Dimmi che mi ami

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo Venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitré ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto. 
 
Titolo originale: Tell me that you love me
Link storia originale: 
https://archiveofourown.org/works/36791236/chapters/91784170 

 
Ciao a tutti! Se avete aperto il link, vuol dire che anche a voi questa coppia piace, o siete quantomeno curiosi...io posso ufficialmente affermare che la Brumilo è la mia personale ossessione del 2022 ed è entrata di diritto nel mio Olimpo delle OTP. Sì sono parenti, sì hanno tanta differenza d'età, sì è una coppia che forse ha poco senso dato che Camilo è un personaggio abbastanza marginale e non ha alcun tipo di scambio con Bruno nel film (ma non smetto di sperare in una serie su Encanto, perché ci sono davvero tanti aspetti che meritano di essere approfonditi), ma questo non cambia che mi facciano semplicemente impazzire. Sorry not sorry.
 
Avviso:
la fanfiction originale, qui tradotta dall'inglese, ha contenuto esplicito dal punto di vista sessuale, ma poiché su EFP non è consentito descrivere nel dettaglio questo tipo di scene in caso di coppia incestuosa, la versione postata qui sarà censurata, per non sforare oltre il rating arancione - ci saranno allusioni, descrizioni di baci e di alcune cose leggermente più spinte, verrà sottinteso quello che accadrà ma senza scendere nel particolare, ogni elemento che sfocia nel rating rosso a tutti gli effetti sarà eliminato, non inficiando affatto sulla comprensione della trama – diciamolo, spesso e volentieri le scene osé sono molto intriganti da scrivere e da leggere, ma non hanno granché utilità a livello della narrazione, salvo in alcuni casi XD
Non disperate, però, la versione integrale sarà pubblicata su AO3, sito che adoro perché non ha praticamente nessun tipo di proibizione, sarà possibile leggerla anche senza registrarsi/loggarsi. Il mio profilo è al seguente link: https://archiveofourown.org/users/MaryFangirl

Altre considerazioni: Tutti i personaggi coinvolti in rapporti sessuali sono maggiorenni. Come anticipato, la storia è incentrata su una relazione di natura romantica e sessuale tra zio e nipote; è presente in maniera lieve la dinamica dom!Camilo/sub!Bruno e soft BDSM; è presente la tematica Mpreg.

Se ritenete che tutte o una delle indicazioni di cui sopra possano rendere la vostra lettura fastidiosa o non di vostro gradimento, sconsiglio di proseguire.
In caso contrario, chiudo qui (finalmente, ma mi piace essere molto chiara per evitare equivoci) e vi auguro buona lettura.

 
 
È il giorno del matrimonio di Bruno, tutti in città saranno presenti. Metà per festeggiare, l’altra metà per smentire la propria incredulità. Nessuno si aspettava che Bruno si sposasse. Nemmeno lo stesso Bruno. Ma miracolosamente è qui, in piedi davanti allo specchio, vestito con un completo nero e i capelli raccolti in una coda, ordinato e pulito, la barba curata e leggermente rasata, con una rosa bianca sull’occhiello, gentile concessione di Isabela.  
 
Bruno non si riconosce. Vede le rughe sul viso, soprattutto intorno agli occhi. Sta invecchiando. È consapevole di non avere molto tempo e, a differenza delle sue sorelle, non ha messo su famiglia. Non ha trovato un modo per mantenere intatta l’eredità dei Madrigal. Quindi aveva deciso che quella era la decisione giusta, era l’unico modo. Per rendere orgogliosa la sua famiglia, sua madre. Si fissa ancora una volta e deglutisce a fatica. 
 
Oggi si sposerà, avrà una moglie, dei figli, una famiglia e una bella casa. Dovrebbe essere felice. Sorride e si asciuga i palmi sudati contro i pantaloni. In fondo, però, sa di non essere felice. Non può esserlo. Non con lei. 
 
La sposa è bellissima, affascinante, gentile. È molte cose che Bruno non è. Rende luminosi anche i giorni più bui e il potere che ha su tutti è sbalorditivo. Bruno è sorpreso che abbia scelto lui rispetto a chiunque altro. Si chiama Selma, la figlia del macellaio locale. La dolce, affettuosa, intelligente Selma, che ride alle battute di Bruno e non lo giudica mai quando è nervoso. Lo ascolta divagare sulle sue telenovele con i topi e a volte lo aiuta con le trame. Ricorda a Bruno le cose belle della vita, che è amato e desiderato. Gli dice che non ha mai amato nessuno tanto quanto ama lui. È perfetta in tutti i sensi. Perfetta per Bruno. Ma Bruno pensa che non potrà mai essere abbastanza perfetto per lei. 
 
Bruno ricorda il giorno della proposta. Tutti si erano precipitati in casa per preparare, la cucina brulicava mentre le pietanze venivano cucinate. Abuela supervisionava ogni dettaglio. È quasi comico come tutti si siano dati da fare perché la proposta fosse perfetta, soprattutto dopo che l’ultima era stata un disastro. Casita era piena di attività, sua sorella Julieta distribuiva cibo che secondo Bruno sarebbe durato per una settimana mentre Pepa camminava avanti e indietro. Una tempesta si formava lentamente nell’atrio. Felix faceva del suo meglio per calmare la moglie. 
 
“Vita mia, andrà tutto bene! Bruno ha tutto sotto controllo” sussurrava, strofinando delicatamente il braccio di Pepa. I suoi occhi frenetici saettavano dappertutto. Con le dita pettinava i riccioli intrecciati, respirando profondamente per controllarsi. 
 
“Cieli sereni...cieli sereni” diceva ripetutamente, come un mantra, più e più volte fino a quando la nuvola si dissipava, lasciando soffici rivoli di pioggia sulle piastrelle.  
 
Bruno ridacchia, scuotendo la testa. Sua sorella si è sempre preocupata per lui, un po’ troppo per i suoi gusti. Ma era comunque grato che la famiglia si fosse preoccupata tanto di rendere la serata perfetta. Anche quando lui stesso aveva silenziosamente desiderato che andasse male. Che qualcosa lo distogliesse dal procedere. Ma, l’uomo fa progetti e Dio ride. 
 
E Dio aveva riso, riso e riso. Finché Bruno non si era inginocchiato davanti a Selma, tenendo aperta una piccola scatola con uno splendido anello di smeraldi. Bruno aveva osservato la donna davanti a lui, gli occhi lucidi di lacrime. La sua bocca si era leggermente aperta mentre inspirava. Aveva avvertito tutti gli occhi su di sé, il silenzio era quasi assordante. Aveva sentito le pareti chiudersi su di lui e in una frazione di secondo aveva pensato di alzarsi e fuggire. Gli sguardi pesavano su di lui, ma non così tanto come gli occhi nocciola che lo fissavano dall’altra parte del tavolo. Bruno non aveva dovuto voltarsi per sapere chi fosse. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo. Il silenzio era proseguito per qualhe altro secondo prima di sentire un peso schiantarsi su di lui. Ricadendo sul pavimento con un guaito, le sue braccia avevano trovato appiglio attorno alla vita della donna. 
 
“È un sì?” aveva cinguettato Mirabel, sporgendosi per guardare i due sdraiati sul pavimento. 
 
“Sì! Certo! Sì!” 
 
Lo stomaco di Bruno si era chiuso, ma non si era lamentato. Il suo sorriso era diventato mite ed educato. Era la sua rovina. 
 
.  
 
La chiesa è ancora vuota, splendidamente decorata con fiori giallo su ogni panca. La seta bianca avvolge ogni colonna, il tappeto di una tenue sfumatura rosa ha petali sparsi su di esso. Le candele lungo l’altare sono spento. È stupendo, per una sposa stupenda e una stupenda coppia, pensa Bruno. Guarda i fiori, ne afferra uno delicatamente. Osserva il giallo e il sorriso che cerca di trattenere vacilla. Vorrebbe che le cose fossero diverse, vorrebbe essere in qualsiasi altro posto tranne che qui. Ogni pensiero viene interrotto da un leggero colpo di tosse alle sue spalle. Bruno si gira e vede il prete, l’uomo a cui aveva profetizzato la calvizie. L’altro non deve apprezzarlo molto, dallo sguardo tagliente che sta ricevendo. 
 
“Ah, padre, mi dispiace, non l’avevo vista” 
 
“Non preoccuparti, figliolo, immagino tu abbia altro per la testa. È un grande evento, dopotutto” 
 
Bruno ridacchia goffamente e giocherella con le dita, annuendo come un bambino. 
 
“Ah, beh sì...non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato” dice debolmente. -Vorrei che non fosse mai arrivato- pensa. 
 
“Che ne dici di confessarti, molte coppie lo fanno prima di sposarsi. Sono sicuro che tua madre Alma sarebbe felice di sapere che abbiamo parlato prima della cerimonia” 
 
Bruno esita a rispondere, aprendo la bocca per parlare ma non trovando alcun suono. Non è sicuro di quando abbia smesso del tutto di credere nella chiesa e in Dio. Inizialmente la religione non aveva un ruolo importante nella sua vita, anche se forse un po’ di speranza e fede ora gli sarebbero utili più che mai. Quindi annuisce e segue il prete nel confessionale. Lo spazio è un po’ angusto, ma c’era da aspettarselo da una piccola scatola di legno all’angolo della chiesa. Un piccolo crocifisso è appeso alla porta. Bruno siede di fronte al prete che lo guarda con un sorriso inquietante, le mani in grembo. 
 
“Allora, dimmi figliolo, cosa ne pensi della tua sposa?” 
 
“Penso che sia bellissima, ha una risata molto dolce. A volte penso di sognare, perché come potrebbe una persona perfetta come lei stare con qualcuno...di imperfetto come me?” Bruno alza le spalle e si gratta la nuca. Funzionano così le confessioni?, si chiede distrattamente. 
 
“E pensi di essere imperfetto? Quando tu, come tutti noi, sei stato creato a immagine e somiglianza di Dio?” fa notare il prete, espirando dal naso. I suoi occhi si stringono sull’uomo che si contorce sulla sedia. 
 
-Se Dio è un tipo eccessivamente ansioso, che ha vissuto dietro le pareti per 10 anni avendo solo dei topi con amici e, oh dimenticavo, che sposa una donna che non ama per il bene della famiglia, perché è innamorato di qualcuno che sa che non potrà mai avere né in questa vita né nella prossima, allora sì. Proprio l’immagine della perfezione- vorrebbe dire Bruno, ma si morde la lingua ed espira. 
 
“Beh, se la mette in questo modo...” 
 
“La ami?” 
 
La domanda è semplice ma per Bruno è carica di significato. Qualcosa a cui non sa rispondere con la sicurezza che sperava. 
 
“Certo...” dice con un debole sorriso al quale il prete presta attenzione. Sul suo volto compare un sorrisetto, innervosendo Bruno nel profondo. 
 
“Le tue parole non sembrano corrispondere alle tue azioni, figliolo” 
 
“Io...cosa intend-” 
 
“Vedo come mi guardi. Come reagisci quando lei ti tocca, quando ti bacia. Non mi sembra amore” 
 
Il respiro di Bruno si blocca in gola, e balza in piedi. Le gambe della sedia sfregano contro le venature del legno. 
 
“Camilo” 
 
Bruno sibila rabbiosamente, il calore nello stomaco si accumula in lui. Il cuore gli batte forte. Guarda il prete trasformarsi in suo nipote. Vestito con un abito nero, i riccioli formano un’aureola intorno alla testa, è l’immagine della perfezione. Il ragazzo si alza, torreggiando su Bruno. 
 
“Zio” risponde freddamente, facendo indietreggiare Bruno contro il muro. Le braccia lo intrappolano, i suoi occhi sono scuri e socchiusi, la lingua scorre sui denti. Camilo sembra pericoloso e Bruno si sente sul punto di esplodere. Il respiro di Bruno accelera, gli occhi guizzano intorno all’area chiusa per una via di fuga. Pensa di poter sopraffare Camilo, ma viene presto smentito quando viene nuovamente bloccato contro il muro. 
 
“Camilo, che diavolo stai pensando? Pepa sarà preoccupata” 
 
“Oh, calmati, zio Bruno. Le ho detto che ti avrei aiutato a prepararti” sussurra Camilo, appoggiandosi contro Bruno. La sua lingua scivola lungo il suo padiglione. Sente Bruno rabbrividire e un lieve gemito gli sfugge. Camilo ridacchia sommessamente. Preme i fianchi contro l’uomo, facendogli sentire la propria durezza contro il bordo dei pantaloni. 
 
“Camilo...non possiamo, è sbagliato” dice Bruno, il respiro fermo in gola mentre Camilo rotea i fianchi e si schiaccia su di lui. Le dita di Bruno affondano nella sua spalla, le nocche diventano bianche mentre il suo corpo dondola contro Camilo. 
 
“Ma è così bello” 
 
“Cosa vuoi? Cosa vuoi da me, Camilo?” supplica Bruno debolmente, la nuca premuta contro la parete di legno. I suoi occhi si chiudono mentre Camilo preme ancora una volta contro di lui. Le mani di Camilo sono sui suoi fianchi, spingono Bruno a muoversi, strappando a entrambi un gemito. 
 
“Voglio che tu...mi dica che mi ami. Che mi hai sempre amato e che non hai mai amato lei” sussurra Camilo, con tono velenoso. Si scosta per guardare Bruno, una mano gli afferra i capelli. Le dita si arricciano tra le ciocche, le unghie corte sfiorano il cuoio capelluto. Costringe Bruno a guardarlo. Gli occhi di Bruno sono di un verde tenue, ma scorge un bagliore, la sua bocca è leggermente aperta. 
 
“Tu...sai che non posso farlo” dice Bruno e Camilo fa schioccare la lingua, infastidito. Se Bruno non vuole dirglielo, Camilo deve convincerlo. Bruno guarda Camilo abbassarsi, spalanca gli occhi mentre il ragazzo preme le labbra all’altezza del suo membro. 
 
“Camilo” dice prima di gemere alla sensazione del palmo dell’altro contro la sua erezione. La sua mano si sposta tra i riccioli di Camilo. 
 
“Fermami ora se non mi vuoi. Dimenticheremo che sia successo” dice Camilo, alzando lo sguardo su Bruno, che lo osserva con vergogna. Non dice di no e non gli chiede di smettere. Non può lasciare andare l’opportunità che gli viene così generosamente offerta. Camilo afferra la cerniera di Bruno tra i denti, ne assapora il metallo prima di tirarla giù. Il suono della zip che si apre è assordante nella piccola area ristretta in cui si trovano. 
 
Bruno pensa che la vista di Camilo che lo afferra in mano sia paradisiaca. Camilo lo tocca pigramente, diffondendo gli umori già fuoriusciti sull’asta. Bruno si contrae.  
 
È caldo contro il suo palmo e Camilo giura di riuscire a imprimere nella propria memoria la consistenza di ogni vena. Bruno emette rumori peccaminosi, pensa. I suoi gemiti sono attutiti dal dorso della mano. Camilo apprezza il fatto di sentire quei suoni prima della futura moglie. 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Bruno sente la vergogna montare in lui in rapida successione. La visione di suo nipote in ginocchio davanti a lui indebolisce la sua determinazione. Gli occhi di Camilo sono socchiusi, le sue labbra arrossate e patinate di saliva. Il mento è sporco e Bruno pensa che Dio debba davvero odiarlo per sottoporlo a uno spettacolo così crudele. Il giorno del suo matrimonio, per di più. Camilo sogghigna, leccandosi i residui dalle labbra. La lingua sfreccia lentamente, mantenendo il contatto visivo. Camilo si alza, spolvera le ginocchia, inclina la testa verso Bruno che distoglie lo sguardo, il suo viso di una sfumatura di rosso più scuro di quella Camilo possa ricordare. È un caos. Gli piace quell’espressione su Bruno. Camilo si allunga verso di lui, prendendogli il mento, lo porta a guardarlo e giura di sentire il proprio cuore fermarsi. Bruno lo guarda con occhi umidi di lacrime non versate, le labbra si schiudono a ogni respiro affannato. 
 
“Io...io non la amo” dice Bruno con una voce così fragile che Camilo pensa che il vento potrebbe spazzare via ogni lettero. È tutto ciò che Camilo voleva sentire, si china e preme un casto bacio sulle sue labbra. La barba di Bruno gli solletica la pelle ma non ci fa caso. Ha aspettato troppo a lungo per quelle parole. 
 
“Allora perché, perché lo stai facendo?” chiede Camilo tra un bacio e l’altro. Le sue braccia si stringono intorno alla sua vita, tirandolo a sé. Bruno si aggrappa a Camilo come se fosse la sua unica ancora di salvezza, il corpo premuto contro il suo. I suoi fianchi si sfregano contro la coscia dell’altro, turgido e ancora una volta desideroso. 
 
“Tu meriti di meglio” 
 
Le parole bloccano Camilo, che si allontana per guardarlo con le sopracciglia aggrottate. La preoccupazione è stampata sul suo volto. Lo fissa come se gli avesse detto che i maiali possono volare. Come può qualcuno perfetto come Bruno pensare di non meritare l’amore che Camilo è disposto a dare. Bruno comprende Camilo più di chiunque altro, capisce il distacco, l’isolamento, la sensazione di perdersi per il bene dell’amore familiare. Camilo ringhia piano. La sua mano tocca Bruno, si muove lentamente, Bruno trema sotto il suo tocco. La sua schiena si inarca, spingendosi verso Camilo. 
 
“Non dirlo mai più” tuona Camilo, sottolinenado ogni parola con un altro tocco che fa gemere Bruno. Preme il viso nell’incavo della spalla di Camilo e le sue mani si abbassano rapidamente per strattonare la sua cintura. Tira frettolosamente i pantaloni di Camilo, artigliando l’intimo, liberando il membro teso. Il giovane sibila a denti stretti. Rapidamente Camilo afferra Bruno per le spalle e lo gira verso il muro, premendo il petto contro la sua schiena. 
 
“Ti meriti tutto l’amore che sono disposto a dare” sussurra Camilo, lasciando baci sulla nuca dell’altro. Bruno piagnucola. Le sue mani si appoggiano al legno, le dita di Camilo scendono abilmente per disegnare cerchi intorno al suo ingresso. Si ferma, come a chiedere il permesso. Bruno annuisce timidamente, gli sfugge un gemito soffocato. 
 
“Meriti di essere amato e custodito. Meriti di essere felice” dice Camilo lentamente, Bruno trema a ogni gentile tocco. Le sue spalle si irrigidiscono. “Respira. Ci penso io” mormora Camilo, preparandolo con cura. 
 
“Sei perfetto per me, Bruno” dice Camilo, riempiendolo di baci. Vuole lodarlo, adorarlo come se fosse l’unica divinità esistente. Nel confessionale che stanno condividendo, Camilo è convinto che lo sia. 
 
Camilo si muove con fervore, sussurrando lodi e dolci parole, mentre Bruno trema e geme il suo nome. Inebriato dalla sensazione che sta vivendo. 
 
“Ti amo...ti amo” balbetta Bruno, avvolgendo il braccio intorno al suo collo. Lo attira in un dolce bacio, le unghie premono sulla sua nuca; lascia dei segni rossi, ma a Camilo non importa, non mentre sente Bruno stringersi intorno a lui. 
 
“Ti amo anch’io. Mio perfetto...perfetto Bruno. Mia vita, mio cuore” risponde Camilo.
 
“Camminerai lungo l’altare pieno di me. Penserai solo a me” 
 
È tutto ciò che Bruno riesce a registrare prima che le porte della chiesa si aprano scricchiolando. 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Le porte della chiesa si aprono lentamente, i passi risuonano attraverso lo spazio, attenuati mormorii e sussurri rimbalzano contro le pareti. Nessuno fa caso al movimento all’interno del confessionale, frettolosi fruscii si zittiscono quando i passi si avvicinano.
 
Bruno si affretta nel ricomporsi, lisciando ogni piega dei suoi vestiti, passandosi le dita tra i capelli. È rapido mentre li appiattisce, riannodandoli in una coda. Camilo si prende il suo tempo, assapora la vista dei suoi residui lungo le cosce di Bruno. Prova un senso di orgoglio quando lo vede vacillare. Si crogiola nella sensazione che segue il sesso, un senso di possessività malato che si insinua lungo la sua spina dorsale. Come potrebbe lasciarlo andare ora che ne ha avuto un assaggio?
 
Il momento è di breve durata, un improvviso flusso di luce avvolge i due. Entrambi strizzano gli occhi, portando le mani a coprirli per la sorpresa. Sono abbastanza svegli da dare l’impressione di un’immagine normale, quella di un nipote che aiuta suo zio a smaltire il nervosismo nel giorno del suo matrimonio. Ma quello che si trovano davanti fa capire loro che sono stati beccati.
 
Dolores.
 
“Spregevoli...” sussurra, facendosi sentire. I suoi occhi sono sbarrati per lo shock e la rabbia mentre li scruta. Si sporge verso il piccolo separé, afferrando il fratello per un orecchio.
 
“Quale diamine è il tuo problema! Ti rendi conto di cos’hai fatto!” lo rimprovera, trascinandolo fuori dal confessionale e nella chiesa dove gli ospiti iniziano a riempire le panche. Alcuni occhi si spostano su di loro.
 
“Ah, diamine! Non ho fatto niente. Ho detto alla mamma che stavo aiutando zio Bruno” dice Camilo infastidito, liberandosi dalla presa della sorella ed evitando il suo sguardo acuto. Sa che non è il caso di fare una scenata. Il dono di sua sorella in qualche modo è una maledizione. Impreca interiormente e lancia un’occhiataccia a Bruno, il suo viso è sfumato di rosso.
 
“Non fare l’innocente con me. Ho sentito cose di cui avrei fatto a meno” squittisce Dolores, la voce rapida e bassa mentre il resto della famiglia si raduna. Bruno si allontana, ringraziando qualunque Dio che Dolores abbia scelto di non travolgerlo con la sua ira. Forse vivrà per un altro giorno. Un altro doloroso giorno.
 
“Allora sai che questo non è quello che vuole!” sussurra Camilo alla sorella che lo trascina verso le panche dove c’è il resto della famiglia. Camilo piagnucola per come Dolores gli pizzica la pelle.
 
“E pensi che quello che hai fatto sia l’opzione migliore?!” dice lei cercando di non alzare sua voce, spingendo il fratello a sedersi. Camilo sbuffa, incrocia le braccia e mette il broncio. Cos’altro avrebbe dovuto fare?
 
Dolores si siede accanto a Camilo e gli lancia uno sguardo tagliente che lo avverte di comportarsi bene, è un’espressione che gli rivolge raramente ma è abbastanza efficace da tenere il ragazzo fermo dov’è quando la cerimonia inizia.
 
Gli occhi di Camilo non lasciano mai Bruno. Assapora il tremito di Bruno in cima all’altare, ne percepisce l’esitazione e la voglia di scomparire. È molto orgoglioso quando l’uomo inciampa leggermente nei piccoli passi, come se fosse nervoso. Quando Camilo sa che è perché hanno fatto sesso. Camilo si chiede distrattamente come sarebbe possedere Bruno ancora una volta durante la prima notte di nozze. Vederlo crollare sotto di lui, guardare le sue espressioni riflesse sui tanti specchi della sua stanza. Camilo decide che accadrà. Al diavolo tutto il resto.
 
L’atmosfera in casa si attenua con il passare delle ore. La festa organizzata per i novelli sposi lascia dei rimasugli da spazzare via al mattino. Bruno dice alla sua sposa che è molto stanco e lei si rassegna a dormire nel letto che ora condividono. Lui trova una scusa per svignarsela, dicendo che è un nottambulo. Lei non si lamenta, comprende. Guarda il neo marito sgusciare via. Bruno trova conforto tra le mura di Casita. Sua moglie non deve sapere, è il suo posto sicuro, suo soltanto. O così pensa.
 
Bruno non se lo aspetta, non lo aveva anticipato. Vede Camilo appoggiato alla malconcia poltrona rossa, con un’espressione maliziosa. Le labbra sono sollevate in un sorrisetto impertinente.
 
“Ci hai messo parecchio” miagola Camilo con una risatina, gli occhi che si stringono.
 
Bruno deglutisce a fatica, sapendo di essere davvero fottuto.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Lo so, questo risulta molto breve...ma ho dovuto tagliare parecchie parti piccanti ^^'' non saranno tutti così, promesso. Vi ricordo che se volete leggere la versione estesa, comprese le scene esplicite, al primo capitolo trovate il mio link AO3 dove la storia viene postata senza censure. 


“Vita mia, so che puoi farlo ancora” tuba Camilo dolcemente contro l’orecchio di Bruno. Il suo respiro solletica la pelle abbronzata. Con un tocco gentile scosta i capelli attaccati alla fronte coperta di sudore. Bruno è fantastico. Camilo preme un bacio sul suo collo, tenendolo contro il petto. 
 
Camilo è paziente e non gli mette fretta. È dolce e gentile, permette all’uomo di prendere tutto ciò che gli serve al suo ritmo. 
 
Bruno gli lascia prendere quello che gli serve, quello che vuole. Bruno gli darebbe tutto ciò che desidera, anche se ciò implicasse la propria distruzione.
 
“Ti amo. Ti amo. Dio, Bruno, ti amo” dice Camilo a voce più alta, lasciandogli baci sulla schiena, stringendolo al petto.
 
Bruno sente le sue parole, sa che lo ama. Non ha bisogno di dirlo. Bruno lo avverte quando Camilo lo tocca, quando posa la mano leggera sulla schiena per rassicurarlo della sua presenza. Facendogli sapere che è desiderato e amato. Ricorda quando Camilo gli ha chiesto delle sue telenovele con una curiosità che non ha mai visto in nessuno. Non chiede per obbligo, lo fa genuinamente. Bruno sorride, le sue labbra fremono dolcemente.
Camilo sente Bruno tremare, sbircia per guardarlo con preoccupazione. Bruno si nasconde il volto tra le mani, le sue spalle si scuotono. Camilo si accorge che sta piangendo.
 
Camilo lo solleva delicatamente. Esce da lui, lo fa girare verso di sé, invitandolo a sedersi sulle sue ginocchia. Le dita gli toccano dolcemente il fianco, disegnando morbidi cerchi sulla pelle.
 
“Amore, cosa c’è? Ho esagerato?” chiede Camilo preoccupato, i suoi occhi cercano nell’altro un accenno di disagio. Bruno scuote vigorosamente la testa, asciugandosi aggressivamente le lacrime che gli scendono sulle guance arrossate.
 
“Dimmi cosa c’è? Come posso risolvere?”
 
Camilo scosta piano le mani di Bruno dal suo viso. Con il pollice asciuga le lacrime, chinandosi per premergli baci sulle guance. Bruno si sente adorato e lo distrugge sapere che non possono vivere quello che hanno come vorrebbero.
 
“Ti amo” mormora, tenendo gli occhi bassi. Camilo si sente formicolare e sorride. Preme un bacio sulle sue labbra, l’altro lo ricambia. La lingua di Camilo si spinge nella bocca di Bruno, accarezzando la sua. Bruno geme nel bacio, attira Camilo a sé prima che entrambi si allontanino per prendere aria.
 
“Ti amo anch’io” dice Camilo sulle sue labbra, premendo la fronte contro l’altra. “Troveremo un modo, okay?” aggiunge, strofinando delicatamente una mano sulla schiena di Bruno per calmarlo.
 
“Insieme?” chiede Bruno con voce così fragile che spezza il cuore di Camilo. Annuisce e gli posa un bacio sulla fronte.
 
“Sempre” risponde, stringendo l’altro nel silenzio del loro rifugio.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Gli anni passano e i Madrigal ritengono che la vita sia perfetta, tutto va secondo i piani.
Bruno sa che la sua relazione con Camilo non può andare avanti per sempre, anche se il resto della famiglia non se n’è accorto, a parte Dolores che lancia ai due uno sguardo d’intesa quando si allontanano inventando una scusa per trascorrere del tempo insieme. La stessa Selma diventa sempre più inquieta per la necessità di formare una famiglia con un marito che escogita ogni pretesto per sfuggirle. I due di certo non ringiovaniscono e la salute di Alma, con gli anni, non migliora e la pressione per mantenere la linea di sangue grava pesantemente sui due.
 
I denti di Selma affondano nel labbro inferiore, mentre afferra delicatamente la mano di suo marito, lasciandole entrambe sul tavolo mentre la famiglia cena. Vuole chiedere a Bruno una visione del loro futuro. Saranno più felici?, pensa, guardando Bruno che fissa davanti a sé, osservando qualcosa che non è lei.
 
Bruno è amorevole con lei, è un uomo affettuoso che interpreta il ruolo del buon marito. L’unica cosa che non riesce a darle è un figlio. Non per mancanza di tentativi da parte di Selma, ma ogni volta che ci prova, lui ha una scusa per svignarsela. È troppo stanco, non si sente bene, suo nipote ha bisogno per qualcosa, o le stelle non sono allineate e il concepimento non si verificherebbe. Bruno è sempre superstizioso.
 
Selma sente la stretta di Bruno sulla mano, lo vede sobbalzare appena. La sedia gratta udibilmente contro le piastrelle.
 
“Stai bene, tesoro?” gli chiede Selma dolcemente, inclinando la testa verso di lui che incontra il suo sguardo con un sorriso nervoso. Schiarendosi la gola prima di parlare, la sua voce leggermente incrinata fa ridere Maria, la figlia di Dolores.
 
“Bene. Scusa! Mi sembrava di sentire qualcosa strisciarmi lungo la schiena” ridacchia Bruno, sostenendosi al tavolo con l’altra mano. Beve rapidamente dell’acqua, scalcia sotto il tavolo la gamba che aveva addosso. Camilo spinge il piede sulla sua gamba. Sorride e inclina il capo verso Selma.
 
“Zia Selma, hai mai incontrato i topi di Bruno?” chiede casualmente, mentre il resto della famiglia torna alle conversazioni che si erano interrotte. Selma si irrigidisce leggermente e scuote la testa.
 
“No, non credo di aver mai-”
 
“Ah, beh, ci sono Luca, Teresa...” Camilo inizia ad elencare tutti i nomi dei topi, spostando una mano sotto il mento. “Attori terribilmente incredibili, mi piace particolarmente la storia con la zia che soffriva di amnesia. Lo zio te l’ha mai fatta vedere?” incita Camilo e Bruno deglutisce a fatica, con gli occhi che saettano nervosamente tra i due.
 
“Ah, no, non credo. Bruno, non me l’hai mai mostrata” dice Selma rivolgendosi al marito con una piccola risata. Un altro piccolo promemoria che Bruno è ancora uno sconosciuto, in un certo senso. Per quanto ci provi, Bruno sembra sempre un passo, dieci passi in avanti a lei che cerca di allungarsi per raggiungerlo. Per abbracciarlo e comprenderlo come dovrebbe fare una moglie.
 
“È una storia di amore proibito. Veramente fantastica” interviene Camilo con un sorrisetto, lasciandosi scappare una risatina. I suoi occhi guizzano verso Bruno che gli rivolge uno sguardo tagliente, facendogli capire che sta esagerando.
 
“Ma sono sicuro che zio Bruno te la farà vedere. Prima o poi” termina Camilo prima di rimuovere il suo piatto dal tavolo. Spinge all’indietro la sedia, raschiando lentamente, il rumore viene soffocato dalle chiacchiere. Camilo assapora l’espressione di Selma, discreta e quasi impercettibile. Disagio, forse, abbattimento perché Camilo ne sa più di lei? Certo che sì, dopotutto sono parenti. Ma percepisce che lei sa che lui è più vicino a Bruno in un modo che lei può solo sperare. La sensazione lo gonfia di orgoglio e la possessività nei confronti di Bruno aumenta rapidamente.
 
“A proposito, credo che zia Julieta avrà bisogno di una mano con le faccende oggi. L’avrei aiutata, ma sono impegnato...con i bambini” dice Camilo alzando le spalle, girando per andare a riporre il suo piatto. Non prima di aver dato un’occhiata a Selma che sembra essere stata colpita dritta al curoe alla menzione dei bambini. Sa che effettto ha su di lei e sa che si sta comportando in modo crudele. Ma Bruno è suo e solo suo, l’idea di condividere non gli piace.
 
Selma decide di aiutare Julieta, salutando il marito che rimane all’ingresso con un sorriso gentile, quasi come a scusarsi per le parole che Camilo ha pronunciato. Bruno odia il divario che Selma avverte tra loro, continuare a fingere lo rode. Ama Selma, davvero. Le darebbe il sole e la luna se lei li chiedesse. La ama in ogni modo, ma non come lei vorrebbe. Sa di non poter essere ciò di cui lei ha bisogno.
 
“Tornerò da te non appena avremo finito. Prometto che non ci metterò troppo” dice Selma, posando un dolce bacio sulle labbra del marito. Le mani di lui si stringono timidamente sui suoi fianchi e ricambia il bacio prima di allontanarsi.
 
“Cerca di non sentire troppo la mia mancanza, tesoro” scherza Selma prima di raggiungere Julieta che la aspetta pazientemente per rientrare in casa. Con un sorriso educato stampato sul volto, Bruno fa un cenno alle due, osservandole scomparire.
 
Casita è silenziosa e Bruno è grato per i rari momenti di pace. Non deve nascondersi o fingere di essere contento in un matrimonio a cui vorrebbe porre fine. Il ritorno nella sua torre è di breve durata quando una mano lo trascina in una stanza, tirandolo per un lembo della ruana. Bruno urla di sorpresa mentre viene tirato, fino ad atterrare su qualcosa di morbido. Alza lo sguardo e vede Camilo torreggiare su di lui, con un’espressione mai vista prima.
 
Camilo fissa Bruno con occhi socchiusi, lo fissa come fosse la sua preda. Chiude la porta e sorride.
 
“Penso che tu abbia bisogno di ricordare a chi appartieni. Non credi?” mormora Camilo guardando Bruno indietreggiare sui cuscini soffici.
 
“Non preoccuparti, non lascerò segni” dice Camilo, abbassandosi, strisciando verso l’uomo che lo guarda con un pizzico di paura ed eccitazione. Le sue labbra sono già aperte, lasciando fuggire respiri affannosi. Camilo sa che Bruno è esattamente dove lui vuole che sia.
 
“Almeno, non in posti che lei può vedere” conclude Camilo prima di appropriarsi ferocemente delle labbra di Bruno. Sottili braccia circolano il suo collo, dita si infilano tra i suoi riccioli. I due si aggrovigliano in un bacio acceso.
 
Cancellerà ogni rimasuglio che il tocco di Selma ha lasciato sul suo Bruno, fosse l’ultima cosa che farà in vita sua.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Camilo bacia ogni lembo di pelle che incontra, con le labbra socchiuse lungo le cosce di Bruno, sfiorando con i denti la pelle arrossata, lasciando lievi segni violacei. Assorbe i piagnucolii di Bruno e la sua aria assolutamente smarrita. Gli occhi di Bruno sono puntati su di lui, totalmente annebbiati. Le sue labbra sono leggeri mormorii indistinguibili, un misto di ‘Ti amo’, ‘Sei fantastico’, e soprattutto il suo nome. Ripetuto più e più volte come un mantra che viene ribadito nei confini delle mura della casa. La schiena di Bruno si inarca sul cuscino, le dita afferrano il tessuto. La bocca si spalanca, le labbra sono intensamente rosse, contuse dai baci.
 
Camilo fa una piccola pausa, scostandosi per guardare Bruno, accarezzando dolcemente le sue gambe appoggiate sulle proprie spalle.
 
“Vuoi dei figli?” chiede piano, la domanda sorge dal nulla. Ma la gelosia che prova ribolle in lui e sembra non riuscire a controllarsi. Bruno alza brevemente lo sguardo, puntandosi sui gomiti. Inclina la testa di lato, colto di sorpresa.
 
“Io, uh...beh, ci ho pensato” risponde onestamente, passando una mano tra i riccioli di Camilo, scostandoli dal suo volto e notando che è sul punto di scattare. Il volto è mortificato, gli occhi bassi. Bruno si districa rapidamente, inginocchiandosi davanti a lui, prendendogli il viso tra le mani.
 
“Milo, cosa c’è?” chiede frettolosamente, scrutandolo. Delicatamente costringe Camilo a guardarlo, il ragazzo si morde il labbro inferiore.
 
“Posso farlo. Posso dartene” finalmente rompe il silenzio, serio e determinato. I suoi occhi sono socchiusi, afferra delicatamente i polsi di Bruno. “Posso darti dei figli. Non devi stare con lei. Amore, posso essere chiunque tu voglia! Posso cambiare. Posso avere dei bambini” dice Camilo spingendo Bruno sul cuscino, con gesti fermi e possessivi. Bruno lo guarda, sconvolto. Camilo, rinvigorito, preme baci sul suo collo, i denti sfiorano la giunzione tra collo e spalla, facendo sibilare Bruno.
 
“Camilo, aspetta...” dice Bruno mentre Camilo si schiaccia contro di lui, poi si tira indietro.
 
“Cambierò. Posso cambiare, posso farcela. Posso concepire dei figli” dice Camilo pienamente intenzionato a cambiare i propri genitali al solo scopo di soddisfare il desiderio di Bruno di avere una famiglia. Bruno si alza subito a sedere e lo afferra per le spalle.
 
“Camilo, smettila!”
 
La forza nella sua voce stupisce Camilo. Si ferma e lo guarda con occhi sbarrati, la bocca leggermente aperta mentre gli sfugge un leggero rantolo. Bruno non ha mai alzato la voce con lui, neanche una volta.
 
“Camilo. Cosa stai dicendo?” chiede Bruno serio.
 
“Posso cambiare. Posso essere chi vuoi, quello che vuoi. Posso darti i figli, la famiglia che vuoi. Selma no...io sì!” dice Camilo, infastidito. Camilo raderebbe al suolo l’intera casa se ciò significasse poter dare a Bruno qualunque cosa e anche di più. Si sente tremare, il calore si diffonde sulle sue guance. Non è solo agitato, sa che le lacrime hanno iniziato a scendere. Quando ha cominciato a piangere?, si chiede.
 
Bruno allontana Camilo, lo fa cadere all’indietro, sulle braccia, mentre lentamente Bruno si mette a cavalcioni su di lui. Con i pollici gli asciuga le guance, lo guarda e gli sorride.
 
“Vita mia, non ti chiederò mai di cambiare” dice, passando con le dita tra i suoi riccioli. “Non ti chiederò mai di cambiare chi sei, perché sei perfetto. Perfetto per me” aggiunge, eliminando le lacrime che continuano a scendere, premendo morbidi baci sulle guance. Così come Camilo lo ha confortato anni fa. Bruno comprende la pressione di dover cambiare se stessi per soddisfare i desideri degli altri. Il dono di Camilo è pesante e Bruno ne vede l’effetto. Anche se sa che il ragazzo non è entusiasta di mostrare il vero modo in cui lo influenza.
 
“Non ho bisogno di figli. Ho già una grande famiglia, con meravigliosi nipoti. Ma soprattutto” dice guardandolo negli occhi, “ho te. Incredibile, splendido. Ho te” scandisce ogni parola con un bacio su ogni lentiggine che Bruno trova sulla pelle baciata dal sole del ragazzo. La risata di Camilo gli fa scuotere le spalle mentre stringe forte Bruno a sé.
 
“Sono tuo” sussurra Bruno.
 
“Dillo di nuovo” borbotta Camilo contro la sua pelle, lo spinge sul cuscino, pesando su di lui. Lunghe braccia circondano il suo collo, le unghie gli graffiano delicatamente la schiena. 
 
“Sono tuo” ripete Bruno. Camilo è radioso su di lui, con sfumature di blu, viola e giallo che si riflettono sulla sua pelle. La luce si rifrange sui pezzi di vetro colorato appesi al soffitto della stanza. Le gambe di Bruno si avvinghiano attorno ai suoi fianchi, i talloni affondano nelle fossette sulla parte bassa della schiena.
 
“Dillo. A chi appartieni?” ringhia Camilo nell’orecchio di Bruno.
 
“A te. Appartengo a te” geme Bruno.
 
“Dì il mio nome, amore. Voglio sentirtelo gridare”
 
Bruno distoglie lo sguardo timidamente, deglutisce a fatica e si lascia uscire il nome del ragazzo. Piano ma abbastanza forte da farsi sentire. Camilo ridacchia e fa schioccare la lingua. Afferra la mascella di Bruno tra le dita, la barba dell’uomo gli solletica i polpastrelli, gira il suo viso verso di sé.
 
“No, no, vita mia. Voglio che mi guardi mentre lo dici” richiede Camilo.
 
“Puoi farlo, amore? Voglio sentirtelo dire” mugugna Camilo, passando con le dita tra i capelli di Bruno. Appoggia il peso sui gomiti, lo ingabbia.
 
“Sì, Camilo”
 
Camilo non deve sentire altro, sorride compiaciuto.
 
“Camilo!” urla Bruno. 
 
Poco dopo, i due giacciono intrecciati l’uno contro l’altro, crogiolandosi nella sensazione piacevole che segue il sesso. Per una volta possono godersi il tempo insieme, senza dover fingere che la loro famiglia non li stia soffocando. La testa di Bruno è appoggiata al petto di Camilo, il cui braccio è pigramente intorno alla spalla dell’altro.
 
“Ti chiedi mai cosa faremmo se scappassimo?” esprime Camilo, inclinandosi per guardare l’altro con un sorriso stanco. Bruno emette un suono pensieroso, tracciando lievi cerchi sul petto del ragazzo. Le sue palpebre si abbassano.
 
“Forse vivremmo in una città diversa, in un posto dove nessuno ci conosce” offre Bruno con una risatina, strofinandosi contro il collo di Camilo.
 
“Potremmo avere una famiglia. Una grande casa, saremmo felici” mormora Camilo, premendo un bacio sulla sua fronte.
 
“Sono felice qui con te. Sarei felice ovunque, purché ci sia tu” dice Bruno, guardandolo con un sorriso. Il cuore di Camilo si stringe, mentre tiene Bruno contro di sé. Come può meritare qualcuno di così perfetto?
 
“Mi farai morire, sai” ride Camilo, stringendolo ulteriormente.
 
“Non puoi morire prima di me, giovanotto” ride Bruno.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Casita brulica di vita, ogni membro della famiglia è impegnato nei preparativi. È il quinto compleanno di Maria, il giorno in cui riceverà il suo dono, come da tradizione per ogni Madrigal prima di lei. È importante, una festa che riunisce la città, per una sera tutti sotto lo stesso tetto. Mirabel corre per la casa supervisionando le decorazioni, appendendo striscioni e assicurandosi che davanti ogni porta ci sia il centrino realizzato da lei stessa. Ciascuno è ricamato con i rispettivi nomi, per un tocco personale. Dolores è impegnata a preparare Maria per la festa, spazzolando delicatamente i morbidi riccioli della figlia, agitata. Mariano, il suo amorevole marito, è inginocchiato davanti a Maria e la distrae abbastanza a lungo da permetterle a Dolores di acconciarle i capelli in un ordinato chignon, che viene completato con un fiocco di una sfumatura tra il verde acqua e lo smeraldo, realizzato personalmente dalla sua adorata zia Mirabel. 
 
Selma si dà da fare, sbucciando la frutta per il punch. Osserva in silenzio suo marito che appende alcuni palloncini in accompagnamento alle composizioni floreali di Isabela. Non ferma il sorriso che si fa strada sulle sue labbra, guardandolo con adorazione, notando come Camilo non sia mai troppo distante dall’uomo, urtandolo scherzosamente prima di battibeccare con lui per qualcosa che non coglie, essendo troppo lontana. 
 
“Dolci, vero?” chiede Pepa avvicinandosi a Selma, mentre il coltello continua ritmicamente a colpire il legno. “Sono sempre stati vicini, Camilo andava sempre da Bruno quando io o Felix lo sgridavamo” aggiunge con una piccola risata. Selma guarda la donna e ridacchia a sua volta, annuendo. 
 
“Penso che si senta ancora in colpa per le voci che ha diffuso quando suo zio era sparito. Gli era più difficile accettare o ricordare i bei momenti, aveva solo cinque anni”  
 
Selma annuisce lentamente, rimanendo in silenzio mentre dispone la buccia d’arancia nel punch, girando con un mestolo. 
 
“Sono contenta che abbiano fatto pace. Bruno sembra molto più felice di quanto lo abbia mai visto” conclude Pepa, mentre un piccolo raggio di sole brilla sopra le loro teste, riflettendo il suo umore gioviale. Selma le offre un sorriso educato, anche se non raggiunge il suo sguardo. Anche lei nota che Bruno è più felice che mai. È consapevole che non sia così a causa sua e il pensiero le fa male al cuore. 

.  
 
La musica è alta, gli ospiti ballano. È un’altra notte di festeggiamenti. Maria è stata benedetta da un dono, reso evidente nel momento stesso in cui lo ha ricevuto, tramite un filo d’oro legato al centro da un nodo. Lo ha usato per indicare ogni coppia della famiglia Madrigal prima che la sua porta si illuminasse, mostrando la sua immagine incisa sul legno. 
 
“Abbiano un altro dono!” ha annunciato Alma con orgoglio. Il suo dono è quello di vedere i legami tra anime gemelle. Che potere importante, pensano tutti. Maria è felice, ride e balla con i suoi zii e zie, si gode i festeggiamenti in suo onore. 
 
Bruno viene coinvolto in un ballo con sua moglie, la fa roteare ed è abbastanza audace da farla abbassare prima di tirarla su. I due ridono e per la prima volta da quando si sono sposati, Selma si sente completamente a suo agio. Ma, come per tutte le cose belle, dura poco. Camilo afferra la mano di suo zio, rivolgendo un sorrisetto alla donna. 
 
“Ti dispiace se rubo il tuo sposo? Non vedevo l’ora di un ballo con lui” dice Camilo fingendosi innocente, mentre Selma annuisce e lascia andare Bruno, anche se con riluttanza. Camilo sorride e tira Bruno verso di sé, fa oscillare i fianchi al ritmo della musica, facendo volteggiare l’uomo. 
 
Selma osserva e sospira, sorridendo dolcemente quando vede Maria seduta di lato con un bicchiere di succo in mano. Si abbassa con grazia, accostandosi alla bambina che le sorride. 
 
“Ciao, farfallina. Ti piace il tuo dono?” chiede Selma, accarezzandole amorevolmente la testa. La bambina annuisce raggiante e sorseggia dal bicchiere. Guarda Selma, poi Bruno. 
 
“Sì. Ma non vedo il tuo nodo” dice disinvolta; Selma la guarda, confusa, accigliandosi per la preoccupazione. 
 
“Vedo quello di zio Bruno però! È molto disordinato” ridacchia, indicando Bruno e Camilo. 
 
“I loro fili sono mischiati. È un grosso nodo caotico” dice Maria. Selma riflette, il suo stomaco si chiude. Come può una bambina dire una cosa del genere con tanta innocenza, ne è stupita. Si sente debole, rendendosi conto che l’ansia che prova è ben fondata. 
 
 
Quando la festa cessa e la maggior parte dei Madrigal si è ritirata nei propri alloggi, Selma indugia, afferrando un lembo della ruana di suo marito. 
 
“Bruno. Dobbiamo parlare”. 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Selma guarda Bruno con un’espressione che lui non le ha mai visto, tra tristezza e rabbia. I suoi occhi sono lucidi e rossi, le labbra tremanti per lo sforzo di non urlargli corto. Delicatamente prende la mano di Bruno e lo conduce alla sua torre. Lo tira, sentendolo inciampare leggermente. Quando raggiungono la stanza, lei chiude la porta e lo guarda. Bruno è confuso e un po’ spaventato, non parla. Selma non è disposta a lasciarglielo fare, non ora.
 
“Mostrami una visione” comincia, la voce trema per lo sforzo di contenersi. I pugni sono serrati, le unghie affondano nei palmi. Bruno apre la bocca per parlare ma lei alza un dito, dicendogli di tacere.
 
“Mostrami una visione, non accetto un no come risposta” ordina Selma con una voce così severa che Bruno deglutisce, annuendo. Selma non è mai apparsa così arrabbiata nei suoi confronti. Bruno non fa commenti.
 
Bruno siede nella cava delle visioni, le mani di Selma nelle sue. Respira profondamente, chiude gli occhi e comincia. La sabbia intorno ai due turbina, un bagliore verde li avvolge. Selma osserva mentre le visioni si formano lentamente. Vede se stessa e Bruno, ma si accorge che è lontano da lei. Per qualcosa che non sa. Bruno vacilla, stringe la presa sulle sue mani.
 
“Continua, per favore” implora Selma, guarda Bruno che ha un’aria ferita. Non gli piace dove tutto questo vuole arrivare e non gli piace il dolore sul volto di Selma. Ma continua.
 
C’è un’altra visione, Bruno è con qualcuno, Selma non deve vedere tutto per sapere chi è. Il respiro di Bruno si ferma e Selma gli ghermisce le mani.
 
“Va bene, continua” dice mentre la visione si realizza, sono Bruno e Camilo. Sembrano felici. Le sfugge un piccolo sorriso mentre una lacrima le scende lungo la guancia. Sono felici. Selma sospira e distoglie lo sguardo, pensa che finisca così.
 
Ma un debole bagliore dorato cattura la sua attenzione nel vortice. Segue la linea che si estende, si annoda in mezzo e il suo cuore quasi si arresta. C’è un’altra figura, aspetta lei. La linea finisce con lui, anche se lei non riesce a capire chi sia. La visione finisce presto, la sabbia ricade sui due. La tavoletta verde finisce nelle mani di Bruno, che non la guarda negli occhi.
 
“Mi dispiace tanto” dice Bruno con voce rotta. Selma posa una mano sulla sua guancia.
 
“Lo so” dice, anche la sua voce si spezza, le labbra tremano mentre singhiozza.
 
“Non era mia intenzione. Mi dispiace tanto” dice Bruno, lasciando la tavoletta sulla sabbia. Abbraccia rapidamente la moglie, che si aggrappa a lui, il viso sepolto nella sua spalla mentre piange.
 
“Lo so. Lo so” dice Selma, accartocciandosi sul pavimento, con Bruno che la tiene stretta. Selma piange, crolla tra le braccia di Bruno, lo stringe a sua volta. È scossa dagli spasmi per il tempo trascorso, perché lui non sarà mai felice con lei. Ma c’è anche una sorta di felicità nel pianto, perché anche lei troverà la felicità, con qualcuno che non è lui.
 
“Ti voglio bene” dice Bruno tra le lacrime, disegnando cerchi sulla schiena di Selma. “Mi dispiace tanto. Ti voglio bene” ripete, scoppiando in singhiozzi, il viso devastato. Selma si tira indietro e lo guarda, ridendo piano.
 
“Anch’io, Bruno Madrigal” farfuglia, asciugando le lacrime. “Ma non provi per me quello che vorrei” dice, aiutandolo ad alzarsi. Lui è chino in avanti.
 
“Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace” è tutto ciò che Bruno riesce a dire, ogni parola intrappolata tra respiri e singhiozzi. Selma alza la testa e gli preme un dolce bacio sulle labbra. Bruno ricambia, indugia prima che lei si allontani.
 
“Ti voglio abbastanza bene da volere che tu sia felice. Senza di me” dice sorridendo, scostandosi. Toglie l’anello che ha al dito, prende la mano di Bruno, forza il palmo ad aprirsi e lo lascia lì.
 
“Sono felice di essere stata con te, Bruno Madrigal” sussurra, richiudendo il palmo. Si alza dalla sabbia e si congeda. Bruno piange per quello che hanno appena perso.
 
.
 
È mattina presto quando Selma si ritrova presso il fiume dell’Encanto. I suoi occhi sono gonfi e rossi di altre lacrime ancora non versate. Sospira, tira su col naso, asciugandosi le tracce secche sulle guance. Sente passi dietro di sé e il suo campo visivo registra qualcun altro.
 
“Lo ami, vero?” chiede Selma, la voce rauca per la stanchezza. Non si volta, ma lo sente irrigidirsi alla domanda.
 
“Sì” risponde e lei ride piano.
 
“Cosa farai quando se ne sarà andato e tu sarai ancora nel fiore degli anni?”
 
“Aspetterò. Aspetterò finché non sarà il mio momento. Lo troverò in un’altra vita. Lo troverò sempre” dice con tale determinazione che la fa ridere di nuovo. Selma si volta e guarda Camilo. Lui non ha aria maliziosa o crudele, c’è solo compassione nei suoi occhi, un’espressione che non le ha mai riservato.
 
“Allora dovrai amarlo più di quanto possa fare io” dice, dandogli un colpetto sulla spalla. “Se gli farai del male, non ti perdonerò mai” aggiunge con un sorriso che la spezza. Gli occhi si spalancano quando avverte Camilo stringerla in un abbraccio. Lei nasconde il viso nella sua spalla, le dita afferrano il tessuto della sua ruana.
 
“Perdonami per averti ferito” dice Camilo piano e Selma sente di averlo già perdonato.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Il sole è completamente sorto quando Camilo torna a casa. C'è silenzio e l'atmosfera è pesante. Gli altri membri della famiglia non sanno ciò che è accaduto e il senso di colpa che Camilo prova grava dentro di lui. Non sa bene quale sia il piano e Selma ha comprensibilmente bisogno di tempo, di spazio per riflettere su come procedere. Non nutre rancore nei loro confronti, solo una comprensione per cui Camilo sorride tristemente. Camilo pensa che lascerò che sia Bruno a dire a tutti che il matrimonio attraverserà una pausa, per riprendersi e riunirsi quando le cose si saranno risolte. Almeno questa è la scusa che Selma ha offerto, per mantenere le apparenze, nel timore che un'altra crepa minacci di rompere di nuovo Casita.
 
Camilo avverte il disgusto verso se stesso insinuarsi nella pelle, detesta come lo fa sentire. Sa che è una situazione inevitabile, ma la possessività, la gelosia, la rabbia svaniscono, lasciando solo colpa e vergogna. Ce l'ha con se stesso, si rimprovera per quello che ha fatto. Lo ha fatto per amore, si dice. L'ha fatto per Bruno, così come Bruno l'ha fatto per lui. Eppure altri sono rimasti feriti nel fuoco incrociato, e nessuno è lì a spiegare come reagire, come affrontare le conseguenze.
 
Camilo pensa a come Selma lo abbia capito, al modo in cui lo guardava, come se sapesse tutto. Bruno gliel'ha detto?, si chiede Camilo, e cosa le ha detto? Sa solo che Dolores gli ha detto di trovarla, all'alba. Il viso di lei è cupo, come se anche lei fosse colpita dalla situazione. Camilo capisce che lo è, come riluttante testimone. È stata un'ottima sorella, rimanendo al loro fianco in silenzio.
 
Maria gli tira un lembo della ruana. Strofinandosi gli occhi, sorride allo zio, mostrando alcuni punti i cui i dentini mancano. Camilo sorride, abbassandosi verso la nipote.
 
"Buongiorno, farfallina. Ti sei alzata presto" dice, scompigliandole delicatamente i capelli. Si guadagna una risatina dalla piccola.
 
"Stavo cercando zia Selma, ma la mamma ha detto che è in città"
 
Camilo fa una leggera smorfia e annuisce.
 
"Sì, per ora zia Selma è tornata dai suoi genitori, dice che deve occuparsi di suo padre"
 
Maria fa un leggero broncio e annuisce con comprensione.
 
"Ah, okay. Volevo dirle di quello che ho visto ieri sera, ma non credo fosse contenta di sapere della linea di zio Bruno"
 
Camilo guarda Maria con curiosità, alzando le sopracciglia.
 
"Cosa c'è che non va con la linea di zio Bruno?"
 
"È collegata alla tua, zio Milo" dice Maria innocentemente, con una piccola risata. Camilo si ferma, la bocca leggermente aperta. Subito prende sua nipote tra le braccia, stringendola forte. Lei ride e gli avvolge le piccole braccia intorno al collo, mentre Camilo la solleva da terra, facendola girare e ridacchiare.
 
"Tu meravigliosa, bellissima farfallina! Il nostro piccolo miracolo!" esclama Camilo, continuando a girare con la bambina tra le braccia prima di metterla giù. Le accarezza i capelli prima di esortarla per andare a vedere se zia Mirabel abbia bisogno di aiuto.
 
Camilo entra in camera sua, deciso ad elaborare l'informazione appena ricevuta. I suoi occhi raggiungono l'altra figura presente nella stanza. Bruno è curvo su se stesso, sul bordo del letto, si stringe le ginocchia al petto. Alza lo sguardo su Camilo, con gli occhi rossi e gonfi. Sembra che non abbia dormito, le rughe sul suo viso sono più profonde. Sotto gli occhi ha dei segni violacei, scie di lacrime seccate sulla pelle. Camilo si avvicina, si siede accanto a lui, il materasso affonda. Bruno lo guarda. Camilo apre le braccia e gli fa cenno di avvicinarsi. Bruno esita, poi si sistema tra le sue gambe, la schiena premuta contro il petto di Camilo. Camilo avvolge le braccia intorno a Bruno, appoggiando il mento contro la sua spalla. Le labbra sfiorano la pelle del collo, Bruno sospira e si strofina contro di lui.
 
Rimangono così in silenzio. Passano minuti, ore. Sentono i passi fuori dalla stanza. Ma non ha importanza, sono troppo stanchi per preoccuparsene. Bruno osserva la vetrata che pigramente volteggia sopra di loro, il sole vi si riflette, una gamma di colori vivaci rivestono lo spazio pieni di specchi.
 
"Troveremo una soluzione" sussurra Camilo, mentre si sdraia sui cuscini e tira la coperta su entrambi. Bruno si gira leggermente, appoggiando la testa sul suo petto, i suoi occhi si chiudono. Finalmente respira con tranquillità, per la prima volta dopo anni.
 
"Insieme" mormora assonnato. Anche gli occhi di Camilo si chiudono mentre Bruno ascolta il battito regolare del suo cuore, cullandolo in un dolce sonno.
 
"Sempre".

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


I Madrigal prendono abbastanza bene la notizia, considerate le precedenti reazioni alle novità spiacevoli. Bruno si aspettava che Pepa scagliasse un temporale in grado di squarciare l’Encanto, ma non succede, gli offre invece una mano gentile sulla spalla. Julieta, al suo fianco, gli strofina dolcemente il braccio. 
 
“Non tutto può funzionare, fratello” commenta, appoggiandogli la testa sulla spalla. Lui si gode le loro gentili attenzioni, sorridendo dolcemente. Sente però il senso di colpa che lo assale. È colpevole tanto quanto Camilo. Ha fatto tutto consapevolmente, sapendo di ferire Selma.  
 
“Perché non andiamo a El Gato Sediento?” la voce gioviale rompe il silenzio. Una testa piena di riccioli spunta dalla porta aperta della cucina, Felix fa capolino, con il suo sorriso sempre contagioso. Si avvicina a Bruno, afferrandogli una mano e attirandolo, mettendogli un braccio intorno alle spalle. Bruno inciampa leggermente e si aggrappa a Felix. 
 
“Non puoi rimanere giù di morale, fratello! Beviamo qualcosa, ti aiuterà a distrarti” dice Felix con una risata chiassosa. Pepa alza gli occhi al cielo, appoggiandosi al bancone della cucina. 
 
“Felix, Bruno non beve” sottolinea con un sospiro. Bruno lancia a Felix uno sguardo nervoso. 
 
“Ah, non mi sembra una cattiva idea, che c’è di male in un paio di drink?” mormora Bruno, muovendo nervosamente i pollici. Onestamente, non gli dispiacerebbe una distrazione, qualsiasi cosa per uscire dal torpore deprimente in cui si trova. 
 
“Allora è deciso! Ci vediamo all’ingresso alle 20”. 
 
 
L’aria è fredda e pungente. Sono tutti contenti nella speranza di rallegrare Bruno. Anche Camilo è presente, ridendo per le varie battute. Rimangono leggermente indietro mentre si avviano verso il locale, le luci tenui fornite dalle finestre aperte rendono la passeggiata tranquilla e familiare. Il gruppo non è molto lontano mentre Camilo si affianca a Bruno. Non hanno bisogno di parlare per sapere cosa l’altro prova. 
 
Senso di colpa, vergogna, rabbia, depressione. Condividono una conversazione silenziosa. Ma sanno di non dover affrontare tutto quello da soli. Si considerano fortunati. 
 
Con il mignolo, Camilo sfiora il palmo di Bruno. Questi guarda in basso, osserva la mano del ragazzo accanto a lui, invitandolo a stringerla. Esita un momento, guarda il gruppo, impegnato a bisticciare, principalmente Luisa e Mirabel. Ridacchia e prende la mano di Camilo, che lo guarda con un sorriso gentile. 
 
“Ti amo” 
 
“Ti amo anch’io” 
 
Si sussurrano a vicenda, affrettandosi poi per raggiungere gli altri. 
 
 
Il locale è vivace per via della musica, è la serata dello spettacolo aperto alla partecipazione di tutti. Risate e canzoni riempiono l’aria, per un momento Bruno ne è travolto. Ma la leggera stretta che Camilo dà alla sua mano lo incoraggia a sufficienza da seguire gli altri a un tavolo. 
 
Due, tre, forse quattro drink dopo, Isabela interviene con un annuncio entusiasta che scuote il gruppo. 
 
“Camilo, dovresti cantare la tua canzone!” annuncia, sbattendo i pugni sul tavolo. Bruno sussulta, guardando il ragazzo. Gli altri sanno che Camilo sa cantare, se non fosse stato un mutaforma, probabilmente il canto sarebbe stato il suo dono. Camilo deglutisce, scuotendo nervosamente la testa. 
 
“Oh dio no, non è una gran canzone” 
 
Mirabel sembra orripilata e lo spintona giocosamente. Camilo sibila, strofinandosi la zona dolorante. 
 
“Non provarci, dai, sali sul palco. C’è anche una chitarra” dice spingendo Camilo. 
 
Il gruppo intona il suo nome, esortandolo. Anche Bruno si ritrova a richiedere che Camilo canti e quanto Camilo sente la sua voce tra le altre, non può dire di no. Non al suo Bruno. Sospira, assume una posa drammatica prima di avvicinarsi al palco vuoto. Strizza gli occhi al riflettore proiettato su di lui. Tutti tacciono e Camilo si sistema con un po’ di imbarazzo. Prende la chitarra, le sue dita strimpellano qualche accordo. Si schiarisce la gola e sorride alla folla. 
 
“Allora...ho scritto questa canzone pensando a qualcuno” comincia, guardando il pavimento. Le sue guance sono spolverate di rosa. Tra la folla c’è Selma, presso il bancone, i suoi occhi sono puntati su di lui. 
 
“Qualcuno a cui tengo davvero” conclude prima di fare un profondo respiro. Guarda la folla, sospira, fa suonare le prime note prima di cantare. 
 
 
Darlin’, I’d wait for you 
Even if you didn’t ask me to 
Tie a lasso around the moon 
And bring it on down to you 
I’d bottle the feeling you give me 
And shelve that stuff for years to come 
 
 
La canzone risuona nel locale, la sua voce è dolce e melodiosa. Il cuore di Bruno si stringe, tornando a un’epoca in cui le cose sembravano più leggere e semplici. 
 
Ricorda di Camilo che correva tra le sue braccia, chiedendo allo zio di raccontargli un’altra storia, del cavaliere che uccideva il drago e salvava la principessa dalla torre. 
Ride piano, i suoi occhi catturano quelli di Camilo sul palco. Camilo ricambia il sorriso e Bruno si sente sul punto di svenire. 
 
 
Cause baby, when your arms are around me 
I’d swear that I’m holding the sun 
I’d give you the sun if you asked me 
You could have all of the time 
You could have the stars and the trees 
When dividing up the universe 
You could have mine 
You could have mine 
 
 
Camilo ricorda quando Bruno gli cantava per farlo addormentare. Lo abbracciava quando Pepa e Felix lo rimproveravano. Bruno gli diceva che sarebbe andato tutto bene. Da piccolo ci credeva sempre. Ricorda quando Bruno gli diceva che non se ne sarebbe andato. Ricorda quanto si è sentito distrutto quando Bruno invece se n’era andato. Camilo ricorda la rabbia, diventata tristezza. L’unica persona in casa che lo comprendeva li aveva lasciati. Lo aveva lasciato. 
 
 
Darlin’, I wish that you 
Could give me some more time 
To herd the whole sky in my arms 
And release it when you’re mine 
I’d tell you, ‘I thought I loved you too’ 
I just didn’t have the words to say 
I’d put the piece in your backyard 
In hopes to be enough for you to stay 
 
 
Poi Camilo ricorda la sensazione che lo ha sopraffatto al ritorno di Bruno, come se una diga fosse stata abbattuta, i suoi sentimenti si erano decuplicati. Li aveva nutriti e tenuti per sé, mentre scorrevano in lui e lo divoravano, finché tutto ciò a cui riusciva a pensare era Bruno. Per quanto fosse sbagliato, per quanto si fosse dibattuto con se stesso sulla moralità di tutto ciò, i suoi sentimenti erano cresciuti, ancora e ancora. 
 
 
I’d give you the sun if you asked me 
You could have all of the time 
You could have the stars and the trees 
When dividing up the universe 
You could have mine 
You could have mine 
I’d give you the sun 
I’d give you the sun 
 
 
Camilo ora guarda Bruno, con adorazione e amore. Ha lasciato il suo cuore sul palco, sperando che l’altro lo capisse. Avvertendo il desiderio e la brama che albergano in lui. Gli darebbe il sole, la luna, le stelle, l’intero universo. 
 
 
Selma osserva nel suo bicchiere, finendo ciò che rimane del suo whisky. Ridacchia tra sé. Finalmente capisce l’amore che i due condividono. È più forte di quanto lei possa capire. Non riesce a trovare in se stessa la capacità di odiarli. 
 
“Un altro drink?” le chiede una voce, alza lo sguardo e incontra occhi azzurri. L’uomo le sorride, mostrando la bottiglia, ha i capelli arricciati alle estremità. 
 
“Dammi quanto mi serve per dimenticare” mormora Selma con una risatina sarcastica. 
 
“Bene, per te e per me, allora” ridacchia l’uomo, versando in due bicchieri, che tintinnano per brindare. 
 
“Selma” 
 
“Javier” 
 
“Sei nuovo da queste parti” 
 
“Sei una donna molto attenta” 
 
I due ridacchiano e bevono per dimenticare le reciproche ferite. 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Bruno guarda Camilo. Le sue mani sono sulle cosce tremanti del ragazzo. Bruno si accorge che il giovane non è abituato a ricevere tante attenzioni. Si chiede distrattamente quanta esperienza abbia Camilo. Una lieve punta di gelosia gli sale nello stomaco al pensiero che qualcun altro abbia avuto il piacere di stringere Camilo così intimamente. Sibila piano, premendo un altro bacio all’interno della coscia. Camilo geme contro il dorso della mano. Il viso è arrossato, gli occhi bassi sull’uomo tra le sue gambe. Bruno ridacchia piano, troppo inebriato per curarsi di quanto il suo aspetto sia trasandato.
 
“Mmh, sei fantastico, amore” lagna Camilo, buttando indietro la testa tra i cuscini. Bruno apprezza i gemiti e intende strapparne di più. Bruno preme una mano sul suo fianco, inchiodandolo al letto.
 
“Ancora una volta. Forza, amore” sussurra Bruno al suo orecchio. È la terza volta ormai e Bruno ha usato solo la bocca e le mani, ma gli fa tremare le ginocchia. Lo fa tremare sotto di lui. Vuole possedere Bruno.
È stato Bruno a iniziare questa sera, bloccandolo contro la porta non appena hanno lasciato il locale. Nel momento in cui sono entrati in camera, Bruno ha cominciato a vagare con le mani sul suo corpo.
 
“Sei perfetto. Perfetto” mormora Bruno contro la pelle di Camilo, pressa dolci baci su ogni lentiggine, i suoi occhi lo studiano, non interrompono il contatto visivo.
 
“Che ti succede oggi, amore? Non che mi lamenti” chiede Camilo, ansimando leggermente mentre guarda Bruno curioso.
 
“La tua canzone” risponde Bruno, sollevandosi. 
 
“Dicevo davvero. Ogni parola” dice Camilo, stringendo Bruno per i fianchi, lasciando sicuramente lividi, ma niente che la cucina di Julieta non potrà curare.
 
“Ti darei il sole” aggiunge Camilo, guardando Bruno sorridendo. Bruno ridacchia, si china e gli lascia un lungo bacio sulle labbra.
 
“Ce l’ho proprio qui” sussurra, baciandolo ancora sugli angoli della bocca.
 
“Sei il mio universo, hai tutto di me” dice Bruno. “Mi dispiace di essere andato via. Non volevo che accadesse”
 
Camilo si solleva, stringe Bruno, alza i fianchi e nasconde il viso nell’incavo del suo collo.
 
“Sei qui. Sei sempre stato qui” lo rassicura e Bruno ride piano. Non sa come qualcuno di così perfetto si sia potuto innamorare di lui. Bruno non si è mai aspettato niente, e non si aspetta che Camilo cambi in suo favore.
 
“Sarò sempre qui. Non me ne andrò. Non di nuovo” dice Bruno.
 
I due ricadono su letto, Camilo stringe le braccia intorno alla sua schiena. Tira le coperte su entrambi, lascia un dolce bacio sulla testa di Bruno. Sono sudati e sporchi, ma nessuno dei due si disturba a pulirsi, rimanendo intrecciati ed esausti. Camilo chiude gli occhi. Prenderà il tempo che gli rimane con Bruno, prima di dover affrontare le conseguenze. È un problema per domani, pensa Camilo.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


La voce si sparge rapidamente nell’Encanto. Un nuovo affascinante straniero ha attraversato le montagne, arrivando da un altro villaggio non molto lontano. Porta Camilo a riflettere sulla possibilità di scappare con Bruno, ricominciare da capo, dove nessuno conoscerebbe i loro nomi o volti. Potrebbero formare una famiglia, amarsi apertamente senza la paura di essere scoperti. Camilo pensa che ne parlerà con Bruno, appuntandosi l’idea.
 
Selma è in casa, l’atmosfera è un po’ imbarazzante intorno all’ex coppia, i due si fissano per qualche istante. Onestamente, Bruno non sa da dove cominciare.
 
“Ti vedo meglio” rompe il silenzio Selma con un piccolo sorriso, le dita intorno alla tazza di the che le è stata offerta. Bruno rabbrividisce leggermente al commento. Anche lui si sente molto meglio. Mangia regolarmente e dorme abbastanza bene da non avere più segni viola sotto gli occhi.
 
“Grazie...anch’io mi sento meglio” dice Bruno, poi sbuffa, correggendosi velocemente mentre Selma ride. “Insomma, non che stia meglio perché te ne sei andata. Anzi...mi dispiace molto” dice Bruno, sprofondando goffamente nella sedia. Preme il viso sui palmi delle mani, come volesse nascondersi di nuovo dietro le pareti. Si aspetta di ricevere in faccia la bevanda calda o almeno una frecciata verbale. Non è la prima volta che farfuglia e offende accidentalmente una donna e sa che non sarà nemmeno l’ultima. Ma non succede nulla di male, e quando sbircia tra le dita vede Selma ridere.
 
“Bruno, non sono offesa. A essere sincera, sono sollevata” dice, bevendo un breve sorso. Prende delicatamente la sua mano, stringendola leggermente, lo osserva rilassarsi. “Non possiamo scegliere di chi innamorarci né chi amare” aggiunge, sfiorandogli il dorso con il pollice, disegnando lievi cerchi. “Non sono arrabbiata. Non più”
 
Bruno sente un peso sollevarsi dalle sue spalle, il senso di colpa e la vergogna svaniscono lentamente. Ricambia il sorriso e la stretta sulla mano.
 
“Ma dimmi, com’è iniziata?”
 
Bruno alza le sopracciglia, non ci ha mai pensato. Si tormenta alla ricerca di una risposta, mordendosi l’interno della guancia.
 
“Non lo so bene nemmeno io...un giorno era solo mio nipote, quello successivo era di più. Molto di più” cominciò. È consapevole che la spiegazione non sia abbastanza razionale. Non sa bene come esprimere a parole lo sviluppo di quell’amore. Anche lui fatica a capire. “Penso di avere iniziato a vederlo come qualcosa di più. Qualcuno che volevo amare e con cui stare, in modo diverso da un parente. Non l’avevo pianificato né voluto. Ero così spaventato di ferirlo. Temevo che fosse disgustato” dice, alzando le spalle, crollando di nuovo sulla sedia. Selma lo guarda con compassione, gli offre un sorriso gentile.
 
“Dubito che capirò mai veramente, ma so che quel ragazzo ti ama più di quanto tu possa immaginare” dice ridendo, ricordando la sua decisa proclamazione in riva al fiume. I suoi occhi si stringono, i lati si increspano mentre ridacchia. “E anche tu devi amarlo più di ogni altra cosa”
 
Bruno annuisce, ridacchiando a sua volta. Poter parlare così liberamente lo fa sentire più leggero, condividendo un tabù del genere con qualcuno che non offre giudizi ma comprensione.
 
“Sai, a volte vorrei che le cose fossero diverse” sospira piano Bruno, sognando ad occhi aperti una vita che potrebbe vivere con Camilo se le circostanze fossero differenti, se non avessero una relazione proibita.
 
“Creeremmo una famiglia, avremmo una grande casa” dice, appoggiando il braccio sul tavolo, sotto il mento.
 
“Con dei bellissimi bambini” aggiunge Selma, i suoi occhi rimangono bassi mentre immagina quella vita, quella che lei avrebbe voluto con lui.
 
“Due, quattro?” chiede Bruno ridendo. Dubita di poterne gestire più di due. Ricorda le difficoltà di tenere in braccio i nipoti quando erano più piccoli.
 
“Prenderebbero da te? Bellissimi occhi verdi, riccioli scuri. Saresti un padre straordinario” dice Selma prima che i due sentano un rumore, un clangore contro il bancone della cucina. Si girano rapidamente e vedono Camilo, con una tazza di caffè in mano. Sembra contrariato, le sopracciglia sono aggrottate. Camilo non si aspettava quella conversazione, non si aspettava di sentire quelle cose dalla bocca di Bruno. Ha sentito solo la metà, discorsi su famiglia e figli. Bruno non desidera lui? Ha improvvisamente cambiato idea in favore di Selma?
 
Ancora una volta si sente rifiutato. La persona che ama non lo vuole. Non vuole lui. Sente lo stomaco annodarsi, il cuore gli fa male. Odia la sensazione. Ha voglia di graffiare, di rompere tutto. Vuole fuggire.
 
Bruno legge tutto ciò sul viso di Camilo, la sua rabbia palpabile, si accorge di come il discorso deve essere apparso alle sue orecchie. Rapidamente lascia la mano della donna, si alza, ma Camilo è uscito da pochi istanti, spingendo sua madre che emette un leggero tuono. I suoi occhi si stringono quando scorge Bruno.
 
“Bruno, cosa gli è preso?” esclama Pepa, cercando di calmarsi. Bruno le rivolge uno sguardo di scuse. Camilo cammina velocemente, le sue nocche diventano bianche per lo sforzo di stringere la tazza. Bruno allunga la mano, gli afferra il polso, rimane stupito quando l’altro si allontana. Camilo si gira rapidamente, il caffè sguazza.
 
“Non toccarmi” la sua voce gronda di rabbia. Bruno lo guarda, ferito, l’espressione di Camilo è illeggibile.
 
“Camilo, giuro che non è quello che pensi” inizia a spiegare, lo raggiunge, ma Camilo fa un passo indietro.
 
“La tua scelta è chiara” dice Camilo, incapace di controllare le emozioni che lo dominano, gelosia, rabbia, tristezza. Sopraffatto dall’ondata di rabbia, si trasforma in persone diverse, in Bruno, Mirabel, Dolores e infine Selma. La donna che gli sta prendendo tutto. Di nuovo.
 
“Camilo-” dice Bruno con voce tremante.
 
“Non adesso” interviene Camilo, prima di aprire la porta della sua stanza con un calcio, sbattendola per chiuderla. Bruno rimane interdetto e ferito.
 
Camilo appoggia la tazza sul cassettone, schiaccia la schiena contro la porta. Scivola sul pavimento, raggomitolandosi su se stesso. Le lacrime cadono liberamente, le dita si stringono tra i capelli, singhiozzi rotti riempiono la stanza.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


“Lasciami in pace” gracchia Camilo verso la porta. Bruno non ha smesso di passare e bussare. Sono trascorsi quattro giorni. I suoi familiari gli lasciano i piatti davanti alla porta, preoccupati per lo stato in cui si trova. Si tormenta per il senso di colpa e l’odio verso se stesso. Come può essere così insensibile da respingere Bruno? Detesta il modo in cui le sue emozioni prendono il sopravvento su di lui. Detesta il modo in cui si scaglia contro chi ha intorno senza volerlo. I leggeri colpi non si fermano. Camilo geme e sbatte il pugno contro il muro.
 
“Lasciami in pace!” grida. Sbuffando, si tira le coperte addosso, avvolgendosi nel loro calore, quando la porta si apre cigolando. Non è Bruno, lo sa. I passi sono troppo leggeri, quasi silenziosi, ha imparato a conoscerli.
 
“Camilo. Alzati” una voce severa penetra lo spesso tessuto delle coperte. Si mette a sedere con rabbia, mettendo il broncio con aria infantile.
 
“Cosa c’è, Dolores?” chiede stancamente, gli occhi rossi per il troppo pianto. Le spalle tremano leggermente, le emozioni tornano a ribollire in lui. Dolores stringe le braccia intorno al fratello, lo attira a sé, accarezzandogli delicatamente i capelli.
 
“Ti ama, lo sai?” dice dolcemente, trattenendo Camilo, che seppellisce il viso sulla sua spalla, aggrappandosi alla sua camicetta. Camilo lo sa, dovrebbe saperlo. Bruno glielo ha mostrato più volte. Ma i suoi impulsi hanno la meglio, portandolo ad attaccare chi ha fatto di tutto e di più per lui.
 
“Non mi vuole. Vuole lei” gracida, quelle parole lo spezzano. Dolores si scosta, tenendolo per le spalle.
 
“Non hai sentito tutto quello che hanno detto, vero?”
 
Camilo solleva le sopracciglia, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Scuote la testa, rammaricato. Non ha nemmeno dato a Bruno la possibilità di spiegare.
 
“Stavano parlando di te” dice Dolores accarezzandogli la fronte teneramente, guadagnandosi un lamento da Camilo che si massaggia la pelle arrossata. “Zio Bruno ti ama molto, al punto da formare una famiglia con te. Camilo, ti ama tantissimo” dice rassicurante. Le lacrime di Camilo ripartono, cadendo sulle sue guance in rapida successione. Dovrebbe saperlo. Avrebbe dovuto saperlo.
 
“Sono un idiota. Sono stato impulsivo e ho reagito in modo eccessivo”
 
“No, Camilo, è normale sentirsi così a volte. Sei umano, sei rimasto ferito”
 
Camilo si getta tra le braccia della sorella, stringendola, lei lo tranquillizza piano, baciandolo dolcemente sulla testa.
 
.
 
Camilo corre più velocemente che mai. I polmoni faticano e i piedi pulsano, ogni passo è più rapido del precedente, mentre percorre il sentiero sterrato che porta verso il fiume dell’Encanto. Sa che Bruno si trova lì. Sa che Bruno si reca lì quando ha bisogno di pace e tranquillità. Camilo corre, mentre calde lacrime scendono sulle sue guance. Ha così tante cose da dire. Così tanto da rimediare, implorando il perdono dell’altro.
 
Chiama Bruno, urla il suo nome. Bruno sussulta, voltandosi a guardare il ragazzo che gli va incontro a tutta velocità. Bruno spalanca gli occhi, sente un peso schiantarsi su di lui, poi viene inghiottito dall’acqua fredda. È finito nel fiume, trattenendo Camilo che si aggrappa a lui. È più pesante di quanto Bruno ricordi.
 
“Camilo-” dice Bruno sorpreso, stringendolo con entrambe le braccia.
 
“Mi dispiace...mi dispiace tanto. Ti amo. Mi dispiace tanto, amore mio” dice Camilo tra i singhiozzi. Piange sulla spalla di Bruno, non gli importa che siano entrambi nel fiume, fradici e disordinati. Non ha importanza mentre Bruno lo stringe.
 
“Mi dispiace di averti allontanato. Avrei dovuto lasciarti spiegare. Mi dispiace” prosegue Camilo, sente Bruno alzarsi, tenendolo ancora contro di sé. Bruno continua a stringerlo. Camilo si allontana leggermente, guardandolo preoccupato. Bruno rimane zitto, il suo volto è indecifrabile. Il cuore di Camillo patisce, soffre, vuole che Bruno dica qualcosa, qualsiasi cosa.
 
“Amore, ti prego, dì qualcosa” lo implora, le labbra tremanti. Teme di aver esagerato, questa volta. Di aver ferito definitivamente Bruno, abbastanza da convincerlo a lasciarlo.
 
Bruno apre la bocca e quello che dice sconvolge il ragazzo.
 
“Sposami”.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


“Sposami”
 
La parola risuona pesantemente nelle orecchie di Camilo. Il ragazzo impiega alcuni minuti per assorbirla. Una semplice parola lo lascia attonito, senza parole mentre fissa Bruno. La bocca aperta, gli occhi spalancati come un pesce fuor d’acqua, Bruno lo guarda, totalmente serio, taciturno.
 
“Bruno-” dice Camilo, ancora senza niente da dire. Si reclina indietro per rimuovere il suo peso dall’altro, sedendosi sulle rocce coperte di muschio. L’acqua scorre accanto a loro, formando rivoli intorno alle loro sagome.
 
“Ci ho pensato...quando io e Selma stavamo parlando” dice Bruno rompendo il silenzio. Si siede di fronte a Camilo, i suoi occhi seguono pigramente il flusso del fiume, osservando delicati petali che danzano sull’acqua. “Non ho potuto spiegare. Non mi ero accorto che eri lì e dalla tua reazione ho dedotto che dovevi aver capito male” continua, guardando Camilo. Porta una mano bagnata sulla sua guancia, asciugando le lacrime. Odia vedere Camilo ferito, le lacrime e il dolore. Tutto a causa della loro relazione, pensa Bruno esitante. Ma il sorriso che compare sulle labbra di Camilo ferma ogni altro pensiero negativo.
 
“Non posso promettere che le cose saranno perfette tra di noi. Ci saranno momenti in cui ci feriremo a vicenda, feriremo altre persone. È inevitabile data la nostra relazione. Ma non ho mai voluto trascorrere i restanti anni della mia vita con qualcuno tanto quanto con te” dice Bruno, il suo pollice sfiora dolcemente la pelle della guancia del giovane.
 
“Ho detto a Selma che ti avrei dato una famiglia, dei figli, una grande casa. Ti darei tutto questo in un batter d’occhio, se è quello che vuoi. Farei qualunque cosa per te”
 
Camilo si inclina verso il palmo di Bruno, copre delicatamente la mano con la sua, fa intrecciare le loro dita e chiude gli occhi.
 
“Mi dispiace di averti ferito. Ma ti prego, per favore, non escludermi. Non potrei sopportarlo” dice Bruno con un leggero sbuffo, inspirando profondamente per controllare le proprie emozioni. Non pensa di essersi mai sentito così sconvolto come quando Camilo lo ha allontanato, pensando di aver di nuovo rovinato tutto. Ha avuto così tanta paura di perdere Camilo, di perdere qualcuno che lo ama da perdere il sonno. Era rimasto fuori dalla sua stanza finché gli altri non erano andati a prenderlo, per condurlo alla sua torre, dicendogli di non preoccuparsi, che Camilo sarebbe stato bene. Non sapendo però quello che Bruno sapeva.
 
Camilo stringe la mano di Bruno, apre gli occhi e lo guarda. Come ha potuto ferire una persona così preziosa, che sente di non meritare l’amore.
 
“Dispiace a me di averti fatto del male. Non volevo arrabbiarmi così tanto. A quanto pare non ho superato la gelosia verso Selma e ho lasciato che le mie emozioni avessero il sopravvento. Mi sono costretto a respingerti. Ho odiato me stesso, sono ancora arrabbiato” risponde Camilo onestamente, abbassando le spalle e la testa. “Ho avuto paura di perderti. Mi sono scagliato contro di te, quando non avevi fatto niente di male. Ero terrorizzato, ho pensato di essere rifiutato. Sono stato impulsivo e non ti ho dato la possibilità di spiegare”
 
Bruno toglie la mano dal suo viso, sollevandogli il viso con un dito sotto il mento. Posa un bacio dolce e lungo sulle sue labbra, sorride e lo attira a sé.
 
“Non siamo perfetti, vita mia. Va tutto bene. Abbiamo alcune cose su cui lavorare”
 
“Ma possiamo farlo insieme” conclude Camilo, ridacchiando piano. Si alza e trova l’equilibrio, prima di aiutare Bruno a sollevarsi dall’acqua.
 
“Allora, cosa ne dici?” chiede Bruno nervosamente riguardo alla domanda apparentemente dimenticato. Il suo pomo d’Adamo si solleva mentre deglutisce nervosamente. Camilo avvolge le braccia intorno alla sua vita, stringendolo mentre si godono la luce del sole.
 
“Certo che ti sposerò”
 
Bruno sorride, si sente completo, tra le braccia del ragazzo.
 
.
 
Javier si siede accanto a Selma, i piedi penzolano dal ponte proprio accanto al locale. Le porge una bottiglia di birra. È diventata stantia e amara, ma ai due non sembra importare particolarmente.
 
“Bruno Madrigal, eh?” chiede Javier, inclinando il capo verso la donna. Con una mano lancia un sasso sull’acqua, lo osserva saltare sulla superficie, conta mentalmente quanto tempo impiega prima di affondare.
 
“L’unico e solo. Non ha funzionato” dice Selma, bevendo un sorso, arricciando il naso per il sapore amarognolo che le rimane sulla lingua. “Hai dei gusti orribili” commenta scherzosamente. L’uomo rotea gli occhi.
 
“Sembra che sia lo stesso per te, visto che sei qui con me” ridendo, lamentandosi quando gli colpisce il braccio.
 
“Arturo” dice Javier, bevendo un sorso, esibendo la stessa espressione di Selma e scuotendo il capo. “Dio, ho gusti orribili” ride.
 
“Abbastanza da omettere il suo cognome?” dice Selma, lasciando la bottiglia a canto a sé, osservando il tramonto sulle montagne, che lascia tonalità di viola e arancione.
 
“Abbastanza da lasciare il villaggio. Troppi ricordi”
 
Selma annuisce comprensiva, ridacchiando sommessamente.
 
“L’amore fa schifo”
 
“Brindiamo a questo”
 
I due ridono, fanno tintinnare le bottiglie, sorseggiano ancora, con un’altra smorfia. La reazione li fa scoppiare a ridere.
 
“Mi ha portato a te, quindi posso dire che non fa completamente schifo” dice Javier, girandosi con un’espressione agitata. Selma farfuglia leggermente, poi ridacchia e gli dà un colpetto sulla spalla. Lui la guarda, rimane sorpreso quando sente le sue labbra sulle proprie. È delicato e dolce, troppo rapido, ma non si lamenta.
 
“Hai ragione. Non fa completamente schifo” dice lei, trascinandolo in un altro bacio.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici ***


Sono passate settimane da quando Bruno ha chiesto a Camilo di sposarlo. Non è ancora successo nulla, nessun matrimonio né cerimonia. Camilo è ansioso. Non è interessato alle cerimonie o ai grandi gesti, vuole Bruno ed è tutto ciò di cui ha bisogno. Ma ogni volta che accenna all’argomento, la risposta è sempre la stessa.
 
“Le cose belle richiedono tempo, vita mia. Sii paziente”
 
Camilo è stato paziente. Molto paziente, pensa, mettendo il broncio quando riceve ancora una volta quella risposta. È una vita che pazienta. Per quanto impulsivo e avventato possa essere, è in grado di aspettare, aspettare e aspettare.
 
Oggi è il suo compleanno e ancora non è successo niente. Intrecciato nel letto con Bruno, gli preme un bacio sulla fronte, svegliandolo. Si comportano già come se fossero sposati, dormendo insieme. Ma Camilo vuole di più, vuole abbracciarlo, baciarlo, prendergli apertamente la mano. Vuole poter amare Bruno così come suo padre adora sua madre davanti a tutti. Giura che farà le stesse cose. Riempirà Bruno di adorazione amorevole da far impallidire qualsiasi manifestazione di Felix.
 
“Buon compleanno, Milo” mormora Bruno contro la sua pelle, strofinandogli il fianco. Il pollice scivola dolcemente lungo le costole. Camilo sorride e stringe maggiormente Bruno.
 
“Desideri qualcosa per il tuo compleanno?” chiede Bruno guardandolo. Conosce già la risposta e ridacchia piano.
 
“Sai cosa voglio, amore”
 
Bruno scuote la testa. Si solleva leggermente, appoggiando il braccio sul cuscino.
 
“La pazienza è una virtù, vita mia. Accadrà”
 
Camilo si imbroncia, ricadendo sui cuscini. Geme frustato. Quando?, si chiede. Non è più un ragazzino e Bruno sta decisamente invecchiando. Ogni compleanno è il ricordo della loro mortalità. Porta Camilo a preoccuparsi sul tempo che avranno a disposizione e le parole di Selma gli tornano in mente. Quando lui sarà ancora giovane, Bruno potrebbe essersene andato. Non gli sarebbe rimasto niente di Bruno, niente di concreto, solo ricordi a cui si aggrapperà finché non arriverà anche il suo momento. Il pensiero inquieta Camilo.
 
Bruno avverte la sua ansia, gli posa un bacio sulla fronte. Comprende. Comprende da sempre. Non è giovane come Camilo e i 35 anni di differenza non aiutano di certo. Anche lui si preoccupa di cosa accadrà quando sarà troppo debole per combattere la morte. Anche lui si preoccupa di cosa sarà di loro quando non ci sarà più. Ma è deciso ad amare Camilo il più possibile, inonandolo di ogni cosa che possiede, di devozione e adorazione, per fargli capire quanto sia importante per lui. È disposto ad aspettare nell’altra vita. Aspetterà che Camilo lo trovi. Ha aspettato nella vita terrena, cosa potrà mai essere una in più?
 
.
 
Ogni compleanno è una grande festa celebrata da tutti in città. Per Camilo non ci sono eccezioni. Anche se lui pensa che ogni compleanno dopo il diciottesimo sia una seccatura, ma non si lamenta. Non quando vede Bruno divertirsi tanto a ballare e chiacchierare. Bruno è davvero uscito dal suo guscio, abbattendo muri e barriere, permettendo agli altri di vedere la sua bontà e dimostrando che si sbagliavano.
 
Camilo si mette in un angolo, bevendo un sorso del punch preparato da sua madre e da zia Julieta. È abbastanza dolce da nascondere il sapore dell’alcool. Una combinazione pericolosa, pensa. Anche se è grato che gli altri adulti, alticci, siano abbastanza distratti da permettere a lui e Bruno di avere qualche momento. Ridacchia e beve ancora prima di sentire una mano sulla spalla.
 
“Milo, perché con balli con gli altri? C’è una ragazza molto carina della tua età proprio lì” interviene Pepa, strascicando leggermente le parole. Camilo sospira, osservando la direzione indicata da sua madre. Certo, Cristina. Cristina dai bei riccioli rossi, legati strettamente, formano un’aureola intorno alla sua graziosa pelle pallida. Se gli sguardi potessero parlare, quello di Pepa direbbe che è quella giusta. I due si conoscono, hanno avuto un’avventura durante l’adolescenza, ma è svanita rapidamente al ritorno di Bruno. Sono in buoni rapporti ma Camilo sa che lei ha occhi per un altro membro della famiglia.
 
“Mami, non credo che sia interessata” commenta Camilo e Pepa fa un gesto della mano, spingendolo verso la ragazza.
 
“Vai a ballare, Milo, fai deprimere tua madre quando non partecipi”
 
Camilo fa schioccare la lingua, posa il bicchiere sul tavolo e si avvicina a Cristina, salutandolo con una abbraccio.
 
“Ehi, guarda chi c’è, Camisito” scherza Cristina, usando il nomignolo con cui lo chiamava quando erano più piccoli. Camilo ride e alza gli occhi al cielo, offrendole una mano.
 
“Ancora ti struggi per la signorina perfezione Isabela?” la prende in giro, facendole la liguaccia mentre iniziano a ballare. Cristina arrossisce, distoglie lo guardo e finge di tossire. Ci ha beccato. Camiloo e ride e scruta la folla alla ricerca della cugina, che trova in un momento di solitudine. Con un sorriso malizioso, si dirige verso l’angolo dove Isabela sta bevendo. Cristina protesta categoricamente, cercando di trascinarlo via.
 
Camilo chiama Isabela, facendole un cenno.
 
“Conosci Cristina? È una botanica” dice, spingendo la compagna di danze verso Isabela, che l’afferra dolcemente e l’aiuta a sollevarsi.
 
“Penso che andrete d’accordo. Molto d’accordo” aggiunge prima di sorridere e facendo un rapido cenno, scivolando via. La sua mano viene rapidamente afferrata e si ritrova tirato verso qualcuno che lo guarda sorridendo.
 
“Ci hai messo un bel po’” ride Camilo, avvolgendo un braccio intorno alla sua vita. Braccia lunghe e sottili si avvolgono intorno al suo collo. Sono in mezzo a un mare di persone e hanno un po’ di intimità dagli occhi indiscreti dagli altri Madrigal. Camilo si avvicina e lascia un bacio veloce sulle labbra di Bruno.
 
“Qualcuno si è divertito a fare da Cupido” lo stuzzica Bruno, alzando gli occhi al cielo.
 
“Dovevo pur divertirmi in qualche modo” ride Camilo, ondeggiando al ritmo della musica.
 
“Beh, non sei contento che io sia qui ora?” risponde Bruno ridendo contro il suo collo mentre lo tiene stretto.
 
.
 
È passata la mezzanotte quando gli ospiti se ne sono andati. Gli adulti, soprattutto i genitori e Abuela, si sono ritirati nei loro alloggi, troppo brilli per reggersi in piedi. Camilo ride ricordando di aver dovuto scortare i suoi genitori nella loro stanza. Mariano è stato così gentile da aiutarlo a trasportare Pepa, più ubriaca che mai.
 
Camilo si reca in camera sua, stanco, si toglie la ruana per infilarsi in pigiama. Di colpo però si ferma e scruta la stanza. Bruno non c’è, anche se in genere lo aspetta sempre. Avverte un leggero peso sullo stomaco e l’ansia si insinua lungo la spina dorsale. È insolito e non gli piace. Si gira per aprire la porta e si imbatte in una figura che urla quando Camilo le calpesta accidentalmente un piede.
 
“Ahi!” risuona la voce di suo fratello. Camilo indietreggia rapidamente e guarda Antonio, stringendo gli occhi. Antonio è cresciuto fino a essere alto quanto la sua, la voce è più profonda da quando ha raggiunto la pubertà e i capelli un po’ più lunghi. Rimane sempre il dolce, amabile e gentile Antonio che tutti conoscono.
 
“Oh scusa, fratellino! Non ti avevo visto. Sai dov’è zio Bruno? Deve restituirmi un libro” mente Camilo, sorridendo nervosamente al fratello che lo guarda sospettoso.
 
“No...ma ho qualcosa per te” dice Antonio, afferrando la mano di Camilo.
 
“Aspetta, che cos’è?” chiede Camilo incuriosito mentre Antonio lo trascina verso la sua stanza. Appoggia la mano sulla maniglia con un sorrisetto impercettibile.
 
“È una sorpresa”
 
Prima che Camilo capisca cosa stia succedendo, viene accolto da una scena che non si sarebbe mai aspettato di vedere. La stanza di Antonio è decorata di ogni tipo di fiore e rampicante intorno all’area giungla. Ogni piattaforma sfoggia una serie di splendidi animali gialli e arancioni e sui pali sono appese luci e piante. La stanza è piena di lucciole e uccellini che canticchiano una ninna nanna che Camilo ricorda vagamente di aver sentito da bambino. Tutto intorno ci sono i suoi cugini. Mariano e Maria sono all’ingresso, la piccola guarda Camilo e ridacchia, con in mano un cesto di petali. Camilo rimane con occhi sbarrati, scioccato. Si prende un momento per elaborare il tutto prima di posare gli occhi su Bruno, al centro dell’ultimo spiazzo, sotto un arco di bellissime rose, vestito di bianco.
 
Antonio prende la mano di Camilo, destandolo dai suoi pensieri. Apre il palmo e lascia qualcosa di freddo. Camilo abbassa lo sguardo e vede un magnifico anello d’oro. È molto semplice, con un piccolo smeraldo al centro. Intravede l’incisione e lo solleva lentamente per leggere le parole.
 
‘Ti aspetterò’.
 
Il cuore di Camilo si ferma per un momento e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
 
“Tu lo sapevi?” dice piano, rivolgendosi ad Antonio che ride appena, alzando le spalle e annuendo.
 
“Me l’hanno detto i topi” risponde prima di fare un cenno agli altri cugini che guardano Camilo sorridendo. Si avvicinano per abbracciarlo.
 
“Dolores ce lo ha detto” dice Luisa prendendolo tra le sue forti braccia. Camilo ride mentre le lacrime cominciano a scendere sulle sue guance.
 
“Vogliamo bene a te e a zio Bruno. Quindi abbiamo pensato che questo fosse il modo migliore per dimostrarvelo, anche se all’inizio non tutti approvavamo l’idea” aggiunge Mirabel, asciugando le lacrime di Camilo, che ride.
 
“Beh, è stata un’idea di zio Bruno” dice Isabela, creando una piccola e splendida rosa bianca, appuntandola sulla camicia di Camilo.
 
“Forza, non puoi fare aspettare il tuo sposo” dice Dolores spingendo gentilmente Camilo. Maria sorride e gli tira il braccio, portandolo ad abbassare lo sguardo.
 
“Andiamo, zio” dice, marciando lungo l’area verso Bruno, spargendo petali.
 
A Camilo sembra che il tempo si fermi. Il mondo tace. Ci sono lui e Bruno, solo loro due. Poi arrivano tutti gli altri. Una famiglia che si ama follemente. Camilo esplode in un sorriso.
 
È la perfezione, tutta in una notte.

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici ***


Le orecchie di Camilo captano il ronzio degli uccellini. Ricorda la canzone, una che Abuela cantava ai suoi figli, e questi l’hanno cantata per i loro figli.
 
 
Dos oroguitas
 
 
Camilo ricorda la prima volta che l’ha sentito. Ricorda di aver pensato che fosse la canzone più bella di sempre. La storia dei suoi nonni, di come si erano conosciuti, innamorati, formando una famiglia. Poi tutto era stato perso, ma dalla tragedia era nato un miracolo. Il miracolo era cresciuto fino a creare una famiglia in cui ogni generazione aveva ricevuto un dono per aiutare la città e i suoi abitanti. Camilo sorride e sente l’arrivo di altre lacrime. Pensa a Bruno, al suo miracolo personale.
 
 
Two oroguitas
In love and yearning
Spend every evening
And morning learning
To hold each other
Their hunger burning
To navigate a world
That turns and never stops turning
Together in this world
That turns and never stops turning
 
 
Camilo canta nella propria testa, pensa a Bruno e alla loro situazione. La canzone è perfetta per descriverla. La canzone contiene qualcosa di cupo e tragico, ma sa che qualunque cosa accada, l’uno avrà sempre l’altro.
 
Camilo si dirige verso Bruno, vede il loro passato. Ricorda quando al suo posto c’era Selma, una bellissima sposa con un abito magnifico. Camilo sorride, perché questa volta Bruno non sembra spaventato, il sorriso sul suo volto lo conferma.
 
Camilo ricorda quando Bruno lo stringeva nelle notti in cui il vento ululava forte e i tuoni ruggivano ferocemente. Ricorda quanto si sentiva al sicuro tra le sue braccia, ascoltando ogni dolce parola che Bruno gli sussurrava all’orecchio, dicendogli che andava tutto bene, che gli angeli nel cielo stavano solo giocando a bowling. Una cosa così ridicola da far ridere qualsiasi bambino. Bruno c’è sempre stato, lo teneva sempre accanto a sé. Non che i suoi genitori non l’abbiano fatto, ma le emozioni di Pepa hanno spesso preso il sopravvento su di lei, rendendo la situazione difficile per Camilo.
 
Camilo ricorda quando Bruno suonava la chitarra, mentre tutti si sedevano in cerchio intorno a lui, ascoltando ogni melodia che strimpellava. Mirabel era sempre la sua preferita, e Camilo veniva colto da una gelosia infantile. Amava Bruno da sempre. Lo aveva amato come un normale membro della famiglia, ma col passare del tempo, aveva cominciato a vedere Bruno come qualcosa di più.
 
 
Two oroguitas
Against the weather
The winds grows colder
But they’re together
They hold each other
No way of knowing
They’re all they have for shelter
And something inside them is growing
They long to stay together
But something inside of them is growing
 
 
Davanti a lui, Bruno attende, guarda Camilo con occhi lucidi. Il suo Camilo, il sole della sua vita, il ragazzo che ha appeso ogni stella nel cielo buio.
 
Camilo pensa al loro futuro, lo vede delinearsi tra loro. Pensa che Bruno sarà il migliore dei mariti, gli terrà la mano ad ogni prova che dovranno affrontare. Pensa a come Bruno sorriderà al loro primo figlio, se il miracolo fosse accaduto. Bruno lo avrebbe tenuto stretto tutta la notte, permettendo a Camilo di rimanere vicino per ascoltare il battito del suo cuore.
Poi Camilo pensa a quando Bruno sarà più vecchio. Il pensiero non gli piace del tutto, ma sa che succederà. Gli stringerà la mano e gli ricorderà che lo ama, ogni singolo giorno.
 
 
Ay oroguitas
Don’t you hold on too tight
Both of you know
It’s your time to grow
To fall apart, to reunite
Wonders await you
Just on the other side
Trust they’ll be there
And start to prepare
The way of tomorrow
 
 
Le lacrime di Camilo scorrono veloci sulle sue guance. La vista è offuscata. Ama Bruno più della sua vita e il pensiero di perderlo gli spezza il cuore oltre ogni immaginazione. Sa che stringerà Bruno fino al suo ultimo respiro, lo terrà vicino e gli sussurrerà cose dolci, gli dirà che lo troverà, ancora e ancora, a qualunque costo. Perché il loro amore va oltre la vita terrena e Camilo è sicuro che si riuniranno.
 
Camilo si ferma davanti a Bruno che gli tende la mano. Camilo l’afferra, intreccia le loro dita sorridendo. Maria è al loro fianco, sorride e lancia altri petali. Bruno ride e si abbassa per accarezzarle la testa.
 
“Grazie, farfallina” dice sorridendo. Maria annuisce contenta, lo abbraccia brevemente. Bruno si rialza, Maria si aggrappa alle sue gambe con entrambe le braccia. Camilo ride piano, pensando che Bruno sarebbe un padre meraviglioso.
 
“Camilo. Mi dispiace ci sia voluto così tanto tempo per organizzare tutto, è stato necessario convincere gli altri” dice Bruno ridacchiando, indicando gli ospiti attorno a loro che osservano leggermente meravigliati.
 
“È stata soprattutto Maria a portarli dalla nostra parte”
 
Camilo ride e rivolge un sorriso a sua nipote. Si asciuga le lacrime, il suo cuore è incredibilmente gonfio.
 
“È perfetto. È tutto perfetto” dice Camilo dolcemente, afferrando l’altra mano di Bruno. L’atmosfera è leggera e piena di amore. La sala è meravigliosamente decorata. Non poteva chiedere di più.
 
“Immagino sia ora di pronunciare i nostri voti” ridacchia Bruno nervosamente. Lascia una mano di Camilo, recupera l’anello che ha fatto realizzare, è simile a quello che ha il giovane.
 
“Non ho mai pianificato di innamorarmi, non me lo sarei mai aspettato. Ma non credo di essermi mai sentito più felice che quando sto con te. So di non avere molto di offrire, non sono nemmeno tanto giovane. Ma tutto quello che posso prometterti è che ti amerò finché sarò con te. Prometto di amarti per i restanti anni della mia vita. Ti aspetterò sempre. In questa vita e nella prossima. Avrai sempre il mio cuore” dice Bruno, le labbra tremano per lo sforzo. Sta facendo del suo meglio per non piangere, ma una lacrima scende dall’angolo dell’occhio. Camilo tende la mano e osserva l’anello di Bruno. Legge le piccole parole incise all’interno.
 
‘Ti troverò sempre’.
 
Camilo sorride ampiamente, guarda la gemma di topazio incastonata. L’anello è freddo sulla sua pelle, calza a pennello intorno al suo dito.
 
Bruno lo guarda e ammira l’anello sulla sua pelle, in contrasto con la sua pelle abbronzata. Gli sta benissimo.
 
Camilo deglutisce a fatica, sorride e prende l’altro anello.
 
“Bruno, nemmeno io ho mai pianificato tutto questo, ma posso dire di non essermi mai sentito così felice con qualcuno come con te. È difficile che io mi senta completamente a mio agio, che io mi senta me stesso quando il mio dono mi richiede di essere qualcun altro per fare felici le persone. Ma con te non devo essere nessun altro. Con te mi sento completo. Bruno, sono così innamorato di te, e farò tesoro di ogni nostro momento prezioso. Lo prometto, ti troverò ancora e ancora, in questa vita e nell’altra. Mi avrai sempre” dice Camilo attraverso lievi singhiozzi che gli sfuggono dalle labbra. Tremante, fa scivolare l’anello sul dito di Bruno. Poi gli prende il viso tra le mani e preme le labbra sulle sue. Gli applausi riempiono la sala.
 
Camilo e Bruno si separano, rimanendo con le fronti unite.
 
“Ti amo” dicono nello stesso momento, e la sala scoppia in grida gioviali. Una sala piena di amore e di risate.

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassette ***


Camilo sente il proprio cuore scoppiare di felicità. Niente potrebbe essere più perfetto di questo momento, mentre stringe tra le braccia l’uomo che ama, danzando lentamente sotto il bagliore delle lucciole e il dolce canto degli uccellini, circondato dall’amore della sua famiglia. Tuttavia, una piccola parte di lui vorrebbe che i suoi genitori fossero presenti.
 
“Mi dispiace, vita mia. Non credo che capirebbero” sussurra Bruno al suo orecchio, tenendolo stretto. Camilo sorride, preme il naso tra i suoi capelli, assorbendo il suo profumo di lavanda e menta, di casa e sicurezza. Canticchia tra i suoi capelli, chiude gli occhi.
 
“Ho tutto ciò di cui ho bisogno proprio qui” dice Camilo, aprendo di nuovo gli occhi per guardarsi intorno. Maria dorme da tempo sull’amaca in corda di Antonio, il cui giaguaro è accoccolato accanto a lei, facendo le fusa soddisfatte con aria protettiva verso Maria. Isabela crea continuamente fiori sugli alti alberi presenti nella stanza, mentre Antonio è intento a raccogliere i petali sparsi a terra. Dolores e Mariano sono nel loro mondo, ballano dolcemente. Luisa è tranquillizzata da Mirabel che la zittisce delicatamente mentre la sorella maggiore piange sonoramente a quelle dimostrazoni di amore. Camilo sorride, ride piano guardando i membri della sua famiglia, una costellazione luminosa.
 
“Mi sorprende che tu ce l’abbia fatta” commenta Camilo, le dita sula parte bassa della schiena dell’altro. Bruno ridacchia, tamburellando con le proprie sulla nuca del giovane, mostrando i denti bianchi.
 
“Ci è voluto molto per convincerli, e beh...” si interrompe e Camilo si reclina all’indietro per guardarlo, alzando un sopracciglio interrogativo.
 
“Cos’è successo?”
 
“Beh, Isabela potrebbe aver cercato di trasformare la mia faccia in una...papaia schiacciata” dice Bruno ridendo timidamente, pensando alla nipote che lo aveva quasi ucciso. Isabela è sempre stata protettiva nei confronti dei suoi cugini, e lo è diventata ancora di più davanti all’immoralità della loro relazione. Ma Dolores è intervenuta, dicendo che sarebbe stata la prima a porre fiene a tutto se avesse pensato che fosse la decisione migliore per Camilo; dopotutto, è la sorella maggiore. Isabela ha ascoltato Dolores, lasciandola spiegare. Ci sono voluti diversi giorni per convincerla. Ce ne sono voluti altri per farlo sapere a Mirabel e Luisa. Alla fine, hanno accettato la loro relazione, perché vogliono bene sia a Camilo che a Bruno.
 
Antonio è stato più facile da convincere, lo sa dall’inizio. Bruno è rimasto sorpreso che i suoi topi lo abbiano spifferato, ma immagina che Antonio sia in grado di incantare chiunque e qualsiasi cosa senza problemi. Antonio comprende, li sostiene silenziosamente. Bruno è grato che Antonio non abbia menzionato nulla ai suoi genitori.
 
Anche Mariano non si è ancora abituato all’idea, ma ama sua moglie e sua figlia. Ha ascoltato Maria, che ha provato a spiegarsi come poteva grazie al suo dono. Ha ritenuto la faccenda strana, ma si tratta pur sempre di una famiglia con poteri magici. Ciò che è strano può essere considerato normale.
 
“Ho un’altra sorpresa per te” ridacchia Bruno, guardando Camilo, il suo viso è di una brillante tonalità di rosso. Camilo osserva Bruno perplesso. Poi capisce. Oh, pensa.
 
“Meglio non fare aspettare tuo marito”.
 
.
 
Bruno e Camilo non fanno nessuno sforzo per guardare dove stanno andando, urtando cassetti e specchi. Camilo è grato che Casita sia stata così gentile da rendere la sua stanza insonorizzata. È contento che nessuno possa sentire il rumore dei mobili che grattano contro il pavimento di legno, gli specchi che sbattono sulle pareti, il suono del caloroso bacio che stanno scambiando. Soprattutto Dolores, che probabilmente ha sofferto abbastanza. Le mani di Bruno sono sul corpo di Camilo, toccano ogni punto che le dita riescono a raggiungere. Si aggrappano alla sua camicia, slacciano rapidamente i bottoni, sicuramente gli ultimi saltano a giudicare da leggeri tintinnii che si odono dal suolo. Si scuserà più tardi, pensa distrattamente, spingendo Camilo sul letto.
 
Camilo solleva lo guardo su Bruno, disordinato e voglioso. Camilo si sistema davanti a lui, concedendosi di apprezzare la vista, ma nulla lo ha preparato per ciò che Bruno sta indossando.
 
“Merda” riesce soltanto a formulare. Il suo cervello va in cortocircuito alla vista del pizzo. Il suo respiro si ferma quando abbassa i pantaloni di Bruno e vede la lingerie. Giarrettiere di pizzo bianco stringono le sue cosce sottili. Camilo si sente sul punto di sbavare. Dio, non merita tanta perfezione. Camilo si lecca le labbra. Bruno guarda di lato, con aria sconvolta.
 
“Dove l’hai preso?” chiede Camilo, facendo scivolare le mani sulle cosce di Bruno. Afferra la giarrettiera tra le dita, la lascia schioccare sulla sua pelle. Bruno sibila piano, la pelle si arrossa per il leggero assalto.
 
“Un’idea di Mirabel...” dice Bruno imbarazzato, massaggiandosi timidamente la nuca. La conversazione che ha portato a quella scelta è stata a dir poco imbarazzante. Ma è grato che Mirabel lo abbia convinto ad andare fino in fondo, perché il modo in cui Camilo lo sta guardando fa svanire qualsiasi vergogna.
 
“Dovrò ringraziarla più tardi. Ma ora...ho di meglio a cui pensare” dice Camilo con aria affamata. Bruno è bellissimo, pronto per lui. Il bianco del pizzo contrasta magnificamente con la sua pelle più scura. Ai suoi occhi è divino.
 
Camilo non si lascia toccare da Bruno, non ancora. Vuole adorarlo. Vuole mostrargli quanto lo desidera. Non ha mai smesso di dimostrare la sua venerazione, ma adesso, stanotte, vuole fare ancora di più.
 
Le mani di Bruno si ritrovano legate sopra la sua testa. Bruno non ricorda da dove Camilo ha recuperato la corda, ma non fa domande perché gli piace la sensazione. Gli piace la ruvidezza contro i polsi quando strattona, cercando di liberarsi, di fare qualunque cosa per toccare Camilo.
 
“Voglio toccarti...” borbotta Bruno, la testa che ricade sui cuscini. Le dita di Camilo premono nella carne delle sue cosce, lasciando lievi lividi. Camilo vuole marchiarlo, ancora e ancora, vuole che tutti sappiano che gli appartiene. Bruno alza la testa, perso nel piacere. I suoi occhi catturano il luccichio dell’anello d’oro di Camilo, mentre le sue dita sono sulle proprie gambe. La visione è paradisiaca.
  
Bruno implora di toccarlo, lo supplica, ma Camilo gli sussurra all’orecchio di essere paziente. Camilo vuole godersi la vista di Bruno legato sotto di lui, la schiena inarcata peccaminosamente.
 
Camilo passa le dita tra i suoi capelli, grattando con le unghie, non tanto da ferirlo, ma abbastanza per strappargli un gemito. Gli tira le ciocche, aggroviglia le dita tra i riccioli, gli fa sollevare la testa.
 
“Apri gli occhi, amore. Guarda” sussurra Camilo. Appoggia il mento tra la spalla e il collo di Bruno, vede i suoi occhi aprirsi. Ampio e brillante verde. Bruno fissa il riflesso, si vede scomposto e disordinato. 
 
“Vedi quanto sei bello, amore mio?” gli mormora Camilo all’orecchio, stuzzicandone il padiglione con la lingua. Bruno rabbrividisce, geme. 
 
“Voglio che sia tu a muoverti, tesoro. Mostrami quello che vuoi” dice Camilo, reclinandosi all’indietro, godendosi il panorama. Bruno piagnucola, preme il viso contro le lenzuola, ma Camilo glielo concede per pochi secondi. Alza dolcemente il viso di Bruno ancora una volta.
 
“Continua a guardare, amore. Lasciati andare” lo rassicura, dandogli il tempo di adattarsi. 
 
“Dimmi cosa vuoi, vita mia”
 
“Voglio te. Voglio una famiglia con te” geme Bruno, ubriaco di piacere. Serra gli occhi, poi li apre ancora per guardare il proprio riflesso. Si vede bello, almeno per un momento ci crede.
 
“Presto, amore. Presto” sussurra Camilo, stringendo Bruno. Bruno si rilassa. Camilo gli scioglie i polsi, lo pulisce con un panno umido sul comodino. Sfiora delicatamente la sua pelle, Bruno freme al suo tocco. Bruno gli afferra la mano, lo guarda in attesa. Camilo sorride e gli bacia la fronte.
 
“Stanotte voglio dedicarmi a te, amore mio. Possiamo provare la prossima volta” dice Camilo prendendolo tra le braccia. Bruno si accoccola contro di lui, appoggia la testa al suo petto.
 
“Davvero sei disposto a tentare?” chiede Bruno stanco, con gli occhi che minacciano di chiudersi. Camilo sorride e lo bacia sulla testa.
 
“Voglio qualcosa che mi ricordi l’amore che condividiamo” dice Camilo abbracciandolo amorevolmente, tirando su le coperte.
 
“Lo scopriranno” dice Bruno, ma a Camilo sembra non importare.
 
“Non importa. Lotterò se sarà necessario”
 
Bruno ride e alza gli occhi al cielo. Sa che Camilo dice sul serio e per questo lo ama ancora di più.
 
“Preferiresti un maschio o una femmina?”
 
“Non ha importanza finché avrà i tuoi occhi” risponde Camilo ridacchiando. Spera che il miracolo sia abbastanza misericordioso da dare loro un figlio. Un figlio che assomigli a Bruno, con bellissimi occhi verdi e riccioli neri. Bruno ride, appoggiando la mano sul suo cuore.
 
“Basta che erediti le tue lentiggini e il tuo cuore. Questo grande e bellissimo cuore che ha imparato ad amare uno come me”
 
I due parlano sussurrando del loro futuro fino a notte fonda, trovando pace e conforto nel fatto di stringersi come sposi, condividendo il letto e la stanza senza dover sgattaiolare al mattino presto per evitare sospetti. Sanno comunque che gli altri li coprirebbero. Non potrebbero chiedere altro.  

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto ***


Bruno sente una voce che lo chiama. Non la riconosce bene, si volta per capire chi sia. Si ferma quando vede due bambini correre verso di lui. Si lanciano tra le sue braccia, sono identici. Hanno riccioli castani e occhi verdi, pelle abbronzata e con tante lentiggini. I due ridono mentre si buttano su Bruno, avvolgendogli le gambe tra le braccia.
 
“Sono arrivato per primo!” esclama uno, aggrappandosi con più forza alla gamba di Bruno. Mostra la lingua all’altro che replica subito.
 
“Sì, ma papà preferisce me!” sbotta, voltandosi a guardare Bruno. L’uomo abbassa lo sguardo, aprendo leggermente la bocca. Papà?, pensa, prima che intervenga un’altra voce.
 
“Ehi, ho assoluta precedenza su vostro padre. Lasciatelo stare. È un vecchietto, gli farete male”
 
È Camilo. Ride mentre si avvicina ai due. Una bambina è al suo fianco e stringe un lembo della sua ruana. I suoi occhi sono un misto di verde e marrone, il destro è di verde chiaro, il sinistro di una bella sfumatura nocciola. Ha lunghi riccioli neri, come Bruno, una splendida pelle chiara. Sbircia oltre Camilo, guarda Bruno e sorride.
 
“Fate divertire anche vostra sorella con papà. Jorge, Hernando, andate a sbrigare le vostre faccende” ammonisce Camilo, con la mano spinge dolcemente la bambina verso Bruno. Bruno li guarda meravigliato, ancora confuso. Una famiglia? Tre bambini?
 
“Vuoi papà solo per te, non è giusto!”
 
“Sì, tu puoi stare sempre con lui!” intervengono i gemelli, fissando Camilo con finta rabbia. Camilo sospira, alza gli occhi e si avvicina a Bruno.
 
“Perché amo vostro padre e posso stare con lui ogni volta che voglio” risponde Camilo, scompigliando loro i capelli. “Ora andate, zia Luisa avrà bisogno di aiuto con gli asini, le servono due ragazzi forti” aggiunge, guadagnandosi un sussulto entusiasta dai due prima che scappino velocemente. Scompaiono rapidamente. La bambina guarda Camilo, gli tende le mani. Bruno la prende dolcemente, porta un braccio protettivo intorno alla sua schiena. Camilo gli posa un bacio sulla guancia.
 
“Cosa significa tutto questo...?” chiede Bruno, cercando di elaborare la situazione. I suoi occhi si guardano intorno. È la loro casa, eppure qualcosa non sembra del tutto reale.
 
“È quello che volevamo, amore” ride piano Camilo, appoggiando la testa sulla spalla di Bruno.
 
Bruno si alza a sedere, senza fiato. I suoi occhi sono agitati e luminosi, esaminano la stanza, in preda al panico. Si accorge di essere ancora nella stanza di Camilo, è mattina presto e il ragazzo al suo fianco si sveglia di soprassalto. Camilo si raddrizza e si strofina gli occhi assonnati, notando lo stato inquieto di Bruno.
 
“Amore? Cosa c’è?” chiede, sporgendosi in avanti per guardarlo. I suoi occhi brillano di un verde luminoso. Ha avuto qualche visione? Lentamente Bruno si volta verso di lui, il volto coperto di sudore. Il cuore di Bruno batte forte, gli rimbomba nelle orecchie. È stato un sogno. Lo scorcio di una visione. Un futuro che entrambi desiderano. Bruno sorride ampiamente e abbraccia Camilo.
 
“Niente. Va tutto benissimo. Ti amo”
 
Camilo ricambia la stretta, lasciandogli un bacio sul capo.
 
“Ti amo anch’io. Ma sei sicuro? I tuoi occhi...” indica Camilo, reclinandosi per vedere che sono tornati al solito verde tenue. Cerca qualsiasi accenno di paura o ansia in Bruno, ma non scorge nulla di ciò che lo ha scosso.
 
“Ho solo fatto un bel sogno, amore. Niente di cui preoccuparsi”
 
Camilo annuisce e sorride dolcemente. Lo lascia e va a cambiarsi. Bruno gli tira un braccio e l’espressione sul suo viso dice a Camilo tutto ciò che gli serve sapere.
 
.
 
È pomeriggio inoltrato quando i due escono di soppiatto dalla stanza. Hanno fatto l’amore a lungo. Il ragazzo non sa cos’abbia spinto Bruno fino a quel punto, ma non si lamenta, non quando Bruno è stato così amorevole. È stato il più gentile e dolce possibile per la sua prima volta. Hanno proseguito finché non sono stati sicuri che possa aver funzionato, al punto in cui Camilo è stato sicuro di non poter andare oltre. Camilo si passa distrattamente la mano sul ventre piatto, pregando silenziosamente che si gonfierà grazie a un bambino.
 
“Vuoi venire al mercato con me? Gli altri sono già andati via” la voce di Mirabel lo chiama, la vede sulla scala a chioccola che porta all’entrata. Camilo scaccia i suoi pensieri e le sorride.
 
“Sì, certo, è da un po’ che non esco”
 
Mirabel ride e alza gli occhi al cielo, inclinandola di lato per indicargli di seguirla.
 
“Chissà perché” commenta sarcastica. Camilo ride, dandole una leggera spinta. Mirabel inciampa leggermente ed entrambi ridono. Per ripicca, ritrova l’equilibrio e spinge a sua volta Camilo, facendolo vacillare e cadere su un mucchio di fieno. Mirabel ride a crepapelle mentre Camilo la guarda truce, i capelli pieni di paglia.
 
“Sei fuori di testa per abusare così di una persona incinta, Mira” dice Camilo, ignaro di essersi lasciato sfuggire qualcosa di troppo. Mirabel si blocca e lo guarda, scioccata.
 
“Intendi rimanere a guardarmi come un pesce o mi aiuti ad alzarmi?” si lamenta Camilo, facendo schioccare la lingua e tendendo la mano. Mirabel scuote il capo, gli afferra il braccio e lo tira su.
 
“Cosa c’è? Sembra che tu abbia visto un fantasmo. C’è abuela da qualche parte?” scherza Camilo, fingendo orrore mentre scruta l’area. Ovviamente Abuela non c’è. Probabilmente è a confessarsi in chiesa, come fa sempre ultimamente.
 
“Aspetti un bambino?” chiede infine Mirabel, spingendosi gli occhiali sul naso, la bocca ancora leggermente aperta per lo shock. Camilo la fissa, aggrottando le sopracciglia per la confusione, prima di rendersi conto che deve avere detto qualcosa a riguardo.
 
“Oh, no, no! Beh, non ancora…forse?” dice velocemente, tirando Mirabel verso un vicolo nella strada che porta al mercato.
 
“Aspetta, aspetta. Cosa?” Mirabel lo ferma. “Milo. Fermati” dice seriamente, costringendolo a voltarsi verso di lei. Il senso di colpa è stampato sulla sua faccia.
 
“Milo, come funziona?”
 
“Beh, sai che posso cambiare, e non si limita solo a-”
 
Mirabel lo interrompe alzando una mano, con un’espressione disgustata, finge un conato di vomito mentre stringe gli occhi.
 
“Non intendevo questo. Dio, non ho bisogno di quest’immagine in testa. Intendevo con i nostri genitori” dice Mirabel, abbassando mani e voci. Dopotutto, Dolores è fuori da qualche parte.
 
“È un problema che dovrò capire come affrontare, Mira” dice Camilo con disinvoltura, anche se sa che è qualcosa su cui deve realmente riflettere. Non può nascondere una gravidanza a sua madre, la quale ha a sua volta avuto tre figli. Sarebbe ancora più difficile nasconderlo a Julieta, donna fin troppo acuta e attenta per i suoi gusti. Ma fa affidamento sulla sua natura gentile e sa che lei non rappresenterà un grosso problema.
 
Mirabel apre la bocca per parlare, ma viene zittita da Camilo che posa un dito sulle sue labbra.
 
“So solo che è una cosa che voglio. Io e Bruno la vogliamo. Questo è quanto. Al resto ci penseremo, come sempre. Ora andiamo, scommetto che vendono quei dolci che rubavamo sempre, magari riusciamo a intascarne qualcuno” dice Camilo, tornando a tirare Mirabel. Lei cede, sospira e lo segue a malincuore.
 
“Inoltre, non ti andrebbe di essere la zia preferita di qualcuno?” scherza Camilo, facendola sorridere. Mirabel alza gli occhi al cielo.
 
“Se la metti così” dice, prima che i due si tuffino in un mare di persone, rovistando tra le bancarelle e negoziando con i venditori.

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannove ***


Un tuono ruggisce sulla casa, la pioggia si riversa a fiumi. I Madrigal temono l’arrivo di un’alluvione. Pepa è livida, i suoi occhi sono sbarrati per la rabbia e la furia. Urla e si dibatte contro Isabela e Dolores che cercano di trattenerla. Felix rivaleggia con lei, i suoi occhi sono iniettati di sangue e con intenti omicidi. Vuole uccidere Bruno, farlo a pezzi con le sue mani. Bruno è disteso sul pavimento, terrorizzato. Mariano fa quello che può per fermare Felix.
 
“Perché?! Perché, Bruno?! È mio figlio, cazzo!” rimbomba la voce di Pepa. La famiglia è divisa. Julieta e Agustin rimangono in disparte, inorriditi. Tutto è iniziato quando Pepa li ha beccati. Bruno e Camilo sono stati sbadati questa volta, pensando che tutti se ne fossero andati. È stato un bacio semplice, veloce, ma sufficiente per aizzare la donna.
 
“Mamma, ti prego!” supplica Camilo, continuando a chiamarla, ma sua madre è troppo arrabbiata. Non lo sente attraverso il fragore del tuono che si scaglia sulla casa. Dolores stringe sua madre, cerca di calmarla.
 
“Mamma, per favore, ascolta” dice dolcemente. Felix si volta verso sua figlia, infuriato.
 
“Come hai potuto permetterlo? Dolores!” la rimprovera. Ha le lacrime agli occhi. Non ha mai alzato la voce con i suoi figli, mai lo si è visto così severo e arrabbiato. Dolores fissa il padre con occhi spalancati, stringe il pugno e il punta il dito.
 
“Avrei fermato tutto se fosse stata la cosa migliore per Camilo, non parlarmi così!” alza la voce, per la prima volta. Nessuno l’ha mai sentita parlare con un’ottava così forte. È rossa per la collera, le lacrime scendono rapidamente sulle sue guance.
 
“Amo la nostra famiglia, lotterò per questa famiglia. Camilo è un adulto! Lasciate che si comporti da adulto!”
 
“Bruno non avrebbe dovuto farlo. Siamo una famiglia! Sai che è sbagliato. Bruno, sai che è sbagliato!” grida Pepa, la voce che trema per lo sforzo, lottando contro Isabela che la trattiene con rampicanti che si agganciano alle pareti.
 
“Loro sono anime gemelle!” urla Dolores, il cui petto si solleva ad ogni respiro affannoso, stringendo i pugni, ribolle di rabbia, sconvolta dalle proprie emozioni. Tutti si zittiscono, Pepa e Felix smettono di divincolarsi. La pioggia continua a scrosciare ma i tuoni si attenuano.
 
“È vero” interviene Mariano. Tiene a bada Felix, rilassandosi leggermente ora che l’altro ha smesso di lottare, guarda i Madrigal. “Credo a mia famiglia. Dice che sono destinati. Non possiamo farci niente”
 
Felix deglutisce a fatica, socchiudendo gli occhi. Respira affannosamtne, il petto si alza e si abbassa per lo sforzo.
 
“È una bambina, Mariano, non comprende il suo dono”
 
Mariano fulmina Felix con lo sguardo, deve impedirsi di colpirlo. Crede a sua figlia e che lei sia più che capace di capire qualcosa di semplice come una coppia destinata a stare insieme.
 
“Mia figlia comprende il suo dono, anche se non ne capisce le implicazioni. Il miracolo le ha dato il dono per un motivo. Non screditarla solo perché è piccola”
 
.
 
L’atmosfera è tesa, la tristezza aleggia pesantemente nell’aria. Qualunque litigio si spegne quando la notizia giunge in fretta. Un abitante della città chiama i Madrigal. Abuela.
 
Tutti corrono, ignorando qualsiasi problema attuale. Abuela è caduta, è stata trovata tra le panche della chiesa, priva di sensi. Mirabel grida di dolore quando la vede. Gli altri non devono vedere per capire che Abuela non c’è più.
 
Ciascuno viene travolto dalla tristezza. La città è in lutto insieme a loro. Il cuore di tutti si spezza, un pezzo del miracolo è sparito.
 
.
 
Nel silenzio della sua torre, Bruno si sente a pezzi. Avverte la rabbia e la tristezza che ha covato per così tanto tempo. Ha appena perso sua madre e forse le sue sorelle.
 
Ricorda la rabbia provata verso Alma, il modo in cui lei lo spingeva a fare cose che non voleva. Ricorda come lui faceva di tutto per compiacerla, per guadagnarsi il suo amore e il suo affetto, ricevendo invece critiche e irritazione. Bruno non si è mai sentito abbastanza per lei. Sapeva di non poterlo mai essere, anche dopo la ricostruzione della casa, il risentimento è rimasto albergato in lui.
 
Pepa e Julieta si abbracciano, piangono, si stringono come potessero crollare in mille pezzi se l’una lasciasse andare l’altra. Pepa singhiozza e urla contro la spalla di Julieta. Piange per quella perdita, vorrebbe che sua madre fosse lì per dirle cosa fare, per dirle come sentirsi, come reagire. Si sente smarrita senza di lei.
 
Pepa sente la rabbia dentro di sé, il tuono rimbomba ancora più forte. Alma le ha sempre detto di controllare le sue emozioni, non una volta l’ha confortata quando la situazione diventava insostenibile. Pepa stringe la camicia di Julieta, si lascia andare, fa rifluire quello che prova. Attende che la rabbia e il dolore si plachino mentre Julieta la sostiene. Sono rimasti solo loro. Pepa sa che non può perdere anche suo fratello. Non adesso. Non di nuovo.
 
Julieta stringe sua sorella, posa il viso tra i suoi capelli, la lascia piangere sulla propria spalla, urlare nella stanza. Capisce fin troppo bene. Piange per sua madre, il suo stomaco si serra e si contorce. Ci si è sempre aspettato che lei sopportasse il peso dei fardelli altrui, la loro tristezza, il loro dolore. Ha sempre dovuto sopportare tutto. Ci si è sempre aspettato che guarisse gli altri, facendoli migliorare. Ma chi c’era per lei, quando era lei ad aver bisogno di guarigione?
 
I tre gemelli possono concordare sul fatto che Alma non sia stata la migliore delle madri. Condividono la stessa rabbia e lo stesso risentimento, ciascuno deluso in modo diverso. Ma sulla scia della sua morte, si accorgono che quelle emozioni svaniscono, lasciando il desiderio e il bisogno infantile di avere la loro mamma accanto, affinché dica loro cosa fare, che andrà tutto bene, che stanno andando alla grande. Qualsiasi cosa per alleggerire la sensazione di soffocamento nei loro cuori. Qualsiasi cosa per ricordare loro che sono abbastanza forti da superare qualunque ostacolo, come una famiglia.

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Capitolo 20
*** Capitolo Venti ***


Il silenzio è pesante in casa. Sono passati giorni dal funerale di Alma. La città è cupa. Non è una perdita solo per i Madrigal, ma per tutti nell’Encanto. Ogni giorno gli abitanti del villaggio fanno visita alla casa, lasciano fiori e candele all’ingresso, mai oltrepassando la soglia, permettendo alla famiglia di smaltire il lutto, concedendo tregua in questo momento.
 
È da giorni che Pepa non vede suo figlio, scosso dall’ultimo confronto. Non lo biasima, ma nemmeno lui può biasimare lei per aver reagito in quel modo. Stringe la tazza di the, calda contro il palmo. Si appoggia al marito che le rimane accanto, in silenzio. La famiglia si riprende lentamente, concedendosi un attimo di respiro, una pausa dall’aiutare il villaggio, dalla pressione delle aspettative. Per una volta si sentono tutti liberi. Felix lascia un bacio sulla spalla di Pepa, lei strofina la mano contro il suo braccio in segno di conforto. Pepa non deve scatenare tuoni e pioggia, non deve parlare per far capire quanto è addolorata per ciò che hanno perso. Anche Felix avverte l’oppressione, il peso delle loro azioni. Anche lui vacilla per la mancanza del figlio, della suocera e del cognato, in una sola giornata. Si rimprovera per la propria reazione, ma qualunque buon padre avrebbe reagito allo stesso modo. Sa di essere un buon padre. Gli manca suo figlio e gli manca anche Bruno.
 
I due sono in cucina, in silenzio. Le piastrelle di Casita si muovono leggermente, come se stesse parlando con loro, confortandoli come sa fare. Pepa sorride dolcemente, gli occhi appesantiti dalle lacrime continuamente versate. Tiene la mano del marito e si appoggia al bancone. Gira velocemente la testa al suono di passi sul pavimento. Si sporge in avanti, anticipando la figura che attraversa l’arco. Trattiene il respiro, stringe la mano di Felix; un’ondata di sollievo la travolge. Sente di poter scoppiare in lacrime ancora una volta.
 
Camilo si ferma sulla soglia, osserva i suoi genitori. Non sa a che punto si trovino, ora. Sua madre lo ha ignorato, messo da parte come se non fosse suo figlio. Ma la mancanza di attenzione non è una novità, è sempre esistita. Ha sempre adorato Antonio e Dolores come fossero i suoi unici figli, e l’unica volta in cui abbia mostrato emozioni per il secondogenito, era quando si arrabbiava con lui. Camilo immagina che sua madre abbia i propri demoni, elementi che ha trascinato nella propria genitorialità da una madre che ha esercitato così tanta pressione sui suoi figli, i quali non riuscivano a cogliere pienamente il significato dei doni che avevano ricevuto. Sa che sua madre ha dei problemi, cose non dette. Capisce tutto, ma silenziosamente prova risentimento.
 
Camilo evita lo sguardo dei genitori, si gira per andarsene. Non pensa di poter sopportare un’altra sfuriata. Ha difeso Bruno per quanto gli è stato possibile. Non crede di poter affrontare un altro litigio, di tollerare il peso e il dolore di qualcun altro, non quando anche lui è in lutto.
 
“Camilo” lo chiama la voce di Pepa, dolce e rauca, evidentemente sfinita dalla cadenza e dal tono. Lascia la tazza sul bancone, tende la mano verso il figlio. Sussulta leggermente allo sguardo che Camilo le rivolge. È esitante. Lo comprende e tende ancora la mano, aggrappandosi alla speranza che si avvicini. Ha perso sua madre, non permetterà che suo figlio perda la propria. Non in questa vita. Le labbra di Camilo diventano una linea sottile, soppesa le opzioni. Può andarsene e nascondersi, può scagliarsi contro sua madre per la rabbia e il dolore che gli ha piazzato addosso o può prendere la sua mano. Rimane immobile per qualche istante. Poi cede e allunga la mano, facendo intrecciare le loro dita.
 
Sua madre lo attira a sé, avvolgendolo con forza tra le braccia. Lui si irrigidisce al suo tocco e alle sue attenzioni. Qualunque rabbia svanisce, lasciando il dolore che ha trattenuto finora. Le sue spalle tremano, così come il suo corpo. Pepa lo stringe di più, gli lascia baci sulla tempia.
 
“Mi dispiace. Mi dispiace tanto” dice dolcemente Pepa, strofinando la mano sulla sua schiena. Si scusa per la sofferenza che gli ha causato, per il tumulto emotivo che gli ha fatto vivere nel corso degli anni. Si scusa per tutto quello che ha fatto e per quello che farà. Vuole che lui capisca, che sappia che lo ama.
 
“Mi dispiace tanto. Non potevamo capire” dice Pepa, scostandosi per guardare suo figlio, asciugandogli le lacrime e sorridendogli comprensiva. Al suo fianco, Felix accarezza dolcemente il braccio del ragazzo. Camilo trema, premendosi il dorso della mano sugli occhi.
 
“Avevo bisogno di voi” dice Camilo attraverso un singhiozzo. Guarda i genitori, la vista è leggermente offuscata. Il respiro gli esce in lievi sbuffi, i singhiozzi sgorgano continuamente.
 
“Avevo bisogno di tutti e due” dice, stringendo i pugni. Camilo vuole dire così tante cose, che ha avuto bisogno di loro durante questo calvario, ha avuto bisogno che vedessero, che notassero che anche lui stava soffrendo. Felix e Pepa si irrigidiscono, lo abbracciano forte, lo sostengono.
 
“Ci dispiace tanto. Siamo qui ora, Milo, siamo qui”
 
I due forse non capiranno mai fino in fondo il modo in cui Camilo ama Bruno, ma ora sono convinti che il loro amore possa superare ogni ostacolo. Pepa ha notato che Camilo ultimamente era più felice che mai, nonostante suo figlio sia convinto che lei non si accorga di lui. Lo osserva, si preoccupa costantemente per lui. Ama suo figlio ma a volte si sente un’estranea, terrorizzata all’idea di lasciarsi sopraffare dalle sue emozioni. Sa che anche lui è fragile.
 
Camilo annuisce. Si aggrappa ai suoi genitori prima di allontanarsi. I suoi occhi sono rossi per le lacrime e ride piano. Gli sono mancati. Gli sono mancati moltissimo. Pepa sorride, prende la sua mano. Nota l’oro che luccica, sfiora con il pollice la gemma in topazio incastonata nell’anello.
 
“È bellissimo” dice piano, girando la mano. La tristezza la pervade con la consapevolezza di aver perso un momento importante della vita di suo figlio. Ma comprende.
 
“L’ha fatto realizzare per me” dice Camilo, sorridendo dolcemente mentre osserva l’anello splendidamente realizzato, un segreto che ancora Bruno mantiene con lui. Non gli ha detto dove l’ha fatto fare, ma non gli importa. È una cosa personale, fatta apposta per lui.
 
“È da Bruno, pensare a qualcosa di così romantico” ridacchia Felix stancamente. I suoi occhi sono rivolti in basso, si inclina contro la moglie.
 
“Ti rende felice, vero?”
 
“Più di quanto tu possa immaginare, mamma” dice Camilo con una dolcezza che fa sorridere Pepa.

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventuno ***


Julieta e Pepa sono davanti alla porta del fratello. Guardano le figure incise brillare leggermente, capiscono che è lì dentro. Si prendono un momento per osservare le pagliuzze d’oro che fluttuano pigramente nell’aria. Non violano la soglia. Non pensano di riuscirci, non ancora.
 
Julieta non vede suo fratello dal giorno della scoperta. Ha vaghi ricordi di Bruno che viene gettato sul balcone, che scivola contro il pavimento. Ricorda lo sguardo inorridito di Bruno verso Felix che torreggiava su di lui. È successo così in fretta, troppo perché Julieta riuscisse a reagire, fare qualcosa per proteggere il fratello. Ma i ragazzi erano intervenuti, trattenendo Felix e Pepa. Luisa e Antonio si erano occupati di Maria, conducendola altrove, distraendola mentre piangeva davanti alla scena.
Julieta ricorda il tremito che si era fatto strada in lei, la pelle che impallidiva per la paura. Ricorda l’odore della pioggia, della terra, di un temporale in arrivo. C’era qualcosa nell’aria che sapeva di pericolo. La pelle d’oca si era alzata, i capelli si erano rizzati in testa in lente ciocche. Il fulmine era sul punto di colpire.
 
A Julieta non piace ricordare quell’odore. Le porta alla mente l’ultima volta che l’Encanto aveva quasi vissuto un’alluvione. Ricorda i fulmini, il suono di tuoni e urla. Ricorda Bruno, nel loro cortile, con un dito accusatore puntato contro la madre. Bruno era più giovane, ribelle e schietto, prima che Alma lo spezzasse e lo ricomponesse, prima che gli rubasse qualsiasi voglia di lottare. Prima che Bruno li lasciasse. Ricorda gli occhi di suo fratello, di un verde brillante, minaccioso, quasi letale.
 
.
 
Bruno ringhia contro Alma, cerca di allontanarsi dalla loro animata conversazione.
 
“Non andartene. Sono tua madre!” annuncia Alma con una severità che spesso rivolge a Bruno, con la voce che usa quando lo accusa di azioni sbagliate che lui non può controllare. Era solita rimproverarlo, dicendogli di migliorare. Di mostrare visioni che non fossero cupe. Bruno ci provava, davvero, cercava seriamente di accontentarla, di accontentare tutti.
 
“Non sei mia madre! Mia madre non avrebbe mai permesso che si arrivasse fino a questo punto!” grida Bruno con una voce che Julieta non ha mai sentito. Avverte il suo dolore, lo sente dalla sua postura. È piazzato di fronte alla madre, i suoi occhi non comunicano altro che astio.
 
“Sei stato tu ad arrivare fino a questo punto, Bruno! Le tue visioni hanno fatto del male a questa famiglia! Se tuo padre potesse vederti ora” dice Alma, colmando la distanza. Julieta ode il sonoro schiaffo che il palmo di sua madre abbatte sulla guancia di Bruno. Un colpo. Poi un altro e un altro ancora, finché Bruno non le blocca la mano, allontanandola. I suoi occhi sono velati di lacrime. Julieta si copre la bocca, ferma il rantolo che minaccia di sfuggirle dalle labbra. Vede Pepa dall’altro lato del balcone, entrambe si guardano.
 
“Papà si vergognerebbe per come cazzo stai usando il miracolo, facendo del male ai vostri stessi figli!”
 
“Non parlare così! Tuo padre è morto per il miracolo. Ho perso mio marito per questo”
 
“Beh, io ho perso mio padre! Non sei l’unica che non lo ha più!” grida Bruno. La sua voce riecheggia contro le pareti. Julieta sente il pavimento rimbombare sotto i loro piedi, facendo loro perdere l’equilibrio. Come a rispecchiare le loro emozioni, il suolo della casa inizia a rompersi. Ma Bruno e Alma non ne tengono conto.
 
“Tu non ami questa famiglia. Non te ne importa” dice Alma, esasperata. Non riesce più a gestire i problemi che devono affrontare. Mirabel non ha ricevuto il suo dono e Bruno si rifiuta di mostrarle una visione del loro futuro. Non solo, ma in città sono cresciuti i disordini a causa del numero maggiore di visioni negative del loro futuro. Sente che tutto questo ricade su Bruno.
 
“Io amo questa famiglia. La amo, non osare dirmi il contrario. Amo la mia famiglia!” sibila Bruno, asciugandosi aggressivamente le lacrime sulle guance. Si gira per risalire nella sua torre. Intravede Mirabel che sbircia lungo il corridoio, terrorizzata.
 
“Se te ne vai, per me sei come morto” dice Alma con una solennità tale che Bruno si ferma. Julieta avverte il proprio cuore spezzarsi. Come può sua madre essere così insensibile da dire una cosa tanto orribile al suo stesso figlio. Quello che dice Bruno la fa scoppiare in lacrime.
 
“Magari fossi morto”.
 
.
 
Le sue parole ancora risuonano nelle sue orecchie. Appoggia la mano sulla maniglia della porta. È facile colmare il vuoto che ancora non è stato riparato. Anni di scuse, ricordi e risentimenti irrisolti sono in bilico tra loro tre. Julieta deglutisce a fatica. Guarda Pepa. Bruno è loro fratello e Julieta riesce a vedere oltre le loro precedenti infrazioni. Spera solo che Bruno possa perdonarle per il dolore e il tumulto che gli hanno causato. Per essersi allontanate, lasciando Bruno a sorreggere da solo tutti i suoi fardelli.
 
Pepa annuisce, comunica silenziosamente a Julieta di varcare la soglia per prima. Pepa sente il peso della colpa, il motivo per cui il muro tra loro tre sembra più alto che mai. Avverte la sensazione annidarsi nella bocca dello stomaco. La fa sentire vuota, e la vergogna, la rabbia, la depressione e un misto di emozioni confuse la riempiono e prendono il controllo.
 
Bruno c’è sempre stato. Era stato lui a trovarla quando era scappata nella foresta una volta in cui aveva finito di annaffiare i raccolti di un contadino. Bruno era sempre riuscito a trovarla, sedendosi accanto a lei dicendole che andava tutto bene, che era stata brava e che doveva essere orgogliosa del suo dono. Bruno non le aveva mai detto di doversi controllare, offrendole solo conforto e comprensione. Ricorda che Bruno le forniva visioni per ogni sua relazione, ricorda lo sguardo tagliente che rivolgeva ai pretendenti che non riteneva abbastanza degni per sua sorella. Bruno c’era sempre stato. Ma quando era stato Bruno ad avere bisogno di lei, lei dov’era stata?
 
La porta si apre lentamente, si sente la sabbia che cade e riempie la stanza. È buia e poco illuminata, si scorge una figura curva in un angolo. Gli squittii dei topi ronzano intorno a Bruno, come se cercassero di tirargli su il morale. Julieta avanza, è come se il suo corpo fosse trascinato in basso da una pesantezza presente nell’aria. Bruno non alza lo sguardo, nasconde il viso tra le ginocchia.
Julieta sa che Bruno non sta mangiando, ma è sicura che Camilo si sia preso cura di lui per quanto possibile. Lentamente si avvicina, si accascia sul pavimento di legno accanto all’uomo, Pepa poco indietro. Prende la mano di Bruno. Sussulta leggermente quando lui si allontana istintivamente.
 
“Bruno...” dice dolcemente, osservando gli occhi verdi annebbiati che la guardano, riconoscendola. Sembra esausta, la donna immagina che non stia dormendo abbastanza. Come potrebbe farlo?
 
“Bruno. Siamo qui con te. Siamo qui” offre gentilmente, allungando la mano. Bruno la guarda, indietreggia piano vedendo Pepa. Ci vogliono alcuni istanti prima che accetti la mano di Julieta, stringendola delicatamente.
 
“Bruno. Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto per tutto” dice Pepa, abbassandosi accanto ai fratelli. I suoi occhi si riempiono di lacrime, abbassa la testa, come a chiedere perdono.
 
“Sono stata una sorella orribile. Mi dispiace tanto, Bruno. Ti prego, perdonami” dice tra i singhiozzi che le salgono dalla gola. Ansima ad ogni respiro. Bruno la guarda, allunga la mano verso di lei. Sorride dolcemente e scuote la testa.
 
“Siamo tutto ciò che ciascuno ha, adesso” dice con una tristezza che i tre provano senza doverla esprimere a parole. È palpabile, soffocante, ma nella tragedia che stanno vivendo, trovano il perdono. “Non c’è più niente da perdonare” borbotta, stringendo le mani delle sorelle. Si guardano, sorridono, condividono un forte abbraccio che dura per minuti, ore. Il tempo passa ma i tre non sembrano accorgersene, perché sono tutto ciò che ciascuno di loro ha.
 
“Andrà tutto bene” mormora Bruno, rompendo la silenziosa solennità del momento.

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventidue ***


L’idea che Bruno e Camilo stiano insieme è qualcosa che l’intera famiglia ancora fatica a comprendere. È un altro cambiamento che porta a molte conseguenze, internamente come esternamente. La morte di Alma fa sorgere disordini tra gli abitanti del villaggio, paura di ciò che potrebbe accadere al miracolo, ma la famiglia è resiliente come sempre. Mirabel diventa la nuova capofamiglia, custode del miracolo. È gentile, incoraggia ciascuno a coltivare i propri doni, a crescere ed esplorare, non limitandosi a ciò che pensano di poter fare. Mirabel è sempre stata premurosa e amorevole, mette a proprio agio tutti. Gradualmente, la famiglia si abitua alle manifestazioni affettuose di Bruno e Camilo. I due non devono più nascondersi, non devono più sgattaiolare da qualche parte per ritirarsi alcuni momenti. È tutto ciò che Camilo può chiedere per quando avranno il futuro che desidera, poter stringere Bruno senza paura del giudizio da parte delle persone a cui tiene di più.
 
Pepa e Felix si riconciliano con Bruno, chiedendo scusa per ogni occasione persa. Felix si scusa per averlo maltrattato. Bruno, da uomo gentile e comprensivo che è, lo perdona senza esitazione, dandogli una pacca sulla spalla, lasciandosi indietro ogni discrepanza. I Madrigal lentamente riprendono il loro ruolo, trovano il ritmo e la sinergia giusti, senza subire la prensione di compensare ciò che hanno perso. Ogni giorno è una benedizione su cui tutti contano. I tre gemelli raddoppiano gli sforzi per rinvigorire il loro legame, ricucendo i ponti che erano crollati. Ogni giorno trascorrono del tempo insieme, facendo giardinaggio, cucinando o cantando. Anche i ragazzi si divertono e traggono beneficio vedendo la loro famiglia felice, riprendendosi dalla brutta e indimenticabile perdita. Quasi tutte le sere Bruno aiuta Julieta a preparare la cena, mentre Maria aiuta a mescolare gli ingredienti. L’uomo osserva e sogna ad occhi aperti, immaginandosi il suono di altre risate provenienti dai propri figli.
 
Bruno e Camilo provano, provano e provano ancora a concepire, alla disperata ricerca di buone notizia. Ma ogni volta che credono sia quella giusta, rimangono delusi scoprendo che non è servito. Camilo ne è frustrato, un po’ arrabbiato con se stesso, onestamente. Potendo cambiare forma, si aspettava che il suo corpo funzionasse ugualmente a quello degli individui che replicava. Quindi perché non collaborava? Perché sembrava rifiutare l’idea di avere un bambino, quando Camilo lo desiderava con tutto il cuore?
 
La sua rabbia aumenta quando, dopo un’altra settimana, ancora è un buco nell’acqua. Si irrita ad ogni risultato negativo del test. Bruno fa del suo meglio per confortarlo, lo stringe e gli dice che ci vuole pazienza. Ma Camilo si irrigidisce e si secca. Non hanno tempo. Non hanno la benedizione del tempo. Camilo odia quando Bruno dice che andrà bene la prossima volta. Odia quando spera tanto che le sue parole siano vere, rimanendo poi deluso dall’esito.
Ribolle dentro di sé quando vede donne in attesa, mentre sfilano per la città, o tenendo i bambini piangenti. È ciò che Camilo vuole.
 
L’umore di Camilo non viene esattamente aiutato quando i suoi occhi vedono una certa ex. Selma passeggia a braccetto con il suo nuovo fidanzato, l’affascinante straniero che una volta faceva parlare di sé. Sebbene le cose si siano concluse su un punto piuttosto imbarazzante, Selma è sempre stata dolce e gentile con Camilo, offrendo le condoglianze e gli auguri. Camilo ha accettato, iniziando ad apprezzarla. Ma la vista del suo ventre che cresce lo fa diventare verde di invidia. La sensazione di malessere torna a risalire lungo la sua schiena, pensava di aver superato quella rabbia infantile, ma le sue reazioni dimostrano il contrario. Quella donna doveva avere proprio tutto, eh?
 
Bruno stringe Camilo tra le braccia, avverte la sua fretta. Camilo è disperato, vuole che questo tentativo abbia successo. Vuole che funzioni. Altrimenti, non è sicuro di quanto altro dolore e delusione possa sopportare. Bruno lo attira a sé, gli preme baci sul collo. Le lacrime di Camilo colpiscono la sua pelle. Bruno gli dice che lo ama e gli ricorda che, qualunque cosa accada, andrà bene. Camilo vuole credergli, vuole credere con tutto il cuore che si accontenterebbe di vivere senza qualcosa di Bruno a cui aggrapparsi. Solo i ricordi e un anello che custodirà per sempre.
 
Bruno passa le dita tra i riccioli bagnati di Camilo, strofinando lo shampoo, lasciando rilassare il giovane. Camilo preme la schiena sul petto di Bruno, tra le sue gambe. Il calore dell’acqua corrente della doccia casca su di loro.
 
“Dimmi di nuovo come vorresti chiamare nostro figlio” dice Camilo, gli occhi si chiudono sotto le dita gentili di Bruno. È ignaro della visione che Bruno ha avuto in sogno. Bruno la tiene per sé, non potrebbe sopportare l’angoscia se non si rivelasse vera.
 
“Se è un maschio, Hernando o Jorge. Se è una femmina, mi piacerebbe Carmella” dice Bruno, insaponando la schiena di Camilo. Strofina dolcemente, lava via qualsiasi traccia sporca o di sudore.
 
“Hernando, come il tuo alter ego?” ride Camilo, alzando gli occhi al cielo, ma non gli dispiace. Bruno ride e fa schioccare la lingua.
 
“Almeno sapremo che non avrà paura di niente” risponde Bruno, allontanando leggermente Camilo per lavarsi a sua volta. Camilo si siede davanti a lui, si stringe le ginocchia mentre lo fissa. Allunga una mano, intrecciando le dita con quelle dell’uomo.
 
“Vorrei essere come Hernando” borbotta Camilo, appoggiando la guancia su un ginocchio. Bruno alza un sopracciglio.
 
“Perché dici così?”
 
“Perché sono terrorizzato” ammette Camilo, abbassando leggermente le spalle. “Ho paura di vivere senza di te. Senza nessuno che mi ricordi te” aggiunge, guardando i loro anelli. Ricorda le parole incise sotto. Bruno sorride e gli stringe la mano.
 
“Hai tutti gli altri. Mirabel, Antonio, Luisa...” elenca, chinandosi per premere un bacio sulla sua fronte, allungando la mano per chiudere la manopola della doccia. Il vapore si disperde mentre i due rimangono seduti sul pavimento piastrellato.
 
“Non è la stessa cosa” Camilo mette il broncio, socchiudendo gli occhi. Bruno sorride dolcemente, comprende la sua paura.
 
“Lo so”
 
Non può offrire altro come tentativo di conforto, perché in fondo anche lui è terrorizzato.

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventitré ***


Il tempo scorre lentamente, ricordando a Camilo che ogni giorno è prezioso. Il compleanno dei tre gemelli si avvicina e Camilo è pieno di ansia. A ogni compleanno Camilo ha più paura, ogni anno che passa osserva Bruno. Nei suoi capelli sale e pepe aumentano le ciocche brizzolate, le rughe intorno ai suoi occhi sono più profonde. Teme la mortalità. Ma ogni volta Camilo allontana l’ansia, dicendosi che andrà tutto bene. Ogni anno è deciso a ricordare a Bruno il posto a cui appartiene, che è amato e desiderato. Da quando è tornato, ogni anno Camilo e il resto della famiglia fanno il massimo per far sapere a Bruno che è anche il suo giorno speciale da condividere. Che anche il suo nome merita di essere intonato mentre gli altri cantano ‘Tanti auguri’. Bruno aveva dimenticato che quel giorno apparteneva anche a lui, che anche lui faceva parte della famiglia. È facile presumere che uno possa dimenticare il proprio compleanno dopo aver trascorso 10 anni tra le mura. Camilo pensa a quando, ad ogni compleanno dei gemelli prima del ritorno di Bruno, il suo nome non veniva pronunciato nemmeno una volta. Il modo in cui lo hanno escluso durante la sua assenza gli spezza il cuore. Così, ogni anno, Camilo fa propria la missione di ricordare a Bruno quanto faccia parte della vita di tutti.
 
Camilo passeggia avanti e indietro nella stanza di Mirabel, posto che ha scelto per nascondersi e per pensare a un bel regalo da fare a suo marito. Bruno lo inonda sempre di meravigliosi regali personalizzati per il suo compleanno, e ora il giovane si ritrova perplesso. Camilo borbotta e cammina velocemente, calpestando con decisione il pavimento di legno. Mirabel alza gli occhi al cielo, ricadendo sul letto.
 
“Posso sentire i tuoi pensieri, Milo. Basta che gli regali qualcosa di semplice”
 
Gli occhi di Camilo saettano verso la giovane, facendo il broncio e assumendo un’espressione infantile. Qualcosa di semplice non va bene. Gli serve qualcosa di grandioso, che faccia impallidire qualunque altro regalo. Sente il bisogno di superarsi.
 
Camilo pensa più intensamente, cammina più rapidamente fino a esasperarsi. Infine, cade sul letto accanto a Mirabel, seppellendo il viso tra le lenzuola e gemendo forte per la frustrazione. Mirabel si gira su un fianco per guardarlo, appoggiando un braccio per sostenere il peso. Gli accarezza dolcemente la schiena, ridendo piano.
 
“Allora...ci avete riprovato?” azzarda sull’argomento, consapevole che sia ancora doloroso per Camilo. Ma sa che Camilo si fida di lei ed è abbastanza a suo agio nel parlare con lei di certe questioni. Camilo si gira sulla schiena, guardando il soffitto con espressione vuota. Hanno provato e riprovato. Ma Camilo è troppo spaventato di ripetere il test, scoprendo un altro risultato negativo. Odia la delusione che lo riempie.
 
“Sì, ma non ho ancora fatto il test” dice Camilo, coprendosi gli occhi con il dorso della mano, sbuffando. Mirabel sospira e torna sulla schiena. Rimandono sdraiati e in silenzio per qualche minuto.
 
“Tentar non nuoce” dice. Camilo geme, sapendo che ha ragione. Ma qualunque speranza è di gran lunga assottigliata. Sbuffa di nuovo e si mette a sedere.
 
“Rimani con me?”
 
“Sì, certo”
 
.
 
Camilo non sa quando ha iniziato a piangere, singhiozzando. I colpi alla porta sono forti e costanti. Mirabel lo chiama, preoccupata, cerca di girare la maniglia, scoprendo che è chiusa a chiave. Camilo sente il rumore della porta che trema, Mirabel continua a chiamare il suo nome. Camilo si sente leggero, la vista offuscata di lacrime che gli scendono sulle guance. Sono calde sulla sua pelle, lasceranno scie secche quando verranno assorbite. Si alza lentamente dal water. Apre la porta davanti a una Mirabel frenetica. Lei guarda Camilo preoccupata, scrutandolo. Gli afferra le spalle, poi lui indietreggia appena.
 
“Milo? Milo, cos’è successo?” chiede con urgenza, gli occhi di Camilo sono annebbiati mentre solleva un braccio. Mostra il test di gravidanza positivo alla cugina che strilla di gioia. Camilo sente che la propria testa è da qualche altra parte, sul punto di svenire. Il miracolo ha finalmente risposto alle sue preghiere. Camilo ride, stringendo il test. Sente la risata che sgorga, le spalle tremano mentre Mirabel lo abbraccia forte a sé.
 

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventiquattro ***


“Buon compleanno, amore mio” sussurra Camilo all’orecchio di Bruno. Il respiro gli solletica la pelle, lascia morbidi baci contro il padiglione, la nuca e le scapole. Gli piace vedere Bruno così, addormentato e in pace accanto a sé, dove deve essere. Gli piace quando Bruno si sente abbastanza a suo agio da accoccolarsi contro di lui, quando strofina il viso su di lui o anche quando lo allontana durante le notti diventate troppo calde per le coperte. Bruno è sempre così affettuoso nel sonno, accarezzando pigramente i capelli di Camilo, sussurrando dolci ‘Ti amo’ quando è sul punto di addormentarsi. Camilo ama tutto di Bruno.
 
Bruno borbotta qualcosa, stringe più forte il cuscino. Camilo capisce che sta chiedendo altri cinque minuti di sonno. Ridacchia. Gli offri i preziosi minuti prima che lo senta girarsi sulla schiena. Gli occhi si aprono lentamente, Bruno se li strofina, sbadiglia sonoramente mentre stiracchia le braccia. È il suo compleanno. Sbircia Camilo, seduto al suo fianco, aspettando pazientemente che lui si svegli. Sorride e ammira suo marito che si crogiola nella luce del primo mattino. Ha un’aria angelica con le sfumature di tenue giallo proiettate sulla sua pelle abbronzata.
 
“Buongiorno” mormora Bruno con un sorriso stanco, grattandosi la barba. Deve radersi, si annota mentalmente. Camilo sorride e si china per premere un bacio sulle sue labbra. Bruno avvolge il braccio intorno al suo collo, lo attira sul letto. Camilo ride piano, portando il braccio intorno al suo ventre, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
 
“Tanti auguri...” canticchia contro la sua pelle, stringendolo forte con un gemito soddisfatto. Bruno ridacchia e lo abbraccia, apprezzando il calore che fornisce. Lo bacia sul capo, poi sulla fronte e ogni punto che riesce a raggiungere. Camilo ride sentendo la barba graffiargli la pelle, irritandola un po’, ma non gli importa.
 
“Mmh, cosa ho fatto per meritarti?” sussurra Bruno tra i suoi capelli. Si reclina, guardando gli occhi nocciola che lo osservano. Entrambi sorridono e rimangono in silenzio, intrecciando le dita, guardando il luccichio delle fedi in oro riflettersi nella stanza. Camilo bacia le guancia di Bruno, lo tiene lì per qualche istante. Vuole assorbire quella vista il più a lungo possibile, continuerà ad affidare alla memoria i suoi sorrisi.
 
“Ti amo” dice Camilo dolcemente, chiudendo momentaneamente gli occhi. Bruno non ha bisogno di sentirselo dire, perché Camilo non cessa mai di mostrarglielo. Bruno lo capisce dalle più piccole cose, da come Camilo gli stringe la mano quando ritiene che Bruno sia sopraffatto dalla folla, quando Camilo lo bacia infischiandosene degli sguardi che riceve. Lo capisce quando Camilo lo stringe mentre i tremori di qualche incubo si impossessano di lui. Lo capisce quando Camilo gli sorride, mettendolo a suo agio. Quando Camilo è presente, tutto è migliore, tutto va bene.
 
“Ti amo anch’io” dice Bruno con una lieve risata che entrambi condividono, stringendosi al calore del sole.
 
I festeggiamenti sono a dir poco grandiosi, ma la famiglia si assicura di celebrare in privato prima che arrivi il resto del villaggio. I tre gemelli si ritrovano davanti a una torta splendidamente decorata da Mirabel con l’aiuto di Maria. Mentre Bruno è posizionato tra le sue sorelle, la vita appare più leggera, ascoltando la canzoncina da parte di tutti. Bruno sprofonda nella ruana, ancora un po’ intimidito dalle attenzioni. Si guarda intorno e vede tutte le persone che ama che cantano il suo nome. È una cosa così semplice ma così significativa che si sente davvero grato. I tre spengono le candeline e ringraziano di essere stati benedetti con un altro anno. La festa inizia poco dopo.
 
Bruno è socievole, spingendosi sempre più al di fuori del proprio guscio. Camilo ride e balla con suo marito, può avere questo momento senza doversi nascondere. Stringe Bruno, gli dice quanto lo ama e quanto è bello. Bruno ride e lo bacia, tutto è così perfetto. Quando la musica svanisce lentamente, Bruno si ritrova in un angolo con Camilo. Abbassa lo sguardo sul bicchiere del giovane e nota che contiene solo acqua.
 
“Qualcosa non va con il punch quest’anno?” chiede Bruno inclinando il capo. Sanno tutti che a Camilo non dispiace bere, e regge abbastanza bene l’alcool. Camilo sobbalza leggermente, facendo muovere l’acqua nel bicchiere. Scuote la testa e indica Julieta e Pepa, entrambe parecchio ubriache. Pepa è irruenta, salta su e giù dai tavoli e dalle sedie. Felix non è mai troppo lontano dall’afferrarla quando cade. Julieta è invece molto loquace, a differenza della sua normale natura tranquilla. Bruno guarda le sorelle, ridendo. Lui non è così ubriaco da prendere parte a qualsiasi buffonata delle due.
 
“No, ma non credo che l’alcool faccia bene al bambino” dice Camilo disinvolto, avvertendo le farfalle nello stomaco. Timidamente alza lo sguardo su Bruno, che lo osserva con occhi sbarrati. Spalanca la bocca mentre gli sfugge un piccolo squittio, Camilo è pronto a giurare che la sua anima lo abbia abbandonato per qualche secondo.
 
“Aspetti un bambino?” farfuglia Bruno, lasciando cadere il proprio bicchiere.
 
“Aspetto un bambino, amore” annuisce Camilo, felice, con un enorme sorriso.

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Capitolo 25
*** Capitolo Venticinque ***


La notizia coglie Bruno di sorpresa. È tutto ciò che volevano e speravano. Bruno si sente leggero, sul punto di svenire. Non gli importa del drink che ha versato sul pavimento. Riesce solo a prendere tra le braccia suo marito, sollevandolo da terra e facendolo roteare. Camilo ride, abbracciandogli le spalle, lasciandolo fare. Pensa di non essere mai stato più felice. Camilo continua a ridere e strngere Bruno quando finalmente viene rimesso a terra. La sua camicia è leggermente umida per le lacrime che cadono lungo le guance di Bruno. Passa le mani tra le sue ciocche arricciate e gli lascia un bacio sulla testa.
 
“Ti amo. Ti amo così tanto” borbotta Bruno, stringendo Camilo, che ridacchia e ricambia.
 
“Anche io ti amo. Moltissimo” poi sussulta quando avverte un peso sulla schiena. L’odore di alcool gli invade le narici, all’improvviso vede due teste spuntare davanti a lui. Una con disordinate ciocche rosse, l’altra nera con striature sale e pepe. Julieta e Pepa sbirciano per capire cosa sta succedendo.
 
“Cosa c’è? Perché Brunito piange” dice Pepa, trascinando le parole e ondeggiando appena mentre si aggrappa a Camilo.
 
Camilo ride, mettendo un braccio intorno alla vita di sua madre per sorreggerla.
 
“Sarai di nuovo nonna, mami” dice Camilo dolcemente, la risata di Pepa gorgoglia forte e reclina la testa indietro.
 
“Sono già nonna!” afferma, guardandosi intorno alla ricerca di Maria. Julieta scruta Camilo e poi Bruno, la comprensione è chiara sul suo viso, ed è sufficiente a renderla momentaneamente sobria.
 
“Pepa” dice, catturando l’attenzione della donna. Pepa guarda sua sorella, poi l’espressione felice di Bruno. Passano alcuni secondi perché Pepa elabori, osservando Camilo, lanciandosi poi sul figlio, spintonando i gemelli.
 
“Sarò di nuovo nonna! Felix! Felix, vieni qui!” lo chiama. La famiglia viene informata, la notizia viene celebrata. Camilo non avrebbe potuto chiedere di meglio.
 
.
 
Trascorrono i mesi e viene annunciata un’altra gravidanza. Camilo è grato che sua sorella attraversi quel processo insieme a lui. È assolutamente convinto di non poter più resistere. Anche se gli piace la continua attenzione da parte di Bruno, il dolore delle caviglie gonfie e le nausee mattutine rovinano tutto ciò che c’è di positivo. Non capisce neanche perché si chiamino nausee ‘mattutine’, visto che lo colpiscono giorno e notte. Bruno è sempre dolcissimo, lo bacia sulla fronte, gli strofina la schiena e lo incoraggia quando Camilo si ritrova ad afferrare il wc con tale forza da poter rompere la porcellana.
 
Dolores lo aiuta a superare i momenti peggiori, le voglie e il peso in più del suo ventre in crescita. Camilo ama toccarsi lo stomaco, sussurrando dolci elogi. Sa che avrà tre gemelli. È ovvio quando avverte i figli scalciare. A volte gli provocano dolore, portandolo a sibilare e imprecare. Si ricorda che ne varrà la pena.
 
Camilo geme e lascia la testa sui cuscini, accarezzando pigramente i capelli di Bruno. Bruno tocca la pancia, sfregando delicatamente. Sembra euforico e canticchia teneramente. Camilo sorride, assorbendo quella visione.
 
“Avrete il miglior padre del mondo. Papà Camilo vi farà sapere ogni giorno quanto vi amiamo” mormora contro la sua pelle. Il cuore di Camilo si scalda alle dolci nullità che sussurra, alla sua espressione pacifica e contenta. Camilo sa e assicura che ricorderà ai loro figli ogni giorno del loro amore. Si assicurerà che sappiano di aver avuto il migliore dei padri, anche dopo che Bruno se ne sarà andato. Non dimenticheranno mai l’amore che li ha concepiti.
 
“Avranno anche te. Non parlare come se stessi per morire” dice Camilo ridacchiando e mettendo poi il broncio. Vuole evitare il tema della mortalità di Bruno. Questi ride e scuote la testa, sfregandosi contro il ventre.
 
“Solo per essere sicuri, vita mia. Non preoccuparti, non sono così debole” dice, abbracciando delicatamente la pancia. Sente un piccolo calcio contro la guancia. Camilo sussulta per il dolore. Bruno ride ancora e preme un bacio, strofinando il punto.
 
“Un altro mese, amore, resisti”
 
“Non sarà mai abbastanza veloce” geme Camilo, afferrando la mano di Bruno. Le dita si allacciano e gli sguardi si incontrano. I due sorridono, sentendosi assolutamente completi alla presenza dell’altro.

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Capitolo 26
*** Capitolo Ventisei ***


Gli sbalzi d’umore causano turbolenze nella coppia. Spesso Camilo si scaglia su Bruno quando questi impiega troppo tempo per terminare una faccenda che gli ha richiesto, che si tratti di riordinare il letto o di recuperare alimenti specifici dal mercato quando le voglie hanno la meglio su di lui. La dinamica diventa caotica, Bruno è sempre disposto ad accontentare ogni singolo bisogno. Camilo si sente in colpa a causa degli ormoni che gli provocano cattivo umore, o quando un’improvvisa esplosione di lacrime o rabbia fa sussultare l’altro. Bruno gli assicura che andrà tutto bene, che è solo colpa della gravidanza. Gli spiega che Pepa era uguale se non peggiore quando era incinta. Camilo pensa di aver ereditato il temperamento di sua madre in quella circostanza.
 
Camilo respira pesantemente, premendosi una mano sul ventre. Sa che oggi è il giorno del termine e la famiglia è pronta a portarlo dal medico locale quando giunge il momento. Ma Camilo odia la sensazione di nausea e intreccia le dita con quelle di Bruno. Bruno gli offre un piccolo solliso, con il pollice accarezza delicatamente il suo dorso. Camilo si appoggia a lui mentre Bruno lascia un bacio sulla sua testa.
 
“Dimmi di nuovo cosa faremo quando sarà tutto finito?” dice Camilo. Bruno ride e chiude gli occhi.
 
“Esploreremo il mondo, porteremo i nostri figli con noi. Mostreremo loro che c’è molto altro oltre le montagne” dice piano, pensando al loro sogno. Camilo vorrebbe vedere di più al di fuori dell’Encanto, tutte le città che aspettano di essere visitate. Gli occhi di Camilo brillano sempre all’idea di quell’avventura, così giovane e irrequieto.
 
“Faremo tutto insieme?” dice Camilo speranzoso, stringendo maggiormente le dita dell’altro, gemendo.
 
“Sempre” replica Bruno, guardandolo mentre è sofferente. Sta accadendo, capisce, mentre i gemiti di Camilo aumentano. Le contrazioni sono iniziate.
 
La stanza si riempie di urla doloranti. Il giovane è rosso in volto e calde lacrime rigano le sue guance. Grida ad ogni spinta, gli occhi serrati.
 
“No! Non ce la faccio! Non ce la faccio più” esclama stravolto, premendo il viso nei cuscini, il petto si solleva su e giù ad ogni respiro affannoso. La sua famiglia è intorno a lui. Pepa gli tiene la mano destra, Bruno l’altra. Camilo si aggrappa a loro, le nocche bianche per lo sforzo. Il dottore dice a Camilo che deve spingere ancora. I bambini non sono ancora usciti. Camilo non pensa di farcela, la sua determinazione si è indebolita. Guarda Bruno, con espressione smarrita e supplichevole. Scuote il capo. Bruno gli stringe la mano e lo osserva con convinzione, gli lascia un bacio sulla fronte.
 
“Vita mia, puoi farcela. Devi solo spingere ancora un po’. Puoi farcela” lo incoraggia, sussurrando dolci lodi nel suo orecchio. “Il mio forte, coraggioso, perfetto Camilo. So che puoi farcela. Stai andando benissimo”
 
Camilo urla di nuovo, spingendo più che può. Grida quando sente uno strillo. Bruno vede il dottore con uno dei bambini, le lacrime gli salgono agli occhi.
 
“Forza Camilo, ancora un po’ e abbiamo finito”
 
Quando tutti e tre sono usciti, Camilo quasi perde i sensi, esausto. Bruno rimane al suo fianco mentre le infermiere consegnano loro i gemelli. Camilo li stringe debolmente tutti e tre, guardandoli con un sorriso gentile e il cuore pieno di gioia.
 
“I nostri piccoli miracoli” mormora, lasciando un bacio sulla testa di ciascuno. Bruno non trattiene più le lacrime che cadono mentre agita un dito davanti a loro. La bambina stringe la piccola mano intorno al suo indice.
 
“Ehi, principessa” dice dolcemente, il suo cuore si scioglie del tutto quando la vede aprire gli occhi, rivelando un mix di nocciola e verde. La combinazione più bella possibile. Camilo sorride e si meraviglia davanti alla sua carnagione e ai riccioli neri.
 
“Ti assomiglia un sacco” dice, mentre i maschietti aprono gli occhi come per salutare i genitori. Bruno ridacchia.
 
“E loro assomigliano a te. Come gocce d’acqua” aggiunge fissandoli. Ognuno di loro è una perfetta costellazione.
Il suo cuore si gonfia di orgoglio e gioia. Deve vivere per loro. Vivrà per loro.

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisette ***


Camilo e Bruno giacciono aggrovigliati tra le loro lenzuola, troppo stanchi per preoccuparsi dello stato della loro stanza o di come non abbiano cambiato i vestiti. Bruno russa profondamente, i capelli sul viso mentre la mano di Camilo è su di lui, steso come una stella marina, occupando il maggior spazio possibile nel letto.
 
Sono passati parecchi mesi dall’ultima volta in cui hanno fatto una reale dormita. Da quando sono nati, i gemelli hanno pianto, urlato e strillato ancora, fino quasi a rompere le pareti. I neo genitori si sono alternati tra il nutrirli e il cullarli. Per fortuna il resto della famiglia si è fatta avanti per aiutarli a consentire loro di recuperare un po’ di pace e un’intera notte di sonno.
 
Bruno borbotta, si gira e allontana la mano dell’altro, allungando invece il braccio sul suo stomaco. Bruno strofina il viso contro il suo collo, lasciando baci sulla pelle. Camilo si muove leggermente, consapevole delle labbra morbide attaccate al suo collo.
 
“Mmh, amore, è presto” bofonchia Camilo assonnato, grattando pigramente la testa dell’altro e guadagnandosi un lieve gemito. Bruno cerca più contatto, la sua barba solletica la pelle sensibile; sorride, svegliandosi lentamente mentre tiene Camilo stretto.
 
“Mi mancava fare questo” dice Bruno, baciandolo lungo la mascella. Camilo ridacchia, si gira mentre lascia un bacio sul suo naso.
 
“Anche a me. Ma i piccoli si sveglieranno presto” biascica, stringendolo maggiormente, tirandolo a sé. Bruno ridacchia, muove il fianco contro la coscia di Camilo. Entrambi emettono un lamento.
 
“Saremo veloci, giuro” dice Bruno dolcemente e Camilo si arrende con una risata.
 
Quando la porta si apre, i due sono ordinatamente vestiti. Si rilassano sul letto finché non sentono piccoli passi avvicinarsi. Camilo si siede e ride, tre angeli con occhi da cerbiatto lo osservano, le manine aggrappate alle loro coperte. Lentamente, Camilo li prende in braccio uno per uno, sistemandoli tra sé e Bruno. I maschietti si arrampicano direttamente su Bruno, che ride e li abbraccia. I piccoli gli tirano i capelli e strofinano le mani curiose sulla sua barba indisciplinata.
 
“P-papà” farfuglia Jorge, strofinandosi sul suo collo, appoggiando il piccolo corpo contro il petto di Bruno mentre Hernando fa lo stesso, non volendo essere eclissato dal fratello.
 
Camilo ride, si stende su un fianco per guardare i tre, mentre la figlia è stretta a lui. Guarda il padre, richiedendo la sua attenzione. Tutto per la sua principessa.
 
Camilo ridacchia e la stringe a sé, facendola riposare contro il suo petto. Allunga la mano e intreccia le dita con quelle di Bruno.
 
“Ti amo” sussurra, premendo un bacio sulla testa di sua figlia.
 
Bruno incontra il suo sguardo, felice, e sorride.
 
“Ti amo anch’io”.
 
 
 
Grazie a chiunque abbia letto e apprezzato questa storia. Se ci sono fan Brumilo, battete un colpo, siamo sicuramente in pochi e dobbiamo fare gruppo :P alla prossima
 

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