Lungo i margini

di Duchessa712
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indice ***
Capitolo 2: *** Come un libro su uno scaffale ***
Capitolo 3: *** Siamo tutti storie ***
Capitolo 4: *** Non male, ok ***
Capitolo 5: *** Cose belle (e brutte) ***
Capitolo 6: *** La prima pagina ***
Capitolo 7: *** È una storia d'amore ***
Capitolo 8: *** Tu hai Rory ***
Capitolo 9: *** Introdursi a una festa ***
Capitolo 10: *** Cambiamento ***
Capitolo 11: *** Persa ***
Capitolo 12: *** Il tempo può essere riscritto ***
Capitolo 13: *** Famiglia (ri)trovata ***



Capitolo 1
*** Indice ***


Indice

1. Come un libro su uno scaffale (River Song)
2. Siamo tutti storie (Martha Jones)
3. Non male, ok (Rory Williams/Amy Pond)
4. Cose belle (e brutte) (Vincent van Gogh)
5. La prima pagina (Clara Oswald)
6. È una storia d'amore (River Song/ Dottore)
7.Tu hai Rory (Amy Pond/Rory Williams)
8. Introdursi a una festa (Yasmin Kahn&Dottore)
9. Cambiamento (Jack Harkness&Mickey Smith)
10. Persa (Donna Noble)
11. Il tempo può essere riscritto (Amy Pond&River Song&Rory Williams)
12. Famiglia (ri)trovata (Rose Tyler&famiglia)

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Capitolo 2
*** Come un libro su uno scaffale ***


<b><center>Come un libro su uno scaffale</center></b>
Come un libro su uno scaffale

Still sitting in a corner I haunt
Crossed-legged in the dim light

*

La luce del TARDIS è fredda e così anche i suoi colori - spariti l'arancione, la luce e le risate; spariti come i suoi genitori; spariti come lei, che è a metà tra spettro e ricordo, seduta a gambe incrociate sulle scale, la testa poggiata alla ringhiera, mentre lui continua a ignorarla (a non vederla, si corregge, perché nemmeno lui può essere tanto crudele; nemmeno lui può farle fare una figura tanto da sciocca).

La nave canta e River si chiede se possa rimanere lì per sempre - seduta sulle scale, a vagare per i corridoi, a infestare le stanze -, il fantasma personale della nave che viaggia nel tempo e nello spazio, invisibile a tutti tranne che alla nave stessa. Dopotutto, cos'è che dice(va), il Dottore? È sempre stata la sua preferita.

*

They said "What a sad sight"
(...)
Everybody moved on

*

Tutti vanno avanti - i suoi genitori (perché li ha persi tanto velocemente e tanto inaspettatamente e poi ha dovuto scrivere un libro in cui li perdeva per poterli perdere, e ha bisogno, tanto bisogno di vederli, anche se loro non vedono lei, anche se non sono i genitori che ricorda, anche se hanno i capelli bianchi e i volti segnati dal tempo), persino lui (che passa secoli fermo su una nuvola a rileggere quella benedetta postfazione e poi incontra un nuovo mistero e allora si rianima, alla ricerca della ragazza morta due volte, lasciandosi alle spalle la famiglia persa per sempre).

Tutti vanno avanti, tranne lei, che alterna il suo tempo tra il TARDIS e la Biblioteca, con tutti i libri possibili e immaginabili - compreso il suo diario, abbandonato davvero come un cimelio inutile su uno scaffale a prendere polvere - e bambini che sono stati il sogno di una donna che è stata la più importante di tutti e adesso se l'è dimenticato.

Quando torna ci sono sorrisi forzati e sguardi bassi, perché nessuno sa davvero cosa fa, ma tutti sanno che sparisce, che cerca qualcosa che non avrà mai più. Si rifiuta di chiamare pena e pietà quello che scintilla nelle loro iridi, ma ci sono giorni in cui lo sguardo della Signorina Evangelista è troppo penetrante e il sorriso di Anita è dolceamaro al limite dell'impossibile.

Nessuno sa che cosa fa, ma tutti lo intuiscono - ha parlato del Dottore a sufficienza e con abbastanza fervore da lasciare ben poco all'immaginazione.

*

I, I stayed there
Dust collected on my pinned up hair

*

E così resta lì, dove lui l'ha salvata e abbandonata e dimenticata - un gioco da tirare fuori quando se ne sente troppo la mancanza; una vittima in meno da aggiungere a una lista troppo lunga - e si chiede se, davvero, non sia una sciocca e non se lo sia scelto da sola, questo destino. Lei ha parlato di Darillium. Lei ha tirato fuori il diario e il cacciavite. Lei gli ha detto il suo nome.

Lei ha reso tutto un punto fisso e l'ha obbligato a portarlo a termine.

Così resta lì, mentre il tempo passa (e lei lo sa, lo sente, figlia del TARDIS, anche se nessuno si è mai premurato di chiederle cosa voglia dire) e si estende infinito davanti a lei, fantasma e ricordo destinato a sbiadire e non sparire mai.

Il tempo passa, ma lei è congelata, e tra i capelli biondi scorge sempre lo stesso numero di fili argentei. Se chiude gli occhi può giocare a immaginare che aumentino: polvere che si deposita su di lei come sul suo diario, segno di non curanza e dimenticanza.

*

They expected me to find somehwere
Some perspective, but I sat and stared

*

Anita una sera le prende la mano e le dice basta, le dice ti sta logorando, e River pensa che sarebbe bello accontentarla, dirle hai ragione, dirle sei abbastanza. L'ha amata, Anita, l'ha amata davvero, ma il Dottore è il Dottore e tutto diventa insignificante rispetto a lui. Perciò sorride, mesta, triste, e scuote la testa.

Il Dottor Moon le dice che può creare tutto ciò che vuole - e lei ha creato un TARDIS per portare i suoi figli a scoprire le meraviglie dell'universo e per sentirsi meno sola e una casa che è un misto tra la sua su Luna e quella dei suoi genitori -, ma lei ha detto che non è vero, che non si può creare tutto. Non le persone (anche se una volta è tentata. Una copia di Amy, bella e giovane e piena di fuoco, la risata squillante e il sorriso che prometteva divertimento; una copia di Rory, dolce e protettivo e sempre con una tazza di cioccolata pronta per lei, quando si presentava alla loro porta, con negli occhi ombre e saggezza più antiche di lui; una copia del Dottore, col farfallino nero di quando si sono sposati, che le dice scusa il ritardo, tesoro, il traffico era un disastro, che la bacia con la sicurezza di troppe poche volte - perché uno dei due era sempre troppo giovane-, che la ama sotto un cielo tanto splendente da potervi leggere un libro).

Non le dicono che deve andare avanti, ma lo pensano, si preoccupano e lei ne è più irritata che toccata, perché sa cavarsela, si conosce, sa quali sono i suoi limiti - e il Dottore la sta distruggendo pezzo dopo pezzo, ma mai come quando le dice che avrebbe potuto vederla e parlarle, ma che ha, ancora, scelto di essere egoista.

Vorrebbe odiarlo, ma poi ricorda che è lo stesso uomo che le ha donato un diario con le pagine contate. Vorrebbe odiarlo, ma poi lui le dice sei sempre qui e le dice alla prossima, Professoressa Song, e allora qualcosa si mette a posto.

Quando torna da Trenzalore e Anita le dice basta, lei risponde solo due: i suoi genitori meritano un ultimo saluto e quindi va ai funerali.

Poi inizia ad aspettare, perché le ha detto Alla prossima e deve solo attendere (sa come si fa. La pazienza le fluisce nelle vene, trasmessa insieme al DNA, sopravvissuta alle rigenerazioni. È una Pond e una Williams. È figlia dell'attesa), e quindi si mette seduta in quella che è la console del suo nuovo TARDIS e racconta a Joshua e Ella la storia inventata dell'uomo che la verrà a salvare.

(Alla fine non cambia niente. Lei è sempre lì che attende e lui ancora in giro per l'universo con lo stesso numero di fantasmi a tormentarlo)
.

Note La challenge per il mese di gennaio consiste nello scrivere una song-fic. La canzone che ho usato è Right where you left me di Taylor Swift

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Capitolo 3
*** Siamo tutti storie ***


Siamo tutti storie

Martha non torna a Hogwarts. Prepara il baule e lo nasconde con un incantesimo di disillusione. Bacia sua madre e si lascia abbracciare. Trattiene le lacrime, mentre i suoi occhi incontrano quelli di Tish, che la implorano, ancora, di non farlo.

Martha non torna a Hogwarts, perché Hogwarts è la casa dei mostri, adesso, e Corvi, Tassi e Grifoni si sono uniti o sono fuggiti, e persino le Serpi camminano in punta di piedi, ché gli anatemi dei Carrow non risparmiano nessuno. A nessuno importano i colori della divisa e del sangue. A nessuno importa di loro ragazzini.

Martha non torna a Hogwarts e fugge per i boschi d'Inghilterra, la bacchetta come unica arma, le lezioni dell'Esercito di Silente unica fonte di protezione. Ha una tenda e una sacca di vestiti. Ha una pistola, inefficace e inutile contro i Mangiamorte, ma non sono solo i seguaci di Voldemort che una ragazza sola nella notte deve temere. L'ha nascosta in una tasca della felpa, resa più grande grazie a un incantesimo che le ha insegnato Hermione.

Martha non torna a Hogwarts e fugge, sua sorella la sola a sapere delle sue intenzioni. Non dei suoi motivi: che Hogwarts è un inferno non lo ha rivelato a nessuno. Non dei suoi piani: non ne ha.

Martha non torna a Hogwarts e la notte la passa in compagnia di Radio Potter, a ridere con i gemelli Weasley e sperare con Lupin e Hagrid. La giornata corre, uno zaino più grande all'interno, la pistola in tasca e la bacchetta in mano.

Martha non torna a Hogwarts e racconta una storia - a se stessa e a chi incontra. Sono troppi i Nati Babbani che fuggono, che rifiutano di presentarsi al Ministero - e un sorriso genuino le nasce sulle labbra. Parla di Harry, Ron e Hermione, che l'hanno accolta il primo anno in quel mondo nuovo e che di quel mondo, adesso, hanno il peso sulle spalle. Parla di Fred e George e Lee, del loro negozio e dei loro scherzi e delle telecronache delle partite di Quidditch che facevano ridere persino la McGranitt. Parla di Ginny, Luna e Neville, che sono la resistenza, che colorano i corridoi di Hogwarts con parole di speranza e richieste di aiuto, che sono in prima linea e danno l'esempio quando richiedono il coraggio di altri. Parla di Amy, con la testa fra le nuvole e i capelli del rosso del fuoco, di Rory, timido, paziente, che le sta sempre accanto, e di Mels, in verde e argento, irresponsabile, testarda e pericolosa. Parla di Clara, che si porta dietro un libro con tutti i posti che vuole visitare e che inizia con una foglia, di Donna, che è la sua migliore amica, sincera ai limiti della scortesia e che vale molto più di quanto creda, e di Rose, piccola, bionda, che ha impugnato la bacchetta e non si è tirata indietro nemmeno all'Ufficio Misteri. Parla di Jack, che flirta con tutte ed ha il cuore d'oro e litiga ancora con Donna per un abbraccio non dato, e di Mickey - e qui le guance si imporporano un po' -, che è sempre gentile e disponibile e una sera l'ha tenuta stretta mentre piangeva, e di John, folle, seguito sempre da chaos e problemi, che rende tutto più magico e più bello, che sogna le stelle e per cui nulla è impossibile.

Martha non torna a Hogwarts e fugge nei boschi e racconta la storia dei suoi amici, alcuni a scuola, alcuni chissà dove, ma tutti a fare la loro parte, sempre e fino alla fine.

Martha non torna a Hogwarts se non per la battaglia finale, quando il mondo ha un po' più di fiducia in un gruppo di ragazzini e in Silente e in Harry Potter, ed è questo che racconta, quando, a battaglia conclusa, si riuniscono a piangere i morti: che il loro ricordo le ha dato speranza, che nessuno è mai davvero perso, non se c'è qualcuno a ricordarlo, ché alla fine le storie sono la sola cosa che resta.

Note: La storia per il mese di febbraio consisteva nello scrivere una HogwartsAu

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Capitolo 4
*** Non male, ok ***


Non male, ok

La prima volta in cui prova a dire ad Amy che la ama, le parole gli si incastrano in gola ed escono in un balbettoo sconnesso che la sua migliore amica non prova a interpretare, presa a studiare un biglietto anonimo lasciato sul suo banco.
È San Valentino e loro hanno tredici anni e il biglietto glielo ha fatto lui. Non ci ha dormito la notte e ha buttato tanti di quei fogli che ha perso il conto, perché doveva essere perfetto. Perfetto ma non troppo riconoscibile, perché altrimenti Amy avrebbe capito tutto prima ancora che lui potesse aprire bocca e confessarle il suo amore.
Invece, le parole lo tradiscono e Rory sente il sangue affluire alle guance, ma Amy non lo nota, troppo occupata a scrutare tutti i ragazzi in cortile (quelli alti, belli, popolari) alla ricerca dell'ammiratore misterioso.
Rory un po' ci resta male e un po' ne è sollevato, ché non l'ha neanche sfiorata l'idea di pensare a lui, quindi forse è meglio aspettare - che Amy lo noti, che Amy lo ami - e fare qualcosa - per farsi notare, per farsi amare (perché a quanto are vestersi con una camicia troppo grande e mangiare bastoncini di pesce e crema non è sufficiente).

*

La seconda volta che ci prova è un giorno qualunque. È la notte ad essere speciale.
A San Lorenzo piovono stelle e Mels gli ha mostrato un posto da dove il cielo è stupendo e Rory ha deciso che avverrà lì, la sua confessione. Ha preparato tutto: una coperta da picnic, le bibite, il gelato per una Amy quindicenne che si atteggia da adulta, ma in realtà è ancora una bambina, ed è convinto di essere finalmente sulla strada giusta - perché Amy gli salta addosso con un gridolino eccitato e gli bacia una guancia -, quando si accorge che qualcosa non va.
Rory ha in mente un discorso, qualcosa sul fatto che le stelle sono luminose, ma mai quanto i suoi occhi e che lei è la sola luce di cui lui avrà mai bisogno, quando nota che Amy si è incupita. Guarda le comete che cadono e si tiene un labbro tra i denti. Dice che sono belle, bellissime, ma chissà quanto di più se viste da vicino.
Rory sente una doccia gelata riversarsi sul suo coraggio e sul suo ardore, perché lo sa, lo sa da sempre, che Amy si è già promessa ad un altro. Solo che loro non sono più bambini e il tempo per gli amici immaginari è finito, ma è tanto triste, adesso, la sua Amy, e lui sente tornare le vecchie insicurezze. Non è che lei abbia scelto di essere sua amica: lui è solo stato il solo a giocare con lei, a far finta che il Dottore Stropicciato esistesse e sarebbe tornato.
Rory guarda il cesto da picnic e pensa che non basterà mai, non finché Amy vorrà le stelle e l'impossibile.

*

"Diglielo e basta!"
"La fai facile, tu. Cosa dovrei dirle?"
"Che la ami da sempre, che la aspetterai per sempre, che merita di meglio di quell'idiota di Jeff. Qualcosa del genere."
"E quando dovrei dirglielo?"
"Fosse per me anche subito."
"È fuori. Con Jeff."
"Che non la merita."
"Ovviamente non la merita. Amy è stupenda e bellissima e quando sorride il mondo si illumina e merita qualcuno che la metta al primo posto, che le stia sempre accanto, che la sostenga, che -"
"Perché non le dice a lei, queste cose? Io le so a memoria, ormai, Rory."
"Perché praticamente non sa neanche che esisto."
"Melodrammatico."
"È vero! Se non fossimo amici fin da bambini, non si fermerebbe neanche a rivolgermi la parola."
"Esagerato. Rory, Amy ha una paura folle di essere abbandonata, questo lo sappiamo entrambi, e per questo passa da una relazione all'altra ed è sempre lei la prima a lasciare -"
"Esatto! Perché con me sarebbe diverso?"
"Perché tu sei tu! Tu non la abbandonerei mai, non l'hai mai abbandonata. Se aspetti che sia lei a notarlo, però, staremo qui un'eternità. Devi dirglielo!"
"Devi dire cosa a chi?"
"Amy! C-ciao, Amy! Perché sei qui?" "Devi dire cosa a chi?"
"Niente! Assolutamente niente!"
"Perché Mels lo sa e io no?"
"Mels non sa niente. Ha solo troppa fantasia. Tu, piuttosto, non eri uscita con Jeff?"
"L'ho lasciato.".
Lo sguardo che la sua migliore amica gli lancia è inequivocabile, ma Rory scuote la testa. Non è il momento giusto. Amy riderebbe. Amy neanche lo sentirebbe, presa dalla sua storia sulla rottura con Jeff.

*

"Rory! Rory! Rory, fermati!".
Ma Rory s'è fermato tutta una vita e adesso ha scelto di scappare - da Mels, dall'imbarazzo, da Amy. Amy che lo credeva gay, Amy che non l'ha mai visto, Amy che non ha mai capito niente. Amy che lo sta inseguendo per tutta Leadworth come lui insegue lei da che sono bambini.
"Rory!". Amy è sempre stata più agile di lui, più determinata, più sicura in tutto, e lo prende per un braccio, lì in mezzo alla pista dove la gente si muove al ballo gioioso della macarena. Amy che ha gli occhi lucidi e lo guarda, che finalmente lo vede.
"Dimmelo."
"Che cosa?"
"Quello che Mels ha accennato. Dimmelo, Rory. Che cosa intendeva?".
No, non lo vede. Nemmeno adesso. E improvvisamente è troppo.
"Intendeva che sono anni che le parlo di te. Di quanto sei bella e forte e meravigliosa. Di quanto mi fai ridere, di come mi fa stare bene solo stare in tua compagnia, di come mi fa infuriare vederti uscire con gente che non ti merita. Non ho mai guardato una ragazza non perché sono gay, ma perché me ne interessa una sola e l'ho guardata da sempre, ma lei non ha mai guardato me. Intendeva che mi piaci. No, che ti amo. Ti amo, Amelia Pond, e non ricordo un solo giorno della mia vita in cui non lo abbia fatto. ".
E Amy scuote la testa, gli posa esitante le mani sulle spalle, un tocco delicato cui Rory non è abituato.
"Sei un idiota.", gli dice con gli occhi lucidi, mentre si sporge verso di lui e lo bacia. Rory l'ha sognato tante volte, il suo primo bacio con Amy, ma mai così dolce e soffice e reale. Le posa le mani sui fianchi e lei si stringe di più a lui e Rory pensa che non sarebbe male stare così per sempre, morire tra le braccia di Amy.
"Anche tu mi piaci.", che non è un ti amo, ma bisogna procedere a piccoli passi, perché lei scappa, animale selvatico e spaventato non pronta al guinzaglio, e a Rory va bene andare piano, aspettare con lei, invece che per lei.

Note: La challenge per il mese di marzo consisteva in una storia 3/4/5 + 1

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Capitolo 5
*** Cose belle (e brutte) ***


Cose belle (e brutte)

I girasoli sono belli e vivaci e colorati e, alla luce di un tramonto della giusta tonalità di rosso, sembrano prendere fuoco.
Vincent li guarda bruciare bagnati dal sole morente. Vede corvi beccare tra gli steli, le loro ombre allungarsi minacciose.
Vincent ha una pistola in una mano e i girasoli negli occhi e Amy Pond nel cuore. Nei sogni ha un futuro impossibile con bambini con i capelli più rossi del mondo, un futuro che gli sembra più bello di quello che sa, che ha visto, con i suoi quadri alle pareti dei musei e un uomo a definirlo geniale.
Vincent socchiude gli occhi contro il sole, il gelo che si spande nel petto insieme al dolore. Lo chiamano pazzo, forse hanno ragione, perché gli sembra di vederla, Amy. Si staglia all'orizzonte, poco più di un'ombra contro la luce, i capelli che prendono fuoco e Vincent vorrebbe disegnarla così: una fiamma che si confonde con l'incendio del tramonto. Non ha espressione, né lacrime né sorriso. Non ha volto, e Vincent pensa che è meglio così, non vederla e immaginarla un tutt'uno con i suoi capelli, con la fiamma viva che le brucia dentro e per un po' ha riattizzato anche il suo cuore.
Chiude gli occhi, li apre. La pistola preme contro la tempia.
Forse è pazzo davvero, pensa, perché ci sono solo lui e il sole con i corvi e i girasoli. Forse è sempre stato pazzo e Amy l'ha solo immaginata, un modo per non soccombere alla disperazione e al nero che si mangia piano piano tutti i colori.
Qualunque sia la risposta, ora non importa più. Ora tutto finisce e forse i suoi quadri saranno ammirati e lui sarà ricordato. Forse cadranno tutti nell'oblio. Forse Amy e il Dottore e la loro cabina magica sono un bel sogno o forse sono esistiti davvero.
Preme il grilletto e sul terreno si spande il rosso più rosso del mondo, la terra lo beve e lo sparo risuona, riecheggia. Forse, se Amy è realmente esistita, se Amy è realmente tornata, lo sente anche lei, chiusa nella cabina più grande all'interno.

Note: La challenge per il mese di aprile consiste nello scrivere un missing moment

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Capitolo 6
*** La prima pagina ***


La prima pagina

I tesori più preziosi di Clara, da bambina, sono entrambi regali di sua madre: la foglia che ha fatto incontrare i suoi genitori in quella che è la sua favola preferita e un libro che Illustra 101 posti da visitare e che la mamma le dice vedranno insieme.
Clara, occhi enormi e brillanti ancora ignoranti del dolore, annuisce e batte le mani, eccitata, e le butta le braccia al collo, le riempie le guance di baci, perché a sei anni, Clara, ha già imparato a mettere su un broncio degno d'un' attrice e l'arte del ricattare, e, quindi, libro sul comodino accanto alle fiabe di Amelia Williams e foglia ben nascosta al suo interno, chiede che le venga raccontata una storia.
Sua madre le racconta delle stelle, che per lei sono punti lontani nel cielo che si vedono a malapena nella notte troppo illuminata di Londra, ma la mamma fa diventare mondi da scoprire. Clara decide che dopo i centouno - lo scandisce bene, perché è un numero enorme e difficile - le stelle saranno la loro meta.
La mamma ride e le carezza i capelli, le dice di mettersi tranquilla, perché è tardi e lei dovrebbe dormire già da tempo, che domani deve andare a scuola e deve essere riposata, ma Clara non demorde finché non la ottiene, la promessa che visiteranno i posti del libro e poi le stelle, ed è un sogno stupendo e fantastico che la accompagna per tutta la notte, dove le storie di sua madre e le mete che le attendono si mischiano alle favole di Amelia Williams, quelle dell'uomo vecchio e a volte solo, ma sempre buono. Clara sogna e non la vede, la cabina dall'altra parte della strada, o il Dottore che la osserva attraverso la finestra, che fa passare lo sguardo da lei ai libri, che indugia su quello di fiabe, un dolore antico e nuovo che gli stringe entrambi i cuori.

Note: la challange per il mese di maggio consiste nello scrivere una kidfic

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Capitolo 7
*** È una storia d'amore ***


È una storia d'amore

I Signori del Tempo non hanno marchi che determinino la loro vita. Sarebbe stupido e inutile, perché cambiano, i Signori del Tempo, cambiano viso e gusti e chi amano in un corpo potrebbero odiarlo nell'altro.
È un ulteriore motivo per cui gli umani sono tanto affascinanti, con la loro fede incrollabile nel destino e nell'amore. È stata Barbara a spiegarglielo - no, lo ha spiegato a Susan, che poi lo ha spiegato a lui - che sulla loro pelle ci sono dei marchi, a volte una frase, a volte solo una parola, che verrà pronunciata dall'anima gemella al primo incontro.

Il Dottore ne ha fatto uno studio, una scienza, come tutto quello che scopre. Li ha cercati, anche, i marchi sui suoi compagni, ha provato a chiedere cosa significassero, ma sa di non aver mai compreso.
Lo ha solo affascinato di più, perché gli occhi di Rose brillavano da quando si sono incontrati e Amy piangeva mentre si guardava il polso dove campeggiava la scritta posso giocare? "Chi potrebbe volerlo, Dottore? Nessuno voleva giocare con me.", perché Rory non esiste più, mangiato dalla crepa, ma nessuno è mai dimenticato.

Intrigante, affascinante, ma ancora sconosciuto, e ci sono momenti in cui si sente nudo, in cui l'assenza di un marchio lo fa sentire diverso, lui che fa di tutto per riuscire ad appartenere.

Poi è arrivata River. Poi è arrivata Melody.

Nella concitazione di Demons Run, mentre le raccontava di quell'uomo antico e leggendario che non le avrebbe mai abbandonate, Amy non ha neanche pensato al marchio sul corpo di sua figlia.
Se lo avesse fatto, il Dottore è convinto che avrebbe fatto ugualmente due più due, che avrebbe risparmiato dolore e urla alla River giunta in ritardo.

Perché loro sono diventati amanti molto prima, quando lui è giovane e lei lo è molto meno, quando già viaggia con i suoi Pond, ma non si sono ancora messi alla caccia di un'astronauta impossibile.
La prima volta che fanno l'amore, per lui, lei sa già come toccarlo e gli insegna come amarla, e c'è quella parola incisa sulla spalla, e il Dottore non fa due più due, non fino a molto, molto dopo.
"Ti piace così tanto?", le chiede mentre la bacia, sette lettere che si fanno beffa di lui più della risata che le accompagna.
"Spoiler".

E poi fa due più due, tanto tempo dopo, quando se la vede nascere davanti.
"Chi è River Song?"
"Spoiler".
Nel caos che segue dopo, rischia di dimenticare il modo in cui si irrigidisce tutta.

In una storia che ha un finale già scritto, dove ci sono lui e la sua psicopatica su misura, chi altri poteva essere la sua anima gemella?

"Io non ce l'ho.", le dice sotto il cielo brillantissimo di Calderon Beta, un sussurro di vulnerabilità che va a sommarsi a tutte le colpe, quelle che lei sa e quelle che lei ignora.
"Oh, dolcezza, ma certo che non ce l'hai! Ti ho studiato, Dottore. So tutto di te"., che è una bugia, perché nemmeno lui sa tutto di se stesso, però sembra non importarle.
"E non ti da fastidio?"
"Certo che no".

Il Dottore lo ricopre di baci quello spazio dove la spalla incontra il braccio, perché il tempo è loro nemico, perché sono sempre più lontani, perché lui è sempre più giovane e delle anime gemelle capisce sempre meno.

Melody è cresciuta sapendo che il Dottore era il mostro tra le stelle, River vive sapendo che il Dottore è la sua anima gemella, e il Dottore va avanti sapendo di averle condannate tutte e due e che comunque rifarebbe tutto da capo, perché lui non ce l'ha un marchio sulla pelle, però sa di amarla, sempre e completamente.

I Pond sono perduti, morti da anni, da secoli, non vede sua moglie da anni, da secoli, e ha viaggiato con una ragazza, crede, che si chiamava Clara, con cui ha affrontato una mummia sull'Orient Express e un mostro di ghiaccio in un sottomarino e che gli ha detto qualcosa di terribilmente importante che, però, si è dimenticato.
Si chiede se anche lei avesse un marchio. Certo che l'aveva, gli umani hanno tutti un marchio, no? Esistono umani senza marchio? Spera di no. Umani senza marchio significa umani senza anima gemella ed è un destino triste, tristissimo, che lo porta a pensare al suo corpo nudo e spoglio e a River che gli dice che non importa e che sa, e ovvio che sa, lei sa sempre tutto, alla fine.

Invece no. Sa tutte le cose, ma non quella importante, che è amata, da lui, più di qualsiasi altra persona su quella nave e nell'universo, e il Dottore finalmente capisce come si deve essere sentita quel giorno alla fine del tempo in un universo che non è mai stato.

"Quanto dura una notte su Darillium?"
"Ventiquattro anni". È il massimo e il minimo che può concedere, tutto il tempo che il tempo ha deciso di dare e che loro si faranno bastare, come hanno sempre fatto, perché il lieto fine è solo poco tempo.
Il Dottore pensa alle parole che si è fatto tatuare in un impeto di follia nell'esatta posizione dello spoiler di River, e aspetta che sia lei a scoprirlo, che il respiro le si blocchi in gola e gli occhi le si riempiano di nuove lacrime.

I Signori del Tempo non hanno marchi e anche quello svanirà con una nuova rigenerazione, però nulla vieta loro di crearseli da soli. Forse lo farà anche dopo, forse, invece, il dolore sarà troppo e vorrà nasconderla nella mente e nelle viscere del TARDIS dove vanno tutti gli amici perduti, forse cambierà talmente tanto da non amarla più, anche se prega che non accada mai. Una vita senza River Song in una qualsiasi forma non è abbastanza piena e dopo questa notte, quando il dolore sarà troppo, sa che avrà bisogno di sentirla vicina in un qualunque modo.

"Ciao, dolcezza.", sussurra lei e le labbra gli sfiorano la pelle e il Dottore trema e fa già male, ma di un male che è anche dolce, come quando gli capitano tra le mani gli occhiali di Amy o la felpa di Rose o fa qualcosa per cui Donna lo avrebbe fermato e Martha lo avrebbe guardato con quei suoi occhi innamorati e disillusi o quando il TARDIS lo porta in posti belli, bellissimi, e pensa che a sarebbero piaciuti anche a Susan e che Sarah avrebbe infiniti articoli da scrivervi sopra.

La loro notte è l'ultima notte, perché lei glielo ha detto e perché così si è deciso, ma non è la fine, non per lei, e glielo promette quando sorge il sole, quando non le dice addio perché non è ancora il momento di farla riposare in pace.
"Ce l'ho anche io."
"Cosa?"
"Il marchio, la mia anima gemella.", perché in ventiquattro anni hanno imparato a parlarsi e a non nascondersi.
"Sei sempre il solito sciocco sentimentale."
"Solo per te.", perché River sa e River vede e River legge storie che non dovrebbe leggere, storie censurate solo per lei per non farle scoprire gli spoiler, e quindi capisce anche quello che il Dottore non dice: che la ama e la perdona sempre e completamente perché nessuno è più importante di lei e quindi le ha dato i suoi cuori sotto un cielo con tutte le stelle del firmamento.

I Signori del Tempo non hanno marchi, ma non è mai stato detto non abbiano un'anima gemella, che forse cambia per ogni vita o forse resta sempre la stessa, però c'è, però esiste e il Dottore è fortunato abbastanza da averla trovata.

Note: la challenge per il mese di giugno consiste nello scrivere una Soulmate!AU

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Capitolo 8
*** Tu hai Rory ***


Tu hai Rory

Alla fine potranno dire che è tutta colpa di Mels (anche se non ce ne sarà bisogno, perchè sarà la stessa Mels a prendersi il merito e River lo ripeterà fino allo sfinimento a chiunque la stia ad ascoltare).
Comunque, tutti e tre concorderanno su una cosa: non fosse per Mels non sarebbe successo nulla. Tutto il resto varia un po'.

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Amy e Rory sono amici da sempre. Giocano insieme (lui ruba le camicie di suo padre e va in giro con uno sguardo un po' da folle e dice di saper viaggiare tra le stelle e di avere una piscina e una libreria e che la piscina è nella libreria o viceversa). Mangiano insieme (crema pasticcera e bastoncini di pesce propinati da Amelia che gli sta col fiato sul collo fino a quando non li ha finiti). Sognano insieme (Amy parla dei mondi che vedrà e degli alieni e promette a Rory di mandargli cartoline e di portarlo con sè per alcune avventure).

Ma soprattutto, Amy e Rory aspettano insieme.

Amy aspetta un ritardatario che le ha promesso di tornare dopo cinque minuti. Rory aspetta di essere notato.

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In mezzo, c'è Mels, che di aspettare non ha voglia e cerca di accelerare i tempi. (Di solito fallisce, ma questo è meglio non dirlo).

Fa il lavoro di due: mette in luce i pregi di Rory a una Amy che, crescendo, passa dall'essere emerginata ad essere desiderata e da milioni di consigli a Rory su come organizzare la perfetta dichiarazione d'amore, quella che Amy non potrà rifiutare.

(Più il tempo passa, più l'ansia cresce: ci sono delle vite in gioco. La sua - ma è un'altra storia).

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Rory ci prova. Organizza pic - nic, è sempre pronto ad ascoltare, non la giudica mai, è dolce e buono e disponibile e paziente, ma Amy continua a uscire con tutti i ragazzi possibili tranne lui. A volte, Rory si chiede se non sia invisibile.

Mels gli dice di conoscere altre ragazze, ma il semplice pensiero di frequentare qualcun'altra lo fa sentire un traditore - nei confronti di Amy e dei suoi sentimenti e delle ipotetiche ragazze, che meritano di più che uno con in testa un'altra. (Mels sbuffa e alza gli occhi al cielo, ma non gli dice che è patetico, come Rory si sente - perchè Mels non lo trova patetico, anzi, Mels un po' è gelosa)(ma questa è una di quelle cose che River ha imparato a scrivere solo sul diario e a non dire mai a voce).

Vanno avanti così per un tempo quasi infinito, per tutti gli anni dell'adolescenza, che, a sentirli, sembrano tre storie diverse e non tre facce della stessa.

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Poi qualcosa si muove. Succede un pomeriggio qualunque, Mels e Amy che parlano del Dottore e di cotte e Rory che ascolta, un po' nervoso, un po' in disparte; Amy che non capisce e Mels che stuzzica (anni dopo dirà che è semplicemente esplosa, che il gioco era troppo bello per fermarsi adesso e che, francamente, anche lei si era stancata di quella storia quasi patetica) e -

Amy è confusa.
Rory scappa.
Amy gli corre dietro.

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Nessuno dei due se lo ricorda quello che si dicono, esattamente. (Perchè non è quello il vero ti amo, non è quello il vero inizio). Amy sa di afferrare Rory per il braccio e di urlargli di rispondere, di chiarire, di esplicitare quello che Mels ha detto tra le righe. Rory sa di essere rimasto fermo con la bocca che si apriva e chiudeva e di non avere risposto fino a quando Amy ha alzato la voce e alcuni si sono voltati a guardare. Entrambi sanno di essersi accorti in quel momento che la gente ballava la makarena. Amy sa di aver atteso e atteso e atteso e Rory sa che qualcosa è uscito dalla sua bocca. Amy sa che era qualcosa di bello, bellissimo, stupendo, dolcissimo. Rory sa che poi lei lo stava baciano ed entrambi sanno che la makarena suonava e la gente applaudiva.

(Mels, che li aveva seguiti, se l'era imparata a memoria la dichiarazione di Rory e l'aveva scritta su un foglietto che aveva lasciato da qualche parte che proprio non riusciva a ricordare. River, secoli e secoli dopo, l'aveva trovato e l'aveva custodito nel diario, accanto al disegno e alla storia di un Centurione e della sua bambina).

Note:la challenge per il mese di luglio consisteva nello scrivere una Friends to lovers

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Capitolo 9
*** Introdursi a una festa ***


Introdursi a una festa

È tutto un terribile malinteso, vorrebbe spiegare Yaz appena si accorge di cosa sta succedendo, soprattutto perchè non è sicura il Dottore lo abbia capito appieno. Certo, non può proprio farne una colpa all'usciere, che se le è viste comparire davanti senza preavviso e che, quando si sono presentate  - "Io sono il Dottore e questa è la mia compagna, Yaz! Oh, i bastoncini di pesce! Una volta adoravo i bastoncini di pesce, dovrei proprio vedere se sono ancora così buoni - è arrivato alla conclusione più logica. Dopotutto sono nel 2200 e persino sulla Terra l'omisessualità è all'ordine del giorno. Un po' meno lo sono gli alieni e, quindi, Yaz resta zitta e cerca di stare dietro al Dottore, che si è ingozzata di bastoncini e adesso cerca crema pasticcera. "Era il mio cibo preferito.", spiega, e Yaz intuisce una storia che, come tutto il resto, probabilmente non saprà mai. "Perchè siamo qui?"
"Sta per succedere qualcosa.", è la risposta, accompagnata da un messaggio sulla carta psichica che chiede aiuto. "Questa è una festa particolare, per l'incoronazione della nuova Regina d'Inghilterra" - Yaz impiega qualche secondo a comprendere quello che il Dottore dice dopo, ferma al fatto che Elisabetta II non è immortale - "e vengono usati gioielli preziosissimi, ambiti da molti". Ok, quindi devono assicurarsi che nessuno li rubi. Non le loro solite avventure, quindi, ma variare a volte fa bene, no?
"E tu lo sai, vero, che l'usciere ci ha scambiate per una coppia?"
"L'invito diceva di portare un accompagnatore.", scrolla le spalle il Dottore, cosa che non aiuta Yaz a capire se l'ha fatto apposta oppure no. Decidendo che insistere non porterebbe a niente, sposta la conversazione sul tema principale. "E cosa dovremmo fare per assicurarci che nessuno li rubi?"
"Semplice. Indagare, mescolarci".
Quindi far finta di essere una coppia. Okay. Possono farcela. È un po' da film, un po' da missioni sottocopertura, quelle cui Yaz ancora non ha preso parte, ma quanto può essere difficile?
"Molto bene, allora".
Il Dottore le porge una mano e la porta a ballare un lento e stanno davvero molto, molto vicine. Yaz si sente avvampare, ma l'altra è tranquilla, le indica gente e alieni e le dice i loro nomi e da dove vengono, cerca probabili ladri. Sembra che scruti la massa per qualcuno in particolare. Yaz decide che è bello ballare con il Dottore, che è molto più brava e aggraziata di quanto si potrebbe pensare. La conduce sulla pista con la sicurezza di chi conosce i passi e saprebbe ripeterli anche nel sonno.
Una parte di lei desidera che non finisca mai, ma si affretta a ricacciarla indietro da dove è venuta.
Il Dottore danza e le mormora cose all'orecchio e Yaz si chiede che impressione diano dall'esterno, soprattutto quando arriva l'ora della cena e le scosta la sedia e le loro mani si sfiorano più spesso del normale e Yaz si chiede quanto sia voluto e quanto sia causale.
Il Dottore le ruba il cibo dal piatto e le fa assaggiare cibi strani, compreso lo strano miscuglio di pesce e crema che Yaz ingoia a sorsate d'acqua, o una cosa che le somiglia. Il Dottore ride e dovrebbe farlo più spesso. Le brillano gli occhi, Yaz si chiede se brillino anche a lei.
"È bello essere qui con te."
"Sì, molto bello.", e le prende la mano. Yaz vorrebbe che vi posasse un bacio, ma il Dottore non lo fa, allora si fa coraggio lei e le sfiora la guancia con le labbra.
"Dobbiamo sembrare una coppia, no?", si giustifica e il Dottore annuisce e ricambia il gesto.
Poi tornano a mangiare senza lasciarsi la mano e ad attendere che il ladro faccia la sua mossa.
Ballano ancora e il Dottore conversa con gli altri invitati e intanto le tiene un braccio attorno alla vita. Yaz ha la testa sulla sua spalla. Sente la gente mormorare, dire che sono proprio una bella coppia.
Yaz, un po', spera che la notte duri per sempre.

Note:la challenge per questo mese consisteva nello scrivere una Fake date

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Capitolo 10
*** Cambiamento ***


Cambiamento

Jack non gli avrebbe mai dato una possibilità, a Mickey. Era un ragazzino, incapace, lento, senza un posto cui appartenere. Poi, qualcosa è cambiato: l'universo parallelo, mesi accanto a una Rose senza Dottore, a vivere la vita d'un altro e a farne sopravvivere l'eredità. Non ne parla mai molto, di cosa ha fatto, e Jack ha imparato a non chiedere.

Però poi è successo che Mickey è tornato e si è sposato con Martha e Jack è amico di Martha - che ricorda un anno che non c'è mai stato e capisce cosa vuol dire amare il Dottore - e, di conseguenza, ha conosciuto meglio Mickey. Ha imparato a rispettarlo, ad amarlo, a chiedergli aiuto e consiglio; è invitato a cena e gioca con i loro figli e a volte si trovano in qualche bar dopo il lavoro  - o prima del lavoro dipende dagli orari.

"Sei cresciuto.", gli dice Jack, perchè Mickey si erge dritto e fiero e non abbassa mai lo sguardo e quando parla del passato lo fa con un sorriso.

"Già. È anche merito tuo, Capitan Cheesecake".

Brindano a Rose e Martha e al Dottore, alle avventure passate e a quelle a venire, alla cabina blu che ha dato inizio a tutto e alle amicizie che nascono quando non le si aspetta.

Note: la challenge per questo mese consisteva nello scrivere una bromance

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Capitolo 11
*** Persa ***


Persa

Donna ha un dolore intermittente che le prende tutto il corpo e dentro il corpo e che non sa spiegare a nessuno. Le mancano le parole e lei resta lì, sotto lo sguardo costernato di suo marito e quelli lucidi di sua madre e suo nonno.
È lui che prende in mano la situazione, in questi momenti: le stringe la mano e la porta fuori, le mostra le stelle o dove saranno se in cielo splende il sole e le racconta dei loro nomi, degli eroi con cui condividono i nomi.
A Donna le chiacchiere scivolano addosso, ingoiate dal dolore che non sa spiegare. È come quando manca qualcosa, e lei non sa dire cosa.
Il nonno, però, continua imperterrito, ignorando la mamma che s'avvicina. Tiene le mani strette in grembo e, si girasse a guardarla, Donna la vedrebbe tremare.
Il dolore fa male, ma poi recede, come le onde sulla sabbia quando arriva la marea, e lei si da della sciocca, perché chissà poi cos'è che la faceva stare tanto male, si dice. Solo che se lo dice piangendo, chè sa che è importante quello che sente, quello che è lì a portata di mano, ma che sfugge sempre quando prova ad afferrarlo. È importante e prezioso e bellissimo, come i cieli stellati, come la Terra che nasce nel miasma del bigbang, come salvare anche una sola persona, che sono tutti pensieri che acuiscono il dolore, lo fanno tornare dieci volte più distruttivo, ma chissà perché poi. Chissà perché li pensa, questi pensieri; chissà perché li fa, questi paragoni. Cosa ne sa lei del bigbang? Cosa ne sa di salvare la vita a qualcuno?
È sempre il nonno che la distrae, che le stringe la mano più forte e va avanti a parlare. Le dice che le stelle sono belle, ma non belle quanto lei e la mamma annuisce d'una convinzione che è tutta nuova e Donna non sa spiegarsi.
Il dolore resta, ritorna, intermittente e con l'interruttore chissà dove, ma per un momento può dire che tutto va bene.

Note:la challenge per questo mese consisteva nello scrivere un Hurt/Comfort

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Capitolo 12
*** Il tempo può essere riscritto ***


Il tempo può essere riscritto

"Non potrò mai più vederti.", piange il Dottore, artigiando con dita sgraziate la speranza che gli scivola tra le dita.
Amy lo ricorda, che New York è fatta di paradossi e linee temporali aggrovigliate, che il loro destino è stato sancito in un battito di ciglia e non è quello che voleva, ovviamente, ma è ciò che ha e intende goderlo finchè può.
Solo che casa le manca e, allora, ci torna.
"La tomba è a New York e resterà a New York.", ha convenuto Rory. Loro non sono la tomba. Loro sono corpi di carne e sangue e menti che hanno visto e vissuto l'impossibile.
E, alla fine, è questo che li salva: che a viaggiare col Dottore si impara ad essere analitici, a soppesare ogni parola alla ricerca della bugia, a studiare ogni trappola per trovare la via di fuga.
Il TARDIS non può tornare a New York, ma New York non è prigione; New York non è la fine. Da New York si può uscire.
River dice che si può fare ed è la sola rassicurazione di cui hanno bisogno, l'unica fede necessaria: Melody Pond è una supereroina e s'impunta di salvare i suoi genitori. River Song ha riscritto il tempo per tenere in vita l'uomo che ama.
I punti fissi non si possono cambiare, ha detto il Dottore tanto tempo fa, e loro non lo faranno: ci sarà un libro e ci sarà una postfazione e ci sarà una tomba. Nessuno ha mai detto che ci devono essere dei corpi sotto di essa.
Londra durante la guerra è come Rory la ricorda, anche se lui l'ha vista senza stelle e con gli occhi del soldato. Dice che ci ha conosciuto un amico, una volta, e River sorride. Dice che lo è davvero un buon amico, il Capitano. Amy non chiede, anche se muore dalla voglia di farlo, chè ha lo stomaco annodato, la gola secca e le mani che tremano di trepidazione.
Il TARDIS è come lo ricorda, brillante e magico e vivo tutt'intorno a loro, ma lui non c'è. "Meglio fargli una sorpresa.", ma la capiscono sia lei che Rory, la paura di River: nulla è certo e tutto può ancora andare storto. E, se anche andasse bene, è stata chiara, loro figlia: niente più viaggi nel tempo. Troppo rischioso attirare l'attenzione degli Angeli. Amy si trova ad essere meno dispiaciuta di quanto si aspettasse, ma, in realtà, l'ha capito da tempo che non sono i viaggi, ma il Dottore e che, però, lascerebbe perfino lui pur di avere Rory.
"Pronti?"
"Geronimo!"
"Oh, mamma, non anche tu!".
Ha i freni spenti, il TARDIS, quando si materializza nel salotto di Brian Williams, dove lui e il Dottore stanno avendo la più complicata conversazione si siano mai trovati ad avere. Ha provato a scappare, il Dottore, ma poi ha pensato ai suoi Pond e al fatto che doveva essere lui a farsi portavoce del loro destino. Solo che era certo che la sua fidata cabina fosse tranquilla in giardino.
"Rory! Amy!"
"Papà! Oh, papà!".
Sono passati anni, per loro, e se non li mostrano i loro visi di certo lo fanno i loro occhi.
"E tu, Uomo Stropicciato, non ti fai abbracciare?".
Il Dottore la guarda, davanti a lui con le braccia aperte e le labbra schiuse in un sorriso ed è tentato di correre via. Semplicemente non può essere: sono morti, chiusi in un tempo che non gli appartiene. Ha visto la tomba, ha letto l'ultima pagina e la mano corre alla tasca della giacca per assicurarsi che il foglio sia ancora lì.
Amy s'addolcisce tutta, gli si avvicina cauta e glielo dice in un sussurro che è reale ed è per sempre, che lo giuro sui bastoncini e la crema.
"Come?". È Brian che lo chiede, ancora avvinghiato a Rory, ancora in lacrime, ancora incredulo. Ed è allora che il Dottore la vede, poggiata alla porta del TARDIS, gli occhi lucidi e un sorriso piccolo e vero a illuminarle il volto. River Song che osserva, come sempre, un poco in disparte per non disturbare.
"Ma - ma era impossibile -" "No, era quasi impossibile. C'è sempre una scappatoia, dolcezza, anche per i destini già scritti.", e, in effetti, chi può saperlo meglio di lei?
"Papà, lei è-", Rory s'interrompe giusto il tempo di prenderle la mano e condurla al centro della scena, tra sè ed Amy. È il posto che le appartiene, che le è sempre appartenuto, ma c'è qualcosa che spezza il cuore nel modo in cui forza il sorriso e si stringe di più ai suoi genitori.
Il Dottore capisce in quel momento che Amy e Rory han vissuto due vite e River, quando non è sulla line che le divide, cade in quella magica e segreta.
"È una storia lunga e complicata, ma, per farla breve, lei è Melody ed è nostra figlia.", finisce Amy, il mento alzato in un gesto di sfida a osare Brian contraddirla e protestare.
Il Dottore li guarda, i suoi Pond, magnifici e coraggiosi e magici e impossibili, e sente i cuori riempirsi d'orgoglio e d'amore: per una volta, una sola, tutto è come deve essere.

Note:la challenge di questo mese consisteva nello scrivere una Fix-it

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Capitolo 13
*** Famiglia (ri)trovata ***


Famiglia (ri)trovata

Tony si avvicina ai regali con l'entusiasmo malcelato di chi, a tredici anni, è ancora bambino, ma vuol fare l'adulto. Sua nipote, invece, si avventa sui pacchetti, affascinata dalla carta colorata che riduce a brandelli e lancia in aria come coriandoli.
"Piano.", la redaeguisce John, quando la bambina si fa prendere dalla foga, sparpagliando giocattoli per tutto il tappeto. "Anche tu.", chè Tony, contagiato, ha scelto di lasciare la pretesa dell'esser troppo grande e cerca i doni a lui dedicati.
Babbo Natale è stato generoso - forse un po' troppo, visto il disastro che è diventato il salotto -, ma Rose, poggiata allo stipite della porta, non ha voglia di smettere la gioia per la severità. Anche sua madre, affaccendata in cucina, scuote la testa. Jackie ha i capelli raccolti in una crocchia e il viso arrossato di chi è da ore ai fornelli - Peter ha provato, all'inizio, a dirle che avevano una cuoca e non c'era bisogno di stancarsi, ma uno sguardo della moglie è bastato a fargli capire di non tornare sull'argomento.
"A lei piace.", ha scrollato le spalle Rose, quando John, ancora mezzo Dottore e mezzo Donna Noble e mezzo possibilità inesplorate, aveva fatto la stessa osservazione - a lei piace, ma è sembrato sbagliato.
Guarda i bambini, il suo fratellino e sua figlia, giocare tra la carta dei pacchetti con i loro nuovi regali, e ripensa ai suoi Natali da bambina: sua madre che si faceva in quattro per farle avere almeno un dono colorato la mattina, Mickey - Dio, quanto le manca! Chissà se sta bene, chissà se è felice, chissà se si è innamorato, ha una famiglia, ha rivisto il Dottore, è in contatto con Jack - che divideva con lei i cioccolatini di sua nonna, la tavola imbandita dei pranzi insieme. Cucinava, Jackie, che non aveva soldi per riempirla di regali, ed è per questo che lo fa ancora in questa nuova vita dove ha agi e ricchezze.
Rose, la mente al passato, alla casa che si riempiva del buon odore del cibo, a Mickey che la aiutava a costruire i pupazzi di neve, è riportata alla realtà dalla mano di suo marito sul suo braccio. John le porge un bicchiere, ma lei scuote la testa. C'è un sospetto che, forse, sta germogliando nel suo ventre, un fratellino o una sorellina a far compagnia a Susan - ma per ora se lo tiene per sè.
"Papà?"
"Stava finendo di vedere alcune carte."
"Ma è Natale!"
"Dovrebbe arrivare a momenti.", la rassicura.
Rose sbuffa, poco convinta, quando dalle scale arrivano i passi affrettati di Peter. Suo padre le bacia la guancia, Susan che gli salta addosso e cerca di convincerlo a giocare anche se la nonna sta chiamando tutti a tavola. Rose è l'ultima a sedersi, tra sua madre e suo marito, gli occhi brillanti sulla tavola imbandita e poi sulle persone che la dividono con lei: sua madre, soddisfatta e orgogliosa; suo padre e John impegnati a conversare di altri mondi e altre realtà - si son contagiati a vicenda e, coi piedi per terra, non san quasi starci - ; i bambini che progettano il pomeriggio di giochi dai lati opposti del tavolo.
È bello e caldo e gioioso e Rose sente il cuore che allargarsi. Pensa a Jack e Mickey, agli amici persi e ritrovati, al passato e al presente e al futuro. Pensa anche al Dottore, spera non sia solo - la gelosia è passata, adesso che è cresciuta, che non è una ragazzina -, spera sia contento. Si chiede se è cambiato. Lo immagina tra le stelle nella sua cabina più grande all'interno a salvare mondi e conoscere persone.
Una volta Rose credeva gli sarebbe stata accanto per sempre, ma ora sa ch'era solo un bel sogno d'una ragazzina non ancora donna. Ora che ha una figlia - forse ne avrà un altro -, un marito, due genitori, un fratello; ora che siedono tutti assieme a tavola il giorno di Natale e -
"Rose, puoi spiegare ai ragazzi che uscire a giocare finchè c'è una tormenta non è possibile?"
"In realtà quella non è una tormenta è più -"
"Era per rendere l'idea, John! E il nonno ha ragione, Suzie, per uscire dovrete aspettare."
"Ma nonna!"
"Rose, diglielo anche tu!"
"Papà ha ragione, Tony."
"Ma-".
E non la cambierebbe, la sua famiglia, nemmeno per le stelle e l'universo.

Note:la challenge per questo mese consiste nello scrivere un Family bound

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