Cronache di un pessimo (finto) fidanzamento

di BellaLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aria di guai ***
Capitolo 2: *** Cambiamenti ***



Capitolo 1
*** Aria di guai ***


Cronache di un pessimo (finto) fidanzamento

 
*

Capitolo Uno: Aria di guai

 
*
 
 

«Ti chiedo scusa in anticipo, Potter!»
Prima ancora che Harry potesse capire cosa accidenti stesse succedendo, le labbra di Astoria Greengrass erano già premute sulle sue.
In sala grande, alla mercé degli occhi e dei bisbigli di chiunque.
La bionda serpeverde gli si era piazzata davanti non appena aveva varcato le porte, e con le guance in fiamme e gli occhi scintillanti gli aveva sussurrato quelle parole prima di afferrargli il viso fra le mani e... beh... baciarlo
Una pressione soffice e un po' imbranata, con i suoi incisivi che nella foga inziale avevano cozzato contro i suoi.
Ma le dita di lei erano fresche e morbide sul suo viso, il suo sapore piacevole da assaporare.
Non sapeva dopo quanti secondi avesse chiuso gli occhi e iniziato a ricambiare il bacio, sapeva solo che, dopo qualche istante, lo scioccato “HARRY!” urlato da Hermione aveva fatto schizzare a distanza di sicurezza Astoria via da lui.
I suoi enormi occhi azzurri si erano fissati al suolo, le dita – che fino a qualche istante prima gli avevano accarezzato il viso – avevano iniziato a tormentare ciocche di capelli e orli di gilè.
«Ecco... ehm... ok... mispiaceoravadociao!»
Harry non aveva ancora recuperato tutta la sua lucidità mentale, quando lei gli aveva voltato le spalle e iniziato impacciatamente a marciare verso il giardino esterno.
Poco dopo, Hermione e Ron lo avevano circondato e in pratica trascinato un braccio per uno a sedersi molto velocemente al loro tavolo.
«Amico, cosa miseriaccia era quella cosa?!» Ron sembrava abbastanza sconvolto da aver dimenticato persino di riempirsi il piatto per la colazione.
Ed Harry, divertito ma anche abbastanza confuso, si era passato la punta della lingua sulle labbra, aveva evitato l’occhiata supponente di Hermione, e scrollando le spalle aveva poi dato voce ai suoi stessi pensieri: «Non ne ho la minima idea...».
 

***
 

Come erede di una delle più importanti famiglie purosangue, Astoria sapeva che c’erano delle regole che non le era permesso infrangere. La prima: non fraternizzare mai con il nemico.
L’intero pianeta poteva spaccarsi in due, il sole decidere di implodere, qualche divinità ancestrale punire tutto il genere umano inviando piaghe e piogge di fuoco, ma non per questo a una come lei sarebbe mai stato consentito di essere amica di un Grifondoro – figurarsi altro…
Specie se quel Grifondoro rispondeva al nome di Harry Potter, il suo migliore amico era un Weasley e l’altra addirittura una nata babbana.
A meno che non avesse perso del tutto il lume della ragione, o non fosse sotto la maledizione Imperius o non stesse escogitando qualche malvagio piano per il dominio del mondo, Astoria non aveva alcun motivo per commettere una stupidaggine del genere. Nessuno.
Tranne uno stupido, ovviamente.
«Stai male!? Sei caduta dalla scopa o uno dei mostri di quel custode che fingiamo di chiamare professore ti ha infettata con qualche parassita e adesso hai le pulci nella testa?!»
Pansy era stata la prima a venirla a cercare dopo il fattaccio, riuscendo a individuare Astoria nonostante lei si fosse andata a nascondere in uno degli angoli più bui e deprimenti del porticato che si affacciava in giardino.
Ma, del resto, la cosa non la sorprendeva affatto: Pansy aveva sempre avuto un fiuto spettacolare per i melodrammi, le figuracce e i cuori spezzati altrui. Non per niente, desiderava diventare la prossima Rita Skeeter, che Merlino li salvi!
«Sto bene, Panse. Grazie. Tu invece come stai? Ti ho già detto che oggi sei proprio carina...?»
«Non giocarti la carta degli occhioni innocenti e della brava bambina con me! Lo sai che a Daph è quasi venuta una sincope dopo quello che hai fatto?!»
Se avesse continuato a tirarsi insistentemente ciocche di capelli, alla fine sarebbe diventata calva. Ma visto che Pansy aveva interrotto il suo momento di autocommiserazione, che prevedeva il rannicchiarsi in posizione fetale e spalmarsi le dita strisciandole sulla faccia continuando a ripetersi “sono una persona orribile!”, questo era il minimo con cui Astoria era in grado di autogestire tutta quell’enormemente imbarazzante situazione.
«Avevamo fatto una scommessa, no? Beh, ho vinto io.»
In verità, nonostante la vittoria appena conquistata e il suo onore nuovamente risanato, Astoria non si sentiva particolarmente fiera di ciò che aveva appena fatto.
Poteva anche definirsi una ragazzina con vari disagi di socializzazione e leggere manie di competizione, ma persino una come lei sapeva che baciare un ragazzo senza il suo consenso era moralmente sbagliato.
Certo, lì per lì non le era sembrato che a Potter dispiacesse più di tanto... ma non aveva nemmeno tutta quell’esperienza sul campo per capire se il suo bacio fosse almeno risultato passabile.
E se non lo fosse stato?
Oh mamma...
«Scommetto che non riusciresti mai a fare la prima mossa con un ragazzo di fronte a tutta la sala grande... queste sono state le mie esatte parole! E tu sei partita di testa e sei corsa a baciare il fottuto Harry Potter!»
«Che per l’appunto è un ragazzo.»
«Ast-»
«Non vedo quale sia il problema...» provare a minimizzare e passare a distruggere i fili del suo gilè, di sicuro era un’idea migliore rispetto a quella di soffrire di calvizie a sedici anni o strapparsi la pelle dalla faccia. «Abbiamo scommesso e io ho vinto. Fine della storia.» persino alle sue orecchie il suo tono appariva così petulante e insopportabile da volersi auto affatturare.
Ma la colpa era solo di Pansy e di Blaise e di Theodore che da qualche giorno a quella parte non facevano altro che sfottere lei e la sua non pervenuta esperienza sentimentale.
All’inizio,
–  perché era una ragazza saggia e matura –  Astoria si era lasciata scivolare le loro frecciate addosso (del resto, era costretta ad avere a che fare con quei troll da quand’era nata e quindi c’era abituata), ma poi, quella mattina, Pansy aveva iniziato a inferire: prima le si era seduta accanto – di proposito – poi aveva iniziato a raccontare dettagliatamente a Blaise della sua ultima scappatella, e quando Astoria si era lasciata sfuggire un conato di vomito perché: “MERLINO, PANSE, STO MANGIANDO!” lei le aveva ridacchiato in faccia e poi, con fare cospiratorio, aveva sussurrato a Blaise che non dovevano parlare di fronte a lei di certe cose, perché le orecchie di Astoria erano troppo pudiche.
“Io non sono pudica!”
“Allora solo frigida, magari...”
“Solo perché non parlo delle mie... cose... e non sbatto le mie tette in faccia ai ragazzi o trasforme le mie gambe nei loro poggiatesta, non significa che io sia una frigida!”
A quel punto, forse Panse se l’era un po' presa sul personale. E così aveva lanciato la sua stupida sfida: “D’accordo, stella. Perché allora non facciamo una scommessa?”
Un’Astoria nel pieno controllo del suo cervello avrebbe rifiutato e sarebbe tornata alla sua colazione.
Invece, come l’ambiziosa, piccola serpe che era, le aveva risposto: “D’accordo!”
La soddisfazione negli occhi di Pansy aveva brillato così forte di oscura malizia, che Astoria ancora si domandava come fosse possibile che non l’avesse accecata.
“Bene. Scommetto che non riusciresti mai a fare la prima mossa con un ragazzo proprio qui, di fronte a tutti noi, nella sala grande.”
La sola l’idea era così imbarazzante da farle venir voglia di scappare in bagno e trasformarsi nella prossima Mirtilla Malcontenta.
Ma poi, Blaise aveva riso e con la sua solita insopportabile tracotanza aveva aggiunto: “Io scommetto venti galeoni che non ce la fa!”
E poi Daph l’aveva fissata con occhi sgranati, supplicandola in silenzio di stare ferma, di stare zitta, di non metterla in imbarazzo.
Da qualche parte nel suo campo visivo, pure Theodore stava ridendo di lei insieme a Draco.
Così, Astoria aveva sbattuto la mano sul tavolo e si era alzata, con il suo orgoglio che le bruciava il petto come fuoco di drago.
“Bene! Ci sto! Guardate e imparate!”
Erano state le sue ultime parole, prima di scavalcare la panca, prendere un respiro profondo e partire all’attacco.
Le era venuto naturale guardare subito in direzione dell’entrata e lì aveva visto Harry. Una luce malvagia le si era accesa nel cervello e una vocina perfida le aveva bisbigliato che così avrebbe preso due snasi con uno zellino.
Dopo quello che aveva in mente di fare, Panse si sarebbe sentita abbastanza umiliata da smetterla di darle il tormento e Blaise si sarebbe dovuto rimangiare la sua sfacciataggine e avrebbe dovuto pagare il suo conto da Madama PiediBurro da lì fino alla fine dell’anno.
Era un piano perfetto. Ambizioso. Geniale.
(Era la cosa più indubbiamente stupida, infantile, ridicola e senza senso che si fosse anche mai solo minimante sognata di fare!)
Se si poteva scendere più in basso, lei aveva appena toccato il fondo dopo il fondo, il fondo senza fondo.
«Se pensi davvero di non aver fatto un’idiozia, allora com’è che sei venuta a nasconderti qui?»
«Non mi sto nascondendo, avevo solo voglia di un po' d’aria.» ammettere di essersela data a gambe levate sarebbe stato troppo, meglio continuare a interpretare la parte della bambina offesa che si lecca le ferite con orgoglio.
Per dieci secondi terribilmente lunghi, Pansy l’aveva osservata dall’alto in basso con le braccia incrociate al petto e la punta della scarpa che in maniera irritante picchiettava sul suolo. L’immagine perfetta di un’arpia cattiva che aspettava solo l’occasione giusta per mangiarti il cuore.
Ma ciò che la gente non sapeva, (ma Astoria sì) era che in realtà Pansy non era poi una così brutta persona.
Un’altra ragazza Serpeverde (che non la conosceva da quand’era nata), forse avrebbe continuato a inferire, invece Pansy aveva scosso la testa e ridacchiato divertita, prima di offrirle una mano per alzarsi dal suo buco.
«Certo che non si può mai scherzare con te, eh?»
Astoria aveva accettato la sua offerta di pace e si era tolta il terriccio dalla divisa, le guance ancora in fiamme e il cuore che le batteva come un tamburo stregato nel petto.
«Possiamo evitare di parlarne tipo mai più?»
Con il suo solito fare melodrammatico, Pansy aveva sospirato per poi prenderla a braccetto, la solita luce maliziosa era improvvisamente tornata a brillarle negli occhi.
Ecco, se Pansy fosse stata completamente una brava ragazza, forse si sarebbe evitata la domanda successiva.
«Bacia bene, almeno?»
«PANSE!»
 

***
 

Quello stesso pomeriggio, Harry stava rientrando dal suo allenamento di Quidditch, e forse entro l’orario di cena si sarebbe del tutto dimenticato dell’episodio con la più giovane delle Greengrass, se solo Draco Malfoy, in tutta la sua aria impettita, non gli fosse venuto in contro furioso come un centauro, mentre si inerpicava lungo il sentiero fino al castello.
«Che cosa accidenti credevi di fare, Potter!?»
Ah, quindi la colpa era sua adesso... L’ultima volta che aveva controllato, lui stava tranquillamente andando a fare colazione il minuto prima e il minuto dopo Astoria gli aveva gettato le braccia al collo.
Cose che capitavano. Non a lui, solitamente. Beh, non sempre. Ma capitavano.
«Non so di che parli, Malfoy.»
«Certo che lo sai, piantala di fare il finto tonto!»
Harry fece roteare gli occhi e si passò distrattamente una mano fra i capelli arruffati.
Aveva passato le ultime due ore urlando schemi di gioco da rispettare e volando a più di dieci metri d’altezza inseguendo un minuscolo boccino in mezzo alla nebbia di marzo, quindi no, non aveva assolutamente voglia di litigare.
«Se ti riferisci a…» sul momento si ritrovò a boccheggiare imbarazzato non sapendo se ridere di quella situazione assurda o lanciare un urlo frustrato.
Merlino, perché quando non era lui a cercarsi i guai, erano sempre loro a trovarlo?!
 «Se ti riferisci a quello che è successo questa mattina, sappi che...» Io non c’entro proprio niente, sarebbe stato così facile dire la verità e togliersi così d’impiccio in meno di dieci secondi e proseguire per la sua strada, raggiungere il dormitorio, farsi una doccia, andare a cena e alla fine addormentarsi tranquillo.
«...non sono cose che ti riguardano!» sarebbe stato davvero così facile, ma non sarebbe affatto stato da lui, giusto?
Benedetto sangue Potter!
Gli occhi di Draco si erano fatti enormi, nervosi, e per un momento Harry aveva sul serio temuto che stesse per tirar fuori la bacchetta e affatturarlo per bene, inseguendolo per tutto il campo di Quidditch.
Invece, Harry lo aveva osservato con un certo shock abbassare lo sguardo e digrignare i denti non tanto come un cane furioso quanto ferito.
Senza saper bene come reagire, lo fissò interdetto per tutto il tempo, mentre Draco stringeva talmente tanto forte le mani a pugno da farsi tremare le braccia per poi, biascicando una bestemmia incomprensibile contro Salazar, voltargli le spalle per tornarsene al castello.
Oh.
Oh la là...
Qui bolliva nel calderone qualcosa di grosso.
 

***
 

«Daphne! Per quanto tempo ancora hai intenzione di punirmi passivamente ignorando del tutto la mia esistenza?!»
Sua sorella maggiore era ridicola.
Più ridicola persino di lei, e questo, al momento – visto che quel giorno Astoria era stata lo zimbello di tutta Hogwarts! – era davvero tutto dire!
Inoltre, avrebbe dovuto essere lei quella offesa, visto che quella mattina, mentre Pansy e Blaize la prendevano in giro, Daph non aveva spiccicato neanche mezza sillaba per difenderla.
E invece no, sua sorella aveva deciso che non rivolgerle più la parola fosse una risposta perfettamente matura al suo gesto totalmente immaturo di quella mattina.
Proprio per quella ragione, in risposta alla sua domanda, aveva continuato a spazzolarsi i lunghi e setosi capelli di fronte allo specchio, comodamente seduta sulla toilette nella camera che condividevano con Pansy e Millicent, che per fortuna in quel momento si trovavano ancora in sala comune.
«Daph!»
Ancora nessuna risposta.
«Sul serio, Daph!»
Daphne aveva posato la spazzola sul comodino e adesso aveva iniziato ad acconciare i capelli nella lunga treccia che usava per dormire.
Stanca ed esasperata, Astoria aveva sbuffato, lasciandosi cadere a peso morto sul letto, cosa che normalmente avrebbe mandato sua sorella su tutte le furie, perché le buone maniere erano tutto nella vita! Siamo streghe mica babbane...
«Senti, io sono disposta a dimenticare tutta questa storia del fattaccio, se lo fai anche tu!»
Le dita di Daphne danzavano ancora eleganti mentre dividevano le ciocche di capelli.
Ma Astoria quel giorno aveva buttato alle mandragole tutto il suo amor proprio, di certo quindi non si sarebbe arresa così facilmente di fronte all’atteggiamento passivo-aggressivo di quella matta di sua sorella!
Se le buone maniere in quel caso non servivano, allora...
«Insomma, sarà durato quanto tempo? Quindici secondi? Venti? Non capisco che senso ha farne una tale tragedia! Domani tutta Hogwarts parlerà già d’altro! E poi io non sono mai stata la loro Serpeverde preferita! Se fossi stata tu a baciare Potter, allora sì che sarebbe scoppiato un vero...»
«Astoria!» Daphne era quasi schizzata dallo sgabello, con gli occhi che quasi le uscivano dalle orbite e reggendo in mano la spazzola come una bacchetta carica.
Bang! Colpita!
Il pensiero di baciare Potter, doveva sul serio aver inorridito il povero cuore di sua sorella.
«Che c’è? Ho detto qualcosa di male?»
Daphne aveva dilatato le narici e aveva sbattuto così forte la sua spazzola sul comodino che Astoria si era stupida di vederla ancora intera.
«Ti rendi conto che qualcuno potrebbe andare a dire alla mamma quello che hai fatto oggi?! Ti rendi conto che Narcissa Malfoy potrebbe venire a saperlo?»
E da quando a sua madre e alla signora Malfoy interessavano stupidi pettegolezzi fra adolescenti?
«E allora?»
«E allora... sai bene che dopo...» Daph si era morsa le labbra, esibendosi in un eloquente gesto aggraziato della mano.
«Dopo che i Mangiamorte hanno perso la guerra e tusaichi è diventato cenere al vento?»
«Astoria!»
Giusto, le ceneri di Voldermot erano ancora un argomento scottante.
«Scusami, pessima scelta di parole, continua...»
«Sì, beh... dopo la fine della guerra, sai che noi siamo diventati la scelta più logica per i Malfoy...»
Eh?
«La scelta più logica?»
«Per il matrimonio, ovvio.»
Dopo quell’uscita per nulla affatto ovvia, era stata lei a schizzare su dal suo letto come se avesse preso improvvisamente a fuoco.
«Aspetta, che?! Vogliono farti sposare con Draco!? Cosa?! Quando?! Perché io non ne sono niente?!»
Daph aveva stretto il suo nastro preferito alla fine della sua treccia, prima di fare il giro della stanza e con occhi dolci prenderla affettuosamente per mano.
Il che non era mai notoriamente un buon segno.
«In verità, nostra madre non pensava a me, ma a te. Secondo lei, io ho molte possibilità di trovare un buon partito da sola, mentre tu, beh, chiaramente no. Perciò... perché non sfruttare le difficoltà degli altri?»
Dopo quella scioccante rivelazione, (sul serio, era sempre incredibile come sua sorella fosse capace di sputare cattiverie, pur continuando a emanare onde di pura ed eterea dolcezza) Astoria fece passare lunghi e imbarazzanti secondi di estremo silenzio.
Poi...
«Stai scherzando.»
«Sai che non scherzo mai sulle questioni serie
«Io e Draco non siamo una questione seria! Io e Draco siamo una barzelletta babbana! Una brutta barzelletta babbana, tra l’altro!»
«Ora non esagerare...»
«Esagerare!? Insomma, quando è stata l’ultima volta che lui mi ha volutamente rivolto la parola? Quando siamo tornate a Hogwarts a Settembre? Tipo, sei mesi fa?!»        
«Oh, Astoria...»
Il sorriso dolce e l’abbraccio con cui sua sorella la strinse, colpì Astoria quasi quanto la scintilla di fermezza che poco prima aveva intravisto nel suo sguardo.
Oh, per i piedi puzzolenti di Salazar, Daphne era veramente seria!
«Certe volte a Pansy piacerà mettere il dito nella piega, ma tu sei veramente un’ingenua quando si parla di ragazzi...»
«Che?!»
 

***
 

La mattina dopo, invece che agguantarlo all’ingresso della sala grande, Astoria Greengrass si era fatta trovare seduta al tavolo dei Grifondoro vicino a Ron, che al momento si stava scambiando un’occhiata allarmata con Hermione seduta di fronte a lui.
Con le sopracciglie così aggrottate che la faccia aveva iniziato persino a fargli male, Harry si era avvicinato a loro molto, ma molto lentamente, e quando Astoria aveva notato la sua presenza, i suoi occhioni azzurri si erano illuminati.
«Buongiorno, Potter! Come va? Ti stavamo aspettando!» lo aveva accolto, subito dopo essersi pulita con il tovagliolo le briciole di pane imburrato che aveva sulle labbra.
Harry notò perplesso
–  e anche un po' curioso –  come ogni timidezza e ogni imbarazzo fosse svanito dal suo volto, che quel giorno appariva invece vivace e determinato.
In quel momento, Astoria Greengrass gli stava persino facendo un po' paura.
«Hey... ehm... buongiorno a te. Tutto bene, grazie. E tu?» le chiese, sedendosi fra lei e Ron, e sentendo lo sguardo di Hermione perforargli la nuca.
Astoria si morse il labbro inferiore facendo spallucce.
«Diciamo bene. Sono venuta per chiederti di nuovo scusa per ieri...»
«Non preoccuparti, Astoria. È tutto a po-»
«E per dirti che io e te, da oggi, siamo ufficialmente una coppia!»
Il getto di succo di zucca sputato da Ron, fu così forte da raggiungere persino il tavolo dei Tassorosso.
 
 

 


FINE#1






N/A: Questa mini-long nasce a causa del prompt di oggi del Writober che era per l'appunto Fake date (e prima ancora, a causa della mia Challenge “TBW 2022” il cui prompt di luglio era lo stesso!).
Come si può evincere dal testo, non si tratta assolutamente di nulla di serio e io di solito non scrivo mai sul fandom di Harry Potter, quindi spero che chiunque sia arrivato a leggere tutto questo delirante primo capitolo abbia adesso pietà di me!
Immagino che dopo la lettura, probabilmente alcune cose potrebbero non quadrarvi, prima fra tutte: dov’è Ginny?
No, non l'ho dimenticata. E sì, la sua sparizione verrà spiegata più avanti.
Secondo: tutti i personaggi si sono bevuti il cervello? Assolutamente sì, ma date la colpa a me, non a loro. Loro sono dei poveri innocenti.
Chiariti questi due punti, aggiungo solo altre due brevi cose: 1) l'idea di Pansy che vuole essere la nuova Rita non è mia ma l'ho vista utilizzata da molte autrici in altre fanfiction quindi ogni riconoscimento va a loro; 2) secondo i miei non assolutamente attendibili calcoli, questa mini-long non dovrebbe avere più di otto capitoli, che di volta in volta cercherò di associare a uno dei prompt del Writober.
Non ho ancora scritto il finale, quindi spero che l’ispirazione mi assista fino alla fine.
Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui, spero che, a parte i deliri, questo inizio possa avervi divertito!
Al prossimo capitolo,
BellaLuna

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Capitolo 2
*** Cambiamenti ***


Capitolo Due: Cambiamenti



§
 

 
«Questa storia non ha senso!»
Non appena la notizia della sua presunta e neonata relazione sentimentale con Potter aveva iniziato a spargersi fra gli studenti di Hogwarts, Pansy era nuovamente tornata all’attacco.
Astoria era miracolosamente riuscita a evitarla per tutta la mattina, ma era stata troppo ingenua nel credere che la sua amica non fosse abbastanza determinata da pedinarla per i suoi scopi persino nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
In quel momento, Astoria si era molto coraggiosamente barricata all’interno di una delle cuccette da più di venti minuti, mentre poteva sia vedere che sentire la punta del piede di Pansy fare su e giù indispettito davanti alla porta.
«Allora! Vuoi per caso restare lì fino a quando non capisci come trasfigurare quel gabinetto nella materia grigia che hai totalmente perso?!»
Ok, questa era buona...
Rilasciando un sospiro esasperato, e non riuscendo ancora a credere in che guaio si fosse andata a cacciare da sola, Astoria aveva tirato fuori il petto ed era uscita a testa alta dal suo cubicolo maleodorante.
«Ha perfettamente senso, invece, Panse.» sapeva che se avesse continuato a fare la finta tonta, o solo mostrato alla sua amica anche un minuscolo cenno di cedimento, lei avrebbe trovato il modo di ricamarci sopra fino a farle confessare tutto.
Con occhi grandi come piattini da tè, e le vene quasi visibili e pulsanti sulla sua fronte pallida, Pansy le era venuta dietro a passo di marcia.
«Oh, ma davvero? Illuminami allora! Perché da quel che ricordo, fino a ieri Harry Potter era ancora un nostro nemico comune.»
«È molto semplice: il fattaccio a quanto pare ha rivelato a me e Harry ti provare un’irresistibile passione adolescenziale! Sono cose che accadano tutti i giorni. Se chiedi alla Granger, sono sicura che lei saprà anche stilarti una lista molto accurata a riguardo.»
«Ma sentiti...» Pansy aveva fatto roteare gli occhi al cielo, per poi schiarirsi la gola ed esibirsi in una ridicola imitazione in falsetto della sua voce: «tra me e Harry... lo chiami pure per nome adesso?!»
«È il mio ragazzo, Panse. Sarebbe scortese se continuassi a chiamarlo usando il cognome, non ti pare?» le rispose, avanzando verso il lavandino con tutta calma e proseguendo a lavarsi le mani come se aver appena pronunciato ad alta voce le parole “Harry” e “mio ragazzo” non le stesse provocando un’ondata mista di panico e riderella.
In un’altra situazione, probabilmente avrebbe trovato tutto quel malaffare addirittura comico. Ma qui non si trattava più di uno scherzo per mettere a tacere Pansy o di una bravata.
Qui si trattava di mettere la parola fine ai folli piani di sua madre.
Ma come aveva anche solo potuto pensare che farla diventare la moglie di Draco fosse una buona idea?!
«Se Harry Potter è il tuo ragazzo...» Pansy non demordeva, e adesso aveva preso a fissarla con braccia incrociate e un ghigno malizioso, entrambi pessimi segni, «allora io sono la reincarnazione di Tosca Tassorosso!»
A quel punto, anche sforzandosi, Astoria non era riuscita a reprimere un sorriso divertito.
Se Pansy voleva giocare, allora...
«Mmmh… vediamo, in effetti, ora che me lo fai notare, avete le stesse linee della fronte!»
«Astoria!»
«Che c’è? Sei stata tu a fare questa insinuazione per prima...»
«Sta diventando davvero impossibile in questo periodo parlare con te, lo sai?!»
«Lo so...»
In verità, sapeva più cose di quanto le piacesse: sapeva che tutti loro erano sorvegliati speciali, così come lo erano i loro genitori. Sapeva che Pansy, di notte, cercava di non far sentire a tutte loro che piangeva ancora la vita normale che pensava di aver perso. Sapeva che Daphne, se avesse potuto, avrebbe richiesto indietro una sorellina timida e impacciata, invece del disastro di adolescente in cui si era trasformata.
Ma ciò che erano stati una volta – ciò che Astoria, sempre all’ombra di Daphne, era stata una volta – adesso non poteva più tornare. Adesso, le cose stavano finalmente iniziando a cambiare.
Forse avvertendo il suo improvviso cambio di tono, Pansy aveva sospirato pesantemente, si era premuta due dita sul ponte del naso e poi aveva deciso di passare alla parte successiva del suo piano, colpendola lì dove era certa che avrebbe sempre trovato un fronte scoperto.
«Guarda che se ieri hai solo rischiato di far crepare tua sorella, oggi ci sei andata decisamente molto più vicina. Fossi in te, se davvero vuoi continuare questa farsa della cotta per Potter, inizierei a preparare gli inviti per il suo funerale!»
Pansy sapeva bene che Daphne era sempre stato il suo punto debole. E quella tattica subdola risaliva ai tempi di quando erano appena delle bambine che litigavano per decidere quale gioco avrebbero fatto per intrattenersi durante i lunghi pomeriggi in cui i loro genitori li abbandonavano per i loro affari, troppi intenti a pestarsi i piedi a vicenda mentre condividevano tè e biscotti nei bei salotti delle loro case.
A Pansy (quando Draco non era insieme a loro) piaceva avere il bastano del comando, e non accettava mai un no come risposta.
Un’Astoria piccola e ingenua aveva provato a combatterla più volte, sbattendo i suoi piedini per terra, proponendo qualcosa di diverso, chiamando in sua aiuto sua sorella maggiore – il suo modello inarrivabile, la sua eroina – la quale però, per sua sfortuna, non aveva mai avuto la forza per andare contro la sua migliore amica, e quindi a Pansy bastava sbattere le ciglia e dirle poche magiche paroline per averla vinta.
«Daphne è d’accordo con me, Astoria. Con il tuo comportamento maleducato la stai facendo stare male!»
Le era sempre bastato dirle così per segnare il suo capitombolo: la piccola Astoria si mordeva le labbra, abbassava lo sguardo pieno di vergogna, e infine prendeva sua sorella maggiore per mano e passava le restanti ore in compagnia di Pansy con la voglia di strangolarla mentre si annoiava a morte.
Ma non erano più delle bambine ormai, e per quanto il desiderio di rendere Daphne fiera di lei fosse sempre presente nel suo cuore, adesso Astoria sapeva per quale battaglie fosse giusto puntare i piedi per terra.
E poi, cosa che Pansy sembrava non aver ancora realizzato, qualche incomprensibile e piccolo cambiamento stavano perfino avvenendo anche in Daphne.
Un tempo, infatti, sua sorella avrebbe dato sfogo a tutte le sue arti persuasive pur di convincerla che quella idea così stupida avrebbe recato infinito disonore a lei e a tutta la loro famiglia.
Invece, quando la sera prima ne avevano discusso a letto, si era solo limitata a lanciarle uno sguardo sconsolato e a scrollare le spalle.
"Fai come preferisci, basta che non mi metti in mezzo." aveva aggiunto prima di coricarsi, e Astoria l’aveva abbracciata forte strappandole qualche grido divertito di protesta, prima di mettersi a letto anche lei.
Pansy non aveva idea che, per una volta, sua sorella fosse sua alleata – nemmeno Astoria riusciva ancora a crederci! – per questo il suo piano era doppiamente geniale!
«Non so di che parli.» le rispose mantenendo un aplomb di cui persino Daph sarebbe stata fiera, «Daphne approva e presto o tardi lo faranno anche i miei genitori. Del resto, perché non dovrebbero? Harry sarà pure un Grifondoro – cosa di per sé grave, non lo nego – ma è anche una leggenda vivente! Un bel colpo per noi Greengrass! Su, dammi il cinque!»
Pansy aveva osservato la sua mano con una smorfia schifata, ignorandola totalmente e afferrandola invece per le spalle, iniziando così a farle temere per la sua vita.
Aveva forse intenzione di scrollarla fino a staccarle la testa?
«Ok, stella, piantiamola con questo teatrino e mettiamo le cose in chiaro! Per quanto riguarda la scommessa di ieri, ecco, a malincuore… (no, davvero, non mi interrompere perché sto tipo facendo il mio orgoglio a brandelli in questo momento per te, quindi fa silenzio!) mi dispiace! Ho esagerato. Ma sul serio... come accidenti hai fatto a non capire che la mia era solo una frecciata a Draco?! Lo sanno tutti che ti muore dietro e tu non te ne accorgi e lui è tanto imbecille da non fare niente!»
Ad Astoria le sembrò d’improvviso che qualcuno avesse lanciato un incantesimo di trasfigurazione sulle sue guance: presto sarebbero diventate così enormi e rosse e bollenti che avrebbero finito per caderle dalla faccia come mele mature.
«Per la centesima volta!» urlò, scrollandosi via le mani di Pansy dalle spalle. «Non so che razza di idee vi siate fatte tu e Daphne, ma posso assicurarvi, nella maniera più assoluta, che Draco Malfoy non ha assolutamente una cotta per me!»
«Credici!»
«E infatti ci credo!»
«Andiamo...» ora Pansy pareva annoiata oltre che irritata, «non puoi non averlo notato!»
«Ti dico di no, e non mi interessa! Come ti ho detto, ho già un ragazzo! Fatevene una ragione! E adesso, se non ti dispiace, vado a lezione!»
Non era mai stata così felice di far parte della classe di Cura delle Creature Magiche come il quel momento!
Meglio pulire la gabbietta di qualche creatura del bosco che avrebbe potuto sventrarla e fare il bagno nel suo sangue, che ascoltare ancora le baggianate di Pansy.
Perché era di questo che si trattava: baggianate.
Draco a malapena le rivolgeva la parola. Il solo pensiero che potesse essere interessato a lei era così ridicolo che poteva venire in mente solo a delle persone ridicole come Pansy e Daphne.
Fine.Del.Discorso.
No, sul serio, perché ci stava ancora pensando?!
 

***
 

«Quindi... fammi capire bene...» Harry non sapeva ancora cosa lo avesse veramente spinto ad accettare quello strano accordo con Astoria Greengrass.
Certo, era consapevole di essere una brava persona che non si tirava mai indietro se poteva aiutare il prossimo, ma non poteva negare a se stesso che mandare in delirio totale tutta la casa Serpeverde solo tenendo per mano una dei loro membri, fosse in effetti molto divertente.
Perché non ci aveva mai pensato prima?
«In che modo far finta di stare con me può aiutarti nella tua lotta per la libertà?»
Stretta al suo braccio mentre passeggiavano per le vie ancora innevate di Hogsmeade, Astoria gli rispose esibendosi in una delle sue espressioni da ragazza sfortunata e innocente, la stessa che aveva preso in scacco persino la brillante Hermione Granger.
Quando era venuta a chiedergli di fingere di essere il suo ragazzo – ormai una settimana prima – Astoria aveva dovuto faticare moltissimo, non tanto per convincere lui (che, davvero, trovava la faccenda solo incredibilmente divertente) ma Hermione, la quale continuava a ripetere (e non che avesse torto) che quella fosse solo l’idea più stupida partorita mai nella sala grande di Hogwarts (e in sette anni lì dentro ne erano successe di ogni, in verità!) e che Astoria avrebbe dovuto affrontare i suoi problemi come una persona adulta.
Forse, una persona meno disperata di Astoria, avrebbe perso tutto il suo coraggio di fronte allo sguardo inamovibile di Hermione, ma la giovane Greengrass, invece, aveva semplicemente rilasciato un lungo sospiro, mostrando poi alla Grifondoro due enormi occhi azzurri malinconici mentre le raccontava la sua triste storia: sua madre che senza chiedere il suo consenso e quindi ignorando così tutti i suoi diritti aveva deciso di prometterla in sposa a niente di meno che Draco Malfoy.
Alle parole senza consenso Astoria aveva già conquistato Hermione, la quale, a quel punto si era schierata assolutamente a suo favore chiedendo (quasi ordinando a dire il vero) a Harry di aiutarla.
“Mentire è sbagliato, lo so. Ma, Harry, qui si tratta di diritti umani e Astoria ha il diritto di poter scegliere da sola chi sposare! È abominevole che ancora oggi esista qualcosa di tanto patriarcale e disgustoso quanto i matrimoni combinati. Tu devi fare qualcosa!
All’epoca, Harry non aveva ben capito se Astoria avesse volutamente fatto gli occhioni dolci e interpretato abilmente la parte della povera vittima per riuscire a far capitolare Hermione ai suoi piedi. Oggi, dopo una settimana a fingere di essere il suo ragazzo, non aveva alcun dubbio: dietro quell’espressione così svampita e angelica, si celava lo spirito di una vera manipolatrice.
Ma visto che quel giorno la sua amica Hermione aveva detto che metà (se non tutti) i ragazzi serpeverde erano il risultato di qualcosa di terribile e disgustoso, e visto che Astoria aveva delle buone intenzioni e aveva pure aiutato quel giorno Ron a non strozzarsi con il suo panino, Harry aveva deciso di fingere di non averlo ancora notato.
«Questa è un’ottima domanda, Harry! Vedi, mia madre è convinta che io non sia capace di trovarmi un fidanzato purosangue da sola, e far sposare dei purosangue a me e Daphne è tipo lo scopo della sua vita. Fin qui ci sei?»
«Penso di sì.»
La cosa più allucinante era che quella fosse veramente una conversazione seria.
«Dunque, visto che io non ho intenzione di stare con un purosangue a prescindere, se il resto del mondo magico saprà che sto con te, mia madre avrà del tutto le mani legate, perché, sul serio? Chi potrebbe competere con il Prescelto? E poi, quando noi due inevitabilmente ci lasceremo, sarò ormai così rovinata che nessuno di loro mi vorrà più. Capisci?»
Harry non aveva idea di che cosa di preciso Astoria intendesse con rovinata ma, del resto, non era una novità che i maghi purosangue ragionassero ancora come i protagonisti di una serie Regency di inizio milleottocento.
Così, dopo aver sorriso e scrollato il capo di fronte a quelle fissazioni bigotte, finse di assumere un’aria perfettamente seria e tornò a guardare la sua non ragazza negli occhi.
«Non capisco come tua madre possa ritenerti incapace in campo sentimentale. In fondo, mica te ne vai in giro a baciare gente a caso in sala grande, no?»
Gli occhi di Astoria erano esplosi di divertimento, ma mordendosi le labbra per non ridere si era limitata a dargli un pugnetto sulla spalla con la mano che al momento non era stretta al suo braccio.
«Esatto! Vedi? Una settimana di fidanzamento e già mi leggi dentro, sbalorditivo.»
«Sì, lo so. È solo uno dei miei molti talenti di cui avrei sicuramente già sentito parlare.»
Quella volta, Astoria non riuscì a trattenersi dal ridere, un’esplosione di gioia così genuina e luminosa che finì per contagiare lui stesso.
Com’era possibile che stare in sua compagnia fosse così semplice?
Da dove era uscita fuori tutta quella complicità?
Era un pensiero così terrificante che Harry preferì subito metterlo via e sotterrarlo.
«Sai, Potter...» lo richiamò all’attenti Astoria, distogliendolo dai suoi pensieri, «ti facevo un tipo più modesto. E invece, guardati! Stai facendo la ruota con me come un pavone!»
Harry rise di nuovo – spontaneamente e senza chiedersi perché – prima di darle una piccola spinta spalla contro spalla. «Beh, se per questo neanche tu sei come vuoi far credere, Greengrass. Così silenziosa e sfuggente, chi avrebbe mai detto che in realtà sei una piccola serpe? Tirare fuori la storia dei diritti violati con Hermione è stata davvero una mossa astuta...»
Il sospiro sconsolato che si lascò sfuggire, così come la mano appoggiata sul cuore, erano tutte tecniche ben collaudate che Harry stava scoprendo pian piano con grande divertimento.
«Lo so, Harry caro. Il tuo amico Weasley avrà incubi per mesi a causa nostra...»
«Non quanto i tuoi amici serpeverde.»
«Mmmh… non ne sono tanto sicura, sai? Gli scandali sono pane per i nostri denti.»
«Soprattutto per quelli di Draco...»
Con la coda dell’occhio, mentre avanzano ancora per le strade di Hogsmeade piene di studenti, Harry notò Astoria accigliassi, come se stesse cercando di mettere insieme i frammenti di un pensiero sfuggente.
«Lui non è totalmente irrecuperabile, sai? Quand’eravamo piccoli, una volta mi ha pure regalato la sua ultima bolla bollente...»
Non riuscendo a capire quale fosse il modo giusto di interpretare le sue parole (esisteva forse un codice segreto fra serperverde che consisteva nello scambiarsi dolci per suggellare amore eterno?), Harry annuì con fare solenne: «Wow... un vero puro di cuore...»
Il sorriso sulle labbra di Astoria tornò della solita sfumatura sarcastica, il pensiero di prima totalmente sfuggito nel blu dei suoi occhi: «Eh sì... Pansy si sarebbe tinta i capelli di verde pisello pur di avere l’ultima bolla bollente di Draco, e invece lui decise di regalarla a me. Sono cose che una bambina di otto anni non dimentica facilmente.»
«Quindi è vero?» provò a lanciare l’esca per vedere quale sarebbe stata la sua reale reazione.
«Cosa?»
«Che lui ha una cotta per te?»
Se le avesse rivelato di essere un molliccio sotto mentite spoglie, probabilmente non sarebbe riuscita a sconvolgerla altrettanto.
Non solo tutto il suo viso si era fatto paonazzo, ma sembrava pure che una certa elettricità le avesse fatto schizzare in su tutti i capelli e che la forza con cui gli stringeva il braccio si fosse improvvisamente moltiplicata.
«Oh, benedetto Salazar! E a te chi te l’ha detto?!» iniziò a strattonarlo, guardandosi poi in giro con fare sospetto, proprio quando erano quasi arrivati di fronte all’entrata dei Tre Manici di Scopa.
«Nessuno.» le rispose in un sussurro Harry, cercando di liberarsi dalla sua stretta temendo per la sopravvivenza del suo povero arto.
Astoria gli rifilò un’occhiata corrucciata, tenendo ancora in ostaggio il suo braccio. «Allora perché tu... che cosa di preciso…?!»
«Beh… » iniziò a dirle Harry, portandosi una mano a scombinare i capelli come se quel gesto lo aiutasse a riassumere meglio tutte le considerazioni che aveva raccolto nell’arca di quella settimana, «ho iniziato a notare il modo in cui ti guarda.»
«Lui non mi guarda affatto!» gli rispose lei con tono assolutamente certo, come se gli stesse ricordando una formula inconfutabile di pozioni.
Ma Harry aveva davvero iniziato a notare bizzarri comportamenti in Draco, da quando Astoria aveva iniziato a fingersi la sua ragazza.
Per questo cominciò a raccontarle un episodio che l’aveva colpito in particolare, proprio mentre entravano e si accomodavano in uno dei tavoli più appartati dei Tre Manici di Scopa.
«L’altro giorno tu eri in giardino a studiare. Io tornavo da Hagrid e ho visto Draco sotto il portico che ti fissava. Tipo, molto intensamente. Ha fatto qualche passo verso di te, poi è tornato indietro. Poi di nuovo verso di te e poi si è accorto che io lo stavo fissando, mi ha insultato e se ne è andato per la sua strada.»
Seduta di fronte a lui, Astoria aveva ascoltato tutto il suo racconto a bocca aperta, gli occhioni azzurri spalancati a metà fra la sorpresa e il panico.
«Questo non significa niente!»
Iniziando a sfilarsi giacca e sciarpa, Harry si era lasciato sfuggire un sorriso malizioso.
«Forse, chi lo sa...»
«Ti dico che è assurdo! Me ne sarei accorta se sua altezza reale Draco Malfoy avesse avuto una cotta per me, ti pare?!»
Sinceramente, Harry ne dubitava molto: Astoria, anche se non ai livelli della sua amica Luna, sembrava proprio una di quelle persone che non badavano molto all’attenzione che riusciva a calamitare su di sé, troppo persa nei propri pensieri.
«Forse, chi lo sa…» le rispose di nuovo, mostrandole nuovamente il suo sorrisetto provocatorio.
Astoria afferrò una delle bustine di zucchero presenti sul tavolo e glielo lanciò contro, mettendogli il broncio.
«Basta, Potter! Stai iniziando a seccarmi! La nostra relazione non ha più un futuro! Non sono io, sei tu! È finita!»
Harry rise, per poi all’improvviso portarsi una mano sul cuore e imitare la sua espressione da agnello sacrificale.
«Oh no, che male!»
Astoria prese a fissarlo dubbiosa, tamburellando le dita sul tavolo, sinceramente indifferente.
«Cosa? Che hai?»
«Hai appena fatto a pezzi il mio cuore...»
Mentre schivava la seconda bustina di zucchero, Harry fu felice di notare di nuovo il sorriso illuminarle il viso.
«Che idiota!»
 

 


FINE#2
 
 



N/A: Continuano le disavventure dei nostri poveri protagonisti, con Harry e Astoria che piano piano iniziano a muovere i primi passi ognuno nell’universo dell’altra, adattandosi di conseguenza, Pansy che fa stranamente la voce della ragione, e Draco che si muove nell'ombra senza palesarsi (ce la farà, non dubitate).
Grazie a tutti quelli che hanno letto, commentato e aggiunto in una delle tre liste questa mia piccola storia senza pretese <3
Spero che questo secondo capitolo non vi abbia deluso! ^^
Il prompt del Writober che ho usato questa volta è: “It’s not me, it’s you”, battuta che Astoria recita contro Harry alla fine.
Grazie per essere arrivati fin qui, spero a presto,
BellaLuna

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