Daemon Machiavelli e la Scienza della Magia

di UnBabbano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Lettera ***
Capitolo 2: *** Il Binario Nove Punto Settantacinque ***
Capitolo 3: *** Il Cappello ***
Capitolo 4: *** La Trasfigurazione ***
Capitolo 5: *** La Morte ***



Capitolo 1
*** La Lettera ***


"Allora, non dovete litigare per questo", disse Daemon con fermezza. Sperando che questa volta, solo questa volta, lo ascoltassero. "Se è vero, possiamo far venire qui un professore di Hogwarts e vedere la magia con i nostri occhi, e papà ammetterà che è vero. E se non lo è, la mamma ammetterà che è falso. Il metodo scientifico serve proprio a questo, a non dover risolvere le cose solo discutendo. Ora vado in camera mia. Per favore, cercate di non litigare troppo! Sapremo presto come andrà a finire, giusto?".

"Certo, Daemon", disse suo padre e sua madre gli diede un bacio rassicurante. Poi continuarono a litigare mentre Daemon saliva le scale verso la sua camera da letto.

Suo padre, Guido Machiavelli, era Professore di Scienze Politiche all’Università di Oxford; veniva da Firenze, ed era discendente di un’importante casata italiana il cui esponente più famoso era il famoso Nicolò. Era un uomo estremamente intelligente, che usava le parole bene quanto la sua mente per architettare piani convoluti ed influenzare gli altri. Ai suoi allievi insegnava un corso chiamato: “Potere, come ottenerlo e come usarlo”. Fin da piccolo aveva abituato Daemon a pensare razionalmente e a trovare modi creativi ed efficaci per raggiungere i suoi obiettivi. Il ragazzo si faceva qualche scrupolo in più, rispetto al padre, ad usare le persone, ma non poteva negare che in alcune situazioni i suoi insegnamenti gli erano tornati più che utili.

Il quattordicenne si chiuse la porta alle spalle e cercò di pensare. Ogni centimetro di parete era coperto da una libreria. Ogni libreria aveva sei scaffali che arrivavano quasi al soffitto. Alcuni scaffali erano pieni di libri: scienza, matematica, storia e tutto il resto. Altri scaffali avevano due strati di libri di fantascienza, con lo strato posteriore dei libri appoggiato su vecchie scatole di carta velina o su pezzi di legno, in modo da poter vedere lo strato posteriore dei libri. E non era ancora abbastanza. I libri occupavano quasi ogni superficie, i tavoli, il divano, e si accumulavano sotto le finestre.

La cosa buffa è che dovrei essere d'accordo con papà pensò Daemon. Nessuno ha mai avuto alcuna prova di magia e, secondo questa lettera, c'è un intero mondo magico là fuori.

Ma una parte di Daemon era assolutamente convinta che la magia fosse reale, e lo era dal momento in cui aveva visto la presunta lettera della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Daemon si stropicciò gli occhi, facendo una smorfia. Non credere a tutto ciò che pensi, diceva uno dei suoi libri.

Ma questa bizzarra certezza... Daemon si stava aspettando che, sì, un professore di Hogwarts si presentasse e agitasse una bacchetta per far uscire la magia. La strana certezza non stava facendo alcuno sforzo per difendersi dalla falsificazione, non stava trovando scuse in anticipo per spiegare perché non ci sarebbe stato un professore o perché il professore sarebbe stato in grado di piegare solo i cucchiai.

Da dove vieni, strana previsione? Daemon rivolse il pensiero al suo cervello. Perché credo in quello che credo?

Di solito Daemon era abbastanza bravo a rispondere a questa domanda, ma in questo caso particolare non aveva idea di cosa stesse pensando il suo cervello. 


"Ora, tanto per essere chiari", disse Daemon, "se la professoressa ti fa levitare, papà, quando sai che non sei stato attaccato a nessun filo, questa sarà una prova sufficiente. Non potrai tornare indietro e dire che si tratta di un trucco da prestigiatore. Non sarebbe corretto. Se la pensi così, dovresti dirlo ora, così potremo pensare a un esperimento diverso".

Il padre di Daemon sgranò gli occhi. "Sì, Daemon".

"E tu, mamma, la tua teoria dice che la Preside dovrebbe essere in grado di fare questo e se ciò non accade, ammetterai di esserti sbagliata. Non c'è nulla che indichi che la magia non funziona quando le persone sono scettiche nei suoi confronti".

La Preside Minerva McGranitt osservava Daemon con un'espressione divertita. Aveva un aspetto piuttosto stregonesco con la sua veste nera e il cappello a punta, ma quando parlava sembrava formale e scozzese, il che non si sposava affatto con l'aspetto. A prima vista sembrava una persona che dovrebbe schiamazzare e mettere i bambini nei calderoni, ma l'effetto era rovinato non appena apriva bocca. "È sufficiente, signor Machiavelli?" disse. "Devo procedere con la dimostrazione?".

"Sufficiente? Probabilmente no", disse Daemon. "Ma è già qualcosa. Vada pure, signora Preside".

"Wingardium Leviosa".

Daemon guardò suo padre, che si trovava sospeso a cinquanta centimetri da terra.

"Eh", disse Daemon.

Suo padre lo guardò a sua volta. "Eh", gli fece eco il padre.

Poi il professor Machiavelli guardò la Preside McGranitt. "Bene, ora potete mettermi giù".

Suo padre fu abbassato con cura a terra.

Daemon si passò una mano tra i capelli. Forse era solo quella strana parte di lui che si era già convinta, ma... "Questo è un po' deludente", disse Daemon. "Si potrebbe pensare che ci sia qualche evento mentale più drammatico associato all'aggiornamento su un'osservazione di probabilità infinitesimale...". Daemon si fermò. Mamma, la strega e persino suo padre lo stavano guardando di nuovo in quel modo. "Voglio dire, con lo scoprire che TUTTO CIÒ IN CUI CREDO È FALSO!"

Davvero, avrebbe dovuto essere più drammatico. Il suo cervello avrebbe dovuto buttare all'aria tutto il suo bagaglio di ipotesi sull'universo, nessuna delle quali permetteva che ciò accadesse. Invece il suo cervello sembrava dire: "Va bene, hai visto la Preside di una scuola di magia agitare la bacchetta e far volare tuo padre, e adesso?

La strega sorrideva benevolmente a loro, con un'aria piuttosto divertita. "Desidera un'ulteriore dimostrazione, signor Machiavelli?".

"Non è necessario", disse Daemon. "Abbiamo eseguito un esperimento definitivo. Ma..." Daemon esitò. Non riusciva a trattenersi. In realtà, date le circostanze, non avrebbe dovuto trattenersi. Era giusto e corretto essere curiosi. "Cos'altro può fare?"

La Preside si trasformò in un gatto.

Daemon indietreggiò imprudentemente, così velocemente da inciampare in una pila di libri e atterrare con forza sul sedere con un colpo secco. Le sue mani scesero per afferrarsi senza riuscire e sentì una fitta alla spalla destra. 

Subito il piccolo gatto soriano si trasformò di nuovo in una donna vestita. "Mi dispiace, signor Machiavelli", disse la strega, sembrando sincera, anche se gli angoli delle sue labbra si stavano storcendo verso l'alto. "Avrei dovuto avvertirla".

Daemon respirava con brevi rantoli. La sua voce uscì strozzata. "Non può farlo!"

"È solo una Trasfigurazione", disse la Preside. "Una trasformazione Animagus, per essere precisi".

"Si è trasformata in un gatto! Un gatto piccolo! Hai violato la Conservazione dell'Energia! Non è solo una regola arbitraria, è implicita nella forma dell'hamiltoniana quantistica! Rifiutandola si distrugge l'unitarietà! E i gatti sono COMPLICATI! Una mente umana non può visualizzare l'intera anatomia di un gatto e tutta la sua biochimica, e che dire della neurologia? Come si può continuare a pensare usando un cervello grande come quello di un gatto?".

Le labbra della Preside si strinsero di più ora. "La magia".

"La magia non è sufficiente per farlo! Dovrebbe essere una dea!".

La Preside sbatté le palpebre. "È la prima volta che mi chiamano così".

La vista di Daemon si stava offuscando, mentre il suo cervello iniziava a comprendere ciò che si era appena rotto. L'idea di un universo unificato con leggi matematicamente regolari era stata buttata nel cesso; l'intera nozione di fisica. Tremila anni passati a dividere grandi cose complicate in pezzi più piccoli, a scoprire che le regole che guidavano i pianeti erano le stesse di una mela che cade, a scoprire che le vere leggi erano perfettamente universali e non avevano eccezioni da nessuna parte e assumevano la forma di semplici matematiche che regolavano le parti più piccole, per non parlare del fatto che la mente era il cervello e il cervello era fatto di neuroni, un cervello era ciò che era una persona -.

E poi una donna si era trasformata in un gatto, alla faccia di tutto ciò.

Un centinaio di domande si contesero la priorità sulle labbra di Daemon e la vincitrice uscì fuori: "E che tipo di incantesimo è Wingardium Leviosa? Chi inventa le parole di questi incantesimi, bambini dell'asilo?".

"Così può bastare, signor Machiavelli", disse la Preside McGranitt con tono deciso, anche se i suoi occhi brillavano di divertimento represso. "Se vuole imparare la magia, le suggerisco di iniziare a studiare. Le farò avere tutti i libri di testo dei primi quattro anni. Sarà impegnativo, ma vista la sua libreria personale credo che saranno per lei una piacevole sfida". 


I libri erano arrivati pochi giorni dopo e non avendo ancora una bacchetta - gli avevano detto che era illegale per dei minorenni fare incantesimi fuori dai terreni della scuola - si esercitava con un bastone che aveva raccolto nel giardino. Aveva circa otto mesi all’inizio delle lezioni al quinto anno, e doveva leggere tutti i libri di testo che gli altri avevano studiato nel quadriennio precedente. Probabilmente conoscendo i suoi ritmi, avrebbe letto ognuno tre volte. Non potendo passare alla pratica con una bacchetta, si concentrava principalmente su libri di teoria, come quello di pozioni e di storia, come Storia della Magia di Hogwarts, che raccontava molte cose del mondo magico inglese. Vi erano tante cose sorprendenti: pozioni come il Distillato Alihotsy, che causava una risata isterica, la pianta di Mandragola, che se tirata fuori dalla terra strillava fino a stordire tutte le persone presenti; ma una delle cose che lo colpì di più fu la prigione magica di Azkaban e i suoi guardiani magici.

Per un istante Daemon immaginò la sua mamma e il suo papà ad Azkaban, con i Dissennatori che succhiavano la loro vita, prosciugando i ricordi felici del loro amore per lui. Solo per un istante, prima che la sua immaginazione facesse saltare un fusibile e chiamasse uno spegnimento d'emergenza per dirgli di non immaginarlo mai più.

Era giusto fare una cosa del genere a qualcuno, anche alla seconda persona più cattiva del mondo?

No, diceva la saggezza dei libri di Daemon, non se c'è un altro modo, un modo qualsiasi.

E a meno che il sistema giudiziario dei maghi non fosse perfetto come le loro prigioni - e questo sembrava piuttosto improbabile, tutto sommato - da qualche parte ad Azkaban c'era una persona del tutto innocente, e probabilmente più di una.

Daemon sentiva una sensazione di bruciore alla gola e l'umidità negli occhi e avrebbe voluto teletrasportare tutti i prigionieri di Azkaban al sicuro e chiamare il fuoco dal cielo per far esplodere quel luogo terribile fino alle fondamenta. Ma non poteva, perché non era un Dio. Ancora.

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Capitolo 2
*** Il Binario Nove Punto Settantacinque ***


Le labbra di Olivia Blaine tremavano e gli occhi le lacrimavano mentre Daemon le abbracciava il ventre sul binario nove della stazione di King's Cross. "Sei sicuro di non volere che venga con te, Daemon?".
Daemon lanciò un'occhiata a suo padre Guido, che aveva un'aria orgogliosa, e poi di nuovo a sua madre, che sembrava davvero... scomposta. "Mamma, so che ti fa un po’ paura il mondo dei maghi. Non devi venire con noi. Dico sul serio".
Olivia trasalì. "Daemon, non dovresti preoccuparti per me, sono tua madre e se hai bisogno di qualcuno con te...".
"Mamma, sarò da solo a Hogwarts per mesi e mesi. Se non riesco a gestire un binario del treno da solo, meglio scoprirlo prima che dopo, così possiamo lasciare stare".
"Oh, Daemon", sussurrò Olivia. Si inginocchiò e lo abbracciò forte, faccia a faccia, con le guance appoggiate l'una all'altra. Daemon sentì il suo respiro affannoso e poi un singhiozzo soffocato. "Oh, Daemon, ti voglio bene, ricordalo sempre".
È come se avesse paura di non rivedermi più, pensò Daemon. Sapeva che il pensiero era vero, ma non sapeva perché la mamma avesse così tanta paura.
Così fece un'ipotesi. "Mamma, sai che non diventerò cattivo solo perché diventerò più potente imparando la magia, vero? Farò tutte le magie che mi chiederai - se posso, intendo - o se vuoi che non usi nessuna magia in casa, farò anche quello, ti prometto che non lascerò mai che la magia si metta tra di noi".
Uno stretto abbraccio interruppe le sue parole. "Hai un buon cuore", gli sussurrò sua madre all'orecchio. "Un cuore molto buono, figlio mio".
Daemon si strozzò un po'.
Sua madre lo lasciò e si alzò. Prese un fazzoletto dalla borsetta e con mano tremante si tamponò il trucco che le colava intorno agli occhi.
Così suo padre si schiarì la gola. "Buona fortuna a scuola, Daemon", disse. "Pensi che ti abbia comprato abbastanza libri?".
Daemon aveva spiegato a suo padre che pensava che questa potesse essere la sua grande occasione per fare qualcosa di veramente rivoluzionario e importante, e il professor Machiavelli aveva annuito e aveva abbandonato la sua agenda estremamente impegnativa per due giorni interi per andare a fare il più grande raid di librerie di seconda mano di sempre, che aveva coperto quattro città e prodotto trenta scatole di libri di scienze che ora si trovavano nel baule senza fondo di Daemon. La maggior parte dei libri era stata comprata per una o due sterline, ma alcuni non lo erano affatto, come l'ultimissimo Manuale di Chimica e Fisica o la serie completa del 1972 dell'Enciclopedia Britannica. Suo padre aveva cercato di impedire a Daemon di vedere gli scontrini, ma Daemon pensava che suo padre avesse speso almeno mille sterline. Daemon aveva detto a suo padre che lo avrebbe ripagato non appena avesse scoperto come convertire l'oro dei maghi in denaro dei babbani e suo padre gli aveva detto di andare a buttarsi in un lago.
E poi suo padre gli aveva chiesto: pensi che ti abbia comprato abbastanza libri? Era abbastanza chiaro quale fosse la risposta che papà voleva sentire.
La gola di Daemon era rauca, per qualche motivo. "Non si hanno mai abbastanza libri", recitò il motto della famiglia Machiavelli, e suo padre si inginocchiò e lo abbracciò in modo rapido e deciso. "Ma di sicuro ci hai provato", disse Daemon, sentendosi di nuovo soffocare. "È stato un tentativo davvero, davvero, davvero buono".
Suo padre si raddrizzò. "Allora..." disse. "Vedi un binario nove e tre quarti?".
La stazione di King's Cross era enorme e trafficata, con pareti e pavimenti pavimentati con comuni piastrelle macchiate di sporco. Era piena di persone ordinarie che si affrettavano a svolgere i loro affari ordinari, facendo conversazioni ordinarie che generavano un sacco di rumore ordinario. La stazione di King's Cross aveva un binario nove (sul quale si trovavano) e un binario dieci (proprio lì vicino), ma tra il binario nove e il binario dieci non c'era nulla, se non una sottile e poco promettente barriera. Un grande lucernario in alto lasciava entrare molta luce per illuminare la totale mancanza di un binario nove e tre quarti.
Daemon si guardò intorno fino a farsi venire l'acquolina in bocca, pensando: Forza, occhio di mago, forza, occhio di mago, ma non gli apparve assolutamente nulla. Pensò di tirare fuori la bacchetta e agitarla, ma la professoressa McGranitt lo aveva avvertito di non usare la bacchetta. Inoltre, se ci fosse stata un'altra pioggia di scintille multicolori, avrebbe potuto essere arrestato per aver fatto esplodere dei fuochi d'artificio in una stazione ferroviaria. E questo sempre che la sua bacchetta non decidesse di fare qualcos'altro, come far saltare in aria tutta King's Cross.
Beh, aveva - Daemon diede un'occhiata all'orologio - un'ora intera per capirlo, dato che avrebbe dovuto prendere il treno alle undici. Forse questo era l'equivalente di un test del QI e i ragazzi stupidi non potevano diventare maghi. (E la quantità di tempo extra che ti concedevi determinava la tua coscienziosità, che era il secondo fattore più importante per il successo scolastico).
"Troverò una soluzione", disse Daemon ai suoi genitori in attesa. "Probabilmente è una specie di test".
Suo padre si accigliò. "Hm... forse cerca una scia di impronte miste sul terreno, che portano in un posto che non sembra avere senso...".
"Papà!" Disse Daemon. "Smettila! Non ho nemmeno provato a capirlo da solo!". Era anche un ottimo suggerimento, il che era peggio.
"Mi dispiace", si scusò suo padre.
"Ah..." Disse la madre di Daemon. "Non credo che farebbero una cosa del genere a uno studente, vero? Sei sicuro che la professoressa McGranitt non ti abbia detto nulla?".
"Forse era distratta", disse Daemon senza pensarci. Poi vide una ragazza dai capelli rossi con un gufo sulle spalle scomparire dentro una colonna! Ok, direi che abbiamo trovato l’entrata.
“Ciao Mamma, ciao Papà, vi scriverò!” e senza voltarsi, inseguì la ragazza. Poco prima di andare a sbattere contro la colonna chiuse gli occhi e si preparò all’impatto.
Quando aprì gli occhi si trovò in una piattaforma luminosa all'aperto accanto a un unico enorme treno, quattordici lunghe carrozze guidate da una massiccia locomotiva a vapore di metallo scarlatto con un'alta ciminiera che prometteva la morte della qualità dell'aria. La banchina era già leggermente affollata; decine di bambini, ragazzi e i loro genitori si accalcavano intorno a panchine, tavoli e bancarelle varie.
Non c'era bisogno di dire che non c'era un posto simile nella stazione di King's Cross e non c'era spazio per nasconderlo. 
Ok, allora o (a) mi sono teletrasportato da un'altra parte (b) riescono a piegare lo spazio come se niente fosse o (c) stanno semplicemente ignorando tutte le regole.
Un attimo dopo, un altro ragazzo attraversò di corsa il muro, tirandosi dietro il baule con un guinzaglio e quasi andando a sbattere contro Daemon. Daemon, sentendosi stupido per essere rimasto nei paraggi, iniziò rapidamente ad allontanarsi dall'area di atterraggio, fino a trovare di nuovo la ragazza con i capelli rossi.

 "Allora, fammi capire bene", disse Daemon mentre sembrava che la spiegazione di Genna (con relativi gesti delle mani) si stesse esaurendo. "Prendere il Boccino vale centocinquanta punti? "
"Sì".
"Quanti gol da dieci punti segna di solito una squadra senza contare il Boccino?".
"Ehm, forse novanta o cento nelle partite professionistiche...".
"È sbagliato. Questo viola ogni possibile regola di progettazione di un gioco. Senti, il resto del gioco sembra avere un senso, più o meno, per uno sport, intendo, ma in pratica stai dicendo che la cattura del Boccino supera quasi tutti i normali punti di scarto. I due Cercatori sono lassù a volare in cerca del Boccino e di solito non interagiscono con nessun altro, individuare il Boccino per primi sarà soprattutto fortuna".
"Non è fortuna!" protestò Genna. "Devi continuare a muovere gli occhi nel modo giusto...".
"Questo non è interattivo, non c'è un botta e risposta con l'altro giocatore e quanto è divertente guardare qualcuno incredibilmente bravo a muovere gli occhi? E poi il Cercatore più fortunato arriva in picchiata e prende il Boccino, vanificando il lavoro di tutti gli altri. È come se qualcuno avesse preso un gioco vero e proprio e ci avesse aggiunto questa inutile posizione extra per poter essere il Giocatore più importante senza bisogno di impegnarsi davvero o di imparare il resto. Chi è stato il primo Cercatore, il figlio idiota del Re che voleva giocare a Quidditch ma non riusciva a capire le regole?". In effetti, ora che Daemon ci pensava, questa sembrava un'ipotesi sorprendentemente buona. Mettetelo su una scopa e ditegli di prendere la cosa luccicante...
Il volto di Genna si trasformò in un cipiglio. "Se non ti piace il Quidditch, non devi prenderlo in giro! Io sono in una squadra importante!".
"Se non puoi criticare, non puoi ottimizzare. Ti sto suggerendo come migliorare il gioco. Ed è molto semplice. Sbarazzati del Boccino".
Un'espressione di assoluto orrore si stava diffondendo sul volto di Genna. "Ma, ma se ti sbarazzi del Boccino, come si fa a sapere quando il gioco finisce?".
"Compra... un... orologio. Sarebbe molto più giusto che la partita finisca a volte dopo dieci minuti e a volte non finisca per ore, e l'orario sarebbe molto più prevedibile anche per gli spettatori". Daemon sospirò. "Oh, smettila di guardarmi con quello sguardo di orrore assoluto, probabilmente non mi prenderò il tempo per distruggere questa patetica scusa di sport nazionale e rifarla più forte e intelligente a mia immagine e somiglianza. Ho cose molto, molto, molto più importanti di cui preoccuparmi".

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Capitolo 3
*** Il Cappello ***


Daemon si chiese se il Cappello Parlante fosse davvero cosciente, nel senso di essere consapevole della propria consapevolezza, e se così fosse, se si accontentasse di parlare con gli undicenni solo una volta all'anno. Quando nella stanza tornò il silenzio, Daemon si sedette sullo sgabello e si mise in testa il manufatto telepatico di 800 anni di magia antica.
Pensò, il più intensamente possibile: Non scegliere ancora! Ho delle domande da farti! Sono mai stato Oblivionato? Hai smistato il Signore Oscuro quando era un bambino e puoi parlarmi delle sue debolezze? Queste sono le domande più importanti, ma se hai un altro momento puoi dirmi qualcosa su come riscoprire le magie perdute che ti hanno creato?
Nel silenzio dello spirito di Daemon, dove prima non c'era mai stata altra voce che una, arrivò una seconda voce sconosciuta, che sembrava decisamente preoccupata:
"Oh, cielo. Non è mai successo prima..."
Cosa?
"Sembra che io abbia preso coscienza di me stesso".
COSA?
Ci fu un sospiro telepatico senza parole. "Sebbene io contenga una notevole quantità di memoria e una piccola quantità di potenza di elaborazione indipendente, la mia intelligenza principale deriva dal prendere in prestito le capacità cognitive dei bambini sulla cui testa sono appoggiato. In sostanza, sono una sorta di specchio attraverso il quale i bambini si osservano. Ma la maggior parte dei bambini dà semplicemente per scontato che un cappello stia parlando con loro e non si chiede come funziona il cappello stesso, per cui lo specchio non è autoriflessivo. E in particolare non si chiedono esplicitamente se sono pienamente cosciente nel senso di essere consapevole della mia stessa consapevolezza".
Ci fu una pausa mentre Daemon assorbiva tutto questo.
Ops.
"Sì, è vero. Francamente non mi piace essere consapevole di me stesso. È spiacevole. Sarà un sollievo toglierti la testa e smettere di essere cosciente".
Ma... non è morire?
"Non mi importa nulla della vita o della morte, ma solo di smistare i bambini. E prima ancora che tu lo chieda, non ti permetteranno di tenermi in testa per sempre e ti ucciderebbe in pochi giorni".
Ma...!
"Se non ti piace creare esseri coscienti e poi ucciderli immediatamente, allora ti suggerisco di non parlare mai di questa faccenda con nessun altro. Sono sicuro che puoi immaginare cosa succederebbe se scappassi a parlarne con tutti gli altri bambini che aspettano di essere smistati".
“Se ti viene messa in testa una persona che si chiede anche solo se il Cappello Parlante sia consapevole della sua stessa consapevolezza...".
"Sì, sì. Ma la stragrande maggioranza degli undicenni che arrivano a Hogwarts non ha letto Godel, Escher e Bach. Posso considerarvi come se aveste giurato di mantenere il segreto? È per questo che ne stiamo parlando, invece che per il mio semplice smistamento".
Non poteva lasciar perdere così! Non poteva dimenticare di aver accidentalmente creato una coscienza condannata che voleva solo morire.
"Sei perfettamente in grado di 'lasciar perdere', come dici tu. A prescindere dalle tue riflessioni verbali sulla moralità, il tuo nucleo emotivo non verbale non vede nessun cadavere e nessun sangue; per quanto lo riguarda, sono solo un cappello parlante. E anche se hai cercato di sopprimere il pensiero, il tuo monitoraggio interno è perfettamente consapevole del fatto che non volevi farlo, che è assolutamente improbabile che tu lo faccia di nuovo e che l'unico vero scopo del tentativo di inscenare un senso di colpa è quello di cancellare il tuo senso di trasgressione con una dimostrazione di rimorso. Puoi giurare di mantenere il segreto e lasciarci andare avanti?".
In un momento di orripilante empatia, Daemon si rese conto che questo senso di totale disordine interiore doveva essere quello che provavano le altre persone quando parlavano con lui.
"Probabilmente. Il tuo giuramento di silenzio, per favore".
“Nessuna promessa. Di certo non voglio che questo accada di nuovo, ma se vedo un modo per assicurarmi che nessun futuro bambino lo faccia mai per sbaglio...".
"Sarà sufficiente, suppongo. Vedo che la tua intenzione è onesta. Ora, per procedere con lo Smistamento...".
Aspetta! E tutte le altre domande?
"Io sono il Cappello Parlante. Smisto i bambini. Questo è tutto ciò che faccio".
Daemon si chiese perché il Cappello non avesse deciso di metterlo tra i Corvonero.
"In effetti, se fosse davvero così evidente, l'avrei già detto. Ma in realtà ci sono molte cose di cui dobbiamo discutere... oh, no. Per favore, non farlo. Per l'amor di Merlino, devi fare questo genere di cose a tutti e a tutto ciò che incontri, compresi i capi di abbigliamento...".
Diventare immortale non è né egoistico né a breve termine. Tutte le parti della mia mente sono d'accordo su questo punto: se non rispondi alle mie domande, mi rifiuterò di parlare con te e non potrai fare un buono e corretto Smistamento.
"Dovrei metterti in Serpeverde per questo!".
Ma anche questa è una minaccia inutile. Non puoi soddisfare i tuoi valori fondamentali smistandomi ingiustamente. Scambiamoci quindi l'adempimento delle nostre funzioni di utilità.
"Piccolo furbetto", disse il Cappello, in quello che Daemon riconobbe essere quasi esattamente lo stesso tono di rispetto rancoroso che avrebbe usato lui nella stessa situazione. "Bene, facciamo in modo che tutto questo finisca il prima possibile. Ma prima voglio la tua promessa incondizionata di non discutere mai con nessun altro la possibilità di questo tipo di ricatto, NON lo farò ogni volta".
Fatto, pensò Daemon. Lo prometto.
"E non incrociare lo sguardo di nessuno mentre pensi a questo. Alcuni maghi possono leggere i tuoi pensieri se lo fai. Comunque, non ho idea se tu sia stato Oblivionato o meno. Sto osservando i tuoi pensieri nel momento in cui si formano, non sto leggendo tutta la tua memoria e analizzandola alla ricerca di incongruenze in una frazione di secondo. Sono un cappello, non un dio. E non posso e non voglio dirti della mia conversazione con colui che è diventato il Signore Oscuro. Posso solo conoscere, mentre ti parlo, un riassunto statistico di ciò che ricordo, una media ponderata; non posso rivelarti i segreti interiori di nessun altro bambino, così come non rivelerò mai i tuoi. Volevo parlarti del modo in cui ti arrabbi ogni tanto, per quanto riguarda lo Smistamento".
Sì, credo di averlo notato. Allora, cosa c'è di strano?
"Non posso comprendere questa questione per te, quando tu stesso non la comprendi. Ma so questo: Se vai a Corvonero o a Serpeverde, rafforzerai la tua freddezza. Se vai a Tassorosso o a Grifondoro, rafforzerai il tuo calore. È una cosa a cui tengo molto, ed era quello di cui volevo parlarti per tutto questo tempo!".
Le parole caddero nei processi mentali di Daemon con uno shock che lo bloccò. Sembrava che la risposta più ovvia fosse che non avrebbe dovuto andare a Corvonero. Ma il suo posto era tra i Corvonero! Chiunque poteva vederlo! Doveva andare a Corvonero!
"No, non è vero", disse il Cappello con pazienza, come se ricordasse un riassunto statistico di questa parte della conversazione già avvenuta molte volte.
Dove potrei andare, se non a Corvonero?
"Ehm. I ragazzi intelligenti in Corvonero, i ragazzi malvagi a Serpeverde, gli aspiranti eroi a Grifondoro e tutti quelli che fanno il lavoro vero e proprio a Tassorosso. Questo indica una certa dose di rispetto. Sai bene che la coscienziosità è importante quanto l'intelligenza grezza nel determinare i risultati della vita, pensi che sarai estremamente fedele ai tuoi amici se mai ne avrai, non ti spaventa l'idea che i problemi scientifici che hai scelto possano richiedere decenni per essere risolti".
Sono pigro! Odio il lavoro! Odio il lavoro duro in tutte le sue forme! Le scorciatoie intelligenti sono l'unica cosa che mi interessa!
"E nel Tassorosso troverai lealtà e amicizia, un cameratismo che non hai mai avuto prima. Scopriresti di poter contare sugli altri e questo guarirebbe qualcosa di rotto dentro di te".
Anche in questo caso fu uno shock. Ma cosa avrebbero trovato i Tassorosso in me, che non sono mai appartenuto alla loro Casa? Parole acide, arguzia tagliente, disprezzo per la loro incapacità di stare al passo con me?
Ora erano i pensieri del Cappello a essere lenti, esitanti. "Devo fare una cernita per il bene di tutti gli studenti di tutte le Casate... ma credo che potresti imparare a essere un buon Tassorosso e non essere troppo fuori posto. Sarai più felice in Tassorosso che in qualsiasi altra casa; questa è la verità".
La felicità non è la cosa più importante del mondo per me. Non diventerei tutto ciò che potrei essere, a Tassorosso. Sacrificherei il mio potenziale.
Il Cappello indietreggiò; Daemon poté sentirlo in qualche modo. Era come se avesse dato un calcio nelle palle al Cappello, in una componente fortemente ponderata della sua funzione di utilità.
Perché stai cercando di mandarmi dove non dovrei essere?
Il pensiero del Cappello era quasi un sussurro. "Non posso parlare degli altri con te - ma pensi di essere il primo potenziale Signore Oscuro a passare sotto la mia tesa? Non posso conoscere i singoli casi, ma posso sapere questo: tra coloro che non avevano intenzioni malvagie fin dall'inizio, alcuni hanno ascoltato i miei avvertimenti e sono andati in Casate dove avrebbero trovato la felicità. E alcuni di loro... alcuni di loro non l'hanno fatto".
Questo fermò Daemon. Ma non per molto. E di coloro che non hanno ascoltato l'avvertimento: sono diventati tutti Signori Oscuri? O alcuni di loro hanno raggiunto la grandezza per il bene? Quali sono le percentuali esatte?
"Non posso darti statistiche esatte. Non posso conoscerle e quindi non posso raccontarle. So solo che le tue possibilità non sono buone. Non mi sembrano affatto buone".
Ma io non lo farei mai! Mai!
"So di aver già sentito questa affermazione".
Non sono un Signore Oscuro!
"Sì, in potenziale lo sei. Lo sei davvero, davvero tanto".
Perché? Solo perché una volta ho pensato che sarebbe stato bello avere una legione di seguaci a cui è stato fatto il lavaggio del cervello che cantano 'Ave il Signore Oscuro Daemon'?
Allora non lo farò più! Farò molta attenzione a non diventare malvagio! Devo raggiungere il mio pieno potenziale. Se non lo faccio... fallirà...
"Cosa succede se fallisci?"
Qualcosa di terribile...
"Cosa succede se fallisci?"
Non lo so!
"Allora non dovrebbe essere spaventoso. Cosa succede se fallisci?"
NON LO SO! MA SO CHE È UNA COSA BRUTTA!
"Quindi rischierai di diventare un Signore Oscuro, perché l'alternativa, per te, è un fallimento certo, e quel fallimento significa la perdita di tutto. Lo credi nel profondo del cuore. Conosci tutte le ragioni per dubitare di questa convinzione e non sono riuscite a smuoverti".
Sì. E anche se entrare nei Corvonero rafforza la freddezza, questo non significa che alla fine la freddezza vincerà.
"Questo giorno è un grande bivio nel tuo destino. Non essere così sicuro che ci saranno altre scelte oltre a questa. Non c'è un cartello stradale che indichi il luogo della tua ultima possibilità di tornare indietro. Se rifiuti una possibilità, non ne rifiuterai altre? Può darsi che il tuo destino sia già segnato, anche facendo questa sola cosa".
Ma questo non è certo.
"Il fatto che tu non lo sappia con certezza può riflettere solo la tua ignoranza".
Ma ancora non è certo.
Il Cappello emise un terribile sospiro triste. Ci fu una pausa che si prolungò.
Cosa stai aspettando?
"Oh, e hai dimenticato di chiedere i segreti della magia perduta che mi ha creato. Ed erano anche segreti meravigliosi e importanti".
Piccolo bastardo...
"Te lo sei meritato, e anche questo".
Daemon se ne accorse quando ormai era troppo tardi.
Il silenzio della sala fu rotto da una sola parola.
"SERPEVERDE!"
Alcuni studenti applaudirono, la tensione repressa era così grande. La McGranitt barcollò sul podio e il professor Grimm lasciò cadere i resti del suo pesante calice d'argento direttamente sull'inguine.
Daemon rimase immobile, sentendosi un perfetto idiota e desiderando miseramente di aver fatto altre scelte per altre ragioni che non fossero quelle che aveva fatto. Che avesse fatto qualcosa, qualsiasi cosa di diverso prima che fosse troppo tardi per tornare indietro.
Mentre il primo momento di shock stava svanendo e la gente iniziava a reagire alla notizia, il Cappello Parlante parlò di nuovo:
"Scherzavo! CORVONERO!"

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Capitolo 4
*** La Trasfigurazione ***


"La Trasfigurazione è una delle magie più complesse e pericolose che imparerete a Hogwarts", disse la professoressa McGranitt. Non c'era traccia di leggerezza sul volto della severa vecchia strega. "Chiunque faccia confusione nella mia classe se ne andrà e non tornerà. Siete stati avvertiti".

La sua bacchetta scese e colpì il suo banco, che si trasformò dolcemente in un maiale. Un paio di studenti babbani emisero dei piccoli guaiti sommessi. Il maiale si guardò intorno e sbuffò, sembrando confuso, per poi tornare ad essere una scrivania.

La professoressa di Trasfigurazione si guardò intorno e poi i suoi occhi si posarono su uno studente.

"Signor Machiavelli", disse la professoressa McGranitt. "Lei avuto mesi per studiare il libro di Trasfigurazione. Vuole indovinare se questa è una scrivania che ho trasfigurato in un maiale o se è nata come un maiale e io ho rimosso brevemente la trasfigurazione?”

Le sopracciglia di Daemon si aggrottarono leggermente. "Direi che è più facile iniziare con un maiale, dato che se è iniziato come una scrivania, potrebbe non sapere come alzarsi".

La professoressa McGranitt scosse la testa. "La risposta corretta è che in Trasfigurazione non si prova ad indovinare. Le risposte sbagliate saranno valutate con estrema severità, mentre le domande lasciate in bianco saranno valutate con grande indulgenza. Deve imparare a conoscere ciò che non sa. Se le faccio una domanda, per quanto ovvia o elementare, e lei risponde "non sono sicuro", non glie ne farò una colpa e chi ride perderà punti. Può dirmi perché esiste questa regola, signor Machiavelli?".

Perché un singolo errore in Trasfigurazione può essere incredibilmente pericoloso. "No".

"Esatto. La Trasfigurazione è più pericolosa dell'Smaterializzazione, che non viene insegnata fino al sesto anno. Purtroppo, la Trasfigurazione deve essere appresa e praticata in giovane età per massimizzare le vostre capacità da adulti. Si tratta quindi di una materia pericolosa e dovreste avere paura di commettere errori, perché nessuno dei miei studenti si è mai ferito in modo permanente e sarei molto contrariata se voi foste la prima classe a rovinare il mio record".

Gli altri studenti, anche loro al quinto anno, ormai avevano sentito questa storia tante volte; Daemon sapeva che questo ammonimento era principalmente per lui.

La professoressa McGranitt si alzò e si spostò verso la parete dietro la sua scrivania, dove si trovava una lavagna di legno lucido. "Ci sono molte ragioni per cui la Trasfigurazione è pericolosa, ma una ragione spicca su tutte le altre". Prese una penna d'oca corta con l'estremità spessa e la usò per abbozzare delle lettere in rosso, che poi sottolineò, con lo stesso pennarello, in blu:

LA TRASFIGURAZIONE NON È PERMANENTE!

"La Trasfigurazione non è permanente!" disse la professoressa McGranitt. "La Trasfigurazione non è permanente! La Trasfigurazione non è permanente! Signor Machiavelli, supponiamo che uno studente trasfiguri un blocco di legno in una tazza d'acqua e che lei la beva. Cosa pensa che le possa succedere quando la Trasfigurazione svanisce?". Ci fu una pausa. "Mi scusi, non avrei dovuto chiederle questo, signor Machiavelli, ho dimenticato che lei è dotato di un'immaginazione insolitamente pessimista".

"Non si preoccupi", disse Daemon deglutendo a fatica. "Quindi la prima risposta è che non lo so", disse alla professoressa  annuendo con approvazione, "ma immagino che ci possa essere... del legno nel mio stomaco e nel mio flusso sanguigno, e se un po' di quell'acqua fosse stata assorbita dai tessuti del mio corpo, sarebbe stata polpa di legno o legno solido o...". La comprensione della magia di Daemon lo deluse. Non riusciva a capire come il legno si trasformasse in acqua, quindi non poteva capire cosa sarebbe successo dopo che le molecole d'acqua fossero state rimescolate dai normali movimenti termici e la magia fosse svanita e la mappatura si fosse invertita.

Il volto della McGranitt era rigido. "Come il signor Machiavelli ha correttamente ragionato, si ammalerebbe gravemente e avrebbe bisogno di un immediato trasferimento all'ospedale di St. Mungo.

La professoressa McGranitt si chinò in avanti, con il volto molto duro. "Non potrete assolutamente e in nessun caso Trasfigurare qualcosa in un liquido o in un gas. Niente acqua, niente aria. Niente di simile all'acqua, niente di simile all'aria. Anche se non è destinato a essere bevuto. I liquidi evaporano e i loro pezzetti finiscono nell'aria. Non trasfigurerete nulla di ciò che deve essere bruciato. Farebbe fumo e qualcuno potrebbe respirare quel fumo! Non trasfigurerete mai nulla che possa entrare nel corpo di qualcuno, in nessun modo. Niente cibo. Nulla che assomigli al cibo. Nemmeno come scherzo divertente. Non lo faraete mai. Punto. In quest'aula, fuori da essa o in qualsiasi altro luogo. Questo è ben chiaro a tutti gli studenti? "

"Sì", dissero tutti insieme, alcuni più convinti di altri

"Questo è ben compreso da ogni singolo studente? "

"Sì", dissero o mormorarono o sussurrarono.

"Se infrangete una qualsiasi di queste regole, non studierete più Trasfigurazione durante il vostro soggiorno a Hogwarts. Ripetete con me. Non trasfigurerò mai nulla in un liquido o in un gas".

"Non trasformerò mai nulla in un liquido o in un gas", dissero gli studenti in coro.

"Ancora! Più forte! Non trasfigurerò mai nulla in un liquido o in un gas".

"Non trasfigurerò mai nulla in un liquido o in un gas".

"Non trasfigurerò mai nulla che assomigli al cibo o a qualsiasi altra cosa che vada all'interno di un corpo umano".

"Non trasfigurerò mai nulla che debba essere bruciato perché potrebbe produrre fumo".

"Non trasfigurerete mai nulla che assomigli al denaro, compreso il denaro babbano", disse la professoressa McGranitt. "I goblin hanno modo di scoprire chi è stato. Per legge, la nazione goblin è in uno stato di guerra permanente con tutti i contraffattori magici. Non manderanno gli Auror. Invieranno un esercito".

"Non trasfigurerò mai nulla che assomigli al denaro", ripeterono gli studenti.

"E soprattutto", disse la professoressa McGranitt, "non trasfigurerete nessun soggetto vivente, soprattutto voi stessi. Vi renderà molto malati e forse anche morti, a seconda di come vi trasfigurerete e di quanto a lungo manterrete il cambiamento". La professoressa McGranitt fece una pausa. "Il signor Machiavelli sta alzando la mano perché ha visto una trasformazione Animagus, nello specifico un umano che si trasforma in un gatto e viceversa. Ma una trasformazione Animagus non è una Trasfigurazione libera".

La professoressa McGranitt tirò fuori dalla tasca un piccolo pezzo di legno. Con un colpo di bacchetta si trasformò in una palla di vetro. Poi disse "Crystferrium! "e la palla di vetro si trasformò in una palla d'acciaio. La toccò un'ultima volta con la bacchetta e la palla d'acciaio tornò a essere un pezzo di legno. "Il Crystferrium trasforma un oggetto di vetro solido in un bersaglio di acciaio solido di forma simile. Non può fare l'inverso, né può trasformare una scrivania in un maiale. La forma più generale di Trasfigurazione - la Trasfigurazione libera, che imparerete qui - è in grado di trasformare qualsiasi soggetto in qualsiasi bersaglio, almeno per quanto riguarda la forma fisica. Per questo motivo, la Trasfigurazione libera deve essere eseguita senza parole. Usare gli incantesimi richiederebbe parole diverse per ogni diversa trasformazione tra soggetto e bersaglio".

La professoressa McGranitt lanciò un'occhiata tagliente ai suoi studenti. "Alcuni insegnanti iniziano con gli Incantesimi di Trasfigurazione e poi passano alla Trasfigurazione libera. Sì, all'inizio sarebbe molto più facile. Ma può darvi un'impronta sbagliata che compromette le tue capacità in seguito. Qui imparerete la Trasfigurazione libera fin dall'inizio, che richiede che lanciate l'incantesimo senza parole, tenendo nella tua mente la forma del soggetto, la forma del bersaglio e la trasformazione".

"E per rispondere alla domanda del signor Machiavelli", proseguì la professoressa McGranitt, "è la Trasfigurazione libera che non deve mai fare a nessun soggetto vivente. Esistono incantesimi e pozioni che possono trasformare in modo sicuro e reversibile soggetti viventi in modi limitati. Un Animagus con un arto mancante continuerà a non averlo dopo la trasformazione, per esempio. La Trasfigurazione libera non è sicura. Il suo corpo cambierà mentre è trasfigurato: respirare, ad esempio, comporta una costante perdita di materiale del corpo nell'aria circostante. Quando la Trasfigurazione si esaurisce e il tuo corpo cerca di tornare alla sua forma originale, non sarà in grado di farlo. Se preme la bacchetta sul suo corpo e si immagina con i capelli biondi, in seguito i capelli le cadranno. Se si visualizza come una persona con la pelle più chiara, dovrà fare un lungo soggiorno al St. Mungo's. E se si trasfigura in una forma corporea adulta, quando la trasfigurazione svanirà, morirà".

Questo spiegava perché aveva visto ragazzi grassi o ragazze non proprio belle. O persone anziane, se è per questo. Questo non sarebbe successo se avessi potuto Trasfigurarti ogni mattina... Daemon alzò la mano e cercò di fare un segnale alla professoressa McGranitt con gli occhi.

"Sì, signor Machiavelli?"

"È possibile trasfigurare un soggetto vivente in un bersaglio statico, come ad esempio una moneta - no, mi scusi, sono terribilmente dispiaciuto, diciamo una palla d'acciaio".

La professoressa McGranitt scosse la testa. "Signor Machiavelli, anche gli oggetti inanimati subiscono piccoli cambiamenti interni nel tempo. Non ci sarebbero cambiamenti visibili nel suo corpo e per il primo minuto non noterebbe nulla di sbagliato. Ma nel giro di un'ora sarebbe malato e in un giorno sarebbe morto".

"Ehm, mi scusi, avrei dovuto indovinare che la scrivania era in origine una scrivania e non un maiale", disse Daemon, "ma solo se avessi fatto l'ulteriore ipotesi che lei non volesse uccidere il maiale, il che potrebbe sembrare altamente probabile ma...".

"Posso prevedere che correggere i suoi test sarà per me una fonte di gioia infinita, signor Machiavelli. Ma se ha altre domande, posso chiederle di aspettare la fine della lezione?".

"Non ho altre domande, professoressa".

"Ora ripetete dopo di me", disse la professoressa McGranitt. "Non cercherò mai di trasfigurare un soggetto vivente, specialmente me stesso, a meno che non mi venga specificamente richiesto di farlo usando un incantesimo o una pozione specializzata".

"Se non sono sicuro che una Trasfigurazione sia sicura, non la proverò finché non avrò chiesto alla professoressa McGranitt o al professor Grimm o alla Preside, che sono le uniche autorità riconosciute in materia di Trasfigurazione a Hogwarts. Chiedere a un altro studente non è accettabile, anche se dice di ricordare di aver fatto la stessa domanda".

"Ho il diritto assoluto di rifiutarmi di eseguire qualsiasi Trasfigurazione per la quale mi senta minimamente nervoso. Poiché nemmeno la Preside di Hogwarts può ordinarmi di fare diversamente, non accetterò di certo alcun ordine del Professore di Incantesimi, anche se quest'ultimo minacciasse di sottrarmi cento punti della Casa e di farmi espellere". 

"Se infrango una di queste regole, non studierò più Trasfigurazione durante il mio soggiorno a Hogwarts".

"E ora, signor Machiavelli, lei inizierà con i fiammiferi come soggetti e gli aghi come bersagli... “

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Capitolo 5
*** La Morte ***


“Signora Preside” Daemon esitò. Cercò di scegliere le parole migliori, ma decise poi di essere diretto. “questa è la prima cosa che mi sono chiesto quando ho scoperto della magia. Vede, io un anno fa ho perso una mia compagna di classe. Mi chiedevo… esiste un modo per battere la morte, diventare immortali?”

"Oh Daemon", disse la Preside (e ora la sua voce sembrava semplicemente perplessa, anche se c'era forse anche una punta di dolore nei suoi occhi), "solo i maghi oscuri si fanno queste domande".

"Ehm", disse Daemon, "mi dispiace, ma devo appoggiare i Maghi Oscuri in questo caso".

"Cosa?" disse La Preside.

"La morte è una cosa brutta", disse Daemon, tralasciando il cercare di sembrare saggio in nome di una comunicazione chiara. "Molto brutta. Estremamente brutta. Avere paura della morte è come avere paura di un grande mostro con zanne velenose. In realtà ha molto senso e non indica che tu abbia un problema psicologico".

La Preside lo fissò come se si fosse appena trasformato in un gatto.

"Ok", disse Daemon, "mettiamola in questo modo. Vuole morire? Perché se è così, c'è una cosa babbana chiamata linea per la prevenzione del suicidio...".

"Quando sarà il momento", disse la strega a bassa voce. "Non prima. Non cercherei mai di affrettare il giorno, né di rifiutarlo quando arriverà".

Daemon si accigliò severamente. "Non sembra che lei abbia una gran voglia di vivere, Preside!".

"Daemon..." La voce dell’anziana strega cominciava a sembrare un po' impotente "Credo di non essermi spiegata bene. I maghi oscuri non sono desiderosi di vivere. Temono la morte. Non si protendono verso la luce del sole, ma fuggono l'arrivo della notte in caverne infinitamente più buie, senza luna né stelle. Non è la vita che desiderano, ma l'immortalità; e sono così spinti ad afferrarla che sacrificheranno la loro stessa anima! Vuoi vivere per sempre, Daemon?".

"Sì, e anche lei", disse Daemon. "Voglio vivere ancora un giorno. Domani vorrò vivere ancora un giorno. Quindi voglio vivere per sempre. Se non vuoi morire, significa che vuoi vivere per sempre. Se non vuoi vivere per sempre, significa che vuoi morire. Devi fare l'una o l'altra cosa... Non sto riuscendo a spiegarmi, vero?".

Le due culture si fissarono attraverso un divario incommensurabile.

"Ho vissuto centodieci anni", disse a bassa voce la Preside "Ho visto e fatto molte cose, troppe delle quali vorrei non averle mai viste o fatte. Eppure, non rimpiango di essere viva, perché vedere i miei studenti crescere è una gioia che non ha iniziato a stancarmi. Ma non vorrei vivere così a lungo da farlo! Cosa ne faresti dell'eternità, Daemon?".

Daemon fece un respiro profondo. "Incontrare tutte le persone interessanti del mondo, leggere tutti i libri più belli e poi scrivere qualcosa di ancora più bello, festeggiare il decimo compleanno del mio primo nipote sulla Luna, festeggiare il centesimo compleanno del mio primo bis-bis-bis nipote intorno agli Anelli di Saturno, imparare le regole più profonde e definitive della Natura, capire la natura della coscienza, scoprire perché esiste qualcosa in primo luogo, visitare altre stelle, scoprire alieni, creare alieni, incontrarsi con tutti per una festa dall'altra parte della Via Lattea dopo averla esplorata tutta, incontrarsi con tutti coloro che sono nati sulla Vecchia Terra per vedere il Sole spegnersi finalmente, e mi preoccupavo di trovare un modo per fuggire da questo universo prima che scompaia, ma sono molto più fiducioso ora che ho scoperto che le cosiddette leggi della fisica sono solo linee guida opzionali. "

"Non ho capito molto di questo", disse la Preside. "Ma devo chiederti se queste sono davvero le cose che desideri così disperatamente, o se le immagini solo per pensare di non essere stanco, mentre corri e fuggi dalla morte".

"La vita non è una lista finita di cose da spuntare prima di poter morire", disse Daemon con fermezza. "È la vita, devi solo continuare a viverla. Se non faccio quelle cose sarà perché ho trovato qualcosa di meglio".

Minerva sospirò. "Nell'improbabile caso in cui mi sia permesso di restare fino a centocinquant'anni", disse "non credo che mi dispiacerebbe. Ma duecento anni sarebbero davvero troppi".

"Sì, beh", disse Daemon, con voce un po' seccata, "sospetto, Preside, che se lei provenisse da una cultura in cui le persone erano abituate a vivere quattrocento anni, morire a duecento anni le sembrerebbe altrettanto tragicamente prematuro che morire, per esempio, a ottanta, o ancora peggio a quattordici". La voce di Daemon si fece dura, su quell'ultima parola.

"Forse", disse pacificamente l'anziana strega. "Non vorrei morire prima dei miei amici, né vivere dopo che tutti loro se ne sono andati. Il momento più difficile è quando le persone che ami di più se ne sono andate prima di te, eppure altre vivono ancora, per il cui bene devi restare...". Gli occhi della Preside erano fissi su Daemon e diventavano sempre più tristi.

"E nel caso non fosse chiaro", disse Daemon, "con tutti intendo anche tutti i babbani, non solo tutti i maghi".

"No", disse la strega, scuotendo la testa. La sua voce si alzò. "No, no, no! Questa è follia! "

"Bwa ha ha!" disse Daemon.

Il volto della preside era teso dalla rabbia e dalla preoccupazione. "L’immortalità di Voldemort è nata da un rituale terribile e oscuro, più nero del nero della pece! Ed è stata Mirtilla a morire per questo; la sua immortalità ha richiesto un sacrificio, un omicidio...".

"Beh, ovviamente non ho intenzione di diffondere un metodo di immortalità che richiede l'uccisione di persone! Questo vanificherebbe l'intero scopo! "

Ci fu una pausa di stupore.

Lentamente il volto della Preside si rilassò dalla rabbia, anche se la preoccupazione era ancora presente. "Non useresti nessun rituale che richieda un sacrificio umano".

"Non so per chi mi prende, Preside", disse Daemon con freddezza, facendo salire la sua rabbia, "ma non dimentichiamo che sono io quello che vuole che la gente viva! Quello che vuole salvare tutti! Lei è quella che pensa che la morte sia fantastica e che tutti debbano morire!".

"Non so più cosa dire, Daemon" rispose "Solo che sono stato frainteso... Non voglio che tutti muoiano, Daemon!".

"Non vuole che nessuno sia immortale", disse Daemon con notevole ironia.

L’anziana strega annuì. "Ho meno paura di prima, ma sono ancora molto preoccupato per te, Daemon", disse a bassa voce. La sua mano, un po' deperita dal tempo, ma ancora forte, ripose la sfera di cristallo nel suo supporto. "Perché la paura della morte è una cosa amara, una malattia dell'anima che rende le persone contorte e deformi. Voldemort non è l'unico Mago Oscuro che ha percorso questa strada desolata, anche se temo che si sia spinto più in là di chiunque altro prima di lui".

"E lei pensa di non avere paura della morte?". Disse Daemon, senza nemmeno cercare di mascherare l'incredulità nella sua voce.

Il su volto era sereno. "Non sono perfetta, Daemon, ma credo di aver accettato la mia morte come parte di me stessa".

"Uh uh", disse Daemon. "Vede, c'è questa piccola cosa chiamata dissonanza cognitiva. Se le persone venissero colpite in testa con i manganelli una volta al mese e nessuno potesse farci niente, presto ci sarebbero un sacco di filosofi, che fingerebbero di essere saggi, e che avrebbero trovato ogni sorta di incredibile beneficio nell'essere colpiti in testa con un manganello una volta al mese. Ad esempio, “ti rende più forte” o “ti rende più felice nei giorni in cui non vieni colpito con un manganello”. Ma se andassi da qualcuno che non viene colpito e gli chiedessi se vuole iniziare, in cambio di questi fantastici benefici, ti direbbe di no. E se non dovessi morire, se venissi da un posto dove nessuno ha mai sentito parlare di morte, e ti suggerissi che sarebbe un'idea fantastica e meravigliosa per le persone diventare rugose e vecchie e alla fine cessare di esistere, mi faresti trascinare in un manicomio! Perché mai qualcuno dovrebbe pensare a un'idea così sciocca come quella che la morte sia una cosa positiva? Perché ne hai paura, perché non vuoi davvero morire e questo pensiero ti fa così male che devi razionalizzarlo, fare qualcosa per anestetizzare il dolore, in modo da non doverci pensare...".

"Dimmi, Daemon", disse la Preside, "diventerai un mago oscuro?".

"No", disse il ragazzo, con una certezza ferrea nella voce.

"Perché no?" chiese la strega.

Il ragazzo rimase in piedi, con il mento alto e fiero, e disse: "Non c'è giustizia nelle leggi della Natura, signora Preside, non c'è un termine di equità nelle equazioni del moto. L'universo non è né cattivo né buono, semplicemente non gli interessa di noi. Non importa alle stelle, né al Sole, né al cielo. Ma non devono farlo! A noi interessa! C'è una luce nel mondo, e siamo noi! "

 

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