ale, Beck e Lysa
Ale e Rob la sera della dichiarazione.

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Capitolo 46
*** capitolo 46 ***


capitolo 46 Salve cari lettori. So che mi merito tutti gli insulti di questo mondo per la lunga attesa a cui vi ho sottoposto per questo capitolo, soprattutto dopo che vi avevo promesso che sarebbe arrivato presto. Il problema è che quando manca la voglia di scrivere, il risultato dell’iniziare a battere le dita sulla tastiera e pregare che ne venga fuori qualcosa di buono è sempre disastroso. Ci ho provato un giorno, ma ho finito con il cancellare tutto quello che avevo scritto perché non corrispondeva nemmeno un po’ all’idea che avevo di questo capitolo.
Sono pagine desiderate e sognate quelle di oggi, sono state oggetto di molte fantasie e di molte riflessioni, di molti rimaneggiamenti mentali e materiali e questo è il risultato, sperando che lo apprezziate e diciate che il tempo atteso non è stato sprecato.
Per quanto riguarda la storia nuova… sono lieta di annunciare che anche la trama e l’intreccio ha assunto una forma quasi completa nella mia testa e che presto potrete leggere il prologo anche se non ho idea di quando giungerà il primo capitolo. Per quanto riguarda l’ultima rossa… voi mandatemi un cavaliere che mi faccia salire l’ormone e allora la scriverò. Per ora ho gli estrogeni che si sono presi una vacanza in sanatorio quindi… scusate per l’attesa.
Il primo capitolo del sequel è ancora in fase di sceneggiatura quindi… abbiate un po’ di pazienza, arriverà presto anche quello.
Non indugio oltre e rispondo in fretta alle recensioni (scusate la sbrigatività che non meritate ma ho appena finito il capitolo e sono molto di fretta. Chiedo venia e recupererò la prossima volta, prometto!)
ps: ricordatevi il blog!
 
Recensioni:
 
dindy80 : tranquilla!!! Io ci ho messo una vita a scrivere quindi il tuo ritardo non può che essere perdonato! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Per il ritardo di Ale… sorpresa!!!!!
Il libro… davvero ne hai parlato con tuo marito? Mamma mia ora mi sento importante!!!! :) sono contenta che la storia piaccia anche a lui e che sia concorde nella pubblicazione. Chissà, magari un giorno lo proporrò a qualche casa editrice, anche se ora come ora sono più propensa a proporre l’originale di cui sto finendo di definire gli ultimi dettagli. Però mai dire mai :)
Un bacio!
 
 Sei_Nel_Anima 2oo9 : ciauuuuuuuuu!!!!!!! A quanto vedo il capitolo ti ha entusiasmata!!!! Tranquilla per Ale, non ha ripensamenti! È solo che come ho detto l’altra volta ho tagliato il capitolo nell’unico punto in cui era possibile tagliarlo senza rompere la scena. Abbi fede! :)
Un bacione!!!!
 
 Enris : e si! Finalmente l’happy ending è arrivato! La Beck isterica… l’ho lasciata un po’ sul vago apposta. Mi torna utile la sua vaghezza anche per il sequel e quindi ho lasciato ancora il  mistero!
Spero che anche il sequel ti entusiasmi e ti appassioni come questa storia!!! Ma lo scopriremo presto, mancano ancora due capitoli (forse tre dipende da quanto è lungo il prossimo)
Ciauuuuu!
 
 Smemo92: secondo te lei è in dolce attesa??? Mah…. Chi lo sa :) sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e credo che non smetterò mai di ringraziarti per tutti i complimenti che ogni volta mi fai!
Un bacio!!!!
 
 giu_O : mbare!!!! Twitt ha dato le dimissioni dal mio pc! Si rifiuta di camminare! Ho formattato e tutto ma non riesco più a giungere, mannacc la miseria!
Concordo nel dire che Rob papà deve essere davvero la cosa più bella del mondo e per questo motivo forse il prossimo capitolo ti renderà felice (sarà il suo epilogo)
Rob e la sua dichiarazione… beh, dovevo per forza farlo paranoico, altrimenti non sarebbe stato lui!!!
Un bacio mbare!!!
 
 SASA 89 : grazie mille per i complimenti!!!! Si…è decisamente una favola, credo anche io :) magari le cose andassero così nella maggior parte dei casi (Matt escluso, certo). Però se non si può sognare qui, dove altro si può fare? :)
 
 Lorelag : tranquilla per le recensioni :) capisco perfettamente che lo stress universitario è il peggiore nemico di scrittori e lettori. È un mostro contro cui combatto anche io tutti i giorni! :)
Scoppi d’ira e istinti omicidio nei confronti di Ale a parte… beh :) la storia non finisce. C’è un sequel. Ebbene si, continuerò a giocare ancora un po’ con Rob e Ale mentre nel frattempo stenderò la mia originale in cui non ho resistito a usare il visino di Rob ancora una volta :).
Rassicurati, il finale dell’altro capitolo non è l’inizio della tempesta, ma semplicemente una riflessione. È il punto del chap dove mi veniva più facile fare il taglio dato che era bello lunghetto, come lo è anche questo :)
 
 lazzari : ciaooooooo!!!!  Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto e che l’idea del seguito già ti abbia entusiasmata! Per l’avviso l’idea è questa: il blog, come sempre, e poi pensavo di postare il primo capitolo assieme all’ultimo di questa storia. Se non il capitolo intero almeno il prologo. Purtroppo dovrete avere molta pazienza con gli aggiornamenti perché ho mille cose da fare, ma abbia te fede che continuerò a scrivere.
Un bacio!!!!!
 
 annaritaa86: sei una veggente??? :) o sono io che sono prevedibile? Matt… Matt ci sarà…
presagio di divorzio per Beckie? Chi lo sa… mi serviva un po’ di mistero per il mio sequel :) per ora non scucio niente! :)
 
 kyni : anche tu stai per sposarti???? Auguri!!!!!!!! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e che non ti sia parso scontato. Ovviamente conoscendo già la storia mi sembra tutto così naturale che non mi rendo conto che alcune cose davvero per i lettori restano un mistero :)
 
 CriCri88 : mbare!!! Mi sono data alla macchia! Twitter non ne vuole più capire di fungere! Va beh, ammetto anche che praticamente tutte le sere sono fuori e sto al pc sempre meno… la vita da single mi ha destabilizzata non poco.
Spero anche io che BD sia un unico film anche perché a conti fatti non ho proprio idea di come potrebbero spezzarlo e secondo me non avrebbe molto senso farlo. In un film da due ore e mezza, forse tre ci sta benissimo!
Matt al matrimonio…. Mbare fammi una statua allora picchi c’è!
Un bacio tesoro!
 
 Piccola Ketty: grazie per i mille complimenti carissima!!! E scusa per il ritardo ma la sindrome della pagina bianca mi ha colto. :) spero di non metterci più così tanto per il prossimo!
 
 sweetdreams : ciaoooooooooo!!!!! Grazie mille per i complimenti al capitolo! Oggi sarà ancora di Ale e il prossimo epilogo sarà di Rob. Il terzo di Matt sono felice che ti piaccia come idea. Più che altro l’ho voluto in modo che desse una conclusione se vogliamo esterna ai due pov. Non sarà un capitolo lungo, ma una semplice chiusura… o almeno in teoria, poi bisogna vedere i miei personaggi che faranno dato che spesso e volentieri se ne vanno per conto loro.
Un bacio!!!!
 
 alice_cassedy : ora mi taglierai la testa per tutto questo ritardo, lo so… mi spiace!!!!! La tua recensione è stata divina!!!!! Ho riso per mezz’ora quando l’ho letta!!!! Sono davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto e spero di recuperare il ritardo di questo con altrettanto entusiasmo da parte tua. È bello lunghetto quindi…. Spero ne sia valsa la pena anche stavolta!
Ebbene si il sequel verrà sfornato!!!!!
Grazie mille per i complimenti e scusa se rispondo stringata ma sono di frettissima!!!!
Ps: ringrazia la tua amica da parte mia per la sua recensione tramite te! :) è stata davvero carina a farmi avere in qualche modo il suo parere
 
 Cicci 12: ciaoooooooo!!!! La ff finita? Ah ah cicci, male male! Non leggiamo il blog! Ci sarà il sequel! :)
Sono felice che il chap ti sia piaciuto!!!!
 
 le_montagnine: ragazze mie come al solito mi avete fatto rotolare dalle risate!!!! Siete fantastiche davvero! Sono felice che il chap vi sia piaciuto e che Beckie abbia incontrato parecchie standing ovation da parte vostra! Ormai le cavolate che spara sono parte di me e non mi vergogno a dire che alcune frasi che metto in questa ff sono spesso e volentieri delle frasi diventate ormai topiche delle mie serate tra amiche. E dire che cerco di darmi un contegno almeno qui! Il piccolo Pattinson??? Bah…. Abbiate fede!!! Un bacio ragazze!!!!
 
 Annina88 : davvero non ti aspettavi le nozze???? Beh :) contenta di averti sorpresa!!!!
Il pov di Rob dovrà attendere il prossimo capitolo con un epilogo tutto suo che ho pensato fosse giusto dedicargli. Ho preferito fare tre epiloghi che narrassero situazioni ed eventi diversi e chissà se al fondo di questo capitolo riuscirai a intuire quale evento racconterà il nostro Rob.
Grazie mille per tutti i complimenti cara! Mi rendono sempre felice! :)
 
 romina75: non mi sono data alla macchia, tranquilla! :) ho avuto il blocco dello scrittore mannaggia la miseria!
Allora facciamo le persone serie dato che ahimè oggi il tempo scarseggia.
Da quel poco che ho capito di te dalla tua storia e dalle tue recensioni posso dire con assoluta certezza che avrei voluto esserci nelle ore prima del tuo matrimonio!!!! Secondo me ci sarebbe stato davvero da sbellicarsi dalle risate! Sei un fenomeno!!!!
Beck isterica… è una porta aperta verso il sequel… di più non posso dire, ma chissà che la cicogna comunque non giunga presto per qualcuno :)
Siccome ho diviso gli epiloghi tra Ale, Rob e Matt… mi dispiace dire che Jack e Kell oggi faranno solo una breve comparsata ma prometto tante cretinate con loro nel prossimo capitolo, che sarà un pov di Rob. Qui ho preferito chiudere ancora un punto in sospeso per Ale e sistemare alcune cosette con lei, dando spazio tra il capitolo prima e questo ai suoi amici. Un po’ per volta rivelerò il destino di tutti loro :)
Scusa tanto il ritardo tesoro! Spero non si ripeta! Un bacioooooo!
 
 Moglie: cara la mia editor e consorte! Ce l’ho fatta finalmente!!!!! Ho finito stamattina di scrivere ma ce l’ho fatta!!!!! Speriamo che ne sia valsa la pena!
Sto facendo i salti mortali per pubblicare ma dovevo in qualche modo rallegrarti la giornata no? Dispersa sui monti a fare l’infermiera (povera Bennie :( ) dovevo distrarti in qualche modo!
Un bacio moglie!!!! Ti lovvo da morire!!!!
 
 Lisettola: semplicemente grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!! :)
 
  _zafry_ : grazie grazie grazie per i complimenti e la fiducia nel mio migliorare! Grazie davvero! Sono felice di averti regalato il finale che desideravi!!! Un bacio!!!
 
Sophief88 : ci ho messo una vita però finalmente ce l’ho fatta! Mi sono voluti 5 giorni fuori dal mondo per concluderla ma alla fine eccomi. Anche questo capitolo è lunghetto quindi doppia difficoltà vedi???
Ma la vuoi finire con queste vene tragiche di pugni e scazzottate ai matrimoni?? XD io voglio finalmente fare la romantica e chiudere con il lieto fine e tu vuoi che ti faccia prendere a botte le persone?
Bah… io ormai mi rassegno XD
Un bacione amore! Ci sentiamo presto! ( ora mi aspettano i libri e un giro infinito per le assicurazioni! Finalmente la macchina sta arrivando!!!!!!)




 
 
Alessia pov: innocence.
 




Le migliori favole terminano sempre con un matrimonio e con un ‘e vissero felici e contenti’.
Leggendo le favole noi bambine impariamo a sognare l’abito bianco, il velo, la carrozza e i cavalli…impariamo a sognare il principe azzurro in groppa ad un destriero bianco come la neve che si impenna alla luce rosata di un tramonto mentre lui sguaina la spada e la fa roteare sulla testa prima di lanciarsi in nostro soccorso salvandoci dal nostro mostro personale. Un drago che fa la guardia alla torre dove siamo rinchiuse, una regina cattiva che ci avvelena, un vecchio barone che ci rapisce e ci rinchiude nelle segrete di un castello vecchio e diroccato… quisquilie tecniche  e dettagli di poco conto, il succo è quello. Il principe salva la principessa, la sposa e vissero per sempre felici e contenti. Perché la principessa ha fatto la scelta giusta. Perché lo stesso principe ha fatto la scelta giusta.
Tutti quanti fanno scelte, persino i personaggi delle storie. Chi disse mai al principe ‘molla il torneo di tiro con l’arco che c’è una donzella in pericolo da salvare?’, oppure ‘vedi che devi vincerti una moglie in una gara a prove di varia difficoltà per diventare re. Non preoccuparti, siamo in una favola, lei non è mai una scorfana e nessuno si sognerebbe mai di farti fuori perché devono attaccare il just married sul culo del cavallo con cui uscirete di scena’… Insomma quello che voglio dire è che il principe, anche se gli si ponevano avanti prospettive di gloria, di un regno in pace senza guerra, senza malattie e senza rivolte sindacali, aveva sempre la possibilità di dire no.
Poteva rispondere che doveva occuparsi del grave problema dei macachi volanti della strega del ‘Mago di Oz’, oppure che aveva un meeting con il Bianconiglio, il Cappellaio matto e lo Stregatto sul disboscamento della foresta di funghi magici cui non poteva proprio mancare… o ancora che doveva partecipare a una partita di croket con i fenicotteri nei giardini privati della Regina di cuori… o più semplicemente che doveva scegliere la fascia del colore adatto da mettere sul suo vestito per il ballo in maschera al castello. Poteva dire no, poteva dire ‘magari non ora’ oppure ‘che ne dici di provare a convivere prima?’. Poteva non sposarsi.
E la principessa? C’era forse scritto da qualche parte che una volta salvata dovesse per forza sposare il suo eroe? Ma chi cavolo ha detto che il suddetto principe dovesse essere per forza il suo vero amore? Non poteva dire ‘grazie, sei stato molto gentile a salvarmi ma che ne dici di restare amici?’. Anche lei poteva non sposarsi.
Le cose sono due: o i fratelli Grimm erano due poveri sfigati cessi squattrinati che credevano nel lieto fine per darsi l’illusione che la fortuna gira e tocca tutti prima o poi (tocca Cenerentola, il brutto anatroccolo, il povero e volete mica che non sfiori anche loro magari accidentalmente o anche per sbaglio?) oppure erano menti prodigiose con un quoziente intellettivo superiore a 180 la cui infinita saggezza li ha portati a capire che per far felici le fanciulle bastavano i sogni con cui intortarle e che fosse un gran colpo di genio far credere loro che il ‘felici e contenti’ non fosse solo uno slogan pubblicitario ma un lieto fine cui tutte loro potevano aspirare. Complimenti fratelli Grimm, gran bella pensata. Ci avete fregate tutte!
Che quindi il matrimonio non sia una trovata maschile per legare per sempre una donna al proprio destino e assicurarsi una progenie? Che sia una facciata che ti regala mesi, nel mio caso anni, di un amore da favola per poi farti scontrare con la dura realtà formato trappola di una vita fatta di pile di roba da stirare, bambini da rincorrere e un marito che non sai più se sia una balena che si è incagliata con il suo sederone alla poltrona, o un maiale che russa come un facocero che ha anche il coraggio di farti notare che non sei più bella come quando eri giovane?
Perché sposarsi è la scelta giusta?
Perché io devo far venire fuori la mia vena cinica il giorno del mio matrimonio e sparare minchiocazzate per dare un significato logico a quella sillaba che mi è nata semplicemente dal cuore?
Si.
Scelta giusta.
Matrimonio.
Bah… forse, ripeto, mi sto facendo influenzare da Beckie e dal fatto che sia un pochino esaurita dallo stress.
Ok, forse non è solo un pochino esaurita. È esaurita e basta.
Si affanna a lisciarmi lo strascico, a sistemarmi il capelli, a lisciare il velo che le ho chiesto di mettermi solo all’ultimo per evitare la noia di doverlo spostare di continuo dal viso per non rovinarmi il trucco. Il tutto enumerando ad alta voce, come suo solito, le mille cose che ci sono ancora da controllare e ricordare. Maicol tenta di darle una mano come può (vale a dire eseguendo  prontamente i suoi ordini senza discutere o avanzare pareri e consigli che avrebbero solo l’effetto di irritarla maggiormente) e ammetto che è un’impresa eroica soprattutto perché svolta in solitaria, dato che Lizzy è andata avanti con Vic e le bambine per sistemare le ultime cose in loco.
Già… il loco…
Una quando si sposa si aspetta di aprire la portiera della macchina e trovarsi davanti alla chiesa, oppure, come Beckie, di prepararsi e uscire allo scoperto a pochi metri dall’altare. Io perché devo scarpinare per Central Park reggendomi il davanti dell’abito in alto sopra le caviglie con Beckie appresso che mi porta lo strascico evitando così che diventi marrone per il frusciare sullo sterrato del parco?
Per un attimo mi è anche venuto il dubbio che la mia scampagnata tutt’altro che felice sia stata il risultato dell’ennesima cazzata dei maschietti galoppini. Hanno fatto casino con il catering e con il fioraio, perché avrebbero dovuto fare giusto con il servizio navetta-sposa?
- Beckie, che ci facciamo al parco, si può sapere?- sbuffo raccogliendo meglio il mio vestito tra le mani dopo aver mollato i fiori in mano a Maicol.
- foto, tesoro. Foto. Non le hai fatte a casa e ho pensato che il  parco fosse una location adatta- quasi rantola affaticata.
- si, i fiori, gli alberi, la natura… un fondale perfetto per una sposa felice- si intromette Maicol soccorrendo Beckie.
- Mic, ma il quadretto della sposa felice comprende anche le pezze sotto le ascelle, la fronte sudata e il fiatone?-
- emmm… no, però… potrebbe essere interessante. Insomma… tutti sudiamo, facciamolo vedere!-
- Maicol, che ti sei fumato stamattina? Dobbiamo dare spazio al reality proprio oggi?- sbotto allungando il passo decisa cercando di sfogare con il mio incedere il nervosismo represso.
- beh… Ale, non avrai proprio  le pezze alle ascelle… insomma, il vestito è senza spalline…- cerca di calmarmi precedendomi e guardandosi attorno con aria furtiva probabilmente cercando di scovare paparazzi appostati dietro agli alberi, se non addirittura sopra gli alberi.
Ultimamente sono ovunque, ovunque!
Organizzare il matrimonio cercando di mantenere la cosa segreta e riservata è stato pressoché impossibile. È stato come cercare di nascondere King Kong che passeggia tranquillamente mangiando banane per la Upper East Side. Impossibile.
Ho avuto la compagnia dei miei cari ex colleghi praticamente in ogni singolo luogo in cui ho fatto tappa con Beckie o Maicol o Lizzy che abbia avuto a che fare qualcosa con l’organizzazione delle nozze. E quando dico ogni singolo luogo intendo proprio ogni singolo luogo. Credetemi, non racconto una balla quando dico che nel bel mezzo della scelta dei confetti è sbucato fuori un fotografo che non solo mi ha ripreso nella contemplazione di due bomboniere tra cui ero indecisa (tulle rosa e bianco o tulle bianco e grigio perla per quali confetti tra quelli al cocco e quelli al cioccolato bianco?), ma mi ha anche rubato un confetto dalle mani dicendo che il confetto al cocco faceva schifo, quello al cioccolato bianco era banale e che avrei fatto meglio a ordinare quelli ai frutti di bosco. Quella mattina avevo praticamente toccato il fondo della pazienza scappando a gambe levate dal negozio e chiamando Rob nel bel mezzo di uno sfogo isterico di pianto da stress.
Ennesima prova di quanto gli piacesse starmi appresso è il “toto-abito” che mi hanno dedicato. Eh si, tra tutte le stupidaggini di cui hanno riempito i rotocalchi c’è anche questa.
I suddetti mostri perseguitatori sono riusciti anche ad immortalarmi attraverso le vetrine dell’atélier in cui stavo scegliendo il mio abito, riprendendomi con ben quindici vestiti diversi e inaugurando un giro di scommesse sull’abito che avrei scelto tra quelli provati.
Capite bene, dunque, come non mi stupirei affatto di trovarmeli appesi agli alberi a farmi loro il servizio fotografico per sbatterlo sulla prima pagina dei giornali spazzatura grazie ai quali portano la spesa a casa.
Lo so, lo so… dovrei essere meno intransigente con loro e sopportare tutto in silenzio dato che io stessa sono stata una paparazza, ma non ce la faccio! Io non ero così! Io la notte dormivo nel mio letto, non in un sacco a pelo sotto il portone della mia vittima!
Spero solo che anche loro, come me, ignorino completamente il luogo della cerimonia, anche se non ho certezze sulla loro inconsapevolezza circa la data di oggi. Per andare sul sicuro, Beckie mi ha costretto a indossare un enorme mantello blu notte lungo quasi fino ai piedi con un ampio cappuccio a coprirmi il capo in modo che io passi semplicemente come una delle tante spose che scelgono di sposarsi a Central Park ma che vogliono nascondere il vestito fino al momento della cerimonia. Diventa quasi banale prendersi la briga di lamentarsi per quanto si crepi di caldo qua sotto!
- Beck manca ancora tanto?- sbuffo iniziando a non sopportare più il caldo dovuto al movimento.
- qualche metro…- borbotta lasciando perdere il mio strascico e raggiungendo Maicol davanti a me, tendendo il collo verso sinistra prima di svoltare a destra in un sentiero che conosco molto bene.
I fiorellini rosa sono tutt’intorno a me e ogni tanto qualche petalo cade giù ai miei piedi mentre percorro ritrovando calma e serenità il viale alberato con lo sterrato sotto cui io e Robert abbiamo passeggiato migliaia di volte. È diventato un po’ il nostro posto, dove ci piace venire quando vogliamo staccare da tutto e da tutti, semplicemente camminando mano nella mano, parlando di sciocchezze e ridendo come matti per l’ennesimo pettegolezzo infondato e fantasioso.
Abbiamo persino tentato di andare di nuovo in bicicletta insieme, avendo cura però di usarne una con i freni funzionanti, anche se qualche volta lui ancora finge di non riuscire a frenare mentre imbocca a velocità folle la discesa che ci aveva lanciati dritti nel laghetto la prima volta in cui ci siamo avventurati sulla sua pendenza. È incredibile quanto riusciamo a divertirci insieme ridendo delle cose più stupide. Non c’è mai stato un solo momento in questi cinque anni in cui io abbia pregato per il suo silenzio, nemmeno quando i miei timpani preferirebbero che lo facessi. Sarà che il silenzio della lontananza che spesso lo porta via da me è già così difficile da sopportare che quando c’è mi sento in dovere di fare il pieno di lui per i giorni avvenire in cui qualche nuovo impegno mi impedirà di averlo con me.
Fa davvero tutto il possibile per non lasciarmi sola, e questo lo apprezzo tanto, soprattutto dato che ogni volta che dico di star bene credo che sappia quanto io patisca in realtà.
Spero che il matrimonio, il fatto di averlo ufficialmente mio a tempo indefinito, mi tolga un po’ delle mie ansie su cui, ammetto, sto ancora lavorando.
Seguo Beckie tenendo lo sguardo alto e ammirando ogni volta come se fosse la prima i giochi di luce del sole ormai alto tra i petali colorati fino a quando il cuore mi perde un battito e per una frazione di secondo mi dimentico come si faccia a respirare.
Non ci posso credere che sia… qui.
Non posso credere che abbia scelto questo posto.
Davanti a me, a pochi metri dalla leggera curva a sinistra che porta il sentiero ad affacciarsi giù dalla collina, al termine del nostro viale alberato poco prima della discesa, campeggiano disposte in file ordinate delle sedie bianche tutte voltate in direzione di una pedana i cui lati sono adornati da due grandi vasi di fiori bianchi. Nessun fiocco o fascia di tulle a segnare il percorso, nessun tappeto. Solo questi piccoli petali rosa caduti spontaneamente sullo sterrato.
I pochi invitati che abbiamo selezionato parlottano tra di loro e stringono la mano a Rob, incoraggiandolo con qualche pacca amichevole sulla spalla. Sorride meraviglioso a tutti e si sistema la giacca con fare nervoso, spazzolandosi via qualche petalo caduto dal cielo e invitando talvolta Kellan talvolta Jack a dare un’occhiata alla rosa bianca che porta all’occhiello per sistemargliela se storta. È davvero bellissimo.
E così è qui.
Sotto i nostri alberi, sul nostro viale, nel nostro parco.
- Beckie, reggi i fiori, che io vado a dire che siamo arrivati e che possiamo iniziare- si affretta Maicol, lasciando in mano a Beckie il mio bouquet mentre lei già si era affrettata nella mia direzione per slacciarmi il mantello e sistemarmi il velo che aveva portato steso sul braccio in una sacca bianca.
Sta per conficcare il pettinino che lo regge tra i miei capelli quando la fermo stringendomi addosso il mantello.
- Beckie ho bisogno di un minuto da sola- sussurro con il fiato mozzo e gli occhi ancora puntati sulle sedie e sugli invitati.
- cosa? Ale ma stiamo per iniziare!- protesta abbassandomi di forza il cappuccio.
- Beckie un minuto- ripeto allontanandomi dal velo che già stava allungando sopra la mia testa.
- non avrai intenzione di scappare vero?- mi chiede allarmata rinunciando a cacciarmi il velo sulla testa. Mi guarda con fare inquisitore e quando mette entrambe le mani sui fianchi e fa scattare in alto il sopracciglio sinistro mi decido a rassicurarla con un sorriso, ripetendo la mia richiesta e assicurandole che l’unica cosa che voglio è stare un secondo da sola per raccogliere i pensieri, non mancando di farle notare quanto poco lontano io possa andare con addosso un vestito che dire antifuga è poco.
- ok, tesoro. Io vado a vedere le bambine e a parlare con Lizzy delle ultime cose- sospira rassegnata prima che io mi volti rimettendomi il cappuccio sulla testa prendendo a camminare sul sentiero in direzione opposta alla mia chiesa naturale.
Non ho bisogno di elaborare chissà quali verità, non ho bisogno di farmi un training autogeno per convincermi del fatto che io stia facendo la scelta giusta. Questo è un quesito cui ho trovato risposta nel momento esatto in cui intravedendo Robert nel suo completo da sposo ho pensato alla sillaba si.
Quello che voglio è qualche minuto per me, per ritrovare la calma che mi serve per percorrere quei metri che mi porteranno a diventare sua moglie.
Moglie.
Mi è sempre piaciuta come parola. L’ho sempre trovata un vocabolo dal suono pieno, che scivola fuori veloce e scorrevole. L’ho sempre trovata un appellativo che già dal suono da l’idea del possesso al di là del suo significato.
Moglie.
Sei mia.
Sei roba mia.
Sei affare mio.
Questo trasmette in qualsiasi variante di tono venga pronunciata.
Mi si tingono le guance di rosso al solo pensiero della sua voce che mi chiama così. Moglie. 
Un titolo che mi proietta in avanti verso un futuro in cui lui ci sarà sempre, in cui lui non potrà mai lasciarmi perché stiamo creando un legame indissolubile. E al di là delle possibilità di divorzio che si affacciano sui tuoi pensieri quando pensi mai e in realtà mai è solo una parola di false promesse, io sarò sempre sua moglie, con o senza il prefisso ex davanti. In ogni caso, comunque vada io sarò sua moglie e lui mio marito. Sempre.
Il matrimonio è un legame che non si scioglie mai, e non è la Chiesa a dirlo. Sono io a pensarlo.
Comunque vada, qualunque cosa succeda, nessuno dei due potrà mai tornare indietro ad oggi, a questi ultimi minuti in cui possiamo dire di essere ancora liberi di tirarci indietro.
- eh si, fatto il passo non torni indietro-
L’unica voce che non può parlare è quella che mi giunge alle orecchie. Non ho mai dimenticato il timbro caldo e un po’ roco della sua voce, un timbro che si inserisce sempre alla perfezione in qualunque scenario. È una carezza, è una sicurezza… ma è solo frutto della mia fantasia. Sicuramente mi sto immaginando la sua voce perché è la voce che più di tutte mi ha sempre incoraggiata e sostenuta, perché ho sempre tenuto in gran conto i pareri che quella voce mi esprimeva, perché di quella voce mi sono sempre fidata. Perché oggi è un giorno importante e vorrei averla con me. Ma è solo fantasia.
- devi avere una fantasia molto sviluppata, bambolina, se credi di sentire la mia voce proprio oggi, non credi?-
Bambolina.
Solo lui mi chiamava così. Lui con la sua voce calda e roca con il riso nascosto che gliela incrinava un po’… ma è solo frutto della mia fantasia. Vorrei cullarmi nell’illusione ancora un po’, ma so che poi porterebbe alla malinconia e non posso proprio permettermela oggi. Quindi meglio troncare la mia immaginazione sul nascere perché comunque, in ogni caso, non può essere realmente lui. Non può essere lui… lui se n’è…
- … andato, lo so. Ma se mi fai la cortesia di voltarti potrei anche spiegarti -
È solo il frutto della mia fantasia, non è reale. La sua voce non è reale.
- Ale…-
Non esiste. Lui non esiste… è solo la mia fantasia.
- Ale…-
È un sogno, un bellissimo sogno in cui lui è ancora qui. Anni passano e anni interi non cancellano niente di lui che però resta un sogno. Uno dei tanti sogni che ogni tanto ancora mi svegliano nel cuore della notte. Solo sogni.
- Ale, per favore…-
Non può essere. La logica mi dice che non può essere. E anche se io so benissimo che sentire un morto è più che possibile questa volta so che è davvero impossibile. Perché lui non poteva più tornare da me, aveva finito il suo tempo. Quindi…
- Ale, amore, voltati, ti prego- sussurra la sua voce alle mie spalle. Una leggera brezza fa muovere la stoffa del mio cappuccio accarezzandomi le guance. La sua voce è così vicina, così dolce, così… vera. 
Ho paura di voltarmi, non so se di non vederlo ed essermi immaginata tutto o il contrario. Sono letteralmente paralizzata, spiazzata da questa assurdità.
- Ale… tesoro… voltati- . Stavolta non si limita a sussurrare. Una mano mi si posa sulla spalla, stropicciando il raso blu del mio mantello. Una mano e una voce.
Non fidandomi molto delle mie percezioni sensoriali uditive decido di dare un’ultima possibilità a quelle tattili, allungando una mano a cercare il contatto con la carne della mano che credo si trovi sulla mia spalla.
È liscia, marmorea, fredda… solida.
Le dita si intrecciano subito alle mie mentre un’altra mano mi cinge la vita e mi accompagna a ritrovare il rifugio sicuro che era stato il suo abbraccio. Freddo e marmoreo, ma al contempo caldo e rassicurante.
- sono qui, tesoro- sussurra al mio orecchio mentre io quasi non mi accorgo di aver lasciato cadere una lacrima.
- perché sei qui?- rantolo con fatica cercando inutilmente di dare un ordine coerente al mio sentire attuale. Troppa è la gioia, troppa la tristezza, troppa l’incredulità… troppa la confusione.
- dovevo vederti coi miei occhi, oggi- soffia stringendomi ancora di più a sé.
- no… intendo… perché sei qui? Come fai ad essere qui se…-
Non può essere qui, ha risolto la sua faccenda in sospeso. Non può più tornare indietro una volta che ha sistemato tutto quindi la mia è solo suggestione a meno che…
Sono stata un’idiota. Una perfetta idiota. Una perfetta idiota ingenua.
Lui… se n’è andato di proposito!
Mi allontano bruscamente dal suo abbraccio portandomi addosso la sensazione dell’atterraggio dopo una caduta da diversi metri d’altezza. Il senso di vertigine, di nausea, di ansia è pesante da sopportare quasi quanto lo è quello della consapevolezza di una menzogna.
- mi hai mentito- soffio stringendo i pugni per la rabbia, evitando di voltarmi, illudendomi del fatto che non guardandolo negli occhi posso continuare a pensare che lui non sia qui e che non sia mai potuto tornare da me. Forse così, riuscirò a conservare quel po’ di sanità mentale che mi serve per arrivare al fondo di questa giornata.
- sai perché l’ho fatto- risponde secco.
- perché come sempre hai voluto decidere tu cosa fosse meglio per me, ecco perché! Senza chiedermi niente, senza chiedermi cosa in realtà volessi, senza chiedermi… niente!- sbotto irata.
Ho talmente tanta rabbia in corpo che la sento scorrere nelle vene come se fosse corrente elettrica. Fossi in uno di quei cartoni animati giapponesi di arti marziali non mi stupirei di vedere concentrate nei miei palmi due grosse palle di luce bianca altamente distruttive.
- non l’ho deciso io cosa fosse meglio per te! È il naturale corso delle cose, Ale. Ti sei mai chiesta perché la gente non vede i morti?-
- però tu ti sei fatto vedere, tu sei tornato! Vuol dire che non te ne è mai fregato un accidenti del corso delle cose!-
- l’ho fatto per te! la situazione doveva tornare alla normalità prima o poi! Non potevi stare con me, Ale! Io non avrei mai potuto portarti ad un vero altare e darti dei figli!-
- e chi ti dice che a me la cosa non sarebbe stata bene?-
- fammici pensare, forse il fatto che sei qui con un’abito da sposa e che sei incinta?-
 
Forse il fatto che sei qui con un’abito da sposa e che sei incinta?
 
Sei qui con un’abito da sposa e sei incinta.
 
Sei incinta.
 
- eh?- esclamo voltandomi a guardarlo.
La sua bellezza accecante ed eterea mi sconvolge già di suo ma non è questa ciò che mi preme osservare ora. Sono un misto di sentimenti, un frullatore che mixa insieme emozioni differenti e spesso in piena antitesi inconciliabile. Non so fino a che punto essere arrabbiata perché so che in  fondo l’ha veramente fatto per me, ma al contempo non posso fare a meno di provare risentimento per l’inganno subito. Non so fino a che punto posso dirmi felice del fatto che lui sia qui perché se da un lato ho continuato a desiderare di rivederlo anche per un solo secondo in cinque anni, dall’altro la cosa mi confonde perchè mi rendo conto che il mio sentimento per lui in fondo non è mai cambiato e averne la conferma a pochi minuti dalle nozze mi mette in una posizione non proprio ottimale per avere la piena consapevolezza che il mio si sia la scelta giusta.
Ma tutto questo è stato prima di quella parola: incinta.
Cioè gravida.
Gravida come “prossima progenitrice”.
Gravida come futura partoriente.
Gravida come colei che si porta a spasso una pancia che raggiungerà la taglia maxi nel corso di nove mesi al termine dei quali si sgonfierà lasciandole in eredità un pargolo da allattare.
Gravida come nel caso in cui le mie ovaie avessero deciso di funzionare decentemente per la prima volta in ventotto anni, presentandosi con quasi un mese di ritardo per un motivo più che giustificato.
Gravida come gravida.
Sinonimo di “in dolce attesa”.
A sua volta sinonimo di “in gestazione”.
Incinta, insomma.
No, non sto capendo.
- dico… ti stai sposando quindi… beh, io non avrei potuto…- si affretta a spiegarmi lui guardando terra e passandosi una mano tra i capelli come se dovesse tenerla occupata in qualche maniera.
- l’altra cosa. Che hai detto?-
- ma niente Ale… è…-
- non è niente, tu senti gli eventi o mi hai mentito anche su questo?-
Devo sapere se il mio stato di donna incinta è reale e attuale o solo una possibilità che si verificherà in un tempo si breve ma non già in corso.
- non ti ho mentito! Non ti ho mai mentito veramente! Prima o poi sarei veramente dovuto andare via! Con o senza Rob, per te!-
- Matt, non mi interessa questo ora. Hai detto “incinta”… è una cosa… attuale?... futura?-
Finalmente alza lo sguardo e mi squadra cercando di decifrare quanto io desideri sentirmi dire “si è attuale” o “no, per ora sei ancora sterile come una sala operatoria”.
Cerco di incoraggiarlo con lo sguardo, e lui finalmente in un soffio si decide a parlare.
- attuale-
- di quanto?-
- sei settimane-
- ne sei… sicuro?-
Ancora una volta aspetta il mio sguardo di incoraggiamento per rispondermi.
- si-
Si…
Si è una strana sillaba. È incredibile quanto due lettere accostate l’una all’altra possano arrivare a sconvolgerti al punto tale da farti venire un mancamento.
Si…
Istintivamente porto una mano al ventre sotto il mantello, come se potessi mai già sentire la prova tangibile della presenza di una nuova vita dentro di me. Una nuova vita… un nuovo nome, una nuova persona nel mondo che condividerà pelle, carne e cuore con me, che avrà metà del mio patrimonio genetico a riempire le sue vene… un qualcuno che mi apparterrà nel modo più assoluto e inscindibile esistente in natura.
Si…
Si e la mia vita cambia ancora. Si… e questo è… un bel cambiamento.
Istintivamente mi apro in un sorriso che si allarga fino a quando non ce la fa più a trattenersi e scoppia in una risata di gioia.
Si.
- Matt… io… sarò una mamma- sussurro riprendendomi e gustando il sapore di quella parola sulle mie labbra. Sarò una mamma.
Quindi Rob sarà… papà?
Papà… l’altra metà dei geni del mio bambino è suo. E io mi sto per sposare con lui… e non sa che sono incinta… e non abbiamo mai parlato di avere bambini. Insomma… ora come ora abbiamo sempre detto che sarebbe un po’ difficile visto il suo lavoro, il mio… però, adesso le cose sono diverse.
E se non volesse essere papà?
E se non volesse più sposarmi quando gli dirò che siamo incinti?
E se lui si tirasse indietro o mi chiedesse di rinunciare al nostro bambino perché questo non è il momento adatto per avere figli?
Non potrei mai rinunciare al mio bambino (incredibile quanto poco tempo mi sia bastato per essermi già affezionata alla creaturina che porto in grembo) per sposarmi con un uomo che non lo vuole.
Al pensiero di perdere Rob il cuore mi si incrina, ma la ferita si approfondisce creando crepacci degni del Gran Canyon contemplando l’ipotesi che lui mi possa costringere a scegliere tra lui e mio figlio.
- tranquilla… andrà tutto bene- mi sussurra Matt abbracciandomi e stringendomi forte a sé.
- ne sei sicuro?- borbotto nascondendo il volto nell’incavo del suo collo d’angelo che sa di tutto ciò che amo di più. Sa di vento, sa di cioccolata, sa di nocciole tostate, sa di pasta dentifricia alla menta, sa di carta nuova, sa d’inchiostro, sa del suo profumo, sa del profumo di Robert, sa… di ogni cosa che amo al mondo.
- più che sicuro - mi rassicura allontanandomi per guardarmi negli occhi.
I suoi occhi neri sono radiosi, specchio della felicità profonda che mi è nata dentro da pochi minuti dalla consapevolezza inaspettata di diventare madre.
Non ci pensi, non lo cerchi, dici “non adesso”… ma nel momento in cui prendi coscienza del fatto che qualcuno cresce dentro di te già lo ami. È naturale.
Gli occhi di Matt sono un porto sicuro, un lago nero calmo e placido che contiene tutta la saggezza profonda che solo la comprensione più profonda del soprannaturale ti concede. È un angelo.
È come lo ricordavo, bello e luminoso come l’ho sempre sognato. Semplice e glorioso nella sua maestosità, terreno e sovrumano … il mio angelo.
I tratti del suo viso non sono cambiati di una virgola, il suo modo di portare i capelli, la ruga del suo sorriso… È sempre uguale.
Se lui dice che andrà tutto bene, come posso non fidarmi?
- andrà tutto bene, vedrai - ripete tenero - e ora sorridi. È il tuo matrimonio, non puoi mica presentarti all’altare come se avessi appena visto un film di horror di serie b!-
Mi sorride incoraggiante scuotendomi leggermente come a ridarmi vigore.
- ti stai sposando e stai diventando mamma, non c’è giorno più bello che tu possa vivere. Sii felice e lascia da parte ogni angoscia-
- secondo te dovrei dirglielo? Insomma… prima che…-
- come ti senti, amore. Tu pensa ad arrivare lì e appena lo vedrai saprai cosa fare-
- detta così sembra facile -
Non è per niente facile.
Abbiamo sempre parlato di quanto sia importante sfruttare questo momento per lui fortunato con il lavoro, soprattutto adesso che sta selezionando assieme al suo agente delle proposte interessanti che se avessero successo sarebbero un importante passo avanti per la sua carriera. Avere un figlio adesso… vorrebbe dire passare nove mesi da sola, vorrebbe dire non averlo presente a nessuna visita, a nessuna scelta di tutine… forse nemmeno al momento del parto. Ha firmato dei contratti, si è impegnato per diverse apparizioni… non può mollare tutto. La sua carriera prenderebbe presto la via della discesa: da troppo poco da parlare, si concede alle folle di fan sempre di meno, si sposa in segreto… recede dai contratti importanti. Verrebbe tacciato  come uno dei tanti che raggiunte le vette del successo si dimentica da dove è venuto.
Non è per niente facile.
Il mio si non è mai stato così pesante come adesso. Ama il suo lavoro tanto quanto io amo il mio e non potrei mai chiedergli di rinunciarvi anche se so che forse lo farebbe anche se non sarebbe più lui. Se non volesse diventare padre adesso, se non volesse assumersi ora questa responsabilità che ci è capitata inaspettatamente, io non avrei il coraggio di diventare una moglie. Non avrei il coraggio di diventare sua moglie.
Non è per niente facile.
- ma è facile- mi sprona Matt scuotendomi per le braccia. - Ale, è quello giusto. Non ti dico che non ci sarà nemmeno un giorno triste nella tua vita con lui, non ti dico che non ci saranno momenti difficili, momenti in cui ti chiederai se davvero siete fatti per stare insieme… però ti dico questo. Ti ama tanto, ti ha sempre amata tanto. Da lassù vedo tante cose, tesoro. Sento tante preghiere, tante promesse fatte con cuore apparentemente puro ma che in realtà custodisce già il dubbio del tradimento della promessa. La maggior parte della gente contempla il fallimento e lo tiene in conto come una delle possibili vie d’uscita. Sono davvero poche le persone che quando pensano “per sempre” lo considerano in termini assoluti, senza lasciarsi margine di fallimento. Robert è una di queste persone.
Quando si è svegliato questa mattina… ha avuto paura come te adesso, perché è questo che senti senza rendertene conto, tesoro. Hai paura che lui non sia la scelta giusta. E per quanto tu ti dia mille motivi, mille risposte logiche per dirti e ripeterti che non hai paura… se non ne avessi non avresti sentito il bisogno di allontanarti per stare da sola, non avresti dubitato nemmeno per un istante della sua felicità nell’apprendere che porti in grembo suo figlio. Anche lui ha paura… È normale avere paura, Ale. È normale avere paura quando sai che ogni tua scelta condizionerà l’esistenza della persona che ami e per te ora è ancora più naturale perché sai che dalle tue decisioni dipenderà anche la vita di una creatura che non ha l’età per avere voce in capitolo in niente. Il segreto è avere paura insieme e tutto andrà sempre per il meglio-
Le sue parole, la sicurezza con cui le pronuncia, agiscono come un balsamo che calma le mie ansie. Come posso non credergli? Come posso non fidarmi?
- grazie Matt-
- di cosa, tesoro?-
- per essere qui oggi… per avermi rassicurata, per… avermi detto la verità, per… -
- aver assunto le vesti di un test di gravidanza…- commenta strappandomi una risata che spazza via del tutto la preoccupazione dalla mia mente.
- si… anche per quello- ridacchio coprendomi la bocca con una mano.
- se non altro sono più affidabile di quei cosi che fanno solo casini con linee e faccine e non sei costretta a farti fuori litri e litri di succo d’arancia per farli funzionare no?-
- già… bel problema in meno-
- vuoi scherzare? Ti ho anche evitato l’imbarazzo di andare a comprarli al supermercato con tanto di occhiate di congratulazioni delle cassiere! È sul serio un bel problema in meno!-
- ora non te la tirare-
- non me la tiro, ma ci tengo a prendermi tutti i miei meriti-
- sempre modesto, mi raccomando -
- non è questione di modestia, ma di semplice verità-
Riesce sempre a farmi ridere, in ogni situazione lui è sempre riuscito a farmi ridere. È sempre riuscito a sdrammatizzare i momenti più tesi e a lasciarseli alle spalle come se la discussione non ci fosse mai stata, come se solo un attimo prima avesse parlato delle condizioni metereologiche.
Non ha mai sopportato la tensione, non ne è mai stato capace e anche in questo è sempre uguale.
- sei davvero bellissima, tesoro. Lo sei sempre stata - sospira tra sé e sé tornando serio mentre accarezza la pelle della mia guancia con il dorso della mano.
- non potevo proprio mancare oggi… non ho resistito a farmi vedere, anche se sapevo che avrei potuto incontrare le tue ire per averti mentito. Dovevo mantenere la mia promessa quando avresti capito il perché della mia bugia-
La promessa… quale…?
- hai promesso che…- inizio arrivando a capire di quale delle tante promesse stesse parlando.
- che ci sarei stato sempre nei momenti importanti della tua vita. In verità ti ho sempre seguita, solo che forse tu… ti ho detto che forse non mi avresti visto, ma… io c’ero- sussurra tenendo gli occhi fissi nei miei come se stesse cercando di suggerirmi dei ricordi solo con la forza magnetica del suo sguardo.
- le piume… eri davvero tu-
Ho sempre pensato che le piume fossero un suo segno, ma non ho mai avuto la pretesa di poter affermare con certezza che le cose stessero davvero così.
Credo che quando una persona cara ti venga strappata via, il desiderio di sentirla vicina ti porti a vedere segnali anche dove non ci sono, tanto per non sentirti solo. Abituata a raccogliere le sue piume in giro per la casa, subito l’ho associato alla loro figura, incoraggiata nel pensiero dal fatto che ogni singola volta in cui le vedevo era un momento in cui avrei voluto la sua presenza, il suo parere, il suo conforto. Sapere che era realmente lui… non so dire. Semplicemente mi riempie il cuore di un calore che mai prima di allora mi aveva fatto sentire così amata, così protetta, così preziosa.
- già… ma oggi non mi bastava, oggi… dovevo vederti. So di esser stato profondamente egoista a comparire proprio oggi. Forse non avrei dovuto… ma non ho resistito. Scusa se ho rovinato il tuo giorno, Ale- si scusa abbassando la testa, temendo forse di leggere l’accusa nei miei occhi.
- non ti azzardare nemmeno a pensarlo, d’accordo Matt? Sei stato il regalo più bello di questa giornata, tu e la notizia che mi hai portato. Inaspettato, certo… ma non hai rovinato nulla, quindi non ti scusare per essere stato il mio regalo. Perché è questo che sei oggi, un regalo. Un regalo magnifico- mi affretto a correggerlo.
- più bello del servizio di porcellane di Capodimonte di tua madre?-
Cosa ho appena finito di dire? Non resiste a fare la persona seria più di due minuti di fila. Sembra sia allergico alla serietà, manco si dovesse riempire di pustole e piaghe se passasse un solo secondo di più senza sorridere.
- che bassa considerazione hai di te stesso, Matt. Possono anche chiamarsi Capodimonte ma sono orribili! Credo che le userò quando avrò voglia di cimentarmi nel tiro al piattello -
- oppure potrai tirarle a Rob quando sarai nel mezzo delle crisi ormonali per via del bambino -
- in effetti potrebbero tornare utili -
Ridiamo insieme al solo pensiero di me con il pancione a tirare piatti dietro a Rob, gridando isterica per la casa. Continuiamo a ridere ipotizzando insieme le più fantasiose scenette di sbalzi ormonali che potrebbero cogliermi e le reazioni paranoiche di Rob. Smettiamo di ridere solo quando intravediamo Beckie camminare a passo di marcia nella nostra direzione, cioè della mia.
- forse… è ora di andare - commenta Matt con una piccola nota di malinconia nella voce.
- già…- rispondo con lo stesso tono, prima che un desiderio mi risalga la bocca senza poterlo fermare - Matt… tu…-
- tornerò ancora, se lo vorrai…-
- certo che lo voglio! -
- …e se Rob lo vorrà-
- e perché non dovrebbe volerlo, scusa?- . Questa è davvero bella! Va bene sposati ma che Rob debba decidere per me se voglio vedere Matt…
- beh… sarà tuo marito. Non so se vorrà ancora vedere la mia faccia... insomma, siamo comunque stati insieme… nella sua testa tu anni fa l’hai lasciato per me -
- però era bello quando eravamo una famiglia tutti e tre. Si certo, lui poteva solo sentirti e non vederti ma…- Un lampo di luce sul suo viso imbarazzato, il suo distogliere lo sguardo mi dice che sono caduta in fallo. - Aspetta… lui ti poteva vedere... lui ti ha sempre visto!-
L’ha sempre visto! Non era vero che sapeva sempre dov’era perche si basava sul suono della voce o dalla direzione del mio sguardo!
- anche questa è una cosa che ci siamo tenuti per noi perché pensavamo di fare il meglio per te. Se avessi pensato che io usassi le mie energie per mostrarmi a lui togliendo del tempo a noi… scusa. Sono stato io a imporgli il silenzio, se anche lui ha mentito a suo tempo è stato perché gliel’ho chiesto io. Prenditela con me se devi, ma non giudicare lui.-
Sinceramente io ormai non so più per cosa me la devo prendere né se io me la debba più prendere per qualcosa. Ovvio è che la mia passeggiata per trovare la calma e la serenità interiore si è trasformata nel viaggio alla scoperta degli altarini. Fossi caduta nella tana del Bianconiglio magari ne sarei uscita meno shoccata. Inizio a pensare che a volte sul serio l’ignoranza sia un bene.
Matt continua a gettarmi occhiate preoccupate mentre ogni tanto butta l’occhio in direzione di Beckie che si sta avvicinando a grandi passi.
- tanto per sapere… c’è altro che devi dirmi? Chessò… ti stai attivando per scoprire il modo di resuscitare i morti? Hai vinto un pass eterno per i viaggi sulla terra come miglior angelo del mese?- commento incrociando le braccia al petto e simulando un cipiglio scocciato cercando di imitare il suo modo di alleggerire l’atmosfera. Buttare benzina sul fuoco, arrabbiarsi ora… non servirebbe a nulla, e poi per cosa? L’ho sempre saputo che non è dato a tutti avere il tempo in più che è stato dato a noi. Non è giusto lamentarsi della grazia immensa che ci è stata fatta, nemmeno se scopri che era stata infarcita di bugie cosiddette “a fin di bene”.
- no, niente di tutto questo, semplicemente… sono un angelo egoista che ossessiona la sua ex fidanzata -
- ossessiona è dire poco! Tu mi hai portata sul lettino di una strizzacervelli, te lo devo ricordare?-
- te come tante altre persone -
- è una consolazione sapere di non essere l’unica. Tra un po’ potremmo formare un partito e presentarci al congresso chiedendo più diritti e più rappresentanti-
- potrebbe essere un’idea -
- già, credo che la terrò in debita considerazione anche se… non so quanti seguaci raccoglierei se ammettessi di vedere i morti e parlarci assieme. Forse solo Rob, ma lui non fa testo. Potrebbe decidere di unirsi per questioni di solidarietà anche se non ti avesse mai visto. Potrei chiedere a quella medium di Brookling! Quella si che secondo me ne sa!-
- spiritosa Ale, davvero. Ora vuoi dare un senso alla giornata e andare a sposarti?- conclude guardando nervoso in direzione di Beckie che ormai è pericolosamente vicina a raggiungerci.
- è già il momento di lasciarti?-
- starò con te, se vuoi e…-
- … se vuole Rob, lo so. Ma io ho la soluzione-
- sarebbe?-
- accompagnami all’altare Matt-
Mi guarda come se gli avessi appena chiesto di afferrare l’aria per me, solidificarmela e metterla in un barattolo: sbalordito e al limite dell’incredulo.
- cosa? Sei seria o mi prendi in giro?-
- mai stata più seria. Mettila così: il breve tragitto verso l’altare sarà un regalo per me per farti perdonare di tutte le palle che mi hai raccontato, e nel frattempo andresti da Rob e capiresti subito se anche lui ti vuole ancora con noi oppure no. In più… sei tu che mi devi portare da lui. Se non fosse stato per te, nessuno dei due sarebbe qui oggi. Devi essere tu a mettere la mia mano sulla sua per concludere il lavoro che hai iniziato -
- avete fatto tutto voi, ragazzi… io non centro niente- si tira fuori abbassando la voce e invitandomi a fare lo stesso dato che Beck, ormai, è a portata di orecchio. Ridare sintomi di pazzia proprio oggi l’avrebbe sicuramente convinta ad annullare il matrimonio e sostituire il bianco del mio vestito da sposa con quello più adatto della camicia di forza e a modificare la destinazione del mio viaggio di nozze dal tour del Mar Rosso alla clinica psichiartica. Una prospettiva mooooolto poco attraente.
- sarà, ma io ho sempre creduto che le cose stessero così, e voglio continuare a pensarlo, anche se non è la verità tecnica - dico cercando di convincerlo ad accettare.
- Ale, io…- sospira passandosi le mani tra i capelli frustrato e sofferente.
- si o no, svelto!- lo incito, sapendo che lui raramente riusciva a dire no quando lo mettevo alle strette.
- si… no… si… Ale, non…-
- si o no ? -
- Ale non lo so… è complicato-
- si o no? Rispondi! Sono una donna incinta, è pericoloso contraddirmi. Si o no ?-
- Ale è il tuo giorno e io non…-
- Si o no? -
- no… si… no, no… si…-
- si o no? -
- ok, si!-
Come previsto.
- riesci sempre a fregarmi- borbotta girandosi a braccia conserte mentre io nascondo un sorriso sotto i baffi, prima di voltarmi verso Beckie.
- allora, sposa fuggitiva. Ti ho lasciato tutto il tempo che volevi ma ora, seriamente, dobbiamo andare altrimenti Rob inizierà a pensare di esser stato sedotto e abbandonato all’altare - si affretta Beckie tirandomi per una mano. È tutta trafelata per via della marcia sotto il sole fatta per raggiungermi e sicuramente resa ancora più pesante dallo stress che già si portava addosso.
- non ci sono manco arrivata all’altare, come faccio ad averlo abbandonato?-
- ah perché hai anche considerato l’ipotesi di farlo?-
- ma no!-
- ah-emm- tossicchia Matt, guardandomi in tralice passandosi una mano sulla pancia. Ok, si ci ho pensato, ma solo come reazione a un suo eventuale rifiuto ad accettare il nostro bambino, altrimenti mai e poi mai avrei pensato una cosa del genere!
- Lo sai che chi dice le bugie non va in paradiso, vero Ale?- mi provoca Matt sapendo che più che con lo sguardo non posso rispondergli.
- Sono già tutti seduti e pronti, aspettano solo te. Tua madre ha avuto già da dire sui fiori, sulla disposizione dei posti, sul numero per lei troppo esiguo degli invitati e sul fatto che non sei arrivata in macchina fin sul posto. Come se nasconderti non fosse già abbastanza difficile! Secondo lei saremmo dovuti arrivare con le fanfare e i manifesti! O almeno questo ho capito dal suo inglese zoppicante. Dice che si è messa a studiare non appena ha saputo che ti sposavi così almeno poteva capire la cerimonia. Si, io dico che così poteva farsi capire da me e da Lizzy mentre criticava il nostro lavoro!- dice Beckie a macchinetta mentre mi trascina quasi di corsa lungo il viale alberato verso il fondo dove si sarebbe svolta la cerimonia. Tipico di lei vomitare parole una dietro l’altra quando è nervosa.
La seguo cercando di raccogliere il vestito attono alle gambe per non macchiarlo e reggendomi il cappuccio sulla testa con una mano mentre Matt mi trotterella di fianco ormai rinunciando a contestare la sua presenza alla cerimonia.
- Jack e Kellan hanno già fatto casino, Ale ti avverto! Sono riusciti a rovesciare due volte il vaso di fiori vicino all’altare mentre facevano i cretini. Lizzy probabilmente è ancora lì che li prende a borsettate e sinceramente spero sia così almeno mi riterrò quasi vendicata per l’assalto che hanno tentato al mio appartamento- borbotta sempre trascinandomi e scostandosi con una mano dei ciuffi di frangetta dalla fronte di tanto in tanto.
Camminiamo talmente svelte che ci impieghiamo nemmeno un minuto intero prima di arrivare a qualche metro dalle sedie che già ospitano i pochi invitati che io e Rob abbiamo selezionato tra gli amici più cari. Una trentina di persone e non di più, abbiamo voluto una cerimonia veramente semplice e povera di fronzoli superflui. Contro le insistenze di Beckie e Lizzy ci siamo anche rifiutati di fare la lista nozze, proprio per il piacere di stare semplicemente tutti assieme in un giorno per noi importante con persone che già ci rendevano felici solo per la loro presenza.
- aspetta qui, io vado a prenderti il velo e a dire alle bambine di tenersi pronte. Torno subito, ok?- mi dice Beckie nascondendomi dietro a un albero prima di schizzare via.
- è davvero fusa - commento appoggiandomi al tronco e allentandomi un po’ il fiocco del mantello.
- già, povera la mia Beckie - mormora Matt in risposta appoggiandosi al tronco dell’albero di fianco al mio.
- si è fatta in quattro per organizzare questo matrimonio e mi sorprende come ancora riesca a mantenere una parvenza di lucidità mentale. Io avrei già alzato bandiera bianca -
- ti vuole bene, Ale. Ha sempre voluto il meglio per te -
- ogni volta non posso fare a meno di sentirmi in colpa per quello che le ho fatto -
- è passato, tesoro. Ti ha già perdonata-
Da dietro il mio albero sbircio la situazione degli invitati e cerco Beckie e Lizzy tra la sparuta folla per riuscire a capire quanto manchi ancora. Dopo qualche minuto intravedo la testa bionda di Lizzy che si avvicina nella mia direzione e inizio a sciogliere del tutto il fiocco del mio mantello, facendolo scivolare giù dalle spalle e godendo finalmente dell’aria fresca sulla pelle scoperta delle spalle. Quel coso teneva davvero troppo caldo.
- accidenti Ale, sei meravigliosa!- grida Matt avvicinandosi e prendendomi una mano per farmi fare un giro su me stessa.
Ho scelto un vestito abbastanza semplice, senza spalline, con una lunga coda e due fasce sul corpetto un pochino più elaborate.
Ho provato un sacco di abiti ma quando ho indossato questo vestito di seta leggera e quasi impalpabile ne sono rimasta immediatamente conquistata.
I lunghi veli della gonna e della coda mi ricordavano molto quello dei vestiti delle fate (secondo Beckie mi mancavano i due codini biondi in testa e potevo passare per Serenity di Sailor Moon), così leggeri e morbidi, che si gonfiavano leggermente al minimo soffio di vento, alzando i veli in alto come se fossero le ali di una farfalla.
Non avevo previsto il velo, ma Beckie aveva insistito a darmi il suo dicendomi che dovevo portare addosso qualcosa di prestato altrimenti avrebbe portato sfortuna.
- tu non hai idea di quanto invidi Rob in questo momento - confessa Matt con un velo di tristezza nello sguardo mentre si passa tra le dita un ciuffo di capelli che scende giù dalla mia acconciatura.
In quel momento capisco che forse chiedergli di accompagnarmi all’altare non è stata proprio una delle più grandi idee che io abbia mai avuto, anzi. Ho forse toccato oggi le vette più alte della scarsezza di sensibilità e il picco massimo di egoismo.
Come ho potuto chiedergli di consegnarmi ad un altro uomo? Ma che razza di persona sono se non sono riuscita a capire che il parere di Rob sulla faccenda andare-restare-tornare forse non è l’unico motivo per cui Matt fosse così restio ad accettare la mia richiesta? Come ho potuto non pensare che anche per lui oggi sarebbe stata una giornata difficile?
Io ho preso la mia decisione anni fa sulla sua lapide, scegliendo di accettare Rob nella mia vita, ma mi rendo conto che per lui l’addio a me, come sua ragazza, come suo amore, come… sua… è oggi.
- Matt, mi dispiace così tanto… se non vuoi accompagnarmi all’altare non importa, posso capire. Non…- balbetto cercando di fargli capire con gli occhi che non gliene farò una colpa se decidesse di tirarsi indietro.
- no, Ale, hai ragione. È giusto così. E non perché sia stato io a mettevi insieme, come pensi tu- mi risponde dolce tracciando il contorno del mio mento in punta di dita.
- Ho sempre pensato che a dover accompagnare la sposa all’altare debba essere una persona che ci tiene a lei e a cui lei tiene, non tanto per il gesto della consegna, del… passarla allo sposo come se fosse una proprietà, quanto per il fatto che compiere quei passi da sola verso l’altare non deve essere una cosa poi tanto semplice e ci sia bisogno di qualcuno di cui fidarsi, a cui sorreggersi… e se tu hai scelto me, non posso tirarmi indietro. A Rob invidio la vita, non invidio te perché comunque io so che tu sei ancora mia, lo sento. Però la sua vitalità posso invidiarla anche a Beckie, a Luke… a Maicol… diciamo che invidio la vita di Robert perché so che lui la sua la sta donando a te, come marito e questo è un gesto che avrei voluto fare io… ma un morto può invidiare la vita quanto vuole tanto non tornerà mai vivo. Può solo vivere la sua non vita accanto alle persone che ama cercando di proteggerle ed essere presente quando hanno bisogno di lui. È questo il massimo che posso fare ed è questo quello che ormai mi è concesso, anche se vorrei poter fare molto di più-
Solo in questo momento capisco quanto anche per lui devono essere stati difficili questi anni, molto più difficili dei miei. Morto e vivo allo stesso tempo, imprigionato in un sentimento che non può esplorare altre frontiere, che lo costringe a mantenersi immutato subendo il cambiamento delle persone che ama. Se io pensavo di essere quasi annientata da dolore, credo che se avessi provato una briciola di quello che prova lui sarei morta e rimorta nei secoli dei secoli.
- forse è meglio che io non torni più da te, Ale, dopo oggi. Non voglio che mi dimentichi ma… sai che non riesco a mentirti mai sul mio sentire. Sto bene, sono felice sapendoti felice, e per quanto io voglia bene a Rob, mi fidi ciecamente di lui e so che lui è la persona giusta per te… non riesco a non desiderare di poter essere al suo posto. Non posso far vivere te a metà per il puro egoismo che dimostro nel desiderare il tuo sguardo addosso, il tuo abbraccio, il tuo sorriso a me…sapere che mi vedi e mi senti come io vedo e sento te… non posso farti vivere a metà. Oggi è stato l’ennesimo atto egoistico da parte mia venire qui… ma anche io avevo bisogno di lasciarti libera, come tu hai fatto con me anni fa. Dovevo farlo. E se per farlo sul serio devo accompagnarti a un altare lo farò, ma sappi che sempre, sempre io veglierò su di te, come è stato fin’ora e come continuerà ad essere-
È venuto per dirmi addio.
È venuto per dirmi la verità e lasciarmi libera.
Nobile Matt. Splendido Matt. Meraviglioso angelo.
Riesco a capire perfettamente quello che dice e mi rendo conto che questa davvero è la soluzione migliore per tutti. Riportare le cose nel loro giusto ordine è il modo giusto per non soffrire più.
Ancora una volta mi è stata data un’opportunità che non è data a tutti ricevere, e non posso lamentarmi e pretendere che lui resti con me perché non è così che deve essere.
Non sarei solo io ad essere spezzata. Lo sarebbe lui, lo sarebbe Rob… saremmo tutti e tre spezzati, e tutti e tre per certi versi infelici. Si è meglio così.
Mi asciugo le lacrime silenziose che erano scivolate giù con il dorso della mano cercando di trattenere le altre che vogliono scendere.
- su, andiamo ora. C’è uno sposo che ti aspetta- mi incoraggia tenero non appena tiro di nuovo su il viso dopo essermi data una risistemata.
Gli sorrido in risposta cercando di far trasparire tutto quello che vorrei dirgli, dato che non riesco ad emmettere più nemmeno mezzo suono, sopraffatta da tutte le emozioni che si aggrovigliano nel mio stomaco.
Mi porge il braccio e prima di incamminarsi verso Beckie e Lizzy che avevano ripreso a camminare verso di noi dopo essersi fermate almeno un’altra cinquantina di volte con gli ospiti, si attarda ancora rimirarmi per qualche secondo.
- sei bellissima, amore mio. Ma permettimi di apportare una piccola modifica, posso?- chiede attendendo un mio cenno d’assenso che prontamente arriva.
Allunga una mano oltre la sua spalla e magicamente ricompaiono le sue enormi ali bianche. Solo una volta mi è stato concesso di vederle, e anche in quel caso mi stava dicendo addio.
Ne spiega una maestosa e ne stacca tre piume che poi allunga sulla mia testa andandole a incastrare come delle bacchette tra i miei capelli.
- è tutto ciò che di materiale mi è consentito darti, amore. Portami ancora con te, abbi ancora fiducia nel fatto che in ogni piuma bianca che vedrai ci sarò io e lì comparirò- sussurra ritornando a pormi il braccio.
Sorrido afferrandolo. Non riesco a fare di più. Oggi non riesco a fare di più.
Andiamo in silenzio incontro a Beckie e Lizzy che prontamente mi strappano il mantello dalle braccia e tentano di cacciarmi il velo in testa per l’ennesima volta prima che io con un gesto della mano lo scansi. Porto le piume di un angelo, non ho bisogno di un velo.
- Ale, ti porterà sfortuna!- inveisce Lizzy cercando ancora una volta l’assalto alla mia testa.
- mi sa che meglio equipaggiata di così in fatto di fortuna oggi, credimi Lizzy, non credo lo sarò mai più in vita mia- rispondo sorridendo tra me e me, sapendo che Matt al mio fianco sa di cosa sto parlando.
- non tirare troppo la corda con il fato, Ale. Potrebbe rivoltartisi contro!- mi ammonisce ancora quella che tra pochi minuti potrò chiamare davvero cognata.
- non accadrà. Su cominciamo- le rispondo sbrigativa lisciandomi le pieghe dell’abito mentre Bechie mi sistema la coda dello strascico.
Osserva critica le piume sopra il mio capo, come a rimproverarle per aver rovinato la sua opera d’arte, ma ha capito il legame particolare che mi lega a loro, o almeno… ha intuito. Me le sistema meglio tra i capelli e con un bacio sulla fronte e un occhiolino si allontana per andare al suo posto, alzandomi i pollici e sghignazzando felice prima di corricchiare al suo posto.
- allora Ale, le bambine partiranno prima di te. Una volta partita anche Katy conta dieci passi e poi inizia a camminare anche, tu intesi?- mi istruisce Lizzy sistemando ancora il mio abito.
- sissignora!- rispondo facendole capire con un gesto che non c’è più nemmeno mezza piega da rimettere a posto.
- ok tesoro. In bocca al lupo. Sei stupenda- mormora baciandomi la fronte anche lei e strizzandomi in un abbraccio prima di allontanarsi.
Le mie nipotine più la piccola Mary prendono posto davanti a me con il visino concentrato, prendendo molto sul serio il loro compito di damigelline. Sono così tese che a stento hanno alzato la testa per farmi un sorrisino emozionato.
Quando la musica di un pianoforte attacca a suonare, il brusio della folla cessa e tutti si alzano in piedi voltati verso di me. Ma a parte questo muro di persone che fa da contorno, ciò che mi stupisce davvero è osservare il viso di Robert nel momento in cui prende il suo posto e si dispone anche lui ad attendermi.
È radioso nel suo completo scuro. Sembra che il suo viso da eterno ragazzino esprima tutta la felicità mai provata nella storia dell’intero mondo da ogni singola persona che lo abbia abitato. È questo quello che mi trasmettono i suoi occhi azzurri.
Un piccolo strattone di Matt mi fa partire al momento giusto dopo i dieci passi di mia nipote Katy, ma fossero stati anche trenta o quaranta, se anche fossi già arrivata all’altare non me ne sarei resa conto. Tutto è nei suoi occhi adesso.
Sento il mio peso appoggiarsi al braccio di Matt e ringrazio che ci sia lui a sostenermi perché se così non fosse sicuramente crollerei a terra non riuscendo più a reggere il carico emozionale che mi porto sullo stomaco.
Matt è stato il mio passato. Rob è il mio futuro. Non c’è molto da discutere. Non c’è molto da capire. Si ama tante volte nella vita e tante persone e anche se si crede che a volte non sia così, ogni amore vive in un suo universo e lì cresce senza mai avere nulla a che fare l’uno con l’altro. Gli universi Matt e Rob si sono sfiorati molte volte, ma quello di Matt adesso è stato stravolto da leggi che io posso solo cercare di capire ma che di certo non posso dettare e che lo rendono un universo ormai irraggiungibile.
Rob è il mio universo principale adesso e da come mi guarda capisco di essere il suo.
So che anche lui vede Matt in questo momento, lo testimonia lo scorrere del suo sguardo sulle nostre figure, e sono felice di non leggerci nemmeno la minima traccia di fastidio.
Lo osservo sorridere sempre più largo nel momento in cui Matt, dopo aver deposto un piccolo bacio sul dorso della mia mano la posa sulla sua e le stringe legandole assieme come a darci una benedizione mentre apre le ali e con esse ci avvolge tutti e tre in un abbraccio prima di dissolversi lasciandoci soli.
Gli occhi azzurri di Rob, l’unica cosa che riesco a vedere veramente, sono leggermente lucidi e il suo mento trema leggermente nel momento in cui l’abbraccio di Matt ci abbandona.
Il mio cuore ora si sente davvero più leggero, perché il nuovo addio a Matt è stato un addio consapevole di tutto, pronunciato alla luce della verità e per questo realmente liberatorio.
- siamo qui riuniti oggi… - inizia la voce del parroco alla mia sinistra.
- Rob, sono incinta - vomito fuori senza nemmeno pensare a quello che sto dicendo.
I suoi grandi occhi azzurri si sgranano ancora di più per la sorpresa e la bocca si schiude leggermente come se all’improvviso gli fosse venuta meno la forza per tenerla serrata.
- sul…sul serio?- balbetta confuso, non rompendo mai il contatto visivo con me.
- sul serio- gli confermo.
Apre e chiude la bocca un paio di volte, muto.
Non so cosa si agiti dentro di me, so soltanto che per nemmeno un secondo del suo silenzio dubito delle parole di Matt. Non dirà “non adesso”, non dirà “è un bel casino”, non dirà “non può essere”, me lo sento.
- mi stai dicendo che… sarò papà?- chiede in un sussurro, come se un tono di voce leggermente più alto avrebbe rotto la magia che si è creata attorno alle nostre persone.
- sarai un papà- confermo sorridendogli.
- o mio Dio… io…- balbetta ancora passandosi a ripetizione le mani tra i capelli. Respira a fondo, gonfiando il petto come se gli mancasse l’aria, come se ricominciasse a respirare per la prima volta dopo tanto tempo.
- Ale, amore… è… è… meraviglioso!- conclude rialzando lo sguardo su di me prima di afferrarmi e stringermi a sé con forza. Nasconde il viso nell’incavo del mio collo e a stento distinguo le parole “grazie”, “ è fantastico”, “ti amo” e “felice” che sussurra tra un bacio e l’altro sulla pelle del mio collo. Osservo i suoi occhi luccicare emozionati quando prende il mio viso tra le mani e mi bacia tenero, mentre un brusio ovattato si diffonde tutto attorno a noi per via di un passaparola che ha preso il via da Jack e Kellan in piedi dietro Robert.
- ah-emm… signor Pattinson… prima di baciare la sposa bisognerebbe completare il rito- lo richiama il parroco, tamburellando con le dita sulla copertina della bibbia che tiene in mano.
- si Rob, e in teoria la sposa si feconda la prima notte di nozze. Puoi anche resistere una mezz’oretta prima di fare i comodacci tuoi!- lo canzona Jack tirandolo indietro per una spalla mentre lui ancora ridacchia e mi guarda entusiasta.
- avremo un bambino!!!- piagnucola Maicol con tutta una serie di ultrasuoni degne di un delfino mentre si asciuga qualche lacrima con il fazzoletto bianco del taschino del suo vestito.
- lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!!!!- grida Beckie saltellando e abbracciando Lizzy e Vic in un unico intreccio di braccia che sembra impossibile districare.
La madre e il padre di Rob subito si alzano e ci raggiungono chiudendoci in un abbraccio strizza costole mentre anche loro ormai piangono come fontane e balbettano cose come “fantastico”, “nonni” e “macchina più grande”. Mamma Clare già mi passa una mano sul ventre e lo accarezza dolcemente prima di stringermi tra le sue braccia in un abbraccio tanto carico di affetto che a stento posso dire che non venga dalla mia vera madre, che mi sorride da lontano, imbarazzata quanto mio padre.
È normale che i miei si sentano fuori posto. In tutti questi anni sono stati solo i miei genitori biologici ma non sono mai stati la mia famiglia. Non centrano nulla in questo quadretto, e in verità nemmeno molto nell’intera giornata. Ma nonostante tutto sono sempre i miei genitori, e questo deve essere un bel giorno per tutti. Un nuovo inizio per la nostra famiglia.
Una volta sciolta dall’abbraccio dei miei suoceri, scendo i due gradini del palchetto e vado ad abbracciarli entrambi, cercando di trasmettere loro tramite la mia stretta che, se vogliono, possiamo anche ricominciare a essere una vera famiglia.
L’ennesimo tossicchiare del parroco ci invita a riprendere i nostri posti per iniziare la cerimonia, ormai tutti con un largo sorriso stampato in volto.
- bene. Nonostante i nostri sposi abbiano già consumato il sacro vincolo del matrimonio non ancora sorto… - inizia il povero parroco mentre si asciuga con il fazzoletto la fronte pelata.
- oh padre, sia indulgente con loro. Peccare è umano. Perdonare è div…- interviene Kellan con le braccia aperte guardando verso il cielo come se lui stesso fosse un uomo puro e pio che chiude un occhio sui peccati della carne altrui.
- ma vuoi stare zitto?- lo riprende Jack tra i denti tirandogli una gomitata in pieno stomaco. - Prego, padre. Continui pure-
- grazie giovanotto- risponde il parroco guardandolo in tralice come a dire “non avevo bisogno del tuo aiuto” prima di squadrare me e Rob e invitarci a prenderci le mani, cosa che facciamo subito dopo aver dato in consegna il mio bouquet a Lizzy.
- siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio…- inizia per l’ennesima volta il prete con un tono di voce piatto e cantilenante.
Lo ascolto solo con mezzo orecchio, poiché in realtà tutto quello che voglio sentire e riesco a sentire è il battito del cuore di Rob che pompa veloce quanto il mio. Il pulsare del suo polso sotto le mie dita è il rumore più bello e più dolce del mondo, i suoi occhi la meraviglia più grande che valga la pena osservare e il suo sorriso il più caldo che si possa ricevere.
Sei anni fa pensai che la mia vita fosse finita. Sei anni fa pensai che toglierla dalle mie vene fosse una buona idea. Sei anni fa pensavo che per me il mondo poteva anche finire e non me ne sarebbe importato.
Cinque anni fa, però, un ragazzo spocchioso mi venne addosso ad un incrocio e quello stesso ragazzo il giorno dopo si arrampicò su per la scala antincendio del mio palazzo entrando dalla mia finestra bagnato come un pulcino. Quel ragazzo mi capì, quel ragazzo mi aiutò a vedere quanto ancora da vivere ci fosse. Quel ragazzo mi amò e si prese cura di me quando io ancora non sapevo di ricambiarlo. Lo abbandonai quando mi resi conto di amarlo a mia volta e nonostante il male che gli feci mi perdonò quando tornai a riprendermelo.
Quel ragazzo paranoico, complessato e insicuro ma tanto forte e coraggioso è qui ora, e sta diventando mio marito. Porto suo figlio in grembo e sono felice, davvero felice.
Lo guardo negli occhi mentre pronuncia il suo “lo voglio” e finalmente sono calma e serena perché ora come mai prima so di essere a casa e veramente in pace con me stessa.
So che il mondo può crollarti addosso e schiacciarti tanto da toglierti il respiro, ma so che quando riprendi aria non c’è nulla di più meraviglioso della vita.
 

Ale
Rob
Matt
bambine
genitori Ale
genitori Rob
Beckie e Maicol
Jack e Kell
Vic e Lizzy

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Capitolo 47
*** capitolo 47 ***


capitolo 47 Eccomi qui anche oggi, decisamente in anticipo rispetto all’altra volta :). Anche questa volta ho optato per taglio del pov di Robert che già così, ancora all’inizio, è lungo quasi quanto quello di Ale. Sempre per ragioni di taglio ho preferito stoppare il capitolo a questo punto, quindi non temete. Ci saranno ancora due capitoli prima di salutare questa storia.
Un avviso importante per gli aggiornamenti: sto entrando nel periodo esami. Il mio obbiettivo è farne 6 in una sessione e questo mi porterà via tanto tempo ed energie. Vi chiedo dunque scusa in anticipo per i tempi lunghi di postaggio dei nuovi capitoli che comunque arriveranno.
So che magari l’idea di attendere più di una settimana per un capitolo vi secca un tantino, ma se voglio avere una vita al di fuori dello studio e di efp, i tempi lunghi sono necessari, soprattutto per voi se volete continuare a leggere dei capitoli succosi e per lo meno decenti.
Siccome nessuno di voi ha risposto al mio appello sul blog nella richiesta di suggerimenti per un titolo per la serie di questa storia, vi invito a rispondere al post sul blog dove ho aggiunto un sondaggio per i titoli che mi sono stati proposti qui su efp, sperando che votiate.
La storia sta andando benissimo, e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che seguono la storia, l’hanno messa tra le preferite o l’hanno anche solo accantonata in attesa di tempi liberi per leggere nelle storie da ricordare. Soprattutto voglio ringraziare chi mi ha scelto come autore preferito, fidandosi del mio unico neurone che atteggia la sua attività cerebrale spacciandola per estro creativo.
In particolar modo, un ringraziamento speciale va a FALLSOFARC che ha proposto la mia storia per le “storie scelte”, e LISETTOLA, ROMINA75 e SWEETDREAMS che l’hanno candidata per il concorso “storia con i migliori personaggi originali”. Grazie mille ragazze! Vi dedico questo capitolo sperando di meritarmi ancora il vostro appoggio.
Ricordo sempre il blog! Tenetelo d’occhio, mi raccomando!!!!
 
Recensioni:
 
valentinuzza : grazie mille per i complimenti :)!!! Sei stata gentilissima!!!
 
 Fallsofarc: tesoro!!!! Tranquilla per lo scorso capitolo :) in fondo era uno solo diviso a metà :)
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, anche se per te l’ambientazione non era una sorpresa, tu che tutto sai di questa e altre storie *__*
L’idea di Matt che dice ad Ale di essere incinta è stato un lampo di genio nel momento in cui mi è venuta in mente la storia dei tre epiloghi. In teoria, come ti avevo detto, ci sarebbe dovuto essere il matrimonio e poi il capitolo finale di Matt ma non avendo resistito a un ultimo pov di paranoie e ad un’ultima comparsata di Jack e Kellan… ho pensato che il periodo dell’attesa fosse divertente da raccontare :)
Grazie ancora per la candidatura alle scelte, tesoro! Mi hai fatta commuovere con quella parole, te lo giuro! È bello vedere che indipendentemente dall’amicizia pensi queste cose dei miei lavori!
Ci sentiamo presto tesoro!!! Un bacio!!!!
 
 Moglie: moglie mia adorata, luce dei miei occhi *__* grazie!!!!!!!!!!! Non vedo l’ora di metter mano al nuovo racconto nostro moglie!!!!!!! Verrà stupendo, me lo sento!!!!! E ti dirò… mi sento pronta!  Potrei anche farti il balletto del mondo di patty per la felicità!
 
 alice_cassedy: tre recensioni! Addirittura??? :) grazie!!!!!  
Per risponderti qua me le sono divute copiare e incollare in ordine cronologico una sotto l’altra per andare con ordine! Dunque….
Sei già alla terza lettura??? *___* caspita!!!! Sono seriamente colpita! Anche se credo che prima o poi arriverà il momento in cui ti stuferai di me e dei miei deliri senza senso XD
Allora, andando con ordine…. È vero che io avevo in mente tutta la storia ma il fatto che Ale e Rob si chiamassero moglie e marito già prima per gioco non aveva un doppio fine :) semplicemente è un gioco che io e un mio amico abbiamo fatto una volta per ridere e mi era sembrato carino rendere omaggio a un siparietto della mia vita che mi ha regalato tante risate!
Il Rob sfigato che senti tanto vicino a come te lo immagini tu… ne sono felice!!! :)
Io ho iniziato ad avere quest’idea di lui quando ho letto una sua prima biografia, e poi osservando i suoi gesti durante le interviste. Il suo passarsi le mani nei capelli di continuo, il suo abbassare la testa e rispondere un po’ imbarazzato… il suo prendersi in giro… è stato lui ad imporsi così nella mia testa :) e sono felice di averlo fatto parlare con la voce che tu e tante altre ragazze gli avrebbero dato. In fondo questa storia è di tutte noi :)
Lo so… il mio ritardo è stato imperdonabile ma un po’ casini vari e un po’ il timore di quel capitolo tanto agognato mi hanno rallentata notevolmente. È stato il chap più difficile in assoluto per me, perché è stato quello a cui ho dedicato più energie in termini di sforzo mentale di dettagli. Scrivevo e cancellavo perché nulla si avvicinava alla mia fantasia. Quindi… le mie scuse sono solo relative. Come dico sempre, scrivo innanzitutto per me, per come mi fa sentire scrivere. Non cedo a richieste di trama né mi pongo limiti di tempo perché io stessa mi innervosisco quando vedo che le storie che amo di più arrivano ad un punto in cui diventano banali e scritte coi piedi per la fretta e per accontentare il pubblico. A conti fatti direi che preferisco essere una ritardataria e prendermi insulti durante l’attesa piuttosto che propinarvi capitoli scritti male :)
E a quanto pare il chap ti è piaciuto! :) ne sono davvero felice!
Mentre di fianco a te ci sono Manzoni e Dante, io ho diritto civile e storia delle codificazioni… (altro punto a mio favore per il ritardo). La cosa mi ha fatto sorridere quando l’ho letta perché io adoro Dante, soprattutto l’inferno della commedia. Se vuoi facciamo a cambio e lo studio io per te! Tu che materia vuoi in cambio??? XD
Sperando che anche questo chap ti piaccia… un bacio grande!!!!!
 
 Smemo92 : ebbene si :) Ale è in dolce attesa! Tranquilla per il riso e i fiori :) cono convinta che Ale e Rob li abbiano virtualmente ricevuti!
Quello che mi fa più piacere è che nonostante il mio ritardo tu abbia apprezzato il capitolo e ti sia piaciuto e che anche il ritorno di Matt abbia fatto breccia nelle tue emozioni.
Più che ringraziarti all’infinito non so che dire, visto tutto il sostegno che mi hai dimostrato e continui a dimostrarmi ad ogni post. Quindi grazie :) di vero cuore!
 
 
 Jodie : ben due recensioni anche tu! Ma grazie!!!!!!  Beh meglio tardi che mai! :) il tuo pc suppongo si sia stufato di sentire le tue imprecazioni e ti abbia lasciata iscrivere! Tranquilla cmq :)
I tuoi complimenti e il tuo entusiasmo mi è stato riportato in più occasioni da Giulia, quindi per me è come se ci fossi sempre stata.
Davvero ti sembra già di conoscermi solo leggendo la ff? *__* non ho mai fatto mistero del fatto che ci sia tanto di me dentro, ma davvero essere entrata così nel vostro cuore lasciando un segno non può che farmi piacere.
Grazie mille per i complimenti!!!! sei davvero quasi alla 5 volta di rilettura??? Caspita, mi sento quasi importante!XD cmq… mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto di averti regalato una lettura in cui il Robert della situazione è molto simile a come te lo immagini. Io ho iniziato a scrivere di lui per sentirlo in qualche modo più vicino, più reale… sono felice del fatto che molte di voi lo vedano come lo vedo io :)
Ringrazia infinitamente da parte mia la tua amica che non riesce a loggarsi, e dille che apprezzo tanto la sua preoccupazione di farmi arrivare questa recensione indiretta :)
Scusa se sono un po’ stringata nella risposta, ma sono le due del mattino (guarda te a che ora mi tocca scrivere l’html per il post! XD)
Un bacione!!!!!!
 
 giu_O: giuuuuuu!!!!! Sono felice che almeno tu mi abbia assolta dal ritardo!!!!! Bertobabbo…. Ne avrai un piccolo sprazzo in questo chap, lui e le sue paranoie!!!!
Matt al matrimonio era un’idea che avevo in testa già quando ho concepito la storia, ma il fatto che fungesse da Arcangelo Gabriele per Ale è stata un’idea dell’ultimo minuto nel momento in cui ho deciso i tre epiloghi. :)
Un bacio bedda!!!!!
 
 Sweetdreams: innanzitutto ancora grazieeeeeeeee per la candidatura al concorso *__*
Il titolo che hai proposto l’ho segnalato nel sondaggio per metterlo a voto. Sarà anche poco fantasioso secondo te, ma cmq apprezzo tanto il fatto che tu abbia dato il tuo contributo a darmi idee per il titolo che cercavo :) grazie infinite!!!!!
Ti ringrazio anche per i complimenti al capitolo! So che faccio spoiler ma i dubbi di Ale sul desiderio di paternità di Rob sono necessari per il seguito della storia, oltre al fatto che io penso che ogni donna che non programma di avere figli per almeno un attimo senta la paura che il suo compagno potrebbe non condividere la sua felicità. Beh… oggi vedremo come l’ha presa Rob ;)
 
 CriCri88: Mbare! Visto?? Non ho impiegato un mese!!!! Oddio nulla posso garantire per il futuro perché sto preparando gli esami, ma farò il possibile e l’impossibile. I miei mi stanno un  po’ addosso con l’uni perché hanno paura che adesso che mi hanno comprato la macchina io metta da parte lo studio… quindi devo dimostrargli che non è così se non voglio che mi lascino appiedata.
Matt-test-di-gravidanza non potevo non metterlo!!!! E spero sarai contenta alla fine di questo capitolo quando intuirai cosa ti aspetterà nella seconda parte del pov di Rob!!!
Un bacio mbare!!!!!!!!!!
 
Annina88: ciao!!!!!! :) la terza visione di Remember me??? A me ne è bastata una per prosciugarmi dalle lacrime per tre giorni!!!! Come fai a reggere???? 0.0
Questo capitolo è la risposta alla tua curiosità sul pov di Rob e credo di non averti delusa (in caso contrario dillo pure) :)
Grazie mille per i titoli che hai proposto!!!!
Li ho messi nel blog con relativa spiegazione per il voto!!!!
Un bacio!!!!
 
 Piccola Ketty : senza parole? *___* davvero???? Ma grazieeeeeeeeeeeeee!!!!!! Spero di non avere più la pagina bianca, e di riuscire a scrivere bene e in fretta nonostante l’impegno di studio che ho addosso!!!! Farò il possibile un bacio!!!!
 
 JessikinaCullen : allora, faccio una premessa. La mia faccia quando ho letto il tuo nome era assurda. Immaginati la faccia di scream solo con gli occhi al posto delle orbite vuote, i capelli neri in testa e il colorito un po’ meno pallido. Sono rimasta a bocca aperta per almeno cinque minuti a dire “non è possibile”
Non mi vergogno a dire, e ti assicuro che è la verità e non una ruffianata, che io adoro le tue storie! Stavo leggendo love puzzle e la adoro, anche se l’ho dovuta accantonare perché ultimamente non riesco a leggere praticamente niente (un po’ impegni, un po’ periodo nero in cui leggere di coppie felici non era proprio il massimo. Meno male che è coinciso con il periodo di separazione di Rob e Ale se no mi sarei tagliata le vene dalla disperazione a scrivere di loro due felici e contenti).
Mi piace un sacco il tuo modo di scrivere e più di una volta, dopo aver letto un tuo capitolo ho chiuso la pagina perché ogni cosa che scrivevo non mi piaceva.
Questo per darti un’idea della mia sorpresa nel trovarti nella mia sezione recensioni :)
È stata Chia a proporti la mia storia giusto? Fallsofarc dico… :)
Iniziando a rispondere seriamente alla recensione, posso dirti che sono felicissima del fatto che la storia ti abbia appassionata soprattutto dato che non leggi molto in questo fandom.
Sentirmi dire che i miei personaggi sembrano veri è una grande soddisfazione, sul serio. Ho sempre il dubbio di non riuscire a renderli a dovere, perché magari, io che conosco già la storia, temo di dare le cose per scontate tralasciando aspetti forse importanti. Lo spettro dello “scrivi tenendo a mente che chi legge non sa di cosa vuoi parlare” che mi hanno inculcato fin dalle elementari è uno spettro che non ne vuole capire di sloggiare rendendomi sempre insicura :) (condividiamo il monolocale che è la mia testa e iniziamo ad avere seri problemi di convivenza!)
Molto felice anche di averti dato degli spunti di riflessione: la cosa mi fa particolarmente piacere perché quello che io cerco nei libri che leggo è sempre una storia che mi lasci qualcosa e mi dia qualche problema su cui riflettere, almeno un punto in cui io possa pensare “se ci fossi io che farei?”
Grazie mille per la tua recensione che mi ha fatto molto piacere e mi ha regalato un sorriso largo quanto quello di Rob quando ha saputo di diventare padre.  Grazie mille! Sei stata gentilissima e carinissima!
Un bacio!!!
 
 lazzari : grazie grazie grazie per tutti i complimenti! davvero! Non so che altro dire se non grazie! Grazie per i complimenti, l’appoggio e per non avermi passato per le armi per il ritardo! Grazie!!!!
 
Enris:  *__* questa era la mia faccia mentre leggevo la tua recensione! Grazie!!!!!
Grazie grazie grazie! Leggere di quanto Ale e Rob ti siano sembrati veri, reali e di come tu sia riuscita a vederli coi miei occhi non può che riempirmi il cuore di gioia sia perché sono riuscita a condividere qualcosa di caro sia perché, da quanto ho letto, sono riuscita a renderlo caro anche a te.
Il dialogo tra Ale e Matt è anche una delle mie scene preferite. Ricordo ancora quando mi è balzata in mente durante uno dei miei tanti viaggi a piedi verso la biblioteca con l’mp3 nelle orecchie. Avril Lavigne cantava di momenti perfetti e purezza e io ho visto Matt sistemare piume nei capelli di Ale e accompagnarla ad un altare. A parte problemi vari, parte del mio blocco dello scrittore era dovuto anche a questo. avevo speso tante tante ore a immaginare la scena, a studiarla che ogni volta che la scrivevo finivo per cancellarla. Non si avvicinava nemmeno per sbaglio a quello che volevo. Ma finalmente ce l’ho fatta :)
Un bacio!!!!!!
 
dindy80: si ci hai preso! Sei un test di gravidanza anche tu come Matt? :D
le minchiocazzate fanno parte del linguaggio “forbito” di nuova invenzione mio e della mia migliore amica. Non potevo non metterle!!!! XD
il sesso del nascituro lo scoprirai in questo chap ed ho l’impressione che scoprirlo ti renderà felice. Giuro che avevo in mente tutto da un bel po’ :)
grazie mille per i complimenti carissima! Sei sempre tanto gentile!
Un bacio!!!!!
 
 _zafry_ : semplicemente grazie! Davvero :) non trovo altre parole! Grazie!
 
Cicci 12 :  che dire se non grazie!? Per i complimenti, la fiducia, l’appoggio e l’entusiasmo che non manchi mai di esprimermi :) grazie!!! Grazie di cuore!
Un bacio!!!!!
 
romina75 : allora posso iniziare col dire che ho danzato come una ninfa al calendimaggio quando ho letto la tua candidatura (giusto per usare parole tue!XD)?????
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!
La te in versione banshee ti dirò, mi ha fatto venire un po’ i brividi e i sudori freddi! Per un attimo quando ho detto “ ma si aspetto di essere ancora un po’ più avanti per postare” ti ho pensata e mi sono risposta che era meglio di no se ci tenevo alla vita.
La tua banshee ha raggiunto lo scopo XD!!!!
In secundis…. Ma tu sai sempre tutto??? Mi leggi nel pensiero ora??? XD hai azzeccato su Matt e sulla cicogna!!!!
Per la tua felicità Kell e Jack torneranno presto :) quindi preparati psicologicamente!!!!!
Pian piano inizierò anche a leggere le one shot, disgraziatamente le mie letture per ora si limitano al manuale di civile e a quello di storia delle codificazioni, decisamente tristi - -‘…. Vedrò di recuperare a breve!!!!
Un bacione carissima!!!!!
 
 le_montagnine : ele!!!!! *__* mi spiace che non ci sia stata anche Isa ma l’hai sostituita egregiamente! :)
sono felicissima che il chappy vi sia piaciuto soprattutto il siparietto di J&K! E quello era davvero un siparietto perché il meglio me lo sono riservato per un avvenimento in cui potevano sfogare a pieno tutta la loro idiozia!!!!!
Farò il possibile per aggiornare in fretta, ma questi capitoli più lunghi del consueto non sono molto semplici da scrivere. Farò del mio meglio :)
Un bacione!!!
 
 vannyp1987 : tu mi hai fatto seriamente commuovere con  i tuoi complimenti stavolta :)
sul serio!!!! Mi ha fatto piacere parlarti un po’ su fb anche se brevemente.
Continuo a dire che una delle magie di efp è proprio quella di far conoscere tante persone meravigliose! :)
Grazie, grazie, grazie! Per il supporto, per i complimenti, per la fiducia… per tutto! Semplicemente grazie!
Un bacio!
 
 cris91: grazieeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! :) grazie grazie grazie!!!!
Per la tua ff grazie per avermela segnalata, la leggerò certamente ma al momento non so dirti quando perché ho un sacco di cose da fare e soprattutto un sacco da studiare. ( ma un esame di diritto delle ff no??? Che tristezza! Sarebbe più divertente!!!!)
Un bacione!!!! :)
 
Marika_BD: grazie!!!! sono felice del fatto che il ritorno di Matt ti sia piaciuto!!! :)
 
annaritaa86: semplicemente grazie!!!!! Grazie mille :)
 


 
 
 
Robert Pov: I do it for you



prima parte….
 
7 mesi dopo….
 
Ho passato ore a chiedermi cosa mai potesse rendermi davvero felice. Ho passato giorni a credere di esserlo e ho passato mesi a cercare di disintossicarmi dall’illusione che avevo di esserlo sul serio.
Ho creduto che la felicità non fosse una gioia data a tutti.
Ho creduto che fosse un tesoro talmente prezioso che solo i più meritevoli avrebbero trovato, la pentola d’oro al fondo di un arcobaleno.
Ho creduto che fosse un sentimento che potesse nascere solo da sé stessi perché ognuno si basta da solo.
Ho creduto che la felicità fosse l’arrivo, il coronamento, e che prima di essa tutto fosse solo sofferenza e angoscia.
Ho creduto che la felicità fosse un’illusione, una fantasia, una scusa che si davano le persone per non essere compatite.
Ho creduto.
Ma ora non credo più.
Ora so che la felicità è sì un tesoro prezioso, ma che non bisogna necessariamente essere Ghandi per assaporarla.
So che nasce da me ma non perché mi basto da solo, quanto perché riesco a trovarla nei piccoli attimi e in un calcetto contro un pancione.
So che non è un punto d’arrivo né uno di partenza, ma uno status costante che scandisce il ritmo delle mie giornate.
So che ora sono felice.
So che la fonte principale della mia felicità è qui tra le mie braccia e porta in grembo il mio bambino.
Ha lunghi capelli neri mossi, onde d’ebano in cui non mi stancherò mai di perdere le mani. Ha profondi occhi verdi screziati di blu cobalto che riescono a farmi sentire speciale anche quando tutto va storto. Ha una bocca di rosa che mi alita vita ogni volta che la sfioro. Ha un petto che palpita sotto la spinta impetuosa del suo cuore che accellera i suoi battiti sotto le mie dita. Ha dei segni sulla pelle vellutata che la marchiano come mia, che esternano la nostra unione eterna più del cerchietto d’oro che porta all’anulare della mano sinistra.
Mia moglie.
Il mio amore, il mio cuore, la mia vita, la mia felicità.
Oggi come quasi sei anni fa, la guardo dormire e seguo il suo profilo con le dita sospese al quel tanto che mi consenta di percepirne il calore senza svegliarla.
Ricordo molto bene quel mattino in cui lei mi chiese cosa desideravo fossimo assieme.
Ricordo ancora meglio il momento in cui disse “proviamo”.
Ricordo come se fosse adesso il momento in cui presi carta e penna e scrissi la sua canzone, la prima di molte altre.
Guardo il suo viso rilassato nel sonno e lo paragono mentalmente a quello della piccola donna che avevo davanti allora. I suoi tratti gentili sono sempre gli stessi, il colore ambrato della sua pelle alla luce del mattino non varia nemmeno di un tono. Ma il tempo ha lasciato segni anche su di lei.
Ora è una donna, non più una ragazza. Ora è una madre e questo già la cambia abbastanza senza che ci siano rughe a testimoniarlo.
Si gira nel sonno cercandomi e, allungando una mano a trovare la mia, sposta il mio braccio per avvolgervisi come se fosse una coperta.
La stringo forte a me riportando la testa sul cuscino e inspirando a pieno il profumo dei suoi capelli sparsi sul mio guanciale.
Mi è mancata terribilmente.
Questi ultimi giorni senza di lei sono stati un inferno, come ogni giorno in cui lei non c’è. Anzi no, come ogni giorno in cui io non ci sono.
È stato un inferno come ogni giorno in cui io non sono con lei e con il nostro bambino. Il non poter assicurarmi di persona delle loro condizioni di salute, il non poter occuparmi di loro giorno e notte, il non poter vedere quel pancione crescere pian piano un pò di più ogni giorno è stato un vero strazio.
Ho smosso mari e monti per cercar di recedere dagli impegni che avevo preso prima di sposarmi, ma non c’è stato nulla da fare, e non perché in almeno un caso su tre non si potesse, ma perché contro ogni buon senso è stata proprio Ale a impedirmi di farlo, dicendo che non aveva minimamente intenzione di rovinarmi la carriera, che comunque prima o poi avrei dovuto riprendere a lavorare e che, in fin dei conti, se ce l’avevano fatta le donne del medioevo a partorire e ad allevare la prole mentre i loro mariti erano impegnati a far fuori i saraceni durante le crociate, lei ce l’avrebbe fatta benissimo da sola a trovare la strada per lo studio di un ginecologo.
Sarà, ma io sono stato lo stesso nervoso e preoccupato per tutto il tempo.
Ha cercato di raggiungermi ogni volta che poteva sul set pur di evitare le telefonate paranoiche ed assillanti a cui la sottoponevo tra una pausa e l’altra pur di dimostrami che stava bene quando io non potevo tornare a casa a constatarlo di persona. Inutile dire che dopo il mio quarto d’ora di lacrime di gioia appena l’andavo a prendere all’aeroporto, ogni volta erano litigate senza fine per via dei miei rimproveri che la volevano a casa sotto le coperte e non su una poltrona sì di prima classe ma comunque sospesa a decisamente troppi metri d’altezza dal suolo e ovviamente troppo lontana da un ospedale. Per di più dove non era rintracciabile da un cellulare ma solo dai radar di una torre di controllo che, purtroppo, mancava tra le tecnologie a me disponibili.
È sempre stata molto attiva, energica ma anche se la gravidanza non l’ha turbata più di tanto fisicamente, non volevo che prendesse aerei e faccesse troppi sforzi. Quando glielo dissi la prima volta mi mandò a quel paese e la sua testardaggine la portò a volare fino al settimo mese quando furono le compagnie aeree a dirgli che sarebbe stato prudente non farlo più.
Aver passato quest’ultimo mese e mezzo lontano da lei è stato terribile.
Il tour promozionale del mio ultimo film mi ha sballottato per i cinque continenti senza sosta, e ogni volta che prendevo un aereo mi trovavo a pregare dal decollo fino all’atterraggio affinchè qualcuno lassù non decidesse che il mio tempo era scaduto e mi facesse abbandonare il pianeta affogato nell’oceano o sfracellato al suolo senza mai nemmeno aver visto il mio bambino e salutato come si deve mia moglie.
Quando alle otto del mattino di ieri ho toccato il suolo californiano mi sono concesso di tirare il fiato ed ho permesso alle mie povere viscere torturate dall’ansia di tornare a rilassarsi prevenendo l’insorgere di qualche ulcera che non avrebbe fatto altro che togliermi altro tempo prezioso.
Poco ci mancava che mi inginocchiassi a terra e baciassi con amore e devozione, senza dubbio con sentimento e riconoscenza, l’asfalto americano ai miei piedi manco fossi un naufrago miracolato arrivato a nuoto fino a Los Angeles direttamente dalla Spagna.
Nonostante i profusi ringraziamenti a tutti i Santi e i Beati del paradiso, più divinità a me sconosciute ma per altri esistenti (non si sa mai che qualcuno se la prendesse con me per esser stato ignorato), sono riuscito a tranquillizzarmi veramente solo quando ho aperto la porta di casa e ho trovato Ale in cucina a mangiare caffelatte e biscotti appoggiata al bancone con addosso i miei vestiti e gli occhi ancora assonnati.
Dopo una mattinata intera ad assicurarmi che stesse bene, a visionare le foto dell’ultima ecografia, ad assicurarmi dal conto delle pillole che avesse assunto le sue vitamine tutti i giorni e a valutare con occhio critico gli effetti benefici dell’aria buona del mare e delle temperature climatiche più alte sul suo stato di salute, mi sono rilassato del tutto e mi sono lasciato trascinare per negozi a cercare un lettino, i paracolpi e la biancheria da metterci sopra da sistemare nella nostra camera da letto.
La scatola imballata e le buste con tutta la nostra spesa (che ha finito per comprendere molto più dello stretto necessario che ci eravamo imposti) mi attendono pazienti al piano di sotto, in attesa di essere montate e sistemate.
Mancano solo due settimane allo scadere del termine e sono deciso a non lasciare Ale sola nemmeno un secondo. Abbiamo deciso insieme di aspettare per comprare tutte le cose per il piacere di scegliere ciò che più ci piaceva e di ridere di quello che trovavamo orrido.
Anche questa è una tappa importante.
Per quanto fosse difficile e faticoso, ho sempre fatto di tutto per esserci nei momenti più importanti di questi otto mesi e mezzo. Ho preso aerei accettando scali nei posti più improbabili, sono tornato a casa nel cuore della notte, ho viaggiato per ore di fila senza mai chiudere occhio (nemmeno sull’aereo. Mi fossi appisolato e avessi perso il conto del rosario che recitavo mentalmente sarebbe stata una disgrazia che avrebbe sicuramente portato a conseguenze di dimensioni apocalittiche, che partivano dal ritardo nell’atterraggio e finivano con la dipartita verso altri cieli del velivolo), ma non mi sono perso nemmeno uno dei momenti più belli di questi mesi d’attesa.
 
- Rob, per l’amor del cielo, piantala. Mi metti ansia- sbuffa Alessia passandosi stancamente una mano sugli occhi.
- sto solo dando un’occhiata- commento innocente studiando con attenzione la filigrana di un attestato. Dev’essere autentica, almeno a colpo d’occhio ma, con tutti questi falsari mitomani che ci sono in giro, non ci potrei mettere la mano sul fuoco.
- mi stai innervosendo. Per favore siediti- borbotta ancora accasciandosi sul divanetto di pelle nera con un braccio a coprirsi gli occhi, probabilmente preda nuovamente delle nausee.
- Ale, sul serio. Che sto facendo?-
- mi innervosisci. Tu hai insistito affinchè venissimo da questo dottore facendomi piantare in asso la mia fantastica ginecologa e ora ti vengono i dubbi sul fatto che questo qui sia un millantatore. Mi metti ansia, quindi smettila e siediti!-
Ora ditemi come può mettere ansia il mio dare uno sguardo agli attestati di laurea, specializzazioni varie e quantaltro di un medico, forza. Ditemi, vi ascolto.
Sto soltanto controllando di persona che le mani in cui ho messo mia moglie e la vita di mio figlio siano “dottorate” a dovere e che sappiano, almeno in teoria, cosa è giusto fare.
Non mi fidavo di quella specie di Biancaneve con episodi frequenti di isterismo che era la sua dottoressa. Alla prima ecografia era riuscita a fare un casino senza senso con il macchinario prendendolo addirittura a pugni per farlo funzionare e infine accorgersi che l’unica patologia che presentava il suddetto aggeggio era solo una spina staccata.Così mi sono messo d’impegno a cercare un personaggio competente e con un sano curriculum psichiatrico.
Ammetto che la scelta dell’anzianità di esercizio del mio prescelto mi ha causato non pochi grattacapi e riflessioni nella tratta Seattle-New York mentre riflettevo sulla lista dei candidati che avevo stilato personalmente tenendo anche conto del numero dei loro insuccessi a partire dal momento in cui hanno messo piede in un ospedale per la prima volta.
Il mio cruccio fondamentale era uno in particolare: l’età del soggetto.
La mezz’età faceva a pugni con la quarta età all’interno della mia lista di candidati. Un medico sulla quarantina poteva essere più esperto riguardo alle nuove tecniche e all’utilizzo di determinate terapie. Il nonno, invece, poteva vantarsi di portare sulle spalle anni di servizio che certamente gli hanno consentito di trovarsi davanti anche ai casi più insoliti e aver appreso (si spera) come risolverli per il meglio dopo qualche probabile (piccolo punto a suo sfavore) insuccesso.
Esperienza o avanguardismo? Medico giovane (con tutti gli ormoni ancora svegli e un arnese suppongo funzionante) o uno che ha da molto tempo sorpassato l’età del pensionamento ma che resta stoicamente attaccato al suo bel camice (e solo a quello perché ad altro dubito si possa ancora attaccare)?
Perché non aggirare il problema con una tradizionale levatrice? Insomma, la viva voce dell’esperienza casalinga, carica di efficienza pratica e poche moine, deve pur avere la sua utilità. La nonna lo diceva sempre che una volta si partoriva a casa, sui tavoli delle cucine, e in poco tempo era tutto finito. Per secoli le cose sono state così e quello di partorire in dolce compagnia di un’equipe medica che manco l’evento raro dell’esporazione di una massa tumorale da 70kg avrebbe mai raggruppato in una sala operatoria, era solo uno dei tanti capricci della modernità.
Vero è che il tasso di mortalità infantile (e anche adulta rappresentata tristemente dalla partoriente) era decisamente più alto rispetto ad oggi.
Insomma, non ci ho dormito per notti per questa faccenda e sinceramente se ora sono qui a camminare avanti e indietro osservando tutte queste scartoffie sottovetro è solo per assicurarmi di aver fatto la scelta giusta.
Heath William Bryan Walsh, classe 1962, laureato con il massimo dei voti e plurispecializzato in ginecologia, chirurgia neonatale e, la cosa mi lascia un po’ perplesso, dermatologia.
Che ci fosse qualche strano e misterioso collegamento con i problemi della pelle nei reparti di ostetricia?
Quando però la porta dello studio in cui ci avevano fatto accomodare si apre, capisco come mai il caro Heath abbia sviluppato una passione tanto improbabile per pomate, impiastri ed impacchi.
Quella che presentava sulla faccia era senz’ombra di dubbio la più vasta e impietosa carneficina che l’acne giovanile poteva compiere. Una crociata sanguinaria che ha segnato un punto di indubbia importanza che il popolo del pus ha riportato nelle sue cronache di secoli di battaglie. Durante l’adolescenza del dottore, l’acne ha sicuramente scritto la sua storia.
Qualsiasi rimedio avesse tentato per curare il problema, di certo, non aveva potuto nulla sul campo minato che erano le sue guance. Ora capisco il motivo di una specializzazione tanto insolita, povero signor Walsh. Non si trattava di curiosità medica e nemmeno di inconcepibili collegamenti con la ginecologia: la sua specializzazione era una vendetta.
Eccetto le sinistre inclinazioni per la materia che si occupava di funghi, fuochi di sant’Antonio, brufoli e psoriasi e il volto sfigurato, Heath sembra, dall’aspetto, un medico competente. Mi riservo il beneficio del dubbio anche se in molti me lo hanno consigliato come il migliore sulla piazza e anche come il più onesto. Chiariamo, non che ci siano problemi di soldi, ma sinceramente pagare una visita di mezz’ora a colpi di quasi mille dollari a seduta mi secca un tantino.
Giusto ripagare gli anni di studio che hanno derubato il dottore dei felici anni della post adolescenza, ma insopportabile pagare per lui le spese condominiali del grattacielo superlusso in cui si è messo su lo studio.
- Signor Pattinson, signora Pattinson, scusate per l’attesa- esordisce tendendo la mano prima ad Ale e poi a me per stringerle in una presa salda e rassicurante. Primo punto a suo favore. Mi piacciono le persone che hanno una presa salda, mi danno l’idea di soggetti concreti ed efficienti, qualità indispensabili in una sala operatoria.
- prego, accomodatevi- ci invita indicandoci con la mano le due sedie affiancate di fronte alla sua scrivania, dietro la quale stava prendendo posto.
- allora, siete qui per una prima visita, quindi non avete ancora un fascicolo. Corretto?-
- s..- inizia Alessia sporgendosi un po’ in avanti sulla sedia.
- esattamente- la anticipo scrutando il dottore come se dai suoi capelli brizzolati ordinatamente pettinati all’indietro potessi apprendere qualche dettaglio sulle sue capacità mediche. Ogni indizio che stilla dalla sua persona è buono per capire che persona sia, un incipit notevole.
Gli occhi nocciola del dottore si fissano su di me e si aprono in un sorriso. Che fa mi prende in giro? Attento dottore, cali di punti….
- allora, signora Pattinson, ho bisogno dei suoi dati anagrafici, del suo libretto saniatario e… che compili il modulo con i dati della sua assicurazione- prosegue tranquillo tirando fuori qualche scartoffia da un tiretto della scrivania per poi porgere uno di questi fogli ad Ale ma che prontamente afferro io.
- lascia amore, faccio io - borbotto afferrando anche la penna assieme al modulo e iniziando a compilare tutte le voci mentre Ale detta mestamente i suoi dati al professore che li sta trascrivendo con la sua stilografica in calligrafia ordinata sui fogli che ha davanti.
- soffre di qualche allergia in particolare, signora Pattinson?- chiede iniziando a compilare un altro modulo fatto di tante caselline da crocettare.
- acari, nickel da contatto e alcuni coloranti alimentari come l’E120 e l’E104- elenco distratto finendo di compilare il foglio dell’assicurazione.
- bene… allora…adesso…- inizia concentrato infilando i suoi fogli e il mio in una cartelletta che lascia cadere con un leggero tonfo su una pila di altre cartelle identiche alla sua destra.
- ora mi dica. Quante altre visite ha fatto prima di questa?-
- qu….-
- quattro, sempre con dottori diversi. Questa è la quinta- la anticipo ancora.
- e avete portato… dei referti?-
- certo. Amore, te li ho messi in borsa stamattina-
Mentre Ale fruga nella sua borsa alla ricerca dei fogli delle altre visite, il dottore mi squadra con un sorriso bonario stampato in volto. Che vuole, un autografo? Ora seriamente inizia a darmi un po’ sui nervi. Professionalità, per l’amor del cielo, chiedo tanto?
Dopo qualche secondo afferra il plico che mia moglie gli porge e lo scorre sbrigativamente prima di chiedere ancora di quante settimane sia.
- quindici- rispondo afferrando la mano di Ale sotto la sedia cui lei risponde lanciandomi un’occhiataccia in tralice. Ma che ho fatto?Ho solo risposto ad un paio di domande!
Sbrigata la parte burocratica della visita, ecco che il dottore si alza dalla sua sedia e invita Alessia a sdraiarsi sul lettino indicandoglielo con un gesto gentile della mano.
Il macchinario dell’ecografia prende subito vita, assegnando un altro punto in più alla competenza del dottore, quello che avevo decurtato alla prima dottoressa isterica ma che sono comunque stato tentato di non assegnargli per ben due volte in un quarto d’ora.
Quando aiuto Ale a salire sul lettino e le arrotolo la maglietta sulla pancia già meno piatta del solito, mi scappa un sorriso. Una piccola convessità le deforma teneramente il ventre su cui passo distrattamente una mano. Mi piace accarezzarla, così morbida e foderata di pelle vellutata.
Afferro la sua mano e le ravvio i capelli mentre il dottore schiaccia sulla sua pancia un gel trasparente che la fa rabbrividire per il freddo.
- freddo?- le chiede il dottore con una nota divertita nella voce.
- un po’- ammette Ale in un sorriso.
Appena il monitor dello schermo si accende e inizia a mostrare una mezza luna pulsante da cui si intravede un’immagine disturbata in bianco e nero, mi salta un battito del cuore.
Una testa, delle manine strette a pugno, delle gambette raccolte che ogni tanto tirano qualche calcetto…
Il cuore mi batte all’impazzata, l’aria sembra non saper più come arrivare ai polmoni, il mio cervello si rifiuta di recepire quasiasi stimolo che provenga da fonte diversa da quelle manine che si agitano.
Sento come una eco la voce del dottore che dice - lunghezza 15 cm circa… cuore decisamente forte, guardi qui! Adesso, controlliamo… -
Dice una serie di altre parole, indicando lo schermo e talvolta sfiorandolo con le dita, ma io riesco ad avere occhi solo per quel cosino  non più grande di una spanna da cui sembra provenire l’unico rumore che riesco davvero a sentire nella stanza.
Tum. Tum. Tum. Tum.
Il suo cuoricino pompa regolarmente e per un attimo sento il mio di cuore che tenta di sincronizzarsi su quel ritmo per tornare ad avere un’attività regolare.
- Amore, guarda- mi scuote Ale agitando le nostre mani intrecciate e indicando lo schermo con l’indice riscuotendomi dal torpore in cui ero scivolato, rilassandomi al ritmo del cuore del mio bambino.
- è stupendo, vero?- mi chiede guardandomi con un sorriso dolce.
- è la cosa più bella che ho mai visto. Siete, la cosa più bella che ho mai visto- le rispondo accarezzandole ancora i capelli, incapace di credere come sia possibile che due creature tanto meravigliose appartengano a me.
Credo che ognuno abbia una certa percentuale di sfiga da sopportare nella sua vita, un peso di delusioni perfettamente proporzionato alla capacità delle nostre spalle di sopportarlo. E per quanto io passi la maggior parte del mio tempo a lamentarmi di quanto sia pesante come fardello, non posso negare che ai piani alti sappiano come ricompensarti.
La mia porzione di disgrazia non è niente in confronto alla fetta di felicità e fortuna che mi è stata data.
Una volta mia madre mi disse che non è dato a tutti essere felici, almeno non come vorrebbero perché raramente le persone sanno riconoscere la felicità, troppo occupati a cercare sempre qualcosa di più. Per me non può esserci di più, è inutile che io lo cerchi. È tutto qui. È tutto negli occhi verdi di mia moglie e (per ora) nello schermo di un computer.
Mi chino istintivamente a baciare le labbra schiuse e rosee di Ale, ancora aperte per via dello stupore nel poter osservare la nostra piccola creatura.
Risponde dolce al mio bacio, tenera e sorridente contro le mie labbra accarezzandomi i capelli con una mano e posando l’altra sulla mia guancia.
D’improvviso si allontana lasciandomi interdetto e quasi deluso, ma quando sento la sua risata argentina riecheggiare nella stanza mi calmo e mi rammento del fatto che non siamo soli nella stanza.   
- scusi dottore- sussurra imbarazzata, stringendo la mia mano che aveva prontamente riallacciato alla sua.
- non si scusi. È bello vedere certe scene, e anche mariti che si preoccupano così tanto per le proprie mogli. Credetemi, è uno spettacolo più raro di quanto crediate- risponde tranquillo il dottore sempre sorridendo e riservandomi uno sguardo divertito che mi imbarazza leggermente nel momento in cui sottolinea quanto io sia apprensivo.
In effetti lo sono, ma come si può non esserlo quando hai la cosa più preziosa che esista al mondo tra le tue mani, quando sai che hai bisogno di qualcun altro perché da solo non puoi prenderti cura come si deve di lei? Come posso non essere apprensivo quando metto la mia anima in mano a uno sconosciuto?
Dopo una breve pausa di silenzio imbarazzato, interotto solo dal palpitare ritmico di un cuoricino che batte in modo tanto impossibile che ti fa domandare se tu non stia assistendo a un miracolo, il dottor Walsh parla.
- volete sapere il sesso?-
Istintivamente guardo Ale che, come me, si è voltata a guardarmi.
- tu lo vuoi sapere?- mi chiede in un sussurro con una nota speranzosa nella voce.
- tu?-
- si…- sussurra annuendo al contempo con gli occhi lucidi e più verdi che mai. Le sorrido in risposta prima di annuire anche io al dottore.
Avete presente i rallenty sportivi? Ecco,questo è uno dei momenti in cui il tempo si dilata e sembra scorrere lento e placido, infischiandosene altamente della tua ansia e prendendosela comoda, lasciandoti da solo a osservarlo scorrere solo in compagnia del rumore assordante del tuo cuore.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
Nella mia moviola automatica, ho avuto il tempo di studiare la mano del dottore muovere lo scanner sul ventre di mia moglie e curvare con il polso un po’ a destra una volta scelto il punto giusto.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
Ho osservato il colletto del suo camice gonfiarsi lievemente d’aria nel momento in cui si è voltato per guardarci entrambi e sorridere.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
Poi… il verdetto.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
- è un bellissimo maschietto-
Tum.
- no… è Matt-
 
Io e Ale non avevamo mai pensato prima di quel momento al nome che avremmo scelto per i nostri figli. Sembra strano perché, per quel che ne so, qualsiasi coppia anche per gioco l’ha fatto almeno una volta, ma noi no.
Quando ho sentito che era un maschio, il nome è uscito fuori da solo dalle mie labbra. Istintivamente.
Accarezzo lieve il pancione e sento un piccolo colpetto sotto la mia mano, cui fa eco un borbottio indistinto di Alessia che comunque non si sveglia.
Matthew è un gran bel nome per mio figlio, se non altro azzeccato. Porta il nome dell’angelo che ha predetto la sua nascita.
Ricordo bene quando l’ho visto accompagnare Ale all’altare. Le ali aperte la circondavano e tutto attorno a loro era luce dorata. Il vestito bianco di lei che ondeggiava ai suoi passi accompagnati da quelli di lui, sembravano entrambi angeli. Per un attimo ho potuto guardare con i miei occhi un piccolo angolo di paradiso, quel tanto che bastava per poter affermare con certezza che valeva la pena vivere una vita retta e giusta solo per poter avere ancora uno sprazzo di tutto quel candore che erano quelle due creature.
Quando Matt ha posato la sua mano sulla mia, ho sentito una sensazione di pace scivolarmi addosso come un miele caldo e rassicurante, che mi avvolse come una coperta calda in mezzo a una bufera.
Amala anche per me, ha detto prima di dissolversi.
L’ho fatto, lo sto facendo.
Ho iniziato ad amarla letteralmente nel momento esatto in cui l’ho vista per la prima volta, imbufalita e pronta allo scontro per difendere quella causa persa che era il catorcio con cui gironzolava per le vie di New York.
Ripensando a quella lunga notte meditativa seduto in un garage a guardare la mia macchina sfasciata, posso affermare con certezza che l’amavo fin d’allora. C’era una forza invisibile che mi attirava verso il suo pensiero, come se ci fosse una mano sulla mia schiena che mi spingeva a tutti i costi a camminare lungo quel vialetto che avevo accidentalmente incrociato e che portava il suo nome.
Una volta io e Ale abbiamo parlato di destino, fato e casualità. È stata una delle tante notti che abbiamo passato insieme svegli a guardare il soffitto della nostra camera da letto, le gambe intrecciate, i corpi vicini e un clima di serentià e rilassatezza che ci faceva da contorno.
Mi disse che dopo tutto quello che le era capitato, ha iniziato a credere che ci fosse qualcosa di più al fondo del rapporto causa-effetto che caratterizzasse la vita di ognuno. Mi disse che a volte forse parliamo di destino, quando in realtà si tratta solo di coincidenze. Non nel senso di coincidenze casuali, ma proprio di coincidenze di desideri che spingono due persone a desiderare fortemente la stessa cosa e se una di esse abbandona il sogno, non significa che lo debba fare anche l’altra, quindi il desiderio ha comunque un’alta probabilità di realizzarsi.
Però quella sera mi confessò anche che non pensava che il nostro amore fosse il risultato di una coincidenza, quanto piuttosto di qualcosa che veramente andava al di là della nostra sfera di controllo. Io e lei dovevamo incontrarci.
Me lo fece notare quando mi parlò di nuovo della notte in cui è morto Matt: lui la stava portando da me. Avrei dovuto conoscerla con un anno d’anticipo, avrebbe fatto parte della mia vita. In ogni caso, in ogni modo. E io, come lei, inizio a pensare che questa non sia una coincidenza.
Inizio a pensare che il destino esista, che tracci una linea sottile che fa da filo per legare insieme tutte le nostre decisioni facendogli prendere una piega consequenziale che noi crediamo di poter controllare nella maggior parte dei casi.
Non è un filo debole. È un filo che ci lascia spazi di libertà, spazi dove il libero arbitrio fa da padrone, ma che diventano anche dei ranghi serrati nel momento in cui andiamo troppo fuori dal tracciato. Quello che voglio dire è che quando usciamo di troppo dai confini che sono stati disegnati per noi, inevitabilmente sarà la stessa nostra strada a ripiegarsi su sé stessa e a riportarci sulla via che ha segnato.
Seguendo questo ragionamento, il mio amore per Ale e per il nostro Matt dovrebbe essere una cosa che mi è stata imposta e il mio amore fondamentalmente fittizio. Eppure no.
I nostri destini potevano anche restare paralleli, senza decidere di legarsi mai. Avremmo potuto vivere l’uno accanto all’altro semplicemente camminando vicini su due strade distinte e parallele che non ci avrebbero mai visto tenerci la mano. Sono sicuro del fatto che avrei camminato accanto a lei anche se non fosse diventata mia moglie, perché nessuna è stata mai come lei nella mia vita. Nessuna. E con nessuna avrei mai potuto sentirmi completo come con lei.
Siamo stati noi a decidere di camminare sulla stessa strada, lasciando l’altra libera per qualcun altro. Una sorta di “dato che andiamo dalla stessa parte, che ne dici di un passaggio? Potrei prendermi cura io di te”
Tirando le somme, non mi importa sinceramente del perché e del per come siamo qui adesso. Perdersi in queste riflessioni è un ottimo modo per tenere impegnato il cervello al pari dei giochini di brain training sul Nintendo. Diventa un semplice esercizio mentale, perché tanto la verità non la sapremo mai, e per quanto la nostra fantasia si sforzi di immaginare le più strampalate teorie, l’uomo rimane una creatura semplice e ignorante perché forse tanta grandezza e macchinosità non può che essere ignorata da qualunque essere che aspiri a vivere in pace.
Scoprire che siamo dei burattini in mano al Creatore ci frustrerebbe a tal punto che non riusciremmo nemmeno più ad alzarci dal letto la mattina giusto per spirito di ribellione. Capire, al contrario, che siamo davvero liberi, ci farebbe sentire così pieni di potere che inevitabilmente finiremmo per farci la guerra l’uno con l’altro. In fin dei conti, l’ignoranza è un bene.
Spero che Neruda non s’incazzi, quindi, se faccio mie le sue parole, dicendo che l’amo senza sapere come, nè quando nè da dove, l’amo direttamente senza problemi nè orgoglio. Così l’amo perchè non so amare altrimenti che così, smettendo di pormi domande e godendo ogni momento delle sue risposte silenziose. Amandola ogni attimo come se non potessi farlo mai più.
Si gira ancora nel sonno, voltando il capo verso di me mentre invade lo spazio del mio cuscino.
Chissà se sta sognando. Chissà chi sta sognando. Lontana chilometri da me eppure così vicina.
Amo guardarla dormire, osservare ogni particolare del suo viso rilassato, e allo stesso tempo lo odio. Vorrei svegliarla e rassicurarmi del fatto che sia con me anche quando sognando visita luoghi e persone che a me sono preclusi.
Lento, accarezzo il profilo della sua guancia rosata e scosto una ciocca corvina che le cade disordinata e ribelle sugli occhi.
Sono talmente pochi i momenti in cui posso guardarla coi miei occhi che dormire mi sembra uno spreco di tempo.
Dormo sempre poco quando sono a casa con lei. Passo la maggior parte del mio tempo a guardarla di sottecchi in modo che non se ne accorga, facendo il pieno di lei per i tempi (lunghi) in cui sono lontano. Mi piace osservare ogni suo gesto, ogni più piccolo movimento, perché quando non c’è sono le piccole cose che mi mancano di lei.
Più di tutto mi manca il sentirla al mio fianco sul letto sempre troppo grande e troppo freddo. Mi manca svegliarmi e sentire il profumo del caffè della moka italiana mentre lo versa attenta nelle tazzine vestita solo di una mia camicia. Mi manca osservarla mentre si passa con il dito un velo leggero di ombretto sulle palpebre, talmente vicina allo specchio da lasciare l’alone del suo fiato su cui poi scrive una R e una A, come una qualsiasi ragazzina innamorata. Mi manca quando mi chiede di chiuderle la zip di un vestito che ce la farebbe a chiudere anche da sola, solo per tentarmi con la sua pelle di seta e regalarmi sorrisi carichi di dolcezza e promesse.
Mi manca anche quando si arrabbia e alza la voce, perché il rosso che le tinge le guance e il petto quando litighiamo è un richiamo all’ordine più forte di qualsiasi parola. Cedo subito già solo per tornare a baciare ogni centimetro della sua epidermide accaldata, chiudendo la discussione nel modo più amabile che si possa immaginare.
Mi manca tutto di lei, sempre.
Si muove ancora nel sonno, le sue palpebre tremano quasi impercettibilmente, le sue mani stringono il lenzuolo e si allungano sul materasso per un breve tratto finchè non trovano la mia maglietta.
Stando attento a che i miei movimenti siano il più possibile discreti, mi avvicino e poso un lieve bacio sulla sua fronte, poi un altro sulla tempia e giù a scendere lungo il profilo del suo viso, arrivando a baciare l’angolo delle sue labbra rosee già distese in un sorriso.
- buongiorno- sussurro prima di baciare quel delicato bocciolo di rosa.
- buongiorno- risponde con la voce rauca di chi si è appena svegliato.
- mi sei mancata- ammetto appoggiando la testa su una mano sorreggendomi sul gomito per guardarla meglio.
Nemmeno con i segni del cuscino stropicciato sulla pelle risulta meno attraente, anzi. Dolce e indifesa, senza nessuna traccia di trucco e i capelli scomposti sulle lenzuola bianche, è la versione di lei che preferisco. La più intima, la più segreta, quella versione di te che condividi solo con la persona a cui ti doni. Amo questa versione di lei proprio perché solo io la posso avere.
- sono sempre stata qui- risponde in uno sbadiglio allungandosi tutta per stirarsi le membra intorpidite.
- mi permetto di dissentire-
Mi guarda con aria interrogativa, aprendo solo mezzo occhio, le braccia ancora allungate dietro la testa.
- quando dormi… quando sogni… non sei con me. Sei ovunque ma non con me. Quando sogni non sei mia - confesso imbarazzato nascondendo un po’ il viso alla sua vista, conscio della stupidità delle mie paranoie. Tutti sognano, tutti sognano cose che magari non appartengono al mondo reale. Averla con me per tempi sempre troppo brevi mi fa desiderare che non dorma mai, che non sogni mai, che resti sempre con me.
Aprendosi in un sorriso dolce, si accarezza il pancione con una mano per poi prendere la mia e appoggiarla sotto la sua sul nostro Matt.
- sognavo te - sussurra intrecciando le nostre dita - Ti sogno quasi sempre, amore. Ti porto sempre con me- mi rassicura.
L’amo quando fa così. L’amo quando si preccupa per me e non risponde con uno sbuffo infastidito alle mie paranoie assurde.
Paul Eluard diceva “ti amo per tutte le donne che non ho mai conosciuto. Ti amo per tutto il tempo in cui non ho vissuto. Senza di te io mi vedo così poco. Ti amo contro tutto quello che non è che illusione. Ti amo per tutte le donne che non ho mai amato”
Quell’Eluard ne sapeva. Forse aveva conosciuto qualcuna come la mia Ale. Non so spiegare perché queste parole, so soltanto che appena le ho lette ci ho visto dentro lei.
Prendo a baciarla rincuorato dalle sue parole e di nuovo sereno.
- hai dormito bene?- chiedo tra un piccolo bacio e l’altro, avvicinandomi ancora per andare incontro alle braccia che tende per poi chiuderle attorno al mio collo.
- più che bene. E tu?-
- mai dormito meglio- ammetto cercando di approfondire un po’ il nostro bacio passando la lingua sul suo labbro inferiore per poi mordicchiarlo leggermente.
- anche tu hai sognato?- sospira inarcando di poco la schiena assecondando il tocco della mia mano che già si era insinuata sotto la maglietta larga che usava per dormire.
- mm-mmm…- mugolo scendendo sul suo collo candido.
- e che hai sognato?-
- te…-
Riprendo possesso di quelle labbra carnose e rosse più del solito che spiccano in contrasto con il suo incarnato chiaro.
Si, anche questo mi manca. Non sono così ipocrita da poter affermare che il contatto fisico con mia moglie non mi manchi e non sono così pio da poter giurare di sognarla soltanto seduta su una sedia a dondolo a cullare il piccolo Matt.
Sono fin troppo sincero se dico di desiderare ancora la mia sposa ventiquattro ore su ventiquattro, anche ora. Si anche adesso, con il pancione ormai arrivato al suo massimo di espansione a dividerci.
Dormo sonni tranquilli e mi rifiuto di legarmi un cilicio alla coscia per espiare il mio peccato di lussuria nei confronti di mia moglie. Non mi sento in colpa nemmeno un po’, anzi. È lei a farmici sentire se mi faccio qualche scrupolo di coscienza di tanto in tanto.
- non vedo l’ora che nasca- sussurra sulle mie labbra mentre con un’abile mossa mi sfila la maglietta.
- mmm… non vedi l’ora di alzarti alle ore più impensate della notte per dargli da mangiare?-
- no… non vedo l’ora di alzarmi alle ore più impensate della notte per dar da mangiare a suo padre- risponde in un risolino prima di stringermi le dita tra i capelli e approfondire ancora di più il bacio.
Per l’appunto.
- allora, Matt, datti una mossa, che papà muore di fame-
Non siamo stati a farci sciocche paranoie sull’astensione da certe pratiche naturali, se non addirittura benedette e raccomandate, in una coppia di giovani sposi. Dopo aver posto tutte le domande e aver valutato tutte le risposte di un medico, abbiamo deciso che non sarebbe stato così immorale se avessimo praticato della sana attività fisica e che nostro figlio non se ne avrebbe avuta a male se i suoi genitori si amavano così tanto.
D’altra parte, siccome so benissimo che quel cosino lì è più intelligente di quanto comunemente si pensi, si sarà chiesto almeno una volta cosa ci faccia in un mare di placenta, chiuso in un sacco di carne rosata, attaccato a un tubo che gli parte dall’ombelico. Credo che mio figlio sia talmente intelligente da capire che uscirà esattamente da dove sono entrato io che ce l’ho portato (per la serie “è vero che i neonati apprendono per imitazione”) e che non verrà scaricato sul terrazzino di casa avvolto in un lenzuolo dopo giorni di volo nel becco di una cicogna (che poi perché proprio una cicogna qualcuno si prenda il disturbo di spiegarmelo. Un pellicano non sarebbe stato più comodo?).
Mio figlio sa già sicuramente la verità, e certamente raccontargli la storia dell’ape, del fiore, del cavolo e di assurdi volatili che fungono da postini gli confonderebbe le idee. Già è difficile crescerli e aiutarli ad affrontare il fatto che Babbo Natale non esiste, figuriamoci quando si chiederanno perché la loro ragazza ingrasserà sempre di più ogni mese mentre scrutano il cielo in attesa di una cicogna che non arriverà se non per fargli il nido sul comignolo del tetto. Come gliela spieghi questa storia? Già per me era stato traumatizzante scoprirlo il giorno in cui ho sentito zia Jane spiegare a mio zio Ben quanto fosse dubbia la sua paternità per via del mestiere poco ortodosso di sua madre, gridando e sbraitando mentre ad ogni boccata d’aria faceva uscire imprecazioni che sono cessate solo quando da sotto le sue gambe è uscito quello che poi mi hanno spacciato per cugino.
Una cosa è certa: non riprenderò mai la nascita di Matt per poi rivedermela sdraiato sul divano con una ciotola di pop corn e una birra in mano,propinando a tutto il parentado una dettagliata descrizione medica del momento del parto mentre mia moglie mi insulta in tutte le lingue che conosce e altre che ha appreso per osmosi dai medici e gli infermieri che la circondavano.
Tornando al discorso, se adesso abbiamo smesso di fare dimostrazioni pratiche di come si fanno i bambini è solo perché manca davvero troppo poco allo scadere del termine e, sebbene l’idea di far nascere io stesso il mio cucciolo mi riempia di commozione, preferisco evitare di fare danni amando mia moglie con altri metodi meno… invasivi… ma altrettanto piacevoli.
Insomma tutto questo giro di parole per dire che chi dice che le donne gravide perdono tutta la loro capacità seduttiva si sbaglia di grosso.
Il suo respiro spezzato sul collo, la stretta delle sue mani, il calore della sua pelle… i suoi occhi verdi socchiusi e protetti dalle folte ciglia nere… mai rinuncerei a tutto questo. Mai rinuncerei a un solo secondo di questi momenti con lei. Mai rinuncerei a lei.
Nemmeno se fosse in dolce attesa di cinque gemelli.
Nemmeno se dovesse crollare il mondo.
Nemmeno se mi dicessero di rinunciarvi in cambio della salvezza dell’intero pianeta.
Nemmeno se mi dicessero che in cambio della mia astineza gli alieni se ne andranno fuori dai maroni per sempre, ponendo fine alle loro lezioni di disegno sui nostri campi che ci fanno perdere dieci anni di vita ogni volta che annunciano un nuovo cerchio al tg.
Nemmeno se scendesse l’Arcangelo Gabriele ad annunciarmi che sono stato scelto io, complessato tra i complessati, per redimere il mondo dagli eccessi di sicurezza e riportare il dono dell’umiltà nei cuori della gente.
Nemmeno se…
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin….
Nemmeno se suonassero alla porta.
Soprattutto se suonano la porta.
Come se nulla fosse, continuo a baciarla imperterrito e invincibile nel mio proposito di chiudere il mondo fuori e godermi la mia sposa. Chi ha suonato se ne farà una ragione e tanti saluti.
- Rob…- sussura discostandosi per scendere dal letto.
- mmm… no… resta qui…- mormoro stringendola a me.
Dissemino il suo collo di baci, tirando sempre più su la maglia, trattenendola nel letto. Chiunque sia può aspettare sul tappetino dell’ingresso per l’intera giornata, tanto non credo sia la famigerata cicogna che è venuta a consegnarci Matt.
- Rob… dobbiamo aprire…-
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin……
- no, non dobbiamo per forza…-
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- Rob… dai… dobbiamo aprire - ridacchia facendo forza sulle mie spalle per spingermi via.
- uff….- sbotto alzandomi al suo posto. Svelto raccatto la maglietta che mi aveva sfilato pochi minuti prima e la infilo incurante del fatto che sia al rovescio.
- se scopro che è un rappresentante di enciclopedie lo ammazzo e tu lo avrai sulla coscienza a vita- borbotto alzandomi del tutto dal letto e lanciandole un ghigno strafottente uscendo dalla stanza.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinn!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- Arrivo!!!!!- grido già ripassando mentalmente tutti gli isulti più coloriti del mio repertorio. Scendo le scale in fretta a piedi scalzi quasi correndo per levarmi di torno lo scocciatore solitario in meno del tempo che gli sarebbe necessario a dire “salve” e tornare di sopra.
- Roooob!- grida una voce attutita da dietro il portoncino blindato dell’ingresso.
Oh no.
Oh. No.
- Rob apri questa dannata porta, lo sappiamo che ci sei!-
No.
Tutti, ma non loro.
Un venditore di aspirapolveri, mi sembrerebbe una grazia. Anche la cicogna. Magari Babbo Natale. Anche un alieno. Chiunque ma non loro.
Con stizza inaudita spalanco la porta mostrando ai miei ospiti la faccia più scazzata che sono capace di fare.
- buongiorno a te, paparino. Ti siamo mancati?-
- quanto mi può mancare un herpes la sera di una prima- ringhio tra i denti.
- su, non rompere. Facci posto. Abbiamo un sacco di cose da fare-
- fuori dalle palle-
- nemmeno se piangi in cinese, Rob-
- amore chi è?- grida Ale dal piano di sopra.
Il mio peggiore incubo, ecco chi è. Jack e Kellan, naturalmente. Chi altri se non loro sarebbero in grado di destare il mio istinto nascosto del killer a quest’ora del mattino?
- siamo venuti a dare una mano- borbotta Kellan trascinando buste stracolme di roba in casa seguito da Jack alle prese con due latte di vernice.
- a fare che?- chiedo già temendo la risposta che mi pare ovvia con la speranza di essermi sbagliato.
- ma a montare la stanza di Matt, è chiaro!- risponde Kellan saltellando suo posto con le mani intrecciate sotto al mento.
Questa sarà sicuramente una lunghissima, interminabile, stressantissima giornata.
 
 
 
Fine prima parte….
 
Ale e Rob dal dottor Walsh
Ale e Rob

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Capitolo 48
*** capitolo 48 ***


capitolo 48 Inizio con lo scusarmi infinitamente del ritardo, ma come sapete era dovuto ai miei impegni universitari. Le tante cose da fare sempre rimandate invece mi impongono di essere davvero svelta nel postare il capitolo e purtroppo senza risposta alle recensioni.
Mi dispiace infinitamente non aver trovato il tempo di farlo, ma ho pensato che avreste preferito l’aggiornamento.
Il prossimo post sarà sicuramente più veloce, anche perché credo che il capitolo conclusivo (ebbene si, siamo arrivati alla fine) sarà un po’ più corto degli altri. Prometto che recupererò le recensioni e sarò molto molto diffusa nel rispondervi. Vi ringrazio infinitamente per i commenti e anche per le letture silenziose. Più di tutto vi ringrazio per l’attesa.
Questo capitolo ci tengo in particolar modo a dedicarlo a una persona, ossia mia MOGLIE! La mia migliore amica, la mia metà.
Tante volte mi sono trovata a pensare alla migliore amica come a una persona con cui ti puoi confidare, con cui puoi ridere, puoi scherzare, con qui puoi essere te stessa più che con gli altri. Tante persone vanno e vengono nelle nostre vite, e solo con il tempo vedi chi resta davvero. Non è una colpa sbagliare nell’aver dato questo titolo a tante ragazze che hanno condiviso momenti particolari con noi. Chi più, chi meno, sono tutte importanti. Ma è solo una quella che ti prende il cuore, quella che quando dici “ti voglio bene”, “sono felice per te” lo pensi davvero. È solo una quela persona che quando piange, tu non puoi fare a meno di piangere con lei, quella che basta uno sguardo per capire tutto quello che ha dentro. Quella che ti manca quando non c’è e che quando è con te non puoi fare a meno di abbracciarla e tenertela stretta stretta.
Trovarla è come innamorarsi. Trovarla ti fa dire che abbiamo sbagliato tutto, abbiamo sbagliato a pensare che quando ci si riferisce all’anima gemella si pensi ad un ragazzo che ci porta via il cuore. La vera anima gemella, la vera anima affine è lei.
Ti voglio un bene dell’anima Moglie! Questo capitolo è per te! Sono fiera, davvero fiera di te, mia laureanda!
 
Bene, dopo la mia dedica, le scuse per ritardo e recensioni, chiedo venia per un ultimo motivo e poi vi lascio alla lettura. Il capitolo non è betato, quindi chiedo scusa per eventuali errori. Lo rimetterò a posto il più presto possibile! Grazie a tutte per non avermi abbandonato!
Ricordo come sempre il blog e metto qui il link della mia ultima one shot, nel caso voleste leggerla.
il sondaggio sul titolo della serie è stato vinto da "ubi tu gaius, ubi ego gaia" con 7 voti espressi sul blog e altri due qui sul sito. al secondo posto ono arrivate a pari merito "the wave" e "baciata da un angelo". tempo di scrivere una presentazione e PLVK diventerà una serie! 





 
Robert pov: first time
 

seconda parte....


 
Ci sono cose che la mente umana, per quanto si sforzi, non può concepire.
Ci sono cose che occhi, questa volta umani e non, possono solo immaginare.
Ci sono eventi a cui sarebbe meglio non assistere. E questo vale per tutte le forme di vita esistenti che abbiano una minima attività cerebrale funzionante.
E poi c’è Kellan: inconcepibile, inimmaginabile, inguardabile.
Kellan il fisicato, il mister Ck 2010, il sex symbol… è letteralmente inguardabile in questo momento, oserei dire raccapricciante.
Con la maglietta sulla testa a coprirsi i capelli gettata dietro le spalle a simulare la cosa più vicina a un velo da suora che ho mai visto, con due baffi arricciati azzurro cielo disegnati sulla faccia, è quanto di più agghiacciante si possa avere la sfortuna di concepire.
- Kell, lì non hai passato- lo riprende Alessia seduta a gambe incrociate su una cassettiera coperta da un vecchio lenzuolo indicando con il pennello un punto sulla parete a Kellan che sta passando il rullo.
- dove? qui?- chiede il bestione allungandosi con un braccio nel punto presumibilmente indicato.
- no, più su-
- qui?- saltella il bestione su un piede solo, allungandosi tipo ballerina di danza classica con tanto di gamba tesa a ridosso del muro.
- si - gli risponde Ale non trattenendo un sorriso e tornando a dipingere ghirigori di una tonalità di azzurro più scuro là dove avremmo sistemato il lettino che io e Jack stiamo montando.
- I come from Alabama with the banjo on my knee, I’m going to Lousiana, my true love for to see...- inizia a canticchiare Kell intingendo il rullo nel secchio di vernice prima di riprendere a lavorare.
- e io che pensavo avesse iniziato ad essere una persona seria- commenta Jack a mezza bocca togliendosi una vite dalle labbra.
- mi sa che il giorno in cui lo vedremo diventare una persona seria sarà il momento del giudizio universale- rispondo piatto cercando il cacciavite giusto tra gli attrezzi seminati tutti attorno a me.
-... It rained all night the day I left. The weather it was dry, the sun so hot, I froze to death...-
- ok... forse nemmeno il giorno del giudizio universale- rettifico alzando gli occhi al cielo.
- io pensavo che la storia con Megan gli avesse dato un pò di senno. Insomma, lei sembra intenzionata a metter su famiglia- continua Jack avvitando la sua vite.
- perché dovrebbe metter su famiglia? Ha casa, ha un bambino…- inizio accennando a Kellan con la testa - ha già famiglia. Scommetto che si alza tutte le notti a scaldargli il biberon-
- Oh Susanna, oh don't you cry for meeeeeeeeee!!!!!!!!! I've come from Alabama with my banjo on my knee!!!!!!-
- Dio, giuro che non riesco a capire come quella gran sventola della Fox se lo sia preso- sbuffa rifacendosi il codino. - E dire che mi sforzo!-
- te lo dico io perché se l’è preso- gli rispondo con un’occhiata eloquente, tipica del maschio saggio che rivela una verità inconfutabile a un maschio un po’ meno saggio, ma comunque maschio, che sta prendendo parte al momento “chiacchiere da veri uomini”. Beh… è bello sapere che a trentanni io riesca ancora a prendermi per il culo così! Forse nemmeno io sono riuscito a diventare una persona seria… famiglia o non famiglia.
- ah dici che…?-
- a no? Da quando sta con lei non dorme nemmeno più con l’orsetto-
- no! Sul serio?-
- Già. L’ha piazzato sul mio letto circa un mesetto fa dicendo che era ora che passasse a Matt-
- non ci credo!-
- va a vedere! È di sopra nella mia valigia-
- quella Fox deve avergli dato un diversivo bello forte!-
- talmente forte che da quando sta con lei ha le occhiaie perenni-
- a guardarlo bene si è anche smagrito… devo dire però che è una magrezza sana, non pensi anche tu? Quando si dava al fai da te oltre che magro era anche pallido-… E nemmeno Jack è riuscito a superare la fase adolescenziale, a quanto pare.
- I thought I saw Susanna coming down the hill. The buckwheat cake was in her mouth, the tear was in her eye. Says I, I'm coming from the south Susanna, don't you cry!!!!-
- Kellan!!!! Un’altra strofa ancora e qui l’unico a piangere sarai tu!- ringhia Ale minacciandolo con il secchio di vernice in mano.
- ma è una canzone così carina! Ed è bene che Matthew impari queste filastrocche, così quando andrà a scuola sarà già un passo avanti!- piagnucola Kell giustificandosi.
- più che smagrito mi sembra solo più scemo di prima- sospiro allungandomi a prendere un altro pezzo di mobile. Si, lo so che dare dello scemo a Kellan è come sparare sulla Croce Rossa, ma vorrete mica negarmi la consolazione di non essere il “più scemo” tra noi tre scemi?
- Ah perché c’è stato forse un momento della sua vita in cui non era così?- domanda retoricamente Jack alzandosi in piedi per far combaciare il suo pezzo di lettino montato al mio.
- però cazzo, la Fox!- sospira con occhi sognanti dando una botta secca alla sponda per incastrarla alla testiera.
- la Fox…- gli faccio eco con il medesimo sorrisino sardonico.
- giuro che se non fosse la sua ragazza un pensierino…-
- ma anche due!-
- ha un sedere che…-
- la Fox…-
- cosa “la Fox”?- interviene Ale con gli occhi ridotti a due fessure, voltando verso di noi il secchio di vernice che prima teneva puntato su Kellan.
- niente, amore. Niente- tossicchio tornando ad essere molto interessato al lettino di Matt che stava prendendo forma.
Fantasticare su Megan, la “ragazza seria”, di Kellan non era fondamentalmente una delle mie attività abituali, al massimo di Jack, ma c’è da dire che in genere sono una persona piuttosto obbiettiva e in tutta obbiettività non si può negare che sia una grandissima gnocca.  
Certo che il mio concetto di “gnocca” può variare di molto se mia moglie minaccia di farmi diventare dello stesso intenso azzurro puffo delle pareti.
- niente, eh?- mi scruta ancora con gli occhi sempre più piccoli ormai a pochi centimetri dal mio viso, dando una scossa al secchio.
- certo, amore. Niente. Ho forse la faccia di uno che ti sta dicendo una bugia?-
Un colpo di tosse di Jack, razza di infame, suona stranamente come “cazzata”. Tuttavia, sortisce almeno l’effetto di dirottare l’attenzione di mia moglie sulla sua persona, che prontamente gli tira uno schiaffetto di rimprovero sulla testa prima di poggiare la vernice a terra e squadrarlo con aria di rimprovero.
- poi dici che le cose con Ashley vanno male! Mi meraviglierei del contrario!- sbotta severa incrociando le braccia al seno ed ergendosi in tutta la sua altezza.
- Ahia! Ale fai male!- grida Jack massaggiandosi il punto dolente assumendo un cipiglio decisamente irritato. Strano… non è da lui.
- bene, almeno ti ricorderai di non fare più commenti sulle ragazze dei tuoi amici!-
- ma perché? L’abbiamo sempre fatto! Perché quella di Kellan non si deve toccare? Se ha un bel culo, è giusto rendergli giustizia e dire che ha un bel culo! Da donna, seriamente, dimmi che non è vero!- sbotta Jack riprendendo il suo lavoro tornando di nuovo quasi calmo.
Scruto il suo  viso e non trovo altra traccia se non la mascella serrata a testimoniarmi che il lampo di furia che ho visto attraversare i suoi occhi c’è stato davvero. Che Ale gli abbia fatto davvero male? In tutta onestà, per quanto io sia a conoscenza di quanto la mia consorte picchi duro e meni botte da orbi quando è in vena, non mi sembrava che quello schiaffetto sulla nuca potesse avergli provocato seriamente del dolore.
Riguardo il volto di Jack, concentrato mentre ricontrolla di aver avvitato bene alcuni tasselli, e lo trovo di nuovo sereno.
È sempre stato un po’ lunatico, soprattutto quando ha fame e, guardando l’ora, non posso nemmeno dargli torto.
- da donna, seriamente Jack, ti dico che dovresti evitare di commentare il fondoschiena di Megan-
- e certo! Abbiamo commentato il culo di Ash, quello di Kristen, il tuo, e Megan la dobbiamo lasciare da parte. Non si fa così! Non vorrai mica lasciarla da parte? Voi si e lei no! Non è educato!- borbotta ancora il mio amico, facendomi sbarrare gli occhi davanti al tifone che sarebbe sicuramente conseguito a quel’ammissione di colpa.
Vi dirò, Jack è sempre stato un mostro di sagacia, un concentrato di perfidia, astuzia, cinismo e sarcasmo, ma pecca un po’ di sano istinto di sopravvivenza.
Ci sono momenti in cui la sua intelligenza fa a gara con quella di Einstein e momenti in cui somiglia in maniera quasi impressionante alla iena scema del Re leone. Mi pare si chiamasse Ed.
In questo momento, Jack è decisamente una Ed!
- te lo dico io cos’è educato! Sarebbe educato… - sbotta Ale esasperata prima di interrompersi e sgranare gli occhi, facendo oscillare il suo sguardo da me a Jack, da Jack a me con aria smarrita e sicuramente scioccata - aspetta, che vuol dire “abbiamo commentato il tuo”?-
Ecco. Questo è il momento in cui inizio a chiedermi se il mio amico, in realtà, non sia in qualche modo imparentato con Harry Potter.
Sicuramente deve avere doti magiche notevoli per far evanescere il suo cervello senza lasciare traccia di una sua benchè minima precedente esistenza. Evidentemente spesso gli pesa portarselo dietro e preferisce lasciarlo sul comodino, oppure a volte lo spegne per questioni di risparmio energetico (a volte ha delle idee talmente strampalate che non escluderei l’ipotesi di una sua conversione allo sviluppo delle energie ecosostenibili anche per le sue attività cerebrali).
Qualunque sia la verità sulle sorti della sua massa grigia, il fatto è che Jack è un completo imbecille.
- Rob, mi avete commentato il sedere?-
- emmm… è capitato… ma poche volte amore. I ragazzi non si sognerebbero mai di… però è capitato- rispondo imbarazzato, trovando molto interessante il manico del cacciavite che continuo a rigirarmi tra le mani. Cercare di negare con Ale è una pessima mossa. L’unica strategia adottabile è sempre quella di contenere le esplosioni, anche se questa mi sa che farà il botto. E pure bello grosso. Se dovessi scegliere tra lei incazzata e il tifone, sceglierei il tifone.
- Ah… e… beh…e il verdetto?-
Cosa???? Che fine ha fatto il tifone??
Strabuzzo gli occhi e li punto su mia moglie che… è arrossita. Non di rabbia. Sembra sia arrossita di timidezza! Guarda il pavimento e si tortura le mani, come una ragazzina che abbia fatto una domanda imbarazzante e si vergogni della sua audacia nel porla. Beh… diaciamo che è una ragazzina un po’ cresciuta.
- hai sempre avuto un bel sedere Ale, davvero. Da amico, credimi. Kellan ti aveva soprannominata “miss gambe chilometriche e bel culetto” mica a caso- interviene Jack parlandole con tono sinceramente accorato, appoggiandosi addirittura una mano aperta sul cuore e ostentando sincerità da tutti i pori, tornato ormai del tutto alla normalità.
- e ti posso assicurare che non li ho mai lasciati andare oltre!- ringhio riprendendomi dallo shock di non essere stato investito dagli insulti di Ale. Va bene la sincerità, ma insomma… è pur sempre mia moglie!
- beh, io lo penso ancora-
- si ma è meglio se ti occupi di quello di Ash a questo punto, eh?- rispondo secco lanciando un’occhiata fulminante all’indirizzo di Jackson traducibile in un “tagliatela!”. Per un attimo un ennesimo lampo gli passa negli occhi, ma non mi lascia il tempo di soffermarmici per più di un secondo prima di farlo sparire.
- ma se lo penso perché non dirlo?-
- perché no!-
- perché? Adesso cos’ha che non va? È troppo grosso?- quasi piagnucola Alessia interrompendo il nostro battibecco e non nascondendo una certa qual nota di preoccupazione nella voce.
- ma no amore, che vai dicendo?- le rispondo avvicinandomi per abbracciarla.
- e allora perché dici così?-
- beh perché…-
- è la gravidanza, vero? Mi si è ingrossato il sedere e adesso non ti piace più perché non è come quello di Megan!- mugola prima di scoppiare in lacrime e nascondere il viso nella mia maglietta.
- amore, ma che dici? Tu sei incinta!- cerco di consolarla sfregandole le mani sulle braccia e cercando di incenerire Jack con lo sguardo.
Razza di cretino, ma non sa che l’ultima cosa da fare quando una donna è in dolce attesa è trattare di argomenti che riguardino anche solo da lontano il suo aspetto fisico? È la regola numero uno del manuale di sopravvivenza “donne in gravidanza, istruzioni per l’uso. Come arrivare vivi e incolumi fino al parto”!
Lo so, ha un titolo scemo. L’ho trovato su internet girovagando per siti di ebook per… si, insomma… essere un minimo ferrato in materia di parto e gestione della gravidanza. Tra tutti i titoli, come “mamma in nove mesi”, “il papà incinto”, “che cosa aspettarsi quando si aspetta” e “il bello del pancione” (per un attimo a furia di leggere sta roba ho creduto di avere gli estrogeni!)… è saltato fuori questo titolo davvero interessante. Non credo nemmeno sia in commercio in versione cartacea ma chi l’ha scritto, lasciatemelo dire, è un vero genio. Mai 450 pagine Pdf hanno avuto il pregio di dispensare tanta saggezza in una volta sola, sul serio. Si può dire che, per il tempo che ho avuto a che fare con Ale in versione futura mamma incazzata e suscettibile tra un impegno di lavoro e l’altro, questo “libro” mi ha salvato la vita. È stata la luce alla fine del tunnel nel momento in cui la mia amata moglie faceva una concorrenza spietata a Green Goblin, un faro acceso nella notte degli sbalzi d’umore e la prospettiva di un attracco nel bel mezzo della valle di lacrime in cui mi trovavo ogni giorno alle ore e nei luoghi più disparati.
Forse dovrebbe leggerselo anche Jack se vuole arrivare vivo alla fine di questa giornata.
- si ma tu ti immagini il sedere di Megan perché il mio non ti piace più!-
- tesoro, non mi immagino il sedere di Megan. A me piace solo il tuo anche adesso, amore-
Regola 1, comma 2 del manuale: “se accidentalmente si scivola sul discorso fisico, rassicurare sempre la propria donna (magari dicendo anche una cazzata) e dirgli che è bellissima sempre e comunque…
- sul serio?-
- amore, hai ancora il sedere più bello del mondo, te lo posso garantire- “… mentire se necessario
- e prima che stavi facendo?-
- davo un giudizio complessivo- “… minimizzare lo scivolone. Ricordate: quello che conta è restare VIVI!
- e complessivamente hai detto che Megan ha un bel culo- . Oh cazzo!
Sempre per restare nel generale, se io adesso, per ipotesi, accecassi Jackson Rathbone con il cacciavite che tengo in tasca, legalmente… a cosa andrei incontro?
Insomma… con quanto me la caverei, anche approssimativamente?
Certamente avrei Kellan dalla mia, non mi testimonierebbe mai contro, quindi l’idea di chiudergli gli occhi per sempre potrebbe anche essere buona… ma in fondo sono un uomo che sprizza tollerenza da tutti i pori, per cui mi limito a un - zitto tu!- ma detto con l’aria più minacciosa di cui sono capace. Regola numero tre del manuale: “cercare di essere tolleranti e ripetersi costantemente che è solo una fase”. Ma varrà anche per Jackson?? Forse per estensione… d’altra parte anche lui molto spesso ha degli sbalzi di umore degni della più gravida delle donne gravide!
- oh insomma! Non siamo ipocriti! Ale ha ancora il più bel culo che ho mai visto, specialmente per una donna incinta e quello di Megan è una poesia al pari del suo. Dico, si assomigliano pure! È plausibile che anche a culi siano messe più o meno alla pari!- sbotta Jack non accorgendosi del fatto che Kellan si fosse spostato alle sue spalle brandendo il rullo come una casalinga grassa con tanto di senalino terrebbe in mano un cucchiaio di legno sporco di sugo.
- non sono mica parenti!- rispondo facendo finta di niente. Non voglio mica togliere il divertimento al mio amico!
- si, ma il concetto è quello. Ale ha un bel culo e Megan ha un bel culo!-
- ti sento!- tuona il vocione di Kellan alle sue spalle facendolo sobbalzare dallo spavento.
- a davvero?- gli risponde Jack voltandosi con aria strafottente.
- si -
- e perché ti svegli ora?-
- perché con questa hai raggiunto il numero massimo di volte in cui puoi dire quello che hai detto-
- detto cosa? Che Megan ha un bel culo?-
- Jack…-
- si, dolcezza?-
- ne ho taldonde di siffatte ciufole-
- cioè?-
- ne ho le palle piene! -
Ora, qualcuno potrebbe anche dire che Kellan sia un tipo un po’ impulsivo che pecca di quella cosa che spesso viene definita “santa”: la pazienza.
Oppure si potrebbe dire che ha dei metodi un po’ rozzi e infantili per esternare il suo disappunto. Senz’altro ha un rapporto distorto con il concetto di virilità, perché vendicarsi dell’insolenza di Jack passandogli il rullo pieno di colore sulla faccia e sulla maglietta è una ripicca decisamente femminile. E io che avevo riposto in lui tutte le mie speranze di vendetta per aver minato il delicato equilibrio emotivo di mia moglie! Proprio vero che non si sa più di chi fidarsi al giorno d’oggi!
- ti dona l’azzurro, lo sai?- dice ancora mettendo il rullo nel secchio e pulendosi tranquillamente le mani su uno straccio che portava appeso al passante del jeans.
Mossa femminile ma decisamente azzardata. Nel tempo esatto che ci vorrebbe alla Torcia umana per accendersi e raggiungere la temperatura di una supernova, Jack ha solletavo da terra il secchio di vernice e l’ha rovesciato in testa a Kellan, per poi raccogliere un altro straccio e pulirsi le mani canzonando la tranquillità ostentata prima dall’altro.
- questo non lo dovevi fare- ringhia l’orso lanciandosi contro Jack e buttandolo a terra.
- sei tu che dovevi startene zitto!- grida Jack ribaltando la sua posizione di svantaggio salendo in groppa al suo avversario per costringerlo a terra.
- e tu dovevi tenere la boccaccia chiusa!-
- quando lo farai anche tu!-
- sai qual è il tuo problema Jack? Che tu ti senti un grande ma sei fondamentalmente scemo!-
- rimangiati quello che hai detto! Ora!-
- giammai!-
- fantastico. Un attimo prima parlavamo di culi e ora giocano alla lotta nella vernice manco fossero due pornostar al provino per uno scatch di lotta nel fango. Mi sa che è il caso che io vada a mettere su la pasta- sospira Ale dandomi un colpetto al braccio prima di uscire dalla stanza.
Nemmeno lei fa più caso a questi siparietti. Se una volta si preoccupava che si potessero o ci potessimo (le volte che anche io mi davo al wrestling) far male, ora prende le nostre amichevoli scazzottate come routine.
La guardo allontanarsi e sparire nello specchio della porta e senza che me ne renda davvero conto mi trovo a pensare al manuale di sopravvivenza. “Mentite se necessario…”. Altro che mentire, mia moglie ha davvero ancora un gran bel sedere! Mi complimento sinceramente con me stesso e mi batto da solo una pacca sulla spalla per averle chiesto di sposarmi.
Sempre con il mio sorriso soddisfatto, mi volto verso i miei amici.
Non sono cambiati di una virgola, nessuno dei due. Sono ancora gli stessi ragazzi che ho incontrato il mio primo giorno sul set di Twilight, solo con quanlche anno in più e una foto diversa sulla patente di guida.
Non sono mai stato molto fortunato nelle amicizie da ragazzo. Con Matt è andata come è andata, e con Tom… si, insomma siamo amici, per un certo periodo siamo stati anche migliori amici, ma… non era Matt. Nessuno è mai stato Matt. Gli impegni di lavoro l’hanno allontanato così come l’hanno fatto i miei e ci si è persi di vista. Ora se va bene ci incontriamo per strada quando torno a casa e coincidenza vuole che l’abbia fatto anche lui.
Con Jack e Kellan è stato diverso, completamente diverso. Sono passati da semplici colleghi a compagni di birra la sera davanti alla wii, fino a diventare dei veri e propri fratelli per me.
- ritira quello che hai detto!- ringhia Jack premendo con entrambe le mani sulle spalle di Kell per tenerlo costretto a terra.
Jack, la mia spalla. C’era lui la notte con me a fumare e bere in silenzio sul terrazzo dell’albergo a Vancouver, ormai più di cinque anni fa. Tutte le notti, immancabilmente, si presentava in tuta, sciarpa e giubbotto portando con sé una cassetta di birra, pronto a ore di silenzio. A volte parlavamo di quello che mi stava succedendo con Ale, altre di musica…di lavoro, ma la maggior parte delle volte stavamo semplicemente zitti. È la mia spalla.
La sua vena cinica e realista mi è stata spesso di grande aiuto, soprattutto per quelle questioni in cui una parola al miele di Kellan sarebbe stata sufficiente a farmi accarezzare l’idea di una soluzione estrema.
Con Jack non è stato facile andare d’accordo. All’inizio più lontano stavamo l’uno dall’altro meglio era.
Un grandissimo stronzo, cinico e asociale, ecco come lo vedevo. Non che non sia davvero un grandissimo stronzo, cinico, asociale… diciamo semplicemente che quelli erano gli unici lati di lui che mostrava appena arrivato sul set. Credo che lui pensasse lo stesso di me dato che ci tenevo tantissimo a darmi il tono di un vero professionista, peraltro con pessimi risultati. Esattamente come lui, non parlavo con nessuno, non uscivo mai dalla mia camera, giravo sempre con il naso incollato al copione… mi chiudevo per ore in solitudine cercando di entrare nel personaggio.
 
- non serve a un cazzo, sai?- dice la voce del “Minchia” alle mie spalle, prontamente ignorata e messa da parte dal rumore di una pagina voltata.
Allora… Edward entra nella stanza e tende una mano al padre di Bella presentandosi…
- quante volte avrai letto quel coso?- continua non accettando di essere ignorato.
Lo chiamo “il Minchia” perché una testa di cazzo più grande di lui non l’ho mai conosciuta in tutta la mia vita. Cammina come se tutti per strada dovessero riconoscerlo; si passa continuamente la mano nei capelli freschi di mesh per legarli in un codino che lo fa sembrare solo ancora più pirla di quello che già è; anziché dedicarsi al lavoro, passa ore con la sua chitarra svaccato sui divani della hall a strimpellare con aria da figo mancato; risponde male a tutti con tono saccente ma al contempo strascicato dalla noia; gira sempre con una sigaretta appoggiata dietro l’orecchio destro e una che gli penzola spenta in bocca… se non si fosse capito, mi sta sul cazzo.
- per me dovresti piantarla di fare il bravo scolaretto e darti un po’ all’improvvisazione- borbotta alle mie spalle mentre, a giudicare dal piccolo scatto metallico che mi è giunto a orecchio, si accende finalmente la solita sigaretta che tiene in bocca manco fosse la spiga di un cow boy.
- per me tu dovresti andare a farti fottere- rispondo secco, alzandomi dalla poltrona su cui sedevo per prendere posto in quella di fianco mettendo più distanza possibile tra me e il coglione che si era appena seduto sul bracciolo.
- sarebbe un’idea carina. Conosci qualcuna che sarebbe disposta a farlo?- risponde pronto facendo schioccare la lingua.
- non credo ce ne sia una tanto coraggiosa nei paraggi- replico cercando di fargli capire che la conversazione non ha alcun senso per me. Domani inziamo a girare e voglio come minimo dare un’altra occhiata al copione per evitare figuracce e fornire alla Hardwike un buon motivo per lasciarmi a casa. Beh, l’ennesimo buon motivo dato che è chiaro che il pubblico… non mi vuole.
Devo essere preparato, devo essere perfetto se voglio smentirli tutti quanti.
- più che altro non so se ce ne sia una che riesca a starmi dietro- commenta con una nota di riso prendendo un posacenere per appoggiarselo in bilico sul ginocchio.
- senti, ti spiace? Ho da fare- sbotto pregando che il mio potere latente di lanciare raggi x dagli occhi si manifesti in questo esatto momento.
- lo vedo, ma credo che continuerò a romperti le palle finchè non capirai che quello che stai facendo non serve a un cazzo- risponde serafico rovesciando la testa all’indietro e soffiando via una nuvola di fumo.
- non tutti abbiamo quattro battute cagate da dire in tutto il film- lo provoco tornando a leggere il mio plico di fogli ormai tutto evidenziato e post-ittato.
- giusta osservazione, ma quattro o venti, non cambia niente e ti dico anche perché-
- preferisco restare nell’ignoranza-
- fa niente, tanto credo che la perla di saggezza che sto per elargire non riesca a redimerti totalmente dal tuo essere un coglione, ma almeno può provarci-
- te l’ho mai detto che mi stai sul cazzo?-
- l’avevo intuito, e la cosa è reciproca. Sei abbastanza stronzo e solitario per starmi quasi simpatico. È il tuo essere un secchione che mi sta sulle palle-
- hai altro da dirmi?-
- Si. Smettila di leggere quelle cagate ed esci a farti due tiri a pallone. Ripeto, sei abbastanza stronzo e solitario da essere un Edward già di tuo senza metterci troppo impegno- sospira alzandosi in piedi e dirigendosi verso le porte scorrevoli dell’ingresso. - Più ti ostini a voler studiare il tuo personaggio, più sembrerà finto. Smettila di studiare ogni singola mossa ed espressione e verrà bene-
 
Ripenso sempre con il sorriso a quella pseudo-conversazione. Sono uscito con lui da quella porta scorrevole e siamo andati a quello che è stato il nostro parco a fare quattro tiri con Kellan.
Kellan… lui è stata tutta un’altra storia ancora. Mi è difficile credere che lui e Jack abbiano fatto gruppo prima di me. Non centrano nulla l’uno con l’altro, eppure non riesco proprio a capire come abbiano fatto a mettersi insieme. Cioè a primo acchito chiunque direbbe che siamo stati io Jack a fare amicizia per primi, ad essere i fondatori del gruppo visto il nostro carattere sicuramente più simile di quello di Kell, eppure, quando ho messo piede in quel parco, ricordo benissimo quanto rimasi sorpreso nel vederli scherzare e ridere insieme, prendersi in giro… come ora.
- Jack mollami!- grida Kellan cercando di bloccare le mani di Jack a mezz’aria. Sembra impossibile crederci ma chissà come è sempre Kell quello che se le prende pur avendo la stazza più grossa.
- implora pietà!-
- crepa!-
- no, no, no, Kellino. Non è così che si fa. Si dice “per favore, Jackson, tu che sei così buono e magnanimo, così avvenente e irresistibile, così…”-
- … così coglione -
- non è esattamente la parola che stavo cercando…- sospira Jack pensieroso torcendo maggiormante il polso di Kell che tenta ancora una volta, invano, di divincolarsi -… però credo che ti stessi riferendo a te stesso dicendo “oh ma quanto sono coglione a mettermi contro Jackson, lui che è così forte e potente?”. Eh lo so, Kell… non è dato a tutti. Tu però ritieniti fortunato ad avermi come mentore-
- quando hai finito di ascoltare le cazzate con cui sto cretino sta appestando l’aria, Rob, ti sarei grato se mi dessi una mano- piagnucola Kellan tentando di scrollarsi Jack di dosso che ora sta comodamente seduto a cavalcioni sul suo didietro tenendogli ferme entrambe le braccia dietro la schiena.
- no Rob, non ti scomodare, mi alzo da solo. Non voglio stare ancora seduto sul sedere dell’orso, potrebbe iniziare a piacergli la cosa- risponde Jack alzandosi e cercando di muoversi il meno possibile per non gocciolare vernice in giro, almeno non più di quanta ne abbiano già sparsa in giro tirandosela addosso.
- Jack, ma perché non vai a farti fottere?- ringhia Kell alzandosi mentre cerca di pulirsi inutilmente le mani sui jeans.
- da chi? Da te?-
- Rob, smettila di fare il mimo e digli qualcosa!- sbuffa ancora Kell togliendosi la maglietta dalla testa e passandosela addosso per cercare di darsi una pulita.
- Jack… qualcosa. Va bene così, Kell?- gli rispondo lanciando stracci a caso sul nilon che copriva il pavimento per raccogliere un po’ di vernice. Trattenere le risate in questo frangente è davvero difficile ma è meglio che io mi freni se non voglio partecipare anche io ai provini di lotta nella vernice.
- andatevene a ‘fanculo tutti e due va’- borbotta incamminandosi a grandi passi fuori dalla stanza.
- Kellan Lutz fermo dove sei!- tuona la voce di Ale, con l’effetto di fare retrocedere il mio amico sulla soglia e, una volta lì, immobilizzarlo.
- tu non metti nemmeno mezzo piede fuori da quella stanza se prima non ti togli quella roba sporca di vernice!-
- e che devo andare in giro nudo?-
- no, Kell… risparmiaci il raccapriccio per favore!- sghignazza Jack coprendosi la bocca con la mano per cercare di non scoppiargli a ridere in faccia.
- anche tu Jack!- ringhia mia moglie affacciandosi oltre la porta con il cucchiaio di legno in mano. Guardando in cagnesco i miei due amici, mi si avvicina attenta a non pestare le chiazze di colore che hanno macchiato tutto il nylon che avevamo steso per coprire il pavimento.
Con attenzione, alza il cucchiaio all’altezza della mia bocca e ci soffia piano sopra. - Amore assaggia un po’ se va bene di sale. Io ho un po’ di nausea e non sono molto affidabile- dice dolce accompagnando il cucchiaio alla mia bocca e tenendo una mano sotto perché non goccioli.
- non ti senti bene?- le chiedo prima di assaggiare il sugo che so già essere più che buono.
- non molto per la verità-
- forse ti sei stancata troppo, amore. Va a stenderti un po’, ci penso io a finire di preparare-
- ma no, no… sto bene… tranquillo. Di ai due puffi di darsi una ripulita che è quasi pronto-
- ok…- rispondo chinandomi a cercare un bacio che trovo pronto ad attendermi.
La cosa che più amo di mia moglie è che mai, mai… mai una volta si è sottratta a una coccola. Mai. Né in pubblico, né in privato. Nemmeno quando era arrabbiata con me: non mi ha mai negato i baci.
Nelle mie precedenti storie arrivava sempre il momento in cui i baci diventavano qualcosa di cui si poteva fare a meno e quando c’erano avevano la stessa intensità di un’abitudine.
Non l’ho mai baciata per abitudine, nemmeno una volta.
Le sue labbra calde e morbide non possono essere un’abitudine. I brividi che sento ogni volta che le sfioro con le mie non possono essere un’abitudine. Il sorriso che si lasciano a vicenda in superficie non può essere un’abitudine.
- ehi, voi due! Ci sono dei minori qua attorno!- sbotta Jackson.
- non è ancora nato, Jack! Lasciali stare-
- ma io mi riferivo a te, guardone!-
Le labbra di Ale si tendono contro le mie e sento il suo corpo tra le mie mani scosso da una leggera risata.
- Ragazzi, siete degli idioti- mormoro cercando di riattirare l’attenzione di mia moglie cercando ancora la sua bocca con la mia ma ottenendo solo l’effetto di farla ridere di più.
- uff… quand’è che ve ne andate fuori dai piedi voi due?- sbuffo tenendo stretta Ale che ormai non la smette più di ridere.
- in effetti dovremmo dato che voi due vi divertite a fare gli sposini in luna di miele. Dio, ma come fate? Non vi stufate mai?- sbuffa acido Jack sfilandosi la maglietta zuppa di vernice.
- no - rispondiamo in coro io e Ale guadagnandoci solo l’ennesimo sbuffo esasperato.
- oh Jackino lasciali stare! Sono così carini!- ci difende Kellan dandogli una spallata.
- zitto Kellypooh!- ringhia Jack andando alla finestra per spalancarla e accendersi una sigaretta.
- è solo geloso!- soffia Kell in tono confidenziale, ridacchiando tra sé e sé.
Per favore, un fulmine… un cratere… una tegola… un qualcosa che li colpisca non proprio a morte, ma almeno abbastanza forte da procurare chessò… una commozione cerebrale, uno svenimento… un qualcosa che li renda assolutamente innocui e inoffensivi almeno per il tempo necessario a farmi mia moglie un paio di volte, a mangiarmi da solo le sue fantastiche tagliatelle al ragù, farmi una doccia e perché no? Magari anche guardarmi un telefilm in tv e poi rifarmi mia moglie almeno un’altra volta. Ok… forse chiedo troppo. Mi basta la caduta di qualche calcinaccio dal soffitto che gli faccia pensare di essere in pericolo di vita facendoli scappare a gambe levate e non tornare fino a che non si siano assicurati che il pavimento di casa mia non minaccerà di cedere sotto il loro peso.
- oh, vi prego. Continuate pure, non ci scandalizziamo- continua Kell come a dire “non vi disturbate. Dio non voglia che dobbiate fermarvi per causa mia”
- forse… è meglio che vada a scolare la pasta. Sarà pronta ormai- dice Ale indicando la porta e trattenendo a stento un’altra risata.
- ok… io scuoio sti due, mi lavo le mani e vengo- sbuffo baciandole ancora la fronte prima di lasciarla andare.
Appena esce dalla stanza non risparmio un’occhiata esasperata ai miei due “amici”.
- ho… detto… qualcosa che non va?- chiede Kell registrando il silenzio che era calato.
- no Kell… se sti due smettessero di tubare come due… colombelle… sarebbe meglio, però- sbuffa Jack raccogliento martelli, chiodi e cacciaviti per rimetterli nella cassetta degli attrezzi avvolto in una nube di fumo.
- come scusa?- chiedo cascando letteralmente dalle nuvole.
- niente, niente… Rob. Non gli dare retta. Il fatto è che è caduto troppe volte dal seggiolone da bambino e ogni tanto mostra segni di squilibrio- si intromette Kellan a minimizzare.
- io non sono caduto dal seggiolone! Io dico solo che sti due non fanno altro che baciarsi, abbracciarsi e “amore” di qua e “amore di là! La cosa inizia ad essere nauseante! Ancora un po’ e diventerò diabetico per tutta questa dolcezza! che avranno mai da baciarsi in continuazione!-
- ma vedi tu… sono sposati!-
- Jack… c’è qualche problema?- gli chiedo cauto.
- veramente…-
- Kell!- ringhia Jackson con tono minaccioso.
- Ash l’ha lasciato- confessa l’altro, incurante dell’alta dose di cattiveria che conteneva quel “Kell”.
- lei non mi ha lasciato!-
- no… si è solo presa una pausa di riflessione un po’ drastica-
- non mi ha lasciato! Dannazione! È solo confusa… stanca per il lavoro…-
- si, come no…-
- senti, mi chiamerà, ok? Non fosse altro che per dirmi che è finita ma chiamerà!-
- Jack… ha svuotato l’appartamento, cambiato numero di conto in banca, cambiato numero di telefono e indirizzo, addirittura ha cambiato continente… forse una chiamata per dirti che è finita non è proprio necessaria-
- no… tu non la conosci…-
- ecco… che frase del cazzo!-
Ok, devo essermi perso qualcosa. Chi ha lasciato chi?
- mi spiegate?- balbetto spaesato, interrompendo il loro battibecco che stava prendendo toni sempre più aspri.
- Ashley l’ha lasciato- ripete Kellan convinto guardandomi.
- per l’ultima volta, non mi ha lasciato!- sbraita Jack uscendo a grandi passi dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.
- l’ha lasciato… da due settimane- sospira Kell al mio fianco, guardando la porta chiusa.
- e che aspettavate a dirmelo?-
- veramente… non volevamo dirtelo subito, Rob… abbiamo pensato che con Ale che sta per partorire, il fatto che lavori sempre e ci sei poco… ecco pensavamo di non darti anche questo pensiero-
- avreste dovuto dirmelo ugualmente-
Lasciare che lo scoprissi così è stata proprio una gran vigliaccata.
In questi ultimi anni ho sempre sentito un po’ di distacco nei miei confronti. Non che facessero qualcosa di strano, per carità, o non si facessero sentire. Ma… non so, è sempre stata una mia sensazione.
Forse il fatto che spesso li sentivo parlare di cose di cui io non ero quasi mai a conoscenza, il fatto che avessero dei segreti di cui non volessero mettermi a parte, hanno alimentato questa mia sensazione che in questo momento è diventata una certezza.
Forse non è vero che sono rimasti com’erano. Sono cambiati, oppure sono io ad essere cambiato… almeno ai loro occhi.
Non è la prima volta che tirano fuori la frase “tu lavori tanto e hai una moglie a cui badare” per darmi una motivazione del loro silenzio, anche se, a essere obbiettivo, non mi tacevano cose di chissà quale importanza. Mi hanno detto che si erano scordati di dirmi che Kristen si è fidanzata niente popo di meno che con il cugino vecchio di Bill Gates, che Nikki ha avuto una bambina e che Peter, prolifico come non ha mai fatto mistero di essere, dopo tante femmine in famiglia è riuscito ad avere un maschio.
Ma questa non è una cosa da niente.
- lo so… ma oggi mi è sembrato stesse un po’ meglio. Almeno non ci ha pensato tutto il giorno. Scusa Rob… volevo solo farlo stare sereno e non farti preoccupare… devi badare a tua moglie prima ancora che a noi -
- ok…- sospiro. Ha forse senso continuare a dire che l’essere un uomo sposato non fa di me un eremita? Dopo tante ore passate a ripeterglielo, non credo di poter più sperare che riescano a capire la situazione. Meglio lasciar perdere e cercare di chiedere come siano andate le cose.
- ha preso e se n’è andata. Così mi ha detto lui. Io l’ho sentita e mi ha detto che hanno litigato forte la sera prima… per via di Taylor-
- oddio, no! Ancora per quella fissa su Taylor?-
- già… è stata la goccia per lei. Dice che la sua gelosia di recente le stava rendendo la vita un’inferno. Ad essere sinceri…non aveva proprio tutti i torti Rob-
- beh, ma c’era bisogno di andarsene senza una parola?-
- no… credo di no -
 Restiamo in silenzio, ognuno seguendo il filo delle proprie opinioni in proposito.
Jackson è sempre stato un tipo geloso, fortemente geloso. Direi che abbia abbattuto persino il limite del parossismo. Però non è mai stato cattivo. Non so se avesse o meno qualche motivo per credere che Taylor, il cucciolo della compagnia che, visti i muscoli che gli avevano fatto mettere su, tanto cucciolo non era, provasse ed esternasse qualcosa di più della semplice amicizia con Ashley. Per Jack, Taylor rappresentava una minaccia.
In realtà, secondo lui, persino il tassista che l’accompagnava a casa o l’addetto al controllo biglietti all’imbarco degli aeroporti rappresentavano una minaccia. Ma non avrei mai creduto possibile che Ashley lo lasciasse in questo modo. Cioè, ammetto di aver pensato più volte che prima o poi l’avrebbe mollato, ma comunque non in questo modo. Eppure, pensando alla morbosità del mio amico, non posso dire che sia difendibile e che ci fosse un altro modo per chiudere la loro storia.
Qualunque altro tentativo civile sarebbe certamente andato a sbattere contro un muro di insistenze che non l’avrebbero mai lasciata libera.
- Robeeeeeeeeeert!!!!!!!!!- grida la voce di Ale, spezzando il silenzio - Robert!!!!!!!!!!!- chiama ancora allarmata.
Meno di un secondo e io e Kell ci catapultiamo entrambi fuori dalla stanza per raggiungere Ale. La troviamo appoggiata al bancone della cucina, boccheggiante, con una mano a reggersi il pancione e i capelli sciolti a coprirle quasi del tutto il viso.
- amore, sono qui. Ci sono qui io- le sussurro all’orecchio cercando di calmarla mentre la stringo forte a me. Le accarezzo i capelli, il viso, di nuovo i capelli cercando di tenere le mani impegnate affichè non si accorga del tremore che le scuote.
- io… credo che…. Dio santissimo, che male… sta per…. Aaaahhhh! Sta per… uuuhhhh-
Anche se non riesce a terminare la frase, suppongo stia tentando di dirmi che sta per nascere.
Oh cazzo.
In anticipo di due settimane… sta per…
Oh cazzo.
Ma non dovrebbe, insomma il termine non è…
Oh cazzo.
E invece…
Cazzo, cazzissimo!
Mio figlio sta per…
- o-ok… ok… allora, allora, allora amore… t-tu siediti e-e vediamo di…- balbetto insensatamente cercando di gestire la crisi di panico che sta corrodendo il mio già precario, molto precario, autocontrollo. Intreccio le dita nei suoi capelli e ne sciolgo i nodi nervosamente, non avendo assolutamente la più pallida idea di cosa fare.
Mesi di letture e di documentari, di corsi pre-parto in streaming, non mi hanno assolutamente preparato a questo momento di panico in cui mi sento assolutamente impotente.
- Ale, Ale respira. D’accordo? Respira… calma…segui me, fa come me…- interviene Kellan in mio soccorso, aiutando Alessia a sedersi lentamente sul pavimento. Accompagna il ritmo del suo respiro con ampi gesti della mano, tenendo gli occhi fissi su mia moglie, incoraggiandola ad ogni inspirazione.
- grande, grandissima idea, Kell! Davvero! si, amore… respira… con calma. Respirare sembra una buona idea-
Sedendomi per terra accanto a Kell e Ale, cerco di respirare anche io seguendo il ritmo dettato da Kellan.
- certo che è una buona idea! Lo dicono sempre nei film, a qualcosa servirà, no?- dice interrompendo un attimo l’esempio di respiarazione che io e Ale stiamo seguendo fiduciosi che serva a qualcosa.
- J- Jack…- balbetto tendendo la mano nella sua direzione non appena lo vedo sopraggiungere di corsa mentre tenta di infilarsi una mia maglia. - Tienimi la mano, per favore-
- Rob, non sei tu che hai le doglie- mi fa notare Jack, sedendosi anche lui con noi per terra di nuovo coi vestiti puliti.
- è una cosa psicologica, Jack. L’ho letto su “cosa aspettarsi quando si aspetta”. A volte i papà sentono quello che sente la madre. Credo sia solidarietà pre-parto- cerco di spiegargli iniziando a sentire anche qualche dolorino alla pancia. - vedi? Ho persino mal di pancia, manco stessi partorendo io-
- tu l’unica cosa che stai partorendo è una caterva di minchiate! Ripigliati e renditi utile!- sbraita Jack tirandomi un ceffone per farmi rinsavire.
- si! Grazie Jack! Mi ci voleva!- dico ritrovando di nuovo me stesso mentre mi massaggio una guancia con la mano che pochi istanti prima avevo teso a lui.
Ok, Pattinson. Sei seduto su un pavimento con tua moglie che piange dal dolore perché sta per dare alla luce tuo figlio con due settimane d’anticipo. Kellan la sta facendo respirare e Jack ti ha appena ricordato che sei un marito e che ti devi rendere utile. Rendersi utile sembra una cosa molto complicata al momento. Forse potrei concentrarmi fino a far evanescere il piccolo Matt dalla sua pancia e ospitarlo nella mia così almeno lei non soffrirebbe, ma a parte la difficoltà dell’operazione di trasferimento… è il parto che mi preoccupa.
Un altro modo per rendermi utile sarebbe…
- Rob forse è meglio che chiami…- ansima Alessia tra un respiro e l’altro facendo accendere finalmente in me l’illuminazione divina.
- si, si… hai ragione, il dottor Walsh. Chiamare il dottor Walsh-
- ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!-
- oddio, amore!! Amore, amore, amore… guardami, ok? Guardami! Jack, tu chiama il dottore, il numero è sul mio telefono. Dottor Walsh-
- Dottor Walsh. Dottore. Si-
- svelto!-
- Ale, respira! Inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira… -
Osservo Kellan dettare il tempo del respiro ad Ale che esegue fiduciosa con la fronte appena imperlata di sudore. Mi alzo a cercare qualcosa per tergerlo e torno a sedermi dietro di lei, portandola ad appoggiarsi sul mio petto, sussurrandole parole di conforto e osservando Jack camminare su e giù per la stanza tappandosi un orecchio con un dito. Accarezzo distratto il pancione sentendolo muoversi più del solito mentre cerco di capire cosa stia dicendo il dottore a Jack, purtroppo inutilmente.
Dopo una serie di “capisco”, “senta, è un’emergenza” e “non può fare proprio niente?”, Jack torna da noi con aria sconsolata.
- Rob… il dottor Walsh ha detto che non è in città-
- come cazzo sarebbe “non è in città”?-
- sarebbe che si trova a un  barmiz… qualcosa…-
- un barmizva?- suggerisce Kellan.
- si ecco! Giusto! Un barmizva…ha detto che si trova a un barmiz-coso e che non tornerà prima di tre giorni-
- oh cazzo, cazzo, cazzo! Oh merda!-
- amore, calmo. Ok? Non vorrai che nostro figlio nasca sul pavimento della cucina in un clima teso e stressato, giusto? - mi ferma Ale afferrandomi le mani che scorrevano troppo nervose sulla sua pancia.
- no, amore… hai ragione- convengo cercando di ritrovare la calma impegnando le mani nei miei capelli.
- bene. Allora chiama il 911 e fatti mandare un autombulanza- ansima Ale senza riuscire a trattenenre una smorfia di dolore.
- 911… autombulanza… Jack! Puoi farlo tu?-
- subito!-
- oh cazzo, Rob! Qua c’è un sacco d’acqua!- strilla Kell mordendosi un pugno e guardando fisso la pozza d’acqua tra le gambe di mia moglie.
- per forza Kell, ha rotto le acque!- ringhio lanciando lo straccio che tenevo in mano li dove c’era l’acqua.
- ahhhhhh!! Ecco perché si dice così!- sospira sollevato.
L’ho pensato un sacco di volte nella mia vita e forse ve l’ho anche già detto. A volte uno guarda una persona e pensa che parli e “ragioni” come un deficiente, ma non deve farsi ingannare perché è sul serio un deficiente. Kellan è IL deficiente!
- non avete ambulanze per questo genere di emergenze… ho capito, si… se proprio non potete…- sento balbettare Jack che è diventato bianco come un lenzuolo guardando il pavimento sporco.
- dammi questo cazzo di telefono!- ringhio alzandomi e strappandogli di mano il telefono. -Pronto, senta ho bisogno di un’autombulanza, subito!-
- come dicevo al suo amico, noi non…- risponde una voce annoiata e gracchiante.
- senta, brutto pezzo di stronzo! Mia moglie mi sta partorendo sul pavimento della cucina, urla come se Hannibal Lecter avesse iniziato a mangiarsela mentre è ancora viva e le acque le si sono rotte da poco meno di cinque minuti! Ora, o lei mi manda una cazzo di autombulanza a prenderla o io la denuncio per omissione di soccorso!-
- faccia come vuole, nessuno è mai morto per aver partorio in casa-
- mi mandi un’autombulanza adesso!-
- signore, siamo a Los Angeles. Sa quanti morti ci sono in giro per le strade? Quanta gente riesce a tagliarsi le mani con la motosega o a finire coi piedi tranciati da un tosaerba mentre si cura il suo bel praticello? Ha idea dell’afflusso medio di feriti al nostro pronto soccorso? Ecco, se vuole che sua moglie non dia alla luce il pargolo in casa sua, si metta in macchina e ce la porti lei. Le autombulanze vengono usate solo per i casi più gravi. Grazie-
- certo che ce la porto, razza di cazzone avariato con le palle mosce. Sai che ti dico? Vaffanculo! Vaffancuuuuuulo!!! V-a-f-f-a-ncuuuuuuuuulo! Tu, le tue ambulanze, gli idioti che si fanno a pezzi con la motosega, tu che al posto di lavorare ti fai le seghe! Mi fai schifo! stroooooooooooooooooooooonzo!-
- accidenti Rob… questo si che è essere diplomatici!-
Lancio un’occhiataccia a Kellan ancora seduto sul pavimento e a mia moglie accanto a lui. Digrigna i denti ed è pallida. La mia maglietta che porta addosso è bagnata di sudore e i suoi capelli sono incollati al viso. Avevo provato a legarglieli perché le dessero meno fastidio, ma non devo aver fatto un così bel lavoro dato che ora sono sfuggiti quasi tutti dall’elastico.
- andiamo… dobbiamo portarla subito in ospedale- sospiro cercando di essere il più pratico e tranquillo possibile. - Jack va di sopra e prendi dalla mia valigia un paio di jeans per me e uno per lei, ok? E anche due maglie. Se esce così le piglierà un accidenti- ordino aiutando Ale a mettersi in piedi.
- andrà tutto bene, amore, ok?- cerco di rassicurarla prendendo il suo viso tra le mani.
Si morde le labbra e annuisce ma due lacrime rotolano giù dai suoi occhi chiusi.
- ho paura, Rob- mormora appoggiandosi del tutto a me.
- no, amore, no. Vedrai che andrà tutto bene. Adesso ci mettiamo in macchina e vedrai che arriveremo in tempo- cerco di rincuorarla mentre le sfilo la mia camicia ormai tutta sudata e afferro la maglia pulita che Jack mi porge prima di andarsi a rivestire con Kellan.
- n-non è questo- balbetta facendosi sfilare anche la maglietta.
- e cos’è, tesoro?-
- s-se… s-se ho le doglie a due settimane dallo scadere del termine… allora… allora forse… c’è…-
- non c’è niente che non va, amore. Fidati di me-
- ne sei sicuro?-
- amore, mi sono letto tutta quella caterva di libri da donne incinta… a qualcosa sarà pur servito, no?-
- si… suppongo di si…-
Scambiandoci un sorriso, continuo a vestirla con i miei pantaloni e la mia maglia. Anche se sembra strano, i suoi jeans le vanno ancora anche se a vita decisamente più bassa, ma di certo con qualche taglia in più sta più comoda.
Mi vesto anche io e quando ho finito recupero un’altra volta l’elastico che ormai porto sempre al polso per pettinarla in modo che i capelli non le diano noie.
- Rob- mi chiama mentre le avvolgo attorno al collo la sua sciarpa rossa.
- si amore?-
- Ti amo-
Checchè ne dica Jack, non siamo una coppia di colombelle in amore. Ci scambiamo effusioni, chiaramente, e anche tante, soprattutto al mio ritorno dopo troppi giorni di assenza. Ma non siamo li a ripeterci ogni tot minuti quanto ci amiamo. Per noi il “ti amo” è importante.
Non lo diciamo mai come una frase di routine, come se bisognasse farlo perché in una coppia si fa così. Il “ti amo” noi lo riserviamo per momenti speciali, per i momenti nei quali nessun’altra parola può esprimere quello che vogliamo dire.
Per questo so che ogni “ti amo” è sincero, che è una conferma del nostro voler stare insieme. Ora è una dimostrazione di fiducia.
- anche io ti amo, cuore mio- sussurro sulle sue labbra prima di baciarla.
- ragazzi… detesto interrompere questi momenti, ma sarebbe il caso che ci dessimo una mossa- ci richiama Kellan con in mano già le chiavi della sua jeep.
Non starò a raccontare del viaggio verso l’ospedale e di come abbiamo falciato un ciclista, un pedone e fatto un quasi incidente con una vecchietta che al volante era decisamente troppo aggressiva. Vi basti sapere che da che eravamo in quattro, siamo giunti in sei al pronto soccorso, noi, il ciclista e il pedone, e che abbiamo litigato per mezz’ora all’accettazione per decidere chi avrebbe firmato prima i moduli per il ricovero.
A mettere pace fu una frase di Ale che mi ha dato molto da pensare sulla vera natura della donna che ho sposato. Qualcosa che se non ricordo male suonava come “sentite, brutti stronzi misogini! Razza di cazzoni senza palle! O vi muovete a firmare quei cazzo di fogli, o vi scodello mio figlio qui in corridoio facendovi sentire in colpa per tutta la vita e pregando che per lo meno scivoliate sulla placenta che riverserò spezzandovi tutti quanti l’osso del collo!”
Sbrigata la burocrazia ospedaliera, finalmente un’infermiera accompagna me e Ale in sala parto e una volta lì scopro che tutti i miei sforzi per trovare un medico competente sono miseramente naufragati.
Il dottor Kosovitch è quanto di peggio possa capitare a qualsiasi partoriente. E quando dico qualsiasi partoriente, intendo proprio qualsiasi, riferendomi a qualsiasi esemplare femmina di qualsiasi specie del genere animale esistente in natura.
- iecomi! Voi siete signori…?- aveva detto con forte accento russo, mentre tre infermiere aiutavano mia moglie a sdraiarsi sul lettino dopo averle fatto indossare il camice.
- Pattinson…- rispondo distratto infilandomi un camice verde che l’ennesima infermiera mi porgeva.
- oh, Pattinson… se non sbaglio tu vampiro!-
- si… si sono io- rispondo distratto infilando anche la cuffietta e i guanti.
- bene, io essere tu graaaaaande ammiratore. Tu fare me autografo?-
- come scusi?-
- eccoci! Siamo qui, siamo qui!- ci raggiungono le voci di Jack e Kellan già in tenuta da dottor House mentre si catapultano all’interno della sala. Ecco mancavano solo loro. Almeno per non stare tra i piedi si posizionano entrambi alle spalle di Alessia e cercando di stare il più zitti possibile, anche se Kellan piagnucola visibilmente e sobbalza ad ogni urlo.
- ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!-
- dottore, le contrazioni sono ogni tre minuti- dice un’infermiera coprendo le gambe di Ale con un telo. Prima che lo faccia, credo di intravedere quello che accade tra le sue gambe e per un attimo ripenso all’idea malsana che ho avuto di teletrasportare mio figlio nella mia pancia. Pessima, pessima idea!
- o ma certo, le contrattazioni! Aspetta me un minuto, ok?- mi dice il dottore per andare a dare una sbirciatina sotto il lenzuolo.
- va tuuutto una meraviglia! Bambino sta per nascere da solo!-
- ahhhhhhhhhh! Oddioooooooooooooooooooo!!!!!! Robert!!!!!!!!!!!-
- sono qui, amore, sono qui! Andrà tutto bene, andrà tutto bene- mi affretto a dire correndo ad afferrargli una mano, non facendo caso a Jack che sventola una mano davanti al viso di Kellan che pare seriamente sul punto di svenire.
- il cazzo andrà tutto bene! Sei tu che mi hai fatto questo, brutto pezzo di merda! - ringhia Alessia artigliandomi la mano mentre trattiene un altro urlo di dolore.
- emmm dottore… credo che mia moglie lamenti forti dolori… non ci sarebbe qualcosa… della morfina, ad esempio… darle qualcosa prima che mi dica esattamente in quanti modi mi squarterebbe dopo aver analizzato con cura il mio albero genealogico?-
- beh… io era medico di animali prima, no saprei…-
- fammi un’epidurale, stronzo!-
- ma certo! Epidurale! Devo prendere qualche coglione di lingua…-
- vada a prendere qualche lezione! Qua l’unico coglione è lei!- interviene una delle infermiere esasperata. Di colore, ben robusta, pratica ed efficiente. Forse Dio esiste.
- allora…- inizia mettendosi davanti ad Ale e guardandomi come a chiedere il suo nome.
- Alessia- dico io cercando di ripetermi che andrà tutto bene ora che questa santa donna ha preso in mano la situazione al posto del dottor Dolittle.
 - Alessia, perfetto. Allora, Alessia. È troppo tardi per farti un’epidurale, sei troppo dilatata e il tuo bambino con un paio di spinte nascerà da solo, ok? Lo facciamo nascere?-
- oh si, la prego!- ansia Ale, lasciando cadere la testa sul cuscino che Jack le aveva recuperato da chissà dove.
- bene, allora. Stringa la mano di suo marito e al mio tre lei spinga, intesi?-
- si…-
- ok… uno, due… tre!-
- aaaaahhhhhhhhhhh!!!!!-
- spinga ancora!-
- ahhhhhhh!!!!! Oddio che male!-
- spingi, amore, spingi!-
- Jack… ricordami di non farmi mettere mai incinto da nessuno, ok?- balbetta Kellan stringendo la sua manona a quella di Jack che a sua volta stringeva l’altra mano di Alessia.
- non ti rispondo nemmeno, Kell. Dai Ale! Dai che è quasi finita!-
- un’ultima spinta Alessia, ce la può fare!-
- aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!-
Ed è l’ultimo urlo. Il più forte. Il più straziante per me. Ma quello che lo segue è il più bel suono che io abbia mai sentito in vita mia.
Il vagito di Matt risuona nella sala forte e squillante, accompagnato dai singhiozzi di Ale che ha tuffato il viso imperlato di sudore al mio petto, e dai miei che escono spontanei, senza riuscire a fermarsi.
Kellan e Jack si abbracciano e piangono anche loro, ripromettendosi di avere figli al più presto ma di non entrare mai più in una sala parto nemmeno per tutto l’oro del mondo.
- io fatto nascere mio primo bebè!- continua a gridare il dottor Kosovitch saltellando come un grillo per tutta la sala finchè un’infermiera non lo caccia fuori a calci.
Dopo quello che pare un tempo interminabile, la nostra salvatrice, l’infermiera Miranda Bailey, come leggo dal suo tesserino, ci porta un fagotto urlante di asciugamani azzurri e lo posa tra le braccia di Ale che subito l’accoglie con il sorriso più radioso che le ho mai visto in volto. Più limpido e più sereno ancora di quello che le ho visto addosso il giorno del nostro matrimonio, il giorno in cui ero certo avesse dato vita al suo sorriso più splendido.
È stanca e sudata, pallida e scarmigliata, ma non l’ho mai vista più bella di così.
Guarda dentro a quell’involto azzurro e sorride, tendendo l’indice cui viene incontro una manina minuscola e arrossata.
- ciao amore- sussurra lisciando con il dito la pelle di quella manina tesa.
Passo un braccio attorno al lettino e sporgendomi riesco a vedere anche io… mio figlio.
La bocca piccola socchiusa, gli occhioni grandi che ci guardano sonnacchiosi come se si fossero appena aperti da un lungo sonno. Qualche ciuffo di capelli neri incollati alla testolina perfettamente rotonda e ancora un po’ sporca per via del lungo viaggio che ha dovuto fare per venire al mondo.
Il mio bimbo, il mio cucciolo, la cosa più preziosa che ho al mondo.
- Matt…- lo chiamo tendendo anche io un dito ferso quella manina.
- non è bellissimo?- mi chiede Ale appoggiandosi al mio braccio e girando un po’ nostro figlio affinchè possa vederlo meglio.
- è… meraviglioso…- riesco a dire non so in che modo. La gola è troppo secca per riuscire a parlare davvero. Mi scappa una leggera risata liberatoria. Tutto il nervosismo che ho accumulato nelle ultime ore si scioglie come neve al sole di fronte a questo piccolo miracolo.
Non so come accada che il nostro destino venga scritto, non so chi si prenda la briga di farlo. Sono tante le cose che non so, forse troppe, ma una cosa, almeno, l’ho capita.
Puoi essere tutto quel che ti pare, fingere di essere chiunque, essere davvero chiunque, ma quando arriviamo qui, davanti ad un lettino a guardare per la prima volta nostro figlio, siamo tutti davvero uguali.
Non sai perché il destino abbia deciso di farti diventare padre. La maggior parte dei genitori dei neo genitori direbbero che l’ha fatto per farci finalmente smettere di essere dei completi imbecilli, ma io credo che lo faccia per darci la possibilità di lasciare qualcosa di noi nel mondo, qualcosa che non sarà mai così perfetto, così puro, così straordinario di come lo è adesso. Perché in questo momento capisci tutto. Ogni domanda che ti sei fatto, ogni dubbio che hai avuto, ogni paura che non hai affrontato ha la sua risposta in questo cucciolo che ha bisogno di te.
Guardo mia moglie, e guardo mio figlio e finalmente mi rendo conto di essere cresciuto più in quelle ultime ore che in trent’anni di vita.
Addio Robert complessato, ansioso e paranoico. Benvenuto Robert superpapà.
- sai che ti amo?- sussurro a mia moglie guardandola dritta negli occhi, travasando in quel “ti amo” tutto il fiume di emozioni che si agitano dentro di me. Se non fosse stato per lei, tutto questo non sarebbe stato possibile.
- anche io, Robert, da morire- ansima stanca accarezzandomi una guancia mentre mi sporgo a darle un bacio.
Sono cresciuto, sono un uomo nuovo. Sono un papà.
- Jack, vieni. Dammi la mano e prega con me affinchè il nostro figlio acquisito non diventi un paranoico complessato come suo padre- dice Kellan assumendo un tono serio ritrovando un contegno dopo essersi fatto spuntare i lucciconi agli occhi osservando il nostro bambino.
- io non sono un paranoico complessato! E mio figlio di certo non lo sarà mai!-
- certo, perché prenderà da sua madre!- interviene Jack che tende le braccia per prenderlo mentre Alessia glielo sta tendendo.
Beh, nulla in contrario che prenda da lei, anzi! Ma se invece diventasse un complessato? Se fosse lo sfigato della scuola? Se venisse su insicuro e pauroso? se…
Ok, non è vero. Non sono cresciuto. Sono sempre un paranoico complessato.
- avanti, facciamo questa preghiera- borbotto tendendo la mano a Kellan.
Si. Forse ce n’è bisogno.

 

eccoci anche oggi con i link:

la canzone che canta Kellan, l'avete riconosciuta vero??? oh Susanna!

ecco il dottor Kosovitch e il film che mi ha ispirato per la scena del parto. Nine month -nove mesi per innamorarsi

Ale e Rob prima e dopo

Jack e Kellan

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Capitolo 49
*** capitolo 49. Epilogo ***


epilogo

 

Matt pov: the call
 



Vorrei…
Condizionale semplice del verbo “volere”.
Vorrei…
Condizione di desiderio insoddisfatto.
Vorrei…
Condizione di desiderio insoddisfatto che diventa dolore quanto più sai che quello che vorresti non sarà mai tuo.
Vorrei…
Vorrei essere di nuovo vivo.
Vorrei…
Vorrei avere ancora un cuore che possa battere solo in funzione del tuo cuore.
Vorrei…
Vorrei avere ancora mani per accarezzarti, braccia forti per cullarti, vorrei avere gambe e piedi per accompagnare i tuoi passi.
Vorrei…
Vorrei avere voce per dirti che ti amo ancora.
Ho rinunciato al paradiso per te. O meglio… tu sei il mio paradiso.
Vuoi sapere dove andiamo quando moriamo? In un posto caro al nostro cuore. Ognuno ha il suo paradiso, uno spazio infinito su misura per noi.
Nel mio paradiso ci sei tu, e anche se sembra un paradosso, per me il paradiso è vivere accanto a te.
Cammino sempre a un metro da te, lo sai?
Respiro la tua stessa aria, anche se io non ne ho più bisogno. Vivo la mia non vita nella tua scia, cavalcando le onde che cavalchi tu, soffrendo le tue emozioni, ridendo delle tue risate, soffrendo le tue sofferenze.
È difficile. Ci sono giorni in cui credo d’impazzire, ci sono momenti in cui vorrei entrare nel suo corpo e usarlo per abbracciarti e amarti come tanto tempo fa.
Una volta l’ho fatto, e me ne vergogno. Per sentirmi un po’ meno in colpa, ho aspettato che stessi dormendo, che lui stesse dormendo.
La tua pelle, il tuo profumo, il tuo calore… con sensi umani…
Gli immortali vi invidiano, lo sai? Tutto è più bello per i condannati a morte. Ogni momento è splendido perché mai più tornerà. Quanto è profonda questa verità l’ho capita solo in quel momento, mentre ti tenevo stretta con le sue braccia.
Non potevo indugiare più di qualche ora, amor mio, e quei minuti sono volati via. Sono stati poco più di un battito di ciglia per me, e quanto ho invidiato tuo marito puoi solo immaginarlo.
Mi sono anche alzato dal letto e ho preso in braccio il piccolo Matt.
A parte il colore degli occhi, è uguale a te. La tua stessa bocca, lo stesso taglio degli occhi… gli stessi capelli corvini e boccolosi. Quando ride è uguale a te, quando piange è uguale a te, quando è pensieroso… è uguale a te.
Avrei tanto voluto avere un figlio con te, Ale… avrei voluto sedermi con lui al pianoforte e insegnarli a battere le dita sui tasti, avrei voluto insegnargli a lavarsi i dentini da solo, ad allacciarsi le scarpe…
Gli avrei detto di tenere bene il pallone raso terra mentre corre, di calciarlo possibilmente con precisione nello specchio delle porte. Gli avrei detto di essere simpatico con tutti ma di stare comunque attento alle persone, di essere garbato ma mai sottomesso, di essere obbediente ma mai senza orgoglio.
Avrei voluto potergli dire che quando si esce con una ragazza non sempre fare lo stronzo paga, avrei voluto dirgli di esser sempre galante e che al primo appuntamento avrebbe dovuto regalare un fiore.
Avrei voluto dirgli tante cose.
Ho mantenuto la parola e su quell’altare ti ho lasciata alla tua vita.
Non mi hai più visto ma io sono sempre stato al tuo fianco.
Le notti in cui ti rigiravi da sola nel letto, accarezzando il tuo pancione, io c’ero.
I giorni in cui camminavi per strada osservando padri che giocavano con i propri figli al parco, io c’ero.
Le ore che passavi alla finestra stringendo il telefono sempre aspettando… io c’ero.
Io c’ero quando Matt ha detto la sua prima parola, quando si è alzato da terra e ha mosso i suoi primi passi, quando è caduto e, testardo come sua madre, si è rialzato e ha ricominciato daccapo.
Sei forte, lo sei sempre stata. Soffri la solitudine in silenzio, risolvi da sola i problemi di tutti i giorni e aspetti.
Ti vedo sai?
Sento il morso al petto che ti stringe ogni volta che Matt impara qualcosa di nuovo e tu ti volti ma lui non c’è.
È il suo lavoro, l’hai sempre saputo, l’hai accettato… ma non vuol dire che ti faccia meno male.
Ti ama e tu ami lui.
La felicità che ti pervade quando lui è lì con te, è palpabile. Tanto che basta a ripagarti di tutti i giorni in cui lui non è lì con te.
Anche tu pensi a tanti vorrei mentre guardi Matt crescere lontano dagli occhi di suo padre.
Vorresti che lui accettasse tutte quelle offerte che gli piovono addosso come compositore.
Vorresti che lui non si spingesse sempre più lontano per sempre più mesi.
Vorresti che lui si rendesse conto che tu non potrai più seguirlo in capo al mondo quando Matt inizierà la scuola.
Vorresti che lui fosse con te a casa per preparargli una bella cenetta e fargli trovare un sonaglino rosa e dirgli che sei di nuovo incinta.
Vorresti… ma non chiedi mai.
Porti tutto dentro di te in silenzio e ti ripeti che sapevi che sarebbe stato così.
Ti chiedi se sei una cattiva madre a tacere questi desideri, a non dargli voce per tuo figlio, perché cresca con un padre di cui conosca la vera voce e non la caricatura che propone un telefono, perché abbia un padre che cammini con voi nel viale dei petali rosa dove vi siete sposati, che lo prenda in braccio senza doverlo subito mettere giù perché il lavoro chiama.
Vorresti tutto questo…
Vorresti, mio piccolo fiore.
Vorresti, mio unico amore.
Vorresti…
Tu non lo sai… ma anche lui vorrebbe.
Non è un cattivo marito, non è un cattivo padre, non è una cattiva persona… ti ama. Vi ama… ma non sa come fare a farlo nel modo giusto.
Imparerà, fidati di me.
Ciò che destino ha unito l’uomo non può separare.
Per quanto mi faccia male ammetterlo, eravate destinati l’uno all’altra.
Tu non l’hai mai saputo, ma sei stata tu a scattare la foto che l’ha portato da te. Sei tu che hai gridato il suo nome per prima. Sei tu che l’hai portato a cercarti.
Il destino vi ha solo fatti scontrare rimettendo le cose a posto.
Spesso ti sei chiesta come sarebbero andate le cose se alla prima di quel film ci fossimo arrivati. Vuoi davvero saperlo, amore mio? Sul serio?
Se ti dicessi che tutto sarebbe stato esattamente così?
Se ti dicessi che sarei morto lo stesso e lui ci sarebbe stato ugualmente, penseresti a cosa?
Che ero io la tua anima gemella e che non mi avresti mai lasciato per lui?
Amore mio, la verità è che mi avresti lasciato. Saresti andata da lui… sempre avresti scelto lui.
La tua anima è stata sua dalla prima volta in cui i vostri occhi si sono incrociati.
Morto o vivo, saresti stata sua.
Non te ne faccio una colpa, tesoro. Non è colpa tua. Non lo è mai stata.
Dall’altra parte, nella mia non vita, riesco a capire molte più cose. Non tutte, ma abbastanza da riuscire ad accettare che non sarebbe stata colpa tua. Né sua.
Ciò che destino, volere divino, ha unito, l’uomo non può separare.
Ma non nego che vorrei riaverti.
- Matt!- chiami allargando le braccia per accogliere il tuo bambino che corre verso di te.
Lo afferri e lo sollevi in aria, girando su te stessa.
Sei bellissima, amore.
Lo sei sempre stata.
Ti sei tagliata i capelli, ma sei bella anche così. I tratti del tuo viso si sono addolciti, i tuoi gesti sono più cauti, le tue labbra più pronte al sorriso. Sei una mamma. Sei cambiata pur restando la stessa.
- mamma, guarda!- grida il tuo cucciolo tendendo il piccolo indice al di là delle tue spalle.
- papà- sillaba battendo le manine paffute.
Sorridi, gli vai incontro e lo baci. Lo tieni stretto a te mentre lui prende in braccio Matt e commenta quanto sia cresciuto.
Sorridi fiera della tua famiglia, che magari non sarà perfetta, ma è tua.
- sapevo che vi avrei trovati qui- sussurra Robert tra i tuoi capelli, sciogliendo la piccola coda in cui li hai stretti.
- c’è forse posto migliore per insegnare a Matt ad andare in bici?- chiedi lasciandogli un tenero bacio sulla spalla. Lo guardi con amore immenso e subito lo perdoni di tutte le volte in cui si è dimenticato di chiamarti, di tutte le volte che l’ha fatto ma per dirti che avresti dovuto pazientare ancora qualche giorno… di tutte le volte in cui è partito prima di quanto avesse promesso.
- se non fa la nostra fine…- scherza rimettendo Matt a terra per poi tenere ferma la piccola bicicletta e aiutarlo a montarci su.
Insieme lo guardate muovere incerto la gambetta per darsi la spinta e vi chiedete quando è successo che sia cresciuto così tanto e fra quanto tempo crescerà ancora da togliergli le rotelle.
In mezzo a tutto questo rosa vi guardo camminare insieme, vi guardo sorridere, vi guardo scambiarvi amore.
Amore mio, se fossi al mio posto non avresti bisogno della tua macchina fotografica per percepire la bellezza.
Vorrei poter scattare una foto. Vorrei poterla sviluppare e vorrei mostrartela ogni volta che ti senti sola, ogni volta che aspetti che Matt dorma per sfogare con un po’ di lacrime la mancanza che senti dentro, ogni volta che arrivi a pensare che lui sia con un’altra…
Vorrei mostratela per farti capire che siete fatti l’uno per l’altra e che le tue paure sono infondate.
Vorrei mostrartela per farti capire che nonostante la lontananza, lui non può tradirti perché se ti soffermassi a guardare i suoi occhi come li guardo io, capiresti che tu sei il suo sole, che lui non può fare altro che gravitare attorno a te.
Vorrei mostrartela per farti vedere quanto soffre a stare lontano da voi.
Vorrei fartela vedere perché tu capisca tutto questo.
Le foto ti hanno sempre aiutata a capire, a vedere. Una fotografia ha cambiato la tua vita. Un’altra fotografia potrebbe rimetterla a posto.
Scattala tu per me, amore mio, e osservala.
Ciò che destino ha unito, l’uomo non può separare.
 


Fine.
 
 



Eccoci qui alla fine.
Che dire? Un po’ sono triste.
Questa storia è nata in un periodo particolare della mia vita, un momento se vogliamo… strano.
Ricordo ancora la sera in cui ho iniziato a scriverla, la sera in cui più che ogni altra sera sentivo che mi mancava qualcosa dal mio rapporto di coppia.
Ho riversato in questa storia tutto quello che avrei voluto per me (certo, non un fidanzato morto!): quell’amore che cresceva piano piano, la passione palpabile, il desiderio, l’ansia dell’attesa di un solo bacio.
Quando scrivevo vivevo una doppia vita: c’era la mia e c’era quella di me come Alessia.
Quando mi sono lasciata con il mio ragazzo e “ho iniziato a scoprire il mondo” ho perso un po’ di ispirazione e molti capitoli non sono venuti proprio come avrei voluto. Quando la vita vera reclama, diventa difficile chiudersi nei sogni. Ho sognato talmente tanto che essere travolta da tutte queste nuove bellissime emozioni mi ha sconvolta e… lo ammetto, anche cambiata.
Io che so come vanno le cose nella mia vita, e poche altre amiche che sono al corrente di tutto si saranno rese conto del cambiamento nel mio modo di scrivere e anche di essere.
Molte persone hanno concorso a darmi ispirazione e sostegno e vorrei ringraziarle una per una ma mi rendo conto che è impossibile però farò del mio meglio.
Vorrei ringraziare Gianni, ossia il mio ormai ex-ragazzo.
Gian, anche se non leggerai voglio ringraziarti perché i nostri sono stati quattro anni intensi in cui ci siamo innamorati e voluti bene. Siamo cresciuti insieme e abbiamo imparato tanto l’uno dall’altro. So che nell’ultimo periodo le cose tra noi non sono andate come avremmo sperato e che sembra che di noi non sia rimasto niente. Ma se ora so chi sono, cosa voglio, cosa desidero, a cosa sono disposta a rinunciare e su cosa non transigere è merito tuo. È merito tuo se ho trovato me stessa o almeno… mi hai messo sulla strada giusta per farlo. Grazie di tutto.
Vorrei ringraziare Cristiana, Alias la nostra mitica Agathe, per avermi praticamente costretta a scoprire il mondo di Twitter e con esso un sacco di persone fantastiche tra cui Mariaelena, Barbara, Nunzia, Giulia… so che ci sono poco ragazze, so che le mie rare comparsate non bastano. So però che vi porto nel cuore e vi penso sempre. Che nonostante la lontananza vi voglio un bene immenso e che con voi ho condiviso momenti esilaranti (le serate pervy??????? XD), momenti un po’ più tristi e soprattutto passioni (chi se le scorda le serate a seguire in streaming gli eventi del Pattinson???) . Chi più chi meno mi avete dato tanto e spero che continuiate così! Elly, in particolare tu che mi hai introdotto nel mitico mondo delle pere e delle telefonate che durano fino alle 2 del mattino, in cui condividiamo le nostre sventure e progettiamo ff in stile Bertolucci che a te vengono splendidamente! Cri per i tuoi commenti sagaci e il tuo spronarmi a un raiting rosso che è stato l’inizio della trilogia del trombabilissimo (ahimè ancora da finire). Per avermi fatto conoscere tutte voi, immensamente GRAZIE! Nu… perché le serate pervy con te erano momenti di rara poesia! Perché tu e Chaira insieme mi avete aiutata a capire che la storia che portavo avanti non poteva avere più futuro. Giu, perché le tue recensioni mi hanno sempre fatta morire dalle risate! Barby, perché sei dolcissima e sempre carinissima anche con le tue crisi di panico pre-esame!
No, non mi sono dimenticata di te Chia :), ma sai che su di te ho molto da dire.
Tesoro… per te ci va un grazie enorme! Enorme!!!!! Tu sei sempre stata lì a sostenermi, a consigliarmi, ad ascoltarmi. Nonostante il mio lungo silenzio tu mi hai capita. Tu hai capito che avevo bisogno di tempo per rimettermi in quadro e semplicemente sei stata con me in silenzio, senza mai rimproverarmi la mia latitanza.
Tu mi incoraggi nei miei nuovi progetti, passi ore con me al telefono a farti raccontare tutto quello che mi succede e a scambiare con me tutti i pettegolezzi più succulenti del sito (e ce ne sono).
È impossibile non volerti bene perché sei una persona meravigliosa e con un grande, grandissimo, spropositato talento. Non cambiare mai Chia, se non per diventare ancora più speciale di quello che già sei!
Un altro grazie va a delle lettrici in particolare : Romina, Daniela, Alessandra, Alice_cassedy, Jodie, Jessikina, Anna, Lisa, Vanessa… chi dall’inizio, chi alla fine, con il vostro appoggio e la vostra fiducia sono riuscita a superare blocchi di pagina bianca. È vero, non siete editori ma semplici lettrici, ma il vostro appoggio è stato davvero importante. Grazie!
Un altro grazie speciale va a Debora. Non so se ti consideri ancora la mia sorellina. Abbiamo avuto molti alti e bassi, ma io ancora ti considero tale. Hai sempre incoraggiato la mia passione e l’hai sempre sostenuta, cercando di aiutarmi il più possibile nella riuscita di questa storia. Mi hai proposto editori, hai contattato Erika (e chi se lo scorda quel momento???? :) )…. Hai fatto tanto e mi hai dato tanto, quindi GRAZIE!)
Anche se sono praticamente certa che non leggerà più… grazie ad Angela.
La nostra amicizia è volta al termine con tutte le nostre incomprensioni. Rispettivamente, non siamo state le amiche di cui forse avevamo bisogno… ma ti ho voluto bene sinceramente e te ne voglio ancora tanto. Mi manchi molto… non so se lo vuoi sapere, ma è così. Mi manchi.
Altri ringraziamenti vanno ai miei ragazzi! Stefano, Marco, Valerio, Enrico, Manuele, Carlo! Senza di voi, che per fortuna non leggerete mai altrimenti mi prendereste per i fondelli a vita, sono riuscita a “comportarmi da uomo”, come dite voi, e quindi a creare i personaggi di Rob, Jack e Kellan. Mi avete fornito abbondante materiale di stupidità maschile su cui scrivere e siete i migliori amici maschi del mondo! Tutti quanti avete contribuito a farmi scoprire il bello della vita universitaria e soprattutto che l’amicizia tra uomo e donna è davvero possibile. Lo dico sempre: siamo una famiglia! E io vi voglio un mondo di bene.
Ultima, ma non per questo meno importante, Francesca… Moglie… sai ogni cosa di me. Sai tutto. Sai perché non c’è giorno in cui io non ringrazi Carlo per averci fatte incontrare e che non c’è giorno in cui io cerchi di spiegarmi come la nostra amicizia profonda sia possibile.
Ci siamo viste piangere, ci siamo viste ridere, ci siamo viste pensare e ci siamo viste innamorare. Tra noi non c’è bisogno di parole. Tu sei stata la prima e unica persona con cui condivido una vita vera a cui ho permesso di leggere questa storia e il tuo parere per me ha contato molto. Ti amo immensamente moglie!
Infine grazie a tutte le ragazze che hanno recensito, chi sempre, chi qualche volta… grazie a quelle che hanno letto in silenzio ma che con il numero delle loro visite mi hanno lo stesso scaldato il cuore.
Grazie a chi si è affezionata a questa storia tanto da metterla tra preferiti/seguite e chi, con fiducia, ha messo me tra gli autori preferiti. Grazie a chi ha candidato PLVK per le storie scelte e per altri concorsi.
Forse mi sono dilungata troppo…e non sono riuscita lo stesso a ringraziare tutti… se ho dimenticato qualcuno, che si senta ringraziato anche lui perché tutti, ognuno di voi, dietro le quinte o in prima fila, è stato importante per me.
GRAZIE.
 
Forse a qualcuno di voi parrà assurdo e stupido ma io lo faccio lo stesso: grazie Robert Pattinson!
Grazie per avermi prestato il tuo volto e “la tua vita”. Ho cercato di renderti come ti immaginavo, documentandomi quanto più potevo. Non so come stai messo ad amicizia con Jack e Kellan e so invece che quella con Tom è molto profonda. Spero che tu non ti sia offeso se per esigenze di copione ho modificato la realtà.
Sono una scema perché ti parlo come se tu potessi leggermi, ma ti voglio ringraziare oltre che per avermi regalato il sogno di questa storia anche per il semplice fatto che esisti. Detta così sembra banale, ma non so se ti rendi conto di quanto sei importante per un sacco di ragazze che grazie a te hanno scoperto legami di amicizia profondi. Grazie anche per questo.
 
So che avevo promesso di rispondere alle vostre recensioni, ma visto che siamo in chiusura, spero non vi dispiaccia se rispondo in un’unica volta a tutte quante, dato che più o meno mi avete chiesto le stesse cose.
Sono contenta del fatto che l’ultimo capitolo vi sia piaciuto, soprattutto i battibecchi tra Jack e Kellan. Non potevo lasciarli andare via senza un’uscita in grande stile!
Mi ero talmente divertita a scrivere l’addio al celibato di Luke che non potevo fare a meno di farli tornare. Il film a cui mi sono ispirata e che molti di voi già conoscevano ha segnato la mia adolescenza. Credo non mi prenderete per pazza se la prima volta che dovevo andare da un ginecologo ho avuto paura temendo di trovarmi un tipo come il dottor Kosovitch! Mi è andata bene, ma avevo trovato un fisioterapista così e credetemi, dal vivo non era divertente per niente!
Matt è nato giusto alla fine, in tempo per far uscire ancora una volta allo scoperto le paranoie di Rob, che come vediamo a 30 anni ancora non lo abbandonano. Eeeeeeee già.
So che la parentesi di Jack e Ash vi ha lasciate deluse, e forse un po’ spiazzate così come la nevrosi di Beckie al termine del pov di Ale e il fidanzamento di Kell. A parte il fatto che, come sapete, c’è un sequel, non credo in quelle storie in cui c’è un lieto fine per tutti. Nella vita vera il lieto fine non è per tutti e il tutti si sposano e vissero felici e contenti purtroppo non è una tappa obbligatoria che prima o poi arriva.
 
Chi di voi ha il mio contatto su Facebook (se non lo avete e volete chiedermi l’amicizia il nome è Claudia Rubino. Ditemi solo chi siete e accetterò volentieri), nell’album delle locandine delle mie storie ho pubblicato le foto dei miei quaderni di appunti. Chi ha l’occhio di falco riuscirà a leggere lo schizzo della trama del sequel e anche alcune cosette sull’originale che è in fase di scrittura.
 
Il Blog continuerà ad essere il mio principale strumento per tenervi informate sull’evolversi delle mie storie. So che negli ultimi tempi ci ho messo molto ad aggiornare e a parte l’università erano i risultati del mio forzarmi a scrivere che non soddisfarmi quel tanto da farmi velocizzare i tempi.
Rileggendo mi sono spesso accorta di essere stata frettolosa e sconnessa in alcuni punti che avrebbero meritato maggiore cura. Il fatto che sia la mia prima vera ff giustifica solo in parte la mancanza. Per questo vi chiedo già in anticipo pazienza per l’aggiornamento delle mie nuove storie. Voglio postare solo quando sono sicura e soprattutto quando avrò un po’ di capitoli da parte.
Se per questa storia avevo già in mente una suddivisione capitoli, per le nuove assolutamente non ho la più pallida idea. La mia intenzione è scrivere a manetta e suddividere man mano a seconda dell’evolversi della storia. Se quindi non mi vedrete per un po’ comparire sul sito, tranquille, non sono scomparsa… sto solo scrivendo :)
 
Che dire ancora??? Ah si. Allora: la rossa, l’ultimo pov di Ale sul capitolo 44, è in fase di scrittura e arriverà spero a breve. Se volete trovare un sant’uomo che abbia voglia di farmi salire l’ormone giusto per forzare un po’ la mano all’ispirazione fate pure.
So di aver citato una Dramione che si esiste sul serio. Il prologo è pronto ma mi devo ancora figurare bene la storia.
Ho avuto anche una mezza idea di continuare la one shot originale che ho postato ma… non so. Ho ben due originali in testa, una dramione, Tienimi e una rossa da scrivere… forse metterci anche questa ha poco senso per ora.
Sto scrivendo anche un’originale assieme alla mia cara Moglie, che verrà presto postata ma con un altro account di cui avremmo tutte due il controllo e l’accesso per facilitare un po’ le cose a entrambe. Tranquille vi informerò sia sul blog che sull’aggiornamento delle mie storie così che possiate rintracciarci se vi fa piacere.
Per Saint Katrine…. Non so. La storia che avevo in testa forse non era poi così male, ma lo stile di scrittura ora è totalmente diverso e non so se riuscirei a terminarla. Chissà, magari se mi gira potrei riscriverla bene e pubblicarla :)… vedremo.
 
Ok… direi che ho scritto più di ringraziamenti, avvisi e risposte che di capitolo, ma spero non vi sia dispiaciuto. Spero soprattutto che abbiate letto quest’ultima parte degli avvisi che magari potevano contenere qualcosa di più interessante.
Una cosa che ho in testa da un sacco di tempo è la colonna sonora per questa storia. So di avervi dato una canzone di sottofondo per ogni capitolo, ma la mia vanità di scrittrice per caso (che parolone) e grande appassionata di cinema mi ha spinta all’ennesima sciocchezza, ossia creare una specie di CD per questa storia :P
Ecco i titoli e in fondo, come sempre, i set dell’abbigliamento più quello dei volti per il sequel :)
 
Ancora grazie infinite a tutti e a presto!

 

Angelo mio – Tiziano Ferro

Near to you –  A Fine Frenzy

Bring me to life – Evanescence

When you say nothing at all – Ronan Keating

Nobody’s home – Avril Lavigne

Let me go – 3 doors down

Running up that hill – Placebo

Innocence – Avril Lavigne

Everything you want – Vertical Horizon

You’re everything – Lifehouse

Into the fire – Thirteen senses

The first cut is the deepest – Sheryl Crow

 

Abbigliamento Alessia

Abbigliamento Rob e Matt ( Matt immaginatevelo coi capelli neri. Trovare una foto diversa è stato impossibile!)

 Tienimi - volti

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