Il Principe Senza Nome

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La storia dei cinque regni ***
Capitolo 2: *** Il Regno dei Ghiacci Eterni ***
Capitolo 3: *** I pretendenti ***
Capitolo 4: *** Comportamento impeccabile ***
Capitolo 5: *** Il villaggio ***
Capitolo 6: *** L'attacco ***
Capitolo 7: *** Gunnar ***
Capitolo 8: *** Le nozze ***
Capitolo 9: *** Verso il Regno dei Coralli ***



Capitolo 1
*** La storia dei cinque regni ***


La storia dei cinque regni

 

Un tempo c’era un antico e grande regno, governato da un re crudele e avido, che si serviva della magia per tenere sotto controllo il popolo e terrorizzarlo per il solo gusto di fare del male. Per decenni il regno aveva vissuto nel terrore di ciò che il potente e pericoloso tiranno avrebbe potuto fare, e la sua schiera di perfidi seguaci che terrorizzavano i cittadini e tenevano l’ordine con un pugno di ferro.

Finché un giorno un giovane cavaliere, stanco dei soprusi che era costretto a compiere, decise di ribellarsi al tiranno, e istigò una rivoluzione che portò ad una feroce e sanguinosa battaglia tra il re malvagio e il suo popolo. 

Sebbene la fazione del cavaliere avesse molti più seguaci, il re malvagio usava la magia, capace di modificare la realtà in modi inimmaginabili, ed era sempre un passo avanti ai suoi nemici.

Finché, dopo molti anni, il cavaliere trovò la soluzione. Conferì con numerosi saggi e insieme crearono un incantesimo semplice ma potente: tramite una canzone narrata in un ordine preciso, il cavaliere avrebbe potuto addormentare il re insieme a tutta la sua corte, in modo da concludere la guerra senza ulteriori vittime da nessuna delle due parti.

Così, dopo aver combattuto valorosamente e sconfitto il re malvagio in un duello, il cavaliere cantò la canzone, e la magia si protrasse nel castello del re, addormentando i suoi abitanti e ponendo così fine alla guerra.

Il cavaliere fu incoronato dal popolo come nuovo re, con il titolo di Re Saggio, e decise di bandire la magia dal regno, poiché troppo pericolosa ed imprevedibile per rischiare di farla cadere in mani sbagliate.

Decise inoltre di dividere il grande regno in cinque regni più piccoli, nella speranza che potessero essere governati con maggiore attenzione, e li affidò alle sue cinque figlie.

Samah, la maggiore, divenne la principessa del regno del deserto, luogo caldo e pieno di storia, che ospitava anche la prestigiosa accademia del deserto, che però rimase indipendente come era sempre stata.

Nives e Diamante, le due gemelle, ottennero il dominio rispettivamente del regno dei ghiacci e del regno del buio. Il regno dei ghiacci poteva risultare freddo e inospitale, ma era anche il luogo dove era custodito il più importante albero del regno, il grande albero, capace di generare ogni singolo frutto. Il regno del buio, invece, si diramava per tutto il sottosuolo, in fitti cunicoli che arrivavano a raggiungere quasi il centro della terra. Era famoso per il suo commercio di sale e pietre preziose.

A Kalea fu affidato il regno dei coralli, un arcipelago al centro del regno, un luogo pieno di misteri sotto l’acqua, e con un popolo aperto e festoso, sparso tra le isole.

Infine Yara, la più piccola, custodiva il regno delle foreste, un luogo rigoglioso e pieno di vita, umana e naturale, ma anche macchiato dagli ultimi rimasugli dell’antico conflitto, dato che ospitava una tribù ancora fedele al vecchio re.

Dopo aver portato l’equilibrio, il Re Saggio non fu più visto. Alcuni sussurri affermano che stia cercando la moglie, dispersa durante la guerra poco dopo aver dato alla luce la loro ultima figlia. Altri pensano invece che il re si sia diretto ai confini dei regni in cerca di un modo per assicurare che la pace continui, e successivi nemici non tentino di corromperla.

Ciò che il popolo sa, è che il loro nuovo re non li abbandonerebbe mai senza motivo, e che dovunque egli sia, continua a governare su di loro con la sua saggezza e la sua cura.

Le sue figlie sono amate e rispettate in tutto il regno… o quasi, e fanno del loro meglio per portare sulle spalle la responsabilità affidata loro.

Hanno anche un importante segreto, che tengono gelosamente e non rivelano neanche alle persone più vicine: sono le custodi dell’unico mezzo che potrebbe risvegliare il vecchio re, le strofe, separate e divise tra di loro, della Canzone del Sonno.

Se nuovamente cantata, questa canzone potrebbe risvegliare il re insieme a tutta la sua corte, e spezzare la pace conquistata con tanta difficoltà.

Tutte e cinque ricordano ciò che il loro padre ha detto loro, quando ha affidato le cinque strofe, incise su dei fogli di argento, in modo che potessero nasconderle nei propri regni: potranno rivelare la loro ubicazione solo alla persona che ameranno con tutto il loro cuore e della quale si fideranno più in assoluto.

Per anni nessuno, oltre alle cinque ragazze, ha avuto l’onore di conoscere persino l’esistenza stessa delle cinque strofe.

Ma qualcosa stava per cambiare.

Qualcuno che usava la magia per i suoi nefasti scopi, al punto che tale magia aveva finito per corrompere la sua anima e spezzare la sua psiche.

Una persona disposta a tutto per ottenere una vendette che bramava da tutta la vita.

Una persona con grande potenza magica, infatti, non aveva subito gli effetti della canzone. Una persona potente, pericolosa, che sarebbe stato meglio addormentare con tutti gli altri.

 

***

 

Nel regno del deserto tirava una brezza un po’ meno opprimente del solito, e Neil era seduto sul balcone più alto di Roccadocra, il palazzo reale, e si godeva rilassato l’aria che gli accarezzata il viso. 

Amava la sensazione del vento sulla pelle, era come un abbraccio che lo circondava interamente. Non era molto abituato agli abbracci da persone reali, quindi il vento era un ottimo sostituto.

Accanto a lui, seduta in modo molto più elegante, ma con i capelli scompigliati dal vento e i piedi nudi, la principessa Samah gli stava leggendo ad alta voce una storia breve che l’aveva particolarmente colpita.

La sua voce era come musica, calda e suadente, e Neil doveva ammettere, anche se non avrebbe mai dovuto avere tali pensieri, che se fosse stato per lui sarebbe rimasto lì per tutta la vita, accanto a Samah in eterno, a leggere storie, cavalcare nel deserto, e prendersi cura delle piante nella grotta sotterranea del palazzo.

Ma sapeva bene di non poter sognare una vita così soddisfacente, quindi tentava di accontentarsi di quei piccoli momenti rubati.

-Personalmente non comprendo perché mai qualcuno farebbe una cosa del genere- commentò ad un certo punto, interrompendo la narrazione di Samah, che si girò a guardarlo un po’ stizzita dall’essere stata interrotta.

-Io trovo che sia davvero romantico, sebbene molto tragico- commentò la giovane donna, con la sicurezza che la caratterizzava.

-Tragico senz’altro, romantico… non direi. La lascia sola per sempre- Neil si girò verso di lei, e scosse la testa, lanciando un’occhiata offesa al libro, come se gli avesse fatto un torto personale.

-Ha fatto la cosa giusta, anche per il suo bene. Raja avrebbe vissuto tutta la vita nel rimpianto- Samah difese il proprio punto di vista.

Non c’era livore nella loro discussione. Erano entrambi molto tranquilli quando esprimevano le proprie opinioni.

-E ora vivrà la sua vita senza di lui… io non l’avrei fatto- Neil tornò con lo sguardo all’orizzonte, osservando le dune che si distendevano a perdita d’occhio 

-Ma tu non sei particolarmente romantico- osservò Samah, divertita.

Il suo commento sembrò quasi annodare lo stomaco di Neil, che tornò a guardarla.

La pelle della principessa era scurita dal sole, gli occhi castani erano pieni di vita, e i capelli scossi dal vento erano legati in centinaia di trecce. Tutti coloro che la vedevano pensavano immediatamente che fosse davvero bellissima, e Neil era tra loro. Ma non perché la bellezza esteriore fosse la caratteristica principale della giovane. La vera bellezza di Samah stava nel suo sguardo brillante, nel suo sorriso sicuro, e nel portamento deciso. Era una donna responsabile e determinata che metteva sempre il dovere al primo posto, anche quando le costava la sua felicità.

Ed era senza ombra di dubbio la persona a cui Neil teneva di più in tutti e cinque i regni.

Non che potesse dirglielo esplicitamente.

-Al contrario, principessa. Io se potessi stare con la persona che amo, la sceglierei sempre, al primo posto. Il mondo può bruciare per quanto mi riguarda- distolse immediatamente lo sguardo e parlò in tono casuale, quasi di sfida, alzando le spalle e sperando che sul suo volto non fosse evidente l’affetto che provava per la principessa.

Samah roteò gli occhi, e decise di non obiettare. Non le piacevano le futilità, e sapeva che con Neil era difficile discutere. Sia perché era un bravo oratore dalla risposta pronta e la lingua d’acciaio, sia perché gli unici argomenti su cui si trovavano in disaccordo erano così sciocchi che non valeva proprio la pena litigare per essi.

-I miei doveri di principessa mi impongono di non lasciare che il mondo bruci per nessun motivo, ma ognuno ha le sue priorità, suppongo. Vuoi che continuo o ci fermiamo qui per oggi?- Samah tornò con lo sguardo al libro. 

-Per quanto vorrei continuare, temo di dover rifiutare l’allettante offerta, principessa. Se voglio arrivare al porto entro il tramonto è il caso che io mi avvi fin da ora- cercando di non mostrare troppo la propria delusione, Neil si alzò dal balcone e si tolse un po’ di sabbia dai vestiti. Non che fossero poi tutta questa eleganza, dato che aveva numerose macchie di terra ai bordi dei pantaloni, e un paio di buchi molto piccoli sul retro della maglietta.

Erano i suoi abiti da lavoro, era normale che fossero rovinati, dato che passava buona parte del suo tempo in giardino.

Egli era infatti il figlio e assistente del giardiniere di corte, Helgi, e aveva passato l’intera vita in giro per i cinque regni a svolgere commissioni per il padre. Helgi era anche stato il braccio destro del Re Saggio e grande amico suo e della sua famiglia, quindi, nonostante Neil fosse di umili origini, era sempre ospitato a corte, e aveva stretto amicizia con tutte le cinque principesse. Con alcune più che con altre, in realtà.

Ma la sua casa sarebbe sempre stata Arcandida, con suo padre, a fare da guardia al grande albero. Non poteva allontanarsi per troppo tempo da lì.

-Giusto, in effetti è il caso di partire subito, il porto dei saggi è distante, e se si alza il vento potresti rischiare di essere rallentato- Samah osservò l’orizzonte, analizzando con attenzione le dune e studiando il vento. Era sensibile a quegli importanti fattori del suo regno.

-Volete che porti un messaggio a Nives, principessa?- chiese Neil, abituato a fare da postino tra le sorelle che avevano il divieto di contattarsi direttamente per ordine di loro padre.

Samah sorrise, pensando alla sorella minore.

-In effetti volevo prestarle un libro. Puoi iniziare a dirigerti nel cortile, mentre lo vado a prendere- Samah si alzò a sua volta e corse verso la sua stanza.

Neil fece quanto gli era stato ordinato, e rimase in attesa per qualche minuto in cortile, osservando i fiori del deserto che crescevano tra le piccole crepe del pavimento.

I servitori si erano offerti di riparare i varchi, ma Samah era stata categorica sul tenere quelle piccole conquiste della natura. Neil sorrise, pensando alla risolutezza della principessa, e sfiorò uno di quei fiori colorati, che stava leggermente sfiorendo.

-Piccolo, devi riprenderti. Altrimenti la principessa ci starà male, e non vuoi alterare la principessa, giusto?- gli sussurrò, in tono divertito.

-Oh, sei ancora qui. Pensavo fossi già partito- una voce alle sue spalle, mite ma fredda, lo riscosse dalla sua osservazione, e Neil si raddrizzò, ritrovandosi faccia a faccia con il nonno materno di Samah, che lo squadrò con attenzione, i suoi occhi sembravano scrutare all’interno della sua anima.

-Sono in attesa della principessa Samah, aveva un messaggio per Helgi- mentì, difendendo il segreto delle principesse. Nessuno, neanche i familiari, potevano sapere che le sorelle si scambiavano messaggi segreti tramite lui.

Personalmente Neil trovava la regola del re molto stupida per non dire insensibile nei confronti delle figlie, ma non aveva potere per lamentarsi, almeno non troppo espressamente.

La sua posizione era già abbastanza precaria. Non bisognava essere grandi osservatori per notare che il nonno non sembrava affatto apprezzarlo, dopotutto.

-Neil scusa l’attesa, ho… oh, buongiorno, nonno. Sei sceso per una passeggiata mattutina?- Samah arrivò trafelata all’ingresso, e subito recuperò il contegno notando suo nonno, sorpresa di vederlo lì.

Il vecchio Amar raramente lasciava le sue stanze, se non per eventi importanti. Passava quasi tutto il tempo che aveva a disposizione a scrivere storie che gli venivano suggerite dal vento. Anche se non tutte erano davvero successe, e spesso si lasciava guidare dalla propria fantasia.

Neil era l’unico che sembrava sempre riuscire a distinguere la verità dalle menzogne, e forse anche per questo non era visto di buon occhio dall’uomo.

-Il vento di oggi è particolarmente invitante, e ho pensato di dare un’occhiata alle nuove aggiunte al giardino- il nonno rispose con un sorriso verso la nipote, che lanciò ad Neil un’occhiata orgogliosa.

-I nuovi semi sono fioriti a meraviglia. Neil è un grande giardiniere- lo complimentò, dandogli una pacca sulla spalla e passandogli di nascosto il libro per Nives, che Neil fu veloce a nascondere nella borsa senza che Amar lo notasse.

-Ma penso che sia arrivato il momento di salutarlo e lasciarlo tornare ad Arcandida, da suo padre- osservò Amar, lanciando un’occhiata preoccupata alla mano di Samah sulla spalla del giovane, che fu rapido a scansarsi, e a prenderla a mezz’aria.

-Vostro nonno ha ragione, principessa. È stato un onore essere vostro ospite questi giorni- fece un riverente inchino, e le diede un bacio sul dorso della mano.

Samah si irrigidì appena, ma non si scansò, e quando Neil tornò a guardarla, gli sembrò di scorgere un leggero rossore che le aveva tinto le guance.

O forse voleva solo sperarci.

-Tornerai per il mercato, non è vero?- chiese Samah, in tono indecifrabile. Poteva essere speranzoso, o semplicemente pratico.

-Certo, principessa. Farò il solito giro: pesche ad Arcandida, esca per il pesce d’oro, e Mercato delle Sabbie. E poi… vedrò cosa mi chiederà mio padre- Neil pensò ai propri impegni. Era felice di viaggiare, ma doveva ammettere che diventare giardiniere non era esattamente il sogno della sua vita.

Non che avesse grandi ambizioni, in realtà, ma il giardinaggio… non era esattamente adatto a lui, anche se le piante gli piacevano ed era diventato abbastanza esperto.

Ma non avrebbe mai raggiunto il livello di suo padre.

E a Neil non piaceva essere secondo in qualcosa.

-Bene, così finiremo presto il libro. Sarai come sempre nostro gradito ospite, quando arriverà il momento- Samah gli promise, allargando il suo sorriso.

-Spero che mi riserverete anche il primo ballo alla festa dei mercanti- Neil le fece un occhiolino complice.

Samah lo spinse appena.

-Chissà, dipende se ti comporterai bene- lo prese in giro.

-Penso che il nostro ospite debba iniziare ad avviarsi. Inizia a tirare vento, potrebbe non arrivare in tempo- li interruppe il nonno, lanciando a Neil un’occhiata penetrante.

L’apprendista giardiniere capì l’antifona, e cercando di non perdere la compostezza rispose all’occhiataccia con un sorriso, e annuì.

-È una giusta osservazione. È stato un piacere essere vostro ospite. Porterò i vostri saluti a mio padre- Neil fece un ulteriore inchino rivolto sia alla principessa che al nonno, e poi diede loro le spalle, per avviarsi verso la scuderia.

Prima di sparire completamente dall’atrio, lanciò un’ultima occhiata in direzione del fiore morente, e rimase piuttosto sorpreso nel notare che si era completamente raddrizzato, e sembrava anche più brillante dei suoi fratelli.

Bravo, fiorellino. Non si poteva deludere la principessa Samah.

Neil non diede troppo peso alla stranezza, e con un sorrisino si preparò a partire alla volta del regno dei ghiacci.

Sarebbe tornato presto, dopotutto.

Ed era felice di passare un po’ di tempo ad Arcandida.

Mai avrebbe potuto immaginare che quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti di pace non solo per lui, ma per tutti i regni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Io: Uff, ho troppe storie in corso, devo decisamente sbrigarmi a portarle a termine

Sempre io: *Inizia una nuova storia random*

 

Okay… sembro un po’ incoerente, ma c’è un motivo pratico che mi ha spinto a scrivere questa storia, ed è la nostalgia… e la mia serie di video sulle principesse della fantasia fatta per il mio neonato canale Youtube.

Questa storia sarà un completo rewrite in un universo alternativo dove sono cambiate alcune cose, ma se non conoscete la saga… meglio, perché rimarrete sorpresi da molti plot twist.

Se conoscete la saga… bene comunque, perché capirete meglio la lore, probabilmente.

Se volete conoscere la saga ma non volete spendere centinaia di euro in tredici libri per bambini… potete tranquillamente recuperare i miei video sull’argomento. Per ora sono usciti i riassunti dei primi tre libri, ma martedì arriverà il quarto libro. Link al primo video —> Principessa dei Ghiacci.

 

Questa fanfiction riscrive tutti i libri in ordine, ma ci saranno molti cambiamenti, e sarà scritto esattamente come un’originale, quindi giuro che non dovrete sapere niente per capire la storia.

Spero che il capitolo vi abbia incuriosito e vi sia piaciuto. È un prologo di presentazione della lore e l’introduzione del protagonista principale e del suo rapporto con la sua principessa preferita (eheh). Nel prossimo capitolo però andremo nel Regno dei Ghiacci Eterni, e ci staremo per un po’.

Conoscendo Nives e… Gunnar. Ah, il mio amato Gunnar! 

Non vedo l’ora!! 

Cercherò di aggiornare con frequenza, ma non posso mai fare promesse, purtroppo ^^’

Commenti e aggiunta della storia tra preferite/seguite di certo contribuisce a darmi ispirazione ;)

Un bacione e alla prossima!! 

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Capitolo 2
*** Il Regno dei Ghiacci Eterni ***


Il Regno dei Ghiacci Eterni

 

Viaggiare tra i regni era sempre molto lungo, e Neil impiegò una settimana a tornare nel Regno dei Ghiacci, nonostante avesse preso il tragitto più rapido del mare dei passaggi. 

Passò quasi l’intero viaggio in cabina o sul ponte più isolato, completamente solo ad eccezione di qualche saluto occasionale.

Aveva chiesto un passaggio a degli studiosi dell’Accademia che avevano programmato un lungo viaggio per tutti i cinque regni, ma nessuno di loro nutriva una particolare simpatia nei suoi confronti, e ogni volta che si incrociavano sul ponte, o per andare nella mensa della nave, gli lanciavano delle occhiatacce ben poco nascoste.

Neil era abituato.

La maggior parte delle persone che incontrava lo odiava, di solito per tre motivi diversi: 

1) La maggior parte delle persone lo considerava il figlio di un traditore, perché suo padre Helgi, sebbene uno dei consiglieri più fedeli del Re Saggio, era stato a lungo il giardiniere ufficiale del Vecchio Re, quindi nessuno si fidava del tutto della sua buona fede, e, di riflesso, di quella del figlio;

2) Era di ceto sociale parecchio basso e aveva pertanto un aspetto piuttosto trasandato, che faceva storcere il naso principalmente a molti membri della famiglia reale, che non lo consideravano alla loro altezza, ma anche a famiglie di ceto medio-alto, di cui il regno era pieno. Inoltre era sempre visto come uno straniero pericoloso ovunque andasse;

3) Il suo carattere ribelle, sarcastico, e a tratti sgradevole che mostrava senza esitazione alcuna al resto del mondo.

Neil non era bravo a scendere a compromessi, anche se suo padre aveva fatto di tutto per cercare di raddrizzarlo un po’.

Ma sebbene il ragazzo avesse imparato a stare al suo posto e conosceva i confini che non era il caso di valicare, non era una persona che si piegava solo perché doveva, e tendeva a dire ciò che pensava senza particolari filtri, e a lottare per quello che riteneva giusto.

E i membri dell’equipaggio trovavano la sua mera esistenza un vero e proprio insulto, dato che gli era stata offerta una borsa di studio per l’accademia anni e anni prima, ma Neil l’aveva rifiutata affermando senza mezzi termini che non aveva la minima intenzione di far parte di un sistema elitario, sessista e snob che si credeva il meglio dei cinque regni ma non accettava neanche le donne come studentesse.

Tutto ciò era accaduto quando lui e Samah avevano circa dieci o undici anni.

Si erano diretti, accompagnati da Helgi all’Accademia per fare una ricerca su delle piante. Inizialmente dovevano dirigervisi solo il giardiniere e il figlio, ma Samah aveva insistito per andare con loro, così avevano fatto il viaggio insieme.

E Neil ancora ricordava l’orgoglio che aveva provato quando il direttore in persona lo aveva chiamato nel suo ufficio per offrirgli una borsa di studio per la sua prestigiosa accademia.

“Vostro figlio ha un dono” aveva detto e ripetuto a Helgi, che non si era espresso particolarmente sull’argomento, ma aveva lasciato al figlio la possibilità di accettare o no la proposta.

E all’inizio, per Neil era stato un sì assoluto.

Poi Samah era entrata nella stanza.

Samah, la principessa.

La carica più importante del regno del deserto.

Ma soprattutto… la sua migliore amica, e la persona più intelligente, responsabile e talentuosa di tutti i cinque regni.

Samah, che aveva sempre sognato poter andare all’accademia e studiare la storia dei cinque regni, la letteratura, e la botanica.

Appena Neil le aveva detto che aveva ricevuto una borsa di studio, Samah era sembrata davvero entusiasta per lui, e aveva commentato che le sarebbe piaciuto poterlo accompagnare e studiare insieme.

Era sembrata la prospettiva più meravigliosa del mondo.

Poi il direttore aveva riso, e aveva commentato che per quanto rispettasse la principessa, l’Accademia era un’associazione indipendente rispetto ai cinque regni, da sempre, e che le donne, come da tradizione, non erano assolutamente ammesse.

Samah aveva storto il naso, ma non aveva dato segno che il commento del direttore l’avesse ferita, e aveva preso la notizia con la dignità e il contegno che l’avevano sempre caratterizzata.

Neil… un po’ meno.

Non ricordava esattamente cosa avesse detto, ma qualcosa sul fatto che l’accademia era molto peggio di quanto pensasse, e che non aveva la minima intenzione di accettare una borsa di studio e abbassarsi al loro livello.

Aveva pertanto rifiutato la proposta, aveva voltato le spalle al furente direttore dal turbante dorato, ed era uscito con Samah per osservare i fiori del deserto che crescevano all’esterno dell’edificio.

L’unico commento di suo padre era stato che probabilmente studiare all’accademia gli avrebbe dato più opportunità che se fosse rimasto con lui, ma Neil non si era pentito neanche un istante della sua decisione.

Neanche in quel momento, in cui stava scrivendo degli appunti su un taccuino mentre era seduto a poppa e nessuno badava a lui.

Quantomeno non stavano cercando di spingerlo in acqua.

-Hai intenzione di aiutare, o pensi di poltrire tutto il giorno, giardiniere?- lo richiamò uno degli studiosi, che sembrava odiarlo più di tutti, e lo chiamava “giardiniere” in modo chiaramente dispregiativo.

-Ho pagato per avere un passaggio su questa nave, quindi sono un ospite e un passeggero, non un mozzo. Non ho il dovere di dare una mano a nessuno. Ma se vuoi chiedermelo “per favore”, potrei anche valutare l’idea, botanico- Neil gli lanciò solo una breve occhiata, ma anche se non l’avesse fatto avrebbe riconosciuto la voce del membro dell’equipaggio. Apparteneva ad un uomo di qualche anno più grande di lui che studiava le piante all’Accademia, e probabilmente per questo motivo aveva preso Neil particolarmente in antipatia. Lo vedeva come un possibile rivale.

A Neil non interessava, e non si era dato pena neanche di imparare il suo nome. 

Come botanico non sembrava neanche un granché. Studiava le piante, ma non le ascoltava, non le amava, era chiaro da come si comportava quando Neil lo aveva sentito parlarne, a cena.

Per questo, quando disse la parola “botanico”, ci mise lo stesso disprezzo che l’uomo aveva messo nella parola “giardiniere”.

Lui, le piante, le faceva nascere e crescere, con amore, rispetto e cura. Quel tizio le studiava con distacco, e spesso le uccideva con la scusa di voler scoprire informazioni su di loro.

Davvero un pessimo lavoro.

-La principessa Samah ha pagato per il tuo posto nella nave. Sei solo un parassita che si approfitta e si nasconde dietro i tuoi natali. Pensi che non sappia quello che ha fatto tuo padre?! È un traditore e un poveraccio, che sa solo passare dal lato del vincitore quando gli fa comodo… sai che ti dico, meglio che non aiuti! Sicuramente finiresti per farci affondare!- l’uomo attaccò l’integrità di Neil, insultò suo padre, e anche la sua intelligenza. Ma Neil non aveva nulla da obiettare.

Avrebbe potuto dire che i soldi che aveva sborsato erano i suoi, che il legno della nave iniziava a marcire, e che il botanico aveva legato la corda in maniera errata. Ma non lo fece.

Perché non gli interessava.

Entro meno di un’ora sarebbe stato nel regno dei ghiacci eterni, e se poi la nave sarebbe colata a picco, era un problema degli altri, non suo.

Lui, a quelle persone, non doveva niente.

Nè un consiglio, né un aiuto, e neanche una risposta.

E le loro parole erano vuote e non lo colpivano affatto.

Ignorò il botanico, che continuava a borbottare insulti a mezza voce, e alzò lo sguardo verso l’orizzonte, dove, oltre la coltre di nebbia, riusciva quasi a scorgere il profilo dei grandi vulcani, le montagne coperte di neve… il Regno dei Ghiacci Eterni era lontano, eppure a Neil sembrò quasi di sentire il familiare profumo della torta di mele e pere di Arla ed Erla, le cuoche di Arcandida.

Probabilmente Nives aveva suggerito un compromesso tra le due, che avevano sempre idee contrastanti.

Gli sembrava quasi di sentire le loro voci, trasportate dal vento.

Sorrise tra sé, e scosse la testa.

Era sicuramente solo suggestione. Era oltremodo impossibile, dopotutto, sentire conversazioni o profumi a tutta quella distanza.

Ed era impossibile anche sentire la tensione nell’aria, pertanto Neil suppose che l’agitazione, la rabbia e l’incertezza che avvertiva fossero, anch’esse, semplice suggestione.

Dovevano esserlo per forza.

Non accadeva mai niente di brutto nei cinque regni, soprattutto non nella calma Arcandida.

 

Quando Neil arrivò finalmente nel Regno dei Ghiacci Eterni, la sua prima tappa fu la reggia di Arcandida, dimora della principessa Nives, della contessa Berglind e delle cuginette Thina e Tallia. Nonché di due cuoche sorelle sempre in litigio, del bibliotecario Haldorr e del maggiordomo Olafur, unici impiegati umani del castello.

Per essere un castello piuttosto ampio, era decisamente poco popolato, quindi Neil non si stupì di non essere accolto da nessuno se non da un paio di pinguini e due lupi da guardia, che dopo averlo annusato lo fecero passare, riconoscendolo in quanto frequente visitatore.

In circostante normali, Neil sarebbe rimasto all’ingresso in attesa di essere ufficialmente accolto all’interno da Olafur o da Nives in persona, ma non c’era proprio nessuno, e dopo aver aspettato quasi un’ora, decise che poteva benissimo dirigersi da solo verso camera della principessa, come aveva fatto un sacco di volte.

E vista l’assenza di chiunque, Neil riuscì con una certa semplicità a prendere corridoi poco frequentati e ad arrivare alla camera di Nives senza essere notato. Fortuna che non aveva cattive intenzioni, perché se le avesse avute, per lui fare del male alla principessa senza che nessuno se ne accorgesse sarebbe stato fin troppo facile, dato che ormai conosceva il castello come il palmo della sua mano. Beh, facile fino a un certo punto, visto la pericolosa guardia del corpo e migliore amico della principessa, che le era sempre accanto.

Neil però rimase colpito dal fatto che davanti alla porta della camera di Nives non c’era nessuno di guardia.

Strano.

Era oltremodo impossibile che Nives fosse all’interno e Gunnar, il suo fedele lupo bianco e già citata guardia del corpo, non fosse fuori ad assicurarsi che tutto fosse in ordine.

Forse erano andati insieme al Grande Albero? Era una tappa molto frequente nelle loro scampagnate per i ghiacci, anche se a quell’ora di solito erano già tornati a palazzo.

Neil decise di non pensarci, e bussò alla porta, per sicurezza.

-Vattene via, Olafur! Io da qui non esco!- arrivò la foce furente e inconfondibile della principessa Nives.

Wow… molto strano anche questo.

Nives era conosciuta come “la principessa di ghiaccio” per un motivo, e non era per via del luogo dove viveva.

Di solito era molto calma, fredda, e raramente Neil l’aveva sentita alzare la voce.

Beh… con persone che non fossero lui stesso, dato che era uno dei pochi che riuscivano ad irritarla sul serio.

-Non sono Olafur, porto un regalo di Sam…- iniziò a dire Neil, cercando di convincerla ad aprire, ma neanche il tempo di finire la frase, che la porta si spalancò, Nives lo afferrò per il polso, e lo trascinò dentro in tutta fretta, bloccando nuovamente la porta alle sue spalle in tempo record.

-A cosa devo tutta questa veemenza, principessa?- chiese Neil, sorpreso dalla foga, ma anche leggermente divertito dalla situazione.

-Zia Berglind ha inviato gli inviti- rispose Nives senza spiegare niente, stringendo i pugni e iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.

Nives, così come tutte le sue sorelle, era una bellissima ragazza. Aveva il volto pallido e candido come la neve del suo regno, lunghi capelli biondo platino e fini come fili di seta che di solito teneva sciolti, e un fisico snello ma anche abituato a cavalcare per ore in groppa al suo lupo per i pendii sconfinati del suo regno. Ed era probabilmente di ritorno da una di quelle scampagnate, dato che i suoi abiti pesanti erano gli stessi che usava sempre per uscire, con i suoi stivali più caldi e comodi, e la gonna larga ma non troppo lunga, che le favoriva i movimenti. I suoi occhi erano azzurri e freddi, ma in quel momento esprimevano parecchia furia, e sembravano mandare scintille in giro per la stanza. 

-Suppongo che gli inviti siano fatti per essere inviati. Sta anche nel nome- le fece notare Neil, che non capiva cosa stesse succedendo ma trovava la rabbia di Nives abbastanza intrattenente.

La principessa gli lanciò un’occhiata di ghiaccio, e incrociò le braccia.

-Inviti a dei pretendenti per il mio fidanzamento- spiegò.

Nella sala calò un pesante silenzio.

Il sorriso di Neil si raffreddò parecchio.

-In che senso?- provò a chiedere, sperando di non aver capito bene.

Nives sospirò, e si diresse verso il sofà vicino alla finestra. Neil notò che ai suoi piedi il lupo era accucciato, e la guardava con tristezza. Ma era troppo occupato ad aspettare la risposta di Nives e ad essere preoccupato per lei per salutarlo. Anche se la sua presenza lì rispondeva al mistero del perché non fosse davanti alla porta.

E di solito quando Gunnar era dentro la stanza significava che Nives era decisamente giù di morale e aveva bisogno di conforto.

-Zia Berglind vuole che mi sposi. Dice che ho ormai raggiunto l’età, e che una principessa di un regno così ostile ha bisogno di un marito per difendersi e governare nel modo giusto!- spiegò Nives, la voce rotta dalla rabbia che provava in quel momento.

Come sentendo le sue emozioni, anche Gunnar iniziò a ringhiare appena, sicuramente rivolto alla zia e alla sua stupida decisione.

-Sbaglio o hai solo diciotto anni?- chiese Neil, deluso ma non del tutto sorpreso, conoscendo i precedenti della contessa. Era comunque un’informazione pesante da mandar giù.

-Esatto! Samah non è neanche sposata e ha ben due anni più di me! Perché devo essere io la prima vittima sacrificale?!- si lamentò Nives.

A sentire nominare un eventuale matrimonio di Samah, a Neil si strinse lo stomaco, ma cercò di non darlo a vedere. Al momento c’era un altro matrimonio a cui pensare.

Un matrimonio che non si sarebbe dovuto fare.

-È per via di Calengol, vero?- provò a chiedere, riferendosi all’essere mezzo gnomo e mezzo elfo che abitava nella foresta bruciata insieme ai suoi corvi rossi, e che aveva più volte annunciato vendetta nei confronti di Nives e del Re Saggio, senza però mai dimostrarsi una minaccia particolarmente pericolosa.

Soprattutto non con Gunnar sempre accanto alla principessa e pronto a proteggerla da qualsiasi cosa.

-Calengol è solo una scusa! Zia Berglind è all’antica, e non si arrenderà finché non avrò un anello al dito, pericolo o non pericolo- Nives iniziò ad accarezzare il capo di Gunnar, e si rilassò appena.

Gunnar iniziò ad accarezzarle la scarpa con la zampa, per rassicurarla.

Se Gunnar fosse stato umano le cose sarebbero state semplici.

Ma purtroppo così non era.

-Non è un po’ ipocrita da parte sua? Insomma, da quanto mi risulta non si è mai sposata- osservò Neil, pensando a ciò che sapeva del complesso albero genealogico della famiglia reale.

Era reso difficile capire bene le parentele perché erano tutti sparsi per i regni.

E molti parenti erano anche caduti durante la grande guerra contro il Re Malvagio, o spariti nel nulla senza lasciare traccia, come la madre di Daishan e Armal.

-Lo so! Ma se provo a dirglielo lei mi risponde che erano altri tempi, che lei sa cosa è meglio per me, che sono troppo giovane per sapere come va il mondo… oh, ma sono abbastanza grande da sposarmi, vero?!- Nives iniziò un’imitazione molto accurata della zia, per poi sbuffare sonoramente.

Tutto l’intrattenimento che Neil aveva provato all’inizio era ormai morto. Non sopportava di vedere la sua migliore amica così abbattuta e con le spalle al muro.

Avrebbe fatto di tutto per aiutarla.

-Quando arriveranno i pretendenti?- chiese, cercando di ottenere informazioni sulla situazione per creare un efficace piano d’azione.

-La prossima settimana. La zia ha fatto tutto alle mie spalle, ha inviato le lettere senza neanche avvertirmi, con la complicità di Olafur e Haldorr. Non riesco a credere che mi voglia imporre una cosa del genere senza permettermi di oppormi- Nives spiegò, incredula.

Neil lo credeva eccome. La zia Berglind era… difficile, per così dire.

Sebbene lui avesse un certo conflitto personale verso il nonno Amar, era abbastanza obiettivo da ammettere che fosse un parente magnifico, se messo in confronto con la zia Berglind, una donna rigida, all’antica, che credeva sempre di fare la cosa giusta ma in realtà agiva solo ed esclusivamente seguendo il proprio tornaconto e i propri ideali, spesso sbagliati.

Non sembrava neanche vedere la nipote come una persona vera e propria, ma come una bambola che doveva fare ciò che voleva lei e avere la vita che la zia avrebbe sempre sognato per sé stessa, non riuscendo a capire che Nives, le cose che voleva zia Berglind, le detestava e non erano affatto per lei.

Era anche una fissata con l’etichetta in maniera impossibile, e nel castello regnava un clima di terrore ogni volta che si disobbediva o si infrangeva una regola, come quella che impediva a Nives e alle cugine di uscire di notte.

Mah… Neil non capiva perché fosse vietato.

E non capiva perché avesse tutto questo potere.

-Infatti, sei pur sempre tu la principessa. Lei è solo una contessa- rispose, scuotendo la testa e sedendosi sul divano accanto a Nives.

Quando erano soli, le formalità erano sempre completamente dimenticate.

-Una contessa appuntata come reggente finché non raggiungo l’età- spiegò Nives, continuando ad accarezzare Gunnar e trattando il suo pelo folto e bianco come un anti-stress.

-Cosa pensi di fare?- chiese Neil, offrendo la sua disponibilità.

Nives sospirò, abbattuta.

-Non lo so… speravo che tu potessi aiutarmi, sei bravo a trovare soluzioni a questi problemi- ammise, e gli costò davvero molto, Neil lo intuì.

I due il più delle volte si punzecchiavano, si prendevano in giro, e agivano come nemici assoluti.

Ma entrambi sapevano che per le cose importanti potevano contare l’uno sull’altro come fratelli.

Neil le accarezzò la spalla, con affetto e rassicurazione.

-Cercherò di farmi venire in mente qualcosa, te lo prometto, Nives. Non vorrei mai che ti sposassi per dovere- le assicurò, deciso. Sarebbe arrivato anche a rapirla e a nasconderla per impedire fisicamente un matrimonio, ma sperò di non dover arrivare a niente di così esagerato e amorale.

Comunque Nives sembrò rassicurata.

-Grazie Neil, sono felice che tu sia tornato- gli sorrise, calmandosi appena.

Neil armeggiò nella bisaccia che portava, e tirò fuori qualcosa che sperò potesse tranquillizzarla ulteriormente.

-Ti ho portato un libro da parte di Samah-

Nives lo prese immediatamente, con occhi brillanti.

-Come sta?- chiese, speranzosa.

-È sempre la solita: forte, indipendente e responsabile- Neil non trattenne un sorriso. Era più forte di lui, non riusciva a non sorridere quando pensava a Samah. 

-Quanto vorrei poterla riabbracciare, o stare con lei e con il nonno, in questo momento. Scommetto che lui non mi obbligherebbe a sposarmi- osservò Nives, iniziando a sfogliare il libro, e sorridendo quando notò che tra le pagine c’era una lettera indirizzata a lei.

Neil l’aveva trovata, ma non l’aveva letta. Le confidenze tra sorelle non lo riguardavano, dopotutto.

-Assolutamente, te lo impedirebbe a tutti i costi- commentò Neil, incupendosi, pensando alle occhiatacce che il vecchio Amar riservava a lui e a Samah ogni volta che erano troppo amichevoli l’uno con l’altro.

Nives gli lanciò un’occhiata maliziosa, ma non fece commenti.

-Meglio non sposarsi che sposarsi per forza- commentò, sollevando un indice per enunciare il suo pensiero con più enfasi.

Neil notò con la coda dell’occhio che anche Gunnar aveva annuito alle parole della principessa.

A volte il lupo sembrava capire molto più di molti umani.

-Sì, sicuramente è così…- Neil le diede ragione, poi si alzò, e sistemò la borsa a tracolla -…penso di dover andare, adesso. Mio padre mi sta aspettando, ma posso provare a tornare domani per aiutarti ad elaborare un piano- le promise. Nives annuì, e lo accompagnò verso la porta, tallonata da Gunnar.

-Grazie Neil- prima di salutarlo lo abbracciò, un gesto che riservava a pochi fortunati e solo in determinate importanti occasioni.

La faccenda del matrimonio doveva averla davvero sconvolta.

Neil le diede qualche pacca sulla spalla, e notò che Gunnar li fissava con i suoi grandi occhi azzurri. Sembrava ostile e allo stesso tempo un po’ triste.

Neil non aveva il migliore dei rapporti con il lupo, ma se c’era una cosa di cui era certo, era che con lui accanto, Nives sarebbe sempre stata al sicuro, perché sembrava tenere a lei più di quanto tenesse a sé stesso.

Anche se ben poco poteva contro la contessa Berglind e le pressioni della corte.

Neanche Neil poteva fare molto, a dire il vero.

 

Quando Neil raggiunse la grotta del Grande Albero, si sentì finalmente a casa.

Era abituato a viaggiare tra i regni, ma non esisteva nessun luogo che lo facesse sentire tranquillo e al sicuro come la grotta del Grande Albero.

E in parte era dovuto anche alla presenza di suo padre, che passava quasi ogni momento della sua vita lì, facendo ben pochi viaggi.

L’intera grotta era intrisa della sua energia calma e rinfrancante.

-Sono a casa- annunciò Neil posando la borsa in un angolo, e togliendo il mantello.

L’interno della grotta era estremamente caldo in confronto al gelo del Regno dei Ghiacci.

-Bentornato, figliolo. Come sta il giardino di Roccadocra?- suo padre Helgi lo accolse con un sorriso, avvicinandosi a lui con una cesta di frutta appena raccolta.

Era un uomo molto alto e robusto, con una lunga barba bianca e lunghi capelli del medesimo colore. All’apparenza sembrava un uomo rozzo e burbero, ma sapeva essere davvero delicato quando si occupava delle piante, con le quali aveva un’affinità particolare. Era stato accusato di usare la magia più volte, sia per questa sua abilità, sia perché un tempo lavorava per il vecchio re come suo giardiniere di corte, ma Neil sapeva che non c’erano trucchi di alcun tipo. Solo una vasta conoscenza, amore per il lavoro, e attenzione.

A volte il ragazzo sentiva che le creature viventi che suo padre amava di più fossero proprio le piante, ben più di lui, ma sapeva che Helgi gli voleva bene, anche se non era molto abile nel dimostrarlo.

-Il giardino sta bene. Ho piantato i semi che mi hai chiesto, e le pesche crescono rigogliose, così come i fiori del deserto nel cortile- spiegò Neil, sorridendo al pensiero di quelle erbacce ribelli che Samah tanto apprezzava.

Helgi sorrise.

-Mi rassicura. E sono felice che tu sia tornato in tempo- il padre gli sorrise, soddisfatto.

-Non mi perderei la tradizione delle pesche- Neil osservò l’albero, e fu lieto di notare che aveva ancora un po’ di tempo prima della tradizione annuale del regno dei ghiacci dove si portavano le pesche nell’unico villaggio, a un giorno di distanza.

Di solito andavano Nives e Gunnar, e spesso li accompagnava anche lui. Era sempre piacevole visitare il villaggio e circondarsi di persone. Quando la gente era felice e allegra era anche meno sospettosa e più aperta. Probabilmente uno dei motivi che rendevano Neil così attaccato agli eventi mondani era proprio che quei momenti si sentiva parte dei cinque regni, e non un semplice estraneo, cosa che gli capitava il resto del tempo.

-A proposito di questo, dovrei fare un viaggio che potrebbe tenermi impegnato per parecchio tempo, e ho bisogno che tu resti al Grande Albero finché non torno- il tono del padre si fece improvvisamente più serio, e sebbene a conti fatti non sembrasse affatto diverso da quello di prima, Neil si mise sull’attenti, e si girò verso di lui, preoccupato e un po’ sospettoso.

Conosceva ogni sfumatura della voce e degli atteggiamenti di suo padre. 

Qualcosa lo preoccupava.

-Quanto tempo?- chiese, casuale, indagando.

-Non lo so-

-Ma tornerai prima della pesca al pesce d’oro, giusto? O quantomeno del mercato! Non posso perdermi il mercato delle sabbie- aveva promesso a Samah che sarebbe tornato a trovarla.

Helgi esitò qualche istante prima di dargli la risposta.

-Temo che potresti dover fare un’eccezione quest’anno. È fondamentale che l’albero sia sempre controllato, ed è meglio se resti qui finché non torno- spiegò infine, in tono leggermente dispiaciuto.

Neil si sentì stringere lo stomaco.

Non voleva mancare al mercato! 

E neanche alla pesca del pesce d’oro.

Aveva promesso a Purotu che l’avrebbe aiutato con l’alga per l’esca. E Naehu gli chiedeva sempre un consiglio sulle sue poesie, dato che Neil era un appassionato.

-Dove vai?- chiese, cercando di non mostrare la propria irritazione crescente.

-È una faccenda personale-

-Se io ne vado di mezzo riguarda anche me- l’irritazione crebbe un po’.

-Quando tornerò ti spiegherò tutto, te lo prometto. Ma è una faccenda davvero importante- il tono di Helgi era gentile, ma categorico, e Neil decise di non insistere ulteriormente, anche se avrebbe voluto farlo, perché era davvero strano che suo padre facesse dei viaggi da solo e non mandasse lui. Odiava allontanarsi dal Grande Albero.

Strinse i denti, e ingoiò il rospo, anche se non gli faceva per niente piacere.

-Sapevi che Nives si sposa?- decise di cambiare argomento, e lanciò un’occhiata al padre per capire quanto sapesse della faccenda.

Un lieve tremore delle sopracciglia lo informò che non ne aveva alcuna idea.

-Mi fa piacere. Sarà un peccato perdermi il matrimonio- commentò, mite.

-Io spero che invece lo perderemo. Spero che Nives per prima perda il proprio matrimonio- commentò Neil, senza peli sulla lingua, prendendo dei semi che aveva riportato dal regno del deserto e porgendoli al padre, che accennò un sorriso e iniziò a studiarli.

-Non parlare in questo modo della famiglia reale- lo avvertì, in tono distratto.

Era abituato a fargli quei rimproveri, e Neil non li ascoltava mai.

-Non è che solo perché sono la famiglia reale sono infallibili. E far sposare una principessa contro la propria volontà non mi sembra motivo di festeggiamento o di complimenti- ed infatti Neil non aveva problemi ad esprimere il proprio disappunto.

-Neil…- suo padre gli lanciò un’occhiata ammonitrice.

-Non pensi che le principesse dovrebbero sposarsi per amore?- insistette Neil, pensando a Nives, ma anche a qualcun altro.

Helgi sospirò, capendo il sottotesto di quella domanda, e capendo anche lui che non si stava riferendo solo alla principessa del Regno dei Ghiacci Eterni.

-Io penso che i membri della famiglia reale abbiano dei doveri molto precisi, e delle responsabilità, e che a volte bisogna fare dei sacrifici per il bene di tutti- rispose, posando i semi in una scatola speciale, e prendendo il mantello e il cappello.

-Aspetta, vai già via? Non resti almeno per cena? Sono appena tornato- provò a lamentarsi Neil, avvicinandosi irritato.

Tra i suoi viaggi per i regni, e il lavoro da giardiniere del padre, passavano davvero poco tempo insieme.

E a Neil, suo padre, mancava davvero tanto.

Anche se non era la figura genitoriale più affettuosa del mondo.

-Vorrei restare di più, ma sono già in ritardo. Prenditi cura dell’albero, e… Neil, è imperativo che tu resti qui e non vada in giro, mi raccomando- si fece promettere, con uno sguardo e un tono che non ammettevano repliche.

-Certo… ma tu torna presto, okay?- Neil promise con ben poca convinzione.

Non voleva perdersi il mercato delle sabbie.

Era lontano da Samah da poco, eppure già gli mancava tantissimo.

-Ci proverò, te lo prometto… Neil…- a pochi passi dall’entrata alla grotta, Helgi si girò, e lanciò al figlio uno sguardo pieno di rimpianto e preoccupazione.

Sembrava che fosse in procinto di fare una qualche grande rivelazione, così Neil si mise in ascolto, attento alle sue parole.

-…Io… tu…- Helgi non sembrava trovare le parole, e alla fine semplicemente si arrese -…sta attento all’albero. E cerca di non restare troppo invischiato con il matrimonio della principessa Nives- finì per raccomandarsi, prima di uscire senza neanche ascoltare la risposta di Neil.

-Ti prometto una di queste cose- borbottò Neil, avvicinandosi all’albero, e dandogli una carezza sulla corteccia.

Era un albero davvero meraviglioso, enorme, e miracoloso a causa della sua abilità di produrre ogni frutto conosciuto.

Rami di pesche ancora non mature, ciliegie nelle parti superiori, mele e pere come vicine di casa, ma anche frutti più esotici come papaye, ananas, banane… era davvero incredibile, e ogni mese c’erano frutti diversi.

Era uno dei tesori più preziosi di tutti i regni, e Neil si sentiva sempre rivitalizzato quando era lì, sotto le sue fronde.

Ma questa volta neanche il frusciare delle foglie e gli aromi fruttati che emanava riuscirono a calmarlo del tutto.

C’era qualcosa che non andava nell’aria, e non era solo a causa del futuro matrimonio di Nives.

Tirava un brutto vento nel Regno dei Ghiacci Eterni.

E qualcosa… c’era qualcosa di sbagliato in giro.

Neil si girò verso l’entrata della grotta, e notò che aveva appena fatto la sua entrata, in modo furtivo, un inconfondibile corvo rosso, che si immobilizzò immediatamente appena si rese conto di essere stato beccato.

-Mi dispiace, piccoletto. C’è la nuova gestione, e dato che per colpa del tuo padrone la mia migliore amica sta passando parecchi guai, temo che oggi andrai a letto senza cena- lo minacciò Neil, prendendo un rastrello e puntandolo contro il corvo come se fosse stato una spada.

Il corvo si riprese dalla sorpresa, e iniziò a starnazzare, irritato.

Neil sapeva che suo padre era buono di cuore, e spesso lasciava correre quando i corvi di rossi di Calengol rubavano qualche frutto per sé stessi e per il proprio padrone.

Ma Neil era troppo irritato per fingere di non aver visto e girarsi dall’altra parte.

Almeno quel giorno.

-È inutile che fai così, vattene!- insistette, mettendosi a difesa dell’albero.

Il corvo provò ad eludere la sua difesa, ma non provò ad attaccare, limitandosi a tenerlo impegnato.

Strano…

Neil si girò prima ancora di sentire il battito a malapena percettibile delle ali di un secondo corvo, che stava cercando di eludere la sua sorveglianza e recuperare la cena.

In circostanze normali Neil si sarebbe arreso, avrebbe fatto un applauso ai corvi per aver trovato un modo piuttosto intelligente di lavorare insieme, e avrebbe offerto loro un po’ di frutta vecchia per accontentarli, tanto sarebbe andata buttata in ogni caso.

Ma in quel momento, era irritato.

Per il matrimonio di Nives, per il viaggio spiacevole, e la partenza di suo padre che voleva lasciarlo rinchiuso lì per settimane, forse mesi, senza avergli dato nessuna spiegazione.

E la causa di almeno uno di quei problemi, stava cercando di derubarlo.

Calengol non meritava la frutta, dato che per colpa della sua inutile minaccia a Nives, quest’ultima si sarebbe dovuta sposare per forza.

-Vi ho detto che oggi non c’è cibo per voi!- esclamò con veemenza, facendo un brusco movimento con il braccio per cercare di scacciare gli uccelli.

Fu questione di un attimo.

Un attimo prima i due corvi rossi erano combattivi e pronti a tutto per sgraffignare qualcosa.

Un attimo dopo avevano sbattuto entrambi contro gli estremi della grotta, e finirono a terra, disorientati e silenziosi.

Si guardarono tra di loro, guardarono Neil, e poi scapparono gracchiando fuori, spaventati e agitati, lasciando qualche piuma nel percorso.

A Neil tremavano le mani, e non capì minimamente cosa fosse successo.

Fece dei profondi respiri per calmarsi, poggiò il rastrello, e cercò di controllare le condizioni dell’albero.

Tutto sembrava andare bene.

Forse il movimento brusco e la voce grossa avevano spaventato i corvi, per quello erano volati lontano.

Le sue mani formicolavano, come se avesse centinaia di formiche che gli camminavano sottopelle.

Cercò di scrollarsi la sensazione di dosso, e le preoccupazioni.

Era quasi ora di cena, doveva preparare, e poi andare a dormire.

E il giorno successivo sarebbe stato dedicato a numerosi piani d’azione per aiutare Nives, doveva necessariamente riposarsi.

E non pensare ai corvi rossi di Calengol.

E a come si fossero fatti male sbattendo sulla roccia, senza un motivo apparente.

Non era stata colpa sua.

Non poteva essere stata colpa sua.

…prima di andare a dormire, lasciò dei pezzi di mela fuori dalla grotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Siamo giunti nel regno dei Ghiacci Eterni, ci sono state alcune spiegazioni importanti, e qualche mini momento backstory per Neil, che sembra una persona davvero particolare.

Abbiamo anche conosciuto Nives e il suo lupacchiotto (beh, mica tanto lupacchiotto, è un lupo gigantesco) Gunnar, che saranno i personaggi più importanti di questa prima sezione della storia, che affronta il primo libro della saga.

Nel prossimo capitolo arriveranno i pretendenti (che saranno quasi tutti personaggi originali) e conosceremo anche la famosa (infame) zia Berglind, le cuginette, e probabilmente anche il bibliotecario Haldorr.

Non vedo l’ora! 

Sarà una storia piena di robe pazzesche! 

Continuo a suggerire per chi è interessato a conoscere il prodotto originale di vedere i miei video sull’argomento: Playlist 

Ho quasi finito la prima saga, manca solo il libro finale.

Spero che il capitolo, anche se è più che altro introduttivo e di passaggio, vi sia piaciuto, e spero che seguirete la storia per la ciccia.

Succederanno davvero tante cose nei prossimi capitoli, e poi… c’è Gunnar! Vi giuro che Gunnar sarà il personaggio migliore dell’intera storia! *-*

Un bacione e alla prossima! :-*

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Capitolo 3
*** I pretendenti ***


I pretendenti

 

Nessuna tormenta di neve misteriosa aveva frenato l’arrivo dei dodici pretendenti, anche se Nives ci aveva sperato con tutte le sue forze, e nessun piano decente era stato elaborato nella settimana successiva, anche se la principessa e i suoi più fidi consiglieri, ovvero due bambine di cinque e nove anni rispettivamente, il figlio di un giardiniere, e un lupo bianco gigante, avevano cercato di trovare una soluzione per evitare tutta la situazione.

Alla fine Nives si era arresa ad incontrare i suoi possibili sposi, ma non ne era affatto contenta, e la sua espressione di ghiaccio avrebbe potuto affettare qualcuno.

Quando i dodici principi iniziarono ad arrivare, tutti perfettamente puntuali nonostante il poco preavviso e le diverse distanze dal regno, la principessa era seduta sul trono, nel suo abito più elegante, le braccia incrociate, e Gunnar seduto al suo fianco, con le orecchie dritte e attente di chi è pronto ad azzannare qualcuno da un momento all’altro.

Nives, però, era più spaventosa di lui, con la sua postura rigida e l’espressione tempestosa.

Una tizia di nome Etheria, da qualche parte in quell’universo, avrebbe potuto prendere appunti.

Ma è un po’ troppo presto per parlare della Strega delle Tempeste.

Anche Neil aveva deciso di fare un salto a palazzo con la scusa di portare la frutta per il banchetto di quella serata, e non vedeva l’ora di incontrare i papabili pretendenti per la principessa di Arcandida.

Fu anche il primo della corte ad intrattenere una conversazione con uno di loro.

…e si rese subito conto che la contessa Berglind, nella fretta di maritare la nipote, non aveva minimamente fatto le dovute ricerche circa i pretendenti.

-Purotu? Che ci fai qui?- chiese sorpreso, mentre arrivava al ponte, notando i lunghi capelli corvini e il fisico slanciato di una persona inconfondibile, ma che ci mise parecchio a riconoscere perché era oltremodo impossibile che fosse effettivamente lì.

-Neil! Non è fantastico il fossato?! È vero che di guardia ci sono i lupi? Secondo te posso cavalcarne uno? Ho sempre voluto vedere un lupo!- Purotu gli fece un enorme sorriso pieno di entusiasmo, i suoi occhi brillavano di voglia di mettersi in gioco.

Neil gli aveva parlato delle guardie di Arcandida durante una delle sue numerose visite a Fiordoblio, la reggia del Regno dei Coralli, dove Purotu viveva.

Esatto, viveva nel Regno dei Coralli.

Quindi… CHE CI FACEVA LÌ?!

-Purotu, perché sei qui? Non mi lamento, e se vuoi ti presento alcuni lupi, ma perché sei qui? È successo qualcosa a Kalea?- indagò Neil, esternando tutta la sua sorpresa, e iniziando a preoccuparsi.

Anche se un dramma completo nei cinque regni poteva essere una buona scusa per ritardare la festa di fidanzamento di Nives.

A giudicare dalla gioia di Purotu nell’osservare affascinato il fossato fremente sotto il ponte, non sembrava sconvolto da nulla. Ma non significava niente, dato che Purotu si distraeva facilmente, soprattutto se messo davanti ad una possibile avventura.

Era completamente diverso da suo fratello gemello.

-Siamo stati invitati, io e Naehu. A proposito… non mi avevi detto che c’era un’altra principessa qui. Non che noi cerchiamo effettivamente una moglie, abbiamo solo quattordici anni, ma ne abbiamo approfittato per fare un viaggetto e Kalea era curiosa. Chi è? Una vecchia nobile di quando c’era il vecchio re? Non sono esperto di storia- Purotu rispose senza spiegare niente, ma Neil capì che c’era qualcosa che davvero non quadrava negli inviti, e si avvicinò a Purotu, deciso ad indagare meglio.

-Tu e Naehu avete ricevuto inviti per una festa di fidanzamento?- fece il riassunto.

-Sì, ma solo noi due possiamo leggerne il contenuto… io del mio invito, e Naehu del suo- spiegò Purotu, tirando fuori orgoglioso una lettera da una tasca del suo pesante mantello.

-Posso vederla comunque?- Neil sollevò la mano, e Purotu gliela porse.

In effetti era completamente bianca, tranne il nome del destinatario sulla busta: Principe Purotu del Regno dei Coralli.

Neil iniziò a sfiorare la carta cercando di leggere l’invito attraverso lo spessore dell’inchiostro impresso sulla carta, e nel frattempo continuò la conversazione con Purotu.

-Anche Naehu è venuto all’avventura?- chiese, poco convinto.

Naehu preferiva starsene a casa con il naso sui libri o sul suo quaderno di poesie.

Neil adorava le sue poesie, erano davvero piene di fantasia e cuore.

-Voleva restare a casa, ma poi gli ho ricordato che la biblioteca di Arcandida è la più fornita dei cinque regni, ed è voluto venire di corsa, quasi più di me- Purotu ridacchiò pensando al fratello.

-E siete venuti come pretendenti…- insistette Neil, riuscendo a percepire qualche parola dalla carta: “banchetto, ballo, settimana, principessa di Arcandida”.

-Sì… ma ti ho detto, non siamo particolarmente interessati. È più un’occasione per conoscere finalmente Nives- Purotu annuì.

Neil lanciò un’altra occhiata al foglio, e per un momento, gli sembrò di leggere effettivamente qualcosa.

Ma ignorò la visione per tornare su Purotu, e sorridergli in modo affabile mentre lo informava di un dettaglio che, a quanto Neil aveva capito, nella lettera non era stato scritto.

-Oh, la vedrete eccome, dato che è lei la principessa che dovreste sposare- spiegò, osservando con attenzione la sua reazione.

In un primo momento Purotu non capì, e i suoi occhi rimasero innocenti, un po’ confusi, e pieni di entusiasmo.

Poi si sgranarono, mentre la consapevolezza raggiunse il suo cervello.

E un attimo dopo il suo volto era la maschera di un profondo disgusto.

-Cosa?! Ma è nostra sorella!- si ritirò su sé stesso mettendo quanta più possibile distanza tra lui e la lettera, come se anche solo essere associato ad essa fosse qualcosa di terribile.

-Beh, se vogliamo essere precisi, Kalea vi ha adottato come fratelli, quindi non è che siete effettivamente imparentati anche con Nives. Potete sposarvi- lo prese in giro Neil.

-Non dirlo neanche per scherzo. Che schifo! Perché siamo stati invitati?!- chiese Purotu, rabbrividendo interamente, e non per il freddo.

-Ad essere onesto non lo so neanche io. Probabilmente la contessa Berglind non è stata informata del vostro arrivo in famiglia e ha pensato foste degli sposi adeguati- Neil alzò le spalle.

Se tutti i pretendenti erano così, era possibile che non ce ne fosse neanche uno decente o appropriato.

Poteva essere una speranza.

-Ma… come fa a non saperlo?! Siamo in famiglia da quattordici anni… e abbiamo solo quattordici anni! Se anche Nives non fosse nostra sorella è troppo vecchia! Perché nell’invito non c’era scritto niente?!- Purotu iniziò a scaldarsi, irritato.

Probabilmente, in fondo al cuore, ci aveva un po’ sperato in una bella principessa da conquistare.

…una principessa che non fosse imparentata con lui.

-In effetti è un’ottima domanda…- ammise Neil. Forse avrebbe potuto chiedere informazioni sul contenuto delle lettere a Haldorr, il bibliotecario di Arcandida che aveva contribuito a stilarle insieme a zia Berglind.

Anche se forse, per ottenere davvero informazioni, sarebbe stato meglio far porre le domande da Nives, dato che raramente la corte gli rispondeva chiaramente.

…non rispondevano molto neanche a Nives, a dire il vero.

Anche se Haldorr era una persona ragionevole, il più delle volte.

-Cambiando argomento, mi aiuti con le ceste di frutta? Se ci sbrighiamo ti farò conoscere tutti i lupi di Arcandida- Neil cercò di ottenere un po’ di aiuto, e Purotu si illuminò alla prospettiva.

-Oh, sì! Non vedo l’ora! Così mi assicurerò che tu non mi abbia mentito al riguardo! Alcune tue storie sembrano sempre molto esagerate- Purotu gli lanciò un’occhiata di sfida, e afferrò una cesta di frutta con una certa facilità.

-Non mento molto spesso, principe- gli assicurò Neil, che non vedeva l’ora di osservare la reazione di Purotu nel vedere i lupi della guardia reale, e in particolar modo Gunnar, il più grande e imponente di tutti. 

-Non chiamarmi principe, odio le formalità!- si lamentò Purotu.

-Meglio che ti abitui, qui ad Arcandida bisogna essere formali con tutti, anche con la contessa Berglind- lo avvertì, guardandosi intorno per assicurarsi che non fosse nelle vicinanze. Qualcosa però gli suggeriva che fosse a palazzo, intenta a controllare che la sala del banchetto fosse arredata a dovere.

-Ma è mia zia!- Purotu era sconvolto. A Fiordoblio non c’era minimamente l’abitudine di rivolgersi formalmente ai membri della corte. Erano tutti una grande famiglia, anche con la giardiniera Tiarè o il cuoco Emiri.

E di solito i fratelli tra di loro si rivolgevano con appellativi tutt’altro che amichevoli, di certo non formali.

-E non lo sa neanche- gli ricordò Neil.

Purotu sbuffò, e seguì Neil all’interno del palazzo, diretto verso le cucine.

Arla ed Erla accolsero la frutta con impazienza, e si misero ad impastare senza neanche rendersi conto che oltre a Neil, anche un possibile pretendente aveva portato il cibo.

Neil si premurò di non dirlo per evitare una crisi isterica, e uscì dalla cucina riflettendo sul da farsi.

-Allora, dove sono i lupi?- chiese Purotu.

-Ai confini del castello per assicurarsi che nessun ospite sgradito entri a palazzo- spiegò Neil, che ne aveva visti due appostati all’entrata proprio mentre parlava con Purotu. Il bianco del loro manto si era mimetizzato perfettamente con la neve che circondava la reggia, pertanto il principe non si era accorto assolutamente di nulla.

-Bene, andiamo!- Purotu prese Neil per il braccio e iniziò a trascinarlo verso l’ingresso.

Neil però non aveva tempo di fare una caccia al lupo, e se fosse uscito per poi rientrare, qualcuno avrebbe potuto chiedergli perché, dato che teoricamente non aveva niente da fare a palazzo.

Inoltre gli altri pretendenti erano quasi tutti arrivati, e presto ci sarebbero state le presentazioni ufficiali.

Oppose una certa resistenza.

-Non vuoi prima conoscere tua sorella?- chiese, pensando di poter usare come scusa l’interesse del principe per giustificare l’averlo accompagnato da Nives, e restare per il drama che si sarebbe svolto di lì a poco.

-Tra un’ora ci saranno tutte le presentazioni eccetera, avrò la possibilità di conoscerla. Ma i lupi…- Purotu non sembrava poi così interessato, però. Probabilmente era ancora traumatizzato dal fatto che teoricamente era lì per sposarla.

-Ma con Nives c’è Gunnar- lo interruppe Neil.

Purotu si fermò così di scatto che se Neil non fosse stato allenato, sarebbe ruzzolato all’indietro per il contrappeso.

-Il lupo gigante?- chiese Purotu, con occhi brillanti.

Neil annuì.

-Sì! Andiamo, andiamo, andiamo!!- Purotu iniziò a trascinarlo nella direzione opposta… che era sbagliata.

-La sala del trono è da quella…- prima che Neil potesse correggerlo, girarono l’angolo, e la voce gli morì in gola.

In fondo al corridoio, intenti a discutere, c’erano la contessa Berglind e un uomo in armatura che Neil non aveva mai visto, ma che sembrava accompagnare un ragazzino vestito molto elegante che alle sue spalle osservava la scena con preoccupazione e interesse.

Prima che Neil potesse afferrare Purotu di peso e nascondersi prima di essere visti, la zia girò la testa verso di loro, e il suo sguardo si indurì.

-Chiedo gentilmente di non correre nei corridoi… cosa ci fai qui, Neil?!- la sua voce passò dal fastidio per una regola infranta all’odio profondo quando si rese conto, girandosi, di chi aveva infranto tale regola.

-Chiedo perdono, contessa Berglind, ma ero intento nell’indicare la strada al principe Purotu del Regno dei Coralli- Neil aveva già la scusa pronta, e indicò Purotu, che si era irrigidito appena.

-La presentazione dei pretendenti sarà tra quaranta minuti. Fino ad allora i principi possono sistemarsi nelle camere ad essi assegnate, così che tutto proceda nel modo ottimale- spiegò la contessa, riscaldandosi appena alla vista di Purotu, e analizzandolo attraverso i suoi piccoli occhiali.

-Sì, ma… volevo vedere il lu… la principessa per conoscerla, finalmente, visto che è mia sorella- spiegò Purotu, cercando di essere il più formale possibile senza troppo successo. 

-Vostra… cosa?- chiese la donna, cadendo dalle nuvole.

-Il principe Purotu e il principe Naehu, del regno dei Coralli, sono principi poiché adottati da infanti dalla principessa Kalea, pertanto sono anche fratelli adottivi della principessa Nives… non lo sapevate, contessa, prima di mandare gli inviti?- Neil spiegò brevemente, fingendo sorpresa e godendosi con sadico divertimento l’espressione incredula e sconvolta della contessa.

Prima che potesse trovare una qualche scusa per il proprio errore, l’uomo che fino a poco prima stava discutendo con lei entrò nella conversazione, con espressione corrucciata.

-È scandaloso che voi possiate anche solo pensare di proporre una cosa del genere! E sono anche così giovani… io e mio nipote ci tiriamo fuori da questo evento. Partiremo seduta stante!- affermò con sicurezza, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo, che annuì appena e accennò un sorrisino verso lo zio.

-Suppongo che voi siate un altro pretendente. Perdonate non essermi presentato prima. Il mio nome è Neil, e sono il giardiniere di corte. È un onore- Neil fece un inchino rispettoso verso l’uomo e il piccolo principe, felice che avesse già deciso di rinunciare dimostrando maggiore maturità rispetto alla contessa.

-È un piacere. Io sono il principe Herbert di Lom!- disse il ragazzino, con un gran sorriso.

Mmm, bel nome. Se Neil fosse stato un principe, e se avesse dovuto prendere il nome di uno qualsiasi dei pretendenti, probabilmente avrebbe scelto quello. Suonava davvero bene… anche se non sembrava proprio un nome da ragazzino, per qualche motivo.

-Era così entusiasta di aver ricevuto un invito… peccato che non fosse chiaro l’intento e soprattutto l’età della pretendente alla sua mano- lo zio osservò teneramente il nipote, e poi lanciò un’occhiataccia alla contessa Berglind, che si affrettò a difendersi.

-C’è stato un piccolo errore. Di certo mi assicurerò di parlarne con il responsabile della scelta dei pretendenti. Forse i registri reali dei regni non sono aggiornati. Ma vi prego di restare, almeno qualche giorno, come nostri ospiti. Le cugine della principessa sono molto più giovani di lei, potrebbero stringere una buona amicizia con il principe Herbert di Lom- provò a fare ammenda, guardando di sottecchi Neil come se fosse tutta colpa sua.

Il giovane uomo però non aveva fatto letteralmente nulla di male.

Non aveva proprio fatto nulla!

…forse poteva fare qualcosa.

-Coff coff… 9 e 5 anni coff coff- finse di tossire, e rivelò le età delle due piccole principessine cugine di Nives.

Il principe Herbert sembrava un dodicenne, forse anche quattordicenne, come Purotu. 

Thina e Tallia erano troppo piccole anche per lui.

Lo zio sembrò sentire il suggerimento, e la poca ragionevolezza rimasta in lui scomparve completamente.

-Basta! Ce ne andiamo! Non vogliamo essere associati con una faccenda così immorale!- prese la mano del nipote e diede le spalle al gruppo senza neanche salutare, o dare alla contessa Berglind la possibilità di obiettare.

Una volta rimasti soli in corridoio, la donna lanciò a Neil la più furiosa delle occhiatacce.

E questa volta aveva senso prendersela con lui.

Neil però non si pentiva del suo attacco di tosse.

Non solo Nives ora aveva tre pretendenti in meno, ma aveva anche salvato due bambine innocenti dalle macchinazioni di quella donna orribile.

-Cosa fai qui? Non sei il benvenuto a palazzo in questo momento- la contessa provò a cacciarlo, indicando la porta con la mano.

Neil rimase al posto, e indicò Purotu.

-In quanto accompagnatore del principe Purotu, non posso lasciarlo solo- mentì con convinzione, e Purotu annuì, prendendo le sue parti.

-Io e mio fratello Naehu conosciamo bene Neil, e esigiamo che sia con noi durante la nostra visita a nostra sorella!- annunciò, atteggiandosi a grande principe.

Il sorriso che la contessa Berglind gli rivolse era completamente privo di calore.

-Ti permetto di accompagnarlo nella sua stanza prima della presentazione dei pretendenti. Ma poi gradirei che lasciassi il palazzo e non tornassi se non per fare le tue consegne giornaliere. Hai del lavoro da fare o sbaglio?- ignorò completamente le parole del ragazzino, e si rivolse direttamente a Neil, con odio.

Poi diede loro le spalle e si avviò verso la sala del banchetto per sistemare le ultime cose.

Purotu le fece una linguaccia alle spalle.

-Sono davvero imparentato con questa qui?!- chiese, incredulo, a Neil, che annuì.

-Già… vieni, ti accompagno alla sala del trono- l’apprendista giardiniere fece segno al piccolo principe di seguirlo.

-Oh, ti ribelli! Mi piace! Col cavolo che torno in camera!- Purotu gli zompettò accanto, divertito alla prospettiva.

Era un animo ribelle e sempre in cerca di avventura, e quella era la prima volta che usciva dal Regno dei Coralli.

Era ovvio che non volesse assolutamente restare chiuso in camera.

Quando giunsero alla sala del trono, Nives era a terra ai piedi del trono, appoggiata a Gunnar come se fosse il suo cuscino personale, e leggeva un libro.

Anche il grande lupo bianco sembrava leggere il libro, che osservava da dietro la sua spalla. Neil lo riconobbe come il libro che le aveva prestato Samah, e a giudicare dal lieve sorriso che aveva raggiunto il volto glaciale della ragazza, doveva essere davvero un bel libro.

Quando sentì i passi dei due nuovi venuti, però, il suo volto si trasformò in una maschera di irritazione, e si irrigidì completamente.

-Non è ancora il momento di…- iniziò a cacciarli via, ma tornò più tranquilla quando riconobbe Neil.

Poi si accigliò in pochi istanti osservando Purotu.

-Chi è con te?- chiese, sospettosa.

Neil decise che la principessa era troppo tesa, nervosa e piena di problemi per farle uno scherzo.

…ovviamente le fece uno scherzo perché era una brutta persona.

-Vostra maestà, vi presento uno dei suoi pretendenti. Un ragazzo davvero in gamba- affermò con sicurezza, accennando un inchino.

Nives si alzò di scatto, e lanciò un’occhiata a Purotu talmente raggelante, che se il ragazzo non fosse stato troppo occupato ad ammirare Gunnar con sguardo brillante, probabilmente sarebbe rimasto ghiacciato dall’espressione della sorella acquisita.

-È uno scherzo, voglio sperare- commentò la principessa., guardando Purotu dall’alto in basso.

Lui si riscosse dall’ammirazione del lupo quando anche egli si alzò e si mise accanto alla giovane donna, con fare protettivo, e si rese conto che stavano parlando di lui.

-Principessa Nives, il mio nome è Purotu, e sono vostro fratello… circa… Kalea mi ha adottato, a me e Naehu, siamo…- iniziò a spiegare, presentandosi.

-Purotu?- Nives lo interruppe, e la sua espressione si distese -…ho sentito tanto parlare di te!- lo accolse con affetto, rassicurandolo.

-Anche io! Di te… di voi… eh… come funziona la formalità nel regno dei ghiacci?- chiese Purotu, un po’ confuso.

Nives roteò gli occhi.

-Guarda, lascia stare… aspetta, ma perché sei qui? È successo qualcosa nel Regno dei Coralli?- Nives si rese finalmente conto che la presenza di Purotu lì era preoccupante, anche se, nonostante il pericolo, sembrava sperare che ci fosse effettivamente un problema da affrontare, così avrebbe avuto una scusa per posticipare la scelta del proprio marito.

-Nessun problema nel Regno dei Coralli. È tutto pacifico come sempre- la rassicurò Purotu.

-Peccato… cioè, per fortuna! Spero che Kalea stia bene. Anche Naehu è qui con te?- Nives lo incoraggiò ad avvicinarsi, e Purotu eseguì, lanciando occhiate verso Gunnar che erano un misto tra preoccupate e affascinate. 

Il lupo lo scrutava con curiosità, senza la minima traccia di aggressività. Era bravo a riconoscere le persone. 

-Sì, siamo venuti insieme. E Kalea sta benissimo, sempre con il sorriso- Purotu storse il naso pensando all’ottimismo e l’allegria a volte ingiustificata della sorella maggiore, ma nei suoi occhi c’era anche una chiara traccia di affetto pensando a lei -Siamo stati invitati, in realtà- aggiunse poi, lanciando un’occhiata a Neil come a chiedergli aiuto. Il giovane uomo non vedeva l’ora di tornare a quell’argomento, anche solo per vedere la faccia che avrebbe fatto Nives una volta scoperto il motivo della visita inattesa dei fratelli acquisiti.

-Invitati? Da chi?- chiese infatti Nives, lanciando anche lei un’occhiata a Neil, che allargò il sorriso sornione.

-Pare che una certa contessa sia così ansiosa di maritare la propria nipote, che ha inviato parecchi inviti senza informarsi sull’età o sul grado di parentela dei destinatari- spiegò lui, in tono casuale.

Nives ci mese qualche secondo a comprendere del tutto le parole, e quando capì a cosa Neil si stesse riferendo, si esibì in un’espressione di disgusto che risultò parecchio simile a quella fatta da Purotu poco prima.

Potevano non avere lo stesso DNA, e non si erano mai visti prima, ma erano chiaramente fratelli, era innegabile.

-C’è anche un principe tredicenne! Un tale Herbert di Lom. Ma suo zio ha deciso di andare via subito- raccontò Purotu.

-Per fortuna! Oh, spero che anche tutti gli altri pretendenti siano inadatti!- Nives si accese di speranza.

-A proposito di pretendenti, è quasi arrivato il momento delle presentazioni e devo ammettere di non volerlo perdere… potresti ordinarmi di restare qui per qualche motivo? Perché tua zia mi ha ordinato di andarmene non appena accompagnato Purotu in camera- Neil osservò l’orologio al muro e andò dritto al sodo.

-Non mi sembra che tu l’abbia accompagnato in camera- notò Nives.

-Beh, voleva tanto conoscerti… e soprattutto voleva conoscere Gunnar. È sempre stato super affascinato dai lupi di Arcandida- spiegò Neil prendendo un po’ in giro Purotu, che arrossì.

Le orecchie di Gunnar si rizzarono sentendosi nominare.

Nives allargò il sorriso.

-Giusto, devo fare le presentazioni ufficiali. Purotu, lui è Gunnar, il mio migliore amico e guardia del corpo. Gunnar, ti presento Purotu, mio fratello- non si lasciò sorprendere, ma anzi, presentò i due con solennità, come se si trattasse di due umani.

Gunnar si esibì in un inchino perfetto, e anche Purotu piegò la testa, e lo fissò come se fosse il suo idolo.

-Tutto molto bello, ma come posso intrufolarmi alla cerimonia? Sono curioso- Neil interruppe il momento, sfregandosi le mani.

-Potresti fingerti uno dei pretendenti- provò a suggerire Purotu.

Era una pessima idea, ma poteva essere divertente.

-Posso sostituirmi a Herbert di Lom e dire di essere io quello vero- cavalcò l’onda, ridacchiando tra sé.

Poteva mettere una parrucca, dei vestiti più eleganti, e la contessa Berglind non si sarebbe accorta della differenza. Era mezza cieca, quella strega.

-Il momento in cui apriresti bocca ti riconoscerebbe solo per via delle tue frasi sarcastiche e irrispettose- Nives scosse la testa -Forse è meglio fingerti un attendente per i principi Purotu e Naehu. Non credo che avrà molto da obiettare- suggerì poi, e il suo piano aveva molto più senso.

-Posso dire che ho chiesto che resti con noi perché lo conosciamo bene e ci fidiamo di lui- si unì Purotu, felice di rendersi utile.

-Che detto da te è un grande complimento, dato che non ti fidi mai di nessuno- lo prese in giro Neil.

Purotu gli lanciò un’occhiataccia.

-Infatti sarà una grande menzogna- gli fece una linguaccia.

Prima che potessero continuare a battibeccare, una voce affannata introdusse l’arrivo di Olafur, l’unico maggiordomo umano della corte.

-Principessa Nives, deve prepararsi per l’introduzione dei pretendenti. Manca poco!- la riprese all’ordine, e Nives sbuffò.

-Neil vai a mettere qualche abito più consono. Purotu, ci vediamo più tardi, tu e Naehu avrete un posto d’onore al mio tavolo… così eviterò che zia Berglind ci piazzi qualche bellimbusto coronato. Ci vediamo di nuovo qui tra venti minuti- Nives spiegò cosa avrebbero fatto, e poi uscì dalla sala del trono per prepararsi meglio.

 

Quando finalmente giunse il momento di accogliere i pretendenti e presentarli uno a uno, ne erano rimasti solo cinque.

Cinque su dodici.

Più della metà si era ritirata o era stata considerata inadatta.

Neil aveva dovuto dare fondo a tutto il suo autocontrollo per non chiedere a gran voce alla contessa Berglind quanti, tra gli otto esclusi, fossero minorenni, e quanti fossero troppo anziani. Ci avrebbe aggiunto anche il parametro “parenti della principessa”, ma lì sapeva che gli unici fossero Purotu e Naehu.

E due su dodici era comunque tanto, bisognava dirlo.

Al momento Neil era in un angolo della stanza, un luogo strategico per osservare bene i pretendenti e Nives. 

La principessa infatti era seduta sul proprio trono, e osservava i suoi possibili promessi sposi con lo sguardo di qualcuno che voleva solo ucciderli tutti. Gunnar era accanto a lei, e se possibile sembrava ancora più furioso, o forse un po’ triste. Comunque era pronto a proteggerla.

Sul trono principale, quello che in genere sarebbe riservato alla regina, c’era la contessa Berglind. 

Thina e Tallia, le cuginette di Nives, erano sedute vicino a lei. Thina era molto posata, mentre Tallia non riusciva a stare ferma, anche se ogni tanto la contessa le lanciava occhiate ammonitrici che la facevano irrigidire.

Neil provava molto tenerezza per le bambine. Avevano perso la madre quando Tallia, la più piccola, era nata, e il padre se n’era andato solo pochi mesi dopo, annegato nella propria disperazione, per colpa di una malattia.

Neil non poteva immaginare crescere con zia Berglind come unica tutrice, ma era felice che quantomeno le due ragazzine avessero Nives accanto come complice e figura da prendere come esempio.

Purotu e Naehu erano stati sistemati dal lato della contessa, il primo a braccia incrociate non tratteneva un’espressione corrucciata, mentre il secondo era immerso nella lettura di un grosso libro di poesie.

-Naehu, togli immediatamente quel libro- gli ordinò la contessa, stizzita, lanciandogli un’occhiataccia piena di giudizio.

-Uh? Oh! Chiedo scusa! Ma è così interessante…- Naehu arrossì appena, e si affrettò a togliere il libro e a mettersi seduto composto.

A differenza del fratello, aveva i tratti leggermente più delicati, i capelli corti, abiti più eleganti.

Anche il suo portamento era senz’altro più regale, ma tendeva a distrarsi facilmente e ad avere la testa un po’ tra le nuvole.

A sentire che suo fratello veniva ripreso, Purotu sembrava in procinto di obiettare, ma riuscì a trattenersi, e si limitò a stringere i pugni e guardare altrove.

Il trono del re era l’unico vuoto, e attendeva di essere un giorno riempito dal ritorno del Re Saggio, o dal futuro marito di Nives.

Neil ricordava che una volta, da piccolo, ci si era seduto per gioco, e gli era sembrato… stranamente giusto.

Era stato punito aspramente dalla contessa Berglind, quando l’aveva saputo, anche se i genitori di Thina e Tallia avevano sorriso della cosa.

Nives l’aveva preso in giro a non finire, ma dettagli.

-Olafur, fa entrare i pretendenti!- alla fine la contessa Berglind diede inizio alla presentazione, e i cinque uomini rimasti fecero il loro ingresso, accompagnati da alcuni membri delle loro corti.

La contessa Berglind fece un lungo discorso di benvenuto preparato a tavolino, e poi incoraggiò i pretendenti a presentarsi uno ad uno.

Il primo avanzò nella sala con grande eleganza, e fece un inchino perfetto.

-È un onore essere alla presenza della principessa Nives di Arcandida. Il mio nome è Johannes dei laghi scintillanti- si presentò, pomposamente.

La prima impressione che ebbe Neil fu che fosse un tipo parecchio intransigente e rigido. I suoi capelli erano corti e perfettamente pettinati, gli abiti eleganti non avevano la minima piega, e persino i suoi occhiali erano squadrati.

Non riusciva proprio ad immaginarsi Nives con uno così.

Il successivo fu un tipo dalla pelle molto scura ed espressione fiera.

-Il mio nome è Cromwell, e sono il principe del Regno Vulcanico- disse, senza inchinarsi, e squadrando la principessa come se dovesse essere lui a decidere, e non lei.

Sarebbe stato facile da cacciare via.

-I miei ossequi, sono il principe Wintur del regno dei draghi. È un grande onore essere qui- il successivo principe sembrava molto più affabile, e all’inchino aggiunse un grande sorriso. Era di statura minuta per uno che veniva dal regno dei draghi, ma sembrava più forte di quanto apparisse.

E sembrava ragionevole.

Forse si poteva convincere a lasciar perdere.

-Ammetto di essere particolarmente sorpreso di essere stato invitato come possibile pretendente. Nel regno degli Elfi dell’acqua, da dove provengo, si narra che il grande regno… o meglio, i cinque regni, abbiano bandito la magia in ogni sua forma. Anche se da ciò che vedo… non è così- il successivo pretendente non si presentò, ma commentò con calma serafica la situazione, e per tutto il tempo fissò Neil.

Neil non se n’era accorto, occupato a guardare gli altri pretendenti, ma l’elfo, unico pretendente non umano, lo fissava dal momento in cui era entrato nella stanza, con sguardo indecifrabile e completa attenzione.

-Eh… è vero che nei cinque regni è bandito l’uso della magia, ma… ciò non… ehm…- la contessa Berglind sembrava estremamente in difficoltà. Evidentemente non si era resa conto che tra gli invitati c’erano anche persone non umane, e probabilmente stava cercando un modo di mantenere buoni rapporti e allo stesso tempo escludere l’elfo dalla competizione perché era vero che tutto ciò che era magico era visto come un pericolo e una malvagità.

Probabilmente quella era l’occasione perfetta per liberarsi di un pretendente senza muovere un dito, ma Nives era una giusta principessa, e preferiva un pretendente in più, piuttosto che far passare il proprio regno come discriminatorio verso le altre creature.

Era già difficile per lei convivere con la consapevolezza che per colpa della guerra, nel suo regno era avvenuta una strage degli gnomi-elfi della foresta bruciata.

Non voleva rischiare altri incidenti diplomatici.

Interruppe la zia e parlò con calma e compostezza.

-Sebbene l’uso e l’insegnamento della magia siano banditi nei cinque regni, ciò non significa che c’è una discriminante nei confronti delle altre creature. Siamo lieti di avere un buon rapporto con gli altri regni, anche coloro che utilizzano la magia con rispetto per gli altri e per il bene della comunità, come gli elfi dell’acqua, principe…- lo incoraggiò a presentarsi.

-Oh… capisco. Il mio nome è Lorann, principessa Nives. Avrò piacere di restare il tempo necessario a capire… delle cose- si distolse dall’osservazione di Neil solo il tempo di fare un breve cenno del capo alla principessa, ma poi tornò a fissarlo, con curiosità e una leggera traccia di sospetto.

Neil rimase parecchio distratto da quello sguardo, che ricambiò con un’occhiataccia.

E fu così distratto dall’elfo, che a malapena si accorse dell’ultimo pretendente, un uomo che definire normale era un eufemismo.

Sembrava completamente privo di tratti caratteristici e particolari: non era eccessivamente rigido, non era torvo, non era affabile, e di certo non era un elfo.

Era solo normale.

Si inchinò un po’ goffamente ma comunque con rispetto, fece un leggero sorriso, e poi si presentò.

-Il mio nome è Hansen, e vengo dalle Isole del Nord. Ho sempre desiderato potervi incontrare, principess…Achoo!- la presentazione fu interrotta da uno starnuto piuttosto rumoroso, che attirò l’attenzione di tutti, persino dell’elfo.

-Chiedo profondamente scusa… temo di essere allergico al pelo dei lupi- ammise, con profondo imbarazzo, trattenendo a stento un secondo starnuto e allontanandosi appena da Gunnar, pertanto anche da Nives.

Oh…

Neil non riuscì a trattenere una fragorosa risata, che si guadagnò l’occhiata più tagliente e sdegnosa della contessa Berglind.

Ma era più forte di lui.

Un pretendente allergico al pelo dei lupi era un NO annunciato.

Nives non avrebbe mai sposato Hansen rischiando di allontanarsi dal suo amato Gunnar.

Quindi, ricapitolando…

Un tizio troppo rigido che si poteva allontanare mostrando quanto la principessa fosse ribelle.

Un arrogante che avrebbe rifiutato di sposare Nives se non fosse stata perfetta.

Un tipo ragionevole al quale potevano spiegare l’accaduto e probabilmente avrebbe rinunciato da solo.

Un elfo che neanche la contessa Berglind voleva far sposare alla nipote.

E un generico Sempronio che era persino allergico ai lupi.

Era ufficiale.

Nives non si sarebbe sposata.

A meno che qualcuno di davvero crudele non fosse intervenuto, o uno dei principi non si rivelasse un testardo psicopatico deciso a tutti i costi a sposare la principessa, cosa che nessuno dei cinque sembrava essere.

Niel poteva rilassarsi.

 

Le presentazioni procedettero, così come il banchetto, ma Nives non si godette neanche un secondo, e pur restando rispettosa, fece del suo meglio per mostrare il più chiaramente possibile quando fosse spiacevole per lei dover scegliere un marito.

Probabilmente non sarebbe dovuta essere prevenuta. Alla fine il principe Wintur del regno dei draghi sembrava quasi simpatico.

Ma era più forte di lei… odiava profondamente ognuno dei suoi pretendenti, solo per il fatto che erano tutti lì con l’intento e il desiderio di sposarla, cosa che Nives non riusciva ad accettare.

Privarsi della propria libertà per sposare qualcuno che non conosceva, che non la conosceva, e che non amava, era in assoluto il suo peggiore incubo, e se non avesse avuto la responsabilità di un regno sulle spalle, e la speranza di riuscire ad evitare il matrimonio, sarebbe già scappata in groppa a Gunnar e non si sarebbe mai voltata indietro.

Ma era una principessa, e una principessa aveva dei doveri.

Quando la serata finì, Nives si diresse con Gunnar verso la sua stanza, sospirando stancamente e con il corsetto che le stava davvero troppo stretto. 

Non vedeva l’ora di coricarsi e finire il libro che le aveva prestato sua sorella Samah. Forse avrebbe chiesto a Gunnar di restare con lei tutta la notte. 

Si sentiva sempre più serena quando lo aveva ai piedi del letto.

Si era ritrovata spesso a scendere anche lei e dormire per terra, accanto a lui, abbracciandolo stretto.

Era un fidato compagno e un amico insostituibile.

Ergo… il principe Hanson era già anni luce fuori dalla sua lista di possibili pretendenti, perché non avrebbe mai e poi mai sposato qualcuno che avrebbe rischiato di separarla da Gunnar… come Neil aveva già capito.

Probabilmente Neil avrebbe potuto evitare di ridergli in faccia, ma la sua reazione era stata esattamente la stessa che Nives avrebbe voluto fare, e aveva attirato abbastanza l’attenzione su di sé da permettere a Nives di ricomporsi dopo che anche lei aveva lasciato uscire una risatina incredula.

Poi era stato cacciato via dal palazzo da una furiosa Berglind che si era sentitamente scusata mille volte con il principe, e Nives non lo aveva visto da allora, ma aveva apprezzato il suo sacrificio.

-Nives, tesoro, posso parlarti?- una voce alle sue spalle fece sospirare la principessa, che si girò non trattenendo la propria stanchezza.

-Cosa volete, zia Berglind?- chiese, seccata.

Aveva fatto il suo dovere, era stata gentile, cosa voleva di più, sua zia?!

-Non ti rivolgere in questo modo a me, signorinella! Sono la tua tutrice e la regnante temporanea di questo regno!- la rimproverò sua zia.

Nives roteò gli occhi, ma non aggiunse altro.

-E non fare la spocchiosa! Hai idea di quanto sia importante questo fidanzamento per il regno?!- zia Berglind si avvicinò, e iniziò una ramanzina che sicuramente sarebbe stata parecchio lunga.

Nives notò che Gunnar, accanto a lei, iniziava ad agitarsi, e iniziò ad accarezzargli il capo per calmarlo.

Era sempre molto attento quando la contessa iniziava ad alzare la voce, ma Nives lo teneva a bada.

Se Gunnar avesse anche solo dato l’impressione di essere antagonistico nei confronti di zia Berglind, Nives sapeva che la contessa lo avrebbe cacciato via dal castello in un istante.

E Nives non poteva permetterlo.

-Ne sono consapevole, zia, ma non posso farci niente se i pretendenti non sono interessati a me- Nives provò a fare la santarellina.

Zia Berglind si avvicinò un altro po’, mostrando tutta la sua rabbia.

Era una donna piuttosto bassa e abbastanza tozza. Nives la superava di una testa, ma nonostante ciò riusciva ad incutere timore, perché a conti fatti, nonostante fosse solo la zia della principessa e sorella del re, era lei a detenere tutto il potere del palazzo, e la sua parola, all’interno di quelle mura, era legge.

-Certo che puoi farci qualcosa. Puoi sorridere, annuire, e ostentare un comportamento impeccabile per tutta la durata della permanenza dei pretendenti- le ordinò la zia.

-Sto ostentando un comportamento impeccabile- provò ad obiettare Nives, accennando un sorriso di cortesia.

Aveva sinceramente fatto del suo meglio, arrivando persino a salvare la zia da un possibile guaio diplomatico con gli elfi. Non riusciva a mentire meglio di così.

Lei odiava quella situazione.

E non avrebbe mai, MAI accettato di sposarsi.

-Un comportamento indecoroso e inaccettabile! E anche la tua abitudine di girare con quel… giardiniere… non puoi permetterti di fare i capricci, Nives! La situazione è già abbastanza complicata. Ben sette pretendenti hanno rifiutato di restare, e se non trovi marito, potrebbe scoppiare una guerra. Non è ciò che vuoi, vero?- la voce della zia cercò di calmarsi, e di far ragionare Nives.

Se possibile, la ragazza detestò il tono gentile e incoraggiante ben più di quello arrabbiato, perché non era giusto. Non era affatto giusto!

Non era stata lei a sbagliare gli inviti!

Non era stata lei a chiedere di sposarsi!

E non era suo dovere evitare incidenti diplomatici causati dalla regnante temporanea del suo regno!

-Con tutto il dovuto rispetto, zia Berglind, non credo sia colpa mia se più della metà dei pretendenti non è stata considerata adatta. La prossima volta dovreste controllare meglio gli inviti che spedite- provò ad obiettare, in tono di sfida.

Nives si rese conto di ciò che stava per avvenire solo perché sentì Gunnar irrigidirsi sotto il suo tocco, e fece appena in tempo a fare cenno al lupo di stare fermo, prima che una tozza mano la colpisse in faccia con la massima forza.

Non era abbastanza forte da lasciare il segno, ma fu come una stoccata: improvvisa, dolorosa, e che lascia il bruciore anche dopo parecchio.

Era raro che zia Berglind alzasse le mani sulle nipoti, ma tendeva a perdere la pazienza quando le si davano colpe e si faceva notare che era nel torto.

-Non osare dare la colpa a me del tuo comportamento scorretto contro i pretendenti! Se tu avessi acconsentito a sposarti prima e senza fare storie, saremmo riusciti a organizzare meglio la cosa- provò, debolmente, a giustificare i propri errori, dando la colpa a Nives.

Nives, che di colpe non ne aveva affatto.

-Ma perché non avete posticipato?! Perché tanta fretta!- continuò ad obiettare Nives, ignorando il dolore al viso e ricacciando indietro le lacrime.

-Non osare obiettare! Tu sposerai uno di questi giovani! Mi sono stancata delle tue storie e della tua ribellione. Da domani dovrai ostentare un comportamento impeccabile! O ci saranno delle conseguenze!- ordinò la donna, sollevando il dito per aria e alzando la voce.

-Che tipo di conseguenze?- la sfidò Nives, che quasi sperava di essere nuovamente colpita.

Una ferita evidente avrebbe reso chiaro ai pretendenti che c’era un grave problema dentro le mura di Arcandida.

Ma probabilmente anche zia Berglind si rese conto della cosa, perché fece un passo indietro, e accennò un sorrisino.

-Beh… forse sarebbe meglio per il regno assumere altre guardie per proteggere la principessa e il castello- minacciò, guardando Gunnar, che stava dando fondo a tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso.

Nives sobbalzò vistosamente, colpita dalla minaccia, e strinse più forte la presa sul suo fedele amico.

Abbassò lo sguardo, e sospirò.

-Ostenterò un comportamento impeccabile, zia. Farò davvero del mio meglio- promise, guardando Gunnar con tristezza.

Gunnar le rimandò indietro lo sguardo, pieno di rammarico.

La contessa Berglind storse il naso nel notare l’affetto tra i due, ma era felice di avere quel tasto da premere per tenere in pugno la nipote.

-Sono certa che lo farai, e ora vai a dormire, o domani avrai delle brutte occhiaie. E non vogliamo che la principessa di Arcandida sfiguri, non è così?- il tono della donna tornò tranquillo e zuccheroso, e lasciò Nives da sola nel corridoio.

Nives attese di sentire i passi farsi sempre più flebili fino a scomparire del tutto, e poi crollò.

Si portò il volto tra le mani, e si piegò su di sé, lasciando andare tutta la tensione e ansia.

Gunnar, come sempre, le si avvicinò per offrirle il massimo conforto, e Nives lo abbracciò stretto, sentendosi meglio solo al pensiero che lo aveva ancora accanto a sé.

-Sto bene, Gunnar. Non preoccuparti per me- provò a rassicurarlo, accarezzandogli il morbido manto bianco.

Gunnar ululò piano, mostrando tutta la sua preoccupazione e il suo rimpianto per non riuscire a proteggerla dalla zia.

-Troverò una soluzione, Gunnar, non ti manderà via- Nives lo guardò dritto negli occhi, e provò ad accennare un sorriso.

Gunnar abbassò il muso, e poi le lanciò un’occhiata che Nives capì immediatamente.

Si capivano sempre con uno sguardo, non servivano le parole.

La principessa scosse la testa con veemenza.

-No, Gunnar! Io non rinuncio a te. Troveremo una soluzione. Ci sarà pure un modo per non sposarmi e fare in modo che la zia rinunci alla sua minaccia… abbiamo Neil dalla nostra. Ci aiuterà- Nives cercò di essere ottimista, si asciugò le lacrime, e si alzò per dirigersi verso la sua camera, affiancata da Gunnar, che non aveva trattenuto uno sbuffo alla menzione del figlio del giardiniere.

-Sono davvero distrutta- borbottò la principessa una volta raggiunta la camera, mentre apriva la porta per entrare.

-Ci credo, è passata la mezzanot…- rispose una voce all’interno, e neanche il tempo di finire la frase, che la persona alla quale apparteneva era stata aggredita e immobilizzata da Gunnar, che prendeva il suo lavoro di guardia del corpo molto seriamente.

-Calmo cagnolino, sono solo io!- provò a difendersi Neil, alzando le mani in segno di resa.

Gunnar gli ringhiò appena contro, non apprezzando essere chiamato cagnolino, ma poi lo lasciò andare, sempre fissandolo con sospetto.

-Neil, che ci fai qui? Pensavo fossi tornato a casa- osservò Nives, sorpresa.

-E perdermi il resoconto della serata? Giammai! Ho finto di uscire e poi mi sono introdotto tramite un passaggio segreto. Ti ho aspettato e nel frattempo ho letto un po’. Samah ha davvero un ottimo gusto- Neil indicò il libro che aveva in mano, ovvero il volume che Samah aveva prestato alla sorella.

Era ancora vestito elegante, anche se si era tolto la giacca e messo più comodo.

Il suo sorriso sornione sparì quando notò l’espressione di Nives.

Oh no.

-Cosa è successo?- chiese, rabbuiandosi, e avvicinandosi per controllare.

Nives gli fece cenno di stare lontano. Non sarebbero rimasti segni, ma sentiva che la sua guancia fosse ancora abbastanza rossa, e non voleva che Neil lo notasse. Sarebbe potuto diventare parecchio problematico.

-Niente. Mia zia mi ha fatto una lunga ramanzina perché non sono stata abbastanza amichevole, ha detto che mi terrà d’occhio e ha minacciato di mandare via i lupi se non ostenterò un comportamento perfettamente impeccabile per tutta la permanenza dei pretendenti a palazzo- spiegò Nives, sospirando rassegnata.

-Oh… ci va giù pesante- commentò Neil, lanciando un’occhiata a Gunnar, che aveva lo sguardo offuscato da un evidente senso di colpa.

-Beh… ottimo!- Neil però si riprese subito, e si esibì in un sorrisetto soddisfatto.

-Ottimo?!- Nives gli lanciò un’occhiataccia.

Non era il momento di prenderla in giro.

-Ottimo perché mentre tu eri al banchetto intenta a flirtare controvoglia, io ho elaborato qualche bel piano d’azione per liberarci dei pretendenti, e, ostentando un comportamento perfettamente impeccabile, potrai liberarti di almeno due o tre di loro senza nessun problema- Neil le fece un occhiolino complice, e Nives si sentì decisamente meglio.

-Cosa farei senza di te?- ammise, anche se le costava davvero tanto ammetterlo.

-Probabilmente dovresti sposarti, ma ehi, almeno il principe Wintur del Regno dei Draghi non sembra poi così male… ahi- Neil la prese in giro, e si beccò un cuscino dritto in faccia.

-Sposalo tu se ti piace tanto!- esclamò Nives, seccata.

-No, credo che il principe Lorann del Regno degli Elfi si ingelosirebbe parecchio. Hai visto come mi guardava, nella sala del trono? E comunque il mio cuore appartiene ad un’altra persona, come ben sapete, principessa- Neil lanciò un’occhiata al libro che aveva ancora in mano, e Nives sorrise intenerita.

-Allora, qual è il piano?- chiese, sedendosi a terra sul tappeto e facendo cenno a Gunnar di raggiungerla.

Non aveva intenzione di stare a letto, quel giorno, né di congedare il lupo, che voleva tenere il più vicino possibile.

Neil si sedette davanti a lei, e iniziò a spiegare.

Quando Neil si metteva in testa qualcosa, era difficile che si arrendesse o che fallisse.

E con lui al proprio fianco, Nives sapeva che sarebbe riuscita ad ottenere il lieto fine.

Non c’era assolutamente nessuno che potesse sconfiggerli.

O almeno, così sperava con forse troppo ottimismo.

Perché non aveva fatto i conti con la determinazione di un pretendente, la pericolosità di sua zia, regole del regno, e un nemico che tramava nell’ombra, e che aveva un piano pericoloso in mente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Conosciamo i pretendenti, quelli ufficiali sono tutti miei OC.

E conosciamo anche Purotu e Naehu, che ufficialmente dovrebbero comparire nel regno dei Coralli, ma dato che nel libro originale viene detto che erano invitati anche loro al matrimonio di Nives… ho voluto fare un cameo, E compariranno anche nei prossimi capitoli.

Abbiamo anche conosciuto ufficialmente la zia Berglind, ed è… beh… decisamente peggio del canon. Che persona davvero orribile! Governa il regno con un pugno di ferro, e tira anche schiaffi, e sa che pulsanti premere per tenere sotto scacco la nipote.

Almeno Nives puoi contare su Neil e su Gunnar, che se avesse avuto la possibilità avrebbe tenuto Nives lontana anni luce dalla zia.

Ma ahimè, ci sono poteri che neanche lui può contrastare senza ricevere terribili conseguenze.

Nei prossimi capitoli spero di far comparire di più anche Thina e Tallia. 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un bacione e alla prossima! :-*

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Capitolo 4
*** Comportamento impeccabile ***


Comportamento impeccabile

 

Nives aveva passato l’intera notte a progettare il da farsi, poi Neil era andato via, questa volta definitivamente, e da quel momento se la sarebbe dovuta cavare da sola.

Beh, non del tutto da sola, dato che con lei ci sarebbero stati i suoi fratelli acquisiti, le sue cuginette, e Gunnar, principalmente.

Il fedele lupo bianco era rimasto al suo fianco tutta la notte, a darle conforto e a farla sentire protetta.

Ed era al suo fianco anche adesso che si era vestita ed era scesa in sala da pranzo per fare colazione.

-Nives, tesoro. Finalmente sei arrivata. Stavamo aspettando te- la voce civettuola di zia Berglind la accolse nell’istante in cui aprì la porta, e Nives fece del suo meglio per non alzare gli occhi al cielo.

Era un orario perfettamente accettabile per fare colazione, di solito la contessa era anche più ritardataria.

Ma quel giorno avevano ospiti, quindi doveva esibire un comportamento impeccabile e un’etichetta da manuale.

Nel momento stesso in cui Nives entrò del tutto, fece un inchino.

-Chiedo scusa per l’attesa, ma volevo apparire al meglio per i nostri graditi ospiti- spiegò, avvicinandosi poi con eleganza e sedendosi correttamente alla destra di sua zia, vicino alla cuginette, che la fissarono piuttosto confuse ma non obiettarono.

Berglind sorrise, soddisfatta.

-Non preoccuparti, cara. Ora che siamo tutti qui possiamo cominciare con la colazione- la contessa chiamò Olafur e in poco tempo i pinguini maggiordomi iniziarono a servire le pietanze.

Nives si guardò intorno, squadrando i suoi pretendenti, e chiedendosi da chi avrebbe potuto cominciare nella manovra di esclusione.

Il piano era semplice e allo stesso tempo di difficile realizzazione: doveva spingere tutti i pretendenti a ritirarsi mostrando a zia Berglind che non era, assolutamente, colpa di Nives, ma solo ed esclusivamente perché erano loro a non essere all’altezza della corte.

Pertanto per tutto il tempo lei sarebbe dovuta essere impeccabile, amabile, e noiosa.

Neil le aveva condiviso tutte le sue impressioni dei pretendenti, e durante la notte Nives le aveva unite alle proprie, e avevano una strategia un po’ per tutti.

L’elfo sarebbe stato facile. Zia Berglind non lo voleva come pretendente, era chiaro, e sarebbe stato il razzismo della contessa a portarlo via. L’unica cosa che Nives doveva fare era comportarsi bene per evitare incidenti diplomatici, e trattarlo con rispetto, cosa che le sarebbe venuta abbastanza naturale.

Dopotutto lo odiava in quanto pretendente, non in quanto elfo. Non aveva alcuna discriminazione verso di lui.

Al momento Lorann stava osservando intorno a lui con espressione sfuggente ma che sembrava quasi seccata, o confusa.

Non era prioritario liberarsi di lui.

Nives si concentrò sugli altri.

Il principe Wintur del regno dei Draghi stava parlando amabilmente con Purotu, che sembrava affascinato dalle sue storie. Probabilmente parlavano di draghi. Sembrava un tipo affabile e gentile. Ed era decisamente una persona che era meglio non avere come nemico, quindi Nives doveva stare molto attenta a come approcciarlo, ed era meglio conoscerlo meglio prima di mettere in atto una qualsiasi strategia.

Il suo sguardò si posò su Johannes, il principe dei laghi scintillanti, che mangiava il suo pasto con schiena dritta, etichetta perfetta, e lanciando un’occhiata sdegnosa al suo vicino di posto, senza però darlo troppo a vedere.

Secondo Neil, Johannes era l’avversario più temibile con la strategia del comportamento impeccabile.

Se la rigidità totale andava bene per allontanare le persone normali, quel principe sembrava più fissato con le buone maniere di zia Berglind, quindi se Nives fosse stata troppo perfetta, avrebbe potuto incoraggiarlo.

Doveva giocarsela bene, e attuare una strategia diversa in modo molto più cauto.

Infine, Nives lanciò un’occhiata al vicino di posto di Johannes, colui che stava ricevendo delle occhiatacce da quest’ultimo.

Il principe Cromwell del regno vulcanico stava mangiando a bocca aperta, seduto scomposto, ignaro di qualsiasi etichetta o regola.

Lui era la preda perfetta.

Se Nives si giocava bene le sue carte, sarebbe scappato dal palazzo entro il tramonto.

E zia Berglind non avrebbe avuto niente da rimproverare a Nives.

La principessa sorrise appena tra sé, sentendosi un po’ più speranzosa, e finalmente abbassò lo sguardo verso il proprio piatto.

Ma solo un istante, perché una voce le fece immediatamente risollevare la testa verso l’unica persona che non aveva osservato al tavolo.

-Principessa Nives, vi auguro buon appetito- le sorrise il principe Hansen delle isole del nord.

Un pretendente così insignificante che Nives lo aveva quasi dimenticato, perché era stato già eliminato nella sua testa.

Era dal lato opposto rispetto a lei, il più lontano possibile da Gunnar, che al contrario lo fissava con attenzione da quando erano entrati.

-Vi ringrazio, principe Hansen, anche a voi- Nives gli fece un rispettoso cenno del capo, e poi tornò a mangiare, ignorando lui e il resto dei suoi pretendenti per ciò che rimaneva della colazione.

E ignorando anche che per tutta la colazione, Hansen era rimasto fisso a guardarla, senza distogliere lo sguardo neanche un secondo.

E Gunnar fissava lui, con un senso crescente di inquietudine e preoccupazione.

Forse… forse era un pretendente da non sottovalutare.

Ma purtroppo né Nives né Neil gli avevano dato abbastanza attenzione.

 

Dopo la colazione, era il momento per Nives di conoscere meglio i pretendenti, uno ad uno.

Ma prima, purtroppo fu costretta a salutare i suoi fratelli, dato che la contessa Berglind aveva dato l’ordine che tornassero a casa.

Nessuno era d’accordo, ma la scusa della zia era stata che il palazzo stava ospitando già troppe persone, e che soprattutto i contatti e i viaggi tra i regni erano proibiti per OGNI membro della famiglia reale, e non solo le principesse.

Nives avrebbe voluto obiettare e tenere i fratelli vicini, almeno per qualche altro giorno, ma fu costretta a restare in silenzio, salutare un dispiaciuto Naehu e un furioso Purotu, e iniziare quella tortura infernale dei pretendenti.

Rientrò al castello con un’idea in mente e piani malvagi da attuare.

Ma prima che potesse trovare il principe Cromwell, la sua prima vittima, uno starnuto molto fragoroso la fece sobbalzare appena.

-Principessa Nives, bentornata! Eh… speravo che potessimo passare un po’ di tempo insieme. Una passeggiata tra i ghiacci, o un giro del castello. Non ho mai visto niente del genere e ne sono davvero affascinato- la accolse il principe Hansen, prendendo un fazzoletto e soffiando il naso rosso.

Gunnar lo fissava con estremo fastidio, e Hansen fece un passo indietro, allontanandosi dal lupo del quale era allergico.

-Oh… ehm…- Nives era in difficoltà. Aveva progettato di portare il principe Cromwell ai vulcani, ma non lo vedeva da nessuna parte, e zia Berglind era nella stanza, e la guardava con aspettativa.

Doveva esibire un comportamento impeccabile.

…un comportamento impeccabile.

Sarebbe andata ai vulcani nel pomeriggio, non andavano da nessuna parte.

Nives sorrise con eleganza.

-Mi sembra una splendida idea, principe Hansen. Questo castello in effetti ha una storia davvero particolare, e mi onora il vostro interessamento alla sua architettura. La prego, mi segua pure- Nives optò per la seconda opzione proposta.

Sarebbe servito a dimostrare al principe Hansen che erano del tutto incompatibili. Non sarebbe riuscito a fare due passi senza soffrire per l’allergia, soprattuto con Gunnar al suo fianco.

-Ehm… posso chiederle di congedare il vostro… lupo?- la richiesta del principe Hansen, fatta con imbarazzo e seguita da un nuovo starnuto, fece irrigidire Nives completamente.

Lanciò un’occhiata a zia Berglind, che non si stava perdendo una parola né una mossa della nipote.

-Temo che ciò non sia possibile, principe Hansen. Vedete, Gunnar è la mia guardia del corpo, e non posso separarmi dalla mia guardia del corpo- provò a rifiutare la sua richiesta nel modo più elegante e gentile che conoscesse.

-Mi sembra giusto, ma… siamo all’interno del vostro castello, e in mia compagnia. Posso proteggervi io, e dubito che qualche nemico possa entrare in questo ben protetto castello- provò ad obiettare Hansen, educatamente, ma anche insistentemente.

Era molto più insistente di quanto Nives pensasse.

Qualcosa, nel suo atteggiamento e nel suo sorriso, la mise parecchio a disagio, anche se non avrebbe saputo dire esattamente cosa.

E nonostante il cambiamento dei suoi gesti e della sua espressione fu quasi nullo, Gunnar se ne accorse, e si mise a protezione, lanciando a Hansen un’occhiata minacciosa.

Hansen sobbalzò ed indietreggiò.

-Mi sta… ringhiando contro? Mi dispiace, lupo, lo chiedo solo perché sono allergico, tutto qui- si mise subito sulla difensiva, starnutendo nuovamente.

-Non ha ringhiato!- obiettò Nives, lanciando un’occhiata allarmata verso Berglind, che aveva incrociato le braccia e non sembrava molto contenta.

Comportamento impeccabile… comportamento impeccabile.

Nives sorrise affabile.

-È solo un po’ protettivo e non è abituato a così tante persone nel palazzo. Ma posso congedarlo per un po’, mentre esploriamo il castello, principe Hansen- alla fine acconsentì alla richiesta, e Gunnar le lanciò un’occhiata ferita e preoccupata.

Nives ricambiò con uno sguardo che voleva dire “Mi dispiace, ma devo farlo, non preoccuparti per me”, e alla fine il lupo si allontanò dalla padrona per lasciare spazio a Hansen di avvicinarsi.

Nives sentì il disagio aumentare mano a mano che il suo fedele lupo di allontanava, e quel principe patinato si avvicinava. Come se temesse che non avrebbe più visto Gunnar.

No, non doveva farsi prendere dal panico. Nessuno l’avrebbe mai allontanata dal suo fedele lupo bianco, e nessuno avrebbe mai allontanato il lupo da lei.

Il loro rapporto era troppo forte, troppo importante.

Eppure… Hansen e Berglind erano riusciti a metterla in un angolo e a tenerla lontana.

Beh, era solo per una breve visita al castello, nulla di più.

Comportamento impeccabile… comportamento impeccabile…

 

Dopo quell’imprevisto, i giorni successivi passarono nel migliore dei modi.

Entro il tramonto del primo giorno, dopo una breve visita ai tre vulcani del regno dei ghiacci, il principe Cromwell aveva fatto una scenata verso zia Berglind lamentandosi dei modi pomposi e delle regole intransigenti, e aveva deciso di ritirarsi dalla scelta dei pretendenti.

Zia Berglind si era talmente seccata per il suo comportamento, che non aveva minimamente pensato ad incolpare Nives, anzi, Thina l’aveva sentita lamentarsi con Olafur e affermare che fosse una cosa positiva che se ne fosse andato, perché non era minimamente all’altezza.

Nives era comunque riuscita ad evitare incidenti diplomatici salutandolo con grandi cerimonie.

Il secondo giorno, durante una passeggiata nel giardino esterno del palazzo in compagnia del principe Wintur, quest’ultimo aveva preso da parte Nives e le aveva chiesto con un gran sorriso incoraggiante se la stavano forzando a sposarsi, offrendo il proprio aiuto nel caso Nives avesse voluto evitare il matrimonio. 

Nives era rimasta piuttosto sorpresa dalla sua proposta, e si era guardata intorno per essere sicura che non fosse una trappola di qualche tipo, ma notando che Gunnar era molto tranquillo, aveva deciso di fidarsi.

Non aveva detto molto, tranne che sua zia aveva organizzato tutto contro la sua volontà, e aveva mentito dicendo che non voleva provocarle dispiacere perché era anziana e fragile. Wintur non era sembrato molto convinto dalla scusa, ma si era comunque offerto di ritirare la propria proposta di matrimonio in modo che la contessa non potesse incolpare Nives in alcun modo, e la sera stessa era salito in groppa al suo drago e se n’era andato con la scusa che il suo regno era in guerra e serviva il suo aiuto. Zia Berglind, che non avrebbe mai accettato di entrare nuovamente in guerra, l’aveva lasciato andare senza tante cerimonie, e l’aveva cancellato febbrilmente dalla lista di possibili pretendenti.

Il principe Wintur aveva salutato Nives con un occhiolino e la promessa di scriverle per restare amici e alleati. Si era rivelato decisamente il pretendente migliore.

Il terzo giorno zia Berglind aveva provato a proporre a Nives di accompagnare i tre pretendenti rimasti al Grande Albero, il luogo più importante, sacro e segreto del Regno dei Ghiacci Eterni.

Nives le avrebbe voluto urlare contro, ma si era mantenuta calma e paziente, e aveva rigirato la frittata commentando che Neil sicuramente sarebbe stato molto ospitale nei confronti dei pretendenti.

Rendendosi conto che se faceva incontrare i tre principi rimasti con Neil poteva salutarli tutti entro il giorno successivo, la contessa aveva cambiato idea e suggerito altre attività ricreative.

Nives però non si era lasciata sfuggire che il principe Johannes era rabbrividito appena a sentire parlare di alberi, terreno e natura incontaminata, pertanto Nives aveva passato il resto del pomeriggio con lui, intenta a sistemare il giardino esterno al palazzo. Con la massima eleganza e seguendo ogni regola, gli aveva fatto capire che se fosse diventato re, avrebbe dovuto mettere spesso le mani nella terra.

Il principe Johannes era andato via il giorno successivo commentando che sebbene la principessa fosse straordinaria, fine ed elegante, i regni erano troppo incompatibili per essere uniti, e lui aveva troppi doveri a casa per lasciarla troppo a lungo.

Zia Berglind ci era rimasta malissimo, dato che sembrava puntare molto verso Johannes, ma non aveva avuto niente da recriminare a Nives, dato che il principe l’aveva riempita di lodi.

Era arrivata la fine del quarto giorno, e restavano due finalisti: il principe Lorann del regno degli elfi dell’acqua, e il principe Hansen delle isole del nord.

Un elfo che sua zia le avrebbe impedito di sposare, e con il quale non aveva mai interagito da sola; e… un tipo allergico al pelo dei lupi, che però girava sempre intorno alla principessa.

Il principe Hansen era una persona particolare, insistente, e non sembrava semplice liberarsi di lui.

Nei quattro giorni passati insieme in stretto contatto, Hansen era riuscito a passare ore intere con la principessa, che torchiava in ogni momento libero. E Nives non era mai riuscita a dire di no alle sue richieste, perché erano formulate in modo impeccabile, ed erano sempre esplicitate davanti a zia Berglind o quando Nives non aveva modo o motivo di rifiutare.

E ogni volta l’aveva allontanata da Gunnar, in un modo o nell’altro.

La sua allergia non sembrava impedirgli di andare in giro per il castello indisturbato, ma era sempre abbastanza da allontanare la principessa dalla sua guardia del corpo.

E ogni volta che Nives si trovava sola in sua compagnia, si sentiva sempre costantemente in pericolo.

Come se si aspettasse che il principe avrebbe tirato fuori una spada da un momento all’altro, ponendo fine alla sua vita.

Eppure non faceva assolutamente niente di sospetto.

Era sempre gentile, servizievole, un vero gentiluomo. Si erano ritrovati a parlare di letteratura, di botanica, e di geografia. Sembrava interessato a ogni hobby di Nives, era un esperto di etichetta senza essere troppo bacchettone, e aveva anche stretto amicizia con i pinguini, con le cuoche e con Olafur. 

Persino Thina e Tallia si trovavano bene in sua compagnia, e zia Berglind lo adorava alla follia. 

L’unica persona che non riusciva proprio a tollerare la sua compagnia, e che non riusciva a trattenersi dal guardarlo storto ogni volta che si trovavano nella stessa stanza, era Gunnar.

E Nives si fidava del giudizio di Gunnar verso le persone.

Era sempre stato protettivo nei suoi confronti, ma mai possessivo, quindi Nives escludeva che potesse odiarlo solo perché li allontanava. No, se Gunnar era aggressivo e diffidente nei confronti di Hansen, c’era un motivo specifico.

Solo che nessuno dei due riusciva esattamente a capire cosa non ci fosse in lui.

Al momento Nives era riuscita a ritagliarsi un po’ di tempo da sola, ed era in biblioteca con Gunnar con la scusa di leggere un libro in pace prima di cena. Presto sarebbe dovuta tornare in camera per prepararsi, ma non ne aveva affatto voglia, e si stava godendo il silenzio pacifico di uno dei suoi luoghi preferiti di tutto il castello.

Aveva pregato Haldorr di coprirla nel caso fosse venuto qualcuno dei pretendenti a cercarla, e sperava di riuscire a stare almeno cinque minuti senza l’insistente pressione di Hansen addosso.

-Buonasera, Haldorr. Per caso avete visto la principessa Nives? La sto cercando- neanche il tempo di finire quella frase, che Nives sentì la ormai inconfondibile voce irritante del principe delle isole del nord all’ingresso della biblioteca.

Trattenne il respiro, si nascose dietro uno scaffale con Gunnar, e pregò che Haldorr la coprisse.

Cinque minuti! Era troppo chiedere cinque minuti con Gunnar da passare in pace?!

-Mi dispiace ma non l’ho vista in biblioteca. Forse è già tornata in camera per prepararsi per la cena- Haldorr, per fortuna, la coprì.

-Oh, capisco. Una bellezza così impareggiabile ha bisogno sicuramente di molte cure. Posso comunque approfittare per dare un’occhiata? Questa biblioteca è così immensa e piena che non ho ancora avuto occasione di vedere tutti i libri- il principe Hansen sembrò arrendevole, ma cercò comunque occasione per indagare.

Nives si sentiva un animale in trappola.

Non voleva assolutamente essere trovata, non poteva dare l’impressione che si stesse nascondendo, e di certo non voleva mettere nei guai Haldorr, che era stato così gentile da coprirla.

-Eh… certo che potete, vostra maestà. Posso consigliarvi la sezione dei mammiferi marini? Sono certo che nel suo regno il mare è molto importante e ben esplorato- Haldorr fu servizievole come suo solito, ma cercò di spostare il principe il più lontano possibile da Nives, che si guardò intorno in cerca di un percorso da usare per uscire dalla biblioteca senza essere vista.

Gunnar attirò la sua attenzione dandole qualche colpetto con la zampa sulla mano, e poi indicò col muso una direzione. A pochi metri da lì c’era un passaggio segreto che portava dritto al corridoio di camera sua.

L’agitazione glielo aveva fatto passare di mente.

Diede una carezza sul capo di Gunnar e iniziò ad avviarsi verso il passaggio segreto, stando bene attenta a non farsi notare da Hansen, che stava venendo portato lontano da Haldorr nonostante non fosse poi così interessato ai mammiferi marini.

Nives era così attenta ad assicurarsi di non far rumore e a controllare il principe Hansen, che non si accorse minimamente di ciò che era davanti a lei.

Gunnar provò ad avvertirla e a fermarla, ma era ormai troppo tardi.

Girando l’angolo e uscendo da dietro uno scaffale per nascondersi vicino a un altro, si ritrovò faccia a faccia con un silenzioso principe Lorann. L’elfo era seduto su una poltrona e leggeva tranquillamente un libro.

Si fissarono per qualche secondo, e Nives fu presa per un attimo dal panico.

Avrebbe voluto ignorarlo e correre verso il passaggio segreto, ma sarebbe stato troppo scortese. Però salutarlo l’avrebbe fatta sentire da Hansen e Haldorr, dando via la propria presenza lì e costringendola a salutare anche l’altro pretendente.

Si sentiva completamente con le spalle al muro.

Ma durò pochi secondi.

Perché Lorann tornò con la testa sul suo libro, facendo finta di nulla e restando in silenzio assoluto.

Dopo qualche altro secondo dove l’elfo non diede segno di aspettarsi una conversazione o un saluto, Nives lo prese come un segnale ad andarsene da lì il prima possibile e senza emettere un fiato.

Riuscì ad imboccare il passaggio segreto con Gunnar, chiuderselo alle spalle, e arrivare in camera sua senza incontrare nessuno, per fortuna.

Una volta al sicuro nel suo rifugio dove nessuno poteva entrare, Nives tirò un sospiro di sollievo, e si sentì finalmente al sicuro.

Era assurdo che non si sentisse più a suo agio nel suo stesso palazzo a causa di un principe insistente e fastidioso.

Si sedette a terra, sul suo prezioso tappeto, e sbuffò, seccata per la situazione.

Gunnar le si mise accanto, e posò la testa sulle sue gambe.

Nives lo accarezzo con dolcezza.

-Grazie, senza di te sarei andata nel panico- ammise, sentendosi una principessa davvero inadeguata, che si preoccupava e spaventava per un nonnulla.

Lei, che aveva la nomea di essere la principessa di ghiaccio impossibile da sciogliere o rompere.

Nomea completamente immeritata, dato che non riusciva a ribellarsi a sua zia, né a dire di no ad un pretendente insistente. 

Gunnar guaì piano, per mostrarle partecipazione.

-Pensi che possiamo fidarci del principe Lorann?- chiese la principessa al lupo, che la guardò attentamente e annuì con solennità.

Nives si sentì un po’ meglio.

-Sembra una persona a modo. Anche se è strano che stia ancora qui quando è evidente che non è interessato al matrimonio- commentò, iniziando a riflettere.

Probabilmente se gli avesse parlato chiaramente se ne sarebbe andato senza nessun problema, un po’ come Wintur, ma Nives sperava che restasse un altro po’, almeno finché non avesse trovato il modo di scollarsi il principe Hansen di dosso, perché temeva che se fosse rimasto solo lui, zia Berglind avrebbe insistito per farli sposare immediatamente, senza aspettare neanche una settimana, e Nives non poteva permetterlo.

Quindi la presenza di Lorann le faceva molto comodo.

Anche se non capiva minimamente perché restasse a palazzo…

-Passa tutto il giorno in biblioteca- una voce proveniente da sotto il letto la fece sobbalzare, ma dato che Gunnar non si era mosso per tutto il tempo, Nives ci mise un centesimo di secondo a riconoscerla e a calmarsi.

-Thina! Cosa ci fai qui?!- chiese rivolta a sua cugina, che fece spuntare la testa da sotto il letto con una risatina.

Thina aveva nove anni, un carattere abbastanza mite, e una passione per mimetizzarsi per i corridoi del castello e origliare le conversazioni altrui.

A giudicare dalla faccia colorata, i vestiti in tinta e i capelli legati all’indietro, era probabilmente reduce di una di queste missioni.

-Mi sono nascosta perché zia Berglind mi aveva quasi beccato- spiegò la bambina, tradendo un leggero tremore nella voce.

Zia Berglind non approvava quel tipo di passione, ben poco signorile.

E poi odiava venire osservata.

Nives incoraggiò la cugina a raggiungerla sul tappeto, e Thina si affrettò ad eseguire e accoccolarsi vicino a Gunnar, che le scompigliò appena i capelli con la zampa, affettuosamente e giocosamente.

-Tu sapevi fin dall’inizio che Thina era sotto il letto, vero?- chiese Nives, colta da un dubbio, lanciando al lupo un’occhiataccia.

Gunnar distolse lo sguardo, facendo il vago.

-Traditore! Mi hai fatto parlare da sola tutto il tempo senza neanche avvertirmi- ostentando offesa, Nives si allontanò dai due, incrociando le braccia.

-Ma non parli mai da sola. Tu parli con Gunnar- obiettò Thina, accarezzando il lupo e sporcandolo di trucco. Al lupo non sembrò pesare affatto.

-Per fortuna tu non mi giudichi- Nives osservò intenerita la cuginetta. Le voleva un bene davvero infinito, ed era felice che avesse un rapporto così stretto con la sua guardia del corpo, e con lei.

Le tre cugine erano davvero molto unite, ed erano grandissime alleate per qualsiasi cosa.

-Perché dovrei? Gunnar è così umano. Ti capisce sempre, e ti risponde sempre. È il lupo migliore del mondo!- affermò Thina con sicurezza, guardando Gunnar con ammirazione.

Il lupo distolse lo sguardo, chiaramente imbarazzato e anche un po’ commosso.

Nives adorava quando tirava fuori il suo lato tenero e affettuoso, e lo faceva con pochissime persone al mondo. Si sentiva fortunata di essere tra di esse.

-Già… è il lupo migliore del mondo…- Nives gli accarezzo il muso, costringendolo a guardarla. Il suo sguardo era pieno di in qualche tipo di aspettativa. Poi Nives lo spinse a tradimento -…ed è un grande traditore!- 

Gunnar sembrò davvero offeso, ma anche divertito, e dopo qualche secondo, tutti e tre scoppiarono a ridere.

Beh, non che Gunnar potesse ridere, ma fece l’equivalente canino della risata.

Era la prima volta che Nives rideva così liberamente da quando aveva scoperto del matrimonio combinato.

E ovviamente era tutto merito di Gunnar.

Era veramente l’unico che riuscisse a farla sentire bene, al sicuro, e ottimista, anche quando tutto intorno a lei sembrava insostenibile.

Non avrebbe mai rinunciato a lui, mai!

Se solo fosse stato umano.

Nives si ritrovava spesso a fantasticare su questa possibilità.

E si sentiva davvero stupida a pensarci.

Eppure Gunnar era così umano, nei modi, nei gesti e nella personalità, che sembrava impossibile credere che fosse davvero solo un grande lupo bianco.

Nives cercò di non pensarci, e si guardò intorno.

-È quasi ora di cena, dovremmo prepararci- incoraggiò Thina ad alzarsi, e cercò un fazzoletto per aiutarla a pulirsi tutto il trucco mimetico.

Gunnar le venne nuovamente in aiuto prendendo dell’acqua fresca e porgendogliela.

-Allora… cosa hai scoperto durante la tua esplorazione?- indagò Nives, mentre le puliva il viso.

-Il principe Lorann è sempre in biblioteca a leggere tanti libri sulla storia dei cinque regni e sulla natura. Mentre il principe Hansen è sempre in giro per il castello, sembra quasi cercare qualcosa- spiegò Thina, facendo il resoconto

-Probabilmente me- borbottò Nives, rabbrividendo.

-Non lo so, ieri notte…- Thina cominciò a raccontare, ma si interruppe di scatto e si mise una mano alla bocca, come se si fosse lasciata sfuggire qualcosa di importante e super segreto.

Nives scattò sull’attenti.

-Ieri notte? Cosa è successo ieri notte?- chiese, iniziando a pressare la cugina, curiosa.

-Niente!- arrivò una voce dall’armadio, che fece sobbalzare sia Nives che Thina.

Gunnar, al contrario, tranquillo come non mai, andò all’armadio e aprì l’anta, dalla quale ruzzolò fuori Tallia, che fu prontamente afferrata dal lupo prima che potesse cadere a terra.

-Grazie Gunny- lo accarezzò la bambina di cinque anni, prima di rimettersi in piedi e togliersi la polvere dal vestito.

-Cosa ci facevi nel mio armadio?- chiese Nives, sorpresa.

-Beh… sono venuta nella tua stanza per aiutarti con i capelli ma non c’eri, così ti ho aspettato, e quando ho sentito la porta aprirsi mi sono nascosta per evitare che la zia mi scoprisse. E poi mi sono addormentata e mi sono svegliata con il suono del tradimento!- Tallia lanciò alla sorella maggiore un’occhiata sdegnata.

-Non stavo dicendo niente, giuro!- Thina era arrossita e sembrava colpevole. Si era nascosta dietro Nives come a farsi proteggere.

Nives intuì che qualsiasi cosa fosse successa la scorsa notte, era Tallia ad essere coinvolta, e aveva detto tutto a Thina con la promessa di mantenere il segreto.

-Ragazze, non litigate. Perché tutta questa segretezza, Tallia, non ti fidi più di me?- Nives fece degli occhioni da cucciolo verso la cuginetta, che abbassò lo sguardo.

-Non è questo, ma…- Tallia sembrava incerta.

-Che ne dite di fare un patto a tre?- propose Nives, sollevando le mani verso le cuginette.

Il patto a tre era una tradizione che aveva inventato qualche anno prima. Ogni volta che c’era un segreto da condividere, le cugine si prendevano per mano, si mettevano in cerchio e facevano un rituale per assicurarsi che nessuna delle altre rivelasse tale segreto a qualcuno, soprattutto a zia Berglind.

Le rassicurava molto, e permetteva a tutte e tre di sfogare le proprie frustrazioni e ansie senza temere alcun giudizio.

Le cugine accolsero la proposta, e dopo un importante giuramento di segretezza, si sedettero a terra per sentire ciò che era successo la notte precedente.

Gunnar non era compreso nel giuramento a tre, ma Tallia acconsentì a farlo restare ad ascoltare, perché dopotutto era un lupo, e non poteva parlare. E poi si fidava più di lui che di Nives e Thina, a momenti. E faceva bene, come dimostrava il fatto che nonostante sapesse che Tallia era lì fin dall’inizio, non l’aveva fatta scoprire.

-Okay… lo ammetto… ieri notte sono uscita dalla camera a prendere un bicchiere d’acqua- dopo parecchi secondi di esitazione, Tallia svelò il grande segreto.

Nives diede sfoggio a tutto il suo autocontrollo per restare impassibile.

Una parte di lei voleva ridere per quanto fosse sciocco preoccuparsi tanto per una cosa così semplice.

Un’altra parte voleva urlare perché non era accettabile che una bambina di cinque anni fosse così terrorizzata dalla zia da temere di confessare di essere andata in giro per casa sua di notte per prendere un bicchiere d’acqua.

Era una delle regole principali del castello: mai uscire di notte!

E Nives non aveva mai capito perché zia Berglind fosse così fissata con tale regola, anche se sospettava fosse principalmente perché non voleva doversi preoccupare di loro una volta che il sole era calato e le candele erano spente.

Era una donna troppo impaziente.

-E cosa è successo?- Nives cercò di non pensare ai divieti e alle regole, e concentrarsi sul racconto, incalzando la cuginetta.

-Stavo per arrivare in cucina quando ho sentito dei passi, così mi sono nascosta. Pensavo fosse Arla che è sempre sonnambula a quest’ora. Ma mi sembravano passi più pesanti, e quando mi sono sporta dal mio nascondiglio per controllare, ho visto che era un uomo, e mi sembrava proprio il principe Hansen- spiegò Tallia, con voce leggermente tremante.

-Era in giro di notte, il principe Hansen?- chiese Nives, sorpresa.

La regola di non andare in giro si applicava anche sugli ospiti. 

Se Nives riusciva ad incastrarlo e a far scoprire le sue malefatte a zia Berglind… forse sarebbe stato lei a cacciarlo dal palazzo.

Anche se non era detto, dato che tendeva a passare oltre agli sgarbi degli ospiti.

-Sì… si guardava intorno, e sembrava cercare qualcosa- spiegò Tallia, offrendo dettagli.

-Cercare qualcosa? Tipo cosa?- indagò Nives, iniziando ad avere un piccolo dubbio.

-Non lo so… tastava in giro, come se cercasse qualche nascondiglio segreto o una porta nascosta. Guardava dietro i ritratti e sotto i vasi… cose del genere- spiegò Tallia, alzando le spalle.

Il cuore di Nives perse un battito, mentre un terribile pensiero le risaliva alla mente.

La lastra d’argento…

Ma non era possibile che cercasse proprio quella!

Nessuno era a conoscenza dell’esistenza di quel potente oggetto magico. Era un segreto che solo lei, le sue sorelle, e suo padre conoscevano.

Infatti Nives, così come tutte le sue sorelle, custodiva un pezzo della canzone del sonno, che era stata utilizzata da suo padre per addormentare il vecchio re e tutta la sua corte, alla fine della guerra. Un piccolo incantesimo per far tornare la pace.

Un sacrificio per salvare migliaia di persone.

Se un giorno le lastre fossero state riunite, il re malvagio si sarebbe potuto risvegliare, quindi Nives non poteva permettere che finisse nelle mani sbagliate, e l’aveva nascosto in un luogo segretissimo, che solo lei conosceva.

Non era possibile che Hansen cercasse la lastra, giusto? 

Eppure… sembrava una risposta logica al senso di inquietudine che l’aveva assalita ogni volta che si era ritrovata in sua compagnia.

Le sue domande, il suo atteggiamento, e ora questi giri notturni…

-Gunnar, avverti gli altri lupi di stare attenti, questa notte, e riferiscimi se scopri qualcosa- ordinò Nives al suo fedele compagno, che annuì, e sembrava preoccupato quanto lei. 

Un conto era affrontare dei pretendenti pomposi, un conto era dover stare attenta al più grande segreto del suo regno.

Nives cercò di non pensarci. Non c’era molto che potesse fare oltre ad aspettare aggiornamenti e sperare di non venire costretta a sposare proprio lui.

Sperava sempre di più che il principe Lorann sarebbe rimasto abbastanza da permetterle di liberarsi prima di Hansen. Non poteva proprio rischiare che rimanesse solo lui.

Lo aveva decisamente sottovalutato.

Nives e le cuginette si prepararono, e poi uscirono dirette verso la sala da pranzo.

Una volta fuori dalla porta, però, Nives si ritrovò davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata di incontrare.

L’unica che non l’aveva mai cercata fino a quel momento, ma che sembrava aspettarla appoggiata al muro e con lo sguardo fisso verso la finestra.

-Principe Lorann, che sorpresa- lo accolse, con un piccolo inchino.

-Buonasera principe Lorann- lo salutarono anche le due cugine, imitando la cugina maggiore.

-Buonasera anche a voi, principessa, e a voi, contessine- Lorann ricambiò l’inchino, e poi sollevò lo sguardo su Nives. L’espressione era seria, fredda, e indecifrabile.

-Thina, Tallia, perché non mi precedete in sala da pranzo? Devo conferire con il nostro gradito ospite- Nives si rese conto che voleva parlarle, e mandò le due bambine davanti a lei.

Le ragazzine salutarono ed eseguirono.

Poi la principessa lanciò a Gunnar un’occhiata incerta.

Gunnar le restituì lo sguardo. Sembrava allertato anche lui, e non voleva lasciare Nives sola.

-Non vi preoccupate, principessa Il lupo può restare. Io non ne sono allergico e non mi crea alcun disturbo. Anzi, apprezzo particolarmente la vostra attenzione verso il popolo animale e naturale. È una dimostrazione di grande cuore- Lorann sembrò leggerle nel pensiero, e e fece un cenno di rispetto verso Gunnar, che ricambiò, parecchio sorpreso.

Anche Nives era sorpresa.

-Oh… vi ringrazio molto, principe Lorann- non si aspettava minimamente delle parole così positive. Non avevano avuto molte interazioni nei giorni passati.

-Non era una lusinga, solo un dato di fatto, non lo prendete come complimento- Lorann scosse la testa.

-D’accordo, principe Lorann, chiedo scusa per la mia arroganza- provò a offrire Nives, senza sapere bene cosa dire.

-Andando dritti al punto. Correggetemi se sbaglio, ma sono dell’impressione che vi sia rimasto un solo pretendente, e che non siete minimamente intenzionata a sposarlo- Lorann andò dritto al punto senza troppi fronzoli.

Nives si finse incredula.

-Siete ancora in due, principe Lorann- disse con ovvietà, ostentando confusione.

-Non ho la minima intenzione di sposarvi, principessa Nives. Non ne ho mai avuto intenzione, fin dal principio. Ho accettato l’invito solo per curiosità. Mi chiedevo perché un regno così contrario alla magia avesse invitato un popolo che usa la magia nella vita quotidiana. Sono stato molto attento ad aderire ai vostri usi e costumi durante questi giorni per non farvi torto, ma le nostre culture sono troppo incompatibili per un matrimonio. Inoltre non è abitudine degli elfi costringere qualcuno a sposarsi, anche se è della famiglia reale- spiegò Lorann, in tono completamente impassibile, come se stesse enunciando una ricetta di cucina.

Nives si guardò discretamente intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno ad osservarli, ma il corridoio sembrava vuoto.

-Neanche il più abile controllore del vento potrebbe ascoltare la nostra conversazione, principessa, non vi preoccupate- Lorann sembrò nuovamente leggerle nel pensiero, e Nives assunse un’espressione di ghiaccio.

Le riuscivano molto bene.

-Perché siete rimasto, se non avete mai avuto intenzione di sposarmi?- chiese, squadrandolo con attenzione -Gli elfi sono molto pratici, non fanno mai niente per niente- 

-È una grande generalizzazione, ma non è errata. E penso che valga per ogni essere vivente di questo mondo, temo. Sono rimasto per curiosità, perché la vostra biblioteca è la più interessante e fornita che io abbia mai visto, e perché volevo chiedervi un favore, principessa Nives- 

-Un favore? Che genere di favore?- indagò Nives, interessata ma anche pronta a fare un passo indietro.

Non si sarebbe fatta fregare di nuovo.

-Vorrei vedere il Grande Albero- rispose Lorann, con sicurezza.

Nives indurì lo sguardo.

-Il Grande Albero è il tesoro più importante e prezioso del regno. Non posso rivelarne la posizione ad estranei- scosse la testa.

-Non voglio che mi riveliate la posizione. Sono pronto a tenere una benda sugli occhi e a lasciarmi guidare dai lupi, se volete. E non ho alcun intento riprovevole nei confronti dell’albero. Sono solo curioso di vederlo. È un albero unico nel suo genere, e sono un grande appassionato di botanica- Lorann sembrava sincero, e sorrise appena al pensiero.

-Oh, capisco… cosa offre in cambio di un onore così grande?- Nives però non era arrendevole.

Lorann accennò un sorriso.

-Resterò qui finché non avrete trovato il modo di liberarvi del vostro ultimo pretendente, e poi annuncerò il mio ritiro dalla competizione per la vostra mano. Se me ne andassi adesso temo che finireste sposata al principe Hansen prima che io riesca a tornare nel mio regno- spiegò il proprio piano.

Nives non era nelle condizioni di rifiutare.

E poi l’accordo le giovava.

Se andava al Grande Albero, avrebbe potuto vedere Neil, e Neil avrebbe potuto darle una mano con Hansen.

-D’accordo, principe Lorann, organizzerò una spedizione nei prossimi giorni- sollevò una mano per sancire il patto, e l’elfo gliela strinse con un sorriso complice.

-È un piacere fare affari con voi, principessa. A scanso di equivoci… spero davvero che non sarete costretta a sposarvi contro la vostra volontà, e sono sinceramente intenzionato a restare vostro alleato, anche quando tutto ciò sarà finito. Non nutro molta simpatia per vostra zia, né per alcune… tradizioni dei vostri regni, ma provo una grande stima nei vostri confronti. Siete una principessa in gamba e giusta, che diventerà un giorno una grande regina- Lorann fece un altro inchino, e senza dare la possibilità a Nives di ribattere, le diede le spalle e la precedette verso la sala da pranzo.

-Credi che possiamo fidarci?- sussurrò Nives a Gunnar, dopo che fu sparito dietro l’angolo.

Gunnar valutò attentamente la situazione, poi la guardò e annuì appena.

-Beh, è la nostra migliore opzione- Nives provò ad essere ottimista, e seguì l’elfo diretta alla sala da pranzo per la cena.

 

Una regola importante del Grande Albero era di non salirci sopra, se non per raccogliere la frutta.

Non era affatto un albero fragile, anzi, i suoi rami avrebbero potuto sostenere dieci persone in una volta sola, ma era comunque un albero sensibile, e Helgi aveva sempre impedito a tutti, soprattutto a suo figlio, di sedercisi sopra.

Ma in quel momento Helgi non c’era, quindi Neil si stava godendo il vento che filtrava nella caverna e agitava le foglie più alte dell’albero, sdraiato sui suoi rami e intento a leggere un libro di poesie che gli aveva consigliato Samah e aveva preso in prestito dalla biblioteca di Arcandida.

Negli ultimi giorni non era stato molto presente, ma aveva osservato a distanza le uscite della principessa e soprattutto le partenze dei pretendenti, uno al giorno.

Non era sorpreso che Nives li avesse fatti fuori così in fretta, ma era un po’ confuso che il principe Hansen fosse ancora lì.

A meno che non fosse partito così in fretta che Neil neanche si era accordo del suo ritiro, ma lo trovava improbabile.

Neil aveva sempre avuto un sesto senso molto sviluppato. A volte gli sembrava di percepire cose che non avrebbe dovuto sapere, come se gliele consigliasse il vento.

A volte gli sembrava di riuscire quasi a parlare con le piante, o di prevedere e controllare le correnti marine.

Il fuoco non lo aveva mai spaventato, neanche da piccolo, e vedeva sempre delle immagini nelle fiamme.

Aveva imparato grazie a suo padre come ascoltare la natura, e osservarla così attentamente da ricevere segnali e aiuti.

E in quel momento il vento era inquieto.

In realtà era inquieto dall’arrivo dei pretendenti, ma in quel momento lo era ancora di più.

Beh, non c’era molto che Neil potesse fare, chiuso in quella caverna e non accettato a palazzo.

Ma era convinto che Nives sarebbe riuscita a liberarsi da sola del problema, aiutata da Gunnar, dalle cuginette, e dai frate… no, non da Purotu e Naehu, loro erano andati via.

A Neil era dispiaciuto non riuscire a salutarli, e sperava davvero che sarebbe riuscito ad andare nel regno dei coralli prima della festa del pesce d’oro, che sarebbe stata tra alcune settimane.

Cercò di non pensare al futuro, e a concentrarsi sul presente, ovvero sulla poesia che stava leggendo, una bella poesia su un fiore solitario costretto a stare dove era nato ma con il desiderio di vedere il mondo e incontrare altri fiori.

Un suono sospetto, però, attirò l’attenzione di Neil.

-Se siete i corvi rossi di Calengol, ci sono degli spicchi di mela fuori dalla grotta, vicino a un masso- annunciò, con voce monotona, girando la pagina, e senza neanche guardare.

Il suono però continuò, e Neil alzò la testa, e si guardò intorno.

Non c’era nulla fuori posto.

Poi Neil osservò meglio l’albero, e si accorse che i rami erano più agitati del solito.

Non era solo il vento il responsabile.

-Hey, tutto bene?- chiese, mettendosi seduto e posando una mano sulla corteccia, con attenzione e affetto.

Sapeva che l’albero non poteva rispondere, ma sperava comunque di ricevere qualche indicazione.

Suo padre era molto più bravo a decifrare la natura, ma anche Neil se la cavava, un po’.

E il Grande Albero era inquieto.

-Scusa se mi sono sdraiato su di te, scendo subito- provò a rassicurarlo, e iniziò a scendere, mettendo i piedi in punti specifici e il più delicatamente possibile.

L’albero però ebbe una scossa, e Neil perse l’equilibrio, rischiando di cadere.

O meglio… cadendo.

Solo che… non cadde.

Perché un ramo dell’albero si piegò ad afferrarlo al volo, e lo posò delicatamente a terra.

-G_grazie?- borbottò, sorpreso da ciò che era appena successo.

Sentiva tutto il suo corpo formicolare, e cercò di calmare il respiro.

Si allontanò appena dall’albero per controllarlo meglio. Si agitava ancora, e sembrava indicare qualcosa.

Neil controllò i rami più alti, e rimase sorpreso.

-Oh, le pesche! Sono maturate un po’ in anticipo, quest’anno- commentò sorpreso, avvicinandosi a quella zona dell’albero per controllare meglio.

Sembravano succose e perfette.

Le pesche erano il frutto più importante dei cinque regni, per dei motivi che Neil non conosceva fino in fondo. Erano importanti soprattutto nel regno del deserto, ma ognuno dei cinque regni aveva una tradizione che comprendeva delle pesche.

E nel Regno dei Ghiacci Eterni, ogni volta che maturavano nel Grande Albero, era tradizione portarne un cesto all’unico villaggio presente. 

Quell’anno, la tradizione si sarebbe svolta un po’ prima, evidentemente.

Poteva essere un’ottima occasione per Neil di andare a palazzo, e poi al villaggio, e soprattutto aiutare Nives con i due pretendenti rimasti.

Non che avrebbe avuto bisogno di aiuto probabilmente.

Ma a Neil piaceva assistere al dramma, soprattutto se agitava la contessa Berglind.

-Grazie amico! Sei stato davvero bravo quest’anno, e di certo sei abile nel leggere la situazione- lo complimentò Neil, accarezzando la corteccia dell’albero, che agitò appena le fronde, e poi dirigendosi verso i suoi attrezzi per prendere il necessario per effettuare la raccolta.

Anche se un lato di lui era ancora inquieto.

E formicolante.

E sentiva che c’era qualcosa di davvero pericoloso e minaccioso nell’aria.

E… forse anche dentro di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Capitolo quasi tutto dal punto di vista di Nives, che si rivela una principessa forte, in gamba, e davvero legata al suo lupo.

È riuscita a liberarsi di quattro pretendenti su cinque, ma Hansen è davvero insistente, e non sembra un tipo che sa accettare un no come risposta.

Forse nasconde qualche intento nefasto? O magari è solo un giovane innamorato che vuole passare più tempo possibile con la sua amata… chissà.

Alla fine non è detto che cerchi niente, magari è solo sonnambulo come la cuoca Arla.

In ogni caso, speriamo che vada via il prima possibile.

E che Lorann non abbia qualche minaccioso intento a sua volta.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, era abbastanza leggero.

I prossimi saranno molto più pieni.

E non vedo l’ora di scriverli, anche se ultimamente ho molto poco tempo.

Un bacione e alla prossima! :-*

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Capitolo 5
*** Il villaggio ***


Il villaggio 

 

Neil non aveva perso tempo, anche perché era davvero curioso di vedere come fosse la situazione a palazzo, dato che il vento e il suo istinto gli suggerivano ben poco di ciò che accadeva dentro le sue mura.

Quindi si era avviato verso il palazzo fischiettando nell’esatto istante in cui aveva raccolto le pesche.

Ed era riuscito ad entrare con una facilità inaspettata.

E non ci fu neanche un’obiezione quando suggerì di andare al villaggio il prima possibile per onorare la tradizione.

…qualcosa non andava.

Infatti Nives non ebbe neanche il tempo di sorridere con sorpresa e speranza alla prospettiva di allontanarsi dal castello e dagli sgraditi ospiti e pretendenti, che zia Berglind annunciò che anche loro l’avrebbero accompagnata, per conoscere il popolo che per uno dei due sarebbe diventato il proprio.

Neil avrebbe obiettato, anche con una certa sagacia, ma Nives gli aveva lanciato un’occhiataccia ammonitrice, e aveva acconsentito a fare una grossa spedizione.

Fu una fortuna che Neil non avesse obiettato, perché gli fu permesso di accompagnare tale spedizione.

E la spedizione finale fu composta da Neil, Nives, Gunnar e i pretendenti, accompagnati da qualche lupo di scorta e dai cavalli per il viaggio.

-È stata una pessima idea- borbottò Neil, molto tra sé, cavalcando in coda alla spedizione con le pesche destinate al villaggio, e osservando i contorni lontani della foresta fulminata che si era fatta fin troppo vicina.

Era difficile che Calengol avrebbe attaccato un gruppo così numeroso, ma era anche vero che attiravano molto l’attenzione, in tanti, e il mezzo gnomo e mezzo elfo era imprevedibile nel suo desiderio di vendetta.

E Neil aveva davvero una brutta sensazione, circa quel viaggio, come se un enorme pericolo fosse in agguato tra le fronde.

Una pessima idea fu anche fermarsi in uno spiazzo, proprio accanto agli alberi, per far abbeverare i cavalli e dare loro da mangiare e un po’ di riposo.

Neil iniziò a guardarsi intorno, all’erta.

-Voi siete il principale responsabile del Grande Albero?- una voce calma al suo fianco lo distolse dai suoi pensieri, e il ragazzo si girò per ritrovarsi faccia a faccia con il principe Lorann, che lo aveva raggiunto e lo osservava con curiosità.

-No, il principale responsabile è mio padre. Io ne faccio solo le veci quando è in viaggio- spiegò Neil, sorpreso dall’attenzione nei suoi riguardi.

Non era abituato ad essere considerato, ed era ancora più raro che qualcuno lo trattasse cordialmente… beh, salvo alcune eccezioni come Nives, Samah e i gemelli.

-Vostro… padre?- il principe Lorann sembrava alquanto sorpreso.

-Sì… Helgi, il giardiniere di corte- spiegò Neil, inarcando un sopracciglio confuso dal suo shock.

Perché citare il proprio padre avrebbe dovuto provocare una reazione del genere?

Quel principe era decisamente strano.

-Oh… conosco Helgi il giardiniere. La sua fama ha raggiunto anche il mio regno. È rispettato e apprezzato per il suo forte legame con la natura- annuì Lorann, calmandosi nel sentire il nome.

Sì, era strano.

Ma Neil non si concentrò sulla stranezza, perché era troppo impegnato a sorridere soddisfatto per il riconoscimento dato a suo padre.

-Già, è davvero fantastico con la natura! Quando c’è lui il Grande Albero ha un’energia diversa, è sempre più felice, ed è riuscito a piantare in ogni luogo, anche i più impervi- si vantò del genitore, orgoglioso di lui.

Non erano maestri della comunicazione, ma Neil amava profondamente suo padre, era in gamba e davvero una brava persona, dietro i suoi silenzi e modi a volte burberi.

Lorann lo ascoltava con estremo interesse.

-Non vedo l’ora di conoscere il famoso Grande Albero. È un peccato che il giardiniere Helgi non sarà presente durante la mia visita- si rammaricò.

-Non so se sarà possibile organizzare una visita al Grande Albero, è uno dei più importanti segreti del regno- Neil provò a fargli notare, iniziando a sistemare le briglie del proprio cavallo.

Prima ripartivano, meglio era.

-La principessa Nives mi ha già dato il permesso. Organizzeremo una visita una volta ritornati dal villaggio- spiegò Lorann, con sicurezza e non trattenendo un sorrisetto alla prospettiva.

Neil lanciò un’occhiata sorpresa verso l’amica, che era impassibile e stava accarezzando il proprio cavallo poco lontano, accanto al principe Hansen, che le parlava a tutto spiano. Neil la vedeva di spalle, ma riusciva a leggere dalla sua postura che fosse a pochi secondi dal tirargli un pugno sul naso, e si stesse trattenendo con il suo massimo autocontrollo.

E il fatto che Gunnar era stato costretto ad allontanarsi di qualche metro non andava a favore della situazione.

Chissà come mai quel principe era ancora lì? Neil non riusciva ad inquadrarlo, e iniziava a temere di averlo ampiamente sottovalutato.

Purtroppo non era riuscito a trovare un secondo per avvicinarsi a Nives e chiedere informazioni riguardo gli ultimi giorni, ma sperava sarebbe riuscito a farlo presto, e sarebbe stato in grado di aiutarla.

Era il minimo che potesse fare vista la situazione.

-I frutti del Grande Albero sono divisi per ramo e genere, o crescono indiscriminatamente in ogni ramo, stagionalmente?- la domanda curiosa dell’elfo attirò nuovamente l’attenzione dell’apprendista giardiniere, che si girò confuso verso di lui, sorpreso che stesse continuando la conversazione.

-Ogni ramo ha il suo frutto predisposto- rispose, con meno parole possibili.

-Scommetto che sia più comodo. Come riuscite a dare abbastanza luce all’albero se è all’interno di una grotta?- Lorann continuò con le domande.

-Eh… la grotta è di ghiaccio e offre un intricato e naturale sistema di rifrazione della luce, che colpisce l’albero nella direzione ideale- rispose Neil, prontamente.

-Suppongo che Helgi lo ha piantato in quella posizione proprio per sfruttare la luce giusta- indovinò Lorann, annuendo nell’immaginarsi l’albero che, era chiaro, non vedeva l’ora di osservare di persona.

-Sì…- Neil rispose monosillabico -…perché siete così interessato all’Albero?- chiese poi, non trattenendo il proprio sospetto.

Lorann non sembrò offeso.

-Ammetto di essere un grande ammiratore delle piante esotiche e uniche nel loro genere. Il Grande Albero è uno dei principali motivi che mi hanno portato a visitare questo regno- ammise, un po’ imbarazzato.

-Non siete venuto per la mano della bellissima principessa Nives?- lo provocò Neil, dandogli tutta la propria attenzione.

-Ammetto di essere ben poco interessato alla principessa di Arcandida, almeno come futura sposa. Il mio popolo usufruisce quotidianamente di magia. Temo che le nostre culture siano troppo diverse, soprattutto considerando che nei cinque regni la magia è reputata illegale e pericolosa- spiegò Lorann, senza peli sulla lingua, e diventando più freddo.

-Per una buona ragione. La magia è pericolosa se utilizzata nel modo sbagliato- Neil alzò le spalle e ripetè un mantra che era diventato praticamente il motto dei cinque regni.

Non si era mai fermato a riflettere veramente sulla questione, perché semplicemente era un discorso troppo radicato in lui.

La magia era pericolosa.

La magia era cattiva.

La magia era illegale.

E le sue conoscenze al riguardo si fermavano lì.

Ed era meglio se evitava di approfondire l’argomento.

Parlare di magia lo metteva sempre inconsciamente sull’attenti.

-Mi sorprende sentire queste parole da una persona come voi- borbottò Lorann, quasi tra sé.

-E cosa vorresti dire con questo?- Neil gli lanciò un’occhiataccia, abbandonando la formalità.

Sentiva un enorme nodo nello stomaco, e non riusciva a non pensare a come l’elfo fosse sempre stato così interessato a lui, fin dall’inizio.

Non gli piaceva quell’attenzione.

Non presagiva nulla di buono.

Lorann lo fissò con uno sguardo di ghiaccio, che sembrava scrutare all’interno della sua anima.

Alla fine abbassò gli occhi, e rispose con voce bassa.

-Nulla, ma voglio che tu sappia che non tutta la magia è pericolosa. A volte ti aiuta a vedere ciò che può sembrare invisibile, ascoltare ciò che è troppo lontano, e cambiare ciò che è sbagliato. E cancellarla completamente dalla terra… rischia di sopprimere la natura stessa e i suoi equilibri. Tutto qui- concluse il discorso senza raccontare assolutamente nulla, e si allontanò da Neil per tornare al proprio cavallo.

L’aspirante giardiniere lo guardò andare via con uno sguardo truce e il cuore che batteva troppo forte.

Vedere ciò che appare invisibile… la lettera di Purotu.

Ascoltare ciò che è lontano… era successo fin troppe volte.

Cambiare ciò che è sbagliato… il fiore del deserto.

No! Si stava solo lasciando condizionare!

Aveva un buon sesto senso, ed era intelligente e percettivo.

Non aveva assolutamente nulla a che fare con la magia.

La magia erano incantesimi, studio, bisognava impegnarsi sul serio per iniziare ad usarla.

Non era istintiva o naturale.

E Neil non era magico, assolutamente!

Cercando di dimenticare le parole dell’elfo, si girò verso Nives, per controllare come stesse andando la sua chiacchierata con il principe rompiscatole.

Solo che… Nives non era più lì.

E neanche il principe.

E neanche Gunnar.

Non erano da nessuna parte.

Oh no! 

Non si metteva per niente bene!

Notò che i lupi della guardia reale stavano raggiungendo in fretta la radura, e sembravano guardarsi intorno, senza però prendere una direzione, confusi e agitati.

Qualcosa non andava.

Non andava proprio.

-Principe Lorann, avete visto la principessa Nives?- chiese Neil, preoccupato, avviandosi verso i lupi per cercare qualche indizio su dove potesse essere.

L’elfo sembrò notare solo in quel momento che la principessa che avrebbe in teoria dovuto conquistare non fosse da nessuna parte, e piegò la testa, riflettendo.

-Molto curioso… davvero molto curioso- borbottò, quasi tra sé.

-Se avete intenzione di parlare per enigmi senza fare nulla, forse è meglio se state in silenzio- si lamentò Neil, alzando gli occhi al cielo e cercando impronte nella neve per capire dove fosse andata Nives e raggiungerla.

-Vorrei aiutare, ma noi elfi siamo molto osservanti delle leggi dei paesi che ci ospitano… al contrario degli abitanti di tali paesi, a quanto pare- Lorann… continuò a parlare per enigmi, quindi Neil decise che era meglio ignorarlo, e si concentrò, cercando di usare il suo istinto per guidarsi.

Finalmente gli sembrò di scorgere delle ombre poco lontano.

E di sentire delle voci attutite.

Corse in quella direzione senza farsi troppe domande.

-Osservare… ascoltare… cambiare… sarà meglio tenere d’occhio questo ragazzo- borbottò Lorann, tra sé, con un sorrisino, restando nello spiazzo e tenendo d’occhio i cavalli.

 

Nives non sapeva come si fosse ritrovata ad accompagnare il principe Hansen all’interno della foresta fulminata, ma iniziava a sentirsi davvero incastrata da quel damerino.

Perché in fin dei conti non aveva nessun motivo per stargli appresso, ora che sua zia era lontana parecchi chilometri, rimasta ad Arcandida, e in quella spedizione tutti i partecipanti tranne lui erano dalla sua parte, e poteva permettersi di essere sgradevole.

Ma il principe Hansen aveva un carisma pericoloso, che rendeva oltremodo impossibile a Nives, troppo abituata e timorosa di ricevere brutte conseguenze, dire di no.

Ed eccola lì, in un posto lontano, in mezzo ad alberi bruciati, in territorio nemico, e lontana da Gunnar.

…c’era un secondo motivo, forse, che l’aveva spinta a mettersi così tanto in pericolo.

Ma ora che si trovava effettivamente in pericolo, iniziava a pensare che non ne valesse la pena.

Perché una parte di lei aveva sperato che mettendosi alla mercé di Calengol, forse avrebbe fatto rendere conto al principe Hansen che non valeva la pena sposare la principessa di un regno con dei pericoli del genere in agguato.

Ma forse… restare sola con Hansen poteva rivelarsi peggio di un eventuale e non sicuro attacco da parte del mezzo gnomo e mezzo elfo che viveva nelle rovine della foresta.

-Sapete, principessa Nives, non posso fare a meno di notare che passate molto più tempo in mia compagnia rispetto a quella del principe Lorann… mi permetta di essere audace… penso che forse potremmo renderlo ufficiale- stava infatti dicendo, avvicinandosi pericolosamente.

Nives si ritrovò a fare un passo indietro, cercando di non mostrare la propria agitazione.

-Non credo di capire a cosa state alludendo, principe Hansen. Vi sto solo mostrando i resti di ciò che un tempo era l’unica foresta del regno, come da vostra richiesta. Ma penso sia meglio ritornare ai cavalli- fece per superare Hansen e dirigersi nuovamente nello spiazzo con gli altri, ma venne fermata dal principe, che l’afferrò bruscamente per il polso, facendola irrigidire completamente.

-Penso che nessuno si preoccuperà se manchiamo ancora qualche minuto. Principessa Nives, non vi fa piacere restare ancora un po’ in mia compagnia?- Hansen le sorrise incoraggiante, ma la sua forte presa stonava parecchio con la sua espressione rilassata e le sue parole.

-Principe Hansen, vi prego di…- cominciò a dire Nives, provando a scansarsi con la massima eleganza, ma sinceramente pronta a combattere, se fosse stato necessario.

Un ringhiare alle sue spalle la interruppe, e il principe la lascò andare, scosso da uno starnuto impossibile da trattenere.

Nonostante il ringhio fosse tutt’altro che rassicurante, Nives si sentì immediatamente protetta, e si girò verso Gunnar, pronta a raggiungerlo e farsi portare via da lì.

Avrebbe riconosciuto il suo fedele compagno tra mille.

-Il vostro lupo sta… ringhiando verso di me?- la domanda offesa e irritata del principe la fece fermare sui suoi passi.

Era… una minaccia, per caso?

Nives riusciva ad avvertire il sottotesto implicito di quella frase: “Dirò a tutti che il lupo mi ha minacciato”.

Che si aspettava, che Nives dicesse a Gunnar di allontanarsi e lasciarla in balia di quel mostro?!

Nives gli lanciò un’occhiata di fuoco, e si mise davanti a Gunnar, accarezzandogli con tranquillità il capo.

-Gunnar si agita solo quando sente una minaccia, principe Hansen. Sapendo questo, non credete sia meglio allontanarsi e raggiungere gli altri?- provò ad essere diplomatica, ma non trattenne un tono di sfida.

-Io invece credo che il vostro lupo sia pericoloso. Non vi sembra che sia troppo possessivo nei vostri confronti? Non permette a nessuno di avvicinarsi. Perché non lo mandate via e non concludiamo la nostra conversazione lontani da…- la frase venne interrotta da una serie di starnuti.

-Credo che la nostra conversazione sia già conclu…- Nives si girò, decisa a non cedere, questa volta, ma Gunnar la sorprese, superandola per abbattersi contro il principe Hansen.

Nives si girò scioccata, aspettandosi si trovare il principe con la spada in pugno pronta ad attaccarla (era l’unico scenario che giustificasse la furia selvaggia della sua composta guardia del corpo), ma rimase ancora più sconvolta quando notò che Gunnar non si era gettato contro Hansen, bensì contro una figura alle sue spalle, che si stava avvicinando furtivamente e che nessuno, a parte Gunnar, aveva notato.

Pensate, Nives iniziava ad essere così turbata da Hansen, che la vista del più grande nemico che aveva, e unica concreta minaccia per il regno, fu quasi rassicurante, per lei.

-Calengol!- esclamò, comunque indietreggiando di qualche passo.

La creatura mezzo gnomo e mezzo elfo si scansò dall’attacco di Gunnar, che si ritirò per mettersi davanti a Nives e proteggerla.

Il principe Hansen, che si era piegato su se stesso spaventato da Gunnar, cercò di mettersi dritto, e provò a prendere la spada, anche se visti gli starnuti, fu decisamente impacciato nel farlo, e la fece cadere a terra.

-Non è furbo da parte vostra farvi vedere da queste parti, principessa Nives. Beh, è buono per me! Posso rapirvi con più facilità, e vendicarmi finalmente di ciò che ha fatto vostro padre!- la minacciò la creatura, tirando fuori un coltello e puntandolo verso la principessa e il suo lupo.

Sembrava completamente ignorare il principe.

…probabilmente perché era davvero poco minaccioso, per lui.

Gunnar avrebbe voluto attaccare, ma sapeva di non poter fare gesti avventati.

Davanti a loro c’era Calengol, ma intorno, da ogni lato, celati dai rami scheletrici degli alberi ormai ridotti in tizzoni, c’erano una decina di corvi rossi pronti ad attaccare Nives nel momento in cui si fosse trovata scoperta.

Gunnar lanciò un richiamo verso gli altri lupi di guardia, ma non era sicuro che sarebbero arrivati in tempo.

Non era neanche sicuro che potessero raggiungerli.

C’era una strana forza, nell’aria, come una bolla che sembrava isolare il suono e la vista.

La soluzione migliore era prendere Nives sul dorso e scappare via il più in fretta possibile.

Solo che… Gunnar non poteva lasciare Hansen in balia di quella creatura.

E non poteva prendere anche lui perché era allergico.

Ugh, quel principe rendeva tutto più complicato!

Nives si rese conto dello stallo, e cercò di approfittarne per provare a comunicare.

-Calengol, non sono la vostra nemica! Non è stato mio padre a mandare alle fiamme la foresta. Se mi permettete di spiegarmi, potremmo risolvere la situazione e ricominciare su una nuova base- cercò di far ragionare la creatura, che però era accecata dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.

-Voi eravate lì, principessa? Perché io c’ero! Ho assistito alla distruzione completa della mia foresta, della mia famiglia. Ricordo ogni istante come se fosse accaduto ieri. Noi non eravamo da nessuna parte, non abbiamo fatto nulla, e vostro padre, o chi per lui, ha bruciato ogni cosa. Voi siete la progenie di un mostro, e meritate di pagare per i suoi crimini- Calengol spiegò il suo punto di vista con odio malcelato, sputando le parole addosso a Nives come se fosse lei la causa di ogni suo problema.

Nives aveva sempre provato emozioni contrastanti verso il suo più grande nemico: da un lato, la minaccia che causava al regno fin da quando lei era piccola l’aveva sempre spaventata, soprattutto prima che arrivasse Gunnar. Dall’altro, provava pena verso quella creatura sofferente.

La guerra gli aveva portato via tutto: la casa, la famiglia, gli amici… Nives non riusciva a immaginare di essere l’unica sopravvissuta ad una tragedia del genere, e al vuoto che Calengol doveva provare.

Ma allo stesso tempo… lei non era la responsabile.

A prescindere da chi avesse appiccato l’incendio, Nives non aveva niente a che fare con l’accaduto.

-Avete ragione, non ero lì. Non ero ancora nemmeno nata quando è successo. Perché devo pagare per una colpa che non mi appartiene?- provò a ragionare con lui, anche se sembrava un’impresa impossibile.

Parte di lei sperava che presto sarebbe giunto Neil ad aiutarla, ponendo fine a quello stallo.

O i lupi della guardia reale.

E al momento prendeva tempo.

E cercava di illustrare il suo punto di vista.

Non credeva fosse giusto che i figli pagassero per le colpe dei genitori.

Erano due persone completamente diverse, e in comune avevano solo il sangue.

-Io ho pagato per una colpa che non era mia. Così va la vita, principessa! E non c’è niente di peggio di perdere ciò che più si ama. Questo vostro padre lo imparerà presto!- la minacciò Calengol, sordo alla ragionevolezza di Nives, facendo qualche passo.

Gunnar iniziò a ringhiare, e si mise in posizione di attacco.

Nives notò i corvi attorno a loro.

-Calengol, inseguire la vendetta non riporterà indietro la tua famiglia. Se mi permetti di aiutarti, potrei piantare nuovi alberi, Helgi potrebbe…- Nives provò un ultimo tentativo disperato di portare Calengol dalla sua parte.

Erano anni che cercava di reclutare Helgi e Neil per ridare vita alla foresta fulminata, ma aveva sempre riscontrato molta resistenza da parte di Calengol e di zia Berglind.

-Neanche nuovi alberi riporteranno in vita la mia famiglia e i miei amici!- insistette lui, ma i suoi occhi erano più addolorati che arrabbiati.

Era la conversazione più lunga che avessero mai avuto.

-Lo so, ma non è forse meglio provare a ricostruire qualcosa, invece di continuare un’opera di distruzione che non porterà altro che…- provò a farlo ragionare, iniziando a sperare di poter superare la sua dura corazza, ma venne interrotta da qualcuno che aveva scordato fosse lì.

-Vi salvo io, principessa!- esclamò una voce scossa da starnuti. 

Il principe Hansen aveva recuperato la spada, e aveva goffamente attaccato Calengol, che si era scansato con facilità, e aveva approfittato della vicinanza del principe per afferrarlo, disarmarlo nuovamente, e puntargli il coltello alla gola, passando in vantaggio.

Maledetto Hansen! Creava solo problemi!

-Se non ti consegni a me, non sarai l’unica a pagare, principessa!- Calengol approfittò di avere un ostaggio per incoraggiare Nives a seguirlo.

Nives e Gunnar si lanciarono un’occhiata, valutando se fosse o no una buona idea lasciarlo lì e scappare.

Erano entrambi buoni di cuore, quindi non era da loro mettere qualcuno in pericolo per salvarsi.

Anche se… beh… potevano liberarsi di un enorme fastidio senza il minimo sforzo.

Per fortuna, prima che potessero decidere quanto fossero buoni di cuore, due nuovi lupi entrarono nella radura, ringhiando sommessamente e allertando i corvi rossi.

Guidati da una persona che Nives non era mai stata così felice di vedere.

-Calengol, amico, non credo proprio che continuare con questa scelta sia la cosa migliore da fare- disse l’inconfondibile voce di Neil, apparendo con mani sollevate, e attirando l’attenzione dello gnomo-elfo.

-Non sono tuo amico! Soprattutto dopo quello che hai fatto ai miei corvi qualche giorno fa! Uno di loro si è contuso un’ala!- si lamentò Calengol, tenendo saldo Hansen, ma puntando il coltello contro l’assistente giardiniere, che si irrigidì.

Nives gli lanciò un’occhiata sorpresa. Neil non le aveva detto niente riguardo un attacco dei corvi.

Neil non la guardò, ma le fece un cenno segreto che solo loro conoscevano: “Scappa, qui ci penso io”.

Nives non apprezzava quel gesto, ma con Calengol era inevitabile, e anche Gunnar sembrava aver capito, e lanciò a Nives un’occhiata d’intesa.

Avrebbero aspettato che fosse abbastanza distratto, e poi sarebbero fuggiti.

-Potremmo essere amici, sai. Non so cosa ti abbiano raccontato i tuoi figlioletti, ma è stato un malinteso. E sono certo che sia un malinteso anche il fatto che stai tenendo sotto scacco un principe di un altro regno che non ha niente a che fare con la diatriba tra te e la corona, o sbaglio?- Neil provò a lisciarselo, con mani sollevate per mostrare che non aveva armi in mano, anche se i suoi occhi brillavano pericolosamente.

Neil aveva sempre avuto occhi molto magnetici, ma in quel momento lo erano più del solito: svegli, brillanti, di un colore indefinibile che passava dal verde, all’azzurro, e al grigio.

-Le vittime innocenti ci sono in ogni guerra, o sbaglio?- Calengol non notò la pericolosità nello sguardo del giovane uomo davanti a lui, e parlò con la solita aggressività, anche se la mano che teneva il coltello, ancora una volta puntato verso il collo di Hansen, tremava appena.

-Questa non è una guerra, Calengol. Perché se lo fosse, io non credo che tu vorresti avermi come nemico- la voce di Neil si fece più fredda, e i corvi iniziarono a rendersi conto che emetteva un’aura di pericolo, e distolsero l’attenzione dalla principessa per puntarla su di lui.

-E cosa mai potrebbe farmi uno stupido giardiniere?- Calengol, al contrario, sollevò le spalle, per niente impressionato.

-Forse ciò che ho già fatto ai tuoi corvi. E non ne avevo neanche intenzione, quella volta. Pensa a cosa potrei fare con tutto il mio potenziale all’opera- Neil iniziò a fare qualche scenografico gesto come ad invocare qualche magia antica.

E Nives, che fino a quel momento era piuttosto confusa riguardo le parole che stava dicendo Neil, e preoccupata per la sua aura quasi malvagia… si calmò completamente, e poco le mancò che roteasse gli occhi al cielo, divertita.

Perché aveva visto quella sceneggiata più volte di quante le volesse ammettere. Ogni volta che Neil cercava attenzione, o faceva un qualche scherzo, principalmente alla contessa, oppure giocava con Thina e Tallia interpretando il cattivo, faceva sempre, sempre così.

Ma questo tutti gli altri non lo sapevano, quindi l’intera attenzione andò su di lui, e Nives ne approfittò per mettersi in groppa a Gunnar e iniziare ad indietreggiare lentamente verso lo spiazzo con i cavalli.

-Se osi torcere anche solo una piuma ai miei corvi, sarai tu a dover temere la mia collera- Calengol sembrò finalmente colpito dalla minaccia. Per lui i corvi rossi erano come dei bambini. Li aveva salvati da cuccioli, trovandoli nelle rovine della foresta, e da allora erano stati la sua unica compagnia. Erano inseparabili.

-Mi rassicura sapere che le tue priorità sono… Ma cos’è quello?!- Neil guardò un punto alle spalle di Calengol, e lo indicò con tantissima enfasi e paura, facendolo girare di scatto, e abbassare il coltello.

Anche i corvi si girarono verso il punto, catturati da Neil e dal suo carisma.

Gunnar fece uno scatto verso gli alberi, e Neil sorrise tra sé.

-Fregato- borbottò, non trattenendo una risatina, mentre afferrava con prontezza il principe Hansen, se lo caricava in spalla, e saliva in groppa al lupo più vicino nonostante i suoi lamenti, pronto a correre via da lì prima che i corvi si rendessero conto di cosa stesse succedendo.

-Brutto piccolo figlio di…!- quando Calengol capì di essere stato imbrogliato, iniziò a inseguirlo e a lanciargli contro maledizioni, ma era ormai troppo tardi, e aveva perso l’occasione.

Calengol era una creatura assetata di vendetta e rabbia… e questo lo rendeva spesso davvero cieco alla ragione… e facile da prendere in giro.

Neil aveva perso il conto di quante volte l’avesse intrappolato in un dialogo ridondante e poi distratto fingendo di aver visto qualcosa alle sue spalle.

Ci cascava ogni singola volta!

Era incredibile!

Neil raggiunse in fretta lo spiazzo dove i cavalli erano in attesa e il principe Lorann appariva piuttosto curioso dalla situazione, ma non faceva alcun commento.

Sbolognò uno starnutente principe Hansen accanto al suo cavallo, e poi si avvicinò a Nives, che stava accarezzando Gunnar e sembrava parecchio giù di morale.

-Tutto okay, principessa?- le chiese, inginocchiandosi accanto a lei.

Nives non lo guardò, e annuì.

-I figli non dovrebbero pagare per gli errori dei genitori- borbottò lei, mordendosi il labbro inferiore.

Neil trattenne un insulto verso il famoso Re Saggio che aveva sbolognato tutto sulle spalle delle proprie figlie prima di sparire nel nulla, e si limitò a dare alla ragazza qualche pacca sulle spalle, confortante.

-Concordo completamente- disse solo.

-Vorrei poter trovare una soluzione. Non mi piace essere sempre costretta a scappare- affermò poi Nives, abbattuta.

Gunnar grugnì, infastidito quanto lei dalla situazione.

-Beh, non è una minaccia così grossa. Se non ci fosse stato il principino damerino da salvare avresti evitato il problema con una facilità disarmante- osservò Neil, lanciando un’occhiata al principe Hansen, che sembrava davvero infastidito, e si era alzato a fatica, strofinandosi il naso rosso.

-Avevo tutto sotto controllo!- esclamò rivolto verso di loro, senza osare avvicinarsi per paura di Gunnar.

Nives strinse i denti, ma non commentò.

Neil la conosceva abbastanza da sapere che stava raggiungendo il punto di rottura… avrebbe voluto avere qualche snack a portata di mano.

-Dovremmo riprendere il cammino, prima che Calengol provi ad attaccare nuovamente- suggerì, cercando di chiudere l’argomento.

-Se non fosse stato per il lupo, lo avrei sicuramente sconfitto!- insistette Hansen, non riuscendo a trattenere la sua rabbia, e lanciando a Gunnar un’occhiata di sdegno.

Gunnar si limitò ad alzare gli occhi al cielo, non toccato dalla velata accusa.

Nives… raggiunse il punto di rottura.

Si girò verso Hansen, svettando il suo più penetrante sguardo di ghiaccio.

-Se non fosse stato per VOI, principe Hansen, non sarei neanche finita in pericolo. Se non fosse stato per VOI, principe Hansen, Gunnar mi avrebbe portata al sicuro prima ancora che Calengol si facesse vedere. Speravo che fosse ormai chiaro, ma a quanto pare devo essere esplicita: se credete che io potrei mai rinunciare a Gunnar per VOI, principe Hansen, vi sbagliate di grosso. E se credere che io potrei mai sposare uno come VOI, principe Hansen, vi sbagliate di grosso. Voi non avete la minima speranza di diventare il futuro re di Arcandida. Io non ho la minima intenzione di sposarvi, soprattutto dopo ciò che è accaduto oggi- gli si avvicinò con rabbia sempre maggiore, enunciando ogni parola con la lingua affilata come un coltello. Il principe Hansen sembrava sorpreso e colpito da ciò che la principessa stava dicendo. Era chiaro che fosse indignato, ma dopo qualche secondo dove era rimasto completamente senza parole, si aprì in un sorriso tranquillo.

-Lo shock è un’emozione naturale, e fa dire cose che non pensiamo. Mi scuso se le mie azioni l’abbiano infastidita, principessa Nives- provò a risolvere la situazione, e dal suo sguardo si aspettava che anche Nives si sarebbe scusata.

La principessa però si limitò a voltarsi, e a dirigersi verso Gunnar.

-Andiamo al villaggio, prima che si faccia buio- ordinò agli altri, e fece cenno a Neil di prendere le briglie del cavallo che, era chiaro, non avrebbe cavalcato per il resto del viaggio.

Neil eseguì con un sorrisetto divertito sotto i baffi, e salì sul proprio cavallo, pronto a procedere.

Il resto del tragitto fu piuttosto silenzioso, e in poco tempo finalmente arrivarono al villaggio.

 

Nives non riusciva a dormire.

Erano stati sistemati nell’unica locanda del villaggio… di tutto il regno, in realtà, e si sentiva davvero tanto inquieta, nonostante i festeggiamenti per l’arrivo prematuro delle pesche erano stati grandiosi e calorosi come sempre.

Nives amava i momenti in cui riusciva ad uscire dall’aria opprimente del palazzo e interagire con il suo popolo.

Il regno dei ghiacci era freddo e poteva sembrare inospitale, ma il villaggio, sebbene piccolo, era il vero cuore in mezzo a tutta la neve e il ghiaccio, il posto più caldo e felice nel quale Nives fosse mai stata.

Probabilmente non avrebbe retto il confronto con le accoglienti isole del regno dei coralli, e anche il regno del deserto era famoso per il clima di comunità e apertura tra i cittadini.

Ma per Nives, che non riusciva neanche a ricordare quei luoghi così lontani, il proprio villaggio era il migliore che esistesse, e una vera e propria casa.

Ma in quel momento la sua mente era inquieta, ed era preoccupata.

La sua camera era chiusa a chiave dall’interno, e le finestre sbarrate, ma aveva comunque paura che qualcuno potesse raggiungerla e farle del male.

Sapeva che niente le sarebbe accaduto finché Gunnar era accanto a lei, ma la brutta sensazione restava, e si sentiva davvero troppo debole.

Odiava dipendere da altri, e farsi proteggere. Doveva essere una principessa, dopotutto, una futura regina, capace di badare a sé stessa.

Non le piaceva l’idea che avesse effettivamente bisogno di qualcuno al suo fianco.

E temeva che se non dimostrava di sapersi difendere, sua zia avrebbe potuto forzarla con questa scusa a prendere marito.

Beh, di certo non avrebbe preso il principe Hansen come tale, dato che lui sicuramente non sapeva difenderla.

Nives sospirò, e si girò per l’ennesima volta nel giaciglio che aveva trasformato in una specie di letto, per terra, per restare il più possibile vicina a Gunnar.

Il lupo era sveglio, e si girò a sua volta verso di lei, avvicinandosi e guardandola dritta negli occhi.

I suoi occhi azzurri erano così umani che nell’oscurità notturna, Nives si poteva quasi dimenticare che appartenessero ad un lupo.

-Stai bene, Gunnar?- gli chiese sottovoce, sollevando un braccio per accarezzargli la testa.

Gunnar guaì piano, e distolse lo sguardo.

-So che è sempre un po’ difficile per te venire al villaggio. Ti hanno fatto qualcosa di male quando eri un cucciolo?- chiese Nives, cercando di distrarsi pensando al suo compagno.

Era stato accolto a palazzo quando era ancora abbastanza piccolo, ma nonostante tutto era già di enorme stazza, e il capobranco. Era un lupo davvero formidabile. Nives aveva solo cinque anni, ma ricordava quanto l’avesse fatte sentire immediatamente al sicuro.

E aveva notato, nel corso del tempo, che sembrava sempre malinconico quando visitavano il villaggio, e osservava spesso una famiglia che viveva ai confini della città, ed interagiva ben poco.

Nives aveva scoperto, indagando un po’, che anni prima avevano perso un figlio quando egli aveva solo sette anni, e si diceva fosse stato sbranato dai lupi. Si erano ripresi molto lentamente, e avevano avuto altri due bambini, in seguito, ma si tenevano sempre a distanza da Nives e dai lupi della guardia reale.

Nives non riusciva del tutto a biasimarli, ma avrebbe voluto poter fare qualcosa.

Per essere una principessa, era davvero inerme contro i pericoli del suo regno.

Gunnar scosse la testa, e poi avvicinò il muso a Nives, e le diede qualche colpetto sulla mano.

-Io sto bene, Gunnar, solo un po’… insonne. Forse ho esagerato con il principe Hansen, non vorrei rischiare un incidente diplomatico- borbottò, ammettendo le sue preoccupazioni.

Gunnar era l’unica persona a cui non dispiaceva mostrare la sua vulnerabilità.

Con Gunnar era proprio semplice essere vulnerabile.

Essere… umana.

Fallibile.

Semplice.

Lui non l’avrebbe mai giudicata.

Gunnar grugnì appena, roteando gli occhi.

Nives accennò un sorrisino divertito.

-Lo so, ma il mio regno è giovane, e non posso permettermi una guerra- spiegò.

Gunnar guaì.

-Già… hai ragione, ma Zia Berglind…- Nives non finì la frase, ma Gunnar intuì comunque ciò che intendesse.

Se non fosse stato per la contessa, probabilmente Nives non avrebbe avuto molti problemi a fare come voleva, e sarebbe stata una sovrana decisamente migliore.

Il lupo ringhiò appena.

Nives lo guardò allertata.

-Gunnar… non posso. Ha lei il potere, è mia zia, e a meno che non si trovi un motivo, non posso…- sospirò -…vorrei avere il coraggio e il potere di oppormi veramente a lei, ma non sono abbastanza forte- ammise, delusa da sé stessa.

Gunnar sollevò una zampa verso di lei, e le asciugò dolcemente una lacrima che la ragazza non si era resa conto fosse uscita fuori.

-Andrà tutto bene. Non può obbligarmi, non c’è nessuna legge a cui aggrapparsi per farlo, no? Devo solo resistere un altro po’. Il principe si stancherà presto, e tutto tornerà come prima. Proviamo a dormire, adesso. È stata una giornata intensa per entrambi- Nives si avvicinò a lui, stringendolo in un abbraccio, e chiuse gli occhi, provando ad abbandonare le preoccupazioni e farsi un buon riposo, sperando che tutti restassero nelle proprie camere, quella notte.

Non poteva minimamente immaginare che in quel momento nessuno, oltre a lei e Gunnar, fosse all’interno della locanda. Qualcuno era intento a fare qualcosa di molto innocente, tipo farsi un giro in città, vedere le stelle, o cose del genere. Qualcuno… era intento a fare qualcosa di tutt’altro che innocente, aiutato dalle ombre della notte a non farsi notare.

 

Una figura nascosta tra gli alberi scrutò con una certa delusione la persona che l’aveva appena approcciata, anche se quest’ultima non poteva vederla in faccia, dato che era coperta da un cappuccio. 

-Ho notato che non è andata molto bene la tua piccola… missione- osservò, con voce rilassata che tradiva un profondo fastidio.

-Se non fosse stato per quel maledetto lupo ci sarei riuscito, era tutto perfetto- si lamentò il nuovo venuto, sistemandosi il pesante mantello, che però non celava molto bene la sua identità, che si rivelò essere il principe Hansen.

Dei due, non era di certo lui quello che si nascondeva.

-Se era tutto perfetto ci saresti dovuto riuscire, non hai neanche sfruttato il mio scudo magico- la figura incappucciata non accettò scuse, e parlò con lo stesso tono che si usa con un bambino, o un idiota.

-Non è colpa mia se quella sgualdrinella è sempre circondata da bestie feroci- si difese il principe, irritato dall’essere trattato come uno stupido incapace. Era la sua allergia il problema.

La figura misteriosa però non apprezzò minimamente il commento.

-Non mi sembra il caso di parlare in questo modo della tua futura moglie, principe Hansen. Beh… sempre che tu sia effettivamente in grado di diventare suo marito- affermò, con voce gelida.

-Lo sarei già se non fosse per quello stupido e ripugnante lupo! Ma ha visto come la guarda?! È pericoloso per una principessa!- insistette Hansen, senza neanche troppo pensare al modo offensivo con cui l’aveva appena chiamata. E non perché fosse interessato solo alla corona o al potere. Hansen voleva davvero la principessa. Era bellissima, era di buona famiglia, ed era elegante. Non serviva altro in una moglie, giusto? Il carattere poi si sarebbe smussato con il tempo, soprattutto se Hansen riusciva a separarla da quello strano e inquietante lupo, che sembrava troppo intelligente per essere normale, e follemente innamorato di lei. Disgustoso!

-In effetti mi sorprende non poco che Berglind abbia affidato sua nipote ad un branco di enormi e famelici lupi, ma non ha mai brillato per intelligenza, quella donna- borbottò la figura, con un sospiro rassegnato.

-Mi potete aiutare a… diventare il marito?- provò a chiedere Hansen, approfittando del fatto che la figura misteriosa sembrasse essere d’accordo con lui.

La figura gli lanciò un’occhiata scocciata, che però il principe non riuscì a vedere, dato che era coperta, pertanto rimase speranzoso.

-Cosa ho fatto fino ad ora? Mi sembra che tu non mi abbia aiutato con l’oggetto che ti ho chiesto di trovare- rese il fastidio più evidente a parole, e Hansen perse il sorriso.

-Ma mi avete detto voi che mi sarà sicuramente rivelato il nascondiglio una volta sposata Nives! Non potete aspettarvi che lo trovi così, dal nulla, in un palazzo gigantesco come Arcandida!- si difese, usando la logica e il buonsenso.

La figura rifletté attentamente sulle sue parole.

-Un tempo Arcandida era la fortezza invernale della vecchia famiglia reale. Ci passavano i periodi di luce del regno. Usavano la magia per fare chissà cosa, dentro quelle mura… comprensibile che non riesci a trovare un oggetto così piccolo. D’accordo, ti darò un’ultima possibilità, una volta rientrati a palazzo. Ti manderò un corvo per spiegarti i dettagli, ma bada bene, è la tua ultima occasione. Non posso certo permettere che la dolce principessa Nives sia data in sposa ad un incompetente che non la merita- alla fine, la figura decise di dare all’alleato il beneficio del dubbio, rabbuiandosi nel parlare della precedente famiglia reale, come se il solo pensiero gli provocasse ricordi infelici. Rabbia, fastidio… o forse nostalgia?

Era impossibile definirlo.

-Non vi deluderò- promise Hansen, rassicurato dalla seconda possibilità.

Lui era il principe azzurro delle fiabe, che avrebbe salvato, conquistato, e sposato la principessa.

Non poteva fallire!

-Oh, ovvio che non lo farai… non ti conviene proprio- sussurrò la figura, minacciosa, prima di sparire, letteralmente, tra le ombre della notte.

Il principe Hansen tornò alla locanda più speranzoso e determinato che mai.

Ora doveva solo trovare un modo di liberarsi definitivamente del lupo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo è uno dei più pieni di informazioni.

Neil sembra iniziare ad accorgersi che c’è qualcosa di strano in lui, che Lorann sembra aver già intuito.

Il principe Hansen si è rivelato per quello che è: una pessima, pessima persona.

Gunnar è sempre un tesoro e lui e Nives sono adorabili.

Calengol è un personaggio cattivo ma complesso.

E soprattutto… una figura sta tramando nell’ombra!

Chissà chi è!

Avete qualche teoria?

Fatemi sapere le vostre impressioni nei commenti!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo un po’ a scriverlo ma sono abbastanza orgogliosa del risultato, perché dice davvero molte cose.

Il prossimo capitolo poi sarà molto pieno di cose, wow. La parte ad Arcandida entra nel vivo dell’azione!

Io vi mando un grande bacione, e alla prossima! :-*

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Capitolo 6
*** L'attacco ***


L’attacco 

 

Era evidente chi fosse il favorito per zia Berglind, ormai non c’era più una vera scelta da fare, nella sua opinione.

Ma persino lei si rendeva conto che cacciare il principe Lorann dal castello era troppo scortese, quindi stava aspettando che Nives si decidesse, e non poteva ancora imporle niente.

Nives, dal canto suo, aveva già deciso.

E aveva deciso di non sposarsi.

Ma questo ormai è appurato da quattro capitoli.

E finché sua zia o Hansen non si arrendevano, stava prendendo tempo, e si ritrovava sempre più spesso in compagnia del principe Lorann, di solito a leggere o a scappare da Hansen, che ultimamente riusciva sempre meno a prendere la principessa e tenerla tutta per sé.

Nives doveva ammettere di essersi quasi divertita durante la gita al Grande Albero, organizzata subito dopo essere tornati dal villaggio.

Neil aveva illustrato il suo lavoro con quel suo infuriante ma anche divertente atteggiamento di superiorità, e veder crollare la sua maschera davanti ad un entusiasta principe Lorann che lo aveva riempito di domande come un fanboy era stato davvero uno spettacolo.

E in quella gita il principe Hansen era anche stato molto sulle sue, e sembrava aver esplorato la grotta più di quanto avesse interagito con Nives, cosa che la principessa aveva gradito non poco.

Insomma, i giorni passavano, e sebbene non sembrassero esserci dei progressi nel mandare via Hansen, non c’erano neanche progressi nella missione di Berglind di maritare la nipote, quindi erano in un fastidioso ma anche rassicurante stallo.

Uno stallo che Nives era decisa a protrarre finché non avesse avuto la mano vincente.

Purtroppo non aveva fatto i conti con il suo avversario, che era più determinato di quanto apparisse.

Ma al momento tutto era calmo e pacifico, e niente faceva lontanamente presagire che di lì a poco una serie di eventi avrebbero cambiato la vita di Nives per sempre.

Era solo una notte come un’altra, con un leggero vento all’esterno e silenzio nei corridoi.

Però Nives non riusciva a dormire, e stava leggendo il libro che le aveva prestato Samah con il supporto di una singola candela, cercando di illuminare il meno possibile la stanza nel caso qualcuno fosse passato davanti alla porta.

Una parte di lei avrebbe voluto chiamare Gunnar all’interno della stanza e farlo dormire lì, ma era meglio che rimanesse davanti alla porta di guardia, come faceva ogni sera.

Zia Berglind odiava quando il lupo non era nel posto giusto, e Nives non voleva darle altri motivi per prendersela con lei.

La sua lettura venne interrotta dall’aprirsi della porta, e in un primo momento Nives si irrigidì.

Era tardi, nessuno avrebbe dovuto girare per i corridoi.

Nives si mise a sedere, già pronta ad afferrare il candelabro accanto al letto per avere un’arma a portata di mano, ma non aveva niente da temere.

Ad entrare, infatti, era stata solo Tallia.

-Tallie, che ci fai qui?- chiese sottovoce, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla cuginetta, che si guardava intorno timorosa.

-Nives… ho avuto un incubo- la informò la cugina, con le lacrime agli occhi, e restando sempre nei pressi della porta come pronta a correre in camera nel caso avesse dovuto farlo.

Nives però non aveva la minima intenzione di cacciarla.

Si inginocchiò accanto a lei e la cinse in un abbraccio affettuoso.

-Va tutto bene, Tallie, vuoi parlarne?- la incoraggiò.

Tallia scosse la testa, ricambiando l’abbraccio.

-Era solo un sogno, sei al sicuro e va tutto bene- continuò a rassicurarla Nives.

-Posso dormire con te?- la supplicò la cugina, con il volto rigato di lacrime.

-Ma certo. Vuoi anche che Gunnar stia con noi, per sentirti più al sicuro?- le propose Nives, e da un lato pensava fosse davvero una buona idea per Tallia, dall’altra cercava solo una scusa per invitarlo in camera.

-Mi piacerebbe, ma non è qui- rispose Tallia, alzando le spalle.

Nives sentì un brivido attraversarle la spina dorsale.

-In che senso “non è qui”?- chiese, preoccupata.

Gunnar era sempre fisso davanti la porta di camera sua, a meno che Nives non gli dicesse il contrario, da un lato era una misura di sicurezza, ma in realtà era anche un modo che aveva la principessa di averlo sempre vicino, ed era la creatura di cui si fidasse di più, in quel castello.

Non avrebbe mai lasciato scoperta la porta di notte senza un motivo più che valido.

-Qui fuori non c’è, Nives. Non c’è nessuno davanti alla porta- spiegò Tallia, alzando le spalle come se non fosse niente di ché.

Raramente era capitato che si avvicinasse alla stanza di Nives durante la notte, quindi non sapeva delle abitudini del lupo, e di solito i lupi pattugliavano tutti i corridoi durante la notte, raramente restavano in punti specifici.

Gunnar però era diverso.

Lui era la guardia personale di Nives.

La ragazza iniziò seriamente a preoccuparsi.

-Tallie, tu intanto mettiti a letto, io torno subito- incoraggiò la cugina a mettersi a dormire, e si avviò verso la porta per andare a cercare Gunnar, che poteva aver bisogno di aiuto.

-Nives, ti prego, non lasciarmi sola! E se poi la zia ti scoprisse?!- Tallia però la fermò, preoccupata per lei, tenendola stretta per un braccio.

-Andrà tutto bene, Tallia- provò a rassicurarla Nives, mettendole affettuosamente una mano sulla spalla.

-Non dovreste promettere cose che non potete mantenere- una voce alle sue spalle le fece gelare il sangue nelle vene, e Nives si girò di scatto, mettendosi istintivamente a protezione di Tallia, e ritrovandosi faccia a faccia con Calengol, che era entrato silenziosamente dalla porta lasciata socchiusa da Tallia, e si stava lentamente avvicinando con un coltello in mano.

A Nives sembrò di essere entrata dentro un incubo.

A malapena riusciva a distinguere la figura incurvata del mezzo uomo e mezzo elfo che si approcciava, e non credeva che il suo nemico potesse apparire così minaccioso e pericoloso.

Ma soprattutto, se Calengol era lì, e Gunnar non era ancora entrato a proteggerla…

-Cosa hai fatto a Gunnar?!- chiese, il cuore che iniziava a battere furiosamente nel petto terrorizzata alla prospettiva che il suo più importante amico potesse essere ferito, o… no, si rifiutava di credere al peggio.

-Dovreste essere più preoccupata per voi piuttosto che per un lupo pulcioso- Calengol non rispose, e si avvicinò con il coltello sguainato, che sembrava ansioso di usare.

-N_Nives…- sussurrò in un fiato Tallia, aggrappata con foga alla sua camicia da notte e nascosta dietro Nives, terrorizzata dalla situazione.

-Certo che sono davvero fortunato. Due principesse al prezzo di una- Calengol le lanciò un’occhiata spietata.

Nives spinse meglio la cugina dietro di sé.

-Calengol… possiamo parlarne… il vostro problema è con me, lasciate Tallia fuori da questa situazione- Nives provò a contrattare e a prendere tempo.

-Perché dovrei? Vostro padre non ha fatto distinzioni su chi uccidere, perché io dovrei farmi degli scrupoli?- la minacciò Calengol, facendosi sempre più vicino.

Per la prima volta da quando Nives aveva scoperto della minaccia dello gnomo-elfo nei suoi confronti, si sentiva veramente spaventata, e non aveva la minima idea di cosa fare.

Calengol non si era mai spinto a tanto, e Nives aveva sempre creduto che non fosse veramente capace di mettere in pratica le minacce che prometteva.

Tergiversava, si faceva distrarre facilmente, e i suoi piani erano sempre facili da sventare, quando Nives era con Gunnar.

Ma Gunnar, al momento, non c’era.

Oh Gunnar… Nives pregò con tutto il cuore che almeno lui si salvasse.

-Calengol… ti prego… ascoltami…- provò a prendere tempo, cercando di essere forte e diplomatica, ma con la voce tremante, e le lacrime che minacciavano di uscire.

-Così che tu possa distrarmi con qualche trucco? No! Ho imparato la mia lezione, e non esiterò ancora una volta- Calengol sollevò il coltello affilato, a fece uno scatto verso Nives.

La principessa ebbe solo il tempo di girarsi verso Tallia e proteggerla con il proprio corpo.

Sentì la cugina urlare.

E si preparò a morire.

Ma la pugnalata non arrivò.

Nives lanciò un’occhiata verso Calengol, da dietro le spalle, e notò che l’elfo era a pochi centimetri da lei, e la fissava con occhi lontani, il coltello sollevato, ma le braccia che lo reggevano tremavano appena.

Nives non poteva saperlo, ma nel gesto di protezione della ragazza, la creatura aveva rivisto la propria madre che proteggeva sua sorella dalle fiamme, l’ultima volta che le aveva viste prima che morissimo.

Nonostante avesse la vittoria a portata di mano, Calengol aveva esitato, incapace di colpire due persone che, in fondo al cuore lo sapeva anche lui, erano innocenti, come lo erano state sua madre e sua sorella.

E il suo sguardo incrociò per un attimo quello sorpreso e velato di lacrime di Nives.

Illuminati dalla flebile luce delle candele e della luna che filtrava dalle finestre, ci fu una sorta di connessione tra i due, una reciproca consapevolezza.

Ma durò pochissimi istanti.

Perché prima che Nives potesse parlare e cercare di far ragionare Calengol, iniziando a sentire di poterlo fare, e che per una volta lui l’avrebbe davvero ascoltata, la porta si spalancò di nuovo, e una nuova figura fece il suo ingresso, a spada sguainata.

-Principessa, vi salvo io!- esclamò la figura, che si rivelò essere il principe Hansen.

-Aspettate!- provò a fermarlo Nives, sperando di evitare che la situazione degenerasse in atti di violenza.

Ma era troppo tardi.

Hansen si gettò contro Calengol, il cui sguardo tornò duro, e che si affrettò a contrattaccare.

Ma la differenza di potenza era notevole.

Senza l’allergia al pelo di lupo che aveva messo al tappeto Hansen durante l’attacco sulla strada per il villaggio, il principe era effettivamente piuttosto capace con la spada, ed era in armatura, mentre Calengol era notevolmente più esile, vestito di stracci, e con solo un coltello.

Nives avrebbe voluto intervenire in qualche modo, ma era congelata sul posto, a terra, ancora intenta a tenere Tallia il più lontana possibile da quella violenza, che le stava impedendo di vedere.

E poi non avrebbe avuto il tempo di intervenire.

Infatti il principe Hansen ci mise poco a disarmare Calengol e puntargli la spada al collo, facendolo indietreggiare fino alla finestra aperta.

Calengol lanciò un’occhiata fuori, probabilmente valutando di chiamare i corvi rossi per farsi prelevare da lì. Erano diventati molto abili a trasportarlo in giro, era molto orgoglioso di loro.

Hansen si rivolse a Nives, e fece un affascinante e soddisfatto sorriso.

-Non temete, principessa, questa ignobile creatura non vi turberà più il sonno- le promise, e prima che Nives potesse obiettare, prima che Calengol potesse richiamare i corvi, prima che chiunque potesse fare qualsiasi cosa, Hansen afferrò Calengol per la maglia sporca, e lo gettò fuori dalla finestra, dritto verso il fossato fremente.

Istintivamente Nives girò la testa, e coprì le orecchie della cugina per evitare che Tallia sentisse l’agonizzante urlo dell’elfo che cadeva irrimediabilmente verso la sua morte, che risuonò per interminabili secondi che sembrarono ore, sotto lo sguardo soddisfatto e privo di rimpianti del suo assassino.

La bambina fu risparmiata, ma Nives sentì tutto.

E quell’urlo sarebbe risuonato nei suoi incubi per settimane.

 

Neil si era svegliato nel cuore della notte con una bruttissima sensazione, e siccome aveva imparato a fidarsi del suo istinto, e non aveva mai avuto una brutta sensazione di tale portata, non aveva esitato un secondo nel prendere un cestino, riempirlo di frutta per avere una scusa per dirigersi a palazzo, e farsi la strada verso di esso, per niente intenzionato ad aspettare il mattino.

E i suoi timori vennero presto confermati quando notò che fuori dalle mura i corvi rossi erano appostati e starnazzavano agitati, e i lupi di guardia erano più nervosi del solito.

-Posso entrare?- chiese Neil, indicando il portone, dopo aver attraversato il ponte levatoio magico, che si abbassava sempre quando lo vedeva senza neanche il bisogno di usare la parola magica.

Il lupi si guardarono qualche secondo, un po’ in difficoltà.

-Mi conoscete, voglio solo assicurarmi che la principessa stia bene- li rassicurò Neil, alzando le mani come ad incoraggiare i lupi ad annusarlo e controllare che non avesse qualche arma.

I lupi alla fine lo lasciarono passare, e Neil immediatamente corse in direzione della camera di Nives, usando diversi passaggi segreti.

Ma prima di poterci arrivare, la sua attenzione fu attirata da alcune luci provenienti dalla biblioteca.

E rimase sorpreso, confuso, e preoccupato, nel notare che all’interno erano radunati praticamente tutti gli abitanti del palazzo.

Ad eccezione delle cuoche, degli animali, e delle due cugine di Nives, infatti, c’erano tutti, ospiti compresi, e non sembravano lì per discutere della colazione.

Era anche presto per fare colazione, dopotutto, era appena l’alba.

Nives era seduta su una poltrona, e tremava vistosamente, tenendo una coperta attorno alle spalle. Vicino a lei Olafur aveva in mano un vassoio con della camomilla calmante, e la guardava preoccupato.

Haldorr era in un angolo con in mano un libro, e sembrava tremare appena mentre faceva passare lo sguardo da Nives alla contessa Berglind, che era seduta su un altra poltrona e si sventolava agitata la mano davanti. Poco distante, il principe Hansen aveva un sorrisino soddisfatto e teneva con orgoglio la spada.

Neil notò immediatamente che fosse l’unico, in quella stanza, a non essere in abiti da notte, ma sembrava pronto ad una battaglia.

L’ultimo membro nella stanza era Lorann, il principe degli elfi dell’acqua, che era in piedi, a braccia incrociate ed espressione impassibile, vicino alla porta. Fu l’unico ad accorgersi dell’arrivo di Neil, che rimase dietro uno scaffale, per niente desideroso di intervenire e prendersi l’ira della contessa a meno che non si rivelasse necessario.

Per fortuna Lorann non fece la spia.

A giudicare dall’aria nella stanza, era successo qualcosa di grave, ma quantomeno Nives stava bene, quindi Gunnar sicuramente aveva…

Fu in quel momento che Neil si accorse che che il fedele lupo bianco, l’ombra della principessa, non si vedeva da nessuna parte.

Poteva anche essere fuori dalla portata di vista di Neil, ma era improbabile, dato che il principe Hansen non stava starnutendo.

-Allora, Haldorr, avete trovato il libro?- chiese ad un certo punto la contessa, notando il blibliotecario in un angolo.

Lui annuì appena, lanciando a Nives un’occhiata piena di tristezza, che però la principessa non notò, troppo occupata a fissare per terra. Il suo sguardo era lontano, sembrava davvero preoccupata.

-NIves, cara, dobbiamo discutere di una cosa importante…- cominciò la contessa, raddrizzandosi sulla sedia, e attirando l’attenzione della nipote, che sollevò di scatto la testa verso di lei, come risvegliatasi da una trance.

-Permettetemi di andare a cercarlo, per favore! Potrebbe essere ferito gravemente, se lo cerchiamo tutti potremmo trovarlo più in fretta- provò a chiedere, ed era chiaro dalla sua voce e da come Berglind alzò gli occhi al cielo che non era la prima volta, quella notte, che faceva una richiesta del genere.

-È troppo pericoloso al momento, non vale la pena rischiare per un lupo- obiettò, agitando la mano come a chiudere la questione, una volta per tutte.

-Ma…- provò ad obiettare Nives, ma proprio in quel momento, come se si fosse sentito chiamare in causa, la porta della biblioteca di aprì, e Gunnar corse all’interno, guardandosi intorno e poi precipitandosi da Nives, chiaramente senza fiato, preoccupato, e con il pelo spelacchiato.

Per fortuna, però, sembrava completamente illeso, anche se si reggeva a stento in piedi.

Nives subito scese dalla poltrona per inginocchiarsi accanto a lui, e lo abbracciò con forza.

-Gunnar! Grazie al cielo stai bene! Ero così preoccupata!- lo strinse forte, tra i singhiozzi.

Gunnar sembrava alquanto sorpreso dalla veemenza, ma ricambiò l’abbraccio per quanto potesse con il corpo da lupo, dandole qualche incoraggiante pacca sulla schiena.

Neil notò che Hansel guardava il lupo con odio, mentre la contessa aveva nuovamente alzato gli occhi al cielo.

-Si è svegliato, alla fine- borbottò, ma Nives non sembrò sentirla.

Staccò l’abbraccio e guardò Gunnar preoccupata, osservandolo dalla testa ai piedi.

-Stai bene? Calengol ti ha fatto del male?- chiese.

Gunnar la fissò sorpresa.

I suoi occhi espressivi sembravano dire “Calengol? Cosa c’entra Calengol?”. 

Nives piegò la testa, confusa da quello sguardo che non lasciava alcun dubbio a lei che conosceva Gunnar come il palmo della sua mano, e riusciva a interpretare ogni sua espressione.

-Se non è stato Calengol, allora chi…?- iniziò a chiedere, ma proprio in quel momento uno starnuto interruppe il momento con il lupo, e il principe Hansen prese un fazzoletto dal tavolo lì vicino.

-Potreste per favore allontanare il lupo da me? Sapete, la mia allergia…- provò a chiedere.

Gunnar si girò di scatto verso di lui, come se si fosse appena reso conto che fosse nella stanza, e iniziò a ringhiargli sommessamente contro, mettendosi tra lui e Nives come a proteggere quest’ultima dalla sua eventuale minaccia.

Sia Neil che Nives si esibirono nella stessa espressione di consapevolezza, mentre i pezzi del puzzle iniziavano a rimettersi insieme.

Hansen sollevò le mani, sorpreso e spaventato da essere attaccato così. La contessa Berglind si alzò in piedi.

-Nives, tieni a bada il tuo lupo- ordinò alla nipote, che istintivamente mise una mano sul capo di Gunnar, come se volesse calmarlo, ma non diede nessun ordine di smettere di ringhiare.

-È stato lui! Lui ha a che fare con questa situazione!- accusò, puntando il dito verso il principe, che strabuzzò gli occhi, completamente incredulo di fronte ad accuse così inaspettate.

-Come osi muovere un’accusa così grave verso l’uomo che ti ha salvato la vita?! Non ti ho insegnato ad essere così ingrata!- si indignò Berglind, ergendosi a difesa del principe, che ebbe un leggero, quasi impercettibile tic al labbro, come se volesse sorridere ma si stesse trattenendo al massimo delle sue possibilità.

Era chiaro che fosse coinvolto, in qualche modo.

-Grata ad un uomo che ha ucciso una creatura disarmata senza alcuna esitazione? Davanti ad una bambina spaventata di cinque anni? Poteva catturarlo, perché ucciderlo?!- obiettò Nives, stringendo forte il pelo di Gunnar come a cercare supporto dal lupo, o farsi dare energia da lui.

Gunnar smise per un attimo di guardare storto Hansen, e si girò verso di lei, preoccupato.

Neil era scioccato.

Oh… ecco cos’era successo…

Ora si spiegavano i corvi rossi agitati fuori dal castello.

Evidentemente Calengol era entrato, aveva minacciato Nives, e Hansen era intervenuto, uccidendo il mezzo gnomo e mezzo elfo.

-Beh, molto meglio che sia finito così, non credi, Nives? Meglio morto che ancora in giro a terrorizzarci. Anche se l’avessimo catturato lo sai che gli elfi sono creature malvagie e con pericolosi assi nella manica- obiettò Berglind, in tono ovvio.

Neil osservò che Lorann aveva stretto i denti, irritato, ma non obiettò. Era troppo educato per mostrare la sua offesa per l’insulto gratuito alla sua razza.

-Non riesco a credere che stiate dicendo una cosa del genere! Il nostro regno si basa su principi di pace e uguaglianza. Mia madre diceva sempre che ogni vita è importante, e se abbiamo la possibilità di salvare qualcuno, anche un nostro nemico, è giusto farlo!- Nives alzò la voce, che era a pochi istanti dal rompersi in singhiozzi di rabbia e frustrazione.

-Peccato che tua madre non sia qui, ci sono io! E ti ordino di smettere di parlarne! C’è un’altra cosa di cui dobbiamo discutere- Berglind provò a chiudere l’argomento, forse perché sapeva di non poter vincere.

-E di cos’altro dovremmo discutere?- Nives era esasperata.

-Del principe Hansen- Berglind indicò l’uomo, che proprio in quel momento emise un nuovo starnuto.

-Già, dovremmo proprio parlarne… trovo piuttosto conveniente che fosse lì, in quel momento…- Nives gli lanciò un’occhiata sospettosa.

-Vi ho salvato la vita, principessa- insistette Hansen, non cogliendo o fingendo di non cogliere la nota diffidente nella voce della ragazza.

-Come sapeva di dovermi salvare? Non c’è stata nessuna colluttazione prima del suo arrivo- Nives lo indicò, pronta a spiegare le sue ragioni per sospettare di lui.

-Smettila, Nives! Ora parlo io!- Berglind però non voleva sentire storie.

Neil non ne poteva più, e uscì lentamente dal suo nascondiglio.

Forse non avrebbe aiutato molto, ma era più difficile zittire due persone, invece che una sola, e non ce la faceva a vedere Nives che provava a parlare senza che nessuno, in quella stanza, volesse ascoltarla, oltre a Gunnar.

-Da ciò che ho potuto capire, un pericoloso attentato alla vita della principessa è stato sventato stanotte. Congratulazioni per il salvataggio, principe Hansen- esordì, sorprendendo tutti nella sala oltre a Lorann e Gunnar. Il primo rimase impassibile, mentre il secondo gli lanciò un’occhiata che sembrava dire “Era ora che ti facessi vedere”.

Gli altri erano più che altro sorpresi, tranne Berglind che sembrava furiosa.

-E tu cosa ci fai qui?!- chiese, già pronta a chiamare qualcuno che lo scortasse via.

-Frutta. Le ciliegie vanno portate presto o si rovinano, è solo una coincidenza il mio arrivo, un po’ come la incredibile coincidenza del salvataggio. Sorprendente, vero, principe Hansen?- Neil sorrise affabile, poggiando il cesto con la frutta sul tavolo. Olafur lo prese istintivamente per portarlo in cucina, ma a un gesto di Berglind lo posò e rimase nella stanza, a disagio.

-Non credo di capire dove vuoi andare a parare, giardiniere- Hansen accennò un sorriso innocente, ma si vedeva che fosse parecchio irritato, in quel momento.

-Da nessuna parte… ma alcune domande sorgono spontanee, sapete? Tipo… come sapevate di dover proteggere Nives?- Neil iniziò a interrogarlo, tranquillamente.

-Non lo sapevo, è stata una pura fortuna. Ho sentito dei rumori e mi sono avvicinato per controllare- spiegò Hansen, alzando le spalle.

-Non abbiamo fatto alcun rumore!- negò Nives.

-La bambina ha urlato- obiettò Hansen.

-Pochi istanti prima che tu entrassi, sembrava che foste fuori dalla porta ad aspettare- insistette Nives.

-Suvvia, Nives, magari ha solo degli ottimi riflessi, o un udito sopraffino- Neil prese le difese di Hansen, guadagnandosi un’occhiataccia molto simile da parte della principessa e del suo lupo.

-Esatto!- Hansen annuì, soddisfatto che anche Neil sembrasse dalla sua parte.

-Solo che mi chiedo come è possibile che voi foste già vestito di tutto punto, con armatura e spada affilata, nel pieno della notte? Soprattutto perché a quanto so è proibito uscire di notte per il castello, non è così, contessa Berglind?- chiese Neil, indicando la contessa, che non rispose, e lo fissò con sdegno.

Per un attimo, Hansen sembrò in difficoltà per quell’accusa.

Tutti lo fissavano in trepidante attesa di sapere come si sarebbe giustificato.

Alla fine alzò le mani in segno di resa.

-Lo confesso… ero in giro, questa notte. Sapete, soffro di insonnia, e ho bisogno di passeggiare per prendere sonno…- iniziò a spiegare.

-Con spada e armatura? Scomode per dormire- Neil scosse la testa.

-Con dei lupi in giro per il castello mi perdonerete se sono un po’ attento. Sono passato per caso davanti alla stanza della principessa Nives e sono rimasto sorpreso che il suo lupo non fosse all’entrata, quindi sono rimasto un po’ aspettando che tornasse per essere sicuro, e quando ho sentito l’urlo sono entrato- concluse la storia -E comunque perché sto venendo accusato?- chiese poi, rivolto a Berglind come a chiederle una mano.

La contessa tornò a parlare.

-Infatti non siamo qui per accusare l’uomo che ti ha salvato la vita, Nives- provò nuovamente a chiudere l’argomento.

-Sì se ho motivo di credere che invece di salvarla me l’abbia messa in pericolo- insistette Nives, per niente intenzionata a cedere.

-A me non sembra che tu abbia motivi validi per credere una cosa del genere- Berglind le lanciò uno sguardo di fuoco.

-Beh, non possiamo neanche negare la possibilità che qualcuno all’interno del castello abbia collaborato con Calengol. Come ha fatto a mettere fuori gioco Gunnar e soprattutto ad entrare? Non si era mai spinto a tanto, e doveva necessariamente avere un complice che gli aprisse la porta- fece notare Neil.

-Un complice come te?- Berglind lo guardò dall’altro in basso - Tu come hai fatto ad entrare a palazzo?- lo accusò non troppo velatamente.

Neil non si scompose di una virgola.

-Ho chiesto ai lupi di guardia, e mi hanno fatto passare. Dubito che Calengol avrebbe avuto un trattamento altrettanto gentile, visto che è la più grande minaccia del regno- spiegò tranquillamente -E poi sono appena arrivato-.

Berglind strinse i denti, e decise di ignorarlo, non sapendo come ribattere.

-In ogni caso non siamo qui per parlare di Calengol, e di certo non è il caso di accusare il tuo futuro marito, cara Nives- provò per l’ennesima volta a chiudere l’argomento, e questa volta sembrò riuscirci, perché nella sala cadde il gelo.

Nives impallidì, Gunnar si irrigidì, e persino Neil rimase senza parole, evento molto raro.

-M_marito?- chiese la principessa, in un sussurro -…in che senso, marito?- 

-Dopo il grande gesto eroico che ha compiuto nei tuoi confronti, non puoi non premiarlo come si confà ad una principessa, non credi?- Berglind sorrise benevola verso il principe, come se fosse lui suo nipote.

Hansen non trattenne il sorriso di trionfo e soddisfazione.

-Quindi solo perché mi ha, presumibilmente, salvato la vita, io dovrei sposarlo? Ma non ci penso nemmeno! Mi rifiuto!- sbottò Nives, furibonda. la voce spezzata e le lacrime di frustrazione che avevano iniziato a scenderle lungo le guance.

-Temo che le nostre leggi non ti permettano di rifiutarti, cara- il tono di Berglind era zuccheroso, ma la sua espressione spietata.

-Leggi? Che legge potrebbe mai obbligarmi a…?- Nives si rifiutava di crederci, e Berglind fece un cenno a Haldorr, che con un sospiro aprì il libro che abbracciava dall’inizio della conversazione, leggendone un passaggio: 

-“Nel caso in cui la principessa reggente del Regno dei Ghiacci Eterni, libera da ogni legame e promessa, e non ancora sposata, venga salvata da pericolo certo di morte, e con ella venga così salvata la sopravvivenza stessa del regno, è scritto che ella dovrà, con cuore aperto e grato, esaudire qualsiasi richiesta che il suo salvatore vorrà farle”- 

Qualche secondo seguì l’annuncio. Haldorr lanciò a Nives un’occhiata di scuse e rammarico prima di chiudere il libro e ritirarsi nuovamente in un angolo.

-E Hansen ha chiesto di sposarvi- aggiunse poi Berglind, con un sorrisino di chi già pregustava un bel matrimonio in grande.

-Ma… non… non posso…- Nives stava cercando una scappatoia, o un’obiezione, ma non vedeva uscite ad una legge del Regno dei Ghiacci Eterni.

-Una regola molto conveniente… sembra quasi che sia stata scritta per Nives, ma è ovvio che come regola sia stata stilata prima di questa sera, suppongo quando il re saggio ha diviso i regni, dato che si fa cenno alla principessa reggente e al Regno dei Ghiacci Eterni, separato dal grande regno del Re tiranno- osservò Neil, chiedendosi dentro di sé come potesse essere chiamato saggio qualcuno che creava delle leggi così ingiuste e sessiste. 

-Stai forse suggerendo che ci siamo inventati tutto?- si indignò Berglind.

Neil alzò le mani.

-Assolutamente no, contessa Berglind, ma la mia domanda sorge spontanea. Se una regola è così giovane che la stessa principessa Nives non ne era a conoscenza, e lei stessa, contessa, ha dovuto cercarla nei libri, come è possibile che il principe Hansen l’abbia sfruttata prima ancora che venisse letta? A quanto mi sembra di capire, solo ora Haldorr ha confermato la sua esistenza, anche a lei. Eppure uno straniero venuto qui da poco la conosceva, e l’ha sfruttata magistralmente per trovare il modo di forzare la principessa a sposarlo. Le prove che abbiamo del suo coinvolgimento sono circostanziali, è vero, ma possiamo davvero dare la mano della preziosa e impareggiabile principessa del Regno dei Ghiacci Eterni ad una persona così sospetta? Se fosse mia nipote, quantomeno aprirei un’investigazione- Neil illustrò il suo punto di vista.

Hansen sembrò colpito da quell’accusa più che dalle altre.

Haldorr e Olafur lo osservarono con una punta di sospetto.

Persino Berglind per un secondo sembrò valutare le parole di Neil.

Ma durò solo un istante.

-Nessuno ha chiesto il tuo parere, giardiniere, non dovresti neanche essere presente!- surclassò le sue parole come se non avessero il minimo valore, mettendo enfasi sul suo titolo e sulla mancanza di formalità che aveva con lui.

-Per quale motivo, contessa? Perché dico cose sensate? Nives non dovrebbe essere obbligata a sposare nessuno, in generale, soprattutto non qualcuno i cui intenti sono stati sospetti fin dall’inizio. Volete davvero farmi credere che nessuno oltre a noi trova sospetto che quest’uomo si trovasse lì, convenientemente pronto a salvare la principessa da pericolo certo di morte, e già pronto a chiedere le sua mano nel caso ci fosse riuscito? Calengol non ha attaccato il palazzo per più di un decennio, e adesso attacca proprio l’unica volta in cui c’è un principe pronto a salvarla, proprio quando Gunnar viene messo fuori gioco da qualcuno che chiaramente non era lo stesso Calengol? Neanche voi potete essere così stupida da non rendervi conto di quanto sia sospetta tutta la situazione, e volete rendere Nives moglie di quest’uomo?- Neil non aveva intenzione di permettere che una tale ingiustizia capitasse, e avrebbe usato tutto il suo carisma e la sua logica per impedirlo.

-Non avete diritto di parlare!- urlò Berglind, per zittirlo.

-Ma Nives dovrebbe avere il diritto di farlo! È lei la principessa del regno, non voi!- Neil indicò la ragazza, che lo fissava intimorita, ma iniziando a farsi forza.

-Ma io sono la reggente in carica! Quindi sono io che comando, in assenza del re!- fece presente Berglind, lanciando un’occhiataccia alla nipote, che abbassò la testa, nervosa.

-E io sono il figlio del consigliere e braccio destro del re, quindi, se proprio vogliamo andare di parentele, dovrei avere un minimo di voce in capitolo nel parlare con la sorella del re- Neil tirò in ballo suo padre.

Helgi non era visto di buon occhio da tutti, ma era sempre stato rispettato dalla famiglia reale, e nessuno, neanche Berglind, poteva negare l’importanza che aveva avuto durante la guerra, come primo consigliere del re.

-Tsk, figlio di un traditore, questo sei!- Berglind lo guardò con disprezzo.

Fu come se un interruttore venisse schiacciato nella testa di Neil, rendendolo furioso.

Non accettava che parlassero in quel modo di suo padre.

-Helgi ha tradito il vecchio re per passare dalla vostra parte, ed è la persona più fedele alla causa che…- iniziò a difenderlo, stringendo i pugni.

-Non sto parlando di Helgi! Sto parlando del tuo vero padre!- le parole di Berglind risuonarono nella sala come amplificate, e Neil si sentì come pugnalato allo stomaco.

-C_cosa?- sussurrò, per la prima volta nella sua vita, completamente incredulo e in difficoltà, senza sapere come ribattere.

-Ovviamente non te lo ha mai detto, ma lo sanno tutti che non sei davvero suo figlio. Non ti sei mai chiesto che fine ha fatto tua madre, Neil?- Berglind aveva un sorrisino crudele e soddisfatto della sua evidente difficoltà.

-Mia madre è morta alla fine della guerra, era un’abitante del Regno dei Coralli che…- Neil iniziò a raccontare la storia che suo padre gli aveva sempre detto ogni volta che lui aveva chiesto di sua madre, ma Berglind lo interruppe, con una risata di scherno.

-Oh, sì, è probabile che i tuoi genitori siano davvero morti durante la guerra. Solo che uno di essi non era Helgi. Helgi non ha mai avuto una moglie o una compagna, non ha mai parlato di un figlio o altro. Semplicemente, alla fine della guerra, è arrivato con uno strano bambino che non gli somigliava affatto in braccio, e ha detto a tutti che eri suo figlio. Patetico! Lo sanno tutti che ti ha recuperato in mezzo al campo di battaglia, in mezzo ai maghi e cavalieri crudeli del vecchio re. E tu sei come loro, Neil, un figlio di un traditore, figlio di un cavaliere malvagio, non meriti di parlare, ringrazia che ti concediamo di vivere nel nostro territorio, e stai zitto! Perché meriteresti di essere addormentato come tutta la corte del vecchio re- gli raccontò, e ogni sua parola sembrava una pugnalata.

Era vero che Neil non somigliava molto a suo padre, ma aveva sempre pensato di aver ripreso più da sua madre, tutto qui. Sicuramente la contessa stava solo cercando di prenderlo in contropiede in modo che smettesse di obiettare.

Eppure… non avvertiva menzogna nelle sue parole.

Non gli arrivava che stesse cercando di ingannarlo.

Era certo che Berglind fosse sincera.

Neil si guardò intorno, cercando conferme dagli altri nella stanza.

Nives e Gunnar erano sconvolti, chiaramente non lo sospettavano affatto, anche se Gunnar si riprese piuttosto in fretta, e sembrava valutare la situazione.

Hansen era trionfante, ma lui che ne sapeva?!

Olafur era impassibile, ma a sguardo basso.

Quando Neil lanciò un’occhiata a Haldorr, il bibliotecario gli fece uno sguardo di scuse, come se gli dispiacesse per quanto era stato detto, ma non sembrava sorpreso dalle accuse, né sembrava non crederci.

E infine, Neil osservò Lorann.

L’elfo non sembrava particolarmente presente, nella stanza, né degnò Neil di più di un’occhiata, ma il giardiniere si ricordò le sue interazioni con lui, e si rese conto che persino l’elfo aveva capito fin dall’inizio che lui e Helgi non erano imparentati.

Era come se l’intero mondo di Neil gli fosse crollato addosso.

-E riguardo a te, ingrata principessa. Vedi di essere più educata, e ringrazia se il principe Hansen vorrà ancora sposarti dopo la tua mancanza di rispetto! Il nostro regno è giovane, e dobbiamo dimostrare di meritare il nostro ruolo seguendo le regole, mi sono spiegata?- felice di aver zittito Neil, Berglind si rivolse alla nipote.

-Dovrei ringraziarlo? Ringraziare un uomo che mi sta facendo un così grande ricatto dopo…- la voce di Nives era un sussurro, ormai le lacrime scendevano sulle sue guance senza che potesse trattenerle, sembrava star perdendo la speranza, ma provava ancora ad aggrapparsi a qualche cosa.

-Dopo averti salvato la vita. Sii riconoscente, invece di cercare ogni scusa per evitare un matrimonio che dovrai fare- le parole di Berglind erano categoriche. Ormai era lei ad avere la situazione in pugno. Spostò lo sguardo verso Lorann, come se si fosse ricordata solo in quel momento che era ancora lì.

-Oh, principe Lorann, mi dispiace ma temo che il suo soggiorno non sia più richiesto. È invitato al matrimonio, ma… le regole sono regole, e dobbiamo rispettarle- lo congedò, escludendolo dai possibili pretendenti.

Lorann rimase impassibile.

-Lo capisco, noi elfi seguiamo molto le regole- acconsentì senza obiettare.

Era solo uno spettatore in quel melodramma.

Il silenzio carico di rassegnazione venne interrotto da uno starnuto molto forte.

-Nives, cara futura moglie. Credo che ora che ci sposeremo sia il caso che ti allontani da quel…- provò a chiedere Hansen, asciugandosi il naso, ma Nives lo interruppe, stringendo la presa su Gunnar.

-Io non mi allontano da Gunnar! È la mia guardia del corpo!- obiettò, decisa a non cedere almeno su quel punto.

-Un lupo che continua a ringhiare contro il tuo futuro marito, e che non era neanche presente quando avevi bisogno di aiuto? Non so se è il caso di tenerlo come guardia del corpo- iniziò a riflettere Berglind.

Nives impallidì.

-È stato allontanato di proposito!- provò a difenderlo.

-E ciò significa che Calengol ha avuto la meglio su di lui-

-Non è stato Calengol a…-

-In ogni caso non ti sa difendere, quindi non vedo perché tenere lui e i suoi lupi come guardie. Spero che voi possiate portare dei cavalieri migliori dal vostro regno- Berglind si rivolse a Hansen, che annuì.

-Porterò le migliori guardie scelte delle isole del nord- promise, con un piccolo inchino.

-No! Non puoi cacciare Gunnar!- Nives era irremovibile su quel punto.

-E perché? È chiaro che sia inaffidabile, guidato solo dai suoi istinti. Probabilmente era in cucina a mangiare qualcosa, non è neanche stato Calengol ad allontanarlo. Oh, non avrei mai dovuto permettere a mio fratello di scegliere le guardie del castello- Berglind sospirò, abbattuta. Era stato il padre di Thina e Tallia ad assumere Gunnar e i lupi, quando era ancora lui il responsabile principale di Nives, prima della sua dipartita.

Gunnar ringhiò sommessamente nella sua direzione.

-E ora ringhia anche verso la sua padrona. Sì, direi proprio che siete tutti licenziati, è nel mio pieno diritto farlo. Olafur, Haldorr, scortate fuori lui e tutti gli altri lupi, e già che ci siete anche il giardiniere, deve tornare al suo albero- Berglind diede l’ordine ai due uomini nella stanza, che esitarono appena.

Gunnar si mise a difesa di Nives, per niente intenzionato a lasciarla in balia di Hansen e Berglind. Era il suo protettore, e l’avrebbe protetta anche da loro. La sua posa da combattimento fece ritirare i due uomini, un po’ spaventati. Era decisamente spaventoso quando era così protettivo.

-O forse è il caso di abbatterlo se continua a comportarsi in modo così aggressivo- osservò Berglind, che al contrario degli altri sembrava abbastanza tranquilla. Avere il supporto di Hansen, che considerava il futuro re di Arcandida, la faceva sentire più potente del solito. Non doveva più essere gentile e affabile come aveva provato (senza successo) ad essere fino a quel momento.

Nives impallidì alla minaccia, e si mise davanti a Gunnar, tremante.

-No… non… Gunnar andrà via e basta, vero Gunnar?- si girò verso il lupo, pregandolo con lo sguardo di calmarsi e uscire.

Gunnar scosse la testa, per niente intenzionato a lasciarla.

-Ti prego, Gunnar- sussurrò Nives, supplicante.

Gunnar scosse nuovamente la testa, non accettando l’idea.

-Permettete che sia io a scortare Gunnar e Neil- Lorann intervenne, attirando l’attenzione di Berglind, che gli sorrise, sebbene un po’ fredda.

-Grazie principe Lorann- 

-E partirò anche con la prima nave per tornare a casa, non ho intenzione di assistere a questo matrimonio che manca di qualsiasi moralità. Sappiate, contessa Berglind, che voi mi disgustate come persona- aggiunse poi l’elfo, facendole abbandonare il sorriso.

-Come vi permettete?!- si indignò Berglind, con i pugni serrati.

Lorann la ignorò, e si rivolse a Nives.

-Mi dispiace principessa Nives, davvero- le fece un inchino, e poi scortò sia Neil che Gunnar, quest’ultimo molto riluttante, fuori dal castello, congedandosi poi per recuperare i suoi effetti personali prima di lasciare il castello.

Una volta fuori, in mezzo alla neve, Neil si sedette a terra, appoggiato alle mura di ghiaccio del palazzo.

La sua mente era sbriciolata, e non sapeva più in cosa credere.

Non riusciva a concepire di non essere figlio di suo padre, e soprattutto che nel suo DNA potesse davvero esserci traccia di magia.

Eppure… aveva senso, no?

Il suo sesto senso, le cose strane che capitavano intorno a lui, le parole di Lorann.

Ma la magia era malvagia!

Quindi era malvagio anche lui?

Era davvero possibile che fosse cattivo perché i suoi genitori lo erano?

Perché Helgi non glielo aveva detto?!

Neil aveva tanti complicati e intricati pensieri che gli vorticavano in testa, e sentiva un fuoco che gli bruciava dentro, come una forza che premeva di uscire, e che le parole di Berglind avevano liberato dalla sua gabbia.

-Non posso lasciare Nives in balia di quel mostro! Non posso! Devo proteggerla! Devo rientrare! Neil, dimmi un passaggio segreto! Fammi rientrare!- una voce lontana gli entrò da un orecchio e gli uscì dall’altro.

Era troppo distratto per ascoltarla.

Le storie su sua madre che Helgi gli aveva raccontato… erano false anch’esse? Suo padre, il suo vero padre, era davvero morto, o addormentato con la corte del re malvagio? E sua madre… 

-Neil, capisco che sei sconvolto, ma non è il momento! Nives è in pericolo, e non possiamo permettere che si sposi con quel traditore! È stato lui a tenermi lontano! L’ha messa in pericolo, e vuole qualcosa da lei, dobbiamo salvarla!- continuava la voce, e Neil sentì qualcosa spingerlo per farlo svegliare dal suo stato di shock.

Ma continuò a non ascoltarlo.

Helgi era anche sparito nel nulla, lasciandolo solo all’albero, e non poteva chiedergli informazioni. Forse poteva andare nel regno dei Coralli e cercare informazioni su sua madre, ma aveva promesso a suo padre che sarebbe rimasto all’albero fino al suo ritorno… beh, no, perché quello non era suo padre, evidentemente.

-Se non tieni abbastanza a Nives da fare qualcosa, il minimo che tu possa fare è quantomeno aiutarmi a fare qualcosa io stesso! Riprenditi!- continuò la voce, sempre più chiara e forte.

-Oh, stai zitto!- Neil si riscosse abbastanza da scansare la figura che lo stava spingendo, ma Gunnar non si fece scansare facilmente.

-Almeno io non mi arrendo alla prima difficoltà!- Neil sentì, mentre Gunnar ringhiava.

E si rese conto solo in quel momento di stare sentendo una voce quando nessuno era lì con loro.

Si guardò intorno.

-Gunnar, lo senti anche tu?- chiese al lupo, iniziando a preoccuparsi.

-Sentire cosa? Il tuo sesto senso è all’opera?- sentì nuovamente la voce, mentre Gunnar guaiva leggermente e si guardava intorno.

Neil si rese conto che la voce sembrava venire dalle mura di ghiaccio di Arcandida e notò che all’interno, come un riflesso, c’era l’immagine di un giovane uomo, che si stava guardando intorno. 

Neil cercò da dove venisse proiettato il riflesso, ma c’era solo Gunnar.

Gunnar… riflesso… riflesso… Gunnar.

Accanto al riflesso dell’uomo c’era anche il riflesso di Neil.

Ma non c’era il riflesso di Gunnar.

-Neil?- Gunnar lo guardò, piegando la testa, e il riflesso fece lo stesso movimento.

Neil si allontanò dal lupo, senza parole, sorprendendolo non poco.

-Ma che sta succedendo?!- esclamò, sconvolto, portandosi le mani sugli occhi, per evitare di continuare a vedere quelle assurde follie magiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Oh… oh… ohhhhh!

Certo che ne sono successe di cose in questo capitolo, eh?

Insomma, Calengol ha attaccato, è pure morto (poverino) e Hansen si è preso tutto il merito del salvataggio dando la colpa a Gunnar. E poi Gunnar è anche stato cacciato insieme agli altri lupi, e Neil… oh… Neil… certo che Berglind lo ha scosso con quelle parole.

Saranno vere? O sta solo cercando di provocarlo?

Di certo Neil è strano, e ora sembra anche vedere Gunnar in modo diverso, e sentirlo parlare… molto, molto strano.

Il prossimo capitolo sarà tutto su Gunnar (che è uno dei miei personaggi preferiti quindi sarà un piacere da scrivere).

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un bacione e alla prossima! :-*

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Capitolo 7
*** Gunnar ***


Gunnar

 

Gunnar non era sempre stato un lupo.

Un tempo era stato un umano, un bambino, per la precisione, e viveva nel villaggio del Regno dei Ghiacci Eterni con la sua famiglia, accompagnando il padre nei lunghi viaggi di lavoro in giro per tutto il regno.

Non ricordava molto della sua vita, prima di diventare un lupo, ma probabilmente era dovuto al fatto che il cambiamento era avvenuto quando era piccolo.

Ma ricordava i suoi genitori, e ricordava il suo vecchio nome: Conall.

Un nome che era però ormai quasi dimenticato, e che aveva messo in un angolo, prendendo le vesti di Gunnar.

La sua vita da lupo era più familiare, ma doveva ammettere che se c’era una cosa che ricordava chiaramente, anche se la sua mente bambina aveva cercato di rimuovere il ricordo, erano i suoi ultimi giorni da umano.

Aveva accompagnato suo padre, come sempre, ma si era allontanato appena per controllare qualcosa, non ricordava cosa.

E a quel punto degli uomini, vecchi cavalieri che erano stati al servizio del re tiranno ormai caduto in disgrazia, gli avevano teso un’imboscata, lo avevano rapito, legato, rubato ogni avere che possedeva, e poi lo avevano gettato come un sacco di patate nella conca spenta di uno dei grandi vulcani del regno.

Gunnar ricordava di essere stato appena cosciente, dato che aveva battuto forte la testa, ma non si era arreso.

Gunnar non si arrendeva facilmente.

Aveva strisciato verso una zona innevata, cercando di bere la neve sciolta, sebbene avesse un forte sapore di zolfo, e aveva tentato di trovare qualche pietra affilata da usare per slegarsi, invano. 

Il suo stato era passato dal sonno alla veglia in momenti alterni, e ogni volta che la coscienza lo aveva abbandonato, aveva temuto che fosse l’ultima.

E poi aveva sentito una voce.

-Ma che ci fa un bambino nel mio vulcano?- una voce femminile, che sembrava scandalizzata, o forse solo profondamente seccata, aveva interrotto il silenzio asfissiante del vulcano.

-Intanto scusami, Pirea, ma questo è il NOSTRO vulcano. Secondo… woah! Un bambino MORTO nel TUO vulcano?!- aveva esclamato un’altra voce.

-Non hai appena detto che è il NOSTRO vulcano, Cyneria?- si era poi lamentata la prima voce, avvicinandosi.

Gunnar era a malapena cosciente in quel momento, e ricordava di aver provato a parlare, ma il corpo non sembrava rispondere ai suoi comandi, pertanto si era limitato ad ascoltare.

-Lo è solo quando non ci sono bambini morti in mezzo- anche la seconda voce si era avvicinata, ma era rimasta più a distanza.

-Dovremmo chiamare lei?- aveva chiesto la prima, Pirea, con tono incerto e preoccupato.

-Per un bambino morto? Perché dovrebbe interessarle?- aveva obiettato Cyneria, sempre restando un po’ più in disparte.

Era seguito un po’ di silenzio.

Gunnar aveva provato nuovamente a parlare.

Un lamento strozzato era stato interrotto dalla successiva frase, sussurrata, di Pirea.

-Sai perché…- il suo tono sembrava molto serio, come se chiamare chiunque fosse quella “lei” potesse rivelarsi di vitale importanza per il destino del mondo.

-E sai che è un bambino, quindi sicuramente non le interessa- Cyneria però era stata veloce a surclassare la questione, sebbene la sua voce avesse tradito un tremito.

-A_aiuto…- Gunnar era riuscito a sussurrare con estrema difficoltà la parola, e aveva sperato, con tutto il cuore, che la persona più vicina l’avesse sentito.

-AH! È vivo!- aveva infatti esclamato tale persona, allontanandosi di scatto, sorpresa.

-Pirea, un po’ di contegno- aveva riso la compagna.

-Io sono contenuta, a differenza tua- si era lamentata Pirea.

-Cos’è tutto questo baccano, vi sentite dalla mia stanza, e la mia stanza è insonorizzata!- improvvisamente una terza voce, sempre femminile, ma con volume più basso, era giunta sulla scena, alle spalle di Gunnar.

-Niente è insonorizzato per te, Stridoria- aveva obiettato Cyneria.

-Questo è anche vero… ma ho sentito che parlavate di bambini morti?- la terza voce, appartenente a tale Stridoria, si era avvicinata a Gunnar più di quanto avessero fatto le altre due donne.

-Ehm… pare che sia vivo- aveva spiegato Pirea.

-Sì, lo so che è vivo, sento il battito del suo cuore, ma non lo sarà ancora per molto- Stridoria si era piegata verso Gunnar, osservandolo con attenzione.

-Ai_u_to…- Gunnar aveva provato nuovamente a chiedere aiuto, troppo disidratato per piangere, la gola secca e il corpo che ogni secondo perdeva sensibilità.

-Sai quali sono gli ordini, nessuna interferenza con umani, soprattutto non uomini- aveva ricordato Cyneria.

-È solo un bambino…- aveva borbottato Stridoria, molto tra sé, sfiorando i capelli di Gunnar.

-Un bambino umano…- aveva specificato Cyneria.

-Da quando segui le regole, Cyneria?- l’aveva presa in giro Pirea, facendola sbuffare.

-Non deve essere necessariamente umano- aveva borbottato Stridoria, sempre piegata verso Gunnar.

-Ohhh, non dirmi…-

-Se lei ti scopre potresti finire nei guai- 

-Zitte, voi due… bambino, io posso aiutarti, ma non posso farlo se resti un umano. Quindi ti propongo un accordo. Io ti salverò la vita, liberandoti e curandoti, ma ciò che rimane della tua vita dovrai passarlo nelle sembianze di un lupo. Accetti il compromesso? Se lo accetti, annuisci con la testa, e il patto sarà saldato- aveva proposto la donna, in tono gentile ma fermo, assicurandosi che Gunnar, nonostante il suo stato e la sua età, capisse ciò a cui andava incontro.

Poco lontano dai due, le altre donne avevano commentato qualcosa (-Lupi, chissà perché le piacciono così tanto i lupi- -Sono meglio le linci, infatti- -Ma che dici?! I draghi sono davvero fighi!-) ma Gunnar si era concentrato solo sulla donna, e aveva annuito per quanto glielo permettessero le ultime forze rimaste.

Certo, la vita di un lupo non era quella che aveva sempre sognato, ma almeno sarebbe rimasto vivo.

E la vita era la cosa più importante.

Gunnar ricordava di aver visto un sorriso, un lampo di luce, e poi era stato come respirare per la prima volta.

Tutto era cambiato completamente, scombussolandolo interamente, e neanche il tempo di aggiustarsi al cambiamento, e notare quanto fosse diventato più percettivo, che le tre donne complici del suo salvataggio erano già sparite dal vulcano.

Con il suo nuovo corpo da lupo, un lupo piuttosto giovane e piccolo, al momento, era riuscito finalmente ad uscire dal vulcano che era stata la sua prigione, ricominciando la sua seconda vita.

Si era unito ad un branco lì vicino, diventando in poco tempo il capo, e poi era stato assunto come guardia della principessa Nives, dopo i continui attacchi di Calengol.

Non aveva più rivisto le tre donne che lo avevano salvato, e nei suoi ricordi… non vedeva neanche un volto, né conosceva i loro nomi (io li ho segnati per voi lettori, ma Gunnar in realtà non li ricorda).

Ma ricordava il senso di impotenza e di terrore, e di come anche solo sentire quelle voci, in quel momento, lo aveva riempito di speranza.

Ricordava di come fino a quel momento aveva disprezzato e temuto ogni forma di magia, e di come l’incontro con le tre donne lo avesse fatto completamente ricredere.

La magia era pericolosa, e non c’erano dubbi al riguardo, ma poteva anche essere utile, e salvare delle persone.

Gunnar conosceva anche il terribile prezzo che la magia comportava.

E sapeva che non tutti fossero in grado di trattarla e usarla nel modo migliore.

Neil… non sapeva se fosse tra quelle rare persone, ma era sempre più convinto che la sapesse utilizzare, in qualche modo, anche se inconsciamente.

L’aveva sempre sospettato, ma quella era la prima volta che ne aveva una conferma tangibile.

Perché come era possibile che Neil fosse riuscito a capirlo, e anche a vederlo dal suo riflesso?!

Gunnar non aveva mai particolarmente apprezzato quell’uomo, lo aveva sempre trovato sfuggente, e forse un minimo del suo astio derivava anche da una percentuale di gelosia, dato che Neil e Nives erano sempre stati molto uniti, e Gunnar, beh… per lui Nives era tutto.

Nives, per Gunnar, era molto più di una semplice amica, o guardiana, o padrona. Gunnar era sempre stato profondamente innamorato di lei.

E sebbene sapesse che non sarebbe mai stato alla sua altezza, e che fosse completamente irraggiungibile, dato che lui era solo un lupo e, se anche non lo fosse stato, non era altri che un semplice popolano, con gli anni, stando sempre a strettissimo contatto con lei, i suoi sentimenti non avevano fatto che aumentare sempre di più.

Ma i suoi sentimenti non erano importanti.

Nulla era importante, solo Nives e la sua sicurezza.

E al momento non era al sicuro, e Gunnar desiderava solo rientrare a palazzo e portarla lontano da lì.

Purtroppo non gli era possibile farlo, così aveva seguito Neil alla grotta del grande albero, affidandosi a lui per trovare un modo di salvare la principessa.

Anche se Neil non sembrava particolarmente concentrato.

Andava avanti e indietro borbottando cose tra sé, a volte rimaneva imbambolato a fissare il vuoto, per poi guardare Gunnar preoccupato, e il suo riflesso sulle pareti di ghiaccio della grotta, che lo faceva sobbalzare e far tornare a camminare avanti e indietro borbottando cose tra sé, facendo ripetere il ciclo.

Stavano perdendo tempo.

Gunnar grugnì, e cercò di attirare l’attenzione del figlio del giardiniere.

-Se continui così scaverai una fossa nel terreno, a furia di girare intorno- lo avvertì, conscio che probabilmente Neil non sarebbe riuscito a capirlo.

Neil sobbalzò, e si voltò verso di lui, ad occhi sgranati.

-Devo essere impazzito…- borbottò tra sé, agitato.

Gunnar capiva l’agitazione, dato che aveva appena scoperto di non essere figlio di suo padre, ma da parte di uno che era stato trasformato in un lupo da piccolo, gli sembrava una reazione esagerata ad una scoperta che in fin dei conti era abbastanza normale.

Giusto essere sconvolti, va bene, ma c’erano faccende più urgenti, al momento!

Gunnar alzò gli occhi, e diede un’occhiata all’ingresso della caverna, valutando l’idea di correre a palazzo, entrare di soppiatto, e rapire Nives e basta. Non il migliore dei piani, ma non vedeva molte opzioni veloci per salvarla da quel matrimonio. 

-Non puoi andare a palazzo- borbottò Neil, e Gunnar si chiese se gli avesse per caso letto nel pensiero (in realtà no, Neil l’aveva solo intuito dai suoi gesti), e lo guardò di sottecchi, sospettoso.

Chiaramente c’era della magia nell’aria.

-Non guardarmi così! Lo so che vuoi aiutare Nives, ma dobbiamo trovare un piano, e non puoi andare così… meglio se vado io, per il momento- Neil sembrò calmarsi abbastanza per riflettere, e si avvicinò a Gunnar per fare una conversazione seria.

Tremava ancora leggermente, e sembrava ancora scosso, ma i suoi occhi, un misto tra azzurro, grigio e verde, erano fermi e decisi.

Gunnar, però, non apprezzò particolarmente il piano, e lo guardò di traverso.

-Devo andare in biblioteca e chiedere a Haldorr delle informazioni, ma torno entro sera, e poi insieme organizzeremo un piano per salvare Nives. Abbiamo ancora un po’ di tempo e non possiamo fare gesti azzardati, Gunnar- Neil diede qualche altro dettaglio sul suo piano.

Sembrava ragionevole.

Il lupo si mise seduto, pronto ad attendere che Neil facesse la sua gita.

Neil gli sorrise, e si avviò alla porta, per uscire.

Cambiò idea poco prima di arrivare all’uscio, e si girò verso Gunnar, un po’ esitante.

-Devo prima farti una domanda, sei libero di non rispondere ma non pensare che sono matto, okay?- si morse il labbro inferiore, e lanciò un’occhiata al riflesso di Gunnar nello specchio di ghiaccio, prima di tornare sul lupo, che lo guardava in attesa.

-Tu… eri umano, un tempo?- chiese infine, sorprendendo non poco Gunnar, che lo guardò scioccato.

Sì, era chiaro ormai che Neil avesse qualcosa di magico, se no non si spiegava come fosse riuscito a capire dell’incantesimo fatto su Gunnar.

Il lupo esitò appena, ma infine annuì, ammettendo per la prima volta nella sua vita da lupo l’enorme segreto che lo affliggeva da anni, ormai.

Neil sembrò sollevato.

-Okay, beh, forse trovo un modo di farti tornare normale, sarebbe utile. Augurami buona fortuna- disse solo, prima di correre fuori.

Gunnar rimase impietrito sul posto.

Un modo di farlo tornare normale?

Era impossibile!

Per farlo si sarebbe dovuta usare la magia, che era bandita nel regno.

E Gunnar non era neanche certo che una magia così forte esistesse, dato che la donna che lo aveva trasformato gli era sembrata particolarmente potente.

Chi era, Neil, se era capace di capire che lui era umano, e di ritrasformarlo?!

Era davvero solo il figlio di un vecchio cavaliere del Re Tiranno?

Gunnar scosse la testa.

Non era quello l’importante.

Era Nives l’importante.

E se Neil avesse trovato un modo di aiutarla, era disposto a tutto.

Anche ad usare la magia.

Nonostante tutto, però, cercò di non darsi false speranza, perché considerava oltremodo impossibile che chiunque, persino Neil, riuscisse a trovare il modo di spezzare la sua maledizione.

 

Neil in quel momento aveva un cervello completamente in confusione, quindi agiva e pensava molto meccanicamente, senza stare troppo a riflettere, perché semplicemente non ci riusciva.

Era come se una diga all’interno del suo corpo e della sua mente si fosse frantumata in mille pezzi, facendo uscire fuori una cascata di… qualcosa che non riusciva a spiegare.

E aveva urgentemente bisogno di risposte.

Su suo padre, sua madre, Helgi, e la magia.

Magia…

Neil non era magico, giusto?

Non poteva essere magico.

E allora perché riusciva a vedere Gunnar in versione umana dal suo riflesso, e gli sembrava di sentirlo parlare?

Era impazzito?!

Probabile.

Sì, assolutamente.

Era l’unica vera spiegazione.

Era impazzito e sentiva voci e vedeva cose che non esistevano.

Solo che Gunnar gli aveva detto di essere umano.

Neil raggiunse la biblioteca senza incrociare nessuno, per fortuna, e corse immediatamente nella sezione sul vecchio Re e sulla guerra, senza però trovare nulla di utile.

Così si diresse nella sezione sulla magia, e anche lì non c’era altro che qualche volume teorico su come la magia fosse pericolosa e cattiva.

Sì, grazie, lo sapeva già, quello.

Non la voleva usare!

Semplicemente gli stava uscendo fuori, evidentemente, e aveva bisogno di capire come diamine fermarla!

…o come usarla a fin di bene.

Non che volesse usarla!

Ma se usciva, tanto valeva approfittarne, magari.

Ugh, doveva conoscere la magia per capire come agire, in ogni caso!

Si diresse, senza molte altre idee, nella sezione sulla psicologia e la mente umana, sperando di trovare un libro che gli desse conferma che fosse solo impazzito, ma prima di raggiungere quella zona andò letteralmente a sbattere contro Haldorr, che non aveva proprio visto, nel suo stato di confusione.

-Neil!- esclamò il bibliotecario, sorpreso di vederlo lì e riconoscendolo immediatamente.

Neil ci mise qualche secondo ad ancorarsi alla realtà a rendersi conto della situazione, ma poi si disse che era una buona notizia averlo incontrato.

Dopotutto era la persona più informata di ogni regno.

Neil poteva chiedergli informazioni sulla magia, sulla mente umana, sui lupi mutaforma o…

-Mio padre è Helgi?- chiese, di getto, senza neanche pensare la domanda, che uscì più supplicante e timorosa di quanto avesse voluto.

Non voleva mostrare la sua vulnerabilità, ma la rivelazione lo aveva davvero sconvolto.

Haldorr esitò parecchio prima di rispondere, guardando ovunque tranne che il ragazzo davanti a lui, come cercando una via di fuga, e stringendo con forza al petto i libri che teneva in mano.

Alla fine fece un profondo respiro, e rispose.

-Non abbiamo nessuno motivo per dubitare che lo sia-

…in modo molto vago.

A Neil iniziò a montare una forte rabbia.

-A quanto pare i motivi ci sono eccome, secondo la contessa. Dimmi la verità, Haldorr! Helgi è mio padre?- ripeté.

-Forse dovresti chiederlo a lui…- il bibliotecario provò ad evitare nuovamente la domanda.

-Lo farei, ma è partito e non ho idea di quando tornerà. Ho bisogno di risposte, Haldorr… ti prego!- Neil non era tipo che supplicava, ma stava impazzendo.

Doveva capire chi fosse, sentiva che era necessario, e non solo per sé stesso, ma per tutti i cinque regni.

Haldorr sospirò, e abbassò la testa.

-Probabilmente no. È vero che, da ciò che sappiamo, Helgi non ha mai avuto nessuna compagnia, ed è piuttosto improbabile che abbia avuto un figlio con quelle tempistiche. Ma ciò non cambia il fatto che sia tuo padre, ti ha cresciuto per buona parte della tua vita- Haldorr provò a rassicurarlo, ma Neil scosse la testa.

-Lo so, questo, ma la situazione cambia eccome. Chi erano i miei veri genitori?- chiese ancora, stringendo i pugni con forza.

Haldorr scosse la testa.

-Non lo so. Supponiamo possano essere vecchi servitori del Re Tiranno, ma nessuno sa chi. È probabile che siano morti durante la guerra, o addormentati insieme alla corte nella Rocca del Sonno- disse in un sussurro, timoroso.

-C’è modo di scoprirlo?- chiese Neil, senza arrendersi.

Haldorr non rispose, e alzò appena le spalle. Se c’era un modo, non lo sapeva o non lo avrebbe detto.

Neil decise di passare oltre.

-Parlami della magia- chiese, passando alla seconda informazione che aveva bisogno di scoprire.

Non era mai stato molto interessato alla magia, e gli era sempre bastato sapere che era pericolosa e non bisognava usarla. Ma visti gli eventi degli ultimi tempi, e le conversazioni avute con il principe Lorann, ora sentiva l’esigenza di conoscere i dettagli, e capire come funzionasse. 

Haldorr impallidì.

-La magia è pericolosa e bandita dai cinque regni. Non fa bene scoprire troppe cose al riguardo- disse, immediatamente, ritirandosi appena da Neil come se avesse iniziato a mandare in giro palle di fuoco a caso.

Neil sbuffò.

-Non voglio usarla! Voglio solo capire come funziona, io… lascia stare, lo scopro da solo- provò a spiegarsi, ma si interruppe subito. Non aveva voglia di discutere, e non aveva neanche il tempo di farlo. Era già abbastanza difficile senza essere guardato in quel modo.

Guardato in quel modo… Neil era da sempre guardato in modi poco lusinghieri, forse il motivo dell’astio di tutti i regni era a causa della sua vera discendenza? Possibile che tutti sapessero che lui non era il vero figlio di Helgi, tranne Neil stesso?

Strinse i pugni, sempre più irritato, e fece per superare Haldorr per indagare da solo, pronto a controllare ogni singolo libro in quella immensa biblioteca, pur di trovare le risposte che cercava.

-Neil, devi stare lontano dalla magia. Se usata in modo sbagliato rischia di corrompere chi la usa, e distruggere la sua vita e quella di chi gli sta intorno- Haldorr lo fermò, prendendolo per un braccio, preoccupato per lui.

Neil però sentì solo un profondo giudizio.

Era stanco di essere giudicato per essere sé stesso.

Stanco di essere guardato da tutti in quel modo, persino da Haldorr, che era sempre stato gentile, con lui.

Era semplicemente stanco.

-Non voglio usarla!- sbottò Neil, ormai raggiunto il limite della sopportazione, scansando con violenza il bracco dalla presa di Haldorr, e sollevando in quel modo un’onda d’aria che fece crollare dagli scaffali tutti i libri vicini, facendo sobbalzare Haldorr, che indietreggiò di parecchi passi, e fissò Neil come se lo vedesse per la prima volta, con terrore e un lampo di consapevolezza.

Neil si portò le mani al petto, spaventato da ciò che aveva inavvertitamente causato. Osservò Haldorr temendo che potesse attaccarlo da un momento all’altro, o chiamare qualcuno per arrestarlo, e iniziò ad arretrare, cercando una via di fuga.

-Neil…- Haldorr provò ad avvicinarsi.

-Io non voglio usarla! Io non l’ho mai usata! Non so cosa stia succedendo!- provò a giustificarsi il ragazzo, iniziando a sentire il panico montare dentro di sé.

Un panico che rischiava di far uscire ulteriore energia incontrollata.

Neil non voleva usare la magia.

Ma non gli sembrava giusto essere allontanato e giudicato solo perché usciva, istintivamente, da lui. Non stava usando incantesimi o oggetti magici. Semplicemente era lì, dentro di lui, completamente incontrollata.

-Lo so, ragazzo. Lo so… calmati. Non è colpa tua, tu…- Haldorr provò a rassicurarlo, ma si interruppe, timoroso.

-Che mi sta succedendo?!- provò a chiedere Neil, stringendo sempre con forza le mani al petto per evitare di far uscire ulteriori onde d’aria.

Haldorr sembrò in profondo conflitto interiore per qualche secondo, ma alla fine sospirò, e si avviò verso una delle poltrone della biblioteca, facendo cenno a Neil di sedersi davanti a lui.

-La magia è una materia complessa, e pericolosa…- cominciò a spiegare.

Lentamente, Neil si avvicinò, senza però sedersi, ma pronto ad ascoltarlo.

-Si divide principalmente in due categorie: innata, e imparata. La più comune, e ciò che ha guidato la guerra, è la magia imparata. Potenti incantesimi che tutti possono imparare e maneggiare, dove però servono oggetti magici e formule specifiche- raccontò, e Neil pendeva dalle sue labbra.

Non aveva mai sentito parlare di magia, ed era più affascinante di quanto avrebbe pensato. Si sentiva istintivamente attratto dalle informazioni che Haldorr gli stava rivelando. 

-Quella innata invece è rara, e solo pochissimi individui la possiedono. Alcuni sostengono che tutti hanno un po’ di magia dentro di loro, per questo riescono ad imparare formule, ma la magia innata è completamente naturale, segue il flusso delle emozioni, e solitamente reagisce alle forze della natura. I maghi innati hanno delle discipline dove eccellono, ma alcuni sono capaci di controllare un po’ tutto- Haldorr lo fissava dritto negli occhi mentre raccontava, con più dovizia di dettagli, del secondo tipo di magia.

E Neil capì a chi si stesse riferendo.

Si guardò le mani, sconvolto.

-Di solito la magia innata è ereditaria, ma non ho mai sentito di maghi innati nelle fila del vecchio re. Usavano tutti magia imparata… se vuoi informazioni più precise, potresti chiedere all’Accademia del Regno del Deserto- gli suggerì Haldorr, pensieroso.

-L’Accademia?- Neil non sapeva se essere speranzoso o offeso. Non voleva avere niente a che fare con quell’istituzione, ma se aveva informazioni che poteva utilizzare…

-Hanno una politica molto meno restrittiva circa la magia, in quanto indipendenti dai cinque regni. E potrebbero avere un censimento, e molti libri che potrebbero offrire risposte a ciò che cerchi- spiegò Haldorr, mite.

In effetti l’Accademia aveva la biblioteca più fornita del regno, e non credeva nella censura. Ma era anche piuttosto distante, al momento, e Neil  non sarebbe riuscito ad andare e tornare in tempo per il matrimonio di Nives.

Non era neanche del tutto certo che sarebbe riuscito ad andare in generale, dato che aveva promesso a suo padre… a Helgi… che sarebbe rimasto all’albero fino al suo ritorno.

-Grazie, Haldorr… posso chiedere un’ultima cosa- mise il pensiero in un angolo, e si rivolse al bibliotecario con una richiesta finale.

-Certo, Neil-

-Hai mai sentito di incantesimi che trasformano esseri umani in animali?- chiese, pensando a Gunnar. Se Gunnar fosse diventato umano, sarebbe stato più semplice farlo entrare a palazzo senza allertare Berglind e Hansen. Si sarebbe potuto infiltrare tra gli invitati al matrimonio, e avrebbe tenuto d’occhio Nives per salvarla e proteggerla nel caso ci fosse stato il bisogno, mentre Neil magari trovava un modo di smascherare il promesso sposo.

-Certo che li ho sentiti, e sono estremamente potenti e pericolosi. Le streghe…- Haldorr si interruppe, rabbrividendo al solo pensiero, e rifiutandosi di dare altri dettagli -…penso che trasformare il principe Hansen in un animale non sia la soluzione giusta, Neil- aggiunse poi, scuotendo la testa.

Neil si irrigidì, offeso dall’accusa.

-No, non era quello il piano… mi chiedevo solo se esistesse un modo… un rito di qualche tipo, per spezzare un incantesimo che ha trasformato una persona in un animale- cercò di spiegarsi meglio. 

Haldorr aggrottò le sopracciglia.

-Perché mi fai una domanda così specifica?-

-Curiosità- Neil alzò le spalle, cercando di non dare troppi dettagli.

Haldorr non sembrava convinto, ma alla fine decise di assecondarlo.

Lo aveva visto crescere, e si fidava di lui, e dell’educazione che Helgi gli aveva impartito.

-Una maledizione può essere spezzata soltanto dallo stesso tipo di magia che ha lanciato la maledizione, quindi dalla stessa persona, o da un suo parente. Forse si può controbilanciare per un po’ con un rito o un incantesimo, ma non in modo permanente- non sembrava molto ottimista.

Neil sospirò, e scosse la testa.

Che gli era venuto in mente?! Era ovvio che non sarebbe riuscito a trasformare Gunnar in un umano!

Magia innata o no, la magia era illegale, e Neil non avrebbe dovuto usarla, per nessun motivo.

-Grazie, Haldorr… spero che terrai questo incontro tra noi. Torno al Grande Albero- Neil si avviò, abbastanza abbattuto e con poche idee, verso il passaggio segreto che l’avrebbe portato fuori dal palazzo.

-Neil…- Haldorr lo richiamò, abbastanza esitante, ma determinato.

Neil si girò, chiedendosi cos’altro potesse volergli dire.

Haldorr gli porse una chiave dorata.

-Nella zona est ci sono dei libri, non sono accessibili a tutti e sono pericolosi, ma potresti trovarli utili. Però promettimi che starai attento. Non è prudente sottovalutare il prezzo da pagare per usare la magia, anche con le migliori intenzioni- gli disse, indicando una zona della biblioteca che era sempre stata inaccessibile a tutti, anche alla famiglia reale.

Neil annuì, stringendo la chiave e preparandosi.

-Grazie, Haldorr...- ripeté, più sentitamente, superandolo per dirigersi nella sezione proibita.

Haldorr prese i libri caduti a terra dopo l’onda d’aria di prima, e li riordinò con un peso nel petto e lo stomaco attorcigliato. 

Sperava che fidarsi di Neil fosse la cosa giusta, e non c’era molto tempo per trovare una soluzione per aiutare Nives, ma era comunque intimorito.

Sapeva quanto pericolosa fosse la magia.

E Neil… sembrava avere della magia innata davvero potente, molto più potente di quanto sospettasse, se era riuscito a superare il blocco che Helgi aveva imposto su di lui quando l’aveva adottato.

Haldorr si ricordava ancora la conversazione che avevano avuto, in quella biblioteca, poco dopo la sconfitta del vecchio re, e poco prima che il Re Saggio lasciasse i Cinque Regni alla ricerca di una soluzione per lo stato in cui verteva la regina.

“A che ti servono questi libri, Helgi?”

“Non posso dirtelo, Haldorr, devi fidarti di me”

“Sarebbe più semplice aiutarti se mi dicessi la verità”

“Non mi aiuteresti se la conoscessi”

“Questo non mi convince granché… chi è veramente, quel bambino?”

“È solo un bambino, ti basta sapere questo”

“Se hai bisogno di quei libri, potrebbe essere più che un semplice bambino. Potrebbe essere pericoloso”

“Se mi dai quei libri, non sarà mai pericoloso. Ti prego, vecchio amico, sto cercando di fare il meglio per i Cinque Regni”

Haldorr scosse la testa, cercando di mettere il pensiero in un angolo.

Neil non poteva essere QUEL bambino.

Quel bambino era morto, lo sapevano tutti. 

E se fosse stato vivo, Helgi non lo avrebbe mai preso con sé, distruggendo in questo modo la famiglia reale a cui era così leale.

No, Neil non era quel bambino.

Neil non era così pericoloso.

Era una brava persona che voleva solo il meglio per Nives e il resto delle principesse. Usare un po’ la magia non avrebbe compromesso la sua integrità e la sua bontà d’animo, soprattutto se la usava per fare del bene.

Anche se Haldorr dubitava che sarebbe riuscito a trasformare chiunque in un essere umano. Era una magia troppo potente persino per lui.

Ma magari avrebbe trovato un altro modo per aiutare Nives.

 

-Ho trovato un modo per trasformarti nuovamente in uomo- esordì Neil, entrando nella grotta con un enorme libro in mano.

Era un libro molto antico, di colore blu, con il disegno di un coleottero sulla copertina.

Gunnar avvertì subito la potente aura magica che lo circondava, e fece un passo indietro, guardandolo con sospetto.

-Lo so, lo so. Ma è la nostra unica opzione. In questo libro c’è un rituale per trasformarti in un umano, anche se penso di riuscire a farlo solo per una notte, dal tramonto all’alba. Direi di usarlo il giorno del ballo prima del matrimonio. Ma prima di elaborare un piano, devo farti alcune domande. E… ho l’incantesimo giusto per farti parlare- Neil illustrò la sua idea, e Gunnar lo guardò piuttosto sorpreso.

Aveva due profonde occhiaie, era tornato dopo un’intera giornata passata a palazzo, ed era chiaro che non avesse dormito neanche un minuto in quel lasso di tempo, né mangiato qualcosa.

Ma ciò che Gunnar trovò più strano, fu che il suo odore e la sua energia, in linea generale, erano cambiati.

C’era qualcosa di profondamente diverso in lui, e sembrava elettrificare l’aria intorno.

Sembrava trasudare magia da ogni poro.

Letteralmente le sue dita mandavano scintille mentre gesticolava, e i suoi lunghi capelli neri si muovevano in modo molto strano, come mossi di vita propria.

Gunnar indietreggiò, preoccupato.

-Che c’è?- Neil lo guardò sorpreso, poi sembrò rendersi conto della situazione, e lanciò un’occhiata al libro.

-Lo so! Ma è la nostra unica opzione! Vuoi che Nives sposi un principe orribile?!- chiese, quasi con violenza, stringendo con forza il libro magico come un’ancora vitale.

Gunnar esitò.

Non voleva avere a che fare con la magia, ma Nives era la sua massima priorità.

E se Neil poteva effettivamente farlo tornare umano, anche solo per una notte… 

Gunnar non aveva neanche mai immaginato di poter un giorno tornare un essere umano. Si era da tempo rassegnato al suo destino di animale, e gli andava bene così, se poteva comunque stare vicino alla donna che amava e proteggerla da ogni male.

Ma essere umano, per una notte… stare vicino a Nives da umano, anche solo qualche secondo… parlarle per davvero…

Era una tentazione troppo forte, soprattutto se fidarsi di Neil, in quel momento, era anche la strada più sicura per proteggere Nives.

Neil teneva a Nives quanto Gunnar… okay, non tanto quanto Gunnar, credo che nessuno al mondo tenga a Nives tanto quanto Gunnar, ma era comunque lì vicino.

Il lupo abbassò la testa, e si avvicinò a Neil, pronto a fare ciò che il giardiniere gli avesse chiesto.

Per Nives.

…e un po’ anche per sé stesso, ma cercò di non pensarci.

Neil sorrise, soddisfatto.

-Okay, dammi le zampe, e… uno specchio… sì, ecco, mettiti davanti a questo specchio…- Neil prese un grande specchio dalla zona bagno della grotta, e lo mise davanti a Gunnar, specchiandolo completamente.

Gunnar vedeva solo il suo riflesso, a dire il vero, ma Neil sembrava soddisfatto dalla visione, e osservò un punto dello specchio dove non sembrava esserci riflesso nulla, come se vedesse qualcosa.

-Bene, ora dammi le zampe… e rispondi alle mie domande…- Neil si mise seduto davanti a Gunnar e porse le mani, sempre fissando l’immagine riflessa.

Gunnar decise di non farsi domande, ed eseguì gli ordini.

E sentì come uno strano calore circondarlo.

Era strano, ma non spiacevole, anche se era chiaro che fosse potente, e pertanto pericoloso.

-Okay… bene…- Neil sembrava agitato, ma si stava facendo forza -…Cosa è successo la notte dell’attacco?- chiese, e i suoi occhi sembravano brillare.

-Sono stato incauto…- cominciò Gunnar, non del tutto convinto che Neil sarebbe riuscito a capirlo, ma assecondandolo.

-Ero davanti alla porta della camera della principessa, come ogni notte, quando il principe Hansen è venuto da me, agitato, dicendo che aveva trovato uno dei miei lupi ferito vicino alle cucine. Di notte non possiamo comunicare troppo liberamente tra noi lupi per evitare di svegliare le persone, e il principe sembrava sincero, dato che era nel pieno di una reazione allergica, perciò ho pensato di seguirlo per sicurezza, pronto a correre da Nives se avesse notato qualcosa di strano, ma…- Gunnar abbassò lo sguardo, e sospirò.

Neil continuava a fissare l’immagine allo specchio.

-Ma…?- incoraggiò Gunnar a continuare, facendolo sobbalzare.

Lo stava davvero capendo?! La magia stava funzionando?!

Gunnar lo fissò qualche secondo, sorpreso.

Era la prima volta che riusciva veramente a comunicare con un essere umano.

Certo, avrebbe preferito che tale essere umano non fosse Neil, ma era meglio di niente, alla fine.

-Che c’è? Pensavi di stare parlando al vuoto? Continua, non so quanto a lungo riuscirò a capirti, Gunnar!- Neil lo incoraggiò a sbloccarsi e continuare.

Gunnar mise in un angolo il suo shock.

-Sì, eh… il principe Hansen mi ha portato vicino alla cucina, e poi mi ha fatto qualcosa, penso un incantesimo di qualche tipo, non so. Ma all’improvviso mi sono sentito le palpebre pesanti, e non riuscivo più a muovermi. Mi ha chiuso nella dispensa e l’ultima cosa che ho sentito è che avrebbe sposato Nives, che avrebbe trovato la lastra d’argento, e che sarebbe diventato re, e si sarebbe liberato presto di me. Non lavora da solo. Aveva un complice, non so se Calengol o qualcun altro- spiegò Gunnar, ricordando gli eventi di quella notte. La sua mente era stata annebbiata dall’incantesimo, ma era sicuro delle informazioni che stava confidando a Neil.

E si sentiva anche uno sciocco per aver reagito in modo così ostile una volta svegliatosi dall’incantesimo e ritrovata Nives. Era chiaro che il principe Hansen gli aveva rivelato i suoi intenti nefasti con l’intento di renderlo aggressivo nei suoi confronti per cacciarlo via più liberamente. Era stato stupido a cadere nella sua trappola.

-Una lastra d’argento?- chiese Neil, confuso.

-È ciò che cerca, per questo è sempre in giro di notte. Ma non l’ha ancora trovata e pensa che sposando Nives lei gli rivelerà la sua ubicazione, o che comunque avrà occasione di cercarla più liberamente- Gunnar abbassò lo sguardo, preoccupato.

Nives gli aveva confidato il luogo dove teneva il più importante segreto del regno, ovvero la lastra d’argento. Non gli aveva confidato cosa fosse e a cosa servisse, ma gli aveva detto che suo padre le aveva fatto promettere di nasconderla bene e proteggerla con la sua stessa vita da chiunque, rivelando il segreto solo alla persona di cui si sarebbe un giorno innamorata.

Gunnar non aveva dato molto peso al motivo per il quale Nives aveva deciso di confidare quel segreto proprio a lui, ma era onorato di essere così importante per lei, e che la sua principessa lo considerasse affidabile.

Non avrebbe mai rivelato la sua ubicazione, neanche a Neil.

Ma sapere ciò che il principe cercava poteva essere utile per sconfiggerlo.

-Ottimo, abbiamo un’esca per portarlo in trappola. Grazie Gunnar, sei stato davvero utile- Neil gli lasciò andare le zampe, e improvvisamente sembrava davvero esausto.

-Dovresti dormire- provò a suggerirgli Gunnar, osservando le sue pietose condizioni.

-Sto una favola, Gunn…- neanche il tempo di finire la frase, o provare ad alzarsi, che Neil crollò a terra, addormentato. La notte insonne e la magia lo avevano completamente privato di ogni energia.

Gunnar sospirò, e cercò una coperta lì intorno, che poi mise su Neil, per coprirlo dal freddo.

Si accorse, con una certa sorpresa, che una radice dell’albero si era rialzata, agendo come cuscino per aiutare la postura di Neil. Era davvero incredibile il modo in cui la natura reagiva a lui, anche quando non era cosciente. Doveva possedere una magia di una potenza quasi ineguagliabile.

Gunnar non si fidava completamente di lui, ma sapeva che fosse una brava persona, e che non avrebbe usato tale magia per scopi crudeli.

E insieme avrebbero salvato Nives.

Alla fine la magia non era necessariamente malvagia, se era usata a fin di bene.

Era stata la magia a salvare la vita di Gunnar.

E non poteva che esserne grato, soprattutto se fosse stata in grado di salvare anche la sua amata Nives.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Qualche fan della saga potrebbe aver notato delle facce familiari nel flashback di come Gunnar è stato trasformato, ma non ho resistito, e ho sostituito la custode Alifa con alcune streghette interessanti che saranno molto importanti in futuro.

Un futuro lontano, ma tenetele a mente. 

Alla fine non ho mai detto che sarei stata fedelissima alla saga originale, è comunque un what if rewrite.

Neil ha scoperto qualcosa del suo passato e sulla magia, ma non troppo, e Haldorr non ha detto tutto ciò che sa, dato che lui stesso non è convinto di ciò che sa.

Gunnar sta iniziando a pregustare l’idea di tornare umano e, soprattutto… GUNNAR ERA UMANO?!

Plot twist! Che era ovvio.

Chissà come reagirà Nives a vedere il suo fedele lupo come uomo. Secondo voi lo riconoscerà?

Non vedo l’ora di scrivere la scena.

So che questo capitolo è stato un po’ di passaggio, ma il prossimo sarà una enorme bomba e sarà anche l’ultimo capitolo ambientato nel regno dei Ghiacci Eterni.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io vi do un grande bacione e alla prossima :-

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Capitolo 8
*** Le nozze ***


Le nozze

 

Il giorno prima delle nozze, ci fu un ballo con moltissimi invitati da tanti regni vicini e lontani.

Nessun invito era stato però spedito a nessuno dei Cinque Regni, pertanto tutto il Regno della Fantasia sapeva che la principessa Nives si sarebbe sposata, tranne le sue sorelle e la sua famiglia.

Molto triste, in effetti.

Ma la contessa Berglind non poteva mica rischiare che qualcuno rovinasse il matrimonio, quindi aveva invitato solo persone esterne e sicure, e aveva messo guardie a ogni ingresso, con un ritratto di Neil, per assicurarsi che né lui né Gunnar entrassero a palazzo.

Purtroppo per lei, e per fortuna nostra e di Nives, non aveva fatto i conti con Neil, e il suo nuovo libro.

-Neil, forse poteva bastare una parrucca- borbottò una voce incerta accanto a una persona che non somigliava minimamente a Neil, ma era leggermente più muscoloso, un po’ più basso, con i capelli corti e castani, e l’espressione fiera.

-Neil? Chi è Neil, io sono il principe Herbert di Lom- lo corresse Neil, assumendo un atteggiamento da principe.

Aveva trovato una formula magica che gli permetteva di cambiare aspetto, e non aveva avuto remore ad usarla per passare oltre le guardie, fingendosi il principe Herbert, che in realtà era solo un ragazzino di dodici anni, ma questo le guardie di Hansen messe alla porta non lo sapevano. 

E Neil aveva assicurato a Gunnar che era oltremodo impossibile che il vero principe Herbert decidesse di partecipare, vista l’indignazione quando era stato convocato per sposare Nives, quindi poteva senza problemi prendere il suo nome e la sua identità per introdursi a palazzo, con Gunnar come cavaliere associato.

Forse voi vi starete chiedendo come aveva fatto il grande lupo bianco Gunnar, secondo più ricercato nel regno dopo Neil, a introdursi senza destare sospetti.

Beh, Gunnar in quel momento non era un grosso lupo bianco.

Era un giovane uomo di circa vent’anni, alto e ben prestante, con capelli mossi e biondi che gli arrivavano alle spalle, incarnato pallido, vestiti che aveva chiesto in prestito da Neil e gli stavano leggermente larghi, ed espressione sempre vigile.

Gli occhi azzurri e profondi erano l’unica cosa che era rimasta del lupo che era stato, e si era abituato stranamente in fretta al suo nuovo aspetto, che mai avrebbe pensato di riottenere, sebbene solo per una notte.

Al momento la sua priorità era trovare Nives e tenerla al sicuro finché non fosse stato certo che il matrimonio sarebbe stato annullato.

Ovviamente a distanza, perché non voleva intimorirla, ma era ansioso di vederla.

Per questo non aveva detto niente sui mezzi discutibili che Neil aveva usato per entrare a palazzo, anche se sarebbe stato più facile entrare da un passaggio segreto o con un travestimento che non prevedesse la magia.

Ma da quando il giardiniere aveva scoperchiato il vaso di Pandora della sua magia innata e stranamente potente, che fino a quel momento era rimasta sepolta dentro di lui, sembrava cercare ogni scusa per usarla. Era a fin di bene, su questo non c’erano dubbi, ma non era sempre necessaria.

E sembrava essersi legato molto a quel libro di incantesimi blu con un coleottero disegnato sopra.

Anche ora che non era più un lupo, Gunnar riusciva ad avvertire il cambiamento in lui, e l’energia che lo avvolgeva.

Lo preoccupava, ma era felice che Neil fosse dalla sua parte e dalla parte di Nives.

Era un alleato potente, su questo non c’erano dubbi.

-Scherzi a parte, hai in mente il piano?- Neil smise di scherzare, e tornò serio, adocchiando la sala da ballo dove stavano per entrare, di soppiatto, senza venire annunciati. Non volevano che la contessa si accorgesse che il principe Herbert era cresciuto di otto anni in poche settimane.

-Tutti e tre i piani- rispose Gunnar, concentrato, notando immediatamente Nives, in mezzo alla sala gremita di gente.

Il suo cuore si riempì di calore alla sua vista, anche se lo stomaco si strinse, notando quanto fosse triste.

La principessa aveva un’espressione di ghiaccio, seduta sul proprio trono, e vestita con un elegante abito che era appartenuto a sua madre.

Era composta e precisa, ma Gunnar notò che lo sguardo era lontano, la postura troppo rigida, e la sua mano ogni tanto abbandonava il suo grembo per andare al fianco del trono, come se cercasse qualcosa… o qualcuno.

Di solito Gunnar si sedeva sempre in quel punto, accanto a lei.

Gli mancavano tanto le sue carezze.

-Vedi il principe Hansen?- chiese Neil, distogliendo Gunnar dalla sua nostalgica osservazione.

L’ex-lupo si guardò intorno, cercando il promesso sposo della sua amata, e lo notò intento a parlare con alcuni nobili vicino alle pietanze. Aveva due bicchieri in mano, ma non sembrava voler andare da Nives a porgerle il suo tanto presto.

Meglio per Nives, sicuramente.

-Vicino al tavolo del buffet. Mentre la contessa parla con Olafur vicino all’entrata- Gunnar indicò i due membri più pericolosi della corte in quel momento.

-Più che altro sembra che litighino. Tu controlla Nives, io vedo di attirare l’attenzione di Hansen. Cercherò di portarlo tu-sai-dove per il gran finale- spiegò Neil, iniziando ad avviarsi verso il tavolo del buffet.

-E se non attirerai la sua attenzione, ci proverò io- Gunnar annuì, e al contrario si diresse verso Nives, stando ben attento a non farsi troppo notare.

Non che ci fosse il rischio.

Non era vestito particolarmente elegante, e non credeva di spiccare, in mezzo a tutti quei bei nobili e principi infiocchettati.

Si mise contro un muro, non troppo distante dai troni ma neanche troppo vicino da attirare l’attenzione, e rimase a fissare Nives, per controllare che fosse al sicuro, e intervenire nel caso non lo fosse stata.

Nonostante non fosse più un lupo, gli erano rimasti i sensi acuti, e riusciva a discernere ogni dettaglio della ragazza. O forse era solo un suo talento naturale. 

Probabilmente era solo perché quella era Nives, e Gunnar la conosceva meglio di sé stesso.

Sembrava agitata e allo stesso tempo demoralizzata, senza molta voglia di vivere.

Gunnar detestava vederla così.

Era sempre stata la persona più entusiasta che conoscesse, con un caratterino tutto pepe sempre pronto all’avventura.

Era raro vedere i suoi bellissimi occhi azzurri così spenti e privi di vita.

Forse accortasi di essere osservata, Nives sollevò la testa verso Gunnar, e i loro occhi si incrociarono per un istante, prima che l’uomo distogliesse lo sguardo, imbarazzato per essere stato beccato.

Non era mai stato strano per lui fissare Nives, anche a lungo, ma in quel momento non era un lupo, e Nives non lo conosceva.

Sperò di non averla turbata con la sua attenzione sicuramente indesiderata, e lanciò un’occhiata verso il tavolo del buffet, dove Neil, ancora nei panni del finto Herbert di Lom, stava cercando di convincere un restio e sospettoso Hansen a seguirlo da qualche parte.

Forse il piano A non avrebbe funzionato, Gunnar doveva essere pronto a passare al piano B.

-Scusatemi…- una voce molto conosciuta ma allo stesso tempo completamente inaspettata, attirò la sua attenzione, e Gunnar si voltò di scatto verso la principessa Nives, che lo aveva raggiunto e lo guardava con curiosità e sospetto.

Il cuore di Gunnar iniziò a battere furiosamente nel petto. Non si aspettava che avrebbe parlato con lei.

-Ehm… buonasera principessa Nives. Avete bisogno di qualcosa?- fece un profondo inchino rispettoso, mettendosi a disposizione per qualsiasi evenienza.

Nives piegò la testa, fissandolo con una certa curiosità.

-Non vi ho visto entrare. Penso abbiate saltato l’annuncio. Chi siete?- indagò, formale ma non trattenendo il sospetto.

Nives era davvero percettiva, Gunnar avrebbe dovuto sapere che avrebbe in fretta notato la stranezza.

Il suo istinto gli stava urlando di spiegarle tutto e presentarsi come Gunnar, il suo Gunnar, ma tenne a freno l’istinto, e si attenne al copione.

Non voleva che Nives sapesse che lui era un umano.

Non perché temesse che le cose tra di loro sarebbero cambiate, ma perché non voleva scoprire cosa avrebbe provato Nives nel conoscere la verità, quando comunque tale verità non sarebbe durata.

Perché Gunnar aveva solo quella notte.

Una notte soltanto, e sarebbe tornato un lupo.

Non voleva darsi false speranze, e non voleva turbare Nives con una verità che rischiava solo di ferire entrambi.

-Sono un cavaliere alla corte del principe Herbert di Lom- spiegò, senza guardare la principessa negli occhi.

-Oh, capisco. Non credevo che il principe Herbert sarebbe giunto- osservò Nives, guardandosi intorno come a cercare il principe, che però non aveva mai visto e non avrebbe saputo riconoscere neanche se si fosse effettivamente trovato lì.

-Vista la bellezza del vostro regno, sarebbe stato sciocco da parte sua non presentarsi per goderne- si complimentò Gunnar.

Nives accennò un sorrisino.

-Siete la prima persona che commenta la bellezza del mio regno prima di commentare la mia- osservò, in tono casuale.

-Trovo che la bellezza di una principessa sia nel suo regno, e la vera bellezza di una donna sia nel suo carattere- commentò Gunnar, senza esitare neanche un secondo.

-State forse dicendo che sono brutta?- Nives finse di essere offesa.

Finalmente Gunnar alzò lo sguardo su di lei, guardandola negli occhi.

Avevano riacquistato un po’ di quella brillante luce energica che li caratterizzava. 

Non trattenne un sorriso.

-Siete meravigliosa, principessa- ammise, un po’ imbarazzato.

Ma era la verità.

A Gunnar non importava nulla della bellezza esteriore, e avrebbe amato Nives anche se fosse stata un gnoma-elfa come Calengol (che non era proprio un adone, diciamo), ma non cambiava il fatto che la principessa fosse di una bellezza stupefacente.

Per un attimo, Nives sembrò persa negli occhi di Gunnar, ma poi sembrò notare qualcosa alle spalle dell’uomo, e sgranò gli occhi, impallidendo leggermente.

Gunnar si mise subito sull’attenti.

-Va tutto ben..?- iniziò a chiedere, già pronto a proteggerla, ma Nives lo interruppe, prendendolo per un braccio e iniziando a trascinarlo in pista.

-Ballate con me- la richiesta sembrò più un ordine, e Gunnar si sentì arrossire mentre veniva portato al centro della sala, per ballare un valzer di cui non conosceva i passi.

Era umano da un paio d’ore, aveva tutto il diritto di non saper ballare.

-Ehm, principessa Nives, non sono molto…- provò ad ammettere, ma Nives scosse la testa.

-Guido io, basta che segui i miei passi- si mise in posizione, e iniziò a guidarlo.

Gunnar provò a seguirla, stando bene attento a non pestarle i piedi, e ritrovandosi abbastanza in fretta a capire le mosse.

Era pur sempre un lupo molto agile, dopotutto. E qualcosa, del suo istinto animale, era rimasto.

-Vi chiedo scusa per avervi trascinato qui senza chiedere, ma…- dopo qualche passo, Nives abbassò la testa, ed esitò appena nel confessare il motivo di quel brusco invito.

Neil approfittò di un giro per lanciare un’occhiata verso la direzione dove Nives aveva notato qualsiasi cosa l’avesse spinta ad allontanarsi.

E tale cosa si rivelò essere un seccato principe Hansen, con ancora due bicchieri in mano, che lanciava ai due ballerini uno sguardo di fuoco puro.

Accanto a lui, Neil faceva passare lo sguardo da Hansen alla coppia e ritorno.

Fece un cenno a Gunnar che sembrava dire “B”.

Piano B.

Sicuramente Gunnar aveva attirato l’attenzione di Hansen più di quanto avesse fatto Neil, quindi il piano B era più plausibile.

Ma per il momento… Gunnar voleva godersi il ballo.

Perché quella sarebbe stata la prima e ultima volta che avrebbe ballato con Nives, e voleva vivere appieno ogni istante.

-Non vi preoccupate, principessa Nives, non dovete giustificarvi- la rassicurò, ballando in modo più sicuro, ma stando ancora attento a non colpirla, soprattutto ai piedi. Sapeva quanto le fossero scomode le scarpe eleganti con i tacchi, e non voleva peggiorare la sua situazione.

-Dovete pensare che sono una pessima futura moglie, a ballare con uno sconosciuto il giorno prima del mio matrimonio- sussurrò la ragazza, con sguardo basso e occhi nuovamente spenti, che mostravano tutta la sua tristezza per la situazione in cui si trovava.

Gunnar strinse con più forza la presa sulla sua mano, facendole sollevare lo sguardo verso di lui.

-In questo momento sto pensando solo a quanto io sia fortunato nel poter ballare con voi- ammise, con la massima sincerità.

Non riusciva a credere che fosse vero.

Neanche nei suoi più meravigliosi sogni riusciva a ballare con Nives, da umano.

La principessa lo guardò con intensità, colpita dalle sue parole, e Gunnar si rese conto che stava esagerando.

Non poteva ammettere così esplicitamente quanto tenesse alla principessa.

Cercò di recuperare la situazione.

-Dopotutto, non essendo capace di ballare, ed essendo un semplice cavaliere, non ho mai avuto occasione di ballare con una dama così abile come voi- finse di non sentirsi fortunato per il poter ballare con Nives, in particolare, ma in generale per via del ballo.

Nives non trattenne una risatina, soprattutto nel vederlo così impacciato.

-State andando splendidamente, Sir… come vi chiamate?- chiese, curiosa.

-Eh…- Gunnar esitò.

Poteva darle un nome, il suo vero nome, ma ormai lui si sentiva Gunnar, non più Conall.

Era il nome che gli aveva donato Nives, e teneva ad esso molto più che al suo vero nome. Era anche il nome che l’aveva accompagnato per buona parte della sua vita.

Venne salvato dal rispondere da un arrivo che però fu piuttosto sgradito.

-Perdonate l’intrusione, ma…- Gunnar vide la mano che si dirigeva verso Nives con l’intento di afferrarle bruscamente il braccio, e agì di istinto, mettendosi davanti alla ragazza, e proteggendola con il proprio corpo dalla minaccia che l’aveva raggiunta alle spalle, emettendo un suono che sembrò piuttosto simile ad un grugnito lupesco, e sorprendendo non poco sia Nives che il principe Hansen, che li aveva raggiunti per riappropriarsi della sua futura sposa, ma ora fissava Gunnar come se fosse molto più interessato a lui piuttosto che a Nives.

-E voi chi sareste?- chiese, la voce mostrava chiaramente l’accusa e la rabbia nei confronti del disturbatore.

Gunnar cercò di recuperare il contegno, mettendosi da un lato per non far capire che avesse effettivamente cercato di proteggere Nives dalla minaccia, e si sgranchì la gola, assumendo un tono che sperò risultasse rilassato.

-Sono il cavaliere del principe Herbert di Lom- spiegò, facendo un inchino verso il principe, ma non chiamandolo per nome e non salutandolo in modo ufficiale.

Quell’uomo non si meritava rispetto.

E… Gunnar era suonato molto più aggressivo di quanto avrebbe voluto.

Ops.

-Beh, non so se lo sapete, ma state ballando con la mia... achoo!- l’obiezione di Hansen venne interrotta da un potente starnuto, che sorprese non poco Gunnar, lo stesso Hansen, e anche Nives, che lanciò a Gunnar un’occhiata di consapevolezza e sorpresa, che però l’ex-lupo non colse, troppo impegnato ad osservare Hansen, e ad elaborare nella sua mente un sacco di cose.

Non aveva minimamente pensato che il fatto che fosse stato un lupo avrebbe innescato l’allergia di Hansen anche adesso che era un umano, ma poteva essere un’occasione per attirare l’attenzione del principe e portarlo dove voleva lui.

-State bene, principe Hansen?- chiese, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca, e porgendoglielo.

Hansen non lo prese, guardava Gunnar con odio.

-Lo sapevo che era troppo protettivo…- borbottò, senza molta logica.

Riuscì però a recuperare in fretta la compostezza.

-Nives, cara, ti ho portato da bere. Forse è il caso di sederti, non credi?- porse il bicchiere alla futura moglie.

Gunnar cercò di essere discreto mentre provava ad analizzarne il contenuto per assicurarsi che non fosse avvelenato, ma gli bastò osservare l’espressione di Nives per avere l’assoluta certezza che non l’avrebbe bevuto.

-Non mi sembra di avervi richiesto da bere- obiettò, per niente intenzionata ad eseguire alcun ordine.

Gunnar non trattenne un sorrisino.

Quella era la sua amata Nives, ribelle e determinata.

-Oh, ma cara… stavo cercando di essere gentile- Hansen alzò la voce per attirare l’attenzione di altri ospiti e far passare la sua futura moglie dalla parte del torto.

Nives avrebbe obiettato, ma Gunnar fu più rapido, e si affrettò a cambiare argomento.

Fece un profondo inchino verso Nives.

-È stato un onore ballare con voi, principessa. Siete una donna davvero incredibile, e le storie non vi rendono giustizia- le fece un complimento finale, che risultava un po’ forzato ma che serviva ad attirare l’attenzione di Hansen, e senza salutare quest’ultimo, si avviò verso Neil, ancora travestito da principe Herbert, che osservava la scena con attenzione, e scelse proprio quel momento per schioccare le dita, e apparire per un attimo con il suo vero aspetto.

Questo fece sobbalzare Gunnar, che gli si avvicinò in pochi passi.

-Cosa è successo?- chiese, riferendosi all’incertezza nella sua magia.

-Ho attirato l’attenzione del nostro uomo- rispose Neil, con semplicità.

-Pensavo avessimo optato per il piano B- Gunnar lo fissò con un sopracciglio inarcato.

-Ma tu vorresti evitare che Nives scopra la tua vera identità, quindi non è forse meglio se sono io a parlare con il nostro principino mentre tu ti assicuri che le persone ascoltino?- Neil gli sorrise, incoraggiante, e dietro una maschera di magia che Gunnar non approvava affatto, l’uomo scorse la gentilezza che aveva sempre notato in lui, nascosta dietro il sarcasmo e la lingua affilata.

Neil era una persona complessa, ma se teneva a qualcuno, era sempre molto attento a comportarsi al meglio con tale persona.

Era l’uomo perfetto per Nives, anche se Gunnar non avrebbe mai voluto ammetterlo.

Annuì.

-Sta guardando nella nostra direzione?- chiese, avvicinandosi di più per dare l’impressione (corretta) che stessero confabulando tra loro.

Neil annuì.

-Purtroppo anche Nives non fa che fissarti, quindi non possiamo ancora far cadere la trappola- spiegò la situazione.

Gunnar provò a non arrossire al pensiero che Nives lo stesse fissando, e si ripeté che probabilmente stava guardando Neil, o che, nel caso guardasse lui, fosse solo perché lui la insospettiva.

Era molto coerente con il suo carattere, dopotutto.

-Hai in mente una distrazione per Nives mentre io mi occupo di Hansen?- chiese poi Neil, distogliendolo dai suoi pensieri, e mostrando il pacchetto che sarebbe servito come esca per attirare il principe in una trappola.

Gunnar si guardò intorno, e poi sorrise notando la distrazione perfetta.

-Dammi un minuto- disse con sicurezza, prendendo un pezzo di torta al cioccolato dal buffet, e avviandosi verso un muro poco distante, seguito dagli sguardi di Nives e del suo presunto promesso sposo, che si erano allontanati l’uno dall’altra, ma continuavano a guardare fisso lui.

Mentre Neil raggiungeva il principe, Gunnar raggiunse il muro, e si appoggiò ad esso, con nonchalance, e facendo finta di nulla.

Poi porse il piatto, che non aveva neanche toccato, alla sua destra.

-Posso offrirvi una fetta di torta, giovane contessa?- chiese alla figura che era molto ben mimetizzata con la carta da parati, e che sobbalzò nell’essere scoperta, dando via definitivamente la sua posizione, e facendo sorridere Gunnar.

Adorava le due contessine Thina e Tallia, e sebbene non fossero state invitate a partecipare alla festa, in quanto troppo piccole, Gunnar era felice di riuscire a vedere almeno Thina mentre era in forma umana.

L’aveva notata all’inizio della serata, ma non aveva voluto dare via la sua posizione per non metterla nei guai con la zia. Ora che Berglind era dall’altra parte della stanza a fare la civettuola con un nobile che aveva la metà dei suoi anni e sembrava piuttosto a disagio, Gunnar aveva deciso di interpellarla, per attirare l’attenzione di Nives.

Gli dispiaceva un po’ per Thina, ma sapeva che non avrebbe ricevuto conseguenze negativa per la sua piccola bravata.

Thina non rispose, e cercò di restare mimetizzata.

Gunnar notò che tremava leggermente, e si diede mentalmente dello stupido per il modo in cui l’aveva approcciata.

Era così abituato a starle accanto come lupo, che non aveva pensato che in quel momento era uno sconosciuto che l’aveva appena scoperta e la poteva mettere davvero nei guai.

Si piegò in modo da essere nella sua stessa altezza, e abbassò la voce, che si fece più rassicurante.

-Non intendevo spaventarvi, contessina, chiedo umilmente perdono. Ho solo notato che siete qui da un po’ e temevo che aveste fame. Non dirò a nessuno di avervi vista qui, lo prometto. Se volete posso coprirvi alla vista mentre mangiate- cercò di essere incoraggiante.

Thina si girò verso di lui, e finalmente lo guardò, con un certo timore, ma anche rassicurata dalle sue parole.

-Chi siete?- sussurrò, e Gunnar riuscì a sentirla solo perché aveva ancora l’udito lupesco.

Sorrise, e accennò un inchino.

-Sono il cavaliere del principe Herbert di Lom, al vostro servizio- si mise a disposizione, porgendo poi la torta, che Thina prese con una certa esitazione.

Aveva lo stomaco che brontolava.

-Thina!- in pochi secondi vennero raggiunti da una preoccupata Nives, e la bambina per poco non fece cadere il piatto per la sorpresa. Per fortuna Gunnar lo afferrò al volo, evitando di sporcare tutto.

-Nives!- Thina si nascose istintivamente dietro Gunnar per farsi proteggere, preoccupata per essere stata scoperta dalla cugina.

Gunnar non trattenne un sorrisino commosso al pensiero che anche se non lo riconosceva, Thina era comunque portata a fidarsi di lui. 

Si guardò intorno per sicurezza, ma nessuno sembrava badare a loro, dato che erano in una zona isolata della stanza.

Hansen era stato approcciato da Neil, ancora travestito, e finalmente sembrava aver attirato la sua attenzione.

Gunnar doveva tenerlo d’occhio e controllare quando sarebbero usciti dalla stanza, per continuare con il piano.

-Cosa volete da mia cugina?- la voce accusatoria e irritata di Nives attirò completamente la sua attenzione, e Gunnar posò lo sguardo su di lei, sorpreso.

Conosceva quel tono, ma la principessa non lo aveva mai usato contro di lui.

E la cosa lo ferì più di quanto si sarebbe aspettato.

Si affrettò ad alzare le mani e a fare un passo indietro, allontanandosi da Thina. Poteva capire il sospetto e l’istinto di protezione, dopotutto.

-L’ho notata quando sono entrato nella stanza, e mi è sembrato che potesse essere affamata dato che è rimasta a lungo in piedi. Chiedo scusa, non volevo essere inopportuno- si giustificò, sentitamente.

-È stato gentile, ha detto che non dirà a nessuno di avermi vista- Thina prese le sue difese, e Gunnar la guardò con affetto.

Era davvero una brava bambina.

Nives continuò a fissare Gunnar, anche quando successivamente si rivolse alla cugina.

-Dovresti essere a letto da un pezzo, Thina- la rimproverò.

-Ma non mi ha notato nessuno- provò ad obiettare Thina, prendendo discretamente la fetta di torta al cioccolato che Gunnar le aveva offerto nuovamente e iniziando a mangiarla approfittando della distrazione della cugina più grande.

-Il gentiluomo qui presente ti ha notato, mi sembra- insistette Nives, squadrando Gunnar dall’alto in basso.

Gunnar sostenne il suo sguardo.

-Se posso permettermi, penso di essere l’unico ad averla notata, altrimenti le altre guardie avrebbero fatto qualcosa. E vostra zia è distratta, in questo momento- Gunnar si eresse a difesa di Thina, guadagnandosi un sorriso grato dalla bambina, che con il volto sporco di torta iniziava ad essere un po’ meno mimetizzata. Gunnar le offrì istintivamente il proprio fazzoletto, che però venne intercettato da Nives prima che potesse arrivare a lei.

-Chi vi dice che le nostre guardie qualificate non l’abbiano notata e abbiano solo fatto finta di niente?- Nives lo sfidò, pulendo il volto della cugina con attenzione dal cioccolato con tale fazzoletto.

-È una possibilità- Gunnar non insistette, e rifiutò la sfida.

Non era lì per discutere con Nives. 

Era lì solo ed unicamente per sostenerla e aiutarla.

Entrambi sapevano che le guardie non avevano notato Thina, altrimenti l’avrebbero arrestata, perché non conoscevano bene Thina, dato che erano nuove, e sicuramente non l’avrebbero riconosciuta vestita così e l’avrebbero scambiata per una intrusa.

Non serviva che Gunnar confermasse ciò che entrambi già sapevano.

Nives sospirò, e abbandonò le ostilità, facendosi contagiare dalla tranquillità di Gunnar, che era rimasto composto e si guardava intorno per assicurarsi che non stessero attirando l’attenzione, da bravo lupo da guardia.

-Thina, è meglio che tu vada a dormire, adesso. Si sta facendo tardi- suggerì Nives alla cugina, in tono dolce e incoraggiante.

Thina sospirò, un po’ abbattuta, ma non obiettò, ed eseguì.

-Grazie della torta, cavaliere- ringraziò Gunnar con un piccolo inchino, facendolo arrossire appena.

Non si aspettava di essere interpellato.

-È stato un onore fare la vostra conoscenza, contessa- Gunnar ricambiò, facendola ridacchiare per la formalità, e poi la bambina scappò attraverso un passaggio segreto, diretta in camera.

Gunnar e Nives rimasero da soli.

-Non l’avevo notata neanche io, e di solito mi accorgo quando si mimetizza- commentò Nives, in tono neutro, chiudendo al meglio il passaggio segreto.

-Sono un buon osservatore- Gunnar alzò le spalle, mite, senza darsi delle arie.

-Molto più delle nostre guardie, questo è certo- Nives si esibì in un profondo sospiro stanco, e si appoggiò al muro, accanto a Gunnar.

L’uomo la osservò, con una certa apprensione.

Sembrava davvero provata da tutta la situazione.

Avrebbe tanto voluto poterla abbracciare e rassicurarla, ma non poteva renderla partecipe del loro piano, era troppo pericoloso.

E comunque sarebbe finito tutto molto in fretta.

-Fino a pochi giorni fa avevamo delle guardie decisamente più competenti- sussurrò poi Nives, quasi tra sé -Erano dei grandi lupi bianchi. Sicuramente penserete che è pericoloso assumere dei lupi- Nives scosse la testa.

-Niente affatto, sanno essere creature nobili e protettive. I lupi sono di natura estremamente leale- si affrettò ad obiettare Gunnar, difendendo immediatamente il suo branco.

Sapeva che Nives conosceva queste ovvietà meglio di lui, ma ci teneva a dirlo, comunque.

Era di parte, questo sì, ma era certo che i suoi lupi sarebbero stati delle guardie molto più competenti a quel ballo.

Nives sorrise, felice di aver trovato un alleato che la pensava come lei.

-In pochi lo pensano, purtroppo. La mia guardia del corpo personale è il capo del branco, ed è davvero il migliore. A volte, quando lo guardo negli occhi, mi sembra di potergli leggere nel pensiero. Mi capisce più di qualsiasi essere umano. Non sembra neanche un lupo- Nives iniziò a parlare di lui, con profonda nostalgia e occhi velati di lacrime. Si avvicinò leggermente a Gunnar, scivolando contro il muro.

Gunnar diede sfogo a tutto il suo autocontrollo per restare impassibile, e probabilmente fallì, perché era davvero difficile per lui vedere Nives così abbattuta, soprattutto a causa sua, e non poterla rassicurare.

-Sono certo che non vi abbandonerà, e tornerà presto da voi- provò a rassicurarla, consapevole che suonasse come una frase fatta.

Ma era completamente sincero.

Perché lui non l’avrebbe mai abbandonata. 

Umano o lupo che fosse, sarebbe sempre tornato da lei, e l’avrebbe sempre protetta, fino alla morte.

-Lo so… Gunnar- Nives sorrise tra sé, sollevando lo sguardo verso di lui, e Gunnar perse un battito.

Sembrava quasi come se si fosse rivolta a lui, chiamandolo…

Ma non poteva averlo riconosciuto.

-È… è il nome del vostro lupo? Gunnar?- chiese, cercando di non dare a vedere quanto sentire quel nome l’avesse scosso.

Nives lo guardò con espressione indefinibile, e poi annuì.

-Sì, è così che l’ho chiamato, quando abbiamo assunto lui e tutti i suoi lupi. Vi piace come nome?- lo guardò carica di aspettativa.

Gunnar amava il suo nome.

-Trovo che sia uno splendido nome, principessa- disse con assoluta sincerità.

-E voi… come vi chiamate? Non mi avete risposto, poc’anzi- Nives provò nuovamente ad indagare sul suo nome, avvicinandosi sempre di più.

Gunner si guardò intorno, come cercando un aiuto nella stanza per evitare di rispondere.

Forse poteva usare il suo vecchio nome, era sempre una strada sicura.

Ma prima che potesse farlo, si rese conto di una cosa importante.

Hansen e Neil non erano più nella stanza.

La conversazione con Nives lo aveva distratto.

Non aveva tempo da perdere.

-Chiedo perdono, principessa Nives, devo occuparmi di una cosa. Spero passiate una bella serata- si congedò alla principessa, con un inchino e un fugace bacio sulla mano, prima di correre verso la direzione che Neil gli aveva indicato di raggiungere.

Nives rimase ammutolita nell’angolo, la mano che sembrava quasi bruciare, e le guance in fiamme.

Era abituata a ricevere baci sulla mano, era una forma di rispetto comune con la quale i nobili le rendevano omaggio.

Ma questa era la prima volta che il contatto le faceva battere il cuore un po’ troppo forte.

In realtà quella era la prima volta che un uomo la facesse sentire così turbata, e agitata.

Il misterioso cavaliere rispondeva sempre in modo ottimale, era educato e gentile, molto attento, e aveva uno sguardo davvero troppo familiare.

Solo che non poteva essere la persona che credeva Nives.

Perché non era possibile che tale persona la rendesse così agitata.

…e non era una persona, in realtà.

Anche se… nessuno l’aveva mai fatta sentire così, e lei non credeva nei colpi di fulmine.

I suoi pensieri confusi vennero distratti da un suono completamente inaspettato, provenire dal punto dove il misterioso cavaliere era sparito.

Un mormorare confuso iniziò a sollevarsi nella sala, e Nives si affrettò a raggiungere la zona, dove uno dei grandi muri di ghiaccio era diventato trasparente, come una specie di finestra.

E dall’altra parte di tale finestra, il principe Hansen stava discutendo con una certa enfasi con Neil, vestito elegante, che sorrideva appena, e lo stava lasciando parlare.

-Non ho fatto niente di ché, in realtà. Ciò di cui mi hai accusato in biblioteca, non è merito mio. Non sono stato io ad attirare Calengol al castello. Sapevo solo che sarebbe giunto-

Nives era scioccata.

Cosa stava succedendo?!

E se non era stato Hansen, in quella circostanza, chi era stato?!

 

Neil conosceva il palazzo meglio di chiunque altro, persino meglio di Nives e Gunnar.

Probabilmente era il luogo che conosceva meglio in tutti i cinque regni, dato che aveva passato la maggior parte del suo tempo nel Regno dei Ghiacci Eterni, con suo padre al Grande Albero, ed era sempre stato più complicato entrare ad Arcandida rispetto a tutti gli altri luoghi negli altri regni.

Fiordoblio, la reggia del Regno dei Coralli, era semplice e priva di segreti; Jangalaliana, nel Regno delle Foreste, era piccola e facilmente esplorabile; Roccadocra era misteriosa e ampia, ma Neil aveva sempre passato più tempo con Samah che intento ad esplorarla; mentre Terratonda era davvero piena di segreti, e il luogo che Neil aveva visitato meno, pertanto non era ancora arrivato a conoscerli tutti, purtroppo.

Arcandida, al contrario, era in assoluto un libro aperto per il giardiniere. Il ponte levatoio che si apriva e chiudeva con una parola d’ordine (anche se a lui lo lasciava passare senza problemi anche senza la parola), i passaggi segreti che si inoltravano nel castello, le stanze segrete e nascoste piene di oggetti ormai dimenticati… Neil conosceva anche il luogo segreto di Nives, quello dove conservava la lastra d’argento, anche se non sapeva fosse il suo luogo segreto, né ciò che la ragazza aveva nascosto lì.

E Neil conosceva anche la stanza specchiata, e il modo di renderla tale.

Lo aveva scoperto quando era piccolo, mentre cercava un passaggio segreto nella sala da ballo della reggia. Aveva premuto per sbaglio un pulsante, e aveva notato che il muro di ghiaccio si era fatto trasparente, mostrando una stanza dietro di esso.

Preso dalla curiosità aveva scoperto che tale stanza era identica alla sala da ballo, solo che leggermente più piccola, e da lì la sala da ballo non si vedeva, a meno che non si premesse un pulsante anche dall’altra parte.

Uno strano gioco di specchi, o forse di magia.

Non aveva capito l’utilità di una stanza del genere, ma in quel momento sarebbe tornata utile.

Perché avrebbe trascinato lì il principe Hansen, Gunnar avrebbe premuto il pulsante, e Neil avrebbe manipolato il principe in modo da fargli ammettere tutti i suoi piani davanti ad una folla di gente come testimone. Il matrimonio sarebbe senz’altro stato annullato, di fronte a tali prove di intenti nefasti.

E il piano stava andando perfettamente.

Aveva mostrato una finta lastra d’argento a Hansen in modo che lo seguisse, e si era smascherato perché non voleva che qualcuno gli facesse domande sul suo volto e la sua identità presi in prestito.

E si era posizionato nella sala specchiata sperando che Gunnar non si facesse distrarre troppo da Nives per premere il pulsante che Neil gli aveva indicato.

-Allora, vuoi parlare di affari, parliamo di affari- esordì Hansen, dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

Neil si rigirò la finta lastra d’argento tra le mani.

-Quanto desideri questo oggetto? Io ho un prezzo in mente, vediamo se siamo sulla stessa lunghezza d’onda- Neil iniziò a prendere tempo, sperando che Hansen non gli chiedesse di mostrargli la lastra perché Neil non aveva idea di come dovesse apparire, a dire il vero.

Aveva solo preso un pezzo di corteccia dal Grande Albero e lo aveva dipinto di argento.

-Non ho tempo per i giochetti. Non so se te lo ricordi, giardiniere illegittimo, ma la festa è dedicata a me, dato che domani mi sposo. Non posso far aspettare troppo a lungo i miei graditi ospiti- Hansen si avvicinò, deciso, pronto ad afferrare la lastra d’argento.

Neil la tenne fuori dalla sua portata, facendola sparire nelle sue maniche.

-Non così in fretta. Va bene, ti dirò il mio prezzo, allora. Dimmi come hai fatto a imbrogliare tutti- Neil si poggiò contro una colonna, mostrandosi rilassato.

Hansen lo squadrò con sospetto.

-Non ho imbrogliato nessuno, giardiniere- disse con semplicità, guardandosi intorno per controllare che non ci fosse nessuno, aspettandosi qualche colpo basso.

Aveva imparato a non sottovalutare Neil da quando lo aveva visto affrontare Calengol, e purtroppo Hanse non era uno stolto.

-Tranquillo, questa zona del castello è insonorizzata. E se anche provassi a dire qualcosa contro di te sai benissimo che nessuno mi crederebbe. Sono solo curioso perché è tutta la vita che giro attorno alla famiglia reale, e non sono mai riuscito a raggiungere un tale obiettivo. Come hai fatto?- Neil lo guardò con la massima ammirazione, e decise di giocarsi la carta dell’ambizione, fingendo di essere solo l’ennesimo opportunista che cercava soldi e potere.

Tutti lo guardavano sempre come tale, nei cinque regni, quindi non doveva essere troppo difficile interpretare quel ruolo.

-Intanto sono un principe, e sono molto più raffinato ed educato, per questo la principessa si è innamorata di me- Hansen continuò a mantenere la sceneggiata del fidanzato perfetto, come se fosse ancora in mezzo a tanta gente.

Neil doveva fare un passo in più.

-Capisco, allora non ti serve la lastra d’argento- superò Hansen e fece per andarsene dalla stanza.

-Aspetta!- lui, ovviamente, lo fermò.

Neil trattenne un sorrisino vittorioso, e si girò, in attesa di vere risposte.

Hansen si guardò ancora intorno.

-Non ho fatto niente di ché, in realtà. Ciò di cui mi hai accusato in biblioteca, non è merito mio. Non sono stato io ad attirare Calengol al castello. Sapevo solo che sarebbe giunto- ammise, a voce bassa.

-Come facevi a saperlo?- chiese Neil, confuso.

In effetti aveva senso che Hansen non avesse rapporti con Calengol. Dopotutto il mezzo uomo e mezzo elfo lo aveva attaccato nel tragitto verso il villaggio, e Calengol si era sempre dimostrato leale con i suoi alleati, pertanto non avrebbe colpito Hansen se avesse pensato che fossero dalla stessa parte. Gli imbrogli non erano da lui . 

Che Hansen avesse un complice di cui nessuno era a conoscenza?

-Un presentimento- Hansen alzò le spalle.

Perché era così vago?!

Neil tirò fuori nuovamente la lastra d’argento, per convincerlo a parlare, tenendola fuori dalla portata di vista delle persone nella stanza accanto, ma perfettamente visibile a Hansen.

-E questa a cosa ti serve?- chiese poi.

Non aveva idea di cosa fosse, ma se Hansen la cercava e Nives l’aveva nascosta a tutti, lui compreso, sicuramente era importante.

Poteva avere a che fare con la magia, o con la guerra.

Poteva essere davvero un’arma pericolosa.

-Non lo so- sussurrò Hansen.

-Allora significa che non la vuoi davvero- Neil sbuffò, iniziando ad irritarsi.

-Non è per me! È per… una persona- Hansen iniziò ad agitarsi, preoccupato che Neil potesse tenergli lontana la lastra.

Dai suoi occhi si notava che chiunque fosse tale persona, lo spaventava non poco.

-Chi? Se me la fai conoscere potrei consegnargliela io stesso. Così magari potrei essere io a sposare una principessa, con il suo aiuto- continuò a provocarlo, nel tono più irritabile che riuscisse a tirare fuori.

Non era molto difficile, era un maestro dei toni irritanti.

-Non so chi sia! Non l’ho mai visto in faccia. Ma è stato lui a pianificare l’attacco di Calengol da farmi sventare. È stato lui a dirmi della legge che avrebbe obbligato la principessa Nives a sposarmi, e in cambio gli devo consegnare la lastra d’argento. Erano queste le condizioni- sbottò Hansen, gettandosi su Neil cercando di afferrare la lastra, che il giardiniere fece nuovamente sparire, scansandosi senza problemi. Non aveva i riflessi di Gunnar, ma era abbastanza allenato.

-Ma come, la principessa Nives non vi sposa perché innamorata?- Neil lo prese in giro.

Era felice di starlo facendo cedere con il suo comportamento provocatorio.

-Si innamorerà prima o poi! Non è importante, comunque. Il matrimonio è un’altra cosa, e ora che mi sono anche liberato dei suoi lupi e di te, non avrà più influenze negative che la allontaneranno da me. Tsk, il rapporto che aveva con quel lupo era malato- Hansen iniziò ad alzare la voce. Menzionare Gunnar sembrava davvero farlo uscire dai gangheri.

Perfetto.

-Intendi un rapporto di amicizia e rispetto? Già, disgustoso. Chi mai potrebbe volere un animale domestico affettuoso e protettivo al proprio fianco pronto a proteggerlo da insistenti principini?!- commentò, sarcastico, cercando di difendere il rapporto di Nives e Gunnar al pubblico che sicuramente li stava guardando… sperava.

-Bah! Quel lupo non si è mai fidato di me! E quindi io mi sono liberato di lui. Lo avrei ucciso se avessi potuto, ma era più semplice accusarlo di essere negligente. Avresti dovuto vederlo, mentre lo addormentavo con un incantesimo. Ha lottato fino all’ultimo per resistere. Disgustoso il sentimento che prova per lei- Hansen non riusciva neanche a parlare di Gunnar senza iniziare a starnutire. 

-Vista così non capisco perché non si sia fidato… in fondo ti sei solo alleato con una persona misteriosa per indagare a palazzo, rubare un segreto del regno da Nives per venderlo a questa persona in cambio della mano della principessa per diventare re di Arcandida, usando la magia che come ben sai è bandita per intrappolare la sua guardia del corpo… e hai messo in pericolo di vita la principessa, in tutto questo. Sto dimenticando qualcosa?- Neil ricapitolò velocemente i fatti per rendere chiaro agli spettatori il pericolo che comportava quell’uomo, e tutte le leggi che aveva infranto.

Era abbastanza per arrestarlo, soprattutto dopo aver ammesso che aveva usato la magia per fare del male a qualcuno.

-Le ho salvato la vita! Anche se l’ho messa in pericolo, non cambia che l’ho liberata per sempre dal pericolo di quella vile creatura! E dai lupi! Non mi si può accusare di niente- Hansen provò a difendersi, sinceramente convinto di aver agito per il meglio.

-Tranne di tradimento ai danni della corona. Di questo ti si può accusare- mise in chiaro Neil, con la massima tranquillità.

-Forse, ma non ha importanza. Domani sposerò Nives, diventerò io il re di Arcandida, e nessuno mi potrà dire assolutamente nulla! Come hai detto tu, è la tua parola contro la mia. Ho conquistato il favore di tutto il castello, mentre neanche i tuoi veri genitori ti hanno voluto bene abbastanza da restare con te. Credi che se anche provassi a smascherarmi crederanno ad un orfano che usa la magia?- Hansen gli si avvicinò abbastanza da stargli a pochi centimetri, anche se Neil continuava a troneggiare su di lui, dato che era almeno cinque centimetri più alto.

E infatti non si sentì affatto minacciato, anche se l’accusa era grave, e Neil era effettivamente colpevole di averla usata, anche se con le migliori intenzioni.

Riuscì comunque a sostenere il suo sguardo.

-Il bue che dice cornuto all’asino. Sei tu ad aver ammesso di aver usato la magia, non io. Io non pratico incantesimi- ci tenne comunque a difendersi, offeso.

-Certo, e come spieghi la trasformazione del lu…- Hansen lo accusò, ma Neil lo interruppe prima che potesse dire qualcosa di compromettente.

-Beh, mi hai detto ciò che volevo sentire, dimostrandoti per ciò che sei: un ambizioso principe che è disposto a tradire la corona e mettere la principessa in pericolo per obbligarla a sposarti contro la sua volontà tramite un gioco di tradimento, inganno e manipolazione. Penso che ti meriti il tuo premio- Neil fece comparire nuovamente la lastra d’argento e la lanciò ad Hansen, che la prese immediatamente, con occhi brillanti.

-Finalmente potrò consegnarla al mio alleato- sussurrò tra sé, rassicurato.

-Cosa succede se non gliela consegni?- chiese Neil, sinceramente curioso.

-Non ti riguarda, giardiniere illegittimo- il principe strinse con forza la lastra al petto.

-Beh, un pochetto sì. Sono curioso di saperlo, dato che non otterrai mai ciò che vuoi. Anzi, saluta i tuoi invitati che ci stanno guardando dall’altra parte del muro di ghiaccio- Neil abbandonò le maschere, e si girò verso il muro, salutando con un grande sorriso persone che non poteva vedere.

Hansen seguì il suo sguardo, senza capire, ma impallidendo leggermente.

-Di che accidenti stai parlando?!- chiese, osservando la lastra, e notando che le sue mane si erano tinte di argento. La colorazione usata per il finto oggetto di scena era davvero pessima.

-Quella è finta, e hai appena ammesso davanti a tutti i tuoi invitati che hai mentito, ingannato e cospirato contro la principessa, supportando un traditore che l’ha messa volontariamente in pericolo di vita e usando la magia, bandita dai cinque regni- Neil si avviò verso il muro finto, e spinse un nuovo pulsante, che rese invisibile tale muro anche dalla loro parte, mostrando una folla di ospiti sconvolti, che fissavano la scena a bocca aperta e occhi sgranati, mormorando tra di loro.

Neil notò che Nives stava lasciando la stanza accompagnata da alcuni cavalieri non associati con il principe Hansen, e ovviamente da Gunnar, che non avrebbe mai lasciato il suo fianco ed era ben felice di supportarla.

La contessa Berglind sembrava furiosa, e fissava Neil come se fosse tutta colpa sua.

Hansel rimase di ghiaccio, è il caso di dirlo.

-Grazie a tutti per aver assistito al nostro show! Per eventuali rimostranze, si prega di rivolgersi alla contessa Berglind, la principale responsabile di aver aiutato e supportato il matrimonio e il principe Hansen durante la sua permanenza ad Arcandida. Vi auguro una buona serata, e vi prego assaggiare le tartine, sono ottime!- Neil salutò gli invitati in modo molto plateale, e usò un ennesimo pulsante per bloccare la visuale da entrambe le parti.

Il confronto finale non era il caso di farlo davanti a troppi testimoni.

-C_cos…?- Hansen tremava, e non sembrava avere del tutto capito cosa fosse successo.

-Nel caso non te ne fossi accorto, sei stati imbrogliato. Incredibile il palazzo di Arcandida, vero? Pieno di misteri e segreti…- Neil lo prese un po’ in giro, rilassato, mentre aspettava l’arrivo di Nives, Gunnar e qualche guardia pronti a rompere ufficialmente il fidanzamento e scortare il principe traditore nelle segrete, o fuori dal castello. L’esilio era d’obbligo, quantomeno. Ma le faccende burocratiche si sarebbero risolte in un altro momento.

L’importante adesso era renderlo inoffensivo e chiudere i rapporti.

Neil non vedeva l’ora di assistere.

-T_Tu… tu e la tua magia malvagia!- Hansen sembrava sul punto di saltargli addosso, e Neil era pronto, ma proprio in quel momento la porta si aprì, e Nives entrò nella stanza, con il suo peggiore sguardo di ghiaccio.

-Nives, tesoro- Hansen si rivolse a lei, civettuolo e pronto a spiegarsi e accusare Neil.

-Non osare chiamarmi così! Principe Hansen, delle isole del Nord, siete in arresto per cospirazione e tradimento nei confronti della corona del Regno dei Ghiacci Eterni!- annunciò determinata e fredda, incoraggiando due cavalieri ad afferrarlo.

-Non potete farlo! Non siete voi la reggente, e io sono un principe- Hansen si scansò, andando dall’altro lato della stanza. 

-In qualità di principessa ereditaria del trono del Regno dei Ghiacci Eterni, rientra nel mio pieno diritto far valere la mia posizione e arrestarvi fino al processo, che si terrà domani mattina- Nives non si scompose, e a braccia incrociate espose i fatti.

Neil notò che nei suoi occhi c’era una luce diversa, molto più determinata.

Ciò che aveva sentito l’aveva sconvolta abbastanza da averle dato finalmente la forza di reagire a tutte le ingiustizie che le erano capitate negli ultimi tempi.

Forse la consapevolezza che il suo segreto d’argento era stato in pericolo, forse aver scoperto che aveva rischiato di perdere Gunnar per sempre.

Sicuramente, però, non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da nessuno.

Neil era orgoglioso di lei.

-Domani mattina ci sposiamo- obiettò Hansen, sconvolto.

-E rientra anche nei miei diritti rompere la promessa di matrimonio e il fidanzamento. Non vi sposerò mai, principe Hansen. Siete solo un traditore e un assassino- lo zittì Nives, fulminandolo con lo sguardo, disgustata da lui.

-Non potete farmi questo! Le mie intenzioni erano nobili- si difese Hansen. Aveva perso ogni traccia della sua maschera affabile, e i suoi occhi erano iniettati di sangue. Sembrava un bambino a cui stavano vietando il suo nuovo giocattolo.

-Nives! Non puoi rompere così il fidanzamento! Pensa alla reputazione del regno- Berglind raggiunse la stanza, senza fiato per la breve corsetta che aveva dovuto fare per raggiungere la nipote.

Neil non trattenne un sospiro e un’alzata di occhi al cielo.

Sul serio Berglind continuava a prendere le parti di Hansen nonostante ciò che aveva sentito?

Neil credeva che fosse più intelligente di così.

Evidentemente la sicurezza che le aveva dato la presenza di Hansen l’aveva resa più incauta.

-Dopo tutto quello che ha detto, davvero credete che sia la persona giusta per me, zia? Lo avete sentito anche voi! Ha ammesso di aver cospirato contro la mia vita. Ha usato la magia!- Nives fissò la zia sconvolta, senza credere che fosse davvero dalla parte di quell’uomo orribile. 

-Io ho sentito un uomo che diceva ciò che il giardiniere voleva sentirsi dire. È stato spinto a dire quelle cose, è evidente. Magari usando la magia- Berglind indicò Neil e lo accusò, come se fosse l’unico responsabile di tutto.

Il giovane uomo strinse i denti, furioso per l’accusa e con il bruciante desiderio di usare davvero la magia per zittirla, magari trasformando la donna e Hansen in due vermi. Tutti i problemi si sarebbero risolti.

Per un istante, i suoi occhi assunsero una luce pericolosa, il suo potere innato premeva per uscire fuori.

Ma fece un profondo respiro per calmarsi, e sorrise tranquillo.

-Io non uso la magia- disse con la massima tranquillità, alzando le spalle.

Non avevano prove contro di lui.

Era la sua parola contro quella di Hansen, e al momento Hansen aveva perso ogni traccia di credibilità.

Ed era convinto che se Berglind fosse andata da Haldorr a chiedere chiarimenti, il bibliotecario lo avrebbe coperto.

Nessuno, ormai, era più dalla parte di Berglind, e senza sostenitori, il potere spariva.

-Comunque non mi sembra abbastanza per rompere il fidanzamento, spinto o no ti ha comunque salvato la vita, cara. Le leggi sono leggi!- Berglind provò ad aggrapparsi a quella ridicola regola del desiderio.

-È stato lui a mandare Calengol, l’ha detto!- obiettò Nives, esasperata.

-Ha detto che gli è stato detto, e ha agito di conseguenza sventando l’attacco. Mi sembra molto eroico- insistette Berglind.

Nives era senza parole.

Persino Neil doveva ammettere di essere sorpreso.

La contessa era più pazza di quanto credesse.

-Volete che mi sposi così tanto da maritarmi ad un criminale pericoloso?- chiese Nives, in un sussurro, senza credere alle sue orecchie.

-È per il tuo bene, cara. E in quanto a reggente del regno e tua tutrice, ordino che il matrimonio proceda come programmato- la contessa si aggrappò con le unghie e con i denti al suo ruolo.

Ma Nives aveva smesso di fare la nipote perfetta.

Ormai ne aveva fin sopra i capelli.

-In quanto figlia maggiorenne del Re Gavin Primo, Re Saggio, sovrano dei cinque regni e colui che ha sconfitto Re Donor il Tiranno, io ordino che la contessa Berglind venga arrestata per favoreggiamento verso un traditore. Il processo si terrà domattina, insieme a quello del principe Hansen- ordinò, con decisione.

La sala era di stucco.

Nives non si era mai ribellata così.

Gunnar la fissava con orgoglio e ammirazione.

Neil avrebbe tanto voluto avere degli snack da sgranocchiare mentre si godeva la scena. Era una soddisfazione unica!

-Non puoi farlo! Sono io la regnante!- si lamentò Berglind in tono acuto.

-Lo eri finché non ho compiuto diciotto anni. Questi giorni mi sono studiata le regole del regno, insieme a Haldorr, e la massima autorità è passata a me, zia. Mi duole arrivare a tanto, ma per la sicurezza del regno e della mia famiglia, reputo che voi siate un pericolo per noi. Scortate la contessa nelle sue stanze e assicuratevi che non esca fino al processo. Dopotutto detesta chi va in giro di notte- con uno sguardo di trionfo e beffa, Nives diede ordine a due cavalieri di prendere sua zia per scortarla via.

-Non puoi fare questo!- si scansò lei, senza poter fare molto, indignata dall’aver perso così facilmente.

-Preferisci i sotterranei, zia?- chiese Nives con semplicità.

Berglind non obiettò oltre, anche se era paonazza, e sembrava sul punto di scoppiare.

Hansen non riusciva a credere che stesse finendo tutto così.

-E scortate il principe Hansen nei sotterranei- Nives diede poi ordine alle guardie di prendere anche lui.

Lui si fece afferrare senza opporre resistenza.

-Vuoi davvero farla finire così? Saremmo potuti essere una splendida coppia, principessa- provò a dire, a voce bassa, mentre le guardie si avvicinavano alla ragazza per raggiungere la porta.

-Non saremmo mai stati una coppia, principe Hansen. E io non vi avrei mai consegnato la lastra, anche se ci fossimo sposati- lo informò Nives, guardandolo dall’alto in basso, a braccia incrociate.

-Che ingrata. Io ti salvo la vita, e tu mi ripaghi così?- sibilò Hansen, ormai fermo davanti a Nives, immobilizzato dalle guardie ma con uno sguardo di fuoco.

-Non mi avete mai salvato la vita! Me l’avete solo messa in pericolo- Nives scosse la testa, e gli diede le spalle, decisa a non dargli più attenzione. Non la meritava.

Era finita, per lei.

-Ah, è così?- 

Neil si rese conto di ciò che stava per succedere un secondo troppo tardi, ed era troppo lontano per fare qualsiasi cosa.

Hansen si scansò violentemente dalla presa delle guardie, rubò una spada da una di loro, e si gettò su Nives con occhi spiritati e intento malefico, pronto a ucciderla per fare ciò di cui era stato appena accusato.

Se non avesse avuto lui, la principessa, non l’avrebbe avuta nessuno.

E dopotutto non aveva più niente da perdere.

Ma non riuscì neanche ad avvicinarsi, perché Gunnar era già intervenuto, mettendosi a protezione e disarmando il principe con una facilità davvero incredibile, prima di immobilizzarlo a terra.

Era umano da poco, ma il suo istinto e i suoi riflessi erano impeccabili, anche in quella forma.

-Stai bene, Nives?- chiese, preoccupato, sollevando lo sguardo verso la principessa, che era indietreggiata, scossa. La preoccupazione gli aveva fatto dimenticare ogni formalità, e si rivolse a lei da amico, da Gunnar, con lo stesso sguardo che le aveva rivolto ogni volta che l’aveva protetta da un qualsiasi pericolo.

-Io… sì. Tu stai bene?- chiese lei, preoccupata a sua volta, avvicinandosi nonostante il pericolo per accertarsi delle condizioni dell’uomo. L’istinto era troppo forte da combattere.

Gunnar sorrise, rassicurato.

-Sì, nessun graffio- la calmò, facendola sorridere rassicurata a sua volta.

Neil avrebbe voluto urlare loro di trovarsi una stanza, ma era ancora scosso per l’attentato alla vita della sua migliore amica, anche se non era mai stata veramente in pericolo.

-Portatelo via- Nives ordinò alle guardie, che ripresero Hansen, tenendolo più stretto, e lo trascinarono fuori dalla stanza, tra le sue imprecazioni e lamentele sul fatto che era quella una minaccia vera, e che Nives era troppo sensibile.

Gunnar si rimise in piedi, e si avvicinò a Nives, per accertarsi più attentamente delle sue condizioni.

-Posso fare qualcosa per voi?- si offrì, tornando formale, e mantenendo comunque le distanze per non spaventarla inavvertitamente.

Che cavaliere!

Nives scosse la testa.

-Più di quanto abbiate già fatto? Mi avete salvato la vita. Non so cosa avrei fatto se non fosse stato per voi- lo ringraziò, guardandolo nei occhi con affetto.

Neil voleva nuovamente ripetere loro di prendersi una stanza, perché si stavano praticamente sbavando addosso, e lui era single e triste al riguardo, ma decise di provocarli un po’.

-Principessa Nives, scusate se mi intrometto, ma una legge di Arcandida non impone di concedere un desiderio alla persona che salva la vita della principessa?- chiese, innocentemente, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Gunnar.

-Non desidero niente! Non chiederei niente alla principessa. Era mio dovere intervenire- obiettò immediatamente, per niente intenzionato ad approfittarsi di quella stupida legge. Era il suo lavoro proteggere Nives, e anche se non lo fosse stato, lui non avrebbe mai chiesto niente per difendere qualcuno. Era una brava persona.

-No, Neil ha ragione. Desiderate qualcosa, cavaliere misterioso?- Nives, sorprendentemente, non sembrava affatto offesa dalla proposta di Neil, anzi, guardava Gunnar con occhi brillanti.

-Ricordiamo che Hansen aveva chiesto di sposare la principessa- aggiunse Neil.

-Sposarla?- ripeté Gunnar, in un sussurro arrossendo leggermente al pensiero. Sembrava che il pensiero lo terrorizzasse e affascinasse insieme.

Ma non avrebbe mai chiesto qualcosa di così egoista, Neil lo sapeva.

Anche se, a giudicare da come lo stava guardando Nives, probabilmente non le sarebbe dispiaciuto ricevere una proposta del genere da lui.

Neil non l’aveva mai vista così, doveva ammetterlo.

Aveva le guance rosse, gli occhi brillanti, e fissava Gunnar con un affetto che non gli aveva mai riservato quando era un lupo.

Era come se qualcosa dentro di lei si fosse sbloccato.

Gunnar fece un profondo sospiro, e si inginocchiò davanti a Nives.

-Il mio desiderio è semplice, principessa: desidero che sposiate la persona che amate, senza essere costretta a prendere in marito se non volete. Dovete essere voi a scegliere con chi passare il resto della vostra vita- desiderò, in tono solenne.

Wow, persino Neil iniziava ad innamorarsi di lui.

Era proprio figo!

Nives fortunella!

Infatti la principessa era arrossita ulteriormente, e fissava Gunnar davvero colpita dal suo desiderio.

-La persona che amo?- chiese, sorridendo con affetto, e facendo cenno a Gunnar di alzarsi.

Neil ormai era quasi convinto che Nives lo avesse riconosciuto, e assisteva la scena sentendosi un terzo incomodo, ma davvero felice di vedere la sua migliore amica che si rendeva conto dell’amore che provava per il suo lupetto, che era passato dall’essere platonico ad essere romantico una volta che aveva finalmente capito chi era veramente il suo fedele compagno e amico ed era riuscita ad interagire con lui da umano a umana.

Neil cercò di non pensare che di lì a poche ore sarebbe tornato lupo. Prima o poi avrebbe dovuto cercare un modo di renderlo umano in via definitiva.

Ma al momento bastava che Nives fosse felice e innamorata.

-Vedervi felice è l’unica cosa importante- affermò Gunnar, con sicurezza.

-Oh, Gunn…- Nives stava sicuramente per fare un discorso molto accorato, ma fu interrotta da Gunnar, che non aveva finito, e non si accorse che la ragazza stava parlando.

-Ovviamente se anche Neil è d’accordo- disse infatti, girandosi verso Neil, che non si aspettava di essere chiamato in causa.

-Neil?- chiese Nives, molto confusa.

-Io?- Neil si indicò, più confuso di lei.

Lui non aveva niente a che fare con quella storia, perché veniva interpellato?

-Non è Neil la persona di cui siete innamorata?- Gunnar sembrava confuso dalla loro confusione.

Neil e Nives si guardarono per qualche secondo, poi Nives si esibì in una espressione di puro disgusto, mentre Neil scoppiò a ridere.

-Assolutamente no!- esclamarono entrambi all’unisono, Nives scandalizzata, Neil davvero divertito dalla faccenda.

-È come una sorellina minore- spiegò Neil.

-È come un fratello irritante. E sanno tutti che Neil stravede per Samah da quando era piccolo- aggiunse Nives, guardandolo storto.

Neil cercò di non arrossire.

-Non c’è bisogno di rivelare queste cose, però- si lamentò, incrociando le braccia.

-Te lo meriti per non avermi messa al corrente del tuo piano- si lamentò Nives, fulminandolo con lo sguardo.

-C’era poco tempo, principessa- si difese lui, alzando le mani.

-Quindi voi non…- Gunnar era sconvolto -Chiedo scusa per aver presunto, non avrei dovuto. Il mio desiderio però resta- arrossì, imbarazzato.

Nives gli si avvicinò.

-Non essere così formale, Gunnar- gli chiese, con un grande sorriso, prendendogli una mano.

Gunnar sgranò gli occhi, sorpreso.

-Come…?-

-Pensavi che non avrei riconosciuto il mio migliore amico e fidato compagno? Non credevo fosse possibile, quando ti ho guardato negli occhi, ma ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo sguardo era troppo perfetto per essere una semplice coincidenza. Ho sempre saputo che non eri come gli altri, Gunnar. E  sei tu l’uomo che amo- confessò i suoi sentimenti, guardandolo dritto negli occhi e accarezzandogli il viso con la mano libera.

-Ti amo anche io, NIves. Ti amo da sempre- per un attimo, gli occhi dell’uomo erano pieni di una gioia e un amore incontenibili.

Poi abbassò lo sguardo, e lasciò andare la mano di Nives, allontanandosi di un passo da lei.

-Non resterò uomo a lungo. La mia maledizione è troppo forte, e voi meritate di meglio. Un principe, o un nobile. Quantomeno qualcuno che resti sempre un essere umano- provò a suggerire, pessimista.

Nives gli prese nuovamente il volto tra le mani, costringendolo a guardarla, decisa.

-Il tuo desiderio era che sposassi chi amo, e io amo te. Non mi importa se tornerai ad essere un lupo. Troveremo un modo di spezzare la tua maledizione, qualsiasi essa sia. Non pensavo che mi sarei mai innamorata di qualcuno, ma la verità è che la persona perfetta per me è sempre stata davanti ai miei occhi. Dovevo solo riconoscerla. Pensavo di essere impazzita, perché ogni parola che scambiavo con te mi faceva battere il cuore in modi che non credevo possibili. Pensavo fosse un colpo di fulmine, anche se non ci ho mai creduto. Ma è qualcosa di molto più profondo. È l’evoluzione di qualcosa che è sempre stato nascosto dentro di me- Nives abbracciò Gunnar, che la strinse a sé, incapace di realizzare del tutto che la persona che amava lo amasse a sua volta.

Chiuse gli occhi, con un enorme sorriso.

-Ti ho amato ogni istante della mia vita, Nives. E sarò sempre al tuo fianco- le promise, con le lacrime agli occhi.

Neil osservò la coppia con un sorriso intenerito, ma anche con un certo turbamento.

Avrebbe voluto riuscire a rendere permanente l’umanità di Gunnar, ma solo con la stessa magia che aveva lanciato la maledizione, essa poteva essere scolta.

E Neil non credeva che la sua magia potesse essere abbastanza forte.

E poi non avrebbe dovuto usare la magia, in ogni caso, giusto?

Eppure la magia aveva fatto unire due persone che si amavano.

Nives e Gunnar, sciolto l’abbraccio, si guardavano con amore e gioia.

Come poteva una cosa innatamente malvagia portare un risultato così bello?

Forse la magia non era necessariamente cattiva.

Poteva rivelarsi utile.

Neil doveva solo stare attento a non abusarne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Wow! Wow! Fuochi d’artificio e bombe a orologeria!

Che capitolo scoppiettante!

Una cosa che mi ha sempre dato fastidio del primo libro della saga, che è uno dei miei preferiti in generale, è che non vediamo minimamente Nives e Gunnar interagire entrambi umani prima di sposarsi.

E in generale li vediamo interagire pochissimo da entrambi umani nella prima saga, e solo nel sesto libro, per pochissimo tempo.

Quindi ho rimediato trasformando Gunnar in umano prima del solito, e facendoli interagire al ballo.

Devo dire che ho amato la loro interazione, con Nives che non lo riconosce subito ma sente la familiarità, e Gunnar che finalmente riesce a parlarle e pensa che sia troppo bello per essere vero. Il loro ballo è troppo stupendo, e anche la parentesi con Thina.

In generale ho amato scrivere le loro interazioni, sono la mia seconda coppia preferita della saga (primo posto Neil/Samah).

Hansen è stato sconfitto, Berglind reclusa, Nives ha preso le cose in mano e il matrimonio è finalmente saltato.

Chissà se Gunnar tornerà ad essere un lupo, o se magari qualcosa di misterioso farò in modo che resti umano, così da poter sposare Nives.

Nel prossimo capitolo si risponderà alle ultime domande lasciate in sospeso nel regno dei ghiacci, e si passerà al regno dei corall

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Capitolo 9
*** Verso il Regno dei Coralli ***


Verso il Regno dei Coralli

 

Quello che sarebbe dovuto essere un matrimonio da favola organizzato in pochi giorni, si era trasformato in un processo, culminato con l’esilio a vita del principe Hansen e della contessa Berglind dai Cinque Regni, in particolare dal Regno dei Ghiacci Eterni.

Era stata una decisione sofferta che aveva causato non poche obiezioni, soprattutto dai diretti interessati, ma erano troppi i testimoni contro di loro, e gli alleati si contavano sulle dita di una mano.

La minaccia di tornare con un esercito e dichiarare guerra era stata messa a tacere in fretta dal supporto che tutti i pretendenti di Nives avevano offerto verso di lei, così come buona parte degli invitati, e quello che sarebbe potuto essere uno spiacevole evento, si era trasformato in un’immensa opportunità.

Nives non era mai stata così radiosa e brillante. Con Gunnar al suo fianco e la corona sulla sua testa, finalmente appartenente alla legittima sovrana del Regno dei Ghiacci Eterni, era pronta a rinascere ed essere la migliore principessa per il suo popolo, e aveva salutato la zia con un piccolo inchino e un ringraziamento per averla inavvertitamente aiutata a spodestarla forzando eccessivamente la mano.

Thina e Tallia, nascoste dietro di lei, non le avevano rivolto neanche un saluto, e Neil riusciva a vedere anche a distanza di una settimana l’effetto benefico che l’assenza della zia stava avendo sulla famiglia.

E lo vedeva perché erano in visita al Grande Albero per un picnic, cosa che non era mai successa da che Neil ne avesse memoria.

La ex-contessa Berglind, dopotutto, odiava far visita all’albero, e non approvava che le nipoti lo visitassero. Non avrebbe mai concesso che non pranzassero insieme alla grande tavola formale, quindi i picnic erano praticamente vietati, salvo alcune eccezioni che Nives si era ritagliata con Gunnar.

Ma solo con Gunnar, mai anche con le cugine, che al momento si stavano arrampicando sull’albero cercando di cogliere della frutta, con Nives che le controllava da sotto, pronta ad afferrarle se si fossero trovate in difficoltà.

I quattro erano diventati una famiglia più unita di prima. Neil era certo che Nives e Gunnar sarebbero stati due ottimi tutori per le bambine.

Ma lui non si sentiva particolarmente felice, al momento.

Era agitato, dormiva male, e sentiva che quello era solo l’inizio, e non dovevano abbassare la guardia.

La figura misteriosa che aveva richiesto la lastra d’argento poteva tornare, o minacciare altri regni, e non sapeva cosa fare per impedirlo.

Il fatto che avesse fallito nel Regno dei Ghiacci non significava che erano al sicuro, dopotutto.

Ma sebbene Neil volesse agire, era bloccato lì, a controllare l’albero, secondo gli ordini di suo padre.

E a breve ci sarebbe stata la festa del pesce d’oro, e Neil aveva promesso a Purotu che sarebbe andato nel Regno dei Coralli per aiutarlo con l’esca e soprattutto per festeggiare quando avrebbe senz’altro vinto la gara.

Ma se non partiva entro il giorno successivo, non sarebbe mai arrivato in tempo. Il vento stava per cambiare, lo percepiva nell’aria.

-Sembri distratto, Neil- una voce lo riscosse dai suoi foschi pensieri, e Neil si girò verso Gunnar, proprietario di quella voce.

Gunnar era un mistero che Neil ancora non si riusciva a spiegare.

Nessuno riusciva a spiegarselo, neanche Haldorr, che era rimasto sbalordito e spaventato quando si erano resi conto, alle prime luci dell’alba dopo il ballo, che non sembrava dare segni di tornare ad essere un lupo.

Neil aveva studiato e ristudiato il libro di incantesimi dal quale aveva preso la formula per la trasformazione temporanea, e non riusciva a capire come fosse diventata permanente.

Nives aveva provato a supporre che forse, come nelle fiabe, il loro amore aveva rotto la maledizione, ed era la teoria più quotata tra i pochi che erano stati informati dell’accaduto, ovvero lo staff del palazzo.

Arla ed Erla avevano litigato su quale delle due lo considerasse più romantico, mentre creavano rispettivamente una torta e dei biscotti, tutto a forma di cuore. Olafur aveva annuito e approvato e suggerito che il vero amore era una potente magia.

Persino Haldorr aveva detto che era plausibile, ma aveva lanciato a Neil un’occhiata che suggeriva il contrario, e lui sentiva che c’era altro sotto.

Un mistero che dubitava sarebbe riuscito a risolvere, considerando che non aveva alcun indizio sulla propria magia e sul responsabile di ciò che era accaduto a Gunnar.

Sapeva solo che per togliere la maledizione serviva la stessa fonte di magia che l’aveva lanciata.

E Neil… non poteva avere tale magia.

A meno che la responsabile non avesse maledetto anche lui, trasferendogli i propri poteri, o se non fosse imparentato in qualche modo.

E non avrebbe mai scoperto se una di quelle due possibilità fosse plausibile, perché era bloccato lì!

-Decisamente molto distratto- commentò Gunnar, guardandolo con grande attenzione. I suoi occhi azzurri sembravano scrutargli l’anima, e Neil aveva notato che si erano fatti molto più gentili nei suoi confronti da quando avevano chiarito il malinteso dell’amore di Nives e Neil aveva aiutato nel trasformarlo in umano e aiutare la principessa.

Sospirò, e alzò le spalle.

-Mi sto chiedendo quando tornerà Helgi e se riuscirò ad andare alla festa del pesce d’oro- disse solo una parte di ciò che lo turbava, guardando verso l’entrata della grotta come se il suo padre adottivo potesse tornare da un momento all’altro.

Neil aveva bisogno di vederlo. Sapeva che qualche risposta la poteva ottenere dai lui.

Anche se una parte di lui aveva anche paura del loro futuro incontro.

Non aveva idea di come cominciare, dopotutto. Era una situazione stressante e aveva i nervi a fior di pelle all’idea.

-Vorresti partire il prima possibile, non è così?- chiese Gunnar, un po’ incerto.

Neil sospirò.

-La verità è che ho bisogno di allontanarmi da qui e cercare risposte. Su Helgi, i miei veri genitori, e…- Neil si guardò le mani, che sentiva ancora fremere con della magia che non riusciva a capire e controllare del tutto -…altre cose. Helgi mi ha sempre detto che mia madre era originaria del Regno dei Coralli. Forse lì potrò trovare un indizio, non so- Neil non aveva molti punti da dove cominciare, ma se suo padre non si degnava di tornare per dargli spiegazioni, cercare indizi in giro per i regni era un’opzione, soprattutto se aveva effettivamente cose da fare negli altri regni.

Aveva bisogno di mantenere la mente occupata, o rischiava seriamente di impazzire, con tutti i pensieri intrusivi che gli stavano annebbiando il cervello.

-Forse la scelta migliore è aspettare il ritorno di tuo padre e parlarne con lui- gli suggerì Gunnar, in tono mite.

Neil sbuffò, e non rispose.

Non avrebbe detto niente di positivo.

Non era arrabbiato con Helgi per non avergli detto nulla, ma non era neanche felice della cosa.

E non era del tutto sicuro di fidarsi di qualsiasi scusa il giardiniere gli avesse rifilato.

Preferiva indagare da solo.

Lui stesso era l’unica persona di cui si potesse effettivamente fidare per ottenere risposte.

Gunnar si sedette accanto a lui, e osservò qualche minuto Nives che giocava con le cugine.

Poi, quando le tre furono abbastanza distratte, si rivolse a Neil in tono più serio.

-Io e Nives abbiamo discusso, e possiamo occuparci dell’albero al tuo posto. Staremo molto attenti, lo visiteremo ogni giorno, e spiegheremo a Helgi la tua assenza nel caso tornasse. Sono ordini ufficiali della principessa, quindi non potrà obiettare- gli concesse di partire.

Neil lo fissò a bocca aperta.

Era davvero gentile da parte loro… ma vide nello sguardo dell’ex-lupo che c’era qualcosa di meno positivo che aveva intenzione di dirgli.

-Grazie… ma…?- lo incoraggiò a continuare, aspettandosi il peggio.

-Stai solo attento a non farti affascinare dalle cose sbagliate. Non ho intenzione di essere ipocrita e dirti che la magia è crudele e sbagliata a prescindere. Entrambi sappiamo che nelle mani giuste può essere utile se non fondamentale. Ma le leggi sono leggi, ed è anche vero che il potere può corrompere chi non lo riesce a maneggiare con attenzione- lo avvertì Gunnar, con sguardo ammonitore ma non di rimprovero. Non voleva fargli la morale, sembrava solo preoccupato per lui.

Comunque, Neil si irrigidì appena.

-Non ho intenzione di farmi corrompere, né di usare la magia- gli assicurò, tacendo il sottotesto “a meno che non sia necessario” perché non voleva attirare il giudizio e la preoccupazione dell’uomo, che già sembravano abbastanza alti.

-Quindi non te la prenderai se ti chiedo di restituirmi il libro che hai preso dalla biblioteca?- aggiunse poi Gunnar, in un sussurro, fissandolo dritto negli occhi per percepire ogni suo cambio di espressione.

Neil cercò di mantenere l’espressione più impassibile possibile, ma separarsi dal libro di incantesimi non era una prospettiva che lo entusiasmava, doveva ammetterlo.

Aveva scoperto più cose tra quelle pagine che in tutti i libri che aveva letto in vita sua.

E si era sentito davvero potente nel padroneggiare alcuni di quegli incantesimi, che aveva sperimentato nel tempo libero, per pura curiosità intellettuale.

-Nessun problema. Non ne ho più bisogno, dopotutto- si costrinse a dire, con semplicità, afferrando il volume che giaceva poco lontano, e porgendolo a Gunnar, che lo prese con attenzione e lo mise nella borsa.

-Haldorr sarà felice di riaverlo. Era preoccupato- ammise Gunnar.

Neil sperò con tutto il cuore che la sua espressione fosse impassibile, ma il futuro principe lo guardava con una leggera apprensione.

-Puoi partire già adesso, se vuoi. Ma spero che ti tratterrai almeno per il dolce. Thina e Tallia ci tengono- una volta completata la sua missione, Gunnar si alzò, e tornò dalla sua famiglia, per aiutare Nives con le cuginette, che si stavano arrampicando sempre più in alto.

Neil poteva permettersi di aspettare un paio d’ore prima di partire.

Anche se… il vento stava cambiando.

Ma voleva davvero disobbedire a Helgi e lasciare il Grande Albero, in primo luogo? 

Neil si girò verso l’entrata della grotta, da dove filtrava il vento sempre più impetuoso.

E se la verità si fosse rivelata terribile?

Voleva davvero scoprirla?

Il vento lo attirava a sé come una calamita, e allo stesso tempo lo spaventava, come la magia. Una forza potente, intrigante, difficile da controllare e capace di meraviglie e distruzione.

Neil aveva sempre saputo di avere del grande potenziale, ma mai avrebbe pensato che potesse essere così grandioso e pericoloso.

Il suo sguardo vagò verso il Grande Albero, la strada sicura.

Poteva aspettare Helgi e chiedere a lui.

Fare il bravo figlio e dimenticarsi del vento, della magia e della sua famiglia originale. Non gli mancava niente, dopotutto, non aveva bisogno di grandi ambizioni.

Eppure…

Il richiamo del vento, alla fine, fu troppo forte.

Neil si alzò, preparò una borsa con gli oggetti indispensabili, buttati alla meno peggio, e uscì dalla grotta senza neanche salutare, diretto verso il porto per prendere la prima nave per il Regno dei Coralli, prima che il vento diventasse troppo forte per salpare.

Era consapevole dello sguardo preoccupato che Nives e Gunnar gli stavano rivolgendo, ma non poteva permettersi di girarsi o esitare, perché temeva che avrebbe cambiato idea.

E sentiva che partire era troppo importante per farsi venire ulteriori dubbi.

-Temo che non sia stata una buona idea- commentò Nives, preoccupata, una volta che Neil fu sparito alla vista.

Gunnar le prese una mano, per confortarla.

-Neil sa quello che fa, possiamo fidarci di lui- la rassicurò, anche se non era del tutto convinto neanche lui, e Nives lo sapeva, lo conosceva troppo bene.

-Come è andata con il libro?- chiese Nives, mordendosi il labbro inferiore, lanciando un’occhiata timorosa verso il volume nascosto da Gunnar.

-Ha esitato appena, e aveva una stretta molto ferrea, ma non ha neanche provato ad obiettare. Furbo o affidabile, non saprei- ammise Gunnar, che non si era lasciato sfuggire nulla del comportamento di Neil, e lo aveva letto meglio di quanto il giardiniere avrebbe voluto.

-Neil è affidabile, non la userebbe mai per fare del male. Ne sono sicura! Ma c’è qualcuno che gira nei regni e non si fa scrupoli ad usarla, quindi dobbiamo stare attenti- Nives ripensò a Hansen e il suo misterioso alleato.

-Se Neil andrà a Fiordoblio, potrà avvertire la principessa Kalea di ciò che è successo- suggerì Gunnar. Probabilmente avrebbe dovuto chiederlo esplicitamente a Neil, ma era certo che l’avrebbe fatto a prescindere. 

Nives rifletté sulla questione, pensierosa.

Non si era scoperto nulla sull’aiutante misterioso di Hansen, e il fatto che volesse ottenere la strofa della canzone del sonno era per lei motivo di grande ansia.

Era il più grande segreto del regno, il motivo che aveva spinto suo padre a dividere i regni e a proibire che le figlie interagissero tra loro. I cinque versi della canzone che aveva addormentato il re Saggio e che lo avrebbe potuto risvegliare, preservato dalle cinque principesse.

E se qualcuno aveva cercato di rubarlo a lei, poteva provarci anche con le sue sorelle.

Forse avrebbe dovuto avvertire Diamante. Poteva raggiungerla, dopotutto, con il secondo più grande segreto del regno.

Ma aveva paura.

Troppo spesso stava venendo usata la magia, ultimamente, e Nives temeva le conseguenze di ciò che stavano facendo.

Forse era meglio provare a indagare nei dintorni e nel villaggio in cerca di informazioni prima di fare gesti avventati.

E nel frattempo Neil poteva avvertire le sue sorelle.

Non avrebbe mai tenuto per sé un’informazione così importante e pericolosa.

Era affidabile.

Doveva esserlo.

Era il suo migliore amico, dopotutto.

 

Neil si pentiva un po’ di essere partito in fretta e furia, ma alla fine si rivelò essere stata la scelta giusta, perché arrivò appena in tempo, all’alba della gara del pesce d’oro, nel soleggiato e caldo Regno dei Coralli.

La brezza marina era leggera e portava l’odore del mare.

Neil raggiunse la riva dell’isola del Sole, la più grande dell’arcipelago, e poi noleggiò una piroga che l’avrebbe portato in giro per tutto il tempo in cui si sarebbe trovato lì, dirigendosi verso l’isola delle Stelle, dove era collocata la regga di Fiordoblio.

Era ancora presto, troppo per aspettarsi che i membri della corte fossero già in piedi, pertanto se la prese comoda, godendosi l’aria fresca e piacevole e le onde chete.

Neil aveva sempre sentito un certo legame con il Regno dei Coralli, probabilmente perché Helgi gli aveva sempre detto che sua madre era nata e cresciuta lì. Neil non aveva ricordi di quando era molto piccolo, e la primissima cosa che riusciva a ricordare erano le forti braccia di Helgi che lo stringevano e lo rassicuravano che tutto sarebbe andato bene, e che si sarebbe preso cura di lui.

Era stato dopo un incidente, un incidente che gli aveva fatto perdere la poca memoria che aveva, pertanto Neil capiva la drammaticità del ricordo, ma ora che conosceva la verità, iniziava a chiedersi quanto ci fosse di vero in tutto ciò che conosceva. Forse anche i suoi ricordi non erano del tutto affidabili? In un mondo dove esisteva la magia, ogni cosa era possibile, dopotutto.

Ma era innegabile la connessione che provava verso l’arcipelago, così pieno di misteri, di pace e di aromi meravigliosi.

E a proposito di aromi, una volta raggiunta la spiaggia dell’isola delle Stelle, Neil fu accolto dall’inebriante profumo del labirinto che circondava il castello. Era un guardiano potente nel tenere lontani gli intrusi, dato che cambiava percorso a seconda della circostanza, e i suoi fiori potevano confondere le menti incaute e con pensieri maligni. Neil aveva sentito qualcuno commentare che un labirinto del genere fosse magico, e che dovesse essere estirpato, ma Tiarè, la giardiniera di corte e custode del labirinto, aveva replicato, dopo aver sentito le voci, che non c’era nulla di magico nel potere della natura, e Helgi, che aveva contribuito con la donna a crearlo, aveva concordato con lei.

Neil stimava tantissimo Tiarè, da sempre, per via della sua particolare sensibilità con la natura e il suo dono di riconoscere e capire cose e persone dai profumi che lasciavano. 

-Chi è là?- chiese l’inconfondibile voce della donna, che era intenta a intrecciare una corona di fiori all’entrata del labirinto. Le sue mani riuscivano a creare delle meraviglie.

-È passato un po’ di tempo, come stai, Tiarè?- chiese Neil, avvicinandosi con un grande sorriso. Doveva aspettarsi che fosse sveglia. Era sempre molto mattiniera.

-Oh, Neil, non ti avevo…- Tiarè si interruppe di scatto, quando Neil fu abbastanza vicino da farle sentire il proprio odore.

Essendo da sempre priva della capacità di vedere, Tiarè aveva affinato gli altri sensi, con i quali si regolava, in particolare l’olfatto. Aveva riconosciuto la familiare voce di Neil, ma rimase molto sorpresa dall’odore che emanava. Era sempre stato molto riconoscibile, e molto simile a suo padre Helgi, con un profumo di natura, piante e sprizzante di energia positiva.

In quel momento però c’era una traccia nuova, una traccia diversa e pericolosa, ma allo stesso tempo estremamente familiare per Tiarè, che fu riportata alla sua infanzia, e a una persona che la donna non credeva che avrebbe mai più percepito, dato che era scomparsa per sempre.

-Tutto bene?- Neil le si avvicinò ulteriormente, preoccupato.

Tiarè tornò a sorridere.

-Sì, va tutto bene. Qualcosa mi dice che hai avuto un lungo viaggio e che avrai molto da raccontare alla principessa Kalea- suppose, mettendo da parte la coroncina di fiori e alzandosi per accogliere meglio l’ospite.

Neil ne approfittò per prendere lui stesso la corona e osservarla.

-E qualcosa mi dice che Purotu e Naehu hanno detto a tutti della loro piccola avventura ad Arcandida… la corona è stupenda come sempre, Tiarè- si complimentò.

-È stato un evento pregno di emozioni per loro, anche se è durato più il viaggio della permanenza. Non ti trattengo oltre, sarai stanco. Sicuramente vorrai riposarti un po’ prima della gara- Tiarè recuperò la corona, e gli fece cenno verso l’entrata del labirinto, per farlo entrare a palazzo.

Neil fece qualche passo in quella direzione, poi sembrò ripensarci e si girò verso Tiarè per chiederle un’ultima cosa.

-Che tu sappia, Purotu è già andato a recuperare l’alga per l’esca?- chiese, temendo di essere arrivato in ritardo.

Tiarè annuì.

-L’ho sentito circa un’ora fa- disse, senza troppi dettagli.

Non che servissero. Neil lo conosceva abbastanza da sapere che sicuramente si era lamentato tantissimo della sua assenza, borbottando tra sé per tutto il viaggio fino alla piroga e in mare.

Riusciva quasi a vederlo, braccia incrociate, passi pesanti, che borbottava piccoli insulti, i lunghi capelli al vento e… e… riusciva quasi a vederlo per davvero.

Neil sentì il vento farsi leggermente più forte, e la sabbia che si alzava sulla spiaggia vicino alle piroghe sembrava quasi mostrare l’immagine del ragazzo che era stato lì poco prima.

Non aveva mai visto niente del genere.

La visione fu interrotta da Tiarè, che si mise davanti a lui, oscurandola ai suoi occhi, e svegliandolo da una specie di trance nella quale era caduto senza rendersene conto.

-Dovresti proprio riposarti un po’- gli suggerì, in tono dolce ma anche fermo, e un po’ preoccupato.

Neil scosse la testa, e decise di non pensare alla strana visione appena avuta.

In effetti era stanco e aveva bisogno di riposare un po’.

-Hai ragione, Tiarè, è stato un lungo viaggio. E ormai non riuscirei comunque a raggiungere Purotu, quindi meglio riposarmi un po’ e cercare un modo di farmi perdonare- la salutò con un’affettuosa pacca sulla spalla, e si girò per avviarsi verso l’entrata del labirinto.

Tiarè lo controllò con attenzione per tutto il suo tragitto, da lontano, basandosi su suoni e olfatto e temendo potesse perdersi, ma il labirinto lo fece passare in meno di un minuto, accogliendolo come un vecchio amico.

La giardiniera tirò un sospiro di sollievo, e tornò al suo lavoro, leggermente più tranquilla.

Se il labirinto garantiva per lui, era una prova sufficiente per Tiarè della sua buona fede.

Ma era il caso che lo tenesse d’occhio… metaforicamente.

Neil intanto aveva raggiunto il portico, ed era rimasto sorpreso nel notare la figura pigiamosa della principessa dei Coralli, seduta a terra e con il volto addormentato posato sulla mano.

Non trattenne un risolino, che la fece sobbalzare e svegliare di botto.

-Purotu!- esclamò, mentre metteva a fuoco l’immagine divertita di Neil.

-Tu non sei Purotu- aggiunse poi, alzandosi in piedi e guardandolo più attentamente.

Neil scosse la testa.

-Mi dispiace deludervi, principessa Kalea- si avvicinò.

-Neil!- e quando la principessa finalmente lo riconobbe, i suoi occhi si accesero di felicità, e si precipitò sul giovane uomo per stringerlo in un forte abbraccio.

Nel Regno dei Coralli la formalità era sempre facoltativa, e Kalea adorava esprimere affetto con abbracci, balletti e generale vicinanza con il suo popolo. Era sempre stata molto espansiva. A volte anche troppo, ma Neil non se n’era mai lamentato. Era meglio di ricevere occhiate sospettose o piene di odio.

Chissà se le persone lo odiavano perché sapevano delle sue vere origini… Neil non voleva pensarci.

-Che accoglienza! Come mai sveglia a quest’ora, principessa?- chiese, sorpreso di vederla così mattiniera, anche se poteva capire il perché. Chiaramente era preoccupata per Purotu, e molto probabilmente la colpa era di Neal che quella volta non era andato con lui a recuperare l’alga.

Si sentì un po’ in colpa, ma non poteva farci niente. Era già tanto che fosse riuscito a raggiungere il regno… e forse non avrebbe neanche dovuto farlo.

-Non potevo dormire! Oggi c’è la gara, e sai quanto è importante per il regno! Sono così emozionata! Chissà chi vincerà quest’anno. Purotu sta preparando la canna da pesca da…- Kalea iniziò a spiegare, saltellando da un piede all’altro, eccitata e agitata al tempo stesso.

-…sì, me ne ha parlato, quando è venuto ad Arcandida. Sembra così convinto che penso abbia discrete possibilità di vincere lui- Neil sorrise pensando al ragazzo. 

-Giusto, l’hai visto ad Arcandida- Kalea annuì, ricordando l’informazione.

Passarono alcuni secondi, mentre tale informazione si registrava completamente nel suo cervello.

-Vero! Arcandida! Alla fine cosa è successo?! Nives non si è sposata, vero? Ovvio che non si è sposata, non abbiamo ricevuto nessun invito, dopotutto. La zia come l’ha presa? C’è stato qualche incidente diplomatico? Devi dirmi tutto!- come Neil si aspettava, conoscendola, Kalea iniziò a premere per informazioni, gli occhi brillanti e pieni di curiosità e interesse. C’era anche una leggera preoccupazione, ma era leggera, e sepolta dall’ottimismo.

Neil aveva visto molto raramente delle emozioni negative negli occhi della principessa, e solo in momenti davvero orribili della sua vita, che per fortuna erano stati molto pochi, almeno quelli ai quali Neil aveva assistito.

-Mmmmm, non so se dirvelo subito, o aspettare stasera e lasciarvi nel dubbio, vostra maestà. È una storia lunga, dopotutto…- Neil la prese un po’ in giro, fingendo di non volerle dare alcuna informazione, anche se in realtà smaniava per raccontare tutto sia a lei che a tutta la corte.

Sperava però di farlo quando almeno i tre fratelli fossero presenti, così da non doverlo raccontare troppe volte.

Era davvero una lunga storia, alla fine.

-E io ho lungo tempo… tanto tempo… insomma, dimmi almeno se si è sposata. Tanto lo so che la risposta è negativa- Kalea gli fece una linguaccia ben poco signorile. Se Berglind fosse stata lì sarebbe probabilmente svenuta. Fortuna che Berglind non avrebbe mai più rivisto la nipote.

Neil non si trattenne.

-Sposata no, hai ragione… si è fidanzata, però- disse, con un sorrisino malizioso.

La reazione di Kalea fu buffa come lui si aspettava. Sgranò gli occhi in modo davvero comico, e si portò le mani alla bocca spalancata, sconvolta.

-Fidanzata?!- esclamò con forza, incredula.

-Oh guardate, sta arrivando Purotu- Neil tornò formale, e indicò la figura del ragazzo che si poteva intravedere sulla spiaggia, e sembrava tenere in mano l’alga.

Neil sapeva che avrebbe fatto un ottimo lavoro anche da solo. Il ragazzo era in gamba.

-Non puoi dirmi una cosa del genere e poi distrarmi con Purotu! Con chi si è fidanzata?!- Kalea prese Neil per le braccia e iniziò a scuoterlo avanti e indietro, cercando risposte.

Neil però rimase in silenzio, e continuò a guardare Purotu, per niente scosso dalle scosse.

-Oh, guardate. Sembra aver preso l’alga, è entrato nel labirinto- continuò a fare la telecronaca degli spostamenti del ragazzo, cercando di distrarre Kalea, che però rimase concentrata.

-Dimmi almeno se è una brava persona! Non sta venendo costretta, vero? Io e le mie sorelle saremo invitate al matrimonio? Vorrei troppo rivederle tutte- Kalea si intristì, e mostrò a Neil degli occhi da cucciolo davvero adorabili.

Il giovane uomo cedette un pochino.

-Per il momento ti dico che è davvero innamorata, ed è l’ultima persona che ti aspetti- disse solo, ma poi si appuntò di parlare solo in presenza anche di Purotu e Naehu.

-Non mi aspetto nessuno! Nives fidanzata è strana da immaginare- Kalea aveva l’espressione di una persona che ha scoperto che tutto il suo mondo è stato capovolto, e a malapena si accorse dell’arrivo di Purotu, almeno finché il ragazzo non si accorse di loro.

-Neil! Sei in ritardo! Dovevi essere qui due giorni fa!- furono infatti le dolci e affettuose parole che Purotu rivolse al nuovo venuto.

-Chiedo scusa, ma se può consolarti non sarei proprio dovuto venire e ho infranto un po’ le regole solo per per venire qui. Conterà pur qualcosa, no?- Neil provò a giustificarsi.

-Hmpf, non che servissi, ho preso l’alga anche da solo- Purotu mostrò il frutto della sua pesca mattutina, con orgoglio.

E Kalea finalmente si ricordò di avere un fratello.

-Hai trovato l’alga! Ottimo! La pesca sarà un altro successo!- si complimentò, sollevata.

-Perché questo tono sorpreso?! Pensavi che non sarei riuscito da solo? Per questo sei qui ad aspettarmi di prima mattina e ancora in camicia da notte?- Purotu fece il muso, al quale Kalea rispose mantenendo fisso il suo sguardo.

Si fissarono qualche secondo, prima di ridacchiare entrambi.

-Lo so che sei in gamba, fratellino. E ora che ne ho avuto conferma, meglio che torno in camera a prepararmi per la gara. È un giorno importante, dopotutto!- Kalea fece un cenno di saluto ai due giovani e si avviò nella sua stanza, per prepararsi, i riccioli rossi e disordinati scossi dal vento.

Quando fu scomparsa alla vista, Purotu si rivolse a Neil, ancora con un cipiglio severo e irritato.

-Allora, hai intenzione di lasciarmi preparare l’esca da solo, o almeno su questo sarai abbastanza gentile da aiutarmi?- lo provocò, indicando la cucina della reggia.

Neil si finse offeso.

-Ti sembra il modo di trattare un amico? Io ti aiuto, ma per punizione non ti dirò niente su come è finita la questione del matrimonio di Nives!- gli fece una linguaccia, e poi lo anticipò in cucina.

-No! Non è giusto! Devi dirmelo! Sono giorni che aspetto notizie- Purotu lo seguì in cucina irritato, ma si zittì quando venne fulminato dallo sguardo di Emiri, il cuoco, che stava già preparando il banchetto di quella sera aiutato dai suoi fedeli pappagallini. Non sopportava di essere disturbato quando era a lavoro, soprattutto quando tale lavoro era molto e impegnativo.

Purotu lanciò a Neil un’occhiata risentita, come se fosse tutta colpa sua se si era beccato un rimprovero, e prese il necessario per preparare l’esca, in un angolo angusto dove lui e Neil non avrebbero disturbato il cuoco a lavoro.

Ci pensò qualcun altro, però, a disturbare Emiri.

Naehu entrò in cucina assonnato, sbadigliando, e con il semplice desiderio di fare una leggera colazione prima della gara. In mano aveva il suo fedele taccuino, dove scriveva poesie, ed era già elegantemente vestito per l’occasione, anche se non avrebbe partecipato alla gara vera e propria.

-Buongiorno, Emiri, posso prendere un po’ di frutta per…?- iniziò a chiedere, con gentilezza.

Emiri lo spinse lontano dalla sua preparazione degli scampi.

-Prendi quello che vuoi, basta che te ne vai il prima possibile- gli spinse un cesto di frutta in mano, e gli indicò la porta.

Poteva sembrare davvero offensivo, ma era conoscenza comune che Naehu fosse piuttosto imbranato. Era capitato spesso che intralciasse le preparazioni senza volerlo, solo stando nella stanza e facendo un movimento sbagliato che buttava all’aria ore di preparazione.

-Oh… sì, certo, chiedo scusa- Naehu fu veloce a scansarsi, e cercò di tenere in equilibrio il cesto di frutta con una mano sola il tempo di scegliere cosa mangiare.

Purtroppo non aveva abbastanza forza, e mentre afferrava una papaya, perse l’equilibrio, e Neil notò chiaramente che metà della frutta stava per ruzzolare al suolo.

Sollevò la mano istintivamente, e in qualche modo tutto il cibo rimase al suo posto.

Naehu riuscì con difficoltà a posare il vassoio su un tavolo, e decise di tagliare la corda. Non aveva neanche notato la presenza di Purotu e Neil, che continuarono il loro compito in silenzio.

Quando però l’esca fu completa, e Purotu andò a prepararsi per la gara, commentando sulla sua nuova canna da pesca e di come avrebbe sicuramente vinto, Neil decise di andare sulla spiaggia, e non nella camera che di solito gli offrivano a palazzo, che visitò solo per poggiare la sua borsa.

Iniziò a passeggiare tra le dune riflettendo sulle cose strane che gli stavano succedendo negli ultimi tempi. Non stava cercando di usare la magia, non voleva farlo, eppure sembrava che essa agisse senza seguire il suo volere o il suo ordine, come qualcosa di completamente istintivo e incontrollabile.

Ma come era possibile che fosse così libera e incontrollata quando per anni era stata dormiente?!

Forse era vero che usare anche una sola volta la magia ti consumava per tutta la vita. Neil si sentiva diverso, e pericoloso, ma non poteva neanche negare l’attrazione che provava verso quella forza così potente.

Alla fine non aveva fatto niente di male, giusto? Niente di cattivo, o pericoloso, o…

Le sue riflessioni si interruppero quando notò una figura tra le dune, e Neil sorrise e si avviò verso la persona che aveva immediatamente riconosciuto, che stava segnando qualcosa sulla sabbia con un bastoncino, con grande concentrazione.

-Buongiorno, Naehu- salutò il principe, che si alzò di scatto e si girò sorpreso verso Neil.

-Neil! Non pensavo che saresti venuto. Benvenuto!- lo salutò, con un grande sorriso, facendogli un cenno.

Neil si avvicinò, e osservò le parole nella sabbia. 

Naehu era un poeta, ed era sua abitudine scrivere i versi nella sabbia e poi scrivere sul suo taccuino solo ciò che non era cancellato dal mare. Non condivideva spesso le sue composizioni con il mondo, dato che era timido e non molto sicuro di sé, e poi il popolo del Regno dei Coralli non era famoso per il suo interesse verso poesie e libri. Erano principalmente pescatori, viaggiatori, amanti delle piante e delle attività all’aria aperta. Non erano molti i libri presenti tra le isole, e quasi tutti si trovavano nella reggia di Fiordoblio e sul faro di Moea.

Non che ci fosse niente di male a non apprezzare la letteratura, ognuno aveva le sue passioni, ma Neil riusciva a percepire che Naheu non si sentisse mai troppo a suo agio nelle isole, non come il fratello Purotu. Era proprio il caso di dire che fosse un pesce fuor d’acqua, nel Regno dei Coralli.

-Ti interrompo durante il tuo processo creativo?- chiese il giardiniere, avvicinandosi e osservando le strofe nella sabbia.

Naehu era molto protettivo verso i suoi versi, ma permetteva sempre a Neil di leggerli, dato che anche l’uomo era appassionato di poesie, sebbene non fosse bravo a scriverne.

-Non sono niente di che, non ero molto ispirato- il ragazzo alzò le spalle, un po’ imbarazzato.

Neil lesse le strofe con attenzione.

-È vero, hai fatto di meglio- ammise, sincero. Uno dei motivi che spingeva Naehu a mostrare a Neil le sue opere era anche la sincerità che il giovane aveva nelle critiche al lavoro. Diceva che lo facevano crescere.

-Però questa è molto bella, spero che l’oceano la risparmierà- aggiunse poi Neil, indicando una strofa che difficilmente sarebbe stata risparmiata dall’oceano, dato che era molto vicina all’acqua, ben più di altre.

-Sarà il mare a decidere, come sempre- Naehu scosse la testa, ma non trattenne un sorrisino, e poi si sedette sulla sabbia, e osservò l’orizzonte. Neil si sedette accanto a lui.

-Va tutto bene?- chiese, sorpreso nel vederlo così riflessivo.

-Kalea mi ha chiesto di scrivere un poema per inaugurare la pesca del pesce d’oro, ma non sono molto convinto di come sia uscito, e non sono sicuro che sarà molto apprezzato- Naehu seppellì il volto tra le braccia incrociate e appoggiate sulle ginocchia, nervoso e abbattuto.

-Penso che apprezzerebbero delle parole di incoraggiamento. È un’idea davvero bella da parte di Kalea- approvò Neil, che era sicuro che il popolo avrebbe esaltato con entusiasmo la poesia di Naehu, a prescindere se fosse stata effettivamente bella oppure no. Erano comunque un popolo molto caloroso.

-Sì, beh… almeno dimostro che faccio qualcosa per questa festa- la voce di Naehu era un sussurro.

Neil aggrottò le sopracciglia.

-In che senso?- chiese, confuso su dove Naehu volesse andare a parare.

-Insomma, ormai sono abbastanza grande, e tutti alla corte fanno qualcosa: Emiri prepara il banchetto, Tiaré fa le corone di fiori e gli addobbi, Kalea è la principessa, Purotu è un abile pescatore e sicuramente quest’anno sarà lui a catturare il pesce. Persino le lucertole e i pappagalli lavorano, mentre io non so fare nulla di utile. Rischio di mandare a fuoco la cucina con le più semplici preparazioni, i fiori appassiscono quando provo a maneggiarli, l’ultima volta che ho provato a pulire ho quasi tagliato la coda a una lucertola…- iniziò a lamentarsi Naehu, abbattuto.

-Suvvia, le code ricrescono- provò a rassicurarlo Neil.

-Non è questo il punto… non so fare niente di utile, so solo scrivere poesie, e non escono neanche bene- Naehu lanciò al taccuino un’occhiata sdegnata, e po lo gettò lontano, verso la sabbia.

Neil non lo aveva mai visto così, ed era sorpreso che il suo essere unico e diverso rispetto a tutti gli altri nel regno lo facesse sentire così inutile.

Non commentò, e si limitò ad alzarsi, recuperare il taccuino, e tornare poi verso Naehu, con calma e tranquillità, sotto lo sguardo vigile e un po’ timoroso del ragazzo.

Dopo qualche secondo di silenzio, Naehu cercò di fare un passo indietro.

-Non volevo comportarmi così, sono solo nervoso per…- iniziò a giustificarsi, un po’ a disagio.

-Sai quanti poeti ho incontrato in tutti i cinque regni, nei miei spostamenti?- lo interruppe Neil, continuando a guardare il taccuino e sorridendo a tutte le scritte, alcune con grafia quasi illeggibile, e correzioni. C’era enorme impegno in ogni strofa.

Naehu sospirò.

-Un centinaio?- suppose, abbattuto.

Neil scosse la testa.

-Tre… e due di questi hanno la poesia come hobby, e producono circa tre poesie l’anno, al massimo. Il terzo… sei tu- si girò verso Naehu, che era arrossito appena, non aspettandosi una cosa del genere.

-E sai quanti libri di poesie ho letto nella mia vita?- chiese poi Neil, continuando a guardare il poeta, che alzò le spalle, senza sapere cosa rispondere.

-Centinaia… tutti vecchi, o di altri regni. E non sono l’unico a leggere poesie. Nives le adora, e anche Diamante, e c’è un mercato immenso nel Regno del Deserto e soprattutto nel Regno del Buio. Tu sei speciale, Naehu, hai un dono. Devi solo trovare il tuo pubblico e il luogo migliore dove portarlo alla luce- lo incoraggiò Neil, con un sorriso, porgendogli il blocco per appunti.

Naehu esitò qualche secondo, ma alla fine lo afferrò, e lo strinse a sé.

-Non posso lasciare le isole, non posso lasciare Purotu…- borbottò, e non sembrava che fosse un pensiero indirizzato a Neil, che si rese finalmente conto di cosa avesse fatto partire questa rete di dubbi e incertezze.

Naehu aveva vissuto per tutta la vita nell’arcipelago del Regno dei Coralli, e non conosceva molto altro all’infuori di esso. 

Adesso però aveva visitato il Regno dei Ghiacci Eterni, e aveva passato del tempo nell’immensa biblioteca di Arcandida. Aveva letto poemi che non credeva potessero esistere, e interagito con Haldorr e Nives che erano avidi lettori. Aveva conosciuto principi di regni lontani, ascoltato storie.

Naehu non era mai stato avventuroso come Purotu, ma condivideva con il fratello una grande curiosità, indirizzata verso i suoi interessi. Lui era un poeta, e le sue poesie avevano bisogno di soggetti che poteva trovare fuori dalle isole.

Ma era anche spaventato all’idea di restare solo, e non aveva mai contemplato di separarsi dal suo gemello… fino a quel momento.

Neil gli diede una pacca sulla spalla.

-Segui il tuo cuore… ti ha sempre aiutato con la tua arte- gli sorrise, e si alzò, per tornare a Fiordoblio.

L’incontro con Naehu non lo aveva aiutato a placare i propri pensieri confusi, ma era servito a distrarlo, e a farlo anche riflettere.

Forse anche Neil poteva applicare gli stessi consigli che aveva dato a Naehu. Aveva un dono che nessun altro aveva, o che quantomeno era raro, e doveva solo trovare il suo posto, il suo pubblico, il modo di sfruttarlo al meglio.

Ma anche lui, come Naehu, era frenato da qualcosa, o meglio, qualcuno.

Qualcuno che aveva una lunga barba bianca e occhi che sorridevano.

Qualcuno che aveva lunghi capelli biondi e un lupo-uomo come fidanzato.

Qualcuno con tante treccioline e un sorriso che lo faceva sempre sentire completo.

E altre persone, sparse in tutti i regni.

Neil sospirò, cercò di non pensarci al momento, e si concentrò sulla gara imminente.

Non aveva avuto tempo di riposarsi, ma era certo che non sarebbe stato un problema.

Dopotutto non avrebbe partecipato, sarebbe solo rimasto in spiaggia ad incoraggiare i pescatori e le pescatrici che si sarebbero cimentati nell’impresa.

Cosa poteva andare storto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Le cose possono andare storte, ma non è detto che accada, diamo a Neil il beneficio del dubbio.

Giungiamo finalmente nel regno dei coralli, conosciamo la principessa Kalea, Tiarè ed Emiri, incontriamo nuovamente Purotu e si approfondisce Naehu, che nei libri è sfruttato pochissimo, ma io ho intenzione di far comparire di più.

Il capitolo è un po’ di passaggio, ma spero che vi sia piaciuto. Nel prossimo vedremo la gara del pesce d’oro e temo che arriverà anche uno spiacevole personaggio… se avete odiato Hansen, sappiate che non è niente in confronto al mio incubo.

Un bacione e alla prossima! :-*

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