The mate of the Alpha

di Asia_Black_Dragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: I'm back. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: an interesting start to the day ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: I'm back. ***


Sospiro appoggiando la testa contro il vetro del pullman osservando il paesaggio scorrere sotto i miei occhi, con in sottofondo una canzone provenire dalla radio; con il brusio delle persone che parlano a voce fin troppo alta, in particolare un gruppo di ragazzi in fondo al mezzo, che non smettevano di urlare, accendendo una delle casse che si erano portati alzando il volume ad un livello tale da far spaventare due signore anziane, che cominciarono a borbottare tra di loro, lamentandosi del comportamento dei 'giovani di oggi' e di quanto fossero maleducati.  Annoiata, prendo dalla tasca il telefono e le cuffie, cercando l'unica applicazione che mi sono lasciata e premo il pulsante d'avvio così da poter ascoltare le prime note di No One di Alicia Keys. Socchiudo gli occhi, sentendo i nervi stendersi lievemente, riuscendo perfino a sentire il mal di testa alleviarsi. Non capisco il perché, ma da quando sono scesa dall'aereo le tempie hanno cominciato a battere con insistenza. Con molta probabilità è dovuto al fatto che non appena sono scesa dall'aereo, ho preso un taxi, che mi ha lasciata a un chilometro e mezzo dalla stazione più vicina. Ammetto di essermi infastidita da quel comportamento, ma armata di pazienza ho cercato la fermata dell'autobus che mi avrebbe fatto raggiungere la mia destinazione; ho letto lo schedario con tutte le linee e le loro fermate; non appena l'ho trovato quasi non potevo credere ai miei occhi, ho dovuto aspettare due ore prima che arrivasse quello giusto, che in questo momento mi sta conducendo alla mia nuova casa. La mia parte razionale e autosufficiente mi sta gridando contro, perché alla mia età dovrei avere un mezzo con cui spostarmi, ma so che sarebbe una spesa non necessaria, non posso permettermi di spendere più del necessario e anche se potessi non li spenderei a quel modo, posso sempre trovare una soluzione migliore per spostarmi. Non appena vedo la mia fermata, premo il pulsante e una luce lampeggiante appare sopra ad uno schermo, che avverte il guidatore di fermarsi. Riesco a percepire su di me gli sguardi dei presenti che si sono voltati a guardarmi, ma la cosa mi crea indifferenza. Non mi importa di quello che le altre persone pensano di me, anche il fatto che non importa dove una persona va, come si veste o di quanto qualcuno sia perfetto, le persone non si faranno mai gli affari propri. " Ma chi è? " sento dire da uno del gruppo, che aveva cercato di parlare il più piano possibile, ovviamente fallendo. Infatti, tutti lo sentirono. " Non ne ho idea. " rispose una delle ragazze, " Hai visto come si è conciato quello lì? " continuò incurante del fatto che aveva parlato con un tono normale. " Sarà un barbone. " disse l'amica coprendosi il naso, facendo una smorfia di disgusto. Per carità, non mi scalfisce ciò che dicono. Non sono così sciocca da rimanerci male, purtroppo loro sono il classico esempio di persone che non avranno mai un po' di cervello, seguiranno spesso il gregge e non importa se feriranno o causeranno dei complessi ai loro coetanei, per loro l'importante è essere idolatrati dai loro amici. Vorrei dire qualcosa, ma perché inimicarsi la gente del posto? Sarebbe controproducente e soprattutto non voglio avere fastidi di alcun genere. Trattengo un sospiro, non appena il pullman si ferma " Buonasera. " dico poco prima di scendere, sentendo le porte chiudersi alle mie spalle e ripartire finché non sparisce dalla mia vista. Conto fino a dieci, prima di rilasciare il sospiro, che avevo trattenuto. Mi volto e attraverso la strada per vedere il cancello della mia nuova-vecchia casa, osservando la rete di fil di ferro verde che formava piccoli quadri. Mi avvicino al cancello in ferro arrugginito con il passare degli anni e lo accarezzo con la punta delle dita, sentendo gli occhi bruciare e un nodo formarsi alla bocca dello stomaco. " Non puoi essere così infantile, sono passati anni. " scuoto la testa cercando di scacciare via quel senso di malessere che mi stava risalendo per tutta la spina dorsale; con il solo risultato di far peggiorare il mal di testa. Mi colpisco con entrambe le mani sulle guance, riprendendo il controllo. " Datti una svegliata, mocciosa. " prendo il telecomando del cancello dal borsone nero, premendo il pulsante riuscendo a sentire solo un piccolo rumore, prima che si aprisse con lentezza bloccandosi a metà, facendomi sospirare. " Domani dovrò fare l'inventario di ciò che ho in garage, buttare ciò che è rovinato e non posso riutilizzare. " continuo a parlare da sola come una svitata quale sono. Nel mentre, ragiono su un piano d'azione e con pazienza riesco a sbloccare il cancello dopo diverse spinte e calci. Non appena alzo lo sguardo verso il giardino, sento le spalle incurvarsi in maniera istintiva facendomi uscire l'ennesimo sospiro della giornata. Guardo le erbacce che raggiungono i miei fianchi; punto lo sguardo verso il cielo cercando di trovare la forza di non imprecare, pur sapendo che non mi dovrei sorprendere delle condizioni in cui si trova; dopotutto sono decenni, che non metto piede in questo posto e normale che questo sia ridotto così. Sono anni, che non metto piede qui dentro e mi fa sentire strana. Vorrei ridere, perché se il fuori è ridotto così, non voglio immaginarmi il dentro che disastro fosse. Beh almeno non mi annoierò. Rimetto il telecomando dentro il borsone e mi dirigo in quella che potevo definire un ammasso di sporcizia indefinita; non appena infilo il piede nell'erba sprofondo in una pozzanghera. " E che cazzo però... " sbuffo, alzando gli occhi al cielo e con estrema pazienza e attenzione cerco di ignorare questo incidente, quando sento qualcosa muoversi tra la fratta facendomi irrigidire. Se fosse un serpente o una pantegana, sarebbero guai. Non sono il ti poche si spaventa, ma non voglio iniziare con il piede sbagliato questa giornata, non è nei miei progetti. " Miao " Alzo la testa di scatto e mi guardo attorno cercando di capire da dove viene quel suono. Cosa ci fa un gatto qui? Cerco in giro con lo sguardo la fonte di quel miagolio, per poi dirigermi dove penso sia più vicino. Faccio attenzione a dove metto i piedi, facendo il giro di tutto il giardino, che non ricordavo fosse così ampio, finché con la coda dell'occhio non vedo qualcosa muoversi. Vorrei dire che non mi si addolcì per nulla il cuore alla vista di quella bellissima e adorabile gatta, che mi guarda sdraiata nell'erba che sembra avvolgerla. Il pelo è di un interessante grigio tortora, con delle striature nere che iniziavano dal collo e finivano in anelli alla fine della coda; il mento e la parte inferiore era quasi interamente bianco, se non fosse che su tre zampette erano grigie. Le porgo la mano in un gesto lento, timorosa di poter spaventare quel adorabile creaturina di fronte a me. Sorrido guardando il delicato naso roseo, che mi sta guardando con attenzione, muovendo la coda a scatti; mi fermo e aspetto che possa capire che non le avrei fatto del male. Non appena mi lecca il dito le accarezzo la testa sentendola fare le fusa. Un senso di felicità mi scalda il cuore facendomi sorridere contenta. Vorrei prenderla in braccio, ma nei suoi occhi verdi riesco a percepire la diffidenza e la riesco a capire. La osservo miagolare e al tempo stesso ringhiare debolmente, sebbene continuasse a fare le fusa. " Ehi tranquilla. " Parlo a voce bassa, piegando la testa di lato." Non ti farò del male. " cerco di sorridere, cercando di sembrare il più rassicurante possibile, sebbene posso immaginare di aver fatto più una smorfia che altro. Le porgo nuovamente la mano aspettando che la odorasse, prima di riprendere a parlare con lei. " Hai fame? Ho un po' di latte se vuoi. " La gatta continua a guardarmi, come se cercasse qualcosa; ma non passò molto tempo prima che si decidesse ad avvicinarsi e strusciarsi contro la mia mano, facendomi sorridere. Rimango ferma aspettando paziente una sua mossa, fino a quando non si nasconde sotto di me cominciando a miagolare. L'ho spaventata? Le accarezzo la testa lentamente, stando attenta a non farle male. Con gli animali c'è bisogno di avere tanta pazienza e calma, non devo affrontare le cose. " Sei molto bella. " affermo continuando a coccolarla, prima che lei mi mettesse entrambe le zampe sulla mia coscia; la prendo in braccio sentendola subito fare di nuovo le fusa, facendomi provare un senso di conforto, vorrei stare a letto tutto il giorno a coccolarla. Non capisco perché è così mansueta, i gatti randagi sono diffidenti di natura. Mi rialzo, stando attenta a tenerla per bene, mentre con la mano libera mi sistemo meglio il borsone sulla spalla, per poi dirigermi verso la porta di casa, infilando la chiave cercando di far scattare la serratura più volte, fallendo. Oh, andiamo! Riprovo a girare la tappa con fatica, tirandola un poco verso di me, prima di sentire un click e riesco finalmente ad aprirla. Devo sistemare tutto in questa casa, sarà una rottura. Guardo il corridoio facendo una smorfia, prima di riportare lo sguardo verso la gatta, che mi sta osservando. " Che ne pensi di farmi compagnia per un po'? " le bacio la fronte in un gesto istintivo " Non farti strane idee, mi annoio senza qualcuno con cui parlare. " dico infine, non aspettandomi una reale risposta. " Miao. " struscia il muso contro la mia guancia facendomi sentire un calore alla bocca dello stomaco. " Beh se vuoi stare con me ne sono contenta. " Come risposta ricevo un altro miagolio, mentre l'odore di chiuso mi fa storcere il naso. La polvere, la sporcizia e le ragnatele sono ovunque, il vecchio acquario ha la melma al posto dell'acqua. Ciò che mi fa incurvare di più le spalle è il pavimento, che ha diversi buchi rattoppati un po' ovunque, ma quelli più preoccupanti sono poco dopo l'entrata dove la parete mostrava le tubature del lavandino e il sotto c'è del cemento che praticamente ha ceduto con il passare degli anni, mentre l'altro si trova davanti alla porta del bagno sebbene è in condizioni pessime, riesco a sentire un odore poco rassicurante provenire da lì. Sospiro per l'ennesima volta, dirigendomi verso una delle stanze per aprirne le finestre. Chiudo gli occhi non appena il leggero venticello, mi accarezza il viso facendo al contempo circolare l'aria nella stanza. Apro le diverse stanze trovando tanta polvere quanto le ragnatele. Scrollo la mano ogni volta che una ragnatela mi si attacca, facendo una smorfia. Mi volto e incrocio lo sguardo della gatta, che era seduta composta sul materasso plastificato a osservarmi. " Hai una ragnatela sulla testa. " mi avvicino togliendogliela e come risposta ricevo un miagolio lamentoso, che mi fa sorridere debolmente. " Non ti conosco, ma posso immaginare che tu voglia ciò che ti ho promesso, non è vero? " Non aspetto una sua reazione, così mi dirigo in cucina prendendo in uno dei cassetti un piatto di coccio, dove c'era stilizzato un disegno di un sole e di una luna; senza aspettare oltre ci verso il latte che avevo preso dal borsone. La guardo mangiare e mi viene istintivo osservarla. " Mi consideri matta, non è vero? " Nel mentre che mangia apro lo sportello sotto al lavandino notando che per fortuna ci sono ancora i prodotti per pulire e che sono ancora utilizzabili; cerco tra il mucchio di strofinacci che ci sono trovando - per fortuna - un secchio e degli stracci per pulire per terra. Sfilo l'elastico che ho sul polso per legarmi i capelli in una coda alta, per poi indossare il berretto nero. Prendo il necessario cominciando a spolverare la mia stanza, la sala e la cucina per poi pulire le altre stanze in assoluto silenzio, mi fermo solo quando la gatta miagola e chiede attenzioni per poi mettersi a dormire sull'acquario che ho precedentemente pulito e fare i bisogni fuori, lasciandomi fare le faccende in tutta tranquillità. Quando mi rendo conto che il sole sta tramontando, provo ad accendere l'interruttore della luce sentendo un leggero sfarfallio, prima che tre su cinque lampadine scoppiassero facendo sussultare me e alzare la testa di scatto alla gatta, che si è messa in tensione. " Mi pareva strano che non si rompeva nulla. " sospiro, andando verso il pannello centrale tirando giù la levetta, così da evitare altri problemi elettrici. Voglio evitare di dovermi svegliare e occuparmi di un corto circuito, che potrebbe causare un incendio. " Pensavo che avessero fatto l'annullamento del contratto. Spero di non dover pagare nulla. " Raggiungo la mia stanza e guardo la libreria vuota che a breve riempirò appena i traslocatori arriveranno. Porto la mano sul materasso del letto matrimoniale dove ho messo delle coperte azzurre e i cuscini dello stesso colore, ho messo un lenzuolo per un letto singolo ai piedi del letto così che la gatta ci avrebbe potuto dormire. La prendo in braccio portandola sul materasso, osservandola farsi le unghie per poi sdraiarsi chiudendo gli occhi. " Sei davvero bella, che ne pensi se ti chiamo Morgana? " le accarezzo la pancia dove sento muoversi qualcosa. " Ma che diamine. " riprendo ad accarezzarla, premendo leggermente il palmo della mano sulla sua pancia sentendo una pressione che mi fa spalancare gli occhi e sorridere " Sei incinta? O Dei, come facciamo? Come devo comportarmi? Non ho mai visto un parto, e se i gattini mi odieranno? Come faccio Morgana? " mi porto le mani sulle guance con la diretta interessata che miagola muovendo piano la coda ignorandomi preferendo dormire. Oh  beh, si vedrà meglio che la porto dal veterinario al più presto così mi regolerò. Mi alzo andando verso la sacca, prendendo dei pantaloncini, una canottiera, l'acqua, il dentifricio e lo spazzolino. Spengo il telefono dirigendomi verso il bagno aprendo il rubinetto dove l'acqua sporca esce facendomi sospirare. Mi rifiuto anche solo di toccarla, domani provvederò a sistemare le tubature. Mi lavo i denti con l'acqua della bottiglia, per poi indossare il pigiama facendo un elenco di quello che devo comprare, per poi tornare a letto spegnendo la luce per poi mettermi sotto le coperte. Sono tornata a casa, eh? Porto il braccio sugli occhi, cercando di non sospirare per l'ennesima volta, tentando di prendere sonno. Una serie di immagini cominciarono a riempirmi la mente, alcune tranquille e rilassanti, altre invece mi fecero girare in diverse posizioni sul materasso, facendomi portare le gambe al petto sebbene il caldo asfissiante che sentivo mi fece storcere il naso. Ovviamente, doveva fare caldo proprio adesso, con la mente che non mi lascia un attimo di pace. Mi alzo di scatto e prendo dalla borsa una pasticca di valeriana che ingoglio senza pensarci due volte, prima di tornare a letto riuscendo ad addormentarmi poco dopo sperando di non sognare nulla.  Angolo Autrice: Ehilà, sebbene in ritardo vi dico buon anno miei vari lettori, vi chiedo scusa se non ho continuato la storia, ma spero - incrociando le dita - di continuarla.  Ringrazio tutti voi per continuare a leggere questa storia...  Adoro ognuno di voi per questo ❤

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: an interesting start to the day ***


Qualcosa interrompe il mio sonno, apro svogliata un occhio guardando il buio della stanza non riuscendo a sentire il braccio destro, mentre una sensazione di bagnato contro il fianco e un odore pungente mi fa storcere il naso. Osservo a terra trovando solo le mie ciabatte, che si confondono con l'oscurità della stanza. Mi volto con svogliatezza, sentendo una stanza consistenza, che mi fa sedere di scatto incurante di vedere ancora più nero a causa del essermi alzata troppo velocemente; non appena recupero un minimo di vista guardo cosa ho toccato per poi spostare lo sguardo verso la figura di Morgana; mi osserva muovendo la coda e posso immaginarla sorridere con perfidia.

" Sei una gatta morta... " cerco di fare dei respiri profondi, ma la puzza che proveniva da lì mi fa sentire male. " Che hai mangiato per puzzare così? E come ti viene in mente di cagarmi nel letto? " muovo piano il braccio sentendo formicolare tutto l'arto, mentre Morgana che si sta lavando fa finta di nulla. " Oggi farò lo spezzatino alla gattara. " guardo la diretta interessata che alza un orecchio alle mie parole, prima che riesco a prenderla scappa via guardandomi all'entrata della porta facendo beffa di me.

Infilo le ciabatte correndo nella sua direzione, inseguendola per tutta casa prima di uscire, incurante di essermi strusciata contro l'ortica che mi fa prudere tutta la gamba e la chiappa, noto qualcosa tra l'erba che mi blocca all'istante. Prego gli Dei che non fosse ciò che penso sia, e come un idiota mi sporgo trovando la carcassa di un rospo. Mi avvicino titubante pungolando il corpo con un piccolo bastone e quando Morgana gli salta addosso urlo con tutto il fiato che ho in gola correndo a casa con una velocità che non sapevo di avere, sperando che quella gattaccia non mi portasse quell'essere disgustoso a casa.

" Schifo. Schifo. Schifo. Che razza di schifo! Mi dovrò lavare con l'acido, Dei che schifo! " mi strofino le mani sulle braccia rabbrividendo al ricordo di quella cosa. So che sto esagerando, ma ho subito abbastanza scherzi da piccola a causa delle mie cugine che mi mettevano quei cosi nel letto, in bagno e tanti altri episodi spiacevoli che al solo ricordo mi si rivoltano le viscere.

Mi copro il viso con le mani portando i capelli dietro infastidita. Vado in camera cambiando il pigiama con dei pantaloni della tuta blu e bianchi, una maglietta larga nera e lego i capelli che nascondo sotto al cappello nero e infine l'unico paio di scarpe consumate nere. Mi lavo i denti, per poi aprire ogni finestra per far passare l'aria fresca che mi rinvigorisce; non solo anche la distesa di ulivi forti e rigogliosi, che ci sono mi fanno sentire un po' a casa. Sono l'unica cosa che non è cambiata nel corso del tempo.

Dovrei prepararmi alla loro raccolta? Potrei produrre abbastanza olio biologico da poterlo vendere; potrei parlarne con i produttori locali e studiare la legge. Se non ricordo male, il periodo più adatto è l'autunno, ma potrebbe variare tra ottobre e dicembre? Non ricordo molto bene. Potrei chiedere a qualcuno di occuparsene, oppure cavarmela da sola così da risparmiare il più possibile. Non ci sono più i lavoratori di una volta e non fanno altro che chiedere un compenso mostruosamente salato. Scuoto la testa tornando al presente.

 Esco di casa, per andare in garage, riuscendo con qualche fatica ad aprirlo, notando le diverse parti arrugginite; quello che mi si presenta di fronte però è un completo disastro e l'odore della muffa è così forte che mi fa arricciare il naso e lacrimare gli occhi. La piccola finestra è praticamente in frantumi e talmente piena di ragnatele che non riesco a vedere niente, mentre le varie cianfrusaglie che ci sono, sono messe in ordine per fortuna. Ci sono diversi teli e conto almeno dieci contenitori in acciaio che a quanto pare leggendo l'etichettano sono inossidabili, ma pieni di polvere. Mi avvicino ad uno dei teli togliendolo trovando - per fortuna - un rasa erba a scoppio, praticamente è nuovo, ci sono solo alcuni taglietti ma si notano a pena. È carino di un bel nero e rosso, con il marchio di chi l'ha fabbricato. Svito il tappo notando che c'è ancora un po' di benzina ma la devo rimediare il più presto possibile.

"Ci sono un sacco di cosa da fare, e non so nemmeno io da dove cominciare. " sospiro portando fuori il rasa erba abbassando la visiera del cappello esasperata da quel caldo, per poi tornare in garage cercando nei vari cassetti e sportelli qualcosa di utile, trovando delle lampadine che prendo per sostituire quelle rotte. Cerco nei cassetti qualcosa per sostituire le tubature; apro uno dei tanti cassetti trovando dello scotch e dei tubi di plastica. " Prima di iniziare è meglio vedere prima come stanno messe le tubature, dovrei chiamare l'idraulico però mi costerebbe troppo. "

Sospiro prendendo anche gli attrezzi e il necessario andando a casa, togliendo le tavole di legno utilizzate per coprire i pavimenti rotti, portandoli di fuori e pulendo nuovamente per terra guardandole tubature portandomi le mani davanti al viso cercando di trattenere un verso esasperato. Non ci posso credere. Devo trovare un lavoro al più presto, le tubature non solo sono rotte ma altre sono talmente arrugginite che dovrò rompere tutto il pavimento del corridoio. Uccidetemi ve ne prego. Non è possibile che la sfortuna mi perseguiti in questo modo, è illegale.

Miao

" Sono talmente disperata che non ho le forze di rincorrerti. "

Morgana mi si avvicina, strofinando la testa contro il braccio facendomi sorridere.

" È un modo di arruffianarmi? "

Miao

" Okay, sì ci sei riuscita, ma preparati ad un lavaggio di denti e bocca. " la guardo con una smorfia divertita, " Non mi leccherai con quella tua linguaccia. Non voglio nemmeno sapere che ci hai fatto con quel rospo. "

Nel arco dei una giornata e mezza mi sono disperata, ho pulito una specie di porcile, ho praticamente distrutto il pavimento, dato il latte a Morgana e mi sono disperata per la sfiga che ho. Dovrei essere abituata, ma il karma riesce sempre a sorprendermi. Riprendo a cambiare i tubi più arrugginiti e sostituisco i tubi di plastica che lego con il nastro adesivo, tirando tante di quelle parolacce che avrei potuto far rabbrividire anche un demone, mentre ascoltavo le poche macchine che passavano interrompendomi dal imprecare contro il vuoto, con Morgana che mi osserva da sopra l'acquario, facendo le fusa. Quando finalmente finiscono, provo ad aprire i rubinetti saltando quasi di gioia a vedere l'acqua pulita.

" Morgana sono un mito, dovrei fare l'aggiusta tutto. "

La diretta interessata mi osserva, prima di riprendere a lavarsi le zampe.

"Ora però mi toccherà comprare il necessario per aggiustare il pavimento, chissà se riesco a farmi fare qualche sconto. " Prendo il telefono, dove scrivo una lista di ciò che mi serve facendo una smorfia, " Beh almeno mi costerà di meno che chiamare qualcuno, dovrei anche riempire le bombole del gas altrimenti non potrò cucinare nulla, ma come faccio? Non ho ne macchina ne....il trattore! Come ho fatto a non pensarci! "

Mi colpisco con la mano la faccia - facendomi abbastanza male -rendendomi conto di ciò che ho detto. La patente sono riuscita ad averla quando ho compiuto quindici anni, guidando i diversi mezzi per aiutare nonna e nonno nei raccolti, me ne ero completamente dimenticata chissà dove l'ho messa. Sono passati sette anni, mi sembrano molti di più.

Chiudo gli occhi, incrociando le braccia al petto cercando di ricordare un ipotetico posto in cui avrei potuto metterla. Faccio fatica, ma apro gli occhi e mi dirigo in camera mia mettendomi davanti alla libreria, prendendo da uno dei scaffali un peluche a forma di orso bianco, con un fiocco al collo verde e rosso dove al centro c'era una spilla nera che mi fa sorridere. Lo giro dove c'è la cerniera, trovando per fortuna la patente con la mia foto da quindicenne.

"Prima ero completamente diversa, adesso invece..." arriccio il naso mettendo a posto l'orso, per poi prendere tutto il necessario e le chiavi del trattore, andando verso il vecchio gallinaio, trasportando le bombole del gas riuscendo a portarne cinque e mettendole sopra il trasportino del mio mezzo di trasporto preferito, dove riesco a salire con facilità per poi partire verso la città. Mi rendo conto che non è proprio adatto per spostarsi, ma il lato positivo è che non ho speso un singolo centesimo per comprare un veicolo e mi costa di meno di carburante.

Chissà come sarà, non ricordo molto cosa c'era, però mi piaceva proprio per il fatto che era praticamente circondato dalla natura, si facevano diverse attività, organizzavano eventi divertenti e sebbene adesso non riesco a ricordare. Ora che ci penso la città aveva un nome particolare. Chissà qual era...

Persa nei miei pensieri, non mi preoccupo particolarmente degli sguardi delle persone che mi stanno osservando appena passo i primi edifici, notando che ci sono più persone di quanto immaginassi. Forse attiro troppo l'attenzione con il mio abbigliamento, ma sinceramente? Non me ne può fregare di meno. Possono dire che sono un tipo strano per quanto mi riguarda, sebbene non fosse lontano dalla realtà. Pazza lo sono sempre stata.

Parcheggio il trattore quando noto un negozio dove una sagoma di cartone raffigurante le bombole del gas fa bella vista; non appena scendo mi dirigo lì sentendo un nodo allo stomaco. Porto la visiera del berretto a coprirmi quasi gli occhi, sentendo dei brividi per tuttala schiena. Non mi è mai capitata una cosa del genere.

"Salve, posso entrare? " chiedo notando un ragazzo, che mi sorride cordialmente da dietro il bancone.

"Certo, entra pure. Come posso aiutarti? "

"Vorrei ricaricare le bombole che ho. " indico dietro di me, osservandomi attorno non trovando niente di interessante. " E se possibile potresti dirmi dove posso trovare queste cose. " gli faccio vedere un foglio di carta con scritto tutti i materiali che mi servono; dalla sua occhiata sorpresa ho paura di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato.

"Puoi trovarli da Alvaro, gestisce un'impresa edile ma ha un negozio dove vende articoli del genere. " mi ridà il foglio guardandomi curioso. " Devi costruire qualcosa? "

"Più che altro riparare, ho dovuto rompere il corridoio a causa delle tubature, ma nulla di che. " mi avvicino al trasportino portando a terra le bombole aiutata dal ragazzo che mi osserva con la fronte corrucciata. " Sei nuovo? "

"Più o meno. "

"Che intendi? " mi chiede portando una ad una le bombole per caricarle mentre osservo ciò che fa con interesse.

"Sono nata e cresciuta qui per un po' di tempo, ma per motivi personali mi sono dovuta trasferire. "

" Capisco. "

Parliamo per più di un'ora e devo dire che sembra che lo conosco da una vita, cosa che non mi è mai capitata. Anche quando finisce con le bombole e le rimettiamo sul trasportino continuiamo a parlare del più e del meno, finché non mi rendo conto che è ora di andare.

"Beh è meglio che vado, devo ancora comprare quelle cose, del cibo per gatti e qualcosa di precotto. " sorrido al ragazzo che mi ha detto di chiamarsi Cedric. " Grazie della compagnia è stato interessante. " gli do i soldi, per poi mettermi le mani in tasca.

"Che ne pensi se diventiamo amici? Sei un ragazzo interessante. " disse mostrando un sorriso genuino, con le guance che sono diventate di un timido rosa. Non commento, sebbene lo trovo un adorabile cucciolo di panda. Perché sì, lui è un panda anche se non proprio sveglio.

Continuano a confondermi per un ragazzo... Lasciamo correre va, tanto se ne accorgerà presto, almeno spero.

Pur non dandogli una risposta continua a sorridermi, portandosi una mano sul fianco. " Dovresti stare attento però, qui circolano leggende molto strane. " si avvicina piegandosi verso di me "Molti abitanti tra l'altro non sono normali a parer mio. " si guarda attorno con fare circospetto, prima di riprendere a sorridere come se nulla fosse.

Inclino la testa non capendo. So delle leggende, dopotutto ci sono cresciuta ma mi confonde il suo comportamento. Non è strano che ogni luogo avesse delle storie, ma averne paura è qualcosa che non riesco proprio a comprendere. È una paura infondata, che crea pregiudizi infondati.

"Non sei per niente curioso? " mi chiede incrociando le braccia al petto.

"Non particolarmente. "

"Come no? " mi chiede sorpreso. " Le persone di qui sono troppo particolari per rimanerne indifferente! " mi sorride, prima di darmi una pacca sulla spalla con forza lasciandomi interdetta. Lo guardo prendere dalla tasca dei pantaloni un biglietto da visita con due recapiti telefonici. " Il primo è il mio, il secondo del negozio nel caso avessi bisogno di qualcos'altro. " sorride timido, facendomi intenerire. " Spero di rivederti presto. "

"Ci si vede in giro allora. "

Lo saluto con la mano, prima di salire nuovamente sul trattore per andarmene via.

Un amico, eh? Chissà che intende con persone non normali...

 

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