Crestomazia

di Afaneia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pirate ***
Capitolo 2: *** Sinners ***
Capitolo 3: *** Morte ***
Capitolo 4: *** Pallore ***
Capitolo 5: *** Bodyguard!AU ***
Capitolo 6: *** Oroglio ***
Capitolo 7: *** Room mates!AU ***
Capitolo 8: *** Burro ***
Capitolo 9: *** Teatro ***
Capitolo 10: *** Routine ***



Capitolo 1
*** Pirate ***


Gente, c’è qualcosa che posso dire a parte: buon Writober 2022 a tutti? È il secondo anno che partecipo a quest’iniziativa e me ne sono innamorata. Anche stavolta farò del mio meglio per arrivare fino in fondo, o quantomeno il più vicino possibile al traguardo!

Perciò, chiunque voglia provare a scrivere o anche solo a leggere… i miei migliori auguri, e buon Writober!

 

#1

~ Pirate ~

 

«C’è dell’amara ironia, non trovi?» domanda Maxie con noncuranza sedendosi accanto a lui sul divano.

«Stai zitto» ringhia Ivan senza distogliere lo sguardo dalla televisione e soprattutto senza girarsi verso di lui. Evidentemente non vuol dargli questa soddisfazione, perciò Max, che a quanto pare sarà costretto a prendersela con la forza (non con quella fisica, è ovvio) sorbisce la sua tisana digestiva al finocchio in modo particolarmente rumoroso. Ivan continua a fingere che la cosa non gli dia un dannato fastidio.

«Sai, la cosa più strana è che non ti sia stata diagnosticata da bambino. Generalmente è un problema piuttosto comune che si risolve in poche settimane e viene diagnosticato prima dei…»

«Max» sibila Ivan in tono di avvertimento.

«In età adulta è molto più rara. Naturalmente non è nulla di grave, visto che il sinistro compensa abbondantemente il destro, perciò a quanto pare potrai risolverla facilmente se ti convincerai a portare le…»

«Max» tuona Ivan voltandosi verso di lui con l’occhio sinistro coperto da una benda.

«Lenti a contatto» conclude Max compiaciuto.

Ah sì, c’è davvero dell’amara ironia nel fatto che a questo gigantesco pirata di trentadue anni sia stata appena diagnosticata l’ambliopia.

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Capitolo 2
*** Sinners ***


#5

~  Sinners ~

 

«Lo sa qualcuno dei tuoi?» chiede Ivan.

«Che cosa?»

«Lo sai… questo. Che venivi da me stasera.»

Se c’è una cosa che lo fa infuriare sono le domande stupide. Max prende a vestirsi alla cieca, senza nemmeno guardare cosa si mette, né tantomeno guardare Ivan.

«Tu chiedi il permesso ad Ada per uscire?» ribatte. La domanda gli esce di bocca un po’ più dura e rancorosa di quanto avrebbe voluto, ma forse è esattamente così che si sente. Rancoroso e indurito dagli anni.

Ancora seduto sul letto, senza la minima intenzione di rivestirsi, Ivan non appare per niente piccato dalla sua reazione. «Lo sai che intendo.»

«No che non lo so. Non proiettare su di me i tuoi…»

«Non ti secca mai mentire?»

Mentire, mentire. Per tutta la sua vita le bugie si sono accavallate le une sulle altre come onde, sommandosi e contraddicendosi a vicenda, intrecciandosi le une alle altre tanto da intessere un’unica tela indistinguibile e inestricabile di menzogne; e al di sotto di essa, se Max si sforzasse di sollevarla, c’è ancora la verità. Quella verità è Ivan, è la sua sterile ossessione; ma Max, ormai, non solleva quasi mai la tela. Pensa a Ottavio che gli crede sempre quando dice che ha da fare, a Rossella che al castello delle sue teorie e costruzioni mentali ha devoluto la sua stessa vita e che forse non reggerebbe il colpo se la missione dovrebbe fallire: sono tutti avviluppati nella sua tela, anche loro. Ivan è l’unico che al potere di quella tela e delle sue menzogne sembra essere immune.

«I rimorsi sono per i deboli» taglia corto Max alzandosi in piedi.

Ivan rimane a osservarlo dal letto mentre si mette la giacca. Non sembra convinto della sua risposta, ma Max sa che non insisterà più, per stanotte.

«Torni domani?»

Max si sofferma un momento sulla soglia del monolocale prima di accostare la porta alle proprie spalle.

«Non lo so. Devo vedere se ho da fare.»

A Ivan, Max non mente mai, o quasi mai. Mente molto più spesso a se stesso.

 

 


Non so come ringraziare tutte voi delle splendide recensioni! Entro la fine della settimana prometto di organizzarmi e passare a rispondere a tutte quante, nel frattempo grazie di cuore!

 

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Capitolo 3
*** Morte ***


#6

~ Morte ~

 

Il petto gli si dilata nel calore del sole.

Al gonfiarsi dei polmoni, l’aria torna bruscamente al loro interno, bruciante, torrida, pare dilaniargli il cuore. Max griderebbe, ma non grida. L’aria che gli brucia la gola è troppo calda perché lui possa gridare. Boccheggia.

Tutti invece gridano attorno a lui. Com’è possibile? Com’è che a loro quest’aria non brucia la gola e i polmoni come a lui, com’è che loro riescono a gridare?

Eppure, forse non gridano. Max non sente le loro voci, vede solo le loro bocche spalancate, vacue, e i loro occhi sgomenti. Che gridino l’ha dedotto da sé, senza per questo sentirli. È stranamente calmo, forse perché tutti gli appaiono lontani, confusi, separati da lui da una grande irreparabile distanza.

Lo strappano dal suo abisso silenzioso le mani di Ottavio: Max sente che lo strattonano, lo trascinano, lo allontanano dal magma verso l’esterno; lo vede urlare, ma non lo sente. Sa che dovrebbe sapere il perché di tutta quest’agitazione, ma non lo ricorda, o forse non vuole pensarci.

A un tratto le parole di Ottavio fendono la nebbia che ha avvolto le sue orecchie. Max lo scruta con attenzione come se non l’avesse mai visto. La sua voce gli giunge a intermittenza come per un brutto effetto audio.

«Max – mi senti – dobbiamo andare. Groudon…»

Groudon, già, Groudon. Dopo avergli dedicato la sua vita, questo nome sulle labbra di Ottavio, che pure lo ha pronunciato tante volte, gli suona stranamente nuovo.

«Capisci? – sbagliato tutto. Tutto – fare qualcosa.»

L’aria che brucia gli trafigge la gola, ma Max impone a se stesso di farla uscire da sé come qualcosa di estraneo, importante, e boccheggia: «Che cosa pensi che possiamo fare?»

«Moriranno delle persone, Max! Bisogna pure fare qualcosa!»

Max si guarda attorno, vede la grotta semidistrutta, la lava, l’orrore terrificante che li circonda e che ha causato lui e ci ha messo anche un bel po’ di anni a causare, e Ottavio deve pensare quello che pensa lui.

«Possiamo davvero essere noi a fare qualcosa?»

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Capitolo 4
*** Pallore ***


#8

~ Pallore ~

 

«Sei malato» afferma Damon incrociando le braccia sul petto. Non è una domanda.

«Non dire sciocchezze» ribatte Melio tirando su col naso.

C’è da dire che ci vuole coraggio a negare l’evidenza. E anche una bella faccia tosta, ma quello a Melio non è mai mancata.

Stringendosi ancor più nelle braccia, Damon getta la testa all’indietro, inspira profondamente e scandisce: «Melio, come tuo Reggente, devo ordinarti di…»

«Puoi ordinarmelo» lo interrompe Melio senza mezzi termini «Ma non puoi obbligarmi, Reggente. Non intendo lasciare Electrode da solo per niente al mondo. Torna pure al Campo senza di me.»

Eppure è evidente che ha gli occhi lucidi di febbre e le guance arrossate dal calore, allora perché, perché è così testardo? Damon quasi deve trattenersi dal pestare i piedi a terra, perché dei suoi uomini Melio è il migliore ma anche il più imprevedibile, e a volte con lui la pazienza non è sufficiente.

«Melio, smettila di fare i capricci!»

Melio sorride appena. «E tu smetti di cercare di convincermi.»

«Torna al campo solo un paio di giorni. Manderò qualcuno a darti il cambio qui, può andare? Ma devi stare al caldo e riprenderti.» Che a quest’altitudine non possa restare è evidente: già ora, trascinata dal vento, inizia a cadere una neve grigiastra e sottile.

Per tutta risposta, Melio distoglie lo sguardo e non risponde.

«Melio, ascoltami. Non costringermi a portarti in braccio.»

«Provaci.»

Vabbè, quando è troppo è troppo. Augurandosi che non ci sia nessuno nel raggio di qualche centinaio di chilometri, Damon si rimbocca le maniche e lo solleva di peso. Melio emette un indignitoso urlo di sorpresa, ma in questo momento Damon presta più attenzione al fatto che brucia come fosse fuoco.

«Ti ricorderai che l’hai voluto tu» ringhia trascinandolo via.

C’è da dire che Melio non sembra trovare questa soluzione particolarmente sgradevole. Non che Damon, di questo, avesse dubitato.

«Oh, beh, se insisti» conclude appoggiandosi contro di lui. «Immagino che non sapresti vivere senza di me, vero?»

«Melio… stai zitto.»

«Oh. Scusa.»

 

 

È da tipo una vita che volevo scrivere qualcosa su questi due, e a dire il vero speravo che venisse un po’ meglio. Ma non si può essere al top dell’ispirazione sempre, no? Spero che non siano troppo OOC!

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Capitolo 5
*** Bodyguard!AU ***


Ieri ho avuto una lunghissima giornata fuori casa e non ho avuto modo di scrivere, perciò recupero oggi!

Giusto per chiarirci, ho preso ispirazione da quest’immagine qui: https://www.cnet.com/culture/jason-momoa-bodyguards-game-of-thrones-aquaman-meme-viral-photo/

 

#9

~ Bodyguard!Au ~

 

Seduto composto sul divanetto all’ingresso, Max aspetta fingendo di non ascoltare. Naturalmente, ascolta, ma sarebbe scortese farlo presente.

Nella stanza accanto della suite dell’albergo, il suo potenziale cliente, un pezzo molto grosso di nome Ivan qualcosa, sta discutendo a voce altissima al telefono con l’agenzia di guardie del corpo che gli ha affidato l’incarico.

«No, voi non mi avete mandato quello che vi ho richiesto!»

«Che devo farci? È più basso di me!»

«Sì, ma…»

«Che figura ci faccio ad andare in giro con una guardia del corpo più piccola di me?»

Ha sentito abbastanza.  Sistemandosi gli occhiali sul naso, Max si alza dal divano, liscia le pieghe del completo scuro e sistema sul tavolino al centro della stanza una valigetta scura. Dall’altra stanza, la discussione prosegue: a quanto pare, Ivan ha deciso di passare alla persuasione. «Lo dico anche per voi, per la vostra agenzia… quel piccoletto non vi fa una buona pubblicità.»

Max fa scattare le serrature della valigetta ed estrae un rilevatore portatile di microspie, uno strumento abbastanza basilare, ma in grado di rilevare i modelli più comuni e presenti sul mercato. Per quello che deve fare basterà.

Quando Ivan lascia la camera da letto e si ripresenta da lui nel salotto della suite, sforzandosi di assumere un’aria dispiaciuta per comunicargli che non avrà bisogno dei suoi servigi, Max lo accoglie con una cimice sul tavolino. Ivan rimane interdetto.

«Ehm… sì. Che cos’è?»

«Una microspia. Pare che qualcuno ti stia spiando» ribatte Max scrollando le spalle. «Se t’interessa sapere chi, potrei aiutarti a scoprirlo. Peccato che, senza volere, ho sentito che la cosa non t’interessa.»

Ivan guarda lui, guarda la cimice, apre la bocca e la richiude. Ci pensa un momento.

«Vado a richiamare l’agenzia» risponde. «Tu intanto mettiti comodo, eh?»

 

 

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Capitolo 6
*** Oroglio ***


#12

~ Orgoglio ~

 

Rocco, checché se ne possa pensare, è un tipo semplice. Non gli piacciono le cose in grande stile: cose pompose, vistose e via discorrendo. E non crede di essere il solo: se hanno deciso che questo tipo di cose si può sistemare con due firme in comune col sindaco e due testimoni, un motivo ci sarà.

Peccato che a quanto pare sia il solo a pensarla così.

Che ad Adriano piacesse far le cose in grande lo sapeva, certo, e a quest’idea si era anche adattato piuttosto bene: partecipazioni, fiori, catering e più roba di quanta credesse necessaria per sposarsi.

A dire il vero, era da suo padre che non si aspettava tutta quella partecipazione.

Pierangelo Petri ha contattato già tre emittenti televisive per contrattare la vendita dei diritti della messa in onda del suo matrimonio. In condizioni normali Rocco si sarebbe infuriato, ma in questo caso specifico rimane così perplesso ed esterrefatto che non riesce a dir nulla: dopo aver impiegato un tempo molto lungo ad assimilare la notizia, tutto ciò che riesce a chiedere è: «Come ti è venuta in mente una cosa del genere?» Perché che suo padre fosse megalomane era cosa nota, ma questo supera ogni limite mai immaginato.

«I paparazzi ci saranno comunque, perciò ho pensato che potrebbe un modo efficiente di limitare il problema» spiega suo padre come se fosse la cosa più logica del mondo. «È solo un’idea, naturalmente. Puoi parlarne con Adriano e…»

«Papà» lo interrompe Rocco bruscamente «Non posso credere che sia solo per questo. Che cosa c’è? Se è per le spese, non c’è bisogno che…»

Se lo avesse pugnalato a tradimento, non avrebbe offeso suo padre in modo peggiore di così.

«Rocco! Per chi mi hai preso?» protesta vibrante d’indignazione. «Pensi che sia un problema per me pagare per il matrimonio?» Se non lo avesse già offeso a sufficienza, Rocco gli ricorderebbe che nessuno gli ha mai chiesto di pagare nessuna delle spese delle nozze, ma non è il caso di rischiare più di così.

«Beh, quindi?»

Dall’altra parte del ricevitore, suo padre tace per un po’. Sta cercando le parole.

«Non capita tutti i giorni che un figlio si sposi. Potrò andarne orgoglioso, oppure no?»

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Capitolo 7
*** Room mates!AU ***


#13

~ Room mates!Au ~

 

«Ehi» esordisce Ivan entrando in camera e gettando la sacca da ginnastica sul proprio letto.

«Ehi» ribatte Max senza alzare gli occhi dal computer.

Di solito quello è il massimo dei convenevoli che si scambia col suo compagno di stanza, e per quanto lo riguarda la cosa può benissimo proseguire come d’abitudine anche oggi. Ma a quanto pare Ivan non è dello stesso parere, perché si getta disteso sul suo letto, a pancia in giù, e domanda: «Che fai?»

«Sto finendo il progetto di Chimica molecolare» risponde Max, massaggiandosi per un istante gli occhi arrossati dalla stanchezza sotto gli occhiali.

«Bello» risponde Ivan.

«Tu sei stato a giocare?» domanda Max a questo punto, immaginandosi che sia educato anche da parte sua interessarsi a lui per una volta. Non che si possano avere molti argomenti di conversazione con lui, dato che a quanto pare è qui solo per aver vinto una borsa di studio sportiva.

«Già» risponde Ivan. Dopodiché, in tono fintamente indifferente, prosegue: «L’hai finita in anticipo, la ricerca. È venuta bene?»

Max aggrotta la fronte continuando a scrivere. «La sto finendo, non l’ho finita. Comunque, spero di sì.»

«Oh, bene. Su che argomento…»

A questo punto Max, che di perder tempo non ha voglia, rotea sulla sedia girevole per voltarsi a guardarlo.

«Vuoi chiedermi di fare una ricerca anche per te, vero?»

Ivan a quanto pare si reputa dotato d’infallibili doti attoriali, perché non s’aspettava che ci sarebbe arrivato tanto presto.

«Ho la finale di campionato, Max! E questo weekend verranno i miei genitori a trovarmi e dovrò portarli in giro per la città perché non possono mica restare in albergo ad annoiarsi e…»

«Ivan» lo interrompe Max alzando autorevolmente una mano. «Non c’è bisogno di commuovermi. La faccio io.»

Questo davvero Ivan non se l’aspettava. «Ah. Davvero?»

Max torna a dedicarsi al suo computer e si rimette al lavoro. «Sì, davvero.» Cioè, non la farà davvero: quello che farà sarà recuperare una vecchia tesina delle superiori e sistemarla un po’ così che sia al livello di uno studente universitario non particolarmente brillante. Un lavoro da non più di mezz’ora.

«Max, non me l’aspettavo. Ti devo un favore, davvero!»

Oh, sì che glielo dovrà. Non che Max sappia già in anticipo cosa gli chiederà, ovviamente – ma è sempre bene avere debitori in giro. Non si può mai sapere chi ci potrà tornare utile in futuro – ma proprio mentre Max si sta dedicando a sprofondare di nuovo nei suoi sogni d’opportunismo, Ivan afferra lo schienale della sua sedia, lo fa girare su se stesso e lo stritola tra le braccia. Prima che Max faccia in tempo a ricomporsi e a sistemarsi gli occhiali, Ivan è già scappato via gridando: «Vado a comprarti un paio di birre per ringraziarti!»

Max rimane irrigidito alla scrivania per un po’, incapace di pensare, e con la netta sensazione d’essere arrossito.

Forse il suo compagno di stanza non è male come credeva.

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Capitolo 8
*** Burro ***


#15

~ Burro ~

 

Max non si è mai visto precisamente nei panni di una brava massaia. Al massimo di una con gli occhiali che ha rischiato, in modo del tutto accidentale, di distruggere il mondo. Però ogni tanto si diletta in cucina, anche perché bisogna che, ogni tanto, uno dei due lo faccia. E poiché da Ivan non c’è da aspettarsi molto, è necessario che ci pensi lui. Non gli dispiace nemmeno più di tanto. E modestamente, come tutte le cose che fa, gli riesce anche bene.

È in uno di questi momenti che Ivan, giungendo alle sue spalle di soprassalto in cucina, gli accosta un panetto di burro con aria invitante.

«No» ribatte Max senza nemmeno guardarlo.

Com’era prevedibile, Ivan non demorde. «Maxie…»

«Ivan. Ho detto di no.»

«Dai, Maxie, per una volta… corriamolo un piccolo rischio.»

«Questo non è un rischio, Ivan! Questa è una follia!» ribatte Max allontanando da sé il burro. «Hai trecentoventi di colesterolo, non intendo mettere il burro nella torta!»

 

 

(Sì, è totalmente nonsense. Sì, mi sono arrivate le analisi del sangue. Sì, ho il colesterolo altissimo. Sì, mi sono divertita un sacco a scrivere questo nonsense)

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Capitolo 9
*** Teatro ***


#16

~ Teatro ~

 

«Quello è il compagno del professor Sycamore?»

La gente dovrebbe imparare a sussurrare molto piano quando si è a teatro, e ancora più piano quando parla alle spalle della gente. Vorrebbe farle capire, anche senza parlare, che ha sentito tutto; ma proprio mentre sta per voltarsi verso la signora impellicciata che ha mormorato questa frase, seduta nella fila immediatamente dietro la loro all’Opéra di Luminopoli, una grande mano bianca e affusolata si posa sulla sua sul bracciolo della poltroncina: Lysandre china appena la testa verso di lui.

«Presumo stiano parlando di noi.»

«Temo di sì» mormora Augustine sorridendo appena. Sul volto di Lysandre si è dipinto quell’altero sguardo sprezzante ch’egli ha imparato a conoscere. «Non voleva dire niente di offensivo» soggiunge a voce ancora più bassa sapendo di dire una bugia e sapendo, al contempo, che le sue parole non serviranno a niente. «Lasciamo stare.»

Aveva ragione: non è servito a niente. Un istante dopo, Lysandre si volta sul sedile e sollevandosi appena porge la mano alla signora impellicciata – e impicciona – della fila retrostante.

«Dottor Lysandre, prego» dice a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutta la sala: Augustine si copre gli occhi con la mano desiderando di sprofondare nella sua poltroncina e non fare mai più ritorno alla vita mortale. «Sono il fidanzato del professore, se è questo che voleva sapere.»

È una fortuna che lo spettacolo non sia ancora iniziato, perché Augustine non è sicuro che Lysandre non avrebbe fatto lo stesso anche nel pieno del Nessun dorma.

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Capitolo 10
*** Routine ***


#18

~ Routine ~

 

C’è stato un tempo in cui voleva cambiare il mondo – beh, ciascuno ha il suo passato. No? Ed era davvero, davvero convinto che un mondo ricco d’acqua sarebbe stato una benedizione che agli uomini non era stata concessa e che era suo dovere portare sulla terra.

Baggianate, d’accordo; ma da ragazzo ci credeva sul serio.

Oggi Ivan crede in cose completamente diverse. Crede in una colazione particolarmente abbondante e nel lavoro, lavoro duro che insudicia le mani (cosa che, lo deve ammettere, lo diverte come un bambino), nel pranzo e in altro lavoro. È noioso, d’accordo, e abitudinario e monotono: ma è la sua vita, adesso, la sua vita di uomo adulto e concreto che si sporca le mani e porta il pane a casa, e gli va bene così. Non ha più spazio per le illusioni, adesso. E crede anche nella sua casa, una casa solida che lo tiene al caldo, e gli piace tornarci, la sera, e sapere con certezza che ci sarà una cena in tavola ad aspettarlo, o eventualmente un take-away da ritirare lungo la strada del ritorno.

Dopo cena, lui e Max rassettano la cucina e poi guardano un po’ la tv, o lui gioca ai videogiochi mentre Max legge un libro barboso, e vanno a letto presto. Questo è il momento della giornata che preferisce: infilarsi tra le lenzuola fresche e distendere le gambe stanche, mentre Max si rannicchia sotto le coperte durante qualsiasi stagione, e concedersi l’ultima mezz’ora di cellulare prima di dormire. La sua cosa preferita, e non ha alcuna vergogna a dirlo, è guardare insieme video buffi di cuccioli di Pokémon che fanno cose e, tendenzialmente, cadono in modo adorabile. Max si appoggia alla sua spalla mentre legge e ogni tanto, quando lo sente ridere più forte, alza lo sguardo sul video e ride anche lui.

Ivan crede fermamente che questo sia il miglior mondo possibile. Per questo non gli sembra più che valga la pena sforzarsi di cambiarlo.

 

 

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