A bitter defeat

di NymeriaStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Denial ***
Capitolo 3: *** Anger ***
Capitolo 4: *** Bargaining ***
Capitolo 5: *** Depression ***
Capitolo 6: *** Acceptance ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Yuma si ritrovò a terra, smarrito e spaesato, i suoi life points erano appena scesi a zero, aveva perso ma, per quanto si sforzasse, la sua mente si rifiutava di elaborare la cosa e di accettarne le pesanti conseguenze. Quella non era una sconfitta come tutte le altre, in palio c'erano delle vite ma, a dispetto dei suoi sforzi, questa volta la vittoria gli era sfuggita tra le dita, volando al di fuori della sua portata come granelli di sabbia trasportati dal vento. Rimase sdraiato a terra per quella che gli parve un'eternità, intorno a sé sentiva delle voci ovattate, erano dei suoi amici che avevano riposto in lui la loro fiducia ed ora erano comprensibilmente delusi. Si alzò a fatica sentendosi, per la prima volta dopo molto tempo, del tutto privo di energie, ricordava solo un'altra occasione in cui era stato in modo simile ma cercò di seppellire quella memoria in un angolo della sua mente, rivedere il viso di Shark, anche solo per qualche istante, gli sarebbe stato fatale. La consapevolezza che non avrebbe rivisto mai più né lui né il resto dei suoi amici Bariani lo investì come un treno, lasciandolo malconcio e ferito ma, al contempo, restituendogli la lucidità. "Astral…" riuscì a farfugliare. L'astrale lo osservò attentamente, aspettando che proseguisse "Ti prego, non farlo. I bariani sono stati determinanti nella nostra lotta contro Don Thousand, se non fosse stato per loro non saremmo mai riusciti a vincere né tantomeno ad ottenere il codice Numeron. Riportali indietro, meritano di continuare a esistere come tutti noi" gli si ruppe la voce e il poco coraggio che era riuscito a trovare si sgretolò, sentì le lacrime iniziare a solcargli le guance e non provò nemmeno a trattenerle, abbandonandosi ai singhiozzi. Astral scrutò l'umano con cui aveva condiviso mille avventure, la prima persona a vederlo nonché quella che lo aveva aiutato a salvare il suo pianeta e a recuperare i ricordi. Gli dispiaceva vederlo così distrutto, osservare il suo sorriso carico di positività ed energia spegnersi per lasciare spazio a lacrime cariche di dolore e sofferenza. "Mi dispiace Yuma ma non posso farlo. L'esistenza dei bariani e del loro pianeta costituirà sempre un problema per il mio mondo. Fino a quando anche uno solo dei sette imperatori sarà in vita Don Thousand potrà fare ritorno, utilizzando i loro corpi come vessilli per reincarnarsi, mi dispiace ma non posso correre il rischio che si scateni un'altra guerra" dopo aver pronunciato queste parole Astral attivò il codice Numeron, cancellando per sempre dal loro universo i bariani. Bastò un attimo, una frazione di secondo per annientare sette vite e un pianeta. Incapace di sostenere oltre lo sguardo del ragazzo che gli stava davanti, l'astrale aprì un portale verso il suo mondo ma, prima di andare, gli rivolse le sue ultime parole "Addio Yuma, mi dispiace sia finita così, purtroppo non c'era altro modo per assicurare la pace. Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi" detto questo scomparve nel portale, lasciando dietro di sé un gruppo eterogeneo di persone, tutte toccate in modo diverso dalla gravità di quanto era appena accaduto. Christopher e Michael osservavano Thomas con aria preoccupata, non aveva pronunciato una parola da dopo la fine del duello e guardava un punto indefinito dinanzi a sé con sguardo assente, quasi catatonico. Quella non era affatto il tipo di reazione che si sarebbero aspettati da lui, credevano sarebbe esploso, accecato da un miscuglio di rabbia e dolore, finendo per aggredire Yuma e Astral. Il fatto che non fosse andata così era preoccupante perché significava che quella pericolosa combinazione di emozioni era ancora dentro di lui, insidiata in un luogo nascosto e distante, difficile da raggiungere, in agguato, pronta a scattare in modo inaspettato e fulmineo come un serpente in attesa della sua preda. "Thomas? Va tutto bene?" chiese Michael con un filo di voce. Dopo qualche istante di silenzio si avvicinò al fratello e gli appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, Four sussultò e sembrò tornare in sé per qualche istante "Sì, sto bene, sono solo un po' stanco. Penso che andrò a riposare un po'" lo disse con tono piatto e incolore, più simile a quello di un automa che di una persona. I fratelli si scambiarono un ultimo sguardo preoccupato prima di affiancarlo in silenzio e avviarsi verso casa. Tori e Bronk erano corsi a sostenere Yuma subito dopo aver compreso che Astral non scherzava affatto. Si erano illusi avrebbe cambiato idea o, più semplicemente, che il duello fosse un test o un addio creativo, non credevano di assistere alla totale cancellazione di persone a cui si erano profondamente legati e speravano di rivedere. Dopo il suo ritorno nel mondo astrale i due avevano avvolto Yuma in un abbraccio, cercando di consolarlo "È tutta colpa mia, se solo fossi stato più forte e avessi vinto quel duello, ora sarebbero tutti qui e avrei potuto mantenere la mia promessa… Mi dispiace tanto…" lo disse tra i singhiozzi e Tori capì immediatamente che non era con loro che si stava scusando, non poteva accettare che degli esseri viventi potessero svanire in quel modo quindi sperò, ovunque si trovassero, che ricevessero le parole di Yuma e capissero le sue intenzioni "Non è così, hai fatto il possibile, lo abbiamo visto tutti. Nessuno è arrabbiato con te per quello che è successo, la responsabilità è di Astral, è stato lui ad aver deciso di giocare a fare Dio e compiere un atto così ignobile…" non riuscì a proseguire e vide che anche Bronk aveva le mani chiuse a pugno, si stava sforzando di trattenere la sua rabbia ma capiva bene quanto fosse difficile. Aiutarono Yuma ad alzarsi e lo accompagnarono a casa.

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Capitolo 2
*** Denial ***


Thomas passò diverse settimane uscendo raramente dalla sua stanza, i suoi pensieri sembravano uno sciame di api arrabbiate, si susseguivano senza una logica, pronti a pungerlo e ferirlo. Era un meccanismo di difesa che gli impediva di farsi del male, di focalizzarsi sulla causa scatenante e continuare a vivere in quel limbo di confusione e apatia. Dopo aver trascorso circa un mese in questo modo si decise a trascorrere del tempo con i suoi fratelli. Gli bastò vederti per percepire tutta la loro preoccupazione, erano turbati dal fatto di vederlo così tranquillo e lo osservavano con la stessa apprensione con cui si guarda un vulcano quiescente, momentaneamente spento ma pronto ad eruttare all'improvviso o se sottoposto ad eccessive pressioni. Non dissero una parola, limitandosi a studiarlo e a cercare di capire come interfacciarsi con lui nel modo più adatto "Potreste smetterla di fissarmi in quel modo? Sembra che abbiate visto un fantasma" lo disse sperando di smorzare la tensione ma finendo solo per aumentarla ulteriormente. "Sto bene, non c'è bisogno che mi trattiate come se potessi cadere a pezzi da un momento all'altro. Che cosa avete intenzione di fare? Fissarmi in silenzio sperando di leggermi nel pensiero? Mi spiace deludervi ma dubito abbiate questo tipo di capacità, vi conviene parlare e farlo subito o ne torno da dove sono venuto sperando che nel frattempo ricominciate a comportarvi normalmente" li vide scambiarsi uno sguardo indecifrabile, dopodiché Chris prese la parola "Quindi è questo che vuoi, ignorare il problema e andare avanti come se nulla fosse? E dimmi per quanto pensi funzionerà? Qualche mese? Anni?" Michael sgranò gli occhi, fissando Five con aria allarmata. Thomas rimase interdetto per qualche istante, poi sorrise "Non ho assolutamente niente da dire al riguardo, sapevamo tutti già prima che iniziasse il duello qual era la posta in palio, Yuma ha perso ma era un'eventualità a cui ero preparato. Da come parli sembra ti aspettassi che impazzissi di rabbia, dolore o entrambe le cose e che sia quasi dispiaciuto non sia successo" "Non era quello che intendeva e lo sai." Michael si interruppe un attimo prima di proseguire "Sembri genuinamente convinto di quello che dici e questo è preoccupante. Per quanto potessi essere "pronto" è impossibile tu stia bene, stai ignorando il problema, come ha detto Chris, ti sei rifugiato in un posto così profondo della tua mente da esserti totalmente scollegato dalle tue emozioni. So che al momento ti sembra la soluzione migliore ma prima o poi dovrai affrontare tutto questo e più rimanderei, più sarà doloroso" Three si zittì, in attesa della risposta di Four. Thomas era rimasto toccato dalle parole del fratello molto più di quanto volesse dare a vedere, era tutto spaventosamente vero ma non era affatto pronto a dargli ragione, tantomeno ad affrontare i suoi tumulti interiori. Non seppe cosa lo spinse ad avere quella reazione, forse un moto d'orgoglio o, semplicemente, un qualche strano meccanismo di protezione innescatosi per difenderlo dalla verità, qualunque fosse la ragione si ritrovò a ridere, senza riuscire a smettere. Gli ci volle del tempo per riacquistare la compostezza necessaria a rispondere "Siete proprio buffi, lo sapete? Con la vostra convinzione di conoscermi così bene da poter sapere meglio di me cosa sto provando. Siete sicuri di non star proiettando ciò che sentite voi su di me? In fondo, seguendo la vostra logica, anche voi dovreste star sperimentando le stesse sensazioni" "Quindi è così che vuoi giocartela? Molto bene, d'accordo. Abbiamo appurato che non sei rimasto affatto colpito dal fatto che sette persone e un pianeta intero siano stati cancellati, è ammirevole, davvero, forse è anche un po' disturbante però. È vero, io sono rimasto sconvolto e questo nonostante non avessi legami particolarmente profondi con nessuno dei coinvolti. Mi ero erroneamente convinto che provassi qualcosa per Reginald…" Thomas sussultò al solo sentir nominare quel nome, venendo travolto per qualche istante da una valanga di ricordi che, differentemente dal passato, si erano tinti di tristezza e rimpianti "Smettila…" si ritrovò a sussurrare senza rendersene conto ma Chris non si fermò "Hai deciso di affrontarlo, mettendo in gioco la tua vita, e questo perché vedevi in lui qualcosa che a noi era invisibile. Credevo sperassi di rivederlo ma chiaramente non è così, forse dovresti ringraziare Astral, a quanto pare ti ha solo fatto un favo…" Five non riuscì a terminare la frase, Thomas era scattato in piedi, per poi prenderlo per il bavero della giacca e spingerlo contro il muro, Michael aveva provato ad intervenire ma Chris lo aveva fermato con un cenno della mano. "Stai zitto!" sibilò Thomas, con gli occhi che brillavano di collera "smettila di parlare di cose che non conosci e non puoi capire" Four lo lasciò andare subito dopo, la rabbia appena provata si era volatilizzata, cedendo il posto allo stesso buco nero che lo aveva tenuto al riparo dalle sue emozioni sino a quel momento "Hai fatto il tuo giochetto Chris, come al solito sei riuscito ad ottenere ciò che volevi. Spero ti senta soddisfatto" non aggiunse altro e tornò in camera sua, senza voltarsi indietro, e rimpiangendo di esserne uscito così presto. "Hai esagerato Five" il fatto che lo avesse chiamato con quel soprannome era un'ulteriore prova di quanto il fratello fosse arrabbiato con lui "È vero, sono andato troppo oltre ma almeno, per qualche istante, ho rivisto nostro fratello e non il guscio vuoto che lo ha sostituito in questi mesi" lo sguardo di Michael si addolcì, lo capiva e condivideva il suo desiderio di riavere Thomas "Sì, lo so. Ora però ho paura che la situazione possa peggiorare ulteriormente, potrebbe smettere del tutto di parlarci o sprofondare ancora di più nell'apatia in cui si ostina a rifugiarsi" Chris sospirò prima di rispondergli "Forse dovresti andare da lui, lo farei io ma dubito voglia vedermi in questo momento" "D'accordo, posso provarci" Michael salì le scale accompagnato da un'ansia crescente, era terrorizzato all'idea di peggiorare la situazione ma al contempo sapeva di dover tentare di sistemare le cose. Fece un respiro profondo prima di bussare alla porta del fratello. Attese qualche istante senza ottenere risposta, riprovò e questa volta lo sentì "Vattene Chris, non ho nessuna voglia di parlarti!" "Bene, perché non sono lui ma Michael, posso entrare?" per qualche istante ci fu assoluto silenzio, dopodiché, proprio quando Three stava per desistere, la porta si aprì. Thomas lo fece accomodare con aria stanca, per poi osservarlo dubbioso "Fammi indovinare, ti ha mandato Chris per dire qualcosa tipo che "lo ha fatto per il mio bene", che "non voleva ferirmi", per poi aggiungere delle scuse falsissime e sperare che me le beva. Dimmi quanto ci sono andato vicino?" "Non molto in realtà, è vero, gli ho parlato ma non è per lui che sono qui ma per te" gli occhi del fratello lo scrutarono con aria indagatoria per qualche interminabile istante, dopodiché gli rispose "Non era necessario, sto bene" disse ma il suo tono era molto diverso, decisamente più dubbioso rispetto a quello usato in precedenza "Ne sei sicuro? Sappi che qualunque cosa mi dirai non arriverà a Chris se è questo a preoccuparti" sorrisero entrambi e, dopo una lieve esitazione, Thomas ricominciò a parlare "Ottimo perché non ho nessuna intenzione di fargli sapere che aveva ragione… ne avevate entrambi in realtà…" sospirò prima di proseguire "Io…non sono pronto ad affrontare quello che è successo, so che dovrò farlo ma al momento anche solo pensare che lui non ci sia più è… è… decisamente troppo doloroso. Non voglio vedere i miei ricordi di lui trasformarsi da piacevoli a tristi, ad accettare che non lo rivedrò mai più…" la sua voce si incrinò per poi spegnersi del tutto. Michael rimase in silenzio, limitandosi ad avvicinarsi al fratello e stringerlo a sé, Four ricambiò il gesto, inizialmente in modo incerto ma via via sempre più deciso. Era stranamente confortante sentire di nuovo il calore di un altro essere umano, gli sembrava di essersi risvegliato dopo un lungo inverno, finalmente i tiepidi raggi di sole primaverile avevano raggiunto anche lui, riscaldandolo dopo mesi di gelo. "Grazie…" sussurrò al fratello, quasi vergognandosi di essersi mostrato così vulnerabile. Michael gli sorrise prima di rispondere "Non è necessario che mi ringrazi, ti voglio bene e continuerò a starti accanto finché non starai meglio e, anche se so che fatichi a crederci in questo momento, lo stesso vale anche per Chris. Non tagliarci fuori Thomas, permettici di aiutarti" gli appoggiò una mano sulla spalla per poi uscire e lasciargli il tempo di riflettere ed elaborare quanto appena vissuto

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Capitolo 3
*** Anger ***


Dopo il confronto con il fratello Thomas aveva iniziato ad uscire più spesso, riusciva anche ad avere delle conversazioni con la sua famiglia, ovviamente inerenti ad argomenti molto distanti dal suo stato d'animo attuale. Aveva cominciato a capire che il mondo andava avanti, e lo faceva senza tenere minimamente in considerazione di aver perso una persona straordinaria come Reginald. Gli sembrava terribilmente ingiusto e questo risvegliava in lui emozioni a lungo sopite, iniziava a mancargli il vuoto precedente, il groviglio indistricabile di pensieri, era molto più semplice ignorare tutto e proseguire sulla propria strada, sfortunatamente quello era diventato un percorso impraticabile per lui. Non sapeva dire da quando ma sentiva crescere dentro di sé la rabbia, inizialmente era rivolta verso Reginald, per averlo abbandonato, per essersene andato prima di lui. Poi si spostò verso Yuma e la sua incapacità di vincere l'unico duello che contava veramente, quello in cui erano in palio non solo il destino di un mondo ma quello di sette persone. Strinse i pugni ed uscì di casa, camminando a passo spedito, non ci mise molto a raggiungere la sua destinazione. Bussò alla porta, con decisamente troppa foga, ad aprirgli fu sua sorella che lo fissò con un misto di speranza e angoscia "Sei qui per Yuma?" Thomas si limitò ad annuire "Beh, buona fortuna. È da mesi che non mette piede fuori dalla sua stanza, è… decisamente diverso rispetto a quando lo hai conosciuto" Four entrò e si diresse verso la sua camera, per poi superarne con foga la porta. Yuma era lì, rannicchiato in un angolo della stanza, con una carta in mano. Si avvicinò a lui sentendo la rabbia che gli aveva dato le forze fino a quel momento smorzarsi. Lui si girò e lo scrutò con uno sguardo spento, vacuo. Ricordava quella espressione, era la stessa che aveva visto riflessa nel suo specchio negli ultimi mesi "Four… ciao… non credevo saresti passato a trovarmi" disse sforzandosi di sorridergli, bastò questo ad alimentare nuovamente il fuoco dell'ira che lo stava consumando da dentro 'Davvero? Beh, mi spiace deluderti ma temo di non essere qui per il motivo che credi" il sorriso sulle sue labbra si smorzò "Credo di saperlo invece e non ti biasimo. Se non fosse stato per me Reginald sarebbe ancora qui…io…" Thomas non gli lasciò terminare la frase, era davanti a lui, pronto a dare sfogo alla sua rabbia ma, mentre era a un passo dal dargli un pugno, si bloccò, fissando interdetto la carta che Yuma stringeva convulsamente tra le mani "Quella carta… era sua vero?" Chiese ben conscio della risposta, lui riaprì gli occhi, confuso dalla situazione "Sì, me l'ha regalata dopo il primo duello che abbiamo combattuto insieme. È… tutto ciò che mi resta di lui" disse, mentre le lacrime iniziavano a rigargli le guance "Per favore, non fermarti, merito qualsiasi punizione tu sia venuto ad infliggermi" le lacrime si erano trasformate in singhiozzi e Yuma, prostrato ai suoi piedi, lo stava pregando di fargli del male. Bastò questo a fare scattare una sorta di interruttore dentro di noi, permettendogli di raggiungere una nuova consapevolezza. "E a che cosa servirebbe? Non lo riporterà di certo indietro" disse mentre un sorriso amaro gli si dipingeva sulle labbra "Senza contare che sei davvero patetico in questo momento, mi hai fatto passare tutta la voglia che avevo di massacrarti di botte…" sospirò prima di proseguire e incrociò il suo sguardo con quello di Yuma "So che è stupido da dire ma credo che Reginald non vorrebbe questo, preferirebbe vederci affrontare questa situazione insieme… dopotutto, non so bene per quale motivo, teneva molto a entrambi…" Yuma non rispose, si limitò a porgergli la carta che stringeva tra le mani e ad alzarsi faticosamente in piedi. "Xyz armato" anche solo avere la possibilità di stringere tra le mani qualcosa di suo gli donò un sollievo che non sentiva da tempo. "Dovresti tenerla tu" Thomas scosse mestamente la testa prima di restituirgliela "Non è a me che l'ha regalata, cerca di conservarla come si deve" si diresse verso la porta, deciso a tornare a casa sua "Aspetta… per favore" "Cosa vuoi Yuma?" "Mi dispiace, davvero tanto… io… vorrei poter fare qualcosa per rimediare…" "Rimediare? Per quanto detesti ammetterlo non è stata colpa tua, semplicemente trovavo più semplice sfogare la mia rabbia verso di te piuttosto che contro me stesso…" "Ma non sei stato tu a perdere contro Astral, se solo avessi vinto quel duello… allora lui… tutti loro, sarebbero ancora qui" Thomas esitò qualche istante prima di rispondere, non capiva perché sentisse il bisogno di aprirsi con Yuma e confortarlo, erano entrambe cose in cui non era mai stato particolarmente bravo. "Forse se mi fossi aperto con te, prima della fine, ora riuscirei ad accettare meglio quello che è successo" scosse la testa "non essere ridicolo, perderlo sarebbe stato comunque tremendo" "Lo credi davvero? Anch'io ho duellato contro di lui, ho avuto la mia possibilità di fermarlo, di riportarlo indietro, e l'ho sprecata. Se avessi vinto quel duello forse lui avrebbe capito che c'era un'altra soluzione, che era possibile continuare a stare dalla stessa parte, ma ho perso, vanificando l'ultima occasione di riaverlo con noi. Dimmi Yuma, ti sembra ancora che io sia innocente? Perché io non mi sento affatto così" piombò il silenzio, un silenzio carico di sottintesi e parole non dette. Per quanto facesse fatica a sopportare la vista di quel ragazzino fastidioso a seguito del duello, sapeva di non poter evitare di assumersi la sua parte di colpe. Era la prima volta che esprimeva quei pensieri ad alta voce, non era riuscito a farlo nemmeno con i suoi fratelli, certo che non potessero capirlo fino in fondo. Con Yuma però era diverso, lui aveva sperimentato in prima persona lo stesso dolore e, a differenza sua, era stato costretto a vederlo svanire. Certo questo gli aveva dato una sorta di chiusura, un modo per dirgli addio, prima della fine, al contempo però lo aveva caricato del peso della promessa di riportarlo indietro e non essere riuscito a farlo lo aveva devastato. Yuma era andato avanti senza avere la speranza di poterlo rivedere mentre lui, seppur per qualche breve istante, aveva potuto illudersi che fosse andato tutto bene, che Reginald fosse ancora vivo. Non sapeva chi avesse sofferto di più ma non era importante, stavano entrambi patendo la sua perdita e la condivisione appena avuta con lui era riuscita a donargli un po' di pace. "Ora è meglio che vada, non vorrei fare preoccupare i miei fratelli, sono diventati decisamente troppo protettivi nei miei confronti ma, per il momento, preferisco non dargli ragioni per preoccuparsi" "Sì, lo capisco, anche mia sorella non mi dà un attimo di tregua… per quanto mi sforzi però non riesco a parlarle di come mi sento, non credo potrebbe capire" "Già… conosco la sensazione…" fu incerto se proseguire o meno ma alla fine decise di farlo "Ciao Yuma, è stato… stranamente confortante rivederti>> non gli diede il tempo di rispondere e si avviò a passo spedito verso casa, aveva condiviso fin troppo per i suoi gusti, sapeva che non sarebbe riuscito a sostenere altro per quel giorno. Non ci mise molto a raggiungere la sua destinazione, il sollievo dei suoi fratelli era palpabile e anche lui si sentiva più sereno. Non sapeva se sarebbe durata, era più probabile che si trattasse della quiete prima della tempesta ma, mentre nei mesi precedenti si sentiva un naufrago su una zattera semidistrutta, nell'occhio del ciclone e impossibilitato a scappare, ora gli sembrava di avere a disposizione dei remi e che, con la giusta spinta e determinazione, sarebbe riuscito a superare anche quella tempesta.

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Capitolo 4
*** Bargaining ***


L'incontro con Yuma di qualche settimana prima gli aveva dato la forza necessaria per provare a riprendere in mano la sua vita. Era tornato al suo noioso lavoro d'ufficio, a compilare scartoffie, creare stupide presentazioni in PowerPoint e partecipare a tediose riunioni. I suoi fratelli avevano cercato di dissuaderlo, dicendo cose tipo "è troppo presto", "nessuno si aspetta che torni dopo così poco tempo" ma lui aveva replicato che, stando a casa e continuando a rimuginare, avrebbe rischiato di impazzire e che la routine lavorativa sarebbe stata una piacevole distrazione dalla sua nuova quotidianità, a quel punto avevano rinunciato a opporsi. Sembrava andasse tutto bene, stava finalmente giungendo a patti con la sua perdita, non l'aveva ancora accettata (dubitava che sarebbe mai riuscito a farlo) ma si sentiva pronto a tornare ad una parvenza di normalità. Le giornate scorrevano più rapidamente ora che aveva la mente impegnata anche da altro. Ricominciò a duellare e a frequentare il suo fanclub che, a dispetto della prolungata assenza a cui li aveva sottoposti, sembrava considerarlo ancora una persona degna di stima e seguito. Sembrava andare tutto bene, certo viveva alcuni momenti di tristezza ma non erano nulla rispetto agli abissi di disperazione affrontati in precedenza. Era anche riuscito a trascinare Yuma fuori di casa, lui era ancora arrabbiato con sé stesso, non riusciva a smettere di incolparsi per quanto accaduto. Ricominciare a frequentare sia lui che il resto dei suoi amici riusciva a distogliere per un po' i suoi pensieri da quella spirale autodistruttiva, ma non durava mai troppo a lungo. "Thomas, posso farti una domanda?" gli chiese un giorno, mentre passeggiavano per la città "Sentiamo" rispose "Come sei riuscito a riprenderti così in fretta? Insomma lavori, duelli, frequenti persone e sembra che sia tutto a posto… come ci riesci?" "Sono un bravo attore Yuma, interpreto la parte della persona felice che ha il completo controllo della sua vita ma non è esattamente così. Sto un po' meglio, questo è vero, ma non posso dire di essermi ripreso, sarebbe una bugia. Allora, sei soddisfatto della risposta?" il ragazzo annuì, fissandolo con i suoi enormi occhi da cucciolo. Era un ragazzino irritante ma, a dispetto di questo, trascorrere del tempo con lui gli aveva fatto bene, spingendolo a riflessioni che non avrebbe mai fatto se avesse deciso di continuare a gestire tutto da solo. "Vorrei esserne capace anch'io… ho passato buona parte della mia vita pensando che essere positivo ed aiutare gli altri mi avrebbe reso felice. È stato così per parecchio tempo, ho avuto modo di conoscere tante persone e di crescere e maturare grazie a loro. Pensavo che la mia energia non si sarebbe esaurita mai, che mi avrebbe donato luce e calore anche nei momenti più bui e gelidi ma non è stato così, a quanto pare era limitata e ne ho dovuta usare fin troppa per affrontare tutta la sofferenza e le perdite dell'ultimo periodo." si interruppe prima di proseguire "Scusami, non volevo appesantirti con questo discorso. Ti ammiro molto per come stai affrontando la situazione, spero di potercela fare anche io" disse abbozzando un sorriso poco convinto. Thomas non rispose, non subito, le parole appena pronunciate da Yuma lo avevano profondamente toccato. Ricordava bene l'energia dirompente di cui parlava, era la stessa che era stata in grado di raggiungere Reginald, Kite, i bariani e, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente, era arrivata persino a lui. Si era convinto fosse un ragazzino ingenuo e fin troppo ottimista ma ora si rendeva conto di essersi sbagliato, anche lui stava recitando, in modo più goffo e impacciato ma sicuramente più realistico. Era riuscito a convincere tutti, incluso sé stesso, che fosse possibile essere costantemente felici ed energici, ma ora il sipario era calato, le maschere cadute, anche lui vedeva la cruda verità e non sapeva come affrontarla. "Ti posso assicurare che la tua energia non si è esaurita, si sta evolvendo, cresce con te. Non puoi aspettarti che sia dirompente come quella avuta fin ora, come hai detto anche tu ne hai usata parecchia e ora hai bisogno di ricaricarti, è tutto qui" non era mai stato bravo a consolare le persone, si era abituato a schermare le sue reali emozioni dietro una maschera di cinismo e sarcasmo. Come Yuma si era convinto gli sarebbe bastata per andare avanti e integire con gli altri e, sempre come lui, si sbagliava. Aveva finito per autolimitarsi, nascondere i suoi sentimenti fino a quando non era stato troppo tardi. "Ti va di andare in un posto?" chiese Yuma cambiando discorso "Dovrai essere un po' più specifico di così" "È che non sono sicuro di come potresti reagire… non ci sei ancora mai stato ed immagino avessi le tue ragioni per non farlo, magari andarci insieme potrebbe essere meno pesante…" Thomas si bloccò sul posto, incapace di proseguire "Quindi lo avete fatto davvero?" "Sì, ci sembrava un buon modo per ricordarli" Four si incupì, aveva sentito delle notizie al riguardo, sapeva anche che i suoi fratelli avevano contribuito ma, persino il solo parlarne apertamente, gli faceva mancare l'aria e la terra sotto i piedi. "Immagino non mi sentissi ancora pronto a vedere una lapide con il suo nome sopra, insomma so che non c'è più, sto cercando di farmene una ragione, davvero ma… andarci renderebbe tutto ancora più reale…" "Possiamo andare da un'altra parte, insomma… ci sono tanti posti da poter visitare" "No, è… ora che faccia questo passo" rimasero in silenzio per tutto il tragitto, a entrambi sembrò la camminata più lunga della loro vita, nonostante il percorso fosse relativamente breve. "Siamo arrivati" disse Yuma indicando un piccolo giardino privato in cui erano state sistemate diverse pietre adornate di fiori. "Accidenti, Reginald lo avrebbe detestato!" sorrisero entrambi per poi sfilare davanti ad ogni singola lapide improvvisata, fino ad arrivare alla sua. Era uno stupido sasso con un nome sopra ma fu abbastanza per destabilizzarlo. "Vuoi restare un po' qui da solo? Io rimarrò in zona nel caso avessi bisogno di me" Thomas annuì meccanicamente, totalmente assorto da ciò che si trovava davanti. Aspettò che Yuma si allontanasse prima di lasciarsi andare, pianse per la prima volta da quando lo aveva perso, versando tutte le lacrime che aveva ricacciato indietro durante quei mesi. Si ritrovò in ginocchio, sulla terra, a sfiorare con le dita le lettere che componevano il suo nome, come se con quel gesto potesse davvero entrare in contatto "Mi dispiace per questo spettacolo pietoso, speravo di riuscire a mantenere un po' più di contegno…" si lasciò sfuggire un sorriso triste mentre le ultime lacrime gli scivolavano lungo le guance, bagnando il terreno sotto di lui. "Scusami se ci ho messo tanto… io… non lo so, immagino di essere semplicemente debole. In questi mesi hai rivisto tutti e io non mi sono degnato di farti visita nemmeno una volta…" "Ma che diavolo sto facendo? Tu non sei qui, non puoi sentirmi, sei scomparso come la neve all'arrivo della primavera ma, a differenza di essa, non mi sarà possibile sperare di poterti rivedere il prossimo inverno…" Si rialzò faticosamente da terra, dirigendosi verso Yuma "Com'è andata?" gli chiese titubante "Bene, almeno credo. Ho capito che venire qui non fa per me, sono contento stia aiutando te e gli altri, dico davvero ma io non ce la faccio. Non riesco a convincermi che parlando ad una stupida pietra lui riuscirà in qualche modo a sentirmi, mi dispiace" Yuma gli sorrise, fu il primo sorriso autentico che gli vedeva fare da dopo il duello "Non importa, ognuno di noi ha reagito in modo differente quando si è trovato qui. Non sei l'unico a desiderare di tenersi alla larga da questo posto" avrebbe voluto chiedergli chi fossero gli altri ma si trattenne. Fecero un altro breve tratto di strada insieme per poi separarsi e tornare alle rispettive case.

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Capitolo 5
*** Depression ***


Nei giorni e mesi successivi Thomas fece di tutto per tornare alla stessa routine che aveva faticosamente costruito ma, per quanto si sforzasse, sembrava che qualcosa si fosse rotto in lui. Era come se la ruota delle sue emozioni si fosse incastrata sulla tristezza, a quanto pare era quello il suo premio, non poteva cambiarlo né tantomeno riportarlo indietro. Controllò per la quarta volta il foglio che stava compilando, aveva nuovamente fatto degli errori, doveva buttare via tutto e ricominciare da capo. Accartocciò con stizza il foglio, per poi lanciarlo verso il cestino, rimbalzò contro il bordo del bidone per poi finire a terra. "Ovviamente, cosa mai sarebbe potuto succedere dopotutto?" Si alzò sospirando e mettendo al suo posto la palla di carta. Rifletté qualche attimo, valutando se provare per la quinta volta a compilare quel dannato modulo o rinunciare e andarsene. Fu la seconda opzione ad avere la meglio, prese la giacca, uscì dal suo ufficio e, dopo aver salutato con aria assente e un sorriso falsissimo i suoi colleghi si avviò verso casa. Provò ad infilare le chiavi nella toppa ma, dopo il terzo tentativo andato a vuoto, ci rinunciò e si lasciò scivolare lungo la porta, accovacciandosi sullo zerbino. Era stanco, no "stanco" era una parola decisamente riduttiva, si sentiva esausto, svuotato, privo di qualsivoglia forza. Alzò gli occhi e guardò il cielo, il sole stava rapidamente tramontando e i colori del tramonto iniziavano a smorzarsi per lasciare spazio al blu della notte. Riuscì ad immedesimarsi in quel cielo, anche il sole della sua vita era tramontato, ogni colore si era spento e viveva in una notte eterna, priva di stelle. Totalmente assorto nei suoi pensieri non si rese conto che suo fratello Chris si stava avvicinando, fu proprio lui a risvegliarlo dal suo torpore, scuotendolo leggermente da un braccio "Thomas?" Four abbassò lo sguardo, cercando di mettere a fuoco la figura che aveva davanti agli occhi "Da quanto sei qui fuori?" Thomas scrollò le spalle "Minuti? Ore? Non ne ho la più pallida idea" Chris lo guardò, cercando di dissimulare la sua preoccupazione "Avresti potuto chiamarmi. Hai dimenticato le chiavi?" "No, semplicemente si sono rifiutate di entrare in quella dannata toppa e ci ho rinunciato" Five aprì ed entrò in casa, seguito dal fratello. "C'è qualcosa che non va? Sai che puoi parlarmene vero?" "Certo che lo so, tu e Michael non fate che ripetermelo. Non ho assolutamente nulla da dire, voglio solo farmi una doccia e andare a letto" detto questo salì di corsa le scale e si chiuse in camera sua. Si lasciò cadere sul letto e rimase a lungo a fissare il soffitto, completamente perso nei suoi pensieri. "Che accidenti mi sta succedendo? Stava andando tutto bene, era tutto normale, perché adesso… mi sento così?" Non aveva alcun senso, non riusciva a trovare una giustificazione al suo malessere e poi l'illuminazione, "quel dannato cimitero… è da quando sono stato lì che tutto ha iniziato ad andare a rotoli…". Sospirò, per poi provare a chiudere gli occhi e cercare di dormire. Riuscì a sprofondare in un sonno agitato, per poi risvegliarsi qualche ora dopo, ansimante e madido di sudore. Si alzò a fatica, trascinandosi in bagno per rinfrescarsi un po' il viso. L'immagine, tutt'altro che lusinghiera, che gli restituì lo specchio lo spaventò, due profonde occhiaie violacee gli solcavano il volto, i suoi occhi erano arrossati, provati dalla mancanza di sonno che ormai era una costante delle sue notti. Si appoggiò al lavandino, distogliendo lo sguardo da quell'immagine pietosa, bevve qualche sorso d'acqua per poi tornare a letto, non provò nemmeno a riaddormentarsi, si limitò a guardare un punto fisso davanti a sé e ad aspettare che sorgesse il sole. Si alzò prestissimo, uscendo di casa facendo meno rumore possibile, era in anticipo di svariate ore sul suo orario di lavoro ma non aveva importanza, quel giorno non ci sarebbe andato. Camminò, apparentemente senza meta, per svariati minuti e si ritrovò nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto essere. Le ormai familiari lapidi sembravano guardarlo, quasi giudicanti. Si avvicinò esitante e si sedette davanti a quella di Reginald "Ti sei offeso per quello che ho detto l'ultima volta? Ti mancavo così tanto da costringerti a tormentare i miei pensieri? A popolare i miei incubi?" un sorriso amaro gli si dipinse sul volto "no, tu non c'entri con questo, è colpa mia, non riesco a lasciarti andare, è… troppo difficile" "È stupido ma continuo a pensare che tu esista ancora da qualche parte, non riesco a concepire che tu sia stato cancellato in quel modo. No, tu sei ancora lì, mi stai osservando, magari ridi di me e di quanto sono patetico in questo momento" ridacchiò mentre qualche lacrima solitaria iniziava a percorrere le sue guance "Avevo detto che non sarei più tornato, la mia intenzione era realmente quella, ma a quanto pare non sono riuscito a rispettare nemmeno questo mio proposito. Non che mi sorprenda, ho fallito anche quando la posta in gioco era molto più alta e tu ne hai pagato le conseguenze" "Sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati, avrei evitato di rendere la tua vita un inferno, tu avresti proseguito con i tornei dei duelli, arrivando in alto e realizzando i tuoi sogni. Tua sorella non sarebbe finita in ospedale a causa mia, non avrei dovuto sopportare il tuo odio nei miei confronti né fingere di provarne nei tuoi. Saremmo stati due estranei con una passione in comune…" "Ma chi voglio prendere in giro? Io non ce l'avrei mai fatta senza di te, non sarei mai riuscito a tenere testa a mio padre, a ricostruire la mia vita dopo averla vista andare in frantumi migliaia di volte… l'unica costante eri tu, ci sei sempre stato, nel bene e nel male, riuscire a ricostruire il mio rapporto con te è stata la cosa che mi ha reso più felice in assoluto. È un vero peccato che la felicità non sia mai durata troppo a lungo nelle nostre vite, ci si avvicina, ci sfiora e poi sparisce, come un alito di vento" cominciò a piangere, senza provare a fermarsi "C'è una cosa che avrei voluto dirti, prima dell'inizio della follia bariana, di quell'assurda guerra in cui sei stato, tuo malgrado trascinato. Non ho mai avuto il coraggio di farlo, temevo di distruggere ciò che avevamo faticosamente ricostruito, e ora non potrai saperlo più, perché nonostante il mio cuore voglia credere che ci sia ancora, la mia parte razionale sa che non è così, che sto mentendo a me stesso ma sto divagando…" prese un respiro profondo prima di proseguire "Ti amo Reginald, so che sono solo due stupide parole e non dovrebbe essere così difficile pronunciarle e invece riesco a farlo solo ora, ed è troppo poco e troppo tardi…" "Non so se tu abbia mai ricambiato i miei sentimenti, mi piace pensare di sì, ma dovevo dirtelo, continuare a vivere senza averlo detto ad alta voce era diventato impossibile…" si asciugò le lacrime con il dorso della mano, per poi alzarsi e guardare per l'ultima volta il suo nome inciso sulla pietra. Tornò a casa, sentendosi più leggero, gli sembrava di essersi tolto un macigno da sopra il petto e di poter nuovamente respirare, era ben lontano dall'essere felice o anche solo dall'aver superato la tristezza che lo attanagliava ma sentiva di aver fatto un passo nella giusta direzione e, per il momento, andava bene così.

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Capitolo 6
*** Acceptance ***


Il tempo sembrava scorrere più lentamente per Thomas, gli ultimi anni erano stati un vero inferno per lui. Si era illuso che il momento catartico in cui aveva finalmente professato i suoi sentimenti ad alta voce avrebbe sistemato tutto. Era stato piuttosto ingenuo da parte sua ma, alla fine, era comunque lieto d'averlo fatto. Non aveva mai parlato con nessuno dell'accaduto, era un momento solo suo e non intendeva svilirlo lasciando che gli altri lo compatissero per il suo dolore. Nascondere la sua depressione era stato piuttosto complesso, soprattutto per i primi tempi ma, con il passare degli anni, la sofferenza si era tramutata in una sorta di rumore di fondo, continuava a sentirlo ma non lo turbava più come prima. La sua vita aveva raggiunto un punto di equilibrio, c'erano ancora dei momenti in cui avvertiva distintamente nostalgia e rimpianti ma era riuscito ad imparare a non permettere loro di condizionare la sua esistenza. Non poteva più tornare indietro, ormai lo aveva accettato, ciò che faticava ancora a fare era perdonarsi. Sentiva di non meritarselo, di non essere pronto ad accettare i suoi errori e convivere con essi. A dispetto della promessa che si era fatto tornò più volte a visitare il monumento commemorativo, stare lì non gli pesava più come in passato, al contrario lo faceva sentire in pace con sé stesso. Sapeva di non essere direttamente in contatto con Reginald ma, al contempo, sentiva che una parte di lui era lì e avvertiva il bisogno di sentirla vicina. Prese anche l'abitudine di portare alcuni fiori ad ogni visita, gli piaceva vedere i loro colori, il contrasto che avevano con il grigio circostante e, al contempo, era un modo per dimostrare che non si era scordato di lui, che nonostante le cose avessero iniziato ad andare per il verso giusto non avrebbe abbandonato il suo ricordo. I suoi fratelli erano stati pazienti con lui e avevano avuto la decenza di evitare di chiedergli dove andasse ogni giorno, gli doveva molto, era ben conscio che, se si fossero comportati diversamente probabilmente avrebbe avuto bisogno di molto più tempo per elaborare le sue emozioni. Lo "schiaffo emotivo" datogli da Chris gli aveva permesso di risvegliarsi dal torpore in cui era sprofondato, mentre la gentilezza di Michael gli aveva permesso di capire che ciò che provava non era sbagliato e, di conseguenza, non era necessario nasconderlo. Non era stato particolarmente bravo ad applicare la seconda parte di questi insegnamenti, continuava a preferire tenersi tutto dentro ma aveva imparato a non esplodere, a modulare la rabbia e le altre emozioni particolarmente intense, senza sfogarle sui suoi cari. Dire che si sentiva una persona nuova era decisamente eccessivo, aveva fatto qualche piccolo progresso ma, al contempo, aveva anche conservato tratti non propriamente lusinghieri del suo carattere. Insomma era sempre sé stesso con l'unica differenza che, per una volta, aveva deciso di affrontare i suoi tumulti emotivi e non di evitarli fino a renderli impossibili da gestire. Sentiva di non aver elaborato del tutto il suo lutto ma era pronto ad affrontare il percorso che si trovava davanti, per la prima volta nella sua vita si sentiva abbastanza pronto per superare la tempesta e rivedere finalmente il sole. Sapeva che non sarebbe più stato luminoso come prima e lo aveva accettato, per il momento si sarebbe accontentato di percepire il lieve tepore dei suoi raggi, con la speranza che, in futuro, sarebbe riuscito a trasformarlo in qualcosa di nuovo ma ugualmente splendido.

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