Lumières de l'avent

di Demoiselle An_ne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neve ***
Capitolo 2: *** La cosa giusta ***
Capitolo 3: *** A Natale si è tutti, ma proprio tutti, più buoni ***
Capitolo 4: *** Santa Barbara ***
Capitolo 5: *** Doni in anticipo ***
Capitolo 6: *** La scommessa di Babbo Natale ***
Capitolo 7: *** Desideri per Natale ***
Capitolo 8: *** Di alberi di Natale e di rose bianche ***
Capitolo 9: *** Tradizioni di famiglia ***
Capitolo 10: *** Angeli di neve e di sughero ***
Capitolo 11: *** Di compleanni natalizi e regali inaspettati ***
Capitolo 12: *** Il meno coraggioso, il cuore più puro ***
Capitolo 13: *** Santa Lucia ***
Capitolo 14: *** Rosso Natale ***
Capitolo 15: *** La sedia vuota ***
Capitolo 16: *** Bûche de Noël flambé ***
Capitolo 17: *** Il presepe e la scatola ***
Capitolo 18: *** Il dipinto ***
Capitolo 19: *** Esistesse l'usanza del vischio ***
Capitolo 20: *** Il coltello dal manico rosso e la trottola ***
Capitolo 21: *** Un mattino dell'anno nuovo ***
Capitolo 22: *** Di brindisi e d'amicizia ***
Capitolo 23: *** Fiocchi di neve ***
Capitolo 24: *** Alberi dalla Prussia ***
Capitolo 25: *** Galette des Rois ***



Capitolo 1
*** Neve ***


Maria Antonietta continua a guardare la neve che, come una carezza gentile, si posa sul panorama candido che le invade le iridi chiare e nel frattempo – con impazienza – si gratta con discrezione la pelle morsa dalla lana spessa.
- Perché non posso uscire a giocare e né posso ancora aprire i regali? – il tono di voce con cui pone la domanda ha già qualcosa della regina che sarà, ma lei non lo sa ancora.
- Perché vi ammalerete, vostra madre si è raccomandata e lo sapete! – la redarguisce la balia con un buffetto affettuoso.
- Ma a Natale potrò, vero? – insiste la bambina con tono ostinato e il mento levato con aria di sfida; fa quasi ridere, pur mantenendo la sua graziosità.
- Dopo la messa - asserisce la governante mentre la piccola nobile le sta già facendo il verso. Un giorno - a dispetto di tutte le regole - farà quello che vuole: sarà sempre Natale quando vedrà la neve e andrà in Svezia a giocare con essa; da quel poco che ricorda delle sue lezioni lì fa molto freddo e c’è tanta neve. Sì, sarà meraviglioso.



Angolo autrice: Salve a tutti i lettori e benvenuti in questa raccolta di flash/drabble (essendo 24, alcune saranno AU); per chi masticasse un po’ di francese: sì, avete inteso bene, è un calendario dell’avvento. L’idea mi è venuta dopo aver letto di una raccolta deliziosa, con tematiche analoghe, ad opera della mia amica Bri nella sezione di Harry Potter…grazie per lo spunto, spero di dar vita a qualcosa di gradevole e natalizio com’è stato per me con la tua raccolta <3. Dovete sapere che io un progetto così non l’ho mai visto in questa sezione, essendo un periodo dell’anno particolare, spero di riuscire a pubblicare con puntualità e che quest’idea possa allietare un po’ le giornate di chiunque voglia soffermarsi. Un caro saluto a tutti e a domani, 
Anne

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Capitolo 2
*** La cosa giusta ***


D’Agoult scostò la tenda dalla finestra del suo ufficio e, nonostante la condensa sui vetri, riuscì a scorgere i suoi soldati intenti ad agitare in aria le buste con la loro paga. Quell’anno si era parlato di abbassare i compensi, lui non se l’era sentita; non rinnegava i nobili natali, no di certo, ma perché privare quei figli del popolo di ciò che – già misero premio – meritavano? Lui quel Natale non desiderava altro che sua moglie si riprendesse, di denaro per pagare le cure ne aveva a sufficienza e privarsi di una parte di esso non avrebbe intaccato il suo patrimonio. Chissà, magari il Signore lo avrebbe ascoltato.
Lo colpì - mentre intravedeva Lassalle abbracciare de Soissons per la gioia - un calore piacevole che si diffuse nel petto, e arrivò alle labbra in un tenue sorriso nascosto dai folti baffi. Per un istante, unico e meravigliosamente leggero, dimenticò il resto e si disse di aver fatto la cosa giusta.
 

Angolo autrice: ed eccoci qui, giunti alla seconda casellina. Che dire? Io tanto entusiasmo proprio non me lo aspettavo, vi ringrazio e con grande commozione vi abbraccio. Ci tenevo, prima di congedarmi e darvi appuntamento a domani, a specificarvi alcune cose: purtroppo il sito, tra i personaggi, non mi aggiunge “un po’ tutti”. Ci ho provato e mi dà come apportata la modifica ma poi lascia i personaggi invariati…non temete, ci saranno tutti (o quasi e purtroppo per loro eheh). Seconda cosa: essendo 24 le caselle da riempire – 22 tolte queste prime due – presto leggerete anche di AU. Io non mi ci sono mai misurata e sono già un po’ in ansia ma credo che per variare, e non annoiarvi, sia necessario. Grazie ancora, e mai abbastanza, a tutti per il vostro tempo.
A.

 

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Capitolo 3
*** A Natale si è tutti, ma proprio tutti, più buoni ***


La contessa du Barry stava per poggiare il primo piede contro il predellino della carrozza quando un’immagine le si parò davanti: una ragazzina, chioma nera e disordinata e sguardo di smeraldi, lanciava lampi dagli occhi e allontanava da sé – quasi con altezzosità – le attenzioni non richieste di un uomo certamente più vecchio.
La sentì chiamare: Jeanne, le parve, ma alle sue orecchie suonò come “Marie”; l’immagine che aveva avuto dinanzi mutò. Il corpo della ragazza restò troppo magro – quasi tutto spigoli, tanto era esile – e la ferocia nello sguardo neanche cambiò: i capelli però divennero più chiari e lo sguardo si tramutò in un azzurro tenue, rivide sé stessa.
Quella ragazzina stava per vendersi come aveva dovuto fare lei, a sua volta e alla sua stessa età, o lo aveva già fatto? Non lo sapeva e di certo non avrebbe potuto importargliene di meno in circostanze differenti; in quel periodo dell’anno, però, con il Natale alle porte e le vecchie rimembranze di inverni sin troppo freddi e vesti parimenti leggere, qualcosa la smosse.
“Non oggi. Compra qualcosa di caldo e va’ a casa, se hai una famiglia”, pensò mentre adagiava un Luigi d’oro nel palmo diffidente e ingordo di Jeanne Valois.


- Non dirlo in giro - fu l’imperioso ordine che fuoriuscì dalle sue labbra, mentre la donna più bella che Jeanne avesse mai visto già spariva dentro la lussuosa carrozza. A Natale si è tutti più buoni, perfino Marie-Jeanne Bécu, contessa du Barry, avrebbe potuto sussurrare qualche cortigiano con intenti canzonatori.
 
 
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti con questa terza casella, che dirvi? Più andiamo avanti e più sono felice e sorpresa dell’accoglienza riservata a questa raccolta. Ad essere sincera, della prima rassegna di flash, questa è forse quella che mi convince meno: nella mia mente era una sorta di parallelo interessante con quella dedicata a D’Agoult, in pratica, invece, la disposizione scelta mi lascia un pelino dubbiosa.
Storicamente so che la Du Barry e Jeanne non siano personaggi troppo apprezzati, basandomi sull’anime, però, e volendo cercare dell’empatia in (quasi) ogni personaggio mi sono detta “e perché no?”.

Grazie infinite ad ognuno di voi, so di poter essere ridondante, ma proprio non credevo che questa idea ricevesse tanto entusiasmo. Vi ringrazio per il tempo e per l’attenzione e vi dico: se questa raccolta ottiene così tanto trasporto io sono già soddisfattissima così perché è proprio per questa ragione che è stata pensata. A domani da un’incredula,
Anne

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Capitolo 4
*** Santa Barbara ***


Il quattro dicembre era sempre stata una delle ricorrenze preferite di Victor, da che ne avesse memoria. Crescendo, questa sensazione di benessere era andata affievolendosi: troppe dame vestite per onorare Santa Barbara che in realtà sembravano spighe di grano avvizzito; inoltre, fatto da non sottostimare, ogni anno era la stessa agonia: vedere Oscar e non poterla neanche invitare a danzare; e ogni anno lei era lì, ad un passo da lui, a volteggiare insieme alla Regina.
Si strinse con estrema frustrazione l'incipit del naso, pronto a congedarsi, quando la scorse: Charlotte De Polignac - troppo giovane perché vi fosse la fila per chiederle un ballo - colta nell’atto di sbuffare come un toro e le palpebre ancorate ad un punto. Victor seguì la traiettoria della sua occhiata dardeggiante e comprese: condividevano lo stesso desiderio.
La cosa lo fece sentire in due modi: patetico perché condivideva il suo nervosismo con una bambina e più vicino a quella ragazzina.
Senza rendersene conto le si ritrovò direttamente davanti con un sorriso colmo di tenerezza ad adornare i bei lineamenti.
- Non sono certo Madamigella Oscar, Contessina, ma spero vogliate farmi l'onore del prossimo minuetto. -
Charlotte ricambiò l'offerta con puro scetticismo, ma lui non si arrese.
- Capisco come possiate sentirvi - disse, puntando discretamente col pollice Oscar stretta alla Regina.
Charlotte soppesò la cosa ancora per qualche istante prima di levarsi in un fruscio di vaporose e candide gonne; con un grato slancio strinse la mano che cavallerescamente Victor le tendeva, le lacrime d'ira già dissolte: Benvenuto, Avvento! pensò mentre s'incamminava al centro della sala col suo insperato salvatore.
 
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti e come sempre, mi ritrovo – imbarazzata e felice – a scrivervi per ringraziarvi; l’entusiasmo per questa raccolta cresce di pari passo col mio sgomento per tanto apprezzamento. Ogni pensiero rivolto ad essa mi emoziona e se il suo intento riesce, beh, moltiplicate la mia emozione per tre e avrete capito quanto sono sorridente e grata.
La casella di oggi cade a fagiolo: in Francia è l’inizio ufficiale dell’avvento ma io – che disperatamente ho cercato informazioni attendibili sulle date – non ho trovato nulla di storicamente preciso. Magari mi sarò presa una licenza e neanche lo so, se qualcuno di voi ne dovesse sapere di più e volesse ragguagliarmi: è il benvenuto.
Quello che ho trovato io è quanto segue: “La prima data importante nel periodo dell'Avvento è il 4 dicembre, giorno in cui si festeggia Santa Barbara.
In questo giorno è tradizione mettere dei chicchi di grano saraceno o di lenticchie all'interno dell'ovatta oppure all'interno di un piatto riempito da una pietanza: è considerato segno di buon augurio se prima di Natale iniziano ad uscire i primi germogli.”
Ecco perché ho immaginato che Victor veda le dame così, nella mia testolina hanno tutte vestiti dai toni chiari e spighe di grano attaccate alle gonne o ad abbellire le acconciature.
Questa l’ho scritta pensando a Bri, credo la sola che conosco ad avere un debole per Girodelle, per consolarla sul destino di Charlotte e perché mi supporta e sopporta <3.
Un saluto a ognuno di voi e a domani,
Anne

 

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Capitolo 5
*** Doni in anticipo ***


Louis – Joseph si rizzò a sedere non appena la vide comparire all’ingresso delle sue stanze: com’era bella la sua Oscar, pensò.
Oscar dal canto suo, invece, carezzò con lo sguardo l’angelico visino provato, mantenendo il braccio con cui tirava di spada accuratamente celato dietro la schiena.

- Mi hanno detto che, come i vostri fratelli, dovrete attendere una settimana per i regali di Natale- esordì Oscar dopo aver scambiato i saluti imposti dall’etichetta e regalando al Principino un sorriso pregno di un calore tutto nuovo.
- Ma – proseguì, allargando il sorriso, mentre spostava il braccio in avanti e rivelando un pacchetto dalla carta color menta piperita – vi avevo promesso un regalo e voi siete un Principino indisposto, no? –Il piccolo Louis – Joseph per un attimo, nonostante la convalescenza forzata di quelle feste, parve rianimarsi.
Se non fosse stato così sfiancato, probabilmente, si sarebbe messo a saltellare tra le soffici coltri, rifletté con una nota di malinconia Oscar.

-Un cavallino! – trillò euforico il piccino mentre già tendeva le braccia al collo del comandante. 
 

Angolo autrice: buonasera a tutti e bentrovati, oggi restiamo su qualcosa di meno stravagante mentre la sottoscritta continua a pensare “io speriamo che me la cavo”. Grazie di cuore a ognuno di voi per l’entusiasmo e per tutte queste belle parole, non riesco davvero a capacitarmi della cosa, vi abbraccio e vi do appuntamento a domani.
Anne

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Capitolo 6
*** La scommessa di Babbo Natale ***


Mentre continua a grattarsi furiosamente la mascella, irritata dalla barba posticcia, Alain de Soissons non può impedire che parole poco lusinghiere fuoriescano dai denti.
Sei un cretino, un dannato cretino, de Soissons!
Si maledice, Alain, mentre pensa alla scommessa persa con André; adesso, per questo, gli è pure toccato vestirsi da Babbo Natale per il figlio di Bernard.
- Hai la stazza più adatta! - gli aveva detto André il giorno prima, per "consolarlo", ridendo.
Finalmente è lì, davanti a casa Chatelet e si attacca al campanello, sa di dover aspettare: François non è ancora svelto nel camminare.
Ciò che non si aspetta sono gli occhi del bambino che, alla sua vista, si riempiono di lacrime; quando Rosalie corre verso la porta e gliela chiude dritto sul naso, accennando un bisbigliato "scusa", Alain si sente davvero un cretino e si rimira per accertarsi di non aver sbagliato travestimento: no, non si è vestito da Père Fouettard ma da Babbo Natale ed è - decisamente - un dannato, e sfortunato, cretino.
 
Angolo autrice: siamo, quindi, giunti a quasi una settimana dall’inizio di questa pubblicazione? Davvero? Vi assicuro che per me è tanto e più vi leggo e più sono felice della riuscita – lo ribadirò fino alla fine, temo – inaspettata dell’idea. Ogni commento mi fa preziosa compagnia e ogni lettura è altrettanto preziosa. Grazie a tutti per quanto mi state facendo percepire l’atmosfera natalizia!
Per quanto riguarda la finestrella di oggi, vi avevo avvisato che ci sarebbero state AU…attendo i pomodori e vado a nascondermi XD.
Oggi si viaggia più leggeri, ma se ci pensate, quanti bambini alla prima vista di Babbo Natale si sono spaventati? Alain in queste vesti mi faceva sorridere e poi… Ma lo sapevate che Père Fouettard arriva – secondo il folclore francese – il 6 dicembre per portare via i monelli?
Niente, mi fermo e ringraziandovi sempre tantissimo vi do appuntamento a domani.
Un abbraccio,

Anne

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Capitolo 7
*** Desideri per Natale ***


Clothilde era la terza sorella Jarjayes e in quell’anno che stava per arrivare si sarebbe maritata, come era stato per le sorelle che in età la precedevano e come sarebbe stato per la quarta e la quintogenita. La sola a venir meno all’obbligo di un talamo nuziale – secondo loro padre genialmente congeniato – sarebbe stata Oscar.
Sapere che ad Oscar non erano destinati trine e merletti ma la spada e l’esercito, fu un pensiero che la colpì facendole perdere la placida tranquillità nella quale stava trascorrendo il suo pomeriggio.
Mentre - dalle sue stanze e col rosario sgranato in grembo - gettava uno sguardo in tralice alla sorella con la quale condivideva meno, un’epifania la colpì. Fu assalita mentre osservava una Oscar ignara e dalla chioma dorata scarmigliata, nell’atto di mancare il lesto André con una poderosa palla di neve.
Secondo suo padre, sempre più convinto del partito preso e delle proprie decisioni, Clothilde avrebbe dovuto pregare “per l’arrivo di un figlio maschio”, ma lei no, non lo avrebbe fatto.
Clothilde, plasmata dall’irriducibile orgoglio Jarjayes, avrebbe dedicato il suo desiderio di Natale per la sorella: che sia sempre orgogliosa e fiera come è ora, che possa non piegarsi mai lei che può.
Quella preghiera restò muta: mai la più stoica delle sorelle Jarjayes lo avrebbe espresso a voce alta ma lei era e lo sarebbe sempre stata – nonostante la scelta del padre potesse apparirle azzardata – fiera di quella sorella con cui condivideva lo sguardo di cristallo azzurrino.
Oscar: è per te questo desiderio di Natale.
 
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti voi e perdonate l’orario tardo, sfortunatamente oggi è stata una giornata a dir poco piena. Vi devo confessare che questa è una casella a cui tengo molto, infatti, il personaggio di Clothilde non è mio ma della carissima Dorabella27 e questo è un regalino (si spera decente) che ho voluto farle; dovete sapere che io Clothilde l’ho conosciuta in “Viaggio nel Passato” e me ne sono innamorata sin da subito. Quale occasione migliore se non questa, dunque, per omaggiare un personaggio che tanto mi è rimasto nel cuore e ringraziare l’autrice talentuosa che l’ha creata? Aggiungeteci che a me hanno sempre incuriosito le sorelle di Oscar e capirete come non ho potuto resistere.
Con sgomento crescente vi ringrazio moltissimo per tutte le belle parole e il tempo che state spendendo per questa piccola raccolta. Il tempo di riprendermi un momento dal girone infernale di questa giornata e volerò a rispondere a tutte le vostre preziose recensioni. Vi abbraccio e vi do appuntamento a domani,
Anne

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Capitolo 8
*** Di alberi di Natale e di rose bianche ***


Rimiri con scarsa convinzione l’albero di Natale appena addobbato – pensi che gli manchi qualcosa - queste non sono proprio attività per te. Vero, Oscar?
 Ti sembra di udirla la voce di André, intrisa di bonaria ironia, canzonarti con tono gentile; mentre sei ancora lì a sbuffare e pensi che aiutare Marie sia stata una pessima idea, ricerchi nella tua creazione tutti i difetti possibili.
Le lucine sono un po’ storte e sulla punta dell’abete è tutto troppo spento, ci vorrebbe qualcosa di luminoso.
Quand’ecco dei passi alle tue spalle, ti volti e il suo sguardo va a intrecciarsi immediatamente al tuo.
André sta sorridendo, la sua concentrazione è volta all’albero, mentre tu cerchi dei segnali di critica per quello che a te sembra uno sgorbio.
Hai fatto davvero un ottimo lavoro, Oscar!  - esclama lui con l’aria di chi ci crede davvero e gliene sei riconoscente, moltissimo.
- Grazie, André. Ma non pensi che serva qualcosa in cima? – neanche il tempo di dirlo che lo osservi estrarre dalla tracolla sportiva un sacchetto di plastica dei grandi magazzini “Madame Bertin & co.”
- Non sarà un puntale color pulce come quello che ci ha regalato Maria Antonietta l’anno scorso? – bisbigli con una venatura di panico. André scuote il capo in segno di dissenso, un sorriso stampato sul bel volto al ricordo, e ti mostra una rosa di seta bianca, si vede che l’ha scelta lui: te lo dicono i suoi occhi, verdi e accoglienti, accesi da una scintilla di aspettativa.
- E’ bellissima, André – e glielo dici senza perdere il contatto visivo con lui: sei così concentrata che neanche fai attenzione ai movimenti delle tue mani – incaute – che sfiorano le sue. Arrossite entrambi e ti chiedi: da quanto è che lo guardi così? E lui? Da quanto fa lo stesso?
 
 
Angolo autrice: buonasera e bentrovati a tutti! Come potete vedere questa è decisamente un’AU a tema, oltre che il mio modo personale di dire “grazie” a chiunque passi per questa piccola raccolta. Sempre più felice, e col grazie ormai permanente sulle labbra, vi do appuntamento a domani.
Un abbraccio,

Anne

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Capitolo 9
*** Tradizioni di famiglia ***


Reynier de Jarjayes era esattamente il tipo d’uomo che molti avrebbero definito tradizionalista e questo non solo nelle situazioni formali, anche – e soprattutto – nella vita di tutti i giorni.
Un’usanza lo accompagnava sin da bambino: trascorrere la mezzanotte della vigilia di capodanno con la persona che più lo conosceva, era un modo per congedare l’anno che stava per scivolare via e dare il benvenuto a quello in arrivo.
Di solito, Nanny, quando bussava alla porta dello studio del generale, recava con sé una bottiglia di pregiato vino – scelto accuratamente e messo da parte mesi prima- ma in quell’occasione ne era sprovvista e il de Jarjayes lo sapeva bene.
Se lo è bevuto tutto in primavera - il vino designato per questo giorno - per liberarsi della collera provocata dalle mie scelte e da quelle di Oscar, non riesce proprio a capire come non voglia vivere da donna.
Me ne incolpi, Nanny, non è vero?
Seppur assorbito da questi pensieri inespressi, l’uomo non riuscì a trattenere un baluginio di sottile contentezza ad alleggerirgli lo sguardo, le indicò la bottiglia che aveva scelto mentre lei – sempre timidamente – scostava la sedia posta di fronte al nobile per accomodarsi.
 - Non mi scuserò per quello che è accaduto al vino, Signore, lo sapete. -
Reynier annuì ma, nonostante permettesse a lei sola questi gesti, non intendeva darle giustificazioni o spiegazioni di sorta. Erano diversi loro due, distanti in tutto e per tutto, ma non per questo lontani dal concetto di “famiglia”. Da piccino era stata lei ad averlo curato e cresciuto e da adolescente, nei rari momenti in cui usciva dalla nube di scontrosità che lo rivestiva, era sempre con lei che lui parlava.
Quando si era trovato a fare i conti con le ingombranti figure che affollavano il suo albero genealogico, era stata la governante che – silenziosa ma sempre al suo fianco– lo aveva consolato e incoraggiato a non temere il confronto con gli illustri parenti e predecessori. Alla fine la carriera militare aveva donato serenità a quell’animo inquieto; moltissime cose erano mutate dai giorni dell’infanzia, la presenza della donna era l’unico elemento a fare eccezione e a essergli così caro al contempo.
Permettere all’unico nipote dell’anziana nutrice di stabilirsi presso la loro casa era stata, quindi, la scelta più spontanea:
Non sono bravo con le parole, questo no. Ma so che mi hai amato come un figlio e so che stai facendo lo stesso con il tuo André e la mia Oscar. La tua famiglia è anche un po’ la mia.
Nanny, che affettuosa lo era per natura, capiva tutto quello che il piccolo Reynier – ormai un uomo adulto – non gli diceva e lo accettava, talvolta con fare recalcitrante e nonostante i disaccordi, perché anche lei lo sentiva vicino allo stesso modo.
Per una volta all’anno, come da consuetudine del trenta dicembre, fu lui a versare da bere per entrambi: coi calici levati si sorrisero, lieti e gioiosi di una tradizione familiare che apparteneva solo a loro.
 

Angolo autrice: ci credete che siamo vicini al giorno 10? Io non ancora.
Non so questa casella come mi sia venuta, di fatto, però, ho sempre nutrito una particolare curiosità per il rapporto tra Nanny e il Generale; siamo così abituati a quello che la donna ha con Oscar e André ma non si legge quasi mai di quello che intercorre col patriarca Jarjayes, pur sapendo che ne assiste la famiglia da quando lui era un bambino… Insomma, anche qui mi sono detta, perché no? Il Natale è fatto di tradizioni e, spesso, la famiglia è fatta anche di legami che travalicano i confini biologici.
Forse stavolta ho toppato, quasi sicuramente, ma ci tenevo molto ad esplorare questo aspetto. Con crescente e sconfinata gratitudine vi abbraccio tutti (ci leggiamo più tardi con le risposte alle vostre preziose recensioni) e vi do appuntamento a domani, grazie sempre,
Anne

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Capitolo 10
*** Angeli di neve e di sughero ***


Se avesse dovuto pensare al Natale più caro al suo cuore, Nicolas de La Motte, certamente avrebbe ricordato il primo da sposato con Jeanne.
Nella sua mente era ancora viva l’immagine della seta nera dei suoi capelli sparsi sul manto bianco della neve e la pelle eburnea che quasi si confondeva con essa; indubbiamente ebbra di vino - ma non abbastanza da soffocare quell’ingordigia e quell’ambizione feroci che tanto lo avevano spinto ad amarla- Jeanne sembrava più viva che mai mentre con una indolente allegria tracciava angeli nella coltre gelata.
-Perché non vieni a fare un angelo di neve anche tu, Nicolas? – al suo rifiuto non aveva insistito ma, come sempre accadeva tra loro, aveva prontamente interpretato quello che si riversava nelle pieghe impetuose di cuore e mente.
In sua presenza, Nicolas, si sentiva ogni volta avvinto dai sentimenti che nutriva per lei e – nonostante questo – per lui non erano mai abbastanza. L’amava di un amore cieco e doloroso e starle accanto, pur facendolo sentire indietro anni luce, era l’unica cosa che avesse anelato in vita sua.
Quella sera stessa era sul punto di coricarsi, quando aveva scorto un rustico angelo sbilenco – fatto col sughero di un tappo di bottiglia e le ali composte dalla stoffa di un suo fazzoletto liso – improvvisamente si era reputato l’uomo più fortunato ad aver camminato sulla terra.
Quel dono curioso e inaspettato era stato il modo non per deriderlo ma per fargli capire che, comunque andassero le cose tra loro, lei lo avrebbe scelto nonostante tutte le storture della sua persona, proprio come aveva fatto Nicolas.
 
Gli anni erano stati portati via dall’incedere implacabile del tempo, l’angelo era rimasto; lo conservava con solennità, Nicolas, e quando Jeanne era stata arrestata gli era sembrato giusto farglielo recapitare. Era un modo per dirle che lui era sempre al suo fianco e che mai il sentimento che li univa aveva abbandonato i pensieri dell’uomo.
 
La cella sudicia e buia, in cui Jeanne stava trascorrendo il peggior Santo Stefano di sempre, la vide finalmente sorridere mentre tra le dita stringeva quell’angelo un po’ bruttino ma così tanto loro.
 
 
Angolo autrice: buon weekend a tutti e bentrovati, oggi sono impazzita per ricontrollare le date ma ce l’ho fatta. Come sapete, durante lo “Scandalo della collana”, Nicolas riuscì a fuggire mentre Jeanne venne imprigionata. Questa “storia” punta a collocarsi prima del processo (che avvenne il 22 marzo 1786, mentre Jeanne venne arrestata sul finire di agosto 1785). Io davvero non ho più parole per dirvi “grazie”, mi sento veramente contenta non appena i miei occhi si soffermano sulle vostre bellissime parole.
Sperando che questa casellina possa essere di vostro gradimento, vi do appuntamento a domani e vi abbraccio tutti.

Tra stasera e domani risponderò ai meravigliosi commenti che mi avete lasciato, grazie sempre e ancora,
Anne

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Capitolo 11
*** Di compleanni natalizi e regali inaspettati ***


La mattina di quel venticinque dicembre Oscar avrebbe compiuto tredici anni; André, che comunque si reputava un giovane vicino a Dio, in quell’occasione si era sempre sentito – da quando viveva a palazzo Jarjayes – non meno di un miscredente; per lui, in quella data ogni sforzo era incentrato su Oscar.
Come se gli altri giorni fosse diverso… Beh, oggi sicuramente di più, rifletté.
Il giovane Grandier era così assorto in queste considerazioni che a stento ricordava che accanto a sé vi fosse, intenta a controllare che tutto fosse pronto per quel giorno, la graziosa – e irrimediabilmente infatuata– Mylène.
Neanche aveva dato peso, André, agli sguardi affettuosi che la ragazza gli rivolgeva.
Lui no, ma Oscar sì.
Ciò non scalfì con sorpresa il futuro comandante: a turbare l’algida impassibilità di Oscar, non ancora avvezza a cogliere i primi sguardi catturati dalla figura di André, fu il non rendersene conto dell’amico.
Il fastidio era insondabile da occhi esterni, dentro, però, un lieve senso d’irritazione le serpeggiava in modo impalpabile quanto persistente.
Non capisco come tu faccia, André!
Cosa avrebbe dovuto fare, lui? Oscar non lo sapeva, però, ecco…avrebbe dovuto rendersene conto ed essere meno André. Non riusciva a spiegarsi -  e neanche se lo domandava - il perché ribollisse in tal maniera, era così e basta.
Alla vista di loro due, André e Mylène, intenti ad approntare le ultime migliorie, girò sui tacchi e si diresse verso le sue stanze con le jeu aux dames sotto il braccio.
Quella era la loro routine di compleanno/Natale e, sebbene finissero sempre per battibeccare su chi avesse inventato la regola più assurda, era un momento al quale Oscar teneva tanto; come aveva potuto dimenticarsene? Questo era l’interrogativo che le si ripresentava, mentre con estremo sforzo tentava di vedere le lettere delle pagine che stava leggendo.
Quando sentì bussare il suo umore non migliorò, anzi, la voce le uscì più asciutta di quanto avrebbe fatto di solito.
- Oscar, indovina cosa ti ho portato? – André, con un vassoio riempito di due tazze fumanti e un libro, fece capolino nella sua stanza.Oscar provò davvero ad avercela con lui, ma al solo pregustare la lettura che il ragazzo le avrebbe regalato, rinunciò ad ogni distacco; se c’era una cosa che più di ogni altra amava, era sentire storie dalla voce calda e pacata di André. Non solo il suo amico era un eccellente narratore, riusciva anche a inventare e aggiungere situazioni avvincenti ed emozionanti.
- Leggerai per me, André? –
- Solo se non finirai col darti la solita, sonora, manata sulla fronte nei momenti di tensione. Non vorrai che tuo padre pensi che ti ho fatto un bernoccolo, Oscar? – risero entrambi mentre lei già si sedeva sul proprio letto facendogli posto. Sei meravigliosa, Oscar, buon compleanno, pensò André.
 
 
 
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti e scusatemi per il ritardo con cui arrivo e col quale ho risposto alle vostre meravigliose recensioni. Sono desolata.
Il giorno 11 è qui e io lo dedico a Epices e alla sua meravigliosa “Rentrée”: nessuna Mylène – che è sua – è stata maltrattata per questo regalo natalizio (che spero le piaccia almeno un quarto di quanto io amo la sua storia) e nessun jeu aux dames è andato distrutto (sempre suo). I bernoccoli – a suon di manate - in compenso, me li sono spesso causati io da sola, tanto ero assorbita nel leggerla.
Ancora lontanissima dall’abituarmi a tutte le belle parole di cui mi fate grande dono, vi do appuntamento a domani e vi abbraccio tutti.
Grazie sempre,
Anne

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Capitolo 12
*** Il meno coraggioso, il cuore più puro ***


Gerard Lassalle era un ragazzo e un figlio del popolo, uno di quelli il cui sorriso aperto portava sempre l’interlocutore di turno ad ammorbidirsi – d’istinto – in sua presenza. Non era avvenente come Alain e neanche forte come la metà dei compagni, non era neanche nato nobile come il vecchio e buon D’Agoult.
Aveva un cuore traboccante buoni sentimenti, Gerard, e in vista di quel Natale aveva disobbedito alle regole del suo ruolo di soldato per sfamare la famiglia e occuparsi di sua sorella Cosette.
Eppure, nonostante tutto ciò, a Gerard il furto del suo fucile – il primo mai commesso da lui che ne aveva, però, visti molti a opera dei compagni – pesava come una colpa impossibile da lavare o grattare via.
Voleva confessarsi, ci aveva ragionato tanto e aveva anche tenuto da parte un’offerta da elargire al buon prete, quando accadde: un vecchio, cieco a un occhio e con il passo claudicante, venne messo alla porta della casa del Signore con malagrazia dal generoso messaggero di Dio.
L’uomo, che portava con sé una fisarmonica, cercò di trarre calore riversando il fiato condensato sulle mani screpolate; al giovane Gerard, non certo incline a parlar male di Dio, la cosa sembrò tutto fuorché caritatevole e senza indugiare oltre si avvicinò al fisarmonicista.

- Serve aiuto, signore? Prendete questa, vi terrà al caldo – ciò detto avvolse le spalle del più anziano nella vecchia coperta che aveva appena acquistato. Poco male, ne ho presa anche un’altra e a Cosette basterà, pensò.L’uomo, che adesso era stretto in una coperta troppo grande per il fisico emaciato, scosse la testa e ringraziandolo gli porse un sorriso tanto malconcio quanto sincero.
Si voltò verso la strada di casa, Lassalle, quando udì di nuovo il fisarmonicista.

- Non devi sentirti in colpa, non hai ucciso nessuno con quel fucile; in compenso hai aiutato un uomo in difficoltà e tua sorella starà al caldo. Buon Natale – Quando gli ho parlato di Cosette?
Se lo domandò, Gerard, ed era già col quesito pronto a tramutarsi in domanda diretta, ma quando si voltò non c’era nessuno.
Non era forte o coraggioso, Gerard Lassalle, e il Natale di quell’anno – grazie al suo buon cuore e nonostante il senso di colpa, fattosi più leggero – la sua famiglia e un uomo che non conosceva, avrebbero sofferto meno il freddo.
 
 
 
 
Angolo autrice: ma ci credete che siamo a metà? Io proprio no, dico davvero. Stavolta, poi, temo di aver osato troppo ma il fatto è questo: a me i personaggi minori come Lassalle (mi attengo all’anime per il nome) hanno sempre ispirato un sacco. Avrò fatto bene? Chissà.
Di fatto non è che col fisarmonicista mi sia andata meglio, però io l’ho sempre visto come una figura un po’ evanescente. Ultima cosa: metto le mani avanti, non sto dicendo la mia sulla chiesa e non intendo offendere nessuno (questa scelta era necessaria ai fini narrativi); sì, Cosette (anche i sassi sanno che amo Victor Hugo) è mia.
Io vi ringrazio sempre con tutto il mio cuore e, sperando di non aver strafatto, vi do appuntamento a domani. Un abbraccio,

Anne 

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Capitolo 13
*** Santa Lucia ***


Ci credevi davvero, quando sei partito per quella guerra, che tutto sarebbe stato meglio che averla davanti e non poterla toccare; pensavi sul serio – povero ingenuo! – che fuggire sarebbe equivalso alla salvezza.
Ora, mentre intorno a te imperversano i suoni ferali della battaglia, e tu, inerte, te ne stai lì semincosciente – piegato tra veglia e sogno – ti dici che faresti di tutto per un lussebullar* porto dalle mani di colei che invece ti aveva offerto il cuore.
Hans Axel von Fersen, avresti mai immaginato un giorno di Santa Lucia come quello?
Nell’atto di stringere le palpebre alle iridi, trattieni l’immagine dei suoi capelli chiari e di una veste lattea che ne riveste il bel corpo.
Solo un altro istante, resta un altro momento con me, ti dici mentre preghi di poter rivedere la tua Regina.
Maria Antonietta, riesci a pensarlo adesso, quel nome che imperioso si è insinuato nel tuo cuore; sei anche capace – prima di ridestarti – di pensare che immaginartela con gli abiti tipici della tua Svezia per questo giorno è un augurio che fai a te stesso.
Tu, il Conte che per amore disinteressato ha rinunciato a lei, asservito alla tua Regina – prescelta e non imposta – tornerai e allora sì: lei scaccerà gli spiriti maligni che – spietati – ghermiscono il tuo cuore e potrai dirle che l’hai immaginata con le vesti di Santa Lucia.
Ne riderà? Non lo sai; tutto quello che il tuo animo pretende, è di tornare integro da lei e ci riuscirai.
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti e grazie sempre di essere qui. Davvero, non è mai scontato!
Oggi planiamo dritti alla festa di Santa Lucia - gentilmente spiegatami da alcuni di voi – festa, questa, che ho scoperto essere collegata anche alla Svezia (come resistere a un Fersen in guerra?).
Vi lascio quello che ho trovato (anche qui con qualche aiutino necessario) e, ringraziandovi ancora una volta, vi do appuntamento a domani. Ci leggiamo più tardi con le risposte alle vostre graditissime (sempre) recensioni!
*I festeggiamenti veri e propri del Natale in Svezia iniziano il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, martire italiana.
Questa ricorrenza è legata al solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano (calendario solare basato sul ciclo delle stagioni) e ogni anno dal XVII secolo si festeggia con concerti e processioni nelle case, nelle scuole e nelle chiese.
Secondo la leggenda popolare quella del 13 dicembre era una notte popolata da spiriti maligni, e la gente impaurita si riuniva e rimaneva sveglia fino al mattino per sconfiggere le tenebre.
Il 13 dicembre vuole che le bambine e le ragazze vestite di bianco illuminino con le loro candele il buio dell’inverno svedese, intonando canti natalizi, e offrendo caffè caldo e lussebullar (dolci allo zafferano), proprio come fece le santa che aiutò i poveri portando loro cibo e bevande.
 

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Capitolo 14
*** Rosso Natale ***


Il sangue gli colava dal naso, dopo il pugno ricevuto, in modo impietoso e lui neanche si sforzava di tenere alzata la testa; ne aveva date più di quante ne avesse prese, Alain, e più ci pensava più sentiva l’orgoglio dibattersi impetuoso nel giovane petto.
Diane voleva a tutti costi quella stoffa rossa per rivestire le scarpe che sarebbero servite per accogliere i doni natalizi per loro tre, la mamma inclusa.
- Non possiamo lasciarle così, Alain, sono bucate e rischiamo di perdere i regali! – aveva esclamato la ragazzina; le parole erano rimaste incastrate nella gola di Alain, quando era stato sul punto di comunicarle che ben poco avrebbero ricevuto quell’anno. Diane aveva appena imparato a cucire e voleva che fosse felice e questo era sufficiente perché affrontasse anche il mondo a mani nude, se necessario.Perciò, svogliatamente, all’albeggiare di quel mattino aveva sfidato il freddo e il sonno e si era diretto al carretto delle stoffe; andare a comperarlo da altre parti era fuori discussione: troppo costoso.
Per accaparrarsi quelle poche strisce di tessuto aveva dovuto misurarsi con ragazzini più grandi di lui e, complice la stanchezza, non aveva scorto il pugno aggredirgli la guancia destra.
Diane aveva sgranato gli occhi con orrore e si era coperta la bocca con la mano alla vista di un simile spettacolo; il trofeo di Alain era passato in secondo piano mentre la più giovane medicava il fratello.
- Stai tranquilla, Diane e mettiti a cucire – le aveva detto Alain, burbero, mentre le carezzava la testolina castana.L’indomani, però, la meraviglia spalancò i grandi occhi bruni del ragazzo: la stoffa non era servita per rivestire le scarpe ma per una sciarpa; la stessa che, sebbene leggera, da quel momento gli cinse sempre il collo.
Da sciarpa divenne un fazzoletto una volta che il tempo ebbe posato le sue grinfie su di essa, ad Alain non importava: Rosso come il Natale e come l’amore cucito insieme alla stoffa dalla mia Diane, questo si ripeteva.
 
Angolo autrice: buonasera e bentrovati a tutti, anche oggi arrivo in ritardo…vi chiedo scusa, più tardi passerò a 
rispondere alle vostre magnifiche recensioni. Grazie davvero di essere qui.
Parto da una premessa e poi passo a cose più piacevoli: 
tradizione vuole che il giorno di Natale i bambini francesi lascino le loro scarpe alla finestra o vicino al camino, sperando di trovarle piene di doni il giorno seguente, ecco perché faccio riferimento alle calzature qui.
Poi, come vedete, la flash di oggi è tutta per Alain – personaggio del mio cuore – e per Galla che con me condivide questo amore. Galla, io i disegni non li so fare: non ho le mani d’oro come le tue ma questa cosina qui – sperando ti piaccia - è per te; grazie per tutte le volte in cui mi lasci senza parole davanti ai tuoi bellissimi disegni. A proposito, vi allego una sua creazione – che gentilmente mi ha inviato e che, con onore e aria sognante, custodisco – è giusto condividere le cose belle!
A domani con la prossima e sempre grazie,

Anne

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Capitolo 15
*** La sedia vuota ***


Yolande Martine Gabrielle de Polignac era seduta al tavolino dei suoi appartamenti e – senza realmente vederle – mescolava le carte in un solitario che, come ogni anno, giocava con sé stessa. Ogni volta perdeva, Yolande, e con uguale frequenza si figurava la sedia vuota durante la cena di capodanno; quella sedia era vuota ogni giorno ma, a lei, stranamente quel vuoto faceva più male in questa occasione.  Chi doveva incolpare se non sé stessa? Eppure non vi riusciva, come non riusciva a dare tutte le colpe a Charlotte e alla sua debolezza per quel vuoto; lei pensava, e ne era assolutamente certa, di aver agito per il meglio: viva la ricchezza materiale, piuttosto che un’esistenza grama da ogni punto di vista… Eppure.
Quel vuoto non si colmava mai e neanche, in cuor suo, se ancora ne aveva uno, pensava di meritare che accadesse.
Durante quella giornata, però, aveva fatto un dono alla figlia della Regina: Marie Thérèse, quando la madre gliela aveva momentaneamente affidata, aveva chiesto di poter prendere il ventaglio che fu di Charlotte.
Era un ventaglio ormai passato di moda, quello, e lei neanche ricordava da quanto lo conservasse; rimembrava, nonostante il vino a offuscarle i pensieri, di aver chiamato la Principessa col suo terzo nome: Charlotte. Doveva essere stato quello a vincere ogni eventuale resistenza, non c’erano dubbi; sentì la pendola battere le sei: doveva prepararsi. Depose il volto di una donna fragile e ritornò a indossare la maschera di supponente bellezza: che lo tenesse Marie Thérèse il piccolo ventaglio, a lei sarebbe rimasta la sedia vuota all’interno del proprio cuore e – in qualche modo – sentì, sebbene mai lo avrebbe confessato, che era la giusta punizione. Sarebbe sempre stato così e lo aveva accettato; sacrificare un pezzo del proprio cuore all’altare del successo era un prezzo che avrebbe pagato comunque. Sperò solo – col tempo – che il freddo si sarebbe attenuato.
 
 
Angolo autrice: mi vedete correre come il Bianconiglio di Alice?
Bentrovati a tutti e perdonatemi, davvero, sono in ritardo con tutte le risposte alle vostre splendide recensioni (tra poco mi metto a recuperare) e vi ho pure pubblicato quella che doveva essere una cosa “carina”. Stavolta non lo è e mi dispiace moltissimo, purtroppo, cercando di essere inclusiva con tutti i personaggi, ho voluto fare un tentativo e credo di aver fallito: questo era un modo per coinvolgere anche colei che più mi è sgradita e io, di lei, non riesco proprio a vedere il buono. Aggiungeteci che mi sembrava un buon collegamento con quella di ieri e nulla…lo chiamiamo crisantemo natalizio? Vado a nascondermi, intanto vi ringrazio sempre di cuore: non c’è momento in cui non mi meravigli del vostro calore e vi abbraccio tutti. Quella di domani è sciocca e leggera, giuro! Un abbraccio,
Anne

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Capitolo 16
*** Bûche de Noël flambé ***


Le quattro teste si voltarono all' istante nell' udire l'urlo sovraumano che fece tremare le pareti; Oscar capì che doveva essere stata Marie e i suoi occhi ricercarono istantaneamente quelli di André per avere una risposta. André - invece - neanche si scompose e nel mentre aiutò Alain e Victor a raddrizzare l'albero di Natale, vittima collaterale dell'ira funesta della nonna.
- Il mio prezioso Bûche de Noël, come hai potuto? Stoccafisso del Baltico! -
Le urla di Marie si fecero più perforanti via via che si avvicinava al salotto dove stavano i quattro ragazzi. Quello che nessuno di loro poteva prevedere fu la scena che gli si parò davanti: Nanny, con lo sguardo stretto dalla collera, teneva per un orecchio - piegato per essere all'altezza dell'anziana - lo sfortunato Hans Axel, lo studente in scambio ospite di Victor. Lo svedese, in tutto ciò e con grande costernazione degli altri, era ricoperto dalla testa ai piedi di residui di cioccolato e marmellata: il Bûche de Noël di nonna Marie, realizzarono con orrore i quattro; ad aggiungere colore a una scena assolutamente atipica, Hans brandiva i resti anneriti del tronchetto in una mano.
Compresero subito: lo sciagurato Hans doveva averlo preso per un tronco vero e doveva aver tentato di gettarlo nel caminetto della cucina; tutti volevano ridere, il primo a cedere, schivando uno strofinaccio volto a colpirlo, fu Alain.
Da lì si sciolsero tutti, tranne Marie, persino André - che la nonna la temeva in quelle situazioni- e anche Victor, sempre così composto ed educato.
- Venga, Marie, le do una mano io a sistemare in cucina. Dopotutto Hans è mio ospite e il minimo che io possa fare è aiutarla - si offrì Victor.
Quando i due furono spariti e Oscar fu andata con Hans per indicargli il bagno, al fine di darsi una ripulita, André si volse verso Alain.
- Secondo te ha fatto tutto da solo o qualcuno gli ha dato le indicazioni sbagliate? - ancora se la rideva, André, mentre interpellava l'amico.
Alain, che se ne stava adagiato mollemente sul divano, gli gettò uno sguardo furbetto.
- Io penso sia stato Louis, è evidente che Maria Antonietta abbia un debole per lui, non hai visto ieri come lo guardava - era contrariato- quando siamo andati al negozio con Hans? - André scosse la testa con scarsa convinzione.
- Ma no, Alain! Louis era così preso a chiudere la ferramenta che neanche avrà badato a lui; sai quanto lo stanchi ultimamente il lavoro, specie dopo il brevetto della nuova serratura... Sono sicuro che Hans abbia fatto tutto da solo. -
André ne era talmente certo che colse quell'opportunità per togliersi dall'impiccio di doversi vestire da Babbo Natale per il figlio di Bernard...
- Ehi, Alain, facciamo una scommessa? – 


Angolo autrice: come promesso, e sempre all’ultimo secondo, sono qui anche oggi. Mi rendo conto che questa AU sia di un’idiozia rara, ma dopo ieri volevo stemperare un po’, spero di esserci riuscita.
*Il Bûche de Noël è uno dolce natalizio tipico della Francia, a base di cioccolato e marmellata, a forma di tronco ed è stato ideato nel 1945.
Vi ringrazio sempre moltissimo, e mai abbastanza per tutte le belle cose che mi dite: più tardi passerò a rispondervi, grazie e ancora grazie.
A domani,
Anne

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Capitolo 17
*** Il presepe e la scatola ***


Inquieta, ecco come si sente Oscar: non riesce a trovare la scatola color carta da zucchero; a occhi estranei quella potrebbe apparire come una cosa da poco, da niente, ma per lei è importante.
Quella semplice custodia è invece, per lei, il simulacro di giorni felici, di momenti dal sapore d’infanzia e di ricordi cari allo spirito. Dove può essere? Si interroga Oscar, mentre continua a setacciare con sguardo attento l’ambiente.
Quando capisce che non è lì, con un sospiro affranto a sfaldare la regolarità del respiro, si chiude la porta alle spalle. Non che non le importi del contenuto, ci mancherebbe, il presepe di famiglia è essenziale; però, eccola lì la verità: lei sarebbe disposta a non allestirlo più il presepe, sa che non potrà farlo in eterno – tra un anno o due sarà anche felice di regalarlo a sua nipote, è giusto che altri siano felici come lo è stata lei – ma non può rinunciare ai ricordi in essa contenuti. Quei ricordi sono solo suoi e il solo ammirarne la superficie, ormai un po’ cadente, le dà un profondo senso di pace e, pure quella, è unicamente sua.
Pensarlo le fa uno strano effetto, mai nulla ha sentito suo prima; è per tale ragione che, quando André le si presenta davanti con la scatola tra le braccia, non può frenare il sollievo che le si riversa sulle guance – ora lievemente rosee e dalla curva più morbida – e che le distende le pieghe della bocca dolcemente.
- Andiamo, Oscar: l’ho trovata io stamattina ma volevo aggiungerci una cosa, prima – nel dirlo André le rifila una strizzata d’occhio velata di complicità, mentre la curiosità si fa largo nella mente di lei.Non è turbata dal fatto che André l’abbia presa, questo no, è come se lo avesse fatto lei e lui solo può tanto.
Mentre scartano e sistemano i pastori, gli animali e la sacra famiglia – tra tutta quella paglia – le mani di Oscar s’arrestano.
Da un angolo della sua scatola spunta una figuretta di legno - si vede che è di intagliatura fresca - che le somiglia moltissimo: capelli biondi, occhi blu e gli abiti che suole indossare quando è a casa; a colpirla, però, è la spada che la figuretta stringe e tiene lungo il fianco.
La vista le si appanna, neanche prova a capire come mai, si volge verso André.
- Perché ci sono anche io? – sorride, l’amico, mentre una fossetta gli si forma all’angolo sinistro del volto; è una piega felice e – forse – lievemente imbarazzata.
-Perché è come ti vedo io, avevi detto che non avresti voluto preparare il presepe ancora per molto e mi sembrava un bel modo per onorare la tradizione. Se non ti piace possiamo sempre toglierti e metterti nelle stalle! – si riaccende la risata di André quando Oscar, fintamente indignata, gli pizzica un fianco al grido di – Come osi! -Sì, non faremo il presepe in eterno, pensa Oscar, ma la tengo per me questa scatola color carta da zucchero che tanta felicità mi regala; e quella piccola miniatura di sé stessa, intagliata con premura da André, ne è una prova tangibile e inconfutabile.
 
 
 

Angolo autrice: bentrovati a tutti e buon finesettimana, grazie sempre di essere qui; sono proprio felice di come stia procedendo questa piccola raccolta, nonostante la paura non scemi di una virgola (so che è una deformazione caratteriale la mia). Che dire? Oggi ci ritroviamo prima e sono anche più emozionata del solito: questo è un regalo per la carissima e talentuosissima Settembre17 (la scelta del giorno mi sembrava simpatica). La scatola color carta da zucchero e il presepe (con annesso il volerlo cedere alla nipotina) – che all’epoca era già parte della tradizione- sono della sua storia. “Una scatola color carta da zucchero”, appunto, è una storia a cui sono legatissima e che mi ha permesso di scoprire la sensibilità finissima della sua Autrice e io non solo sono ammiratrice di ambedue, nutro anche un profondissimo affetto per entrambe. Questa è per te, cara Sett., grazie di tutto (ma proprio tutto). Spero di non aver fatto disastri, giuro che non era nelle mie intenzioni e, ormai lo sapete, quando voglio fare un regalo mi agito più del solito: le storie degli altri sono sacre – inoltre le persone a cui ho tentato di fare questi “regali” sono persone per le quali ho grande affetto e grande stima- e io sono solo una fervente lettrice. Incrociando tutto, vi mando un abbraccio. Ci leggiamo stasera con le vostre generosissime parole, grazie sempre (e mai abbastanza) e a domani.
Anne

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Capitolo 18
*** Il dipinto ***


Georgette de Jarjayes, un tempo de la Tour, osservò con soddisfazione il dipinto – risalente a un anno prima e poi dimenticato a causa delle doglie, mentre era sul punto di essere concluso - del vecchio Armand: finalmente era stato possibile appenderlo e quale giorno migliore se non quello? Oscar avrebbe compiuto un anno proprio il giorno seguente e, sebbene non visibile come le sue sorelle, c’era anche lei in quel quadro: era presente nel ventre gonfio di Georgette e nello sguardo di trepida attesa in ognuno dei volti protagonisti di quella tela. Si osservò, Georgette, e le sembrò di essere stata dipinta con l’espressione di una Venere: per lei poteva andare bene, ma non per l’Oscar d’un domani.
- Armand? – chiamò Madame, volgendosi verso l’uomo al suo fianco – Volevo chiederti un dono per il futuro, un favore per così dire, e colgo l’occasione del Natale. -Armand, dal canto suo, si esibì in un inchino reverente.
- Tutto quello che desiderate Madame de la To…de Jarjayes, scusate. –  nel dirlo l’uomo si colpì la fronte, a causa dei vecchi ricordi non era ancora riuscito – e dubitò l’avrebbe fatto mai – a dimenticare le radici di Madame, radici alle quali lui doveva moltissimo e in virtù delle quali avrebbe esaudito qualsiasi richiesta da lei proferita.
- Quando Oscar ne avrà l’età, e avrà ottenuto prestigio, potreste dipingerla come Marte? Non una lieve Venere, come avete fatto con me; sono certa che sarà gloriosa e penso che al conte mio marito questo sia un presente che farà molto piacere. –Armand, che ben la conosceva, però, la trattenne ancora un istante.
- Non volete dunque una figura con la grazia di Venere? –
- Oh no, al di là di tutto sarà sempre mia figlia che vedrò, una madre non ha bisogno di certe cose; questo dono non è neanche per lei in realtà, lei avrà questo qui – disse indicando il dipinto alla parete – quello che voi farete sarà per il conte, per un Natale che verrà. – 
 
Angolo autrice: buonasera e bentrovati a tutti, scusate il ritardo ma stavolta ci tenevo a dare precedenza alle vostre generose ed edificanti parole. Mi state spronando, tenendo compagnia ed emozionando e non è poco.
 Quella di oggi è una casella tranquilla, non so quanto possa piacere ma era giusto ci fosse uno spazio anche per Madame (nel manga Georgette). A tal proposito vi dico che, leggendo la storia a lei dedicata, effettivamente il legame tra lei e Armand – il pittore – non è poi così strano. Pare infatti che Armand ad Arras, da giovane, abbia preso lezioni di pittura dal nonno materno di Oscar in Lorena. Il giorno della nascita di Oscar ha dipinto un ritratto della madre incinta con le cinque sorelle, ed è sempre lui che dipingerà l’ultimo dipinto che Oscar si farà fare; le cose andranno un po' diversamente, ma a me faceva piacere immaginare la semplice richiesta di una madre; spero non vi dispiaccia.
Grazie ancora e un abbraccio,
Anne

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Capitolo 19
*** Esistesse l'usanza del vischio ***


Ti ha spiato a lungo, nascosto dalle folte ciglia scure, e tu – che ogni volta in cui i suoi occhi incontrano i tuoi- sei sempre in imbarazzo se lo sorprendi a osservarti, quando accidentalmente ti sfiora e anche quando condividete la stessa stanza. Sai che non dovresti, sei consapevole non ce ne sia bisogno e nonostante tutto ecco giungere le tue insicurezze: troppo nobile per stargli accanto e non abbastanza del popolo per dividere la tua vita con la sua.
Bernard ti ha chiesto di sposarlo, piccola Rosalie, e lo ha fatto alla vigilia di Natale; lo ha fatto mentre ti stava aiutando a curarti della madre di Pierre e te lo ha chiesto con voce sicura e cuore colmo.
E tu? Cosa gli risponderai? Una parte di te sta dicendo che meriterebbe di più, lui, col suo animo ardimentoso e la generosità degli intenti, ma quel barlume di egoismo - che non hai mai mostrato prima – ti coglie alle prime luci di un Natale che odora di legna e neve, mentre bussi alla sua porta con una sicurezza mai posseduta prima.
Ti apre finalmente, vi guardate e le vostre mani si trovano subito; le tue labbra, lievemente seccate dal freddo, ricercano le sue mentre un flebile e chiaro “sì” abbandona la tua gola. Esistesse già l’usanza del vischio, è sotto quello che avresti unito la tua bocca alla sua, ma va bene lo stesso.
Niente doni e preparativi per questo Natale, il dono più prezioso ve lo siete già scambiati.
 

Angolo autrice: buonasera e bentrovati a tutti, ma domani è davvero 20? Sapete che non pensavo proprio ci saremmo arrivati? Per me è una sensazione nuova e strana ma sono molto, molto felice di condividerla con voi. Questa briciola, sperando le piaccia, è per Bri: Autrice, Amica e Persona splendida che tanto mi sopporta e supporta; lei è una sostenitrice di questa coppia qui…perciò, ecco, spero di non aver fatto cilecca.
Prima di salutarvi vi preciso due cose: purtroppo l'usanza di baciarsi sotto il vischio è considerata popolare tra i servi nell'Inghilterra della fine del XVIII secolo e solo dopo è arrivata nel resto d’Europa; per Bernard e Rosalie mi sono attenuta all’anime, dove è più facile immaginare del loro rapporto (dato che così poco ci viene detto).
Vi ringrazio sempre delle preziose letture e delle incoraggianti parole che mi lasciate: sappiate che è un onore per me dividere questo percorso natalizio con ognuno di voi. Grazie sempre e a domani,
Anne

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Capitolo 20
*** Il coltello dal manico rosso e la trottola ***


Niente duelli né chiacchiere davanti al fuoco per te, questo Natale; André non ci è voluto tornare a casa e tu neanche sai darti una spiegazione… O meglio, sai qual è ma ti rifiuti di fornirtela. Tutto è inanellato e collegato alla rete di distacco che tu stessa hai intessuto e le cui spire adesso ti stanno strette; proprio quando credevi che il respiro stesse per darti il benservito, hai pensato di andare a dissotterrare la scatola del vostro tesoro. Il bisogno atavico e primordiale di sentirlo accanto ti ha spinta a tal punto; ma cos’è stato? Te lo chiedi con retorica, ancora una volta, perché tu sai tutto: è il tuo cuore che è divelto da te, ma tu ne sei conscia; dai corpo a questa certezza mentre senti la terra umida sotto le unghie e fai per ingollare un altro sorso di vino: perdersi, è tutto un perdersi e un ritrovarsi e  sempre  - e solo – sotto lo sguardo trasparente di André; a sostituirlo ora ci sono la trottola e il coltello dal manico rosso, che ti osservano da un tavolo che vi ha visti sin da bambini.
Tutta la colpa è sempre del suo modo di sondare il tuo animo: con l’unico occhio scoperto - smeraldo spietato - ti ha augurato “Buon Natale” e mentre trai la scatola del tesoro a te, serri le palpebre per conservare quell’occhiata a te cara; ti manca, André, e lo ami sebbene dirlo per te sia ancora un atto inimmaginabile. Questo sentimento, che neanche sapevi di nutrire fino a poco tempo fa, è con te da sempre; forse da quando ti ha detto che i regali sono spesso senz’anima, ma tu una ce l’hai e ne carezzi le ferite – autoinflitte e non – con la convinzione che quei due oggetti insignificanti, la trottola e il coltello dal manico rosso, siano doni pregni di un loro animo: il vostro.
Il prossimo Natale te lo dirò, André, ti dirò ogni cosa, ti ripeti.
 
 
Angolo autrice: buonasera a tutti e bentrovati, al solito, mi ritrovo qui a ringraziarvi col cuore colmo di gioia per tutte le belle cose che questa piccola raccolta sta raccogliendo; sappiate che vivere questi giorni con voi è davvero bello per me e che le vostre parole mi fanno tanta e carissima compagnia. Vi chiedo scusa se non sono riuscita a passare prima per rispondere alle vostre recensioni, la routine è quantomai frenetica in questi giorni, giuro di rispondervi in serata. Perdonatemi.
Ne approfitto per precisare alcune cose: per questa lucina mi sono aiutata con la cronologia dell’anime – a quello mi attengo in questo frangente – che ho trovato in rete: una benedizione. Quello che ho immaginato qui è il Natale 1788, quando André si è già arruolato e Oscar è tornata a casa per trascorrere dei giorni in famiglia (sulla trottola e il coltello dal manico rosso non penso ci sia bisogno di dire molto). A corredo di questa lucina malinconica vi lascio un altro capolavoro di Galla: è grazie a lei se ho immaginato così lo sguardo di André. Ma quanto è brava e talentuosa?! Grazie sempre, Galla, sei di una generosità splendida <3. Sperando riscontri il vostro gradimento, vi ringrazio ancora e vi do appuntamento a domani.
Anne

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Capitolo 21
*** Un mattino dell'anno nuovo ***


Maximilien era rimasto folgorato, per non dire umiliato e oltraggiato, dall’innegabile verità che gli aveva ferito gli occhi: Nicole Olivier era una goccia d’acqua dell’icona contro cui – pian piano e instancabilmente – aveva iniziato a dare battaglia; non una battaglia d’armi, ma sempre di guerra si trattava per il suo animo bellicoso.
Richiamato dal giusto, dall’uguaglianza e da un candore – bello e puro e a cui era sensibile – per lui era stato un passo disinvolto quello di assicurarsi che a quella creatura disgraziata non mancasse nulla. Inizialmente, Nicole, non aveva capito e non aveva potuto vedere chi le portasse con tanta solidarietà i beni di prima necessità che a lei mancavano; ogni volta, però, sentiva quel passo marziale attutito dalla neve mentre metteva distanza tra loro. Aveva imparato a voler bene a quel passo così distaccato ma accorto e – inconsciamente – lo aveva memorizzato fin da quando lo aveva percepito in un’aula di tribunale.
Fu la mattina di un nuovo anno, quando la città ancora dormiva, dopo i festeggiamenti, che ebbe l’ardire di trattenere una mano del suo benefattore: la sentì calda e maschile e ne fu lievemente sorpresa, non gli aveva neanche mai chiesto il suo corpo in cambio.
- Buon anno e grazie, Signore: siete buono con una povera cieca. – Quella folata di gratitudine gli rese i pensieri un groviglio indistricabile ma, per un attimo, ricambiò lievemente la stretta di quella mano tanto piccola e sorrise, Robespierre; sorrise al sé stesso spesso troppo intransigente per schernirlo -aveva fatto bene a non ascoltarlo- e sorrise a lei che non poteva vedere. Era bella, sì, e non perché somigliasse alla sovrana ma perché aveva un cuore dal biancore puro e perché era abbacinante quando sorrideva.
 
 

Angolo autrice: buonasera e bentrovati a tutti, sono in ritardissimo – lo so – scusate; e perdonatemi anche per questo azzardo, ma si poteva mai lasciare Robespierre fuori? Spero di non avervi annoiati, io vi ringrazio sempre tantissimo e con tutta me stessa (ci sentiamo più tardi con le risposte alle vostre carissime parole). Vi abbraccio e vi do appuntamento a domani,
Anne

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Capitolo 22
*** Di brindisi e d'amicizia ***


Lo osserva attraverso le pieghe del ventaglio, la contessa de Noailles, e si sorprende a trovarlo rassicurante: è così garbato e gentile, il conte de Mercy, che le verrebbe voglia di dargli un buffetto tra una guancia e uno dei baffoni. L’inizio di quel 1772 ha visto Maria Antonietta salutare – finalmente – la du Barry e lei, Madame Etiquette, sa chi deve ringraziare e non solo per quello; non fosse stato per lui, sicuramente, lei si sentirebbe ancora sgradita e aliena in quel contesto. Nonostante sia ancora così e capisca di essere fuori posto in quell’ordine, che di tale non ha nulla, sapere di avere accanto qualcuno che ne condivide le idee le dà pace e la fa sentire meno sola.
Lei lo ha visto e lui ha visto la contessa - si sono riconosciuti come spiriti affini e quieti - e sebbene l’etichetta le imponga contegno, in quel preciso momento – complice l’ebbrezza del brindisi per l’anno giunto – non può far altro che tentare un sorriso.
Madame de Noailles lo fa, gli sorride: non a mezza bocca com’è solita fare, ma scoprendo i denti e lui, de Mercy, - avvertendo l’allegria che gli pungola il collo - non può evitare di voltarsi e ricambiare.
Sono amici – che parola inusuale, per lei! - e alleati, loro, e lo saranno per ogni anno che verrà: è una tacita promessa, quella di chi si sceglie al di là di ogni tornaconto ed etichetta, pensa con ironia la contessa.
 
 
Angolo autrice: ho già detto che è tardi? Scommetto di sì.
Scusatemi, davvero, vorrei arrivare più puntuale di così ma sono giorni talmente pieni che mi è difficile farcela prima.
Stavolta credo di aver dato spazio a una briciola tiepida (un missing moment, se volete, - e che si collega un po' alle difficoltà che la figura storica della contessa ebbe- per certi versi), per due personaggi che – però – penso lo meritino: non ci viene mai mostrata nell’anime la loro vicinanza ma, a me, hanno sempre dato questa impressione di amicizia. Spero, anche stavolta, di non avervi tediato eccessivamente. Vi ringrazio ancora e sempre per la delicatezza con la quale mi state donando il Natale, davvero; più tardi passerò a rispondere alle vostre bellissime parole, intanto vi rinnovo la mia gioia e la mia gratitudine e vi do appuntamento a domani. Un abbraccio,
Anne

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Capitolo 23
*** Fiocchi di neve ***


Louis Antoine de Saint-Just era solo un ragazzo: acerbo, sprovveduto e accecato dalla passione; non la passione che avrebbe, un giorno, generato il fremito di una platea – gigantesco orecchio umano – protesa al suono delle sue parole. Non era neanche consapevole del fatto che un domani avrebbe disprezzato una donna dai capelli chiari – così diversi da quelli della sua Thérese – al punto da volerla morta.
In quell’antivigilia fredda e travagliata aspettava solo che lei, Thérese, si affacciasse: aveva un dono per lui, gli aveva confessato tra un bacio dato di soppiatto e l’altro, e a Saint-Just sarebbe bastato averla in sposa; che fosse per un attimo o l’eternità non avrebbe fatto la differenza, si ripeteva. Il notaio - padre di lei - non ne voleva proprio sapere di cederla al suo cuore squassato dal sentimento, era uno spiantato e – se anche non lo fosse stato – aveva osato mostrare alla luce del sole quel suo amore così impudico e tanto bastava.
Quando Thérese finalmente si affacciò e lasciò scivolare un involto dal davanzale, a Saint-Just sembrò che i fiocchi di neve – che scendevano copiosi – potessero quantificare le stille d’amore che sentiva per lei.
Aprì il fagotto e rivelò un pugnale, lo stesso che poi avrebbe portato con sé e da cui mai più si sarebbe separato.
- Louis: tu sei come questa lama, fine, elegante e tagliente. Gli altri ti vedranno sempre come i coriandoli di spine che si accompagnano alla tua bocca: usalo ma solo per difenderti. –E quando lui era arrossito, lei aveva riso: quella risata la portò via con sé insieme alla lama, ma non glielo disse, lei era la sola che il suo cuore desiderasse con tanto spasmo.
Non sapeva, Saint-Just, che un giorno avrebbe odiato una donna e che si sarebbe ubriacato del suono della propria voce e – intanto – ancora contemplava le gocce di neve che gli coprivano il corpo, come fossero il suo sentire per Thérese, sebbene non avesse potuto farle alcun dono.
 
 
 
 
Angolo autrice: dopo Robespierre, poteva mai mancare Saint-Just? Questo personaggio mi ha sempre fatto venire voglia di scrivere ma, al contempo, ha anche fatto crescere le mie inibizioni. Qui siamo davanti a un Saint-Just diciannovenne e per le informazioni su Thérese vi riporto ciò che ho trovato io:
“Nel 1786 iniziò una relazione con Thérese Sigrade-Gellé, figlia del notaio di Blérancourt. Sembra che la naturale esuberanza e la giovanile spregiudicatezza dei due quasi ventenni fosse stata fonte di scandalo tanto che il loro matrimonio sfumò perché le rispettive famiglie non riuscirono a mettersi d’accordo e Thérese finì per essere impalmata, suo malgrado, da uno scrivano al servizio del padre il quale aveva rifiutato Saint-Just (non la prese bene, venne addirittura arrestato per furto in casa dei propri genitori). Saint- Just, a Parigi, si procurò la fama di dongiovanni impenitente; si prese anche una rivincita tardiva sul notaio Sigrade-Gellé di Blérancourt, che anni prima lo aveva rifiutato come marito della figlia Thérese: quest’ultima rispose prontamente all’invito della sua antica fiamma, divorziando dal marito e raggiungendo il suo Louis Antoine, il quale però, nel frattempo, aveva iniziato una piccola storia d’amore con Henriette Lebas, sorella di un giacobino molto vicino all’Incorruttibile.”
Spero proprio che questa lucina non sia così tremenda, vi ringrazio sin da ora e vi anticipo già che risponderò al più presto alle vostre sempre troppo generose recensioni; qui stamattina è mancata la corrente e dovrebbe accadere di nuovo a breve (e visto che stasera mi sarà impossibile pubblicare), eccomi stranamente in anticipo.

Io proprio non ci credo che ci siamo quasi, credetemi: mi avete fatto tanta compagnia ed è un onore condividere questi attimi con ognuno di voi. Grazie sempre e a domani, un commosso abbraccio,
Anne

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Capitolo 24
*** Alberi dalla Prussia ***


Lo avevano sentito entrambi, Oscar e André, il racconto del nuovo attendente del generale Bouillé: era stato durante la sera che precedeva quelle feste e il giovane, che aveva prestato servizio in Prussia, aveva – attraverso i suoi animati discorsi – catturato la loro attenzione con quella storia assurda di un abete addobbato per Natale. Tanta era stata la loro amarezza quando il ragazzo si era dovuto interrompere, il generale non gradiva discorsi protestanti sotto il suo tetto e questo anche quando l’argomento era una semplice decorazione natalizia.
Oscar, però, lo aveva notato il dilatarsi delle iridi di lui: come lei, André, si era chiesto come sarebbe stato ricreare una simile opera; erano trascorsi appena due giorni dal fantomatico racconto e tutti e due – in segreto – avevano accarezzato e nutrito lo stesso proposito: vedere l’altro felice.
Anche André, infatti, aveva scorto le spalle di Oscar drizzarsi e gli occhi ravvivarsi di una luce nuova mentre – con avida curiosità – sorbiva i dettagli di quell’abete e cercava di ricrearli con la propria immaginazione.
In momenti diversi del dì, quando nessuno li osservava e all’insaputa dell’altro, erano andati verso la grande quercia in giardino e ne avevano trafugato un piccolo ramo; che cosa sciocca, siamo grandi ormai, si dicevano i due ragazzi per poi chiudere i propri pensieri sullo stesso punto: ma se lo rende felice…
La scusa di quel gesto così bizzarro André la trovò, sebbene neanche la cercasse - avendo imparato a convivere coi propri sentimenti -: il compleanno di Oscar, coincidente col Natale; Oscar – invece- non sapeva proprio dirlo il perché, ma qualcosa nello sguardo di André l’aveva persuasa: quell’inusitata felicità, slancio vitale, che molti non possedevano e lui sì.
Era così spontaneo, André, che a volte la contrariava ma altre…altre lo invidiava – nel senso più puro del termine – perché avrebbe voluto abbracciarla la vita, come faceva lui.
Quel 25 dicembre, André bussò alla porta di Oscar e, quando lei lo accolse e le vide tra le mani il rametto di quercia -addobbato dalle vecchie perline di un abito di sua sorella Hortense - proprio non riuscì ad arginare la risata che gli sgorgò dalla bocca e neanche l’imporporarsi delle guance: quel dono, identico al suo, fu come il bacio tanto anelato e che mai le avrebbe chiesto. Si sentì amato, André, e grato per il semplice fatto che – qualcuno che lui amava a sua volta – lo conoscesse così bene.
Oscar – quando ebbe davanti quell’alberello improvvisato e addobbato coi bottoni di una sua vecchia divisa – sbatté le palpebre per scacciare la commozione che, insidiosa, ne minacciò lo sguardo e gli porse uno dei suoi rari sorrisi: quelli che solo lui, unico destinatario, poteva vantare di ricevere.
- Auguri, Oscar e buon Natale! –
- Grazie, André e buon Natale anche a te. Che dici, l’anno prossimo festeggiamo il mio compleanno in Prussia? –Ovunque tu voglia: l’importante è che siamo insieme.
Lo pensò ma non lo disse, celando ogni anelito dietro una complice strizzata d’occhio; sei qui con me ora e va già a meraviglia così.
 
 
 
*nota sull’albero di Natale: in Francia, il primo albero di Natale fu addobbato nel 1840 dalla duchessa d’Orleans. I cattolici, infatti, dopo la riforma di Martin Lutero, consideravano un’usanza protestante quella di decorare alberi per celebrare il Natale. Inizialmente c'era un po' di diffidenza e furono soprattutto i prussiani, i "predecessori" dei tedeschi, a contribuire alla sua diffusione anche all’interno dei paesi non toccati dalla riforma di Lutero.
 

Angolo autrice: buon 24 dicembre e buon Natale a tutti di vero cuore, che possiate trascorrere giorni pieni e sereni. Ci siamo davvero arrivati? Sapete che mi fa strano? Di sicuro è la prima raccolta che porto a termine e il merito è tutto, ma proprio tutto, vostro; mi avete tenuto la mano e fatto compagnia in un Natale poco natalizio quest’anno – per me- e mi avete tanto motivata ed emozionata e credo non ci sia “grazie” che tenga per darvi la giusta misura di quello che sto provando. Alcuni di voi lo sanno, ce lo siamo detto, mi hanno davvero rincorso e riacchiappata quando mi sentivo sopraffatta dalle insicurezze: è tutto per voi, ve lo devo ribadire? Rimandiamo al 30? Avrete notato tutti che la raccolta non è ancora chiusa, presto detto: c’è un personaggio che mi ha portato una lucina extra e non ho saputo resistere – complice la persuasione di qualcuno, troppo buono e troppo fiducioso nei miei riguardi – ed è lì che vi saluterò, sebbene la raccolta sia ufficialmente terminata. Prendetelo come un augurio di buon anno se volete, intanto grazie e sempre grazie a voi e a Oscar e al suo meraviglioso universo. Con immensa gratitudine e commozione vi abbraccio uno a uno e vi rinnovo i miei più cari auguri,
Anne

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Capitolo 25
*** Galette des Rois ***


André quella prima settimana dell’anno nuovo in una casa non sua non la gradiva affatto: non era Oscar, il figlio del nuovo padrone, ad essergli in antipatia, anzi, con lei – aveva capito da subito fosse una ragazza – si trovava bene; ad andare stretta al ragazzino era quella vita nuova, più solitaria, senza i genitori. Sua nonna, Marie, se n’era accorta e proprio per questo quel sei gennaio aveva cercato qualcosa che alleviasse quel senso di solitudine. Dopo vari ragionamenti ed elucubrazioni, l’anziana donna aveva avuto un’idea: prendendo una vecchia bambola della mamma di André ne aveva rimaneggiato la gonna e ne aveva tirato fuori un nastro per i capelli – ormai lunghi – del nipote. Mentre disponeva il nastro dal vivido blu sotto il piatto fumante di “Galette des Rois”*, accertandosi che occhi indiscreti non cogliessero un momento solo loro, pensò alla gioia del bambino. Lo capiva, lei, così piccolo e già così solo e se ne convinse: avere qualcosa che era stato una volta della madre, qualcosa che le era stato così caro, lo avrebbe fatto sentire meno solo e più amato.
Si asciugò un occhio col dorso della mano rugosa, Marie, non voleva che André la vedesse così e si preparò pensando: vedrai caro, chi amiamo non ci lascia mai davvero e con questo nastro la tua buona mamma sarà sempre con te.
Quando André ebbe mangiato e scorse il nastro, pensò proprio così e da allora si ripromise di affrontare col sorriso la vita di tutti i giorni: la sua mamma era e sarebbe sempre stata al suo fianco.
 
*Sin dal Medioevo, il giorno del 6 Gennaio in tutta Europa si celebra la festa dell’Epifania, che secondo la tradizione corrisponde a dei giorni molto importanti per la religione cristiana: il giorno in cui i Re Magi andarono da Gesù bambino a portare i doni per la sua nascita, quello in cui avvenne il primo miracolo delle nozze di Cana e infine il battesimo di Gesù. Al contrario dell’Italia, in Francia nel giorno dell’Epifania non si usa donare ai bambini le caramelle, il carbone nero dolce o ancora dei veri e propri regali, ma si prepara una semplice torta chiamata “Galette des Rois”.Questo dolce ha origini antichissime, risalenti addirittura ai tempi dell’Impero Romano, quando veniva preparata una torta contenente all’interno la “fève”, una vera e propria fava, poi sostituita negli anni con una statuina di ceramica.
 Secondo la tradizione, si tagliano tante fette di dolce quanto gli invitati a tavola, più una chiamata “la parte del Buon Dio”, riservata a una persona povera nel caso si fosse presentata alla porta di casa.
 
Angolo autrice: bentrovati a tutti e scusate la latitanza, sono davvero mortificata. Purtroppo mi sono beccata una bruttissima influenza e la febbre sempre alta e dopo più di una settimana, solo oggi riesco a scrivere qualcosa che abbia vagamente senso. Avevo promesso un’ultima lucina e alla fine ce l’ho fatta: devo ammettere che il merito di questo sprint finale e del fatto che non abbia mollato va a Settembre, mi è stata così di supporto e ha creduto così tanto in me – regalandomi tanto affetto ed emozionandomi – che questa è senza dubbio tutta per lei. Il potere della scrittura non va sottovalutato, è vero, ma neanche quello dell’amicizia. A tal proposito ne approfitto e ringrazio moltissimo anche Bri, pure lei sempre con la mano tesa ad aiutarmi (e con una pazienza infinita)e ne approfitto per ringraziare tanto ognuno di voi. Non ho mai portato a termine nulla ma se ci sono riuscita è stato grazie ad ognuno di voi e a chi ci ha creduto un po’ di più (vero epices? Vero Galla?). Grazie, davvero, davvero grazie, per tutte le bellissime parole e i confronti: mi hanno fatto compagnia in un Natale davvero spoglio e se questo alberello un po’ storto vi ha dato almeno un po’ della gioia che voi avete dato a me, io sono già felicissima così. Vi abbraccio uno a uno, alla prossima e grazie ancora (ci leggiamo presto con le recensioni arretrate, scusatemi tantissimo),
Anne.

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