Ricominciare da zero

di Idalberta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lontani ***
Capitolo 2: *** Tornare a sorridere ***
Capitolo 3: *** La trappola ***
Capitolo 4: *** Questione di fiducia ***
Capitolo 5: *** Il sogno s'avvera ***
Capitolo 6: *** Con tutto il cuore ***



Capitolo 1
*** Lontani ***




 

LONTANI










 

Quando Merlino era tornato a casa, a Ealdor, l'aveva abbracciato con gioia. Credeva che fosse venuto in visita da Camelot per stare con lei qualche giorno. 

 

Guardando il viso del figlio si avvide con stupore della tristezza, profonda e amara, che i suoi tratti emanavano. E tutto questo al di lá del sorriso che Merlino si sforzava di fare.

 

Chiese con dolcezza al figlio, il motivo per cui era tornato, e scoppiò in lacrime, terrorizzata per la sua sorte, quando Merlino glielo disse.

 

Voleva che scappasse da Ealdor. Se Merlino avesse voluto l'avrebbe seguito: sarebbe andata con lui anche in capo al mondo se fosse servito, ma il ragazzo non sembrava preoccupato che Artù venisse a cercarlo. Sembrava soltanto molto triste e silenzioso. 

Era stato Artù stesso a cacciarlo via. 

 

Forse Merlino avrebbe dovuto essere grato ad Artù per essersela cavata con così poco. Il re non l'aveva fatto arrestare, non l'aveva minacciato di mandarlo al rogo. Non l'aveva nemmeno colpito.

 

Ma dalla sua faccia, prima incredula e poi profondamente delusa, aveva capito che il re era rimasto ferito in maniera probabilmente indelebile. Se il re l'avesse colpito con un pugno, gli avrebbe fatto meno male.

 

Artù inizialmente si era rifiutato di credere che Merlino l'avesse tradito in quel modo. Pensava a uno scherzo molto ben organizzato. Poi aveva capito ed era andato su tutte le furie. Con la spada aveva colpito rami e cespugli. Con forza, con rabbia, con cattiveria. 

Infine si era seduto per terra, come se non avesse più forze ed era diventato apatico. Non guardava Merlino negli occhi e cercava di nascondere le lacrime di delusione che evidentemente non era riuscito a trattenere.

 

‘Vattene via’ gli aveva detto ‘Vattene e non farti vedere mai più a Camelot’.

 

Merlino in passato avrebbe desiderato dirgli il suo segreto e molte volte era stato sul punto di farlo.

 

Si diceva: la prossima volta che lo salverò; la prossima volta che saremo da soli; quando Morgana se ne andrà, quando Uther morirà. Erano venute tante prossime volte. L'aveva salvato tante volte. Erano stati da soli per lunghi periodi. Morgana se n'era andata. Uther era morto. Ma nonostante tutto non gliel'aveva mai detto. 

Ogni volta sembrava più difficile della volta precedente, più spaventoso, più doloroso.

 

Si era immaginato quella scena così spesso che gli sembrava quasi di averla vissuta. 

Avrebbe parlato a lungo con Arthur. Gli avrebbe spiegato i motivi e le paure che l'avevano convinto a non confessarlo. Gli avrebbe illustrato tutte le volte in cui aveva usato la magia per lui. Solo per lui.

Si era immaginato un Artù inizialmente offeso e contrariato, ma con il progredire delle sue ragioni esposte al re, avrebbe lentamente cominciato a capire come erano andate le cose e avrebbe cambiato atteggiamento verso di lui. Alla fine l'avrebbe visto persino divertirsi e ridere per questa o quell'altra volta in cui la magia di Merlino l'aveva fregato. Sperava che ne sarebbero usciti ancora più uniti, ancora più complici.

 

Niente di tutto questo era successo. Non aveva avuto nemmeno il tempo di dirgli quanto gli dispiaceva. Non ci aveva nemmeno provato. Stava male e si vedeva con gli occhi del re in quel momento: era un bugiardo, un traditore, un essere pericoloso e imperdonabile.

 

Merlino spiegò alla madre che Artù l'aveva lasciato andare proprio perché non fosse incarcerato o giustiziato e la donna si tranquillizzò. 

 

A Hunith era bastato vedere Artù e Merlino un giorno insieme per considerarli complici, uniti, come fossero le due facce di un' unica moneta. Ma era andata ugualmente in panico dopo aver saputo che Artù aveva scoperto la magia di Merlino, dimenticandosi della stima e dell'affetto che il re provava per suo figlio.

 

Merlino sembrava avere perso la gioia di vivere e quella luce che prima brillava nei suoi occhi e nel suo sorriso.

Era convinta che anche il re dovesse sentirsi diviso a metà e solo, come il suo ragazzo.

 

Hunith seppe che uno dei mercanti di Ealdor doveva recarsi a Camelot per vendere e comprare suppellettili di vario genere e gli chiese di consegnare una lettera al medico di corte, Gaius, il caro amico che aveva sempre vegliato su Merlino per tutto il tempo in cui era rimasto a Camelot. 

 

Un giorno, Hunith ricevette una lettera di risposta.

 

Cara Hunith,

Spero che voi stiate bene. Sono così triste senza Merlino al mio fianco. Mi manca tutti i giorni.

Artù finge di stare bene e il popolo lo ama come al solito, ma io vedo che non è più lui. È diventato indolente e annoiato. Io credo che stia soffrendo molto per la mancanza di Merlino.

L'altro giorno ero stufo di questa situazione e gli ho chiesto di venire a Ealdor a riprendere Merlino. Ero molto orgoglioso di Artù, che non aveva rivelato a nessuno il suo segreto. Quindi sarebbe potuto tornare a Camelot.

A chi gli chiede di Merlino il re risponde che è a Ealdor a occuparsi di te, che non stai bene.

Il re mi ha risposto così: ‘E se qualcuno lo vedesse, come è capitato a me?’

La mia risposta è stata:

‘Siete voi il re. Perché non cambiate le regole? Potete semplicemente cambiare la legge di vostro padre da -chiunque sia visto praticare la magia…- a -chiunque sia visto praticare la magia per fare del male…-’

Ma Artù non mi ha ascoltato, ma la speranza di rivedere qui Merlino non verrà mai meno.

Ti abbraccio e abbraccia Merlino da parte mia.

 

Gaius




 

Quattro mesi dopo.

 

A metà pomeriggio di un freddo giorno di gennaio, Hunith sentì un gran vociare provenire dall'esterno. Quattro uomini a cavallo erano entrati a Ealdor e si stavano dirigendosi verso quella la loro zona.

Hunith riconobbe Artù che fermò il cavallo di fronte a casa sua. Era molto spaventata. Perché erano venuti in quattro? Forse Artù ci aveva ripensato e voleva condurlo in prigione!

 

Ringraziò il cielo che Merlino non si trovasse in casa in quel momento.

Artù bussò e Hunith andò ad aprire con lo stomaco in subbuglio.

La donna si inchinò e lo salutò gentilmente, ma tremava. 

"Hunith, state tranquilla sono qui solo per parlare con Merlino!"

"Non è qui!"

"D'accordo, posso aspettarlo?"

"Va bene, ma non so se tornerà. A volte resta a dormire dagli zii, in un paese lontano da qui" mentì Hunith. 

‘Capisco. Dove posso trovare una locanda? Ho un po' di tempo per aspettare che ritorni. Tre o quattro giorni.’

‘Non c'è nessuna locanda. Mi piacerebbe ospitarla qui, finché vuole ma ho un solo posto per la notte, il letto di Merlino’

‘Ma non voglio prendere il suo posto, se dovesse tornare…’

‘Merlino dormirà nel fienile, non c'è problema!’

Hunith non sapeva che fare. Le dispiaceva mentire ad Artù ma se si trattava di difendere il figlio avrebbe mentito, rubato, ucciso.

 

Contava sul fatto che Merlino al rientro avrebbe visto i cavalli e i cavalieri che erano sulla porta e avrebbe potuto decidere cosa fosse meglio per lui.

 

Merlino da lontano riconobbe i ragazzi e il cavallo di Artù. 

Cominciò a battergli forte il cuore ma decise di continuare verso casa sua.

Appena spuntò da dietro l'angolo della via, Leon gli corse incontro e lo abbracciò: ‘Merlino! Come stai? Ci manchi! Quando torni? Mi sembra che tua madre stia bene ormai.’

Fu salvato dalle braccia di Galvano che lo strinsero forte. ‘Hai un aspetto orrendo, Merlino!’ e scoppiò a ridere.

Infine salutò Percival che quasi lo sollevò nell'abbracciarlo. 

Merlino era commosso per quel trattamento. Tutti loro gli erano mancati come il pane!

‘Come mai siete qui?’

Leon rispose: ‘Abbiamo solo accompagnato Artù che ha bisogno di parlare con te!’

‘In realtà siamo arrivati qui solo perché avevamo voglia di vederti’ disse Galvano.

‘Vi ringrazio tanto. Anche voi mi mancate … Scusate, sapete per caso di cosa vuole parlarmi Artù?’

‘No! Ma speriamo che sia venuto per riportarti indietro’

‘No, ragazzi, io non credo sia per questo, ma in ogni caso non credo che potrò ancora tornare a Camelot’

‘È meglio che tu vada dentro a salutare Artù. E già da un po' che ti attende!’

‘Allora... vado!’ dichiarò Merlino con un leggero tremito nella voce, che tuttavia nessuno notò.




 

 

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Capitolo 2
*** Tornare a sorridere ***



Tornare a sorridere








 

'Maestá! Sono molto sorpreso di vedervi. Come state?'

'Mai stato meglio grazie!' disse il re con una certa superbia nell'atteggiamento e nella voce.

 

Merlino diede uno sguardo a sua madre, che stava apparecchiando la tavola. La donna aveva gli occhi rossi e un atteggiamento che tradiva un grande nervosismo. Nessuno l'avrebbe detto da fuori ma del resto nessuno la conosceva bene come lui. Doveva aver pianto ed era terrorizzata.

 

'Merlino, ho invitato sua maestá a cenare con noi… certo la nostra tavola è più che modesta, ma lui ci ha fatto l'onore di accettare'

 

'Certo e vi ringrazio molto, Hunith. Mi dispiace darvi questo incomodo. Speravo ci fosse una locanda al paese, perché ho una proposta da farti, Merlino. Nel frattempo manderò i ragazzi a Sorgen, dove so che c'è una locanda.'

 

Artù uscì per impartire  ordini ai suoi cavalieri.


Hunith corse da Merlino e gli parlò sussurrando:

'Che devo fare Merlino? Devo fare finta di non sapere della tua magia? O fingere di non sapere che lui ne è al corrente? Dio, mio. Se mi chiede qualcosa cosa devo dirgli?'

'Dovete stare tranquilla madre! Potete dirgli la veritá se dovesse farvi domande. Il re sa già tutto.'

 

Quando Artù rientrò Hunith annunciò che la cena era pronta.


'Hunith vi ringrazio per avermi invitato anche a dormire. Rimarrò qui solo stanotte per parlare con Merlino, poi domani raggiungerò i miei uomini a Sorgen.'

 

'Non lo sapevo! M- mi fa piacere, ma il mio letto non è molto comodo. È praticamente un giaciglio per terra.'

'Ricordo ancora l'altra volta che sono stato qui'

'È vero!... Non avete tenuto nessun cavaliere di scorta. Come mai?'

 

Approfittando di un momentaneo allontanamento di Hunith, Artù abbassò la voce.

'Tu sei un mago, Merlino! E sei in grado di proteggermi più di tutti loro. È quello che hai sempre fatto…'

'Vi fidate ancora di me?'

'Certo. Non ti ho mandato via perché ero arrabbiato, ma per proteggerti…'

'Mh…' fece Merlino con espressione scettica.

'D'accordo, ero anche arrabbiato con te. Non credi che ne avessi il diritto?'

'Sì, maestá. Per questo non vi ho mai contraddetto e ho fatto quel che mi avete richiesto, senza lamentarmi.'

'Già, senza lamentarti. Strano, vero?' sorrise Artù.

'E comunque mia madre sa tutto. Qui potete parlare con tono normale.'

'Ah… molto bene!' rispose Artù, a disagio per quello che Hunith poteva aver pensato di lui, quando aveva allontanato suo figlio da Camelot.

 

Artù era sempre lui. Un po' più vanitoso del solito, ma poteva anche trattarsi di una posa, perché forse si sentiva un po' impacciato per il fatto di essere piombato lì dopo quattro mesi, senza prima avvertire. Come se nulla fosse.

Per altri versi però era cambiato. Era un po' più freddo, più distaccato, con lui. Probabilmente la cosa non gli era ancora passata del tutto. Forse non gli sarebbe passata mai. Era impensabile che la loro amicizia fatta di devozione da un lato e cieca fiducia dall'altra potesse tornare come prima. Si trattava a tutti gli effetti di un tradimento. 

 

Peccato, però! 

Qualcosa si era incrinato per sempre tra lui e il re. E di questo Merlino aveva sofferto moltissimo in quei mesi, lontano da Camelot.

 

Dopo cena, Artù avrebbe voluto fare un giro per il paese per parlare liberamente con Merlino. Ma era il periodo più freddo dell'anno, il più buio.

Era cominciato anche a nevicare forte.

 

Per cui parlarono del più e del meno, in compagnia di Hunith, che stava il più lontana possibile da loro, per lasciargli un po' di intimità.

'Come sta Gaius?'

'Sta bene. Si lamenta di qualche nuovo acciacco, ma direi che è a posto, solo che tu…'

Il re si interruppe di colpo, ma Merlino sapeva che stava per dirgli 'solo che tu gli manchi'

Sorrise tristemente al ricordo del vecchio amico.

'Per me è lo stesso. Anch'io avrei voglia di vederlo. E Ginevra?'

'Ecco... Sono davvero cambiate molte cose in tua assenza' disse il re, turbato. 'L'ho ripudiata…'

'Voi l'avete ripudiata?' Merlino era sconvolto, non riusciva a capire.

'Ho dovuto farlo! Lei è scappata! Con Lancillotto!'

'Che cosa? Non ci credo! Non è possibile...'

'Invece sì! E li sto cercando…!'

'Volete che vostra moglie torni da voi?' chiese Merlino in maniera accorata e sinceramente addolorato per il re.

 

Artù sapeva che se gli avesse detto tutto, il ragazzo non l'avrebbe mai aiutato. La verità era che li stava cercando per catturarli, riportarli a Camelot e farli giustiziare. Entrambi! In genere era un re magnanimo, ma una regina fedifraga e il suo amante, anche non fosse stato il suo primo cavaliere, subivano indubitabilmente la condanna a morte. Senza contare il suo orgoglio ferito. E mentì a Merlino.

 

'Sì. Voglio parlare con lei. Ho bisogno di chiederle perché l'ha fatto …'

 

Merlino non aveva idea di cosa dire. Quando era andato via da Camelot, Ginevra era la regina e sembrava felice con Artù.

 

'Andiamo a dormire, Merlino. Sono stanco per il viaggio…'

'Allora buonanotte Artù…'

'Dove hai intenzione di andare?'

'Nel fienile!'

'Non pensarci neppure. Dormirai nella tua camera, accanto a me. L'abbiamo giá fatto e mi sembra di ricordare che ci fosse spazio sufficiente per due...'

'Grazie, ma sono abituato…'

'Ma non è estate. Nevica ed è un freddo cane! E poi volevo spiegarti il mio piano prima di dormire!'

'Ma io l'ho capito. Volete ritrovare Ginevra e Lancillotto. E pensate di aver bisogno di me.'

'E non dimenticare che stanotte ho bisogno di una guardia del corpo. Come potresti intervenire dal fienile, se ci fosse bisogno?'


_ _ _

 


Artù era giá sdraiato.

Merlino arrivò dal fienile, portando tre grosse balle di paglia.

Sbriciolò la prima formando una specie di materasso. Si mise sotto le coperte e aprì la seconda, posizionando la paglia sopra le coperte.

 

'Ma che fai!?' domandò Artù ridendo. 

'Ridete pure, ma vi assicuro che è l'unico modo per dormire al caldo'

'Quindi quella paglia sarebbe per me?'

'Esatto'

'Diciamo che preferisco dormire così. Forse dimentichi che ho passato tante notti all'addiaccio!'

'Non lo dimentico, perché spesso c'ero anch'io… ma mai in pieno inverno.'

'Non mi ridurrò a mangime per le mucche…'

'Vedo che certe cose non cambiano mai… siete il solito asino di sempre…  e poi, non lamentatevi con me se stanotte batterete i denti!'




 

'Merlin ci aiuterai? Verrai con noi?'

'Sapete dove sono?'

'Non esattamente! Ci hanno detto che un servo di re Cenred ha delle informazioni su dove potrebbero essere e stiamo andando lì…'

'Che fortuna! Proprio un servo di Cenred?'

'Sì. Al castello potrebbe esserci anche Morgause o addirittura Morgana. Capisci perché abbiamo bisogno di te?'

'Ma i vostri cavalieri non sono al corrente della mia magia, o sì?'

'No. E per quanto mi riguarda meno persone lo sanno e meglio è. Se ti vedranno, gli parlerò io. Ma noi proveremo a tenerglielo nascosto.'

'C'è un problema Artù! Lancillotto sa della mia magia…'

'Cosa? E da quando?'

'Fin da quando lo conobbi…'

'Fammi un po' capire… lui lo sa dai primi giorni e io l'ho scoperto dopo anni?' Artù si stava alterando.'

'Dovevamo sconfiggere un'orrenda creatura magica. Lui ha combattuto ma ho dovuto aiutarlo altrimenti, forse, sarebbe morto. Fu così che mi scoprì. Ma non l'ha mai detto a nessuno …'

'Temo che Ginevra ormai lo sappia e forse anche altri. Sei andato a fidarti della persona sbagliata...'

'Io non lo credo. Lancillotto ed io siamo stati grandi amici. Scusatemi ma … se ha tradito voi non vuol dire che abbia tradito anche me!'

'Io invece credo che un cavaliere, pur valoroso come Lancillotto, che tradisce il suo re, a maggior ragione può tradire un amico che lavora come servo per il re…'

'Non volevo farvi arrabbiare, Artù. Mi siete mancato, ora lo posso ammettere. Qua a Ealdor sto bene. Mi piace fare lavorare la terra, ma a Camelot ero più felice.'

'Piacerebbe anche a me. Se non avessi fatto il re, avrei fatto il contadino… È sempre stato il mio sogno…'

'A me non l'avete mai detto…'

'Hai ragione. Lo confessai solo a Ginevra … Mi piacerebbe vivere a Ealdor…'

'Se volete posso provare a scambiare i nostri corpi. Io farei il re di Camelot e voi qui a coltivare verdure…'

'Veramente preferirei che tu lavorassi con me … qualcuno dovrebbe fare i lavori più pesanti.'

Merlino scoppiò a ridere e Arthur si sentì felice all'udire quel suono che da tempo non sentiva più e che aveva sempre reso più lievi le sue giornate e il suo animo.



 

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Capitolo 3
*** La trappola ***




La trappola














 

La mattina dopo Merlino salutò sua madre che cercò di nascondergli la sua preoccupazione. Il ragazzo non aveva idea di quanto tempo sarebbe stato via e disse alla madre di non stare in pensiero se non l'avesse visto tornare anche per molti giorni. 

L'unica cosa che servì a rasserenare veramente l'animo di Hunith era l'eccitazione e la felicitá che vedeva negli occhi e negli atteggiamenti del figlio. Da quanto tempo non lo vedeva così!

 

Merlino non possedeva un cavallo come del resto la maggior parte degli abitanti di Eldor e chi lo possedeva non poteva certamente permettersi di prestarglielo per un tempo indefinito. 

Artù e i cavalieri non avevano pensato al fatto di portarsi dietro un cavallo in più, come in genere facevano in queste occasioni.

 

'Poco male' pensò Artù 'Merlin è leggero come una ragazza o forse anche di più. Il mio cavallo sará più che in grado di portarci entrambi a destinazione.' 

Il re fece salire Merlino sul suo cavallo, davanti a lui. Era un modo per cercare di tenerlo maggiormente al caldo.

Hunith aveva fatto il possibile ma Merlino non possedeva abiti molto caldi, per cui ne aveva indossati parecchi, uno sopra l'altro, ma il re temeva avrebbe patito quella temperatura così rigida.

Artù era quasi arrabbiato con se stesso. Era stato poco pratico a partire così in fretta senza pensare minimamente alle esigenze di Merlino. Avrebbe dovuto portare qualche indumento adatto, per lui, ma temeva avrebbe trovato dei motivi per ripensarci se non fosse partito immediatamente quella mattina. Era stato sul punto di farlo quasi ogni giorno di quegli ultimi mesi. La corte, la sua camera e persino le persone non erano più le stesse senza Merlino.

A Camelot non aveva voluto altri valletti personali. Non aveva voluto nemmeno George che già una volta l'aveva sostituito. Si faceva portare la colazione direttamente da un garzone della cucina. Si vestiva da solo, con grande incuria e accettava la presenza di George solo per il bagno.

Anche per i vestiti faceva venire direttamente due lavandaie in camera a prendere i panni sporchi e a rimetterli a posto una volta lavati, creando un certo scandalo a corte, perché le donne che lavoravano per il re, non potevano entrare nella sua camera. Per questo dovevano essere almeno in due. 

Nonostante Merlino come servo non fosse niente di che, la sua mancanza aveva creato un mucchio di noie, senza contare che Artù aveva sentito la mancanza di Merlino come amico, in modo molto più doloroso di quanto avesse pensato.

 

 

Faceva un freddo tremendo, peggio di quello che Artù aveva immaginato. Il re portava un mantello foderato di pelliccia. E disse a Merlin di avvolgersi con esso, con la scusa che in quel modo anche lui sarebbe stato più al caldo.

Merlino fu davvero contento di stare accoccolato con la schiena contro il petto di Artù, che con la sua ampia stazza lo avvolgeva con il corpo, ancora più del mantello stesso. Si sentiva al caldo e protetto. Era felice di essere di nuovo con lui, dopo tanto tempo. 

Per un momento gli sembrò di essere tornato ai tempi felici di quando serviva Artù al castello.

 

Aveva smesso di nevicare ma il terreno era ricoperto da una fitta coltre di neve. Dopo un breve viaggio arrivarono al paese dove alloggiavano i tre cavalieri e raggiunsero la loro locanda. 

Tutti e tre si mostrarono contenti di vedere che Merlino aveva seguito il re.

 

Il servo aveva capito perché mancava Elyan. Era il fratello di Gwen e probabilmente Artù nemmeno lo aveva informato sullo scopo di quella missione. 

Artù aveva bisogno di parlare con lei, magari voleva riportarla a casa con sé. Era la regina di Camelot.

Si vedeva che la amava veramente se era andato personalmente a riprendersela.

Però non riusciva a capire Gwen. Come si poteva preferire un uomo, anche eccezionale come Lancelot, ad Artù. Fosse stato in Gwen non gli sarebbe neppure passato per l'anticamera del cervello. 

Un uomo orgoglioso e geloso come Artù che chinava la testa per amore era una cosa che Merlino non pensava avrebbe mai visto.

Certo era preoccupato per come Artù avrebbe affrontato soprattutto Lancelot.

Ma Merlino era così felice che Artù fosse tornato da lui, che voleva fidarsi di quanto gli aveva detto su Gwen.

 

Non aveva ancora capito come il re avesse intenzione di utilizzare la sua persona. 

Poi gli venne un'idea che lo portò a gioire dentro al suo cuore.

Artù forse aveva voluto il suo aiuto per non esagerare se avesse perso il controllo. Forse voleva essere fermato dal compiere gesti inconsulti,

se non fosse stato in grado di contenersi emotivamente da solo.

Ad esempio se avesse attaccato Lancelot. 

Anche se non poteva essere del tutto sicuro, gli sembrava un' ipotesi possibile. 

In questo modo Artù gli dimostrava la sua fiducia. Avrebbe dovuto mettercela tutta per non deludere il re. 

Ma forse avrebbe dovuto confrontarsi prima con Artù su questa cosa. 

Non era facile. Artù era sempre molto suscettibile su certi argomenti, figurarsi ora che ne aveva i motivi e che si sentiva offeso e tradito. Inoltre anche Merlino doveva ammettere che Artù sembrava essere nel giusto, questa volta.

 

Arrivarono nei pressi del castello di Cenred nel tardo pomeriggio. Era già buio e continuava a fare un freddo terribile. L'appuntamento con il loro informatore era nelle grotte sotto il castello dove c'era un passaggio segreto che portava all'interno. 

Erano già stati lì un'altra volta per liberare Elyan. Quella volta erano stati tutti imprigionati ma erano poi riusciti a scappare e a salvarsi.

 

Artù lasciò i cavalieri all'ingresso della caverna e prese con sé solo Merlino. L'ordine impartito dal re ai cavalieri era di controllare che nessuno entrasse. Sarebbero dovuti intervenire se l'avessero sentito urlare.

Poco dopo essere entrati incontrarono un uomo di mezza età che li salutò con un cenno. 

'

'Vi aspettavo! Venite con me' disse l'uomo. 'Più avanti c'è una stanza dove potremo parlare indisturbati.'

La stanza sembrava più una prigione in realtá. Scavata nella roccia con le sbarre nell'unico lato aperto. L'unica cosa diversa rispetto a una prigione era la presenza di un tavolo e alcune comode sedie.

'

'Posso portarvi un po' di vino, per potervi riscaldare, maestà?'

'Certo, ma lascia aperta la porta' chiese Artù sorridendo.

L'uomo invece richiuse la porta alle sue spalle. Artù e Merlino trasalirono entrambi.

'

'Dimenticavo che il vino è finito, maestá!"

Quando l'uomo si voltò verso di loro, il viso dell'uomo sembrò deformarsi. Artù e Merlino erano a bocca aperta. 

Il volto e il corpo dell'uomo mutarono ulteriormente, quando si resero conto che non si trattava più di un uomo bensì di una donna. 

Una bella donna con folti capelli biondi e con gli occhi neri e cupi. 

'Morgause!' disse Artù.

'Come rubare un giocattolo a dei bambini…' sorrise lei sarcastica.

'Cosa vuoi?' urlò Artù.

'Voi siete il mio regalo per Morgana. Scusa Merlino ma …  tu non c'entri. Avevo capito che non lavoravi più per Artù! Evidentemente avevo capito male! D'altronde me lo dovevo aspettare. Artù ha sempre avuto un affetto particolare per te. Perdonami, ma io non ti trovo poi così affascinante... sei carino, ma niente di più!'

Artù fece una smorfia di rabbia, sia per le parole offensive verso Merlino, che per la brutta situazione in cui si trovavano.

'Se lui non c'entra, potresti lasciarlo andare ... sono solo io il regalo per Morgana, giusto?'

'In realtà... devo ancora farla chiamare. Credo che avrete piacere di avere la compagnia del vostro protetto finché lei non arriva. Visto che vi piace tanto. Io non saprei che farmene. E nemmeno Morgana, per cui credo proprio che morirà assieme a voi...'

Merlino guardò Artù per chiedergli con gli occhi di poter usare la magia e liberarsi da quella spiacevole situazione. 

Artù capì e gli fece con la mano il gesto di aspettare.

Non voleva che Morgause capisse che Merlino possedeva la magia.

Non voleva che lo sapesse Morgana e nemmeno Cenred. Il suo mago avrebbe avuto troppi nemici. Soprattutto le due più pericolose e cioè quelle che come lui, possedevano la magia. Solo che loro erano malvage, mentre Merlino la usava per il bene.

Artù ricordò le parole di Gaius a proposito di Merlino: 'E' il mago più potente che abbia mai camminato sulla terra.' Ma non sapeva se Morgana e Morgause insieme avrebbero potuto avere ragione del suo servo.


Morgause non si vedeva più, ma in compenso arrivarono due grossi energumeni, due soldati mandati a sorvegliarli. 

Artù era indeciso se chiamare i suoi cavalieri o se fare utilizzare la magia a Merlino, con il rischio che le guardie lo vedessero e lo dicessero in giro. 

Artù aprì il suo mantello tenendo i lembi separati con le mani e disse a Merlin: 'Dammi un ultimo  abbraccio, amico mio, perché non so se usciremo vivi da questo posto.'

Merlino lo guardò come se ad Artù fosse spuntata un'altra testa, ma poi capì e si accucciò tra le braccia di Arthur per farsi più piccolo che poteva e il re lo avvolse completamente con il suo mantello. 

Artù aspettò che le guardie si stancassero di guardarli e volgessero il viso da un'altra parte.

Nel frattempo Merlino avvertiva un forte caldo. Quasi non respirava. Il mantello gli copriva anche viso e capo. E Artù doveva avere la febbre, visto il calore che emanava.

A gennaio, in una grotta, non si poteva provare un caldo simile. 

 

Finalmente le guardie voltarono gli occhi dall'altra parte della grotta e Arthur disse a voce bassissima: 'Adesso!'

Merlin mise il palmo fuori da quell'involto di stoffa e sussurrando una formula riuscì a scagliare un gesto magico. La parete di sbarre si staccò tutta in una volta e cadde a terra con un tremendo schianto. 

Le guardie, armi alla mano, si schierarono ai lati dei due appena usciti dalla prigione. 

Artù sfoderò la spada e cominciò a duellare con il soldato più grosso.

Merlino era disarmato: chinò il capo per nascondere gli occhi. Senza pronunciare la formula, riusciva a fare incantesimi poco potenti. Le braccia tese e le formule ad alta voce aumentavano di molto l'effetto della magia. Un incantesimo raggiungeva la massima potenza e distanza con l'uso del bastone, che Merlino utilizzava solo quando vestiva i panni di Dragoon, il grande, il suo anziano alter ego.

Con la sola luce negli occhi, riuscì comunque a creare una piccola frana nel soffitto della grotta, proprio sopra l'uomo che lo stava affrontando. Quando una pietra di medie dimensioni colpì il soldato sulla testa, l'uomo perse conoscenza.

 

Il combattente di Artù era estremamente corpulento e forte. Il re si trovava in difficoltà. Inoltre l'uomo era incredibilmente resistente al dolore. 

Prima Artù lo colpì ad una coscia e pur perdendo sangue a fiotti, l'uomo continuava a combattere  con il re, zoppicando appena. Poi quando Artù lo colpì all'avambraccio con la spada, l'uomo spostò la sua spada nell'altra mano e continuò a combattere.

Artù cominciava ad essere stanco, quando Merlin raccolse una pietra da terra e la sbatté con forza sulla testa del bestione, mandandolo a terra.

Artù gli regalò il suo sorriso più bello e corsero fuori dalla grotta. 

Quando incontrarono i tre cavalieri, Artù ordinò loro di correre ai cavalli e di allontanarsi da lì quanto prima.

 

Più tardi, Artù raccontò ai cavalieri della trappola sventata, ovviamente senza parlare della magia di Merlino.

 

'Era tutta una truffa di Morgana per catturarmi e uccidermi. Morgana deve aver saputo di Ginevra.'

'Solo che adesso dobbiamo ricominciare da capo con una nuova ricerca e non ho idea di dove andare.'

"Maestà vorrei mostrarvi una cosa, potete uscire un attimo?' chiese rispettosamente Merlino.

 

Artù lo seguì all'esterno. 

'Allora cos'é che vuoi farmi vedere?"

Merlino sorrise. 'Niente! Era una scusa per parlarvi a quattr'occhi!'

Artù fece un segno di assenso con il capo.

'Sire, forse so come fare per sapere dove si trovano Ginevra e Lancillotto!'

'Davvero? E come?'

'Maestà, prima però, vorrei che mi deste la vostra parola d'onore che non farete male a Ginevra o a Lancillotto'

Il re era seccato da quella richiesta. Non voleva mentire a Merlino, ma nemmeno poteva dargli la sua parola.

'Facciamo così. Io non toccherò Ginevra, ma credo che sfiderò Lancillotto a duello, in un regolare combattimento.'

Merlino sospirò. Avrebbe dovuto saperlo, visto che conosceva Artù così bene. 

Eppure ci aveva sperato lo stesso.

'Ho capito, maestà. Vi chiedo di pensarci ancora e quando avrete preso una decisione più saggia e più consona al titolo che portate, fatemelo sapere.'

E si inchinò per poi andarsene.

Artù lo guardò andare via con rabbia. L'avrebbe preso a calci nel sedere così volentieri…






 

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Capitolo 4
*** Questione di fiducia ***


Questione di fiducia.
















 

Merlino era ancora seduto  all'interno della locanda e guardava fuori dalla finestra. Nevicava di nuovo e lo spettacolo del candore della neve che superava il buio della notte e del cielo rosato lo incantavano.

 

'Che fai Merlino? Non vieni a dormire?'

Galvano era in piedi vicino a lui. Non si era nemmeno accorto che il cavaliere si era avvicinato.

'Fra un po' vi raggiungo. Volevo stare ancora un po' qui!' disse Merlino distogliendo lo sguardo dalla finestra per posarlo su di lui.

'Non sei stanco, dopo la brutta avventura di oggi?'

'Sì, sono stanco, ma non ho ancora sonno!'

'Non siamo riusciti a scambiare una parola per conto nostro neanche oggi. Volevo sapere come te l'eri cavata in questi mesi lontano da Camelot? Ti ho pensato spesso. Non ho mai capito cosa sia successo realmente, nonostante abbia provato più volte a chiederlo ad Artù.'

'Mia madre non stava bene. Avevo il dovere di aiutarla. Lei ha solo me. Non ero contento, certo. Mi siete mancati tutti, così tanto, però sono felice di aiutare mia madre.'

'Ma ora è guarita! L'ho vista ed è in forma, no?'

'Sì, sta meglio!'

'E perché non sei tornato, allora?'

Merlin si trovò improvvisamente senza saper cosa dire. Era stanco di mentire.

'Non me la sentivo ancora … ma dimmi di te. Cos'hai combinato in tutto questo tempo?'

Galvano sorrise malizioso.

'Le solite cose. Frequento ancora le taverne per bere, giocare, bere e incontrare qualche bella ragazza… ho già detto bere?

'Ci avrei giurato!' rise Merlino.

'Però ho sentito la tua mancanza. Durante le missioni ci sarebbe servito qualcuno con il tuo acume. E nella vita di tutti i giorni, tutto è risultato meno divertente, meno bello. Sai che ti considero il mio migliore amico, e non sono riuscito a parlare con gli altri come facevo con te.'

'Percival e Leon sono tuoi amici, come me, anzi di più visto che loro sono cavalieri di Camelot proprio come lo sei tu!'

'Sì, certo, ma … non è lo stesso … Artù dopo che te ne sei andato via è diventato insopportabile. Era poco … come dire …poco equilibrato. 

Lo diresti? Pigro, sempre in ritardo e svogliato, da un lato. Ma quando usciva dalla sua apatia, era  arrabbiato, furioso: urlava per un nonnulla con chiunque. Durante gli esercizi di combattimento ci ha praticamente massacrato. Andava a caccia quasi ogni giorno e noi a turno abbiamo dovuto accompagnarlo. Un incubo, visto come ci trattava! Tu sai meglio di me cosa voglia dire.'

'Puoi dirlo forte!'

'Ritornerai a Camelot dopo la missione, vero Merlino?'

'Di questo non abbiamo parlato. Artù non mi ha chiesto nulla e nemmeno io l'ho fatto con lui. Non ho idea di come andrà!'

'Ma tu vorresti tornare?'

'Mi piacerebbe, ma anche restare qui mi va bene. Come sempre deciderà Artù'

'E se ti dicessi che Artù ha bisogno di te, anche se non ne fosse del tutto consapevole?'

'Deve essere lui a parlarmene, non credi? Se non me lo chiederà, io non glielo posso proporre, non sei d'accordo?'

'Sì, ma …' rispose Galvano frustrato '… se parliamo di orgoglio, con Artù non arriveremo da nessuna parte.'

'Stavolta ti dò ragione.

Come ha reagito Artù quando la regina … è andata via?'

'Male, credo! Per qualche giorno non l'abbiamo più visto in giro e quando si è fatto vedere era cambiato. Era spesso assorto nei suoi pensieri. Svolgeva tutti i suoi compiti ma con meno grinta, con meno interesse. Ho creduto che soffrisse, tanto che forse preferivo quando ci insultava apertamente, piuttosto che vederlo così addolorato.'

'Tu hai idea del perché sia fuggita con Lancillotto?'

'Non ci vuole la scala, Merlino. Quando la passione chiama …'

'Sì, lo so anch'io… intendevo che … si tratta di Ginevra! Lei è sempre stata dolce, buona, leale …'

'Ginevra è una donna intelligente e coraggiosa e sa quel che vuole! Siamo noi che abbiamo sbagliato a considerarla fragile e sottomessa. Siamo stati noi che l'abbiamo idealizzata come una donna il cui unico scopo nella vita è fare felice il suo sposo, annullandosi come persona e dimenticando i suoi sogni e desideri…'

'Accidenti, Galvano. Come sei profondo!'

'No, sono solo sobrio. La birra di questo posto è imbevibile…!'

Merlino rise.

Il cavaliere si portò il ciuffo di capelli all'indietro.

'Spiegami, Merlino … come siete riusciti a scappare dai due giganteschi soldati?'

'Beh, sai quanto Artù se la cavi bene con la spada…'

 

'Ma non sai quanto se la cavi bene Merlino con le … pietre!' Artù era giunto di soppiatto alle loro spalle e i due sussultarono. Entrambi sperarono che il sovrano non li avesse uditi parlare di Ginevra.

Galvano sorrise ad Artù. 'Volete dire che Merlino ha fermato un soldato calandogli una pietra sulla testa?'

'No, li ha fermati entrambi così!'

'Non credevo fossi così forte, Merlino!'

'La forza non c'entra. Si è trattato solo di fortuna, ma … grazie!' rispose il servo.

Galvano vide Artù sospirare profondamente e Merlino non distogliere gli occhi neanche per un attimo dalla finestra e capì di essere di troppo! Fece un plateale quanto finto sbadiglio.

'Non so voi, ma io muoio di sonno, vi auguro la buonanotte!'

Non appena il cavaliere sparì alla loro vista, Artù aggredì l'altro. 

'Mi hai ricattato, Merlino! Ti rendi conto che hai ricattato il tuo re? Dopo neppure un giorno da che ci siamo ritrovati. Provi del rancore o dell'odio per me perché ti ho allontanato?'

'Come potete dire queste cose? Ero triste, dispiaciuto, ma ero consapevole di correre un grosso rischio essendo un mago, al vostro servizio. Ma so che una volta scoperto, voi non mi avete tradito. Mi avete detto che mi avevate allontanato per proteggermi e io vi credo, perché ho la pretesa di conoscervi meglio di chiunque altro.'

'Allora perché ti rifiuti di aiutarmi?'

'Lancillotto è mio amico. Ginevra è mia amica. Io non voglio che facciate loro del male, anche se hanno sbagliato.'

'Tieni di più a loro che a me! disse Artù con sguardo duro.

'Non è vero. E lo sapete benissimo. Nessuno vale quanto voi, per me!'

'Avevo bisogno di te, quando Ginevra è fuggita così, dall'oggi al domani, senza che mi fossi accorto di nulla, ma tu non c'eri.'

'Non ne sapevo niente. Potevate farmi chiamare o venire subito da me. Non vi avrei potuto aiutare, ma vi sarei stato vicino, come amico.'

'Chi ha detto che essere re è una gran fortuna?'

'Non lo so, ma non io …'

'Davvero non vuoi darmi una mano?'

Artù lo guardava con quel broncio triste ma con gli occhi pieni di speranza, che lacerarono l'animo di Merlino, perché quando il re era sincero lui lo sentiva.

'Dovete promettermi che non ucciderete Lancillotto!' Merlino aveva gli occhi lucidi.

'Mi batterò con lui, ma ti prometto che non lo ucciderò! Ti basta?'

'No!' Merlino piangeva ormai apertamente. "Durante un duello non si sa mai cosa può succedere. Uno ferisce l'altro e la rabbia prende il sopravvento e in un attimo può accadere il peggio, anche senza volere … e poi Lancillotto è un formidabile combattente e se voi vi tratteneste per essere fedele alla promessa fatta a me, potrebbe essere lui ad uccidervi e io non voglio' continuò Merlino singhiozzando disperato.

'Mi starai vicino e se vedrai che si mette male per me, interverrai con la tua magia…'

Merlino alzò il tono della voce. 'Ma non potreste lasciar perdere… Che vivano la loro vita! Voi dovete pensate a Camelot, al popolo, a me! Troverete un nuovo amore! E sarete ancora più felice…'

'Se fossi un ragazzo normale, ti darei retta e ci darei su. Ma sono un re e non posso! Tu lo capisci che non posso?'

'Sì…'

Tirando su con il naso Merlin frugò in una tasca e nascondendo qualcosa tra le mani si guardò intorno per vedere che non ci fosse nessuno e si alzò in piedi verso il vetro della finestra.

'Ricordatevi della promessa, maestà!'

Il re annuì solennemente e Merlino aprì le mani. 

'Che cos'è?' 

'È un cristallo … magico. Mostra le persone che vogliamo vedere nel futuro!'

'Come nel futuro? Ho bisogno di sapere dove sono … adesso!'

'Parlo di futuro prossimo e non lontano nel tempo. Se riesco a scoprire dove saranno tra pochi giorni, potremmo farci trovare lì anche prima di loro!'

'Ho capito. È fantastico! Fammi vedere.'

'Temo non riuscirete a vedere nulla: solo le persone che possiedono la magia sono in grado di leggerlo.'

'D'accordo!'

Artù fece alcuni passi indietro per permettere a Merlino di concentrarsi.

Il servitore fissò a lungo il candore di quel cristallo, finché vide comparire qualcosa. Si trattava di montagne, avvolte da una densa nebbia e ovviamente non si capiva molto. La visione fu sostituita da altre che apparivano e sparivano piuttosto velocemente. Merlino vide un castello arroccato sulle montagne. Vide un vessillo dorato che portava una croce nera e la silhouette di un drago anch'essa nera. Poi vide Lancillotto sorridere e baciare una donna che, pur comparendo solo di spalle, sapeva chiaramente fosse Ginevra. Infine ebbe un'altra breve visione. E fu quella che lo spaventò maggiormente. 

Vide il volto tumefatto di Lancillotto sfigurato dalla rabbia, seguito da quello furente di Artù con naso e bocca sanguinanti.

Poi il cristallo si 'spense'.

Merlino strinse il cristallo nel pugno. Odiava le visioni dei cristalli della grotta dei re, ne aveva paura: si trattava sempre  di visioni negative, quando non addirittura catastrofiche del futuro.

Come questa volta.

 

Merlino strinse gli occhi in preda a una tremenda afflizione e Artù si avvicinò subito curioso e preoccupato.

'Cos'hai visto Merlino?"

'Un castello … Ginevra e Lancillotto … voi e Lancillotto feriti…'

'Ma in che luogo sono?'

'Non l'ho capito…. C'era un vessillo d'oro con una croce e un drago neri…'

'Il castello di Benwick!' sobbalzò Arthur.

'Non l'ho mai sentito prima…'

'Al castello di Benwick vive una famiglia di stirpe nobile ed antica. Come mai saranno andati lì?'

'Avranno qualche illustre conoscenza o qualche protettore! Strano però. Sapevo che Lancillotto era stato adottato da una famiglia di poveri contadini.'

'L'importante è che si trovino lì…' disse Artù deciso.

'Non vedo l'ora che questa brutta storia sia finita…Ma davvero la fuga di vostra moglie vi ha colto così alla sprovvista?'

'Sì! Anche perché gli ultimi giorni prima che andasse via, non ci siamo quasi mai visti. Sono stato molto occupato.'

'Forse è il motivo per cui se n'è andata. Si sarà sentita trascurata da voi'.

'Ma una regina è la prima a dover comprendere che un re debba assentarsi per impegni riguardanti il regno. Anche lei aveva dei progetti a cui lavorava'

'Le regine sono anche donne!'

'Ma non sono donne come le altre e a loro è richiesto più sacrificio rispetto alle donne comuni.'

'Sì, scusatemi! Prima di lasciare Camelot ho creduto che le cose tra voi andassero bene!'

'Già allora c'era qualche problema che avevo sottovalutato. Lei aveva fretta di portare a compimento i suoi progetti, mentre io sapevo che ci sarebbero voluti anni perché andassero in porto. Deve aver pensato che non m'interessassi delle questioni che le stavano a cuore…'

'Ma di quali progetti parlate? Io non ne ho mai saputo niente!'

'Di nuove leggi a favore dei contadini e delle classi più povere. Si parlava di tasse in base al reddito, di finanziamenti per le terre e le case da acquistare, di migliorare le strade e il sistema fognario, della disponibilità di fontane e pozzi di acqua pulita in prossimità dei campi, della disponibilità di medici e farmaci gratuiti per tutti e di tante altre migliorie. Un progetto ambizioso che ho sempre sostenuto, ma a causa dei tempi lunghi, lei credeva non mi impegnassi a sufficienza. Questo l'ha allontanata da me. E la sua mancanza di stima e fiducia ha allontanato me da lei. Quando ho fatto richiamare Lancillotto ho sbagliato: sono stato ingenuo.'

'Non dite questo. Nemmeno io l'avrei mai pensato! Parlerete con lei?'

'Non lo farò Merlino!'

'Ma avevate detto …'

'Lo so ma volevo che tu venissi. Ginevra può fare quello che vuole, ma sicuramente non la vorrei più al mio fianco. Tu riusciresti a stare con una donna che ti ha tradito pubblicamente?'

'Se l'amassi davvero e la vedessi pentita, sì, potrei perdonarla!'

'Sei un sognatore e un romantico senza speranza.'

'Ma l'amate ancora?'

'L'ho amata molto, ma dopo la sua fuga ho provato solo rabbia  e amarezza. Ormai non provo più niente per lei!'

Merlino aveva la bocca aperta e non era convinto che Artù dicesse il vero. Avrebbe voluto ribadire che la loro missione in questo caso, non aveva più alcun senso, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

'Partiremo domattina. Il viaggio sará piuttosto lungo, Merlino! Andiamo a dormire…'











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Capitolo 5
*** Il sogno s'avvera ***


 

Il sogno s'avvera

 














 

Era passata una settimana da quando erano partiti per Benwick. Prima erano tornati a Camelot per rifornirsi di vettovaglie. Per Merlino era stato davvero molto emozionante tornare alla città dove era stato felice in passato. Chiese e ottenne da Arthur di poter rivedere Gaius. Fu molto toccante il loro incontro. Si abbracciarono a lungo senza dire niente: entrambi erano profondamente commossi. 

 

Artù stupì tutti dichiarando che si sarebbero fermati per la notte a Camelot. Poterono così godere di un ottimo pasto e di una dormita in un letto comodo.

 

Ma la mattina successiva erano ripartiti presto.

Il castello di Benwick si trovava nel Northumbria* a parecchi giorni di viaggio di distanza, ma con quel tempo avrebbero impiegato sicuramente molto di più del previsto.

 

Dopo tre giorni di viaggio, le condizioni dei cinque uomini si erano fatte gravi. Erano pieni di geloni e avevano mani, guance, labbra e nasi arrossati con ragadi che perdevano sangue. Perennemente raffreddati, c'era il rischio che qualcuno si ammalasse. La cosa più difficile era riuscire ad accendere il fuoco. La legna era sempre troppo bagnata e se riuscivano ad accenderla dovevano sopportare un fumo denso che quasi li intossicava. Il giorno seguente Leon presentava i sintomi di una brutta malattia da raffreddamento e il fuoco non ne voleva sapere di accendersi. Merlino nei giorni precedenti era riuscito a fare un bel fuoco con l'aiuto della magia, ma stavolta tutti loro erano bloccati nella caverna a causa di una tremenda tormenta di neve e tutti  l'avrebbero visto.

'Dovrei parlarvi Artù! Potreste venire un attimo laggiù con me?' disse indicando un angolo lontano della caverna.




 

'Vi prego di aiutarmi, maestà! Vorrei che mi steste vicino … ho deciso di rivelare ai ragazzi, la mia magia!'

'È troppo pericoloso. Non te lo posso permettere.'

'Io ho fiducia in loro tre. Sono Galvano, Percival e Leon! Voi non vi fidate di loro?'

'Più gente lo sa e più è facile che diventi di dominio pubblico.'

'Leon è malato. Con la magia potrei farlo stare meglio in breve tempo. Così non staremo in giro troppo a lungo. Voi dovreste tornare quanto prima a Camelot. Il vostro popolo ha bisogno di voi. Potrei accendere più fuochi per scaldarci e per proteggerci dagli animali feroci. Potrei cacciare e cucinare più cibo per tutti noi. Siamo in una situazione seria. Vi chiedo di darmi il vostro consenso, per favore…'





 

'Ragazzi, ascoltate bene. Quello che sto per dirvi è il segreto più grande di cui sia mai venuto a conoscenza' disse Artù con tono solenne. 'Riguarda Merlino. Ma lui potrebbe subire conseguenze gravissime se si venisse a sapere. Potrebbe essere ucciso. Questo per colpa della legge di mio padre, ancora in vigore, ma anche per colpa dell'ignoranza che c'è ancora in giro. Infine è anche colpa mia, che sono stato cieco e testardo.

Merlino si fida di voi e vorrebbe mettervi a parte del suo segreto. È stato proprio quando l'ho scoperto che l'ho mandato via da Camelot. Per proteggerlo, ma anche perché dentro di me mi sentivo tradito e volevo punirlo.'

I tre cavalieri non dicevano niente, ma si guardavano straniti.

'Di quale segreto parlate maestá?' chiese infine Galvano.

'Se ve lo dicessi non mi credereste probabilmente…'

Merlino fece un profondo sospiro. Allungò le braccia verso il soffitto della caverna, declamò una formula antica e sconosciuta e con gli occhi illuminati da una luce aurea. I cavalieri avevano già le bocche aperte per lo stupore. Il soffitto fu ricoperto da tante fiamme sospese nell'aria. I cavalieri rimasero immobili. Merlino non seppe dire se per la sorpresa o lo spavento.

Poi Merlino si inginocchiò verso il cavaliere sdraiato a terra su una stuoia. 'Leon mi permetti di provare a guarire la tua malattia? In genere sono in grado di curare molte malattie, anche se non tutte, purtroppo.'

'Ti sarei molto grato se tu riuscissi a farmi stare meglio' sussurrò Leon.

Merlino mise una mano sul petto di Leon e l'altra mano sul suo addome recitando una formula ad alta voce mentre i suoi occhi si illuminavano di luce. Pochi istanti dopo, Leon si sentì talmente bene, che volle alzarsi in piedi.

 

Galvano abbracciò Merlino con slancio poi lo guardò da vicino. 'Ora capisco tante cose… avrei voluto saperlo prima…

'Mi dispiace! Ma avevo paura di finire sul rogo.E non avrei più potuto aiutare nessuno…!'

Percival gli pose una mano sulla spalla e Leon fece lo stesso sull'altra spalla. Il loro sguardo accettante e fiero diceva tutto. Non c'era altro da spiegare. E Merlino cominciò a lacrimare di gioia. Al che Artù intenerito, gli scompigliò i capelli con fare un po' brusco.


Il viaggio fu molto più confortevole per tutti da quel momento in poi. Riuscivano a stare al caldo, cucinavano e viaggiavano. Persino Artù un giorno provò a cucinare delle lepri: tutto sommato i cavalieri furono piuttosto soddisfatti dallo stufato preparato dal re.

 

A Merlino non sembrava ancora possibile, ma il fatto di condividere tutti insieme il suo segreto rese il loro gruppo ancora più affiatato e coeso di quanto già lo fosse prima.


Circa due settimane dopo essere partiti giunsero nella regione di Northumbria e da lontano videro il castello di Benwick.

Non erano sicuri che in quel castello ci fossero ancora Ginevra e Lancillotto. Si sarebbero sistemati in una locanda del paese, fingendo di essere cavalieri in visita al castello, inventando che i loro padri erano stati amici del vecchio Ban di Benwick.



 

Nel frattempo al castello dei Benwick, Ginevra e Lancilllotto si intrattenevano nella sala del tè. Lei come al solito era agitata. Temeva di ritrovarsi Artù alle costole. Si trovavano al castello da diversi giorni e Ginevra avrebbe voluto ripartire dopo poco, per recarsi molto più lontano. Ma il tempo era proibitivo. Lancillotto le diceva che Artù non avrebbe potuto viaggiare con un tempo simile. Ma lo diceva più per tranquillizzare Ginevra che per altro. Non ci credeva neppure lui. Ovviamente nemmeno lei ci credeva. 

Lancillotto si era spinto fin lì, perché ricordava di aver vissuto in quel luogo durante la sua prima infanzia, prima di essere adottato dai suoi genitori. E lo ricordava come un periodo felice.

Il padrone del castello Ban e sua moglie erano morti alcuni anni prima. Ora erano i loro figli ad abitare lì e ad avere cura del luogo. Johanna e Hector Benwick. Entrambi i ragazzi si ricordavano bene di Lancelot e di quando giocavano insieme da piccoli. E avevano accolto la coppia con grande entusiasmo.

Lancelot aveva detto loro che lei e Ginevra erano sposati. Di notte era più facile, essendo protetti dall'oscurità, ma di giorno era dura per entrambi. Il senso di colpa a volte si insinuava sotto le loro vesti come una serpe invisibile. Ginevra aveva amato Artù ma aveva commesso il più grande errore della sua vita, sposandolo. E l'aveva abbandonato senza una parola. Ma se gliel'avesse detto era sicura che entrambi sarebbero stati rinchiusi in prigione. C'era la paura di essere trovati e uccisi, per sé ma ancora di più per il suo uomo. Lancelot invece più che il tradimento di un amico, non sopportava l'idea di aver tradito il suo re, il migliore di cui fosse mai venuto a conoscenza, e il regno che l'aveva accolto così benignamente. E rimaneva senza fiato ogni volta che pensava a Ginevra e alla possibilità che morisse. Della sua morte invece non gli importava più di tanto. Spesso sentiva di meritarla.

 

'Domattina molto presto saliremo al castello' disse Artù. 

'E se fossero lì, cosa succederá?' chiese Percival.

Voi avrete il compito di tenere a bada gli abitanti del castello, le guardie e la servitù. Nessuno dovrà farsi male. Dovranno solo essere tenuti a debita distanza quando sfiderò a duello Lancillotto.

'Artù… voi mi avete promesso…'

'Sì Merlino, non l'ho dimenticato.'

'Che promessa?' intervenne Leon.

'Di non toccare Ginevra e di non uccidere Lancillotto. Questo non m'impedirà di dargli una bella lezione.'



 

La mattina dopo di buon'ora Merlino preparò Artù anche gli altri cavalieri nella vestizione delle armature. Dovevano essere perfetti perché avrebbero combattuto. Almeno Artù. 

Era una giornata importante. Era ancora freddo, ma almeno c'era il sole, che dava al luogo un'atmosfera molto più serena di quella degli ultimi giorni. E Merlino sperò che fosse di buon auspicio.

 

Mentre Merlino sistemava l'armatura addosso al re, provò a parlargli ancora una volta. 'Siamo ancora in tempo per tornarcene tranquillamente a casa, Artù. Vi accompagnerò alla taverna stasera stessa e berrò con voi, fino a quando vorrete.'

'Mi stai davvero tentando. Mi piacerebbe vederti ubriaco per una volta, ma sono qui e non ho intenzione di scappare!'

'Dovevo provarci…' sospirò Merlino. 

'Dopo oggi, se tutto andrà secondo i piani, io vorrei riaverti a Camelot, come prima…'

Merlino sorrise: 'Non credo che chi ha preso il mio posto sarebbe contento di perderlo…'

'Non ti ho mai sostituito. Ho diviso i tuoi compiti tra più servi e non immagini che caos è diventato!'

'Ma perchè non avete preso una sola figura professionale…'

"Perché quel posto è tuo!" disse Artù distogliendo lo sguardo. 'Ho sempre saputo che sarei venuto a cercarti, prima o poi! Allora cosa decidi?'

Il servo sorrise. 'Mi fanno molto piacere le vostre parole. Ma al contrario di voi io non sapevo affatto se sareste venuto o meno a chiedermi di tornare, per cui ho bisogno di pensarci un attimo.'

'Così hai deciso di farmela pagare…'

'No… è per mia madre. Non voglio lasciarla sola un'altra volta.'

'Se vuoi, puoi farla venire a Camelot. Troveremo sicuramente un buon posto per lei!...'

Merlino rimase a bocca aperta.

'Non ti basta ancora? Vuoi essere promosso, non è vero?'

'No. Questo non mi interessa. Io voglio continuare ad essere il vostro servo e nient'altro!'

'Per il momento potrei promuoverti a mio assistente. Nella pratica cambierà poco, ma dovrai occuparti anche di organizzare i miei impegni.'

'Mh… non so se mi conviene…'

'Ovviamente anche il tuo stipendio subirà un aumento!'

'Ecco un argomento interessante…'

'Quindi?'

'Non lo so ancora. Mi dispiace.'

Artù alzò la voce in modo piuttosto alterato.

'E va bene, Merlino! Ho capito cosa vuoi! E lo farò, contento?'

Merlino stavolta non aveva assolutamente compreso cosa intendesse il sovrano: 'Ma di cosa parlate, Artù?'

'Mi riferisco a quello di cui, da quattro mesi a questa parte, Gaius mi ha parlato in continuazione. Mi ha letteralmente sfinito! Parlo di te, della tua magia, della magia in generale… cambierò la legge di mio padre. La magia si potrà praticare liberamente, purché sia a fin di bene.'

'Ditemelo di nuovo per favore…' disse Merlino con gli occhi lucidi.
















 

*Questa informazione mi è stata gentilmente suggerita da OrnyWinchester, esperta di leggende arturiane (e non solo) e ottima autrice di fanfiction.
 

Ciao a tutti. 

Sono molto in ritardo considerando che i capitoli della storia sono così brevi. Ma è la mia prima storia non oneshot che scrivo, per cui ho scelto di farne una minilong. Ed è difficile, cavoli! Ringrazio coloro che hanno letto sino a qui.






 

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Capitolo 6
*** Con tutto il cuore ***


Con tutto il cuore


















 

I cani all'esterno avevano cominciato ad abbaiare furiosamente. Johanna si avvicinò alla finestra della sala e chiamò il fratello Hector, impegnato a sfogliare un libro di grosse dimensioni.

 

'Stanno arrivando dei soldati su per la nostra collina. Chissà cosa vorranno!' disse la donna preoccupata.

'Accidenti! È meglio che gli andiamo incontro fuori. Non vorrei doverli  invitare in casa…' rispose Hector.

Fratello e sorella erano rimasti soli da poco, da quando il loro padre, sir Ban di Benwick, era morto. Tutte le incombenze erano gravate all'improvviso su di loro e ogni novità di quel tipo procurava ai fratelli sempre una buona dose di ansia.

 

'No, Hector!' arrivò trafelato Lancillotto. 

'Sono venuti per me… uscirò io, e vi prego di rimanere in casa. Anzi se potete, vi supplico di nascondere Ginevra…'

'Non pensarci neppure' strillò Ginevra entrando di corsa in salotto 'Non ho nessun bisogno di nascondermi…'

E scese giù dalle scale verso la porta, veloce come una gazzella, seguita a ruota da Lancillotto e dai padroni di casa.



 

Artù e il suo seguito erano ormai vicini, quando videro riversarsi sul piazzale antistante la facciata del castello, un gran numero di persone, tra cui stallieri, servitori e guardie di palazzo.

 

Quattro di queste guardie andarono loro incontro, fermandosi davanti al gruppo e impedendo di fatto ad Artù e ai suoi di proseguire.

 

Il re sollevò le mani, allontanandole dalla spada, dimostrando così l'intenzione di essere venuto in pace.

'Sono il re di Camelot e ho bisogno di parlare con il padrone del castello!'

 

Ginevra arrivò dal nulla e si pose tra le guardie e Artù. Sembrava piuttosto sicura di sé, ma Artù si accorse che le mani della donna tremavano vistosamente.

Merlino e i cavalieri, ebbero così conferma che lei e Lancillotto si trovavano proprio in quel castello. Se l'aspettavano eppure fu un colpo per tutti trovarsela davanti.

 

'Artù … vi chiedo scusa! Vi prego di perdonarmi ma sappiate che non sono pentita di essermene andata. So che avrei dovuto parlarvene ma non ho avuto il coraggio di affrontarvi.'

 

Ginevra era bella come sempre, ma Artù si accorse di non provare per lei né gli antichi sentimenti d'amore, né quelli di odio degli ultimi tempi. Non più. Dopo tanti mesi la cosa che lo stupì maggiormente fu la netta sensazione che Ginevra fosse molto diversa da quella che aveva conosciuto. Gli sembrava quasi di trovarsi di fronte ad una forestiera. 

 

'Non sono qui per te! Cerco Lancillotto!' disse Artù freddo, guardandosi intorno.

A quelle parole Ginevra scoppiò in lacrime e si buttò in ginocchio.

'Vi supplico Artù … lasciatelo stare. Lui non c'entra: è solo colpa mia! Se lo grazierete verrò a Camelot con voi e potrete fare di me quello che vorrete!"

 

Lancillotto corse a tirare su Ginevra da terra. 

'Vattene, scappa!' urlava Ginevra al cavaliere, come impazzita.

 

'Ma cosa succede qui?' Era finalmente giunto Hector con la sorella al seguito.

'Sono sir Hector e lei è mia sorella, lady Johanna. Siamo noi i padroni del castello di Benwick.'

Il re fece un cenno di saluto col capo.

'Sono Artù Pendragon re di Camelot! Sono qui con lo scopo di vendicare il mio onore in un regolare duello con Lancillotto.'

'Un duello? Perché mai?' chiese Johanna impaurita.

'Sir Lancillotto anzi … Lancillotto, ha portato via la regina di Camelot dal suo castello, gettando grande infamia su di me e sul mio regno!'

'E chi sarebbe questa regina?' chiese Hector senza capire.

'È lei! È Ginevra!' rispose Artù, capendo che la donna aveva mentito ai fratelli Benwick.

'Cosa?' trasalirono insieme Hector e Johanna.

'Ma … Ginevra è la sposa di Lancillotto…' balbettò la padrona.

'Davvero?' chiese Artù divertito.

'Oh, no!' mormorò Ginevra nascondendo il volto tra le mani.

 

'Oddio!' disse lady Johanna inorridita, guardando Lancillotto, visto che Ginevra continuava a occultare il viso. 'Vi ho fatto dormire nella stessa stanza e … non siete sposati! ... La nostra specchiata onorabilità potrebbe essere rovinata, se si venisse a sapere…'

 

Lancillotto intervenne nel tentativo di sbrogliare la matassa. 'Non è successo niente! Noi non abbiamo fatto nulla… io rispetto Ginevra e rispetto la vostra casa.'*

'Ma non fa differenza! Non capisci, Lancillotto? La gente penserà male comunque …!' ribatté la donna.

'Vogliamo sposarci presto … aspettiamo solo lo scioglimento del matrimonio con Artù!' ribadì Lancillotto con malcelata afflizione.

'Lo scioglimento c'è già stato. Ho ripudiato Ginevra pubblicamente, il giorno dopo la vostra … partenza!' sorrise malignamente Artù.

 

Sir Hector si scrollò, cercando di non dimenticare le buone maniere di un padrone di casa. Tanto la frittata ormai era fatta!

'Fate venire avanti i vostri accompagnatori, re Artù. Vorrei invitarvi tutti in casa perché possiate riposarvi e riscaldarvi!'

'Vi ringrazio molto, sir Hector, ma l'unico motivo per cui mi trovo qui è avere soddisfazione dell'onta che ho subito!'

Hector sospirò: 'Allora chiedo a voi e al vostro seguito di spostarci tutti sul piazzale del castello, al sole e sul selciato asciutto..'

E così fecero.

 

'Lasciate che vi presenti i miei valenti cavalieri: Leon, Percival e Galvano. Lui invece è Merlino, il mio assistente, nonché mio personale amico. Potrei gentilmente chiedervi di accompagnare Ginevra in casa?'

'Scordatevelo Artù, io non mi muovo di qui.' ribatté la donna decisa. 

'Come vuoi!' la guardò il re con uno sguardo sottile e pungente come una stilettata. 

 

Artù era davvero al limite. Voleva solo dare a Lancillotto la lezione che si meritava e tornarsene a casa. Non aveva messo in conto tutta quella gente che in un modo o nell'altro impediva o almeno ritardava quello che era il suo dovere. Ma anche il suo volere. 

 

L'atteggiamento disperato e furioso di Ginevra  per la sorte del suo bel cavaliere, aveva acuito la sua voglia di vendicarsi, forse anche su di lei. 

Lancillotto non era altro che una vittima volontaria del fascino di Ginevra, come lo era stato lui a sua volta tempo prima. 

Il cavaliere non era più se stesso. Lo capiva da come si muoveva, da come lo guardava, da come parlava.

Comunque era un uomo adulto e aveva scelto il suo destino: tradire il suo re e il suo mandato per amore di una donna.

 

Merlino notò che Artù era sul punto di esplodere. 'Tutto bene, maestà?' gli chiese a bassa voce dopo essersi avvicinato.

'Non potresti far sparire tutta questa gente, Merlino?' e gli rivolse un sorriso frustrato.

'Mi dispiace Artù. Questo non lo so fare. A meno che non mi chiediate di far crollare il castello su tutti loro! Ma non erano questi i patti… La strada verso la gloria è lastricata di sacrifici…' gli mormorò Merlino sorridendo.


Il re prese fiato: 'Sir Hector, fate allontanare tutti da qui! Non voglio che altri si facciano male!'

'Ecco, sire, io non credo di potervi dare il … permesso di combattere contro Lancillotto!' disse Hector visibilmente a disagio.

'E perché mai? Sapete cosa mi ha fatto! Nessuno potrebbe mai prendersela con voi o con vostra sorella! È un mio diritto sacrosanto!'

'Vedete… Lancillotto fa parte della nostra famiglia… Non lo sa neppure lui. Stavamo per dirglielo quando siete arrivati.'

'È vero, maestá. Lui è … nostro fratello' asserì Johanna.

 

'Che cosa?' fece Lancillotto avvicinandosi con gli occhi fuori dalle orbite.

 

Hector deglutì e spiegò: 'Prima di morire nostro padre ci ha confessato di avere avuto un figlio con una donna che non era nostra madre, una nobile francese sposata, che non poteva occuparsi di te. Nostra madre non l'ha mai saputo. Gli fu detto che tu eri il figlio di una coppia di servi defunti.

Dopo qualche anno nostro padre ti ha fatto adottare da una coppia di contadini, perché nessuno arrivasse a capire che eri suo figlio. Ma ormai noi c'eravamo affezionati a te.'

'Ha detto di aver sbagliato e di essere pentito…' aggiunse Johanna con gli occhi lucidi.

Lancillotto stentava a credere alle loro parole.

'È tutto così assurdo. Io volevo molto bene a sir Ban. Lo consideravo il mio protettore e non capivo perché spesso mi invitasse al castello. Credevo lo facesse solo per voi.'

'Ti voleva bene e ha pensato a te prima di morire: Un terzo del patrimonio dei Benwick è tuo. E ovviamente anche il titolo!' disse Johanna abbracciando il cavaliere, confuso e forse commosso. Hector gli strinse a lungo la mano. 'Benvenuto in famiglia!'


'È bellissimo!' applaudì adagio Artù, temporaneamente dimenticato da tutti. 'Perché non organizziamo una festicciola tutti insieme, anche se forse tu non potrai parteciparvi, Lance!'

 

L'atmosfera tornò gelida all'istante. Artù si aspettava che Lancillotto gli si ponesse di fronte per affrontarlo. Ma il cavaliere non dava segno di volerlo fare, allora decise di smuovere le acque.

 

'Che ti è successo Lancillotto? Ti sei rammollito? È l'amore a farti questo effetto?'

Lancillotto serrò le labbra accusando il colpo. 

'Dov'è finito il mio prode cavaliere? L'uomo che mi ha salvato la vita più di una volta? Il più forte, il più coraggioso, il più leale?'

'Basta!' urlò Ginevra parandosi ancora una volta tra Artù e Lancillotto.

'Oh, ti prego, Ginevra, non mi tentare!' disse Artù tra i denti. 'Ringrazia Merlino che mi ha fatto promettere di non toccarti! Perché altrimenti ti avrei già presa per i capelli e trascinata fino a Camelot per farti frustare e tagliare la testa, come merita una regina fedifraga!' Ormai Artù urlava apertamente.

 

Lancillotto si mosse velocemente: prese Ginevra per un braccio e l'affidò al fratello e alle guardie.

'Portatela via!' gridò, mentre la donna strillava e si dibatteva per non essere allontanata.

 

Lancillotto sfoderò la spada e guardò Artù negli occhi con aria di sfida.

Il piano di Artù per scuotere Lancillotto aveva funzionato. E doveva ammettere che urlare quelle cose in faccia a Ginevra era stato quanto meno liberatorio.



 

Artù aveva in mano la spada e studiava l'avversario che stava facendo lo stesso con lui.

Merlino da lontano osservava la scena e con voce calma si fece sentire. 'Maestà, il vostro avversario non indossa l'armatura!'

 

'Oh, Merlino!' sbuffò Artù e allontanò la spada da sé. Si sfilò i guanti e li gettò a terra, mostrando i pugni al contendente. 'Che ne dici? Alla maniera dei veri uomini?'

Lancillotto rispose gettando via anche lui la spada.

'Va bene così, Merlino?' chiese Artù ironico, senza togliere gli occhi dall'avversario. Era strano che i due riuscissero parlare tra loro in un piazzale gremito di gente. Era possibile solo in quanto la folla si era ammutolita del tutto, tanto che si sentiva persino l'eco delle loro voci.

'L'armatura vi rallenta, sire, ma se va bene a voi...' rispose Merlino.

'Non è un problema!' disse Artù stringendosi nelle spalle.

 

Ginevra e i padroni del castello non si vedevano più. Probabilmente erano riusciti a entrare in casa, impedendo alla ragazza di uscire. 

 

Lancillotto partì veloce con qualche pugno al corpo di Artù, ma subito si piegò, portandosi le mani in grembo ed emettendo dei sospiri di dolore. Artù vide le mani di Lancillotto che sanguinavano.

'Merlino, vieni qui! Aiutami a togliere l'armatura!' ordinò il re.

La servitù e le guardie che guardavano da lontano, continuavano a seguire ogni mossa, in religioso silenzio.

 

'Sbrigati, Merlino o di questo passo stasera saremo ancora qui.'

 

Lancillotto forse avrebbe dovuto essere stupito dall'atteggiamento del re, ma non lo era. Artù non avrebbe mai combattuto in posizione di vantaggio su un altro. Chiunque fosse. Era un combattente molto corretto ma era anche forte e incredibilmente resistente. Lancillotto sapeva che, nel lungo termine, Artù avrebbe potuto ucciderlo anche a mani nude.

 

Artù scioccò Lancillotto abbracciando con forza la sua nuca e quella di Merlino in contemporanea, in modo da formare un piccolo capannello di teste e di corpi,  e creando un piccolo spazio tra loro non visibile agli altri.

Il cavaliere non capiva se il re volesse strozzarlo o meno.

'Curalo, Merlino!' ordinò Artù bisbigliando.

'Qui?'

'Sì, puoi?'

'Credo di sì!'

Lancillotto era del tutto esterrefatto.

'V- voi sapete di Merlino?'

'Sì, non sei più l'unico, ormai!'



 

Si trattava di una magia molto semplice, per cui bastò un breve bagliore negli occhi del mago per sistemare le mani di Lancillotto. Le aveva lasciate ancora sporche di sangue ma per il resto intatte.

 

Il cavaliere si rivolse con stizza al re. 'Non era necessario, maestà.'

'Non l'ho fatto per te!'

Appena Merlino si allontanò, Lancillotto si scagliò nuovamente contro Artù. I colpi risuonavano sul piazzale. A ogni attacco del re ne corrispondeva generalmente un'altro del cavaliere.

A un certo punto Artù si buttò sopra Lancillotto, cadendo su di lui e colpendolo al viso e al petto con forza tremenda.

Lancillotto rotolò su stesso, si attaccò alla casacca del re per tirarsi su, colpendolo poi con poderose ginocchiate allo stomaco. 

Urla di sforzo si alternavano a grida di dolore. Entrambi i contendenti avevano segni e sangue sulle mani e sui volti. In quell'attimo Merlino riconobbe la scena già vista sul cristallo.

 

Era preoccupato. Si trattava di una lotta senza esclusioni di colpi. Anche se entrambi si trattenevano dall'utilizzare colpi

proibiti, quali ad esempio colpi bassi, dita negli occhi, morsi... 

La lotta continuò ancora a lungo. Poi i due uomini rallentarono perché la fatica e il dolore cominciavano a prendere il sopravvento. 

Spesso dopo un nuovo pugno dato, entrambi si lasciavano cadere a terra sfiniti. 

Merlino sperò che Lancillotto si arrendesse, ma era un tipo testardo e orgoglioso proprio quanto il re. 

Il cavaliere concentrò tutte le sue forze residue in un poderoso pugno diretto alla mandibola di Artù.

Caddero a terra nuovamente, ma Artù ebbe ancora la forza di issarsi a sedere sulla pancia dell'altro e cominciò a colpirgli il viso alternativamente con il pugno destro e con quello sinistro. Il cavaliere a terra non aveva più neanche la forza di ripararsi il volto con le braccia. Pochi colpi ancora e per Lancillotto non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Merlino era terrorizzato. 

'Artù … la promessa!" gridò.

Il re si fermò, creando un barlume di speranza nel cuore di Merlino. Poi colpì il volto sotto di sé, un'altra volta. 

 

Merlino non esitò oltre. Artù aveva bisogno del suo aiuto. Non importava che gli altri lo vedessero.

E fermò il tempo con la magia, tranne per sé e per il re.

 

Merlino corse da Artù e si sedette sulle ginocchia di fronte a lui, accanto a Lancillotto, per poter guardare il re negli occhi. 

'Artù?' lo chiamò.

L'altro si era fermato ma non lo guardava. Sembrava non udirlo come se fosse in trance.

Merlino gli mise le mani sulle spalle e lo scrollò. 'Artù. Sono Merlino! Guardami! Ti prego, guardami!'**

La nebbia presente nello sguardo del re parve diradarsi e finalmente i suoi occhi si posarono in quelli del suo amico.

'Artù basta! Avete vinto!'

'Non ho ancora finito!' mormorò il sovrano.

'Sí invece! Lancillotto non si arrenderà. Ma se tu adesso lo uccidi, con il tempo non te lo perdoneresti, lo so io e lo sai tu.'

'Parli così perchè lui è tuo amico...'

'No! Non più!' disse Merlino con voce rotta dal pianto.  

'Io lo odio e odio Ginevra per quello che ti hanno fatto! Però …ti supplico di lasciarlo andare! Se non vuoi farlo per te, fallo per me! Voglio tornare a casa. Voglio ricominciare da zero…  con te!'

Merlino ormai era in preda ai singhiozzi. Artù con evidente sforzo gli circondò la testa con le braccia, portandosela al petto e sussurrò. 'D'accordo! Ricominciamo da zero…'

 

Merlino, sollevato, tornò al suo posto e il tempo riprese a scorrere.

A fatica il re si mise in piedi, riprendendo fiato.

 

'Bene!' disse a voce alta e ferma. 'Ritengo di aver ricevuto soddisfazione!'

 

Lancillotto sdraiato a terra guardò Artù da sotto in su, faticando a capire il senso di quelle parole. 

Quando vide Artù voltargli le spalle, senza mai guardarlo, comprese che il re aveva voluto risparmiarlo e fu invaso da un senso di 

sollievo. 

Poco dopo però sopraggiunse un altro sentimento che non aveva considerato.

Artù era davvero un re e un uomo magnanimo. Lo aveva appena dimostrato per l'ennesima volta. Come poteva lasciarlo in vita? Al suo posto lui avrebbe ucciso il suo rivale in amore. Artù non meritava di essere tradito…da nessuno ... 

Un senso di annientamento lo pervase internamente. Faceva anche più male dei pugni del re e Lancillotto scoppiò in lacrime, le lacrime più amare mai versate in vita sua.

 

Ma Artù neanche se ne avvide. Ormai era lontano.

'Merlino, accompagnami. Ho bisogno delle tue cure!' e cominciò a scendere dalla collina, dolorante fuori ma leggero dentro.

'Cavalieri, pensate voi a mettere a posto qui!' continuò Artù.

Non si trattava solo di fargli raccogliere l'armatura e le altre cose che il re aveva lasciato in giro. E neppure solo di congedarsi dai padroni in vece sua.

Voleva che i cavalieri si sentissero liberi di agire come desideravano. Se avessero voluto occuparsi di Lancillotto ferito o parlare con Ginevra avrebbero potuto farlo.

In fondo erano stati amici per anni.

 

Merlino non si teneva per la gioia. Non sentiva più neanche il freddo.

'Bravo Artù! Mi siete piaciuto! Siete stato imponente e magnifico! … Ma lo sapevo che non mi avreste deluso. Voi non mi avete mai deluso!'

Artù si fermò portandogli le mani sulle guance rosse e avvicinò il viso al suo, sorridendo. 'Mi sono fermato proprio perché non volevo deluderti! Se tu non ci fossi stato sarebbe potuta finire diversamente!'

Merlino era lusingato e commosso dalle parole di Artù e cominciò a lacrimare. Non ricordava di aver mai pianto così tanto come quel giorno.

Si vergognava perché le lacrime bagnavano le mani di Artù, che, come niente fosse le asciugava dal suo viso con le dita.

'E non dimenticare la tua magia … ti devo molto!' continuò Artù.

'Io credo che vi sareste fermato ugualmente, anche se non ci fossi stato io!'

'Può essere, ma non lo sapremo mai. E mi va bene così! La regina può tradirmi, il mio primo cavaliere può tradirmi, ma so che tu non lo farai …"

Artù aveva gli occhi lucidi. Deglutì, si staccò dall'altro e si ricompose. 

'Mai, Artù. Non lo dimenticate!' rispose Merlino emozionato.

Artù cominciò a camminare un po’ più velocemente verso la locanda. Così poteva avere qualche minuto in più da passare da solo con Merlino. Sentiva il bisogno di recuperare tutto il tempo lontano da lui. Con nessun'altro si sentiva così a suo agio. Nessuno lo faceva stare tanto bene. E il pensiero che fosse lo stesso anche per Merlino, acuiva il piacere dello stare insieme.

Com'era possibile? 

'Merlino, non offenderti ma devo chiedertelo … tu non usi la tua magia per tenermi legato a te, vero?'

'No, mai! Che razza di persona sarei?' rispose il mago senza alcuna esitazione.

'Non te l'ho chiesto per questo, ma perché la tua amicizia da sola è in grado di consolarmi di tante cose … forse persino della mancanza di una donna...'

Merlino rise. 'È il complimento più grande che mi abbiate mai rivolto. Solo … non andrei in giro a riferirlo ad altri, se fossi in voi!'

'Stupido!' ridacchiò Artù.

'Ma per me è lo stesso!' aggiunse Merlino. 'Nel senso che anch'io preferisco la vostra compagnia a quella … degli altri.'

Artù si fermò riflettendo. 'Credi che sia una cosa strana?'

Merlino esitò un attimo.

'Non lo so… forse! Ma se uno è felice, cosa importa?'

















 

*Volutamente ho lasciato cadere la questione sulle notti insieme passate da Lancillotto e Ginevra. Forse Lancillotto ha mentito oppure no. È così poco importante ormai che non interessa più a nessuno, nemmeno a Johanna, se non per salvare la faccia.

** Nella foga del momento Merlino dimentica le formalità e dà del tu al re.




 

Epilogo molto più lungo degli altri capitoli, ma non me la sentivo di dividerlo a metà.

Per quando riguarda la storia dei natali di Lancillotto mi sono rifatta un po' ad una delle antiche versioni classiche, mentre il resto è inventato da me (v. lady Johanna).

Con tutto il mio cuore era la frase che Ginevra disse ad Artù per dichiararsi. Ma è una frase molto bella e non credo che Ginevra abbia l'esclusiva. Ho voluto usarla per Merlino perché secondo me riflette perfettamente i suoi sentimenti per Artù.

Ringrazio di cuore chi ha letto fino a qui.

 

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