Io, Tooru

di Bombay
(/viewuser.php?uid=156)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° pagina ***
Capitolo 2: *** 2° pagina ***
Capitolo 3: *** 3° pagina ***
Capitolo 4: *** 4° pagina ***
Capitolo 5: *** 5° pagina ***
Capitolo 6: *** 6° pagina ***
Capitolo 7: *** 7° pagina ***



Capitolo 1
*** 1° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

1° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(1° pagina)

 

1° aprile 2013

La scuola è finita.

È strano mi dovrei sentire felice, basta lezioni, compiti, interrogazioni, esami. Si chiude un ciclo della mia vita e se ne apre inevitabilmente un altro.

Invece…

Un enorme senso di malinconia mi ha pervaso ieri alla consegna dei diplomi, non riuscivo a condividere la gioia dei miei compagni.

Iwaizumi era seduto vicino a me e mi guardava… sembrava sapere esattamente quello che mi passava per la testa, come sempre.

- Non sei mai soddisfatto - mi ha detto, - non lo sarai mai - ha aggiunto quella sera tornando a casa dopo l’ultimo allenamento del club…

La tristezza si è fatta avanti ancora, facendomi pizzicare gli occhi, mi mancherà tutto questo… mi manca già e non sono ancora partito.

Poi però ha proseguito - È stato un onore giocare con te, perché sei il migliore alzatore, ci incontreremo ancora, Tooru -

Hajime, il migliore amico che qualcuno potrebbe desiderare. Sono stato davvero fortunato ad averlo avuto al mio fianco in tutti questi anni. Molti scogli non li avrei superati senza di lui, non l’ho mai ringraziato davvero, ma forse lo saprà già, è sempre stato un passo avanti a me.

Non ho mai scritto un diario, l’ho sempre trovata una cosa inutile, ma questo quaderno me lo ha dato Hajime, il suo regalo per il diploma - Puoi usarlo come un diario di viaggio, così non ti dimentichi di raccontarmi le cose, le appunti qui e quando ci sentiamo me ne parli e quando torni hai un ricordo del tempo passato lì -

Quando tornerò…

Mi sono ritrovato a scrivere senza rendermene conto.

Quando tornerò…

Parto per l’Argentina tra due settimane: è un viaggio programmato da tanto, una opportunità che non posso lasciarmi sfuggire, non ora, visto che la mia squadra non è andata ai nazionali dove avrei avuto la visibilità di cui avevo bisogno, invece sono rimasto nell’ombra qui a Sendai.

Un’occasione che si presenta una sola volta nella vita, grazie al coach Irihata che mi ha messo in contatto con Blanco.

Jose Blanco… guardando lui ho voluto diventare un alzatore, per dirigere ed aiutare la squadra, lui mi ha ispirato a scegliere la pallavolo come ragione di vita, come professione, ed ora grazie al suo contatto ho la possibilità di giocare in una squadra della lega argentina… il Club Atletico San Juan.

È inutile che ci giro intorno se voglio diventare qualcuno me ne devo andare, anche se il solo pensiero di partire mi terrorizza, sarò solo là, completamente solo.

Io e la pallavolo

La pallavolo ed io.

L’Argentina è lontanissima, ventimila chilometri da qui, più di venti ore di volo, non posso tornare a casa tanto spesso… o per Natale.

Un biglietto di sola andata è chiuso nel cassetto.

Solo andata.

È un anno che studio spagnolo è così diverso dal giapponese, anche la scrittura lo è…

Sei sicuro?

Continuo a ripetermi, tentando di convincermi che andrà tutto bene, che otterrò il ruolo di titolare in breve tempo, che mi farò un nome che tornerò presto…

Quando tornerò…

Non sono ancora partito e ho già nostalgia di casa, degli amici, dei miei genitori.

È un passo enorme, una decisione importante, un passaggio verso il futuro, verso le stelle, risuscitò a toccarle un giorno?

Mi piacerebbe.

Sarà difficile?

Sì.

Ci riuscirò?

Non lo so, ma finché non ci provo non lo saprò mai.

Cos’è che mi fa partire?

L’ambizione. Il voler dimostrare che sono il migliore.

Quando tornerò?

Un giorno… forse… mai…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

2° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(2° pagina)

 

20 aprile 2013

Ascolto il rumore della strada sottostante, i richiami e le risate che giungono dalla finestra aperta.

Sono a San Juan, in Argentina, ho impiegato un giorno intero a riprendermi dal viaggio, quando sono arrivato nel mio appartamento sono crollato esausto per la stanchezza e l’emozione.

Piano piano mi sto rendendo conto di quello che ho intorno, ho imparato a orientarmi, in questa nuova e grande cittadina, l’appartamento che mi hanno assegnato e a un quarto d’ora a piedi dalla sede della squadra (per fortuna)

Le persone qui sono gioviali, anche se mi guardando comunque con un po’ di sospetto, dopotutto sono uno straniero lo sarò sempre per loro.

Ho conosciuto la squadra ed ho iniziato subito ad allenarmi con loro, non so cosa mi aspettassi, ma sicuramente non la freddezza con cui sono stato accolto.

Non sono niente per loro, se non un ragazzino raccomandato spuntato dal nulla.

Sono tutti più grandi di me, sono tutti ottimi giocatori, mi alleno dando tutto me stesso come ho sempre fatto, ma non sembra bastare mai, non riesco ad ingranare come vorrei, hanno un livello superiore al mio è inevitabile.

Mi sento fuori posto e inadeguato, ma stringo i denti e vado avanti, dopo tutto sono qui da pochi giorni.

Il palleggiatore titolare mi ha squadrato dall’alto in basso, mi ha rivolto sì e no un saluto, non gli sto simpatico o forse… forse si sente minacciato da me.

Questo mi fa sorridere tristemente, minacciato da un ragazzo più giovane, con più talento di lui.

Dopo tutto la storia si ripete, sempre.

Mi è tornato in mente un ricordo simile al fatto che mi è accaduto oggi, solo che ero io quello che guardava male il nuovo arrivato: Kageyama.

A distanza di anni mi rendo conto di avere esagerato, Tobio è un talento naturale, per lui giocare a pallavolo è facile come respirare.

Mi sono sentito minacciato da lui alle medie e quando il coach mi ha sostituito ho dato la colpa a Kageyama, ma la realtà era che era colpa mia della mia insicurezza.

Chissà se Tobio si è sentito come me in questo momento, smarrito e abbattuto.

Mi chiedo una volta di più se ho fatto la scelta giusta… a venire qui… ho tanto da imparare, lo so, l’ho sempre saputo: mi devo allenare per supplire alla mancanza di talento, per affinare la mia tecnica, la mia capacità di gioco se voglio un posto da titolare.

Titolare.

Sono sempre stato titolare, non ho mai dovuto guadagnarmi il posto in squadra, l’ho sempre dato per scontato.

Alle medie e alle superiori appena entrato in squadra… è facile diventare titolari se gli altri tuoi compagni hanno un livello inferiore al tuo… ma se sono tutti più bravi di te come si fa?

Si dimostra di meritarselo, si cerca di migliorare ogni giorno di più, si lavora sodo.

Ho chiamato Hajime e gli ho raccontato tutto, la prima cosa che mi ha detto è di farmi degli amici, di non isolarmi e di non esagerare con gli allenamenti.

Non avrei mai pensato di dirlo, ma Iwaizumi mi manca, mi manca il suo modo brusco di rapportarsi con me, di dirmi chiaro e tondo quello che non voglio sentire, a modo suo di spronarmi e aiutarmi nei momenti di difficoltà.

Sento l’assenza di mia madre, che si affaccia alla porta dicendomi che la cena è pronta, di non rovinarmi gli occhi a guardare per la milionesima volta una partita, che la so a memoria.

Ho nostalgia di mio padre che mi chiede come è andata la giornata, di ascoltare la sua voce mentre racconta qualcosa che è successa al lavoro.

Mi manca casa…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

3° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(3° pagina)

 

5 luglio 2016

Sono state tre le volte che avrei voluto mollare tutto.

La prima quando il coach, alle medie, mi ha fatto sostituire da Kageyama, il mondo mi è crollato addosso, tutte le mie certezze si sono sgretolate in pochi istanti ed è stato solo grazie a Iwaizumi che mi sono ripreso ed ho continuato a giocare.

Poi in prima superiore quando siamo stati battuti da Wakatoshi Ushijima, dal colosso lui che aveva già tutte le carte in regola per accedere alla giovanile del Giappone, lo invidiavo, lo invidiavo da morire… e per quanto Ushijima mi abbia sempre ritenuto un ottimo giocatore non l’ho mai sopportato e non gli ho mai creduto, li è stato Blanco a tirarmi fuori dalla delusione e dalla voglia di lasciar perdere tutto quanto - il tuo talento un giorno sboccerà, non sai quando, ma accadrà adesso sei troppo giovane e acerbo e se non ce la metti tutta gli altri ti supereranno, ma è più facile dire così che impegnarsi -

Dovevo dimostrare a me stesso che ero, sono, il migliore e mi sono spinto avanti, sempre più avanti ho attraversato l’oceano per dimostrarlo.

Anche qui mi sono scontrato con un muro di difficoltà fino a ritrovarmi ancora una volta sommerso dallo sconforto e dalla voglia di lasciare perdere tutto e tornare finalmente a casa.

Manco da tre anni e a volte fatico a ricordare gli odori e i colori della mia patria, rivedere i ciliegi in fiore.

Questa volta a ridarmi la spinta in avanti è stata l’ultima persona che avrei mai pensato di incontrare qui, ma quando si dice quanto è piccolo il mondo!

Chi pensava di trovarsi il gamberetto del Karasuno proprio qui a Rio de Janeiro, che non è esattamente un piccolo paese di provincia.

Sì perché sono qui a Rio con la mia squadra per un ritiro e non credevo che avrei incrociato proprio lui.

E per una strana congiunzione astrale c’è anche Kageyama, visto che debutta alle Olimpiadi che si tengono proprio qui.

Se volessi potrei anche andare a vedere una partita, ma non voglio, non credo di farcela, lui è lì e io, invece, no.

Inutile dire che lo invidierei ancora di più e se poi lo incontrassi rischierei di dirgli sicuramente qualche cattiveria e non voglio, non siamo più ragazzini che si fanno i dispetti.

Ma non sopporterei di vedere il suo sguardo colmo di… che cosa? Rivalsa.

Forse a Tobio nemmeno interessa… in realtà quello che si fa mille paranoie sono solo io, ma non riesco a non farlo.

Devo davvero smetterla.

Mi ha fatto un piacere immenso incontrare Shoyo, parlare con lui.

Come due stupidi abbiamo iniziato a parlare tra noi in inglese, poi siamo scoppiati a ridere e finalmente abbiamo cominciato a parlare nella nostra lingua madre e mi sono sentito davvero leggero, come non succedeva da un sacco di tempo.

Abbiamo giocato a beach e lo ammetterò solo su queste pagine, non è affatto facile, Shoyo ha fatto davvero una scelta coraggiosa.

Mi sono davvero divertito a giocare con lui.

Divertito.

Mi ero dimenticato come mi faceva sentire veramente giocare a pallavolo.

Il senso di benessere e soddisfazione, nonostante la fatica e i sacrifici.

Mi sono raccontato a lui come faccio solo con Hajime ed è stato catartico e liberatorio… anche il gamberetto ne ha passate tante ed è migliorato tanto, alzare per lui è stato esaltante, ho provato le stesse forti emozioni che provavo a giocare e coordinarmi con Iwaizumi.

Ci siamo promessi di trovarci sul campo di gioco e in qualche modo ci scontreremo ancora, lo so, lo sento.

Il ritiro è finito domani si torna a casa a San Juan e non vedo l’ora di riprendere ad allenarmi, questo incontro mi ha fatto davvero bene, mi ha aiutato molto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

4° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(4° pagina)

 

21 gennaio 2018

Non riesco a dormire.

Non riesco a pensare.

Non riesco a respirare.

La società sportiva mi ha fatto una proposta che non avrei mai pensato mi potesse fare, non ho mai pensato ad una eventualità del genere.

Se mi naturalizzo argentino, posso essere convocato nella nazionale Argentina, allenata da Blanco, partecipare ai Mondiali… alle Olimpiadi…

Doppia cittadinanza… vivo in Argentina da abbastanza anni. Ho un regolare contratto con il San Juan, ho tutti i requisiti necessari, devo solo avviare la pratica e firmare dei documenti.

Giocare alle Olimpiadi…

Sotto un’altra bandiera: quella argentina…

Potrei trovarmi contro i miei connazionali…

Ushijima…

Kageyama…

Hinata…

Iwaizumi…

Contro di loro, dovrei essere in squadra con loro… io sono giapponese… di nascita, argentino di adozione.

Non so cosa fare, ho due settimane per decidere. Solo due settimane e poi la mia vita muterà di nuovo.

Ho cambiato lingua, abitudini, continente, nazione.

Bandiera…

Mi sembra di tradire il mio paese… sto tradendo il mio paese!

Cazzo.

Non so cosa fare.

Sacrificare la mia nazione per giocare a pallavolo… ho rinunciato a tutto per lei, ma questa… questa è la mia identità.

Questo sono io.

Sono sempre e comunque un ospite qui è inutile negarlo, non mi sono mai integrato completamente e mai portò, per quanto parli perfettamente lo spagnolo oramai, i miei tratti somatici mi identificano chiaramente.

Sono uno straniero.

Non so cosa fare, non posso chiedere consiglio a nessuno, è una decisione mia e mia soltanto.

Sono davvero disposto a fare questa scelta?

Ho paura, paura di perdere me stesso.

Mi tornano in mente le parole di Ushijima, al palazzetto di Sendai - Hai fatto la scelta sbagliata - all’epoca era riferito alla scuola, ma mi chiedo se non sia vero in questo caso.

Il mio orgoglio… il mio inutile orgoglio, l’ha definito, dove mi ha portato? Qui. In questo paese a scrivere da solo sul questo quaderno… a tanti chilometri di distanza.

Adesso ho un’altra opportunità, un altro bivio… da che parte andare…

Ushijima non ha mai dovuto scegliere… la via davanti a lui è sempre stata chiara e ben battuta, non in salita e irta di ostacoli.

A cosa hai dovuto rinunciare Wakatoshi? A niente, probabilmente.

A volte mi chiedo come sarebbe stato andare alla Shiratorizawa, giocare con lui, andare ai nazionali, essere convocati nell’under-19.

Se non fossi andato all’Aoba Johsai, sarei nella nazionale giapponese con Wakatoshi? Forse…

Ne sarei felice? Sicuramente no!

Sarei nella sua ombra… il suo alzatore… adattandomi a lui… permettendogli di risplendere e non è questo che voglio, voglio essere io la stella che brilla e illumina gli altri e mette in ombra gli avversari, io non UshiWaka.

La mia individualità per me è importante all’interno della giusta squadra. Sono io il registra, il direttore d’orchestra, io, soltanto, io.

UshiWaka è forte è innegabile, ma lo sono anche io, lo sono diventato ogni giorno di più.

Se acquisissi la doppia cittadinanza potrei scontrarmi con lui su un palcoscenico mondiale, batterlo magari,

Essere me stesso fino in fondo… dimostrare chi sono… e per questo devo lasciare andare il vecchio me per fare spazio a quello nuovo…

Sono davvero combattuto, ma ho ancora tempo per pensarci… per riflettere, per ponderare quale sia la via da seguire.

Potrei lanciare in aria una moneta e lasciare che sia il fato a decedere… no non l’ho mai fatto non inizierò ora.

Homo faber fortunae suae - l’uomo è artefice della propria sorte… ed io lo sarò della mia, fino in fondo!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

5° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(5° pagina)

 

2 febbraio 2018

Solo tengo dos días para decidirme y todavía no sé qué hacer, me siento partida y partida en dos.

Cancello quello ho appena scritto una volta di più.

Parlo in spagnolo senza problemi, oramai, ho dovuto impararlo per sopravvivere qui, è una lingua melodiosa dopo tutto.

Scrivo in spagnolo non è la prima volta, in queste pagine è pieno di cancellature perché ho iniziato a scrivere in spagnolo per poi correggermi e scrivere in giapponese.

Penso in spagnolo, me ne sono reso conto rispondendo ad una intervista, sono rimasto in silenzio così a lungo che credevano non avessi compreso la domanda.

Sogno in spagnolo…

Non sono argentino, ma non mi sento nemmeno più giapponese, certe abitudini mi sfuggono dalle dita come il mio idioma mi sfugge dalla mente.

Non so più chi sono e a chi appartengo.

Non ho mai pensato ad una eventualità del genere… continuo a pensarci, incessantemente, questo dilemma mi toglie il sonno e l’appetito.

- Quando tornerai? - la prima domanda che mi ha posto Iwa-chan quando gli ho rivelato la mia decisione.

- Un giorno - ho risposto, senza guardarlo negli occhi, ci credevo davvero allora.  

Forse in cuor mio l’ho sempre saputo… che era una scelta definitiva più assoluta di quanto fossi pronto ad ammettere allora, ma anche adesso.

Quando tornerai?

Forse… mai…

L’ho scritto sulla prima pagina di questo quaderno… l’ho sempre saputo in fondo.

 

Ho solo due giorni per decidere e non so ancora che cosa fare, mi sento spaccato e dilaniato in due.

Vorrei chiamare Hajime, ma mi direbbe che non può (e non deve) decidere al mio posto. Dovrei parlarne con i miei genitori, ma non ho il coraggio di farlo dirgli che rinnego la nazione che mi ha dato i natali per cosa? Per giocare a pallavolo. Comunque, sono abbastanza grande per risolvere i miei problemi da solo, devo risolverli da solo.

Sono solo.

Ho deciso: rifiuto!

Ho i fogli accanto a me, potrei stracciarli ma non lo faccio.

Non mi convocheranno mai in nazionale giapponese, è questa la dura e crudele realtà: c’è Kageyama, c’era già alle Olimpiadi di Rio e poi ora si è aggiunto anche Miya…

Kageyama… il prodigio…

Kageyama e Ushijima nella stessa squadra.

Kageyama, Ushijima e Hinata… allenati da Iwaizumi.

La mia sfida con loro è sempre aperta… non posso giocare con loro, ma contro di loro… potrebbe rivelarsi più divertente del previsto.

Ho deciso: accetto!

Se lo faccio non posso più tornare indietro… diventerò a tutti gli effetti argentino, almeno sulla carta.

Cosa diranno i miei genitori? I miei amici? Iwaizumi?

- Non sei mai soddisfatto -

Non lo sono, voglio di più e posso ottenerlo. Le stelle… mi manca un passo per toccarle… una firma… una rinuncia l’ennesima.

- Ci scontreremo di nuovo -

Su fronti diversi… è l’unico modo.

Mierda!

È una scelta che devo compiere da solo.

Due giorni…

Due giorni…

Cosa scegliere… me stesso o la pallavolo.

Sono arrivato fino a qui… sono titolare, sono capitano, il mio nome e il mio volto sono sulle pagine delle riviste sportive… dovrebbe bastarmi, potrebbe bastarmi? Mai!

Chi sono io?

Chi voglio essere?

Sono pronto a compiere un altro passo per soddisfare la mia ambizione?

No.

Sì!

Non mi convocheranno mai nella nazionale giapponese è inutile che mi illuda questa è l’unica strada da percorrere, se voglio andare ai Mondiali, alle Olimpiadi, se voglio risplendere nel firmamento dei campioni, se voglio che il mio nome sia ricordato.

Un altro passo verso le stelle, non posso voltarmi adesso, non posso, se mi volto non avrò più la forza e il coraggio di andare avanti.

Fa male, però, tanto male.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

6° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(6° pagina)

 

19 luglio 2021

Questa giornata non finiva più, sono esausto e non solo per il lungo viaggio che mi ha riportato nel mio paese per queste Olimpiadi.

Soprattutto per quello che ho provato dall’istante in cui ho messo piede a terra sul suolo giapponese e per le ore a seguire, una ridda di sentimenti ed emozioni che ho fatto davvero fatica a tenere a bada.

Mi sono sentito esattamente come il ragazzino che è partito otto anni fa, spaventato e inadeguato.

Ho sorriso alle telecamere ai fotografi, ho risposto a qualche domanda di qualche giornalista, ma poi la mia attenzione è stata catturata completamente dalle persone che aspettavano oltre le barriere e i controlli.

La mia famiglia.

 

Non dimenticherò mai gli occhi di mio padre… lo sguardo che mi ha rivolto oggi, sarà impresso nella mia retina per sempre così come nel mio cuore.

Ho comunicato ai miei genitori che avrei assunto la cittadinanza argentina in video chiamata, non mi sembrava giusto lo sapessero a cose fatte, dalla stampa o dai social.

- Sei sicuro? - Mi aveva chiesto allora mio padre, la stessa domanda che mi ha posto quando ho deciso di partire per l’Argentina, ma diversamente dall’entusiasmo con cui avevo riposto allora, ho impiegato un sacco ad annuire soltanto.

 

Oggi sono venuti all’aeroporto quando il volo da Buenos Aires è atterrato a Tokyo.

Non me lo aspettavo, non me lo hanno detto, non ero pronto. Non li vedo fisicamente da tanto, troppo, tempo.

Ci siamo fissati, mia madre, mio padre, mia sorella e mio nipote.

Il primo è stato mio padre ad avvicinarsi, incurante degli sguardi dei presenti, dei giornalisti, dello staff.

Ero terrorizzato, esattamente come quando sono partito. Ho pensato di tutto in quei brevi istanti, che mi avrebbe rimproverato infischiandosene delle telecamere e dei fotografi e invece ha fatto l’unica cosa che non mi aspettavo.

Mi ha abbracciato, lasciandomi senza fiato.

- Bentornato a casa, Tooru - mi ha sussurrato commosso nel nostro idioma e sono scoppiato a piangere come un bambino aggrappandomi a lui lasciando fluire tutta la disperazione e la solitudine che ho provato in questi anni di lontananza.

- Mi dispiace - ho sussurrato tra le lacrime, facendomi stringere ancora, quanto mi era mancato quel calore, quella stretta forte e salda che solo un padre sa dare.

Mia madre ci ha raggiunto e mi sono rifugiato tra le sue braccia ispirando forte il suo odore, così buono e mai davvero dimenticato e poi  mia sorella e il piccolo Takeru, che tanto piccolo non è più, quanto vorrei avere più tempo per stare con loro, ho così tante cose da dirgli da raccontargli, ma soprattutto voglio stare con loro, ma non posso ho degli obblighi verso la mia squadra… la mia… nazione…

Un groppo mi serra la gola…

- Mi dispiace - ho ripetuto.

I dubbi di avere fatto la scelta sbagliata mi assalgono ancora, ma le parole di mio padre mi hanno tranquillizzato - Sei alle Olimpiadi, Tooru, sei sul tetto del mondo, sei dove volevi essere, ogni tuo sacrificio, ogni tua rinuncia è stata ripagata. Sei mio figlio e sono fiero di te, sono orgoglioso dell’uomo che sei diventato, lo siamo tutti. -

Non avrei voluto andarmene, ma i richiami dei miei compagni erano diventa più urgenti e poi appena fuori dall’aeroporto c’erano Hanamaki, Matsukawa e Iwaizumi.

Un abbraccio collettivo e altre lacrime, ma non posso stare con loro devo andare al villaggio olimpico con la mia squadra, loro lo capiscono, ci sarà tempo, troverò del tempo per stare con tutti loro, lo devo a me stesso.

 

Domani è il mio compleanno, ma i regali più belli li ho ricevuti tutti oggi.

Sono finalmente a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7° pagina ***


Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

7° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(7° pagina)

 

14 giugno 2022

Trovarsi Kuroo Tetsuro davanti all’ingresso del palazzetto dello sport, in una calda mattina di giugno, è stata davvero una sorpresa.

Si è macinato migliaia di chilometri e tantissime ore di volo e pullman per invitarmi ad un evento.

La partita dei prodigi, l’ha chiamata, sta radunando tutta la generazione dei mostri.

Sono allibito.

Io un prodigio, credevo mi prendesse in giro ed invece ha insistito, anche quando ha nominato Miya tra i palleggiatori… e ovviamente Kageyama.

Io non mi sono mai considerato un prodigio eppure pare che agli occhi di molti, io, lo sia al pari di gente come Tobio.

A volte vorrei vedermi come mi vedono gli altri, capire quale sia la reale immagine che il mondo percepisce di me, che non è la stessa che scorgo io allo specchio a quanto pare.

Iwaizumi me lo ha ripetuto milioni vi volte - Non capisci quello che sei in realtà -

Che cosa sono in realtà?

Un prodigio?

No, sono un uomo che si è costruito una carriera con lacrime e sudore ogni singolo giorno da quando ho deciso di giocare a pallavolo (tipo alle elementari)

Chi sono io ora? Dopo tutti questi anni lontano da casa. Ci tornerò mai a casa, ci voglio tornare?

No, è questa la verità, posso tornare in Giappone per le manifestazioni sportive come questa indetta da Kuroo e basta.

Dove mi hanno portato, il mio orgoglio, la mia ambizione, la mia forza, la mia determinazione?

Su tetto del mondo, sulla vetta. Al mio collo pende l’oro olimpico, ai miei piedi i miei avversari.

Sono soddisfatto?

Lo sono stato per un fugace momento, che se ne andato quando è scesa l’adrenalina e tutto è tornato quieto e i pensieri sono tornati a tormentarmi la mente come un tarlo.

Perché?

Perché dovrei indossare la maglia rossa del Giappone e non quella azzurra e bianca dell’Argentina.

Forse nemmeno questo ha più davvero importanza; perché ho preso il meglio di quello che hanno da offrire queste due nazioni meravigliose, non sarei qui ora, se non avessi fatto quella scelta, preso quella decisione, compiuto quel passo.

La partita dei prodigi… la generazione dei mostri, ne faccio parte anche io dopo tutto e questo mi da una soddisfazione immensa più dell’oro olimpico.

Saremo presenti come atleti, giocatori, professionisti, individui, uomini. La nazionalità non conta, non più.

Forse mi sono focalizzato troppo su quello che non ero più che su quello che sono.

Conta quello che siamo diventati, che sono diventato, cresciuto maturato sia professionalmente che personalmente…

Ho sofferto?

Sì, soprattutto i primi anni per la lontananza e questo senso di non appartenenza.

Se potessi tornare indietro compirei le stesse decisioni.

Mi conosco abbastanza bene da poter rispondere affermativamente.

Sono partito dal Giappone che ero un ragazzo, in Argentina sono diventato un uomo, con i miei pregi e sì anche i miei difetti (lo so Iwa-chan che gongolerai quando leggerei queste righe) forse sono stato proprio questi ultimi a farmi crescere di più, cercando di migliorarmi ogni giorno a superare il mio limite, ad inseguire la perfezione… ma se la si raggiunge cosa c’è poi…

Essere imperfetti ci spinge ad affinarci, a sfidarci ogni singolo giorno.

Devo molto alla mia patria di nascita, ci sono nato e cresciuto, ho conosciuto persone che sono a tutt’oggi nel mio cuore e ci resteranno come Iwaizumi, altre che hanno fatto scattare in me il senso di rivalsa, Kageyama e Ushijima e chi ha fatto un percorso simile al mio, Hinata. Però devo molto a quella di adozione, è stata una sfida continua vivere qui, la mia squadra, il San Juan che alla fine è diventata una seconda famiglia e Blanco a cui devo davvero tanto, mi ha ispirato ogni singolo giorno della mia vita.

Sono giunto ad una conclusione (ci ho impiegato anni, ma meglio tardi che mai): io sono sia giapponese che argentino.

Io sono Tooru Oikawa.

 

---

Note dell’autrice

E siamo arrivati anche a questa ultima pagina di diario! Grazie a chi ha seguito questo percorso di Tooru.

A presto!!

Bombay

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4052128