Una nuova identità di DarkFeiry (/viewuser.php?uid=81368)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Per l’ennesima volta
l’aveva fatta soffrire, per l’ennesima
volta le aveva fatto capire che non era cambiato niente tra di loro
anche dopo
quella mezza dichiarazione. Ora si era totalmente stufata di tutto
ciò e aveva
preso la decisione definitiva di prendere tutte le sue cose e andare
via. È
vero lo aveva pensato mille volte ma non aveva mai trovato il coraggio
per
farlo, ora era tutto diverso ed era decisa a farlo come non lo era mai
stata
prima. Si alzò dal letto prese la sua valigia e
cominciò ad infilarci tutte le
sue cose in fretta e furia, cercando di non far svegliare il suo
coinquilino.
Quando tutto fu pronto prese un foglio di carta ed una penna ed
iniziò a
scrivere le sue ultime parole rivolte a lui:
Ho
sopportato abbastanza, pensavo che ora la situazione tra di noi sarebbe
cambiata, ero già preparata al fatto che non si sarebbe
ribaltato tutto. Ma
almeno pensavo che mi avessi trattata in modo diverso, pensavo che mi
avresti
considerata di più ma così non è
stato. Per anni ho sopportato questa
situazione a volte in silenzio e a volte dimostrandoti la mia
frustrazione ma
ora non posso più tacere. Non posso più
sopportare il peso della tua
indifferenza per me è troppo ora. Per giorni ho meditato
sulla decisione di
andare via e ora che l’ho presa non tornerò sulla
mia vecchia strada. Non posso
negarti che sto soffrendo…ma vederti così
indifferente nei miei
confronti…l’amore che provo per te è
troppo grande che non posso più sopportare
di sentirmi la ruota di scorta, forse mi sto dilungando troppo e quindi
cercherò di essere breve. Me ne vado…vado via da
qui…via da te sperando che un
giorno possa dimenticarti come sono sicura che tu farai molto
facilmente…Non
provare a cercarmi…ora vado… TI AMO
Addio
Ryo
Kaory
Lasciò la lettera sul
tavolo del salotto e chiuse la porta
dietro di se. L’indomani mattina, Ryo, si svegliò
tardi, ma sentiva che
qualcosa mancava… ma non riusciva a capire cosa , la sbronza
di quella notte
era stata più pensante si quello che pensava e la
conseguenza era la testa che
ora minacciava di esplodergli. La casa quella mattina era stranamente
silenziosa. Entrato in salotto disse –Kaory ma che fine hai
fatto, mi hai
preparato la colazione?-
La risposta non ci fu
-Kaory dai non giocare a nascondino
che non ho voglia-
Nulla. Nemmeno un sospiro. Si
avvicinò al tavolo del salotto
è notò un biglietto. Lesse tutto in un fiato
ciò che c’era scritto. Dopo aver
finito fece ricadere la lettera sul tavolo e si prese la testa fra le
mani. Ma
ormai era troppo tardi per cambiare il passato e rivalutare i suoi
comportamenti. Kaory era già sul primo volo del mattino
diretto a New York per
andare da sua sorella , per cambiare totalmente vita e per cercare di
dimenticare definitivamente l’uomo che amava.
UN ANNO E MEZZO DOPO
Quella notte era rientrata tardi come
ormai capitava da
alcuni giorni a causa del suo nuovo incarico. Si era appena svegliata e
si
dirigeva ancora sbadigliando verso la cucina.
-Buongiorno Kaory ti sei
svegliata… hai fatto le ore piccole
questa notte!!-disse Sayuri mentre preparava le ultime cose per la
colazione.
-è il prezzo del lavoro se
voglio guadagnare e pagarti la
mia parte di affitto alla fine del mese- rispose Kaory ancora un
po’ assonnata.
-guarda cara sorellina che non sono
stata io a dirti che
dovevi versarmi una quota mensile, hai fatto tutto da sola, quindi non
puoi
lamentarti-
-e chi si lamenta e poi è
anche giusto che ti versi una
quota mica posso mangiare pane a tradimento tutti i giorni, comunque il
piccolo
Andrw? E Erick?-
-Andrw è andato
all’asilo ed Erick è già andato a
lavoro che
aveva un lavoro urgente da fare- Kaory ormai viveva a casa della
sorella che si
era sposata da 4 anni e aveva un bambino di 3 anni. Kaory per
mantenersi faceva
due lavori: di mattina era la segretaria di un avvocato mentre di notte
o
all’occorrenza si trasformava in bravissima SWEEPER. Gli anni
passati con Ryo
le avevano insegnato molte cose e negli ultimi periodi aveva affinato
moltissimo la sua tecnica. Nessuno conosceva la sua identità
e aveva visto il
suo aspetto fisico. Quando lavorava indossava sempre un cappello da
cow-boy e
degli occhiali da sole scuri ed, in inverno, indossava un lungo
cappotto di
pelle. Aveva fatto crescere i capelli che oramai le arrivavano quasi al
disotto
delle spalle. Il suo nome in codice era Unicol. Era temuta e rispettata
da
tutti i teppisti della zona e aveva fatto anche un patto indissolubile
con il
più grande malavitoso di quella zona che si faceva chiamare
Red Dragon.
-com’è andato il
lavoro sei riuscita a scoprire qualcosa??-
disse Sayuri mentre passava la colazione alla sorella che per il sonno
non
riusciva a muovere nemmeno un dito.
-non ci sono risvolti, la mia cliente
è terrorizzata da
questo squilibrato ma sinceramente non credo che sia una cosa
così grave anche
perché ormai sono tre settimane che seguo questo caso e non
si fa vivo
nessuno.-
-ti sta fruttando molto questo
lavoro, se continui così puoi
vivere di rendita.-
-si mi frutta molto , io a differenza
di qualcuno che
conoscevo mi faccio pagare in denaro non in natura-
-cosa sento dire dalla mia sorellina,
erano mesi che non
nominavi Ryo-
-è stato solo un caso non
preoccuparti, comunque la
colazione era buonissima ma ora è meglio che vada
perché se arrivo tardi Joe mi
uccide, ho tantissimi documenti da sistemare, ma tu non dovevi andare a
lavoro?-
-si ora vado buon lavoro sister-
-buon lavoro anche a te-
Si cambiò ed usci per
andare al lavoro che faceva alla luce
del giorno.
NEL FRATTEMPO….
-Ma chi può essere che
bussa a quest’ora alla porta?- Disse
Ryo irritato perché qualcuno aveva disturbato la sua
dormitina che durava dalle
3.00 di notte e ormai erano le 12.00 a.m.
-arrivooo- aprì la porta
che e si trovò davanti
quell’armadio di Falcon.
-E quanto tempo ci hai messo ad
aprire? Per caso ti trovavi
in Siberia??-Disse Falcon
-Per tua informazione caro, dormivo-
-Poverino, ho disturbato il sonno di
un povero bambino
indifeso, scusami tanto-
-noto un tantino di ironia nella tua
voce…lasciamo stare che
cosa sei venuto a fare a quest’ora qui?-
-ti ho portato qualcosa che ti
interesserà, la classifica
che hanno stilato degli sweeper più forti-
-e che novità, di solito
è in questo periodo dell’anno che
la stilano, ma come mai questa faccia? Mica ti stupirai ancora che sono
sempre
io il primo della lista?-
-non fare lo sbruffone e leggi!-
-ma cosa ci pu… ma che
significa? Chi è questo qui? E come
ha fatto ha detenere il primo posto?-
Al primo posto di quella lista non
c’era Ryo, come al
solito, le carte in tavola erano cambiate e lui si trovava ad
affrontare un
nuovo avversario: Unicol.
-non l’ho mai sentito
nominare… qualche informazione??-
chiese Ryo ancora un po’ attonito
-nessuna, ma io non mi stupirei
così tanto se un pivellino
ti ha sopraffatto, in questo ultimo anno non ti sei dato da fare, anzi
hai
battuto in riturata e sinceramente non ti chiedo nemmeno il
perché…tanto già so
la risposta e so che tu non me la diresti lo stesso, comunque se vuoi
sapere
qualcosa in più ti conviene chiedere a Saeko. Ora ti saluto
perché ho lascito
Miki da sola al Cat’s Eye e devo tornare da lei-
-ok ci vediamo armadio ambulante-
Ma Falcon non aveva sentito
ciò che gli aveva detto Ryo
perché si era già dileguato. Ryo si
lasciò cadere sul divano ancora stupefatto
dal fatto che qualcuno era riuscito a superarlo nella classifica che
ormai
erano anni che lui dominava. Falcon però aveva ragione,
nell’ultimo periodo si
era abbandonato, non lavorava quasi più, era trasandato,
usciva la sera e
rientrava molto tardi solo perché si fermava al molo a
pensare e tutto questo
era riconducibile solo all’assenza della persona che
amava:Kaory. Nemmeno lui
voleva ammetterlo ma era così e non c’erano scuse
che potessero evitare ciò. Si
alzò, si cambiò e si diresse verso la centrale di
polizia deciso a chiedere
informazioni a Saeko su questo misterioso sweeper.
Saeko era più impegnata
che mai ma trovò facilmente il tempo
per lui.
-ciao topo in gattabuia, finalmente
sei uscito alla luce,
attento che potresti liquefarti, il sole fa male ai vampiri!- disse
Saeko
ridendo a crepapelle
-non ci trovo niente da ridere,
invece di fare la gallina
guarda qui! È la classifica dei migliori sweeper e sono
stato sovrastato da
questo pivellino arrivato dal nulla, inconcepibile-
Saeko guardò il foglio e
lesse il suo contenuto.
-sbagliato! Devi correggerti sei
stato surclassato da UNA
pivellinA.-
-COSA?-
-è inutile che fai il
maschilista questa Unicol è una
ragazza, almeno dalle nostre fonti, e opera nella zona di New York,
nessuno
l’ha mai vista in volto e sinceramente non mi sorprendo che
ti abbia superato
così, perché è stata capace di mettere
il freno a quel brigante di Red Dragon.-
-ma quel Red Dragon?-
-si il moccioso genio che ha mandato
in til più di un
milione di computer e ha terrorizzato centinaia di persone.-
-ma nemmeno la polizia era riuscita
nulla contro di lui-
-invece pare che Unicol abbia
sottoscritto una specie si
patto che lo ha messo a cuccia.-
-incredibile!-
-se vuoi riprenderti il tuo primo
posto ti conviene metterti
di nuovo a lavoro caro mio, ora devo salutarti che ho un po’
di lavoro da
fare.-
Ryo alzò i tacchi e se ne
andò diritto al Cat’s Eye per
parlare delle ultime novità che aveva ricevuto a Umibozu.
Ancora incredulo
scese dalla sua Mini e si diresse all’interno del locale.
-Buongiorno dolcissima Miki, vederti
mi rallegra la giornata
lo sai che sei più bella del solito?- esordì Ryo
appena aperta la porta
-non fare il ruffiano che con me non
attacca, come mai già
qui, sono le 14.00 e a quest’ora ancora sei nel mondo dei
sogni di solito.-
-dillo al tuo carissimo maritino che
questa mattina è venuto
a turbare il mio sonno così delicato, comunque
dov’è ora Umibozu?-
-povero Ryo sai non ti compatisco per
niente, comunque
Umibozu e nel retro se vuoi puoi andare a cercarlo lì-
-ok grazie dolcissima Miki-
Si diresse nel retro del locale e
trovò falcon intento a
sistemare degli scatolini contenenti presumibilmente delle bottiglie di
liquore,
stando al rumore che producevano. Si muoveva molto lentamente
perché voleva
fare uno scherzo a falcon, ma purtroppo Umibozu, grazie alle sue
capacità
sensoriali molto sviluppate riuscì lo stesso a percepire la
sua presenza
-è inutile che cerchi di
spaventarmi non ti riesce molto
bene, ma come mai sei qui?-
-perché volevo dividere
con te le novità che ho saputo sul
quella cosa che mi sei venuto a dire questa mattina, sono andato da
Saeko
subito dopo che tu te ne sei andato e mi ha detto che non è
un ragazzo ma che è
una RAGAZZA.- Ryo raccontò tutto quello che aveva saputo da
Saeko.
-perché ti meravigli tanto
in fondo sei tu che hai voluto
questo- gli rispose Falcon continuando il suo lavoro.
-se devo dirti la verità
sono arrabbiato, non posso
sopportare che qualcuno mi soffi il posto così-
-di la verità sei
più arrabbiato con te stesso che con lei-
-e già, mi sono accorto
che non posso andare avanti….-prese
e se ne andò senza nemmeno dire “ciao”
ma Falcon aveva già capito il perché.
Uscì dal locale senza
salutare nemmeno Miki, entrò in
macchina e si diresse a casa. La giornata passò come ormai
la passava da un
anno e mezzo a questa parte, disteso sul letto a guardare il soffitto,
la sua
mente era proiettata su un pensiero che ormai lo attanagliava da
più di un
anno, il suo pensiero fisso era Kary. Pensava a quanto
l’aveva fatta soffrire e
a come se l’era fatta scappare. Ma adesso pensava anche alla
ragazza che gli
aveva tolto il primato ed era deciso più che mai a
riprenderselo. Era deciso a
partire per New York e incontrarla.
Kaory a differenza di Ryo si era
ricreata una vita. Stava
controllando la sua e-mail e trovò un messaggio di Red
dragon. Rispetto alle
opinioni che tutti avevano su di lui, Kaory lo conosceva bene. Era un
ragazzo
di 25 anni un vero e proprio Haker informatico e c’era stato
un periodo in cui
aveva fatto sudar freddo a tantissime persone mandando in tilt
centinaia di
computer e paralizzando l’intera borsa americana. Ma lo aveva
fatto solo perché
aveva bisogno di attenzione. I suoi genitori era morti ed era rimasto
solo,
visto che non aveva nessun fratello, e così per far attirare
l’attenzione a se
si era comportato in questo modo. Kaory aveva subito capito come si
sentiva.
Era stata proprio la borsa americana ad ingaggiarla per cercare di
fermarlo
visto che nemmeno la CIA
ci era riuscita. Kaory era stata sulle sue tracce per molto tempo ed
era
riuscita a trovarlo. Una volta capite le sue ragioni lo aveva indotto a
smettere perché non era certo in quel modo che sarebbe
riuscito a sentirsi meno
solo. Yury, alias Red Dragon, era l’unico a conoscere
l’identità di Kaory e
quando poteva l’aiutava a cercare informazioni su le persone
che lei stava
cercando. Ora conduceva una vita normale ed aveva aperto un grandissimo
Hotel
nel cuore della città. Un Hotel in cui avevano sostato
numerose star del mondo
dello spettacolo e della politica. Kaory si recava sempre li quando
aveva un
minuto di tempo libero. Aprì l’e-mail e vi trovo
una lista con una piccola
introduzione:
“ciao
bellissima
mentre navigavo un po’ nella rete ho trovato questa lista che
penso ti farà
piacere riceve, ci vediamo un bacio ^^”
Di seguito c’era la lista
dei migliori sweeper e con suo
grande stupore notò che la prima della lista era proprio
lei…
Non riusciva ancora a credere hai
suoi occhi, era sulla
piazza da poco e si era già guadagnata il primo posto,
pensandoci meglio non
era così imprevedibile, era riuscita a mettere il freno al
più grande haker
degli ultimi anni. Però appena vide il secondo nome della
lista ebbe una
stretta al cuore…aveva superato City Hunter, il
più grande che ci fosse mai
stato. Non sapeva se essere contenta o sentirsi in colpa. La sua testa
in quel
momento era invasa da mille emozioni e non sapeva nemmeno lei spiegarsi
il
motivo. Decise che per il momento era meglio lasciar perdere la
questione e
chiuse il documento. Dopo aver finito lavorare di riaprì
l’e-mail e la stampò,
spense tutto e si diresse verso casa. Appena aprì la porta
si trovo subito tra
le braccia il suo nipotino al quale voleva n bene inimmaginabile:
-ciao Andrw che bello vederti
così di buon umore…-disse lei
mentre lo prendeva in braccio
-sono contento di vederti zia, ieri
sera sono andato a letto
e tu non mi hai dato la buonanotte e io ero triste ma adesso non ci
sono più-
-meno male, scusami
se non ti ho dato la buona notte ma zia ha lavorato fino a
tardi ieri
sera- lo mise a terra e si levò il cappotto.
Entrò in cucina e vide che
la sorella aveva preparato una
cena con i fiochi e sentì il suo stomaco che reclamava cibo.
-che buon profumino, sei imbattibile
in cucina…ora che ci
penso ma…questa sera era il mio turno, scusami ho avuto
parecchio lavoro da
fare- disse Kaory mentre si sedeva a tavola.
-non ti preoccupare questa sera ho
fatto prima io, lo farai
la prossima volta, adesso mangia che si fredda- rispose Sayuri con un
sorriso
enorme stampato sul volto. La serata passo con molta leggerezza, come
ormai
faceva da un mese uscì alle 23.00. Si era completamente
scordata la lista. Ma
non sapeva che molto presto avrebbe avuto una visita dal suo passato.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Erano le 11.00 quando Ryo scese dall’aereo che lo aveva
portato fino a New York. Il viaggio non era stato dei
migliori, come succede spesso a chi ha paura dell’aereo. La
decisione di partire era stata così avventata che non aveva
nemmeno riflettuto sui pro e contro. Decise che prima di mettersi a
caccia di questa persona che lo aveva portato li doveva farsi una bella
dormita e doveva riprendersi un po’, non poteva farsi vedere
così pallido e mal messo, se questa Unicol lo avesse visto
in questo stato sarebbe scoppiata a ridergli in faccia e lui non
l’avrebbe sopportato dopo essere stato già
superato. Chiese informazioni e si diresse verso l’hotel che
gli avevano indicato: il Red Dragon.
Si era alza e si era ritrovata in una casa vuota. Era tardissimo e i
suoi coinquilini si erano già dileguati. Si
preparò una colazione veloce. Si diresse verso il divano per
vedere un po’ di tv. Non doveva andare a lavoro
perché oggi era il suo giorno libero. Mentre si sedeva
urtò alla sua borsa. Tutto il suo contenuto si
riversò a terra “che sbadata, di prima mattina il
mio cervello è proprio partito”pensò,
mentre raccoglieva le sue cose trovò il foglio con la lista,
lo esaminò e decise di andare a trovare Yuri, non aveva
voglia di passare la giornata chiusa in casa. Si vestì e
uscì. Mentre camminava e guardava la città le
venì in mente la città in cui aveva vissuto tutto
quel tempo insieme a l’uomo che aveva amato, le tornarono
alla mente flash della sua vita con Ryo ed una lacrima le scese lungo
la guancia. Si meravigliò di quel pensiero, da quando si
trovava a New York aveva pensato a lui pochissime volte dopo aver
superato la prima fase del suo trasferimento ed ormai pensava che nella
sua vita non c’era più posto per
quell’uomo. Si era sorpresa che quel nome scritto su un
foglio potesse farle così male. Cercò di liberare
la mente dai brutti pensieri ed entrò nell’albergo
del suo amico. Era un hotel bellissimo, di lusso ma che non era
costosissimo, proprio per quel motivo era così rinomato.
Appena entrò si diresse verso la reseption. Yuri era proprio
lì, con la sua divisa che lei chiamava da pinguino.
-buongiorno bel pinguino, già a lavoro?-
-buongiorno, grazie per il pinguino, si già lavoro
perché uno dei miei aiutanti si è ammalato e non
ho trovato nessuno che lo sostituisse. Ma come mai già sei
qui? Pensavo che lavorassi e che se non lo facevi avresti poltrito
tutta la mattina-
-oggi giorno di riposo e poi non mi andava di passare un giornata in
casa, posso rimanere qui a farti compagnia?-
-ma certo la tua presenza è sempre gradita qui, ma
l’hai ricevuta l’e-mail?-
-si l’ho ricevuta, grazie- disse Kaori freddamente mentre si
dirigeva dietro al bancone e si sedeva su uno degli sgabelli.
-ho capito niente commenti, e forse so anche il
perché….-
Parlarono per un po’, mentre la gente andava e veniva e si
fecero le 12.00.
Ad un certo punto le porte scorrevoli si aprirono e vi entrò
un uomo molto alto con capelli corvini e occhiali da sole scuri, Kaori
non aveva bisogno che l’uomo si togliesse gli occhiali, lo
aveva già riconosciuto. Si alzò di scatto dallo
sgabello e lo fece cadere a terra, si diresse come una furia
all’interno della prima stanza che gli capitò.
Yuri rimase perplesso, anzi sconcertato dal suo comportamento ma non
poteva pensarci su perché il misterioso cliente era
già arrivato davanti a lui.
-Buongiorno signore, benvenuto al Red dragon. In cosa posso esserle
utile?- disse Yuri un po’ titubante.
-si, se è possibile vorrei prendere una stanza-
-si ma è rimasta solo una doppia, va bene lo stesso?-
-si certo-
- a che nome devo metterla?-
-Ryo Saeba-
A sentire quel nome Yuri non aveva più
perplessità sul comportamento di Kaori, sapeva la storia
della sua fuga e adesso che sentiva il nome di quell’uomo
capiva perché lei era scappata.
-ssss…sii.ssi…-
-scusi ha qualche problema?-
-n..nnoo nessuno-
Yuri consegnò la chiave a Ryo il quale prese la sua valigia
e si diresse verso l’ascensore. Ad un certo punto Ryo
tornò indietro, si fermò davanti a Yuri e lo
fissò. Yuri aveva le gambe che gli tremavano, forse aveva
riconosciuto Kaori e adesso voleva chiedere informazioni e lui cosa
avrebbe detto?
-scusi mi può dire a che piano si trova?-disse Ryo
-oo si…primo piano la seconda porta a destra-
-grazie mille-
Appena Ryo fu entrato nell’ascensore Yuri tirò un
sospiro si sollievo e disse a Kaori che poteva venir fuori.
-Kaori vieni, via libera ora-
-sicuro?-
-si si sono sicuro-
Kaori uscì dal suo nascondiglio e tirò anche lei
un sospiro di sollievo.
-pensavo che mi avesse vista, ma cosa ci fa qui, non riesco a capire-
aver visto quel volto l’aveva scombussolata, si sentiva
girare la testa. Non riusciva a capire per quale motivo fosse venuto
fino là. Aveva un enorme punto interrogativo in testa ma
aveva anche un gran tumulto nel cuore. I suoi battiti avevano
accelerato e non riusciva ancora a stabilizzarli. Pensava di
essere riuscita a cancellarlo, ma evidentemente non era così.
Entrato nella sua camera Ryo notò che era ben arredata e
confortevole e si stupì che il prezzo era così
basso per un lusso così. Posò le valige per
terra, si tolse la giacca e si sdraiò sul letto. I viaggi in
aereo erano insostenibili per lui e ora si sentiva tutto scombussolato.
Sperava di dormire un po’ e che al suo risveglio si sarebbe
sentito meglio. Nonostante si sentisse stanco non riusciva a prendere
sonno, si alzò e andò in bagno per farsi una
doccia pensando che lo avrebbe aiutato a sentirsi meglio. Il getto
dell’acqua gli provocò una sensazione molto
piacevole, ad un certo punto gli rivenne in mente una scena a cui aveva
assistito poco tempo prima. Appena entrato nell’hotel aveva
visto una ragazza scappare frettolosamente dentro una stanza facendo
cadere lo sgabello su cui era seduta. Li per li non aveva dato
più peso alla cosa ma ora che ci pensava era come se quella
ragazza fosse scappata perché aveva paura di lui, forse si
sbagliava ma sembrava proprio così. Cercò di
ricordare la fisionomia della ragazza ma ricordava solo i suoi capelli
castano-rossi. L’aveva vista solo pochi istanti ed era
impossibile ricordarne i particolari. Finito di fare la doccia
capì che non aveva sonno e che al doccia era stata
sufficiente per rimetterlo in sesto e uscì per fare una
passeggiata. Adesso che si trovava immerso nel caos di quella grande
metropoli incominciava a meditare sulla sua scelta avventata di venire
a cercare una persona che non gli aveva fatto niente di grave, in cuor
suo sapeva che quello era solo un pretesto per partire e per cercare
Kaori. L’avrebbe cercata e una volta trovata avrebbe messo di
mezzo la scusa di quella sweeper. “sono uno
stupido” pensò “ancora non riesco ad
ammettere che la amo più della mia vita e per venire a
cercarla devo avere queste scuse, che razza di idiota che
sono”, con questi pensieri nella mente si infilò
gli occhiali da sole e si avvio alla ricerca di due persone che in
realtà erano un unico corpo e un'unica anima.
Kaori non riusciva ancora a dimenticare il suo volto, l’aveva
visto solo un attimo ma era come se fosse rimasta a fissarlo per ore.
Era normale, aveva vissuto con lui per tanti anni, come poteva
dimenticare il suo volto, e poi non era cambiato per nulla.
Quell’incontro l’aveva scombussolata parecchio.
Guardò l’orologio e vide che si era fatto tardi,
doveva tornare a casa per prepararsi a diventare Unicol.
Quell’incarico la stava stressando, erano mesi che cercava di
correre dietro un maniaco che ancora non si decideva a farsi vedere.
Odiava quando doveva rimanere su un caso per troppo tempo, specialmente
quando questo giocava con lei. All’inizio pensava che la
donna che aveva ricevuto le minacce si fosse inventata tutto, ma negli
ultimi giorni aveva avuto la conferma che questo tipo esisteva
veramente. Ora era ancora più motivata a farlo fuori
perché odiava quando qualcuno giocava con lei. Tornata a
casa c’era già sua sorella ad aspettarla, la
salutò ed andò direttamente in camera. Sayuri si
era accorta subito della faccia scura della sorella ma non
indagò perché sapeva che quando Kaori avrebbe
voluto sfogarsi sarebbe andata da lei e le avrebbe detto tutto. Kaori
uscì di casa così com’era entrata solo
con un saluto, aveva troppe cose che le frullavano nella mente: Ryo, il
maniaco, il lavoro, aveva la testa sotto sopra.
Si era ricordato dove abitava la sorella di Kaori e finalmente era
arrivato ai piedi del palazzo dopo aver sofferto un po’ per
colpa del disorientamento che aveva. Sperava di trovarla li ma allo
stesso momento pregava per non trovarla perché non sapeva
che cosa le avrebbe detto una volta avuta davanti. Si fece coraggio ed
iniziò a salire le scale perché
l’ascensore era occupato e poi doveva vedere i nomi scritti
sui campanelli perché non ricordava bene il piano dove si
trovava Sayuri. Salì i primi gradini e sentì le
porte dell’ascensore aprirsi…
…uscita dall’ascensore, Kaory salutò il
portiere ed uscì dalla grande porta scorrevole.
Arrivato al piano che cercava Ryo tirò un sospiro e si
decise finalmente a suonare il campanello. Sayuri pensava che fosse sua
sorella che aveva dimenticato qualcosa ma quando si trovò
davanti l’ultima persona al mondo che avrebbe pensato di
vedere capì i turbamenti della sorella in un colpo solo.
-ciao Sayuri, bella come il solito vedo, anzi dall’ultima
volta sei migliorata, sarà stata la gravidanza…-
disse Ryo con un gran sorriso
Da parte sua Sayuri era rimasta imbambolata a guardarlo e non era
ancora riuscita a riprendersi dal colpo
-per caso hai visto un fantasma? Faccio questo brutto effetto? Lo so
che in questi ultimi tempi sono peggiorato però non pensavo
così tanto!!!-
-sc..scusa..mmi è che n..non pensavo che saresti mai venuto
qui e s…sono rimasta un po’ sorpresa.-
-capisco..bè non mi fai nemmeno entrare-
-o..oo si scusa entra….prego-
Ryo entrò ed iniziò a scrutare la casa per vedere
se vedeva Kaori.
-be cosa ti ha portato qui?-chiese Sayuri immaginando la risposta
-niente di che è che sono venuto a scoprire alcune cose e
volevo accertarmene-
-alcune cose del tipo?-
-niente di che-
-ho capito “mi da sui nervi quando vuole fare il misterioso,
non lo sopporto” vuoi un caffè?-
-si volentieri-
Si sedettero al tavolo e con le tazze di caffè nelle mani
iniziarono a chiacchierare del più e del meno
-allora non mi vuoi proprio dire per quale motivo sei venuto qui?-
chiese Sayuri
-va bene posso anche dirtelo, può darsi che mi puoi dare una
mano, sono venuto qui perché voglio incontrare Unicol-
A Sayuri si gelò il sangue,
“com’è possibile che sa che Kaory
è Unicol solo io e Yuri sappiamo la
verità”
-Unicol? Chi è?-
-è una nuova sweeper che mi ha soffiato il primo posto nella
classifica, pensavo che tu sapessi chi era perché lavora in
questa zona…-
-no, mi dispiace ma non ne ho mai sentito parlare-
Dopo alcuni istanti di silenzio che per i due sembrarono interminabili,
Ryo si decise a fare la fatidica domanda…
-Sayuri…senti ma Kaori? Non è qui vero?-
-pensavo che vi foste incontrati….-
-no perché avremmo dovuto incontrarci?-
“allora non si sono visti? Perché però
Kaory era così scossa?”pensò Sayuri
-no è solo che quando sei arrivato tu, lei era appena uscita
di casa-
-capisco, comunque non l’ho vista, dimmi come se la cava da
quando è venuta qui?-
-bene, benone, si è rifatta una vita, ora lavora come
segretaria di un avvocato molto in vista qui a New York-
-sono contento per lei-
-dimmi la verità Ryo sei qui per quella Unicol o come
diavolo si chiama o per mia sorella?-
-te l’ho già detta la mia motivazione-
-ti avverto se la fai soffrire un’altra volta te la faccio
pagare cara, quando è arriva qui più di un anno
fa era stravolta, adesso che si è tranquillizzata non voglio
che tu stravolga di nuovo la sua vita-
-non preoccuparti mi sono già pentito di ciò che
ho fatto-
-me lo auguro-
-vedo che ci siamo scaldati su questo discorso, e non voglio finire per
litigare e per questo me ne vado…se dovesse venirti voglia
di dire a Kaori che mi hai visto dille che se vuole incontrarmi sono al
Red Dragon-
Prese la sua giacca ed uscì dalla porta.
Ora che Sayuri aveva sentito dove alloggiava Ryo capiva dove Kaory
avesse visto l’uomo.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Kaori si era appostata come ogni
notte sotto casa della sua
cliente ma non riusciva a concentrarsi come voleva sul lavoro. Pensava
a Ryo.
La cosa era poco professionale ma come poteva non pensare
all’uomo che l’aveva
fatta innamorare perdutamente e che adesso, dopo averlo rivisto, capiva
di
amare ancora. Decise che almeno per il momento doveva dimenticare la
questione
e concentrarsi. Aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa.
Passò un ora
piatta, in cui gli unici rumori e spostamenti erano i soliti della
città. Ad un
certo punto, Kaori, vide un ombra muoversi furtivamente in direzione
della casa
della donna che l’aveva ingaggiata. Si mosse molto cautamente
in direzione
della casa ed estrasse, dalla sua protezione, la pistola. Si
fermò e cercò di
capire i movimenti di quella persona. Era notte ma i suoi occhiali ai
raggi
infrarossi le permettevano di vedere che l’ombra impugnava, a
sua volta, una
pistola. Un maniaco con una pistola? Le sembrava strano. Aveva
sbagliato a non
chiedere informazioni sui killer in circolazione in quel periodo, aveva
fatto
un errore di calcolo. Impugnò la pistola e si mosse in
direzione dell’ombra.
Arrivò alle sue spalle e gli puntò la pistola
alla testa
-lascia cadere la pistola, ormai sei
mio-
-tu credi?-
Con un colpo ben assestato,
l’uomo, scaraventò a terra Kaori
e scappò. Appena riuscì a rialzarsi
Kaori
partì subito al suo inseguimento, ma ormai l’uomo
era sparito e aveva perso le
sue tracce.
-merda!- esclamò Kaori
tirando un calcio ad un sasso che si
trovava nella sua traiettoria.
Tornò nella sua Mercedes
Clk e, sicura che per quella notte
l’uomo non sarebbe tornato, si diresse verso casa.
Rientrata, trovò la
sorella che l’aspettava sul divano.
Chiuse la porta alle sue spalle e poggiò le chiavi nel
cestino sul mobile
dell’ingresso. Si tolse il cappotto e gli occhiali ed accese
la luce.
-ciao Sayuri che ci fai ancora
sveglia? ti ho sempre detto
di non aspettarmi-
-dovevo parlarti…. Ma cosa
hai fatto alla testa?- disse
Sayuri notando l’ematoma che Kaori aveva sulla fronte
-niente ho avuto un piccolo scontro
con il maniaco che stavo
tenendo d’occhio e me lo sono fatto scappare, che
stupida… comunque cosa dovevi
dirmi? Ho sonno e vorrei andare a letto-
-oggi e venuto Ryo…-
-Ryo? In America? E che cosa
è venuto a fare?-
-non mentirmi, tu sapevi che era qui,
l’hai visto oggi
all’Hotel di Yuri-
-non posso negarlo, comunque ti ha
detto il motivo per cui è
venuto qui?-
-ha detto che è qui per
regolare i conti con la donna che
gli ha soffiato il primo posto nella lista, è venuto per
cercare Unicol-
-Unicol? Certo che gli uomini sono
veramente ottusi, cosa
fanno per orgoglio-
-secondo me è solo una
scusa se no non sarebbe venuto qui…-
-non farti strane idee-
-comunque mi ha chiesto di te-
-veramente?-
-si e gli ho detto solo che facevi la
segretaria di un
avvocato…-
-solo?-
-si…-
-dì la verità-
-e va bene gli ho detto che se prova
a farti soffrire di
nuovo gliela faccio pagare-
-lo sapevo…non sono mica
una bambina che devi proteggermi-
-a me lo sembri, ieri eri sconvolta
quando sei tornata a
casa e non dirmi che vederlo non ti ha nemmeno turbata, dal tuo
comportamento
mi fai capire che sei ancora innamorata di lui-
-no non è vero…-
-adesso sei tu che devi dirmi la
verità…-
-non lo so Sayuri, mi ha sconvolto
vederlo, non lo nego
però…non lo so nemmeno io cosa voglio-
Kaori si accasciò sul
divano ed iniziò a piangere
-scusami Kaori, dai non piangere
andiamo a medicare la
ferita e poi via a letto.-
-ok….-
Ryo ormai pensava solo al modo per
vedere Unicol, il
discorso Kaori per il momento era chiuso, Sayuri lo aveva fatto sentire
nuovamente in colpa e adesso si sentiva per l’ennesima volta
un verme. Kaori,
ormai, si era ricostruita una vita e lui, ora, non aveva il diritto di
rovinargliela per la seconda volta. Sapeva che per trovare Unicol,
doveva
seguire i malviventi che giravano i quel periodo per i vicoli di New
York.
Doveva chiamare Saeko per informarsi. Guardò l’ora
e facendo due calcoli si
assicurò di poter chiamare l’amica. Prese il
telefono e digitò il numero.
-Pronto?-
-ciao Saeko ti ricordi di me?-
-certo come faccio a scordarmi di uno
come te, allora come
va? concluso qualcosa?-
-per il momento niente, ma per
riuscire a farlo ho bisogno
del tuo aiuto-
-dimmi…-
-devi darmi una lista completa dei
delinquenti di questa zona-
-va bene, devi
aspettare perché non è facile farsi
dare le informazioni dagli
americani-
-ok, aspetterò, ora ti
saluto che qui è notte e dovrei
dormire.-
-ok, sogni d’oro play boy
in pensione-
-spiritosa-
Riagganciò e
cercò di prendere sonno.
Appena si era alzata aveva avvertito
un dolere acuto alla
schiena, di sicuro era il contraccolpo della botta della notte scorsa.
Doveva
andare a lavoro e non ne aveva proprio voglia. Si sentiva a pezzi,
possibile
che la caduta era stata così brusca? Lì per
lì non se ne era accorta.
Si preparò velocemente ed
andò in cucina. Non trovò nessuno.
Di sicuro Sayuri era andata al giornale, Andrew all’asilo e
Erick al suo
lavoro. Appena entrata in cucina notò che la colazione era
già sul tavolo di
fianco c’era un biglietto:
oggi
riposati, ho
già pensato io a chiamare Joe per dirgli che non puoi andare
perché non ti
senti bene. Fai con calma e goditi la giornata. Ti vogliamo bene
Sayuri,
Erick ,Andrew
Sorrise e posò il
biglietto sul tavolo. A volte si sentiva
ancora in colpa per tutte le volte che la sorella l’aiutava:
le preparava la
colazione, le lavava il bucato ed era paziente quando faceva tardi.
Sayuri non
aveva mai apprezzato il fatto che lei “giocasse”
con le pistole ma sapeva che
Kaori non poteva fare altro, sapeva che la sorella non poteva concepire
una
vita senza pericolo e senza mettersi in gioco, l’aveva fatto
per anni ed ormai
era diventata un’abitudine e, le abitudini sono difficile da
sopprimere. Andare
da Sayuri le aveva fatto bene, amava stare con la sorella e soprattutto
con
Andrew, che amava come se fosse figlio suo. Quel bambino era sempre
pronto a
tirarle su il morale quando lei era triste. Scacciò quei
pensieri gioiosi ma
allo stesso tempo malinconici e si concentrò sulla sua
colazione. Mentre si sedeva
avvertì una nuova fitta alla schiena e alla tempia e
pensò che la seconda cosa
che avrebbe fatto sarebbe stato prendere un anti dolorifico. Dopo
andò a farsi
una bella doccia e, mentre si trovava sotto il getto caldo
dell’acqua, si
ricordò che doveva chiamare Yuri per chiedergli
informazioni, quelle che solo
lui poteva trovargli. Uscì, si rivestì e prese il
suo cellulare e compose il
numero dell’amico.
-ciao Yuri come va?-
-salve, bene a te?-
-non tanto ma poi ti racconto senti
ti ho chiamato per
chiederti un fa…-
-un favore? Spara per te sono pronto
a fare qualsiasi cosa-
-grazie sei sempre così
gentile con me, allora dovresti
procurarmi delle informazioni sui killer in circolazione in questo
periodo per
la zona-
-scusa chiama direttamente Marika-
Marika era la nuova ragazza di Yuri,
si erano incontrati
durante una collaborazione che lui aveva avuto con la CIA.
Lei era la poliziotta che doveva
lavorare con lui. Si sono frequentati anche dopo l’operazione
e ,dopo poco, si
sono dichiarati il loro amore. Marika era una ragazza molto carina
dolce,
gentile e, anche se a volte era un po’ cocciuta, come tutti i
poliziotti
d'altronde, Kaori
non poteva che
condividere la loro relazione.
-bè e cosa posso dirle?
“ciao Marika mi servono informazioni
sui delinquenti della città” e lei di sicuro mi
risponderà “ma che ti frega a
te” non mi sembra una cosa plausibile-
-no le dici semplicemente che sei
Unicol e che ti servono
informazioni-
-ma la risposta non
cambierà-
-non ti preoccupare dille solo che ti
ho dato io il suo
numero e non ci saranno problemi-
-sicurissimo?-
-si, non ti preoccupare, ora ti
lascio che ho un po’ di
lavoro da fare, ciao ciao, ti voglio bene-
-anch’io bye bye-
Kaori riagganciò e compose
il numero di Marika.
-Pronto?-
-Scasa il disturbo, tu sei Marika
vero?-
-si sono io, posso sapere chi parla-
-Yuri mi ha dato il tuo numero, sono
Unicol-
-ora ho capito chi sei, comunque non
preoccuparti non
disturbi, gli amici del mio ragazzo non disturbano mai-
-hai capito chi sono?-
-no non ti preoccupare non conosco la
tua vera identità,
Yuri non me l’ha rivelata-
-va bene, senti avrei un favore da
chiederti, prima lo avevo
chiesto a Yuri ma lui mi ha indirizzato da te…-
-si mi ha detto che per le
informazioni che riguardavano la
polizia avresti chiamato me, dai spara…-
-mi servirebbe la lista completa dei
malviventi della zona
che sono sulla piazza da circa due mesi-
-subito…-
Marika le diede la lista e Kaori la
ringraziò. Tra tutti i
malviventi, e ne erano proprio tanti, ce n’era uno che poteva
coincidere con il
suo uomo. Era un assassino, anzi un serial killer che prima minacciava
le sue
vittime con delle lettere che lo volevano dipingere come un semplice
maniaco ma
invece appena riusciva ad agguantare le sue prede le uccideva a sangue
freddo.
Doveva prenderlo, se riusciva a portare a termine questa faccenda la CIA
l’avrebbe lasciata
definitivamente in pace, avrebbe salvato la sua cliente e avrebbe
racimolato
una somma abbastanza cospicua che le avrebbe permesso di non lavorare
per un
po’. E poi doveva farla pagare a quel verme per la botta che
le aveva fatto
prendere. Doveva pensare ad un modo più efficace che la
lotta a corpo a corpo,
con quel metodo avrebbe vinto di sicuro lui.
-ho capito, secondo te quel caso
sarebbe il più indicato?-
Ryo era riuscito ad avere la lista
che aveva chiesto a Saeko
e adesso discuteva dei casi che potevano essere seguiti da questa
Unicol.
-si, credo che quello sia il
più appetibile per lei- rispose
Saeko
-dove potrebbe essere?-
-guarda l’ultima donna
che
ha ricevuto le minacce vive in una zona non lontana dal centro di New
York-
Saeko spiegò le ultime
cose a Ryo che ormai era già entrato
nell’ottica della questione, voleva guardare in faccia quella
donna. Dopo aver
finito di parlare al telefono con Saeko uscì per cercare il
luogo che le aveva
indicato l’amica.
Era ora di uscire per Kaori, aveva
passato tutto il
pomeriggio a poltrire in casa e non le era dispiaciuto per niente. Si
infilò il
suo cappotto, visto che si trovavano sotto il periodo natalizio e prese
il
cappello, gli occhiali e le chiavi della macchina. Salutò
Erick e Sayuri, diede
un bacio al piccolo
Andrew ed uscì.
Quella sera era disposta a fare di tutto per prendere quel
manico/assassino.
Arrivata al suo solito posto, si
appostò ed aspettò
pazientemente il suo uomo. Quella sera non avrebbe pensato a Ryo, era
sicura
che già se ne fosse tornato il Giappone…
Arrivò il momento che
aspettava. La figura si era fermata
davanti il portone ed aspettava pazientemente qualcosa.
Anche Ryo aveva visto la figura
sospetta e voleva aspettare
le prossime mosse sia dell’uomo che di Unicol
perché sapeva che lei era lì.
Kaori si mosse per cercare di
arrivare al malvivente, senza
farsi scoprire e aveva già impugnato la sua fedele pistola.
Si era avvicinata
di più ed era entrata nella visuale di Ryo che non perse
tempo per rovinare
tutto il suo piano.
-UNICOL- urlò Ryo
Kaori sentendosi chiamare da una voce
familiare aveva perso
la concentrazione e si era girata per vedere da dove proveniva quel
suono.
L’uomo accortosi della situazione non perse tempo per
scappare, Kaori non
scattò subito e quando iniziò a correre
l’uomo era già abbastanza lontano,
anche Ryo partì all’inseguimento. Quando Kaori
vide che ormai l’uomo era
irraggiungibile si fermò, si girò e vide
l’uomo che l’aveva chiamata e che le
aveva fatto perdere un occasione dietro di lei, che la fissava. Ryo era
li,
impalato, davanti a quella donna. La osservava, il suo cuore aveva
accelerato i
battiti e non solo per la corsa e la cosa per lui era strana. Kaori
aveva
riconosciuto Ryo e ora non sapeva come comportarsi, era sicura che non
l’avrebbe riconosciuta così com’era
vestita e con i capelli più lunghi ma aveva
paura lo stesso, però era arrabbiata con lui
perché le aveva fatto perdere
l’uomo che inseguiva.
-ma chi diavolo sei, mi hai fatto
perdere un serial killer
spietato-disse Kaory adirata.
-avrai un’altra occasione-
-non dire scemenze, chi sei e cosa
vuoi da me?-
Kaori sapeva bene chi era ma non
aveva intenzione di farsi
riconoscere e voleva continuare la sceneggiata.
-sono colui a cui hai rubato il primo
posto-
-non capisco…-
-sono quello a cui hai soffiato il
primo posto nella lista
dei migliori sweeper-
-ah! City Hunter, cosa ti ha portato
fino qui? è solo per
vedermi? Ecco, ora mi hai visto e puoi anche toglierti dalle scatole.-
Il cuore di Kaory aveva preso a
battere forte, vedere Ryo e
potergli parlare senza che lui potesse riconoscerla era una cosa
veramente
strana.
-no non me ne posso andare, ho un
conto in sospeso con te-
-io non ti ho fatto niente e non puoi
avere un conto con me,
io non so nemmeno chi sei, so solo che questa sera mi hai fatto perdere
un
assassino che cercavo da un mese e ora se non ti dispiace vorrei
andarmene-
-ok, fai come vuoi ma sappi che non
ti lascio stare, voglio
toglierti quegli occhiali e quel cappello e smascherati, vorrei
parlarti, ti
aspetto al Roxy domani sera alle 21.00-
-non ci contare-
-io te lo dico lo stesso-
Kaori gli passo a fianco ed
inalò il suo profumo, non aveva
mai dimenticato quell’odore. Si infilò in macchina
e gli sfrecciò davanti. Ryo
rimase lì, a fissare la donna con cui aveva parlato poco
prima “però che
macchina, è ricca la signora”. Voleva
sdrammatizzare perché provava una strana
agitazione, non era normale per lui. Decise di calmarsi e di avviarsi
nell’hotel per schiarirsi le idee. Mentre Ryo camminava per
le strade, ancora
affollate, di New York pensava alla strana proposta che le aveva fatto,
quella
di invitarla a parlare al Roxy, l’unico locale che conosceva.
Era una decisione
presa sul momento, le parole gli erano uscite dalla bocca senza che se
ne
accorgesse, non era da lui invitare i suoi nemici a prendere un whisky.
Scoppiò
in una fragorosa risata.
Ritornata a casa, Kaori, si era
buttata sul letto con il
cuore che ancora le batteva forte. Lo aveva rivisto e gli aveva parlato
senza
far trasparire nessuna emozione. Ne era stupita, ma
l’agitazione e le strani
emozioni che aveva nel cuore dimostravano il fatto che lei non era per
niente
indifferente alla situazione. Adesso che lui l’aveva invitata
al Roxy, non
sapeva che fare se andare o meno a quell’appuntamento, mentre
pensava si
addormentò.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Erano le sette e Kaori si era
svegliata ed era andata in
cucina a preparare la colazione. Quando i suoi coinquilini si
svegliarono lei
si era già dileguata per andare a lavoro. Aveva lasciato
pronta la colazione e
aveva lasciato un biglietto con il suo buongiorno e i soldi che dava
alla
sorella ogni mese. Il Natale si avvicinava sempre di più ed
era ora di fare i
regali. Era quasi Natale e ancora non era caduta la prima neve della
stagione,
però il freddo si faceva sentire, e come. Quella mattina
aveva pensato di
svegliare la sorella per raccontarle del suo incontro, ma poi ci aveva
ripensato. Odiava nascondere le cose a Sayuri ma sapeva come
l’avrebbe presa,
l’avrebbe giudicata dicendo che stava facendo uno sbaglio e
che sarebbe caduta
di nuovo nella sua trappola. Questo era vero, come biasimarla, Kaori
era
arrivata a New York distrutta e Sayuri aveva dovuto consolarla e
aiutarla ricostruirsi
una vita normale ed era l’unica
che sapeva veramente cosa lei avesse passato per Ryo. Sayuri si
preoccupava
solo per il suo bene ma in quel momento, con la confusione che Kaori
provava,
sentirsi accusata era l’ultima cosa che voleva. Si
guardò dallo specchietto
della macchina e vide che il livido che aveva sulla tempia non era
ancora
scomparso nonostante tutto il trucco che aveva messo, l’unico
motivo per
giustificare il suo ematoma era dire che era caduta e aveva sbattuto,
cosa in
parte vera, ma non poteva dire per quale motivo.
Ryo era ancora nella sua camera
d’albergo quando sentì
bussare alla porta, era il servizio in camera. Si alzò di
malavoglia, aprì e si
ritrovò Yuri davanti con un gran sorriso. Mentre Yuri
sistemava la colazione
sul tavolo gli squillò il cellulare ma non poteva
rispondere…
-avanti rispondi…-disse
Ryo guardando il ragazzo
Yuri rispose
-pronto?-
-ciao Yuri come stai, per caso dopo
hai cinque minuti per
vederci, devo raccontarti un po’ di cose-disse Kaori
dall’altra parte del
telefono.
-ciao Kaori ma certo che possiamo
vederci dopo, per te,
tesoro, questo ed altro-
Yuri pronunciò il nome di
Kaori senza pensare che si trovava
nella stanza di Ryo e per di più l’aveva chiamata
tesoro…
-ok, allora ci vediamo dopo-
-ciao-
Ryo non aveva fatto caso alla
conversazione ma, quando aveva
sentito nominare “Kaori” e in più
“tesoro”, gli erano venuti tantissimi
pensieri in testa.
-chi era questa Kaori? La tua
ragazza?- chiese Ryo
indifferente
“diamine ha capito
qualcosa…porca miseria adesso che
faccio?”pensò Yuri
-no è solo la mia migliore
amica, la mia ragazza si chiama
Marika-
-capisco, ma Kaori non è
un nome di queste parti vero?-
“merda…e adesso
che dico? Mannaggia a me…-
-no, non è di queste
parti, infatti è giapponese-
Ormai Yuri aveva combinato il guaio e
doveva stare al suo
gioco.
-ma veramente? sai anche la mia ex si
chiamava così, ma io
la penso ancora…-
-veramente, che coincidenza, ora
però devo andare ho un
sacco di lavoro da fare….-
Yuri uscì dalla stanza
come una freccia. Ryo nella stanza
aveva la mente da tutt’altra parte, ma sapeva che la ragazza
di cui il
cameriere le aveva parlato era la sua Kaori.
Yuri fuori dalla stanza di Ryo prese
subito il cellulare e
chiamò Kaori
-pronto?-
-Kaory ho fatto un casino-
-del tipo?-
-quando tu mi hai chiamato ero nella
stanza di Ryo e ho
fatto il tuo nome-
-e….-
-e quando ho riattaccato lui ha fatto
allusioni al nome
dicendo che la sua ex si chiamava così e che lui pensava
ancora a lei, io mi
sono comportato come un bambino che ha rubato le caramelle-
-insomma ha capito che sei mio amico-
-si-
-non fartene una colpa, non
preoccuparti, ora devo lasciarti
ci vediamo dopo-
Kaori riattaccò e
pesò alle parole di Yuri, Ryo aveva detto
che lei era la sua ex e che la pensava ancora.
Ryo aveva preso una decisione, per
rincontrare Kaori doveva
seguire il cameriere, era l’unica soluzione visto che Sayuri
non l’avrebbe
aiutato. Prese e uscì dalla camera in cerca del suo
“aiuto” per trovare Kaori.
Quando lo trovò, iniziò a studiare i suoi
movimenti e appena Yuri fu uscito
dall’albergo, lo fece anche lui. Lo seguì per le
strade di New York senza farsi
scoprire, infondo aveva fatto quel lavoro per anni. Yuri
entrò in un locale
molto carino ed elegante l’ “Bach” e Ryo
lo seguì. Yuri si fermò in un tavolo
dove era già seduta una donna molto bella con i capelli
lunghi. Ryo la guardò e
rimase a bocca aperta, quella era veramente la sua Kaori, era cambiata,
era più
donna, aveva cambiato acconciatura e modo di vestire. Ryo era rimasto
imbambolato a fissarla.
-finalmente sei arrivato, come al
solito hai fatto tardi-
disse Kaori a Yuri
-sei tu che sei sempre terribilmente
in orario-
-e che ci vuoi fare? Comunque grazie
di essere venuto devo
raccontarti un po’ di cose che sono accadute ieri sera-
-parla sono tutto orecchie-
- allora…..-
Kaori prese a raccontargli di
ciò che le era successo la
notte precedente e dell’incontro con Ryo.
Ryo dalla sua posizione non riusciva
a sentire le loro
parole, ma poco gli importava, era ammaliato dalla bellezza di Kaory.
Dopo un
po’ Ryo se ne andò, stare li era inutile, non
avrebbe avuto il coraggio di
avvicinarla e parlarle. Ora doveva solo concentrarsi su Unicol.
Kaory era nella sua camera e sentiva
le risate di Erick e di
Andrew mentre guardavano un programma alla tv, che provenivano dal
salotto,
parlando con Yuri aveva deciso di andare all’appuntamento che
Ryo le aveva
dato, anzi che aveva dato a Unicol. Mentre era sul letto pensava che
quella
sera avrebbe dovuto stupirlo e che lo avrebbe dovuto far innamorare
della sua
rivale. Si sarebbe vendicata su questo. Si alzò ed
aprì l’armadio, doveva
indossare dei vestiti che lo avrebbero stupito. Prese una gonna a
pieghe molto
corta e una maglietta abbastanza aderente e molto scollata, anche se
aveva il
suo fedele cappotto si sarebbe fatta notare lo stesso.
Infilò degli stivali a
punta non molto alti ma che provocavano un bell’effetto. Non si truccò e
mise solo un po’ di lucida
labbra, avrebbe avuto gli occhiali e non serviva nessun ombretto.
Entrò in sala
con gli sguardi della sorella e del cognato puntati addosso ma non ci
badò più
di tanto, se ci avesse fatto caso si sarebbe tirata indietro.
Salutò ed uscì.
Fuori faceva un gran freddo ed entrò subito nella sua
macchina. Il cuore le
batteva forte, sperava solo che non la riconoscesse e per questo aveva
pensato
a mille modi diversi per camuffare la voce.
Erano le 21.00 e Ryo era
già nel locale con il suo bicchiere
di whisky nelle mani. Era agitato e non era assolutamente da lui.
Infondo
doveva solo incontrare una donna che considerava sua nemica, e lui di
nemici ne
aveva tanti…
Kaori entrò nel locale e
scrutò intorno a lei, vide subito
Ryo di spalle e si incamminò verso il posto. Appena arrivata
alle sue spalle
disse
-buona sera City Hunter-
-vedo che sei venuta-
-bè non avevo niente da
fare e dovevo occupare il tempo-
-prego siediti-
-ok-
Ryo era rimasto a fissarla, aveva un
corpo perfetto e con
quel cappotto mezzo aperto che faceva intravede la minigonna e le sue
forme gli
era venuto un groppo alla gola, “è veramente
bella, chissà senza occhiali
com’è” pensò mentre la fissava
-mi siedo molto volentieri-
-cosa posso offrirti?-
-non preoccupati ci penso da sola,
Jody portami un whisky-
-subito Unicol- rispose la cameriera
-sei conosciuta qui!-
-diciamo che qui vengo dopo il mio
lavoro per riposarmi e
poi qui si fanno tutti gli affari loro, una volta che hai detto un nome
ti
chiamano solo con quello e non chiedono altro di te-
-capisco-
-senti non indugiamo, di cosa mi vuoi
parlare-
Kaori voleva fare la tosta ma dentro
aveva un tumulto di
emozioni. Era nervosa prese subito a bere il suo bicchiere.
-niente volevo solo conoscere meglio
il mio nemico, infondo
il lavoro di noi sweeper è proprio quello di studiare il
nemico per poi
sfruttare il punto debole per annientarlo-
-bravo, ottima intuizione, ma io non
ho capito cosa ti ho
fatto per essere considerata tua nemica-
-niente mi hai solo rubato il primo
posto-
-e tu sei venuto qui solo per questo?
Certo che voi maschi
siete proprio ottusi-
Kaori scoppiò in una
fragorosa risata, Ryo ebbe un moto di
tenerezza nei suoi confronti, e non sapeva il perché. I
gesti di Unicol però
gli erano famigliari, il modo di prendere il bicchiere, quello di
ridere, di
toccarsi nervosamente i capelli, gli ricordavano qualcosa.
-saremo anche ottusi….-
-mi dispiace ma non sono il tuo punto
di sfogo per le tue
turbe psichiche -
Kaori si tolse il cappello da Cow Boy
e lo poggiò sul tavolo
mettendo il suo livido ben in mostra. Ryo si sentì stringere
il cuore alla
visione di quel livido ed ebbe un istinto di protezione verso di lei.
-ma… cosa diavolo
è questo coso?-
-cosa?-
-il livido che hai sulla fronte-
Ryo posò delicatamente la
mano sulla fronte della donna,
Kaori si irrigidì ma si rilassò subito, il
contatto con la mano di Ryo era
bellissimo
-no niente me lo sono procurato con
una colluttazione con
l’uomo che mi hai fatto perdere ieri sera, e comunque non
fare il preoccupato,
fino a due minuti fa mi trattavi come tua nemica.-
È vero Ryo la considerava
come sua nemica ma, ora che
l’aveva davanti, non riusciva ad odiarla, non
poteva.
-bè hai ragione- disse Ryo
mentre ritraeva la mano
-allora adesso posso andare?-
-no, se vuoi posso aiutarti a
catturare l’uomo- “ma che
dico, è mia nemica e l’aiuto? Sono
matto” pensò Ryo
-no, non darti disturbo non mi serve
aiuto, ce la faccio
anche da sola, non ho bisogno di te-
-e dai volevo solo darti una mano,
adesso che ti conosco
ammetto che non ti considero più di tanto mia nemica-
-di la verità che ti ho
colpito con la mia bellezza-
-si non sei male, ma vorrei vederti
senza occhiali-
-scordatelo, ora vado ho un lavoro da
svolgere-
Kaori prese il cappello e senza
pensarci si girò verso Ryo e
gli diede un bacio leggero sulle labbra.
-è stato un piacere
incontrarti-
-anche per me-
Kaori si infilò il
cappello e si diresse all’uscita “ma come
diavolo ho fatto a baciarlo, che mi è saltato in mente?,
sono pazza, non mi era
mai saltato in mente in passato di baciarlo e ora che mi nascondo
dietro un
paio di occhiali sono diventata così spavalda?”
entrò in macchina e si diresse
verso il luogo del suo ultimo lavoro.
Ryo era rimasto seduto al suo tavolo
che pensava ancora al
bacio che gli aveva dato quella donna, per lui era stato bellissimo
anche se
molto lieve fugace. Aveva deciso che avrebbe scoperto
l’identità d Unicol,
doveva assolutamente sapere chi era la persona che gli provocava quelle
emozioni strane, come solo Kaori sapeva fare.
Kaori rimase tutta la serata
appostata davanti la casa della
donna ma l’uomo non si fece vedere. Per lei era stata una
benedizione, non
aveva la testa per stare a pensare ad un Killer. Ryo era il suo
pensiero fisso.
Sapeva che se ci fosse ricaduta un’altra volta sarebbe stato
impossibile
uscirne, forse però era già dentro alla
situazione più di quanto pensasse.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Kaori ormai non sapeva cosa fare, era
una settimana che
andava avanti la storia del killer e di Ryo. Ogni notte Ryo si
appostava sotto
casa della sua cliente con lei, era diventato insopportabile. Rimaneva
lì in
silenzio ad attendere. Più volte Kaori gli aveva detto di
andarsene ma lui
aveva risposto sempre “non me ne andrò
finchè non mi dirai chi sei, e mi farai
vedere il tuo volto”.
Il maniaco non si era fatto vedere e
non aveva più nessuna
notizia su di lui. Kaori si trovava nel centro della città a
guardare le
vetrine per scegliere qualche regalo natalizio ma non aveva proprio la
testa
per scegliere i regali. Ad un certo punto si sentì chiamare,
si girò e vide
Marika che la salutava.
-ciao Kaori anche tu in giro per
acquisti?-
-si ci provo-
Marika aveva visto la faccia
pensierosa della sua amica, non
poteva vederla così.
-ma cos’hai?-
-niente Marika, non preoccuparti-
-no, io mi preoccupo, non
è da te stare così, tu sei sempre
così solare.-
-be lo sembro, ma non lo sono-
-se vuoi possiamo andare a prenderci
una cioccolata calda
così possiamo parlare un po’-
Kaori accetto, parlare con Marika le
avrebbe fatto bene,
dopo Yuri era la seconda amica che aveva, solo perché non
conosceva il segreto
di Unicol
Si sedettero in un bar vicino ed
ordinarono due cioccolate
calde.
-dimmi cos’hai, sono qui
per ascoltarti-
-ho un problema con il mio passato,
non ho chiuso la partita
con lui e ora è ritornato per farmi impazzire più
di prima. E non so come fare
per uscirne, ormai sono dentro fino al collo ed il bello è
che è anche colpa
mia perché mi sono fatta prendere dalla frenesia di giocare
con lui….-
Kaori prese a raccontare a Marika
della sua storia senza
toccare il discorso di Unicol e raccontandogli la cosa in grandi linee.
-…ed ora non so
più come uscirne-
-ho capito, bè un bel
casino… l’unico consiglio che ti posso
dare è quello di finire di giocare e affrontarlo per
toglierti il pensiero il
prima possibile.-
-lo so….ma ora non so come
fare-
-non posso dirti come fare
perché non conosco la storia
precisamente, mi dispiace-
-il problema è il mio e
devo risolvere la cosa da sola-
-se vuoi sfogarti sai dove trovarmi-
-lo so e per questo ti ringrazio, ora
però devo andare
perché ho un po’ di cose da sbrigare-
-ok ci vediamo-
Si dettero il solito bacetto sulla
guancia e si diressero
ognuna nella sua direzione. Per Kaori, parlare con Marika era un bene.
Anche se
non le aveva raccontato proprio tutto si sentiva più
leggera, comunque doveva
seguire il suo consiglio: chiudere la partita con il passato.
Ryo era chiuso nella sua camera e
guardava il soffitto, non
sapeva più che cosa gli stava succedendo. Non riusciva a
spiegarsi perchè aveva
iniziato a seguire Unicol, anche se lei si rifiutava di parlare con
lui, Ryo
non si arrendeva, le piaceva stare con lei in silenzio a vegliare su
quella
signora che l’aveva ingaggiata. Aveva qualcosa che lo
attirava, nessuna donna
da una anno e mezzo a quella parte lo attirava. Pensava solo a Kaori,
anche
adesso ci pensava ma pensava anche a Unicol. Non sapeva se dire che la
desiderava, si era così ma non proprio. Aveva qualcosa di
magnetico che lui non
riusciva a spiegarsi, sembrava come se la conoscesse da anni. Si dava
continuamente dello stupido perché si era intestardito su
una cosa che non
stava ne in cielo ne in terra. Voleva
trovare una spiegazione a tutto quello che gli stava
succedendo. E
l’avrebbe trovata. Aveva bisogno di prendere aria e anche
qualcosa da bere.
Doveva staccarsi per qualche giorno da Unicol solo per vedere cosa
succedeva.
Omai erano tre sere che non si
facevano vedere ne Ryo ne
l’uomo, e a Kaori questa situazione non piaceva. Si sentiva
agitata e nervosa e
non amava sentirsi così. Voleva vedere Ryo per dirgli
definitivamente di
andarsene e voleva catturare l’uomo per prendere un nuovo
incarico. Quel giorno
era il 21 Dicembre e faceva freddo, Kaory gelava. Ad un certo punto
sentì dei
passi dietro di lei, strinse la pistola e si girò
-fermati o sparo!-
Ryo si fermò davanti a lei
con le mani in alto
-hei! calmati sono solo io-
-ancora tu pensavo che non ti saresti
fatto più vivo, visto
che erano tre giorni che non venivi- disse Kaori abbassando la pistola
e
voltandosi di nuovo, dandogli le spalle.
Ryo non si era presentato
lì per tre giorni per vedere la
reazione che avrebbe provocato in lui il non vederla.
-diciamo che non sono venuto
perché avevo da fare-
-e sta sera non avevi da fare?-
-no, mi sono liberato-
-peccato-
-ancora niente che riguarda il nostro
uomo?-
-se mai è il mio uomo,
comunque niente-
-dai che riusciamo a prenderlo-
-io riesco a prenderlo, precisiamo-
-e quanto sei permalosa-
-e tu parli troppo per i miei gusti-
-scusa non parlo più-
-era ora-
Ryo si posizionò di fianco
a Kaori con la pistola fra le
mai. Kaori la riconobbe subito, era la sua fidata amica, la sua Magnum
quella
che non l’aveva mai tradito e che gli ha salvato la vita un
sacco di volte.
Quella pistola aveva salvato la vita anche a lei. Kaory era rimasta a
fissare
la pistola e Ryo la guardava incuriosito.
-hei, non hai mai visto una pistola?
Se non sbaglio ne hai
una anche tu-
-no è che ero rimasta
affascinata dalla tua pistola-
-veramente? Ti piace così
tanto?-
-bè non è male,
è una pistola a tamburo-
-la tua invece è
automatica-
-si-
-questa pistola è la
compagna della mia vita, la mia donna
prediletta, colei che mi ha salvato la vita un milione di volte-
Kaori notò che
l’espressione di Ryo era mutata, da spavalda
era diventata seria e nostalgica.
-capisco-
-lo so non te ne frega niente ma a me
piace precisarlo
quando si parla di lei.-
-fai bene, se per te è
così importante-
Restarono in silenzio per un
po’. Forse si sentivano a
disagio perché iniziavano a toccare discorsi un
po’ privati. Il silenzio venne
rotto da uno sparo a cui ne seguirono altri. Era il loro uomo, che
voleva
ucciderli. Ryo istintivamente si buttò su Kaori e caddero a
terra. Restarono
così finchè gli spari non cessarono e lo stridio
delle ruote di una macchina in
partenza furono lontani.
-ma che diavolo è stato-
imprecò Ryo
-sicuramente è stato lui a
sparare, voleva che ci
distraessimo per colpirci-disse Kaori con la voce un po’
impaurita.
-hai ragione, comunque tu stai bene?-
-si sto bene, te?-
-anch’io sto bene-
Erano ancora nella posizione in cui
si trovavano durante la
sparatoria.
-forse è meglio che ti
alzi, sai siamo in una posizione un
po’… imbarazzante- disse Kaori
-scusami, mi alzo subito-
Si alzarono tutti e due. Si
ricomposero e solo dopo Kaori si
accorse che durante la caduta aveva perso gli occhiali e il cappello.
Ryo la
osservò, voleva riconoscerla, Kaori era illuminata da dei
deboli raggi di un
lampione. Quando Ryo riuscì a mettere a fuoco i suoi tratti
rimase a bocca
aperta, non poteva essere, non poteva essere lei, era una cosa
inconcepibile.
Kaori aveva capito che lui l’aveva riconosciuta, si
abbassò e prese gli
occhiali e il cappello.
-Ka…kao…ooo..ri-
-si-
-maa…nnno…n
puoi essere tu-
-invece lo sono, non te lo aspettavi-
Ryo era rimasto senza parole, non
riusciva ancora a
crederci, la sua Kaori era Unicol, Unicol era la sua Kaori. Ora si
spiegava un
mucchio di cose come la somiglianza dei suoi gesti e il fatto che aveva
l’impressione di conoscerla da sempre. Kaori non riusciva a
sostenere la
situazione, le veniva da piangere, non voleva farsi riconoscere, non
voleva che
lui sapesse la sua vera identità, non voleva che lui la
giudicasse. Voleva
scappare, andare lontano, correre via da lui. Non voleva guardare i
suoi occhi
stupiti e indagatori.
-Kaori perché non mi hai
detto subito che eri tu?-
-cosa ti aspettavi che ti dicessi la
mia vera identità dopo
quello che mi hai fatto passare e dopo che me ne sono andata in quel
modo-
ormai Kaori non tratteneva più le lacrime
-non so cosa dire-
-è inutile non dire niente
non serve a nulla, ora che sai la
verità non voglio commenti-
Kaori non voleva essere ne dura e non
voleva nemmeno essere
debole, voleva fagli vedere che non era più la ragazzina che
piangeva quando
lui la umiliava o per qualsiasi altro motivo.
-ora che sai chi è
veramente Unicol hai raggiunto il tuo
scopo, puoi anche andartene da questa città e tornare a
casa-
-no Kaori non tornerò a
casa ora che ti ho trovato!-
-e cosa vuoi fare? Vuoi illudermi di
nuovo per poi buttarmi
via alla prima occasione-
-no-
Kaori non aveva voglia di parlare,
l’aria era così pesante
che poteva essere tagliata con un coltello, non aveva la forza di
discutere e
di parlare. Prese la sua roba e fece per andarsene. Ryo le prese un
braccio e
la bloccò.
-dove vai?-
-da qualunque parte che sia lontano
da te-
Ryo guardò i suoi occhi
pieni di lacrime in cui era visibile
tutto il dolore che in quel momento era riaffiorato dal passato, tutto
il
dolore che lui, per la sua testardaggine le aveva fatto provare.
Capì che
quello non era il momento per parlare. La lasciò e Kaori
iniziò a correre via
da lui. Una volta entrata nella sua macchina fuggì via
mentre piangeva. Ryo era
rimasto lì, non riusciva ancora a credere a ciò
che era successo, si sentiva un
idiota.
Tornata a casa, Kaori si era buttata
sul letto e aveva
continuato a piangere per ore intere. Si sentiva stupida
perché per giorni
aveva fatto la parte della dura con Ryo ma quando aveva tolto la
maschera era
caduta anche la sua spavalderia. Si era messa a piangere come una
fontana solo
perché lui l’aveva riconosciuta, ma infondo cosa
poteva fare? Rimanere
impassibile davanti a l’uomo che amava, che non aveva mai
dimenticato e che
l’aveva indotta a scappare da tutto quello che aveva fatto e
per il dolore che
le aveva procurato. Sayuri l’aveva sentita piangere e si
diresse verso la sua
camera. Kaori non l’aveva sentita entrare e quando si sedette
sul letto,
trasalì.
-cosa ti è successo?-
-oh Sayuri-
Kaory si buttò tra le
braccia della sorella. Sayuri
l’abbracciò e le accarezzò i capelli
-raccontami tutto-
Kaory le raccontò tutto
fra i singhiozzi.
-…lo so sono una stupida-
-no sei solo una donna innamorata-
-innamorata e cretina-
-dai non castigarti così,
hai fatto solo quello che il tuo
cuore ti ha indicato-
-perché però il
mio cuore mi indica sempre le cose
sbagliare?-
Ryo era arrivato in albergo a pezzi.
Aveva ancora in mente
gli occhi pieni di dolore di Kaori, immaginava che l’aveva
fatta soffrire, ma
non così tanto. Non sapeva come rimediare a ciò
che aveva fatto. Però doveva
parlarle, doveva farle capire quanto l’amava. Non poteva
più nasconderglielo,
lui l’amava e non poteva fare a meno di lei. Quando aveva
scoperto la vera
identità di Unicol, cioè Kaory, si era sentito
l’uomo più felice del mondo
perché l’aveva ritrovata, ma ora si sentiva il
più stronzo del mondo. Non aveva
la più pallida idea di come parlargli, se fosse andato a
casa sua Sayuri lo
avrebbe cacciato a calci nel sedere. Andare sotto casa della donna non
era il
caso, si sarebbero distratti di nuovo e sarebbero stati un bersaglio
facile.
Doveva solo aspettare. Ma aspettare cosa? Che le cose migliorassero?
Non
sarebbero migliorate senza fare qualcosa. Non sapeva più
cosa fare. Era
confuso, amareggiato e si sentiva terribilmente in colpa.
Kaori aveva cercato di evitare in
tutti i modi i posti in
cui Ryo andava e l’hotel di Yuri. Non faceva altro che
pensare a Ryo. Sapeva
che in questo modo si faceva del male da sola, ma era inevitabile
pensare a
lui. Cercava di distrarsi andando per negozi per fare i regali e mentre
camminava
per le strade affollate di New York, intravide un volto che conosceva
bene,
Ryo. Cercò di rifugiarsi dentro un negozio sperando di non
essere vista. Mentre
faceva finta di guardare gli scaffali, si sentì presa per la
vita.
-non mi scappi- gli
sussurrò Ryo all’orecchio
Kaori era rimasta immobile,
intrappolata dall’abbraccio
fermo di Ryo
-lasciami stare-
-no non posso farlo-
-ma lo vuoi capire che non ti voglio
parlare, non voglio
vederti, non voglio più avere niente a che fare con te-
-andiamo fuori da qui, non voglio che
ci guardino-
-perché?hai paura che
posso farti una scenata davanti alla
gente-
-no, non è questo, voglio
solo stare più tranquillo-
Mentre l’abbracciava, Ryo,
trascinò Kaori fuori dal negozio
e la portò in un vicolo non lontano dal luogo in cui si
trovavano. Ryo prese
Kaori e l’adagiò al muro intrappolandola fra le
sue braccia.
-cosa significa?ti ho detto che non
voglio vederti più-
-invece dobbiamo parlare-
-di cosa? vuoi parlare di tutte le
donne che hai avuto
mentre eri con me, oppure di quelle che hai avuto dopo che me ne sono
andata?-
-niente di tutto questo-
-ah no? Allora di cosa, ma lo vuoi
capire che mi hai fatto
già soffrire abbastanza, perché vuoi ancora
rovinarmi la vita-
Le lacrime avevano preso ad uscire
dagli occhi di Kaori. Ryo
aveva rivisto di nuovo tutto quel dolore che aveva visto la sera
scorsa. Tolse
le mani dal muro e lasciò Kaori libera dalla sua
“prigione”. Kaori rimase
immobile, non sapeva quello che fare se scappare o starlo a sentire.
-cosa aspetti, vai, sei libera, ti
lascio…ma voglio
rivederti almeno per l’ultima volta-
Kaori prese e se ne andò.
Non sapeva cosa fare, era confusa.
Quando le aveva detto che doveva parlarle il suo sguardi era sincero e
quasi
implorante. Stava cadendo nella più totale depressione.
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
Era la vigilia di Natale e Kaori non
aveva voglia di stare
con la famiglia, ridere e scherzare. Aveva inventato una scusa con
Sayuri. Le
aveva detto che quella era la sera decisiva per prendere
l’uomo che stava
cercando. Non aveva cenato, non aveva voglia di mangiare e adesso era
appostata
sotto casa della sua cliente con l’ansia. Non voleva passare
il 24 dicembre da
sola, ma era l’unica soluzione per non far trasmettere la sua
malinconia alla
sua nuova famiglia. Sperava che almeno il maniaco fosse in ferie la
notte di
Natale. Pensava a Ryo, aveva detto che la voleva rivedere per
l’ultima volta ma
erano due giorni che non si era fatto vivo, credeva che se ne fosse
andato. Non
sapeva se doveva essere felice all’idea che Ryo se ne fosse
andato oppure
esserne dispiaciuta. Mentre era immersa nei suoi pensieri
sentì il rumore
inconsueto che fa una pistola quando viene tolta la sicura. Era il suo
uomo.
Uno sparo echeggiò nell’aria. Kaori si era
già rifugiata e aveva evitato
facilmente il colpo. Pochi secondi dopo era partita al suo
inseguimento. L’uomo
aveva lanciato altri colpi ma erano adatti tutti a vuoto, Kaori aveva
fatto lo
stesso. Kaori non riusciva a prendere l’uomo,
l’unica soluzione era mirarlo e
sparagli ma non aveva voglia di colpirlo per fargli del male, anche se
era un
serial killer non poteva ferirlo. I colpi che aveva sparato volevano
solo
fargli mettere paura, ma a quanto pare non era servito a nulla.
-fermati, non potrai scappare
all’infinito- gridò Kaori
mentre correva.
L’uomo non aveva accennato
a fermarsi ma, ad un certo punto
si era arrestato tutto in un colpo.
Kaori si era fermata a pochi metri di
distanza da lui e si
era sporta per vedere cosa avesse fermato la loro cosa. Era Ryo. Era
lì,
davanti a loro, con la pistola puntata davanti a se, aveva il volto
sicuro e
freddo, quello che aveva ogni volta che impugnava la pistola.
-sei finito, lascia a terra la
pistola ed arrenditi- disse
Ryo con un tono così freddo.
L’uomo si era girato e
aveva visto Kaori, ferma nella stessa
posizione in cui era Ryo, era in trappola, non poteva fuggire da
nessuna parte.
-non mi farò mettere i
bastoni tra le ruote da voi due-
aveva urlato l’uomo.
Si girò improvvisamente e
puntò la pistola verso Kaori. Uno
sparo echeggiò nell’aria e il rumore che lo
seguì fu quello di un corpo caduto
a terra. Dalla magnum di Ryo usciva ancora del fumo. Il corpo
dell’uomo era
disteso a terra. Ryo lo aveva colpito prima che potesse sparare a
Kaori, che
era ancora nella stessa posizione, era pietrificata dal terrore,
già pronta a
ricevere una pallottola.
Appena si fu ripresa, Kaori ,corse
vicino all’uomo per
sentire se era ancora vivo. Il battito era presente, Kaory prese il
telefono e
chiamò Marika
-pronto?-
-Marika sono Unicol, abbiamo preso
l’uomo che stavo
cercando, è ferito-
-dimmi dove sei che vengo subito-
Kaori le indicò il posto e
riattacco.
-ce l’abbiamo fatta- disse
Ryo con un sorriso
Kaory non sapeva cosa dire, si
sentiva stupida, aveva
dimostrato di essere un’incapace a differenza di Ryo.
-grazie- fu l’unica cosa
che riuscì a dire.
-di cosa?-
-di avermi salvato la vita-
-per così poco, non
è la prima volta che lo faccio e nemmeno
l’ultima-
Mentre parlavano sentivano le sirene
dell’ambulanza e quelle
della polizia che arrivavano.
-sono già arrivati? Sono
velocissimi- disse Ryo
-siamo in America non in Giappone,
ricordati che questa è la
patria degli inseguimenti polizieschi, comunque sbrigati, dobbiamo
nasconderci,
non possiamo farci trovare qui-
Kaori prese Ryo per mano e lo
condusse dietro un muro.
Quando la polizia arrivò, la prima a scendere dalla macchina
fu Marika. Kaori
si sporse dal muro e la chiamò con un cenno della mano.
Marika la vide subito e
andò verso chi l’aveva chiamata. Arrivata dietro
al muro Marika si trovò
davanti a Unicol e a City Hunter
-volevo ringraziarvi per il lavoro
svolto- disse Marika
-niente di che, spero solo che con la
mia chiamata non ti
abbia messo nei guai-
-no, non ti preoccupare, la
farò passare come chiamata
anonima, ci penseranno i giornali ad attribuire l’accaduto a
te-
-grazie mille per essere
così disponibile con me-
Kaori si tolse il cappello e gli
occhiali in modo che Marika
la potesse riconoscere. Marika rimase a bocca aperta, poi fece un
sorriso.
-sono contenta che sia tu, non
preoccuparti non dirò a
nessuno chi sei-
-ne ero sicura, ora noi
andiamo, ciao Marika ci vediamo, Buon Natale-
-Buon Natale anche a voi-
Kaori si incamminò seguita
da Ryo.
-dobbiamo parlare- disse Ryo
-ancora! Per quanto mi riguarda ci
siamo già detti tutto-
-a me non sembra-
-invece si-
Ryo la prese per un braccio facendola
fermare e
costringendola a voltarsi verso di lui.
-avevi detto che mi volevi vedere
solo per l’ultima volta,
bè mi hai visto ora puoi andare in pace-
-hai ripreso ha fare la scorbutica,
mi sembrava che pochi
minuti fa ci fosse stata un’occasione di dialogo-
-appunto prima, non adesso-
-senti Kaori tu non vuoi ascoltarmi
ma io ti parlo lo
stesso, io non sono venuto qui in America per cercare Unicol, si anche
per
quello, però era una scusa, io sono venuto per cercare
te…-
-e per fare cosa? vedermi soffrire
ancora?-
-perché vedi solo quello
che vuoi vedere?-
-perché è
quello che vedo veramente-
-Kaory sono stato un idiota,
è vero, lo ammetto, mi sono
pentito infinite volte. Dopo che te ne sei andata mi sono chiuso in me
stesso,
non sono più uscito, non ho più lavorato e non ho
avuto altre donne, avevo in
mente solo te-
-non ti credo-
-e invece devi farlo-
-perché devo farlo, per
farti infrangere di nuovo le miei
barriere e farmi del male? Io sono venuta qui per cercare di
dimenticarti, ho
cercato di dimenticare tutto l’amore che provavo per te e che
tu hai sprecato.
Ora che sei tornato hai sconvolto la mia esistenza, mi hai fatto andare
in una
confusione che non puoi nemmeno immaginare e dovrei crederti?-
-si devi credermi, devi farlo Kaori-
-dammi solo un motivo valido per cui
dovrei farlo-
-perché TI AMO-
Kaori era rimasta impietrita al suono
di quelle parole, Ryo
la guardava negli occhi con l’espressione più
seria che gli avesse mai visto
dipinta in volto. Erano le parole che aveva sperato di sentire dalla
bocca di
Ryo da quando si conoscevano ed ora si sentiva sciogliere alla vista di
quel
volto. Al suono di quelle parole le barriere di Kaori erano state
abbattute,
spazzate via da un vento nuovo e dolce. Voleva farsi trasportare da
quel vento…
Ryo le accarezzo il volto
-mi dispiace di averti fatto
soffrire, perdonami amore mio-
Le aveva preso il volto fra le mani e
l’aveva catturata in
un bacio, dapprima delicato e dolce, poi pieno di passione. Purtroppo
dovettero
staccarsi per prendere fiato. Tremavano entrambi per
l’emozione
-ti amo, sei la mia vita, ti prego
non lasciami più- sussurrò
Ryo all’orecchio di Kaori
-ti amo anch’io, non ti
lascerò mai -
Si riunirono in un altro bacio
più profondo del primo. Quando
si ripresero dalle loro emozioni Kaori guardò
l’orologio e vide che erano le
00.15.
-Buon Natale Ryo-
-Buon Natale a te, Kaori-
Si presero per mano e si diressero
verso il Mercedes di
Kaory, intanto i primi fiocchi di neve scendevano sulle loro teste.
-la neve, è la prima volta
che vedo nevicare quest’anno, il
Natale con la neve è la cosa più bella- disse
Kaori con il naso alzato verso il
cielo
-sta nevicando per noi-
Entrarono in macchina e Kaori fece
guidare Ryo, visto che
guardava la macchina con una misto di curiosità e invidia.
Quando salirono Ryo
guardò l’abitacolo come se stesse vedendo la cosa
più bella del mondo.
-guarda che è una macchina
mica la luce del paradiso- disse
Kaori ridendo.
-ricordati che io sono abituato
ancora con la mia Mini, ma
come hai fatto a comprarti una macchina del genere?-
-io mi sono sempre fatta pagare in
soldi mai in Mokkori,
caro, quindi il mio lavoro mi è fruttato molto-
-spiritosa la ragazza-
-e già, comunque dove mi
porti? Sta a te decidere il posto-
-mmmmmm…mmmm io so dove
portarti-
-veramente? e dove?-
Ryo la guardò con
così tanta malizia che Kaori arrossi di
colpo, era una grande sweeper ma ancora non aveva mai provato
l’emozione di
diventare una cosa sola con un uomo. La sorella aveva cercato mille
volte di
farle incontrare qualche suo collega e combinare qualche appuntamento,
ma lei
si era sempre rifiutata, non aveva voglia di pensare
all’amore in quel periodo.
Ryo aveva visto l’espressione imbarazzata e allo stesso tempo
preoccupata di
Kaory e forse aveva capito il perché.
-possiamo aspettare, non è
questo il problema, l’importante
per me è che ti ho finalmente ritrovato-disse Ryo con
l’espressione più dolce
che poteva sfoggiare
Kaori si sciolse completamente
davanti a quei occhi, non
aveva dubbi, lo voleva più di se stessa e non si sarebbe
tirata indietro.
-non preoccuparti…accendi
la macchina e portami dove hai
deciso- rispose Kaori con un gran sorriso.
Il tragitto verso l’albergo
fu immerso nel silenzio, nessuno
dei due voleva rovinare il momento con le parole. Ci sarebbe stato il
tempo per
parlare ora volevano solo stare insieme. Alla reception
dell’hotel c’era Yuri
che appena vide i due entrare mano nella mano fece un gran sorriso.
-signori devo darvi la chiave della
vostra stanza?- disse
Yuri quasi ridendo
-si, se non le dispiace- disse Ryo
-per caso volete anche tutti i
duplicato esistenti così
nessuno vi disturberà stanotte?-
Oramai la risata di Yuri era
incontenibile, rideva perché
era contento per l’amica e rideva anche perché gli
risuonavano nella mente le
parole di Kaori che dicevano che non avrebbe più avuto
niente a che fare con
Ryo.
-la vuoi smettere di ridere? Poi
facciamo i conti ragazzino,
dacci queste chiavi e falla finita- disse Kaori facendo la finta
arrabbiata.
-subito-
Yuri diede le chiavi a Ryo e prese
Kaori da parte per dirle
una cosa all’orecchio
-poi mi racconti per filo e per segno
quello che è successo
sia prima che dopo nella camera, una raccomandazione: non rompetemi il
letto-
-ma la vuoi smettere, comunque si, ti
racconto tutto, Buon
Natale, Yuri-
-Buon Natale anche a te
Kaori,un’ultima cosa: sono felice
per te, te lo meriti-
-grazie mille Yuri-
Ryo e Kaory presero
l’ascensore ed
arrivarono davanti la porta della camera
di Ryo. Dopo un attimo di esitazione entrarono nella camera e si
richiusero la
porta alle spalle. Ryo si tolse la giacca e la poggiò sulla
poltrona. Kaori si
avvicinò a lui.
-…..che bella
stanza…- disse Kaori un po’ nervosa.
-te l’ho già
detto Kaory se non te la sent….- Ryo non fece
in tempo a terminare la frase che Kaori lo stava baciano con passione.
-audace la ragazza….-
Ryo la baciò di nuovo con
tutta la passione che poteva e
Kaory rispose al bacio. Le sfilò il lungo cappotto e lo fece
scivolare a terra,
dopo le accarezzo lievemente la schiena infilando le mani sotto il suo
maglioncino.
Kaori a quel contatto si sciolse e si lasciò andare, ormai
nella sua mente
c’era solo Ryo e tutti i suoi dubbi erano spariti. Si
spogliarono con gesti
lenti e carichi di passione. Ryo l’adagiò sul
letto.
-ti amo Kaory….voglio che
tu sia solo mia per il resto della
vita-
-sono già tua-
Ormai si erano detti
tutto…Piano Ryo scivolò in lei…
Kaory si svegliò e
cercò con la mano il corpo di Ryo. Non
trovandolo si tirò su di scatto, si guardo intorno e lo vide
seduto su una
poltrona che la fissava.
-buongiorno principessa, dormito
bene?-
-buongiorno, si ho dormito bene, ma
come mai sei lì giù?-
-perché volevo guardarti
meglio, volevo imprimere nella mia
mente il ricordo di questa notte-
-come sei poetico-
-grazie, comunque il tuo amico
è venuto a portarci la
colazione senza che noi la chiedevamo-
-ci avrei scommesso, comunque come
fai a sapere che Yuri è
mio amico?-
-per come lo trattavi ieri sera, poi
l’ho saputo perché una
volta l’ho seguito e ho visto te, è per questo che
quando ti ho visto quella notte
ti ho riconosciuta anche se avevi i capelli più lunghi,
comunque stai bene
così-
-grazie-
-prima mentre ti guardavo dormire ho
pensato molto-
-cosa?hai pensato? Non sapevo che ne
fossi capace-
-da non scherzare voglio essere serio-
-scusa, continua-
-pensavo al fatto che tu qui hai una
nuova vita e che io in
Giappone ho la mia vecchia vita che non posso lasciare-
-e allora?-
-bè io non posso rimanere
qui, anche se ho vissuto molti
anni qui ora non mi appartiene più, io non voglio che per me
rinunci a tutto
quello che hai costruito difficilmente, non voglio farti lasciare
tutto, io non
posso darti una vita normale-
Ryo aveva la voce rotta e la testa
abbassata. Kaori si era
alzato dal letto avvolta dal lenzuolo e si era diretta verso la
poltrona. Prese
le mani di Ryo e se le portò al cuore.
-Ryo ti sei chiesto perché
quando sono venuta qui ho
iniziato a fare la sweeper?-
Ryo non si era ancora chiesto il
perché lei avesse preso
quella strada, la guardava con gli occhi lucidi.
-ho continuato a fare la sweeper
perché non volevo una vita
normale, non ho mai avuto una vita normale e non sono abituata ad
averla, e
vuoi sapere la verità? nemmeno la voglio, l’unica
cosa che so fare è questa e
voglio continuare a farlo-
Ryo la guardava sbalordito, aveva
sempre pensato che Kaori
voleva una vita normale, quella che tutte le ragazze della sua
età avevano, era
rimato di sasso a quelle parole.
-ma io credevo che tu avessi sempre
voluto una vita del
genere-
-hai fatto male i tuoi calcoli. Ryo
io ti seguirò ovunque
andrai, ora che ti
ho ritrovato non
voglio più perderti, mai più! Devi darmi solo un
po’ di tempo per sistemare le
cose qui.-
-ti do tutto il tempo che vuoi-
-grazie-
Kaori baciò Ryo e poi si
diresse vero il bagno per farsi una
bella doccia. Doveva ancora dire tutto a Sayuri, sapeva che lei non
l’avrebbe
presa bene ma alla fine avrebbe capito. Subito dopo aver finito di fare
la
doccia aveva convinto Ryo ad andare dalla sorella per portare i regali
di
Natale e a spiegarle la situazione.
-sei sicura che tua sorella ti
capirà e mi accetterà-
-credo di si, Sayuri può
sembrare dura ma è una delle
persone più dolci e comprensive del mondo-
-speriamo-
Scesero giù
dall’albergo e trovarono Yuri che stava
amoreggiando con Marika.
-adesso dovrei ridere io- disse Kaori
ridendo
-ma io con Marika ci stavo
già prima-
-e dai, non fate i bambini come il
solito- s’intromise
Marika ridendo anche lei.
-va bene non lo facciamo
più, amore- disse Yuri
-Marika scusa se la notte di Natale
ti abbiamo fatto
lavorare- disse Kaori
-non preoccuparti, sono gli
inconvenienti del mestiere-
-ma come sta l’uomo?-disse
Ryo
-non preoccuparti, la pallottola non
ha toccato nessun punto
vitale, se la caverà. Precisiamo se la caverà con
la salute ma non con la
giustizia-
-me lo auguro- disse Yuri
-tu non parlare che anche tu sei
stato un criminale e te la
sei cavata, caro il mio Red Dragon- disse Kaori
-bè ma io non ho mai
ucciso nessuno-
-allora è lui Red Dragon,
la tua fama è arrivata fino ad
altre oceano-disse Ryo
-veramente? comunque grazie a questo
angelo di ragazza che
ti ritrovi sono diventato un’altra persona-
-anch’io sono cambiato
grazie a lei-
-i discorsi si fanno pesanti, ora
dobbiamo andare, abbiamo
una questione da sistemare, ci vediamo, buona giornata a tutti, poi ci
rincontriamo
con più calma per darci i regali, ciao ciao- disse Kaori
strascinando Ryo fuori
dall’albergo.
Fuori la città era
completamente imbiancata, era uno
spettacolo meraviglioso. Entrarono in macchina e si diressero verso il
palazzo
dove abitava Kaori. Ryo era agitato, aveva paura che Sayuri avesse
ostacolato
il loro rapporto, si girò a guardare Kaori che era
concentrata nella guida e vide
il suo viso rilassato. Kaori era sicura della sua decisione e quindi
non aveva
paura di niente.
Arrivati salirono in ascensore.
Davanti la porta Kaori
infilò le chiavi nella toppa ed aprì. Sayuri
stava scartando gli ultimi regali
insieme al figlio e al marito. Quando vide la sorella sulla soglia
della porta
si sentì sollevata nel constatare che era sana e salva,
aveva avuto paura
quando non l’aveva vista rientrare, aveva provato a chiamarla
ma il suo
telefonino era sempre staccato.
-Kaori finalmente sei a casa, che
fine hai fatto? Avevo
paura-
-non preoccuparti sto bene-
-dai vieni dentro così
possiamo aprire i regali- disse Erick
-non sono sola ho portato una persona
con me-
Kaori fece entrare Ryo. Sayuri rimase
a guardarli e capì
subito dove era stata tutta la notte la sorella e perché
adesso Ryo era qui.
Kaori guardava Sayuri con il suo solito sorriso, sapeva che la sorella
l’avrebbe capita. Sayuri aveva letto negli occhi di Kaori
tutto il discorso che
lei avrebbe voluto farle, aveva capito che lei lo amava, aveva capito
che
adesso lei se ne sarebbe andata e non avrebbe potuto fare niente per
cambiare
la situazione.
-se quello che vuoi è
questo posso solo assecondare le tue
scelte- disse Sayuri con il suo più bel sorriso.
Kaori corse verso di lei e
l’abbracciò con slancio.
-grazie per avermi capito al volo-
-anche se ti avessi contraddetto tu
avresti fatto lo stesso
di testa tua-
-e già però
sapendo che tu mi sei vicina lo faccio più
volentieri-
Iniziarono tutti insieme ad aprire i
regali.
-purtroppo io non ti ho fatto un
regalo, pensavo che ciò che
è accaduto questa notte non sarebbe mai successo- disse
Kaori portando Ryo
nella sua stanza.
-non preoccuparti, non me la sono
presa, comunque io invece
un regalo te l’ho fatto-
-cosa!?-
-si volevo lasciartelo nella cassetta
delle lettere prima
che me ne andavo, ma ora che ho l’occasione posso dartelo di
persona-
Ryo tirò fuori dalla tasca
un astuccio di velluto blu e lo
porse a Kaory. La ragazza tese un mano tremante…
-prendilo, non è mica una
bomba atomica-
Kaori prese l’astuccio e lo
aprì, dentro c’era una bracciale
in oro bianco con dei brillante e delle ametiste.
-MA TU MATTO….ma questo
bracciale costa un occhio della
testa, come hai fatto…-
-nel corso degli anni mi sono messo
da parte un po’ di
soldi, guarda che non mi sono fatto pagare solo in mokkori, secondo te
come ho
fatto a vivere nell’ultimo anno e mezzo?…comunque
adesso posso mettere da parte
più soldi visto che ho la mia personale miss….-
-non dire una parola in
più, brutto pervertito…comunque mi
fa piacere che ti ricordi ancora i miei gusti…-
-come faccio a scordarli-
Prese il bracciale e lo mise al polso
della donna che amava.
-Sinceramente avrei voluto farti un
altro regalo-
-e cosa, questo per me va
più che bene…-
-purtroppo non immaginavo che andasse
a finire così-
-che intendi?-
-niente di che, pensavo che io non
sarei mai riuscito a
dirti ciò che provavo e quindi non ti ho comprato un anello,
lo so è presto ma
non riesco più a sopportare il fatto di starti
lontano…-
-Ryo…-
-Kaori vuoi sposarmi?-
Come risposta Kaori lo
abbracciò di slancio e lo baciò.
-dovrei prenderlo come un si?-
-e c’è da
chiederlo?-
Alcuni giorni più tardi
tutti i giornali avevano pubblicato
la notizia dell’avvenuto arresto del serial killer parlando
di una
collaborazione tra City Hunter.
-l’aveva detto Marika che i
giornali avrebbero attribuito
l’accaduto a me ma non pensavo che avrebbero dato il merito
anche a te- disse
Kaory posando il giornale sul tavolino del bar.
-sciocchina pensavi che non valessi
più niente?-
-no non è questo
è solo che non pensavo che qualcuno sapesse
che City Hunter era in città-
-hai avvertito tutti che ti porto via
con me?-
-si, Yuri e Marika se lo aspettavano
l’unico che è andato in
crisi è stato Joe, ha detto che sarà difficile
trovare un’altra come me,
comunque volevo avvertirti io, quando torneremo in Giappone, non
smetterò di
fare il mio lavoro-
-certo, sarai ancora la mia
assistente…-
-no non hai capito, io
sarò ancora Unicol, daremo vita ad
una collaborazione-
-ovvero City Hunter e
Unicol… ma….-
-se non ti va bene mi metto in
proprio-
-no va benissimo
così….-
-così potremmo attirare
anche una clientela maschile-
-KAORY!!!-
-dai stavo scherzando, volevo sono
prendermi una piccola
rivincita….-
Dopo alcuni giorni partirono tutti e
due, consapevoli che la
loro vita non sarebbe stata più la stessa e che il loro
amore avrebbe riempito
la loro vita di nuovi colori e di nuove emozioni.
Fine
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