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di almeno_tu_nelluniverso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo - here we are ***
Capitolo 2: *** uno: fuck off! ***
Capitolo 3: *** due: how? ***



Capitolo 1
*** prologo - here we are ***


Angelina è una stronza. Se lo ripete da mesi, anni, ormai. Lo dice a Louis, lo urla per strada e al telefono quando lei lo chiama. Lo dice piangendo a sua mamma, lo dice alle donne che si avvicinano a lui quando è ubriaco. Angelina è una stronza e lui dell'amore forse non ci ha capito molto. Anche adesso, sdraiato sul letto, non pensa all'esame di macro economia che ha tra meno di cinque ore, pensa che sono le tre di notte e che Angelina è una stronza, che i suoi occhi blu sono terribili e il suo sorriso grande dalla dentatura perfetta è solo una smorfia spiacevole, da vedere. I ricci gli cadono sul viso, le mani grandi sono chiuse a pugno, sono strette, soffocate. Soffocate come si sente lui, come sono le sue urla. Soffocate come la rabbia che non controlla e i Vaffanculo che vorrebbe urlare quando Niall gli dice che sarebbe ora di andare avanti, di passare oltre. Harry sospira, scuote la testa e ancora, il suo pensiero va a quella bionda dal culo perfetto. Si, Angelina è una stronza e lui dell'amore non ci ha capito proprio un cazzo.

Non si ricorda nemmeno più, l'ultima volta che ha sorriso. Non sa che ore sono, non gli interessa. Liam scruta il cielo perché è l'unica cosa che gli resta, è l'unica cosa che può effettivamente fare senza sentirsi in colpa, senza sentirsi sbagliato. Le uniche cosa che sa, è che probabilmente Harry piange, e non passerà l'esame per la quarta volta, Zayn è da qualche parte a fumare non sa bene cosa, Niall lo sente strimpellare con la chitarra che lui vorrebbe dirgli di accordare, e Louis è sicuramente davanti alla televisione a ridere perché solo Louis Tomlinson ha una risata così fragorosa per film che fanno ridere davvero poco. Liam sa solo questo, e che le stelle con i lampioni non si vedono. Liam sa anche che è terribilmente triste, rancoroso e forse perfino un po' arrabbiato. Non si ricorda niente, perché è stato tutto spazzato via in un secondo, in un battito di ciglia. Sospira forte, osserva il respiro colorarsi per il freddo. É ancora vivo. Sono le tre di notte, Liam non sorride più.

Da quando è stato sbattuto fuori di casa la chitarra è diventata un po' come, un tempo, era la sua cameretta da bambino. Un po' quel posto che è anche il tuo rifugio, il tuo posto sicuro. Tuo, un po' come un segreto che non è dato sapere. Sono le tre e quattro minuti, Niall ha sempre preferito suonare che parlare, si esprime meglio, esce fuori Niall con tutte le sue fragilità. Niall ha bisogno di un suo posto perché si sente costantemente perso, nel buio. Niall non trova la luce da un po', semplicemente perché ha smesso di cercarla, semplicemente perché ha sempre dato tanto a chi meritava poco. Niall ha la sua chitarra, ha i suoi amici che stanno peggio di lui e ha bisogno di ritrovarsi. Quindi suona, tutto il giorno e tutta la notte, va nei Pub che lo chiamano a serata e sorride gentilmente quando deve rimorchiare qualche ragazza che lo ascolta ammaliata. Niall, da quando è stato sbattuto fuori casa ha capito che un suo posto non ce lo ha mai avuto, e che vorrebbe solo qualcuno dentro cui rifugiarsi, e non per una notte. Per tanto tempo, tipo molto tempo, tipo per sempre.

É una battuta del cazzo, chissà perché lui ride fragorosamente e si strozza con il fumo della sigaretta che sta sbuffando fuori dalle labbra sottili. Assottiglia gli occhi diventati improvvisamente lucidi per i colpi di tosse, poi ride ancora, tanto e forte. Louis ride perché si è rotto i coglioni di stare male. Ride perché si è innamorato di una che forse non rivedrà mai più. Ride perché Harry piange, Liam è molto probabilmente depresso e Niall continua a suonare quella cazzo di chitarra come se potesse fare solo quello, per stare bene. Ride perché deve essere forte, perché non può stare male anche lui. Soprattutto lui. Ride perché è più facile, che pensare al lavoro, che pensare al resto. Ride perché lui e Zayn hanno - forse- ricominciato a parlarsi e a lui va bene così, perché è il suo migliore amico e forse Louis si è dimenticato di dirglielo negli ultimi tre mesi. Ride, perché se ridi passa tutto. É una stronzata, lui lo sa, ma ride lo stesso.

La cartina lunga brucia lentamente, si risveglia il tempo di un tiro, i bordi si fanno rossi, poi si spengono di nuovo e diventa tutta cenere. Chiude gli occhi, respira profondamente e cerca di assimilare tutta quell'erba dentro di sè, l'accoglie, la stringe, la tiene. Niall ha smesso di suonare, forse è andato a dormire, sa che Liam e Louis sono sicuramente svegli ma non ha nessuna voglia, di fingere. La verità è che vorrebbe solo spegnere il cielo, ogni tanto, spegnersi lui e spegnere tutto. Perché il freddo delle strade non è niente, in confronto al freddo che ha dentro lui. E non ne parla mai, perché stare male e dirlo a qualcuno vorrebbe dire ammettere di non essere indistruttibili, e lui non può, farlo vedere a qualcuno. Semplicemente non può, perché è Zayn, e Zayn è sempre stato il più forte di tutti. Camera sua sa di sesso, ecco perché ha deciso che resterà sul balcone tutta la notte. Anche se fa freddo, anche se è febbraio, anche se ci sono un sacco di cose non dette. Zayn fa un altro tiro, chiude gli occhi scuri e silenziosamente una lacrima si permette di cadere lentamente sulla sua guancia. Zayn stringe la mascella, respira ancora e si lascia andare alle lacrime che, sempre di più, iniziano a scendere rapide. Ed è un po come se glielo stessero dicendo: guardati, perché ti odi?.

 

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Come vi sembra questo prologo? Sto scrivendo per caso e per tempo, che è poco e tanto ma che rimane comunque tempo che a volte non ho. É una storia di sfogo, una storia scritta un po' così, perché scrivere mi fa stare bene ed ogni tanto ne ho voglia, di stare bene, e quindi di scrivere.

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Capitolo 2
*** uno: fuck off! ***


"Vaffanculo!". Sbatte con forza il telefono contro il tavolo rettangolare in legno che hanno in cucina. Resta con il braccio teso sul tavolo, lo sguardo serio su quell'aggeggio bastardo e in testa la voce acuta di Angelina e le sue solite frasi del cazzo: Ho sbagliato, ma tu mi ami. Ripartiamo. Harry si passa una mano grande tra i ricci ribelli, scuote la testa e "Vaffanculo" ripete, a bassa voce. Harry Styles ha ventidue anni e gli occhi più verdi che Liam abbia mai visto. Studia economia all'Università per costruirsi un futuro, ma la verità è che di calcoli non ci capisce un cazzo e comunque gli piace di più leggere libri. Di Angelina si è innamorato quasi per caso, lui era nel periodo in cui ti piace fare sesso con più gente che puoi, lei invece sesso non lo aveva mai fatto: Harry è stato il primo. Tre anni fa. Ed era la storia d'amore tipo quei cliché fastidiosi che a lui non sono mai piaciuti: ma lei lo faceva impazzire e quindi chissenefrega, se era un cliché, perché era il loro cliché e perché Harry così, prima di lei, non si era mai sentito. É una di quelle storie d'amore, però, che poi al lieto fine non arriva mai: Harry ha scoperto di essere stato tradito esattamente il tredici gennaio, quasi un mese fa, il giorno dopo la festa di Zayn. Ha scoperto che l'amore fa tremendamente male al cuore, alla testa e anche alle mani, perché Harry ha dato così tanti pugni al muro che ora in camera sua e di Louis c'è un foro, proprio sopra il suo letto. Ha scoperto di essere stato tradito e un po' gli è crollato il mondo addosso, perchè per lei si sarebbe tagliato i capelli, per intenderci. "Buongiorno, Harold". Zayn è appoggiato allo stipite della porta con una sigaretta in bocca e lo sguardo dispiaciuto di chi vorrebbe farti stare meglio, ma non ci riesce. Harry non alza lo sguardo, sospira solamente e fa un cenno con la testa, continuando a stringere sempre di più la mano libera, a pugno. "Lei non ti ama". Zayn glielo sbatte in faccia dopo essersi morso la lingua diverse volte, che comunque, per Zayn, è una gran bella fatica. Zayn Malik di anni ne ha ventitré, un lavoro come grafico in un importante giornale, e una sfilza infinita di donne che lo chiamano per avere sue notizie. Zayn ha gli occhi scuri che nascondono tutto, i capelli mori che lo rendono ancora più misterioso e un sorriso perfetto che solo cinque persone, forse, possono dire di aver mai visto sul suo viso praticamente perfetto. Zayn è il tipico uomo che di sé ha fatto solo una corazza, bravo con gli altri ma pessimo con sé stesso. Harry volta di scatto la testa verso di lui: "Che intendi?". Zayn ha cercato di trattenersi perché Harry stava male e lui male ci sta da tempo, sa cosa vuol dire. Ma sbuffando il fumo dalla sigaretta lo guarda e "Chi ama, non tradisce Harry, puoi giustificarla, e giustificarvi, per come è andata, ma se lei ti avesse amato davvero, non ti avrebbe trattato così". Zayn, purtroppo, ha la brutta abitudine di avere sempre ragione. Harry lo guarda intensamente negli occhi, annuisce e "Louis ci tiene a te". E Harry è sempre stato bravo, a capire le ferite di Zayn. Il moro annuisce "Lo so" risponde, certo del fatto che, anche se lui e Louis hanno ripreso a parlarsi circa due giorni prima, dopo tre mesi che Louis cercava un contatto e non lo trovava, né lui né Zayn hanno mai messo in dubbio il fatto di essere amici da anni. "Perchè non lo perdoni?". É una domanda che si fa anche Zayn, che però, di sé non vuole parlare, alza lo sguardo con fare saccente, si lecca le labbra e "Tu non dovresti perdonarla" ribatte, seriamente, uscendo dalla cucina con un bicchiere di acqua del rubinetto - ruggine, in pratica - in mano. Harry sospira: che schifo i sentimenti.

 

"Non capisco che cazzo di problemi tu abbia, davvero". Niall volta lo sguardo verso Louis, sono le tre di pomeriggio e in casa ci sono loro due e Liam, sono in cucina, Niall si sta imbottendo di cibo, gli altri due hanno solo una birra e una sigaretta stretta un po' in mano e un po' in bocca. "Che intendi?" Niall lo chiede con la bocca piena e le labbra sporche. Liam ridacchia, scuote la testa mentre Louis lo guarda disgustato e "Fai schifo al cazzo, Horan" brontola, bevendo un sorso della sua birra. Niall arriccia le labbra, lo guarda inconscio e poi alza le spalle coperte da una felpa bianca. "Te l'ho detto, Louis, non me ne frega un cazzo, di essere pagato bene, mi piace e basta". Niall rispiega il concetto per la settima volta - in mezz'ora- a Louis, che non capisce perché il suo amico non voglia farsi dei gran soldi per aprire il concerto di Taylor Swift. "E poi, dai, Taylor Swift? Che cazzo!" Continua Niall, allargando le braccia per enfatizzare il concetto, e su questo, forse, Niall ha effettivamente ragione. "Oggi Zayn mi ha chiesto una sigaretta" dice di getto Louis, guardando prima Liam, e poi Niall. Louis Tomlinson ha ventitré anni, i capelli castani che deve tagliare da circa due mesi e gli occhi blu accompagnati sempre da un sorriso trattenuto nelle labbra sottili. Lavora come consulente, ogni tanto rivede i suoi genitori a cena e di Safaa Malik si è innamorato per sbaglio una sera di fine estate. Era settembre, Zayn si era dimenticato di andarla a prendere agli allenamenti di pallavolo, così aveva chiesto a Louis se poteva passare lui prima di tornare a casa. Safaa ha diciassette anni - compiuti da poco - un futuro nel mondo della moda e gli occhi più belli che Louis abbia mai visto. Si sono innamorati per sbaglio perché entrambi sapevano che era sbagliato, ma l'amore non lo decidi e questo Harry glielo dice sempre. Zayn lo ha saputo per caso, dopo tre mesi. Safaa è la sua sorellina, verso novembre voleva andare al mare e Zayn voleva farle una sorpresa, ma la sorpresa è stata trovarla avvinghiata al suo migliore amico. Zayn lo ha preso a pugni, perché lui di amore non ci hai mai capito nulla e sicuramente non ci crede, nell'amore e, in particolare, nell'amore tra Louis e sua sorella. Sua sorella minorenne. Che va al liceo. Che è minorenne. Louis si è fatto picchiare perché lo sapeva, Liam glielo avevo detto che non poteva continuare a mentirgli. E, in effetti, si: Zayn ha smesso di parlarci il diciannove novembre, alle tre del pomeriggio. "Lo sai, ha bisogno del suo tempo". Liam lo conosce, Zayn, perché è l'unico che in un modo o nell'altro riesce e stare con Liam senza pretendere di farlo stare bene. Liam Payne ha ventiquattro anni, ride solo quando Louis fa una delle sue battute e non dorme, non dorme perché se chiude gli occhi rivede quella sera. L'incidente. La sua morte. La denuncia. Liam ha ventiquattro anni e davvero poche ore di sonno da circa due mesi. Liam ha ventiquattro anni e non sa più cosa fare, se non ridere con Louis e piangere con Zayn. Niall glielo ha detto più volte fatti aiutare, perché fai tutto da solo? Ma lui, la verità, è che non pensa di meritarselo, di farsi aiutare. Non se lo merita perché quella sera ha perso ciò che per tanto lo aveva tenuto a galla. Liam ha ventiquattro anni, un lavoro come associato nello studio di avvocati migliore di Londra e degli amici che gli vogliono bene anche se non dovrebbero. Anche se non se lo merita. "Sono passati due mesi" fa notare Louis, stralunato. Niall sorride divertito perché è quello inopportuno del gruppo e "Ne sono passati sei, Lou" lo dice ridendo, Liam annuisce e fa un sorso della sua birra, mentre Louis sospira e "Fanculo, Horan" borbotta, aspirando dalla sua sigaretta con un sorriso stampato in faccia. "Lo sai che è una questione di sentirsi traditi. Ti ha perdonato, o non ti avrebbe chiesto una sigaretta". Niall è anche incredibilmente empatico, dai suoi ventidue anni ha imparato che nella vita vuole fare il cantante e che il suo accento irlandese conquista molti cuori senza doversi impegnare troppo. Niall Horan ha ventidue anni e la gote costantemente rosse, quasi ci è nato. Ha ventidue anni, ma in realtà di adulto in lui c'è solo l'aspetto, perché Niall è un bambino cresciuto che da casa sua è stato sbattuto fuori. Digrigna i denti e quasi si arrabbia, se pensa al suo patrigno che lo caccia solo perché non vuoi fare l'Università?. Sua mamma non ha detto nulla, e Niall ha annuito lentamente e ha raccolto le sue cose, salutando solo il gatto che probabilmente ora sarà morto assiderato in giardino. Niall è un bambino cresciuto, si, ma cresciuto da solo.

 

Si sente un rumore di chiavi che girano, poco dopo la porta che sbatte fragorosamente e "Harry" dicono Niall e Liam insieme, mentre Louis ridacchia. Il riccio sbuca in cucina con le guance rosse - per il freddo - e lo sguardo cupo. "Economia è una facoltà del cazzo" borbotta, sedendosi su una delle sedie in legno senza togliersi nemmeno la giacca. Sfila una sigaretta con urgenza dal suo pacchetto, l'accende incastrandola tra i denti e "Vaffanculo, cazzo" sbotta nervoso, e con la gamba destra che va su e giù velocemente. "Andrà meglio la prossima volta". Liam lo dice sinceramente, ma basta uno sguardo con Louis perché lui e Niall scoppino a ridere. Harry li fulmina tutti e tre mentre sente Niall mormorare un non lo passerà mai che però gli strappa un sorriso. "Siete degli amici di merda" dice, guardandoli ridere divertiti. Zayn li raggiunge poco dopo in cucina, la porta non sbatte mai quando è Zayn a chiuderla. "Cosa succede?" domanda, come per salutare. Si siede accanto a Harry, guardando i suoi amici in attesa. "Harry non ha passato l'esame". Zayn annuisce alle parole di Louis, si volta verso il riccio e "Non ci vedo nulla di strano" ammette, guardandolo. Scoppiano a ridere tutti e cinque, a quel punto. "Siete davvero degli amici di merda" ripete di nuovo, un sorriso lotta per uscire insieme alle sue fossette. Menomale che ci sono.

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Capitolo 3
*** due: how? ***


La St. Simon è una delle scuole per i ricchi londinesi. Si scende a Picadilly, si cammina per circa tredici minuti e poi ci si trova davanti ad un edificio di mattoni circondato da un grande prato verde, puntualmente curato. Il cancello è alto, chiuso, con il custode che avanti e indietro cammina lentamente, non particolarmente attento a chi si avvicina. Safaa gli ha scritto un messaggio tre giorni prima, chiedendo di vedersi. Lui non ne ha parlato con nessuno, ha fatto finta di niente perché Zayn ha ricominciato a parlargli da poco ed è stanco di mettere in mezzo i suoi amici in questa storia. Quindi lui ha fatto passare del tempo, anche se non sono bastati tre mesi, per dimenticarla, come potrebbero bastare tre miseri e monotoni giorni.
Louis pensa di dirle che a lui non ci deve più pensare.
La campanella suona, in poco tempo un’onda di ragazzini urlanti si riversa nel giardino, lo calpesta, lo attraversa, per poi sfociare sul marciapiede. Louis osserva il custode scuotere la testa, come a maledire ogni persona che sta correndo per non perdere l’autobus, ha la mano che tiene aperta una parte di cancello e sembra molto più scocciato di qualche minuto prima. Louis sta aspettando dall’altra parte della strada, su un muretto in pietra abbastanza scomodo. Comunque non ha fretta, fuma una sigaretta con calma, guarda il fumo sbuffare fuori dalla sua bocca e si stringe nella giacca nera che ha rubato a Liam quella mattina.
Ci hanno sempre messo poco a trovarsi, a sentirsi.
Safaa esce quasi per ultima, è insieme alle tre sue amiche di cui lui non si ricorda il nome. Louis la osserva inclinando la testa, si lecca le labbra di riflesso e accenna un piccolo sorriso quando lei, di scatto, si ferma nella sua direzione. Sono lontani ma è come se fossero attaccati. Safaa liquida velocemente le sue amiche con un saluto, lui le vede dirigersi verso un gruppo di ragazzi mentre la mora sta correndo verso di lui. Louis sospira, perché vorrebbe baciarla, vorrebbe stringerla e vorrebbe dirle che di lei gli manca tutto. Ma la verità è che Zayn gli mancherebbe di più.
“Louis!” Lo urla con enfasi, si avvicina velocemente e lui al suo abbraccio non sa resistere, lei lo avvolge con le braccia piccole, lui la stringe gentilmente mentre il profumo - di rosa - che la contraddistingue gli invade tutto il corpo. “Ciao, Safaa” risponde, a bassa voce. Safaa già da quello scambio di saluti, capisce che qualcosa non va. Il suo entusiasmo, infatti, si smorza improvvisamente: gli occhi sono meno lucidi, le labbra rosee e carnose sono più in basso, il naso perfettamente all’insù un po’ arricciato. “Sei qui, perchè?” È timore, nella sua voce squillante. Safaa ha diciassette anni, ma la verità è che è una delle ragazze più mature che lui abbia mai voluto baciare. “Mi hai chiesto tu ti vederci” ricorda lui, perché non se la sente di dirle immediatamente la verità. Safaa lo guarda, sembra respirare profondamente, poi si siede sul muretto accanto a lui, si sposta una ciocca di capelli mori dal viso e “Ti volevo vedere” conferma lei, senza imbarazzo. Louis annuisce anche io, vorrebbe rispondere, ma la verità è che ha già sbagliato troppo.
“Safaa”.
“So perché sei qui, Louis, e lasciatelo dire, sei un codardo”. A Louis non piace litigare con le persone, ma soprattutto non gli piace litigare con Safaa.
Ecco perché indurisce la mascella squadrata, fa vagare i suoi occhi azzurri per la strada ormai deserta e “Safaa”.
“Si, è il mio nome, e tu sei un codardo, Louis”.
Lei ha la voce tagliente, ma calma, non sta urlando, lo sta accusando, però, e a Louis questo non piace.
“Tu non capisce” spiega, tirando dalla sua sigaretta perché nemmeno sa spiegare, perché semplicemente non può, stare lì. Stare con te.
“Mark Jackson mi ha invitata ad uscire, è un gran figo, penso che lo farò”. E si, Safaa è tremendamente matura, tanto quanto ancora bambina.
Louis sospira, perché: chi cazzo è Mark Jackson? Vorrebbe dire, ma si limita ad annuire, la mano destra stretta a pugno che Safaa non può vedere e “Dovresti proprio farlo” mormora, a voce bassa con i denti stretti. Safaa salta giù dal muretto, le lacrime agli occhi che lui vorrebbe cacciarle indietro.
“Vaffanculo, Louis” urla lei, a quel punto. Una signora si gira a guardarli contrariata e curiosa, Louis invece la guarda e socchiude gli occhi. Non la ferma mentre corre via, non la ferma.
L’unica cosa che vorrebbe fare, comunque, è mandare a fanculo Zayn e baciare Safaa finché ha fiato. Louis lancia la sigaretta per terra, scuote la testa e “Vaffanculo, si” mormora tra sé e sé, lasciandosi alle spalle quella maledetta scuola.


Ha ricevuto un messaggio da Louis che imprecava e diceva che aveva bisogno di fumare una canna. Harry vorrebbe fumare con il suo amico, ma la verità è che Economia è talmente una facoltà bastarda che ha anche l’obbligo di frequenza. Il Lunedì, il Mercoledì e il Giovedì Harry deve andare in Università. E sarebbe perfetto, se non fosse che Angelina in quel posto ci vive, che non fa altro che chiedersi quanti dei suoi compagni di corso si è portata a letto, di quanti lui ha chiamato amici. Harry odia quel posto e di nuovo, Angelina è una stronza.
“Pensi di occupare tutti i posti?”.
Harry, alzando la testa, si ritrova una ragazza castana, dagli occhi verdi - che Liam direbbe quasi quanto i tuoi, se non di più - e un paio di Jeans bianchi che mettono in mostra un fondoschiena elegantemente volgare. Ha il naso piccolo, le labbra sottili e uno sguardo scocciato.
“Allora?”. Ha anche la voce alta, sicura.
Harry si lecca il labbro, guarda i tre posti che sta occupando con oggetti vari e “No, no” mormora, spostando la giacca e il suo zaino.
É un aula grande, lui si è messo in ultima fila proprio per starsene da solo, eppure, da solo alla fine non ci sta mai. Sono le undici e trentatré, il professore di cui Harry non sa nemmeno il nome, è in ritardo di almeno tredici minuti.
“Tu hai già fatto l’esame?” Domanda Harry, guardando la ragazza che sembra più scocciata di lui.
Lei si volta a guardarlo, un sopracciglio alzato e “Se lo avessi già fatto, seguirei le lezioni?” domanda, ovvia. Harry inclina la testa, sorride e annuisce, non fa una piega. Effettivamente, solo Harry non ha passato questo esame per circa sette volte - da due anni.
“Si può sapere perché sorridi?”.
Harry ritorna a guardare la ragazza leggermente infastidito: “E tu si può sapere che cazzo vuoi da me?”. Harry, tolto questo particolare periodo, non è uno che si lascia mettere i piedi in testa. La ragazza risulta leggermente scossa, dalla risposta con tono più scontroso della sua domanda, però ridacchia e “Guarda che ti vengono le rughe, se ti arrabbi”.
Harry ha quasi mal di testa, la osserva ancora più stranito e “Come dici tu” borbotta, leggermente infastidito. Si sposta i capelli con la mano grande, muove leggermente il colletto del suo maglione verde e alza gli occhi al cielo quando “Riesci a stare fermo, per caso?”. Harry si volta nuovamente a guardarla, leggermente basito ma molto di più innervosito. La ragazza scoppia a ridere, forse per lo sguardo stralunato del riccio, che a quel punto è solo toltamene e completamente confuso.
“Mi dispiace, mi dispiace, ma eri qui tutto solo e volevo solo capire se era perché eri strano o solo perché volevi startene per i cazzi tuoi, perdonami”.
Lei ha quasi le lacrime agli occhi da quanto sta ridendo, Harry sorride divertito solo perché la risata di lei fa concorrenza a quella di Louis per quanto è contagiosa.
“Sono Harry, piacere...”. Dice, tendendo una mano verso la ragazza, che si sposta i capelli lisci e lunghi, lo guarda:
“Angelina, piacere mio”. Harry improvvisamente si sente la mano molle, lo sguardo compiaciuto si tramuta in rabbia e gli occhi si fanno più scuri:
“Questa è una presa per il culo” mormora soltanto, alzandosi di botto. Harry raccoglie tutte le sue cose, firma il foglio delle presenze al posto di circa trenta persone, e scappa lontano da quella ragazza. Da quel posto. Da quel fottuto maledetto posto di merda.

 

“Niall, porca puttana, hai preso già tre tipi di biscotti diversi!”. Zayn indica il carrello esasperato, scuote la testa e arriccia il naso per l’odore di disinfettante scadente che caratterizza Tesco.
“Ma sono per dei momenti della giornata diversi!” Si giustifica il biondo, alzando le spalle e facendo spuntare un sorriso innocente sul volto. Zayn, esasperato, scuote la testa e “Sei davvero un idiota” borbotta, sapendo che tanto è una guerra persa, quella con Niall sul cibo. Zayn raccatta un paio di birre, quelle in offerta che piacciono a Liam, poi si gira intorno qualche secondo e “Dov’è Payne?” Domanda a Niall, che si è fermato a contemplare il reparto patatine.
“Sarà alla para farmacia per un sonnifero” alza le spalle, poco concentrato sulla domanda di Zayn. Il moro comunque alza gli occhi al cielo, scuote la testa, ma riconosce che il ritratto di Niall potrebbe essere leggermente veritiero.
“Sono qua, stronzo” borbotta comunque Liam, comparendo da dietro le spalle dei due ragazzi.
“Ops” sorride Niall, afferrando un pacchetto di patatine piccanti che Zayn fulmina con lo sguardo.
“Liam?”. Voltano tutti e tre lo sguardo verso destra, è una voce flebile, quella che ha fatto il nome del castano. Lo sguardo stanco di Liam e il corpo ricurvo sembrano piegarsi dal dolore ancora di più. Meggy ha i capelli biondi più lunghi, è più magra e più triste dell’ultima volta che tutti e tre l’hanno vista.
Era il funerale di Clara. I suoi occhi scuri scrutano Liam attentamente, con il volto inclinato leggermente, si soffermano anche su Zayn e su Niall, ma poi l’attenzione ritorna a Liam, che ha fatto qualche passo indietro e quasi gli viene da vomitare.
“Meggy” è un sussurro spezzato di chi il dolore non lo riesce nemmeno a guardare, per quanto è doloroso, per quanto è fottutamente difficile.
La ragazza si avvicina un pochino a loro, Zayn non smette di guardare Liam, e non si sorprende quando vede il suo migliore amico scuotere la testa, lasciar cadere delle cose nel carrello, girarsi ed andare via di corsa.
Liam corre fuori dal supermercato, e al riparo da tutti quegli sguardi, si concede di piangere, senza preoccuparsi di quanto sia sporco il marciapiede o di quanta gente potrebbe vederlo.


“Non è colpa tua, Meggy” è la prima cosa che Zayn dice, mentre Niall si sofferma a guardare la ragazza appena diciottenne per cui ha sempre avuto una cotta.
Anche prima che Liam si mettesse con sua sorella, prima di tutto. Meggy ha gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo perso.
“Io...pensavo...”.
“Non ancora, Meg” la ferma Niall, seriamente. No, non ancora, Liam non sta bene e probabilmente non starà mai più bene per davvero, perché ha perso l’amore della sua vita e perché si è perso anche lui. Niall sa cosa significa. La ragazza annuisce, Zayn però la guarda e “Tu...tu come stai?”.
Male, è evidente. Meggy sorride flebilmente, si stringe nella felpa rossa che indossa e “Oh..io...sto bene, si. I miei genitori stanno...divorziando, credo, però sto...sto bene”.
Ed tutto un grandissimo punto di domanda che nessuno si spiega.
Sto bene, a parte che sta andando tutto a puttane.
Sto bene, a parte che di bene non c’è niente, e niente per davvero.
“Ora devo andare, ragazzi...salutatemi tutti, davvero, salutatemi Liam”. Annuiscono, Niall le sorride con la testa inclinata e “Ciao, Meg” mormora, sotto lo sguardo attendo di Zayn.
I due poi restano soli, si guardano leggermente spaesati e “Andiamo a pagare” mormora soltanto Zayn, mentre Niall annuisce con due grandi occhi da cerbiatta in testa.
Meg gli ha sempre fatto questo maledetto effetto, questa cosa che gli rimane in testa sempre, sempre davvero.
Quella sera, sul balcone di camera di Zayn, mentre lui fuma una canna in silenzio, Liam lo guarda e tra le lacrime sussurra un non riesco a respirare senza di lei, e lei non c’è, e come cazzo si fa?.
Zayn non sa rispondere. Gli mette una mano sulla spalla, gliela stringe e continua a fumare.
Non lo so, non ne ho la minima idea.

 

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