Capitolo
Due: Morty
Il
ronzio nella testa di Morty non sembra finire mai, balla insieme al
suo sangue e l'alcool che su di lui, povero inesperto, ha attivato
tutto il suo magico potere. Ogni volta che gira il capo la vista si
fa sempre più soffusa, poi nitida, poi di nuovo sfocata.
Altri
movimenti del suo corpo non sembrano nemmeno partire da qualche
comando del suo cervello, no. Un burattinaio esterno sta tirando i
fili sul suo corpo e deve essere piuttosto maldestro, perché
rischia
di farlo inciampare continuamente. E Morty rischia di trascinare Rick
con sé, appoggiato com'è alla sua spalla. Non gli
importa. Non
importa a nessuno dei due, tanto sono presi dal ridere per qualcosa
di indefinito. Ridono a pieni polmoni, a squarciagola, come galline
esuberanti. Potrebbero svegliare i coinquilini, o addirittura tutto
il quartiere, per questo Morty, un guizzo di lucidità
ritrovata, fa
segno a Rick di trattenersi, ma il nonno dissente.
Ridacchia
ancora quando lo sgrida: "Perf-HAHAHA, Rick, li s-sveglieremo
tutti, sta zit- HAHAHA".
Rick
ridacchia ancora e con la testa si appoggia alla spalla del moro.
"Tanto ora me ne sto per andare".
Morty
tace, in lui muore ogni briciolo di buon umore. "C-come te ne
vai?", allunga troppo la "i" finale, e la sua voce
sembra alzarsi, diventare sempre più acuta e lamentosa.
"È
stata u-una bella serata, t-ti ho r-riaccompagnato a casa, ora devo
proprio andare".
"N-non
ti reggi nemmeno in p-pi-iedi". Morty è in realtà
quello che,
staccatosi da Rick, si è appoggiato a una parete, provando a
cercare
un po' di equilibrio, anche se con scarsi risultati. Da quando in qua
i muri hanno imparato a girare in tondo?
"N-n-niente
novità per il vecchio Sánchez. F-finita la fase
dei baci
e abbracci,
o-ok? Vado. Perché hai preso dagli europei questa abitudine
di
salutare così quelli che hai conosciuto il giorno prima,
poi? T-ti
piace prenderti i germi più facilmente?".
Morty
ride già a sé stesso per la battuta che sta per
dire, la lingua
scivola in parole non controllate: "Ora mio
marito
è
geloso perché bacio altri uomini?".
Rick
barcolla vicino a lui, un bizzarro luccichio nello sguardo. Sta al
gioco. "Oh, cazzo, sì, gelosissimo".
Morty
non riesce a negare di avervi fantasticato un po' troppe volte, da
adolescente, e il loro finto matrimonio era stato così
confusionario
da rasentare l'incubo e di principio qualcosa di così bello
da
apparire come il coronamento di un sogno ben nascosto. Ha dato
l'illusione a quel ragazzino quattordicenne di poter essere
ricambiato, capito, amato — non doveva più
nascondersi,
vergognarsi. Quanti altri scenari improbabili, infondo, poteva mai
scegliere Rick? Un'infinità, eppure la sua prima idea
è stata
chiedere a Morty di sposarlo. Forse lui lo ha amato, amato davvero,
in qualche sua pazza idea che di certo non coincide con quella del
giovane. Imbarazzante, all'inizio, perché il moro non sapeva
se
fosse uno scherzo, e accettare con eccessiva foga avrebbe creato
maggiori tensioni, un disagio manifestato con le gote troppo rosse e
una balbuzie impazzita, dopo quella che si aspettava essere la
domanda "Perché
così felice di sposarmi, Morty?", "Non ti ricordi che sono
uno stronzo abusivo, Morty?".
La
seconda, forse però, più che provenire da suo
nonno sarebbe
qualcosa partita dal profondo della sua coscienza. Strano quanto a
volte coscienza e Rick si fondando in una unica voce nella sua testa,
a ricordargli che suo nonno è il peggiore, e lui il suo
idiota
succube. Le cose cambiano, le persone crescono, e Rick non è
più lo
stesso. Non da quando si è aperto con lui, e ha mostrato
pian piano
una nuova parte di sé, quasi migliorata. Ogni tanto ricade
nel suo
circolo vizioso di abusi, ma almeno a Morty pare di respirare
dell'aria fresca. Finalmente. Da quanto tempo ha aspettato questo
momento? Anche fin troppo.
Ha
idealizzato suo nonno, se ne rende ben conto. Una parte di Morty
crede che ci sia ancora del divino, nelle sue parole, nelle sue
azioni, possibilità. Ma quale dio deve soccombere sempre
alla
propria umanità?
E
nessuno è il peggiore come Rick, nessuno è il
migliore come suo
(finto) marito.
Il
moro si crogiola nel pensiero come se immenso in un bosco pregno di
afrodisiaci profumi. E forse non è nemmeno nel titolo
coniugale che
Morty ritrova tanto godimento, ma nel piacere insito nell'aggettivo
che lo precede. Suo.
Rick gli appartiene, forse in parte, forse nella sua fantasia, in
qualcosa che però trascendente la famiglia e li lega in un
rapporto
molto più profondo e intimo. Sono Rick e Morty, per cento
anni, per
sempre. Non finirà mai davvero.
Prova
a rispecchiarsi negli occhi blu e acquosi per la poca
sobrietà di
suo nonno. Non è razionale questo desiderio, Morty lo sa
bene, ma
ogni volta che guarda quell'uomo diventa vittima del vizio poco
virtuoso della passione, e non riesce a farci niente.
"Resta
qui per la notte", Morty accarezza il braccio di suo nonno
mentre si sente morire davanti a quegli occhi che, ora lo nota, hanno
le pupille un po' più dilatate del solito. Cosa
ha fatto quando è andato nel bagno del locale? O ha appena
visto
qualcosa che gli piace da matti?
Morty
spera davvero sia la seconda.
"C-che
cazzo, M-MoURGHty, sto - mi - so a-ancora camminare".
"Sei
ubriaco fradicio, Rick!".
"Anche
tu, moccioso!".
Morty
nega con decisione. "D-dignitosamente brillo".
"Non
ne sarei così sicuro. Ricordi quando hai urlato a un ragazzo
che ha
insultato le tue scarpe?".
"Sono
delle Valentino Garavani rosse in pelle vera, stagione 2019, s-se le
sogna così belle".
"Sono
scarpe da donna".
"Se
le SOGNA".
Rick
ritorna ad appoggiarsi a Morty e gli sussurra all'orecchio: "Che
fine ha fatto la regola di non svegliare i tuoi coinquilini?".
Sul
viso del moro appare un'espressione esageratamente preoccupata. "H-ho
svegliato Bea?!".
Rick
grugnisce alla menzione di quel nome. "Bravo, urlarlo, così
lo
viene a sapere tutto il quartiere che ti piace l'enne-ennesima
ragazzetta dalla personalità insipida!".
"Non
può venirlo a sapere tutto il quartiere...".
"Non
mi dire".
"I-io
sono sposato".
Sul
viso di Rick c'è un impercettibile increspatura delle
labbra. "Per
finta, Morty. Ci siamo sposati per finta".
"Ma
io sono tua
moglie!".
"No,
tu sei tutto scemo!".
Morty
boccheggia, alla ricerca di un punto a suo favore. "Hey, ti-ti
ricordi quando-quando io ci provavo con Jessica e allora tu arrivavi
e mi dicevi Morty, cosa fai? Ti dai all'a- a- addebito? No, no, qual
era?".
"Adulterio,
si dice adulterio, cretino".
"Sì,
adulterio. Mi davo all'adulterio". Una risata tradisce Morty, e
il suo piano di sembrare in ragione va in fuffa. "Forse, forse
è
a me che s-serve un babysitter...".
Rick
lo fissa per un po', e chissà cosa sta fumando in quel suo
grande
cervello, perché dopo un po' lo prende per il braccio e fa
"Occuperò
tutto il tuo letto. Meglio se ti abitui all'idea di dormire sul
pavimento".
Suo
nonno resta da lui, e Morty se si è messo a ridacchiare come
una
ragazzina con la prima cotta, non vuole ricordarlo.
Morty
chiude con attenzione la porta della sua stanza. Con quello che
può,
cerca di non far rumore. Sente dietro di sé invece Rick che
senza
tante cerimonie si scalza i Mocassini griffati Gucci, quelli che
Morty gli ha regalato al primo anno di Accademia, trovandola tra i
vari samples
che
i brand di lusso offrono agli studenti. Appena li ha visti ha subito
pensato che fossero perfetti per suo nonno, donandogli anche quel
pizzico di glamour che fa sempre bene.
Appena
si volta, vede l'uomo semi seduto sul suo letto, il capo inclinato ma
lo sguardo rivolto su Morty, i suoi movimenti. Il moro ringrazia
l'alcool di avergli privato per un po' di quel fardello chiamato
ansia, perché ora non si preoccupa di essere nel centro
delle
attenzioni di suo nonno. È una scena suggestiva e un calore
particolare si insinua tra le viscere di Morty, facendogli sentire la
pelle più viva e bisognosa di un tocco esterno.
Pure
sul volto del nonno c'è un'espressione ammiccante, come a
capire
anche lui che c'è un aria differente nella stanza.
Il
capo del moro ciondola in segno di dissenso, ma vivo in lui
è un
sorriso giocoso. "È così che tratti i regali che
faccio per
te, caro?".
Rick
sbuffa, e fa un gesto con la mano, incurante. "Io potrei darti
qualcosa di meglio".
Morty
si avvicina e inizia a salire sul letto, sfilandosi gli stivaletti
con più grazia rispetto a suo nonno. "Per esempio?". Si
arrampica verso di lui. Gattona e arriva con la schiena ad essere
vicino alle ginocchia si lui.
"S-sono
la persona più importante dell'Universo, posso - posso darti
la
Luna. Letteralmente".
"Quello
che mi ha fatto innamorare di te è la tua umiltà,
tesoro".
Fa Morty, con finta aria sognante, e si becca un pizzicotto
così
grande che probabilmente diventerà un livido. Non importa.
Morty è
divertito troppo dalla sua stessa battuta che ride, ride, ride alla
follia, tanto da sentire dolore fisico alle costole, e a fermarlo
è
solo il ricordo di avere dei coinquilini.
"Ogni
volta mi chiedo se puoi essere più coglione di quanto tu
già sia",
mormora Rick, ma è un sorriso bonario a scaldare le sue
parole. "E
la risposta è sempre sì".
È
stranamente dolce, o forse è l'alcol a togliere il peso alle
parole.
Non c'è nessun maligno nel petto di Morty, alcun dolore al
cuore, e
il giovane vede per la prima volta il fascino dell'ebrezza, di un
trasporto dionisiaco e cieco. Sarebbe pronto a seguire le orme del
nonno se fosse abbastanza codardo, se fosse pronto a sigillare ogni
emotività rimasta in lui. Ma la sua sensibilità
è il suo punto di
spicco, ciò che gli ha fatto guadagnare un'ammissione nella
più
importante Accademia della moda, quindi perché privarsene?
Forse
l'alcol non diventerà il suo nuovo migliore amico, ma ne
sente a
pieno il suo effetto, la sua sceltezza, il suo calore che scalda il
corpo, rende più acuti gli stimoli del mondo sensibile.
Sente
l'odore della pelle di Rick, di ciò che ha bevuto, e Morty
è
attratto da quella miscela come una mosca al cibo. Si avvicina molto
più di quanto dovrebbe. Nessuno lo ferma, e si mette a
cavalcioni
sopra Rick. Suo nonno non è spaventato, né
oltraggiato, arrabbiato,
affatto. Sorride, accetta con una punta di malizia come se fosse una
sfida.
Probabilmente
lo è.
Chi
cederà per primo? Ci sarà qualcuno a farlo,
almeno?
"Tua
moglie è qui, sopra di te", sussurra Morty, le parole creano
uno scenario alternativo, dove loro due rimangono Rick e Morty, ma
allo stesso tempo sono marito e marito, marito e moglie, "che
cosa mi faresti?". Stringe Rick a sé, le braccia dietro al
suo
collo, così può farsi asfissiare da quel profumo
così violento che
lo rende ... Rick.
Anche
Rick pare accettare quella realtà con disinvoltura, quasi la
conoscesse molto bene, la desiderasse. Morty non sa in cosa sperare.
"Ti strapperei i vestiti di dosso".
Morty
si morde il labbro al pensiero di Rick che gli strappa la sua giacca
di Moncleire senza troppe cerimonie. Non importa il lusso,
l'eleganza, perché a Rick non importa niente, nei soldi ci
sguazza,
e lui è così ruvido e divino che può
permettersi qualsiasi cosa.
"E
poi?", la sua voce è un sussurro impercettibile.
"Strapperai
i miei".
Morty
sfiora con mano delicata la giacca Dior che ha deciso di dare a Rick
prima per la serata. Dior è eleganza, classe. Con estrema
sacralità
Morty rispetta questi principi e, col tocco morbido, sfiora
lentamente il prezioso tessuto in lana, toglie pian piano la giacca
da Rick. Nemmeno le passioni possono superare le Sacre Regole della
moda, l'Amore che Morty ha per i vestiti, i tessuti, la loro storia.
La cura che ha sempre dato alle persone ora la dà alla moda,
ma non
significa che ha smesso di trattare gli altri con rispetto. Non
è
sbrigativo e impetuoso come Rick, si prende il suo tempo a godere i
gesti, le espressioni: suo nonno nella fantasia lo sta osservando con
sguardo famelico, pronto a mettergli la lingua fra le labbra, a
prendersi ciò che gli spetta di diritto come marito.
"Mi
baceresti?", sussurra il giovane, ritrae un po' lo sguardo,
rosso in viso e accaldato.
Rick
prende le guance di Morty con entrambe le mani. Sotto le sue dita la
pelle del moro è soffice come un impasto. "Sì".
Morty
sembra rimanere a bocca asciutta. Non se lo è aspettato.
"Dove?",
sospira, mentre Rick con le dita inizia ad accarezzare i capelli che
ha sulla nuca, un tocco così rilassante che Morty vorrebbe
non
finisse mai.
Le
loro labbra sono così vicine che sarebbe davvero un
sacrilegio non
baciarsi. Rick e Morty sono abituati ad essere dissacranti.
"Sul
collo, ovunque".
Ma
non succederà, perché tutto può
accadere nella finzione, nella
vita reale, invece, ci sono divieti differenti. Una linea
sottile che nessuno dei due può o vuole superare. Morty
è certo che
sì ritroverebbe in una situazione più grande di
lui, dove il potere
principale non sarà mai nelle sue mani. Rick
dovrà fare veramente i
conti con il suo lato emotivo, sia mai perdersi e lasciarsi
trasportare da un sentimento così profondo che lussuria non
è.
"Sono
tuo", Morty mostra il collo, vulnerabile, come se il Rick della
vita reale possa e voglia effettivamente rompere quella barriera
invisibile tra loro.
"Sempre".
Il
moro si passa la lingua tra i denti, non potendone più di
quei
preliminari, ma provando a restare al gioco. "E per cento anni".
Morty,
gli occhi in alto, e le palpebre cadenti, si lascia andare a un
sospiro impaziente: "E ora mi penetrerai?".
Rick
è severo nel tono. "No".
"N-no?".
"Devi
soffrire questo momento. Morire dalla voglia di essere scopata in
maniera brutale".
"Oh".
"Così
impari bene a guardare chi non è tuo
marito".
Morty
sa che potrebbe spalancare le cosce e sedersi sopra il sesso di Rick,
sentirlo in erezione e strofinarsi con le natiche. Sta proprio
lì
quella linea sottile, e vuoi l'alcol, vuoi che in fin dei conti
è
stanco di trattenersi, il moro lo fa.
"Me
lo merito". Si strofina, e la faccia sofferente di Rick (di chi
non può più trattenersi) tratteggia una
situazione in cui è invece
Morty ad avere il comando. Suo nonno trattiene un gemito che viene
dissimulare da un ringhio frustrato. Morty sa cosa gli sta facendo,
dove lo sta facendo arrivare (oltre il punto stabilito da tacito e
comune accordo). È una sfida, forse inconscia e guidata
dalla
mancanza di inibitori con l'alcol, ma il giovane sa come tutto
può e
deve finire. "Puniscimi".
"Non
dirmi cosa cazzo devo fare", Rick abbaia e, senza che il moro
possa accorgersene, è sopra di lui, intimidatorio e feroce.
È
bellissimo.
Così
ovvio, elementare. Morty è stato creato, allevato, persuaso
per
questo. Non può accettare altro. Diane è
insuperabile, e Morty è
completamente diverso da lei che non esiste paragone. Rick non fa il
marito dolce e premuroso, non ne ha bisogno perché non
è suo
dovere, perché Morty infondo è abituato agli
sputi in faccia, gli
occhi neri, i lividi e il sangue che gli cola dal naso. Un altro tipo
di amore parrebbe più dolce, sì, ma meno sincero.
Da parte di Rick,
almeno.
Morty
sorride, scopre i denti e le labbra gli fanno male. Manca il fiato,
non c'è aria, ma la sua vita è Rick, è
nelle sue mani intorno al
suo collo, e lo è sempre stata; estrema fiducia rilassa la
mente del
moro — verserà lacrime come un torrente in piena,
si tingeranno di
bordò le gote e poi diventerà blu, ma non
morirà. Rick non glielo
permetterà, di lasciare il mondo dei vivi senza di lui.
"Cosa
mi vuoi fare, marito?".
Rick,
andato definitivamente in blackout, gli sta sbavando sulla spalla
nuda da ben mezz'ora. Non è il peggio che sia capitato a
Morty. Ha
avuto a che fare con altri liquidi corporei, alieni e non, molto
più
disgustosi di semplice saliva. E anche quella sera Rick ha condiviso
qualcosa
in
più. Tutto ciò, però, non ha fatto
ancora stancare Morty, che
pochi minuti prima si è messo anche a ripulire il macello
che suo
nonno ha combinato, riuscendo pure a sistemare lui senza svegliarlo.
Le palpebre bruciano e la pelle tira secca ed esausta. Niente riesce
a spedirlo nel mondo dei sogni.
L'effetto
dell'alcol sta man mano scemando e Morty si sente sempre più
pensieroso, incerto.
Rick
non è più lo stesso da quando Morty è
partito per il Marangoni, o
forse è solo lui ad essere cambiato e ora guarda suo nonno
con occhi
diversi.
Il
moro si sente finalmente cercato, e allo stesso tempo respinto.
Si
accontenta di quello che ha, però, e sicuramente non guarda
in bocca
a caval donato.
L'ambiente
della moda è competitivo, gli hanno detto, fidarsi
è bene ma non
fidarsi è meglio. Per questo gli unici amici che ha sono
Rick e la
sua gentile coinquilina.
L'ha
adorata fin da quando si sono parlati per la prima volta. Con gli
altri è stato diverso, e forse nemmeno gli piacciono fino in
fondo.
Matteo è un emiliano fin troppo attaccato a sua madre, e
Morty non
vuole indagare troppo sulla natura del loro rapporto. Veronica
è
come un fantasma che passa il suo tempo per la maggior parte nei
centri sociali autogestiti o a casa della propria fidanzata.
Kristoff... Kristoff non si sa ancora bene che lingua parli.
Beatrice
è speciale, lo sa. È come lui: carne da macello
per un mondo che
non si fa problemi a spezzare in due i sogni e gli ideali di chi
è
fin troppo altruista. Rick non l'ha mai sopportata veramente.
"È
bella", gli ha concesso, ma nel suo sguardo c'è sempre stata
quella punta di disgusto e rimprovero, "ma non vale niente.
Pr-proprio come te, Morty. Un cuore troppo grande che, considerando
tutto, non aumenta il suo valore. La società è un
tritacarne, e lei
verrà fatta a pezzi. A che serve?".
Proprio
come te, Morty. Se sei troppo buono, ti faranno secco. Ti
ho torchiato per anni. Se non riesci a difenderti da
me che ti voglio bene, come farai con chi ti odia davvero?
Morty
avrebbe voluto dirgli "Sei cattivo" ma ha conosciuto sulla
propria pelle il Rick malvagio e non assomiglia troppo al Rick
sincero.
"Almeno
lei è altruista", gli ha detto Morty, come a
rinfacciarglielo.
Perché se Rick si fosse mai dimostrato migliore di lei, il
moro non
perderebbe mai tempo andandole dietro.
"L'altruismo
è da masochisti, e non parlo di quelli che mi stanno
simpatici".
"È
davvero questo il mondo in cui vuoi vivere? Persone che pensano solo
al proprio tornaconto a discapito di chiunque?".
"Un
mondo dove le persone priorizzano loro stesse, riuscendo ad essere
concretamente felici, senza rimorsi? Ci vivrei, Morty, metterei la
firma anche adesso per farlo".
"A
volte ti rende felice anche pensare agli altri".
"Chi
ti ha fatto pensare che una stronzata del genere fosse giusta? Lo
stesso che ti ha ingannato nel pensare che diventare pesci fosse
fico?".
"Io-".
"Quando
Rick e Morty verranno ricordati, non sarà per quella stupida
avventura, è chiaro?".
"Mi
stai uccidendo".
Anche
con Beatrice, Morty morirebbe: risucchiato in una normalità
stantia,
giorni soporifero che diventeranno la copia l'uno dell'altro.
C'è
conforto nella routine, nel sapere già come sarà
il futuro, ma se
la creatività è u fiore, come farà a
sbocciare, crescere, sotto lo
stesso sole? Appassirà, prima o poi. E l'anima? E la
passione?
Meritano di essere limitate in cambio di sicurezza e quiete?
Con
Rick invece, Morty già lo sa, la tranquillità
sarà l'ultimo dei
suoi problemi. Un giorno, un'avventura diversa. Sempre in bilico tra
la vita e la morte. Il moro, poi, gli è devoto in maniera
viscerale
e pure Rick, a modo suo, gli ha giurato fedeltà. Esisterebbe
coppia
migliore?
Morty
ha bisogno di idee, di ispirazione, e i paesaggi e le notti stellate
aliene lo hanno già ispirato nel creare motivi e stampe per
i suoi
tessuti. Rick lo psicopatico, il terrorista, il distruttore che
è
riuscito a regalargli un obiettivo, e tutti gli strumenti per
raggiungerlo.
Rick
è concreto, ma un sogno irraggiungibile. Beatrice la
normalità di
cui si deve accontentare.
Un
sospiro gli abbassa il petto, aria calda esce dalla sua bocca, suo
nonno nel sonno si sposta più vicino a lui.
Se
solo Beatrice sapesse essere più libera ed egoista, se solo
Rick
sapesse essere più cauto e buono.
Inizia
a chiedersi se sarà veramente così, se
dovrà accontentarsi di
qualcuno di indifferente, e sognare la notte Rick. Inferno in terra.
Morty
ha sempre di più il terrore che il vero amore non esista.
Forse è
veramente così. Al mondo non troverà mai la
persona perfetta,
nessuno lo farà, perché è un concetto
così arbitrario e fallace.
Magari riuscirà anche ad accettarlo, che l'unica vera
condizione
possibile per l'essere umano è la solitudine, ma gli
piacerebbe così
tanto essere solo con qualcuno.
Peccato
che non può.
Domenica
mattina, appena ha aperto gli occhi, la sagoma sfumata di suo nonno
è
la prima cosa che vede. A quanto pare deve essersi svegliato prima di
lui, perché è già vestito. Come abbia
fatto, non lo sa, oppure
Morty è decisamente ancora troppo assonnato per voler
spremere le
meningi e arrivarci. "Rick...", la sua voce è ancora
impastata dal sonno, l'aria nuova graffia sulla sua gola placida e
umida, rendendo la sua intonazione estremamente secca.
Morty
richiude gli occhi, non ancora deciso a volersi svegliare
completamente, "Mi prenderesti dell'acqua?". Affonda la
faccia nel cuscino, e si raggomitola nelle coperte. L'ultima cosa che
sente, prima di tornare a dormire, è il suono dei passi di
suo
nonno.
È
mezzogiorno quando si sveglia definitivamente. Si alza dal letto, e
con estremo fastidio non trova nessun bicchiere d'acqua sul comodino.
Cosa costa a Rick fargli un favore ogni tanto? Morty borbotta fra
sé
e sé su quanto suo nonno sia davvero poco servizievole, ma
almeno la
sera prima si è comportato bene. Questo glielo deve
concedere.
A
colazione è da solo, Bea e gli altri sono andati o dalle
famiglie o
sono fuori con gli amici. Morty è felice di potersi godere
del thè
caldo da solo.
L'acqua
messa a scaldare, scelta la fragranza giusta, il moro gongola a
sé
stesso mentre prende una tazza dalla credenza.
La
notifica annunciata da una suoneria ronzante lo distrae.
È
Beatrice. Morty non se lo fa ripetere due volte e apre subito il
messaggio.
C'è
scritto: "Hey, Morty, hai parlato con Rick? È sembrato molto
strano".
Prima
che il giovane adulto riesca a razionalizzare per bene, arriva un
altro messaggio: "Matteo ha anche detto che vuole che ripaghi la
tazzina che ha distrutto".
Morty
alza gli occhi al cielo. Così
tipico.
Ma Rick che fa lo strano un po' lo preoccupa. Non è certo
una novità
che gli altri considerino il comportamento di suo nonno come
bizzarro, ma il moro sente dentro di sé che qualcosa non va.
Forse a
Rick qualcosa non è andata giù, ma cosa?
Una parola fuori posto? Un'azione sconsiderata magari? Tanto vale
chiedere direttamente. Il moro non è sicuro che, se fosse
davvero
una delle due opzioni precedenti, riuscirà ad avere presto
una
risposta. Tentare però non nuoce, vero?
Morty
sa anche però quanto è facile per lui addossarsi
colpe che non ha,
e chi può e vorrebbe tranne vantaggio. Decide di inviare un
messaggio semplice, senza affrontare direttamente la questione.
"Serata
pazzesca. Ci sei anche sabato prossimo?".
Domenica
passa in fretta, tra pulizie e serie TV di cui deve ancora recuperare
qualche episodio. Lancia sempre però un'occhiata al
telefono, e
l'unica novità è che il messaggio è
stato visualizzato, magari per
errore, visto che non ha ricevuto risposta. Di solito Rick, nei
giorni in cui si sente meno loquace telefonicamente, si limita a
reagire con l'emoji del pollice alzato o del fuoco — non
invia mai
stickers, per lui sono uno dei sintomi del degrado della gen Z, ma
ogni tanto indugia in qualche GIF. È pur sempre un boomer.
Morty
osserva lo schermo del telefono, accigliato e deluso dalle sue
aspettative. Avrebbe voluto che Rick gli rispondesse raggiante,
riproponendogli di farlo anche il prossimo sabato. Morty ha fatto
qualcosa di sbagliato? Ha esagerato l'altra sera? Eppure gli
è
sembrato che Rick non si stesse ritirando dal gioco, tutt'altro...
forse sta solo andando in paranoia, si dice, anche se quel merlo
continua a picchiettargli nella capoccia. Rick probabilmente si
starà
riprendendo dalla sbornia, Morty si consola, o qualcosa nel suo
garage lo sta tenendo occupato. Gli lascerà la giornata
libera. Lo
chiamerà lunedì.
Il
primo giorno della settimana arriva e Morty, appena sveglio,
controlla il telefono per ricevere segni di vita da parte di Rick.
Nel Michigan sono le undici di sera, e Morty non crede che suo nonno
abbia preso l'abitudine di andare a dormire presto. O di dormire in
generale. Il messaggio non ha ancora ricevuto risposta e il moro,
ancora un po' assonato ed esitante dall'uscire dalle coperte, decide
di chiamare Rick.
Uno
squillo, due squilli, tre squilli.
"Pronto,
sono Rick!".
"So
chi sei, ti ho chiamato io e —"
"HAHAHA
ci sei cascato, questa è la segreteria, ora lascia un
messaggio che
non ascolterò dopo —"
Morty
butta giù. Si preannuncia già una giornata
stressante.
Martedì
il moro è rimasto a studiare a casa, Beatrice ha la giornata
libera,
il che significa che possono riprendere uno dei loro hobby preferiti:
cucinare insieme. Al moro piace mettere le mani in pasta
perché
gradisce mangiare, e la sua coinquilina non può che essere
d'accordo
con la sua filosofia culinaria. La loro ricetta del giorno è
tagliatelle al pistacchio e burrata.
"Hai
sentito tuo nonno poi, Morty?", Beatrice incalza la
conversazione, mentre con abilità e cura certosina porziona
le dosi
del condimento per la pasta.
Morty
si fa schivo mentre cerca uno strumento con cui dividere l'impasto.
"Più o meno".
Beatrice
mette intanto a frullare i pistacchi (quelli che le ha portato la
nonna. La signora è ben ricordata per aver tentato
più volte di
convincere Rick a giocare a briscola con lei, invano). Li mixa con un
po' d'olio e basilico, creando così una crema dalla forma
densa, che
andrà poi aggiunta a crudo alla pasta. "O l'hai sentito o
non
lo hai sentito". Non accetta l'evasività del moro.
"Non
è che non ci abbia provato". Il giovane si stringe nelle
spalle. "Ma non si fa vivo".
L'espressione
sul volto di Beatrice si pietrifica, sguardo e bocca si spalancano.
"Non credi che sia ...?".
"Morto?
No, per nulla. Stamattina ho visto una storia di Summer su insta. Un
selfie di loro due su un pianeta dal paesaggio roccioso tendente al
Borgogna. Forse quel pianeta con le balene volanti che producono
—",
si accorge di star divagando, e che forse è meglio iniziare
a
stendere la pasta. "Beh, è comunque è vivo, ma a
quanto pare
non vuole esserlo per me".
"Ho
il suo numero. Posso chiamarlo io, ma credo che voglia parlare
più
con te che con me".
Morty
è scandalizzato quando chiede: "Hai il suo numero?".
La
sua coinquilina prende invece il tutto con troppa leggerezza, come se
la risposta fosse ovvia. "Studio fisica delle galassie, Morty.
È
bello poterne parlare con qualcuno che ne capisca, a volte".
Il
moro si ricorda perché gli piace così tanto
Beatrice: è un po' la
versione dolce e premurosa ma annacquata di suo nonno.
"Bello".
Il sorriso sulla faccia di Morty è finto, si vede. Non si
stupirebbe
nello scoprire che Beatrice ha magari una piccola cotta segreta e
vergognosa per Rick. Chi
non l'avrebbe?
Morty si morde il labbro, teso. "Da quanto tempo sta andando
avanti questa cosa?".
Un
sorrisetto vispo increspa le labbra carnose della giovane donna. "Sei
geloso?".
"C-chiedevo!".
Il rossore dell'americano è evidente, poco serve
nasconderlo. "Ma
visto che ci avrai parlato spesso, saprai che ci sono temi di cui
adora parlare, e altri che odia a morte".
"Te,
per esempio".
"Come
scusa?".
Beatrice
lo guarda come se avesse detto la cosa più stupida. Uno di
quegli
sguardi che fa battere forte forte il cuore di Morty, così
bello e
familiare.
"Ah, appena si parla di te inizia a dire quanto tu sia spesso
inutile e distratto, poi ricorda quella volta in cui sei riuscito a
debellare la tua prima religione utilizzando la ragione e la logica,
e sembra così orgoglioso".
È
adesso che Morty arrossisce. Rick orgoglioso di lui. Non sente un
calore così potente al petto da... quanto tempo?
Probabilmente
troppo. "Che carino", e questo non è pronunciato con
falsità o ironia.
"Tantissimo".
Morty
si accorge di aver sognato un po' troppo a occhi aperti quando non ha
ancora buttato la pasta in pentola, e l'acqua ha iniziato a bollire
da un bel po'. "Ma ti sarai accorta che ci sono momenti in cui
non gli puoi proprio parlare. È davvero distaccato".
"Mi
ricordo la sua risposta a Matteo, quando si è lamentato
della
tazzina rotta", Beatrice cerca di non ridacchiare. "Per me
esagera, Matteo, dico. È solo un set preso con i punti
dell'esselunga, ma non vuole sentire ragioni".
Morty
annuisce, ma reindirizza il discorso di nuovo verso suo nonno. "Non
si apre ancora. Difficilmente sfoga o spiega i suoi sentimenti a
qualcuno".
"Però
dice che la terapia sta funzionando...".
Il
moro strabuzza gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. "Va
in terapia?". È uno scherzo, vero? Perché non
gliel'ha mai
detto?
"Non
lo sapevi? Credevo vi diceste ogni cosa!".
"A
quanto pare no". La fitta del tradimento colpisce Morty in pieno
petto.
"Certo
che però tutta quella situazione era strana...".
"In
che senso?".
Beatrice
non sembra convinta a voler proseguire con la spiegazione. Boccheggia
un po', gioca con le ciocche dei capelli miele, poi sbotta:
"Perché
dormivi con tuo nonno nudo?".
Morty
sbianca.
Mercoledì
è un giorno da dimenticare. Morty è troppo
impegnato per pensare a
tutto. Tra disegno di bozzetti, ricerca delle tendenze, studio dei
tessuto e della storia delle grandi case di moda, più una
relazione
che si è ricordato all'ultimo di dover consegnare, il moro
si sente
sopraffatto. Ne è pieno fino al collo, di cose da fare,
eppure una
parte del suo cervello lo spinge sempre a cercare qualunque tipo di
contatto con suo nonno. Si maledice per non aver mai chiesto a Rick
qualcosa di lontanamente simile a una sparaporte, per il suo
compleanno, ma chiunque avrebbe una tecnologia simile correrebbe
davvero troppi rischi — o meglio, troppe scocciature
— quindi in
realtà Morty ringrazia suo nonno per non averlo maledetto in
quel
modo. Quello per cui lo ringrazia meno, ovviamente, è la
attuale
pena del silenzio. Che cosa ha fatto infuriare così tanto
suo nonno?
Che cosa lo ha turbato? È stata quella recita del
marito-moglie,
vero? Tirare in ballo quel finto matrimonio, alle lunghe, sarebbe
diventato ostico, e imbarazzante. Morty avrebbe potuto davvero darsi
una regolata — anche se in parte non poteva, essendo mezzo
sbronzo.
La vergogna però gli fa arrossare violentemente il viso ogni
volta
che ci ripensa. Vuole chiudere gli occhi appena il ricordo si fa vivo
nella sua mente, come fosse un mostro cattivo da scacciare via. La
sua quotidianità è bloccata, a intervalli
irregolari, dalle
immagini di quel sabato. È stato così stupido e
incosciente.
Sentendosi
completamente irrazionale, preda dell'impulso e delle emozioni, Morty
invia l'ennesimo messaggio. "Ho fatto qualcosa che non va? Mi
dispiace".
Chissà
se risponderà mai. Il moro sta perdendo le speranze.
A
fine giornata si concede una doccia, ed è lì che
apprezza come il
getto d'acqua e "Till Forever falls apart" di Ashe
siano capaci di camuffare le sue lacrime.
Giovedì
Morty si sveglia con una sorpresa. La notifica di un particolare
messaggio lo scuote, mentre sente la pelle rabbrividire e lo stomaco
capovolgersi.
Non
è di Rick, ma se Summer gli ha scritto, sa per certo che
è per
parlare di lui. Con l'aria che si fa sempre più pensate nei
suoi
polmoni, decide di leggerlo.
"Mi
dici che è successo con nonno Rick? Che hai combinato?
Proprio
adesso ha fatto piangere Jerry, ricordandogli quanto sia un peso per
la famiglia e bla bla, come nelle prime stagioni, già
lo sai, e si è chiuso nel suo laboratorio, borbottando
chissà cosa.
Sono giorni che fa così. Sembra normale e poi diventa
intrattabile,
non si può più stargli vicino".
Morty
si ritrova ad essere stizzito dalle parole di sua sorella. "Perché
dovrebbe essere colpa mia?".
Insomma, non ci può essere qualche altra ragione, no? Nelle
vecchie
stories di Summer lui non è sembrato al massimo
dell'euforia, ma
Rick era bravissimo a camuffare le emozioni, quindi chi poteva essere
davvero sicuro con suo nonno?
"Fa
così solo quando è arrabbiato con te, Morty".
Il
moro decide di chiamare sua sorella, per poter avere risposte
più
chiare. "Cosa sta facendo Rick, adesso?".
"Indovina
un po', fratellino", gli risponde con sarcasmo Summer, e Morty
si morde una guancia, perché non ci vuole un genio per
prevederlo.
La rossa continua: "Ma si può sapere per cosa avete
litigato?
Quella Beatrice che il nonno nomina da ubriaco?".
Morty
scuote la testa, come se sua sorella potesse vederlo. "No, no,
non credo", poi una risatina interrompe la sua espressione
crucciata, e lui si fa subito pronto all'inciucio. "Ci credi se
ti dico che Bea ha una cotta per Rick?".
"E
a te dà fastidio, giusto?".
"Perché
dovrebbe?".
"Perché
a te piace la tua coinquilina, no?".
È
come se Summer gli avesse appena tirato uno schiaffo in faccia, e lo
avesse svegliato. Morty passa troppo tempo a dormire e sognare che
lui e suo nonno sia così vicino, da dimenticarsi la vita
reale, e
ciò che gli spetta veramente.
A
lui piace Beatrice. A lui deve piacere Beatrice.
"Ecco
-", Morty si ritrova a corto di parole, ma non deve
preoccuparsi, perché sua sorella non ha ancora finito.
"Oppure
sei ancora un piccolo maniaco alla ricerca delle attenzioni di nonno
Rick e guai a chi prova a mettersi tra te e lui".
"Summer!".
La
risata che il moro sente provenire dall'altra parte della cornetta
non aiuta a dissimulare il suo fastidio. "Ah, mi era mancato
prenderti in giro".
L'espressione
del giovane si addolcisce un po'. "Mi manchi anche tu, sorellona
rompipalle".
"Ma
sta zitto!".
È
questa la volta di Morty per sorridere. "Comunque, Summer, ne so
quanto te, sul perché Rick faccia così. Non
risponde ai messaggi, o
alle chiamate. Non so come parlargli".
"Allora
vieni qui!", fa Summer stizzita, dall'altro lato del mondo.
"Prendere
un aereo solo per chiacchierare con Rick? Non mi sembra
intelligente".
"Tu
sicuramente non lo sei. Intendevo con la sparaporte, ovvio. Ancora
non ci credo che il nonno preferisca te come aiutante, io —".
Morty
riattacca, seccato dalle parole di sua sorella, che evidentemente sta
subendo le influenze di Rick (come il voler costantemente parlare di
sé sminuendo gli altri), ma ringraziandola un po',
perché almeno ha
un piano per convincere suo nonno a rivolgergli la parola.
Si
chiede come mai non abbia pensato subito al viaggio
tetradimensionale, e anche questa volta Summer gli ha già
dato una
risposta: lui non è il membro più sveglio della
famiglia.
Quando
Summer apre un portale nella sua stanza, Morty è timoroso di
entrarci dentro. Che cosa lo aspetterà, dopo? Cosa
dovrà dire a
Rick? Cosa dovrà spiegare alla sua famiglia? "Mamme
e papà, scusate se sono andato troppo lontano con i giochi
di ruolo
sul matrimonio. Ah, non sapevate che io e Rick fossimo sposati? Posso
spiegare –".
Ogni
briciola del suo corpo è in stato ansioso, rendendolo
così un
piccolo casino ambulante, incapace di frenare il tremolio. Non
riesce, non riesce, non riesce. Vorrebbe tanto non dover attraversare
quel portale, ma Rick non gli lascia altra scelta. Suo nonno lo
costringe sempre a fare quello che non vuole.
A
ogni passo il macigno che ha nel petto aumenta di peso, la saliva
viene lentamente prosciugata sempre di più, e le parole
scarseggiano.
Ma
deve farlo. Non riuscirebbe a sopportare l'idea di Rick che lo ignora
per sempre.
La
sensazione di attraversare un portale è pressoché
nulla. Sarà che
ci avrà fatto l'abitudine, ma non sente niente. Il massimo
che
percepisce è un odore intenso di pulito, quasi sterile, come
se si
ritrovasse per mezzo secondo nel corridoio di qualche ospedale.
È
nel soggiorno della sua casa in Michigan. Ha fatto abbastanza viaggi
con la sparaporte per non avere più quella espressione
sorpresa ogni
volta che arriva con velocità impressionante l'altro lato
del mondo.
Vede Summer e le fa un cenno di saluto.
"Mamma,
la sua versione spaziale e papà sono andati a un impegno
medico, o
qualunque cosa abbiano blaterato a cena", è la prima cosa
che
sua sorella gli dice, osservando il suo sopracciglio alzato e la
domanda nascente sulle sue labbra riguardante dove fossero i loro
genitori. "Mi ucciderò se scopro che avremo un fratellino o
una
sorellina".
"Non
dirlo a me". Morty non ascolta troppo quello di cui Summer sta
parlando. La sua testa è occupata a guardarsi a torno, come
a voler
imprimere nella mente ogni cosa della sua vecchia e cara casa. La TV
dove guardavano i programmi più strampalati, il cavo
interdimensionale, la navicella fuori dal garage e si riesce a vedere
anche fuori la finestra del salotto, perché è
davvero enorme ed
eccentrica. Le vecchie foto, i nuovi acquisti, il perenne disordine e
qualche batuffolo di polvere che nessuno ha mai pulito veramente. Gli
scende quasi una lacrima per il senso di nostalgia, ma una certa
determinazione si impadronisce di lui. Ha un obiettivo da
raggiungere. "Rick dov'è?".
"Secondo
te?", Summer schiocca la lingua e Morty si tirerebbe un ceffone
per la propria stupidità. "Non si vuole muovere da
lì da
giorni".
Morty,
con passi che, si rende conto dopo, appaiono risoluti e ferrei come
una marcia, si dirige verso il garage. È determinato a porre
fine
alla questione, anche se sta morendo di paura.
All'inizio,
il suo approccio è affettato, diplomatico: bussa la porta
del
garage, dà a Rick la possibilità di aprirgli la
porte e il proprio
cuore oscurato da qualunque cosa lo turbi, così da
risolverla con le
buone. Non risponde nessuno. Come se il garage fosse vuoto. Forse lo
è? Può essere. Morty almeno vuole vedere se
c'è stato qualcosa che
magari ha impegnato suo nonno lì per giorni —
un'invenzione
particolare, una scusa che permetta al moro di salvarsi, senza dover
più pensare che sia tutta colpa sua.
Prova
ad aprire ripetutamente la porta, senza successo.
"Si
è chiuso qua dentro?", Morty fa sbuffando, come se non fosse
ovvio.
"Già".
"A
chiave?"
"Già".
"E
non dà segni di voler uscire?"
"Già".
"Continuerai
a ripetere la stessa parola?"
"Già.",
un accenno di risata si palesa sul volto viperino di Summer. "E
buona fortuna, ti servirà", è l'augurio che gli
dà, prima di
scomparire — sempre però restando in un punto dove
le riesce
facile udire cosa il fratello e il nonno possano dirsi. Morty la
conosce benissimo sua sorella.
Morty
prova a riaprire la porta. Non ha idea se funzionerà
davvero, ma
nella sua testa è un buon metodo per allentare la chiusura.
O
qualunque cosa. "Rick?", urla, "Rick ci sei?!".
Una
voce robotica vuole mettere fine al continuo tentativo di irruzione
del garage. "Il soggetto Rick Sánchez non è al
momento
presente all'interno dell'abitazione. Siete pregati di andarvene, o
correrete il rischio di farvi molto male". Più che un
avvertimento di precauzione, l'ultima parte è sembrata alle
orecchie
di Morty come una minaccia.
Suo
nonno forse non c'è veramente. Il moro fa per girare sui
tacchi e
andarsene, ma aspetta un momento... "Rick, so che ci sei! Ho
visto l'astronave fuori dal garage, e la sparaporte l'ha presa Summer
per farmi venire. Non mentirmi!".
Morty
batte con pugni e decisione sulla porta del garage. Non gli passa
nemmeno l'idea di creare un portale per il garage e teletrasportarsi
lì. Anzi, la pondera anche, ma scuote la testa con decisione
all'opzione.
Si
rende conto che non costringerà mai suo nonno a fare
qualcosa che
non vuole fare, ma all'improvviso sente l'esigenza di parlare,
provarci. Se la loro relazione deve andare al patibolo per un
malinteso, Morty odierà se stesso per non aver mai provato a
risolvere la situazione.
"Rick!
Apri!".
Per
dispetto, la porta del garage viene chiusa ancora di più da
quelli
che sembrano mura in metallo, unite da uno strano cerchio al centro.
Probabile la sede di una chiave o, si rende conto con la propria
immagine riflessa, una videocamera che scannerizza la sua
identità
attraverso la retina, e che analizza ogni movimento.
Ad
assumere un aspetto minaccioso però non è questa
nuova chiusura
ermetica, ma i cannoni al plasma che spuntano da entrambi i lati
della porta. Il moro deglutisce alla vista, piccolo e indifeso.
Morty
si è sempre chiesto quanto deve essere grande lo scheletro
cybernetico che Rick ha costruito intorno alla struttura all'insaputa
di tutti.
"Cosa
vuoi fare, Rick? Spararmi a vista solo perché parlo?". Il
giovane non sa dove ha trovato tutta quella sfrontatezza. Forse
perché davvero perdere Rick sarebbe peggio della morte.
Da
qualche altoparlante impiantato chissà dove, la voce stanca
di Rick
si fa beffe di lui: "Ho fatto di peggio per molto meno. Vattene,
idiota".
Morty
punta i piedi. "Non mi fermerai, Rick, perché questa
situazione
deve essere risolta".
"Sei
stato avvisato, Morty".
Il
moro non si arrende. No, prova una mossa che definirla suicida
è un
eufemismo. Si siede a gambe incrociate davanti la porta. Il suono dei
cannoni al plasma che si caricano a sferrare il loro colpo si fa
sempre più pronunciato. Morty li sente, l'unico rumore che
cattura
la sua attenzione. Chiude gli occhi, e aspetta. Aspetta, aspetta,
aspetta.
Suo
nonno lo ucciderà oppure... "Sei un veramente un coglione".
Rick annulla i colpi, e Morty spera che il suo sospiro di sollievo
non sia stato troppo rumoroso. Una parte di lui lo sa bene,
però:
suo nonno non arriverebbe mai a tanto.
"Credevo
ti fosse piaciuto sabato sera. F-forse, sai, la serata migliore della
mia vita".
Il
commento piccato di Rick arriva, la voce resa metallica dal microfono
dell'altoparlante. "Che vita di merda".
"Senti,
se sei preoccupato per quello che è successo dopo
— davvero,
capita a chiunque, lascia stare!".
"Sicuramente.
A chi non succede?".
Morty
conosce talmente bene Rick da capirne che il sarcasmo è solo
una
delle mille armature per proteggersi da ciò che si sta
portando alla
luce. Per questo cerca di ignorarlo, ma a volte il giovane vorrebbe
alzare gli occhi al cielo e lasciar stare Rick nella sua
puerilità.
"Devo
dire, che però pulire dopo è stato un incubo. Mi
hai sorpreso, sai?
Non so quanti litri hai schizzato — cioè davvero,
cos'hai lì? Un
idrante per caso?"
"Morty
chiudi il becco!".
Quando
Rick alza la voce in quel modo, con quella inclinazione, bisogna fare
come dice. Morty l’ha imparato molto bene. Capisce che
provare a
scherzare con suo nonno non serve a niente, deve addolcire i toni ed
essere premuroso. "Ti voglio bene. Non importa cosa è
accaduto
e cosa accadrà, io te ne vorrò sempre", ammette,
il suo cuore
in mano. "E non importa se ti vergogni perché sabato sera
hai
praticamente vomitato ogni cosa che hai bevuto,
costringendomi
a togliermi tutti i vestiti e anche i tuoi, perché,
chissà, un
giorno potrà capitare anche a me? Non lo so, ma —".
Forse
esiste la magia dell’amore, spera e riafferma la parte
più
sognante di Morty. Che esiste una forza che gli essere umani non
possono capire, né perciò controllare, in grado
però di comandare
le loro azioni e dirigere il corso degli eventi. Il moro osserva con
gli occhi spalancati e increduli tutti i muri di cui prima Rick si
è
ornato abbassarsi: via i cannoni, via i rinforzi in metallo.
Via
la porta chiusa a chiave.
Ora
Morty può entrare nel mondo di Rick.
NdA
Ecco
il capitolo con il pov di Morty! Molto più lungo del
precedente,
devo ammetterlo, ma ho apprezzato tanto scriverlo. Spero voi abbiate
avuto lo stesso piacere nel leggerlo <3
Sto
aspettando il finale di stagione per il prossimo capitolo, magari per
ritrovare qualche svolta sia nella trama che nella relazione tra
personaggi (su Twitter teorizzano che questo Rick sia Prime in
disguise, ma ci credo poco). L’episodio
nove, invece, ha
spaccato di brutto. Potrei aver avuto PTSD dal semifinale della
quinta che mi ha abbassato le aspettative, perché Rick che
scappa
con i corvi, magari utile per la trama, ma davvero BRUTTO. Orribile.
Vorrei fosse stata un’allucinazione collettiva e niente di
più. Ma
SPOILER!!!
i nostri
cretini il luv che si dichiarano sono bellissimi. Allora non si fanno
(troppi) problemi nell’esprimere i loro sentimenti, awww *.*
Per
il resto, poco da aggiungere. Prob farò una playlist pure
per questa
ff, chissà.
Passate
una bella settimana, alla prossima!!
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