The purring cat and other stories

di Joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The purring cat ***
Capitolo 2: *** Hot light ***
Capitolo 3: *** Passerà ***



Capitolo 1
*** The purring cat ***


Autore: Joy Inblue

Fandom: Stranger Things

Personaggi: Steve Harrington/Billy Hargrove

Prompt: “L'ho trovato nella...”, “X seguirà Y ovunque”

Ambientata tra la seconda e la terza stagione.

 

Scritta per il Writeptember, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

The purring cat

 

 

 

 

“L'ho trovato nella fossa d'irrigazione dei Monroe” spiega Billy, togliendosi l'asciugamano dalle spalle e usandolo per avvolgere la bestiola tra le sue braccia.

Non che a Steve interessi più di tanto del gatto, è molto più preoccupato dei capillari che vede diramarsi all'interno del bulbo oculare sinistro e che iniettano di rosso un occhio già contornato di viola, ma se asciugare il pelo inzuppo di quel povero micio tiene Billy impegnato abbastanza da permettergli di asciugare anche il suo di “pelo” bagnato, a Steve va bene: per quanto lo riguarda può portare quel benedetto gatto anche nel letto.

Afferra un altro asciugamano e questa volta glielo posa sulla testa, tamponando delicatamente: “E tu cosa ci facevi nel podere dei Monroe alle tre di notte?”

Billy soffia un lamento tra i denti e il gatto miagola.

“Stavo venendo da te, credevo fosse ovvio Campione” bofonchia con una smorfia.

Il tentativo di sviare la discussione è talmente palese che Steve non riesce a trattenere un sorriso.

“Mi preoccupo per la tua insonnia” aggiunge, lisciando il gatto con l'unica cocca non fangosa dell'asciugamano; Steve gliene porge un altro.

Potrebbe chiedergli come mai non ha preso l'auto, o l'ombrello o almeno una giacca, e invece si limita ad aprire il rubinetto della vasca: “Meglio se fai un bagno allora” mormora, “non aiuta la mia insonnia avere te e un gatto fradici nel letto.”

Si inginocchia di fronte a lui mentre l'acqua scorre, perché il sospiro che Billy gli ha propinato come risposta era umido e dolente e Steve non sopporta di non poterlo guardare negli occhi.

“Ehi” ritenta, allungando le dita per accarezzargli la guancia. È bagnata, eppure Steve è sicuro di avergli già asciugato il viso dalla pioggia, quando ha esaminato l'occhio pesto. “Andrà tutto bene, lo sai vero?” seguita. “Ce la caveremo, io, te e anche il gatto.”

Billy incrocia il suo sguardo per un solo istante, ma annuisce e accenna ad alzarsi dallo sgabello.

“Tienilo” gli dice semplicemente, mettendogli il gatto tra le braccia, ma quello si divincola all'istante e si acciambella sui piedi di Billy.

E Steve pensa che ormai quel gatto lo seguirà ovunque. Un po' come fa lui, del resto. Come fa anche Billy talvolta.

Nessuno di loro si sente più al sicuro di quando sta con l'altro.

“Vado a preparati qualcosa da mangiare” sospira, mentre quello tenta di sfilarsi i pantaloni dribblando il gatto. “A tutti e due.”

È più semplice lasciare la stanza se sul volto di Billy c'è di nuovo l'abbozzo di un sorriso, per quanto umido, sghembo e strappato per caso da un gatto di strada che intende giocare con la fibbia dei suoi calzoni.

 

***

 

“Dì la verità, Harrington” borbotta Billy un'ora dopo, nel tepore delle coperte. “Non sono la soluzione perfetta alla tua insonnia?”

 

In effetti Steve comincia a sentirsi le palpebre pesanti e un insperato abbandono nei muscoli fino a poco prima irrigiditi dalla tensione.

“Mhmm” mugugna in approvazione, stringendolo di più a sé.

E sente che potrebbe addormentarsi, finalmente, adesso che ha Billy a fargli le fusa contro il petto e un gatto sul cuscino a cotonargli i capelli.

 

 

Fine.

 

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Capitolo 2
*** Hot light ***


Autore: Joy Inblue

Fandom: Stranger Things

Personaggi: Steve Harrington/Billy Hargrove

Prompt: “Puoi tenere la luce accesa?”, “Nessuno sa che fine abbia fatto...”

Ambientata tra la seconda e la terza stagione.

Warning: Linguaggio esplicito, contenuti sessuali.

 

 

 

 

Hot light

 

 

 

 

“Billy?”

“Mhmm?”

“Puoi tenere la luce accesa?”

Un'ora prima Steve gli ha chiesto di spegnerla.

L'ha fatto quando dal soffitto della camera da letto, il lampadario costoso voluto da sua madre ha illuminato le loro erezioni dure, senza lasciare il minimo dubbio su quali fossero i loro desideri: Billy ha fatto scattare l'interruttore solo dopo aver acceso l'abat-jour, ha allungato la mano ad accarezzargli la nuca e l'ha baciato sulle labbra.

“Stai bene?” gli domanda adesso, assonnato.

Ed è così bello il modo in cui il lenzuolo umido si avvolge attorno al suo corpo nudo che a Steve non importa se ciò che hanno fatto, adesso sembra decisamente inadeguato.

Annuisce e lo sguardo di Billy indugia sul suo volto per qualche istante, scrutandolo, prima di girarsi sul fianco, invertire l'illuminazione della stanza e afferrare il pacchetto di sigarette dal comodino.

L'acciarino che sfrega e scintilla gli provoca un brivido anche se Steve se lo aspettava, ma Billy allunga il braccio libero verso di lui e lo guarda di nuovo, voltando la testa su quel letto sfatto e Cristo, ha le labbra più sensuali che abbia mai visto.

“Vieni qui” gli dice.

Steve gli obbedisce senza neanche rendersene conto.

La stanza si riempie dell'odore di sigaretta.

È per quello, si racconta, che si sente al sicuro, che sa di essere nel Hawkins giusto; non c'entra niente la mano di Billy tra le sue scapole o il respiro che gli gonfia la cassa toracica sotto la sua guancia.

“Hai paura di me?” chiede d'un tratto, Steve sente la vibrazione di quelle parole sul suo petto: c'è un'inflessione colpevole nel modo in cui il suo tono di abbassa e ogni suo muscolo s'immobilizza, in attesa di una risposta che da già per scontata. “Hai paura di noi?”

“Cos... No! No, Billy. No.”

Solleva la testa e lo sguardo di Billy è concentrato sulle ombre proiettate dal lampadario: una di loro sembra un democane...

Deglutisce a vuoto, afferra il mento di Billy tra le dita e lo costringe a girarsi verso di lui: “Tu non c'entri niente; quello che... facciamo non c'entra niente.”

Ad essere sinceri ha avuto paura anche di quello: della naturalezza con cui il proprio corpo si è mosso per andare incontro alle dita di Billy, al suo sesso duro, al suo calore.

È sicuro che anche Billy l'abbia capito: si è fermato così tante volte con la punta delle dita sul suo buco, e la mano sul suo uccello che Steve ha vibrato di desiderio quasi quanto trema di paura.

Non sa se è riuscito a convincerlo, sa solo che gli occhi di Billy, nella luce artificiale della stanza, sembrano più blu, e più tristi.

Quello aspira una boccata di fumo e lascia cadere la cenere oltre il bordo del letto: “È per quella ragazza, allora?” chiede. “L'amica di Nancy? Quella che nessuno sa che fine abbia fatto?”

Steve rabbrividisce.

“Riguarda lei” ammette “e... molto altro.” Se non si lascia prendere dal panico è solo grazie al battito regolare di Billy sotto il suo orecchio, al calore della sua pelle che infrange incubi dominati dal gelo.

“Tu sai cosa le è successo, non è così?”

Non risponde, non può farlo.

La mano di Billy, su e giù per la sua schiena, sembra comprendere il suo silenzio.

Ce ne sono tanti tra di loro, di silenzi, quasi tutti misericordiosi. Quasi tutti inequivocabili.

Nella stanza il fumo di sigaretta ha sfocato i contorni del democane: adesso sembra solo un girasole curvato dal vento. Steve pensa che potrebbe anche chiudere gli occhi.

Sbadiglia, mentre Billy si scosta da lui e armeggia qualcosa ai lati del letto.

“Dormi Harrington” risponde al suo sguardo interrogativo e afferrando i boxer dal pavimento se li infila con movimenti veloci. “Hai delle occhiaie terribili.”

Lui in compenso ha il segno rosso di una cinghiata che gli attraversa la schiena e adesso per Steve è un po' più chiaro – e meno lusinghiero- il significato del gemito che Billy si è fatto scappare quando in preda all'orgasmo gli ha ficcato le unghie nella pelle.

Vorrebbe che non fosse costretto a tornare nella casa di suo padre, anche se nessuno sa meglio di lui che non esiste un luogo in cui tutti loro sono davvero al sicuro.

“Non te ne stai andando, vero?” Non riesce a trattenersi dal chiederlo.

Billy spegne la sigaretta nel portacenere, si sdraia di nuovo al suo fianco e lo tira contro di sé.

“Non ancora” mormora.

 

 

 

Fine.

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Capitolo 3
*** Passerà ***


Autore: Joy Inblue

Fandom: Stranger Things

Personaggi: Steve/Billy

Fix-it, Post 3° Stagione

 

Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

Prompt: Passerà

 

 

Passerà

 

 

“Per favore” esordisce, sollevando lo sguardo dalle mani mollemente adagiate sulle proprie ginocchia, nell'istante in cui Steve entra nella stanza. “Per favore, non dirmi che passerà.”

 

Basterebbe questo a metterlo in allarme; questo e la mascella rigida di Hopper quando gli ha aperto la porta del rifugio e senza pronunciare una sola parola gli ha indicato la stanza sul retro, ma Billy ha anche gli occhi rossi, le unghie rosicchiate e una maglietta che gli pende addosso come ad un attaccapanni.

E Steve l'ha vista altre volte quella maglietta, aderente come una carta regalo su un addome scolpito.

 

Il Mind Flayer gli ha fatto più male di suo padre” spiega prontamente El, “ma ce la può fare” seguita convinta. “Con te” aggiunge dopo un istante.

 

“El...”

La voce di Billy è appena percettibile: a Steve sembra troppo disperato persino per sentirsi in imbarazzo. Non continua la frase, rimane in silenzio e nasconde il viso tra le mani.

 

Il fatto è che Steve ha visto fin dove si è spinto il braccio di Neil Hargrove e quanto sia andato oltre vomitando cattiverie. Ha raccolto tra le mani sangue e singhiozzi, certe notti in cui l'ha trovato acciambellato sullo zerbino di casa come un gatto maltrattato.

E pensare adesso a qualcosa di peggiore, bè... semplicemente non ci riesce.

 

“Ehi” tenta, quando al cenno di Hopper, El varca la soglia lasciandoli soli nella stanza. “Ehi” ripete abbassando la voce.

 

Ma Billy si rifiuta di guardarlo.

“Non dirmi neanche che andrà tutto bene” snocciola, la testa sempre più vicina alle ginocchia. “Non dirlo.”

Steve non dice niente, si avvicina al letto, siede accanto a lui e aspetta.

Aspetta, perché dal guizzo del suo labbro inferiore intuisce che c'è dell'altro.

“Non riesco...” seguita Billy corrugando la fronte, “non riesco a pensare.”

 

E Steve vorrebbe dirglielo che con il Mind Flayer a tenere in ostaggio la mente, chiunque altro si sarebbe arreso.

Vorrebbe dirgli che è forte. Che riesce a vedere in lui il piglio testardo di chi sopravvive, sempre. Che lo ama per questo -e anche per molte altre cose meno filosofiche e più carnali-, ma riesce solo ad alzare una mano e ad accarezzargli la schiena. E non ha la scusa del Mind Flayer, lui.

La schiena di Billy è calda sotto il suo tocco. Più del solito.

E ha due vecchie cicatrici sulla tempia e sullo zigomo: Steve ricorda di aver medicato entrambe.

Di averle baciate.

Nei mesi passati ha posato le labbra su qualsiasi punto del corpo gli dolesse, e Billy un paio di volte ne ha approfittato: hanno riso insieme e hanno scopato.

Fosse utile anche adesso non esiterebbe, ma Billy ha le spalle curve e chiuse, come se volesse tenere fuori il mondo.

 

“Dovresti andartene” decreta infatti dopo un istante.

 

Nell'altra stanza El bisbiglia qualcosa e Hopper grugnisce.

 

“N..non... non mandarmi via” balbetta come un cretino. Certe volte si odia proprio.

 

Billy solleva le spalle e fissa il muro: “Sono un peso per loro” aggiunge.

Ha uno sguardo distante, sembra perso nei ricordi, o forse solo confuso, ma Steve non più così convinto che stia parlando di El e Hopper.

 

“Non lo sei, ne sono certo” si sente in dovere di chiarire, afferrando la mano che penzola inerte tra le sue ginocchia, “ma puoi sempre venire a stare da me.”

 

“Accanto alla tua piscina maledetta?”

Un piccolo sguardo da sotto i riccioli biondi, Billy glielo scocca.

 

Ed è allora che Steve capisce che il problema non è più solo suo padre, ma tutta Hawkins.

 

“Quante medicine stai prendendo?” chiede con fermezza, alzandosi in piedi. Non lascia la sua mano.

 

“Non molte.”

 

“Fai le valigie, allora: ce ne andiamo.”

 

“E dove?”

 

“Lontano da qui” dichiara con convinzione

E per una volta si sente davvero sicuro di sé.

“Andrà bene, Billy” aggiunge, e riesce persino a mostrare l'accenno di un sorriso.

 

Non viene ricambiato, Steve non si era fatto illusioni in merito, ma si fa bastare il sollievo che distende le spalle di Billy.

 

***

 

In macchina la radio frigge, e anche se non vuole, se s'impegna, Steve non riesce a trattenere il tremito nervoso che gli agita a scatti le ginocchia, mentre siede dal lato del passeggero.

Billy allunga la mano sulla manopola e mette fine al brusio.

Riesce a spegnere anche l'inquietudine che lo scuote posandogli quella stessa mano sulla gamba e stringendo appena.

È calda e rassicurante, Steve la copre con la sua e continua a guardare la strada.

Dal finestrino semiaperto gli giunge il traffico della cittadina che stanno attraversando:

lo schiamazzo quotidiano che se ne infischia delle nudi incombenti.

Quelle che a Steve fanno rabbrividire.

Mentre viaggiano pensa che Billy abbia ragione: non passa mai. Mai.

L'auto però sta per passare il confine dello stato dell'Indiana e se niente li frena ne passerà molti altri; fino al sole della Florida. E anche oltre.

 

 

Fine.

 

 

 

 

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