Verità taciute

di CarolaKitty96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ambiguità equivoche. ***
Capitolo 2: *** Passati intrecciati. ***
Capitolo 3: *** Le parole hanno un peso. ***
Capitolo 4: *** La quasi verità. ***
Capitolo 5: *** Finalmente la verità. ***



Capitolo 1
*** Ambiguità equivoche. ***


Ore 12:22 della mattina.


« Di cosa hai paura, John? »

« Lo sai che non ho paura »

« Certo .. ed allora perché io sarei qui? Per vederti girarti il pollice mentre Rosie dorme? Per carità, è un bellissimo spettacolo ma speravo in qualcosa di più dinamico. » 

« É incredibile come tu ancora riesca ad essere così umoristica » 

« É incredibile che non ricordi che sono una parte di te, forse quella più simpatica e vivace, e sono stanca di essere messa da parte quindi concentrarti. Di cosa hai paura? »

« Di perdere anche Rosie. »

« E? Che altro? »

« Sei straziante lo sai? »

« Si lo so, sempre fatto parte del mio fascino »


Ore 12:29.

( … ) nel mentre, a Baker Street, un consulente investigativo e suo fratello stanno giocando al loro gioco preferito: le deduzioni.


« Dunque? Sappiamo entrambi che muori dalla voglia di parlare »

« In realtà non provo alcuna gioia o felicità nel dire che il tuo cliente ha lasciato una giacca di pelle rossa, vecchia di almeno tre anni, ma mantenuta assai molto bene come si può notare dalle ricamature e dalle cuciture, qui e qui, chiaro segno che nonostante l’invecchiamento ha cercato in tutti i modi di mantenere nuova questa giacca. Lucidata, pulita, tenuta per mantenere le appetenze come se »

« Fosse nudo senza e non volesse perdere la sua armatura »

« Mi ricorda qualcuno »

« Io non mantengo le apparenze e non indosso un’armatura » 

« No, certo .. »

« Che c’è? Che cosa vuoi insinuare Mycroft? »

« Niente. Dici di non mantenere le apparenze ma illuminami: cosa hai fatto di nuovo in queste settimane per .. andare avanti? »

« Fatto visita a papà e mamma sotto stretta minaccia. Cosa che dovresti ricordarti bene visto che la minaccia era rivolta ad entrambi »

« Ecco!! Parliamo della mamma sì. Cosa ti ha detto la mamma? »


E Sherlock Holmes si ritrova a dover alzare gli occhi al cielo senza tenere il conto di quante volte l’abbia fatto nell’arco di quei 34 minuti. Bugia, le ha contate. 234 volte. 


« “ Non devi sempre restare da solo, Sherlock “!» 

« William »

« Sherlock. E poi, io non sono solo. Dovrebbe preoccuparsi più per te. »

« Io non sono solo Sherlock, con tutto ciò che succede al governo, per non parlare della monarchia e dover far continuamente da babysitter a te.. »

« E quando torni nella tua grande dimora dopo che il mondo ti ha detto grazie, con chi parli? »

« E tu? Con chi parli? »

« Con lui »


Ed indica il teschio sopra il caminetto. É sempre stato un abile ascoltatore, e soprattutto non lo contraddice mai, abilità rara al giorno d’oggi. 


« L’ultima volta che ti ho visto sorridere sai quando è stato? Quando John ti ha chiesto il favore di accompagnare assieme a lui Rosie al nido. »

« Mi ha chiesto un favore come avrei potuto dirgli di no? »

« Ma eri felice »

« La felicità può essere indotta in metodi che alterano la percezione umana. Ad esempio: se ora cadessi dalle scale, sarei felice » 

« O altro esempio: se John tornasse a vivere qui. »

« Perché rinunciare a questo silenzio? A questi nostri incontri che illuminano la mia vita di immenso? »

« Il sarcasmo non ti servirà a concludere la conversazione e sentire la soluzione del caso » 

« Che sarebbe? »

« Coinvolto eri e coinvolto sei rimasto, Sherlock. Più di quanto tu voglia ammettere. »

« Oddio, sembra di sentire un orologio a cucù rotto. »


Ore 12:46 

( ……. ) dall’altra parte di Londra, un dottore sta combattendo contro il fantasma di sua moglie che cerca di fargli ritrovare il buon senso. 


« Lo sai che ho tutto il giorno, vero? » 

« Si, anche io »

« Non é vero, ti stancherai fra venti minuti forse anche meno »

« Che cosa devo dirti, Mary? »

« A me? Niente. A te stesso? Tutto ciò che non stai ammettendo. » 

« Vorrei andare via »

« Bene. Per andare? »

« In un’altra casa. Con Rosie »

« Ci stiamo arrivando. Uh, che fatica. Ho fame. Quale casa? »

« Baker Street »

« Posso mangiarmi un panino! Puoi mangiare un panino per me, si? »

« Ma non ho voglia di un panino adesso! »

« Io sì. Alzati e vai a mangiare un panino. Hai perso due chili. »

« Solo uno! »

« Due. Alzati, vai a Baker Street e prendi un panino! »

« Mi manchi e manchi a Rosie » 

« Lo so. Mi mancate anche voi. Ma stai facendo un ottimo lavoro. Dalle sempre baci da parte mia. Ora, questa fame? »


Ore 13:15.


Mycroft si è deciso ad abbandonare Baker Street poco prima che l’orologio scoccasse le 13. Sherlock non è alle prese con nessun caso, niente di niente, inutile dire che la tentazione di fumare si fa sempre più intransigente e sta combattendo con tutto se stesso per non cedere. Non mangia, a stento beve, se non il the che Mrs Hudson gli porta al mattino e al pomeriggio. E John invece? John ha completamente annullato se stesso dopo le faccende di Sherrinford. Pensa soltanto a Rosie ed al lavoro. A volte va a trovare Sherlock ed insieme riescono a distrarsi come ai vecchi tempi ma sente che qualcosa é cambiato. O forse è sempre stato “ diverso “ ma continua a combattere quella verità da anni oramai, quella vocina nella testa proprio non vuole saperne di ammettere il vero, specie ora. Ed è incredibile come Sherlock Holmes a discapito di tutto ancora non abbia dedotto l’ovvio da entrambe le parti. O forse l’ha fatto molto tempo fa, e dopo ha completamente accantonato la possibilità come se fosse impossibile. Anche se non c’è mai niente di impossibile. Alla fine, dando ascolto alla vicina nella sua testa ( Mary, sei sempre tu ), John si è diretto al 221B, lasciando Rosie giù dalla padrona di casa, sapendo che quest’ultima sarebbe stata più che felice di badare a lei per qualche minuto.

Sale le scale che portano alla casa, ovviamente la porta è aperta, e la prima cosa che ode é il suono del vìolino. Sherlock sta componendo. É da molto che non lo faceva. Difatti, John sorride alla scena, vedendolo così preso che neppure si è accorto della propria presenza. Offtopic: non l’ha preso il panino.


« É passato molto da quando ti ho sentito comporre l’ultima volta »


Sherlock si ritrova a sussultare per la sorpresa, talmente concentrato che davvero non si è accorto di nulla. Difatti si schiarisce la voce e si volta verso l’amico, abbozzando un sorriso.


« É passato molto tempo da quando ne sentivo la necessità. Perdonami John, non avevo sentito che eri arrivato. Rosie? »

« É di sotto. Se sei impegnato ripasso un’altra volta »

« No, no. Prego accomodati. É successo qualcosa? » 

« Deve per forza accadere qualcosa per venire a trovare il mio migliore amico? » “ migliore amico, certo “ la vocina di Mary che insiste e John sospira. 

« Usualmente .. direi di sì .. ripercorrendo a ritroso le tue abitudini. É una … insomma - che cosa sarebbe questa? »

« Una visita di cortesia? »

« Oh. Si. Capisco. »


E il silenzio cade di nuovo all’interno della casa forse perché tutti e due vorrebbero parlare ma nessuno dei due sa bene cosa dire.


« Senti Sherlock - »


Ma poco prima che John potesse finire la frase, Lestrade sale le scale ed entra, guardando entrambi per poi sorridere.


« Ah ecco, ho trovato la banda al completo! » esclama l’ispettore, con le mani dentro le tasche del cappotto.

« Dove e quando? »

« Due ore fa, in un vicolo stretto di Londra. Vieni? »

« Certo che vengo, ma da solo, lo sai. »

« Ah. John non viene? »


E subito il dottore alza lo sguardo come a dire : chi dice che non verrò?


« Mai detto che non verrò! »

« E Rosie? » ribattono Sherlock e Lestrade insieme.

« Da quando siete le gemelle siamesi? Rosie è con Mrs Hudson. Allora? Andiamo? »


E subito Sherlock sorride, perché sta nuovamente iniziando il gioco. Anche se con parole ancora taciute. 






( SALVEEEEEE. Non toglierò troppo tempo alla storia. Spero solo che possa piacere come " introduzione! Ovviamente tutto post s4, perche facendo il rewatch mi sono posta taaaaante domande e volevo scrivere. Non è facile entrare nella mente di tutti i personaggi, ma proverò a fare del mio meglio nella speranza possa intrattenervi. A presto. ♡♡♡ ) 

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Capitolo 2
*** Passati intrecciati. ***


Sulla strada per la scena del crimine:

 

« Mi sono sempre domandato un cosa, sai? » emerge così la voce di John ora che lui ed il consulente si ritrovano all’interno del taxi, intenti a seguire Scotland Yard sulla scena del crimine.

« Domandato cosa? »

« Sappiamo guidare entrambi. Perché non abbiamo mai pensato di comprare una macchina? »

Bravo John, finalmente qualche domanda di coppia, stiamo facendo passi in avanti. 

Sherlock osserva il dottore alzando un sopracciglio. 

« Non ti sei mai posto questa domanda prima d’ora, John. Perché farla adesso? » domanda piuttosto bizzarra, pensa Sherlock. Osserva il dottore ed alza un sopracciglio pensando alla “ quotidianità “ di una macchina. Onestamente parlando, Sherlock vedeva nelle loro corse in taxi, una quotidianità unicamente loro, ma evita di dirlo. « E comunque se spesso riesci ad ingrassare andando in bici, non immagino se dovessi guidare. Anche se ora ti farebbe bene mangiare. Sei deperito troppo. » 

Te l’avevo detto che eri dimagrito troppo! 

« ….. grazie. Mi sei mancato anche tu »

« .. » Sherlock si rende conto di essere stato beh .. Sherlock, per questo apre la bocca, poi la richiude, e poi la riapre di nuovo.

« Però i capelli più lunghi ti stanno bene. » e si schiarisce la voce. Per fortuna sono arrivati alla scena del delitto, perché John lo sta guardando sbigottito per il complimento. 

 

« Eccovi qui. La vittima é un noto imprenditore, Samuel Jones. Poveretto .. morto per un colpo alla testa. » mentre Lestrade continua a parlare su quando è stato avvertito e quando l’hanno chiamato per dirgli dell’omicidio Sherlock ( che non lo sta minimamente ascoltando ) si è chinato sulla vittima osservando i suoi vestiti, i suoi capelli, i suoi lineamenti, i lividi, e le varie ferite.

Si alza sorridendo, avendo già capito tutto ciò che doveva sapere, e li John senza nemmeno dir nulla controlla il polso, le braccia e le ferite cercando di identificare a che ora è morto ed il come.  

« Che cosa hai capito, Sherlock? Tanto ho capito che stavo parlando ad un muro, grazie mille comunque » Lestrade alza gli occhi al cielo, nel mentre.

E Sherlock sta per parlare ma John lo interrompe.

« Non é morto per un colpo alla testa. Ma qualcosa di appuntito lo ha trafitto qui sul collo. Ed è morto .. circa 7 ore fa. 9 massimo. » 

Sherlock guarda John e si ritrova anche a sorridere. Beh, allora il suo dottore ha imparato qualcosa dopo tutti quegli anni. Come crescono in fretta.

Scuote la testa per tornare alla realtà, infine.

« John ha ragione, non è morto per un colpo alla testa. Qualcosa di appuntito lo ha trafitto. Se notaste meglio però, notereste quanto poco sangue c’è, a discapito del colpo inferto, avrebbe dovuto esserci molto più sangue di così, chiaro segno che il corpo è stato spostato. E vi dirò di più, quando è stato ucciso, la vittima si trovava in una dimora. Guardate i vestiti, un imprenditore come lui non sarebbe mai uscito con i vestiti sgualciti, ha una macchia di caffè sulla camicia, e dei peli di cane sulla gamba sinistra, onde vedere che i lacci delle scarpe sono slacciati, e perché dovrebbe avere scarpe slacciate, i primi bottoni sbottonati e dei peli di cane? Perché era appena tornato a casa. Chiaro. » 

« Fantastico… scusate. andiamo avanti. »

« Voglio parlare con sua moglie »

« Cerca sempre di non essere te stesso, nel mentre. Questo è l’indirizzo. Ti concedo venti minuti con lei, non di più »

« In venti minuti ti risolvo il caso Gavin »

E Greg alza gli occhi al cielo, insieme a John. Possibile che Sherlock ancora non riesca a ricordare il suo nome?

« Scusa Greg .. il tuo nome oramai l’ha messo nello spazio dove ha messo anche il sistema solare. »

« Eh, un nome complicatissimo proprio »

« Ti manderò un messaggio appena interrogherò la moglie, ci sentiamo ispettore »

 

———————

 

« Non glielo manderai il messaggio, vero? »

« Certo che glielo manderò. » ed entrambi si guardano, scoppiando a ridere perché è risaputo che Sherlock non glielo avrebbe mai mandato. Povero Greg. Ci penserà John a mettere pace fra le due primedonne, come sempre. 

Nemmeno a dirlo, il primo luogo dove si dirigono, è proprio la casa della vittima, a Downing Street, non distante dal ritrovamento del corpo. Non appena trovano il portone, Sherlock suona il citofono, e subito la signora risponde:

« Scusate, non abbiamo bisogno di niente »

« No, signora mi scusi siamo della polizia. Riguarda suo marito »

E la signora dopo attimi di silenzio, apre il portone.

« Della polizia, Sherlock? »

« Non avrebbe mai aperto a due estranei John, ragiona! Non lasciare inutilizzato il tuo cervello. »

I due salgono al quarto piano, e la porta viene aperta da una donna di quasi quarant’anni, castana, vestita di tutto punto, che si aspettava di trovare la polizia, ma si ritrova davanti Sherlock Holmes.

John, sapendo di essere più umano fra i due, è il primo a presentarsi. 

« Salve Signora Jones, sono John Watson e  - »

« Sherlock. Sei proprio tu. »

Okay, c’è un attimo di confusione. Che sta succedendo? Come fa la signora a conoscere Sherlock? 

« Ah. Margaret. Ciao. Mi dispiace per tuo marito. Sono qui per scoprire chi è stato. »

Sempre più confusione nella mente di John. Eh? Che? Cosa? Dove? Ma? 

Difatti guarda sia lei, che lui, in attesa che qualcuno gli dia un contesto, ma nessuno si degna.

« Grazie, caro. Grazie davvero. Sono così stanca, così .. sconcertata. Non riesco a capire chi può aver fatto questo .. » dice la donna, sospirando. Ha gli occhi lucidi, ma cerca di essere forte. « É bello rivederti. Sono passati tanti anni. Altezza e zigomi a parte, indossi sempre lo stesso cappotto da quasi vent’anni »

« Non era lo stesso cappotto ma sia mai che qualcuno si degnasse di osservare davvero con attenzione »

« Sempre così simpatico .. vieni. Entra .. entrate. Date un’occhiata, se può aiutarvi a capire qualcosa .. »

Sherlock quindi annuisce e John lo segue quasi per istinto anche se ha molte domande da porre al detective. Per prima cosa Sherlock si dirige nello studio dell’uomo, prendendo in mano le varie carte sulla scrivania.

« John, guarda queste carte, Samuel Jones aveva appena donato del denaro due giorni fa. Ma a chi non c’è scritto. É stato strappato il foglio »

« Margaret? »

« Cosa? »

« Tu? Margaret? »

« Siamo qui per un caso assai interessante e tu pensi a questo? »

« Si parla sempre di un morto. Te ed il tuo tempismo. E comunque non mi sarebbe dispiaciuto un po’ di contesto »

« Una vecchia compagna di scuola. Eccotelo il contesto. » e scuote la testa, raggiungendo la vecchia “”amica”” nel soggiorno. 

« Margaret, a chi ha versato un assegno Samuel due giorni fa? »

« Non lo so. Era molto riservato sul lavoro. Non mi coinvolgeva quasi mai. »

Ed in quel momento, entra nella casa una ragazza, giovane, di quindici anni: la figlia di Samuel Jones. 

« Mamma? »

« Tranquilla tesoro .. capiranno cosa è accaduto a papà »

E la figlia scoppia a piangere, abbracciando la madre.

« Sei sempre stato un genio incompreso Sherlock, usa questo dono e scopri chi è stato. »

Sherlock  quindi annuisce ed insieme a John lascia la casa, col dottore ancora .. sbigottito. 

 

————

Quattro ore dopo: 

 

« Hai visto l’ufficio? Ordinato. Quasi maniacale. Teneva tutti i suoi conti per ordine alfabetico e cronologico. Lui era maniacale, significa che chiunque l’abbia ucciso era un conoscente, altrimenti non si sarebbe mai fatto trovare con macchia di caffè sulla camicia, e scarpe slacciate. »

« Tu avevi un’amica a scuola ..? Ma siamo seri ..? Pensavo ti odiassero tutti. »

« Cosa? »

Sono tornati al 221B, e Sherlock sta ragionando circa il caso. Sono entrambi seduti sulle loro poltrone, a guardarsi reciprocamente, eppure invece di concentrarsi, John ancora pensa al passato.

« Mi odiavano tutti infatti. Non avevo amici,  a scuola. A malapena avevo mio fratello. Margaret non era un’amica, ma solo una ragazza che non odiava le mie deduzioni. Possiamo concentrarci su cose che non riguardano il mio passato? »

« So che sei restio a parlarne dopo.. lo sai. »

« Non sono restio a parlarne, voglio solo concentrarmi sul caso. »

« Sherlock. Sherrinford non è stata colpa tua. » 

Sherlock si ritrova a sospirare, e volgere lo sguardo verso il basso. L’ha superato, il trauma, ma non il senso di colpa. Ripensa a Mycroft, a John, a Eurus, e per quanto tenta di tenere da parte i sentimenti - non può negare a se stesso che sta diventando più umano di quanto voglia ammettere. Ed odia questa vulnerabilità. Lo fa sentire troppo esposto. Per la prima volta, vera volta, nella sua vita, ha avuto paura di perdere tutto ciò che amava di più. Non può permettersi che questo accada di nuovo, per questo ha cercato di “ allontanarsi “ da John nell’ultimo periodo. 

« Il caso, John. Concentriamoci sul caso. »

« Sono quasi due mesi che ci vediamo a malapena. Anche di questo dovremo parlare. »

Questa è anche colpa tua tesoro, se non ammetti la verità!, ancora la voce di Mary nella testa. 

« Pensavo aveste bisogno di stare da soli, tu e Rosie. »

« È vero. Ma non per questo non abbiamo bisogno di te. Sai quanto ti adora. Sono abbastanza sicuro che mi batterà anche lei al Cluedo, barando. Senti .. siamo qui, adesso. Va bene. Pensiamo al caso. Ma mi devi un racconto sul tuo periodo al liceo. » 

« Non che tu mi abbia mai racconto del tuo periodo, al liceo. »

« Andata. Per ogni ragionamento nuovo che farai, ti dirò un aneddoto sul mio passato. »

« Non ho bisogno di incentivi per risolvere questo caso. »

« Lo so. Ma so anche che muori dalla voglia di sapere. Pensavo comunque .. se fosse stata un’amante ad ucciderlo? »

« No. Te l’ho detto: maniacale. Non avrebbe mai potuto avere un amante ed anche se l’avesse, certo non si sarebbero visti a casa di lui. »

« Mh. La mogli - ho capito, non guardarmi cosi!!! »

Sei geloso, amore? Mary, lasciami in pace!

« Essendo imprenditore potrebbe aver avuto qualche nemico finanziario, no? »

« Nemico? Si. Ma quella ferita è stata dettata dalla rabbia, e poi il corpo è stato spostato, senza sangue, quasi come se sapesse che avremmo capito  .. »

« Ti stai divertendo, vero? »

« Da morire. Così intrigante. »

Non fa in tempo John a sorridere, pensando che Sherlock non smetterà mai di essere Sherlock - ( ma dopotutto, è per questo che tiene così tanto a lui, anche se si parla più che di semplice affetto ) che Sherlock riceve un sms, che gli fa alzare le sopracciglia. Si sporge oltre il divano, unendo le mani davanti la bocca.

 

« Sherlock? Che succede? » 

« Un uomo ha confessato l’omicidio, sta venendo interrogato adesso. »

« Come confessato? C’è già un assassino? »

« Quando elimini  l’impossibile, quel che rimane, per quanto improbabile, é sempre la verità. »

« Sii più chiaro ti prego. »

« Un uomo è stato arrestato. Anzi. Un uomo ha confessato, ore dopo l’omicidio, ore dopo che siamo andati a curiosare a casa della vittima. Sai che significa? »

« Che non cenerò stasera? »

« Che questo caso è ufficialmente diventato un nove, John. »

( rieccomi con un nuovo capitolo!! Il gioco é iniziato e spero che il caso possa interessarvi!! Il fantasma di Mary sempre onnipresente nella mente di John. Chissà chi è che si è mostrato colpevole e perché soprattutto!! E riusciranno i nostri eroi a parlare ed accettare i loro sentimenti? Se siete curiosi, fatemi un fischio. <3 )

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Capitolo 3
*** Le parole hanno un peso. ***


« Ehi, ascoltami. Farò tutto io, okay? Mi occuperò di tutto io. Farò in modo che la polizia pensi che sia stato io. Non avrai colpe. Te lo prometto. »

« E vuoi rovinarti il futuro per me? »

« A cosa serve amare, se non a sacrificarsi? » 

 

————————

 

« C’è comunque qualcosa che non mi torna. »

« Bene Lestrade, capisci anche tu che sarebbe una soluzione fin troppo facile anche per Scotland Yard. »

« Simpatico. No, quello che non mi torna è quale sia il movente. »

« John mi sta contagiando troppo, nutrivo un minimo di speranza in te. I sentimentalismi inutili. »

« Tu non sei sentimentale infatti, però potresti diventare come l’uomo bicentenario, l’hai visto il film, no? »

« No. Non l’ho visto. E non mi interessa. Ora sta zitto. » 

« C’è questa specie di robot che non comprende i sentimenti, ma piano piano poi si sente più umano che robotico tanto da innamorarsi di una umana, però poi muore la prima persona che ha amato e ha sposato un altro .. Davvero commuovente … »

 

Sherlock é costretto a sospirare ed alzare gli occhi al cielo, strofinandosi la mano sulla fronte. Perché ultimamente non fanno altro che parlare di sentimentalismi, di aneddoti, metafore, paragoni ed altre sciocchezze? É estenuante. Ed è ancora più estenuante che nessuno riesca a capire quando ha bisogno di essere lasciato in pace. Se solo la gente avesse un briciolo di intelligenza in più. 

 

« Se concentrassi la tua mente sul caso come la concentrarsi nel ricordarti le trame delle soap opere saresti un grande detective. »

« Quanto sei nervoso ultimamente, più insopportabile del solito. È successo qualcosa? »

« Parlate. Ecco che succede. L’avete già interrogato? »

« No. Non ancora. Ho pensato che prima sarebbe stato meglio il lupo cattivo e poi la nonnina »

 

E lo guarda malissimo Sherlock, storcendo le labbra di lato. Solo allora entra all’interno della stanza, da solo, sedendosi dall’altro lato del tavolo. Il presunto colpevole sta seduto di fronte al consulente, immobile, con lo sguardo vitreo e basso verso il pavimento. Sherlock inclina la testa verso sinistra: tic all’orecchio destro, mani che tremano sotto il tavolo, i piedi che picchiettano sul pavimento, sopracciglia basse, denti che mordono le labbra dall’interno, occhi lucidi. Pensi davvero di fingere di essere un assassino? 

 

« Per cosa l’avresti ucciso? Gelosia? Invidia? Rabbia domestica? Ha rubato la tua ragazza? »

Ma l’altro rimane in silenzio.

« Oh andiamo, saresti un idiota se l’avessi ucciso senza un movente quindi andiamo, sono tutto orecchi. »

« Ma che le importa del movente? Ho confessato. Basta questo. »

« Hai gli occhi lucidi perché hai smesso di piangere due secondi prima di entrare in questa stanza, non riesci a trattenere i tic nervosi, e non riesci a guardarmi negli occhi. Stai proteggendo qualcuno e credimi, scoprirò chi e perché. »

Solo allora, l’uomo guarda Sherlock negli occhi.

« Buona fortuna. Abbiano finito, agente. »

 

————-

 

Nel mentre Sherlock si trova a Scotland Yard, John é andato con Rosie e Mrs Hudson a fare un po’ di spesa. Avrebbe voluto seguire Sherlock nel suo interrogatorio, ma l’altro ha preferito andare da solo, e dunque il dottore con un sospiro solitario si è ritrovato a far compagnia alla padrona di casa, come un normale casalingo.

 

Ti turba non essere lì, sentire il brivido nelle vene, vero tesoro? Sapete cosa lo infastidisce di più? Che abbia ragione! Sempre!

 

« John caro, mi prenderebbe il latte? Non ci arrivo purtroppo » 

« Mh? Si, subito » 

E si allunga quindi John, prendendo il latte anche se con uno sforzo in più, accidenti. Ma non vuole darlo a vedere. 

« Certo, sarebbe utile a tutti avere un compagno come Sherlock, lui si che arriverebbe dovunque con l’altezza. É così alto non trova? »

« Si, è molto alto certo - ehi, cosa vorrebbe dire? » borbotta contrariato, e dopo culla poi la piccola Rosie dandole delle carezze sulle guance.

« Che é basso, ma questo lo sanno tutti. É così dolce sua figlia, John. É proprio diventato un bravo mamma. Potrei insegnarle a cucinare la lasagna. Tutti adorano la mia lasagna. »

E per quanto detesti ammetterlo, John ancora oggi proprio non resiste alla mondanità. E si sente un egoista per due motivi: il primo, perché vorrebbe dare un futuro più roseo a Rosamund, senza pericoli e senza gesti infelici che potrebbero toglierle anche suo padre. E secondo, perché la seconda persona che l’ha salvato dopo essere caduto è stata Mary, e l’ha amata. Moltissimo. Ma la prima persona che l’ha salvato è stato Sherlock, ed una volta senza Sherlock, non è vita per John. Ecco perché si odia tanto.- e poi non è basso, é di statura medio normale!!! 

« Io so cucinare! E non sono basso.. » 

« Oh caro … sta diventando rosso, non si scaldi! Che ne direbbe se stasera cucinassimo insieme, così mi fa vedere le sue qual - scusi » nel mentre Mrs Hudson è scoppiata a ridere dopo aver saputo.. del talento di John, ed anche Rosie sta ridendo, per giunta. 

Quanta pazienza deve avere il dottore, quanta. 

 

————-

 

Sherlock è tornato da poco dall’interrogatorio, e sono già passate quasi 24h dall’inizio del caso. É sera, e sta facendo ricerche al pc per capire con quali istituti Mr Jones aveva a che fare con i suoi investimenti. Specie quello sul quale aveva fatto l’ultimo, di investimento. Ma il foglio è stato strappato. 

 

« Macchie di caffè e scarpe slacciate .. chi è entrato a casa tua la notte scorsa? Cosa vuoi nasconderci, mh? »

Parla ad alta voce ma parla a se stesso come sempre, si desta dai pensieri quando John sbuca dalla cucina con una teglia di lasagna. Alla fine ha davvero dovuto cucinare con Mrs Hudson .. non raccontiamo l’aneddoto che è meglio .. 

« Che ne dici di mangiare ed illuminarmi su quanto è accaduto oggi? »

« La digestione mi rallenta. Il presunto assassino non ha voluto ammettere il suo movente, lampante come la notte adesso che ha voluto proteggere qualcuno. »

« Magari l’hanno ucciso insieme? Le due persone dico. Un pezzetto? » 

« Riconosco un innocente quando lo vedo, non voglio mangiare la cena della padrona di casa, e poi quella lasagna ha un aspetto terribile .. ma sei sicuro l’abbia cucinata lei? Sembra provenire da un bambino di cinque anni .. »

« L’ho cucinata io, in realtà .. okay .. »

« Ah … beh … » silenzio imbarazzante. Di nuovo. Storce le labbra e si alza dalla sedia, osservando prima il piatto, poi John.

« Perché ti sei messo a cucinare? » 

« Perché Mrs Hudson mi ha obbligato, perché tu non mi hai voluto e per .. non lo so. Fare qualcosa di carino. Circa »

« .. Grazie John. »

Almeno per rimediare alla figura fatta in precedenza, eccoli seduti entrambi in cucina, John che mangia e Sherlock .. diciamo che ha assaggiato. Molto diciamo. 

« Davvero non avevi amici in passato? Scusa .. non intendevo quel passato. É solo che .. »

« Non ho più voluto amici da allora, dopo Victor. E la mia mente ha cancellato il ricordo per il trauma. Beh, fino a qualche mese fa. »

« Deve essere stato un inferno per te. La scuola, insomma. Tutto quanto .. »

« L’intelligenza non è una maledizione. Ma si lo è stato. Avevo quindici anni, ma le prese in giro sono ancora vivide nella mia mente. E pensare che l’unica persona da cui volevo rifugiarmi, era proprio Mycroft. Non capisco tutto quell’odio comunque, avevo solo fatto intendere l’incompetenza di metà classe nel nel dissezionare delle rane » 

« Non capisco nemmeno io tanto odio, no .. »

« Beh, comunque. La solitudine è sempre stata la mia migliore amica. Da solo è quello che ho sempre avuto e da solo sempre mi sono protetto. »

« E tuo fratello? »

« Troppo essenziale al mondo per pensare al fratellino problematico. »

« I tuoi genitori? »

« Sempre in giro. E poi perché dar loro preoccupazioni? »

E John sorride. Capisce perché Sherlock sia diventato così .. asettico dai sentimenti. Ma non può fare a meno di pensare che immaginare uno Sherlock così innocente .. é quasi adorabile. Come si potrebbe non amarlo?

« Non sei solo adesso, Sherlock. Ho commesso degli errori in passato, lo so. Mi dispiace. Mi dispiace averti picchiato, mi dispiace averti escluso, mi dispiace averti allontanato. Ma fra i due quello che ha deluso l’altro sono stato io. Non sei da solo adesso, perché non mi permetti di starti vicino? »

« Io non - »

 

Un suono per mezzo secondo, qualcuno ha citofonato al loro appartamento. Margaret fa il suo ingresso, guardandosi intorno.

 

« Sherlock? Sei qui? »

« Margaret? Ciao. Stavamo mangiando ma abbiamo finito, vero John? »

« In realtà avevamo appena cominciat — » ma Sherlock lo guarda malissimo e si alza dalla sedia andando incontro alla ragazza.

« Vieni, siediti. É evidente che qualcosa ti ha sconvolto. »

Di lei si preoccupa, ma di me che ho cucinato per lui, no, pensa John, sospirando.

Allora è vero che sei geloso, tesoro, si vede dal fumo che esce dalle tue orecchie! 

La voce di sua moglie nella testa che continua a martellarla.

« John Watson comunque, piacere »

Margaret guarda il dottore e sorride debolente stringendo la sua mano.

« Salve. Scusate non volevo davvero interrompervi se stavate - »

« Non hai interrotto niente, te lo ripeto. »

« Stavamo cenando ma interrompiamo sempre per un cliente »

« Non sei una cliente, Margaret. » non lo capisce il comportamento di John. Davvero non lo capisce. 

« Parla con me. Sei sconvolta. Capelli spettinati, un calzino bianco ed uno nero, é evidente che sei corsa di fretta da casa per venire quindi dimmi cosa é successo. »

« Non è successo niente .. solo che .. faccio fatica a dormire, spesso e volentieri .. e non so come consolare mia figlia. Piange disperata .. »

« Sei venuta quindi per un consiglio .. da Sherlock .. ? »

« Sono capace anche io di dare consigli umani. » peccato che lo guardano tutti straniti dopo questa osservazione.

« Va bene non è il mio forte. Mai stato. Non so bene cosa dirti Margaret .. ma troverò chi ha fatto questo a tuo marito »

« Non ha già confessato? »

« Non é lui. Sta coprendo un’altra persona, e non vuole ammettere il perché. »

« Pensavo che finalmente Samuel avesse trovato un po’ di pace .. ed invece ancora no .. so che risolverai il caso, Sherlock. Ho sempre avuto fiducia nelle tue capacità. Ricordo come hai aiutato Filomena in terza liceo dicendole che il suo ragazzo la tradiva con quella della sezione C. Come l’avevi capito, non lo capirò mai .. » 

« Anche un bambino di cinque anni riuscirebbe ad annusare quando un ragazzo non indossa il profumo della sua fidanzata ma quello di un’altra. »

« Avessi io le tue doti investigative … non sei cambiato per niente. Mi fa piacere che tu sia sempre rimasto lo stesso. Davvero. Non devi mai cambiare per nessuno.  »

« Non sono mai cambiato per nessuno. »

Nel frattempo John è diventato spettatore mentre osserva  i due parlare. Praticamente è diventato invisibile. Non é che questa  cosa proprio lo fa sentire a suo agio, anzi. Lo fa .. un po’ alterare. Con rispetto, certamente. 

« Tuo marito avrà giustizia, Margaret. Te lo prometto. Non farò condannare un innocente. Domani avrò le informazioni che mi servono e tutto sarà più chiaro » 

« Informazioni? » 

« Mio fratello, John. Mi deve un favore dopotutto. »

« Che favore? »

« Lascia stare » però sorride fra se e se. 

« Vi ho rubato fin troppo tempo .. scusatemi. Grazie di tutto Sherlock - tienimi aggiornata, ti prego. Ti lascio il mio numero. Signor Watson .. grazie per l’ospitalità. » e dona un bacio sulla guancia al detective, lasciando poi il 221B.

John quindi rotea lo sguardo verso l’alto. Umanamente parlando, si dispiace per la donna, non è facile provare ciò che sta provando,  e lui lo sa, d’altra parte invece, si ritrova ad essere assurdamente infastidita dalla vicinanza che ha con Sherlock, e quasi .. geloso, del fatto che lei sappia tanto del suo passato, e lui no. 

 

« Sembrate molto uniti. »

« Si beh .. te l’ho detto. Era una dei pochi a non odiarmi. »

« Ed è anche molto bella »

« Non è il tuo tipo, John. »

« Ma santo cielo, non intendevo in quel senso! E comunque parlavo di te »

« La bellezza é soggettiva. Fisicamente lo so che è molto bella. Non sono cieco. Non è mai stato importante soffermarsi su queste frivolezze. »

« Non hai avuto .. una relazione? In passato dico. Si lo so, non dovrebbe interessarmi, ma dopo Janine e quella donna .. »

« Janine non è stata una relazione. E lo sai. Irene Adler é una questione lontana. Te l’ho già spiegato. I sentimenti sono una distrazione. Indeboliscono la mente, e rendono l’uomo vulnerabile. »

« O magari lo rendono forte. Puoi credere quanto vuoi di essere una macchina, Sherlock, ma non siamo tutti uguali. Ci sono persone che possono deluderti, ma persone che possono sorprenderti. »

« Non riesco a capire perché questi giri di parole, John. Hai conosciuto qualcuno? Puoi dirmelo chiaramente »

« Cosa..? »

« É abbastanza ovvio. Sei tornato a trovarmi, hai voluto seguire un nuovo caso come ai vecchi tempi, addirittura mi hai preparato la cena .. non serviva indorare la pillola. Se ti sei innamorato di nuovo potevi dirmelo direttamente » 

Arguto .. al sessanta per cento, perché con voi è sempre così complicato???

« Per una volta le tue deduzioni sono completamente errate, perché non è possibile che qualcuno faccia qualcosa di carino per te, si metta a cucinare, spari contro un tassista, voglia saltare in aria assieme ad uno psicopatico solo perché magari sta cercando di farti capire qualcosa che non riesci mai a capire da solo! »

« Forse è il caso che torni a casa, John. Rosie non può rimanere tutto il tempo di sotto con la padrona di casa. Per quanto sia brava con i bambini, saranno almeno due ore che si sarà addormentata. »

« Cristo santo .. ma come è possibile io ami uno stronzo del genere .. » borbotta solo fra se e se, alzandosi dalla poltrona.

 

L’hai ammesso.. l’hai ammesso! Allora i miracoli esistono. 

“ Ammetterlo non cambia che rimane uno stronzo. ”

Il nostro stronzo, tesoro. 

 

E nel mentre che John si allontana, Sherlock sospira guardando il teschio che lo osserva inerme.

 

« Lo so cosa stai pensando. Lo so. Ma è meglio così. Non posso perdere anche lui e Rosie » ed ammettendo questa grande verità che gli logora il cuore, riceve una mail sul computer, che legge ad alta voce.

 

“ Mr Holmes, 

Vorrei incontrarla da soli. Vediamo a Regent's Park domani alle 15. 

 

K. “

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Capitolo 4
*** La quasi verità. ***


La mattina precedente .... 

 

« Non hai idea di ciò che mi stai chiedendo, Sherlock »

« Chiamasi: favore. Non so se conosci la parole nel vocabolario inglese. » 

« Stai chiedendo un favore a me. Sai cosa significa? »

« Che me lo farai perché fra poco sarai in debito con me? »

« In debito.. e cosa te lo fa pensare? »

« Guarda in basso » 

 

Mycroft si ritrova ad abbassare lo sguardo e notare che l'omino dell'impiccato é stato completato. Oh, dannazione!!! Pensa il maggiore degli Holmes, lanciando contrariato la penna per poi battere impaziente la punta dell'ombrello sul pavimento. Sherlock, al contrario del fratello invece, si concede il sorriso della vittoria, facendo le labbrucce di un bambino di sette anni. 

 

« Incredibile. Sono riuscito a batterti con la parola " ambiguamente ". Non è da tutti. »

« Curioso che tu abbia scelto proprio quella parola, Sherlock. Cosa ti rende ambiguo? O cosa hai notato di così ' ambiguo '? »

« Non cambiare argomento, / Myke /. Hai perso. Mi devi un favore. »

Ed il maggiore degli Holmes si ritrova ad alzare gli occhi al cielo, e l'orologio, per giunta, alzando poi un sopracciglio.

« Quale favore? »

« Mi serve tutto ciò che puoi scoprire su Samuel Jones. Dove ha depositato denaro negli ultimi giorni. » 

« Perché dovrei farti questo favore? »

« Perché mi vuoi bene, perché non vuoi che si sappia che perdi all'impiccato, e perché in questo modo se acconsenti subito non farai tardi al tuo appuntamento »

« Appuntamento. Ma come ti viene in mente. »

« Oh, ti prego. Ti sei tagliato i capelli, comprato un abito nuovo, sbiancato i denti ed hai comprato un nuovo dopobarba che francamente fa vomitare. Ambiguo, non credi? Chi é? »

« Facciamo così. Ti farò quel favore. E mi aprirò sui miei sentimenti quando tu accetterai i tuoi. Accetti questa ambiguità? »

Sherlock rimane in silenzio e lascia andare via il fratello, rivolgendogli poi una linguaccia alle sue spalle da bravo maturo quale é. 

 

« Gne gne gne quando tu accetterai i tuoi »

 

 

-------------- 

 

Oggi, ore 14:58. 

 

Puntuale come un orologio svizzero, Sherlock si reca all'appuntamento della mail ricevuta la sera precedente. Non ha più avuto contatti da John, e nemmeno lo stesso Sherlock lo ha cercato, forse dargli del tempo per stare da solo con Rosie, forse perché in quel momento é lo stesso detective che ha bisogno della solitudine per comprendere al meglio come agire in presenza del dottore. Ogni giorno che passa sta diventando sempre più complicato gestire quell'agglomerato di sentimenti che si fanno sempre più intensi, e più la paura di perderlo aumenta, più Sherlock diventa scostante. A volte pensa che se non fosse tornato dalla Siria, e fosse rimasto " morto " agli occhi del mondo, forse tutto sarebbe andato per il meglio. Ma alla fine dei conti, Sherlock é troppo dramaqueen per rimanere nascosto per troppo tempo. Ma questo non significa che se potesse rendere John felice, non lo farebbe. É il come farlo il problema. Quel dottore che l'ha reso più umano del previsto e questa é l'unica deduzione alla quale é arrivato quando era troppo tardi. Ma non è il momento di pensare a John, fortunatamente quel caso lo sta tenendo occupato come dovrebbe, e la mente di Sherlock può concentrarsi su qualcosa di stimolante. Eccolo, l'ospite dell'appuntamento. anzi, eccola. 

 

« Mr Holmes scusi se le ho dato appuntamento qui »

« Lei é la figlia di Samuel, ricordo il suo volto »

« Katrine. Si. »

« Appena uscita da scuola. Quanti anni hai? 16? »

« Quasi diciassette. Senta, io so qualcosa che potrebbe aiutarla. L'altra mattina, ho visto quell'uomo trasportare qualcosa, forse l'arma .. »

« Quale uomo? »

« Quello che é in prigione! Lo stronzo che ha ucciso il mio papà. L'ho visto, era lui! »

« Perché non l'hai detto alla polizia »

« Ho perso mio padre, mi è concessa un po' di paura. Comunque, l'ho visto andare verso Piccadilly.. ora devo andare. Ho il corso di teatro  » e la ragazza corse via lasciando Sherlock a rimuginare sugli ultimi avvenimenti. Piccadilly, la mattina del delitto. Tutto sta assumendo ancora meno senso, ed è ciò che sta amando di più. 

 

----------- 

 

D'altra parte invece il buon dottore é andato a trovare Greg per pranzare insieme. Peccato che quando John é nervoso é sempre o di poche parole, oppure di troppe parole. In quel caso, troppe. E tutte contro Sherlock. 

 

« Ma ti rendi conto? Scambiare un gesto amichevole per un tentativo di abbonirlo. Ma roba da pazzi. »

« É Sherlock, di cosa ti sorprendi dopo tanti anni? »

« Magari vorrei un  grazie sincero? Hai ragione ma di cosa mi sorprendo a fare. Oltretutto credendo dovessi dirgli che abbia una relazione. E pensa pure di avere ragione visto che nemmeno mi ha chiamato. Nemmeno un aggiornamento sul caso. Il blogger escluso. »

« Non hai più avuto una relazione, da.. lo sai. »

« No. Non me la sento »

« Una frequentazione? É molto che non ti sento nemmeno raccontare di una donna »

E John si ritrova ad arrossire perché é vero. Da molto non esce con qualcuno, ma molto per davvero.

« No, beh.. sono stato impegnato »

Si a scrivere e Sherlock e poi a cancellare i messaggi. Eccola la vocina di sua moglie che gli martella la testa.

« Sherlock credo sia interessato a qualcuno »

« .. come interessato a qualcuno? »

« Beh l'altro giorno ho visto che scriveva molto preso e quando ho cercato di sbirciare si é subito infuriato. Per me, ha una cotta. Sisi. »

« Non ne sapevo nulla. Perché non so mai nulla??? Potrei indagare.. fare quello che fa lui con me.. » borbotta cercando di nascondere quella evidente gelosia nel sapere o credere che il consulente abbia un interesse diverso da lui. Greg invece sorridere da dietro la birra ma non lo da a vedere.

« Bravo, si indaga. E tanto che ci sei, chiedigli a che punto é con il caso visto che ai miei messaggi non risponde!! »

John annuisce pagando il pranzo ad entrambi, poi si alza dal tavolo e saluta Greg con un cenno della mano prima di andare a chiamare un taxi. Nel mentre l'ispettore alza le spalle e scuote la testa.

« Senza un aiuto, non ci arriveranno mai... Speriamo in bene.. » 

 

--------------- 

 

« Piccadilly.. no. Non ha proprio il minimo senso. » e per un momento, un breve momento, li seduto al 221B, Sherlock può finalmente entrare nel proprio palazzo mentale e tentare di collegare i pezzi. Il corpo é stato ritrovato vicino Downing St. Fra le 7 e le nove del mattino. Trascinato nel vicolo per non destare sospetti, un uomo si dichiara colpevole la sera stessa, non cominciando il suo alibi e nemmeno il suo movente. Samuel Jones ha prestato soldi a qualcuno o qualcosa due giorni prima di morire, ma il foglio col nome è stato strappato. La moglie ha un alibi e la figlia pure. Non ci sono amanti e chiunque l'abbia ucciso aveva una stretta vicinanza con la vittima. Downing St. Piccadilly. Cosa non mi stai dicendo, Samuel?

Il silenzio prosegue almeno finché non sente una voce ovattata continuare a chiamarlo. 

 

« Sherlock? Ehi, Sherlock.. » 

 

E solo allora Sherlock fu riportato alla realtà e riapre gli occhi, trovandosi davanti il dottore. Vicino. Fin troppo vicino. Quasi tanto che puo sentire il suo odore. Può sentire il suo dopobarba, può avvertire il suo calore, il suo respiro, ed a momenti anche il battito del suo cuore. Perfino il modo in cui lo chiama é diventato ipnotico per Sherlock. Fanculo. 

 

« John. Ero solo nel mio palazzo mentale. Da quanto sei qui? »

« Abbastanza da vederti immenso ed immobile come una statua. Cercavo di chiamarti da cinque minuti »

« Non ti ho proprio sentito. Perché sei qui? »

« Ho bisogno di un motivo per venire a trovarti? Hai più avuto aggiornamenti sul caso? »

« Sto aspettando la risposta di Mycroft. Hai di nuovo bevuto birra? »

« No. L'ha bevuta Greg »

« Mh. Vuoi del thé? »

« Volentieri, si.. » 

 

Adesso tocca a John fare il consulente investigativo. Come capire se Sherlock Holmes ha davvero una cotta? Forse dovrebbe vedere il suo cellulare? Ma sarebbe violazione della privacy. O forse potrebbe.. iniziare l'argomento in modo disinvolto.. 

 

« John, cosa vuoi dirmi? Sento la tua testa pensare, pensare e pensare »

« No, niente. É che.. tu che sei il più grande detective al mondo, come lo capiresti se una persona ha un interesse romantico per qualcun altro? »

E Sherlock alza lo sguardo verso John, e sospira. Eccoci qua. John che gli chiede consigli su come capire. John ha un interesse e vuole comprendere se é  ricambiato. John lo lascerà di nuovo. É tutto un circolo. E da bravo amico, deve aiutarlo. Ancora.

« Le nozioni basilari. Battito accellerato, pupille dilatate, rossore sul viso, balbettio improvviso, sudorazione, non riesce a guardarti negli occhi, non sopporta se ti senti con qualcun altro o vuoi qualcun altro - » ecco. Sta parlando troppo. Deve smetterla.

« Lo capirai se quella persona é interessata a te. Non ti sminuire, non avrai una mente eccellente come la mia ma sei un buon partito per le donne » 

Ma cosa aveva capito Sherlock?, e John sospira pensando che ha usato un pessimo metodo per capire. Però adesso sa che se vede Sherlock nervoso, o che balbetta se si parla di qualcuno, forse..

Ah, fanculo. Tira fuori le palle e diglielo. Avete quarant'anni, non dodici, muovete il culo. 

 

Ed alla fine sua moglie tutti questi torti, non li ha. 

Quindi alla fine John si avvicina lentamente all'amico e gli prende la mano, quasi come se fosse il gesto più naturale del mondo.

« Senti Sherlock.. non parliamo più molto oramai, e mi fa male questo. Ma vorrei solo capissi.. che io ci sono sempre stato per te, continuerò sempre ad esserci per te.. » toglie la mano John e continua a parlare osservando il tavolo.

« Ne abbiamo passate tante insieme, forse troppe per delle persone normali ma dopotutto noi non siamo persone normali, giusto? Ed ho passato troppo tempo a negare i miei sentimenti, ora non posso più farlo.. quindi volevo dirti che .. »? Ma quando alza lo sguardo, Sherlock non c'è. Se ne è andato. « Figlio di puttana. » esclama John alzando le braccia verso l'alto, esasperato. Solo dopo trenta secondi Sherlock sbuca dalla porta, con indosso cappotto e sciarpa.

« Muoviti John, abbiamo finalmente le informazioni che ci servono!! » e corre giù per le scale felice come un bambino.

« Quanto vorrei ucciderlo.. » commenta fra se e se prendendo il giubbotto per uscire dall'appartamento.  

 

---------------

 

E nel mentre viaggiano nel taxi, Sherlock osserva il telefono, leggendosi le informazioni che Mycroft gli ha comunicato. John che nel mentre lo guarda con espressione interrogativa.

« Ti degni ti spiegarmi  senza credere che io abbia capito? »

« Collegi. John. Samuel Jones ha versato soldi ad un importante collegio fuori londra.  Stiamo andando lì. »

E difatti in un’ora o poco più eccoli arrivare a destinazione. Collegio privato, significa suore. Ed una volta entrati all’interno, Sherlock subito trova una suora ad aspettarli.

« Sapevo sareste venuti. Siete della polizia? Povero Samuel .. povero .. »

« Potrebbe gentilmente dirci quante mr Jones sovvenzionava il vostro istituto? »

« Ultimamente molto spesso. É sempre stato molto generoso con noi. »

« E le ha comunicato di aver avuto screzi con qualcuno? »

« Non posso dirglielo questo. Non posso. C’è il segreto professionale mi dispiace »

« Signora .. un uomo è morto, ed un altro sta per essere condannato ingiustamente, quindi parli!! » 

« Sherlock! Lo scusi, sorella .. »

« Non posso parlare signor Holmes, le ho detto tutto ciò che so » 

 

Dopo aver parlato con la sorella, John e Sherlock tornano al 221B, ma stavolta, invece di salire, si mettono a camminare per le vie. 

« Tutto sta prendendo una forma John. Tutto. C’è solo un piccolo tassello che mi manca »

E si avvicina ad un amico senzatetto lasciandogli una banconota da cinquanta ed un biglietto. 

Poco dopo i due tornano a camminare.

« Mr Jones che sovvenziona un collegio, è quello stesso collegio viene strappato per non farci capire la verità. Lo capisci? Tutto sta prendendo forma ed è bellissimo!! »

« Si. Capisco. Anzi. No. Non capisco .. andiamo a cena? » 

« Non ho fame. Domani faremo tornare in vita un innocente. »

« Guardati. Che tieni alla vita degli altri. Sei più umano, eh? »

« Non essere ridicolo. Tengo solo a fare giustizia. E provare che avevo ragione. »

« Nah. Inganni tutti ma non me. Sei contento di salvare un innocente. Inutile che neghi. Comunque .. se hai una cotta va bene » 

« Cosa? »

« Se hai una cotta va bene. É umano anche questo »

« Io non ho una cotta, John. Non ho mica dodici anni. »

« Allora perché sei così strano? »

E stavolta però si fermano in mezzo ad una strada e fanculo alla gente, per davvero. John vuole capire.

« Perché .. non so come comportarmi. Okay? Ho solo bisogno di capire »

« Capire cosa? Siamo io e te contro il resto del mondo. Sempre stato così. Cosa c’è da capire? »

« Tu non capisci. Ti prego, non insistere »

« Allora guardami negli occhi e dimmi che vuoi allontanarmi » afferma John convinto, avvicinandosi al detective quel giusto che basta per sfiorare il suo naso e fissarlo intenso negli occhi. Quegli occhi color ghiaccio che l’hanno folgorato dalla prima volta.

« Io non .. » e bastava tanto così. Tanto così, che entrambi stavano pianissimo accorciando la distanza, e piano socchiudendo gli occhi.




( LO SO, bastarda ad averlo interrotto così, ma è stato piu forte di me. Allora, che ve ne pare? Avete capito chi è stato? E come finirà fra i nostri idioti? Spero di tenervi ancora incollati allo schermo, KISSINI <3 )

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Capitolo 5
*** Finalmente la verità. ***


« Ci sono cose che avrebbe voluto dire.. ma non ha detto »

« Si »

« Le dica adesso »

« No .. mi dispiace non posso »

 

John ricorda ancora questa conversazione. Risale a sei anni fa. Forse di più. Che ha più tenuto il conto del passare dell’età .. ci sono momenti in cui si sente ancora agile, e scattante e momenti invece in cui si sente vecchio e sedentario. Ma accantona sempre le ultime due descrizioni perché non può permettersi di essersi così. Non per Rosie. Che ha bisogno di un padre energico. E la vita di John è sempre stata energica. Nonostante lo stop momentaneo prima di conoscere Sherlock. É inutile negarlo alla fine, Mary e Sherlock sono stati i due prototipi della propria persona ideale: la prima con i suoi segreti, e la sua ironia, ha trasmesso a John la vitalità che aveva perso, e l’energia  che aveva dimenticato. Mentre Sherlock l’ha riportato alla vita, e sarebbe stato difficile dire grazie. Ad entrambi. Quello che pochi sanno, é che si odia, per tantissimi motivi. Non è riuscito a dire a nessuno dei due i suoi reali sentimenti. Con Mary è riuscito a confessare di aver sbagliato e di voler essere migliore, ma al suo fantasma. Mentre a Sherlock .. non ha mai detto nulla circa ciò che avrebbe voluto dire dopo la sua finta morte. E la parte peggiore, é che a malapena riesce a dirlo o ammetterlo adesso. 

 

————-

 

« John, c’è qualcosa .. che vorrei dirti. Volevo dirtelo da sempre e non l’ho mai fatto. Visto che è improbabile che ci rivedremo, tanto vale che lo dica adesso .. Sherlock è in realtà un nome da donna. 

 

I sentimenti son sempre stati .. cosa astratta, per Sherlock. E non può nemmeno negare di averli provati, in passato. Sentimenti di amore? Probabilmente mai. Sentimenti d’amicizia? Oh si, che li ha provati. E sappiamo tutti che ci stiamo riferendo a Victor. Ha veramente pochissimi ricordi, ma ricorda le risate, ricorda i pirati, ricorda pochi ma intensi ricordi positivi, ricordi che gli scaldano il cuore. Poi Victor gli è stato portato via, ed il trauma ha creato il resto. Da allora non è riuscito ad aprire il suo cuore a nessuno. Nemmeno andando avanti col tempo. L’unico che vedeva come .. l’uomo perfetto, ma distante, era suo fratello. Oh si, il piccolo sherlock venerava il maggiore quando era piccolo, e molte marachelle che ha combinato, son state create per attirare la sua attenzione, vista la distanza dei genitori. Ma Mycroft era grande, e forse, come lui, incapace di dimostrare affetto, per quanto fosse presente. Poi il tempo è passato ancora di più, e Sherlock si è creato quel muro che dopo non è più stato sormontato, o distrutto. Soltanto John é riuscito a farlo, e col tempo, grazie a lui, ha di nuovo aperto il proprio cuore. Per quanto ne sia così spaventato. Sherlock Holmes e i sentimenti non sono fatti per stare insieme, inevitabilmente qualcuno finisce per farsi del male ed è accaduto fin troppe volte adesso. Soltanto che adesso é solo più difficile tenerli a bada. Molto più difficile. 

 

Due zucconi, che in due momenti, ( ed anche più ) avevano la possibilità di parlare e forse svuotarsi di quel peso che tanto li ha logorati a lungo. Ma non l’hanno fatto. Avrebbero adesso, questa possibilità.

 

 

( In this moment …. )

 

 

 

La vicinanza oramai é minimale, talmente minimale che ognuno riesce ad avvertire il profumo dell’altro. John non ha mai saputo definire l’odore del dopobarba di Sherlock, ma è piacevole, e un po’ pungente, proprio come lui. Mentre per Sherlock,  il dopobarba di John si rivela essere dolce, fruttato, ma a tratti aspro. Alla fine non basta tanto per darsi un bacio, é una questione di attrazione. Due magneti che si attraggono al punto di avvicinarsi. E loro sono come due magneti adesso. Due magneti testardi, che forse hanno sprecato anni preziosi per un gesto così semplice. E dire che John è la stessa persona che non avrebbe voluto che nessuna persona definisse lui e Sherlock una coppia. Ed ora sta per baciarlo in mezzo ad una strada. Come è buffo il mondo. Uno sfioramento. È avvenuto un leggerissimo sfioramento, niente di più, quando il BIP BIP BIP di un sms interrompe quel momento. Lestrade gli ha inviato un messaggio. Recita:

 

“ Il prigioniero vuole parlare con te,

 

GL “

 

Per leggerlo, ovviamente, Sherlock si è dovuto separare da John. Quindi no. Il bacio non è avvenuto. Se questo ha intristito il povero dottore? Si. Assolutamente si. Ha capito che il detective non è il massimo nelle interazioni sociali, o in momenti intimi come quello, ma interrompere per un sms .. è stato troppo perfino per lui. 

 

« Il prigioniero vuole parlarci, John. Dobbiamo andare. » 

Però è in quell’istante che rimbombano nel cervello di John le parole “ sono sposato col mio lavoro “. Dopotutto il lavoro è vita per Sherlock, è sempre stato così. Così sospira, incrociando le braccia al petto.

« Si. Dobbiamo andare » esclama dunque il dottore, scuotendo il capo per poi chiamare il primo taxi che vede lontano. È inutile forse anche solo sperarci.

Non arrenderti, John!! Se ti fossi arreso così presto quando eri in Afghanistan sai quante vite sarebbero andate perdute? Se ti fossi arreso così presto con me, sai che me ne sarei trovato un altro? Su! Forza! 

Beh, c’è da dire che quando c’è bisogno di incoraggiamento, Mary sempre in prima  linea!

 

D’altra parte, Sherlock si sente un’idiota. Possiamo dirlo che si sente un’idiota? Mancava quel tanto così per mettere a tacere tutte le sue parole. Ed invece è stato un codardo.

Codardo esatto, non sei mai stato un codardo, Sherlock. Che ti prende? 

Carina la voce del fratello che gli martella nella testa. Insopportabile. 

Viaggiando in taxi finalmente arrivano dove è imprigionato l’uomo. Ammette sherlock che è curioso di sapere cosa ha da dirgli. Difatti quando sono tutti e tre, John e Sherlock da una parte e l’uomo dall’altra  del tavolo, il consulente si sporge in avanti. Quasi ad invogliare l’altro a parlare.

John invece sta solo a braccia incrociate, e le labbra sporte verso l’esterno, come fa sempre quando è irritato.

 

« Dunque? Cosa volevi dirci di così importante, adesso? »

« È inutile che lei continui ad indagare, Signor Holmes. Io ho ucciso quell’uomo. E se volete, vi dirò anche perché. »

« Mi illumini. »

« Mi ha mandato sul lastrico. Non avevo più niente da perdere. Non ho famiglia, ne moglie, ne figli. Nessuno avrebbe pagato questa punizione tranne me. Non è stato difficile. Almeno adesso sono contento »

« Eppure mi sembri tutto tranne che colpevole. Basta guardarti. Tremi quando parli, hai tic nervoso ad un occhio, occhi lucidi, le mani non riescono a stare ferme, non riesci mai a guardarmi fisso negli occhi quando ti parlo. Conosco un assassino quando lo vedo, ho avuto a che fare con criminali da quattro soldi ed anche con psicopatici di primo livello, e tu, non sei nessuno fra questi. Chi.stai.proteggendo? »

« .. Nessuno. Sono l’unico colpevole. Ed ora sapete anche il mio movente. Ho confessato. Non c’è altro da dire » 

E detto questo l’uomo si alza, e scompare in quella prigione lasciando Sherlock sorpreso ed anche fortemente irritato. 

 

—————

 

Sono tornati al 221B, e non può fare a meno di continuare a pensarci. Non può.

« Perché diavolo prendersi le colpe per qualcuno? Perché? »

A quel punto John si mette a ridere. Ma ridere di gusto però. E sherlock aggrotta le sopracciglia. 

« Che c’è di così divertente adesso? »

« a niente. Mi fa ridere come non riesci ad arrivarci. O come non possa venirti il dubbio. Ma dimenticavo .. tu sei asettico dai sentimenti. Non ci arriveresti comunque » 

« Tu sei arrabbiato » 

E solo dopo averlo sentito John si immobilizza, voltandosi a guardare l’altro con un rallentatore tale ed uno sguardo vitreo da mettere i brividi. 

« Bravo. Ottima deduzione »

« Non puoi essere veramente arrabbiato, John. Non ho fatto niente » e ne è fermamente convinto. Sapete perché? Perché non baciandolo, ha pensato, che l’avrebbe salvato un rapporto. Perché ha pensato, che John non si fosse nemmeno avvicinato per baciarlo. Si è avvicinato e basta. E Sherlock non poteva permettersi di rovinare la loro amicizia solo per quei sbiechi seppur intensi sentimenti che prova nei suoi confronti. Quindi si, da bravo idiota, crede di essere nella ragione.   

« Non hai … senti lascia perdere. Lascia perdere. Sai qual è il tuo problema? Che pensi di star ragionando quando in realtà ti stai solo comportando da bambino. Il grande detective. Allora vuoi sapere la mia deduzione? Quell’uomo sta proteggendo qualcuno. Qualcuno che ama. O a cui vuole bene. »

« Ma é ridicolo!! Perché dovrebbe andar in pr — » non finisce la frase. Perché è stato tutto terribilmente evidente .. proteggere qualcuno, a discapito della propria vita. É esattamente quello che ha fatto Sherlock. Più di una volta. Come ha fatto a non arrivare ad una conclusione tanto chiara … stupido. Stupido. STUPIDO. 

« Ma certo, evidente. »

« Le persone fanno sempre cose pazze, quando ci sono i sentimenti di mezzo »

« Ho capito chi è il colpevole »

« Bene. Sono contento tu abbia capito. Torno a casa. Molly sarà stanca, ha badato a Rosie più del previsto » e si alza, il buon John, sistemandosi la giacca per avvicinarsi alla porta.

« John, aspetta .. » 

Sherlock non ne è capace. Non sarà mai capace. È questo il suo limite.

Ma non esserne capace non significa che non abbia un cuore.  

« Torna al 221B. »

Ecco. L’ha detto. L’ha detto si. Non sa quale sarà la risposta di John. Però l’ha detto. Ha bisogno del suo dottore. E forse si farà del male. Un male allucinante.

Ma non gli interessa.

« Torna al 221B. Con Rosie. Non ti dico di rispondermi adesso. Ma pensaci. »

Non lo sa se John prova qualcosa per lui. Non riesce a capirlo. Non l’ha mai capito. Ma Sherlock ama John. Da un bel po di tempo. Negarlo, non significa che non sia vero. Ed ha bisogno di lui vicino.

Ha bisogno di saperlo felice. 

 

Annuisce quindi John, alla sua richiesta, come a dire che ci penserà, poi esce dall’appartamento. Ma chiusa la porta non può non lasciarsi scappare un sorriso.

 

——————-

 

La mattina dopo la prima cosa che Sherlock fa, è chiamare Margaret.

« Margaret, sono Sherlock »

« Sherlock! Che bello sentirti. Hai novità sul caso ..? »

« Sei in casa da sola»

« Come ogni mattina. »

 

Ma non è da Margaret che Sherlock vuole recarsi. No. Si reca in un bar. Un bar a Piccadilly. Alle 7:30 di mattina.

Ed alle 7:32 vede entrare da quel bar una ragazza. Giovane. Bionda.

La figlia di Samuel Jones.

« Miss Jones? Permette? »

« Sherlock Holmes. Si. Certo. Ma non capisco in cosa posso aiutarla. L’assassino é già dietro le sbarre »

« No. Direi di no. Non capivo quale torto avesse mai potuto fare un padre ad una figlia, ma la visita al collegio mi ha reso tutto più chiaro. Non avresti dovuto parlarmi di Piccadilly. Voleva spedirti in collegio, si. Ma perché? Brutti voti a scuola? No. Cattive compagnie? Quasi. Un uomo. Più grande. Non approvava. Ed ha minacciato di spedirti in collegio se non avessi deciso di separarti da lui. Ho fatto delle ricerche su di te questa sera. Non solo avresti perso le tue amicizie, ma anche la possibilità della tua lauda ricompensa che ti aveva promesso se avessi finito per bene la scuola. Cosa che non ti avrebbe dato se fossi andata via. Comodo per andare via con un adulto, alla fine. Posso vedere il suo fermaglio? »

E la ragazza gli dona il fermaglio, quando Sherlock lo afferra, sorride.

« Si vede che l’hai pulito per bene. Ma si troveranno comunque delle tracce. Perché mandare all’aria la vita di un innocente? »

« Lui mi ama. Io ho 17 anni quasi. La sua vita non aveva niente da perdere. Io si. E prima che lo chieda: è stata una sua idea. Non mia. Non ha mai amato nessuno, Mr Holmes? A tal punto da sacrificare la sua stessa vita? Se non l’ha fatto, provo pena per lei. Davvero. » 

E Sherlock rimane in silenzio, scuotendo la testa. Non sa come avrebbe avuto il coraggio di dirlo a Margaret. Ma sa che avrebbe dovuto. Manda un sms a Lestrade dunque, dicendo di raggiungerlo. 

Vedere una ragazzina distruggersi la vita così .. un uomo disposto a sacrificarsi .. si ripercuote dai suoi pensieri, andando voi quando poi, ode le sirene della polizia.

 

Sarebbe andato da Margaret quella sera, ma forse prima ha un’altra faccenda da risolvere. La risoluzione del caso, a John, viene raccontata proprio da Greg per telefono. Per questo John si fa trovare davanti il portone del 221b, seduto. E Sherlock rimane sorpreso, quando lo trova lì.

 

« Perché sei seduto lì? » 

« Ho una zoppia psicosomatica ricordi? Sherlock »

« No. No. Sali. Tocca a me parlare »

Raggiunto l’appartamento, Sherlock si siede sulla poltrona, e John nella propria. Offtopic: Mrs Hudson é dietro la porta ad origliare.

« Mi dispiace se ho cercato di allontanarti, John. Dovevo pensare. Riflettere. Ragionare e capire. Non è stato facile dopo - »

« Sherlock »

« No. Fammi parlare »

« No. Fammi parlare tu. Io non sono Victor, Sherlock. Io non sono nessuno del tuo passato, non trattarmi come uno dei tanti che ti ha voluto bene e poi ti ha abbandonato. Ti ricordo che sei stato tu ad abbandonarmi! » eccola. La rabbia del soldato. Che però deve tenere a bada.

« Scusa. Non è di questo che devo parlare. Si. Ti sei allontanato. E francamente non capisco perché. Non ti ho sempre dato prova di rimanerti vicino? Non ti ho dato prova di perdonarti anche se ti comporti e sei un grandissimo stronzo egoista? Con te sono rimasto dall’inizio, alla fine. Ti ho chiesto un ultimo miracolo, ho sparato ad un tassista, mi sarei fatto saltare in aria, cazzo! Io - ho commesso degli errori. Ho commesso .. tanti. Tantissimi errori. Ed uno fra questi é averti odiato nei momenti in cui in realtà non ti odiavo affatto. Ma odiavo me stesso per non riuscire ad odiarti. Perché è tutto così difficile con te ..? Guardami. Sto invecchiando, sto rallentando, non riesco più a - »

« L’uomo .. che si è sacrificato per quella ragazza. Mi ha fatto capire molte cose. Anche io mi sono sacrificato più di una volta per te. E lo farei di nuovo. Per te e per Rosie. Te l’ho promesso. E non voglio più venire a meno di quella promessa. Ma non voglio di nuovo rischiare di perderti, John. Sarò anche uno stronzo, ma tutto ciò che ho di umano me l’hai donato tu. » 

Inaspettatamente Sherlock si avvicina a John, inginocchiandosi di fronte a lui, per prendergli una mano. La adagia al proprio polso, facendo per premerci sopra il pollice del dottore.

« Battito accelerato, pupille dilatate, fatica a formulare un discorso. Te li ho spiegati io questi sintomi. Pochi giorni fa. Sono sempre stato dipendente da eroina, cocaina, oppio, sigarette .. da tantissime cose che mi hanno rovinato, durante l’adolescenza. Adesso sei tu, la mia dipendenza. Adesso sei tu. Ti prego, di qualcosa. »

 

( TO BE CONTINUED IN THE NEXT CHAPTER ) 


.....



- SI. Lo so. Altro finale per cui linciarmi. MA MI AMERETE PER QUESTO ED IL PROSSIMO. <3 <3 

 

 

 

 

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